Grice e Macedo:
l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Macedo was a philosopher and a
friend of Aulo Gellio. Macedo. Keywords:
Livio. Macedo.
Grice e Machiavelli: l’implicatura conversazionale del
principe di Livio– Machiavelli at Oxford -- filosofia italiana – Luigi Speranza
(Firenze). Filosofo italiano. Grice:
“While Strawson prefers ‘The Prince,’ my favourite Machiavelli is the dialogo,
discorso, ovvero dialogo intorno della lingua –“ Grice: “The full title makes
it sound slightly analytic – ‘whether it should be called ‘florentine, Italian,
or tooscana’ I mean, a stipulation!” -- Grice: “Like me, we can call
Machiavelli a philosopher of language – the trend being very Florentine between
Machiavelli and Varchi.” -- possibly Italy’s greateset philosopher – Noto come
il fondatore della scienza politica moderna, i cui principi base emergono dalla
sua opera più famosa, Il Principe, nella quale è esposto il concetto di ragion
di stato e la concezione ciclica della storia. Questa definizione, secondo
molti, descrive in maniera compiuta sia l'uomo sia il letterato più del termine
machiavellico, entrato peraltro nel linguaggio corrente ad indicare
un'intelligenza acuta e sottile, ma anche spregiudicata e, proprio per questa
connotazione negativa del termine, negli ambiti letterari viene preferito il
termine "machiavelliano". L'ortografia del cognome è,
purtroppo, ambigua: la versione "Macchiavelli", quella della statua a
lui dedicata agli Uffizi, in attesa di chiarimenti dell'Ufficio Culturale del
museo o dell'Accademia della Crusca, andrebbe considerata ugualmente corretta
in lingua italiana. L'analisi della firma del filosofo, riportata qui accanto,
farebbe propendere per la "c" singola[senza fonte]. «Nacqui
povero, ed imparai prima a stentare che a godere.» (N. Machiavelli,
Lettera a Francesco Vettori.) Niccolò Machiavelli (scritto anche Macchiavelli
sulla statua a lui dedicata all'ingresso degli Uffizi) nacque a Firenze, terzo
figlio, dopo le sorelle Primavera e Margherita e prima del fratello Totto; figlio
di Bernardo e di Bartolomea Nelli. Anticamente originari della Val di Pesa, i
Machiavelli sono attestati popolani guelfi residenti almeno dal XIII secolo a
Firenze, dove occuparono uffici pubblici ed esercitarono il commercio. Il padre
Bernardo era tuttavia di così poca fortuna da esser considerato, non si sa
quanto veritieramente, figlio illegittimo: dottore in legge, risparmiatore per
carattere o per necessità, ebbe interesse agli studi di umanità, come risulta
da un suo Libro di Ricordi che è anche la principale fonte di notizie
sull'infanzia di Niccolò. La madre, secondo un suo lontano pronipote, avrebbe
composto laude sacre, rimaste peraltro sconosciute, dedicate proprio al figlio
Niccolò. Cominciò a studiare latino con un certo Matteo, l'anno dopo si
dedicava allo studio della grammatica con Poppi, all'aritmetica e l'anno seguente affrontava le prove scritte
di componimento in latino. Opere in questa lingua esistevano nella biblioteca paterna:
la I Deca di Tito Livio e quelle di Flavio Biondo, opere di Cicerone, Macrobio,
Prisciano e Marco Giuniano Giustino. Adulto, maneggerà anche Lucrezio e la
Historia persecutionis vandalicae di Vittore Uticense. Non conobbe invece il
greco, ma poté leggere le traduzioni di alcuni degli storici più importanti,
soprattutto Tucidide, Polibio e Plutarco, da cui trasse importantissimi spunti
per la sua riflessione sulla Storia. S'interessò alla politica anche prima di
avere degli incarichi istituzionali, come dimostra una sua lettera, la seconda
che di lui ci è pervenutala prima è una richiesta al cardinale Giovanni Lopez, affinché
si adoperi a riconoscere alla sua famiglia un terreno contestato dalla famiglia
dei Pazziindirizzata probabilmente all'amico Ricciardo Becchi, ambasciatore
fiorentino a Roma, nella quale egli si esprime in modo critico contro Girolamo
Savonarola. Due sono le fasi che scandiscono la vita di Niccolò
Machiavelli: nella prima parte della sua esistenza egli è impegnato soprattutto
negli affari pubblici; nella successiva nella scrittura di testi di portata
teorica e speculativa. Si apre la seconda fase segnata dal forzato
allontanamento dello storico e filosofo toscano dalla politica
attiva. «Della persona fu ben proporzionato, di mezzana statura, di
corporatura magro, eretto nel portamento con piglio ardito. I capelli ebbe neri,
la carnagione bianca ma pendente all'ulivigno; piccolo il capo, il volto
ossuto, la fronte alta. Gli occhi vividissimi e la bocca sottile, serrata,
parevano sempre un poco ghignare. Di lui più ritratti ci rimangono, di buona
fattura, ma soltanto Leonardo, col quale ebbe pur che fare ai suoi prosperi
giorni, avrebbe potuto ritradurre in pensiero, col disegno e i colori, quel
fine ambiguo sorriso» (Roberto Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli)
Caterina Sforza Riario, ritratta da Lorenzo di Credi. Niccolò aveva già
presentato al Consiglio dei Richiesti, la propria candidatura a segretario
della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina, ma gli fu preferito un
candidato savonaroliano. Pochi giorni però dopo la fine dell'avventura politica
e religiosa del frate ferrarese, Machiavelli fu nuovamente designato ed eletto
il 15 giugno dal Consiglio degli Ottanta, elezione ratificata dal Consiglio
maggiore, probabilmente grazie all'autorevole raccomandazione del Primo
segretario della Repubblica, Marcello Virgilio Adriani, che il Giovio asserisce
essere stato suo maestro. Per quanto i compiti delle due Cancellerie
siano stati spesso confusi, generalmente alla prima si attribuivano gli affari
esterni, e alla seconda quelli interni e la guerra: ma i compiti della seconda
Cancelleria, presto unificati con quelli della Cancelleria dei Dieci di libertà
e pace, consistevano nel tenere i rapporti con gli ambasciatori della
Repubblica, cosicché, essendogli stata affidata, ianche questa ulteriore
responsabilità, Machiavelli finì per doversi occupare di una tale somma di
compiti da essere storicamente considerato, senza ulteriori distinzioni, il
«Segretario fiorentino». Era il tempo nel quale, conclusa l'avventura
italiana di Carlo VIII, la maggiore preoccupazione di Firenze era volta alla
riconquista di Pisaresasi indipendente dopo che Piero de' Medici l'aveva data
in pegno al re di Francia- e alleata di Venezia che, intendendo impedire
l'espansione fiorentina, aveva invaso il Casentino, occupandolo a nome dei
Medici. Il pericolo venne fronteggiato dal capitano di ventura Paolo Vitelli, e
la mediazione del duca di Ferrara Ercole I, iriconsegnò il Casentino a Firenze,
autorizzandola altresì a riprendersi Pisa. In marzo venne inviato a Pontedera,
dove erano acquartierate le milizie del signore di Piombino, Jacopo d'Appiano,
alleato di Firenze. In maggio scrisse il Discorso della guerra di Pisa
per il magistrato dei Dieci: poiché «Pisa bisogna averla o per assedio o per
fame o per espugnazione, con andare con artiglieria alle mura», esaminate
diverse soluzioni, si esprime favorevole a un assedio di «un quaranta o
cinquanta dì ed in questo mezzo trarne tutti gli uomini da guerra potete, e non
solamente cavarne chi vuole uscire, ma premiare chi non ne volesse uscire,
perché se ne esca. Dipoi, passato detto tempo, fare in un subito quanti fanti
si può; fare due batterie, e quanto altro è necessario per accostarsi alle
mura; dare libera licenza che se ne esca chiunque vuole, donne, fanciulli,
vecchi ed ognuno, perché ognuno a difenderla è buono; e così trovandosi i
Pisani voti di difensori dentro, battuti dai tre lati, a tre o quattro assalti
sarìa impossibile che reggessero». Il 16 luglio 1499 si presentò a Forlì
alla contessa Caterina Sforza Riario, nipote di Ludovico il Moro e madre di
Ottaviano Riario, che era stato al soldo dei fiorentini, per rinnovare
l'alleanza e ottenere uomini e munizioni per la guerra pisana. Ottenne solo vaghe
promesse dalla contessa che era già impegnata a sostenere lo zio nella
difficile difesa del Ducato milanese dalle mire di Luigi XII e dovette
ripartire senza aver nulla ottenuto. Era nuovamente a Firenze in agosto, quando
le artiglierie fiorentine, provocata una breccia nelle mura pisane, aprivano la
via alla conquista della città, ma il Vitelli non seppe sfruttare l'occasione e
temporeggiò finché la malaria non ebbe ragione delle sue truppe, costringendolo
a togliere l'assedio. Invano ritentò l'impresa: sospettato di tradimento,
quello che «era il più reputato capitano d'Italia» fu decapitato. Nessuna
prova vi era che il Vitelli fosse stato corrotto dai Pisani ma la
giustificazione di Machiavelli, a nome della Repubblica, in risposta alle
critiche di un cancelliere di Lucca, fu che «o per non havere voluto, sendo
corropto, o per non havere potuto, non avendo la compagnia, ne sono nati per
sua colpa infiniti mali ad la nostra impresa, et merita l'uno o l'altro errore,
o tuct'a due insieme che possono stare, infinito castigo». Conquistato il
Ducato di Milano, in risposta alla richieste fiorentine Luigi XII mandò suoi
soldati a risolvere l'impresa di Pisa le cui mura furono bensì abbattute nel
luglio del 1500 ma né gli svizzeri né i francesi entrarono in città anzi,
lamentando che Firenze non li pagasse, levarono l'assedio e sequestrarono il
commissario fiorentino Luca degli Albizzi, che fu rilasciato solo dietro
riscatto. A Machiavelli, presente ai fatti, non restava che informare la
Repubblica, che decise di mandarlo in Francia, insieme con Francesco della
Casa, per cercare nuovi accordi che risolvessero finalmente la guerra di
Pisa. Il cardinale di Rouen Georges d'Amboise raggiunsero la corte
francese a Nevers, presentando al re e al ministro, cardinale di Rouen, le
rimostranze per il cattivo comportamento dei loro soldati; sapendo che Firenze
non aveva al momento denari sufficienti a finanziare l'impresa, invitarono
Luigi a intervenire direttamente nella guerra, al termine della quale la
Repubblica avrebbe ripagato la Francia di tutte le spese. Il rifiuto dei
francesiche richiedevano a Firenze il mantenimento degli svizzeri rimasti
accampati in Lunigiana e minacciavano la rottura dell'alleanzamise i legati
fiorentini, privi di istruzioni dalla Repubblica, in difficoltà, acuite dalla
ribellione di Pistoia e dalle iniziative che frattanto aveva preso in Romagna
Cesare Borgia, i cui ambiziosi e oscuri piani potevano anche indirizzarsi
contro gli interessi fiorentini. Occorreva, pagando, mantenere buoni rapporti
con la Franciascriveva da Tours il 21 novembree guardarsi dalle macchinazioni
del papa: così, ottenuto dalla Signoria il denaro richiesto dalla Francia,
Machiavelli poteva finalmente ritornare a Firenze. Quella lunga permanenza
nella corte francese verrà dislocata negli opuscoli De natura Gallorum, dove i
francesi verranno descritti come «humilissimi nella captiva fortuna; nella
buona insolenti più cupidi de' danari che del sangue vani et leggieri più tosto
tachagni che prudenti», con una bassa opinione degli Italiani, e nel successivo
Ritratto delle cose di Francia, dove, spostandosi su un piano d'analisi
prettamente politica, finisce col fare della Francia l'esemplare dello stato
moderno. Soprattutto egli insiste sul nesso fra la prosperità della monarchia e
il raggiunto processo di unificazione nazionale, sentito come la lezione
peculiare delle "cose di Francia". Cesare Borgia «Questo
signore è molto splendido e magnifico, e nelle armi è tanto animoso che non è
sì gran cosa che non gli paia piccola, e per gloria e per acquistare Stato mai
si riposa né conosce fatica o periculo: giugne prima in un luogo che se ne
possa intendere la partita donde si lieva; fassi ben volere a' suoi soldati; ha
cappati e' migliori uomini d'Italia: le quali cose lo fanno vittorioso e
formidabile, aggiunte con una perpetua fortuna» (Machiavelli, Lettera ai
Dieci) La minaccia del Borgia si fece presto concreta: fermato dalle minacce
della Francia quando tentava d'impadronirsi di Bologna, si volse contro
Piombino, entrando nel territorio della Repubblica e cercando di imporle
tributi, dai quali Firenze fu nuovamente fatta salva dall'intervento di Luigi.
Fra una missione a Pistoia e un'altra a Siena, Niccolò ebbe tempo di sposare.
Marietta Corsini, donna di modesta origine, dalla quale avrà sei figli:
Primerana, Bernardo, Lodovico, Guido, Piero e Baccina. Padrone di Piombino il 3
settembre 1501, il Borgia, per mezzo del suo sodale Vitellozzo Vitelli
s'impadronì di Arezzo, dove si stabilì Piero de' Medici, poi delle terre di
Valdichiana, di Cortona, di Anghiari e di Borgo San Sepolcro e di lì passò a
investire Camerino e Urbino, chiedendo nel contempo di intavolare trattative
con Firenze che, nel frattempo, vistasi stretta dai due Borgia, padre e figlio,
aveva rinnovato gli accordi con la Francia. lo stesso giorno della caduta
della città nelle mani di Cesare, partirono per Urbino Machiavelli e il vescovo
di Volterra, Francesco Soderini, fratello di Piero: ricevuti, si sentirono
ordinare di cambiare il governo della Repubblica, pena la sua inimicizia. La
crisi fu superata grazie all'intervento delle armi francesi: avvicinandosi
queste ad Arezzo, la città fu sgomberata e restituita, insieme con le altre
terre, ai Fiorentini. Riferimento a questi casi è il breve scritto dell'anno
successivo, Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati, nel
quale, preso esempio dal comportamento tenuto dagli antichi Romani in caso di
ribellioni, rimprovera il governo fiorentino di non aver trattato severamente
la ribelle città di Arezzo. Pensa che come i Romani «fecero giudizio
differente per esser differente il peccato di quelli popoli, così dovevi fare
voi, trovando ancora nei vostri ribellati differenza di peccati giudico ben
giudicato che a Cortona, Castiglione, il Borgo, Foiano, si siano mantenuti i
capitoli, siano vezzeggiati e vi siate ingegnati riguadagnarli con i beneficii ma
io non approvo che gli Aretini, simili ai Veliterni ed Anziani non siano stati
trattati come loro. I Romani pensarono una volta che i popoli ribellati si
debbano o beneficare o spegnere e che ogni altra via sia
pericolosissima.» Di fronte a quelli che apparivano tempi nuovi e
tempestosi, nei quali occorreva che uomini capaci prendessero pronte
risoluzioni, come prima riforma nell'organizzazione dello Stato fiorentino fu
resa vitalizia la carica di gonfaloniere, affidata a Pier Soderini, che
appariva uomo accetto tanto agli ottimati che ai popolani. La prima missione
che egli affidò a Machiavelli fu quella di prendere nuovamente contatto col
Borgia il quale, formalmente capitano delle truppe pontificie e finanziato da
quello Stato, intendeva tuttavia agire nel proprio interesse e in quello della
sua famiglia, stringendo un nuovo patto col Luigi XII e ottenendone libertà
d'azione nei suoi piani di espansione, non solo nei confronti di signorotti
quali gli Orsini, i Baglioni e il Vitelli, già suoi alleati, ma anche contro lo
stesso Bentivoglio di Bologna. Seguendo la tradizionale politica di alleanza
con la Francia, Firenzepur diffidando del Valentinointendeva confermargli la
sua amicizia, per non essere investita dai suoi aggressivi disegni.
Machiavelli giunse a Imola dal Borgia il 7 ottobre, confidandogli che Firenze
non aveva aderito all'offerta di amicizia propostale dagli Orsini e dai
Vitelli, congiurati a Magione contro il duca Valentino, e ne ricevette in
cambio un'offerta di alleanza, alla quale Niccolò, affascinato dalla figura di
Cesare Borgia, guardava con favore più di quanto non facesse il governo
fiorentino. Fu al seguito del Valentino per tutta la durata di quei tre mesi di
campagna militare e, due ore dopo l'uccisione a tradimento di Vitellozzo e di
Oliverotto da Fermo, ne raccolse le parole «savie e affezionatissime» per i
Fiorentini, invitati nuovamente a unirsi a lui per avventarsi contro Perugia e
Città di Castello. Firenze, a questo punto, decise di mandare presso il Borgia
un ambasciatore accreditato, Jacopo Salviati, così che il nostro Segretario lasciò
il campo di Città della Pieve per fare ritorno a Firenze. Vitellozzo Vitelli,
ritratto da Luca Signorelli. «Vitellozo, Pagolo et duca di Gravina in su
muletti ne andorno incontro al duca, accompagnati da pochi cavagli; et
Vitellozo disarmato, con una cappa foderata di verde, tucto aflicto se fussi
conscio della sua futura morte, dava di sé, conosciuta la virtù dello huomo et
la passata sua fortuna, qualche ammirationeArrivati adunque questi tre davanti
al duca, et salutatolo humanamente, furno da quello ricevuti con buono volto Ma,
veduto il duca come Liverotto vi mancava adciennò con l'occhio a don Michele,
al quale lLeverotto era demandata, che provedessi in modo che Liverotto non
schapassi Liverotto havendo facto riverenza, si adcompagnò con gli altri; et
entrati in Senigagla, et scavalcati tutti ad lo alloggiamento del duca, et
entrati seco in una stanza secreta, furno dal duca fatti prigioni venuta la
nocte al duca parve di fare admazare
Vitellozzo e Liverotto; et conductogli in uno luogo insieme, gli fe'
strangolare Pagolo et el duca di Gravina Orsini furno lasciati vivi per infino
che il duca intese che a Roma el papa haveva preso el cardinale Orsino,
l'arcivescovo di Firenze et messer Jacopo da Santa Croce; dopo la quale nuova,
a dì 18 di giennaio, ad Castel della Pieve furno anchora loro nel medesimo modo
strangolati» (Machiavelli, Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino
nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il
duca di Gravina Orsini). La morte di Alessandro VI privò Cesare Borgia delle
risorse finanziarie e politiche che gli occorrevano per mantenere il ducato di
Romagna, che si dissolse tornando a frammentarsi nelle vecchie signorie, mentre
Venezia s'impadronì di Imola e di Rimini. Dopo il brevissimo pontificato di Pio
III, Machiavelli fu inviato a Roma per il conclave che il 1º novembre elesse
Giulio II. Raccolse le ultime confidenze del Valentino, del quale pronosticò la
rovina imminente, e cercò di comprendere le intenzioni politiche del nuovo
papa, che egli sperava s'impegnasse contro i Veneziani, le cui mire espansionistiche
erano temute da Firenze. O la sarà una porta che aprirà loro tutta Italia, o
fia la rovina loro. A Roma gli giunse la notizia della nascita del
secondogenito Bernardo: «Somiglia voi, è bianco come la neve, ma gli ha il capo
che pare velluto nero, et è peloso come voi, e da che somiglia voi parmi
bello», gli scrive la moglie Marietta. E Machiavelli, che lungamente in questo
scorcio di tempo aveva frequentato la casa del cardinal Soderini, al quale
forse prospettò già il suo progetto di costituire una milizia nazionale che
sostituisse l'infida soldatesca mercenaria, s'avvia per Firenze. In
Francia Ingresso a Genova di Luigi XII, Le fortune della Francia in
Italia sembrarono declinare dopo la cacciata dal Napoletano ad opera
dell'armata spagnola di Gonzalo Fernández de Córdoba. Firenze, alleata di Luigi
XII, e timorosa delle prossime iniziative della Spagna, del papa e della nemica
tradizionale, la Siena di Pandolfo Petrucci, era interessata a conoscere i
progetti del re e a questo scopo alla sua corte mandò Machiavelli «a vedere in
viso le provvisioni che si fanno e scrivercene immediate, e aggiungervi la
coniettura e iudizio tuo». Machiavelli e a Milano per conferire con il
luogotenente Charles II d'Amboise, che non credeva in un attacco spagnolo in
Lombardia e rassicurò Niccolò sull'amicizia francese per Firenze.
Raggiunse la corte e l'ambasciatore Niccolò Valori a Lione il 27 gennaio, ricevendo
uguali rassicurazioni dal cardinale di Rouen e da Luigi stesso. In marzo
ripartiva per Firenze e di qui si recava per pochi giorni a Piombino da Jacopo
d'Appiano, per sondare la posizione di quel signorotto. È di questo tempo la
stesura del suo primo Decennale, una storia dei fatti notevoli occorsi degli
ultimi dieci anni volta in terzine: Machiavelli non è poeta, anche se invoca
Apollo nell'esordio del poemetto, ma a noi interessa il suo giudizio
sull'attualità della vicenda politica italiana e su quel che attende
Firenze: «L'imperador, con l'unica sua prole vuol presentarsi al
successor di Pietro al Gallo il colpo ricevuto duole; e Spagna che di Puglia
tien lo scetro va tendendo a' vicin laccioli e rete, per non tornar con le sue
imprese a retro; Marco, pien di paura e pien di sete, fra la pace e la guerra
tutto pende; e voi di Pisa troppa voglia avete. Onde l'animo mio tutto
s'infiamma or di speranza, or di timor si carca tanto che si consuma a dramma a
dramma, perché saper vorrebbe dove, carca di tanti incarchi debbe, o in qual
porto, con questi venti, andar la vostra barca. Pur si confida nel nocchier
accorto ne' remi, nelle vele e nelle sarte; ma sarebbe il cammin facile e corto
se voi el tempio riapriste a Marte» (Decennale primo, vv 529-549) I
tentativi d'impadronirsi di Pisa fallirono ancora: battuta a Ponte a Cappellese
il 27 marzo 1505, Firenze doveva anche guardarsi dalle manovre dei signori ai
loro confini. Machiavelli andò a Perugia l'11 aprile per conferire col
Baglioni, ora alleato con gli Orsini, con Lucca e con Siena, poi a Mantova, per
cercare invano accordi con il marchese Giovan Francesco Gonzaga e il 17 luglio
a Siena. In settembre, fallì un nuovo assalto a Pisa e Machiavelli ne trasse
spunto per presentare la proposta della creazione di un esercito cittadino.
Rimasti diffidenti i maggiorenti della cittàche temevano che un esercito
popolare potesse costituire una minaccia per i loro interessima appoggiato dal
Soderini, Machiavelli si mosse per mesi nei borghi toscani a far leva di
soldati, istruiti «alla tedesca», e finalmente, Firenze puo vedere la prima
parata di una milizia «nazionale» che peraltro non avrà nessun ruolo nella
successiva conquista di Pisa e si rivelerà di scarso affidamento nella difesa
di Prato del 1512. Con la pace concordata con la Francia nell'ottobre
1505, la Spagna, con Ferdinando II d'Aragona, aveva preso definitivamente
possesso del Regno di Napoli. I piccoli stati della penisola attendevano ora le
mosse di Giulio II, deciso a imporre la sua egemonia nell'Italia centrale: nel
luglio, il papa chiese a Firenze di partecipare alla guerra che egli intendeva
muovere al signore di Bologna, Giovanni Bentivoglio, che era alleato, come
Firenze, dei francesi, e perciò teoricamente amico, oltre che confinante, dei
Fiorentini. Si trattava di temporeggiare, osservando gli sviluppi dell'impresa
del papa al quale fu mandato Machiavelli, che lo incontrò a Nepi. Giulio II gli
dimostrò di godere dell'appoggio della Francia, che aveva promesso di inviare
truppe in suo aiuto, cosicché fu agevole a Machiavelli promettere aiuti a sua
voltadopo però che fossero arrivati quelli di re Luigie seguì papa Giulio che,
con la sua corte curiale e pochi armati se n'andava a Perugia, ottenendo, il 13
settembre, la resa senza combattimento di Giampaolo Baglioni che, con stupore e
rimprovero del Machiavelli e, un giorno, anche del Guicciardini, non ebbe il
coraggio di opporsi alle poche forze allora a disposizione del Papa. La corte
papale, dopo aver atteso a Cesena fino a ottobre l'arrivo dei francesi e, dopo
questi, dei Fiorentini di Marcantonio Colonna, entrò trionfante a Bologna l'11
novembre. Machiavelli, tornato a Firenze già alla fine d'ottobre, s'occupò
ancora dell'istituzione delle milizie fiorentine: il 6 dicembre furono creati i
Nove ufficiali dell'Ordinanza e Milizia fiorentina, eletti dal popolo,
responsabili militari della Repubblica. In Germania Massimiliano I
d'Asburgo Il nuovo anno si apre con le minacce del passaggio in Italia del «Re
dei Romani» Massimiliano, intenzionato a ribadire le proprie pretese di dominio
sulla penisola, a espellere i francesi e a farsi incoronare a Roma «imperatore
del Sacro Romano Impero». Si valutò a Firenze la possibilità di finanziargli
l'impresa in cambio della sua amicizia e del riconoscimento dell'indipendenza
della Repubblica: fu inviato a questo scopo l'ambasciatore Francesco Vettori e
lo stesso Machiavelli. Giunse a Bolzano, dove Massimiliano teneva corte, e le lunghe trattative sull'esborso preteso da
Massimiliano s'interruppero quando i Veneziani, sconfiggendolo più volte, gli
fecero comprendere la velleità dei suoi sogni di gloria. Da questa
esperienza Machiavelli trasse tre scritti, il Rapporto delle cose della Magna,
compost il giorno dopo il suo rientro a Firenze, il Discorso sopra le cose
della Magna e sopra l'Imperatore, del settembre 1509, e il più tardo Ritratto
delle cose della Magna, una rielaborazione del primo Rapporto. Rileva la grande
potenza della Germania, che «abunda di uomini, di ricchezze e d'arme»; le
popolazioni hanno «da mangiare e bere e ardere per uno anno: e così da lavorare
le industrie loro, per potere in una obsidione [assedio] pascere la plebe e
quelli che vivono delle braccia, per uno anno intero sanza perdita. In soldati
non spendono perché tengono li uomini loro armati ed esercitati; e li giorni
delle feste tali uomini, in cambio delli giuochi, chi si esercita collo
scoppietto, chi colla picca e chi con una arme e chi con un'altra, giocando tra
loro onori et similia, e quali tra loro poi si godono. In salari e in altre
cose spendono poco: talmente che ogni comunità si truova ricca in
publico». Importano e consumano poco perché «le loro necessità sono assai
minori delle nostre», ma esportano molte merci «di che quasi condiscono tutta
la Italia [...] e così si godono questa loro rozza vita e libertà e per questa
causa non vogliono ire alla guerra se non sono soprappagati e questo anche non basterebbe
loro, se non fussino comandati dalle loro comunità. E però bisogna a uno
imperadore molti più denari che a uno altro principe». Tanta forza potenziale,
che potrebbe fare la grandezza politica e militare dell'Imperatore, è limitata
dalle divisioni delle comunità governate dai singoli principi, una realtà
simile a quella italiana: nessun principe tedesco vuole favorire l'imperatore,
«perché, qualunque volta in proprietà lui avessi stati o fussi potente, è
domerebbe e abbasserebbe e principi e ridurrebbeli a una obedienzia di sorte da
potersene valere a posta sua e non quando pare a loro: come fa oggi il re di
Francia, e come fece già il re Luigi, quale con l'arme e ammazzarne qualcuno li
ridusse a quella obedienzia che ancora oggi si vede». La conquista di
Pisa Decisa a concludere le operazioni militari contro Pisa, Firenze mandò
Machiavelli a far leve di soldati: in agosto condusse soldati prelevati da San
Miniato e da Pescia all'assedio della città irriducibile. Riunite altre
milizie, si incaricò di tagliare i rifornimenti bloccando l'Arno; poi, il 4
marzo del 1509, andò prima a Lucca a intimare a quella Repubblica di cessare
ogni aiuto ai Pisani e, il 14, si recò a Piombino, incontrando gli ambasciatori
di Pisa per cercare invano un accordo di resa. Raccolte nuove truppe, in maggio
era presente all'assedio: Pisa, ormai stremata, trattava finalmente la pace.
Machiavelli accompagnò i legati pisani a Firenze dove fu firmata la resa e l'8
giugno poté entrare in Pisa con i commissari Niccolò Capponi, Antonio Filicaia
e Alamanno Salviati. Un ben più vasto incendio era intanto divampato
nell'Italia settentrionale: stipulata un'alleanza a Cambrai, Francia, Spagna,
Impero e papato si avventavano contro la Repubblica veneziana che a maggio
cedeva i suoi possedimenti lombardi e romagnoli e, in giugno, anche Verona,
Vicenza e Padova, consegnate a Massimiliano. Firenze, da parte sua, doveva
finanziare la nuova impresa imperiale: consegnato un primo acconto in ottobre, Machiavelli
era a Verona per consegnare il saldo a Massimiliano, che era stato però
costretto alla ritirata dalla controffensiva veneziana, resa possibile dalla
rivolta popolare contro i nuovi padroni. E Machiavelli commentava dei «due re,
che l'uno può fare la guerra e non vuol farla, l'altro ben vorrebbe farla e non
può», riferendosi a Luigi e a Massimiliano che se n'era tornato in Germania a
chiedere soldati e denari ai principi tedeschi. Atteso inutilmente il
ritorno dell'Imperatore, se ne tornò a Firenze. Venezia si salvò soprattutto
grazie alle divisioni degli alleati: mentre Luigi XII aveva tutto l'interesse
di ridurre all'impotenza Venezia per avere le mani libere nella pianura padana,
Giulio II la voleva abbastanza forte da opporsi alla Francia senza averne
contrasto alle proprie ambizioni di espansione. Per Firenze, amica della
Francia ma non nemica del papa, era necessario spiegarsi con il re francese, e
Machiavelli fu mandato a Blois, dove Luigi teneva la corte, incontrandolo.
Machiavelli confermò l'amicizia con la Francia ma disse di dubitare che la
Repubblica potesse impegnarsi in una guerra contro Giulio II, in grado di
volgere contro Firenze forze troppo superiori: meglio sarebbe stata una
mediazione che evitasse il conflitto e sottraesse, oltre tutto, Firenze dalla
responsabilità di un impegno nel quale era difficile trarre un guadagno.
Dovette tornare a Firenze il 19 ottobre, convinto che la guerra fosse
ineluttabile. Le vittorie militari non furono sfruttate da Luigi XII e la sua
indizione di un concilio a Pisa, che condannasse il papa, provocò l'interdetto
di Giulio II contro Firenze. Il 22 settembre 1511 Machiavelli era ancora in
Francia, ottenendo dal re soltanto un breve rinvio del concilio: dalla Francia
andò a Pisa e riuscì a ottenere il trasferimento del concilio a Milano.
Il ritorno dei Medici a Firenze Le fortune di Luigi XII volgevano al tramonto:
sconfitto dalla nuova coalizione guidata dal papa, era costretto ad abbandonare
la Lombardia, lasciando Firenze politicamente isolata e incapace di resistere
alle armi spagnole. Pier Soderini fuggì a Siena, i Medici rientrarono a
Firenze: disfatto il vecchio governo, il 7 novembre anche Machiavelli venne
rimosso dal suo incarico, il successivo 10 novembre fu confinato e multato
della grande somma di mille fiorini e il 17 gli fu interdetto l'ingresso a
Palazzo Vecchio. Giuliano de' Medici duca di Nemours Il nuovo
regime processò Pietro Paolo Boscoli e Agostino Capponi, accusati di aver
complottato contro Giuliano de' Medici, condannandoli a morte. Anche
Machiavelli è sospettato: arrestato il 12 febbraio 1513, fu anche torturato
(gli fu somministrata la corda o, com'era chiamata allora a Firenze, la
"colla"). Scrisse allora a Giuliano di Lorenzo de' Medici duca di
Nemours due sonetti, per ricordargli, ma senza averne l'aria e in forma
scherzosa, la sua condizione di carcerato: «Io ho, Giuliano, in gamba un
paio di geti e sei tratti di fune in sulle spalle; l'altre miserie mie non vo'
contalle, poiché così si trattano i poeti Menon pidocchi queste parieti
grossi e paffuti che paion farfalle, né mai fu tanto puzzo in Roncisvalle o in
Sardigna fra quegli arboreti quanto nel mio sì delicato ostello» Giulio
II moriva intanto proprio in quei giorni e dal conclave uscì eletto l'11 marzo
il cardinale de' Medici con il nome di Leone X: era la fine dei pericoli di
guerra per Firenze e anche il tempo dell'amnistia. Uscito dal carcere,
Machiavelli cercò di ottenere favori dai Medici attraverso l'ambasciatore
Francesco Vettori e lo stesso Giuliano, ma invano. Si ritirò allora nel suo
podere dell'Albergaccio, a Sant'Andrea in Percussina, tra Firenze e San
Casciano in Val di Pesa. L'esilio dalla politica. «Il Principe» Qui, tra
le giornate rese lunghe dall'ozio forzato, comincia a scrivere i Discorsi sopra
la prima Deca di Tito Livio che, forse nel luglio 1513, interrompe per metter
mano al suo libro più famoso, il De Principatibus, dal solenne titolo latino ma
scritto in volgare e perciò divenuto ben più noto come Il Principe. Lo dedica
dapprima a Giuliano di Lorenzo de' Medici e, dopo la morte di questi nel 1516,
a Lorenzo de' Medici, figlio di Piero "fatuo"; ma il libro uscì solo
postumo, nel 1532. Certo, non doveva farsi illusioni che un Medici potesse mai
essere quel «redentore» atteso dall'Italia contro «questo barbaro dominio», ma
da un Medici si attendeva almeno la sua propria «redenzione» dall'inattività
cui era stato relegato dal ritorno a Firenze di quella famiglia. Sperava
che l'amico Vettori, ambasciatore a Roma, si facesse interprete del suo
desiderio che questi signori Medici mi cominciasseino adoperare», dal momento
«che io sono stato a studio all'arte dello stato [...] e doverrebbe ciascheduno
aver caro servirsi d'uno che alle spese d'altri fussi pieno d'esperienza. E
della fede mia non si doverrebbe dubitare, perché, avendo sempre osservato la
fede, io non debbo imparare ora a romperla; e chi è stato fedele e buono
quarantatré anni che io ho, non debbe potere mutare natura; e della fede e
bontà mia ne è testimonio la povertà mia». Delle ombre della sua povertà, ma
anche delle sue luci, Machiavelli scrive al Vettori in quella che è la più
famosa lettera della nostra letteratura: L'Albergaccio di
Machiavelli a Sant'Andrea in Percussina «Venuta la sera, mi ritorno in casa ed
entro nel mio scrittoio; e in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana,
piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito
condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro
ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e che io nacqui per
lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandargli della ragione delle
loro azioni; e quelli per loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro
ore di tempo alcuna noia; sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi
sbigottisce la morte; tutto mi trasferisco in loro. E perché Dante dice che non
fa scienza sanza lo ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la
loro conversazione ho fatto capitale, e composto uno opuscolo de
Principatibus» (Lettera a Francesco Vettori) Ritornato il 3 febbraio 1514
a Firenze, continuò a sperare a lungo che il Vettori, al quale spedì il
manoscritto del Principe, lo facesse introdurre in qualche incarico
nell'amministrazione cittadina, ma invano. Tutto dipendeva dalla volontà del
papa, e Leone non era affatto intenzionato a favorire chi non si era mostrato,
a suo tempo, favorevole agli interessi di Casa Medici. Machiavelli, da parte
sua, scriveva al Vettori di aver «lasciato i pensieri delle cose grandi e
gravi» e di non dilettarsi più di «leggere le cose antiche, né ragionare delle
moderne: tutte si sono converse in ragionamenti dolci». Si era infatti
innamorato di una «creatura tanto gentile, tanto delicata, tanto nobile e per
natura e per accidente, che io non potrei né tanto laudarla né tanto amarla che
la non meritasse più». La guerra, ripresa in Italia dalla discesa del
nuovo re di Francia Francesco I, si concluse nel settembre 1515 con la sua
grande vittoria a Marignano (oggi Melegnano) contro la vecchia «Lega santa»:
Leone X dovette accettare il dominio francese in Lombardia e la stipula a
Bologna di un concordato che riconosceva il controllo reale sul clero francese.
Si rifece impossessandosi, per conto del nipote Lorenzo, capitano generale dei
Fiorentini, del Ducato di Urbino. A quest'ultimo invano dedicava Machiavelli il
suo Principe: la sua esclusione dalla gestione degli affari di Firenze
continuava. Si diede a frequentare gli «Orti Oricellari», latineggiamento che
indica i giardini del Palazzo di Cosimo Rucellai, dove si riunivano letterati,
giuristi ed eruditi come Luigi Alamanni, Jacopo da Diacceto, Jacopo Nardi,
Zanobi Buondelmonti, Antonfrancesco degli Albizi, Filippo de' Nerli e Battista
della Palla. Qui vi lesse probabilmente qualche capitolo di quell'Asino,
poemetto in terzine che voleva essere una contaminazione fra l'Asino d'oro di
Apuleio e la Divina Commedia dantesca, ma che lasciò presto interrotto: e al
Rucellai e al Buondelmonti dedicò i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio.
Machiavelli si era già cimentato, quando ricopriva l'incarico di segretario
della Repubblica, in composizioni teatrali: una imitazione dell'Aulularia di
Plauto e una commedia, Le maschere, ispirata a Nebulae di Aristofane, sono
tuttavia perdute. Al 1518 risale il suo capolavoro letterario, la commedia Mandragola,
nel cui prologo egli inserisce un accenno autobiografico «scusatelo con
questo, che s'ingegna con questi van pensieri fare el suo tristo tempo più
suave, perch'altrove non have dove voltare el viso; ché gli è stato interciso
mostrar con altre imprese altra virtue, non sendo premio alle fatiche
sue.» Intorno a quest'anno vanno collocate la traduzione dell'Andria di
Terenzio e stesura della novella di Belfagor arcidiavolo o Novella del demonio
che pigliò moglieil suo titolo preciso è attualmente stabilito in Favolail cui
tema di fondo è la visione pessimistica dei rapporti che legano gli esseri
umani, tutti intesi al proprio interesse a danno, se necessario, di quello di
ciascun altro. Il ritorno alla vita politica Lorenzo de' Medici morì,
lasciando il governo di Firenze al cardinale Giulio. Costui, favorevole a
Machiavelli, lo incaricò della stesura di una storia della città sotto lauta
retribuzione. Machiavelli, galvanizzato dall'incarico, diede alle stampe nel
1521 l’Arte della guerra, dedicandola allo stesso cardinal Giulio. Nello stesso
anno fu inviato in missione diplomatica a Carpi presso il governatore Francesco
Guicciardini di cui, pur avendo opposte visioni della Storia, divenne buon
amico. Nel 1525 cercò di guadagnare il favore di papa Clemente VII offrendogli
le Istorie fiorentine. Nel frattempo giunsero la revoca ufficiale
dell'interdizione dalla vita pubblica e l'affidamento di missioni militari in
Romagna in collaborazione col Guicciardini. I Medici furono cacciati da Firenze e venne
instaurata nuovamente la repubblica. Machiavelli si propose come candidato alla
carica di segretario della repubblica, ma venne respinto in quanto ritenuto
colluso coi Medici e soprattutto con papa Clemente VII. La delusione per
Machiavelli fu insopportabile. Ammalatosi repentinamente, cominciò a peggiorare
vistosamente fino alla morte. Abbandonato da tutti, fu sepolto nel corso di una
modesta cerimonia funebre nella tomba di famiglia nella basilica di Santa
Croce. La città di Firenze fece costruire un monumento nella basilica stessa;
esso raffigura la Diplomazia assisa su un sarcofago marmoreo. Sulla lastra
frontale sono incise le parole Tanto nomini nullum par elogium (Nessun elogio
sarà mai degno di tanto nome). Pensiero Machiavelli e il Rinascimento Con
il termine machiavellico si è spesso indicato un atteggiamento spregiudicato e
disinvolto nell'uso del potere: un buon principe deve essere astuto per evitare
le trappole tese dagli avversari, capace di usare la forza se ciò si rivela
necessario, abile manovratore negli interessi propri e del suo popolo. Ciò si
accompagna a un travaglio personale che Machiavelli sentiva nella sua attività
quotidiana e di teorico, secondo una tradizione politica che già in Cicerone
affermava: "un buon politico deve avere le giuste conoscenze, stringere
mani, vestire in modo elegante, tessere amicizie clientelari per avere
un'adeguata scorta di voti". Con Machiavelli l'Italia ha conosciuto
il più grande teorico della politica. Secondo Machiavelli la politica è il campo
nel quale l'uomo può mostrare nel modo più evidente la propria capacità di
iniziativa, il proprio ardimento, la capacità di costruire il proprio destino
secondo il classico modello del faber fortunae suae. Nel suo pensiero si
risolve il conflitto fra regole morali e ragion di Stato che impone talvolta di
sacrificare i propri princìpi in nome del superiore interesse di un popolo. La
politica deve essere autonoma da teologia e morale e non ammette ideali, è un
gioco di forze finalizzate al bene della collettività e dello stato. La
politica, svincolata da dogmatismi e princìpi teorici, guarda alla realtà
effettuale, ai "fatti": "Mi è parso più conveniente andare
dietro alla verità effettuale della cosa piuttosto che alla immaginazione di
essa". Si tratta di una visione antropocentrica che si richiama
all'Umanesimo quattrocentesco ed esprime gli ideali del Rinascimento. Nel “Dialogo
intorno alla nostra lingua” dà un giudizio severo su Alighieri. Alighieri è
rimproverato di negare la matrice fiorentina della lingua della Commedia. Il
passo assume i caratteri dell'invettiva contro Aligheri, accusato di aver
infangato la reputazione di Firenze: «Alighieri il quale in ogni parte
mostrò d'esser per ingegno, per dottrina et per giuditio huomo eccellente,
eccetto che dove egli hebbe a ragionare della patria sua, la quale, fuori
d'ogni humanità et filosofico instituto, perseguitò con ogni spetie d'ingiuria.
E non potendo altro fare che infamarla, accusò quella d'ogni vitio, dannò gli
uomini, biasimò il sito, disse male de' costumi et delle legge di lei; et
questo fece non solo in una parte de la sua cantica, ma in tutta, et
diversamente et in diversi modi: tanto l'offese l'ingiuria dell'exilio, tanta
vendetta ne desiderava. Ma la Fortuna, per farlo mendace et per ricoprire con
la gloria sua la calunnia falsa di quello, l'ha continuamente prosperata et
fatta celebre per tutte le province, et condotta al presente in tanta felicità
et sì tranquillo stato, che se Alighieri la vedessi, o egli accuserebbe sé
stesso, o ripercosso dai colpi di quella sua innata invidia, vorrebbe essendo
risuscitato di nuovo morire.» Poi, durante un altro scambio immaginario
con Aligheri, Mhiavelli rimprovera il carattere "goffo",
"osceno", addirittura "porco" del registro utilizzato
nell'Inferno: «Aligheri mio, io voglio che tu t'emendi, et che tu
consideri meglio il “parlare” fiorentino et la tua opera; et vedrai che, se
alcuno s'harà da vergognare, sarà più tosto Firenze che tu: perché, se
considererai bene a quel che tu hai detto, tu vedrai come ne' tuoi versi non
hai fuggito il goffo, come è quello: "Poi ci partimmo et n'andavamo
introcque"; non hai fuggito il porco, com'è quello: "che
merda fa di quel che si trangugia"; non hai fuggito l'osceno,
com'è: "le mani alzò con ambedue le fiche"; e non avendo
fuggito questo, che disonora tutta l'opera tua, tu non puoi haver fuggito
infiniti vocaboli patrii che non s'usano altrove che in quella» Autografo
delle Historiae Fiorentinae Per Machiavelli la storia è il punto di riferimento
verso il quale il politico deve sempre orientare la propria azione. La storia
fornisce i dati oggettivi su cui basarsi, i modelli da imitare, ma indica anche
le strade da non ripercorrere. Machiavelli si basa su una concezione ciclica
della storia: "Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li
medesimi". Ma ciò che allontana Machiavelli da una visione deterministica
della storia è l'importanza che egli attribuisce alla virtù, ovvero alla
capacità dell'uomo di dominare il corso degli eventi utilizzando opportunamente
le esperienze degli errori compiuti nel passato, nonché servendosi di tutti i
mezzi e di tutte le occasioni per la più alta finalità dello stato, facendo
anche violenza, se necessario, alla legge morale. Non a caso il Principe,
nella conclusione, abbandona il suo taglio cinico e pragmatico per esortare i
sovrani italiani, con una scrittura più solenne e venata di un certo idealismo,
a riconquistare la sovranità perduta e a cacciare l'invasore straniero. Non c'è
rassegnazione nel Principe, né tanto meno sfiducia nei confronti dell'uomo. La
storia è il prodotto dell'attività politica dell'uomo per finalità terrene
esclusivamente pratiche. Lo stato, oggetto di tale attività, nella situazione
politica e nel pensiero del tempo si identifica con la persona del principe.
Di conseguenza l'attività politica è riservata solo ai grandi protagonisti, ai
pochi capaci di agire, non al "vulgo" incapace di decisione e di
coraggio. L'obiettivo è creare o conservare lo stato, una creazione individuale
legata alle qualità e alla sorte del suo fondatore: la fine del principe può
determinare la fine del suo stato, come capitò ad esempio a Cesare Borgia. Il
Machiavelli ha dunque un'importanza fondamentale per la scoperta che la
politica è una forma particolare autonoma di attività umana, il cui studio
rende possibile la comprensione delle leggi da cui è perennemente retta la
storia; da quella scoperta discende, come suo naturale fondamento, una vigorosa
concezione della vita, incentrata unicamente sulla volontà e sulla
responsabilità dell'uomo. Una errata interpretazione del Novecento fece
del Machiavelli un precursore del movimento unitario italiano, ma la parola
nazione ha assunto l'attuale significato solo a partire dalla seconda metà del
Settecento, mentre il Machiavelli la usò in senso particolaristico e cittadino
(es. nazione fiorentina o, nel senso più generico di popolo, moltitudine). Tuttavia,
Machiavelli propugna un principato in grado di reggersi sull'unità etnica dell'Italia;
così facendo, e denunciando in tal modo una chiara coscienza dell'esistenza di
una civiltà italiana, Machiavelli predica la liberazione dell'Italia sotto il
patrocinio di un principe, criticando il dominio temporale dei Papi che
spezzava in due la penisola. Ma l'unità d'Italia resta in Machiavelli un
problema solo intuito. Non si può dubitare che avesse concepito l'idea
dell'unità italiana, ma tale idea restò indeterminata, poiché non trovò appigli
concreti nella realtà, restando perciò a livello di utopia, cui solo dava forma
la figura ideale del principe nuovo. Machiavelli dunque intraprese un viaggio
che identificò come spirituale in giro per il mondo. In seguito, tornato in
patria, ebbe una nuova visione sia del "popolo" che della
"nazione" (di qui quello che oggi definiamo rinnovamento
culturale). Il principe o De Principatibus. Niccolò Machiavelli nello
studio, Stefano Ussi, Emblematico è il modo di trattare argomenti delicati,
quali le mosse necessarie al Principe per organizzare uno stato ed ottenerne
uno stabile e duraturo consenso. Per esempio vi troviamo indicazioni
programmatiche, quali l'utilità nello "spegnere" gli stati abituati a
vivere liberi di modo da averli sotto il proprio diretto controllo (metodo
preferito al creare un'amministrazione locale "filo-principesca" o al
recarvisi e stabilirvisi personalmente, metodo però sempre tenuto da conto in
modo da avere un occhio sempre presente sulle proprie terre, e stabilire una
figura rispettata e conosciuta in loco). Altro elemento caratteristico
del trattato sta nella scelta dell'atteggiamento da tenere nei confronti dei
sudditi, culminante nell'annosa questione del "s'elli è meglio essere
amato che temuto o e converso" La risposta corretta si concretizzerebbe in
un ipotetico principe amato e temuto, ma essendo difficile o quasi impossibile
per una persona umana l'essere ambedue le cose, si conclude decretando che la
posizione più utile viene ad essere quella del Principe temuto (pur ricordando
che mai e poi mai il Principe dovrà rendersi odioso nei confronti del popolo,
fatto che porrebbe i prodromi della propria caduta). Qua appare indubbiamente
la concezione realistica e la concretezza del Machiavelli, il quale non viene a
proporre un ipotetico Principe perfetto, ma irrealizzabile nel concreto, bensì
una figura effettivamente possibile e soprattutto "umana".
Ulteriore atteggiamento principesco dovrà l'essere metaforicamente sia
"volpe" che "leone", in modo da potersi difendere dalle
avversità sia tramite l'astuzia (volpe) che tramite la violenza (leone). Mantenendo
un solo atteggiamento dei due non ci si potrà difendere da una minaccia
violenta o di astuzia. Spesso alla figura evocata dal Principe di Machiavelli
viene associata la figura di un uomo privo di scrupoli, di un cinismo estremo,
nemico della libertà. Inoltre gli viene erroneamente associata la frase
"il fine giustifica i mezzi", che invece mai enunciò. Questo perché
la parola "giustifica" evoca sempre un criterio morale, mentre
Machiavelli non vuole "giustificare" nulla, vuole solo valutare, in
base ad un altro metro di misura, se i mezzi utilizzati sono adatti a
conseguire il fine politico, l'unico fine da perseguire è il mantenimento dello
Stato. Machiavelli nella stesura del Principe si rifà alla reale
situazione che gli si presentava attorno, una situazione che necessitava essere
risolta con un atto deciso, forte, violento. Machiavelli non vuole proporre dei
mezzi giustificati da un fine, egli pone un programma politico che qualunque
Principe che voglia portare alla liberazione dell'Italia, da troppo tempo
schiava, dovrà seguire. Fuori dai suoi intenti una giustificazione morale dei
punti suggeriti: egli stende un vademecum necessariamente utile a quel Principe
che finalmente vorrà impugnare le armi. Alle accuse di sola illiberalità od
autoritarismo, si può dare una risposta leggendo il capitolo IX, "De
Principatu Civili", ritratto di un principe nascente dal e col consenso
del popolo, figura ben più solida del Principe nato dal consesso dei
"grandi", cioè dei grandi proprietari feudali. Non esiste un unico
tipo di principato, ma per ognuno troviamo un'ampia trattazione di pregi e dei
difetti. Controversie sul Principe «Quel grande / che temprando lo
scettro a' regnatori gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime
grondi e di che sangue» (Ugo Foscolo, Dei sepolcri) La gelida obiettività
e un certo cinismo con cui Machiavelli descriveva il comportamento freddo,
razionale ed eventualmente spietato che un capo di Stato deve mettere in atto,
colpì i critici. Così, da una parte vi è la linea di pensiero tradizionale,
secondo la quale "Il Principe" è un trattato di scienza politica
destinato al governante, che tramite esso saprà come affrontare i problemi,
spesso drammatici, posti dal suo ruolo di garante della stabilità dello stato.
Dall'altra, troviamo un'interpretazione secondo cui il trattato di Machiavelli,
che era originariamente un repubblicano, ha come vero scopo quello di mettere a
nudo, e quindi chiarire, le atrocità compiute dai principi dell'epoca, a
vantaggio del popolo, che di conseguenza avrebbe le dovute conoscenze per
attuare le precauzioni al fine di stare in guardia e difendersi quando si
dimostra necessario. Il principe è visto anche come figura assai drammatica, la
quale, per il bene dello stato stesso, non si può permettere di lasciare spazio
al proprio carattere, diventando così quasi un uomo-macchina. Secondo alcuni,
Machiavelli venne in realtà accusato da subito di nicodemismo, e: «...di
non aver mirato ad altro, in quel libro, che a condurre il tiranno a
precipitosa rovina, allettandolo con precetti a lui graditi...»
(Attribuita a Niccolò Machiavelli[28]). Machiavellismo § L'antimachiavellismo e
il repubblicanesimo. Gli esponenti di questa seconda interpretazione (la
cosiddetta "interpretazione obliqua", diffusa dal XVII secolo, e
avanzata per la prima volta da Alberico Gentili spirandosi a Reginald Pole, poi
ripresa da Traiano Boccalini e in seguito Baruch Spinoza)[31], furono numerosi
soprattutto in ambito illuminista (anche se venne rifiutata da Voltaire), che
vedeva in Machiavelli un precursore della politica laica e del
repubblicanesimo: la sostennero, dal Settecento, Jean-Jacques Rousseau[33],
Vittorio Alfieri[34], Giuseppe Baretti, Giuseppe Maria Galanti[36], gli
enciclopedisti (in primis Denis Diderot[3 Opere: Discorso 8] e Jean
Baptiste d'Alembert), Foscolo e Parini[, e ha avuto diffusione soprattutto
nell'Ottocento, prima e durante il Risorgimento[26]; ne è un esempio quello che
Foscolo scrive nei "Sepolcri": «Io quando il monumento / vidi ove
posa il corpo di quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli
allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue».
Forse alcuni di essiad esempio, per quanto riguarda Foscolo, è un'ipotesi
alternativa di Spongano e riportata anche da Mario Pazzagliaritenevano anche
che, pur essendo Il principe un'opera fatta per i tiranni e i governanti, fosse
utile lo stesso per svelare al popolo gli intrighi del potere, ritenendo valida
l'interpretazione obliqua, qualunque fossero le intenzioni di Machiavelli. In generale, per i sostenitori di questa
lettura, Il principe avrebbe, come le satire (ad esempio Una modesta proposta
di Jonathan Swift), uno scopo opposto a quello apparente, come avverrà anche
per alcuni scritti di epoca romantica (Lettera semiseria di Grisostomo di
Giovanni Berchet o alcune Operette Morali di Giacomo Leopardi). In epoca
più recente, tuttavia, nella maggioranza dei critici è prevalsa la prima
interpretazione, quella tradizionale, dal quale risalta la libertà e
concretezza, anche spregiudicata, del pensiero di Machiavelli, che non descrive
mondi utopici, ma il mondo reale della politica dei suoi tempi,e la sua
concezione anticipatrice del realismo politico e della cosiddetta realpolitik. L'interpretazione
obliqua è stata riproposta in modo minoritario, ad esempio in alcuni monologhi
del drammaturgo e attore Dario Fo. Il modello linguistico prescelto da
Machiavelli è fondato sull'uso vivo più che sui modelli letterari; lo
scopo, esplicito soprattutto nel Principe, di scrivere qualcosa di utile e
chiaramente espressivo lo induce a scegliere spesso modi di dire proverbiali di
immediata evidenza. Il lessico impiegato dall'autore si rifà a quello
boccacciano, è ricco di parole comuni e i latinismi, seppure abbondanti,
provengono per lo più dal gergo cancelleresco. Nelle sue opere ricoprono un
ruolo assai rilevante anche le metafore, i paragoni e le immagini. La
concretezza è una delle caratteristiche salienti, l'esempio concreto ed
essenziale, tratto dalla storia sia antica che recente, è sempre preferito al
concetto astratto. In generale si parla di uno stile "fresco",
come lo ebbe a definire il filosofo Nietzsche in Al di là del bene e del male,
con un riferimento particolare all'uso della paratassi, a una certa
sentenziosità delle frasi, costruite secondo un criterio di chiarezza a scapito
di un maggior rigore logico-sintattico. Machiavelli rende evidenti concetti
che, se espressi con un linguaggio più elaborato, sarebbero molto difficili da
decifrare, e riesce a esprimere le sue tesi con originale capacità espositiva. Opere
Discorso fatto al magistrato de' Dieci sopra le cose di Pisa, Parole da dirle
sopra la provvisione del danaio, Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino
nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il
duca di Gravina Orsini, De natura Gallorum, Ritratto delle cose di Francia, Ritratto
delle cose della Magna, Il Principe, Discorsi sopra la prima deca di Tito
Livio, Dell'arte della guerra, La vita di Castruccio Castracani da Lucca, Istorie
fiorentine, )Riedizione Istorie fiorentine, Venezia, 1546. Discorso o dialogo
intorno alla nostra lingua, Decennali Mandragola, commedia teatrale Belfagor
arcidiavolo, Epistolario, L'asino, Edizioni critiche in pubblico dominio:
Legazioni, commissarie, scritti di governo. Fredi Chiappelli. Laterza,
Roma-Bari. Drammaturgie minori Clizia, Andria, traduzione-rifacimento
dell'Andria di Terenzio Onori Nel 2009 Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi
Airbus Nella cultura di massa Il suo nome, modificato in "Makaveli",
venne usato dal rapper statunitense Tupac Shakur tper firmare molte sue canzoni
e un album uscito postumo. Niccolò Machiavelli viene proposto anche nel
videogioco Assassin's Creed 2 e il seguito Assassin's Creed: Brotherhood, in
veste di Assassino. Proprio in quest'ultimo assume un ruolo particolarmente
importante, insieme ad altri personaggi dell'Italia rinascimentale. Niccolò
Machiavelli è, assieme a John Dee, il principale antagonista della serie di
romanzi fantasy I segreti di Nicholas Flamel, l'immortale (come capo dei
servizi segreti francesi), scritta da Michael Scott. Nella mostra "Il
Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo" (Roma, Complesso del
Vittoriano, Salone Centrale, promossa dall'Istituto dell'Enciclopedia Italiana
e dalla sezione italiana di Aspen Institute, la sezione "Machiavelli e il
nostro tempo: usi e abusi" presenta, tra altre "opere", Figurine
Liebig, pacchetti di sigarette, schede telefoniche, trading card, cartoline,
francobolli, giochi da tavolo e videogiochi dedicati a Machiavelli. Nella serie
I Borgia di Neil Jordan è interpretato da Julian Bleach. Machiavel è una band
belga, catalogabile sotto il genere progressive rock. Il nome della band è un
chiaro omaggio a Niccolò Machiavelli. Nella serie I Medici è interpretato da
Vincenzo Crea, Edizione nazionale delle opere Edizione Nazionale delle Opere di
Niccolò Machiavelli, Salerno Editrice di Roma: Il principe, Mario
Martelli, corredo filologico Nicoletta Marcelli, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio,
Francesco Bausi, L'arte della guerra. Scritti politici minori, Giorgio Masi,
Jean Jacques Marchand, Denis Fachard, Opere
storiche, Alessandro Montevecchi, Carlo Varotti, ITeatro. Andria-Mandragola-Clizia, Pasquale
Stoppelli, Scritti in poesia e in prosa,
Antonio Corsaro, Paola Cosentino, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Filippo Grazzini,
Nicoletta Marcelli, coordinam. di Francesco Bausi, ILegazioni, Commissarie, Scritti di governo, Jean-Jacques
Marchand, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Legazioni. Commissarie. Scritti
di governo, Jean-Jacques Marchand, Matteo Melera-Morettini, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo
Melera-Morettini, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo. Denis Fachard, Emanuele
Cutinelli-Rèndina, Legazioni. Commissarie.
Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo
Melera-Morettini. La famosa frase
"Il fine giustifica il mezzo" (o "i mezzi"), usata spesso
come esempio di machiavellismo, è del critico letterario Francesco de Sanctis,
con riferimento ad interpretazioni fuorvianti del pensiero di Machiavelli
espresso nel Principe. Il passo di De Sanctis, dal capitolo XV della sua Storia
della letteratura italiana, dedicato a Machiavelli, recita: "Ci è un
piccolo libro del Machiavelli, tradotto in tutte le lingue, il Principe, che ha
gittato nell'ombra le altre sue opere. L'autore è stato giudicato da questo
libro, e questo libro è stato giudicato non nel suo valore logico e
scientifico, ma nel suo valore morale. E hanno trovato che questo libro è un
codice di tirannia, fondato sulla turpe massima che il fine giustifica i mezzi,
e il successo loda l'opera. E hanno chiamato machiavellismo questa dottrina.
Molte difese sonosi fatte di questo libro ingegnosissime, attribuendosi
all'autore questa o quella intenzione più o meno lodevole. Così n'è uscita una
discussione limitata e un Machiavelli rimpiccinito". Celebrazioni per il V centenario del Principe
di Machiavelli, Accademia della Crusca, Opera di Santa Maria del Fiore, Libri
dei battesimi: Niccolò Piero e Michele di m. Bernardo Machiavellidi Santa
Trinita, nacque a dì 3 a hore 4, battezzato a dì 4 Dal Villani, nella sua Cronica. In Discorsi
di Architettura del senatore Giovan Battista Nelli,La sua trascrizione del De
rerum natura è nel manoscritto Vaticano Rossiano L. Canfora, Noi e gli antichi, Milano Giovio,
Elogia clarorum virorum, 1546, 55v: «Constat a Marcello Virgilio graecae atque
latinae linguae flores accepisse» R.
Ridolfi, Lettera Riccardo Bruscagli, "Machiavelli". Il Senato romano
fece distruggere Velletri e indebolì Anzio sottraendole la flotta: cfr. Livio, "La
sua vicinanza a Pier Soderini, vexillifer perpetuus, si accentua
progressivamente in uno sforzo di sottrarre Firenze a un immobilismo indotto
dal timore di un potere esecutivo più forte e irrispettoso di una lunga
tradizione di libertà repubblicano-oligarchica": Grazzini, Filippo, Ante
res perdita, post res perditas: dalle dediche del Decennale primo a quella del
Principe, Interpres: rivista di studi quattrocenteschi:Roma: Salerno,. Lettera. È un'ipotesi del Ridolfi, cDiscorsi
sopra la prima Deca di Tito Livio, «Giovanpagolo, il quale non stimava essere incesto
e publico parricida, non seppe, o, a dir meglio, non ardì, avendone giusta
occasione, fare una impresa, dove ciascuno avesse ammirato l'animo suo, e
avesse di sé lasciato memoria eterna, sendo il primo che avesse dimostro a'
prelati quanto sia poco uno che vive e regna come loro. Ed avessi fatto una
cosa, la cui grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo, che da
quella potesse dependere» Nella sua
Storia d'Italia, il Guicciardini esprime lo stesso giudizio di Machiavelli Ritratto delle cose della Magna, in «Tutte le
opere storiche, politiche e letterarie. Lettera ai Dieci, Il carcere, la
tortura e il ritiro all'Albergaccio, su viv-it.org. Ottenendo un giudizio
evasivo: cfr. la lettera del Vettori Lettera a Francesco Vettori, David Quint, Armi e nobiltà: Machiavelli,
Guicciardini e le aristocrazie cittadine, Cadmo, Studi italiani. De credulitate
et pietate; et an sit melius amari quam timeri, vel e contra. Il
machiavellismo, su dizionariostoria.wordpress.com. Machiavellismo, Treccani, 2Citata
in Niccolò Machiavelli, Periodici Mondadori, A. Gentili, De legationibus. R. POLE,
Apologia ad Carolum V Caesarem de Unitate Ecclesiae che talvolta elogiarono però anche alcuni
consigli pragmatici dati al principe, come quello della religione come
instrumentum regnii; ad esempio Voltaire, nel capitolo Se sia utile mantenere
il popolo nella superstizione, del trattato sulla tolleranza, afferma
l'utilità, entro certi limiti, di una forma di religione razionale per il
popolo La fortuna di Machiavelli nei
secoli, su windoweb «Machiavelli era un uomo giusto e un buon cittadino; ma,
essendo legato alla corte dei Medici, non poteva velare il proprio amore per la
libertà nell'oppressione che imperava nel suo paese. La scelta di Cesare Borgia
come proprio eroe, ben evidenziò il suo intento segreto; e la contraddizione
insita negli insegnamenti del Principe e in quelli dei Discorsi e delle Istorie
fiorentine ben dimostra quanto questo profondo pensatore politico è stata
finora studiato solo dai lettori superficiali o corrotti. La Corte pontificia
vietò severamente la diffusione di quest'opera. Ci credo... in fondo, quanto
scritto la ritrae fedelmente. il libro dei repubblicani fingendo di dare
lezioni ai re, ne ha date di grandi ai popoli. Rousseau, Il contratto sociale. Dal
solo suo libro Del Principe si potrebbero qua e là ricavare alcune massime
immorali e tiranniche, e queste dall'autore son messe in luce (a chi ben
riflette) molto più per disvelare ai popoli le ambiziose ed avvedute crudeltà
dei principi che non certamente per insegnare ai principi a praticarne...
all'incontro, il Machiavelli nelle Storie, e nei Discorsi sopra Tito Livio, ad
ogni sua parola e pensiero, respira libertà, giustizia, acume, verità, ed
altezza d'animo somma, onde chiunque ben legge, e molto sente, e nell'autore
s'immedesima, non può riuscire se non un fuocoso entusiasta di libertà, e un
illuminatissimo amatore d'ogni politica virtù» (Del principe e delle lettere,) «Con quel libro, se la sapessimo tutta, egli
si pensò forse di pigliare, come si suol dire, due colombi ad una fava:
presentando dall'un lato a' suoi Fiorentini come schietta e naturale una
caricata e mostruosa immagine d'un sovrano assoluto, affinché si risolvessero a
non averne mai alcuno; e cercando dall'altro di tirare insidiosamente i Medici
a governarsi in guisa che s'avessero poi a snodolare il collo, seguendo i
fraudolenti precetti da lui con molta adornezza sciorinati in quella sua
dannata opera.» G. Galanti, Elogio di N.
Machiavelli cittadino e segretario fiorentino
Alessandro Arienzo, BORRELLI, Anglo-American Faces of M., Voce
"Machiavellismo" dell'Encyclopedie
Franco Ferrucci, Il teatro della fortuna: potere e destino in
Machiavelli e Shakespeare, Fazi Editore, Mario Pazzaglia, Note ai Sepolcri, in
Antologia della letteratura italiana, cfr. l'inizio del Dialogo di Tristano e
di un amico. Introduzione a: ORIANI, M.
//repubblica/rubriche/la-parola news/realpolitik Realpolitik Video di Fo che parla di M. (trasmissione tv
Vieni via con me, su youtube.com. Il Principe di M. e il suo tempo. Catalogo
della mostra, Roma Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La su M. è sterminata. Tentativi di redigerla
sono stati realizzati da Achille Norsa, Il principio della forza nel pensiero
politico di M., seguito da un contributo bibliografico, Milano Silvia Ruffo
Fiore, M.: an annotated bibliography of modern criticism and scholarship, New
York‑Westport‑London 1990; Daria Perocco, Rassegna di studi sulle opere letterarie
del Machiavelli, in "Lettere italiane", Cutinelli‑Rendina, Rassegna
di studi sulle opere politiche e storiche di M., in "Lettere italiane",
Nell'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ha pubblicato in 3 volumi
l'opera Machiavelli: enciclopedia machiavelliana. Di seguito una selezione di
studi. Gilbert, M. e la vita culturale del suo tempo, Bologna, Il mulino, LEFORT,
Le travail de l'oeuvre M., Paris, Gallimard, Marchand, M.: I primi scritti
politici Nascita di un pensiero e di uno stile, Padova, Antenore, Riccardo
Bruscagli, Niccolò Machiavelli, Firenze, La Nuova Italia editrice, Roberto
Ridolfi, Vita di M., Firenze, Sansoni, CHABOD, Scritti su M., Torino, Einaudi, John
Greville Agard Pocock, Il momento machiavelliano: il pensiero politico
fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone, Bologna, Il mulino, Dionisotti,
MACHIAVELLERIE, Torino, Einaudi, SASSO, M.: Il pensiero politico; La storiografia, Bologna, Il mulino (Napoli);
Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell'età moderna, Roma-Bari,
Laterza, Gennaro Sasso, Machiavelli e gli antichi e altri saggi, I-IV, Milano-Napoli,
Ricciardi, Viroli, Il sorriso di Niccolò, storia di M., Roma-Bari, Laterza, Cutinelli-Rendina,
Chiesa e religione in Machiavelli, Pisa, Istituti editoriali e poligrafici
internazionali, Ugo Dotti, Machiavelli rivoluzionario: vita e opere, Roma,
Carocci, Bausi, M., Roma, Salerno editrice, INGLESE, Per M.: l'arte dello
stato, la cognizione delle storie, Roma, Carocci, Corrado Vivanti, Niccolò Machiavelli:
i tempi della politica, Roma, Donzelli, Andrea Guidi, Un segretario militante.
Politica, diplomazia e armi nel Cancelliere M., Bologna, il Mulino, Pedullà, M.
in tumulto. Conquista, cittadinanza e conflitto nei 'Discorsi sopra la prima
deca di Tito Livio', Roma, Bulzoni,. William J. Connell, Machiavelli nel
Rinascimento italiano, Milano, FrancoAngeli,
Attilio Scuderi, Il libertino in fuga. M. e la genealogia di un modello
culturale, Roma, Donzelli, Ciliberto, Niccolò Machiavelli. Ragione e pazzia,
Roma-Bari, Laterza,. Altri contributi A. Montevecchi, Machiavelli, la vita, il
pensiero, i testi esemplari, Milano E. Janni, Machiavelli, Milano S. Zen,
Veritas ecclesiastica e M., in Monarchia della verità. Modelli culturali e
pedagogia della Controriforma, Napoli, Vivarium (La Ricerca Umanistica, Cosimo
Scarcella, Machiavelli, Tacito, Grozio: un nesso "ideale" tra
libertinismo e previchismo, in "Filosofia", Torino, Mursia, M.
Gattoni, Clemente VII e la geo-politica dello Stato Pontificio in Collectanea Archivi Vaticani, Città del
Vaticano 2002 F. Raimondi, Machiavelli, in La politica e gli stati, Roma 2004
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Figorilli, M. moralista. Ricerche su fonti, lessico e fortuna. Napoli, Liguori
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e giustizia nell'assolutismo moderno. Tra realismo e utopia, Aracne, Roma, Ferri,
L'opinione pubblica e il sovrano in M., in «The Lab's Quarterly», Pisa. Giuseppe
Leone, Silone e Machiavelli: una scuola... che non crea prìncipi, Centro Studi
Silone, Pescina. Machiavelli i
Guicciardini, Lublin, Marietti, "M.: l'eccezione fiorentina", Fiesole,
Cadmo, Marietti, Machiavel, Paris, Payot et Rivages, Enzo Sciacca, Principati e
repubbliche. Machiavelli, le forme politiche e il pensiero francese del
Cinquecento, Tep, Firenze 2005 Frédérique Verrier, Caterina Sforza et M. ou
l'origine du monde, Vecchiarelli, Cutinelli-Rendina, Introduzione a
Machiavelli, Roma-Bari, Laterza, Lettera a Francesco Vettori Letteratura
italiana Francesco Guicciardini Teoria della ragion di Stato Istorie fiorentine
Barbara Salutati Machiavellismo. Treccani Enciclopedie, Istituto
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Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Niccolò Machiavelli, in Dizionario di storia,
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biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Niccolò Machiavelli, su BeWeb, Conferenza
Episcopale Italiana. Niccolò Machiavelli, su Find a Grave. Liber Liber. openMLOL,
Horizons Unlimited Progetto Gutenberg. Audiolibri di M. su LibriVox. di Niccolò Machiavelli, su Internet
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Italiana, Fabrizio Franceschini, M. Enciclopedia dell'italiano, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, -. il Principe, ediz. Istorie fiorentine, ediz. Le
opere minori di Machiavelli, su machiavelli.letteraturaoperaomnia.org. Opere di
M. con giunta di un nuovo indice generale delle cose notabili, Milano, per Silvestri,
Rassegna bibliografica degli studi machiavelliani: una ricognizione dei
contributi scientifici dedicati al Machiavelli negli ultimi decenni. Grice: “L. J. Cohen told me
that he once asked for the MS of The Prince at his college – and they told him:
‘We cannot find it!’ --. Niccolò
di Bernardo dei Machiavelli. Niccolò Machiavelli. Marchiavelli. Keywords: Livio,
storia romana – H. P. Grice on the history of England – Livio, storia romana
–la storia romana come fonte d’essempi nella filosofia romana --il principe,
Macchiavelli fascista – l’ossessione dal duce per Machiavelli, la dottrina
fascista dello stato machiavellico, impiegatura Machiavelli. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Machiavelli," per
il club anglo-italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
Grice e Macrobio: l’implicatura conversazionale -- Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. Ambrosio Teodosio
Macrobio. MACROBIO AMBROSIO
MACROBIO TEODOSIO adere al Platonismo. E praefectus praetorio Hispaniarum,
proconsole d’Africa, praepositus sacri cubiculi, gran ciambellano. È
ignota la patria di Macrobio. Certamente Macrobio dove essere legato da
stretti rapporti alla famiglia dell’oratore Simmaco, a un figlio o nipote del
quale dedica un saggio. Scrive un commento al Sogno di Scipione
di CICERONE, che ci è giunto intero, e i Saturnalia, lacunosi. Dal
saggio "De differentiis et societatibus graeci latinique verbi", Delle
differenze e concordanze del verbo greco e del latino," restano
soltanto estratti, nulla può risultare sull’argomento. Nel
"Commento", dedicato al figlio Eustachio, cerca d’interpretare in
senso platonico il saggio di Cicerone, accumula molta erudizione e perciò spesso
si occupa di argomenti che poco hanno da fare col suo oggetto. I frequenti
riferimenti al "Timeo" e le lodi del Platonismo -- Platone e Plotino
sono chiamati, i principi della filosofia -- fa supporre che Macrobio si sia
servito di un commento platonico a quel dialogo, probabilmente di quello di
Porfirio, derivato in ultimo dal commento di Posidonio.Si è anche pensato a una
fonte latina intermedia e sulla questione sono state presentate svariate
ipotesi.In ogni caso, anche se non si giunge a considerare Macrobio come un
semplice trascrittore di una o due opere altrui, che non mette nulla di suo, si
può sospettare che non abbia letto i numerosi autori che cita, Posteriori
al Commento sembrano i Saturnali in 7 libri, scritti prima della pubblicazione
del commento virgiliano di Servio, pure dedicati al figlio Eustachio, al quale
volle presentare i risultati dei suoi studi di autori di cui generalmente
riprodusse le parole. Però cerca di organizzare tali temi fingendo di
riprodurre le conversazioni che, durante banchetti fatti in occasione delle
feste dei Saturnali, avevano tenuto persone insigni per cultura su argomenti
svariatissimi. Quest'opera, che e espressione del genere letterario dei
simposio o convito iniziato da Platone, contiene materiali molto diversi, sia per
il significato delle questioni trattate, che per l’importanza delle notizie
riferite. Macrobio cita numerose fonti, ma non è sicuro che le conosca
direttamente tutte, tanto più che non nomina quelle di cui deve essersi servito
più largamente, Plutarco ("Questioni conviviali") e Aulo
Gellio. I libri più significativi sono quelli IV-VI, che riguardano
VIRGILIO, di cui si esalta la universale e profonda sapienza su ogni
argomento. Le dottrine filosofiche che M. espone nel commento al Scipione
di Cicerone si conformano al Platonismo di Plotino. Il divino o il buono,
causa prima e origine di tutti gl'esseri, che trascende il pensiero e il
linguaggio umano, e l’intelletto (nous o mens) che include in sè la idea o il
modello originali della cosa.L’intelletto è poi identificato alla monade o
unità prima pensata col neo-Pitagorismo, non come numero, ma come la sorgente e
l’origine dei numeri. L’intelletto, a sua volta, genera l’anima cosmica,
identificata a GIOVE, che è principio di vita per tutte le cose corporee
che essa forma imprimendo nella materia l’immagine dell'idea.Così una sola luce
divina illumina tutte le cose, connesse tra loro da vincoli reciproci e
ininterrotti. Nei corpi del cielo e delle stelle il principio animatore è
una pura attività razionale.Nella filosofia psicologico, M. dice che nell’uomo
ad essa anima si uniscono l'anima sensitiva e l'anima vegetativa, che sole
si trovano negl'esseri inferiori. Rispetto alla esistenza dell'anima,
prima e dopo la sua unione col corpo, alla sua discesa dal cielo e alla ascesa
ad esso, È pp alla reminiscenza, alla sorte che l’attende dopo la
morte.Macrobio si conforma alle dottrine che il Neo-Platonismo deriva dalla
tradizione pitagorico-platonica e che appartenevano al patrimonio comune della
coscienza dell’età sua. Anche per M. il corpo è un sepolcro dell'anima
(soma sema), sicchè la filosofia deve insegnare all'uomo a liberare l’una dai
vincoli dell’altro.Perciò, riprendendo la teoria plotiniana delle virtù,
Macrobio pone su quelle politiche (dell’uomo nella vita sociale) la virtu
purgativa, che lo purificano dal contagio del corpo, che sono proprie di chi
vuole immergersi nella contemplazione filosofica, quelle di chi ha raggiunto
tale scopo, liberandosi completamente dalle passioni e al di sopra di tutte, la
virtù contemplativa dell’intelletto. Il commento ha così trasmesso al
pensiero medioevale la conoscenza di numerose teorie platoniche e
neo-platoniche, fra le quali ha particolare importanza l’identificazione
dell'idea a un pensiero divino. Ambrogio Teodosio Macrobio. Macrobio
raffigurato in una miniatura del Medioevo Ambrogio Teodosio M. (in latino:
Ambrosius Theodosius Macrobius) è un filosofo Italiano. Studioso anche di
astronomia, sostenne la teoria geo-centrica. Una pagina dei Commentarii in
Somnium Scipionis di M.. Della vita di Macrobio non si sa molto e quel poco che
è stato tramandato dai suoi contemporanei non è del tutto affidabile. Così è
dubbio se vada identificato con il M. che fu proconsole d'Africa o col Teodosio
prefetto del pretorio d'Italia, Africa e Illirico, identificazione oggi
condivisa dalla maggior parte degli studiosi. Due cose appaiono però certe agli
storici moderni: che M. nacque nell'Africa romana e che non professasse il
Cristianesimo (come creduto nel corso del Medioevo), ma fosse pagano.
Opere Lo stesso argomento in dettaglio: Saturnalia (M.). I Saturnalia, la
sua opera principale, sono un dialogo erudito che si svolge in tre giornate,
raccontate in sette libri, in occasione delle feste in onore del dio Saturno.
L'opera ha un carattere enciclopedico ed è centrata principalmente sulla figura
di VIRGILIO, anche se i suoi contenuti spaziano dalla religione alla letteratura
e alla storia fino alle scienze naturali. M. contribuì significativamente
all'esegesi dell' “Eneide” e dell'opera di Virgilio più in generale. Inoltre è
grazie a lui se ci sono pervenuti frammenti di vari autori famosi, tra i quali
spiccano Ennio e Sallustio, e se si è mantenuto il ricordo di autori meno
conosciuti come Egnazio e Sueio. Nei Commentarii in Somnium Scipionis,
partendo dal Somnium Scipionis di Cicerone, scrive un commentario in due libri,
dedicato al figlio Eustazio. In questi due libri emerge il pensiero filosofico
neoplatonico: Dio, che è origine di tutto ciò che esiste, crea la mente (noûs),
che crea l'«anima del mondo; a sua volta l'anima del mondo, a poco a poco,
volgendo indietro lo sguardo, essa stessa, incorporea, degenera fino a diventare
matrice dei corpi. M. compose anche un'opera grammaticale dedicata al verbo
greco e latino, De verborum graeci et latini differentiis vel societatibus
(titolo da preferire al più diffuso de differentiis vel societatibus graeci
latinique verbi, basato sia su fonti grammaticali come Apollonio Discolo, Gellio,
e una fonte utilizzata anche da Carisio e Diomede. L'opera nella sua forma
originale non si è conservata ma ne restano ampi estratti, i più importanti dei
quali sono quelli realizzati nel IX secolo molto probabilmente ad opera di
Giovanni Scoto Eriugena. Un altro gruppo di estratti, più limitato ma
testualmente molto valido, è conservato in alcuni fogli di un manoscritto
bobbiese scritto fra il VII e l'VIII secolo. Infine l'operetta macrobiana è stata
ampiamente utilizzata da un trattato grammaticale sul verbo latino, composto
forse in area orientale e tramandato anch'esso da un codice di provenienza
bobbiese. Tutte queste testimonianze ci consentono di farci un'idea piuttosto
precisa del contenuto della perduta trattazione macrobiana, che sembra
destinata, più che ad una utilizzazione scolastica, a fornire esempi e
discussioni erudite sul sistema verbale latino, utile soprattutto per un
lettore colto, in possesso di una buona formazione linguistica. Va inoltre notato
come questa sia in pratica l'unica opera latina dedicata esplicitamente ad
un'analisi sistematica del sistema verbale latino, che trova qualche analogia
solo in alcune sezioni della grammatica di Prisciano. Ampie parti dell'opera
furono citate in un manoscritto del IX secolo attribuito a Scoto Eriugena. Durante
il Medioevo Macrobio fu identificato come cristiano e per questo poté godere di
una buona reputazione, che gli permise di essere letto, studiato e citato dai
più illustri filosofi come Pietro Abelardo. Le sue opere furono copiate dagli
amanuensi nei monasteri e così non venne dimenticato, ma, terminato il
Medioevo, in un primo tempo non venne considerato dagl’umanisti, che poi invece
lo ripresero. Non ha avuto tuttavia grande considerazione nel XV secolo,
poiché, al Neoplatonismo, la maggior parte degli studiosi preferiva le opere di
Platone stesso. L'appartenere ad un periodo così tardo della storia antica non
gli ha mai giovato e solo oggi si sta riprendendo lo studio delle sue opere in
modo più approfondito, pur con meno intensità rispetto al Medioevo. In effetti
gli studiosi oggi non analizzano tanto l'opera di Macrobio per conoscerne e
apprezzarne il pensiero, ma cercano più che altro di dargli una datazione e
un'identità. Codice teodosiano. ^ P. De Paolis in Lustrum, n. 28, 1986. ^
Cicerone, De re publica, lib. VI. ^ Macrobio Ambrogio Teodosio, su
romanoimpero.com. Bibliografia (LA) Ambrogio Teodosio Macrobio, In Somnium
Scipionis, (Venetiis..., Per Augustinum de Zannis de Portesio : ad instantia
Do. Lucam Antonium de Giunta, 1513 Die xv. Iunii). M., Commento al sogno di
Scipione, testo latino a fronte, Saggio introduttivo di Ilaria Ramelli,
traduzione, bibliografia, note e apparati di Moreno Neri, Milano, Bompiani,
2007. Macròbio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Alessandro Olivieri, MACROBIO,
in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Ambrosius
Theodosius Macrobius, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Modifica su Wikidata (LA) Opere di M. su Musisque Deoque. Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su
digilibLT, Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro.
Modifica su Wikidata Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su Open Library, Internet
Archive. Modifica su Wikidata (FR) Pubblicazioni di Ambrogio Teodosio Macrobio,
su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
Macrobio a Ravenna Archiviato il 10 aprile 2018 in Internet Archive., su
patrimonioculturale.unibo.it V · D · M Grammatici romani V · D · M Platonici. Portale
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Scrittori romani Grammatici romani Funzionari romaniScrittori del V
secoloRomani del V secoloNeoplatonici. Macrobio is best known as the author of Saturnalia, a
semi-philosophical dialogue that covers a wide range of topics, although its
principal one is the poetry of Virgil. However, there are also some reflections
on religion and matters of psychology. More interesting philosophically is a
commentary he wrote for his son on the Dream of Scipio by Cicerone – an extract
from his Republic). In it Macrobio explores the nature of the soul, mainly from
the point of view of the Accademy. The ssoul’s immortality and divine nature
are discussed in the light not only of philosophy but also in that of the
science of his day. Ambrogio Teodosio
Macrobio. Keywords: Macrobio. The Swimming-Pool Library.
Grice e Màdera: l’implicatura conversazionale della
carta del senso – filosofia italiana – Luigi Speranza (Varese). Filosofo italiano. Grice: “I like Madera;
especially because he uses words I love, like ‘sense’ – ‘la carta del senso’
and soul – anima --.” Insegna a Milano. Ha insegnato a Calabria e Venezia.
È membro dell'Associazione italiana di psicologia analitica, del Laboratorio
analitico delle immagini (LAI, associazione per lo studio del gioco della
sabbia nella pratica analitica), e fa parte della redazione della Rivista di
psicologia analitica. Fonda i Seminari aperti di pratiche filosofiche di
Venezia e di Milano e PhiloPratiche filosofiche a Milano. Studia Jung.
Define la sua proposta nel campo della ricerca e della cura del senso
"analisi biografica a orientamento filosofico", formando la Società
degli analisti filosofi. Fondat l'”Analisi Biografica A Orientamento Filosofico”,
pratica filosofica volta a utilizzare e a trasformare il metodo psico-analitico,
nata agli inizi Professoree oggi praticata in diverse città. La pratica
dell'analista filosofo si rivolge alle dimensioni “sane” ed è volta alla
ricerca di senso dell'esistenza dell'analizzante. L’orientamento filosofico è
inteso come ricerca di senso che, a differenza della filosofia come modo di
vivere dell’antichità, parte dalla biografia storicamente, culturalmente e
socialmente incarnata. Questo è un tentativo di risposta alla crisi delle
istituzioni tradizionalmente riconosciute come orientanti l’esistenza;
l'analista filosofo si propone di riformulare su base biografica i processi formativi
integrandoli con le psicologie del “profondo”. L’aver cura “terapeutica”
dell’insieme della personalità e della vita dei gruppi è stato da sempre
vocazione della filosofia, riproposta come contenitore di diversi approcci e
discipline delle scienze umane, dalla psicoanalisi alla pedagogia. Il senso è
inteso come il fattore terapeutico fondamentale. L'analisi biografica a
orientamento filosofico non si occupa della cura delle psicopatologie, a
meno che l'analista filosofo non sia anche uno psicoterapeuta, psicologo o
psichiatra. Essendo una pratica filosofica, sono richiesti all'analista
non solo la competenza professionale ma anche l'indirizzo vocazionale della sua
vita alla filosofia, dedicandosi agli esercizi filosofici personali e
comunitari. L'ambito di esperienze e teorie da cui deriva riunisce
l'eredità delle psicologie del profondo, la filosofia intesa nel suo valore
terapeutico e come stile di vita, la pedagogia del corpo e le pratiche di
meditazione, la psicologia sistemica, il metodo autobiografico e biografico, la
narrazione delle storie di vita in una prospettiva sociologica. Saggi: “Identità
e feticismo” (Moizzi, Milano); “Dio il Mondo” (Coliseum, Milano); “L'alchimia
ribelle” (Palomar, Bari); ““Jung. Biografia e teoria,” Mondadori, Milano,
“L'animale visionario,” Saggiatore, Milano); “La filosofia come stile di vita, Mondadori, Milano, Ipoc, Milano, Il piacere di
vivere, Mondadori, Milano, "Che cosa è l'analisi biografica a orientamento
filosofico", in Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Jung
come precursore di una filosofia per l'anima”, in, Il senso di psiche. Una
filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica. La carta del senso” Psicologia
del profondo e vita filosofica, Cortina, Milano,, Ipoc,
Una filosofia per l'anima. All'incrocio di psicologia analitica e
pratiche filosofiche, Ipoc, Milano Jung. L'opera al rosso, Feltrinelli, Milano. Sconfitta
e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche, Mimesis,
Milano “Che tipo di sapere potrebbe
essere quello della psicoanalisi?”, in Psiche. Rivista di cultura
psicoanalitica, “Dalla pseudo-speciazione
al capro espiatorio", in, Tabula rasa. Neuro-scienze e culture, Fondazione
Intercultura, Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Le pratiche
filosofiche nella formazione, Adultità, Guerini, Milano Bartolini P., Mirabelli
C., L’analisi filosofica: avventure del senso e ricerca mito-biografica,
Mimesis, Milano-Udine Campanello L.,
"L'analisi biografica a orientamento filosofico e le cure palliative”, in
Tessere reti per una buona morte, Rivista Italiana di Cure Palliative, Campanello
L., Sono vivo ed è solo l'inizio, Mursia, Milano Daddi A. I., Filosofia del profondo,
formazione continua, cura di sé. Apologia di una psicoanalisi misconosciuta,
Ipoc, Milano, Daddi A. I., “Principio
Misericordia, perfezionismo morale e nuova etica. La proposta màderiana per
l'Occidente del terzo millennio”, in Rassegna storiografica decennale, Limina
Mentis, Monza, Diana M., Contaminazioni
necessarie. La cura dell'anima tra religioni, psicoterapia, counselling
filosofici, Moretti, Bergamo, Galimberti U., Dizionario di psicologia.
Psichiatria, psicoanalisi, neuro-scienze, voce “Biografico, Metodo”,
Feltrinelli, Milano Gamelli I.,
Mirabelli C., Non solo a parole. Corpo e narrazione nella formazione e nella
cura, Cortina, Milano Janigro N., La
vocazione della psiche, Einaudi, Torino
Janigro N., Psicoanalisi. Un’eredità al futuro, Mimesis, Milano Malinconico A., "Dialettica di redazione
(ancora in tema di analisi biografica a orientamento filosofico)", in, Il
senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Malinconico
A., Psicologia Analitica e mito dell’immagine. Biblioteca di Vivarium,
Milano Montanari M., “Per una filosofia
del profondo”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di
psicologia analitica, Montanari M., La filosofia come cura, Mursia, Milano Montanari M., Vivere la filosofia, Mursia,
Milano Moreni L., “Intervista a tre
analisti filosofi”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista
di psicologia analitica, Sull’analisi biografica a orientamento filosofico Analisi biografica e cura di sé Una nuova formazione alla cura Psiche e città. La nuova politica nelle
parole di analisti e filosofi
Quattordici punti sull’analisi biografica a orientamento filosofico. Romano Màdera. Madera. Keywords: la carta del
senso, “profondo” “la grammatica profonda” “la grammatical del profondo” Tiefe
Grammatik – implicatura del profondo, implicatura del superficiale. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Madera” – The Swimming-Pool Library. Madera.
Grice e Maffetone: l’implicatura conversazionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo italiano. Grice: “I like Maffetone; he tries, like I do,
to defend Socrates against Thrasymacus; in the proceedings, he provides his
view on the foundations of Italian liberalism – and has recently explored the
topic of what he calls ‘il valore della vita.’” Si laurea a Napoli. Ha contribuito al dibattito
scientifico sui temi di bioetica e etica dell'economia e della politica, alla
Rawls,, tentando di ricostruire i principi del liberalismo applicandoli al
contesto dell’economia. Insegna a Roma. Presidente della Fondazione
Ravello. Saggi: “I fondamenti del liberalismo”
(Laterza, Etica Pubblica, Il Saggiatore); “La pensabilità del mondo” (Il
Saggiatore, “Rawls” (Laterza). “Un mondo migliore. Giustizia globale tra
Leviatano e Cosmopoli, “Marx nel XXI secolo,” Luiss University Press. Radio
Radicale. Sebastiano Maffettone. Maffetone. Keywords: contrattualismo. Rawls on
Grice on personal identity. Keywords: quasi-contrattualismo conversazionale, i
due contrattanti – il contratto come mito – contratto – marxismo, comunismo,
laburismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maffetone” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Magalotti: l’implicatura conversazionale – di
naturali esperienze – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano.
Grice: “I like Magalotti – very philosophical” – Grice: “When a philosopher
is a count, we don’t say that he was a professional philosopher, but not an
amateur philosopher either – ‘philosopher’ does!” – Grice: “I like his ‘saggi’
on ‘natural experience’ – he is being Aristotelian: there is natural experience
and there is trans-natural experience – and there is supernatural experience!” Appartenente all’aristocrazia, figlio del prefetto dei
corriere pontifici. Studia a Roma e Pisa, dove e allievo di VIVIANI e MALPIGHI.
Segretario di Leopoldo de' Medici, segretario dell'Accademia del Cimento, fondata
da de’ Medici. Fa parte anche dell'Accademia della Crusca e dell'Accademia
dell'Arcadia, Dall'esperienza al Cimento nacque i “Saggi di naturali
esperienze, ossia le relazioni dell'attività dell'Accademia del Cimento”. Passa
al servizio di Cosimo III de' Medici iniziando così un'attività che lo porta a una
serie di viaggi per l'Europa (raccolse in diverse opere le sue vivaci e
brillanti relazioni di viaggio). Ottenne il titolo di conte e la nomina ad
ambasciatore a Vienna. Si ritira alla villa Magalotti, in Lonchio. Si dedica alla
filosofia, con particolare attenzione per la filosofia naturale di Galilei Opere:
“Canzonette
anacreontiche di Lindoro Elateo, pastore arcade” “Delle lettere familiari del
conte M. e di altri insigni uomini a lui scritte, Firenze, Diario di Francia, M.L. Doglio, Palermo,
Sellerio. “La donna immaginaria, canzoniere, con altre di lui leggiadrissime
composizioni inedited” (Lucca); “Lettere del conte M. gentiluomo fiorentino
dedicate all'Ecc.mo e Clar.mo Sig. Senatore Carlo Ginori Cav. dell'Ordine di S.
Stefano, Segretario delle Riformagioni e delle Tratte, Lucca. Lettere contro
l'ateismo, Venezia. Lettere odorose, E. Falqui, Milano. Lettere scientifiche.
“Lettere” (Firenze). “Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del
cimento sotto la protezione del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e
descritte dal Segretario di essa Accademia, Milano. “Scritti di corte e di mondo”
Enrico Falqui, Roma. “Varie operette del conte Lorenzo Magalotti con giunta di
otto lettere su le terre odorose d'Europa e d'America dette volgarmente
buccheri” Roma.Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Saggi di naturali
esperienze fatte nell'Accademia del Cimento sotto la protezione del serenissimo
principe Leopoldo di Toscana e descritte dal segretario di essa Accademia (Firenze:
per Giuseppe Cocchini all'Insegna della Stella); “La donna immaginaria
canzoniere del celebre conte M. ora per la prima volta dato alla luce e
dedicato alle nobilissime dame italiane” (Firenze: Bonducci); “Canzonette
anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade” (Firenze: per Gio. Gaetano Tartini,
e Santi Franchi); “Il sidro poema in due canti di Filips tradotto dall'inglese
in toscano dal celebre conte M. ora per la prima volta stampato con altre
traduzioni, e componimenti di vari autori” (Firenze: appresso Andrea Bonducci);
Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond, Opere slegate: precedute
da un carteggio tra Magalotti e Saint-Évremond, tradotte in toscano” (Roma:
Edizioni dell'Ateneo). Scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto
Museo di Storia della Scienza di Firenze, Elogio storico nell'edizione de La
donna immaginaria canzoniere del conte M. con altre di lui leggiadrissime
composizioni inedite, raccolte e pubblicate da Gaetano Cambiagi, In Lucca:
nella stamperia di Gio. Riccomini, Dizionario critico della letteratura
italiana, Torino, POMBA, M., Relazioni
di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia” (Bari, G. Laterza). Treccani
Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Crusca, Relazioni di viaggio in
Inghilterra, Francia e Svezia Lettere
scientifiche ed erudite Comento sui
primi cinque canti dell'Inferno di Dante, e quattro lettere del conte M.
Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade Lettere scientifiche ed erudite La donna immaginaria Novelle
(il volume contiene anche opere di altri autori) Gli amori innocenti di
Sigismondo conte d'Arco con la Principessa Claudia Felice d'Inspruch. DICE
poldo di Toscana . Lettera III. SopralaLuce.AlSignorVincenzo Vi Sopra ildetto
del Galido, il Vino Signor Carlo Dati. Lettera V. 111 P relazione 13 28 un
composto d'umore e di luce. Al 48 394 refazione medesimo . Lettera II. . Fiore.
Al Serenissimo Principe L e o . Delveleno dellaVipera.AlSignorOt 78
ne d'osservar la Cometa l'anno 1664. Leltera VII. Donde possa avvenire ,
che nel giu dicar degli odori cosi sovente si prenda abbaglio. Al Signor
Cavaliere Giovanni Battista d'Ambra. Lettera re Giovanni Battista d'Ambra.Lette
Descrizione della Villa di Lonchio.Al Strozzi. Lettera X. Intorno all'Anima
de'Bruti,Al Padre secondo. Al Padre Lettore Don A n giolo Maria Quirini.
Lettera XIII. 262 INDICE 395 . : 126 Sopra un effetto della vista in
occasio Al Sigoor Abate Oilavio Falconieri. . Sopra gli odori . Al Signor Cavalie
Signor Marchese Giovanni Battista Sopra un passo di Tertulliano.Al Pa Sopra un
passo del Concilio Niceno Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XIV.
. Monsignor Leone Strozzi . Lettera XVII.. . 170 252 ra IX. VIII, Іоо Letiore
Don Angiolo Maria Quirini. Lettera XI. dre Lettore Don Angiolo Maria Q u i
rini.Lettera XI. Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XV. 85 157 279
Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XVI. 282 Sopra un intaglio in
un diamante. A 289 300 7 Conte Ferrante Capponi . Lettera XIX.
Sopra la lettera B , e perchè ella s'a doperi cosi spesso nel principio
de 396 INDICE. Sopra un passo di S. Agostino.Al Si gnor Abate Lorenzo
Maria Gianni. Lettera XVIII . . Sopra il Cascii . Al Signor Cavaliere Cognomi.
Al Signor Tommaso Buo naventuri . Lettera X X . FINE. SilAJilUsCEn il
poeta per una lelva, per la quale tutta notte aggiratosi, la mattina in
su falba si trova a piè <l'uQa colliuciui. Kipoaatosi alquanto ^ •!
per voler aalire f quando y fattuegli incontro una lonza, un leone
e una lupa, h costretto a rifuggirsi alla selva. In questo gli
apparisce Fombra di VIRGILIO , il cui ajuto è da esso caldamente
implorato contro alla lupa, dalla quale il maggior pencolo gli
soprastava. Virgilio discorre lunga* mente della pessima natura di quella
6era, onde cam« porne lo strazio , offerendogli sè per guida | a tener
altra a Canto via lo conforta. Dante accetta Tofferta di
Virgilio « e te- nendogli dietro ti mette in cammino. V. I.
Nel mezzo del cammin tee. Keir età di 35 anni. Ciò non t'aTguìtee
per congetture; ma provasi manifestameute da un luogo del tuo
Convivio, nella aposizione della canzone: Le dolei rime eTamor, eh*
io eolia; dove 9 dividendo il cono della vita umana in
quattro parti, che tutte (anno il numero d'anni 70 « resta, che la
metà del suo corso, secondo la mente del poeta, sia ne' 35 . Che poi
questo primo verso debba intendersi letteralmente, cioò del numero degli
anni, e non alle- goricamente, come alcuni vogliono: si dimostra da
un luogo deir Inferno , caut. XV, nel quale domandato il poeta da
Ser Bnmetto di sua venuta, esso gli risponde, V. 49; Lassù di
sopra in la vUa serena * JUrpos* io lui • mi smarrì *n una valle ,
1 Avanti (he Vetà mia fosse piena: riferendoli a questa
selva» nella quale racconta essersi smarrito nel mezzo del commin del suo
vivere. V, per una selva oscura. Forse questa selva ^
oltre al senso letterale, che fa giuoco al poeta per 1* intraduzione del
suo viaggio , ha sotto di s^ ((ualche senso allegorico • dei quale sono
ar- ricchite molte parti di questo primo canto ; e vuol per
avventura s guilicare la selva degli eiTori , per entro la quale assai di
leggieri si perde l' uomo nella sua FRIICO. 3
a<h>1etccnu; e cìie iia *1 vero nel topraccitato luogo del
•uo CoFwivio ti leggono queite formali parole ; È adunque dà f opere, che
y ticcome quello, che mai non fosse stato in una città , non saprebbe
tener le vie -, senza l' insegnamento di colui , che le ha usate : ro/1 V
adolescente » che entra nella teloa erronea di questa vita , non saprebbe
tenere il buon co/m- mino y se da suoi maggiori non gli fosse mostrato ;
nè il mo- strar vatrebbe, se alli loro coaiafidamenti non fosse
obbediente, V. 8. Ma per trattar del ben ecc. Del
frutto, il qual ti ritrae dalla meditaiione di quel miserabile stato
pieno di pene e di rimordiinenti , mediante la quale s' arriva alla
caDtemplaaione d' Iddio , che è la fine propostasi dal poeta. V. 1
3. Ma po* eh* »* fui appiè ecc. Il colle è forse inteso per la
virtù , la qual si solleva dalla bassezza della selva. V. l6
vidi le sue spalle VestUe già de* raggi del pianeta ecc.
Il senso letterale è aperto , volendo dire , che la cima del colle
era di già illustrata da' raggi del nascente sole. Ma forse, che sotto
questo senso n' è chiuso un altro ^ pigliando il sole per la grazia
illuminante , la quale all' u- sctr Dance dalla selva degli errori
cominciava a trape- lare con qualche raggio nella sua mente.
V. ao. Che nel lago del cuor ecc. Por che voglia insinuare ,
nella passione della paura commuoversi e fortemente agitarsi il sangue
nelle due cavità del cuore, dette volgarmente ventricoli; de'
quali, 4 Canto prrò eh’ e' parla in lingolare ,
pigliando la parte pel tutto , vuol forae dir principalmente del destro ,
che del sinistro i maggiore. ALIGHIERI lo chiama lago , credendosi
forse che il sangue che v’ è , vi stagni , non essendo in que’ tempi
alcun lume della circolazione. Qui però cade molto a proposito il
considerare un luogo maraviglioso del Petrarca nella seconda canzone
degli occhi, finora, che io sappia, non avvertito da altri; nel quale
dice cosa intorno alla circolazione da far facilmente credere, eh*
egli quasi quasi se l’indovinasse, arrivandola, se non con l'esperienza,
con la propria speculazione. Dice dun- que così : Dunque eh'
i’ non mi sfaccia , Si frale oggetto a s\ possente fuoco Non
i proprio valor , che me ne scampi , Ma la paura un poco ,
Che 7 sangue vago per le vene agghiaccia , insalda ’l cor , perchè
più tempo avvampi. Non ha piti dubbio-, eh* e’ si parrebbe forte
appassio- nato del poeta, che volesse ostinarsi a dire, che il sen-
timento di questi versi suppone necessariamente la notizia della
circolazione del sangue ; la quale , a dir vero , so fosse stau
immaginata , non che ricooosciuu dal Petrarca, non ha del verisimile ,
eh’ ella si fosse morta nella sua mente, ma, da lui conferita e discorsa
con altri, per la grandezza del trovato avrebbe mossa fio d' allora la
cu- riosità de’ medici e de’ notomisti a procacciarne i riscontri
con resperienze. E ben degno di qualche maraviglia il vedere , come , il
poeta altro facendo , e forte altro in- tendendo di voler dire , gli è
venuto detto cosa , che spiega mirabilmeote quesu dottrina; poiché, se
ben si considera il lento de' lopraddetti Tersi , ^ tale : Ma
il cuore rìsalda un poco, cioè ritorna al suo esser di fluidezza il
sangue , il quale nel vagar per le vene s'ag- ghiaccia dalla paura , e
ciò a fine di farlo arder misera- mente più lungo tempo.
Puoss' egli dilucidar più chiaramente Teffetto, che opera nel
sangue il ripassar cb* egli fa per la fornace del cuore, dove si liquefi,
s'allunga, s'assottiglia, e si stempera, caso che nel vagar per le vene
lontane o per paura, come in questo caso nel PETRARCA, o per
qualsivoglia altra cagione si fosse punto aggrumato e stretto; onde
poi, novellamente fuso, e corrente divenuto, potesse ripigliare il nuovo
giro ed allungar la vita (la qual tanto dura, quanto dura il sangue a muoversi),
e si a render più luogo r incendio amoroso del poeta? Ma ciò,
per chiaio ch'ei sia ed aperto, ò tuttavia assai oscuramente detto in
paragone d'un luogo, del Da- vanzati nella sua Lezione delle monete. Il
luogo ò il se- guente : Jl danojo è il nerbo della guerra, e della
repuhhlica , dicono di gravi autori, e di jolenni* Ma a me par egli più
acconciamente detto il secondo sangue; perchè, siccome il sangue , eh' è
il rugo e la sostanza dei cibo nel corpo naturale, correndo per le vene
gì-osse nelle mi- nute , annaffia tutta la carne , ed ella il si Bee ,
com* arida terra bramata pioggia, e rifà, e ristora, qucaUunque di
tei per lo color naturale s'asciuga, e svapora: così il danajo, eh*
è sugo e sostanza ottima della terra , come dicemmo , correndo per le
borse grosse nelle minute , tutta la gente rineaneuina di quel danajo,
cheti spende, evaviacontl- nuatnente nelle cose , che la vita consuma ,
per le quali nelle medesime borse grosse rientra , e cos't rigirando
man- tiene in vita il corpo civile delta repubblica. Quindi
assai 6 Canto éi leggler ti tomprende , eh* ogni
ttato vuol una quantità di moneta, che rigiri^ come ogni corpo una
quantità di sangue , che corra» Che dunque diremo di queit*
autore ? Nuli* altro ceiv tamente , te non che , dove i profeMori delle
mediche facoludi non giunsero, se non dopo un grandissimo guasto d*
inomnerabili corpi, egli senz'altro coltello che con la forza d'un
perspicacissimo ingegno penetrò nel segreto di questo aumiirabile
ordigno, c tutto per filo e per segno ritrovò raltisstmo magistero di
quei movimenti, che noi vita appelliamo* V. 31 . £ qual è
quei, che con Una af annata ecc. MaravigUosa similitudine.
V. 35. CoA /'animo miò , eh* ancor fuggiva ecc. Rara maniera
d'esprimere una paura infinita. Bocc.*, Novella 77. Allora , quasi come
se *l mondo sotto i piedi venuto le foste meno , le fuggi Canitno , e
vinta cadde ro- paa '/ battuto della terre. V. 3 o* Si che 7
piè fermo ecc. Solamente camminandosi a piano : dicansì quel
che vogliono 1 commentatori, in ciò manifesraniente conviensi dalla
dimostrazione e dall' esperienza. £ vero, che il piè fermo retu sempre Ìl
più basso. Onde convien dire, che Dante non avesse ancor presa l'erta, il
che si convince anche più manifestamente da quel che segue :
V. 3 i. £d ecco, quoti al cominriar dell’ erta» La voce quoti
vuol significare ( e tanto più accompa- gnau con l'altra al cominciar t
che denota futuro), che PRIVO. 7 Verta era ben vicina, ma non
cominciata; c pure in fin allora avea camminato , adunque a piano. Nè li
opponga quello, ch’egli dice ne* veni innanzi, y. l3. Ma po’
eh’ i fui appii d" un colle giunto ; poiché appiè d'un colle
li dice anche in qualche distanza; anzi t' e’ doveva comodamente vedergli
le spalle, v. l 6 . Guarda’ in alto e vidi le sue spalle ,
tornava meglio eh’ e’ ne fosse alquanto lontano. Molto meno dà
dilEcoltà il seguente v. 6 l. Mentre eh’ i’ rovinava in basso
loco; dicendo: dunque se ora egli scende, mostra, che dianzi saliva.
Saliva , ma dopo aver prima fatto il piano , per lo qual camminando il
pie fermo sempre era il più basso. Del resto il leone e la lonza non
poteron impedirgli il salire : solamente la lupa gli fe’ perder la
speranza dell’ al- tezza, cioè di condurti in cima del colle. Di qui
avvenne eh’ egli prete a rovinare in basso loco, V. 3a. Una
lonza ecc. Una pantera. Per essa , come animai sagacissimo ,
in- tende veritimilmente la lussuria. V. 36. Ch’i’ fui, per
ritornar, pUi volte, volto. Bisticcio. Tibullo ti fe’ lecito anch’
egli per nn^ volta un simile scherzo , Ub. IV , corm. VI , v. 9 .
Sic bene compones : ulli non ille puellat Seruire.
8 Canto £ Properzio te ne volle aacor etto cavar la
voglia, elcg. Xin, Ub. I, V. 5. Vum tiU Jecepiiì augfiur fama
puellis , CtTtus et in nuìlo quaeris amore moram. V. 39
quando V amor divino Mone da prima quelle cose belle-
Direi, che per la motta di quelle cose belle non inten- dette altro
il poeta, che rattuazione dell* idee, o tì vero lo tpartimento dell* idea
primaria nell* idee tecondarie , che è il diramamento dell* uno nel
diverto tignificato nel triangolo platonico. In tomma la creazione dell*
univerto, allora quando formò il mondo temibile tutta a timile al
mondo archetipo o intelligibile creato ab eterno nella mente
divina. £ non è inveritimile, che ALIGHERI abbia voluto
toccare quetta dottrina platonica, nella quale, come appare ma-
oifettamente da altri luoghi della tua Commedia, e prin- cipalmente nell*
XI del Paradito , egli era vertatittimo , donde ti raccoglie e 1* intento
amor delle lettere e la pertpicacia del tuo finittimo intendimento ,
mentre in un aecolo coti barbaro pot^ aver notizia delle opinioni
pla- toniche , quando i principali autori di quella tcuola o non
erano ancor tradotti dal greco idioma , o t*egli era- no, grandittima
penuria vi aveva de* codici tcritti a penna dove vederli e ttudiarli. Na
t* io ben m'avvito, tal dot- trina Incavò egli a capello da BOEZIO, del
qual aurore il poeta fu ttudioiittimo , dicendo nel tuo Convivio
queite formali parole : Tuttavia , dopo alquanto tempo , la mia
mente» che s'argomentava di tonare » provvide ( poi ne*l ai/o, nè Taltrui
consolare valeva ) ritornare al modo» che F ni u o.
9 alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi; e ansimi ad
allegare e leggere quello , non conosciuto da molti , libro di Boezio )
ìlei quale » cattivo e discacciato , consolato si aveva. Quivi adunque
potè egli facilmente apprendere a intender Puniverso aotto il nome di
bello , e ti per la moMa delle cose belle intender la mossa del
mondo archetipo disegnato ab eterno nella mente d'iddio. 1 versi *
di BOEZIO sono i seguenti: lib. Ili de consol. etc.^ metro 1\. O
qui perpetua mundum radane guhemés» Terrarutn caeUque salar , qui
te/apus ab aeuo Ire iuhes , stabilisque nianeru das cuncta moueri ;
Quent non extemae pepulerunt fingere caussae Materiae fluitantis opus
uerum insita sutnmi Forma boni, liuore carens : tu cuncta superno
Ducis ab exeinplo : pulcrum pulcherrimus ipse Mundum mente gerens ,
similiqtte imagine formans , Perfectasque iubens perfectum absoluere
partes. In numeris elemento ligas , ut frigora fiamtnis y
Arida conueniant liquidis : ne purinr ignis Fuolet , aut mersos deducane
pondera terras. Tu triplicU mediam naturae cuncta mouentem
Connectens animam per consona membra resoluis, etc. Che poi per la
motta intenda l'attuazione delle idre mondiali, ciò si convince
apertamente da un luogo ma- raviglioso del suo canzoniere nella canzone :
Amor y che nella mente mi ragiona; dove parlando della sua
donna dice cV ella fu T idea, che Iddio si propose quando creò il uiondo
sensibile, il qual atto di creare vien quivi espresso con la voce
mosse. IO Canto Però qual donna
sente sua beliate , Biasmar , per non parer queta ed umile ^
Miri costei , eh' esemplo è d’umiltate» Questuò colei, che
umilia ogni perverso. Costei pensò , chi mosse l* universo.
Altri forse intenderà (tutto che i comentatorì in questo luogo se
la passino assai leggìensente ) per la mussa di quelle cose belle, la
mossa data ai pianeti per gli orbi loro; ma trattandosi d"una mossa
data dall" amor divino, panni assai più degna opera la creazione
dell'universo, che r imprimere il moto a piccol numero di stelle.
Dire dunque , che il sole nasceva con quelle stelle , eh* eran con
lui quando Iddio creò il mondo : cioè eh' egli era in Ariete , nella qu^d
costellazione fu creato secondo Vopiniooe di molti. V. 41 * a
bene sperar vera cagione. Di quella fera la gaietta pelle ,
L*ora del tempo , e la dolce stagione. Può aver doppio
significato : primo in questo modo , cioè : 51 che Vara del tempo , e la
dolce stagione tu erano cagione di bene sperare la gaietta fera di quella
pelle; cioè, Si che l'ora della mattina e la stagione di prima^
vera (avendo detto che il sole era in ariete) mi davano buon augurio a
rincer l'incontro di quella fiera, e a riportarne la spoglia. £ in quest'
altro : Sì che aggiunto all' ora e alla bella stagione l' incontro di
quella fiera adorna di sì vaga pelle non poteva non isperar felici
successi. Così rincontro d'uno o d' un altro animale recavasi anticamente
a buono o a tristo augurio. F R I M O. (I V. 45. Za
vista, che m'apparve étun leone. Il leone è preio dal poeta per
limbolo della superbia. V. 4^. £d una lupa eco.
L'ararizia. V. Si. £ molte genti fe' già viver grame.
Ciò si può intender di coloro , l'aver de' quali è ingordamente
assorbito ddl' avwo , e per gli avari me- desimi, che ai consumano in
continui affanni per l'insa- ziabditi della lor cupidigia, onde chiama la
lupa bestia senza pace. V, 53 . Con la paura, eh’ uteia di
sua vista. Qui paura con bizzarra significazione vale spavento
in significato attivo, ed è forse l'unico esempio che se ne trovi.
Cosi l'addiettiva pauroso è preso attivamente, Infer. cant. 3 , V. 8
H. Temer si dee di sole (fucile cote , eh’ hanno
potenza di far altrui male , Deir altre no , che non son
paurose. Cioè non danno paura ; ma questo non è tanto sin»
gulare , quanto il sostantivo paura in significato di ter- rore, e
f.tcllmente se ne troveranno esenipj simili cosi ne'Crecif come nei
Latini. Uno al presente me ne sov- viene, ed ò di Tibullo, eleg. IV, lib.
Il , v. q, Stare uel insanis cautes obnoxia uentit ,
Naufraga quae uatii tunderet unda maris ! V. 60 dove il sol
tace. Verso l'onibra della selva. Canto V. 63 .
Chi per lungo silenzio parta fioro. Quriti è Virgilio, «otto la
periona del quale pare, che debba intendersi il lume della ragion
naturale risve- gliato nella mente del poeta dalla teologia figurata
per ranima di Beatrice de* Portinan in vita amata da Dante.
V. 63 parta fioco. Dal sento delle parole par, che Dante •*
accorgesse , che Virgilio era fioco dalla semplice vista, ma a bea
considerare non è così. Perchè allora eh' egli scrisse questo verso
avevaio già udito favellare, onde può ben dire qual era la sua voce,
oltre al dire eh* e* Paveva veduto. Che poi lo faccia fioco , ciò è
furila per tacciar la bar- barie di quel secolo , in cui allorché Dante
si pose a cercar lo suo volume, cioè a leggere e studiar TEneide,
nino altro era che la cercasse o studiasse , onde poteva dirsi Virgilio
starsene muto ed in silenzio perpetuo. V. 70. Nacqui suh JuliOt
ancorché fosse tardi. Dice esser nato sotto Giulio Cesare ancorché
fosse tordi, cioè ancorché esso Giulio Cesare rispetto al nascer di
Virgilio fosse tardi, cioè indugiasse qualche tempo ad aver Tassoluto
imperio di Roma, onde si potesse con verità dire che la geme nascesse
sotto di lui. £ vera- mente Virgilio nacque avanti a Cristo anui 70,
agridi d'ottobre , e per conseguenza avanti che Giulio Cesare fosse
imperatore. V. 90. Ch" ella mi fa tremar le vene e i polsi,
piglia i polsi universalmente per Parterìe, le quali eo\ loro
strigoersi e dilatarsi con contraria corrisponden- za alla sistole e alla
diastole del cuore continuamente R I li O. i 3
dibatt^nfti. E qui è da notare ravvedutezza deì poet mentre dice,
che gli tremavano le vene ancora, come quegli che beni»iÌmo sapea , che
per non andar mai diigiunte dall* arterie, in una violente commozione
di queite, non può far di meno che quelle ancora tanto quanto non
•'alterino. V. 91. A te convien tenere altro viario.
Quasi dica; ben li può luituria e tuperbia vincere, ma superare
avarizia, ciò è all* umane forze impossibile. V. 100. Molti son gii
animali 1 a cui t’ammoglia. Molti vizj veogon congiunti con Tavanzia.
V. lOi. ... in finckè’l veltro ecc. Questi è messer Cane della
Scala veronese , onde la sua patria, dice Dante, che sari tra Feltro e
Feltro, perchè tra Monte Feltro dello Stato d' Urbino e Feltro del
Friuli si ritrova in mezzo Verona. Fu messer Cane uomo d'alto
affare in que' tempi, e d'animo grande e liberale; ed essendo desideroso,
che la sua generosità fosse per opera conosciuta, intraprese ad onorare e
soccorrer tutti coloro, che di gran saliere fosser dotati, fra quali
ricoverò anche il nostro poeta, allorch'e'fu di Faenze cacciato co*
Chi~ bellini intorno all'anno i 3 oS. V. io 3 * terra , nè
peltro» Peltro^ stagno raffinato con lega d’argento vivo. Qui
per metallo in genere , onde il scntimeaio è questo ; V. io 3 .
Questi non ciberà terra , nè peltro , Questi non si ciberà , cioè
non sarà signoreggiato da ambizione di stato > uè da cupidigia
d'avere. 14 Canto triuo. V. ic 6 . Di queìF
umile Italia» Vinile y atteso il tuo miserabile stato in que* tempi
per rintestioe discordie, ond' ella era sempre infestata. V.
111. Là onde invidia prima ecc. O sia la prima invidia di Lucifero
contro Iddio in Ciclo, o contro l'uomo nel paradiso terrestre, o
pure: V. IH. Là onde invidia prima dipartiìla\ Là onde
da prima inridia la diparti , preso quel prima avverbialmente.
V. iiS. Che la seconda morte ciascun ^rida. Allude al
desiderio , che hanno i dannati della morte deir anime loro dopo quella
de* corpi per sourarsi alla crudeltà de' tormenti, onde S. Luca, cap. aa,
io persona di quelli : Monies cadile super noi, et colles operile nos.
V. lai. Anima fia ecc. Beatrice de' Portinarì , la quale ,
siccome à detto di sopra , fn io vita ardentissimamente amata dal
poeta. In questo, che segue nel primo canto, si consuma un
giorno intero , eh' è il primo del viaggio di Dante. INFERNO.
CANTO SECONDO. ARGOMENTO. Si fa dall’ ioTOcar
le muae e l'ajuto della propria mente. Dipoi acconta , com' egli peniando
all' impreia di tal viaggio . cominciò a •gomrntoraeoe , e a
motirare a Virgilio eoo molte ragioni, di' e' non era dovere, ch'ei
ti mettewe ]>er niun conto a cimento >1 pericoloio. Dopo di che
narra, come Virgilio lo ripreie della tua viltà; e con dirgli, ch'egli
veniva in tuo aoccorto mandatovi da Beatrice, tutto di buon ardire lo
iraarrito animo gli rinfranca, ond'egli ti ditpone al tutto di volerlo
teguitare. V. 4 . ATapparetfhiava a sostemr la putirà ,
Si del cammino , e ti delta pittate. Il Boti, il Vellutello,
ed altri comentatori tpiegano qneito luogo coti ; M'apparecchiava a
tiiperar le ilitE- cultà del viaggio, e tollerar la noja della pietà, di'
eraii per farmi quei crudeliitimi tirar) , ond’ era per veder
tormentare l’anmie de’ dannati. Io però ardirei proporrej6 Canto
un* alfr.i roiuMcrazionc , le a sorte Dante avesse piut- tosto
voluto dire, eh’ ci •'apparecchiava a sostcoer la {guerra della pirtare ,
cioè a ftf forza al suo animo per non prender pietà de’ peccatori,
avvegnaché U crudeltà de’ «upplizj. fosse per muovergli un certo naturai
affetto di comjiafsione , al quale ciafcun uomo fi seme ordina-
riamenTc incitare per la miseria altrui. £ veramente il senso letterale
pare , che favorisca mirabilmente questo sentimento ; poiché , s’ei
s’apparecchiava a sostener la guerra della pietà, cioè la guerra, ch’era
per Wgli la pietà , segno è eh' e* non voleva lasciarsi vincer da
quella, ma si resistere e comb.ucere con la considera- rione, che quegl'
infelici erano puniti giustamente, anzi, come dicono t teologi, citra
meritumt mentre avendo offeso una Maestà inBnita, e sì infinita venendo a
esser la loro colpa, questa non può con pene finite soddisfarsi.
Dico finite quanto all' intensione , non quanto all* estensione ,
la quale non ha dubbio , che durerà eternamente. E chi porrà ben mence ad
altri luoghi dell’Inferno, ne troverà di quelli, che armano di piu salde
conjetture il sentimento da me addotto in questo passo. Tale è quello
dell’Inferno, canto XIII, dove, dopo il primo ragionamento dì Pier
delle Vigne , Dante dice a Virgilio, eh* c’ seguiti a do- mandare all*
anima del suddetto Piero qualche altro dubbio, imperocché a lui non ne dà
Tanimo, tanto si sente strignere dalla pietà del suo infelice stato,
v. OntV io a lui : dimandai tu ancora Di quel, che
credi ^ ch‘ a me soddisfaccia ; eh* i non potrei: tanta pietà in
accora. E piià apertamente si vede questo star su la difesa,
che fa Dante contro l’ importuna pietà de* dannati, la qual tenta di
vincerlo al canto XXIX dell’ Inferno , quando arrivato in tu ruldina
costa di Malebolge dice cosi, v. 43^ Lamenti saeltaron me diversi
, Che di pietà ferrati avean gli strali : Ond" io
gli orecchi con te man coperti. Il qual terzetto par, che esprima
troppo maraviglio- samente un fierissimo assalto dato dalla pietà all’
animo del porta , e la difesa di quello con turarsi gli orecchi. £
non solamente si troverà difendersi dalla pietà , ma sovente incrudelire
contro di essi, negando loro conforto e compatimento. Così Inf. cant.
XXXIII , richiesto da Branca d’Oria, che gli distaccasse d' insieme le
palpebre agghiacciate , non volle farlo , v. 148. Ma distendi
ora mai in guà la mano , Aprimi gli occhi I ed io non gliele
aperti, E cortesia fu lui tesser villarto. E Inf. XIV ,
vedendo Capaneo disteso sotto la pioggia di fuoco, dice stargli il
dovere, v. ^t. Ma , com' io dissi lui , li tuoi dispetti Sono
al suo petto assai debiti fregi. Io però confesso di non aver per
anche si fatta pra- tica SU questo poema , eh' e' mi sovvengano così a
un tratto tutti i luoghi, ov’ e' favella di pietà in questa prima
Cantica dell’ Inferno; e considero eh’ e’ mi se ne può addurre taluno ora
non pensato da me , il qual mostri così chiaro il contrario, eh’ e' metta
a terra tutto il pre- sente ragionamento. E considero , che altri
potrebbe ri- spondermi , che il far dimandare da Virgilio Pier
delle Vigne , e ’l coprirsi gli orecchi con le mani posson
i8 Canto ambedue etter effetti dell' cuer Taiiimo del poeta
troppo vinto dalla pietà, e non dall' eaier a lei repugnante ; ma
io non piglio per aaiunto di provare , che egli si picchi di non calerti
mai piegato a pietà de' dannati , anzi che in molti luoghi confeita la
aua caduta , qual è quella , Inf. canto V, v. 70. Poscia eh'
i' thhi il mio dottore udito Nomar le donne antiche e cavalieri ,
Pietà mi vinse , e fui quasi smarrito. Nel qnal luogo non
meno ti pare la perdita del poeta, che il contratto antecedente; mentre,
te egli non ti fotte potto in animo di non latciarti andare alla
compattione, non avrebbe indugiato fin allora ad arrenderli ,
avendone avuta occatione molto prima , cioè tubito eh' ei vide la
miteria dei peccatori carnali. Ivi, v. 3S. Or incomincian le
dolenti note A [armisi sentire : or son venuto , Xà dove
molto pianto mi percuote. Ma egli Ita forte il più eh' el potette :
però , allora ch'egli ebbe riconoteiuto quivi tanti valoroti uomini,
e coti alte donne , piegò l'aaimo alla compattione ; ond'egli dice
, eh' ei fu quoti smarrito , cioè ti perdè d' animo , vedendoti vinto il
pretto. Per lo che concludo, che, te bene da quetto e da muli' altri
luoghi ti comprende la vittoria della pietà , ciò non toglie il vigore
alla ipoti- zinne del preiente patto , potendo benitiimo ilare in-
lieme l'un e l'altro : cioè che Dante ti ditponeiie a toitener la guerra
della pietà , cioè a non compatire i dannati ; e poi , come di animo
gentile ed umano , di quando in quando cedette. V. 8. O mente , che
scru/etti ciò eK io vidi ecc. Dopo ÌDTOcate le Muse, invoca la sua
memoria, chia- mandola mente che tcriite ciò eh' egli vide ; cioè, in
cui a' impretaero le tpecie degli oggetti vedati. V. IO. Io
cominciai; Vi a’ intende a favellar di qncato tenore , e queata
è maniera uaitatiaaima di Dante per iafuggir la proliaaità dell'
introduaioni de' ragionamenti ; coal ed io a lui ed egli a me ; cio^
diaai e diaac , ed infiniti altri aimili faci- lisaimi ad
intenderai. Y. l 3 . Tu dici, de di Silvie lo parente,
CoirutlUile ancora , ad immortale Secolo andò , e fu tentibilmente.
Tu dici. Tu hai laaciato aerino nella tna ENEIDE, che ENEA padre di
Silvio , eaaendo ancora nel corrunibil corpo, andò a aecolo immortale ,
cioè diaceae airinferno, e ciò non fu per aogno o per eataai , ma
aenaibilmente , cioè in carne e in oaaa. V. 16. Però se I
avversario d'agni male Cortese fu , pensando I alto effetto ,
Ch'uscir dovea di lui, e ’l chi, e 'I guale L’avversario d* ogni
male è Iddio, e ‘I chi , Romolo fon- dator di Roma , e 'I quale , e le
aue alte qualità ; onde il aenao de' aeguenti terzetti è tale : Se Iddio
, penaando la aerie delle coac , che doveano farai per Enea c la
aua aucceaaione, conaentì l'andata e '1 ritotoo di lui dall'Iu-
ferno : ciò non parrà punto di atrano a qualunque abbia punto
d'intendimento, conaiderando eh' egli fu eletto per .vutore di Roma e del
romano imperio. 20 C AVTO V. 22. La
qual* e *l quale ecc. La qual Roma, e '1 qual imperio.
V. 14. U* siedv il xuff<//or del «o^ior Piero. Qui Piero
per Pontefice , onde il maggior Piero viene a eMer Cristo , e non S.
Piero , come vogliono ì coni» mentatori; perchè s'e* parlaste di S.
Piero, non direbbe del maggiore y il qual ti dice solo comparativamente
ad altri minori ; il che toma appunto bene , però eh* e* parla di
Cristo, il quale rispettivamente a $. Piero può vcrar mente chiamarti il
maggiore* V. aS. Per quest* andata, onde li dai tu vanto ecc.
Onde cotanto T esalti fra gli uomini per ralcissimo privilegio
concedutogli. V. a6. Intese cose che furon cagione Di
sua vittoria , e del papale ammanto. Allude alla predizione fatta
da Anchise ad Enea nel sesto deir Eneide ; per la quale egli intese la
sua vitto- ria, da cui dopo lunga serie di avvenimenti fu stabi**
lito in Roma il papale ammauto , cioè l'imperio sacro. V. a8.
Andovvi poi lo Vas delezione ecc. S. Paolo, quando fu rapito al
terzo cielo. £ veramente ne recò conforto alla nostra fede con l'oculata
tettimo- niaaza delle cose credute da essa. E notiti che Dajite da
principio di questo suo discorso, fatto qui a Virgilio, non si ristrinse
a dir solo di quelli, i quali ancor viventi pass;u*ono all* Inferno, ma
di ciascuno, il quale, sendo ancor corruttibile, andò a secolo immortale.
Laonde non solamente di Enea, ma del celeste viaggio di S, Paolo
ancora saggiamente piglia a ragionare. ai V. 34. Perchè se
del venire C tn ahhanJono ecc. M* abbandono oon vuol dire, d* io mi
tgomento di ve« iiire , come spiegano tutti i couieou , ma come
chiosa il Rifiorito : Perchè s* ì mi lascio andare a venire , assai
dubito del ritorno, V. 37. E qual è quei che disvuoi ecc.
Ci mette con mirabil similitudine davanti agli occhi i contrasti d'
un' anima, che dal male al ben operar si rivolge. V. 41.
Perchè» pensando consumai t impresa y Che fu nel cominciar cotanto
tosta. S'accorge Dante d'averla un po' corsa» allora che nel
primo canto, senza pensar nè che, nè come, s'impegnò ad andar con
Virgilio, dicendo, v. i 3 o. Poeta t i ti richieggio
Per quello Iddio, che tu non conoscesti, jicciò eh* i' fugga questo
male e ptggio. Che tu mi meni là dov* or dicesti , Si
eh* i vegga la porta di S. Pietro , E color, che tu fai cotanto
mesti. Onde ora confessa , che , sbigottito dalle suddette
con> siderazioni, l'amor dell'impresa, da principio con sì lieto
animo incominciata , era per tali pensieri consumato e svanito.
V. 43. Se io ho ben la tua parola intesa , Rispose del
magnanimo quell ombra , Vanima tua è da viltate offesa.
Rispose Virgilio : Con queste tue riflesiioni , s' io 1 * ho
ben'imesa, in loitanza tu ba* paura* Cauto V.
Ss. I* tra tra color elle son tospeti, Nel Limba , dove nè godono ,
nè dolgonti ranìme. V. 53 . E donna mi chiamò beata e bella.
Beatrice , la quale , ticcome è detto nel IV canto , è poeta per la
grazia perSciente o consumante, secondo i teologi dicono, anzi per la
stessa teologia; e ciò, secondo nota il Cello nella Lezione duodecima
topra F Inferno, per due cagioni : Una, perchè, siccome non ci è
scienza, la quale più alto ne levi nostro mortale intendimento all’
altissima contemplazione d' Iddio e della teologia , così non avea Dante,
mentre eh’ e’ visse, trovato oggetto , che più gli facesse scala all’
intelligenza delle celestiali cose, che, siccome scrive io più luoghi, le
sublimi virtù e l’altre doti esimie dell' anima di Beatrice. L'altra
ca- gione , per la quale sotto il nome di Beatrice intenda
allegoricamente la teologia, è per mantener la promessa, ch'egli avea
fatta nella sua Vita Nuova; dicendo, che, se Iddio gli avesse dato vita,
avrebbe scritto di lei più altamente, che aveste scritto altr' uomo di
donna mortale. Il che veramente ha egli molto bene osservato,
avendola posta in così bella e maravigliosa opera per la scienza
maestra in divinità. V. 54. Tal che di comandar i la
richiesi- La richiesi. In pregai, ch'ella alcuna cosa mi
comandasse. V. 55. Lucevan gli occhi suoi più che la stella.
Più che’l sole. V. 60. E durerà quanto 7 moto lontana.
Lontana, dal verbo lontanare. Quanto il molo lontana. Quanto il
moto s' allontana dal tempo presente : cioè la tua fama durerà quanto
dura il tempo. a3
Piglia moto per tempo ella peripatetica , definendo Ariatotile il
tempo : Tempus tJt aumenu mottu seoundwa prius et poiierUu.
V. 6i. L’ amico mìo, e non della ventura. Dante , il quale
per aver amato di puriaaimo amore le bellezze dell' anima mia, e non le
doti eaterne, che la fortuna coraparte a' corpi terreni e corruttibili ,
fu veramente amico di me , cio^ di quel eh' era mio , e non {Iella
ventura , e non della bellezza, per la quale altri di lui men faggio m’
averà riputata felice e ben avventurata. V. 63. Nella diterta
piaggia i impedito Si nel cammin , che volto , e per paura.
Impedito dalla lupa, e volto indietro per paura di cita. V.
64. E temo eh' e' non ria già zi smarrito, Ch’ io mi sia tardi al
soccorso levata. Dubito, che postano i vizj aver già preto in lui
tanto piede , che l'ajuto celeste non giunga in tempo. V. 67.
Or muovi ecc. Muoviti , vanne : così il Petrarca : Or
muovi , non smarrir t altre compagne. V. 71. Vegno di loco, ove tornar
disio. Toma egualmente bene al senso letterale e allegorico ,
cioà e a Beatrice e alla teologia, il desiderio di ritornare in cielo ;
il che imitando per avventura il Petrarca nella canzone : Una
donna più bella asstù che ’l sole ; disse della teologia :
34 Cakto costei batte t ale Per tornar
all* antico suo ricetto. V. 72. Amor mi mosse ecc. É
Vamor d* Iddio , pel qual e' desidera che ciascun nomo ti salvi, e questo
è il eeoso allegorico o vero se- condo la lettera ; la mosse la dolce
memoria di quell* aniur eh* eli* avea portato nel mondo a Dante , ond*
ella il chiamò, v. 61 , L'amico mio. V. 73 dinanzi al Signor
mio» Avanti a Dio. V. 74. Di te mi loderò sovente a
lui. Gran promessa, dicono alcuni, fa qui Beatrice a Vir-
gUio 1 non intendendo questi tali qual utile possa ritor- nare dair
adempimento di essa a uu* anima divisa per sempre dalla comunicazione
della grazia e della beatitu- dine. Dice in contrario il Vellutello , che
Beatrice con tal promessa promette a Virgilio in premio quello, che
da lei dare, e da lui ricevere in quello stato si potea maggiore ; ma non
dice poi , perchè , nè di ciò adduce alcuna prova. Na il Cello nella
Lezione sopraccitata spa- ne, che anche all* anime perdute si può (come
dicono t teologi ) giovare con levar loro qualche parte di cagione
di dolore, e in fra gli altri mudi in questo, che sentendo elleno
celebrar le lor memorie o esser qualche compas- iione di loro in altrui,
elle pigliano alquanto di conforto ( » ei però può chiamarsi tale ) di
non si vedere abban- donate al tutto da ogn* uno , e tiiassituonieuic
quelle, le quali non son dannate per fallo alcimo enorme e brut-
to, ma solo per non aver avuto cognizione della fede cmtiana , come VIRGILIO.
Diremo dunque « cYie non »ia ota d'ogni conaoUziune tal promeMa di
Beatrice. V. ^ 6 . O donna di virtù , sola , per cui
L'umana spezie eccede ogni contento Da quel Ciel , ch'ha minor li
cerchi sui. Qui piglia itrettUaimamentc Beatrice nel «eoso
allego- rico; e dice, che per ewa, cioè per la teologia, fuomo
supera , ed è più nobile di tutte le creature contenute dal ciel della
luna;, essendo, che sopra di quello si dà subito neir intelligenza
movente Torbe lunare , la qual •enza dubbio sì per pregio , si per
eccellenza di chia- rissimo intendimento è alT uomo superiore. £ che
Dante portasse opinione delT intelligenze moventi secondo la
dottrina d' Aristotile, è manifesto per quel clT ei dice in altro luogo
di esse. Par. cant. Vili , v. 37. r’oiy che intendendo il terzo
Ciel movete. Ciò potrebbe anche intendersi in quest* altro senso
: O scienza, per cui l'uomo eccede, cioè trasvola con T in-
telletto dalle sublunari cose alle celestiali e divine. V. 80. Che
Vuhhidir , se già fosse , m'à tardi. Che se io Tavessi obbedito in
questo punto stesso , che m'hai comandato, pure la mia obbedienza mi
parrebbe tarda: tale e sì fatto è il desiderio, che ho di eseguire
i tuoi cenni. Or venga qualunque si pare, e mi poni da altri poeti
forme così maravigliose e piene di si forte espressiva. Y. 91. Jo
son fatta da Dio , sua mercè» tale ^ Che la vostra miseria non mi
tange , Nè fiamma cTesto incendio non m* assale. l6
Canto Io lono , la Dio mercè , talmente fatata per Tacque
della gloria, che la vostra miseria, cioè die T infeliciti di voi altri
ioaprai , non mi tocca , nè fiamma deir in- cendio de' dannali non m'
assale. E notili, die quella dei aoapeai la chiama raiirria, non conaiaiendo
in arnao do- lorifico, ma in pura afflizione di apirito per la diiperata
viaion d' Iddio; dove quella de' dannau la chiama fiamma, perchè tormenta
poaitivamente il aenao. V. 94. DoTina e gentil nel Ciel, che si
compiange Di questo impedimento , ov" io ti mando , Si che
duro giudicio lassù frange. Quella donna , il cui nome è taciuto
dal poeta , è inteaa generalmente da' commentatori per la prima
grazia detta da' maeatrì in divinità grada data; la quale, perchè
viene per mera liberalità divina, è anche detta preve- niente, dal
prevenir di' dia fa il merito dell' azioni umane. Queata dunque
addirizzando la volontà del poeta nel buon proponimento d'uacir della
aelva del peccato, e di aalire il monte Bgurato per la virtù e per la
contemplazione, piega e rattempera il rigoroso giudicio d'iddio;
onde dice: che dal compiangerai di quella donna per l'itupe-
dimento, che trova della lupa, il buon voler del poeta, duro giudizio
laaaù frange, cioè muove Iddio a conipaa- aione , vedendo, che gli manca
più il potere, che il volere; onde merita d'aver in ajuto la aeconda
grazia deiu illu- minante , la quale ( ipongono i commentatori ) da
Dante è chiamata Lucia , dalla luce , eh' ella n'infonde nell'ani-
ma Questa seconda grazia chiama finalmente la terza , detta perficiente o
coniumante , espressa per Beatrice o per la teologia; dalla quale vien
condizionata la niente umana alla contem) dazione della divina etienza :
il che SECOSDO. Ottimamente li conacguiice col
mental TÌaggio dell* In- ferno e del Purgatorio , cioè a dire con la
meditazione di quelle pene ; •! come avviene al noetro poeta , il
qual per tal cammino li conduce alla fruizione del Paradiio , e ai
alla contemplazione d' Iddio. V. 97. Questa chiese Lucia in suo
dimemdo, £ disse , Ora abbisogna il tuo fedele Di te , ed io
a le lo raccoaiando. Lucia nimica di ciascun crudele Si mosse
, e venne al loco , dov V era : Che mi sedea con l'antica Rachele.
Questa donna, cioè la grazia preveniente, richieee con tua dimanda
Lucia , cioè la grazia illuminante , che aju- tatte il tuo fedele , cioè
Dante ; il quale in altro luogo dice di tè , eh* egli fu fedele a creder
quella, in che la grazia illuminante TammartlTava: e Lucia ti mette
tubilo a chiamar Beatrice, la qual ti sedea con l'antica Rachele; e
ciò per tignificare, che la teologia è indivitibil compa- gna della
contemplazione, poiché Rachele (che in verità fu moglie di Giacob ) nel
vecchio teitamento ti piglia per la vita contemplativa. V. Io
3 . Disse: Beatrice, loda di Dio vera. Che non soccorri quei , che
t'amò tanto , Ch' uscio per te della volgare schiera ? Disse
, cioè Lucia Disse. Loda di Dio vera. Chiama la teologia e la grazia vera
lode d' Iddio , forte perchè dalla prima comprende l'uomo gli ecceUi
attributi di quello, ond* avvien a intiniiarne conceui più adeguati
di qualunque altra lode, che privi del lume di lei tlamo capaci di
udirne; e dalla teconda ti nvuùfctu raltiiiiiuo pregio delle tue
miaericordie. a8 Canto V. ic5. eh’ uscio per le
/iella volgare schiera. Per te toma bpne nel temo allegorico e nel
letterale ; poiché Dante non t|nccò meno al tuo tempo per la pro-
fonda notitia della tacrata teienza, che per le rime e per gli altri
parti , a' quali tollerò il tuo nobilittimo ingegno Tecceitivo amor di
Beatrice. V. ic8. Su la fiumana, ove'l mar non ha vanto ^
Qui il Fioretti , non rinvenendoti qual tia qiietta fiu- Dtana ,
poitilla in queata forma : Che fiumana ? ieslia. Ma noi , per ora
latciando il Fioretti nella tua tfacciata ignoranza , terberemo ad altro
luogo la tpotizionc di quetto verto. V. 109. Al mondo non fur
mai ecc. Dice Beatrice , che al mondo non fu mai pertona coti
aoUecita a cercare il tuo bene e fuggire il tuo male , com' ella dopo
tale avvito del grave pericolo di Dante fu pretta a venir laggiù dalla
tua tedia beata. V. 114. Ch'onora te, e quei, ch’udito V
hanno. Perché le poetie di Virgilio non tolamente onoran lui,
che l’ha fatte, ma qualunque ne diviene ttudioto; onde ditte di té medeiimo
nel primo canto , T. 86. Tu se’ solo colui , da cui io tolsi
Lo hello stile , che m’ ha fatto onore. V. lao. Che del bel monte
il corto andar li tolse. Ti fe' ritornare indietro , quando poco di
viaggio ti rimaneva per condurti alla cima del bel monte , cioè al
tommo della virtù o della contemplaiione. 39 V. i 39-
Or va, eh" un tot volere è efamendue. D’amendue noi ; il tuo
cT andare , il mio di venire. V. 143. Entrai per lo cammino alto ,
e tilvettro. Spoogono i commentatori alto, cioè profondo. Io
però m'aRerrei al parere del Manetti nella tua ingegnoaa ope- retta
circa il silo, forma, e misura delf Inferno di Dante, dove intende alio
nel ano proprio tignificato, cioè d’ele- vato e aublime ; con ciò aia
coaa che egli pone Teotrata deir Inferno in aur un monte aalvatico , per
entro il cui aeno ruoli eh’ e’ ai cominci immediatamente a
acendere. Ma di ciò non fia mio intendimento al preaente di fa-
vellare I potendo ciaacuno in queato ed in ogn’ altra par- ticolarità del
aito e della forma della atupenda architet- tura di queato Inferno aaaai
ampiamente aoddiafarai con ana breve lettura del aoprammentovato
autore. INFERNO. CANTO TER20.
ARGOMENTO. ]\^0STiiA in qaetto terzo canto (*) c Tettersi
condotto per lo canunino alto e ailreitro alla porta dell* Inferno»
la cui Menzione comincia ex abrupto al principio del canto» come l'ei
leggeue. Di poi, acendendo per J' in- terne vie del monte, arrivato in
quella concaviti o ca- verna della terra, che è quali come un veitibolu
dell' In- ferno, ed è immediatamente sopra il primo cerchio, cioè
sopra il Limbo, vede quivi Tanime degli teiaurari, cioè di coloro, che
mentre vissero non furon buoni ni per aè , nè per altri , ninna buona o
rea cosa operando. Questi dice eh’ hanno per tormento il correr
perpetua- mente in giro dietro un' insegna che tutti li guida , c
(*> Dira qvslceia di riè che dir« il CrlU con r«atorità dal
iigliolo a dal nisota dì Dante, cha dal prima vcr.o dal quinta canta
comincia la narrationa dal paama. Calli, Uh. X..3a Cauto chr in
cotal cono ton punti e fieramente trafitti da tafani e da moaclie.
Attraversato quello spazio poi destinato alla girevoi carriera di quegf
infelici , dice essersi con- dotto al fiume d’ Acheronte , e quivi aver
veduto venir Caronte per l'anime de' dannati, e dopo, euer
tramortito in su la riva di quello. V. I. Per me si va
ecc. Si finge, che parli essa porta. Ferme, il senso it Per
entro me. Y. 4 . Giustizia mosse ‘I mio aito fattore.
Veramente il motivo di fabbricar P Inferno venne dalla giustizia,
la qual si dovi far di Lucifero e degli angeli suoi seguaci.
V. 5. Feeemi la divina potestafe. La rowaui sapienza , e 'I
primo Amore. La Santissima Trinità, della quale spiega le
persone per gli attributi: il Padre per la potenza, per la sapienza
il Figliuolo, per l’amore lo Spirito Santo. V. 7 . Dinanzi a me non
far cose create, Se non eterne ecc. Seguita a parlar la
porta per esso Inferno; e dice, che avanti a lui non fu altra specie di
creature se non eterne. Per queste intendono assai concordemente i
commentatori la natura angelica ; la quale, siccome dovette esser
punita per la sua ribellione , cosi par molto verisiiuile , che il
carcere d' Inferno fosse fabbricato dopo il peccato degli angeli; e sì
dopo la loro creazione. Che poi Dante se li chiami eterni, cioè in
ritguardo dell'eternità avvenire. 33 p«r
la qaal dureranno, onde i teologi U chiamano eterni a pitrte post^ o,
come ad altri dì essi è piaciuto di no« minarli, sempiterni, a
distinzione delT eterno a parte ante, il che si conviene solamente a
Dio. Na siami qui lecito il metter in campo una mia con-
siderazione , la qual mi dichiaro , eh' io non intendo di proferire
altrimenti, che ne’ puri termini del potrebb* es- sere , a fine di
sottoporla al savio accorgimento di quello , al quale è unicamente
indirizzata questa mia deboi fatica. 10 discorro così : L’ Inferno
( secondo Dante ) fu creato col mondo , e ’l mondo fu creato in
istante. V. la. Perch* io : Maestro, il seruo lor m è duro.
Onde io ( vi s’ intende , dissi ) : O Maestro , il senso lor m* è
duro. Duro , cioè aspro , e non , com* altri vo~ gliono, oscuro. Perchè
leggendo Dante l’ immutabil de- creto di non uscire della porta d’
Inferno , a ragione di bel nuovo s’ intimorisce. V. i3. Ed
egli a me, tome persona accorta i Qui si convien lasciar ogni
sospetto. Da questa risposta di Virgilio si conferma il detto
di sopra , che Dame non disse essergli duro , cioè oscuro ,
11 senso deir iscrizione dell’ Inferno, ma duro, cioè aspro,
spaventoso ; perchè Virgilio non piglia ora a chiosargli la suddetta
iscrizione , ma lo conforta a francamente entrarvi. Così la Sibilla ad
Enea nel VI , v. a6i. Nunc aiwuis opus, Aenea ^ nane pectore firmo.
Ma io di qui avanti non mi fermerò a conciliare i luoglìi simili di
questo canto col sesto delP Eneide, come benissimo noti , a chi scrivo,
le non dove m'occorra di 34 Canto fare apiccare
l'eccellenia di alcuna di queati col para- gone di quelli.
V.i8 il ien étW intelletta. La viltà e la cognoicenaa
d'iddio. V, ai. Quivi sospiri , pimti , e ahi guai. Ne*
tre arguenti terzetti par , che Dante abbia voglia di auperar Virgilio
nell' eipreaiione della niiieria de’ dan- nati. S'ei ae lo cavi o no ,
giudichilo chi farà confronto di quello luogo con quello del VI dell’
Eneide, v. SS^, Bine txauJiri gemi/us , et saeua sonare. V.
iq. Sempre 'n queW aria , sema tempo , tinta. I comineo latori
apirgano eoa): Tinta senza tempo, eioh lenza variazione di tempo al contraria
dell' aria noatra, la qual ai tigne a tempo come la notte , e ai
riachiara da' raggi del aopravvegnrnte iole. La Cruaea legge
diagiuntamentr, Ària senza tempo, fintai onde il Rifiorito apiega quel
senza tempo, eterna, quaai che il aentimento aia tale, aria eterna, e
tinta. Coi) nel canto che aegue la chiama eterna , v. i6.
JVon avea pianto , ma che di sospiri. Che l'aura eterna
facevan tremare, Cooiidero di pii), che l'epiteto di eterna in
quello luogo del terzo canto corria[>oude al perpetuo aggirarli
delle voci de' dannati , v. a8. Farevan un tumulto , il qual
s'aggira Sempre in quell' aria , senza tempo , tinta ;
poiclià , a’ e' a'aggira eternamente , torna molto brne il dire, che
eterna aia l'aria, nella quale s'aggira. £ poi nè meno può dirti,
che rana deir Inferno aia tìnta senza tempo , cioè ( come tpongono i
commentatori ) eterna- mente , perchè ancorché Dante dica di etta ,
Inferno , cant. IV, r. io. Oscura , profonda era , t
nebulosa ’ Tanto , che , per ficcar lo viso al fondo , r non
vi disccrnea alcuna cosa, Ciò non toglie , eh' ella in alcuni
luoghi non fotte di continuo illuminata dal fuoco , come nel terto
girone de’ violenti , ed in queito medetimo degli teiaurad, dove te
non altro vi balenava , v. i33- La terra lagrimota diede vento
, Che balenò una luce vermiglia. V. 3l. £d io, eh' avea
d'errar la tetta tinta. Cinta d’errore, adombrata dall'ignoranza di
ciò ch’io ndiva. V. 35. Che visser sansca infamia , e sanxa
lodo. Che in queito mondo , nulla mai virtuoiamente ope-
rando, non latciaron di tè alcuna memoria. V. 37 . Mischiate tono a
quel cattivo coro Degli jingeli , che non furon ribelli ,
Ni far fedeli a Dio , ma per te foro. £ opinione , che nel
fatto di Lucifero fotte una terza Lizione d' angeli , la qual nè
t'accottaiie a Lucifero , nè ti dichiaraite per Iddio, ma ti teuetie
neutrale. Di queiti parla il poeta , e in pena della loro
irreiolutezza li mette con gli teiauratì. Canto V. 4
o> Cacciarla eie! , per non tster men belli: Nè lo profondo Inferno
gli riceve , Ck‘ alcuna gloria i rei avrebber d elli. n
tentimcnto ì tale; Pel Cielo ton troppo brutti, per rinferno aon troppo
belli ; coti ti atanno in quel mezzo, ciof nel veaubolo di euo Inferno.
Notiti ben , eh' egli dice, V. 41. Nè lo profondo Inferno gli
riceve ; volendo dire per Io profondo Inferno, coli, dove ti tormentano i
rei > i quali avrebbono alcuna gloria cT averli in lor compagnia. Non
come dicono gli i|>otitori.' ti glorierebbero per vederti puniti del pari
con etti , che non commitero altro peccato , che d’etterti
indiflfereoti tenuti, ma alcuna gloria v'avrebbero, perchè agli
occhi loro la piccola macchia di tale indifferenza non varrebbe ad
appannare il lustro di loro eccella natura, dalla quale ritrarrebbe alcun
taggio della gloria , e ti della celette beatitudine. V. 47.
E la lor cieca vita è tanto batta , Che ’nvidioti ton i ogn altra
torte. Non tolaniente di quella de' beati, ma in un certo
modo di quella de' peccatori. Tanto è riera, cioè vile ed oscura la
lor misera vita, onde dice, che misericordia e giusti- zia gli sdegna ,
quella che di loro non è avuta , questa , che per cosi dir li disjirezza
con distinguerli sì di luo- go, come di pene da’ peccatori. E credo, che
P intendi- mento del poeta sia J* inferire , che la maggior pena di
costoro èia vergogna di non esser almeno stati da tanto, poich’ a perder
s’aveano, di perdersi, come suol dirsi, per qualche cosa. Ond' egli
arrabbuno e mordonsi le ■lani di noo aver avnto tanto «pirito da
irritar almmend la divina giuttisia, la quale in « fatta guisa
punendoli) par loro , eh* ella « per così dir y non gli •cimi , e ai
li Timproveri e facciasi beffe della lor dappocaggine. V. Sa
9Ìdi un insegna y Che y girando , correva tanto ratta ,
Che d’ogni posa mi pareva indegna* Mette costoro rutti sotto
un* istessa bandiera a dinotare la simigUanaa dell* indegna lor vita. Li
fa correre per giu- stamente punir Tozio e Taccidia del tempo, eh* e*
vissero. V. S 4 . Che ^ogni cosa mi pareva indegna.
Spiega il Vellntello, eh* egli erano indegni d* alcun riposQ. Il
Buti: Correva quest* insegna t che mai non mi parca si dovesse posare , e
forse meglio. Non credo però , che nè Tuno, nè Taltro la colga. 11
Daniello e'I Bonanni •e la passano senza dirne altro. In quanto a me
direi : che la mence del poeta sia stata di pigliar in questo luogo
indegno per incapace, o altra cosa equivalente ; e nel resto io credo,
che Dance abbia forse voluto dar da strologare a* grammatici toscani ;
come fece Ennio a* La- tini in quello indignas turres, dove da Girolamo
Colonna r indignas viene spiegato per magnaSy e dal medesimo vien
allegato in conformazione di ciò un luogo di Servio, il quale spiegando
quel verso di Virgilio nelP Egloga X indigno cum GaUus amore periret ,
spone indignutn per magnum, e quell* altro pur di Virgilio nelle
Ceiri: Verum haec sic nobìs grauia atque indigna fuere.
Nel quale Giulio Cesare Scaligero spiega indigna y cioè inefiabile
, e per trasUto , immensoCarto V. 59 - Guardai, e vidi l’ombra di
colui. Che fece per viltatt il gran rifiuto. Intende di
Piero d«l Murrone , che fu Papa Cele- stino V , il quale , tra per la tua
sempliciti e l'altrui sottigliezza , s* indusse a rinunziare il papato.
Questi fu ne' tempi di Dante, onde non debbe tacciarsi d' iinpietà
il poeta, sapone nell’ Inferno l'anima di colui, che non essendo per
anche dal giudizio mai non errante di Santa Chiesa annoverato tra' santi
, come poi fu , poteva leci- tamente credersi soggetto ad errare, e si
interpretarsi in sinistro i (ini delle sue per altro santissime
operazioni. V, 63. ji Dio spiacenti , ed a’ nemici sui.
Corrisponde a quel eh' ha detto di sopra , eh’ e' non eran nè
di Dio, nè del Diavolo. * • V. 64 . che mai non fur
vivi. Morde acutamente con questa forma di dire la perduta
loro vita. V. 65. Erano ignudi , e stimolati molto.
Stimolati, risguarda anche questo la lor pigrizia. V. yS per
lo fioco lume. Traslazione mirabile di quel eh* è proprio della
voce, per esprimer con maggior forza quel che s' appartiene alla
vista. Similmente nel primo canto , v. 60 , per si- gnificare l'ombra
della selva disse, dove'l sol tace: qui con non minor vaghezza un lume assai
languido lo chiama fioco. V. 83. Un vecchio bianco, per antico
pelo. Forma assai rara e nobilissima per esprimer la canizie
del vecchio Caronte. Gridando : Guai a coi anime prave : Non
isperale mai veder lo cielo ecc. Coinime mirabilmente otaervato,
ioduceme mollo mag- giore ipavento , l' imrodur Caronte minacciante
l'anime nell' atto d'accottarti alla riva, che introdurlo muto
verao di eaae , aiccome la Virgilio , il quale non lo fia parlar*
ae non con Enea. V. 88 viva , Partili da codesti , che
son morti. Kon diaae da codette , che aon morte , perché come
anime eran vive ; ma diaae , da codesti , cioè uomini , de’ quali ti
potea veramente dire, eh' e' foatcr morti. V. 91 . Disse; Per altre
vie, per altri porti Verrai a piaggia , non qui , per passare
: Più lieve legno eonvien , che ti porti. Intendono i
commentatori,, che Caronte predica a Dante la tua aalvazione , e che però
gli dica, che egli arriverà • piaggia per altre vie , per altri porti ,
intendendo del porto d' Oatia poato vicino alla foce del Tevere ,
dove finge il Poeta , che l'anime imbarchino per l' itola del
Purgatorio ; e che queato più lieve legno aia il vat- tello con cui vien
Vangelo a caricarle , di cui Furg. cani, n, V. 4 ^’- e quei
s‘en venne a riva Con un vasello snelletto , e leggiero ,
Tanto che t acqua nulla n inghiottiva. Il Rifiorito però
aaviamente contiderando (aecondo io pento ) quanto era cota impropria il
porre in bocca d'un Demonio coti fatto vaticinio , mi tpiega queato patto
in 40 Canto diverto lentimento. Prende egli
altri porti in quetro luogo per altra condotta, cioè per altri die ti
portino, e per lo più lieve legno intende l'angelo , che pattò
Dante aJdormentato dall' altra riva , tenta che egli te n' accor-
geue. Il che toma aitai meglio al rihuto che fa di lui Caronte ; mentre
di lì a poco li vede verificato quel eh’ egli dice, cioè che egli per
altra via verrà a piaggia, ticcome vedremo più a batto. V.
94. £ ‘I Duca a lui ecc. E Virgilio ditte luì. V. 99
ave' di fiamme ruote. Ave' con Tapottrofo per avea, non ave terta
pertona del meno nel preiente del verbo avere, come hanno alcuni
tetti. V. 104 e‘l teme Di lor temenza, e di lor
nasciiuenti. Gli avi e padri. Quelli tono il seme di lor semenza
, quelli di lor nascimenti, perchè da etti immediatamente nacquero.
Coti il Rifiorito. V. Ili qualunque s'adagia. Qualunque
ti trattiene , non qualunque » accomoda nella barca , come tpone il
Daniello , che tarebbe alato tpropotito. V, li». Come t
Autunno si levan le foglie, L’una appretto delF altra , infin che
'I rama Rende alla terra tutte le sue spoglie. Similitudine
tratu da Virgilio nel VI , v. 309. Quam multa in tyluit autwnni
frigore prima Lapta cadunt jolia etc. ; ma adattata asiai meglio da
Daate, nel cui InTerno niuna deir anime era eacluia dall'imbarco, liccome
niuna delle foglie riman tu Palbero ; al contrario di quel di
Virgilio, nel quale tutti coloro, che non eran sepolti, erano
lasciati in terra. E poi elf i grwdemente nobilitata col prose-
guimento di essa fino al restare spogliato del ramo , pa- ragonato al
restar voto il lido j dove Virgilio la regge solamente nella prima parte
del cader delle foglie , e dell' imbarcarti fanime ; passando poi subito
a quella degli uccelli , che passano oltramare. V. 1 18. Cori
seis vanno tu per f onda bruna. Bellissima ipotipoti , e che mette
sotto agli occhi il camminar della nave. V. lao. Anche di qua
nuova tchiera t'aduna. Di quelli, che continuamente e per ogni stante
di tempo muojon dannati. V. laS. Che la divina giuttizia gli tprona.
Si che la tema ti volge in detto. Chiese innanzi Dante a
Virgilio : perché quell* anime paressero si volonterose di passare il
fiume , v. qi. Maettro , or mi concedi , Ch’ io tappia
, quali tono , e qual cottume Le fa parer di Irapattar ri pronte.
Ora gliene rende la ragione, mantenendogli nello stesso temp^ la
promessa, che glien' avea fatta in quc* versi 76. le cote li fien
conte. Quando noi fermerem li nottri patti Su la tritta
riviera d Acheronte. 4 4a Canto £
dice , che ciò accade , perché la divina giustizia le sprona ai, che la
tema §i volge in diblo. l*^eIU epoai/ione di queato paaao i coumieotatori
a* aggirano per diverae strade t non mancando di quelli, che ae la
paaaano eoo la mera apiegaaione allegorica, lo però , fìntanto che
non trovi meglio da aoddiafarmi, atarù nella mia npinionet la qual
è : che Dante abbia preteao d'eaprimere un terri- bile effetto delia
diaperazion de' dannati , per la quale paja ior nuir anni di precipitarai
ne' tormenti , ed empier in ai fatto modo l'atrociià delia divina
giuatiziat la quale, secondo loro , è sì vaga della loro ultima uiìaeria.
Coai abbiamo veduto di quelli i che oda rabbia, oda gelo- sia, o da
altra violenta paaaione ai tono indotti a darai morte volontaria per un
diadegnoao guato di aaziare il fiero animo di donna o di principe contro
di loro ade- gnato. Cosi Inf. cant. i3. Pier delle Vigne,
segretario dì Federigo imperatore, dice essersi per un aioiile guato
data la mone , v. L*anÌMO mio per disdrgnoso gusto ,
Credendo col morir fuggir disdegno , Ingiusto fece we ,
contro me giusto^ Un a’imil disperato affetto ai vede raramente
eapreaio da Seneca nel coro dell' atto primo drlT Edipo , dove
parlando in persona de' Tebanì ridotti all* ultima diapera- aione per
quell' orribile peauleoza, fa dir loro cosi : v. 88. Prostrata
iacet turba per orai, Oratque mori : solum koc facilee
Tribuere Dei. Delubro petunt; Jlaud ut uoto nuinina placent,
Sed iuuat ipsos satiare Deot.Ancora il Boccaccio fa proromper la
diaperata Fiani- metta in una aiiuil bettemmUf tacciando gli Dii dell*
in- gordigia , ch'egli hanno, di rovinar coloro, die da esai aono
inaggtormeote odiati. Fiam. lib. 1 . Ma gl* Iddìi a coloro , co* cfuali
essi sono adirati , benché della lor salme porgano segiu> , nondimeno
gli privano del conoscimento debito. E COSI ad un* ora mostrano di fare
il lor dovere « e saziano f ira loro» V. 117. Quinci non
passa mai anima buona» Tutte ranime, che di qua pattano , aon
dannate; però tu Dante puoi ben comprendere la ragione , ond* egli
ai motte a rigeuard dalla tua nave. V. i 3 o. Finito questo, la
bufa campagna TVemà forte, che dello spavento La mente di
sudore ancor mi bagna. La terra lagrimosa diede vento ,
Che balenò una luce vermiglia , La quai tu vinse ciascun
sentimento: E caddi, come Vuom, cui sonno piglia,
Quetto luogo è a mio credere oteurittitno , e tengo per fermo , che
a volerne capire il vero tignificato , aia necettario intenderlo affatto
a roveteio di quel di' egli ò arato letto e apiegato 6nora. Poiché dicono
i commen- tatori, che la luce vermiglia fu l'angelo, il qual venne,
e addormentò Dante col terremoto, e coti addormentato lo prete e lo pattò
all' altra riva. Io qui non domanderò loro, com' e' tanno, che Dante
fotte pattato dall* angelo e non pintcotto da Virgilio o da qualche
demonio , potto che egli non ne dica da per tè nulla, dicendo
tolaiueute nel principio del IV canto , che, coin' e' fu desto, ti
44 Canto ♦roTÒ «Ter pasiato i! fiume Acheronte. Tuttavia,
perché di ciò ftimo, che §e ne potsa addurre qualche probabi)
conjettura , mi riitrignerò domandare : «e la luce vermi> glia naace
dal vento esalato dalla buja campagna nel auo tremare ( intendo tempre di
star tu la fona della lettera, che col tegreto dell' allegoria benÌMÌmo
ao guarirti di questi e d'altri maggiori inveritimili ) , come ti può
mai intender per etta vermiglia luce un angelo venuto dal cielo ? E
poi qual nuova virtù hanno i tuoni e baleni di far addormentar le persone
? O qual necessità v'era d'addormentar Dante ? E per averlo addormentato
e pat- tato dormendo, qual grande avvenimento ti cav' egli da
questo tonno ? Il Vellutello è stato a tocca e non tocca d* indovinarla,
facendo nascere non il baleno dal terre- moto , ma il terremoto dal
balenare ; ma non ha poi •piegato come ciò post* estere , stante il
sentimento dei versi seguenti: i33. La terra lagrimota diede
vento ^ Che balenò una luce vermiglia* Spiega il
Landini; Che, cioè il qual vento balenò una luce vermiglia. Dunque se fu
il vento, che balenò , non fu il baleno , che fe' tremar la campagna e
spirare il vento; e per conseguenza, se il baleno fu parte dell'
aria infernale, non ti può dire, eh' e' fosse l'angelo. Io però
credo, che con pochissimo la lezione del Vellutello si farebbe diventar
ottima , cioè con legger quel Che per Perchè, o Perciocché, o
Conciossiacusachè ; si che il •enso fosse ; La buja campagna tremò , la
terra lagri- mosa diede vento ; Perchè ? Ecco : Perchè balenò una
luce vermiglia. Cosi toma quello, eh' io diceva da prin- cipio, che a
capire e a voler dar qualche sentimento aquetto luogo era necenarìo intenderlo
a roretcio di quello , eh' egli era inteso universalmente ; cioè dove
gli altri intendevano il baleno per effetto del terremoto e del
vento , intender il vento ed il terremoto per effetto di esso baleno. In
tal modo non i più veritimile , anzi torna mirabilmente l' interpretare
il baleno per la venuta deir angelo; il quale, oltre a quello, che n’accennò
Ca- ronte quando disse, v. 91. Per altre vie , per altri
porti y errai a piaggia , non qui , per passare , Più
lieve legno convien , che ti porti. si rende molto credibile, che
foste più tosto egli, cioè l’angelo , che Virgilio , o un demonio , il
quale passasse Dante, si per la gloria della luce, che balenò agli
occhi del poeta, ti perchè estendo il passar Dante di là dal fiume
opera soprannaturale e miracolosa, molto maggior dignità è farla operar
per un angelo, che per un’anima o per uno spirito ; e ti finalmente
perchè altre volte , quando è stata da superare qualche gran difficoltà,
come alla porta della città di Dite , dice espresso , che venne un
angelo a farla aprire. Che poi alla venuta dell’ an- gelo la buja
campagna tremaste, è nobilissimo accidente, e proporzionata
corritpondenia alla grandezza dell’ avve- nimento. Lo stesso sappiamo
esser avvenuto , quando v’arrivò Tanima di Cristo Signor nostro per
liberare i tanti del vecchio testamento; come ti legge in S. Mattea
al cap. XXVII e al cap. XXVIII più strettamente; dove, scrivendo la
venuta d’un grandissimo terremoto , ne dà per cagione la scesa iTun
angelo ; Et ecce terraemotus factus est ntagnus ; Angelus enim Domini
descendiS de taelo. Dove notisi, che quell' zaùn ha la stessa forza,
che Canto io intendo dare a qnel che, cioè di perchè o di
percioc- ché , o di conciossiacotoché , arnia clic interroghi, nè
ciò aenia molti eaempj di prosa e di versi , come si può vedere al
Vocabolario, e più difltusamente appresso al Cinonio. Un
simil costume si vede anche osservato da' poeti gentili, come eh' e' lo
conobbero benissimo adattato alla dignità de’ celesti personaggi. Servio
: Opinio est sub oduentu Deorum moueri tempia. Seneca , nell’ Edipo
, atto 1.*, scena prima, dove Creonte ragguaglia lo stesso Edipo
della risposta dell’ Oracolo , v, ao. Vt sacrata tempia Phoehi
supplici intraui pede , Et pias , nutnen precatus , rile summisi
manus ; Gemina Parnassi niualis mrx trucem sonitum dedit , Imminens
Phoeboea laurus treiimie, et mouu doutuau E Virgilio , Eneide ,
lib. Ili , v. 90. Vix ea fatus eram , tremere omnia uisa
repente Limina, laurusque Dei, totusque moueri Mons circum , et
nugire adytis cortina reclusis. Precede questo alF Oracolo d'Apollo
; luogo imitato da Callimaco nel principio delf inno in lode della
stessa Deità , V. I. *Oso« S Ttt’nóAAswoc iaiiaaro
Só^iroq ‘Ola, f ZXov TÒ fiéXaipoo' enàf , inàif , Sant dXtSpót,
Come s'e' egli mai scosso questo ramo £ alloro sacro ad Apolline;
Come s' e’ scossa questa spelonca l Fuara profani: fuora: Lo
Scoliaste dice, che ciò avvetiiva per la venuta dello Dio. Le sue parole
sono : itetdfigovvTOt Tov dfov. Come t"e’ icotto quitto ramo, come i
e' scossa questa spelonca! Non , Quanto s' è scosso questo ramo ree. ;
come traalata il traduttore di Callhnaco, lenza ponto avvertire, che
Io Scolialte greco l’ ha inteio in lenio di coinè e non di quanto:
Olov 5 rà ’II^A.X«vo{ ) 'Atri Toó o2at, Siro(. Or reggili le l’
interprete doveva mai tradurre otog ovvero Sicmf per quantus; e pur era
un lolenne tradut- tore , e che li piccava iniioo di icrivere veni
greci. Virgilio nel VI fa lervire un limile avvenimento a no-
bilitar la venuta della Sibilla nelf Inferno , v. iS5. Ecce autem
primi sub lumina solit , et ortut , Sub pedibus mugire solum, et
juca coepta numeri St/luarum , tùtaeque canet ululare per umbram ,
Aduentante Dea : Procul , o procul ette profani. Coll Claudiano de
Rap. Froterp. , lib. 3 , alla venuta di Plutone, V. iSa. Ecce
rrpens mugire fragor , confligere turres , Pronaque uibratis radicibus
oppida uerti. Che poi Dante non dica apertamente dell’ angelo
, ciò è fatto ( come awertiice il Boti nel Comento lopra il canto
IV) con grandiiiimo accorgimento i poichò egli non potea dire le non quel
tanto, eh’ ei vide; e te dice, che la luce vermiglia lo fe’ tramortire ,
vincendogli cia- •cun tentimento, e che in questo fu panato di là
dal fiume , sarebbe stato molto improprio , eh* egli ci aveste dato
conto di quel eh’ accade durante questo suo sveni- mento. Dico svenimento
, non sonno , al contrario di tutti gli tpositori , i quali , mi
maraviglio , come in cosa tanto manifesta abbiano preso un sì grosso
equivoco. Dice Dante , che la luce vermiglia gli vinse ciascun
48 Canto lentimento, cadde come Tuoma preio dal loono.
Dunque, a' ei piglia la limilicudme da colui, che cade addormen-
tato, ^ troppo chiaro, ch'egli cadde per altra cagione; che non li piglia
mai il paragone dalla iteiia cola para- gonata. Qual freddura larebbe mai
queita ? Caddi addor- mentato, come cade quegli, che l' addormenta’
Tramortito bensì; e ciò ■' intende molto bene, come polla derivare
dallo ipavento del terremoto, e dall’ abbagliamento della luce vermiglia
; ma non già il lonno , il quale è ami •cacciato , come vedremo nel
principio del leguente canto, e non luaingalo per un tuono. Un caio asiai
limile li legge in Daniele al cap. X , dove egli icrive di lè
medesimo, che la vennta deir angelo, che avea combattuto col re di Persia,
avea ripieno di tale spavento quelli eh' erano col profeta, che l'erano
fuggiti; ond'egli, vinto in ciascun sentimento e abbattuta ogni lua virtù
, rimase solo a veder la visione ; yidi auttm ego Daniel solus
uisionem. Porro uiri , jui erant mecwn non uiderunt , ted terror nimiue
irruit super eoe, et fugeruni in aiscondilum; ego autem relictut solus
nidi uisionem grandem lume , et non remansit in me fortitudo, ted et
species mea immutala est in me , et emareui, nec habui quiiquam uirium. E
poi diremo noi. Dante esser caduto morto, per quel eh' ei dice al
canto V dell’ Inferno , v. 140. E caddi , come corpo morto cade
? Dunque con qual ragione or , di' e' piglia la similitu-
dine dal cadere d'uno, che l'addormenta, dir vorremo, eh' egli si cadesse
addormentato ? Nè meno volle Dante cavarci di questo dubbio della venuta
dell' angelo , fa- cendosela narrare a Virgilio, siccome nel IX del
Purga- torio li fa dir, che Lucia Io prese dormendo, v. Sa. Dianzi
ntìf alba i cKe precide il giorno , Quando f anima tua dentro
dorniia , Sopra li fiori , onde laggiuso è adorno ,
Venne uno donna , e ditte : /' ton Lucia ; Latcialemi pigliar
cotlui, che dorme : Si t agevolerò per la tua via. avendo
fone in ciA mira non tanto alla varietà e alla bizzarria, quanto (come
avvertUce io Smarrito ) a lalvar la modeitia, per la quale non vuol coti
pretto farti bello d'un tì alto favore; riapetto , che manca poi
nel Purgatorio , dove la tua anima per la meditazione del- r
Inferno era divenuta piti monda , e ti pili vicina a pervenire all'
altittima contemplazione d' Iddio. Veduto del concetto principale
di quetto luogo , è ora contegnentemente da vedere con brevità
d'alcune cote, che rimangono, per aver una piena intelligenza anche
de’ pai-ticolari tentimenti. V. i3o. Finito quetto , la huja
campagna Tremò ri forte, che dello tpavenlo La mente di
tudore ancor mi bagna. Qui mente per fantaiia; e 'I tento à; La
fantatia, ri- membrando l'alto tpavento, ancor ancora muove tudore,
il qual bagna me, e non \a mente, come t'accordano con gran bontà a
intendere il Vellntello e 'I Daniello. Coti ancora vediamo quell' azione
, liati dell' anima , o degli tpiriti, che i' etprime con quetto vocabolo
di fantatia, per allungare al palato, e romper Pagrezza de’ frutti
acerbi gagliardamente immaginati , muover taliva. V. i33. La
terra iagrimota diede vento ere. So Canto terzo.
Qurito è confuroie la volgare opioionei che crede il terremoto
produrti da aria terrata nelle vitcere della tetra ; la qual opinione
tappiamo ettere tlata leguitata da Dante , come ti raccoglie da un luogo
del XXI del Purgatorio ; dove in perenna di Staiio rende la ragione
de' terremoti, che t'odono intorno alla falda di quella mon- tagna con
quetti versi 55 e aeg. Trema forse quaggiù poco , od assai ;
Ma per venSo , che irs terra sì nasconda. Non h dunque gran
fatto , che , portando egli quetta credenza, dica, che nel terremoto
della buja campagna otc) vento di terra, volendo inferire di quell' ana,
che nello tcotimento , e forte nell' aprimento della suddetta
campagna ti sprigionava. INFERNO. CANTO QUARTO.
ARGOMENTO. Raccolta , eom’ an tuono Io f«ce ritornare in , e
come trovò aver pattato il (ìamc Acheronte dalP al- tra riva, la qual fa
orlo al catino de!!' Inferno, chiamato da lui valle dolorosa d'abiuc.
Dice poi , d'eticre tcrio nel primo cerchio <^’ etto Inferno , che è
il Limbo. Di- manda a Virgilio della venuta di Critto in quel luogo
, ed ode la tua ritpotta. Quindi patta a veder 1' anime de* bambini
innocenti , e dopo quelle di coloro , che visterò secondo il lume delle
virtò morali ; e con la motta per discender nel secondo cerchio , termina
il canto. V. 1 . Rufptmi t alto tonno nella lesta Un
greve tuono , ti eh' i" mi riscossi , Come persona, che per forza è
desta. Statuì dio della similitudine presa da chi dorme; onde
chiama sonno quello , che in realtà era tmarrimento di spiriti , e
svenimento. Chiamalo alto , a differenza del Digitized by
Google Sì Canto «ODDO naturale: anzi, a fine
d'eeprimerlo alùiiiraot dice, che un greve tuono a gran pena lo ritcofte
, rome ai rìacuote persona, che per forza è desta* £d ecco retta la
comparazioDe fin all' ultimo^ dopo averla fatta operar con grandisiimo
artifizio in tutte le «uè parti. Il tuono potrebbe a prima viata parere
non eaaere auto altro, che il rumore degli alilaaimi pianti, e delle
mìaere atrida de* danoati, chiamate da Dante poco pid abbaaao
tuono. J tu la proda a mi trovai Della valle d * abisso
dolorosa , Che tuono accoglie d* infiniti guai. Goal di
aopra nel terzo canto , t. 3o , rasaomiglia i gemiti degli aciauratì allo
apìrar del turbo : qui , ove ai aeote il pieno del triato coro dell'
Inferno li rasaomiglia al tuono. Potrebbe forse anclie dirai , che questo
tuono venne dall' aria del terzo cerchio della piova, dove aon
puniti i golosi ; non essendo punto fuor di ragione il credere, che
insieme con la gragnuola venisiero aoche de* tuoni , siccome veggiamo
accadere nella noatr* aria , il che nell* Inferno ajuu a far crescer la
peoa e lo apa> vento de* peccatori. Considero dall* altro canto , che
in sì gran lontananza , qual è quella del terzo cerchio , volev*
essere un gran tuono per esser sentito da quei , eh* erano in su la riva
d* Acheronte. Ma bisogna ancora considerare, che quivi non tuona all*
aria aperta, come fa a noi , ma nel chiuso della valle ' d* abisso sotto
la volta della terra, che rintrona e rimbomba per ogni banda, e sì
lo strepito vien portato , come per cana> le, all* orecchie di Dante ;
e a chi farà rifiessione , a qual distaiza arrivi la voce d* uno , che
parli aoche pianamente per una canoa forata, forse non parrà
tanto gUAKTo. 53 HiTerUtroile queito pensiero. Senxa che delle
campane alla campagna aperta, dov' elle abbiano il vento in favore,
•'odono dieci o dodici miglia lontano^ e rartiglierie tirate alta marina
di Livorno s'odono talvolta Hn di Firenze, che per retta linea aWà ben
cinquanta miglia di lonta* nanaa. Più coerentemente però al costume non
meno , che alla grandezza della fantasia di Dante, si dirà, che il
tuono non fu altro, che quello incominciato nel canto antecedente , di
cui nel ritornare il poeta in s^ , udendo lo strascico, non rinvenendosi
(come accade a chi dor- me, e molto meno a chi è svenuto) quanto tempo
fosse stato fuori de* sensi , lo credette ( stando assai bene io
sul verisimile ) un altro tuono. E di vero, per passare il fiume su l'ali
d'una potenza soprannaturale, non vi volea cosi lungo tempo , che giunto
su l'altra riva non potesse ancora udire il rintuono di quel tuono
stesso, che scop- piò col baleno , allorché Dante si ritrovava al di là
dal fiume ; maravigliosa osservanza di costume. Si desta na-
turalmente, perchè già il miracolo della sua trasmignv «ione era fornito,
e udendo in quello tuonare, mostra di credere d'essere stato desto dal
tuono , come farebbe ognuno, che si abbattesse a destarsi in quel eh* e'
tuona. V, 1. Rupptmi tolto tonno ecc. Questo luogo si
vede imitato, o per meglio dire stem- perato dal Bocc. Itb. I. Fiam, Fù
it grave la doglia del €uore t quella aspettante , thè tutto il corpo
dormente ritrosie , e ruppe il forte sonno. V. XI. Tanto che
per ficcar lo viso al fondo. Per invece di quantunque , ed opera
graziosissima- mence. Il senso è : Tanto che , quantunque io ficcassi
lo 54 C A H F o viso al fondo. Piglia ficcar la
viltà per Guare gli occhi ; maniera aliai biiiarra. V. i5. r
tarò primo, e tu sarai teconio. Queite parole di Virgilio aono
aliai chiare quanto alla lettera; ma vuol fon' anche lignificare euer
egli nato il primo a entrar a deicriver l' Inferno , lì come fece
nel VI dell' Eneide , e Dante dover eiiere il lecondo. A chi lia riuicito
più felicemente queito viaggio, aitai leggiermente ai può comprendere dal
paragone. V. 15 . Ed egli a me; V angoscia delle genti.
Che son quaggiù , nel viso mi dipinge Quella pietà, che tu per tema
tenti. Spiega r effetto dell' impallidire per la lua cagione
, che è il compatimento de' mortali affanni de' peccatori : forma
di dire veramente poetica, anzi divina. V. ai che tu per tema
tenti. Che tu interpreti per effetto di timore. V. a3.
Cosi ti mise, e coti mi fe' ‘ntrare Ne! primo cerchio , che V abisso
cigne. Qui incominciamo a icender dal piano dell' atrio dell'
In- ferno , cavato lotto la volta della terra , dove abbiamo veduto
eiier puniti gli iciaurati , e corrervi il fiume Ache- ronte. Entran
dunque nel primo cerchio, che è il Limbo. V. a5. Quivi , secondo
che per ascoltare , Non uvea pianto , ma che di sospiri.
S* intende nel primo verto : Secomlo che ti potea comprendere;
cioè. Secondo che per l'udito ti potea quakto. ss Mcrorre ;
poiché gli occhi non icrvivano a ditccrnerlo , mercé dell’ aria oicura,
profonda, e nebuloia d' abliao. Ma che vale eccetto , aalvo , fuorché ,
aolaniente , pid che. Forae da magit quatti de* Latini; onde con tal
par- ticella vuol lignificare , che non v’ era maggior pianto eh’
un leniplice lamentar di aoipiri , lecondo che l’anime del Limbo non
erano tormentate (dirò coli) nel corpo, ma lolamente nell’ animo , per la
privazione d’ Iddio. Queito viene apiegato mirabilmente nel verio
arguente a 8 . E ciò avvenia di duol senza martiri. V.
33 innanzi che più ondi. Andi leconda peraona dell’indicativo
preaente del verbo Ando diauaato , dalla railice uiata andare. •
V. 34 e t' egli hanno mercedi. Non basta, perch" e' non
ebher batletmo; Ch‘ e' porta della fede , che tu credi. Qui
mercedi lo iteaao che meriti; nè qurata è l’unica volta, che Dante l’ ha
preao in tal lignificato. Farad, cant. XXXII, V. ^ 3 . Dunque
, senza merci di /or costume , iMcate son , per gradi diferenti.
Parla dell’ anime, che in quello, che tono create, h.mno da Iddio ,
lenza lor merito o demerito , maggiore o mi- nor dote di grazia. Chiama
il batteaimo porta della Fede. Coll vien chiamato da’ maeitrì in diviniti
lanua Sacra- mentoruia, V. 37. E s' e’ fuTon dinanzi al
Cristianesmo , Non adorar debitamente Iddio. 56
Canto Parla de* gentili innocenti» cbe furono avanti alla ve-
nuta di Cristo ; i quali » ancorché non peccaiiero , anzi adorassero la
Divinili, non Tadoraron debitamente, cioè secondo il verace concetto ,
che si dee aver d* Iddio , e secondo il legittimo culto prescritto dalla
Legge mosaica; ma lo riconobbero o nel Sole, o nella Luna, o nelle
Sta- tue , e sì Tadororono con riti profani ed abbominevoU.
V. 41 e soi di tatuo efesi. Che senza speme vivemo in
disio. Vi •* intende siamo. Cioè , e soì di tento , o vero »
e sol io CIÒ siamo efesi. Questa dice Virgilio esser la sola
pena di quei del Limbo , Ira* quali ha riposto sé ancora ; Aver vivo
il desiderio, e morta la speranza. V. 47* per ooler esser
certo Di quella fede, che vince ogni errore. Per aver
un riscontro della verità della nostra fede. V. 49. Uscinne mai
alcuno, 0 per suo merto, O per altrui , che poi foste beato ?
Credeva Dante ( che non v* é dubbio ) U liberazione degli antichi
Padri operata da Cristo nella sua resurre- zione ; pure da eh* egli avea
sì bell* occasione di chia- rirsi del vero , e con ottimo fine d* armarsi
contro qua- lunque titubaziooe gli potesse venire di così alto
mistero, non si potè tenere di domandar Virgilio , s* e* n* era
uscito mai alcuno. E notisi , com* egli dissimula bene il suo animo :
domanda prima di quel che sa , che non è , e che nulla gl* importa il
sapere, cioè s* e* n* uscì alcuno per suo proprio merito , per farsi
strada a domandar» di quel, che gli preme aMaÌMÌmo Tesier
fatto certo, lenza che Virgilio potaa ombrarvi sopra od
accorgersene. V. Sa. Rispose : I* era nuovo in questo sfato ,
Quando ci vidi venire un possente , Con segno di vittoria
incoronato. Era di poco venuto Virgilio nel Limbo , quando ci
vide venir Cristo nostro Signore , che mori intorno a quarantott* anni
dopo la morte di esso Virgilio; il quale, perocché si non conobbe Cristo
, però non lo nomina. Dice solo , eh* ci ci vide venire un possente
incoronato di palma. Possente dalle maraviglie, che gli vide ope«
rare in quel luogo , traendone sì gran novero d* anime , ond* a ragione
si persuadeva , quegli non poter esser altri , che un grandissimo , e
potentissimo principe. V, 6o. £ con Rachele , per cui tafito
fe\ Vuol dire del lungo servizio di XIV anni reso a Laban
padre della fanciulla, per averla in isposa. V. 64. JVon lasciavam
rondar , perch' e* dicessi. Ancorch* e* favellasse , badavamo a
ire. Lo stesso con« cetto lì ritrova replicato al XXIV, v, i del
Purgatorio, ma con dicitura così bizzarra , che ben duuostra la
ric« chezza della gran mente del poeta. . Nè 7 dir l'andar ,
nè l'andar lui più lento Ratea { ma ragionando andavam forte*
V. 66. La selva dico di spiriti spessi. Qui selva per
moltitudine : metafora assai f<untgliare Dante. Così nel piiiuo di
questa cantica selva chiamò 6 S8 Canto
gli errori giovanili, per entro la quale dice etieni egli amarrito
, e più apertamente nella »opraccitata apoiizione della canzone :
Le dolci Time d amor , eh' io eolia , dice amarrirviii l’uomo
all' entrare della tua adolezcenza. Ancora nel primo libro , cap. XV
della tua Volgare Eloquenza, rispetto ai diversi idiomi, che si
parlavano allora in Italia, chiama quell’ opera Italica telva; e
selva finalmente chiama in primo luogo una moltitudine di spiriti.
Così abbiamo nelle scritture : Secar decurtus aqua- rum plantauU dominus
uineam iuttorum. Qui molto giudi- ziosamente, trattandosi d'anime
dannate, piglia la metafora più ruvida di «/va. della quale, avvegnaché
si sia servito ancora S. Bernardo, è tuttavia da notare una doppia
limitazione. La prima, eh’ egli parla in quel luogo delle anime, o più
verisimilmenle delle diverse adunanze de’ nuovi cristiani, non già di
quelli della circoncisione, i quali erano toccati a S. Pietro, ma di
quelli venuti corì nudi e crudi dal paganesimo , onde oltre T esser
forse tutti per ancora e male istruiti nella fede, e peggio
riformati ne’ costumi , ve ne potevano esser molò de’ re- probi. La
seconda, che in questo luogo selva è pro- priamente metafora di metafora,
non pigliando il santo per piante di questa selva le anime a dirittura,
ma più tosto le varie adunanze delle anime , velate prima tali
adunanze sotto l’altra metafora di vigne, per viti delle quali vengono a
intendersi le anime particolari, e di ciascheduna di queste vigne cosi
numerose ne forma, per dir cosi, le piante d’una vastissima selva, che è
la metafora secondaria, come si vede manifestamente dalle seguenti
parole , che sono poco dopo il mezzo del sermone XXX su U Cantica ; Merito
et Paulo inter gentet tam ingens tylua eredita ett uinearum. Anclir
appresso gli Arabi si trova usata la stessa figura, come si può
vedere da quest* esempio d' Harireo Basrense nel suo primo • Le sue
parole sono le seguenti : dLJLsNwc jivervio io dunque
penetrato nelt interna densissima teha per saper la cagione di quei
pianti. Nè altro intende per sehat che una grandusima calca di gente, che
s'affollava d'intorno a un ceno romito per udirlo predicare.
V« 67. Non era lungi ancor la nostra via Di qua dal sommo;
quancT 1 vidi un foco, CK ejairpm'o di tenebre vincia. Credo,
eh’ ei chiami sommo l'erta, per la quale d«l piano di sopra , dove corre
Acheronte , erano calati nel Limbo; e credo, eh' ei voglia dire, ch'egli
erano caiu- minati ancor poco per la pianura di esso , quando ei
vide un fuoco , che illuminava un emisferio di tenebre. Questo fuoco non
si rinviene molto chiaraiuente, dov'egli fosse, e come ei si stesse; nè i
commentatori si fermano troppo a esplicarlo. Pure dal chiaiuarlo col nome
di lu- miera, e dal lume, eh* aveva a rendere non meno fuori che
dentro alle mura de) castello, m'induco volentieri a credere , eh* ella
fosse una (ìsunnia librata in alto nell* aria, come vergiamo alle volte
alcune meteore di fuoco, le quali durano a vedersi nello stesso luogo,
inhn tanto che dura la lor materia a ardere , e prestar alimento
alla bo C A K T O 6(unina , pfT cui •! rcndon
vi«ibili. Nè è da star attaccato alla fona delle parole, dicendo, che, te
quetto fuoco illuacrava un eniieferio di tenebre, bitognava, eh’ ei
fotte in terra, poiché alando in aria veniva ad lUuttrare una
porzione maggiore della mezza tfera: poiché Dante in quetto luogo debbe
intenderti come poeta , e non come geometra; né è veritimile, eh’ ei
pigli itte allora le tette per miturare il giro dell’ aria
illuminata. V. 73. O tu, eh' onori tee. Parole di Dante
a VIRGILIO. V, y(j V onrata nominanza > Che di ior
suona sii ne la tua vita , Grazia acquista nel ciel , che gli
avanza. La fama e ’l pregio , che riman di loro nella tua
vita, cioè nella vita mortale , la qual tu godi ancora , o Dante ,
impetra loro quetta grazia dal Cielo. V. 81. L’ombra sua torna ,
eh' era dipartita. Partitti allora dal Limbo Virgilio , quando a’
preghi di Beatrice andò a trovar Dante nella telva oteura. V.
84. Sembianza avean né trista, né lieta; e però conlacevole al loro alato
nè di gioja, nè di tormento. V. 91. Peroeehb eiaseun mero si
eonviene Nel nome, ehe sonò la voee sola; Tannami onore , e
di ciò fanno bene. Mi fanno onore , e fanno bene a farmelo ; perchè
a tutt’ e quattro ti conviene il nome , che la voce d’ un •olo diede
a me» cio^ in quello di pòeta. In «ustanza: fanno bene a onorarmi, perchè
siamo tutti poeti, e f o- nore , che è fatto ad uno , toma sopra
tutti. Y. 94. Cast vidi adunar la bella scuola Di quel
signor dell’ altissimo canto, D' Omero , dal quale hanno cavato
tanto i poeti , e in particolare i quattr(\ posti qui da Dante.
V. 9y. Da eh’ ehber ragionato insieme alquanto, Volsersi a me con
salutevol cenno : £ ’l mio maestro sorrise di tanto.
Qui non accade strologar molto quello , che Virgilio a costoro
dicesse , vedendosi manifestamente ( tanto è artifizioso questo
terzetto), eh' egli li ragguagliò dell* esser di Dante, del suo poetico
spirito, e della sua profondis- sima scienza- Ciò si discuopre dalla
cortesia del saluto, eh* essi gli fecero , e dal sorrider , che ne fece
Virgilio ; poiché quel sorrise di tanto altro sicuramente non vuol
signiBcare , che di questo , cioè di tcmto che fu fatto. Nè quei
grandissimi spiriti si sarebbero mossi a far tanto di onore a Dante , se
da Virgilio non ne fosse loro stata fatta un* assai onorevol
testimonianza, della quale essendo frutto il cenno salutevole, esso ne
sorride per compiacenza di vedere , quanto fossero «tate autorevoli le
sue parole. V. ICO. E più d’onore assai ancor mi fenno ;
C/f ei si mi fecer della loro schiera, St eh’ V fui sesto tra
cotanto senno. Cosi n andammo insino alla lumiera, Parlando
cose , che ’l tacere è bello , Si co/u era' i parlar, colà dop’
era. 6j Cauto A chi noD aTCMC ancora Bnito d’
intendere quel , che VIRGILIO ditcorreHe con Omero, e con gli altri
tre, Dante con questi tenerti finiace di dichiararlo , volendoci in
austanza dire, che da quello, che diaae di ane lodi Virgilio, fu di comun
conaentiuiento giudicato degno d' eaaer nirsao nella prima riga, e ai
annoverato tra' mag- giori poeti , eh* abbia avuto il mondo. Più dilhcile
iin. presa stimo , che sia I' indovinare quello , eh’ e’ discor-
ressero in sesto , poiché Dante si fu accoppiato con esso loro, non
aprendosi egli ad altro, se non di' e' parlaron cose , delle quali A
bello il tacere , com' era bello il parlare colà , dov' egli era. I
commentatori hanno avuto in tal veocrazione quest' arcano , eh' e' non si
son pur anche ardili e spiarlo con l' immaginazione. A me quadra
molto un pensiero sovvenuto al sottibssimo ingegno del Rifiorito. Stima
egli, che tutto il discorso fosse in lodar Dante, e perchA mostra, che
ancor egli favellasse, men- tre dice , v. io3. andammo infino
alla lumiera. Parlando cose , che ‘l tacer è hello. Il
suo parlare non fu per avventura altro , che recitare qualcuna delle sue
canzoni , secondo che da que' poeti ( siccome s' usa per atto di
gentilezza ) ne fu richiesto. E ciò non solamente torna bene al costume ,
ma ( che più si dee attendere ) al sentimento de' versi ; essendo
verissimo, che orala modestia fa diventar bello il tacere quello, che allora
bellissimo era a parlare. V. Ila. Centi v' eran , con occhi tardi e
gravi, Di grand' autorità ne’ lor sembianti : Parlttvan rado
, e con voci soavi. Quello tertetto paò lerrir di norma a qualunque
pi> glia, deicrtvendo, a rappreiencare il coitnme di gran
perionaggio. V. il5. Traemmoei co/l dalF un de' canti
In luogo aperto , luminoso , ed alto ; Si che veder si potén
tutti quotili. Dal dire, eh' e' li trauero da un canto del
caatello, ai convince manifeicamente , eh' ei non era murato a
tondo, come alcuni si persuadono, e fra gli altri il Vel- lutello : tanto
pid eh' e' non si può nè anche dire , che il castello era tondo bensì, ma
che v' erano diverse piazze o strade , le quali venivano a formar degli
angolii poiché non pare, che Dante figuri questo castello per altro
, che per un dilettevol prato intorniato di mura ; e s' ei potè mettersi
in luogo da poter veder tutti quanti , chiara cosa è , eh' e' non vi
doveva essere impedimento di mura, o di case, o d'altri edifizj. A tal che
questo canto, dond' e' si trassero Dante e Virgilio , mostra , che
la pianu delle mura non dovea esser circolare. Molto meno è veriiimile ,
eh' elleno abbracciaiser il foro della valle, come è opinione cfalcuni, i
quali si lon falsamente immaginati, che tutto il piano dello scaglione
del Limbo fosse diviso , come in due armille concentriche , una
ester- na e maggiore, dove non arrivasse il lustro della lumiera, e
quivi stessero l' anime degl' innocenti morti senza bat- tesimo
sospirando continuameote , onde dice , v. a6. ffon avea pianto , ma
che di sospiri , Che laura eterna facevan tremare.
minore l'altra ed interna , ed illustrata dalla lumiera , è questa
facesse prato al castello de' Savj e degli Eroi. £ 64
Canto invrrUimile I dico , tal optDÌone. Prima , perchè in
pro> porzione dell* altr* anime del Limbo y piccolisaimo è U
numero di quelle* che sono ammesse per tspecialissima grazia dentro al delizioso
castello ; per lo che* rimanendo loro un luogo sì vasto , vi sarebbero seminate
più rade che per un deserto. Secondo* perchè in qualunque luogo del
prato si fosser tratti Dante e VIRGILIO posto die nel centro non
potessero starvi per essere sfondato * e ter- minar ivi la sboccatura del
secondo cerchio * sarebbe •tato impossibile discemer tutti quanti* a non
supporre* eh* e* sì fosser ridotti tutti in un mucchio vicino all*
en- trata * perchè da distanza assai minore , che non è quella del
solo semidiametro di questo prato * a farlo cale * qual se lo figurano
costoro , si smarrisce di vista un uomo dì statura ordinaria. Direi
dunque * che il castello fosse da una porle del piano o pavimento del
Limbo * e che per avventura nè meno arrivasse con le mura in su la
sboc- catura del secondo cerchio- E che sia *1 vero* usciti eh* e’
ne furono*, dice Dante, eh* e* tornarono nelf aura* che trema* cioè in
quella, dove sospirano i padani in- nocenti, che l'aura eterna farevan
tremare. Che se per lo contrario il castrilo fosse stato abbracciato
dall* armilla esteriore* per discender nel secondo cerchio, non oc-
correva, eh’ c* ritornassero in quella, dove l’aria tre- mava. Kè vale il
dire* che per aria tremante si può in- tender anche l'aria del secondo
cerchio; perchè la sua agitazione (si come vedremo nel seguente canto)
era altro che un semplice tremare, dicendo il poeta di questo
cerchio, v. a8. J* venni in lungo <t ogni luce muto ,
Che mugghiai come fa mar per tempesta, S" e* da contrari
venti è combattuto. Ecco dunque, che il catCello era tutto dentro
all* orlo del Limbo io su la mano , tu la qual camminavano : e
torna ottimamente allo scemarti la sesta compagnia in due , essendo Omero
, Orazio , Ovidio e Lucano rimasti dentro al castello , e Dante e
Virgilio essendone usciti o per altra porta, o per la medesima, ood*
erano en- trati , ma voltando all* altra mano , e incamminandosi
per altra via da quella, ond' erano venuti. Così si condus- sero,
dov' era il passo per discendere nel secondo cer- chio ; si come vedremo
nel canto seguente. INFERNO. CANTO
QUINTO. ARGOMENTO. Xl }>eccato , che ii punisce in
questo secondo cerchio , è la lussuria, come il più compatibile all'
umana fragilità, c per avventura il meno grave. Fmge il poeta di tro-
vare al primo ingresso Flinos giudicante 1' anime. Di poi passa più oltre
, e vede la pena de' peccatori carnali , la qual dice essere un
furiosissimo , e perpetuo nodo di vento , il qual rapisce , e porta seco
voltolando in giro queir anime. Virgilio gliene dà a conoscere alcune ,
che erano già state al suo tempo , ma di Francesca da Ra- venna
intende dalla sua propria bocca la cagione della sua morte , e insieme di
quella di Paolo suo cognato , con r ombra del quale si raggirava per 1'
aria del se- condo cerchio. Cori discesi del cerchio primajo
Giù nel secondo , che men luogo cinghia, E Scatto più dolor, che
pugne a guajo. Digitized by Google 68 Canto
^ Discesi ; Io Dante diacesi. Men luogo cinghia ; si di- mostra
peripatetico f ponendo il luogo, distinto dall* esteiH sione della cosa
locata. Quindi è , eh* ei dice il pavi- mento del secondo cerchio
cignere, abbracciare, occupar minor luogo, in sostanza girar meno del
primo, secondo che per lo digradar della valle gii\ verso il centro
si discendeva. Così veggiamo ne* teatri dalla lor sommità i gradi
infmo all' iullmo venire , successivamente ordinati , sempre risirignendo
il cerchio loro. C ben vero , che quanto meno luogo cinghia, contiene in
sè altrettanto più di dolore, che non fa il primo. Poiché, dove
quello per esser solo dolor della mente , svapora in sospiri ,
questo, che alFligge il senso, pugne a guajo , cioè arriva a trar guai ,
pianti e lamenti dolorosissimi. Y. 4. 5 rauvs Afinos orriòilMente «
e ringhia. Qui orribilmente ha forza di esprimere P orrida
resi- denza , il tribunale formidabile , la fiera accompagnatura
de* ministri , e forse il ferocissimo aspetto dell* infernal giudice.
Bocc. Fdoc. Kb. 6 , 42. Quivi ancora si veggono tutti i nostri Iddìi
onorevolissimamente sopr ogn altra figura posti. Dove notisi , che per 1
* avverbio onorevolis^ simamenie ci dà ad intendere la preminenza del
luogo , quanto la ricchezza degli ornamenti sacri , ed ogni altra
nobile accompagnatura pertinente al culto degli Dii sud- detti. Ringhia:
accresce lo spavento, dicendosi il ringhiare de* cani , quando irritati,
digrignando i denti « e quasi brontolando, mostrano di voler
mordere. V. 6. Giudica , e manda , secondo eh* awvinghia.
Qui avvinghiare per cignere. Ciò che Ninos ai ci- gneise , viene
spiegato appresso. Vede qu«l luogo Inferno è da essa. Da in
luogo di Per, ed esprime attitudine , proprietà, c convenevolezza. Cioè
qual luogo d'infemoèprr essa, o vero convenevole ad essa. Veggasi di ciò
il Cinonio. V. li. Cignesi con la coda tante volte ^
Quantunque gradi vuol ^ rAe sia messa. Conosce il poeta T
obbligo, ch'egli ha d* uscire il piti eh* ci può dall’ ordinario ,
rispetto al luogo , e a* perso- naggi , eh’ egli ha alle mani. Quindi va
trovando maniere strane ed inusitate di significare ì loro concetti ;
come in questo luogo fa, che Minos si cinga tante volte la coda,
quanti gradi hanno a collocarsi gid 1 * anime con- dannate. Quantunque
per quanto , nome indeclinabile. Bocc. introd. n. i. Quantunque volte ,
graziosissime donne ^ meco pensando riguardo ecc. V. i3.
Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: Vanno ^ a vicenda y ciascun
al giudizio: Dicono , e odono , e poi son giù volte. In
questi tre versi è compresa un* esattissima e pun> tualissima forma di
giudizio. V. a3. Vuoisi cosi colà » dove si puote Ciò
che si vuole ; e più non dimandare. Le stesse parole per appunto
furono usate da Virgilio a Caronte nel canto terze, v. 9 S.
V. a 8 . t venni in luogo d* ogni luce muto. Notisi , come
stando sempre su la medesima bizzarra traslazione d* attribuire il
proprio della voce al proprio della vista , va continuameDte crescendo»
Nella selva , ~e Casto dove r oicurit.\ e T
ombra erano accidentali per l' im- pedimento de' rami e delle foglie ,
diwe aolamcnte tacerai la luce , V. 6o. Mi ripigneva là ,
dove 'I sol tace. Nell* atrio dell' Inferno dà al lume aggiunto di
JSoco , ac- cennando io tal guiaa , non eaier ciò per accidente >
tua per natura ; cauto HI , v. 75. Com’ io discerno per lo
fioco lume. Qui finalmente , dove a' ò innoltrato nel profondo
della valle, muto lo chiama; e vuol denotare, che le tenebre di
queato cerchio non aono accidentali , nè a tempo , nè aaaottigliate da
qualche apruzaolo di languidiaaima luce, ma apeaae , folte , oatiuate ,
ed eterne. V. 3l. Za bufera infernal , che mai non retta.
Mena gli spirti con la tua rapina: Voltando , e percuotendo gli
moietta. Il Buti definiace eoa! : Bufera è aggiramento di venti
, lo qual finge l’ autore , che sempre sia nel secondo cerchio
dell" Inferno. A chi pareaac queata voce o poco nobile , o troppo
atrana, ricordiai , che ai parla d' un vento in- fernale , e che merita
maggior lode il cercar la forza dell' eapreaaione , che 1' ornamento
delle parole ; ed è queata una pittura , che non richiede vaghezza di
colo- rito , ma forza; e tanto piti è bella, quanto è meno liaciata
; estendo il naturale coti risentito , che non può bene imitarsi , te non
è fatto di colpi , e ricacciato ga- gliardo di sbattimenti. Questa bufera
adunque leva e mena gli spiriti con due movimenti. Con uno gli
aggira secondo il corto della tua corrente, che va turno torno
^UIHTO. 71 al cerchio ; con F altro ( e ciò fallo con la sua
rapina , cioè col tuo grandissimo impeto ) li va voltolando in lor
medesimi. Cosi veggiamo la pillotta e '1 pallone , i quali, se vengono
spinti lentamente per Taria, son por- tati con un solo moto ^ che è
secondo la linea della di- rezione del lor viaggio , ma dove urtino in
muro , od in legno, osi, cadendo in terra, ribalzino mcontanente,
ne concepiscono un altro , Bglio di quel novello impeto , che gli aggira
intorno ai proprio asse. V. 34. Quando giungon dinanzi alla mina
; Qmvi le strida t il compianto t e*l lamento'.
Bestemmian quivi la virtù divina. Qual sia questa rovina, i
commentatori non lo dicono , o se lo dicono, io confesso di non intendere
quello che dicono. Crederei, che per rovina intendesse T autore il
dirupamento della sponda, giù per la quale egli era ve- nuto ; e che questa
fosse la foce , d' onde metteise il vento , il quale foue cagione di
maggiore sbatiimento a quelle pover* anime , che vi passavano davanti. A
simi- litudine d* un legno o d'altro corpo , cui la corrente d'un
fiume ne meni a galla , il quale, se s* abbatte a passare, dove sbocca un
torrente, o altra acqua, che caschi con impeto da grand'altezza, questa
se se lo coglie sotto ^ lo tuffa e rìtufia per molte fiate , e in qua e
in lè con mille avvolgimenti T aggira , e strabalza , in fin tanto
eh' ei non è uscito di quella dirittura , e non ha ritro- vato il filo
della nuova corrente. Di dove, e come possa quivi nascer questo vento ,
vedremo allora , che si dirà della fiumana dell' eterno pianto, di cui
nel canto se- eondo mi rìserbai a discorrere in altro luogo*
71 ClISTO V. 40. E (ome gli stornei ne portan F
ali Nel freddo tempo a schiera larga e piena ; Così quel
fiato gli spiriti mali. Brllisùma iimiUtudlne , e cavata ( «ì come
la «cgitcnte poco appretto delle gru) con finitsimo accorgimento da
animali tenuti in niun pregio , e per ogni conto vilittimi. V. 43.
Di qua , di là , di giù , di tu gli mena : Nulla speranza gli conforta
mai Non che di posa , ma di minor pena. Eipretiione
felicistima ed inarrivabile di quel tormento , e che vince quati il
vedere ttetto degli occhi. V. 48. Cori viiF io venir , traendo guai
, Ombre portate dalla detta briga. Qui briga vai lo
ttetto che noja, fattidio, travaglio; e briga preto nello ttetto
significato d’ agitamento di venti. Farad, can. Vili , v. 67.
£ la bella Trinacria , che caliga Tra Pachimo e Petoro sopra
'/ golfo , Che riceve da Euro maggior briga. cioè sopra
’l golfo , eh’ è più battuto dallo scirocco. V. Si. Genti, che faer
nero ri gastiga^ Corrisponde al detto di sopra, v. 18. I'
venni in luogo iT ogni luce muto. E cerumente la pena de’ carnali è
pena data loro dall’ aria , poiché l’aria col solo agitarsi si li
tormenta. V. 54. Pu Imperadrice di motte favelle. Ebbe
imperio sopra nazioni , che parlavano diversi idiomi. Modo usato altre
volte da Dante : distinguere , o denotare i paeii dalle lingue , che vi
ai parlano. Infer. cant. XXXIII , V. 79. Ahi Pila , vituperio
delle genti Del bel patte là, dove 'I ri tuona. V. 55 .
A vizio di Lutturia fu ri rotta. Che ’l libito fe' licito in tua
legge , Per torre ’l biatmo , in che era eondoita.
Aaaai è nota la legge della diioneatà promulgata da Semiramide ,
per cui ella penaò di aottrarai all' infamia de’ suoi vituperj.
A vizio di Lutturia fu ri rotta. Forma di dire assai
singolare. V. 60. Tenne la terra , che ’l Soldan corregge.
Dice il Daniello , che Dante in questo luogo piglia un equivoco ; e
che abbia voluto dire, Semiramide aver regnato in Egitto, ingannato dal
nome di Babilonia, con cui nel suo tempo chiamavasi volgarmente il Cairo
, allora signoreggiato dal snidano , non rinvenendosi dell' altra
Babilonia fabbricata da Semiramide nell’ Astiria. Di questo errore
pretende scusarlo con fargli nome di licenza lecita a pigliarsi da' poeti
grandi, tra' quali gli dà per compa- gno Virgilio in un certo patto , non
so già quanto a pro- posito , e con quanta ragione. Se io avesti a
esaminarmi per la verità dell' intenzione , che io credo , che
abbia avuto Dante ; direi forte ancor io , come il Daniello : tanto
più che in que' tempi non ti aveva coti esatta no- tizia della geografia,
che sia sacrilegio l'ammettere, che un poeta anche grandissimo abbia
preso un equivoco in- torno a una città, nella quale era facilittimo
l’equivocare, 6 74 Cauto
intrndendoii allora comuneniente per Babilonia quella d'Egitto;
ticcome oggi per Lione templicemente ('inten- derebbe sempre quello di
Francia, e per Vienna quella di Germania; e quanto a questo, che
Babilonia vi fosse in Egitto, e che fosse la stessa, che dagli Europei
si chiama oggi il Cairo , l' afferma Ortelio. Il Boccaccio
nel Decamerone, di tre volte, che nomina il Soldaoo , intende sempre
quello d' Egitto ; e Dante stesso nell' XI del Farad. , t. loo. E
poi cht per la sete del martiro Alla presenza del Soldan superba ,
Predici) Cristo , e gli altri , che 7 seguirò. Farla di S.
Francesco , il quale i certo , che parla del Soldano d' Egitto , e non di
quello di Bagadet. Il Fe- trarca dice anch' egli nel Sonetto; L'avara
Babilonia ecc. non so che di Soldano. 1 commenti l' intendono per
quel d' Egitto ; e il Gesualdo , se non erro , lo cava da una sua
epistola , nella quale fa menzione delle due Babilo- nie , d' Egitto e d'
Assiria. Ma chi volesse anche sostenere, che Dante non abbia
errato , potrebbe farlo con dire , che per Soldano intese quegli stesso ,
che nel suo tempo signoreggiava la vera Babilonia di Semiramide , essendo
la voce Soldano nome di dignità, e perciò convenevole ad ogni principe; e
da Cedreno si raccoglie essere stata comune ancora ai Co- liifi di
Soria , particolarmente dove parla di uno di essi, che ebbe guerra con
Alessio Comneno. Siccome e con- verso il Soldano d' Egitto aveva titolo
di Cohffa , prima che dal Saladino fosse unito l'un, e l'altro titolo
insieme, quando egli di semplice Sultano , eh' egli era , diventò
Fun e l'altro, avendo ucciso il ColilTa nell' andar a pigliar
Digitized by Google 9 0 IRTO. 7$ da lui lecoudo il
lolito l' ioicgne di Soldano. Fu anche Soldano titolo d' ufTizio coinè ai
cava da quoto luogo del Ponti 6 cale romano citato dal Meunio ; Circa
Ponti- fiiem , aliquando ante , aliquando poit , equilabat Mare-
icallus , siile Soldanus Curiae. lila per vedere adeiao , con
quanta poca ragione il Daniello tacci Virgilio d’un timigliante equivoco
, laiciaio di riapondere a quello eh’ ei dice , che egli nel Sileno
confondeaae la favola d* lai e di Filomena , e nel terzo della Georgica
acambiaaae Caatore da Polluce , nel che vien Virgilio difeao molto
giudiziosamente dalla Cerda , vediamo il terzo equivoco notato dal
aoprammentovato apositore di Dante ne’ seguenti versi dell' Egloga
del Sileno , T. 74 . Quid loquar? aut tcyllam Nisi? aut
quamfama secuta est. Candida surtinctam latrantihus inguina
monstris, DutUhias ue rosse rales, et gurgite in allo, Ah,
timidos nautas canibus lacerasse marinis ? Qui dice il Daniello ,
senza allegarne alcuna ragione , che Virgilio equivoca da Scilla hgliuola
di Forco e d'Ecate, o, cum’ altri vogliono, di Creteide, a quella
figliuola di Niso re di Megara. Io credo però di ritro- varla , e dubito
che si possa dir del Daniello nella spo- sizione di questo luogo di
Virgilio, quello che di Virgilio disse il Berni nell' imitazione di
cpiell’ altro d’ Omero ; Perch’ e' m hem detto , che Virgilio ha
preso Un granciporro in quel verso d Omero, Chi egli , con
reverenza , non ha inteso. Noteremo dunque di passaggio , come
bisogna , che quest’ autore si sia cieduto , che Virgilio parli d’
una 76 C A H T O loU Scilla , e che a queita
attribuendo i moitri marini , e r ingordigia degli altrui naufragi ,
liaii dato ad intendere , eh' egli abbia voluto dire di quella di Forco 1
ond* egli nota r equivoco in quelle parole : Quid loquar ?
aux tcyllam Nisi ? Sapendo, che Scilla figliuola di Niao fu
cangiata in uc- cello , e fu , come altri vogliono , appiccata alla
prora della nave dell’ amato Minoi) e finalmente gettata in mare, e
non mai trasformata, come quella di Forco, in moitro marino. Ma la verità
ai à, che Virgilio intese di parlare dell' una e dell' altra Scilla; e,
toccando di pas- saggio quella di Niso, si ferma a discorrer più
diffusa- mente dell' altra di Forco , come dalla lettura del luogo
è assai facile a comprendere ; ma forse il Daniello non s’ avvide di
questo passaggio , e trovandosi inaspettata- mente nella favola di Scilla
di Forco, la credette vestita a quella di Niso , equivocando egli
medesimo nell' equi- voco immaginato di Virgilio. V. 61.
L'altra è colei, che e’ aneUe amorosa, E ruppe fede al centr di
Sicheo. Didone , seguendo in ciò anch' egli 1 ' orribile
anacro- nismo , ed accreditando T infame calunnia d' impudiciaia
datale da VirgUio. Eneide IV, v. SSa. IVon servata fides eineri
promissa SUhaeo. V. 64. Siena vidi, per cui tanto reo Tempo
ti volse. Tocca di passaggio, e con maniera nobilissima la
guerra de’ Greci , e l' ultime calamità de’ Trojani,
V. 69. CK amar di nostra vita dipartille. Della morte delle
quali fu cagione Amore illecitOi V. 7». i' cominciai ; Poeta ,
volentieri Parlerei a que‘ duo , che ’nsieme vanno , E
pajon st al vento esser leggieri. Gli accoppia ioaieme , perchè
iniieme avevano peccata. S’accorae, ch’egli erano leggieri al vento ,
dalla facUitè , anzi dalla furia, con la quale il vento li portava;
e ciò molto convenientemente, atteao il loro gravitaimo peccato ,
eaaendo atati per affinità al atrettamente con- giunti, come più abbaaao
udiremo. V. 78. Per quell' amor, eh' ei mena, t quei
verratmo. Per quell' amore , eh' e' ai portarono , il qual fu
ca- gione di queato loro eterno infelice viaggio. Efficaciaaima
preghiera , e convenientiaaima a due amanti , acongiurarli per lo
acambievole amore. Y. 80 O anime afannate. Aggiunto di
mirabil proprietà, e aenza dubbio il più proprio , che dar mai ai poaaa
ad anime tormentate da ai latta pena. ' V. 8a. Quali colombe
dal disio chiamale Con f ali aperte e ferme al dolce nido
Volan per F aere dal voler portale. Grazioiiaaima aimilitudine , e
piena di tenero e com- paaaionevole affetto. Nè traendola Dante da coti
gentili animali , quali anno le colombe , vien a intaccar punto
della lode , che le gli dette poc’ anzi , per aver para- gonato gli
apiriti di queito cerchio agli atomelli e alle ^8
Cauto gru, 1’ una e l’altra ignobile «pezie d'uccelli, poicliè
in ciueato luogo ha maggior obbligo di far calzar la similitu- dine
all' andar di compagnia, che facevano i due amanti, il che ottimamente si
ha dalla comparazione delle co- lombe , che ad avvilire con un paragone
ignobile quegli spiriti in generale, come fece da principio. Del resto
gli ultimi due versi di questo terzetto posson aver due sen-
timenti, l’un e l’altro bello. Il primo è: Con Vali aperte * ferme al
dolce nido volan per Vaere , cioè volan per l’aere con l’ali aperte o
ferme, cioè diritte al dolce nido; o vero volano al dolce nido con l’ali
aperte e ferme , descrivendo in cotal guisa il volo delle colombe,
quando con l'ali tese volano velocissimamenie senza punto dibat-
terle, e in questa maniera di volare par che si ratb- giiri un certo non
so che pid di voglia e di desiderio di giugnere. V. 88. O
animai graziosa e benigno , Che visitando vai per V aer perso
Noi, che tignemmo'l mondo di sanguigno. Ninna cosa odono o parlano
pid volontieri gli annuiti che del loro amore. Quindi è , che quest’
anima chiama Dante grazioso e benigno per atto di gentilezza
usatole in darle campo , raccontando i suoi avvenimenti , di dar
alquanto di sfogo al dolore. Per V aer perso. Il perso è un colore oscuro
, di cui lo stesso Dante nel suo Con- vivio sopra la canzone Le dolci
rime ecc. dice esser com- posto di rosso e di nero , ma che vince il nero
; e Inf. caut, VII, V. io3. L' acqua era buja molto più , che
persa. Digitized by Google QUINTO. 79
V. 90. Noi che lignemmo il mondo di ttmguigno. Scherza in la
contrarietà di queiti due colori ; Fai visitando per F aria di color
perso noi , che , per eaiere arati ucciai in pena del noatro Callo ,
tignemsno il mondo di color di aangue. V. 94. Uh Jttel , che
udire , e che parlar ti picKe : Noi udiremo , e parleremo a vui.
Non ì gran coaa (dice aaaai giudiiioaamente il Landino) , che
coatei a’ indovinaaae di quello , che Dante deaide- rava d' udire. Una ,
perché di niun' altra coaa , fuori che de’ auoi avrenimenti , potea
ragioneTolmente cre- dere , eh* egli aveaae curioaità di domandarla ; 1'
altra , perché il coatume degli amanti é creder, che tutti ab-
biano quella voglia, che hanno eaai d' udire e parlare de’ loro amori , tanto
che aenza forai molto pregare non fanno careatla di raccontarli anche a
chi non ai cura aiperli. Che riapondeaae la donna pid tosto che l’
uomo, ciò é molto adattato al coatume della loro loquacità e
leggerezza. V. 96. Mentre che ’/ vento , come fa , si tace.
n ripoaarai del vento non é coaa impropria , anzi é accidente
confacevole alla natura di quello , dimoitran- doci r eaperienza , che
egli non aoffia con aibilo con- tinuato , al come corrono i fiumi , ma a
volta a volta ricorre, come fanno Tonde marine. Oltre che non aa-
rebbe inveriaimile il dire , eh’ ei ai fermaaae per divina diapoaizione ,
acciocché Dante potesse ammaestrarsi nella considerazione di quelle pene
, e riportar frutto dal suo prodigioso viaggio. Per questa ragione
vediamo nel canto IX spedito un angelo a fargli spalancar le porte
della 8o Canto cittì di Dite, e altrove molt’
altre graxie tingolariuime, le quali la bontà divina gli concedè, per
condurlo final- uiente alla contemplazione della aua euenza.
V. 97. Siede la terra , dove nata fui , Su la marina , dove
‘I Pò diicende Per aver pace co' teguaci tui. Bavenna ; poco
lontano dalla quale il Po inette nel- r Adriatico. Discende per aver pace
co’ sui seguaci. Ma- niera veramente poetica. Dicono alcuni , per aver
pace , cioè per trovar pace in mare della guerra, ch'egli ha nel
auo letto da' fiumi tuoi teguaci ; perocché , fecondo che quelli tgorgano
in lui , lo conturbano e P agitano , onde ti può dire, che gli facciano
guerra. Ma te Dante volette ttar tu l’allegoria di quella guerra, non li
chia- merebbe legnaci ; poiché , fintante che uno è teguace d’ un
altro , non gli fa guerra, e , facendogli guerra, non |i può chiamar più
teguace. Diremo dunque , eh' ei vo- glia dire , che il Po co' tuoi
teguaci diiceode in mare per ripoiare dal lungo corto , eh' ei fa , per
giugnervi , a fine di unirai come parte al tuo tutto , eitendo
queita unione la lola pace , alla quale tutte le creature tono d.a
inviiibil mano guidate. Veduto della patria , è ora da vedere chi folte
coitei, che favella con Dante; per Io che è da taperii , che quetta è
Francetea figliuola di Guido da Polenta tignor di Ravenna ; la quale ,
eitendo ttata dal padre mariuta a Lanciotto figliuolo di Malatctta
da Rimici , uomo valoroto in vero , e nella teienza e inaeitria dell’
armi eiercitatittimo , ma zoppo e deforme d' atpetto troppo più che ad
appajar la grazia e la de- licatezza di conci non era convenevole, fu
cagione, che ella t' invaghiate di Paolo tuo cognato , il quale
non meno grazioio , e arvenente del corpo , che leggiadro dell’
animo e de' coatumi , del di lei amore ferventiiii- mamence era preao4
Ora arvenne ^ che , mentre , tcam- bievolmence amandosi , in gran piacere
e tranquillità si Tiveano , indistintamente usando , appostati un
giorno da Lanciotto , furono da esso colti sul fatto, e d'un sol
colpo uccisi miseramente. V. ICO. jimor , eh’ al cor gejuU ratto s'
apprende. Prete costui della bella persona , Che mi fu tolta,
e '/ modo ancor m' offende. Platone nel Convivio , tra le lodi ,
che dà Agatone ad Amore , dice eh’ egli i ancora delicatissimo ,
argumentan- dolo da questo , eh’ egli i ancor più tenero e gentile
della Dea Ati , cioè della calamità , la quale esser mollissima a
delicatissima / argomentò Omero dal vedere , che ella , schifando di
toccar co’ piè terra , si tiene per t ordinario in tu le lette degli
uomini. Iliad. T, v. 93. .... Tvt pio 9 * ateahol sróStc iv fàp in'
ovSit nlAra^as , <2 A A’ apa f/j'S xai^ óvfpóv xpoara fiaùani.
Ma amore non solamente non mette mai piede in terra , o in tu le
teste , le quali , a dire il vero , non sono molto toffei , ma di tutto V
uomo la parte più gentile calpesta , e sceglie per tua abitazione. Negli
animi dunque , e ne’ temperamenti degli uomini, e degli Dii pone il tuo
trono Amore ; nè ciò fa egli alla cieca , e senza veruna distin-
zione ■ in ogni sorta <t animo la sua tede locando , ma quelli
solamente , che in fra tutti gli altri p'ut gentili tono , e pieghevoli
con delicatissimo gusto va ritcegliendo. suStò 9 fizaiipii(;ipfits
6 pi^a tixpiipiusnpi *Epura Xtc araAòc óv qdp iirì TÙt fiaivit, ovff tiri
npavietr. 8a Cahto ( S, larn iravv fiaX«ut<i)
cy roif fMi^xararoig TS* S*T»T> KoÀ fiaivti Koì oisut' iw )'àf>
v6$at KOÌ XM àiiUpixfn rhf Sixqffiv iSpvxau,’ »ai oò» av f{>7(
ir xóacui rati dXÀ,’ ^ riti iv vKXtipòv vio( i;^ot<rv >* ’^XP
dxtp^^iToi' ^ 9’ àt ftoAouiùy, oÌKÌ(ixcu. £'l Petrarca nel
toaetto : Come't ccmdido piiecc., ri- cavando con maniera più morbida lo ateaao
originale, fini di copiarlo anche nella parte tralasciata da Dante ,
che rijguarda 1' avversione , che Amore ha ordinariamente agli
animi rosai e dori , dicendo : Amor , che tolo i cuor leggiadri
invesca , Nè cura di mostrar sua forza altrove. E nella
canaone; Amor, se vuoi, eh' io tomi ecc. , par- lando con Amore, tocca
leggiadramente in ogni sua parte il sopraccitato luogo di Platone ,
dicendo dell’ impeWo, eh' egli ha non meno sopra gli Dii , che sopra gli
uo- mini , con questi versi : £ s’ egli è ver , che tua
potenza sia Nel Ciri s) grande , come si ragiona , E neir
abisso ( perchè , qui fra noi Quel che tu vali e puoi ,
Credo, ehe’l senta ogni gentil persona). V. loi. Prese costui
della bella persona che mi fu tolta. Lo prese del bellissimo corpo che mi
fu spogliato dalla morte , e ’l modo ancor m’ offende , perchè mi
fu ' data violentemente, e mentre mi suva tra le braccia del caro
amante. V. io3. jimor , eh' a nullo amalo amar perdona, mi prese del
costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m' abbandona,
Belliiiiina repetizione : Àmor , eh' al cuor gentil ratto s'
apprende, prese cosuù come gentile. Amor, eh' a nullo amalo amar perdona,
prese me come amata. Mi prese del costui piacer, del piacer di costui.
Costui nel secondo caso senza il suo segno si trova spesse volte usato
dagli autori. Veggansene gli esempi presso il Cinonio. Questo lungo
può aver doppio significato. Hi prese del piacer di costui, cioè del
gusto, del piacimento , della gioja d’amar costui. E mi prese del piacer
di costui, cioè del piacer che io faceva a costui, e questo corrisponde
ottimamente al detto poco innanzi : Autor , eh' a nullo amato amar
perdona ; mostrando non tanto essersi innamorata per genio , quanto per
vaghezza d' accorgersi di piacere e d’esser amata, e per cert’obbligo di
gentil corrispondenza. V. io6. Amor condusse noi ad una
morte. Arroge forza con la terza replica , e con grandit-
aim' arte diminuisce il suo fallo , rovesciando sopra di amore tutta la
colpa. Tib. lib. l .° el. VII , v. aq. Non ego te laesi prudens : ignosce
fatemi, lussi! amor. Contro quis ferat arma Deos ? E'I
Boccaccio, giornata IV, nov. I, conducendo GuU scardo alla presenza del
Principe Tancredi , non gli sa porre in bocca nè altra, nè piò forte
difesa per iscusar sè , che r incolpare amore, il quale, cioè
Tancredi, tome il vide quasi piangendo disse : Guiscardo , la mia
benignità verso te non uvea meritato l'oltraggio e la 84
Casto vtrgogna, la quale nelle mie cose fatta m' hai; eiccome
io oggi vidi con gli occhi miei. Al quale Guiscardo niun altra cosa
ditte te non questo. Amor può troppo più che nè io ni voi pottiamo.
V. IO/. Caina attende chi'n vita ci spente. Calila è la
g)iiaccia, dove nel canto XXXII vedremo euer paniti coloro , che
bruttaron le mani col sangue de’ lor congiunti. Dice dunque , che questa
spera detta Caina sta aspettando LANCIOTTO marito di lei , e
fratello di PAOLO , che fu il loro uccisore. V. Ila O latto
, Quanti dolci pentier , quanto detto Menò costoro al dolorato
patto ! Tenerissima riflessione , e propria d* animo gentile
, ma che non s’ abbandona a soperchia vilU col dimostrar dolore. E
qui notisi , come Dante per ancora sta forte all’ assalto della pietA ,
la cui guerra si propose di voler sostenere al principio del secondo
canto, v. l. Lo giorno te n andava , e f aer bruno Toglieva
gli animai , che tono in terra dalle fatiche loro; ed io sol uno m’apparecchiava
a tottener la guerra fi del cammino , e sì della pietose. £
che ciò sia’l vero, dopo eh’ ei non potò pid rattener le lagrime , dice ,
che in questo pietoso oflìcio egli era insieme, v. 117, tristo e pio-,
dove mette in considerazione, se quel tristo si potesse in questo luogo
intendere per iscellerato , malvagio , empio , e non per
malcontento, mesto , e maninconoto , come vien preso universalmente
, e (1 come io con gli altri concorro a credere etier re-
ritirailmeote alata l' intenzione del poeta. Pure nel primo significato
abbiamo nel Inf. triatitiimO) r. 9I. Tra qutJt’ iniqua e trutitiima
copia Correvan genti ignude e spaventate. E di vero tristo in
aendmento d’ empio (a un belliatimo contrapposto con pio , venendo a
estere il poeta in un medesimo tempo empio per compiagner la giusta e
dovuta miseria de’ dannati , del cbe nel XX di questa can- tica si fa
riprender acremente da Virgilio, e gli la dire, che è sciocchezza averne
pietà , e somma scelleraggine aver sentimenti contrarj al divino
giudicio, che li pu- nisce, V. a 5 . Certo V piangea poggiato
a un de' rocchi Del duro scoglio , zi che la mia scorta Mi disse :
Ancor se' tu degli altri sciocchi ? Qui vive la pietà-, quandi è
ben morta. Chi è più scellerato di colui, Ch' al
giudicio divin passion porta ? Driaza la letta , drizza ; e vedi ,
a cui ecc. E pio poteva dirsi il poeta , per non poter vincere la
naturai violenza di quell' affetto, che contro a tua voglia lo
cottrìgneva a lacrimare ; dove pigliando tristo in si- gnificato di
metto, avendo di già detto', eh' ei lacrimava, vi vien a esser superfluo
; e non solamente tristo, ma pio ancora ; chiarissima cosa estendo , che
chi piange r altrui miseria , n' ha rammarico e compatimento.
V. lao. Che conosceste i dubbiosi desiri ? Pubiioti per non
esserti ancora l’ un F altro diKoperd. 86 Canto V. I3I.
Ed ella a me; nerrun maggior dolore. Che ricordarsi del tempo
felice nella miseria, e dà sa il tuo dottore. Quella lentenaa
h di Boezio nel lecondo libro de Consol. proia IV, Le lue parole iodo :
In omni aduer si- tate fortuna» infelùissimum genus inforlunii est ,
fuisse felieeiu. Tanto che questa volta per il tuo dottore non
debbo intendersi VIRGILIO, come, dal Daniello in fuora, quasi tutti gli
altri si sono ingannati a credere , ma lo stesso BOEZIO, la cui
sopraccitata opera Dante nel suo esilio aveva sempre tra mano , e leggeva
continuamente ; onde nel suo Convivio scrive queste formali parole. Tuttavia
, dopo alquanto tempo , la mia mente , che i ar- gomentava di sanare ,
provvide ( poi nè 'I mio , I altrui consolare valeva ) ritornare al modo
, che alcuno sconso- lato avea tenuto a consolarsi ; e misimi ad allegare
e leggere quello, non conosciuto da molti, libro di BOEZIO, nel
quale, cattivo e discacciato , consolato si aveva. V. ia4- Ho , s‘
a conoscer la prima radice Del nostro amor tu hai cotanto affetto
, farò , come colui , che piange , e dice. Sed si tantus amor
casus cognoscere nostros , Et breuiter Troiae supremum audire
laborem. Quamquam animus meminisse horret, luctuque refugit , Incipiam.
£n. lib. Il , v. io e seg. V. i» 7 - Noi leggiavamo un giorno per
diletto Di Lancillotto , come amor lo strinse. Qui,
prima di passar più avanti, giudico, che sia bene chiarir l’intelligenza
del rimanente di questo canto , con riportar la atoria di Lancellotto
cavata da' romanzi fran- zcsi dal libro di Lancilolto Du Lac, e riferita
in quella dottiatiuia acrittura di Lucantonio Bidol6 , nella quale
in un dialogo fìnto in Lione tra Aleaaandro degli liberti e Claudio d’Erberé
gentiluomo franzeae apiega inge- gnoaamente varj luoghi diSicili de' tre
noatri autori Dante , il Petrarca , e '1 Boccaccio. Farla Claudio Dovile
dunque eapere > eome avendo Galeaui figliuolo della iella Geanda
acquitlalo per sua prodezza trenta reami , s ave a posto in cuore di non
voler <t essi coronarsi , se prima a quelli il regno di Logres dal Re
Arius posse- duto aggiunto non aveste ' £ per ciò , avendolo egli
man- dato a Sfidare , furono le genti deir uno e dell' altro più
volte alle mani. Dove Lancilolto avendo in favore di Artus futa
maravigliose pruove contro di Galeaui , e avuto un giorno fra gli altri
l'onore della battaglia , fu da esso Galealto pregato, che volesse andare
quella sera alloggiar seco; promettendogli, se ciò facesse , di dargli
quel dono, che da lui addomandato gli faste. Accetta Lancilolto con
quel patto l’invito , e poi la mattina seguente , partendoti per
ritornare alla battaglia dichiarò il dono, che da Ga- lealio desiderava :
il quale fu di richiedere , e pregare esso Gale alto , che quando egli
combattendo fatte in quella gionuila alle gerui del re Artu superiore , e
certo d averne a riportare la vittoria , volesse allora andare a
chieder merci ad esso Re , e in lui liberamente rimetterti. La qual
cosa avendo Galeallo fatta , non solamente ne nacque tra Lancillotto e
Galealto grandissima dimestichezza e amistà , ma ne divenne ancora etto
Galealto , per cosi cortese e magnanimo alto , molto del Re Artu , e
della Regina Gi- nevra tua moglie familiare. Alla quale per tal pubblico PUI5T0
Amor, eh a null’amato amar perdona, mi prese del costui piacer it forte, che,
come vedi, ancor non m’abbandona. Qui ribadisce :
Questi, che mai da me non fia diviso. Nel che ti ponga niente
a quante volte e in quanti modi rioforra V espressioni d'un ferventissimo
ed ostinato amore , e con quant' arte s’ingegna d’attrar le lacrime e
sviscerar la pietà verso que luiserissimi amanti. V. i3y. Galeotto fu il libro,
e chi lo scrisse. Il libro ) e Tautor , che lo scrisse , fece tra
Paolo e Francesca la parte, che fece Galeotto tra Lancillotto e
Ginevra; onde l’Azzolino nella sua Satira contro la lussuria. In somma rime
oscene, e versi infami dell’altrui castità sono incantesimo, e all’onestade
altrui lacciuoli ed amU Tal eh* io ti dico , e replico il medesimo.
Se stan cotali usanze immote e fisse, la poesia diventa un
ruSianesùno. E questo è quel , eh apertamente disse il Principe
satirico in quel verso. Galeotto “ il libro , e ehi lo scrisse. Qui è
da notare incidentemente, come alcuni hanno voluto dire, che il cognome
di Principe Galeotto, attri- buito al Centonovelle del Boccaccio , possa
da questa storia esser derivato; perchè, dicono essi, ragionandosi
in codesto libro del Boccaccio di cose per la maggior Cauto quinto.
parte alle gii dette di Ginevra e di Francesca simiglianti, pare che quel cognome di principe Galeotto
meritamente te gli convenga. In questa guisa inferir volendo , estere il
Decamerone il principal libro di tutti quelli , che contengono in loro
cose attrattive alla carnale concupiscenza; che tanto è a dire, quanto
dargli titolo di Primo Ruffiano, o vero di principe de' ruffiani. Na
di ciò reggati più particolarmente il Ridolfi nel soprammentovato dialogo, ove
parlando assai diffusamente di tal opinione ti sforza di mostrare ,
essere molto veru simile a credere tal disonesto cognome, come
anche quello di Decamerone estere stato posto al Centonovelle più
tosto d’altri, che dal BOCCACCIO; il quale nel proemio della quarta
giornata avere scritte le tue novelle senz’alcun titolo apertamente si
dichiara. Quel giorno più non vi leggemmo ovante. Aocenna con nobil
tratto di modestia l’ inferrompimento della lettura, ed in conseguenza il
passaggio da’ tremanti baci agli amorosi abbracciamenti. Il conte Lorenzo
Magalotti. Villa Magalotti. Magalotti. Keywords: di naturali esperienze, ‘naturali
esperienze’ --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magalotti” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Maggi: l’implicatura conversazionale -- implicatura
ridicola – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pompiano). FIlosofo italiano.
Grice: “I like his portrait” – Grice: “My favourite of his essays is on the
ridiculous; but his most specifically philosophical stuff is the ‘lectiones
philosophicae’ and the ‘consilia philosophica.’” La famiglia aveva possedimenti e anche un negozio di
farmacia. Il padre Francesco, uomo di lettere, fu il suo primo maestro.
Studia a Padova con Bagolino e frequenta attivamente gli ambienti culturali
della città. Si laurea e insegna filosofia. Degl’Infiammati, strinse amicizia
con Barbaro, Lombardi, Piccolomini, Speroni, Tomitano, Varchi, entrò quindi a
far parte del circolo di Bembo, frequentando insigni filosofi come Paleario,
Lampridio e Emigli. Conobbe Pole, Vergerio, Flaminio e Priuli. Il dibattito
sulla questione della lingua e sui temi estetici legati soprattutto
all'interpretazione della Poetica aristotelica condusse alla preparazione di un
commento allo scritto di Aristotele che, iniziato da Lombardi, fu proseguito, concluso
e fatto pubblicare da M., con altra sua opera dedicata ad ORAZIO, a Venezia: le
“In Aristotelis librum de Poetica communes explanationes: Madii vero in eundem
librum propriae annotations”, dedicato a Madruzzo. Lascia Padova per
entrare al servizio del duca Ercole II d'Este come precettore del figlio
Alfonso e, insieme, per insegnare filosofia a Ferrara. Si conservano appunti
delle sue lezioni sulla Poetica. Anche della vita culturale della città estense
fu protagonista, divenendo principe dell'«Accademia dei Filareti», che
vanta membri come Bentivoglio, Calcagnini, Giraldi e Cinzio, oltre a essere
amico degli umanisti PIGNA, PORTO, e RICCI, che gli diede pubblicamente merito
di essere stato «il primo interprete della Poetica di Aristotele».
“Mulierum praeconium” o “De mulierum praestantia” e dedicata ad Anna d'Este, la
figlia di Ercole e di Renata di Francia, che nello stesso anno fu tradotta “Un
brieve trattato dell'eccellentia delle donne.” Comprende anche una Essortatione
a gli huomini perché non si lascino superar dalle donne, attribuita a Lando,
che si pone come corollario dell'orazione di M. Alla chiusura temporanea
dell'Università, ritorna a Brescia, partecipando alle riunioni dell'Accademia
di Rezzato, fondata da Chizzola. Abita nella quadra della cittadella vecchia,
in contrada Santo Spirito. Sposa Francesca, figlia del nobile Paris Rosa,.
A Brescia sede nel Consiglio Generale e fu incluso nell'elenco dei consiglieri
comunali della città destilla reggenza delle podestarie maggiori del
territorio. Fu destinato alla Podestaria di Orzinuovi, ma vi rinunciò, come
rinunciò anche alla podestaria di Salò, e partecipò alle sedute del Consiglio
Generale. Altre saggi “Un brieve trattato dell'eccellentia delle donne,
Brescia, Turlini “In Aristotelis librum de Poetica communes explanationes:
Madii vero in eundem librum propriae annotationes, Venetiis, Valgrisi; De
ridiculis, in Horatii librum de arte poetica interpretatio, Venetiis, Valgrisi,
“Lectiones philosophicae” Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. Expositio in libros de Coelo et Mundo, Milano,
Biblioteca Ambrosiana, ms, Expositio de
Coelo, de Anima, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Quaestio de visione, Milano,
Biblioteca Ambrosiana, Espositio super primo Coelo, Piacenza, Biblioteca Passerini-Landi,
ms Pollastrelli, Mulierum praeconium, Modena, Biblioteca Estense, ms Estensis latinus.
Oratio de cognitionis praestantia, Ferrariae, apud Franciscum Rubeum de
Valentia, Consilia philosophica, Vincentii Madii et Jo. Bap. Pignae in favorem
serenissimi Ferrariae ducis in ea praecedentia, Archivio di Stato, Casa e
Stato, Modena. Note In Sardi, Estensis latinus 88, Modena,
Biblioteca Estense. G. Bertoni,
«Giornale storico della letteratura italiana», C.. Fahy, Un trattato sulle
donne e un'opera sconosciuta di Lando, in «Giornale storico della letteratura
italiana», Bruni, Speroni e l'Accademia
degli Infiammati, in «Filologia e letteratura», XIWeinberg, Trattati di
retorica e poetica, III, Roma-Bari, Laterza, Bisanti,
interprete tridentino della Poetica di Aristotele, Brescia, Geroldi, Giorgio
Tortelli, “Quattro M. in cerca d'autore”, in «Quaderni del Lombardo-Veneto»,
Padova, Vincenzo Maggi, su Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vincenzo Maggi, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vincenzo Maggi.
Maggi. Kewyords: implicatura ridicola, Eco, il nome della rosa, Cicerone, il
tragico, filosofia tragica, pessimismo, l’eroe tragico, Nietzsche, la tragedia
per musica – I curiazi, catone in Utica – tragedia per musica --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Maggi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Magi: l’implicatura conversazionale nell’uso
delle parole – il mistico – I mistici – la scuola di mistica fascista – il
veintennio -- filosofia italiana – filosofia fascista -- Luigi Speranza (Pesaro). Filosofo italiano.
Grice: “A fascinating philosopher – “journey around the world in ten
words,’ a gem!” -- Insegna a 'Urbino. Si dedica alla psicologia “trans-personale”. Fonda il
Centro di Filosofia Comparativa (cf. ‘implicatura comparativa’) e “Incognita” a
Pesaro, tesoreggiando ‘l’intelligenza del cuore’ e il principio
dell’interiorità. Scrisse “I 36 stratagemmi” (Il Punto d'Incontro; dal,
BestBUR). Il suo “Il Gioco dell'Eroe. Le porte della percezione per essere
straordinario in un mondo ordinario” vede un clamoroso successo. “I 64 Enigmi.
L'antica sapienza per vincere nel mondo”
(Sperling & Kupfer )è segnalato al
primo posto dei libri più attesi. Lo stato intermedio tratta l’argomento
rimosso dei nostri tempi: la morte, e abbraccia l'orizzonte ampio degli ambiti
cari agli autori: filosofia, mistica, psicologia transpersonale, esperienze ai
confini della morte. Esce un aggiornamento ampliato del Gioco dell'Eroe
con il sottotitolo “La porta dell'Immaginazione”. Vgetariano dichiarato., si
focalizza sui modelli mistici per approfondirne, oltre la portata metafisica e
auto-realizzativa, i concetti di efficacia ed efficienza: nel libro I 36
stratagemmi declina il taoismo nei suoi aspetti di strategia psicologica; nel
saggio "Le arti marziali della parola" in La nobile arte dell'insulto
(Einaudi) evidenzia come l'arte del combattimento diventi arte retorica e
dialettica. Nei saggi Il dito e la luna, La via dell'umorismo e Il tesoro
nascosto mostra il rilievo della comunicazione metaforica e umoristica. Elabora
e sviluppa la dimensione della psicologia trans-personale all'interno del Gioco
dell'Eroe, disciplina da lui creata e imperniata sulla capacità umana
dell'immaginazione. Altre saggi: “Il dharma del sacrificio del mondo”
(Panozzo); “La filosofia del linguaggio eterno” (cf. Grice: ‘timeless’ meaning,
versus ‘timeful’?). Urbino, “Quaderno indiano,” Scuola superiore di filosofia comparativa
di Rimini, “Il dito e la luna,” Il Punto d'Incontro); I 36 stratagemmi (Il
Punto d'Incontro, BestBur); Sanjiao. I tre pilastri della sapienza, Il Punto
d'Incontro, Einaudi, Uscite dal sogno della veglia. Viaggio attraverso la
filosofia della Liberazione, Scuola superiore di filosofia comparativa di
Rimini, La Via dell'umorismo (Il Punto
d'Incontro); La vita è uno stato mentale. Ovvero La conta dei frutti delle
azioni nel mondo evanescente, Bompiani, Kauṭilya, Il Codice del Potere (Arthaśāstra).
Arte della guerra e della strategia” (Il Punto d'Incontro, "Lo yoga
segreto del perfetto sovrano"; “Il gioco dell'eroe” (Il Punto d'Incontro);
“I 64 Enigmi, Sperling); Lo stato intermedio,, Arte di Essere,. Il tesoro
nascosto. 100 lezioni sufi, Sperling); Il gioco dell'eroe. La porta
dell'Immaginazione” (Il Punto d'Incontro, 101 burle spirituali, Sperling); Recitato
un cameo, nel ruolo di se stesso, nel film Niente è come sembra, di F. Battiato,
a fianco di Jodorowsky. Jodorowsky scrive in seguito la presentazione di La Via dell'umorismo.Blog. «Fondai a Rimini il Centro di Filosofia Comparativa”.
Per spaziare in temi altissimi con una narrazione transdisciplinare. Attraverso
immaginazione, religioni, filosofie, arti e scienze». Incognita. Advanced Creativity Il Secolo XIX
(Onofrio) " 'Incognita' di Pesaro. Diario di viaggio nell'Oltre,
un'immersione interiore al di là dello spazio-tempo"31 Il Secolo XIX
(R. Onofrio) "Advanced Creativity Mind School. Per capire l'entrata
nell'epoca del post-umano" Per il titolo del suo album Dieci stratagemmi,
Battiato si è ispirato a I 36 stratagemmi di M. Il sottotitolo,
"Attraversare il mare per ingannare il cielo" è il primo stratagemma
dei trentasei che compongono che il libro.
Stralcio della quinta puntata (youtube)
Modelli strategici. Corriere della Sera, (Camurri) wuz
Panorama (Mazzone) wuz Panorama (Allegri) Il Secolo XIX Onofrio) "Aprite le porte
all'Immaginazione, c'è un mondo oltre la quotidianità" M., I 64 Enigmi,
Sperling & Kupfer, Milano: «Diversi anni fa, in un’intervista, mi chiesero
perché sono vegetariano. La mia risposta fu molto sintetica (e la penso ancora
così): Non mangio animali. Non riesco a digerire l'agonia». La Repubblica (Michele Serra); Il Riformista
(Luca Mastrantonio); Il Venerdì di Repubblica (Schisa) Il Gioco dell'Eroe, Il Punto d'Incontro,.
Libro/CD con prefazione di Battiato Il
Gioco dell'Eroe Gianluca. Scena del film ove compaiono e A. Jodorowsky (yout ube) La Via dell'umorismo, Il Punto d'Incontro,
Vicenza, La Stampa (Il Premio è stato conferito dalle autorità della Repubblica
di San Marino con la motivazione: «Lo scrittore che ha costruito attraverso la
sua produzione e l'attività del Centro di Filosofia Comparativa di Rimini ponti
di comunicazione tra le antiche saggezze d'Oriente e d'Occidente,
attualizzandone, in teoria e in pratica, il loro messaggio filosofico,
psicologico e spirituale per l'uomo contemporaneo»). Gl’altri premi sono stati
conferiti a: Battiato (Musica), Jodorowsky (Teatro), F. Mussida (Arti visive),
S. Agosti (Cinema), M. Gramellini (Giornalismo), Gabriele La Porta
(Televisione). Sito ufficiale di
Gianluca Magi (in cinque lingue) Incognita ◦ Advanced Creativity
"Psicologia transpersonale. Che cos'è?" Video Lectio brevis riflessionisul Senso della vita su
riflessioni. Gianluca Magi. Magi. Keywords: l’uso delle parole, il mistico,
‘implicatura comparativa’ mistico, scuola di mistica, l’uso di ‘scuola’ mistica
-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magi”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Magnani: l’implicatura conversazionale
della linea e il punto -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Sannazzaro de’ Burgondi). Filosofo
italiano. Grice: “I like Magnani; he has
written about conceptual change, which I enjoyed!” -- Grice: “I like Magnani;
his treatise on the philosophy of geometry is brilliant!” -- essential Italian philosopher, not to be
confussed with Tenessee Williams’s favourite actress, Anna Magnani --. Insegna a 'Pavia, dove dirige il Computational
Philosophy Laboratory. Dedicatosi allo studio della storia e della
filosofia della geometriai, i suoi interessi si sono poi rivolti all'analisi
della tradizione neopositivista e post-positivista. Si è poi dedicato al tema
della scoperta scientifica e del ragionamento creativo. Studia tematiche
riguardanti il ragionamento diagnostico in medicina in collegamento con il
problema dell'abduzione, presto diventato fondamentale nella sua ricerca. La
sua attenzione si è anche indirizzata verso il cosiddetto model-based
reasoning. Fonda una serie di conferenze sul Model-Based Reasoning. Trattai
problemi di filosofia della tecnologia e di etica, rivolti anche al tema
trascurato in filosofia dell'analisi della violenza. I suoi interessi di
ricerca includono dunque la filosofia della scienza, la logica, le scienze
cognitive, l'intelligenza artificiale e la filosofia della medicina, nonché i
rapporti fra etica e tecnologia e tra etica e violenza. Ha contribuito a diffondere
il problema dell'abduzione. La sua ricerca storico-scientifica ha riguardato
principalmente la filosofia della geometria. Dirige la Collana di Libri SAPERE. Opere:
“Conoscenza come dovere. Moralità distribuita in un mondo tecnologico”
“Filosofia della violenza” “Rispetta gli altri come cose. Sviluppa una teoria
filosofica dei rapporti fra tecnologia ed etica in una prospettiva
naturalistica e cognitiva. Note Web Page
del Dipartimento di Studi Umanistici
Computational Philosophy Laboratory Web Site [Cfr. le varie pagine dedicate a questi convegni
in//www-3.unipv/webphilos_lab/cpl/index.php Computational Philosophy
Laboratory], Dipartimento di Studi Umanistici, Sezione di Filosofia, Pavia,
Pavia (Italia)] Sun Yat-sen Award Cerimonia
Book Series SAPERElesacademies. org. Edizione cinese:
Philosophy and Geometry Morality
in a Technological WorldAcademic and Professional Books Cambridge University
Press Abductive Cognition Understanding Violence The Abductive Structure of Scientific
Creativity Author Web Page Handbook of Model-Based Science Logica e possibilità, su RAI Filosofia, su
filosofia.rai. Filosofia della violenza, su RAI Filosofia, su filosofia.rai.
Grice: “Philosophy of geometry, so mis-called – I call it the theory of the
line and the point – always amused me since Ayer misunderstood it in 1936!
Hoesle and Magnani prove that it’s less geometrical than you think!” -- Lorenzo Magnani. Magnani. Refs. Luigi
Speranza, "Grice e Magnani," per il Club Anglo-Italiano -- The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Grice e Magni: l’implicatura conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo italiano.
Grice: “I love Magni – He has gems like ‘Petrus is Petrus’ – I’m talking about
his “Principia et specimen philosophiae” – The titles for the chapters are
amusing, and he refers to ‘ratio essendi’ – and other stuff – *Very* amusing
--.”Figlio dal conte Costantino Magni e da Ottavia Carcassola, si trasferì a
Praga. Entrò nei cappuccini della provincia
boema a Praga. Insegna filosofia entrando, grazie al suo insegnamento, nelle
grazie dell'imperatore. Presto fu eletto Provinciale della Provincia austro-boema
dell'ordine e divenne apprezzato consigliere dell'imperatore e di altri
principi europei. Il re Sigismondo III gli affidò la missione cappuccina nel
suo paese. Ferdinando II lo inviò in missione diplomatica in Francia. Fu uno
dei consiglieri del duca Massimiliano I di iera. Dopo la battaglia della
Montagna Bianca, sostenne l'arcivescovo di Praga Ernesto Adalberto d'Harrach
nella cattolicizzazione della popolazione e nelle riforme diocesane. Prese
parte in nome dell'imperatore ai negoziati con il cardinale Richelieu sulla
successione ereditaria al trono di Mantova. Divenne consulente teologico nei
negoziati per la pace di Praga e missionario apostolico per l'elettorato di
Sassonia, Assia, Brandeburgo e Danzica. Riprodusse a Varsavia di fronte al re e
alla corte l'esperimento di Torricelli usando un tubo riempito di mercurio per
produrre il vuoto. Riuscì a convertire il conte Ernesto d'Assia-Rheinfels
e sua moglie. Dopo che l'Praga venne affidata ai Gesuiti, entrò in
contrasto con i gesuiti, che lo fecero arrestare a Vienna. Rilasciato dalla
prigione per intervento dell'Imperatore e tornò a Salisburgo, dove morì quello
stesso anno. Frutto della sua polemica con i protestanti è “De
acatholicorum credendi regula judicium” in cui sostene che senza l'autorità
della Chiesa, la Bibbia da sola non era sufficiente come regola di fede per i
cristiani. Trata lo stesso argomento in “Judicium de acatholicorum et catholicorum
regula credenda”, le cui debolezze argomentative scatenarono la contro-offensiva
dei protestanti. Si occupa di metodologia, logica, epistemologia, cosmologia,
metafisica, matematica e scienze naturali. Rifiuta i principi
aristotelico-scolastici, ispirandosi alle dottrine di Platone, Agostino e
Bonaventura. Altre saggi: “Apologia contra imposturas Jesuitarum,” “Christiana
et catholica defensio adversus societatem Jesu,” “Opus philosophicum,” “Commentarius
de homine infami personato sub titulis Iocosi Severi Medii,”:Concussio
fundamentorum ecclesiae catholicae, iactata ab Herm. Conringi, “Conringiana
concussio sanctissimi in christo papae catholici retorta,” “Echo Absurditatum
Ulrici de Neufeld Blesa” “Epistola de responsione H. Conringii” “Epistola de
quaestione utrum Primatus Rom. Pontificis, “Principia et specimen philosophiae,
Acta disputationis habitae Rheinfelsae apud S. Goarem, “Organum theologicum”; “Methodus
convincendi et revocandi haereticos”; “De luce mentium”; “Judicium de
catholicorum ei acatholicorum regula credendi, “De atheismo Aristotelis ad Mersennum,
Demonstratio ocularis, loci sine locato:
corporis successiuè moti in vacuo, Bologna, Benatij. Vedi la voce nella
Enciclopedia Italiana. J. Cygan, “Vita prima”, operum recensio et
bibliographia, Romae, “Opera Valeriani Magni velut manuscripta tradita aut
typis impressa, «Collectanea Franciscana», A. Catalano, La Boemia e la ri-conquista
delle coscienze. Harrach e la Contro-Riforma, Roma, Storia, M. Bucciantini, La
discussione sul vuoto in Italia: Discussioni sul nulls, M. Lenzi e A. Maierù,
Firenze, Olschki, A. Napoli, La riforma
ecclesiastica in Boemia attraverso la corrispondenza della Congregazione de
Propaganda Fide, Centro Studi Cappuccini Lombardi, Biblioteca Francescana,
Milano. Relatio veridica de pio obitu R. P. Valeriani Magni, Lione, Ludwig von
Pastor, Storia dei papi, Roma, Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, M. Bihl, G. Leroy. Ad universam Philosophiam. De Ordine &Jl)lo
Dottrimt. Oftii Theophilc nullum entium affitmiri de alio ente, fed fingula
negari de singulis quae verd affirmantur de entibus non lunt entia, sed
habitudines, quae intercedunt entia. Ego enim illa duntaxat nunc upaui entia, qu3e
per al iquam potentiam pofluni efTe, 6c intelligi, feorfum abomni
alioente. Harum habitudiuum,
ut docui, aliae funtiden: itatise (Tentiae, ut, “Petrus est Petrus”. Alias
identitatis rationis, ut “Petrus est Paulo idem m ratione naturae humanae. Demum
aliac funt efle aut principium, aut ter- n)inumalicuius motus – vt: “Petrus
generat”, “Paulus generatur”. Ex quibus duntaxat potest demonstrari et existentia,
et natura entium.Verum non sunt negligendae reliquae: Ille,enim, qua: referent identitatem
essentiae sive affirmatam, sive negatam, inuoluunt Frequenter niotum nostrae
rationis a cognitione imperfecta, ad perfectionem: v.g huius propositionis,
“Homo est animal rationale”. Praedicatum licec sit identicum subiecto, ipsum
tamen explicat diftin&ius. Qux autem
consistunt in identitate rationis, sive affirmata, sive negata, coordinant
cognoscimentum et praedicamenta, & in omni di- £lione, iudicio, ac
ratiociatione praetendunt terminos, qui ab identitate rationis, communi
pluribus entibus, denominantur universales. Et licet eiusmodi identitatesr
ationis non inferantur syllogismo, sed cognoscantur sola collatione, seu
comparatione terminorum, cognitorum aut immediate aut mediante illatione: tamen
hae habitudines tum fubeunt illationem, cum ex identitate rationis
affirmata, aut negata de duobus principijsali cuius motus, infertur
proportionalis identitas rationis, inter terminus illorum motuum, v.g. Quae est
ratio entitatis inter Petrum et Paulum, ea eft mter filios Petri et Pauli.
Quoniam vero in primo libro de per se notis, per didboncm connexam ordinavi in
cognoscimento, & praedicamentis entia per se nota: coordinationem graduum
entitatis, nomino cognoscimentum, & A per iu* X
2 Vakriani M. per iudicium conncxum exhibui in clau^diftin &asomnes
entiurn per se notorum pra:cipuos motus per se notos, quorumillos.
quos quifquc confcit in se, ennarraui (atis accurats, inlibro
demeicon- lcicntia: fupercft, ad complementum appararus philosophici. exhibere
illas propoauioncs. quarum veritasnon dependeat abentium cxi- ftentiajeda
rarionc a?tcrn^ > & incommutabili, cuius modi debent cf- fe
i!la?,qutfin syllogismo denominancuc maiores: Minores enimper se nota propoliciones,
exararaz in cra#atu de per se noris , habenc ve- rit3tem,pendulam ab exifteruia
Ennum; v. g. Luna mouetur, qua? , fi corrumpatur,inducit Falfiratem
iliius propofitionis, Ac vero hxc: Id, quod mouctur, neceiIari6 movetur
ab alio : eft vera,tametfi corrum- pancuromnia mouentia &
mobilia. Harum vero propofitionum incommutabilium funt innumera nequecft
vllaclfYerentia motus, quaenon sibi vendicetpropiias vericate'S mcommutabiles: puta
has.Id, quod Loco-movetur 5 neccessari6 Loco movetur ab alio: ld, quod
alteratur, necelTari6 alteratur ab alio; U> qnod generatur, neceflano generatur
ab alio. Veium hae omnes deriuanc (ibi incommutabilitatem ab hac: Id quod
mouetur, neccessariu mouecur ab aho>oporcetergo congercre invnum
craclacumillasim- fnutabilium,quas nulla ipccialis pars philosophiae
pcrcra&ac, quatenuSjvbiv.g. ventum ficad tra&a cum de generatione.
Ha?c, fd, quod geiif ratur, neceflario generatur ab alio demonftracurperhanc
: id, <juod mouetur, necefl.ui6 mouetur abalioj quae supponatur dcmon-
(trata m ipfo vestibulo Philosophia?,ica vc non fic opus in vllo ratiocir
nco repetere demonftiacionem fadtam. Hiccrgotra&atus comple&iturhas
propositiones ajternas, & ir>» commucabiles>in quas neccirario
refoluancur omnes lllacioncs. quas habebir,& habere poteft vniucrfa
philosophia: has nuncupaui Axiomata, & licniiTec denominarc Maximas, veluc,
quac influanc vim iliatiuam propofitionibus
maioribus. Exordioraucemtraclatum ab habitudinibus idcmitatis
elTentiar, deinde profequar illas,quac funt efle pi incipium &
ccrminum motus, casvero, quae funt ex idcncitareracionis, poftrcmo loco commemorabo.nimirum
ilIas, quacafficiunc motum: mocum, in quam, icalem cx quo duntaxar
argumentor entium exiftencias & nacuras. Scd veiitus, nemeusftylustibi
vfquequao^ue probccur, voloprius ^cxcufareilla. qu^forcaflis exiftimabisnofacii
congrua fini,mjcintcdo Obijciturprimo loco oblcuritas, quxfuperec vulgarem
conditionem, j4xiowata S ncm rhilofophantiura. Respondeo, quod obscurafas
obuenit vcl ab obie&o, ve! a ftylo (cribentis. Meum stylum audafter
dico tam darum quam quicflepoifitnatioenimfcribendicum clarirate est mihi
& rco- peccisfima, et familiaris.cxcerum grarulor philosophiae
obfcuriracem ab obie&o,quae aiceac plerofque ab hoc ftudio, qui Reipublica:
vnlius opera,& aecace impendent in agro>in mechamcis^in bcllo
& iimilibus Laudatur pasfim rraditio do&rinae per quarftiones , quae
rnouentuc de (uL,ie&o alicuius fcicnciae>placecque numerata
partino earum.Hanc methodum refolutiuam Ego non adhibeo, fed compofiriuam
: Haec enim exordicur a nonslimis & prarcendens lucem eacenus partam,
reuelat semper obfcuriora : qui verdmouec quxftionem,obijcit tene-
bras,quas fubmoueac,(olucndo qua^ftionem propofiram. Uli,qui per
qusftiones cradunt lcientiam,ducunt argumenta ex om- nibus locis
diale£ticis:Ego proiequor lineam mocus , tfnde dunraxac infero enrium
exiftencias,tSc nacuras,ijsargumcncis, quadola poflunt efle
dcmonftrariua,quarue,adnumerata Diale&icis , digniratem pro- priam
peflundant Memineris vero, Theophile, argumentum, quod inihi est demonstrativum,
alicui fortasfis vixerit probabile:(untenim plerique, quibus opus fu
pharmaco magis quam syllogismo. Quoniam vero motiu func fubordinati >
demonltrationes anrece- dentesnancifcuntur,maiorem certitudinem , &
euidentiam a lubfe- ouentibus:fcilicer > exiftencia,& natura primi
mouentis confirmatur^ iecundis,alijfque fubfequentibus. Hxc
conditio ratiocinancis ex motu,e(t oppofita illi,quae ducitur ex nacura
Quanti difcreci f 6c continui, nam in Mathematicis vix aliqua
demonftrationum anteccdentium pendec a iubfequenti- bus.
Tibiver6,legentimeostra£htus , occurent frequenter nonnulla
amcnegle&a , qiu? tuo iudicio debuiflenc dici; ied fcuo mehorrere
confufionera,vcl minimam,mareriaium>quas fuis locis deftinaui rra-
£Undas;Ide6,Licet fciam mulcum lucis acceflurum rci , quam expo- no.fi eo
loci cognofcacur aliquid,alio loco referuarum , ramen id fe- pono,&
pra:ftoloL loco congruo do&rinam,qua: no debec anticipari. Nil
pono moieitius obueniet cibi m m ea Philofophia, quam quod fcpono
obiediones manifeftas,dn#as ab exiftencia reru contra con-
clufionnsillacasa racionibusanernis,v.g.infero mouentem non pcfle
quietcece in termino trafeuntcqui fu fibi iCqualis in entitate.Cui co-
clufioni videcur aduerfan expeucua omniu generaciu fibi fimile in na- A i
wraj, - r" — ta....\....^x V
zlcriam M. tttra^fed (tperpendasfolutiones eiufmodi obiedlionurnj facile intelli-
ges eas^fi anteuertantur , neceflai io (us deque conuerfuras vmuerlam
Philosophiam, fine quarlira evidentia. Ponofi vim a.gumenti con-
clufionisillataealTequans facile inteliigcsrcrum exiftennas, &naturas
dependcrea rationeaetcrna.a.rumpra in fyllogifmo.&fupponeslatere
aliquid in entibus concretis,vndecaptas occafionem errorrs.
Confulcoabftineoa quamplurimis, quce alioqum magna conten-
tionecontrouertuncurintei Philofophos , fi tamenhzc ncghgentu non
detrahatfcientia^quamprxtendo : Commemoroadexempkira differentiam
interdiftin&iones formalem*rationis ratiocinat*e,&mo-
dalem.Eiufmodi enim contenrione.splunbus feculis agirarae, non ha- bent
momentum ad veritatcm quaefuam,quod pofcat dispucationern zuternam. Non
infero ex conclusionibus primo illatis, reliquas omnes, qur inferripoflunt
ed illas duntaxatj quae cx ponunt natura mcntis, quoi
fub»jciturratiocinio : immopleraquc rranfilio, quxexdcmonftrati* non
obfciueprodcuntinlucem. s :
DemumnouerismenondocererespervocabuIa,fed res, confue- ta oratione
declaratas, significo per vocabuU vfitata,fi Hippetant , vci adhibeo aha
ad placitum meum. Capvt ir. -dxiomata ex identiutt
ejfentiali. Ursauternpr^miffisaggredior habitudincs identitatfs
eflenti». A Afeddebeopnusaflignarcrationem communem omnibus cnti'
bus quatenus hxc dodnna fit vniuetfal.ffima, Nofti Theophile. fpecierum.
quascognolcituri adhibcmus . jffiW eflc lenfib.les a . as
imag.nabiles.ali.. intelligib.tes/ enlib.lcs refeW aliquod lenfib.le.non
lolum quod aftu exiftat.fed & quod fi, p S n t.ffimum fent.ent.: At
vero imaginab.les. &,nrelh#b,lcs r-fe r ..m . J nutum, magmantis
&intcllige. Hisnonrolumentia ^uexiftem praefenua.fed abient, a,pr^erita,futura,poffib,),
a , ac dcmum ab ft ra Exphcaturuserg Rationem communem
omnibusentibus eim affignaredebeo. quxaffirmetur deentibuspr. sentibus
affirmVk dc pwtcri^affirmabitur defuturis , affirmaretur de
poflibSus^f! Tcnirenc X
jixiomata S venirent ad a£tum,qu#ue affiimatur de his, qux
inrelliguntur, abftra- hendoabimentione praeteritorum praefentiumjfuturorum^
ac pofli- bilium. Dicoigitur Ensefleid, quod exerceta&um
eflendi, vt v.g amans c(l id,quod exercet adtum amandi: Ctrm cogito
Theophilum, coguo id ; quod cxercet a&um eflendi Theophilum. Leo
exercet a&umel- fendi Leonem & quodlibet entium exercct a&urn
eflendi feipfum,fe- cundum praecifam entitatem vniufcuiufque, ita vt Ego
, quinon fuin Theophilus, non poflim exercere a&um eflendi
Theophilum: nec Leo poteft exercereadtum eflendi hominem. Qnaproprer
ratio , communis omnibus entibus, abftrahit ab omni fpeciali exercitio
entitatis : ita vt nuila fit,aut poflit intelligi communis omnibuscntibus
, quam quae nuuraliter concipuur ab omnjbus , quaeue habetur in ipfo
communi vocabulo.£«i:nimirum.id.quodaaumeflendi autexercet,
autexer- cuit,aut exercebit,aut potelt exercere,concipitur vt Ens, quod
aut eft, aut fuit,aut ent,auc efle poteit. Seclufa (citra negadonem )
omni praecisa rationeentitatis vllius. Itaque id, quod non exercet actum
eflendi, non est ens. Pneterita non (unt.fed fuerunt entia. Futura non sunt/ederuncemia.
PofTibilianonlunt/ edpofluntefle entia, &confequentcmil ho-
r»meflens. Ens vero abftraftum ab intentione praefentis, prarteriti ,
futuri, &C posfibi!is,denotat praedicata cflentialia Entis,mter ,
quae nil eflentiali- us ipfo exercitio eflendi. Porio Gntiopponicur
Non Ens,quodeft inintelligibile noncom- teIle&o Ente: quienimdormiensnilomnium
cogitat, non ideoin- tclligit Non-Ens,quia nil entitim intclligat. Qm
autem , int?Heclo Ente,intelligitnilcfletefidui,tiensccirecab aaueflendi
, isdemum intclHgit, feucogitatNon-Ens. Quaproptcr dico, Rationem,
communem oronibus enubus, elie Rationcm Non-Entis, fi, poiitiua
intelleaione, intellicatur sublata: scilicet Non Ens est ens coguatum, vt
ceflauit ab a&ueflendt vel qua - tenusnonvcnita4 aaumexiftcndi.
VerumNon-ens habetfuasd.t- fcrentias,& quidcm plures.has pcr ordinem
narrabo , exorfus a mim- ma Nonentitatcvfquead maximam.
Lapis, cxpeiscaloris,noneft calidus, arpotcftcalcre, fceatenusdi-
<icorcaiidiKin pocentia. Eflcensin potcntia cft minimus gradu*
m M. Nan-E ntitatis:nam id,dequo negatur
caIor,eftens,tametfi Non-ca* lor fit Non- Ens:non tamen lapidi cfl mcrum
Non-Ens, quandoqui- dem lapis potcft efie cahdus. Lapis non eft
vifiuus colorati,nec poteft efle vifiuus : Non eflr vifi-
uum.nccpofleefle vifiuum,eft Non Ens:at verd h*c negatio pocen* i\x
vifiua? , eft de lapide^qui eft pns;ita vt, lapidem non efle vjfiuum, non
fic mcrum Non-Ens. Socrates ccrto certius generabit filium; quifilius eft Non-homo:
non tameneftfic Non-homo.vtfunt Non homines illi , qui nonerunt. Sed est homo futurus.
At vero sunt alh , qiuceflcpoflunt.ncc ta- menerunc;quotfunt
animantium,quotex hominibus,qui poflent gc- nerarcfilios. ncctaracngcncrabtint?
Haccnon funtcntia fucuta, fed denominantur posfibilia,qua: magis recedunt
ab entitatc, quam quod sunt futura. Entibus possibilibus proxime
accedunt entia prastcrita : h*c enim fic non funt,vt nequeant efle ; nec
tamen deficiunc ab omni encitatc, quandoquidem fuerunt aliquando.
Denique illa quae neqne (unt,ncque erunt ; neque fuerunt, nec esse
pofliint videntur esse mera non entia.-puta corpus re&ilincum bian-
gulareiid enim imposfibilc eft eflc, fuifle,aut fore. Non-cntium
autem quaedam intelliguntur oppofica negatiue alicui cnti prxcifo,ac
fignato. Vnicum vero Non-Ens incclligicur oppolitum negative omnibus entibus absolutc
confideratis Si ribi oppono ncgatiu Non-Ens,id Non entitatis,nuncupatur
Non-Theophiius- Cuiulmodi fonr Non-Pcti us, Non-hic Leo, et a!ia
innumcia. Non- nsautcm oppofuuiuomnibusenribus.abfolutcconfidcratis
nun cupatur nihil. Porro intell.gereaut confiderare prxfata Non !
Entia cftcautelaamulnphcibus, grauis fimifquecrroribus. proucnicoiibus
ex confufa sub.eaione, & predicationc huiulccmodi Non-Ennunv a quibus
tibi caucbis haud d.fficulcer, f, nouucris accurat8 . qu* (uh * lungo. ^
* iUU V.x est aliqua differentia non cnritntis, qaamnon folcamus aut Lapis
non est, fc J potcft eflc calidus,' d nuncupatut E W in potcn- cun
L d U P m g Td. eft ' ""P 0
linsi posfibncfc. Anti- Jlxionuts 7
Antichristus efl furuius , dicitur Ens fumrum. Filiusi ; em non
cognituri mulierem, dicitur ensposfibile. Abraham fuit homo dieitur Ens praereritum.
Corpus reiiilineum biangulare dicitut Ens abfolute imposfibile
Non-Theoph:Ius dicitur Negatio vniuscntis. Nihil, dicitur, Ncgario omnium
entium. Porr6 nil horum por eftcfFc< aut subjectum aut praedicatum
reale, fi exciptas ens in potentia , & ens imposfibile secundum
quid:Iapis e- nim, quiaftirmaturcaIidusinpotentia, quiue abfolute negaturvift-
uus. Eft ens. Cetctum nil cntis eitquod
fubijcias reliquis Non-entibus, quod per singular exempla demonstro.
Anti-Christus est futurus. Anti-Christus stat loco subiecti, qui in eadem
propofulone supponitur Non- ens,cum aiTeratur futurus. quocirca fubiedtum
illius propofitionisnon est ens. Eadem
est conditio huius. Filius Petri, non cognituri mulierem, est possibilis. Scilicet
subjectum illius propofuionis non est ens, sed poteftetfe ens, vt
fupponitur, haec etiam Abraham fuit Homo: Habet fubiectumj quod fuppomturnoncfie,
fed fusse Ens : dc- naum ifta: Corpus reSiIineum
biangulare eft imposfibile , non fu bijcit en<\ cum in ipfa propositione
afteratur non folum Non ens.led Sc cfie im- posfibi)e,quod fu cns:Cauebis
crgo ubi a multiplici er rore,fi lupra di- dum confuetum modum enuntiandi
ndh:beas conlcius,ennumerata fubie&a di&arum propofitionum non
erte entis. His ergo eatenus explicaris, staruo primas propositiones universalissimas
formatascx Ente& Non ente, abftradasab omni difte-
rentiaentitatis. Vidcote'1 heophiIum,&tuaccuratcin fpecT:us
enuntias v.gde te ip(o,quodfis coloratus, quod fiscerta figura
determinatus, quae propositiones non sum illatae l et tamen dependent a te, ut
a termino simpliciterdiiao.quiaccurareinfpeaus de se enuntiar prasrata, et
aha eiufmodi. Verum hoc loco non ccnfidero habitndmcs, quarinter-
ccdunr terminos realiter diftinaos, sed eas duntaxat, quas nos comminifcimur
inter ens, relatum ad lemet ipsum, et ad non ens, cumcnim priroum, quod
obiediue cadit in mentcrn nostram, fitcns, ftlfl M. fit
Ens, fiid simpliciter dictum, seu apprehensum, referarur ad femet ipsum, fefe
pertinacifiime enuntiat, acrepetit Ens. Unde habemus hanc propositionem. “Ens
est ens.” Qux est prima omnium per se notarum incommutabilium, non solum
quia non sit lllata sed etiam quia non sit enuntiata, aut exarata abaho
termino simpliciore, a nobis accurate in(pe&o. Ex hac propositione habetur
haec. “Non ens est non ens.” Quae est notisima, citra ullam illationem:
ignorarem tamen illam fi nelcirem hanc Ens eft ens. Porro quod ensfit
ens,^£quipollere videtur huic. Ens est se ipsum. Hinc vero fubinfero
alias propositiones:Vnam ex eo, quod ens est ensi in numeras ex eo, quod
ens sit se ipsum vfic ergo argumentor; Hoc, “Ens est ens.” Ens vero
est impossibile, fit Non-ens: Ergo hoc ens non est Non ens. Hoc Ens est
se ipsum: ld autem, quod est se ipsum, impossibile est sit ullum aliorum
entiu. Ergo hoc ens non est ullum aliorum entium, scilicet: Hoc: “Ens non
est ens”, nunc upatum A.nequc ens nunc upatum E, neque vJlum aliud, ex
omnibus,quae exiftunt. Quoniam vero enri, vniuerfalisfime confiderato, licet
fubfumere quotquot funt entium cxiftentium6c exindeformare
propofitiones, & ilIanones, prasfatis analogas, uno exemplo commonstro,
ut ld fiat. “Theophilus est Thcophilus.” “Theophilus est se ipsum.” Hmc
fic argumentot “Theophilus est Theophilus” Id quod eft Theophilus imposfibile
eft. sit simul non Theophilus. Ergo Theophilus non est simul non Theophilus.”
“Theophilus est se ipsum.” Id, quod est se ipsumi impossibilc est, sit vllum
ahorum cntium. Ergo Theophilus non est vllum nlioium cncium.
Scilicet Theophilus non ctl Pctius; non hic Lco, non hic lapis,
non vllumaliorurn cntium. Quoddixidc Theophilo, idv erificatur de
quocunquc alioente, quo Axiomata quomodo libet confidermo. v.g.
Ens ad tu est enfac5 Hi ; est re ipsum. Ens m porcnua,cft cns in porcntia, elUe
iplum. i. urrens elt curtens, est se ipsum. Quin iramo aufim diceie Non ens eft non-ens.est se
ipsum. Sic enim argurnentor Non-Ens est non-ens At Non-ens est impossibile
fu Eus Ergo Non ens non est Ens. Non Theophilus est non Theophilus, At non Theophilus est
impossibilc quod sit non-ens, aliud anon Theophilo. Ergo Non-Theophilus non est
non-ens, aliud a non-Theophilo. Neque bexiftimes harum propositionum
luillum ef cvsum in Philosophuv. tu iple ex pericris freqnent! flimum, £ximiumque
solatium ex-c- uidentiflima incommutabiluatehuiul modi propohuonum:
faepius enim infertur condufio tam recondita, tantique momenti in PHILOSOPHIA, vt
trepidi exhibeamus noftrum aflinfum. Verum
conie&i incam necessitatem qucc nos compellat, aut aflentiri
illatfe conclusionem, aut negare ens esse se ipsum, inttepidi aflentimur
illatae conclufioai. Ni> Haenimeftillatio, quae vimillatiuaranon fibi
derivet ab hacptopofuione. “Ens est ens.” Id uno syllogismo ostendo
Luna loco movetur Id, quod-loco mauetur, neceflari61oco-inoiieturabaHo:
Ergo luna Loco movetur ab alio. Quod Locob meueatur, cernisoculocorporali,
quod vcro Ens loco-motum incommutabiluer moueatur ab alio.cernis oculo
mentali. lraque pr^bueris assensum duabus illis prasmiflis, & tamen
trepides af- feiuui conclusioni, cogeris praebere affcnfum, fi
animaduertas, ex negata conclusione, et conceflis premissis necessario sequi, Lunam
simul moveri et non moveri. Quod moveatur supponitur in minore: quod
loco morum neceflario moucaturabalio,concediiurin maiore. Ac impossibile est
junam moueri Localiter, & non moueri locabiliter, si non sit possubiIe,
Ens simul esse ens, & Non-ens.id sctb est impossibilccum ens necessario sit
ens. Hoc confirmatio cuiuscunque illationis dicitur a Philofophis
probatio pet impossibile Itaqueens quod cunquc simpliciter dictum fefc ex
erit in propositionem hanc identicara. I o VtUrUni Mtgni Ens est Ens; Ens est se ipsum Ex
quibus citra illationem habemus has, “Non ens est non ens.” Non-Hns.eft fe ipsum
I:x quibus qualitcrcunqjtc ratiocinando habcmus has, Ensnondt Non
Ens Non Ens non eit ens Habes ergo Theophilo ex rarione, comrauni
omnibus entibus, unam primam, vniuet falisfimamque propolirionem,
incommutabilem, per se notam, ex qua ratiocinando intuli alias. At vero nulla cearumillationumfunr reales, quandoquidemhabitudo,
aut affirmata, aut neg3ta, non est realis. Negata non est realis, quia
non negatuc habitudo vlla, sed ipsum Ensdealio ente: Habitudo autem non est affirmata
non est realis.-nam termininon sunt realiter distin- ens cthpraratae
enim habitudines affirmatae, funt habitudines identitatis, inquibusens,
vt fubijcitur, non diueifificatur afe , vt praedicatur. lllx enim propolirones
, quas in Logica denominavi identicas, non fuiil i eales, immo nec sunt
propofuioncs, sed dnftiones. Ut enira is, qui dicit, fecernit ens dictum
a rdiquis entibus, fic qui statuit lllud ipsum Ens clTe se ipsum et: non esTc
ullum aliorum entium, concipic ens catenus cognitum, velut sit indiuisum
in fe,& d uifum ab alijs, jicl vero nolTe de aliquo cnte, est dicere
ens illud. Non tamen inuoluo dictioni mdicium, fcdaio, iudicium de illis propositiombus
non esse realcjecquidem icio eiufmodi affirmationes & negationes elle
notitias intellectuales entium,cognitorum infra intelledioncm ed hanc distinctionem
reieruo in alium locum. Grice e Grice, Grice ha Grice, Grice izz Grice, Grice
hazz Grice. Valeriano Magni. Magni. Keywords: implicatura. Luigi Speranza,
“Grice e Magni: ‘Paolo e Paolo: assiomi e principi metafisici” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Mainardini: l’implicatura
conversazionale del popolo romano di Livio – filosofia italiana – il consorzio
degl’eroi -- Luigi Speranza (Padova). Filosofo italiano. Grice:
“Padova tries to institute the ‘regnum’ as between Aristotle’s ‘polis’ and the
modern ‘stato,’ but in which case, we wouldn’t call it ‘politeia’ anymore!”
-- Grice: “When I studied change I
focused on von Wright – but then there is Padova and his ‘grammatica del
mutamento’!” Nato da una
famiglia di giudici e notai – il padre: ‘di Giovanni’ -- che viveva vicino al
Duomo di Padova, completò i suoi studi a Parigi dove fu insignito dell'autorità
di rettore. Il tempo trascorso a Parigi influì moltissimo sull'evoluzione del
suo pensiero. Gli anni parigini furono molto importanti e fecondi per
l'evoluzione del suo pensiero e la visione dello stato di corruzione in cui
versava il clero lo portò a diventare anti-curialista. A Parigi incontrò
Occam e Jandun, con cui condivise passione politica e atteggiamento di
avversione verso il potere temporale della Chiesa. Con Jandun rimase legato da
grande amicizia e assieme a lui subì l'esilio. Mainardini dopo le sue
dure affermazioni contro la Chiesa venne bollato con l'epiteto di “figlio del
diavolo”. Mainardini si trova a Parigi quando si sviluppò la lotta tra
Filippo, re di Francia, e il Papato. Tutto ciò, assieme al vivace contesto
culturale in cui si muoveva, lo portò alla compilazione della sua opera
maggiore il Defensor Pacis, l'opera cui deve la sua fama e che influì
moltissimo sia sul pensiero filosofico-politico contemporaneo che su quello
successivo. A Parigi sperimentò una monarchia decisa ad accrescere il
proprio potere e la propria autorità su tutte le forze politiche centrifughe
del momento ivi compresa la Chiesa di Bonifacio VIII. Diventato consigliere
politico ed ecclesiastico di Ludovico il aro lo seguì a Roma in occasione della
sua incoronazione imperiale e qui fu nominato dallo stesso Ludovico vicario
spirituale della città. L'incoronazione imperiale avvenne ad opera del popolo
romano anziché del papa inaugurando, così, quella stagione dell'impero laico
che Mainardini vagheggiava e che avrebbe aperto la strada alla laicizzazione
dell'elezione imperiale e alla cosiddetta Bolla d'Oro di Carlo IV di Boemia. Con la Bolla
d'Oro fu eliminata ogni ingerenza del papa nell'elezione imperiale diventando
così un fatto esclusivamente tedesco. Fu ancora con Ludovico quando questi si
ritirò, dopo il fallimento dell'impresa romana, in Germania dove rimase fino
alla morte. È del periodo immediatamente antecedente la sua morte la
compilazione di alcune opere minori tra cui spicca il “Defensor Minor,” un
piccolo capolavoro. Si può definire l'opera di M. come il prodotto di tempi in
cui confluiscono la virtù del cittadino, il nazionalismo francese e
l'imperialismo renano-germanico. Il Difensore della pace” è la sua opera
più conosciuta in cui, fra l'altro, tratta dell'origine della legge. Il
suo fondamento era il concetto di ‘pace,’ intesa come base indispensabile dello
Stato e come condizione essenziale dell'attività umana. Si tratta di un'opera
laica, chiara, priva di retorica, moderna e per alcuni versi ancora attuale. La
necessità dello Stato non discendeva più da finalità etico-religiose, ma dalla
natura umana nella ricerca di una vita sufficiente e dall'esigenza di
realizzare un fine prettamente umano e non altro. Da questa esigenza nascono le
varie comunità, dalla più piccola alla più grande e complessa, lo Stato. Ne
deriva la necessità di un ordinamento nella comunità che ne assicuri la
convivenza e l'esercizio delle proprie funzioni. Per Marsilio questa esigenza
ha caratteristiche prettamente umane che non rispondono a finalità etiche ma
civili, contingenti e storiche. Alla base dell'ordinamento c'è la volontà
comune dei cittadini, superiore a qualsiasi altra volontà. È la volontà dei
cittadini che attribuisce al Governo, “Pars Principans,” il potere di comandare
su tutte le altre parti, potere che sempre, e comunque, è un potere delegato,
esercitato in nome della “volontà popolare.” La conseguenza di questo principio
era che l'autorità politica non discendeva da Dio o dal papa, ma dal “popolo,” inteso
come “sanior et melior pars.” In questa ottica egli propone che i vescovi
venissero eletti da assemblee popolari e che il potere del papa fosse subordinato
a quello del concilio. Ludovico il aro Marsilio pone il problema, che
tratterà anche nel Defensor Minor, del rapporto con il Papato e con i suoi
principi politici costruiti. «occulta
valde, qua romanum imperium dudum laboravit, laboratque continuo, vehementer
contagiosa, nil minus et prona serpere in reliquas omnes civitates et regna
ipsorum iam plurima sui aviditate temptavit invadere segretamente, con i quali
aveva cercato, e continua a cercare, di insinuarsi subdolamente in tutte le
altre comunità e regni che aveva già tentato di attaccare con la propria enorme
avidità» (Defensor pacis) Il giudizio di Mainardini sulla chiesa come
istituzione è molto negativo e lo manifesta con la crudezza di linguaggio che
gli è solita quando affronta l'argomento dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa.
Lo scalpore suscitato da questa opera obbligò Mainardini a fuggire presso
l'imperatore Ludovico il aro, con il quale scese in Italia. Il Defensor minor
si colloca fra le opere minori di Mainardini, ma si distingue per la sua
importanza. Si differenzia dal Defensor pacis per essere un'opera più
propriamente teologica mentre l'altra è prevalentemente politica. Lo studio
condotto nel Defensor Minor riguarda la giurisdizione civile ed ecclesiastica, la
confessione auricolare, la penitenza, le indulgenze, le crociate, i
pellegrinaggi, la plenitudo potestatis, il potere legislativo, l'origine della
sovranità, il matrimonio e il divorzio. Il Tractatus de iurisdictione
imperatoris in causis matrimonialibus che Mainardini compila in occasione del
divorzio di Giovanni di Moravia e Margherita di Tirolo-Gorizia si trova
nell'ultima parte del Defensor Minor. Le relazioni tra i coniugi erano
tanto insostenibili che la sposa preferì fuggire. Intervenne l'Imperatore,
imparentato con la sposa, e progettò il matrimonio tra la fuggitiva e Ludovico
di Brandeburgo ma a ciò ostavano il precedente matrimonio e alcuni legami di
sangue. Il “Tractatus de translatione imperii” – “Trattato della translazione dei imperii” -- è un'opera che niente aggiunge alla fama
derivatagli dal Defensor Pacis anche se ebbe una certa diffusione. Si può
considerare questo trattato come una storia sintetica dell'Impero dalla
fondazione di Roma da Romolo (alla LIVIO) fino al secolo XIV. In M. lo
“stato romano” è concepito come prodotto umano, al di fuori da premesse
teologiche quali il peccato o simili. È fortemente affermato il principio della
legge quale prodotto della comunità dei cittadini, legge dotata di imperatività
e co-attività oltre che ispirata ad un ideale di giustizia. Questo ideale di
giustizia deriva dal con-sorzio o concerto civile, l'unico soggetto che può
stabilire ciò che è giusto e ciò che non lo è. Per M. , l'uomo deve essere
inteso come libero e consapevole. Nel Defensor Pacis appare diffuso un
costituzionalismo affermato fortemente nei confronti sia dello Stato che della
Chiesa. È tra i primi studiosi a distinguere e separare la legalita (ius) dalla
moralita (ethos, mos), attribuendo il primo alla vita civile e il secondo alla
coscienza. Mainardini è sempre un uomo del suo tempo, saldamente ancorato nella
sua epoca, ma con intuizioni che ne fanno un uomo nuovo, anticipatore per certi
versi del Rinascimento. La definizione del nuovo concetto di Stato, autonomo,
indipendente da qualsiasi altra istituzione umana o, a maggior ragione,
ecclesiastica è il grande merito di M.. Anche nella Chiesa viene
affermata una forma di costituzionalismo contro il dilagante strapotere dei
vescovi e dei papi. È ancora l'universitas fidelium a prendere, attraverso il
Concilio, ogni decisione riguardante qualsiasi materia di ordine spirituale. Il
nostro autore non teme di scagliarsi contro la Chiesa, a negare il primato di
Pietro e di Roma, affermare la necessità del ritorno del clero a quella povertà
evangelica tanto cara ad alcune sette riformiste di cui lui certamente conobbe
e comprese il pensiero. Lotta contro la Chiesa ma solo per conservarne o
rivalutarne il più vero, autentico e originario contenuto e significato. Quasi
riformista e conservatore nello stesso tempo, riformista là dove è contro la
corruzione dilagante nella Chiesa di quel periodo, conservatore là dove accetta
la necessità di un ordine costituito, della religione, della morale, intese nel
senso più puro. La modernità di M. consiste anche nel metodo della sua
trattazione e della terminologia che usa, sempre stringata ed esaustiva, aliena
da qualsiasi di quelle forme di retorica che era caratteristica degli autori
medievali. Altri saggi:: “Il difensore della pace,” C. Vasoli. POMBA,
Torino, BUR, Milano, Ancona E., C. Vasoli, MILANI, Padova (collana Lex
naturalis; Battaglia F., La filosofia
politica del medio Evo, Milano, CLUEB Battocchio R., Ecclesiologia e politica,
Prefazione di G. Piaia, Padova, Istituto per la Storia Ecclesiastica Padovana, Beonio-Brocchieri
Fumagalli M.T., Storia della filosofia medievale (Bari, Laterza,), Berti E.,
“Il ‘regno’ di Mainardini: tra la civis romana e lo stato italiano,” Rivista di
storia della filosofia medievale, Briguglia G.,
Carocci Editore, Cadili A., Amministratore della Chiesa di Milano, in
Pensiero Politico Medievale, Capitani O., Medioevo ereticale, Bologna, Il
Mulino, Capitani O., Il medioevo, Torino, POMBA, Cavallara C., La pace nella
filosofia, Ferrara, Damiata M., Plenitudo potestas e universitas civium,
Firenze, Studi francescani, Del Prete
D., Il pensiero politico ed ecclesiologico, Annali di storia, Università degli
studi di Lecce Dolcini C., Bari, Laterza, Merlo M., Il pensiero della politica
come grammatica del mutamento, Milano, F. Angeli, Passerin d'Entréves A., Saggi
di storia del pensiero politico: dal medioevo alla società contemporanea,
Milano Piaia G., Mainardini e dintorni:
contributi alla storia delle idee, Padova, Antenore, Piaia G., La Riforma e la
Controriforma: fortuna ed interpretazione, Padova, Antenore, Simonetta S., Dal
difensore della pace al Leviatano, Milano, UNICOPLI Toscano A., Marsilio da
Padova e Machiavelli, Ravenna, Longo, Defensor pacis Defensor minor Tractatus
de translatione Imperii Tractatus de iurisdictione imperatoris in causis
matrimonialibus Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Marsilio
da Padova, su sapere, De Agostini. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. marsilio: essential Italian philosopher. Marsilio
dei Mainardini, Marsilio di Padova. Mainardini. Keyword: il popolo italiano, consorzio
conversazionale, difensore della pace, leviatano, allegoria del buon governo –
allegoria del buon governo, Livio, Romolo, Machiavelli -- Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Mainardini" per il Club Anglo-Italiano; Luigi
Speranza, “Grice e Mainardini – la massima del consorzio conversazionale.” –
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Grice e Malfitano: l’implicatura conversazionale dei
quattro – il complesso sociale -- filosofia
siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo italiano.
Grice: “Malfitano, like me, is an emergentist – each ‘complesso’ grows
(cresce) and the ‘complexity’ is thus best characterised as ‘crescente,’ –
Malfitano uses ‘complexities’ in the plural – a theory of ‘complessita
crescenti’ – The whole point is that you get from one complex to the other.” Grice:
“I like Malfitano. His theory of ‘complessita crescente’ is admirable: he
distinguishes various ‘complesso’ – the material (subdivided into atomic, and
the ‘crescente complessita’ of the molecular), the biological complex (which
comprises the complex of the tissue, and the complex of tthe articular), the
social complex, i. e., the human being
in his inter-subjetctivity -- nd the ideological complex, the abstracta –
ideation, cognition, and conviction – there is a superior geometry, too!” Nacque da Carmelo, commerciante e navigatore, e Santa
Veneziano. Era l'ultimo di sette fratelli. Frequentò il Liceo Classico Tommaso
Gargallo, dove iniziò a nutrire l'interesse per la materie scientifiche. Già da
giovanissimo frequentava assiduamente una nota farmacia del centro storico
della città natale acquisendo notevole interesse per la chimica e la
biologia. Si iscrisse dunque alla facoltà di chimica dell'Università degli
Studi di Catania per frequentare le lezioni del professor Alberto Peratoner.
Malfitano continuò gli studi universitari a Palermo, dove si trasferì al
seguito di Peratoner e ottenne la laurea nel capoluogo
siciliano. Abbandona la Sicilia per spostarsi a Milano, dove intraprese
una breve carriera lavorativa nel campo della chimica industriale agli
stabilimenti Pirelli. Contemporaneamente frequentava la scuola di microbiologia
dell'Università degli Studi di Pavia, retta all'epoca da Golgi, futuro Premio
Nobel per la medicina. Stimolato dall'ambiente favorevole, Malfitano pubblica
I” Comportamento dei microrganismi sotto l'effetto delle compressioni gassose”
-- Inizia in questo modo a farsi notare da colleghi e professori, sia per la
materia dei suoi studi, sia per il carattere disponibile e solare, come ricorda
iPensa, celebre anatomista milanese. La carriera prese una svolta definitiva quando, durante un
congresso internazionale a Pavia, venne notato dal futuro successore di Pasteur,
Duclaux. Venne dunque invitato a trasferirsi a Parigi, avendo ricevuto
l'offerta di un impiego all'istituto Pasteur. Una volta arrivato nella capitale
francese, Malfitano si dedicò in un primo momento alla micro-biologia,
pubblicando come risultati delle sue ricerche: Protease de l'aspergillus niger,
Influence de l'oxygen sur la proteolyse en presence de Clorophorme e
Bactericidie charbonneuse. Decise di ritornare a studiare la chimica pura,
campo d'indagine scientifica che lo rese definitivamente famoso. I suoi studi
sulla chimica colloidale, arrivarono a dimostrare la natura elettrochimica
delle micelle, e riuscì a misurare con notevole precisione la conducibilità
elettrica dei colloidi. In campo pratico, mise a punto i cosiddetti
ultrafiltri, necessari per gli studi in campo teorico sui colloidi. Divenne
capo di un laboratorio chimico all'Istituto Pasteur. Gli studi si interruppero
durante la gran guerra. Al termine di essa, sposò Vera, una studentessa russa.
Subito dopo il grande conflitto ebbe inizio l'elaborazione della più nota
dottrina del chimico siracusano, ovvero la teoria delle “complessità
crescenti,” concetto alla luce del quale Malfitano non indagò solo le micelle,
ma l'esistenza in generale. Pubblica Complexité et micelle, e Les composés
micellaires selon la notion de complexité croissant. Le conclusioni non vennero
accettate da subito, ma si dovette attendere l'esperimento del premio Nobel
Theodor Svedberg che dimostrò l'esattezza delle intuizioni di Malfitano. Elaborò
negli anni Venti una teoria che tentava di spiegare la materia, attraverso
l'esame dei diversi livelli atomici e molecolari che la caratterizzano
strutturalmente. La materia, secondo lo scienziato siracusano, è suddivisibile
in atomi, molecole, plurimolecole (polimeri e complessi) e micelle. In ognuna
delle classi citate si possono distinguere tre tipi di unità materiali:
ioniche, polari e ionopolari. L'analisi compiuta sulla materia venne
estesa in campo social-ogico da Malfitano. Tenta di ricondurre la complessità
socio-antropologica alla complessità atomica. I quattro ordini di “complesso” che
costituiscono il mondo sono dunque. Primo, il complesso materiale (suddiviso in
due sub-complessi – primo sub-complesso: “complesso atomico” e secondo
sub-complesso materiale: “complesso molecolare”), il complesso biologico (suddiviso
in primo sub-complesso biologico: complesso istologico e – secondo
sub-complesso biologico: complesso citologico). Terzo, il complesso sociale (l'essere
umano). Al culmine di un'ipotetica piramide il quarto complesso: il “complesso
ideologico” (suddivisi in tre complessi: il primo sub-complesso ideologico: ideazione;
il secondo sub-complesso ideologico: la conoscenza, il terzonsub-complesso
ideologico: la convinzione). L'ultimo passo della speculazione e il
concetto di geometria superiore, un'armonia equilibrata e simmetrica che domina
gli eventi e la materia, una variabile fondamentale e al tempo stesso fuggevole
dell'esistenza, un concetto che rappresenta la libertà. In ultima analisi, il
compito era dunque quello di comprendere le leggi dell'armonia ordinatrice del
cosmo e di preservarne la bellezza e l'equilibrio. Soleva spesso tornare
in Sicilia seppur per brevi periodi, dovette rinunciare a questa abitudine.
L'aggravarsi della sua malattia, una cecità che gradualmente lo privò della
vista, e le sue convinzioni anti-fasciste, non gli permisero di rivedere il
paese natale. Morì inell'alloggio assegnatogli dell'Istituto Pasteur dove aveva
trascorso gran parte della sua vita. Pubblica le sue convinzioni filosofiche
servendosi dello pseudonimo "Aporema", termine che indica
l'impossibilità di ottenere una risposta precisa dallo studio di un problema. Introdusse
per primo a Siracusa la moda di bere il latte acido, quello che abitualmente
viene chiamato yogurt, come era già frequente nella capitale francese.
Durante una tempesta patita in mare Carmelo Malfitano aveva fatto voto a Santa
Lucia, patrona siracusana, di sposare un'orfana se fosse riuscito a tornare
incolume sulla terraferma. Carmelo sposò per questo motivo Santa Veneziano, orfana di entrambi i genitori. Da tale unione
nacque Giovanni. Ad Repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella
terra di Aretusa, Tyche Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella
terra di Aretusa, Tyche122. Antonio
Pensa, Ricordi di vita universitaria (Citato nel testo Ad Repellendam Pestem
Storie di Medici e di Sanità nella terra di Aretusa), Cisalpino Istituto
Pasteur, su webext.pasteur.fr. Ad
repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche. Ad
repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa,
Tyche124. Ad repellendam Pestem Storie
di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche126. Ad repellendam Pestem Storie di Medici e
Sanità, Tyche. Ad repellendam Pestem.
Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche, Siracusa, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Malfitano is right about
the ‘social complexus’ – however, as Talcott Parsons has shown there is more
complexity in the social compexus than Malfitano, a Sicilian, allows!” -- Grice:
the fourth stadia: -- il complesso sociale -- Giovanni Malifitano. Malifitano.
Keywords: i quattro. Refs.: H. P. Grice, “Pirotology,” – “The pirotological
ascent,” in “From the banal to the bizarre: a method for philosophical psychology”
-- emergentismo di Grice – emergentismo di Malfitano – l’organicismo della
diada in Malfitano --. Il complesso di
azione e il complesso di inter-azione, il complesso sociale --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Malifitano” – The Swimming-Poo Library.
Grice e Malipiero: l’implicatura conversazionale del
trionfo della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale –
the breach of contract – or Romolo e Remo, I due contrattanti – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Venezia).
Filosofo italiano.
Grice: “I love Malipiero’s approach to philosophy: hardly a profession! As if
someone were to be called ‘amateur cricketer’ – Malipiero loves (‘ama’)
philosophy and it shows!” – Grice: “There is philosophical wisdom in any
endevaour he finds himself in!” Grice: “One must love him for his attempted
‘confutazione’ of Rousseau’s ‘sistema del contrato sociale’ as a ‘triumph of
reason’!” -- Nacque da Angelo di Troilo e da Emilia Fracassetti. Entrambi i genitori erano patrizi: il padre provene dalla storica casata dei Malipiero (ramo
"delle Procuratie Vecchie"), mentre la madre apparteneva a una
famiglia di mercanti bergamaschi nobilitata. Dichiarava di abitare in un
palazzo a Santa Maria Zobenigo (ereditato dal padre dopo l'estinzione di
un'altra linea della famiglia), cui si aggiungevano quattro botteghe nei
centralissimi quartieri di Rialto e San Moisè; altre cinque case si trovavano
tra Santa Margherita, San Gregorio e San Martino.Esordì in politica con
l'elezione a savio agli Ordini. Divenne provveditore alle Pompe, ma non riuscì
a prendere possesso della carica a causa della caduta della Repubblica. A
questo punto, lasciò la vita pubblica per dedicarsi alla filosofia analitica
del linguaggio ordinario. Fu un autore poliedrico, capace di spaziare dall'attualità
politica alla letteratura e alla tragedia di ambito neoclassico. La prima opera
pubblicata è il saggio di matematica “Dimostrazione sulla tri-plicazione e
tri-sezione dell'angolo effettuato colla retta e col cerchio.” Più tardi si
cimentò nella filosofia presentando l'opuscolo “Saggio sugli sforzi della
passione nell'intelletto e su' di lei effetti nel cuore,” in cui sostiene di
moderare il razionalismo perché nell'animo umano esso convivi in armonia con le
passioni. Questa idea, in contrasto con quanto
asserito da Rousseau, fu ribadita ne “La felicità della nazione realizzata dal
politico e dal sovrano,” uno dei suoi primi scritti in filosofia morale. In
questo lavoro Malipiero prese in esame la tendenza allo sfarzo di una parte
della società, analizzando come i governi avessero reagito al fenomeno in
epoche diverse. Nell'opera emerge la condanna al lusso sfrenato, ma anche
all'appiattimento estremo dettato da rivoluzionari e giacobini. Lo stesso pensiero moderato è ripreso nel “Trionfo
della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale” -- ristampato,
senza grosse variazioni, come “Il trionfo della verità nella difesa dei diritti
del trono ossia Confutazione del contratto sociale.” Grice: “I find this
interesting, since I also oppose contractualism to rationalism!” -- Qui M.
cercò di dimostrare come la migliore forma di governo non fosse la democrazia,
ma la monarchia. La sua linea anti-rivoluzionaria
fu affermata anche quando si tenne distante dagli organi della Municipalità
istituita sul modello, o ‘sistema’ del contratto. Accolse perciò con favore
l'arrivo degli Austriaci, come dimostrano il ‘Testamento della spirata libertà cisalpine”
e l'annesso sonetto “Confronto fra il genio della Romana Repubblica e quello
dell'Austria.” Di grande importanza è quanto emerge nella “Voce della verità,” una
memoria autografa inviata al governatore austriaco Székhely all'indomani del
suo insediamento a Venezia. Nell'opera, divisa in capitoli dedicati ai problemi
dell'amministrazione asburgica (polizia, zecca, commercio, diritto ecc.), si
chiede quale dovesse essere il criterio di scelta per la nuova classe dirigente
veneziana. Dimostrandosi critico nei confronti degli ex funzionari della
Repubblica di Venezia (ceto a cui lui stesso apparteneva), nominati non in base
ai meriti, ma per favoritismo, auspicava di non concedere spazio a coloro che
vivevano nel lusso, poiché entravano in politica solo per il proprio
tornaconto, e soprattutto verso i trasformisti che cambiavano opinioni con
l'avvicendarsi delle amministrazioni.
Con questo lavoro anticipò le scelte del governo austriaco che, in
effetti, estromise il patriziato dalla vita politica e assegnando le cariche
amministrative a personalità lombarde o delle province ereditarie. Si dedicò, con un certo successo, anche alla
stesura di tragedie, a tema biblico, storico o mitologico, che potessero
presentare allo spettatore esempi da seguire o da evitare. Tra queste “Il
sacrifizio di Abramo,” “Camillo,” “Prometeo ossia La prodigiosa civilizzazione
delle genti,” “Medea.” Altre opere degne di nota sono “La bottega del caffè” “Quadro
critico morale, Lo scultore e la luce, azione mitologica in apoteosi del cav.
Canova,” Il conte Ugolino in fondo alla torre di Pisa. Sciolti, Atabiba ed
Huascar. Azione tragica di spettacolo; La Verità nello spirito dei tempi e nel
nuovo carattere di nostra età (sul congresso di Verona), Zanghira e Lemanza.
Quadro poetico nelle nozze Malipiero/Martinengo dalle Palle; Elogio di Giovanni II del mr. co. Martinengo
dalle Palle; Descrizione della Montagna ov'è la chiesa della Madonna della
Corona nelle alture di Montebello. Fu confermato nobile dell'Impero Austriaco,
assieme ai figli Angelo e Angela, nati dal matrimonio con Contarina diPisani. Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “I
would often rely on contractualism, but [Welsh philosopher G. R.] Grice made a job out of it! I
saw the cooperative principle as a matter of quasi-contract – whatever that is.
And if it’s a MYTH, what’s wrong with it? Romolo mythically killed Remus
because of a breach of contract, too!” Grice: “My thought exactly replicates
that of Malipiero back in the good old days of Venetian republic – only there
was more rhyme to reason in HIS scheme!” -- Troilo. Malipiero. Keywords: il trionfo della ragione, ossia,
confutazione del sistema del contratto sociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Malipiero” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Mamiani: l’implicatura conversazionale di Beltrami
contro Euclide – filosofia italiana – Luigi Speranza (San Secondo Parmense). Filosofo italiano. Grice: “I
like Mamiani; unlike us at Oxford, he takes ‘science’ seriously! But in an
amusingly Italian way! He has explored Newton on the apocalypse! My favourite
of his treatises is the one on space which reminds me of Strawson – Beltrami,
unlike Strawson, is non-Euclideian, and thinks Italian needs Euclideian verbs
to match!” Lincei. Membro dell'Accademia dei Lincei ha insegnato
Storia del pensiero scientifico all'Parma, Udine e Ferrara. Si è occupato soprattutto di Isaac Newton,
del quale ha trascritto un trattato inedito sull'Apocalisse, di Cartesio e
dell'origine delle enciclopedie moderne.
Saggi: “J. M. Guyau Abbozzo di una morale senza obbligazione né
sanzione,” Firenze, Le Monnier, “Newton filosofo della natura” Le lezioni di
ottica e la genesi del metodo newtoniano, Firenze, La Nuova Italia, “Teorie
dello spazio” -- da Descartes a Newton, Milano, Angeli, “La mappa del sapere.” La classificazione
delle scienze nella Cyclopaedia di E. Chambers, Milano, Angeli, “Il prisma di Newton,”
Roma, Laterza, Introduzione a Newton, Roma: Laterza, “Trattato
sull'Apocalisse,” Torino, Boringhieri, I. Newton, Firenze, Giunti, Storia della
scienza moderna, Roma, Laterza, Scienza e Sacra scrittura, Napoli, Vivarium. I. Newton, Trattato sull'Apocalisse,Torino,
Bollati Boringhieri, Scienza e teologia studi in memoria, Firenze, Olschki, Studi
sul pensiero scientifico Ricordando M., "I castelli di Yale", Il
Poligrafo, Padova 2 La Rivoluzione scientificaI domini della conoscenza: La
sintesi newtoniana in Storia della Scienza, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana,. Newton e
l'Apocalisse. Grice: “Mamiani should have left Newton to the Lincolnshiremen,
and concentrate on Galileo!” Maurizio
Mamiani. Mamiani. Keywords: Beltrami contro Euclide. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Mamiani” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Mancini: l’implicatura conversazionale del kerygma
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Schieti). Filosofo italiano.
Grice: “I like Mancini: he has expanded on the ethos of cooperation – and
he has explored what he calls ‘linguaggio ontologico’ and ‘alienazione’ in
connection with language – he reviewed Pittau’s philosophy of language, and
published a little thing on ‘language and salvation.’ So how can you NOT like
him?” Grice: “I like Mancini; if I dwell
on philosophical eschatology, he dwells on the real thing!” Grice: “He has
studied Kant thoroughly; all the interesting bits, like his idea of
MALEVOLENTIA!” “La filosofia è il passaggio dal senso al
significato, attraverso le mediazioni culturali, dottrinali, attraverso la
struttura del puro pensare e attraverso le mediazioni della prassi.” Studia a Fano
e si laurea a Milano dove insegna. Bo lo vuole ad Urbino. Studia i massimi
teologi, curato le opera di Barth, Bultmann e Bonhoeffer pubblicando, su
quest'ultimo, anche una biografia e un'analisi dottrinale. Ha fondato
l'Istituto superiore di scienze religiose di Urbino, unico esempio, per molti
anni, di "facoltà teologica" in una università laica. Tra i
filosofi, si è dedicato molto a Kant, pubblicando una Guida alla Critica della
ragion pura. In questo senso è ancora
più importante "Kant e la teologia” dove tratta la filosofia della religione kantiana,
fondata su una concezione morale rigorosa resa possibile dall'Imperativo
categorico, che prospetta una trascendenza per l'uomo, attraverso i postulati
dell'immortalità dell'anima e dell'esistenza di Dio. Questa filosofia della
religione, in cui Kant mette in rapporto la “religione razionale” con la “religione
rivelata” (e che si contraddistingue per i concetti di “male radicale” e di “chiesa
invisibile”), è considerata feconda. Si è anche confrontato con Marx, allora
dominanti nella cultura filosofica e politica italiana. In Marx, tiene in
grande considerazione il concetto di “alienazione” -- presente soprattutto nei
Manoscritti filosofici. Questo concetto, che esprime l'estraneazione
dell'operaio in rapporto al lavoro salariato, a causa dei modi di produzione
capitalistici, capaci di sfruttare il lavoro come fosse una merce, deve essere
stimolo per la Dottrina Sociale della Chiesa. Ciò che Mancini critica in Marx è
l'ateismo e il materialismo, attraverso l'uso della dialettica hegeliana in una
prospettiva materialistica (materialismo storico). Questa concezione infatti
mette in discussione la libertà dell'uomo, inteso come persona, riducendolo
all'insieme dei suoi rapporti economici. Inoltre fa parte della redazione della
rivista Concilium. Fonda “Hermeneutica” ed edita da Morcelliana. La sua
posizione di pensiero verte su un cristianesimo di matrice liberale e
democratica d'impronta sociale, che cerca uno spazio autonomo e libero, dando
una risposta da credente alla cultura laicista e marxista di quegli anni sulle
orme del Concilio Vaticano II. Opere:“Ontologia fondamentale,” La Scuola,
Brescia “Rosmini” “la metafisica inedita, Argalìa, Urbino “Filosofi
esistenzialisti” Heidegger, Marcel, Wahl, Gilson, Lotze), Argalìa,
Urbino“Linguaggio e salvezza,” Vita e Pensiero, Milano “Filosofia della
religione,”Abete, Roma “Bonhoeffer, Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia
utopia”Queriniana, Brescia “Kant e la teologia,”Cittadella, Assisi “Futuro
dell'uomo e spazio per l'invocazione”L'Astrogallo, Ancona “Con quale
comunismo?” Locusta, Vicenza, “Con quale cristianesimo” Coines, Roma,
“Novecento teologico”Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia utopia” Queriniana,
Brescia “Fede e cultura”Genova, Marietti “Come continuare a credere” Rusconi, Milano “Negativismo giuridico” QuattroVenti,
Urbino “Guida alla Critica della ragion
pura” I, QuattroVenti, Urbino “ Lettera a un laureando” Urbino, Quattroventi “Il
pensiero negativo e la nuova destra”Mondadori, Milano “Il quinto evangelio come
violenza ermeneutica” in “Apocalisse e ragione”, testi di Carlo Bo e altri,
Urbino, Quattroventi “Hermeneutica”
“Filosofia della prassi,”Morcelliana, Brescia “Tre follie, Camunia, Milano “Guida
alla Critica della ragion pura”“L'Analitica” QuattroVenti, Urbino “Il male
radicale per Kant, in “La ragione e il male. Atti del terzo colloquio su
filosofia e religione”, Genova, Marietti 1 De profundis per la dialettica, in
“Metafisica e dialettica”, Genova, Tilgher Tornino i volti, Marietti, Genova Giustizia
per il creato, Urbino, Quattroventi, coll. "Il nuovo Leopardi"
L'Ethos dell'Occidente. Neoclassicismo etico, profezia cristiana, pensiero
critico moderno, Marietti, Genova Scritti cristiani. Per una teologia del paradosso,
Marietti, Genova Opere postume Diritto e società. Studi e testi, Urbino,
Quattroventi Come leggere Maritain, Brescia, Morcelliana Ethos e cultura nella cooperazione di
credito, Piergiorgio Grassi, Urbino, Associazione per la ricerca religiosa “S.
Bernardino”, Quattroventi Bonhoeffer; Morcelliana,
Brescia Frammento su Dio, Brescia,
Morcelliana Per Aldo Moro. Al di là della politica, Carlo BoMario LuziItalo Mancini,
Urbino, Quattroventi Opere scelte. Brescia,
Morcelliana Mancini Giorgio Rognini, Metafisica e sofferenza. Un itinerario critic
(Verona, Mazzian); A. Milano, Rivelazione ed ermeneutica” (Urbino, Quattroventi
"Biblioteca di Hermeneutica" P. Grassi, Intervista sulla teologia (Urbino,
Quattroventi "Il nuovo Leopardi"; La filosofia politica” (Urbino,
Quattroventi, Francesco D'Agostino, Filosofo del diritto, Urbino, Quattroventi,
"Il nuovo Leopardi" G. Ripanti, P. Grassi, Kerigma e prassi, Brescia,
Morcelliana, Hermeneutica, Studi in memoria, Napoli, Scientifiche, G. Crinella.
Dalla teoresi classica alla modernità come problema, Roma, Studium, A. Areddu, Cristianesimo
e marxismo Una rilettura in memoriam, Pistoia, Petite Plaisance tra filosofia e
teologia, in "Riv. di teologiaAsprenas", I A. Pitta, G. Ripanti P.
Grassi (a cura), Filosofia, teologia, politica. A partire da Mancini, Brescia,
Morcelliana, Hermeneutica Mariangela Petricola, Pensare la differenza -- la
questione di Dio nell'epoca della disgregazione del senso. Una rilettura in
“Dialegesthai. Riv. telematica di filosofia", mondo domani.org/
dialegesthai/ mpe. M. Petricola, Pensare
Dio. Il cristianesimo differente, Assisi, Cittadella Editrice Antonio Ascione, Fedele a Dio e alla terra.
L'avventura intellettuale di Italo Mancini, Benevento, Passione Educativa Valeria Sala, Italo Mancini. Filosofo del
diritto, Torino, Giappichelli, "Recta Ratio"sapere, Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Seminario in
memoriam, su pesaronotizie.com. Centro socio culturale M" presso il suo
paese natale Schieti, su centro M. . . FB cronologica, su uniurb. L'Istituto di
Scienze Religiose fondato da lui su uniurb. Biblioteca personale "Ca'
Fante", su uniurb. Rivista "Hermeneutica" fondata da Italo
Mancini, su uniurb. A. Aguti, Italo Mancini, in Il pensiero filosofico-religioso
italiano.org. Italo Mancini. Mancini. Keywords: kerygma, “male radicale” “Kant”
“radical evil” --. “cooperative di credito” – “la massima della benevolenza
conversazionale”, il problema del vaticano – patti laternai, ventennio fascista
e patti laterani --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mancini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Mangione: l’implicatura conversazionale d’alcuni
aspetti del nazionalismo culturale nella logica italiana – logica matematica –
filosofia italiana – Luigi Speranza
(Bagnara Calabra). Filosofo. Grice: “I like Mangione; for various reasons:
He notes that logic is more related to mathematics – indeed, for logicism
mathematics IS logic – so the opposite to ‘formal’ logic is ‘material’ logic,
not ‘informal’ as Ryle and Strawson want – Mangione has studied ‘categories’
and talks of ‘logica matematica’ – he has studied Frege’s ideografia, as he
aptly translates his grundscrift, and he tried to improve on the ‘nationalism’
which was ubiquitous in logic in Italy in the ‘primo novecento’!” Insegna a Milano. Diresse le due collane matematiche
della casa editrice Progresso tecnico editoriale di Milano, appendice della A. Martello
editore. Presso l'editore Boringhieri di Torino ha diretto “Testi e manuali
della scienza contemporanea. “Serie di logica matematica.” Contribuito alla Storia della filosofia
pubblicata da Geymonat per Garzanti con specifici contributi sulla storia della
logica matematica. Amplia e sistematizza tali contributi nella Storia della
logica. Da Boole ai nostri giorni”. Il saggio costituisce un ampio ed esaustivo
lavoro di ricognizione e sintesi sugli ambiti di ricerca e sui risultati della
logica. Dirige la collana Muzzio scienze.
Insieme a Ballo, Bozzi, Lolli e Pagli cura Gödel (Boringhieri). Saggi: “Logica
matematica” (Torino, Boringhieri); “Giocando con l'infinito: matematica per
tutti, traduzione di G. Giorello (Milano, Feltrinelli); “Matematica e
calcolatore, Le Scienze quaderni, Milano, “Filosofia: saggi in onore di Geymonat,
Milano, Garzanti “Storia della logica, CUEM “Storia della logica”“Da Boole ai nostri
giorni” (Garzanti); “Frege. Logica e aritmetica” -- Torino, Boringhieri. Regny,
«Breve storia di una lunga amicizia», Franco Prattico, «Pubblicate tutte le opere
di Godel» dalla Repubblica, articolo disponibile sul database SWIF dell'Bari.
6.Peano, A.Nagy, Delbcedp, Logiqìie algorithmique. Revue
Philosophique quindi idem. Liège et Bruxelles Liard L., Les logiciens anglais contemporains
{ISIS). Logique. Masson, Paris. — Cours de philosophie.
Logique CouTURAT L., La logique mathémaiique de M, Peano, "
Revue de Métaphysique et de Morale „, a — La logique de Leibniz d'après dea
documents inédits. Paris,
Alcan. L’Algebre de la logique. Paris, Gautliiers-Villars, ed. Peano G.,
Calcolo geometrico secondo VAusdehnungs- léhre di H, Grassmann, preceduto
dalle operazioni della logica deduttiva, Torino Arithmetices principia,
nova methodo exposita — I principi di geometria logicamente esposti Torino, Bocca. Elementi di calcolo
geometrico Principi di logica matematica. R. d. M., t. I. Formule di logica
matematica. R. d. M., t. I. Sul concetto di numero. R. d. M., t. I.
Sui fondamenti della geometria R. d. M., Saggio di calcolo geometrico Studi di
logica matematica Les définitions matJtématiques Formulaire mathématique.
Nagy a., Fondamenti del calcolo logico. Giornale di matematica. Napoli
Sulla rappresentazione grafica delle quantità logiche. Rend. R. Accademia
dei Lincei. Lo stato attuale ed i progressi della logica. Rivista
italiana di filosofia. C. Burali-Forti, G. Vacca, G. Vailati, A.
Padoa, M. Pieri, F. Castellano, C. Ciamberlini, Giudice,
Nagy a., Principi di logica esposti secondo le dottrine mo- derne.
Torino, Loescher I teoremi funzionali nel calcolo logico, Riv. di
Mat., Ueher Beziehungen zwischen logischen Ordssen. Mo- natshefte
fur Mathematik. Wien, La logica tnatematica e il calcolo logico. Riv. Itai.
di Filos. Roma, I primi dati della logica. Id. Roma, Ueber das Jevons-Cliffordsche Problem.
Monatshefbe far Mathematik. Wien,
t. Sulla definizione e il compito della logica. Roma, Balbi Alcuni
teoremi intorno alle funzioni logiche. Riv. di Mat., BuaAn-FoKTi C,
Logica matetnatica. Milano Exercice de traduction en symholes de Logique Mathématique.
Bulletin de Mathématiques élémentaires Sui simboli di logica matematica. Il
Pitagora, Padda A., Note di logica matematica. Riv. di Mat., t. 6,
Conférences sur la Logique Mathématique. Université non velie de
Bruxelles Essai d'une théorie algébrique des nombres entiers, précède
d'une introduction logique à une théorie déductive quelconque. Congresso
internaz. di filosofia. Parigi, Vailati G., Un teorema di logica matematica.
Riv. di Mat., t. Sul carattere del contributo apportato dal Leibniz
allo sviluppo della logica formale. Rivista filos. e scienze affini.
Maggio-Vacca G. Sui precursori della logica matematica. Riv. di Mat.,
Bettazzi, M. Chini, T. Boggio, A. Ramorino, M. Nassò, ecc. in
Italia. Tutti questi ultimi A. appartengono alla scuola del Peano,
al quale si deve la prima introduzione della Logica matematica in Italia con Peano,
esposti lucidamente gli studi dello Schrodbr, del Boole, ecc., dimostra
l'identità del calcolo sulle classi, fatto da questi autori, col calcolo
sulle proposizioni di Peirce, del Me Coll, ecc. L'opera de\VS9
{Arithmetices principia contiene per la prima volta la teoria dei numeri
interi completamente ridotta in formòle facendo ricorso ad un
limitatissimo numero di idee logiche che espresse coi simboli: €,
D, = n, u, --, A. Di qui trasse origine la sua ideografia, in cui
ogni idea è rappresentata con un segno, e il suo strumento
analitico andò perfezionandosi rapidamente. Formulaire de
Mathémathiques; Introduction quindi la pubblicazione completata, con nuove
formule ed arriccbita di numerose indicazioni storiche per la
collaborazione di valenti seguaci, procedette alacremente, raccogliendo
e trattando completamente in simboli tutte le proposizioni della
matematica. L'importanza filosofica di questo movimento scientifico non è
ancora stata apprezzata convenientemente dai filosofi, e l'opera di PEANO (si
veda) comincia solo ora a richiamare sopra di se l'attenzione degli
insegnanti di logica pura. Questo ritardo filosofico è tanto più strano
quanto più chiara è la filiazione filosofica di questa
ideografia. Peano stesso non cessa mai di far notare che essa è
basata su teoremi di logica, scoperti successivamente da Leibniz fino ai
giorni nostri. È noto infatti che l'ideografia completa o pasigrafia e intravista
da Leibniz, col nome di characteristica. Ma se, con definizioni opportune,
si potè ridurre le Pastore, Logica formale. Meriti dell' analitica moderna, Da
questo rapido cenno dello sviluppo storico dei postulati del
càlcolo logico e degli autori che più hanno contribuito al progresso
della logica pura e sim- bolica in largo senso della parola (simboli
lette- rali, aritmetici, algebrici, geometrici, ideografici,
ideofisici e via dicendo), e pure in mezzo alle di- vergenze profonde e
attraverso i vari modi onde le forme logiche si manifestano e a quelli
onde vengono interpretate, è possibile scorgere il filo
conduttore. Le dottrine più recenti sopratutto, parte cri-
ticando i metodi e i principi sui quali le antiche erano costruite, parte
proponendo metodi di di- mostrazione più atti all'indagine logica,
parte svolgendo fuori dalla stessa analitica germi di idee nuove
che vi rimanevano prima come oscu- rati ed occulti, sono come una
successione in- calzante di fiotti vitali che, scaturendo dalle
vette del pensiero, sono penetrati nell'organismo della logica formale
alimentandolo e sospingen- idee di logica che si incontrano in molte
parti della ma- tematica ad un numero sempre più piccolo di idee
pri- mitive, attualmente ancora si desidera una riduzione analoga
di tutte le idee di logica che si incontrano nella logica pura.
Questa riduzione presenta invero seriissime difficoltà, ed e più
facile il riconoscere quante e quali siano le idee primitive in
Aritmetica e in Geometria, che in Logica. (Peano). In questo
saggio, continuando le ricerche cominciate nel precedente, che mi
converrà di supporre conosciuto al lettore, tento di portare un
contributo alla soluzione del problema suddetto. Corrado Mangione.
Mangione. Keyword: “logica matematica” “divertente”, “Sidney Harris” Peano,
“not” “no” “and” “e” “or” “o” “if” “si” “some (at least one)” “all” “the” “il” ,
Mangione, simbolistica, logica simbolica, logica formale, logica materiale,
semantica, semantica per un sistema di deduzione naturale, SYMBOLO, whoof and
proof, w’f ‘n’ proof. -- -. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e la proclama di Mangione: logica matematica, la logica
matematica deve essere divertente!” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Manfredi: l’implicatura conversazionale del liber
de homine – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo. Grice: “I like the “liber de homine.” It
reminds me that among my unpublications there’s a ‘Why’!” Grice: “While the
Italians aptly use the same particle for ‘why’ and ‘for’, the Anglo-Saxons
didn’t! That must be because ‘for’ is usually otiose: “Why are you eating.”
“For I am hungry, say I!” cf. “I am hungry.” – Studia a Bologna e Ferrara. Entra in contatto con circoli umanistici. Insegna a
Bologna. Riceve un compenso superiore alla media ed è il docente più citato nei
Libri partitorum. Esercita l'astrologia ee attaccato da PICO (si veda) (“Disputazione
contro l’astrologia divinatrice””). La
sua opera “Il Perché” fu un successo per secoli. Altre saggi: “Tractato de la pestilentia,”
Bologna, Johann Schriber, “Pro-gnosticon” (Bologna, Bazaliero Bazalieri) “Liber
de homine,” Impressum Bononiae, Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Girolamo Manfredi. Keyword:
divination. Those clouds mean rain – Those clouds mean death. --. Grice: “The
present budget means that we will have a bad year – Prognosticon. “The present
budget means we’ll have a hard year, but we shan’t have.” – x means that p
entails p. Pico approaches Manfredi, “You said that the budget for 1490 meant
that we would have a hard year, but we
didn’t!” – Girolamo Manfredi. Manfredi.
Keywords: liber de homine, la tradizione pseudo-peripatetici dei problemi – il
problema – la questione di ‘per che’ – Grice sulle tipi di domanda – la domanda
dei bambini – la domanda di Grice a bambini, “Can a sweater be red and green
all over? No stripes
allowed? – The philosopher’s question – ‘why is there something rather than
nothing? Why I am me and not you? Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Manfredi: l’implicatura divinatrice” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Manicone: l’implicatura conversazionale della
filosofia del gargano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vico del Gargano). Filosofo italiano. Una delle personalità più
caratteristiche del suo tempo della Capitanata. Definito il “monacello
rivoluzionario” a causa della sua bassa statura, che sembrerebbe di 1,40
m, la sua indole illuministica consiste in una sete di sapere che non si placa con
il dogmatismo, ma con l'esperienza diretta, lo studio approfondito dei fenomeni
naturali e della scienza, un'osservazione empirica che poteva fornire una
risposta valida e concreta alle varie problematiche e quindi un aiuto pratico
all'uomo, al suo benessere e sviluppo, alla sua felicità. Ciò gli costò
l'inimicizia di chi, seppur in pieno illuminismo, diffidava e demonizzava la
scienza. Lo sviluppo economico-sociale che teorizza M. consiste in uno
sviluppo connesso e, per certi versi, dipendente dall'ambiente, perché egli
riteneva che la natura fosse una fonte primaria di ricchezza e la sua
distruzione avrebbe potuto segnare la fine dello sviluppo. Manicone può
essere considerato un profeta dello sviluppo sostenibile, perché in pieno
Settecento, quando le industrie erano inesistenti, ebbe un'ampiezza di vedute
che gli consentì di prevedere le conseguenze disastrose che avrebbe portato
l'uso improprio e scriteriato delle risorse naturali. Le opere in cui
Manicone tratta, tra gli altri, il tema dello sviluppo sostenibile, sono La
Fisica Appula (cioè dell'Apulia) e La Fisica Daunica (cioè della Daunia, antico
nome della Capitanata). Secondo il “monacello”, uno dei peggiori atti compiuti
dall'uomo del suo tempo era la cesinazione selvaggia dei boschi garganici, un
tempo rigogliosi, come anche attesto da Orazio nelle Epistole: «Garganum mugire
putes nemus». Riferisce che il disboscamento del promontorio iniziò nel
1764, con il taglio “barbaro” dei pini nel territorio “Difesa” di Vico del
Gargano e la cesinazione degli ischi ad Ischitella, talmente “furiosa” che, ad
inizio Ottocento, l'Abate Longano denunciò la carenza di legna da ardere per
gli ischitellani. La causa di questo disboscamento fu la volontà di
destinare i suoli a coltura, anche quelli non adatti a questo scopo e più utili
al pascolo e alla produzione di legname, vista la “rocciosità” della terra sul
promontorio del Gargano. Manicone spiega anche la diminuzione della fauna
selvatica nel Gargano, sempre dovuta alla cesinazione, che diminuiva i nascondigli
per gli animali selvatici, e li rendeva più vulnerabili. Ne “La Fisica
Appula”, il frate dedica un intero libro al Mefitismo (insalubrità dell'aria) e
alle cause che lo generano. Egli sostiene che l'inquinamento può avere cause
naturali o accidentali (provocate dall'uomo), può essere anche indigeno
(proprio della zona) o esotico (derivante da altre zone). Secondo il Manicone
le principali cause accidentali del mefitismo erano: 1. Le condizioni
igieniche precarie delle strade e delle abitazioni; 2. L'insana abitudine di
depositare gli escrementi nelle strade; 3. La sepoltura dei centro abitato (consuetudine abolita con
l'Editto di Saint-Cloud, ma anticipata nel 1792 a Vico del Gargano da Pietro de
Finis, che fece costruire il cimitero monumentale di San Pietro); 4. Il taglio
dei boschi (invece gli alberi sono importanti perché emettono ossigeno e
assorbono anidride carbonica). Lo studio del frate sul territorio garganico fu
talmente minuzioso da fargli notare un mutamento climatico dalla metà del
Settecento all'Ottocento; in alcune zone del Gargano, ci furono sbalzi di
temperatura che provocarono un sensibile calo di precipitazioni nevose e
mitigarono parecchio gli inverni. Secondo il Manicone, la causa è attribuibile
al disboscamento. Il taglio delle foreste avrebbe consentito al sole di
riscaldare prima e maggiormente i suoli e soprattutto non avrebbe bloccato i
venti provenienti da Nord e da Sud, quindi le zone meridionali rispetto alle
alture garganiche si sarebbero raffreddate a causa dell'arrivo della Tramontana
da Nord, mentre nel Gargano settentrionale sarebbero arrivati maggiormente i
venti caldi del Sud. Un rimboschimento avrebbe reso più fertili le terre
coltivabili, ma Manicone stesso, dopo aver dato questo suggerimento, esprime la
consapevolezza di “aver cantato ai sordi”. Viaggiò molto per l'Europa,
studiando Medicina a Vienna e a Berlino, Scienze Fisiche a Londra e Scienze
Naturali a Bruxelles. È noto soprattutto per il suo trattato, La Fisica
Appula. in cui analizza le caratteristiche fisiche delle terre di Puglia e
soprattutto del Gargano. A M. è intitolato il Centro Studi e
Documentazione del Parco Nazionale del Gargano sito presso il Convento di San
Matteo a San Marco in Lamis. Descrizione di Vico Del Gargano nella Fisica
daunica Al tempo di M. la popolazione vichese era di 6131 abitanti, circa lo
stesso numero di residenti effettivi attuali. L'area abitata era più ristretta
e consisteva nel nucleo originario (Casale, Civita e Terra) e i quartieri nuovi
di San Marco, Carmine, la Misericordia e Fuoriporta. L'incuria delle
istituzioni si manifestava nella scarsa attenzione verso l'igiene delle acque
del Casale (quartiere affollatissimo), originariamente buone e dolci ma
inquinate dall'incuria generale; anche le strade strette e ombrose della Civita
erano soggette ad abbandono e perennemente sporche. Soltanto i quartieri nuovi
erano larghi, puliti e soleggiati. Le Istituzioni mancavano anche laddove
era necessario rendere più agevole il lavoro dei contadini e dei pastori
vichesi, costruendo strade per diminuire gli ostacoli a cui erano sottoposti
quotidianamente questi uomini quando si recavano nelle loro campagne, poste
spesso in profonde valli o zone impervie. La popolazione vichese era
laboriosa e onesta e non c'erano grandi disuguaglianze economiche, tuttavia M. descrive i suoi compaesani come barbari e
incivili, infatti non hanno riguardo per l'ambiente, ad esempio i pastori
lasciano distruggere dalle loro bestie le pianticelle fruttifere e le vigne,
sono dediti all'alcol e spesso ciò li porta a risse feroci. Le donne sono
laboriose come gli uomini e sempre gentili, il frate però critica fortemente
l'usanza vichese, e delle donne dei paesi del Sud in generale, di urlare e
strepitare ai funerali, di portare il lutto a vita e di vestire sfarzosamente i
defunti; il primo comportamento denota la selvatichezza della popolazione, il
secondo uso può essere anti-economico e negativo per la società e il terzo è
uno spreco di denaro, dato in pasto ai vermi. Un difetto presente in
tutte le abitazioni vichesi dell'epoca era il forno in casa, che poteva
provocare incendi domestici e inquinare l'aria interna. A Vico molti boschi furono tagliati per lasciare
spazio ai campi di grano, ma ciò fu improduttivo economicamente e causò lo
smottamento dei terreni in pendenza, non più trattenuti dalle radici delle
piante. Nella raccolta dell'ulivo, i vichesi distruggevano gli alberi,
picchiando forte con i bastoni per far cadere le olive; questa errata abitudine
provocava la mutilazione della pianta e una maggiore esposizione al freddo, e
conseguentemente minori raccolti per gli anni successivi. Per M., il
mancato sviluppo del Gargano e da imputare anche alla pigrizia e indolenza dei
suoi abitanti, che non erano capaci di valorizzare i loro prodotti (olive,
agrumi, vino, fichi, etc.) e talvolta acquistavano prodotti meno pregiati e ad
alto prezzo da altre regioni. Al fine di comprendere come le istituzioni
del tempo fossero distanti dalle reali necessità della popolazione, è
interessante la situazione che riguardò l'uso delle acque di Canneto, infatti
veniva impedito ai vichesi (anche con la forza) di utilizzare l'acqua per
l'irrigazione dei campi, perché avrebbero disturbato l'attività di un mulino
sito nel territorio di Rodi Garganico. Il giudice diede ragione ai rodiani ma,
per fortuna, questa sentenza ingiusta e ingiustificata fu annullata dalla Regia
Camera. Dalla lettura di alcune pagine delle opere di Manicone è emerso
che, pur cambiando i tempi, gli usi, le risorse a disposizione, le conoscenze e
le attività, l'uomo garganico (e non solo) viveva e produceva nell'ottica del
profitto immediato, sottovalutando gli effetti che avrebbero potuto causare i suoi
comportamenti errati nella vita della futura comunità. Opere M. contesto – il contesto del contesto.
"Philosophers often say that context is very important." "Let us take this remark
seriously.’ "Surely, if we do, we shall want to consider this
remark in its relation to this or that problem, i. e., in context, but also in itself, i. e., out of
context.” H. P. Grice, "The general theory of
context." Michelangelo Manicone. Manicone. Keywords: la filosofia del
gargano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manicone” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Manilio: il portico romano -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Porch. Astronomer and poet. He writes a long poem on astronomical
matters, part of which survives. He takes and extreme position on the subject
of fate, believing that not even thoughts – or the will -- are exempt from its
influence. Marco
Manilio. Keywords: liberta, il libero. Manilio.
Grice e Mannelli: l’implicatura conversazionale degl’eroi
di Virgilio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Grimaldi). Filosofo italiano. Grice: “Like me, Mannelli loved Kant, Goethe, Schiller, Virgilio –
and he has his own ‘palazzo’!” -- Fequenta il ginnasio a Cosenza. Si trasferì
con la famiglia prima ad Aosta, dove termina gli studi liceali, e poi a Roma.
S’interessa sempre più al mondo politico e dopo la laurea, conseguita con il
massimo dei voti, ritorna a Cosenza e venne
eletto Consigliere Provinciale. Proprio
in qualità di membro del consiglio provinciale, si adoperò in prima persona per
arricchire e promuovere l'ampliamento della Biblioteca Provinciale di
Cosenza Si dedicò in tempi e con modi
diversi all'attività di approfondimento e divulgazione. Firmò una versione
metrica della Xenia di Goethe (Roma, Paravia.
E tra i maggiori contributori della più importante rivista di arti e
lettere della regione, la Calabria Letteraria. Presidente dell'Accademia
Cosentina, l'istituzione accademica calabrese che vanta un'esistenza
plurisecolare e che nel XVI secolo ebbe come presidente Telesio. Opere: “Inaugurandosi il monumento al caduti
grimaldesi: scultura di Cambellotti, Reggio Calabria, Editore Il Giornale di
Calabria, Paravia, Le storiche Terme Luigiane: passato-presente-futuro,
Cosenza, Cronaca di Calabria, L'Accademia Cosentina nella sua storia secolare e
nell'oggi, Cosenza, Tip. Vincenzo Serafino. Biografia in
Calabriaonline.com M. Chiodo,
L'Accademia cosentina e la sua biblioteca. Società e cultura in Calabria. Xenia Edizione Paravia. nna Vincenza Aversa,
Dopoguerra calabrese: cultura e stampa, Editore Pellegrini, Catanzaro, Accademia Cosentina Biblioteca Civica di
Cosenza Goethe Poesia "Mamma"
da "Come le nuvole” su Grimaldi Grimaldesi da ricordare, su digilander.libero.
Filippo Amantea Mannelli. Mannelli. Keywords: gl’eroi di Virgilio, gl’eroe di
Virgilio, l’eroe stoico, Acri, Enea come eroe stoico, gl’eroi di Vico. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Mannelli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Mantovani: l’implicatura conversazionale dei
curiazi – percorsi di comunicazione – filosofia italiana – Luigi Speranza (Moncalieri). Filosofo italiano. Insegna a Roma. Membro
della Società Tommaso D’Aquino. Gli ambiti delle sue ricerche spaziano sulla
Filosofia della Storia, l'Ontologia, la Teologia filosofica, e loro rapporti
con la scienza. Ha compiuto studi sulla storia del tomismo (cf. griceianismo). È
uno dei maggiori studiosi e conoscitori del realismo dinamico e di Demaria.
Opere: “Fede e ragione: opposizione, composizione?” Scaria Thuruthiyil, Mario
Toso, Roma, LAS, “Quale globalizzazione?: l'uomo planetario alle soglie della
mondialità,” Scaria Thuruthiyil, Roma, LAS, “Eleos: l'affanno della ragione: fra
compassione e misericordia,” Roma, LAS, “Sulle vie del tempo: un confronto
filosofico sulla storia e sulla libertà, Roma, LAS, “Paolo VI: fede, cultura, università,”
“An Deus sit (Summa Theologiae). Fede, cultura
e scienza, Città del Vaticano, Libreria Vaticana, Didatttica delle scienze: temi,
esperienze, prospettive,” Vaticano: Libreria editrice vaticana, “La discussione
sull’esistenza di Dio nei teologi domenicani” “Oltre la crisi: prospettive per
un nuovo modello di sviluppo: il contributo del pensiero realistico
dinamico Demaria. Roma, LAS,,”Momenti
del logos: ricerche del "progetto LERS" (logos, episteme, ratio,
scientia): Roma, Nuova cultura, “Per una
finanza responsabile e solidale: problemi e prospettive, Roma, LAS, “Una
ricognizione sulla Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino” in Un pensiero per
abitare la frontiera: sulle tracce dell’ontologia trinitaria di Hemmerlie, Roma
Incisa Valdarno, Città Nuova Istituto universitario
Sophia, Lorenzo Cretti, La quarta
navigazione: realtà storica e metafisica organico-dinamica, Associazione Nuova
Costruttività -Tipografia Novastampa, Verona, Francisco de Vitoria, Sul
matrimonio, Roma, Scritti teologici inediti. Demaria; Roma,Editrice LAS. Pontifical
University of Saint Thomas Aquinas, su Angelicum. su avepro. glauco. L’Università
Salesiana, un servizio per l’educazione e la comunicazione La Stampa Autorità
accademiche «Il nostro impegno per la “civiltà dell’amore”. Come vuole don
Bosco» La Stampa, su lastampa,Conferenza Rettori delle Università e Istituzioni
Pontificie Romane, su cruipro.net. redazione, Nuovi accordi di co-operazione
interuniversitaria, su FarodiRoma, Pontificia Accademia di Aquino, su
cultura.va. Direttorio, su S.I.T.A.. Premio Mediterraneo. su Fondazione
mediterraneo. org. Mantovani, “Vita tua, vita mea”: l'insegnamento di Demaria è
più che mai attuale. Fondazione Adriano Olivetti. Mauro Mantovani. Mantovani. Keywords:
i curiazi, percorsi di comunicazione, Aquino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Mantovani” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marassi: l’implicatura conversazionale degl’eroi
di Vico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cardano al Campo). Filosofo italiano. Grice: “I like Marassi; he has
written a ‘natural’ history of ‘man’ – which is interesting, ‘progetto uomo,’
he calls it!” -- Grice: “I like Marassi; he has explored hermeneutics in the
German tradition, Schleimacher to be more specific; but has also written an
essay on Heidegger; his links with me come with his idea of metaphysics and
transcendental arguments which he takes from Kant, who he reads in both German
and Italian, unlike I, or me.” – Grice: “He has written an introduction to a comparative
study of the approaches to ‘the antique’ in both Italian and German philosophy
– a fascinating topic. I suppose the Oxonian approach, indeed Cliftonian, is a
mixture of both!” Allievo di Melchiorre, si laurea a Milano con la tesi “La differenza ontologica
in Heidegger, sotto la direzione di Melchiorre e con la co-relazione di Bontadini.
Ha discusso “Il profilo della presenza: Heidegger e il regno della pluralità”
con Melchiorre e Grassi. Insegna filosofia a Milano. Ha coordinato l'edizione
dell'Enciclopedia filosofica (Bompiani, Milano). Direttore del Dipartimento di Filosofia a
Milano. Dirige la Rivista di filosofia neo-scolastica. Dirige per la casa editrice AlboVersorio la
collana Epoche ed è membro del comitato del festival La Festa della
Filosofia. Si occupa di storia
dell'umanesimo (BRUNI (si veda), ALBERTI (si veda), VICO (si veda)), della scolastica,
di ermeneutica (Grassi), di filosofia trascendentale, del pensiero postmoderno.
I temi della sua ricerca ruotano attorno a tre temi principali: la riflessione
sui modelli storico-teorici della filosofia della storia, l'interpretazione
dell'umanesimo italiano (Alberti, Bruni, Vico) in riferimento alla dimensione
storica e morale, l'analisi della fondazione trascendentale del sapere. Saggi:
“Ermeneutica della differenza in Heidegger, Vita e Pensiero, Milano, Schleiermacher,
“Ermeneutica,” Rusconi, Milano, Bompiani, Milano; Kant, “Critica del giudizio,”
Bompiani, Milano, Metafisica e metodo trascendentale,” Lotz, “La struttura dell'esperienza, Vita e
Pensiero, Milano; “Metamorfosi della
storia. Momus e Alberti,” Mimesis, Milano/ Coordinamento generale e direzione
redazionale della Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano. docenti.unicatt.
Marassi. Massimo Marassi. Marassi. Keywords: gl’eroi di Vico, Alberti, Bruni,
Vico, metamorfosi della storia – Alberti, Momus, il concetto d’eroe in Vico,
l’uomo come eroe – l’eroico, l’altruismo eroico, la nudita eroica – la nudita
eroica nella representazione degl’imperatori romani, la nudita eroica in Giulio
Cesare, la nudita eroica dell’atleta – la postura eroica dell’eroe in nudita
eroica – napoleone in nudita eroica – Mussolini in nudita eroica, la statua
equestre di Mussolini, la nudita eroica del stadio dei marmori, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marassi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Marcello:
la filosofia sotto Giulio Cesare – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A pupil of Cratippo. He has a
career in public life and is one of those who opposes to Giulio Cesare. Cesare
pardons him but he is still murdered. Marco Claudio Marcello. Keywords: Livio, Machiavelli. Marcello.
Grice e Marcello:
il principe filosofo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. The nephew of Ottaviano, and until
his death, his chosen heir. A pupil
of Nestore. Marco Claudio Marcello.
Grice e Marcello:
del sillogismo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Writes about logic, including a
book on syllogisms. Tullio Marcello.
Grice e Marchesini: l’implicatura conversazionale dell’educazione
del soldato – l’implicatura del capitano – e l’amore sessuale – la società
eugenica – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Noventa Vicentina). Filosofo italiano. Grice:
“Cassatta has unearthed some opinions by Marchesini which are revolutionary!” Esponente del positivismo. Alievo di Ardigò, insegna filosofia a Padova.
Direttore della Rivista di Filosofia.Diresse, anche, un Dizionario delle
scienze pedagogiche, edito dalla Società Editrice Libraria di Milano. Tradusse,
inoltre, un testo di Locke Pensieri, edito da Sansoni. Opere: “La vita,” –
Grie: “Sounds promising: a treatise on life! Cf. my ‘Philosophy of Life’”). Montagnana,
Tip. di A. Spighi, “Saggio sulla naturale unità del pensiero,” Firenze,
Sansoni, “Elementi di Psicologia tratti dalle opere filosofiche di Ardigò,” Firenze,
Sansoni, “ Elementi di logica” -- secondo le opere di R. Ardigò, St. Mill, A. Bain
ecc., prefazione di Ardigò, Firenze, Sansoni,” Grice: “A fascinating little
book: it reminded me of Strawson’s Introduction to Logical Theory! Only
Strawson would rather die than axe me to foreword it!” –[ whereas Marchesini
commissioned his tutor to drop a word “or two””].—Grice: “Marchesini shouldn’t
be so reverential towards Ardigo.” Grice: “I count Marchesini’s oeuvre as being
by Marchesini; if I want to read Ardigo, I read Ardigo!” – “Elementi di morale,
ad uso anche dei licei, secondo le opere degli scienziati moderni, prefazione
di Ardigò, Firenze, Sansoni, “Il positivismo e il problema filosofico, Torino,
F.lli Bocca, “Le amicizie di collegio” – Grice: “I should note that Marchesini
uses ‘amecizia’ in quotes! So it doesn’t really apply to my Clifton days!” -- (con prefazione di E. Morselli e in
collaborazione con Obici), Roma, Società Ed. "Alighieri ", “Elementi
di pedagogia: Con un'appendice di cento scelte citazioni, Firenze, Sansoni, Doveri
e diritti: ad uso delle scuole tecniche e complementari, Milano-Palermo, R.
Sandron, “La teoria dell'utile,” principi etici fondamentali e applicazioni, Milano-Palermo,
R. Sandron, “ Il Simbolismo nella conoscenza e nella morale, Torino, Bocca, “
Il dominio dello spirito, ossia Il problema della personalità e il diritto
all'orgoglio, Torino, F.lli Bocca, Pedagogia, Torino, Paravia, Il principio
della indissolubilità del matrimonio e il divorzio, Pakdova-Verona, Fratelli
Drucker, “Elementi di logica,” ed. interamente rifusa, -- Grice: “This makes me
laugh! It’s like saying: my previous, Ardigo-based stuff, was nonsense!” -- Firenze,
Sansoni, Disegno storico delle dottrine pedagogiche, Roma, Athenaeum, “La
dottrina positiva delle idealità,” Roma, Athenaeum, “L'educazione morale,
Milano, F. Vallardi, “I problemi fondamentali della educazione,” Torino,
Paravia, “I problemi dell'Emilio” di G. G. Rousseau, Firenze, R. Bemporad e
Figlio, “La finzione dell'educazione o la pedagogia del Come se,” Torino,
Paravia, “L'educazione del soldato, con 50 problemi per esercitazioni,” Firenze,
Ed. La Voce, “Il problema della scienza nella storia delle scienze: per i licei
scientifici, Milano, Signorelli, “Dizionario delle scienze pedagogiche: opera
di consultazione pratica con un indice sistematico, direttore Marchesini,
collaboratori: Antonio Aliotta, Giuseppe Aliprandi e altri, Milano, Soc. Edit.
Libraria, Vedi Treccani L'Enciclopedia Italiana. Ultima ristampa: Firenze,
Sansoni, Mariantonella, M. e la «Rivista di filosofia e scienze affini». La
crisi del positivismo italiano, Collana di filosofia, Angeli, Treccani L'Enciclopedia
Italiana. A proposito dei sofismi di parole ricorderemo ancora quel
capitano che avendo conchiuso col nemico
una tregua di dieci giorni, si credette lecito attaccarlo di notte. E
ricorderemo i seguenti sofismi di Eutidemo: Qualcuno che si trova
in Sicilia e vede in questo momento, col pensiero, il porto
d’Atene, vede egli le due triremi che vi si trovano? E se non vede
le due triremi, come può egli vedere il porto d'Atene? Quelli che
imparano sono essi sapienti o ignoranti? Se sono gli ignoranti che imparano,
devono apprendere ciò che non sanno; ma come si può imparare quando non
si sa neppure ciò che si devo imparare? E se Clinia risponde che sono i
sapienti che imparano, la difficoltà resta la medesima: come possono i
sapienti imparare dal momento che sanno? Chi Ba qualche cosa possiede il
sapere, eli’ 6 tutto: dunque chi sa qualche cosa sa tutto. Origine ed
evoluzione del linguaggio. La questione del linguaggio è ancora un po’ oscura,
ma fra le ipotesi cbe su tale questione si proposero, si
può stabilire quale è la più legittima. Si esclude innanzi tutto l
ipotesi che il linguaggio sia stato inventato da un uomo più
intelligente, e adottato dagli altri in virtù d’nna convenzione -- ipotesi
attribuita a Democrito. Si esclude altresi che il linguaggio sia stato l’opera
di una rivelazione, o di un miracolo. Due filologi contemporanei, Renan e
Muller, attribuirono l’origine del linguaggio a una specie d’istinto.
Nell’umanità primitiva ogni idea avrebbe suggerito per sé stessa una
parola, e la medesima parola a tutti gli spiriti. Questo istinto, col
tempo, si sarebbe atrofizzato. +A proposito di questa ipotesi si osserva ch’essa
non spiega nulla, essendo questo istinto per sé medesimo inesplicabile, ed
esscudo esso stesso, per cosi dire, un miracolo. È strano infatti che quei
400 o 500 tipi fonetici, a cui il Muller riduce le parole delle varie
lingue, aspettino, a manifestarsi, le idee rispettive. Il linguaggio, dice
Humboldt, è il prodotto necessario dello svolgimento dello spirito umano.
E sta bene. Ma questo svolgimento non è spiegato dall’istinto di Réuan o
Muller, mentre importa appunto stabilire come il linguaggio si
produca. Whitney, nella “Vita del linguaggio”, dice che l’origine
del linguaggio è dovuta al concorso di tre cause, che s’ incontrano nella
specie umana: 1° la facoltà di emettere un’infinità di suoni e di
riprodurli a volontà; 2°: il desiderio, determinato da un bisogno di
socialità superiore, di comunicare le idee per mezzo di segni; 3: la
facoltà di generalizzare, di giudicare, di concepire dei concetti e di
percepirne i rapporti. E queste sono infatti le condizioni del sorgere e
svilupparsi del linguaggio, ma come effettivamente il linguaggio sia sorto e si
sia sviluppato, Whitney non dicono. Si paragonò l’origine del
linguaggio nelle razze all’origine del linguaggio nel bambino. Il bambino, per
attività puramente riflessa, emette un grido che manifesta in lui un
dolore, un bisogno. Al grido accorre la nutrice, e accorre ogni volta che il
grido si ripete. Cosi, si va fissando un’ associazione mentale tral’atto
dell’ emettere il grido e il successivo accorrere della nutrice, onde, a
chiamar questa, finuli j^ uXr ri- peterà, ma coscientemente, intenzionalmente,
il'^-WyoHl il grido assume un significato. Più tardi, altri suoni
esprimeranno il pensiero del bambino, come quando il bambino indica gl’oggetti
imitandone in qualche modo l’impressione sensibile che ne riceve. Dice ad
esempio “Jcolcò” per indicare il pollo; “mìàou” per indicare il gatto. Il
bambino produce un dato sensibile, nel nostro caso uditivo, a cui si
associeranno altri dati sensibili, come quelli visivi. Da prima il bambino
designa con questo suono non soltanto gli oggetti dai quali l’ udì, ma anche
altri oggetti consimili, che hanno in comune, oltre a quelle, altre
qualità sensibili. Con lo stesso suono e ad esempio dal bambino indicato,
da prima, ogni uccello. Le distinzioni di linguaggio verranno piti tardi,
mano mano che si distingueranno e aumenteranno nel bambino le
percezioni. Questa è, a larghi tratti, la formazione e lo svolgimento del
linguaggio, nel bambino, a cui contibuiscono in modo particolare gli
ammaestramenti speciali che il bambino riceve da chi gli apprende la
lingua. Si puo inferirne che l’origine e lo sviluppo del linguaggio
d’una razza, avviene come nel bambino. Con tale inferenza si
dimenticherebbe un fatto importantissimo, ch’è fondamento d’una netta
distinzione. Il fatto che il fanciullo nascendo porta anche per il
linguaggio delle disposizioni funzionali organiche-psichiche, diverse da quelle
che potevano avere gl’uomini primitive. Il paragone adunque, e l’
inferenza, non reggono. L’ipotesi piu accreditata intorno all’origine
del linguaggio è quella di Darwin, illustrata particolarmente da Spencer,
per cui il linguaggio è opera dell’evoluzione, come ogni altro fatto naturale
ed umano. Originariamente gl’uomini si servivano di un gesto,
indicativo o imitative. Poi, provveduti, per evoluzione organica, di
organi capaci di mandar suoni articolati, accompagnarono questi al gesto,
ed espressero cosi le proprie sensazioni e i propri bisogni, e designarono
gl’oggetti. Tale espressione e tale designazione avevano da prima
carattere essenzialmente imitativo, conservatosi, quanto al suono articolato,
nell 'onomatopeici, ed erano piuttosto istintive. In progresso di tempo, i
movimenti del gesto e dell’ articolazione si utilizzarono più largamente, e
venne cosi a sostituirsi al linguaggio naturale un linguaggio
convenzionale. Cominciato per evoluzione, il linguaggio di un Popolo, come
quello dell’individuo, continuò a svolgersi pure per legge evolutiva,
mediante i rapporti sempre più ampi e riflessi che si stabilirono
successivamente tra i segni e la cosa significata. Si ebbero cosi
nel linguaggio la forma mimica, l’ideografica, e la fonetica, e la parola
divenne per ultimo il linguaggio per eccellenza. Presso certe tribù selvage,
la parola non può comprendersi senza il gesto. Anche presso gli antichi, la
mimica aveva la massima importanza, come presso i sordo-muti, che devouo esprimere
il pensiero col gesto proprio, naturale e artificiale. La l'orma
ideografica, che troviamo presso gl’egiziani, i chinesi e altri popoli, è
un disegno abbreviato e più o meno convenzionale, in cui ogni carattere
esprime direttamente un'idea. I popoli ocei- [Innumerevoli sono le forme
che la parola assunse presso i vari popoli o razze, poiché ogni popolo o
razza ha la sua lingua. Tuttavia si riuscì a ricondurre tutte le
lingue a un piccolo numero di tipi, che sembrano corrispondere agli stadi successivi
dell evoluzione della parola. 1° Tipo: Lingue monosillabiche (es. la
chinese). Sono composte di sillabe che costituiscono ciascuna
una parola rappresentante un’idea astratta e generale. Secondo
l’ordine nel quale i monosillabi si dispongono, si esprimono le diverse
combinazioni e modificazioni delle idee. 2° Tipo: lingue
agglutinanti o poli-sintetiche (es. le lingue delle tribù americane).
Sono composte di radici di cui le une esprimono le idee più importanti, le
altre le idee accessorie: messe insieme, cosi dal costituire spesso una
parola straordinariamente lunga e complessa, esprimono sia le
modificazioni d’un idea principale, sia una combinazione più o meno
complessa di idee principali e accessorie. 3° Tipo: lingue a flessione:
(es. le lingue semitiche, e indo-europee). Sono composte di parole ciascuna delle
quali esprime un’idea principale modificata da una accessoria. Le diverse
modificazioni dell’idea principale si esprimono per il modificarsi, per
l’inflettersi, della terminazione delle parole stesse] dentali non se ne
servono più se non per certi usi (cifre, segni algebrici eoe.). Usano
invece della scrittura fonetico, in cui ciascun carattere è il seguo non
d'nu idea uia di un suono. Di questi tre tipi, il secondo sarebbe derivato
dal primo, per l’addizione delle radici accessorie alle radici
principali; e le lingue a flessione sarebbero derivate da lingue agglutinanti
piu antiche, per la fusione delle radici accessorie con le radici
principali. Con le parole non comunichiamo soltanto delle idee, ma anche
delle credenze, dei fatti. E poiché le nostre credenze, le nostre
rappresentazioni dei fatti, e la interpretazione di questi, mutano,
mutano anche i significati delle parole. Una mutazione che si può
ritenere primitiva, quanto è costante, l' abbiamo nella trasformazione del
senso di una parola, da proprio a traslato -- ciò avviene per
quella certa somiglianza che si riconosce tra il significato proprio (Sidonio:
EX-PLICATVRA), o etimologico, e quello traslato (IM-PLICATVRA). Una casa
grande e sontuosa oggi si chiama impropriamente “pallazzo,” parola che indica
prima costruzione dei Romani più antichi, eretta in onore della dea “Pale,”
nel monte Palatino. La parola “palazzo” sopravvive, ma con significato
diverso dal primitivo. “Pagano” significa propriamente l’abitante
del “pagus”. Poi, significò l’idolatra, l’adoratore di una divinità esoterica,
perché a Roma, mentre gl’abitanti delle città erano i primi a render
colto a Marte, gl’abitanti non-romani della campagna sono gl’ultimi. “Villano”
si dice propriamente chi e soggetto a minori oneri, ed e, per
conseguenza, oggetto di disprezzo da parte dell’ aristocrazia militare. Al
villano si attribusce, con qualche esagerazione, i vizi e delitti. Per
implicatura, ‘villano’ divenne perciò una qualifica ingiuriosa. Il significato
adunque di questi tre termini -- palazzo, pagano, villano -- si trasforma
generalizzandosi, come si trasformarono generalizzandosi., per citare ancora
due esempi, il termine “sale,” che propriamente designa il cloruro di sodio, e
il termine “olio” che propriamente indica soltanto l’olio d’oliva. Nella
trasformazione della parola si ha pure un processo inverso, di
specializzazione. Cosi il termine “vitriolo,” da “vitruni,” propriamente
significa ogni corpo cristallino, poi si attribui a una specie
particolare. Il termine “oppio” (da ònòg succo) propriamente vuole dire
un i succo qualunque, ora indica per implicatura soltanto il succo del
pa- J pavero. E il termine “fecula” (da foex, feccia) proprio a
significare ogni materia che si depositi spontaneamente in un liquido,
poi lo si applica per implicatura al1’ amido che si deposita quando si agita,
nell’acqua, della farina di frumento. E il significato di “fecula” si
specifica per implicatura poi ancor più, venendo a indicare un principio
vegetale particolare che, come l’amido, è insolubile nell’acqua fredda,
ma è completamente solubile nell’acqua bollente, con la quale forma
una soluzione gelatinosa. Il cocchiere chiamai suoi cavalli “le mie
bestie”. Un cacciatore può intendere per “uuccelli” le pernici. V’ è
adunque nel significato di una parola una transizione, della quale, nel suo
uso, devesi tener conto. Si consideri, ad esempio, il vario significato
della parola “lettera” (propriamente, lettera dell’alfabeto, per implicatura: lettera
missiva, letteratura) e della parola “gusto” (sentimento estetico, e
facoltà di distinguere il bello). E quanto alla *metafora*, si consideri, ad
esempio, il significato che la parola “luce” acquista quando si applica
all’istruzione, e la parola “fuoco” applicata alla collera e allo zelo. E
si considerino le parole “nascere” e “morire”, che si usano in un senso
molto piu largo che non sia quello propriamente e strettamente
biologico. A tale varietà di significato in una medesima parola,
contribuiscono anche la *metonimia* (es. “corona” per re- (/no), i
suffissi (es. pre-giudizio, di-fetto, il-limitato), le perifrasi (es. padre
della storia), la composizione (es. strada-ferrata, acquavite
ecc.). Vediamo adunque come, o per circostanze accidentali, o per bisogni
veri, si trasformi il significato di una parola, cosicché non sarebbe né
possibile né utile restar fedeli al significato proprio primitivo. E ciò
dicasi sia del linguaggio tecnico di una scienza, che si muta col
progredire e con lo trasformarsi di questa, sia del linguaggio
familiare. Non possiamo pertanto accontentarci del dizionario, dove il
senso di una parola è spesso piuttosto indicato che non esattamente precisato.
La precisione del significato deriva dall’uso, nel quale pertanto
trovasi il migliore ammaestramento. Chi tenesse a sola guida il
dizionario, non riconoscerebbe somiglianze e differenze, e anche semplici
sfumature di significato, di cui il dizionario non tiene conto. Come
avvertiamo facilmente in chi parla una lingua di cui non ha il più sicuro
e largo possesso. Giovanni Marchesini. Keywords: “L’educazione del
soldato” --. Marchesini. Keywords: l’educazione del soldato, con il capitano
Ercole Meoli, la Societa di Genetica e Eugenica SIGE – Societa Italiana
diGeneica ed Eugenica – il simbolismo – la dottrina del simbolismo – I
simbolisti – I filosofi simbolisti – I artisti simbolisti – Welby, Ogden,
Grice, ‘il simbolo del simbolo’ -- il cammino del cavaliere, codigo
cavalleresco, cavalleria, cavallo, equites romano – tutii questi appartneno
all’altro Marchesini – questo Marchesini e tradizionale --. Resf.: Luigi Speranza, “Grice e Marchesini” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Marchesini: l’implicatura conversazionale -- postumanar,
trasumanar – sovrumanar – età degl’uomini – vico -- umanar – equites romani -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Bologna).
Filosofo italiano. Grice: “I don’t think Marchesini has a philosophical
background, but he fascinates me! I especially liked his idea about ‘virility’
and the idea of a knightly code – ‘codice cavalleresco’ – The other field that
fascinates me is his research on ‘inter-subjectivity’ in the living form –
which he now extends to plants – ‘vivente’ – Surely we don’t refer to a cat as
an object – and the philosophical keyword here is ‘threshold,’ that Marchesini
aptly uses.” Cardine della sua proposta filosoficariconducibile, seppur con
caratteristiche proprie, alla più ampia corrente del Post-humanè lo
smascheramento di quell'errore prospettico che pone l'uomo al centro e a misura
dei suoi predicati. «Comincerò il mio viaggio dal prato più bello, quello
che l'aria non abbandona un istante, il sole vi si intrappola da splendere pur
di notte ed i profumi vergini coesistono con quelli gravidi. È qui che il dio
Pan cadde la notte dei tempi, da qui iniziò il suo girovagare incerto,
all'unico desiderio d'amare» (M., Il dio Pan). Da sempre affascinato
dalla natura e, in particolare, dal regno animale, consegue la laurea a
Bologna. Parallelamente agli anni di formazione universitaria, spinto da un
forte interesse verso il comportamento animale, stringe una feconda
collaborazione e amicizia con Celli, con il quale inizia a indagare le
interazioni sociali degli imenotteri. Per cinque anni conduce ricerche “sul
campo” e, con l'ausilio della macrofotografia, è in grado di immortalare quegli
attimi di vita animale altrimenti nvisibili all'occhio nudo: rituali di
corteggiamento, di accoppiamento e di trofallassi tra gli insetti che
diventeranno il viatico per tutta la sua ricerca futura. Nei suoi studi
di entomologia approfondisce l'analisi dei sistemi feromonali che saranno tema
di alcune pubblicazioni e della successiva ricerca sul comportamento e sul
benessere animale. Nella seconda metà degli anni ottanta, sotto la guida del
professor Franco Pezza, dell'Università degli Studi di Milano, studia i metodi
di allevamento, i parametri di benessere nelle aziende zootecniche, i fattori
di incidenza del rischio in zootecnia, le modalità di individuazione dei
sinistri, pubblicando alcuni lavori sulla medicina veterinaria delle assicurazioni.
Inizia così la sua collaborazione con diversi atenei sui temi del comportamento
animale, tenendo corsi e master di etologia applicata e medicina
comportamentale. Alla metà degli anni novanta entra nel Consiglio Direttivo
della Società di Scienze Comportamentali Applicatedi cui diverrà
Presidente focalizzando la propria attenzione sul comportamento degli animali
domestici, sugli stili di relazione interspecifica, sui problemi e sulle
patologie comportamentali. Osservando sul campo le espressioni comportamentali
e i processi di apprendimento degli animali, inizia a considerare anacronistici
e contraddittori i modelli esplicativi tradizionali. In sintesi, quello
che Marchesini propone nel panorama delle scienze cognitive è un superamento
dei tre modelli interpretativi al comportamento animalequello behaviorista,
quello etologico classico e quello antropomorficoin virtù di un modello
mentalistico unitario (un'unità necessaria che la mente, come fenomeno unico,
richiede), che valga sia per i processi consapevoli che inconsapevoli e che
descriva espressione e apprendimento in termini elaborativi dell'informazione,
sistemici o composizionali dellecomponenti, solutivi e non reattivi, evolutivi
e relazionali nella realizzazione ontogenetica. Questo porterà alla
pubblicazione di tre testi dal forte impatto innovativo: Intelligenze plurime e
Modelli cognit ivi e comportamento animale ed Etologia cognitiva. Alla ricerca
della mente animale. Gli assunti di base della proposta di Marchesini sono i
seguenti: il soggetto è immerso in un campo di possibilità filogenetiche
che definiscono il tipo di intelligenza propensionale o specie-specificada cui
l'idea di pluralità cognitiva dove le diverse intelligenze sono comparabili ma
non commensurabili; il processo ontogenetico di costruzione dell'identità si
realizza grazie alle dotazioni innate, che ricche di virtualità evolutive,
possono essere organizzate in una molteplicità di modida cui l'idea di rapporto
dimensionale o direttamente proporzionale di innato e appreso; l'espressione
del soggetto è sempre proattiva, mossa cioè da un obiettivo, e quindi frutto di
una condizione problematica che il soggetto cerca di risolvere attraverso
ricette solutive fino al raggiungimento dell'obiettivoda cui il superamento del
concetto di rinforzo. Vi è quindi una ridefinizione della soggettività animale,
come possesso del suo qui e ora, e come capacità di mettere in dialogo tutte
quelle istanze (ontogenetiche e filogenetiche) che gli appartengono nella sua
relazione con il mondo. Bioetica e diritti animali Alla fine degli anni ottanta
si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna, con l'intento di
sondare il rapporto uomo-natura da una prospettiva pedagogico-filosofica.
In questi anni inizia a portare nelle scuole percorsi progettati appositamente
a misura di bambini per permettere loro di conoscere la varietà del mondo
animale evitando letture antropomorfiche, quelle viziate, ad esempio, dai
sedimentati repertori culturali. È in questi anni che avviene uno degli snodi
cardine nell'attività di M.: egli si accorge che le potenzialità che è in grado
di esprimere il binomio bambinoanimale (o più in generale uomoanimale) è da
ricercarsi non nella performatività quanto piuttosto nelle dinamiche che la
relazione, unica e irripetibile, è in grado di generare. L'animale coinvolto
nelle attività didattiche non è più un oggetto dal quale attingerequasi fosse
una fonte miracolosaelementi benefici al percorso formativo del bambino, ma è
nel suo essere soggetto e capace di stipulare un patto con il proprio
interlocutore che lo fa divenire elemento imprescindibile di ogni percorso
formativo. L'esperienza condotta all'interno delle scuole porta M. alla
stesura del volume Natura e pedagogia, inizialmente nato per divenire la sua
tesi di laurea, ma pubblicato prima della conclusione degli studi umanistici.
Le attività con i bambini lo conducono in tutta Italia portando in evidenza due
aspetti: il divorzio che si è andato realizzando tra l'uomo e le altre
specie nella cultura contemporanea, con bambini che non sono in grado di
relazionarsi con gli animali e spesso nemmeno conoscono le specie domestiche;
la svalutazione degli animali e l'incapacità della società contemporanea di
avere consapevolezza dell'importanza della relazione con le altre specie per lo
sviluppo della personalità. Per Marchesini la svalutazione operata dalla
società contemporanea parte dalla perdita di quel rapporto di convivenza e di
ospitalità che viceversa ancora caratterizzava la cultura rurale. Nasce così il
Concetto di soglia (che esprime il bisogno di uscire dalla dicotomia
novecentesca dell'antropomorfismo e della reificazione dell'eterospecifico.
Temi già affrontati in due saggi precedenti, Animali di città, critico verso
l'antropomorfizzazione degli animali da compagnia, Oltre il Muro, critico verso
la reificazione dei cosiddetti animali da utilità. Sono gli anni in cui
riflette sul pensiero animalista e sulla bioetica animale fondando, insieme a
colei che diventerà la sua storica collaboratrice, Sabrina Golfetto, la casa
editrice Apeiron con lo scopo di creare un luogo dove ospitare riflessioni e
dibattiti su tali tematiche. Sono gli anni in cui abbraccia, senza più
abbandonarlo, il vegetarianesimo e dà vita assieme a Battaglia e a Hack a
un'intensa attività convegnistica che confluirà nella collana Quaderni di
bioetica di cui sarà direttore. Nel
sostituisce Caffo, che ne era stato fondatore e primo direttore, nella
direzione di Animal Studies: Rivista Italiana di Antispecismo. Nel
maggio esce per le Edizioni Sonda Contro
i diritti degli animali? Proposta per un antispecismo postumanista. Il saggio
affronta il tema dello specismo passando in rassegna le incongruenze e le
incoerenze nascoste nelle maglie di un dibattito filosofico e culturale che
pretende di sospendere l'antropocentrismo, rimanendo all'interno di una cornice
umanistica. Il testo vede i commenti finali di Rodotà, Sax, Vallauri e
Fadini. Porta la neonata zooantropologia in Italia, disciplina all'interno
della quale compie una sistematizzazione sia a livello teorico, accanto a Fiorani
e Tonutti, sia a livello applicativo con la delineazione di protocolli
operativi nelle aree educative e assistenziali. Per ciò che concerne la
zooantropologia teorica, l'ipotesi di fondo proposta da M.i, e riconducibile
alla sua teoria della zootropia, è che gli animali nel corso della storia non
abbiano funto solo da produttori di prestazioni o di collezioni di modelli da
imitare ma altresì da alterità referenziale nei processi antropopoietici.
Marchesini sviluppa il concetto di "referenza animale", inteso come
contributo di cambiamento offerto all'uomo dalla relazione con l'etero-specifico. Gli
uccelli non hanno insegnato all'uomo l'arte di volare -- il modo di realizzare
questa attività -- ma gli hanno ispirato la dimensione esistenziale del volare.
Per M.i i predicati umanicome la danza, la musica, la cosmesi, la tecnicavanno
considerati come frutti ibridi, esito cioè dell'incontro relazionale con le
altre specie. Il motore della cultura umana è quindi per M. rintracciabile
nell'incontro con l'alterità animale che, nella forma di una vera e propria
epifania, è stato capace di re-direzionare l'uomo lontano dal suo centro
filogenetico e dalla sua solipsia di specie dando vita a nuove possibilità
esistenziali. Per ciò che concerne la zoo-antropologia applicata,
opera una trasformazione in alcuni settori delle attività di relazione con gli
animali, dalla pet therapy alla pedagogia cinofila, impostando i
"protocolli dimensionali", vale a dire individuando nel rapporto
delle dimensioni di relazione, ciascuna dotata di specificità sia di ordine
relazionale che referenziale. In pet therapy lavorare secondo l'approccio
dimensionale significa evitare l'incontro generico tra un paziente e un animale
ma individuare le dimensioni di relazione che sono utili al fruitore secondo i
suoi bisogni specifici e renderle operative attraverso attività
specifiche. Allo scopo di formare nuovi operatori in grado di lavorare
secondo i protocolli dimensionali fonda “Scuola di Inter-Azioone Uomo-Animale
on sede a Bologna. Sii fa co-promotore di Carta Modena (Carta dei Valori e
dei Principi della Pet-Relationship) che riceve il patrocinio del Ministero
della Salute. Il documento mira a tutelare, all'interno del panorama della
attività assistite dagli animali (A.A.A.) sia il fruitore, il benessere
dell'animale coinvolto e il principio inter-relazionale che dal binomio
scaturisce. Pubblica “Etologia filosofica: alla ricerca della inttersoggettività
animale” con il quale inaugura la riflessione ontologica sul carattere
dell’intersoggettività animale, vale a dire su che cosa differenzia un “oggetto”
da un essere “vivente.” Rilegge l'ontologia animale in termini di
"desiderio". “Essere animale” (essere vivente) significa prima di
tutto "essere desiderante", una condizione di *non*-equilibrio che
rende due animali protagonisti de loro divenire nonché capaci di definire il
corso della filogenesi di specie. L'etologia filosofica diviene ben
presto un campo di ricerca entro il quale dialogano allo scopo di ridefinire i
contorni di ciò che intendiamo con essere animale. Inizia la ricerca
filosofica che va a innestarsi nella costellazione di studi definita come
post-human. È di questo period della ri-definizione dell'umano quale
entità ibrida, puntualizzato nel dettato che vede l'uomo non più misura del
mondo ma nemmeno misura di se stesso. In tale corrente filosofica ci sono per
Marchesini le giuste premesse per poter articolare la propria riflessione in
quanto il concetto di “alterità” nel progetto post-human assume un significato
molto più vasto, abbracciando di fatto le entità non umane animali e
macchiniche. Collabora con la rivista Virus inaugurando una nuova
estetica basata sull'ibrido come manifestazione contemporanea del sublime. In
tale luce il Manifesto del Teriomorfismo rappresenta il documento attraverso il
quale gli artisti rifiutano il dettato antropocentrico e riconoscono la natura
ibrida di ogni processo creativo. All'interno di tale campo d'indagine
pubblica Animal Appeal e una feconda collaborazione che travalica i campi
disciplinari e rivela ancora una volta i debiti che la cultura, in questo caso
l'arte, ha contratto con le alterità. Conosce Salsano, storico, sociologo ed
editor della casa editrice Bollati Boringhieri, che affascinato dal lavoro di M.
decide di pubblicare un primo saggio sul rapporto tra bios e techne dal titolo
La fabbrica delle chimere, testo che si pone a cavallo tra le precedenti
esperienze in zooantropologia e bioetica e la nuova riflessione
postumanistica. Esce Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza, testo
corposo, concettualmente denso e dalla molteplicità di riferimenti, che ha
suscitato un grande dibattito nel mondo accademico portando il suo autore a
divenire punto di riferimento per ogni ricognizione che vada ad indagare i
rapporti che intercorrono tra vivente (sia esso umano o animale) e tecnica.
Sempre nel medesimo anno fonda Il Centro Studi Filosofia Postumanista allo
scopo di promuovere e sviluppare le tematiche legate al post-human da diverse
prospettive, arte, letteratura, cinema, new media, formazione. Innumerevoli
saranno poi le pubblicazioni sul pensiero postumanista, che vedranno la
pubblicazione del saggio Il tramonto dell'uomo. Inoltre, traduce, cura e scrive
la postfazione dell'edizione italiana del testo The Companion Species Manifesto
di Haraway. Esce per Mimesis Epifania animale. L'oltreuomo come
rivelazione nel quale Marchesini evidenzia come la cultura non vada pensata in
modo antropocentrico come l'esito autarchico di un processo creativo interamente
svolto dall'uomo, pur avvalendosi di materiale zoomorfo, ma come una
rivelazione epifania ispirata dal non umano. Torna in libreria con un volume
interamente dedicato al rapporto tra bios e tecnica, Tecnosfera. Proiezioni per
un futuro postumano (Castelvecchi). Rilegge il connubio tra essere umano e
tecnologia come una partnership emersa dal corredo filogenetico della specie
Sapiens, mettendo in luce le potenzialità ibridatrici e plasmatrici della
tecnologia. Da questa prospettiva, ogni invenzione, ogni scoperta, ha un
effetto epifanico; apre, cioè, una nuova dimensione di imprevisto e di
opportunità che modifica i confini e la percezione di ciò che definiamo
umano. Il mondo degli insetti (“as I observed squarrels” – Grice) così
minuziosamente osservato risulta essere particolarmente evocativo anche da un
punto di vista estetico e narrativo tant'è che dà alla luce la raccolta di
racconti lirici “Il dio Pan,” frutto in parte anche delle osservazioni compiute
tra gli imenotteri. Nei brevi racconti dedicati al dio agreste della
mitologia greca, cerca di sfatare il mito di una natura, da un lato
meccanicistica (mera esecutrice dei dettami della genetica) e dall'altro lato
bucolica e idealizzata che nulla o poco rappresenta ciò che l'autore mira ad
affrescare: una natura reale, un mondo del vivente a volte crudele ma in grado
di interconnettere profondamente tutti i suoi abitanti: la preda e il
predatore, la cavalletta e la mantide. Il testo, recepito positivamente
dall'ambiente culturale bolognese, porta Marchesini a stretto contatto con il Roversi,
altra figura che influenzerà profondamente la sua attività futura portandola a
spingersi in plurimi territori e a cavallo di numerosi discipline: dalla
narrativa alla poesia, passando per la filosofia. Pubblica il romanzo Uscendo
da Lauril e la raccolta di racconti
Specchio animale che ospita la postfazione di Leonetti. Con la pubblicazione di
Uscendo da Lauril in particolare,intraprende l'esperimento di trasferire sul
piano narrativo le evocazioni postumanistiche partendo dalla poetica
cyber-punk. In entrambi i lavori è possibile ritrovare quegli elementi che
contraddistinguono la speculazione filosoficai: la dialettica tra identità
alterità, il rifiuto di qualsiasi mito della purezza originaria e di ogni forma
di antropocentrismo. Esce per la casa editrice Mursia Ricordi di animali,
l'autobiografia volta a raccogliere la storia di vita dell'etologo osservata
tramite la lente dei numerosi animali che ne hanno scandito le tappe
fondamentali. -- è invece la volta
de La filosofia del giardiniere, pubblicato dalla Graphe edizioni nella collana
Parva. Il libro è composto di due parti, nella prima il lettore è condotto
dalle parole a passeggiare nel giardino, novello atelier darwiniano, con
stupore e riverenza. Nella seconda sono le immagini di alcuni giardini del
mondo a far continuare la riflessioni sulla cura, portate avanti da M.
M. nel Centro Studi di Galliera (Bologna) Progetti esteri Roberto
Marchesini tiene regolarmente conferenze in diversi paesi del mondo tra i
quali: Stati Uniti, dove dal tiene
annualmente una lecture presso l'Harvard, Brasile, Messico, Cile, India,
Australia, Francia, dove è stato ospite della Sorbona, Spagna,
Portogallo. Cura la rubrica etologia a cadenza settimanale "Gli
animali che dunque siamo" per Il Corriere della Sera. “Intelligenza
emotiva versus intelligenza cognitive” in Pluriverso, 3, La Nuova Italia, La via vegetariana per un mondo migliore,
Vimercate, La spiga vegetariana, pagina 2:// novalogos/drive /File/ LIBRO% 20ANIMAL
%20 STUDIES %201- novalogos// drive/File/
animalstudies. R. Marchesini, Teriomorfismo, Bologna, Apeiron. Bioetica,
diritti animali, pedagogia e scienze cognitive. Oltre al muro, Torino, Franco
Muzzio Editore, Natura e pedagogia, Roma, Theoria, Il concetto di soglia, Roma,
Theoria, Io e la natura, Forlì-Cesena, Macro Edizioni, La fabbrica delle
chimere. Biotecnologie applicate agli animali, Torino, Bollati Boringhieri, Bioetica e scienza veterinarie, Edizioni
Scientifiche Italiane, "Intelligenza emotiva versus intelligenza
cognitiva", In Pluriverso, Firenze, La Nuova Italia, Bioetica e
biotecnologie. Questioni morali nell'era biotech, Bologna, Apeiron,
Intelligenze plurime. Manuale di scienze cognitive animali, Bologna, Peridsa,
“Il galateo per il cane” Milano, Giunti, “Modelli cognitivi e comportamento
animale: Coordinate di interpretazione e protocolli applicative;; Contro i
diritti degli animali? Proposta per un anti-specismo post-umanista,
Alessandria, Edizioni Sonda, Vivere con
il cane. Come migliorare il rapporto fra cani, adulti e bambini, Firenze, De
Vecchi, Il bambino e l'animale. Fondamenti per una pedagogia zoo-antropologica,
Roma, Anicia, Etologia cognitiva. Alla
ricerca della mente animale, Bologna, Apeiron, Pluriversi cognitivi. Questioni
di filosofia ed etologia, Milano, Mimesis, Geometrie esistenziali. Le diverse
abilità nel mondo animale, Bologna, Apeiron, Zooantropologia. Animali e umani: analisi di
un rapporto, Como, Red, Animali in città. Manuale di zoo-antropologia urbana,
Como, Red, Homo Sapiens e mucca pazza. Antropologia del rapporto con il mondo
animale, Bari, Dedalo, R. Fondamenti di zooantropologia. Zooantropologia
applicata, Bologna, Perdisa, Manuale di zooantropologia, Roma, Meltemi, Il codice degli animali magici, Firenze, De
Vecchi, L'identità del cane. Storia di una implicatura conversazionale tra
specie; Bologna, Apeiron, L'identità del gatto. La forza della convivialità,
Bologna, Apeiron, Cane & Gatto. Due stili a confronto, Bologna, Apeiron, Etologia filosofia. Alla ricerca della inter-soggettività
animale, Milano, Mimesis, Emancipazione dell'animalità, Milano, Mimesis, Posthuman.
Verso nuovi modelli di esistenza, Torino, Bollati Boringhieri, Il problema del
corpo, tra umanesimo e postumanesimo, in Janus, Tecno-scienza e approccio post-umanistico, in
Millepiani, M., Il tramonto dell'uomo. La prospettiva postumanista, Bari, Dedalo,
M., Filosofia postumanista e antispecismo, in Liberazioni. Rivista di critica
antispecista, L. Caffo, M., Così parlò il postumano, a cura di. Adorni,
Aprilia, Novalogos, M., Epifania animale. L'oltreuomo come rivelazione, Milano,
Mimesis, M. Ibridazioni e processi
evolutivi, in Formazione e post-umanesimo. Sentieri pedagogici nell'età della
tecnica, Milano, Cortina, Etologia filosofica. Alla ricerca della inter-soggettività
animale, Milano, Mimesis, Alterità. L'identità come relazione, Modena, Mucchi, Tecno-sfera. Proiezioni per
un futuro postumano, Roma, Castelvecchi, Eco-ontologia. L'essere come
relazione, Bologna, Apeiron, R. Teriomorfismo, Bologna, Hybris, Poetiche postumaniste in Polimorfismo,
multimodalità, neobarocco, Dusi e Saba, Silvana Editore,, M. , "Ontani. Argonauta
dell'ibridazione", in Ontani incontra Morandi. Casamondo, Montanari, Il Dio Pan. Racconti lirici, Firenze, Firenze
Libri, Graphe edizioni, Perugia, Uscendo da Lauril, Roma, Theoria, Specchio
animale. Racconti di ibridazione, Roma, Castelvecchi, Ricordi di animali, Milano,
Mursia, Il cane secondo me. Vi racconto quello che ho imparato dai cani, Alessandria,
Sonda, La filosofia del giardiniere. Riflessioni sulla cura, Perugia, Graphe edizioni.
Blog ufficiale, su marchesini etologia. vegetti
della letteratura fantastica, Fantas cienza Academia.edu. Sito ufficiale (Scuola
di Inter-azione Uomo-Animale). Centro Studi Filosofia Postumanista diretto da. Grice:
“There are two Robeto Marchesini – but only one is a philosopher. The other
writes on ‘il cammino del cavalier’ and the ‘codice caavlleresco’ and the
equites romani, but he is not recognized as a philosopher!” -- Roberto
Marchesini. Marchesini. Keywords: terio-morfismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Marchesini” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marchetti: l’implicatura conversazionale della
natura delle cose – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Empoli). Filosofo italiano. Grice: “I love Marchetti; for once, he had to find vulgar terms
for all of Lucretius’s learned ones! The Italians used to call their own tongue
‘volgare’ then --; this is not easy matter (to translate Lucretius, not to call
your tongue volgare), especially since Lucretius was often unclear to himslf –
talk of my conversational desideratu of conversational perspicuity [sic]!” -- Grice:
“I like him because he axiomatised Galilei!” Professore a Pisa, contina le
ricerche di Galileo come Viviani. Collabora con Papa. Scrive rime morali ed
eroiche. L’opera cui deve la sua fama è la traduzione “Della natura delle cose”
di LUCREZIO. Considerata come un manifesto di razionalismo, “La natura dellle cose” influì
notevolmente sul gusto arcadico per la purezza della lingua e l'eleganza dello
stile. La diffusione di idee
materialiste attira su M. l'accusa di empietà. Pur rifugiatosi nella poesia,
non riusce ad evitare le indagini del Sant'Uffizio, ispirate soprattutto da VANNI.
Per altre sue opere di successo e attaccato dagli oppositori di GALILEI. Dei “Disuniti”,
Arcadii, Fisio-critici, Risvegliati, Accademia della Crusca e Accademia
Fiorentina. Saggi: “De resistentia solidorum” (Firenze, typis Vincentij Vangelisti
e Petri Matini (Grice: “Opera abbastanza
interessante, basata sulla teoria galileiana, cui Marchetti dà una struttura
assiomatica – ripetto, ‘assiomatica’ -- rigorosa. Tratta in larga parte il
problema dei solidi di uniforme resistenza, precedendo di mezzo secolo l'importante
trattato di Grandi), “Exercitationes mechanicae” (Pisa, Ferretti); “Della
natura delle comete,” “Lettera scritta all'illustriss. sig. Francesco Redi,”
Firenze, alla Condotta, “Saggio delle rime eroiche morali e sacre,” dedicato
all'altezza reale di Ferdinando principe di Toscana” (Firenze, Bindi); “Anacreonte,”
radotto in rime toscane, e da lui dedicato all'altezza reale di Ferdinando
principe di Toscana, In Lucca, per L. Venturini. “Della natura delle cose libri
sei” (per Pickard) Vita e poesie da Pistoja filosofo e matematico all'illustrissimo
sig. cavaliere F. Feroni marchese di Bellavista patrizio fiorentino e
accademico della Crusca (Venezia, aValvasense (Contiene poesie con la “Vita” scritta
dal figlio Francesco). G. Costa, Epicureismo e pederastia: il Lucrezio e l'Anacreonte secondo il
Sant'Uffizio, Firenze, Olschki, Dizionario
di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Mario Saccenti, “Lucrezio in
Toscana: Studio su Marchetti” (Firenze, Olschki); De rerum natura Razionalismo, Treccani Enciclopedie,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Crusca. Alessandro Marchetti. Marchetti. Keywords: implicatura,
lucrezio, della natura delle cose, pederastia, il poeta filosofo, l’essamero di
Lucrezio, l’essameri di Lucrezi, il poema filosofico latino, il genero
filosofico nella poesia latina. Lucrezio, alma figlia di giove, inclita madre. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Marchetti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marchi: l’implicatura conversazionale della
missione di Roma – la religione civile di Mussolini -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Potenza).
Filosofo italiano. Grice: “Marchi displays a few features hardly found at
Oxford: He edited a magazine, “filosofia mazziniana” – I can imagine Bradley
wanting to edit “Hegeliana” at Oxford – and we do have a Gilbert Ryle Room, and
an Occam Society! The other trait is illustrated by his manifesto, “La missione
di Roma,” – Churchill would have equaled with something Anglian!” Generale di
corpo d’armata italiano, Medaglia d'oro dei Benemeriti dell'Educazione
Nazionale. Insegna a Roma. Cura la pubblicazione di diverse riviste in cui si
confrontarono alcuni studiosi del primo Novecento italiano come Varisco. Tra
queste Dio e Popolo e “L'idealismo realistico.” Dio e Popolo, rivista di
ispirazione mazziniana, accoglie scritti miranti alla ricostruzione della filosofia
religiosa di Mazzini e i rapporti tra religione e stato; nega l'ateismo e
persegue l'ideale di “repubblica”. “L'idealismo realistico” raccoglie teorie
filosofiche di stampo anti-gentiliano. A
lui è dedicato il Premio tesi di Laurea “Vittore Marchi”, bandito da Roma Tre
per i neolaureati che abbiano sostenuto tesi su un argomento concernente il
pensiero filosofico antico degne di essere pubblicate; e un parco al Municipio IV.
Saggi: “La filosofia religiosa di Mazzini, in Dio e Popolo, “La missione di
Roma” o, Atanòr Ed., Il concetto e il metodo della ‘storia della filosofia,’ –
Grice: “His apt implicature is that if
you are an idealist, don’t shed your idealism when discussing J. J. C. Smart!”
-- Filosofia e religione, La perseveranza Ed., Potenza, La filosofia morale e giuridica di Gentile,
Stabilimento Tipografico F.lli Marchi, Camerino, Relazione tra la filosofia teoretica
e la filosofia pratica – Grice: “I would strongly assert that it’s the same
thing: ‘Poodle is our man in practical philosophy’ sounds obscene’” -- in L'idealismo realistico, Roma, “Le prove
dell'esistenza di Dio, in L'idealismo realistico, Roma, Gli è stato dedicato un
parco a Roma. Gramsci (Buttigiec), Turris, Fenomenologia dell'individuo
assoluto, Roma, Edizioni Mediterranee. //uni roma3/ news.php? news=603. Vittore
Arnaldo Marchi. Vittore Marchi. Marchi. Keywords: la missione di Roma, Mazzini,
filosofia mazziniana, rivista di filosofia mazziniana, gentile. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Marchi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marchi: l’implicatura conversazionale dell’anima
del corpo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo italiano. Grice: “His ‘poesia del desiderio’ is confusing – he means
tenderness, as Scruton does in his book on “Sexual arousal”” -- Grice: “Perhaps
Marchi’s most provocative piece is “L’anima DEL corpo.” If I were to be tutored
on that by Hardie, I can very well imagine Hardie – he was a Scot – ‘what d’you
mean, ‘of’?” Psicoterapeuta di formazione reichiana, umanista, autore di
scritti talvolta controversi perché a scopo provocatorio, si define Solista ed
ama stare «fuori dall'Accademia». Psicologo clinico e sociale,
politologo e autore di numerosi saggi, è stato protagonista di varie battaglie
per i diritti civili e sessuali, riuscendo con una sentenza della Corte Suprema
sulla “Vertenza tra il Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Emilio
Colombo, e M.”, ad ottenere la revoca
dei divieti penali all'informazione e all'assistenza anti-concezionale e ad
avviare la realizzazione di una rete di migliaia di consultori sessuologici e
familiari pubblici. Fonda l’'AIED, guidando l'Associazione in qualità di Segretario.
Ha dato per oltre quarant'anni un contributo determinante non solo alla
segnalazione della pericolosità dell'esplosione demografica (da lui definita
“la madre di tutte le tragedie”) e dei suoi corollari (fame, guerre, genocidi,
disastri ambientali, disoccupazione di massa, migrazioni disperate, crisi
energetica mondiale) ma anche al chiarimento dei meccanismi psicologici che
hanno finora impedito di comprendere e di affrontare questa tragedia
planetaria. Dimostrato con alcuni foto-romanzi interpretati da noti attori (Paola
Pitagora, Pagliai, Gassman, Zavattini e Valdemarin) che i messaggi mass-mediatici
associati alla psicologia motivazionale sono lo strumento più efficace per
indurre le masse alla regolazione delle nascite: una tesi oggi confermata da
varie organizzazioni internazionali. --Presidente italiano di tre
importanti Scuole di Psicoterapia da lui fondate: quella psico-corporea di Reich,
quella bioenergetica di Lowen e quella umanistica di Rogers. M. matura un
diverso punto di vista nei confronti degli approcci teorici di Reich, Lowen e
Rogers (a suo parere non avevano colto fino in fondo l'importanza della
coscienza e dell'angoscia della morte nella genesi delle patologie psichiche
umane) e propone una teoria della
cultura e della nevrosi in un libro (“Scimmietta ti amo -Psicologia Cultura
Esistenza: da Neanderthal agli scenari atomici ” Ed. Longanesi “Lo shock primario”,
Ultima Ed. Rai-Erit) che viene proclamato “Libro del Mese”. Fonda a Roma
l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale, oggi diretto da Filastro.
Pioniere della ricerca psico-sociale, è
stato Presidente Onorario della Società Italiana di Psicologia Politica. I suoi
contributi in questo campo sono stati: 1) la fondazione della Psicopolitica (un
metodo di analisi psicologica dei fenomeni socio-culturali che propone una “lettura” psicologica di tali
fenomeni, diversa da quelle di carattere marxista, idealista o istituzionalista
finora prevalse, con risultati fallimentari, nelle scienze sociali e politiche
tradizionali); 2) l'elaborazione d'una nuova "Psicologia Politica Liberale".
Si è interessato anche al teatro e alla televisione, creando programmi di cui Fellini
scrisse: “Ecco una nuova televisione culturale di cui c'è, oggi, bisogno”. E
per oltre due anni ha condotto un programma di psicologia su RaiUno ” La chiave
d'oro” con Baldini. Guzzanti ha scritto di lui: “ è un felice incrocio tra
Russell ed Allen”. Attivista per il riconoscimento dei diritti alla
contraccezione, al divorzio, all'interruzione di gravidanza e all'eutanasia, ha
fondato il Centro informazioni sterilizzazione aborto) che anticipò la legge sull'aborto
in Italia, e l'Associazione italiana per l'educazione demografica. Ha costantemente sostenuto l'importanza del
problema della crescita demografica e dei problemi economici, ecologici,
sociali e psicologici ad essa connessi. Pur essendo favorevole alla
chiusura dei manicomi, ha criticato la legge Basaglia in quanto scaricava sulle
famiglie il problema dei malati psichiatrici pericolosi; parlando dei delitti
in famiglia, evidenziò come il nucleo familiare resti il luogo principale in
cui avvengono gli omicidi, a suo giudizio "frutto del fallimento"
della legge 180 sulla salute mentale. Propose «una riforma radicale e
l'apertura di cliniche psichiatriche che non siano i vecchi manicomi ma
strutture umanizzate, oltre che di centri per l'attività riabilitativa».
Aderente al Partito Radicale, ha tenuto per tredici anni la rubrica
bisettimanale "Controluce" su Radio Radicale, in cui ha trattato temi
che venivano altrove trattati con conformismo: il sesso e l'amore, la
procreazione e la contraccezione, le malattie e la morte, il lavoro e le
rendite, la libertà e l'autoritarismo. È stato autore della "Teoria
liberale della lotta di classe", nel volume O noi o loro!. Istituto di
Psicologia Umanistica Esistenziale Modello, Fondatori e Storia della Scuola -- è
mosso dalle radici comuni teoriche ed epistemologiche riconducibili alla
fenomenologia e all'esistenzialismo, fondamentali correnti filosofiche del
‘900, e da alcuni autori significativi del movimento della psicologia
umanistico-esistenziale in particolare Rogers, Rank, Frankl, Binswanger, Boss, Jaspers,
Minkowski. Eredita la particolare concezione dell'uomo e della vita, che
rivendica all'essere umano il diritto e la capacità di scelta.
Consapevole della sovrabbondanza di Scuole Psicologiche esistenti in Italia
esitò prima di fondare l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale. Preferì
lavorare nell'ambito di indirizzi già affermati, che sentiva geniali e creativi
e fu l'iniziatore della Scuola Reichiana in Italia Presidente dell'Istituto di
Bioenergetica W. Reich di Roma e per 6 anni Presidente dell'Istituto di
Psicologia Rogersiana (FDI) e inoltre concorse a riscoprire e valorizzare
l'opera pionieristica di Rank con la
pubblicazione della sua opera: "Rank pioniere misconosciuto" Melusina,
Esperienze personali drammatiche e ricerche in campo clinico e antropologico
imposero alla sua attenzione l'importanza dell'angoscia di morte come uno dei
più importanti fattori che contribuiscono alla sofferenza psicologica e
psicopatologica. Sentì allora l'esigenza di creare una nuova Scuola che
riuscisse a riconoscere la rilevanza di questa angoscia primaria dell'uomo e di
sviluppare un approccio originale, pluralista e non dogmatico alla sofferenza
umana, fondato sull'integrazione sinergica delle tre dimensioni, di approccio
simultaneoall'essere umano in terapia verbale, corporea ed esistenziale.
Si tratta di un modello che nasce sulla scia della filosofia esistenziale,
dalla quale eredita la concezione dell'uomo e della vita che rivendica
all'essere umano il diritto e la capacità di scelta e, intende: offrire la
possibilità di elaborare e affrontare le tremende tensioni esistenziali di ogni
essere umano anche nel percorso di malattia psichica e somatica nel clima di
contatto empatico, di solidarietà, convogliando nel processo terapeutico il
grande potenziale di crescita e comunicazione del paziente, la sua conoscenza
dei propri bisogni, la sua creatività, l'apporto decisivo della sua
esperienza. 2) che si presenta multidimensionale, integrato e non
dogmatico alla sofferenza umana e psichica e costantemente aperto ad arricchire
la propria prospettiva teorica e clinica attraverso un confronto critico e di
fertilizzazione con altri approcci psicoterapici, e interviene su 4 dimensioni
fondamentali dell'esperienza umana: la dimensione empatico relazionale,
che definisce il nostro modo di essere nel mondo con gli altri; la
dimensione corporea, che spesso esprime sotto forma di tensioni e dolori
muscolari la sofferenza psicologica; la dimensione esistenziale, che
riconosce l'importanza del senso che si riesce a dare alla propria
esistenza; la dimensione cognitiva, che riconosce la rilevanza sintomatica
della sofferenza psicologica e psicopatologica. Un esempio di testo provocatorio, scritto
senza avere alcuna competenza in infettivologia, è il seguente sulla cospirazione
dell'AIDS: AIDS......affare multi Miliardario, su mednat.org. e Aids, la grande truffa continua in: L.M., Il nuovo pensiero forte. Marx è
morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio; altri scritti di critica, più
documentati, hanno riguardato le sue critiche alle prassi della chemioterapia
dei tumori e gli effetti collaterali, come in Kaputt tutta la ricerca sul
cancro? sempre in De Marchi, op. cit. lo
psicologo che inventò l'Aied Repubblica
Addio a Marchi, lo psicologo che
inventò l'Aied L. De Marchi, Il Solista Autobiografia
d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali, Luca Bagatin, articolo su Politica Magazine,
su lucabagatin.ilcannocchiale. Opere:“Sesso e civiltà,” Laterza; “L’orgasmo” Lerici,
Sociologia del sesso, Laterza, Repressione sessuale e oppressione sociale,
Sugar, Wilhelm Reich Biografia di un'idea, Sugar, Psico-politica, Sugar, Vita e
opere di Reich, Sugar, Scimmietta ti
amo, Longanesi, Lo shock primario. Le radici del fanatismo da Neandertal alle
Torri Gemelle, Poesia del desiderio, La Nuova Italia, Seam, Perché la Lega,
Mondadori, Il Manifesto dei Liberisti Le idee-forza del nuovo Umanesimo
Liberale, Seam, Aids. La grande truffa, Roma, Seam, O noi o loro! Produttori
contro Burocrati, ecco la vera lotta di classe della Rivoluzione Liberale, Bietti,
Il Solista Autobiografia d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali,
Psicoterapia umanistica. L'anima del corpo: sviluppi (Franco Angeli, Reich Una formidabile avventura scientifica e
umana, Macro Edizioni, Il nuovo pensiero forte Marx è morto, Freud è morto e io
mi sento molto meglio, Spirali, Svolta a destra? Ovvero non è conservatore chi
combatte parassiti, fannulloni e sfruttatori, Armando Curcio Editore, La
Psicologia Umanistica Esistenziale Rivista delle Psicoterapie, Roma “La
Sapienza”, Associazione italiana per l'educazione
demografica, Reich luigidemarchi.blogspot.com
openMLOL Horizons Unlimited srl. Radio Radicale. Istituto di Psicologia
Umanistica Esistenziale IPUE, su ipue. Archivio IPUE, su M.. wordpress.com.
Archivio della rubrica "Controluce" che Marchi teneva su Radio
Radicale,, Renato Vignati Luigi De Marchi, un pioniere della psicologia
italiana in Psychomedia, R.Vignati Lo sguardo sulla persona. Psicologia delle
relazioni umane, Libreria universitaria edizioni, Padova. Luigi De Marchi.
Marchi. Keywords: l’anima del corpo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchi” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Marziano:
il principe filosofo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Marziano is a philosophy
teacher to Ottaviano. Marziano
Grice e Marco:
filosofo principe – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. There is a tradition that
Marco is a philosopher who rules the Roman empire between the death of Gordian
III and the accession of Philip. Marco
Grice e Marconi: l’implicatura conversazionale del
linguaggio privato – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Filosofo italiano. Grice: “Perhaps his most
brilliant exegesis on ‘Vitters’ is that about what Marconi calls ‘linguaggio
private,’ as in Robinson Crusoe. Not!” -- Grice: “Marconi has attempted to
‘formalise’ dialectic – as in Oxonian dialectic – which is what Zeno was trying
to do with his reductio ad absurdum.” Grice: “While Marconi starts alright,
with Frege, he gets entangled with ‘Vitters;’ p’rhaps his innovative approach
is best seen in phrases like ‘il significato eluso’, which may describe my
implicature; but points to an etymology: ‘eluso’ is indeed ‘eluso,’ and means
‘ex-ludic,’ out of the game. The idea being that the game is a simulated fight,
and by eluding a punch from your adversary, you are, well, ‘implicating’!” Professore
a Torino, studia con Pareyson a Torino e con Rescher, Sellars e Thomason a
Pittsburgh, dove studia Hegel. Grice:
“In Italy, it is not considered Italian to get your PhD without – not within –
Italy. Similarly, at Oxford, you cannot get your B. A. Lit. Hum. anywhere else if you want to be regarded as
Oxonian. That’s why I never considered B. A. O. Williams an Oxonian!” -- Noto
per i suoi contributi su ‘Vitters,’presenta diversi risultati, specie riguardo
alla semantica. Su questi temi ha pubblicato “Filosofia e scienza cognitiva
(Laterza). Cura con Ferraris la nuova edizione della Enciclopedia filosofica
Garzanti ed è stato presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica. Saggi:
“Il mito del linguaggio scientifico” studio su Vitters, Milano, Mursia, Dizionari e enciclopedie, Torino,
Giappichelli, “L'eredità di Vitters” Roma, Laterza, Lampi di Stampa; “La
competenza lessicale,” Roma, Laterza, “La
filosofia del linguaggio.” Da Frege ai giorni nostri, Torino, Pomba, “Filosofia
e scienza cognitiva,”Roma, Laterza, “Per
la verità: relativismo e la filosofia,” Torino, Einaudi, “Verità, menzogna” –
Grice: “The etymology is an interesting one; since menzogna is cognate to my
meaning, so Marconi actually means ‘truth’ versus ‘trust’ – or honesty versus
dishonesty – seeing that one can ‘lie’ while asserting a truth – provided the
utterer thinks ‘p’ is ‘false’.” Grice: “But this is a commissioned thing, so it
shouldn’t count as it is Marconi discussing with a priest!” Trento, Il Margine,;
“Flosofia e professionismo,” – Grice: “His implicature, and a right one, too,
is that philosophy is a profession, which reminds me of ‘A Room with a view’:
“And what, Sir Cecil, is your profession?” “I don’t HAVE a profession!” -- On the other hand, his translation of my
‘metier’ (mestiere) is an interesting one (The tiger’s métier is to tigerise). Torino,
Einaudi,.“La formalizzazione della dialettica”: Hegel, Marx e la logica,”Torino,
Rosenberg); “Guida a Vitters Il «Tractatus», dal «Tractatus» alle «Ricerche»,
Matematica, Regole e Linguaggio privato, Psicologia, Certezza, Forme di vita. Roma,
Laterza, Filosofia analitica, Prospettive teoriche e revisioni storiografiche. Milano,
Guerini, Vercelli, Mercurio, Scritti sulla tolleranza di Locke, Torino, POMBA, Saggi
su Marconi, “Il significato eluso” saggi in onore di Marconi, numero
monografico della «Rivista di estetica», Treccan Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Intervista di M. Herbstritt, Rivista italiana di
filosofia analitica, sito dell'Università degli Studi di Milano. Diego Marconi.
Marconi. Keywords: linguaggio privato, il significato non eluso, alusione ed
elusione, eludire, aludire, l’alusion elusa, l’aluso eluso. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Marconi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Mariano: l’implicatura conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Capua).
Filosofo italiano. Grice: “I like
Mariano: his study of Risorgimento applying the philosophy of history is
brilliant” Fedelissimo allievo di Vera, insegna a Napoli. La sua indagine e prevalentemente orientata verso
l'interpretazione di Hegel. Si colloca insieme a Vera in quella tendenza che
privilegia l'interpretazione sistematica e razionale. Inserì talvolta temi non
strettamente legati al pensiero di Hegel affermando tra l'altro che la
filosofia deve essere compiuta dalla religione" (Dall'idealismo nuovo a
quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane),
trattando riguardo a ciò che dell'idealismo di Hegel è morto e di ciò che non
può morire", argomento precedentemente trattato da Croce, il quale
risponde aspramente alle argomentazioni proposte da M.. “M. non ha mai capito
nulla di tutto ciò che vi è di più sostanziale in Hegel come non ha meditata
seriamente nessuna grande filosofia; e (ora si può aggiungere) non ne ha mai
letto le opere. Immaginarsi che M. si
afferma hegeliano, mentre sostiene che la conoscenza non è assoluta; che rimane
insuperabile il mistero; che dio esiste fuori del mondo e sarebbe dio anche
senza il mondo; e che la filosofia deve essere compiuta dalla religione! Insomma,
ciò che di Hegel "non può morire" sarebbe ciò che Hegel non ha mai
detto perché affatto indegno della sua mente altissima.» Si schierò a
favore del mantenimento della pena di morte in un dibattito sul tema, in accordo
con iVera (La pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera Napoli. ), uno
dei più autorevoli difensori del mantenimento di questa pratica. È ancora Croce
che commenta con grave disappunto l'argomento. “Notiamo in ultimo che sempre
riecheggiando i vaniloqui di Vera, M. si professa filosofico difensore della pena
di morte: come se la maggiore o minore opportunità di mettere i delinquenti in
segregazione cellulare, o d'impiccarli, ghigliottinarli, garrottarlie
impalarli, costituisse una questione filosofica. Ma Mariano ama tutte le cause
generose; e non è da meravigliare se per esse trascenda persino i limiti della
filosofia.» E anche saggista con un gusto per la "critica della
critica" (cit."Storia Letteraria d'Italia, Balduino") –
filosofica -- non trascurando l'arte che annetteva strettamente alla morale.
Rivolse la sua indagine anche al rinascimento con un Saggio biografico critico
su Bruno La vita e l'uomo. Pubblica nche una monografia "apologetica"
di Vera. La sua produzione fu in un secondo momento soprattutto riferita alla
storia, in particolare la storia del cristianesimo e quella delle religioni in
genere, argomenti affini anche alla materia insegnata presso l'università
napoletana. Non sono presenti particolari innovazioni nella sua ricerca, ma fu
uno dei primi a discutere la tesi proposta da Croce riguardo alla riduzione
della storia al concetto di ‘arte. Saggi: “L’Eraclito di Lassalle: saggio
sulla filosofia hegeliana” (Cf. Speranza e ill suo Grice: saggio sulla
pragmatica oxoniense”), “Il Risorgimento
italiano secondo i principi della filosofia della storia,” ““La libertà di coscienza,” Milano, Hoepli, “Vera.”
Saggio critico, Roma, Civelli, “L'individuo e lo Stato nel rapporto sociale.
Milano, Treves, “Il Machiavelli di Villari,
Roma,” Loescher, (cf. “Il Grice dello Speranza”), Leopardi, Roma, Tip. Botta, La
pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera, Napoli. Carlo Maria Curci,
Milano, Vallardi, Vera. Necrologio, Annuario Napoli, Dio secondo Platone,
Aristotele ed Hegel, Acc. SMP Napoli. Atti, Biografie del Machiavelli, 1Arte e religione, Il brutto e il male nell'arte. Il brutto e il
male nel romanzo moderno, Dall'idealismo nuovo a quello di Hegel, Motivi,
risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane, La vita e l'uomo, I rapporti
dello stato con la religione, Firenze, Civelli, Il problema religioso in Italia,
Roma, Civelli, La riforma ecclesiastica in Italia, Il diritto, Cristianesimo,
cattolicesimo e civiltà, Papato e socialismo ai giorni nostri. Studio, Roma,
Artero, Buddismo e cristianesimo, La Storia è una scienza o un'arte?, «Fanfulla
della Domenica», La conversione del mondo pagano al cristianesimo, Il cristianesimo
dei primi secoli. Capua, gli ha dedicato una strada, sede, tra l'altro, del
Banco di Napoli. La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta
da Croce, Armando Balduino, Storia
letteraria d'ItaliaL'Ottocento, III,
Piccin Nuova Libraria, Piero di Giovanni, Gentile, La filosofia italiana tra
idealismo e anti-idealismo, Milano, cf. Luigi Speranza, “La pragmatica
conversazionale: tra griceianismo e anti-griceianismo.” Franco Angeli, Paolo
Malerba, Luciano Malusa,, sito della Società filosofica italiana Guido Calogero, Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Raffaele Mariano. Mariano. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mariano” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Marin: l’implicatura conversazionale e
l’ottimo precettore – filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo italiano. Grice: “I like Giovanni
Marin; for one, he loved, like I do, rhetoric – in his own Venetian kind of
way!” Nato dal nobile Rosso Marin,
studia con profitto sotto l'insegnamento di Feltre, dal quale apprese la
retorica. Frequenta il ginnasio, presso il quale recita eloquenti orazioni in
encomio agli uomini illustri veneziani. Si laurea a Padova. Ambasciatore della
Repubblica di Venezia presso gli Estensi e quindi presso Firenze. Rosmini, Carlo
de' Rosmini, Idea dell'ottimo precettore nella vita e disciplina di Vittorino
da Feltre e de' suoi discepoli, Rovereto. Giovanni Marin. Marin. Keywords:
l’ottimo precettore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marin” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Marliani: l’implicatura conversazionale --
filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo italiano. Grice: “I like Mariliani;
especially the cavalier way in which he refers to philosophers in his brilliant
“De secta philosophorum.” Austin would say that there possibly are sects and
sub-sects!” Fglio del patrizio milanese Castello Marliani. Studia a Pavia sotto
PELECANI. Entra nel Collegio dei intraprese una carriera nell'insegnamento della
filosofia e astrologia. Attivo a Milano e Pavia. Con l'ascesa della dinastia degli Sforza a
capo del Ducato di Milano, appartenente a una famiglia ghibellina, aumenta il prestigio.
Ottiene la concessione in esenzione dei diritti di sfruttamento delle acque del
Secchia nei pressi di Moglia, nel Mantovano.
Alla morte del duca Francesco Sforza, scrisse una lettera al nuovo duca
Galeazzo Maria Sforza in cui dichiara di essere stato richiesto da molti Studi
in diverse città d'Italia, sperando di poter essere trasferito da Pavia a
Milano e di ricevere un aumento di salario. Il Consiglio segreto di Milano
intercedette presso lo Sforza in favore di Marliani, esaltando la sua fama
anche oltre i confini del Ducato. Il duca Galeazzo Maria, dopo alcuni indugi,
acconsente per conferirgli un'assegnazione annua di 1 000 fiorini, il più alto
salario riconosciuto a chiunque nel Ducato. Sotto la reggenza di Ludovico il
Moro ottenne i dazi di Gallarate e della sua pieve. I suoi studi lo portarono
ad essere tra i più grandi scienziati dell'epoca e riuscì a mettere in
discussione Bradwardine e Sassonia. Nel
suo saggio, “Quaestio de caliditate corporum humanorum tempore hyemis et estati
set de antiperistasis distingue la
temperatura dell'organismo dalla quantità e dalla produzione del calore
naturale del corpo e sostenne che la produzione del calore naturale è più
elevata in inverno che in estate. Si reca a Novara dal conte Vimercati, colpito
da problemi respiratori e cura Rinaldo d'Este da una gravissima malattia che lo
colse durante una visita alla corte milanese. Raggiunse i vertici della propria
carriera e presta le sue doti di medico a Federico I Gonzaga. Le opere del
Marliani furono oggetto di studio da Vinci, che lo cita in diverse occasioni
nel suo Codice Atlantico. Ebbe tre
figli: Paolo, Gerolamo e Pietro Antonio, la discendenza del primo dei quali
ottenne all'inizio. Saggi: “Quaestio de caliditate corporum humanorum tempore
hyemis et estati set de antiperistasi,” “Disputatio cum Iohanne Arculano de materiis
ad philosophiam pertinentibus,” “Quaestio de proportione motuum in velocitate,”
“Algebra Algorismus de minutiis,” “De secta philosophorum,” “Probatio cuiusdam
sententiae,” “Calculatoris de motu locali.” Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Marliani. Marliani.
Keywords: implicatura, Vinci. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marliani e le
sette filosofiche” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marotta: l’implicatura conversazionale di Mario
l’epicuro – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “I like Marotta;
the idea of a library for the Istituto Italiano per gli studi filosofici’ at
Via Monte di Dio, 11, is a geniality!” Si laurea con il massimo dei voti a
Napoli, presentando la tesi, La concezione
dello stato in Hegel.” Si interessa presto di storia, letteratura e filosofia,
avvicinandosi dapprima all'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Croce,
poi fondando l'associazione Cultura Nuova che diresse organizzando
manifestazioni e conferenze rivolte ai filosofi che richiamarono tutte le più
grandi personalità della cultura Italiana.
Incoraggiato dagli auspici dell'allora Presidente dell'Accademia
Nazionale dei Lincei Cerulli, di Piovani e di Carratelli, fonda a Napoli
l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, del quale è Presidente. Donato,
all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, la biblioteca personale, con
una dotazione di oltre 300.000 volumi frutto di trent'anni di appassionata ricerca.
Per i suoi importantissimi apporti al mondo della filosofia ha avuto numerosi
riconoscimenti da centri di ricerca e di formazione di rilievo
internazionale. Ha vinto la sezione
Premio Speciale del Premio Cimitile. Gli è stata conferita la laurea ad honorem
in Filosofia dall'Bielefeld, dall'Università Erasmus di Rotterdam, dalla
Sorbona di Parigi e dalla Seconda Napoli. All'Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici è stato conferito, nell'aula magna dell'Roma, il Prix International
pour la Paix Jacques Muehlethaler, "Bidone d'Oro" per la cultura del
Movimento artistico culturale "Esasperatismo Logos & Bidone". G. Capaldo,
Fondatore dell’Istituto Studi Filosofici, su Diario Partenopeo, Claudio Piga
(cur.), Per Gerardo Marotta. Scritti editi e inediti raccolti dagli amici di Marotta,
Arte Tipografica, Napoli, Registrazioni di Gerardo Marotta, su Radio Radicale, Cinquantamila
Giorni de Il Corriere della Sera. Gerardo Marotta. Marotta. Keywords: Mario
l’epicuro, il concetto del stato, il risorgimento – la recezione di Hegel in
Italia --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marotta” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marramao: l’implicatura conversazionale del kairós
– apologia del tempo debito – filosofia italiana – Luigi Speranza (Catanzaro). Filosofo italiano. Grice: “Surely Marramao’s
theory of time-relative identity is more complex than Myro’s! (Myro never read
Heidegeer and was proud of it, can you believe it! He was born in Russia and studied in the New World – so
that’s understandable!” - Grice: “I like Marramao – he has philosophised on
many things, usually homoerotic: Kairos – the opportune time – and its iconography,
and Jesus against power” Essential Italian philosopher.
Allievo di Garin, si laurea Firenze. Pubblicato Comunismo, laburatismo e
revisionismo in Italia, rintraccia in Gentile la chiave di volta filosofica del
comunismo italiano. Insegna a Napoli. -- è uscito il suo saggio Il politico e
le trasformazioni, nel quale pone a confronto le tematiche del
comunismo/laburismo, con le analisi delle trasformazioni. A partire da “Potere
e secolarizzazione” elabora una teoria simbolica del potere (e del nesso
politica-tempo) incentrata sulla ricostruzione archeologica' dei presupposti
del razionalismo. Fondamentali, nel dibattito politico-culturale e filosofico le
sue collaborazioni a Laboratorio politico e il Centauro. Direttore della
Fondazione Basso-Issoco. Insegna a Roma. Muovendo dallo studio del comunismo italiano
(comunismo e laburatismo e revisionismo in Italia, Austr-omarxismo e socialismo
di sinistra fra le due guerre), analizza le categorie politiche (Potere e
secolarizzazione), proponendone, in dialogo con i francofortesi (Il politico e
le trasformazioni) e con Weber (L'ordine disincantato), una ricostruzione
simbolico-genealogica. Nelle forme di organizzazione sociale si depositano
significati che derivano da un processo di secolarizzazione civile di un contenuto
sacro religioso, ossia dalla ri-proposizione in dimensione mondana o secolare dell'orizzonte
sacro simbolico. Il laico o pro-fano ha il suo centro in un processo di
temporalizzazione della storia, in virtù del quale le categorie del tempo (che
traducono l'escatologia in una generica apertura al futuro: progresso, ri-voluzione,
liberazione, etc.) assumono centralità crescente nelle rappresentazioni
politiche. Su queste considerazioni, riprese anche in “Dopo il Leviatano, Passaggio
a Occidente. Filosofia e globalizzazione, La passione del presente, Contro il
potere, si è innestata via via una tematizzazione esplicita del problema della
tempo, che per molti aspetti anticipa sia le tesi oggi in voga intorno all’accelerazione
e al rapporto politica-velocità, sia i temi della svolta spaziale. Contro le
concezioni di Bergson e Heideggeri, che delineano con sfumature diverse una
forma pura della tempo, più originaria rispetto alla sua rappresentazione spaziale,
argomenta l'inscindibilità del nesso spazio-tempo e, richiamandosi tra l'altro
alla fisica, ri-conduce la struttura del tempo a un profilo a-poretico e
impuro, rispetto a cui la dimensione dello spazio costituisce il riferimento
formale per ri-solvere i paradossi. (Minima temporalia, e Kairós. Apologia del
tempo debito. Lectio magistralis. Roma
Tre, Enciclopedia di filosofia, Garzanti libri, Milano. Figure del conflitto.
Studi in onore. a c. di A. Martinengo, Casini,
Roma, D. Antiseri, S. Tagliabue, Storia della filosofia, Filosofi italiani contemporanei, Bompiani, Milano.
Roma Tre, su host.uniroma3. Video intervista al Festival della Filosofia su
asia. Giacomo Marramao. Marramao. Keywords: Grice – ontological Marxism,
marxismo ontologico, lavoro e essistenza, comunismo, Kairós – apologia del tempo debito, la filosofia
della storia nella antica Roma, storia lineale, storia circolare, l’eterno
retorno nella scuola di Crotone, Gentile, dopo il leviatano, il comune. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Marrameo,"
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Grice e Marsili: l’implicatura conversazionale del
cimento – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo italiano. Grice: “I like Marsili, and the founder of the ‘accademia del
cimento.’ ‘Cimento’ you know, means ‘experiment,’ – only in Florence!” Si
laurea a Siena. Insegna a Siena e Pisa. Conosce Galilei. Dei cimentanti. Le sue
convinzioni dichiaratamente lizie gli impedirono di coglierne lo spirito
innovatore. Propone un esperimento per capire se lo spazio lasciato libero nel
tubo barometrico durante l'esperienza di Ruberti contenesse esalazioni di
mercurio. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Alessandro Marsili. Marsili. Keywords: il cimento. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Marsili” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Martelli: l’implicatura conversazionale -- etica
e storia -- l’assassinio di Giulio Cesare – filosofia italiana – Luigi Speranza
(San Marco in Lamis). Filosofo italiano. Grice: “I like Martelli: he wrote on
Croce, Gramsci, and Nietzsche!” Insegna a Urbino. Prtecipato a lungo alla lotta
politica in formazioni marxiste nate a cavallo del Sessantotto. D Ha diretto il
master interfacoltà «Management etico e Governance delle Organizzazioni».
Collabora con MicroMega (periodico). I
suoi studi si sono concentrati su Nietzsche, Gramsci, e di numerosi autori del
Novecento, affrontando alcune tra le più dibattute vicende e problematiche
filosofico-politiche dell'ultimo secolo. Si è occupato di temi di forte
attualità, elaborando l'idea di una filosofia volta ad una critica radicale del
dogmatismo e del fondamentalismo religioso e in generale di ogni forma di
assolutismo che minacci la libertà di pensiero, i diritti civili, le istituzioni
democratiche e la pace tra i popoli. Il suo aimpegno di saggista è rivolto in
particolare alla difesa della laicità, contro l'interventismo politico delle
gerarchie ecclesiastiche e vaticane. Saggi: “La felicità e i suoi nemici: apologia
dell'agnosticismo,” Manifesto, “Il laico impertinente: laicità e democrazia
nella crisi italiana,” Manifesto, “La Chiesa è compatibile con la democrazia?” Manifestolibri,
“Italy, Vatican State, Fazi, “Quando Dio entra in politica, Fazi, Senza dogmi.
L'antifilosofia di Papa Ratzinger, Editori riuniti, Teologia del terrore.
Filosofia, religione, politica dopo l'11 settembre, Manifesto, Il secolo del
male. Riflessioni sul Novecento, Manifesto, Etica e storia. Croce e Gramsci a
confronto, La città del sole, I filosofi e l'Urss. Per una critica del
«Socialismo reale», La città del sole, Gramsci filosofo della politica, Unicopli,
Nietzsche inattuale, Quattroventi, Filosofia e società in Nietzsche,
Quattroventi, Urbino "Carlo Bo" Antonio Gramsci Friedrich Nietzsche
Laicità Il laico impertinente: il blog
di Michele Martelli, su michelemartelli.blogspot.com. Michele Martelli. Martelli.
Keywords: l’assassinio di Giulio Cesare, il laico, la religione civile
dell’antica roma -- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martelli” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Martinetti: l’implicatura conversazionale --
i veliani e l’amore alcibiadico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pont Canavese). Filosofo italiano.
Grice: “I like Martinetti; he wrote about eros, or as the Italians call it,
‘amore,’ – a different root from cupidus, too! He edited a platonic anthology.” “He also has a
strange treatise on ‘the number’ which post-dates Frege!” -- «Di sé soleva dire
di essere un neoplatonico trasmigrato troppo presto nel nostro secolo»
(Cesare Goretti). Professore di filosofia, si distinse per essere stato l'unico
filosofo che rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà al Fascismo. E
il primo dei quattro figli (tre maschi e una femmina, senza contare una bambina
che morì piccolissima) di un avvocato. Dopo aver frequentato il Liceo classico
Carlo Botta di Ivrea, si iscrisse a Torino, dove ebbe come insegnanti
Allievo, Bobba, Ercole, Flechia e Graf,
laureandosi con una tesi, “Il Sistema Sankhya: un Studio sulla filosofia
nell’India” discussa con ERCOLE, docente di filosofia teoretica, pubblicata a
Torino da Lattes e, grazie
all'interessamento di Allievo, risulta vincitrice del Premio Gautieri.
Dopo la laurea M. fa un soggiorno di due semestri presso l'Lipsia, dove poté
venire a conoscenza del fondamentale studio di Garbe sulla filosofia Sāṃkhya.
Si può dunque "ipotizzare che tra gli scopi del viaggio vi fosse anzitutto
quello di approfondire gli studi dell’India, iniziati a Torino con Flechia e 'Ercole." Iinsegna
filosofia nei licei di Avellino, Correggio, Vigevano, Ivrea, e per finire al
Liceo Alfieri di Torino. Compone la monumentale “Introduzione alla metafisica”
e “Teoria della conoscenza”, ch edopo che consegue la libera docenza in Filosofia teoretica a Torino
gli valse di vincere il concorso per le cattedre di filosofia teoretica e
morale dell'Accademia scientifico-letteraria di Milano, che diventa Regia
Università degli Studî, nella quale insegna. Divenne socio corrispondente della
classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, fondato da
Napoleone sul modello dell'Institut de France. Il rifiuto della
politica e la critica della guerra Martinetti fu una singolare figura di
intellettuale indipendente, estraneo alla tradizione cattolica come ai
contrasti politici che viziarono il suo tempo, non aderì né al Manifesto degli
intellettuali fascisti di Gentile né al Manifesto degli intellettuali
antifascisti di Croce. Fu uno dei rari intellettuali che criticarono la prima
guerra mondiale; scrisse infatti che la guerra è «sovvertitrice degli ordini
sociali pratici ed un'inversione di tutti i valori morali dà un primato
effettivo alla casta militare che è sia intellettualmente sia moralmente
l'ultima di tutte subordinando ad essa le parti migliori della nazione strappa
gli uomini ai loro focolari e li getta in mezzo ad una vita fatta di ozio, di
violenze e di dissolutezze. In seguito a quelle che qualifica di circostanze
pesantissime -- la marcia su Roma e la successiva nomina di MUSSOLINI a
presidente del Consiglio -- rifiuta la nomina a socio corrispondente dei reali
lincei. Mentre nelle sue lezioni sviluppa un sistema di filosofia della
religione, inaugura a Milano una Società di studi filosofici, formata da un
gruppo di amici in piena e perfetta indipendenza da ogni vincolo dogmatico dove
si riunirono autorevoli intellettuali del panorama filosofico e in cui
organizzò una serie di conferenze. Le prime conferenze furono tenute da Banfi e
da Fossati oltre che, naturalmente, da Martinetti, le cui tre relazioni,
riunite sotto il titolo comune di “Il compito della filosofia nell'ora
presente” segnano la sua rottura con Gentile. In seguito ad una denuncia per vilipendio
della eucaristia» presentata a Mangiagalli, dove sottoscrivere un memoriale in
difesa dei propri corsi sulla filosofia della religione. Incaricato dalla
Società filosofica italiana, organizza e presiedette il congresso di filosofia.
L'evento e sospeso dopo solo due giorni da Mangiagalli a causa di agitatori. Il congresso e poi chiuso d'imperio dal
questore. Da un lato incise l'opposizione di Gemelli, fondatore dell'Università
Cattolica, che fac parte del Comitato organizzatore (quale rappresentante
dell'Università Cattolica) ma che, per scelta di M., non e tra i relatori. Dall'altro
lato la partecipazione, fortemente voluta da M., di Buonaiuti, scomunicato
"expresse vitandus" dal Sant'Uffizio, dette ai filosofi cattolici
neoscolastici la scusa per ritirarsi dal congress. Le minute cronache del
congresso hanno già messo in luce come M. nell'assolvere al compito di
organizzatore dell'incontro, assunto con una apparente riluttanza, operasse
assai poco da ingenuo filosofo fuori dal mondo. Al contrario, ricorrendo a una
certa qual abile ruse egli mise assieme un programma che costituiva quanto di
più ostico potesse risultare ai palati dei cattolici fascisti sia dei filosofi di
regime. Martinetti firma con Goretti (segretario del Congresso) una lettera di
protesta al rettore Mangiagalli: «Compiamo il dovere d'informarla che
conforme al suo ordine il congresso si è sciolto senza incidenti. Sciogliendosi
ha votato all'unanimità il seguente ordine del giorno di protesta: Il Congresso
della Società filosofica italiana riunito in Milano: avuta comunicazione che è
stato rivolto alla Presidenza un invito superiore achiudere i lavori del
Congresso. Protesta in nome della libertà degli studi e della tradizione
italiana contro un atto di violenza che impedisce l'esercizio della discussione
filosofica ed invano pretende di vincolare la vita del pensiero.» M. fu
il direttore della Rivista di filosofia, ma per prudenza il suo nome non vi
comparve mai come tale. Tra i collaboratori della rivista vi furono: Carando,
Bobbio, Geymonat, Fossati (che
ufficialmente ne era il direttore responsabile), Solari, Levi, Grasselli, e
Goretti.. Quando il ministro dell'educazione Giuliano impose ai professori il Giuramento di fedeltà al Fascismo,
Martinetti fu uno dei pochi a rifiutare fin dal primo momento: “Eccellenza!
Ieri sono stato chiamato dal Rettore di questa Università che mi ha comunicato
le Sue cortesi parole, e vi ha aggiunto, con squisita gentilezza, le
considerazioni più persuasive. Sono addolorato di non poter rispondere con un
atto di obbedienza. Per prestare il giuramento richiesto dovrei tenere in
nessun conto o la lealtà del giuramento o le mie convinzioni morali più
profonde: due cose per me egualmente sacre. Ho prestato il giuramento richiesto
quattro anni or sono, perché esso vincolava solo la mia condotta di
funzionario: non posso prestare quello che oggi mi si chiede, perché esso
vincolerebbe e lederebbe la mia coscienza. Ho sempre diretta la mia
attività filosofica secondo le esigenze della mia coscienza, e non ho mai preso
in considerazione, neppure per un momento, la possibilità di subordinare queste
esigenze a direttive di qualsivoglia altro genere. Così ho sempre insegnato che
la sola luce, la sola direzione ed anche il solo conforto che l'uomo può avere
nella vita è la propria coscienza; e che il subordinarla a qualsiasi altra
considerazione, per quanto elevata essa sia, è un sacrilegio. Ora col
giuramento che mi è richiesto io verrei a smentire queste mie convinzioni ed a
smentire con esse tutta la mia vita; l'E.V. riconoscerà che questo non è
possibile. Con questo non intendo affatto declinare qualunque eventuale
conseguenza della mia decisione: soltanto sono lieto che l'E.V. mi abbia dato
la possibilità di mettere in chiaro che essa procede non da una disposizione
ribelle e proterva, ma dalla impossibilità morale di andare contro ai principî
che hanno retto tutta la mia vita. Dell'E.V. dev.mo Dr.” In una
lettera a Cagnola scrive: «Ella ora saprà che io sono uno degli undici
(su 1225 professori universitari! ne arrossisco ancora) che hanno rifiutato il
giuramento di fedeltà e che perciò sono stati o saranno fra breve espulsi
dall'università. Mi consolo d'essere in buona compagnia: Ruffini, Carrara, De
Sanctis, Vida, Volterra, Buonaiuti e qualche altro. Mi rincresce non tanto la
cosa, quanto il modo: e mi rincresce che si sia fatto e si faccia rumore
intorno al mio nome. Ma come fare? Giurare per me era tanto impossibile quanto
una impossibilità fisica: sarei morto d'avvilimento. E in un'altra lettera ad
Adelchi Baratono. Io non ho voluto giurare (e così credo molti degli undici)
per un motivo religioso, per non subordinare le cose di Dio alle cose della
terra: dove sta per andare il rispetto della coscienza? Ciò è triste e annuncia
oscuramente un avvenire triste per tutti, anche per i persecutori.» Come
scrive al proposito Minazzi. M. ha infine opposto un netto rifiuto a sottostare
al giuramento preteso e voluto dalla dittatura da tutti i docenti universitari
italiani. Giustamente occorre sempre sottrarre, criticamente, questo
straordinario gesto martinettiano, invero assai emblematico, da ogni ottundente
e vacua retorica antifascista, onde comprenderlo in tutta la sua genesi
specifica. Nel caso di M. non può allora essere certamente negato, in sintonia
con Alessio, il carattere dichiaratamente religioso di questa sua scelta che,
non per nulla, lo ha infine indotto ad essere l'unico filosofo italiano
universitario che ha avuto l'incredibile capacità critica di sottrarsi
nettamente e senza compromessi all'imposizione del regime. In questa
prospettiva M. non ha giurato proprio perché nutriva una particolare percezione
critica dello stesso "giuramento" in connessione con i suoi più
profondi convincimenti morali che avevano peraltro guidato tutta la sua
attività di filosofo. Tuttavia, nel riconoscere questa precisa matrice
religiosa della sua scelta, non deve essere neppure negato il suo specifico
valore e il suo preciso significato civile, culturale e anche
filosofico.» Scrive in proposito Vigorelli. Una certaretorica resistenziale
si è impadronita anche di M. , impedendo un approfondimento più serio e
radicale dei tratti originali del suo antifascism0. L'atto di M. non era cioè solo un monito
contro l'oppressione totalitaria e antidemocratica, ma contro ogni forma di
politica compromissoria e concordataria, contro l'ambiguo connubio fra
religione e politica, sintomo di una profonda immaturità religiosa e premessa di
forme più o meno larvate di condizionamento della libertà di coscienza, non
sempre si ama ricordare che l'avversione di M. al fascismo era innanzi tutto
avversione a ogni forma di retorica nazionalistica, ma anche all'esaltazione
demagogica delle masse popolari. Prima che della dittatura, Martinetti fu
critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e della democrazia, di cui
colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e
dell'ultraparlamentarismo» In seguito a questo suo rifiuto, M. venne messo
in pensione d'autorità e si dedicò
unicamente agli studi personali di filosofia, ritirandosi nella villa di Spineto,
frazione di Castellamonte, vicino al suo paese di nascita. In questo lasso di
tempo tradusse i suoi classici preferiti (Kant, Schopenhauer), studiò
approfonditamente Spinoza e ultimò la trilogia (iniziata con la Introduzione
alla metafisica e continuata con La
libertà) scrivendo Gesù Cristo e il Cristianesimo, Il Vangelo; Ragione e fede. M.
propose come suoi successori a Milano Baratono e Banfi. Lontano da ogni forma di impegno
politico e critico severo sia nei confronti del socialismo marxista che delle
degenerazioni del parlamentarismo, prese ad annotare minuziosamente sul suo
diario gli episodi di corruzione e di violenza in cui erano coinvolti esponenti
fascisti. così ad esempio a fronte di una serie di scandali annotava "è
dunque l'associaz[ione] dei malviventi d'Italia!" Come persuadersi che uno
stato senza leggi, senza traccia di onestà pubblica, sostenuto soltanto dal
terrore che desta nel popolo inerme un'organizzazione di ribaldi messa al
servizio del despota, odiata da tutte le rette coscienze, disprezzata dagli
intelligenti possa resistere, senza condurre il popolo che lo soffre all'estrema
rovina? Si scagliava nei suoi appunti contro il dispotismo che accomunava
socialismo marxista e fascismo: "Tutto deve servire alla propaganda e alla
educazione di stato. Non vi è più libertà di pensiero, non vi è più
pensiero". A questo proposito Vigorelli evidenzia «il valore pedagogico, di educazione alla
libertà, che l'esempio morale di M. ebbe per quella generazione di
intellettuali antifacisti, che trovò negli anni Trenta un decisivo punto di
riferimento nella “Rivista di filosofia”, da lui informalmente diretta»
L'arresto e il carcere M. e arrestato in casa d Solari, dov'era ospite, in
seguito a una delazione fatta da Pitigrilli (Dino Segre), agente dell'OVRA
(delazione che porterà all'arresto e alla condanna al confino di Antonicelli,
Einaudi, Foa, Giua, Levi, Mila, Monti, Pavese,
Zini e di due studenti, Cavallera e Perelli, e all'ammonizione di Bobbio), ed e
incarcerato a Torino per sospetta connivenza con gli attivisti anti-fascisti di
Giustizia e Libertà, benché fosse del tutto estraneo alla congiura anti-fascista
degli intellettuali che facevano riferimento a Einaudi. Al momento
dell'arresto, a detta della signora Solari, M. dice una frase che aveva
già sentito pronunciargli più volte. Io sono un cittadino europeo, nato per
combinazione in Italia. Il suo declino fisico comincia in seguito a una
trombosi che menomò le sue capacità mentali, consecutiva ad una caduta
accidentale da un pero nella tenuta di Spineto. Alla fine ubì una prima
operazione alla prostata. La sorella Teresa scrive a Cagnola: "Il
Professore è da oltre un mese degente in quest'ospedale, ove venne d'urgenza
trasportato ed operato in seguito ad intossicamento urico grave. L'intervento
chirurgico avviene in questo caso in due tempi: operazione preliminare alla
vescica, per ovviare immediatamente alla causa diretta dell'intossicamento, e
susseguente operazione alla prostata che ne è la causa originale. La prima
operazione già venne effettuata e con buon esito, e l'operatore non attende che
il tempo opportuno per procedere alla seconda."[ M. fu ricoverato all'ospedale Molinette di
Torino, sfollato a Cuorgnè, dove muore, dopo aver disposto che nessun prete
intervenisse con alcun segno sul suo corpo. Nonostante "l'invito del
parroco di Spineto di non dare onore alla salma dell'eretico, ateo e scandaloso
anche nella morte perché aveva disposto di essere cremato" una decina di
persone seguirono l'autofurgone che portò il corpo di M. alla stazione, da dove
partì in treno per Torino, per la cremazione. In prossimità della morte M.
lascia la sua biblioteca in legato a Nina Ruffini (nipote di F. Ruffini), G.
Solari e Cesare Goretti. La Biblioteca verrà poi conferita dai rispettivi eredi
alla "Fondazione M. per gli studi
di storia filosofica e religiosa" di Torino; oggi è posta nel palazzo del
Rettorato alla Biblioteca della Facoltà di
Filosofia. La sua casa di Spineto
è attualmente sede della "Fondazione Casa e Archivio Piero
Martinetti", che intende promuovere la diffusione del suo pensiero e della
sua operae. FiLa filosofia di M. è un'interpretazione originale
dell'idealismo post-kantiano, nella linea dell'idealismo razionalistico
trascendente che va da Platone a Kant, nel senso di un dualismo panteista
trascendente, un'interpretazione che lo avvicina a quel post-kantiano atipico
che fu Spir, il quale (ancor più di Kant, Schopenhauer o Spinoza) fu il
filosofo preferito di M., quello a cui fu più particolarmente legato, sulquale
scrisse molti studi e un denso saggio monografico e al quale fece consacrare il terzo numero della
Rivista di filosofia, filosofo che fu come lui profondamente inattuale. Professò
una altissima stima per l'opera di questo solitario filosofo, tanto da
considerarla "immortale: in essa infatti vede un tentativo d'un
rinnovamento speculativo-religioso di tutta la filosofia. Il carattere speculativo dell'interpretazione
d iMartinetti dipese da particolarissime circostanze. La speculazione di Spir
esercitò sul pensiero suo un influsso profondo sin dagli inizi; e anche nella
costruzione dell'idealismo trascendente di M. la speculazione di A. Spir
rivestì un peso pressoché decisivo. Oltre che in Kant, in Schopenhauer e in
Spinoza, le radici e la linfa dell'idealismo di M. si trovano nella
speculazione di A. Spir. In nessun altro pensatore A. Spir occupò tanto spazio
ed ebbe un pari rilievo. D'altra parte, senza perdere la configurazione sua
propria, il pensiero di Spir viene trasposto da M. entro la sua propria
filosofia, riferito in modo diretto al suo proprio pensiero, così intimamente
consonante con quello di Spir e cresciuto, per così dire, anche su di esso.
Proprio questo condusseMartinetti a penetrare e nell'atto stesso a svolgere in
armonia con il proprio il pensiero di A. Spir e questo si trova come penetrato
e attraversato da quello di M. In nessun altro pensatore A. Spir fu tanto
intimamente valorizzato e, in qualche misura, continuato in ciò che della sua
speculazione parve propriamente essenziale. La lettura di M. insiste sul nucleo
metafisico di Spir, che gli pare incarnare "la forma pura della visione
religiosa". L'affermazione fondamentale, in cui per Martinetti si riassume
tutta la filosofia dello Spir, è quella della dualità fondamentale tra il vero
esserel'Unità incondizionata, assoluta e trascendente in cui si esprime il
divinoe l'essere apparente e molteplice rivelato dal mondo dell'esperienza.
L'approccio alla rivelazione di tale realtà dualista mediante la teoria della
conoscenza (l'idealismo gnoseologico di Spir) non è che premessa e introduzione
all'autentico nucleo metafisico della sua filosofia, consistente in una forma
di dualismo acosmista. Il dualismo di realtà e apparenza è in effetti esso
stesso apparente: "non è fra due effettive realtà, ma fra un'unica realtà
assoluta e l'irrealtà in cui il mondo sprofonda."» Si può così dire
che in M.: «il motivo desunto probabilmente da Spir, il contrasto tra
"anormale" (il mondo dell'esperienza empirico e molteplice) e
"norma" (il principio d'identità, rivelazione incoativa del divino in
noi) si spoglia qui dell'originario aspetto dualista per confluire in una
visione coerentemente monista dell'esperienza di coscienza. Monismo
coscienzialista, quello martinettiano, che non sfocia però in una forma di
panteismo, in quanto il termine finale di questa unificazione formale rimane
trascendente. L'unica realtà metafisica assolutasi afferma in conclusioneè l'"Unità
formale assoluta", che trascende l'intero processo dell'esperienza, che di
tale unità è solo un'espressione simbolica.» Della filosofia di Spir, M.
mantenne sostanzialmente inalterata la morale, di derivazione kantiana, aveva
d'altronde dichiarato che dopo Kant nessun filosofo serio può non essere in
Etica "kantiano. L'intero percorso del pensiero martinettiano parte dal
suo anticlericalismo", e aggiunge: "la natura del suo
anticlericalismo lo portava a detestare la Massoneria. Ripetutamente mi disse
di non essere mai stato massone, di essere anzi assolutamente contrario a
questa Chiesa cattolica di segno rovesciato." Questo suo anticlericalismo
l'ha portato ad un antimarxismo, il marxismo essendo "secondo i termini in
cui egli si sarebbe espresso, la massima secolarizzazione concepibile della
religione". ENoce conclude: "Ora a mio giudizio il pensiero di
Martinetti si situa appunto come momento conclusivo del pessimismo religioso e
come la sua posizione più coerente e rigorosa. L'antologia Il Vangelo scrive M.
«lasciando da parte l'elemento leggendario e dogmatico, cerca di disporre il
materiale evangelico nell'ordine logicamente più appropriato. Tutto quello che
i vangeli contengono di essenziale per la nostra coscienza religiosa è stato
qui conservato.» Il risultato di questo ordinamento logico è
l'espunzionein quanto elaborazione teologica successiva ai lòghia di Gesù o
ancora propria all'ebraismo da cui Gesù stesso non è immunedel Vangelo di
Giovanni, degli Atti degli Apostoli, delle Lettere (anche le Lettere di Paolo)
e dell'Apocalisse. Gesù di Nazaret, e non di Betlemme, è un profeta ebraico,
l'ultimo e il più grande dei profeti. Non quindi Figlio di Dio, nemmeno
resuscitato dalla morte, né apparso realmente ai suoi, Gesù in quanto Messia
annuncia un regno messianico a cui succederebbe escatologicamente il regno dei
cieli, quello di Dio. Tuttavia non chiarendo tale avvento escatologico, di
fatto Gesù è soprattutto un maestro di dottrina morale che esorta a rinunciare
al mondo per unirsi spiritualmente e interiormente a Dio, il bene supremo,
amando il prossimo. Per Martinetti bisogna aspirare ad una "Chiesa
invisibile", in cui si possano compendiare i valori moralmente più elevati
di tutte le culture religiose, dando vita così ad una società universale
fraternamenteunita, egli scrive: «In tutti i tempi, ma specialmente nelle
età come la nostra, la vera Chiesa non risiede in alcuna delle chiese visibili
che ci offrono il triste spettacolo dei loro dissensi, ma nell'unione
invisibile di tutte le anime sincere che si sono purificate dall'egoismo
naturale e nel culto della carità e della giustizia hanno avuto la rivelazione
della verità e la promessa della vita eterna» Gesù Cristo e il
Cristianesimo fu messo sotto sequestro dalla Prefettura non appena stampato, come M. scrive a Cagnola: «Il mio libro
venne terminato di stampare il 2 agosto e in tale giorno furono mandati i 3
es.[emplari] al Prefetto. Il 3 di mattina venne il permesso; alle 17 dello
stesso giorno esso era ritirato. Per quali influenze? Io non lo so. Così il
libro stette due mesi in sospeso: il 10 ottobre giunse (da Roma) il decreto
definitivo di sequestro.» Con decreto, “Gesù Cristo e il Cristianesimo,
Il Vangelo” e Ragione e fede furono messi all'Indice dei libri proibiti della
Chiesa cattolica. La rinascita del pensiero filosofico-religioso martinettiano
scaturisce alla fine degli anni novanta del secolo scorso in virtù della
rinnovata proposta ermeneutica di Chiara che cura l'inedito L'Amore, Il Vangelo
(Genova) e Pietà verso gli animali (Genova); in particolare l'interpretazione
elaborata da Chiara mette in luce gli aspetti gnostici della filosofia della
religione martinettiana per poi proporne una rilettura in chiave kantiana anche
attraverso un confronto con alcune sette separatiste vicine alla tradizione
spirituale dei quaccheri. Capitini rese visita a Martinetti, che a
proposito della nonviolenza gli disse: "Forse se discutessi con lei mi
convincerei, ma ora come ora le assicuro che se mi fosse detto che con
l'uccisione di diecimila persone si estirperebbe il male che c'è in Europa,
firmerei la sentenza senza esitazione." Negli scritti La psiche degli animali e Pietà
verso gli animali, Martinetti sostiene che gli animali, così come gli esseri
umani, possiedono intelletto e coscienza, quindi l'etica non deve limitarsi
alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il
benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè
provviste di un sistema nervoso) che come l'uomo sono in grado di provare gioia
e dolore: «Nella relazione sulla psiche degli animali M. tra l'altro
affronta il problema dello scandalo morale suscitato dall'indifferenza delle
grandi religioni positive occidentali di fronte all'inaudita sofferenza degli
animali provocata dagli uomini: gli animali hanno una forma dell'intelligenza e
della ragione, sono esseri affini a noi, possiamo leggere nei loro occhi
l'unità profonda che ad essi ci lega. M.
cita le prove di intelligenza che sanno dare animali come cani e cavalli, ma
anche la stupefacente capacità organizzativa delle formiche e di altri piccoli
insetti, che l'uomo ha il dovere di rispettare, prestando attenzione a non
distruggere ciò che la natura costruisce. Nel proprio testamento dispose
che una somma significativa fosse versata alla Società Protettrice degli
Animali; egli personalmente nutriva per gli animali una profonda pietà e tale
sentimento lo aveva persuaso a darsi al vegetarismo, una scelta che assumeva
per lui quasi il carattere di un valore religioso. Scrive al proposito Vigorelli:
«La scelta del vegetarianesimo non era "generica simpatia, e neppure un
ideale politico, bensì meditato atteggiamento filosofico", da porsi in
relazione sia con la sua profonda conoscenza della filosofia indiana sia con convinzioni
radicate in una personale metafisica, sulla "unicità" della sostanza
vivente e sul destino di "perennità" dello spirito.» La scelta
della cremazione M. fu un fautore della cremazione e una testimonianza "ci
dice come M. portasse sempre con sé, in una busta, le ceneri di sua
madre."Secondo Paviolo, per i M. la cremazione era una specie di
tradizione familiare e la cosa appare strana in quei tempi nei quali, specie
nei piccoli centri era pressoché ignota a tutti, e oggetto di scandalo per il
gran rumore che, in questi casi, ne facevano i parroci. Non è però da
escludere, nel caso preciso di M., che questa scelta, come quella del
vegetarianesimo, avesse anche una relazione con il suo interesse per la
filosofia indiana, e dunque un valore filosofico e religioso. I suoi resti sono
tumulati nel cimitero di Castellamonte in provincia di Torino. Opere: Una
" martinettiana" C. Ferronato si trova nel fascicolo speciale
della Rivista di Filosofia Pietro Rossi: nel cinquantenario della morte, Dopo
questa data, di M. sono stati pubblicati. “Ragione e fede, Italo Sciuto,
Gallone, Milano, Luca Natali, Morcelliana, Brescia,. Il Vangelo, Alessandro Di
Chiara, il nuovo melangolo, Genova, L'amore, Alessandro Di Chiara, Il nuovo
melangolo, Genova, “Pietà verso gli animali” Alessandro Di Chiara, Il nuovo melangolo,
Genova, “La religione di Spinoza” Amedeo
Vigorelli, Ghibli, Milano, “La Libertà” Aragno,
Torino, Schopenhauer, Mirko Fontemaggi, Il nuovo Melangolo, Genova, “Breviario
spiritual” Anacleto Verrecchia, POMBA, Torino, “L'educazione della volontà” Domenico
Dario Curtotti, Edizioni clandestine, Marina di Massa, “Conoscenza in Kant” Luca Natali, Franco Angeli, Milano, Pier
Giorgio Zunino, Piero Martinetti, “Lettere”, Firenze, Olschki, “Gesù Cristo e
il Cristianesimo” Castelvecchi, Roma,; edizione critica Luca Natali,
introduzione di Giovanni Filoramo, Morcelliana, Brescia, “Il Vangelo:
un'interpretazione” Castelvecchi, Roma,
“Spinoza, Etica, esposizione e comment”, Castelvecchi, Roma,. Il numero,
introduzione di Argentieri, Castelvecchi, Roma,
Luca Natali, Le carte di Piero Martinetti, Firenze, Olschki, “Spinoza”
Festa, Castelvecchi, Roma,. Riconoscimenti Nella seduta del Senato Accademico
dell’Università degli Studi di Milano del 19 settembre, è stata approvata
ufficialmente la decisione del Dipartimento di Filosofia di intitolarsi alla figura
di M.. La città di Roma gli ha intitolato una piazza, nel Giorno della Memoria.
A Milano Martinetti figura tra i nuovi Giusti che saranno onorati al Monte
Stella dal " nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo. Goretti, “M”,
Archivio della Cultura Italiana. Fiori, I professori che dissero "NO"
al Duce, in La Repubblica, «Ebbe molta
influenza sulla scelta che M. fece di iscriversi alla facoltà di Filosofia, fu
suo professore, ma non un Maestro. Scrisse di lui Martinetti: "Era un
uomo; quando andai a visitarlo l'ultima volta, pochi giorni prima della sua
morte, mi disse di avere un'unica certezza, che dopo questa vita non c'è nulla.
Le mie idee erano assolutamente opposte alle sue, su questo come su tutti gli
altri punti. Ma non potei non ammirare la fermezza delle sue
convinzioni"»: Paviolo. «che morì proprio
durante l'iter scolastico di Martinetti ma che ebbe con lui, forse per la
comune origine canavesana, un particolare rapporto»: Paviolo 2 «Di una reale
affinità tra Martinetti e i suoi maestri torinesi si può parlare forse solo in
un caso: quello di Arturo Graf, del cui dualismo e pessimismo si può trovare
qualche traccia nel pensiero del Nostro e alla cui poesia, piena di dolente (e
a tratti cupa) riflessività filosofica, Martinetti tornerà anche negli anni
maturi, come a una sorgente di ispirazione e conforto spirituale. Più
documentata è l'influenza su M. di un'altra singolare figura di poeta-filosofo:
quel Pietro Ceretti da Intra (noto anche con lo pseudonimo poetico di Alessandro
Goreni e con quello di Theophilo Eleuthero), alla cui postuma riscoperta si
adoperarono intensamente Ercole e Alemanni, nell'ultimo decennio del secolo
scorso e ai primi del nostro. Nel breve verbale relativo all'esame di laurea
(qui il laureando è indicato come Pietro Martinetti) si dice semplicemente che il
candidato ha sostenuto durante quaranta minuti innanzi alla commissione la
disputa prescritta, sopra la dissertazione da lui presentata e sopra le tesi
annesse alla medesima; e ha sostenuto anche la prova pratica assegnatagli dalla
Commissione. La tesi ottenne la votazione di 99/110. Il lavoro di tesi non
ebbe, come noto, il riconoscimento che meritavaanche a motivo di certe resistenze
accademiche nel settore filologico della Torino e forse per questo lo studioso
sentì il bisogno di attingere direttamente alle fonti dell'erudizione tedesca,
fuori dal chiuso ambiente provinciale. Del resto il suo intent e più filosofico che filologico, e la prima
suggestione a interessarsi del “Samkhya” poté venirgli, piuttosto che dalle
lezioni di Flechia, dalla conversazione con Ercole. Proprio del Samkhya, Ercole
si era interessato alcuni anni primi in una breve Memoria uscita sulla Rivista
Italiana di Filosofia diretta da Ferr. Di suo interesse costante per la
filosofia indiana testimonia il corso di lezioni tenuto a Milano e pubblicato a
Milano da Celuc, “La sapienza indiana. Corredata da un'antologia di testi Indù
e Buddhisti. Ma è antefatto significativo, giacché lascia intravedere ancora
una volta, questa volta sotto il rispetto particolare dei suoi primi contatti
coi testi di A. Spir, l'importanza della permanenza a Lipsia nella sua formazione
filosofica. Nella Lipsia conosciuta da lui sopravvive Drobitsch, lil maestro
herbartiano di Spir e dalla sua Lipsia si diffondevano le edizioni di A. Spir
entro il moto allora nascente in Germania dell'interesse per la filosofia sua. Il
pensiero di Spir, Torino, Albert Meynier. Anno che fu per lui particolarmente duro, vedi
Lettere ai famigliari dalla Siberia dell'Italia meridionale", Minazzi, Il
Protagora, Lettere. Prima che della dittatura fascista, e critico altrettanto
risoluto del comunismo e della democrazia, di cui colse gli aspetti
degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo. Non si vede in chi e
in che cosa un uomo come lui che, per sua scelta culturale ma anche per
disposizione personale, agiva in modo disgiunto da ogni partito, movimento,
gruppo avrebbe pouto trovare un legame per immettersi in un flusso di attivo
anti-fascismo. Tra dittatura e inquisizione negli anni del Fascismo", in Lettere,
Firenze. Ringrazio la S.V. Ill.ma della cortese partecipazione e la prego di
esprimere la mia profonda gratitudine ai membri di codesta R. Accademia che
hanno voluto conferirmi un sì ambito onore. Ma circostanze pesantissime, sulle
quali non è il caso di [parola illeggibile] mi vietano nel modo più reciso
di poterlo accettare»: Lettera al presidente dei Lincei, e a L. Mangiagalli. Il
Congresso non ha altro fine che di essere una manifestazione della filosofia
italiana in quanto libera e appartata da ogni contingenza del momento: come
deve essere in qualunque tempo la filosofia. A T. Scotti. Che accusa M., ricambiato,
di disonestà intellettuale nel riguardo della filosofia scolastica, cf. Goetz,
Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze. Per
M.. Gemelli è tutto fuorché un filosofo. Varisco, in: Lettere 33. H. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti
universitari e il regime fascista, Firenze, Il congresso di filosofia. Tutto
l'affare è una montatura (come del resto anche il ritiro dei cattolici dal
Congresso), la quale ha la sua origine nel fatto che io non ho permesso a Gemelli
di spadroneggiare nel Congresso e di prepararvi qualcuna delle sue
rappresentazioni ciarlatanesche. A B. Varisco, a C. Goretti a L. Mangiagalli. Quando
M., con il rifiuto del giuramento di fedeltà al fascismo, abbandona
l'insegnamento non rinuncia a quegli incarichi o a quelle adesioni che non
erano a tale giuramento connesse: guarda di non compromettere quella sua
creatura che era diventata La Rivista di Filosofia e non ne volle la direzione
effettiva ma continua l'intensa e puntuale collaborazione redazionale sino a
che le sue condizioni di salute glielo permisero. Giuliano, Cagnola,
Baratono, Assael, Alle origini della Scuola di Milano: Barié, Banfi,
Milano. Ella già saprà certamente che io, in seguito all'affare del negato
giuramento, sono stato collocato a riposo. Non appartengo quindi più all'Milano
e non posso più esserle utile che indirettamente»: a C. Gadda, in: Lettere
114. «del resto io sono perfettamente
sereno come chi ha fatto ciò che doveva fare: e non mi sarà discaro poter d'ora
innanzi applicare tutto il mio tempo ai miei studi, cioè agli studi veramente miei,
fatti per mè, per la mia personalità e la mia vita»: Lettera M. a Alfieri, Sulla
cui porta fece mettere un'indicazione che diceva: "M. agricoltore": Paviolo «Perciò appunto
non ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a succedermi. In
questo senso ho scritto, "richiesto da Castiglioni stesso", che ora è
preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la facoltà ad accaparrarsi
te per la F.[ilosofia] e Banfi per la Storia della Filosofia. A A. Baratono, Nel registro di
entrata delle Carceri Nuove di Torino egli è l'unico che nella scheda personale
si faccia registrare, nell'apposita voce, come "ateo", mentre tutti
gli altri non di religione israelitica (ossia Bobbio, Einaudi, Pavese,
Antonicelli, Salvatorelli e così via) si dichiarano "cattolici"alcune
schede, peraltro, tra cui quella di Mila, sono andate perse (il registro è
conservato all'Archivio di Stato di Torino, sezioni riunite, Casa circondariale
di Torino, Registro matricole)", in: Lettere. "M. veniva rinchiuso in una cella sulla
cui porta veniva apposto il cartellino "Politico: sorveglianza
particolare". Il giorno successivo cominciavano gli interrogatori che si
ripetevano finché dopo alcuni giorni d'arresto M. veniva finalmente
scarcerato.", Giorda, M., Castellamonte, «Devo darle una notizia
terrificante, relativamente. Lunedì passato 8 corrente sono caduto malamente da
una pianta, per fortuna senza gravi conseguenze di nessuna specie, salvo un
leggero tramortimento durato qualche ora»: Lettera, M. a Nina Ruffini, in:
Lettere 2Cit. in: Lettere. «Si può comunque, in base a testimonianze diverse,
ritenere che Martinetti sia deceduto all'Ospedale Molinette sfollato a Cuorgnè,
ove si tentò inutilmente di salvarlo e che il corpo sia stato immediatamente
trasferito (abitudine che rimase in uso per decenni in circostanze analoghe)
alla casa d'abitazione, per evitare lungaggini burocratiche e maggiori spese
funerarie. L'atto di morte recita:
" il g alle ore quattro e minuti zero, nella casa posta in frazione
Spineto n. 106 è morto Martinetti Piero, anni 70, residente in Torino,
professore pensionato"»: Paviolo.
Paviolo. "Per ultimo
desidero di essere cremato e che le mie ceneri riposino nel Camposanto di
Castellamonte", frase finale del testament, Paviolo. Il testamento di
Martinetti, da lui riscritto, "in una grafia incerta e in una forma in cui
non si trova lo stile abituale del nostro filosofo"(Paviolo) fu
considerato da sua sorella Teresa come estorto: "Le opere che al tempo del
decesso di Piero erano ancora solo allo stato di manoscritto vennero devolute
ai beneficiari della biblioteca, la quale, a dirtelo in assoluta confidenza,
cadde in mano a tre estranei alla famiglia, per un testamento fatto fare a
nostra insaputa a Piero, a oltre un anno da che era stato colpito da un insulto
di trombosi al cervello la preziosa biblioteca, che per volontà recisa,
assoluta di Piero a me da Lui ripetutamente espressa alcuni mesi prima che
fosse colpito dalla trombosi, doveva andare all'Milano, prese altre vie e e sta
presentemente ancora peregrinando in attesa di destinazione definitiva."
Lettera di Teresa Martinetti al cugino Bertogliatti, in: Paviolo Fondazione
Casa e Archivio. Allo Spir, un singolare pensatore solitario, al quale mi
legano tante affinità e tante simpatie, sarà dedicato il fascic. 3 della
"Riv. di Filosofia", che non mancherò di spedirle a suo tempo. Quante
dottrine dello Spir, specialmente nel rapporto morale e religioso, sembrano
pensate per il nostro tempo! Ma esse passeranno, come passarono, inavvertite.
La lucequesto passo del quarto Vangelo lo Spir volle inciso sul suo
sepolcrovolle penetrare le tenebre, ma le tenebre non l'accolsero»: Lettera, M.
a Ruffini, in: Lettere 155.. «io sono
sempre stato un filosofo inattuale»: Lettera, M. a Giorgio Borsa, in: Lettere Emilio Agazzi, La filosofia di M.,
Milano, Unicopli. Ma è stato Alessio a dimostrare l'importanza e l'anteriorità,
rispetto ad altri autori, della lettura di Spir per la maturazione della
metafisica martinettiana»: Vigorelli, Alessio, Vigorelli Vigorelli, M.,
Breviario spirituale, Bresci, Torino,
Lettera M. a Cagnola, Lettere. Sulla riflessione religiosa di M. vedi
Franco Alessio, L'idealismo religioso di M., Brescia, Morcelliana, (Tesi di
Pavia: relatore Michele Federico Sciacca)
Paviolo Paviolo Amedeo Vigorelli,
"Martinetti e Capitini: attualità di un confronto", in: Vigorelli, La
nostra inquietudine. M., Banfi, Rebora, Cantoni, Paci, De Martino, Rensi,
Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Mondadori, Milano. E si conversa a
lungo della inumazione e della cremazione (aveva fatto cremare il cadavere
della mamma, per avere vicine le sue ceneri)" Capitini, Antifascismo,
Célèbes Trapani, Paviolo Paviolo. L'eretico
Martinetti, italiano per caso", Recensione di Raffaele Liucci su Il fatto
quotidiano, Libera cittadinanza Il
Dipartimento di Filosofia "M. a Milano, Battista, "Le vie dedicate ai
razzisti spettano ai professori eroi che dissero no al fascismo", Corriere
della Sera, S. Chiale, "Dall'attivista curda al pioniere green I nuovi
Giusti del Monte Stella", Corriere della Sera, Cronaca di Milano13. "Monte Stella I nuovi Giusti in diretta
su Facebook", Corriere della Sera, 7 marzo, Cronaca di Milano9. ,
Commemorazione dTorino, Accademia delle Scienze, Giornata Martinettiana,
Torino, Edizioni di "Filosofia", Rivista di Filosofia, Agazzi,
"La storiografia filosofica", Rivista critica di storia della filosofia,
E. Agazzi, Sandro Mancini, Vigorelli e Zanantoni, Unicopli, Milano, Alessio,
L'idealismo religioso, Brescia, Morcelliana, Alessio, introduzione Il
pensiero di Spir, Torino, Meynier, Assael, Alle origini della Scuola di
Milano: Martinetti, Barié, Banfi, Milano, Guerrini, Banfi, M. e il razionalismo
religioso", in: Filosofi contemporanei, Firenze, Parenti, Bersellini
Rivoli, Il fondamento eleatico della filosofia -- Milano, Saggiatore, Guido
Bersellini Rivoli, La fede laica, Appunti sul confronto religioso e politico
(in Italia e nel villaggio globale), Lecce, Manni, Rivoli, Appunti sulla
questione ebraica. Da Rosselli a M., Milano, Angeli, Boatti, Preferirei di no,
Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Torino, Einaudi, B. Bonghi, La fiaccola sotto il moggio della
metafisica kantiana. Il Kant, Milano, Mimesis, Minazzi, Sulla filosofia
italiana, Prospettive, figure e problemi, Milano, Angeli); ranco Bosio, "L'uomo
e l'assoluto", in: Filosofie "minoritarie" in Italia tra le due
guerre Ceravolo, Roma, Aracne, Remo Cantoni, "L'illuminismo religioso” in:
Studi filosofici, G. Colombo, La filosofia come soteriologia. L'avventura
spirituale e intellettuale di Milano, Vita e Pensiero, E. Colorni, La malattia
della metafisica. Scritti autobiografici e filosofici, Torino, Einaudi, Noce,
Filosofi dell'esistenza e della libertà, Milano, Giuffrè, Pra, "Momenti di
riflessione sull'esperienza religiosa in Italia tra idealismo e razionalismo
critico", in: La filosofia
contemporanea di fronte all'esperienza religiosa, Parma, Pratiche); C.
Ferronato, "Filosofia e religione”, in: Percorsi e Figure Filosofi
italiani, Salvatore Natoli, Genova, Marietti, Filoramo, Letture M. "Gesù
Cristo e il Cristianesimo" nel pensiero religioso, "Rivista di
filosofia", Gervasio, M.: l'interpretazione di Kant nel quadro della
filosofia italiana tra Ottocento e Novecento, Giorda, M., Castellamonte, Helmut
Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista,
Firenze, La Nuova Italia, C. Goretti, Il pensiero filosofico di Piero
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Napoli); Paviolo, M. aneddotico. L'uomo, il filosofo, la sua terra, Aosta, Le
Château Edizioni, Alfredo Poggi, Vicenza, Collezione del Palladio, 1ora
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Padova, Milani, Santoro, Il problema della libertà, Lecce, Milella, Scarcella,
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Politica e filosofia. Con alcuni ‘Pensieri' inediti, Napoli, Collana La Cultura
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tradizione neoplatonica nella filosofia del Novecento”, Vercelli), Annuario Filosofico,
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ricerche e prospettive. Per una storia dello spinozismo in Italia (Atti delle
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della religione civile", in:, Le due Torino. Primato della religione o
primato della politica?, Gianluca Cuozzo e Giuseppe Riconda, Trauben, Torino, Spir,
Scuola di Milano Solari Goretti Basso Baratono Banfi, Giuramento di fedeltà al
fascismo, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. siusa. archivi.beniculturali, Sistema
Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Torino, Biblioteca
della Fondazione M., Torino. Fondazione Casa e Archivio M., su Fondazione piero
martinetti. D. Fusaro sul sito Filosofico.net. Colombo, La filosofia come
soteriologia. La prima forma di comunione fra esseri, quella che fonda le prime
forme di società, quella che sussiste anche in quei gradi della vita animale
onde è esclusa ogni altra forma di socievo lezza, è l’amore. Che cosa non è
stato detto e iscritto in ogni tempo intorno all’amore? Io non intendo qui
certamente aggiun gere su questo argomento nuove ed inutili speculazioni :
voglio solamente trattarne in quanto aneli’esso è nella vita umana una
sorgente di importanti doveri. L’amore, qualunque possano essere le
complicazioni senti mentali che ne mutano profondamente la natura e possono
dargli finalità più elevate, non ha originariamente altro fine che la (pro
pagazione Astica della specie. L’unione fisica di due individui di sesso
diverso ha per effetto l’estensione della vita organica nel tempo : per essa
l’individualità effimera si sottrae in un certo modo alla morte e celebra
l’eternità sua confondendosi per un istante con la serie delle generazioni venture.
La voluttà fisica non è che una forma di quel piacere che accompagna ogni esten
sione dell’individualità, ogni fusione delle coscienze singole in un tutto
capace d’una vita più alita e più larga. Sotto questo aspetto la voluttà
riveste un carattere ideale e direi quasi sacro : e tutta la poesia dell’amore
non è che la poesia del primo, del più universale ideale umano. Ma il desiderio
antico che in questo senso trae tutti i mortali è diventato attraverso le innu
merevoli generazioni mn istinto : e l ’ uomo avendo volto lo sguardo verso
forme più alte di unità e di vita si è abituato a'Vedere in questo dovere della
propagazione della vita solo il compimento d’una funzione organica e nella
voluttà un .semplice fremito del senso che non deve interessare la personalità
superiore e che anzi può essere per la medesima un ostacolo ed un arresto. Di
qui il duplice carattere dell’amore e della voluttà : da un lato essi sono la
secreta aspirazione d’ogmi vivente, il movente di una gran parte delle attività
umane; dall’altro appariscono come una debolezza, una vittoria dell’essere
inferiore sull’es sere superiore e veramente umano. Nel pudore che accompagna
l’unione dei due .sessi e tutto ciò che la riflette vi è qualche cosa della
riverenza che impone un sacro mistero e della vergogna che desta l’esercizio di
tutto ciò ohe è vita puramente animale. Il complesso delle attività e delle
facoltà che si riferiscono a questa funzione costituisce, forse in modo più
marcato che iper ogni altra funzione umana, un tutto ben distinto, che
si stacca nella personalità complessiva come una personalità mi nore e
subordinata : vi è in ogni individuo umano una perso nalità sessuale che, per
quanto non sempre chiaramente co sciente, ha la sua sfera di visione, la sua
vita, le sue oscure tendenze e spesso influisce in misura non indifferente
sopra lo svolgimento e il destino di tutta la persona. Questa personalità
sessuale è già in un certo senso, per l’individualità organica bruta chiusa,
nel suo egoismo repulsivo, un essere ideale : l’in dividualità atta all’amore
appare come qualche cosa di deside rabile e di bello : ed è precisamente in
questo carattere di idea lità che circonfonde tutto ciò che all’amore serve,
che ha avuto origine il senso umano della bellezza. Il « tipo » estetico che le
donne in genere e molti uomini cercano di realizzare con tutti i mezzi che
l’arte e la moda suggeriscono non è altro che la presentazione della
personalità sessuale : questa costituisce per molti l’apice di tutte le
aspirazioni e di tutti gli ideali. D’altra parte la vita non si arresta
all’amore e vi sono ideali più alti che la perpetuazione fisica, della specie :
quindi di fron te alla personalità morale ed all’umanità vera la personalità
sessuale appare come qualche cosa di inferiore e di miserabile. Quando perciò
essa si svolge in noi senza alcun legame od in opposizione con i nostri
sentimenti più elevati, noi possiamo bensì cedere per un istante al suo
fascino, ma la sua vita resta pure sempre per noi qualche cosa di straniero che
più tardi rigettiamo con vergogna e con disprezzo. Non è però affatto
necessario che la vita sessuale si svolga nell’uomo senza alcuna continuità e
senza accordo con le sfere più alte della vita interiore. Nello stesso mondo
animale essa svolge nella maternità e nella famiglia una vera attività di
ordine morale che la compie e la nobilita : e nell’uomo tutta la storia
dell’evoluzione della famiglia che altro è se non il moralizzamento progressivo
della funzione sessuale? Così puri ficato ed elevato, il desiderio del senso
si intreccia con i più nobili e delicati sentimenti della vita morale, con i.1
sentimento della, protezione e della carità, dell’amicizia, della solidarietà,
della fedeltà; anzi, intellettualizzandosi vieppiù e collegandosi con le
aspirazioni più elevate, diventa comunione di vita inte riore, di gioie alte e
pure : l’amore animale e sensuale si tra sforma nelle forme più nobili
dell’amore umano. Certo il fattore sensuale non scompare mai : l’amore
platonico non esiste o, se esiste, non è una forma viva e sana dell’amore. Ma
anch’esso si raffina e si assimila : il piacere medesimo del possesso di
venta, per la confusione della spiritualità di due esseri elevati, più delicato
e più profondo. Sopra tutto poi esso elimina gra dualmente da sè tutto ciò che
urna viva sensibilità estetica e morale giudica o ignobile o incompatibile con
le tendenze della personalità superiore : così sorgono le virtù dell'amore, la
leal tà, la fedeltà, la castità. L’ amore sensuale vive del piacere
dell’istante e cerca nell’oggetto suo soltanto il soddisfacimento del suo
ardore : esso non è che il contatto superficiale e momen taneo di due
personalità sessuali che si avvincono e si confon dono mentre le anime restano
straniere l’una all’altra diffi denti, sordamente ostili. L’amore veramente
umano si completa con l’unione delle volontà, che esige urna reciproca
dedizione intiera, leale, duratura ed esclude come cose indegne la men zogna,
l'ingiustizia e tutto ciò che diminuisce questa perfetta comunione di vita.
Così è possibile un amore che sorge non dal senso, ma da tutta la personalità;
un amore che purifica e no bilita, che ispira ad alte cose e ¡santifica la
voluttà stessa. Questo concetto dell’amore traccia ad ogni uomo la via che deve
seguire se egli sinceramente sdegni di degradare sè stesso ; essa, è del resto
anche la via più saggia sotto l’aspetto della felicità. Certo può sembrare
un’ingenuità chiedere alla ragione consigli contro una passione che si mde
della ragione : mentre l’eperienza quotidiana ci mostra con mille esempi come
essa sconvolga talora le menti più equilibrate, soffochi i sentimenti più sacri,
precipiti nell turbamento e spesso nella più irrepa rabile rovina esistenze,
che l’educazione, l’intelligenza, i vincoli sociali e morali sembravano
assicurare contro la prevalenza di ignobili tendenze. Tanta è del resto la
potenza di questo «niver i-sale e profondo istinto che esso è il movente
secreto o palese di gran parte dell’attiviità umana : la massima parte dei
ritrovi, delle feste, dei divertimenti sociali, la moda e per molti ri spetti
anche l’arte non hanno altra ragione d’essere; e i vizi che esso alimenta danno
origine ad un vero pubblico mercato e ad industrie fiorenti. Come sperare
dunque che la ragione possa qualche cosa contro una volontà oscura e ribelle
che sembra avere la violenza e la regolarità delle forze di natura? La mo rale
predica contro questa passione quasi soltanto come per sod disfare un debito :
la giovinezza, la fantasia e l’arte la rivestono dei più brillanti colori e si
ridono della morale : ed anche i predicatori più severi del resto non sanno,
tra un sermone e l’altro, esimersi da un sentimento che sta fra il compatimento
e la malrepressa invidia. Io non credo tuttavia che qui la riflessione sia del
tutto mutile. L ’ esperienza della vita insegna (e ciascuno lo ricono scerà in
stesso) che vi sono nella vita interiore dei momenti decisivi nei quali una
parola, un pensiero che sono caduti un giorno nell’anima indifferente, si
risvegliano e fortificano una nobile ispirazione, soffocano una passione
nascente, provocano un deciso cambiamento d’indirizzo. Questo è vero anche
della pas sione dell’amore. Certo è inutile invocar la ragione quando la
passione è ingigantita e il vizio è inveterato : ma questo non vale egualmente
di tutte le passioni? La ragione non può di struggere l’istinto, ma può
dirigerlo : e può dirigerlo se, come un medico accorto, cura il male nei suoi
inizi. Ora l’origine del male sta, come già videro i saggi antichi, nelle
illusioni che noi ci formiamo circa la realtà. L ’ uomo, sopratutto nella giovi
nezza, non si precipita verso i piaceri che l’amore promette se non perchè la
sua fantasia presenta al desiderio le immagini più allettatrici e riveste ila
¡realtà delle forme più ¡belle e più desi derabili. Lo spirito soggiace allora
ad una specie di limita zione del proprio orizzonte : esso si
chiude nei propri sogni e diventa cieco all’aspetto del vero essere delle cose.
In questo appùnto può intervenire efficacemente la ragione. Lo sforzo che si
deve e si può compiere in quel momento in cui sorgono le prime illusioni, è di
dissipare1queste visioni ingannevoli col tenere viva e presente diinnanzi al
pensiero la realtà che esse nascondono, col rievocare le esperienze dolorose,
col ravvivare le intuizioni profonde che ci svelano l’intima e vera natura
delle cose. In fondo a tutte le cose sta la tristezza, ha detto Amici : e
veramente l’aspetto ultimo delle cose è triste, mia anche fecondo di salutare
saggezza. L’aspetto supeSiciale della realtà è lieto, vario e giocondo come
l’aspetto d’una folla che popola le vie d’una città in un giorno di festa. Ma
quante cose sordide e tristi non nascondono anche qui le varie e splendide
apparenze! Ora in nessuna parte la fantasia è tanto fertile d’in ganni quanto
nelle cose dell'amore : ed in nessuna parte l’in- gànno è così lusinghiero ed
ostinato. Tanto anzi che qualcuno hai voluto vedere nell’amore una specie
d’inganno della natura ; che si serve dell’individuo per la propagazione e lo
sacrifica, viìttimn volontaria, alla specie. Ma la natura non è in questo caso
che la nostra natura inferiore ; noi soggiacciamo all’inganno solo perchè
l’istinto ci oscura l’intelligenza e noi non sappiamo più vedere che con gli
occhi della sensualità. Questa ci dipinge la via tutta sparsa di dolci
desiderii e di soavi ebbrezze; l’amore ci si offre dinnanzi come un palazzo
incantato pieno di misteri e di delizie. Bisogna invece che l’intelletto nastro
si sforzi di mantenere sempre a sé presente questa prima, considerazione : che
l’illusione sessuale ci mostra sotto un solo aspetto un es sere che
freddamente considerato ¡nella sua 'realtà, è il più delle volte tutt’altro che
desideratile. La personalità sessuale non è che un aspetto, uno stato della-
persona; è una specie di trasfi gurazione di tutto l ’ essere che in fondo
rimane così straniera alla persona come se fosse veramente un’altra
personalità. Per ciò quando la persona amata non è per sè stessa degna di
sti- una e d’amore, l’illusione sessuale è seguita inevitabilmente
da una profonda delusione : soddisfatto il desiderio l’immagine ideale, oggetto
d’un’adorazione appassionata, isi risolve in un essere prosaico e volgare che
ci 'meravigliamo d’avere deside rato. Bisogna, in .secondo luogo tener
presente quest’altra, consi derazione : che la «tessa personalità sessuale,
dato che in noi potesse persistere lo stato passionale corrispondente, è ben
lun gi dall’essere una sorgente di gioie pure ed immutabili : la sen sualità
è, come ogni passione, un fuoco che consuma se stesso. Un amore puramente
sensuale, non potrebbe lessero che un triste ed insaziato ardore : la vita
dominata dalla lussuria ap pare, freddamente considerata, dolorosa ed ignobile
nello stesso tempo. L ’ amore d’ una donna non rende beati che quando può
trasformarsi in un sentimento più alto, come accade nella fa miglia, od
associarsi la sentimenti ideali e diventare una co munione morale ed
intellettuale di due nobili spiriti. Anzi, nelle persone di più profondo
sentire l’attrazione sessuale maschera quasi sempre un’oscura aspirazione
spirituale, il bisogno d’una comunione di vita, che riempia l’anima loro, la
elevi e la consoli ; è un vago presentimento ideale sperduto nella sfera
sessuale. Perciò quando esse non riconoscono la vera natura del senti mento
che le attrae e, nella loro cecità, ne cercano la soddisfa zione nel senso, la
loro illusione finisce, il più delle volte, in una tragedia dolorosa. Bisogna
in terzo luogo ancora aver presente che, mentre per ogni animo 'ben nato vi
sono nella vita aspira zioni e soddisfazioni 'ben più alte che quelle
dell’amore, l’amore è spesso l'impedimento più forte a questa vita superiore.
La donna, come puro .essere sensuale, è la nemica naturale degli interessi
ideali dell’uomo; essa non vive che per sè stessa e per i suoi istinti : la
volontà sua egoistica è tutta tesa verso il piacere, il lusso, i godimenti
della vanità. In cambio della vo luttà l’uomo deve il più delle volte
sacrificare alla sua vanitosa ed insignificante persona il suo lavoro, il suo
benessere, il suo valore spirituale e disperdere in una vita di agitazioni vane
í quelle preziose qualità che potevano servire ad un ben più no
bile scopo. Quante nobili esistenze non ha /perduto il fuoco oscuro della
sensualità! Quante volte l’influenza funesta della donna non è stata causa dei
più gravi turbamenti nella vita dell’uomo; della decadenza della volontà, della
rinunzia ai fini più alti, e infine della completa rovina morale! Sopratutto
quindi è necessario, per resistere a queste sollecitazioni della vita
inferiore, suscitare e tener vivo nello spirito qualche alto e degno amore che
lo ©levi sopra la sfera della bellezza sensi bile. La passione ardente ohe
travolge qualunque considera zione e saggezza puramente umana, s’arresta
dinanzi alle vo lontà più aJlte dello spirito, che aprono all’uomo una realtà
d ’ un valore infinitamente superiore. E ’ vero che non sempre noi possiamo
rivolgere il nostro pensiero verso queste realità idea, li con tanta fermezza
che non possa essere vinto degli ardori del senso : ma la contemplazione e
¡l’amore delle cose ideali tra sforma sempre il nostro modo di vivere ed apre
i nostri occhi ad una luce che non va più .perduta. Quindi anche quando questo
amore non è per sé abbastanza forte, esso favorisce lo svolgersi della
riflessione critica e induce nell’anitmo una disposizione abituale in cui il
germe della passione non trova un terreno fa vorevole e viene soffocato prima
di svolgersi. Inoltre la con suetudine con una sfera più alta di vita crea un
sano e salutare orgoglio che respinge da sè, senza esitare, ogni ibassezza.
Un’i stintiva fierezza, permette al selvaggio di sopportare con viso
impassibile i più aspri tormenti : un uomo che sopporterebbe la povertà, la
fame e qualunque strazio per il suo dovere ed il suo onore, vorrà diventare lo
zimbello dei suoi istinti e sacri ficare tutto quello che di grande e di safro
ha per lui la vita per il possesso d’una donna? Da queste considerazioni
discende anzitutto la condanna di ogni degenerazione ignobile dell’amore.
L’istinto che tende ciecamente verso la sua isoddisfazione è soggetto a
singolari aberrazioni : e l’istinto sessuale umano può essere anche
aiutato in queste sue deviazioni dal ritorno atavico della associazione
sua con altri istinti ed altre tendenze; per es. coll’impulso alla crudeltà.
Anzi anche dall’associazione con sentimenti superiori non ignobili : come è
avvenuto' per es. nell’amore omosessuale greco. La cura estrema con la quale
queste tendenze vengono tenute segrete le fa apparire come eccezioni : ma
coloro che se ne occupano per dovere professionale sanno che esse sono
tutt’altro che rare, anche fra individui delle classi elevate. Esporre i
pericoli e le vergogne a cui queste degenerazioni con ducono è cosa inutile :
coloro stessi che vi soggiaccione li cono scono. Ogni animo non ignobile deve
del resto essere trattenuto sull’orlo di questo abisso dal rispetto di sè
stesso. Ma se ciò noni bastesse, egli deve rappresentare a sè chiaramente che,
degradando la sua vita in queste turpitudini, sacrifichereb be a misere,
bestiali voluttà tutto ciò che di migliore e di desi derabile può offrire la
vita dell’ uomo. L ’ atto dell’ uomo non è qualche cosa che si possa isolare
dalla natura sua e se ne stacchi, appena compiuto, come il frutto che cade dall’albero
: esso ri mane anche dopo e non si cancella. Seguire l’istinto nelle sue
depravazioni vuole dire rassegnarsi a diventare un essere be stialmente
istintivo : non bisogna illudersi di potere dopo ciò conservare in sè qualche
cosa di veramente elevato. E vuole dire quindi anche abbandonare la propria
vita a tutte le mi serie dolorose che accompagnano la vita d’un essere tutto
con finato nella sua animalità. Ma vi sono anche altre forme ddl’amore in
apparenza più normali ed elevate che vengono coinvolte in questa condanna. Non
parlo dell’amore prettamente mercenario, che è anch’esiso una forma di
degenerazione : parlo dell’amore vago che, pure fuggendo ogni attaccamento
saldo, circonda il godimento d’una parvenza di sentimentalità che sembra 'redimerlo
e nobilitarlo : è l’amore per l’amore, l’amore libero che comincia generalmente
fra le rosee illusioni e finisce quasi sempre nella vergogna e nel pianto. Non
vi è uomo quasi che non abbia- lasciato fra- le sue spine qualche
illusione di giovinezza insieme con qualche brandello di felicità e di onore,
che, se avesse la magica arte dello ^scrittore, non potrebbe scrivere
anch’egli, come romanzo, una pagina della 'sua vita e dedicarla a suo figlio
«quando avrà vent’aoani». Non vi è da illudersi quindi che la saggezza degli
altri possa sostituire totalmente l’esperienza vissuta; ma essa potrà, se non
altro, aiutare a formarsi rapidamente questa esperienza e a non consumare
dolorosamente anni preziosi ad inseguire un vano fantasma che ci allontana dalia
felicità vera e durevole. L’amore tende per sua natura, in ogni animo ele
vato, a stringere un’unione indissolubile; quindi il correre ap presso ad un
amore che noi già sappiamo non poter condurre ad una simile unione è un
preparare a sè stesso, a scadenza più o meno lunga, una sicura infelicità. Vero
amore è soltanto l’a more che è legato da un senso profondo di pietà e di
respon sabilità : e questo senso impone all’uomo di rimanere sino alla fine
della vita al fianco della donna che gli si è data e di non ab bandonarla in
balia dell’incerto destino. Perciò ogni abbandono, ogni mutamento lascia amari
rimpianti e rimorsi : la slealtà e l’ingiustizia che l’uomo addossa alla
propria coscienza, quando viene meno alle ¡menzognere promesse, è una bassezza
che avvi lisce chi la commette. Del resto già sappiamo che un amore pu
raímente fìsico è sempre deluso : di qui ]’universale ed infrenabile desiderio
degli uomini attratti verso le donne non ancora cono sciute. Ma anche questo
errare, dato che potesse sempre avere soddisfazione, non sarebbe che un passare
continuo di delusione in delusione, di rimpianto in rimpianto. Non vi è quindi
in realtà vita più triste di quella passata nei facili amori : vita che è
inseparabile dal sentimento della propria degradazione, perchè l’amore che non
termina in altro, che non isi associa con i senti menti più elevati della
natura umana, è un ben misero fine : esso non è in ultimo, se lo si spoglia di
tutti i fronzoli sentimen tali, che pretta e pura sensualità. La ricerca affannosa
della donna 11011 è che la ricerca di una donna : l’amore vago e libero è
la conquista, attraverso molte amare esperienze, di questa semplice verità :
che non vi può essere amore veramente felice se non nel nobile sentimento che
lega l’uomo con una sola donna per tutta la vita. Ohe l’amore pertanto, io
direi al giovane dinnanzi a cui si apre questo mondo di vaghe lusinghe, non si
disisoci mai in te, dai nobili principi d’urna coscienza retta e pura! Anche at
traverso le passioni e gli errori, sii un uomo onesto! Non acqui stare il
piacere d’un’ora a prezzo della rovina d’un povero essere debole e indifeso :
questo sarebbe un tradimento vile che nes suna riparazione pecuniarda
cancellerebbe dalla tua vita. Pensa che nessuna violenza di passione può
scusare la disonestà di chi non esita, per soddisfare un desiderio, a gettare
la vergogna e la disperazione in una famiglia : sebbene la leggerezza del mondo
biasimi l ’ adulterio quasi sorridendo, non vi è dinnanzi alla retta coscienza
morale infamia più bassa. E sopratutto pensa alla condizione di quelli che la
viltà dei loro genitori ha lasciato in abbandono e che una fredda carità cresce
agli stenti, alle tristezze, alle umiliazioni di all’esistenza miserabile. Se
vi è un pensiero che valga a farci vergognare dei bassi amori, questo è bene il
sospetto che forse ora in qualche parte del mondo vi sia qualcuno che deve a
noi la vita e che ha ragione di impre care, in mezzo alle sue miserie, al
nostro egoismo inumano. Sii dunque casto : la castità è la virtù dell’amore.
Essere casti non vuol dire andare in cerca d’una virtù soprannaturale, ma saper
rinunciare a ciò che è al di sotto della nostra natura, alle soddisfazioni dei
sensi che sono ignobili ed ingiuste. Essere casti vuole dire anzitutto dunque
essere forti, saper tenere lon tano da sè i vizi vergognosi che minano ila
salute e corrompono la, delicatezza e la dignità del carattere : vuole dire
inoltre essere giusti e pietosi e non cercare ili nostro piacere a prezzo del
disonore e della rovina di altri. Se tu vuoi che l’amore non sia per te fonte
di infelicità e di rimorsi, fa sì che esso sia l’armo, nia di due volontà
nobili e pure, per le quali l’amore non è che l’inizio d’una comunione più alta
di vita. Piero Martinetti. Martinetti. Keywords: l’amore velia, antologia
platonica, amore socratico, sezione sull’Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Martinetti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Martini: l’implicatura conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Cambiano).
Filosofo italiano. Grice: “One would
think that his ‘discorsi filadelfici’ are about brotherly love, but they were
delivered at the Philadelphia American-Italian Philosophical Society!” – Grice:
“He wrote on Emilio and Narciso, and a story of philosophy – starting not from
Thales but Gioberti!” – Grice: “His science of the heart – scienza del cuore –
is a mystery!” Compì studi classici a Chieri e poi, ospitato al Real Collegio di
Torino, si rivolse allo studio delle scienze naturalistiche. Con la laurea in
medicina, cui seguirà anche quella in
filosofia, ottenne l'insegnamento al predetto Istituto, prima di conseguire una
brillante carriera nell'ateneo torinese. Qui, infatti, ottenne prima la docenza
in fisiologia e poi quella di medicina
legale, cattedra quest'ultima, istituita di cui fu il primo insegnante in
assoluto. Di Torino fu anche rettore,
negli anni in cui ebbe numerosi riconoscimenti, tra cui l'onorificenza di
cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Ma non mancarono episodi tragici, allorché,
pochi anni dopo le nozze, perse la moglie, dalla quale ancora non aveva avuti figli,
né li avrebbe avuti in seguito, visto che non si risposò, per dedicarsi
completamente all'insegnamento e alla stesura di saggi e manuali nelle
discipline mediche. In questo filone, il più ricco, vanno almeno segnalati gli “Elementa
physiologiae” e “Lezioni di fisiologia” così come “Medicina legale”, accanto
agli Elementa medicinae forensis, politiae medicae et hygienes, cui avrebbe
fatto seguito il Manuale di medicina legale. Il variegato percorso saggistico non si limitò
(e non si esaurì) a studi a carattere medico-fisiologico e medico-legale. Anzi,
forte del curriculum studiorum seguito fin da giovanissimo, cercò di
approfondire i pensatori classici, come nel caso di un “Coompendio” dedicato a
Platone, di cui peraltro riuscì a terminare il manoscritto poco prima di
morire, arrivando persino a stilare, sia
pure non in forma sistematica, una Storia della filosofia. Risultati migliori li ebbe, tuttavia, nel
campo educativo-pedagogico. Questo indirizzo è testimoniato, oltre che dal
saggio sulla Riforma della prima educazione dai dodici volumi dell'Emilio. Qui,
facendo leva della sua vasta cultura, tratta emblematicamente di argomenti in
cui si fondono, senza soluzione di continuità, il "viver sano" e il
"maritaggio", il "governo della famiglia" e la felicità, le
"tendenze morali" e la "moderazione nella prosperità",
passando per i modi attraverso i quali "sopportare le avversità". Saggi:
“Elementa physiologiae” (Pica, Torino); “Dei vantaggi che la medicina apporta
alle nazioni” (Chirio, Torino); “Mdicina legale” (Marietti, Torino); “Medicina
curativa” (Marietti, Torino); “Polizia medica” (Fontana, Milano); “La scienza
del cuore” (Fontana, Milano); “La colera indica” (Fodratti, Torino); “Elementa
medicinae forensis, politiae medicae et hygienes,” Marinetti, Torino “Manuale d'igiene,” Fontana, Milano “Lezioni di fisiologia,” Pomba,
Torino “Patologia generale,” Elvetica,
Capolago “Invito a' medici piemontesi all'occasione
del cholera morbus,” Cassone, Torino “Storia
della fisiologia,” Cassone, Torino “Manuale
di medicina legale,” Fontana, Milano;
“Emilio, Marietti, Torino “Della
solitudine,” Marietti, Torino “Narciso o regalo agli sposi,” Marietti,
Torino “Guerra e pace dei sensi,”Tip.
Marietti, Torino “Emilio o sia del governo della vita,” Tip. Fontana, Milano “Discorsi
filadelfici; ossia, fasti dell'ingegno italiano,”Tip. Marietti, Torino “Riforma
della prima educazione,” Marietti, Torino “Della sapienza dei greci,” Cassone, Torino;
“Storia della filosofia,” Pirotta, Milano “Platone compendiato e comentato,” Elvetica,
Capolago “Alcune vite di donne celebri,”
Fontana, Milano “De clarissimo viro Thoma Tosio ex ordine Oratorum sacrae
facultatis professore in regio Taurinensi Athenaeo, Regia, Torino Vita del
conte Gian-Francesco Napolio, Bocca, Torino
Vita Francisci Canevarii, Torino Cenni biografici di Lagrangia, Cassone
e Marzorati, Torino Curatele A. von Haller, Poesie scelte, Reale, Torino J.L. Alibert, Riflessioni sulla fisiologia
delle passioni o nuova dottrina de' sentimenti morali, Marietti, Torino, F.
Redi, Consulti medici, Elvetica, Capolago, D. Alighieri, La Divina Commedia, Marietti,
Torino; G. Gianelli, L'uomo ed i codici
nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico.
Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale», Milano.
G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo
risorgimento, F. Predari, Pomba,
Torino); S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti del professore cavaliere,
s.e., Bologna); Emilio, Tip. Marietti, Torino); S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti
del professore cavaliere, s.e., Bologna); G. Corniani, I secoli della
letteratura italiana dopo il suo risorgimento, F. Predari, Pomba, Torino G. Gerini, Due medici
pedagogisti. M. Bufalini, Tip. Bona, Torino, G. Gianelli, L'uomo ed i codici
nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico.
Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale», Milano. Lorenzo Martini. Martini. Keywords:
storia della filosofia, ingegno italiano, il cratilo di Platone -- . Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Martini” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Martino: l’implicatura conversazionale
-- la religione civile della prima e unica Roma! – magismo -- filosofia italiana
meridionale – filosofia del sud – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “I like Martino – and his
interviewees – there is indeed a ‘discepolato’ around him.” Grice: “We don’t
have anything like Martino at Oxford – Hollis is the closest I can think.”
Grice: “In his strictly philosophical explorations, Martino aptly clashes with
Croce!” -- Dopo la laurea a Napoli con una tesi in Storia delle religioni sui
gephyrismi eleusini sotto la direzione di Adolfo Omodeo, si interessa alle
discipline etnologiche. Si iscrive ai GUF e alla Milizia Universitaria,
collaborando a L'Universale di Berto Ricci e facendo circolare in una cerchia
ristretta di collaboratori un Saggio sulla religione civile poi rimasto
inedito. L'ingresso nel circolo crociano «Erano quelli gli anni in cui
Hitler sciamanizzava in Germania e in Europa, e ancora lontano era il giorno in
cui le rovine del palazzo della Cancelleria avrebbero composto per questo
atroce sciamano europeo la bara di fuoco in cui egli tentava di seppellire il
genere umano: ed erano anche gli anni in cui una piccola parte della gioventù
italiana cercava asilo nelle severe e serene stanze di Palazzo Filomarino per
risillabare il discorso elementarmente umano altrove impossibile, persino nella
propria famiglia». Il suo saggio, “Naturalismo e storicismo
nell'etnologia” è un tentativo di sottoporre l'etnologia al vaglio critico
della filosofia storicista di Croce. Secondo M., l'etnologia solo attraverso la
filosofia storicista avrebbe potuto riscattarsi dal suo naturalismo (tratto che
accomuna, per de Martino, tanto la scuola sociologica francese che gli
indirizzi "pseudostorici" tedeschi e viennesi). Fu lo stesso Croce a
introdurre il giovane de Martino all'editore Laterza, suggerendo la
pubblicazione del libro, in cui, nonostante qualche ingenuità, si può già
scorgere in nuce l'idea del successivo lavoro sul "magismo
etnologico". Scritto negli anni della seconda guerra mondiale e pubblicato
nel 1948, Il mondo magico è il libro nel quale M. elabora alcune delle idee che
rimarranno centrali in tutta la sua opera successiva. Qui M. costruisce
la sua interpretazione del magismo come epoca storica nella quale la labilità
di una "presenza" non ancora determinatasi, viene padroneggiata
attraverso la magia, in una dinamica di crisi e riscatto. In quel periodo, de
Martino comincia a militare nei partiti di sinistra. Lavora come
segretario di federazione, in Puglia, per il Partito Socialista Italiano; influenzato
da Gramsci e da Levi, cinque anni dopo,
entra a far parte del Partito Comunista Italiano. Anche per questa ragione,
negli anni che seguono, M. comincia a interessarsi sempre di più allo studio
etnografico delle società contadine del sud Italia, in contemporanea con le
inchieste di Vittorini e l’opera documentaristica di Zavattini. Di questa fase,
talvolta detta "meridionalista", fanno parte le opere più note al
grande pubblico: Morte e pianto rituale, Sud e magia, La terra del rimorso.
Innovativo nelle sue ricerche fu l'approccio multidisciplinare, che lo portò a
costituire un'équipe di ricerca etnografica. La terra del rimorso è la sintesi
delle sue ricerche sul campo (il Salento) affiancato da uno psichiatra
(Jervis), una psicologa (Jervis-Comba), un'antropologa culturale (Signorelli),
un etnomusicologo (Carpitella), un fotografo (Pinna) e dalla consulenza di un
medico (Bettini). Nello studio del fenomeno del tarantismo vengono utilizzati
anche filmati girati tra Copertino, Nardò e Galatina. A queste monografie segue
la pubblicazione dell'importante raccolta di saggi, “Furore Simbolo Valore”. E stato
collaboratore di R. Pettazzoni all'Università "La Sapienza" di Roma,
nell'ambito della Scuola romana di Storia delle religioni. Come ordinario di
Storia delle religioni e di Etnologia, dha insegnato all'Cagliari, dove ha
avuto uno stuolo di allievi. Con Cirese, Lilliu, Cases, la sua assistente Gallini,
e in seguito altri studiosi, quali Cherchi, Angioni, Clemente, e Solinas,
saranno esponenti di una significativa, sebbene mai formalizzata, scuola
antropologica all'Cagliari, della quale de Martino è considerato uno dei
fondatori. È considerato uno dei più importanti antropologi dell’età
contemporanea, fondatore in Italia dell’umanesimo etnografico e
dell’etnocentrismo critico. La presenza La presenza in senso
antropologico, nella definizione di de Martino è intesa come la capacità di
conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie per rispondere
in modo adeguato ad una determinata situazione storica, partecipandovi
attivamente attraverso l'iniziativa personale e andandovi oltre attraverso
l'azione. La presenza significa dunque esserci (il "da-sein"
heideggeriano) come persone dotate di senso, in un contesto dotato di senso. Il
rito aiuta l'uomo a sopportare una sorta di "crisi della presenza"
che esso avverte di fronte alla natura, sentendo minacciata la propria stessa
vita. I comportamenti stereotipati dei riti offrono rassicuranti modelli da seguire,
costruendo quella che viene in seguito definita come
"tradizione". 11spedizione in Lucania Se si vuole rintracciare
in de Martino un filo comune e unitario tra l’influenza marxista e gramsciana
della “triade meridionalista” (esplicita anche attraverso la sua militanza
diretta nel PCI negli anni ‘50) di Morte e pianto ritual, Sud e magia e La terra del rimorso e gli appunti e i
dossiers preparati per La fine del mondo, in cui è presente un’elaborazione
filosofica più marcatamente sui piani ontologico, esistenzialista e fenomenologico
e che vedranno la luce solo posteriormente dal riordino delle carte ad opera di
Brelich e Gallini, bisogna rendere centrale il nesso tra
presenza/crisi/riscatto e il processo di destorificazione del negativo ad opera
dell’ethos del trascendimento; l’immaginazione simbolica collettiva è la
realizzazione di un’ethos del trascendimento che, come un mito di fondazione
per il senso di appartenenza o la sacralizzazione dell’”oggetto” per scopi
espiatori, rende possibile il superamento di una crisi, della “presenza” in
quanto soggetto che opera nella natura, che rischia di perdersi in essa senza
riscatto (escaton). Il soggetto dunque si ricolloca nella storia tramite la
cultura, e la crisi si rivela esistenziale nel rapporto tra se’ e il mondo
“altro da se’”. Ma la crisi affonda sempre nelle materiali condizioni di vita e
nelle modalità concrete di una prassi che deve tendere e tende incessantemente
alla trasformazione rivoluzionaria (che è escatologica nelle religioni) come
base insopprimibile della costituzione di sè come soggetto: “Vi è dunque
un principio trascendentale che rende intellegibile l’utilizzazione e le altre
valorizzazioni, e questo principio è l’ethos trascendentale del trascendimento
della vita nel valore: attività dunque, ma ethos, dover-essere-nel-mondo per il
valore, per la valorizzante attività che fa mondo il mondo, e lo fonda e lo
sostiene.” Costante, inoltre, nella ricerca sul campo, come nelle analisi
ed elaborazioni degli ultimi anni, fu l’indagine sul valore euristico assegnato
ai dati psicopapatologici, sempre legato a una riflessione critica sulla
trasferibilità delle relative nozioni in contesti culturali diversi e sulle
loro implicazioni sul piano antropologico e filosofico più generale: dalla
figura dello sciamano come “Cristo magico” ne Il mondo magico, ai fenomeni di
dissociazione e possessione (influenzato dalle letture di Shirokogoroff e PJanet)
nei riti della taranta, fino alle note sulle “apocalissi psicopatologiche” ne
La fine del mondo. Il folklore progressivo Il concetto di folklore, come
concezione del mondo regressiva, secondo le “osservazioni sul folklore” del
Quaderno XXVII di Gramsci “un agglomerato indigesto di frammenti di concezioni
del mondo e superstiti documenti mutili e contaminati”, ma anche di positiva
creatività delle classi subalterne (come i canti popolari), in opposizione alla
cultura dotta delle élite dirigenti, fu oggetto di riflessione dell’antropologo
partenopeo, con il saggio “Intorno ad una storia del mondo popolare
subalterno”, pubblicato su Società sul nr.3 di quell’anno, in cui riprende
studi e indagini della nuova etnologia sovietica (Tolstov, Hippius, Cicerov,
ispirati da Propp). In un saggio lo define come proposta consapevole del popolo
contro la propria condizione socialmente subalterna, o che commenta, esprime in
termini culturali, le lotte per emanciparsene.” Il concetto fu poi ripreso,
discusso problematicamente e allargato in particolare da Cirese (in rapporto a
Gramsci) e Satriani (il folklore come cultura di contestazione). I “folkloristi”
erano stati oggetto di critica di de Martino già nella sua prima opera del
1941, Naturalismo e storicismo nell’etnologia, in quanto puri descrittori e
catalogatori con criterio naturalistico e non storico-culturale: per cui il
folklore rimane, pur categorizzato come “progressivo”, come fenomeno di
indagine antropologica nei termini più complessivi di cultura popolare.
Crisi della presenza e destorificazione del negativo In quanto alla “crisi
della presenza” come spaesamento, ne La fine del mondo, M. racconta di una
volta in Calabria quando, cercando una strada, egli e i suoi collaboratori
fecero salire in auto un anziano pastore perché indicasse loro la giusta
direzione da seguire, promettendogli di riportarlo poi al posto di partenza.
L'uomo salì in auto pieno di diffidenza, che si trasformò via via in una vera e
propria angoscia territoriale, non appena dalla visuale del finestrino sparì
alla vista il campanile di Marcellinara, il suo paese. Il campanile
rappresentava per l'uomo il punto di riferimento del suo circoscritto spazio
domestico, senza il quale egli si sentiva realmente spaesato. Quando lo
riportarono indietro in fretta l'uomo stava penosamente sporto fuori dal
finestrino, scrutando l'orizzonte per veder riapparire il campanile. Solo
quando lo rivide, il suo viso finalmente si riappacificò. In un altro
esempio, per esprimere il medesimo concetto, De Martino racconta degli Achilpa,
cacciatori e raccoglitori australiani, nomadi da sempre e per sopravvivenza,
che avevano però l'usanza di piantare al centro del loro accampamento un palo
sacro, intorno al quale celebravano un rito ogni volta che
"approdavano" in un luogo nuovo. Il giorno che il palo si spezzò, i
membri della tribù si lasciarono morire, sopraffatti dall'angoscia. Il
concetto di spaesamento, come una condizione molto "rischiosa" in cui
gli individui temono di perdere i propri riferimenti domestici, che in qualche
modo fungono da "indici di senso", viene inserito dunque da M. nelle
sue categorie di “crisi della presenza” e destorificazione del negativo.
La crisi della presenza caratterizza allora quelle condizioni diverse nelle
quali l'individuo, al cospetto di particolari eventi o situazioni (malattia,
morte, conflitti morali, migrazione), sperimenta un'incertezza, una crisi
radicale del suo essere storico (della "possibilità di esserci in una
storia umana", scrive de M.) in quel dato momento scoprendosi incapace di
agire e determinare la propria azione. La destorificazione del negativo
permette l'universalizzazione della propria condizione umana in una dimensione
mitico-simbolica, mediata dalla religione e presente nel rito. Secondo
Signorelli, antropologa ee collaboratrice della spedizione nel Salento,
"Il dato esistenziale che ha scatenato la crisi (morte, malattia, paura e
altro ancora) viene mentalmente astratto dal contesto storico per entro il
quale è stato esperito e viene ricondotto a un tempo e a una vicenda
mitici". Se il mito è narrazione, il rito è un comportamento
orientato ad uno scopo e ripetuto con parole e gesti di significato altamente
simbolico. È così che mito, rito e simbolo diventano un circuito volto alla
soluzione della crisi, astraendo dalla storia reale in cui agisce il
negativo. Quando è il negativo a prevalere, e questo accade in fasi
particolarmente drammatiche dell’esistenza umana (come la morte di una persona
cara), può manifestarsi una crisi radicale, una “funesta miseria esistenziale”,
per cui l’ethos del trascendimento non riesce più a risolvere la crisi nel
valore e la mancata valorizzazione fa perdere anche l’operabilità sul reale.
L’attività etica della valorizzazione è necessaria per impedire la
destrutturazione dell”esserci”, in quanto il “vitale” vede per intero invaso il
suo spazio, quello dell’intersoggettività e il rapporto con il mondo. Avviene
allora che “la presenza abdica senza compenso”. L'elaborazione del lutto
ed il pianto rituale antico Magnifying glass icon mgx2.svg Morte di Gesù negli studi antropologici e
Planctus. Organizza una serie di spedizioni di ricerca in Lucania, accompagnato
da un’equipe interdisciplinare, tra cui Vittoria De Palma, anche lei etnologa e
compagna di vita e con l’utilizzo di strumenti quali il magnetofono e la
cinepresa, innovativi rispetto all’indagine folklorica classica.
Riconnettendosi a Il mondo magico, decide di concentrarsi sul lamento funebre e
la “crisi del cordoglio”, ai segni, al simbolismo delle ritualità legate ad una
crisi esistenziale tra le più gravi, come quella che segue la perdita di un
caro, e il pianto e il dolore collettivi che rappresentano la “crisi della
presenza”, della propria e di tutti, minacciata dalla morte. Il pericolo del
lutto è dunque quello dell’annullamento totale. In Morte e pianto
rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria affronta anche il senso
della morte di Cristo in rapporto alla condizione esistenziale dell'uomo nel
mondo ed al momento traumatico della esperienza della morte dei propri cari. Di
fronte alla "crisi del cordoglio" che può portare al crollo esistenziale,
emerge la esigenza di elaborare culturalmente il lutto, nella forma socialmente
codificata del rito. La consolazione offerta dal credo religioso riconduce a
forme sopportabili la carica drammatica del lutto, riferendola simbolicamente
alla morte tragica di Cristo sulla croce, forme che consentono di ritrovarsi
uguali nel dolore, ma che diventano anche promessa di resurrezione. «È
possibile interpretare la genesi del protocristianesimo come esemplarizzazione
di una storica risoluzione del cordoglio che trasforma Gesù morto in Cristo risorto
e il morto che torna nel morto-risorto presente nella chiesa e nel banchetto
eucaristico. Le apparizioni di Cristo dopo la morte testimoniano la
Resurrezione e la presenza di Cristo nella chiesa sino al compimento del piano
temporale di salvezza. Dopo l'Ascensione la discesa dello S.S. inaugura l'epoca
in cui il morto-risorto è con i credenti sino alla fine, per donare la spinta
alla testimonianza missionaria. Il Cristianesimo diventa un grande rituale
funerario per una morte esemplare risolutiva del vario morire storico e come
pedagogia del distacco e del trascendimento rispetto a ciò che muore (il che
poteva aver luogo solo in quanto il morto era l'unto dell'Uomo-Dio)".
Abbiamo un esempio storico di soluzione della crisi e la garanzia mediante la
fede della presenza del Risorto nella comunità. La celebrazione eucaristica
rappresenta contemporaneamente l'evento passato di un Cristo al centro del
piano temporale di salvezza (mito che garantisce e fonda la salvezza futura) e
l'evento futuro della definitiva Parusia.» De Martino indaga la
persistenza, nelle realtà marginalizzate della Lucania, del pianto funebre,
come “riplasmazione” del planctus irrelativo, rito antichissimo e diffuso prima
del Cristianesimo in tutta l'area mediterranea. La destorificazione dell’evento
luttuoso, soggettivamente vissuto, permette di riportarlo ad una dimensione
mitico-rituale, e dunque al superamento della crisi. Su questi temi si è
soffermata una sua studentessa e collaboratrice, lEpifani, nella commedia La fuga,
scritta a dieci anni dalla sua scomparsa. Saggi: “Naturalismo e
storicismo nell'etnologia” (Laterza, Bari) – l’ennico – Grice: “Italians cannot
pronounce ‘-tn-‘ so that the etnico becomes ‘ennico’!” --; “Il mondo magico:
prolegomeni a una storia del magismo” (Einaudi, Torino); “Morte e pianto
rituale nel mondo antico: dal lamento pagano al pianto di Maria” (Einaudi,
Torino); “Sud e magia La terra del
rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud” (Feltrinelli, Milano); -- cf. Grice, magismo – two kinds of magic
travel, carpet route-travelling, routeless travel – the exercise of judgment --“Furore,
simbolo, valore” (Saggiatore, Milano); “Magia e civiltà. Un'antologia critica
fondamentale per lo studio del concetto di magia in occidente” (Garzanti, Milano);
“Mondo popolare e magia in Lucania” (Basilicata, Roma-Matera) -- Grice: “There
are two types of magic actually: carpet flying and disappearance!” – “La fine
del mondo -- contributo all'analisi dell’pocalissi” (Einaudi, Torino); “La collana
viola” (Boringhieri, Torino); “Re-ligione, comunismo [lavorismo] e psico-analisi”
(Altamura, Roma) Compagni e amici” (La nuova Italia, Firenze); “Storia e Meta-storia”“i
fondamenti di una teoria del sacro” (Argo, Lecce); “Note di campo: spedizione
in Lucania” (Argo, Lecce); “L'opera a cui lavoro: apparato critico e
documentario alla Spedizione etnologica in Lucania” (Argo, Lecce); “Una
vicinanza discrete” (Oleandro, Roma); “I viaggi nel Sud” (Boringhieri, Torino);
“Panorami e spedizioni” (Boringhieri, Torino); “Musiche tradizionali del
Salento” (Squilibri, Roma); “Scritti filosofici” (Mulino, Bologna); “Dal laboratorio
del mondo magico” (Argo, Lecce); “Ricerca sui guaritori e la loro clientele” (Argo,
Lecce); “Etnografia del tarantismo pugliese. I materiali della spedizione nel
Salento” (Argo, Lecce); “Promesse e minacce dell'etnologia”; G. Angioni, Una
scuola antropologica sarda?, in “Sardegna: idee, luoghi, processi culturali” (Roma,
Donzelli); “Antropologia e il comunismo del lavoro”; “Marxismo e religione”, “Il
folklore pro-gressivo, in l’Unita’, “Teoria antropologica e metodologia della
ricerca, L'asino d'oro ; Il mondo magico, ed., Torino, Rèpaci, G. Angioni, Fare
dire sentire. L'identico e il diverso nelle culture, Nuoro, Il Maestrale, M.
Baldonato e B. Callieri, Soglie dell'impensabile. Apocalissi e salvezza, Rivista
sperimentale di freniatria: la rivista dei servizi di salute mentale (Torino: [Milano:
Centro Scientifico; Angeli). R. Beneduce, Un'etno-psichiatria della crisi e del
riscatto, "aut aut", S. Fabio Berardini, Ethos Presenza Storia. La
ricerca filosofica, Trento Giordana
Charuty, Le precedenti vite di un antropologo, Angeli, Milano, P. Cherchi, Dalla crisi della presenza alla
comunità (Napoli, Liguori); P. Cherchi, Il peso dell'ombra: l'etnocentrismo critico
e il problema dell'auto-coscienza culturale, Napoli, Liguori, P. Cherchi, Il
signore del limite: tre variazioni critiche (Napoli, Liguori); S. Matteis, Il
leone che cancella con la coda le tracce. L'itinerario intellettuale, Napoli,
d'If, Donato, La Contraddizione felice? Martino e gli altri, ETS, Pisa, M.
Epifani, La fuga. Opera teatrale, Roma, riedita da La mongolfiera edizioni e
spettacoli; F. Faeta, I viaggi nel Sud, Boringhieri, collana «Nuova Cultura», F.
Cecla, Perdersi. L'uomo senza ambiente. Laterza, Bari); Dizionario Biografico degli
Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Mariannita Lospinoso, Enciclopedia
Italiana, Appendice, Istituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani M. Massenzio, L’antropologia, in Il
Contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia, stituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani A. Momigliano, Recensione a "La terra
del rimorso", in Rivista storica italiana, Quarto contributo alla storia
degli studi classici e del mondo antico,
Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, G. Sasso, M. Fra religione e
filosofia, Napoli, Bibliopolis, Taviani, Ridere un mondo, Roma, Aracne, Zanardi,
Sul filo della presenza. Fra filosofia e antropologia. Unicopli, Tabacchini,
Dramma e salvezza: il carattere protettivo del mito in G. Leghissa, Enrico
Manera, Filosofie del mito nel Novecento, Carocci, Roma. A. Rigoli, Magia ed
etno-storia, Boringhieri, Torino); B. Croce Vittorio Lanternari Claude
Lévi-Strauss Diego Carpitella, “Tarantismo” -- Altan Alberto Mario Cirese G. Angioni
Antropologia culturale P. Cherchi Scuola antropologica di Cagliari A. Gramsci
Storia delle religioni Etnologia Pizzica, Treccani Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. M.
Lospinoso, Enciclopedia Italiana, Appendice, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, VDizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, siusa. archivi.beniculturali, Sistema
Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Massenzio, M. e l'antropologia, in Il contributo
italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana,. Recensione a Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al
pianto di Maria. Recensione a Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del
magismo. Pagina autore Liber Censor.net
di Ernesto de Martino, Istituto Ernesto De Martino, su iedm. Società di
Mutuo Soccorso Ernesto de Martino, su sms de martino.noblogs.org. Interpretazioni
dell'apocalisse: le tre edizioni de La fine del mondo di Ernesto de Martino, su
L’analisi e la classe, "Intorno a una storia del mondo popolare
subalterno", su Academia.edu. Grice: “The more Martino speaks of
‘meridionale’ and ‘sud’ the less I’m willing to qualify him as an Italian
philosopher simpliciter – so I categorise him as a representative of ‘filosofia
del sud’ or ‘filosofia meridionale’. Ernesto de Martino. Martino. Keywords:
religione civile, magismo – essercizio del giudizio – viaggio magico en route –
carpet route travelling – o routeless --. Luigi Speranza, “Grice e Martino” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Masci: l’implicatura conversazionale -- critica
della critica della ragione – implicatura solidale – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Francavilla al Mare). Filosofo italiano. Grice: “But perhaps more interesting
that his explorations on the judicative are Masci’s conceptual analysis, and
fascinating ‘natural’ history of the will, with a focus on Aristotle!” Grice:
“Like Masci, I make a conceptual connetction between willing and free-will.” –
or “volonta” e “liberta” in his words!” -- Grice: “I like Maci; he has
philosophised on forms of intuition and instincdt – cf. my “Needs’ – and what
he calls the psycho-physical materialism. Also on what he calls the
psychological parallelism – He spent a few essays on quantification and
measurement in atters of the soul -- -- and speaks of an ‘indirect measure’ in
psychology. He has opposed ‘conoscenza’ to ‘credenza’ (cf. my knowledge and
belief), and further, ‘conosecenza and pensiero’, knowledge and thought. Nato
in una famiglia della borghesia abruzzese, perse il padre all'età di 4 anni.
Frequenta il collegio Giambattista Vico di Chieti e, completati gli studi
liceali, e allievo di MOLA, che gli insegna filosofia. Inizia gli studi di giurisprudenza all'Napoli, dove
si laureò ed in seguito studiò scienze politico-amministrative. Comincia ad
approfondire le sue conoscenze filosofiche grazie alle lezioni tenute da
Spaventa nella stessa città. Influenzato dalla sua formazione universitaria e
dallo stesso Spaventa, al centro dei suoi primi studi c'era il pensiero di Kant
e Hegel. Ottenne la cattedra di professore reggente di filosofia a Chieti, prima dell'abilitazione che gli fu
consegnata a Pisa. Inoltre venne nominato vincitore di un concorso della Reale
Accademia delle scienze morali e politiche grazie ad un saggio sulla Critica
della ragion pura. Divenne libero docente di filosofia teoretica all'Napoli e,
l'anno successivo, di storia della filosofia presso l'Pavia. Abbandona
l'insegnamento a Chieti per recarsi a Padova, dove era stato nominato
professore straordinario di filosofia morale. All'istituto scolastico lasciò
numerosi scritti sulla filosofia antica. Un anno dopo divenne Professore
all'Napoli. Ottenne la carica di rettore dell'Napoli e di consigliere
comunale della medesima città. Nel corso della sua carriera politica fu eletto
deputato dal collegio di Ortona al Mare per la legislatura e fu un sostenitore
di Annunzio. Entra nel Senato del Regno,
dove intervenne più volte sul tema dell'istruzione pubblica. Sosteneva la
maggiore importanza della formazione classica rispetto a quella tecnica o
scientifica nelle scuole secondarie. Liceo scientifico
"Filippo Masci" a Chieti Fu Presidente dell'Accademia di lettere ed
arti della Società Reale di Napoli, socio della Regia Accademia dei Lincei,
membro del Consiglio superiore dell'Istruzione Pubblica e di altre istituzioni
culturali. Presso i lincei difese l'importanza di Kant e Fichte in contrasto
con le parole di Luzzati che li aveva criticati per essere filosofi tedeschi.
S’erige un busto commemorativo a Francavilla al Mare e il neonato liceo
scientifico di Chieti fu intitolato in suo onore. Nel corso della sua carriera
conobbe Scarfoglio e Annunzio, che continuò a frequentare negli anni
successivi. Inoltre fu tenuto in grande considerazione da Spaventa. Compone “Pensiero
e conoscenza”, in cui sono racchiusi gli aspetti più importanti della sua
filosofia. Ha molteplici interessi (filosofia, psicologia, sociologia,
pedagogia, diritto e storia) ed è considerato uno dei più importanti esponenti del
neo-kantismo o neo-criticismo, avendo rifiutato sia alcune posizioni di
Spaventa, sia l'affermato positivismo di Ardigò, che esclude ogni possibile
principio a priori della conoscenza. La ripresa della filosofia di Kant e segnata
dalla convinzione che e sbagliato ridurre la realtà a pura rappresentazione, ma
anche dal tentativo di studiare la genesi psicologica delle categorie e quindi
negare la loro formulazione numericamente rigida. Nel materialismo psico-fisico
cerca di dimostrare l'unità tra anima e natura in una concezione psico-fisica
della realtà, ma la sua filosofia e criticata da Gentile, anche a causa della
mancata adesione al ne-oidealismo. Altri saggi: “Le forme dell'intuizione”
(Vecchio, Chieti); “L’istinto” (Società Reale, Napoli); “Il materialismo
psico-fisico”“Il parallelismo in psicologia, “Atti dell'Accademia di Napoli”,
Napoli Intellettualismo e pragmatismo,
“Atti della Regia Accademia delle Scienze morali e politiche”, Napoli, “Quantità
e misura nei fenomeni psichici”Memoria letta all'Accademia di Scienze Morali e
Politiche della Società Reale di Napoli. Napoli: Federico Sangiovanni &
Figlio, “Della misura indiretta in psicologia.”Conoscenza scientifica e
conoscenza matematica. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Credenza e
conoscenza” -- “I like the latest bit,
where he discusses the reciprocity of the faculties” – Grice.) Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli, “Pensiero
e conoscenza,”Bocca Editori, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italian astrino
per uniforme ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note Schede di personalità
abruzzesi importanti nel campo della filosofia, Regione Abruzzo). Storia
del liceo M. e biografia, Liceo M.).
Discorso di commiato per la morte di Masci, su notes 9. senato.
Pietrangeli, M. e il suo neocriticismo, Milani, Padova, Gentile, M.: dal
criticismo kantiano al monismo psicofisico, Noubs, Chieti. Giuseppe Landolfi
Petrone, M., Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Atreccani
Enciclopedie , Istituto dell'Enciclopedia Italiana. M., in Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere M., su Liber Liber. Opere
di M., su open MLOL, Horizons Unlimited srl.
M., su storia.camera, Camera dei deputati. M. su Senatori d'Italia,
Senato della Repubblica. Differenza tra la filosofia e le scienze pparticolari.
Oggetto della Filosofia. La Gnoseologia e la Filosofia prima come parti
fondamentali della Filosofia generale. Distinzione dei sistemi filosofici, loro
significato e importanza. Distinzione delle altre parti della Filosofia
generale ed applicata, partizione e limiti della Filosofia elementare. LOGICA PRELIMINARE.
CONCETTO DELLA LOGICA E SUE ARTI. La Logica come scienza formale e
dimostrativa, sua definizione. Importanza della Logica. Suo rapporto con le
altre parti della Filosofia e con la scienza. Pensiero e conoscenza;
divisione generale della Logica. Nozioni preliminari sulle formo elementari,
concetto, giudizio, sillogismo; forme metodiche. I PRINCIPII LOOICI.
Determinazione dei principii. Il principio d'identità. Il principio di
contraddizione, valore di questo principio. Il principio di terzo escluso.
Il principio della ragion sufficiente. Valore dei principii logici.
Illustrazioni filologiche. Logica, dialettica, annliticn, elementi, c
oncetto , nota, rappresenzione, teoria. Teorema, problema/Speculativo. Astratto
e concreto, soggetto ed oggetto, contenuto ed estensione, analisi e
sintesi. Teoria delle forme elementari. Il concetto. Formazioni: k
natura dei. concetto. Il concetto e l’astrazione. L'iinagine concettuale.
Il concetto e la parola. Caratteri del concetto. Il concetto e l'essenza.
Il concetto e il giudizio. II. CONCETTO CONSIDERATO IN SE STESSO. Lo note,
loro significato rispetto all'unità del concetto, e loro ordine in esso. Concetti
nstrutti e concreti; qualità, generi, specie, forme diverse
dell'astrazione. Nota e parte, concetti di relnzioue, Contenuto ed
estensione dei concetti, rapporto tra il contenuto e 1' estensione. Contenuto
ed estensione nei concetti di relaziono. Della chiarezza del concetto. Il
concetto considerato in rapporto ad altri concetti. Rapporto d identità e
diversità, concetti equipollenti e concetti reciproci, significato delle parole
sinonimo ed omonimo. Rapporto d'opposizione, concetti limitativi e privativi,
concetti in opposizione contraria reciproca. Rapporto «li subordinazione
e coordinazione, contiguità ed interferenza dei concetti, i sistemi dei
concetti. Subordinazione e coordinazione dei concetti di relazione, condizione
e condiziauato, principio e conseguenza. Le categorie. Categorie
grammaticali, logiche e gnoseologiche, classificazione aristotelica delle
categorie, differenza tra le categorie logiche e le grammaticali. Le
categorie gnoseologiche, la classificazione kantiana, Le categorie di .sostanza
e di causa; il numero come epicategoria. Grammatica e Logica.
Elementi materiali ed elementi formali del linguaggio. Influenza del pensiero
sul carattere formale della lingua. Influenza delle forme grammaticali sullo
sviluppo del pensiero. Il Giudizio. Del giudizio in generale.
Definizione logica del giudizio, le definizioni realistiche e le logiche,
teoria del Brentano, Elementi dol giudizio, Della classificazione dei
giudizu. La classificazione tradizionale dei giudizii e il suo fondamento
logico. Discussione delle obiezioni contro d i essa, Forme dei giudizii
secondo la qualità -- il giudizio affermativo e le varie specie d'identità da
esso espresse; il giudizio negativo, sua essenza e sue forme principali,
limite della predicazione negativa; r) il giudizio infinito, se è una
forma a sé rapporto te» l affennaaione e la negazione nel giudizio
infinito,’ Jorme dei giudizi! secondo la quantità; il giudizio
universale, sue forme quantitativa e modale; il giudizio par- 6
ÌUdUttÌV “' se sia ™specte «ordinata de universa ' 6 ;^! 1 giudeo individule,
sue forme si laro Polme ?-’ sua ,. ,rre f ucibiIità al giudizio
universale, p. ICO Forme de. giudizi, d,
relazione; a) il giudizio categorico sua funzione sua irreducibilità; ») il
giudizio ipotetico, se Sia .m giudeo Ino g j 17 - 1 1 ?°|. etl ° 1
' c> ’’ S lm,izio disgiuntivo, suo significato logico condiziom di
validità; si mostra che non iuchiudfn con catto della re^rocità d' azione
ed è un giudizio dell’estensione, ft* e giuiUzi.
modali, critica delle obiezioni del Sigivi | deMVundt Dki GIUDIZII
COMPOSTI. Natura dei giudizii composti, loro specie, p. 171 s U
Ghi notti ::rr u >i r f eiazìoue <,mogen,;u 172 -§ m. (h^ CO
m- post. a relazione eterogenea, Giudizii contratti, Qnadro
generale di tutte le forme dei giudizii, p. no. Giudizi analitici e sintetici.
r t i I | GÌ j d !? ÌÌ analitici - sintetici, e sintetici a priori,
II -ritmile della teoria dei giudizii sintetici a priori, significato
vero di questa teoria, Giudizi! empirici e giudizii a priori. Delle
relazioni dei concetti nei giudizii DELLE RELAZIONI DEI GIUDIZII.
Attribuzione del predicato ni soggetto nei giudizii, Dipendenza delle relazioni
dei giudizii dulie relazioni del loro contenuto, relazioni immediate, e
mediate, e specie della prima tecnica dei raziocina immediati, e schema
della subalternuzioue e dell opposizione dei giudizii. Delle trasformazioni
dki annui Trasformazioni quantitative e modali per
subalternazione, Trasformazioni quantitativo-qualitative e modali
por opposizione, Trasformazioni por equipollenza qualitativa, per
equipollenza della relazione, per equipollenza tra la quantità o la
modalità, Teoria delle reciproche, suo valore logico; teoria delle
reciproche universali affermative ; caso delle reciproche condizionali,
(teorema di Hauberì. Lo reciproche universali negative. Lo reciproche
particolari affermative e negative, Teoria della contrapposizione, Si
prova che le reciproche e le contrapposto delle proposizioni
universali sono, quando sono possibili, vere illazioni, Il
Sillogismo. Ragionamento e Sillogismo. I gradi del sapere e le
vie della ricerca, sillogismo e induzione, Strutturo del sillogismo e sua
definizione, La sillogistica aristotelica e la sillogistica delle
scuole, generalizzazione logica e generalizzazione scientifica, l'universale
come fondamento ili qualunque dimostrazione, Il sillogismo
categorico. Regole gonerali del sillogismo. Figure sillogistiche, Modi
generali del sillogismo, e modi speciali di ciascuna figura, Valore delle
figure sillogistiche, la quarta figuro, Specie del sillogismo; 1'
entimema, la sentenza entimematica, l'epicherema, il polisillogismo,
Il sorite; sorite deduttivo e sorite induttivo, Rapporto tra la vorità dell’
illazione e la verità delle premesse SILLOGISMO IPPOTETICO E IL
SILLOGISMO DISGIUNTIVO. Il sillogismo ipotetico: impossibilità di ridurre
1 una all altra le forme del sillogismo; sillogismo ipotetico con termine
medio, sillogismo ipotetico senza termine medio e suoi modi, Il
sillogismo disgiuntivo e sue formo, Il dilemma, sue forme, sue regole, Del riii Nciptp e dui. valore del
sillogismo. Esposizione ed esame delle obiezioni contro il valore
dimostrativo del sillogismo, Critica della teoria del Mill, che ogni
ragionamento, e quindi anche il sillogismo, e un inferenza dal
particolare al particolare, Esame della quistione se il sili ogismo sia
la forma generale del raziocinio, Del principio fondamentale del sillogismo; se
sia materiale o formale; i principii aristotelici e quelli del Lambert. Si
dimostra che il sillogismo si fonda sugli assiomi logici e sul principio
della sostituzione dell'Identico, Teoria pei. Metodo Metodo
sistematico Oggetto e parti del metodo; oggetto e parti del metodo
si stemutico, La definizione. Elementi della definizione ;
come 1' individuazione del concetto sia effetto della loro composizione, Le definizioni come principii proprii nelle
scienze deduttive e induttive, Concetti indefinibili e loro specie ; forme
approssimate della definizione, e loro valore assoluto e comparativo,
Definizione nominale e definizione reale, specie della definizione nominale, la
definizione nominale induttiva; la definizione reale, definizioni
riversibili, difficoltà opposte delle definizioni metafisiche «d
empiriche, metodo delle definizioni reali induttive, definizioni reali
deduttive, Definizioni analitiche e sintetiche, la definizione genetica, Regole
delle definizioni, Divisione e Classificazione. Concetto della divisione,
e sue regole, Da dicotomia, sue specie, suo valore logico, La classificazione
scientifica, suo fino; le classificazioni per qualità apparenti; la
classificazione tassonomica e la classificazione per serio, La classificazione
per tipi , sue specie; inferiorità della classificazione per tipi alla
classificazione per definizioni, Le classificazioni genetiche ; come siono
apparecchiate dalla fase comparativa delle scienze; Jifficoltà delle
classificazioni genetiche, loro perfezione rispetto a tutte le altre,PnOVA
DEDUTTIVA K J'HOVA INOUTTIVA. Oggetto della prova; i principii di
prova e loro specie; specie •della prova, La prova deduttiva, sue forme
logica e causale, analitica e sintetica. Procedimenti e modi varii della
prova deduttiva analitica, Sqhema della prova induttiva; la teoria
dell’induzione in Aristotele, Bacone, Hume e Milli; verità ed errore
della teoria del Mill; so il calcolo dello probabilit à, o il principio
d'identità possano essere fondamento deU'induziono, Differenza
dell'induzione dall' associazione psicologica; solo fondamento della logica
dell'induzione la dipendenza della realtà da principii a da cause come
una legge necessaria del pensiero e dell'essere. L'induzione come
operazione inversa della deduzione, limiti di questa teoria, Delle forme di
ragionamento che sembrano, ma non sono induzioni II postulato
dell'uniformità delle leggi di natura, come debba intendersi, e quali
sieno propriamente leggi ili naturu: rapporto del postulato col principio di
causa; si mostra che questo assicura non solo l’uniformità degli effetti,
ma anche l'uniformità delle cause, Gradi dell'induzione; di verse
condizioni della sua val idità nelle scienze della natura e in quelle
dello spirito; l'induzione nelle Matematiche, La PROVA ENTIMEMATICA E
L'ANALOGICA. La prova entimematica, sue specie, suo uso o valore
essen¬ ziale nelle ricerche scientifiche, suo carattere deduttivo,
Tecnica del ragionamefl4£jmjjlo£ieo, somiglianze e differenze dall
induzione, in che senso e in che limiti debba intendersi che è
un’inferenza dal particolare al particolare, Rapporto tra l'analogia c l'as
sociazione psicolo gica: il nesso tra la funziono logica e la psicologica come
causa dell'uso larghissimo dell'analogia nella prova scientifica, e dei facili
errori ili cui è causa, L a ngioma perfetta e l'impe rfetta, grudi di
quest'ul- tima, e limiti della~sua validi^, p. ,'!tt "Tj Y.
L'analogia d'identità e l'analogia «li coordinuzione, La prova
indiretta. Tecnica della prova indiretta , sue forme contraddittoria
e disgiuntiva; e rrore d ella L gica tradizionale che ammette solo l
a prim a: critica delle contrarie teorie del Sigsvart e del Wundt,
La prova indiretta disgiuntiva multipla, e l’ alternativa; la prova indiretta
contraddittoria, Paragono tra la prova diretta e l’indiretta; casi del
loro uso cumulati vo, e funzioni in essi della prova indiretta, 1 PUINUIPII DI
PROVA. Necessità che vi siano princi pii primi ; j vr indpii proprii,
Specie dei principii; d efinizi oni, ipotesi, postulati, a ssio mi;
caratteri logici di ciascuno di essi e loro funzioni; discussione sui caratteri
dell’assioma, Il criterio della certezza consiste nell'inconcepibilità del
contraddittorio, e nei postulati della verit à d ell' esperienza ~~e ifolLy
informità della natura, Sofismi . Se la Sofistica sia una parte
della Logica, Difficoltà di dare una buona classificazione dei sofismi,
esame delle classificazioni di Aristotele, del Whately e dello Stuart Alili;
ragioni di ridurre i .sofismi a tre classi secondo che riguardano o le
premesse, o l'illazione, o la conseguenza logica della prova, n. 3( il -
Sofismi verbali e so fismi morali , p. Sili — Sofisrnìuigici relativi
alle premesse; loro specie, premesso apparentemente vere, petizione
di principio , inversione tra principio e conseguenza, Sofismi relativi
all'i llazi one, loro specie, 1 'ignorano elenchi, e il ai- auto» probare
nihil probare, So fismi r i rr» |a conse- Metodo inventivo.
Oggetto o parti del metodo inventivo, Dei metodi ikdutitvi. Analisi
dell'idea di legge; leggi normative, causati, matematiche. Definizione della
legge, Oggetto della ricerca induttiva sono le leggi causali;
distinzione ili esse dalle leggi di consistenza. Il concetto.sperimentale della
causa. Caratteri fondamentali della causalità nella natura; la pluralità delle
cause, lu molti- plicità delle serie causali, hi composizione a
collocazione delle causo, la trasformazione delle cause, la causalità
unilaterale e reciproca, L’osservazione scientifi ca: il suo carattere
fondamentale è la prevalenza del ragionamento sulla percezione. Precetti
a cui deve conformarsi. Le tre operazioni nelle quali si risolve
sono, l'analisi, l'eliminazione, la generalizzazione. Osservazione
esterna od interna, L'esperimento, suo maggior valore rispetto all
induzione. Necessità di mezzi superiori di ricerca sperimentale, i metodi
induttivi, Logica. ? o: t guenza logica della p rova: s ofismi
dedu ttivi, loro specie, sofismi di conversione e di opposizione, sofismi
por inosservanza delle regole sillogistiche circa la qualità o quantità
dell'illazione in rapporto alla qualità e quantità dello premesso,
sofismi di divisione e di composizione, sofismi a dirlo secondimi quid ad
ilictum simplieiter, et secundunr alterimi quid. Sofismi induttivi;
sofismi di osservazione, loro specie;
sofismi di generalizzazione, loro specie; i sofismi di falso analogio
derivanti dall'uso delle metafore sognano il limite di transizione dai
sofismi di pensiero ai verbali p. Dki metodi induttivi. (muti nuaz
unir) Metodi induttivi in Bacone, Herschell e Stuart Mill, Il metodo di
concordanza, Il metodo di differenza, e il metodo di concordanza negativa, Il
metodo delle variazioni, Il metodo dei residui; uso cumulativo dei metodi
induttivi, Limiti del valoro dei metodi induttivi dipendenti dalla mol
teplicità delle cause p ^dOili di uno stesso effe tto, e dalle
complicazioni delle cause. Necessità dell'integrazione deduttiva per
ricollegare le parti del procedimento induttivo, Dei. metodo
deduttivo. Oggetto e forme del procedimento inventivo deduttivo ;
uso di questo procedimento nelle scienze razionali, il valore delle
ijw- tcsi in queste dipende dall'inversione del procedimento deduttivo.
Applicazione del metodo alla risolupiona dei problemi ; necessità della
dcdueione dei concetti come fondamento di esso, 11 proce dimento deduttivo
nelle scienze eimteri che causali; suppone l'induzione anteriore delle
leggi causali più semplici, o consiste o in una riduzione o in una
sintesi. Necessità j ella itjerificazio D e. Il procedimento deduttivo da i
uotegi causali. C ondizioni cIVih i- missibilità delle ipot esi,
Condizioni di neiificazione ; verificazione completa e incompleta.gradi
di ciascuna, osompii. p.tòO. Discussione delle cr itiche mosse all'uso dol imi
unteci. Importanza dello ipotesi, e largo uso di esse in ogni ramo di scienze
come condizione del loro progresso ; condizioni soggettive ed
oggettivo delle vere ipotesi scientifiche, Haitouti tua l'induzione e la
deduzione. Divisione delle leggi in primitive e secondarie, o delle
secondarie in empiriche e derivate ; limiti relativi della loro
estensione, Si mostra con l'esame dei variimodi di spiegazione di
un fenomeno, che spiegare è dedurre. Limiti della generalizzazione nella
scienza, Significato relativo della distinzione delle scienze in
induttive e deduttive ; tendenza generale delle scienze a diventare
deduttive ; difficoltà di tale trasformazione, ed Muti che riceve
dall'applicazione del Calcolo, I P li O. Definizione logica del problema,
distinzione dei problemi in ipotetici ed assoluti, e modo di risolverli,
I problemi antitetici, modi di risolverli, VEBISIMIOLIANZA
QUALITATIVA. Verisimiglianza Qualitativa e verisimiglianza quantitativa:
norme logiche della prima, Delle ragioni di non credere alle
testimoniauzo contrarie a leggi causali note, Ul. e alle uniformità non
causali, Delle ragioni della incredibilità delle coincidenze e delle serie,
Veiusisik; manza quantitativa. II calcolo delle probabilità e le sue norme
fondamentali, I suoi presupposti: in che senso e in che limiti è vero che
il calcolo dello probabilità suppone l'ignoranza delle condizioni
qualitative dell'evento, Il calcolo delle probabilità come procedimento
di eliminazione del caso; concetto logico del caso, Eliminazione del caso
rispetto all'effetto; olimiuaziona del caso rispetto alla causa, Metodi
delle Matematiche. Le Matematiche come scienze deduttive, I Metodi
dell'Aritmetica come metodi di formazione dei numeri; il siste¬ ma di
numerazione, e le operazioni, L' Algebra
come scienza delle funzioni: notazioni algebriche; l'Algebra come
scienza dell'equivalenza dei modi di formazione delle quantità, La
Geometria come scienza dell'equivalenza delle grandezze; i tre metodi
principali della Geometria elementare, la risoluzione delle figure; le c
ostruzioni ausilia rie, le c ostruzioni genetic he . L'induzione in Matematica,
Estensione e limiti dell applicazioue dello Matematiche allo altre
scienze, METODI DKU.K SCIENZE BTOBIOHK. La testimonianza come nnirp
[iri-mH-Jal Wvoi!i|-à 'lei fatt i stormi; valore Tjel rritijrio I ntrinse co,
la verisijjiigliuuza; necessità del criterio estrinseco, cioè desumo
dalle reiasioni di tempoo luogo del racconto col fatto. Valore della
leggenda per la storia. S li.Monumenti; monumenti preistorici, f ihdmria o s|^
ri,i p .ts-. g m. Monumenti storici, maggior valore di essi in confronto
con lu testimo- niuiiza; le due quistioni possibili rispetto a questa,
l'autenticità e la credibilità; Iti credibilità è tanto maggiore (pianto
più è possibile riportare il racconto alla percezione diretta come a
causa- Maggior valore della tradizione scritta e suoi limiti,
L'autenticità è tanto maggiore quanto maggiore i- la possibilità di
escludere lo falsifica - zioni e le alterazioni, i ncertezza e limiti
della tradizione orale, esempio del valore storico dell’ epopea francese,
I criteriidei numero e della credibilità dei testimoni, Passaggio dai
fatti alle leggi ; s cienze storiche e sociul i. p. Dei metodi ueij-k scienze
storiche, Tre specie di melodi por la ricerca delle leggi storiche:
critica del metodo deduttivo astratto,Critica della teoria antropologica.
Critica dell'analogia biologica, Critica dal materialismo storico .Critica
della aeuola .dorica, L'indeterminismo storico, e la scuola
psicologica, Il metodo deduttivo inverso o storico, funzione
essenziale dell'Induzione in esso, le leggi storiche come lci/</i di
tendenze. \ ili Insnflii-ionza iL-1 |n'i n• i < 1 i nn •( 1 1• »
induttivo desunta dalla natura delle uniformità accertate dalla
Statìstica, p. òli Si IX. Si mostra che lutti i metodi hanno n p valore
limit ato nella rìcercu delle leggi storiche,e che tutti possono essere
utili, se subordinati al metodo deduttivo inverso. Concetto della
Filosofia della storia, LA SOCIETÀ, IL DIRITTO, LA MORALITÀ. L'aspetto
sociale perla coscienza di sè, S I. L'io sociale, sua formazione, sue fasi di
sviluppo, Identificazione dell'io sociale con l'io formale, l'io come principio
sociale, LA SoCIETA. Condizioni comuni della vita sociale animale ed umana, e
condizioni proprie di questa. Le società animali, Diffe renza tra la società
umana e l'animale. La teoria biologica, e l'ato mistico-contrattualista. Se la
società sia una realtà indipendente dalle coscienze individuali, Definizione
della S o cietà. CAPO III. LE FoRME soCIALI PRIMITIVE E IL LoRo svILUPPo. Il
gruppo sociale primitivo, il costume, la sanzione religiosa,
organizzazioneprimitivadell'assicurazionesociale. Ori gine dello Stato, il
diritto e lo Stato, DIRITTO E MORALITA'. Unità primitiva delle regole della
condotta, separazione pro gressiva della religione, della morale e del diritto.
Dif ferenze tra la morale e il diritto, Caratteri differen ziali derivati,
Rapporto fra il diritto e la moralità; concetto dell'Etica come scienza, La
Coscienza morale. I GIUDIzn vALUTATivi MoRALI. Giudizii di cognizione e
giudizii di valutazione, i giudizii valutativimorali, La teoria dei valori in
Economia, La teoria che pone il principio della valutazione m o rale nel
sentimento, Una forma speciale di questa, la teoria dei valori normali, Esame
della teoria sentimen talistica, Il senso morale, la simpatia, la pietà, I
GIUDIziI VALUTATIvi MortALl. Il sentimento non può essere principio di
valutazione morale, perchè è mezzo non fine, e perchè è correlativo delle idee,
e prende nome da esse. Il sentimento del rispetto morale (Achtung) secondo
Kant. Si mostra che la ragione può operare sul sentimento, e che
èilgiudiziodivalorequellochelodetermina, Esame della teoria appetitiva e della
volontaristica dei valori morali, La teoria biologica dei valori,Il carattere
ra zionale della valutazione morale provato, a) dalla necessità del cre terio
morale, e dalla dipendenza del sentimento da esso; b) dalla sistemazione
finalistica dei valori morali; c) dal carattere scientifico dell'Etica; d)
dalla idealizzazione progressive del sentimento morale, ANALISI DELLA cosCIENZA
MORALE. Coscienza morale e coscienza psicologica, genesi della c o scienza
morale nell'individuo, l'equazione personale della moralità, Genesi della coscienza
moralesociale, suo procedimento dal particolare all'universale, Contenuto ed unità
della coscienza morale, Autorità della coscienza morale, san zione, Sentimento
morale, affinità del sentimento m o rale col sentimento religioso, L'idea del
dovere come categoria morale ultima; essa suppone il dualismo morale, ed è la
condizione del progresso morale. Critica della teoria psicologica. Dovere e
diritto. La subordinazione dei doveri dipende dal grado della loro
universalità. Coincidenza del dovere e del bene.ANALISI DELLA CosCIENZA MORALE.
La volontà morale, esame della teoria che il fine giustifica i mezzi,Il
carattere psicologico e il carattere morale, Teoria aristotelica della virtù,
che è un abito, che è una medietà; critica di questo secondo carattere.
Classificazione ari stotelica delle virtù. La teoria kantiana, e sua
opposizione con la precedente. La loro conciliazione si può avere se si
concepisce la virtù come la sintesi superiore della coscienza morale, Se possa
concepirsi l'estinzione della coscienza morale,Le basi della moralità. LA
LIBERTA' MORALE. Rapporto teorico tra la libertà e la moralità, antinomia tra
la libertà e la causalità, vicende storiche del problema, i tre punti di vista
dai quali deve essere considerato, La libertà d'indifferenza, argomenti
indeterministici, il numero infinito, il nuovo, i casi d'indeterminazione nella
natura, il caso, la statistica. La li bertà intelligibile di Kant; teoria del
Bergson, la causalità ridotta all'identità, e la libertà creatrice. La
libertàela testimonianza della coscienza; argomenti opposti dei deterministi e
degl'indeterministi; il risultato della disputa non è favorevole alla libertà
d'indifferenza, LA LIBERTA' MORALE. La libertà e l'ordine morale, libertà e
responsabilità, loro nesso necessario. Contro di questo non valgono nè la
critica dell'idea di sanzione, che lo nega, nè l'idea dell'autonomia che non lo
spiega, La libertà d'indifferenza in
contrasto con la respon sabilità, questa ammette la causalità del motivo;
ilrimorso e lo sforzo morale ne sono prova, Esame del criterio della pre
vedibilità degli effetti dell'azione, La libertà morale s'identifica con la
causalità dell'io; la teoria psicologica dell'auto coscienza e quella della
volontà, come potere d'inibizione e d'im pulso proprio dell'io, sono la
dimostrazione di questa causalità. I n stabilità delle condizioni psicologiche
della causalità dell'io, con solidamento di esse nel carattere morale, La
respon sabilità morale richiede come suo fondamento una formazione psi cologica
identica per tutti, quindi non potrebbe riconoscerlo nel temperamento o nel
carattere psicologico. Differenza del consenso teoretico e dell'adesione
pratica in cui consiste la libertà. Rapporto della responsabilità con lo stato
d'integrità della causalità dell'io,e loro variazioni correlative. Suo rapporto
con l'educazione della v o lontà. La libertà e la vita sociale, intimo rapporto
della libertà con la solidarietà. LA
solIDARIETA' MORALE. Libertà e solidarietà; suggestione individuale e
suggestione collettiva della solidarietà; la solidarietà nel dolore e la
solidarietà nel progresso; la solidarietà e l'eguaglianza, p. La soli darietà
economica, sua causa la divisione del lavoro; influenza di questa causa sulle
forme superiori della vita sociale; anomalie. Li bertà, solidarietà, giustizia;
loro nesso necessario, giustizia ed egua glianza, Se la divisione della voro possa
essere considerata come il principio morale della solidarietà nelle società
superiori; solidarietà nel diritto, nella storia, nell'arte, nella scienza,
nella religione. L'unità morale della natura umana, e la giustizia come
condizione della solidarietà, LA Giustizia, La giustizia come idea morale
fondamentale; la giustizia come virtù, cenni storici, La giustizia come norma;
teoria aristotelica, Teoria di Mill, La giustizia come unità della libertà e
della solidarietà;lagiustizia nell'ordine economico, Giustizia e carità; il
progresso morale, La legge morale.I sisTEM1 MoRALI. Classificazione dei sistemi
morali. La morale eteronoma, La morale autonoma; isistemi sentimen talistici e
gl'intellettualistici, I sistemi
aprioristici e gli empirici, I sistemi universalistici e gl'individuali stici,
I sistEMI MORALI. I sistemi soggettivi, l'edonismo
e l'eudemonismo, I sistemi oggettivi, l' utilitarismo; utilitarismo individuale
e utilitarismo sociale, l'utilitarismo nella filosofia dell' evoluzione
(Spencer). Altre forme della morale oggettiva, la morale della perfezione, la
morale del progresso, la morale del vi vere secondo natura, La morale
biologica, socialismo e individualismo biologico, Critica della morale bio
logica. Necessità di una morale razionalistica. LA LEGGE MORALE. S l.
Differenza tra la legge naturale e la legge morale, carattere di obbligazione,
altri caratteri della legge morale, Concetto del Bene; la prima formula della
legga morale, l'univer MAscI– Etica. -
– salità. La seconda formula della legge, la finalità. La terza formula
della legge, l'autonomia. Unità delle tre formule. Il sentimento m o rale, Il carattere
formale della legge morale kantiana; vecchie e nuove critiche contro di esso;
parte innegabile di verità che è in esse. Risoluzione del formalismo kantiano
dal punto di vista gnoseologico, S Risoluzione del formalismo kantiano dal
punto di vista oggettivo,
L'accentuazione formalistica della dottrina kantiana come conseguenza
dell'opposi zione contro l'empirismo morale, necessità della negazione del for
malismo morale, e del dissidio tra la ragione morale e il sentimento morale.
Valore storico e teorico dell'etica kantiana. LE FORME DELLA COMUNITÀ MORALE.
INTRODUZIONE S I. L'Etica come scienza sociale; suoi aspetti ideale e storico.
Le diverse forme della vita sociale: la famiglia, la società civile, lo Stato,
la società religiosa. LA FAMIGLIA. S I. Cenni sulla storia della famiglia, la
famiglia paterna, L'idealità morale nella famiglia. La famiglia dal punto di
vista giuridico e dal morale; monogamia, fedeltà, indisso lubilità, divorzio.
Critica della teoria che considera la famiglia come una forma transitoria della
comunità morale, Il m a trimonio civile e il religioso; i rapporti tra i
coniugi, e tra i geni tori e i figliuoli; la patria potestà, LA SOCIETA' CIVILE. Concetto della società
civile; in qual senso e in quali limiti si può dire che la società civile
derivi dalla famiglia, la società ci vile e lo Stato, Le classi sociali, gli
antagonismi so ciali e lo Stato, LA SoCIETA' CIVILE COME SISTEMA DEI DIRITTI
PRIVAT1. Diritti personali e diritti reali, loro comune fondamento. D i ritto
di libertà e sue specificazioni, la personalità morale e giuridica
–della donna, limitazione della seconda nella sfera del diritto pubblico;
carattere sociale dei diritti personali, Dei diritti reali, la proprietà, suo
fondamento psicologico e suo sviluppo sto rico; impossibilità di dare un
fondamento esclusivo all'una o all'altra delle sue forme, la proprietà delle
opere dell'ingegno, Le obbligazioni,lorospecie; il diritto contrattuale, sua natura,
suoi limiti, Il diritto di associazione, sua natura, suoi fini, sua storia; le
corporazioni medievali e le libere associazioni moderne. Varie specie di
associazioni; le associazioni e lo Stato, DEL CONCETTO E DEI FINI DELLO STATO.
Necessità dello stato, elementi ideali del concetto dello stato, Elementi
materiali, il popolo e il territorio; fattori naturali e fattori spirituali della
nazionalità, La sovranità, suo fondamente razionale; lo Stato di diritto, la
costituzione, la personalità dello Stato, Definizione dello Stato, I fini dello
Stato, loro distinzione in proprii e d'inte grazione, Limiti dell'azione dello
Stato, I POTERI DELLO STATO. S I. Modi varii di distinguere i poteri dello
Stato, Della divisione dei poteri, suo carattere relativo, Il diritto punitivo,
suo sviluppo storico, Esame delle varie teorie sul fondamento del diritto di
punire, G i u stizia civile e penale, delitto e pena, la pena come limitazione
della libertà; la pena di morte, l'infamia, la gogna. Valore relativo degli
altri fondamenti del diritto di punire. LA cosTITUzioNE E LE FORME DELLO STATO.
Le costituzioni degli Stati, definizione, loro carattere storico, moltiplicità
dei loro fattori,Le forme dello Stato, divi sione aristotelica, quali siano
ancora vitali; necessità del governo rappresentativo, sue forme repubblicana e
monarchica, e caratteri differenziali di queste, LE RELAZIONI FRA GLI STATI E
LA PATRIA. Del diritto internazionale, se sia un vero diritto, sua distin zione
in diritto pubblico e privato, Cenni storici, Diritto internazionale pubblico;
la sovranità e le sue limitazioni; la sovranità territoriale e la libertà dei
mari. Diritto di guerra e sue limitazioni. L'ideale della pace universale,
Diritto internazionale privato, statuti personali e reali, dispo sizioni
speciali, Se l'idea di patria sia un'idea transi toria, sua necessità storica e
psicologica e doveri che ne derivano. Elementi più generali di questa idea, e
formazione storica diversa pei diversi popoli. Patriottismo e imperialism. LA COMUNITA'
RELIGIOSA, CHIESA E STATo. S I. Concetto della Religione, ReligioneeReligioni.
SII. Le religioni positive e la cultura; perennità dellavitareligiosa;suo
adattamento ad ogni grado di coscienza, Importanza sociale delle religioni
positive, e unità primitiva della società reli giosa e della civile, Ragioni
della loro separazione, l'universalità della religione, e il principio della
libertà di coscienza; impossibilità per lo Stato di subordinare la cooperazione
sociale alla fede religiosa, I quattro sistemi di regolamento dei rapporti tra
la Chiesa e lo Stato; loro irrazionalità relativa, e confusione dei medesimi
nella politica pratica, Dif ficoltà
teoriche e pratiche del regime della separazione, Difficoltà speciali del
regime della separazione nei paesi cat - tolici; la separazione come meta
ideale nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato, p. Nati ra e classificazione dei
fatti psichici. Il fatto psichico come l'atto psicofisico, Differenze trai
fatti psichici e i materiali; che s’intende per stato di coscienza,
conscio ed inconscio. La teoria delle facoltà e quella dell’ unità di composizione
dei fenomeni psichici; il rifesso psichico primitivo, le forme piu
generali delle attività psichiche cóme suoi momenti, loro distinzione
progressiva, Svi l,t'PP O DEI PATTI PSICHICI. La coesistenza e la
successione nei fatti psichici, fatti psichici primarii e secondarii;
l’associazione come loro legge generale; fatti psichici di terzo grado, loro
rapporto con gli altri. Partizione della Psicologia, La subordinazione
progressiva dei fatti psichici alla coscienza è indirizzata alla conoscenza
Il mondo dello spirito oggettivo. La Psicologia della sensibilità.
Delle sensazioni in P£w.v« Definizione e
classificazione delle .sensazioni in loro stesse e in rapporto agli
stimoli , Rapporti fra la geu sa- /ione e lo stimolo quanto all intensità
e all’estensione: soglio e <iifferensa;quantità negativa; stimolo,
eccitazione, sensazione, So ggetti vità delle sensazioni: limite del principio
delle energie specifiche; moltiplicità di sensazioni per uno stesso
stimolo, sensazioni di consenso. Le sinestesie. In che senso le sensazioni
si possono sostituire .L’ eccentricità non è, come la spazialità,
una proprietà primitiva delle sensazioni, Qualità, intensità, t ono delle
sensazioni. Irredncibilità delle qualità. Lpgge di Weber sul rapporto tra
la sensazione e lo stimolo. La legge di Fechner,c eltica de lla medesima,
Che s‘ intende per tono delle sensazioni; rapporto tra la qualità e
l’intensità delle sensazioni e il loro tono. Le. sensazioni in
particolare. Le sensazioni particolari si distinguono in piterne
edjtf terne. e le prime "in organiche 0 e muscolari" Le
sensazioni orga¬ niche.'la coinestesia o senso vitale; le sensazioni
organiche speciali. norma li e patologiche, loro funzione biologica, loro
tonalità, loro dipendenza da stimoli periferici e da stimoli centrali e
psichici, Le s ensaz i oni musco lari; diverse teorie intorno ad esse; si
mostra che sono sensazioni centripete del movimento eseguito, non dello
stato organico del muscolo. Contenuto qualitativo e tono delle sensazioni muscolari.
Coinestesia, cinestesia e cinestesi. Le sensazioni esterne;
differenziazioue ed isolamento degli organi relativi, il loro numero un
fatto d'esperienza soltanto. Il senso del tatto, sensazioni di contatto e
sensazioni di tamperàTuraT^SS^Tia ed altezza di stimolo per le sensazioni
termiche: rapporti tra la sensibilità termica e la tattile. Sensazioni di
pressione, di c ontatto . di discriminazione locale. Teoria del Weber
intorno alla discriminazione; i segni locali. Le sensazioni di forma, 1 sensi
chimici, loro carattere biologico; mancanza di figurabili e quindi minore
oggettività del loro contenuto. Il gusto, stimoli e condizioni di questo senso,
varie specie di sensazioni gustative. Loro fusione e rimemorabilità,
penetrazione e intensità. L’olfatto, natura dello stimolo, penetrazione
delle sen¬ sazioni olfattive,loro intensità e fusione, loro
classificazione, e scarso valore oggettivo, loro valore emotivo e
rimemorativo. L’ udito , stimoli delle sensazioni uditive. Qualità delle
sensazioni uditive, rumori e suoni. Percezioni spaziali dell’udito.
L'udito e il linguaggio, la musica. Altezza, intensità, timbio. Armonia,
melodia, ritmo, La vista., stimoli delle sensazioni visive, corpi
luminosi, opachi, trasparenti. L'organo visivo.Percezione di spazio e di
forma; teorie empiriche e teorie nativiste. Percezioni di luce e di
colore. Colori tondamentali e derivati, acromatismo. Somiglianze e
deferenze tra la gamma dei colori e la scala musicale. Contrasto
successivo e contrasto simultaneo. Luminosità proprie dei diversi colori .
colori caldi e freddi, saturi e non saturi. Il sentimento sensiti
ivo. Definizione del sentimento , piacere e dolore indefinibili e
di qualità opposta, soggettività dei sentimenti, finalità biologica dei
sentimenti sensitivi, loro differenza dalle sensazioni. Fisiologia del
piacere e del dolore. Dipendenza degli stati emotivi dai pre¬ sentativi,
II sentimento sensitivo e il sentimento vitale 4 \\ punto neutro,
Dipendenza del sentimento dallo stato del soggetto, dall’intensità dello
stimolo, Rapporti vari! dei sentimenti sensitivi con l'oggettività, la
frequenza, e la qualità delle sensazioni. Dimostrazione particolari raggiata
del primo di questi rapporti, Sentimenti sensitivi di natura
estetica, loro dipendenza dalla forma delle sen- j sazioni, armonia,
euritmia, proporzione. L\ TEND5ì^U-B L’ISTINTO. I *L’istinto. L’
azioni? riflessasue proprietà e differenze. Impulsività delle sensazioni,
legge di diffusione e legge di specificazione. La tendenza, Definizione
della te nden za, sua dipendenza dal sentimento che ne è causa; ten denze
primitive e derivate; la tendenza, come stato psichico per sè, è il
prodotto dell’inibizione. Carattere biologico della tendenza, legge di
riversione tra l’azion volontaria e la riflessa. S viluppo dell’attività
pratica mediante l’isolamento e la combinazione dei movi¬ menti.
Differenza di s viluppo dell’attività prat ica nell’animale e nell’uomo,
e differenza di finalità. Funzione dell'imitazione in tale sviluppo. L
atti vità pratic a dir etta alle rappresentazioni, forme dell'attenzione
spontanea, L’istinto ; teorie opposte sulla sua natura ed origine; teoria
della lapsed intelligence (Romanes). Errori del Komaues circa la natura dei
fattori dell istinto, e circa il loro rapporto. Natura dell’esperienza
che è base dell istinto, 1 intelligema adattatine), suo carattere
frammentario, sua meccanizzazione. L’istinto cpme uno sviluppo ol-
latepale deU’ attività pratica, senza continuità con le forme supe¬
riori, p. Le condizioni dello sviluppo psichico. L’ ATTENZIONE.
Natura dell attenzione; attenzione spontanea e attenzione volontaria,
specie della prima: attenzione esterna ed interna. Fenomeni fisici dell’attenzione,
Intermittenza e ritmicità dell’ attenzione, Attenzione e percezione, attenzione
e coscienza. Carattere emotivo dell’attenzione spontanea, origine e
sviluppo dell’attenzione nella serie animale, L’ attenzione d’esperienza:
e le sue forme singolari dell' attenzione aspettante, dell’ inversione
delle imagini, e dell at tenzione marginale. L’attenzione interna. La
memoria. Analisi del fatto della memoria, memoria organica e memoria
psicologica, loro riversione e sostituzione. Non ci è una memoria come
facoltà generale, ina un numero grande di memorie particolari. IL
Condizioni della memoria, anomalie mnemoniche, Stato primario e stato
secondario nella memoria, loro differenze, e loro rapporti, Sviluppo
della memoria, prova desunta dalle amnesie, La memoria psicologica e le sue
leggi. La collocazione nel tempo. L’ ABITUDINE.
Dell’abitudine dal punto di vista fisiologico e psichico, Effetti
dell’abitudine, l’attenzione e l’abitudine, I' abitudine come educazione
di tutte le funzioni psichiche, L’abitudine e la volontà. La psicologia della
conoscenza. LA PERCEZIONE. Natura della percezione, sua
differenza dall’associazione: la percezione come integrazione. Condizioni
della percezione,. |percezione ed appercezione^ Altre prove dell’integrazione
percettiva, Cause soggettive ed oggettive delle integrazioni
percettive, Misura del tempo della percezione, equazione
personale,[variazioni, percezione e sensazione, Percezione sensitiva e
percezione intellettiva, La percezione
interna, Le illusioni percettive e loro specie, Le allucinazioni, diverse
ipotesi sulle loro cause. L’ ASSOCIAZIONE. Associazione e
percezione, serie percettive e serie rappresentative, Teorie intorno alla
reviviscenza delle rappresentazioni. Critica della teoria herbartiana, la
teoria morfologica, dell'associazione, Se siano riducibili,
Condizioni prossime delle associazioni, Tempo di associazione, L’oblio. I sogni
come fenome ni dell’associazione psicopatica. Il son no. Diverse specie di
sogni. Cause, Rapporto tra le cause positive e le negative dei sogni, la
volontà nel sogno. Sogni telepatici, L’io. Associazione e
coscienza, continuità e dinamismo delle serie rappresentative, il
pensiero delle cose e il pensiero dellMo. Varii significati della parola
cosciente: la. fase irrelativa e l’integrale oggettiva,
La.^u?cifenza \li sé (formale) e 1' empirica o storica, elementi di
quest’ ultima, (u- deducibilità della coscienza di sè dall’associazione e
dall’astrazione, unità e continuità della coscienza di sè. Lacoscienza dell’identità
dell’io; funzióne della'memoria e dell’associazione, casi di coscienza doppia,
La coscienza di sè e l'astrazione come caratteri distintivi della psiche
umana dall’animale. L’astrazione, Il concetto, Il giudizio. Il
principiod'identità come fondamento del raziocinio, natura dell’identità
logica e sua invenzione. Sintesi e analisi. L’intelligenza animale e l’umana.
Il genio scientifico, Dimostrazione del doppio procedimento del
raziocinio nel raziocinio quantitativo e nel qualitativo, Le forme dell' intuizione
e le categorie, Psicologia e linguistica: l’origine del linguaggio, Vili.
Rapporto tra la parola e il pensiero. Azione reciproca tra la parola e il
pensiero. Natura logica della lingua: suo sviluppo dal concreto all' astratto,
L’ IMAGINAZIONE. Rapporto dell’imaginazione con l’intelligenza e
con 1 associazione; l’imaginazione riproduttrice. IL Rapporto dell’imaginazione
con la sensibilità e col pensiero astratto, L’imaginazione artistica, sue
funzioni, L’imnaginazione neiia scieuza. L’imaginazione nell’Arte:
momeuto realistico e momento idealistico. L’Arte e la Scienza,. Relatività
i>ei sentimenti. La legge della relazione nel sentimento, Il
sentimento e le altre funzioni psichiche, L’ associazione e la memoria dei
sentimenti, Affetti e passioni. Gli affetti, p.
Le passioni. Classificazione dei sentimenti. Metodo della
classificazione; classificazione dello Spemi e ilei Nahlosvski. La
classificazione biologica e genetica, e sua integrazione con la
rappresentativa. Passaggio dai sentimenti primitivi ai derivati. 1 SENTIMENTI
MORVU. Le teorie intorno ai sentimenti morali. Esame della
teorìa empirica; se il sentimento morale sia il riflesso delle sanzioni
esterne. Impossibilità di spiegare con la morale empirica il sacrifizio
defini tivo, Erroi-' logico della dottrina empirica, parte di verità che
è in essa. La teoria razionalista; la direttrice psicologica e la socia
;; la ragione e il sentimento, Classificazione ed a .a- lisi dei
sentimenti morali, La carità e la giustizia, I sentimenti
religiosi. Natura del sentimento religioso, sua forma primitiva, direzione
di sviluppo. Il sentimento morale e il sentimento religioso. Rapporto tra
l’intelligenza, il sentimento e la volontà nella religione. La forma
superiore del sentimento religioso. Le tre forme del sentimento
religioso. I SENTIMENTI ESTETICI. Il sentimento estetico e il sentimento
del gioco. I fattori del sentimento estetico. La simpatia estetica. I fattori
intellettuali. La verità in Arte. Idea e forma. I SENTIMENTI INTELLETTUALI.
Le origini dei sentimenti intellettuali ; la curiosità e il dubbio
pratico. IL II sentimento intellettuale della ricerca, e quello del
possesso della verità. Il sentimento intellettuale e il sentimento di sé. Dei
sentimenti estetici in particolare. Il sentimento del bello in generale, IL
li sentimento della bellezza finita e le sue forme: la bellezza plastica,
il arioso, il drammatico. Il sentimento del sublime, sua natura, sua forma; il
sublime naturale, l’intellettuale, il morale. Il sentimento del comico ,
sua natura, suo rapporto col sentimento di sè e col sentimento della
libertà. Comicità ed umorismo. Il sentimento della natura, sue forme
diverse nell' età antica e nella moderna. Perche è la forma più evidente
della catarsi estetica. La Psicologia
della Volontà. Il desiderio e la.
volontà. Il desiderio, Fenomeni intensivi del desiderio. Le azioni
volontarie nelle loro forme derivate e contingenti; elementi essenziali
dell'atto volontario. Il problema della causalità della volontà. Teoria della
volontà. La teoria metafisica della Volontà. La teoria
associazionista. La volontà come facoltà del fine. e dei valori
razionali; la funzione d’inibizione come suo momenti essenziale,
Il sentimento del conato volitivo, In che consistono e come sì producono
l'inibizione e l’impulso. L’attenzione volontaria e le sue forme p&-
K tologiche. La misura del tempo nelle volizioni. Le malattie della
Volontà, e l'ipnosi. L'aboulia e la forza irresistibile, il capriccio
isterico. L’estasi, Fenomeni sensitivo-rap- presentativi, mnemonici, e
volitivi dell'ipnosi; suoi gradi. La suggestione normale e l’ipnotica;
somiglianze e differenze tra il sonno naturale e l’ipnosi: cause specifiche
della suggestione ipuotiCa. Temperamento e cvrattere. Natura del
temperamento, suo rapporto col sentimento vitale, sua dipendenza
dall’eredità. Il carattere, sua natura, sua unità col temperamento, La
teoria ippocratico-galenica dei temperamenti, e le sue
interpretazioni fisiologiche. La classificazione psicologica
riunisce il temperamento e il carattere: forme varie di essa, la
classifica¬ zione del Ribot. Della modificabilità del temperamento e del
carattere. Forme patologiche. La volontà e le altre attività
psichiche. L’EDUCAZIONE DELLA VOLONTÀ. La Volontà e P
inconscio. Mezzi di azione della volontà sull’ intelligenza : necessità
della limitazione della valutazione; forme patologiche, e forme estreme,
ma normali, dì questa limitazione. Modi d’azione della volontà sul sentimento.
Azione delia volontà su sè stessa; genesi della volontà comune, azione
reciproca dellajiilpiUàindividuale e della volontà comune, il costume,
la/fm(fl*A.' Influenza della volontà iudividuajeV sulla vomW^
comune: l’educazione, la gerarchia, la dittature/<Qe sue du^rfiel
la militare e la morale. L’idea di giustizia comprende le eguaglianze
aritoteliche, e il carattere imperativo e di necessità rilevati dallo
Mill; ma perchè sia ben compresa ha bisogno di essere guardata in
rapporto alla solidarietà morale, dalla quale l’eguaglianza in cui
consiste deve attingere la norma. Se la giustizia si fa derivare
dall’utilità sociale, se ne assegna una derivazione che può spesso esser
falsa, (p. es. la necessità che taluno muoia pel popolo); e se si
oppongono la giustizia e la carità, si crea una scissura nell’ordine
morale, che toglie alla giustizia quel caldo sentimento di simpatia che deve
renderla operosa , e si fa della carità qualche cosa che va oltre il
dovere, e che può essere anche ingiusta e nociva. Se della giustizia si
fa invece la sintesi, soggettiva e oggettiva, come virtù e come
norma, della libertà e della solidarietà, essa non solo oltrepassa la sfera del
diritto, ma appare come la sintesi superiore della moralità, come progressiva
nella ragione stessa dei suoi due fondamenti. Che siano progressive
la libertà e la solidarietà è fatto indubitabile della storia
umana; la prima tende a ricomprendere tutti gli uomini in un rapporto
d’eguaglianza dal punto di vista morale; e la seconda da questo stesso
punto di vista, che è quello del valore di fine che ogni persona morale
ha in sè, tende ad estendersi dalle opere alla persona come tale, a conservarla,
a promuoverla, anche quando soggiace all’avversa fortuna e al
dolore. Noi concepiamo la giustizia come la forma dell’ unità
della libertà e della solidarietà già raggiunta dalla coscienza morale; cioè
come il giudizio della proporzionalità degli utili agli sforzi, e della
loro migliore ripartizione tra gli sforzi individuali e i sociali, posto
un minimum di utilità spettante a ciascuno in forza del valore di fine
che ha la persona morale, e della solidarietà che stringe gli
uomini tra loro. A chiarire questo concetto gioverà vederne l’applicazione
ad uno dei problemi più gravi del tempo nostro, quello relativo
alla migliore distribuzione della ricchezza, che ha preso il nome
di giustizia sociale. Il Fouillée indica tre teorie intorno ad essa,
la individualistica degli economisti smithiani, la collettivista ed
egualitaria del socialismo , l’idealistica che cerca di con temperare i
diritti deirindividuo e quelli della società. La teoria economica
considera troppo il lavoro come merce, e i lavoratori come cose o come
macchine di produzione. Ma dal punto di vista sociale e morale il lavoro
rappresenta le energie accumulate di esseri viventi, sensibili e
consapevoli , tra i quali ci è necessariamente la solidarietà che deriva
dal fine comune e dal lavoro comune. Di più questi esseri e queste
energie sono parte della società, e questa è una solidarietà più vasta
che abbraccia come abbiamo visto tutte le energie dello spirito. Nella
prima metà del secolo passato T individualismo economico ebbe libero
corso, e la merce lavoro fu considerata a parte dalla personalità del
lavoratore, e dalla solidarietà sociale. Il lavoro fu sfruttato
prevalendosi della concorrenza dei lavoratori, e fu sfruttato di più quello
pagato meno, il lavoro delie donne e dei fan¬ ciulli; cosi Tingiustizia
più aperta fu legge. La sorte dei lavoratori fu abbandonata al meccanismo della
concorrenza, alle leggi che si dissero naturali, e la società si
disinteressò della protezione dei deboli. Pareva che pei seguaci di
questa scuola la ricchezza tosse tutto, l'uomo nulla. La legge di MALTHUS
e il darwinismo biologico fecero il resto sottomettendo la persona umana
alla concorrenza vitale, ed elevando la voluta giustizia della
natura a giustizia sociale. Della solidarietà sociale non si davano
nessun pensiero. Ma una società di esseri morali non ci è solo per
la produzione della ricchezza, e 1’ uomo è qualche cosa di più che
un accumulatore di capitale. La società umana sussiste per realizzare l’ideale
umano; P idea di giustizia è umana, e non può quindi prendersene il
modello dalla natura, perchè essa non esiste nel senso morale se non è
fondata sulla solidarietà. Anche Peconomia collettivista inculca una
giustizia che non è quella dello spirito, ma quella della natura. Facendo
della lotta di classe una necessità sociale, e del trionfo della classe
più numerosa e [più forte l'esito necessario di quella,cangia i termini
della lotta economica, non la natura; la lotta di classe non è meno
brutale della concorrenza, ed è pari o maggiore il disdegno delle
ideologie nei collettivisti e negli economisti smithiani. Se non che 1
primi non tengono conto che del solo lavoro materiale nella produzione ,
e non badano che non ci è giustizia senza libertà. Invece la parte del fattore
sociale nella ricchezza, e specialmente quella dovuta all'addizione di
esso nel tempo è così grande, che mal si potrebbe confonderla con quella
che vi ha il lavoro mate¬ riale in un'epoca determinata. Basta riflettere
all’importanza capitale che hanno le scoperte scientifiche in generale e le
tecniche in particolare nella produzione della ricchezza, per persuadersi
che la parte della mano d'opera è assai minore di quella che il
collettivismo afferma. Questa parte sociale, ovvero buona parte di essa è
dovuta all’iniziativa individuale, alla forza individuale di lavoro, e
non sarebbe giusto di togliere ad esse quello che senza di esse non
sussisterebbe, e sopprimere lo stimolo che le fa operare togliendo loro quello
che producono. Anche solo nella produzione della ricchezza non si può
giustamente sopprimere V alea a cui la potenza di lavoro individuale va
incontro con una speciale costituzione sociale. Poiché è impossibile
sopprimere le disuguaglianze naturali, come la forza fisica e morale, la
bellezza, il valore, il genio, così non si può prescindere dalla potenza
individuale di lavoro, perchè il prescinderne è contro la giustizia
distributiva, contro la libertà, e quindi contro il bene sociale. L'idea
di giustizia è la sintesi della libertà e della solidarietà e solo quella
forma di essa è vera, che non ripudia l’una per l’altra. Non si può negare
airindividuo la proprietà di quella parte di ricchezza, che esso ha
prodotto, più di quello che si possa negare a un popolo la proprietà del
territorio sul quale si esercitò per secoli il suo lavoro trasformatore e
creatore. Sotto questo rispetto la negazione della proprietà individuale non
sarebbe ingiustizia minore dì quella di negare al popolo italiano o
francese la proprietà del territorio della patria in nome del diritto dei
selvaggi bruciati dal sole tropicale, o di quelli agghiacciati dai geli
delle regioni circum-polari. La giustizia, che accorda la libertà e
la solidarietà, considera il lavoro come una forza propria di un essere
personale, che deve essere padrone di se stesso. Quindi essa riconosce la
libertà di associazione e di resistenza dei lavoratori, riconosce ad essi
il diritto di trasportare dovunque la loro forza di lavoro, ed
evita che la libertà del lavoro sia manomessa con la schiavitù
forzata del lavoratore, qualunque forma questa possa assumere.
D’altra parte rassicurazione dagl’ infortunii, il riposo festivo, le ore
di lavoro, il divieto del lavoro notturno, la disciplina del lavoro
delle donne e dei fanciulli, e il riconoscimento infine del diritto al
lavoro, sono tutti atti di giustiziaci quali sostituiscono la carità
indeterminata e di pura coscienza che prima vigeva. È in forza del
principio della solidarietà che la società deve oggi far profittare anche
gli esclusi e i diseredati, dei beni strettamente necessarii alla sussistenza,
e di quelli che sono inesauribili dall'uso/come i beni superiori dello spirito,
la cultura, l’arte, la religione, È in forza dello stesso principio che la società
deve evitare che il profitto individuale danneggi il sociale in rapporto
al futuro. La società deve conservare alle generazioni che verranno i
beneficii del passato, come la potenza di lavoro e la sanità della razza,
cosi dal punto di vista fisico che dal morale. E rispetto al presente, il
regolamento del lavoro non può essere più quello di una volta, quando il
lavoratore animato essendo la sola fonte del lavoro, e l’utensile un semplice
organo aggiuntivo dell’individuo, tutti i rapporti del contratto di
lavoro potevano essere abbandonati al regolamento privato. Oggi il
la’ voro è collettivo, l’utensile si è trasformato in macchina, e
la forza di lavoro umana è diventata un accessorio della forza naturale e
meccanica resa dalla scienza strumento dei fini umani.Il grande lavoro è oggi,
pel numero e per la qualità, un’opera sociale, e vuole quindi un
regolamento sociale. Se si considerano gli stadii dello sviluppo
etico-sociale, il primo è rappresentato da una giustizia nella quale
prepondera l’elemento della solidarietà, quindi la libertà individuale o
non esiste, o è in tutti i modi limitata dalla regola sociale. Diventati
sempre più complicati e più numerosi i rapporti sociali, si va
necessariamente all* individualismo, e la giustizia s’identifica con la
libertà individuale. Nel terzo stadio, il grado di massima complicazione dei
rapporti esige il loro regolamento sociale; ma questo non deve
dimenticare gl' interessi connessi con la libertà, e che non sono più
individuali che sociali. La giustizia, in questo terzo stadio, è il
contemperamento della libertà con la solidarietà, che è anche il suo
ideale. Filippo Masci. Masci. Keywords: implicatura, critica della
critica, criticismo, neo-criticismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Masci” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Masi: l’implicatura conversazionale -- i
peripatetici del Lizio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo italiano. Grice: “Unlike Masi, I don’t think
ontology has reached its end – il fine dell’ontologia” – Grice: “Masi has
elaborated on the power of reason not from an Ariskantian perspective but from
a Plathegelian one! – Masi: “Il potere della ragione: Eraclito, Platone,
Hegel.” -- Grice: “It’s amazing Masi was
implicating the same things as I was on S izz P and P hazz S; he even managed a
coinage, ‘uni-equivocity’ – I love it!”. Figlio
di Enrico Masi, generale dell'Esercito Italiano, e Leda Nutini. Ha compiuto i
suoi studi a Bologna, conseguendo la maturità classica presso il liceo statale
L. Galvani. Iscrittosi a Bologna, vi si laureò con lode con una tesi sul diritto di famiglia negli
Statuti Bolognesi. Assolse agli obblighi di leva e fu trattenuto alle armi in
base alle disposizioni di emergenza del periodo. Congedato, riprese gli studi
di filosofia a Bologna, dove conseguì la laurea con lode, discutendo co
Battaglia la tesi, “Individuo, società, famiglia in Rosmini”. La tesi gli valse
l'ammissione, con borsa di studio a Milano. Dopo il primo anno, fu richiamato
alle armi nel periodo bellico. Ottenuto il congedo definitivo, insegna
filosofia a Bologna. Participa ai principali convegni e congressi, come quelli
del Centro Studi Filosofici di Gallarate, come attesta la sua collaborazione
alla Enciclopedia filosofica quel Centro. Dona su collezione alla Pinacoteca
comunale di Pieve di Cento. L'interesse storiografico che muove M. alla
ricostruzione di Kierkegaard da un profondo e originale impegno teoretico,
volto ad approfondire il concetto metafisico di "analogia", cui il
discorso di Kierkegaard, come l'A. si propone di illustrare nel suo saggio, risulta
fortemente legato. Sotto un profilo strettamente storiografico, M. approda,
attraverso un'attenta rilettura delle "opere edificanti" di
Kierkegaard, ad un'interpretazione che ridimensiona questo pensatore,
scoraggiando molti luoghi comuni della critica.." (Baboline). "Nel linguaggio filosofico contemporaneo
l'aggettivo "platonico", riferito a una qualsiasi entità, vuole
denotare l'immobilità a-storica, il suo permanere in un'assoluta identità con
sé medesima al di sopra delle alterne vicende del divenire. Ciò deriva da una
tradizione ermeneutica del platonismo. Uno degli aspetti più rilevanti del
volume di M. risiede appunto nello sforzo operato a de-mitizzare una tale
ermeneutica... questa ricerca del Masi costituisce un lucido esempio di come
oggi una filosofia, che si presenta spiritualistica e umanistica, sappia
ripiegarsi a cogliere con consapevolezza trasparente e spregiudicata, le
proprie radici alle fonti più vive della tradizione culturale
dell'Occidente" (A. Babolin).
"Le zitelle è un libro divertente, curioso, strano. Il pregio
maggiore di questo libro è di essere tutto su di uno stesso tema musicale.” Saggi:“Esistenza”
(Bologna); “La verità” (Bologna); “La libertà,” Bologna, “Metafisica,” Milano,
“La fine dell'ontologia,” Milano, “Disperazione e speranza. Saggio sulle categorie
kierkegaardiane” (Padova, “Il potere della ragione,” Padova, “Il problema aristotelico,” Bologna,
“L'esistenzialismo,” “Grande antologia filosofica. Il pensiero contemporaneo,” Milano
“Il pensiero ellenistico,” Bologna, “L'uni-equivocità dell'essere in Aristotele
(Genova: Casa Editrice) – cf. Grice, “Aristotle on the multiplicity of being”
-- Tilgher “Lo spiritualismo” antico. Il pensiero religioso egiziano classico,
Bologna: Clueb, “Lo spiritualismo ellenistico.” La grande svolta del pensiero
occidentale, Bologna: Clueb, Lo spiritualismo dalle origini a Calcedonia,
Bologna: Clueb Origène o della riconciliazione universal, Bologna, “Lo
spiritualismo Dalle Upanishad al Buddha, Bologna: Clueb Lo spirito magico.
Saggi sul pensiero primitivo, Bologna: Clueb, Studi sul pensiero antico e
dintorni, Bologna L'idea barocca. Lezioni sul pensiero del Seicento, Bologna:
Clueb, Il concetto di cultura, Bologna:
Clueb, Commento al Timeo” (Bologna: Clueb); “Dell'eternità, e altri argomenti,’
Bologna: Clueb); “Penombre,” Torino: Casa Editrice A.B.C. S), “L'esile ombra, Torino:
Casa Editrice A.B.C. Le zitelle, Milano: Todariana Editrice, Il cane cinese, Roma:
Vincenzo Lo Faro Editore Il gatto siamese, Roma: Vincenzo Lo Faro Editore. Il figlio
dell'ufficiale, Marta, L'ultima estate, Firenze: Firenze Libri “La carriera di
un libertino,”La dea bambina, Firenze: Firenze “Oltre le dune,” Firenze:
Firenze Libri Le donne, Roma: Gabrieli); L'ignoto. Il sogno, Firenze: L'Autore Libri, Tra le quinte del
liceo. L'orologio a Pendolo, Firenze: L'Autore Libri, Il palloncino rosso e
altri racconti, Firenze: L'Autore Libri, La partenza, Firenze: L'Autore Libri
Il sogno, Roma: Gabrieli Angelina e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri La
croce di Sant'Elpidio. Il cane cinese, Firenze Il lupo di Sestola, Firenze:
L'Autore; Apollo e Dafne, Padova: L'Edicola Le stagioni e i giorni, Padova:
L'Edicola, La tomba d'erba, Padova: L'Edicola Maremma tu, Milano: Todariana
Editrice. Premio Montediana di poesia, A. Babolin, rec. a Disperazione e
speranza, in "Riv. di Fil. Neosc.", A. Babolin, rec. a il potere della ragione, in:
"Riv. di Fil. Neosc.", F. Tombari, rec. a Le zitelle, Milano:
Todariana Editrice Nunzio Incardona. Giuseppe
Masi --. Keywords uni-equivociat dell’essere in Aristotele. Giuseppe Masi. Masi.
Keywords: i peripatetici, la carriera di un libertino. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Masi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Masila:
l’implicatura conversazionale – Ercole -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. A reference
to him as a philosopher in a papyrus found at Herculaneum. Masila.
Grice e Massarenti: l’implicatura conversazionale -- stramaledettamente
implicaturale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Eboli). Filosofo italiano. Grice: “His dictionary of non-common ideas I would give to Austin
on his birthday; he would hate it! He was all for common lingo!” -- “I like
Massarenti: he can be provocative. I like his study on what he calls a
‘neologissimo’ – and the idea of the pocket-philosopher! I know I’m one! On the
other hand, he has written on ‘la buona logica,’ but isn’t ‘logica’ already a
value-paradeigmatic expression? His study on god-damn logic is good – since
that’s what I do, with my theory of implicature. To say, “My wife is in the
kitchen or the bedroom” when I know where she is – and thus when I have
truth-functional grounds to utter the stronger disjunct, it’s still goddamn
logic – I haven’t lied! True but misleading – aka god-dman logic!” Responsabile
del supplemento culturale Il Sole-24 Ore-Domenica, dove si occupa di storia e
filosofia della scienza, filosofia morale e politica, etica applicata, e dove
tiene la rubrica Filosofia minima. Armando
Massarenti vive a Milano, dove dirige il supplemento culturale Domenica de Il Sole
24 Ore. Scrive L'etica da applicare. Redatta il Manifesto di bioetica laica,
che ha suscitato un vasto dibattito. È stato membro dell'Osservatorio di
Bioetica della Fondazione Einaudi di Roma e dal
fa parte del Comitato etico della Fondazione Veronesi, presieduto da
Amato. Direttore della rivista Etica ed economia (Nemetria). Cura e introduce
diversi volumi di argomento filosofico-scientifico, come “L'ingranaggio della
libertà” (Liberi libri, Macerata), la “Storia dell'astronomia” di Leopardi (Vita
Felice, Milano), “Rifare la filosofia di Dewey” (Donzelli, Roma). Per Feltrinelli cura e introduce “Laicismo
indiano” (Milano), una raccolta di saggi di Sen.Cura il numero monografico
della Rivista di Estetica dedicato al dibattito su analitici e continentali e,
con Possenti, “Nichilismo, relativismo, verità. Un dibattito (Rubbettino,
Mannelli). Cura la collana I Grandi Filosofi (trenta volumi sui protagonisti
della storia del pensiero, da Socrate a Wittgenstein, per i quali anche scrive
le prefazioni, confluite ne Il filosofo tascabile. In corso di pubblicazione
una serie analoga dedicata ai grandi della scienza. Scrive “Il lancio del nano
e altri esercizi di filosofia minima” per il quale gli sono stati conferiti il
Premio Filosofico Castiglioncello e il
premio di saggistica "Città delle Rose. "Il lancio del nano” è anche
oggetto di un esperimento didattico, promosso dalla Società Filosofica Italiana
attraverso il quale viene proposto un metodo di motivare allo studio della
filosofia e alla capacità di argomentare in proprio. Dal saggio è stato tratto
anche uno spettacolo teatrale, per la regia di Longhi prodotto da Mimesis). Cura
“Bi(bli)oetica. Istruzioni per l'uso (Einaudi), un dizionario di bio-etica sui
generis, dal quale il regista L.Ronconi ha tratto l'omonimo spettacolo teatrale
andato in scena a Torino, per il progetto Domani delle Olimpiadi. Scrive
Staminalia. le cellule etiche e i nemici della ricerca, una ricostruzione del
dibattito etico e scientifico sulla ricerca sulle staminali. Scrive Il filosofo
tascabile. Dai presocratici a Wittgenstein. 44 ritratti per una storia del
pensiero in miniatura. In contemporanea è uscito “Stramaledettamente logico.
Esercizi filosofici su pellicola (Laterza, Roma-Bari) una raccolta di saggi su
cinema e filosofia (di Roberto Casati, Achille Varzi) di cui ha scritto introduzione
e saggio conclusivo. Insegna a Bologna, Lugano, Siena, Milano. Dirige per
Mondadori la collana "Scienza e filosofia". Fa parte delle giurie di due premi per la
divulgazione scientifica: il Premio Pace, promosso dalla SISSA di Trieste, il
Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica, legato al Campiello
(Padova), e il premio Serono. È stato anche nella giuria del Premio del Giovedì
"Marisa Rusconi", conferito ogni anno a Milano a un romanzo italiano
opera prima. Ha vinto diversi premi: il Premio Dondi per la Storia della Scienza,
delle tecniche e dell'Industria (Padova); n il Premio Voltolino per la
divulgazione scientifica (Pisa); il Premio Mente e Cervello (Torino); il premio
Capri, il premio Argil e il premio Capalbio; il Premio Città di Como. Altri
saggi: “L'etica da applicare: una morale per prendere decisioni,” Milano, Il
Sole-24 Ore libri, “Il lancio del nano” -- e altri esercizi di “filosofia minima,”
Parma, Guanda); “Staminalia. “Le cellule” etiche e i nemici della ricerca,
Parma, Guanda, “Il filosofo tascabile” “dai
presocratici a Wittgenstein”“ritratti per una storia del pensiero in
miniatura,” Parma, Guanda, “Dizionario delle idee non comuni,”Parma, Guanda,.“Filosofia,
sapere di non sapere: le domande che hanno caratterizzato lo sviluppo del
pensiero” Firenze, Anna.“Perché pagare le tangenti è razionale ma non vi
conviene” e altri saggi di etica politica, Parma, Guanda,.“Istruzioni per
rendersi felici.”“Come il pensiero antico salverà gli spiriti moderni, Milano,
Guanda,.“La buona logica.” Imparare a pensare, Milano, Cortina, “Metti l'amore
sopra ogni cosa: una filosofia per stare bene con gl’altri” Milano, Mondadori, Treccani
Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana su italia libri.net. tangenti
e moralità, su filosofia rai. Armando Massarenti. Massarenti. Keywords:
stramaledettamente logico, stramaledettamente implicaturale --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Massarenti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Massari:
l’implicatura conversazionale -- l’implicatura logistica di Petrarca e
Boccaccio – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Seminara). Filosofo
italiano. Bernardo Massari -- calabro -- Barlaam: -- Grice: “Should it be under
B – Barlam, under Seminara, like Occam?”
Barlaam Calabro – di Calabria – Scrive di aritmetica, musica e acustica.
E uno dei più convinti fautori della riunificazione fra le Chiese d'oriente e
occidente. È considerato insieme ai suoi due allievi Leonzio Pilato e Boccaccio
uno dei padri dell'Umanesimo. Studia in Galatro, Calabria. Pare che il suo
successo come filosofo (un suo trattato sull'etica degli stoici è preservato) e
ragione di gelosia da parte di N. Gregorio. Nell'ambito delle trattative per la
ri-unificazione tra le due Chiese di Oriente e di Occidente, a lui venne
affidata la difesa delle ragioni greche; in tale occasione sviluppa le sue
critiche verso l'esicasmo e a sottolineare la differenza di valore tra la
teologia scolastica e la contemplazione mistica. E protagonista di una violenta
polemica contro i metodi ascetici e mistici di alcuni monaci dell'Athos e del
loro sostenitore G. Palamas. Il dibattito divenne sempre più acceso fino a
culminare in un concilio generale alla fine del quale venne costretto a
sospendere ogni futuro attacco verso l'esicasmo. Epigrafe a Gerace, tutore di Petrarca
e Boccaccio, inviato dall'imperatore Andronico III Paleologo in missione
diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi per sollecitare le corti europee ad una
crociata contro i turchi. In quell'occasione costrue delle relazioni e una rete
di amicizie su cui puo fare conto quando, in seguito alla decisione conciliare,
decise di aderire alla Chiesa d'Occidente. Ad Avignone conosce Petrarca, a cui
iniziò ad insegna il greco. Petrarca si adoperò per fargli assegnare la diocesi
di Gerace, così e nominato vescovo di Clemente. La bolla relativa alla sua
elezione al vescovato di Gerace riporta, Monachus monasteri Sancti Heliae de
Capasino Ordinis Sancti Basilii Militensis Diocesis, in sacerdotio constitutum.
Tutore di Petrarca e Boccaccio che da un importante contributo, attraverso la
riscoperta dei testi antichi, anche a tutto ciò che non molto tempo dopo
svilupa il movimento umanista. È proprio Manetti il primo a menzionarlo nella
sua biografia del Petrarca. Venne inviato in missione diplomatica da Clemente
in un rinnovato tentativo ecumenico. Data la grande influenza di Palamas il
tentativo, ancora una volta, si risolse in un insuccesso. Fa ritorno ad Avignone
dove muore. Saggi: Si occupa anche di matematica lasciandoci una “Logistica” in
cui spiega le regole di calcolo con interi, frazioni generiche e frazioni
sessagesimali. D. Mandaglio, Barlaam Calabro: una vocazione unionista. C. Nanni
Editore (Maggio). Salvatore Impellizzeri, Calabro, Dizionario Biografico degli
Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Mercati, Calabro,
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ratisbona. Simone
Atomano. Barlaam Calabro di Seminara. BARLAAM
Calabro. - Nacque a Seminara (Reggio di Calabria) sul finire del sec. XIII,
probabilmente verso il 1290. Il nome Barlaam par che sia quello assunto in
religione, ma non è documentato che il nome di battesimo fosse Bernardo, come
si ripete sulle orme dell'Ughelli (Italia Sacra). Mancano notizie sulla sua
formazione spirituale e culturale e sulla sua attività in Italia fino al suo
passaggio a Bisanzio. La bolla di Clemente VI (Reg.Vat.), che lo elevò al
seggio episcopale di Gerace, ci informa soltanto che B. si preparò al monacato
e al sacerdozio nel monastero basiliano di Sant'Elia di Capasino (Gàlatro),
nella diocesi di Mileto. Certo è ormai, dopo gli studi recenti (Schirò, Jugie,
Giannelli), che B. nacque e fu educato nella fede dissidente della Chiesa di
Costantinopoli, cui molti continuavano ad aderire nell'Italia meridionale di
quell'età, nonostante l'unione alla Chiesa cattolica proclamata dal concilio di
Bari del 1098. È B. stesso a dirlo in uno degli opuscoli contro la processione
dello Spirito Santo a Patre Filioque (punto fondamentale di dissenso tra le due
Chiese: gli ortodossi credono che lo Spirito Santo proceda e Patre solo):
"Tale è la mia fede e la mia religione riguardo alla Trinità, fede nella quale
io fui allevato fin dall'infanzia e nella quale sono vissuto sin qui" -- cod.
Parisinus graecus. Problematica è invece la ricostruzione della sua formazione
culturale. Appare infatti evidente che le conoscenze del monaco calabrese, le
quali non si limitano a filosofi greci, quali Platone e Aristotele, ma si
mostrano invece profonde anche riguardo al pensiero di Tommaso d'Aquino e agli
ultimi sviluppi nominalistici della Scolastica occidentale, esorbitano dalla
tradizione culturale dei monasteri italo-greci di Calabria e presuppongono
contatti più o meno prolungati di B. con scuole filosofiche e teologiche
dell'Italia meridionale e centrale. Quando il potere imperiale passò da
Andronico II ad Andronico III, troviamo B. a Costantinopoli, dove egli era
giunto dopo essersi trattenuto prima ad Arta, in Etolia, e a Tessalonica. Nella
capitale bizantina incontrò il favore della corte: vi dominava allora Anna di
Savoia, figlia di Amedeo V, sposata nel 1326 ad Andronico III, favorevole ai
Latini e all'unione delle Chiese. Presto ottenne larga fama di dotto e di
filosofo e divenne abate (igumeno) di uno dei più importanti conventi, quello
di S. Salvatore. Si diffondevano a Bisanzio i suoi scritti di logica e di
astronomia e il gran domestico Cantacuzeno gli affidava una cattedra
nell'università della capitale. Ma la sua fama crescente doveva presto urtarsi
contro il tradizionale nazionalismo latinofobo dei Bizantini. Il primo scontro
avvenne col più cospicuo rappresentante dell'umanesimo bizantino, Niceforo
Gregoras, che teneva cattedra nel monastero di Cora. In una sfida accademica,
che dovette aver luogo verso il 1331, i due dotti più in vista della capitale
si trovarono di fronte a discuteresui campi più vari dello scibile, astronomia,
grammatica, retorica, poetica, fisica, dialettica, logica. Di questa tenzone
noi sappiamo soltanto attraverso un libello del Gregoras 02,OpiVrLO9 ~ 7rEpì
GOCPL'2q (Jahn, Archiv für Philologie und Pddagogik, Supplementband). Il
libello, una specie di dialogo mitico di imitazione platonica, o meglio
lucianea, naturalmente tendenzioso, asserisce che l'agone si concluse con la
completa sconfitta del dotto calabrese, che dimostrò di avere soltanto qualche
conoscenza di fisica e di dialettica aristotelica e una certa superficiale
infarinatura di logica. Ma nella persona di B., Niceforo Gregoras vuol mettere
in ridicolo tutta la scienza occidentale limitata a poche nozioni aristoteliche
e del tutto ignara di matematica, fisica e astronomia, scienze in grande onore
allora a Bisanzio. Secondo il Gregoras, inoltre, in seguito a questa sconfitta,
B. avrebbe abbandonato Costantinopoli per rifugiarsi a Tessalonica. Par più
probabile invece che egli facesse la spola tra i due massimi centri culturali
dell'impero. A Tessalonica comunque il suo insegnamento continuava con successo
e tra i suoi allievi si contavano personalità di spicco come Acindino,
Cavasila, e Cidone. Ma nemmeno presso la corte e gli ambienti
ecclesiastici della capitale il prestigio di B. dovette subire un offuscamento,
se proprio lui fu scelto dal patriarca Caleca, come portavoce della Chiesa
ortodossa, quando giunsero a Bisanzio i due domenicani Francesco da Camerino,
arcivescovo di Vosprum (Ker~-'), e Riccardo, vescovo di Cherson, incaricati dal
papa Giovanni XXII di rimuovere gli ostacoli dottrinali che si frapponevano
alla riconciliazione delle Chiese. La discussione tra i prelati latini e
il monaco calabrese si svolse ad un alto livello teologico-filosofico. M. cercava
di abbattere la barriera dogmatica della processione dello Spirito Santo
ricorrendo a un tipico argomento nominalistico: egli si opponeva alla pretesa
di poter conoscere Dio e di poter dimostrare apoditticamente le cose divine.
Ora, se Dio èinconoscibile, che valore potevano avere discussioni sulla
processione dello Spirito Santo basate sui sillogismi apodittici? Sia i Latini,
sia i Greci, quindi, in questioni di questo genere non potevano rifarsi che ai
Padri della Chiesa, la cui fonte di scienza è la rivelazione e l'illuminazione
divina. Ma poiché i Padri non sono sufficientemente espliciti riguardo alla
processione dello Spirito Santo, non restava che assegnare alle divergenti
dottrine un posto nelle opinioni teologiche particolari, senza fame un ostacolo
per l'unione. La posizione di M. è in netto contrasto col realismo di s.
Tommaso, assunto quale atteggiamento ufficiale dalla teologia cattolica: essa
si inserisce chiaramente nel movimento volontaristico contemporaneo a B., che
ebbe i suoi maggiori rappresentanti in Duns Scoto e in Guglielmo d'Occam, teso
a porre un netto confine di separazione tra i campi della ragione e della fede.
Non è un caso che B. avesse consacrato il suo insegnamento universitario dalla
cattedra di Costantinopoli all'esegesi dello Pseudo-Dionigi l'Areopagita, il
rappresentante più coerente della dottrina "apofatica", della
inconoscibilità, cioè, del divino, la cui autorità era riconosciuta in Oriente
e in Occidente. Le trattative non approdarono a nulla: le tesi di B.
difficilmente potevano essere accettate dai legati latini, esponenti dell'ordine
stesso cui apparteneva anche AQUINO e inviati dal papa Giovanni XXII, che,
elevando agli onori dell'altare Tommaso, aveva fatto propria della Chiesa di
Roma la sua dottrina. Ma l'agnosticismo nominalistico di M. doveva anche
urtare le concezioni mistiche bizantine, rappresentate allora specialmente dal
monachesimo atonita. A campione di tale misticismo si ergeva Gregorio Palamas,
un monaco dell'Athos, che aveva già scritto due Discorsi apodittici contro la
processione dello Spirito Santo Filioque. Egli attaccava il metodo di
discussione tenuto dal calabrese dinanzi ai legati latini, dichiarando
perfettamente dimostrabile la posizione ortodossa in virtù della grazia
illuminante che al cristiano discende dall'incamazione, per cui la conoscenza
soprannaturale è eminentemente reale, più di qualunque conoscenza
filosofica. Intanto M. veniva a conoscenza delle pratiche mistiche dei
monaci atoniti, che si isolavano per abbandonarsi ad una quiete contemplativa
Tali pratiche consistevano nel ripetere indefinitamente la preghiera:
"Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me!", trattenendo
il fiato, col mento appoggiato al petto e guardando l'ombelico, fino a
raggiungere la visione corporea della luce divina vista dagli Apostoli sul
Tabor, nel giorno della trasfigurazione. Questa concezione psico-fisica della
divinità e, soprattutto, il metodo di preghiera degli esicasti (così si
chiamavano i seguaci di tal metodo) provocarono gli attacchi ironici di M., che
vedeva nell'esicasmo una grossolana superstizione, i cui seguaci designò con lo
sprezzante appellativo di ??? (umbilicanimi). Ma la controversia ben presto si
allargò sul piano filosofico-teologico. M., coerentemente alla sua formazione
nominalistica, non poteva ammettere contaminazione tra il divino e l'umano, tra
l'etemo e il temporale. La luce del Tabor, per esser vista nell'ascesi,
dovrebbe essere etema e coincidere con la divinità stessa, che sola è eterna e
immutabile. Ma poiché la divinità è invisibile, invisibile è anche la luce
taborica. Palamas oppose una sottile dottrina emanazionistica di derivazione
neoplatonica, che distingueva una sostanza divina trascendente (oùaía) e delle
energie divine (gvp-'pyztcxt o Suváp.rLq), operazioni eterne di Dio, che per
esse agisce nel mondo degli uomini. E appunto la luce taborica visibile agli
asceti, come l'amore, la sapienza e la grazia di Dio, è una energia divina
operante come intermediaria tra Dio e gli uomini, un ponte tra l'etemo e il
transeunte. Tra le due opposte tesi non poteva essere accordo. La
controversia filosoficoteologica ebbe anche implicazioni politiche, come sempre
avveniva a Bisanzio. M. allora mosse accusa di eresia contro il Palamas dinanzi
al patriarca Giovanni Caleca, presentando il suo scritto Kwrà MoccrcrocXtocvCùv
(Contro i Massaliani) in cui la dottrina del Palamas veniva assimilata a
precedenti eresie. Il Palamas riuscì a ottenere una dichiarazione, favorevole
alla fede esicasta, sottoscritta dai monaci più importanti dell'Athos ('0
&ytopsvrtxòq -ró[Log), mentre il patriarcato e il governo imperiale, pur
non favorevoli al palamismo, preoccupati com'erano di mantenere la pace
religiosa tra i pericoli incombenti dall'estemo, desideravano evitare una
controversia dogmatica e cercavano di far giungere le due opposte parti a una
conciliazione. Si giunse così alla riunione di un concilio in Santa Sofia,
presieduto dall'imperatore Andronico III in persona. La sera dello stesso
giorno il concilio si chiudeva con un discorso dell'imperatore che celebrava la
riconciliazione generale. Ma in realtà fu il Palamas a trionfare: la dottrina
di B. venne formalmente condannata e il monaco calabrese dovette fare pubblica
ammenda agli esicasti e promettere di non dar loro più molestia. Il patriarca
pubblicava un'encicláca con cui condannava "ciò che il monaco M ha detto
contro i santi esicasti" e imponeva a tutti gli abitanti di Costantinopoli
e delle altre città di consegnare alle autorità gli scritti di M. perché
fossero pubblicamente distrutti. Questa scottante umiliazione e la morte di
Andronico III, avvenuta subito dopo indussero M. a lasciare Costantinopoli e a
ritornare in Occidente. A tal decisione forse non erano state estranee le
impressioni riportate nel viaggio in Occidente, fatto nel 1339, e le conoscenze
che aveva avuto occasione di fare (forse aveva conosciuto anche il Petrarca).
Nel vivo della lotta esicasta, M. era stato richiamato da Andronico III, da
Tessalonica, per un'importante missione diplomatica. Urgeva che l'Occidente
facesse una spedizione per allontanare da Costantinopoli l'avanzata dei Turchi
ottomani. Pare che allora B. avesse preparato un nuovo progetto di unione, che
aveva sottoposto al sinodo di Costantinopoli, in cui ribadiva le posizioni
teologiche che aveva sostenuto cinque anni prima, nelle discussioni coi legati
latini del papa. Il progetto non dovette soddisfare il sinodo e d'altra parte
un senso realistico della situazione politica doveva consigliare di evitare
lunghe quanto inutili dispute teologiche. B. accompagnato da un esperto
militare, il veneziano Stefano Dandolo, si era recato presso Roberto d'Angiò e
Filippo VI di Valois per chiedere aiuti militari dal Regno di Napoli e dalla
Francia, e infine presso la Curia di Avignone per ottenere il consenso papale
alla crociata. Al papa aveva presentato dei memoriali in cui, facendo presenti
i pericoli che sovrastavano alla cristianità tutta per l'incombenza della
minaccia turca, chiedeva che i Latini, mettendo da parte i tradizionali odi,
mandassero subito aiuti in Oriente per la guerra contro gli infedeli; dopo, ottenuta
la vittoria, si sarebbe riunito un concilio ecumenico che avrebbe trattato
dell'unione. La missione di B. era fallita sia perché il papa pretendeva la
realizzazione dell'unione prima di affrontare uno sforzo militare, sia perché
le condizioni politiche dell'Occidente (relazioni tese tra Filippo VI ed
Edoardo III d'Inghilterra) difficilmente avrebbero permesso l'organizzazione di
una crociata. M. torna in Calabria e prosegue il suo viaggio fino a
Napoli, dove aiutò, per la parte greca, l'umanista Paolo da Perugia nella
compilazione della sua opera sulla mitologia dei pagani (Collectiones) e
nell'ordinamento dei manoscritti greci della libreria angioina, che era in
rapida espansione. Poi, nell'agosto, passò alla Curia avignonese, dove a
Benedetto XII era successo Clemente VI. In questo periodo egli si legò di
amicizia col Petrarca, a cui insegnò i primi rudimenti di greco, da lui
acquistando familiarità con la lingua latina, nella quale, per la sua
educazione prevalentemente greca e per la lunga dimora in Oriente, provava
difficoltà ad esprimersi (Petrarca, Famil.). Allora passò anche alla fede
cattolica e fu utilizzato dalla Curia per un insegnamento di greco, fino a che,
pare per intercessione del Petrarca, non fu elevato al seggio episcopale di Gerace
e consacrato da Poggetto. Oscuri e duri furono gli anni dell'episcopato nella
piccola diocesi calabrese a causa di aspre dispute con la curia metropolitana
di Reggio. Ma nel 1346 gli veniva affidata la sua ultima missione
diplomatica, questa volta da parte di Clemente VI, per condurre trattative
unioniste con l'imperatrice Anna di Savoia, reggente l'impero di Bisanzio in
nome del figlio Giovanni V. La situazione a Bisanzio rendeva però ogni
trattativa impossibile. Un sinodo aveva deposto il patriarca Giovanni Caleca,
divenuto avversario dichiarato del movimento esicasta, in conseguenza
dell'evoluzione della situazione politica dopo la morte di Andronico III (veva
fatto arrestare il Palamas e l'anno successivo aveva fatto pronunciare contro
di lui la scomunica da un sinodo patriarcale), e aveva confermato la condanna
di M.. La stessa sera Cantacuzeno, favorevole agl’esicasti, entrava nella
capitale e costringeva Anna ad accoglierlo come coimperatore accanto al figlio.
A B., considerato eresiarca, non restava che la via del ritorno, per lasciare
ad altri la ripresa delle trattative. Rientra ad Avignone. Infatti la bolla di
nomina del suo successore, Simone Atumano, nella sede episcopale di Gerace è
del 23 giugno di quell'anno e afferma come recente la morte di Barlaam.
(Archivio segreto vaticano, Reg. Clem.). Scrive molto. Quantunque una
parte della sua opera sia andata perduta, tuttavia si conservano ancora di lui
un buon numero di opuscoli di vario contenuto, in genere brevi, ma densi di
pensiero. La maggior parte di essi sono ancora inediti. Un elenco coi titoli e
gli incipit si trova in Fabricius, Bibliotheca Graeca, Hamburgi 1808, pp.
462-470 (riprodotto in Migne, Patr. Graeca, CLI, coll. 1247-1256). I più
numerosi sono quelli di carattere teologico e riguardano l'attività unionista
del monaco calabrese: 3 contro la processione dello Spirito Santo Filioque, e
sul primato del papa. Tali opuscoli si trovano in un gran numero di
manoscritti. Ne contiene 20 (escluso uno sul primato del papa) il cod. Parisinus
1278 del sec. XV (ff. 30 r-167 v). Di essi uno solo sul primato dei papa, è
stato pubblicato prima da Luyd, con traduzione latina, Oxford, e poi dal
Salmasius, in greco, Hannover 1608 (riprodotto in Migne, Patr. Graeca, CLI,
Coll. 1255-1280). Due discorsi greci sull'unione delle Chiese sono stati
pubblicati e illustrati da Giannelli, Un progetto di Barlaam Calabro Per
l'unione delle chiese, in Miscellanea Giovanni Mercati, III, Città del Vaticano
1946, pp. 157-208. Il primo di essi contiene il progetto di unione elaborato da
B. prima della sua missione diplomatica ad Avignone e presentato al sinodo di
Costantinopoli; il secondo, pronunciato probabilmente dinanzi al sinodo stesso,
doveva illustrare il progetto contenuto nel primo. Di tenore diverso sono tuttavia
i due discorsi latini recitati, o piuttosto presentati in forma di memoriali,
in quell'occasione, al pontefice Benedetto XII. Essi furono editi per la prima
volta da L. Allacci, De Ecclesiae Occidentalis atque Orientalis perpetua
consensione...,Coloniae Agrippinae, donde furono riprodotti dal Migne, Patr.
Graeca, CLI, e poi dal Raynaldi, Annales Ecclesiastici. Alla sua attività
apologetica in favore della Chiesa cattolica svolta dopo la conversione si
riferiscono varie lettere ed opuscoli, di cui cinque, in latino, si trovano in
Migne, Patr.Graeca, C LI. Poco ci resta degli scritti contro gli esicasti, che
furono condannati alla distruzione, dopo il concilio, dalla enciclica del
patriarca Giovanni Caleta (Synodicae Constitutiones, XXII, in Migne,
Patr.Graeca,CLII, COI.). L'opera principale, più volte rimaneggiata, che
portava il titolo KotTà Mocaaa?,tocvi""v (Contro i Massaliani) da
un'antìca setta ereticale a cui B. polemicamente assimilava gli esicasti, ci è
nota soltanto attraverso le citazioni degli avversari. Di notevole importanza
sono quindi le otto lettere pubblicate con ampia introduzione da Schirò:
Barlaam Calabro, Epistole greche. I primordi episodici e dottrinari delle lotte
esicaste, Palermo, che rivelano i primi sviluppi della controversia. Ma
se più nota è l'attività teologica di B., di non minore importanza, anche se
finora meno studiata, è quella filosofica e scientifica. Nell'operetta latina
in due libri, Ethica secundum Stoicos ex pluribus voluminibus eorumdem
Stoicorum sub compendio composita,edita per la prima volta da Canisius,
Ingolstadt 1604, riprodotta in Migne, Patr. Graeca,CLI, coll., B. dà una chiara
esposizione della morale stoica e mostra ampia conoscenza di Platone. Inedita è
ancora un'altra opera di carattere fìlosofico, Le soluzioni dei dubbi proposti
da Giorgio Lapita (A~astq siq T&q è7rsvsy,0d'aocq ocù-ré,-,) &7rop(otq
7rocpì ro,3 ]Pe⟨,)pytou roú Aa7r'tOou, contenuta in vari codici, di
cui il più noto il Vatic. Graer. Di matematica trattano l'Arithmetica
demonstratio eorum quae in secundo libro elementorum sunt in lineis et figuris
planis demonstrata,corfimentario al secondo libro di Euclide, edito
nell'euclide di C. Dasypodius con traduzione latina, Argentorati, e riprodotto,
nel solo testo greco, nell'edizione di Euclide curata dallo Heiberg, V, Lipsiae
(Teubner); e la Aoytcr-rtx~ sive arithmeticae, algebricae libri VI, edita per
la prima volta,dallo stesso Dasypodius con traduzione latina, Argentorati, e
poi, con un commento, da Chamberus, Logistica nunc primum latine reddita et
scholiis illustrata, Parisiis 1600, trattato di calcolo con frazioni ordinarie
e sessagesimali con applicazioni all'astronomia. Inedite sono due opere
di astronomia: un commentario alla teoria dell'ecclissi solare dell'ahnagesto
tolemaico, contenuto in parecchi manoscritti, in duplice redazione, e una
regola per la datazione della Pasqua. B. si occupò anche di acustica e di
musica. Abbiamo di lui la confutazione al rifacimento degli 'AptovLx&
tolemaici di Gregoras, pubblicata da Franz, De musicis graecis commentatio,
Berlin. Difficile è esprimere un giudizio preciso che illumini di piena
luce la personalità di B., sia perché moltissimi dei suoi scritti sono ancora
inediti, sia perché l'attenzione degli studiosi si è concentrata particolarmente
sulla sua attività teologica e diplomatica, che fu occasionale, lasciando
nell'ombra la sua opera di filosofo, di scienziato e di umanista, che
rispondeva alla sua vera vocazione. Sufficientemente chiara è ormai la
posizione del monaco calabrese verso le due Chiese. E sincero credente nella
fede ortodossa fino a quando non passò al cattolicesimo, ad Avignone, in
seguito alla condanna espressa dal concilio. E fu sincero unionista, anche se
le sue posizioni teologico-filosofiche non dovevano contribuire alla
chiarificazione dei rapporti tra le due Chiese. A Bisanzio porta lo
spirito nuovo delle più avanzate speculazioni filosofiche dell'Occidente, che
preludevano all'umanesimo e alla Rinascita. Non facilmente valutabile è invece
il peso che egli ebbe nell'introduzione del greco nel mondo occidentale. Certo
è che, oltre alle sue lezioni avignonesi, iniziò alla cultura ellenica Paolo da
Perugia e il Petrarca. I suoi interessi per matematica, astronomia,
fisica e musica, oltre che per teologia e filosofia, gli assegnano un posto
eminente nella storia della cultura e lo fanno apparire uno degli spiriti più
versatili della sua età. Fonti e Bibl.: N. Gregoras, Byzantina
Historia, a cura di L. Schopen, I. XI, c. 10, in Corpus scriptorum historiae Byzantinae,
Bormae, Cantacuzeno, Historiartum libri, a cura di Schopen, AYLOQEVILZò1;
Tó~10(; in Migne, Patr. Graeca, Filoteo,
Gregorii Palamae encomium, CLI, Contra Gregoram, XII; i:uvobL>còg rópo;
(Atti dei concilio Bénolt XII, Lettres closes, patentes... se rapportant à la
France, a cura di G. Daumet, Paris; Taccone-Gallucci, Regesti dei romani
pontefici per le chiese della Calabria, Roma, Schaefer, Die Ausgaben der
apostolischen Kammern unter Benedikt XII, Klemens VI und Innocenz VI, Paderborn;
Petrarca, Famil., I.XVIII, ep. 2, a cura di Rossi, Firenze, BOCCACCIO,
Genealogia deorum gentilium, a cura di Romano, Bari; Mandalari, Fra Barlaamo
Calabrese, maestro di PETRARCA, Roma; Gay, Le Pape Clément VI et les affaires
d'Orient, Paris; Parco, Petrarca e B., Reggio Calabria; Gl’ultimi oscuri anni
di B. e la verità storica sullo studio del greco di PETRARCA, Napoli, GENTILE,
Le traduzioni medievali di Platone e PETRARCA, in Studi sul Rinascimento,
Firenze; Jugie, Barlaam de Seminaria, in Dict.d'Hist. et de Géogr. Ecclés.,
Barlaam est-il né catholique?, in Echos d'Orient; Schirò, Un documento inedito
sulla fede di B. C., in Arch.stor. per la Calabria e la Lucania, Sarton,
Introduction to the history of science, III, Baltimorem Weiss, The Greek
culture of South Italy in the later MiddIe Ages, in Proceedings of the British
Academy, Meyendorff, Les débuts de la controverse hésychaste,in Byzantion, L'origine
de la controverse palamite: la première lettre de Palamas à Akindynos, in
OEoloyca; Un mauvais théologien de l'Unité: Barlaam le Calabrais, in L'Eglise
et les Eglises. Etudes et travaux offerts à Dom Lambert Beauduin, II,
Chévetogne, Introduction à l'étude de Palamas, Paris; St. Grégoire Palamas et
la mystique ortodoxe, Paris; Giannelli, Petrarca o un altro Francesco, e quale,
il destinatario del "De Primatu Papae" di Barlaam Calabro?, in Studi
in onore di Funaioli, Roma, Setton, The Byzantine background to the Italian
Renaissance, in The Proceedings of the American Philosophical Society,
Loenertz, Note sur la correspondance de Barlaam, évéque de Gerace, avec ses
amis de Grèce, in Orientalia Christ. Periodica, Beck, Kirche und theologische Literatur im
byzantinischen Reich, München, Schmitt, Un pape réformateur... Bénoft XII, Quaracchi-Florence; Pertusi. La scoperta
di Euripide nel primo Umanesimo, in Italia Medievale e Umanistica. Bernardo Massari.
Massari. Keywords: implicatura, logistica, Petrarca, Boccaccio, Gentile – il
latino, il volgare – e il greco! Accademia, Platone, Rinascimento italiano,
Firenze.
Grice e Massimiano – il principe filosofo -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. A philosopher who encourages Giustiniano and Giuliano -- to pave the
floor of Hagia Sophia with silver. Massimiano.
Grice e Massimo: l’orto romano -- la costituzione di Roma
– Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. L’orto. A friend of PLINIO Minore. He is sent by Rome to refer and
reform the constitutions of six Greek cities, but he declines the idea. He knows
the theory of Epittetto, and a discussion between them is preserved in
Discourses III. 7. Massimo.
Grice e Mastri: l’implicatura conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Meldola). Filosofo.– Grice: “One interesting fascinating bit
about Mastri’s ‘Institutiones logicae’ is tha it starts with a little ABC!”
Grice: “Mastri has a chapter on fallacies, too, which is fascinating!” -- Grice:
“I love Mastri – of course at Oxford, if they do history of logic, they’ll
focus on Occam – Axe Kneale!” Grice: “But Mastri explored quite a bit the
square of opposition, and modal, too – what he says about nomen, verbum,
propositio, copula, ‘regulae’ for reasoning, and so forth, is all relevant –
especially seeing that his “Institutiones logicae” is just one of his outputs:
he made intensive commentaries on Aristotle’s whole organon, and more
importantly, also his metaphysics and his theory of the soul – so Mastri
certainly knows what he is talking about!” -- Grice: “He was a logician, and
so, according to the Bartlett, am I!”Saggi: “Disputationes physicorum
Aristotelis” (Grignano, Roma); “Disputationes in organum Aristotelis” (Ginamo,
Venezia); “Disputationes in de coelo et metheoris” (Ginamo, Venezia); “Disputationes
in de generatione et corruptione” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in
Aristotelis stagiritæ de anima” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in Aristotelis
stagiritæ libros physicorum” (Ginamo, Venezia); “Institutiones logicæ quas
vulgo summulas vel logicam parvam, nuncupant” (Ginammo, Venezia); ““Disputationes
in Aristotelis stagiritæ meta-physicorum” (Ginammo, Venezia); ““Scotus et
scotistæ Bellutus et M. expurgati a probrosis querelis ferchianis” (Succius,
Ferrara); “Disputationes theologicæ in
Sententiarum” (Hertz, Storto, Valvasenso, Venezia); “Theologia moralis ad
mentem dd. Seraphici et Subtilis concinnata” (Herz,
Venezia); “Theologia moralis” (Milano, Mansutti), “Philosophiae ad mentem
Scoti” (Pezzana, Venezia); Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Forlivesi, Scotistarum princeps. Mastri e il suo tempo, Centro Studi Antoniani,
Padova, M. Forlivesi, Mastri da Meldola, riformatore degl’imperfetti, Meldola, Forlivesi,
"Rem in seipsa cernere" (Poligrafo, Padova); T. Ossanna, M. conv.
Teologo dell'incarnazione, Miscellanea Francescana, Roma Mansutti, Quaderni di
sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, Bonomelli, schede
bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa,
Hermann Busenbaum Bonaventura Belluto Giovanni Duns Scoto. Treccani Enciclopedie,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cum SIGNIFICARE derivatum est quo patet SIGNUM
dicere ordinem, et ad potentiam cognoscente in sed ad huc dubiuin est denominibus
ipsis substantivis solitarie cui re-præsentat, et AD REM SIGNIFICATAM, quam re-præsentat.
Divi sumptis. Et extra propositionem spoflintnedici termini, nam ditur porrò SIGNUM
inforinale, cutly currere subiecti, atque ita vt verba habere rationem termiplicabimus.
ni. Refp. “currere”, et
“moveri” esse verba tantum grammaticaliter at apud logicum æquiualent nominibus
CURSUS et MOTUS, unde apud. Dubium tamen
est de adverbiis, coniunctionibus, signis quantitates – ut: “omnis”, “aliquis”,
etc. casibus obliquis et similibus, an
rationem terminis ubire possint etiam in secunda acceptione. Af De Terminorum multiplicitate
ratione SIGNIFICATIONIS, X varijs capitibus solenttermini MULTIPLICARI et
variæeo t rum divisiones atlignari, ex parteniiniru in SIGNIFICATIONIS, actu fungatur
munere subiecti et prædicati, fediufficit aptitudo, ut ad tale in unus possit assumi,
et non eam habeat repugnantiam quæ reperitur in aduerbiis, conjunctionibus, et similibus
men substantiuum extra propositionem dicetur terminus non ineo. Qu oad alteram qux
siti partem Terminus universi in sumptus dividitur in in en talem, vocale in et
scriptum vt notat Tatar. tract. 7. de
suppositionibus comm. Secundo sciendum, quæ divisiolumitur ex triplici propositio
nuingenere. Hæc eni in propo in alterius cognitionem venire, ut IMAGO respectu Cælaris,
VESTIGIUM rel pectu feræ transeuntis; quade causa Scotus 2. d. 3. quæst. 9. et
quol. 14, hoc secundu in SIGNUM appellat medium cognitum, qui a vc ducat in COGNITIONEM
SIGNATI, prius petitiplum cognosci, il propriem dicitur SIGNUM, et definitur ab
August. [AGOSTINO – Del maestro] citat, ea tamen definition etiam formali conveniet,
si prima pars deinatur, et dicatur SIGNUM efe, QUOD FACIT NOS IN ALTERIUS
COGNITIONEM VENIRE. Hæc tamen SIGNI descriptio, quam vis sit ab August.
[AGOSTINO], tra Pars Prima Inf fit.Tract. I1. Cap.1. elf obiectum ipsius formalis
propositionis mentatis, et intticuitur in Hasaute in termini propriem sumpti definitiones
itam explicat Tatar. Ese propositionis obiectiva peream, tanquam per forma mextrin
ut SENSUS sit terminum eleids in quod tanquam in EXTREMUM proposecam, itaque PROPOSITIO.
Mentalis in hoc sensu, nim irum ob fitio cathegorica elt in nediace resolubilis
MEDIANTE COPULA verbali, iectivem sum pradicitur habere terminos; et extrema, quia
in se et diciturim mediatem, ad remonendum litteras et syllabas, quia continent
subiectum et prædicatum constitutain esse talium per licet propositione solvatur
in litteras et syllabas, non tamen in propositionem formalem. Quarem cum intellectus
enunciate ebomo mediate, et id e om litteræ et syllabæ NON dicuntur “termini”,
el est s nimal interna et formalis propositio in se non continet sub tiam licet
propositio hypothetica resolvatur in terminus media iectum, neque prædicatum, nec
terminos, sed tantum propositio tem, non tamen immediatem. Sed resolvitur immediatem in propositione
objectiva. Yt etiam hic benen notavit Ovvied. Nomine autem ter sit iones simplices,
ex quibus componitur. Posset tamen ab sque mini mentalis duo possunt intelligi,
scilicet res quæ mente concipi scrupulo etiam propositio simplex appellari terminus,
quando tur, ac ipla cognitio, seu v talij loquuntur conceptus formalis, in hypothetica
tenet locum subiecti, ut notat Arriag. Nec obeit et obiectivus. Et quidem siin primo
lentu sumatur, scilicet, prom illam etiam constare terminis, nain benem potest id,
quod in se est re concepta, terminus mentalis am vocali et scripto differre non
quasi totum, esse pars respecta alterius totius, ut patet in physicis videtur, eademen
im prorsus est res, quæ in ente concipitur, vo de corpore respect totius hominis,
et in aliis multis, ut discur, cede proinitur, et calamo exaratur; at IN
SECUNDO SENSU, scilicet, renti constabit. Et iuxta hanc secundam termini acceptionem
coproipforei conceptu differtam vocali et scripto et dividisolet in et subiecti
et licet in propositione de secondo adiacente, quaquia cum sit ignarus SIGNIFICATIONIS
vocabulorum latinorum, concilis est ista: “Petrus currit.” -- lý “currit” videatur
fungi munere prædipit solum modo vocis tonum, non autem rem per illam vocem SIGNIFICARI,
re tamen vera non tantu in habet rationem prædicati, sed etiam ficatam, scilicet
hominem. Porrom licet logica proximem vertetur habet vim COPULAE, cum faciat hunc
sensu in: “Petrus est currens.” -- yn circa
terminus mentales; et vocales non nisi ratione mentalium at delicet ut gerit vices
prædicati, sit terminus, non tamen vegerit vitendat, quia tamen termini vocales
sunt clariores, et pereosinno ces copulæ. Et si dicas in hac propositione “currere”
est “moveri”, ly – motes cuntinentales, frequentius agit logicus determinis vocalibus,
at, veri, quod est verbum, habere tantum rationem prædicati, fique id eonos et iainde
inceps deistis agemus, ac eorum divisiones ex sirmant aliqui, co quia in propositione
possunt habere locum prae ex parte MODI SIGNIFICANDI et ex parte REI
SIGNIFICATAE. Ex primo dicati et subiecti, ut si dicatur “Petrus” est aliquis, omnis
est tercapite, quantu in ad præsens spectat, solet in primis dividi vocalis
minus syncathegorematicus, preter, ost adverbium, est coniun-terminus in significativum,
et non significativum. Ileeit, quiali quid tie et sic dealiis. Immo suent. cit.
hac ratione tenet etiam voces SIGNIFICAT, vc hæc vox “homo”, qui naturam SIGNIFICANT
humanam, ister non significativas e se terminos, nam dicimus “bliteri” nihil SIGNIFICET,
qui nihil SIGNIFICAT – vt “blittri”, “buf”, et “baf.” Sed ut ita divisio lit
cat. Quin etia in Arriaga ob id addit litteras ipsas ese terminos, quanreemtem tradita
intelligi deber determine in prima acceptione assignar dosolz accipiuntur, nam dicimus
A et t littera.Verum in probabi- tacap præced. Nam in secunda acceptione omnes termini
sunt signi lius alii negant, quia adverbia, coniunctiones, et alia id genus nun-
sicativi, cunies epoflint subiectum, et prædicatum in propositio quam ratione sui
et formaliter sumpta fungi possunt munere subie- ne. Terminus igitur vocalis in
tota sua latitudine sumptus dividitur emti, et prædicati, unde in allatis propositionibus
semper aliquod in significativum et non significativum -- quæ divisio ut benem per
substantivum intelligitur, in cuius virtute fungunt urila oficio sub cipiatur, cum
terminus vocalis constituatur in ratione significan iecti et prædicati, ut in ila
propositione “Petrus est aliquis” am parte tis per significationem, videndyınett
quid sit significare et quid sit si nos venire in cognitionem alterius scili ta
in oppositionem sequivelimus, tunc cum Tatar, que in seq. Arriaga, cet naturæ humanæ, unde SIGNUM debet ese tale,
ve il coognit oper tract. 1. com. 3. Ad 1, dicendum est ad hoc, ut aliquid sit subiectum
SENSUS, mediante illo deinde veniamus in cognitionem rei, cuinqua in propositione
sufficere, ut sit vox significativa NATURALITER commu- lignum habet connexionem;
hinc significare nil aliud erit, quam niter, id est, ut possit re-præsentar ese
ipsam, quod elt significare aliquid aliud am se distinctum re-præsentare potentiæ
cognoscenti. Ex large et est illud, quod absque sui prævia ARISTOTELE Definition
allata videtur ilis competere solu in, quando sunt in cognition aliud nobis re-præsentat
et in eius cognitionem du propositione.Verum non ita rigorosem intelligenda est
illa definitio cit, quales sunt species IMPRESSA ET EXPRESSA respect proprii obie
nam ve aliqua dictio dicatur “terminus”, non eit semper necesse, quod eti, et in
instrumentale, quod PRAE-SUPPOSITA SUI cognition facit nos. No dita et obcanti doctoris
authoritatem ab omnibus pallim ro sitio “homo” est animalli siat mente, dicitur
mentalis, si voce, voce pta, non recipituram Poncio disput. log. quæit. i, eamqu
calis, li scripto, dicitur scripta. Terminus ergo dicitur mentalis impugnat quo
ad veramque partem; quo ad primam quidem cum ampula verbalis, seu verbum, ut verbum,
rationem termini nequit vleii natum, et non ultimatum. Ultimatus est conceptus,
seu cogai habere, tum quia copula non est extremum propositionis, sed ratio rei
significatæ per vocem aliquam, velim scripturam, ut cum audition coniungendi extremi.
Tumqui ain eam propositiore solui non ta voce “homo” illud percipimus ‘animal’
[ZOON], quod est ‘rationale’ [LOGIKON]. Non ylti potest, cum enim sit formalis
et EXPRESSA extremorum unio, matus est conceptus ipsius vocis, vel scripturæ significantis
non yl facta eorum dissolution manere non potest. Tumdemum, quia trase ex tendens
ad re in significatam et ideo dicitur non ultimatus. Ve SENSU, quod actu extra illam
exerceat officium termini, sed quia ludverom primum vocat præcisem rationem cognoscendi,
quatenus intra illam fungi potest hoc munere. Unde dicatur terminus non præcisem
eit quo aliud cognoscitur, et non quod cognoscitur. Si actu, sed potentia. Nec aliud
probant Complut. cit. oppositum signum autem instrumentale est, de quo agimus in
præsenti, et quod it in entes. Eum dimontesa SIGNA ni. vocalis, vel scriptus, pro
ut subiectum, vel prædicatum proposi SIGNUM esse id, quod præter sui cognitionem,
quam ingerit senpbutionis et mentale, vocale, vel scriptum. Solent extrema quoque
doc. red arguit, quia non complectitur omne SIGNUM, quia po propositionis mentalis
termini appellari, quod quidem de propolilent dari SIGNA spiritualia, qux
deducerent in cognitionem tione formali, quæ eit actus, et secunda operatio intellectus,
in aliarum rerum, nec possent percipia SENSIBUS materialibus telligendum non est,
nam propo.icio in hoc lenluettyna simplex Quo ad aliam verom partem, in qua ait;
quod SIGNUM facit venire op eiro in cognitionem alterius eam impugnat, tanquam
ab Arriag. 4 modificat, et facit tal iter Significare, idel treddit eius significatio.
raticam, quia obiectum facit nos in cognitionem suivenire et tanem, vel universalem,
vel particularem, vel affirmativam, vel metbon dicitur signum. Rursus Deus ipse facit nos venire in cogni- negativam:
et dicitur aliqua liter significare, non qui averem, et pro tionem multarum reruin
eas nobis revelando nec tamen abullo priem non significet, sed quia significatum
eius non re-præsentatur vocatur SIGNUM ilarum rerum. Præter eam cognitio est SIGNUM
ut res per se, sed ve modus rei, id est exercendo modificationem rei, quz cognoscitur
per ipsam, et tamen non facit nos in cognitio alterius rei, qua de causa negat Arriag.
sect. 4. e se perfectem terminum. Dem venire. Addit Tatar. terminum mixtum id est
partim cathegorematicum, par Sed nimisandacter inficiatur Poncius doctrinam D.
Augustini [AGOSTINO], tim s yn cathegorematicum, et est ile, qui impositus ett ad
signifi qaamomnes venerantur. Ut communis magistri, unde mirum essecandum aliquid,
seu aliqua et aliqualiter simul, ut hæc vox ni. non debet, quod sz pius hic auctor
minirmu ob ore suffuse dsoctri- hil, quæ imposita et ad significandam negationem
omni sentis nam Scoti przceptoris audeat impugnare. Oprima enim eit illa hæc enim
ipsa negatio est illud aliquid, quod significat, quatenus description quo ad omnes
partes, si benem intelligatur, naimnduzæ verom illam negationem significat universaliter
cuius cunqueentis, folenta signari conditiones alicuius, ut alterius rei SIGNUM
didicitur significare aliqualiter, fic eciam significar subiectum pro catur, una
est, quod nos ducat in illius rei cognitionem, al positionis indefinitæ, namin materia
necessaria æquivalet univer cara est, quod ducat in eius cognitionem, quatenus cognicas
lali – ut, “Homo est animal” æquivalet huic,
“OMNIS homo est animal”, et quarum conditionum utram queo primem exprimit
definition SIGNI in materia contingenti æquivalet particulari -- ut, “Homo currit.”
Augustino [AGOSTINO]
tradita. Nam per primam partem definitionis secun- æquivalet huic: “ALIQUIS homo
currit.” Ad hoc tertium genus reducit dam exprimit conditionem. Vulceni in rein,
quæ in servirede- Tolet. lib. 1. cap. 12. Et Arriag. sect. 4. Omnia adverbia v...som
bet pro alterius SIGNO, prius noitris SENSIBUS cognitionem sui inpienter, doctem,
conc. Sed non placet, quia cum discrimeninter termi gerere debere, pecificat autem
SIGNUM efe debere SENSIBILE, quia nos cathegorematicum, et syncathegorematicum sumatur
præser. Ut notar Doctor 4. d.1. grætt. z. &
3. SIGNA SENSIBILIA sunt maximem timin ordine ad propositione in ipes pro sianu
isto excitare intellectum coniunctum am SENSUUM et per se potest esse subiectum,vel
prædicatum propofitionis, ille ministerio dependentem, ut in alterius rei cognitionem
veniat; verom, qui non potest esse subiectum, nec prædicatum, nisi cum ad per alteram
verò partem definitionis altera quoque conditio exdito, consequenter adverbia
omnia erunt termini syncategorеinati primirur, contraquam nilvrgent instantiæà
Poncio adducta ci, quiase solis, et sine addito non possint esse subiectum, vel
pre quia obiectum facit venire in cognitionem sui, non alterius, dicatu in propositionis,
et per se non significant aliquid, sed potius hoc facit venire in cognitionem sui,
quatenus cognitum, ut fa aliqualiter. It signum, sed quarenus cognoscibile. Nec
etiam Deus hocmo- Potiori ratione ad hoc tertium genus termini mixti nomina
adie do ad inftar SIGNI ducitnos in rerum cognitionem, quatenus eti vare duci possent,
quam visenim Hurtad. disp. l. sect. 10. mor cognias, fore as revelando, quod ad
huc facere possec, etiam dicusc ontendat esse terminus syncategoremnaticos, quia
non SIGNIS prius am nobis non cognosceretur. Cognition denique esse ficant per se,
sed CON-significant, v. g. “bonus”, non significat per se, bg num rei cognit xper
ipsam formale, vedicebamus, non et determinate aliquid, nisi ad datur alicui, v.
g. “Petrus [est] bonus”, Ta autem instrumentale, quod solum propriem dicitur SIGNUM
et men si nominum adiectivorum significatio benem confideretur, vide ab Aug. [AGOSTINO]
definicus, et ideo cognitio propriem loquendo non di bimus, quod liceti n determina
cem aliquomodo significent, ratione e in er facere nos venire in cognitionem
rei, quam re-præsentamen formæ significatæ se cum afferent aliquam determinationem,
quia non ducit nos in cognitionem illius rei, quatenus nam “doctus”, v. g. doctrinam
importat, quod non eucnit in SIGNIS quan cognica, lea ut medium cognitum, sed ut
ratio cognoscendi. So- citatis omnis, nullms, doc. quæ nulla in prorsus, rem determinatam
lum autem SIGNUM instrumentale est illud, quod hic definitur significant. Accedit,
quod nomina adiectiua possunt esesaltim præ Ethocignem instrumentale ad huc duplex
est, aliud naturale, dicatum in propofitione, v. g. “Petrus est doctus” -- quod
SIGNIS quantitate it, quod ex natura sua independenter ab hominum voluntate
tispror sus convenire non potest, ergo nomina adiectiva commodem aliquid re-praesentat,
ut sumu signem, et universaliter omnis es- ad hoc tertium genus termini possunt
revocari, quod etiam tenent sutus suam cusum, qui præsertim si sensibili serit,
dicetur tic Casil. cap. 3. et Arriag. cit. cum significant aliquid, et aliqualiter,
vn suncauz juxtam sensum definitionis allaræ. An verom it aèm contra de rem anet
sola nomina substantiva esse propriè terminus categore cala dicipole SIGNUM sui
effectus, negar Hurtad. disput. 1. fet. 4. maticos, quicquid hic dicat Ouuied. Quia eicauíz cognition ducat
in cognitionem effectus, tamen, 7.Rursus terminus categorematicus subdividitur in
simplicem boset ordinate ad illum re-præsentandum. Sed planènonmi- seuin complexum,
et compositum, seu complexum, quam diuisio mes ordinataet cognitio causæ ad nos
ducendum in cognitionem quidam sic explicant, quod complexus est ille, qui constat
ex benefectus a priori, quam cognitio effectus sic ordinate ad noti- pluribus dictionibus
– ut: “homo albus” in complexus, qui unica gau tiamanfz à posteriori, quareratio
Hurtad. Parum valet. Acinder dictione, ut “Homo et albus”, ita Roccuslib. i. introd.
cap. 8. quinzalij, quod licet icar esse habeat, solata men cognitio, qux Blanc.
libr. z. sect.2. At ve bene monet Tatar. tract. 1. coin. 4. hæc ex perfectum habetur,
dicitur haberi per SIGNUM, unde sola demonplicatio potius grammaticalis est. Grammaticus
enim voce millam Horacio, posteriori, quzelt per effectum, dicitur a signo, et idiom
appellat complexam, quæ constat ex pluribus vocibiis, et eamin solum efectus dici
potest SIGNUMcausæ, non è contra. Verun mne- complexam, quæ constat una tantum,
at non sic est apud logi que hoc viget, licet enim cognition habita per effectum
velutisen cum, qui non attendit unitatem, vel pluralitatem vocum, i ed Ebuiorem
causa, magis propriem dicaturam signo, niltam enim- conceptum in intellectu, cuiiltæ
subordinantur, unde etiam si sint pedit, quin et cognitio habit a per causam po
sic diciam signo ab- plures dictions inter se connexx, sit amen in in ente v numtan
solute loquendo. Poc est igitur etiam causa dici SIGNUM sui effectus, tum generant
conceptum, terin inum conitituunt in complexum &przsertim quando sensibilis
est, vnde a Theologis sacramenta dive v.
g. Marcus Tullius Cicero [CICERONE], et è contra fivnatantum sit dictio, cantur
SIGNA gratia, cuuus sunt causa, ita clarem colligitur ex Do- conceptum tamen generet
complexum, erit terminus complexus; vt Gore. d. 1. Juzit. 2.$. De secundo principali, et sequitur Cafil.
cit. et nemo, “Amo.” semper, quæ æquivalent his, nullus homo; “Ego sum amans”, omni
Atriaga difputat. 3. fect. 2. Aliud
vero est SIGNUM ARTIFICIALE, seu ad tempore. placitum, et et: quod ex hominum impositione aliud repræsen-
Alii proindefic explicant, quod terminus in complexus est ille, est, ficramiset
SIGNUM venditionis vini, sonus campangelt cuius partes ab in vicem separatæ nihil
significant, aut non lignih fgrum lectionis, et vox illius rei, adquam significandum
eitim- cant illud, quod in integra dictione significabant – ut, v. g. “dominus”
posita. Ubi tamen est advertendum etiam in vocibus ipsis non est terminus in complexus,
quia licet partes, in quas potest dividi aprum significationem AD PLACITUM reperiri
posse, sed etiam natu scilicet “do-“, et “-minus” sint significativæ, tamen in toto,
et integra salem, ve par et degemica in firmorum, et latratucanum. Et ideom
dictione hanc significationem non retinent: Complexus verom est il temiaus vocalis
significativs sub dividi solet in significativum nale, cuius partes eandem retinent
significationem, quam habebant licet, et AD PLACITUM, et hic ad Dialecticus mpectat
non qui- in toto complexeo, tiam ab in uice in separatæ – ut: “homo iultus”,
enlecundim tuam realem entitatem, ve vox est et fonus quidamn ita Amicus g. 2. Ruuiusq.
4. Complut. cap. 3. Sot. lib. 1. cap. 9. decaufaeus, Id secundum quod impofitus
est ad res ipsas signi- Ioan. De S. Thom. [AQUINO] lib. sum. cap. 4. & alii
passim. At hoc dupliciter ledias, et conceptus mentis exprimendos, in hoc enim lenluvo-
inteligi potest, velita, quod terminus in complexus sit ile, cuius se nere dicuntur
ad inftitutum Dialecticum, ut dicemus disp. Partes Separatæ non eandem habent significationem,
quam habe vocibus, vbictiam declarabimus, per quid constituatur ratio bant in integra
dictione etias migillatim sumptæ, in quo SENSU quod coria nificativus, et ideo per
se non significat aliquid, nec po- seca, acdere vpatett. Al Velscito amipnto enlluingtitiulrla,
nqoumodinpar, tevsetneortmaitn Fioin veelelubecom, et prædicatum in propositione,
sed cumalte- coinplexi separatæ non retinent eandem significationem, quamha
consortio aliquis inde de sumpdtiæctionis Respublica lus, vt notat Tatar. tract.
7. com .1.§.Tertio Sciendum , scio vera est, ut constat partibus illius fins, cuius
significationem modificet wessatenusa diuncur cathegorematico. n. IM Pm Pow s
JTONx AM Ve mov Ax. - . "T Vhelmadp e dm B^ us NIRÍa Y. WS em i Em us MAY
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Aduerfantibus tüm Vcterum,tüim Recentiorum | iaculis Scoti LO GICA vindicatur,
1 | à PP. Magiftris Be4RT HOLOMEO AMcASTRIO DE
MELDVLeA ^ -— Eminentifsimi Cardin. Cc/44 P OSN: Theologo, QJ — BON«AVENTVR-A4
BELLVTO DE CcATcANcA , nunc Sicilie Prouinciali 1 Olimin Augufto S. Antonij
Min. Con. Patauino Collegio | : Regentibus , | Editio Secunda, Priori
caffigatior, C audior , nouifg. Indicibus, / 5 x C Additionibus exculta. iia |
Eminenti(s.ac Reuerendif(s. Principi O. BAPTSITZE PALLOTTO^€« $. R. E.
CARDINALI AMPLISSIMO. Dicata . DENENIEOAN m -— Guo 00 EAT LNQESE : * VENE -
Typis Marci Ginammi . : ——————— ABO VTAUTVAAPTUE| a er 1x4 Av dy bares VEA 1 :
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UOS depen ep qu quaque s Coo VEminentifs. ac^Reuerend, Prinopi 8 IO. BAPTIST 7E
Boxe LhbeOo- TpoCPO S. R: E- CAR DINALI AMPLISSIMO. Fr. Bartbolomaus Maftrius
Min. Con. Eraphicum D. Bonauenturz Collegium Romanít, cuius modó
clauumtenes,& protectionem incom- 4 parabili prudentia geris Eminentifs.
Princeps Reli- ite noftra veluti pomarium eft, in quo tugibus cientiarum
fontibus fub doctiffimorum Pracepto- rum difciplina plantulze quotannis a'untur
, ac indé translatae deinceps in immenfías excrefcunt arbo- res ; vel potius
eft cquus Troianus diuina Palladis arte confe&tus,qui fingulis triennijs
(trenuos militcs omni litteratura mu- nitosin Seraphycam nebgiunen ab aluo
dimittit ; Hinc infulati Procc- res; hinc purpurati Dynafte, hinc Do&ores
prodiere celeberrimi , qui eruditione Vniuerfitatum fubfellia, eloquentia
Ecclcfiarum fuggeftus, & elegantiffimis lucubrationibus Typos illuftrarunt;
ex hoc ( inqui) Ocea- no tot ingentia lumina defluxerunt , ex hoc Celo tot
fydera corrufca- runt ; At fi ha&tenus tot honores, profectus tot, ac
vtilitates ex hoc Col- legio in Religionem noftram promanarunt, nunc fub
feliciffimis prote- &ionis tu aufpicijs in horum omnium; & maiorum fpem
Fi gie en in diem quoq; Men & augct ardentiffimus ille zelus, & fedula
cura; qua Oollegislium litterarijs exercitationibus ínuigilas , & quicquid
corum prcfectui prodeffe potcft alacriter promoues . Cum jgitur Emineutifs, a
ài Cat- - Cardinalibus huiufca Sapienti Prote&oribus Religio noftra tot,
titifqz cumulata beneficijs mulcü fe debere fateatur , iftius ego indignus
filius, & illius pufillus alumaus;penfuim quod pro mea parte poífum E. T.
in huius voluminis dicatiouc humiliter exíoluo, tantaqs munificentia: quantum
mihi licct refoondeo, vtiqs maiora daturus , non inter omaes Minorum Magiítros
minimus effem; paucis ab hinc meníibus paruam Logicamà mco Typographo
accepifti;nunc magai Difputationibus ; & Queftioni- bus contextam ab ipfo
Autore fufcipe, in qua (eipfam cultu deuouct ET. cui vencrabundus Celum
precatur vudiq feliciateseffundene, —' Phases di COLLEXESC TOO Ro F.
BARTHOLOMZEVS MASTRIV S. Cce tibi Logicam iamdenuó recufam , nouifg 4 dditiont-
bus locupletem salia plura ad occurrendum Recentiori- bus,nifi volumimis moles
id egré tulifíet, fuiffent adden- da, qs autem locis, quibus ad hunc finem
aliquid adinn- ] gidebebat , Lecforem ad Metaphyficam remitto , vbi ex
infiituto obieci iomibus eorum in Logica factis refpoudeo ; Id autem fülus.
Jfeci fne. facio, fine comite dilecf ifmo A. R. P. Collega meo Bonauentura. ^
Bellute facultate mibi ab ipfomet concejfa ne offre neceffitudinis iura
lederentur. Quamuis enim ab initio animus effet , ntdum totum corpus Philofophicum
(vt iam f'adfumest ) fed etiam Metaphyfrcam ffmul , ci communi [ludio
contexere, & communi nomine T ypis tradere ; uia ta- men qua de nouo
euemiunt nouo indigent confilio, cum poft feré de odd 1um Philofopbicumopus
nece[fatatibus quibufdam domeflicis in Sicilian eius Prouinciam reuocaretur
animo quamprimum ab eis fuiffet expedi- tus in Italiam reuertendi, vt
Metapbyficam pareremus 5 cum interim ad Prouincialatus culmen ob eius egregia
merita affumptus effet , videns Jexture Metaphyféce, que tota ex integro poft
eius difceffum paranda te-. ntbat, tum ob nimiam diflaniams tumob grauis o fic
occupationis,ma- num admouere non poffe
nedum-vt Metaphyffeam concimnarem folus, at euulgarem ( prout iam
c&pi priarem Tomum edendo) mibi prgmifft , fed. etiam vt Recentioribus
noffra communia Logica , c Philofophica impu- gnantibus occurrerem, prout
ferebat occafjo 5 opportunitate namq s laci , «t volumina,que indiem in leuem
prodcunt, mibi funt magis ad manum, € Veneta prgla , quibus vtimur propinquiora
. ip tamen ne ffudys vale dixiffe putaris , curis dome[Heis adbuc non
obflantibus Tracfatuna de Incarnatione eruditifimum inunlgauit, peraifa
Prouincialatus fan df ione, alja plura infrgnis eius litteraturi fpecimina
daturus . ; a5: DO- DOCTRINAM S)SO;)OTIC.A Celitis, cy hwnanitia, approbata,
commendata . Oannes Dunfius Scotus dum adhac pacculus litteris incumberet,
vtqui ab incunabulis omne in Sacrat;(Tiimam Virg;né Dei Ge- nitricem obfequmum
voucta: fertur ali.(uando vchementius cam oralfe, vt ntelle&tom illummare,
vcgetioremq; reddere dignare- tur; cui mox /omno coriepto Deipara dme apparet,
[cien- tiarum copram,& ingens in ei(dem addi(cendis, & cxprimendis
acumen pollicetur; gratias ille gaudens. agit expergefactus Vir. ginca 2
ppaniciene lcabundus,ftudia profequitur,& Dei Matris bencficio
illu&ratam bi experitur :ntelle&um. F.Cauclius in. vita Scod c. 1.
Vvane dingus tom.3. Annal. R chig. in vita eiufdem. Pari(ijs Ioann: Dono Scoto
pro immaculato Corceptu 'Deiparz à Labe origi- nal! pr atuto» at |; coixius
deprecanti , repetentiq; Verf, Dignare me Laudare: te P'irgo Ne da mibi
virtutem contraboites tàos3. Dwaae Virginis imago mar- morea caput inclinauit,
cO ]; miraculo victoriam benigné poliicita eft , atq; in eam; formam, adhzc
vfq; tempora (acram Imaginem perítare Patifijs tettantar ex Fer- Chio noítto in
Vita Scou c. 5. Ioannes Pineda Soc. Iefü in aduerteatijs D. Ioan. Re- js Aragon
pro immacularà Concept. Gregor. Ikuis ante Commerx. in 4. Ioan. de. ngancllis
in 1 .fent.Chry toph. Moren.de purit. Virg.c.4. fol.275. Ioan, Baptifta -
Lozanà Carmelita in A pol. pro immacul. Concep. In Rcuelationibus Beari Patris
Amadei Angelus eidem teftatus eft Ioannem Dunfiam Scotum ab legia Aazclorum
dilectum multum , cum ptimus gladium: füum exemcerit pro immaculata etufdem Virginis
Marizt Conceptione ; Eumqy; mo4 - muit, vt in difficaltatibus de auguüiffimo
Altaris sacramento Sco do&rinam con-, falcret; fic ex eodem Ferchio loc.
ci«« Ludouicus de Máganeliisà Pola in vita Dun- fij, Demptter in Menologio
Scot. 4. Nou. , : Bcflatton Cardinalis in Conc. Florent.ad conciliandos Latinis
Giwcos ipf (fimá M Scori do&riaam vlurpauit in 1.d. r1. q. 1. An Spiritus Sanctus: procedat
à.ate , &. Filio, Sic inorat. pro Vnione tom. 4. Conc... i Sianislaus Ofius Catdinalis vnius Scoci
authoritate ex quol. 10. totam Ecclefia Catholica? (ententíam de M.(fz
cfficacitate corroborat contra. Breatium Harefíat- cham lib.;, de Legitimis
ladicibus cerutn Ecclefíaft, c: 221. quamuis inquit , multi int, qui
tra&tent quet, haac, vtrum Saccerdocismali Miffa tantundem valcatquan- tüm
boni ( tractant .0« cam [homas de Aquino, & cius praceproc Albertus , Bo-
nauentura, lo. Gec(on, Gabiiel Biel, & alij nonnulli ) nos tàmcn vel: vniu$
Ioannis Scoiiteftimonio conten erimus, &c. : : MS I1cebinus Bargius iuifa
Patram Conc. Trid; vnam ad. Szoti mentem compofuit quz (tionem, quam in t .d.
17.q. 1. 1.. alltit à Sacro(an&ta Synodo approbata , & iuxca Scori
placita dcfiaitam , »picicu Sancto , qui scocun iülattrauerat , illuttcance
vniuctíos Patres , Ioannes de Ragu(io Dominicanus Otat. in Cóc. Ba(ilieafi
habita dc Cómanione fub vtraqy fpecie (& refzrtur à Cani(io anci.]uz
Le&tionis to. 3. pat. 2.car.103.) ait , liem Scotus;qui prae altitudine,
& (ubrlitate do&cinz anthonomaflicé no.nca Do- €toris Subtilisobtinuir,
in 4.d.8. 3.3. Vcr
Sacramentü à no iciunis potlit recipi &c. Extat Decretum Saciz Coagreg.
Cardinalium ance annum 1610. circiter lancie tum, quo przcipituc
do&teinaram , auc librorum Cenfocibus , vt quicquid. Scot etíe «oattacet, inta&um, inu. olatumque
adinitcecetur , P. Cauel. ia vità Scoti cap. $« à€ V vandiagus t0:n.3.. Aanal, i&elig. invita
ciu(dem . Aotoais de Fans l'acuinaus Medicus in Epit. dedicat, Scoxici
Repertocij qued bti po LE quod mare magnum appellatur, de Scoto loquens inquit
, quis in Dialc&ticis argu- menrationibus acutior? quis in pcripathetica
lhilo Ínbhis profundior ? quis in facr:s enodandis Mifterijs vigiluntior? cuius
rei fingulare iadiciam eft irccfragabilis vbi- ipfius adco vencilata
fabtilitas, & celebrata fapientia, vt cum plurima excellcn- tium Virorum
velumina in poblicis Concil;js dearticulata fuerint , corumque artí* culi (ub
exco-nmunicat:0n'$ no:a. fucrint promulgati , candidiffima Do∨s volu- -
mina abíqüe vlla erroris caligine hinc víque in diem ;nuiolata permanfernnt, Et
in epift. ad Le&orem; Q»em vnum ( Scotum) nter Sacrz Theologi profcílores,
vt inter Enangelittas de B. loanne incoafetfo eft, aquilam , aut alteram mundi
phaeni- cem iure nuncupauerim , llius (i ;uidem opera (i paulà accuratius
introípiciamus eadem cumaliorum operibus Theo'o;orumconferen:es , non humano
quidem ab ingemo, (ed vel angcl:co, planéq; diuino, vel pocius à coelciti
quodam numine pro- fe&a, & excogitata fuiffe | intelligemus . Do&oris (ubtilis Opera
inoffenfodecurrenda pede , ficut de Hilari libris fcri- pfit ad I etam
Hieronymus, teftatur etiam Antonius Poffeuinos *ocict. Ic(u in fuo apparatu,vbi
de Scoro loquens ait; In (cri pturis diainis,ac in Philofoph:a Ari(t.adeó Dew »
vt in Diíputat onibus palmam caeteris prar; peret, at jue ob id Do&or rilis
fuerit appellatus ; & infray cutus doctrinz graue iilud teftimonium extat,
eius Libri abíque vllo erróris nzuo ví.jue in banc diem 300. circiter ancos in
omenicis Concilijs inuiolati permanícrint; & rurfus , Haud mirum fuerit ,
ait » fi ingenium Dodoris (ubtilis mode(tia & charitate przditum
alüffimosfen(us erue- 're potaerit ad veritatem indagandam s nunquam cnim (nam
fententiam profert in aliorum iniuriam, vcl depreffionem , quin quorum. errores
conueilit , aut op:niones di(cutit, adeb 1d modetl? , & plerumque fuppredo
noxine facit , vt chcift ano pc- &orc haufi(fe à Domino (apientiam conijci
poffit . ! : - Thomas de Vio Cardin:l:s Caietanus Od. Przd:c« in Comm. 1. p. q»
t4. art. 15. 3 rarum (quod nec à Sequacibus addi&tifimis ) profundiflima
Scoti doótr oz profcrc »à Ote.) Encomium: Dum .n. folutiones parare nititur ad
ar;umenta. Scou , quibus oppu- Y gnatur, Deum cerià (cire futura contingentia
cx coc ftentia a&uali furaroium in " aeternitate; libero fuo genio
confitetur, | olt quam ncminen, ex Thomiltis rem actu &b (Autt^ terigille
viderit, poft quindicennalem tibi irritam fpeculaionem, tandeu opus fui(- ie,
te 0- (e écolo delapfa re(pon(a Scoti obie&ionibusoppcncre ; id , quod an.
etium fuerit * . afecutus, iudices fint ipfimet Thomitiz, arque Nco:berici Thcolog;
. - Sixtus Sencn(is Ord. Przd. tom.1,lib.4. Bibl.o:. fol.285 habei, loanncs
Dun(üiu Vir admirandz cruditionis, (ubulirate pra ditus . Alfonfus Ciaconus
Ord. Przd. in vita Cle. V. Ioannes Scous in diuins fcri- is, & Fhilofophia
Peripathet ica veríati (limus ob ingcnij acum n, & rerum ab- itiffimarum
accurati(fimas inter pretariooe Do&or fubtilis vocstus . Cardinalis
Bellarminus Societ. Iefía de Scriptoribus Eccleaft. Ioanaes Duns Ord.Min. Vir
fuit acuciffiino ingenio praditus . Ferdinandus Salazar Societ. Ie(u , lib. de
immacul, Concept. c.15. longé alia eft (abtil:ffimi- Do&oris Scoti mens ,
qui quemadmodum omn bus Thcologis imma- culatz Conceptionis propaganda Auctor
extitit, ita nihil prtermilit , quodin hac re ad maiorem Virginis glor'am facere
poísct ; & c, 42. Ioannes Duns 5.0tus prae- cipuus, & maximé puc
Conceptionis vindex, qur tantam haic do&trinz tuaauuho- ritate fidem co
mpata ut, quantam nullas alius antc, vc] poit ipfum Iacobis Breullius Ord, 5.
Benedi&i Antiq. Pari: lib. 2. 6264. Quidam, inquit ; Cognoincn:o 4 patria
(ua fumpto Scotus vocatus, &, Doctor fubzlis, cuius mcmoe rja nun jua.n eft
perii ucay pre ert. incec Scholatiiez (api&iig Prefcfsores o5 erndi-
ti92em;quá fcriptis (uis in(cruit ,Hareticorü impictau retundenda «p, ocunáy ce
Vaiuerfahis hitt.in 6. ztaie fol. 21. loanncs Scotus Ord. Min, Thiolosus.fubti-
— flinus «nno Domini. 1300, vélcirca- vclut alter Apolo floruit 5 pis. vá à ; a
4 heo V oif av ' 4 Y nmn. "Thcologis fubtili fima quzdam opera edidit . S.
Anton. Ord. Pred.3.p. tit.34. $.2. c. 8. Anno 1500. claruit Frater Toann.Scos
tus, qui fcripfit fuper Senc. multa fübtilia , vnde & dicitur Do&or
(obtilis , Sabellicus lib.7 c.4, Pradicari audio Ioann. Scotum,quo nemo
(ubulius diuinas tra&auit litteras, Tritem, Scriptor. de Ecclef. de Scoto
loquens inquit, vir in diuinis (ceipturis ftu- ' dioíus,& eruditus, &
in philofoph. Arift, doctilimus,, & adco profundus , vt cius fcripta paucis
(int penetrabilia . -— FHice&tor Boet.lib. 1 s.h:ft.Scor.Io. Duns Scotus
(ub D. Franc:fci inftituto (an&iffi- ' tno tan'z eruditionis Thcologus, vt
eius ingenio illud fz:culü cenícri po (lit ind: gnü. Volaterranus in Anttopol.
Per id tempus Ioan. Scotus Vniuerfitatem. Parif. ma- gnopcte illuftrauit .
Ioan. L e(sgus Epic. Ro(sen(is lib.7. fuz hitt. pag. 1 fo. Io1nnes Scotus fu:t
inge- nij acumine, iudicij vi, do&rime cognitione adco pollens , vt
Thcolos.iilam recon- 'ditiorem, quam Scholafticam vocá: , maltis (übtilitatibus
ex uitits. Fae'iciffimé au xctity in quibus quod multa, qua in obfcuro pofita
latebant , à tencbcis acerrima in- -genij perfpicientia eruerit , qui eius viam
, ac doctrinam auid:us coafe&antur , imó qui quz'ftionis alicaius intimam
rationem ad viuum refecant , ac (ubc lius perfcru- »tantur, Scotift (umma tanti
ingen;j laude vocantur ;qua(i nihil aut tanra d'fficul- tate inter (ceptum, aut
tàm den(a caligine inuolutum, quod Scoti ingenium noa po- tuctit penitus
infpicerc , acclaré aperire. Antonius Contarenus Venetiarum Patriarcha ,
Dalmatizque Prim. inEp;ft. ad "Anton.dc Eantis,Scotum oma:um
Philofophorum, ac Theol. acuti(fimum appcllat. Chriftophorus Marcellas Archiep.
Corcyren(is eidem Antonio (ccibens,ait, Lau- datiffimü,ac extra omnis
zquiparation;s aleà pofitá Ioannis S-oti ingeniü nó opus cft mo4O, vc laadibus
extollamus, fed do&rina illius cultores a(fiduos comendemus. Hicronymus
Magnanus Epi(c. Buducn(is eidem Anton. intcr fidos, inquit,arca-, —— norum
diuinorum interpretes Ioannes Duns Scotus nuacupatus nequaquam poftre- .. 4s 9f
mas obtnct partes, (i aquilinum incaittum , fi digeftum ftudium bibe v » ad
Gcorgius Raguícius in di(put. 2. peripath.c.7. ait, Dum Iuucnis philofophiz
ftu-. , 4» 4 derem, atque puru do&trinz Scoticz operam dilgentermauirem,
quó me ^ — 55 aptius in (abtilioribus difputationibus, quibus (emper miriticé
(am dele&amus, exer- — «^55 ccrem, Scoti emper opinionem tàm in priuatis
exerciratiomibus quàm in publicis — «^ congreffibus fum fecutus . , , Antonius
Roccusin Prafat.ad lib.Phyf.ait Nec alia de caufa hunc (Scotmm) po- tius,quàm
alios Dotorcs fequi decreui, ni(i quia ipfius dodrina , ficuc alijsfubcili-
tatc pracellity fic magis peripathetica , firmaque prout ício redolet veritae.
— Compendium temporum Rioche libz4. c. 4d : Ioanncs Duns scotus Ord. Min. vir
omni fcientia profundus, & peritus, vnde Doctor (ubtilis nuncupatus .
Leonardus Leffius Societ. Ic(a in ceníura fcripti Oxonien(is nouiter recogniti
, & Scholijs exornatià P. Cauello, ait, Nemo ctt, qui nefciat Scotum eíse
co:em in- geniorum,& limam fubtilioris T hcologiz, ac l/hilofophiz , quz in
Scholis, & cru- ditis difputationibus maximé triumphare confucuit. I1cobus
Philip. Bergoimen(is in Supplem. Chron. Ioannes Duns cognomento Scotus Ord.
Min. Thcologorum (ubtiliffimus per hoc tempus velut altec Apollo floruit, &
prz cae:eris Theologis (ubüliffima ed.dir, Gregotius onus aurcus in Epiftolis
ante Comment.quem in t. Scoti concinna- wit, inquit, Scou ingenium (iac exemplo
maximum fontem ingeniorum appello, ;n quo hoc przcipaum, quod ne ; ante illum
quem ille imiraretuc , ne4; pott illum qui illum imitari poifety inuentus c ;
& ruc(us ; Si ab Scholis auferas peculiares Sco- ti opiniones, reliquam
eit, vc ipüus plané difscrendi vías , & occalio langueat. Pafchalinus
Regi(clmus Vencius in pralat. ad Repett. Scoti à P. Magiitco Hyc- roni- mem
Scotum peculiariter commemorat, qui Subrilis Doctoris , nomen , i tonimo de
Ferrarijs Ord.Przd. aceuraté concionatum , inquit, Hic (Hyeron imus ) ' licér
cx eorum grege fueritqui fancitosà Diuo Dominico Canones feruare fponté
deliberant, tamem (bi videndum ceníuit,quid venuíti afferent , quid (ru&uum
pro- ducerent foscundi, ameniq; horti felicium arborum excelfatum
concemplationum in agro Eccleiige (atarum à Ioanne Scoto: & infra. Cui
namq; Scoti nomen ignotum eft, & quàm difficile üt illi infixum acumen, &
innaram fübtilitatem extorquere ? «enim facilius quiuis € manibus Hercul;s
clauam excuíscrit. Scaliger exercit. 524. alacre Scou ingenium (quem limam
veritatis appellat ) Ariftotclico zquiparat . Cardanus de (ubtilitate lib. 16.
Humanorum ingeniorum apices Wig is Ioan. it , ob do&rinam, parque vbique
acumen mcritó meruit: & infra , Nec eít vnum genus füb« tilitatis, in quo
Authores celebrantur, (ed plura: Aci(toteles ab ingenio,cuius Znut- li
Theophrattus , & Scotus. Ioannes Pitfcus Dccanus Liuerduni in. Lotharingia
de rcbus Anglicis p.35. q. T. Scotus ingenio ad litteras plané fato, & ad
miraculum tubuili , atque acuto, vt non tàm hominem acie mentis ftupendum ,
quàm inter. Philofophos quendam dixeris Deum: & pauló pott, N;hil cam
occultum, & abttrufum , quod perfpicax cius in. genium non penetraucrit,
& à tenebris craerit, nil denique tàm nodo(um, quod ille quafi quidam
Oedipus non diffoluerit . His igitur de caufis celebriores Orbis Vaierfitates
do&trinam Scoti profitentur, ac in antt Doctoris venerationem floret in
fingulis Cathedra eius doctrinae dettina- tain Bononienii, Patauina, Romana,
Perutina, Papienti , Pifana , Taurinenfi, Fer-' rarienli, & extra Italiam
in Complaten(i, Salmaticenii, Conimbricenfi, Vicmenífi, & alijs : de
Paritien(i omnium Priucipi quid dicemus ? Antonius Cucharus Epifc. Acernen(isin
Elucidar, Virg.p. 2. afSerit, Authore Scoto Vniuocfitatem Parificn- fcm decreto
fanciuifse Feftam Immaculatz Conceptionis; ad quod (olemniter ce- lebrandum
quotannis fc obttrinxerit , Epiícopo Maitse faccificiam offerente ; & vno
€x Magi(tris concionem habente: qua fcítinitas, dum in diem Dominicum incidit á
in Conuentu Predicatorum; alijs temporibus in Conuenta Minorum habctur : con-
firmat P. Petrus Oyeda Soc. Iciu
in (ua informatione pro defenfione Immaculatze Conccpt.fol.62, ex Pelbarto lib,
4. Stellarij p. t. art.3. i* Idcircó mirum non eft, no&e Chrifi Domini
Natali Sacratifsima Scruatorem noftrum Icfum fub (pecie paruuli Ioanni Dunf(io
Scoto appataiíse, feq. eiufdc oca- lis, oícults, & amplcxibus attreétandum
peramanter obtuli(se: vc referunt ex D. Fer- cluo in Vita Scoti c. 5. Philip.
de Soía in Chron. Min. lib. 3.p.2. c. 7. loannes à l'o- la in 1. (ent. Paulin.
Berti. Ord. S. Aug. in Vita Scotiante 4. lib. (enc. Greg. Ruis in. Epift. ante Comment. in 4.(ent.
Scoti, Antonius Cucharas Epifc. Acerncntis in clu- cidar . Virg.p.2. Chrifoph.
Moren. de puritate Virg. c.4 $. vl. Sic vque poftalabat obícquentifsimus amor,
quo crga Chrifti Matrem flagrabat , ac iplum Dominum Icfum, in cuius etiam
laudibus omncs exccfsit Doctores , vt conttat ex his » quz de Óiísima cius
anima docet in 3.d. 13. & 14. vbi przter communem dcfcad.t ,lum- mam
gratiam pofsibilem ctiam de potentia abíoluta fuifse ibi coilatam; intclleétum
&ius videre , quecunque Verbum videt, ac voluntatem fumma fruitione
gaudcie, 5 , qua quia funt difficilis probationis, ac preter cominunem viam, (c
Doctor cxcutac dcuoxiísimis illis Verbis d. 13. cit.q.2. litt H. Is commendando
Cbrijtum malo ex« cedere, quàm deficere d laude fibi dibup EMNM ignorantiam.
oportet in alte- rum incidere; quibus exprimit fingul are in Chriitum obfcquium
, ob os ait fc li- ius ignorantis nora inuri velle, quàm indcuoti, Ex quo
randem tofcrtur DoGtci« nam Scoticam deuotione non minus; quàm fubül.cate císe
rcfcitam. " -— OIM Er INDE X TRACT. ET CAD.
Capita per paginas, Dubitationes vetà per numeros margine indicantur . PA R S
PRIMA. Cap.1 1. De reliquis terminorum Á prietatibus. De attinentibus ad formam
Syllogifmi «— Cap.V2. De terminis cóponi^ilibu p.29 Cap.13. Explicantur quidam.
terms TRACTATVS I in fcbolis frequentiffimi-p. 3o De Tetminis, ac "Yap z^
TRACTATYS II. ap. 1. Fi uotuplex fit 1 : " P Adag "t Dc Propofitione
,& ciusaffc&ionibus, Dub.1. Qua ditiones [ubeant vattonem termini. —
num.i Cap.i. De Nomine, d» Verbo. — p.3t Dub.. £n dentur termini inpropofi- —
Dub.t. 4n folum nomen fitum , C7 nj tione mentali . retium [it nomen apud Logi-
Cap.2. De terminorum multiplicitate cum V d ratione (ignificatioms. —p-«« —
Dub.a. An nomina tra[cendeniia infi- e pon it fignuy d" quotuplex.n. f
mtaripofint. ——— — ibid. Dub.2. Qui (int
termini mixti interca — Dub.s. 4n Verbum adieliuum , tbegorematicum, &r
fyncate- fubflantiuum de fecundo adia orematicum . nó céte fint verba apud
Log.n-49 Dub. . Qui fint terminus complexus, Cap. 1. De Oratione quid [it,
€" m "n om? plex, . p. - M. L E Tre eio (Hn Aie LEAN TITRE D ^s.
4nOratio fsario dc « 2 , 1 c / P 7 E Sed ponepeat oth deer p ed "^
PRIARIDITR UTE "mai EzI xd. dade d, ie Index: Tra&t. Et p» Inftit.
Log. Dub. Vn. Qvalis fit diufio pr-po[itio- - modalis in s ordnen is diui[am .
n.61 taii Cp . 6. sud fit itio. : latur « Iuba. 4n dinifio bypoibetica jn Con-
dittonalem » copulatinam, C difiuntiinam fit generi aln cies. Cap. 7. De
oppofi, tione tabeqricrim e ofimplicium. o. Dub.1. 4n inter contradiGtoria -
medium . Dub. 1. Quot fint. fpecies duke. nis, Cap. 8. De a uipollentias e
ginnerflo- ne Cai begoricarà fimplicia. p. $2. Diba. Xinomodo ior s fn "-
; traria . n.7 Dsba. An propofitio. affirmatina e to. predicato infinito
equipolleat qo megatiu& de praedicato AT € ?contra. 0.74 Cap.9. De oppof[itione, &.
lentia , et conuer|tone cat oricar modalium, ac et tbe- carum . . Cap.1o. De
fitionibus e om is bus, er injolubilibia. p.58 Dub. i. t5 pro Ius TEC odo
contra icahF. ux Dub. 1. m propofitiones: infolubiles (imt t velbypot. n.84 TRACTATVS III. De Argumentatione ; &
cius affc- o[itiones. ex boni Cap. 1. Vid,c quotuplex fit rz j? unientatto- 5
Dub.in. Qus fit confe i4 maie- rialis, formalis. — n.86 ^ 1 De fpeciebus argumentat.
p.6x Dub.1« Quot (int argumentationis [pe- cies, T num adinuicem e[Jen-
tialiter diflin&ka. n-87.7 feq. Dub.i. £a omnis c gwnenialig. n.99
mentatio. 5.90 Cap. f: De fylloeifin 03 C7 eius principis ———Ó » »bi de figuris
.70 Dub.1. P'nde Qut maior, C vinar eiu[dem . in
[yllogifmo . 9» Duba. £n rni 1o fit de denis n- logifmi. ibid. Dub.3. 4n detur
quarta figura. n-100 Cap.6. De principys regulatiuis fyllo- ifii. p.100 Dub.Pn.
Quodnamfit principium pre. Lora regulatiuutm fyllogif- n.101 Cap. 7- Reeule
generales, € fpeciales cuiu[ciqs figrá sieur: p.75 Cap. 8. ,Affignantur modi
cuiu[cunque ura tum eorum exéplis.».78 Dub.1. 4n modi. fyllogifmorum fimt
fufficienter enumerati . n.100 sDub.2. 4n ina.C7 3. figura dentur mo- di
indiretià concludentes , fi- PALA pnm a Qu. TIE Ca De induciione modorum jmper-
s ferm dd perfe Ps Cap. 10. Devarys fpeciebus fylgims catbegorici. p.55 Dub.Fn.
um de^ f llogi ns na ftas vem jio us non fi- per intr 008.17 .i1. De $yllc ifmob otbetico, C7
Wentia fibar- — Index Tra&. Et Cap. Inftic. pe^ inter. distintlionem realem
, € rationis . n.130 PARS SECVN DX Dt attinentibus ad materiam $5l- logifmi . TRACTATVS L | De CE Demonftratiuo . TRACTATVS IL
OMBRA, Du. 1. Quót fint alpine: ; » € r&cognita . n.2 Cap. 1. Emateriatum remota,tum Dub.2.
id de agr Veg oxima Syllegifis To- tur. Ab
n CIE 3. Cap. - kr Denece[fitate principiorum,» i de modis perfeitatis. ^ p.1os
Dub.i. Qua pra pradicétur in primo modo icendi per fe. nli Dub. 1. JEn modus
inirinfecus — gei in primo modo endi perje.- n.1N Lia es ACT 2 INDEX INDEX RER
VM ROCA B ] TORN NC Primus pumerus "Partem primam , vel [ecundam indicat
Inflitu- "^ * sionum , alter cuero marginalem numerum. A ' Bflratium , €
abílratHio, | quid fit cerminus abflractus NA 1.8. abitrahen- tium nà (it
mendaciü 1.17. - "I ccidés eft veré, & pro- prie vniuerfale non
refpe&u fuorum in- ferioram,(ed (übie&orum 1.18. eius de- finitio
explicatur ibid. non tantüm acci- dens fpecificam , fed ctiam genericü fpe- €t
ad quintam przdicabile ibid. acci- densaliad predicabile,aliud predicame- tale
1. 21. accidentia cóia duplicia 2. 4 y. "IL Elio predicamentum definitur
1:29. quo fenfu diuidatur in immanentem , & tranfcuntem,vt in eius fpecies
ibid.no eft todu&iua termini , fed tran(mutatiua ubie&i ibid, eius
proprietas ibid. fumpta pro formali fübicétatur in agente 1. 30. -fequiuoca.
qu& fint 1. 12. quo pato zquiuocatio ab amphybologia ditferat. 14.
»tnalogia quid fit& terminus analo- gus 1.12. v rgumentatio quid 1.8, tria
requirit ibid. confequens differt à con(cquentía ibid.argumentatio, &
confequentia quo- tuplex 1.86. (pecies eius quataor,& qua 1.87. dilemma non
cft (pccies ar tationis à ca-teris diftincta ibid. omnes alig reducuntur ad
fylogitmum 1.88.0m nisconícquentia eft argumentatio r. 89. eius regula
1.90.& (cq. quando liceat ar- Bumentari ex .(uppofitione 1mpoffibili
1.93.cft infttumentum (ciendi ceteris prae I.116. Ars ett circa fa&ibilia
2. 8. ars inuc- niendi medium 1.123. ars bené di(putans di 1.124. i; «A
[cen[ssy 7" defcen[us quid ,'& quo- tuplex 1.9. bu MUS ; vt! prauitas
ad com pectinet,vecicas,vel falfirasad 1 quens Vis 2: ; Y J£A[a duplex
ineflendo vc! in de (cendo 1. 15. ineffendo imsdtiiex 1.19. ex quolibet genere
caufz. pote(l fu. mi medium pro demonflratione ibd, . Circulus quid fit, &
quomodo differat à regreffu 2.2 4. non eft admittendus ibid. Cognitio
intelicctiua tcia babet inftew- menta directiva 1.1 16. : Cenclufio quid fit 1.
99. eft de e(Tentia fyllogifm: ibid. 1 Concretum quid fit , & quomodo dif-
ferat terminus cocretus ab abflra&o 1.8, Connotatiuwm quid fit 1.9.
noncoin- cidit cum concreto ibid. neque cum re- 7atiuo 1. 10. : i Con[equens,
& con(equentia quomo- do differant 1. 8$. Conftquentia duplex 1.86. tenct
conícquentia a. poficione in- ferioris ad politionem füpertoris , non é contra
1.92. & a negatione fupctioris ad negauoncem inferioris , non € cons tra
ibidem , nunquam diflinguitur confe qucntiayfed confequens t. 115. Contraria
alia inediata ,alia immedia- tà 1. 47. .D : Éfinit10 c(t inftrumentam (ciendi. 1.126 D
fit,& quotuplex. 1.127 Ol cius conditioncs . 1.128 Defenon affirmat,ütc
negat. — 2.19 Demonjiratio inter omacs fyllogiini (vecics,eft principalior . ZI
Duplex eft propier quid, & quia. — 2.31. Propter quid definitur. .. ibid.
Debet cile cx veris mmediatis&c. 1. 32
D«cmótttatio Quis quad uie quouplex« Alo Vi. INDEX "Varia vtrinfque
di(crimina . 1.17 - JDenominatina quz. I:10 De[criptio; vide Dcfinitio .
Determinatio triplex diftrahens , dimi- nucns, & ccnirahens . 1.41 Di Mei
enti quid fit, & quotuplcx. 1.16 |. Vt eft tertium vniucrfale Epmmrbendk
" mom tam genericamyquam4 d ei Dicit partemeffentiz formalem. ibd. Differentia formalis non.
pertinet ad quodquid cft . 11$ oni non eft (pecies argumentatio- nis à cocteris
diftindta. 1.8 ifcur Ws , vide
Argumentatio, Vade mod fit& quotuplex. 1.130 modalis à Recentioribus aí- fignata cft realis.
ibid. id fit diflin&io formalis ex natura ci apud Scotiftas . 1.131 Quo
fenfu ponenda fit media inter rea- lem, & rationis ibid. uif, Ys Oral
fciendi. 1.126 & quotu 1.119 ; 2s conditiones, ex ibid. E $ per accidens
nequit. effc fübie- B um nec przdicatum iopettiteh per fc. pev 2, 1I Finem ft
(pecicsargumentationis. j -Eft: irpumentatio formalis. 1.97 Enunciatio quid
fit, & c uocaplex . i YA ldem eq uod popol tio, Qao sé(u dici poffit ab i
[s diffrre. a. Noneft inftrumentum Íciendi,. 1.116 Error quot modiscirca
predicatum vní- ueríale contingat. 120 Exemplum . ít fpecies einem nis, X
qualis. "E Eftargumentatio formalis. 1.97 E F "A llacia quid, &
quotu ^ F em giae in E lex. I »t 100 ! uatta non datur . ibid, Forms
propoutiogs qu « 157 AERF M Envs definitur. Non dicit v ay effentiam rei ^ U
partem material Lou ct fuptemum,medium Ri "3 mum ibid. Genera diuerforum
prdicamentoruar nullam habent commupem differentia conftitatiuam , aut
diuifigam , neque communcs fpecics . 135 Sabordinata communes habcat diffecen
ve fuperiorum generum conftituti- ibid. eh Metaphylici quidicantur, 1.12 H iT
pesdivmvecins definitur, & cius fpecics , & affcGtioncs affi. P eftiui
j nítitaitur M ober venei d bic&um fiu fit valasccidenalin iud
fabftantialis. ibid. Quid fit habitus pro prima ; tm fpecie. á
Habitueintellectus (unt quiuque. ud I | arca ems quien. Eius illi ibid:
Indiuiduum (abütantiz eft iocommuni- cabile , & indiuiduum accidentis par«
timeft communicabile, partim incom- me
3: Indudioclt f carre pi exemplodifferae. — 1.87: id tit, & quz eius
conditiones. 1.9.4 Dicitur
afcen(us, & oppo(itus arguendi: : modus de(cenfus . 1.95: Quid;&
quotuplex (it vterque, — ibid. Ett argumentatio fotmalis, 1.96 Jnflyumentum ,
fcà modus fciendiquid - fit. I.016 Ea triplex dcfinitio , diui fio, argamen-
"tario. ibid. Hec cft alioram efficacius, ibid. Eie wiplicem | habet eee
1.85 Nihil cft in intelle&u, quod prius non fuerit —— — e. o o "faerit
infenfü. — s 19 Éntentio duplex;prima;& fecunda. 1.11 L LT tópicus quid ,
& quotuplex . 2.34 rU A Quid. incrinfecus quid . uid locus extriníecus; :
2.46 Locus à definitione.ad. definitum potet effc quoq; de monftratiuus , 137
Locus arguendi à .commwtata propor- tione. 2.36 (2.49 Locusmedius, |... 1. (o
y, proximé verfatur circ& terminos tales, . Ó I. M M "Ittería
propofitionum que, & quo- tuplex . 1.7 Metbodns non eft inftrumentum
íciendi à cectcris condiftin&tum « 1.126 Modus propofitionis
dcfinirur,& diuidi- tur .' 1.$9 Modüs,& figura fyllogifmi. |. 1.1300 Qiondor dent. dire&té concludere , 'é&qui
non, 1.10$ Suflicientia modo in fingulis figuris 1. IIO Etiam infecunda , &
tertia figura darí poflant modi indire&té concludentes « I4 11I ; ) Modus
(ciendi,quid,& quotuplex. 1. 26 odi dicendi. per. íe fuse. explicantur . 2,
12.& feq. Quozoam fint propo(itiones primi mo« is 2«13. & feq. Quo
pacto modus intrinfecus pradicc- ; tur dere ingrimro modo . 11$ Gradus primi
modi. ibid, Q:z in propoütiones (ccundi modi . E 2 Qua ceriij, | 1.17 Quarius
modus explicatus cum eius gra- dibus . 1418 Eius diictiiená fecundo, 4.19
Explicantor modi peraccidens, — 2.20 N Ecelfitas principiorum -demonflra-
tjonis . falis, & quanta , 1.1 en dcttarcar, ..1«46 -&aíus nominis nop
(unt. veré nomma. -abid. .. e id b o3 kh "Franfcendentia vtiq« quat etiam
infini- * - tati poffunt . rovc spe "Notiora nobis, & notiota Quaque
di. cantur, 2.34 Oo Cy vitalis nos efl aQio pro». prié dicta , fed tantum
zquiuoce , & grammaticaliter. - 1.29 Oycratio intclle&tus triplex 1.85
Opinio quid it: ; & quomodoà fcientia differat , 18.&31 Idem obic&um
effe potefl fcibile , & opinabile íub diuerfa ratione. — ibid. orte
propofitionis , Vide Propo- IO, jt m Oratio definitur. 1./0 pes nece(farió
conflar nomine, & ver- o . J Hi L] $ I Alia perfcGa;aliaámperfedia. — r,$z
Perfc&ta vcl non enuncíatiua , vel enun- c.atiua;qua fola efl propofitio.
ibid. Vide Propofitio; Enunciatio. A[fio przdicamentum definitur , ac P cius Í
pecics enunciantur , 1,30 Subiectatur iti paífo, ibid, — Paffio pro
proprietate, Vide Proprium. "Pofitio de genere quantitatis quo pato
differat à politione de genere Situs . n 33- 8 Precognmtiones quz, & quot.
P.acognita (unt tria ig Quid de fingulis przcognofcatur. 144. & 5.
T'radicabile, Vide Vmuerfale. Tradicamentumquidfit, — -—— 1, DPeecm func rerum
praedicamenta. ibid. Cuius mmeri. efficax fufficientia a(fi- gnari non potcft .
ibi Przdicameoti. firuGura. explicatur « M ibid. - TD n"
Pr«dicariinquid;& inquale quomodo differant . co cde34 Priedicataiopica
quatuor. ; 1.3* T»«dicatio duplexalia
directa, & matu- ralis , alainairecta , & nonpaturalis - 1.11
Przdicatum. vniuet(ale. pofteriorifti- «umquodmam it." — -. | .,.2,20 PramiljA
demonitracionis debent eic ncccíiariz . 1.11 i; pet fe, & f ir EE LE INDEX
Debent effe vetz . 2212 Primz ,& immediatz . ibid. rite debeant caufiz
conclu- 2.23 qudm demonftrationis quid (iu, & -quotuplex , (RIO «Eius
proprietas. 1:11 "Tres gradus neceffi ratiseius, ibid. ADebct effe primum
, & indemonftcabde oer Y , vcl falüm virualitet «2» LZ ilia propria ; alia
communia . Problema d firy& quotuplex, 23 "Propo[itio dctinitur
bifariam . 15 Quiz definitio fit etlencialis, bid. Ligenk ,& falüias
paRioncs cias fuat. ys $a. Q:z itrinfecé (unt in propofitiooe mé tali , acin
vocalis icripta folàm ex- trinfecé, ibid. N propelitio vocalis de rigore ícr-
is clt vera, vel falfa. ibid, iditur in car begoricam, & brpotitl ó ic m
ficut in fi * Cxicgorica dcus - 1E Alia cit de fc. undo adiacemtcglia de tertio
. | Eus materia, & Ein sed * Wasdeclaramcut . 1.57 rom. propolitionum im
materia nc- ,& flbili . deid.. «ctíaria, concingeàti impo in affirmatiuam ,
& negati- uam, eram, & aliam vaiucríalem ,& s "pi qualis fic
1fta diuifio . Diuiditur ir naturalem,& innaturalem, | s inabíoluam, &
modalem, & hz non differuo: [pecic. 1,58
me modalis definitur, & eius imo- atfiznamus. *$9 - Dupliciter confici
poteft. 1.60 E pieds leet qualitas, 1. 61 , bec & ppp vi in 1461 dodici. Wi
feifus compofírus & yeu , ' modalibus, Fioorieccadefiiur ;& dsleb. € |
i mitería yquamitas, & adis i. 6; RERUM Eius regula. 1.45 d and mu generis
in fpecies, 167: E secar oppofitio definicur, 1.68 quadruplex. 1.69 od am atn
explicatur. ibide - E xplicatur contraria , (ubcontraria H L- ^ fübalterna,
Sola contradictoria , & contraria rie verz oppoficiones . 171 Oppofíiio
fignorum quantitatis — ibid. Modaliam oppofitio. 1.77 H ypotheticaram velia »
1.85 Propofition:s zui; ia.quid fit ,a€ ^musregulz.. - 17i - xS ;- Pit itd
fubcontratia " i 2 diquie fimplicibus ncgatius de " pradicato fito
zuipollec aifirimati- uz de przdicato ioiebo, & écontrà , non in
compoflitis. 74 4Equipolientia modaliam quomodo frate 8 Moralis quomodo ad de
inelfe redaca- tür . ».81 Propofitioaísconueríio quid, & quocu- plex. 1$
Eius rcgulz . 1.76 Conuecrto modalium quomodo fia: . 1. 79 Pro ne
expoaibilisquid , & qu ex. , 2 Formaliter eft cathegorica , virtualiter
hypothetica - ibid. Earum oppotitio . 1. 83 Infolubilis quid & quotuplex.
—— 1.84 Propofiiode: omni Bofteniotiftico quid t 211 Quid (it propofítio per fe
. ibid. Propoütio pcr fe non conuertitur ir fitionem per fe . 21.19 Quidi fit
propofitto íccundum — — lum. Quid prcopofitio probabilis . * : T "Proprium
Vt vniuctiale non diftinguitur accidente per conuesubiliter prz- dicari . ):3
jattüor eius modi. 1.17 'Solüm quarto modo conft ignit vniucc- fale. ibid.
Conftituitar in ratione proprij per pi €- dicari comucttibili cr aon anicin n E
tionc vn;ucrlals, ib; Si fd sen dindih
c-——— Q— NOT.4231LIF.,. ic antem Conflituitur per accidere om- P idoli,
& femper. ibid. Nteft quarum vniuerfale comprehen- dit proprium tam
genericum » qoam fpecificum. ibid. Proprium prazdicatur de fabie&o in (c-
«undo modo dicendiperfe, ^— 4,16 id. & 25 Affectioncs autem trcs
affignantur . 1, 26 . Qualitas propofitionum qua, 1.57 enti definitur, ; 112
iuiditur in contínuam , & diícretà ib. Farundübdiuifiones,& fpecies. |
ibid. Eiwsaffc&ionesaffignantur. — r.25 Quantitas propofitionum. m 1.f7
Qnánde pradicarentum definitur, 1.51 Eius fpecies, & atfe&tioncs a
fignantur. ibid. nsfliones (ant quatuor. : a. 218 gs quaítio - medij. A.19 Eduplic atio in terminis
quam virta- R tem habeat. 1.44 Sen(us rcduplicatiuus quófniodo rat à
fpecificaciuo. "ibid. Regreffus: quotmodo- differat à circulo, 2.24;
Regula anteprzdicamentales explican- tur, ! 1.3f Relatio quidfit, — . 1.37 Alia
realis,alia rationis. ibid, Ralis tres haabet conditiones. | ibid. etiam duplex
cft actaalis » & apti- tudinalis item alia prz dicamentalis ja- lia
cran(cendenialis, ibid. Pradicameonralis item alia intrinfecus. , alia
cxtrin(ccus aducnieus , ibid. Ad rclationem quarti przdicaméti biet tuor
CXiguntur conditiones. ibid, Aielaiina quid finc. 1.217 An
triacenfderaridebent. — ibid, «fíc;alia fccundum dici . Et rurfasalia mutu,alia
nonmutua;, & . dcniq jalia zquiparamigsalia difquipa. tanus, i ibid. Res ,
& rciliias quomodo differant. i. Be. Lia V alitas definitur. 124 Q Eius
(pecies, vgl modi funt quatuor, 5 C: datur de nouo, 1.6 Quid nr. 227 Scirc
tripliciter fumi poteft. ib:d, Dittinguuarab aljs habiübus intcli - é&us.
2. 8 Signum definitur. Duplex eft foraiile
& inflrumeor ibid. ] Et hoc rui(us duplex naturale, & ad pla.
citum. his 8 Caufa , & cfic&tus fürj (ibi inuicem fj - gni, ibid. Situs
prz dicamentnm definitur. 1.32
Quo paéto diftingvatur à potione de genere quantitatis, ibid. ken forte
affc&iones affigoantuc , ibid, Alia quedam explicatio prz dicamenti Situs.
dbid. Species duplex (übijcibilis, & peadicabi- dig: : : 1:13 Jr, alc.
Vtraq. definitur, id, Subi jcibilis triplex eft,fi uptema media, & infima.
ibid, Pradicabilis vna tantum,f. infima ; & fpecialiffima , & hzc fola
(ecundu m s . ' vniuerfale conttituit. ibid. Dicit totam eflentiam fuorum
infcrio- rum, 2 z " ibid. Subalternans (cientia qua fit; & que (ub-
alternata. 35. Sui fl antia predicamentalis quid fit.1.20 Diuiditut i0 primam,
& iecundam. ibid. Singulz cius proptictates declarantur, 1.2] s "2
Superius dicitur de inferiori,'& quicquid peace dc 1pío, vt de [vbicéto, Pp
dicatür de omni contento fub eo. ur Quo pado intcllizenda (t hzc regula. ibid.
- Suppofitio quid fit. 1.32- Sibpoliti, & iiguificatio n6 funt Ned Conucnit
termino foljm in prop: ne. - di. Siomode adic iuis competere poffit. : idi . 27
t.2 p 12 2 e £t uotuplxfür. . —
—1389&feq.* Noablie diícrimen inter Minis . dctcrminatam,&
€Coofufam. ^ r39 - $yllogijmns eh ciesergmenen 17 INDEX RERVJA NOT«A43.
Diuiditur in cathegoricam,& hypothe- ticum, : I. Quid fit (yllogi(mus
cathegoricus.ibid. Quot eius principia conftitutiua, 1. 99 uid figura&
modus illius, — 1.100 "Triplex eft cius figura,nec datur quarta. ib. Eius
principia regulatiua duo 1.101 Et vtraque idon:a,& necefaria — 1. 102
Regulz generales cuiufcunque figura . .03.103. tcgulz (pcciales . 1. 107. modi
carum .1.108. exempla fingulorum. 1. ' 109. füfficientia eorum. t. 110. rcdu-
&io imperfe&orum ad perfc&os. 1. 112.duobus modis fieri pót. 1.
113.re- . de&io per impoffibile quomodo fiat. 1,114. vatig fpecics
(yllogifmi cathe- " gorici, 1.1 f.& feq.quid, & quotuplex
tfyllogifmus expofitorius. r, 116. eps quotuplex hypotheticus.1. 118 quz diuifiones fyliog:fmi
fint cíientia . les, & qua accidentales.1. 1 20.fyllogit tus topicus quid,
& quotuplex. 2.3 1. quomodo d.flcrat à ropico , & clen-
Cho.ibid.materia cius duplex. ibid. [yl- ' lozifmus fophifticus quid , &
quotu- plex 2.51 * Cose quid fit, Vide Quando ; Teminu dcfinitur, I.I Copula
proprié non efi terminus . ibid. Icc adacrbiaycóiü&tiones.& fimilia,
1.2 Nomen fübftant uum extrà propofitio- nem dici potcft tetminus . ib d,
Diiditur in mentalem vocalem, & (cri- ptum, [3I T Mcatalis in
obiectiaum,!& formalem, & hic in vltimatü,& non vItimatom, ib.
&n propofitio n:étalis terminos habcat. ibid. Vocals jtem in figmficatinum
j & non fignificatiuum . 1.4 Ilic ruríus vcl cft naturaliter velad pla- citum fgnif:catiuus, SI Hic ctiam
vcl eftcathc gorematicus, vel fyncachegorcmaticus, ve! mixtus. 1.6 Cathegorcmacicus
alter. cóplexus , akcr incomplexus, 1.7 . Ethic altcr finitus, alter infinitus.
ibid, lié altec eft concrets , aitec abitrattus. * 1-8. altcr abiolutus ,
coanotatiuus al- tcr. 1:9. Ouincs abflraéti (unt abíola- lutioné contiàjncc
onncsconaota- — 7 I3 ^ * tiui (unt concreti, bid. Item alter dez nominans;alter
denominatiuus , 1,10 Item vnus cóis, alter fingulars, 1.1 Ille vel ttanfcendens
, vel limiratus, ifte vel determinstus , vel collectiuus, vel vagüs.ibid,
Communis item vel vni- uocus, vel equiuocus, vcl analogus. r, 112. Demum altct prima, alter (ccun dz intentionis. ibid.
« Terminorum quidam funt pertinentes , & quidam impertinentes. 1.36
Terminorum ftatus , ampliatio , diftra- &io,re(iri&:0, & a.
pellatio. 1.45, & Ícq. Termini exclufuui , excepriui , & reduplicatiui,
1.44 Alij tecmini inter difputandi frequena(- fimi explicantur , 1.4 $.K feq.
Totum quatuplex., 1.39 Bi predicamentum definitur,ac e'us fpecies , &
aflc&ioncs affignantur , 1.33 Ferbum defintur. 1, 18. Quofenfüin .
propolitione neceffaria dicatur abíol ui à temporc.ib d, Infinitart poreft in-
trà propofitoncm, 1.49 Veritas, & faltitas (unt prorofitionisaf-
fc&ionemy non autem differentiz e(- fentiales. 1.53 Sunt intrinfecé in
propofitione mentali, extriníccé tolumin vocali , & fcripta. 144 GUN Zn:0
przdicati cum fübiecto in propo. fitione eft copula, 1.57 Vnuerfale quotuplex.,
1413 Sufficientia quinque vniuerfalium, ibid. Genus,fpecies,& differentia
font vniucr- falia effentialta;propr ium; & accidens accidentalia. 117
Pradicari conuettibil:ter de fuis inferio- ribus repugnat rationi vniuerfalis.
1. 13.& 17. Quilibet tcrminus communis , (cà vni- ucríalis duo habet.
fignificata immc- diatum.(:& mediatum. 1.38 Sub termiao: communi
fimpliciter fup» ponente non licet de(cendere ; bené tamen fub termino
fupponente abío- luté . .- jbid. V niuoca quae fint . 1.12. Voces nedum ad
placitum , fed,etiam na- - turaliter tignificare pollunt . & $$ e INDEX
DISP. QVZ55T- ET. ART. IN HOC OPEKE
CONTENTORVM. Quefl. Trobem, a4 Faiserfam Jarift. ' Logicam. 139 CA Rc ss De
varijs Logic nominibus & acceptionibus. ; 140 Art. ». Define Logic . E 147
Art. 5. Deadzquato Logicz obie&o. 151 Art. 4. De effentia Logica.An fit
ícientia. 76$ - : Ait. s. De qualitate
Logice, An fitfcien- tia realis, & fpeculatiua. 171 fut. 6... Deneceffitate)& vtilitate Logicz, ciufq;
partitione . 179 P 1. De modis , fen inftrumentis ciendi. 18; Quzsftio i.
Quid,& quotuplex fit modus , feu ieitameetum Ici endi. ibid. Quzít. z.
Qualiter inftrumenta przfata dire&ioni cognitionis inferuiant. 159 Quzft. 5. Quodnam horum
inflrumento- xum fit perfectius. 192 Quaft. 4. Dedefinitione. 195 Art. 1. An
fit , quid fit definitio, & quo- tuplex . . Art. z. Demodo conftruendi ,
& inucfti gandi definitionem , ü 139 Art, 5. Quznam proprié definiri poffint . z0 «w Quat. 5. De
diuifione. 107 Art. 1. Quid , &
quotuplex fit diuifio , exiíq; leges. 20$ Art. 2. Qd ; & quotuplex fic
diftin&tio . 212 'zft.6. De ordine, & methodo proce-
iinfacultatibustradendis. — 251 Difp.z. De vocibus , &* communibus earum
affetlionibus, 139 Quaft 1. Quid voces figaificent , & quo- modo, .i aures,
vel conceptus , & num -matuial tet,vel ad placitum. ibid, d. 2. Quid immportet vocis fignifica- tio,& quo.nodo
cxcrceacur , 23. Quat. 5. Dc perfcétione, & imperfectio" ne
vocum1a-ftzuificando . 2.247 zit. 4, De nomimbus zquiuocis , vni- Mocisac corum
fignificatis. 252 Art. 1. Exami^atur peculiariter natura zquiuocorim. pt 154
Art.i. Examinatur peculiatiter natura yniuocorum , 256 Quzft. ;. Deanalogis, ac eorum
analogia- o 216 Art. 1. Quid fit analogum, & analogia, & quotuplex.
ibid. Art.2. Numanalogum dicere poffit cone ' ceptum vnum ab analogatis
pracifum , 271 Art. 7. An, & quomodo
analogum mediet iater vníiuocum, & zqniuocum. 276 Quzít. 6. Explicatur
natura denominati- uorum. 28r Art. 1. An denominatiua vniuocé przdi-
centar,& num medient inter vniuoca, & zquiuoca . ; . 284 Art. 2. De
principali fimnificato concreti accidentalis , & radice vnitatis,ac plura-
litatis eius . 28$ Difp. 3. De
ente rationis, C fecundis in- tentionibus . 191 Quat. 1. An detur ens rationis
, & quale effe habeat. 292 Quat. 2. Quid fit formaliter ens rationis y.
& in quoius effentiaconfifta, — 157 Art. 1. Ems rationis formaliternon con-
fiftere 1n extrinfeca denominatione , neq; in aliqua relatione cx ca refultante
1n rebus. 199 Art. 2. Statuitur,& declaratur formalitas entis rarionis. :
30$ Quaft. 3. Num ens rationis habeat caufas fui effe,& quas. — TS Quaft.
4... An folus intelle&us efficiat ens rationis, & quibus actibus. 2316
Art. 1, Refclutio quafiti de potentia en-* tis rationis cffe&rice. — 312
Art. 2. Rcfolutio quafiti de actu, quo fit ensrationis. — 314. Quatt. 5. An
quilibet iatelleQus poffit ens .Tationisefficere, —— 2329 Quat. 6. Anens
rationis habeat. proprias: - aífcdiones, & qua Gnt . 336 uzlt. 7. c 1 Quit.
8. D« ptacipua fpecie entis tatio nis, 3» dicitur fcgunc gap 34 2 Mt Q.iotuples
fic ens rationis. x es p e | NOD £ X : at. 1. Quid fit ;. inteutió,quomodofa
fus &a differat . t. s. Vbi conferuntur 2. intentiones ra primis,& ad
fc inuicem. 3$4 Difp. 7i De vniuer[alibus in communi. 359 fot i. Andetur vainerfale à parte rei: Pos t;
Refolutio quafiti de vniuerlali in
effendo. ibid. Art, 2; Refolutio quzfiti de vniuerali irf pradicando.
368 Las igno confiftat effentia aor 3 " Vniierl Logicuni iini quid
relatiuum effc . rt. 2. Relatio irieffendi vniuerfale était xui; pradícandi eft
paffio . 377 Art. 5. Effe in actu, & aptitudine conftituit c dici de
aptitudine M z afhió ; Cist. 3. Per quémaéctuni intelle&us fiac .vhiuerfale
in adu . 358 »xzft. 4. Quibus naturis poffit applicari intentio vniuerfalis.
Quat. s. Ar vninerfale re&e,ac fuficien- ter in quingi vaiuerfalia
diuidatur ; M , Predicabilia . uéft. 6. Anhec dinifio fit generis in i ties ,
& immediata; bip j. DX vniuer[alibus in podia 414 ad^ 4. fjeticicré: EU
Art. t. og ar definiri poffit ; & - fenfu hic definiatur. Att... An
definitio getieris fit re&té E: Mts. T uoniodo genus gredicetur 5 didiui
uis. 428 ^ M ego varia quefita de gene4 ne eus. i. De fpeci Art.i.An fpecies Pe
tiui didis, &prédici- bilis re&é definiantur, 444 Art. 2. Pet qua
conftitaatur'in effe 2. vni- "ES m vt (ubijcibilis, vel pradicas 448 ML.
an fpecies in vníco indiuiduo , & genus in vnica fpecie cónferuari poiiat ,
453 Art. 4. Qao fenía, & anre&é hic dcfinta- tur indiuiduum à P'orpb.
461 Quat. 4. De Proprio. Quatft. ;. De Differen 46d ET aoododa Dodo addis
diuidat gc- : nüs. . Att. 2. Quomodo differentia fimul Ez geitere conftituat
(peciem ; vbide com- pofitione Metaphyfica. 475 Art. 3. Quomodo dmn diftinguat
fpeciem abalijs; vbi de mutua przcifios negeneris, & d. fferentiz, &
dilerenda« rum fuperioris, & iofexioris.. 483 Art. 4. Quomado differentia
pradicctur depluribus, 49d $ Art. t, Agitur de proprio in rafionc so prij,feu
pro natura reali,& prefertim de diftin&tione ipfius à fubie&to. 456
Art.z. Agitur deproprio inratione vni- uerfalis; $o$ Quaft, s. Be Accidente. $09 Art. 1, AD accidens
potiatur ratione vni- uerfalis;& vttale definiatur à Porph . &
Are&ée ; ibid, rt.2. Quibus naturis conueniat vniner- falitas accidentis
,& refpe&u quorü.s 14: bifp.6. De
Predicamentis in Communi j (A 9 antepredicamentis. $18 zíl.i. Quot fit
praedicamenta, — $£3 qu. 1 Cedo aman firit iri- ter fe difhindta. $22 Quat, j.
Quz rof, Gc duofbodo reponan- tur ia [rc $ &t t. Condi Tonct epdaibilum i
ti - disinA nantuf; Art.z. Conítru&tio przdic. $n cehpini ^E , vel
concretis determinatur '; Aust. 4. De diuifionibüs ,& regulis antes
pradicam. $37 Difp.7. Dt predicamentis ín particu p. iC primo de abfolutis « E
Quz&. s. De Subílantid; Art. 1; De get tn (foo pon d ác cius fpeciebu Aft.
Quofenfu i dioidatuf "m 5s ptimám;& fccuridam,& vtraq. híc defi-
niátur,ac Via alteri comparetür. — 4/3 Art, 3. Declarantur ye 5 Kats uat. i De
quantitaté AP A. Art. i. Án diamia conn difefécà ed (jets huimsprzdicam. s71
idfit quantitás continu , X quà K &EOJEdMXS ^ '&uz fpecescius. $34 Att.
4. -Declarantur proprietátes , & at- tributa quantitatis, . $5 Duzft. ;. De
qualitate. 6o1 "Att, 1. Quid fic qualitas, vt eft füpremum genus huius
przdicamenti. ibid. Art. 2. Explicantur quacuor: comibinatio- ncs,in quas diuiditur qualitas. 60$
Art. 5. An pratata druiíto fit fuficiens, & Weregeneris infpecies. — 6it
Art. 4. Affectiones,& attributa qualitatis " dedarantur. $15 Difp. 8.
Depradicameutis refpeGinis, TEE Quzft..r. Quidfie relacio'realis , & quotu-
plex, vbi difcrimen affignatur inter, prz- dicamentalem, & trantcendetalem.
ibid, Quztt. 2. c VE fit idepritas re» lationyar cfanfcendencaliam cum rebus,
622 ^ Qr a(.s. Aürefatio'predicám fit acci dens extremis eiu s
fuperadditum,& ab d$ rc- - ipfa condiftiactuim. $212 627 Art. 1. Relatio
prasdicam. eft aceidens ab axtremis reipfa condi (tin&tum. 628 A:t.z.
Nomiaaliam fundamenta dirüün- tur « : 636 Quzft 4. xn relatio pradicám.
confticuatá? "per etfi, vel «2, vel per vtr $5645 Quz. 5. To 3
coníüderatur relatio ex " parte fubieé&tr fea fandametiei ;-'
"auo - hi "s fubi Pie relationis Me ef ; feeas rale, & fiaitum ,
ità quód nequea! 'effzidfinitum. MTM. " » Art 2. An. fübiectum relationis
eff: de- RM hoc abfolutü, ita qued nequeat cffe refpe&tiuüm . 6; zt e In dia confideratur relatto & arte
termint, ^ i* "$60 Art. 7. An relatio realis neceffario petac "rpm realem , &a&ts
exillentem , ibid. Art. 2. An vna , & eadem uumero relatio poffit plures
refpicereterminos. ^ 663 Art. 3. Anterminus relationem terminet fib ratione
abfoluta, vel paced 670 Quat. 7. Vbi
confideratur relatio ex parte vtriufq; extremi quo ad corum diftin- &ionem
ib inaicem. 629 Quxít. 8.
Quotuplex fit relatio przdica: & quz nam coaftituat quartum przdi.
camentum. 684 (uut. 9. Qiot nam-fit. fupremum genus quicu prgdicam, & an ab
Arift. it rede definitum . 6*3
Quat. io. Quot,& quz fiut gertera,& fpc cies relationum quarti
przdicam. | 695 Art. 1.
Vnde fumenda fit vnitas, vel diitin &io fpccifica reclationum, . ibid, *
Art.2. Declarantur tres modi relatino- rumab arift. y. Mer. affignati. |/69t
«Art. 3. An przfatitresmodi fufficienter
affignentur,ac velut adzquata , & pro- pria genera quarti przdicam 799
Quat. 17. Dcclarancur affeétiones relati. uorum. 7i Quett, 12. De vleiniis fex
przdicaméntis.. 79... NE. Art.:. Quid formaliter dicant yltima fcx praedicam. —
— ibid. Art.2. De fngulis fex przdicamentis . 713 Difp.9. De pofipradicamentis
».' 742. iot, De oppofieis. s 5! Pid. SEA Keatiuz , & contraria oppofitio ;
declaratur. . 2v 43 Art. 1. Prifatiuz , & coptrádi&oriz Op- pofitio
explicatur . xS HN d 3 apad 2. Dé modis prioris. 74 Arc. 1. Declarario
priorifatis naturz. 7 5$ hit, 2. Quidfit prioritas origiis. 760 Quelios. De
modis fini. ^ — ^ zm Difp. 1o. De eniaiciationé. — — 76i Qu'eftio v. An
eniinciád fit éds reale jvel - rationis . AN A 1 M Queftio: De veritate;&
falfitate: — ibid. Art. r. An veritasfit in conceptu. fottna- ' li,veF
obiéctido 765 Afr.z. An cnunciatio poffit de vera mu-- "rani in falfam;s e
Cóntrà. 36 Art. 3. Quid fortalicer fic Veritas "ronis . 223] C5 $83 Art,
4. An propofitiones defuturo con- tingenti abfoluto fint determinaté vcre,
velfalfe . - .289 Quattio ;. De regulis bone predicationis ad veras
enunciationes cfliciendas. 795 Art. t. An concreta poffint de alijs con- cretis,& de abflrad
sprzdicari. — 7.4 Arr. 2. An abflracta poffiat de concretis , & alijs
ablltractis predicari . $01 ifp.11. De fyllogifmo in communi , E: en Mort , .
807 Ln dat icon S ba Qse- EM ——— o — À —À Á€— ——————— - ; : PN D E X.
.Queltios. Anaffenfus concluf. debcat effe d ftin&us ab a(fenfu
przmiffarum. 812 Quslio y. n premiffe (int caufa
concluf. | &in quo generecauíe . $77 Qugítio 4. An premiffe debeant prius
co- -: gnofci,quàm conclufio. $20 Queftio y. n affcníus premiffarumnecef- *
fitet iutelle&um ad affentum
concluf. ($2 Difp.ix. De$cientits. . . 0 $39 Qoeítio :. Quid it
fcientia. — - ibid. ucítio . Defubie&o fcientie. — 853 » attt. 1. Quid ,
& quotuplex fit fübietum fcientiz . 834 efrt.i. fn de fübie&o debeat
przcogno- Íci qwi« eff (cu exiftentia . 838 Ait. 3. 4n fubicctum debcat habere quid so get 4
841 art. 4. fn fübie&tum debeat continere , primó virtualiter omnes
veritates fcien- , «utc. $47
dirt. f. 4n abiectum debeat effe neceffa- trf num * $ , efit.é. A—
fubiectumrefpiciat o.n nia confiderata in fcientia . $:3 io s. De vnitate
fcientie. 357 Art. «, Vnde fumenda fit vnitas & fpeci- ficatio fcientie .
$9 . att. 2. ^n fcientia fit vna fimplex quaii- «s. , 864 , hic. 5. Quilis fit
vnitas fcientie totalis. . 470 Qusítio 4. De fubalternatione fcientia- rum .
372 afit. c. Explicantur prime dg conditio- nes. j J Art. 2. Tert korr aea pd
r4 (oeftio ;. üifione (cientig in pra&ti- $91 Act 3. Quid fit praxis. 115 4frt. 2.
Quid fit , & vadefumenda ratio pra&dici, X fpeculatiui. 431 «rt. 3.
"fn. practicum , & fpeculatiuum conueniahtícientie,$& quomodo .
—|.4;7 Difp.xg. De Demonflratione, — 904 Queftio r. De effentia, & (peciebus
demon ftrationis . 90 $ Art. r, Quid fit demonfítratio preprer quid & quia.
ibid. frt. 2. Quot fint fpecies demonfítratio- nis , 9o4 Queilioz. De terminis
dcmonftrationis 7 914 4trt.1, De medio demonftrationis ,Preptce wid, ibid. Art.
2. De medio demonftrationis pocif- fime. a6 Art.2 De maiori extremo demonflra-
tio iis. gas Queftio s. De premiifis demon(trations T $2; . : art. 1. Explicaturprimitas , & immedia- tio premiffirum ,
vbi de propofitione ric nota 1D1 J. pe [ 2o. Pid Art. 2, Cetere conditiones
dilucidantur. 631 Queftio ,. Dccirculo, & regrcffa demone ftratiuo. $36
Difp. 14. De fyllogifmo topicoy 2 elen- [4 . 94A uo 1, Quid fic opinio, &
quomodo à cientia differat . s ib Q:eitio s. 4n ícientia , & opinio poffint
eff. fimul de eodem obic&to. 94$ Queflio y. quid fit error , & quomodo
à. ientia, X opinione 91? .)- (^0 (Qd ay Se quN- DOEeX us RERVM NOTABILIVM:;
Prior numerus Diíputationem fignificat , a!ter veró margina- kem numerum ,
przterquam ín quaft. Prohoem. vbi citatur tantüm marginalis . à A [^
Büra&io multiplex 10.59. in Livni € accidentib. abf[olutis fft du UT lex
abfirattio im relatis triplex ibid. &9 €o«terminus.vltimatà abe flratius
quid fit ibid: accidentalta media abflraGiione abflratia concere nunt [i
generica [untypropria indiuidua,C7 Jpecies ; at [ubflantialia fo- làm propria
[rg ria 10.61. quomodo abfiratta pradicentur , € fubijciantur in propofition:b.
reJpeGiu comcretorum 10.64. 7 feq. quomodo abftratia de feinuie "eem
10.73. 7 feq. Recidcnil V HOM € proprià vniuerfale nonrefpetiu fuorum
inferiorum , fed : fabietiorum $ 191. € vt tale definitur d "Porph.
$.198.eius definitio explicatur g« 199.accidens duplex pradicabile,C7
preadicamentale, &* eorum di(crimen $301. non tantum accidens»[ed etiam
fubflatia fundat rationé quintt vniner[alis 4.1048 wo tantum accidés
[pecificumyfed t genericii [pelat ad quinti pradicabile.$. 107« A&Gio
predicamentum definitur 8. 198.qu0 Jen[u diuidatur 1n immanentem, C
tran]euntemyvt imneinus fpecies 8.399. mon cfl produtiima terminiyfed
tran[mutati- ua [ubiet i 8.198.non folüm fucce[fiuayfed etiam infl antanea
[peiat ad boc prae dicam.8.1200. non folum accidentalis , fed etiam fubflantialis
8. 101. A&us intelletius var 4.60. — 4A&quiuoca definiuntur 2.3
1.quo0modo plura atu [ignificent 2.3 $.4quiuocum po- tins dici debet vnum
nomenyquam multiplex 2.36. &quiuocatio e$] in voce ,non in €onceptu 2.37.
quot [pecies &quiuocorum 1. 3 8. ' Analogia quia fit 1.46. quotuplex
2.47.quid analogia attributionis 2.49.qmotue plex a. 51.90id analogia
proportionalitatis 2.5 6.quotuple x 2.$7. quid analogia ime - «qualitatis 2,
61. in&qualitas participandi communem rationem analogiam indu- €it 1.62.
tranfcendentia fe fola mon inducit 2.64. Analoga quenam dicant conceptum vni ab
analogatís Indeed e oe non21.68. € feq. formaliter mediant intey vniwoca,C
4quiuoca, nenmaterialiter 2. 78. Angelus eft in pradicamento fubflantie 7.11 ld
Apurudo »ide T; ye * j : , Argumentatioan differat. d difemr(u 1 1.3.C7 7.im
qualibet argumétatione triayintecedens,confequems o nota (den H.$. urea
"feiemdi eve tie Pleni fpecialuer deJeruwens 1.17.6fl caterispe:
fetliusibid. Fide Difcure jus, 5yllogijmus . , ' Arsyquid fit qua fl probem.38-non
folii dicitur de babitu fatlinosfed etia atTiug jb.42.ars mgcanica refpicit
opus externuylibevalis potefl im. interno (aluarb ibid. -- Alfen(as com
lufionis diuer[us efl ab ajJenfn prami(Jar&i q1.11.mon atiingit fore maler
ajjen[um pramiJarum v1.12. efi tamen dependens ab ille ibid. quomodg
"affenjus praaijJarum nece[ftet ad ijr conclufionis 31.313... 5. é ' 4 : ^
x ^ * hs LAG. 1 Oniras, D" malitiaaliter conwenium alibus voluntatisyqnam
veritas, &* fala. juasaihibusiméelle us o4. o0 "1 fv tuositra cfle
" b4 Cao ce 1 ND E X. Áufa quadrvplex materialis formalissefficiens,
finalis 13.12. omnia cau« arum genera apta [unt ad demoflrattoné propter quid
caficienda. 13.13.can fat ciens duplex 13.17.in quo genere caufs prenti Je fimt
caufe eo: lufionis, 11.19 irculus quid fit 13.66.qwonrodo differat dregreffu
13.67. quopo[Jit aduti cir» culus tam in diucr[o quam in eodem genere cau[a
13.68. & Jeq. vide Syllogifmus, Coguitio intellettiua la caet p II. C 13:
qui Mlfremi A dirita tur 1.1 $.quid fit certitudo cognitionis 12.3.quid
euidétia 12:4 Quid. veritas 10.27, quid falfitas vo.40.quid cognitio quem
jpeculatima 12-115. ide Scientia. Compofitio Metapbyfica no eff rationis tantus
Jed ex natura rei $ 136.repsgnat Deo $.127.du& cüditiones ad ea requiratur
5.130.fit ex genere, t differétia 5.126 f Conceptus duplex formalis, C7
obicé£tiuus 10.6. veritas propri? eft-4nconeeptu ormali 10.7. à ^. onclotio
quomodo fit de. eJentia fyllogifmi 11.6. dependet à pramuffis v 19. -quo patía
cogno fcatur prius, vel fimul cum eis 11.2.5. non eft &qualis certitudinis
we emidehti& cum illis 13. $9-vide Syllogifmus, Dijcurjuss1 ramifi&. ,
- «Concretüm ín propofiriouc quid fignheet ».94-quid abfvlutà [umptum 1. 9$.
ac« £identale [umit ynitatems€? pluraliratem à Jubietioynon à forma 2.97. (ub/L
antia- de veró wnitatem a forma,non à fabiecoypluralitatem ab vtroqs1.99.ratio
difcri- winis affignatur 2.102. definiri potefi per Jubie&ium , ac etiam
per proprium genuss € differentiam 5. 14.0u0modo concretum pr&dicetur ,
fubiciatur in propofitie- me rejpe&u abflratki 10.64-€7 feq — Connoratiuam
dijfert a relatuo 8-53«onnotatiua a febolis ablegari non debent; 8.54. nec
tamen eis abuzi ibid. Contrárictas;? Contradictio ; 7 ide Opeofiion D ell
infirimentii prima operationi [pecialiter applicatum 1.16. in vone inftruméti
eft imperfeélior argumentatiene jim ratione « ognitionis perfetiior. 1.151
18.nocificat [abflanrid vei 1 ,30«ad logici pertinetsvt infirumenta [ ciédi. 1
23-quid fityC" quotnple 1:2 j.C7 Jeq.qio confituatutyet nuc [ltgetur
1.33.0105 £Óm ditiones 1.36.definitto , dc fimitum qWo diflinfuatur 1:38. modus
inue stigadi de- finitioné 1.40. codetitosrcs definíti 1.41«6t feq. de, ens
alia adequataset cüpleta alia $nadequat 47 mmcopicta 13.38. definitio ah rs on
de definito. 13.41.€t fe; - Demonttratio ac x proptcr quid, Q7 quia 133 «4
demonflratio im. copmuni ad yitumq; tfl jubietium in lib. ofl vg. 1 prima
dupliciter definitur 13.5. 47. 5. quid diibnfiratio quiagC? quotuplex 13.6.
quomodo canjct [cichiaam 13.4. Deuejlra- aiout& de [nnt |pccies jabalterng.
próterquidy C7 quias €7. »traq; diuiditur in 4- lias |peeies | 3. 11:qnid
demonfiratio pot 14.17» medii demonflratiouisquia, efl vcl caufa remotas vel
effectus vel aliquod cocum itans nece|Jar.o conuea «ure mjlvata
13-23.demoniiratroni s pco pret quid efl cauja proxima , adaequata, G7
immediata 1 4.124407 boc quidem in quocumgs geuere tau[& 13» 23. medium 1n
de- vatione potffima cfl defnitio-cau [alis paffiuus 13-39-44 ttiam cfl.
definitto fobicBli 1$.30«7 [ub vtvaq; ratione t; medii «f. v1 cauja pa[iont €
vt dcfinitto ith ibidsacvidens coe ncquit efte matus cxiremh dew, osivationi
pouffim & 13. 35.definitio an po[fit dc dt fiuito dcmrfi reri, J. fais
CXUrcto li ch ofi rationis propter qiia. 13:4 eft neceffe d éc ner ffr. bcbeneá
ve foluere vjq5 ed principia Bhiner|Aiiffima 13.$4.dc «9 dicic bus pramai(Jari
dem ovjiv. 13-48. vide Tramaf e, Dcnomnatio alia in r imjecay alia extrinfeca
à. 90» CXtrinjesa quomodo fit rea- Mis 3.17 20 fenfu dicatur. enviatienis $20.
0n datur denominatio nona rcalis fine Slaistiossnawirbaó 9.204. gu cog
«D.aomiaatiuagropeià (portant concreta accidentalia 1.86. definiuntur C €0- h
run ! RERVM.NOTABILIVM. "vurh definitio explicatur 2.87.C7 88 dua corum;
conditiones a.89. funt: pradicata niuoca, fed non yniuocé pradicaniur. 1.91.
quo fenjumedient anter vniuoca Q7 IMoCa 3. 91. Delctiptio, Pide Definitio. :
Determinatio alia contrarietatis » feu fpecificationis alia contradi&h
ionis, fen "exercity, idem de indeterminatione oppofita dicendum 11.30...
1 Y) Deus non eff im pi edicamento diretié 7.7. nec redutliuà 7.17. non efl
setaploy- | dice compofitus $127. mon fandat relationem realem
pr&dicamentalem ad creatu- fas R62. nec etim iranfcendentalem 8. 6$. an.
poffit efficere ens vatiomis 3.74- Differentia diwidjti in comtnunemspropriamyc?
mag:s propriam $.111.€fl ad&- quata diui[io 5 113. non intentionisyfed vei
$.114-efl vuioci in fva »niuocata 5. 316.€7 potcfi dici aliquo modo generis in
[pecics.$.117«quatuor af rentie munera ibid. diuidit genus (am in flaturealis
exilientiu, q«aobieGiua y licet diwerfimode as fed. con flituit [peciemex
naturarei per modii partis alualis. $1 16.dif- jerenrie quomodo dicatur fumi à
formayC" genus à materia $.136. femper efl per- fetlior genere $.1 38.
difliuguit e[Jentialiter [pecies abinuicem $140.50 Inclndit in fuo concepiu
genus nec à cütrà $. 342. nec inferior iucludic [uperiorem formaliter
dbid.€" 143. non de finuur à Torpb. inca comunitates qua eji tertium
vniucr[ale $. 154-definitur a nobis 4.157. quo [sam im mn quid pradicari
dicatkr $. 158. mon eou[lituitwy inraticne vniuer[alis per crdinem ad [peciem
fed ad infc riora fpeciei. f 161.infimayC [ube lterna non differunt in ratione
vniuev (alis q.165.differemia - dauifiua vnius gcuevis nequit effe diui(iua
alterius » [ed quelibet determinaium fibi genus vendicat 6.43.nec vuaxT cadem
efi conflitetiua diuer[arum fpecierum fed vnius tantuni 6.46. $ Dirigibiltas
quotnodo cognitioni conuenit 1.14. Fide isflrumentum [ciendi. Difcuc(us
definitur 1 1.2.tres conditiones eius Vi.3.an differat a. fylloifmo: 114. — 9 -
proprie cft afrenfus conciufionis vt vb c(fenjw princ piorum cawjaius 11: 4«
qhié «ius nullo modo attingit primciptasfcd folam c«nclxfioxem 13. t1. C Ditlin£tio quid (it 1. $9.
alia vationis,alia ex naturaret 1.6a.bc duplex vealits € formalis 1.63.
difiiniio realis quid Q& eis (gna 1.64. Q7 feq. qvotuplex 1 67. Diflintiio
formalis.quid €& quotrpiex 1.71.qtc1 modis |umictur identitas, €? di- 5
inti io forwalis 1.86-2pud Scotum bae diftin&iio efl a&ualis , mon
virtualistan- timyakt fundoticnialms 1.81. catuy tm:en etiam wirtuclis di(linti
to spud $coti 1. É Li$lintito modalis e xirinjeca
reducitur ad rcalé,modalis intvin(cca ad formu- 1.86. Diflintlio rationis
quias(? qroiwplex 1.87 Distin£tto vonis ratiocinate no ied on jela extrinfeca
counotata 1.88.€9 idcó coimcidit cum diflintl ione ex natura rel virtuali
ibid.quoana (it fundameniti difiiméitonis rationts ratiocinat& 1.89. Dj.
fiii Ewnkm fcgtesm geuera a Fovmaliflis offignata veáncuntur ad pauciora 1.9
$.dt- fih 10 rationis rai qeinate sy el virtralis ad quid deferutat apud Scotum
«1.93. 7 I wifio (t [kn eium friendi fecunde operaticri fpecialiter applicatum
v2 x€. (fe cgeris imporfctdus 1.17-quid fit 1.$0«q&0tiplex 1.$2.6ius leges
1, $4« quo fenju tradi po[jit per membra priwatiut, aut. comtradiéiorid
oppofita 1. $6« quomodo Wuuet ad defmi.ticuem indagandam t. $8. Y Dubitatio,
74e 9pimio « E TUM Ns tatiosus an pojjit ac finiri 1-43.triplex eius aeceptio
3.1. im acceptione pra- E pria datursQ9 pendet im [wo effe pro Jus «b vntelletiu.
35 men confiflit inexirin- 'feca de nomimativne 3:3$« neque in aliqna relatione
x ipfa refultante 3: 21« aliud materi sleyaltud forma € 3.10.n€c c(t ncc e(se
potefl exu a imiclletium: 5. a4« adbuc tamen difl nguitur a puro uibilo 3«2 «c
oftttnit iy pev quia po[i tibt Vations 3« 27» odo medier mer ent,gg puri niu
3:7.n0 jnfficitsquou [4 re go se yj ed rq uiritur quoa ibifit ad ifi ay vcri
ent3 3 18«.m quo conf ftat e Ms P f r 1 I N'D/E X31 "das 3.50. babet ev
fui efse in Lege. ge caufa eo modo, quo eff ens 4. 9» 'Saufa eius materialis in
qua non ejl intelleiius y fed res wt cognita 3.42. Ens rationis materiale ab
omni potentia-vitali fieri pote[l $48. formale non nifi ab intelle&uy zr
voluntate 3-49.quo alin fiat 3.60.7 63. intelleClus diuinus cogno vfeit entia
ronis nobis facla tamen ex illius cognitione ea non efficit 3.71.an ab- ola?
illa efficere po[fityvel non e apris vtrumq; probabile, 3.74. ens rationis
babet vy affettionts 3.91.qMomodo ei competat intelligibili as 3. 9$. non reti
à di- "miditur in relationem negationem , & priuationem 3299.diuidi
debet [ici ens rea leyad modum cuius concipitur 5. 102.diuiditur in fundatum y
«7. non fundatum $« *303.quod proprie fit fusdamentum entis rationis 3.104. Ens
reale tran[cendenter captum efl vyniuocum analogum 249-7 feq. non inclu «ditur
quidditatiue m differenijs,[ui|que modis comtrabentibus 2.64. non ejt genus,
" quaré $.36.C7 7.8. enstamcn finitum esl. genus. 2. : - aad accidens
multipliciter jumitur 12. 28. quo de ipfo detur fcientia ibid, E imema, J/ide
.4rgum entatio *- Enunciatio quid fit 7 quotuplex 10.2.métalis efl fubieti im
lib. Periber. 10-1. "enuntiatio
nece[Jaria nequit ficri falfa, impo[Rbilis nequit efie verajvo-1o. enunc,
€otingés de prajenti certa téporispartem con(ignificans non potest mutari in
falsá *30.11.contingens dc pr&fenii aut de praterito ab initio poterit efje
vera, vel falfa - «t contingens de prjenii indetcyminatam temporis partem
fignificans poteft [uc« »«e[fiue ficri vera vel falfa 10.12. contingens de
futuro multiplex 10. 49. duplex | determinatioyC7 indeterminatio propofitionis
deine[Je, € de po[fibili v0.5 1. enune kéijatione de futuro contingenti
abfoiuto babent determipatam veritatem vel fai[i- gatem 10.53. V ide
Propo[itio, Veritas, Falfitas. Error quid fit 14.23. difcrimen eius a fcientia
, C opinione 14.15. «CC Exemplum, 7 ide JArgumentatio. F UELAl£uo^ c ogfentando
datur inpropo[itionibus 10.39. primario e in concte ptuform. .4c7 jecundarió in
obielino ibid. formaliter dicit velattonem veas dem difconuemienti&
10.40-quo fenfu. [u|cipiat magis
C7 minus 10. 46. quid fit de aerminata falfitas im propofit ionibus de futuro
10. $0. " Fides quid fit quotuplex 14.9. dijcrimen inter fidem, C
opinionem ibid. Kigura fyllogiflica mnn quotuplex. Fide $yllogifmus , € Ind.
Infl Log. Fotmaiitasyvel realttas quid fits»t a Ke dislingnitur 1.63.formalis
diflíGiwo quid fit 1.72.4980 inter diflintlioné realemy€7 rónis mediatà dicatur
ib. vide Difl indito, :- Fundamentum eatis rationis;vel relationisyvide
Ensvationis,Relatio» Futurum contingens num babeat determinatam veritatem
10.49. €f feq. e potcfl propri? dcfiniri 5-3.qu0
fenfu definiatur d "Porph. $.6.quéna eius de finitio,C quoexplicada $.
Y6.quomodo;genws diflinguatura Jpecie inratione. vuiuerfalis $.19.de .udiuiduis
completis mediaté pradicatur , de incopletis imme- aliat) 5.51.de iilis per
modi generis de ifiis per modi Jpeciei. $.39.quocna fit corrte datiuuwi
generis, vt eius [ubucibile $.44-quo verd pradicetur in reél o de inferiori-
dus cfló. dicat partem efientia $. o.poteflate coutinct. fpecies, C
differentias ,nom aliu 5:54. licet diuev[imod? $.56.efl (pecies infima
vuiuer[alis $.$8. jwpremum Cr fabaliernum [pecie uo differunt imratione
yuineijalis $.60. quomodo ad eius vni- uer [alitateu Logicam pluresrequivantur.
|pecies $.96. quomodo ad Merapby[icavs $- 91-genus quomodo dicatur jemi à
mattria $. 136- t. GeueradiuerJorum pradicam. nullam babeni oem differentia
conftitwtind, aut diuifi uan 9n€45€0€5 |pecit s 6.43-| ubordimata c6e5 babent
omnes diffevétias [upcvio" yum geucram conflitutiuas.6.42. H H*?
biwusyquod eff »Itimum pradiccmenti communis explicatio ridicula 8.122.
«liasnagis cougru1,0ued cousbiiuatur pev wniontm forma ad fubie&ium 8 | E
332. RERVM NOTABILIV
M, 2.[iu fit vnio accidentalis fiuà. fubit antialis 8. 214. , Dentitas realis
quid fit 1 .66.eius adequat [ignum tbid.identiras formalis quot modis (umaiur
1.86.quo Jenn comcidat cum tdentitate efjenttala ibid... 'Indiuiduuu, vt fic, proprié nequit definiri 1.48.
quomodo differat à fuppofito, cr perfona $. 97.q40t modis [umatur ibid. quo
patto à Dorph.definiatur $.98.0105 defi- mitiones expiicantur $. 106. nedum
identicé yfed etiam formaliter, € direGià prae dicar: potefi s. 109. Inhzrentia
propri? conuenit accidenti predicamentali non predicabili q.105. ^
'Inítcumemum,fesi modas fciendi quid [ity quotuplex 1.1. quodmam jpeciali« ter
jpeciaies dirigat operationes 1.16.metbodus noneft inflrumcntum d ceteris cá«
diflinfium ibid. quodnam [it perfettius 1. 17. -— [ntclle&tus agens € pofJibilis 4.$9. varus
cius atus 6o. Intentio quid fit 3. 111. efl dupiex formalis, Cr obictitwa, Cr
vtraq; prima, vel fecunda ibid.quid jecunda intentio 3.112. minus patet ente
rationisyvelut ctia fpes. €i65
3.114. (9 etiam relatione rationis 3.1 (5. inquo fenfu fit formater ipfa come.
paratio p.[Jina $.120. Q«omodo prima, €? fecunda intentto defintantur, € diffe-
pznb $. 12. . QUO a8
fiant. jecunda mmtentioncs 3.122. an folus intelletius efficiat fecundas
intentiones 3. 113.exercità pradicantur de primis accidentaluer figni: etiam
e[Jentialiter 4, 116. 7 yag.vna fundart potel [uper aliamy Qr tunc vua. fu-
mitur, vt quicyalía pt modus 3. 12g. L Inea efi (pecies quautatis cotinua
7.69.et cfl fpecies infimaynà [ubalterna.7.8e L Liceius fignificant res
ipjassnom voces 2.3.qu0 feníu dicantur fignificare voces $bid. quom do
(ubordinentur vocibus 1.4. figskeenad placitum 4. s. | Joxus uon «fl jpecies
quantitatisvel " tim non difiintla à [uper fi cic 7. 70. Logica membrum
Philofophi quaft. Mrenes multiplex eius nomen, 7 ac. epiio ioib. 1. alia
naturalisyauta artifictalis ibid. 3. 69 bac alia docens, alia vtems dbid.4-
vtens efi babitus diuer[us d aocente ibie.. quelibet pars Lügice diuiditur in
docentem, 7 vtentem ibid. 1v. topica pecuitari modo dicitur vtens ibid. 111 fi-
mis Logic in [esr ab ;Arifl.tradita ibid.i$. tam internus , quam externus y
itemm. formalis & obieliuus ibid. 17. Obieium Logice Atrifl. e(l
[yllogifmus ibid. 24. Logi.e in je eft inflrumentum. |ciendi incommnni ibid.3
1. non vt dire&iiuum » fed. srisbe vim dirigendi bid. 34. poc C Logica docens
«fl [cieutia 1bid.40o. nen tamen ars ibid.q1-vtens e$t arsynon fcié-. - gia
ibid.tamen pajfiuà fumpta dicipotefl [cientiaibid.45. docens ex naumarei eft:
fcientia realis prout ab J4rifl contexta ronalis ibid.48.cur fic ea influucrit
tb.$ à, ; ^ Logica eft (ciétia [peculat ina tbid. g6.cfl Jeientia cou ibid. $9.
no efl fimpliciterue- ce Saria ad acquirédas alias [cientias ibid.61. efl
facultas f/mpliciter organica ibus 36.c[l diretiiua operationum idealiter ibid.
partitio Logice ibid.G.. Q9 feq. — Longitudo, Pide Quantitas. M t GO AY Ateria
propofitiouis [unt termini, C propofitiones [unt materia [yllogifmi, 10. 1. Z
ide Ind. Infl. : x Metaphyüici gradus predicamentales diflinguuntur abinuicem
ex natura vei formater , tranjcendentales veró tantm virtualiter 1.93 «
Methodus accipitur dupliciter y fub vtraqy ratione ad Logicam fpettat 1.96. de
ratione ipfius dh quod priusad cognitionem pofierioris dirigatur ibid. nian di
án(irumentum ab alij5 diflinGium 1.16. cíi duplex compofitina C7 rejolutius
y.100 ^ vtraq; pofsumus vti im facultatibus tradendis 1.101. me ibodus feruanda
in cime tijs tradendis 1,103. intexendis quaflionibus 1. 10$, Y-$5t Eo Modi
rerum alij intrinfeci ,aly extrinfect 1.80, | (&-1 Sere Motus nom efl vera
[pecies quantitatis contiua 7.7 1« quo fenfu motus non de« tur ad relationem
pradicamenialem 8. 3$«— FAERSPCM OCT MEE A. - -* h 1 , " jl » cd I N D E
X. Mult itado, Vide Nvmierss. N | Vara co mm«ai5 vide vaiarcfale ia eff doy
duplex mature communitas , fed imdifferentia pafiziut, Qr nezatina 4.20. :
" : "INece(fi:as duplex zafolut2, 7 ex, japp- i tiones vel
fimpliciter s [ed conjequen- tis, G7 fecundum quid , fea cau(?quencia 10.56.
-Negatio, G* prinativ moa fuat entia rationis 3-99» | Nuaerus alter qu
amtitatiauss aber tran[cendeas 7.5 3. neuter efl eus per. fe vni. 7-54. ideó
quantitati anc mon c(l vera fpectes quamusaus 7.46. join pro mate vialt ejl
aliquid reale $.$ 4. [pe Eat ad predicameniwn quantas ,quia
fii ex diui- flne cou: inus ibid. ride Qsanticas. Oo (2 2 fcientig eil cicca
qao4 fetentia verfatur 3-1 1.diuid tue in comple. . xum," incomplex um
ibid.iacomplexum vel fwn:tur improprid pró oui ni &osquod'in fcientia
con'deratue,vel propri, quod ef. fuus fient a, 13. boc ell duplex tot ale
adequatum, fei attributionis , CF parttale ibid. virumque diuiditun
áinmateriale, & formale 11.14. ] - Exiftentia [ubietli tam partialisyquam
tot ilis faltim pro (latu iflo potefl à pofl e- rjorisnon d prioriin [cientia
probar iyi bec [umiur pro toto proce(ju cogno/cenduns ith e facultate 11.20. de
obictlo rationalis fcientie pre[uppoauur exiflentia obiettiuzy:t de obietto
[cientie realis, apticudinalis, acbaalis veró aliquando pra- requiritur ex
parte noflri intell: Gas v2.24. quomodo obiecium debeat babere qui d vel
12.36." feq.obietIum [pecificum virtualiter continet pajones,generici veró
potentialiter 12.38.q8am nece[fit atem babere debeat 13.46 quomodo omnia con(i-
derata in fcientia dicant ordinem ad (ubieGkum 12.49.conditiones ooictli
fcienti enumerantur y 1.54.0bieCfum completum, adequatum enm fcientiam n9 eft
materiale tantum,;vel formale olim, fed ex vtroq; contt tutum. 12. 18.
"bic&um adequatum Logic, vide Logica , ' Opcracio. intellettus, vide
Cognitio . Opinio quid (it ür quotuplex 14.2-per quid [cientia differat, C
fu[picione y^ : La orte Yield pertineat ad opinionem 14 | .n*quit flare cum
attu fcientia de eodem obietEo x 4.1 pre fenju de potentia Dei abfoluta po[fiat
flare fimul. 4.18. . quid dicendumyvi habitus imporiant 14. a3. E Oppofita nd
fint, eorum [pecies 9-4. qu fint oppofita elatiuà g.$. que con-- trarié
ib.qual;s (it diflatia contrariorü 9.7. qualis repugnátia 9.8.quo vnu cótrariii
wonnifi vni contrarietur 9.9,quimam effecius formalis contrariorit 9. Voforma
ceu-. traria opponitur & in gradibus remiffis ib. alia funt mediata, alia
ymmediata 9. 1 Oppo[ita priuatiuà qu& [int.9.1 2.eorum conditiones ibid.
quomodo à priuatione adbibium detur regrefju 9.33... . Oppofita contradiiiorià
Latio Tp m cat inc omplexa ibid. inter. [.» abfolutà fumpta numquam datur
medium, benà tamen inter incomplcx a cum, yaeategoremate jwmpta 9. v. minquam
ver) medium per participatioaem 9.16, quomodo bc oppo[iio (it omnium maxima
9.21.ad faluandam contradidlionem 4 . parte vei non. [ufficit diflinlio
viriudlis, aut vationis vatiocimata 9. 23. 5 O:do dodrina quinam (it 1.97.
jnterdi coincidit cit ordine natura iwid.diuidityr - in comp [itiuumy, GT
rejolutiuum 1.100. P A(io pro ietate vide Proprium: paff »redicamentum
definitur , ac eius - "jpectes $. 202.7ur diftinium confltuat pradicam, ab
adio ne 8.205 Praxis » y cord eret Pb n it acbionzin auure intel edualisqug
aliquo patio est dirigibili 4 volwttate lependeas «2. 100:/lu8 fit elicitay
fiub impe-. rata Lm ^d iiit etiam intelle ctiua va.101.requicitur quoque quod
Md principio tutrinjéco eog dy cedex wi cozmitionis rezulan:is L2. 103. i£e m
quo d ribera Vs. 10 4446 polumatis elicitus ce pvimarió praxis , imperaius.
vero je». - CHA- La "A "wo y^ IxNiDGE!X; Fündarià 12: 105. definitur
d Scoto t 2. 106. Pra&ica cognitio , Vide Scientia. : Przdicabile, ide Pniuer[ale
; Przdicamentum quid fit 6.1.5 3. efl fubief um in lib.predicam.ibid. predica:
snenta pofsun£ conititui m vnum 6«2.dcbent ponirealiter diflintla 6.12.có-
gruitas denarij numeri illorum 6.7.quanam direi in prédicam.reponantur,ac eo-
vum conditiones 6.19. in pradicamento fub(lantie dij poni debent in concreto y
in alijs $e etiam in ab[lratfo 6 19. vltima fex prádicamenta nom dicunt folas
de. nominationes extrinfecas , aut modos meré ab[olntos 8. 192. fed puros
re[peGius extrinfecus aduenientes 8. 195: i Przdicari i7 pu € inqualeg.313. — —
.. Pradicatio alia exercitasalia fignata 5.8. € 3. 11$.alia formalis, alia
identica $.107.Ó* 10.62.vtraqi diuiditur ibid. prsdicatio inter abflratla, €
concreta quo patto fieri debeat 10. 64; [CAN n ,'Prami(fz demonfl rationis quales
effe debeant 13. 48. coenofcimtur diuev[o attu à conclufione 11.11. funt uvis
effettua partiales conclufionis 11. 19. cogno fci de- bent fimul tempore ci
conclufiones litet prius natura 31.25. prami[sà ncce[sarig fit apprebenfa
nece[fitant intelletium ex |ui natura covfideratum ad a(ien[um con- clufionis
nece[fitate contrarietatisy Cr contradickionis 11.32; idem dicendum de in«
telletiu;vt [ubest voluntatis imperio ibid: at etiam de prem:ffis frobabilibus
, vt tullavatió falfi in contrarium appareat 31.34«.—— Tremifi&
demonflrationis potif/mé debent effe formaliter immediate,no vir- tüaliter
[olim fed demofirationis propter quid virigieft probabile 13.53.pramifig
demon[lrationts quo fenfu dicantur immediata s priores notiore?
ceruores C7 perfettióres 13.47: &^ fed: — Prafentia localis, vide
Vbi. ^ TM ) Prius, & Poftcrius quid fint 9.27. varij eorum modi ibid. quid
y &* quotuplex [it püioritas nature 9.19. eft prioritas d parte vei 5j non
tantüm rationis 9. 33. pev infl antia natura non [aluatur contradiBtio 9.3 $
uid fit prioritas originis 9:37 pro- prid, c formaliter e$t prioritas d qnoynon
in quo 9.39. ] Propofitio,Z/ide Enunctat io jpropofitio per fe mota definitur
13.49-potefl coflaré éx terminis nom tentum diflintie , [edetiam confusà veprefentantibus
ibid. nulla vopofitto contingens proprié efl per fe nota 13. $1; vari&
diuifiones propofitionis per Jenot& Tbom:flarum éxaminantur 13.61. : .
Proprium qnadrüpliciter fwmitur $17 1.confiderari potefl inrationie proprii,
&. in ratione V niuev[alis s .167.definitut ia vatione propriis $:
169.definitio competit taiitum proprio quarti modi $.172. eiusyvt fic [unt tre$
conditiones $.1694nterdums canfiflit in aGiu C" non in spiitudine tantum
5: 174. tanta efl eius neceflaria cona nexto eum [ubietfoyvt boc fine illo nec
ejfeyiec intelligi polit $. 17 4. in quo: genere €an[& caujetur 4 fubietto
5.179. non diflinguitur neo 4 [ubielfo 4 fed tPhtumt aliter 4.180. C7
181.defimrur ip ratione vniuev[alis $184.20 diflinguitur ab actidente per
conuertibiliter pradicari $A8$.folum propriui quarto modo efl quar« tum
viuer[ale $.188.non efl vniuer[ale re[peGtu generis , « fpecicis fed inferios
rum vtriu[que $.184; "3 "wValitas tripiiciter fumi potefl
2.1o3.proprià Jumpta quid fit, er ie dés - Q niri debeat 7: Yo Jpecies, &
modi qualitatis expiicautur 7.10 eqpr&- Vilio qualitatis di fficiens 7.117.
non eft proprià geucrisam fpecies 7. 1304 — qualitatis áfeiliones affigmanitur
7-114. ARS "Quando p..édicamentum importat jolam Mes emer extrinfecam à
tem- - pàrc extrinjeco defumptam 8.218. quibus rebustonumiat 8. 1330« OUEST
Quanias cfl accidens à [ubl aatia veadutee disbinclum 2. 44. diuiditur inconti-
— IN D'E X. Amam,e di cretam 7.45.difcretanonefi vera [pecies buius
predicam£ti, quia ned ens per [e vnum $.46.benétamen continua 5.45 explicatur
e[fentia quanti «tis C» tinus 7.68.eiu[dem [pecies recenjentur 7.69.qu&
proprie (unt tres lineas[uperficie ss € corpusyqu& funt )pecies infima
7.80. (pecies quantitatis dijcrete funt. dua, nue merussQ oratio 7.8 1.numeris
quidem predicamentalisynon tranjcenden alis ibide non folum rerum
permanentiumy[ed etiam Juccefiearum 7.85. € efl fpecies [ub- alterna 7 .84-quo
fenfu oratio ji& [pecies quantitatis difcreta 7. 86. non efl. fpecies per
je dift insta dnumero 7.88. affectiones quantitatis a[Jignaniur 7. 90. C7 feq.
qua diuifibilitas fit eius paffio 7.92.quantitas infintta fi daretur, fpetfares
ad boc pr&di- €41.7. 95. Wiopenctrabilitas princeps quantitatis pa[Jio
7.100. Ealias, i7 Res quomodo differant 1.63. quid proprie (iguificent ibid. R Kegcelfus,
P ide Syllogi]m us. helatio quid fit 8. 1.confifitt iu aGIuali referentia 8.14 s. duplex efl
realisct rac àionis 8. s.relationis vealis tres [unt conditiones 8. ibid.
diuiditur in. pr&dicamene galemyc tranjcendentalem 8,2,» erum difcrimen
inter eas8. 6, predicamentalis accidit vebusQ? ab cis realiter diflinguitur
ibid tranjcendens idemficatur cum re- bus realiter 8.10.diflinguitur tamen
formaliter 8.13. pr&dicamentalis non cfl [ola extremorii concomitantiayvel
combinatio 8 A9.uec aliquid [mperadditii fundam& to fola ratione diflintlum
8.24-[cd verum accidensreipja ab eo diflinélu 8. 19.pro- duciturà folo fundamentopo[uo tamen termino
8.4 5.eji accidens diufibile in ma aerialibus 8 .44-n0n potefi e[Je fine
extremisymequeexirema fme illa 8.46.e[fentias- liter con[lituitur per adj in 8.
1.qu0 fenfu exirema fint , C^ non fint de cfsentia velationis 8 $7-n0n jolum
atiualis,fed etiam aptitudimalss cfi vealis 8. 8o. Quid [ubietPumsquid
fumdamentum , € quid ratio. fundandi im relatione 8.58- fnbieGium eius efl ens
realesC7 finitum $.60.non folum in accidente , fed etiam in. fubflantia
immediate fundatur 8.67. vna fundari potefl [uper aliam 8.69. nonsa- swendatur
proce[ins in infinitum 8.76. ratio fundandi uon [emper opus cj , wt [it in
extremisqiurificata 8.122.fundamienta relationym primi modi 8.15 4.|ecudi mo«
di $.160«tertij modi 8. 165. Terminus relationis pradicam- debet efse vealisci
a&bu exiflens, $. 81. quod de San [cendenti non cfl necefie $.8o-nec etiam
de pradicam-«mipcrfeiba 8.S4.nou pot eadcti plures efpicere terminosyfed
numacricó multiplicatur ad eorum multitudi- scm 8,38.terminat quamlibet
relationem fub rane ab[olutaynon reJpecl iua 8.101. Retatio realispetit extrema
realiter diftintla $.319.diditur in sntrinjecus, garrin fecus aduenienicwsprima
con[linit quartum pr&dicam. [ecunda verà alia |ofex vltima8.128.qua dinifio
fumitur etiam ex fundamentis proximis 8.129. Q9 comprebendit jolas
predicam.8.130.diftinitio f[pecificarelations vndé [umature $.147-qu«d«m
eelationes [nJcipinui magis, minus fecundu Je formaliter 8.179« 7 R«elatiua
quomodo conueniant cum conotatiuls KJ quomodo differant 8.33re— latu alia
fecundi cfse alia fecunaum dict »&7 eorum difcrimen 8,8. bac proprie
qomeidunt c&i c onnoiat iuis ibid.relatiuorum aefimitio explicatur 8. 141
.tr65 corum moda 8.1 3. pecies primi modi $.15 g.jecundi modi 8.164-relationcs
quada. Jecune di modi que communiter put atur rcalesyvl paternitas ,C fiatioin
creatis funt dantium dcnominationes extrinjece 8. 163.reiationes tevit modi
explicatur 8.165» modo ifi drfjevant à velationibus prim, Jccidt modi
8.170.borum modorsé lentia 8 72. relatina qu&dam jecuudi dicy cotrariátury
quada 6t [ccundu eJ $8.177-v6latina ommia. dicuntur ad conuertentia 8.182.|upt
famul naiura 8.184. funt [ml cognitionese? definitione S. 187.modns, quo debent
definiri 8.188. Relationum quarti pradicami. genus flit nitur 8. 134» [pectes
couflituantur. 8» 374. proprittaics affignantur 8. 15$. € feq. ve Kepuguantia
qu [ni 9.a« dyuiduntey m oppofita, 7 difparata 9-3. " » ^ - dh j «i RERVM
NOTABILIVM:; * A pientia quid (ity € quomodo à fcientia diferat 1.34... ; S
Scientia duplex babitualis, G7 aflualis c vtraque defiuittur 12.2.ipfius condi.
tiones declarantur 12.3.7 [eq.vtraq. diuiditur in totalem? partialem 12,10
4e" ente per accidens quomodo detur fcientia 12.28. c^ feq. de
fingularibus nondatur ferentia 12.54. dabilis efl vna fimpliciter totalis
fcientiaomnium fc ibilitan 13 $6. rationabiliter tamen cum fundamento in re in
plures totales [ecundun quid e(l di- mifa 12. 57.vuitas fcientie duplex
intrinfeca , c extrinfeca , feu obietlina 12.68. bac non [umitur ex
abflratlione à materia, fed ex vuitateobielli ad&buati 1 61. fcientia
totalis babitualis non eft vna (implex quet 651, fed ad diuerfitatem fpeci-
ficam conclufionum multiplicatur [pzcificà 1 1.68.//1i [peciales habitus
conficiunt vnam totalem [cientiamynon aggregationeyaut vuiouc per fe phylica,
fed artificiali eum fundamento inre 11.77.qu& vnitas efl multiplex, vel eft
[pecificayvel generis proximiyvel remoti 12.78. C7 79. Scientia fubalternanssc7
[ubalternata quid fint v2. 81. ad banc requiritur , quod obietiwunm eius
contineatur fub obieito illius 12. 82. uon tamen quod jint de cijdem €onc
lufionibus 12.83.requivitu? fecundo quod add at fupra obiectum fubalternantis
differentiam accidentalem non e(ieutialem,vel palEoné 12. 84. bac differentia
fe babet,vt pars formalis obiedi non máterialis 12.85. (cientia duplex pratiica
yir fpeculatiuaia.115.quid fit fctentia prattica. 12. 116. babitis alius
"i virtualiter Jratticus, alius formaliter, boc velproximé vel remotó 12.
1 17. quid fit fciétta culatiua ibid.ratio prattici,c fpeeulatiui [umitur ab
obietoynon à fine 12.11 unt Efproitie diuidentes [ctentiam immediate 1
2.136.[ant etiam differenti ef Jentiales itaut nequeat idem habitus efie fimul pratticus,
€ [peculatiuus v3. 129, an [cientiapolJit (lare cm opinione 14.13, per quid
differat a opinione 14.3. nfus , an efficiat ens rationis )4 s Simul,vel
fimultas quidc quoiuptex 9.41.cuim (imultate téporis flat prioritas mature,non
€ contray77 cit fimultate natura (lat prioritas originis nó à cotra 9.40.
Singularcnon eff obietlit (cientie 12.34.nà eft definibile x. 44. vide'
Indiuidui. Situs pradicam. definitur, C7 diflineuitur| pofitione de genere
quantitatis 8.112. quo con(lituat diuev(um pradicam.ab. Vbi ibidvalia
congruaexplicatio predicam. Situs 8.214.probabile e[l non confluere diuerfum
predicam. ab bi ibid.;mon eft modus f-lius quantitatis, fed efse poteft iai
"yrs 8. 215. vide Ind.Inft, Ü Species duplex fubijcibilis, er predicabilis
s. 62.[olo nomme conueniunt $63. »trinfq. defihitio exphicatur $.64.0mnis
fpecies [ubiicibilis efl predicabilis , c7 à contrd $.70.non tamen quatenus
[ubijcibilis eft vntuer[alis g.71. quo fenfn jubyci- bilitas C pradicabilitas
conxe£tantur in fpecie 7.78. quomodo ad eius KA ad 1x tatem Logicam plura
requirantur individua $5.86. quemodo ad metapbyfica $. 917 quon. odo metapby
fic componatur ex generc, e differentia q. 116. Subalternatio, 7/ide $cieutia.
Suppo(i 10, yide Ind, Inff. - Sub(tantia trifariam accipitur 7. 2«quo fen[n [»1
genevaliffimum primi predicamá 7.11. que partes fubflantiarum excludantur d
pradicamento 7.10. quo fenfu etiam. 4x bis partibus pofJet pradicam.conflitui
7.18. "Ingelis e corpora cgl.flia funt im 0€ p, &dicam.7.11.non veró
Dcus 7-7. buius pradicamenti coordinatio 7:13. 4uid fit jubfiantia
predicamentalis & quomodo diutdatnr in pumam ,C fecunda7.13 quomodo bac
dtwifio explicari Puff tam pro prim&yquam d unda imtestione. 7:24« Ptraq.
definitur 7.27.qn0m0do inicl Igatir, qiiod ácfirutlis primis jubftarijs
€7t7.29.4H000d0 item, quod prima jub[lantia « i magis Jelflantia, qua jecu 4
7.31. [i gula. proprietates (ubjtontia declarantur 7:34.67 jeq. . Syllogi(mus
1; Cmn) d gap. PAGE 17V vi arid Gr potentialem A obs bicüum Logica "IL vifl
.quafi.prolam.a4- "Adde virtialem folii cfl [ub : Ub, Prigi 31s
nltipliciter Jumitur 1 1-5.an differat à éifenzju 11 7-j)llogifmus . INDEX
RERVM NOTAB. eirchlaris quidy& quotuplex 13.66.an poffit fieri in qualibet
figura, modo ibid, circulus per quid proprià differat à regreffu Y3.67.circulus
datur 1n aliquibus, no jn omnibus,t am in diuer[oqua in eodé genere caufasnon
tamen im yfdé aumero rebus 13.68.regre[sus quoq. eft po[fibilis, c ytilis 13:7
0.no quidé formaliter, C proprie, ' fed materi aliter, C" improprió, 9 etiam
de circnlo dici debet 15.71. Pide Ind.Infl, € Wppocn dn Quandosnon eft yera
fpecies quantitatis continit 7.71» SA o Terminus, P; de Ind. Infl. i Totam;
quotuplex 1. $2. — : , Bi. definitur, ac cius fpecies affisnantur 8.211, V
bipaffiuum. efl modus rela-. | tiuus rea locat e [uperadditus 8.104.4nam [it
proprius , € per fe terminus eius 8.108 aliud efl localey Cr aliud prejcuiisic
ibid.quibus rebus conueniat 8.210, | Fide Ind, Wl. Verbum, ide Ind.Infl,
Veritas duplex in efsendo,€ inGonificando 10.5.bec propri? ef in conceptu for
mali in obietl iuo dependenter 4b illo 10. 7. veritas cognitionis non efl entitas atiusyvel
atius, c obrechumyfed relatio vealis. 10. 27. quo patio difinguatur ap aliu
cognitionis 10.30. an fujcipiat magis, € minus 10. 46. quid fit determinata .
Weritas. in contingentibus 16. go. AME Vnio forma ad [ubictium tam
accidentalis,qua fubfiantialis efl in pradicann /0 dabitus 8.213. 4, Vniucrfale
quotuplex 4.1. vniuerfale in eftendo admitti debet 4. 3« mon tamen Tingularibus
eparatumyjed realiter idem 4.8. formaliter tamen diflintium e £5t commune per
indifferentiam,non per ine xi entíam 4.10. yniuerfaie im pradi- cando datur
tantüm per operationem intelletius 41 8p cum metapbyficum , &* *dogicum
quomodo differant 4.16-logirum intvinfecó quid relattuum efl 4.29. que T»nit as
fit eius fundamentum proximum 4-30.qua fit vnitas vuuer [alis 4. 31. c0- flitur per clle in, €7 dici dc ejl paffio
4.36. quo fenfu id imtelligatur 4. 41« clic in atiuy C aptitudine cenflituit
vong dle,dici de aptitudine tantum. eft pa[Jio 4- 45- vniuer [ale quo atfu
fitcr an ab intelleiu agente, vel. pc(fibil 4.64.progre[sus intel letius in
formatione vniner[alis 4.73.fundatu folum m natura plurificabili 4-7$* qualis
b&c efse debeat 4.87. diuiditur in quinq; vniuevfalia 4493. eius
fufficieniia 1bid.bac diuifio efl generis in fpecies , «9 mediata 4.106. quinq.
fpecies vniuerja- lum funt. infima serius Torph.de V niuerfalibus in fuo
Probem. deci- duntur 4. 7. vniuer(ale eft fubielum tm lib. Porpb.5. 1. by
Vniuoca definintur 2.3 1. petunt ynitatem conceptus fermalis , c obie£lini a.
39. qualis ine debeat vnitat conceptus obie£fiui 2. 40. debet perfetià
prefciudere ub inferioribns, D" contrabentibus 2.41.definiuntur ab J4rifl.
vniuoca efsentialia , fed potefl etiam conuenire aecidentalibus 2.42.aliud efi
praedicari vniuoct , aliud efse predicatum vniuocum 2.91.non eft de rattone
vniuoci vt fi cquod vuiformi- ters j" equaliter conueniat omnibus
yniuocatis 1.44. dantur vary gradus vniuo- €ationts 4-43.[pecies vninocorum 1.
44. : . Voces res ip fas fignificant ad placitumsmon conceptus 2. 2. quomodo
intelligatur ditum J4rifl. quodjit figna conceptumm 1.6. vocum [ignificatio
quid fit 2.11.q0- amodo exerceatur 2.14.€arumi Gio, vel imper fecito iu.
figmficando duplex 2» 18. quid dicat veritas , C fal[itas in vocibus 2.20-
pofiunt voces perfethius. figni- dicare rem accidenti , quam nota. it loquenti
2,23. Voluntas anefficiat ens rationis 3-49. ROPON UI" / ke | PROLOGVS5 Ad
Inftitutiones Dialedticas. z3 JEudabilis admodum efl , «^ ab omuibus modo.
vecepta con- ^W/UV|| fuetude- ad Logicam queflionibus contextam.
pramittere.Dia- L^ | le&icas Inftitutiones, qua breuiter complectuntur ea
omniayqu& fuse tradunt voies d Qr arifi. in fuo Organo, vnde injer^ | uiunt
veluti fumma textus totins Logica, € introductio ad ipz fam quaftionibus
contextam . "Ne iguur à tam vtilirecedamus *. 'confuetudine, In[titutiones
logicales nos queque pro Tyronibus pramittimus, antequam difficiliores
queftiones pro prouectioribus pertractemus, Quia verà fubiectum adequatum
pre[ertim in Arift. logica eft fyllogifmus, vt in E Quat. proem. dicemus cum
bic confidevari posit quantum ad formam 3llogifti- camyQ quantum ad materiam ,
in qua conficiturs qua dici des circa qi am » L^ binc fit, vt in duas pracipuas
partes diuidantur buiu[modi diale&iice. Inftititio- $ ness Trima pars
Inftitutionum ca omnia continebit , que ad formam J'logifinó o fpectant, vt Irt
ce ieinl, propofitiones,ac retta earum di[pofitio in modo, & in fi- , gura;
Altera pars ex ijs con[rabitqua pertinent ad materiam circa quam ,qua tri- plex
eft, necefTaria , probabilis, &r apparens, vt ibi explicabitur. Hoc autem
praefertim. agemus, ne in commnnem incidamus abu[um Recentiorum , qui ad
Summulas, jen Diale&icas Inflitntiones ea folum opinantur (peGiare, qua
con- " veernut formam fyllogifmi, vnd? d in. ijs confcribendis mi(Ja
faciunt quecunq. concernunt materiam ; non tamen Tg confultó,cum enim buiu[modi
Inflitutio- : '^— mes parata fint, vt pereas ad JArifl- Logicam paulatim
introducantur Tyronesy fané nedum tali pr£uia egebant intvodutltone Libri
J4rifl. in quibus agit de for- sua [llogifmi, Jed praefertim €r ij, in quibus
agit de materia » Et quidem "Petrus Hifpan. facilà Summuliflarum princeps,
cum preuiam Introdutiionem ad Logi- cam .Arifl. Tyronibus flernere
cogitafset tratatus inflituit nedum de
concere nentibus formam fjllogifmi, fed etiam materiam s conjripfit enim Ls
fpecia- les tratiatus de. fy. ofifiva Tero (7 Elencbo; licet Cr ipje in boc
defecerit, wt notauit Ioan. C&[arins in [ua DialeG. in prefatioue ad trac 7
quod nullam pa« rauit Introdütiionem ineam Logica partem, qua agit de
Demonflratione , cum tamen "Poflerioriflici Libri , pracipuam pro
Tyronibus peterent introductio nem, imo (7 maiori nece|fitate , quam al omues,
vt pote cateris difficilioress J'um $uia, vt in quaft. progm. dicemus,
demonfiratio licet nou fit adequatum Logic obiectum, efl tamen pracipuum, C
principale ; cur ergo prenia t (jo non parabitur [yllogifmo demonfiratiuos fi
paratur Topico, 7 Elencbo ? ma« ; meat ergo ad integritatem. Summnlarum fen Logicarum.
Inflitutionum ne fpetiare traliatus tangentes. formam Syllogifmis [cd etiam
coucernentes males Tiam, quacunq. illa fuerit. | iet: RODA e LI * z icio, rd A 00 DIAM UP , €70.
Epor — mt y. . d P Pars Prima Inflit. Tract 1, Cap.I. DIALECTICAR VM
INSTITVTIONVM T uoP A RoE»P-R P OURC Poco De attinentibus ad firmam fyllogifmi
*"» Ria (unt, quz fpe&ant ad formam fyllogifini, vt dicebamus, fecun-
IC] [J«f — dum fe; & fimpliciter confiderati, vt abftrahit-ab hac, &
illa dctermi« ( Á nata materia, inqua confici poteft, termini fimpliccs,
propofiuoncs , & earum recta dilpofitio in modo, & figura: Termini funt
principia DE GE remota Syllogi(mum integrantia ; Propoficiones funt principia
pro- xima, & recta difpofitio in modo,& in figura eft ipfamcet forma
artificiofa fyllogif- mi; hinc parsiíta prior diale&ticarum Inttitutionum
in.tres fübdiuiditor tractatus s in primo agemus de Terminis principijs
fyliogifmi remotis: In ecundo de Pro- polos principijs eiufdem proximis: In
tertio demum de ipfamet forma fyllo- giftica, rcípectu cuiusetiam ipfi termini,
& propofitiones folent dici materia ex. ua , licet abfoluté loquendo ad
formam fyllogifmi dicantur attinere, vt hzc di- inguitur à materia circa quam. TRACTATVS PRIMVS De Terminis,
& corum atfe- €&ionibus. Cap. I. Quid, € quotuplex (it Terminus in
communi. d V oad primum Arift.r. Prior cap. 1. definit Terminum effe illum, im
quem refolustur propofito , vt adicatum,(* de quo pradicatur; pro cuius
debninionis declaratione aduer-- tit Tataret. ibid. q.1. $.. feiemdum eff tertio — 1 e dupliciter, vel in la-
1a fignificatione indifferenter.f. pro fubie-. Wa»preditste , & copula
propofitionis,. aut eterminatione alicuius illorum , vt idem fonat, quod dictio
apud Grammati- «os,quo fenfu cft genus ad nomen, verbum, aducrbia , &
reliquas orationis part ,& Bóc modo copula verbis, igna vnlueri- Porro, ia,
Yt omnis , nullus , ali- Aquis, &c. & adiectiua adie&tiué tenta.
funt termini,immó breuiter onine illud,ex quo «onftituitur propofitio, terminus
dici po- teftin hocfenfu, Alio modo fumi potcft 3n fignificatione magis propria
attenden- do vim vocabuli, quod importat vltimum, S extremum alicuius rei pro
extremitatie bus terminantibus propofitionem.f.pro fu- biccto, &
przdicato,& fic fumit Arift.ter- minum loco cit. ac omnes Summuliftc,dum
«um definiunt. effe extremmo prepofituoris , quam definitionem recipiunt
Recentiores. paffim Villalpand.lib. 1. fumm. cap, 1. Tolet, cap. 16.
Fontec.lib.6. cap.9. Hurtad. difp.s. fum. fec. . vbi priorem termini acceptio-
nem renuit: quam fcunt, Blanc lib.z.difp.1.fe&t.1. C. tract.1.c.1. Fuentes
p.1.fommul. q.vn. dif. 1. Conmlut. lib. 1. cap.z. de dip. 1. si
fum.fec.1..Ouujed. & Poricius ibidem . Has autem termini propné fumpti
defi- ras, & fyllabas quia licet propofitio scfol- : ugpitin litteras,
& fyllabas non tamcn im- mtdiate, & ideo littera, & fyllabz non di-
cuntur termini , etiam licct propofito by- * pothetica refoluatuf in terminos
mediate; neon tamen immediate, fed refoluiturim- médiaté ;n propofitiones
fimplices ; ex quibus componitur ; poffet tamen abfque crupulo etiam propofitio
fimplex appel- lari terminus ; quando in hypothetica te- net locum fubieéti ,
vt notat. Arriag. Nec obcfl illam etiam conf'are terminis , nam bené potcft id
, quod in fe eft quafi totum, effc pars refpcitu alterius totius , vt patet in
fca peorpore refpc&u totius ho- minis; ds multis, vt difcurrenti con-
ftabit , Etiuxta hanc fecundam termini ac- ceptionem copula verbalis, fcu
verburb, vt vy verbum; fa ttm y* eet (v ^ "Xe ran - dicitur ammediate , ad
rcmouendum litte- i"A(—. ütrimé de vocibus non fignificatiuis dicé- m. wv
d 29 De T'erminmum muliiplicitate . werbum, rationem termini nequit habere, tum
quia copula non eft extremum propo- ficionis, fed ratio coniungendi extrema;
tum quia in eam propofitio refoluinon po- teft, cum enim fit formalis, &
expreffa ex- tremorum vnio, fa&a eorum diffolutione manere non poteft ; tum
demum, quia Arift. in allata cermini definitione meminit folum predicati, &
fubiecti,& licet in pro- pofitione de fecundo adiacente, qualis eft Mta
Petrw: currit , ly currit videatur fungi munere przdicati, re tamen vera non
tan- tum habet rationem predicati , fed etiam habet vim copulz, cum faciat hunc
fenfum Petru: eft curren: ; vndelicet vt gerit vices praedicati, fit terminus,nó
tá vt gerit vices copulz. Et fi dicas in hac propofitione errere eff mouerily
moueri , quoq eft ver- bum, habere tantum rationem przdicati , ficutly cwrrere
(ubie&ti, atqueità vt verba ' habere rationem termini, Refp. currere , 8c
moueri effe verba tantum grammatica- liter;at apud logicum gquiualét nominibus
€ur[/a1, 5» motus , vnde apud logicum idem eft dicere currere eft moueri , ac
curíus eft motus,vt ait Ant. And, : ..à Dubtumtamen eítde aduerbijs , coa- ins
nod ps quantitatis, vt omnis ,- aliquis. ifibus obliquis, & fimilibus,an oe
termini fubire poffint eciam in fe- inda acceptione : Affirmát aliqui eo quia
in prepofitione t habere locum prz- dicati, & fübiecti,vt fi dicatur Petr
eff 4li qui1,0mnis ejf terminus f'yncategorematicus prater ejt aduerbimm er cfi
coniunitio , & fic dealijs Imo Fuent.cit hac ratione tenet ét vocesnon
fignificatiuas elfe terminos, nà dicimus Bliers mihsl. fignificat . Quin etiam
Arriaga ob id addit litteras ipfas eff: ter- minos, quando folz accipiuntur,
nam dici» mus A elt littera.Verum probabilius alij ae gant,quia aduerbia ,
coniunctiones, & alia idganus nunquam ratione fui , & formali- ter
fumpta fungi poffunt munere fubiedi , & pradicati, vnde in allatis
propofitioni- bus fcmper aliquod. fubitanttuum iacclli- gitur, in cuius virtute
funguntur illa officio lubiecti, & praedicati ,vt inilla propofitio- - pe
Perros eff aliquis à parte przdicati füb- intelligitur bom», & fenfus glt
P-2rws ef ali- quislomo, in alijs à parce fub'e&ti fubin- telisitar vex ,
vel quid fimile, vt idem pla- ni fit dicere omms eff terminus Qupiceeegore-
muticus , aC dicere bec vox. obs eff terminus mcategorematicu:, & fic de
alijs, qp eo, vel e""Edum eít ; Quod fi oppofitam opiai onem (** qui
velimus,tunc cum Tatar. q :em feq A** riaga,traét.i.com. 3. ad 1. dicendum clt
ad hoc, vt aliquid fit fubie&tum in propofitio- nefufficere, vt fit vox
fignificatiua nacura- liter communiter, .i. vt poffit reprzíenca- re feipfam,
quod eff figaificare large. Sed adhuc dubiü eft de nominibus ipfis fubftantiuis
folitarié (amptis, & extra pro- pofitionem , poffint ne dici cermini ; nam
Arift. definitio allata videtur illis compe- terefolum, quando funt in
propofitione. Verum non ità rigorosé intelligenda eftil. ladefinitio , nam vt
aliqua dictio dicatur terminus, nó ctt (emper ueceffe,quod actu a ig munere
fubiedti, & predicaci,fed fuffiit aptitudo, vt ad cale munus poffit aí-
fumi, & non eam habeat repugnátiam,que reperitur in aduerbijs,
eoniunctionibus , & fimilibus ; nomen fubítantiuum extra pro- ofitionem
dicetur terminus non in eo fen u, quod a&u extra illam exerceat officium
termini , fed quia intra illam fungi poteft hoc munere , vnde dicatur terminus
noma actu,fed potentia; nec aliud probant Com plut.cit. oppofitum (uftinentes.
3 Quoad alteram quzfiti partem Ter- minus vniuerfim fumptus diuiditur in men
talem vocalem, fcriptum,vt notat Tatar. tract.7.de fuppofitionibus com.
1.$./2c«m- de (iiendum,quz diuifio fumitur ex Spi- ci propofitionum frere ae
tio bomo ef animal i fiat mente , dicitur mene talis,ft voce,vocalis,fi
fcripto, dicitur fcri- ta,cerminus ergo dicitur mentalis , voca- fisve Ícriptus
; prout fubiectum, vel prz- dicatum propofitionis elt mentale;vocale, vel
fcriptum; Solent extrema quoque pro- pofitionis mentalis términi appellari,quod
quidem de propofitione formali , quz eff a&us, & fecunda operatio
intelle&us , in- tclligendum non eft, nam propofitio in hoc fen(a eft vna
fimplex qualitas carens parti» bus,quarum vna crtbr de alia, vt có- ftabit ex
dicedis difp.s.de Anim.q,ro.ar.z. n.3o2. fe debct intelligi de propofitione
mcatali obiectiua , quz talis dicitur , quia elt obie&umipfius formalis
propofitionis mentalis , & inftituiturin etf: propofitio- nis obicliuz per
eam, tanquam per formá extrinfecam; itaq, propofitio mentalis in hoc fenfu
,nimirum obiedtiue fumpta dici- tur habcre t:rminos,& extrema,q aia in fe
continet fubie&tum, & pradicatum coa- ftituta ia eff* calium per
propofinoné for- malem; mbmew 73^ enunciat hs- ! a mo * 4. Pars Prima
Inlit.T'ra&-I. Cap.11. imo ejf «nimal interna, & formalis propofi-
tioin fe non continet fubicctum; neq.prz- dicatum nec terminos, fed tantum
propo- fitio obiediua , vt etiam hic bene notauit Ouuied. Nomine autem termini
mentalis duo poffunt. intelligi .f. res qug mente có- cipitur,ac ipfa cognitio,
fcà vt alij loquua- tur conceptus formalis, & obicétiuus ; & quidem
fiin primo fenfu famatur .f. pro re concepta, terminus mentalis à vocali ,*
& fcripto differre nó videtur , eadem enim prorfus eft res,qua mente
concipitur ; vo- €c deprotmitur , & calamo exaratur ; at in fccundo
fcn(u.f.pro ipfo rei conceptu dif- fertà vocali , & fcripto , & diuidi:
folet in vltimatum, & non vltimatum:vltimatus eft conceptus, fcu cognitio
rei fignificatae "per vocem aliquam, vel fcripturam,vt cum audita voce
b»mo illud percipimus animal, quod eft rationale : non vltimatas eft con-
ceptus ipfius vocis, vel fcriptura fignifica- tis non vltra fe extendens ad rem
fignifica- tam, & idco dicitur non vltimatus; fic G cusaudiens vocem home
format concept non vItimatum, quia cum fit ignarus figni- ficationis vocibdlaru
latinorum , conci- pit folummodo vocis fonum , non autem rem per illam vocem
fignificatam.f. homi- .mem.Porró licet Logica, proxime verfetur -circà terminos
mentales, & vocalcs nó nifi rationé mentalium attendat , quia tamen termini
vocalesfunt clariores , & per eos innotefcunt mentales , frequentius agit
Lo gicus de terminis vocalibus , atq; idco nos J 1 5 deiftis agemus , ac corum
etiam - diuifiones explicabimus . CAPVT IL — De Terminorum multiplicitate
ratiene fgniféeationis , " X varijs capitibus folent termini mul tiplicari
, & vari eorum diuifiones affgnari, ex parte nimirum fignificationis,
"ex parte modi fignificandi, & ex parte rei fignificata: cx prirto
capite, quantura ad | fpectat.folet in primis diuidi voca. is terminus in
figaificatinum ,3 non figui- ficatiuam, ille efl,quraliquid fignificat , vc hzc
vox homo ,qui naturam fignificat hu- maoam;ifte eft qui nihil fignificat, vt
Bhti- Yi,Buf, Baf. Sed vt ita. dinifio
fit rcété tra- dita intelligi debet de termino in prima ac . ceptione: ta cap.
praccd. nam in fe- cunda acceptione omnes termini f'ant figo ficatiui,cum effe
poffint fubie&tum, & prz» dicatum in propofitione : terminus igitur
vocalis in tota iua latitudine fumptus diui- ditur in fignificatiuum, & nó
figuificatiuü: quz diuifio vt bené percipiatur , cum ter- minus vocalis
conftituatur in ratione figni ficantis per fignificationem , videndum eft quid
fit fignificare , & quid fit figni à quo verbum fégmificare deriuatum eft.
Signü ex Auguft.:.de do&t. Chrift.cap.r. eft lind , quod prater [ui
cognitionem , quam ingerit. femfibus , facit mos'penire im cognitioe nem
alterius , v.g. hec vox bomo pracer fpe ciem ,quam imprimit inauditu , vt fonus
eft, facit nos venire in cognitionem alte- rius .f. naturz humanz, vnde fignum
debet effe tale,vt illo cognito per fenfus,median- te illo deinde veniamus in
cognitionem rei, cum qua figaum habet connexionem ; hinc B esdeade nil aliud
erit, quam aliquid aliud à fe diftin&utn reprafentare potentie cognoícenti
; ex quo patet fignum dicere ordinem , & ad potentiam cognofcentem 5 cui
reprzfentat , & ad rem fignificatà, qua reprzfentat , Diuiditur porro
fignum in formale, & eft illud , quod abfque (ui prz- uia cognitione aliud
nobis reprafentat, & in eius cognitionem ducit quales funt fpe- cies
impreffa, & expreffa refpectu proprij obiecti, & in inftrumentale ,
quod prafup- AU pofita fui cognitione facit nos in alterius - cognitionem
venire vt imago refpeótu Ce faris, ve mrefpec : euntis ; qua de Cri rg :q.9.
& quol. t4. hoc fecundum fignum appellat medii co- ghitum , quia vt ducatin
cognitioné figna- ttj prius petit ipfum cognofci , illud vero rimum vocat
przcisé rationem cogno. cendi, quatenus przcisé eft qw» aliud cos gnofcitur ,
& non 4«ed cognolcitur . Signü autem inftrumentale eft, de quo agimus in
prafenti, & quod proprie dicitur fignum , & definitur ab Augufl.cit. ea
tamen defini- tio etiam formali conueniet , fi prima pars dematur,& dicatur
fignum effe;quod facit. nos in alterius rei cognitionem venire. Hzc tamen figni
defcriptio, quamuis fit ab Augufl.tradita, & ob tantt Do&oris au-
thoritatem ab omnibus paffim recepta , ná recipitur à Poncio difp.1 9. Log.
q.r. eamq. impugnat quoad vtramq. partem 5 qu primam quidem cum ait figaum cffe
id , quod pos cognitionem , q«am ingerit fenfim: rc, cam redarguit,quianon com-
plectitur omne fignum , quia poffznt dari figna fpiritualia, qua ent in cogni-
tionem - » mmm nies / F x90 3 , - DeTermintrum muliplicitate: . "tionem
alianm rerum ;nec poffent percipi à fcnfibus materialibus . Quoad aliam vero
cparterp, in quaait ; quod fignnm facie mos "wenire $m tormitienem
alteri»; eam impu- *matr, tanquam ab Arriag. traditam , quia obicéttim facicnos
in cognitionem fui ve- nire, & tamen non dicitur figaum. Ruríus D»cus ipfc
facit nos venirein cognitionem -anultarini rerum eas nobis reuelando, nec |
tamen ab vllo vocatur fignum illarum re- xum. Pratereà cognitio eít fignum
rei,que " cognofcitur per ipfam , & tamen non facit nos in cognitionem
venire. Sed nimis audacter: inficiatur Poncius «doctrinam D Auguftini, quam
omnes ve- -mierantar, vt communis Magiftri , vndé mi- . tum effe nó debet, quod
fxpius hic Auctor - 4minimo rubore fuffufus doctrinam Scoti iprzceptoris zudcat
impugoare ;. Optima enim eft illa defcriptio quoad omnes par- : es, fi bene
intelligatur , nam duz folent 'atfignari conditiones alicuius , vt alterius .-—
«ei fgnum dicatur, vna eft quod nos ducat Xx cn rei cogpicionem , altera eft ,
quod . iudus « "emn ionem. , quatenus co- tramq. opti- ivüdam exprimit
conditienem ; vult em, quz inferüuire debet pro alterius ..* igno ,priusnoftris
(cnfibus cognitionem — fuiingercre debere, (pecificat antem fignü "ox effe
deberefenfibile , quia vt gotat Doctor Doo wis 0s s. figna enfibilia-(unt maxi-
uu mé apt: pro. flatu ilo excirare intellectum. Hs rU à fenfuum minillerio
depen- dentem; vt in alterius rei cognitionem ve- nit; peralteram vcró. p.rtem
definitionis altera quoque conditio exprimitur, contra quam nil vrgent
inftantiz à Poncio addu- x, quixobicétümfacit venire in cogni- tionem fui, man
sfcerius, ncc facit venire in €nenitionem fui , quatenus cognitum, vt
fiátfigoum , fed quatenus cognofcibile. ; C xectiam Deus. hoc modo ad iaftar
fieni - ducit nos in rerum cogaitionem , quate- aus cognitus , fed eas
rcuclando , quod ad- hac facere poffet, etianifi prius à nobis non
cogaofceretur; cognitio deniq.eft fisuum P ricognitz. per ipíam formale , vt
diccba- - -— gusnonautem inftrumentale,quod folum propriédicicur fignum , &
ab Aug. dcfini- e Lie cognitio propriéloqu.-ndo non - .. aiiturízcere nos
venire in cognitionem —.. mi, quam reprafentat, quia non ducit nos jnitionem
illius rei , quatenus cogni- !astim conditiontim-v tio fieni ab Auguflino- jnm
per primam partem d:finitio- d ^W - e o$ ta, feu vc medium cognitum , fed vt
ratio Cognofcendi; folum autem fignum inítru- meatale eftillud,quod hic
definitur . $ Et hoc fi inftrumentale adhuc duplex eft, aliud naturale, &
eft. , quod ex natura fua. independeater abhominum vo- luntate aliquid
reprefentat.vt usigué, & vniuerfaliter omnis eífe&tus fuam cau- fam,qui
przfertim fi fenfibilis erit, dicetur fignum caufz iuxtà fenfum definitionis
al- latz.An veróità é contra caufa dici poffit. fignum fui effectus , negat
Hurtad. difp. 1. fe&t.4.quia etfi caufz cozuitio ducat in co- gnitionem
effe&tus,tamen non ell. ordina:a adillam reprzfentandum.Sed plan? non mi
nus grdinata cít cognitio cauíz ad nostlu- . cendumín cognitionem effe&tus
à priori , quam cognitio cffe&us fit ordinata ad no- titiam caufz à
pofteriori, quare ratio Hur- tad.parum valet. At inquiüt alij,quod licet ità
res fe habeat. fola tamen cogaicio ,quz r effectum habctur , dicitur haberi,
per ignum , vnde. fola demonttratio à polte- flerioti,qua elt per cffcctü,
dicitur a figno, & ideo f'olfi effectus dici pot fignü cau(z,no &
contra. Verü neq.hoc vrget licct.n.cogfit tio habita per cffe&um.velati
fenfibilioré caufa,magis proprie dicatur à figno nil ta- men impedit , quin
& cognitto habita per caufam poflit dici à figno abfolute loquen- do.
Porcítigitur etiam caufa. dici figoum fui cfe&us , & pra(ertim quando
fcnfibilis ett, vade à Theologis facramenta. dicuntur. ' ' figna gratiz ,cuius
funt caufa , icà claré col. ligitur ex Doctore 4 d.1.9. 2. 8. De fecundo
principali fequitur. Cafil. cic. & Arriaga difp.s.fc&t 2. Aliud vero eft.
fignum artifi- ; 1 ciale,feu ad placitum, & eft,quod ex homi nunt
impofitionc aliud repraíentat, fic rà mus eft on véditionis vini, (onus cam c
panz e(t fignum le&ionis,& vox illius rei , ] ad quam fignificahdam eft
impofita; Vbita- . men eft aducrtendum ctiam in. vocibusip. - fisnon tátum
fignificationem ad placitum reperiri po(fe,fed etam naturalem , vc pa» tet de
gcmitü mfirmorum,& latratu cani : - & idco terminus vocalis
fignificatiuus fub» diuidifokzin fgnificatimum naturaliter, —— — & ad
placitum & hic ad Dieledticiim fpes. état non qpideu e E I titatem,vt vox
eit, onus quic ;caufatus ,fed fecundu aho ed xcsipias fagaifcandaP e EoQ EE imr
end, i ,irhoc cine d pertinere dicuntur ad inlitutum Dialeó Cunsvt dicemus
di(p.de V ocibus ,ZW L3» 4 "nd E mE ^ S Kee MEO AMAT: "6 declarabimus
", per quid conftituatur ratio figni . D ] : 6 Deinde terminusad placitum
fignifi- catiuus fub4ruiditur in cathegorematicü , & fyncathegorematicum,
cathegoremati- cus idem latine fonat , quod per fe fignifi- catiuus,& ideo
per fcabfq; omni alio elfe potet (ubiec&tum,vel prz icatum in propo
fitionc,vt homo animal: fyacathegorema- ticus idem latin? fonat, quod
configaifica- tiuus, & ideo per fenon fignificat aliquid , nec poteft effe
fubiectum,& przdicatum in propofitione, fed cum alterius confortio , cuius
fignificattonem modificet,vt omnis, nullus;aliquis,vndé vt notat Tatar, tract
7. com.1.$. Tertio fciendu terminus fyacate gorematicus non figuificat aliquid
, fed ali- qualiter, quatenus fi adiungatur categore- matico, eius fignificationem
modificat , & facit taliter fignificare, i.reddit eius figni- ficationem,
ve] vniuerfalem, vel particula- rem,velaffirmatiuam vef negatiuam: & di-
citur aliqualiter fignificare, non quia veré, & propriénon fignificetfed
quia fignifica- tum eius non repra'(entatur, vt res per fe , fed vt modus rei
,.i. exercendo modifica- tionem alterius rei qua de caufa negat Ar-
riag.fect.,. ef perfe&é terminum .. Addit Tatar.terminum mixtum .i. partim
catego- rematicum,partim fyncategorematicum , .& citille , qui impofitus
eít ad fignificadum aliqaid, feu aliqua, & aliqualiter fimul , vt hac vox
nibil , quz impofita eft ad fignifi- candam negationem omnis entis, hzc.n.ipe
fanegatio eft illud aliquid, quod fignificat, quatenus veró illam negationem
fignificat .voiuerfalirer cuiufcanque entis , dicitur fignificare aliqualiter ,
fic etiam fignificat fubie&um propofitionis indefinitz,nam in materia
neceffaria zquiualet vniuer(ai , vt bomo efi-aninal xquiualet huic , ommts bomo
eff animal, & in materia contingenti zqui- ualet particulari, vt &ems?
currit zequiualet huic 44545 bomo currit. Ad hoctertiü ge- nus reducit Tolet.
lib. 1. cap. 12. & Arriag. e& ,.omnia aducrbia v.9. /aprenter, doe,
€"c.Sed non placet, quia cam difcrimen in- ter terminos catcgorematicum ,
& fyncate gorematicum fumatur praefertim in. ordi- ne ad propofitionem.
itaut |]le fit , qui fine addito, & per fc poteit efe fübicctum , vel
pradicatam propofitioni: jifte veró ,qui nó poteft effz fubie&tum,nec
pradicatumynifi cum addito, confequenter aduerbia omnia . &rüt termini fyncatcgorematici,quia (e
fo- - Cs, finc addito nó poffiat c(f« fubicdunn, Am. £x i " ; - . [eo .
Race *. 1 re Pars Prima Inflis, TraélI. Cap.L1. vel praedicatum
propofitionis,& per fe aon fignificant aliquid, fed itia aliqualiter
Potiori ratione ad tertium genus termini mixti nomina adiedtiua reduci pof fent
,quàuis .n.Hurtad .difp.x fect.1o. mor- dicus eontendat effe terminos
fyncatego- rematicos, quia non fignificant per f: , fed
confignificant,v.g.bomw: non fignificat per fe,& determinate aliquid, nifi addatur
ali- cui,v.g. Petrur bonus : Tamen fi nominum adiectiuorum fignificatio bené
confidere- tur, videbimus , quodlicet indeterminaté aliquo modo
figaificent,ratione tamen for mz fignificat (eaum afferunt aliquam de-
terminationem,nam do£w: v.g. doctrinam importat ,quod non euenit in fignis
quan- titatis emn sullut, Gc. quz nullam pror- fus,rem determinatam
fignificant. Accedit, quod nomina adiectiua poffunt effe faltim przdicatum in
propofitioae v. g. Petru; eff doct»; quod figais quantitatis prorfus có. uenire
non poteít , ergo nomina adiectiua commodé ad hoc tertiü genus termini pof-
funt reuocari ,quod/etiam tenent Cafil.cap. ;& Arriag.cit cum Bigniicent
liquid , fv. aliqualiter,vnde remanet fola nomina fub- - ftantiua effe proprie
terminos categorema — A29» maticos,
quicquid hic dicat Ouuied. . 2 Rurfus terminus categorema fubdiuiditur in
fimplicem , feu incomple- - xum, & compofitum, feu complexü, quam
diuifionem accom. tex p ont QV omo » c r EUR em COUR ita Roccus lib.:
.introd.cap.s. Blanc.lib. 2. fe&.z. At vt'bene monet Tatar trac.:.com. 4.
hzc — potius I ett; [ cus .n. vocemillam appellat có- plexam;quz conftat ex
pluribus vocibus.&c eam incomplexam, quz conftat vna tantá , at non fic eft
apud logicum , qui nonatteri- dit vnitatem, vel pluralitatem vocum , fed
conceptum in intellectu , cui iftz fabordi- nantur , vnde etiamfi fint plures
dictiones inter fecoanexz , fi tamen tn mente vnum tantum generant
conceptum,terminü con- ftituunt incomplexum , vt v.g. Marcus Tul- lius
Cicero,& é contra fi vna cantum fit di- &io,conceptum tamen generet
complcxa, erit terminus complexus; vt memo , «mo , femper, quz zquinilent his ,
sillws bomo 5 nm amass, omni tesasore , Alij proindé fic explicant, quod termi-
nus incomplexus ett ille,cuius partes abia- uicem feparatz nihil
fignificant,aut nir gun- "tX E 1 dam fic explicant, quod có«- - VG pcne
quod di j* ^ De T'erminorum multiplicitate . iMficant illad, quod in integra
dictione fi- ificabant,vt "prem: eft terminus in- mplexus;quia licet
partes, in quas poteft iidi.(.Do;& mim»: fint fignificatiuz,tamé toto ,
& integra dictione hanc fignifica- inémnon retinent :: Complexus veró eft
',cuitis partes eandém: retmnent. fignifica nelm,quam habebant in toto complexo
, am abinuicem feparatz ,vt homo ultus ; Amicus q.2 Ruuiu$ q:4. Complut. cap. ot lib.1
.cap.9.Ioan;de S.Tho. lib.i.fum. . »4. &alij paffim .. At hocduplicitcr
clligi poteft,vel ita ,quod *- rminus incó- xus fit ille,cuius partes feparate
non eà- n habét fignificationem, quam habebat: integrá dictione etiam fygillatim
fum-' Fin quo fenfu Joqui videntur Auctores: iti; & hac io fala eft ; quia
hic minus Agricola, Prorex, Refpublica, 8 iles,funt termini incomplexi
(quicquid at Hurtad.) & tamen corum partes fe- atz eandem retinent pco : im
habebant in integra dictione figilla-: fum E eodem modo vtrobique süt: fe:
iüz., quia vt tales vot a; efe t illa romina,vt netat Fonfeca, ac e. V
Visincdlign ur, quod partes ter-' 'implexi te non retinent Dueqpei quad Robebun
i | is RefPwblica qua in im ne fignificát totam hóminum commu- tem;quam non
fignificantfeparate;nec- (a dictione figillatim fumpta ; ttadi-- | Scoto 4.d
^q. 2S. Aliter epo, vbi do-' partes. dictionis nunquam figni ceptum
fimplicem,quem dictio X videtur ipfius Arift.lib. 1. de Interp. t iif dicemus
trac 2.c.1.Verü quia ad- aliquis vrgere poffet , 9» nec €t | is, vel termini
cóplexi, cát cóce- 'omplcxü,qué tota oratio , aut termi- tomplc xus fignificat,
praftat dicere cü Ep Mn m incomplexus eft i]- qui fübordinatur copceptui
incomple- contra veró complexus eft;qui fubor- SI Mdee ees complexo in anima,
etiá ca vox cffct,dummodo ad aliquod có- im fien:ficádum impofita forct , quod
"robat,quia alicui fmplici voci , cuius 8 fc parate non eandem retinent
figni- onem,poteft ore E coceptus lexus in mente, fi ad aliquod obic&tü
blexum fignificandum imponeretur , ? fi littera A, (yiquit Tatar-)imponere- ^
wa t ? ur ad fignificandum beminem currere tung A effet terminus complexus.
Pofiremó terminus incomplexus fubdi- uiditur in finitum,& infinitum, primus
elt , pi aliquam rem certam , & determinatam 1 gaificat,vt homo,lapis Alter
eft, qui nihil determinate fignificat , fed tantü determi- naté pues nó homo
uon lapis,vnde ter- minus itus euadit infinitus dum ei imme- diaté preponitur
negatio , & hic terminus - non cit propofitionem negatiuam , quia negatio
non cadit fuprà copulam . G-A.R.V
I,.1IL De Terminorum multiplicitate ratione modi fignificandi . $ TyRina
diuifio termini, quz ex hoc ca- - K^ pite defumitur, eft in concretum , &
abftractum,concretus eft.qui fignificat ali- quid;vt exiftés in alio,quod
concernit, vcl vt fuppofitum proprie naturz,vel vt fübie- Gum, vt bomo, &
album, nam bomo fignificat bumanitatem in aliquo fuppofito natura: humanz
exiftentem indeterminate , «/2me fignificat albedinemalicui fubicéto adiace:
tem;& ideo omnis talis termiaus tialis , finé accidentalis , vt ^em
fignificat nem;ferminus abílra&us fignificat aliquid ei- e copulatim fumptz
Ache | habens ffi: vere it confiatdc ribür e * in 3 di- per fe ftantis,&
non alteriine- fignificat. - aliquidad modum compofiti, fiue fübftan-.
humanitatem,e/bwm habens albedi.. xiftentis, vt humanitas eft abftractum homi-
- nis, & fignificat naturam humanam vduti à proprio sp pay feparatam ,
albedo eft i abftractum al ,& fignificat formam albe« dinis,velutià fubie&to
cui inherebat;fepa- ratam;abítrahere.n.idem eft; acab alio tra- here,feu
feparare, & ideo omnis talis tere. minus habet modum fi & non
compofitum, Altera Diuifio eft in abfolutum , & con- notatinum,quam aliqui
ità explicant, quod abfolutus rem fignificat ad ftantis,connotatiuus veró per
modum alte« ri adiacentis, ita cum Tolet. Auerfa cap. 6. Complut.cap.4 Ouuied.
in Summul contr, modum per fe gnificandi fimplicé EU 1 punc.s fed minus ree,
quia iftaexplica-- | tio pertinet ad terminum concretum , & notatiuus , qui
&um, cum quibus: céte gnifi- , y t * » i» Ed V* ndi non.
funtternunusabíolutus, & connotatiuus ; — de^ al;j fic explicant , quod
illefit termiz — , Pusabfolutus;qui fe folo eft Ro uan ficatiuus,vt v.g.
Petrus, Leo,&c.ille veró có ts infuafigmécatione notat — — terminum,fine
quonon perfcóté fi — — gu 4 "Es "h hd gnificat primi generis funt
omnia fubftan- tua, fecundi generis omnia adiectiua ,nam «lbu: v.g.requirit
alium terminum , vt ha- beat completam fignificationem , itá Cafi- lius lib.1.traét.1.cap.
3. vbi ait; quod licet à Philofophis foleant nomina connotatiua. aliter
vfurpari,logicé tamen, & gramtnati- caliter taliter víurpari debeo t quod
fint talia nomina; que non habeant completam fignificatonem,nifi vel de altero
predicen- tur , vel alteri affigantüur , Sed nec. benéità explicantur , quia,
vt liquido conftat,hzc explicatio omnmó ptinet ad terminos cate gorematicum ,
& fyacategorennticum , nà ille eít, qui fe folo cft perfe&é figuifica-
tuus, ifte vcro non fe folo perfecte fignifi- cat fed vt alteri adiunctus; vt
cóflat ex cap. praced. at confundi non debent terminus abfolutus, &
connotatiuus cum categore- matico, & fyncategorematico , quia funt diuerfa
diuifiones, & ex diuerfis capitibus defumptz,vndé valdé decipitur Fuent.
cit. diff.z art.z. eos confundens . 9 Vt igitur ifta diuifio;quz inter omnes:
przcipua eft ,& ad multa deferuit, re&te in- telligatur;fciendum eft
Summuliftas , Mlud dici connotatum alicuius nominis , quod non ex yi nominis
importatur , fed potius datur intelligi ex modo fignificandi principalis figni
ficati vt ex Scoto colligitur quolib.1 2.art.z. vnde non importatur pri-
mario,& directe, (ed fecundario , '& indire- €, & ideà ingreditur
conceptumprei , non veluti per fe pars cius Lie modum. f. gene-. ris? vel
ditferentiz, fe extrinfeco,neceffirium tamen, vt perfectus rei conceptus, &
quietatiuus , fic à eft nomen connotatiuü, quia licet ex vinominis, &
directe folà importet comme - "Élioné,tam&ex modo fignificandi
principa. lis fignificati dat intelligere tcmpus vefper - tinum ,
idq;neceffario cointelligi debet , vt . Babeatur coceptus perfe&tus,et
quictatinus z. Ex qua doctrina facile colligitur ex- tjo termini abfoluti ,
& connotatiui , nam vt docet Tatar.tra&t 7.com. 1.$.:./6i£- dm ,&
Brafaula q.7 & $.vniuerf. propé fi- nem,terminus cof eft, qui ail cóno-
tat.i.qui bes gcnus,& differentiam ,que funt per fe partes conceptus eius ,
nullum extraneum fecundario requirit cointcHi- dum, quod eius conceptum
quiddita- 1uum ing rediatur,vt perfectus, & quicta- tatiuus euadat, tales
termini. funt bos ,ho- mo;& fimilia concreta fübftantialia przdi- £amenti
intiz , nam ctfi concernant 9 Pars"Prima Ifl. TraBt.I. Cap.IIl, veluti
additum ab — vt patet, & tamen eft nomen connotatiuü,. fuppofitam propriz
naturf, tamen quf natura: cum to non facit vnum per accidens , vt forma
accidentalis cü fuübie- | &o, idcó totum illud compofitum e$ zquo
importatur , non veró principaliter vnum & in recto, fecundarió aliud,
& in obliquo . "Terminus veró connotatiuus é contra eít , 2 vltra principale
fignificatum, & in rc- 0, aliquid aliud dat intelligere fecunda- rio,&
indirecté, veluti neceffarium ad ha- " bendum conceptum rei perfecti ,
& quie- tatiuum , fic Pater dicitur connotarc filiü in ratione terrzini ,
accidens fubftantia in ratione fuübieóti, materia formam in ratio- necompartis
, quatenus hzc ommalicet fint extra f. em, & quidditatiuum có- ae eorum. ;
quia. ncc genus funt , nec ifferentia illorum,fpectant tamen ad con- ceptum
eorum integrum & perfe&tum, feurwr Scotus explicat 4.d. «2.q.1, it.
Exhisfequitur omnia nomina abítracta —— tàm fubftantialia , quàm accidentalia
effe — — edant ager 1 wi ge ter- 3: . minus abíolatus ; non tus,idtamen ——
itàintelligendumef quod nomimaabüra- — ctafubítantialiatamfecundum rem, quam,
——— cundum modum fignificandi fiot dbí $5 t2 luta , accidentalia veró ratione
tan eri modifignificandi , quia fecundum rem fi, — gnifieantaliquid alteri
adiacens. Sequitur .— — etiam non omnia pono effe conte ta,vtarbitrantur multi
; nam nomen crea- tionis, & coüferuationis non eft concretü, — vt docet
Doctor quol. :2. art. 2. fic ctiam. nomen vitalis operationis non eft concre-
tum, & tamen eft coaeotàtiuüm , vt docet — quol.13. ad arg.prin. necé
contra omnia concreta funt connotatiua , quia licet om- nia concreta accidentalia.
fint connotatiua, non tamen concreta fubflantialia, nifi quan, do nomine
adiectiuo fignificantur, vt cor- poreum,rationale, humanum, tunc enim fi-
gnificantur per modum alteri adiacentis ; vnde ratiene modi figmficandi funt
termi. ni connotatiui . : 1o Poncius in fua Logica parua OP n-14. hancnoftram
non approbat exp. tionem.quia tunc nullus cífec terminus àb- folutus ca
fuppofita quoad nos , neq. enim poffumus habere vllum conceptum difti a»
ctum;& quictatiuum de vlla re,quin necef- farió habeamus conceptam de alia
re; ergo fi tetminusabfolutuscft,quifigauficot rem —— finc dependentia ab alia
rc,qua tania x ad habendurn conceptum quietatiuü eius , nullus erit terminus
abíolutus ; probat an- tccedens;quia fi effet aliquis terminus ab- folutus,
maxime homo, aut albedo , fed nec homo potcft — perfecte abfque eo, quod
intelligatur diícurfus, aut aliqua alia operatio propria ipfius ;nec albedo
abíque €o quod intelligatur munus aliquod parti- culare,& proprium ipfius ,
per ordinem ad . quod poft iflingui ab alijs formis , ergo nullus effet
terminus abíolutus fuppofita pradicta defcriptione. Deindé coena; pro- ut
diftinguitur à prandio, principaliter , & perfe primó fignificat tempus
vefpertinü ; o fi terminus connotatiuus eft,qni vltrà "principale
fignificat aliud indirecte, coena ;fion etit connotatiuus faltim ratione tcm- E
- fo - tem . Hinc aliter explicat hos terminos . "dicendo , quod terminus
conpotatiuus cft —. ille,quifignificat rem relatiuam;vt relatiua r1 giaatque
adcó qui connotat terminit eis; . bíolutus vero, qui fignificat rem abfolutà,
ds. PA TE bfo ata cfl 5 cuius ratio eft, quod abío- relatiuo , ergo conneta-
nus qui oppon turabíoluto , ;; & hinc dominus , pa- Of; | AM ein; idi autem
cóno-- gens; tü "m ino c foluti album,iuftus,fapientia;humanitas,. $3 quia
non fignificant formaliter relatiuum, (— quaxtadle,necrelationm, —— 0 7 | ^ .-
Hzctamen Poncij explicatio eft coatrà .. *«ommuncm modum loquendi Summulifta-
xum, qui paffim docent n bac diuifioneab- folutum non opponi relatiuo;fed
connota- tiuo;non ergó per tcrminum connotatiuü idé prorfus intelligi debet,
quod rclatiuus; "Tum quia licet rclatiua quandam cum con- notatiuis
videantur habere affinitaté , quia -wtraq. dicunt quendam o;dinem ad aliud,
2dhuc ramen miagnumi inter ca vertit di- : Kcrimen, vt infrà dicimus difp.8.q.
5. art. x. *propé finem $. gro cemplegeuto buius art c. -vbi manifc(lum fit
terginum rclatiuum , & . —
,€onnotatiuum non cffe idem . Tum quia |. . -Miquod concretum accidentale y. g.
album | UR €ft tcrminus connotatiuus , && tamen nó cít - po ;-vi v 2g D
- nead tempus vefj ; Hi veró termini funt. relatiuus, vt fatis de fe patet;
quod veró sif connotatiuus;probatur, quia connc tare, vt conftat ex vi hominis
, eft fimul cum vno aliud notare,non quidem ex prima nominis impofitione,fed ex
modo significandi prin- cipalis significati , atità fe habet hoc no- men
album;quod licet formaliter ; X ex ip» fa nominis impositione significet formam
albedinis ; tan en quia significatur in con- creto, idco rationc modi
significandi) cum farma notatur quoq. fubicctum fecunda- rio, ergo eft terminus
connotatiuus , cum tamennon sitrcdlatiuus. Tum quiatermi- nus relatiuus, vt
sic, perfe primo , & dire- cte refpicit aliud , & pracisé tanquam ter-
minum;vt pater filium 5 connotatiuus aut fecundarió, & indirecté, ac minus
principa- liter, hoc enim eft importari aliquid de có- notato.i.non de
principali significato , fed fccundario, ae veluti a ccefforié ; nec etiam
refpicit aliud pracisé, vt terminum fuz de- pertdentix, vt corítat in allato
exemplo de albo, quod lignum v. g. vel lapidem refpi- cit,vt fubiectuni,non vt
terminum,fed re- fpicit illud per modum
annexi , & acceífo- rij ex modo significandi principalis signi- ficati, vt
liquet de nomine coenz in ordi- m. Neque rationes eius X ooo vr. ent; nam ad 1.
negatur fequela antecedé- concreti, tis.f, ex hac noflra explicatione fequi
nul. ua for- lumterminum effc abfolutum , fed omnem connocatiuum, quia fatis
conftat non'omnia nomina rebus imposita aliquid consigni- . boron, c gir ef
ficare per modum annexi ex modo signifi. candi principale fignificatum, vnde
hzc, & similia nomina erunt termini abfoluti; tü . x Mao dap podeis d. 11.
Er ub lit. L. falfum eftnon poffe haberi vum conceptum diltinctum , &
quietatiuum de vfla re , quinneceffario habeamus conce- prim de aliare , quz
non sit decius effen- tia, alioquin nulla poffet à nobis affignari definitio
quidditatima yerum , fed quelibet data efft per additamentum , vndé inquit
Doctor, quod quamuis forma: habere ne- qutamus conceptum perfectum quicta- tiuum,
nisi cointelligatur illud , cuius eff forma, & ideo quantumcunque
cffentialia formz exprimercntur sine illo ; cuius eft forma,quamuis quidditas
eius indicasetur, tamcn non effet conc ea peafectus quie — tansintellectum ,
& ideó nec deSnitiuusi — pihilozinus caufatum,quodceltinfequods —— dam
compositum fubsiftens , sic iti jn fc, intellectus qais non " re minatiuum
,. quz »** fo aliud cointelligere ; & fic homo quiddita- tiué , &
quietajjué intclligeretur per hoc zcisé quod intelligantur partes effentia- €s
&us, abíq.co quod intelligatur aliud , qued non clt de «fftntia eius ; neq.
ex hoc, quod heminis quidditas ex aliqua eius m ria operatione dcprehendatur
pro ftatu Jie, ficut & alie rerum quidditates in vni- ucríum, fcquitur
omnia effe entia connota- tua , fed tantüm ex operatione rei nos di- fcurrere à
pofteriori ad eius efftntiam ve- fligandam ,quod abfque vlla connotatione ficri
potcft , non enim connotatio confiftit jn boc , quod vnum cognofcatur ex alio ,
wcl cum alio quemedocunq. fed itaut vnü «x nominis impefitione detur intelligi
, a- iud vero fecundarió , & minus pripcipali- tercx modo fignificandi
principalis figni- ficati , vt conflat in cxcn. plo de nomine ««nz. Ad z
nceatur affup ptum nempé €enam;vt à prandio diftinguitur per fe pri- . Pars
Prima Inflit.T'rattI. Cap-IIT. terminus denominatiuus ille fit, qui forrh&
fignificat per moduim alteri adiacentis, in; formantis,& dcnominantis, feà
qualifican- tis, & tale fit omne concretum accidenta. le, fubftantiale vero
tunc folum , quandó nomint fignificatur adicétivo;fequitur om nia concreta
accidentalia effc denominati- ua, fubftantialia veró nonnifi quádo nemi- ne
fignificantur adic&uo 4 & quia de De- nominatiuis fusé agimus infrà
Difp. a. q.6. hic plura nen addimus. ; CAPVT IV. De multiplicitate terminorum,
im erdine . 3 ad res fignifcatas. "t 1 imadiuifio termini , quz fumitur AK
ex parterei fignificatz , eft in ter- minum communem ,& fingularem,Commu
pis eft, qui aliquid fignificat commune plu ribus , itaut etiam fingulis feorm
cenuce. niat, vt homo, qui conuenit omnibus ho- minibus , & singulis.
Terminus singularis. mo, & principaliter tempus velpertinü fi- — eft,qui
vnam rem singularem tantum signi-- dedico eae. à ex Moa dire Bx, vel lura per
modum vnius: Et tione impofitum fuit ad fignificandam co- fabáiudir commu demin
tr ionem , & folumex modo fignificandi | dentem, & limitatum; trapfcenc
principalis fignificat innuit tempus vefper /— conuenit omni bus per c tinum ,
& ideo à prandio difli: guitur fo- — do, vt Res ,ens,vnu Jum penes connotàtum
; quod fícontédss — pluribus quiden «aqnam per fe. primo fguificare tempus —
Selpertinum, vt à prancío d;ftinguitur , ad- buc crit terminus copnotatiuus
quia fecun dati. & minus principaliter comeftionem Sgndenbir, am vemq. cr
equos Bcper rimi care non poft , non enim. bsc duo talemh connexio - nem,&
zffinitatem, vt vnum per fe-conces — «ua fuam Poncius ftabilicbat fententiam ,
negatur affumptum quod f. abfolutum, vt hic de co logauatur Summuli tz ,
oppona- ptum facere poffint. Ad. aliam rationem, - tur relatiuo, nam potius hie
fupatur, vt op. onitur connotatiuo,vndé connotatio ctia an rebus abfolutis
reperitur ;vt conftat: in isallatis de albo, cena , & alijs, ertia demum
diuifio cft in terminü dc- nominantem , & denominatum , feu deno- 1 díuifio
grammatic alitcr ità explicatur , vt denominans fit à quo de nominatus
deriuatur,vt à iuflitia iuffus,2b. albedine albus ;, At apud logicum dencn i-
natiua dicuntur ca vemina ccncreta,qua à Íuisabflradtis differunt in modo
fignificá- di /'qu.i cll fignific are per n.odum adiacen- * tis, & fecundum
illudyonicn adic&ivum "^ bibent virtutem d «ncminandi, i. denc mi-
natiué pradicandi óc iubictlo .Cum ergo talem habent. inter fe connexio^-
" ic homo, ille homo. Vagus; qui rem fin- gularem indeterminate
significat, nempe mediante termino communi , & fieno par-- n t ticulari, vt er hemo. Colledtiuus cft, qui
plura, fed in vnum collc&ta dicit. vt Po-- pulus, Ciuitas, Scnatus; Addunt
ctiam ter-- minum fingulatem ex fuppofitione;vt filius $.Virginis intclligitur
C hriflus ; quis fup- ponitur vnum tantum habuiffe filium . - Sed obijcies,
quod Petrus efl nomcn có-- mune fipgulis hominibus, qui hoc nomine appellantur,
Ciuitas etiam, & Senatus plu- ra fienifcant , ergo non funt termini
gulares, Refp.nomen Petri vtique c] com- n.unc pluribus ,fed non res
fignificata ad Petium , quia Patertale nomcn impofuit Filio fuo,vt evm
diflingueret ab emni alio: Civitas vero , & Scnatus plura vtiq fighi-
ficant,fecd'in vnum collc&2,& hoc rry: dits, nc fiat terminus communis
, ov: pluribus €cpucbit eem fecifin Iun ptis, fed ad» Luc e hüc erit terminus
communis hoc nomen Civita, fiad hanc , & illam Ciuitatem có- garetur, &
non ad homines in eadem Ciui- tate degentes. : 12 Rurfus Terminus communis
fubdiui-« ditur in vninocum,zquiuocum,& analogü. Vniuocus elt,qui conuenit
pluribus fecun- dumidem nomen,& rationem importatam illud nomen ; vt homo ,
qui conuenit P.tro, & Paulo non folum (candum idem nomen, quatenus hic ,
& ille eft homo , fed ttiam fecundum eandem rationem per il- lud nomen
importatam,quia hic, & ille eft inimal rationale ; hzc.n. eft ratio illi
ne- nini correípondens . Aequiuocus eit, qui 'onuenit pluribus fecundum idem
nomen, t nor fecundum eandem rationem illi no- nini correfpondentem , fed
fecundum di- ierías,vt Cánis dicitur de animali latrabili, e fydere,& pife
, fed huic communi no- ini eadem ratio in omnibus non correfpé et, fed proríus
diuería,quia licet Canis ter lris,/& marinus conueniant ia eadem ra- one
animalis , non tamen in cadem ratio- .& defiaitione Canis. Terminus analogus
equ pluribus conueniens, vel fecundum en nen tantum , vel etiam fecuadum eandé
- ton Me. nd sorefpon entem, ita conuenit , vt participetur ab eis non z- cra i
HE cie ys Müpi 0 po pofterius, hic .n.ordo prioris, ofter f ium jg ns ,6 VI PEN
atu 9 9n o RUOMRMEET. e imum eft ita analogiz intrinfecus, vt be-- gixeur
Caict.de nominü analogia cap.t, inequafi fynonima effe analogicé dici,&
teer rius,& pofterius vndein omnibus olis femper per talem ordinem explica-
uit analogia , fic ri(usanalogicé dicitur homine ridente, & prato floreate
(ecun- n nomen tantum, fed prius de homine , 'oftea de prato metaphora iade
transla- ns analogicé conuenit fübftantiz, X ac- enti fecundum eandem etiam
rationem infecé ab vtroque participatam, fed có- it accidenti per
actributionem, X ordi- | ad fubítantiam, («d quia de Vniuocis , uiuocis , &
Analogis lat? difputamus rdiíp.z.q.4. & s. de hac diuifione pro : hzc pauca
(ufficiant. emum diuiditur terminus ia terminum lac , Sc(íecundz intentioais 5
terininus iae incentionis cft ille, qui impofitus eft :zaificandas res , vt
funt in fe indepen- operationc intelle&us, vt «mimi, & . Terminus fecundz intentionis
elt il- | impofitus eit ad (ignificaadis res (ub De T'erminorum muliiplicitate
. Ex aliquo attributo racionis,quo non afficiun- tur nifi negotiante intelledtu
, vt gem: c fpecies , quod.n. homo dicatur fpecies, & animal zenus,hoc
totum Brocdit ab opc« rc iatelledtus . CAPVT.
V. | De V niuerfalibu:, fiue Pradicabilibus , 13 J ees cóis vniuocus quádo in
ot dine ad illa plura,quibus conuenit , cócipitur fub fecüda tt&ione
fuperioritatis velut in ordine ad inferiora dicitur termin? Vniuerfalis,&
dicitur ét Predicabile,quate nus pratdicari póc,feu affirmari de illis plue
ribus;quinque autem funt termini fic vni- uerfales,feu przdicabiles .Gcuus,
Species, Differentia, Proprium , & Accidens,de qui bus Porph. in Ifg03.
cuius|diuifionis fufis cietia cít,quia o€,q przdicatur,aut przdi« catur in quid
.i. p modü nomiais fubitátiuis aut in quale.i.per modum nominis adicctie ui fi
in quid, vel dicit partem effzntiz vel totam effentiam,fi partem effentiz , fic
eft gos animal,fi totam effenriam , fic eft pecies,vt homo;fi predicatur in
quale, vel rz dicater effentialiter , vel accidentaliter effentialiter,;fic eft
differentia,vt rationa« le, fi accidentaliter, vel intranfmutabiliter, &
cum neceffaria connexiofie , & proprium,vt nfibile , quod licet fit extra-
neum ab hominis natura,tamen eft cumills neceffarió eonnexum;vel
tran(mutabiliter, & finc neceffaria conmexione , & fic eftac- cidens vt
album: Affignamus autem diftin- ctionem Proprij , & Accidentis per tranfz
mutabiliter, aut intrá(mutabiliter prz4ica-- cari,nó aüt per pradicari
cóuertibiliter,aut incóuertibiliter, vt multi faciunt , quianot pót Propriü
conftitui in róne przdicabilis, & vt fic ab Accidéte diftingui per przdica-
ti cóuertibiliter, quia repugnat Vniuerfale in ratione vniuerfalis de fuis
inferioribus conuertibiliter przdicari,de ratione enim term ni vniuerfalis,vt
fapra dictá eft , eft , 10d przdicetur dc (uis inferioribus etia. eorfim
fumptis,ita g» ét de fiagulis fingilla tim fumptis przdicetur , at implicat
poffe ità przdicari de fuis inferioribus conuer- - tibiliter, quiacum eis non
conuertitur ià fubfiftend: con(cquentia . 14. Geni elt i dicatur de. pluribus
[pecie differcntibus in quid , ideft effzntialiter , & per modum nominis
fübftantiui querenti n.quid eftho.— " me? recté rcfpondemus Apex ms - P 4
E 1 tiuum ud vniuer(sle , quod pra. ds íz . tiuum ef animal ,quid eft Leo? eff
animal , * licet.nhomo,& Lco fpecie differant , con- ueniunt tamen in
ratione generica anima- lis,ex hoc autem, quod przdicatur de plu- fibus fpecie
differentibus , palam fit genus . non przdicare totam effentiam fuorum in-
feriorum , alioquin fpecie noa different , . fed tantüm partem effentiz, &
hanc poté- tialem , & materialem , ac per differentias contrahibilem .
Triplex veró genus diftin- ui fclet,generaliffimum, feu fummum, & | just 4
eft illud , fupra quod aliud no extat genus, tale genus cenfetur effe fub-
ftantia, quia fupra fe nó habet nifi ens,q» nó eft genus,eo quia tranfcendens ,
eft com- mune Deo,& ereaturis.Genus medium,feu fubalternum;& eft illud
quod tam fupra fe, quá infra habet aliquod genus . vt corpus, lei €
fubfítatiam,& infra fe viués , & animal.Genus denique infimum, feu pro*
«imum , & eft , quod infrà fe non habet aliud genus, vt Animal , fub ipfo
enim im- mediate ponütur fpecies,vt homo,leo, &c. 15 Species ad duo co i
poteft , vel 2d genus;cui fübijcitur,vel ad inferiora, de quibus przdicatur
iuxta primam eompara- tionem dicitur fpecies fubijcibilis ; ruxtà fecundam
dicitur przdicab;lis, quia predi- ۈibilitas in ordinead inferiora attenditur ,
fpecies in ratione fubijcibilis definitur , quod fit ca, qwa ponitwr fub
genere, quod in- eelligi debet Maier ,&immediaté, quia etiam indinidua fub
genere ponuntur , fed mediaté,& fpecies fub ifta ratione fubijci- bilitatis
eft triplex, fumma, feu fuprema , media,feu fubalterna;infima,& vltima,que
dicitur athora,& fpecialiffima , fpecies fu- bijcibilis fumma eft, qux
immediate poni- turíub genere fapremo,vt corpus in prz- dicámento fubftantiz:
media , & fubalterna eft quz non immediate ponitur (ub zenere füpremo,;nec
immediate fub fe continct in- eiuidua,vt viués, Animalin codem pre- -dicamento
fubftantiz ,Infima, & fpecialiffs. qma cft, quz fub fe immediaté eórinet
indi- uidua,& immediaté continecdr. fub genere vltimo, & proximo,vt
Homoin eadem: (e- rie fubftantiz , qui immediaté continetur fub animali, &
immediate fub fe continet Sortem, & Platonem , ex quo patet omnia £o fub
fuprema contenta dici fpecies cibiles,non tamen przdicabiles , qui1 -.
siadinferiora compar&tur, de quibus prz C / éicantur, cimi ipscie differant
, hibe rationem generis , & velut genera prdi-- cantur , Et idco fpecics
przdicabibs ei vna. vx H b A E. m a zx " E oteft genus,quod non euenit in
fpecie sfi- st "Ee cintentic ii. Si atincrors come " Pars Prima
Inflit, Tratl.1, CapJ- 1] tantum jinfima.f.& fpecialiffimz, & defini.
tur,quod sit illud vntuer fale, quod pradica- aur de pluribus numera
differentibur im quid -j.effentialiter,& per modum nominis fub- (tantiui
,quzrenti.n.quid eít Sortes;recté re fpondemus, quod eff b»me, quid eft Plato ?
eff hom», licet n. Sortes , & Plato differant numero p proprias differétias
indiuiduales, cóueniunt tin róne fpecifica hominis : ex hoc aüt, quod fpecies
przdicatur de pluri- bus folum numero ditferétibus , ftatim de- ducitur
przdicari totam effeatiam fitorum inferioram , quia differentia numeralis not
elt differentia effentialis , & quidditatiua ; diffzrentia namque indiui
dualis non i- net ad quid eft indiuidui v. g. Platonis, fed potiusad quis eft ,
fi .n. quzratur quis ett ifte homo? refpondetur,eít Plato. Ex quo tandem
fa&tum eft folam fpeciem infimam proprie, & abfoluté dici fpeciem,
& noc fe- cundum Vniuerfale conftituere , quia fiué comparetur ad
fuperiora,fiué ad inferiera - femper dicitur fpecies , & es red did -
parentur, neceffirió habent rationem ge-- neris,& nullomodo dici
poffiütfpecies. «— 16 Differentia et qua res alioqui inter — fe
conuenientesinaliquafuperiori ratione —— Js abinuicem differunt
,acdifcriminantur, & — àPorphyrio infua lfagog.czp.«. diuidituf — in
communem,propriam,& mam, Cóis eft, umitur ab a ia EM muni, fic albedo in h.
d tia communis quia per cam v deu cogido: Techn qu albedinemnon
habente.Propriaeft , que — defumitur ab accidente proprio , fic homo , per
rifibile differt ab equo,& Leone, velut r accidens proprium .Proprijifima
tandé cit differentia effentialis, rer quam vna res effentialiter ditfert ab
alia; cii quaalioqui effentialiter conuenit in fuperiori ratione , fic
rationalitas ponitur hogpinis differen- tia, quia per ipfam effentialiter
dirfert ab eque,& leone;cum quibus alioqui conue- nitin ratione eencrica
animalis . Cü verà triplex fit fpecies, vt dictum eft , fumma 5; media,&
infima, triplex quoque crit ditfe« tentia ; differentia nimirum fpeciei (üm- iz
,diffcrentix medie; '& di aipfimz y illz dicügtur differenti generic ; fcd
ifta; dicitur abíoluté differentia fpecifica , qvia: ett ditferentia fpeciei
vItimie . qua nequit díci genus , & hzxccum fit vt plurimum* incomita -.,
non fui: a Porphyrio d fini- t3 51092 4 De Yoteitfalibis: *oara.dum dixit
Difertia eff , qua pradscatur — sie ávi p "4 ms dlferéribur 2 mam
differentia fpeciei infimz non pradi- '€arur ; nifi de pluribus numero
different "«5bus,vt ipía fpecies infima; Cum igitur Dif- £erentia, teft
certium Przdicabile.com- t omnes predictas effentiales dif- rétias,tàm.f.
genericam,quàm fpecificá , **ali definitiode debebit d (lpos omni- . bus fit
Communis,v.g. ure fit illud vniuer fale 4464 pradicaiwr. de pluribus im quale
sid ,fiucilla plura disfcrant fpecie , fiue fo- o numero vt docet Scot.q. 27.
vaiuerf. fic quipp? definita tàm differentiam generic; eeide dde de itis infecr
UE n, in e quid quia de fuis in. 5 vtiq. radicatur eficocidlite: ;nam dicit
parcedi e(fentiz, (ed quia dicit partem
formalem , (0 gr qualificantem,ideo przdicatur per mo- -- dum qualis,feu per
modum adiacentis , & . momine'adicétiuo,quarenti.p. quid eft ho- mo , recte
reípondemus per genus , quod (ef animal, quxrenti autem quale animal fit Uh.
effentialiter;refpondemus pcr differentiam (ff ratinpdle; Ex quo patet
lübijcibilia , re- NES quorum Differentia v. g.rationalitas 0
EMtrtinafvniuerfale, n6effe inferiora fua —— . quidditatine.i.hanc , illam
rationalitaté , . quid de iftis przdicaturin quid ;'& velutt fpecies, fed
effe inferiora fin fubie&,i. ípe- " z promi uam conftituit , de iftis
.n, « pradicatür in quale quer deSorte,& Pla —— —7- tone, & po/süt dict
fua inferiora qual: .at1- * pof: di t H feri : qual . 7 pé, quatenus de. ipfis puerum
in quale - .. quid;idern dicatur de differentia generica. ^» vq Proprinen,
& Aceádenr (unt Vniuerfa. lia accidentalia ," quía citra :effzntiam
fuis -3nferioribus conueniunt, iu quo diftinguun tiirà zribus prioribus
Voiuerfalibus, qua dicuntur Vniuerfalia effentialia, eo quia ef- feiitialiter
fuis inferioribus conueniüts quia tamen proprium. minus diftat ab: effentia iu
tci quam accidens commune; vt poté,quod " immediate luit ab efferftia
rei,ideo imme- uy V düté fequitu£ poft vninerfalia effentialia Procuiüs
declaratione aflfignat Porph. c.5- quatuor modos próprij ; proprium primo
modoillad eft,quod accidit foli alicui fpe« citi fed nonomnibus indiuiduis
eius, vt hd mini effe Medtecum;vel Geometràa; pro prit fecutido modo eft, quod:
accidit omnibus wm were ro "fed nen foli illi "pedo vt homini bipods;
ropriü ter- tio modo eft ;quod accidit foli; & omini, fcd: nonfemper , vt
homini: in fene&tute can ; kei proprium quartó modoft , quad wes : - E L *
T" | *e ^ I 5 : cidit ommi, fili, fómper, vt hominietfz ri- fibile;etfi
.n, homo non femper rideat,(*m« er tamen habet aptitudinem 21 ridendá ; ait
proprium hoc modo conftituere quai tum przdicabile ; quia accidit omni,foli; 82
femper, 3: e(se propri? proprium, quia có- ucríim przdicatur de re, cuius eft
propriü a Vndé aliud eít confiderare. propriamrin ra« tione proprij , aliud in
ratione pratdicabi- lis , id ratione proprij vtique'coaftituitur rprzdicati
conuettibiliter , rion tamea in ratione przdicabilis , quia fic przdicarg
proríus repugnat rationi vniuerfalis, quod: cá cóparetur illis,de quibus
przdicatur, ve fuperius fuis imfetioribus, namquam cü eis conuertitur ifi
fubfiftendi confequentias fed conttituitur in ratione vniuerfalis per «cess
dere omni foli, e» (emper, quod idem eft , ac przdicari de pluribus in quale
accidentale neccfftrio, & intranfmutabiliter , vt Scot. explicat q. 3 1.
vniuerf.in corp. vbi explicás allatam Porph. definitionem ait , quod per ly
accidit habetur rati » praedicabilis,& mo us przdicandi;f. in quale
accidentale, per ly omoi, c fóls habentur. fubijeibilia pro» prij; qua nimirum
(unt inferiora quiddita- tiue illius generis, vel fpeciei; cuius eft pro-
prium. , & per ly femper habetur neccfütas przdicandi , per. quam
diftinguitur ab Ac- cidente , quia eroprium de fuis fubijcibili- bus.ità
neccffarió: , & intranfmucabiliter przdicatur , vt deillisomninó negari ne-
queat licet .n. poffimus noa intelligere ho- minem cuni rifibilitate , quia
abftrahétium non eft meuJaciam, nequaquam tamé I fumus inzelligcre hominem finc
rifibilita- te vcl fub oppofito rifibilitatis aba; pre- iudicio edfcatiaipfius
hominis, quod nó eft verum de Accidente communi etiam infe- parabili refpectu
faifubief&i , quia & fine *.€o immo, & fub eius oppofito poteft
intel. lig: fine repugnantia; vc Coruus fine nigre- dine, vel etiam ful»
albedine. Hic camé ad- uertendum eft, quod licet Porph. defiaierit. tantum
proprium fpccificum (forte qui notius) potet ramen , & debet eadem de-
finitío applicari etiam proprio generico , ly omni, en filiintelligendo omnes ,
& olas (pcctes illns generis, cui adzquatur, | t «n. hoc quartum
przdicabile có» ens itur genericum y Ls med 4cutr am ar ucc denrale neetarie c
intra[Furebi ita plura umero * 4" ^ j x » fiue etiam Ípecic diffe FADE. cU
mwdonujr o qiu io5 ep UO FTT 1$.4c« Ld * we : 1 a6 met ) E Ya » qut v. ox w. M.
| m "P. 45, fint numero folum, fiue etiam fpecie diffc- ^ rentia , vtalbum
refpectu Í hy. * - . » — d p We » "de i4 13 Accident commune , quodità
vaca- tur ad differentiam accidentis pu j de. finiturà Porph.ef: qd def, e bob
pra. ter (ubiechi corruptionem, quz definitio vt explicet accidens commune in
ratione vni- uer(alis, debct intelligi de accidente pro fe- cunda intentione ,
& fecundb intentionali- ter explicari, vt $cot.docet q.34.I 3 $. Vni uerf.
vbiait: accidens fumi poffz primà intentionmaliter, vt idem fonat , quod inhz-
rens, vel alteri adiacens , & fecundo inten- tionaliter , quomodo dicit
illam fecandam intentionem,quaz attribuitur , alicui, quod fine implicantia
poteft affirmari , &ncgari de (übiedto ; itaq. in hac definitione nomi- ne
/uhiedi intelligitur fubiectum predica- tionis,non inhzfionis,& ly «def,
&r «5e? nà fonat idem , quod inhzret, vel non inhzret. przter fubiecti
corruptionem , fed capitur fecundó intentionaliter , vt idem fit , quod affirmatur
, vel negatur abíq; prziudicio effentiz fubiedti ,in quo accidens commus ne
diftinguitur ab accidente proprio, quod non poteft negari de fübie&o
abíq;dettru- &ionc effentiz illius , nam ficut ex rifibili- tateredé
infertur à pine humanitas, ità ex negatione rifibilitatis re&é infertur
negatio humanitatis. Et hanc definitionem fecundó intentionaliter effe
explicandam infinuauit Porph tem , quz ex accidentibus infeparabilibus contra
definitionem oriebatur , refpondet predictam definitionem conuenire étiá ac-
cidenti infeparabili quia re&e intelligi po- te ít (ubiectü finetali
accidéte, vt /Ethiops non niger,immo cum accidente oppofito, vt JEthiopsalbus
fine ipfius corruptione,er go Porphyr. locutus eft in definitione de
coniundtione accidentis cum fubiecto ; vel fcparatione per intelle&um; quz
non fiunt nifi fe fecundam intelle&us operationé , f. affirmationem ,vel
negationem. Explicat verbaccidens in ratione vniuerfalis, quia vtait Do&or
cit. per totum illud copulatü T , Cr abefl prater. fubiehi corruptionem ,
infinuatur genus, & ifferentia,nempé p dicari in quale accidentale
tranfmutabili- tcr ; Ex quo patet accidens commune non effe quintum Vniuerfale
refpe&u fuorum inferiorum quidditatimé , vt color non eft accidens refpectu
albedinis , & nigredinis, fed refpe&tu (ubie&orum, cum quibus con-
tíngentem habet connexionem ; finé hac : homtnis, niuis y Jas, &c. quia
accidens quintum predica- Su : pfe ,qui videns difficulta-. ^ "s. Pars
Prima Ioflit.Tradl.I. Cap.V1. bile «omprehendit accidens tàm genericit, uod .f.
Qiuienie ETM Tcr deriv cificum,quod .f.in liuiduis cantua vnius pecid: competit
:amverà etiam fubftantia przdicando contingenter de aliquo fubie- &o
fundare poffit fecundam intentioné ac- cidentis quinti przdicabilis
;affirmatiué re- fpondemus in difpuc. & hzc fufficiant de uiaque Vniuerf.
alia namq; plura deipfis icendaad quz. differimus. — CAPVT.VI L De
Pradicementis , 6 primi de abfülwir. 19 Via non fufficit Logico folum co«
oícere cermíinos pradicabiles , & fub:jcibiles, fed etiam rectam eorum di- fpofitionem
cognofcere debet;vt legitimas przdicationes conficere poffit ,. icà poft TON
przdicabilia , ru fuht mode candi e(fzntial iter, vel accidentaliter, in
uid,velin quale , de przdicamentis agere cbet,quzíuntcoordinationesgenerü,
&& — — — Bredicato- e a. fpecieru , (eu debita difpofitio pradicat rum
effzatialium [iig T iren ra vfque adindiuidua; fecundum fub,& decem veró
funt przdicamenta , ad'qua tanquam ad decem claffes, & (umma géne-- ra
reducuntur omnes naturz rerum, & ea» rum gradus , atque císenciali ! tria
prima funt abíoluta, & ad fe,fubítan- tia, quantitas , & qualitas ,
& alia feptem reífpectiua, Sead'aliud Relatio, Actio, Paí- fio, Vbi,
Quando, Situs, Habitus, cuius de- narij aumeri efficax fufficientia affignari
ná poteit , fed retineridebet , vtaitScot. 4. d.15.q.1. C. & quol. i i. K.
quia famofa eft, & ipíamet antiquitate probata . Neq; per- tinet hzc io ad
Metaphyficam, cuius roprium eftagere de ente, & eius (pecic- us; quia
agitur hic de ilis ij(dem , noa vt naturz quzdam funt (fic .n. ad Metaph.
fpe&tant) fed modo logico, vt nimirum res explicantur, & fignificantur
vocibus, & rzdicantur, ac fubijciuntur , fiué vt fub- E fecundis
intentionibus przdicabilita. tis, & (übijcibilita*is . Sumunt vero hz de-
cem rerum coordinat:ones à gencraliffimo fuo.nomenclaturam, vt ferics omnium
fub- ftantiarum vocatur fubftantia , & feries omnium quantitàtum Quantitas
, & fic dealijs , quodlibet verà yrzdicamentá tri- bus cótexitur
coordinationib*, vna media, & duabus collateralibus , media quidem eit Len
fpecierum, et indiuiduorum ita pofita,vt genera de fpeciebus, et ipei c
radiata, — 2 wt. e " Á 1 Ww € c NEIN. LESSONS ILS avv wt WY Vue we ow PU
um s." 2) qua nen efi «m. [ubiedia Ji x wi rA a 257 E 35 » Kcindividuis przdicentur, et vniuerfim om pia
fuperiora de fuis inferioribus,in latera- libus veró differentiz (quas fzpé per
acci dentia propria circümloquimur) funtcol- locata, vnm .n. quodque genus per
duas diuiditur differentias ad duas fpecies infe- xiorcs conftituendas , vt
fubftantia diuidi: tur per corportum,& incorporeum,X cum fac differentia
conftituit fpiritum , cum il- corpus,& codem modo dicendum in alijs
tegorijs : Neq; inlinea laterali differen- tiz fuperiores de differentijs
inferioribus E fe prdicantur , fed tantum de inferio- jbus ecicbus & indiuiduis
, quz funt in edia linea, vt fcnfibile non pradicatur de - fationali,(cd de
homines & deniq; cum ens finitum fit , quod in decem przdicamenta .
diuiditur, ac deícendit , quacunq; in prz- dicamentis reponuntur, funt entia
finita, imjtata , talis itaque eft f'ru&ura arbo- | talis ,cuius figuram in
textü 'zdicamentalis eft. ens ubfiftens,ideft non alteri "n quia fubftan-
vade uper s gea '&o, tanquam de per fe inferiori, quia indi- widux efi ,u
fingularis generis [afar ; wo fubiecio, fed dicitur de hielo à. caret. fubieto
inhafionis , non tamen pradicatiopis , talcs fubftantia funt Ts &
fpcéies,animal.n. licet ncn fit in bic&o, pradicatur tamen effentialiter de
fubicQo, ranquam de per fe inferiori, nam dicimus homo eft animal, fic etiam
homo pradicatur « ff. etialite r de Petro,& Paulo, * nec ramen cit in hoc;
vcl illo; tanquam ac- cideusin fubicéto per inhafionem, fed tan. quam natura
Comn.unis jn fuis inferioribus. Etcum pr:ma fübllantia omnibus fubftet, tüm .f.
cundis fubfl antis, quàm acciden- tibus, quia de illa hac omnia pradicantur,
idco primó, rrincipalter , & maxime fub- flare dicctur, & maxime emnium
fub(tan- tía, intcr fccundas vero fibfilant;ias magis dicetur fubflautia
fpccics, quam gcnus, tü quia prepicquior cft prima fubilantiz, tum quia fpecies
magis fubftat , quàm genus, "Quia eGam ipfi Jébrjciturgeneri. ^-^ Em * —.
ne fubie&torum, quibus inharent "icy ma 'ccundas giu ape SDireKorus TE
CEKEnT bifantie la qua nec efl sm. [ubie-.— ria . "Tertia/que determinate
conuenit : 9s dto, mec dicit e fubicdo Ae , vel is; crab bsc aliquid ad
diffeteng ; non dicitur de fübie- — 1j ntiz fex affignan- de fubftantia, rima,
que ; ibus fubftantijs , & pri- mis, & fecundis, earumqj pariter
differen- conet fubiecto non effe , hoc eft in fu- bieéto nullo hzrere, deq:
nullo accidenta- liter przdicari, fi fecund9 ;intentionaliter dicc: Neque id
proxime ditis infine capitis pracedentis, vbi diétü. communis eft eft
fubftantiam quoq.poffe de aliquo fübie- &o contingenter przdicari; quia ibi
erat fermo de accidentaliter praedicari per mo- dum accidentis pradicabilis,
hic autem lo- uimur de przdicatione per modum acci- entis przdicamentalis nam
fundamentum icationis huius eft vera, ac propria inharentia forma in
fubie&o,de quo prz- dicatur,quz DAbsati m deg re- pugnet , confequenter ei
repugnabit prz- dicari de aliquo fubiccto Jer modum acci- dentis
przdicamentalis. Secunda, qua có- uenit determinat? fecundis,ac earum diffe-
rentijs eft, vniuocé pra dicari de primis, 3. fecundum idem nomen, & candem
ratio- nem im illis effentialiter inclufam,quod etiá vniuerfalibus pgdcuEon
& corum diffc- rentijs c tit, non quidem comparatio- un, ab Jed infe-- care
tiam fecindarü , que fignificant qualequid, - vbi ifti termini MN fenfu qu ^ d.
usqu vniu y | Main in quale , fed ariin i due ^ figni dise fignificarenatu- ram
iücommunicabilem , fignificare ver quale quid naturam inultis communicabi-
lem,aut numero, aut rabie differens tibus,quod etiam vniuer s accidenti. bus
&u inferiorum fuorum competit nam fuperiora in accidentibus per dif. fercutias
ad inferiora contrahuntur , ficat - in fubftantia ; indiuidua vero, fcu
fingula- riaipfornm accidc ntium |n funt incó- municabilia, quia fub fe
infertora nori ha- bent, de quibus predicen ntialiter,. im communicabilia fupt
, quia fubie- étis, quibus inherent, deneminatiué com- municantur, quod eft
effe mcemmuni lia, vt qaed, communicabilia,yt 2«. € 3 - ta, lubflantia nihil
contrarium cffe, tari, prime p AD fecundg, quanmisaccidentia — cquenter
contraria fint accido aque accide tis. vnius ) r bus altcrius, vt accidentia u
"- busigoissLocwerbidemcompetitquantià ———— tatibus. e . SE Lm. i* wd r 16
tatibus etiarn, non .n. bicubitum, tricu- bitum contrariantur, neque quatuor ,
& fcx, & fic deceteris. Et hoc quidem intel- Jigendum eft de contrarietate
proprie di- €la, que vcrfatur inter formas pofitiuas fi- bi inuicem oppofitas,
& ab codem .fubie- €to fe mutuo expellentes, quo pa&o con- trariari
dicuntur quamplurime qualitates ; & per hoc foluuntur rationes, quibus Mai-
ron. paffu 16. in predicam. contendit in fubítantijs veram ftatuere
contrarietatem . Quinta, fubftantia nulla fufcipit magis, & minus, non ,n.
patitur intenfionem , & re- miffionem, vt calor in aqua, qui modó in-
tenditur in ea, modó remittitur, quod fi- militer conuenit quantitatibus .
Sexta dc- mum, qug eft vera proprietas in quarto modo proprij : & competit
detcrminaté prime fubftantie, efl, quod vna, & cadem numero fit fucceffiué
contrariorum quo- xundam fucceptiua cum fui mutatione;tan- uam eorum vltimum
fübie&tum ; dicitur decent, quia fimu) contraria fufcipere nequit, dicitur
cemfrariorum quorundam , 1jà opusnon eft vnam, & eandem fubfti- m omnium
effe contrariorum fufcepti- uam, non .n. lapis capax eft gaudij, & tri-
ftitie, & fic in multis alij5, fed fatis eft, vt - 'Miqua recipere poffit 5
dicitur cwm 9i mu- fatiene , quia oratio contrariorum quidem fuíceptiua eft
cadem numero manens falfi- tatis, f. & veritatis, verum id nom cuenit €x
orationis mutatione , fed rei, ab. co.n. od res eft, vel nen cft, oratio
dicitur z. vel fal(a ; dicitur tandem, tasmpuam fS lbiedum vltimum, quia pordi
qu dem a titas cíi fui mutatione contratia fuíc ere fucceffiué, vt fuperficies
albedinem , & ni- gredinem, fed non tanquam fubic&um vl- um. 21
Quantitat cft accidens abfolutii, quod adueniens vei facit «lam extenfam im
cvdi- we «d locum, velánerdiue ad tempu: , vndc denominat eam magnam, vcl
paruam, diu- turnam , vel breuem, &c. Diuiditur in con- tinuam, &
diícretam, continua eft, cwu; tes copulantur termino communi , vel cu- - jus
partes proprios non habent terminos , nec vna eít ab alia diuifa, vt [nea
bipaTma- yis, cuius partes palmares fupt inuicem có- iunctz . Difcreta eft ,
ewig; partez nov c- noe teymina rame cuius partes t proprios terminos, &
funt ab inui- cem folutz,fic numerus ico ure dicitur difcreta quantitas, quia
pastcs eius funt homines, quorum vnus cft io " e- Pani" Prima Ifiit. Tratl.I. Cap. dinifus, fimiliter oratío, culus fyllabz fun
abinuicem folutz . Continua vero fubdiui- ditur in permanentem, &
fucceffiuam, illa eft, cuius partes [unt imul , Ntlinea cuius partes fimul
exiftunt, hoc eft ,in eodem té. pore; ifta eft, cuins parses mom funt fimul, ed
vna poft aliam, vt tempus, & motus uorum partes non funt fimul, fcd vna oft
rg non .n, vnus dies eft fimul cum alio, neque prima hora fimul cum fecunda,
Per- manentis tres affignantur fpecies linea,que €ft longitudo fine latitudine,
& profundi- tate; fuperficies, quz eft longitudo cum latitudine , fed fine
profunditate , & cor- pus, s habet longitudinem ^ aticudi- nem, & profunditatem,
& idco trinam di- citur habere diméfionem, fuperficies duas, linea vnam
tantum 5 addit Ari(t. locum,ve- lut quartam fpeciem loquendo famosh, Succeffiuz
affignantur duz, tempus,& mo. - tus. Et hac diuifio quantitatis. in
quantitate difcreta , permanens eft no-.— merus, cuius partes pi ócalis —
oratio, cuius partes fluunt, dum proferun- — Nei is 1s formaliter aliquid de-
nominat q tum , ner pé longum, itun »5 profundum, mult um, pauéum, magnum, ,
paruum, MEE. s A eai ed i 2 23 Alfectiones quantiratistres'afigná- — —- tur,
Prima quz illi communis eft cum fub-. . flantia, eft quod nullum patiatur con
UE nulla n. contrarictas cft inter lineam, fue de icier riae n : p & co- em
perma fubiecto; deindé tempori etiam nihil ui asicinm, nec bum e pus alteri
contrariatur, non n. hiems op« ponitur zftati, fed eorum qualitates, nec dies
contrariatur noi , quatenus tempus fignificat.fed vt fignificat aciis
illuminatio ncm; & nox illius priuationem, & hac cti o aem non eft
contraria, fcd priuatiua, nulla item in quantitatibus diícretis con- trarjetas
reperitur, vt patet difcurrcndo per fingulas ; Eft folum abqua difficultas de e
& paruo, multo, & pauco; breui, & diuturno, quz contraria videntur
j. fcd facilé occurrit Arift. quod fi hzc aliquam videntur habere inter fe contrarietatem,
plané ear non habent, vt quantitates, fed vt relationem fundant, dicimus .n.
aliquid magoum, & paruum, multum, & paucum, non per fc, & abfolute,
fed per compara- tionem ad aliud, Et adbuc falfum ctt iffa effe contraria,
alicquin de vno , X codcm contraria «nunciarentur, idem .n. tc ap M a t dá *
——À made s e LN d gi un doter nb o "7 owtVirtus Diei ONSE "4 *
"S De Pradicamentis. eft breue, & diuturnum , idem mons ma- gnus ,
& paruus , ijdem homines pauci, & multi comparatione diuerforum , non
igi- tur funt contraria, fed potius rclatiué op- pofita. Altera quantitatis
affectio, quz ei pariter communis eft cum fubftantia , eft non fufcipere magis,
& minus, hoc eft non pene intendi,vel remitti, quamuis bené fu- ipercpoffit
maius,& minus,quod cft ma- gis, Sc minus extendi . Tertia tandem, que
propria ceníetur in quarto modo,eft vt fc- cundá ipí(am dicantur res materiales
xqua- les, velinzquales in magnitudine, vcl mul« titudine, vcl duratione, ita
tamen vt ly fecsndum quam dicat rationem fundamen- talem , & non formalem ,
vt Scotus docet quol. 6. formaliter namque res dicuntar zquales, vcl inzquales
per ipfafmet rela- tiones aqualitatis, & inzqualitatis. 1 24. Qualitas
dcfinitur ab Arift. per fuum concretum, vt fit accidentalis forma abfo- , peas,
aec quam [ubiethum denomina. tur quale y, cuius quattuor affignat fpecies .
fubalternas, vd potius modos, vt or (— — explicat 4.dift.6.q.16.N. quatim prima
eft P xa jitus, & difpo itio, hzc cfl qualita; de "E 4 deer mobilis à.
[ubiedto, vt V in adole- r5 . fcentc; ualitas de difficili mobilis, L 't Virtus
in fene ,vnde babitus, & difpofi- . tio differunt tantum fecundum
perfeclum, — &imperfc&un,s & ideo non duas,fed vnam . "tantum
faciunt fpecie qualitatis, quia per- — fectum, & imperfectum non variant
Tpe- — »€iems & in hac fpecie ponuntur qualitates omues, qua fuum fubiectum
aliquo modo preparant,& difponunt ad operandum, vel ,. paticodum , fiué
fint corpore , fiué fpiri- . Wales, qua ratiene inquit Arift. abitum poffe dici
difpofitionem,quatenus ad ope- Tandum difponits vndé ad hanc fpeciem re-
ducuntar. habitus omnes , tam corporis , -qcim animz ex actibus acquifiti,
& pari- ,«romnes fpecies imprefsz,tum Infibiles, tüm inte [;gibiles, qua
licet proprié non finthabitus;funt tam. habitui fimiles, qua- ^ tenus per cas
excitamur & difponimur ad weperandum . Secunda fpecies qualitatis (ontinct
omncs facilitates , vel difhicultates matures ad agendum, vel patiendum , &
r inpaturalcm potentiam, vel im- iam, qct funt duz inter fe effzatia- diftincta
qualitates ex nullo actu ac- ?. 17 ter potens ad aliquid agendum , vel ad ali-
cui refiftendum, vt durities quandam na- turalem potentiam fignificat , qua
durum eft naturaliter potens ad fecanti refiftendü, vt non facilé dinidatur;
& quidam natura- Jem habent potentiam;& promptitudinem ad curfum, ad
lu&tam, ad paleftram, &c. Ex quo patet erro) ponentium in hac fpe« Cie
omnes potentias anima vifiuam, audi- tiuam, &c. x omnes proprias pafliones
, quia hicnon fumitur naturalis potentia pro facultate indita à natura , qua
poteft quis fimpliciter facere, ( nifi talis a&tiua virtus pee pre à fuo
fubicéto diftingueretur, nam fic ad hanc fpeciem adhuc pertineret , vt dicemus
in quzfticnibus) fed qua potett fic facere, i. prompte, & expedite, vt
DoGlor notauit in 2.d.16 q.vn. P. Naturolisimpo- tentia é coatra cft quzdam
cong:nita qua- litas, & àfbaturali complexione indita , per quam ipfum
redditur naturaliter impo- tens, cu ineptum ad aliquid agendum, aut alicui
refiftendum , vt mollities naturalem fignificat impotentiam, qua molle natura-
liter impotens eft ad fe&ioni refiftendum, & in quibufdam cft innata
quzdam defidia, & ineptitudo ad pugillandum ad faltandü , &c. vndé in
hoc differt hzc fecunda quali- tatis fpecies à prima , quodin ifta ponun- tur
facilitates naturales, & ingenite ad ope- randum, & in illa facilitates
acquifite , vt funt habitus; & idcó in kac fpecie repo- nit Delphinus
nofler in fua Diale&.cap. de Qualit, vires omnium rerum fublunarium, vt
plantarum,lapidum, metallorum, & mi- neralium omnium, nam tales virtutes
red- dunt ea, quibus funt ingenite , potentia ad aliquid agendum, aut alicui
rcfiftendum : ac etiam omncs Coelorum infuentias pre- ter motum, & lumen.
25 Infüper rti qualis fpecies eft paffio,& paísibilis ra itas,que tantum
ac- cidentaliter inter fe differunt fecundàm perfe&um, & imperfectum,
pafsio .n. eft qualitas illico traufiens, vt rubor ex vere- cundia proueniens;
pafsibilis veró qualitas eft magis radicata in fubiedto: & fub hac fpecie
omnia continentur fenfuum extez- "porum obicéta,vt lux, lumen,
colores,odo- rcs, oni, fapores,omnes denique tangibi- les qualitates
frigiditas, caliditas xc. qug omnesideo dicuntur pafsibiles qualitates ,. quia
in hac fpecie rcponuntur, vtnate funr immutare fenfus AM nsa llros, & eis
pofsicnem quifita; fcd à natura ipfa congenirz, vnde wituri$ potentia «Kt
quadam congenita quilras A € ali complexione alicui e qum fun redditur
naturali- Sekt - b- t Ex - - . 4.1 Y " H i i P * B. a aliquam inferre,
imprimendo nimirum ig ienlibus fpecies fco biles, & cum cis effi» : €
cicido Em 7. " á X^ Za Ke "Me $5 18 ciendo fenfiones; & ad lianc
fpeciem re- ducit Delphinus cit. omnes tüm corporis , tüm anime pafísiones
amorem .f. odium , audium, trillitiam, dolorem, iram ,timo- m, fp.m, &c.
omnes item actus, fcu ope- rátioncs facultatum organicarü, fiué inor-
ganicarum, vt fenfiones , imaginationcs , appetitiones, intelle&tiones,
& volitiones, €o quia funt actus vltimi non ordinantcs potentiam ad
operandum, & idcó potius fpc&snt ad hanc fpeciem, quàm ad primá, etfi
Doctor vtrumq. admittat vt probabile quol.:3 € c. Arift veró folum ponitexem-
pla de qualitatibus fe;sibilibus , tanquam de manifeftioribus , ait Doctor ibi
s Quarta fpecics efl forma , & figura, que in proposito pro codem fumuntur
pro di- Ípo:itione nimirum,& terminatione quan- titatis , «ndé in aliqua re
figurata poffu- mus confiderare tria .f. ipfam rem , ex qua conflat, vt lignum.
& quoad hoc pertinct ad gcsus f.bitantiz, quantitatem) eius ter- mvnatam
linealiter , & fuperficialiter , & fic pertinct ad genus quantitatis ;
tandem ter- avinationem,v«cl difpofitionem quantitatis; )-g dici folct forma,
& figura, vt rectitu- , curuitas , triangulatio , quadrangula- tio,
&c.& hec conílituit hanc quartam fpe- ciem qualitatis, in qua proindé
ponuntur omnes figura artificiales, naturales ,tàm animatorim , quàm
inanimatorum. Mo- nettamen Do&tor 4.d.1.q.1. S. & d.12.q.4. J.in rci
veritate Biguram quid abíolutum importare non poffe, cum figura vltra qua-
titatem non dicat,;nifi relationem termino- * rüm-ncludentium partcs ad
fcinuiccm; po- nitur tamen fpecies cuacem qualitatis , quia habet mecum
déncminzu 1, p'fdi- candi qualitatis, zbíolutum ncn pe, & fine
«xprcffarelaóone ad ahud, hon.o namque denominatione abfoluta ità dicityr à
pul- chritudine pulcher, ficut zb albe cw« albus; jtà Doctor quol. :$. 1. Án ;
56 Aff: &icncs qualitatis tres zff gnan- Sur j Prima c(l habere contrarium,
fj r fas namque calicitati contrariatur, albedo nigredint, qua tamcn non cnni
ccmpetit qualitati,nam nec celores medi adinuxcm contrariantur, cum fub eodcm
e«nere pon saximé di lent,quz maxima diflantia eft dc raticne contrariorum ,
ncc fpecies focnfi- ?biles,aut intelligibiles contrarium babent, , mec lüraen,
cui ctfi oppcpátur tenebra hac tàmen nó cft cppofitio pofitiua,qualis eí- fe
dcbct contrarieras, fcd tantüm primati- ua. Sccunda «ftjquod fufcipit magis,
& Dars Prima Inflit, TraclI, Cap.1. minus, vna .n. qualitas eft magie
intenfa , quam àlia, vnum v.g. calidum babet plures caloris gradus , quam aliud
, & idem in di- uerfo tempore cft modo magis, modó mi- nus calidum ; hzc
autem proprietas non conuenit qualitati in abftracto , non .n. vna albedo
dicitur magis albedo altcra, quia cum per abfítraéta nomina dcnotétur quid-
ditates, & effentie rerum confiflant in indi- uifibili, hinc eft , quod
qualitates in con- creto tantüm fufcipiunt magis, & minus, & (ecundü
gradus indimiduales;hanc tamen affectionem ait Arift. non conuenire omni
qualitati, quia nec quartz fpeciei, nec qua- Iitatibus in abftracto ; fed
quartz. fpeciei aliquo modo etiam conuenire poteft, quia vnam lineam dicimus
effe magis,vel minus, curuam alia. Tertia affectio, quz propria cenfetur
qualitati in quarto modo, eft fe- cundum eam aliqua dici fimilia, vel diffimi-
lia,ficut fecundum titatem dicebantur zqualia, vndé due alba
dicunturfimilia,al- — bum, & nigrum dirfimilia, ità tamen vt ly fecundum
notet rationcm fundamentalem, non veró formalem,quiahzc eftipfa rela- — tio
fimilitudinis, vel dfinslisadnis t "a ^ EI^ 5 , CAPVT VIL. TRE d De-
Pradicamentis refpefiiuit .- ? 17 R Elatio eft accidens, quo v»a re: ad
aliam'refertur, fem quo ynares a*— liam evjpicit , qua rationc folet appellari
re« Ípe&us, vt Paternitas eft relatio; — ft 1d, quo Pater refertur ad
filium, vel refpi- cit hlium, & ideo Relatiua, quz funt cou« - creta
reJationis, definiuntur effe jll« , queri effe efl «d. aliud f& bibere : jn
quibus tria con i debent, id; d rcfertut , id quo rcfcrturjid, ad quod
refertus; primum appellatur fubit Cum, quatenus eft illod;in qe recipitur
relatio, & dicitur etiam fun- amentum, vt Petrus, qui fundat pateroi- tatem
in ordine ad Paulum ; fecundum aut cf formale aut fundamentalc, forma- le
eftipfathet relatio v.g. patcroitatis.fun- damentale cfl ratio fundandi
relatiopem;v. g.potentia actiua generandi in Patre ; tcr- tium eft terminus
rclationis, & dicitur cer- relativum, vt Paulus filiis , Relztio alia cft
realis, alia rationis, hac £t ab intcllcétu'in re, que relationem à parte rei
fundare nop potci, vt v. g.in Dco n ordipe ad crcatue ram; illa rcperitur in re
feclufo auc cun- que opere intellcgtus;t in NIMMA Or. P" E tio,
Pafsio,&c. Ex quo fequitur ad re- Tati .de quarto przdicaméto quatuor A
exigi conditiones, fit relatio realis; ' dan —— . quod fit actualis, nam
aptitudinales perti- |. mentad przdicamentum fui fundamenti , |. . . quodfi
àfundamento realiter diftincta ob | . eandem rationem, vndé quz realiter fun- -
- .. damentis identificantur, dicuntur relatio- 7 . westranfcendentales,non pre
C de 7 & tandem, quód fit intrinfecus adueniens, 5 ) $ » vje |. —- feferunt
refi TM ell Pali v conditiones ex Scoto i.d. 5 i. & 3- quod extrema fint
realia,qu. ter » " dine ad Deum; ad quam tres requiruntur ol.6. art. fint
reali- , & quod inter ea ex natura Oriatur extremorum ,non yerà per actum
intellectus, dinalem, quz refpicit terminum non actu exiftentem, fed
aptitudine,& fubie&o rea- hter penes vt furt propriz pafsio- nes; &
hee fübdiuiditur in aptitu- » quz refpicit terminum actu exiftentem,& hzc
rurfus fubdiuiditur, 2lia .n. eft (uo fundamento realiter iden- t1 ficata, vt
relatio effentialis dependentiz Creaturz ad Deum, alia realiter à funda- mento
diftin&a ; quz adhuc duplex eft;in- trinfecusadueniens, quz acceflario
poni- tur extremis pofitis in quacuaque diftan- tia,vt fimilitudo; &
extrinfecus adueniens, que non reíultat ex fola extremorum pofi- tione in rerum
natura, fed vlterius requiri- tur debita corum approximatio, vnde quid
extrinfecü exigit, vt infurgat, & tales pre- us vltima fex prz dicamen- nam
extrinfecus aduenientes fpc&ant ad vltima fex przdicamenta. Relatiua
fimili. ter; quz funt concreta relationis , alia (unt fecandum effe, quz de
principali fignifica- . torelationem prefeferunt,& abfolucü con- notant, vt
Pater, & filius, vadé fecundum totum fuum effe ad aliud dependere dicun-
tur, taaquam ad termiaum ; quod notan- ter dicitur,quia licet accidens vefic
habeat dependentiam ad fubicótum , non tamen tanquam ad fuum terminum, &
hec funt relatiua huius ae creep alia (unt rc- latiua fecundum dici, que de
principali ab- folutum important, & relationem folum connotant M cme 9 eae
, «t fcientia, que principaliter qualitatem importat, & connotat relationem
ad ícibile; & idcó ad pitdicamentum abfolutum fpectant, Vtra- que vero
relatiua alia funt mutua, alia non mutui, illa funt, pterea referun- ur
rdatione reali, ifta, in qu vno eft ^, rthtiorealis, & in 1lio ratioris,nec
e(t de- .o pndatía reciproca hinc in le, vt Creator, «vl NA «i De
"Pradicamentis - r3 & Creatura , Et rurfus vtraque ali funt
€quiparantig, que in vtroq. extremo fun- damentum ctufídem rationis habent, vt
fi- militudo , equalitas, alia difquiparantie, que fundamentum habent diueríe
ratio- nis, vt Paternitas, & filiatio , que candem alia funt
(uperpofitionis, vc Dominus erga feruum , alia fuppofitionis , vt feruus ad
Dominum , 28 Atfecliones Relatiuorá quinque enu- merantur. Pr.ma eft, quod in
relatiuis, li- cet non in omnibus, reperitur contrarietas, vt inter virtutem,
& vitium, fimile, & dif- fimile; fed hec nou dft vera atfectio rela-
tiuorum huius predicamenti , nam virtus , & vitium funt relatiua fecundum
dici , & qud fimile, & difsimile, fint relatiua ecundum eff ,tamen
Contrarictas non co- uenit illis per fe, & fórmaliter , vt relatiua funt,
quia ratione relationum tantum rcla- tiué opponuntur , fed tantum ratione fun.
damenti, .i. contrariarum qualitatum , ia qo» fundantur . Secunda eft, quod
que- E fufcipiunt magis, & minus ratione fun- damenti, vt fimile, &
difimile, quz fun- turin qualitatibus fufcipientibus ma- gis, & minus,
folemus etiam dicere magis; & minus zquale, vcl inzquale: verum vt notat
Delphinus,id improprié dicitur,nim . zqualitatis , & inzqualitatis
fundamentü , quod eft quantitas, non intenditur, aut re- mittitur,
fedexcenditur, S fit maior, aut minor, & ita fit maior , vel minor inzqua-
litas, non magis, vel minusinzquale. Sed qu ità communiter explicentur hae uz
relatiuorum proprietates ; adh'tc ta- men valdé probabile eft contrarietaté
pro- priam competere quibufdam relatiuis fe- cundum eff? ettá formaliter
fecundum effe relatiuum ; ac etiam quafdam relationes ps magi s, & minus
fuícipere etiam in uis formalibus entitatibus & non in fun- damentis
tantum, vt cx profefsó dicemus infrà difp.s. q.«:. declarando has propric-
tates. Tertia, qux competit folis, &z om- nibus relatiuis, eft dici ad
conuertentiam, 4. quod vnum dicatur mutuó in ordine ad aliud, fiué hic ordo fit
realis, fiué rationis; vt fi dt imus Dominus ferui dominus , dis cere ctiam
valeat feruus domini feruus, Ícientia (cibilis (ciencia, (cib:l (ctentix (ci - bile: ex quo patet falfum
effe, quo: mu ti dicunt hanc relatiuorum conueitentiam diccre mutuam
dependcntiam vnias rela- tiui ab alio per relationem realem in vtro- que
extremo fundatam,atque ideo p re C 5 Q. Á 7 zo Jatiuis mutuis hanc proprietatem
conueni- ve 5 Arift. .n. ait hanc attectionem omnibits | rchitiuis conuenire, &
inter alia exempla 2dducitillud de icientia & fcibile,qua funt relatiua non
mutua . Oportet tamen con- ucuienter a(ügnarc relatiua ad hoc, vt ad
conuertentiam dicantur , fi.n. quis diceret ferutis donuni feruus , non poteft
conuer- tere dicendo, homo ferui homo; vndé in- terdumad hanc conuenientem
afsignatio- ném oportet.nofia nomina componere , vt facit Arift. in textu .
Quarta eft, quod funt fimul natura, hoc eft, fimul naturali exifté- tia, ita
quod pofita fe ponunt, & peretpta feperimunt;ad quam relatiuorum finulta-
tcm cx poft predic. cap. de fnnul d: exi- guntir conditiones, vnà, quod
conuertan- : tur fecundum fubfittendi corfequentiam , quz fola non fufficit ,
quia ita fe habent fu- biedum, X paílio, & tamen fubiedum cft pes
natura'paffione; altera, quod neutrü t caufa alterius , quia caufa precedit na-
tura caufatum ; & ft dicas Patrem effe cau- fam filij, id verum cft de
patre materiali- ter,non formaliter fümpto, vt relatiuum cft, hzctamenaffcétio
non eft communis omnibus relatiuis, fed tantàm mutuis, vt Scot. docet 1. d. 2
$.q. :. F. namablato ( ait Arift. fcibili, & fenfibili, aufertur vtique
fcienzia, & fenfus, fed non& contra ablata fcientia, K fenfu, aufertur
fcibile , & fenfi- bilc. Quinta tandemaffectio, que eifdem competit rclatiuis,
eft, quod non tantum fint fimul natura, fed ctiam fimul cognitio ne, &
dcfinitione, itaut qni definité cogno- fcit ynum rclatum,definit? cognofcat,
& al- terü, quia diflinéta cognitio vnius relatiui ex diftincla alterius
cognitione depédet, de qua proprietate fufius infra in difp.a. q.« i. 19 4/he
ex Au&ore fex principicrum efe, fecundum quam in id , qucd fubáctter, «gere
dicimnr, 4. vt cxplicat Doctor ia 4. d.15.q.1.cft refpectusipfius agentis ad
pafz futh; quo agens dicirir formaliter 22285 , &dicrurnotaater fermaliter
, cuizogens effcécliué non dicitur agcre 3dtione; fed fua virtute abfoluta, vt
ignis cffediue dicitur agere calore, fed formaliter dicitur agere actione, vndc
rotat Do£lor cit. fub P.quod aliter calidum calore calefacit, & aliter ca-
lefactione, mim calo:e calefacit, «t princi- pio cffectiuo, & fundamentali
, quo: dici- ter ratio agendi.calcf Cone vcro vt prin- Cipio Formali denoxinan
li calidum ag ns, ita quod ly. fecundum qi dicit lab.tudi- nem caufz ormalis, X
forie proxi é dc- bo Pars Prima Inflit. Tratl.I. Cap.V1l. nominantisagens.
Dicitur sw 5d, quod /[u- bácitur , ad differentiam produ&tionis, qua
refpicit pro termino, non fübiectum traní(- mutatum, fcd formam in illo
productam v.g. calorem in aqui, atque ideo eft refpe- &us intrinfecus
adueniens ad quartü pra dicamentam o rr em autem pro ter» mino refpicit
fubie&tum tranfmutatum , & eit rcfpcétus extrin(ccus adueniens, quia vt
infurgat , extremorum approximatronem oftulat, nam vtinter ignem; & aquam
re- | etus calefa&ionis exurgat; débet aqua iapproximari , vndé minus recte
Delphi- nus & Poncius refpectum productionis in boc predicaméto reponit.
Diuiditur Actio velut genus in fpecies in immanentem , & tranfeuntem ex
Scoto quol.15. D d. per im- manentem intelligendo; que eft ad termi num
manentem in agéte, vt actiosqua ocu- lus fe immutat ad vifionem , &
incellectus ad intellectionem, quia vifio manet in vie dénte, xc. per
eixifisiteni veró, quz eft Md M tranfeuntem Man vt cale e a ignisnon fei mutat,
fe andes ed ar calor peo , olent etiatn operationes vita- es appellari actiones
immanentes;vt vifio, auditio, iatcllectio ex Arift.g. met. 16. fed.— €quiaocé
folum, & grammaticaliter, qua- - tenus fignificantur per verbum actiuum ;
alioqui funt qualitates de tertia fpecie , vt ibi diximus, & monet
Doct.cit. Propria a&ionis atfe&io in quarto modocít-ex fe inferre
pafsionem , non quidem illatione confecutionis , vtaliqui exponunt , quaté- nus
fi actio efl,valet inferre, quod etiam fit paífiojhiec.n. illatio conuenit
etiam paífio- ni, quia relatiua mutua, vt funt huiufmodi, inferunt fe mutuo , fed
intelligendum cft de iMatione caufationis ; quo fenfu cau(a inf.rt
cffe&um,non é contra,eft autem hoc proprium a&tioni in quarto modo,
quia li- cet qualitas , aut fubftantia vt ratio agen- di, & principium
cíffe&tiuuminferat pafáo- nem, non tamen tanquam principium fore
male,&formadenominans.: « .—— Pa[ffio definitur ab Auctore fex. princi uod fir
effectus , IHatiog. «clon; hoc elt cf- 15, qut infertur ab actioné;que cft que-
dam notificatio Pee Pull eme propric. tatem , proprium cnim in quarto modo cit
abadione inferri modoiam de- clarato,melius tamé defcribi poteft ex 5co- to
loc.cit: quod ficit actio torimaliter de ipfa loquendo cft rcípettus agentisad
paf- am, fcu zranfimucaatis ad tranímatatum 5 » ya De Predicamgutis. — ftà e
cotra paílio cít refpe&tus pafíi a12gés , feu tran fmutati ad tranímutaas ,
vndé ficut actio pro formali fubie&atur in agente;i cà paffio in paffo , Et
ficut a&tionis duz affi gnabantur fpecies fubalternz ; a&tio.!. im-
manens, & seanfiens; fic daz eruat fpecies paffionis , paffio nimirum
immanens , quz erit cffeétus illas a5 agente , fed non ex- tra feipfum, &
tranfiens ,quz erit effectus jllatus ab agente extra feipfum; vndé quan
doaliquid agitin feipfum vt cum aqua cali da fe.frizefacit;dicitur pati paffione
imma- mente,Quando ver agit in aliud;illud aliud dicitur pati paffione
tranfeunte; & licet co- - d hac Asin bris , nil — impedit , quin fuo modo
applicetur paffio- ni. Omittimus hic quio M iiodes alias a£ctionis, &
paffionis.quas affert Au&tor fex "princip. puta in corporalem ,&
fpiritualem : Vicods non funt diui(iones formaliter, & sn. perfe actioni;
& paffioni competentes, fed 7 tantum rationc fubiectorum; in quibus fun — —
dantüt;allatz atitem à nobis petitz funtà terminis , à eos FW Ren fpecificantur
& v 21 — ad ped a qui eft motus primt cceli , duplex conlürgit refpectus
mutuus y vnus in tempore adrem téporalem, vt men fucantis ad menfiratum, &
dicitur quando a&tiuum , alterin re temporali ad tempus, vt menfurati ad
menfuram,& dicitur quan- do paffiuum , quod folim definitur ab Au- Gore Í5x
princip.cum tàmen hocnon con- ftituat przdicamcntium quando, f«d refpe- &us
aliqurs vtrique cominunis,quod etiam fecit de Vbi, Situ , & Habitu.
Carautemid fecerit, dicendum, vel qaia refpestus patfiug funt nobis manifeltiores,
ac magis familia- res, vel etraffz non affiguando rationes ho- rum
przdicamentorum communes , vt po- terant affignari,vt ait Do&or 4.1.10. q.1
K. De fecic huius przdicaméti aliqui di- xerunt nullas habere , vt refert
Doctor. t. d.3 q.5.O; & adhuc «ffe generaliffinam;de cuius ratione folum
elt , quod nul!ü habeat füpraucniens genus , non autein, quod fub fenyllas
habeat fpecies . Alij dicunt.effe temptis przfens, pratcritum; & facarurm,
velmelusefe in tcmpore prafeati,i prz- d a&ióries . Comu aüradioni,& paffio- terito futffe,& in
fifturo fore, que ctiam ex Eu . pihabere contrarium, S fufcipere magis&.—
plicantur per hodie, heri, & cras. Atc ficuc die — aminus;non quidem per fe,fed
peraccidens, - praterit im , & futurum , quz funt partes ^. "quatenus
qualicates; quz imprimuntur ab ^ temporisnon differüt fpecic;ficut nec par. ..
. . Jagentcin paffum inter fe contrasiantur,vel | testineze inter fcità nec
cocxiitétia ad hoc, — .. omàgis,& minus fufcipiunt, i. » - velillud tempus
crit fpecie d'ucrfa: Itaque Nc . remittuntur , fic calefaétio d '- [fpecies
huius prad:camenti erunt Quan- — — faüioni contraria, fiue fint a&ti paf- «
do a&ctiuum,& Quando paffiuam vt pariter 0 0 fuz, & vna res dicitur
calefacere , vel ca- - Aefieri magisalia. S EROS » -3t Qusdo , vt przdicamcutum
eft; non aduerbialiter, fcd nominaliter (amitur,qua — «enus fieuificat cfe in
tempore , fi concre- — — tiué fumatur ,in abitrado vero dicit habi- tudinem ,
& reípectum rei cemporalis ad tempus;cui res illa fubijcitur ,' vnde
dcfini- tur ab Auctore fex.princip. effeid. qus2 ex adiacente temporis in ve
temporali derelin- quitur; pro cunis intelligentia (ciendum eft tempus eff:
menfuram dirationis iftarü re- rum generábilium;& corruptibilium, vnde fi
quzratur quantum durauit concio , re- fpondetur vna hora duabus hoc autem té-
pus,quod elt menfurá rerum tranfeuzzium, «ft motus primi Cocli , qui quotidie
confici- tur ab Oriente in Occidens, per duratione .n. huius regulatiffimi
motus durationis hà : runfinferiorum rerum metiri folemus,ficut - inhorologio
per motum illius inftruméti , quod dicitur tempus,quia vniformis eft ,&
regulatus, menfuranter njotus aliarum ro- tirom inferiorum . Ex coexiiteucia
vero rei ED EBCMM vx mtm " i- dicemus de Vbi, Situ, &
Habitu.Affzct:ones veró funt quod non habeat contrarium , & quamuis mase
contrarium vefperi videa- tur, id non eft rationc refpectuum , quos important,
fed fundamentorum, .f.lucis,& tenebra; quod non fa(cipiat magis , & mi-
nus;& quod fit aptum ef: in omni co;qüod incipit effe in tempore i. quod
fit aptuni denomitaare folum res corruptibiles , & t&» pori
(ubiacentes, & eft proprium ig quarto modo, Aa veró ad hoc predicamentum
re- » duci debeat etiam coexiftétia Angeli ad zui- ternum, vt facit Delphinus;
dicetur in quz- ftionibus; vbi etiam cxplicabrmits,quomo- do fit refpectus
tertias adueniens, V5: quo etiam nominaliter fumutür , ell cireumferiptia
corporira lacs circumíeri- ptione procedens; pro cuius d; fimitionis ex-
plicatione (ciendum , quod ex applicatione füperficiei concaux corpos
locancisiqua dicitur locus 4 Fhv£.41.2d corpus Jocatum duplex « xurgit
relpeótus , vus contia actiua in ipfa fa iecontinente, Se dici- tür Vbi
aétiunm: alter continent; padia a bu / y | 2 LL in corpore contento, &
dicitur Vbi paffi- uum,& vtrumq; diuiditur in circumfcripti- LEY.
dcfinitiuum ; quam diuifionem for- té infinuauit Gilbertus ipfe,dum Vbi diuifit
in fimplex, & compofitü : Circumícriptiuü eft proprium corporum, quia cít
cum com- meníuratione rei locatz ad locum , & e có-. tr3; itaut totus locus
toti locato correfpó. ' deat, & partes partibus . Dcfinitiuü eft pro. prium
rerum immaterialium , que eft fine vlla commenfuratione, ita quod res fit tota
in toto loco, & tota in qualibet loci parte: 'Ex quo patet à Gilbert. folum
Vbi paífiuum circumícriptiuum fuiffe definitum, cum ta- men Vbi in communi ad
a&iuü, & paffiuü , circumícriptiuum , & definitinum fit apex Ms
prazdicamenti , illa vero Vbi fpecies illius, vt docet Do& 4.d.1e.q.1.K.
& quol. 1 1. infra C. AffeQtiones veró funt,quod
có- trarietatem non habeat, quod de vera con- trarietate in qualitàtibus
reperta intellize- dum eft quia contrarietatem in alio fenfu , qualis eft
illa,qua verfatur inter terminos motus fucceffuii , habet vtique , & talis
re- itur inter Vbi furfum , & deorsü, de qua i Phyficis. Altera,quod non
fufcipiat ma- gis, & minus ,quis Vbi non incenditur , vel remittitur . Tertia tandem in quarto modo,
,quam afüignauit Arift.4. Phyf. eft, quod fit immobile, & explicat Or 2. 33
Situ, fcu Pofitio cff quidam partium fétus m generationis RS A As ,ad ie de-
finitionis intelligentiam fciendum eft,quod eipblications partium loci adlocatü
du- plex exurgit mutuus;vnus in par- tibus loci terminatus ad partes locati,
& dicitur fitus a&tiius,alter in partibus loca- ' d terminatus ad
partes loci , & dicitur Si- tus paffiuus, quem folum dcfinit Gilbert. li-
cet gencraliffimum huius przdicamenti fit Situs in communi, Differt verà Situs
ab Vbi,vt ex Scoto colligitur 4. d. 10. q«i. fub M.qued Vbi refultat (15quendo
de paffiuo) in rclocata ex habitudine ad totum locum; Situs veró ex habitudine
partium. rei loca- tz ad dererminatas partes loci , vndé fit w« inuariato Vbi
poffit mutari fitus,vt quando vinum agitatur in vafe , manet intrà candé
fupcrficiem concauam vafis , & in eodem Joco , at fingü!z partes vini
refpondent vi- ciffim diuerfis partibuslociitamen vterque reípc&tus càm f.
per Vbi , quàm per Situm importatus eft extrinfecus adgeniens, quia corpus jy
ifta v.g. fuperficie ncc locari, ncc fituari dicitur ,. nifi prius ci
approximctur, ! . a6. E. Situs vero
fpecificet mod de immobilitate op ica noci lotus. tet 'ero fpecificet modum pr:
Pars Prima Inflit. Tracl.I. Cap.V12. & fiat przícns . Differt autem pofitio
hu. ius przdicamenti, vt Do&or innuit loc.cít. à pofitione de genere
quaacitatis,quod hec fignificat ordinationem partium in ipfo to- ' to fine
refpectu actuali ad locum , illa veró ordinem a&tualem partiumlocati ad
partes loci , vndé inuariata pofitione de genere SRME poteft iutari pofitio
huius pre- icamenti, vt fit, quando homo varijs mo- dis (c componit erigit
,incuruat, incumbit, &c. tunc .n.non mutatur ordo partiü ho- minis, nam
caput femper immediaté adhz- ret collo , mediaté pe&ori , & fic dealijs
artibusinter fe , mutatur tamen ordo i arum adlocum, Solet fitus diuidi tanquam
in fpecies in feffionem, ftationem, & cuba- tionem , item in naturalem ,
quem tetigit Gilbert. in allata definitione, veluti à natu. ra inftitutum, vt
quod caput fit fupra, pe- desinfra ; & in accidentalem, qui ex libero
pendet arbitrio , vt fi quis pedes fupra ca- put cleuaret , fed non funt vere
diuifiones generis in fpecies, fed potiusfubie&i inac« — cidentia ; quare
verz ípecies huius pradi« camenti erunt Sinus actus palus: Alij veró etiam ex
Scotiftis , vt Bonet. in füisPradicam.itàexplicantpredicamentü — Situs , vt fit
modus quidam ipfiusVbi , fic od Vbidicat abíoluté przícntiam rei in Velfic C iacendo , ftando, fedendo ; vir
CFSASSRUS e iie a L accidens eii utatur in. Kta- tionem,feffionem Mee cau in
fpecies , de quo fufius difp.8.q.12.art.z. interim te- neatur allata ae Viel
ytcommu niorinter Scotiftas. Affectiones verb funt, quod contrarium non po lo
ww de contrarietate proprié , alioquin fuse ftatio opponitur fcio, vd inbadont
: rurfus non fufcipiat magis , & minus, non .n. magis fituatum corpus
ftans, quàm fedeus: Proprietas in quarto modo elt nobis igno- t2, nifi forté
ponatur ordinabilitas in loco, 34 Habitw:,vcl Habere varijs modis ac- cipitur ,
& quidem in lata fua fignificatione dicitur de omni co,quod in aliquo eft
quo- modocinque , qua fignificatione ponitur ab Arift. 1nter poflprzdicamenta ;
hic ve- ró fpeciali modo fumitur , vt fignificat ha- bitudinem mediam inter
habentem, & rem habitam, $c definitur a Gilbert. Hab;rus eft corporum , e
eorum , quacirca corpus. fum «dsacentia leníus c1, quod cít miitua quz- dam
habitudo corporum , & corum , quz funt circa corpus adiacentia,ità quod
cor- pas £T E d- n L- - D eben Wa, & illa habenturà corpore iter Lcd
habitudinem mediam ; vndefciendum elt , quod ex adiacentia ve- ftimenti ad
copus ( cuius exemplum tra- ditur, quia notior eft talis adiacentia) , vel
cuiufcunque alterius formz ad fuum fubie ctum duplex confürgit reípectus mutuus
, vnus in veftimento, fcu forma applicata, & terminatur ad corpus,feà aliud
fubiectum, & dicizur habitus, feu habitio paffiua, alter in corpore.vcl alio
fübiecto , & tcris natur ad veflem , velaliam formam habitam , &
dicitur habitus , feà habitioactiua; vndé Habitus conftituens hoc przdicamétum
eft babitio in communi ad actiuam, & paíliuá, quz alio nomine
vocaturinharentia,infor- matio, vnio, &c ita quod omnis vnio ab- foluti ad
abfolutum,omnis rgfpectus fübie- cti ad formam, & écontrà fpectant ad hoc
Lr vu vt bené notat Baffolius 4. ].13.0.1. art.r. & Bonet. in fuis
P-xdicam. libell.16. A. omnis talishabitudo eft ali- quo modo derelicta ex
adiacentia forme ad (ubiectum,vel eft ipfamet adiacentia ta- lis; quod etiam
clare Gilbert.infinuat, dum inifto przdicamento ponit album effe , &
quantum effe.i. refpectum fubiecti ad albe- inem, & quantitatem ; Spectes
huius prz- icamenti fuat. habitus actiuus, ufiitus; & impoit2bt refpectus
extrinfecus aduenie tes, quiancn infurgunt , nifiapproximaris extremis; Aff:
ctiones autem funt quod nó habct contrarium , nam effe calceatum , &
loricat. m non font oppofita, & fi aliqua - informationes contrariz
videbuntur,vt ef- fe album, & cffe nigrum , hocnon erit per fe ratione
rcfpectuum formz ad fubiectü , fed ratione ipfarum formarum ; Altera eft , quod
fufcipiat magis, & minus, nam eques cft armatiorpeJite , & forma magis
radi- cata in (ubiecto dicitur mags baberi à fub- iccto , quam alia minus
radicata , quamuis id nó fit proprie lufcipere magis , et minus: Froprietasin
quarto modo eftnobis igno- tà. CAPVT VI. De Legibus eorum, qua. [unt in Pradi-
à caimento., 35 Vas affignat regulas Arift. in ante- dueeedie o) & 4. eoram
, quz funtin przdicamento Prima eft, quicquid »radicatur eff. ntialiter de
íüperiori , vt de ibiecto , deinfcriori ctiam eodem modo — przdicari debet; quz
rcgula de omni prz- Micatione cff.ntiali
dcbct intelligi , fiue fit H - De Predicamentis . - 23 inquid;fiué in quale,vt
fubftantia , vcl fen- fibile przdicatur deanimali, vt dc proprio:
fubijcibili,ergo & de homine pradica:: de- bebunt qui ett inferis
animalicodem mo- do nimirum cff.ntialitcr in quid, vcl quale; cum hoc folum
difcrimine, quod de fupc- riori immediate przdicantur , & proximó,
deinferiori mediaté , & remoté , Quz rce- la,vt fit recta , intelligi debet
de omni- bos przdicatis, quz competunt fuperiori , vt conuenit cum inferiori,
non autem de his; quz ci competunt przcisé fumpto , & quatenus ab inferiori
differt , v.g. bomo e£ animal in hac propofitione quzcunque pre dicantur de
animali , quatenus conuenit cit homine;vt funt fenfibile,corpus,fubftantiz,
illa eadem dicuntur de homine ; qux vero dicuntur de animali;preut in pracifo
figni- ficato differt ab homine , vt funt effe fupe- rius,effe commune pluribus
fpecie diferc- tibus,etc. illa non dicuntur de hominc; po- teft ctiam hzc
regula aliquo pacto de prg- dicatis accidentalibus verificari,quia enim v.g.
album dicitur de lacte ; poteft quoque de eodem pradicaii coloratum, quod dici-
tur de albo , licet non eodem modo , quia de albo przdicatur effentialiter ,
fed de la- &eaccidentalitertantüm, — Altera regula cft , quod diuerforum
ge. nerum, & non fübalternatim poficorum, Ji. quorum vnum alteri non
fübordinatur in predicamentorum fexicbus;diuerfz omni- nó funt diferentiz
diuifiuz , fiuétalia ge- nera füb eodem tertio genere contineátur , vt animal,
& planta. fiue non, vt animal , & color, hac.n. omnia diuerfas prorfus
habéc ditferentias diuifiuas, vt patet difcurrenti ; Si veró de differentijs
conflitutiuis loqua- mur, licet illa genera, quz non fub e aliquo tertio genere
continentur , diuerfas adhuc habeant Logo rr gm alia diffc- rentia conftituitur
colorin effe coloris , alia animal in effc; animalis , illa tamen , qua fub
eodem tert;o genere continehtur, eaf- dem differentias habere poffunt , vndé
ani-. malis, & planta eadem funt differentie có- ftitucinz corporeum, &
animatum ; Sed li- cct quorundzm cenerum nó fubalternatim pofitorum cadem cffc
poflint differentia confhtutiuz , non tamen effe poffunt c a (ves ,nam cum
babcant di i tferentias diuifiuas , vt dictum cft, confe. quens eft , vt ctiam
corntp. fpecies ucríz, quandoquidem ex diycifis ditf. rene - tijs diuident;bus,
& ccnrrahentibus idem genus femper diuerfa fpeeies Mosq: e- Je h -—-— MAS
—— 24 Verüm diuerforum generum fubalter- Batjm pofitorum in cadem ferie
przdica- mentali cffc poffunt ezdem differentiz, fic tamcn st carum vna fit
vnius generis con- ftitutiua , & altera alterius generis diuifi- ua v
g.auis,& animal funt genera fubalter- natim pofita , & aliquas habent
ditferentias cafd«m,licet non omnes, nam grofibile,vo latile;aquati!e, reptile,
bipes ; omnes funt differentiz minas diuifurz , & vna iftarü eft auis
conílitutiua ncmpe volatile;fic etià fenfibile «ft differentia. diuifiua
corporis animati ,& conftitutiua animalis. CAPVT IX. De Terminorum
collatione inter fe. 36 Vu Terminorum diuifiones jam affignata funt , qui omnes
fi adin- uicem conferantur, vcl funt pertinétes, vel impertinentes ,
pertinentes dicuntur illi , qui fe inferunt , fcu quorum vnus deduci potcft ex
alio af&rmatiué , vel ncgatiué, ita quod cx pofitione vnius ponatur alter
ob connexionem, quam habent adinuicem,vel remoueatur ob repugnantiam ; primo
mo- do termini minus vniucrfales dicütur per- tinentes refpcétu magis
vniuerfalium;quia ab inferiori ad fuperius confcquentia tcnet affirmatiué,cfl
homo, ergo animal, fed non €contra; altero modo pertincntcs termini funt;qui
repugnant adinuicem,K de eadem re codem tempore nequeunt affirmari quia €x
pofitione nius ncccffario negatur z]ters -Teimini veró. repugnantes ftnt
duplices; alij difparati,ahj oppofiti ; difparazi funt, uii non habent inter fe
maior: qi repugr.á- . tiam;quam cum alio tertio vt Ecn:o, & afi- nus, non
.n. hemo mcgisrcpogrzt c mafi- no,quam cum equo; oppofiti vcro dicütur, qui
mágis pugnant inter fe , quam cum tcr- tjo, vtalbu m, & nicrim magis iuter
fe pu- T cien cum tertio ,. v.g. dulci , & illi t cuadruplices iuxtà
quadruplicem op- pofitionem ab Arift. affignatzm in pof r16- dic.cap.dc
oppofitis;relatiuam,ceptrarizm, privatiuam, & contradidoriom y Orpofita
relatiué dicuntur,cce pcr relatiencs eppo
fitasadinuicem xcfaütur,vt Fatcr K filius contrarié quaneo funt forma
pef.tivz fe- iouicem cx pellentes ab codcm ft bicéto, vt album, & mgrum,
calidum, & frigici i psi- uatiue, quádo vrü f'enificzt fermam, aliud
carenttam illius fcyma in futicGo zpto ad illam habindam t caccus , &
siócry: cce- tiadictorié, oux opponuntur fccundam a£. ku Pars Prima Infit,
Trabhd. Cap IX. 6) X. firmationem, & negationem,itaut quod a£- firmat vnus
terminus , negat alter , vt ho- mo, non homo. - : Omnes hi termini repugnantes
dif, té, vel oppofité dicuntur pertinentes fecun do modo, quia ex pofitione
vnius valet sé- eralterum remoucre, vt in rclatjué o fiis ;hic eft Filius Petri
5 ergo non eius tet; inoppofitis contrarie hoc cft album , ergo non nigrum : in
priuatiué oppofitis hic eft videns,ergo non coccns : inoppofi- tis
contradictorié Petrus eft homo , ergo falfum cft quod non fit homo ; in
difparaté tandem repugnantibus,vt homo eft animal, ergo non eft lapis . Termini
vero i iné- tes dicuntur, qui nec fe includunt , nec fe
excludunt,nccrepugnant,necfe mutuó in- — - ferunt,vt diues, &
fapiens,nigrum,& igno- —— rans,doctus,& iuflus, hi tertmini nullam in-
ter fe habent connexionem, aut repugnane- tiam,üon.n. valet
deducereaf&rmatié;hic — eft diues, ergofapiens,neque negatiué,hiG — — elt
do&us, ergonon cftiuftus. — Stein CAR IE XE De'varia terminorum fappefttione,
——000—- ita cffentia ; & multiplicitat* Términorum,rceflavegeredeeor- —
proprietatibus , quarum przcipua ett fupe pofitio: quia crgo terminiplura
fignificare. poffunt,vt hic terminus &o»o immediate fi- gnificat naturam
humanam: mediaté Petri & Paulum; & etiam feipfum fignificare po- teft,
quia omnis vox fe ipfam. reprarfcatat , ideó varia eorum fignificatio fclet in
pro- pofitione determinari mediante pra dicato aut copula ; & tunc
dicunturpro hoc , vel illo fignificato fupponere , vndefi dicamus homo currit,
terminus bomo fup ponit pro a- liquo indiuiduo natura humanz , cui hoc
pradicatum competit , noà pro natura hu- mana immediate: fi dicamus demo eff
dihio - às yllaba,tcunc (opponit yro fcipfo.Ex que patet non cffe idem
fignificare. X fuppone, re fignificationem ,X füppofiticnem,vt be- né notauit
Pctrus Hifp. traét.7.de fuppofit. nam fignificare efl fzccre vccire in cogni-
tioncm, quomodo furrus fignificat ionem , fed fupponere fcu fupponi cfl loco
alterivs fuffci, & fubftitui , vt calculifuppenuntur loco pccuniz; fignificatio
fit prerimpofi- tickcm vocis ad fienificendum ram ,feg-. pofitio cft acceptio
tevmini iam fgnificzne — tjs rem proalicco , wcéfignificztio pier — Gi
fuppofiticne & fgnificare latius patet, «quim | 37 * * . Eu LN ] As |
tra&t.vnic.cap. r.Ioan.de S.Tho.lib.2.fumm. — — — eirca finem, &
colligitur exScoto 1. d. 21. 2 -Qaeieeke & ideo fuppofitio definitur à |.
"Mdtcit. quod fit cceprie rermimi in we o "tione pro al i |
"" . !. Anauté fi i — —. pofitio fit folius cermini fubftantiui , vel
/ -— . etiam competat adiectiuo adiectiué tento. . — negant Petrus Byfpan.
& Tatar. cit. & alij *. - .Summuli dicendum , De Terminorum
fuppofitione - quam fyppooetetam omne id,pro quo ali- qua vox fupponit , etiam
feniicat non € contra , vt mus eurr t terminus :beme indifferenter fecundum fe
fignificat tà naturam humanam , quam eius indiuidua , fed in hac propofitione
fupponit tantum pro fignificato mediato,nempé pro indiui- duoaliquo humanz
naturz , & terminus connotatiuus, vt album , fignificat formale . f. albedinem,
& fupponit pro materiali .f. pro habente albedinem , vt fzpé docet Ta-
tar.non ergo funt idem fignificatio, & fup- pofitio . Ex quo rurfus
fequitur aliud difcri - meninter fignificationem,& fuppofitione , quod
fignificatio poteft cermino conuenire ttiam cxtrà propofitionem , fed
fuppofitio jlli non conuenit, nifi in propofitione , quia ex varietate
przdicati, quod ci adiungitur, dicitur vario modo fupponere , & eius in-
"determinata fignificatio vario modo deter ^ minari modo iam explicato;
& foppofitio- tr nem proprié non conuenire termino , nifi in propofitione
tenent $ummulifta melio- ris notz antiqui ,& Recétiores, Villalpand. -
Vib.s.fumm. 3.p. cap.1. Bannes lib. a.
fumm. «ap.1€. quod fumpferunt ex Tataret, tract. /.— 2.Com.a.S. Prime feiendum
, & trad. 15. filz communiter. . -quodf fupponere capiatur in rigore,vt
ift1 * —. faciunt, pro co nimirum , i aliquo , fed etiam EM € accipi pro aliquo
, fed etiam reddere fup- nS verbo , vtique adic&iua non $a .ponunt , fed
copulant fuum fignificatü for- . male alteri fuppofito , fed fi minus rigoro-
:sé fumatur , pre eo.f. quod eft accipi pro aliquo jtá fuppenere poffunt, vnd?
Tatar. ipe docet loc.cjt. quod in propofitionibus pradicate cencrete etiam
adiectiuo có cretum (upronit pro fignificato materiali , vt in ifla Petru: ejf
«lbwsly «lbus fupponit pro re habente albedinem , & importatur m recto
jitaut fenfustfit Petrus cft habens dinem ;ità cti tenent Ioan.de S. Thc- - ma
loc. cit & Cafil.lib.r.trac.z.cap.1.fec.2. 33 Quia igiturio voce
fignificatiua duo funt, vnum , quod babent rationem matc- rizliterz nimirum,
fyllabz,& earum com- binatio;ac fonus, alterum , quod habct ra- 2j tionem
formz, ipfa nimirum vocis fignifi- catio , hinc fuppofitio prima fui druifione
diuiditur in materialem, & formalem ; ma- terialis eft vfus, & acceptio
termini pro fe ipfo, .i. pro ipfa materia vocis, vtPetrus eft vox biffyllaba:
formalis eft aaceptio ter mini pro fuo fignificato , vt Petrus eftho- mo, &
ab vna fuppofitione ad'aliam argue- re non licet, vndé non valet homo eft vox
biffyllaba , Francifcus eft homo , ergo eft vox biffyllaba . Suppofitio
formalis fubdi- uiditur in propriam, & eft acceptio termi ni pro re , quam
proprie significat , & im- propriam, & eftacceptio termini pro re ,
quam improprié , ac metaphericé folum fi- gnificat , vt cum hominem fortem
appella- mus Leonem; & crudelem Neronem . Pro« pria fubdiuiditurin
communem*', & eft ac. ceptio termini communis pro fuo fignifi- cato, vel
fignificatis, vt omnis homo eft ani mal: & fingularem, feu difcretam,&
eft ac- ceptio termini pro vna re fingulari tantü , hoc fupponit omnis terminus
fingu- laris, vt Petrus, Paulus , & terminus cómu- nis figno demonflratiuo
determinatus , vt hichomo. Communis a tg fubdiui- ditur in fimplicem,
perfonalem , &abfolu- tam ; Simplex eft acceptio termini commu nis pro fuo
immediato, & primario fignifi- cato przcise fumpt o , vt itab om- -
nibusinferioribus, & ideà dicitur fimplex'g & ifa fuppofitio , nà
terminus quilibet communis duo habet fignificata, vnum marium, feu immediatum ,
alterum media- tum, & fecundarium,vt homo v.g. prima rio, & immediaté
fignificat naturam huma- nam in communi, at fecundario Petrum , &&
"Paulum 5 vndé regula generalis dignofcen- di hanc fuppofitionem eft ,
quando termis nus communis coniungitur cum tali przdi- cato , quod pon t di i
eer ipe rius, & inferius, vt cum dicimus, quod ho-" mo eft fpccies ,
vcknatura communicabilis pluribus, quz pradicata indiniduis conue« nire non
poffunr,hinc eft axioma apud Sum ; muliftas , quod fub termino communi fime
jose Íupponente non licet defcendere . fonalis eft acceptio terminicommiunis
pro fignificatis mediatis , vt omnis homo currit , quia currere competit
immediate indiuiduis , non hominiin communi, & citur períonalis,vt notat
Orbellus trad de fuppotquiainter fi a rRpecr ponit rcl nobiera int id
intellectualis naturz , quz dicuntur perfo- ng; regula generalis ad hác
fuppofinonem. Á » digno- dignofcendam eft , quando terminus com- munis
notaturaliquo figno omnis , aliquis, &c. veliungitur przdicato, quod ei
imme- diaté conucnirenon poteft, vt funt accidé- tia communia. Abíoluta
fuppofitio cft ac- «eptio termini communis pro fignificato mediato , &
immediato,& generalis regu- la ad hanc dignofcendam eft,cum terminus
«ommunis iungitur przdicato , quod vtri- que fignificato competere potcft,yc
homo eft anjmal, eft rifibilis ;nam hac pradicata. non folum humanz natura in
fe fpcétatz , fed & Petro , & «ceteris indiuiduis conue- niunt, &
ideo dicitur abfoluta, quia cá alia acceptioncs limitentur ad fignificandü ,
vcl ápfunivocis primarium fignificatum , vel undarium;hec ad vtrumq; cft
indifferés, hinc cft axioma , quod fub termino abíolu- té fupponente dcícendere
licet , quid auté fát aíceníus, defcenfus , & quotuplex , di- «emus infrà
trad. s. cap 4. 39 Rurfus (uppofitio perfonalis fubdi- widitur in
diftributiuam,collectiuam, deter minatam, & confufam.D iflributiua cft, cü
rerminus communis accipitur pro orbni- bus fuis inferioribus, & fingulis
cum coy u- latione fümptis; itaquodprzdicatum de | Hj is in propofitione
copulatiua si emnibus i werificetur, vt in hac propofitione «eis domno eff
animal ) fitur pro hoc & i lis verum fit dicere , hic homo cft ani gafiels
Dei fur.t duodecim ly Apottoliti d. ponit pro fingulis Apoftolis ícorfim fum- -
ptis, i. pto Mc d o, — — x€; ergo Petrus, & Paulus font duodecim , 4ed pro
omuibus collcétiue , ndé de tota folum collectione inferiorum verificari
gotcft,& idco ait Scot 2.d (iin plurali . minus accipitur pro aliquo, v
aliquibus inferioribus fu is determinaté , & fcorfim fumptis, fed difiun&iué
, vt aliquis bomo eft 5, non n. inferre licet in propofi- tione copulatiua,
ergo hic homo efl albus, jllc homo eft
albus, (cd folum in propo- sitione disiunctiua, crgo bic homo, yel ille homo
cit albus , et idc dicitur determina- 12, quia determinaturad vnum, licct (ub
disiunctione. Falfum tamen cít ; tion quod hic aiunt aliqui signa particularia
jDs Jen ali- E dESIA . homo diftributiué fuppo homine, itautde finpu xipitur
pro omnibus fimul, & coll mé 1 ^ vt ' | d "2. q. $9, I. fignum. i
inbac frppefitione debere acci- - Determinata cfl; quando ter-.— " Pars
Prima Inflit, Trat.I. Gap.X. quis,quidam ctc.facere femper fuppesit io- nem
determinatam , quia huiufmodi signa deferuiunt quoq. vt mox patebit, (upposi-
tioni confuse, vt cum dicitur, aliquis mus eft neceffarius ad fcribendum. Con»
fufa eft cum terminus accipitur pro alique inferiori , vel aliquibus fub
disiunctione, ita tamen, vt nó determinate fupponat pto aliquo , in quo
dif&ncuitur à fuppositione determinata vt recté Orbcllus cit. adner-
tit,qua talis efl; vt etiamsi disiunctiué signi ficet inferiora,attamen à parte
rci datur ali quod singulare cui determinaté conueniat pradicatum cnunciatuim;
et si non i tur vt si dicatur a/sqa/r. bemo cwrrit , nam aliquis homo
determinaté currit, etiamsi fub disinnctione significetur ; vnde faltim Deus
oftendere poteft quiínamille fit 5 .at confufa itafub disiunctione fupponit, vt
nullum sit inferius , de quoatfrmari determipaté , vt si dicatur /iquis cale €i
ad. [cribendum necef[arius quia de: nullo calamo determinaté dici poteft, quod
: necefsarius ad fcritenduiu bene. aliquo »quodcurrat , vel Dus. 1.2 YN UGNC nr
latum difcrimen iater fi Ahichomo cítanimal , & ic defingulis. Deus 4 i
€ft;cum terminus communis ac- r1" si dicas , Cquitandü , "HN es, et singu- los perf
lati tamé quendam d natum € designare ots uo determinate dicere queat , c equus
d ncccffarius ad equitandum, "quia 10 re pon tfl vnus magis neceffarius ,
namalter . At fupp MA c diinsica: lis efl namirz , quod licct ex vi ipsius non.
magis competat przdicatum , quod dici- tur, vni exinferioribus ; quam alteri ,
nam si dicatur ; aliquis equus currit, ex vi iftius propositionis pracisé non
datur intelli , quod vllus vnus determinatus equus ma- gis,quam alius
quicunq.currat;in que cone venit Cum fuppositione confüfa ; attamen quion:nes
equos videret , poffet abíoluté , etabíq. vlla disiunctior e. designare equü
zefpcctu cuius propositio verifcatur, et diccre, hic equus currit,quia
fuppos;ta ve- ritate ilius propositionis , datur rc vera parte t " quodit
^ D d shit - - DeT'erminorum fappofitiont - rei equus ille, de quo verificatur
cur z fus in hoc fuppofito determinata differt à confuía,imo ob id dicitur
determinata , quia hac de caufa habet magis determina- tam figaificationem,
quam confufa ;' & ra- tio huius eft, Pd przdicatum,q dicitur ig
fuppofitione determinata dicit determina- tà actione exercitam,q petit à
deterininaco principio procedere, vt cá dicimus, aliquis equus currit , fané
hic curfus eft a&tio pro- cedens à determinato principio; at cum in
mrpoccnE cófufa dicimus,aliquis equus , neceffarius ad equitandum , hoc przdi-
catum non dicit determinatam actionem , fed tantüm neceffitatem
conditionatá,quz de vnoquoq. equo verificari poteft pofito , quod ceteri
abeffent ; Hinc fequi- tur,dara hypothefi , quod duo tátüm in re- tum natura
dentur equi, fi de vno dicatur , «hic &quus non eft neceffarius ad equitan-
, dum, non obindeé licet inferre , ergo alter ncceffario requiritur ad
equitandum, P fine hoc poteft fieri equitatio inillo , & é . «ontrà, vndé
inaffignabilis eft , qui illorum tequiratur,ex vi fappofitionis confusz;at fi
deillis duobus equis cum veritate di tur,aliquis equus currit, co ipf? quod vn
(— — -. BMWorum non currat , per neceffariam
cófe- Mendgpos jcet infarre alterum currere , quia in fuppofi | ione d 'mina
dicatum . Demum ínppofitio. diltribi fubdrtiditur' in diftributiuam pro
fingulis generum,quz dicitur conie ,& proge- néribus fiagulorum,quaz
dicitur incomple- . *' «ài primà eft acceptio termini communis -oQpro fingulis
iadiuiduis omnium fpecicrum -copulatiué fumptis , vromneanimal mori- türjhoc
eft Petrus moritur, & Buccpbalus ; fiotitur ; fecunda cft pc eoi eel em
-soninibus fpeciebus indiuiduorum;vnde hic «nomine genetum intelliguntur
fpecies , & namine fingularium indiuidua; vt omne ani malfint in arca
Noe.i, ex omnibts fpecie- "fius,ideó nomen lemenon habe potiüs ampliatur homo .n. J. eft fuit, vel 27
CAPVT XL De reliquis Terminorum proprietatibos, 4o Vzdam aliz Terminorum
affe&tio- aes minoris momenti folent cnu- merari , de quibus hoc vno capite
breuiter agemus relictis Sammuliftarum ambagi- bus, & funt potius
variationes quzdam fi- gnificationis , & fuppofitionis per quafdam
additiones,aut Con ribh ct qid ifti proprietates ab illis . Prima dicitur
Status,& eft acceptio ter- mini pro fuo fignificato fecundüm illà tan- tum
temporis differentiam , quam copula verbalis importat , vt fcdens difputat, ly
fedens dicitur habere (tatum , quia fumiturtempore determinato, quod importat
ver- bum principale, nimirum pro tempore pre fenti per verbum 4/ffutatimportatos
vnde eit A om generalis,quod quando przdica- tum aliquod nequit couenire
fubiecto, nift Vei Rig exiftentia ipfius:, tunc tale Tubi um dicitur habere
ftatum, v. g. ho- mo eft albus ; quia albedo nequit conueni- re nifi homini
exiftenti , ideo hzc propofi- tio dicitur habere ftatum; quádo veró prz-
"dicatum non determinat exiftentiam fübie- &i,tunc non dicitur
habereftatum , & ita cft in propofitionibus neceffarijs, vtv.g. homo eft
animal, qiiia animal conuenit ho- mini etiam non pra(uppofita exiftentia ip- t
ftatum,fed erit,eft animal, verbum .n. ef non dicit exi- ftentiam extremorum ,
fed neccffariamip- forum connexionem. Sccüda d citur Ampliatio, quz ftatui op
ponitur, & eft acceptio rermini d fignifi- candam rem. fecundum plures
dirferentiss temporis,quam indicet verbum principale propofitionis vt Sand; Dei
videbunt ly Sa &i extenditur ad San&os; qui fuerür (unt, - & erunt;
cum tamen per verbum princi bus hoc , vel illud indiaiduum ; &hzc di- le
videbsnt fignificetur folum tempus f 4tribntio folet appellari'accomoda, quate-
— turum, & in propofitione neceffaria , vt di- nusnonabíoluié , &
fimpliciterpro omni- &um eft
fübieztum ampliatur ad omnem ^ bus,& fociis diftribuit. Prafatas ipso-
temporis differentiam; ex quo patct, quà . fitionzs alio modo affizaat; &
explicarAr- — incófulto- 'ur Fuetites p p. (um vr riága fc&..quia id
'Nominalifmum p 3 art. 3 dum áit ampliationem. rpra pis nzgat vniuerfalia
praferre rationem. — dicato conuenire, nunquam fubiecto, nam communem
abítractim ex parté obicéti ab ta propofttiptpus paf cernitur oppofi- '
ándiuiduis,quz immediate tur,nos* tam, & licet in neceffarijs anpliatio
cóue- à communi non recedimus . niat ctiam przdicato, przcipué tamen có- uenit
fubicéto, vndé per ampliationé (übie "LEES me f Der 2 i, & pradicati
fic explicari folent Homo D» ze "e Ie . ex coniun&ione cum verbo: P. x
Pars Primadfit. T rabl.I. Cap. X
I. eff animal i, homo a&ualis , qui eft tépore prafenti,eft animal actuale
exiftens tempo- fc przfenti , & homo actualis,qui fuit crit, aut poteft effe.
Ex quo etiam patet cerminü communem non folum ampiiari ad plura cempora, fed
etiam ad plura fubic&ta , 4.ad hominem przfentem , C3turum, &c. 41
Tertia eft Diftractio , & eft acceptio cermini ad rem figaificandam pro
alia tem- ris differentia, quam iadicet, verbü prin« cipale,vt £omo eff
mortuu:.ly bomo ampliatur ad tempus pratteritum, i.ille , qui fuit ho-
mo,XinEuang ceci vident , claudi «mbu- lant À.qui erant coeci,& claudi;
poteft etià fieriampliatio ad tempus; futurum , vtin ifta Mnuchriffu: eff reprobus
(ubie£tum am- pain e tempus futurum , X feníus eft , mo ille, qui erit
Antichriftus; Multi re- ducunt diftractionem ad ampliationem, co quia per ipsa
ampliatur termiaus; fed quia non folum ampliatur ad aliam temporis dif
fcrentiam, quamindicet verbum principa- fe, verum ctiam abillo diftrahit , ideó
ad Ampliationem attinerc non poteit, qua li- cet ampliet fignificatum termini,
nó tamen diftrahit ; ex quo patet has tres proprieta. tes conuenire
terminis,quatanus referütur ad menfuram temporis , illifque proueniüt autem ad
Diftractionem reduci Alienatio , cum .f. vox addita alienat alterius
fignificatum , vt hómo mortuus , leo marmoreus, nam be particulz dicuntur
alienantes,& diftrahen- tes , vnde Alicnatio à nonnullis etiam Di- ftractio
nuncupatur; &inea talis obferua- — tur rcgula , quod non valet confequentia
à termino alienato ad non alienatum , vn. non valet eft homo mortuus , ergo
eftho- i de fallacia à fecundum quid ad fim ter. Ls Quarta cft Reftri&io,
& cft acceptio ter- mini ob aliquid additum coar&ara ad mi- norem
fignificationem, quam ex natura rei illi competat, vt difcipulus diligens
euadet do&tus vbi difcipulus per particulam addi- tam retiringitur folum ad
IA geom di- fepulos diligentes , cum alioquiabfoluté fumptus etiam egligeoe comprehédat,
vndé eft regula , quo valet confequentia à termino reftricto ad amplum, vt
Petrus eft homoiuftus: ergo cfthomo. Refirictioni affinis cff Diminutio ,cum
nimirum ex ad- ditione alicuius partculz fignificatio ter- mini minuitur,vt
doQtus in Grammatica,vcl ; ità limitatur,vt non fumatur abfoluré , fed tancum
fecundum quid, vt /Ethiops albus fecundum dentes , vbi particula /eeusdwe
dente: minuit ; & limitat fignificatum albi , uia albus fecundum dentes non
ett abío- albus,[ed tantum fecundum quid . Porro -erfi Diminutio fit
Reftrictioni atfinis , tame án eis contraria obíeruatur regula,quod né valet
confequenitia à termino diminuto ad non diminutum , vti valebat à reftricto ad
non reítrictum;non .n. valet;eft albus fecun dum dentes, ergo eft albus , fed
eít fallacia à fecundum quid ad fimpliciter : de quibus pH : 42 Quinta demum
eft Appellatio, cum vox vna aliam afficit,'ac denominat fecundü fuum formale
fignificatum ; terminus de- nominans dicitur appellans , denominatus vcrà
dicitur appellatus,vnde ifte eft termi- nus fübítantinus,vel per modum
fubftanti- ui fc habens,ille adiectiuus,vel habés modü adiectiui ; ex quo fit
terminum appellátem femper accipi fecundum fignificatum for- male,at appellatum
poffe accipiinterdum fecundum materiale , & interdum fecundá formale
materialiter tamen fe babens , & um denominati , vndé duplex po- folet
affimmari appellatio, vaa materia- "Jis,altera formalis, Vt autem
dignofcatur - de materiale, & quando formale ín. 3
catumappellaturimpropofitione ,addu- — camus exemplum aum tionis conftanris ex
pradicato compofito , l eft cognitu appellatio ; v. g. P/«/o ei diwt- iin hac
propofitionc termi- eriale figuificatum .f. Platonem , fed for- male.f.
Philofophum ,& hoc contingit quo- tiesnomenadiectiuum coniungitur cüalio ex
parte przdicati', vtin propofito ; cum vero terminus lans citfolus ex parte
pradicati,tunc appellat materiale , vt fi di- ceretur Plato Philofophus eft
diuinus , nam fic dicendo diuinitas applicatur Platoni, nó cius doctrinz ; hac
elt communis doctrina Summulift. adhuc tamen verum eft ctiamfi propofitjo fiat
hoc fecundo modo terminü appel: KK. diminus appellare poffe iu- pra Philofophum
fi ex modo profcrendi ropofitionemly Philefopbus fciungatur à fubíecre &
coniugatur praedicato , vnde nulla certior rcgula tradi poteft dignofcen di,
& diícernendi appellaticnem formalem .à materiali, quam diligens
animaduerfio propofitionis conft.ntis.ex fubiecto , vcl dicatocompofito.
Aduertendum tamen bic , quod etfi ap - pellatio in materialem, & form:!cm
fccerni con- in qu: dif&cilior (hd -
aróm intelligentiam exponmiin De alijs T'erminofum propriei. tonfüeuerit
modo iam explicato , fola ta- men appellatio formalis proprié meretur
nomenappcellationis ,non autem materia» lis, nam applicatio fermalis
figaificati ali- cuius termini ad materiale tantum eft fiim plex formalis
prdicatio, vt fi dicamus Pc. trus eft bonus , vcl Petrus eft logicus ; Ap- |
pellatio igitur proprie dictaeit , quando terminusappellans nonabfoluté
conuenit fubiecto , led ratione alicuius fignificati formalis,quod appellat ,
fic quod media il- la formalitate fubicato competat , vt fi di- camus, Petrus
eft magnuslogicus , /y ma- £»s non abfoluté conuenit Petro , (ed ra- tione
logicz ; hxe proprie eft appellatiua przdicatio,ynde Appellatio definiri folet
, quod fit epplicatio fignifieati formalis vmims termini ad. fignificatum
formale alterius cu- ius variatio magnos folet| defectus parere : 3n
paralogifmis, vt si dicatur , hic puer eft .nagous logicus ,ergo cft magus ,
& logi. cüs, vzriatar appellatio , quia ly maga; appellat in anteccáentc
logicum , in con- e fcquente puerum . Es CAPVT,XIL. — De Terminis extenibilibu:
. 4s TNterdum propositiones c&(tant qui- Se douchotelen ris qui gd
rectamil- vn- cde,K propositiones exitpsis c €s,2c eti o ipaa fermini exponibiles:
dicun- tur, Hi vero fant multiplices;fed praecipui , - & frequentiores funt
exclusiui , ékceptiui, 3 »& reduplicatiüi, rclatitios. aiitem , compa- ratiuos , fupcrlatinos , & alios
huiufmodi omittimus, vt minus ncceffarios , & potius -ad Grammaticam
pertinentes: de Incipit, & Desinit egimus in Physicis difp. 14... .
"Ferminiitaque exclusi funt tameu , dumtaxat [ilum , Ke. qui pofsunt in
pro- -positione determinare fjibrectum, vel prz- :dicatum, cum determinant
fubiectum Cipnt propositionem de fubiecto exclufo , :€el melius exclusino , vt
Aldus tantum. grammaticus : cum determinant pradica- Tum, et rS fne a przdicato
'exclusiuo , vt Aldus c(t tantum grammati. '€us : Cum igitur terminus
exclusiuus poni- turà parte pradicati , si e(t exclusiuus re- ectu numeri , vt
vniueríalia funt tantupi "quinque, folet propositio exponi per rcrho
tionem termini exclusiui cum hac additio- ne, Go non plura , & fenfus cft
vniuerfalia "fant quinque & non plura : si vero eft ex- 219 clusiuus
rei , vt Aldus eft cantum gramm2- ticus,exponi folet per remotionem cermi- ni
exclusiui cum hac additione e$ wa 4/4 vt fenfus sit, Aldus eft grammaticus,
& no aliud, aut nihil aliud,ita Scotus lib.4.de ex- poaibilibus, Casilius
lib.z. Appendic. de ex- ponib. c. 1. Roccus lib.z.c:4. & alij . Sed quamuis
prefato modo béne exponatur ter minus exclusiuus refpectu numeri,cum de-
terminat przdicatum , non tamen b:ne exe ponitur,cum eft exclusiuus rei ,nam si
hzc Aldus eft tantum grammaticus ità expona- tur, Aldus eít ponens. & nihil
aliud , fenfus hic eft falfus,quia eft homo, cft arti- mal,eít quantus, albus
&c. & terminus ex- clusiuus inea excludit ab Aldo aliam quà- eumque
facultatem à logica, nó aliam quá- cunque rem,& qualitatem; Et ideo przítac
dicere cum Tatar.trac.13. com. t. $. zertie féiemdom quód terminus. exclusiuus
rei à parte przdicati potcft exponi ratione alie- tatis,vel alteritatis;, primo
modo fenfus il- lius propositionis eft, Aldus cft grammati- cus,& non eft
aliud à grammatico , .i. ali- guid non grammaticum : fecundo modo eníus cft,
Aldus elt qualificatus grammati- ca, & non alia facultate ; nam exclusio
ra- tione alteritatis excludit qualitatem eiu(de rationis, fcu ciufdem generis
propinqui . Cum vero terminus exclusiuus determinat - fübiectum vt zemtum Petr:
currit, signiti- aeta alijs fubicctis non conuenit illud pradicatum, et fenfus
eft Petrus currit , et nullus alius currit, et notat Tatar.cic.quod ly tantis
ex vi fermonis excludit ea fubie- cta, quz (unt eiufdem fpeciei , auc generis
propinqui ,vnde fenfus cft Petrus currit, ez » nullus alius hono currit, &
iftius temton heme currit Venfus clt , quod homo currit , & nullum aliud
animal currit , interdum taz men exdudere potett alia qu:xcüque fübie- '&a
in vniuerfum, vt fi dicatur , rantü ett rifibilis , excluduntur omnia prorfus ,
etiam ea, quz rifibiliratem participare non poffunt, Ss ^ - ! *44. Termini
exceptiui funt frater, pra. terquam, nifi, ctc, à dicuntur exccptiui , quia
excipiunt illum terminum, oui addun, tur,à principali pradicato , vt omnis ho-
mo. prater Petrum currit , omne animal prater hominem Pina 1 animal prater
hominem eft Z— hinc notat Tatar. Cit, com.2.$ prime ferendmm , duo prafcrtim
requiri , vt rermiaus exce- ptiuus faciat propofitionem exceptiuam , ynumcfl,
quoJ terannus , à quo Ait exces N prio, Vas 3o o, fitpponat vniuerfaliter, feu
diftributi- ué , ita quod fit cerminus communis $üptus cim figno vniueríali vel
quód fit terminus diftributus; vndeifta non cít exceptiuajali- quis homo przter
Socratém currit, quia excipere eft à coto genere partem detrahe tc, ab eo autem
, quod eft particulare de« terminatum, nihil poteít detrahi , vade etfi andoque
dicatur aliquis miles przter A- chillem (trenuus fuit , Ty prater idem fonat ód
vltra , &fenfuseft , quod non folus Achilles fuit ftrenuus miles . Alterum
eft , quod terminus communis, à quo fit exce- ptio fub fe contineat terminum
exceptum, quare hzcnon eft exceptiua. Omnis homo prater hunc equum currit;quia
equus ter- "minus exceptus non continetur fub ho- mine . ^ "Termini
reduplicatiui funt /»wpwmtum , quatens: ,preut, &c. & duplicem poffunt
in propofitione facere fenfum, vt notat Do. uol.5.H & s.d.11. q.2.
reduplicatiuum, & Prat kein ; primus eft; cum particula reduplicatiua
denotat rationem, quam af- ficit,e (fe caufam, vel faltim conditione, cur
rzdicatum:conueniat fübiecto , vt homo 1üquantum rationalis,eft rifibilis ,
ignis ia tum applicatis comburit; quando re- diplie caufam, vt in prima
exponitur me pofitio per caufalem,& fenfus eft, quia ho- 110 eft
rationalis,eft rifibilis; qu redu- plicat tantum conditionem , aut concomi-
tantiam, vt in fecunda, exponenda eft Ferca iei Sd & fenfus d fi ignis com-
burit,eft applicatus; & dat Scotus regulam €x 1. Priorum c. 5
s.dedu&tam , parti cula reduplicatiua reduplicatiué tenta in- fert
vniuerfalem, vt (i homo fccundü quód« rátionalejintelligit, fequitur, quod omne
ra tionale intelligit;id tamenintelhgas de pre dicatis conuenientibus fubiecto
ti abfoluté,non fimpliciter ; appellatur etia enfus reduplicatiuus, cum
particula redu- plicatiua notat przdicatum eife de conce- ptu effentíal; fcu
quidditatiuo fubieéti , vt cum dicimus oie 5) bomo eji ra- tionalis, &
fenfus et / nd rapinae de conceptu effentiali homihis, vnde i- tur per hoc;
«homo t quiddita- tiué concipi fine rationalitate, & particula fic
reduplicatiué tenta adhuc infert vniuer- falem,vt patet defcendesdo fub allata
pro- pofitione . Porró fenfus fpecificatiuus cit, € dotetMdend Aeon: illius
rei, quz afficitur tali particula , non repugnct ali- quod pradicatum (ubieto ,
vt muficus, n vÀ Pars Prima Inflit, TraEl.T, Cap.XIT. uantum maficus poceft
eff» logicus fenfus as d dum habet teuliczn f UoU ha- bere logicam, &
confequeater, quod logi- canon repugaat muficz in. eodem fubie- &o ; vnde
in hoe fenfu non indicatratio- nem inhzfionis przdicati cum (uübie&to nec
przdicatum effe de effentía (ubie&t, fed tà.. tum peculiarem modam
coafiderandi fu- bie&um , fub quo non repugnat ei przdi- catum , &ideó
ab his particulis fpecificati- uétentis vniuerfalem affirmatiuam infer- re non
licet, alioquin ex hac muficus inquá tum muficus eft logicus,
valerecinferre,er« go omnis muficus eft logicus . CAPVT XIII. Explicantur
quidam Termini in Scholis : freguentiffimi . : 4$ pe fatis frequentes funt apud
Philofophos Termini »aterzalster , 6 formaliter ,'I primum adhibemus ,cum
fignificare volumus predicatum aliquod conuenire fubiecto non ratione forma
fubie&um importatz, fed ratione mate-- riz, in qua talis forma itur, v.g.
hzc - propofitio, albwm efl dulee, nó eft verafor- — maliter, fed materialiter
tantum , quatenus. materia, in qua eft forma albedinis, .f. lac, * eft dulce;
tunc veró propofitio eft vera for. maliter,quando pradicatum couenitfubie- —
Gor NE pelipagnie: m di i importatz v.g. hzc propofitio D. gregatiumm vifus cít
vera formaliter , qua- tenus albo conuenit difgregare viu ra- tione
albedinisimportatz, in quo senfu nó hesirs ad cea «lbum cff dulce,quia fa-
ceret hunc fenfum;albedo eft ratio; ob qua Jac eftdulce; in idem recidunt pre
per fe fr- namque materiale fignificatum infinuarur, va ad rasa pei une ipe do
per fe , ir per accidens , per pri- mum fignificamus:przdicatum conuenire
fubie&o ex intrinfzca eius natura, ac indi- gentia;non autem ab extrinfeco,
& acciden tali aliquo euentu vt fonat ly per acciden:, vnde hzc propofitio
eft: per íe vera bee epe rifibili: quia rifibilitas conuenit homini ex
priacipijs intrinfecis naturyz , ifta vero per accidens bomo eff claudus , Cr
/urdus , uia-hazcmeré per accidens , & cafualiter illi obtigerunt)huc
rccidit-effemtialster , —! í por Pe ; Tertio abfolute, fen jciter , 6n refpe-
dud, fiu ati pn) illud dicitur cale fim- X JPetermiet fimpliciter,
&abfoluté , quod nulla facta comparatione cum alio. habet tale pradi- catum
v.g. Petrus,fi habeat fufficiente ícié- tiam, dicitur abíoluté dos; illud veró
dicitur tale reípectiué,cui non conuenit ta- le przdicatum, nifi comparctur cum
alio , v.g. homo paruus nequit dici abfolute magnus, camen Nano collatus
dicitur ma- gnus magnus nimirum refpeztiue; & fecun- quid,non fimpliciter ,
& abíoluté; va» de fccundum quid coincidit fcré cum refpe- iine, &
contradiftinguitur à fémplseiter formam, vel quid fimile forma, iftud vero;
teet eni Yos. i nominationem, v.g. ' 1d , € : poco! 4 frin abus interd - -—
gtiam,vt Quod.fignificat ca. princi 1 ye lemt deve itn P jità Petrus aod ..
bit, vt quod, calamus , vt quo. ER. intó formaliter , Cn virtm,liter , tunc : P
aliquid dicitur formaliter tale, quando ve- - . xéhabetin fe illam formam ,à
qua deno- jna- . eft in intellecti , albedo eft in X ^ménillumproducere. -. ^.
— -0 5 Sexto adiu, Cn potentia res dicitur effe —. au,curn au exiftit , dicitur
in potentia ; Minen stidotado in rerum natura ; po- —. séfttamenexiftere ;
Rurfus ex his, qua Mar nt in actu , alia dieuntur effe talia in adtu .(—
primosalia in actu fécundo, per actum pri- mum intelligitur principium,&
virtus ope randi , per fccundum He ope atio qt prouenità tali principio; &
vir- tute, v.g. homo elt fcri m ivatbi rimo ; nan habet potentiam fcribendi;
fed pon ibit; nec exercet'àa&tum fcribendi,eft ve- - rà Ícribens in actu
fecundo ; cum in actuali fcnptionefeexereet. |^ 07 |. Septimo pofrrine , &v megatiu2, &
primum dicitur , cum aliquid eft tale per 7 ai fitiuam, irà virtute imbutus
dicitur pofiti- - né bonus; fecundum dicitur , cumin fubie- |. &o faltim
non reperitur forma oppofita ; fic non imbutus virtute , & carens quoque
vitio dicitur negatiué bonus. Otauo jn achu. fignato, Qn im alTu exerci- s
primum cf , cum denotatur fignificatio cum accipitur pro exer- "—--—. 'w B
- "EC 4^ hU 4i , Ld oet que , Bot quod illud fignificat | dic minatur
talis , fic [ipis dicitur formaliter infe calorem,à quo ilicitur Mi
eaponibilibus -. k'T 31 citio fignificationisciufdem; v.g.dum dici- . tur
Dehnitio conflare debet ex gencre, & differentia , tunc fumitur definitio
in actu &gnaa iom autem a&tu definimus , Homo cit animal rationale;
tunc definitio fumitur inactu vigo é je d diis Nono [s fen, pies kan ám femín
diui- fe;primo modo fignificatur aliquid conuc» nire fubiecto cum aliquo
adiunéto , vt pa- ries albus difgregat , hoc.n. pradicatü de; pariete verificatur,
componendo-cum eo albedinemifecundo modo fignificatur pre£-- icatum conuenire
fubiecto feiuncto ali-, quo alio, vt fedens poreff. currere , eft vera de- in
fenfu diuifo;hoc eft, (eiun&ta feffione, nà infenfu compofito falfa eft ,
quia dum fe- det,non poteft currere : qui termini tra&t. feq.c. .iterum
cxaminantur ; & p.2. tract» 3. Cap.z. Rs 7. Decimo Obielliuc , 6 fubiesn?
ca. funt obie&iuéinalio, quz obijciuntur alicui , dumab illo cognofcuntur,
vel apt etuntury »fic quod cognoícitur ab intellectu, & quod amatur à
voluntate; dicuntur effe obiectiué - inintellectu,& voluntates ca vero fuut
fu- biectjué in aliquo, quz funt in illo , vt in fubiecto, à quo fuftentantur ,
fic cognitio pariete , & omne accidens cft in fubftantia : Quz veró et
dicantur diftincta realiter,quz formaliter, " ue ratione Difp. 1.q. s.art.
2. ex profef- imus, ac etiam tract. 3. huius Infti.cap.vit. 2 | pe TRACTATYVS
II. . De propofitione, & cius affe- zn ..étionibus ne Nomine , e Verbo:
Cap. f^ 46 D 1 [4 Y A quaih de propofitione a« 7^ AV gat sprisersdet de üo- )
mine , & verbo, vtpoté Di ic ^ A 7*4 i " zx Íolaà funr cius enim y Msi
alie m caciui,de quibus Kecufque égimifs - aad componere pcifint , tamen fo-
Ium tniomes ,'& verbum adtaledi compofi- tionem per fe concurrunt , qàra de
ncceffi- tate requiranturad cam ,eo quod fineillis nec fimplex eaunciatio ftaze
potcft, gc é* vef pattes , licec ift. lib; «. Periher. ante-- d tvero termini
folttm quafi per accidens pro- pofitionem intrant, quia fine illis ftare po-
teft fimplex enunciatio, & hac de caufa ait D. 1ho.:. Perhier. lect. 1.
fola ifta duo ibi eonfiderari à Philofopho,vt partes eratio- nis;feu
propofitionis alijs prztermiffis ita tiam Petr. Hifpan. tract. 1. À Nomenitaque
ibi ab Arift. definitur c.1. uod fit vex fpmif catiua ad placitum fine Wempore
ems n wllapars feparata. fignificat, mita, &nrella » dicitur vox
figmficatina ad placitum, vt excludantur voces non fignifi- catiuz, &
fiznificatiuz naturaliter. dicitur fine temprre vt excludatur verbum , cuius
proprium eft fignificare cum tempore , 4i. exereitium alicuius actionis , vel
paffionis in tempore denotare, vnde licet nomina poflint fignificare cempus, vt
«mme: , dies , tempus , & aliquam temporis differentiam, wt prateritio,
& futuritio, vcl eam connota- ze,vt cena,prandium, completorium,nun- quam
tamen fignificare poffunt cum tépo- 1€ .j. importare exercitium actionis;vel
paf - fionis, quz fit in tempore. dicitur cw/ws mulla pars,c. vtexcludatur
oratio ; cuius partes feparatz eandem retinent fignjfica- tionem,quam habebant
coniunctz, non fic "momen, nam etfi cius partesfeparatz poí- fent aliquid
fignificare , vt partes iftius no- sninis Dominus do , minu: , non tamen il-
Judidem fignificant, quod antea coniüctz, fignificabant , vt faciunt partes
erationis à. vnde folutio partium orationis nec tollit ,. nec mutat
fignificationem illarum; at folu- tio partium nominis etiam compositi , aut
tellit;aut faltem mutat; vt ct videre ju ia voce Refpullica ,licet at. singula
eurs par- tes Re; , X publica candem retincant signi- ficandt vim mintegra
dictione, & extra il- Jam,vt diximus tract przced,c.3.n.7 tamé €ombinacz in
vnam dictionem significant totám hominum communitatem, quam nó significit
singillatim fumptzi dicitur f/s;- £e, vt excludantur nominajinfinita , vt non
homo;non ke , qua uon í & abíoluté nomina, fcd cum addito 7»fiv;- 24,0 quod
nihil determinatum ; & certum significant,& potius quid non sit rcs.
quam «uid sit, explicat; cum tam dicantur de bis, que funt,quam qua non funt,
vnde licet in- gredi poffint propositiosem,vt pradicatü, *wcl fübiectum, vt
lapis non e(l homo,nó ta- men propositionem fcientificam 5 dicitur implieiter *
ind ParsPrima Wflit. TraGL1I. Cap. 1. Petri,.j, aliquid Petri , vndefolum ,
cafug nominum funt dicenda,non autem nomina. Ex quo patet, vt bene notát Tat.
1. Perhier. q.2.& Complutib.z. c.1.Arift. in prafenti nomen dcefiniffe
intoto rigore, inquantum deferuire poteft propositioni fcientifice,Bc ideo
àratione nominis excludit terminum complexum,iffinitum;fyncategorematici, &
obliquum, humusmodi .n. termini , sicu m quid cantum,& infufa significa.
tione dicuntur termini, eodem modo no- mina dici poffunt: Nec aliud probant
oppo situm affirmantes, vt Hurtad. difp.8.$. 12, & Arriagadifp.rs.fect.. —
47 SedDices, tomen infinitum ex parte significau formalis significat quid
certum, & determinatum;quia won bomo v.g. signifi- cat negationem
determinatam, .í. hominis, & non equi;ergo eft proprié nomen hac[.n. de
caufa cgewm eft veré nomen ,' quia certá ationem significat jempe vifiss, &
non itus. Accedit , quod si ratione indeter- "twm à vera ratione nominis
tuc etiar mina dens forent excludéda,,. nihil determi rr enr »1 applicari unc
tam enti , « eaivtincellgibile, ligit Refp. negant aliqui à teras rcs omnes
indeterminaté prater illa, negationem rei si nificata: p. »nomen , adiungitur ;
uim ove piel illa con. notare , veluti fabiecta , qu dunt Ruuius r.de
interp.c.5.q. 5. Amic.trac; 21.q.2.dub.6. ex noftris antiquioribus Ta- ares
vers ea nn : mirae igitur eft affnmptum tia, licet .n. nomen inlitum dec
fonmdiré certam significet , adbuc tamen remanet indcterminatio ex parte modi
significandi, quia significat ipfam negationem formz , non significando quid
sit ipfa negatio , fcd quid non sit forma negata , & in hac terminatione ,
quz fé tcnet ex parte modi *sighificandi , consiftit przfcrtjm infinitas
nominis ; ad probationem cófcquentiz nc. gatur paritas, ly enim e«cwm
significat ne- ationem forma , & simul explicat quid vet , vt excludautur
cafus obliqui ,qui ra.— sit ipfa negatio, vnde & determinatum , & tione
fui nom funt partes propositioms,nisi^ determipaté si nificat . Ad aliud patct
per casibus rectis adiungantur, vt hic libcr cft idcm, quod mominis non tam ate
tendi. zioni éapikcati cr lulius Roc ee nomen infinitum deformali significare
ce ibus applicati ^ — potcft, & hzceit verioropmio ,quamtras — — "2 xe
DEN en Verbo ^ - tendi debet me fc te- net ex parte rci ,quam ex ea,qu fe tenet
ex parte mong mel , jd igitur nomina traícen:létia figaificent quid inatum,
& communiffimum , quia - «amen decerminaté illud figaificant, expli- cant
enim , quid fit conceptus ille commu- niffimus, non autem quid ion fitjideó
pro- prie dicenda fint nomina , .. Quares, an hzc nomina tranfcendentia
infinitari poffint? Negant Albert. & Auic. quos fequuntur Tolet.
Amic.Poncius & alij, quia non poffunt verra indeterminatio- - nem ex
negatione addita, nami cum ratione & tranfcendentiz vagentur e omnia, nega-
tio illis addita potius deltruit indetermi- ionem, vnde fi infinitetur ens
abíolácé UNS nptum. folum de non entibus dici pote- "uu tit, At potius cum
Tatar 1 , Perhier. qu.a. Jo dub s. fentiendum eft oppofitum,quia cui- .-* ..
libet termino cathegorematico negatio in- ... finitans addi poteít , & re
vera hzc przdi- .. Catia Chj mera eft non en: , cit affirmatiua de prazdicazo infinito, & ita fentiunt
Louanié- "es 1.de interp. vbi Sueffanus , & Rüuius; X. Sotas lip.
2.(umm:car. & alij; Adrationem .. modo indeterminato , .f. quid non fit ens
; e entibus, & non entibus, fed id folum có- , menit termino particulari
jnfinitato. — 7^ 1 asNerbum ex Arift. 10. c. 2; eff vox fr- n E goificetius ad placitum cum
t €, cuir —. — wull« pars fperata. fignificat finita , C ve- das n
efl femper eorum , qua de altero dicun- tur , not4 , primz duz particulz, in
quibus verbum conuenit cü nomine, ex di- &is. Platucee tempora ad
differentià no- minis, quod nunquam importat exércitium actionis fub Rees
differentia ris ,vt verbum, & quando in propofitionibus ne- ceffarijs, vt
homo eft animal , verbum dici- Mirabidia à epos non eft fentis, quod fignificet
fine vllo prorfus ordine ad tem- " 20 pus,quia hic modus x xw effentialis
cheers ed dicitur abfolui à tempore de- tctmindto , vt notat Arriag. cit. quia
cum : e. ccambeni M rio pi nr RR -—
exiguntwniri fimpliciter , & abfolute , & . ... nonpro tempore
aliquo determinato, & : odepien pofitione sopuissep tb Med. . petmo
determinati , .i. quíd fienegatio entis , fed. Lee .neéeffz nomen infiaitum
verificar | ideó tra&.ptzced.c. ri.diximus verbum nó reftringere excrema
in. huiuf nofi propofi- tionibus in ordine tantum a4 diifereniam temporis, quam
confi 3nificar, fed propoft- tiones ampliari debere ad omne tempus . Alia
particula, ew/us mull« parz féparata , &c. explicari poteft , vt in
definitione ng- minis ,di&am elt ex Arift dodrina ,vel eum Tátar.cit &
tra& c in Peer. Hifp.fen(us eft, quod ei in mente non -correfpondet cóce-
ptus complexus iuxta declarationem ter- mini incomplexi,quam dedimus
tra&t.prz- ced. c.5. & applicari poteft defiaitioni no- minis, quia nec
ei corre(pondet conceptus complexus in meate . Sed iuxta hanc expli- cationem
oritur difficultas de verbo quoli- bet adiectiuo,vt «ma*, &uder, & de
ef? fecü- do adiacente, vt cum dicimus Peers eff ,nX hzc omnia verba
fubordinantur in mente conceptui complexo , nam «war refoluitur Y eff avtan:i,
& eff, (ccundum adiacens re- oluitur per e£ en: , vnde hzc omnia verba
erunt faltim implicite ;'& virtualiter com- plexa | Ad harc difficultatem
Auctores va- rié refpoadent , Ioann.dé S Thomalib. r; fumm:c.6. negat ex hoc ;
quod verbü adie- Giuum , aut fübitantiuum de fecundoadia- cente equiualet
copulz, & pradicato füb- ordinari conceptui complexo , feu duplici
conceptui , nam quocunque modo in pro- difponitur, séper fignificat rent
motus;aut actionis, & paffionis, —cw Me ce menfarantur, hzcáutem non int
duo fienificati,nec duo conceptus,fed vanum fignificatum cam tali modo fignifi-
candi , vnde eadem actio prorfus fignifica- turin Petro, fi dicas Petrus amat,
& Petrus eftamans, Cafilius verà lib. 2. tra&t.t. c. 2- in fine ait
nofi effe contrarationem verbi incomplexi quod correfpondeatei in men- te
conceptis rei compofitz , nam hoc eft commune etiam nominibus incomplexis ,
coena enim, & alia nomina connotatiuaim portant plura ,nec propterea funt
nomina complexa; vt ergo verbum fit complexum pluribus debet conftare vocibus.
Tataret. cit. totum concedit argumentum, X ait in rigore logico nullum verbum
adiedtiuum, ec fubftant:uum de fecundo adiacente ef e verbum ob allátam
rationerm,fed tantuni eff de. tertio adiacente , hanc teneas; vel imam. PC LAW
pre Deinde additur f/nt« 33 excludenda verba infinita,vt non currit,non Xa dem
ratione, qua exclufa fimt nomina infi- nitaà rationc Mat punt hinc ex-
p^fitionemnon recipiunt , vt Conimbric, t 2fil. Ioan.de S. Thom.cum Albert.
& Boet. dicentes verbum intra propofitionem infi- nitari non poffz,co quod
negatio ante ver- bum non faciat propofitionem affirmatiuá, negati :am, quare
v. g. bomo mom currit, fenfus eft bomo mon eff currens , & ità etiam
videtur fentire Scot.z. Perhier. q. 1. quare inquiunt Verbum hic dici vox
finita , quia infinitari non poteft ; Sed plané Arift. eadé tatione addidit
ff»/t« in definitione verbi , qua ipfam pofuitin definitione nominis, &
ruftrà adderetur hzc particula, fi infinita- xi non poteft , ficut reZ« finon
poffet obli- uari. Quantum autem ad hoc dubium in e ait Tatar.cit. r. Perhier.
q.2. 6. Dwbstatur rio ,quóàd licet verbum e£? tertium adia- cens non poffit
infinitari , quia tale eft pu- rum Syncategorema , € negatio infinitans talibus
conuenienter non additur , tamen verbum adie&tiuum, ( & idem dici
poteft dc «f fecundo adiacente), fecundum quod includit copulam, & fuum
participium pot infinitari , & hoc fecundum conceptum fui articipij, atq;
ita dicendo mes currit , fen- i cius non elt ifte, men eff currens, (ed ifte
eff mon curren:, fic quod a&usinfinitandi fe gatur ad participium,& non
ad jx vt notauit Banncs, qui hanc fequitur fenten tiam , Arift. ipfe víus eft
verbo adiectiuo hoc modo infinitato , nam :.Pófl. c. ,o.& z. Caeli c.4.hunc
facit fyllogifmum $£ella wos f'eimtillantes fumt propi nos planeta monfcin — 7
ergo planeta funt prop? mos , punk E tillant huius fy dcbct. effe
verboinfinitato , vt fenfus fit plamera. funt mon. féimtillantes , nam fi minor
effet nega- tiua,conclufio quoq; negatiua effc debe ret ex regulis infra
tradendis. Id veró quod reípondent Cafil. & Ioan. de S. Thoma so
feimtillare in minori fumi infinitanter vt x- quiualet participio me
fzimillentes no fol- uit , imo potius confirmat , quod diximus cx Tatar.verbum
infinitari poffe, fecundü , quod includit copulam, & participium, ita quod
a&us infinitandi feratur ad partici ium, nonad copulam. & in hoc fenfu
ver- minfinitari poffe concedit etiam Dod. Joc.cit.in corpore quafiti dum
ait,/f tamen dntelligeretur. megatto. infinitans referri ad vem verbi
,con[-quens. effet dscere , quod ver. bum ivfinitum. maucret anfinitum 1m
oratio- »*, in co igitur tantum fenfu. negauit ver- bum infinitari poffe , fi
nempé actus infini- tandi feratur ad copulam , & hanc fenten* tiàm
fequuntur Amic, Ruuius, & alij. . nomen, aut verbum eft vox , eft ibi Pars
"Prima Inftit. TraEl.IT. Cap. 11. Poftea additur reda ii. i$ t&pos ris
indicatiui modi,ratio eft, quiaibi Arift. loquitur de verbnm per fe poteft enun
Ciare veritatem, independenter ab alio , vt notant Compl. hocautem eft folum
przsés indicatiui modi, alia .n, tempora dependé- ter abillo enunciant
veritatem, nam Perrus cucurrit, ideo «ft vera , quia aliquando fuit verüm
dicere de praíenti Petrus ewrrit , && fic dealijs . T. additur ,
&& e femper eorum , &c. ad excludendum participium , quod licet
fignificet cum tempore,nunquá tamen effe poteft nota , feu vnio extremo-
rüm,& copula propofitionis . Porró verba Heic are etiam ef? de z.adiacente
, licet exprceísé extremorum nota non appareant, fed. potius extrema
videantur.f przdicata, tamen re vera, vt ait Tatar. includunt im- plicité notam
cum pradicato , vt patet fi refoluantur ewrr;t eff cwrrent . Poffent tame adhuc
participia excludi à ratione Verbi, — — vt notat Orbel, quiaabítrahuntàtemporis
5 To 091524 $m determinata differentia,& cuicunque,pofs ——— funt adaptari ,
vt Petrus Phe ic 9 mans , Kc. - A ode Poftremo pro recta totius definitionis
intelligentia tüm nominis , tüm verbi ob- feruandum eft ex Tatar.cit. nomen,
& bum poffe fumi primo intentionalite vere. ità fignificant ipías voces
nominis , X ver ER M is vocibus attributam , &ita bicdefiniun- —
intentiones, vndé bcr mis catio denominatiua , & fondanenedis., M ! fenfus
eft, nomen, aut verbum eft vnum in-— ein feu laden fecunda omm voci
fignificatiuz citum , & Cl onde iuteotio sciendi ceosiie- nominatiué
przdicari de primis,vt dicimus dip.s. q.8. Hurtad. vt fingularis videatur , quibufdam. leuis
momenti obie&tionibus prafatas reijcit definitiones,& alias addu- cit
meré grammaticales ; ac etiam Arriaga difp.-Summul. fe&.1. De Oratione quid
fit , érquetuples . " | €ap. LI. ] $o Efinit Arift. vbi fupra cap. 4. ora-
D tionem , quod eff vox fignrficartua «d placitum , cuius aliqua pars
diim" fi- gufícat vi dictio non vt affirmatio, vel nega- tio, dicitur vex
fignoficatma. «d placitum ,in quo - UT & " " * wir 1 De Oratione
r uenit cum nomine , & verbo, cum — Secwndb feiendum . tamen
difcrimine,quod nomen,& ver- $* Sedpetes; cur in definitione oratio- - bum
fignificant ad placitum ex impofitio- nis, non ponatur particula cs tempore,
vcl nefui,atoratio ratione fuarum partium, fime remepere? Refp. Tatar. quia hic
definitur . nunquam «n. aliquisimpofuit totam iftam oratio in cómuni ad
perfectam, & imperfe- orationem bomo eji «mima ad figificandü , Cam, &
datur aliqua oratio imperfecta ,in fed pracisé partes orationis funt impofitz —
qua nulla ponitur ditio , qua fignificet cà ad significandum ratione
fui;diciturautem , tempore,vt ila, &zmo «/bu;,& perfecta fem voxin
numero fin iratione vnius for-. per fignificat cum tempore; At multi hanc
mz,quz eft vnitasordinis, & complexio- una ioDets non recipiunt ,
arbitrantes nis,vt notat Verforiushic. dicitur cwiws« orationem neceffarió
coitare debere ex no- liqua pars feparata,&c. quia non eft necef- —
mine,& verbo,vndé complexiones fine ver fe , quod omnes cius partes
sintsignifica- bo,vt bomo «/bws,&
confimiles aiunt effe pu tiuz,fed fatis eft vc aliqua earum sicfe ha-.— ros
terminos complexos , qui non debent beat, aliz vero sint consignificatiuz , vt
funt omnia fyncategoremata, & non pote(t . melius explicari hzc
particula,quam dicé- E. do ei Tobit. uod ado fubordinatur ' -. éonceptui complexo. ità quod intra ipfam
|. -—- erationem habeantur partes componentes |» ipfam,qua diftin&is,&
feparatis conccpti- ».- buscorrefpondeant, qua de caufa dictiones |... .
«ompositz figurz, vt een refpublica , .. circumícriptio, &c,non funt
orationes, quia refpondent duplici conceptui, fed vni ; |. - endénon oportet;ait Tat. quod partes ora |. -
tionisin Fries: cb dictiones , quia si A
imponeretur ad significandum ,quod eme ( eft mimal , c(fct oratio, fed
(afliéit , quod à inetur c cuis citm Mo xp irur Joan.de o- — amalib.z.cap.:.
Vltima particula vt dj , &c. ponitur ad denotandum , quod partes E
erattoriis ad. minus effe debent. significati- -— . . uz,vtdictio, & non
requiritur neceffarió |. . . quoésintafürmatio, & negatio ita quod -non
intendit negare, quod in As: es orationis signi opimo : negatio; nam oratio
composita , feu hy- pothetica habet Pastel osdfant ex af- firmatione, &
negatione, fed neceffariü cft, quod alique tius partes sint dictiones,nam etiam
ipfamet aff&rmatio,& negatio, ex qui- bus conítat oratio composita ,
refoluuntur in partes significatiuas per modum simpli- ' cis termini, vt patet
de ifta Perrws ewrrit,t Paul di/putat ; & confulto id fecit Arift, «uia cum
hic intendat. definire orationem in communi, debuitin definitione eius po-
nereidquod omn: orationi commune eít, & hoc eft habere partes , quz funt
dictio- nes,nam hábcere paites , qua fe habeant vt affirmatio ,v«l
negatjo,competit tantü ora" tioni compositz, feu hypotheticz,non au- k tem
simplici , ita caponit Tatar.cit. q. 3. $. cum oratione confundi, ità
Hurtad.difp.3. füumm.fe&t.s. Fuentes a. p. fum. q.1. dif. 2. art.4 . &
videtur fuiffe opinio Alberi ,& Philoponi,quod probant , Tum quia fi qua-
lifcung; plurium vocum combinatio íuffi- ceret fine verbo ad orationem
conftituen- dam,tunc Celvm,T erra, lapis effet oratio : Tum deinde quía
terminus complexus ha- - bet quidem partes fignificantes , & pluri- wee
conceptibus ,fed per mo- dum partis vlterius componentis , non per modum totius
compofiti, quod eft proprià orationis. Tum quia nomen, & verbum süt partes
orationis principales , & neceffariz apud logicum. Tum demum quia oratio
,& terminus funt genera n& fubordinata , quia fi oratio continetur fub
termino , tunc ter- minus de omni oratione przdicaretur, & confequenter
etiam de propofitione fiter- minds fup oratione,iam omnis terminus o ratio
foret, ergo beme «lbu:,& fimiles com- plexiones nequeunt contineri fub
genere. termini, & orationis , €xeo.n. quod terdum alique planta, &
animal funt genera non fübordi. t, vtaffirmatio; nata repugnat aliquid fimul
contineri (ub Falfum tamen eft orationem , vt fic, ne« ceffario ex nomine,
& verbo conftare debe-- re,nam Arift, r, Topic. cap.4. fub oratione
comprehendit definitionem caren« tem,vt animal rationale 5 & quidem fi ver-
bum ad orationis conftitutionem neceffa- la csw»teopere : Nec raciones in
vrgent. Ad primam non Ig com- binatio terminorum. t ad orationem , fed debét
effe inuicem connexi aliquo nexu faltim grammatical: , qui non itur in- C gue
eie teri albus. . dam ex hoc; poo CAD ee LY [| - z rió requireretur, fanéillius
definitio ab A-. alata effet manca,& deficeret particu- — :6 tis ad
conftituendam orationem perfestà werbo conitantem , non extrahitur à ratio- int
orationis;quia etiam ipfa oratio perfe- €&ta fimplex ordinari poteft , vt
pars ad có- ftitutionem oration:s compofitz , Ad ter- tiamnomen , & verbi
dicuntur partes rincipales orationis perfe&tz , & propo- Siionit. Ad
quartam ComplutJib.z.cap.z. quinollram fequuntur. fententiam cü Co-
nimb.1.Perhier..cap.a- Tolet. Ruuio, Anic. Mafio, & alijs mult; dicunt
cócedentes ter minum non«ffe genus rcípcétu orationis, ncq. é contra: anos
breuiter ncgamus aí- fumptum , oratio namque continetur fub termino;nec
inconucniens reputamus pro- pofitionem ipfam peffe dici terminum, vt probat
Cafil. contra Hurtad. lib 1. tract.1. cap.1. vndé terminus genericé fumptus di-
viditur in complexum ,& imcomplexum. $2 Diuid'tur oratio prima fui
diuifione in perfectam, & imperfectam , illa eft, qua Sntegram fententiam
declarat , itaut ani- mus audientis quiefcat ; nec quicquá aliud pe quent vt
Dcus eft íummü bonum; ifta €ít,quz integram fententiam non declarat, fed
relinquit animum fufpenfum,vt fi Dcü vimueris , & vtraque fubdiuiditur j imper-
fe&a namaue altéra eft cum verbo , vt in exemplo allato , altera fine verbo
, vt ho- sno albus, animal rationale, & cft idem ac terminus complexus 5
perfcéta etiam eft duplex, .f. non enunciatiua , & enunciati- .. wa: illa
cít,quz licet fententiam explicet ; & quietet, non tamen dicit verum, vcl
fal- fum, & hac fit, vcl modo optatiuo , vt qt- mam bomines faperent , vcl
imperatiuo Vt difce puer virtutem, vcl vocatiuo,vt fercite, sid
,vclinterrogatiuo, v1 e vadts? &nunciatiua vero eft,que verum.vcl falfum
dicit, vt bomo ef] animal, & ideo fit in modo indicatiuo : hinc infert
Petrus Hifp. quod fola oratio indicatiua dicitur cnunciatio , aut propofitio,co
quia aliz non fignificant verum, vel falfum, nifi reducantur ad indi- «atiuam;
notat antem ibidem Tatar. id in- telligendum effede categorica , quia mul- tz
funt hypothetica determinat vcrz, qua non funt indicariui modi, vfi Afinus
volaret , Afinus haberet alas; cum quo ité - eft obíeruandum pro iatelligentia
defini- tionum orationis , propofitionis; ftem mi. & Bmilium cop plcxorum ,
quod hac nondefiniuptur ia Logica pro prima inten tione, quia fic funt quzdam
complexa, có- lexum veró non definitur , fcd pro £:cun- intentione attributa
oration; , xc pro- Pars Prima Infiit. T'facl.II. Cap-IT. "7 pofitioni
vocali , quo fenfu funt quid incó-- & plexum , & eft ;bi przdicatio
denominati- i ua,ficut in definitione nominis; & verbi. CAPVT IIL Quid fit Propofitio , fen Emuncistio
quemplex . X communi vfu Logicorem fuppo- n mus Enunciationem , & Propoli-
tionem pro codem accipi , & tantum pe- nes diuerfum refpeótum differre
papsie tionem:b enunciatione , nam fi fola pona- tur, dicitur enunciatio ,
quafi fimpliciter veritatem,velfalfitatem enuücieGatfi po- —— natur in
argumentatione , dicitur propoft- » tio,quafi pro alio ponatur, .f. pro
inferen- da conclufione , atque ità propofitio addit fupra enunciationem , quod
proponatur infcrendum Mqie in argumentatione i hoc quantum ad quid nominis
fufficiat. | Quo autem ad
quid rd , Arift. Propofi- — tienis duplicem tradidit definitionem, nà — .—— 1.
Priorum cap. 1 eam d tionem, & negationem , dicens , quod eft - eratis
aliquid y upon negans, & i.Per- bicr.c.4. cam definit per veritatem , &
fal- tatcm, dicens, quod efteratie werwr falfum fi mifican: , quam Petrus H P :
plexus afhs binc Lis ab ides xq UE p iftarum definitionum quidditatiua fit,
melius rem explicet, & quidem Alexadera — .— Ammoniu: fov. — due dere tur iccundan A finsionem non
effe per cffentima datà ,— Suae, &falfitas funtaccidétiapro- — o! mtr a d
vna ,& cadem propos — tio tranfire de vera in falfam , przferum in m;teria
contingenti , nam bzc propofi- tio Serres fedet , vera eft (edente Soite & fal(a nó fedente, idq. docct Scotus ex
dm fcffo 4.d. 4. q. 2. V. vbi proindé conclsdit conceptum. quidditatiuum.
tionjs rzccdere natura veritatem AK a'fitatem. dcircó ates c ul prima dcfin:tio
acce- patur, vt quidditatiua, & magis pcr effcu- tialia data; ità
Complut.Jib,.cap.3. Flanc. Hb cippus eit art, 1. Hurtad. & alij, tum quia
afhrmatio, & negatie funt cffcntiales differentia propofitionis; vndé
impelibile cft eandem propofitionem de &ftrmatiua fieri negativam , ve] é
contra 5 tim quia cffe orationem affcrtiuam,in qua teta confiflit enunciarionis
ratio , formali- te; ei conuenit , vel quatenus s num de :lio afürmat, vel
negát ; tum quia propoftio vcra, De Propofitio [esr Eninciatio vera,vel falfa
dicitur , quia affirmatiua, vel negatiua eft ;jnon é contra;non .n. affirma-
tur,vel negatur quia verum, ant falfum di- citur,fed cx eo verum dicitur. aut
falfum , quiaaffirmatur , quod non eft , & negatur , que elt,vel é contra;
tum demum, quia af- erere affirmádo, vcl negando eft de effencia -
enumciationis, & ita illi conueniens, vt ta- lis affirmatio , vel negatio
in alia oratione nequeat reperiri; vnde quamuis aliqua ora- tio non enunciatiua
videatur aflirmsztio- nem;vel ncgationem continere , vt vtinam fisideres,re
tamen vera affirmatio hiiufmo di, v cl negatio nor eft affertiua , qualis eft
illa,quz in propofitione reperitur; Videa- tur Doctor cit.fub X, vbi eleganter
docct, quomodo affertio ex vi copulationis prz- cedatin propofitione
affertionem proue- nientem ex affeníu,vel diffenfu judicij,atq. -ideà quod in
ea priori confiftat propofi- tionis e(fentia; id patet manifefte in a 1di-
fcente, ait Doétor; prius .n. aliqua coclu- - fionon demonftrata concipitur à
difcipulo affertionis , fecundo demon- inferioribus conuenit; vndé tandem ipfe
defimt propofitionem, quod fit oratio , cx vi cuius vnum de alio enuncjatur feü
ora-- tio, in qua vnum de alio dicitur ; fic enim data definitio conuenit
propofitioni, vt fic in cómuni;ac etiam infcrioribus;quia enun ciari vnum de
alio abftrahicab attirmatio- ne;& negatione & per vtramq.fieri poteft,
Poncius vero defcribit piopofitionem vo- calem,vt fic, effe orationem, qua
fignifica- tur iudicii intellectus de aliqua res S&pro pofitionem mentalem
formalem effe iudi- cium intellectus de aliqua re; & propofi- tionem
obiectiuam effe totum obiectum complexum, circá quod fertur iudicium 5 uia veró
intellectus habet duplex iudici erebus,vnum quo affirmat aliquid de ali-
quo,quod eft iud:cium affirmatiuum , & a- liud quo negat ; quod eft
iudicium negati- uum, hinc propofitio vocalis , vt fic , opti- mé diuiditur,
tanquam genus in fpecies in propofitionem afürmat;uam,& negatiuam.,
Sedquicquid fit de definitionibus prc- pofitionis ab his Auctoribus allatis,
im- meritó quidem refutatur ab ipfis definitio . ab Arift. data per
alirmationem , & nega- tionem iam explicata, neq. enim nouum eft apud
Philofophos,vt notat Ferrar.lib.:.de Anim. q.5. duplex genus dcfinitionis affi«
gnari poffe alicuius communioris , vnü cft je Tircione ad ipfam applicata
concipitur, vt z^ QUART MR "^ -Hactamen propofitionis definitio non ND Cae
Omibd 8 Poncio orig expli- E T »J catur per cam ratio pro onis , vtfic, 1 We wn
s — "vtabttrahit à fuis: uo N lebe us abftsahereà rationi bus
particularibus. Conf.quia definitio fu- pzrioris conuenit inferiori faltim
fecüda- eas peni potet in definitione cuiufcunq. erioris , fed dc&pitio
pradicta non rc- &é ponitur in 2cfinitione propofitionis af | s
Érmatiuz;aut V6 eim airs enim propofi tio affirmatiua eíl,in qua aliquid de
alio af-. firmatur,velnegstur. Conf. ruríus, quia fi quis vellet dcfinire
animam, vt fic;dicendo quod c(fct forma, qua effet: principium vel vegetandi,
vel featicndi , vel difcurrendi mal definirecillam, fed proríus eadem e
ratio'de hac de(criptione , ac de iam prz- miffa ; ergo ctc. 1tà difcurrit
Poncius in Logica pzrua c- 1o. Tande arguit Onuied. controuerí 3 Summul punt.
2. n. 6. idco. qna:1en 'am effc aptiorem definitioné pro- pofitionis ,
quixallata ex Arifl.explicatna- turam propofitionis per difiun&tione , quz
in ficri potell, in definitionevitá- a cft,quia duplicem reddit d finitionem, |
qnarum vna paro cuidam definiti , feü qui- bufdam inferioribus rationis communis
, cuz definitur, & altt ra alteri parti ;ícü alijs. ;nequeat alteri
fpeciei, tam per puré effentialia, vt dicédo horio eft ani malrationale ,animil
eft fubftantia anima- tà fenfitiua. ;.alterum clt, quando aliquod comrune
definitur per actus (uerum infe- riorím conaumergbdo illos fufficienter,vt fi
définiretur animal per proprios omnium - actus; eve re : t proprius vnius
fpeciei actus attribui actus infe- - riorum dicuntur competere fuperiori ,
& communi ,vt quia homo ridet,dicimus aai- mal ridere, nontamen dicimus
ridere bo- uem;vel equum; inter quz duo definitionü ygus hoc prelertim
diícriminis interce- it, quod definitio primi generis competit fecundum omaes
partes fuis inferioribus. contentis fub definito , at loquendo de al- teri non
cft neceffe , vt fecu "omnes pattes fui competar cuilibet contento , fed.
raped in fenfu Metas ^ & quidem mxtà. commenem Interpre-- tum omnium
expofitionem hoc fccub-.- do definitionis. genere defcripfit Arift incipid
rerum naturalium wu, Phyf 4: cà pdt cffc illa, qug uon fiunt ex a!ijs;uec ex.
alterutris, fed cx his omnia , & an mam ía ; «Co eon. Communi 2,dc Anim.24.
cum ait effe prin. cipium primü,quo viuimus,fentimus, mo- uemur,&
intelligimus : & tali gencre. defi- mitionisdicunt explícari folerefuperiora
n& quidcm,vt abitrahunt ab inferioribus, ' fed potius vt illa refpiciunt:Ex
qua do£tri- na LER foluuntur argumenta aduerfa , uorum rebur totum in hoc
cófiflit, quod deinitio data ab Arift. non fit bona , quia ex integro , &
fecundum omnes fui partes non conuenit fuis fpeciebus nimirum pro- pofitioni
affirmatiue , & aegatiue , Deindé aduertendum eít Ariftot. non conftituiffz
principales propofitionis fpecies affirma- tiuam ,& negatiuam ,fed
cáthegoricam , Ode » quia vt mox dicemus,hec diufio direc? pertinet ad
fubftantiam Pd ofitionis , interroganti namque de fub- antia propofitionis,
quznam fit ,refpon- demus effe cathegoricam,vel hypotheti- cam: diu fio autem
propofitionis in aífir- matiuam , & negatiuam potius ex parte qualitatis
attenditur : iuxtà quam doctri- nam adbuc f2lfum cft Arift. non jtà defcri-
pfiffe propofitionem , vt eius definitio fpc ciebus ipfius fubftantialibus
competere potlit,fiquidem tam propófitioni cathego: ricequam hypotheticz
conuenjt fuo mo- do affirmare aliquid de aliquo , ve! nega- ye: vnde ex vno ,
vel altero fundamento rationibus Poncij , & Ouuied. cootra A- rift.
definitionem adduétisfacilé fatisfieri poteft : Non obid tá s«garc intendimus
opositiones affirmatiia,& negatiuá effe fpecies proposition effentialiter
abiouice as , quia, ve dictuin cft, affirmatio , & negatio funt diffcrenciz
effentiales pro. gofitionis , neque pertinere dicuntur ad qualitatem
propofitionis nifi in eo fenfu , «uo ipíà ret differentia cffentialis dici x
let cius I vt dicemus cap. feq. V cl tandem dici poteit cum Tatar, Orbel &
alijs , quod perillud difiunctum affrmen: , ed y wef4n: , Ccircumloquimur
differentiam effentialem nobis ignotam & cum propo- fitione, vt fic,
conuertibilem . «4. Sed quamuis verum fit propofitioné melius, & profundius
per afhrmationem , & negationem definui ; tamen vt aiunt Conimb. multó
accomodatius definitur verum, & falfum : & ratio redditur à atar. 1.
Perhier q.5.6. ferta fGiemdum,quia bic principaliter confideratur de cnuncia-
tionibus vocalibus , vt funt figna concc- prunm verorum vel falforum : ponitur
au- tcm verum, vel falfum difiun&im (ait Tat.) . fed aliquod compofitum,
feu aliqui Pars Prima Infüit. Trafe.IT. Cap.HT. ad circumloquendü nobis
differentiá enun- ciationis, vnde illud difiun&dum verww,, ve! falfum cit
paffio difiun&a propofitionis, vt par, & impar numeri , &
conuertitur cum ta, quia emnis enunciatio eft vera, vel fal- fa, & omne
verum, vel falfum eft enuncia- tio; Dum autem dicimus in enunciatione vocali
veritatem, & falfitatem reperiri, id non debet intelligi tanquam in proprio
ftue bicéto, & fundamento fic .n. folum refidet in propofitione mentali, vt
notat Tat.cit.q. 1 ri Dubitatur. (ecundo , xndé veritas for- malis proprié
dicta eft conformitas propo- fitionis mentalis, feu iudicij ad eius fignifi-
catum, quando nimirum it eftin re, vt per ropofitionem mentalem fignificatur,
& faftas eft difformitas ta; debet igi- tur intelligi veritatem, &
falfitatem repe- riri Jageoposnone vocali , velut in figno. — exprefftuo
tudicij mentalis, eo modo, quo dicitur fanitatem contineri in vrina, qua- tenus
ef fignum fanitatis animalis; Signifie care autem verum, vel falfum,quod pro
vocali propofitioni conuenit, eft fignis rerem effe, qualiter res fe habet,vel
alite m fe habeat, & hoc non eft folum figni- care aliqualiter, ficut
fyncategorema,nec. folüm aliquid fimplex, vt ca » eft applicatio vnius
adalterui quem fignificz po degye. dum ap ; i t latar. : Bor pre inguatà modo
hgnifi fimplici, qui terminis conuenit. Itagime- lius explicari non poteft
enunciatio, vt cft communis cathegoricz,5 hypotetice,que funt principales cius
fpecies, vt poftea di cemus, qua dicendo, quod fignificat obie- &um
complexum, fuper quod poteft cadc- re iudicium, in quo veritas, & falfitas
cft, vbi per obie&uim complexum non folum incclligendum ef coniun&um
per copu- lam verbalem, quz vnit fubie£tum, & pra- dicatum, fed etiam per
copulam hypotcti- cám, T a vnit propefitiones cathegoricas; nam fuper vtrumque
complexum poteft cadere mdicium verum, vel falíum; oratio autem fuper quam tale
[iudicium cadurc nequit, non eft enunciatio . - £x ditis fequitur propofitionem
vocz« Jem , & fcriptam non dici veram , ve) fal- fam denominatione
intrinfeca, fic quod vc- ritas, & falfitas fint in ipfa , fed (olum de-
nominpatione extrinfcca, quatenus fubordi- patur propofitioni mentali vera, vcl
falfa. Et fi quis dicat, propofitio vocalisnunquá ' j ubor- NEAL d ( aur VV : i
x 960$ ro Gre. ütionalem, vteü. - candi partiai; & . —— — (ea e 1 Tos dn yt
**4 p nmmnmuum uu EREMO De Propofitione fet; Enunciatione. fubordinatur mentali
, quia vel effet,quan- do fübiectum dee ; vel pradicatum , vel copula, fed
nullum iftorum eft dicéndü, pes quando fubie&tum profertur , intelle- non
format adhuc mentalem , fed fo- lum in vltimo inftanti fuz prolationis , &
tunc non eftamplius vocalis poposno. Refpondet Tat. cit. ex longa difputatione
, quam de hoc habet Do&tor 4. d. $.q. 2. 6. "Aliter ergo , quod nulla
propofitio vocalis de rigore fermonis eft vera, vel falfa, fed folum de communi
víu logicorum accipié- tium ipfam, ac fi omnes partes eius effent fimul, co
medo quo Mathematici abfolute dicunt A tangere planum A fi fo- tangat; ità
igitur de rigore fermonis nulla m fitio vocis t: eM dinatur mentali: fed folüm
de communi vfu, & inftitutione logicorum vtentium €, acfi omnes partes eius
effent fimul. . 55 Diuid;itur autem Enunciatio,tan quá in (pecies principales,
in fimplicem,fed ca- thegoricam, & in compofitam, fiué hipo- theticam ;
cathegorica eft, quz con(tat fu- tibus przcipuis, vt homo eft thétier eft, quz
conftat ex pluribus enun- ciationibus fimplicibus coniun&tionc ali- quem
dies eft, lux eft; Petrus poet Rai q c Mit: Perlebt. plut cit. Ruuius q. 6.
Mafius 2. Perih T; C.1. q.5. & alij dicantbdóe diuifionem non effe generis
in fpecies , fed tantü analogi in fua , analogata ; probabilius camen eft cffe
gene- riss fpecies ;. tum quia hec diuifio dire&e ... bietto,
przdicato,& copula, tanquam gue T Dok accro 1 ies y terrcganti .n. de
fubftantia propofitionis, quaenam fit, refpondemus , quod eft cathe- gorica,
ve] hypothetica; tum quia vt no- tauit Delphinus hie;hzc diuifio penes par- tcs
attenditur, ex quibus componuntur, & conficiuntur tiones, quz omninó PCI s
iam perti : A o ieris quia hypothetica tio, vt talis oratio heifectizqi od con
iiid fub fpecie optatiuz vel interrogatiue ,aut alia- rum, ergo enunciatiuz;
tum demum ficut terminus complexus , & incomplexus vni- uocé conueniunt ,
licet vnus fignificet rem compofitam alius fimplicem, ita cathegori ca, &
hypotetica conueniunt vniuocé in fi- gi ficando veritatem, licet vna fit compo-
ta& alia fimplex,fatemur tamen cum ta- li vniuocatione effe à admixtam, n
quantum hypothetica conftituitur ex cz- . t'hegorica,& per prius inuenitur
yeritas in cathegorica , b àm jin hypothetica ; (e- quitur Ioan.de.S.Thoma
cit.q. 5. art. s. $o- tus 2.lib. Summul.c.6.cum multis alijs . At obijciunt
Complut. non effe vniuocá generis in fpecies;tum quia id repuguat A»
rift.loc.cit.vbi propofittionem cathcgoricá fimpliciter vnam appellat ,
hypotheticam vero vnam tantuin coniundtione , feu fecü- dum quid ; Tum z.quia
hypothetica non eft enunctatiua,non.n vnam propofitionem de alia predicat , fed
tantum eas adinuicem connectit; quod eft vmbra quzdam , & fi- militudo
propxfe enüciationis. Tü ».quia hypothetica non continet diuerfam veri- tatem,
vel falfitatemà cathegoricis,ex qui- bus conftat; Tum demum, quia hypothcti- ca
conftat ex cathegorica,ergo non eft fpe- cies ab ea condiftin&ta, quia vna
fpecies non componit alià, 4 qua codiftinguitur, vnde potius ditinguütur vc
includés, & inclusü Refpondetur ad primum , quod ficut in -entibus ens
fimplex eft magis vnum ente compofito xd fe actu , & potentia , fed adhuc
compofitum eft abfoluté ens vnum vnitate compofitionis,ità in propofitioni-
busrice fimplex fit magis vna,quàm com- pofita tamen adhuc compofita eft vna
vni- tate compofitionis fa&tz per copulam hy- pethezicam , quantum fufficit
, vt abfolutà vna dicatur , & tantum fecundum quid per comparationem ad
alíam . Ad (ecundam de ratione propofitionis, vt fic, eft effe enun- ciatinam
,.i.alicuius complexi affertiuam , poteft autem aliquid a(feri non tantum per
dica tionem hien de CER etiam per copulationem fplurià propofitionum , que
dutem dium pelm. EK ae veritatem abillis , vndé qui dicit fi Petrus ftuderet ,
euaderet doctus , vtique ali- quid afferit. Ad tertiam negatur afsume ptum ,
quia hyrothetica habet propriam veritatem , & falfiratem à cathegorica di-
ftinétam , quia non fertur iudicium folum de cathegoricis , ex quibus conftat ,
fed etiam de ipfa coniunctione hypothetica: quantum ad. ita effe , vcl non effe
, vt patet in ifta,fi homo effec afinus, effet rudibilis , nam de fingulis
cathegoricis fertur iudi- cium piod, ,de Ses. autem Ke iro roin verum magis
infra patc quar- tam fi eme. neq. bina us edet. fpecies à ternario
diftincta,neq.terminus incomple- xus à complcxo, neque homo à corpore,&
partibus , ex quibus conflat; quapropter - potcft vna entitas fimplex alterani
compo- nere fpecie dicinctam,in qua habebit vti ^: - 40 Dars Prima Inflit:
Tra£l.IT, Cap-1P, gationem mate riz,& partis, licet in fe có- fiderata fit
quoddam totum , & fpeciem vnam conftituat , CAPVI IV. Quid [it prepofrri?
Cathegorica , D quotuplex. $6 [Amdi&tum eft propofitionem cathe- goricam
eff: illam , qw« babet. fubie- durs, pradscatum, C copulam verbalem ,vt partes
principales fui,quod additur propter alia fyncathegoremaca interdum concur-
rentia ad' propofitionis coüftitutionem : quz definitio ità à Tatar.exponitur
tradt.1. fum . catbegorica eff illa , qua explicite , vel smplicità ,
form«liter ,vel aquéualenter habet fubiehum pr «dicatum, dr copulam, tanquam
principales partes [a:. dicitur cathegorica, A. przdicatiua, quia przdicatum
enunciat. de fubiccto, & ab alijs dicitur fimplex ; quia Ífelum ex verbo, X
aomine componitur,di- citur explicit? , vel implicite , propter pro» pofitiones
de verbis adiectiuis , vt Deus. creat, vel def fccundó adiacente, vt Deus eft
in quibus implicité folüm copula coa- tinetur, vt patet eas refoluendo, Deuse
creans, Deus eft ens, capiendo ens partici- pialiter; ponitur fermalster , vel
àquinalen - fer, quia etiamfi A 1mponeretur ad figuifi- candum tantum , quantum
animal currit, tunc A efft propo o , quia daas : tur cunceptui complexo,cum
vero propo-. fitio continet formaliter, & explicité fubie &um , &
przdicatum dicitur de ef tertio adiacente , quia nimirum illa tria explicite
continet , fiué przdicatüm poft Iam ponatur, fiue ante, vt in ropofi-. tionibus
de modo loquendi inconíueto, vt imal c(t
. Interdum autem contin- re folet , quod fubic&tum fit vnica tancü i&tio,
vt inexemplo allato , quandeq. vna oratio,vt homo fapiens eft bonus, aliquan-
do etiam vnica propofito ,vt homo;qui eft " fapiens fugit peccatum , &
adhuc iltz funt propofitiones cathegorica , ficut etiam cü ; dicimus b»mo eff
animal , eff propifitio : nam in his, & fimilibus integra propofitio ha-
bet ration fubieáii , & copula propofitio- nis illius, qua gerit vicem
fubie&i , dicitur copula minus principalis , quia ex illa veri- tas , ve]
fal(itas propofitionisnon attendi- tur, fcd. ex fecunda , qua idcirco copula
principalis appellatur . $7 Solent autem in propofitione cathe- quattuor , qua
eti fuo E modo in hypochetica inueniunttr , vt po- (tea videbimus:
forma,materia , quaatitas, & qualitas , metaphora translata ex phyfi- cis
corporibus : Forma propofitioni ; eft copula,quz efficit vaionem przdicati cum
(ubie&to fecandum afürmationem , vd ne- gationem, quz interdum ia vnica pro
ofi- tione poteft effe duplex, vna priacipa is,& alia minus principalis, vt
nuper dice»amus. Materia funt obiecta, in quibus, vel de qui- l bus formatur
propofitio , & cogaofcitur per habitudinem , vel connexionem prz i- cati
cum fubiecto . aam fi funt neceffarià connexa, vt homo eft anumal,propofitio jn
materia neceffaria: fi funt connexa con- tingenter , vthomo eft albus , eítin
mate- riacontingenti: fi demum neutro modo connect; poff.int , vt homo eft
lapis , elt ia. materia impoffibili , feu remota : de triplici propofitionum
materia dantur regulz, quod in materia neceffiria afirma tiua femper eft vera,
negatiua falfa, vt om- nis homo eft animal , nullus homo eft ani- mal in remota
e contra, negatiua femper "de lapis, nullus homo eft lapis i. A "EL.
vera , affirmatiua falfa , vt omnis ho: verb poteft vtraq; eff: vera , &
fa, imas Moo (tadet;nullus commis mulushomofu- —— det, aliquis Romo"
ftudet aliquis homo non ftudet . ] Quantitas eft ,qua explicat exten vel
reftridtionem propofitionis t. vel vniuerfalis , cuius nemp i terminus communis
fign. minatirs,vt omnis homo eftanimal , ullus - homo eft lapis ; vel.
pirticuaris ;cuius .f. fubie&um eft terminus cómunis figno par» -
determinatus , vt quidà homo cur- rit;aliquis homo non currit vel eft indefi-
nita;quz habét pro fubie&to terminum có- munemnullo fizno notatum ,&
ideo dici- tur indefinita , vt homo eft animal , homo eít albus , quz proinde
fi fiatin materia ne- ceffatia , vel remota zquiualet vniuérfali , nam homo eft
animal, idem valet ; qu omnis homo eft animal, & homo no1 eft lapis idem
valet, quod nullus homo eftla- pe fi vero in materia contingenti , tquiua- et
particulari vt homo currit;idem valet, uod aliquis homo currit ; vel deinum elt
is , cum .f. fabiectum eft terminus fingularis , vt Petrus legit , vel communis
o demonftraciuo notatus, vt hic homo currit , Ex quo yatet quantitatem propofi-
tionis atten li folum ex parte fubiccti, quo- modocunque prz-.licatum fe habeat
; vnde : ifta Í w^, » / . . dicendo (soft propofitionem cffe veram, vcl fal(am
E. /. tionis in vcram, & falfam, affi
ncgatiuam , veiuerfalcm , & particularem f eincdesae gEnErie M
esiste po á - De propofitione Catbegorica 7 Afta adhuc eft fingularis, Petruseft
homo. Qualitas propofitionis cft a&irmatio, & ' megatio, veritas, &
falfitas, fed quia illa vi- dentur effe cffentiales ditferentiz , ideà di-
cuntur qualitas intrinfeca : veritas autem, & falfitas qualitas extrinfeca
, & dicuntur qualitas propofitionis , quia interroganti qualis eft
propofitio , refponderc folemus effe veram vcl falfa m;affirmatiuam ,vel ne-
gatiuam; affirmans eft , in qua przdicatum afürmatur de fubiedo , & negans
, inqua ncgatur , vndé ad enunciationem negatiuà neceffar;ó exigitur, yt negatio
cadat fupra copulam princeslétis feu verbum praci- puum , & ideó fi negatio
fit coniuncta cum nomine , f. cum fubicéto , vel przdicato | propofitio
negatiua non erit fed affirmati- :wa de termino cl terminis infinitis, quales
funt ift, Pctrus cft non lapis,non fapis eft homo ,non lapis cft non homo ,
neq; fi ne- gatio coniunéta fit cum copula rjipus prin —. €ipali reddit
propofitionem negante, qua- a^ Pd acqui non fludet , eft ien débet €rgo effe
ccniuncta cum verbo przcipuo on elt iners . Quid ve- " pattexcap.przced.
—— - Quares, an prafatz diuifiones propofi- affirmatiuam,& ius fübiecti in
accidentia , R "uiter decifionem quafiti quoad primam diuifio- nem in
ycram, & falfam pendere ex dicen- disinfrà difp. 16. Q. 2. art. 2. an veritas
, & falfitas fint. «ffentiales, ve) potius acciden- tales
propofitioni,adcoquod de vera pofiit mutariin falíam , & contrà, fi enim
res átà fe habeat , planum eft hanc diuifionem non cffe effentialem , neque
gcneris in fpe- cies, fcd potius fubie&i 1n accidentia ; có- trarium vero
aff eft , fi resnon ità fe habear;de quo loc. cit. Quoad aliam di- uifienem
propofitionis in afürmatiuam , & negatiuam,non defunt exiftimantes effe ac-
entalem;quorum prazcipuum fundamé- tum eft , quia cit diuifio penes qualitatem
opositionis, qualitas autcm vi nit ef- fentiam , & fubftantiam rcis Ni
erben dicendum «ft hanc cffc diuisionem effzntia- Jem, ac gencris in fpecies ,
quia vt fupradi- &um cft, affirmatio, & negatio funt cffen- tiales
ditízrcntiz propositionis ,pam pro- positio a£iimatiua 1cIpicit effentialiter
idé Utatem , X connexionem rxdicati cum fu bicdto , negatiua veró refpicit
cffentiali- 4t ter negationem przdicati cum fubic&to;ex uo fit impoffibile
effe vt negatiua tran- fest in affirmatiuam ,vel é contrà,quia for- ma cffentialiter
conflitutiua propositionis affirmatiuz eft connexio, coiun&tio,& vni
inter ex€rema ; forma veró negatiua c feparatio ,disiun&tio & diuisio
extremorü: ergo omninó compertum eft hanc diuisio- nem effe effentialem : neque
oppofitü fun- damentum vrget , quia vt notat Orbellus , intantüm hzc dieisio
dicitur fieri. penes qualitatem , quia sicut qualitas confequi- tur formam, ità
affirmatio,& negatio prin- cipaliter refpiciunt copulam , quz habet
rationem forma in propositione : vel quia affirmatio, & negatio funt
differentia cffen tiales propositionis , que habcnt modum qualitatis. Dices
bené vransire propositio- nem negatiuam in afbrmatiuam, vt cum di- citur lapis
non eft animal, lapis eft non ani- mal, hac enim eft affrmatiua de pradicato
infinito,& illa rcgatiua , & tamen funt ef- fentialiter cad cm
propositio . Negatur qp sint eadem propositio,quia in primanega- - tur animal
de lapide, & in fecunda affirma- tur de lapide negatio animalis , ac etiam
quicquid non eft anima! , Dices faltim effe non poffe diuisionem generis in
fpecies ,vel vniuoci in vniuocata, quia zffirmatio,K nc- gatio explicantur per
cffe, & non effe, a Brmatur namq. dicendo, quod aliquid eft , & negatur
dicendo, quod non eft, fed ad effe, & non «ff: nequit dari aliquod com.
mune vniuocum, ergo etc. Refp. negando cffumptum, quia tám bené participat
cffen tiafem rationem enumciationis , ciuíq. paí- sioncs negatita propositio,a:
affirmatiua z tam enim ben? poteft significare verum , vel falfum vna perinde,
ac altera , nec mi- nus proprie terminare potest a(fenfum, Y diffcufum
affimatiua , quam negatiua; ad probationem affur pti dicendum , quod li- cet
inicr effc4& non effe nollum detur nie- dium , nec aliquid comune 3b eis
abítrahà offit, adhuc tamcninter significare effe , K non efle aliqua duo
inuicem vnita ; & connexa potcít darialiquod cómune ab- ftrahens ab vt108.
fignificatio nimirü pro-. positionglis , & complexa, quat conuenit
propositigni, vt sic , & vtraq.significatio tam .É.affrmationis , quam eft
ofitiua, & fc habent vt dug fpecies figni B casionis;vt fic, quia licet
obiectum figni- ficationis negatiux fitaliquod negatiuumg aétus temen mentis
eft pofitiuus, & realis. — Quo tádém ad aliam m rec c : uo. / ^ ^42. — dbi
uo odio uL. i 4T fitionis in vniuerfalem, particularem, etc. fcré conueniunt
omnes non effe effentiale , fed accidentalem , & ratio cft, quia non fu-
mitur penes id, quod eft cffentiale in pro. pofitione putà penes
fignificationcm cóm plexam , & extremorum copulationcm , in quo-cenfillit
vis enanciatiua , fed pcnes ext.nfionem fübicéi ad ca , quibus pradi- catum
conuenire potcft, vndé fipponit enunciastienctm iam effentialiter contlitutà
ercopulationem extremorum , qua po- fca extéditur ad plura, vel pauciora iuxtà
quantitatem figni appofiti termino cómu- ni . Dices as duas propofitiones
fpccie intcr fc differre ratione folius quantitatis , vt iftz, omnis homo cft
albus , aliquis ho- n1 cft albus,nam prima eft falfa, & fecun- da:ft vera
folüm ratione quantitatis, Ne- gatur asffumptum cum probatione, quia li- cet v
niuc rfalis plura obicéta refpiciat, quà particularis , tamen illa plura non
funt fpe- cie diucifa ab obiccto,quod refpicit fingu- laris, neq.«nim emzit
bomo quod cft fübie- €um illius vniuerfalis, fpecie diftinguitur ab aliquo
homine ,qui fubie&um flatuitur 1n particulari ; neq. ex hoc quod vna fit
ve- ra altera falfa pracisé ratione quantitatis, bené deducitur illas
propofitioncs fpecie ditliogui , quia vt diximus,veritas , & falfi- tas ncn
funt cffenüiales diffcerentiz propo- fitionis. $$ Diwsiditur autem cathcgorica
pro- qiie yatione ppisciueot in dire&tàm , eu naturalem, & indirectam,
feu innatura- Yem: dircéta cít,in s predicatur id, qnod pradicari debet, debet
autem praddicari fu- perius de inferiori vt quantitas eft accidés, diftinétum
de confufe, vt homo efl animal rationale, accidens de fubicéto , vt fetrum. eft
durum: prose qua hunc ordincm at, dicitur directa , feu naturalis ; quz autem
ordine inuerfo a£&1:mat , dicitur in- naturalis, feu ndire&ta;vt
accides eft quá- tj imal rationale eff homo, durum eft ferrum . Ratione veró
modi ; quo exprimi- tur przdicatum cenuenire fubiccto , diui- dirur in
abfolntam,feu de inc ffe , & in mo- d»lem ; propofitio abícIuta , fcu de
ineffe «B , in qua abfol;té przdicatum fubicéto uibuitur nullo addite modo , quo/ti
con- veniat , vt homo eft animal... Modalis cft ,. qua ncy tantum fubicéto
tribuit pradica- tumáícd ctiam modum exprimit;qto ei có- .ucfiit, vt neccffe
cft homincm animal: & quia. bac diuifio faris eft celebris apud $un.n.ulifl
ideo rcka2 priori haac proíc- terminare totam compofitionem,fe verum ,ac
dieete, qj hemo cft animal; ideo Pars Prima Toflit. Tracl.1. Cap.1V- | i quamur
; an aetcm hac diuifio fit generis in fpecics, Tatar.lib.z.Perhier,
q.2.6./eewn- dà [ciendum , armat , quia propofitiones modales, & de incffe
magis ditfctunt ,quà affirmatio,& ncgatio, fed hacfpecic diffc-. runt, ego,
&c. Acaffumptum cft fal(um, quis .n. non videt plus differre iftas bomo cft
animal ,homo non cft animal, quam iftas homo cft animal , quz clt de incffe,
& ho- E mo neceffario eft animal , qua cft modalis£ potius ergo dicendum
cft modalem , & de ine ffe non differre,nifi accidentaliter, qua- tenus in
vna przdicatum tribuitur abfolute fubic&to, & in alia fpecificatur
modus,quo ei conuenit. CAPVT V. d Quid frt propofitio modalis, Cr quetuplex .^
$9 m modalis fi t membrum cathe-. goricz, cam quoque pratrittimus. hypotheticz
, dicitur autcm modalis, quia.— conftat ex modo determináte ipfam, mo- dus .n
dcfinitur,quod fit adrecen: tei deter- 3j mipatio, Q modificati 5 aliqui modi
de! minant tátüm extrema propofitionis ,fü Gum.f.veTprzdicatum , de quibns
egimu tract: € .2. Cfi dicamus Homo fhusel piens, Petrus cnrr. idfins in prima
modificat, feu rei ic&um,ly veleciter in fccüdamodificat dicatum, & hi
modi non faciunt prop tioncm modalem. àliqui vero nati o- nem prgdicati cum
fubie£to , vt neceffe eft bominem effe animal", aut homoneceffarió: eft
animal, & hi conftituunt propofitionem.- modalem: vndé propofitio
modalisdefinis | | tur,quod fit illa, qwawonflat medo determi. — nante ip[amg
vc excludatur modusdetermi- —— nans extrema tantum ; modi veró determi- -
nantes totam propofitionem fex enumcra- ri folebant ,, vt 2pud Petrum Hifp.
videre. cft; poffible impcffibile, neccffarium, cori- tingens,verum, falfum,
fed quia duo vltimi fuprapropofitiones de ineife nihi! addunt ,. idem .n. cft
dicere hominem cffc animal eft quattuor primi tantür retenti funt;vt poté qui
proprie extrabunt propofitionem à ra- tione propefitionis de ineffe , &
modalcm. conflituunt: ita tamen retenti funt,vt quà-- uis efie fit quid
cotemune ncccffario ,. & contingenti eub vtroque dittim&um ,. tàm n.
néceffarivm, quàm ccrtiegcns ncn repugnat t ffe, qve cfl defiritiepefetilisvt
fic, fcd contngcus vitcrius acd.t pc ffe noh Cc, De Propofitione modali - eff, &neceffarium?
contra non pof: aon e(f;nihilomiaus in przfenti poffibile fumi- tur,vt
coincidit cum coatingenti, y f. po- telt effe, & non eff: : vadélicet quó
ad vo- cem fint quattuor modi , tamen fccuaduim rem funt tres cantüm,&
correfpondent tri- plici materie propofitionum jam explica- te cap. preced.
naturali,remotz, & coatin- genti ; hoc tamen adaertendum eit, quod
modalisin quacunq. materia formetur, aut elt neceffaria aut iarpoffibilis ,
nulla cócin- gens, nam in materia contingenti etiam eft neceffariía , nam fi
dicamus , contingens elt hominem currere , certum eft applicatione t modi ad
di&um eff: aeceffariam , quia ne- : Ceffz eft,vt curfus contingenter ei
coueniat, E nec aliter ei conuenire potelt . "^ A . 60 Dupliciter autem
poteít modus in —. propofitionc poni , nominaliter , & aduer- —.. bialuer;
primo molo ita afficit totam pro- |». - positioaem, vt illam coaftituat
fubiectum * dewerbo infiaitiai modi , & ipfe cum alia copula finita sit
przdicatum,vt Petrü cur- 3 nat . tiui modi, femper.n. retinet vim przdica- | S
APvsA .doc:t süPerhier, ca c c ad- ipm . . v. 1 - : » uercen: - nito,qui ) EE.
erum - rere : ; PI el * sum, ^ . media copula finita ieflicilür iacdus T (005
eff poffiiles si verá modus ponatur adaer-- 2 baalicerin propositioae, vt cum
diciturho- - moneceffarió eft animzl,paries eft contia- genter albus, runc
modus non cft prz dica- - tum, fed mera copulz, determinatio , vnie . modifica:
vnionem przdicati cum fubie- '&o, vt patet in allatis exeaiplis; & hic
etiá aliqui diftinzuunt modum, & di&ut di&um, nam totam
propositionem, vt homo eft animal, quae modificatur à ly seceffsrib dictum ap-
pellant; fedre vera in modalibus aduerbia- liter formatis noa tta proprié
potcft affi- gnari didum, sicut u311o formantur no- minaliter, & ratio cít,
quia cum aduerbiali- | ter foranatur , modus non eft predicatum. Rh. : totam
propositionem immediate afliciens, fedimmediaté folam copulam modificat . 61
Porró modales habent quocunque mo 4o formentur, »rapriam quantitatem, & *
qualitatem, & quidem eam dignofcere in mo 1libus aduerbüliter formatis non
di fizile, cum an. in his modus non ice- tac, (24 folun nodificet copulam ,
atque idzo idemremaaeat fubiedum , & przi- 0g PU T—-——"c—— "* ^ A
« rere eft poifibile, neceff: eft hominem eff. ^ animal vade paru refertquid
modus aa- . teponatur, vel poft ponatur orationi infiai- * fet efse modus
vniuer(alis fempzr cft pofübile ) . a5 catüm, 1110d erat ín simplici,
quancitis, X qualitas earum eodem feré moo v23aada erit,sicut ia
propositioaibus de iazf:; ac in modalibus nominaliter formatis , cim ous prz
iicetur, X,cobui aiti rioja ciatur; ad eam venandam eft aliter proce- dendum
;in his igitur cam quantitas i.vni* uerfalitas, ve! particalaritis,tum
qualitas.i. afficinatio,vel negatio, veritas, aut falsitas ex duplici capite
attendipoteftatmirum ex di&o,& modo,fed principalius ex hoc, quát ex
illo; vade si modus negatur de dicto.etsi dictum sit afirmatum , propositio
dicitur simpliciter, & ab(oluté negatiua , & folum affirmatiua fecandum
quid, vt Petrum cur- rere non eítaece(farium,eft affirmatiua de
di&o,aegatiua de modo , atque ideo sim- pliciter negatiua , fecundum quid.
afirma- tiua; & ? contra fi eft afürmatiua de modo, nezatiua de dicto, vt
hominem non : ff. la- 'pidem eft neceffe, erit simpliciter aflirma- -
tiua,(ecundum quid negatiua. Sic etiam ve«- ritas & falsitasex vtroque
att:ndi poteit , at principaliter attendi debet ex modo, an si conzeuienter
positus; vade fit , vt q1à- uis dictum sit verum, propositio polit efe falfa,
vt si dicamus contingeas eit honiné eff. animil,ia hac dictum eft veram, &
a1- hac propofitio,eft fimpliciter falfa, qaia licét verum fit hominem eff?
animal , fil- fum tamen eft illi concingenter. conuenire rationem animalis;
& ideo vt modus fit có- uenienter pofitus X rcddat propoíitioné fim»liciter
veram , attendi debet mater'a, qua fit propofitio,& dictum,cui applica- tur
modas. 15a enin conuenienter formas retur propofitio de nece(saiio ia materia
coatingenti, aut propositio de contiageg- ti in materia naturali . ein
Eolemmodo circa av EROS modz- lium difcurreadum eít,qaà4 fimpliciter at-
tendatur ex quantitate modi, fecundá q folum ex quantitate dicti, vndeilla
propo- fitio erit vniuerfalis a e Er coitac mo4o vaiuerfali, etiam!i dictam (it
parti- culare, idem & coatra : illi autem «€ tempus , & t tempore,
tales fuat N eceffarim Gr imp bile, nam ille rem gut pro omni tempo-. re, ifte
pro omai témpore tollit ; particu- lares modi é contra enti ngeni en pofibite,
vc hic famitur (am fi tur, vt idem e(t, quod noa rep. -— k -— - curo is V9 - » 3
Lid: entür . moi vniaerfales , qui amplectuntur omae ; diftribuuat pro omat
mpif-. ans, poe - VN non tua-- EO é contra talis dici 44 Pars Prima Infiit.
Tra&.IT. Cap.V. tur omne témpus,contingens enim nó fem- per accidit , ficut
nec poflibile , vt contin- 'entiam importat; illa igitur modalis , cu- --ius
dictum eft particulare , & modus vni- alis, vt iftanece(fa eft Petrum efse
ani- mal,eft fimpliciter vniuerfalis, & folum fe- cundum quid particularis
; & idem eft & contra 62 Diuiditur propofitio modalisin com
pofitam,& diuifam ; compofita elt, /» 44« modus fe habetyyt pradicatum, (v
dilkumyvt Lii vnde conftat ex modo nomína- iter fumptos diuifa eft, iw qua
modos ad wer bieliter fumptus determinat copulam , habes exempla fuperius ;
aiunt quamplures hanc diuifionem ese equiuoci in ea seres alij tantum, diuifarn
putant effe modalem, compofitam vero effe mere de inefse , vt Tatar.
tract.1.& lib.z. Perhier.q.2. S.qwarto Jiéendum,cum Bargio citádo,cuius
ratio eft, quia modilis eft , cuius copula non eft fim- plex, fcd modificata
per modü, fed folà di- uifa copulà habet modificatà, cópofita ve- ro copulam
habet fimplicem , &ideo hzc eft fimpliciter deineffe. Alijé contra com-
pofitam agnofcunt pro veré modili, at di- üifam inquiunt effe meram de ineffe ,
quia habet prorfus idem fubiectum,& przdica- tum, quod ipfa ,nec in ea
cernitur di&um , dequo verificetur modus. Acafferendum eft vtramque
propofitionem tum diuifam , tum CREOÓ EA effc veré modalé , & ideà eff»
diuif.onem vniuocam, nam in vtraq; oeil modus determinás vnionem pre- dicaticum fübiedo , & in vtraque expri-
ng modus, quo MER jccto,ergo vtraque veré modalis erit, per ""Bocenim
fnodilis feceraitur à filio pofica calis Bs tantum,quia e sé componitur ex
dicto, & modo , fed prat- fertim quia facft fef eompofiim &di- HI ; uia
facit diui- fum,ita Tatar.cit trac. t. in Pct. Hifp. c. de modalibus , qui fenfus compofitus,&
diui- fus licet fit obiter explicatus tractat. prac. €.ylt hictamen rurfus
diligentius enuclean dus eft,vt ille,ex cuius intelligentia pendet folutio
multarum difficultatum in Thcolo- gia,vt notant Complut.lib.2.cap.8. - 63
Senfus itaque Md ein perpro fitionem modalem fit,vt docet Tat. dda- ciendo
modum pradicari de tota propofi- tione correfpondente dicto, vt fenfus iftius
[A eed pojfibile eff album effe nigrum m , hac propofitio , album eft E ix
nigrum, eft poffibilis; ratio eft, quia cum modus cft przdicatü in propofitione
mo- dali,tüc totum dictum veré eft fubie&tum , & cófcquenter de
partibus eius fimul sum- ptis, & per modum vnius praedicatur mo- dus ,
&ideó sefus erit formas importatas per extrema dicti effe fimul
compoflibiles in codem fubie&o,& pro codem tempore, in quo confiftit
fenfum cffe compofitum ; quapropter cum modalis compofita fem- . er vniat inter
fe formas importatas per extrema dicti, & de illis fimul füumptis prze-
dicet modum , hinc eft , quod femper facit fenfum cote , ex quo infert Tatar.
ex Scoto z.d z. q.9. modalem compofitam de rigore fermonis non bene diftiagui
fe- cundum fenfum diuifum , & compofitum , quia formaliffimé reddit tantum
fenfum compofitum; quód fi fequédo comihunem; vfum velimus eam exponcrein fenfu
diui- fo,tunc ex modali illa compofita duas for - mare debemus
cathezoricas,vnam de inef- fe, & aliam modalem de aduerbio;, & fic al-
lata modalis compofita poffibsle efl al&um ef.— fe nigrum explicatur per
has duas ,. hoc. Yn & hoc poffibliter eft nigru eodem inftanti tribuitur
albedo c bilitate ad aigredinem,que duo.n gnant,quia vna forma non exclu t
poten- lum c ità Scotus 1.d.39 fub G,v fum compofitum,& diuifum.Hincfitquod
— fen(us diuifus eftille , qui fignificatur per modalem diuifam,cum n. in €a
modus íolà. copulam afficiat, & non totam propofitio- nem, denotat fubiecto
conuenire illum mo- dum,non autem ipfis formis pradicati & fubiecti fimul
conuenire , & 1deó ficut fen- fus iftarum compofitarum ,migrwm ejfe «lbs
eft poffibile, [lVantema federe ef poffibile,eft co ficus , & fignificat
,'quod coniun&io fe- dendi,& (tandi eft pofíibilis;ità fenfus iita- rum
diuifarum , (edens pofhibiliter ftat,feu Sas ftare, album poffibiliter eft
nigrum , cu potelt eiTe nigrum;eft diui(us, & fignifi cat,quod fubiedto
f(edenti conuenit pocen- tia ad ftandurm, non tamen ad ftádum fimul
cumfcfsione;toram banc.destrinsm de. mo dalí diuifa,& compofita, & de
fenfu diuifo , & compofito recipiunt
Complut. cic. & Toan.de.S. Thoma lib 2.C.29: Vt communem » &
explicatur fic per vnam. *Thomiftarum,& valdé notapda elt pro d'it-
ficultatibus tcologicis ia matecit de prse e :id cd poteft effe nigrum, &
fic in fenfu diuifo eft - vera propofitio , quis eidem fubiecto ied o A
oexiftentiam,& fimultatem cum illa, — f "pep nra COMER : 'abalia
dependet, & . ^ De Propofitione bypothetica - deftinatione,& diuinis
auxilijs; ità etià ex- Les Bargius (cnfum compofitum, & diui- um in t;d.
39.ad S. Ex s/fo fecwndo patet ter- tium ex codem Scoto 2.d.2.q.9.de hoc vide
etiam p. inflit.tra&. 5. c.z. vndé immerito hánc do&rinam inficiatur
Poncius cap. t4. paruzlog. CAPVT VI Quid [it li ypatbetica propofitio , Cn
quotuplex. 64 Ypotheticam cap. 3. diximus effe H viupoliiosdin ex pluribus
fimpli cibus conftantem coniunctione aliqua i1- ter fe connexis , & hz vel
funtambz perfe- Gz,& confticuunt hypotheticam copulati- vam fi per
particulam.e»,conne&tantur, vt Petrus dormit,* Paulus ftudet: fi veró per
articulam vel;conftituüt diun&iuam , vt E i vel dies eft,vel nox eft . Aut
vna propofitio feu vnius veri lituunt hypo- dee altera impf. . theticam
conditionalem , quz illas duas |. continet inuicem vnitas per particulam fi,
tfi. curric,Petrus mouetur. Ex quo . coftat!copulam hypotheticam bum,íed iod
rcr fed pe fim- .. plicesconiungentem , v. g. Et, Vel,Si;atq; roo SAEI [Nep cue
ces przdicatur de alia ,fo- lum n.verbum eft nota eorum, qua przdi- eantur ;
conftatetiam effe principales fpe- cies hypotheticz, .f.sonditionalem , copu-
latiuam , & difiun&iuam , ad quas aliz mi- 1inchidit rationem difcurfus
, & ha- - bet vith illatioais, ita quod vna fimplex in- fertur ex alia ,
ideo ad eam reducun- tur rátionalis , fcu illatiua , qux con- flat particula
2o, vt Sol eít, ergo diés eft, ac etiam cauíalis,quz cóftat particula 44/4, -
vt quia Sol eft;dies cft; Immo vt notat Tat, traét.i eed prop. hyp.fi
particula// non fumatur ilatiue in rigoresvt denotat con- fequens (cqui ex vi
antecedentis , fed largà vtimportet concomitátiam antecedentis , &
confequentis conditionalis funda- tam , non quidem in bonitate illatio- nis
fecundum fe,fed fuppofita aliqua pro- mifstone;aut propofito, vel alia
caufa;ratio- ne cuius posito in effe antecedenti , pone- retur etiam confequens
, vt si veneris ad me , dabotibi equum, si haberem libros , libenter ftaderem ,
werden dicitur yeómiísiua, altera Lbs ionalis , ifta nó efft ver-. 45 nalem
reduci: non tameasi ly,.si, n rg iz e fumatur , quia licet iftz in antecedenzi
ha- beant caufam confequentis,non tà rien ne- ceffariam , & ideó dicuntur
conditionales imperfedz quam doctrinam recipiüt So- tus lib.;.(um c.8 Jedt.;.
Compllib.z cap.4. Casil.lib.: .tradt.a. c. 1. & alij ex Societate :
Condirionilis vero fecundum vocem tan- * tüm,in qua mimirum conditio posita iu
an- tecedentc nullo modo eft caufa confequé- tis ; fed penitus difparate fe
habent , vtsi Coelum tonabit , P.:rta filabic;nullo modo ad hanc fpeciem reduci
pote!t , (ed eft mera copulatiua importants (olam temporis coe . Xiltentiam
antecedentis cum coníequeati , non cauf(alitatem . Ad copulatiuam tádem, vt
notat Tatar.cit. non ad conditionalem ,. vt quidam putant, reducuatur omnes
pro-. ositiones per aduerbium temporis , v oa , vel similitudinis , vt Petrus
dormit , quando , aut vbi Paulus ftudet , Plato fuit dostus;sicut Ari(t.&
alie consimiles, nam fenfus, eixrum eft Petrus dormir in ifto cera-
pore,velloco,& in eodem Paulus ftudet, K sic de alijsifequitur Casil.cit
cum alijs. gj Verüm cum iem definitio hypotheticze ropófitionis , quod fit
coftans ex pluribus jx Cibus coniun&tione aliqua. inter fe connexis, &
eius diuifio in conditionalem, copulatiuam , & difiundiuam fit omaiuax
Summuliftarumcommunis , vt pote qux manifefte traditur ab Arift i. Periherm c.
4» Vbi propofitionem nypotheticam vacat coniundlione vnam ,nihilominus non
reci- nó diftinguit hypotheticaa à cathegorica quia Fees di fubiecto,predicato,
& co- nus Tio udi rionam di quia.n. condi- « pitür ab Hurtad. difp. 5.fec.
5. vbi proindé tio pula, tanqitam partibus pracipuis, illa ve- ro plu
enundiationibus. fimplicibus coniunctione aliqua connexis; q * ipfum tenet
etiam Ouuied.controu.s.funi- mul.punc.4.quia, inquit, omnis propofitio
fiu&'eategorica,fiué hypothetica conftat z- qué primo , & per fc
fubic&o , & predica- to, tanquam partibus proximis , nam.om- nis
propofitio eft enunciatio vnius de alio, ergo in omni propofitione datur vnü
quod enunciatur , predicatum ; & aliud de quo enunciatur, & eft
fubie&tum; crgo om nis propofitio conftat fubie&to , cato . Conf. omnis
propofitio cft iudicium, uod effentialiter eft cognitio,qua coguo- itur
conuenientia duorum extremorum; ergo omnc iudicium, feà omnis propofitio dicit
vnum extremum, cui aliud conuenit , ctiam potiunzad hypotheicam condiigs ik
aljid quodeonucnit, quorum ho pre- E nr MP wd; 4€ —— fPariPrima InfliTraflII.
Cap. VT. | dicatum, illud fubie&um dicitur. Nec iuuat dicere hypotheticam
habere (ubiectam , & pradicatam remotum, quía iudicium im- mediate enunciat
vaum de alto , & imme- diaté fertur in conuenientiam extremorü ; ergo
refpicit extrema, tanquam immedia- té affe&ta copula e ; ergo tanquam
partes immediaté componentes propolitioné om- nem.Nó ergo ex hoc capite voluat
hypo- theticam à cathegorica fecerai, fed exeo, quod cathegorica abfolute ,
& fe fola e(t fi- gnificatuia, hypothetica vero minim? | d in faa
fignificatione pendet ab alia , tanquá à coditione, vt ff Sal Lucet ,d;e: ef,
hic enim exiítentia predicatur de die, non abíolutàj fed dependeater ab
cxiftentia conditionata Solis , vndé (eafus eit , dies eít exiftens , fi
Sollucet, vbi additum illu // $2! /wcer,pre-,. dicato appofitum facit
propofitionem ni- hil ponere in effe , fed tantüm fignificare conriexionem (ed
dependétiam inter fubie- Qum, & predicatum . Ex quo inferunt hy-
potlieticam differre à cathegorica ratione additi, fi,afficientis illius
przdicatum,ex vi cuius copula eff, y. exiftentia ex feimportat , illam tantüm
dicit condi- , tjonatam ; ac proindé etfi forma propofi- : tionis cathegoricz ,
& hypotheticz fit co- pula efl, hz propofitiones inter fe diff:rüt
effentialiter;quia copula eff ia hypothetica ratione additi fe Cenentis ex
parte przdica- ti contrahitur ad figaificandam exiítentia conditionatam
praedicati , quam abfolacá ex fc nullo appofito addito in cathegorica
propotiioncligniar . Exhoctandem in» erunt nullam propofitionem effe proprie
icam, nifi conditionalem; copula- dan vero, & difian&tiuam eff: fold
plu- . — xescathegoricas fimul iitioca : — quiaiahisomnibus exillentta pr ti
ab- enunciatur,& illam importat fecua.. . d dum exiftentiam copula «f ia
propofitio- ne appofita . Deia lé propofitio ene UM j ua Petrus crrit, e»
Io«nues «mbu!at , - fimplex propofitio , fed duplex cathezo - ... ca,ergonon
eft hypothetica , probat ante- | cedeas Ouuied. quod q'tia à nobis non ne- :
gabitur , fuperfluum ct eius probationem r -adducere;ità loc.cit. difcurrit hic
Au&or. j Hac eít contentio feré tota denomine, & modceloquendi , nam
quoad rem negari. x » quia hypochetici quoque ea nifiz ad modum cathegoricz
,itaut copu- poütionis, & fuo modo poffit aífigaari ia | & pradicatum,aon
quidem — € ! fatemur etiam proprié, & in rigore philo-
famartificiofampropofitionum hypothe- —— eit fit forma ipfam cóltituens in effe
pro- * pula abíoluté fumptum, fed peraliquam condi- ! tionem relítrictum, vt
patct in exemplo ad- duco ff $4 lucet, dierejt , quz ità refoii- taur,dies eft
exiltens , fi Sol lucet; imó vt ve rum fateamur , hoc modo, refoluta magis
habet rationem prop ofitionis , nam primo modo potius fabere videtur vim
argumé- tationis, & illatioais , quia fic (umitar per modum antecedentis, &
con(equentis ; vn- dé ben? per hoc difcerni potelt cathegorica ab hypothetica ,
quod in illa przedicacá af- firmatur de (ubiecto abfoluté loqueado, in. ilta
veró minime,(ed dependenter à condi- tione,quz afficit, & ceftrin git prz
licatum; fophico , licet non dialectico , (olas condi- tionales eff
hypotheticas ,tàm ob rationé ipfam aominis, tum quia copulatiuz,X di-
ua&iuz porn commodé explicari per plures cathegoricas ; & hic dicendi
modus re vera breuius , & clariusaperitrarionem — propofitionishypothetice,vtàcachegoris
——— ca iecernitur,minufq. coafandit Tyrond- — —— mentes. Attamenattendendo
ibradurà ip- —— X ticarum benéloquuntur Summulilkz, dunt — — aiunt formam
conílitutiuamA^lllarum non ——— eff:copalamef,(ed aliquod aduerbium ,^—————
velnotans pluresfimplices.comiunzentem ^—— — v.g. $i Vel , qua ratione dixit
Aiit. loc... ; cT DEMO hypotheticam e(f: vnà - coniundtione, vadétam
propofitiones co- — pulatiuz,quam difiunctinz funt reueracós — ws lexe,quatenus
colant duplici copula ver» — ali ; &licet coadirionalis fit minus omniü
compofíta, quatenus veritas reperiturfolü in vna, & altera fe habet,vt mera
coaditio, adhuc tamea dici potelt, ac debet propofi- tiocomplexa, &
compofita propter dupli- — cem propofitionem , vnam tamen ab alia. ndentem , nam
hypothetica illa /f $t eff, dies eft, incladithas fi mplices, quz am- bz forent
verz ex fappofitione exiftentiz Solis (aper Orizontem 5$»! eff , ac dies eff;
Irem atr do ftru&uram artificiofan copulatiuarum,& difian&tiuarum
bené ita- tuunt Sammaliftz illas effz y. once e ü & à implicibus
effentialiter diltin&tas, quia opulatiuz,& difiun&iuz, & iudi-
z. ut AN ea veritas cop cium, quod fertur de ipfis , diuerlum clt à
veritate,& iu licio, quod fertur de ipfis ca- thegoricis ab(oluté prolatis,
& fine cóiua- &ione, vel difiun&tione; hoc patet de co- àiciua, nam
ipfa fignificat illas fimplices, ex quibus componitur , e(f: (imul veras , qua
Miu aa Agnifcir dueilia -—— - Hn MTM EU i fonte, &aliorum. — .— x ei
PAypetbetics eopoftione fue etiá ..-— "modo
inuenithr materia, forma;quantitas, i He Vut alitas;. mr x E ^ snápropofitio
cum alia;ficutin cathegori- De. Propofitione bypotbetiea simplices,non atz; tum
quia foluté fumptz vna poteit cffe vera;altera falía,ied dum funt copulatz vna.
exiftente falía;tota coniunctiua cít falfa, vt pofteà ex cius regu lis
conftabit;ergo cft diuerfum iudicium,& diuerfa veritas de vnaquaq.
propositione cathcgorica feorfum , quam de vtriufque simultate , quia si
feorsim fumantur , vna verificatur , vcl falsificatur independenter -ab alia ,
at copulaté veritas vnius dependet à veritáte alterius ; hoc etiam adhuc magis
p in disiun&tiua, nam altera parte exi- ente falía , tota disiunétiua eft
vera , aliud. ergo elt iudicium , & alia veritas totius, & alia
partis,per qp patetad rationes Quuied. ino posit , & adhuc magis patebit ex
di- cendis in fine hnius capitisn 67. vbi de hac re fermo redibit. Quia ergo
hic prefertim — « explicarc intendimus formaliter itructurá -...
'"attificiofam hypotheticarum ,X non mate- —xialiter tantüm, relinquendo
modum dicé- |... di Reeentiorum, profcquimur declarare hy de jeticas de more
Summuliftarum no- rorum ; Parisiensium Tatar. Orbell. Ioan."PA i a f Forma
ejus eft copula, qua am; : ^ rbd iu Ma geiesiperirio cathego- ENS b t copula
vniens przdicatum cum . "fubiecto. Materia eft connexio;quam habet. |
*aerat cennexio', quam habcbat pradica- tm ccm fübic&g , & etiam ipía
poteft effe naturalis, &im ini s oai ful v rn c js Tisetit connexio propofitionum. ; v | — due
contingcntes, fimplices neceffario c5- .. "ecdantur, etficicoc
hypotheticam in mat c- xia neceffaria , vt fi Homo currit, mpuetur, ré non ex
materia cujuslibet fimplicis orfim, fed cx eo quod € itur, vel neéatur pet i
int 1 hypothe- ticam ,atfcadenda c eiue Ha Chin - tas cius cft , qua inuenitur
jn. vtraque ca- theporica, vndé fi vtraque cft vniuerfalis , vel
particularis,tota hypothetica talis erits fi vna vnitiefalis , & alia
particularis , erit mixta: an vero étiam fecundum fe poffit aliquá habere
quantitatem,mox dicemus. Qualitas demum
eius erit veritas,v cl falfi- 25, rmatio,yel negatio,vt de cathecori- «a diee ,
Quz vt magis innotcícat . Ciufdcm regulaslubiurgimus. 66' Pro veritate &
falfitate hypotbeti- carüm geret fequentes regula font ebícrüande, Ad veritatem
conditiepa'is - 4? affirmatiuz flri&té fumptz requiritur , vt coníequentia
fecundum fe fit bona,.i.quod ex natura antecedentis confequens dedu-
catur,fiueantecedens , & cenfecucas ife sint vera.vel falfa ,
siuepoffibilia , ftue im- poffibiila, fiue ncceffaria aut contiagentias vnde
ifta conditionalis eft vcra, fi homo eft asinus , homo clt rudibülis 5 erit
autem falfa si antecedens poteft. effe verum con- fequente exiftente falfo ,
fcu si conftquens
non neceffario cx
antecedenti inferatur : vnde quia confequentia fecundum fe bona femper eft
neceffaria , & (ecundum fe mala femper eft mala, & coníequenter
impoflibff lis , ideó omnis conditionalis vera ftricté fumpta, vt habet .f. vim
confequentiz , eft neceffaria,& omnis falfa impoffibilis,& nul la datur
talis conditionalis contingens . Ad veritatem rationalis vltra bonitatem con.
fequentiz requiritur , vt antecedens sit. in fe verum,vnde hac erit fala, homo
eft asi- nus;ergo rudibilis eft. ^d veritatem caufa- lis vltra bonitatem
copfequentiz , & veri- tatem antecedentis in fe ,adhüc requiritur; quod
antecedens sit caufa confequentis , vnde hac efit falía, quia homo eft
risibilis, eit rationalis, quia fumus efl,ignis eft ; Ad veritatem tandem pure
conditionalis , & promiifiuz requiritur,vt veré exiftat a par- te rei
fundamentum illius concomitantiz antecedentis, & co: equentis, vnde vt
hzc... sit vera,si veneris ad me,dabo tibi equum ,. neceffe eft tunc adefle
propositum i equum etiamsi poftea non impleatur pro-. miffüm, quod si tale
propositum nó adsit, erit propositio falfa , etiamsi poftea pro- miffum
adimpleatur,vt bene hie Complut, aduertunt. — - A3 veritatem copulatiue
requiritur vtrà. que partem effe veram;quod si altera pars, vel vtraque sit
faifa, falía erit tota copula. tiu; ratio elt, quia cum vtramque partem. -
coniungat , significat vtramque ita (e habe- re;,sicut enunciatur, vadé ifta
cft falfa P.- trus cfthomo,& homo cft lapis : enin dicatur neceffaria,
vtraque talis effe debet & si vna fola cit contiugcns , tota copulati. ua
cft continzcns;ratio cft,quia hypotheti- €a coy ulatiua on folum affirmat hanc
par- tem, vel illam, fed «tramque, atq; adcó ra-. tione vnius partis
contipgentis it toe tà copulatiua aliquando cffe vera, & ali- quando
fa3l(3; atqueadtó coutingcbter ve« r2; vc] falfa, ergo vt neccffaria sit. ,
verdyi- ue eed abe tequirit. Vt Mic stp isnon vtramque partc 2x d » E? Je - di
"WE CH c0 ) um 43 effe poffibilcm fed requiritur ctiá , vt sint
compoffibiles hac, n. propositio Petrus lo quitur;& non loquitur,conflat ex
partibus pofüibil ibus fcorsim , fed quia funt incom- flbiles, tota propositio
cft impofübi- s Ad veritatem disiunctiuz ftridlé sumpre requiritur alteram
partem cffe falfam quia disiuncliua in rigore continet exclusionem alterids
partis, & reddit hunc fenfum alte- rum tantum iftorum «ft vcrum, & sic
fem- altera pars debet effe falfa: si veró lar» gà fumatur ,vt ide valct;ac
/a/rem | , vel a4- miu: ,sic vtraque pars poteft cffe vera,nàá reddit hunc
fenfum , vnum faltim iftorum eft verum, quo disiunétiuo loquendi modo víus e(t
Chriftus cum dixit vb; duo, vel tres fnerint congregati, &c.ita Petrus
Hifp.tract, 1.& per hanc diflinctionem fedatur grauis contentio de hacre
inter Modernos . Ad eius neceflitatem requiritur, quod vna pars sit neceffaria
,vel si vtraque contingens cft, vna sit alteri incompoflibilis , vt Petrusle-
git,vel non legi quare si ambz sint contin gentescompotlibiles, vt Petrus
ambulat , vel legit,tota difiunctiua erit contingeus ; Tandem ad eius poflibilitatem
requiritur, quod vna pars eius fit poffibilis, ad im. poffibilitaté quod
vtraque fit impoffibilis , Pro afirmatione vero , & negatione hy-
potheticaruni hxc regula pro omnibus tra di folet , quod tunc funt affirmantes
, cum €oajunétio vtramque «oniungens propo- ionem cft capire | tunc
ncgantes,qua- do cft ne2ata:ratio iabzcfe habet in kic cer , vt copula in
cathegoricis , lrzc eritaffirmatiua. , finullus homo currit nullus homo mouetur
quia cóiüctio fif uo eft affcéta negatione ;hac vero eritne gatiua,.Né fi homo
curritj,homo mouctur , quia c6iüctio f afficimur ncgatione;Scd quà. .
uispraz-di&ta regula pro dignofcédis aifir- matiuis ,& negatiuis jn
caufalj , & códitio- nali locíü habcat, attamé nó videtur fatis có grua in
rationali quz vt negatiua fiat, prz poni nó folet negatio particu iug er
£6,nequeinconiun&tiua, quá dum volumus negantem facere,non praponimus
parti- et & negationem dicendo. Nom, 4» Pctrus Kinder em Penins fl'udes,(ed
dicimus, & Pe- £15 won ftudet. , & Dawlus nonfudet , & etiam de
difiunétiua eadem dubitatio cur- nt: Dicendum tamen cft,quodlicet huiu- modi
hypothetiez poffint fccundum rem alio modo negatiuz reddi,quàm per ncga- tioaem
prapofitam particula ncgatiuz;ta- Pars Prima Infiit J v4 Quares;an diuifio
propofitionishy- pothe coniun TratL IT. Cap.V T. — men fccundum rigorem logicum
ita debét negari , vndé hacerit rationàlis negatina fccundum regulam affignatam
Pejrws eff bo.— mo non ergo Peirusefl equus,&hacnegatio-— ua coniunctiua
Nec Petrus fludet , mec Pas- lus fíudet nam ly mec , proprie eft particula nep
&iua tamen nà : videtur fieri poffe negatiua , nifi per nega- 1 tionem
partium . Pro quantitate harum propofitionum nulla peculiaris zffignatur regula
, eo quia diucrfam quantitatem non habcant ab ca , quz eit in partibus,cum.n.
quantitas fuma- tur ex fubicéto, vt dictum eft fupra , & hy- potheticz nón
componantur ex fubicéto , 1428 & przdicato, indé fit proprié non effe vni-
uerfales,aut particulares:vbi tamen aduer- tendum eft copulatiuas,&
difiunc&tiuas ali- quo modo vniuerfales , & particulares dii poffe,
quia particula coniunctiua nata eff effe nota vniuerfalitatis,&
difiun&tiua par ticularitatis,vndé ratione iftarum poten fecundum fe dici
vniuerfales , & a ves,vtinfra cap.g.magis explicabitur. ——— tic« in conditionalcn
& difiun&tiuam fit proprie gene cies? Negant quan, aed s ! copulatiuas
ps diírunctiuas « fimplices, nec diftinétam verit: h r^ re, aut falfitatem à
simplicibus, ex quibus —— eir 2 etiam, isis fenfus eft - simplex , & per
vnam cat oncth n expli catur eofüs n.v.S. lius ciiun&li o&Pe trus,
& Paulus fludct,cft hic , vterqui "Hos UR" detfenfus iftius
disiun&iux,vel Petrusflu. — — — det,vel Paulusfludet,cflhic, vnusiftorum
^—— — ftudet;immo ncque. conditionalis iB des verahypothetica,cum.n.indludatvim
di- —— fcu; : significat veritatem , fed cófe- iw qpcion dtque Rus crit
argumentatio po- tius,quam othetica propositio. Dicen- Mim cobdic dum tamen eí
nalem , quam coni ü disiun&iuam cffe proprie | hypothceticas, ac proinde
diuisionem tam c enerisinípecies,ità Tatar. cit. & — fcquitur 1oan.de.S.T
hom.q. s. art. s. licet cum aliqua analogia , quia vt patet cx và »psius
nominis propositio hypothetica prius dicitur de conditionali quàm dx cz- teris.
Ad rationem in oppositum dc con- iun&tiua, & disiunctiua "cgoturafam
pr » nam habent veritatem , & falsitatem pr priam à simplicibus prorfus
diuerfarn « KC diuerfum fit iudicium de ipsis ,ac de sim- plicibus,ex quibus
conflant;vt patet x i) gu * penus pro earnm veritate difcernen. ; funt etiam
propositiones veré com- — — splexz; quia conitant duplici copula vcrba- i,nec
dicuntur vna, nisi coniunctione , vt inqüit Arift. Quod autem pofsit designari
earum veritas p«r vnam cathegoricam, ve- .lutin actu signato , non tollit ,quin
veré in &étu exercito veritas earü sit hypothcetica 4n copulatiene,aut
disiunctione plurzü pro positionum cósiftens; immo, & veritas ip- sius
conditionolis ità exprimi poteit per xnam cathegoricam 1n aétu signato dicen-
do,quod eft coniundio plurium simplici per particulam ff. Ad aliam de
conditjonali concedunt Conrlut. cit. non participate rationem propositionis
nisi fecundü quid , effentialiter vero effe tátü argumétationé. Sed dicendum
eft conditionales multoties - -gon tátüm
habere vimillatiuam, fed etiam - s affcrtiuam , cumnimirum fub conditione . — «
aliquid af&rmant,vel promittunt , vt patet de ila fi. bowro effet equus
effet rudibilis,nam — — de ifta fertur iudicium &on tantum quoad —
.dllationem;fed etiam quantum ad affrtio- — — jnem,i.quátum adità effe,vc] non
efft , at- - que ades wt sic propriam veritatem ha- — —wbebit' or. 3 & - m
—. «effe simulargumenttio, & propositio, cü (0 hac effentialiter sit oratio
enunciatiua; cui ^ -conaenit cffe veram,vel fiip auti. gala;cum non fit
enumciatina, fed illatiua ? — Refp. non eff: incomueniens , quod eadem - ,
oratio materialiter fub diucrsis formalita- ; tibus pectineat effentialiter ad
orationem " enunciaciuam, & illat uam , & ita fe habet - in
propofito conditionalis hypothetica ; - -quatenus.n.includit vim confequentiz,
di- - citur illatiua,& quatenus ét przcifa vi có- -fequentiz affcrit
aliquid ita effe , vel aon ei ,non quidem per praedicationem vnius . . de alio,
quia id pertinet ad cathegoricas , ^ fed per Conexionem plurium. fimplicium —
.faSam per copulam hypotheticá ,' dicitur enuneiatiua, : -* tatio aucem
folum-dici pote i CAPVT VII. De oppofitiome Cuthegoricarmm fimplicium, .63
Ognita effentia, & muliplicitate | propofitionnm, r rhe 1 ptictares
explanare tO tio, opc E E tione , € al1Js, huc prius dcoppofitionc
cathegoricarum "e 9" - — EE A. 71 De Propofitione bypothetica. — ^.
$ed dicesquomodo eadem oratio poteft. ! u«9 fimplicium, deindé modalium, &
hypothe- ticarum. l Oppofitio itaque eft durum propofitio- pum vtroque extrem
participantium: codem erd;ne fecundum qualitate, velquantitaterm, vel vrramq:
repugnanti , cx quo patet , hic nos non loqui de oppofitione reali reram,
qualis cft ca ,quz int&r calor:m; & frigus verfatur, nec dc illa ,^ quz
inter terminos reperitur, nam de hac egimus tract. prz- ced. ape fed deilla
przcisé , qug iutet propofitioncs verfatue; neque oppofitio. nem hic accipi in
toto rigerc;quia talis pg nes qualitatem tantüm attenditur in pro-
poficionibus; ita quod vna fic affirmans, al- tera nezans, vna vera, altera
falía, non au- tem penes quantitatem;, non.n. inrigore vniuerfalis, &
particufaris opponuntur, cü vna-coatincatur fub alia , fumitur ergo fue, sé pro
quacunque diaerfitate propofitio- num fecundum qualitatem, vel quantitaté, K
dicitur repugnautia d uartm propofrtionss, nam eadem caunciatio fibi ipfi non
aduer- fatur. dicitur vtroque extremo participantium, A. eodem fubiesto,S
przdicato, hzc náq. funt extrema propofitionis, & codem mo- do in vtraque
acceytis, ica quod non varie- tur terminorum fuppofitio;appellatio,am-
p'iatio,Xc.fed in vtraque fumantur pro co- dem fignificato re, & nomine ,
vt feruetur terminorum vniubcetio cum cademintee gnitate;ne aliquis terminus
ponatur in v- na,qui non fit in alia , pro eodemloco , & tempore, vt docet
Scor.z.d 2.4.9. fub S , vc ia (umma fola variatio fit in qualitate , aut
quantitate propofitionum , in czteris func proríus vniformes . dicitur eode»
ordine , qura propofitionum vtroque extremo par« ticipantium, aliz participant
inuerfo or« 'dine,vt homo eft animal,animal efthomo; -aliz eodem ordine, ita
quod fubicétim in vna fit etiam fübiectum in alia, & pariter icatum vnius
fit quoque pradicatum alterius, vt homo eft animal , homo non eft animal, &
hoc fecundum requiritur ad op- pofitionem. dicitur fecumdwm ;qualitatem , vel
quantitatem, &c. quia fecundumaffir- mationem, & negationem, vniuer(alitate
, aut particularitarem repugnantia propofi-. . -— tionum attenditur. 4 : .. 69
Poff:nt autem quadrupliciter pro- pofitiones adinuicem repugnare , repugnantia
maxima;itaquod oppo- nut cin quate inqualitate, & hac dicitur
contradi&oria oppofitio; vel effc poteit min nem oM in fola quantis : tatc
»9p-e £ d ANEREUEUI E usas *$0 Pars Prima Inflit. Tra&l.1T.. Cap.VIT. tate
repugnent, in qua non daturrigoroía ,geffe; in propofitionibus autem contradi »
1 oppofíitio, & hac appellatur fubalteraa, vel medio modo repugnare
poffunt, .(.in qua- litate fola, in qua attenditur vera oppofi- ,tio,ia
quantitate autem conucaire, quz fi fuerit vniuerfalis dicitur oppofitio cótra-
ria, fi particularis ; dicitur (ib coatraria : ex quo fequitur quadruplicem
eff: oppofi- tionem, contradictoriam, contrariam , fub contrariam , &
fubalternam , quarum pri- ma cft maxima, vltima minima , aliz duz mediae, &
fingulz (unt explicanda eum fuis regulis, & legibus . Vt autem tota hzc do-
&tina de oppofitione cathegoricarü fim- | eese MTM percipiatur fübícriptá
guram folent illis proponere Sümuliitz. Omnis bomo| —— m | Nullus bomo | efl
amimal Contrarig | eft animal | a E 7 u^ ^ , * v— e S* cd I T, e » t [2 ln! 9 —
9. e m e *b E z C o z Im, P Aliquis bemo]: ———————— Aliquis bemo Ud «rimal |
Subcontrarie |mow eff «mima: -. Centradi&oria oppofitio eft repugná- tia
duarum »propofitenum in quantitate, & qualitate fimul, itaquo vna fit
vaiuerfalis afirmatiua,& alia particularis negatiua; vt omnis homo eft
albus , quidam homo non €ftilbus,vel vniuerfalis negatiua, & parti- latis
affirmatiua, vt nullus homo eít alb, quidá homo eft albus;vbi notád( cà Tat
.tr. 1.hic definiri cotradictoriá itioné de fubiecto communi , ideà licet iftz
Sortes currit , Sortes non currit,non fint vn:uerfa. lis afirmatiua, &
particularis negatiua, ta- men funt verz contradi&oriz,nam igne 1 em
larisaftirmatiua, & fingularisnegatiua pcr coatradi&torié opponuntur ,
vt docet Aufl. 1, Perhier, cap.s. Lex veró contradi-
&oriarumindifpenfabilis epar : funt fimul verz effe,aut fimul fal(z,(ed sc-
per vna eil vera , altera falfa , & fundatur in illo gyacrali, &
irrefragabili principio , SMem de evdem fimnl nfirmari ér negari mn 'to'hoc
modo bewo Gorijs idem praedicatum eodem modo có-* paratur ad idem fubicótum in
vna affirma- tiue, in alia tegatiué , erzo impollibile eft vtramque effe veram
. Dices ilta contrad:cunt album , & noa album, & tamen homo , inquantüm
homo, nec eít albus, nec non albus, ergo inter có- tradictoria dari poteft
medium. Refp.aliud eff: loqui de te-minis ;aliud de propo'itio- nibus
contradictorijs, nam inter terminos, ] feu contradi&taria incomplexa , fi
fumátur cum aliqua determinatione , vel fyacathe- goremate, vtique dari potefl
medium ,vt probat argumentum, fi camen fiant propo- fitiones dicendo, homo
nquantum homo eft albus, homoinquantüm homo non eft albus ( fic .n. formari
debcnt , vt fint con- tradi&oriz,vt quod affirmatur iu vnanege- tur in alia
) prima eft vera. ,altera falía , ita Do&or 1.d.2.q.7 infra & K, &
d.4. q.1. fub | E, & d.5.9.1. fub L. & albi fzpé , & malé- ncgat
Cafil.cit.c.. prefatas propofitiones — : effe contradictorias,licet.n.itenon
con- — — | tradicant, bmp inquantum bomo eff albur,.—— hemo inquantum hino non
ejf albo: , quia quo9 affirmatur in prima nonnegatur in ecunda, & cum
ipfafitafrmatiuadeprz- ——— — dicato infinito , negatio ramen przpofita .. —
copula negat in fecunda , quod affirmaba- ? tur in prima, & ita conftituit
illam contra- - diétoriam pr:mz , nam illaaffirmata albe-. — dinem effc dc
effearis bominis quod ila directé negat , vnde n.eít, quodait — Ca4fil. hanc
fecundam 'carentiam, ——— hominis, quia hzc fecunda propofitio eft negatiua de
pradicato finito, vt autem af. firmaret de homine carétiam albedinis de- beret
effe affirmatiua de przdicato infini- i homo efü woo | «lbu:.Eadem de malé
negant Arri. difp.z.n.s6. & Ouuied. has effe petii, dc z : ctorias Petru:
effemtialiter eff albus, Petrus .? effentialiter mon eft albus, ca
frztusratione, - ia vtraque falfum affirmat prima albc- inem effe de hominis
effeatia , i fecunda negationem illius, Nam re vera fecunda propofirio non eft
affirmatiua,fed negatiua £ius , € prima. Obferuandum tamen eft meliorem mo- dum
contradicendi,ae deceptio contingat, effe,fi in negatiua propofitionc negatio
nó folum copulz preponatur , verumetiá ad- uerbio, & cuicunq;
syncathegoremati , z iuam Micibit, ita in. fiet, vt vc , oppo- s --———- Pet,
sues, UE te M ?- 46 ^i tur, & quidquid in vpa affirmatur, in alia negetur,
nam de rigore re fcrmonis ncgatio folum negat , quz poft fe inuenit , non quz
ante fe : Hac de caufa hz non có- tradicunt Petrus femper fiudet, Petrus fim
per non. findet, cum poffint fimul cffe talíz ex hypothefi,quod interdum
tludeat; inter dum non , quare potius funt contrariz , vt jeitür contradicant,
fic debent fieri Petrus fempur. findet , Petrus mom. femper. finder, namcum »em
fcmper zquiualeat aliquando gon, sicut »en omni: aquiualet «//2sis nem, fenfus
fecunda eft Petrus altquamdo mon. fts det, quz. deo opponitur primz, qua facie-
' bat fenfum vniuerfalem quoad tempus , & (99 fe. ^ v€rà ncceffaria, aut
impo - laris; v.g. ex - falfitate pr ideó nunquam cffe poffunt simul verz , vcl
falfz. Dices hz poffunt effe simul vera /o- mo femper ftudet , bono mou femper
fiude^ , si Petrus v.g. femper ftudeat , & Paulus i6 femper fludear . K
cfp. id verum efse , quia illa propositiones funt fübcontrariz , quia terminus
eft communis, qui in materia có- pns eiusd particulari, ac proindé ambz
verificaci poffunt , cum non sint de eodem fubiecto 5 quot autem conditiones
rcquirantur, vt dug propositiones inuicem contracicant, vide Tatar. lib, 1.
Perhier.q. $.dubit. 1. & a!jos Summuliflas. - /,70 Centraria oppositio cft
SERUEnAD- tia duarum propofitionum vniucrfalium in-qualitate, vt omnis homo cft
albus , nul- Jus homo eft albus, & ad hanc fpeétát pro. "pofitioncs
indcfinitz, fi fint in materia ne- ccffaria,aut impofhbili , quia fic
zquiualét vaiucrfalibus , qux autcm
conditiones re- quirantur , vt duz fint contrariz, vide Ta- tàr cit.dub :. Lex ifiarum
eft, quod in nul. la materia poffunt an.ba fimul éffe verz,be 1é tamcn fimul
falfz in mate ria contingen- ti 1t patct in goes aeos jn materia ibili femper
vna eft vera ,& alia falfa,vt omnis homo eft ani mal, nullus homo cft
animal 5 non poffunt ambz fimul effeverz, quiaalioqui contra- di&toriz
poffunt effe (imul verz, nà fi duz allatz effent verz, etiam hz duz effent ve-.
rz,omnis homo cft animal, & aliquis ho- mo uon cft animal , cx vniucríali
fi quidem jua vera,nullus hono eft animal, N: ceiioferi ti culatis negans ,
aliquis ho- mo non e(t animal; poffunt tamen cffe fi- mulfalíz- in materia
contingenti, i.quia ex opofitionis vntucrfalis non re- &é inferturin tali
materia falfitas particu- hacfalía otrnis homo «ft al- bus, non fequitur hanc.
cffe falfam aliquis De oppofitione Cathegor. fimplic.. - $i homo cft albus;quia
pradicatum contingés potcft conucnire vni cx inferioribus fubie- &i, licet
non orrnibus : in neceffaria vero , aut im pc ffbili non poffunt cffe fimul
falís, quia in his prxdicatum cmmbus conucnit inferioribus,aut nulli . Scd
dices, contradi- Goriz in nuJla materia queunt cffe fimul verz,vcl
falfe,quiaafirmatiua totaliter per ncgátiuam rcmouetur , fed koc ideminco-
trarjjs euenit t€ hac propofitio omnis homo cft animal tctaliter per hanc
remoue tur pullus hon.o cft animal, & inter eas nul lum relinquitur medium.
Rcfp. a&rmatiuá vniuerfalem vt fic , non rcmoueri totaliter per negatiuam
vniuerfalcm, vt bcré bic no tarunt Complut, nam intcr omne , & nullü mediat
aliquis , atque ita vniucrfalis aff r- matiua, & vniuc rfalis ncgztiua vcré
babent medium interdum tamcn raWone materia, naturalis .[. vcl impe flibilis
mcdium non admittunt , vt patet jn exemplo allato in argumento, eadem .n.
ratione , qua vcrum eft aliquem homincm effe animal , veiü cft; etiam ratione
matcrie omnem homincm eff: animal, hinc dicimus in materia impof- fibili, vel
naturali duas contrarias non pof- fe effc fimul falfas , Subcontraria oppofitio
eft repugnantia duarum enunciationum particularium. in qualitate,vt cuidam homo
e£t albus , quidà komo non cft albus. Lex earum cít poffe cffe fimul veras in
materia contingenti 5 vt patct in allato excmplo : & ratio eft , quia idem
przdicatun non afbrmatur, & ncga- tuy de codem fübiecto determinato, aliter
effent contradi&toriz ,. Non poffunt tamen fimul efse falfz;alioqui
fequeretur contra- dictorias fimul cffe falías , nam cx falfitate pru reété
jnfertur falsitas vniuere- ,€o n.ipfo quod przdicatum remouce- tur ab aliquo
inferiori fubiccti, nó amplius . conuenit illi fubie&to vninerfal:ter
(umptos ergo ex his duabus fub. contrarijs aliquis homo eft albus, aliquis homo
uon cft albus inferr.nnirbz contradictoriz: fimul fal(z, omnis homo cft albus ,
& aliquis bomo. nó cft albus, tuni quía vc affirmatiua císet fal- f? nullus
hamo deberetefse albus, & fic negatiua tunc cfsct vera, Subaltcrea denique
oppofitio cft repe guantia dvarum p ropofitionü in fola-quan« titate,vt
vniucifalis af&rmatina cum partie lariaffirmatiua., ve! votuerfalis
ncgatiua ci part:eulari ncgatiua lx earum ett , " . fi vniucrfal;s si&
vcra, particularis etrá eri vera,non tamen € ee ga in atc ria * SR LI - $2 ——
Par Prima Inflit, Tract.IT, Cap.TI. neceísaria : ratio cft, quia ex vniuerfali
ve- ra poteft mferri particularis, non é contra, uia siprzdicatum conuenit
omnibus in. ertoribus fubiecti , conuenit etiam alieui ex inferioribus,non
tamen é contra,si con- venit alic::j, ergo omnibus ; quia non valet aliquis
homo cít albus , ergo omnis homo eft albus. Quod si hzc eft verz, quidam ho- mo
cft animal,crgo omnis homo cft animal, hoc non prou: nit ex parte forme , cumin
simili forma detur antecedens verum, & confcquens falfum, fed ex parte
materiz , uia eft neceffaria. Deinde si particularis sit fal(a,etiam
vniuerfalis erit falía,uon ta- men é contra, racio cít,quia si prezdicatum
xemouetur ab aliquo inferiori ,iatn non có- uenit omnibus , non tamen si
remouctir ab omnibus simul fumptis, ideó remouctur abaliquo determinato 5 quod
si contingat 3nterdum ex vniuerfali falfa fequi etia par- ticularem falfam,vt
in hac,omnis homo eft ris , ergo quidam homo cft lapis , id fol €x parte
materiz , quz eft impoffibilis. , eadem. n. ratione, qua impoffibile c(t om-
nem hominem efse lapidem , eadem etiam 3mpoffibile «ft aliqué hominé efse
lapide. 71 Quares an omnes fupradistzo sitiones sint verz oppositiones? kcfp.
fo- Tam contradidoriam , & contrariam efse veras oppositiones, non.autem
fuübcontra- riam, & fubalternaui, ità Tatar. x. Perbier. S. Primo (ciendum
, fcquitur Fonfeca is. dialect inftit.cap.6. Blanc: lib.e. £cét. 13. Arriaga difp.z.n.22. Amic.lub.:. & alij
quamplures, & eft exprefsa Arift. (cntenga » ier.cap. $.& 1. Priorum
cap. s. Ratio . -eft, quia veraoppositio cft eiufdcm de eo- dem, non nominis
tantum, necrei tantum , fed rci, & nominis simul, ergo quia (ubal- fernz
nonopponuntur fecundum affirma- "tionem, & negatione m , & pofsunt
amba - efse simulverz,& simul fal(e , vt patet cx lis caruni;immo vna
illarum, vniuer- is continet aliam', pus cftparticularis, funt quin. afserit
omnem bominé ese animal , cenícquenter afserit aliquem hominem ef- fe animal:
(ané non erunt veré, X in. rigore positz . Et parum xefcrt,quod vna sit v-
niuerfalis,altera pasticularis, quiain qusa- titate non datur. vera oppesitio,
& quanti- tasmaier minori non repugnat, quare füb- alterna dici debent:
pottus diueríg quanti- tatis,quam oppositas vndé , & contradi- rz ipfg non
veré dicuntur opponi xa- uantiratis vniucrfalis , & particula- one
qualitatis ; afrma- : "ET Ps - ; LEUTE Eu e doo zc tionis nimirum,&
negationis, falfitatis;&s yeritatis. Quia veró fubcótrariz, licetsmt affirmantes,
vel negantes , non tamen funt. de vno, & eodem fubiecto fecundum rem, fed
tantum fecundum vocem, alioquin non pofsent efse simul vere,cum de code fübie«
tio nó poffit idem affirmari,& negari, ideó non funt veré oppefite: vndà
quando dici- mus qwidem bomo efl albus quidam bomo non eft albus; cft idem
iubiectum in vtraque tà- tum fecundum vocem ,non tamen fecundü rem, quia; in
prima fupponit v. g. pro Pe- tro, qui eft albus, & in alia pro alio.f. Pan-
. loqui non eft albus . Quod si fuppenerent ys eodem homine yo non £i fub-
contrarie, fed contradictorie- propositio- nes, nam affirmatio, & negatio
de fubiecto singulari pertinet ad oppositioné cótradi- &oriam, vt diximus,
& facerent hunc fen- fum, hic homo eft albus , hichomo non cít albus. Ex
quo fequitur duas tantum effe Dn oppofitionis in rigore, .f.ccntradi- riam.
& contrariam, n his.n.folüquod — vnanegat, altera affirmat; nihilominus Pe-
trus Hifp. & ceteri omnes Summulifte in- ter oppositiones recenfent etiam
fubcon- trariam,& fubalternam ,eo/quod infertiant. ad conficiendam figuram
oppositarum, & quia fumunt oppofitronem late pro qua-- cunque
diuerfitatz,vt nomt Cafil.cit.cap.7:- m In finc eb[cruandum citfigna
quantitatis propofitionum, que fint quattuor omnísy nu!lus, quidam,quidam non
,ex quibus priora funt vniuerfzha, aljà duo pofteriora particularia, inter (c
haberc omnes oppofi- - tiones, qug in enunciationibus rcpeniri va- lent, nam
emn, e nwli«s funt notg-con- trarie, aliquis (p aliqui: mon , (ubcontrarie;
emmis, à aliquisnnlus, Cn aliquis nin, (unt fubalternz , demum emaus, o al
iguis non, ntllui n aisquis, contradicentess Ac ctiam in fi nis mixtis
ex.vniuerfali, & particulari fuo modo reperitur oppofitio, quia .n. alia
magis vniuerfalia, vt vterque , & neu- ter, ala magis particularia,.v£
alser, altcr non,idcó vterque, & neuter eppenuntur contrarie, neuter vero;
& sede fimiliter vterque, & alter nen, contradiétorie, alter vero,
& alter non, fubcontrarié , denique vterque, & alter ; autncuter, &
altez non, fibi]terné € übtur. -- — CAPVT VIL De Aeguipollemtia, y Conuerfione
catben M gericarum zov , 7 JE eene cxplicandas pro- pofitiones obícuriores C o-
HEEL .— LA dnnsddikensdüb i. — Au .— düiiiiteaà;EPERAHME o "gm LL.AI - De
equipollentia, eo conuerf. Casheg. fimpl. .dignofcendam vnius propofitionis ad
alte- - gam;cui gquiualetin fignificato ,etfi verbis confequentiam , &
definitur, duarum propofjtionum oppofitarum entia in (iguificato cb negationem
[u- rum parer »»el pollpofrtam , vel . fit diuer prapiftam, PM pte fimul vnde i
cs tio cfl, quz propofitiones oppofitas reddit in fenfu zquiualentes,cum .n
gnan- tisnaturz, vt aiunt logici, & collat , quic- quid poft fe inuenit,
hinc eft , quod fi inue- git propofitionem affirmatiuam; reddit ne- gatiuam, fi
vniuerfalem reddit particularé, & écontra,dummodo neganter accipiatur, .
& nonipfinitanter atque ita facit propofi- tiones oppofitas zquipollere ,
& diuerfi- modeé iuxta diuerfam difpofitionem illius . eirca fubiedum
illarum,nam przpofira fa- cit vno modo zquipollere, po£pofita facit equipollere
alio modo, & ideo ad digno- fcendam variam propofitionum zquipollé- tiam
tres folent dari regula hoc vao verfu contentz. Pra contradic, Pofl contra ,
Pra pique fuhalter ,— . Pra eontrad ic fignificat primam regulam, quod negatio
Prápofta fubiecto propo- fitionis,& illius figno, reddat illam [x có-
tradictoriz Agppollcueite vt hac omni: huno eff «lyus fit xquipollens huic
«lgwix Boma non ejf abut, fi przponas negationé, & dicas mon omnis bomo eff
albus , & fi huic propofitioni , aliquis homo non eft albus , puepons negationem
dicendo, nen aliquis omo non eft albus fit zquipollens fuz co- tradiétcriz, quz
cftjomnis homo eft albus; ratio cft, quia negatio, vt dicebamus , dc- f]ruit
onine, qnod poft fe inuenit, & oppo- ftum ponit. P»ff cemtre fignificat
fecun- dam rcgulam, .f. quod popeno poftpofita fübizé&o vniuerfalis
facitillam zquipellen- tem fuz contrariz,y.g. omnis homo eft al- bus, fi
poftponas negationem fubicclo di- cendo,omnis homo non effálbus, zquipol let
fuz.contrariz, qua eft, nullus homo eft albusJ& bac alia,nullus homo eft albus
,. fi Íubiecto poftponas negationem dicendo, 'nullus homo non cft albus,
zquiualet illi , omnis homo eft albus, quz cft fua contra- rjj. Prepellaue f
Lowe lignificar tertiam regulà, f. quod ncgatio przpofita,& poft. pofita
fubic&o facit illam equipollere (ub- alternz ,. vt omnis homo ett » sieius
fübic&o przponas, & poftponas negatio- nem e non ar bor o non v al-
zquipollet fue fubalterne;c jqui« homo c(t albus, & bec i fusil £qui- 53
ollet, si eius fubiecto preponas , & poft- phu negationem dier db n6 milia
ho- mo non cit albus ; vt autem facilius equi pollentia propositionum
dignofcatur , & memorie mandetur , notarum, feu signo« rü propositionis
aduertere debemus equi- pollentiam , que his versibus coatinctur, * nam illaex
ifta dependet. Non omni: ,quidam nón , omnis mon , quafi nullu; Non nwllu: ,
quidam, [cd nullus nom, valet omnis Non aliquis nullus , mon quidem mon, valet
omnis . Non alter , menter : netter non, pras fiat vier2y 73 Reflat tamen adhuc
difficultas de modo , quo fubcontrariz fieri poffint equi. pollentes , Casilius
càp.8. cum quibufdam alijs :nquit pro €quipollentia fubcontra- ,Hiarum
deferuire poffe regulam datam pro €quipollentia contrariarum;quod riimiruur
poliponatur negatio ; Ati regulam illam applicemus, inutilem effe patebit, accipia-
mus v.g. has duas fubcontrarias, q4/44m. homo currit, quidam licmo pon currit ,
fi nc— gationem poltponamus fubiecto prime di- cendo, quidam homo non currit ;
iam non erit equipollens , fed penitus eadem cum » fua fubcontraria , fi
fecundg poftponas nc- gationem, ncque ob id equipollendam cü prima adinuenies ,
fed fic c inutilis repetitio negationis diccndo quidam homonon, non currit ,
ergo ncgario poftpofita inepta eft pro equipollentia fubcontrariarum. Sed -
neque valet przpofita, nam fi prgponatur primz dicendo, non quidam homo currit
;. -Adem erit, quod nullus homo currit fi pre- ponatur fecunda dicendo, non
quidam ho- mo non currit, idem erit, quod omnis ho- mo currit. Neque tandem fi
przjonatur,, & poftponatur fimul;nam fi id fat in prima dicendo, ron quidam
homo non currit, ide . valet, quod omais liomo currit fi fiat in. fecunda, fi:
inutilis repetitio negationis . dicendo, non quidam homo non, nen cur- rit,
erge quocunque modo difpofita nega— tio nequit tacere tubcontrarias £quipollen-
tc55 bac de caufa Summulite communiter negant €quipollentiam m fubcontrafijs
re-- eriri poflc, it Sot. Iib.s fumm.c. Vil- E. lib.2.cap. $.Icz ne $.1
hom.C.18.Roc- cuslib 1. cap.14. Hicren. Pla. & alij... Scd cum
€quipollzrtia commuhitcz in« ter proprictates propofitionis cntimeretur. plan?
omnibus conuenire debet, pets ex S A »- $4 enitendum erit inuenire modum
applicandi vnam ex tribus allatis regulis pro equipol. fentia fuBcontrariarum,
y abfoluté ne- gare proprietatem hanc illis conucnire;po- teritigitur applicari
fecunda regula poft. ponendo n mirum negationem, non aduer- bialiter, fed
nominaliter. f.mwllum,vt aduer- tit Fonfec.cit.cap.7. & fequitur
Blanc.fcct. 18.fi .n. (ubcontfarieaffirmanti v. g. quidá homo cít albus apponas
poft eius fubicctü negationem sJ/hew faciet, banc qwid«m be- sno wullum eft
«lbum hec autem f uipollet Alli quád aon hem mon ef albus, & Tui fub-
contrarie negant pollponas negacionem zullum dicendo,quidam homo non nullum eft
album €quipollct affirmanti quidam ho- mo cít albus; Quod fi ctiam poftponcres
negationem verbaliter hoc mo-o quidam bomo non cft mon albus adhuc zquipollcbit
alfirmáti quiam bomo eff «lbu1, a que ità per tres prefatas regulas habemus
modum jnucn;endi equipolentiam in omnibus propofitionibts , & 74 Qi «ares,
an prepofitio affirmatiua de przdicato infinito aquipolleat negatiuz de
prz.'icato finito , & € contra , "ita quod ex vna poffit ali2inferri ;
vt Petrus non elt uftüs ,ergo cft ron iuftus, X é contra.Refp. quod Aritl. :
.Perhicr.c.: 1ta docuiff: vide- tur , namibi abfolute dicit ex negatiua de
przdicatofimtoiafcrri poffe afirmatiuam depradicato infinito , &écontra ,
tamen poftea 1 .iriorum. c. va c illam regulam li- mitat, quod ncn valetin
pradicatis com- pofies, nop m ualet , lap:s non eft lignum album,ergo eft lignum
non alburr: qnia 2f- firmatar hgnum in fccunda, qvod có affr- snabaturin prima:
quam limitationem ex Atitl. etià Scotus memorat i .d.4. q.1. ad 3. f. eA 1. fub
G, docet etiam non va- Jete in pradicatis fitmplicibus accidentali- bus arguere
à nesatiua dc przé:cato finito adaflirmatiuam de infinito v. g. Antichri- ,
ftus non eft crudelis, creo eft non crudelis , fe cunda ratione armata ccpulz ,
& redicati contingentis tmportat exiilen- tiam fubie&ti, vbi prima
deexiftétia fubic- &i nihil curat à fubdit tance poffe confe- entiam tenere
fi in negatiua arguatur cü eafiic ia fubicéti hoc Motte. 'Aünebriffus non cf?
crudelis ; & Antichriftus cft , erga cft non crudelis; vnde o1:a in
prépofitioni- bus in materia neccffaria , vel remota non Jute confequentiz ex
na ad alizn,v.g.ho- mo non eft anirral crgo homo eft non zni- .bus,& impe
Pars Prima Infhit . TraEl-H. Cap.V1I. — ^mal,homo non cft lapis,& hec eft
corraiuc nis do&trina Sun mul;ft. Tatar. tamen]ib.z. Perhier q.1.$.4ubtatur
primo, inquit, quod etiam in pradicatis fimplicibus accidétali- bus
confequentia tenet à negatiua de prz« dicato finito ad affirmatiuam de infinito
, quia licct album v.g. aut nigrum phe €xiftentiam fubicéti , non tamen illud
ne- ceffarió fupponit non album,& non nigrü , immo funt ncgationes extra
genus conue- nientes indifferenter tàm «nti , quam non enti , vnde dum dicimus,
Chymeranon cft dr Chymcera eft oon alba, fenfus cft, quod Chvmcera cft ens ,
vc] non ens, quod €ft non album. , & hzc doétrina videturà Scotoinfinuata
1.d.28.q. 1/6 4d arg. bwins quail ionis, vbi ait in fimplicibus afbrmati« vam
de pradicato infinito fequi ad nega- tiuam de przdicato finito, vbiillud predi-
catum infinitum fignificat negationem ex4.— tragenus ; quid autem fit neganio
in ge» nere , Kextrágenus , & quomodo dif- ferant OE Doétor cleganter p. d.
23. - . vn. LJ v H:nc fententiam. fequuntur quicunque affrmant nomen infinitum
vcrificari tam de his,qua funt ,quam quz non funt iuxta illa, quz docuimus de
nom:neipfinito c. 1. hnius trac. & fuit doctrina Arift. ;, deinterp. c.1«
dum inquit. sem beo nem efl mtmen,quinfi- militer in quo! ibet eft Ge quad efl
v qucd mom eff , & probatur ex raticne ipfius nominis ii finiti, quia hoc
ncn ponitiníübiecto nift. — negationemillius,cui adiüngitur ncgztio . fed
negatio, vt venficetur , non cxigit exi«. " flentiam,aut poffibilitatem
fubic&ti , quia nihil prorfus ponit in coergo,& c.& ita «6- tiunt
de ncmineinfinito antiquiores om-- nt s Boet. Ammon.D.Tho.1:. de interp. c. x. & reccntiores feré emnes ibidum To]
Ruu. Amic.&alij ; & videtur ctiam ita fentire Scot.:.Perhier.q. $.in
fine; vbi ait 2fürmati- uam de przdicato infinito tot modis vcri- Écari , quot
ncgatiua de pra dicato finito , €ffe .n. nog hominis non plus ponit, quam non
effc hominis * Sed obijcitSotus lib.s. Surim.c.1.nomé infinitrm non verificari
de ncn cxifienti- ibilibus,quia fecundum regu- Jam Scmmulift. propofitio
a&rmativa de, EO nen füpponente , .i. non cxiftente cfi falfa;&
1.prio.c. vlt. docct Arift. valere confccucntism à propofiticne de 5 2diacé-
Qum .€n cxiftcrct quia eft z.adiacens dicit , -. requiritur exiftentia
fubietti, vajebitabfo- — tc &d 2 adisctns , ncn valeretaüt,fifubie- —— - |
exif etiani fubicái, Addit ATA tr £. E E^ T LAE - (y tht — adiacente ad z.1 De
equipollentia, eo conuerf- Cathegfimpl. — 55 fe. 3. quod licet poffit de
chymera - dici, quod son e/ homo Eo tamen zs po- tcít,quod eff sen bomo ,quia
id fiznificat eí- Yealiquid , quodnon fit bomo , hec.n. ne- gatio confuse dicit
omnia alia ab homine , €himera autem neq. eft homo ; neq. aliquid ab homine
diftinctam . g.Regulam illà Summul. valere tantum án propositionibus
accidentalibus , in qui- bus copula vnit fubiecto Formam aliquam positiuam
fecundum actualem exiftentiam extremorum,non autem in propositionibus
neceffarijs, auc illis , quz simplicem enun- ciant negationem, & nihil
positiuum po- nunt in fubiecto , vt eftpropositio confti- tuta ex nomine
infinito , sic etiam cum ait Arift. valere confeq. à propositionede 5. uitur de
illis propositio- Ribus accident?libus, quia accidens nó po- teít conuenire
fubiecto , nisi exiftenti. Ad Arriag. falfum eft
nomen infinitum , vt sos bomohgnificare omnia alia ab homine,quia formaliter
aon fignificat , nisi negationem - rei fignificatz per nomen, cui adiungitur :
poteft camen concedi, quod illa omnia con- .. notet materjaliter tanquam fubieéta
, qui« bus applicari poteft. ' ^75 Conuerfio propofitionum eft per ex- .
trémorum commutationem fubiccti in prg- i ; dicatum , & przdicati in
fuliectum. vnius ad aliam neceffaria. confequentia feruata cadé femper
qualitate,& veritate, .i.quod maneat copula aflirmatiua, & negatiya
vtro bique, & vtraque fit vera, vt v.g.aliquis ho mo cft animal,fic
conuertitur, aliquod ani mal eft homo ; propofitio , quz conuerti- tur, dicitur
conuería, altera , qua ex illain- fertur, & in quar. conuertitur, dicitur
có- uertens . Triplex folet affiznari conuerfio, fimplex ; per accidens , &
per contrapofi- tionem,prima fit, quando nec quátitas mu. tatur, nec qualitas,
& ideó dicitur conuer- fio fimpliciter,totalis,&z mutua, & hoc mo-
do duo propofitionam genera conaertun- tur , vniuerfalis negatiua in
vniuerfalem iuam, vt nu!luslapis eft homo , ergo homo eft lapis: &
particularis adir- matiua ia particularem aff rmatiuá,vt quida homo eft
animal,ergo quoddam animal eft homo.$ conueríto fit mutata quan- tirate
vniuerfili in partic » &fic duo um genera, conuertuntur, vni. alis
affirmat.ua in Nen affir- matiuam,vt omnis homo eft animal , ergo aliquod
animal eft homo, & vniuer(alis nc- gatiua in partic avt nullus homo eít lapis
, ergo quidam lapis noa cít homo, & ideo dicitur conueríto partialis ,
& non mutua : vbi nota vniuerfalém a&r- matiuam poffz etiam fimpliciter
conuerci in terminis coaaertibilibus,vt omnis homo eft rationalis , ergo omae
razioaale eft ho- mo , & vniuerfalem negatiuam pof: íim- plicitzr coauerti,
& etiam per accidés,quia particularis continetur fab vaiuerfali .Ter- tia
fit,cum iafiaicantur extrema, &ideo di- citur per contrapofitionem;quia fit
per ter minos infiaitos, qui fiaitis cotraponuntlr , & fic conuertuntur
vniuerfalis affirmatiua in vniuerfalem affirmatiuam,& particularis
negatiuaio particularem negatinam, vt om nis homo eítanimal,ergo omne non ani-
mal eft non homo , aliquis homo non eít albus, aliquod non album non eft non
ho« mo , & proprié non eft conueríio ( nifi fe. cuadum fenfum )-qüia non
manent extre4 ma eadem. 76 Regula communis omnibus conuer- fionibus vt bené
fiant, cft, quod in vtraque propofitione, .i. conaer(a , & conuertente,
feruentur femper eadem fuppo fitio,X aliae terminorum atfectiones, propterea
vitiofaz funt hz conuer(iones;aliqua fpecies citlco, »: ds aliquis leo eft
fpecies;ali quis dormiég eft excitatus;ergo aliquis excitatus cft dor. miens in
prima.n.variatur fuppofitio;ia fe- cunda variatur ftatus, fic de alijs;vt veró
hzc omaia faciliss intelligantur quattuor vocales defignate funt. A. E, I. O.
quarum rima fignificat vniuerfalem affirmatiuam, ccunda vniuerfalemnegatuiam,
tertia par ticularcm affirmatiuam, quarta particularé XM a quod his carminibus
exprimi olet . "Afferit A, negat E, funt
vniuer[aliter am- - 3, "Affert. I, negat O, [amt particulariter am- be Ex
his vocalibus quiba(lam adie&is cá. fonantibus pro iacegritate dictionum
tres fnat conftitutz dictiones Feci, Eu, 4/fo,in gut omnes comprehenduntur
conuer- ones, &his verfibus indicantur. Feci fi splicster comuertitur, Eua
per acctys "Alo per contra, ic fit comazrfin tota. ud ly Feci, d:notat ,
quo. vniuerfalis. negatiua , & particularis atfirmatíua fins pliciter
conaertuntur, E««.figi uod vniuerf;lis negatiua poteit etiam per acci- dens
conuerti , vniu?rfalis autem affir.mati « ya per accidens folum loquendo
vniuerfali-.- ter. Aff demum fignificat , quad vntuerfa-
LA s $6 Pars Prima Inflit. fis afirmatiua, & particnlaris negatiua có-
uerti poffunt per contrapofitionem. Ob- feruandum tamen eít in conuerftone fim-
plici, quod fi praedicatum implicité conti- neatar in copula, vt accidit in
propofitio- nibus de z.adiacentc , tunc refolui debet verbumin füum
fignificatum hoc modo , omne animal fentit,ergo omne featiens cft animal, equus
currit, ergo aliquod currens eft cquus : in propofitione vero conftante
terminis obliquis debet etiam fieri aliqua circamlocutie hoc modo , vt v.g. hic
liber eft Petri, ero aliqua res Petri elt hic liber. Quares quomodo conuértantur propo- fitiones
fingulares, ac indefinitz ? Rcfp. quod conuertütur fimpliciter, vt v.g. Petrus
currit conuertitur in hanc ali- quod currens ef! Petrus idem dicendum de
indcfinitis, quarum fubie&um eft terminus communis fimpliciter fupponens ,
& pro fuo immediato c penc animal eft ge- nus, ergo aliquod genus eft
animal ; homo e(t fpccics, ergo aliqua fpecies eft homo. CAPVT IX Deoppo[ttione
, aquipollentia , & ecnnerfione catbegoricarum madalium , ac etiam
hypotheticarum , 77 Cy in modalibus attendi de- Mon- bet penes modum, fi nimirü
fue- ric vniuerfalis , aut particularis . affirmati- uus , vcl negatiuus,
diximus autem fupra cap. 5. quod seeeffz eft modus vniuerfalis , afhrmatiuus,
vnde affimilatur figno omni: impo [fibile eft modus vaiuerfalis negatiuus,
&aflimilatur figno mellu; : contiwgen: au- tem feu poffibile cft modus
particularis af- firmatiuus , X affimilatur figno «ligwis , & candem
foffibile nan , (cu contingens wn eft modus particularis negatinus , &
affimila- tur figno «ljgwis mor, quod brcuiger his ver fibusexprimifolet. -
Omnis nece[fevalet Anpoffibite nullus, poffibsle quidam , quidam mon, potfibile
na, Cumigitur hi modi per omnia affimilé-. tur radiis fignis,confimili ctiam
modo contingit in eis oppofitio, & ideà ficut có- trariantur ops»/r , &
malls , ità »ecafe, X smpoffi bile , & ficut fubcontrariantur 44/44, K
quidam non , ità fübcontrariantur peffi- bile, & piis non , & rurfus
ficut contra- dicunt sallus, & quedam , omues, quidam » »,icà contridicunt
swpoffible , & poffi- lile, (ed contingens, item neceffe, & poffbi- le
ntn, fin cemt,npens, non , E tandem licut - Tratl.H. Cap.IX. — omnis , &
aliquis nullus, & «liquis mon fub" alternantur, ita etiam p d ,&
pfihiles, fou conting mi, ac mpo[fnle, & poffssle mis feu comtingen: non ,
Excmp'um fit in moda- lide di&o fingulari , vt respercipiatur fa- cilius,
contrartz fant , Petrum currere impoffibile , Petrum currere eft neceffe, quia
prima eft vniuerfalis negatiua, fecun- da vniuerfalis affirmatiua ;
contradictoria (unt Petrum currere eft impoffibile , Petrá currere eft
poffibile, feu contingens , quia hac eft particularis affirmatiua illa vniuer«
falis negatiua ; fübcontrariz funt , pofibile eft Petrum currere , poflibilenon
eft Petrü currere, quia ambz funt particulares , prie ma afirmatiua,altera
negatiua ; fübalternze demum funt neceffe eft Petrum currere , offibile eft
Petrum currere, quia ambae unt afirmatiuz, vna vaiuerfalis , altera par
ticularis. Pariter in modalibus diuifis vt fiat oppofitio, attendi debet.
quantitas mo di , &fi faerit modalisdiuifa defubie&to — communi debebit
etiam attemdi quantitas — didi, Vtautem dodrinahzc de oppofi- — tione horum
modorum facilis percipia- tur, hocíchema proponitu r. — ^ — ———— ————— ———— o
Mo | necefie | Contrary) | née e ac T Ow. Tu En - e M. - » à - 3 C, QUAS vl I»
" 2g SV t t " 9 4 ab E] P d 9, e m z € 7 z - ————— .. 23
JEquipollentia in modalibus fit ficut C P eie tieni negationem - x vel
poftponendeo, vel przponendo, X polt- ponendo fimul , tunc autem in dod Jibus.
Paper negatio , gei negatur -— us, tunc poftponitur ndo negatur dt- Gum,tunc
demum pollooniti & [e tt nitur,cuni negatur vtrumqüe , conttituen- don
negationem ex dici& mo . di fianul;
v.gcha funccoltradidoria pote ex fibie cit Petrum currere? impoifibilc cit Pe.
adeo 2 "ad. a De eguipollentia, 69) coniuesf-Catheg-fompl. — $7 trür
currere, fiin prima negationem pre- ponas dicendo , non eft poffibile Petrum
currere, tunc zquipollet fecundz, quod fi
fecundz przponas negationem dicendo , non eft impoffibile Petrum currere
, ftatim zquipollet prima, fic etiam contrarias , X fobabemas zquipollentes
inuenies, fi alias regulas applicabis . Vt autem iuxta przdi- &as regulas
quifque dignofcere poit. op- positionem ,& zquipollentiam modalium, .
aifignar folent quattuor dict ones. Pwrgs- - rea, llliace, Amabimus, Edentuls,
in quibus notandz funt quattuor vocales A.E I. V. ' fam prima indicat
propositionem modalé -af&rmatiuam de dicto, & modo, fecunda ne- gatiuam
de dicto ,. af&rmatiuam de modo , tértia afürmatiuag de dicto , &
negatinam de modo, qüarta negatiuam de vtroque", quod his exprimitur
carminibus . si Defirnit V tofum y fed A eorfirmat vtriia; ^ Deftruit E ditum
,defirmit I 4; modum. .. Anfuper in ynaquaque ex. fupradictis di- &ionibis
quattuor reperiuntur. fyllabe . quarum primain sisguiis.petit modü poffi- - bile,
fecunda Lm ye » tertia impoffibi- —- — . : (1 Pur. $5. | pu. Fettum nó eurere
nó e(t poililsile, | - e re- ni Petrum noa currere e 2n £ofrere eft. necefle
fbile * Yes 132354 —— MÀ ITE YU. 2 1:Ó aMroA A 3t ; WE TAE -0 78 eu dila E ido
t^tas) "p. ES ot E ici ab 38, Boro :oodobapduiot A9. . B. 5 : : ' idit 8
aro sifaoeustáun ; | íi 8 1 -* 0:23 o 1586 209):252550G€9 du : 2 " ALS s
iy: PLA id pirrümcurrrscftpolmbile ^ ^ Ho -. Pcttum non curr*re eft poffibile *
; ^ Weuumcwreei contingens 5]. 573 20 Peirüm non currete eít contingens Au. Bop
ulrrer: non eftimpolibile| .Subcontrarig —|'^ Petr nó currere n6cft smpodisbile
i Jer genis Sàg cutcu. ni ef aleeds C mus Nib4 qu "Aem quio nan ofi eie E
" 4,77. Conuerfio tandem modalim eftea-
uerfione fimplici in hànc co nuertitur , ali- P deni feié; ic conuerfio
impheiuml;mam ge- — quod' album effc hominem eft poffibile , & » .
féraliter loquendo conuer ratione fic déalijs, alia de modalibus mifi faci-
. ' $i; nohratione
modi, vnde regulariter modi imiariati manent tàm in módali cóm- pofita; quàm
dülifa , & fola dicta variátur, * Wideo ull im affiznatz pro conuer- — .
Pone fimplicium inferüire modà poffint pro conuérfione ft;odalium ,& fic
hzc vni- verfalis aftirmatiua omnis homo nec rakkidens : & hec particaliris
a£ tli afiquem homiachs CC Spon b Pctrü non curzere ná gem Contratix . THtanimal,quz tft modalis diuifa,conu |
mutcrne s M le,quarta neceffe; vt autem red ex his di- &ionibus
conftituatur fisura' modalká qua- tuor etici debent anguli, itauc in duobus
fuperioribus sint Pwrpsre« , & fili«ce cum modalibus eis correipaa E iiic i
in- ferioribus J4ma«bimps , ac Edentuls , sic .n. facile dignofces
oppositionem;& equipol- -entiam modalium , omnes.n. propositio- nesfub
eadem dictione contentz [vat in- ter fe zquipollentes, contente vero fub di-
uers;s dictionibus inuicem opponuntur, n& propositiones , quz fiunt in
Purpose & Illiace opponuntur contrarié,qux in Ama- bimus , & Edentuli
fubcontraric, qua in Purpurea; & Edentuli., ac pariter , quz in llliace ,
& Amabimus contradictorié , & tandem, quz fiunt in;Purpurca , &
Amabi- mus;& similiter,qua in illiace , &Edentuli opponuntur fübalterné
. Ad cuiusrei maios rem intelligentiam pro Tyronibus propo- nimus hic figuram
conflruéctam'n didis de termino singulari pro modalibus compo- sitis , quw
vtinferuiat pro diuisis conflitui debet in distis determino communi, 4 , i — —
— —— ;j Petrum currere no 3 cft po Yibile Pet rum curr;re non eft co.:tingens *
Petrum currcerz eft impo lib.le ' €€ Petru m non currcre eít necetle ono teda
tcd oris at li mus,vt inutilia & potius deterrentja Ty- ronum ingenia quam
iuuantia; folum tra- - "demus régulam iu fine. cap. eas reducendt ur Sh
" pofitioni: .,58 De Hypotheticis verà propofitioni - tie Rud cir dion
cina faber rro- phd er i liftis in nifi oppofitio contradi&toria folet a(-
B onc- tjonem toti propofition; taut. cadat fü- g rcopliem Spe principalem, vt
v.g. Si Petrus Budesoitdedussconzadii hic, Non f Stadt, ert dochunegbgpadic
hoc, Nux "d $8 Petrus ftudet erit doctus , & ità przfertim Delphinus
adnotauit de interp. cap. de prop-oppof.vbi proindé negat poffe hypo- theticas
contrarié opponi , (ubcótrarie aut fubalterng.Sed quia cap.cit.diximus copu-
latiuas,& difiunctiuas quodam modo pro- priam habcre quantitatem, quia e»
cft nota vniuerfalitatis , vel eft nota particularita- tis,nam fi dicimus,&
Petrus ftudet,& Pau- lus ftudet,frzc propofitio reddithunc fen- fum vterque
ftudet;hoc autem fignum mix- tum redi e vniuerfalitatem, vt dictum eft cap.7
infine; fi vero dicimus , vel Petrus ftudct, vcl Paulus ftudet , hzc frorodiid
reddit hunc fenfum , alter illorum ftudet ; hocautem fignum notat
particularitatem 5 Hac de caufa 1n copulatiuis, & difiunctiuis preter
contradictoriam aflignari etiam po- terit oppofitio contraria, fubcontraria ,
& fubalterna , qualis reperitur in fignis mix- tis,quibus zquiualent;ifta
igitur, & Petrus. findet Po Paulus finder , erit contraria huic, pec Peirus
Hudet ,nec Paulus fludet. , quia rima eft vniuerfalis affirmatiua cuius js us
eft, vterque ftudet, fecunda vniuer(alis negatiua, cuius fenfus eft,neuter
ftudet: ex dictis autem c.7. hac figna opponuntur c$- trarié:erit veró
contradictoria huic,vel Pe- trusnon ftudet,vel Paulus non ftudet, nam fenfus
huius eft,quod alternó ftudet, quod eit fignum particulare negatiuü : & fic
etia adinuenies oppofitionem fubcontrariam , & (abalternam , fi
coafideraueris oppofi- tionem fignorum mixtorum c.cit. expf/ca- tam,&
examinaueris , quibus eorum zqui- ualat hypothetica latiua, vel disiun-
&iua, vide apud Cafil lib.z. tra&t. 2. cap. z. : de oppofitione harum
hypothe- ticarum , )/ De JFquipollentia hypotheticdrum parü curant Summuliftz ,
tum quia non omnes propriam habent fitionem , & confe. quenter neq;zqui
tiam; tum quia ze- quipollentia inuenta eft ad declarandam O bícuritatem nubem
alicuius hypotheticis obícuriores vtique r ropofitiones de nouo ' atin orent »
quam il. pro quarum declaratione fizrent zqui- pollentes. Sic etiam de
conuerfione €arum funt admodum folliciti , quia in hy- potheticis non v. , nam
f conditionalibus conuerti nequit conditio. in conditionatum , & in atiuis
, & di. siunctiuis identitas terminorum feruari nó. oteft , cum sint
diuerfz iti Pars Prima Inflit. TraflI. Cap.IX.. & idco de fola
cathegoricarum cormersio- ne dcbemus effe follicitt. " $1 Quares, quz
regula sit obferuanda in reducendis modalibus ad fuas de ineffe ; Refp. reduci
per officiantem de ineffe hoc modo , prius Formari debct propositio de ineffe
implicata in modali,deindé oftendcn- dum eft, quod illi conueniat modus in pro-
positione modali positus, hoc totum decla ratur exemplis , hzc modalis
composita , contingen: eft. Petrum currere,reducitur sic ad fuam deineffz, bac
prepofftso, Petru: cur- rir ,e[l contimgen:, & ilta vocatur efficiams il.
lius modalis,quatenus inferuit, vt peream
. probetur dcineffe in modali implicatz , .£ Petrus currit,conuenire
talem modum , .f. cotingentizs Sic etiam hzc is diuifa petrus nece[farso efi
bomo. , ità reducitur fuam deineffe y aber bac pro» gofitio, Petrus mo ,eff
necefiaria s itaque acini modalis ad fuam deineffe fuf. ficit yer officiantem
oltendere , quod dei- neffe in modali veneno talis modus,qui ih modali ponitur,
: CAPVT X - - De propofitionibus expomibilibur 8o — dps dfolubilibus. uem $z
pigsene exponibiles dicuntur illz,quz ratione alicuius figni ime — portantis
fenfum obfcurum pluribus pro- pofitionibus debent exponi , & declarari ,
qua ratione illz dicuntur exponibiles , iftz exponétes;funt autem triplicis
generis ex- clufiuz ,exceptiuz ,& redigit fccü- dum quod conftant fignis
exclufiuis,exce- tiuis,vel acr situm iR e ex nor gnorum explicationc pendet
propofitio- ape i rp intelligit » cum fatis- fuerint explicata trac.przced.cap
12.mo- dà de exponibilibus propofitionibus nihil momenti (upereft declarandum ,
nifi cuius fint geaeris ; num .f. fint oricz , an potius hypotheticz ? Refp.
formaliter effe cathegoricas; fed virtualiter bypotheticas, quatenus exponuntur
per plures cathego- ricas,quaz faciunt vnam b cam co- pulatiuam,aut
difiundtiuam ,aut coaditio- nalem,vclcaufalém iuxtà. copulatiuam theticam Perrw;
eurrit readiness P ; T«f ye. 4 eft rsabites vene edlen ie bemo ef ratA ——. ;——
esrrit , exponi ris. plicatiua , vt&e- wf rifMlug üccecatem dnargumcento ;
De propoftt.expowibil. infolubilib.
risidicuntur ergo virtualiter hypothetica, €o quia virtute continent
hypotheticam , & ci zquiualent in fignificando Tatar.tame trac.1 3.com.1.$.
fecundo fciesdwm conten- dit ex ponibiles not zquiualere hypothe- ' ticis in
fignificando,fed tantü in inferendo. : $3 tur etiam in iftis oppofitio
contraria, íübcontraria, contradictoria , & terna , quarum figuram ;
velrotulum (vt vocant) contextum afferunt. Tatar. or vg cie rr c.1.& alij
Sum- muliftz;(ed grauis eft diflicultas de (fructu: xa contradictoriarum aiunt
n. in. exclufiuis bas inuicem contradicere fats Petruitur sit, non tantum
Petrus currit , quod non vi- detur bené di&tuni , cum ambz poffint e(fe
falíz ex hypothefi,quodnon currat , fic .ri. falía eft prima;vt de fe
patet,;item & fecun- d3,quia ex hypothefi nec folus currit , nec ... eum
alijs sffociatus.Sic etiam iftz duz funt falfz Tamium eff malus , mon tantum
Deus. eff malui quia ifta fic refoluitur Dewz efi malus , & aliquis alius
prater Deum eff salu, Ref] t Summulifiz in his pro- pofitionibus femper
fecundam cffe veram, nam illa som tawtum Petrus curritità expoó- qitur-yel
Petrus non currit vel aliquis alims eurrit quare Petro non currente , fi tamen
alij.currant , verum eft dicere mou tentum Petrus currit; vndé de rigore
fermonis con- cedunt etiam illam, vt veram , won tantum Dens eff malu:,quia non
eft refoluenda , vt dicebatur , fedin rigore logico ità debet €x poni , vel
Deus mon eii malus, vel «liquis ulus efe malus. Ratio autem ,cur1tà refolui
dcbeát iftz negatiuz;eft, quia propofitioni copulatiuz contradici debet per-
difiundli nam de partibus contradicentibus,.i.fi par- tes copulatiuz funt
affirmatiuz , partes disiundtiuz effe debent negatiuz, fi autem copulatiua fit
de vna parte affirmativa , & akera negatiua, prima pars difiun&tiuz
erit negatina;altera affirmatiua ; & ideó cumin calla exclufiua ratw» Petrus
currit equi ualeat huic copulatiuz, & Petrw: currit, & memo aln eurrit
li bené contradicetur di-- cendo ,vel Petrus mon cu rrit;vel aliquit alius
ewrrit , Verü doctrina hzc multum difpli- cet Hurtad difp 4.Summul. fc&.14.
& Ar- riag;m.z8- qui nullo modo volunt illam ad-. Saec ihr, ge uite ecu i,
vt zquiu tua D ben cencluduac il- hs sg Sep Rear ea tantum; atque ide? cffc
fimul fal(as; cur autem fint contradictorig,ip- : contrariz potius,quam $9 fi
de e copitür;fed quia liseft denomi ne, & modo loquendi, non vltra
profequi- mur; teneas, quod maps placet. $4 Propofitiones infolubiles dicütur
que nullo modo exponi poffunt , vt in aliquo fenfu veritatem habeant , quia
ipfzmet fe falfificant, ac fuam deftruunt veritate, hoc autem toties contingit
, quoties cx ipfa- met verificatione propofitionis , .i. quod ità fit, vt per
ipfam fignificatur, fequitur , qued fit falfa, vt fi dicatur, smwlla propofítio
eff négatiua; nam cx co, quodità fit, vt per ipfam enunciatur , feipfam
deftruit , & fal- ficat;cum ipfa fit negatiua, eadem ratio- ne hac etiam
feipfam deftruit, Gmwis pro- pofítio eff megarima, cum ipta fit afrmatiua ità
Tatar.tract.infolub. $. /éqwitwr de ver;- t&te, vbi propofitiones (eipfas
falfificantes ait effe duplicis generis , quzdam .n. feip- fas per fc, &
immediate falfificant , & nul- locafu pofito, vt allatz; quzdam per acci»
dens folum ; pofito nimirum aliquo cafu , m aliàs in fe poffet effe verz , qus
claratur exemplo ; f rri etrü có- ueniffe cum Paulo de dádo illi equo,fi pri-
ma propofit s L v» ipfe Paulus pr rit, fit vera, & quod prima tio lata a n
fit fa verra m dabit wit equum ,hxc propofitio, quz aliàs poffet ef- fet vcra ,
boum falfificat ex ar pofito , quia conuentio procedere non poreít de
propofitione , qua fit dcftru&tiua pati , qua'is eft allata . : Quazres,
cuius generis fint propofitio- nes infolubiles, an cathegoricz, vel potius
hypotheticz ? Videatur Tatar. cit vbi fol- uit hoc Tee .& mylta dicit
curiofa de infolubilibus,quz quiz non funtadmodum neccffaria, dimmitimus; hoc
folum eft ad- uertendum, quod propofitiones infolubi- lesquocuzque modo
fefalfüficent , funt fimpliciter EA licent habeant veri- fcationem, & ità
fit, vt per illas enuncia- tur , quia tamen exhoc ipfo ftatim fale redduntur ,
non poteft verificatio illa dici veritas fimpliciter, & abfoluté, fed
potius falfitas, quia cx vero fimpliciter nunquam Ícquitur ex dicend,s tractat.
fequet.. Cap.3- Ho: TRA 6o TRACTATVS: ir. Dc Argumentati one; & cius af-
fcé&ionibus. Quid , € quotuplex fit aggumentatio, Cap. I. 85 1C füpponendá
eft ex lib. | RN. deanim.triplice «ffe intel Icétus operatione , prima eft
fimplex rerü apprehen fio, qua nimirü res appre4 bendimus nihil de illis
armando , vcl nc- £ando ; fictrt oculus corporcus nihil affir» mat , vel negat
de colore , quem vidct ; fe- curida vocatur compofitio , & diuifio , &
commürii nomine judicium , quia per cam jntelle&tus iudicat de re
componcndo , aut diuidendo, i. affirmando , vel negando ali^ quid de ipía , vt
cm cognita hominis na- türa iudicat ipfum effe animal, & non effe lapidem.
Tertía vocatur diícurfus , feu ar- gumentatio, & ratiocinatio , per quam
.f. jntellactus progreditur à cognitione vnius P cognitionem alterius,vt cum
cognofcit omine effcanimal, & ex hoc infert , quod elt (ubftantia.Oratio
igitur vocalis,aut feri pta qua huic duplici cognitiom fubordi ^ patur quarum
vna infertur ex alia , voca^ tur dií(curfus , & argumentatio, c ideo de-
finiri (olet,quod fit, orat/e, 4m qua y wm ex alis deducitur, vnde colligitur
tria ad argu- gentationem conuenire; are ce dem; , q et illa propofitio e a
alia fequitar , eonfequen:, , quod ait illa propofitio ; quz fcquitur, &
moram ilatiopis , qualis eft por- , ticula ergo, vel seitwr , aut alia fimilis,
per quam denotatur effe connetum. confeques rrr edente , vt v g.Sol cit , ;ergo
Ex quo patet confequens à confequen- tia valde differre, nam confequens cft
pro- pofitio,qua fequitur polt notam itlationis; confequentia veró eft illatjo
illius , feu ha- bitudo.antecedentis ad confequens , vnde eum óptima
confequentia ftare potcit fil. fitas confequentis,vt (i dicatur homo eft z-
finus, ergo homo cft irradionalis . Et hinc €ft,quod diuerfas habent quo ue
ditfcren- tias diuifiuas , nam conícquens dividitur in verum;sti falfum; non
fic confequentia, fd ;n bonam , & malam; ratio cft , quia confe- quéntia
non cft propofitio , ad quam folum Pars*Prima Inflit, Tratl. III. Cap:I.
pertinet verum, & falíum , í ehe ; aut negat, fed eft connexio illatiua
propo- fitionum, ad quam pertinet debita difpofi- tio , & conueniens
connexio ; conueniens autem, & inconueniens faciunt bonum ,vcl tnalum , non
verum , autfalíum ; Confe-: uentia bona eft ; inqua vnum exalio re- e infertur
, vt Petrus efthomo , ergo eft ; animal : mala , & vitiofa é contra eft ,
cun vnum ex alio non rité infertur , vt Petrus, eft homo, ergo dies eft , vndé
veré, & vai-- uocé ríon cft confequentia , vt notat Tatar, trac.6. COm, 2.$
, tertio: fciemd um , cum. de. fa&toin ipfa vnuntex altera non. infera-:
tur , fed folum apparenter , & zquiuocé quatenus duplici conftat enunciatione
; &. nota coníequentix. Yer $6 Duplex'eft argumentatio , redta) &&
vitiofa, re&a;et , quz bonamcontinetcó- fequentiam; vitiofa, quz malam , x
ide — — ficut malaobfequétiaabfolutécenfequé2 —— — tia non eft dicenda , fic
vitiofaargumentae —— — tio nuncupari nequit i. priorum c, $. & t«——
Elench.c.t Rurfus argumeritatio pa ind verdinfert, duplex cft. materials, &
ettilo — — la,quzconfequentiammaatérialem comti- —— net, X formalis, qua
nimirum continttcü-. - fequentiam formalem; Confeqaentia mae — — tcrialis cft,
quz vniuerfaliternontenetfed — — hic, &puncfantum ratione materiz , im — —
qua fit ,|eu rationc cermindrum,cx qubus — » argumentatio conjtat,v.g. hec
confequena — — tia.Omnishomo eft animalrifibilez ergo — omne ani ifibileefthomo
, nontenet — gratia, formz, hzc.n. eadem difpofitioar-" —
gumentationisalterimateriz applicatanó — — infer conclufionem , vt v. g. omnis
homo eftvimensfentigns,ergo omne viuenssé- ——— tiens cft homoffed tenettancum
gratiama —— teriz, quia nimirum fit'in terminis conuer^ - tibilibus. Confequentia
formalis eft , qua vniuerfaliter tenct in uc materjà etiam falfa , quia
conlequens infertur ex antecedenti gratia forma .i. ratione fitionis
extremorum, taliter vt eadé difpo: fitio x. Aun, cuicunque materia ialerat
conclufionem, yt omne animal eft fubftatt- tia,omnis homo eftanimal , ergo
omnis es a am ar hzc enim eadem difpo itio applicata cuicüque materiz etiam ime
pofi:bili conclufionem infert, vt v.g.omne animal eft lapis, omnishomo efl
animal,er -go enis homo eft lapis : vndé regula ee- nerzliseft , quod quando
feruata eadem forma;n alia materianonhabetur veracó- — €lufto, talis
confcquentia non cft formalis, irà 4 , - liinferatur immenfitas , q Quid, e»
quituplex fit argumentatio. $tà
communiter exponunt Summuliftz có- fequentiam materialem, & formalem,pra-
fcrtim Tatar. tract. 4. declarando quatuor modos prime figure , iuxta quam
expofi- tionem volunt quamplures folum fyllogi- Ífmum effe areumentationem
formalem , quia in co ratione forma fyllogifticz nun- quiam negari poteft
confequentia , ceteras veroa tationes effe materiales , ità Ponc.cap.17. vndé
Tatar. cit. inquit ; quod nulla confequentia przcisé tencas pcr lo- cum
diale&icum eft formalis coníequen- tia, & ficargumentatio ilta , omnis
home eit animal, ergo quidam homo eft ani- joel , tenet percoufequentiam
materia- Verum tantus rigor non placet , nec ne- ceffarius eft, immo fecundum
communem víum loquendi tuncaliqua cenfetur effecó fcquentia formalis , quando
innititur me- dio ex fe directe, vniuerfaliter confequé - tiam inferenti , quomodocunque
termini difponantur 5 & illacenfetur materialis , ^ quzianititur medio
habenti vim inferendi non ex fe,fed pracisé ex fubiecta materia, - .
inquaarguitur, & acceptio ifta confequé- tiz matetjalis , & formalis ab
omnibus re- - cipitur Thieologis, dum p.p. difputant , an ex omnipatentia Dei
confequentia forma- nimirum om nipotentia medium ex fc precise abftrahe- do
ànatura infinita , vbi reperitur , valens inferreimmenfitatem |, & plané
confequé- tiailla ab vniuerfali ad particularem, dice- re, quod folum fit
materialis, videtur irra- - tionabile prorfus, quamuis .n. ex particue lari
nonJiccat ipfcrre vniuerfalem , nifi in materia neceffaria, vt v. g.quidam homo
eft animal, ergo omnis homo eft animal , & ide hac confequentia fit veré
materialis ; tamen é contra ex veritate vniuerfalis, aut falfitate iaferre
particularem valetin qua- «unque materia ratione fubalternationis propofitionis
particularisad vuiuerfalem; ità fentit Sotus lib.6.cap. 1. de fyllogifmo
led.a.vbi ait omnem confequentiam tené- (em per locum diale&icum effe
forma- . — Demum argumétatio rurfus duplex eft, 2a illatina folum, alia
illatima, & probaü- va fimul , prima ft , qua folam habet vim infercnd;,
(ed non probandi quia vc] con- ficitur ia terminis non fignificantibus , aut in
mat eria falfa vbi non concludit nifi. ra- tione forma , vel fi fit in materia
vera , ta- men 3ntccedens noa eft notius confequen- 61 te,cuius defe&tu
antecedens non habet vim probandi confequens , &fi ratione conne- xionis
neceffariz cum illo habeat vim il- lud inferendi . Hiatiua veró , &
probatiua fimul eft, qua habet vimrinferendt, vel ra- tione formz, vel filtim
matertz connexa , ac etiam habet vim probandi,qu:a e pro pofitio eft notior
alia , ac proindé ex noti - tia illius bené deducitur notitia alterius, vt cum
ex definitione cócludinus definitum, aut paffionem de definito monttramus; So-
let ctiam argumentatio diuidi ex parteno- te illationis in caufalem,
conditionalem , & rationalem,nam nóta illationis effe po- teft quia, fi,
aut ergo , quz diuifio facile in- tellgitur recurrendo ad dicta c. 6. praced,
traét.de propofitione hypothetica . CAP VWI-IE De fpeciebus argugientationis ,
87 Vatuor folent affignari argumen- tationis fpecies ex Arift.2. Priorü cn
9.& deinceps 5 Exemplum, Indu&io , Syllogifmus , ac istis] ; Exemplum
eit argumétatio, qua aliquod fingulare pro bamus ex vno , aut paucis fimilibus
, vt " Deus pepercit Niniuitis penitentibus , er- go & nobis parcet fi
penitentiam ageri- mus :vnde medium , cui innititur tota vis mpi ad
concludendum ,eft fimilitudo fingularium: hinc Tatar. tract. 5. explicans hanc
fpeci i rwocapus aduertit, Q» excmplumnon eft bona corífequentia , nec
probatiua, nifi inantecedente , & confe- quente exprimatur terminus
fimilitudinis, vt hec exemplum non eft bona argumen- tatio, Ianuenfes funt
diuites, ergo , & Ve« neti font diuites , quia non exprimitur tere minus
fimilitudinis , ob quem antecedens eit verum .f. propter portum maris . Dcl.
phinus tamen ait fuf&cere , fi fübaudiatur 5 dicitur autem exérlo probari
aliquod fin- e, quia licet interdum confirmetur a- iquod vniucrfale,tamen ex
fua natura. or» dinatur ad confirmandum fingulare 5 & in» ter omnes
argumentationis fpeeies hac eft debilior , quia folum tenet per modum fi-
militudinis, modo talis argumentatio mul- tis claudicat, vt potat Tatar. z.
Priorum ip finc , & idco hac fpecics potius ad Ketho- res Ípc&tat, quam
ad log;cos . E Induétio, vtcolligitur cx Arif. Fopic.
C10, & 8.t0p.c, 2. X 2. Priorum c. $3. Mtpro. gillio a finguLaribus
fufcictter. enumera i NETS LN x. 62 tis ad vniuerfale, v.g. hicignis comburit ,
&ille comburit, & ità pariter fe habent ce teriigries, ergo omnis ignis
comburit ; vn- dé obferuádum eft debere fieri progre(fum ab omnibus
fingularibus,quz fi facilé enu- merarinon bens ; addenda eft illa. parti- cula,
(9 /rc de ceteris, vel alia fimilis , quz articula fi negetur, petenda eft ab
Aduer- ario inftantia, vt Arift.docet à.Topic.c z. uam fi dederit, indaclio
erit firma, & có- ans argumétatio ,qua de caufa ex recétio- ribus quam
plures negant inductionem ef- fe formalem argumentationem,de quo po- Ífteà: Ex
quo patct indu&tionem non effe proprie fpeciem argumentationis ab exem plo
diftin&tam , fed differre tantum penes perfectum, & imperfectum, nam
inductio €x pluribus particularibus procedit ad vni- neríale,à qua perfectione
deficit exemplüs uod ex debilitate antecedentis fingularis olum colligit aliud
fingulare , cum tamen fiadderenturalia , etiam vniueríale colli- eret ,
fieretque perfecta indu&io , & sx fic Arif fententia 1.Poft c.1. vbi
exempla pellat inductiones imperfectas; fed quia e inductione 4. fpecialis erit
fermoad a- lias i-war tranfimus. SyMogifmus eft argumentàtio tribus pro
pofitionibus conftans,quarum tertia fequi- tur ex duabus primis, prima dicitur
maior, fecunda minor , tertia conclufio , de quo poítea azemus ex
profe(fo.Enthymema eft argumentatio duabus conftans propofitio nibus,quarum vna
ex alia infertur ,vt Deus €it bonus, ergo eft amandus,cui fi addas ,p-
pofitionem , Omne bonum cít amandum , efficies integrum fyllogifmum ,ex quocol-
figitur Enthymema cffe fyllosifmum trun- «atum, & imperfectum, vt ait
Arift. 2.Prio- yum c.27. ideo à Syilogi(mo fpecie non Addunt quidam fpeciem
aliam argum&- tationis, quz dicitur Dilema ,& diit ar- 10 bicornis , eo
quia duas conti- nct partes , ità difpofitas, vcneceffirio co , gatur
refpondens aliquid cótra fe admitte- xe , vel negare , vt fi quis affcrat
tanquam verum fe per totam horam efapfam in fo- ro fuiffz, aec ibi hiftrionem
vidiffe,& alius jtà eum impugnet ; Vel eras in foro bora iam elapfa, ve!
non eras , fi primum, erga mentiris dicendo tun non vidiff: hiflrioné, qui tah
hora venitin forum, fi fccundum, mentiris adhuc dicendo te toza illa bora in
foro permatfiff.-jatque ità cx cónceffione, vcl negatione cuuislibet partis
refponfor " 1 eene minori extremitate , vt Sortes Pars Prima Inflit.
Traci-HI. Cap.H. conuincitur mendaci j Sed re vera talís ar- gumentatio non cft
ab enumeratis fpecie di uería, cum in Syllogifmum formari poffit, fi pro minori
addas, /e4 mewtrum dies poteft, & poteft etiam formari in enthymema ,
placet , immo vt notat Cafil in prolus. ad Summ. c.; . Dilemma non eft reuera
vna ar gumentatio,fed duplex pro duplici parte, quam impugnat, vt in exemplo
allato rimentum fieri poteft; & re vera eft f cics fyllogifmi hypotheticiex
difiunctiuis ex dicendis cap.r1. 88
Quares ,an enumeratz argumenta- tiones fint propriz fpecies , & ab inuicem
effentialiter diftinétz ? Affirmar Mafius. r. ' Prior.q.5. & Lemos.ab eo
relatus, & vide- tur fuiffe opinio Tatar cit.Complut, verà - lib.3.c.1.quos
fequitur Io.de S. Thom. lib. 2.C.5.& lib. 3. c.2.'volunt in rigore loquen-
do duas tantum effe fpecies argumétatio- nis.f. fyllogifmum, & inductionem
,ab his vero enthymema , & exemplum folum di- - ftingui , vt perfectum ,
& imperfectum ine tra candem fpeciem modoiam explicato.. - $ed plané fi 1n
rigoreloqui velimus, po- tius ob eandem rationem dicendum eft ne-- v ue
indu&ionern confhituere fpeciem cí- ys intam , quia- v. tam enthymema, quam
exemplum, &in- — — entialiter à fyllogifmo dift du&tio ad fyllogifmum
reducuntur, wtar- - gumentationes imperfedtze 2 vt Arift. docetex profcffo
a.Priorum cap. — 12.& cum eocateri feré omnes, & quidem - eeriÀ ra aiam
: fc clarascxem-- phum verà reducitur ogifmum accie piendo terminum Mor EE
fimilitudi- nem pro medio, & przdicatum conchufio- nis pro
maioriextremitate , & fubrectum pro minori extremitate, & fic exéplum
i& pofitum reduatur , omnes habentes portür maris funt diuites , Veget;
habent portum maris , vt lanuenfes ,ergo funtdiuites, vt. — illi; Indu&io
ver reducitur , accipiendo fi nenbee pro medio,& pradicatum con- cluíronis
pro maiori extre mitate, & fubic- ut , Platocurrit, &ficdealijs, ergo
omnis honio currit , fic reducitur , omne ; €p eft Sortes, vel Plato currit
jommshomo cit Sortes,vd Plato, ergo omnis homo cur rit fic fieri redu&tioné
exépli,& inductionis ad.Syllogifmum docet.T at.cit trat. s Jcet ibidem , vt
fuam defendat opinionem , cat hoc non tollere, quin fint fpecies difta xà Xxhts
e ,Qu'a vnam arguncpta- tionem reduci ad aliam ue dpi (e) aliam H Ws 3 ; 4 S
ax. T 8 $odbéfpeddur editis: dlen,icd d ipfam probari per aliam per- edliorem
argumentationem; Sed id cít mi nusrcáé dictum , quia re vcra talis redu- io
demonftrat exemplum, indu&tionem ; ac Enthymema effe amperfectos fyMogif-
mos,quare ficut homo, cui manus vcl bra- chium deficit , fpecienon dicitur
differre ab homine integro . fic neque a enta- tiones iflz fyllogifmo , &
híc modus dice- di frequentior ell, quem (equitur Faber ia Efe(apb.Iheor. 1
Auer(a, q. 2 5.fe& 4 . & ij paffim. t obijciumt Complut, & Io. de.
S. Th. quod fyllogifmus , & inductio fint fpecies argumentationis
effentialiter diftint zs tü quia modus procedendi vtriufq; eft efzn- tialiter
diuerfüs, nam fyllogifmus procedit à toto ad partes, feu ab vmueríalioribus ad
rona » & ànotis natura ad nota no- bis, induclio vero procedit modo oppofi-
to; tum quia vis concludendi can s eft effentialter diuería, nam tota vis
fyllogif- mi cóMiftitin vnione duorum in vno ter- tio,quod in przmiffis
affumitur, vt mediü , vudé poftea in conclufione infertur vnio eorum inter fes
vis autem concludendi in inductionenó pendetex vnione extremo- rum in tertio,
fed ex pluribus fingularibus fficienter enumeratis infert vniuerfaliter fic
fieri in omnibus , quas duas effcntiales differentias infinuauit Arift...
Priorum c. a yillis verhis Quodammodo opponitur. indu- 4Ho fyllogi[m»
bse.n.permedium probe extre. mum dc terti» , Mla vero per tertium probat
extremum de medio :naiura jeitur prior , e motiar eft fy logifmus qui frr per
medium , no» lis weroenidentior cfl qus fiy per induéchsoné , cumergo ex
Aritl.(yllogifimus, & inductio t iormasargumentationis effentiali- ter
diuerfas erunt copícquenter argumen- tationes effentialiter fpecie diuer(a .
fatis oftendere illas duas differ-ntiasab Arift.cit. infinuatas in- ter
inductionem;& fyllogifmum effentialcs non effc,fed meré accidentales, &
materia- . les, & quidem primam differentiam ex va- rio dew procedendi
petitam ab vniuerfa- libus ad fingularia,aut é contra, etiam ipfi. met Com |
sae ape uer lemjquia & fy pimus roceédere Perth vulpe tut; & 4^ iot
contra, eam ipfos - enia deícenfus rupem ia in f; frequentius vtizur me- MI EDI
M; raró inf. a 6; dimus à fingular a4 vaiuerfale, quà dcfce- damus jidco Arift.
Dialcdici ab -0, q iod frégucntius acci-fit«n his irgumentat jni- bus, folent
denominare illas aff:rentes in Uispimo procedi à coto ad purtes,ia. a- ud oncé
contra, quá refponitorem eratis admittuat Complur. cit $cd nejue alia
diffcrentia eifzacia!is eft,ve ipfi patát, quia & finon apparcát ibi
extrema intet fe vni« tà €x vi Vionis , quani often daturin antes cedéte habere
in tertio,re tamen vera sub- intelligitur ta'is vaio , quiaomnis difcur- fus
ianititur illi principio 494cwsqze font eadem vni teris fnnt cadem inter fe
vtpo- ftca dicemus , & i quolibet difcurfu cally vnio interuenit faltim
implicite , & virtua- litzr,& quo modo etiam in inductione ipfa
interueniat,patet ex iam data regula reda- cendi ipfam ad flogifoium »
quodautem explicité , & formaliter in ipfa aon appa- reat,non infert effentialem
ditferentiam in- teríyllogi(mum ,& inductionem quoad for mam
argumentationis, alioquin etiam en- thymema effet fpecies effentialiter à fyMo-
gifmo diftin&a,quia in co formaliter,& ex. plicité talis vnio
nonapparet ; cum igitur in omni argumétatione requiratur medius terminus, ue
implicitus fiué explicitus,ra- tione cuius teneat confequentia, vt aduer- tit
Cafil.lib. 2.tra& 5.c.6. cófequenter om- nis argumentatatio eft fyllogi(mus
perfe- &us,vel imperfcétus . 89 Quares, an faltim fit aliqua confequ£ tia.
ur non fit areumentatio , vcl fyllogif- mus con'mbr. i.Priorum c.i.q. 2. art.3.
& For fecalib.s c.7.Morifan.1.Priorum cap. 2.dub.z.exiftimant non omnem
confeque- tiam cff: argumentationem,fed quid fupe- riusad cam,& ab ea
diftingui, co quod có- equentianon dicat meditim terminum , vt icit
argumentatio, vndé ifla eft cenfequé- tia bona i Fonfeca) ex regulis conuer..
fronis deducta,om i: Loro efl animal , ergo «lsquod «»imal eff bomo,tamcn quia
in ea nó cft medium,non poteft dici a Dicendum tamen eft omnem cófe- quentiam
re vera eífe argumentationem , immóin omni confequentia fyllogifmum includi
virtualiter,fy!logifmus Re eren mayis patebit, tribüs terminis trei pofitiones
conflituentibus, &ità inter lea difpofitis,vt in primis duabus;lle termi
nus,qui dicitur medium,modà cum vno có- see: ouis extremo ,modo cum altero, ex
vi cuius conne&tuntur tandem alij duo termi- nijqui dicuntur extrema , in
vltima propo- - fiipoe, mentatio. (64 -
fitione,quz dicitur conclufio ; fed omnis confequentia tres terminos includ.t ,
cum fit connexio confequentis cum anteceden- ti ratione alicuius mei), ergo re
vera om- nis ccní:quentia clt argumentatio, vel fyl- logifmus faltim virtuahter
, probatur mi« nor quia fi omnis confequentia recte per- pendatur , concludit
in. virtute alicuius medi), ve cft videreetiamin iila, quam fa- cit
Fonfeca,& ait carere medio, nam rc ve- ra mediumillius cofequentie eft hoc,
quod aliquid repertü in tota collectione anima- ' lium eft homoslicet voce non
expriaiatur , vndé fic poffet illa confequ. ntia in fyllogil mum cfformari ,
aliqui , quod reperitur in tota collectione animalium, eft homo , fed aliquod
anima! reperitur in tota collc&tio- ne animalium ,ergo aliquod animal eft
ho- mo;& vt vno verbo dicamus , regula om- nes,n quarum virtute tenent
fimiles con- fcquentiz , putà ex vi fubalternationis,z- quipollentiz,&
conuerfionis, funt ip amet meia illa illarum confequentiarum.Dices,multoties
conuertens eft zqué nota, ac có- uerfa,vndé deducitur,non .n notior eít ita
conuerífa,nullus homo eft se .quamcons- . u uertens ex ea deducta , nulluslapis
eft ho- mo,ergo conuerfio non elt argumentatio , quz eli difcuríus à notoad
ignotum. Refp. neg.confeq;quia argumentatio abfolute s pta elt oratio , in qua
vnum ex alio deduci- tur , quod autem ralis dedu^iio fiat ex no- tioribus,peculiareeft
argumétation s pro- batiuz vt patet ex c.r. huius tra&t. vnde in tali cafu
vtig; conuerfio non eft probatiua argumen CÁPVT IIL qperegulis communibus bom
argumen- , fA ONE, «v] Jio MY forté plüresquá fit opus, : folent afferri regulz
à Summu- iftis pro bonitate confequentiz , nos verà €x his pluribus vtiliores ,
ac vniuerfaliores felegemus. — ; Prima regula eft , quod ex antecedenti
veroinbona confequentia femper v ed tur confequens verum,ex poffibili poffibi-
Te,& exncceffario neceffarium. Fundatur vero hac regulain illo
vniuerfaliffimo prin- cipio apud Diale&ticos , Nom potefl im bona
con[équemtia dar) antecedens yerum |, conféquems falfum , [ed fi antecedens ef.
ve- rum etiam Co cov[equen: , quod priucipium I " Pars Prima Infiit.
Tratl. IH, Cap.IIT. . antecedens verum,& non verum, quz funt eft naturz
lumine notum , nam cum con». fcquens trahat poft fe antecedens ratione
connexiouis,quam habet veritas cófequé- tis cum veritate antecedentis , idem
plane cft ponere antecedens verum;& confequés fallum, quod ponere
antecedens non a fo- luté verum, fcd ex parte falfum , quia con^ fequens eft
quafi pars quzdam eius, & cum eo connexum, quare fi daretur antecedens
verum,& confcquens falfum , iam daretur contr adiétoria. Eadem etiam ratione
fi an- tecedens cft pofübile, poffibile quoque erit confequens,nam fi
antecedens eit poffibile iam poterit effe verum , ergo confequens nequit effe
impoflibile , quod nunquam ve rificari poteft; alioquin in aliquo cafu pof- fet
dari autecedens verum. , & confequens falfum. Qua demum de caufa fi
antecedens cít nece(sarium, ét confequens neceffarium erit,quia fi antecedens
eit neceffarium fem. —— per eit verum , ergo & confequens er debet. effe t
iq Pee : ; A aliàs poffet in aliquo cáfu dari antecedens verum,& confequens
f; tdi S2" Sed obijcies hos fyllogifmos , quibus ex antecedeati neceffario
deducitur confequés. contingens v. g. omne currens mouetur y a omne currenseft
corpus,ergo aliquod cor- —— — pus mouetur.Item omne albumveftcolorae — —
tum,omnealbumeitcorpus,ergoaliquod — corpus eft coloratum, iam patet in'his sq
ry logifmis przmiffaseffc neceffarias & con» —— clufionem contingentem. R.
propofitioné- de tertioadiacente in materia contingenti - fupponere exiftentiam
fubieéti, qurexplie — catur per aliam propofitionem do adiacente , vt v. g.
Petrus eft albus , fenfus eft, & Perrus eff fci cxiftit, &n eff albus,
vno — dé qualibet talis itio in materia có» cingenti eft remo son dear verà .6.
diétum eft ad veritate, & neceffitatem copulatiua requiri partem effc vcram
, & neceffariam; quod fi vna see fit falfa,vel contingens ; talis etià eua
t tota propofitio ; cà igitur ille pre- miffa fint in materia cont ngenti, vt
patet donee copsatuzs clique € virtualiter. iuas,& illá qui ualere-huicj6*
omne current Epit v (v àmnetalemoucturi& cum primaparstas — liscopulatiuz
fic contin ,tota copulatia ! ua crit contingens , & fic de alijs pramiflis
difcurrendum cit, ac negaadum ,quod fint necc Wu. iln ^ r 91 Secunda Regula
cít, kis De regulis oe diqumentationis, — — 65 dente falfo in bona confequentia
fequitur fal(um, & «tram interdum fequi potuerüt ; exemplum primi,vthomo
cft afinus , ergo tft rudibilis , exemplum fecundi , vt homo efl afinus ,ergo
cft animal ; fic etiam ex im- bili fequitur impoflibile , vt homo eft eo,ergo
cit ruggibilis; interdum fequi tclt poflibile, immo, & neccffarium , vt ho-
mo eft equus;ergo currit vel cft animal,Sic demum ex contingenti fequitur
contingés, yt Petrus currit ,ergo mouetur , vbi confe- quentia eft vtique
neceffaria , fed confc- quens in fe fpectatum eft poffibile tantum, &
contingens, fed interdum etiam fequi po teft neceffarium, vt v.g.Petrus fentit;
ergo eft animal,nam przdicatum, quod contin- genter conuenit fübie&to
antecedentis, & eft médium in confequentia, poteft habere neccffariam
connexionem cum przdicato confequentis, fic illud inferre, vt patet in allato
exemplo.Hic tamen aduertendum eft,quod quando ex falfo fequitur verum , ib:
Wibile, & ex contirgenti neceffarium,id non ità fit , quafi przmiffe
faí(z,impoffibiles, aut contingentes , veri- tatem, poffbilitatem;ac
neceffitatem deri- uentin conclufionem , nemo .n. dat, quod non habet ; fed fit
ex cera earum difpofi- tione,nam fic, & fic difpofitis premiffis fe- quitur
confequens verum,;pofübile, aut ne- ccffarium , cuius fequela vtique pendet ex
ilis pramiífis, non tamen eius veritas , aut poffibilitas ,vel neccffitas , fed
aliunde1n fc verum cft, poffbile,vel neceffarium;vt pa- tet in exemplis allatis
. 92 TetiaRegula , in bona confequétia, ficut pofito antecedenti. ponitur
coníc- quens,non € conta ità ablato confequéti , aufertur antecedens,non e
contra, quod a- Jijs verbis dici folet valere confequentiam à pofiticne
inferioris ad pofitionem fupe- " 3ioris,non é coptra ; & rurfus valere
à ne- gatione fuperioris ad negationem inferio- xis,non € contra, v. g. homo
eft antecedés, & inferius re animalis , animal cófe- quens, & fuperius
; valct vtique dicere , cft homo. ergo eft animal, non t;men é cBtra, uia
potcft effe animal, quod non fit homo, d equus, aut 1co; rurfus valet dicere, non
eft animal,crgo non cft homo ,non tar;cn & contra, non cft homo, ergo nó
cft an: mal, uia in plus fe habet animal , quam homo ; cum hec recula fit
tritiffima mirum eft , quomodo Blanc.lib.7. fe&.;. fit halluaina- tus
diccneo, quod ficut pofito antecedenti ponitur confcquensjità ablato antecedcp-
u aufertur confequens , quafi arguere va- lcat à «gatione inferioris ad
negationem fuperioris . Quarta Regula , in bona confequentia quicquid fequitur
ad confequens effentia- liter fumptum, & abfolute fupponens , fe- quitur,
& ad antecedens illius ; quod alijs verbis dici folet , quod valet
confequentia à primo ad vltimum ; quam arguendi for- mam Graci vocant
acerualem; nam fit acer uatum tribuendo antecedenti przdicata qua competunt
confequenti,v.g. homo e animal, animalcft corpus , corpus cft
fub-ftantia.&c. ergo homo cft corpus, fübftan- tia,&c. & fundatur
hzc regula in jlla ante- predicamentali , quando;alterum dealcera pradicatur,
&c. & intclligitur ficut illa. Quintatandem eft , quicquid repugnat
conífequenti effentialiter fumpto , & abfo- luté fupponenti in bona
confequentia , re» pugnat & antecedenti; quod alijs verbis di- & folet
, fi ex antecedente fequitur confe- quens , ex oppofito confequentis fequitur
oppofitum antecedentis . Ratio eft , quia fi €x oppofito confcquentis non
fequitur op pofitum antecedétis,ergo poterit ftare op- pofitum So Nenci ins ,
quod.verum fupponitur,cum ifto antecedente; & fic da- bitur antecedens
verum, & confequés fal- fum , & hac regula frequenter vtimur ad
oftendendam bonitatem cófequentie pro- cedendo à contradictorio confequentis ad
contradictorium antecedentis . $3 Vetes, quando liccat argumentari ex
fuppofitione impoffibili, Scotusin 1. d.11. q. 2.füb A. docet modum;quo licet
vti hu- iufmodi argumentandi forma , effe quod fuppofitio impofübilisita fiat ,
vt aon fe- quantur ex ea contradictoria per Jocü in. trinfecum ( nam ex
fuppofitione impolffis bili contradictoria aliquo modo fequi feme per neceffe
elt) fed vna pars contradictio- nis per locumintrinfccum, altera veró per locum
extrinfecum dumtaxat ; ratio huius eft quia vt talis forma argumetandi fit bo-
na,rcquiritur conflantia fuppofitionis, feu confiftentia , non confifteret
autem , fi ex ipfa per locum intrinfccum ftatim fequatur vtraque pars
contradiclionis , v.g. ex ifta fuppesitore impoffbili ,fi Petrus sen effe
uximal, fet komo , pon poffumus arguniéne tari, quia &cwe formaliter ,
& intriníccé in» cludit 2nimal, at que ità ex i!Ja fuppositio- ne per
leceim intiríecum fequitur vtraque pars centradistionis, .f. amimal, (y nen
amie x«l, vndenon poneretur Wo cafu cone fans uc "ull wtiWN 66 ftantia
Wronrhag e ci formaliter, & in- trinfecé feipfam deftrrueret; inquit igitur
Doctor,quodlicctpositio , quz ftaüm ex antelleétu fuo includit
contradi&oria , non poffit admitti, qualis cft allata, tamen illa uz ex
intellectu fuo tantum vnum cótra- i corium includit,& aliud non;nisi per
có- Ícqucntiam accidentalem, vel perlocü ex- trinfecum, bené videtur poffe
admitti ,quia tali positione posita poflunt fuftineri regu- Iz difputationis,
potcft .n. concedi fequens coníequentia effcntiali ,& negari repugnas;
Siautem inferatur aliud repugnans fequens per locum extrinfecum , vel
contequentia accidentali, negandum cft illud fequi , quia propofitioilla,per
quam talis confcquentia teneret;dcftrueretur ex positione : vndé ex ifta
füppositione impofkbili ,/f Petrws so effet rifibilis, eff: t bomo, poffumus
argumen tari,quia circumícripta risibilitate ponen- Petrum in effz hominis non
ponuntur contradictoria ex primo intelle&u positio- nis, fcd tantum
altcrum, f. quod Petrus sit homo. reliquum ver, .f. quod non sit ho- mo non
ponitur,nisi cx confequentia acci- dentali, & pcrlocum extrinfccum cxremo
tjone paffionis rémouendo íubicdtum , & 3dcó ilta positio non sic includit
opposita , quin poflit admitti , & hunc dicendi modü amplcótitur Hurtad.
difp 15. Mctaph.fcét. 9.8. 114. Ruríus aduertit Doctor ibidem , quod €tiam ex
remotionc impofíübili vnius pre - licati effencialis,quod nó sit ratio inhzrene
tiz alterius pradicati, poffumus argumcn- tar/;quia adhuc contradictoria non
fcque- . yentur per locum intrinfccum,v.g. ifta fup- tio eft admittenda , fi
per impoffibile non effet animal ; & effet rationalis , adhuc difcucreret ,
& ab equo ditlinguere- tür ratio cft, quia efto anin;zlitas fit predi-
«atum effcntiale hotnin:s , tamen quia non ( principium formale diícurrendi ,
nec diftintiuum à brutis , idco ctiam tuppofi- ta animalitatis carentia bené
adhuc infer-- tur per lgcum iatrinfecum quod homo di- fcurreret;& ab equo
diftinguerctur altera ahtem pars contradictionis ,.(. quod non .difcurreret ,
nec ab equo diftingueretur , pon infcrtur ,nifi materialiter & per locum
extrinfccum,cx idcntitate.f. animalicatis cü rationalitate , cx qua per
concomitantiam fequitur,quod fj homo non «ít animal , ncc etiam ft rauionale;&
per confequcns,quod non difcurreret , necab equo diltingi re- tur 3 &
fequitur hunc dicendi uodun. Val- Pars Prima Inflit, Tracl. HT, Cap.1T. uez
p.p.difp.147.c.r. Vtrumque vero ap- kar 4 7v Mid examen Cáfilius sm
tract.z.c.vlt. quia re vera vterque recidit in idem, & huc collimat, quod
valeat argu- mentari €x M disi impoffibili ,quan« do ex eanonfequuntur
contradictoria per locum intrinfecum : valdé autem notanda eft hzc arguendi
forma;quia finis eius eft ; vt Vafquez aduertit , perfcrutari rationem formalem
rei,vndé apprimé inferuit ad di- funguepdam caufam formalem;X pradica- tum
quodcunque intrinfecum à conditio- nibus , X przdicatis extrinfecis. CAPVTIV..
| De indudtione ybi de afcénfu ,« defcenfn - 94 , WViainter omnes mentationis
fpecies Inductio , & Sy!logifmus principem obtinent locum , intantum vt
aliqui eas agnouerint pro veris argumen« tationis fpecicbus abinuicem
effentialiter diflin&is , idcirco de his fpecialicer age- mus, de
Indu&ione quidem in hoc capite 5 de js ves autemin fequentibus. —— —
Inducti illatio propofitionis vniuerfalis ex futs fin» gularibus, vbi
fingularium nomine ; vt no* tat Tatar.z. Priorum Mes MN mo jintelliguntur non
folum ea ; qua funt veré fingularia , fed etiam qua: funt minus — vniucrfilia
refpcétu magis vniuerfalium, & partes re(pgctu totius ; ficut enim à fin«
gularibus rrogredimwr ad vniuerfalia hoc modo , hicigniscalcfacit, & ille
ignis, & fic de cateris , ergo omnis ignis ca- Jcfacit , fic etiam progredi
poffumusà mie nus vniuerfalibus ad magis vniuerfalia,& à rtibus ad totum
hoc modo;omnis homo entit,& omnis bcíftia sétit ergo omne ani- fentit;
& ctiam , caput valct , ftomacus valet , & fic de alijs membris , ergo
totum animal v;let. : Vtautem 1ndu&tio fit bona confequen- tia, & rité
inferatur vni is ex. fuis fin- ularibus duz prafertim requiruntur con»
ditioses.Plina cfl, quà tradit Tat.cit.quod inferatur mediante i(la particu!a
év j;e de «lj: , velaliquafibi aquimalente , & hoc quando ron erumeratur
omnia fingularia; quando autem enumerantur , ponitur bac ilia particula, de zm
fmt plura jadhibitis.n. iftis parc;culis redditur bona confequen- tia, quia
tunc yw » itarinfts - Et fi quis pctat;quid intclligatur per illam pa euam,
jede olgulcip-Tacar qudin- ! tci- oitaque, vt diccbamuscap.s.eb — De Induclione
afcenfu, eo defcenfu, telligitur vna propofitio vniuerfalis figni- ficás effe,
ficut fignificatur per alias fingu- lares formaliter expreffas,vt Sortes
currit, ZPetrus currit,& fic de alijs &c.seíus eft, &, quilibet
homo alius à Sorte ,& Platone cur Tit, ergo omnis homo currit. Et
fi quis di- * €at, ergo in inductione proceditur àb vni- ueríaliin
vniuerfalem.. Refp. Tat, quod il- la vniuerfalis in antecedente dicitur fingu-
laris rcfpectiué quia eft minus vniuerfalis, "quam illata in confequente :
, Alteracóditio,quam idem Tatar.affignat a. Phyf.q. 2.8. Guarthfciendum ex
Scoto in 2 d 2.q.5.k.eft quod vt vniuerfalisex fuis fingularibus infératur ,
non fufficit , uod omnes fingulares fint verz, fed vlte- rius requirirur, quod
omnes fint compoffi- biles, cum vniuerfalis zquiualeat fingula- ribus
copulatiué,vel copulatim fumpüs v. .omnis homo currit ,zquiualet his fingu-
faribus,& Petrus currit & Paulus currit, & fic de alijs vel Petrus
, & Paulus , Franci- fcus;& alij homines currunt. Ratio eft quia
multoties contingit , quod fingulares sint verz, tamen quia non omnes funt
compof- fibiles, ideo non re&te inferunt vniuerfalé ; rem — or cit. : pcne
exemplo; ponamus;ait,quod hic fint decem Or cur in pondere equales, & quod
Petrus non poffit portare hos decem lapides fimul, fed nouem tantum, ifta
propofitio vniuer- falis poffibile eft omnes hos lapides portari a Petro falfa
eft, non quia aliqua fingularis in fe fit fala, quia verum eft , Petrum poffe
portare hunc lapidem, & illum, & illum,fcd uia aliquibus determinatis ,
eit aliqua in- ditermigstsincopdile uügicunque.n, nouem fingularia funt
compoffibiliz, & de- cimum indeterminate eft "pte il- lissoportet
igitur ad rité in jK col- ligendam vniuerfalem, quod omnes fin lares fint
verz,& fimul com iles, tàm fingulares determinatz , quà indetermina-
tz;quia fi omnes determinatz effent com- sÀlibilcs fed aqua indeterminata eis
re- pugnaret, adhuc nó re&é colligeretur vni- uerfalis,vt c inallato
exemplo , fedcó- ]a mitteretur fallacia
fizurz di&ionis(ait Do- &or) arguendo à pluribus determinatis ad
vnam;qua doctrina vrimur difp.vo.Phyf.q. 3 ad fo arguméta Nominalium , qui- bus
conantur oftendere continuum poffe à Dco fimul. diuidi in emnes fuas T , illam
diuidere,& fic de finzulis ; & pari ra- ———— 9 da ^! 67 producere;quia
in hocinfláti ret-ít à Deo produci hic homo , & ille , & ille , &
fic de fingulis. 95 Hisobferuatis cenditionibus modus arguendi per iaductionem
eft optimus, & vocatur Alcenfus,quatenus pcr eam «éfim à fingularibus
aíccndimus ad probationem vniuerfalis, vnde afcenfus ordinatur ad in-
ueniendas, & probandas veritáte« vniuer- fales,vt vniucrfiles funt,.i.
inquatum con- ftant ex fingularibus fub eis contentis, non ,n.melius probari
potell; quo aliquod vni- uerfale sit talc, nisi quia eius singularia süt tilia,
Defceníus vero eft modus arguendi oppofitus induélioni , clt .n. progreffio ab
vniuería^ ad fingularia, v.g .omois ignis ca« lefacit,ergo,&hic ignis,
& ille ignis cale. facic & ideó folet etiam dici reductio , feu
deductio,& przcipué ordinatur ad often- dendam falfitatem vniuerfalis,vt
vniuerfale eft ,optimé.n.oftenditur falfitas vniuerfalis deícendendo fub
illo,& oftendédo aliquod fingulare non effe tale. Verum tamen eft , quod
fuppofita veritate vniuerfalis inuen- tà per cenfum, comprobata , etiam de-
fccnfus defervire poteft ad oftendendami correfpondentiam vniuerfalis ad
fingulatia fub eo contentasex quo colligitur afcensi, & defcenfum
deferuiread oftendendam ve- ritatem , vel falfitatem propofitionis vni- u
erfalis . ^^ Acéníus, & defcéfus eft
quadruplex co- latinus, & copulatus,difiunctiuus , & di-« un&us.
Copulatiuus eft qui fit per con- iunctionem ev,aut fimilem copulatiue ac-
ceptam , .i.Copulantem , & coniungentem ip as propofitiones , non terminos
propo- tionis . Copulatus vero eft,qui fit per eà- dem particulam, copulatim
fumptam, i, eoplantm Jaen vnius extremi,non auté ipfas propofitiones ;
Difiunctiuus fit particulam »e! difiun&tiue fumptam, i.iun- p propofitiones
. Difiunctus cft ,qui t per eandem particulam difiüctim acce- ptam,,.i.
jungentem vnius extremi 3 Ex quo patet defcenfum , & aícéfum copu- e em €
0, to n in $ fcenfus,vel afcé(us per h icam pro- posco nm icis conftá- tem;in
iftis véró fit enumeratio fingularium vnicam propofitionem cathegoricam , ied Ü
conftat omnibus 'cuius alcerüm extremum » in defceníu quidem, aut afcé- fuc cto
Xa Hoc - - LE E ductum: S " TE wt 68 Pars Prima Inflit. Tract-III. Cap-IV.
Hoc totum manifftatur doce1do mo- dum refoluendi termiaos : fi cerminus
diflributiue fupponit à propoficione vmi- uerfali defcenditur ad plures
fingulires copulatiué, vel ad vaam dez copulato «x- tremo, X verbo fingulari ,
fic,o nnis homo eftanima!, ergo hic homo elt animal, & il- lc homo cit
animal, vel fic, ergo hic homo, &ille homo, & ille c(tanimil; nullus
ange- lus eft corpus ; ergonec Michal eft cor- pus , nec Gabriel eft corpus ,
vcl fic, erzo ncc Michael,nec Gabricl , nec Raphacl ctt corpus , afcefus veró
fieri debet é cotra. Si aüt terminus fupponat colleétiué,tüc aíce dendum elt,
id defceniendun copulatim fic , 2mnia elementa (unt quatuor , ergoi- gnis,
&aer, & aqua, & terra funt quatuor, nonautem ignis eft quatuor ;
omnes Apo- ftoli funt duodecim, ergo hic Apoltolus, & hic , & hic
&c. funt duodecim , aut é con tra , fi visafcendere. Si veró terminus de-
terminaté fupponat , deícenditur à propo- fitione particulari ad plures
fingulares di- fiunctiué fic, aliquis homo currit, ergo hic homo currit, vel
ille homo currit, &c. aut ad vnam de difiun&o extremo fic,ergo hic
homo, vel ille homo &c. currit: & écon- tra afcenditur. Si randem
termirius fuppo- nat confuse eodem modo defcenditur , & afcenditur à
termino confufo ad fingula- res ,& é contra , quz omnia melius perci- pom
recolendo dicta. de fuppofitioni- us tract. r.c. ro.Et hic aduerte,quo4 vcri-
tas in defcenfu copulattug z(timatur ex (in gulis parribus, quz copulatiué
enumeran- tur, inco onon ex singulis , fed ex omnibus simul collediue fumptis
partibus &€x tota carum collcé&tíonesin disiuntiuo attCJitur ex vnica
determinata parte jlicet fub disiüctione significata; in disiunéto de mum ex
omnibus cófusé , aut ex vna parte Íola prorftistamen indeterminata, & vaga
à par e rei,qug omnm conttant ex diclis de fappofit. loc. cit. quod fi plura
defidcras vide tractat. de Defcenfu apud Tatarer. ' 96 Quares,an Induétio sit
bona,& for- malis con'equentia,feü argumentatio? Ne- gant Conimb. 1.
Priorum c.4.q.a.art. y. A- micus tractat. 2 5. difp. 1. qu. 2. dub. s. Ioan, de
S. Thom. p. p. log. q.& art, 2. confentic ex parte Tat. 2. Priorum. qu.
vlt. $. Dubita-. tur. fecundo , & Poncius cap.2z. Log. par- uz & quidam
alij, quod eo magis afferunt de exemplo, ac imemate. Dicendum tamen eit effe
bonam, & formalem coní.« F féruari IM conditionjbus ajJatis, ità 1. A: T !
— communis , & probatur autoritate Arift. 1 Top.c.12. vbi habec, quod
inductio cft inftrumentum aptius fyllogifmo ad perfua- dendum, X apertius ,
& fecundum fenfum notius: Tum 2. ratione quia efficacius pro» bari nequit
vniuerfale cfle tale,quam olten- dendo fingularia effe talia , fic veró proce-
dicindudio . Tum 3.quia confequentia ab zqui;ualenti ad zquiualens formalis eft
, ac efhcax 5 fed ità procedit inductio ex fingu- laribus.n. copulatiué fumptis
infert vniuer- falem 1llis zquiualencem ; Tü demum;quia vt diximus c.z. tàm
Inductio, quam enthi- mema, & exemplum habent fuiim medium, ratione cuius
concludunt, & funt virtuali- ' ter
fyllogifun; crgo funt argumentationes forinales, & ex vi formx concludétes,
quia eft virtualiter fyllogiftica, atque ità defen* dunt Mafius hic q.5. &
Blanc. difp.z. Pla. difp.de indu&t.q.4. licet neget de exemplo. Sed contra
PUR; quod non fit for- malis confequentia , immo nec bona , quia vis probatiua
indu&tionis tota confiitit in roceffu à diftributiuo ad collectiuum, fed ic
proceffusin multis vinofus deprchen* ditur, non .n. valet, poteft homo viuere
fi» ne ifto cibo, & finc illo,& illo, & fic de alijs fingillatim
fumptis, ergo viuzre pozcit fine omni cibo ; poteit effe (ine ifto loco,&
fiae illo, & fic de alijs diftributiue fumptis, er» go fine omni; poteft
vitare hoc peccatum veniale, & hoc, & hoc, ergo omnia: poteft Deusin
hoc inítanti facere hunc , & hunc hominem, ergo & omnes ; potcft
diuidere. continuum in hanc, & illam partem,& ill, ergo in omnes, &
ità in alijs multis argue- re poffumus ; imó fecundum logicos à di- ltributiuo
ad collectiuum non tenet confe* quentia, nam przdicatum, quod tribuitur
terminis in Íu copul tiuo , nequit trt^ bui termino commuüni a4 quem fit
aícenfus; fupponenti copulatim , quod eft (apponere colle&iue, & ratio
elt, quia fubiecta afcen- fus copulatiui funt. fingularia feorfim fum- pta,
& fingillatim, fubieétüm veró eopula- tum eft collectio , feu fingula
fimul. Tum quando etiam teneret talis confcquentia y tamen eft prorfus
inutilis, co quod nó plus, immo mins, & peiori modo cogaofcamus rem in
conclufione jac in premifhis,co quod in ijs diftiaée , inilla confuse rem
cosno- fcimus., Tum 5. quia in 'nduclionc nibil có- cluditur vi formz, quia non
habet certum numerum pramiffarum, fed modo plurcs ; inodó pauciores , Imo
ctiamfi emnia enu- merentur fingularia, adhuc non crit Iram LE " d fd lc
OPI EL. CN. : De Indu£lione, afcenfuy eg] defcinfu . 'fis'argumentatio', quia
nihil diuerfunr cric "inconclufione ab co, quod eft in prauitüs .
"Tum 4. Arift ;. Poft aitinducentem non dc- nionftrare
; ergo non neceffario inf zrt , & idco non eft formalis argumentatio. 1an-
denm, quod tanto minus excmplum, & £a- thymema fint argumentationes
formales 'probatur, quia ad formalem argumenta- tionem requiritur , quod nullus
cerminus "fitin confequenti ,quinon fit in anteceden- ti, & in antecedent
fic aliquis , qui non fit "in confequenti, alioquin ex quolib.t ante-
*cedente poffet inferri quodlibet conte- quens, v.g. homo eft animal, ergo eft
irra- «tionalis , fed jn Enthymesnate aliquis tcr- 'th:nus ponitur in
coaíequenti, qui non erat in antecedenti, v.g.omnis homo eft animal, "ergo
eft fenfitiuus, ly. fenfitiwu: , quod cft $n confcquenti, non elt in
antecedenti ; fic ;etiam in exemplo v. g. Salomon inucaire "fion pocuit
felicitatem in omni gloría fua, *er&o neque Alexander inueniet . "o €$
ad primum;quod quando commu- niter dicitur vim Indu&ionis confiftere in
"proceffu à diftmbuciuo ad colle£t:uum , non accipitur diftributiuum,
& collcétiuum ia rigore, diítributiuum nempé pro folo aícc- fu copulatiio ,
& colleétiuum pro termino fcpponeute copulatim , quia fit inductio tà
afc:nfu copulatiuo ad terminum di(tributi- we (apponentcm, quam afcenfu.
copulsto ad terminum fupponeptem ;collcétiue , fed per proccffum à diftributiuo
ad collecuuü jntclligunt proereffum à fingularibus zd v- miuerfale, quocunque
afcenfa fiat t vt veró talis progreffus fit bonus, X efficax, obfcr- vari
debeut dux conditiones fuperius mc- morarz , nam defectu f(ccimdz fapius non *
tenet, & ità contingit in confequentijs in argumento allatis , licet .n.
inillis onines fingularcsfint verz, & etiam omncs deter- minatz fint
compoilibiles , (emper tamen ulta indctermipatz,vel faltim vna illis re- gnat,
vt patet in exemplo decem lapidü prà ex Doctore allato, quz repugnantia
attendenda eft ex particularibus materijs , in quibus arguitur, vndé ft
inductio quan- doque non tcnccdcfe&us proucnit ex par- te materiz, non ex
parte forma: hanc di f- ficultatem fuse pertractat. Cafilius lib, r. - «rac s.
c. fe&t. s. vbi varios refert diccndi modos pro hac re declaranda: fed
rcfpon- fio data fufücit. . . Ad fecundum negatur affumptum , quia inductio
valde vtilis eft ad fcientias , nam agunt de vniucrfalibus ,.ad quz per indu-
LAUS e 69 ctionem. manuducimur , Ad ( robatione n dicimus, quod faltim fcitur
de nouo diltin- dte, quod multitudini conueniat prz-ica- tum, quod fiagulanbus
rantüm coau nite Íciebatur, & ft argu nencai coacludit;pro- baret etiain à
definitione ad d. fiattum nog effz bonam confequentiam; quia arelius co. srl
res per d: finitioncin , quan, per «finitum .. Ad tertium hzbeciaductio au-
tecedens, X conf-quens, & antecedens vnà totalem preniffiir conítituit ex
multu fiu« ularibus jntegratam , & duas przaiiffas t, dum eformatur in
fy:lozinum 5 & in conclusione fcizur iden, q304 in prz- mif(lis,fed diuerfo
modo; inimo dicere pof- fumus (cin etiam aliquid diuerfum , quia in ea (cimus
conuenire tori vallectioti quod in przmiffis fciebamus conaenire xingula- tib
.$ singillatim; collectio autem; eft quo- modo effectus particularium compo-
nentium ipfam collectionem, X ideó quid- piam ab eis aliquo modo diucrfum. Ad
quartum negatur confequentia, quia neqs omnis, qui fy'iogifmo vtitur,
demonftrat, & tamen non negatur fyllogzifinum cffz ar- gumentatrionem
formalem : demonftlratio igitur y)tra argumentadonem formalem habet, quod
neceffirió probat , & infert, non folum ratione formz, fed ctiam ratio-
nematcriz. Ad quintum negatur minor, nant implicite, & virtualiter fe
habent «n- thymena, & exemplim sicut fyllogifmus, & habent mcdium ,
rat;one cuitis conclu- dunt, vnde ip enthymematt allato in argu- mcato medius
terminus eft eva! deettn. vitia propositio in voce, qua ramen habetur in mente,
- f. emne ampmal efl fenfitiuum , sic €t i1 exemplo allito in argumento fub-
intclligitur medium quad erit hoc , Salo- mon tt eiufdem raidonis, ac aliis kcx
; ve- rum tamen eft exemplum ab alijs fpecicbus Ra ldctnme. es valdé deficere.
*. Dices , informa enthymcmatis multo- ties dari antecedens verum ;&
confequems falfum;vt patet in hoc, emn; boi» eft. ami- m «l, ergo omnti bomo
esi doctus, crgo not eft argumentatio formalis, ad quam exigi- tur, quod
nunquam in fimili fora argue. di reperiatur antecedens verum ,& quens
fal(urz.R efp.ob id Iccenti plures Blanc. dilp.cit fect.o.Plgdifp. d de en-
thym.q.5. &alios velle enthymema tune tantum cff. formalem argumenrationem
, quando difponitur in terminis fabalterna- tis, yt omnis homo c(t animal, ergo
quida homo citanimal; tunc.n. cít Hunc Ic SU .70 formalis ratione
fubaltcrnationis, aliàs nó . Sed praflat dicere. argunientationem in ebielliooe
zddu&tam non effe enthyn.ema, quia ad hoc conficicndum non. fufcft affu-
mere pro antecedente , X cófequente duas propofitiones quon:odocunque, fcd
tales quod vna infera.ur cx alia, & poffit reduci ad formam fyllogilticam
addendo aliam propofitionem, q: od non reperitur in ar- gumentatione allata in
obicctione , CAPVT V. De 8yllegifmo, 6. eims principiis contisuti-
u15,"vbide figuris eiufdem , 9$ Dee trad. przced. enunciatio- nem diuidi
in fimplicem , :& com- pofitam,fcü cathegoricam , & hy poe. cam, &
ruríus cathcgoricam in abíoluram, & modalem ; eodem pacto fyllogifinus di-
uiditur in cathegoricum,& hypothcticum, & cathegoricus rurfus in
abfolatum, & modalem , prout continet propoíitiones fimplices,vel
coniunctas ,abíolutas,ve! mo dales; prius igitur de cathegorico eric fer- nio,&
fpeciebus eius, de hypothetico po- ftea,& mixto . Arift. it.q. 1. Priorum c
t. propé finem, & 1.Top.c. «.fyllogifmü de- finit, quod fft oratio , rm
444. quibu[dam pofi- t1 alterum quid A pofitis neceffe eff contin- gere,eo quod bac fint, dicitur eratie non au-
tem argumentatio , quia argumentatio re vera non elt genus je Pp , indu-
Gioncm, &c. wt dictum efl c. 3. & dicitur eratio in numero fingul,ri.
vel quia eft vni- .capropofitio hypothetica , vt ait Tatar. tract.4. vel
potius,vt aiunt Auer. Philopon. & Euítatius ratione vnitatis medij, in quo
.yniuntur extrema in przmiffis , & vnitatis forma fcu difpofitionis
cerminorü , & ctiá ratione vnius finis,quia ambz przmiffe or -dinantur ad
vnicam conclufionem inferen- dam; A: deed a in plurali, quia cx vna opofitione,
ex qua alia infertur, fyllogi(mus non conficitur , fed alia argumentatio
imperfe&a, .f. enthymc- ma aut inductio , &c. debent igitur plures ; LH
herir affumi,noa que, ácd positz,.i.difpositzin modo,& figura ; & vt
notat Tatar.non debet addi particula, € conce(115, quia siué pramitfz sint vera
, siue falíz, nihil refert ad fyllogifmum sim- pliciter,feu fecundum formam
considera- tum,qui híc definitur, dici tur «/reruo quid 4 pofitis nc.ad
denotandum quod conclu- ioyquz fequitur ex pramifiis, cft alia pro. .tenus
omnes , vt neceffariam , & forma Anfcrant confequentiam, indig ent Sa or rd
Pars Prima Inflit. Tra£lII. Cap. positio ab illi s,& ab eis aeceffarió
illata: ob illarum difpositionem , vade ly mece/?e , vt notat Tat.&
Alex.non sigaificat necefütaté cenícquentis,quafi conícguens in omni fj logi(me
debeat effc ncccffarium , cum «cffe potfit contingens , vcl falfum , fed tautum
neccffitatem confequentiz , vt ex przmií- sis neceffario inferatur conclusio ,
etiam si. illa non sit neceffaria , qua erit de effentia fyllogifmi ,
sicap.atur pro aggregato ex przmiffis, & coaclusione, non autem sí ca-
piatur pro folis pramiffis difpositis, vt cae pit Arifl.2. Priorum, ità docet
Tat. 1. Prio- rum q :.in fine, mu : Senfus igitur prafatz definitionis eff ,
quod fyllogifmus cít oratio difcursiua , in qua posita maiori , & minori
propositioe ne (sic.mappellaatur przmiffz, vt mox di- cemus) aliud,
f.cóclusio.ab his,quz posita sür f. qur ,.i. deducitur ex vi difpositionis
terminorum in przmiffis, v.g.omne ani eft fubftà tia,omnis homo elt animal
,ergo omnis homo cft (ubítátia hzc tertia ppo:i- tio ,quz dicitur conclusio,
fequitur a - farió ex difpositione duarum priorum j vn« debreuius poft dcfini:i
fyllogifimus , eft oratio diícursiua conftans io cum ex«-. tremis difpofito , vt
elt videre in. Íyllogif- " mo allato Sed dices, hancdcfinitionemnoncon-
uenire omn'busfyllogifmis , quia nonbys — sitorio,de quibus;infra, — *
pothetico;& ex Ap prm effe Ari(t. mcntem fui(f- hic finire fyllogi(mum
cathegoricum & hüc. termino communi conítantem; adhuc timé poteft etiam hy
potheticus. hác definitioné . . participare,qratenus, & ipfe cathegorici
habct regulari, & oricum reíolui;potcft etiam applicari fyl- ogifmo
expofitorio,& omnibus alijs, quam, a'em tione terminorum,& propositionum
Íyllo- gna iam declarata , & amplius declaran- , & omnes eiídem
communibus princi- pijsregulari debent ,quz omnia ex dicen» — dis patcbunt. 99.
Quia verà fyllogifmus eft quoddam . compos;tum rationis, ideo habet fua prin»
cipia conflitutiva , quz fuptduplicia , alia materialia , alia formaliz; &
materialia, alia proxima, vt mropsítuone la remo- tà, vt termini
propobtionum,qui in quoli« bet fyllogifmo (unt tres , ex quorum cóbi- nationc
trcs quoque formantur propofie - ti9pcs , & idco neceffe e(t vnumquem«. bis
- . TFepet, — "4 perprincipia — — pétincathe — JSEEE —————A———ás vts E AI
3 - -— ^ -emnis homo cft fub I -: 4 i - - 4. locumin fyllogi(mo : fecunda mimor
,tertia " E - za ? Y* x: . » D E 5 - -— De Syllogifmo, eiu[que Figuris.
E" 5 ratio eft, quia in fyllogifmo dcbct inferri duo extrema effe fimul
connexa ob connexionem,quam habent cum aliquo ter tio,prius ergo debet vnum
extremum có- necti cum illotertio , & erit prima propo- fitio,deindé debet
alterum extremum cum codemtertio copulari, & erit fecüda pro-
pofitio,denique ipfa extrema dcbent in có- clufionem inuicem conne&ti ,
& erir tertia ropofitio; hinc cóftat illud tertium, quod emel in vna ,
& femelin alia pramiffarum ponitur,vnum faccre terminum,duo autem extrema
conclufionis, quz femel in pramif fis cum illo tertio , & femel in
conclufione- inuicem connc&untur ,alios duos terminos erc; hoc totum
manifeftatur exemplo, fi velimus oftendere hominem effe fubftan -
tiam,excogitandum cft aliquod tertium,cü - quotüm homo, tüm fubftantia
coniungan- tur, quod erit v.g.animal, fi igitur fubf tiam, & femel hominem
cum animali com- ponis,duz propofitiones rcfultabüt, nimi- - rum omne ar imal
eft fubftantia, omn: s ho- mo eft animal , poftremó ex his inferendo hominem ,
& fübitantiam €ffe (imul conne- xa, tertiam conficies propofitionem , ergo
itia: prima propo- fitio dicitur meer , cum .n, denominatio maioris fit quzdam
dignitas, optimé illi tri buitur propofitioni , qux primum obtinet
«onclufio,que ponitur poft notam illationis, vnde coníequens ih plus fe habet
qui con- - — elufio,quia omnis propofitio, quz ponitur l notam illationis ,
dicitur confequens ; -. fed illa , quz ponitur poft notam illationis . in
fyllogil mo, d:citür proprie conclufio, ex - terminis vcro ille;quibus fumitur
ante con- - clufionem, dicitur medswm, qui iungitur cít medio in maiori,
dicitar marer extremitas , qui vero in minori, dicitur minus extremis :
"Sed quamuis hic explicádi 1é,& minoré propofitioné, ac ét
maloré,& minorem cxttemitatem fit Summuliftarum communis cum Petro Hifpan:tra&t.4.
fuper lib.Prior. & Arift: ibidem. Owuuied. tamen €ontrou.4.Summul.
pun&. 5. Poncius es - 20. Log.q.,. Auerfa q.z ;.fect.7.(quem fal. Ío
Ponc.in oppofitum IGHUE alij Recen- tiores inquiunt non ex, eo dici propofitio-
nem maiorem, vel minorem , quod prius , pofteriutue proferatur y fed illam dici
ma. jorem propofitionem , in qua medium eft fubic&um , & altera
extremitas eft pradi- - catum, & minorem é contr3, in ua medü - ^
pradicatur, & altera extremitas fubijcitur, "or " gL dus maio -
71 & fic pariformiter maius extremum effe , quod in propofitione predicatur
de medio, & minus extremum, quod fubijcitur, Hur- tad.etiam
difp.10.Log.fe&t.1 1. $. 70. aliter
explicat ,vt nimirum maior extremitas fit y quz continct fub fe plura,
minor,quaz pare uiora. Attamen recedendum non cft à có- muni
, tum quiá ità fignificarunt Arift. & Petr.Hifpan cum alijs Summulift.tum
quia ex ges modo dicendi fequitur in fe« cunda , & tertia figuranon poffe
afhignari maiorem, vel minorem , quia medium in vna femper fubijcitur,& in
alia praedicatur, quod licet gratis concedat Ouuied.hoc ta- men concefli
abfurditatem non tollit. AtPoncius obijcit primó Arift. qui r. Prior.cap. s.
explicare volens maiorem , & minorem extremitatem ait dco asfem me jorem
extremitatem in qua medium efl ( i.fub qua medium eft ) minorem voco , qua. 4
f» medio, crgo propofitioilla , in qua fubijci- tur medium;eft maior
propofitio,& in qua rzdicatur eft minor, hue primoloco pro« eratur,fiué nó.
Deindé arguit ratione;quia ex maiori particulari nihi] infertur bzne in fecunda
figura;at hoc effet falfum, fi maior eit,que primo loco ponitur, nam hic Syllo-
giímus optime concludit , aliquod animal eft quadrupes,nullus homo eft
quadrupes; ergo aliquod animal non eft homo . Refp. ArifL.ibi,vt ex contextu
patet,explicare il- lis verbis,quanam fit maior , & minor ex- | tremiras in
prima figura przcisé , non au- té in omnibus;ait enim,» prima figwra me- dium
voco,quod eff| im alia , o alind im ipfo extremitatum yero alia efl que pf eee
im quo aliud, Ad aliud , fyllogiimus ille non. concludit in fecunda f gira ,
nifi indirecte cum auté dicitur cx majori particulari nihil inferti in fecunda
figura ; id cft intelligen- dum de conclufione direéta. At inftat Pon- cius ex
hoc (cqui etiam in fecunda figura affignari debere modos indire&té conclu-
dentes quod eft falfum . Negatur falfitas , vt conftabit ex infrà dicendis cap.
& n.111. Solet hic quoq. difputari , an conclufió fit de effentia
fyllogiími, qua cft feré qua- ftio dc nom ne,quia iuxcà varias Ayllog
acceptioncs vtrumq. «fferi poteft; v dicetur difp. 11.q. 1. Breuiter tamen
dicei dum conclufionem cffe de effeatia fillogif- mi non minus, quam przmiffas
, prout ab Arift. hic fumitur, & definitur, quia ait fil- logifmum «ffe
orationem ; in quatit. ijsfe- - funt propofitioncs,quarum vna ex quitur, pct
quoddignificat ad eurem de ; gif- imi | tinfrà dicen- por MTEPETIPPSCNMC US
IAMENE S CCCANTONCEPP ^ Www. * 72 Pars Pria Inflit. Tra&l.I1I. Cap. logifmi
fpe&are tam przmiffas,quam con- vlufionem,& zqué ex vtrifq. conftare
nam xe vera ad firucturam fillogifticam tres re- «uiruntur propofitiones .
Conf. ratione , quia fillogifmus eft effntialiter confequen ti2, omnis autem
confcquentia includit cí- fentia'iter antecedens, & confequens,crgo
conclufio,quz eft illatum, & confequens in fillogifmo eft de integritate ,
& comple- mento ipfius. 100 Formalia item principia funt du- plicia ,
duobus nimirum materialibus cor- zefpondentia , & quidem cum forma fillo-
giími fit ordinatio , feu difpofitio materia €ius,illa difpofitio , qua
ordinatur maxeria xemota,(cü termini,dicitur ffgwra , & illa, 2 ordinatur
materia proxima, .f. prope» . tioncs, dicitur Medus ; figuraigitur, qus eft
forma materiz remotz , ef «pt di/pofi- gio teyminarà fecudsi (ubieclioné ,
predica fticnc. Mod? qui eft forma materiz ,pxime, efh apta d ifyofitio
propo[itionsi im dcbita quan- ditate, Cv qualitate, debita quantitas eft, vt
non omnes przmiffz sint negatiuz fed ali- qua sit afrmatiua; debita qualitas
eft, vt mon omnes sint particulares, fed aliqua sit vwniucrfalis. Et quia recta
combinatio me« —. dij cum extremitatibus , in qua consiftitió figurz , eft
criplex , triplex ét datur figura , mà ve! mediü fubijciturin vna,&
predicatur inalia,& sic habetur prima figura; vel pre- dicatur in vtraque,
& sic habetur fecunda; velin vtraque fubijcitur,& sic habetur ter- tia;
quod eo carmine oftendi folet . — $sb, pra, prima: fecunda bis gra: tertia, bis
fub. - | Quaresan admittenda sit quarta figura, € tribui folet Galeno, &
Auicennz? Mc« ici eam admittunt, & quidam alij etiam €x noftratibus, vt
Tat. 1. Priorum q. de fi- 45 fyllogifmorum $. dwUratur primo , Roccus lib.2. c
16. vbi proindé recenfent modos quartz figure , & Camerar. q. 15. Log.
Ratio fundamentalis huius opinio- nis, ommitlis alijs minoris momenti , eft,
quod tor funt figurz, quot funt difpositio- nes medij termini cum extrenus, fed
datur quarta difpositio mcdij cum extregis, er &c. probatur minor, quia
poteft ità di- pont, vt predicetur in maiori, & fübijcia- tur in minori, vt
patet fic arguendo,oimnis homo eft anima! , omg animal cft (u^flan- tia, erz0
omn's homo eft fubftantia, quz eft forma arguendi valdé familiaris , qua ra-
tione conuictus Blzuc. lib.z.fc&. 7. quartá figuram cum Medicis libenter
amplectitur, .trium terminorum fic fe habentium , d Verüm peripathetica fchola
numquá hác uartam admifit figuram , vt à prima ef- entialiter condiftinctam ,
& eft manifefta Arift. fententia , qui 1, Priorum c. z. con- cludit neceffe
effe feri omnem fyllogifmü per tres przdi&as figuras,& fequugturom nes
Scotus 1. Prior q.34. Auerr. r.Priorum c. 8. Zab.liB.de 4. figura, Conimb.&
Com- plut. Fuentes,Cafilus,Poncius,Morifanus, Hurtad. Auerí2, Amicus ; &
paffim alij Re- centiores; & quamuis varijs modis, & qui- dem vt
plurimum inutilibus , vt oftendit Auería q.2 $.fet.2. reijci foleat ab Aucto-
ribus citatis, nempe quia inferat condlu- fionem innaturalem , &
indirectam; aut : przdicationem eiufdem de feipfo;ratio ta- : men à priori eft
illa , quam Scot. cit.affi- " gnàát, & ex ipfo
Arift.deducitur,quianimi- — rum difpofitio medij nonpotefteffentiali- — ——— ter
diuerfificari, nifi illis cribus modis re- e latis, quod .f. vel in premiffarü
yna fubij- m" ciatur, & in altera przdicetur , vel iavtrde —— 50 D. ue
predicetur, vcl demum in vtraqué — füblyciatur ,ergocum in quarta figura à —
Medicis affignata habeat medium primam —— difpofitionem,plané non crit à prima
figue ( racondilmóta , quz in eo pracisé effentia- liter confittit, vt habeat
mediü in yna pro- pofitione fubie&um ,inaltera predicatü, Refp.Tatar. quod
prima figura poteft capi - dupliciter, largé nimirum, vt eft difpofiti medium
fubijcitur in vna przmi ra dicaturin alia ,fiué hoc fit in maiore in minore ;
& fic concedit quartam fig 2 non effe à prima condiftinctam 5 alio modo.
capitur fpecialiter , vt eft difpofitio trium terminorum ficfe habentium, quod
media —— — fubijcitur in maiori, & pradicaturin mie — — nori, & fic
cffe condiflin&tam . E erp Hac folutio nulla cft, quamuis.n.verum. .— fit
medium in prima figura, itàcommuni- - ter difponi,quod fit fübie&tum
maioris, & —— — przdicatum minoris ,idtamen non efhci- —— — tur, vt in
prima figura (yllogifmus fiat, fed potius regulariter, vt directé concludat ,—
| uià non minus in prima figura foret, fita. ifponeretur,vt medium effec
pradicatum — — maioris, & fubiectum minoris, hoc.n prz-- cise primam
conftituit figuram, quod me- dium in vna fit fubie&tum ,in altera prx- — —
dicatum, qualifcum que hac fucrit , hocfi-: quidem penitus accidentarium eft
aBpri- —— ma figurz conflitetionem: Et quod diuere—— fitas difpofitienis medij,
quod inmaieri —- Íubijciatur , & in minor przdiccuir « acre cone / ^ Ev 4.
v qus). 4» * - — wnitertioysut eadem inter fe; * De principis vegulatiais
fyllorifi 75 eontra, non variet primam figurám effen- -tialiter patet ex Arift.
loc.cit.qui (zpé trà- e pramiffas, vt magis fyllogifmus có- tur primz regule
antepredicamen- tali , vbi tamen nulla ratione dicendus eft voluiffc re exempla
quarta fimurz , quam rpíe nunquam agnouit ; ergo fignum eft talem variationem
düpoltionis nedij effe prorfus accidentariam , nec fufficere adconftituendam
figuram aliquam à pri- ma effentialiter diuerfam. "- Ex hoc patetrefponfio
ad fundamentum oppofitz fententiz , & quecunque in op- E tum obijci folent
, quamuis .n. poffint eri, quattuor combinationes med:] cum extremis, illt
tamen duz , qua medium íu- bijcitur in maiori, & przdicatur in mino- ri,
auté contra , non funt effentialiter di- ueríz,immo quia hec combinatio,qua me-
dium pradicatur in maiori, & fubijcitur in minori , facit fillogi(mum
concludere in- dire&é, vt patet in exémplo ab Aduerfa- rijs allato, vbi
minor extremitas przdica- - turde maiori in conclufione; quod cft có- cludere
indirecte ,vt poftea dicemus, debc- ret: figura f fi daretur) ad primá re-
duci; ficuc fillogifmi concludentes indire-
&é reducuntur ad dire&tos ; maneat ergo *quartam figuram non
dari , aut non effe à 7 prima efsentialiter diuerfam , & fillogifmü ma
figura , quia habet medium fu m in vna & przdicatum in alia , ctfi non ità
difpoficum , vt t» conclüdere dircéte ; - poteft tamen facili negotio jta
difponi tvafpenendo pramiffas abíqs vlla penitus alia mutaticne dicendo
,"Omne animal eft fubftantia , emnis homo eft animal , ergo omnis homo ft
fubftantia , C.A PVT. VL De frinciphs reguletiuss 'yllotifmi . 301 "A, T
Omine principi regulatiuilfyllo N Gifini inécilg anas gei à «ua fyllogifmus
habet fuam certituding , K cuidentiam ad concludendum ; funt aute principia
huiufmodi; Primum eft gene- ralifimum pro trosungue fylogifmo,etia expofitorio
, caius medium eft terminus - fingularis , cft antem tale , Qua fmnteadem jy. ;
quorum ynii — efh idem, cum tertio,eum quoalterum num eft sdem non po[[unt ejfe
cadem inter fé quoad ab Adueríarijs allatum re veraefse in pri- $ (0. primam
partem valet pro r dis affr- : . mutiuis,quoad valet pro ncgan- . dici de
nullo; quoad primam partem valet uis, & hoc principium eft tantz
efficacita- tis í vt m ipfo fundetur vniuerfa ftructura fyl'ogiftica,vt
teftatur Do&tor p. d. 1. q.7. Li.in folut. ad 1.princ. pro 4. q. &
declara- tur fic ; propofita quaítione v.g. an anima fit immortalis , ad
cognofcendum num hi termini fint cónex:;aduertendum eft , quas habeat anima
proptietates , & pradicata intrinfeca , & reperto animam ctfe incor-
poream, ruríus eft inquirendum , an incor-' poreum connexionem habeat cum
inimor- tali; & reperto ità cffe,tunc re&té poffimus inferre ex hoc ;
quod illi termini funt. curn hoc tertio |f. incorporco coniuncti , cffe etiam
inter fe coniunctos;Quod fi é contra reperiatur incorporeum cum immortalt non
poffe connecti, tunc negatiué conclu- deidom effet nec animam cum immortali
cffe connexam ,quia incorporeum , quod fupponitur cum anima effe
coniun&tum,nó coniungitur cum immortali ; atque ità ex hoc patet, quomodo
ex connexione extre. mitatum cum medio infertur propofitio firmatiua, in qua
extremitates vniuatur in- ter fe , & quomodo ex affirmatione vnius*
extremitatis cum medio , & negatione al- : terius infertur conclufto
negatiua , inqua vna extremitas negatur de alia. Et quamuis' hoc principium fit
omnibus fyllogiimis co- mune;eius tamcg vis im expofitorjo luculc- : tins
apparet , quia tertium illud, .f. termi- * nus, quieft medium eft magis vnum ,
cum fit terminus fingularis , in diis ero coni- munis , & ideb hec genus
fyllogifmorum eft omnium perfpicuiffimum, vt pote ,quod' ' eft alienum
àmultiplicitate praeceptorum de diftributione ,& fuppofitione medij, cü fit
fingulare; vt patet in he niscft Deus , Chriftus eft Filius Virginis ; ergo eft
Deus ,vtinfra magis conftabit. Alterum principium eft ,.Djci de omn; d$ pro
zegulandis aftirmatiuis, quoad f. pro negatiuis: dici de omni cft , quicquid *
viu ter. dicitur de fubie&to abfolute» fupponente dici ctiam de quocunque
coa- : tento fub illo ,. vt fi omne animal eft füb- b crgo & homo, qui
fatiebaiqE. fubilantia. Sic dici de nullo eft, quicquid - vniuerfaliternegatur
de fübiecto , negari etiarn de quocunque contento vf nullum anima! eft iapi di
intense ftat (ub animali,criclapis, loc autem cipiumnon eft ità vntuerfale »'
quia non deferuit ad fyllogi " torjum, vt notat Tat. 7. sum cial rn oc :
Filius Virgi- pergeoer?ó.- movet 74 & 5. fed tantum ad illum ,cuius mediü
eft terminus comm unis,cui termino dumtaxat applicari poffunt figna vniuerfalia
emis e aullur hoc principium conftrucntia , vt il- lum diftribuant pro fuis
inferioribus; Et quamuis paffim per hoc principium dican- iur przcipué regulari
modi perfecti prima figurz, non propterea negari debet ctiam ccctcros
rcgulari,per illud .n. tantum nfi- nuare volunt folos modos perfeétos prima
figurz immediate regulari per ipfum ,ad- huc tamen, & alij poffunt mediaté
regula- ri ,quatcnus omnes ad perfc&tos poffunt reduci,vt poftea dicemus,
Aducrtendü au- tem hic d hoc fccundum principium re- gulatitum à primo
dcpendere,quod vniuer falius eft, & ab eo vim regulandi defuere, vt
difcurrenti patebit, immó notant Com- plut.lib. s.c. 4. hoc fecundum principium
à primo non differrc , vifi penes hoc , quod primum fumitur in ordine ad cff
iftud ve- roin ordine ad pradacari ; & quidem vnum affirmari de alio
fundatur fupra identitate 3llorum;,ficut vnum negatur de alio ob co- yum
diuerfitatem & idco liquido patet hoc. fecundum principium vim fuam à primo
ac cipere Conf.ideó .n. ex hoc, quod omnis homo currit per d;ci de emn! , rité
conclu- ditur. quod Petrus currit , quia tupponitur probatum Pctrum efsc
hondaem.s confe- quenter coniungitur cum hogiine Petrus , & curfus; &
idem cernitur ctiam in altero. - tas reas ipfarum interfe; nó quidem reas;
iedior tmn ds i Aun ad^ yllo principio dieidé mulio. x - 1o Verunn.vcro quen
hzc doctri- nà fit ci uni Summul;Rarum calculo. pro- bata nihilominus
Mol.p.p.q.2 s. art.. difp-- 2. Vafq.p.p d.123 pricipii iilud primü, $u« Tore yi
tertio.Cre, tàquá uiro ü re- Ípuunt,& non vninerfaliter vcrum nifi re-
ucatut ad dicium de omni,& de nullo, fc-. «itur Cafilius lib.3 tract.a.
c.2. Fandamé- tum corum vnicum «ft ,quod talc principiü in divinis claudicare
vidctur, quia cx idcn- 1itate resli diuinarum perfcnarum cum di- uina effcptia
non poteft inferri realis iden- tits earum inter fe ideo hic fyllogifmus nun
valet; cff.ncia diuina cft Pater filius eft hec «(fentia diuina,ergo filius eft
Pater; Vn dé vt hic, & fimiles Íyllogifini cxpofitori) in diuinis
riteforn:éur,vt notat Scot.1 Prior. 4.7 .& oncl.4.pcr diétüm de oi,&
dictüde nul Jo regulari debent, ità quod medius -termi-. 1 nus fi fingularis
diftibuatur hoc modo , Quicquid cft cffentia diuina cfl Vat r, filius elt
«(l«ntia diuinz, «rgo Xc. nám tà confc- quentia tenet fcd maior cft (21125 Cum
cr- * Pars "Prima Inflit, Tract. HT.Cap T. o primum illud principium s we
/snteas lem vni tertio, rc.non teneat in diuinisni- fi cum inultis
limitationibus , quz tandem £iciunt illud recidere in aliud. principium, didum
de ómni , X cumé contra fecundum, quocp aptum fit regulare etiam £yl» ogifmos
expofitorios in diuinis , vt patet; in xemplo
allato, concludunt Vafquez , &, Molina,Dictum de omni , & dictum de
nul» - lo , effe vnicum principium regulatiuum: omnium fyllogismorü. Addit
Cafil.princi-- pium illud $4 funt eadem vmi , crc. poni ab Arilt.7.Top.c.i.non
autem t. Pnorum: 5; vbierat locus agendi de principijs regulae tiuis fyllogifmorum;
fed ibi cátum affignafs fc principium Dic; de omm , 6c. ergo hoc, tantum €fit
abfolute principium. regulati«:- unm fyllogifmorum . T Sed fruftra laborant ,
nam veritas illius. principij eft vniuerfaliffima , & etiam valet. in
diuinis, & qnamuis D.Th.p.p.q.2 4.art.3«; & Thomiftz cum ipfo aliquas
atferant li-..— mitationes ,vtetiamindiuinisverumfit ;—————— Scotustamencit
p.d. .q.7. profertillud,;— — — vtabíoluté verum, itaquod femperygum, — hal
" eft,qux funteadem vnitertio,effe quoque — ^ — inter fe eademilla tal;
identitate, nontamé, — maiori,quia non poteft cócludialiqua idé» — — 2i titas
extremorum inter fe, mifi fea M RA P. illamidentitatem, qua funtcadem medio, -
—— — &ficjinquitDodtor,exidehtitaterealiper- ————— fonarum in effentia
inferri poteft identie, — — ?h identitate cum effentia funt idem; fyllogif-; -
X mus autem allatus, & fimiles,indiumis non; .— ^—
tenent,quiaafferuntur,vtexpofitorijicum- ——— tamen re ycra tales non fint , fed
foplu/nte ga ta,vt Doctornotatibidem,& fequitur Amas — jii p.difp.io2
c.1.ratio cft,quiamedium — ^. in fillogilmo expofitorio ita dcbet cff« fin-
ulare,vt fit fioc aliquid, & incommunicae — — ble vt quod, qualis non cft
effentia diuino , & ideo ipfa non etl fuficieas mediugr pro. ^ - fillogilmo
cipoivonio, & quando etiam illi , fillogifmi effent expofitorj,
prorfusfalsb .— — eft polle regulari perdidum de omm , S. —— — dictum de nullo
, quicquid dicat Poncidls ] difp.:o.Log 4. vlr.quia hoc princip o folum
regblantur difcuríus , qui procedunt ex vi slicu:us ternini difl
ributisrepngnat autem prorfus tcimino fingulari ,quf cftmedium in
expofitorio;difiribui;cum infzriora non habcat ,diftribui nomqifeu
accipidifiribtt- ——— tiué cfl idcm , acíupponere pro füigilis— —
fpisinfcrioribus;:N.cScomuscit.Trimü, —— q.7- 1 EM CN f^ ' 16. Arriaga
difp.s.fumm. fect.4.& De prindipijs rtgulatiuis $yllogifmi 3. facit
at&oritatem,fe ftandum eft do- ring quam habet in lib.fent. Ari(t. autem
t.Priorum folum fecüdi prineipij exprefsé meminit, quia ibi folum loquitur de
fyllo- gifmo, sind fumitur terminus có- munis,vt poté qui magisinferuit ad
cogni- tionemfcientificam comparandam. *' Quamuisergo magma fic necefficas
fecü- di principi nam illo deficiente deftraerc- tur defceníus ab vniuerfali ad
particularia, uia virtute huius princípij tenet talis de- cenfus ,omnis homo
e(t animal, ergo Pe- trus eft animal, & Paulus eft animal ; immó negato hoc
principio duz contradictoriz ent fimul verz, nà ci veritate iftius vni-
uerfalis, oishomo eft animal,ftaret veritas huius particularis,aliquis homo aon
cft ani mal,quz illi contradicit. Nihilominus faté- da etiam eft neceffitas
illius principij Se fint eadem ,&rc. & dependentia huius fecü- di ab
illo, nà ex co przdicatum de quibus- uis fulveo contentis przdicatur , quia
ipfis -aliquo modo identificatar , vt difp. de vni-. — werídicemus;ergo dici de
omni neceffario c (upponit identitatem fubie&orum in prz- dicato,& dici
de nullo feparationem, quod bené demonftrant Hurt. di Paeog. lcd. alij Do-
&orem noftrum fecuti , & nuper Ouuied. controu. 4.fummul.punc.1. —
CAPVT VI. " Regula generales t fpeciales cuiufcunque f- | gura«[Bgmantur.
——- 103 T2Xprincipijs regulatiuis syllogifmi c.przced.declaratis quinque dedi -
«untur regulz omnibus tribus figuris com- — 4 munes.Prima eft,qp ex gwrsr
megatimis nibil fequitur ,vndé hzc coníequentia non valet, Nullus homo e ft
irrationalis, nullus equus eit homo , ergo nullus equus eft irrationa-
lis,ratio huius eft , quia non poteft conclu- a ;€o quod medius terminus qui
eft tota ratio coniungendi ,cum neutro extremo eft coniunctus, nec etiam
negati- ué,quia ad hoc,vt vnum extremum non iü- cum alio medium , debet idem
£nedium cum alterutro extremo effe con- junctum ;nam fi vnum extremum ab altero
difiungiturpropter medium , debct hoc oriri ex co quod difiungatur à medio, cum
coniungitur aliud extremum, & ita ip- extrema erunt inuicem difiuncla; fi
au- tem medium cumnullo extremo iungatur , , moncritratio neque coniungendi ,
nequc feparandi ipía extrema, vnde patet hanc re« gulam fundariin primo
principio rezula- tiuo, Aduercendum tamen eft przmiffis in. terdum videri
affirmatiuas, cum tamen re verà occultam contineant pegationem , & ideo aon
concludunt , vt in hoc fyllogif- mo,omnis homo differt ab angelo , omnis
fpiritualis fubftantia differt ab homine, er- go omnis fpiritualis fabítintia
differt ab Ángelojomnes hz pre.niffe (uat negatiug, quia ditfzrre eft idé,ac
vnu n no ef: aliud ,. & ità (c habét omaes propofitiones;in qui- bus elt
relatiuumr diuerfitatis . Sed obijcies, hac confequentia eft bonz,. quodnon
mouctur,non currit, Sortesnom moxetur , ergonon currit , & camen eft ex
risnégatiuis.Refp.nos hic tradere regu- $ de fyllogifmo cathegorico, allatus
aut& eft hypotheticus, nam illa maior huic con- ditionali zquiualet , fi
non mouetur, nom currit, & przterea fundatur in hac, affirma- tiu3,0mne
currens mouetur.Dices , hic eff cathegoricus, Omne,quod non elt animal 4 non
eft homo,lapis non eft animal, ergola- pis noneft homo , & tamen
con(equentia tenet ex puris negatiuis.Refp.maiorem ef- fe vniuerfalem
affirmatiuam , nam zquiu2« let illi omiac non animal eft non homo ,id- que
patet ex regulis cóuerfionis , nam vni- uerfalis affirmatiua conuertitur per
contra- pofitionem infinitatis terminis, ac etiá, etft. raro fubie&to
infinitato, & hegata copula , vndé hzc propofitio ,omnis homo eft ani- mal
, fic conuertitur , onifíe non animal eft non homo , velfic, omne non animal
noi elt homo,vi4e Cafil.lib.s.tra&.z. cap.6.. 104. Secunda Regula eft ,
quod ex puris particularibus nihil fequitur ratione for» mz non.n.valet
,aliqued animal eft homo , aliquis equus eft animal,erzo aliquis equus efthomó
, & fi interdum fequatur ratione matériz , vt Miquos animal eft fubftantia
y aliqüis homo eft animal , ergo aliquis ho- mo efl fubítantia . Ratio huius
regulz eft , quia in propofitionibus particularibus medius terminusnon complete
diftribui- tur , .i. nonaccipitur fecundum totam stiá latitudinem,&
vniuerfalitatem , fed folum 1nadzquaté, i.fecundum partem;hinc fit,vt ex»vt
connexionis cum medio noa fequa- tur ioter duo extrema connexio , quia ex his
extremis potefl in. maiori cum hoc medio councéti fecundum vnam partem ,
&alterümextremum in minori c | cum codem medio fecundum alteram par^ tem,
vt patet in allato exemplo , in quo li« Ka ce we ua 36 €et homo, & equus
connectantur cum ani- mali,non tamen fequitur connecti inter fe, quia animal nó
diftribuitur complete, hiac exttatillud preceptum , quod med:um in aliqua
faltim przmiffarum debet dittri»ui , vt fic perfecte poffit con ungi , vel
difiuagi ab extremitatibus , alias non regularetur fyllogifmus per dicideomm ,
vel dici de nullo, in quo principio hzc regula funda- tur ; aduerte tamen,quod
quando medium eft (ingulare , vt in expofitorio fyllogifmo tunc re&té
cócluditur,quia fumitur in vtra- que przmiffa fecundum fe totum. Scd obijcies,hzc
eft bona confequentia, fi aliquis homo currit,aliquod animal mo- uetur,fed
aliquishomo currit , ergo aligp animal mouetur, & tame elt ex puris pen
cularibus.Refp.hunc fyllogifmü effz hy thetict& praterea maiore effe
vniuerfalé implicite ,& zquiualet huic, quotiefcunque aliquis homo currit ,
aliquod animal mo- uetur,nam ly aliqui: bom (ubiectumin ma- fori, an; pliatur ,
& fit terminus vniuerfalis r illam conditionalem // , quz zquiualet ni qoot
cunque aliquis homo currit, &c. Dices;hic eft cathegoricus , quod lucet vi-
dco, Sol Licet,ergo Solem video, & tame eft confequentia bona ex puris
particularibus, Refp.maiorem poffe fumi vniuerfaliter,vel particulariter ,
primo modo zquiualet illi, omnne,quod licet, video, & cofequentia eft
bona,fecubdo modo zquiualet illialiquod, uod lucet, video, & tuac
confequentia non eft bona, quia poteft lucere cla , quam pmonvides. — — 105
Tertia Regulaeft, quod conclufio fequitur femper debiliorem partem,quare fi vna
przmiffa erit particularis , vel nega- tiuz, etiamfi altera fit afirmatiua ,
vel vni- nerí(lis,conclufio erit particularis, vel ae- tiua, quia negatiua eft
ignobilior affirma u1,& particularis vniuerfali . Ratio huius regula eft,
quia fi vna prxmiffarum cft af- firmatiua, alteranegatiua, tunc ypum ex. tremum
coniungitur cum medio , & alterü ab codem medio feparatur in premmiffis ; p
autem aliqua duo ità fc ha- t,vt vnum conne&tatur cum aliquo ter- tio,
& alterum ab ecdem tertio feparetur, non poterunt non effe inuicem
feparata, ex b .n, quod Petrus efthomo , & equus non homo, non poteft
inferri nifi Petrü non . eff: equum. Idem dicendum,fi vna przmif- farum fit
particularis; quia ctiam(i in pro- pofitione vniueríali vnum extremum vnia-
furi fecundum fc totum, ia par- Nt DM Pars Prima Inflit. Tra£l.1IT. Cap./T1 ]
ticalari , tamen alteram extréfum vnitur cum illo tertio folum fecundum partem,
8e ide3 aon poteft infzrri e£: inuicem coane- xa extrema, ni(i fecundum parce,
vt om- nis iuftas eit anandus , fed aliquis hom» ei iuítus, ergo aliquis homo
eítamandas, non potett iaterri ,omnis homo eft amans dus ob rationem allatam ;
ex quo patet hác regalam fundari in primo principio regue latiuo;quia extrema
in cóclufione nequzüt habere iater. fe maiorem coanexioaem,quá habuerint ia pr
emiffis cum medio. $:dooijaes, fyllozifm1m Arift.z. Cose. li c4. O naes (telle,
qua non fcintillaat, süt propé nos, Planet aon (cinrillant,ergo pla netz (unt
prop? nos, minor clt nega: iua. Sc tamen coacluto eft afirmariua . Rurfus ex
regulis boaz coafequentiz traditisc 2. ex falfo fequitur verum , vt pes fic
arguens do,omats equus eít animal, omnis homo eft equas ,ergo omais homo eft
animal , ergo noa femper fequitur coaclufio debiliorem Cum plares caufz cócure
partem . Demum, & vaa eft per^ runt ad eundem ed &aum , fc&ior
altera ,efz&is affimilatar perfe» - &ori, & fuperiori, vc patet de
duobus idé on Jus trabentibus , quorum vnus eft po» - teatior altero,nam
tractio ponderis fequie tur virtutem potentioris,erzo &c. R Ad m. minorem
illius fyllog.(mi effe" affirmatiuam de przdicato infiaito , ac fi diceret
, plane» tz funt ftella no (cintilantes, vt patet ex di &is c.3-huius trat.
de infinitatione verbi. AÀ2. cum Sammuliftz dicant co nclufionE . fequi
debiliorem partem ,loquuntur quoa: attributa propofitioais ad puram fxrmam |
fyllogiími atcinétia, qualia (uat affirmatio, & negatio,
particularitas,& vniuc alitas non autem curànt de attributis on bus
materiam, qualia funt veritas , ' falfi- tas, contingeatia, & dee namforma
— aluitur etiam - bonz confequentiz optime falu in materia fal(a5 quidautem
dicendum fit etiam de attri^utis fc tenentibus ex parte materiz, di(putant
Theologiin prologo de facra doctrina , & in. materia de fide: vide
Cafil.cit.fusé de hac re difzréntem , & A». mic.tradt.2 .di(p.4.. 11. Ad s.
negatur fumptum,potius.n. rese contra fc habct y uod cum duz cau(x fübordinatz
ad cune m concurrunt effc&um, etfe&tus formae liter magis adimilatur
inferiori , uamfu- periori , vtapad omneseft in confcfo , & notat Scot.pd
3. q 7. füb A a. & patet de Sole cum caufis inorioribes concurrente;
paritas dc duopus pondus - » - - fumpta noit valet , quia iftz funt caufz per
accidens fubordinatz, nam quilibet illorü oteft aliquid illius ponderis trahere
, at przmifz (unt caufz per fe fubordinatz , "quarum vna nequit fine.
altera ctiam mini- mam conclufionisparticulam caufare . 106 Quarta Regula eft ,
quod.medium nunquam conclufionem ingreditur. Ratio eit manifeíta, tumquia
quilibét terminus bis tantum ponitur in fyllogifmo , ergo cà «medium eft bis
pofitum in przmiffis , iterü in conclufione poni non valebit ; tum quia fi in
ea poneretur, non differret conclufio à pramiffis, contra finem fyllogifmi, qui
,vtex. coniunctione , quam habent duo extrema cum medio in przmiffis , infcra-
tur connexio eorumdem exclufo medio . Sed
obijcies, hi fyllogifmi tenent , cum -tamen medium etiam in conclufione ha-
beant; omnis homo eft animal . fed homo eft homo,ergo homo eft animal . Item
om« nis Angelus eft fpiritus , Michael eft Ange- lus, ergo aliquis fpiritus eft
Angelus. Refp. in primo fyllogifmo: medium ingredi con- iam Íub. ratione
extremitatis,nó fub ratione medij; ia fecundo conícquentia te- netex regulis
conuerfionis per acc dens , nam conclufio particularis eft propofitio
conuertens maioris, quz eft vniuerfalis af- firmatiua , non auteni tenet ex vi
formz fylogitticm. - € * Quinta taadem eft, quod tàm in medio, Quam 1n
extremitatibus non varientur pro- priefates terminorum excepta fuppofi- tione ,
quz prouenità fignis, vndé tàm sedium ; quim extremitates non debent effe
termini zquiuoci , nec in vna propo- f£sionc amphari,& in alia
reftringi,quia tüc retur à termino magis amplo ad cü- dem minus amplum,aut é
contra:nec in có-: clufione diftribui debet aliquis terminus , aui nà fuerit in
przmiffss di ributus ; quia tunc argueretur à non diftributo ad diítri- butum :
vt verbi gratia , fi diceremus , omnis 5omo efl animal , nullus leo eft ho-
mo,ergonullus l«o eft animal,nam animal in maiori non eft diftributum ,i.
vniucrfali- ter fumptum,fed accipitur folum pro eo, quod elt in hominc. nam
fignum vniuer(ale affirmatiuum non habet. vim diflribuendi terminos remotos,fed
tantum proximos .i. fubiedtum non praedicatum, in conclufioae veró
dillribuitur;& accipitur etiam pro eo, quod eítin Jeone , nam fignum
vniuerfale zegatiuum vim habet diftribuendi termi-- nos proximoes,& remotos;
Er ratio vnius De viguli [pecialibus gy) cnn figira:— 727 falis huius regula
cit quia fi oppofitum il lius,quod in hac regula przcipitur ,ficrcet , tunc
effent in fyllogitmo quatuor termini , & dari poft antecedens verum , &
coníc- quens falíu,quod eft formalitimum iudi« cium malz conícquentiz. 107 Ex
regulis generalibus c. praced, declaratis defuimitur pro vnaquaque figu- ra
fpecialis quzdam regula . Peculiaris 1ta- que regula pro prima figura eft ,
quod ia ghacinque iyllogifmo eius direct có ente,vt confequentia fit bona , nec
debe: effe particularis,nec minor negati Ratio elt , quia fi maior efft
particularis s medium innulla przmiffirum. ditribuere« turcontra preceptum
datum in fecunda regula generali 5 non effzt diftributum im maiori;quia effet
particularis, neque in mie nori,cum,n.in ea medium przdicetur,& fit
vniuerfalis affirmatiua (alioquin foret ex puris particularibus) confequenter
neque in ea diftribuitur.quia vniuerfalis affirmat uanon diftribuit , vifi
fübiectum , &ideó hzc confequentia non tenetjn prima figu- r2,aliqua
fubftantia eft angelus, omnis ho- mo eíl fubftantia, ergo aliquis homo eft ane
gelus . Item minor negatina cffe non de- bet;quia runc ia conclufione
ditribueretur aliquis terminus , quinon eff:t diftributus in przmiffis,&
argueretur a non difltributo ad diftriburum contra quintam regulam ge neralem,
nam maius extremum. non diftri« bueretur in maiori , quia effet vmuerfalis
affirmatiua , ia qua przdicatum non diftri- buitur , in conclufiorie autem
diftribue- retur , que effet vniuerfalis negatiua , ir hiv perfignum negatiuum
diftribuitur tà ubicctum,quam przdicatü, quia negatio y vt aiunt,eft
malignantis nature, X negat de fubiecto,quecüque inuenit poft fe , vt nul« lus
homo eft lignum aut quidam bomo nà eft lignam, i neque hoc lignum neque illud
lignumyneque iftud, & propterea vniu lis negatiua conuercitur fimpliciter.
, noa autem vniuerfalis atfirmatiuajhac igitur de caufa hec confequentia non
tenct ia prie mà figura,omnis angelus eít(ub(tantja,nule lus homo eft angel
nullus homo eft fubftantia, Aduertendum tamen , quod conclufio effet indirecta
, poteft interd maior cíf- particularis ,& minor negatiua y quia tüc
ccffant rends, vrinfra conitabit de quibufdam modis primz figus rz indirecté
concludentibus einbici Bare fyllogi(mum effe bos num, & i tin prima figue
.28 r3 maiori exiftente particulari, v.g. aliquod rationale difcurrit,omnis
homo eft ratio- 7 nalis ,ergo aliquis homo difcurrit . Refp. concludere, tátum
ratione materiz , nam fi cócluderet ratione formz,hoc etiam aliud argumentum
valeret fub eadem forma;ali- quod animal eft irrationale , omais homo eit
animal ,"ergo aliquis homo elt irratio- nalis.. — Regula pro fecunda
figura eft, quod ex ris affirmatiuis nihil fequitur, vt patet ia foc fyllogifmo
, omnis homo eft animal , omnis equus eft animal,ergo omnis homo eft equus :
Neque ex maion particulari , vt patet in hoc alio;aliquod viués eft animal ,
nullus Angelus eft animal , ergo nullus Aa- £gclus eft viuens . Ratio eft, quia
fi ambz przmiffz effent affirmatiuz , cum in hac fi- e medium fit predicatum,
in neutra di- ibueret contra przceptum datum , quia in propofitione vaiuerfali
afirmatiua qu - ies funtillz, przdicatum numquam dillri- buitur, quia cum
dicitur , omnis homo eft animal, non eft fenfus, quod fit omne ani. mal, fed
tantum illud animal , quod eft ad humanam pce coritra&tum;vel aliquod
animal confuse. Si veró maior eft particu- laris, tunc in conclufione
diftribueretur ali- quis terminus, qui non effet diftributus in pramiffis, nam
vt patet inallato exemplo, maius extremum noa diftribuitur in ma- tori , &
dillribuiturin conclufione , & fic daretur antecedens verum , &
coníequens Regula tad i gura et R tandem pro tertia H conclufio parzicularis
eff: debet , & eid affirmatiua;Nam fi conclufio non effet par- «icularis,
iam aliquis terminus diftribuere- tur in conclufione , qui in przmiffis di(tri-
butus non effet ,vt patet in hoc fyjlogi(mo , omnis homo elt rifibilis , ois
homo eft ani- mal,ergo omne animal eft rifibile , vbiani- mal diftnbuiturin
conclufione , & non in premiffis . Sic etiam idem fequitur incon.
ueniens,(i minor fit negatiua, vt patet hoc alio fyllogifmo , omnis homo eft
animal , nullus homo eft equus, ergo aliquis equus non eft animal, vbi animal
diftribu tur in conclufione virtute negatienis ante copu- lam pofitz, cum
tamenia maiori ditriba. tumnon fit , quia eft vniuerfalis affirmati- ua, inqua
przdicatum nunquam diítribui- tur; & hz regulz funt valdé nocatdz , quia
iuuant ad cognof(cerida vitia [yllogi(morü inutilium , ia quibus fccder innétür
ali- qusdefedusdillrbugonis. — —— 1— . Pars Prima Inl. T afl IT. Cap.VAI.-
CAPVT VIII. A ffignantur midi cuiufecunque fgurd cum eorum exemplis , 108 Corde
modis poffunt in qualibet figura propoítiones fecundam quantitatem , &
qualitatem. variari , nam fecundum quátitaté quattuor fuat cóbina-
tiones,poffant .n. ef: am5z przmi(fe vni- uerfales , velambz particulares, vel
maior vniuerfalis, & minor particularis , vel ma« ior particularis , &
minor vniuerfalis; & ruríus harum fingulz poffuat fecundum qualitatem
quadrupliciter di(poai in fin» gulis figuris , aut .n. funt ambz przmiffz
affirmatiuz , autambz negatiuz , aut ma- ^ ior affirmatiua, & minor
negatiua , aut de- mum maior negatiua, & minor a ua. Ceterum ex hac tota
multi tudine fo- lum nouemdecim moi vtiles funt ad re- &é inferendum,fexad
3s. figuram | tes, quatuor ad 2.& nouem ad 1. quorum primi quatuor diredé
concludunt , alij quinqueindiredé ; ille autem modusdicie - tur diredé
concludere, in cuius conclufio. ne maior extremitas de minori ic tur, & é
contra ille concludit indiredà, in. cuius conclufione minorextremitasprzdi-. ^
— catur de maiori : porró omnes , & finguli - modi tiles cuiufcunque fizurz
his verfie —— bus comprehenduntur . : Barbara ,Celarent, aro Ferio,Baralsptom,
— - Celaentes, Dabitit, Fapefm2, Frife fom»romz Cefare, Camefires, Feflsno,
Baroco, Dara. pui, Felapton, Difamis, Datifi , Brocarda , Feri em. Quorum
fenfus difficilis non erit ,fi re- colantur , quz fupra diximus tra&. prz«
ced. cap.s. vocalem fcilicet A vniuerfalem affirmatiuam denotare, E. vni nes
gatiuam , I particularem affirmatiuam , - O particularem negatiuam 5 ille
igitur dictiones fingulos iadicant modos fyllo- pilipomm cuiufcunque figurz ,
& voca» es contentz in tribus primis fyllabis des notant tres propofitiones
fyllogifmi,qua« les, & quantz effe debeant , fi quz verà aliz vocales
fuperfunt in qui i &ioni ntur metri gratia . Primi duo verfus explicant
nouem modos vtis les primzfigurz , quatuor primifunt di- rade Auouc alij
indirc&i : quatuor pri- mz dictiones tertij verfus indicant qua- tC
Démodistiofue fps. ^ pp modi tertiz figurz . Erit igitur fyllogifmus 1 Barbera,
fi medium t uio fabi jeia- tàr, & in minori przdicetur , fintque tum
przmiffz, càm conclufio vniuerfales afür- mátiuz, vt omne animal eft fubítantia,om-
iíis homo eft animal, 2 omnis homo eft. fubftantia. Erit fyllogifmusin Ce/are ,
ac iii fecunda figura, fi in vtraq; przmiffa me- dium przdicetur, & maior
fit vniuerfalis negatiua, minor vniuerfalis affrmatiua , & conclufio
vniuerfalis negatiua , vt nullum vitium eft amandum omnis virtus eft amá- da,
ergo nulla virtus eft vitium; Erit deni- que fyllogifmus in Derapri , ac in
tertia fi. ra, fi medium in vtraque nm fubij- catur, & przmiffz ambe fint
vniuerfales affirmatiuz , conclufio vero particularis af- firmatiua, vt omne
animal eft viuens, omne animal eft fübitantia, ergo aliqua fubftantia eft
viuens ; & in tribus figuris tria protul f- fc exempla in primis cuiufque
modis fuffi- ceret, fed ad maiorem Tyronum cómme-. ditateminfingulis modis
afferre exempla iuuabit;in primis itàque quatuor modis Pe 32 gd dites
cóucladentibusità fyllo- gizatur. : : ;* . . Bar Omneanimal eft fubftantia ;
bes Omnis homo e(t animal , r« Ergoomonis homo eft " z Ce Nullum animal
eft lapis , 1« Omnis homo eft animal, rent Ergo nullus homo eft lapis B« Omnis homo eff: rationalis , r5 Aliquod animaleft homo, . j Ergoaliquod animal eft rationale E Te Nullus
fpiritus eft corpus, rj Aliqua fubftantia eft pirkus s &» Ergoaliqua fubftantia non eft corpus . 103
Hac allata"exeipla funt pro qua- tüor modis primz figurz directé concludé-
tibus, vbi vt vides, primus continet tres 3 Lo. pars vniuerfales afrmatiuas ;
fe- s conítat maiori vniuerfali n:gatiua;. , minori vniuerfali affirmatiua ,
& conclufio- ne yniuerfali negatiua; tertius habet ma- iorem vniuerfalém
aflirmatiuam, minorem, & conclufionem pirticulares affirmatiuas 5 * quartus
denique habet maiorem vniuerfa- firmatiuam, X conclufionem particularem
negativam ; in alijs vero quinque modis huius prima figurz indireQé
concludenti., bus ità yllogizatur, vt in fequentibus: exemplis . * 1 B« Omnis
fpiritus cft fubftantia , r& OmnisAngelus cil fpiritus, li Ergo aliqua
fubftantia eff Angelus z Ce Nullum animal eit lapis, l«n. Omnis homo eftanimal,
tet. Ergonulluslapis cfthomo, 3 D« Omnisleo eft animal , bij Aliquod rugibile eftleo , tis Ergo aliquod
animal eft rugibile . 4 F4 Omne animaleft corpus, Pf Nullum elementum cit
animal , 1 m» Ergoaliquod corpui nó elt elementü. $ Fri Miu homo eft muficus,
fe Nulluslapis eft homo, ; [e
Ergoaliquis muficus non eft lapis. Exemplanunc adducta funt quinque mo-
dorum in prima figura indirecté concluden- tium, vbi vt vides, primus conftat
ex majo- - ri, & minori vniuerfali;2ffirmatiua,conclu- fione veró
particulari affirmatiua ; fecundus. conftat maiori vniuerfali negante , minori
vriuerfali affrmante, & conclufionem vni- : uerfalem negantemzcolligit ;
tertius conti« net maiorem vniuerfalem affirmatiuam,mi^ norem particularem
affirmatiuam, & fimi- lem omninó conclufionem deducit;quartus habet maiorem
vniuerfalem affirmantem , minorem vriuerfalem negantem, & conclu- fionem
particularem negantem ; quintus tandem conftat maiori particulari afhrmatie -
ua, & minori vniuerfali negatiua , & colli - git concluftonem
particularem negatiuam. Modi fccundz figurz funt quatuor fe- uentes,qui tantüm
vtiles (unt ad colligen- dis conclufiones ncgatiuas, & in eis iti] fy.
Togizatur . 1 Ce Nullumligoum eftanimal [4^ Omnis homo eft animal, — re Ergo
nullus homo cftlignum KuND C4 Omnishomoeft animal ,. »ef Nullum lignum cft
animal , tres. Ergo nullucitignum eft homo; 3 - Fe: Nullum ligaumn cft animal
"ex fi Mhquishomo cft animal má
Ergoaliquis homo pon cft lignum | 3 rwn Wu CC MSRP P E ^. lemnegatiuam, minorcm
particularem af- U ' : B4 — Mo C A" - v é MA - — S. - . A $0 4 "7«
Omnis homo eft animal v? Aliquodlignumnoneftanimaf, — «€ Ergo aliquod lignum
non eft homo. £xempla nunc adduéia funt modorum fecundz fieurg, vbi vt vides,
primus cone ftat ex maiori vniuerfali negante, & mino- xi vniuerfali
affirmante, & conclufione vni- ucríali negante ; fecundus habet maiorem
vniuerfalem zfirmatiuam,minorem vniuer- falem ncgatiuam, & fimilem prorfus
con- clufionems tertius continet maiorem vni- uerfalem negatiuam , minorem
particula- rem affrmatiuam , & colligit conclufionem particularem negatinam
; s denique conftat maiori vniuerfali afirmatiua,mino- ri particulari negatiua
, & fimili prorfus. conclufione . Moditertiz figurz (unt fex fequentes, qui
omnes 'tantüm vtiles funt ad elicien- am conclufionem particularem, ac ih eis
ità fyllogizatur . Li Omne animal fentit; . Omne animal eftcorpus; — Ergo
aliquod corpus fentit; D« v4 pn " F e 6p gon "Di fs mi É Nulla planta
cft fenfitiuay Omnis planta eft corpus , Érgo aliquod corpusnon eft fenfitiuü,
3 Aliquod animal eft homo , Omne anímal eft fubftantia ,. Ergo aliqua
fubftantia efthomo - Pea: J JD« Omne animal eft fubftantia 125 Aliquodanimal eft viuens, Jf ^ E:go aliquod
viueas eft fubftantia. ^ 9v s Aliqua plantanon eft lapis , Omnis planta eft
viuens, - Ergo aligjtos yiuens non eft lapis Bro ear do 6 Te. Nullum
inima! c(Mapis, - *i . Miquodanimaltft corpus , fin 'Érgo aliqdod corpnsnon
cftlapis. | Hzc modó ad funt exempla , vt di- €ebamus tnodórüm tertix
&gurz,vbi vt vi- des, prinfüs conftat ex maiori , & minori v- niue;fali
affirmante,& concluftoné particu- lari affirmante 5 fecundus cofif'at ex
maiore vninerfali negatiua,zhinore vniucríali afr- matiua;& colligit
conclufionem particula- yem negantensstertius habet maiprem paz- tícularem
affirmatiuam, & minoré vniucr- em a f firmatiam ; ex quibus colligit có-
-maiorem particularem, & qui Pars Prima Inffit. Tract. III, Cap.V11r.
clufionem particularem affirmatiuá ; quar, tus gaudet maiori vniuerfali
affirmante , minori particulari affirmante;& fimili pror.
fus-conclufione;quintus contiaet maiorem. particularem negantem minorem vniuer-
falem affirmantem, & conclufionem parti- cularem negantem. Sextus denique
conftat maiori vniuerfali negante, minori particu-lari affirmante, &
deducit conclufionem particularem negantem : Hos autem omries. trium figurarum
modos effe legitimos ex. €o conítat,quod i ijs nunquam dari poteft. antecedens
verum, quin etiam confequens: verum effe deprehendatur ex vi anteeeden.. tis:
qued fi detur aliquis argumentan modus, in quo ex antecedente vero fequae*
turaliquid falfum, noneritlegitimus. — '' 110 Sufficientia veró horum modorum:
in ftmt figura facile deducitur ex re. ga 1s earum affignatis tàm gencre
ous,tüm — pecialibus, nam in prima figura ex. fexde« cim cogibinationibus
reijci debent omnes. quatuor purz negatiuz, & omnes quatuor" purz
particulares ex duabus primisregulis generalibus,& ex peculiari gurz
rejjcidebent omnesmodi,qui habent — noremncgatiuam,.vndé quatuor modi taxat
remanent legitim: in prima figura di-- redté cencludentes ; quia veró diximus
re- gulam fpecialem prine Gigure folum r. uie " riad concludendum direct2,
idcirco adhuc. in ea poffunt admitti alij modi indire&é e. cludentes, in
quibus etiam interdum poffit. maior effe particularis; aut minor negati- u2, vt
patet in-Fapefmo , € Frifcfomorum ,— Sic etiam in fecunda figura ex duabus
pri-- mis regulis generalibus excluduntur octo combinationes, .f..ex puris
nezatiuis , & puris particularibus ; & ex peculiari eiufdé regula
exchiditur combinatie €x vtraque prami(fa affivmatiua, vel ex majore parti- culari,
& vtraque ifta combinatio poteft bis* fieri, .f. vtraque affirmatiua cá
maiore par- ticulari, & minore vniuerfali ; vel é contra, - & vtraque
maior particularis exiftente pri. mapramiffa affirmatiua, & fecunda ncga-
tina, ve[ é coatra , vndé remanent tantum. quatnor modi vules fecundz figura.
Sic denique in tertia figura ex us allatis regulis generalibus o&to
excluduntur come binationes etiam ab alijs figuris exclufa : & ex
fpecialiregula eiufdem , quod minoti exiftente negatiua nibil conclud'tur fiue
maior fit particularis ,& minor vniuerfilis fiuc € conu , & fic c. i -
come — prümgü. ^ habent mie — AU y E. tur alim dum — & ^ mnznnmdb s SRM $1
voc Demodiscuinfque fegura combinationes, vnde fex tantum rémanent modi in
tertia figura,ex quo tandem fequi- tur modos vtiles fyllogizandi effe nouem -
decim,cateros vero inutiles,& vitiofos,co rima eis aliquis dcfe-
diftributionis ; de hac fufficientia vide Scot.1. Priorum q. 22.23. & 24.
Contra fuficientiam modorum primz figurz obijcies, Primó quod fint plures af-
tis, tum quia poffunt in ca dari alij : modi direc? concludentes;v.g. Barbari ,
& Celabo , quorum primus ex przmifüis vni- verfalibus affirmatinis
concludit particula- larem affirmatiuam , alter veró ex maiori vniuerfali
negatiua;& minori vniuerfali af- firmatiua concludit particularem negatiuá:
Tum quia cum quarta fi ex dicis non fit diftin&raà prima. , eius modi , qui
funt Y. Bamana,Camene,;DDimari; Fimeto, ad ipfam - pertinebunt,cum bené
concludant, Deinde vrgcbis ex alia parte, quod fint pauciores ; or Arift.
1.Priorum c. 5. folum duos mo- s indirc&tos enumerat in prima figura , -
Refp.adprimam duas illas combinatio- nes contineri in Barbara, & Celarent,
quia fub vniuerfali particularis contin etur: hinc 14 m nec Petr. Hilp.horum
meminiffe. modorü , quia Arift. ait, quod omnis fyllogifmus, qui poteft
inferre. conclufionem vniuerfalem., poteft etiam in i riub alternationem iflius
ad. illam . d AR Od monet Scot.r. Priorum q. 22. diuer- firatem modorum
attendendam effe penes p -premiffasnon autem penes conclufionem, vt patet. ex
multitudine combinationum allata. Modi autem pro-quarta figura in- uenti- nen
differunt à modis prima , nifi ex fola tranfpofitione premi me sréiticoMi, ix
dues talis Stanfpoliio non diuerfificat c iter quartam ngu. ram a»prima ex
ditis t.e DÀ nds i .. Égura variabit cffentialiter modos . Ad - : fieoskerm
parte Tatar. 1, Prierum q fe - o - Ta ME » LJ p-fig.art.1.6. primo
fcsendum.,quem Conimb.ibi c.7:q.3. art; 1. inquit Arift.enumeraffe tantum
modos, qui dif ad untur à directé concludentibus non fo- m in conclufione, fed
etiam ex parte pez- miffarum ,quales funt tantum illi duo; alios tres non
enumcrat ,quia non multum dif- ferünt rw , cum illis fint áamiles in miffis . a
.. Deindé contra fufficientiam modorum fecunda, & certig figura obijeics,quod.in
es »6 ux S notat Sotus lib. s.c.4 lec.vn.not.s:nec Arif. - -: ipfis poffunt
affignari modi indire&é con- Cludentes non minus; in prima , ergo. funt
multó plures enumeratis; probatur af- fumptum , tum quia nedum Scotus cit. & cüeteri communiter ità docent , fed ctiam elt
expreffa Arift. doctrina 1. Priorum c. 8, ibi n. loquens de duobus modis primz
fi, gurz indirecté concludentibus Eapcfmo , & Frifefom,fubiungit fieri
poffe confimili- ter, & in alij5 figuris , hoc eft poffe pariter in illis
indire&é-cóncludi , vt ibi Aucrrocs exponit; tum quia ipfa experientia
vrget , vt Doctor oftendit loc. cit. nam 1n Cefare & Cameftres in fecunda
figura , Darapti , Difamis, & Datifiin tertia cum eadem di- Ípofitione ,
& ordine przmiflarum poteft conuerti conclufio , & à conuería ad cou-
uertentem eít bona coníequentia, in tali autem caíu minus extremum pradicatur
de maiori, quod eft concludere indirc&té; Cocteri ctiàm modi earundem
figurarum, .f-Feftiuo,& Barocco in. fecunda, Felapton, Brocardo, Ferifon in
tertia poffunt indire. && concludere per tranfpofitionem prz- miffarum;
traa(pofitis.n. przmiffis.conclu- fio , quz prius erat diretta, ficindirecta,
Xc. e Refpondent aliqui , quibus confentire videntur Fonfec. lib.6. Inft. cap.
13. & Co- nimb. t. Priorum c.7.q. 3. Poncius difp. 20, Log. q.5. n.$5.
negando affumptum ; quia Bis indie etenocudineumy radicatur minus extremum de
maiori, fcd id. contin- ere nequit in fecunda, & tertia figura, in is:n
figuris defignari nequit maius , & minus extremum ex coniunctione cum me-
dio in przmiffis, fed tantum in cenclufione ex coniunctione ipforum adinuicem ,
quia jn illisvtrumq; fubijcitur in fecueda fgu 1 ga,vtrumq. pradicatur in.t siu
ego uris, in erit maius cxcremum jin his fig «onclufione pradicat inus , quod
in ead. m fubijcitur ;quareimplicabit in adie- &o;dicere poffe n his
figuris minus extre- müm przdicari,& maius fubijci; Confirmát Ad ex Arift.
qui 1, Priorum c. 6. hoc pacte videtur in his figuris maius, , & minus ex-
eremum defigr fodumak is extremi. in fecunda gura effe, quod eft magis pro-
pinquum medio, minus, quod cft m " s. di- ro- motum ,.& é eontra
sesedqe .€,j maius extremam effe, quod Jongi ftat à medio, minus, quod cft m. Ü
inquius.Con rmant tandem,lga eioxrue fSu non hab dielioncs i modos indire pier
Op 05; indicantes modos. T 4 v4 ": " , [DN X ^v. $22 Pars "Prima
Toftit. Tra. TIT. Cap.VIIT. &tos, ficut in prima , fignum euidens non —
fiogis fimplicis.Si vero concludatur iadire" dari incis modos 1ndire&é
concludeptes , été per tranfpofitionem pramiffarum , vt ficüt in illa . in
cateris modis fecundz,& tertiz figure» 111 Oppofitü tamen verius
eft,vtoften-— adhuc modu$ indircctus non erit effentia- dit ratioallata in
argumento ; & funda- — liter diuerfus à dircéto, quia ordo pramif- mentum
eorum falfum eft , maius .n. & — farum non fufficit diftinguere modos
fyllo- minus extremum generatim loquendó de- — gifmorum:Itaq;ad argumentum
principale fignantur in przmiffis ex coniunctione cü concedendum cft affumptum
, neganda Íe- medio, non in conclufione ex coniundio- quela ob rati onem modo
allatam. E31 ne corum inter fe, vndé illud dicitur
maius n extremum , qe digniorem d C * CAPV T IX. in przmitfis , .f. in maiori
cum medio, i . SU extremum , quod obtinet minus di- De Reduttione Preis snper
fallen, gnum f. in mipori ; tà docuimus ex com- ivt x 7^ Le e STR c.s. ergo
etiam infecüda,& — 11a A EETOEM c.1.in fine. diftin- tertia figura
dillin&io maioris , & minoris guit penes formam duo fyllogif- extremi
fuméda eft ex ordine premiffarü, morum genera, perfectos, .f. & imperfe- nó
veró'ex fubie&tione, & predicatióné ip- — &os,illos appellat
perfectos;qui nullo indi- forü in cocluf. Neq. oppofitü docuit Arift. gent, vt
eorum vis, ac neccíliras i conclu- cit.nam longe diucríus eft fenfus verboó- —
dendoappareat, & huius generis funt tane rumi ciu*ab eo, quem, Aduerfarij
praten- tum quatuor modi prime figurz,in. quibus dupt,vtibiexpoait Sueffan com.
45.ab A- — euidentiffima eft «is cónclufionistiniperfe- uerfa rclatus q.2 5
fe&t. 8. & textus ; vtíó- tosécontrdyocateos;qui indigent "n nat
jit obícutus eft ,vt non magispro'eis, probatione,vt corani nélefh -
pronobisaddnciqueat.Non fuitau- diéuidemtérappareat, &huiu$generissüt ——— ^
m c - 4 dicantcs modos indirectos fecundz,X ter- — concludentes,quam cete
figura- tizfigurz ,vtfa&tum eftin prima , quia vc. rum , elle dirctte
concludant , nam c. 'üm vem neceffe diftinétas dictiotiesaffignarein — tám
reliqui modi sees eder o riakarum notat Auerfa cit. longe maiorem habent —
neccffitas cencludendi non eft ttà i , differentiam modi indire&tiyrimz
figurz a — drfin indi&eat aliqua probátione 3 Ex. directis,quarnin caters;
rationem affignat pdttt fyllogifimum
imperfectum hic n Scot.cit; quia fi concludatur ind reci? per zceipi cá modo
,quo dicere folemus Enthy conuerfionem conclufionis , vt ft m Ctfa-— menta effe
f eni imperfe&un:,, ! 5e; & Canieílres fecündz figutz , Darapti,
nimirum cric pars intrinfecá,S effcotia- Difamis & Datifi tértiz , fuf&étupt ijdem —
Irs ad fyllogifiunrneceffaria. , pur, "modi,nam frin fecida fizura fic
condiada- — fenfu fyllogifmi cuiufcunque figura funt ^ mus indire&é, Nullus
lapis eftáimmal,om- perfecti, igiturin prz£ nti üllogifmusime — mis homo cft
aninia! , ereo nullus lapis «ft. perfc&ns pro eo fumitur: , cui Squid eui-
fiomo;adhuc ite fyllo jmuseftin Cefare, déptis de ; vtiudicetür enide:ter con-
fic etiam fi in tertia fiZura fic conéludamus ludere: ; hataiitem elt
imperfcttio qu - 44 (4 E Fatal éftviucns , omne dam áceidéralisdummtaxit,
itànótàcTatar. — eft fubfizntia , sd bucifte (yllogifmus ctin. fie.Solia atormodrprim
figura. "Darapti: & ratio eft quia vt docct Arift. 1. dicuntür
perfcáti;& euidenter ce $5 "Priorum de fyllogifm. poteftatibus , ficut
vt'ait Tátar.Ge, .4sdraiur C cundo quia fo. ogifius inferens conclüfiooém
vniter- —?i ipfi regulanturimmediaté per Lenin ME l«m poteft etiam inferre
particularem — dies de emwi , C dsei de mullo , qua inc '€x vi confequentiz
fübaltermationis , ità ejsfit eai
applicatio eorum, quz di- quiinfyrt vnam conctufionem inferre pote cunras vel
aegantur vn:uerfaliter , adea. , nit ftm vides ex vi cónfequentiz "quz —
rere ra p reno conücrfionis , Cefare infertdire- pam in eis perfecte
diftribuitur me $0 illam mio rae tiegathaleh e Sadiré*e , omne "animal cft
fubftantia, ergoaliquod viueris Sel aem a rüfilendumjnfi- —— » potent -jnyieri
jn qua flat vniucrfiliter cy parte b» uertntem, & fi— fobic&ti; cü
pofteain minori przdicetur, — Darapti fest duci illam: larem hecipfo
emdcnterofteoditurillud, dequo — — d tiwfer-
pradieatur contineri fübeius «miuerfalitas — fusmqonuertentem ex legibus
conuer- — te,& confequeptcr conuenire illi id qm B. 3 I M ! —— LER z: !
"I " £ 2, A De redaélione modorum impevfz&lusad pevfePlus.— 9.3
de.t4li medió. vniuerfaliter pofito przi. eabatur i maiore, vel ne ur , quod
eft immediaté regulari per dscj de omms & disci de nullo; alij veró modi
dicuntur 1mperfc- , €i, & minus euidenter concludentes, quia fon immediate
regulantur per hoc princi- pium, nec in eis fit euidenter applicatio fu» pron:
ad ea , quz fub ipfo contiaentur, fed regulamtur mediate, & idco reducuhtur
adillos modos perfectos , & per cos pro- tur? vndé vt monet idém Tatar.
aliqué modum reduci ad alium non eft de vao fa. cere alium, fed eft
confequentiam, vel ine. üidentiam vniusoftendere. per confequen- tiam , vel
euddentiam alterius, ,113. Duobus autem modis imperfe&i [roni adpe eas
reduci poffunt,pri. mó en Ey Kinda 4. impoffibile; pri- reductjo dicitur
oftéftua , quia per eam, apum nd dimus, & 3 ide monftramus fyllogifmum
aliquem regulari ' dici de omni, X dici de nullo;altera di- itur ad impoffibile
, quia per eam dedyci-. 1 conlequenciam fyllogií(mi vallée dior olopofi Pes VU
ARSQUTSDENS VL IDPORCICSK gulatio per dici de omai , & denullo. ... .
Vtautem ácilius, & line frere ges Ulis red Aia exercinnta g [unt litere.
initiales fingulorum Let ur nia ^n. oftcafiue illi fylogi finrad modum pri- ma
figurz, qui a ; m litera incipiunt ,, . . xtParalipton ad Barbara , Cefare ad
Cela- bon aia 2d Datis [tina t, Darapzi ad. ino ad Ferio,& fic de 5;
aduerteniz funtinfüper qua- tuor aliz confonantes , quiz in medio , y fiae
nominis fingulorum imper. iegoctpn rgeg enun vt S.P.M, C- gam li- tera S cat
propofitionem indicatam Mn fibi immediaté przcedentem conuertendam effe
fünpliciter , P perac- cidens, M defignat conuerfionem | non fuf- ficere, fed przmiffas
tranfponi, debere. fa- ciendo de maiore minorem, & € contra. C demum.
" dendi aliquod impoffibile, Me eder des ed ararur :Aeduetto Miua fit per
cóuer-. gensis sepe Miner fi wif matis Worms mem. e deo. "RES »* I : Me.
suben utjunca cono re quatür per conuerfionem * t Isa. $ vult fimpliciter
perti, D vera p v acct, COM wult tranfponi , C pr tmp[fibile duci. Q 1^ad adhuc
vlter us exemplis declara- tur, Cefare qui eft primus mo jus imperfe- &us
fecandz figurz reducitarad Celarét, vt indicit litera initialis C conuertendo
fimpliciter propofitionem indicatam per, E,quzimm:zdiaté pracedit S , ni nirü
ma- iorem yniueralem ncgatiuam, vt v.g. hic. fyllogifmus factus in Cefare,
aullum ignit elt animal , omnis homo efl animal , ergo nullus homo eítlignum ,
reducitur ad Ce- larent, fi dicamus in maiori propofitione y nullum animal eít
lignum . Darapti, qui eft. primus modus imperfectus tertiz figurz,, reducitur
ad Dari] , vt indicat litera initiz-, lis O fada conuerfione. minoris per acci-
dens , vt denotat litera. P. quz immediate equitue minorem, vaiuerfalem
affirmati-, uam, vt denotat litera A , vt v.g. hic fillo-' i(mus fastus in
Darapti omne animal eft ubítantia , omne animal eít viuens , ergo aliquod
viuens eft (ubítantia, reduciturad Darij, fiin moon dicamus, aliquod viuens elt
animal. Baralipron , qui eft modus indi- Lus primz figurz reducitur ad Barbara,
vt petit litera prima conuert endo conclu- onem per accideus , vt poftulat
litera P , quz reperitur poft vocalem I pofitam in. tertia fyllaba, cui
refpondet cóclufio, & ita. hic fillogifmus fa&tus in Barálipton, o
ducitur ad 2; fi in conclufione dica. mus, omnis horto eft fubítantia : vbi
tame notandum eft cum Tatar. tra&t.5. conclufio- nem d* Baralipton non
poffz in hac redu- Gone dici proprié conuerfam per accidés, quia particularis
affirmans ex. regulis con- uerfionis fupra traditis non comuertitur int
vniuerfam a em , fed in particulare, fed pocius reductam ad fuum ftatum natu-
ralem, quem feruat conclufio de. Barbara quz cum fit vniuerfalis affirmatiua, o
timé conuertitur per accidens in particularem tem , conuertitur vel potius
reducitur conclufio. de Baralipton in vni- Bev pec aou nam cum iint ezdem O0
lipton, & ad c à de Biburs fes ralipton fequitur particularis 12, a ARN id
(equitur ad confe [ep Wurepuy uitur etiam antecedens ; ex his exemplis auno
Ambien B BLA LLL oochab!OssBrlb LIL,LUL. .LNAT"ouscob. a 84. difcere
redu&ionem aliorum modorum , nam Dabitis efficitut in Darij conuerfafim-
pliciter conc'ufionc , vt petit litera S, Fa- pefmo manet in Ferio maiori
conuerfa per accidens, vt petit P, & minori fimpliciter , vt petit 5, &
facta prxmiffirum tranípoft- tione, vt petit M. & fic de fingulis . Bonitas
vero reductionis oltenfiuz per conuerfionem propofitionum,vt notat 1dé
Tarar.fimdaturinilla regula generali fupe- rius tradita, quicquid fequitur. ex:
confe- qucnti bonz confequentiz, fcquitur etiá ex anteccdente, cum ergo fit
bona confe- quentia à conuerfa ad conuertentem;quic- quid fequitur ex
conuertente fcquitur ex conuerfa, t-lis au'em conclufio fequitur ex
conuertente, vt patet in fyllogifmo perfc- &o, ergo eadem conclufio bcne
infereba- tur ex conuerfa, q erat przmiff fyllogifini imperfc&ti,& ob
eandem rationem infyllo- gilmo rines non femper infertur eadem omninó
conclufio, quz fuerat in imperfe- &o, fed conuerfa illius vt in
Cameftres,nam cum conuerfa poffit inferre conuertentem, füffcienter hoc. modo
probatur conclufio' jniperfcati fyllogifmi: Diximus autem omn-' nes modos
imperfe&tos poffe reduci often- Ímé ad perf-&tos exceptis Baroco ,
& Bro- cardo, quia cug altera pramiffarum in eis fit particularisnegatiua,
quz conuerti non contrapofitioné, teft, nifi in fei x d altera vniuerfalis
affirmatiua, quz taptü — ri fireducere- conuertitur per accid.ns, tur oftia ,
fieret Mog; Ts $ ex puris ticülaribus, — ' poen "114. Reduétio per
impoffibile fit cum ne- gàta confequentia, feu conclufione fyllo- £iími ab
Aduerfario (fub pratextu, quod rion fit informa ) fit ptopofitio contradi-
&oria conclufioni negate, cx qua cum alte- raex propofitionibus conéeffis
fiunt tales pramiffa,ex quibus inferátur concl.fío có- tradistorta alicui ex
pramiffis iam concef- fis, vnde cogrrür Aduerfarius vcl ticgare; quod 1anr
concefferat , vcl cohcedere düo contradittoria fimul cffe veras & fundati r
bic reducendi modus in illo principio, /» Vena con[équemtia ex contradiflorio
confequ£- gis fequitur contradsclorium. antecedentis : & hoc genere:
reductionis pcffunt. reduci ogincs modi imperfedti cumfcunque fuc- zintfigure
ad perfc&tos,vt docet Tat.tract, sin apenidn- fecuridz Brei tris u e 1e
figi $.Quarrs ,X ra- tio eft , quia in omni modo vtili ;1n quo nc- gatur
confequentia, debet concedi comtra- E Pars Prima Infiit. Tratl.1ll. Cap. Ix. antem, Darij, O particularém
negancer EXON U. W «.* » 9 dictorium e us, quod negatur, ex qua con.
trádictoria conceffa, '& alcerà przsuffa co- ceff; cquitur contradictoriü
alterius; fpe- cialiter tame: Baroco, & Brocard» dicun- tur per impoffibile
reduci, quia alio mo 1o réducibilss non funt: Vt autem rité calis re- ductio
fiat; hoc datur zenerale preceprumj | vt fempcr atteodatur ad conclufioaem
illa- tam, & famatur cóntradi&orium eius,deia- : dé ponatur illa pro
vna e prmiffis cit ale tera, & inferatur conttadittóriut,vel cona trarium
alterius przmiffx conceffz , fic .n. deducetur Aduerfarius ad impoffibile ;
qued eft duas contradictorias, vel contra- rias concedere. Sed vlrta hoc Umum
przceptüm tra« dit Tar.cit.etiam Merian regalas pro fin- gulis fizuris, vndé
ait, quod modi [ren figura reducuntur per imp ^ffibile fumendo contradiétoriàm
concluftot;s pto minori, & retenta eadem maiori infertur contra- — ria ,
vel contradictoria minoris conceffa; - modi terti figura, reducuntur pet imp«
fibile fumehdo contradi&torium concla nispro máiote, & retenta eadeth
minori fertur contradi&torium, aut cgntrafiüi mae - nbn iem d gaitcu r ntc
étianrreduci pi : le fikicódo nca Anda ) ro maiori, & ponendo maiorem t
oris conceffe . Vt autem dignofcatur ad im: ipepiiore inn Eme beat reduci per
impoffibile , n ft habendá cao tnitialis Ski eru fuperic eias Moy fire.
ocardo,quí reducantur dd Barbara, fünreridó conrradi- Proeraetee UA hr ser
falis affirmatiua) fed'obferuande fiut qua-— taor dictiones à Dialecticis
inuenta, Me- feiebatir, Od iebawi, Letare, Romanis in qui- bus quatuor vocales
reperiuntur A, que fi- gnificat modum perfectum vniucrfalém alfirmantem, .f.
Barbara, E vniuerfalem ne- gantem, .f. Celarent, I particularem: affir- icm
iind ime lee y entibus: qua : focndg quis eoa ic oer eb focinde Sgurg crtias
Pei cóficeffic, non quideai i animal etl
rifibile fi - De'velullione modorum impefadpof. — $3 libusjque fex tertie
figure nodos defignit, itaqüe modus impettectus refpondens vo- «ali A réducitur
ad Barbara; rcfpondens E ad Cclarent, refpondens I ad Darij.refpon- densO ad
kerio ; Vt Vcró regu.e tradite pro fineulis figuris memorie mandeatur , notanda
fant quatuor carmina, Quorü duo prima feruiunt prin e figure * Maior fit mimór
, frt contrádiflio mor , CC Dempto'Celantes iniquo conuertitur érdo , eruat
maiorem , "variatque feewnda ii- norem » J " » |Tertia maiorem *ariat,
feruatque mimo- -- Vbi variare maiorem,vel minorem eft lo- co maioris; vel
minoris fubftituere contra- di&toriányconclufionis i di if- mi; uxtà ML po
zm leni in quacunque figura 5 ic -fyllogif- Pis i» Ralipton , Omne animal eít
(ub- ftántia;oniínis homo eft animal, ergo aliqua fubftantia eit homo, fi
negetur coaclufto , fümatur c ofitio'lli contradicto» peti eritnlla fubftantia
eft hómo;tunc Jllatur: níj&or , & pto'ea fubrogetursmae ior, & fic
inferaturin y 1 ftantia eft homo; omne animal eft fublan- tia, crgo nullum
animal eff homo; iam jftà propofitio
contradi&oria eft minori, quam mmediate , ne- — beh : Iyltoa m romero
accidens. 'Fiathic efare Nulhis honio eft rudibilis, eni dioesed ruéibilis,
ergo nallus afintts efthomo,fi nez k f- conclufto , affumatur €ius €ontradi-
"Qhoris; que eft; aliquis afinus eft homo ; & fétenta piajore ponatur
i(là propofitio pró mirióre , deindé inférütur conclufio in. Fe- rio, hoc
Pacto, nullushomo eft. rüdibilis aliquis afinus eft homo; ergo Mi quisafinue
tionc ft rüdibilis; qua conclufio eft conrra-
di&toria minori taii cenceffz;. f. omnis afi- ris eft rudibilis. '
Fiat tandem hic Mare. musii Darapti , omine rationale eft rifibile , émie
rationale éft'animal ; ergo aliquod erhzc conclufio, fumatur contradictoria
eiusque erit, nul. ]um animal eft rifibile, & ponatur pro ma- jore retenta
eadem minore, & fic inferatur —s ori Nullum animal elt rifibile, om
rationale eft animal, ergo nullum ratio- nale cft rifibile, que conclufio eft
contraria maiori conce(fz , & virtualiter contradi- squia fub vniuerfali
continetur parti- eularis: exempla de Baroco, & Brocardo ^os adducimus ,
tum quia yeffim adducun- ^p türab alijs, quáfi non agnofcant alios mo- dos per
impoffibile reducibiles ab iftis; tum quia; & tpfi feruáat leges pro
f:cunda, & tercia figuraaffignatas. ^? Denique Arilt, i "Prionit- c:6.
docet ali modum probandi fyllogifnios imperfe&os f. per expofittonem, fer
perredactionem ad ívlloci(munr expofitorium; qui folá iu. feru:t sis modis
tertiz fizure , & pra&i- catür fic,vt docet Tatar cit. fub medio có-
muni fumitur terminus fingularis ( qni eft médium ir éxpofitorio,vt poftea
dicemus) cui vtrumque extremum tribüitur, indé- que elicitür eadem conclufio ,
qui erat in Íyllogifmo ex medio communi , vt v. g. fit xalisfyllogifmus in
Darapti , omnis homo eft aninial, omnis homo eft rationalis, erga aliquod
rationale eft animal ; fi quis hanc cónfequentiam reget, próbari potcft fu-
mendo aliquod fiogulare fub! homine hoc modo, fi omnis homo eft animal, Petrus
eft "animal,fi omnis homo cft rationalis, Petrus eft rátionális , tanc fic
ar&uitur, Petrus eft "amimal Petrus eft rationalis, ergo aliquod
rationale eft animál ; & quia quicquid fe- wuitür ex confequénte , etiam
fequitur-ex antecedente, eum conclufio bene fequatür "ex pramitfis fiagula
ribus ;qua inferebán. tur ex vniuerfafibus, e itur eandem con- élufionem bene
fuiffe illatam ex pramiffis —iniüerfalibus , & hac de caufa hic modus ndi
fyllogifmos vocatur per expo tione RAN: oftchdituf valere confe ii- 'ttia
qiodammodoad fenfum, quia (ub ma "dio cotmmuri fumiturfingulare fenfibileg
"defe ruit antem hic niodas determinate pro terti : gis ,quia cum hzc
habeat omnes 'conclufiones particuláres , & propofitio particularis bené
inferatur à fingulari, v.g. Petrus currit;ergo aliquis homo currit, fa- tis
congruenter per fyllogimum expofi- Toriumprobatur. ^ ^ EEUBMI CAPVT X | De
varijs fpecicbus fyllogifmi catbegorici, 1$ A IK n E Re TER DR Ípecics cà» -
" thegorici fillogi(mi . iA theg - Prima fpecies eft eoruin , qui € 23 ^
medio, Motmceiie, communibüs, hucuf gi Orcs re» See fint eradites Megdeo uifq:
1fto- rum dicitur fyllogifmus commdüois.. ^: Vipeve eg sus Tihy ondes ex medio
,&alijs cerminis fiae fin po $6 pofitorij', eft autém (yllogi&mus
expofito- rius, vt notat Latar.tra& 4.affiznando ino- dos tertiz
figurz;& i. Priorum q. t. $. Dw- kitatur tertio, ex Doctore 1.d.2,q.7. Li.
in fol. ad i.prin.pro 4.4. euius milium efi ter- minus fingularas fingulariter
, &p wniuscé tentu: , & idco diftribui nequir,nec vniuer- [alizari, (cd
otius perfe&te dz bet fiagula- rizari, nam fi perfcdté, & complete non
fic fingularizatus , vitiofus eric fillogifmus , q» maximé obferuandum elt , ne
ecipiamur fillogizando in terminis diuinis ad abíolu- tà pertinentibus,vt v.g.
funt De»; e effen- tia dinina,quia.n. non funt completé fin- gulares, (ed
zquiualent communibus , eo quod reipia p pluribus perfonis communi- ,cantur ,
ideo non funt apti ad fillogiflmum .expofitorium, yt fupra c.6. docuimus cum
Do&. cit, & tenet Auerfa tra& 4. cap. 15. & ideo non valet ,
hic Deus eít Pater, hic Deus eft Filius , ergo Filius eft Pater , quia medium
non rfe € tur , vndé tendum eft illo tanquam termino commu ni ,&
perfc&é diftribui , vt confequencia ponet. bac mado, omne quod eft Deus,
icquid eft hic Dcus , eft Pater , quic- dud eít hic Deus,eft Fi ii ergo ef * Y
qol cquestia tenct, fcd przauifz Íz; quz etiam eft communis dei miftarum
Sot.lib.5.5.p. c. 1. Bannes Ti c.9. Complut. fuma. lib.5. Ioan. de S, Thé.
lib.a.cap 8. Season pq. 24 art 3. qua- T. .xe hac erit r tin filloz . Mk avo ro
V a dia. seiete di diltribui ex (upradictis,ità bo- €quentiz Js ifmo expo- yos
ri uar ace mediü, effe per- fe&? fingulare, & incommuaicabile, Dici-
tur autem hic fillogifmus expofitorius (vt cn Mn quid nominis explicemus ) eo
quod Ípicuus , ac euidens , quia elt de. pice 1 ; s nobis notis, vt. rem veluti
an- te oculos exponere videatur, 116 Duplex vero eft expofitorius fillo-
gifmus, a. tiuus , cuius .f.ambz prz- milfz funt afirmatiuz tiaDA , cuius
"f. altera prziniffarum negatiua eft,& con- fequenter concluíáio;
principium regula- tiuum pro afüirmatiuis, vt notat Tatar. cit. yes psp (eidem
fint es- ipfa snter fe funt eadem, tt. uis eft aliud, $««cunque ne, prónepi od
"tertio, illa megantur de fe inuicem, &idim. merità nezaat
Conimb.i.Priorá c.6. q. va. art.1. quos vga rou 3. Ct;
'um quiahac cit d ina veterum 3um- 9. ; " . Pati Prima Infli. TF. rac LE
Cáp, X. Y mulift, communiffima, tum qnia C6 (tens dimus vim illius geminati-
principij i apparere in fillozifmo expofitorio denn in alijs, vbi etiam íolutz
(untdif&cultates —-— in oppofitum . Quamuis autem poffit hic fillogifmus
fieri in. quacunque figura fer- uata femper affirmatione , vel negatione , uam
defignant moi,nam in prima poteft 1C fillogizari)hic homo eít Rex ,, Petrus eft
hic homo, ergo Petrus eft Rex 10 fecunda fic, Petrus eft hic homo Paulus non
efthic homo, ergo Paulus non eft Petrus »frequé- tiustamen,& congtuentius
fit. in tertia; in qua medium fubijcitur , q maximé.con- D uenit terminis
fingularibus fubijci in pro- pofitione;vt Petrus eft albus;Petrus mo, ergo homo
eft albus, acideo Arift.de —— hisin hacfolafigura meminit. r., Priorum c7.
Cauendam tamen eft , cü fiunt in ter» tia, ne minor fit negatiua iuxta regulá
ter« tiz figure , vndé non valet.,Petruseít ho« mo, Petrus non eft Paulus ,
ergo o - eft homo , variosauté — di hunc fillogifmnat in 2 S recenfet Auerfa
trad. pd bone y j gom ; IM i i a sonum. y ,quiconfant x t ^ 2t d & vtr pé
tts quadam f M. 2x pns ilbrequia talis tien differt ab ib eoisinien - dor i ras
aas 5 MA gaps vd vriqieen e lare,vel vnum fit cómune,& ali TX ,; &
quidem in omniu L s e CR. icfformari , in prima mi efformari , in Veg omnis
homo eftanimal , Petrus ud : ergo Petrus e Dem imd nep homo eft xat hone 2 Hw
sooneilais " d are cadres vi Pene Petrus ; in tertia [1 ata nis homo eft
animal,quidam homo ci Pe- o Petrus elt animal: videatur Auer fa facit vbi
Cap.16. etiam varios modos gnat conficiendi hunc fillogiímum. in fin- — figuris
. MÀ fpecies eft eorum , im, quorum ali» , vel M pa int c P * | /CoDe fptebis
Syllügifi cadagiria, — $7 Lent ed t fe famptus, poffit fubijci , vcl przdicar; , omnis propofitio ex obliquis
conítans ad ipfammcet ex re&tis conftantem reduci debet; & tünccláré
patebit;an recté Bloginne cx talibus propofitionibus con- atus concludat, id ,
quod Arift. docuit z. Priorum c.357. v.g.hac propofitio, hic liber eft
Francifci ad hanc reducitur; hic liber cft aliquid poffeffum à Franci(co ,
& hic fillo- £iftus,omni calori contrarium eft ee quzdam*qualitas.eft calor
, ergo cuidam ualitati contrarium eft frigus, ad hunc re- ucitur, Omnis calor
habet contrarium frigus , quzdam qualitas eft calor, ergo quzdam qualitas babet
contrarium frigus, vel potius , calor & frigus funt contraria, . quzdam
qualitas eft calor, ergo quedam emer Uia funt contraria ; itaque uiufmodi
fillogifmi ex obliquis reducun- tur ad 1ectos, & intantum bené concludüt,
inquantum confici poffunt in terminis re- €tis; aduertetamen in his, &
fimilibus fi'- logifmis obliquis feruari debere regulas F^ age ; & formari
poffe in qualibet i17. Quinta | fpecies dicitur fillogifimus modalis ;&
eftille qui e vtraque pra- miffa modali:,: ve! altera tantum , fiue fit modalis
diuifa , fiue compofita , & confici poteft fecundum omnes quatuor modos
nempe de poflibili,contingenti impoffibili, ac neceffe, &in quacunq.
figura,vt v. g..in prima , neccffc eft omnem hominem effe auimal,néceffe eft
omne rationale efft ho- « minem € oniris homo eft rationalis. , er- | gont cffc
cftomne rationale effe animal ; mi fecunda figura neceffe eft- nullum lapi- dem
efft animal. , ncceffe cft omnem homi- pem e(feaninz] , vcl omnis homo cft ani-
mal ergo üieceffe cft aullum hominem effe Japidem 'ititertia neceffe eft omnem
ho-- minem cffe atítiia] , neccfc cftomaem ho- ^mmnem-effe füb(rantiam , vel
omnis homo. [ubftantia, ergo néccffe eft aliquam fub-- Nin ef animal ; frequens
ramen. vfus huius fyllogifmi eft cum altera: moda!i tà-- tum,vt omnem hominem
currere eft pof- fibile , aliquod animal eft homo , ergo ali- boe einmerin ett -— M eft.
éritia; y ratio eft; quia maior propófitio serere huic ,onin;s homo po: teft
currere; cum qua , & minori, & coníe- quentia conficitur fyllogifmus in
Darij , vndélicet totum:diétü dicatur à Dislecticis efft-fübie&ü foli ram
bom reipfa eft fubie poffibilis curfus .. ..— Gum, dequo pradicamur LU '
Poffunt. antcm. tiones modales cum alijsde incffe ad conftituendum fyl-
logiímum modalem quintupliciser 'com- binari,vt notat Tol et.lib.4.c.16. primó
cum vtraque, propofitio eft de modo neceffa- rio. Sccundó-cum vna eft de
neceffario jal- tera deineffe , Tertiócum vtraque eít. de contingenti. Quartó
cum vna cft de contin genti , altera de ineffe: ;Quintó demum Cum na eft de
contingenti , alterade ne- ceffe,& iuxta diuerfitatem combinationum
diucrías feruant regulas ,immó eadem có- binatio interdum in diuerfis figuris,
& etia in diuerfis modis eiufdem figure peculia* res habet rezulas;cx quo
factum ett; vt fe- rétot regula congerantar pro fyllogifmis modalibus,quot
fürit modi figurarum,quas roindé recenfcre nimia foret prolixitas.& 1deó
breuitatis gratia paucas quafdam ge- nerales,& aliquam fpecialem magis
neccí- fariam adducemus ; Et prima eft;quod fi in fyllogifmo iu quacunque
figura confeéto ambz propofitiones fint modales, conclu- fio quoque miodalis
erit, vel faltim calis de- duci poterit , nam fimiles propofitiones confimilem
inferant conclufionem; fi vero altera tantum fit modalis; non fequiturne-
ceffarió conclufio modalis , vt docet Do- Gor p. d.55. ad 1. argum. z. q.
vbinotat ex vna de ineffe, & altera de poftibili i, vel con- tingenti non
neccffarià inferri conclufio, nem de poffibili , vel contingenti ; &hoc
preíertim verum elt. , quando maior cftde ineffe, quod manifc fto oftenditur
exemplo in prima figura,fi maior fit deine(fe;& mi- nor de neceffe fic
arguendo , omne animal curric,neceffe elt omne hominem effe ani- mal, ergo
omnis homo currit , ac etiam in fecundaarguendo in Cefare cum maiori ncgatiua
de ineffe, & minori affirmatiua de neceffe tali paéto , Nullus angelus eft
cor- pus, neceffe eit omne coloratum effe cor- pus,ergo nullum cóloratum eít
angelus: ex uo patet hallucinari, qui dicunt effe de c(- entia fyllogifmi
modalis, quod inferat có-. clufionem modalem , & ad hanc neceffzrió.
inferendam fufficere fi aliera pramiffarum fit mod:lis.Secunda eft qvod in
quacunque. figura,fi vtraque prznuffa fuerit de fe ,conclufio poe neceffe ,
regulatur- .n.talis f^ i rprincipia de cmn dde isi Piedicaum M NEN ineit. omni
medio, & mediü neceffario inell omni. . fubie&o,& praedicatum
quoque ncccffarió: incrit omni fubic&to,& hoc patet in cxcin- plisfupra
allatis.de neceffe. in. cS eia PM $8 D figura Tertia demuff eft, quod ex
vtraque dc contingenti in fecunda-fgura non bené concluditur, vt patet fic
arguendo, contin- git nullum rifibile ambulare , cótingit om- nem hominem
ambulare , ergo contingit nullum 'hominem effe rifibilem : alias fpe- eiales
regulas pro fingulis figuris,& fingulis earum modis vide apud Tatar. 1.
Priorum tra&t.];. q. de confequentia ex modalibus , Conimb. i.Priorum
c.8.& deinceps , Tolet. cit.Cafilium lib..trac..c. s.vbi breuius, &
clarius, quam alij, eas recéíct,& docet mo- dum.reducédi imperfe&tos ad
quatuor per- fe&tos primz figurz. Sexta demum fpecies cft fyllogifmus ex-
ponibilis in quo.f aliqua propofitio expo- fibilis,vel plores reperiuntur , v.
g. animal rationale tantum cít rifibile , homo tantum eft anima) rationzle,ergo
homo tantum eft zifibilis, ad quorum fyllogifmorum boni- tatem percipiendam
conducit multum ex- ponibiles przmiffas ad exponentes redu- cere modo
fup.declarato c. vlt, tract.przc. indé enim facilé patebit benitas;vel praui-
tas fyllogiími exponibilis. : Quzres, an detur fyllogifmus conftans €x
propofitionibus non fignificantibus , .i cuius partes fiot termini non
fignificantes , ac proindé nec fint veranec falfa ?Qui exi- flimant poffe dari
enunciationem conzan- tem terminis nó fignificantibus, confequé- tér affirmant
poffe dari fyllogifmum ex ta libus propofitionibus conftantem , contti-
tuuntque huac fyllogifmum omnis fynda- píus eft mindria,fed Dac eft fyndapíus,
ergo Dac eft Mindria; quod etiam confirmant ex Arift.quiin lib. Priorum omnes
ferc fülc- giímos efformat in elementis , & terminis non fignificantibss ,
igitur admitti debet hzc alia fpecies fillosifmi, & ità (entit Tat.
1,Priorum q.1.8.Dsbrtstur primo.Qui veró non admittunt enunciationem conftantem
terminis non fignificantibus, confequenter negant talem iem fillozifmi , &
quia banc opinionem magis probabilem iud:ca- uimus tract. 1.c 1 .nam cum
dicimus Dac eff fllabs , ve veta fubiedum huius enuncia- "tonis non eft
D«e (ed alius terminus figni- ficatiuus fubintellectus.Chzc vox , hzc di. €io ,
Dac autem cfl res fignificata, vt ibi di- ximus, 1deó confequenter ad hunc
dicendi modum neganda erit hzc fpecics fillogif. mi; Arift.autem vtitur
literis,fen clementis in efformatione fillogi(morum ,| non quod «elicfillogifn
um ex elementis confectum «E: veré fllogifmum , fcd vc oftendat fe cs Past Pria
Infit. Trafi-IIT, Cap X. non agere de fillogi(mo certi materig 2p2 plicato .
CAPVT XI. De 8 yllorifmo b ypethetico, C ali: f'yllogife morum fpeciebus . —
118. QCYllogifmus hypotheticus dicitur y ui ex propofitionibus hypotheti»
cis,vel (alim iqua bypodesiq en » & quia propofitionis hipotheticas tres
süt fpecies principsler; Le oN Hi dox ME : iua, & copulatiua , vt patet ex
c. 6. trac, rzced. hinc triplex etiam erit fillogi feponeritus s vnus conflans
ex conditiona- libtsalr ex difiunctiuis,& alter ex copie. tiuis . i
Sillogifmus conftás ex conditionalibus eft duplex;alter ex toto hypotheti i
nimirum propofitiones omnes , €x qui conftat, funt hypotheticz;, altcr ex parte
quia non omnes funt hypotheticz, fed alte- ra tantumifillogifmorum ex to
ticorum quaraor folent confitui modi à - Summuliflis.Primus,gwe'ex /ffente quid
cff vt fi es homo , esanimal, fi eslogicus , es ho- mo ergo fi es logicus es
animal , per explicatur ly que ea iffente quid eff , nam ali- quis exifiés homo
cft animal. Us quo exiflente quid non eff , vt ficshomo;non es ? brutum, fi
eslogicus, es homo , ergofi. es logicus,non cs brutum; Tertius ,gwo mop exg- —
fente quid est ,vt fi Gabriel non cft corpus cft fpiritus ,fi Gabriel cft
angelus , non eft ritus Quartus, qwo nc». exisfente quid effi es, ipe non cs
fapiens , fi vagaris , - non ftudes ergo fi vagaris, non es fapiens; &
huiufmodi fillogifmi d k iam foli K argumentationes à primo ad. vItimum ;.
facile-reducuntur d cathegoricos perfe- &os prima figura, nam primus ,
& tertius — atfirmatiué concludentes ad Barbara. redu- cütur conficiedo ex
illis hypotheticis vniuerfales cathcgoricas,vndé primus modo piacinr pns homo
cít animal, omnis Loc icus mo, omnis cus cft animal,tertius s emi corporcá cft
fpiritus,omnis angelus eft in- forpouubcNgo omnis angelus eft fpir tus,
Secundus veró ,& quartus,qui pegatiué- cludunt;reducuntur ad € elareot; hoc
medo, Nullus homo eft brutum omnis logicus cft bomo, crgo nullus logicus ki
brutum; quartus hecruodo , Nullumnoa ftudens cft fapicps. , emne- vogoos ci nte
gu. corpus,ergo fi Gabriel eft Angelus eft fpi» num ^ - pt oct - zx. bo e TM d
ss ! n Wee. A br s ew & L -w Oei qs 4 H val m e e E - T i^ De Syllogifsmo bypotbet.eoalij
fillog.pecieb. fludens,ergo nullum vagacs eit fapiés.Syl- logiími ex
conditionalibus Bipetietid £a parte dicuntur , qui conftant ex maiori hi-
pothetica, & rcliquis cathegoricis ,& ho- rum Uus MS duo conítituuntur
mo- di , vnusà pofitione antecedentis ad pofi- tionem confequentis. , altcr à
dcftructione tis ad deftru&tionem anteceden- 'tisantecedens in propofito
eft illa prior ca- thegorica,ex qua conftat maior hipotheti- ca,confequens eft
pofterior cathegoricain- . ttgrans cum prima hipotheticam vt in hac rone fi eft
homo , cítanimal ,. e£ ! dbomo dicitur antecedens,e animal dicitur
-&onfequens ; pofitio fit per conceffionem antecedentis,fiué fit
afirmatiüum , fiuene- gatiuum, deftrudio fit per negationem , fi propofitio eft
afüirmatiua , & per affirma- .tionem, feft ncgatiua ; esce pim primi modi ,
fi eft homo , eft animal, logicus eft - homo ergo logicus eft animal,exéplum
fe- adi,fi et homo,e(t animal,lapis nó cft ani mal,ergo nó eft homo ; &
facilé fyllogifmi - xtriuíq;modi ad cathegoricos reducuntur , nà primus
reducitur faciédo maioré cathe- goricam illi port zquiualentem , omnis homo eít
animal, logicus eft homo , ergo, Xc. fic etiá proportionaliter fecüdus. . .319
Secunda fpecies hypothetici fyllo- giími eft conftans ex difitictiuis, cuius
cipué duo affignantur modi,vnus à fuftcie- rtium enumeratione cum
deftru&ione vnius vel plurium partium pro conflitutio- ne remanentis , vt
veles ciidos , veltepi- dus, vel frigidus, non es calidus ,. nec tepi- dus;ergo
frigidus;vcl es mertalis,vel ater- nus, non es zternus,ergo mortalis. Alter
modus eft , dum propofitio difiun&iua-eft de oppofitisnon natis de eodem
verifica- ri,tüc.n. arguere poffumus à pofitione vni* ad ceftru tionem
alterius, vt numerus , vel €[t par vel impar,eft par , ergo non eft im- par;
& etiam hi duo modi facilé reducütur ad cathegoricum, quem femper includunt
implicite ,vt. v.g ifte fecundus fic debet re- duci,oppofita de eodem
verificari non pof- funt, fed par ,.& impar funt oppofita circa gumergade
codem numero verifica- non poffunt atque ità fi quis numerus eft iequit P dmpax
». Et ad hanc fpeciem "logilmi hypothetidi pertinet. illa. fre- quens ,
& elegans argumentatio bicornis , P^ dicitur Dilemma , de qua mentionem
ecimus fupra c.2. Notandum 'amen quod ái lla , vel teneretur difiunctim non elt
ncxus propolitionum , fed partium vnius totalis ueni Gibiedi, vel przdi- cati
ex diclis c.4-fyllogifmus hypotheticus non tenetyram fic arguere non valet,
vnus vel alter equus requiriturad equitandum ,. bucephalus eft equus , ergo requiritur
ad equicandumyitem hic,vel ille oculus cft ne- ceffarius ad videndum , oculus
dexter eft . hic ,velille oculus , ergo oculus dexter cit neceffarius ad
videndum ; neuter fyllogif- mus valet,nà ly vnus, vel alterequus hic, vel ille
oculus, qui cft medius terminus , zqui- ualet a/i29: Bc fic cum przmiffz fint
parti- culares ,nuuquam eft diftributus , ficut aon valet hic , aliquod animal
eft equus, homo eft aliquod animal,ergo homo eít equus. Tertia fpecies
hypothetici fyllogiíni €ft,qui conftat ex propofitionibus copula- tiuis,cuis
duo praecipui affignantur modi, vnus pro copulatiuis ex affirmata copula , , -
vt v.g. omnis homo;& omnis equus currit, Sorteseft homo, & bucephalus
equus, er- . go Sortes,& Bucephalus currüt ; qui fyllo- giímus duos continet
cathegoricos in Da«- fij, & ad hunc modum fpe&ant regulariter .
fyllogifmi ex propofitionibus complexis y. vt arpumentationes à pari , $icut fe
habent; duo ad quatuor ita quinque ad decem , fed duo funt pars dimidia
quaternarij ; ergo quinque funt pars dimidia denarij , & aliz confimiles ,
namin huiufmodi argumenta- tionibus femper 1mplicantur plures fyl]o. gifmi
cathegorici 5 & hicetiam eft aduer... tendum;quod fi ly e accipitur
copulatim , tunc non fumitur diftributiué,& confequé-. ter debet repeti ly
é in minori v. g. Pe. trus, & Paulus funt duo : hic homo, & hic funt
Petrus, & Pau'us,ergo hic,& hic funt duo; fi autem fubfumeretur ,hic
homo eft. Petrus, ergo hic homo eft duo , malé con- cluderet , quia medius
terminus in maiore accipitur copuladm,in minore acciperetur, diuifim, & fic
non effet totale extremum .. Aker modus. affignatur. pro 'copulatiuis.
negatiuis, in quo ponitur vna pars propo-- fianie cvi alteram dà ALES citur ex
negatione copulantis cum pofitio-- ne vnius partisin minort ad deftructionem.
alteris,vt non homo currit fimul, & fedet. (accipiendo ly non in fronte ,
vt negar to- tam propofitionem, non autem vr infinitae. terminum Ape quia fic
propofitio affirma- tiua foret de fubieto infinitazo ). fed cur-. Bipergo non
fedet, vndc illa maior zquiua- thuic di » vd non currit ,. v&l ficurrit,
non fedet.: Yieanas à P ns 5d. aduidemb a 90 eft fimul fapiens , & ignarus,
Socrates cít fapiens, ergo non eft ;gnarus; & hic mo- dus reducitur ad
fyllogi(mum cathegoricü, velut fecundus modus fupra aífignatus fyl- logizandi
ex difiunctiuis . Ex his apparet huiufmodi fyllogifmos hypotheticos , cu-
iufuis fint fpeciet, fiue fint ex parte , fiué ex toto hypothetici ; non
concludere imme- diaté ratione debitz difpofitionis , & alia- sum legum
fyllogifmorum , fed folum me- diaté, eo quod implicent vnum ,vel plures
fillogiímos cathegoricos , & ad eos redu- cantur, cum non habeant ex fe
regulas lo- gicales iam tráditas . s. ' Denique aliqui prater fyllogi(mum ca-
thegoricum, & hypotheticü addunt quod- dam tertium genus fillogiími , quod
appel- lant mixtum,co quia fit argumentatio que- dam ex fillogifmis
cathegoricis, & hypo- theticis contexta , ab alijs vero dicitur fil-
logifmus ducens ad impoffibile;conftat au- tem ex tribus difcurfibus, nam primó
ac- cipimus contradictorium illius, quod pro- bandum eft,& ex eo infertur
aliquod aper- téfalfum. Secundo ex conclufione aperté falfa infertur falíitas
eius principij . Ter- tio demum ex falfitate illius principi) con- cluditur
veritas illius , quod erat proban- dum; v. g. probare volumus , quod «ila
glanta eos fillogifmo mixzo, feu ad im- ffibile ducente , accipiendum eft
contra- i&torium illius propofitionis , quod erit hzc piorotii ed planta.
fentit,ex hoc inferendum eft aliquod manifcíté falfum , v:;g. fi aliqua planta fentit;ergo
deleatur, Secüdo ex falfitateifttus confc quentis co- cludenda ett falfitas fui
princip: , fcu ante- cedentis hoc modo , at falfum eft plantam aliquam
dele&tari, ergo falíum cft plantam aliquam fentire. Tertio tandem ex
falfitate huius contradictoriy inferenda eft veritas rima propofitionis , qua
huic contradi- rié opponebatur , hoc modo, falfum eft Lic lantam fentire, ergo
verum eft nullam plantam fentire , cum à con- ditoria rum ea fit,vt vna fit
vera, altera falfain quacunque materia; fed quia hic modus fillogizandi rarus
elt , & valdé per- pléxüs, ipfum innuiffe tantumfaterit. — 110 Qustres,
quanam fint allat£ diui- fiones fyllogifmi in cathegoricum, & hypo
theticum; cathegorici in communem ,ex- pofitorium em ,&c. & vndéfint
tendz ? Refp.cum fillogifmus habeat fuo modo materiam , & formam ex ditis.
5. & materia fit duplex, vna ex qua; vt tcrmis Pars Prima TIoflit.
TraCLITI. Cap.XI..— ni, & propofitiones , altera circa quam, ve res,&
obiecta pcr terminos, ac propofitio- nes figaificata ; ex vtroquecapite poffunt
defumi duifiones, & diuidi poteft if- mus per duplices differentias , vt
notat T2- tar. 1. riorum q.t.$.dwbitatwr primo, f. per formales; feu formam
fillogifmi confequé- tes & per Rz iacy coe nempé materianr cófequuntur,
vndé fillogifmus ratione ma. tcriz ex qua, .i. enunciationum,ex quibus
componitur , diuiditur in fimplicem feu cathegoricum , & in hypotheti- cum
, feuconiundum , & rufuscathez- quee in communem , expofitorium, ab--
olutum, modalem &c. ratione verà formae. diuiditurin fyllogifmum prima
fetundz y & tertiz figura idq;varijs modis,vt fupra. Denique ratione
materiz circa quam di diturin fyllogifmum demonftratuum , feu — neceffarium ,
topicum feu probabilem , 8 fophifticum,feu apparétem , dc qua diuifios ne
agendum in pofteriori parte Inffitutio- num: ex quo patet diuifiones hucüfa;
allaa tas petitas c(fe ex parte forme fyllogifmi, aut materia ex qua . Quares, vurfus an diuifiones fylogifmig que cx his
tribus capitibus peti nes fint cffcntiales. Refp. Tat.cit. videtuf — —
velle,quod diuifio fumpta ex parte forme - in diuerfas figuras,& modos fic
effentialis, vndénon tantum fyllogifmum vnius figure. À fpecie dillinguità
fiilogifmo alterius. , fe iun fyllogifmum vnius modi à fillogi alterius modi in
eadcm figura.Sed quamuis. — primum dictum poffit vniuerfaliter admit- ti,
nimirum quod en voius figurz - fpecie diftinguantur à fillogifmis alterius in
forma fillogiflica, quia habitudo: medij adextrema in vna ue figura eft c(fcn-
tialiter diuerfía;& i co vis inferendi ,Kiu- dicium illatiuum in diberfis
figuris videtur — effe diuerfa fpccics, ex quo oritur aha acci denralis
differentia pocnes maiorem , vc minerem cuidentiam illationis , vt diximus
cap.9. alterum tamen jim at E fillogifmi in diuerfis modis exwídem
effcntialiter diferant,non eftvniuerfaliter — — ( admittendum;fed tantum: fi
vnus fuerit af firmatiuus, & alter negatiuus , quia mod eft debita
difpofitio propofinenum | in uantitate, & qualitate , at quantitasnon
Yfünguit cffentialiter propofiticnes , fed fola qualitas iatrinfeca ,vt «ft iid
ncgatto , ex dictis tract. z.c. s. ergo fi dut modi eiufdem fieurzità fe habent
, conftent propolitionibus in bera 3 De Syllogifima bypotbitico, eovalijs
fyleg[pec..—. 91 | uerfis , erunt effentaliter diuerfi in cadem cfigura , ficut
Ls sen ri ex quibus con. : flant , atfi conitant propofitionibus fola -
quantitate differentibus,non nifi - taliter erunt diuerfi, Y 121 Diuifioncs
fillogifmi ratione mate- riz ex qua in afirmatittum , & negatiuun ,
cathegoricum,& hypotheticum funt cf sé- accidca- - . tiales;ratip eft, quia
ex didis trac.z. cap.s. * L4 )S n ^ f "*ueE eT uo» - H H ! f.v4 x3 pe 1 —
munis , & expofitoriusnon. differunt , nifi ! quibus po - -seritatem com |»
pofitiombus i | quin affirmatiua fpecie effentiafi dif negatiua;&
cathegorica ab hipothe- - tica, ergo pariter fillogifmi afürmatiui, &
negatiui;cathegorici;& hipothetici eodem - modo differunt inter fe, quia
conftant ma- teria diuerfa fpeciei,atque ideó prefate uifiones erunt
effentiales,& penes in fpe- cics. Dinifioncs veró fillogiími in commu-
:nem,& expofitorium,in abfolutum,& mo- - dalem,in obliquum ; &
re&um , funt acci- - dentales ; ratio eft , quia fillogifmus com- ratione
quantitatis propofitionum , & có- munitatis , ac fingularitatis medij ex
füpra- dictis; at propofitiones penes quantitatem non d'fferunt effentialiter ,
quia effentia fitionis confiftit in copulatione ex- n Qe ees affirmando,
velaegando; quan- titas vcro dieit extéfionem fubic&i ad ea, us poteft
conuenire przdicatio ; vndé fupponit enunciationem conflitutam,& eí-
'fentiam propofitionis significantem ipfam reritat plexam;quz per copulatios
nem extremorum conflituitur. ftem pro- :positio modalis, & abfoluta , fei
deineffe . non differunt, nifi accidentaliter, quatenus in vna przdicatum
abfoluté tribuitur fubie &o, & in alia. fpzcificatur modus , quo ei ,
conuenit ex dictis tra&t..c.,4: fic ctia pro- — pofitio conftans ex
terminis obliquis tan- tum accidentaliter differt ab ea , quz con- ftat ex
redlis, quia idem effentialiter eft fen .*. fus vtriufque, ergo fillogi(mi ex
his pro- conftituti non nifi
accidentali- er erunt inter fe diuerfi ; sillogifmus verà bilis à non
exponibili poteft interdü accidentaliter tantum,interdum ét taliter iuxtà
ditferentiam propofitio- ex quibus integratur , nam exponibi. lis propofttio à
non exponibili differt qua- oque accidentaliter cantum, vt homo tan- . tum eít
rationalis, ab iita , homo eft ratio- bo . malis,quia idé effentialiter eft
fenfus vtriuf- m.n. rationalitas fit diff rentia ho« minisconftitutiua, ipfi foli conuenire po-
.. teft;atsi expoaibilis sit de
przdicato có- ingenti, quodalijs conuegire poteft , vt di- dif homo tantum
currit,cunc ft eidfcatiali- ter differreà non expoaibili, vadé iem iu- dicium
erit ferendum de fillogi(mis ex his propositionibus conflatis , 122. De vltima
diuisione sillogifmi fum- A ex parte materiz circa quamin demó- ratiuum
,probabilem, & elenchum ait Ta- tar.cit. effe effencialem , & generis
in fpe- cies, fi per (ophitticum sillogifmum intel-' ligamus illum, qui vantum
in materia pec- cat ,quia fophifticus peccansia forma re veranon eit
sillogiímus . Oppositum tenet Fuentes 5.part.Summul q. :. dif. 1.art. 2.
Poncíus di eo Mos q.4. Amic. tra&. 15. p:2*q.3.dub. 5. Niph. 1. Prierum
cap. r. & alij, quorum ratio eft quia hzc diuisio datur per ditferentias
penitus materiales , nam ifti sillogifmi eandem proríus forma participant
sillogifticam, nec differunt;nift quia diuerfas connotant materias , in qui-
bus formantur, & videtur mcas Scoti lib.r. Priorum q.6.quia igitur hzc
diuisio nó da- tur per differentias formales , ideo negat Fuentes e(fz
effentialem cum Do&ore ibi- dem. Refp.tamen facilé cx Tatar.cit. quod
sillogifmus plures poteft habere fpecies , g dam;quz conftituuntur id
differétias ormales ,.i. eonfequentes formam sillo- puo ; feu difpositionem propositionum
, quafdam, quz conftituuntur per ditferé- tias materiales ,.i. conf: si- tiones
ipfas,quz tamen adhuc dici [A & poffunt differenti effentiales,(olet siqui
dem effzntialis differentia actuum intellc- &us,qualis eft difcuríus
sillogifticus , prz- fcrtim peti ab obietis ex 2.de Anim. Ad- uerte ramen (
inquit Tat.) quod fpecies , quz conf(lituuntur per differentias mate- rialcs,
mcludunt , feu przíupponuntalias fpecies formales, nam non pot«it effe sillo-
giímus demóltratiuus, aut dialecticus,quin sit in modo, &in figura; &
id forte vulc intendere Doctor cit. in lib.Priorum, quod f. diuisio sillogifmi
per ditferentias mate- riales non eft omnino prima diuisio , nam przfupponit
diuisionem priorem datam per D diede formales ; fed quicquid sit de hoc,
Scot.in illis libris (si funt eius ) te- nué facit auctoritaté,vt dicemus in
q.proh. CAPVT XII. De arte. inueniendi Medium , ac bene difputand; , entes pro
ed 123 Via difputatio inter duos verfa- tur,quorum vnus arguens , alter M i —
dcn- 91 defendens appellatur, munera vtriufq..hoc vltimo capite funt
aperienda,vt difputatio bené procedat 5 fpropofita igitur à defen- dente
conclusione diíputáda debet argués adinuenire medium , quo/cam impugnet ; Artem
adinücniendi medium ftradidit Arif, 1.Priorum c. 9. quz à Summuliftis Pons
afinorum vocari confueuit , fumpfit appel- lationemà ponte , yt notat Casil.
lib. s, tract.2.cap. 9. eo quod sicut pons -eft ratio connectens vtramq; partem
ripz,ità mediü cft ratio conneétens vtrumque, extremum; & dicitur
afinorum;quiain inuentione me- dij difcernuntur ingeniofià rudibus , nam
ingeniosi pollent folertia,quam dieit Arift. x.Poft.:7. effc fubtilitatem
inueniendi me- diumin non perfpe&to tempore,& qualibet propositione
posita, & negata , extrema per illam negationem quasi interrupta ipsi
illico per mediü quasi pótem connectunt ; Et quainuis antiquitus hzc ars
inueniendi medium difficilis admodum iudicaretur,mo dótamen ad facilem methodü
redacta eft . Duplex itaque affignatur- via indagandi medium ad aliquam
propositionem probà- dam,& fyllogifticé inferendam, vna eft ge- neralis non
determinatis regulis innixa, fed folo lumini, & iudicio intellectus, ex
cuius dictamine femper pro medio id affumendü eft, quod eft caufa, & ratio
, cur predicatü conueniat fübiefto, vndépro concludenda affirmatiua conclufione
pro medio affumé- dum elt id, cum quo extremaidentifican- tur , & pro
concludenda n:gatiuaid , cum uo vnum extremum identificatur, & aliud
ecernitür, At Complut. lib.z. c. vlt. & Io. deS.Th. c.9. hanc viam generale
reijciunt, vt prorfus inutilem , & manifeflé princi- pium petentem,nam hoc
cft;quod inquiri- mus , quid fit illud,in quo extrema identi- ficantur , vel
vnum eorum focernitur ; & quid eftillud , quod eft oratio , & caufa, vt
LS sene coüueniat fuübiecto. Sed fané dit regula generalis inueniendi mediü ,
quam docuit Arifl.cit. r.Poft. c. vIt.nam ibi hominem folertis ingenij , &
fubtilem in inueniendo medium appellat , qui ftatim digno(cit , & penetrat
propterquid coaclu- fionis,& cauíam,cur przdicatum conueniat fübie&o,
& quamuis hac via in particulari non doceat per regulas fpeciales,quodnam
medium fit affamendum pro hac , vel illa propofitione probanda , non idcircó
petit principium , fed tantum in generali docet , quodnam pro medio fit
affumendum pro quacunque conclufione ; relinqugns dein- Pars Prima Inflit.
TracETIE. Cap.XII. 224 — ceps explicandum: regulas fpeciales quanam media
fpccialia íumi debeant pro certis conclufionibus , & hzc docentur ab alia
via fpeciali determinatis regulis inni- xà . Altera igitur via fpecialis docet
inuen- tionem cert; mcdij pro certis coaclu&oni.. bus inferendis,quz in
vniuer(um effe funt, vel vniuerfalis affirmatiua, vel vniuer- falis negatiua;
aut particularis affirmatiua, aut part icularis negatiua , & quatuor prz-
cipuis innititur regulis ex Ariit. i 1 Priorum c23;vt notat Delphinus c. de ar-
te inuen.med, Prima regula eft: ad concludendam vni ueríalem afnrgatiuam , quod
folum fit in Barbara, pro medio fumendus eft terminus coníequens ad fubicétum,
& antecedens ad przdicatum illius propofitionis comae dz; terminus
conlequens ad alium ille di- citur" qui exillo alio infertur & lic
fupe- rius dicknr coníequens ad inferius,quia ex ipfo infertur, & é contra
ille terminus die citur antecedens refpedtu alterius, qui illü infert, &
fic inferius dicitur antecedens ad fuperius,quia illud infertz; in terminis ver
' zqualibus,& conuertibilibus , quia fe mue tuo inferunt , poteft quiuis
refpecu alte- rius dici antecedens, & confequens ; igitur ad condludendam
vniucrfalem affirmatiuá det (umi pro medio aliquis. terminus cou- fequens ab
fubie&um , & antecedens ad przdicatum,.i.qui inferatur à fübie&to
., & inferat icatum ad concludendum v.g. omne ee aee (umi poteft cer- p»:
pro medio, fic o , omnecorpus eít (Sbftantia, Mmi d cem eft ie omne animal cft
fubftantia, vel fumi aliquod conuertibile cum fubicdto,.f fenfi-
bile,ficarguédo,omne fenfibile eft fubftà- tia, omne animal cf fenfibile, ergo
animal eft (ubftantia , in quibus eei id confhat medium effe confequensad
fubie- G&um,& antecedens ad catum, ^. Secunda regula , quia
particularis affr- matiua concludi poteft in prima, &tertia — figura (in
fecunda nequaquam) ad cam .có- cludendam in prima, .f. in Darij fufficit idé
medium,quo ytimur ad concludendam vni uerfalem , quia fub vniuerfali continetur
particularis, f. terminus confequens fubie- &um , & antecedens
przdicatnm , vndé ad inferendum in Darij , quod «/jqwed: animal . eff
fubliantia , adbuc inferuire poteft pro medio /enfibrle, quod infertur. ex
animali , & infert fubftantia, & fic argeuendum erit. Omne fcnfibile
eft fubítantia, aliqnod ae . X L tIu Saee m AT! ilo* E Tx .. .Jusapis.el
o tecede 0JT onera i iE CT hal eft fenfibile , ergo aliquod animal eít
-fubflantia. Sed ad eandem concludendam án tertià figura neceffario fümendus
eft pro medio terminus antecedens tàm fubie dus; quam przdicatum , vndé ad
conclu- dendam candem , qaaddam amimal eft [ub- - flantia, in Darapti, aut
Difamis con ucnics medium erit mo , quod infert vtrumque , . f. animal; X
fubítantiam , & fic azguetur in Darapti ,omnis homo elt fubftantia ,omnis
homo cit animal ,*ergo aliquod animal cít fubftantia. ; Tertia Regula eft,ad
concladendam vai- : werfalem negatiuam fumendus eft pro me- - dio terminus
confequens ad fubiectum , & . extraneus ad przdicatum, aut é contra có- "fequens
ad.przdicatum & fubie&to extra- peus, ille autém terminus. dicitur
alicui extraneus ,quod de illo affirmari non. pc- «eft ,vt homo refpectu equi:
v-g.ad conclu- . dendum in Celareat,& Cefare, quod nullus "homo eft
lapis fumendum eft medium con- Áequens ad fubie&um, & pra-dicato extra-
- neum, vt ánimal,vel rifibile; fic arguendo , Nullum aaimal eftlapis ; omnis
homo ett «anmal;ergo nullus homo eft lapis, vcl nul- animal,omnis homo elt
animal, 'ersónullus homo elt lapis ; ad concluden - dum verà eandem in Cameflres,
vcl Cclan- tcs indirecte fumendum eft mediam ext. a -geum ad fübiectum , &
confequens ad prz- dicatum , v. [3 imanimatun: fic arguendo , omnis lapis eft
inanimatus,nullus homo eit "jnanimatts; ergo nullus homo eft lapis, vcl
"nullum inaniinacum cít homo , omuis lapis eft inattiratus , ergo nullus
ion:o cft lapis. o Qwarta Rcgula , ad iaferendam particu- farem negatiuam
fümerdum ett medi an- nsad fubretum , & extraneü prz- ,& hzc regula
valet pro quacunque . vt notat Delphinus, vnde fiin prima volumus inferre hanc
particularem negati- iiam ,4/iduod animal non eff bom: , conuce - miens medium
erit rato» ,quod cítantece- - dens ad animal, & homini repugnat,& in
Fe. - rio fic arguetur, Nulium brutum eft homo ; imuod animal cft brutum , ergo
aliquod 3nimal non eft hon:o 5 in fecunda fic in Fc- $tno,Nullus homo c&
brutum;aliquod aui- gal e(tbrütum , Pliquus amnalnon apton , Nullum brutum.
rano omne e. ox us " 'ergo aliquod animal non no; séialzs. shemoriter
tenendas eric Summuliftz quafdam dictiones vno , aut alio carmine comprehenfas,
quz plané dif- De arte inutmiendi sedium, ac beni difgur- 25 ficiliores funt,
vt memoriz manden tur,qua ipfe regulz;videri poffunt apud Ta t.1 .Prio- rum,
& alios. His itaq.vijs adinuét o medio. 124 Munus Arguentis eft argumentum
(uum proponere in formam fillogifmi ,aut quod magis fapit,in enthymemate;quod
ci breuius , & concifius procedat. , & minus manifeltet vim latentis
illationis , maiore vtique re(pondenti incátit difficultatem, tí quia eum tenet
jncipiteg ; tum quia parü temporis ei concedit ad cogitandum re- fpon(um; dum
autem impugnat propofita conclufionem v. g. Cegic« cff feientés , de- bet
initio difputationis aliquam i1 ante- cedente affumere propofitionem , vndé iu-
ferat oppofitum conclusionis , qui impu- gnare contendit,non .n. l'icet ftatim
oppo- fitum affumere in antecedenti dicedo £ega- ca n2n e(l. fcientia ,ergo
felfa. concloffo , nam hec cff:t manifefta petitio priacipi) , quia afi meret
pro vero, vcl cóceffo, quod pro- ponizur difputandum ; Et quamuis Tyra- nibus
coaceJatur non ftatimn difputatio- nis initio cardinem diflicultatis proponere,
fcd liceat per quandam veluti argumentorü féricm, & catenam longius
inchoare, vitá- dz tamen funt pueriles argumentationes , v.g. illad non eft
afferendum, ex quo fequi- tur inconueniens, fed ex propofita conclu- fione
fequitur inconueniens,ergo Xc.Pro- batur minor , tunc fequitur inconueniens ,
quando féquitur aliquod falfum,fed &c er- go Xc. Viriliterergo proponat
argzumen- tum, & quantum fieri poteft in difficultate propofíca persiftat
profequendo femper ide medinm per fuas caufas , & principia, vel sd
inconueniens deducendo , non vero di- uertac ad alind mediá , nec repetat
proba- tionem feme] propofitam, aut eifdem ,aut "alijs verbis hoc .n.
indicat ingeni] fterili- tatem, & valde tzdiofum eft auditaribus. Cum vero
fuerit illi negata aliqua pro- . pofitio, ftatim eam probare tenetur , itaut
negata propositio sizcoaclusio noui fyllo« gifmi, vcl confequetis noui
enthymematis, vt si propofitio ncgata fithac Perrws cwra rit , sic erit
probanda omnis homo currit o Petrus currit; & omaino iaful(um ad probandam
propositionem negatam in- fere ergofa'fa zia vt vero qui promptus sit ad negata
probandum , | conducit , antequam in arenzm defcendat , priuazo ftudio
affucícere adsingulas pro- positiones probandas , nam inte ac- ccdens ad
difputationem noa (cma harc- re, atque perplexum effe cogcpitqueq S 794 dé
indecorum eft. Si veró defendens argu- métum foluerit diftinguendo propositio-
nes , debet (latim. arguens parte dittinótio-. nis negatam,quz faluit coaclu
donem, im- pugnare,vel probare ,diltinctionem allatam mon valere fic. n.femper
1mmediaté arguet contra refponfionem , quam refumere aon debet, antequam
impugnetur, vc aliqui fa- cit nam ex ipfa impugnationeillico con- flabit , nam
arguens refponfionem datam pereeperit , necne 5 Licetetiam arzueati intcrdum a
refpondente petere rationem ncgationis alicuius propofitionis , aut in-
ftantiam in aliquo. fingulari , fi prztendat propofitioné affumptam effe
vuiuerfaliter veram , & aliqu ctiam explicatronem alicuius
diítinétionis,velrefponfionis, ac . demum quoque intelligentiam zn con- fionis
vt eamimpugnare poffit in fzafu defendentis,&in his ca(ibus ténetur refpa
dens arguenti in omnibus fatisfacere qua maiori potuerit breuitate,&
claritate. 125 Munus Defendentis eft audita argu menti propofitione illud
integre , ac fide- liter repetere , ad quod multum coaducet gero quando
argumenta repetenda unt plura contra plures concluftones) ob- feruare medium,
quo vtitur arguens con- tra hanc,velillam conclufioné , quia ex me- moria,
& intelligentia medi facilis eft to- tius arguméti repetitio;interim veró
dum argumentum ex integro prima vice refi- mit, perpendere debet qualitatem
przmif- farum, aut antecedentis, fi eft enthymema, &illationem conclufionis
, aut confequen- tis, fi bona fit, vel mala; femzl ex integro oarguméto przuii
tali animad- uer(tone, repetit iterum argumentum non "ex integro , fed
refpondendo ad fingulas eitis partes,negando maiorem, vel minore, aut
antecedens; fi (unt fal(z, concedendo, fi ant verz, diftinguendo;fi (unt dubiz,
vel zquiuocz, permittendo per verbum tr«s- Jeatyvel vare fit de hac , fi
fintimperti- nentes ad inferendam coafequétiam, dein- dé ad conclufionem
deueniendo, fi eft con. cedenda,dicat,concedo confequentiam , fi neganda,
dicat, nego confequentíam , non autem conclufionem , quiailla propofito dicitur
conclufio , quz neceffarió infertur ex premiffis ratione formz , & fic
negari non potett (ub nomine coaclufionis;fi auté eft diftinguenda,non dicat,
dillin zuo cófe- quentiam, fed coa(equens, (q0d etiam in eathymemate bo uid
debebit) coníe- t -quentia.n. cus confiftat in ipfa illationca Pars Prima mut.
£ract 4L H. Cap. XIT. vcró in affertione veritatis, nost poteft di- ftingui,
quia diftinctio cadit fuper zquiuo- cationem ; aut ambiguitatem pfopofitio-
nis,quatenus habet diuerfos fenfusin figni- ficando, (ed tantum negari, vt mala
, & in- conueniens , vel concedi , vt conuenicns, 8c bona; aduertat tamen
nunquam diftinguere confequens, nifi prius diftinxerit aliquam ex przmiffis
,'vt faciunt quidaminexperti, *.— -- ui concedunt maiorem, & minorem, &
di- [tinguunt confequens ; quid autem interfit inter con fequens, &
confequentiam dictum eft c. 1. huius tract.ex quo etiam magis pate bit
confequens , bené poffe diftingui , non ; autem confequentiam; Si argumentum
có- 4 ftet propofitionealiquahypothetica, vtv. —" — - . fi corpus
naturale. eft opie&tum totius $1 hilofophiz,etiam in lib. de anima obiestü
effet corpus animat ,cofequens eft falfum, zi ergo &c.fi illahypotheticanoneftvera,nó
. ^ — debetabíoluté negare maiorem,fedfeque- — — - lam maioris , quod fi poft
integrum d mentum fuüb(umeret limbs heiss ul propofitionem,vtindéinferretaliam
cófe- — quentiam , tunc toto priori argumento có- "t ceffo poteft
illàpropofitionem negare füb — nomine fubfumpti , vel minorisfubillate , — —
& talis nuncupatur , quia pro maiori —— — inferuit illi totum przcedens
argumen- - tum. v Debet autem prz omnibus curare de- — fendens,vt fit
fuccin&tus in refponfionibus, 5. &
quantum fieri poteft , formz À 2 alligatus quod facileerit , fi duo obferua- —
bit,primum eft, vt nó fit follicitus reddere — — rationem de armen sn
dicit,nifiabip- — . Ío piove petatur , fedtotum onüspro- — — bandi relinquat
arguenti; Alterum eft,vt sé per ante oculos habeat commune i inter dilputanres
fes? mega, rarbdilingat, — — nunquam copcede,primuni& fe (Art E Cumentum
nos monenttutiuseffe negare —
ropofitionem , fiin omnifenfu veranon
" — t, quàmillam diftinguere,necaddiflin- ——— — &ionem effe
recurrédum, nifi manifefta vr — — geat neceffitas, aut di(tin&tio calis
fit, quae lum argumentationis omnino adaerfario przcidat ; pertertium veró
documentum — . non prohibemur concedere propofitiones veras,& quz nihil
obfunt, fed tantum pro». digalitatem vetat in concedendo : interdü —
enimeuenit,vttantz liberalitatis defendé- — — tem peniteat , dum videtíe ex
conceffisab — — ria: Hin cea ; Quod fi obiedta — — erit aliqua auctoritas ,
quam negari non licet, cam breuibus explicare tencturapes — — Diu. ——— Ww ^
-turtria tantüm - Logica f. Dcfinitionem , Diuisioné , & Ar- LU effentia, ^
:: mi 2 (0 Déait inuéniendimedum e lent difpu: sriendo mentem Auctorisin fenfu
, qui (uz -eonclufioni minimé contradicat , | * Poftremó munus Patroni, X
Prafidentis difputauonis eft attété totum progreffum argumeati &
difputationts.comprehendc- - fe, providé rcípondenti fuggerere,nega- tioneni,
concefionem ,explicationem , aut diftinctionem propofitionisiiple vero pau- ca,
& cum grauitate loquatur , certus fuum Defendentem plus honoris adepturum
ex Afhítentis filentio, quàm cx multiplici eius interpellatione,& colloquio
cum arguente, nam ita indicabit illum ita fe gererq in con- clufionum ,VtA e
non egeat 5 ü rà quia fupponitur difputationis Patronü virum 54€ proinde de
fuis par- tibus omnino certum , alia de addenda non funt. CAPVT XII. &vlt,
T De Modis, fef Imfrumentis femnai 326 amuis de Modis, feà Inftrumen- . tis
fciédi fusé acturi fimus dif. 1. Log.per totam , attamen ad calcem huius primi
Tra&atus ad;jcere placuit hoc Capuc de Modis;& Inftrumentis fciendi, vt
de ip- fis vt poté qui pracipué a4 facultatem Lo- gicam fpc&tant, Tyroues
etiam in hac par- ua Logica aliqua przlibare poifint :. quaré hic veluti
compendio: complicabimus de hac materia , quz loc. cit. fusé dicturi fu. mus;
nomine itaq. Modi ;fzu. Inftrumenti Íciendi intelligi folet in fcholis via
diftin- &é cognofcendi id , quod anté confuse co- Ese ,; vnde à Summuliftis
definiri olet, quod fit eram manifeflatiua «l icuius ignoti, fiué id faciat via
illatonis , fiué alio eius munere . modo per quod excluduntur voces sim-
lices,& incemplexa quia fufficientes non unt ad explicandam rem
diftincl?,& expli. cité, fed tantüm confusé fignificant,vt tra- didit
Arift.in prohem. Phyf. Hinc deduci- effe inflrumenta. fciendi gumentationem,vt
docet Scot lib.s.Prior. 4-2. quod breui , & evidenti difcurfu ità fair:
iadet Tatar.quarit. i. prramb. Logicz;mo- dus fciendi eft oratio manifeftatiua
igno- tí. hocautem vel eft complexüm, velincó- plexum, stincomplexum , vel id
cft effi ntia .. reiintegra , & hzc per dcfinironem expli- — €xtur, vel
partes cius, & bz per diuisionem tur,vt v.g. siignoretur hominis
manifeftatur hac definitione ef TAtjon4le, si ignorentur partes cius; 95
manifeitantur hac diuisione , bomum;; «lj« . Cu pars efi aminta «lia corpus si vero
quod E iis ; ratur eft quid complexum,vt v.g. quo ma fit rifibilis ttatim
manifeftatur per hanc argumentationem , Omse «mimal rationale ejt rifibile,
omnis bamoeff animal rationale, ergo omnis bomo eft vifibilis , ergo) sicutnul«
lumaliud datur ignotum , quod manifefte- tur ,ità nullusalius datur modus
fciendi , qui manifeftet . Alij ad hzc inftrumenta
fciendi Enunciationem addiderunt &
alij methodum fumendo methodum pro ordi. .. ne, qui in fcientijs obferuari
debet , vt di- ftin&ée tradantur , & sine confusione. Sed vt dicemus in
quzftionibus , enunciatio re vera non eft initrumentum fciendi;quia de ratione
enunciationis , vt sic , eft tantum . enunciare vnum de alio, non autem ignotü
; manifefkare diftin&té;, in quo consiftit radio modi (ciendi ; neque propositio
valet hoc munus obire, nisi virtute definitionis, di- uisionis,&
argumentationis, si nimirum in illa tur definitio rei , vel per illam ef-
fentia rei in n Ueton vel de- nique per eam difcursiué procedatur ad co t
gnitionem rei; Methodus autem, fiué ordo in fcientijs tradendis; quamuis valdé
iuuet. mentis ionem, non tam eft inftrumen tum ab illis tribus ANULUM CÓ. munis
illorum re&a quadam diípositio , vt bené dirigant cognitionem noftram , vt.
ibi declarabitur; maneat ergo tria tantum effc inftrumenta fciendt proprié
loquendo Definitionem, Diuisionem, & Argumenta- tionem , & horum quidem
przftaotius , & . efficacius effe argumentationé ,vt poté que procedit per
vim illatiuam ad manifeftan- dumignotum , de qua xa fusé tractatum eft inTuperioribus,alia
hi tet,íed folum de definitione, ac diuifione. 127 Dcfinitio diuidi folet in
definition&. quid rei, & quid mominisilla explicare con- tendit rei
efsétiam, & quidditatem vel per effentialia, velfaltim per accidentalia,
hzc veró non tam explicat rei effentiam, quam ; ipsius nominis cthimologiam,
& sicuifica- tiopem , & per hanc indicat à longe , & confufo Diod
ipfami rei effentiam , vt cum definitur mulier, quod sit mollis aer , lapis.
quod ledit pedem &c. itaq. dim ffa defin:- tine quid nomini: , vt parum
explicantecf- fentiam rei , definitio quid rei tur ab Arift.i.Topic.cap 4.&
z.Poft. cap.ro quod sit oratio quod quide]? effe vei fiesiff CAD, o oratio
explicans e(fentam,& naturam rei & eratia, quia neceffarió plurcs c x c
addere nó opore , COMNIS 96. Pas Prima Init. Trati.IT.Cap.XHL fios vocales ,
vel mentales continere de- bet , vt nimirum cx vi vnius definitum cum alijs
conueniat , & hoc habebit rationem eneris, vel quasi generis , & ex vi
alterius atacar ab alijs, & hoc habebit ratione diffcrentiz,vel quasi
differentias sic in ho- minis definitione, quod eft aximal. ratima- 4e, nomen
animal ,vel conceptus illi corre- fpondens commune eft omnibus brutis , ra»
tjonalem autem animali coniunctum ef differentia ipfum difcernens à quocunque
alio ,' quod non eft ipfum ; dicitur autem qnod quideft e[fe res fignificams ,
Nt per has particulas fecermatur definitio à cgteris orationibus effentiam rei
non explicanti- bus, & ab alijs fciendi modis ,à diuisione idem, quia ipfa
non explicat integram , totalem rei effentiam, fed partes ; ab ar- mentatione
ver^ ,quia neque hzc mani- at naturam rei , fed an aliqua proposi- tio sit
vera,vcl falfa . Quia vero per defini- , tionem poteft effentja rei dupliciter
expri- mi,nimirum vel per partes effentiales , fci principiaintriefecé rem
conttituentia vel per proprias pathiones,& accidentia extra- nea; definitio
quid rei diuidi folet in effen- tialem.fcà quidditatiuam, & accidentalem,
fe deícriptiuam ; definitio effentialis di- citur, quz dátur per partes
effentiales,que si fucrint physicz , «t quod homo elt 1d , uod conftat ex anima
, & corpore, dicitur deftitio effentialis physica, si fuerint mc- taphysicx
nempé ecnus , & differentia, erir. definitio effentialis,.& metaphysica
, vs cit dicimus , quod homo cft animal rationale ; "definitio
accidentalis cft cum effentia rei per extranea exprimitur, &
circüfcribitur., :1328 Rurfus dcfinitio cffentialis; & quid- ditatiua
duplex eft quzdam puré quiddita- tiua, alia vcró per additamentum dataipri- ma
dicitur puré quiddiratiua , quia. omues in ea contenta discüte , & per
fepri- mo pertinent ad quidditatem definiti , irà "definitur homo, quod
fit anlmal rationale , ac paritcraliz fubltantie éompletz, quia earum entitates
adeóabfoluuntur ab ordi- ne ad aliud extrinfecum ipfis , vt perfecte in fe
cócipi poffint abí q.vlla tali babisudi- , me, alia vere dicitur quidditatius
non pu- 1€ , Ícd per additamentum data , quia ad perfc&am rei notitiam
pariencam vltrà effentiales partes. definiti additur in dcfi- nitione aliquod
extrinfccum, ad quod dcfi- nitum dicit ordinem (3ltim tranícegdcnta- lem, que
paéto materia definitur ptrordi- nem ad formam, anima. ad.corpus. ai de A- :
Doctor i,Priorum q.5.X 4. d. 1. qa. & doc nim.accideas per ordinem ad.
fubieGum ey. .2Metaph.& alia huiufmodi, cum etim sí entitates non omninó
completz', fed eiiín- tialiter imperfc&z in fuo conceptu perfe- Go, &
adzquato pendent ab aliquo extrine feco , de qua duplici definitione videatur —
*«- 12.q I. P.& Tatar q.1.de genere, $./e/eme— dwm. Dcinde defimtioaccidentalis
quoqe. —— poteft fubdiuidi iuxtà varios modosexprie '—— mendi effentiam per
extranea ,nam expri mi poteft per proprias paffiones,vtdicene. — | do,quod homo
eft animalrisibileevel etiam — .——— peraccidentia communiaquidem;sifeore.. —— |
sim fumantur,fed propriasifumanturcóe — junctim, vt si dicatur quod homo: eft
ani-- mal bipes , habens.caput ercétum &c.. definitio dicirur puré
accidentalis , quia. — — peraccidentia communia affignatur? po- —— — teft
deniq.rei effentia cpi ^ extrinfecas.f. afficientem,& finalem,vt.di- —
cendo quod ^ 3 animal — d Dco propter beatitudinem , qua definitio. — dicar
calis extsnlécá gia dauir VIP caufas extrinfecasdefinito. — ^3 —— €onditiones
quzdam bonz , ac legiti-- mzdcfiitionisfolentaffipnari ,quz prz — fertim ad
quatuorreducuntur;;prima,aC: —— — inter omnes precipua eft, vtconfletgenee —
re,& differentia, vel faltim:fupplente vices illorum , quod additur
obdefinitionem ac-. cidentalem , in qua genus ,. ac differentia: — -. [oes non
reperitur, & ratio eft Ub i-am upra inauimus , quia ex vi definitionis de
bet definitum conuenire cum: omnib. quz- cum ipfo fub.eodem genere continentur
,.— & ab.3lijs omnib:difcerai , qua funt füb di-- uerfisgenerib. primum
habet merito gene» ris,aliud veró merito differentiz 5 fecunda. - mo eít;vt
conuertaturcumdefinito ,jtaut de — quocumq.dicitur definitio dicatur &
defi-. nitum ,&é contrà, sic animal rationale. — — — conuercitur'cum
homine, & écontrà, ratio: — huiusconditionis eft, deducitur ex prece. — |
denti,quia definitiotaliseffe debet ,vtper .——
ipfamdefinitumadzaquatéexprimatur, ac —— ccernatur à quocunq.quod non eftipfum,
——— arnonsicexprimerct, necdiftingueretil- ——— lud si cum ipfo
nonconuerteretur,fed'alijs — prater ipfum conueniret ;. vel é contràter- —- i
tia conditio eft, vt sic cla»ior dc fmito iunvit Arift. 5. Topic. cap.s. loc.
17. v 5 ito i A bidie — —- definitionem tradidebere per priora, & — |
notiora ; & ratio huius condit;onis deduci- E 3 tur ex ipfo
definitionisconceptujipfacnim datar ad explicandam éifntid sci een. b. : Es
ibeqes confuse folum , & indiftin&té per sdefinitü importatur ex
probem. Phyf. tex. - 4«ergo debeteffe clarjor definito . Quarta denique
conditio cft, vcnon fit diminuta , néque fuperfiua ; non diminuta , quia tunc
mon explicaret totam rci cffentiam , vt. fi 'dcfineretur hemo;quod fit animal,
non ef- fct bona definitio , quia non explicatur al- tera pars effentiz , qua
per ditferentià im- »portatur; neque debet cffe fupcrflua cuius -defc&lu
non eft bona hominis definitio Jg» fit animal ratioriale mortale ; alie folent
addi conditiones , fed ad iftas quatuor fa- -&ilé reducuntur , & in
illis virtualiter con- tinentur, vt difcurrenti patebit. Quz auté, & quot
fint conditiones rei dcfinibilis ex- plicabitur infrà difp. 1. q. s. art. 3.
interim videstur Doctor 4. d. 1. q. 2. vbi quinque - &xigitconditignesad
hoc, vt aliquid poffit gehairi definitione císentiali, & proprie mentum
logicum, à diuifione phyficano- men traxit , nam diuilio. phyfica eft quada
partium feparago, qua antcà vnitz totum conftituebant. , vt cum lignum in duas
fe- catur partes, dicitur diuidi; ex hac itaque diuifione Dialectica diuifio
fupe. eft,que ell oratio tstum im [nas partes difiribuens , 4i.oratio dil)
ibuendo manifeftans multi plicitatem , (cü confufionem totius , talis eft
actus, quo mente , vel voce diuidimus animal,vt totum potentiale, in hominem ,
& brutum :dicitur era£/o , vt fecernatur à diuisione physica , que Rt re ,
& in effc- &u, non autem mente folüm, vel voce , vt fit diale&ica
diuisio 5 additur dfiribuems fotum. dm [uei partes loco differenti, quia per
hoc ditlinguitur ab alijs inftrumentis fciendi. nam definitio explicat quid res
fit, "argumentatio quis sit , .f. rei proprieta- tem;ícü rei qualitatem,
diuisio vero quan- «ta res xy quantitatem .i.quantüm con- tinentia fua fe
extendit per partes; vndé .efto diuisio etiam vidcatur per partes ex- plicare
rei císentiam;hoc non fit per fe pri- mà virtute ipsius , quemadmodü facit de-
finitio,fed coníequenter; & diuerfa quo modo id per vtramq. contingit, quia
def nitio pxplicie tfsentiam rei etus partes có- iungcn 0,K totum componendo :
diuisio vero id facic disiungendo il as , & feparan- do, vnde dirccté,
& per fe ordinatur ad ex- plicandam confufionem , & multiplicitaté
partium totius, non autem quidditaté cius, ^^ Quamuis aotem varia diuifionum
gene- Apt didaJ . " 7219 Diuifio, Mus aliud inftru- I N- s : Dé iri
ipiéniendimedii eren fp; — 93 ra affiz mari foleant. , triplex tamen diuifio
przcipué traditurà Philofophis, prima diz citur totius potentialis in fuas
partes fuz biectiuas .i. fuperioris in inferiora v. g. generis in fpecies
fpeciei in indiuidna: vni^ ueríale namq.refpe&u fuorum inferiorum dicitur
totum potentiale,quia non illa actu continet,ráquà cóponaturexillis,fed poté-
tia,& diuiditur in illa ,táquá in partes fubie &iuas prx dicando de
qualibetillarü;altera dicitur totius actualis in fuas partes.a les,.i. acu in
eo contentas , fiucha m" integrales fint , vt manus , & pesreípe
hominis, duo palmatia refpc&u ligni , fiué fint effentiales .i. non
fpectantes tantüm ad rci integritatem , fed efentiam quoq. & quidditatcm,vt
funt partcs hominis phyfi- cz anima, & corpus, vel metaphyficz ani-
malitas.f,& rationalitas;itaq.diuifio totius a2&tualis in fuas partes
eft oratio , ex vi cuius diuiditur totum, in partes quas actu continet , fe ex
quibus actu conftituitur , fiue illz partes fint integrales , fiue effen-
tiales,fue phyfica fiue metaphyfica: s vt fi diceretur , partinm hominis
integralium alia eft caput, alia manus, &c. effentialium alia eft
aninia;alia corpus ionihdo phyfice, aliaanimalitas ; alia rationalitas loquenda
Mctaph. Tertia tandem dicitur diuifio fu- bic&ti in accidentia , vel
proprius fubiecti per accidentia, vt fi dicatur hominum alius eft albus;alius
tiger , in qua diuifione plura aifignatur fubieéta eiufdem rationis varijs accidentib. afcéta , & fit fuo modo
diuifia alicuius totius in fuas partes,fic enim diui- ditur tota hominum
collectio , vt aggrega- tum qu ,in fuaspartes;ex quibus ag» g'egatur , ac
Solent prztereà plures affignari condi- tiones bona diuisionis , quz ad tres
redu- cuntur; prima cft vt singula membra diuie sionis sint minora toto diuiso
; fed simul fumpta illud adequent , quod alijs verbis dici folet totum d:nifum
latius patere sin« gulis membris diuidentibus, non tamen omnibus simul
fumptis;ratio humus condi" tionis eff lumine naturali nota, nam totum eft
naiusíua parte. , ergo totum diuifum debet neceffarió excedere singula. fua mem
bra sigillatim fümptas item totum prafcr- tim sincathegorcmatice fnmptum, quo
s&- fu fub ciinpoe caditnihil Ac irà om ncs partes simul iumptas , ergonon
patct furipa iis simul foibpds 5 hac dec nbA bené diuiderctur animal in esee d
à sibilc, cuntéighla mpesibra vidue) : ; »$ tul (umptá tiófi adzquent diuifum ;
cum dentur aditnalia ; quz riec fünt rationalia j ncc nidibiliá neq € cohttà
beé diuidere: tur in fensitiuum,& ittationale,quia feüsi- juum a qué
patet,ac ahitnal ipfum, cum sit fferentia ipsius cohflitutiua j Secunda có-
ditio eft,vt tietmbta diuidentia aliquo pa- €to adinuicem opponahtut .i, sit
ità ifiter fc diuería , ac diftinta, vt in eo fehfu , quo funt membra
diuidetitia non inuicem coiri- cidant vel vnum iricludatur in alioi & ratio
eft,quia tubc nori cffcnt membra diftindla , Tettia conditio cft, vt ditiisio
tradatur pet membra proximiora, quantum fieri poteft, ne getietetur cófusio, vt
cum díuffum plu« rà (ub fe contitiet mernbra. prius diuidatur in propirqtiora ,
& hac ruríus in alia , vt animal it tationale,& irrationale,& hoc
in aquacile, volatile, & terreftte , & hac rur- fus in alia inferiora
magis remota , de quo fusius in quzftionibus.. : 130 Sed pis nou midus
diftinctio , quà diuisio valdé iuuat ad manifeftandam rerü
thultiplicitatem,& confusionem,in fine hu ius capitis non eritabs re aliqua
de diftin- &ionibus ,& identitatibus fubrungcre,quá- tüm fert Tironum
capacitas ,«xacta namq. de his tractatio ad Metaphysicam fpe&tat . Thomtftz
paffim duas fo'iim.affignant di- ftin&iones realem .f & racionis ,
illam effe dicunt , qa inter plura reperitur prater opus intellc&tus , fcü
nullo intelle&tu cogi- tante , vtinter hominem , & equum , Pc-
trum,& Paulum ; diflinctionem veró ratio- nis aiunt illam effejquz inter
plura repe- ritur per folam intellectus operationem quz diftinétio si aliquod
habuerit funda. mentum ín re,dicitur diftin&tio rationis ra- tiocinate ,
siué cum fund; mento , & tunc contingit, quando intelledus rem fimpli-
ciffimam diftinguit in pláres cum funda- mento quod habet in ipfa re propter
aqui- ualent iam ,quam babet cum multis , & sic diflingui dicimus in luce
folari virtutcm calcfactiuam ab exsiccat.-ua , quatenus ea- : dcm virtus
s;mpliciffima lucis zquiualetil- Iis duabus, quas hic in iene videmus diltin
&us ; Si vero diftin&lio illa ratienis nullum habuerit in rc
fundamentum , illam vocant diftincttonem rat onis ratiocinantis, & ità
difiinguere folzmus 11em à fe ipfo abfq. fundamcnto in re:n pradicatione
identica dicendo , Petrus«tt Petrus , consideratus en:m fub fecüda intendione
fübieéti difin guitur à fcipfo considerato fub ratione pradicati.. Modo
difficultas cft , an écbcat Pars Prima Inflit.TracLlII. Cap.XIlF.
,opusintellectis, propriétamenloquendo — — n .es, & modus realiter , ac
entitatiuné dari aliquod tertium geritis diftinctienis.; quod tiec proprié sit
realis nec rationis , & amuis Thomiftz id conftanter negent , $uarcz tamen
diíp.7.Metaph.fec.1.cum cz- teris Recentiotib.fua Societatis tertiam quandam
diftinctionem affignant mediam intcr realem , & rationis , quam appellant
tnodalem, & reperitur inter rem , m fei ; homitie autem modi intelligunt.
minie mam quaridam entitatem vltimó determi nantem fubiectum quz non poteft
effe si- ne tali fubiecto,bené camen fubieccum sine illa;& hoc genere
diftinctionis difinguitur fcffio à (edente ; actio ab agente , vnio à re vnita
&c.. hancautem dicunt poni de tnediam diftinctionem inter realem , &
ra9- tionis,quia certum cft illa enumerata pluse qun ratione abinuicem
diftingui,quiá abe oluté loquendo vnum effc potcít siriealio y licet non é
contrà ; nec etiam dici poffunt. diftingui realiter,quamuis enim poffet dici ——
didlinctio realis,vtexplicaturà Thómiflis ,.—— proilla quz reperitur inter
aliqua prater. de diftin&tione realiacentitatiua,nequeü£ — — muc mo ^
édiline. — — guiquia difin&tiorealis proprié dida vers ——
aturinterrem,& rem;.iinterea,quzTede —— — liter Ac de poffunt,&
vtrumq.fefoloexí ^—— — fterefaltim per Dei potentiam , quopadla — —
difunguuntur duo homines,amma, & cote — — pus. Nc. ) e 9 2G . Verüm efto
cum Recentioribus iftis fae —— — teamur neccffüitatem diftin&ionis mediz —
— interrealem proprié didtam , & rationis; — — nequaquam tan€éad
hecmducimurexfun — damcnto ipforum,nam inprimis fa'fum eff, — quod i dicunt ,
ad diflinétionem realem. interaliqua opuscffejquod sintabinuicem — lcparata,
vel fcparabilia hoc enimmeq.in creatis,ncq.in diuinis verificari poteft ncn quidcm.
in diuinis, nam perfonz diuinz nó. poffunt feorsim feparatz cxiftere; com.vna.
sitin a'teracircuminceiionem;,vt inquiunt. Theologi, & tamen realiter
diflinguuntur necctiam in creatis,quia hie multarealiter.— diftinguuntur
diftinctione rcali proprie di- €a qua tamen nequcunt abinuicem fepa ran,vcl
feparata exiffere; sic aiunt Sconltz j totum pscunuk eius partes vnitas rea»
liter d ftingui inter fe, non tamen vnum Íc ab alio feparari , sic ctiam
Thomitta fue bic&ur: à p. fione realiter diftinguunt ,ine ter quz tamen ncecffariam
agnofcunt con» ncxionemindifpenfabilem;Deindé,quando «Gan hoc totum
concedercuir requiri ad rc 2.5 -Demollis,feis infirumentis find à gealem
diftinQtionem, vt.(.vnum fit (cpara- bileab alio, adhuc tamen falfum eft hanc
feparabilitatem deber effe mutuam ex parte vtriufq.extremi ,t.f hoc fine
illo,& e contrà exiftere poffint;nam fufficiens ftgnü diftinctionis realis
, ac entitatiuz inter ali. ua dito eft,quod vnum poffit ab alio diuel
iyquomodocumq.id ier cis vndé crea. tura adhac realiter à Dco diftinguitur,ctiá-
fi fiae ip(o exiftere nequcat, & actus vitalis realiter diftinguitur à
potentia, & tamen in fententia prafertim Recentiorum nequit ab ea
diuclli;& fe folo conferuari;non erze ad realem diftind;onem ncceffaria eft
mu - tua feparabilitas cxtremorum;atq. ideó di- ftinctio illa,quam ipfi ponunt
inter rem , & modum eius extrinfecum (nàm de diftin- &ione reià modo
fuo intrinfeco) aliter sc- tiendum optime reducitur ad diftin&tionérealem ,
cum abfoluté loquendo res poflit à fito modo feparari,lic:t non &contrà;
tum uia vt ait Doctor a.d.p.q.5.9. qwod ff ad-^ c, licet modus re extrinfecus ,
vt feffio , vbi,vnio, Kc. non fic ità res,licutilla, cuius eit modus, non camen
nuila res eit, ficut nec vllum ens , quia tunc nihil effet , quod * repetit
quol.5.ab initio, vnde concludit . ibid, hanceffe de nomine contentionem, num
f. dillinctio inter reni , & talem mo- dum fit dicenda realis n us modalis
, quia iuxtà varias entitatis, & rei acceptiones po teít hzc diftinctio
vocari realis , sica d lis, vt fufius in.quzilionibus . - 131 Ex alio itaq.
folidiori fundamento admittenda. nobis cft diftin&tio quadá me- dia inter
realem fimpliciter didam; & ra- tionis,cum Scoto t.d.z. q.7.:$. Sed bie re-
fat, & d.8.q.4. qua dici confucuitin noftra fchola diftinétio ex naturà rei
formalis '; dicitur quidem diftin&tio ex natura rei , vt fecernatur à
diftin&tione rationis , quz fit opus intclle&us ; dicitur veró forma-
Low fecernatur à diflinctione reali , ac en- titatiua proprie dida ; quz ve inter
rem,& rem, at hzc media, de qua loqui nv ae — ;& o, malitatem,quaz
plerumq. in eadem re phy- fica snae mda indin per sedie Me: titatetn , qua
ratiene etiam alio nomine di- cuntur realitates deriuato à re vocabulo cum
diminntione , vt oflendatur illas non cffe proprie rcs diucrfas, quia non
habent dmerías exiflenzias, fed potins plures ewf- dem rci realitates, &
aliquitatcs, quz cum adhuc habeant diuerfas rationes concepti- «vt per hoc
oftendaturnon c .99 intelledias , non «pim «ffe in intellecta. éac
illiseationem formalem quidditatiuá , fcd taleri habent à parte rei , vt habct
Doctor wol.1. lic. Q. confequenter ctiam fundare dicuntur diftinctionem ex
natura tei for- malem ,n aioreim quidem diftinctione ra- tion:s, quia habet
etf: przzer opus intdlz- &us, (z1 minocem ditbindhione reali, quia non elt
inter rem, X rem rinter aliqua duo, quibüs diuer(z corre[poadcant exiftcatiz,
fed inter realitatem , & realitaeem , quz li- €t habeant proprias rati»ncs
formaies co- cepubiles , noa camcn hab :pt diucrfas exi- ikteacias , fed fürulz
vnica cxi fluat exiften- tia , hirnirum ilitus rei , cui 4dcncificantur .
Confirmatur adhuc , & magis explicatur* hzc communis doctrina Scoriftarü ex
Do- &ore defümpta z.d. 5. q. 1. nam in vna, aé cadcm rc phyfica. multa
reperiuntur for- malitates, X realitatcs immcríz per 1den- titatem,vt v gn
homine rstio -fubftantie, corporis, animalis, rationalis, rifibilis &c. quz
etiam dici folent gra dug netapby fici, proprié res diuerfas,fed potius plures
eiu(dem rci gra- dus; itli veró gradus in homine licet pto- rias non habeant
cxiftenzias, fed omncs, fagul cxiftant ad-exiftentiam ipfius fio- minisideoq
diucifz res dicrnequeant,nec proprie fun Járe difhioctionem realem , ac
entitatiuam; adhuc tamen habent. díuerfas rationes corceptibiles,&
definibiles, vt có- "ftat deanimali, X rationali, neq. enim duo diuerfas
habent. rationes , quia ficap- rchcadunturab intellectu , fed potius ab
"intellectu attinguntur, vt in fuis conccpti- bus diuerfa , quia
tali1funtà parte rei , vt aiebat Do&tor quol. 1.Q. ergo inter tales réalirates
, & formalitates rationabiliter a- lia diftin&tio poni non poteft, quam
fo rma- lis ex natura rei; non enim «ffe. potefl di- ftin&tio rationis ,
quia ditlinguuntur citrà omnem intelleétus operationem , neq. di- ftinétio
realis,quia non elt inter plures res, fcà plura entia propriam exittentiam ha-
bentia,erit ergo di(tinctio media inter vtrá» que. Neque viles quod od folent
dicere Tho- miftz inter hac fufhcere diftindonem ra- tionis ratiocinatz , &
cám func to in re; Quia hzc diltin&tio non datur actu , & formaliter à
parte fei , fed tantüm funda- mental:ter,& virtualiter; completur vero, S
actuatur ede se intellectus; at aradus metaphyfici praedicti , panter fübicctum
, & paflio diftinguuntur actualhter prater —» - — biles, & definibiles
(cclufo quecunq. opere Mei scpusc usteucenigt esae p " 2 100 tellectus
operationem alia formaliter eft - ratioani nalis , alia ratio rifibilis, vel
ra- tionalis, dumitaq. quod fi per diftinctione realem intclligamus illam , quz
immedia- té, &à toto generc feccrnitur à di(tinctio- ne rationis, vt
nimirum eft illa , qua datur €x natura rei , & prater opus intellectus ,
fic inter diftinctionem realem , & rationis nulla datur media diftinctio ,
quia diftin- ctio formalis ex natura rei continetur fub diftinctione reali fic
explicata , vt quedam Ípccies ; At fi per diftinctionem realem in- tclligatur
illafic proprie dicta , Te vere fatur nimirum inter rem,& rem ,ícü inter
extrema diuerfas exiftentias habentia , fiue abinuicem feparari poffint ,
fiuénon ; fic vtiq. inter diflinctionem realem , & ratio- [] C
aunpoffibilis ,vtdixgm Pars*Prima Inflit. Tract. IIT. Cap.XIIL, nis adn iztcnda
eft diftinctio medía ; quae verfatur. inter plurcs realitates,feü forma-
litates eiuídem rei modo iam explicato à & fic dantur tria genera
dillinctionum , ad quz alia omnia excogitabilia red..ci pote- runt, nempe genus
diftinctionis realis , di- ftinctionis formalis, & d:ftinctionis ratio ni5;
diftinctio realis conftituitur in fuo ef- fe per diuerfitatem , fcü alietatem
exiftenz tiarum in fuis extremis; diftinctio forma- lis per diuerfitatem.
rationum forimalium y Ícü conceptuur obiectiuorum; & tandem diftinctio
rationis per diuerfitatem confi- derationis noftrz, fiué cum fundamento in
refiué non: & hzc attigiffe fufficiat pro capacitate Tyronum , de quo
fuséagemus infrà difp. 1. qu. 5. art, a. & fufius adhuc difp 6. Metaph. d a
, H I. » trei potradi.3.e dutem nec Petrus. Hofgan. nec alij : ummulisia im
Leeieis im/ist, de fyllori/mo wp Vice Jf mij 4. my agere félexnt, tam dic; eft
5m rrolog, ad bes !nfistdbec min fugff- mifierinm ,' fei «t3. ides in boc
vefljeus corum nem efi herendum,fed [pecialis quoq. dehet smflitui traitutus de
Jyllsifmo demsnfratimo , ficur ro dmt Dial: trae 7 Erde TRACTATVs L ' auae
fyllogifmo demonfratiuo. De pracognitionibus , et precognitis, C 4p. - I. : 1
Nter omnes. filloeifmi fpe- : ciesprincipem locum obti net demonflratio , vt
poté X qux ia mat.ria neccffaria j «conficitur , & quia ex tcr- minis,
& propofitionibus coafat, ficut ca- teri fillogifmi,non tamen ex
quibufcüque , n erit dc condition;bus terminojü, enfissitwr. de Topsee jew Ele
ncho , vtbené aduerso, Cao— & propofitionum dcmonflrationem inte —
Brantiuni,ac de ipfa demonftratione, eius- que cfícóhn ,qua eft(cientia;&
jurc merie ——— — t6,nam omnis doctrina , & omnis di(crplina difcurfiua,
inquit Arift. in prin. Iib. Poft. fit €x przcxiltena cognitione, ideft omnis
co- £aitio illatz propofitionis, & conclufionis prefoppont cogaitioué
alterius propofis tionis inferécis, ftcut süt przmiffz, in qbus. virtualiter
cótiaetur céclufto, cü difcurfus. fit illatio alicuius ignoti cx notiori;
quapro ptér ad exactam cognitionem adipifcen- dam conclufonis demonftratiuz
aliqua - pracognoíci dcbent , vt functermini, & premiffe cxillis formata,
—— cit. l9 pi DIALECTICARVM INSTITVIIONY PARS POSTERIOR. De attinentibus ad
materiam [yllogifmi. & Va ad, firmam filleeiflica fpeBl at explicuimurs
reflat,vt v. qua confres folct epfe f'slopi[mms , qua. vatione materia circa
run. upatur declaremui.Cr quomiam thsplex ejl , mece[far 4 « , contim uid yup.
tra 2. c. vnde dam eres fillogifmi ratione rnateria puta filloeifnus
demonjiratiuus in TI& vcce [aria topicus immateria contingenti, C
fophictieus , vel ret in materia falf' feu impc[Bbsls, vtimnuimus 1 Min 1deireo
pars ifla 3m tres Tradfatus pariformiter. (ubliuiditur , Guamuis—— igkur
primó,que debeant effepracognita, & quid de illis przcognofci. 2
Precognitio fumi poteft duplicfter , - velformaliter,& fic dicit
cognitionem ali- cuius neceflario. prarequifitam ad cogni- tionem altcrius ,
vcl obicctiué , & eft . obiedum tcrminans talem cognitionem , quomodo
fignificat modum. coguofccndi rem aliquam ab intellectu, & ficiamitur in
afenu. Quinque autem funt modi cogno Ueiprimus edt quid nomini: , fecundus , n
res [rt,certius quid re: fit,quartüs, quali; res (it, Quintus propter quid res
fit , quorum pofterior przfupponit priorem, vt .n. fcia- mus,quod homo fit ,
debemus przcogno- Íccre, quid importctur per hoc nomen 4o- m?,vnde quia modus
przcedens refpectu fequentis eft przcognitio , & fequens eft quaflio , fit
quíod primus modus , q»d no» minis , dictus femper erit przcognicio, X yltimus
modus crit qu&ítio,nunquam prz- coguitio;quatuer igitur in fpecie erüt prz-
cogritiones ,fed poffunt ad duas in genere reduci, vt facit Arift. 1.Poft.cap.
1.94 eff, «ed eft, primus modus fubdiuiditur 1n ^ Suid eif nimimii,& Quid
ejl rei ; ctenim de vy LH $e XT Ns - dnos fignificat - re aliqua duplicem
pofumus habere defi- nitionem,& conceptum, confufum (cilicet, ipri icitur
Quid & dif pru ' ] porm sire Secunus modus fubdi- uiditor,i di pa gii ica p
cntiz ,fiue aptitudinalis,fiue actualis... &
20 $n Quod eff compofitum ,Uy complexum, figni- ri -ficans «critatem
propofitionts ; & przmif- . farum . . Dices quatuor süt quzftiones ex
z.Poft. - €aergo quatuor füppofitiones.fcu przco- gnitiones , quia quallio vnum
quarit , & aliud prxfupponit ;Tum quia tria funt prz- - ' cognita cx t.
Pofl.c.1.ergo tres prxcogni- tiones,quia pracognitio , & prxcognitum funt
rclatiua. Rcefp. cffe quatuor in fpecie ; & duasin genere. Ad z.negatur
confequé- fia; ad probat. dicimus przcognitum , vel dicit denominationem ex
actu, cognitionis proucnientem,& fic cognitio, & obic&tum - €ognium
poffunt dici relatiua , & tot effe a&us , quot obiccta cognita 5 vcl
dicit rem coguitam,& przcognitio modum cogno- fÍccndi,& fic proprie nan
funt relatiua ,nam idcm modus pot«ft pluribus re&us conucni rc, & eidem
r&i plures modi . me itum dupliciter fumi po:eft , Primo,vt dicit obicctum
termipans przcognitionis , &hoc medo Qvid ef , & 7 De Syllogifmo
demonftratiuo . rÓI Quod est, przcognita dicipoffunt; fecvn lo , vt dicit rem
illam quam intellectus conci- pit fub modis cogno(cendi aflisnatis, X de cu
percipit Quid eff ,& Quod «4 , &inhoc «nfu fumitur in przfcna ; &
funttria fu- biectum.paflio,feu pradicatü, & dignitas , fiue principium ;
ratio huius clt, quia con- clufio demontlrationis potiffimz (de qua loquitur
Ar:ft.dum przcognita enumerat) conflat ex fubiecto & paífrone-, erzo quia
cognitio terminorum przfupponitur co- nitioni propofitionum,fübicétum, &
paf- o ante conclufioncm debent przcogno- fci: & quia conclufio ex
principijs infertur etiam przmiffz debent effe pracognitz , quz dignitatis ey
modo dicuntur , di- gnitas.n.proprié de primis principijs di- citur . Inftabisante
concluf. debent przcogno- fci conflruétio demonflrationis ii modo , &
figura, visillatiua,& medtum;ergo plura recognita quam tria. Tum z quia
fubie- vei A paflio integrant principia , ergo à funt prxcognita ab illis
diftin&ia. Tum 5. aliquando in deniomftratione concluditur aliquod
przdicatum «ffentiale, vel accidé- tale per aliam caufam tanquam per mediit,
vel per paffioné ipfam, ergo páffio non cít femper przcognitum. Refp.ad 1. hic
loqui de przcognitis ad materianidemonftratio- nis pertinentibus, non ad formam
, is eitconftruétio in modo, & figura , & vis il. latiua: Medium autem
, cum fitin demon-.— ftraticne potitlima definitio fubicéti,potius erit
przcognitio , quam przcognitum, vt dicenius. Ad 2. quamuis integrent. princi-
pia, non tamen eadem pracognitione pre- cognofcuntur vt in principijs vnita,
& eor fim fumpta, vt ftatim declatabimus. Ad 3. affignara przcognita funt
demonftratiohis potifima , in qua paffio femper per fuawa caufam cócluditur de
fubiecto.V el dicimus idcirco 2tlignaffe nos fecundum ptacogni- tum tffe
paffionem, aut przdicatum ; nam r iftud intelligitur omne id , quod dcfu- Dicto
in conclufione demonttratur . 4 Applicando przcognitiones przco- genitis;
dicimus primó . de dignitate nó dc- bere prxcoenofcinifi Quod frt complexum; I.
quod fit vera; ratio elt . quia X fi digui- tas , vt icit vnam fecunéam
intentionem pofitionis ; fit quid incomplexum
& abeat quid nominis , & qu d rci: attamen fi exercire fümatur ,
vt dicit ageregarioné illorum erminorum per copulam vnito- rum; non id et fiuc
aominis , fiu rei, La |o 3021 tei, neq. Quod eft fimplex , hzc .n. omnia
incomplexisconuemunt , &in tali acce- ptione fum;tur, cum inter przcognita
nu- meratur, quia vt fic inferuit conclufioni, nó veró vt dicit illam fecundam
intentionem, ita Do&or 1. Poft. qu. y. neceffe cft igitur przcoenofcere,
quod principia demoftra- tionis fint vera, & etiam principia illa có-
muniitfima abomnibus conccffi, qualia funt De quolibet verum e affirmare , vel
megare, neceffe est. quodlibet vel efe vel nón effe; ad quz principta,omnia
alia refoluütur,vtra- que.n, intellexit Arift. nomine dignitatis. De paífione
certum eft, non debere pre- Cognofci Quod frt complexum, neque Quid rei, quia
in definitione paffionis ingredi- tur fubiectum,& explicatur inharétia paf-
fionisin fubie&o, hoc autem concluditur pcr demonítrationem 5 deinde certum
eft pracognofci de ipfa Suid nominis, hzc .n. eft prima omnium prz fuppofitio ,
neq.po- tcfít dealiquo vlla quzftio moueri, nift fal- tim confusé
cognoícatur,quid per tale no- . mcn intelligitur . Dubium tamen eft,an de- beat
pracognofci €«o4d fit incomplexum , fcu ipfius cxiftentia: & quidem in
aliqua demonítratione eft euidens przcognofci , vtcumà Rut, & per fenfum
cogno- fcimus effectum, v.g. echlypfim, & poftea per caufam à priori
demon(tramus ; atta- men noneft hoc femper in omni demon- ftratione neceffarium
, eo quia poteft ali- quando dubitari de paffionis exiftentia , & tamen de
fubie&to demonftrari,vt eft ater- itas motus, diuifibilitas quantitatis in
in- pitum,Kc. qua ratione Arift. affcruit de affione Quid nominis pracognofci
,, quia tus eft de przcognitione, quz in om- nibus interuenit demonftratíonibus
, non ncgauit steiquia aliquando etiam «» frt de paffione przfupponatur .
Dices, de fubiecto in tantum przfurpo- nitur an fit ,quia nemo quarit , an ipfi
t. lis pafio conueniat , nifi ipfum fupponeret pron ;trgonemo quzreret , an
paffio ubie&to conueniat , nifi vt pefibili pra- cognofcatur . Tum quia
quid eft prefuppo- nit an fit , ergo fi dc paffione przíupponi- tur Quid cft
,etiaman fit . Tum 3. in maiori propofitione paffio vnitur cum medio ter-. mino
, ergoanteconclufioncm przfuppo- nitur exiftere. Rcfp.ad 1. hefiade parita-
tem;quia (ubic&um eft id , de quo quzri- tur , €ideo przfupponidebet habere
ali- quod effe;at pafíio , feu pradicatum cft id , quaritür , an conucniat,
fubie&to , - definitio hominis , quz eft animal rationa- Pars Secunda
Inflit. Tra&Ll. Cap.I. tura,eo vel maxime quod exiftentia paffio- nis eft
inexiftentia in fubie&o , vndé nó teft rc&té pra fupponi effe, nifi in
fübietto Ad z.affumptum eft verum de Quid eft reí, non de quid eft nominis . Ad
5. talis cogni- tio non conuenit paffioni in fe, & abfolnté, fed in ordine
ad propofitiones , & pramif- fas , ideoq; non d: bet affignarivt przco- gnitio
propria paffioni , vt diftindum eft pracognitum à przmiffis.Expeditius tamé
erit affercre de paíhone debere etiam «m ff przcognofcere (alt:m confuse,&
Arift. td- circo przterijffe, quia in demonftratione diftinde oftenditur, &
p: rfc ipfius inexi ftentia in taltfübicéto ; quod etam malti .: tenent, vt
Morif.difp.z.Log.q.s. & iafinüát (d Complut.difp. 17. q.2. « 5 Tandem de
fubiecto non prafi e tur,quod fit complexum,fed quidnomini$; - — deindé quod
fit incomplexum & V tein LS flentia,namanficprecedit qualéfit;& pro-———
— pter quid fit ; tum quia fübic&tum eft bafis, ——— — : ! * E :4 H », .
& recie 2 n Mm €rgo pt oni debet exiftere-. a 1 FIRMME Quote Qujd rei in
demon(lratio- —— | ne potiffima , nam in hac medium eft quid. x ditas,& definitiofubic&ti
,vtdicemus,ers — — go debet ante przcognofci : nom w$ tamen,quin in
demenftratione à pofterio- — ri,& quidditas, & exiftentiafübietti
poffint — —— — effe quaftiones,vt dicemus in difputaties ——— nibus, cum de
conditionibus fubie&tifciem — tizloquemur, "V Poteft igitur hzc tota
do&trina exer declarari : fi quzreretur,an homo fitrifibis — - lis , vt
talispropofitio probetur,oportet . pracognofcere -quíd- fienificetur per ifta
nominahomo, &rifibilis& quod homofit — — - ens v vil flbile;deindéquiamedium
— — demonitrandi rifibiliratem de homine eft: ideoque poteft lubirarian fit
inrenimmaz — — | "EQ UO UE le, ideo dcbet etiam de homine przcogno- fc
quid rei . His przacceptis intcllc&tus procedit ad formádam
demonftrationem: demonftrando conclufionem per premi fas, de quibus debct effe
certus, quodfint-— verz,& non falfz,nam ex falfis nequit oft&-«— di
verum, ex diclis p.p. tra&t. 5. ! C A-P-V- T OH. 99d De fcientia
demenfiratenis effetfn, m^ 6: wram, &preprietatesdemore — ^ Mime is cogno
ipi fiitequod c& notitiam parcic De Scientia. nueftigare debemus . Ft
primo, quod de- tur in nobis de nouo notitia certa, & fcien- tifica de
aliqua re , probatur aduerfus fo- phiftas omnem fcientiam negantes, & con-
tra Platonem admittentem quidefn fcien- tiam, fed non de nouo : putabant .n.
anitmá moftram ab initio fuz creationis omnibus Ícientijs fuiffe decoratam , at
in infufione in corpus ex coníortio fenfuum omnium oblitam , fed paulatim indé
fuccedentibus occafionibus ab externis excitari, & eorü, uz
Íciebat;teminifci , vndé inferebat no- fen fcire effe quoddam reminifci. Quod
detur, probatur experientia, áliqua n. cer- to fcimus etiam per caufas ,
cognofcimus €tiam certo aliqua principia , ex quibus deindé alia euidenter
deducere poffumus. Tum quia habemus naturalem appetitum ad cognitionem rerum
per caufas,ergo nó Gebet cffe totaliter fruftra , vt nullain no- bis detur
fcientia. Tam quia, vel hoc, quod tít nos neícire omnia, certà fcitur, vel nó ,
f (ccundum , ergo non dcbet rotaliter ne. MNA primum , ergo iam in nobis
certa,& euidens notitia noltrz igno- rantiz, & confequenter fcientia,
quia « fct notitia alicuius per caufam. Deindé quod dcnouo generetur , prater
quam quod eft de fide quia anmmanoftra in coinftanti , in quo creatur, corpori
vnitur, vt determina- tum fuit- in Conc. Later. fub Loore X pro- batur adbuc ,
nam quorum reminjfcimur , non folum recordamur de illis , verum etià -— fzpé
deipfo cognitionis actu , at nunquam ínacquifitione primaria notitiz rerum re-
cordamur habuiffe. de illj*: cognitionéali- quam . Tum quianullus poff-t cffe
errorin . intellectu , quia phantaíma folum excitaret fpecies ab initio infufas
, quz non nifi verá cognitionem neri poffent . Qua propter intellectus nofter à
p pee tanquam t: bula raía , in qua nihil cft depictum , fed in fenes ad omne
intelligibile , ficut ta- bula ad recipiendam quamlibet picturam ; & potcft
vel totaliter ab intrinfeco, & jp- prijs viribus acquirere fcientiam
alicuius rei,vt cum ip(e folus per inuentionem ali- qua cognofcit ; vel partim
ab extrinfeco , uando .f.non eft bene difpo(itus.&indiget Dore tanquam
excitante , & applicante rincipia ad igferendam conclufionem. Obijc. quód
non detur rerum fcientia, Tum quia (ntcllectus mouetur à fenfa; fen fus autem
Fillitur , vt patet. Tum 2. quia
fcientia e(t de ztemis, & certis , res verà funt corruptibiles , Tum 3.
quia nonattin- 105 m naturas rerum , fed potius per quaf- am fimilitudines
illas percipimus,ergótió habemus veram de ipfis notitiam . Tum 4. ww de omnibus
dubitari poteft etiam de illo primo principio .f. Quodlibet neceffe eft
effe,aut non effe , nam multi boc nega runt, vt refert Ajift.4. Met.9. Refp.ad
1.nec femper fenfum falli circa proprinmobie- &um , quando eft bene
difpofitus ; nec in- tellectum neceffarió fequi apprehéfionem fenfus. fed
proprio lamine, & aliorum fenz fuum ope poffe errorem alicuius corriges re.
Ad z.non concludit vniuerfaliter ,nam dantur res zternz , & adhuc dicimus
nó re- uiri ad fcientiam zternitatem rerü in exi- endo, fed in effentia, puta,
quod propofie tiones fint fempiternz veritatis , vt infra. Ad s. rti
intelligibiles funt rerum fi- militudines- naturaliter reprafentantes , ideoque
es ipfas veré naturas rerum attin« gimus. Ad 4. non debemus ob aliquorum
imperitiam ,1mmoó petulantiam negate ome nem notitiam certam , & euidentem
. Obijc.2. quód non detur fcientia deno- 105 nam cum aliquid quzrimus , vel
illud fcimus, & fic nil de nouo cognofcimus, vel illud ignoramus,& fic
nunquam poterimus cognofcere, ficut fi feruus alicuius aufugee rit , fi
quifpiam antea illum nouiffet, inue niet,fi occurreret , at fi nullam habuit
dioti« tiam;etiam occurrentem non cognofceret, Tum quia fi conclufio fcitur per
prarmif- fas, aut fecundum fe, aut applicatas in mo- do, & figura; non
primum , quia fic fcien- tia nen habere er demonítrationem , nec fecundum , quia
talis applicatio , vell eft nota ante demonftrationem addifcenti , - & fic
ipfi nota quoque erit conclufi», vel ignota ergo non poffet ducere in cognitio
nem couclufionis. Refp. ex Arift.1. Poft. 1; quod conclufionem ante
demonftrationem nofcimus confusé , & imperfe&? in fuis - principijs, in
quibus virtualiter cótinetur s & virtute luminis intellectus fitnota per-
fecté , & diffincté, ficut res, quz non eft, virtutéalicuius caufz
producitur in effe. Ad s. conclufio fcitur per przmiffas appli- catas, quz
applicatio fit nota intellectui prius natura, quam conclufio, ftatim .n. ac
iwinor additur majori , intellectus deduci- turconclufionem , & pramiffz
not fiunt ex terminorum cognitione 5 omnis n. do- ctrina, & difciplina
difcurfiua ex pracxi- ftenti fitcognitione. — EA | —— ^ HCM 104 vem per
cau(atopnofcere , propter q «amres , quod sllies ejf caufa, P non contingit a-
iter fe habere 5 hac eit definitio fcientie qproprijffima dicta , fcire .n.
tripliciter po. teft accipi, communiter ; & dicit euidenté comprehenfionem
veritatis, quomodo ad contingentia fe extendit,vt cum cognofci. tur Petrum
currere,fecundo proprié,& di cit euidétem comprehenfionem verz pro-
pofitionis,qua nequit effc falfa , & fic (olü neceffaria Íciuntur 5 tertio
proprijffimé pro cuidenti cognitione alicuius veritatis neccffariz per cau'am ,
& fic fumitur in praíentisly eegno/cere tat loco generis,ex- tenditur.n.ad
quamcunque cognitionem , etiam fenfitiuam , additur ger c«w/am , ad
differentiam corum quorum cognitionem non habemus per caulam , vt eft cognitio
principiorü,& cognitio à pofleriori , & P effectum; additur propter
quam re; eff , quia multa iuntcauíz , fed adícientiam folum €ücurrere débet
illa caufa , quz cft propria illus rci; & proxima ,qua pofita ponitur ef-
feétus,& qua remota remouctur , (ubditur quod silins e eua , quia nedum
oportet , quódilla caufa fit caufa proxima, fed requi ritur quód intelle&us
fciat effectum à tali caufa pendere tandem additur , € pon con- tjngit aliter
fe baberequia requiritur,vt in. tellectus nullatenus dubitet de. cffe&tu ,
quod a tali caufa proces ; imó quód fit roríus impoflibi ientia nollra dicitur
notitia certa,cuidés, er caulam proximam, & nata ficri per di- edi
filogifmum. 1.9 Mitam fcientiam Arfft, 1 Poft.cdt. fe- - Cernitab ali js habitbus
intelleéis , Sc co- nitionibus jX primo differt à. cognitione tiua,quia
fenfusctt (ingulariuai5 (cien- tia veró yniueríalium,quz fub fcnfu non ca dunt.
Secundo dilfertab opinione , quia fcientia eft de ieccffatio , quod non poteit
alitcr fe babcre, cftque affcnfus conclufio- nis fine formidine de oppofito,
opinio ve- ro cft de contingenti, quod poteft aliter fe habere , & dicitur
affenfus conclufionis. cü formidine de oppefito. Vcrum cft tamen, quod licet
idem intejlectus nequeat fimul habere fcientiam, & opinionem de eodem
16,1cfpcétu eiufdcm,quia implicat fimul exi fimare aliter,& nen aliter fc
poffe habere; teft tamen idem obiedtum effe. fcibile , k. opinabile diucría
ratione , vt homo cit fcibilis fecundum rifibilitatem , opinabilis fccundum
Auftitiam, D.fíert.etian ab alijs hab itbus jntellcctiadibus,quii que .n, funt
-| ) - T Part Secunda Inflit. Tract.1, Cap. IT. E - fcientia, prudentia;&
ars,ars cít circa facti- evt aliter fe habcat: binc
habitusintelle&tus.Clntelledus;fapientiq —— bilia,& externa opera, prudentia
eft. circa agibilia iri eodem DonrYh recepta,vt vel- le,cogitare, &c. &
ift: habitus verfantur circa contingentia;cateri circa neceffaria quz vel (unt
deducta ex principis ; vt funt. conclufiones,& eft ícientia, vel (unt
princi. pia,& hoc dupliciter,vel funt principia de- - monitrationistih ,
& cognitiohorum vo» — . catur intelledus , vel funt principia etiam entium,
& ficeft fapientia, quz nonfolum ——— — principia complexa communiflima
conté- : platur , fed etiam altiffimas cauías confi- derat . Tu. Quia veró
habitus fpccificantur ab a&i- bus,& actus ab obie&is , hinc
fcientia fuas conditiones,vt vnitatem,certitudinem,nos —— bilitatem,
&c.fumit à rorric ob T vt vnius obie&ti,vna imtia,& quzeft — — de
scr gia Sagio magisà materia — fenfibili abftracto , nobilior ,&
certioreft. ; ca,qua circa obiectum purae ; & minus à materia fenfibili
Cumvets ——— faturi fic EN mathematica certi ^ süt naturali philofophia proptet
Mes magis abftradum ip i5 P ede itas, & aritmethica cft certiór mufica,
quia illa có- fiderat numerum fimpliciter , hecnunie: fonorum.Et quia
obicdtialiafunt.difpara- ———— ta;alia vero fubordinata ad 1uicem , hinc | *
etiam aliz fcientiz funt omninse nM E vt arithmethica,X medicinazalize die ——
natz & quz cft prior, dicitur fubalternás 5. quz poferior , dicitur
fübaltermata , illa - probat principia int E "n accipitiua
principiaabilla, quibus proce» ——— dit ad alias conclufiones demoni E A fcd dc
hisomnibusfufiusinquaftionibus. —— — 9 Verum quia oppofitorum eadem eft. :
difciplina,& quod x Íc pofita magis clu. cent, cum 1gnorantia fcientia E
piat eni TOC eius natura, & caufz erunt explicandz,vt — ^ facit etiam
Arift.in 1.Poft.c. 12. & 13. Du-- plex eft
ignorantia;alia pura M persi - efl priuatio, & carentiafcientihcz cognis —
— tionis;alia prauz difpofitionis,Sceft Mi nia va; & praua mentis
afíc&io , qua opinamur oppofitum veritati ,& vocaturcerror . Haec
caufatur in nobis,vcl per erroneá apprehés fioné,vt fi quisapprchendat.
auricalcum ;. vtaurum, vcl perfophifticum fillogifmiü vt cum quis faifz affcntitur
conclufioni $ Ignorantia purz negationis Joterdum can- * aturob defectum
alicuius fenfus à natiui- tatc ,nam Cacus natiuitate licet poffit ha- bcre,
n prior,per - : Dese piaté primal terim,
ep md. per obere notitiam aliquam imperfe&tam,& có- E ,nüquam tamen
perfectam, & diftinctam, ratio eft, quia fcientiam non habemusnifi per
ínductionem , vel demon- 'ftratiotiem,& vtraqsa fenfu dependet , nam
áanductio procedit cx fingularibus, qua fen- fu cognoícuntur'; demonftratio ex
vniuer- falibus , quz per fuas fingulares intellizun- tur, ergo deficiente
aliquo fenfu , deficit fcientia perfe&ta obie&iillius fenfus. Hinc
deducitur illud axioma , N/bil eff im smielle- din, quod priui non fuerit
aliquo modo in fem- f95 & dicitur aliquo »odo, quia non requiri- tur , vt
resiu feipfa fenfu percipiatur , fed t vel per fuos effe&tus , quomodo co-
goce per creaturas, vel per fimi- tudinem ; vt Petrus abfens per Paulum
prifentem eiusfratrem , vcl per partes , . quas intelle&tus poteft coniungere
; vt qui viditmontem , & aurum, poteft effingere montem aureum vel aliquo
alio modo , de quo Do&orin p.d. 5.4.1. - o2 ATP VTOTIL De nece ]fitate
principiorum , ybi de modi: utri n s PREIAHAUS - 10 TyRinci demonftra - 1X
turab Arift, 1. Poft. c2. propofitio jmmediata,qua.f. non Uu * tionis
defini" fit altera omne animal: rationale eft rifibile ; quod principium
eft duplex, vnum dicitur digni- .Ia5 , alterum dicitur pofitio , dignitas eft
propofitio immediata,! & indemonftrabilis, quam neceffe cft nofcere,qui
aliquam fcie- tiam vult addifcere , tales funt propofitio- nes per fe nota :
dicuntur dignitates , quia propter naximam evidentiam , quam con- tinent,
digniffimz funt,vt ab omnibus tan- quam verz — wm eai etiam ma- xima, quia ad
pro uáplures pro fitiones infermüt, huiufmodi font in M. phyfica De quilibet p
erum affrmare , * megare de mullo ambo fimiliter in MR "tica omne totum
eff mains [ua parte fi abaqua libus a47alia y qua anos sip li«, Pofitio eft
propofitio immediata,& in- demonftrabilis ,quam (cire non cft nece ffe, — v
ken inftituit , ed fufficit,vt à Mag iftroillam accipiat , vt addifcens
philofopisianon eft opus,vt fciat diffinitiones naturz,motus, corporis natu-
ralis.&c.Veriim eft tamen quod pofitio nó folum hanc propofitionem
indemonftrabi- Jem,fiu£ afiymatiuam, fiue negatiuam figni R3 7 C ivre, y05-
ficat;fed etiam definitionem;quae r-: q4:--, ditatem explicat abíq.affirmatione
, 5: mc» atione definitio .n. etfi vt in propofitione umitur , affirmat , ycl
negat , attamen fi in feipía fpc&etur,nullam dicit afirmationé, vel
negationem,fed tantum genus, & ditfc- rentiam , vt definitio hominis dicit
a»imaz faticnale; dicitur quoq; definitio pofitio , e in initio fcientiarum
ponitür ad inftz uppofitionis , qua poftea vtendum cft in nmm lg 11 Pracipua
proprietas principiorum deuoüfltationis ^ squod Aia neceffaria nam fi
conclufio,& fcientia eft de neceffa- rijs, etiam principia , quia licet ex
rzmiíf- fis falis contingat coll;gi conclufioné ve« ram,& ex non
neceffarijs ncceffiriam , at» tamen id fit non tanquam ex falfis , & non
neceffarijs, alioquin effectus nob'tor effet fua caufa , fed propter formam
fillozifticá . Hanc neceffitatem, &
proprietatem d rat Arilt, c.4. ponens tres conditiones , vel potiustres gradus
neceffitatis concurrene tes ad conftituendam neceffitatem princi- pij
demoaftratiui . Prima conditio , Ícu primus gradus nez - ceffitatis eft, vt fit
de ema , propofitio de omni eft,in qua predicatü dicitur de quo- libet contento
fub fubiecto , & pro quo- libet tempore , vt omnis homo cít colorae tus ,
ifta vero omnis homo difputat, omnis homdó comedit, non funt de omni , nà pri-
mz deficit prima conditio , & fecundz íe- cunda; vnde licet ad
propofitionem de ome ni prioriflico fufficiat vniuerfalitas fubie- &orum ,
tamen ad propofitionem de omni pofterioriftico vitra illam , requiritur vni»
ucríalitas temporis. Secunda conditio , feu fecundus Meidw neceifitatis
eft,vtfit per /e5 pro o per fe eft , in qua przdicatum perfe conuenit fubiecto,
non per accidens , quz conditio vtexplicetur,adnotari debent quatuor mg wel didictndi
per fe ab Arift.c.4. "— prius fupponendum , quod pradicatio eft duplex,
alia directa, & naturalis,& cft cum id, quod à pa:te rci fubijcitur,
eft etiam in propofitione fjbiectum , & quod a parte rei incft illi , eftin
propofitione przdica- tum,vt homo eft animal ;: indiredta,& «pon
naturalis,cum é conuerío ,quod re ve- ra fubeit, in propofitione przdicatur,
& quod incft, fübijcitur; & ratio huius eft uiain propofitione
pradicatum tribuitur fübicdto, illigj conuenire ennnciatur, ergo fabiecium fe
tenet in peine perm E 106 dum abentis, & continentis , & przdica: tum
per modum habiti , & contenti, ergo illa propofitio erit dircéta, &
naturalis, qua Conformis etit rebus; vt fc habent a parte rc), & vt
funcofdinatz ; Rurfus accipien- dum ex Doét.2.d. 5.q. 4.fup.E.& $,d.7. q.1.
D,& d.33.M4.d.1:.q. 3. FF. € quol.13.A 5. quód quando aliqnid eft i fe
tcpugnans , vcl ens per accidens , non poteft de aliquo dici perfe , nec deipío
aliquod pradicatü pcríe poteit. enunciari , vnde itg propo- fitioncs nort erunt
pcr fe ; hotno irrationa« lis eft animal, homo albus cft. tationalis ; homo efl
animal coloratum , &c. & ratio cft,quia quod in fe «ft rcpugnans , vel
pet acctdens,femper erit talc cuicumque com» parctur j nam comparatio non
tollit re1có« parátz,quod intriníece , & formalier illi conuenit , ergo fi
cft impotlible , i repu- grians ,vcl per áccidens , nihil deipfo dici- tur
poífibile, & perfe; Verum cft tamen, quodillz propofitiones, in quibus
explica», tur natura horum impoiib:lium , vel en- tium pet accidcus ,
rcdué&tiue poffunt dici per fe,vt chymcra eft impoflibilis , vacuum elt
nihil, homo-albus cft cns per accidens; ratio cft, quia ficut ifta ertia
dicuntur ha^ bere propriam náturam , habita compara- tione ad vcra entia , €
fimilitudivanrie ica «tiam fuo modo poffunt in, ipfis ficri prz- dicationes pcr
fe , His przaccepus. 1 11 Primus modus dicendi per fc eft , cü adicatutm «ft
dcfinitio,vel ingrediens dc- itionem tubicéti ,ex que aliqui deducunt: omnia
pra-Jicata, quz definitionem ingr c». etiuntur tàmin recto;quàm in obliquo,
fiue. fiat de cffenuia dcfioiti, fiue aliquod addi- tum,per fc predicari in
primo modo de de« finito , vnde concedunt. has cffc pcr fc pri- mi modi , home
eft animal , hómo conftat exanima,& corpore, quz funt partes císé- fialeshomiais
in obliquo c ipo pradican- tcs, rifibile cft bomb petecalt fi.j patcr, &
fimiles, nam h omo ingreditur , vefubicétá dtfinitionem r fibilis, &
filiusvt corrclati- tum in defimtione patris ; & probant ex ipfo Arift. qui
atferens excn. pla primimo- di,ait, vt cun: linea pradicaty dc. triangu-
lo,& punétun: dc linca; at quamuis linca fit. seffentialis trianguli, &
inclliquo de pfo dicatur , punctum tamen non-cft pats. «ffertialis, nec de
cffentia linca & foli de- fiiitionem
linex. ingreditur tanquam tcr- niints,i quid cxtiinfecum , ad quod effci- tial
n: dieit habitudinem;crgo quia quod- hbet accidens effcntialem dicit ordincm ad
Pars Secunda Inffit. T'ra£L4. Cap.IL 5 Íubiectum per quod
dcfinitut,& relatiuut ad correlatiuum, fta propofitiones erunt in primo modo.
Infuper quia non efl.maior identitas , quàm Pr fit ad feipfum , hanc
propofitionem homo «ft homo, in primo: - modo collocant ex Arif. $,Met.25.X 1,
Desi ber. c.4- vbi bonum diciteffe per fe bonit, ] & citatur Scotus
1,Poll.q.19,& Tromb.ca —— I Formaliftisin tract.de Form.art. 3.Tandem e
quiá natutz communcs funt de cffcntia fin gularium , de ipfis praedicantur
etiam it primo modo , m" - Alij ex oppofito non. folum negant, - quz in
obliquo definitionem ingrediun ad hünc modum pertinere ; fiue fintds ei.
fcntia, fiue quid extrinfecum, verum eti Segapt tranícendentia. in - primo. ]
dus cani dcinferioribus,quianonfehae —— tad modum formz inexiftentis, pro--
pofitiones quoqueidenticas eadem ratios — ne,&quianoníuntpaturales, neque
de» —— monftrationi poffunt. inferuire, cum non explicent as can cur przdicatum
fübies — — Goconueniat, & demonflratio procedat — ex caufis: predicationcs
itein p rfaliüt | de fingularibus femouént ab ifto 'm quoniam non funt de
omini, cumfintpartis — culares,omnis autem propof:tio periedes beteffe de omni
poflcrioriflico ficut fees. dus gradus neccflitatis prafupponit mum,folum ergo
popali en aS Mene finiaue artes dc finitionis in re« ) o pradicantur de
propro:defimto; v& — — funt genus, & dtxudpei petia Ípeciis — inhoc primomodo
reponunt, |: 5 .; 14 Dicimus tamen ,quod proprieloqué-- doillz propofitiones
crunt per fe prinmymo din quibusptzdicata funt de effentia fue — bicéü
vniuerfalis fiue in re&to;fiue in-obli- quo , fiue p radicamentalia finr,
fite trans fcendentra; at quando non funt de cffantia, quampis ingrediantur
definitionem ,-non confciunt propofitionem pcr fe: reductiué veró ad hunc modum
fpectant przdicatioe nes vniuerfalium de fingularibus , ciufdem de fc ipfo ,
& propofitioncs negatiua , in quibus remouentur à fubiccto pradicata:
oppofita pradicatis ill: conuenientibus in primo modo : explicantur, probantur
fin gula; & primo quod pradicata cffcotialia in rccto per fe m primo modo
pradicétury atetcx communi coofenfu , S ex Arift, Ic, & cx Doct. 3.d 7.q.1.
D. & 1. Poft: q.19.. €o quia hac cft vaior necefitas, quz pof fit
intcrpradicatur: » & fübiectum repe fübieéti 2 De necefsitate principiorum
, dt. [er de prádicatis effentialibus in obliquo di cendum,& de
tranfcendentibus etiam,qua- le efteus, quod veré in quid de fuis infc- .
rioribus predicatur, vt docet Do&or 1. d.8.q. 3. Y. & veré ens
concipitur adinodü dique fermz Metaphyfice inclufa in fuis inferioribus
quidditatiué, ficut cetera pre- dicata quidditatiua . Secundo quod quando non
funt de ef- fentia, licet ingrediantur definitionem , nó faciant propofitionem
per fe priini modi , habetur expreffcà Doctore i. d. 3.q. 3. G. vbincgat ensin
quid , X ia primo modo de fuis paffionibus dici » quod probat , quia Sradicibni
in primo modo eft de effzntia flecti, at fubiectum non ponitur in de- finitione
paffionis vel accidentis, nec cor- gelatiuum in definitione relatiui tanquam
quid effzntiale, fed vtadditum , & extrin- fscum; eo vel maximé , quod (pé
funt al zcrius fpecici,imo& predicamenti . Tum quia x U'oft.s s. pradicatio
per fe aon con- ucrtiturin przdicationem per fe , f«d paf- fio per f
praedicatur dc fibiecto. , ergo fübiecim aon pradicabitur per e d : paf- fione.
Tum quia in tántum prz-dicatum per fc dicitur de fubiecto, quia in. fubiecto
eft caufa, & ratio formalis inhzrentiz. predi- chti Cum fubiecto , qua
ratione tunc fit di- recta, & naturalis praedicatio , quando id', quod
ineft, przdicatur, & cui incll,(ubijci- tur; fed in paffione nou. eft talis
ratio , nec fuübiectumineft paffioni, nec correlztinum - rclatiuo, ergonon
poffant conficere pro- pofitionem perfe. Solum poteft inferri, g» cum paffio,
vel accidens dicat efcatialem prdinema 1 fubiectum , qu ordo circum- Ícribit
nobis effentialem differentiam ,id- circo non fubiccrum , fed ralisordo vt fic
. circeamícribens diceturin primo modo de acc denti 5 & in hoc feníu
intelligen Jus eft Arift. dum hic affert exemplum dehnea ex puuctis conflante,
punctum .n. cum non fit parscffentialislincz: fed terminus neccffa- rió
requificus, non dicetur de linea, neq. in obliquo in primo modo , fed habitudo
li- nez ad punctum ,vc explicans dif:rent am eff.ntialem ipfius , erit
praicatum in pri- mo niodo . Hinc colligitur ; quod non füffi- cit
dicere;praedicacü primi moj :tt, quad ingreditur dcfinitionem fubicct fed
requi- ritur adhuc; vt inzr«diatur tanquá aliquod €ffentiale, non tauquam
additum ; infuper quando vna icfinitio ef«nt:alis prg- catur de altera eiu[Je
d.fiaiti , eft ve- ra przdicatio per fe prizi avodi , vt animal 167 rationale
eft.ens fu ftantiale coiporcum - conflat ex corpore 4 & anma , rimlicc, vna
d. finitio non fit de conceptu altcrius , fuiEcit, vt fit de effentia definiti,
pro quo fupponit . 14. Tertió, quod illz propofitiones enu- meratz in
coaclufione po ad hune mo- düm fpcctare taltim rcdu du? , probatur ;, non.n.
proprie fpe&tant , vt patet ex didis referendo opintonem oppofitam dc
praedi- cationibus ciufdeni dc feipfo,& vnmerfalis defiagularibus: quod
ctiam dicendum eft de propofitionibus negatiuis , quia iN ets radicatum
remouctur , non Arn fu- icdlo,ergo non poffunt dici propric in pri mo modo ;
tum etiam quia ncgatrones'ne- queunt eff: de effentia , & conflituere ens
pofitiuum . Reftat igitur,vt folum reductis ué pertineant, quia vniuerfalia
funt de cí- fentia fingularium,& fi 1fta dcfiairencur, no nifi pcr
vniuerfalia ; ergo iftz pra dicatio- nes crunt m primo nodo, & ncceffariz.
Si- militer fi perfcitas propofitionis eft , quia radicatum eft in fubicéto non
per aliud , itaut quantà fübiectum eft minus aliud à rzdicato , tanto magis
propofitio eft per c, vnde niagis eft p fe jppofitio, tm qua tota d«fiiitio
przdicatur de definito , d fi pars zdicarctür,cü nó fit maior idétitas, quam
tiufdé ad fcpfum , identicz propofiriones poffunt dici per fe, & non nih in
primo E do. fnfoper quod propofitiones negatiuz, &c.ad hunc modum
reducantur , patét cx di&isin Phyf.difp.,.q. i.art.1.vbi cum Do &ore
qaol. 4.E offendimusnezationes prz dicitoium ftmpliciter repugnátium alicui, S
conflitutiué non pertineant ad ef- entiam illias rci, confcqutiué tamen. ípe-
élare.quatcnus neceffario confcquuntur ad pradicati propria effzntialia , crgo
quia negatio irr2tionabcatis v. g. confequitur in homine ad rationalitatem quz
ri primo modo dicitur dé homine , etiam talis negri- tio ad talem mo lum reduci
debet , vt hzc homo non eft irrarionalis,fno modo fit per fe p po aov
Doctor,cum 1. poft.q.: y. affcrit',; quo atn pro bed ci ded puimój. per fe fed
raa en- 4 tvrabaffigmatiua.Et ex his breuiter diluci- da fiunt,qua fuse
dilpatant Formal no- *ftri trac. Formalit. part 5.a:t.3. 3e diftinstio- ne
formali , circa propofitioncs fpe&taotes ad primum hunc modum dicendi per
fe ,vbi prafcrtim contenduut de pradicauone 1dentica,& vniuerfalis de
ting'ilzri , de quo plura Aretin uni Aper qinn ex di- 1 ctis Aa A , P " E:
sl. "S" Z * 108 €is breuiter conciliari poffunt. 15 Dubitaii tamen
poteft de modis in- trinfecis, an in primo modo pradicétur per fe de re, cuius
tunt modi , quales funt infi- nicas , & neccffitas refpectu Dci , finitas ,
& contingentia rcfpectu creaturz , intenfio , & remiffio graduum in
qualitate; non.n.vi- dentur fpectare ad 1. modum , in quo paffio dicitur de
fubiecto,vt infra, quia modus in- trinfecus intimior eft ipfa paffione, nec fa-
Cit vnum conceptum per accidens cum re , cuius eft modus, vt facit paffio cum
fuübie- cto,cx Doct.quol. s. C. Refp. cum Smifinc. tract.2 difp.1.pu 4.vbi
citat Tat. & Pofnan, ob rationcm allatam modum proprié non ertinere ad
2.modum,fed ad primum mo um,quia aliquo pacto pertinet ad quiddi- tatem
rei,quatenus perfecté , & adzquaté quidditas nequit concipi non intellecto
modo intrinfeco; non tamen attinet ad pri-mus gradum perfíeitatis primi modi ,
nam intimiora funt rei przdicata quidditatiua , quam modi intrinfeci . Vndéin
hoc primo modo dantur gradus , primus eft , quando totà dcfinitio przdicatur de
definito, fecü- dus quádo pars definitionis pradicatur de definito, tertius
quando modus predicatur de re,cuius eft modus, & ad quartum gradíi (usine
pepe tn des quz reductiue in oc primo modo collocantur. Dices, animal non eft
de ratione ratio- nalis,fed hzc propofitio eft per fe,rationa- le cftanimal ,
& nó nifi ad primum modum reduci videtur, ergo falfum eft przdicata primi
modi debere effe de effentia fubiecti, min.prob.quia eft ncceffaria,& non
per ac- cidens;ergo per fe;tum quia bené fcquitur, omnis homo per fe c(t
animal,omnis homo per fe eft rationalis , ergo rationale per. fe eft
animal,quia ex propofitionibus per fe non fequitur nifi propofitio per fe, non
per acc dens.Refp.ex Sco.4.d.ij.q. 3. FF. quod nec gcous de differentia;neq;
ditferétia fe predicatur de genere,quod ctiam docuit 3X.Potl.q.2 5.quia neutrum
per fe includitur in altero;aliter vnum ipforum effet tota de- finttio,&
licct fit neccffaria, non tamen per fe propter carentiam inclufonis, fed folum
eft neceffaria propter jnclufionem/in ter- tio,.f.in fpecie.Dicitur quoque per
accidés logicé,vt i0nuit Doctor in 3.d.7 q.1.D.qua- tenus przdicatum ef extra
conceotum. fu. biecti, non ia iM quafi q vnü acci- dat altcri,vel ambo tertio.
Ad aliam proba tionem refp .Tat.hic negando con(cq. quia non cft neceffe;quod
fi extremitates vniun- Pars Secunda Inflit. Tra&l.Y, Cap. VIT. tur cum
medio fub aliquo. modo fpeclalc radicandi ,feu cum aliqua determinatione los
denotante, quod etiam fic vniantur ine ter fesimó committitur fallacia
accidentis, quatenus non Quicquid conuenit przdica- to, dicitur ctiam fubiecto
conuenire , eo quod przdicatum non eft omnino idem cü fubicéto, vide
Do&orem p.Poft.cit, plura. — —— circa hoc docentem . n. 16 Secundus modus
dicendi per feeft, cum fübicctum eft de definitione przdica- ———— — tij fed hoc
non fufficit , aliter hzc propofie- tio animal eft bomo effet per fe , cum anis
m4l fit de definitioone hominis,quod tamé eft falíum,vt habet Doctor 1.Pofl.q
(3.8€.— in 4.cit.eo quia eft przdicatio innaturalis non ia(eruiens demoriltrationi
, & faciuat ad hocque füpra diximus oftendendo hác. propofittonem, rifibile
eft homo , non effe per fe,Quare requiritur adhuc,quóàd fübies €um fit de
definitione predicati , non vt. ars effentialis,fed vt additum . Sed E oc
fufficit,aliter accidens commune in ft cundo -— de fubtecto erac ,&fa-
ceret propofitionem per fe , non Feld va Ari ic £uapropver ex etiam,quod inter
illa fit neccetfaria: do caufz ad effectum , ita vt fubic cauía omnei habitudo,
vt faria,non debet effe in genere Y ; rialis , nam hac datur
refpe&tuaccidenti communis , & quia hac indifferenseft ad ——
formam,& priuationcm recipiédam ,quá« — tum eft de fc,vt habet Doctor in
1.d.33p 74 S,& 2.d.15:C.fedingenere caufz efücien. ——— tis,non
cuiufcunque;fed Wires 1 nationem caufat, & propriam refultantiig — —
vtexplicauimusin Phif.difp.7.q.2.quale — — eft füb:c&umrefpectu propriz
paffioniss ———— cateri.n. cffe&us non habent neceffariam s"
connexionem,& habitudinem cum fuis cau " fis.quam doctrinam tradit
Scotus :.Poft.q. 1 5. hinc alij breuius dicunt icationem fecundi modi eff , cum
paffio de propria fubie&o prazdicatur. 1d Ex quibus deducitur primo ,quód
fi paf- sio przdicatur dedefinttionefuübiecti, vel ——— vid ciue
conflitutiua,talisprzdicatio — - eritin fecüdo modo, quia expMicité aflignas
tur ipfius caufa,tta Doctor 1n s.d.1 1.q.5.B. Secüdo, quod paffio inecundo modo
prz — — dicatur de inferioribus proprijfubic&i , — vr cum paffio generis
dicitur defpecie; 8 — — pafsto fpecici de indiuiduis;licetnoimmee — diaté,&
primario, (ed mediate , & fecunda- rio; X hoc fibi vulc Arift.cum 1.
Poft.12- ait —- ,inhz De ntcesitate princip. eo modis pe[italis. — eo ionem
generis per accidens conuenire 'eciei,. iion immediaté: ratio elt, quia in
inferiorib. veré reperitur cau(a ilhus paí- fionis. t ertio quod páffio
inferioris nullo modo przdicatur per fe de fuperiori , ita Doctárcit.vynde hzc
non eft per fc, animal &ft xifibile , quia non conuenit illi definitio
huius fecundi modiineque ifta eft per fe, nu merus eft par, linea ett recta0b
eandem ra- ionem.Quartó,quod pafsiones inferiorum fub difiuné&tione per fe
in fecundo modo pradicantur de fuperiori, vt numerus, vel . elt par,vel
impar,linea, vel re&a, vel curua, quoniam hzc duo fic accepta, cum (int im-
m«diat neceffe cft alterum incffz,fe habec enim,ac fi
contradiStori&'opponerentur,& fimul cum difianctione fumpta conflituunt
vnum proprium de genere enunciabile;idé dici poteft de ifta
propofitione,animal, aut £ft rationale,aut irratioale , quia diuidi in fpccies
per differentias eft proprietas ge- neris . Dices accidens femper przdicatur
acci- . dentaliter;ergo per accidens , non per fe . p.fi lyaccidentaliter
determinat inhz- rcns jidelt denorat przdicatum effe ens ac- peirisy ,ett Mise
vuÁ—À & fed "es: confeq quia bené potcft aliquod accidens neceffario
conuenire fübiecto;fi determinat zrentiam , & coünexionem ; . confeq.
Solent hic s notari dif- fcrentiz inter primum , & fecundum mo- dum dicendi
per fe & M enumerat Are» tin.cit,com.7.fed per hoc: brcuiter- diftin- gui
debent,quod predicata. primi modi süt eifentia,& quidditate fübie&i
,non auté przdicata(ccundi-rhodi ; & ideo illa funt priora fubiecto , vt
conftitutiua illius : ifta veró funt pofteriora,ex quo oritur alia dif ferétia,
quà hic affignat Lynconienf.quod przdicatum.primt modi eft caufa. fubic&ti
quántum Ad; effe , quia eft conftitutiuum ciussfed icatum fecundi modi eft cau-
mt biecto,quia dimanat , & pullulat ab eo .. 37 Tertius modus communiter
dicitur , nonffit modus pradicandi,fed modus per fe edi ,& varie explicatur
à Docto- ribus ; Quidam .n. dicant effe modum per fe effendi , hoc eft
folitarié exiltendi, quo fcnfu potelt etiam. conuenire- accidena , euando non
eftin fubiecto ; quam expofi- tionem recipit Doctor quol.9, A. Alij hunc modum
per fe effendi magis coarctant; vt excludat modum effcndiin alio;vt in fubic-
cto, fiuc actu fiuc aptitudinc , quo feníu competit cantum fubftantijs tàm
primis, quàm fecundis. Alij adhuc magis coarctár, vt excludat modum effendi n
alio,non fo- lum vt in fubiecto, fed eriam vt in inferio- ri; quomo :o cancum
primis fübftaatijs có- petet ,nam fecundae fuat ini primis tanqus in
inferioribus , vnd& Arift. de iftis tantujs exeniplificauit . Zab.
verólib.r. de propof. neceff. contendit hunc effe quoque mo. per fe przdicandi,
à vc eff: , féu exiltere per fe dicatur de fubftantia in propofitio- ne de
fecundo adiacente, eo quia Logica non confiderat modos effcadi , qui funt
reales, (cd modos intentionales , & przdi- candi, qui demonftrationi inferu
unt , qua- tenus per fe eff? enunciatur de fubftantia in pepe ; quz omnia
probabiliter futtineri poffuat . s 3 13. Quartus modus per fe ab aliquibus
appellatur: modus mon per fe prz.licandi , fed per fe caufandi : at Arift.in
tex.& Doct, 1. Poft.q. 5 z. clare illum enumerant per ma dos per fc
przdicandi fundatum tamen fu- per modam per fe. caufandi, & vt ait Doct;
3.d 7.q;1. $. uuinto videndum , quando ia fabiecto includitur proxima ratio
inhzren- tix przdicati,licet inter ipu fubiectum; & przdicatum non fit
neceffiria hiabitu- do,fcd contingens, vt cum dicitur , volütas vult,iugulatus
interjit : ex quo deducitur contra Caict. hic non (umi caufam , & effa-
ctum potentialiter , fed in actu nam fi tentialiter famerentur , effet in illis
necef- fariahabitudo, nec à fecundo modo ditfer- ret , vt fi diceretur ,
voluntas eft volitiua, calor eft calefactiuus; bac .n.przdicata süt
aptitudines, & pailiones fubiectorum 5 & quamuis etf«&us inactu
cótingenter vnia- tur propriz caufz in actu' quoad efi , per fe tamen vnitur
quoad caufanr, quia abip- fa! effzntialiter dependet , & hec (ufficit ad
conftituendam propofitionein noi omninàó per accidens, fed aliquo mo perfe
,/Dez ducitur etiam per caufam hicintelligi non intrinfecam , & cff:ntialem
, quales funt materia, forma refpectu compoliti ,quia iftz pertinent ad primum
modum, féd' ex- trinlecam,fiue efficiens, fiue formalis, fina- lis,aut
materialis fit: etenim forma accidé- talis, vt albedo dicitur caufa foralis ex-
trinfeca hominis al5i , pro qianto tion elt deeluseffentia ; & ifte modus
fecundum Scotiftas habet tres gradus 5. primüs eit, ando effectus formalis
pradicatur de fübiécto mediante fua caufa formali ,vt ho ^ mo albedine eft
albus, albus .n. eft e Deegi or- ^. 4710 formalis albedinis, & ip(a
mediante dicitur ' dc homine. Secundus ,
quando actus cgre- diensà fua caufa formali prxdicatur de cf- fectu formali
illius caula illa mediante,vt album albedine difgregat , interfectum in-
terfectione interit, interire .n.eft actus in- «terfecticnis, ficut diíeregare
e(t actus al- bedinis, & cffectus interfectionis cft nter- fectum effe,vt
album eft effectus albedinis. "Tertius, quando etfectus predicatur de fuo
immediato principio, vt intellectus intelli- git, voluntas vult . At hic oritur
difficultas, quia tunc quar- tus hic dicendi modus non videtur differre à
fccundo, nam fupradictum eft; quod cum paffio przdicatur de definitione
fubiecti , yt cum dicimus , quod animal rationale eft rifibile , hzc eft
propofitio fecundi modi dicendi per fe, fcdin hac propofitione ef. fectus
przdicatur de (uo immediato prin- cipio productiuo. nà rifibilitas eft
effectus, & animal rationale cius immediatum prin- cipium productiuum,ergo
hic quartus mo dus non videtur differre à fecundo;Lynco- nienfis hic videtur
concedere quod primus, & quartus dicendi modus inuicem confun- dantur in
quibufdam corum gradibus 5 "ITrombeta veró tract. Formal. art. 5. $. pre
declaratione , vt affignet horum. modorum difcretionem adinuicemità difcurrit;
pre- dicatum aut eft incrà conceptum formalem " fübiecti, aut .xtrà , fi
primo modo , fic eft radicatum pertinens ad primum nodum licendi per fe, pain
tali modo przdica- tum eft dc intellectu fubiecri; fi veró pra- tum eft exrrà
intellectum fubiecti, aut habet caufam intrinfecam in fubiecto , aut non; ft
primo modo, aut illa caufa enuncia- tur faeéu difticté,feu ex plicité , aut non;
fi primo modo,fic habetur quartus mo dus dicendi per fe , quia. in illo
exprimitur caufa praedicati , vt dicendo interemptus intesijt perimteremptionem
s. fi vcro cau- fa.non enunciatur exprefsé, fic habetur fe- cundus modus,vt
dicendo,homo eit rifibi- lis , vbi refpectu rilibilitatis non exprimi tur
caufa; qua cft animal rationalc.Sed hzc doctrina dificu'tatem nó foluit, quia
etiáfi exprimatur talis iminediata caufa rifibili- tatis dicendo, animal
rationale elt rifibile ; adhuc propofitio pertinet ad fecundü mo- dum dicendi
per fe., aon ergo. bene per il- lud fecernitur hic quartus modus à (:cun- do.
Hinc idem Tromb. ibid.qu.fi hanc dif- ficultatem friatunca am drea [ubdit iater
quartam, & fccun- —— e Paré. Secunda Inflit. Tracl-I. Cap. Hf. diim dicendi
per fe , nam in feeundo modo in fuübiecto non tantum includitur proxi- ga ratio
inharentiz formalis praedicati ad uera 5s : Pisae ge —— inhzren- tiz cft
(impliciterneceffaria refpectu 1 dicati: fed in quarto modo hoer ici in
fubiecto proxima ratio inhzrentiz , illa tamen propofitio non eft neceffaria ,
fed contingens, & ifto modo dicimus , quod" illz propofitiones ,
calidum calefacit , vo- luntas vult, funt per fein quarto modo;vbi pradicatum
non neceffario competit fübie- cto, fed contingenter, quam folurtionem recipit
Aretin.com. 2 cit. & aiteffedoctri. — nam Scoti loc cit. 3.d 7.q. 1. vbi
ait, quod propofitiones huius quarti modi benéfünt. per fe, (cd non femper
neceffariz,& exem- lificat deifta, voluntas vult , calidum cas — feacie ,
quz funt contingentes, voluntas " enimnon vultneceffarib,fed contingenter,
—. — quam doctrinam rurfus habet Tromb. 5. Me. q.2. L Scd neq. hzc folutio
fatisfacit,& doctri- nà jn ea contenta, quamuis innuaturà Do- — Hier 9 vam
ietm viec. Mee intelli 7 enda*eft, quia omnis perfeitas min fert berebtatoml
,nam perfe escis "t accidens,quod importat conting: ntiam , fi. — - u ergo
propofitiones quarti os Ma d E. Y uo pacto per fe, debent quoque ei ena
neceffariz ; & quidem hoc negari m otcít quia vt dicebamus contra Caiet.
muntur caufa , & e jn hoc quarto modo potentialiter ; nec caufa potentiali
ter, & effectus actualiter, fedambo fumui tur in actu adeoóut effectus:
cóparetur fae, vt ftat fub ipfa cav(alitate, vt conftat in e exemplis allatis ,
calidum calefacéi S HU ione ca. lefacit, interemptus per interemptionem — —
interijt: quamuisergo incaufiscontingene — tibus, & liberis etfcctus
neccffariam non habcat connexionem cum caufa abíoluté fumpta , habet; tamen
neceffariam: conne- xioném cum ea, vr ftat fub cau(alitate;quia vtait Arift.
z.Phyf & s. Metaph. caufa in — actu, & cff cctus in actu; fimul funt ;,
& non funt, & ideo fuprà dicebamus , quod licet effectus in actu
contingenter vniatur caus fx inactu quoad effe; per fetamen , & ne-
eeffario vnitur quoad caufari , «ndé etiam ipfa voluntas, vt ftat fub volitione
, dicitur neceffario M irsiooe ^ ergoin propofitionibus quarti modi per critür
ropor- tionata neceffitas , t pedi it Amic. tract.26.difp.1.q. 12. in lib.
Poft. Itàq. ad propefitam difhcv)tatem o ccurren dum do Y £x modo dictis,
quodinifto quarto modo üsin actu przdicatur de fuo imme. . diatoprincipio
productiuo, non autem cf- fectus in potentia, velin aptitudine,fi enim inet.ad
fecundü modum dicendi per , & ideo illa propofitio animal rationale e(t
rifibile, ad fecundum modum pertinet, pon ad quartum, & hanc potiffin:um
diffe- «rentiam inter fecundum, & quartum modü dicendi per (e inter alios
adnotauit Vene- tus,quem fequitur Amic. cit.q. 11. dub. 3. & Arctin. cit.
-.39. Quari hic etiam folet, an propofitio r fe conuertatur in propofitionem.
per €,& difficultas procedit przfertim de pro- pofitionibus primi,&
ecundi modi , quo« modo inuicem conuertátur. yecon vniuerz laliter Scotus i.
Poft.q. 18. & 1.d.5. q.5.lit. G.Trombet 3.Mer.q.s. & trac.Formaht,loc;
cit.Faber theor 8. & alij Scotiftz paffim ; Caiet.autem 1.Polt. cap.4. ait
aliquas con- uerti,& aliquas non couuerti ; quando ter» mini non
reciprocantur , ait ipfasnon con uerti vtifta eft per fe,homo eftanimal;non
tamen hac, animal eft homo; at quando ter minj.reci, tür:, inquit propofitionem
perfe conuerti in deo cwm per fe, li- cet non in codem modo, addunt aliqui fed
Pes funt primi modi cü cóuertuntur, fiunt «cundi modi, & €
contrà,v.g.enseft vnum , homo cll rifibilis , funt ofitiones per fc
íecundimodis qucd ficonuertantur di- cendo ,vnunveftens,rifibile eft homo funt
propofitiones iam primimodi ; funt quidé propoficiones per fc, qu'a funt
propofitio- ncsneceffariz;& omnis propofitio neceffa ria cft per
fc;fpe&tant vero ad primum mo- dum; quia inillis conuertentibus przdica- tm
eft de ratione fubiedti , eo quia fubie- (inm cadicin definitione pafsionis
;:& hoc cfl totum Caiet. fundamentum : fitum tamen cum Scoto tenendum
loc.eit quod aperté docuit Arif.ipfe ex pro- feffo 1-Poft.cap. 1$.dicens:in
propofitioni- bus per fenon dariconuertentiamineq.va- let dicere. Arift.efle
intelligendü,quod pro- pofitio perfe non conuertitur in eundemmodum,bené tan in
diueríum;nam Arift. ibfoluté loquitur & non cemparatiué, & vt €o
pofteà' foluendo amecntum €aiet. falíum | ef! etiamin hoc fenín vnam
propofitionem per fe poffe conuerti in aliam; Dcindé probatur ratione ex Tromb.
cit. cuiufcumq. propofitionis przdicatum de pendct à fubiecto quantum ad
rationcm formalem intzinfecam fubic- inhazentiz intii Dt fiecefiruti princip.
6) mod. pesféiinis, — tia &o, fübie&um ipfius non poteft confimily
dependentia dependere à przdicato;fed i. ena fitione per fe icatum c dependet à
fübie&o,ergo € contrà fübie Gum non potcft fic dependere à pradica- to,
ergo perfe non conuertitur in perfe ; maior patet ex Phyficis , vbi probabitur
nó daricirculum in dependentia effentiali in eodem genere caufa probatur
minor,quia ifta dependentia videtur cffz ad aliquid in ratione priné;pij
formalis , quia omnis de- eese quz cft fecüdü rationem forma- em intrinfecam,
reducitur ad genus caufz formalis.Nec rurfus dicas;non fequi circu- lum ; quia
propofitio perfe conuertitur in per fein codem modo, fed in diucrío , nam mox
patebit id effe falfum,tum quia quan- do etiani id concederetur , adhuc daretur
circulus in dependentijs effentialibus in eodem genérecaufz , quia fiué jore
fit perfe primi modi fiue fecundi , perfei« tas , & dependehtia effentialis
pradicati à fubiecto exercetur in genere caufz forma- lis, Demtim jamfüpra
dictum eft, concedi- turq. abipfo Caict. predicationem per fe debereeffe
dire&tam , & naturalem ; fed propofiionés conuertentes áffipnatz ab
ipfo continét predicationes indirectas , & innaturales;vt conftat , ergo
&c. Conf. ad hominem.quia ipfemet Caret.ibidem ea ra- tione negat effe propofitionem
per fe, cá inferids przdicatur de füpcriori , vt cum dicituf, animal eft homo ,
quia hzc przdi- catio;eft contra naturam , fed tales quoque funt propofitiones
ab ipfo affignatz , cum fübiectum predicatur d. fua P ssicey Ur fpccies de
differentia , namdifferentia , & paffio infunt fpeciei, nó é contra, ergo
&c. Fundamentum veró Caiet. facile labitur; falfum cnim clt propofitioncs
illas conuer- tentes ab ipfo adductas , rationale cft ho- mo ,, rifibilc eft
homo, cffc propofitiones períe ad primum modum
fpeétantes ; nom enim in primis funt bcn per fe , uia aon funt naturales
, & directz ; neque pectant ad primum modum , quiam de nitione paffionis
fubiectum non cadit , vt de cius quidditate , fed vt additum ex 7, Met.tex.
com. 17. & 19. quod eft eff ex- traneum à ratione etus formali , atq. ideà
propofitioilla ad primum nequa- uam fpectare poteft . Cum veró aiebat Caiet.1
las propofitiones cffe n. ^ atque ideo effc per fe , ueganda eft confc- uentia,
quia propofitio de omni eft necef- furia & tamen non eft per fe;cuia p 10 W
ditm i dicit vlteriorem gradum necefítatis ; neq. ab codem habet propofitio
neceffitatem , K períeitatem, s ex diuerfis capitibus , wt i notat Tromb.5. Met.q.2.ad
r, prin. nam propofitio dicitur neceffaria , quando extrema ipfius funt
immutabiliter «nita in quocunque effe concipiantur, fiué in re , fiue
inintelle&u , ita quod neceffitas pro- ofitionis oritur ex immutabili
terminorü abitudine: fed propofitio eft per fe,quan- do in fubie&o
includitur ratio formalis inhzrentiz pradicati ad ipfum ; modo ftat aliqua
extrema propofitionis effe immu- tabiliter vnita, & habere neceffariam
habi- tudinem adinuicem , & adhuc vnum non includere rationem formalem
inharentia alterius. Dices, ilz propofitioncs no funt per accidens , inquit
Caiet. ergo per Íc. Reípondetur Doctorem loc.eit.1. d. 3. q.3. concedere illas
effe per accidens , vbi tame tiotat Bargius id intelligendum non effe jn toto
rigore,quoniam propofitjo per fe, & per accidens proprie loquendo diuidunt
gropofitionem naturalem,quando .f.fubij- citur quod dcber fubijci,&
prgdicatur ,q»- debet iv vt habet Doctor q.penult. vniuerf.& x Poll.q. 18
in folutione ad ar- umenta, vbi per totam qua onem bcné eclarat, quo pacto
propofitioncsille di- cantur per accidens; breuiter tamen dicen- dum cffc per
accidens , nonquidem ratio ne obiccti, quo fenfu hec dicitur per acci- dens,
homo cft albus , fed dicitur per acci. dens ratione modi connectendi , vt docet
Aritt.1.Poít. 35. & 34: & Them. com. 35. 2 przdicatur qued doberct
fubijei, & contrà . Ex oppofito totidem modí per accidens pradicandi
asignari poffunt ; Primus «ft , quando pradicacum non cft de effintia fu- ^
picéti, & elt oppofitus primo modo dicendi p:t fe;quo feníu hzc propofitio
homo cft rifibilis poteft dici per accidens. Secundus oppofitus fecundo do przdicatü
ne- dumnon cft de effcntia fubie&ti , fed nec proprietas cius, vt funt
propofitionesom- nes in quarto modo. Tertius oppofitus ter- tio ( juxta ponétes
illum inter modos pre- dicandi, quamuis ab Arift.non numerctur) «ft, quando
effe predicatur de accidente , vt albedo efl . Quartus oppofitus quarto «ft,
quado cffcétus non pradicatur de fua per fe caufa, fed dealiquo per accidens
fibi coniunéto , vt muficus zdificat , accidit.n. a dificateri,quod fit muficus
, nec zdificat vtmnuficus, fcd vt edi&cator . E -. Pars fecunda
Inflit.Tra£]. I. Cap.1IT. 20 Tertia demum conditio , feu neceffi- tatis gradus
eft, quod principiumdemon- ftrationis non folum fit de omni, & per fe , fed
quod vniuerfaliter pradicetur ; predi- catum vniueríale cft ; quod dicitur de
oni- ni, per fc, & fecundum quod ipfum;vbi hot, quod vniuerfale non.
fumitur hic pro tere mino multis communi ,vt in lib. przdicalb fed
pofteriorifticé, pro illo .f. predicato:, rag erae conuenit fubiecto , &
fecundü ipfum, ideft adzquaté , & conuertibilitet: in hoc .n. fenfu fumitur
ly primó, non ve- ró vt fonatacimmediaté) vteft rifibileres — - fpedu hominis,
vel ciusdefinitionjs 5:at — — hzc, homo
eft fenfibilis, non eft predicato- À vniuerfali , quia fenfibilitas non
conuenit homini, quatenus homo c(! ,fed quatemr$ — — animal, neq.ifta, homo eft
animal; quia — non conuertibiliter, & ada quaté dicitur de - homine. dii
soc oefs MCA E Vt auté clarius percipiatur menor u- Reeve ; debemus cum Arift.
5; Poft.c.5. patefacere errores,quos j committere circa przdicatum vniuesfale
ivtillos perder modis poffu- — mus errare ; Primo hi ext vno tantum? Ze
indiuiduo vniais fpecici,putaret quis,quod - €f predicatum pcr fe,&
vntuerfale fpeciei, — conuenire huic indiuxitto enus« ft tale IZ. indiuiduum,
verfi quiscxiftimarethuicLu- ^— — nz quatenus hzc Luna clt ;conüenire ecl
pfari,crraret, quia etiam altexie iret, dori pi am hocprzdicatum noncon- —— —
uenict Lunz, quatenus n "d ticulari (ed qpatenus. merfal, — Sécundo,
quando funt pluresfpecies, qni- — busfecundumrationem communem eon- — — wenit
przdicatum, quz cum fit incognita, — — putaret quistale przdicatum illis comes
——— nire fecundum proprias rationes peculia- res,vt fi quis exiftimaret
localiter moueri yationcs fpeciales ,cum tamen cóueniat fe-— cundum rationem
cómunemanimalis per^ ——— eh ae fupponitur innominata . Tertio, fi quod eft
fpeciei , putamus conuenirege- neri, vt fi effet tantum homo in rerum na- tura,
& quis putaret homini conuenire effe rationale,quia animal, erraret . Quos
erro. res,vt cuitemus;affignat Arift.cit.hancre- — gulam , vtverum vniuerfale
przdicatü co- , gnoícamus.$i pofitis omnibus non talc przdicatum , &
ablatis nen au. 5 - pum cft pradicatum illud non conuenite — - febiecto
fecundum illasrationes: Sedíecíts — — À : eu d] uim cam rationem erit prz M. 7De
emonflratione propter quid. — gerfale.fec dum quam primo, & conuer-
uertibiliter ità conuenit ; vt illa ablata ab jntrinfeco, & per fe aufertur
tale pradica- - fum, & illa pofita ponitur , vt pofita ratio- nalitate in
homine ponitur rifib litas , & il- Jaablata, hac etiam aufertur . - Hi funt
neceffitatis gradus, quos requirit Arift. ad principia demonfi ratioriis ,
quorü vltimus prafupponit fec undum, & prim& , Loy n. de przdicato
vniuerfali eft perfe, & de omni , fecundus prafupponit primum, fed non contra
, vt patet intuen- ti. Verum eft tamen, quod non omnes mo- di per e
demonftrationi inferuiunt, fed fo- Tum primus, & fecundus,in quibus pradi-
catum nunquam poteft fubicéto nó ineffe , quamuis etiam quartus poflit
aliquando infernires tertius veró modus, quando exi- ftentia demonftratur de
fubie&to, dumtaxat infcruit. : - Dices, bonitas, fapientia &c.
demonflrà- tur de Dco, & tàmen iftz propofitionesnó funtde omni, epe
fingularitaté fubie- Gi: item eclypfis de Luna demonftratur,in qua coneluftone
non adcft vniuerfalitas t&- poris ; demonflratur etiam in hyeme effe
nlues,in aftate grandinem fieri , &c. quz nullam habentpeccflitatem , ergo
falíum efl,quod principia demonftrationis debent hcs gradus neccffitatis
habere. R cfp.quod vniuerfalitas fubiectialia eft pofitiua , vt quando
fubiectum eft commune pluribus , uibus omnibus conuenit pradicatum ; a- Jia eft
negatiua- , vt.cum efto nihil fit fub fubicélo , tamen nihil cft fumere fub
illo etiam per impoffibile , cui tamcn non con- ueniat pi edicamum: item plures
dantur gra- dus neceffitatis, quzdam .n. propofitiones dicuntur neccffariz
,quia vt plurimum ve- - yificantur , fed/falliblliter , vt quód dentur E nióes
in hyemes quzdam aliquando , fcd infallibiliter, vt qnod tali tempore.&
pofi- tis talibuscaufis eclypfisLunz contingat 5 quzdam, vt fint fcmper, &
infallibiliter na- turali potentia, vt quod oriatur Sol queti- dic,&
occidat; quadam femper; & infalli- biliter fecundum omneni potentiam , vt
quod homo fit rifibilis :ad arg. refp. quód propofitiones dc Dco peffunt dici
dcom- ni,quatcpus fibic&tum potcft dici vniuer- fale vriuerfalitate
negatiua quatenus niil effet fub Dco, fi effet poffibile, cui nó con- ueniret
bonit;s & it: alix propo- fitioncs fccundum quod funt neccffaric;di- cuntur
demonftrari , & magis funt ne- ecffariz;co perfcóliori tionc de- ft5
monftrantur , & quia demonftratio potiffi- ma eft €— prre ,& ^e ipfa
pracipue loquitur .qua propofitiones maximé neceffariz dran iui tdcirco dixit
principia demorftrationis effe debere taliter neccffaria, vt fint de omni, per
fe; & fecundum quod ipfum . í CAPVT IV. De demonfiratione Propter Quid, 21
Emonftratio ab Arift. r. Poft. c:102- diuiditur in demonflrztionem pter quid ,
feu potiffimam , & in demonftrae tionem , qw; , prima eft , que per caufam
proximam, & adzquatam procedit tanquá per medium ad démonftrandám douciatas
nem, fccunda , qua à nontali caufa proce- dit; prior dicitur potiffima, & à
priori pro- pter perfe&tiffimum modum proccdendi,8a perfeéiffimam fcientiam
, quam parit : de qua Arift. c.z. duplicem dat definitionem. Prima definitio
cft ifla , Demenf/ratio ef fy llegifmas faciens fcire,leu eft fyllopifmus ym us
dcfinitio conftat ex genere, quale eft /!logifmw:,& ex differentia , quà
circumfcribit nobis ly faciem: fcire , per quod a topico , & elencho
diltinguitur ; & confe quenter poteft dici hec definitio for-
malis,quatenus datur per caufam formalé, ualis cft differentia ; geret quoque
dici nalis , quia datur per fincm demonftratio- nis, qui eft ícientia, propter
quam cít infti- tuta, Verum cft aduertendum;quod fi. fcire, hic fumitur lato
vocabulo , vt ét ad fcire à pofteriori extenditur, fic talis definitio erit
demonftrationis in communi , non demon« ftrationis propter quid at Arift. per
faire intellexit fcientiam proprijffimam ; quam fupra. dcfinierat,vndé in
tex.9.ait fcientiam demonflrasiuam effe ex prioribus; & conclufionis . . :
! Secunda definitio , quz materialis dici folet,quia datur per conditiones
principio" rum; & ex definitione fcientia illam de xit Arift.cft ifta,
Demonlratio efl llogsfmus confans expert, primis, 1mied 1Af i5 , not ito ribus
, pruoribus , C ceu[is conclufiomis . Ab ifta dcfiniticne parum differt
fecundum ali- s ia quz 1. Top.c.i. traditur, e& /l- i[mus conslani ex
principis verit aut prio mis aut Talibus ,qua cx promis na copPilite mi: -
pfere principium ; (cd melius dice- tur dcfinitioncm competere demon flrationi
communi ad propter quid,& quias vt omnis demenftratio à s Lapin topi "
c hcm II4. €o fecernatur, fignum huius erit, quia da- tur per difiunctionem veri;
, «uf primis, nà rincipia demonftrationis €»ws« (unt vera, Do non prima ,
necimmcdiata : pto de- claratione igitur huius definitionis fingule particula
font expendendz. : 21 Prima conditio cft , vt fint przmiffe eera , quia
conclufio eft vera, ergo & pra- miffz, nam licet ex falfo aliquando fequa -
tur verum ; hoc eft per accidens , & ratio- ne forma fyllogifticz,non per
fe,& ratio- ne materiz, imó quamuis conclufto illa fe- cundum fe fpcétata
fit vera, attamen vt de- duca abillis pramifüs eft falía, quia vt fic includit
vim 1illatiuam, & caufatiuam prz- miffarum refpectu conclufionis , quatenus
conclufio eft éffcétus , & pramiffz cau(z ; at falfum cft conclufionem
veram effe effe- um falíz premiffz , non cns.n. quale eft falfum, nequit effe
caufa entis , quale cft vcrum, quapropter hoc totum.f. conclu- fio in íe vera
cum relatione cffe&tus ad pre miffas falías vt caufas cft quid folfums tum
quía noncns non poteft fcir: , falfum. eft on ens, ergo nequit fciri , &
illi affentiri intelle&us ; hzc conditio conucrit ctiam fyllogifmo tepico.
Diccs,ex aeternitate motus,quod cft fal- fum, Arift. colligit &.Phyf.
exiftentiam pri- mi Motoris, quod eft verum, & in demon- flratione ducente
ad impoffibile vita pro- pofitio eft falfa .'Tum quia de infinito ,va- «uo,
& ente zationis multa demonftrantur, qua funt non eitia, & falía .
Refp. ad v. pa- tct ex dictis,cohclufionem Arift. de cxiften tja primi Motoris
fequi pcr accidens ex motus aternitate , vel quod etiam conclu- fio fit falla
modo explicato ; in dcmonttra- tione autem ducente ad impofibile conclu litur
tcgatiué, & pramiffa fal(a affumitur fub conditione, fi effet vcra , tunc
autcm non deifta demonflratione loquimur; fed de oftenfiua, & "pre ter
quid. Ad 2. denott entibus, & falfis datur fcientia negatiua , quatervs
cognofcimus infinitam non dori, vacuum non exiflere, ens rationis non effe
vetüm cns , fed falfum, non veio fcientia pofitiua afbrmando de illis aliquid
verum, &rcale predicatom. Secunda conditio eft , vt fint froma , & dm
mcd sata, Viae .n. particul& , quamuis ab aliquibus diftinguantur,
communter tan .protodcm fun.untur , & in tantum Arift. appcftit ly
pmmedsanis , vt infipuarct , non fumi in codem fenfu ly primis, er griri- bv;,
vnde tex.10. I 13. candem fignifica- b. d E: Pars Secunda Iflit.Tratl-I. Cap.
TV. tionem ambobus tribuit; hec igitur condi- tio denotat, auod principia
demonflratio- nis debent effe immediata , feu i ne firabilia per aliud medium à
priori, & in codem gencre; dixigus 4 £rir;, quia non officit, quodà
pofteriori, & per effectum: demonitrentur : diximus s» eodem gemere tiam
poteft vna cauía demonflrari per alia alterius gene:is,& tamen dicetur
prima,Sc immediata in Eon genere , & ratiohu- ius conditionis eft , quia f
principia effent — — demonftrabilia,& cuidentia peralia, & illa. -
peralia,procederetur in infnitum, quod —— — eft cuitandum ,ergo ftandum eft
adaliqua t principia immediata indemonftrabilia EV aliud medium prius , &
intimius fubieét EC i Verum eft tamen,quod aliqua dicuntur in- —— P demonftrabilia
formaliter,quiafeipfis süt.——— taliz,alia virtualiter ,fi.f.euidentiam hae.— ——
beant abalijs principijs prioribus ,per ———-
uepoffintdemonflrari,conficienstamem — demcnílcilionem cit illa re. Fnprio 0 ta
principia ; quamuis autem ad fimam demonttrationem requirantur prirr cipia
formaliter immediata, tamenad pere etiam demonftrationem fuffciunt prince — piz
virtualitcr immediata , aliter siis la retur fcientia fubalternata , We e ge ^
men priora principia fint nota fcienzi, ali^ — ter non effct demonftratio , fed
c topica in:pfo , Hviufmodi propofit poffunt effe tàni affirmative, quàm
ug,affirmatiue precipue erunt,que no bent caufam , cur MI &o,vt quando
definitio € jat rim genus, vcl differentia predicatur de Hefinitoy 8c cutm
prima palla de defnicione S dicitur,& vhiuerfaliter quando effe&üsdis
—— — citurde fua proxima caufa, v homo eft —— | animalrationale, bomo
eftanimal, eft ra^ —— po er dna ra onse en «^$ ifcurfiuum,&c. at hec dert ;
"D non dicitur immediata, qua po reüd á peranimaldemonftran. Negative
eruntjjn -—— quibusextremaíeipfis difünguunturl,non — — — peraliud medium,
vtanimalrationalenon - eil hinnibile,hec veró]homo noneftpláta, — non dicitur
immediata, quiapoteftoften- — dt per animak. Et ifte due conditionescó--
ucniunt premiffis in [c,abtoluté, & pofitiones junt , fequentes veré in
adconclufionem , vc principia illius. — .13 Addit dcinde Arift. tres alas
condi- tiones corucnientes principijs compara- tis 2d conclufionem nud T
priorións, notioribus , cau foue conclmfiom , epe A ^ tea 3 — tantüm in cognofcendo
poteft De demonfiratione propter quid 1 mb vltimam explicat ,à qva coetere pro-
ueniunc, debent igitur effe caufe conclu- fionis , quia (cire eft rem per
caaíam co- guoícere , vndé medium debet eíse caufa inhazrentia praedicati cum
fubiedto in con. clufione , ergo przmiffe talem caufam de- bentcontinere. Pro
cuitis notitia commue- niter dicitur,quod cau(z alia eft in cogao- fcend»,qua
(.eft racio , cur aliquid cogao- Ícatur,quo fenfu cum per effe&tum cogao-
fcimus cau(am, efe&tus refpe&tu cam(z di- citur cauía in
cognofcendo,alia eft cau(a in effendo;à qua aliquid in eff cau(atur , que etiam
caufa in cogno(cendo dicetur , fi per ipfam cogno(cimus effe&um ;j&
hzceft du pleit formalis , feu propria , qua.f. veréeft cau(a effectus, fiué
phyfica,fiué metaphyfi- €3j1lia virtualis quz propri non eft caufa , fed
taliter fe habet in ordine ad aliud , td fi illad cau(aretur,non nifi ab illa
cau a proueüiret, quomodo ticompreheafibi- litas Dei ab infinitate ipfius
prouenit , & quia hic definitur demoaftrario propter tid,per caufam non
intelligiturilla , qua ^ Fare ondes eítin dudhoftendo * fed in: imeffeado,&
fecundum rem , fiuà formalis fit,fiue vircualis, vt demon(tzationes , quz fiunt
de Dco,verz poffit d. iones dici,quod confonat Scot.quol. 1.art.z, Sed hoe
disum de caufa virtuali non placet Amico tra&t.36.q.6.dub. 1, vndé ne- gat
demonftrationes de Deo, & aliquas ma- thematicas fub demóftratione hic
definita contineri, co quiacaufz virtuales nó funt, nifi (ecundum nos, non
áparterei , ergo ft intelligitur res ab illa caufa caufari , in- tellizitur
falfum : Tum quia etiam caufa dici caufa virtualis,& fic demonítratio ab
effe&a ef- fet demonfiratio propter quid : Tum etiam quia de principijs
daretur ícientia,nam ap- prehenfto terminorum pote& dici caufa vircualis
cognitionis principiorum , quia fi offet caufari, ab illa caufaretur, Verum
tantus rigor non placet ; fi.n. pef caasa virtualem intelligitur id ,à quo pro-
prietas aliqua dimanat,& pullulat abfq.alia dependentia , &
imperfe&tione , quo fenfu Patres Grzci nomen caufz admittunt in diuinis,
& conuertitur cum principio , po- teft pro medio affumi in vera , &
propria demonftratione propter quid , quia fufficit Exec pent Q9 , & parum
re- ert, q» veri dependentia, e. &iont. Nec obiectioncs aliquid valent:non
NES virtuales ctiam a partc 115 rei funt tales, quatenus à parte rei vnum
pullulat ab alio , vnde non intelligitur tfalíum , fi à dependentia
preíciadatur. Non fecunda , quia caufa non prouenit ab effe&u ideoque
effedus non erit caufa vir- tualis. Non tertia, quia hiceftfermo de caufa
inhzrentiz przicati cum fuübiecto , bo^ fenfu apprehenfio terminorum nequit ici
caufa priacipiorü,neque termini prin- cipioram habent aliam caufam,cur adinui«
cem connestantur,cunt fint prima,& imme diata;quare de ipfis nó erit (cientia.
Verüm eft tamen,quod Arift.przcipue intellexit de cauía proprie dicta , vndecft
feré quatftio de nomine. A 24 Exhoc probatür,quàd przmiffr fint priores (quz
particula ditfercà ly primis , dicuntur.n.przmniffz prima ,quia non habéc alias
priores;dicuntur priores refpe&u có- clufionis) co quia mL elt prior ordine
, 8 natura ipfa concluüone,(icut quzlibet cau fa prior dicitur fuo effcóta, Ec
quia funt cau fx 10 effzndo,& cogno(cendo ipfius conclu fionis
euidentiam.n.,& certitudinem con- clüfio habet cx praemiffis , fequitur ,
quod nótiores fint ipfa conclufione,quod probat Aiift. per illud axioma,
Pregrer qud vssm- quodque tale, illud magis , vt ivolumug medicinam propter
fanitatem, magis volu- mus fanitatem , fcd affentimur e aera propter przmiff;s
ergo magis affentimur rzmiffis . Pro exacta tamen cognitione huius axio matis
multa folét à oribus afferri,vt ip fius veritatem faluent ,quamplurefque co-
ditiones, & limitationes ad ducuntur:breui- ter tamen dicimus, quod ifta
propofitio cft caufalis, vnde verificatur in his,qua fe ha- bent,vt caufa,
& effectus; & fundamentum fumit ex hoc,quod nulla caufa producit ef-
fe&um feipfa nobilierem;fed femper caufa totalis,faltim vt caufa, &
iadependens eft, - dicit maiorem perfs&ionem , quàm effe- &us,nam
independentiz dicit perfectione,dependentia imperfectionem ; hinc. condi-
tiones reqiifitz ad veritatem iftius axioma tis,przcipuz funt, quz ad faluandam
ma- ^ jorem perfe&tion&cau(z refpectu effzctus requiruntur, Prima
igitur conditio elt, vt caufa fit totalis,& per fe refpectu illius effe
&us,qua ratione naa valet, compofitum eft ensin actu propter formam ,
ergoforma eft magis in acta, nam compoficum eft eas * in adu fubfiftens forma
elt a&tas informis, nec forma eft totalis caufa aztualitaris eó- pofiti fed
ctiam propria i s : funiliter 1 DOR E ed a* 116 1o valet, celiinfluunt propter
motü , ergo motus magis influit co quia motus n6 cít p fc caufa influxus fed p
accidés, Sinftrume- talis.Secunda, vt pra-dicatü;t quo fit cópa-
ratio,conueniat formalizer ca.n caufa ,qui effcctui,vnde nà valet,aer elt
calidus prop. tcr Solem, ergo Sol eit magis calidus ; Pe- trus odio habet
peccatum propter Deum , ergo magis Deum odio habet;homo deam- buiat propter
fanitatem,ergo fanitas magis deambulat.Tertia,qua ex prima deducitur, vt id,quod
effc&um denoiinat calem,cau- fctur à caufa quatenus tali,qàa rationenon
valet, domus cft alba propter edificatoré , ergo adificator elt magisalbus,
quamuis ip- fi etiam albedo cóueniat , quia albedo zdi- ficatoris non eft caula
albedinis domus . Quarta, quód forma,in qui comparantur , fuícipiat magis,
& minus , hincnon fequi- tur, Petrus eft homo propter Franci(dit;er- go
Francifcus eft magis homo Fílius in di- uinis fpirat Spiritum Sanctum propter
Pa - trem,ergo Pater magis fpirat ; Fàdem quàd ly mazis,& minusmon
neceffarió dicit (em- per intenfionem,& remiffionem graduum, fed aliquádo
maiorem perfectionem quo- ad mod pe talem formam, quia.f. magisindependenter ,
& àfortiori, vt fi aer vt quatuor calefaceretlignum vt qua- tuor,fi
inferretur, ergo aer elt magis calid?, ly magis nó diceret maiore intenfioné
calo ris in aere,quá in ligo ; quia ambo funt vt quatuor; fed perfectiorem
modum poffi- dendi,quia magis independenter , & nobi- liori titulo
poílidetur calor ab acre, quia ett caufa, quàm à Hino - Cà his co3litionibus
intellectum i'lud axioma femper ett verum in qnocu1que genere caufz , vc bené
hic aducrtunt Tatar. & Io-de Miriftris. lices,ràám obicdtam, quàm fpecies
ip- fius (unt mcelligibilia, &tamcn noa fequi- tur obiectum intelligitur
propcer fpeciem, , ergo fpecies mais intelligitur; infuper fi iter, Se filius
effent parui , aon fequitur fi- ius cfl paruus propter patrem, er20 pater. elt
magis paruus:ité conclufio eft fini: pi &- miffirnm,ergo funt propter
conelafione , ergo concluíto erit magis euidens, & nora Refp.fpeciem nec
cffe caufam tocalem intel Jedtionis obic&i,nea; cocurrere,quatenas eft
iucclligibilis vt Quz, (:4 potiuswt Q ia reprz(cotando f.ob:cstan, vnde deficit
pri ma, & tertia contio. Similiter fzcundo exe plo d*ficit prima conditio,
paruiras.n cum fit 1«fectio,& nezatio,non eft «tízccus per Íc, fcd per
accideas productus: D.mum cer Pars Secunda In[lit. Tra&l.I, Cap. 1V-
"tur circulus ia demonflrationibus;idem ef- - peer noa tio exemplo deficit
tertia conditio , aam cenclufio vt finis non caufat in przmiffis.
nofcibilitatem, & euidentiam , Li appe- t:bilitatem , vade fi przmiffe
folammo- doproptcr couclufionem , & non ex alie. capte amarenrut , mags
Cif.t amata conclufio. Jd 25 Sedcircanofcibilitatem principiori duo füeruat
errores antiquorum ,quos re- | fert, S rcijcit Arift c5 nam aliqui negarüt -
fciri poff- , aliter fcircntur per alia princi ,— pia, 5c id infinitum ; alij
dixerunt fciri per demonftrationem circularem,vt.ficoms- — —
Clufiofciaturperprincipia , & hecdeinde .— — — persondighonemae non eft in
ME E ocedendum.Primum errorem,quiaeui- — ^ — Dis elt, nou confucat Arift. fed
(lá foluit ; "S rationem ipfius,nempé quod quamuss noti ,—— —
tiaprincipiorumnon fitnobisiudita á pa- ; — tura, &intellectui noftro
congenita , €o quia intellectus nofter e canquam tabula ra(a;in qua nihil elt
depictum, di&untur ta- -: men lumme naturz cogno(ci, & no per alia. .
principia y quatenus percipimus fenfibilia . | per fenfum , ex fenfu fiunt
inaginationes s; & phantafmata, ex quibus efficitur. mento- ; C Tu
rja,& ex multis mempofijs experientid, ca dem ab experienta pluriem
fingulari colli zit intcllzétus propofitionem vg lem,cui vi ]umiois
natüralis,Scindatztd nationis à natara clarum, certum prebat affzofum,&
inhoc principio wins "T tcllectus noa procedens vlcerius , | j tius cx co
colligens conclufionessvnd Mh * eít coznitio fcientifica,& per canfam, fed
à fimplici apprehenfionc terminorum origis natut,at de notitía primum
principiorum. - plura vidc difp.5 .Mét.q.2.Secundum erfo- rem refpuit quia cum
d«moaftratio circu- larisia hoc differat àregreffi, vtilla fem- - v ead.m via
procedat,.f pronti quib M caufa ad effectum,hic vero. diuerfa via ,'- primó a
pofleriori. & ab effectu fecundo priori, & à caufa; fi omnia per. dem
lel tienem propter quid fcirentur , itaut fet notius , & ignotius natura
refpe&tu . ciufdem,quo4 contradicit; prebatur. feque lanam demonitratio
propter quid proce- dità notioribus natura, & in fe , qu fuat principia,ad
igaoziora natura, quz «il con Clafioserzo fi principia deinde per .cenclu--
fionem demosft farentur demonttratione.. . propter quid,iam conclufio
cfctnotior na tura, in ferefpedtu principiórü:qua pro« - cit admittendus
circulus y M e 3 . experfeinharen : | De demtonslvatione propter quid . refus,
ita vt cum ocipiidenionftramas 'couclufionem 5. calis demóftratio nó cft poer
quid,& à priori,fed quia, &à no- erjori per c mnobis notiorem , fcd
ignotiorem.natura, ad-eaufam notiorem na tura, & nobis ignotiorem 5
Notioranobis, funt fenfibus propinquiora , ignotiora à fenfibus rematiora ,
queriam noftra co- itio ortum ducit à znfibus ; & quia ef- fedus vt
plurimum funt propinquiores fenfibas, cau(z veró remotiores (intecdum An.res é
contra fe habeat , vt patét de Sole, i propinquior eft fenfibus quibufdam cf-
ias ipfius in vifceribus terra) illi erant nobisnotiores,iffz ignotiores;
notiora na- turaé c o,quz funt minus fenfibilia, . vt vniuerfalia , igaotiora
natura , quz funt - magis fenfibilia, vt fingularia, de quo vide dfp.s. Metaph.
qu. 9. art,. vbi de hac re: agitur ex profeffo.; /— 2 T - 26 Ex hispatet
definitio demonflratio- nis materialis, & códitiones przmiffarum , ex
quibus aliz códitiones oritur, vt gp fint neceffiriz,necefficate in pracedea
cap. de- clarata,quz à doctoi;busponitur potius vt patfio cónueniens przmiffis
ratione termi- norunex quibus conftant, quam conditio ipfaruni.vt przmiffz (unt
; item,quod fint ;ex vniuerfalibus ;& . «ternz, non quidem zternitate
incomple- xa,vt eit Deus, fed complexa , vt nimirum . fint propofitiones zternz
veritatis; & tan dem quod fint propriz,non communcesiná principia alia funt
propriz,que ad ptopriá, & dctérminatam (cientiam fpe&ant , ália : non
propria;vel quia aliena:omnino, X alte : - rius fciotiz vt principia Geometriz
refpe :: &u Medicinz;vel quia cómunia omnibus. , aut pluribus fcientijs.,
principia ergo de- bent eff propria , nonaliena ;,: qitia cau(z os ANKE ad
certos piotdt , ergo roprias :caufas ,*X*non per de ert e cona debent; non
debent €ffe communia, quia iftanon faciunt (cire fccundum quod ipfumx.vedictum
cft4upra, : ta terminos fpeciales:, & proprios iuícunq;
fcientiz'contrahantdr ., vt hoc priacipium,fi ab € qualibus zqualia demas, quz
remanent,fuat zqualia , eft commune Geometriz lineà confiderarit, & Arithme
« ticz;que eft de numero , potcit fieri pro- prium Artthmeticg,fi dicas, fi ab
anqualibus nuyeris; Xc. proprium Gcometriz,fi ab e- bus linetsy&c; Hinc fi
fcientia funt.di- fparatz,non licet de(cendere de: generein. - ;hoc eft,non
licet per principia vnius ES 117 fcientia oftendere conclufionem alterius, quia
fcientiz fuam. vnitatem fimunt ab obiectis, & obiecta harum fcient arum
funt omnino diuerfa , & diftincla , at fi ícientiz fnt fübalternz , licet
quodammodo tran- fcedere de generein genus , quia conclufio- ncs
fubalternantisinferuiüt pro principijs in fcientia fubalternata propter
fübordina- tioné obiedtorum. Haxc-onnia tradit Ariff t.Poít.v(qiad ro.cap. : |
CAPTYY Vi De Dem: nfiratione Suis. 27 Tyra Quia eft illa ,quxà d ] caufa
propria, & adzqrata proce- dit ad demonitrandam dub s , qua ratione:dicitur,demonftrationem
propter- quid tacere fcire propter quid res fit, nang perfcété quietatur
intele&us per ipfam , demonítrationem vero Quia folum facere Ícire quod res
fit, nam licet euidenter de- monttret przdic atum conucnire fubiecto , noü
tamen perfede quietatur ihtelleátus , fed vlterius procedi ad inucüigandame
propriam caufam . Multipliciter antem poteft Reri hzc dej moniratio,Primo quádo
per effe&£tum de- meéllratur effe; circa quod. eft not. quod effeQtus
quandoq; eft cum. fua, cauía conuertibilis,& tunc ex negatione , vclaf-
Éirmatione effc&us potcft concludi ncga- tio,vcl affirmatio caufz,, &
poffumus dein- de progredi per demonfirationem proptec quida caufa ad
effe&um, ità fe habent rifi- büe.X rationale;quandoq;non eft conuer-
tibilis; fed inadzquatus , vel quia excedic cau fan, fi poteft ab alia produci
, vt calor refpectu igois, qui poteft a fole quoq. gene rári , vcl quia
exceditur à caufa, vt fieffc- &us quando elt, femper à rali caufa prouc-
niat;non tamen femper ab illa caufetur, ità fc habet reípiratio refpeótu
animalis , nam Bintznos doloidpn, non tamen refpirant , c fénfibilitas refpectu
viuentis, animal.n. eft caua réfpirationis, & ratio viuentis eft caufa
fenfibilitatis, non tamen funt caufe adzquatz: ab effectu, qui exceditur à cau-
| fa,poteft fieri demonftratio affirmatiua, vt rcípirat ergo eft animal, non
tamen negatis ua;non rcfpirat,ergoaon eft animal:ab ef- feétu vero excedente
caufam potett esci: demoaflratio negatiua,vt non eft calor,er. . gonon eft
affirmatiua ; ctt - Los o B ghus. Hac daponffbelie dh ergo .Haxc m ( l5 citur
quoque deronftratio Li E d 11$ quia procedit pe aliquid poftcrius ia re ,
qualis eft effcétus in ordinc ad caufam , Secundo, quando per caufam
remotam", & non propriam demóllratur cffectus , per caufam remotam
intelligitur caufa inadz- quata,& cunc fi excedit cffeéctum , à nega- tione
caufz concluditur negatio effectus , vt non eft animal ,crgo non refpirat: ft
exce ditur ab effectu, concluditur afirmatiué à pofitione cauíz ad pofitionem
effcétus, eft 1iguis,ergo eft calor.Hac demonítratio po- tef dici àpriori, quia
procedit ex priori- bus , quales funt caufze 5 hinc quande dici- tur
demonftrationem propter quid effe à priori, & demonftrationem Quia à pofte-
riori,anthonomafticé hoc debet intelligi , uatenus omnis demófítratio propter
quid a à priori, & omnis demóftratio à poíte- ' piori eft demonftyatio Quia
, non tamen eft vniuerfaliter verum , quia datur demon- ftratio à priori, quz
non eft propter quid, fed Quia, & demonftratio Qyia , quz non eftà
pofteriori. Dices datur caufa remota,à qua per de- móftrationem propter que
proceditur ad effe&um, ergo falfum eft demoní(trationem Quia P cre à cauía
remota ; dntec. prob.hzc eft demonftratio propter quid, . omneanimal rationale
eft rifibile , omnis homo eft animal rationale,ergo omnis ho* mo eft rifibilis,
& tamen incer animal ra« tionale, & rifible mediat effe admiratiuü ,
quód elt caufa proxima rifibilitatis; & vni- uerfaliter quando eftordo
inter paffiones ,- & effcétus,ita vt pofteriorà priori proue- niat.Refp.caufam
remotam poffe fumi du- pliciter, vel vt diftinguitur ab immediata , &
proxima , quo fenfu animal rationale erit caufa remota rifibilitatis,íed
adzqua- ta, &conuertibilis ; vel vt diftinguitur ab inadzquata , & non
conuertibili , quomo- do animal rationale non erit remota catt fa rifibilitans
,in hoc fenía fumitur in de- finitiope demonftrationis Quia, vnde nega tur
anttc.cum fua probatione.Verum eft ta- men,quóàd aliqui per caufam remotam
vtrà: que intelliguat , vnde ncgant demóítratio- nemallatam effe propter.quid,
fed oppofi- ta fententia eft commuaior , & eft quaftio nomine . Tertio,
poteft fieri à figno aliquonatu- Hd furiam habeat connexioné cum alio x s
inuicem fe confequütur , non tamen fe t vtCauf2. , & ctfcétus , vnde dici
folet à concomicanti , vt cft ie- bile, crgo cftaifbde; & hic modus, quan-
Pars Secunda In[lit. Tratl.l. Cap. V. uis exprefsé nonlaffignetur ab Arift.
tamen quia eít certus;euidens, & ncceffarius,. ratione hzc propofitio ,
flebile eft rites. non eftomnino accidentalis , fed reducibi-. lis ad fecandum
modum perfeitatis, quate-- nus rifibile dicitur de homine , qui datur -
intelligi per ly flebile; hinc poterit dici modus demonílratiuus reducibiis ad
mo« ^ dum arguendi à non caufa. Ad'rítum modis | quoque reduciporeft Inductio, quz
eft à particularibus [ufficienter wr funt pofteriora , ad vniuerfale , quod.eft
prius. Demonítratio veró ducens ad im- | poísibile eft reducibilis tàm ad
demonftra- tionem propter quid, quam ad demonítra- tionem Quia ,nam fi procedit
àcamía pro«. xima,c(t demonftratio propter quid , vt-fi equus eft rationalis,
eft rifibilis, fi verà à — à tali caufa nón procedit,erit demon(lratio -
Quia,vt fi equus eft rifibilis, eft rationalis 27 Ex his deducitur
demonftrationem | ropter qud à demonftratione Quia dif- erre multipliciter,
namilla procedit fem- perà caufa proxima, adzquata,& à priori, ; polieciadi
dii pestinst ai dam UT eriori: illa pertinet ad Ícientia d- 0 hrec d dee , cum
fic funeri EN M^ caufam principiorum fcientiz fubaltema-.— — — tz,& ca probatà
priori;ifta veró fpe&tat ad fcientiam fubalternatam, quz epiusab effectu
procedit: illa nobilior eft, : pliciter magis facitícire , & à quod j
ipfum. Infuper deducitur demonftrationü — aliam effe a! tiuam, aliam negatiuaim
,,- fed illam perfectiorem effe,quia d i tio iua non iadiget pro ic negatiua, z
demonliracio negate didiget "affirmatiua Propose uer E Do o gatiuis nihil
fequirur;ficetiam demonfira- — — to oftenfiua.dignior eft demonflratione ^ — —
ducente adimpoffibile, namilla procedit — ex propófitionibusveris,iftafaleemex
vna — falía. Tandem colligitur, quod interfiguras — fillogifmorum tertia non
eít "it ftrationi , nam fcientia eft vn apti deme » tertia autem figura
particulariter i dit; fecunda quamuis poffit inferre des — — monítrationi
negatidz , aptior tamen et —-—— primafigura , &jinter omnes modospri- ^ —
museftaptiffimus, nam prima figura non ^ — ndiget alijs, fed aliz
figurzindigent pri-.— ma , qua ratione nobi - rimus modus concludit quomodo: .
monítrat;e propter quid. ^- Av £i i238 pos D I wm www» hut OCAPVT VL Par mt mio
demonfirationis , 28 pyRacipia difficultas conficiendi de- Ti daadoqen
confiflit in inuen- tione medij termini , per quem conclufio dc atur , hinc non
immerito Arift. totum feré s. lib. Poft. confumpfit , vt ex- plicaret methodum
, & viam inueniendi medium demonfrationis , quod innuit in fine primi libri
, dum definiuonem foler- tiz a(lignauit , dicens , quód folertia eft ilit«s
inueniendi medium im nom perípe- 4o tempore, idcfteft vis velociter penetrá-
dià cauía adetfe&tum,velab etfcétu ad cau, fam in paruo tempore, nam omnis
demó- ftratio procedit, velà caufa ad effectum, vel é contra. Vt igitur tractationem med;j ag- ediamur,cum;pfo
Arift. numerum quz- € debemus przmittere . 2i * «Quatuor igiturfunt genera
queftionum e neeirii mda (9 infinitz fint quz-: iones, ficut fcibilia(unt
numero infinita an fit "x » quid fit res , konras res, Md qualis fit res,
& propter qui res , vc de homine. Primà dnetitur an fic; an .f. habeat.
aliquod effe . Secundo quid fit in epo illud effe,quod habet. Tertio
quale fit,ideft quam proprietatem babet in fe. Quarto proprietas, prima dua
tali tur fimplices, quia fiunt per Sita t - cuntur de fecundo adiacente;
pofitz, quia fiuntin tionibus de ter tio adiacente, & verbum eff
determinatur - ad peculiare erzdicatum . Sufficientia veró aser j affignari
poterit, quia de se aliqua;vel quaritur entitas, vcl proprie- t25; fi primum ,
vel qugritur de entitate rei in generali, & in vniuerfali , an res exiflat
, . & habetur primaquzflio , vel in fpeciali , quam ficilla entitas, &
NE : ritur proprietas , vel quazitur in- Meis ip in fubicóto, &c labetür
ter- tia, vel caufa tális inhzrentiz , & habetur quarta quaf!o . » . Dices Aríft.1.Top.alias affignauit qua- fliones
iuxta numcrum pradicatorum , .f. gencris,definitionis,proprij,& accidentis
, ergo quafliones plures quam quatuor. Yü quia in on.ni quaflione quar itur
predica- tum , & fupponitur fubicéium; ergo fi eft fubic&ifemper eft
precognitio ; nunquam queílio . Refp. duas primas qua flones ibi affignatas
contineri in quaflicne quid cft dps - jus Tract. AX De médiodeniwfrarionig: ^
vay ditatem rei, reliquas cótineri in tertia qug- ftione ; Ada. tum cffe verü
de alijs queltionbus non de prima ; in qua queris! tur ipfum effe dere , à ifti
preíupponitur- folum quid nominis,vt diximus eap. 1.hu« 29 Omncs ifte
quzftiones, inquit Arift; reducuntur ad vnam ,.f. ad quzftioné me- dij, eo quía
omnis queítio eft queftio me- dij,quod probatur , nam omnis queflio etf
propofitio dubitabilis ,fi .n. non dubitare- tius de aliqua re, non effet
inquifitio de il- lare,fed euidentia , & certitudo ; aromnis ropofitio
dubita lis per medium demó- atur, & quando meditm fecimus, Ue mur; &
ceffat omnis inquifitio, quod patet (e nam 1dco de edypí unz uerimus anfit ,
& propter quid fit , quia cem caufam, at Michsiopra NR & videremus
ipfam intrando vmbram ter- re deficere, nec quereremus dc. eclypfi an fit, nec
propter quid fit,quia perillud me- dium.f. per ingreffum in vmbram terre hec
omnia nabis mnotefcerent ; quapropter omnis queftio eft de medio, pcr quod pof-
fit illa propofitio dubitata demonttrari . Verum eft tamen, quod folum quarta
que- ftio explicità, querit medium , ac coetere quefliones faltim implicite ,
& virtualiter $ querunt medium,quatenus omncs ca runt , uam poffint oflendi.
P Cunifitir omnl queflio querat cau. — fam, per quam tanquam per medium de-
monftreturs fcire an.eft rcm per caufam co- gnofcere, vt clarius pateat ;
quenam caufa poflit in den; tione pro medio infer- uire,aduertendum , quód
caufa eft , à qua res accipit effe,& que dat eff? rci , eft qua-
truplex,dua intrinfece,due extrinfece, in- trinfeca caufa eft,que conftituit
caufatum y tanquam pars in caufato inexiltens , & vna eftmater;alis , ex
qua aliquid fit tanquam ex fubiccto in fc rccipiente alteram parté , JL
formam;st corpus eft. materia bominis quiain ipfo eft , & animam recipit ;
altera caufa intrinftca cicitur formalis , & defini» tur, quod fit quod
quid erat effe rci , ideft quz ita dat cffc rei, yt eonftituat eam actu jn
certa, ac-determigata renum fpecie ,ita babet apima rationalis refpeétu homi-
nisscaufa extrinfcca eft qua caufat effcétüs fcd in illonó manet,& vna
dicitor cfficies , quz £. producit cffc&um , fed vt ait Arift. qua aliquid
primum nonet, vt Deus dicis tur caufaeff cicns omnium , altcra eft fina- Jisin
cuxus gratia aliquid fit; fic (anicas di- citur E 126 gitur caufa finalis
deambulationis . 30 Ex/quolibet iftorum generum póteft fumi medium pro
demonfltratione , & ma- ximé ex genere caufz formalis , nam in-de-
monfítratione potiffima medium eft dcfini- tio fübic&ti , quod fufius
declarabimus in difp.folum hic aduertendum,quad illa cau- fa debet pro medio
infeiuire,qua tempore. ncn antecedit cffcétum,aliter ex caufa non inferretur nc
ceffarió effcétus , eum poffit effc fine illo, licet ab effcétu poffin: us
argue re caufam , vt diximus c. praeced. Infuper fiot.illam caufam debere poni
pro medies quz in quzfito quaritur, non vero quz cf ex vi quxfiti nota vt fi p
quzrerct,qua« vé pulfantur campanz , ft reíponderemus: ; quia trahuntur,vcl mouentur
, non fatisfa- cimus quafito , nam illenon quzrit cau- fam mouentem,&
eflicientem,fed finalem, quia v. g.aliquis Sacerdos eft celebraturus .
Deducitut tandem cx ifta doétrina;quod cunt idem effectus poffit habcre plures
cau. fas , poterit per plura media, & plures de- moníirationcs oftendi ;
& quia multe res, mutuo fe generant , etfi non ceádem numee xo
faltimfpecie,fequitur poffe admitti de- tnonfi rationes aliquas circulares jin
quibus femper à caufa ad effe&um precedatür , v. g.cx terra madefaéla fit
vapor , ex vapore mubes;ex nube pluuia,ex pluuia itcrum tcr ra madcfaéiio, vnde
valet infcrre cf. terra gnadcfactio, ergo cft pluuia , à cauía ad cf- fcBum ,
& deinde eft pluuia. , crgo tcrra madcfa&tio,etiam à caufa ad effectum,
que demonftrationes quamuisnon- fint potiffi-. y» € ncceffariam cbonexioncm
«auíz ctm effectu,non fnnt tamen vitiof 2, seque ja illiscommirtitur proprie
circu fus , quia non redituz ad idé numero,fcd ad ide fpecie, vnde nó fequitur
idé oino fimul effe prius, & poftcrius refpeétu eiufdem .- Quoniam veró
mcdium in demonflra-« tione cít definitio,tra&at Arift.in a. loft. de
definitione, docetque modum eam-ycnádi, & covftrucndi;ícd quia de hoc fusé
agimus infra difp. 1.9.4. hic al'anon addimus zd fc- «undum Poficr
fpe&tátia , hzc cnim omnia ibj cx profeffo tradenius. A TRACTATVS II. De
Syllogifmo Topico . pe materia tüm rcnicta tiia proxima fyllogifmitopick, ^
Cap. I. ft tractatum de fillogtimo: demon firatiuo, de fillogilino copico occur
Par: Secunda Tn[lit.Tratl. V. Cap.V'T, "wisteram logicam fignificet
,peculianter —— rit fermo, ficut.n. demonftratio eft ceteris. - nobilior, quia
fcientiam generat , quz opi nione ,& errore eft przftantior, ita fillogif-
mus topieus debet clencho , & falfigrapho. praferri;quia opinio, quz
effe&us eft topi ciJongé fuperat errorem , qui ab elencho generatur;
Sillogifmus topicuseft ,qwiex. —— probabilibus collisitwridelt q xexpramuffe ——
non neceffarijs; fed ProWbi libus infertcó-. - clufionem etiam probabilem; vnde
nó Íci&: tiam,quz eft cognitio certa, & cui : opinionem parit , quz
eftadhafio intellezs———— ctus alicui propofitiont cum- formidine oppofito;non
requiritur auté,qnod vtraqs. pramiffa fit prebabilisfed fufücitvnayquià — —
lufio fequitur femper debiliorempar- — t t b ;ficut ad inferendam conclufioné fal«
, fatis eft vna pramiffarum falfa, Pros bilis propofitio cft, quz
videturvera,veb — ornibus hominibus , ràm rudibus quàm: fapientibus,vel
plurimis, vel fapientibus fb«- ]om,& his, velomnibus, velmaioriparths — —
vel preftantioribus: hec antemapparentid: — 2 J veritatisnon fe tenet ex parte
rei ; k detur aliqua propofiuo , qurinfemec — — veritatem habeat, nec
falfitatem , hoc n, implicat,cum veritas, & falfitas « &orié oppenantur
,'fed prouenit ej intellcéus,eo quia veritas, vel falfitas) propofitionis mon
1ta cuidenter percipi ab intelle&u , quapropter vpi- int propofitio illa
propter: voi parct vera, alteri vcrivcx alijs cap paret falía; hinc pót cffe, ?
i tio fit in fe neceffaria , fc non cuidepter percipitillam ne« nexionem ,
ignorans caufas illis ne tis, fed tantum ex vorifim;li quadam. arenti ratione
mouetur ad affenti ET tn,necdiecturia pros —— fitio neccffaria fed probabilis.
Ex qui» — — s pstet; quomodo fy llogifmus topic dosi demonfiratiuo differat,
& ab -a enim ex fitionibus veris , certis , & cuidenti s procedit; ifle
ex p io- nibus in fefa!fis ,.quz'verz. irpo non fapientibus ,neq. cum aliquo
fundamento - veritatis; at to procedit ex probabie - libus apparentibus veris
ipfis fapientibus proptcr fundamentum aliquod , & confi- milcm rationem
veritatis; dicitur ifie fyl- logifmus dialeéicus, nà dialectica ,quam- - tamen
huic parti aícribitur , «o quia hac paite nidi de ebnsomuijuspirbabi 1 De
materia Jllogifsn) Topic... fibus , £ incertis copiofam difputationcm infituere
acte ip tit Prud topicus, nam £pos apud gracos fignificat idé quod : focusspud
latinos , & hzc pars logicalis locos omnes tradit , à quibus media defu-
mimus ad probandas probabiles propofi- tioncs , de - Materia huius fyllogifmi,
ficut &aliorü, duplex eit, remota, & proxima ; remota süt termini,
proxima propefitiones, de vtraq; agit Arift. | Top. hanc ait effc problema dia
Je&icum,& propofitionem dialecticam;;l- lam ait effe pradicata topica ,
non quod propofitiones dialecticz ex folis Ue lca- tis conficiantur, conftant
.n. ex fubiecto , copula , & przdicato , fed de przdicatis tantum mentionem
fecit , quia ex diuerfi- tate predicatorum fumitur problematum dinerfitas, vt
infra; prius igitur de materia remota, dcinde de propinqua agemus. 32 Pradicata
topica quatüor affignátur ab Arift, i. Top.c.4. Definitio;feu terminus, genns,
proprium, X accidens. Dcfinitio eit oratio explicans effentiam rei , &
dicitur terminus, nam ficut terminus agrorü,quic- uid pertinet ad a2ros jin fe
claudit,ita de- nitio continet quicquid eft de quidditate dcfiniti,de qua
dcfinitiope ex profcffo age- mus infra difp.1.q.4. Genus elt; quod de pluribus
differentibus fpecie in quid, * len dicatur : Proprium eft. quod nonindicat ei
effentiam, foli autem ineft , & conuer- pradicatur; Accidens eft, q» nec eft
de- finitio,nec genus, nec proprium, fed pcteft ineffc; & non ineffe rej ,
ex quo loco süpfit Porph. dfinitioncs przdicabilium. Ex quibus definitionibus
colligitur 5 vt re&té notauit Auería q 55.fe&t. 5 .malé Ru- -uium
zfferuiffe hic n. 8. & 9. przdicatum accidentis omnia illa fub fc
comprehende- r6 , quz de fubiecto quzruntur in proble- mate , ie €o quod
cxplicité quzratur modus, fi .. conueniant fubic&to tanquam gehus, vcl
definitio, aut proprium , v. g. fi -quisquareret yan animal conueniat homi- ni
tanquam genus, tunc animal contiretur füb przdicato generis, fed fi abfoluté
quz- yeret, an homo fit animal ; ait Ruuius, ani- mal tunc continer: (üb
pradicato acciden- tis. Hoc autem cft falfum ,quia przdicatum accidentis
fecundum Arift. poteft non inef- . fe, animal sutem, definitio , & proprii
ne- O4 non ineffe;quaprojter quam;uis ali- , 2x explicite nó quzratur modus
pre- cati, implicité tá queritur , & fic animal 'séper fub pracicato
gencris cotincbitur . Tig pim ki LEX: Sufficientia horum przdicatorum tangi-
tur ab Arift.cit. nam omne pazdicatum vcl conuenit fübiecto conuertibiliter ,
vel in» conuertibiliter fi primum , aut eff.ntisli» tcr, & fic eft
definitio , aut accident. liter. fic et proprium, fi fecundum , aut cffentia-
liter, & fic cft genus; aut accidentaliter, & fic eft accidens. Dices,
tot funt predicata, quot przdi- cabilia, fc habent enim vt actus, & poten-
tia, przdicab le eft, quod poteft predicari pradicatum ,quod actu przdicatur ,
fcd przdicabilia funt. quinque. f. genus , fpe- Gies, ditferentia, proprium,
& accidens, er» go, &c. Tum quia tranfcendentia , &indi- uiduum non
continentur fub iftis praedica tis, & tamen poffunt de aliquo praedicari.
Refp.Tat. hic , & cum co fcré omnes Re- centiores, przdicatum in communi
differ- re à przdicabili, vt atum & potcutiam;at przdicatum topicum habere
vltra hoc, quod de aliquo pradicetur,modum illum predicandi conucrfim,, vel non
conuerfim, quapropter fi m dan fpccifica confide- ratur in ordine ad- fpeciem,
& generica in erdine ad genus, non erit przdicatur di- ftin$tum à
definitione , quia vtr3q; pradi- catur conuertibiliter, & effentiafiter, fi
ve- ro camparantur ad inferiora, reducuntur ad genus, ad quod reducitur etiam
fpecies, & tranfcendentia , quia ifta omnia przdi- ,cantur effentialiter
non conuertibiliter : 82 quamuis dcfinitio non aifigactur à Porph. inter
przdicabilia , hoc etl, quia nemis de incomplexis omnino in ordine ad catheg o-
rias mentionem fecit,in quib.dcfinitio non collocatur, Arift.veró locutus eft
de przdi €tis in ordine ad problemata topica 5 Sed plenius adhuc fatisfsciédum
eft huic dübio: infra difp.4. q. 5;nó inficiamurtamen ,quin aliz poflint
fubdiuifiones fieri, & fic multi- pl:cari pra dicata aifignando
differentiam , & fpecies, vt przdicata diftincta.Indiuidnü tandem potius natum
clt fubijci , quà prz- dicari, de trafcendentibus non (unt fpecias lia probl.cx
Sco.1. d.8. q. 3.5. 35 Problema dialecticum eft quaftio dg vtraque parte
contradictionis, vel contra- . rietatis, vt an homo fit animal , an non , an
terra fit frigida,vdl calida;propcfitio diales ctica cft interrogatio ce vnà
tantum'parte quaflionis . «tan terra fit frigida , vnde ppebicma, &
propofitio dialectica d'fferüe cut pars, & totum , nàm problcima GM cité
vtramque partem quarit , propofitiá alteram explicité;alterà im Bee E à por 121
poffunt primóà iuxta. diuifionem przdica- torum, vt aliud fit problema
definitionis , in quo definitio quzratur de dcfinito;aliud fit problema
generis,&c. Secundo diuidü- tur juxta diuerfitatem materiarum , quzin
fcientijs pertractantur , vt aliud fit proble- ma morale aliud
fpeculatiuum;aliud phy- ficum aliud metaphyficum; &c. Tertio di uidi
poffunt c x parte illorum;qui illis afsé- tiuntur,nam aliud eft;quód eft equé
incertü tüm vulgaribus , tüm fapientibus quoad vtramque parté , quia nulla
ratio vrget pro aliqua illarum,vt an numerus ftellarum fit par,velimpar 5
aliud, in quo vulgares opi- nantur contra fap:entes, vt fitne Sol maror
terra,an non 5 aliud,in quo etiam fapientes difcrepant,vt an celum conftet ex
materia, '& forma vel non; ybi aduertedü ,q» ad hoc, staliqua propofitio
dicatur, dialectica , &' roblcma dialecticü,requiriturs vt fit pro- abiti
per rationes aliquas generales , nom demonftratiuas .Dicütur aatem problema ,
& propofitio dialectica materia proxima fillogifmi topici;mon qnod ipfum
formali- ter ingrediantur ,non.m. fillogifmus conftat ex propofitionibus
interrocaciuts , fed vel affirmantibus ,veI negantibus ; fed materia dicuntur ,
quatenus continent duo extre- m cx quibus conficitur conclufio illius fil
logifmi,qua erit altera pars , vel affirmati- vu vc) negatiua problematis , vt
fi quara- turn tcrra fit altior mari, fillogifmus con £ludct,vel quod fit
altior, vcl nó fit altior. CQATPSVUPMIL De locit Topicis . ,34 Dus problema
cffc materiam fi] 4A 7 logifmi copici ,eo quia in fe conclu fcncm continet , & duosterminos , qua-
propter cum fillogifmus ex tribus terminis ' «onllare debeat,medinm terminum
imieni re oportet ad probandam conclufionem ; , ro cuius inuentione quzdam
affignantur 2 Doctoribus loca topicanuncupata , ex quibus,tanquam st
ptomptuarijs , media extrahimus ad offendendam conclufioné . .Definitur n.locus
topicus,qwed fir fedes ar- qnmenti vel illud, à quo cemneniemi elicitur
argumentum ad propofitam quefiiemem , per argumentum hicinteligitur medium
topi- cum;in his.n.locis reponütur quzdanrma- .Ximz , & vniucrlales
propefitiones tantz , dignitatis vt ab omnib.concedüir , in qui- bus aliz
propofitiones virtualiter continé. tur , & accipiunt vim inferendi
conclufio- » Par: fecunda Inflit. Tratl, I1. Cap.I1. riem , ficut locus
naturalis dicitur habete! virtutem conferuatiuam locati. Solet a Summuliftis
diuidi locus in locü maximam ,& in locum differentiam maxie - mz, locus
maximus eft propofitio illa vni- uerfalis, qua nulla eft prior, & notiorin
illo genere, fed eft ex terminis nota , ipfique — multz argumentatiónes
innituntur , vt Pe quocunque dicitwr definitio , dicitur etiam definitum, De
quocumque pras icatur [peciet y pradicatur etjam genus , quibus innituntur 1ftz
argumentationes , animal rationale eft. ^ rifibile, ergo homo eft rifibilis,
Petruseft homo,crgo eft animal : locus differétiamae ximz funt termini jlli ,
quibusavaximz differunt inter fe, & ex quibus conficiücur, fic definitio,
& definitum,genus , & fpecies dicuntur loci differentiz maxmmz ,-per *
quos terminos maxim a inter fe diftinguüe tur, vnde prima dicitur cffe inloco a
defini tione ad dcfinitü,ilteraà fpeciead genus ,——— 35 Iniftismaximis duos
terminos repe rics,quorum vnus dicitur inferens; &cít ui folum in
antecedenti ponitur, nó in. c&- cquenti, aliter dicitur illatus,qui cóf:
ingreditur fic in'exepl:s adductis terminian fcrétes süt definito; &
fpecies, termini illa- ti definitum, & genus, animal rationale erit
inferens,homo eritillatussterminus vero , qui tam in anteccdenti;quàm in
confequé- ti penitur;dicitur terminus communicanss locus differentia maxima non
fumit fuam denominationem , nifi a cerminisinferen- te, & illato;ab
inferéte vt à curan" |» abillato,vt à termino ad quem , vnde folet
dicilocusà definitione ad definitum,à (pe- cie ad genus,&c & quando
ifti termini di- uerfimodé denomrnantur,& diuerfis nomi nibus,terminus
inferens ponitur in ablati- - vo jillatus inaccufatiuo, vt patetinexem- — lis
adductis,quando veró ij(dem nomíni- lus denominantur,ambo ponuntur in abla-
tiuo plurali, snde non dicitur locus ab op- pofito ad oppofitum,à repugnante ad
re« pupeiae fed ab tis a repugnan- tibus . Ti Locus differentia maximz prima
fui di- vifione triplex cft, intrinfccus;extri s &
medius,quorüquilibetaliaspatitur (bs — — diuif£cnes , dequibus omnibus breuiter
agendum 5 ex his diuifionibus habentur drifiones loci maxima nam maxima diui-
duntur ivxta diuerfas habitudines,quasha- —. bent ititer fetermini , vt alia
-eft habitudo inter definitionem,& definitum, & alti sn- tcr fpeciem ; &
genus, & amc ^ s De lids inten itas habitudines variz formantur maximz
illas explicantes n CAPVT IIL De lecis inirinfecit. »6 Ocus intrinfecus eft.
quando argu- dL, menta fumuntar ab his , quz ad rei " Áubftantiam, feu
effzntiam pertinent (fub- ftantia .n. hic aon accipitur pro przdica- mento;íed
pro rei quidditate, quomodo ac €identibus ctifm conuenit)vel fubftant'am
Comitant ur;qui locus e(t duplex, vel à (ub- flantia , vcl à comitantibus
fubítan- tiamr. Locusà fub(tantiaeft , quando ar- gumentum fumitur ab his , quz
ad. effzntiá. artinent;& conucrtibiliter fe inferunt;talia fun: definitio,
definitum.Diximu$ comaer- tibilirer fe inferunt , quia fi folummodo lo- cus à
(ubRanua explicetur , quód fumatur abhis,q ad effencia attinet, vt facit
Ruuius, fic (ub itto loco non tantum locus à defini- tionc.fed à gencre,à
fpecie,à partibus, &c. comprehenderegtur,cum tàmen a Summu- li&istfta
loca; füb. loco à concomitantibus fubftantiam ponantur,eo quia non explieàt
eff:ntiam coauertibiliter, vt igitur à com- muai fententia nó rccedaznus ,
locus à fub ftátiaproprié cítlocusà definitione ad dc- finitum,per definitionem
non folum poteft iatelligi definitio proprie di&ta, qug per ge nus , &
diffcrentis folum icat effen- tiam réi,verunretiam defcriptio , & incer-
pretatio nominis; deferiptio-eft oratio ex4 plicans e(fentiam rei per
genus,& accidens: proprium, vel plura accideritia communia circumícribentia
propriam ditferentiam ,vt ' homoelít animal rifibilis , homo eft aai- mal bipes
ad. beatitudinem ordinatum , interpretatio e(t explicatio nominis , X duplex:
quzdam , quz cum interpre- tato conuertitur , vt theologia eft fermo dc Dzo,
quzdam quz noa conuertitur , vt lapis.i.lzdens pedes,nam multa lzdunt pe- des,qua non (unt lapides ; in przíenti de
prima cf (crmo. : . ;37 Locus igitur à definitione ad dcfini- tum eft habitudo
idéritatis,feu coauertibi- litatis ipforum ad inuicem . vnde quatuor : maximz
ab iítis eruuntur,duz affirmatiuz, & duz negatiuz.Prima eft De 4. pra.
dicutmr definit » pradicatur dcfimium,vt pe trus eft animal rationalc,ergo cft
homo . Secunda affirmatiua eft Qucqmid pradse atur de
definitieme predicatur de defimto , vt ani- malratioaalc cít mobile ergo homo
c(t mo Um lent modal: 113 bilis . Tertia negatiua ; A'4wsc«maue reme utitur
definitio , Cn Acfinitum remonetur ,vt albedo non cft animal rationale ergo
albe donon eft homo. Quarta ncgatiua uie- quid remonetur à defimitiene ,
vemcuztur. definito , vt animal rationale non cit lapis , ergo homo non eft
Jzpisinprima,& tertia definitio eft pre ficatum , in fecunda , & quarta
eft fubicctum .. Idem dicendam de interprctatione,& interpretato, de
deíczi- prione, & deícripto . Qaoniam autem dcfinitio , & defiaitum
conuertibiliter dicuntur , p funt alie qua- tuor maximz formari à dcfinico ad
defini- tionem , dicendo De 4»ocum2ue pr adscatwr. lefinitum,pradicatur
defrmitio , Kc. itavt definitum fit inferens , & definitio illatum :
propter quam conuertentiam fimiles ma- ximz confici poffunt à difcrentia
fpecifica ad fpeciem, & a proprio ad fubiectum , & € contra
mutatisnominibus . Not. cft tamen , quod duo przcipué re- quiruntur,vt itz
maxim verificencur, pri mum, vt termini non fupponant njateriali- teraut
fimpliciter, fed tormaliter, & abfo- luté,vel perfonalitcr, vnde non
(equitur ani mal rationale eít oratio, ergo homo eft ora tio;animal rationale
efl dchaitio,ergo ho- mo eft definitio: (ecundum,quod non acci- piantur in
propofitionibus ,; in quibus in- uoluitur actus interior intcl!e&us 5 vnde
non fequitur , Í(cio P. trum cffe hominem , ergo fcio Petrum effe animal rationale
, hoc n. poteft ignorari, ità Tat. ia Summ. tract.4 item quod accipiantur in
propofi- tionibus deincffe , non vero inillis propo- fitionibus , quz fecundum
aliquos zquiua- s , vt demon'lrabile eft ho- minem effe rifibilem , ergo
demonftrabile eft animal rationale effe ritibile, hoc cft fal- fum , quia eft
principium demoaftrationis iramediatum,& indemóftrabile : ita Nicol, dc
Orb. in tra&t.de locis . Ruríus hic aduertendum eft hunclocum à definitione
non folüm eff* topicum, vade «f. poffit argumécum probabile deduci, fed etiam
deronftratiuum ; & idcó dicendum eft hunc locum tuac deferuirc topico fyl-
logifno, quando vel non conttat eíse ve- ram, & propriam rei definitionem,
vel de- fcriptionem;quz pro cali afsumitur, vel n8 conítat pra dicatum
conclufionis conueni- rc definitioni: fubieezi , auc definitionem pradicati
corclufionis conuenire fubiedto ciufdem, quod etiam proportiorialiter in-
telligendum eft de alij1ocís topicis, à qui. Qi bus 124. bus deduci pofsunt
argumentaneccísaria, 38 Locus à comitantibus fubltaneia de- famitur ab illis
terminis , qui non conuer- tibiliter idem important, fed vnus incladi- tur in
alio alique modo císendiin , & funt oto, toto, À partc, A caufa, Ab effectu
, A generatione, À corruptione , Ab vfibus , & A^ communiter accidentibus ;
nam pars eft in toto, & totum dicitur effe in parte , effectus etiam
dicitur effz in caufa, &ideo fumuntur duolocaácau(a, & ab etfectu :
generatio dicitur effc in re genita ,quia cit via in formam , & corruptio
vnius eft ge. neratio alterius , vfus etiam dicitur finis rei, & res eftin
fuo fine, & candem commu« niter accidentia funtin fuo fübiccto . Totum quia
r:latiué refertur ad partem, quot modis dicitur totum , tot etiam dici- tur
pars, vndé locus à toto, & à parte diui. iturad diuifionem totius, &
partis.Totum eft multiplex, .f.vniuerfale,integrale,quan- titatiuum, in
modo,feu modalejin loco,feu Jocale, & in tempore,fcu temporaneum,to- tidem
etiam diuiditur pars . 39 Totum vniuerfale efl omne fuperius, &
magiscommune in linea przdicamenta- Vi, pars huius totius eft inferius , &
minus commune, & dicitur pars fubrectiua ,à to- to vniuerfali ad!partem
fubiectiuam valet arguere deftru&tiue, feu à negatione fupe- rioris ad
negationem inferioris , &eft ma- xima , 4 qwecumqne remoueiur totum yni-
uerfale, quelibet esus pars remouetur, Xt non elt animal,ergo nec homo, nec
Leo, &c. ratio cft, quia fuperius effentialiter inclu- diturin inferiori,
vnde vbi non c(t fuperius, nec inferius poteft effe; & hoc cft verum, fi
totum fe teneat ex parte przdicati; at fi cit fubic&um, non quicquid
remouetur à toto vniueríali remouetur ab omnibus eius par- tibus , nifi in
propofitionibus negatiuis in primo,& fccundo modo perfeitatis 5 vt ani- mal
non eft lapis, ergo nec homo cft lapis, nec lco ,3Xc. in alijs vero propofitionibus
remouetur non ab omnibus partibus, fed ab llisfub difiun&tione acceptis,
vtanimal non eft racionale, ergo aliqua cius fpecies non eft racionalis, f. vel
equus,vellco, &c. A toto vniucrfali ad partem fubicétiuà af- firmatiué non
valet, nifi in propofitionibus per fe,fiue fit fubicétum,;fiuc predicatum,in
alij «nonaifi fub difiunétione , vt modo di- cebamus, vt animal eft fcnfibile ,
ergo ho- mo eft (cafibilis,Ico eft fenfibilis , &c. ani- ma! currit,ergo
vel homo, vel leo currit:vn dc diccbat Azilt.z. Top.c. fi genus przdi- Pars
Secunda Inflit. Tracl.IT. CapJITl. catur dealiquo , neceffe eft aliquam eius
fpeciem de codem predicati ,vt hoc elt ani- mal, ergo vel cit homo, velleo ,
vel equus; ex quibus patet , quod à toto vniueríali ad partem fubiectiuam non
poífumus habere rcgülam generalem nifi primam; toto fete nente cx parte
ptdicati , at alio mod sé- pcr illa regule timitantur,figaum euidens, quod nou
teneat gratia formz , (ed gratia matcriz . Dos A^ parte fuübicctiua ad totum
vniuerfale: non ten.t deflru&tiue, fed conftructiuée , feu affirmatiue,
fiueiaferius fe teneat. ex parte fabiecti,fiuc ex parce przdicati, vndefunt duz
maxima: Quicquid predicararde infe- esori ,predacatur de. fuperiori, vt homo
cure rit,ergzo animal currit : de qu» d;cirur jnfe- rins dicitur [mperiu: , vt
Petrus eft homo, ergo eft animal : ratio ell, quia inferius feme per continet
in fc fuperius , nec fincillo re« met potcít, at ne dann potett elf- fine a-
iquo inferiori , vnde non v let, nod eft hos mo,ergo aon cít animal,quia animal
poteft faluari in alijs fpeciebus . vet. Dices,valet;et ens,ergo eft Deus , eft
nu«. merus,ergo elt binarius , ergo à fuperiori ad inferius tenet confequentia.
afirmatiue. Tum quianon valet, SocratesdiffertàPau. — ep differt ab homine,
Socrates incipit: - effc albus, ergo incipit effz coloratus , füp- fito, quod
prius fuerit niger, ergoabin-- eriori ad fuperius non tenet à tiué. Tum 5.quia
valet dicere homo non currit,: ergo animal non currit , ergo ab inferiori: a1
fuperius nó folum afürmatiué tenet , fed: etiam negatiué. Refp.ad 1.illam -
tiam Mee ia ERE Mw ver » Fn eft omnis entis creati — vel. ens fupponat pro ente
in vntuer(ali,tenet gratia tior rot fummam Dei necef fitatem in effendo,non
gratia formz, exem plum de aumero valet per locum à toto in- tegrali , vc
infra. Ad s. propofitiones illae funt virtualiter
negatiuz;nam eft fenfus So- crates non cft Paulus, Socrates nunc eft al«
bus,antea nonerat , ideo non tenet confe- uétia. Ad s valet illa confeq;
vt.notat Yat. uobus feruatis, primum quod ier coní&- flat , ideft quod veré
à parte rei fit illud 2n- feriusa^íq. tali przdicato, wndé ft dicere- tur Adam
non eít albus, ertobancatent €onfrftentia albus,non valet ,quia non artis nam
Adarn non folum non eft albus , . ed neq; exiftit : fecundum, quod tótum non
diltribuatur pro omnibus , & finculis infe- M De locis intrinfecis
"poteit procedià parte fubie&iiua ad totum negatiué. : 4o Totum
integrale eft corpus conftans €x partibus quantitatem habentibus, vt do mus,
aut huic corpori fim le , vt eft totum phy ficum refpedtu partiá effcritialium;
par- tes integrantes fuat partes cóponentes hoc totum,qz funt duplicis
gcneris,aliz priu- cipales , fine quibus totum nequit confi(te- re, vt caput,
cor, refpectu hominis, paries, tectum refpz&ta domus ; aliz rainus princi-
pales,fine quibus cotum poteft effe , vt £e- neftra in domo, digitus ia homine.
Locusà toto integrali ad partem, & à € ad hoc cotum cft habitudo ipforum :
& à toto ad artes principales conet affirmatiué ,argué- de cft 2.a iacente
ad eft z. adiacens, vcl arguendo de przdicatis neceffarió confe- entibus eft z.
adiacens, non in alijs prz- icatis,vt bene notat Tát. cit. vt eil Lun ergo eft
paries, domus eft siquidiergo pi- ries elt aliquid,quia ly 4l4»d, cum fit trá-
dens,confequitur ad pit 1.adiacens,non tamen fequitur, domus valet centum ,
ergo paries valet centum. Maxima ett ifta , Po/rr toto jmtegrals, ponitur quel
ibet cius pars prim- cipilir; nam minus principalis non neceffa- rió T— Non
tanien tenet negatiué , nó eft domus, ergo non eft paries, quia licet ad
pofitionem pofterioris euo pofi- tio prioris , non tamen ad deftru&tionem
pollerioris neceffirió fequitur deftructio prioris . : A parte integrali ad
totum tenet nega. tiué jn eifdem terminis , quos retulimus de toto integrali
,vt non eft paries , ergo noá eft domus,non tamen fequ'tur, paries fion valet
cencum, erzo neq; domus Maxi- ma eft Dejfru^1a parte integrali. principsli,
defirwitur totum , quia ad deítructionem prioris fequitur beteyy c7 Moe id it
matiué veró non tenet, nifi popáturipartes omnes , & vnitz , vt (unt paries
, tedum , & fundamentum inter fe vnita , ergo cft domus . 41 Totum in
quantitate eft terminus có- munis cum figno vniuerfali , vt omnis ho- mo nullus
lap:s , pars in quantitate'eft ille terminus cum figno particulari , vt aliquis
homo, vel inferiora contenta fub illo com- muni termino ,ex fequitur,quód totü
, , & partes huiuímodi Íupponere. non materíaliter,fed perfonaliter,vt
optimé no tat Orbellus: à toto in quantitate ad partes tenet confequentia tàm
affrmatiué , quam ncgatiué fiue fit fubiectum , Subqe dicas - Ns 'fub termino
communi , fcu 125 tum,co quia totum hoc diftribuit pro om- nibus,&
fingulisinferioribus; & formantur dux maximz in genere ,'vel quatuor in
fpe- Cic Quicquid affirmatur , hei ee 4e toto in quantitate armatur, vel
ncgatar deom- nibus ^p (Pm uls; partihus , vt omnishomo currit,ergo Socrates
currit , Pctrus currit &c. Secun la, D» qu2n/fie matur vel megatur totum in
qnantitate ,affrmantar vel wegame tur ein: partes , vt lapis nullum hib:efen-
fum,ergo nec hahet vifum,nec audi: ü, &c. Dices,non f-quitur,omnes Apoftoli
funt duodecim,ergo Paulus eft duodecim ; item omae animal futtin arca Noe ,
ecgo Buce- phalus fuic in arca Noe — R.ex ditis r. p- tract.i.c.10.K
tra&.s. c. 4. quod defcenfus illatio có(equé- tiz àtoto in quantitate ad
parces , debet fieniuxta. fuppofitionzm illius termini in tali
propofittone;hinc quiain prima fuppo nit collz&tiué , debet illatio fieri
ad partes fimul fumptas ; & quía in fecunda fuppotit diftr butiué pro
generibus fingulorum, de- bet inferri defceníus tali fuppofitioni ac-
cominodatus, A partibus ia quantitate , fi omnes fimul fumantar, t: netad totum
tàm affirmatiue , quàm negatiué,tàm à parte fubiecti, quàm à parte przdicati,
& funt lux maximz , vt de toto diximus, Quicquid affirmatur , vel nesatur
de omnibus partibus famml fumptit affirmatur vel necatur. de toto im quantitate
, Vt Socrates currit, Petruscurrit , & fic de alijs; erm&o omnis homo
currit. Secunda , De quo afjirmátur,vel negátur omnes partes fémnl [umptg ,
affirmatur. pel negatur totum gn qu imtitat*,vt Petrus habet vifum, gufti,
&c.ergo habetomnem fenfum, 42 Totum in modo elt terminus com- munis fine
aliqua écterminatione fumptus, vthomo, Philotophus,pársin modo ett ter minus
communis cum aliqua determina tione acceptus,vt homo albus; homo dici- tur
totum,quia ad plura fe extendit , quàm modi per album , vnde totum vniuer fale
diftinguitur à toro in modo , quia illud refpicit inferiora effentialia,:ítud
inferio- ra accidentalia, vt homo, vt totít vniuerías le , refpicit Petrum ,'
Francifcum , &c. praícindendo ab accidentibus » fed folum vt homines funt;
homo veró vt cotü irj mo- ——Ü quatenus ditermina- ta & diftincta per
aliquas accídenrarias de» Ro eres deg hominem album , homi- nem nigrum, 3 cans
126 * eans terminum communem eft triplex;alia eft diftrahés,feu alienas quz
repugnat (uo determinabili, & tollit rationem fui dcter- minabilis, vt homo
mortaus, pictus ,irra- tionalis,&c. alia eft diminuens,qua: nó tol- lit
omnino rationem :lltus ,cui adiungitur, fed partim diminuit,vt homo cognitus
,al- bum (ecundum dentes;alia eft contrahcns , feu reftringens,& eft,quz
non tollit;auc.di- minuit fignificatum termini cominunis , imo ipfum M mee
facic camen (tare pro paucioribus fuppofttis , vt homo albus;vt re&té
arguarur à toto in modo ad partem , & é contra , modus debet fumi in tertio
se- fu, nam non fequitur, cadauer non cft ho- mo,ergonon eft homo mortuus,
Petrus nO eft homo mortuus, ergo non eft Homo; ne- que fequitur ,rofa eft
cognita;ergo rofa eft; zthyops eft albus fecundum dentes, ergo eft albus.
Attamen vt recté arguatur à toto in modo ad partem fecundum. determina- tionem
contrahentem , requiritur adhuc , quod copula zqué primario afüciat tàm
terminum, quam modum à parte przdica- ti, & ratione vtriufq; per copulam
tribua- tur fübiecto,vt Petrus fit homo doctus,er- fit homo non valet, quia ly
f/ non affi- cit hominem .fedly do&tum ; his obíerua- tisà toto in modo ad
partem , tenet aega- tiué tàm in fubijci,quam in przdicari, vt Pe erus non eft
lignum , ergonon eftlignum album , homo noneft lapis , ergo homo albus non eft
lapis , non tamen af6rma- tiué , vt Petrus eft homo , ergo eft ho. mo albus ,
homocurrit, ergo homo albus currit;nifi in ordine ad przdicata primi, $c
fecundi modi ,vt homo «(t rifibilis ergo ho mo albus eft rifibilis; quz cófeq;
tenet gra- tia materiz quamuis propofitio non fit per fc, vnde maxima Dojrudle
foto.1n modo,de-. férmitur qualibet ess pars, A parte in modo ad totum tàm
fubijcié- do,quàm przdicando tenet conítractiué , dummodo termini non (upponant
fimplici- ter fed perfonaliter,vt homo albus currit , ergo homo currit,
Socrates eft homo al- bus, ergo efthomo: Maximz (unt i(tz, £wicquid prpdicatwr
de P aec medo, Ira- dscaturde fmo toto : & de quecunque pra- dicatur parr
sn mido , predscatur, C [uum ferum . Diximus , fi fuppofitio non fit fimplex ;
nam non. fequitur , homo bus eft ens peraccidens , ergo homo eít ens
peraccidens ,ly homo fupeonit fimpliciter pro illo aggregato 5 & ide om.
jio diccidbe ic) 7-4 p snm diximus dc , fam efficientem. Peffta, vel ramota cam
fmefe Pars Secunda Infiit.T'racllI. Cap.IIT. loco à par:e fubiectiua ad totum
vniuerfa-- le, quomodo fcilicet po!lit ctiam negatiué procedi: . : 431 Totum
.nloco eft di&io comprehen deis aduerbialiter omnem locum , vt vbi- que ,
nullibi , parstotiusin lococit dictio comprch:ndens aliquem locum aduerbiali-
ter , vt hic , illic; Similiter totum in tem- pore eft dictio aduerbialis
comprehendés omne tempus, vt femper , nunquam , pars totius in temporc eft
dictio aducrbialis fi ees aliquam partem temporis, vt ho- ie, heri , &c.
abiftis totis ad partes tenet coníequentia tam affirmatiué, quam neza- tiué, vt
Deus eft vbique ,ergo ctt hic, Anti chriftus nullibi eit, ergo non eft hic,
Deus eft (emper, ergoe& hodie, Deusnunquam fuit malus, ergo neq. hodie eft
malus , & funt duz maxima . Cwicwnue conuenit. tos. tum in loco , velín
tempore , conuenit etiam (pars: quoeung.remouctur totum jn loco, vel. 4n
tempore, remouetur etiam pars , ? i A partibus veroinloco, & ia tempore ad
totum femper tenet negatiue , vt Cafar non eít hic, ergo non eft vbiq.non eft
hodie, ergo non fuit (emper: & fit hzc maxima. ,.— d quo remouetur pars sn
loco, vel im tempore , remonetur tatum in locoyvel in tempore hzc tota poffunt
reduci ad totum in quanrita- te, & eifdem regulis omninó poffumus vti . 44
Locus à cau(a ad effz&tum,& ab effe- Quad cauíam eft habitudo, quam
habét ad inuicem hi termini,& ficut caufa eft quadru pes
eficiens,materialis,formalis, & fina- 15, vt diximus tad pri M loca poffunt
à caufa , & ab effe&tu iy. & primo à caufa efficiente ad effectum
fit argumentatio refpectu horum przedicato- rum efi. ff?,bemum, &
ma«lum,proportionali- teraccomodando iuxta cxigentiam habi-. tudinis caufz ad
effectum, & é contra, ideft fi eft (crmo de cau(a in potentia , arguatur ad
etfe&tum ,.xt potcft effc. , fi de cau(ain a&tu;ad effectum, vt eft in
actu, & fit,ve Phi- -- lofophus eis cigo poteft docere , docens actu
eft,erzo-diícens actu eit: , domificans eft bonus,ergo domus fit, vel erit
bona, eft e erit mala; quod non eíl intelli- - gendum de benitate, aut malitia
morali,vel entitatiua , nampezccator potelt effc opti- musartifex ; fed
debonitate 5 & malitia cauíz, & effectus iin quàtü caufa efficiens eft,
& nó addit impedimétü ex alio capite ; & dátur maximz á caufa cfficiéte
ad effc- &à, & € cotra aliz duzab cffeóta ad cau- fiein- iemte im
putensa vel in ado, pemitur , yel vemiuetur cfe tui im petétia vcl in adiu; Sc-
cunda Poft cam[a efficiemte bona vel mala , ponitur effechbus bonus vel
me«lu:;ex parte cí- fe&us Pofito,vel remoto effect» im potentia , gel im
adiu, ponitur vel remauerur can(a effi- ciens im patentia vel im «(tusSccunda ,
Pefito bono effe&im,vel malo , pomumr caua efficiens bona vel mala . Caufa
materialis ell duplex, vna perma- nens,vt zs'in ftatua znea alia tranfiens , vt
femen in arbore, farina in pane;abifta caufa fumuntur duz. maxima , 1. Pofíf«
cew fà materiali, pofi bulis eft fuus effectus vt pofito ferro bilis cft
gladius , 2. Remofa cena ped yremouetur effeitu:,vt remotis lapi dibus,lignis
&c.remouetur domus, Ab cf- fc&u quoq; ad iftam caufam duz maxima
fumuntur,t.affirmatiua , Pefifo effectu. poni- tuy materiam permanentem effe Cr
tran(eune gem fu iffe: 2 .negatiua, Remoto effeftu, rema- wetur e ufa
materialis inactu , moutamem im potentia . ' N caufa formali in au funt duz
maxime ad effe&um;& econtra, inferütur.n. ad in- micem, Pofifa ,vel
remota caua itpduqer tur vel remonetur effectus formalis, vt albe. do eft, crgo
album eft;albedonon eft, ergo album non eft ;ab etfcétu quoq; fimilis ma- ird
Pofito vel remato effectu, po- itíér , vel remouetur ca (a formalis, vt albü
eft, ergo albedo eft;diximus à caufa formali in a&tu;quia peteft effe
aliqua forma fepa- rata quz nullum a&u effectum caufet , vt anima fcparata,
& accidentia in Sacramen- to altaris a qua caufa non valet inferre cf.
fectum. ) us A fine ad cffe&tum fumitur locus in ordi. ne ad ifta pradicata
bonum,& malum;& te net affirmatiné;& negatiué ; idem dicendáü
delocoabtffectu adhanc caufam: , vnde funt ifta maxima, Cw: fimis efi bomu:r ,
vel malus ,effeus efl bonus vel malus,K fi effe- —- dui efl bonus ,vel
malwsfimis esus erit bonuss | vel. malus;vbi nor. quod effectus finis prz-
cipué funt media ad confequendum ipfum , * que funt duplicia, alia; que ex fua
natura habent proportionem, & ordinationem ad 3 rs. air att. fecundum
rectum di- "&amen rationis, vt operationes meritoria ad confequendám
beatitudinem, medicina ad acquirendsm fanitatem; alia,qua Here cidens,& non
fecundum prudens dictamen rationis ordinantur ad finé, vt fi quis eger potum
aquz affumcret ad lánitatem acqui- rendam, aut furtum propter cjemofinam ; 127
regulz datz intelliguntur de primis , non dc íccundis . is 45 Locus à
generatione eít habitudo generationis ad genitum, generatio hic ca- pitur pro
acceptione cuiuícumque effe , fi- ué fubftantialis finé accidentalis , &
fitare eec reípeétu przdicaterum boni , mali,& eft talis maxima. Css
gemerateo bona efl genitum bsnumeeff , cusas generatio mala qo malum cff ,
& éconuerío poteft arguià genito ad generationem ,v aurum eft bonum , ergo
generatio auri bona;generatio furis eft mala , ergo fur malus, & hoc
fequitur, quia generatio ter- minatur ad effe rei, quare fi illud effe erit
benum;bona erit generatio,non mala . Corruptio cft deperditio alicuius effe
& quia non terminatur ad cffc rei , fed ad non effe, hinc defumitur talis
maxima Cw» cov ruptio eif bona corruptum esi m.lum , & cu- $us corruptio
efi mala,corruptum cfü bonum nam fi effe rei eft bonum;carentia ipfius mala, fi
malum,erit bona, & codem mode arguiturà corrupto ad corruptionem, vt
hzretici funt mali,ergo illorum corruptio eft bona,Doctores ecclefiz funt
boni,ergo conim corruptio eft ecclefiz mala. Dices,mors Chrifti fuit bona
ecclefiz, er o Chriftus fuit malus ecclefiz,quod eft fal m;ergo fal(a illa
regula. Refp.hanc regu- lam vntuerfaliter valere,quando ex oppofi toab effe
geniti arguitur generatio mala , nam tunc re&é infertur , quod fi generatio
eft mala, corruptioillius e(t bona , quando vcró ex bonitate corruptionis
nequit argui malitia generationis,fignum erit, quod ta- lis bonitas
corruptioninon ex fe,fed ab exe - trinfeco prouenit, vt eft in cafu , in tantum
.n.mors Chrifti fuit bona ,quia fuit à Deo ad noftram falutem ordinata;fic
Sancti funt boni, & tamenipforum mors dicitur in Pal. pretiofa , quatenus à
Dco ordinatur yt meritoria vitz zterrz.. NÍus cft exercitium alicuius rei, qug
res dicitur vfitata,& ab vfu defumitur locus,vt à caufa finali refpectu
mediorum in ratio- nc boni,& mali . Cus.. v (us bonus eff , tP- fom bonum
efisquare nihi] de nouo occurrit dicendum. : . Tandem communiter acci funt
duplicia;alia,qua non femper fe con ps tur,vt effe album, do&tum,alia,qua
fe in- ferunt faltim vc plurimum , & hoc duplici- ter,vcl pro eodem tempóre
vt cft interpo- fitio terrz, & eclypfis Lunz , vcl pro alio tempore, vt
funt imors, & vita, partus , & - con- 129 ceptio ; à primis non poteft
defumi locus, fed à fecundis, & fi adinuicem infe- runtur pro eodeni
tempore , tunc ab vno adalind tenet confeq.tam affirmatiue,quàm negatiué, &
é contra, vt in. exemplo addu- €to de eclypfi; atfi pro diuerfis tenpori- bus
fe inferunt , tunc afürmatiueé 2 pefitso- me poftersoris fequitur pofitio
prioris , non contra , vt peperit mulier , ergo concepit , mortuus eit, crgo
vixit ; torquetur, €rgo commifit errorem ; Negatiue veró argui- tur A
deflructione prioris ad defiruchyonem pofierioris, nó vixit, crgoneq. mortuus
eft, Dices penitcre fupponit delictum, & ta- mtn non 2c ; Ghnflurcyit
penitentiam, ergo deliquit. Refp. penitentia proprie eft dclor de peccatis à fe
commiffis , & hic do- lor fupponit delié&um , quam pgaitentiam non
habuit Chrifius . - CA TU T IV De locis estrinfecss 46 T Ocusextrinfecus
eft,quando termi- nusinferens non cft; in illato fecun- dum aliquem modum
effendi in , fed omni- no eft extràillum,& funt ifti, Ab oppofitis, A
maiori, A minori , A fimili , A proportio- ne, A tranfumptione , & Ab
authoritate. Locus Ab oppofitis cft habitudo vnius oppofiti ad à]iud; &
quia oppofitto eft qua- druplex ex diclis ». p. traét. z. c. ». fcilicet
rclatiua,contraria, priuatiua , & contradi- Coria, ab hisomnibus fümuntur
loci , & maxim. Attamem de oppofitis in commu- ni funt duz maximz ommbus
conuen étes; Prima , De quocunque afffvmatur vnum oppo- fitorum, megatur
alterum v. [jen eiufd m , C fecundum idem, quod ponitur , quia idé p eff:
filius , & pater rcfpectu diuerfo- m, idem poteft cffe mobile , &
mouens fcípectu ciufdem forma: , vt cum aqua fe fcducit ad pr flinam
frigiditatem ,fed non fecundum idcm,nam 2qua cft moucns,s t cft in actu
virtuali, & potcntiam habet actiuá, eft mobilis , vt «ft in potentia
formali , & piffiua . Secunda , Op/offra — conue- minnt,ytfi pater cít
fuperior, filius eft infe- rior;fi virtus cft bona,vitium eft malü. Tria veró
ex Morif. hic requiruntur ad veritaté buius rcgulz,pr mum,quod propofitio an-
tecedens fit pcr fe , vndenon valct , album eft dulcc, ergo nigrum cftamarum ;
fccun- dom,qued quando termini antceedentis fe habent vt inferius ,&
fupérius, in cófequen ti eppofitum à e contradictorium ponatur à parte fubiecti
,vt homo efl ani- Pars Secunda Iofin. Tabl. Cap.IV. mal,non fequitur, ergonon
homo eftaos. animal, fed non anima] eft aon homo; Ter-" tium , quod illa
contraria non oppenantur fub eodem genere per exceffum , & defe- &um,
vt non valet, auaritia eít , ergo prodigalitas eft bona . : re A rclatiué
oppofitis arguitur tam affir» matiué , quam negatiué quoad verbum elt de
fecundo adiacente , vnde eft maxima Pofíto vel remota ymo relatiuo , ponitur ,
Sel remouetur alterum, vt fi pater eit, filius ci, fi pater non eft, filius non
eft . 47 Contranorum alia funt mediata,quae medium habent fecundum formam ,.vt
al« bum;, & nigrum inter quz funt medi) coe lores 5 alia immediata , inrer
quae for. ma mediatper participationem extremo- rum , fed (olü fubie&tum
vtriufque capax» A mediatis tenet atlirmatiué , Po[rte ymo con- frariorum 1n
fnbselo, vemouetur alters , Nt eft album,ergo non eft nigrum, non tamen é
contra , non cít nigrum ,, ergo eft al- bum, quia potefteffe viride , Ab ia-
tis tenet etiam negatiué, vk Kemoro ymo 1n fobiedlo e xiflente, Qr capaci.
ponitur ulteri, vt non eltfanus;ergo cll zger; diximusin fubie&o
exiftente.quia requiritur c tia fübicéti ; vnde nó fcquitur Antichriftus non
eft anus,ergo eft zgers diximus in fu- bicé&to capaei , quia fi non cft
capax , nec etiam valct,vt lapis non efi (anus, ergo et zocr; & hoc quia
ifta contraria annexa hax bent oppofitiorem aliquampriuatiuam, A priuatiué ep
pofitis tenet c affir- matiué,vnde Poffto vno in fubicdlo , remme- tier
«lterum, negatiue tanen.non tenet nift fit conítantia fubie&ti , etus
capacitas, vt de immediate contrarijs diximus, & tépus de- — terminatum ,
quia Catulusante nonü diem non efl vidcns , nontamen cft cecus , quia non habet
determinatum tempus à natura ad videndum. Sed e& hic not.quodaali do
priuatie negat a&tum;vt tencbra;aliquá do negat etam principium illius
actus , vt cccitas, à Prima valet femper arguere'ne- gatiu? Remoto yno.
prinatiud ponitur iei m vt aer non ft lucidus , ergo efl te- nebro(us; à fecüda
vcró non valet arguere à fimplici negatione actus ad priuatienévt Petrus nó vi
v mehwpare «i terra o 4$ ContradiGterié oppofita, alia süt in- complexa,&
funt tcrmint, quorum vnus cft epe teh . homo,& non ho- mo;-aNa complexa ,
vt funt propofitiones affirmatiua, recu deeifüen: nini in primis potcft dari
medium irf propofi- tionis | " De loci s extrinfecis . 1219 &jonibus
fumptis cum aliquo fincathego- go,& ys nam quamuis videatur arguià remate,
vt cum Do&t. diximus p.1. tract.a, €.7.& 10.& ideo non valet femper
arguere à pofitione ,vc] negatione vnius ad pofitio- nem ,velnegationem
alterius : in fecundis nullum potcít dari medium , & ideo poteft in ipfis
argui tam conflruétiué , quam de- fi ru&tiué refpe&tu horum przdicatorü
ve- ri, & falfi; vnde cft maxima 5; »nwm contra- di lerium eji perum
,alterum eft. fal/um 5 vt falfum eft me legere , ergo verum eft me non legere.
Prater ifta oppofitorum genera dantur etiam difparata, quz ad inuicem nó
poffunt verificari,vt homo,& afinus, ab iftis argui- tur affirmatiué; vt
eft homo , ergo non eft afinus, non tamen negatiué , vt non cít ho- mo;ergo eft
afinus ; Sed debent adeffe dux conditiones,vt notat Tat. hic,prima, quod ifta
difparata non fubijciantur in propofi- tione ,aliter non femper recte
arguercetur, vt homo eft animal;ergo afinus non eft ani- mal; fecunda, quodin
accidentibus argua- tur in terminis abítractis , quamuisin fub- ftantijs poffit
argui ctiam in terminis con- eretis, vnde non valet , lac eft album , ergo non
eft dulce . 45 Locusàá maiori ad minus, & à minori 2d maius eft habitudo
iftorum terminorü, vbi not, cum Tat. hic per maius intelligitur illud,quod
habet maiorem apparentiam, & probabilitatem effendi, & conueniendi ali-
€ui fubiecto ; per minus intelligiturid , q» habet minorein apparentiam
conueniendi, v.g. facilius eft fupcrare decem, quàm mil- le , facilius eft
expugnare vnam ciuitatem , quàm regnumyideo illud dicitur maius,hoc minus ,
& potcft tripliciter fieri compara- tio,vel vnü przdicatü ad duo fubiecta
cópa ratur, vt dcbellare prouinciam refpe&u ve- gis, & militis, vel duo
pradicata ad idem iubicctum,vt fcrre centum, & ferre decem in ordine ad
eundem hominem , vei tertió duo przdrcata ad duo fübiecta vt ferre cé- jum.X
fcrre decem refpectu hominis adul- ti,& paruuli : A matori ad minus tenet
ne- tiué ,& fit maxima, Si sd, quod magis vi- [9m smeffe,mon ineft , neq.
quod mini ui- detur ineffe , erit, vt ft homo adultus nequit ferre decem , n«q;
paruulas poteri: ferre «entum . A minori ad maius tenet affirma- , tiué, &
eft ifta maxima. Si 4wed minu: wi. detur ineffe , € inefl , ergo quod magis wi-
detur ine [Je merit , vt fi miles poteft ciuita- tem debellare, ergo & Rex
; in hoc tamen tion fcquitur, milcs potcft facerc decem,er^ minori ad maius
propter maiorcm Rcgis potentiam, re vera tamen arguitur à majo- ri ad minus ,
nam probabilius eft militem XY maiorem laborem fullinere, quà poí- t Rex; quia
vt diximus per maius , € mi nus intelligitur maior , vcl minor probabi- litas,
vcl facilitas rei, 49 Locusà fimili parum differt loco à proportione , fi
accipiatur fimilenon pro conuenienua folum in qualitate , fed pro quacunque,
& tenet tàm affirmatiué, quàm negatiué, fi arguatur quoad illa, in quibus
cft proportio, & fimilitudo,& eft maxima, De. (imilibus, dr
proportionalibus ei idem 19 dicium, vt ficut fe habet Rex in regno, ita
Generalisin religione , fed Rex debet effa prudens, & fapiens , ergo &
Generalis, di- ximus, ff arguatur illa , &c. namnes valet , Rex debet
habere milites , crgo; € Generalis . » Ab iftoloco fumitur
modus arguendi à commutata proportione , in quo funti(lg rcgulz, vt notat
Doctor in 1.d. 36. K.in 4. d.43.0.3.G. Prima , quód accipiantur qua- tuor
termini , & primus comparetur cüm fecundo, tertius cum quarto . Deinde com-
mutando, vt primus comparetur cum tere tio,& fecundus cum quarto , vt ficut
fe ha- bet duoad quatuor , ite tria ad fcx , ergo commutando ficut fe habet duo
ad tria;ita quatuor ad fcx; fed duo ad tria cft ptopor- tio fexquialtera, quia
includit duo,& mee dictatem ipfius, creo quatuor ad fex eric proportio
fexquialtera . Secunda regula eft, quód quando fit in alijs rebus à quanti-
tate,fiatin terminis conuertibilibus,& có- tradictorijs, nec vnum fit
fuperius alterum inferius, & hoc vult dicere Doctor ibi , cü ait argumentum
à commutata proportio- ne tenere in omnibus quantum adcontra- dicere, &
conuerti, inalijjsnon neceffarió tenet, vnde non valet. ,/ficut fc babetfuper-
ficies ad hanc luperficiem, ita color 3d ile colorem, ergo commutando ficut fe
habec feperficiesad colorem jita hac fuperficies ad bunc colorem , erficies
nequit ef- fe fine colere , €rgo neque hac fuperficies fine hoc colore non
valct , quia termini nà contradicunt,fed funt pofiaui : fimiliter n& valct,
ficut fe babet homo ad non hominé , ita animalad non animal; crgo commutan- do
ficut fe habet homo ad animal , itacon homo ad non animal, fed quod eft homo ,.
eft neceffario animal, ergo quod cft nóho- mo, cft neccífario non m » non s :
quia licet termini contradicant, fe habent tamen vt fuperius,& inferius ,
vnde in hoc cafu, inquit Doctor , non debet comparari fecundus cum 4. fed
quartus cum z.quia ab inferiori ad fuperius non tenet negatiuée , fed bené à
fuperiori ad inferius, hinc extre- ma contradictoria non habent eandem vim Íe
inferendi ad inuicem, ficut fua oppofita, wt patet cx dictis quando ergo
feruantur iftz duz regulg, valet commutata propor- tio non folum in
quantitatibus, verum etià in alijs rebus, vt ficut fe habet homo ad nó hominem
, ita p ad non rationale , ergo ficut fc babet homo ad rationale , ita non homo
ad non rationale , fed Brunellus &ftnon homo, ergo eft non rationalis. $o
"Iranfumptie eft duplex,vna,quando aliqua vox fumitur ad fignificandum
figni- ficatum alterius vocis propter quandam fi- militudinem, & analogia
in illis rcpertam , & diciturmetaphora,vt cum rifus tribuitur fiorere
pratorum; altera.quando vnum no- men minus notum declaratur per aliud ma is
Rotum;,& hoc modo fumitur hic, & dif- L ànominis definitione , quia
definitio nominis conuertitur cum definito , & in Pe accipitur expofitio
nominis , vt philo- ophus..;. amator fapicntiz, at in tranfum ptione folum
accipitur nomcn notius, vt fi quis pro Philofopho vtcretur fapientis no- mine;K
tcnet affrmatiué, & ncgatiue, eftqs maxima, flwicquid alicut comuemit , vel
di- féemuenit [45 nomine magis moto , conuenit, ! gel difconue nit ill [ab
momine minus noto, st fapiens fiudet, ergo philofophus ftudet : €x quo
dceucitur , propric bunc Jocum nó effc cxt fecum, quia hac nomina eandem zem
figmficant. Tandem authoritas cft iudicium fapien- tui in propria fcientia ,
& locus ab autho- ritate habct hanc maximam ,Cwieungque ex- gerto im fua
f[cientiaesi credendum; & quo magis cfl expertis, cominus falli poreR,&
&onfequenter maiorem inducet probabili fatem , & qui? Deus non poteft
falli, aut mentiri,idcurco authoritas diuina maxinià inducit certitudinem at
homincs;quia funt fallibilcs, quamuis fapientifimi, non indu- «unt firmum teft
imcnium,nifi aliqua ft ra- tio illud comprobans : locus iflc tenet af-
firmatiué, vt Mlirologus ait coclos mobiles «ffc,crgo funt mobiles ; negatiut
tamcn nó tenct ib authorirate ncgata , vt Arift.mon dixit cxpicffe animan,
rationalem cffc im- sortzlcm , ergonon eft in mortalis ; non tenct,valctautem
ab author jtate ncgatiua; Pars Secunda In[lit. Trati.IT. Cap. IV- uando
exprefse ab aliquo fapiente negs- Ra quid , vt Arift. negauit NER go non datur.
C. .A.P.VLUERVSV. De loci: meds: . $o Toe medius eft , quando termini inferens
, & illatus partim conuee niunt, & parcim differunt , vcl fe habcnt vt
membra diuidentia , & funt tres.f. A cun- iugatis, A cafibus, & A
diuifione . I: Coniugata quaft idé jugum ducentia süt denominantia. &
denomimatiua , quz idem habent fignificatum principale , licet: in modo
fignificandi differant, Ab his parum differunt cafus , nam coniugata funt nomi«
na ab vno prouenientia, vt fapiens à fapi&- tia, cafus verà funt fiué
nomina, fiué verba, fiué aduerbia ab vno deriuantia,vt bonum, bené à bonitate
,fapiens,fapicnter à fapien- tia . Abifliscrgo coniugatis, & cafibus ar»
uitur tàm affirmatiué ; quàm negatiué per illam maximam-Q wrcquid comwenstvel
repm gnat Gui coniugatarum ,vel cafum , cóuenit, vel repugnat reliquo,
K.Cmiinefl , vel mom. sne[) ynum comragatoruw, C cafuum , ineft, vel ncn inejt
reli2ws 7, vt album eft colora- tum,ergo albedo cft color , iuftum eft bos num
, ergo quod iufté fit , bené fit. ! Pro veritate tamen huius argumétatio- nis
affignantur plures regulz ; Prima,quod nó fiat in tc rminis, vltima
abflra&tione ab- flraétis, vt notat Doct, 1.d. 5.0.1. vnde non valct,albedo
eft color, ergo albedimeitas eft coloreitas: homo eft animal, ergo huma...
nitas eft animalitas, Secunda , quod fiat in przd catis Y fe , maxime fi
afürmatiué ar- guatur , vcl fi ncgatiué ab abilra&tis ad có- creta, vt Ron
valct, album eft dulce,ergo al-.— bedo cft dulcedo, vcl albedo non.eft 5- rni
do, ergo album non elt dulces quamuis à concxctis ad abftracta negatiue Và-
leat: Tertia, vt non fit factum ali mira- culum circa formam, idcft fi albedo
effec à fubic&o fcparata pom valet,albcdocftco- —— lor,ergo album cft
coloratum, tunc .n. non. datur concretum ad fubiectum. Quarta , ge fiat in
diuerfis pradicatis : & nominacum - nominibus, aduerbia cum aduerbijs copu-
lcntur vnde non valet , album eft coloratü,, crgo albedo efl
colorata,fedalbedoeftcos -— — lcr,& ivflum eft bonum , ergo tuílé agere -
bené elt. * Diuifio eft deplex pronunc,yna,que dae. turpernegationem, vthoc
veleft ens ; vel — —— A ) eh at non - ; Ct e P" - * De lids mdi . fion
ens, (ed aon eft ens , ergo eftnon ens, & datur maxima, $/al/24« duo
dimidunt «li. « quod tertium, fi s tertio
tnefl vnum eorum , pios ine[! «lteru vt patet in exéplo adducto. Altera diuifio
eft, quz datur per atfirma- tionem , & eft duplex, alia pzr fe , alia per
accidens, prima eit triplex , vel generisin fpecies pec differentias ,vt
animalium aliud rationale, aliud irrationale, vel totius inte- gralis in
partes, vt domus ia csctam, parie- tem,&c. vel vocis in fua fiznificata ,
vt ca- nis alter celeítisalter cerrettris,Alter mari- nus . Secunda diuiftc eft
etiam triplex alia . fübiedti in accidentia, vt animalium aliud album, aliud
nigrim , alia accidentis ia fu- bieda , vtaliud nix , aliud papirus; Tertía
accidentis in accidentia , vt dulcium aliud album, aliud nig cun . Locus à
d:ut'toae tenet tam conftru&i- ué,quim dzftru&iue,& dátur ifta
maxima Mb aff matione dimi(i de alique cum negatio- ne alterins membri em , velomnis
dem pro vsiad affiemationg alterius t*netconfeq; dicitur 45 4ffirmatione dimifi
de aliquo , quia - fübiectm debet contineri f'ib Jiatfo,& fub illo
z2nerc,vne non valet, lapis nó eft ani- mil rationale , ergo eft ania
irrationile, dicitur, vel ogsmium dempto v»?,quia fi diui- fum liabet plura
membra;à negatione vnius non equitur affirmatio alterins vt eft canis, &
non elt celeftis, ergo marinus. Secunda Poffto vw) membrorum diuidentium im
aliqno fobbiedlo rt myuetur a!t*rum , vt homo eft ra- tionalis,ergo àon eft
irrationalis; dummo- dó tamen membra non coincidant,fed om- nino fint diuerfa.
- TRACTATVS IIl. De Syllogifmo Sophyftico. De fallacysingenere. Cap. I. Sg
Emanet [^ complemento harum laftitutionü Logi- dM calium , vtde fyllogifmo Me |
litigiofo, feu ophi(ticoa- EE gamus.nó quidem vt po(- einde .utputando aliquem
fal'ere , ignum eft.n. fcientifico viro, fe vt fcia- mus infidias, &
fophiftarum captiones cui- tare; cuius notitiz canta cít vtilitas, vt no- fter
Ocham in 4. p.partis tertiz Lozic.c. r. afferuerit , neminem fiue naturalem
philo- /flue moralem,ius ciuile,aut cano- | Theologiam per- aed 13t fcéte
acquu'ere poffe finenotitia fallacià- rum, imo neccffada ifta ignorans in
multos rolabitut errores ; nequit.n. euitari ma- um, fi non coznofcatur. ]
Syllogifmus itaq; fophifticus cft fy'to- fms dcceptorius cx apparentibus cóclu-
cns errorem,q ae tamen vera noa sut; vn- de ficut in r:bus dantur celores
apparétes, vt ia collo colum5z radijs Solis expofitze fimiles veris coloribus,
ita fyllogifmus ap- pen non eft verusfyllogifmus, fed fimi- is illis quapropter
fyllogifmusille ,qui ex euidenter falfis coníitat,non diceturíophi- fticus
propter non dpparétiam Tripliciter auté hic fyllogifmus poteft dici à vero de-
clinare,vel quia peccat in forma, quia .f. fà fit in modo, X figura; velquia
peccat in ma teria,fi terminos zquiuocos cótineat, quz deuiatio implicite
arzuit primam , nam cít terminus zquíaocusfit ous i nó vnus, confequenter
nullus fyllogifmas ralis erit ex tribus terminis,fed ex quatuor ; vel tan- dem,
quia peccat in vtroq; de defectibus circa formam fatis diximus in i. p.
tract.5. dum regulas veri fyllogifmi atfiznauimüs , reftat , vt defectus circa
materiam aperia- mus,fallacias communiter nuncepatis. — $2 Fallacia igitur,
quiuis multas habeat acceptiones , in prafenti fumitur pro loco fophiftico, (cà
illa | eoi in qua fut dantur frllpsitmi eptorjj , & qui cófe- uentiz fal(z
oftenduntur,vt verz,ficut .n. "dantur loca topica,quz maxima, differ&-
tia maximz dicuntur? quibus probationes ecauuntur ad inferendam conclufioném
pro- babilem,& dicuntur locus à fubftantia , lo- cus à dcfaitione,
&c.fic dantur loca fophi- ftica & ab illis maximis denominantur,vnde
dicitur tallacia zquiuocationis, fallacia am phibologiz &c. & in qualibet
iftarum da- tur caufa apparentiz,quz mouet ad crede- dumillud, quod non eft ,
& caufa deceptio- nis,quz facit creditum effe faifum, & latet in cau(a
apparentiz, - Fallacia in communi diuiditur in fallacia is in dictione,& in
fallaciam extra dictionem, fallacia in dictione eft, cuius caufa apparen tiz
fumitur ex parte dictionis , quatenus.f. ijdem figois non fiznificatur vnü, fed
plu- ra, & dicio hic accipitur tàm protermino incomplexo,quà pro cóplexo,
& oratione: uius fpecies [unt fex, f.fallacia € quiuoca- tionis,amphiboloziz
,cópofitionis diuifio- nis,accécus,& fi yurz dictionis Fallacia ex- tra
dictionem eft »qua& caufam apparenti Íumit ex parte rerum v sonam 2 plu.
"uU Ww oc€w 132 Plurium habitudinum, quas habent ad inui Cem,non quidem vt
fic, (ed vt tales res per - voces fignificátur, X explicantur, vnde pri- ma
fümit caufam apparentizex parte mul- tiplicis fignificationis dictionis.fzcunda
ex arte multiplicis habitudinis rerum figni- anos ; & huius funt feptem
fpecies .f. Accidens, Secundum quid ad fimpliciter , Ignorantia, Elenchi, Petitio
princtpi), Con- fequens, Non caufa vt caufa , & secundum plures
interrogationes vt vnam , C AT VT IL De fallaci t in dictione . $3 T)Rima
fa'lacia in dictione eft fallacia zquiuocátionis, quz eft idoneitas decipiendi
ex vnitate vocis diuerfa omni- no fignificantis, vnde caufa apparentia eft
vnitas vocis , caufa deceptionis eft plurali- tas fignificatorum, &
tripliciter potcft co- iungzere,primo quando aliquis terminus eft zquiuocas à
cafu,vt cum plura immediaté fignificát abíq; analogia, in via przmií- faruríi
pro vno fupponit, in altera proaltc- ' Yo,vt in communi exemplo de cane
celefti, & terreftri,omnis canis currit , fydus cele- fteefl canis , ergo
currit; vt premi ffz fint verz, in maiori ]y canis fupponi debet pro
terreftri,ia minori pro celetti , & (ic argu- métum eft in quatuor
termini,vel fi pro al- tero tantum fupponit;vna illarmm eít fal(a Secundó
poteft contingere,quando aliquis . terminus elt zquiuocus à coafilio , &
cum analogia admixtus plura fignificans ordine quodam quatenus vnü proprie
fignificat , alterum verb per tranfumptioné ,& metha- ,phoram, vtquicquid
currit habet pedes , aqua currit,ergo habet pedes.Tertió quan- .do vna dictio
per feacccpta vnum fignifi- cat;fcd fumpta cum alia plara fignificat, vt
mortale fignificat,quod pót mori, at süptü cum prapofitione /» potcft
fignificare , vcl €» p5t non mori ,quonrodo negat acl. mo- riendi,vel quod non
potzft meri ,quomodo negat actum, & potentiam ad moriendum , fi d ren pad
age eft zternum , quod poteft non mori,c(t immortale, crzo quod poteft non
mori, c(t xternum, in ma. immortale negat actum , & potentiam , in mi.negat
actá;ité ois iniuftus eft pani&dus, ps eit iniuftas,ergo puniédus in ma.ly
in« iultus dicit nó càtü negationé iuflitiz , fed €t priuationé iuftitiz,imó
habitü pofit.uum imuftitiz,in mi.dicit fimplicé ncgaticné 5 huc fpectat
equiuocatio jpueniés cx amplia T ^ Pars fecunda Inflit. Tra&l.IIT. Cap. IT.
- tione nominis, fi cum in yna terminus pter copulam de praterito fuppoaat pro
his,qui fuerunt,in altera qopear copulam de przícni fupponat pro his, qui nunc
süt, vt quicquid currebat, fedet, ambulans cur- rebat, ergo ainbalans fedet,nam
ly ambu- lansin mmn.íupponit pro his , quinunc am- bulant, & qui prius
ambulabant, at in con- cluf.(upponit pro his, qui aunc funt ambu-
lantcsracioneprafentistemporis —— $4. Amphybologia differt ab zquiuoca-
tione,quos zquiuocatio dicit multiplicita- tem fizaificati cum vnicate
vocisjamphybo logia veró pertinet ad toram orationem,vt cum vnica cit oratio
fecundum materiam, & formam,fed multiplicem habet fenfum, ropter vnitatem
orationis elt apparentia dinis fallaciz,propter multiplicitatem sé- fuum eft
deceptionis cau(a; & poteft etiam tripliciter euenire, vt in zquiuocatione,
ná teft e(f- , quod oratio aliqua ex fe plures abeat fenfus, vt hic liber ett
Arift. peteft .n. dicere ly eft, vel habitudinem poffeffio- nis,vel habitudinem
caufz efficientis, & c fe&tus,vnde non valet, quicquid eft Ari
poffidetur ab Arift. hic liber eft Arift. erzo poffidetur ab Arift.z. poteft
cotiugere per tranfumiptionem,& prouerbialiter,t late- rem lauare fecandum
propriumadeafum et aquam in lateré immittere , fed impro-. prie , &
prouerbialiter fignificat etiam in aliqua re operam inutiliter perdere , hinc
non fequitur, quicung; lateré lauat, infun- dit aquam inlaterem , quicunque
infanum docet,laterem lauat, ergo &c.Tertió tande . fi vna oratio ex fe
habeat vnum fenium,fed cum alia aliud fignificet , vt hzc propofitio 3d
cognof(cit, fi Pes » fumatur in nominati- uo, facithunc fenfum , quod fit
aliquod cognofcens , fi in accufatiuo, facit alium, nempé quod fit aliquod
obiectum cogni- tum , vnde non valet, quod quis cogno- fcit, 1d cognofcit ,
lapidem Petruscogno- feit,erzo lapis eiprot ,nam vt maior fit vera, ly £4 (umi
dcbet in accufatiuo , fed in conclufione infinuatur quod fumeretur ir
nominatiuo . : sf Fallacia Pur vprt s , & diuifionis cadit in illis
propofttionibus , quz poffunt admittere séfum composi ld ifum,ita- ur fecundum
vnum fenfum funt iro dum alium fenfum funt fal(z,nam fi fecüdü vtrun3;feníum cffent
verz, vel elis onpal fent decipere, quia vel nó haberent falfita- tem, vel non
haberét apparétii: cópofitio ergo ad fallaciam rcquilita eft corum,quz -— ia
debe sr A SUE t - De falladfi- "deberent feparari , falfa vnio, &
diuifio ett corum,qux deberent vniri falía feparatio ; fallacia compofíitionis
eft cum ex oratione vera in séíu diuifo infertur. conclufio falía in séfu
copofito,fallacia diuifionis eft cü cx oratione vera in scfu cópofito infertur
fal- fain sé(u diuifo, caufa apparentiz eft ma- terialis 1dentitas
propofitionis ; propter uam videtur vera in quolibet feníu : cau- 4 deceptionis
eft multiplicitas fenfuum, quorum vnus eft verus , alter falíus . Tripliciter
auté cotingere poteft propofi tioné aliquà hos fenfus admittere , vel quia eft
modalis & de ifta ià diximus in «.p.trac. 2.C $.quomodo .f.expl icétur
modales in *é fu cópofito, vel diuifo , & in iftis poteft có- mitti
fallacia cópofitionis, vt qu&cüq; pof- fibile eft eff? albü,poffibile cft,
quod fit al- . bus,poffibile eft nigrü effe albü,ergo poffi- bile eft,quod
niger fit albus;procedit à mi- nori vcra in sé(u diuifo ad cóclufioné falsá
in.séfu cópofito : cómittitur etii fallacia "Wuiftonis,vtimpoffibile eft
fedétém ambu lare,Petrus fedet,crgo impoffibile eft Petr -ambulare,;procedit à
maiori vera in «cfu có . pofito ad concivfioné falsi in fenfu diuifo . Poteft
ctiam Secundo eif2 , quod aliqua propofit:o a 3mittat hos fenfus, quádo cius
partes cojulantur fimilibus coniunctioni-bus & particulis , &, vel,
mec, «st, Xc.quz particulzfi determinant vnum extremum propofitionis , fumuntur
coninn&im , vel difiuuctim,& faciunt vnam: propofitionem cathegoricam
de fübiedo , vel praedicato compofito, vnde fi1ciüt Compofitum fens íi; fi veró
determinant totam propofitionem , fic fumuntur coputatiué,vel difiunctiué ,
& faciunt plures propofitiones hypotheticas, & fenfum diuifum,v.g.emne
animal ratio- nale,vel irrationale eit homo,fi ly vel cadit fupra
fübiectum,fumitur difiunctim, & fa- cit hunc fenfum compofitum,omne animal,
fiue fit rationíle,fiue irrationale , eftho- mo, tft falla propofitio,fi cadit
fupra to- tam propofitionem fumitur difiunctiué, & generat fenfum diuifum ,
.4.vel omne ani- ial.róngle eft homo, vel omne animal irra- tienale eft homo;
imiliter,duo, & tria funt quingue,ly etf (umitur copulatim.facit sé- 1
compofitum verum ,nam elt fenfus , » iscmid tria fimul süpta faciunt quinq; -
fumitur copulatiué, facit fenfum d,uifum fitfam,elt.n.séfus,quod tám duo cít
quinq; quam tria eft h ico en non valet omne 'animalrationale,vel irràti eft
homo , animalirrationale,ergo eft homo; . * * , indilliont. — . t33 duo,&
tria funt quinq;duo,& tria funt pas, & impar,ergo quinq; eft par,
&& impar. Tertio poteft aliqua propofitio ytrrum« que fenfum
admittere,quádo aliqua dictio, íeu aduerbium potelt cum diuerfisconiü- gi &
fi corangitur cum illo,cum quo jprius videtur conftrui,facit fenfum compofitum,
fi cum illo,cum quo minus apté, I conge- nienter conRruitur, facit fenfum
diuifum , aptius tamen , & conuenientius eft przce- dens, quàm fequens,
& proximum , quam remotum;vt quicquid viuit femper eft ,fi ly fimper
coniungatur cum ly vit, facit (en- fum compofitum, & eft vera propofitro,
f£ cum ly eit; facit fenfum diuifum , & eft fal- fa:quicunque litteras
fcitnunc didicit eas, fi ly mene conftruatur cum ly /eii: eft cópo- fitio vcra,
fi cumly didicit , elt compofttio falfa, vnde non fequitur , grammaticus fcit
litteras,ergo nunc didicit eas. $6 Accentus hic capitur pro modo pro-
ferendi,vel (cribendi didi onem aliquam, & quiaex diuerfitate huius moii aliquando.
prouenit diuerfitas figniRcati iilius dictio- nis,hinc committitur fallacia
accentus,que eít deceptio proucniens cx identitite ma- teriali dictionis, qus:
cft cout apparentiz , & diuerfitatc figniticati illiis di&tionis ex
modo diuerfo proferendi,vel fcribédi,qua elt caufa erroris variatur autein
dictio, vel ex variationc aípirationis ,vt ara fignificat altarejhara vero cum
afpiratione fignificac porcorum ftabulum, vnde non val*t,ara eft 'in
templo.fiabilum porcorum elt hara, er- go eft intemplo: vel ex variatione
diphton gi,vt aquus fignificat iuftum , equus verà gaificat animal
innibile,& non valet;equi funt innibiles,s3cti funt zqui, ergo fantin-
nibles, vel ex variatione accetus , & quan- titatis |y li3barum, vt populus
fi habet pri- mam longam fignificat arborem, fi breue , fignificat gcntem,;hinc
non fequitur, omnis populus eft arboc, gens. Itala cft populus , ergo gens
Itala ett arbor; vel tandem,quan- do ea io modo profertur vt «na ,. modó vt
plutes , vt inuité fignificat coacté- vt vna dictio,vt duz dictiones fignificát
ar- borem vitis, hincnonre&é infertur , nihil, fit à Deoinuité, racemi
fiunt in vite, ergo raceminonfiuntàDeo. — 5. $7 Fallacia figurz dictionis eft.
o proueniens à fimilitudincapparenti dictio" — num,vcl in voce, K
definentia, velin fiam- — vel in modo figni - ier in ali- uo alio , cum
tamen;re ve erant ; q» Gipliciter effe potcft; Pria fi Wiégedi à 134 ret
d'ctiones omnes fimiles in voce , vel definentia cffe ciufdem generis, vcl
inafcu- lini , vcl foeninini, vel ncutri,vt o.nnis füb- ftantia cft bona, poeta
cít fubitantia , ergo pocta ett bona bd quia tam fub'tantia, quà poeta definüt
in a,poff-t quis credere eiuf- dem generis foe minini eff: ; idem poteft in
verbis contingere, vt calcfacere cít agere, calcficri eft pati,ergo intelligere,
& videre eft agere , intelligi, & videri eft pati. Secundo contingit ,
quando fub termino diftributiuo vnius przdicamenti fubíumi- tur terminus
alterius predicamenti ,vcl fub termino diltributiuo fpeciei vnius przdi-
camenti fubfumitur terminus alterius ípe- Ciei ciufdem pradicamenti; pro quo
nor ex Och.& Orbel. hic, quod ficut diuerfg inter- rogationes conueniunt
diuerfis przdicamé tis, fic ctiam diuer(a diftributiua illis com- tunt , v. g.
fi de Petro interrogetar fub- acá. & quidditas , interrogatio fit per quid,
dicendo, quid cft Petrus ? & refp. per terminos explicantes propriumgenus,
& propriam differentiam; fi quzratur magni- tudo, interrogatio non fiet per
quid, hac .n. propria eft przdicamenti fubilantia , fed per quantum, .f. quantus
eft Petrus ?& re- fpondetur per terminum zxprimenté quan- titatem
continuam, non diícretam,quot n. eft interrogatio ad quancitatem diícretam
attinens , quale ad qualitatem ;quando ad przJicamentum quando , vbi ad
przdica- mentum vbi , €c. vnde fecundur g^ fiunt incerrogauonés debet
refponderi per ter- minos proportionatos, & conuenientes : pariformiter
diuería funt diftributiua,nam diftributiuum fubflantiz cft 28/c4254 , quils- -
Let, diftributiuum quantitatis continuz eft quantumcusg; quantitatis difcretz ,
qwar- «una, qualitatis , qwelecung; radicameati vbi hoc fiznum sb;cung; pra
diciméti 2e do , quan Gcn»4; &c. Verum eft, quodly, wiequid , nontolum eft
diftributiuum fü anti, fed cuiufeunque termini abfoluti , - etiam fi accidens
fit , eo quia correfpondet interrogationi fa&z per quid, qua ctià fit -
deaccidentibus in cermiais abíolutis, & fi- ne ordine ab (abiecta , quomodo
explican- tur quidditates ipforum, non in terminis connotatiuis, K inconcreto.
— . Quiádo crgo fub diltributiuo alicuius pre dicaméti fub(umitur terminus
alterius prae dicamenti , vel fub diftributiuo vaius fpe- ciei lubfumitur
terininus altcrius. fpeciei eiuídem Lio yocp ; comnuttitur falla- cia figurz
diclioais , eo quia propter funi- ». Pb N &. Pars Secunda Inflit/Tvacl. LI.
Cap. II. litudinem illarum dictionum credit. quis licité a-gu.nentari poffe in
illis terminis,vt Quicquid emiíli comedifti,carnem cru emtfti, er?o carnem
crudam cemedidti , ly uicquid eft diftributiuum fubititiz, quod Cbfumitur, cft
terminus complectens vnü terminü fignificantem rem (uam per modà fubltantiz ,
& alterum per modum qualita- tis..ly arudim. Item Qicquid Deus facit medijs
caufis fecundis poteit fe folo face. re, Deus cum caufis fecundis facit actd
me- ritozium, ergo fc folo poteít facere acti me ritorium, quo eft (alíum ;
quia Deus non meretur, cuin noa habeat legem aliquá. fu- jesioduón
cóformetur,vndé committitur zc fallacia,nam fit tranfitus à diftributiuo
pradicament i fubftantiz ad. terminum de przdicamento relationis , qualis eft
ly me- ritorius: fimiliter , quandocunq; fuitti Ro- mz,fuifti homo bis fuifti
Roma, ergo bis fuilti homo , fit tranfitus à przdicamento. Quando ad
quantitatem difcretam:Vbi ad- uerte ex Tatar. híc, quod huic diftribuciuo-
qusndecunque zquiualet interdum E : «un1; i íumatur pro qualibet temporis dif
ferentia, fed interdum fignificat partes té- porisdiícretas ,&
interruptas,quomodo eft dittributium quantitatis difcrctz 5 item quanto(canq
dígitos heri habuifti , hodie habes,decem dig tos heri habuitli, ergo de cem
hodic habes, quod «fct falíum,(uppo- - fito quod vnum amifetit,eo quiain
maiori. cit (ermo de mole , & conzinua quantitate - digitorum jin minori de
numero ipforum , debet ergo fub(umi terminus aptus ad fa- tisfaciendum
interrogationi illius predica- menti v qualecunq; currit, difputat,fi fub.
fumatur fortes currit , ergo difputat , non valct,íed fubfumi deber, album
currit, ergo dilputag rurfus quandocunq; eft pater, eft filius,Petrus eit pater
,ergo eít filius, noa valet, (ed debet (ubíumi , in hoc tempore eft pater, ergo
in hoc tempore cft filius . $8 Tertio committitur hzc fallacia , vt hàbet
Sco.:.d.z 3.7. HL. & quol.s. d. quan do qualequid mutatur in hoc aliquid ,
vel é contra, vc quando commune , quod di- citur qualequid,mutatur in fiogulare
quod eft hoc aliquid vel cótra, quo cafu variae tur fuppofitio illius termini;
non camen ad variatonem cuiuslibet fu tionis có- mittitur hzc fallacia, aliter
hic fillogif(mas non effzt rectus , omnis homo eft animal , Petrrus eft
homo,ergo e!t animal : vbi ly homo in wa diftributiué in. min, determinaté, ícd
folà quàdo vaziatur gr po pe fallaci extra diclionem pofitio ma terialis in
formalé , vel fimplex in perfonale, vel cófufa in determinat, vn- de non valet
ifti fyllogifmi,homo eft dictio ifyllaba, animal rationale eft homo , ergo
Sc.hic homo in ma.fuppooit materialiter, in mi.formaliter;hon:o cft fpecies ,
Petrus «(t homo , ergo &c. híc homo fupponitin ma. fimpliciter ; in mi.
perfonalicer; ín ifto alio eft eadem variatio , Socrates eft alius ab homine,
Socrates efthomo , ergohomo eft alius ab homine : omnis homo eft ani- mal: ergo
ois homo eft hoc animal , ly ani- mal in antec. fupponit confusé , in confeq;
determinaté, Committitur ctiam. hac fal- lacia, quando arguitur à pluribus
determi- natis ad vnam determinatam ,ideft quando in antec.terminus communis
fupponit de- terminate cy omae partium totius in quàá- titate;qualia [unt
inferiora termini commu - Bis, in confcq; veró fupponit dcterminaté
reípe&in totius z-quantitate, quod cft ter- minus communis cum figno
vniueríali , vt animal cft Petrus , animal eft Paulus ,. & fic . dealijs ,
ergo animal eft omnis homo , ly animal fupponit pro vno determinato in antec.in
confeq;pro pluribus inatis . C AR. V,T. LIT. NUT TED fallaciis extradidlionem ,
59 TNtcr fallacias extra diclioné prima cft fallacia accidétis,vt pote ceteris
efficacior ad decipiédü , pro cuius notitia not.quod triü terminorü fillogifmü
ingre- di&tiü medius dicituraccidens , no gua fit sép quintü prz
dicabile,nó.n.taliter fu- mitur accidés,íed fumitur jp,extraneo, qua tenus eft
ex parte idé, & cx parte diuerfum «um alio termino,cui coiungitur,& de
quo pradicatur , & fic tàm fuperiora dicuntur accidentia sefpeétu
infertorum,quam infe- riora refpeétu fuperiorum,propter inddz-
atamidentitateminteriila;minor extre- mitas dicitur res fubiecta, & maior
dicitur attributü,eo quia minori extremitati attrj buitur in cóclufione.
Fallacia igitur accide tiseft deceptio proucn:és ex iradzquata, partiali
idétitatc acciaéus cá re fubiecta , qua identitas cft apparentizin fillo- gifmis
athrmatius , & diucrfitas eft caufa erroris; in negatiuis é contra ,
itaDoctor in p d.1.4.5. 1 I. à : ribns n:odis poteft hzc fallacia commit
ti;primus eft, quando cx ccniunéi;one cx- tremitatum cum medio in przmiffis,
infcr- ^ tur coniunciio i in mando vnum dealtero |, vt effentia diuina eft
pater,filius cft effcntia diuina , ergo fi- lius eft pater , committitur
fallacia accidé- tis,quia inquit Doctor ,maior identitas có« cluditur in
conclufione, quà fuerit in pra- miffis affumpta ,in premiflifi.n. erat ferma,
de identitate in cffcnt'a , quz fi conclude. retur in conclufione;effet vera,
filius .n. et idem cum Patre cffeatialiter , at concludi - tur identitas
perfonalis; qua propter expli canda «ft illà propofitio £ua unt eadem qni
tertio [unt eadem inter fe,.[ cadcmice- titare,qua in tertio conucniunt;huc
fpectát fillogiini in fecunda figura ex puris affir- matiuis, vt homo cft
anima!,lco eft animal, ergo leo cft homo. Secüdus modus , quando cx nó
idétitate extremitatü cü medio in przmiilis argui- tur nó idétita: ipforà in
coclufione,vtc quà- do arguitur cx paris negatiuis , nullus ho- mo elt
afinus,nullum rudibilectt homo,er- go nullum rudibile eft afinus , nullum ani-
mal eft lapis, nullus homo eft lapis , ergo. nullus homo cft animal, arguitur
maior di- ftin&io in conclufione inter extremitates , quam fit in przmiffis
cummedio. Tertius modus eft , quando ex aliquibus diurfim acceptis in przmiris
infertur inde- bira coniunctio ipforü in cocluf. vel quàdo áb aliquibus
coiurctim süptis in przmitfis infertur indebita diuifio in coclufione , vt ,
ilte cft albus, & cft monacus,ergo cft mona- cus albus , ifte canis eft
pater, & cft tuus , €rgo eft pater tuus;ifte cft homo mortuus, ergo cft
homo, & clt mortuus : diximus /». detta conimndl i2, ucl dimifío , quia à.
diuifis ad coniuncta valetinferre , & € contra, v6 ifteeft animal & cft
rationale, ergo cit ani- mal rationale jifle eft animal album ; ergo eft animal
& eft album , quapropter cft vi- dendü qfi fit indcbita coiunétio, &
diuifio, 6o Not.igitur ex Tat z Periher. c.2. q. r. 6.5 JGiendum, & vr
nimiis. arguere à diuifis ad cótunéta elt arguere ab antec. in quo ponuntur duo
predicata mediante par» ucula coniunétiua ,6n,ad cofequens, in quo przdicata
reponuntur fine aliqua coniun &ione,N ad des tria requiruptur,primum, quod
illa pr&dicara diuifa fc habeant vt de- tcrmipabile ;& determinatio,
fcu vt fubilan. tiuum, N adicéiunm, fic fe habet animal | rcípectu rationalis
a! bi mufici, c. defectu cuiusnon fcquitur,ifte eft monachus, & al- bus,
ergo elt monzchus albus, quia albedo nó eft determinatio illius przdican n.ona-
&à ; fecundum quod determinatio nó fuu.a- tur t36 tur zquiuocé,&
fignificatum varietur, qua rationc non valet, ifte canis eft genitor , &
eft ruus,ergo cít E tuus , namly tuus in antec.denotat habitudinem
pofftfiionis, in confeq habitudinem effe&us ad fuam «caufam efficientem;
tertium , quod non fe- quatur negatio, neque fiat oratio impro- ria,vt Petrus
eft homo,& animal , ergo cft ro animal, vel eft homo , & rationalis ,
ergo eft homo ration:lis . Arguere vero à coniun&tis ad diuifa , eft
arguere abantec . in quo ponátur pradica- ta fine coniunctione ad conf. in quo
fint predicata cum copula coniunéctiua;ad quod «tiam duz conditiones
requiruntur ex Or- bello hic; Prima , quod determinatio nó fit diftrahens, vnde
non valet, Sortes cfl homo mortuus , crgo cft homo , & cft mortuus, «hymera
eft ens impoffibile , ergo eft ens , & impoffibilis; Secunda,quod vnum
prsdi- catum ex fe ,& fimpliciter conucniat fubie- &o;non
rationealterius przdicato ,vt hz confeq. non valent, Camaldulenfis eft mo-
nacus albus , ergo eft monacus , & albus , quiaalbedo conuenit illi ratione
habitus . Francifcus eft bonus artifex , crgo cft bo- nus, & artifex , nam
bonitas illi competit ratione artis 5 cffcntia diuina eft pater ge- nzrans,
ergo cft pater,& eft generans, ge- nerare .n. dicitur dc illa ratione
paterni- tatis . Quandocunque igitur deficiunt ifta
condciuoncs;fit indebita coniunétio, vel di- uifio ,& committitur fallacia
accidentis . 61 kallacia-defecundum quid ad finijli- titer cít afiniscum
przcedenti , pro cuius notitia recolenda funt , qua: dixiv:us tract.
praced.c.s.de toco,& parte in medo, diétü n. fimpliciter cfe t«iminus
cezn:unis fo- litaric iumptus,& diciturtotum in modo; dictum fccundum quid
eft terminus ille cü determinatione, qua dicitur pars in modo; fedin propofito
vt cemmittater hac falla. . £12requiritür , vttorüm fit determinatum ab al.qua
determinatione , vel diitrahente, vcl diminuentc, nó veró reftringente, vnde
non valct, cadaucr eft liomo mortuus,ergo «Íc hopo, cthyops cft albus fccüdum
den- tes, eigo cít albus,valet autem, Soites eft homo albus,ergo eft hon:o,co
quia ly mor tuus cft determinatio diftrabens ,1y album fccundum dcates: cft
dimmuens,& ly albus eft reltringens : quapropter fallacia ifta cft deceptio
proueniens à conuenicntia appa- renti d.&i fecüidum quid ad di&um
fimpli- &iter; & poteft etiam €
conucrfo fieri falla- €ia à $mpllicitez ad fccundum quid,yt Soe- «9» Pars
Secunda Inflit. Tratt-1TI.
Cap.1IT. tes eft homo, ergo eft homo mortuus. Hacfallacia multiplex eft iuxta
multi- plicitatem additi diminuentis ;nam vel eft diminuens fecundum totum
qualis eft có» ditio diftrahes, vt exéplificauimus de mors tuo homine;vcl cít
diminuens ssh parte, & hoc eft tripliciter, nam vel hzc determina- tio eft
(ccundit maiorem partem, vt cü par ies fecundà maiores partes eftalbus,vcel fe-
cüdü certà,& determinató parté,d fit pro- rià fubiectf illius coditionis,
vt fimitas re pe&u,ná fi,& cx iftis valet arguere à parte ad tot
,fequitur.n.partes fecüdum plures rtes eft albus,ergo cít albus ; Sortese mus
fecüdü nasü,ergo e&t fimus,negspro- prié dicitur coditio diminués;vel eft
fecüdü parté minor£ nec determinatà, vt gthiops cft albus fecidü détes ,nó
fequitus;ergo eft albus:vel tertió eft diminuens fecüdum lo- cum,vt nó licet in
mari audire facrum, non. fequitur ergo nó licet audire facrum;quar- to vcl cft
diminucns fecüdü tempus,vt non licet vefci carnibus in quadragefima, nà va let
,.ergo nonllicet vcíci carnibus tandem. vel eft diminuens fecundum vfum , vt
male vtentrnon expediunt fcientiz,nom valet;es. gononexpediuntícientiz. — 62
Dices , in ifla propofitione Petrus eft perfectus latro,cil monachus
alus,&c. ——— ly perfc&tus,& ly albus funt códitiones rez ——
ftringentes X tamen non fcquitur, € e perfeétus , ett albus , ergo malédicisur
quod à conditionc rcitringente nó commit titur hzc T sd ka paite eft ho- mo
mortuus,licetn offit inferri , crgo eit iE , poteit wen inferri ergo eft
mortuum,crgo arguendo à conditione « ftrahcnte non committítur hac fallacia .. .
R cfp.ad 1.non fequi confequentias illas,nó quia committatur hzc fallacia ,
aliter nun-* quam valerct arguere à termino determi" pato per conditionem
reftringétem ad ip- sá fimpliciter, fed quia committatur falla- ciaaccidentis;
quatenus non ad(unt omnes. conditiones requifitzad hoc vt poffit fieri bonus
proce fus à coniun&tis ad diuifa, v& nuper dicebamus, vcl dicédum ,
quod licet in iftis cafibus non fequatur,eo quia vnum predicatum conuenit
propter aliud;in alijs tamen fequitur. Ad 1.concedimus,qua elt determinatio diftrahens,
poffe fieri pro gicffum ad determinationem , nontamen — ad ipfum determinatum,
quodfehabetvt fimpliciter dictum; quádo verà eft condi- tio rcftringens
,poteítfieri progreffus ad vubq; dümodo adíint coditioncs af&g nata in De
fallacijs extra Bibi, it tertio modo przcedenus tallacie . ^ ^ Quod di&ü
eft fccüdà quid , &fimplici- tcr, yt fe tenét ex partc przdicati , propor-
tionaliter eit dicédà deipfis , vt fe tenet ex párte fubiecti , vc homo mortuus
eft cada- ner;non Ícquitur, ergo homo cít cadauer , xofa cognita eft1n
intelleétu, cr; o rofa eít 3n intellectu; at fi eft conditio reítiingens, tenet
coníeqs vt homo albus currit , ergo homo currit , dummodo non comparetur. ad
aliquod przdicatum conueniens illi toti, wt totum eft , & conf-quenter facicnsillud
toti fupponerc fimpliciter , vt homo albus eít aggregatum per accidens , ergo
hoaio eít aggreg;tum per accidens,non valet . Specialiter autem poteft hzc
fallacia comnutti,vt aduertit Ocham in p. 4. partis tertiz fuz logicz c. 5.
quando arguitur ab eff: de z.adiacente;ad ipfum de 3. adiacea- te, vel
écontrà.tàm affirmatiué,quam nega tiué;tunc ab «(fe de z. adiacente ad effe s.
adiacens atlirmatiué fit hac fallacia, quan- do additum non neccffaiió competit
fubie- €to,vt homo ct, ergo cft albws;at fi neceffa i9 conuenit , cít recta
illatio , vt rofa » o eft ens , eit. poffibilis &c. tunc negatiué fit hac
fallacia , quado addi- tum eft przdicatum neccffarium conueniés fübicéto,fiué
exiftzt,fiué non , vt rofa non eft,ergo non ett pv flibilis ; fi vero additum
fic pradicatum fupponeas neceffarià exifté tiam fübiecti,recté arguitur,vt
rofanó eft , non vidctur-E coritrà ab cffc de rertio adiacente ad ipfum de
fecundo affirmatiué cov mittitur hac fallacia,fi additü fit prz- dicatum
neceffarium; noo committitur , fi fit przdicatüm centingens prafupponers
conftantjam , fea cxiftentiam fubiecti , vt fequitur ,' Sortes eft albus, ergo
eft, non fequitur Sortes eft poffibilis,ergo eft. Ne- gátiué vcró femper
committirur hac falla- cia;przterquam in przdicatís, quz exifté- tiz
opponuntur;nam fequitur chy mera nó eft poffibilis.ergo ecd eio tamen fequi tur
homo non cft lapis;non eft albus , &c. €rgo hon:o non cft. 1 65 Fallacia
ignorantiz elenchi prouenit €x deceptione , qua putat quis elencur fiL um
habcr- omnes conditiones,fillo- ifmus elencus eft. fillogifmus: eontradi.
orius;ideft oftencés contradictoriü etus, eft à rcfpondéte conccffum, vndé re-
quirit primó omnes conditiones optimi fil Ími in modo, & 1n figura. 0, quod
conítet cx propofitionibus veré contradi- ctorijs;ad quas requiruntur quamor
€on- 157 ditiones, quod fint ad idem, fecundum idem? fimiliter, & eodem
tempore. , quibus addt potcft identitas loci , nifi velimus hanc re? ducere ad
fecundam. Poteft igitur ignorari clencus fillogifmus , vel quo ad prirfarias
conditioncs,fi.(. quis putaret illum fillogif« mum cffe in modo, & in
figura, cum tamen non fit , & fallacia huius ignorantia eftmis mis ampla
omnibus fallacijs coueniens; vel potcft ignorari quo ad (ecundarias condi-
tiones fi cxiítimarct aliquis propofitiones illas effc veré cótradictorias, cü
non fint, & dc iita eft fermo,quz tot modis poteft eue nire quot funt
códitiones contradidtoria- rü, vt quinq; eft med etas dcnarij , gon eft
mcdietas binarij,ergo elt medictas , & nom medietas,non valet, quia nó süt
ad 1€ : lie gnum ctt alteri quale, fe-undum loagitut- din, nzquale fecudü
laitudiné, ergo elt , & nó eft quale, nó valct, quia nó süt fecüt-* dü ide
: homo clt fpecies , nullus homo eft fpecies, ergo eft,& nó cft fpecies ,
nó fcquie tur,quia non eft fimilis,& eade fnppofitios Petrus hodie nó
currit |; cras currit , ergo currit; & nó currit,nó valer,qa deeft idéti-
tas téporis; Petrus audit Sacrumia téplo,: noi audit in cubiculo,ergo audit,
& nó au» dit, eft déf-&us idencitatis loci, dica '64 F.llacia
petitionis principij eft, quá. do id per feipfum protitars boc iyf- dem omninó
verbis, & dicitur petitio priu cipij ftarim,vt hono ETRAS homocus rU hzcnoa
eft in vfu. vel fub alijs verbis, & hoc multipliciter vt qu quis vtere- tur
fynonimis verbis, vt gladius cadit, ere go efifis czdit, ve! cum
parti&ularis probas tur per vniuerfalom ,& € contra , vel cum definitum
oftéditur per definitionem & vni uerfaliter quando id, quod debet probari ,
oftenditur per ignotius, vel zquenotum 3 Vérum cft tamen , quod proprie — .
& ex natura rei in his catibus ron spe : committitur petitio principi], nà
& tio notior efi m fe definito, & totum partis bus; aut écontra ;
poteft tamen committi ad hominen,fi.f.refpondenti zque ignota fint definitio, &
dcfinitü, totü, & partes 8 tunc rcfpedu ipfius refpondentis cómitti* tur
petitio principi) quia zqualiter negabit Cc v Sce affümptá ad probationem, h
qua v. g.ponitur definitio, ficut antea ne gauerat antecedeps in quo e;at tum,
quia zqué ignorat vtrumque. . 65 Fallacia cófcquéris elt d ueniés cx apparéti
conucrtibili conícquentiz cum prima jit $ ^ | ápcétànt fim Tr 158 eft bona,ita
putetur effe fecüda ; ex quo in- fertur,quod ad hanc fallacià seper (unt dug
confequentiz, vel explicite, fi arguatur en. thymcmatibus , vel implicite, fi arguatur
€x maiori hypothetica conditiormli, & pcr antecedens , & confequens hie
intcllfgitur gropofitio,i qua affumitur inferius in or- dine ad fuperius, vcl é
contra; hzc enim fal lacia fit in terminis non conucrtibilibus,vt funt
fupetius,& inferiussidcirco tüc com-e mittitur huiufmodi fallacia quando nó
re- € à fupcriotiadinferias , vcl é contra ar- gümétamur j duobus aut&
módis nó recte arguitur , ficut duobus etià modis cpun.é intcrtur,nà à
fuperiori ad inlerius stf1ma- tiué ó valet,fed e cótra ; ergo à pofitione
€bícquéus ad pofitioné antececetis cómit- titur hzc fallacia , quáui$ arguédo à
pofi- tiotic antecederitis rccté pofitio conícqué- stis inferátuf; pofitio cft
affumptio eiufdem propofitionis , defttuio cft sffumptio cé- ttadictoriz
pofitionis, vidé in hoc difcuríu €ft homo, crgo cfl animal, cft animal, ergo
homo, comtoittitur fallacia conícqucn- tis, quatenus fecunda conícquentia
putatur zcéta, ficut prima, & cft à pofitione confe- quentis, f. ab
affumptione illius confcqué« tis eJ «mimal, ad affumptioncm antecederi- tis.
Dciride à upetiori ad inferius negati- né tehet, noi é cóntra , ideo à
deftrüctione antecedentis ad defiru&tionem confequen^ tishoti valet,vt fi
efl homo,eft animal , noa €ft homo ; ergo non eft animal ; hüc etiarb iles (yllogifmi,
Qui dicit te effe » dicit verum, qui dicit te cffe afinü , dicit tc effe arimal
; ergo qui dicit te cffe tn, dicit verum , in hoc arguitur à po« fitione
confequentis ad pofitioncm ante- ccdentis,fci à fuperiori ad inferius afirma«
fjué, ab cffc animal, ad cffc afinum. $6 Fallacia fecundum non caufam , vt
aufam eft deceptio prouehicns ex aPp4- tentia, quam liabet vna propofitio ad
infe- -endam aliam , ac fi cffet vere illius caufa , teft dupliciter euenire ,
primo Lo ax dupkci progireffus , vnus ig quo : | Fou «plemento Inftit.
Dialc&l. vt facilius Pars Secunda Toflit, Tra&i.IIT. Cap. 111.
concludirur conclufio falfa , alter', in qua - affignatur pro caufa falfitatis
conclufionis aliqua pramiffarum , quz veré noncítcau- fa, Secundó vt colligitut
ex Sco.1. d.3. q.7. R. quando infettur falía conclufio ex vn&-
propofitiorie , qua tanquam caufa affumi- tur illius falfitatis , cum tamcn
rcucra non fit vt vinuth ibcbriat, crgo cft cbrius , ines brafe cnim non «ft
caufa ebrictatisin vie no, fcd in alieno foppofito. 67
Vltiva fallacia eft fecundum plures - intcrtogationes vt nami quatrupliciter ne
potcf fieri ihterrogato : Primó, quando vnum dc vnó quaritur, vt eft ne Sortes
ho-. $0? 4, quando vpum quaritur de pluribus,. vt cfl ne Sottes, &
buccphalus rationalis? 3. quarido plura quaruntur de vno , vt eft ne Homo
anirhal, & albus ? 4. quando plura dc
plutibes quatuntur conunéüim , vt an, homc; & talpa funt videntes , vel
cocci? ia his 6m ntbus modis committitur hac falla-. Cra, prater qnam in primo
. & fit cüm vnica - rc(ponfióne tatisfit plutibus ipterrogatioe. nibus
apparenzibus , ác fi cffent vna intere. tógatio. cüt tamcn pluribus durquSn :
tum illud refponficn;bus, vt fi effent duo - hotnihes,vnus coecus;alter furdus;
& quae: feretur an effent cocci, vel furdis hrdpon- deretur; quod funt
ceci, ergo furdus érit — €gcus ffi furdiergo cecus erit fu duplici rcíponfione
dcbet huic qu tisheri, .(. ifle cft cecus, & ifle eft furdus, &&-
dittin&tione vten qued licet rcfpondens affirmatiué. fe(pone eridó ducatut
ad inconueniens ,vt patet in acus etae fi tamen ncgatiué re« fpohideat
dicerido,noh funt ceci eianuiune. i , folum apparentet ducitut ad ue ticns,nen
enitn fequitur ,erZo nullus eft c&« cus, & riullus furdus,nam fcnfus
illius tefpós fionis eft quod nec ambo funt ceci, aec am furdi; & hzc
di&a fufficiant pro com- TO- ncs ad Logicam magnam, & hanc quz'flioe
nibus contextam gradum faccre pollins » PP oW " Ww X - * - d desgus im .
Hic notat Odd mÍDUxLÁUT.-.1 UV E Ad vniuerfam A emm Hilofophia olim fapié | tia
vocabatur,&qui re 3| bus cognofcédis incü- Cx] bebant, fapientes : at
"l| quianomé hoctumo- | rem,& iactátiam pre. , fcferte. videbatur , vt
Scotus refert 1. Met.fam,p.cap. 2. Pytha- rs noluit fe fapicatem appellari , f:
hilofophum, ioc eft, fapientiz amavo- rem, hinc nomen fapientis in nomé Phi-
lofophi eft matatum,& doctrina, qua (a- pientía dicebatur, Philofophia
caepit nà- eupari; Dcfinitut ab Acift. 1. Met. cap.3. Cognitiorérum vt Junt
fiue per [uas - €dufa5 ; cum egim omnià crcata habeant : ele per caufas; tunc
vti funt, intel- — liguntur, cu;n per fuas caufas cognofcun- tur) & hac
ratroncaíebar Plato in Thezt. & Arift.1: Met.c. 2. homincs ex admira- tionc
philofophari ccepiífe , hoc eft, ex notitia cffe&uum, & igaoranria
cau(arü inae(tigare cepilfe rerum caufas ; ex quo deducitur. Philofophiam effe
reram co- gnitionem per fuas caufas, X Philofophü eife, qni rerum cognitionem
hoc modo cít afiecutus . : Diaidi folet in hac amplitudine fum- a in
Naturalem,Moralem,& Rationa- m; Naturalis Phy (icam comprehédit , &
Metaphyficain , quibus addi folet Ma- thematica; Moralis Echicam, Rationalis
Logicam,(cu Dialcéticam; hzcq; trime- bris diuifio Philofophiz non foiu cói cal
culo Stoicorum , & Platontcorü receptafuit , vt; videre ett apud Eufeb.
lib. 2. de prz par. Euang. Alcim. de doctrina Plat, €-3.Cic. lib. 1.dc Orar. ad
Quint fratré, fcd Aritt.1pfe eà amplexusceit 1. Topic.
€:12« vbi faa diuifionc problematü in ..— Naturale, Morale,& Logicum,
fübdit ad philofophbiam igitur sm veritatem de bis iandum cjl dialettico autem
modo. «d opinieuem Bam quoq. amplettitar -— STIO PROOEMIA 13$ LIS rift. Logicam
. De Natura Logica. D. Aug.lib.8.de Ciuit.Dei c.4. & eius fuf ficientiam.
ex profetfo probat , P'hilofo- phia namq;ad hominis fcelicitatem ordi- natur,
quam in hac vita confequt potcft, hacautem tum in contemplarioae veti« tatis
conliftit, tum actione veritatis con» fitit tum a&ione virtuti confentanea,
vt docet Ari. lib.1. Nichom.c.7. & 8. fta- tuenda igitur eft fcientia,qoz
cerum caus fas,& arcana natare (cratetur ,& conté- plationi folius
veritatis incübat , & hzc erit Naturalis philofophia Phvficam, &
Mctaphyficá comple&tens: Altera dein- de pars Philofophiz eft a(fignandi,
quz incumbat moribus in(lrsendis , & sdci-- uilem vitam intítuendam, &
hec ck Mo ralis. Quia veró hzc omnía non nifi di- fcutrendo,& differendo
comparatur, & intelle&us nofter (pé decipitur, X errat in dicur(a ,
conftitacada deniq ; eft aice- ra Philofophiz pars, quz mentem dirigat io fuis
operationibus , & hzc eft Ratio» nilis.Hanc denique trimembrem diuifio- né
recipit, S. T h. initio Ethic ad Nichom, . & quicunque tenent Logicam effe
fcica- tiam, & partem Philofoph:z ,Conimb. ity prooemio ad lib.Phyf. Mori(
initio Lo» gicz, Complut.difp. 1.3.6. Amic.tract.t. q.4.dub. 1. & alij
quamplures; Verum tamen cft;quod notar Pat: ualig. ia Mete 1.p.difp. 4.
(e&t. 3. pote haac trimembré diuifionem reduci ad bimembrem, .(. ad
Naturalem,& Moralem, accipiendo na- 1üralem non prefikc,vt dicit fi o mess
plationem de natura, (ed largé prout có ple&itur res omnes intra ordinem
natu« rz Dom (ab quacunq. abftra&io- neilla fint , fic.n. accipiendo
naturam, res à Logica conlideratz non erüt extra. ordinem naturz , arque ità
fpe&tabit ad philofophiam ipfam naturalem . Vuiuer(am itaq; Philofophiam
iyxtà "Scoti principia , & Arift. dogmata, vb ücfire non obuiant
fidei, contexere inc& -— LEN i. S NN ' »- ^ A&Ww"wwW€.YaXm
rl." 140 dentes: ab ea parte , qua. liationilis dici- tnr;exordiom fummis,
quia hec ipa pars. philofophie eft inftrimentum refpectu Cceeterarum,part ium
Nataralis nimirum , & Morilis, quz non nifi diierendo, & difcurtendo
acquiruntur ; modus aü: di(- ferendi, & difcurrendi à Logica docetur. Hanc
igitur prooemialem quett.de nata: ra Logica ditierétem in plurcs dittribuc- mus
articulos , vbi de varijs Logice no. minibos, & acceptionibus diileremus,
de cius Bincyobic&tg,clientia, qualitate, ne- cc(litate,partitione;ac
deni]; de eius vni- tatc, & à ceteris facultaubus dittictione: ARTICVLVS
PRIMVS. De varijs Logice nominibus, & acceptionibus . 2 Voad ptimum;facultas,
quam ag- gredimur explicandam , Logica patti m appellati folet,& quidem
Logica dicitur quaf fermocinalis , vel rationalis facultas cx co , quod
fermonem verá vel fal(um contiderat, vel quia ratiocinari do - Cet, logos.n.
vox graca vtrumque figni- ficare poteft,fermonem, .(. & rationem, melius tf
, inquit Scotus e. 1. Pre d:cam. dicetur Logica fcientia rationalis à ratio-
ne,quam fcrmocinalisà fermone, quia p hunc loquendi modum figuificari vide-
retur Logicam veríari circa fermone, & voces, tanquam cius obic&ü, qued
falsü e(Te mon(tcabitar infcà. Dialectica euam coníucuit appellari, hoc cít
facultas di- Éceptatrix , vel difputatrix quatenus dit- fcrere, ac di(putarc
docet , eít .n. nomen gracü deriuatü à verboydialegome,quod Aynificat
differerejac difputare:quamuis auté apud antiquiores. Philofophos Dia.
le&icz nomeu víurpatum fuerit pro ca nt x ap) M" rel. tradit lib. 1.
de natufa Logi- € c.9. & Arilt.ipl * non femel infinua- uit,qut 1. Topic.
1-Elench.3. Met. & aubi per Dialecticam intelligit (là par- Queflio Probem.
de Natura Eogica . tà Logica patte ; quz dicitur Topi- enia de (yllogiimo
probabili , vt tu- 5 runtur argu:menta, abfolatd tamen figni? — ficat quocunque
modo difzurrere , & ex notis ignota manifc(tare, & quide apud etiam Acift.
réperitur hoc nomen Diale- Guce vniucríaliter víarpatum pro tota Logica,vt
videre eft 1. Rethor. c. 1. 1. Met.tex.8.& àlibi (epé,vc Fonfec.notat | 2.
Mct.c. 3. q.i. feCb.3. Deni Atift.opus fuum Jogrcuin, vti conflat ex .vulgari
in- | (criprione ,Organür nuncupauit;ad (igni- ficandà logicam veluti
inibrumentüinfer — V. uire ad aliarum fciéuarum acquititione . 3 Quoad 2.
Logica in primis diuidi folet in naturalem; & artificialem, N'átü- ralis
cft ipfum naturale lumen nobis có- genitum di&tans modum re&é apprehen
dendi, iudicandi,& difcurrédi, fiu iflud . naturale lumen, fit nuda
potentia incel- lectua , fiué intelle&us cum habicu: principiorum , quzfüntnaturaliternos
——— » tàvt Complut. contendunt difp. 3. Log, —— q.1. Aruficialis auté eft
habitus ftudio. comparatus,quo«ntelle&tus in(trutur, S — -—— dirigitur ,
ncerretin fuis operaiombus " — — exercendis; traditar autem hc diuifioab.
Arift. etb.c. 1. & 1. Elenc.c,8:& i ab omnibus eft recepta. ucfus arti
v lis diuidi folet in vniuer(alem, & particue- larem,quam diuifionem
tradidit Aucr.2, ——— Met.com.r$.& rElench.q 1,& 2,vtno .— tar Maurit.
nofter q.1.praedicab. Vnigers.—— falis dicitur4qug docet przcepra cóia om .
nibus (cienc;js, vt quod dcufoftratio có . flare debeat cx nece flarijs ,
defintiotras —— denda fit pe: eilentialia, Particularísdis —— Ciur,qua tradit
przcepta applicata ma ——— teriz huius, vel illius fcientiz , vt quod ig
Mct.definicndum (it per genus , & diffe- r&uam,in PhyCper
materiam,& formas — alio modo cxpitcatur hzc d:uiioàZab,. — — lib.z.de
nat.log.cap. 1.fed allata cxplicae | tio communtor efl,& magis congrua. -
d» 4 Frequentior t adhuc, & magis fa- A mofa cft illa diuitio logicae
arcificialis in, - E docentein,& vcéteintàm apud Latinos, ae quam apud
Grgcos,licet (üb alijstermi- — -—— temtopicam: modo tamen communiter —
nisdocentem,n. vocantlogicamà rebus. — — toti Logicz tribuitur; quàmuis .n.
dific- — auulíam, vtentem veró rebus coniun , y perc, & dilputare proprié
figmificet ex — vt lhilop. refert in praefat. ad lb. Prior. — grobabilibus difcurrerc
, cum nimirórpro — Logicam docentem vocant ipíammet do s US qufbonis qum
prooibiMKado,. api NgUNAUE Fürst Je ndia. Sa^ « gie Pe Y [ , k we " ;* fr
x x - r Dg ^ & De varijs Logice wominib. eo acceptionib. crt. I. 1 4 - K
certas regulas in; quacüque fcientia ob faandas in definiédoyliudendo, &
di- fcarrendo, vtentem vocant earunde regu larum víum , & exercitium. , fcu
potius à ntenmquatenus.in v(ir pofi- tam, & huic, vel.llfcientig applicatà
per a&uale exercitiü definitionis, diui(ionis & argamentationis. Hinc
aliqui deducüt logicam vtentem non. effe proprié logi- cam;led fcientiam ipfam
deterfninatam;. Phyficamnimirum.Metaph. Moral&vel aliam; cuius c(t materia
diícur(us , & (ic dcfinitio,diuifio, ycl fyllogifmus in. mate: ria
phy(cadicitur logica vcens,eo quod tunc vtamur regulis, & pracepxis logica
docentis ; ex quo tandé interunt non eífe proprie aliam logica,quam docentem.
At Afti manifefté fallücur , tam quia ficucin materijs aliatü iciétiarum datur
vías lo- ica, itd*etiam in ipfa materia logica;dcfi . niendodidendo & arguendo
, ergo fal ... timinhoc(en(u,cum nimirum (eipía vti- ex tur; dari debet proprie
logica vtens ; tum ^. quia ctià quando exercetur ip alijs (cien- . Vijssquamuis
actualis ví(us fyllogiimi v. g« quoad materíá (pectet ad illas (cientias »
adhuc tà quoad formá , & modü ad logi- cam attinct;tü denique quia adhuc in
alio &níu magis proprio przfatam diuilioné €Xplicabimus,stn quem neceffarió
con- cedendus eft habitus , qui proprié dica- tur logica vtens. it Sed circa
allatá diuifioné daplex ori- tur dubitatio. Prima eft,quomodo diftin guantur
logica docés,& viés,an.f.impor- tent vnum,& cundem habitum,an potius
plures fpecie;& numero diuetfos.: com- munis fentéca Thomiftarü affirmat
cífe * vnü, & cüdemre&liter habitum ex diuer- fis munetibus ti, &
diuer(is contidera- tionibus hzc nomina fubcürem,vndé di- £üt;quo d idem
logica: habitos, quatenus. : tradit precepta dcfinicndi , diuidendi, & -
difcurrendi, dicitur Logica docens, qua- tenus veró- alijs (cicoc;js applicatur
per LS praceptorum , & regularü |: oec coat pers vtenSita Có- if p.
r-Log.q.4.$.2. Soto q. 2.proc- mnia. Sáchez lib. 1.Log..6. Mafius fcét- 1-q. 4. Didacusà Icfuq. $. Ioan. de S. Tho.p.2.Log.4-1 art.
$. Aucría q-1. Log» (c&.2.licet concedat actus logic doce- tis ,&
vientis e(fe realitet, & c(Tentialicer diftin&os. Ruuius
q.3.proem.& alij paf fim; Sed preter Thomiftas videtur ctiam cómunis opinio
Scoriftarü,nà (atis aper- téeà inlinuat Do&or q. 1. ptedicab.vbi nó nifi cx
diuerfa. cófideratione videtue fecernere logicam. docentem , & vtene tem,
& (equicur Faber Theor.t.c.1. Pon cius difp.2. Log.4.6.Fuentes q. 4. diff.
2. art. 1, & alij patlim. $ Dicendum ti eft, quod
(i de logica vtente proprie fit fermo , importat habi- tum realiter
dittin&um , & fpecie diuer- fam ab habitu logicae docentis . Conclu-
fio hzc priusexplicatur 4 deindé proba« tur, Logica niqi vt ens,vt notant
Mauri- tius q-1.vniuer(.$.6. difficultas , & Tara« rct.q-t.prohe m.Log.$.1.
ferendum ;. teft accipi dupliciter ; vno modo pro ha* bitu (ciétifico logico.
per demonttratio- né acquitito)quo vtimur in fingulis fcié- tijs definiendo,
diurdendo,argucdo ; alio : modo pro habita acquifito. cx trequentt exercicio
definiendi, diuidendi,arguendi , ex iftis .n.actibus frequentatis. generatur in
ioteliectu promptitudo quzdam ad li- miles actus elicicndosquia sin Do&oré
3.d.33.ex oL actu voluntatis . velintclle- Gs potett generari habitus, vcl
prompti uxdo;; (i logica vtens primo modo fuma- turno eft diftinctus habitas a
logica do céte, fed e(t ipfamet logica docensin víu pofita, & alijs fcientijs
applicata,ynde in hocfeníu improprie dicitur vtcns, cum potius dici deberet vía
fcü vlitata,vc no- tat Maurit. cit. & Anglicusq. 1. voiuerf, — & ità
loquitur Auerr, 1. Phy(. com. 35. Acin z-[eofuett habitus procíus diftin- us à
logica docent, nam docens cftha bius fpeculatiuus, & cótemplatiuus, vtes.
veró practicus,& operatinus, ac proinde roprié dicicur vtens aQtiué, nam
eftta«. 15 habitas,quo quis inftructus prompte & taciluer vutur logica
docente , ciufq; rcgulis;& precepus,& dittindtiologicg docentis, &
vtétis in hoc feníu coincidic €um ea» quam alij craduntin logicam co»
"templaciuamy ra&tiuamycontemplatiua. 4D.cft docens factiua vero
vtcns. 6 LHocautem modoexplicaia conclu. ' $5 fo^ » ] - amxT Ys 141 fo facile
fuadetur ex co,g ait Scot. q. 4. Prclog. in folot. ad 2. & 3. Bb. docec.n.
ibi , quod vbi cognitio aliquorum nó cft propter fpeculari fimpliciter , fed ét
ali- quo modo. propter opcrari, tüc refpeétu corü duplex cft neceffarius
habitus in in- telleétu noftro, vnuserit vniuer(aliü , al- ter vcró
particularium ex. particularibus a&ibus genitus , fic rerum operabilium
fcientiam moralem habemus, quz ett co guitio quzdam vniucríali,& prudétià ,
quz cft particularis quidam habitus gent tus cx pluribus egiffe; & quo in
parricu- lari cognofcimus,quomodo talis aio fie ri dcbcat; cum igitur cognitio
inftrun &- torum logicalium nó fit propter [zipfam fimpliciter, fed ad
dirigcndas opcrationcs intellectus ,. fic duplex refpeétu cius po- ncndus cft
habitus in mente noftra, vnus erit vniucr(alium , quo generalc$ regulae
dcfiniendi,diuidendi, & arguendi agno- fcimus;alter vetó particularis
habitus qui dam genitus cx ftecqucti applicatione om mium illarum rcgularum ad
certas, & de- .terminatas ma:ciias in particulari, vnde ántellc&us
habilis, & promptus redditur &d defi nicndum,arguendü & c. Con£ta-
tio excói natira omriium facultatum or- ganicarü cius n. natui& funt omncs
ifta, vt quzlibzt diuidatur in docentem ,. & vientemyfic «n.diuiditur
frene£a&tiua in Érencfa&iuam docentem, & vtentéj(cri- ptoria in
docentem, & vtentem,medicina dimniliter , & alie confimiles facultates;
fed in his omnibus facaltas docens reali- tet áb vteme diftinzuitur, &
diuetfos im rtant habitus;crgo fimiliter in Logica, difciplima organica
ctt;dicGdü crit; tobatur minor,quia v. g. fcriptoria do- «ens cít habitus ille,
qui tradit regulas benré fcribendi , vtensett ,qui acquiritur €x frequenti
fcriptionc , ficut Gt medicina docens cft habitus trades regulas, & prg-
&cpta medendi , & (olet dici Thcorica zs, gtcns cfl alter habitus, qui
acquiritur ex actuali vfu mcdicinz docentis, & dici fo- lct Pra&ica ,
vndé fempcr prius acquiri- tur babitus facultatis docentisyqdá vten- tis, ilc
acquiritur ex aud:tu Magittri &
fludio regularum, X prz ccprorujifle ve- 1 ex a&uali v[u4& cxezciuo
illorum; fic Quali Proem.de Natura Logic, — ^ ^7 igitar etiam de Logica
dicendum erit, d decens cft habitus ille, qui acquiritur ex auditu magiflriy
Icétione librorum , &c, vtés vero cft; quem deinceps acquirimus cx
frequentatis aGtibus definiendi;argué- di, &c. & multoticsfuenit , quod
aliquis habct Lcgicam docenrem,& non vtenté, vt patet 1 Tyronibos, q
regulas logicales raxiné callent,fedin coficiédis (yllogit- mis (ont adhuc
imcxpesti, & incxcrcitatie 7 kx hine rüríusalia deducitor confit- mato .
quia peflouam de recenti intelle- &us infiuctus cft habitu docentis Logie
ca, dcfinit,diuidit. arbuit conformiter ad illas regulas,& przcepta,fed
cumaliqu& difficultate,non expedite, & prompié: ve rum frequentanco hes
actis acquirit fa- cilitatem quandam , & prompcitudinemn ad ilios
promptius, f&tilius, & ere i fcium inditium habitus acquifiti, cüalie
quid operamuür prompte , & cxpedité, 9 prius difficulter efficicbamus ;
Probatur aflumptum , quia eti Tyroncs optimà - ze : LEE M o Íciant defipitioncm
conflare debere ex. ^.— gencre, & diff rentia, quod inc dis[yllogifmis
medius terminus cien- dui E d prima figura debet habere locum pv m X ma. tf
antequá fapius feexcrcucrint, dif* ficultatem fentiunt in conficiendis fyllo-
gil is in hac, vel illa figura ; quare cum applicatio przceptorun Logicz ctiam
poft cxa&am corum cognitionem bené;, » vel malé fieti. poffit , fané
requiritur fpes eialis habitus inchnans ad eam rité. fa- ciendam, & hic
erit Logica vrens. Hinc. aicbat Arift. 1. Priorum c. 28. non folum. sioruin
canfiderare,qp fit per Logi cente, fed criam is eflatsm baberet fa- ciendi,
& bic cft habitus Logicz vtentis« Rcfpondent negando intellectum Lo. ica
docente imbutum indigere di(tindta. acilitate , & habitu propter a o
nC,cognitis.n. rcgulis,& pra ar ogi ca: ,non eft vlla diffieultas.in
applicatione, & v(ucarum adtalem,& talé imareriam fcd folam indiget
appofitione matcriz'; ad quam ipía regula :finc noua difficul- tate Yincenda cx
parte füi applicantur, & &7 P «t g oportere Logicam generationes
fillogif — * cido- Ccx- - Cr $1 cffi ciendos , ergo acquirit -— a ab
illore.liter difüin&tü,boc.n.eftmanie — F ww . j | 2 Er * - v 9t T -—
extenduntur, vnde tota difficultas con(i- flic ín cogationc,& ordinatione
regula- zum, qtia adepta applicatio ipfa non ha- bet (pecialé difficulraté ,
quia intellectus muraliter tendit ad obic&a femc! prco- : pofita,&
applicatio ip(a fit »d res cogni- 'tas per actus naturali
repra(entatione,&c teadentia refpicientes obiecta ,nó mora- Ai,fcu
voluntatia motione ,'vn4e cognito precepto logico,v.g. pa(Tioné przdicari
debere de fübiecto , ftatim ac Phyficus dicirque'tit pa(fio, & quod
fubiectum ; nulla difficultas remanet , cur fieri ne. » queat propofitio; Hiac
Ioan.de.S. Th.ne gat paritatem affomptá in argurméto prin cipali de Logica,
& Moralijqu:a in mora li poít iudicatum, & cognitü bonum, re- ftat
przcipua difficultas in. applicanda voluntate proptcr eius libertate , fcu in-
. ditfcrenria,vel cefiftentiam ad. bonüre- gulatü,vnde preter Syneíim,&
Eubulià , -- quz bcné:udicát, & cólilianturyrequiri- tur diltinctus habitus
,. qui imperey & . atur,& h:c
eft Pradentia. Ad Con- firm.demü eiu(dem argaméci deductam * - ex natuta
£icultatü-orginicarum cócc(fa iat Low ducis ncgat miaoré, citharzzdus .n.vcl
muficus,fi poft artis perte&tá. cogniuo- nem digicbs moucre non , vcllin.
"guam, & palatü;aut nonítá expedite, ad í xa c difficultaié vincendá
noua artc non De varijs Log.uominib.g accoptionibodri.L. 145 ruüt,ná poft
exactiffi mà losicorü prece prorü cegnitioré adhuc manere difficul- tatem ad.
iilis vcendum ipfa experientia docct in Tytonibus, (icit & facilitate ge
ncrati ín eidem ex frequenti víu (yllogis zandi;Et parü refert,«uód intellcórus
fie potentia na'urals , & naturaliter tendat ip obie&a propofitas qaia
hibitus admit tuntur no. folü proptcr imdecerminatio- nem potcotiz (alioqui
folum darétur im potentijs liberis) ied etíam ob. difBculta- tem , quam
interdutn habent ad aliquas operauones,vt dicemas in lib. de Anim. Cum igitur hanc reuncat intellectus ad applicationem
przceptorum logicalium edam poft cxactam corim cognitione s coníequenter nouo
indigebit libitu ad cam tollédam. Nec valct,,quod ait Ioan. à.S, Th. hanc
difficultate tolli excrcitia fyllogiZand;, non pcr genctationcm noui habitus
fed per folam impedrméti remo- tionem, icut in Cithira0 pott apprehé
fionemartis difficultas applicandi digi- tos intlromcnto paulatim collituc
cxecci tio , non per generationem noui habitus in digiuis,fed périmpedimenti
ablauoné, quod crat in digitorum nctu;s. Nó valet, tum quia in priiis lic
refpondendo iam fatetur;poft apprehentienem. precepto rum log ce,&
appolitionem materie ad- huc manere difficultatem , quz tollituc "s ^
indiger, fed exercitatione corporalt , aut i- 5 goes qo tollatur przd:ótam
impedi- e mentun,& itg qoi expedirus mouet digi- tos,no t nouam ariem;fed
impe- «7 Mimétü eXerauj ciustollis(ic intellectus paulatim exercit io,quod
prius negabat tü quia gf cciá facilitas adoperandum in mébris externis non
eíiet proprie habi- tus,vt multi fuftinent; facilit:s tamea ad opcrádü in
intellectu, & voluntate impor 1 ainande excreerucin (jllogizándo circa -—
«Xucrf: as materias, vcl (ciétias,nó acquirit nouam artem , (cuhabitum
druecíumab ipfa do&trina logica ,/ed expeditioré vsü. d&uuius
veco-negat paritaré,nà artes,que | per externa meinbra excrcencar, duplicé vtique
facilitatem petunt , vnà in intelle- &u;in qdo funtytanquam in fubiecto),
al- teram in mébro externo, per qtiod cxer- ^, C&ur;ars veró logicae, icut
nó exercetur memb:a cxtcraa,ted pec Colüiiniclie- Gtüyità nó petit niti
faciliacé intcile&us , Mm sic a idein habitus,quo cogao ut regale
logicz,& applicantur . 8 Scd (olutiones iftz cx. dictis cor- ty - tat
habitü $ffi cócm,ac magis receptá fen- tentis ü quia fi ad. difficulcarem
tollen dàm,& expeditior vsü. initoducendam fola (atlicit icnpedimenti remocioyin
nl 'la potentia con(tituendus eric habitus. ad faciliter operandum,fed (ola
tmpediinéd: ablatio ; Et per hoc ctiáre joie Raniif folutio-guis.n.ars log:ca
pc: £01 intellc- &à cxercccatur, & no pccalià posean y qua difpon
debear; jura iicelLiétas d plicca tentit didiculiacem , voa nin co- gao(cendo
pracepta logicalia, akerd m applicandosiwa duplex ficilicas,vcl habi- tus in
code debzbic ad niin, vaus, qao * priorzoliatur di iicultas; cr;clogicado $..4
Cceni 144 €ens, altcr,quo pofterior, & eiit vrens. 9 Denique actus vtent s
Logice mul- tiplicati generant aliquein h ibituay, non Logice docentis,quia nó
(anc a&us (cié- tifici& (ic non g-ncrant, neq; augé: fcié tiam
,qualiseít Log ca docens , ergo al.ü à doccnie ditlinGt im. Ref». KC uuitss
ipsá- mcet Logicam dócentém perfici ger excr citum c fliciédi (yllogi(imos, nà
vt fcien- tiam,led vt artem, vulc.n. g» idémet ha- bitus Logic, prout dac
regulus, & pra- cepta Logica, cít (cientia , & dicituc Lo- gica docens,
fed inquantii cfficic (yllogi(- mos (ing ilarcs;eft ars,& Logica vtés vo-
catur. At (latim cerjcicar hzc (olacio;cum quia implicat vaum , & eund
hibirü effe fimul, & femel practicam, & (peculatiuüs cum he fint
diffecentiz eifencialitec ha- bitum d uiden:cs,vt dicetur in Iib. Poft. at
Logica docens hibitus eft fpeculuuuus , vrens practicam redolec,rum qaia per
fe- cunlam rcg4là anteprzd. diuerforü ge- nerum, & noa fübalternatim
pofitorü di - ucríg funt (pecies,& d'ffercariz » (ciencia vero , & ars
diuer(acon(ticuunt gencra . Nec dicere iuuat , quod licéc Log:ca do €cns, ac
vtens fint idem babicus , tà sm diuerías raciones cfTe poc ars, & fcientia,
nimirum quatenus docens eft (cienciasars vcró, quatenus viens . Quiacum Logica
interior (it ad fciéiam,vel artem, qui süc habitus (upcriores, plané per rationes
do centis, & vtentis non poteri concrahi ad eife generis (uperiotis , ficut
per rationa- le , & itrationa!c non. porc animal con - trahi ad e(fz«
corporis , vel viacniis , ergo dcbc:mnas dicere Logicam docentem , &
vtentem importare diuerfos eilcaualicec hibitus tub diucrtis generibus.
colloca- tos,nimirum fcienciz, & artis. Rcefp.Ioan.de S. Th».q 2é&:s
Logicae vtécis generant quanda taciliracé perqno-. du n diípofition;s, &
expeditionis io ap* uoto materia, «quz nó cft nouas ha- itusy(ed aliquid
iinpecfe&tit in tali genc- rc inicruicns velut difpolitio, feu ex,edi- tio
quzdà iu ipfo exercitio artis; d cefpó fioué pluribus declarareconatur. »cd tcu
ftrà pror(us,& Qttio euadic noaimalis, an ficilins de nouo gs nica cx
actio* Logicae vienus habitus, vcl di po/itio dici dcocat, Quiflio *Proem. de Natura Logica. fufficit
nobis , vt noua qualitas generetur intclle&um reddens promptum , & cx-
peditua ad definiendit, arguendum, &c, 1o Conia hanc conclufionem obij.
cics t. Auchorirarem Scoti qu. t . vniucrfz vbi inlinuat log:cam docenrem,
& vren- tem non ni(i ex diaerfis muneribus, & có (id :radonibus
dritingur. Tan 2. ratione, quia po(ito hibics logicae
docentis, & co gnitione mater zin qua exerceri deber , nulla v:detar
remanere difficultas, jua n po (Ii nus facilé deánire , diuidere ; & ar-
guctc, ergo non ctt ponendus nouus babi tus ad eliciendos a&us logicae
vcentis. Tü 3:ad log cam docentem pertinet non fo- luii cónüdcrare cegulas
re&z operatio- nis (ecundum fe, (e4 eciam iudicare ,an bene fint applicat
hic, & nuac in hac, & illa materia, ergo faperfluic alius habicus ab
ca. Tum 4. habitus v:ens idem fonat, quód habitus regulans , & dirigcus ,
fiue : quo inccllectus per modü regula vricums * : E ergo logica vtens non cft
habitus fecun- dum rea diaec(us à docéte. Tum s. di Tyrones inci piunt argaere,
definire, Sc ap plicace regalislogicas doceas uli ". mi a&us (unt
logic vreaus, ums adhic genitus non e(t in illis nouushabi- — tus,ergo non cít
à docente dilfinctus. Tà tanden hab:tus logicz. docentis inclinat ad defiaiendu
m, & fyllogizandum , & fa* cilitac intelle&umn ad v(aa
inttrumcentos rum logicalium facilior e(t enim &us ad :onficiendum (yll
fmimgoll, àm cogaouit quid it, quow ) cà u tá debeat ,quam antca,ergo eft vnus,
S idemhabitus , quia quatenus cradit regu« las, dicitar docens , quatenus
docendo - ad víum (acilitat; dicicuc vtens;ita Dida- cusá Ic(u. 4 Refp.Doctorem
ibi loqui delogica.a Ntence in primo feníu ,quo modo non di ftinguicur à docte
td eít ipfa in v(u po lita,q» 1! Doctor ibi(vt verius eft) perlo: £icain
docentem fumit habitum procedé- tem ex necetfarijs, per vtentem fumit ha bituin
procedenceg ex probabilibus,qua liseft f opica, au&oritas eft ad oppoti-
tum , nam concludit dittin&tionem , aon idenutatein « Ad 2. negatur
affumprad nam fuppolita logica docente 5. & cogni uone à r: ' MR D: varijs
Log.nmm:n.. eov 4ccep. e hit.T. tione materiz,v.g phylicz, remanct ad- Tuc
difficultas applicátionis logicorum preceptorum ad materiam phy (icam,que per
habitum logicz vtenus tolli dcbet. ; Ad. negatur (equ. quia preter habitum
facientem dignoicere errores , qui con- tingere políunc in operationibas
intelle- &us , dcbet alter admitti reddens intelle- &um promptum ,
& cxpeditum ad recté hic,& nincoperandum . Ad 4. quod ctt Aueríz negatur
affumprum.nam nifi ve- limus vocabulis abuti, habitus vtens non cit, quo
vrimur, fed quinos facilitat ,&c proi» pios reddit ad víum logicz doccn-
us. Ad 5. illi primi actus (ant logice vren- ti5 non quía procedant ab habitu?
;gicae vtentis;(cd quia funr gencraciui rlisus , - cut vniuet (alicec in
moralibus actus dici- tur ad aliquam (pectare virtuité , quia vel generat
,llam;vel generaturab illa,illi er. go priorcs actus producunturab intelle. . €
mudo cum (olo auxilio regularum lo- g'cz docentis, quz Lolumn regulauué có-
currit ad eos, & idcó cü difficultate pro- ducuater , qua dcínde tollitur
ab h.bitu logica vtenus, quae paglacim iliis actibus acquirituz. Ad 6. quod
maus vrg«t, dici- mus omnioo dft inguendos elfe àctus,qui bus addi(cimus
reguias;& praecepta logi- cc , & qu;bus ilis vamut definiendo, ar- *
gaendo, Xc.aétus primi generis fant (pe- Culatiui ,fecundi Íunt operatiuiyprimi
Süt gencrauui Ícienaz , fecundi: artis, logica itaque docens inclinat, &
facilitat phvti- € ad actus print genetis.[.ad tradenda s Peeptasad actus vecó
fecundi generis fací litat folà idealiter, & dire&tiue, quatenus
intellc&us,uo magis log:«ca docente in- firu&us cit , minus cxponitur
ertoribus inarguendo , at quaacumais regulas cal- lcat io3icales ; (einpec
a'iquam | patietur difficultatein , quouf:juc per exercitium aufcratur . . Sed
dices, vt quis 5cnz arguat in aliqua fcientia particulari, v.g. phytica,non
atto habita indigere videcuc, quam lomca, vc dirigente actum fyllogizandi&
phyfica, Vtelicieace a&in , ecgo (apeclluit alcee hibitus,quia ad dirigen
lum fufficit logt- €: docens, ad cliciendum Phyfica . Refp. faflicere vti ae
illos dos habitus) vt bene. 145 arguatur in Phylica;at vt facilirec, & pr
pte argaatur;cx igi alü habit, Serit log. "viens, concurrés ad illum
actum, non quf dem dite&tiue, & idzaliter qu'a hoc gecit logica docens,
fed elicit'ué , non quidem quantum ad materiam (yllogifmi,quia a hoc prz (tatar
à Phyfica,1zd quantuimad formá iyllogitticam, & (ic inzalrcalüzres habitus
«idem a&ui correfponderemha bitus logic docens concarrererregula- tiué,
& directiué , habitus logica vcentis elicitiué quantum ad formam; &
habitus Phyticz clictuué quanium ad macectam, qus quamuis ab/urdum cíle dicat
P. Di ac.q. 1. Pcoz:n coucl. ?.14 tamen nó pro bat. Nitatur (u93 Poacius
dilp.2.cit. qu. :6.a 04$ 9. noftram oppuanare lencencia , actationes dilaere;
[cd 13m dif p.1. Met. q.3.à n6 j. omnibus eius infbantijs abun- dé (atisfactum
ett ,adeour | lura h:cadde Tc non iic opus; Ec ex eadem duétiina oc- Curreadum
eit Ouured., cóc:oucrf. 2. Lo - g C.punc.2.vbi cx eisden fundai&os n93
iinpugnat , Expediterelia diffcultas. — — II Ltera difficultas, quae contigit :
circa allaramn dimifionem;ctt, an hzc dittin&io cadat i omncs, tingulas
logicz partes , an in quafdamtantum 5 cui diflicaltari agíam prebuerüc Angcli
cus, & Subtilis Do&or, ille (i:qu:dein 4. Met le& . j apertis
verbis ncg utit in par- te demonltrauua logicam vcncem , ifte veróq. t«
vniuerí. in corpore quactiti (olà * partem Topicam affirmatelíe viécem , vc
notant Maarit, & Faber;quare Auctores quamplures ranta aa&ocicace
(uffaiti ne- ,gint hanc dimijionem tori logici conue- nire, & fingulis cius
partibas,ità Coplut, qu. 4.prozn.Coninb.3.4.-art. 2, Fonícca 2, Mec.c.3.q.1.
(ect. 6. & Mauricius qu. 1. vniuer.qui in hoc maximélaadac dictam D.Th.fed
his non ob(tancibus. Dicendam eft cam cóiorishic diuifio- nemtoc logicz
cóuenice,& tn gulis cius pattibus , licec peculiari quo dà modo có- ucniat
Topica quod dicatur vens ; cóc, hanc docuit $coc. ex peofeTo qu. 1. & 24^
Elench. & fequitur Auglic. q.1. vniuzr( & probabilein purac Marc cic.
& eit paf. fim tecegia à Rscentiocibas- I auio , A- uccta r] - * 146 uer(a,
Didaco, à Icfu, Ioan. dc S. Tho. & quidem logicam docenté reperiri in om- .
ni parte logice omnes ferd concedunt. , quia non folum docet (cienufico modo
conficere J'emonfltationem,(ed etiam fl logifmum probabilem , & apparentem
, QQ iod ctiá in omni parte polfit dici vtés, piobatar , quia cecera: ícieotize
vtuntur ncdii modo probabili arguendi à logica uadito in lib. Top.fed etiam demoníttra-
tiuo,quem docct in lib. Poft. ergo ctiam in parte demonftratiua dabitut logica
v- tés,& in primo; in fecundo fen(u huius di(tin&ionis ià explicato;
Accedit, quod inipfamet parte demonftratiua non (olü datur do&trina de
demonitrationc, verü etiam datur víus ipfius , quiz inexplicaa- da cius natura
multas confici: demonftta tioncs. Denique logica sm fe totam dici- tr fcientia
cois, vt docet Scoc.q. 2. vniu. & 1. Mct.tex. 15. quia in omnibus (cien.
tijs exercemus partem demonitratiuam , . dcünitiuam,dilputatiuam, &c.ergo
logi- ca viés per omncs partcs diuagatur im v- tro3. fenfu di(lin&ionis,ia
primo quide , ' quiaoibus partib? logicz vtimur in alijs fcientijs m 2.vcro,
quia (zpius definien- do acquirimus habit operatiuü nos pró pros reddcntem ad
confimiles a&us y lic dcmoftrádo,aut probabiliter diíputando. 12. Addita
$cot.q.1.Elench.quod li cét tota logica fit cois quoad do&triná , diuer(us
t cft vfus do&trinz;qui traditur in Dialectica, 1. Topica, & in
deinonftra tiua , nam Diale&ica cít ex coibus , &.in fingulis (cient!js
ad proprias concluuo- ncs ex cóibus arguit,nam oflcadit , quod amor , &
odium (unt in eodem (ulcepti- bili, non pet proprietatem amoris,vcl o- dj (ed
per hoc meditím,quod contraczia mata (uni ficri circa idem,vndé «x coibus
arguit ad proprias conclufiones, Hla aucé pars logicz, quz c(t demonttratiua ,
&fi 1n do&tcina tradatur de cóibus , putade fyllogifmo demonftratiuo,
& de attribu- tisad iplum, quz sit cóia cuilibet fcicn- tiz, cá 1n ungolis
[ciennjs arguic per. pra- "prum mediaun,nam Geometra vtitur ra tione
dcinonitratiua , vndé accipit pri- mas, & vcras caulas conclutioais ; &
per proprium mediü argiutad propaa. coc. - ueflio "Proem.de Natura lorica
- fed arguens diale&icé aliam, & aliam có» »clu(-in alia , & alia
fcientia pec idem me- dium potcít ofteadeceyhzec Dockor. hac igitur de
cau(2,inquit ipfe, peculiari quo- - dam modo Topica dicitur vcens, quia ti cocm
attendimus loqueadi modüm;tunc aliqua ce vti poile proprie dicimas, uan. , do
cam in hàc rem, vcl illam potfamus có fumere;vt bcne notauit P. Didacus, quía
ergo hec indcterainatio, & hic indcHe- rens in hanc, & illam (ciéiam
vfus folum in cebus Topicts, & probabilbus imucni- tur cx locis.n. Top.cis
à dcfiaitione,d di uifionc,à coniagats,à totojà limilibusà paribus à
diiCcaneis,ab oppofitis &c. pof fum.* argiinéca de (umere probabilia ad
quamlibet concluü onem inferendam im fingulis (cienrjjs , quod uon inuenitur in
rcbus accetlar;js,& demonftrabilibus , d ad vnà tatum partem determinata
funt y hac rone nomea víus , (cu logicae vtencis peculiaraer parti Topice Mi
pisi cn d .13 Contra hanc,conc'utioné obijciüt Complut. probando, quod in parte
demó trauiua non detur l sica vrens; quia fi io gica haberet víam re(pc&tu
paruisdemon Iteatiuz,vcleifecim materia neceiíatia.a- — ltarum (ci&iarumvcl'in
imaceria propria, non primum, quia quzlibet (ciétia confi». cit (uas demo
ttrationcs per directionem . logicam , vnde tales semonttrationesnà » procedunt
à log;ca,(cd ab ipus fcientijs, aliás ii lola logica omnes cfficeret demó-
firationcs, ipia (,la eífct (cientia, quod eít abfürdü. Neq. 2. quía vfus, de
quo hic lo- quiaur,& à quo logica denoannarur, y« reas,debet eile
di(tin&tus à do&trina , vt logica per ipum vüm formaliter nó do- ccat
fed potius recipiat doctrinam, & 0» perccur iuxta illam;aliàs confi
derationes logica docentis, & vtentis non etlenr. di- ueríz , (ed v(us in
materia demonttratiua logica nó diftinzuitur à do&trinay(cd po uus per
talem v(um formaliter docemurs Vt patct; ergo àb co logica nequit dici v- tcs.
Tum quia fi logica re(pe&ta faz ma. terige necc(ariz dicerecuc vtens,iam
non cilent idé logica vtens, & logica rebus co cretaj;neq. fimiitecdogica
doces , € logt caa rebus auul(45logica.n.dum cit in ma- teria propria, &
aou delceadit ad extra» neas ——— " ! OA ALL EDT UM TT w/riculus Secundus,
de fine logica . itas materias, (emper cft a rebusauulfa. , ergo reípe&u
proprig materie (emper docens, & non vtens. Refp.logicam habere vfum vttoq.
mo - do refpc&u partis demonflratiue,cft vtés patfiué in materia aliarum fcienaarü
, dü ille in (üis demonflratiopibus conficien- dis vtuntur przceptis à logica
traditis in lib.Poft.cft etiam vtens actiué dü habitu operatio logico
pexercicium fepius de- monítrandi acqui to cócurrit etiam phy ficó&
clicitiue ad demoaftrationcs alia- zum (cientiarü quantum ad parté demó-
flratiuam, vnde falfum eft, quod demon- flrationes aliarü fcientiarum non
proce- dant à logica vtéte clicitiué; neq. ex hoc fequitur folam logicam efle
Ícientiam , uia etiam alia (cientig concurrunt phy- dice ; & elicitiué ad
proprias demonílra- tioncs.quantü ad materiam, vt (upra dixi mus , vnde
demonftrationes illz ex parte materia ad illam particularem fcientiam
Ípe&ant,fed ex parte formz (pectant ad 147 AXRNTRICVILVS IL De fine Logica.
14 v1 obieétum logice docentis eivf- " quc naturà inucftigemus , cóínl- to
exord!1mur à fine illius, (i.n.verum cft finem intrinfccum fciétiz coincidere
cü Obicé&o ,vt notat Faber 7 heor. 1.in fine, & obiecti ccgniuoncm in
praéticis maxie mé cx fine pendere, cum lcgica, etfi pra- Ct'ca non fit,íe
camcn babcat ad modum pra&icz facuitatisvt poté quz difciplipa organica cft
, maxime iuuibit quzfic rié dc eius fine pi emittere tàm fecundum fe &
petits iadineia fuam confidera- taquam vt ab Arift.tradicz ; Fátétur om ncs
fincm, fcopü logica,in qué tora col limat ,c(fe dirigere inteile&um in fuis
ope rationibus, confentancum.n.erat vt que- admodum int ituta crat fcientia ad
dire- tionem actionü voluntatis, que cft Echi Cà , à alia inftitueretur pro
directione epcrationum intelle&us,cum non minus logicam,dire&iué ad docentem;clicitiud
"^ fit errori expofitus,quà voluntas,prarfer- ad vtétem.Datur ctiam vfus
parus demó- flratiuz in materia propriaydum cienti- fico modooftendit logica
modum ftrué di demóllrationem,vnde negatur aflum- — "ptü etiam quoad
alteram partem ;ad pri- má probatione, vel ibi fermo eft de víu,à quo logica
dicitur vtens paffiué,& fic ve ra cft minor,quia ficut logica vtés in hoc —
fenfu nó ctt habitus à docete diftin&us, ira hic v(usnon diftinguiturà
do&tr:na,& pcr ipfum formaliter docemur;vel (ermo eft de vía, à quo
logica dicitur vtésacti- . u&& fic tala eft minor; quia ficut logica
vtens in hoc (cnfa ett habs operatiuus realiter à docente diftin&us , ità
hic víus zcaliter dittinguitur à do&rina;nec p ip- sü formaliter
docemur;(cd per ipfum ope ramur, & ab hoc víu proprié denomina- tur logica
vtens. Ad dera probatione negatur confeq.nam logica etiamfi in do - €endo
vtatur (uis regulis , & praecepus., Quia tamen hoc cít n;cré per accidens,
& libi ipfi infcruit.ac fi penitus etfec diftin- €ta fciéa, hinc eft;gq;
quamdiu ad extsa- ncas matctias aliarum (cientiarum có de- &endit, (emper
ccofetur à ccbusauulfa , tim pro ftatu ifto in quo in rerum cogni tione
dependet à fen(u ; quifzpé (zpias decipitur , ita notauit Antonius dc fantis
-ration.art. 2. diff. 12. hzc autem cft logica,vt notat Scot q.4. Prolog.arc.
r.8c Ant. And.6. Met.q. 5. quz hacrationeab Arift.dicitur smodzs [ciédi 3,
Mct.1 5. &c definitur quod fit jcientia rationalis di- fcretiua veri à
falfo. Verum cü tres fint intellectus operationes, fimplici appre-
henfio,iudicium, & ditcuríus;di flicultas cft,an hzc dirc&tio per fe
intenta à logi- ca fit omnium, & fingulorum operatio num,an folius tertiz
ad quá prima, & fe- cunda ordinantur;& ruríus an hac dire- io tit pcr
(e intenta*in quacunq. mate- riaytam .f. probabili, quam demonttrati- "
ua, anpouusin demonfirariua tantum . Quanrum atunct. ad primam difficulta- tcm
, multi tenent adaxquatum logica fi- ncm cte dirigceretantum tertiam operas
tionem;qua cx notis inneftigarurignorüy ita opinatus videtur Zab. lib.i, de
natura. log. cap. 18. & quicunq.tenent(yHtogil- mum cfe ada quatam cbicéum
1n logi- €ain tota fna amplitudine. Quantü acu» nct ad (ccundam, tenent
quaaplurcs fin. LY logica . 348 logica eífe dirigere cognitionem noftram in
materia tantum demonftratiua, ita fen fifIe videt &uic. p.p.log.cap.2.
Ammon, pra-fat.in predic, Plilop-& Alex.pra-fat, in Prior, 14 Dicendütí
cft;quod fi loquamur dc lcgica intota amplifudine fua, finisa- daquatus cius
eft dirigere omnes, & fin- -&ulastres intclle&tus operationes in
qua- ^ «uq. ma!cria; fiué probabili, fiué necefla- ria ; fi vcio fermo fit de
logica ab Arift, tradira,vtique finis eius ada quatus eft tà Uim tertiz
operationis directio .. Concil. cfi Scou r.Priorum q.3.6. Quantum ad tertium
:& probatur primó quoad primá partem . quia o€s tres operationes funt p. fe
dirigibiles in Qquacunq. materia,crgo lo £ica [ecundum (c ordimatur ad omncs ,
& fingulas dirigendasin quacunq. materia; FProb.afiumptum, quia qualibet
indepen dcnterab alia proprium pore ft participa- IC ertorcm , quia li
implicarec dati ter- tiam opcrationem,adhuc darentur prace pta de (ecunda
,vniucríalem v.9.negatiua dimpliciter conuerti affirmariuam in pat
16,&c.& fi implicaret dari (ecundam,ad huc darétur przcepta de prima,
v.g.quod ad difin&é quidditatem apprebendendá Oportet concipcre genus,
differentiam obicéti . Et quáuis vna operatio indigeat maiori dirc&tione
,quamalia, vt tertia. , quam fceunda,(cconda,quam prima , nó tamen hinc fit eam
, qua indigcr mmori dircctione, pct (c ad log:camnó pertine- Fcyquia hacc
dircétioqualiícun;. t , non. ni(i adlogicam pcrtincre potelt Nec fatisficit
dicere eum Aduerfarijs. perüncre vcque , fed indire&é , ac redu- »quatenus
prima ,& fecunda reda- «untur ad 5. Nam licet prima conferat "ad 2.&
fccunda ad 3. tf fingula pcr (c ha- bent fuam re &itudin e & (unt
capaces di- xcé&ionis habcntque fuas regulas, & pre- cepa diffincta, Qd
vcró- voa magis cá- pX lit, a jnd'zeus dircétionis , non c ffi- €it; quiu cmncs
per fe ,& dire&é int à log:ca ditigendz per inflzumcnta pro- pria, (ed
toium gv dircétio vnius magis principaliter intendacur, quàm glterius ;. vnde
concedendum vitró ctt,quod. Log:- €à cti adz:quaté lt. inuenta ob dircátio- '
Quaflio Proem.de Natura Logica. nem trium fimul operationü intelleGue in
quacunque materia, principaliter tamé inuenta eft propter dire&ioné tertia
opc rauonis& in mareria neceffatia,quia in. ter operationes intelleus ca
eít diffici- lor,& idco pracipuos finis Logica etiam in tota fua latitudine
erit dirigere dein 6- flirationem , .i. fyllogiímum 1n materia ncceflaria, non
tamen ada quatus , 16 Quoad alteram partem etiam pro- batur,quia vt ait
Scor.cit. Arift. péfücic rauit de diuifione ; ncc egit de dcfinirio- nc; nifi
quatenus inferuit argumentatio- ni, & dcmum totam fuam Logicá in tiam
argumentationis compofuit , vt te inftrumenti caeteris omnib. perfe&tif-
fimi , quod ctiam probat Do&or ibidem tali dituría » quicquid tractat.
Arift, in fua Lozica;in grat;à argumétationis. (eu cius cft dire&io folius
tercia opcratios nis; l'robatur a(lamptum, principiaenim cius.tám proxima ,
qvàm reniota in lib. Pradic.&-Petiher. declaratur, rationem cids in communi
,& quidditatem , quzué ipfi in communi accidunt; in lib. Priori
manifeftauit , & tandem partes (ub;e&i- uas inlib.Poti. Topic. &
Elcnch. quibus traclatibus tota abíoluitur Arift. Logica. Immo Arift. ipfe in
fine. Elench. volens fc oftcndere inuentorem DialeGticz , di- xit fe dc
fyllog:fmo tractafíe . quafi tra- &atio de iyllogifmo fit tota Logica ab
Atift.contexta ; hine Do&or ctiam Prolog.ar. i. inquic finé Logica cffe
gcreintelle&um in actibus di(currendi y liec? ením dici poffec ipfum de
fine prz- -&ipuo Logice in fc tuifíc locutü,veritimi- letficft de Logica ab
Arift. tradita verba fccifíe . Hic tà addendum eft , qnod etfi Logica Aiiti-
tit ada quaté ipflitura pro dircctione di/curfus m quacunque mate- ria vt patct
ex ciusdicto in fime Elench. nunc rclato , priecipaliter tü cfl inftjtuta ob
dircttionem eius in. materia ncccíla- ria,vt claré cciligiut cx 1.Prror. c,5.
vbi proponit Íc prupum .i. precipue tra rurür de demorfliatione , quod dicit fe
issu in I. d - 17 5cd quain dilciplinis organicis , dc qu«rünurcro eft Logica,
aliji ue fa» culta- [yllogilmi zraétat , crgo adaquatus finis d ^ &
erticulus fecundus , de fine Logica . eultatibus adminiculatiuis duplex folet
finis diftingui, internus nempé, qui attin gitur abipis, & externus,qui non
attin- gitur ab iplis «(ed ab alijs facultatibus , quibus in(craiunt, vt pacet
in fcenefacti- ua, qug famulatur equeitri , nam cius fi- nis inrernus cit Érenam
externus veró eft directio equi , ad quam frenum ordina- tur,qua dire&io
folü atingicur ab eque- ftri . In propo(ito dire&:o operauopum intellectus
1n effe exercito noa cft. finis iatcimlecus Logicz,(ed excrinfecas cancü quia
etii Logica tit directiuay hoc non fa- cit eliciendo operationes ipfas
dire&tas , quia hoc pertiner ad. particulares (ciécias fimul cum Logica
vtente , fed «m elt di. reétiua exéplaricer, & idealiter, quatenus
contemplatur in(lrumenta , ac tdcas , ad quaram imitationem fieri debent opera-
tioncs ipfze,vc fint re&a; & quia finisin- ternus adhuc duplex cít , vt
notat Scot.q. 3. Prolog.(upra T.tormalis,.f. & obici - uus, vel vt alij
lo.juuncur, Q«o,& Qo! ,vt patet In ipfa trznefactiuay in ip(a. finis in-
ternus ob.e&tiuus, & Qu eft ipfam fcz- numyincernus formalis Q) i5 eft
perfe- &a cognitio ipfius Ereni , & vniucrfaliter cognito perfecta fut
obiecti in vnaqua- que tacuiace, vt docet Dot. cir. In pro puo finis Qao, (cu
formalis mcriníecas ogicat in «oia fua lacitadiae eft cogni- tio modi, quo
dirigantur omaes, & fing . "Ix opecaciónes «atellect? finis yerà Qiii
& obicctiuus c(t modus iile cognitus, nà wniuerlaliter loguaendo finis
fotmalis in- tnnfceus cuigícunqne.| habitus. eft cogni- tio , quz immediate ab
co eliciemr circa proprium obiectum , fins vero. Qui ctt id;ad quod terminator
finis quo , f. co- go1uo ipía; & fic demum feruata propor tione dici dcbet
de Logica ab Aiit. tca- dita;quod fims internus eius formalis , 8 Quoectt
cojnicio dumtaxat argumenta- Íeu (yilogifini , finis obicctiaus, & ü eft
[yliogianus ipfe « -A8 In oppofitum obijcitar Primo ad probandum dirc&ioné
operationum in- icllectus nuilo aiodo etc potie finc Lo- gicz. Lum quia
efficere QUOUoRs Hos ctas in cogniuione rerum; verumque à fo epu pettincs ad
fingula fcien- | ng d49 tias , ergonon ethic peculiaris Logicae finis, Tum quia
(i effec hic finis Logicz , ergo foret quo.j; dire&tiua operationum fua.um
,quo4 faltum ett ; quia cunc pro- cc detetacin infinitum , Refpon..ex Batfolio
q.8. Prol. art.2. quod efficere operaciones rc&as eliciti- ud, & in e(l
Aexeccico vtiq; ad alias fcien- tias fpcétar circa propria obie&a , fed ef-
ficere operationes rcétas exemplariter,&c idealiter; ac in e(fe qua(i
fignato ad fola Logicam fpectat. Sic eciam dilcernete ve rüa falfo formaliter
(pc&at vtique ad fin gulas fcientiascitca propria obic&ta, at
difcernere verum à falío inftrameatali- ter ad (olam Logicá pertinet ; quatenus
ipfa fola dat vegulas diguolcendi ercorcs, & euitandi.in quacunque
opératiorie ín- telle&tiua v: norat Zab.lib. 1.de nar. Log. €. 3» Ad 2.
negatur falficas conícquenus , & proceífs in infinitum, quia
incellc&tas pet cadem przcepca,quibus dirig:c actus aliaram (cient iaram ,
dirigere eia potett actus Logica liae implicite, (iud cxplici- té ex.vi
relexiua quam habet lupra fuos actus; vad preceptum fyi logifmi , quod habeat
rres tetiminos, elt (afficiens ad di- rigendum intelle&um non (olum in inz-
teria Phy áca , (ed ctiam Logica. Secundo argaitur ad probandi ,quod fi finis
Logicz e(t dirigere, hoc cit cantü inordine ad 3 .operauonem, quz fola in»
dige: directione, nam prima operatio cít apprehentio obicét: reprz(entrati per
Ipe- ciem y quz neceifarió reprz(enrát «qua. rationc g22at Art. concing:re
falticacé in prim operatione ; fecundi v.ro ope- ratio , vel e(t crcca obiectam
aotü cx ter^ minis, itauc propolitio tit per fe nora , , non indiget
dite&ione Logica, quia fads ett lamen intellectus , & apprchéüo tec-
mino:um, fi vero iit ctrca obicztü igno- tü,iam nouficari debet ex vi teria ope
rationis ,vndé non dirigitur, vc (ecunda fed vt teitia. Quin cà Logica nó
haber. dirigetc ip(am tettiam operaciouen , mifi : in materia nzccífaria; nam
Logica dicitur; inftrumentum íciendi, at (Zicucia habctur tantum per
demonltrarionem . tss 19 Reíp. negando atfumptum, oftca- dimus ,n. primam, d
icemRip ciclo x - m 1jo nem cffe per fe dirigibiles; ad probat oné dicimus,
quod licet in prima operatione non rcperiatut fil(itas complexa, potetk tamen
interuenire interdum faliitas incó plexa talis nempe defc&us; quo conci pit
intellcétus rem aliter .juum lit ; vt
cum apprchendic anzclü.tapquá corporeum , vcl obícuré,& tmplicitéter
aliquam ap- prehendit, non per fc cotiderádo omaes, & tingulos gradus
e(lentiales cius, vcl in- dittincté, & cófusé cócipit vt vni quid , quz
diftinguenda funt , propter quos, & fimiles defe&tus indiget
intellectus dirc- €tione ctiam in prima operarione ; & cá dicitur , quod in
hac operatione intelle- Gus necetlario coformatur cum obiecto repracfentato per
(peciem , quia fpecies necefiario repra(eotat, verü.n eft (peeié ncceífario
reprafenrarc , negatur tamen Séper reprafentare re&tà, (zpius.n.eX ma là
contlitutione feníuum internorum, aut etiam aliquo defectu externorum protie-
nit mala reprazfencatio fpecierü inrelligi- bilium; ex quo fit veritateasvel falfitaté
incoplexà in hac operatione attédi debe re cx cbic&to non vt ceprz cntato,
fed vt cft in fe, dc quo fuo loco agemus in lib, dc Anima; Secunda quoque
operatio cít erroris capax, deficit n. (epe intelle&us in enunciationibus
(altim noa per fe no- tis, & adhnc initlifmet indiget directio-
nclogicasquae dat regulam ordinaté cop- — mc&endi prazd'carü cü
fuübiecto,fiug có- nexio fit nota ,fmé ignota, talis .n. cónc- xio fit nó
inurendo obie&tü ; (cd rcgulas logicales;qnod fi obiectü norificetur per tcítiam
, adhuc tamen directio (ecundz elt diftin&ta à dircétionc tercia & pote
ít infe re&ificari abftrahendo ab omni ter tia. Tertia denique opcratioyvt
cft erroris "paa in quacüj; mazecia,ità dirigi babet à logica in omni
materia, & non in necef- faria tantum , & quando logica dicituc
infiramétü (ciendi , non fumitur verbum fciendi i rigore pro cogniuione pet dc-
móftrarioné acquilitajíed pro quacüque cogsirione,quocü ]; modo fit acquifita
ertió arguitur ad probandum finem etiam logic Arift. efie directione cuia- Ícüque
operatiuais, & non foliustertiz , quia à cosa percurtatur Arilelogica vide
Queflio Proem.de Natura Logica. bimus di(tin&os compofui(fe libros pre.
dire&ione cuiufcun3; operationis ligilla tim;edidit.n.librü praedicamét. nc
íntel- lcétus in apptehenione rerá cófiadere- turfed habédo ance oailos ferié
omniü rcrüdi(tinctà diftin&é,ac fine confu(io- ne ré vnàquáque concipecet
ad cuitádos auté crrores , quos potcft committere in córügé o terminos
apprché(os datae funt rcguiz in lib. Periher.ad euitandostandé etrorcs in
diícuríu contingere natos tam quoad formá,quá quoad mater;iá ceteros cópofuit
libros Prior. Pott. Topic.& Elé- Ch.ergo finis logice Arift. no eft tárü
di» rc&io tertic operationis)fed cuiufcüque. 20 Rcípondetur concedendo Logi
Arift, euam partici pofle iuxta tresintel- le&us noftri operationes , vt
docet Ants And. initio Periher. & in lib. Przdicame & Perhier. deditfe
regulas pro diredtio- ne primz , & (ccundz operationis , fed. quiaterminos
, & propofitiones ibinon. confiderauit propter fe, (ed tantü vc (unt:
parces,ha proximz, ille remotz fyllogif. mi, vt ibidé docec Ant. And. &
Scot, cit« 1 Prior.q.2.hinc ficquod fimplicicef, & abfolute inis adzquatus
logice Ari «it: dire&io tantum tertiz operationis, —— Quarto obfjcitur ad
probandumdi-. — . re&t;onem operationum intellectus efle finem logicz nedü
extrinfecü y fed & ine - trinfecuio, Tum quia finis intrinfecus be bitus
dire&iai eft dirc&io,fed logica e(t e(fentialiter babirus
directiuus,etgo &c. Nec dicere fufficit logicam elfe Tnbirür directiuam
idcalirer rancá,& in eíse fi- gnato,nonclicité , & ine(feexercito , 4c
proindé quod finis intrinfecus etus ett dite&io tantum idcalis, quz non
eft, ni : - cognitio ideg, ad cutus exemplar fieri de. — bet opetatio,vt re(ta
fic. Non (uffici nà - conrra hoc eft, quod logica eflicit, & eli- cit
operationesrectas in propria mare- ria, ctgo attingit dire&tionem etià
ineffe exercito. Tum deinde probatuc exem- plo (zpius addu&to frzacfadtoriz
, quae non folü refpicit inirinfecé cognitionem frenifaciédi,(ed ip(am quoque
dire&io- né,qua c miytn rc&tü. Nec —— (uffra gatur,quod directio equi
non refpiciatut liste iaiteé cd cies M Cac - €, quia frznefaGoyia non cft
dirc&iua equi,cum hoc fr munus equeftris, at Jo- . gica eft dirc&biua operationum
. Re(ponaáctur ad prin;ü folutione data inter arguédü , ad re plicá dicimus
logicá per accidens. fciü Poi sg dircétione in . efle exercit: nó per fe, &
quatenislogi- €a cíl,accidic.n. libi quod nrlogica inta licala; & hoc
cxercct manus , veluti Eflet fci&tia diftincta: Cui accedicy.juod eram in
prepria materia dircét'o in cíle exer- cito attirg tur à logica viétejn6
docéte, Ad alccrü rcípódeturs quod fi fienefacto Xia contiderecurs vt f!
habitas in intclle- € docés niodü rc&e faciendi (renum 5 uo s€ía (pcétari
debet, vt valeat paritasy filsü cft dircétioncm in efíe exerzito cffe '€ius
finem intrinfccü; nó.n. artingitur ab ip(a, (cd ab alio habitu in potérjs
exter" tiis rcfidétesqui dicitur Ereneractiua vtés, hz«c.n.eít, quz
conficit frenum iuXta re . gulas à docente pra iccipias , ARTICVLVS TERTIVS De
adequato Logica obieffo. 21 f^ Onftituo finc huius facultatis tá -4
intcin(ccoquàm cxcrinfecostà a &ih [e cólideratasquá v: ab Arift. cófcri-
piu ,ciuídé propri & ade uacü (ubrectü in vtraque cofideracione. venari. difficile
nó ctit; At quia bomé fubicéi multas ha bet acceptiones,vt docet Scot. 1.
Prior. Q4. qu&ádoque pio fubicé&o imha ions , qu&doque pro (ubiccto
propouitionis, X alijs modis, futmiror im praeséti pro co, cir Cà quod
vnaquaeque fcrétia verfatur, quo fcnfu 1. Poft. 25.vna fciencia. dicicur etie
vnius genens fubicéti, & appellatur fubie €um confiderauionis, X età
obiectum , ucd potétic, vel habitu' obijcitar cogoo cendum, quod cum'iteruu:
lam. potat vel fusé pro omni re coniiderata n (G€- tiajaut arte; quo fc-bfu in
medicina , v. g. non folum corpus humanum, v: fanab:le, fcd cttam omnia nm
edicamé:a , & inflru menta dicuntur (ubicétü circa quod aris medicz &
quicquid demü in (Cientia tra Ctatur; eius (ubic&tum vocatur ; vcl pto-
prié , pro rc non quocunque modo , (cd pet ey primo cohderara in fcienua;lile
efriculus Secundus, de fine Logica. 151 loquimur de ftubic&o cófiderationis
in fccüdo fen(uj quod cum iterum diuida- tur in fübie&tum adzquatum,feu
totale, & in lubic&tum inadz quatum, fcu partia lejquód deinde
diu:ditur in principale, & cft principaliter pars fubic&ta earü, quas
fub fe toiale (ubicétum cogprchedit , & minus pr.ncipale ; & eft pars
tubicétiua inf.tioris condicionis eiufdem fubic&i totalis, lic loquimur de
(obiecto totali& adequato, g cflita primo per fe confide rain (ci£aà,vc
tota artificis cura in eius coréplauone fita fir , ac proinde cacera omnia in
(cienria cofiderata reuocentuc ad ipfum, & habcant atiributtonen: y qp
proindc fübe&ü attributions appellari confacuit , licctid à Modeicis
quibufda fumatur pro fubicéto princi palitaus. 1; Q'àvisáutcm fübicé: hoc modo
furnpu vig» ac muluplices enumerari foleam cód.tioucs prac puz ramen , ad quas
ciera ces rcducuntur , funt, quas enumerat L'o&or q.3.vniucrfal.quod de €o
in (ciencia prae fü pponatur quid eít, & quod eft; quod jereiusquod quid
cft de mouoftrentur affcétioncs de co in illa (cié tia , & tandem quod
omnia determinata in (cientia reducantur ad 1pfüm , & pro- pier iptum
contiderentur;vcl canquá.ciu$: principia vel tàquam partes, aur fpecies» vcl
proprietates eius , vel alia coninnili ratioae,qua lub céti conditiones ,
veluti necetfiria& (uffici ntes recipiürur neg fiin ab Auctorib Complut
.difp. 1. Pro- €n.q.2. Didac.à icfü q.3. Poem. & alijs, & exprcisé
deducuntur ab Arrtt. 1. Pott. tex. 2, 25.vbi docet fubicétü efsc iliud cuius
pripcipidpartes,& pa (fioncs in (cie tia 1nqutrütur;neceffitaté vero
barücon- diionü cat; (ufhciéuá oftéderc no cft bu.us loci, nà cx profelso
tractabitor in« fta di(p.de (cientia 12.q. 2. Et quia ét vt ibidé
trademus,fibicctü adequacü e p.rte mareriali coll ac focmalt, re. .
fiderata,& modo cótiderádi, cx quibus in eíse (cibiti cóponitur vnü
fübie&um Quod iouus fc: Gcistsde vtraque parie fü bicéti logica: cric bic
etia diiserendum Hac yiqanísa dottrima(quá ad pre- íens (ufficicnà de hoc fuse
infca loc cit.) detusiri (ubisQé sie quot iclnu quae P^ "d t - x a 4527 dó
defcendimus ad quzftionem pro pofi tam de fübicéto adzquato logice. Et quidem
mirum eft, quanta fit Auctorum vatictas in huius facultatis obie&to affi-
grádo;rà viginu& an plius fentétie te- citátur de hac rcjnos celebriores
refere- mus;que ad duas claíses reuocatzi pofsüt ; Vna crit coi ü,qui
ponütdogicà eísc [cié Già realé,ac proinde obic&ü reale ci atli gnàát;
Altera eft eorü;qui eam faciüt (cie tiam rationalensac proinde aliquod cns
ratiofiis obicétum eius ftatuunt 13 Aué&torü prima cla(;s Prima Opi nio c(1
corumsqu: ftatuunt ob:edtum lo- gicz rcs onines , fiue omnia entitas 5 non
tamcn quatenus entia funt in [eipfis, & a patte rci, fic enim de cis agit
Mcta- ph. fed quatenus fünt ab intellectu cogno fcibilia.Sccunda a(lerit nó
es,(ed voccs, vt rerum fignificatimascflelosica obie- étum; qui opinio
communiter tribui (o- cc Nominalibus,& c(t Aurcoliin prolog. art. . Tertia
afferít rnodum , fcu intiru- mentum (íciendi reale etfe (ubie&ü in lo- ica,
vari tamen auctorcs infltrumétum Ícicndi acceperunt; Q iidam.o.(umpferüt illud
in toto rigore pro fola, demontlra. 1ione,qua eft inftrumentum fcicntiz jp-
dluctinum proprij(Tim? dicte jita mulu ve teres, Alij fümp(crunt latius pro
fyilogit mo,vcl argumentationc, & quidé pro pri ana incention?,quo fenfu
tancum (unt in- flrumenta realia. Alij démumlauflimé ac ccperunt inflrumcncum
(cicndi re;le, p- ut.(. complectitur definiuonem , diui nio- nems,&
argumétationem pro cóccpubus Obic&iuis,fcu pro prima intenuionc ; ita
nimb.q. 2- l'rodem.qui cá procettauur fe loqui e logica sm fe conliderata , non
prout ab A uft.tradicasita «n. folamargu- . Imentauoné aflignant pro fübieéto
ada- quato; Quarta (encentia,qua cóis eft in- zer INcotericos, non ipflrumenta
directi- uia,ícd potius opcracíoncs intelle&tus, ad quas hec
ordipaptür;aflerit effe fubre&tü, vndé ftatuunt pro (übicéo,, vcl vrcsepc-
rationes intclicétus..;wacenus dirigibiles, vcl vt (pecialiter loquitur
Aucrf.q. 2. (ec. ifogoitioem inccllcdtiuum comprehé icm utes actus noflri
iatclIcétusquate« vus dirig.bilemyjitaw illud tit materiale j- l.i "- LI
Duaflio Proem.de Nara Lopicá:— hoc vcró formaicjità Auerf.cit. Amic. im
log.trac. 1.q. $.dub 4. Blanch.difp.1.qu,. 9. Didacus à Ie(ü q.3.proem. Arriag.
dis fp.2.log.n.54.Oauied, contr. 2;log.punc. ' 1. Ruuus q.6 .(ccuti Suarez p.
tom. Meta: n t. lec.a. " í ó (unt pauciores opinionesinter Au &orcs
fccundz claffisycorum.n.qui entia ratiohis pro obic&to afl;ignarunt,Quidam
putarunt cns. rationis in fua cóitate (ume ptum debere ftacui obiectum . Alij
hinc Opinioncm coaréctantes non omnc cns ra tioni$ponünnt obic&um logicz,
Ícd rans tun: genus quoddam entis rationis uod: appcilan: ens raNonis logicun:,
& fecun- dam in:éc onem, & eft illud ens rationis, qvod tignificari
folet pafliminlogica p terminos logica!cs ger.us , fpecies, (übie- &um
pradicatun «dc finiti. enünciatio , . & alios fimiles,ità 1 homifle omnes«
a« ict.c.de gencre p.2.Scctusqu. f; Progme Mafivs hic (ec. 2.q. 1 3, Sanchez
lib.z; qué. 17.lauel.trac.1 log.c.3.Niger q.12. Cli peiComplut.dif:.1:.3.102n.de S. Tho, p.2log.qu 1.art. 3. G.lleg.
Petronius, & alij» ur pro hanc fentenaa citant vcteres on.nes 1
homiftasAT:j 'ádem ad . gis fc rc ftingcntes;pcc interlog fcs& vt ab
Arit.rraditam diftinguente$, fübicéctum legice ftatuerüt illud ensrario. — ni$,
uod per orguinentationcm tporta | tur,vel ceré fyllogiímum, quam fenten-- tiam
de fyllogiimo docuit Scotus cx pro- fcio q.3. vmuerf. & fequumur Scouftae.
paflim in cum locü Mautit. Anglic. Bras. (aul. Sarnan.F aber. Theor 6. loccus
que. roem. j. Fuentes q.3.diff 3, art.6. tàquá, Dottor ibi locutus fuerit de
fübie&to. gicz quocunq.modo fumptz ; Faber ta-- men €. 3. inquit ibi
Doctorem a(l; gnare. Íubieétum logic: Ariftotclicz , Refolutio dc obie&io
lcgice Jariffotel. 24 Icendum eft;in logica, prout eft D ab Arifi.tradi i b
aliquid rea le eiie obic&um,fed ensrarionis;nó quis dcm in tota fua
coaate;neq.vt loitatum adens rationis lcgicü, bué (ccundam ins. 'nuopcmyíed
quatenus ad a! gumemacio- nem, ícu (yllogifmum coar&tatr . Cona clufio eft
Scori q. .vniuecí.& & i. Prior; ] qa Pn €. - Deadeiuato log.obietlo
e/Are YI; Ag. i.vbraliud flatuit (übiectam in logica, tab Arift.tradita ,&
in tota amplitudine fua confideratur;eft communis inter Sco tiftas cw
ditcrejáte vno Pu i6 . cio qtii difp. 2:leg.g?s. parum curás Sco- vibra * aen
Scotiftarum, aff;gnat logica etiam prout ctt ab Arift. siadiar P obic&um
rcale & fyllogitmum pro prim:
intentione captum; & proba- , Mrquoadomncespartes. — : Primó quod in logica
Arift. non fit ali quod reale fübic&um,fuadetur,tuim quia quzcunq.
traduntur in logica Arift.(unt entia rationis,& fectinda intentioncsio-
cales,vt Lie ANDR diea. ana- jprzdicamentü; propo itio, aqui- pollent
amrecedens, mr » fyllogif- Anus, figura ,fübiectum,predicatum , &e. tum
quia hac ratione dixic Boctius logi- .€am cffe dc (ccundis intentionibus appli-
«atis ptimis, quia Ariftitotam logic [uà tradidit füb terminis fe cundarum
inten- dusramócóld qe hac ratione dicia it (cientia rationalis,& (eclufa à
nume- o fcientiarü realium;yt netat Scot. q. 3. Prolog.lit. I.S fuit
perpetua;& conftans fentétia omniam Peripateticorür , qua & rone
Grámatica, &R hctorica diftinguü tur conta fcienti les, quia tradüiur füb
terminis fecund intentionum;vt fünt nomen, verb&sparticipium,&c- ergo
ens rationis , no autcm ens reale fnbiectü 'erit logiez Arift.quia per ens
rauonisdi- Ringuitur à czteris (ciencije .- ^
Reip. Auerfa q.2.fcc. 3.negando afsü. ru quia potius logica Ait. in ommi- us
(uis libris, trattaubus agi deenti- busrcalibusinlib. Periher. i rreróm ,&
&xuécbus perfe" agitur de a&tibus noflri intellcétus dc
enunciatiene ,ditcur(u &c. ncc per fe quarinux [ecunda intcntio- nes;q cx
illis actibus refuiiát; in lib. dicair..pcr fe conliderantur,& certis
Tocis difponuntur natura rcales
cxclufisenti- bus rationis. In lib.ctiam pradicab.quam Wis ttaétctur de
gcnerc,aificrenuay & 16- Jiquisquz videntur entia rauenis,tf tra- atur de
illis , quaicnüs nnportant cnua scalià, & vmucríairier icà procedit 1012.5
^Arilt. logicasca.niqua docet, verificaur de cnubus realibus,uon rawonis,
docct.» LI CEN 153 genus predicari de [pecicbusfpeciem de ind: uiduis, at non
valet vtique predicare dicendo fpecies cfl genus, indiuiduum eft fpecics , (ed
bonio cft animal ; l'etrus cft homo ;docet prgdicacü affirmari de (obie
&o0,at nó valet dicere fubic&tü c ft pdica t ,fcd bene Petrus eft
albus,cft homo. Scd hec foluiie facil é rcfellitur, falfum m.cft;g in
lib.Periher. & Frior.2gaur p Íc de actibus nof: ri intelleétus , nuncia-
tionc;& difcurfu, (ed agitur de regulis, & przceptis, quibus
opcracionesillz dirigi dcbent, & iig rcgulz caduntur per ter» minos
fecur.darum mienuonü, oj pradi- catum affir matur de l'ubie&o, gp :n prima
figura maius extremü przdicatur de me- die termino, mcdius ceri inus de minori
extremo, & in cóclufione maius extremi de minori; falium cft in prz
dicamétis na turas reales per fe confideruri , ná de tube
ftatitia,enantitare,qualitatcsal j(q. predi camcotisagit logicus sth Q n c5
atténdi- tur fübijcibilitas,& pradicabilitas, vt ve ró fant partes entis
realis peruretad Me taph. & fic &
diccndii de naturis cóibuss quas im portát genus, & (pecicsceteraq..
pradic.: bilia, qj per (e ad legicum nó (ye Gant;ícd fccunda intent;oncs
voiuetía tatis, quas fundant; Nec cft ncccfl'ey ca. docet infccüdis
intentionibus verifi dc cifdé pdicationc excteita, trita eft «m, losicalis
teguliquod qua bgnàátur in fe- cundis;excreentür in primis, non veró in -
cildcm feciindis,& ideÓ-tota hac refpone fio falfacf , rà 1$ Sccundo quod
cns rationis in tota fua cóiate non fat fübie&tü logica Arifte telice;nulla
indiget probationc;tum Quia; & Grammatica Foeticay& Rhetorica» fua
babent cntia rónis , tà quia Complute ipfi teftzbtur ceruffimum efie cns ronis.
vmuerfáliter fuv. ptum non cffe obicctum. logica, ncc aliqaero T homiftarum
oppo Inum aflererc , am logica nó contiderat rclaionem rópis dextri , &
bniflri in co» luna , ncc relationes ronis quibus Deus. ad creaturas
refertur.Sed qp ncque fübie- Gum fit cnsrénis iog;cum ; fcu- fecunda, intentio
qua cft veritaus manifeftatuay qualis cít fola (ccunda mtentio logica; p»
batur; Tum quia in qualiber [cientia daltige T —— gkodum - »! 154 guendum cft
fubieétum cóxatis à fubie- attributionis, neq.hoc coincidit cum illo fccanda
aut intentio in lozica eft fu bicétum cóiratis , quia pra dicatur effen-
tialiter de (übic é&o, pra:dicatn,copula,ge' ncrepropofiuone, & c.ergo
nó cti fubie- &üactributionis. Tum quia iuxtà hac s tentiam non
contradiflinguerencur in lo- ica principia,paffioncs,& (ubicéum vt docuit
Arift.1.Pott. 26. quia hze omnia €onliderarentut ,vt fpecies,cum intrinfc- -€é
imbibant conceptum entis rónis logi- €i & locunda intentionis. T ü quia Ct
(1 A. zift.in fua logica confideraret. ocs(ccun- das intentioncs veritatis
oftenfiuas(.uod .thnon fecit) non proinde dicédum toret con(iderari. omncs per
fe, & dirc&é; velu: ti fpeciesobicéti totalis,fed indite&é , &
xeductiué,& (ic de fa&o confidcrauit ter minos, & propofirioncs ,
vt principia fui obici, aliquas ver fecüdas;ntentioncs: vcluti affe Guoncs eius
« : Hinc deducitur nom conucoire fecun- «az intentioni conditiones obiccti
(cien- tia (upra recentitas, & à Compluc. cate- zilque Thomiftis receptas
,. nam vna illa- gum cft ctiam iuxca corum do&r iná , gq &ontincat omnia;
quz tractantur in fcié- tia;ita vt adipfum omnia reuocentür ,vcl. aquam
principiasvel partes,vcl (pceies ,. yc! proprietàzes cius;altera cfl, gp (it y
de potifTima.cura e(E in tali (cientia, &. - 10 (fi aliqua fuerint
),tradantur prz- &cpta;j at prima conditio fecunda. inten. tioni non
conucnitquia omnia.confide- rata in logica rcducuntur ad ip am; vt (pe. €ics,non
vt principia fübiccti nc:.vt pro: ttate "fecanda ,quia:tota. A ift. cu: Ia
fuit agerc de [yllogi(mo; vtipfe tefta- mur e-vit. 2, Elench.ciufq, regulas,
& pra- ecpta diíerté tradidit, de (ccundis autem: Antenuonibus, nec
peculiarem tsa&tatum: eonfccitncc pa(Tiones aliquas de ipis de: móltrauit,g
tfi necetfarium cracyfi fecun. da inicntio tun.Cdacrat pio fubic&o; Ac
€edit.gp de dcfinit.one,& divifione cx ;p fcio non egit, ergo fecunda
intentio vc- niaus-oftcnfiua. non cftin. Arift. logica adaquatum
(ubic&tü,cü non o€s talcs in- 4 RUOncs inca conidercatur .- - Ref. Complut,
Q quamuis Arift, cx Cuaflio Proem.de Natura Logica; à fo; -ta eft fermo; &
parui rcfcrt ' Kctatationc aliarara opinionur profcíio non c gcrit de
definitione * uitioie, hoc Decr non cda e^ tur füb obic&ologiez,[ed vel
quia dede — finitione iam egerat Socratesde diuifio. — Ane Flatoyac
nuilusveTperfanétorié dear - te ÍyIlcuifkica y & lic eam fü Anft, —. fcipi
eX prcfeílo ex plicrdemevxl bcd qs : vt inquit Laeztjus lib. $. in víta Arif. d
E cfinitione, & dioiiionc nones tide rat volumina;quae tóuninria temporispe
Lieruntjmmoó cunrArift.rcferente Laete tige logica fcripferit 1$ oc bre »fortd
€ alijs intentionibus logicalip.ex; - dioe Sod lus folutionc ottendítur lim
traétaius de defininone,& diuilione: cx natura rci ad.logicze obs Qum fpe
tas re in'totafaa amplitudine, gp grati - .cedimur;at hic L logica DAL cir
naalia cdideric de dcfin tione,& diuifio- 'Desqua pericrunt,quia qua ftio
eft de Arift-quaz nunc extat, euifg. ip p Acntiquarimusobietum «,...... 26.
Tertio tapdcax, ginlogi fubic&om adzquacum ic iyllogilm argumentatio,
probatum manct. cum c& dictisaruculo pracedenu, vbi tum ett finem logicat
Alt I te Uonis, qp eit arsumentatio » v o5 mus;finis autem ;mernus cospcidit
c& o bicétestum.candem pacot ex ptigretiu ip
pusAnft.conftai.n.fyllogmamineius — logica ommbus potiri códiuomibusad Os ^—
bicétum fcientiz.defideraus, gaudet pris —— main rs fupponuure(ic,& DOG HS
f €tationem de puipcipijsrcmous & prc - pinquisis lib. pra dicam, &
Perer Ha. e tim ap lib. Prier. pramiut definituonem ciu5; 2audet (ccüdas
quoniaman cifd lib. Fuor,muliz pa(Tiones de lodemólrá. .——— tur per predictam
defimtionem, vt efie in modo? in figura y contare ca tribus term iniscoucluderc
vniucríaliteryparti culatitcrnaffiimariué)& negauués gaudet d.
niq.tcua;quandoquidem.omniasquae infccnuacraétiur, vel (unt principia byl
leginiy& bc habentur lib pradicam. & Feiiher. ycl íani propiietaieseius,
& i habétur libri Prioium,vel [pecies P^ WT, sbétar lib. Poft. Topic. &
Elench.ita di curtit Do&or 1. Prior.q.1. .. Inoppofitü obijcitur Primo cü
Nco- tericis p aliquid reale;& nó rónis; poni debeat obiectum in logica,
Tài quia que Tibet fcientia realiter caufatur ab obicáto fuo partialiter,&
ab codem in perfc&io- ' nemenfurarur dicit.n. telationem ad ii- lud,yt ad
mé(ürá ex Acift.c. de relat. (cd mullum ens rationis poteft cau(ure (cien-
tiam,que cft realis qualitas, nec cius per fe&tionem menfüurare , cum fit
imperfe- &ius illa, crgo'&c. Tum 2.quiaobic&um fcientia dcbet effe
fcibile,& perfe intel- ligibilid autem enti ránis conueniceng eft, cum
inzelligibilitas fit prima paf- Eu tealis. Tum 3 .quia fabie&tü de- bet
continere virtualiter notitiam fuüarü a(fionum,qu£ f. ipfum formaliter con-
leiduur cx Scoto q. 3. Prolog. at ens ró ' misnó pot caufate notitiam füacam
paf- L'A vpR une notitia cs alitas realis. à 4.quia li logica ageret de ente
rónis , dco eller, quta tra a de genere fpecie , (ubie&o;pred'cato, &
alijs fimilibus inté tionibus , (cd hac etiam dicunt entia rea- lia,quia in hac
propotitione,bonmo eft a- mimal,a&us iütelectus corre(pondens il li termino
bomo, oon tepre(entat naturá humanam pracisé , fed vt [ubrjcitur ani- ' mali ,
ergo nón folum rcprzí(cntatio ho- minis,fed modus etiam reprafentandi il-
lüm,vt id, de quo dicitur animal, eft quid rcale. Tut $. f1logica eft de
fecundis in- tétionibus vtiq.no crit de ipfis in abftra- &o;fed in
concreto,vtapplicate süt pri- rhis,atq.ita logica herét i gatum per accidens.
Tü demü d uo;qnz efl fubiect i principale m Togica, confideratur in eà, vr quid
reale ergo ctia fübic&um adequatum, füb quo contine- tür,reale erit;
probatur affumptum, quia )nfideratur à logica,vt elt effec&trix fci ties
fed vt talis non poteft effe ensrónis: , ergo &c. - 27 Refp.ad t«g ficut
non eft dc efsen E. :&ti effe motiaumy& mehfuratiuü actus in
perícctionc, ita no elt dc ro - ' ne (ctentizs Rd fot obie&to, & ab in
co pe Ofie meiure- turyyt ex Do&tore: itat 4.1 qup. De adeguato Log.
obiecto vArticulusTértius -. 7 fs fubjS.fed ui;de rónc [cientie caus, ua- lis
noneftlogica,vt eft ab «r tt.tradita , & conicxta , quz caufatur non ab
entetó nis,icd à fondamento, quod habet à par- te rci,'tà Maurit.q.3.
vniuer(al.S.6. dubi tatur yin fol.ad es addit etià poni pof- fe totalem
caufalitaté habitas logicalis ex parte intellcétus , nam licet ina bireéto
obiectum fit caufa partialis, & hoc prima 'riumyin a&u tf reflcxo
porcfl totalis a- €tiuitas tribui potentiz , & quamuis ens tónis ncquceat cíIc
menfura fcientize quam tum ad períc&ionem, pores ch effe mca fura foi
a&us quoad vetitatemyquatenus notitiaintantum vera e(t inquantum exe rimit
obiectum, ficut cft,quo séía dere ione men(urabilis ad menfaram vides tur
Scotus loqui quol.1 3.M.& O.& pro prié dici folet relatio coformitatis
actus ad obic&um. Ad 2.negatur minor, quam uis.n. non habeat
intelligibilitatcmobie- &i primarij.bzc:n.cft paffio encis realis, habet ti
intelligibilitatem obic&ti (ecua- darijj, quatenus ficut entitatem habct ad
modam enrisrealis, ita fcibile cft ad mo- dum illins. Neq.dicas ex hoc fequi,
quod WI ab Rp *- Mpdcer » Quia ficuc eius a in hoc fitaeít , quod cogno- Ícatur
ad modíi entis edis per íccon ucnit illi, quod (ciatur ad modi alterius , dc
quo fufiusipfrà di(p.5. , Ád 3.ait Maurit.cit. qiod contin£tia virtualis, cuius
meminit Do&or ,'conue- nit tantü (übiecto fcienuz realis , dc quo
jbiloquitur; vel quod conuenire potett ét enti ronis fundamétaliter; Sed ez
peditius obiccto db »*dici poffet , quod ideo (ubie&tum d:citur Lr»
continere virtualiter patfionces fuas quo-- «d c(Te cognitum , nó quiadubiectum
i p- füm,vt fic,cau(et notitiam pa (Tionis, fed: quia (ubiectum, vr cognitum,
fiué noci: tia fubie&i caufat nottcram palliopis,quo eft etiam competere
cognitio cit cns rea-* fcnfu hoc mnaus entirónis,quia |— le. Ad 4.negatur
minor,nà licec repraien tatio hominis in ea propofitione fir teas: lis, cà tá
[übicétio in propofi cione nó eft uid reale, fed deuominatio € deccticta ab
a&tu re&o intellectus , quae fit ens rónis, & fecunda intentio
formalis. tct pec a&tum rcflcxum. A d 5.vti |. logica: TR dps" wr ?
156. eft de fecüdis intentionibus in concreto , nimirum,vt applicatis primis,
(ed non id- Circo eft dc aggregato per accidens, quía res prima intcnrionis non
cadit in intel. le&u fecundz,vcluti pars,fed vt terminás re(pc&um co
modojquo accidens , qua- do intelligitur dependere à (ubie&to, non
intelligitur vti vnum per accidens. Ad 6. demonttratio poteft (umi, vel
mareriali- ter, & pro prima intentione, & fic ett illa materialis
collocatio propotitionü , qua medius tecminus ità ordinatur , vt in vna
fubijciatur& in altera przdicetar;vel foc maliter, & pro fecunda
intentione , & ctt relatio , vel relationes ab intelle&a fidt
antecedentis, & cófequentisymaioris,mi- noris,&c. occafione defumpra ex
illa rea li ordinatione;primo modo caufa: fcien- tiam realiter, & exercité
, fecundo modo fignare,& fic confideratur in logica Ai- ftot.& ab co
definitur, quod faciat fcire , Poncius cit. difp. 2,q.5.aducit cum Auer fa
nonnullas rones quibus oftendere niti tur Log. habere obiectum reale imo có-
trà coém negat genus(peciem,(ubie&tü, predicatum yllogi(mum, & alios
huiu(- modi effe terminos (ecunda intentionis; Scd rónesilla non cgent fpeciali
folutio- nc,quia ad fummum probant quod infra dicturi (umus art. $.logicà cx
natura rei , & sin (e con(ideratam effe fcientiam rea- lem, at id non
probant de logica , prout fuit ab Ariít.contexta, qui cam exprefsé. docuit (ub
terminis fecüdaram intentio - num,in quo feníu híc loquimur, € quod ilii
termini fint 2. intentioncs patebit in- fri difp.1.3.8.arc 1. & difp.2.
Mer. q. 9. art. 1 m4. 28 Secundqyobijcitur cum Thom. ad, obandum,quod cns róais
fcu fecunda antentio fit fübie&ium . Tum quia log. di- citur (cientia
ronális hac de cau(a,quia eft dc ente rónis , vc de obiecto , alioqui in.
trinfccé e(t qualitasrealis. Tum 2.quia (i. cut datur vaa (cientia,quz
tra&at de ca- tc reali in vniuerfum
& eft. Metaph. ita dabitur alia , qua tractet dc cnie rónis in
vniueríums& ccit log. Tum 5. quia quz- «unq.tra&at logica, (unt entia
róns;ac ia aentiones fecunda vt termini, enunciatio cs,
yllogiimi)figure,&e«X bac roue aic Quaftio "Proem: de Natura Loglcaz.—
bat Boetius, quod logica eftdefecundis — — intentionibus applicatis primis. Tü
4«uia, "n enti rónis , & fecandz intentioni conue- » niunt conditiones
(übie&ti, qui& predicá ^—— — tur deomnibus,que in logica
tra&tantut, — aliaj. ad ipfum reducuntur, veltanquam — —— partes,vel
principia vel pa(fiones. Tüde- — — mum quia omnes fecundzin:étiones, de - — —
quibuslogicattadtat, (unt veriradisoften — — — fiuz, & períe conducuntad
dirigendas — operationes intelle&us ,ergo omnes in- — diffecenter
cótinentur füb obie&o adz- quato cius, quod crit ens rónis logicam , fué
Íccunda intentio veritatis oftenfiua 7. confeq.patet, nai omnes participant ró«
nemobie&iuam ,perquamlog.fecerni- — | tur nó folum abalijsíciétijsrealibus,
fed — — etiam rónalibus, quales süc Grammatica, & Rhetorica, quz
confiderantfecundas — intentiones oftenfiuas congruitatis, vel — —
incongruitatisfermonis,non autem veri- — tatis, & falfitatisità
Complut.cit. — , Refpaad 1.logicam abíoluté dici fci&- tiam rónalem , quia
efl diretiua rónisin fuis a& bus,logica veró Arift. àdhuc f ciali róne
dicicur rónalis, ga nimirui dc ente róais , vt de obiecto , hoc. non cít
fubic&um eius in quacui tein(pc&um;fcd vc (upponit pro; mé mg tatione;
vel (yllogifmo.Ad 2.enstonisim A3 communi pert (c primo, & dica dmi A mmm
lam ícientiam pertinet,fed idi cm ou &8,& rcdu&tiué pertinet ad
Met. nus sif c('enciam füam eft eB ADDS X" quia ciufdem fcientiz
eftcon(iderare id, — € cít tale, & q videtur tale 4. Met. tex. 4» Ad 3.
concedimus totum, quia logica "Arift. 1radita cft (ub terminis fecu rü À
intcntignum,& diciturefledeíecundisim — tentionibuseo modo;quo
Philofophiadi — citur cfle de rebas naturalibus qd, cC quod omncs proprié funt
(abie&tumátttis, — butionis. Ad acis a appe i non cft dc rone fubicéti,quod
fircomma.— nc oibus in (ciencia confideratis per prae dicationem, (cd
vrsmioncn, c, oiircducanturad illud veltanquam pat» —— tes,vcl principia , vel
paífiones,at omnia — coníidcrata in logica; dam intentionem , vt nus, Ad
j.conceíjo | Deadequato Log.obiello. c/Articulus IF. confe tia,nam fi prz:cipua
condi- - obiecti (ciens cft , vt itid, de quo potiffima cura e(tin tali
fciétiaj& de quo traduntur precepta; vt Complut, faten- tur,plané poxiffima
cura Arift.fuit in fua logica clucidare (ccundam intentionem , eft veritatis
manifeftatiua per virtu- tem illatiuam, vt conftat cx vcrbis ipfius Philofophi
2.Elench.c.vlt.hac aurem eft io, (cu fyllogifuus , de quo ét rareliquit
pracepta «— agpéemerstinia, q obie&um adzqua tülogicz Arift.non bt
fyllogiímus; Tum ía non folum egit Arift. de (yllogifmo, de czteris etiam
(peciebus argumen- tationis,inductione, Enthymemate, & e- xéplo,cr, tius argumentatio
in cói €» ric obiecta. Tum (ecundo;quia non fo- lum cgit de arguméatione,ícd
diftinétos libros etiam-«ompofuit pro dircctione primz, & fccunda
operationis ,vt lib.p- dicam. & Periher, & de definitione lacé
tra&at 2. Poft. ergo potius modus (cien- di in cói, (cu in(trumeétum
direétiuum in "fua amplitudine erit obic&um. Tum ter- tio;quia dicere
non valet cerminos, & jp- pofitiones Arift.ibi non contidcraile pro fesfed
tantum;vt funr partes fyllogif- mi; quia &fi ho€ modo fint confide: lest
non obftat, quin etiam per fe, di rc&té contidcrentar (ait Auer(a fec. 4.
& fuit argumentum Aurcol.in prolog. art. $. ) ficut in Phyfica , licet
elementa con- currant ad conttirnédum mixtum, tamen : Fhyfica non agit per fe
folum de mixus, - neq, corpus mixcü cft adequatum obie- Gum cius,(ed per fe
eriam agit de clemé tis,& corpus cóc mixtis, & elementis cft obicétü
Philofophiz. Tum deniq.quia;vt vrgent Complut. fi femel adaittimus. in obiedis
particularibus alicuius (cientia , lbet otdmem vnius ad aliud exclu- dere illud
, quod fic ordinatur , à ratione E iay& immediata obic&i,tam in qua
fcientia obiectü principale e(let a- 'daquatum po(lemu(.dicere Deum, aut
igentias clic obiectum ade quatum i | | 153 ml ens, & quz in Philosophia,
ad homi- nem» qui eft precipua fubftantia materia lis, & quein logica ad
Demonftrationé, quz cít genuinum inflrumentum (ciédi, ergo licet intentio
generis deferuiat defi- niuoni;& intentio pradicati propofitio» ni, &
hzc argumentationi , non ideo in- tentioncs ifte debent excludiab obic&to
per fe; & immediato Logic . 19 Rclp. ad primf argumentation£ , &
tyllogi(mum non dfferre,& induétio- nem,& cxempiü,ac Entbymema non có-
ftituere fpecies à (yllogilmo eflentialiter di(tin&as,fed ad ipfum veluti
imperfectü ad perfectum reduci,quia funt fyllogifmi imperfcé&ti habentes
totà vim inferendi à fyllogiímo,vnde & in fyllogifmum tranf- ucru facile
pofiunt,&-ad aliquam trium figurat ü reduci, vt Arifl.docet in poflrc- ma
parte 2. lib. Pris erudité demone ftrat P.
Faber Theór.6.c. 3. & nosoften-. - dimus 1.p. inftit.trdc. 3.c.2-Ad 2. ait
Do Gor.1. Prior.q.2. terminos, & propofit. in illis libris cófiderari
inordine ad fyllo giímü,cuius funt partes proxim z,vel re- moz ; de itione vero
z. Poft. lo- quitur in ordine ad dcmoaftrationé ,qu& ingreditur,vt medium,
vt omnes farétur , Ad 3.potuit vtiq. Arift.logicam (uam ita inüituerc,vt
termini, & propoütiones p fe contidcrarentur , ita quod dire&té in-
cluderentur in obiecto logicz, vcluti fpe €ics eius , ficut clementa
confiderauit in narurali philo(ophia:fed nó ita fecit ;quim potius vt patet ex
progre(fü operis, con- fidetauit ca indirecte, & redu&iué p or- dinem
ad fyllogifmü;quem contt itaunt , uia folum de dire&tione difcuríus fuit
ollicitus. Ad 4.concedimus nó quélibet ordinem vnius obic&i partialisad
aliud excludere illad;quod tic ordinatur, à ró- nt propria, & imiediata
obiecti, ted fo- Id quando ita có(ideratur in ordine ad ill lud,vt nullo modo
propter fe, S direct confideretur, fed indircdté penitus, & in grati&
alterius, quod nó cx natura rei pé ed. fed cx progrelta fcienua , &
Au&oris cius, fic auiem ri tere piopolitiones,nimirum in gra» tiam M in ome
a »vt partes cius,in logica MNT pota E tores , Bis " is &orcs, ipfe
infine 2-Elench; Ne. binc € onfunditur (ubicé&um adzqyationis c fübic&to
principalitacis; vel via difcerné- di vnum ab alio przcluditur ; quia (ubie-
€&um adzquauonis femper illud.erit , ad quod redacüxut omnia cóliderata
in4cié tia,vel vt parces,vcl fpecies,vcl principiis aut alia cofimilí ratione ,
fubicétum veto p'incipalitacis erit. quod'e(t nobihus , pra ftazius cocentü
fub-obie&o adarqua- tionis,quod vtique in logicaeft demon- frauio;quia ett
fyllogifiusin materia ne eciTaría confeótus;ac proinde fciétiz ge-- neraciuus,
S incer. omnes prae (Láci - 3o Quarto tàádcmarguitur ad idé Tü T. nilul eft
(abiedtum totius, & parcis. fyllogiímus eft fubiectü.in lib: Prior.. ergo;
Tum 2. quianulla fciétia füü.cofr- cit (ubiectum;fed logica conficit fyllogif
mi. Tüm3. nulium complexum potcft effc (übicctü, quia dc (ubic&o-
prasfüppo- mitur,quod'etb incoplexi ,ac (yliogimus. &fi quid cóplexam; T
ü4. quia.a (fi gnádo- fimpliciter,S&abfolucé (yllogifi pro fu:
biccto;aflignatar táruni pars materialis. ergo dimiautas.efe Doctor
nóatfigoado: etia formalé;nmmex vtrique: cosle(cere dbe:iubiectim adazquatum (cienuz.
Reí pondetur ad primum cx: Doc.q.5.. Vnuaerí: maiorem efleveram codé mo- do;ac
druerío idé etie poteft (übicétiü co- eius], & partis; cin propohro
fyllogif- mus ctt íubiectum.in lib. lr: er& quoad T aisi writ
ircialem.t«quame tüadproprierates ipfum formaliter có Écquentcs;eft vczó
(übiectii cotiusquo- ad.có;incntiamvirtualem., & potentialé fimul ,..i.
prout füpponit ét pro» (uis (pe-- €icbuss GCnop;pro feipfo- tant üi incom-
muni. Ad'1.non eft Logica ducens, qua . «onficit fyllogifmum;led vtens,, illa tan
vun regilas tradit, & praecepta recte có» jAccedisnó seper opusceífe.quod:
fübicétü ur pnus (cientia«quácua ad-ef- fe a&tuale,ícd poffibile-Ad. 4. fi
fyliogi- muscxercité fiunarur- pro- aggrcguto-.f. mera Jet Veg tare um ^m p de
ipo» yretupponi nequic, g»etk (implex,nec fta. 201 (ubic nura o fi lümatur pro
; inrentione in ilio aggpegato fun» daa poicft oai (ubicGtü à dc ipfo fup-
Quaflio Troezwm. de Natnra Logicá- poni,quo: fimpiex. inhoc enimséfü eff. uid
incomplexum.. Ad 4. ait. P. Faber: or.6. c. 5,4u9d quando fubie&tü ma-
teriale in Íciécia cófi deraur omnibus. mo É dis, quibus ett cóü icrabile, cunc
nece(fa-. ' riaminon etfe addiuioné partis. formalis ,, ue (olim additur
ad.settriogédam coli, "aar obiecti materialis, & ita imquig contingete
de [yilogifmo.in logica quia confidetatur ab.ca omnibus. modisquis bus eft
coniiderabilis.Sed forcé in. fylloe. giao aliqua s cóliderari poteít,.quag non
attingitut à logjco , quia ratio.genee rali(fima € at uen cis ipfo: imbibita
fpe&at ad. Metaph. & Iamitesdogicz ex« ecdit,ficur &
cómunisracio-(ecüdz int&e tionis , quz etiam vagaturpet-Geámmas.
ticam,& Pocticá; certibett logici pce fertim confiderare (ytlogi(imü
qnarenus habet vim inamifcítandi ignota ex- notig — —— per vimallatiuam;, &
hanc eile-tati eas formaléobicóniuacius, Itaqueratiofore — malis obie&baa
in logica Acitt.a(Tis -—- 32 dacrit, veinalijs(ocnjssvndemeutig —— Philotophia
naturali pomuur-(übiedtam —— — corpusmarurale , quatenusimaturale, im ——
Mzaph.ens , vc ensi Theologia Deus, —— vt Deusyitain Aci; Logica eric fyli
P". mus^juaemustalis,..quacenushabet vim, —— dicigedi
intelle&tüininueftigaioneigno — — rorü cx.notis.ira.n.Ípecificauur ratio
fot» — malis,sri.quam có(deratur atque itaná — cit dimvnurus DoGtor, quia
imtellexi (y] —— logi&nüquatenusfyllomfnd,cfféiubiee —— —
Guun.Videaliaargamentaapud Do&, —— Refolutio de obietto Logicein Jg. | »r
S! de Logicafécüdüíeloquamutk. — — proutadzquaté inítitui.poteft (e-- | Mn eh
Mer peau cs : eius partes, ad quas fe excerdere dC pM cocti neqiie usct
modastoéds d netu mint feni itii utota amplitudíne-(u» vt nimi SEM D tw
cesiongme me mms 93s t'a ionem, & 6 quz alia funt inftrumenta . adhoc
munasa (dc quo difjs.feq.) ka Scoc. x.Pri q»2- .en& Fonfec. 2. quic oaa, MT
REI €m-Log, «fs Tat q.3.. T Áenüt Fabet c. 5 i& alij Scati grs etie: babi-
,De ádequato Logica obieflo -Atrt.TIf. babilé patat P.Fuentesq. 3. diff. 3.
art.5. q.26.& fi ratio quáibi ad hác conclufio- né probandam adducit, nihil
concludarj, quia (ofum probat inf rumentum (ciédi effe iubie&um przzdication's
. Quamuis autem P. Faber Thcor.6. cáp. 3. & alij Scoriftz negent illos
libros: Priorü effe Do&oris, quia.nimirii plura cótinér,que rO (unt cofona
di&is cius ini. Vruucrf.in Metaph. & lib. Sent. vbimaiorem haboc
an&Gotitatem 5 Tamé vt bené norat Fac- te& cit.id non (t (ufficiens
argumétü , vc ncgemus-cos libros.etie Doá&oris , quia £adem ratione
poffemus dicece tracta ui Vniuerf. cffe alterius DoGoris , quia. q. 41:cgitegs
e(le vniuoci,q.3.ad 2.prin- £ipalc pomr corpus mobile fubiectá na- . turafis
Philofophi 4 àmó in li..de Anim. & Met. habet quamplurima paflim diffo- na
nue Sed docet in lib /Sent. wt yería- tis in eius]i.facilé parebir, NO crgo
quia mula retractat Doétor in lib. Scnc. & quol.que dixerat in Lozica ,
& Mctaph. ocgire debemus eos. libros taiffe ab eo ' «olcriptos, quia no ell
nouum Authores cla(Iicos in vltimis,& maturius cótidera- tis
lacubrationibus interdüsque antca di- xetát, revocare » fed potius regulà hinc
vniucr(alé deducece debemus,g in fcho- la Sabtiliü liber duntaxat séc.&
quol. au- Gotitaté facere dcbét irtefragabile, cz- teri veró Log. Anim. Met.nó
ab(otuta fa cere debéc au&ocitaté,fed in his tátum, cólona süt (criptissét
& hücin mo duin hoc opere vicmur auctoritate Doc. : ve wena itaque probatur
noflra có- 12:5 ? dcducta ex ipfa natura] Mt conítru&ioncm docet, (cd logi
inftrumentaria fimplicitcr,inftru- |n ara re quia elt de medo, ícu us (ciédi o,
Vd fimphcitersquia dcferuit alatur alijs (cienti 1. Top .inacnt: bit pto áüté o ciendr mon poteft aue. T i
per fe , &duc- cttarte nat r$9 &€ cenctur dirigere omn^s operationes
intclic&tus , cum in omnibus poflit error contirgcre , ergoinon folum
demon'tra- tioyfed.omnis (vIiogifaius . & argumétaa tio,non (ol
arguimétario, fed ctia dcfini.: tioyX& diuifio,& fi quod aliud extet
ifte mentumydcb:t pec logicam confidera- ri,& pertractari, quare cü logica
fecüdie feampliors (it ambitus, quam prout fuir ab, Aritt. tcad;ta,inftrumérum
fcicndi im communi, prout ab hoc,& io abflrahit'y aílignandum eric dli pro
obic&o tocati y & adzquato; Maior probatucá fimili im omnibus
facultatibus inftrumétarijs fias pliciter,omnes.n ità yersácur circa inftcu
menta, vt nó.attingát.opus,ad quod (uae P natara ordináur cd hoc ab alia per-
ficitur,cui ifta famulantur,quas pro:ndé minillras meritó nancupauit Ari(t. t.
KEuhic.c.1.& 1. Folit.c.$-fi€ (chabet fre- na(actiua vcl pe&tu
cquettris, quia verfa « - tur circa frznum ,quod eft initrament dá ordinatum ad
cqui direction , &iracir- a illud verfatuc wc non attingaz opus, ad quod
fuapué nacura ordiaatut,fed hoc ac - ungitur ab equeflri,cui ipfa fubfetuit,
iic Íc arm ferraria refpeCtu lignarie ,, quia vetíatur- circa fertam , &
dolabram, quae fünt inflrumenta ordinata ad conficien. doamífcamnum,vcl
ftatuam,& ità circa il- laveríatur,vt non attingat fcamnim, vel flaruam ,
(cd perficiantur ifta à lignacia, eui ipfa (ubfeiuit: omnes igitar ciu(imodi -
inttrumcntariz facultates (1(tant fm con- fiderationo,& con(tru&ione
inttrumcen- : torum,nec tranfcunt ad opusyende ipfum infirumenuim eft , ad quod
reducuntuc omnia quz. in tali facultate continentar, & ipíum non reducitur
ad aliquod aliud intra candem contentum; immo li opus aliquo modo contiderat ,
ad qnod inflru- mentü,dcquo agit, ordinatur illud idcm confiderat in gratià
talisinitrumenti , vt "f.illud bené conficiat yel regulas cet «óficiendi
edoccat,vt fit idoneum ad tas le opasobcundum; Gc franca ctiua equi:
directionem con(idce;at in ztaciá frani s vof. edoceat illud ità conficien-
di,vc fit aptumad talemumss,diucc(a n. infiuméta cxigütur pro opcrum diucrfi yo
dé ^ 160 dé códucit ad tegulas tradédus de. inftcu méto conftcuédo ad cale opus
ordinato Kefp.Auería (ect.4.in fiac falíum e(- fc logicam ita etfe facultatem |
inftrumé. tariam,vt non attingat opus , ad quod or. dinantur inftrumenta ab
ipía conlidera- ta, (cd in (implici inflrumentorum cou- teinplationc confiltat
; nam non folum cóficic & rimarur in(teuméra (ciendi , vt alijs (cientijs
rradat , fed ipía logica pec (ua in(trumenta perficit. , ac dirigit ipfas
operationes; Sed fal (icas iftius rerpon(io nis cx przcedéc articulo liquet,
vbi ofté fum cítex profe(fo log:cá nó perficere operationes intelle&tus
phy(ice , & elicici uéfeu incile exercit. y (cd idealiter can- tü,&
veluti inetfe figuato,quatenus vra- dic regulas, & przcepca ceteris
(cientjs bcné definiédi,diuidéedi, & d (currendi . 33 Sccundó Modus
(ciendi, (eü n(tru mentum redé cognofcendi (vocabulum namq;(ciendi fusc
(umtrur) in logica fe- cuadum fe contiderata omncs habet codi tiones ad
obiectum fciétiae requiiicascfk ,n.id,quod per fé incenditur, & confide-
ratur inlogica,cum finis intrin(ccus cius fit docere jnttrumenta omnia , quz
no- firam cogfiioné coadiuuare poitunt ex ar t.preced.vndé fi tota traderetur,
dc ip- fo przacciperet quid cít, & quod cti;cíft id,ad quod reducuntur
omnia, quz con- fidcranda forent in logica fecundam fe fümpta,omnia namque ad
hoc tenderét, vt re&as facere operationes intellc&us
-docerenr,effenr.n. regule , & pracepca in(cruiéia pro dire&jone prima
; vel [e- cunda , vcl tertiz operationis proximé , velremoté 5 Neque ordinaretur
ad ali- Tm vlterius in ipfa logica con(idcran- ui metfi.a. aliquo modo
zranliret ad có- fidcrandas operationes intellectus , (ane illas no
cófidcraret, nifi vt dirigibiles per ciufmodi infiruméra,hocauté non cft có-
teinplari inftrumenta in ord nc ad opcra tiones,yt o conatür Auería , (ed
Operationcs in ordine ad inftrumenta, vt cognita carum tura ac dirigibilicate ;
idonca coficiàcur initruméta pro. cacam direGtione, Ikucíus habet partes ,
princi- pia, & patlioncs,nam infttumcacum (ci€- di in comuni diuiditur in
dcüinitioncan Queflio Proem.de Natura Logica. diuifionem,&
argumentation&,& (i qus alia (unt (ciendi inftrumenta, canquam in
partes (übiedkiuas; habet (uam primaria » & adzquatá pa(Tionem , quz ett
e(fe di- te&tiuü oycrationum intellectus, ha principia , ex quibus poflct
logica dema- grare talem proprictatem,nimtrum dcfi - nicioné, alial; pofitiones
, vcl fappotis tioncs ad talé (ciétà actinéccs;ergo nihil dc deratur vt fit
obiectum logicz in fe, 34 Denique probatur ceterasopinio- nes excludendo , in
primis .n, nequeunt res omnes, quatenus intelligibiles poni (ü bicctum:tü quia
iam omncs aliz fcientia fuperflucrent,vt-n.ait Scot. q.3. Pradic. sihi cft
(ubicctum (cientiz alicuiüs , nifi (ub ratione (cibilis , vadé resquacenus.——
fcibiles nequeunt fpe&are ad Logicá ade quad; f'ü quia ad
Mctaph.praz(erdmfpe — atconliderareresquatenus intelligibi- — — — les , cum bac
(it przcipua paffio entis y Á quod ponitur ob:eétum in Metaph. Ne- quc obiectum
logicz poffünceffevoces, — tü quia finuila e(íet, vel efic poffet voxg — —
adhuc cffet operatio intclle&tus noftri, — que poffet dirigi , &
regulari ab aliqua. icntia quz uon e(fetmíi logica, & An. gcli de facto
perfe&tam poflent logica - fine vocibus; Tum quiavtnoxat Maurit —
q-1.vniücrí. voces non pertinent ad E cum,niíi per accidens, quarenus per
illas. 1 A conceptus e——| € 0 Y "pvp ar ere. Neque cadem ratione poteft
ens uet rationisquomodocü fiui — — obicétum logicz in paene io x 6. effet, vel
ctic poflet ensrarionis, adhuc - Am : €iiet opcratio noftri intelle fci,&
debere: dirigi ab aliqu. vtuque forct logica, cum fit adinuenta. Tí
quia per acci quod. logica radar regulas, & przcepta petter —
minosíecundarü intentionum ,cam etiá — — id ficri potuerit per Mens me , ergo
«X natura rei pcti £t fcieodi reale, & ima imentione »,. — pro ade qiso fabio dE c ef mus infra art.
f. vbi s logicam ES fccunium fe effe (cientiam r » ac proinde petere obieétum
reale. Icc dem fübiectum logica in d effe De adaquato Log. obietlo. frt. 111.
pofsüt opcrationcs métis noftrz,quatc- mus dirigibics , vt autumant. INcotetici
quibus (üb(cribic Pácius dif. 1. q-4 .có- €l.2. aut cognitio intelle&iua,
quatenus dirig bilisetloquitur Auería, quia cum fübicdtum przfupponatur notum
in fcié tia quoad quid cft,& quod c(t, debet Ar- tifcx io fna facultate
exploratam habcre vndcqu.que naturam (ui obiecti ada qua- ti,& cx; licatam
càm qucad «€ contüide- gatam,«;uàm quoad modum contideradi, fed ves contiderata
fecundum hanc opi- nioncn; cft cognitio intelle&tiua, cuius cf fentia,&
Goiddiree nonexplicatur inlo- ica,neque à logica (apponitur explicata in prior!
fciétiayqua ipsá antecedat, hu- iu(modi.n.explicario ad [ciétiam de ani- ina
fpcétat,vt docet Ant. And.initio Pe rihcr. crgo quoad ié cófideratà errat haec
Opinio. Scd errat eriá quoad modti có(i dcrádi,quià fequeretur logica aliquo mo
do (ubaltetnar! (cientig de anima, uia ad dit (upra operationes,quas có(idcrat
ani- ma,condiuonem;s(eu differenuá acciden- talem, .f. dirigibilitatem ;
Accedit quód ratio formalis obic&i debet e(Te indemo ftrabilis de (übiecto,quia
c(t medium ia dcmonftrarione , quz de ipfo demó ftra- tut propria paffio , fed
dirigibilitas non poteft efic medium, cii potus fir patTio de fübie&o ipfo
demóftrabilis; Tandem obic&ü inftrumétariz facultatis , qualis eít
lozica,no eft opus, ad quod inftrumé tum ordinatur ,fed inftrumétum 1psá ;&
in ipa logica;aut non agitur de dirigibili tate cognitionis , aut certe fi
operationes intellectus confi derantur , quatenus diri- gibesihor fit in
gratiam inftrumentorü iendi,vt nimirum cogita eatü dirigi- bilitate,&
indigétia,apta conficiátur in- flruméta pro directione, vt (üupradictum
eft.Remanet igtur obicétü logice in fe ef fc inftrumétü (ciédi, vt coprchédit
defi.161 menta , ad qui cetera minoris momenti reduci poffunt,vt dicemus
difput.Tequét, 34 Vcrüm adhuc dubium remanet dc rattone formali , fecundum quam
logica in fe confiderat inflrumentü [ciédi; qui- cunque noflram amplexaci süt
fentétià , dicü: logicam illud cófideraresquatenus dircét.uü , ita vt
dircétiviras fit obie&ü formale i6fironéum fciendi materiale, & ita có
ügendo. partem. materialem cü formali,fub:cCtui adecuatum ficin(lru mentü
íc:édiquatcnusdircétiuds qui di^ cendi modus cà dem ceníurá pacicur, qu&
ilie,qui in Fhilofopha naturali ftacaic p. obiecto corpus mobile , quatenus mobi-
le,.,uia nó eft cófüdéda ratio formalis fü bicéti cü paffioae ciufde , cü hec
dcbeat per illà de (übie&o demoftrari; dircctius tas vcro, vt diximus , cft
propria paffio infroméu fciédi ideo no bene có ügicur € co, vclut ratio
formalis; (fignáda cft, ergo ratio formalis obicctiua:ogicz ia fc, ficuc in
alijs [ciéus,vt fupra diximus s vndc (icut in Í h.iofophia naturali ponitug
fubieétü corpus naturalc , quatenus natu- rale;in Met.ens vt ens,in logica
quoq.erit inftrumentü (cicadi , quatenus tale, hoc eft quatenus habet virtutem
faciendi (ci- te,vimq. dirigendi, ità .n. (pecificatur ró formalis,sn quam
cófideratur, & perg de ipío dirc&tiuicas,ve lut propriay& ade -
quata -— poteft demonítrari . Scd adueríus pofitam conclufioncm obijcitur Primo
ptobádo rcs ocs,vc! vo- ces,aut entia rónis cffc (ubiectuu: in lo- gica, Tum
quia 1. Elench.c.ij.X 1. Rhet. € 1. & 2.docct logicam non vcríari circa rem
aliquam dcterminatam,lcd circa oCs te5,& 4. Met.tcx.5.ait Diaic&icam
labo- rare circa omne ens, ficut. Mer, crgo res ipla fanc fübicétii T dcindé
arguit Au reol. pro vocibusomneslibri logice in- choanrur à vocibus, liber
jradicam.ab ——— jiuocis,& vmuocis,lib.de luterpà a0... minc,vcrbo, &
oratione, lib. ve(olurorij «——— à definitione (yllogifmi pct orationC,er- — -
go logica cft de voci gatenos cxyref — '".
nitionem;diuif;ionem,argumentationé & li quzaalia unt infirnmenta rc&té
co- isenim Door cit.enu- ics inftrumét fciédi Aes tantum tria reccnícat, non
idcoexclude- — fiuis conceptoum . Tum demum ad | ro- dere intellexit alia
minoris mométiinflru bandum cns ronis
aliquod effe lubicéui probari pot rónibus allatis pra ccdéti ac- mcenia , fed
ita locutus eft , quia illa tria : $üt generalia & principalia quedà infttu
— uc.quibus ofiésüeti logo pati HS [115 tcale, fcd obie&um
rat:onisexpofcere. 3€ Refp.Arift.t, Elcnch.& Ehet.vo- luitfe (oluz» Dial
ecticam quanti ad vsü yer(ari circa omnes rc$,X ad ni Dim cer- tum genus
con(lringi,quia in oibus (cien ijs (yllogi(mi exercecur;& in bunc (ensü
etiam explicari potcft 4. Met. s. laborat n. Dialcéticus circa omac ens , ga
ojbus rcbus applicantur inftruméta logica,idco quc dicitur [cicntia cóis, ita
innvar Scot-g. 3.vniucrf. Ad 2. Arift. coníuluó inchoa- uità vocibus,quia voccs
[uot inflrumen- ta manifcflatiua coceptuuim , boc autem non cí(t agcie per fe
dc yocibus , fed. per accidens, 10 ordine ad aliud; Accedit, quod hic e(t (ccmo
delogica (ccüdum fe confiderata,nop aurem v; ab Aufl, rradi- ta. Ad 3.rc[p.per
idem , quod rónesalla- tz art. prz ced. procedunt de logica Arií 4e cum tradita
(it per terminos. fccun- acum intcorionum, vtiq. ex modo pro- cedendi Artíficis
, fibi vendicat aliquod ens iónis pro obicdlo ,"non ramen ex na- tura
tei,quia finc (ccuadis intenciopibus adbuc poffet logica inttitui. At rurfus
in- ftat Aurcol.cic.pro vocibus;g cft primo fubicétum veri, & (alfi cit
(ubicé&tü inlo- gicaquia verum; fal(um func pa tlyoncs gencrales à logico
coniideraue , (ed ora« tio, vt cxprefhua conceptus ctt fübiectü , veriy&
falíi ergo, &e Relp.ar ntum in primis euam contra Aurzo]. militare , quia
gana vocem tantom complexam cie ictum in logica, nam hzce(ola ak poteft eflc
fubic&um veri,vel falli, & ta- men Aureol. ccnet voccm jin cói ad come
lexam,& incomplexan efie tubic ctum; indé maior cil fal(ayquia vcri, &
fal. fum non (unt/paffioncs adazgaatz logices qua pracipue verfacur ; etiam cit
ca mitasem diícucíus, ninor etiam eft man- €a , quianon conucniunt prin;ó
orationi vocaliíed mentali cx p.p. Iuttit,n. $4. $ccüdo obijcit przieuum
Aucrlapro fci bans ioncs intel lectusquatenus di Fapbilre -Ü ciciin Tü quia
ficut opc- rationes uutellectus , quarcnus talcs 1.» €ant ad. phyücam, fic
quatenus dirigibi lcs pectát ad logican;,f.d (1 in logica co- fid rant non
vidciut quom. odo 1« duci uw ad initrumchte dice ctiuapüo OQ ; Soudflis Proem.
de Nara Logica, peraciones (unt propter inftrumenta, fed inftrameata propter
operationes, media ver reducuntur ad finem, & aon finisad media,ergo
operationes,quatcnus dirigi- - biles crunt obie&um, Tum 2.quia in alijs
facultatibus organicis cxperimut non 1a ftcumenta etie obicétum , fcd operatia-
nc$,ad quas infttumenta ordinatur ; fic jn artc (cribendi non calamus;fed
(cripta ra,ad quam ordinajir,cft obiectum, in ar 1c pingendi nó penicillus,(ed
pi&tura , ad quam ordinatur,in medicina nonpharma Cajlcd (amicas, vel bomo
fanabilis,ergo pa ricec in logica. Táü 5-Ethicayqua tradit re- gulas,&
praecepta dircétiua operationum vo].ntaris,no haber pro obicéto tales re-
gulasu& przcepta, (cd operationes volun tatis ad quas ilJa ordinantur ergo
pariter in logica. Tum tandcm; quia logicajdocet definue diuidere, &
rócinari,[ed hac süt operationes intclle&tus;immo affercre de
finitionemydiuifionem, & argumentatio nem cffe (ubic&um , eft ponere
ipfafr opcrationcs intelle&tus,nam definitio, di uifio,& argumentatio
mon funt, nifi ipfi met eucio ride apprehendendi iu- dicandi, &
di(cuitendi, 77 36 Reíp.concefio eriam opet intelle&us, quatenus
dirigibiles, à. Mg Eqs cas,vt fic, menta, per qua: dir rccduci let A pina ng
3gica prii conlideratum ; quamuis. n, inftrumet fint propter opcrationcs inf i rese
cotta fe. Beadequato LogabieloAriiculus 111. ángratiam demonftracionis, Gc in
li.Phy- fic.corpus naturale eft propter moueri. Quia habet principium motus,
& quietis, nec tfi corpus naturile ponitur ad. motü ruso oria adobiedtum
ibi primo: confi »X fic inmultis alijs .- Ad 1.facukatesorganica;alic (uot fim
"s organicz qua nimirum ita. Circa. ftrumenta vetfantur , & nor
attingant opus, ad quod illa ordinantur , fed facul- gatcs.i libi r » vti fc
habet ÉKcencfa&iua reípeQtu equcficis. , fctraria: refpectulignariz; gnaria
refpecturnauti- cz, & lic de mulcsa!ijs; alie sür,quia ita. dc inftrumentis
azunt,vt etiam artingant opus, ad quod.ordinantur , quar proinde miniftre
hmpliciter appellari non pofsüt, quíaalijsnon famulantur,ncc fimpliciter
inttrumentariz, quia etti de inflrumentis. nt,non tfi vt alijsca [ubmini (t ré,
fcd vicifdem ipíemet wantur ad illud. idem Opus perficiendüuità (e habenr fcri
proria , i&ocizymedicina, &c..quamuis igitur in bcakgtibas orgamcis
fecundi is nó in&trumenta,féd actiones, ad quas ordiná tur; nt obic&um;
tfi in facultatibus pti- mi gencris in(trumenta folum funt obie-
€tü,nona&iones,quz à rali facultate non ms cote La en apsedo! argu- mento
a(fumpta , fcriptoria.in: à y medicina, &c. (unc arce chic * logica veró;primi:
vt oftenfüm - Ad negari poffet operationes volun» tatis , quatenus
dirigibilesetle obicéum: in Ethica; cum potius it homo;quarenus. bcabilis, vt
innait Scot. q.3. Prolog.ad 3.. 1.3.Conceffo tà hoc;,negari debet pari-. tas
alfumpta:de Erhica,& log.quia Ethic. non (olüm-tradit regulas,
&.pracepta o-- geracionum voluntaus, verumtiam elici-- ué attingit: operati
i E" logica vcró: nonita fe gerit circa opera-- "DEM, lugiertoce
denke, Guo kir ica. docer definire; diuidere. I&
rócinart idecaliter ufi, quatenus tradit niirumentadire&bua
apprchéiionisrudii PsC cmi usjqua st definitio, diuifio,. Catgumentatio; cx
quo-equitur porius. T Burüri-cica diflmeicon vclüt obicctam,quam
circa.eperationes; Cüm- vcrb dicitur;i flhzc non cffc nin ipfos a» ul 4 I facio
conicepcus f. 165 &us intelle&us apptehédendi, iudicandi,
&c.refpondemus dcfiniuionem , diuifio- nem,& argumétationem dupliciter
fumi poffe,vcl formaliter quatenus funt actus, genus apprehendimus,iudicamus,
& di- currimus;vel obicétiué, quatenus funt in ftrumenta quzdam dircétiua
aGtuum in- tellc&us sin quod'munusterminare pof funt actum intelleé&us,
& tanquam obice. Ga fcientiam conftituere, fi primo modo confidcrentur,
vt/q coincidunt cum ope rationibus intellectus;fed nó fecüdo mos do;jin quo tantum
hic de illis loquimur. Tertio adidem vrgct. Ouuied. contt, 2.log. punc. r,à
nu.18. probanslogicam primario , & per fc non agere de conce- ptibus
obic& uis. fcd tantum fecüdario y quatenus hi funt obiectum formaliü'; lo-
gica immediatiusagit circa cóccptus for- males, $j circa obicé&tiuos, ergo
&c. Pro- batur atiumptum;conceptus obic&iui re fultant ex
formalibus,& catenus potett il lis, aliqua regula przícribi,quatenus for-
malibus prz (cribiturcum.n;in (cipfis nó fiantfed tátum in formalibus, ex
quibus tcíultant, fic infeipfis dirigi non poflunt, fed tantum in
formalibus,crgo immedia- 'tiusagit S aes dc cóccptibus formalibus, "quam
de ob:e&piuis. Conf. eatenus pote ft agere de concepubus obictiuis ,- vt
füb« funt formalibus , & dc illis pracepta tra» dére;quatenusab ipía fü,
ledc onccptug obicctiui:,. vt disci tantum fiunt à logi- Ca, quarenuszab ipla
fiunt formales, ergo tantum agere poteft. de: conceptibus. o- bic&iuisvt
füb(unt.formalibos,quatenas agit de formalibus, maior. Gemma tradereniur
precepta. de illo: quod fieri nequit; & fin;iliter minor, Conf. rurfus y
Conceptus obicctiui,vt dire étisfeu vc for- malibus füblunt,j'et tc noo
fiuntled'tan- tum rcíuültant ex formalibus;.ficut deno- ginatio vifi refultat «
x wfione,& catenus tancum poffunt bené,vcl malé fieri) qua- tenus bcné, vcl
malé fiunuformales, ergo: tota dire&tio eó debet tendere, vcr fiant
formalcs,. quibusrcété a&tisobie- Guuosefle dircóos ncecile eft.. Demum ivo
esu per cwn do- ccor uod facio. à tantetn ; Ass | —- i lo- gica s 184 ta doceor
cir&a conceptus formales , um quia logica docemur dcfinire, diui- dere,
enunciare, difcurrere , quz omnia confi (tua in operationibus nofi intel-
lc&us. d Kefp.in hacargumentatione magnam effc confu(ionem, &
vocabulorum abu- (um; tiam per conceptus obie&iuos intcl- ligit
definitionem, diuifionem,& di(cur- fun obiectiué fumpta y. inepté vocat hzc
inftrumenta directa,& regulaca per con- eptus formales, nampotius res é
contra e hàbet , quod.hac fumt infltrumenra di- re&iua,& regulatiua
conceptuum forma lium, vt conttabit ex infrá dicendis dip. 1.q- 1r.cóceptus.
m.obiectiuus eft,qui diri - git a&um pofteà eliciendum;(icut.n.qui bet
artifex , vc opus fuum rcété efficiacy prius illud mente przconcipit , qualiter
fit efficiendum cogitando rcgulas,& pre €cpta tale opus Wt fic iotelle&us
yt rcé&té definiat, & difcurrat;confiderat zcgulas , & praccpia
definitionis , & di- fcuxfus, &. virtute huiusnotitiz, & có- eeptus
obiedtiui re&té deindé elicit, & ef- ficit a&ualem dcfimionem,&
dilcurs ; non ergo conceptus formalis dirigit , Sc regulat obic&iuum, fed é
concra ; Rurfus falsi eft coceptü obicétiuu refültare ex cóceptu formali , quia
nÓ actus pracedit obic&it, (ed obiectu przferzim motiuü. , &
meníüratiuum 'actus. pra&cedit actam ápfum;hoc animaduerté placuit,vt
pateat uoncs ip arguméco alfümptas nó ellc abíoluié veras, vc proferuntur y
t& oe «per folam negationem: propoficionü vi- dcamut velle argumentum
ditíoluete, ad. emen per. conceptum obicdiuum doo iniclligi poffeyniaucte &
entitatem i bici: dcnomipationem ip(am era - i & obiecti, quatcnus-a&u
obicitur in. teilectui;sih primam conliderationé pla. *num cít conceptum
obic&iuum prace- dcre formalem;quia hoc paéto iam.ficat obicétum conce
pribile , (ed in alio fon(a vtid. cóc epujs-obic G iuusrefuitat ex for- mal:
quia fignificat obicétam actu con- ceptum, Íeu.vc actu lubeft conceptu for
mali;Cum ergo io ar gumento, ciak.j.can- firmationbus ait Ouuied. conceptum o-
bic&iuum relultare ex formali jac per ip ' Queflio "Proem.de Natwa
Logica : (um regulari , & dirigi ; fi id intelligit de. conceptu. obiectinoin
primo feníu, cff omnino falíum,fic.n. potius cóceptus for malis fit ex
obie&iuo, & per ipfum men. furatur, ac dirigitar ; fi veró intelligit
de. conceptu obiec&iuo in alio fe rum dicit,at non in hoc fcn(ü dicimus in-
flrumenta (ciendi obie&iué fumpta effe fubie&um in logica;& per
banc ini patct ad argumentum cum fuis confirma, tionibus, & dignofci poteft
abuíus mal. torum vocabulorum, quam ibi habet hic Auctor , . Deindé folutio
ipfa , q inibi Ouuied, innuit ad hoc argumentum, (afficere Íct,nam dici poífet
co argumento proba ri a&us pra&ticos logicz tantum tendere Circa
conceptus formales , daritamcen in cadem logica alios actus [peculatiuos , g,
ver(antur immediaté circa conceptus o-.— bicctiuos, hac itaq.folutio
fufficienseft y quia coníonat do&rinz (upra tradita de. logica docente,
& vtente, nam] tens cít, quz a&ibus.(uis practicis. " immcediaré
IcGasoperationcesinelledus — decens vero non elicit ilasoperationes, — Íed
fitticin, (ola contemplatione regula- jumyquibusiliz dirigi valeant. Verü hác
luioncm icijcit Ouuied.uia nullus a- €&us fpcculatinuszepcritur inlogica ,
& quando hi datéur in ipa , immediate fog. ea males couceptus intucbuntur,
9 fic pro- bat5logica non fpeculatur res ,lecundum: Ác [umptas,fed formaliter
quatenus ditc- &ss,crgo idygy formaliter Ípeculato cai ü dire£tiosled
directio ipfarünihil a- liud efi,g formaicscóceptus , à od bicéta cXtrinfccà
directa dicüur crgo €p formalier logica immediate CE tur , tantum cft
dire&tio conceptuum. o bicéttucrum;qua non diftinguiuc ceptibusformelibus,
Scd hec ip(a impue atio rui fus confundit terminos , & nis i| concludit ,
fatum namq. afiumitdu- : Pettoquod [a dentur in logictacm cculauui , & quod
ifti non immediat vcrientur circa conceptus obicétiuosin- fLrumeniocum fcendi ;
vndé ad ant dcns dicendugi cft isetpiocdpete ue cula rcs (ccundum fe fumpta ,
nonta- men (pcculacui cas , quatepus dizeGras. y : proprié nüvtiq.ve. — |
ogiav. — --. X h ? ys nn $* e £A Al uh 37 ^ De adesüato Logica olieflo,
c/frtkculus H1. E loquendo, fed quatenus dirigibi- ' les,fic idjquod immediate
cótemplatur , funt inflrumenra (ciendi ; quatenus dice- €tias; & quando
etíam concederetur , id iod immediaté contemplatur , effe dice Sion ipfam,
falfum eft hanc effe dirc- ionem cóceptuum obie&tiuocum, quia vt di& am
eft , dire&tio immediate cadic fnperipíos adus formales, & hec exetce-
tur attendendo ad tegulas bene definien- di,diuidendi,& di(currendi, quz
docen- tur in logica, vndé omnes fcré jppofitio- tics in argamento affumptz
(unt falíz. 37 Quartó obijcit P. Fuentes cit.ar.ó, agumenttio fola,teu
fyllogifmas e(t ve- «6 modus, & inflrumentum (ciendi , quia habet vim
ilatiaam,non autem deé&nitio, & diuifio, ergo folus fyllogifmus €
fubie- «&ü in logica sra fe: Probatur a(famptá ; nam definitio, & diuifio,
etiamfi fup nantut ad (cientiá, non camen modá (cié di tribuunt , nifi quatenus
vi fyllogiftica diriguotur;patet in hac definitione , Ho- mo e$t animal
rationale ,qua ticc (cien- tia c(t, nec poteft modum (ciendi tribue- rc,niti ia
fyllogifmo con(tituatur hoc mo d awniététiGifeniial rationale,Pe £rus efl
bomoyergo efl animal rationale , ergo definitio non eft proprie inftrumé- «am
fciendi,R e(p.nos hic nó accipere in- ftrumentum(ciendiintanto rigore , fed
iuxta communem loquendi modü Sum- muliftarum qui illad definiunt , quod fir
oratio mapifefLatiua alicuius ignoti, quo modocüq;id fiar ,finé pec vim
illatiua,fi- ue alio modo , & nominc modi fciédi in- telligimus viá quandá
di in&te cognofcé di id, qp antea cognofcebamus confuse , quo fenfu
definitio ,& diuifio fant in(iru- menta (ciendi, vt magis patebit difp.
feq. ARTICVLVS QVARTVS. , PR | etit upeeffeutia Logic , Jn fit. fcientia. 38
Q'Ex genera notitiz intelle&ualis ; i; u&s precipue dc habituali, tra-
Ee Ari ea mre irme p notitia primorum principiorum ,qut- boeistails tus
sfebtirar cx la termino- rü apprehenüone abfque difcurfu; (cien- tiam que cít
notitiaccrra» & uidens de I- 4 185 obie&o neceffario habita per.
difcurfum (yllogiflicü , fi proprie (amatur, vt de ea loquitar Arift. r. Poft.
c2. Sapientiam , redis notitia rerum pra tanti (Timarü' maximé vniuer(alium,
vnde Metaphy- (ica dicitar proprie fapientia 1. Met.c. r. Prodétia, que eft
nouda directiuaactio gum humanarum, vt bené fiant in gene- te moris, &
laudabiliter. Artem , qua eft habitus cü cationc a&iuus, vcl factiuus.,
& Opinionem ;quz nócfít notitia certas & cuidens ac de obicc&to
neceffario , ft probabilis& ob(cura, ac dere contingé- - ti. Vt ergo quidditatem,& nataram logi-
cz atiidgamus,videndü c(t (ub quo horü habituam intelle&ualium.
contineatur, Quod.n.quamplores a(ferüt,vtc Zab.lb. 1.de mit. Log. Balduinus q.7
.Niacr q.ij. Chyp.Zimar.in Tab. verb. t bfurdum cft logicam ad mullum ex his
generibus pcc- tinere, (ed efe. peculiare quoddà o notitiz,quam vocant
habitum,feu facul- tatem inftrumentafem , & mod (ciendi, ex hoc ipfo
rcfellitur,quod mácá faciunt , & infafficicnté diuitionem ab Ariít. cir. de
€— intelle&ualibus vt fuse proícquitur Faber theor.1. cap. 5. ; Neque ad
rem cft ; quod pe^ exco- gitauit Auet(aq. t. Log. (e&t.s, vt aliquid noui
videretur afferre, quod nimirü Lo- gica inaliqua fui parte eft e(sétialitec in*
tellc&tus , qui continet quaedam princi « pia ex terminis ora, & per (e
ftatim euis dentia, caq; tradit in otdine ad dirc&io- n€ noftra coguitionis
; & in magna par- tecít effencialiter opinie:nam ca, quz fa» fins, &
acrius perira&átur in Logica,funt illa, quz in difputationem veniunt , qua
au &oritatibus , ac rationibus probabili: bus tranfiguntnr ,& varijs
opinionibus in partes contrarias refoluuntur , nec ha- betar certitado , &
ctiidemia veritatis, ficut ad (cientiam requiritur, vndé in his omnibus logica
eft opinio , non fcientia ; concludit randé effe vere, & i£ (cien tiam
quantum ad illas vetitates ,*& come slu "erepti quas ccrtà ; & eui
denter probat . Sane inurilispror(us e(t. hic labor Aucrfz, & minime
noceffsri s; tam quia ita quo:] ; res fe habec inceteris fccntijs,qualibec.n.
fua principia habet pe 166 erfe nota; & in quacunque plora proba- iliter
difputátur 2b Aucteribos jp vtra- Que parc: tum Guía quando proponitur ueflio
de aliqua facultate , anfit Ícien- tia, fern o inflituitar non de notitia prin-
cipiorum primorum in ca facultate, fed de notitia conclufionü, &
querimus,quo- modo proccdat ad probandasillas,& ex' tali yrocc(lu
arguimu$,an fit (cientiayvcl opinio: tum tende quia códitienesfcien- tiz,quz ab
Arift.infinaantar 1. Foft.tex. . & 6. Ethic c.3. ad tresreducuntur, rate
fubie&um, quod illud (abic&um babeat paff;ones , & cy hae
demonflrétur de illo pcr caufam,eirgo eo ipfo «p aliqua facultas habet hzc
omnia, licevalia quar- dam quazfita minoris momenti in ea fa. «ultatc cadant
fub di(putàtium opinione, abfolute ramé (acultasilla dici deber fcié tia,qna
ratione etiam Auerfa loc. cit. có. claudit Logicam abíoluté dici debere (cié
tiam,& ità cfl loquendü in caeteris (cicn tijs, etiamfi multas contineant
cóclufio- ncs probabiles, vt bené notát Atriag.di- fp. 3.Log.fect, 2.&
Onunied.cotr.2.puc. 3. ^ —. $9 Extant itaque in. hac re quatuor placita,duo
extrema, & duo media: Pri- ma fcntentia extrema cfl eorum , qui ab- fcluté
negant Logicam tàm docété,quam etenrem cíle íÍcientiam Eo rcícrütur Simplicius,
Amonins, Philoyonus , & a- lijvetcres,quos fcquitur Villalp.q.5 .pro- cem.
nda extrema aflerit vtramque eflc (cientiá,'ira Murcia q.3. proc m. Di- dacus à
Iefu q.5 .Cauero dilp.2 dub.4.& alij moderni . Tertia media vtentem 1L0- |
ait efle fcientiam, nó quidé diftin- am ab alijs (cientijs , fed; eflewariasip-
fas (cientias, docétcm vero, quz preprié eft logica ab alijs (cientijs vnd Sg
dt e(fe (cientiamita Zab.loc cit.vbi tcftatur hanc ctíe comunem
Grzcotáüjfententià . Qyuartatandé media, quz eft Latinorum : coatra ee vtentem
Logicam nó e(Ic fcientiam, (ed potius artem, bene ta- : mesdoli ita Scot.
t.vniuer(. qué fcquontur $ z omnes Maur. Anglic. Sarnan. Brafauol.ibi, Faber
thcor. 1, Fué- tcs d» f» diff.vn.ar.3. K
Occus q. 1 prooem, & Tatar.tenet ctià D. Tho. 4. Mct.lcé&.4. cii (uis
Sot. Sanc. Mal. Cópluc, Scd inter - Z)ueflio Proem.de Natura Logic —— iftos
adhac quzftio eft , an Logctdoinr] f ulti namq, — fe quoad oés partes fit
(cictia , m Topicam excludunt,co quia procedit ex cóibus ; vnde hac rauione
nolnot cam ap- pellare docéteos, fed vtentem , & in hunc Ícn(am Scotiftz
quamplures Scotíi inter- pretantur q.t . vniuerí. quando ait Logi- €á vtentem
non efle fcienriá, quia proce- ditex comunibus, ita Sarnan, & Fab,cit, 40
Dicendum ett, logicam docentem quoad omncs fuas partes effe (cientiams nonartem
,vtentem vero artem , nó (cié- - tiam: Ita Scot.q. 1, vniuer.& q. 5
.Elench, vbi Maurit. & Anglic. Probatur at pri mo , quod fit fcientia qnoad
omnes par- tcs , quia Logica demonftrariué procedit ad fuas condlufiones
probandas, non fo» fum in parte analyrica, fed etiam in topi ca, & loj
hiftica,nà vt Maur.ait,ita pro- babilitas dc fyflogifmo diale&ico ,&
ap» parentia de ophi ftico, & neceffitas illa- tionis de (yliosi(mo
fimpliciterfumpro — demóftrátur per propria procedere cx. necceffarijs S
rilogitia demóttratiuo , ergo quoad omnes partes efl veré fcientia.
lrobaturaffumprumex ————— 2" Scot.q.3. Elench.ita enim bene oftéditur
apparentia de fyllogiímo fophiftico, tan uam eius pafTio , per ynitatem
wocisin- allacia zquiuocauonis , tanquá per pro« prium mediü , (icut riibile dc
homine p.— animal rationale, ita ctiam per propri mediü probabilitatem
demonfítrat conftans ex probibilibus preniffis natus. eft infcrre conclu(ionem
probabilem, fie. - cut conftans ex neceffarij$ patus eft in-- fcrre
neceffariam, cá ergo do&tripa, quá. Logica tradit de
(yllogifmo probabi E umc-— à probabilia ded logifmo Topico, quía omnis
fyllogifmus N " ) "ut í o ve x Net ? apparenti in Topic.& .n0
fit. pro». bolilis Ac gitio( aed eerta euidens,ac — illa,quami tradit ip.patte
apalytica de des monítratiuo , confequens eft ,vt Logica docens quoad raf pis
fit (cicntia proprie dicta,quia fimili etià modo pro». bat qued vniuer(ale pra
dicatur de pluri- basquia sd in multis, quod dcfinitio eft; ftatiua quidditatis
rei, que coftat- egest deni Icio
Kefp.Zab.cit.c.3. quód licet doctrina Logica dicipotlit Siena cspicodo
(ui£c, tiafh pto coenitione certa , & euid&ti ac- - cm ex vi fyllogifmi
necefsarij; & cui- dentis;tamen nequit proprie dici (cien- tiajquianon elt
de obic&to j 10,8 &terno,vt ad (cientianr cxigitur r. Poft €. 24quia
verfatur Circa (ccundas intétio- fies,quz funt merécontingentes, & tan- diu
funrjquandiuab intelleGu fiunt. '" 4r Fabercit.c.3 vt oft omo. do ctià
cnria racionis fint íuo: modo. ne- celsaria; diftinguit tres gradus neceffita-
tis,in primo ponit (ubftantiamyim 2.acci- dentiayin 3. intentioncs logica-
les;quas intantam vültefse nece[sarias ;, inquantum fündamencunr habent in rc-
bus,& mon perperam. finguntur ab intcl-- le&u noítro,in quo
diftinguuntur à fig- mentis , quod ibi longo fermone decla: fat.Sed euaíio:
Zab.varumvalet,& Fabet- laborem aísumit voltarium, quia vt do- cet
Do&or 1. d.3. 4. 4. non exigitur. in. Obiccto fciétiz niece (Titas
incóplexa, nec: dc tali loquitur Arift. alioqui nec Philo- fophia, mmo nec vlla
cognitio: de rebus: ercatis poísec habere rationem (ciétia ,cü omnes (int
corcuptibiles, & (oià de Dco. fcientia torct , fed (ufhicit neceffitas co-
| plexa, .i.neceffiras connexionis. ajicuius: predicai cam eo,& talis
neceffitaslocü quoque habet in entibus rationis ,. & (e- cundis
intentionibus, namrdt ipíisenam formari poísunt propofitionesgrernz vc ritatis
comungendo:cua» cis predicata , quz ipi: s necefsario competüt, & talibus:
propotitionibustota logica eft plena ; vt quod Genusgradicatur de pluribus.
fjpe- cic di ferentibus de quocunq; dicitur (u- bicétüm dicitor quoque
pradicarü.Cui: accedit; nftàt ía Lab. procedit ecd. foltim fn logica Atift.qua
ett de fecundis. . imeimiónibus, nonautem in logicá abío- liiéfümptas & ex
natura rer. quo fen(ü. agit dc inl'rumencis fciendi realibus.. "
Relp.alij;nonfüfficeread (aentiam ;, quod fit cogaitio-certa, X cuidens, &
de Obic&o ncceísario habita per demóftra- tionem;fed adhuc eíse debet ob
(olam ve titarem;in qua fittatur,at logica ordina-- 1ur ad opüs.nimi nimirü ad
cfliciendas rc&tas. eperationes intcllectus.Sed hec ecià cua- fo nulia eft,
quia hzc nonett conditio. 167 fcientiz abfolaté (amptze, vt patet ex 17 Poft.c.
2. (ed (antum fcientiz fpeculati- uz , & hzc.ip(a ordinatio ad aliud
non Ampedit , quinaliqua cognitio fit
(cien- tia;alioqui nulla practica foret fcientia . 41 Sccundo probatur logicá
docenté nópofsc dici artem ; quia vt colligitür ex Arift.6. Echic.cap-4.ratio
artis repugnat fcientiz, nà ats circa (ingularia verfatur ,. veríatur.m.circa
gencracioné rerü, & ge- ncratioeft Gngularium,fcientia veró eft
wiucrfalium;ars.agit de cótingentibus , fei&tia de rebus neceísarijs,ergo
cum lo- ica docens (it fciétiayno potcft dici ars; um quia logica docenselt
habitus fpe» culatiuus,arsomnis.auté c(t habitus pra- &icus,&
operatiuus faltim prout pra&ti« ca diftinguiur à theorica,vnde D. Thi r.
Mer. lec. 1. diuidit acté contra rationem y aye et llamq; ponitin parte pra-
ica intelle&os. Tum tádé quia finis. in- trinfecus artis eft opus,vndé
definitur, gy fit habituscü re&a ratione fa&iuus;opc- ratio vctó
dire&ta nócft finis intriniecus logice docérs,fed tárüexirinfecus, vt pa
tet cx z:art.nó.n.ipfa efficit fyllogi(mos s fed efficere docet, & in cali
cotéplat. fiftit, Terti&» quod cx oppotito logica vtés. non (it
fcientia,(ed ars; probatur, quia lo. gica vtens proprie lo-uendo cft habituss.
quo inftructi facile coficimus definitio- ncs,diuifioncs, & (yilogifmos
iuxtà prae-- hse docentis logicz cum ergo circa [in gularia verfetur, &
resà nobis operabi- les,non erit fcientia, (ed ars;, quia ars cft hibitus.cum
re&a rationc fa Guuus , cum. veró non efficiat opera externa,fed intet na,nou
erit arsmechanica, qua "ba PrA bus exiérnis.confumatut , (ed li i5 in.
bonum animi ordinata, & ità'cam appcle làuit Suarcz in Mct:difp. 44.in finc
.. Refj. aliqui ad riuonem atus rcquiti s, quod: todugat opus cxcernum; tà. ndo
cuitsc videtur. Arill. 6, Ethic. c. 4« atque idco i« gicam vienté non pofsc
dici arte i Sed Cónuà,quia vt bené nocat. Blanc, difp.2.proeim fec. s.cx
co,quod opis fir cxcernum , vcl jecraum , non tollitur ab. to ratio opcris.
artificiólt , ergo nc]; ab habitu tolletur. ;atio:acas. ex. hoc quod | itlud;vcl
iliud cficiat ; peobatur. als piumy-- rés Sueflio Prowem. de Natwa Logica ;
ptü,quia proptia ratio operis artificiof f €o fiia cít, vt fit conformis
regulis artisy pót aucem talis conformitas in opere re- periri,Gué fit
externum, fiu&foternum - Accedit
quod fi ad rationem artis necef- faria forct cffectio externi operisgartes li
beralcs amíttent rationéartis , cum inte rius praefertim coníumentur,vt pote
quae ordinata funt in bonü animi, nó corpo- ris. Acift.auté eir. idco
prasfertim habi- tui fact iuo, .1. cui opus exiernam cotrre- f[pondct,rribuit
rationem artisquia ficat in opcre externo,wt potc fenfibiliori ma- gis apparet
reecptio dire&tionis facta per regulas attisquam in interno, ita in habi-
tu factiuo etiam magis apparct ratio ar« tis;noob id ramé abfoluté negáda c(t
ra- tioartis habitut a&tiuo,& immanéti, qua liscftlogica vtens, nam
Arift.6.Met.c, 1.dimditartem in artem actionis , & ef- f£cGionis , vc
notatidem Blanc. lib, 1..in- füt- Di«lect, fet. 4. 43 Quarcsan logica faltim
vtés paf- fiué (ampta nimirum pre logica 1pía do- cente cateris [cientijs
applicata: , vtfic y poflit dici (cientia ?: Negat P. Faber c. 1. concl.2. quia
tahs víus,& applicatio nom habet vim tribuendi logica ratione (cié- tiz,
fed potius (upponit habitum logicae intali gcnere conftitutum, ergo füb tali
fpeci catione recipere nequit denomina- tionem foentiz. Sed potiuscum Tat.q, S
primo (eiendum,dicédum c(t e(lc fcientiam; quia in hoc fentu. non eft habitus
diitinétus à logica docente . & fub hac fpccificatione adhuc dici potefk
facnua. y imo hac ratione paffim logica dici 16ntià communist docet Scot. MU
Laeinón crgo hae cóitas víus ,.& applicationiseius«uibulcunque ,fcienti js
tollit.; quin adhuc iub tali communicate dicatur fcientia , & vt fub tali
víu potlit dici fcientia,non efl necclTeyquód ab co- dcm v(u rationem fcientiz
accipiat , w« Faber velle videtur , fed fofficit vt ratio fcicntiz , &
vfusmon pugnent in codem Babita,& ità clt in propofito, Soluuntur
obictriones -- I oppohitum obijeics 1.au&t. Arift.g, Logica docens non fit
(cicpua nam 1. EK:hic c. 4«ait tollere naturam logicee,qui cam non vt
facukatemy fed vt (ciétiá traà dunt,& 1. Topic.c-9.enumcrás tría pro»
blematum generasdeect,quod alia per fe refpiciüt cle&ionems& fugà,vt
funt proe blemata aétiua, alia per íc t€.tüt ad. wetie tatem y & feienciam
, & (unt ípeculatiuag. alia demum ait vtrique parirauxiliari,.86 — funt
preblematalogica . Et» Met.ig, ait abíurdum efie quarere imul (cientids — &
modum (ciendi,vbi per modum (cien - 4 di intcliigis logicam fecundum omne$ ——
expofiuenes,ergo cum diliunguat Arifte — — — " fcientiam à modo fcicndi
noneri —— ^1 Íciétia Er 4» Met, g.& inprincipio Rhet, —— airlegicam non
tractare dealiquase de» ——— terminatacum tamcnícientiawctíaridoe —— — bcat
circa obic&tum ccrtum 5, & ei pro- h prium. Ex demum 6. Met.c. pui Y^
Ícientias [peculatiuas logiczz non memi nit(cd:tantum recenfet. Mathematicam y
hs na diinam, |... 07 ibi V 44, -ad primam ,nonnegareibb& — — efleícientiam
abfoluté, fed qualem ean, — aliqui ponebant, vt..non eet difciplina ————
organica, & alijs fcientijs premit "A" reprehendit enun cos y.
quiin Dialectica. "12 de materia omnium íeienuarum promie — — fcué
difputabà& monceteá debere pre- —— mitti alijs (cientijs Ad 2. inde Dacis.
GN giturnon effe (cieniam, fcdefiefcientii; — — Organicam,non autem prorfus
gratia fulg — vt luncalz icienüz mecéfpeculauuz »« — — Ad3.air Doét.q.i.vnia
ogcamdie —— €: iódum fcienditnó£ormaliter,& inre» éto,ícd materialiter tác
& in obliquos, — quatenus cft de modo fviédi , tanquam. de eene Obicito ipe
MN pus rs inteiligit fcientias qua: (unt de rebus , S non dc modu fnb » &
quia priusdebeg- A €ognofci modusíciendi,quàm re$,1deO-————— ait Acificabturdum
cie. virumque final. ———— Quaccic. Ad 4-logica quantum ad dotis ————
namcftdecerta ro,& determinatoobite ——— &to,quod cítinttrumentum
(cienduinto ——— — ta logica abfolute sápta, vel fyllogimus in Logica. Ariítot,
fed quantum ad vium verlaiscirca omnia mdeterminaté, quia ov nibus
(cienujsapplicatur.vode dicitur Ácientia communis. Ad $,.iam füupra.ftae tuimus
logicam clle pan Pisloopbue , aique idco piter etas o Iüm, - "- Wrum,
preterquam quo locüs ab aucto- fitatc cena nihi! probat . - Secüdo arguitur ad
idem rónib.fcien- tia cf dé neccilari]s,& perpetuis vt do- cet 1. Poft Arifl.c.a.& 7. fed logica do- €€s cft de
contingenubus, naui tt de fe- cundis intentionibus , quz fiunt ad libicü
noftrum . N«c valet folutio fuperius al- lita in conclutione probanda, f: in
fecü- dis intentionibus ipueniri etiam fuo mo- do neccflitaté cóplexàá.i.
neceffariá con- nexioncm quorundam prazdicatorum cü iptis,& hanc ad
fcientiam fufficere; & ar- gumentum ad (ümmum concludere de 1.:- gica
Ari(t.qua vtiq. eft de feceadis inte- tionibus;oon dc logica in fe; quz cít
(cie &ía rcalis . Neutra folutio valet , nonlpri- fa, quia cxttema
propofitionum logica- lium funt corrupribilia,ergo ctiam cóne- xio, qua fuper
ilia fundatur , quandoqui- dem deftru&o fundamento labitur quoq.
fandatum,neq.(ecundasquia ctiam logica in fc tractat de inftiumentis fcicndi,
quae funt resà nobis operabiles,ac proinde. » contingentes, - 4$ Kefp.optimam
cfle [olutioné alla- tam , ad impugnationé dicimus cx Scot. 1.d.3.qu.
4.duplicem effe neccffitatem, & imutabilitarern connexionis, vnam fim
pliciter, qu compctit cxtremis defitioni non obnoxijs,alteram fecundum quid, d
cadit inter extrema |, quz licet in fe iint cotruptibilia ; hibitudo tameb
inter ca nüquam mutari poteit infalsa,& hac ne "€ellitas reperitur in
propofitionibus Lo- gicalibus. (v ficit ad ícientiam, alioqui argumentü yrgcret
euam in propofitio« "pibus Pbyficalibus,& M aremaricis, qua- rüm
cxtrema funt corruptibilia. Nec euiá argumentum concludit de logica in fesga
licct intirumenta illa quoad exiftentam fint rcs contingentes, & à nobis
operabi ks, neccfíaria camen fut quoad poflibi* litaiem , & in hoc
fcn(uconflituuntur o» bicétum logica in (c . i oo. Tertio
probar, &p (alim in omni fua partic non ii fcieniasvt doceps,nà inlib. Top.
inftituit modum , quo precedi pof- fit ad«onclutiones in fingulis (cientrjs p
babilitcr ofiendendas, vnde T ojica dia- Vr procederc cx «oibus;ideo
Do&t.qu. 1. 2o Logica * wh fit
fientia crticulus Quartus ; 169 vniuerf.negat effe fciétiam;In lib. E éch.
inftituit modü,quo poffimus decipere; & fophi(mata efformare , vnde vocatur
ars deceptoria.K or(us non omnes actus pro- cedentes ab habitu logicae docentis
funt fcientifici,imó potius generant fal (itaté y nam fi bic cóficiatur [y
llogiímus in Bar- bara, On:niscaniseft afinusjomnis homo eft canis,crgo omnis
bomo eft A finus;fa tetür logicus cffe dilcurfüm bene confe- &um io Barbara
, & tamen generat fal(i- tatem. Demum logica non
acquiritur pet. demonítrationem; quia tüc ante logicam. danda cflct alia
logica, per quam illa de« monftratio effet nota,& fic daretur pro« ce(ius
iminfinium , crgo Xc. : 46- Reíp.ex Scot.q. 3. Elench. g licet logica inftituat
modum, quo proccdi p fitad cóclutiones probabiliter, & etiam fophifticé
oflendendas, hoc totum tame den:oflr itiué tacit cx proprijs principijs
oftendédo prcbabilitatem de fyliogifmo Topico;apparentiam de Elencho; Topi« ca
veró dicitur procedere ex cóibus, quia quando applicatur ad alias (cientias ,
vti- mur fuis locis coibusà definitione;à có« iugatis , à wac- ade quo fcn(u
vtige non cfi fcientia, Ad 2. poreft in eo, & fi- milib.fy!logif mis
ccnfiderari conícqués, & con(cquentia, & licet non detur in cis
a&us fcientiz confcquentis, quod jo riam concernit ; datur tamen vcrafCiens
tá confequentiz, quz refpicit formam & cum ab habitu logicz depédeát quoad
formam, & fccundum formam fint opti- mé difpofiti in modo;& figura ,
fequitut fcicnuficum effe habitum logica, & ad a- &us (cientificos
inclinare. Ad 3.logica.» acquiritur pcr aliquam vnam demonflra- tionem
dirc&am;& regulatam à logicazas naturali,v«l artificiali imperfe&ta
. Quarió arguitur; quod logica docens fit ctam arscum
Ioan.de S.] h. p. 2. log. Q. 1 att. 2.& Aucrí, cit, quiaars eft reéta 16
opcrum faciendorum , talis autcm eft logica docens in ordine ad operaciones
intclicétus. Tum 2.quia duo requiruntur ad ari&yex parte matcrig y «p bt
capax re» gulaaonis,cx parte fortia; qui ic habet vc regula dirigens, q» tiac
directio per cer i deicrminatas regulas, v ruing. ad- ta, "s gu v là w *
Cue emm 1205 elt in propofito , nà opcrationcs intelle- &us, licut (unt
capaces erroris, ita, && dire: &ionis , & cem habet certas ,
& detere- minatas regulas, ergo nil deficit,vt ars li- . Beralis dicatur. T
3. quia ró artisnon re pugnat cum fcientia ,nà licet.ex parte ap- plicationis
hic, &,püc faciende ats fit de fingularibus,& contingentibus,tamen ex.
parte regularum eft de neceffarijs,& vni-- ueríal ibus,illa.n.süt certae,
& determina-- tz- in vniuer(ali. Tü 4.quia, vt ait Auer(a,. preter noritiá
vniuer(alem logicam da- tur particularis, & determinata ad hoc o-- p eiocri
cta hic, & nunc; ergo faltim ta. is notitia dircétiua, quz (pe&tatad
logi- cam docentem;erit propriéacs. Tum de- niq.quia falsü cft omné arté cffe
habitum. practicum,id.n. verum ett, quádo cius o- pus cft praxis,non autem
quando cft pu.. £a Ípeculatio;vt cf in propofito .. 47 Rep. negando a(lumptum,
9 illa. fit complcta ró artis, nam 6. Ethic.c. 4.de finitur , quod (it
habituscum recta rone. €i üctus ad c (ficiédü idoncé, ex quo col; ligiturartem
integrari cx habitu cogniti- «o in intellectu, & operatiuo in potentia:
excquente,(iué fit ab intelle&u diftin&a, fiue non, & r6 eft , quia
finis intrinfecus. artis.non cft fola cognitio modi, quo ope rari dcbemus;(cd
etia ipfum opus , modo. logica docens íiftit in fola contcmplatio-- nc
rcgularum,;non auté cfficit rc&as ope rationcs intellc &us;(ed hzc cft
logica v-. tcnsquz 1dcó dici potcft ars.Ad 2; pra. Ter ila duo requiritur
adhuc, vt habitus , qu didtutart;phyfci, & excrcité.intto» it formam in
materiam capacem di-- tc&ioais, quod non facit logica docens, , qua tantum
deceunon autcm cfficit: Ad: geneguns affümptum , ad probationem: ndüm artem
przícindi noa poffe ab; aprlicatione ad opus bic, & nunc exercé. dum, cá
fit habitus (uapte natura cffti-- wus cuius. proindé finis exiríníecus.cft o--
pus; & ideó 6. Bihic. c. 3.ait Ariftartens: "werjart.circa. generation
mrerum.. Ad. 4 «9 ctiam potis arciculáris e: poteit propriéarscadé rone;quia.f.
phy-- ficé non attingit opus y. quod cft crm artis, fcd raptum idealiter ,
& dirc&tiue, . Ad 5, ais ois dicitur habitus practicus: ;. -Queflio
PioemdefNamraLofiez ———— 00 uatcnus cft operatiuus,& effectiuns,nGk — Mibin
fimplici contéplatione cófiftes. etiamfi operatio , quam attingit, non fit
praxis. Hac tamenratione negant Come plut.q.6.etfe proprie artem,quia nó ope«-
ratur ca intentionc,yt opcretursfed vt co, noícat,& D. Thom.vocat artem fpecus.
[Dem 2, 2,0.47:att.2.. Quintà tandem obijcitur ad proban«- dum;quod log.vtens
fit (cientia; quia sm. cóionem eft idem habitus cum docente, cum aüt ex natura
rei, & non ex'coníide-- C ratione no(ítra habitui cGucniar effe (cié- - ?
tificum;vel nó.effc, plané (1 docés eft fci&- ^ tiayerit etià vtéSalioquin
de codem cons . t E tradictoriaex natura rci verificarenture- Refj.hoc
argumentü faus moleftum effe. $£ ponenubus logicam docentem, & vréem: ,
eundem liabitü realiter importare, vndé: t valdé laborant Compl. pro
cinsfolutio- - ncdifp.i.prozm.q.6.Fuentesveró mira: ———— biliacffütit indigna
plan&quereferáturg; ——— Didácus q.5:prozm..vt confequenterlo: —
quatur;conccdit logicam vtenié etie (cié: tiam; nobistamenargurnenummihilfa. —
cefTit negotij; quia concedimus importa . re diueríos realiter habitus, immo
hac- eratvnaraio,quaid probauimuSart.T.. — -— «, ^4 í 1 L^ M ARTILCVLYSOMMMS De
qualitate Logices 4n fit fcientiavea: — lis, fpeculatiua s. 0 0000— 48. pr
Itcaqualitatemiftius(ciétie dus. ——— C plex occurit difficultas;Prima as» »
eft;an fit fcientia rcalis,vel rationalis;nec - cft difficultas de logica
intrinfecéconti- - derata;& formaliter;in hoc.n.(enfuy cum fit vera
qualitasde prima fpecieynnlli da. - bium ett efle (cienuam realem , (cd d'ffi--
cultas cft de logica extrin(ecé & obie&i ué contiderara. R cc orc
sjquamplures , , & przfettimsqui arc.3, afl gnabant , ca-obicdtum
operationes inteileétus; de . fcndünt logicam effe [ciétiam realé, Qui . vcro
ftátucbant obicétum cns: rationis 9» aut.(ccundam intentionem », vel'aliquid.
confimilea(icront coníequéter effe (cic- . tiam rationalem, & ita (u
viden-. turThomittz,& Scotifla $ excepto ; P onco difp.a.à. fe ! Di $ ir ^
x e fit fcientia vealis, e» fpeculatiua stet V. T "'Dicendumlnobis eft corifequenter
ad iibi didta;g logica cx natura rei eft (cien- 3tia realis,(ed prout efl ab
Aciít.contexta *eft (cientia rationalis. Pcobatuc autem có *clufio euidéi(fimis
rationibus: Certü eft fcientiam pendere in fuo cffe, uari ab obie&o, nam
fcientia eft alicuius ffcibilis (centia, vnde impoffibili exiien- te aliquo
obiecto, impoffibilis quoq. eft "fcientia illius obie&i;fed fi impo
fibile.fo "ret ens ronis, & quzlibetKecunda inten- tio, adhuc extaret,
vel po (fibilis fotet illa "fcientia, qua logicaimuncupatur ,'ergo ex
nacura rei cít ícientia.realis; probatur mi anot;ti nullum daretur ens rattonis
;ad huc ántelle&us nofter poffet operari,quia ne- que incelle&tus, nec
eius operatio pendet bs ente racionis fed € contra;& eius ope itatio poflet
adhuc dirigi » & regulari pr aliqua pracepta,ícientia vero tradens hu-
iufmodi przcepta efTet logica,qua in hüc finemzit ad inuenta;vt dirigat
intellectü, inc etret in operando . Bu Refp.coutrarij, quod cum regule diti-
gentes aátus imtelle&us tradantur in actu fignato,vt patet cum dicitur
genus predi- «cari de fpecie,fpecié de indiuiduo;& :modo affignari
nequeant, nifi pet termi- anos fecu intention , idcircó ni(i -iftz poffibiles
forent,nec illz regula pof - fent ab aliqua (cientía tradi, & fic amotis
fecundis intentionibus remouctetur logi- *cayin qua zranduntur huiufmodi regule
. Scd contra,quia huiufmodi regule poísét tradi etiam in a&u fignato per
terminos 'primz intentionis,ergo &c. probatur aí- umptum,vbi.n.nüc dicitur
genus przdi- cari de fpecie , & per hanc m diri- itur intelle&us ad
bené apprehendenda peciei quidditatc,& de illa re&é iudicá- dum, &
enunciádum , poífemus per ter- minos primz intentionis candem alli gna re
regulam dicédo,quod natura cóis íem- per includitur inferioribus,quz regula nó
minus infcruict ad bene apprehenácnda inferioris naturam,& de illo
re&té iudicá- dum, q illa per terminos fecunda inten- tionis tradita,vt
patet conlideranti, & idc iudicii de alijs regulis, quas niic in terii nis
(ecüde intentionis habemus'in logica, cft facicndum. Accedit, g ficuc Ethica in
171 flituta ad dirigendas operationes volütá- tis tradit fuas regulas pcr
tecminos prime intentionis, poffet fimiliter logicaalias re gula vcl ea(dé
tradere per rerminos eof € dirigétes operationes intelle&us; Nec vnquam contrarij
fuffi cienter oflendent, vndétantam habeat logica nccefTitatem fecundarüm
intentionum ad dirigendas 'operationcs intelle&us [ola vilitas ofté- di
poteít;vt poftea dicemus. . 49 Dcinde adhuc efficacius arguitur inftrumenta
fciédi,de quibus agit logica. i& przfertim demóftratio, quz eft oium
preftantifimum, fümpta pro'prima inté 'tione; vel habent vim faciendi fcire;ac
di rigendi;vel eamnon habent;fed accipiüt à EU ee Msenpeleie ;non sin,quia ens
rónis talé vim cati reali con- 'ferrc non poteft,& cü demóftratio fit vc-
'ray/& realisccau(a (cientizdici ncquit ,'q» producat effectum realem per
ens rónis., tanquam per rónem caufandi ; tum eciam quia fecunda intentiones
logicales babéc Ifundamétü in primis;atq.ita-vim faciendi fcire pra(ünponunt in
primis,ergo primü 'concedcadü cft;fed.fi in(irumenta logica lia vim habent
dirigendi ,'& faciendi fci- re antecedenterad (ecundas intenciones,
confequens cft;vt etiam antecedenter ad. 'cas on nt conflituere fcientia
logicalé - e(p.P.Ioan.de S. Th. p.2.log.q.1 .art. 3: cffe&tiua,& phyficacauf(alitas;qua
a» étus demonfirationis gepeoeicieguan non pertinct per fe ad logicam
dirigenté, fed ad fcientiam dire&am,& hzc effe& "ià gencratio
conuenitiilli róne a&uü rca- liam,quibus demonftratiojconflat .. Per fe
autem pertinet ad logicam confiderare in demonftratione etam dífpofitioncm
fyllogifticam veritatum, & conucnientiá mmatcriz.í.quod T aprire (rnt necef
faria per fey& ree di(pofitz, que funt «conditiones ex parteobie&
requititee;vc proceffusicientificus ordi ,,nOn aue tem tales conditioncs funt
virtus ip(a ef- E eta a eff, quod in primis cá- '$0 Sed contra in i fitas , non
eft aliquid rationis , ergo: hac per i fc ad L tur lic Auchoc, di oum erp cmi
id reale ccon- Pide mv - 171 fi derabit, (ed probatur etiam, quód con- ueniétia
forme , .i. re&a di»otitio pro- politionum fit aliquid reale, nam certum
cft demonítrationem generare (ciendàa y non quomodocüque, fed inquantum ett
recte d.(pofita ,quia ex eiídem propoti- tionibus non ordinatis , vcl generatur
er- tor , vcl (alim difparata cognitio, ergo cum etiam hzc ordinatio concurtat
ad generationem ícientiz , crit quid reale, non autem pura relatio rationis cum
ef- fc&us realis. dependere nzqueac c(sétiali . tet ab care ratiónis, &
cam hecad Logi- cam per fe (pe&et, plané Logica ex natu- fa rci fcientia
ccaliserit. Cont. hac ratio, idco enim dicimus Muficz proportio- ncs5,&
coordinationes efTe aliquid reale, Quia aurium Ooble&amentum caufant , qui
eft cffc&us realis, quod vtiq. tine oc- dinc nó caufarent,ergo fic in propofito.
Refp.Complut.diíp.1.q. 2.n.2 $ nó ex co, quod inter ipfos actus requiratur. ta-
lis ordo;aut difpofitio,vt generent fcien- tiá, ideo ordo ille debet dici
realis, quia ifte non eít forma con(titutiua actuum in cffc caufee (cientiz ,
fed tantum condi- tio (inc qua non , non repugnat auté ali- uod .ens rationis
interdum effe condi- tioné alicuius caufz realis, nam in Sa- cramentis nouz
legis fignificatio eft quid rationis , & tamen eft conditio fine qua non
caufarent realiter gratiam, & quod ccttíus e(t , voces (ignificatiug veré ,
& realitercaufant in auditu fpecies inten- tionales rerum, quas
lignificast, cum ta- men fignificatio, (ine qua talcs fpecies non caufarent ;
fit quid rationis reiulcans inillisex impolitionc humani. $1 Sedquamuis verum
fit prefatam a&tuü ordinationé concutterc ad gencrà dà (cientià non velut
róaein cagsadi, (ed vt conditione caufantis, & relationé rca- lem pofle pet
modü conditionis fine qua non concurrere ad effectum realé abío- Tntü,vt Scot.
docet 3. d. 2. q. 2. fub F. de apptoximatione caufarü extrinfecará , &
vnione inttinfecatum ad cócm effectum producendum , nam cauíz nequeunt cf. Pan
prodacere , ni(i approximate , & vaitz. Ex hoc tamen non ícquiur pra ía-
tam actyum difpotiuoné ia demonttra- I Dueflio Proem.de Natura Logice. à j t LE
quod ab A duer(arijs contendimus , - effe nimirà Log 'tionibus, vtpfis amotis
Logica tota fun- .pládo inflruméta fciédi pro prima intétio ,De,& regulas
tradédo ja terminis ciatdé . tione e(fe refpe&tuzn rationis, ímó cüiffe
ordo inter przmiifas ad inferendam cós. clutionem fe habeat , velati a
»proxima- tio caufarum, vt cffe&ü producant, ficut hzc in cau(is eft
relatio ccalisjita & ordo ille inter przmitfas , quo vna collocatur - fub
alia,erit ee(pe&us realis. Necfequie — — tut , (i relatio tealis potcft
effe conditio caufz realis, ita effe poffe relautonemtras | tionis, nam non
videtur vnde a(ignati — poffit in effz&u reali talis , ac tam necef- faria
dependentia ab eote rationis; e fà | a(lignabitur, tandem reduci debebit in .—
— | aliquá cáu(amy(cu conditionem realé, ex — -—— uire(ultatillude(fe cations,
vripfimet —— omplut.ibi tatencar; ex quo paretillud — — eífc racionis mere
concomitanter ,& per accidens fc haberc ad. productionem rea-
liscffe&us, & itaeueait inpropofitoia — — illauwooe conclutionisex
przmiffisytins —— Éca declatabicar ex profetfodifp.3, Ex&- — plaveró
addu&ta à Complut.moníuntad — — rem ; namfàkuüm eft facramenta nous - legis
phyfice caufare gratiam , ci cau(enc moraliter,vt apud no: teria de facramétis
habetur & fare phytice (pecies intention ditu , exercitium fijuidem. fi nis
vocis; cü .. ingerit audienti rei lignificatz , non fic px n CAU alt phylicam,
fed per quanda veluci moralem , qua vox moralite AE tat mentem auditoris, vt ad
prolationem — — vocis cuius (ignificatum fcit ,ftatimeli- — — ciat rei
lignificatz conceptam, vt fas dicimus difp. de Vocibus ex . in 24d.42.ad 2q.
i& 4.d.1,q. 5. B. i 5X den i Hz rationes adcó. fuot euidentes , vt
P.Ioan.de S.Th.loc.cit. in fine tind£' fa- teatur, quod eciam [i nou
refultarent en-. tia rationis formaliterQ7 Jecidu exifté tia obieiliuam , adbuc
daretur logica y qu& illarim rationes cofideraret [altinz.— €x parte [ui
fundamenti,plané boc eft, — icam ex reiitàcü- — ncxam & depeadentem à fecundis int£-- ditus
ruat y cum bené feruaa pollit coré- $2 Qu p yniuerfum rei . ftducere ad
faciliorem methodü po n fis [cientia realis eofpeculatiua.eAfr.^— 323 $31 autem
Logica Arift (quod attinec ad fecundam conclufionis patt€) fit (cientia
rationalis, patet ex di&is art. 3.cum.n.Arift. data opera logicam fuam
tradiderit füb terminis feeundarum inté- tionum; yt funt genus ,/pecies,
fübie&ü , povpony antecedens,copfequens,&c, inc fa&um eft,vt
logica; quz (uapté na- tura (cientia realis cft , ex intentione Ac- tificis
cuaíerit rationalis. $i autemquz- ratur, cur Arift. Logicam fuá inftituerit fub
terminis (ccundarum intentionü po- tius, quam primarum , dicendum hoc fc- ciffe
ob faciliorem method, facilius fi- quidem,& cómodius dantur intelligi res
logicales fub terminis fecupdarü inten. tionum, primarü, vbi .n. multa dicenda
forent de re , quz in propofitionc affir- matur,vel negatur de alia, fimiliter
de re; de qua alia affirmatur , fub iftis fignis in- (ubic&i , & pra
dicati bre- tentionali witer onis res sofhpretendkor, que de alia dicitur,
& de qua alia dicitur; füb no mine generis comprehenditur animal ,
lantaycolorg&c,íub nomine fpeciei leo ; | apr es 5 & lic de alijs; per
hanc re- redicatur de fpecie, igi, quod homo eft alico cft animal,atinus ef!
animal, &c. & ita vbi multa. neceflaria forent ad docéda logicalia fub terminis
primarum intentionum , pauciffimis id fit vtendo terminis fccundarü; & hoc
fuic in caufas eur Arift, qui maximé cupicbat ops - lem;eam inftituerit füb
terminis fccüda- tum intentionum , & ità vbi fuapte na- pue erat,
rationalem fecerit ex mo am, quod . do, cam contexendi . ;,$3 In oppotitum
obijcit P. Fuentcs q. f. d. £I. v mart-4. DoGorem
q.1, vniuer, in finc, vbi Logicam vocar rationalem;vt coiradiftinguitur à
fcientia reali & in 6« Met.q.1. Ícientiá fpeculatiuam diuidit in - realem; &
rationalem , & fub hac Logica €opftituit, & in prolog.fent.q.3.& 2.
ier. x Bs didis ide] bes ? .breui- Scotum, & alios Auctores, cü Logica Erie
eat ielsnbRi er Amyiplos joqui dc Logica ab Arift. conz (152,q!4 omncs yumurnon
anié de Lo gica infe , & vtex naturarei poffet infti- tui , vndé DoGor 1.
Prior. q. a. affignans fubic&ü Logica: in fe nequaquá cam ibi dicit
ícientià rationalé , & fic ctiá intelli gendus eft Boetius , cóait Logicam
efse de fecundis intentionibus. Sed inftabis ét Logicam
in fe dici (ciencantirationalé , ergo &c. Reíp. Logicam infe dicitatio-
nalem, non vt centradiftinguitur à reali , (cd quia eft dire&iuarationis ;
hoc eft , intellc&us in actibus fuis . Sed rurfns in- ftabis, Logica
Arift.eft pars Logice infe, & obie&um illius continetur füb obic&o
iftius,ergo fi Logica Arift.eft rationalis, | vt dift inguitur à reali , &
obicé&tum eius aliquid rationis,talis erit ctia Logica in fe, &
fecundum totum ambit. Refp. ge ficut tota Logica cx natura rei rcalis eft,
& petit fübie&tum reale;ita etiam illa pars dc argumentatione,quz
tradita cft ab A« rift.in (c, & cx natura rei rcalis cft, & pe- tit
fübie&ü reale,& ficut hzc parstradi- ta c(t ab Arift.(ub
terminisfecundarü in- tenrionüita poterar inflitui tota, & lübie &um
vnius femper eft (ub fubie&o alte- rius, fi vtraque (pe&etur
vniformiter; at difformiter, minimé, vndé nunc fyllogif- mus,quia eít
íübie&um Logice Ari(t.fe- cundó intentionaliter captus ; vtique non
continetur formaliter fub inftrumento Íciendi reali , fed fundamentaliter cantü
. Scd iterum vrges, nócft in AuGtoris arbà trio fciétias immutare, ergo fi
Logica ab Arift. tradita eft rationalis , talis erit ex fc , non veró quia
Arift, ci afIignauit obicctto aliquod ensrationis , quia nó ftat in Au&oris
arbitrio affignare obic&tum fcientiz cum quzlibet determinatü obie &ü
(ibi vendicet ex natura rei. Refp.quod quamnissrh rem non poffit
Au&torícien tiasimmurare, & diuería obie&a tribue-- rc ad libitum
fuum , pot tá immutare sim. modü , & ità cótiugit in. propofito , quia. cü.
inttcümenra fciendi ,. & regula bené cognolcendi fint obie&a Logicz ex
na- tura rei , & cü hzcuradi poflint per ter- minos prima & fec i
ionisypla- Fic apes Sos hoc (ecüdo: : idco Logica ciuscít rónalis,& quáuis.
vatur terminis fecüdacum imentionum ad liguificandas res rares im : X 3 -"
Uz& | ÉEndlioProen de Natura Loiice2, ^. 5 atu fi gnato'pet terminos
(ccundarü, vt exerceantur in primis;hinc tamen dedu: €erc nó debemus cà:
Neotcricis ét Arift. Logicá agere de (ecundis intentionibus tantum pcr
accidens, fed potius statera: . proximam;circa quam per fe verfatur,cf- fc
fecundas.intent; ones primas veróyqui- bus easapplicat;c(ie materiam remotam.
f4 Secundo obijcit iüc a&us.enücia- tion'selt ordinatus , quado vriü
extremü: concipitar,vt fubie&ur, & aliud vt pre- d:catnm, tunc actus
difcuifus eft ordina. tus,& rc dilpofitus, cum vna propofi- tio cfl
antecedens,& alia confequens,fed: ےlc (ubic&um , & praedicatum ,
antecez dens, & confequens-funt entia: rationis y. ergoordo a&ualis in
enüciationc; & di- fcur(u neceísarió cft ens.cationis. Conf? quia
propofitionem císe maiorem y vcl minorem; primo, vcl (ccundo loco poni,. vnum
alveri (ubijci nih;l' ponit in rebus: rcale,& totum hoc rcs liabent
ab'intelle-: prima principia obie&ti illius feiehtla à. - uibus procedit ad
cóclufiones demon- fiaadécde obie&o , vndé fi obieGü cft ens teale
nece(sarió principia debent ef fe realia;(ed Logica non habet Li o ma
principiarealia, ex quibus: proc ad coriclufioncs de (uo fubicéto.demons
flrandas; ergo eiusobie&um non poteft efie ens reale , & confequenter
nec ipía fcientia realisymaior patet, probatur mi« nor; quia'in omni opinione
tota ars(yllo giftica innititur daobusillisprincipijs di €i de omni dici de
nullotvel illisque cnuque fit eadem Ynitertioy [unteadé inter [ey quecimqs [amt
eadem: inter fé ydiflingunntur ab vno-ztertio, fimiliter: ars dcfiniendi,&
diaidendi innititor im^ tenticnibus generis;di fferentiz,& Gimis libus,quz
omnia cóflar efse entia rónis ; Refp.negando minorcm de Logica im fe,concedendo
de Logica Atift.fimiliter dicendum'ad probationem, quod a e se US ue
Guergototunkhoc cftcns rationis atqj; Fogica Arift inimtitat illispeincipij d
itn, ita logicaíermntameréri&onalis. — : plicatis per terminos
(ccundamm:iptene Kefp. negando'maioré,tunc.n:aQtus rionüsat Logica in fe potett alijsanniti y -
enunciati onis eftordisatus; quando vni! & etiam eifdem tradiistamenan ce
& alio affirmatur, velincgatur licctad- gis primarum inrentionum.,vt fupt,
buc termini nondenominentur ànotio- claratüm cft; imino princip: illud: qu
nibus (ubic&i, & pradicati ,& fic ctiam inci dicendü: de
a&wd;(cusfus, quod co-ipfo: eft ordinatus; cum vna propofitio infcr- taf cx
alia, licetnó denominentar adhuc propofitioncsà notioni busantecedét:s ,: &
co i55qug poflca fiunt per a&tüt quare cum antequam terminis: veli
propofitiones dcnominenur àfecun: dis intentionibus, ynusterminusde alio
afhractar,.vna propofitio feratur ex a- à »qui reperitur inter fübie &ít,
& pradicatumy mtcr antecedens, & confe: quedrtadcticcus. Ex hoc patet.
ad: n firm.g; quais efse fübig&tü,predi-: «arümaiorcmyminore, &c.
fincrclatios nesratienis; thi melle&usà parte rei fine: vliafi&ione vni
affirfnagde alio, vel ne- gat,& collocatio miporis (ab maiori vc- fà
cílaciscalis,& nomfi Gta, & & habet in: gmiffis,vcluc ap imatio in
caufis; Lone prev dirimi baril ; "Tertioatgpunt: Complut. difp.1. q. 2:
2x9- la qualibet (cientia/damar aliqua: E o€ A : cnr.q; [unt eadcm. &7c,
elt. prit reale ^ affignatum: pet: "terminos. intenrion;s.- QI eva /$5
Atlteradifücultasde qualite Záy — ica eft yan fit ciencia pra&tica;vel
(pea- iat cuius exa&a c TC den pcndcat cx dicendisinfca difp.de (ciétiag. -
vli expédemusquomodo liabitos diuid. tur per practicum,, &
fpecalatiuü,& de — natura viriufoue di(íetemus lic tamen beni emis pereat
at c " thic:q. apud! Maurit.q. i.vuiuecf. qui af feruitnon effe
practicaap, (pe dos, fed' eontra i eique das vtrafques fequitur Zab. lib, 1.
denats. Eo «rA rs Dons Nige dusarés - BUCO 1 docena rea i Qi quia Arift demere
aud diui inclus pude, culitiuumi;& 6: Mét«c. 1 [ciet dm ip ord. licita, S
(peculatitam umriia eo pal no uot furit
fentécia. Ptimaifüit hoftti Gerardi Mae ie NM — jo pra&tica, &
(peculatiua rationes com- €radi&torias prz(cferunt , «cl enim (ftit iv'fola
contemplatione veritatis , & fic :eft fpeculaciua,vel non fiftit, fed
ordina: tur ad'opus , &tic ef jraGtica , vt Acitt. docuit 2. Met. c.
z.dicens fpetulatreg fi- (0 "Wists veritasprafiice:veró opus,ergo on datur
medium ncque per. participa- - tionem extremonimi, neque per abaega- tionem,
ita aotauit Do&or q.4. Prolog. ar.1.& Anton.An 1.6. Met, q.2. Alia (en-
tenti é conrra docet logicam effe timal pra&icam,& fjeculatiuam, ita V
2q.p.1. "difp.8.c. c. & difj.9.c.3 . Suatez difp. 44. "Mer. in
fine Rauius bic.q. s. Hurtad. «ditp.3- (ecc 1 Caucr.difpi . dub. 5. Loma-
3üicnf.q. 15.in Porphir. Tolet.hic& alij, quz op! vede vmm EN " a
ptzcedens,nam pra&ticum, & . , "vá vel (unc diffecéciae erar (ils
. tia sy elcerué eas nobis circam( cribunt 4 -vt.rooner Dot. cit.vnde implicac
eindé «ognir? e fimul pra&ticam,X fpe -€ulatiuam, ficar implicat.cundem
nume- rum effe imul parem, imparé , (.uic- -. qnid in oppotitum dicat Poncius
ditp. 2. Toss» 91. quem: impugnatum vide ifp.1. Mcraph.n.72. )& «quia
prafeferüc ratones penitus contradidborias, ticut nó patiuntür medium pera io5C
extre morum s itanec admamar medinm per ipairicipauonem quae omnia:ex diíp de
(cient; probao:ur. Hinc ett, quod cateri Au&orcs communiter logicam po
imunbaat abíolucé praóticam, vc Nomina les palim Ocham iu prolog.(enr.vb: Ga
briel q-41. Greg. 4 $.ar.2- Aurcol. & alij antiqui, juos ex modernis
fequürar. Fol: i1. traG c4. ]-3«fec..4. Conimb. q. 4-pro- mar. $. Auería q. 1.
(ec 6 Murc.duj. t. 1.4. Ouuied conr. 2. Log.panc. (. Atria :ga dilp. 5. (ec. f.aut abfoluté fpeculatiuà , vt D. Tho.cum
fuis apud Complit. difp. A:q.6 EcScousq 4. /rolog.vbi Bargius, Li-het. Vigct-
& alij Expoutores , à 6. Met.4.140 (ol.ad 1. Anc. And.r. Met. q.
24Mauriti]-1, vaut. vbi Sarnan- Brafa uol,& aij ciccicumlocam; Ratio difcci
mins n.cer hos Autores ex nomine pra xis, & noticie practicz ortum duxit y
nà aliqui omnem operationcm dirigibilé, vt e/fn fiefeieniavealis/ e)
fpeculariune Ae. V. 15 fic, contendant e(fc praxim , & notitiam
dice&iuam «ius appellant pra&icam , co quianon fit 1n fimplici
comemplatio- nc obicdti , (cdvecíaturcirca iHud modo operabii, & teadit.ad
illudefficiendum s vüde.cum ita ver(etuc logica «itca opes tatíoncs
intefle&us,& inftrumenta fcie- düplané practica fcientia etit « Alij
vecà non:omnem operationem dirigibilem va lunt ee praxim,ne-.omaem d'ce&tiaam
pra&icam ,fcd operationem dirigibilem tanrum per di&tamé prudcatiz ; yl
artis ingenere moc's vocant praxi m,vnde có fequenter volun: cffc operationé ab
eles &wne voluataiis pendétem, alio.|ai nom Éoterlaude,aut vituperio
digaa,& omn&- cognitionem. huitfmodi epberauenum diredtiuam cenfent
effe practicam , quia per ipfam remoueturerror pra&ticus ; &€ uia bei
ita dirigit opecatiónes.iniclie us,vt tanti inrendat ab. eis cemoueco errorem
[peculaciuum qui eft fal (cas va dc tota itta ditectio e& propter (cire ,
Sc €irca. vci wer(acae y quodeftobicctam intellectus ideo fcientia (peculatiua
czn- fenda ett ; & hi abíquedibio melius lo- quuntur, magis proprie
declarát natu - ram praxis, & notitize pra&icz,& fpcca- latiaz , vt
inferius fao loco dicemus j & hic eftienfos b. Avift.incenuis 1.Mcr.c.
2.dum aic aem fpeculatiuz e(le verica- 1cim,pra&ricz opus,ita namque hzc
vetba exponit Cominentcon: 3. Per fpecula- tinam fcimus, vt Jcésnus , per
pradlica veró (umus [cientes,vt operemur , qw;a pra&ice fin:s opus; quantamcunue
er- go logica dirigat operaciones Int-leéxus, Cü talcs duntaxa: dirigat ; vt
Íciamus,s- finis eius ett veritas, & per coníc jucs cientia fpeculaciua
cít;na n qae pcc eam Ícimus,aon vt operemur fed vc fciamus , qua in wr tam
actio dirgois , quam direda ett (cire, & veritaus cozato $6 Dice dum igitut
eft;quod licec pec tandam analogiam , & fecand:in quid dogin dici pofíi
fcicntia Tome ,fin- plicitez camen , & abfoluté io jucn4o ctt ípeculaiua:
Conclunoett Sco iin tei- minis 6. Mct.q. tad t.ptin. vi» lic 1o jut- 1r de
logica licer dici polfiz y quod eft praética,quia ni efl cami p p )cire yro- V
4 —— prium» adlltnm cmd di a. LLLA GM AL. ooonss,e9aa Lu A DN rx 176 priis, fed
diretL iuii in aliquo atín, exté- dendo nomen; quia tamen atlus ,in quo
dirigit, no efl nifi [peculatio deo logica roprié no e$t pract icayfed
|peculatiua , [de explicatur conclu(io,ná co- gaitio pra&tica poteft (umi
lat , pro no- titia ./. cuiufcunque operationiscontin: gentis,que (it ercoris
capax, fiue pra&i- ES fiae [pecalatiuiy& non cít puré cócem platiua naturz
proprij obiecti (ed etiam effc&rix ilius, & (ic Logica dici potett
fcientia pra&ticanam fcientia Logica nó fifticin [e »vttantum cogno(camus
na- turam (yllogi(mr , fed tradit regulas, & cepta illum re&té
cóficiend;: ;(ed quia Boc nd (uffcic ad notitiam practicà pro- prie didam, fed
e(fe debet directiua pra. xis,nimirum operis ab ele&ione penden- tis, &
quod lit capax erroris praQtici , ac proinde imputabilis ad laudeay,vel vitu-
perium, ideó proprie loquédo logica nà clt practica;fed (peculatiuasquia ipfa
di - rigit a&us. intelle&us , nc contingit in eis faliitas, qui. eft
error fpeculatiuus , & totus cius finis e(t veritas,& (cire,nó aüt
operari, nam non folum cognitio naturz fyllog (mi,verum & illius
conftructio ett propter (cire,& Logica efficit in(tromen tà (ciendi , non
vt operemur; led vt recté cognofcamus; Et vc modo ab(tineamus ab ca
conccrtationc, erede intelle- €tus dici poffit. praxis , de quo inferius
loc-cit. hoc omnes fateri cenentur, 9p li- cet actus intelle&us in ordine
ad bonita tcm moralem dire&us rationem praxis habere poffit 5. tà quatenus
dirigitur in ordine ad veritaté non habet rónem pra- Xis , quia tunc finis
illius dirc&tionis cft veritas,& non opus;modo lozica dirigit
opcraciodem intclle&us,nó vt participat itaté moralem à voluntate cóicatam,
fed vc verfatur circa verum , qp eft pto- ium intclle&us, & hoceft
przcipuum mentum, cui bac innititur (cntétia, $7. At
refpondent contrarij, & prefer tim Aucría cit. parum referrequod cogni tio
fpeculatitia , que dirigitur per Logi- Cam , filtat in contemplatione
veritatis. Nam ipía Logica nó fiftit in contempla- tione veritatis de ipfo (uo
obic&o, (cd ordinatur ad illud efficiendum , atquc Queflio Proem.de Natura
Logica. adco non eft propter — &
gratia ui in quo có(iftit ratio (cientie pra&tie cz, illa autem cognitio
e(t fpeculatiua y uz liftit in contemplatione veritatis de - uo obic&o,
quod contidetac , & tic-eft gratia (ai,& propter feipfam. Et quando
dixit Arift. (peculatiuz finis e(t veritas, pra&;ca opus,non intellexit dc
finc ope- rationis directz, (ed de finciplju(metca . — - gnitionis, quz dicitur
fpeculatiua , vel. ra&tica, ee quód fpeculatiua ita cogno. cit veritacem
(ur obie&i, vcalio veritas - tem non dirigat ex modo cogno(cendi, Jf
precipiendo , & dictando de obicáto cognito faciendo,alioquin nó rrct meré
«ogmo(ciciuá , & omm:;no non filléret in notitia veritatis, fed o.
pra&ica . Tota hzc rcípontio fal(z inni» titur intelligentiz naturz
cognitionis practice, & Ípeculatiuz,faltum tiquidem c(t qualécunq; ordinem
ad opusfLétiam — exiahercà ratione (cientiz fpeculatis — uz,&itainfimplicr,
& nuda cótempla- — Uuonefar obicéti fileredcbere,vtnequas —— quo ad illius
effcétionem ditigere pof qd P.Didacusq.6.proaem:& Compl. —— -— NM i
manifeíto demonttrant excmpló , Geó- mcetria namq; Aftcologia , & Mathemae
— tice (cicntig fpeculatiuz func, & tamen. non e(t contra fpeculariorié
earü aliquid riynimirum Bare corned jum; opus etiam nume . , * meníurandi
(jeótatad illas, &/tanien eas nó extrahit à ratione fjeculatiuz, nó alia
ratione , niti quia horam inftrumentorü conftructio ordinatur ad cognitioné ve-
ritatis, neque per illam ititendunt fciéciae huiufmodi opus ipfum fa&um fed
veri- tatem,rgo cum Logica nó folum omnia ordinet ad cognitionem veritatis,(ed
ip- (um opus,quod dirigit, cognitio veritatis fit,plane ordo tal;s ad opus à
ratione (cié uz fpeculatiuz! ipfam mon extrahct ; Et hac de cauía ctiam proprer
(ei inn cctur, & non proprer aliud, quia etiamfi dirigat inopus,ramen in
hac ipfa actuali directione, immo, & cffe&ionc oper & non intendit
opus, vt fic, (cdivericatem. Poncius ctiam difp. 1.Log, q.8 n. 85. hanc
probationem inficiatur,& ait facilé folui poffe dicendo, quod licet finis
pro» ximus atiurfortt &.—— A Lok : LE &- X - " -1* ,. 'eitadi
c(fet fpeto - *&o: Mcdiciria, quit trádit modum recupe ' ande memoriz,&
difponendi caput inor . "dine ad acuendumi ingenium dicitur fpe- - eun fit
fcientia vealis, eo [peculatiua. ert. P. x77 xi mus pra&tica fit opos,non
veritas, tamé ' vetitas potcft efle finis cius remotus , & fic in propofito
dici poterit Logicá cffe pra&ticamsquia licet remote ad veritarem
ordinctur, proximé támen ordinatür ad . opus .fad confe&ionem fyllogifmi,
& a- Tioram inftromenroram (ciédt,quod fuf- "ficit, vt abfolaté ,
& fimpliciter practica "s. dicatur; quod enim hoc opus ylterius or-
dineturadveritátem. cogno(ícendam im- - .. zipertinens eft ad Logicam (inquit)
nàm 77 fi fcamtium ordinaretur, per fe.etfentiali. . Xt ad
acquifrtíoneme(Ciegriarü,non Jeered fcientia ttadens' modum illud fa. latina 5
(icit'nec de fa- «ulatiua ,licet recuperatio memotiz , & acuimen
inrelle&tus ordinentur ad ícié- tias habendaz; Ád illud de Mathematiea, qua
docet conficete wiangulum,& rame "ett fpeculatiuajait don e(ie
prachicá, quia non oftendit adzquaté, quomodo trian- "gulus ficti polfit,
(i ebim fic oftenderct, plaoé practica non foret, Hinc tandem 'n. 87- ipfe
probat conclufionem , quod Logica non (it pra&ica, ted iua. ia in omnibus
eius partibus dirigit 3- intellectus , non autem actum alte- "rius
potentiz ab intelle&u , qu (ola eft spraxis,vt docet Scot. q. 4. Prolog.
Hac tamen füa ratio parümvalet, quia vcl fal. fum, vel faltim dubium aflumit ;
quod .f, mulla operatio intelle&us dici poffit pra- xis, oppofitum namq.
probabilius c(t, vt infrà patebit difj».1 2. 2? f»átt. 1. & tenet etiam
Ponciusi pfe difp,cit.n.80.& ide "libenter ab hac rationc ab (lin
uimus;quo vq; infra melius declaretur; Quare pr- - ftat adhibere rationcm à
nobis adductá, "qua non eft ità facilis folurionis, vt Pon- cius
arbitratur , fenfus namq, illius axio- matis, quod finis (péculatiuz (ic
veriras , - pra&tice veró opusyverus,& gcnuinus cft, quem ycrba ipfa
prafcferunt, non autem uem ipfe commifcitür , ncmpe quod fi- nis pcr fe imentus
à fpeculatiua ett veri- ta5; pra&ice vcró opus bonum 1n genere n.oris, velattis;
& (i interdü (peculatiua opus attingit ; aut practica veritatem , id e(Te
meré per accidens, & propter aliud nam fpeculatiua opus attingit, vt v. g.
itt propofito logica (y Mogifasum ,non nift graca veritatis , vndé illud afumit
pro medio , non autem pro fine à (c intento ; fic Aftalogia docet
conficere,& conficit fi/herá materialem ad eum modum , quo C«los effe inter
fe difpotitos exiftimat .tamen quia hoc opus non propter fc com- ficit, fcd in
ordine ad veritatem aflequcm dà de fituj& moribus Orbium, nó amit- tit
rationem (peculatiug; Q) 10d aüt (üb- . dit de Medicina di(ponere caput ad
acué- dum ingenium , & arte lignaria fcamni confcó&tiua , quod ordinari
poteft ad ve- ritatis ftudium fedendo fuper ipfum, val- dé eftabs re noflra ;
quis enim non videt fy!logifimum opus elfe magis aptum pro veritate
a(equenda,quá fit ícamnum ? & quo pacto fieri potett, vt (camnü per fe
effentialiter ordinetur ad acquilitionem fcieniarum, vt ipfe füpponit 7 nonne
hzc eft ridicula fuppofitio? fic pariter quis non vidct; quàdo Medicina remedia
tra- dit memori recagerandz , & difponen- dicaputad acacadum ingeniü, finem
ab ipfa per (z intentum effe capitis purgatio- nem, acquifitionem verà
fcicnttarum , & : vetitatis mer&yer accidens ad ipfam at- tincrc? non
exempla illg ad rem fa- ciunt,ncquc ronem noftram labcfactaat, Deniq. omninó
falfum eft , quod aicbat hic Au&or Mathematicam non adzqua- té docere,
quomodo triangulus ficri pof? fit, imó yaicus Mathematicg [copus cít docere
modum formandi huiufmodi fi- ra$ mathemarjcas , vt videri pot apud uclid, quod
fi Mathematica id adequa té non docet , debebat hic Auctor facul- raem
a(lignare, quz plenéid doceat. — |. $8.
In oppotitum obijcies r.prgcipuü "oppofita (cnt.tundamentum, Habius di-
rigens aCtiones. voluntatis ett practicus , ergo & habitus ditigens
actiones incclle- étus. Nec valet ncgare paritatem,co quía optcrauo voluntatis
eft praxis, nà LR "tio 1ntellcétus, Hacc namquc oon ctt fuf- ficiens
ratio, vc iile habitus dicatur praóti- cus, ifte fpeculaciuus quia prudeücia.
cft habitus praéticus, & cum hit omnili dire- Griua virtutum, etiam dirigit
operattoncs aliquas 4538. « Queflio Proem.de Natura Logict... 5. aliquas
intelle&tus qui ad victates perti. ment,ergo quod Logica dirigat operatio-
nc5 intelle&us, non obftat, quominus fit fcientia practica Nec etiam dicere
valet, operationes intelle&us, vt à prudéria di- rc&as , habere ratione
praxis , quia vt fic; pendent ab cle&ione voluntatis,& süc capaces
etroris practict, ac proinde im- itabiles io gcnere aioris nó autem ira k
habere, vt dirigatur a Logica,quia no cadunt fub directione Logica, miít vc süc
capaces erroris (peculatiut f. Ealiiraus & idcó non (unt praxes , (cd mera:
(pecula- tiones ..Nà contra vrget, Valquez ;quod etiam in operibus Logica:
principiam cít elc&tio, fi quidem libere fiut, € voltas mouet
intcellc&ü ad (uos actus, ficut ce- 1eras potentias, ecgo Logica vcre ett
fcié tia practica a£iua , yt pocé qui verfacar €irca opera ,cnius ptiaci fi ett
eleGuo . Refp. quicquid fit de prima folutione, uz pendet cx alia difficultate
, an opcra- tio intelJectus poffit habere ronem pra- xis (videtur .n.habere
poffe quatenus be- .m, vel malé moraliter ficri po: ) de qua Anferius fuo
loco.fecüdam folutioné om- ninó (ausfacere pro negarione paritatis . Kt
impugnatio Vafquez , quamuis apud Mauritiü alicuius videatur momenti,eam
4n.adducit,& nó foluit, it& tamen friuola eft, vt eriam Coplur.
aduertunt , quod (i uid probat , probat quoque nullam elfe Dre fpeculatiua fi
;uidé omnes actus cuiufcungs (cientia funt , vel Glrim fieri poflunr à poftro
intelle&u liberg , & me- dia motionc yol(icatis , cum igirur ait A-
rifl.6, Met. c.1. [cientià a&turam verfari .circa ca,quorü Pocipiin cit
cic&io,in- tclligit de operationibus , quibus perfe conuenit procedere ab
ele&ionc, & rales ' funt ,aciioncs vittucis moralis,omnes .n, tales àut
funt actuscliciti aut (a/tim im- perati à voluntate , at operationibus in-
tcile&us,vt à Logica diriguntur , mere p accidés cóuenic libertas, icü
volütatis im- perii, quia antecedenret ad quamcunque - Wolütatis operacioné po:
inteilectus erra- rc in (uis actibus, & per rcsulss, quastra- dit Logica
dirigi, & ideo aótus eius, qua- tenus à Logica dirigürur , nó funt praxes.
$ccü 4o cbijciant rauones ex Aurcol. [| iv -- uia Logica eft dc obie&o
operabili aed eCEE NER Mica t ytyOcanscompofitiuo,& nom meréfpe- — —
culabi', &refolutorio,mom.n.contempla —— fürtan:um mitüram
delimidonis,& argu- ——— menrationisfed traditregalas, & przce- —— -
prabcoéila.conftruendi, &huic arga- — —— menco inniitur Oauizd.loc. cit.
Tum 24 -— quia agit de operariomibus inrelle&us , ———
quarenusilliussürnature,vtbem&,velma — .—- le Gcri poffiat, & tradit
mod, quo ben ; fiant,ac detegit vitíaygua. cotingece pof- -*— . (uat n
exercitio acra gii ee dc "7e fant (cieatiz paca [am fra ne hase eliciunzur
à Logica, quomodo ficride- - beat definitio enunciario,fyHogfmus, —— &c.
non fuat propter folam verita: 2s qptionem,rt ibi fi(tamus, fed ex nat
uareferunturad v(nm,vtdefiaitiónes- — — ncerrorefaciamus. T 4, Logicaettha- ——
bitusnontantum cogainuus, fedét ope- — — ratiuus,vndé diuiditur in docente,
& vt. tem,(cd omnis ralis babirus eft practicus, — Tum $5. habitus
fpeculatiuus eft propt fe 1.M et.c.z. fed Logicanoneft propter fe,fed propter
alias(ciencias. Tu 6. q tunc eflet nobilior fcientiJs p dee 4^ *w * ^ - 4 95^
1, 4 E tamen falíum ett, quiajipfa eit. tionisyilz de ente reali, patet cofeq«q
fpcculatiua quzliber nobilior eft qt «ung; practicaex 1. Met, c, 2. Tum« mim,
quia £ogia Nae ji gifinos (peculatiuos, fcd etiam pta ct. T » i «ergo faltim ex
hac parte, pra&tica. $9 Kefp. ad primum vtig; dir Ad Logic perrinere, hinc
tamé nó fequi- tur císe pra&icam,co quia in ipfamet di reétionc, im &
operatione "i gen, x nili veritatem, omnis namque Logica« e. 1c&po ad
veritaté red indigidum rdi- Et] natur, directio veró practicanonordina tur. ad
hoc,vt recté camus , fed vt boni efficiamur, vt verbisexpretfis docet. e
Arift.i.Etbic.c.i.endé moduscópofiti. —— | uus Logicz diuerusett ab co,quo
vtütur y practicz . Ad 2. Logica agit de opetatio- nibus
intellc&tus, quatenus bené vel ma fieri poflunt (peculaniué, non
pra&ticé, *tegit etiam vitia fpeculatiua, que inip fis contingere potant ;
proprium autem. Ícicntiz practicz cft darcregulasad cui- - ran oc opio rati
lesnon (unt regula logjcales, qua folum: . dantut ad fugandam suere iol modus
przceptiuus eft proprius. (cientiae a&ticz, nifi ordinctur ad alium finem;.
q ad veritatem. Ad 3, dicitur adhuc fiftc- rc in ip(a veritatis contemplatione
, quia ipfemet víus inftrumentorum logicorá ad hoc inferuic , vt fciamus, pon
vt boni efliciamur;& cendit ad fugandà;ignoran- tiamnon prauitatem,vel
errorem practi- €i contra regnla$ prudentiasvelartis. Ad 4. cui prz(eztim
innitirur Arriaga cit.falsüi eft Eogicádoc&£ , dequahic e£ fermo, attingere
operationé, nam ipfa folum cft directiua operationum , illas aucem face- ze
dire&tas [pe&at ad alias. facultates au- .xilio logicz ventisvt patet
eX 1. & yare & quando etiam clicerer operatione di- rté&am , non
poflet adhuc dici inrigore a&ica, quia nom ditigeret praxim , cd: in
ordincad veritatem; quod'elt mariüs fcientiz fpeculatiuz,non practica; Logi-
caveto vtens , qnia eft effe&trixoperis » induit rationé attis, & dici
pot habere ra tionem practici, quatenus eft operatiua ;: fpeculatiui veró,quia
opus.ipsü;quod ef^ ficit cft fpeculatioynon praxis. Ad 5.non v ur remit Karin
norn tiu principalis, fed pocius miniftra;& inft rumétalis, Ad. €. Arift.
ibi loquitur del peculatiuis prin- gica, & verü óimmem fpeculatiuam effe
praética no' do procedendi circa illud, &cinhoc fenfu: Logica dici poteft
nobilior pra&icis. Ad: 7 Logicaetíá (jllogtfmos pra&i- cos; fei
ivtatione veti, f : aute in tatione boni, & idéó: cnsjll (peéatariütas ;.
hec igitur, pocmpriacn ges folait Aat. And-- folum. ptohant, quod: Logica habet
pod pra&tic), at quia omnis i fta dire- ; i eere ordinatur , & ad re-
lationisopus,fumpli- fimp : E [eei
(d& Ariffau& t € ua ; -- v ERBEE t. dun áit Dialeticam cííe mali tig
ffünc;& 3. eft habitus pra&i: (000 ador ieniarea e eai Ap, Ie » Lud abra
in genere moris, qua ait logici nófolü confidetare trà, logicam. nerationé
(yllogifiorü ,verü , X^ clic ue- potétiam habere,& alias fimiles:qi vlicia
6. Mct.c.1.fpeculariuá diuidit in Mathie maticá, Phyficam, &
Mcetaphyticánul-. lam logicz mentióncrh faciens,vel locu- tus cft de
(pcculatiuis princ;palibüs ; in ter quas logicanon eft, vcl ipfam iubin?
tellexit fub iecundo mebro, cum fit pars Philofophiz. Ad hunc cttamarticalü de
qualitate logicz fpe&tat qua ftiuncula il- la , an fit fcientia communis ,
quam quid difficultate vacat, brcuibus refoluit ; Gor q.2.vniuerf. dices , qubd
eft (cientia communis comunitate nimirü vfus, & ap dicem S aerea n in ea
tractatur unt emnibus a pplicabihia facultatibus , & fic logica ctt
icientia cómunis quoad omnes partes ;. verum tamen cft Topica peculri ratione dici
pe pr el nus nimirum locos arguendi' Communes tradit idi eréhter ad quodi!
libet probandum applicabiles .- : "ARTICVEVS SEXTVS. be nece[ftate » &
»vtilitate Logica y, sooo eiufque partitione. 6o «y Ogicamad omnes (cientias,
& fa: 3 Totam peracilet nemo da-- bitatjid enim oftentant variz:citts appel
lationes;& encomia,illudl prefertim apud" omnes recepti fimum, quod
eft. trs ar«* tiumy/cientia [cientiarum: y ad'oniniuns Metbodorum principia
viam. habens 5^ fed dubitatur aneciam fit neceffaria ; & is
nondefuerint;quifimpliciter,&' abro uer efi: iccsfbicilto dixerut ad aliam
(cientiás qnomodócunqüe comparandas: ctiatiinget feto modia Ros Qmm Arauxo 2. Met.q. 3.art. leg. hic có-: trou. r. Blanch;difp, 3-
Q3. & Amice trac, 1.q; 2.dubiz«ar 3. cócl.6. Frequés ta. men », &
communis opinio veterum y. ec Kecentiorum dittinguit ; & ait non effe
pliciter neceffarià adralias fciérias vt« ^ cunq; cópatandas, p ite nimirüm
Scie ili enimdh uod oe cam partialem,,j.a Ctusmal fciétie in. ficum pót quis:
clicere'in aliqua. fcientid i flo lurbibe dabunt. "* iiid enteros 330 4
J"Quaflio "Proem. de Natura Lorica. án Batba (Te neceffaciam »
problemata ali athematica cfle certa; , vt (1 ab us aqualia demas, ua: remanét
, fynt zqualia ; manifeftum etiam cft alias "Tcientias (inc logica
imperfe&o quodam £odo acquiri pole, tà quia ante logica hucnionem
extierunt. fcientia natura- lis, & Philofophi ; tumrquia modo vide- mus
multosin Theologia;iure, & alijs fa eultatibus cognitionern quádam fupet-
ficialem,& imperfcé&tam coníequi fine logica. Vcrüm ad eas totaliter
,& perfe- &«c acquirendas aflerunt efie fimpliciter peccilariam , non
enim quis poteft per- fc&té (cicntiam aliquam comparare, nifi fciat
conclufioncs omnes refoluere víque ad prima principia ; cognofcatque boni-
zatem 1llationum ncce(litatem ; & códi« tioncs pra miffarü, deceptioncs,
quz cir- €a cas folent contingere, & alia plura,que fola logica
artificialis docet ; Tum etiam uia nullü vidimus abfque logica in alijs ienti
js confumatum euafiffejcum tame folius Dialectice: du&u abí. alio magi-
ftro plures fciétias multi comparauerint. Hinc Arift. 1.lhyf.c. 3.1. Met. 8.
& 22, & alibi fzpe téttatur veteres Philofo- phos ob Drale&icz
ignorantiam in mul- t05, & turpcs fuiffe prolap(os errores ; & PPlaio
7.de Repub.ait, I9p« Jib ile eft in- teliciium fine dialellica exatii vem ali
quam attingere, crgo logica ad alias (cié tias toxaliter,& perfe té
acquirendas cft fimpliciter neceííaria; a tenent Cóplut, dif. 1. 9.7.Sanch.lib.
144.2. Didac. difp. 2,9.1- Ioan.dc S. Tho. q.1.art. a. Maius fec.3.q* 3. Auería
q. 1. fec. 4. Morifan. olog,$.Rocchus q.4. progm. Tolct. | es -J. Kuuius q.
1.& citat pro hac fent, Jamblic. epift. ad. Sofipasr Alexand. in : Vlog
Tepi D. Tho. opufc. $8. & 70. Acgid.1. Poft. Albert.trac.1.Leg.c.3.
— -61. Dicendumtamen cft Logicam arti ficialem (de hac enim eft queftio) nequa.
. «uam ncceffariam eflc fimpliciter ,& ab- folu A Prada aliarum (cien-
iiaruüm 5 ur yt experientia docet r] & muli Thcolo ; MR »s enam Fontificium
— » aut parua faltim cognitione rc um logi sali. Quod vcro inquit codnunis
"à nio hos nó acquirere facultates illas totas liter, & pfc&e,
ideoque adiillas fic rendas iimpliciter ncceffariam céferi de- bere ; Sané id
non probat neceffitatem logicz fimpliciter ad illas fcientias com» parandasíed
neceffitatem fecundü quid, & cx loppofitione, illud enimdicitur ne
ceffarium fimpliciter, & abfoluté ad ali- quem finem,(:ne quo finis
abfolute obti neri non poteft ; illad dicitur neceffariü fecundum quid, &
ex fuppofitione , ine quo,licét finis abíoluté poffit obtineri non tamen certo
aliquo modo , v. g. non £qué commodé,nó zqué facile,nó zqué €itó,quare
neccífitas ifta potius (peat. ad modum acquifitionis,quàm ad fübflá. tiam finis
obiinendam; Cu igitur abíque. logica abfolute poffint aliz facultates ob.
tineri, eius neceffitas ad carü acquifitio- nem fimpliciter nó erit, &
abfoluta , fed tantü fecundum quid;& ex füppolitioney — finelo | nam quód
aqué facile, S& lo gica obuneri nequeant , pertinet ad mo» - dum
acquifitionis,nó ad lub&andiá nis, ur exemplo , nam ad falutem anima ncce(farius
fimpliciter eft flatus — Chriftianus,hic autem duplex eft,laicalis. P
vnus,rcligiofusalterp & quidem religios — adhibendo longé tutius , atq;
períeétius. acquiz itur hic finis; quem. ligie. tur cx boc inferre oos valet.
ftatum reli-—— giolum e(letimpliciter neccilariüiadami- — — ma (;lutemjita cx
hoc, quód logica me- ——— diátc perfc&ié , & coraliter aliz (ciencias.
acquirantur non bene infertur eius. fitas Suit & xA ad illas ac».
quirendas, m crtinct adac- aifitionem finis n m us Jas O , non bcne
ecnícrasnecelari plis: citer aene xipsbils finis, ie sib quid, & ex tione ,
cum nó pcer-- tincat ad (ubantia acquifitionis eius fed, tantnm ad modj;(cd
Logica ex opinione cói allata non pertimet ad (übftantiam ac». quifuionis
aliarum fcientiarü , (ed tif ad. modum,vt . f.rotaliter,& perfe&é
acqui. rantur,crgo Logica nó cft neceffaria fime pliciperadillesacquirendas wid
1 In oppoiitum obijcies Pri. 0-. bádo, Br nerit fosplsidn a ame cientja Ite re
(000 Bevilitate eooiecefitate Loplea /&Aet.VT. /I 484 — fcientia etiám in
effe imperfe&o eft vere fcientia, ficut animal iinpertectum cft ve rum
animal , fed noo pót comparari vcra fcicntia (ine Logica , veta enim fcientia
habetur per demonfitrationem,& hac pet Logicam arvificialé. Tum 2. quia
nullus habet veram fcientiam;nih (ciat illam re- foluere vC jue ad prima
principia ex Actif. 1. Pofi.c. i; Sed (ine Logica nullws feit re folaere etià
imperfe&té. Tum 5. ad fcien- tiam requiritur cuidentia illationis. «i. c ..
cognofcamus- euidenter conclufioné in- "ferri ex praemiflis , atqui fola
Logicado- €et,quando conclutio inferatur ex princi- ;pijs: Tum 4.quia licec
quis ex lumine na- 'vurali allentirt po(Tit vni , vel akterr.coa- clu(ioni
proxima principijs lumine nitu- 'r& notis,ille tamcal(Ten(us rion eft (cienti-
»ficus*üne certitudine confequentizr, quia 'euam in prima figura poteft error
cótin- gere, vnde nemo certus eft fe non etrare "fine íliqua reflexione,
quàd feraaucric re ;gulas mm quas docet Lo 'gica artificialis .. Jum demü quia
ipfa cft modus fciendi 2.Met. 1 y. Rep. per folam "Logicam naturalemcófici
pofi aliquam " demon(trationem, quia in fcientijs fant "alique
coaclufioncs ita proximé inniten 'tes principijs lumine naturali notis , ex
ibus adcó euidenter fequitur conclu- fio , vt explicatis terminis conficiantur
'abf4. difficultate tales demonftrationes. " Ad 2. in (cienujs aliqua
refolutio inpri- : "ma prircipia)& aliqua illatio confequen- - tia
cffe poteft ita per (e nota; vt fine arte "poffit attingi certe, & ab(que
formidine. " Ad 3 naturale lame, (icut propria virtute "fc extédit ad
a(sentüm principiorü,ita ad "vnam, velalterá concluíionem principijS
-proximà fe excendere poteft fine arca, ad 'greras veró remotiores vtiq. fe
extédere 4 itynili ex arte & magna rcflcxione. ; Aeg iinbuiu(modi
demóftrationib. !proximà innixis primisprincipijs haberi nó po ffe certitudine
coiequentig (ine ar. ione , nametiam(i in aliquo modo primz figura pollet error
conun- gere » imprimo-tamen confzquencaa cft Fei lids vé méostiun. Ad s. Bees
armani ueri & per- P^ ab ^ 61 Secüdoobijcies &contrá, logicam
artificialem nullo prorías modo ciíic ac- cetlariim ad aliarum fcietiarit
acquilitia nem, nam ad ime [unc nccce(i ria, & quod ad fint principa per (e
nota , — » s "o. T. z Ps P — - " 2 quibus przbcacor a(fenfas ;. &
vtexillis . —. — €etta deducatur cobiclufio; (edad primi fu fficit lume
naturale;& ctiam ad (ccun- dàm;nam necceflfitas coal cquenuae cciam
fundatur in principijs per fe notis; f. dict de oimni,& dici denuilo. Tum
.li effet ^ m. gp nece(faria maxime id c(fet propter defi- ^ nitiones,&
d'uifioncs, (ed qualibe: (cie tia habet fuas definiuoncs, diuifioncss ergo. Tum
3. nam qui(íque percipit,nuas recté intelligat ex obiecto , cui operar
cótormatur,yel nó,& fciétia qualibet co gnoícit (num obiectum Tum 4- quia
f£ cft nccelfatia ad alias (ci&ias (alti. per- fecté acquirendas, pati
racione neccílaria forctad fcipsá perfecté. acquirendam , quod impoftlibile
videtur, Tü 5 «uta (al- tim ad practicas (cientias non videiur ne »cefl'arià
nam practice (olum rcfpiciunt tccritudinem operis , nonautcm ipfam
"indagationem veritatis, vndé folum indi- nt prudentia,velarte, Tum demü
quia itus naturalis non datur ad (implici- 'ter poffe, fed ad facilius pofle ,
crgo liae :Logica artificiali poterit etiam. perfecte inteile&us confequi
alias (cicntias , licec cum maiori difficultate . e Rcfp. per illud probari
folum lumen 'naturale extendi pofsc ad vnam, vcl alte- ram conciulionem
princij»je pec Le notis proximá ; ad caeteras tamca remotiores cxtendi ncquit
finc arte, & reflixioac ad regulasartis, & in iftis neccilias conic-
quee non poteft certà cops /cr ne Ogica . Ad
2. licet (ciencia. paruculares habeant definitiones ; & diuifjoncs cer (is
materijs applicacas illarum tamcn bonj- t5 ,.& certitudo cx przceptis
logicis de dcfnitione, & diurhionedignofci dcbet . Ad 3.paict cx
di&tisarc 2. in fol. ad pa- 1.um, Ad 4. concedimus logicam eiiam tibi effc
neceffariamsficut luae, quod.cit . medii ncceülariü ad quodlibet videndü y «fl
cuà libi ipfi neceitarit, vt vidcatur, c revera logica libimet, iefciait: por
oppli- atiuRC Yoius aliam , nà ila pars qua ^ a$i i agit de terminis
fimplicibus ad dire- ionem primz operationis atcins, iudac ád cognitionem
alterius partis , quz agit de enunciatione, & attinet ad dire&tioné
fccunde, & hzc pars ipfa iuuat ad illam , quz agit de difcuríu , .&
tora ip(a Logica ruditer , & imperfecte rradita in inftitu- tionibus pro
Tyronibus eft necetaria ad feipsá poítca perte&é tradédam , & pro
dignitate . Ad 5. licet id. gratis concedat Joan. de s. Thom. id tà admittendum
nó eft,quia pra&icz quamplures (cientificé rocedunt, & (uas
demon(trationes có- ciunt,vndé (altim ex hoc capite Logica indigent. Ad
o.negatur coní(cq.quia licet femel,atq. iterum poffimus bené operari in p
materia; perlogicam natura- Jem, & naturz lumen.circa noftras opc- rationes
reflc&tere,id tamé nó poteft fie- ti (emper, & in qualibet mareria fine
regu lis artis. Dices, ergo ad (ciétias faltim fic acquitendas, .f. perfecte,
erit [implicitec nece (Taria. Neg.con(eq. imó.e(t implican tía in adiecto, y.n.
fic pertinet.ad modum acquirendi (cientias,non ad (ub(tantia ,& (idco non
re& infertur indé neccílitas
(impliciter,quia (ine logica acqui- ri poteft aliqua fcientia quoad
fubftan- tiam habitus , nam hoc fit per quamlibet demonttrationem , (cd tantum
neccfíficas fecundum quid,& ex (uppofitione; vt dc. £latarum
cit in concluiione probanda .. 63 De partitione Lozicz ( quz «erat altera pars
huiusarticuli) varij cxcant. mo di dicendi. Tatar.q. 1. proaem. Logicam itur in
veterem , & nouam, vetus cít illa , quz de paribus argumentationis tà
propinquis, quàm remotis tta&at, noua, quz cftde argumentatione ipfa,
ciufque cere fübic&iuis. Maurit.q.3. vniucrf. Logicam fecernit in cam
portionem,que eit de partibus áncegrancibus (yllogifmü, & cople&titur
libros pradicabilium, prae- dicam.& Periher. & in illam 1 quz c(t de
partibus fübie&tiuis. Conimb. cum alijs Auctoribus padim n procem. Log. íe.
€ant Logicam in tres partes (um ta diui- fione ex paricobiciti, in eam, quz c(t
dc delinitione,n cam , ps de diuifione, & inca:n, quz agit de diicu: (u
iuxca nume- Um initcuiieatorum tripus opceationi« -Queftio Proam-leNamraLogis.
^ 0 busintelletus deferuientium Dicendum tamen, quàd Logica infe, j& in
totalatitudine fua in duas diuidi bet principes partes , in quarii «na deia- - ftrumento
(cicadi, in cóijagatunin altera de (pecicb*, & parcibus fubicótiuis cius,
& prima pars fübdiuidi poteft in illa, in ua de principijs,liue effendi,
(iuc.cogno Ícendi modi (ciendi in cói agatur ,& in il- lam,quz tractet de
affe&tionibus cius, vt fic; fecunda etiam/ubdiuidi poteft iuxta — :numeti
(pecierum modi fciendi,quz : Átantiores (altim , ad quas coeterz reduci
potlunt, tres recenferi folent, definitio, diuifio,& argumétatio. Ratio
huius pat.- titionis facile deducitur íupponédo,quc :qR fcientia diuiditur,
débet primo diuidi án partes principales ,:nó autem in minus frondes » Ille
vecó dunt partes principa es in cientta , quz per fe , «& dire&té.ad
illius (cientig texturam,& integritate (pe — «ác, & propter fe
expetuntur,& non om ninó.in ordine ad aliud,fcu ad aliam par- tem ,
alioquin cum illa con(titueret vnam. partem principalem, nó auté in fe talis ef
fet; fed filogica contexeretur sr totum ambitá (aum, vtique traétatus acie d
mento Íciendi in cói dire&té,& pet í - ftirueretur tractádo dceius
principijs.&c pallionibus,& propter Íe expetereturs militer tractatus
deipeciciun DE &c. maior o(téditur exemplo, mmamlib. & 1. Phy(Cnon pem ioi) diftin-- &am principalé
à ceteris lib. Phy(. licet jnillis de priacipijs agatur;in iftis de pa-
fionibuscarporis naturali alia certé irationcnifi quia omnes ordinátur ad co-
guitionem corporis naturalis in cói ; Mi- nor patct, quia quilibet tra&atus
direi pertineret ad Logicz confiderarioné,nec 'vnu$ ita alteri Di. Aon
i elfer ,vc nc- quaquam propter íe expeterctur; nàá ma« tctia tradira. in
vnoguo que, digna. fort propria, & peculiari co(i precio ordinevaius
adalium. — . 64 At fi fermoit dc Logica Arift.hec in duas diuidi debet
principales partcs,in Qquancu:n rama agitur def;llogi(mo , in aitera de icio
iig » illa conunebit libros pradicabil:á , praedicaméta. Peri & rriorálta
libros Poft, lapin ^ Füstio huius partitionis eftquia lib. prz- dicam.&
Perilier.non propter fe ex pecü- tur , fediri rede proríus [yllogitmi in €ói ,
ergo n ime conftituere partcm rincipalem.fed cü lib. Prior. vbi de ipfo.
yllogrfmo agitur. vnam parcé principale conftituent, quod pariter eft de.
fecunda dicendum: Adliuc tamem paries eiulmo- di principales in alias minorcs
fecari pol- funt;prima in duas, in cam -f. qua c(t de principijs inte rantibus
fyllog;faiumyque adhuc (ubdiuiditur; vel cnim tunt: princi- 3ia remota; &
fie elt liber predicam. cut. in(cruit liber icab. vel (ünt propins qua& fic
cft liber Periher. & inca, qua" eft de quidditate , & affeGionibus
ipfius. fyllogi(mi in cói,& fic süi libri Prior. Al- ttta vero diuiditur.
in urs minores partes. iuxta tres fpecies [yllogimi , nam vel € démonfttatio ,
& ita habentur lib. Poft. vcl
(yilogifmus probabilis » & fic habGuir: DISPVTATIO PRIM De modis , fes
inflrumeniis fendi .. Proan..merito primum locum pofcit bac Difputatios cii
fciendiyfeu inflrum&étum cognofcendi Statutum fit obietl i Logices plané
bnc Logica debet incipere, »t ab initio exatiam pra- mittat. jui obietii
cognitionem y btc autem non folum de: modo [cien- di im communi agemus ed:
ctiam ad quadam iftrumenta particu oft Quaji. n. modus Deneal[siiate, eo
otilitate Lopica frt. T. — 183 lib. Topic. vel deceptorius , & fic haben«
tut lib.Elench. qui difcurfus integer col» ligitur ex Do&t. 1. Prior.q. 2.
Nos quam- uis Logicam intota latitudine fua ad ni miam prolixitatem cuitandam
contexere non intendamus,cuia tamcn ampliorem contcxerc volumus;qaàm reliquerit
Arif. altius initium; Difp. petemus; nimirum ab ipfo inflrumento fciendi in
cómuni;paus latim poftca. dcícendédo ordincm ipfius Arifl.capiemus:
Aliasqua(dam difficuls ficultates de vnitate Logic ; fubalternas tione ;
&c. quia non (unt. Logicz pecue liares; fed alijs quoque fcientijs commue
nes, hic libenter mi(las facimus, & víq.ad Pott.lib.differrimus ad Difp. dc
(cientias nam ibi de vnitate habituum,fubalterna- tione fcientiarum , alijfq?
communibus * earum attributis fumus acturi ; & cx ibi dicendis facilé-
patebit. carum rcíolutio «; A »« laria deéfcendemus, ad eomimirum , quorum
notitia eft' Preis nece[faria ad. c gte« - vorum captumy C [e babent-velut
clauicula qu&dam»ad a Soro lib. 1. [umm. c: 4: Auería q. 4.Log. - QV
&STIO.PRIM A.. Quid , & quotupléx fii modus y. feu in-- ; rumentum
fciendi . . E natura inftrument: Logici , q? D modus Ss cn tionibus varié.Jóquütur
Auctores; Zaba- tel. iníuis lib. de methodis per:totü; qué: ftquitur. Faber T
heor:; 16: cótendit de ra- tionc ow (ciendj ciie.vim illátiua, , ira d folum
dicatarápftrumentü : qued habet vim nou ficádi igno : turm ex noto. A jij
mitius: ag&tesanquiunc ead initiumentum. logicü ; quod ' . mitius fofficere
ad. ; habeat vim mam fe ftandi ignotum, fiue- idiasia rilagonisp fub ab
moUoyita- liftarum, qu la aptrienda e fc&.1. Complat. in przamb. ad fümm.
Cafil.ibid. c. 1. & eft cóis opinio Sümue ui arodum (ciendi dcfiriiüt , qp
- eft crario tranifeflaciua alicuius ignoti «. Alij demum perimodü fci iter non
(olüm,quod habet vini manifeftands ignotumfed quicquid quo quomodo iu« uare
poteft intelle&tum indiri-- endis operationibuseius", ita loqui. vie
dentur jdem Compluc.difp.procem.q.3, - cs namero ntmenrorm lo gicorum varij
exorti funt modi dicendi, gomentationcm inftrumentum logicum : appellant;
&ecam prciputy qua-elt in. A $4. matcria neceffaria
, qualis eft dcmonflra- tio, hzc .n. parit (ciennam proprié dicta, vndé in toto
rigore meretur nomen in- firumenii fciendi . Auct.2, fent. licet ma. ior pars
corum tria a(fignent in(trumenta logica;Dcfinitionem, Diuifionem,& Ar
gumentationé, tamenaliqui hunc nume- ' rum minuere aggreffi func fübftrahendo
diuifionem, «o quiaró fit ab alijs in(Lru- menus condiftintts, ità Hurtad.diíp.
19, fcé&.6.Valliusimit. Pott. q.1,cap. 3. & fuit fent. Algazcl.imtua
Logica, Al1j € contra numero rernário non contenti addiderüt Rcíolutionem, quz
cft progretius à par» ticularibus ad vniueifalia;à pofterioribus ad priora jità
Euftrat.in (ua prafat. fuper 2. Poft. An.mon.
fuper proem | Porph, Damafc. c. 1. fuz Phyl.. Alij addiderunt enunciationcm, vr
Auerí.cit.& quamplu zcs methodum , fumendo methodum pro ordinc;qui in
fcientijs obferuari debet, vt diftin&é radantur , & fineconfufionc.
Au&orcs-deniq.3.fent.lati ffimé vfürpan- tcs modum íciendi appellantj
initruméta logica omes fccundas intentiones , de quibus logica tratar, fiquidem
omncs il. lz (unt aliquo modo veritatis oftentiuz , & conducunt ad
directionem operationü intellc&us;qui cft vnicus logice finis, ità Complur.
loc. vlt.cit. " ..à Dicendum ett, quod licét flri&i(fi- mé loquendo
pma fciendi, & intiru mcntio logico (ola argumentrauo poflit dici modus
(ciendi , v: pote qua fola ex noto ignotum manifcftat pcr vim illati- vam ;
& illum fuse (umendo srn tocar extcnfionem , quam poteft habere ; om- ncs
(ccundz iniemioncs logica dici pot fini intlramenta fciendi, .1. rcété cogno-
Ácendi , vt peté qua omnes fuot ali modo veritatis ofleofiuz , &
intellectus dircétiuz, tamen proprié loquendo mo- dus ÍGcndi , &
infttumentum logicum eft illud , quod habet vim manifcttandi ignotum
quomodocáüq; id faciat , cumq; id folum conucniat cum omni proprieta 1e
Defniuont, Diuihioni, & Argumcnta- tion! , hactria propriéeiunt inilrumcn-
*à logica non plura,nec pauciora. Concl. 1 Scoti q. 2. lib. 1- 1 rierem quam
tenet. Tat.q1.przamb-legice,& Symmulifl ^Difpur. 1. De infteumenis [ciendis
s. 1. quO- gargumentationem , vel d omnes . Et quantiim fpe&at ad a(fignaf
dam rauoné modi fciendi,feu inftruméti logici probatur brcuiter y quia. vt
docet . Scot;4.d.1 . q.2. fignificata vocabulorum, probare nó poflumus,fed
oportet ea (ups . ponere ex comuni víuloquéziü, vt apud logicos nomine modi
fciendi.con(ucui; intelligi via di(tin&é cognofcédi Moduoq anté confusé
cognofcebatur, vndé inftru, mentum Íciendi à Summul. cóiter dcfinis. tur,quod
fit oratio manifeflatiua alicus ius ignoti , per quod excluduntur voces. -
limpliccs, & incomplexa quia (a fficiens, tcs non (unt ad explicandam rem
diltin-, &é & explicité,fcd ranrum contus fn ficanbergo abíq.
fufficienti rationc Aur &ores prim (cnt. nimis coarétant rone. inftrumenti
logici, fcu modi fciendi, vt. folum ab illis orationibus participetur ». ua
habent vim mamiífc(tandi, ignoti per. E: aüienem, & mimis ampliant Autores
——— — 3 cnc. dum volunt cam conuenite etiam nem s vocibus fimplicibus&
quibufunquein- ——— e D T" tentionibus logicis., T WE 3 Dendé probatur exe
amisvne — denomeninflrumenti deductumett ,nà — — in eis non (olum appellatur
inftrumentüs, feu modus conficiendi artesactum illa tia difpolirio , (eu
applicatio snatet €x qua immediare
rcfaliat ariefactu 2 fed ad quamlibet parcé artefa&ti feorfiae —
facicndam datur euam quor. & facilétalis parscfficiatunfedquianom — — ità
cernitur modus rc&é operádi in qua- libet minutiffima parte arcefacti
efficié- dà, ncc certum inftrumentá illi cortefpOs - : det, fed in
pricipalioribuspartibusilliuss ———— — ita hac proportione teruata logici nomerr
: modi. (ciendi non reítringunt ad folam DELI S atére(ü ientifica cognirió, i
ampliant pt ie i rt nd; ifi tentrones. logicales, fed tribuunt illud
incipalioribus quibuídam intentioni« u$,.f. Definitioni Diuifioni,& Apees ;
pectcec e generalia quedam infira menta (ctendi, in quibus clucet vis manis
fcftandi ignotum, vndé proxime ;& ims. mediate ditigunt intelle dorm ed
rauonibus ; ac proinde fpeciali moda — Que. I. Quid, e) qunwplew
fitinftrum.feiendi.. 183 €onuenit eiscfIc veritatisoftentuas, Hinc facilé
probatur altera pars con- clufionis,quod tria tantüm fint inít rumé ta logica:
Deliaicio, Diuifio, Arguméta tio; nam vt difcurrit Tatar. Modus (cié- di cft
oratio manifeftatiua ignou hoc au tem, vel eft complcxü, velincóplexum,(i
fucrit coóplexum; man;feflatur per argu- mentationé;fi veró incóplexum, vel
igno ramus cffcntiamn, & banc explicat defini- tio, vel partes cius, &
has manife ftat diui- o,vt v. g.in homine fi cffentiam igno- res,manifeftatur
hac definitione efi ani- mal rationale,fi ignores partes cius,ma- nifeftantur
hac diuifione Hominis alía pars efl animasalia corpus, & fiignores propriam
pa ffionem , Qua de illo praedi. catür, dicendo bomo : rifibilis , mani-
feftatur per hanc argamentationc Qme animal rationale eji vifibile , omnisbo-
to cfl animal rationale, ergo omnis bo» amo efl vifibilis , ergo ficut nullum
aliud datur ignotum , quod manifcflctur , ita nullus alius datur modus
fciendi,qui ma- nifcilet . Tum 2. quia & fi aliz
intentio- ncs logicalesconducant ad cognitionem rerum acquirendam , &
intclicétum iu- uent iníuis operationibus ; tamen pro- ximé, & immediaté id
non efficiunt ; (ed mediantubus illis tribus,ergo illa tria pro prie
funcinftrumeria logica, & ad ca re- duci dcdent cztera, quz ad modum fcié
di quoquomodo pertinent. 4 Viaterea numerus hc cernarius nó potcft
rationabiliter augeri , ncc minui ; €rgo initruméta logica n funr plura, nec
pauciora sribus;probatur aflumprü , non potcft io primisaugeri addendo Ix
cfolu. tioncm ; vt inflrumcntum ab illis tibus cendiftinétum , nam re(olutio fa
pe (2-. gius cum Diuifione coincidit , nar diui- - dendo reioluimus » &
reducinuus rem in. fua principia , vnde & Arift. in progem. Phy:
Rcloiutjonem appellatdiuijoncm tcX.3« Pofjerius autem eX. bis nota. fiut.
elementayG. principia idu bac diutz., «ieioluunt;interóum cuam coin», - MdRani
D-butigne t De iid pe ., quando nimirum reloluimus dcfi- niédo monftrádo;dcfin
&do quide ial ecuas iniunvin iuapria T oweqo P s i cipia definientía,
demonflrando vero, cli pcr demonftrationem à poftceriori, feu à figno;qua dici
foler Methodus refoluti- ua,cffectum refoluentes caufam inueni- mus cx
Acerb.lib. j.9.q.Perip.q. 1. Nec debet augeri addendo Énanciationem cá
Auería,quia de ratione enunciat! onis, vt ficscft táàtum enunciare vnü dealio',
non autem manifcflare ignotá, in quo confi». ftit ratio modi fciendi ; vode
fecundum quod eft propofitio, nó neceffario affert rcs notiorcsícd folum id
evenit , quando coincidit cum definitione, aut diuifiones vt cum dicimus bomo
efl animal rationa lejbominis alia pars efl animasalia cor- pus quo cafa
enunciauo manifeftat igno tum Don rationc (ui,/ed definitionis ,vel
diuifionis,que in ea continerur crgo ená ciatio,vt ic,non cft modus fciendi
códi- ftin&lusà ceteris , quia per eam abfolute profercur vnum de alio ,
fed nullo modo oftéditur veritas illins;quod per enuncia tionem afferitur: N ec
demum augeri de- bet addédo Methodum,fcu ordincm fer vándum in fcienujs
tradendis , quamuis enim hic ordo maximé iuuct m&is dirc-
&ionem,valdeque condtcat ad ícientia- rum acqu/fitioncm,nam ordo confufio«-
nem climinat ab intelle&u, nó ob id ad- dendyus cít y vt infirum;entum ab
illis ttje bus condiftip&um, fed y'otius dici debet illorum communis qüzdam
rc&ta. difpo- fiio , vt bcne dirigant cognitionem no- flram,g :ta probatur;
nullum inftrumé- tum ad fuum onus ztüaan oi priug fit rc&é difpofitum,
& accommodatü Kos E be pe o cte ern obtufa, fcd prit sad cotem acuitur
,non, vumur calamo ad fcribendü nili prius ak, tcmperaro; & fane acumen boc
in fecus. ri , & calamo gon eft ipftrumentum . fün&um à (ccori .&
calamo » fed. Lt difpofitio quzdam neceffaria ad inftru- Werl » vi bene fum n
ünusexciceat à at Methodus & erc »
cie j Susi li ur wlis difrolitio cómup us inftru VUPTPIIME ERU. D icf Be beca
EMESE "ct ^ 176 priiis fed diretliuii in aliquo atíu, exté- dendo nomen,
quia tamen atius ,in quo dirigit, no eft nifi pen ,rdeo logica roprié nà eft
prac icayfed |peculatiua . | been explicatur conclu(io,ná co- gaitio
pra&ica poteft (umilaté , pro no- titia ./. cuiufcunque operationiscontin-
quete (it eccoris capax, fiue pra&i- ci,fiue [pecalatiui, & non eft
puré cócem platiua naturz proprij obiecti (cd etiam cffc&rix illius, &
(ic Logica dici potett fcientia pra&tica,nam fcientia Logica nó fiftic in
hoc ; vt tantum cognofcamus na- guram fyllogi(mi , fed tradit regulas, &
cepta illum ce&é cóficiend:;(ed quia Pocos inficit ad notitiam practicà
pro- prié didam,fed effe debet directiua pra. xis,nimirum operis ab
ele&ione penden- tis, & quod (it capax erroris pradtici , ac proinde
imputabilis ad laudeas, vel vitu- perium, ideà propri loquédo logica nó e(t
practica;fed (peculatiuayquia ip(a di - rigit actus intelle&us , ne
contingit in eis falíitas, qui eft error (peculatiuus , & totus cius finis
e(t veritas,& fcire,nó aüt operari, nam non (olum cognitio natura
fyllog;fmi,verum & illius conftructio ett propter (cire,& Logica
efficit inlttumen tà (ciendi , non vt operemur; led vt re&té cognofcamus;
Etvcmodo ab(tineamus ab ca conccrtationc, an opcratio intelle- étus dici
poffit. praxis , de quo inferius loc.cit. hoc omncs fateri cenentur, p li- cct
aus intelle&us in ordine ad bonita tcm moralem dire&us rationem praxis
habere poffit 5. t& quatenus dirigitur in ordinc ad veritaté,non habet
rónem pra- Xis , quia tunc fimis illius dircctionis. cft veritas,& non
opusmodo lozica dirigit operacioaem iptelle&us,nó vt participat itaté
moralem à voluntate cóicatam, fed vc verfatur circa verum , qp eft pto- rium
intclle&us, & hoceft przcipuum mentum, cui hac innititur (cntétia, $7
At refpondent contrarij, & prefer cim Aucría cit. parum refecre,quod cogni
tio fpeculariua , que dirigitur per Logi- cam , fiftat in contemplatione
veritatis. Nam ipía Logica nó fiftit in contempla- tione yeritatis de ipfo (uo
obic&o , (cd ordinatur ad illud efficiendum ; atque graria (ai,&
n": feipfam. Et Queflio Proem.de Natura Logica. adco non eft propter.
feipfam , & pratia fui, in quo có(ttit ratio (centi pra&tie cz, illa
autem cognitio e(t fpeculatiua s t liftit in contemplatione veritatisde - uo
obie&o, quod conftidetac , & fic-eft quando dixit Arift. (peculatiuz
finis eft veritas, pra&t;ca opus,non intellexit de finc ope- rationis
diredtz, (ed dc fineipliu(metca , . gnitionis, quz dicitur fpeculatiua , vel —
^ ractica, ee quód fpeculariua ita co gnoe is veritacem (ur obie&i, vt alio
veritas tem non dirigat ex modo cogaof(cendi, Jf. precipiendo , & dictando
de obic&to cognito faciendo,alioquin nó rret mere «ogno(ciciuá. , &
ommn:no non fillécet in notitia veritatis, fed opératiua fortt', &
pra&ica . Tota hac refpontio falíz inni» titur intelligentiz nature
cognitionis practica, & (peculatiuzfallum tiqurdem cít qualécunq; ordinem
ad opus.fLiétiam - exiahere à ratione (cienuz. fpeculati- ug , & ita in
fimplici , & nuda cótempla- tonc ut obicéti fi(Lere dcbere,vt nequa- Jue ad
illius effc&tionem ditigere pof- 15q0d P. Didacusq.6.proeem:& Compl. —
manifelto demonttrantexempló, Geó- — — metria namq; Aftrologia, & Mathema-
— tic& (cicntig fpeculatiuae (unc, &tamen non eft contra Lei sdb
aliquid ri,nimirum triágülü, (pha ram; aut finta iin; opus etiam numerandi ,
vel - meníurandi fpeótatad illas, &Ctamen eas nó extrahit à ratione
fpeculatiuz, nó ilia raione , niti quia horam inttrumentoráü conftru&io
ordinatur ad coguitioné ve- ritatis, neque per illam intendunt (ciéciae
huiufmodi opus ipfum fa&um, fed veri- tatem,crgo cum Logica nó folum omnia
ordinet ad cognitionem veritatis,(ed ip- fum opus,quod dirigit, cognitio
veritatis fit,plane ordo talis ad opus à ratione (cie Liz (peculatiug! ipfam
mon extrahet ; Et hac de cauía etiam propter (eipfam di- cetur, & non
proprer aliud, quia etia dirigat inopus,tamen in hac ipfa actuali dircctione,
immo , & cffc&ionc oper & non intendit opus, vt (ic,
(edyveritaters. Poncius ctiam difp. 2. Log, q.8 n. 85. hanc probationem
inficiatur,& ait facilé folui poffe dicendo, quod licet finis pro» - en fit
[Gientia realis, eov fpeculatiaa, e frt, V.— 177 xi mus pra&ticz fit
opos,non veritas, tamé "wetitas potcft efle finis eius remotus , & fic
in propofito dici poterit Logicà effe pra&icam;quia licet remoté ad
veritatem Ordinctur, proximé támen ordinatur ad . opus .f.ad confe&ionem
fyllogifmi,& a- . Tioram inftromenrorum fciédi,quod fuf- - ficit, vt
abfoluté , & fimpliciter practica ^. dicatur; quod enim : »-
dinetaradveritátem cognoícendam im- 5": pertinens eft ad Logicam (inquit)
nàm Uo ffcamrium ordinaretur, 8^ D-din vii irse UE deis VN fa. hoc opus
ylterius or- fc.etlentiali- ereà fclentiattadens" modum ill -
""wiitodic fet fjxttülua i cii net! de fa- . Aio Medici ' tande
memoriz,& difponendi caput inor » quie trádit modum recupe dire ad acuendum
ingenium dicitur fpe- «ulaiiua licet recuperatio memotiz , & acumen
intelle&us ordinentur. ad'ícié- tias habendaz; Ád illud de Mathematiea, oa:
docet conficete wiangulum,& came "ett fpeculatiua;ait aon e(le
practicá, quia nori oftendit adazquaté, qnomodo trian- "gulus fieri
poflit, (i ebim fic oftenderet, plané practica non foret, Hinc tandem n. 87.
ipfe probat conclufionem , quod Logica non flt pra&ica, ied fpeculatiaa.
iia in omnibus eius partibus dirigit 4- 15 intellectus ; non autem actum alte-
"rius potentie ab intelle&u ; quz. (ola eft tpraxis,vt docet Scot.q.
4. Prolog. Hac stamen fua ratio parümvalet, quia vcl fal. fum, vel faltim
dubium aflumit ; quod .f, mulla operatio intelle&us dici poffit pra- is,
oppofitum namq. probabilius cít, vt infrà patebit difj».1 2. q» f, art. 1.
& tenet etiam Ponciusi pfe difp.cit.n. 80. & ide "libenter ab hac
ratione abflinmus;qtio - wq; infra melius declaretur; Quare pre ftat adhibere
rationem à nobis adductá, "qua non eft ità facilis (olurionis, vt Pon-
€ius arbitratur ; fenfus namq, illius axio- matis, quod finis fpeculatiuz (ic
veritas , - practice veró opus;verus, & gcnuinus cfl, quem vcrba ipfa
prefcferunt , non autem quem ipfe commifcitur , nempe quod fj- mis per fe
imentus à fpeculatiua ett. veri- ta5, p'ra&ticz yeró opusbonum in genere
n.oris, vel attis ; & (1 interdü (peculatiua opus attingit aut practica
veritatem , id e(Ie meré per accidens, & propter aliud nam fpeculatiua opus
attingit, vt v. g. ift propofito logica b logifmum , non nift graua veritatis ,
vndé illud a(fumit pro medio , non autem pro fine à fc intento ; fic A ftalogia
docct conficere,& conficit fi/herà materialem ad eum modum , quo Cotlos
effe inter (e difpotitos exiftimat; .tamen quia hoc opus non propter fc conm-
ficit, fed in ordine ad veritatem aflequem dà de fitu, & moribus Orbium, nó
amit- tit rationem (peculatiue; C)10d aüt (ub- - dit de Medicina di(ponere
caput ad acué&- dum ingenium , & arte lignaria fcamni confc&iua ,
quod ordinari poteft ad ve- ricacis ftudium fedendo fuper ipfum, val- dé eftabs
re noftra ; quis enim non videt fy!logifmum opus cffe magis aptum pro veritate
a(íequeada,quá (it camnum ? & quo pa&o fieri potett, vt (camnü per (e
efTentialiter ordinctur ad acqui fitionem fcientiarum, vt ipfe (üpponit? nonne
hac eft ridicula fuppofitio? fic pariter quis non videt', quado Medicina
remedia cra- dit memori recaacerandz , & difponen- di caput ad Maciqun
ingeni, finem ab ipfa per (z intentum effe capitis purgatio- nem, acquifitionem
verà fcientrarum , & vetitatis mer&yer accidens ad ipfam at- tincre?
non ergo exempla illa ad rem fa- ciuntncque ronem noftram labcfactaat, Deniq:
omninà falfum eft , quod aicbat hic Au&or Mathematicam mon adequa- t&
docere, quomodo triangulus fieri pof? fit, imó vmcus Mathematicg [copus cft
docere modum formandrhutufmodi fi- i mathematicas , vt videri pot apud uclid,
quod fi Mathematica id adzqua té non docet , debebat hic Auctor £:cul- tatem
a(lignare, qua plenéid doceat. — $8 Iu oppotitum obijcies r.precipuü
"oppofitz (ent.fundamentum, Habitus di- rigcos aCtiones voluntatis elt
practicus , ergo & habitus dirigens actiones intelle- étus. Nec valet
ncgire paritatem;eo quia optrauo volunraus eft praxis, nó apera- "tio
1ntellcétus. Hac namquc aon ctt fuf-ficicns ratio, vc iile babitu dicatur
practi- cus, ifle fpeculaciuus , quia prudeücia cft habitas praéticus, &
cum hit omni dire- Griua virtutum, etiam dirigit operattoncs : aliquas 498 : Qusflio Proem.de Natura Logis. 5. aliquas
intelle&us , qui ad virtutes perti» nentergo quod Logica dirigat operatio-
$ intclle&us, non obftat, quominus fit Ius pra&tica Nec ctiam dicere
valet, operationcs intelle&us, vt à prudétia di- rc&as , habere ratione
praxis , quia vt fic; pendent ab ele&ione voluntatis,& süt capaces
erroris practict, ac proinde im- tabiles in gcnere aioris , nó auteq ira fc
habere,vt dirigaatur a Logica,quia nó cadunt fub dircétione Logica, niát vc süc
capaccs erroris (peculatiut f. faliicau s & idcó non (unt praxes ; (cd mera
fpecula- tiones ..Nà conira vrget,Valquez ,quod etiam in operibus Logicz
principium e(t electio, fi quidem liberé fiufic, € volütas mouet intclIc&ü
ad (uos acts, ficut ce- teras potentias ergo Logica vcr ett fcié tia practica
a&iua , vt pocé qui verfacar €itca opcra ,cnius ptiaci pii ett eleGuo .
Refp. quicquid fit de prima folutione, quz pendet cx alia difficultate , an
opcra- tio intellectus poffit habere rónem pra- xis (vidczur .n.habere poffe
quarenus be- né, yel malé moraliter ficri po: ) de qua Anferius fuo
loco.fecüdamn folutioné om- ninà (arisfacere pro aegarionc paritacis . Et
impugnatio Vafquez , quamuis apud Mautitiü alicuius ni inomenti,eam
4n.adducit,& nó foluit, ità tanien friuola eft, vt ctiam Coplur. aduertunt
, quod fi uid probat , probat quoque nullam eife cientià (peculatiua , ficuidé
omnes actus cuiu(cung; (cientia fiunt , vel Gltim fieri poflunt à noftro
intelle&u libet, & me- dia motionc yol(icatis cum igitur ait A- rift.6,
Met, c.1. (cientià acturam verfaci circa ca,quor( principii cft
clcé&tio,in- tell:git de operationibus , quibus per. fe conucnit procedere
ab ele&ionc, & rales — re ' funt ,actioncs virtucis moralis,omnes .n,
tales aux font actuseliciti ; aut (a'tim im- perati à voluntate at
operationiBus in- tcileétus,vr à e dirigumur mere p accidés cóueni libertas,
(cü volütatis im- periá, quia antecedenrer ad qüsmcunque - Nolütatis operationé
po: intcilectus erra- rc in fuis actibus,& per rcsulss, quastra- it Logica
dirigi, & ideó actus eius, qua- tenus à Logica dirigürur , no funt praxes.
$ccü 4o cbijciunc rauones ex Aurcol. uia Logica e(t dc obiecto operabili ,
& r2À ilie vetíatur modo opcrabili , & yt vocan compoflitiuo,& non
meré (pe- culabi! , & re(olutorio,non.n.contempla tuc tancum mitacam
deliaitionis & argu- menrationis/ezd traditregulas, & przce- — -
prabcoé ila conftruendi, X&huic arga- —— mento inatitur Ouuisd.loc. cit,
Tum 2« quia agit de operationibus intelle&us, | quarenus illius
sütnaturg,vtbemd,vclma —— — — le&cri poffint, & radit modá,quobené — —
fiant,ac detegit vitiayqua cótingere pof» — (uutinexercitio tar, arqui lec
propria — — fant (cientiz pra&ice Tam 1:2 b €liciunrur à Logica, quomodo
ficri de- beat definitio enunciatio
jf£yHc 750g er oGÁmui — Ac. noníuat propterfolam verias co» - — — gnitionem, vt
ibi fi (tamus, fed ex natura fua refc runtur ad v(um.vt definitiones &- ne
ercorc faciamus. Tii 4. Logica et ha- bitusnontantum cogaituus, fedét ope- —
FaEinuE vndé djuidApc ie e pe vul i tem,fcd omnis ralis babirus aducus, — 5—
Tum $. habitus fpeculatiuus ef M UR fe 1.Met.cz.(cd Logicanoneftpropter ————
fejfed propteraliasciencias. Tü quia —— .tunceffet nobilior (cientijs pra&ici$
d — ,tamen falíum ett, quiajipía eít de ente, E m E. tonisiilz deentereali,
patet cófeq.quia —— fpcculatiua quzliber nobilior eft qua-- «ung; practicaex 1.
Met, c, 2. Tum de- mum, quia Logica nó d fy girarfjeruiaton (ed eam ridicog z
ergo (altum exhac parte pra&icacft, — — $9 Re(p. ad primum vtiq;
dire&ioné Ad o pertinere, hinc tamé nó fequi Jure r pra&ticam,co quia
in ipfamet di- 1 onc,imó & operatione non quzrit y E veritatem, omnis
namque Logica di- ,- ioad veritaré redté indagadamordi- — — natur, ditectio
veró pra&ica non ordina tur, ad hoc vt re&é cogno(camus , fed vt boni
efficiamur, vt verbis ex preffis docet Arift. 2. Ethic.c.2. «nde modus
cópofiti- uus Logicz diucr.us ett ab co,quo vtütur practicz . Ad 2. Logica agit
de operatio nibus intellcétus, quatenus bené vel male fieri poflunt
(peculatiué, non pra&ticé,& dztegit etiam vitia fpeculatiua, que in ip
fis contingere potfunt ; propriu n autem. fcicntiz practica cft dareregulasad
cui- tàn- — " "v -— ? - ^ ied - "bw tn fit fcienia realis, e»
[peculatiusveArt-V.— 179 tandam prauitatem in gencre moris, qua kesnon hast
regne logicales, qua folum: ^ .. dantut ad fügandam ignorantiam; neque modus
przceptiuus eft proprius. (ci enti a&ticz, nifi ordinctur ad alium finem, q
ad veritatem. Ad s. dicitur adhuc fite re in ipfa veritatis contemplatione ,
quia ipfemet v(us inftrumentorum logjcorá ad hoc inferuic , vt fciamus, non vt
boni: efliciamur;& cendit ad fugand&ignoran- tíam,non prauitatem,vel
errorem prati. €i contra regnla$.prudentiasvelartis. Ad 4.cui pra (estim
innititur Arriaga cit.falsü: eft Logicádoc& , dequa hic ct fermo attingere
opcrationé, nam ipfa folum cft dire&tiua operationtim y illasaucem face- ze
directas [pe&at ad alias. facultates. au- .xilio logicz vtentis,vt patet eX
2. & 3.are & quando eciam cliceret operationé di-- rectam , non poflet
adhuc dici inrigote: a&ica, quia nomdirigeret praxim , fed: in ordinead
veritatem, quod eft muriüs: fciéniiz fpeculatiue,non pradtica;Logi- cavéro
vtens quia eft effectrixoperis y indüit racioné attis, & dici pót habere ra
tionem pra&ici, quacenus eft operatiua j: fpecülatiui veró,quia opus
ipsü;quod ef- ficit,cft fpeculatioynon praxis, Ad 5.nom probat,quod non fit
fpeculatium, fed fo- Jain, non fit fpeculatiuz principalis, fedi potius
miniftra,& inftrumiétalis, Ad €. titt. ibi loquitur def atiuis prin- Epio
nein gica, & verü | Gimem fpeculatiuam efe practica no: ltliorem;fi now cx
obie&o, faltim ex mo: do procedcodi circa illud; &cinboc fenfu: Logica
dici poteft nobilior pra&icis. Ad: nup Logica etiá (y llogtfrmios
pra&i- cos, fei ihitatione veti prudentia: auceay e qr d d xetlariuas ; bac
igitur, & alia: jue addücit;& folait Ant. And. ét. folum. ptobaor,
quod: Logica habet poni practico, at quia omnis i fta dire- o àdfpec um
ordinatur, & ad re-- &btandiss fpctulitionis opos limpli- et equ Aman t € paret adiquafd&
Ari PO EO f ^ Dené,v ire polis Lio fed zv eft habitos pradti ait logici nófolü
confidetare dcbcce ge« nerationé f yllogifinorü ,ver ü , &-faciédii
potétciamhabere,& alias fimiles: qf vcro: 6.Mct.c.r.fpeculatiuá diuidit in
Mathe- maticá , Phyficam, & Metaphyticá,nul- lam logice mentióneth
faciens,vel locu tus cft de (pcculatiuis principalibüs , irr. ter quas
logicanon eft, vcl ipfam jubinz tellexic fub iecundo mcbro, cum fit pars
Philofophiz. Ad hunc ettamarticalü de qualitate logicz fpectat qua ftiuncula
il- la , an (it (cientia communis , quam quid difficultate vacat, breuibus
rcfoluit ; Gor q.2.vniuerf.dicés , qubd eft (cientia communis comunicate nimirü
vfus, & ap deesse S omgiut ue in ca tractáturg unt omnibus a pplicabifia
facultatibus , & fic logica cft (cientia cómunis quoad Omnes partes ;.
verum tamen cft Topica peculiari ratione dici communem quate nus nimirum locos
quofdam a:guendi' Communes tradit idiTeréhter ad quod. * libetptobandum
applicabiles . : 'ARTICVEVSSEXTVS. De ueceffitate € vtilirate Logica 5, eiufque
partitione. 4 60 y Ogicamad omnes (cientías, & fa ^. LL ortrateseffe
perutilem nemo da-: bitat,id enim o(tentam vari-cítts appel: htiones&
encomia;illüd pcefertim apud" omnes rcceptiffimum, quod eft. frs ar-*
tium»jcientia [cientiarum:» ad'oninium Metbodorum principia viam: babens 5 fed
Wueaba com fit cons ,& is nondefuerint;quifimpliciter, &* abfoluce-effe
Rieceflariam dixerüt ad alias Íciebittas qnomodocunqüc comparandas
etiam'impetfc&o.modO , quos fequitue Arauxo 1. Met.q. 3;arr, 3, Galleg, hic co: trou. r. Blanchodifp,
3: e&t 3. & Amics. trac. 1.q. 2,dubizxar 3.cócl.6. Frequés ta. men ,
& communis opirió veterum y. Kecentiorum dittinguit ; & ait non effe
fimplicitet nece(lacid ad alias ital yt: cunq; cóparandas; partiali nimirüm:,
& immpcriedté;palam enimeft;quód feiée cám partialem,,i.actum'alíquem
fciétis ficum pót quis: elicece'in quorti (alo Jurine Garry v. confes Vo in.
EpO———————— ——RPCTTRREERUETNT TEM ^ 9$ c
nece(fariam , problemata athematica cfle certa; , vt (1 ab us aqualia demas,
ua: remanét , zqualia ; manifeftum etiam cft alias | S RIA finc logica
imperfc&o quodam £nodo acquiri poffe, tà quia ante logicae Sinpucntioncm
extiverunt. fcientia natura- lis,& Philofophi ; tunrquia modo vide- mus
multosin Theologíayiure, & alijs fa cultatibus cognitionem quádam fuper-
ficiaiem,& imperfc&am «oníequi fine logica. Vcrüm ad eas totaliter
,& perfe- €&c acquirendas afferunt efie fimpliciter neccilariam , non enim
quis poteft per- fc&té (cieniiam aliquam comparare, nifi fciat conclufiones
omnes rcfolaere vfque ad prima principia , cogrofcatque boni- zatem 1llationum
,ncce(litatem , & códi« tioncs przmiffatü, deceptioncs, quz cir- €a cas
folent contingere, & alia plura,que fola logica artificialis docet ; Tum
etiam uia nullü vidimus ab(que logica in alijs ienti js confumatum euafiffe;cum
tame folius Dialectice: du&u ab(. alio magi- ftro plures fciétias multi
comparauenint. Hinc Arift. i.Phyf.c. 3.1. Met. 8. & 22. & alibi fzpe
teítatur veteres Philofo- phos ob Draleé&ticz ignorantiam in mul- tos,
& turpcs fuiffe prolap(os errores ; & Plato 7.de Kepub.ait, spe fibile
eft in- telicum fine diale(lica exatli vtm ali: attingere, crgo logica ad alias
fcié tias toialiter,& perfe Qté acquirendas cft fimpliciter neceííaria; Ia
tenent Cóp!ut, edifj.1.q.7.Sanch.lib. 1.4.2. Didac. difp. 2,9.1- Ioan.dc S.
Tho. q.1.ait. a. Maius $244 Auer(a qy 1, fec. 4. Morifan, olog,$.Rocchus q«4.
proeem. Tolet. |o -J. Ruuius q. 1.& citat pro hac (ent, Jamblic. epift. ad
Sofipatr. Alexand. in
grolog.Topic.D.Tho, opafc. $8. & 7o. Acgid.1.
Foft.Albert.trac.1.Leg.c.3. — 61 Dicendumtamen cft Logicam artí f$«ialem (de
hac enim cft queftio ) nequa. . «uam ncceflariam eflc fimpliciter ,& ab-
folutà ad acqui(itionem aliarum (cien- tiarum ; & Probatur quia , vt cx
perientia 'docei, & muki Thcologiam acquirunt ns ciuile, & Pontificium
cum nulla, aut faltim cognitione regularum logi. parua taliü. Quod vcro inquit
comimunis opi- nio hos nó acquirere facultates illas totas liter, &
pfcó&e, ideoque adillas fic rendas timpliciter neceffariam céferi de- bere
; Sané id non probat neceffitatem logicz fimpliciterad illas fcientias com»
parandas;íed ncceffitatem fecundü quid, & ex loppofitione, illud enimdicitur
ne ceffarium fimpliciter, & abfoluté ad ali- quem finem, (ine quo finis
abfolute obti- neri non poteft ; illud dicitur neceffariü fecundum quid, &
ex fuppofitione , ine quo,licét finis abíoluté poffit obxineri ,. non tamen
certo aliquo modo , v. g. non £qué commodé,nó zqué facile ,nó " €itó quare
neccífitas ifta potius (pe&at. ad modum acquifitionis quàm ad fübftá. tiam
finis obtinendam; Cü igitur abíque. logica abfolute poffint aliz facultates ob.
tineri, eius neceflitas ad carü acquifitio- nem fimpliciter nócrit,&
ab(oluta fed tantü fecundum quid,& ex fnppofitioney — . — nam quód aqué
dedic per De fine I ncerinequeanr, pertinetad mos —— Bica obti dum
acquifitionis,no ad fubftantiá finis, . Cofirmatur exemplo , nam ad [oec ^
anima neceffarius (impliciter eft ftatus Chriftianus,hic autem duplex
eft,laicalis. vnus,rclizioíusalter, & quidem reli adhibendo longe tutius,
Wat t: €x boc inferre oom valet. ftatum giolum e(le fimpliciter i& ad ani--
ma (;lutemjita cx lo diáte perfedié , & ae iens acquirantur non bene infertur
eius necef fitas fimpliciter , & abfoluta ad illas ac«- quirendas, Tandem
quod pertinct adac- mo-. diiose finis tátum boc, vel illo acquir itur.hie
finis; aee - B Tm ca me«- de enug- —— , Don bene eeníctur neceflariü fimplis —
citet ad acquificioné illius finis, (cd'tantit- sr quid;& ex (uppofitione ,
cum nóper- tincat ad (ubftantia acquifitionis tius fed. tantnm ad modjii(cd
Logica ex opinione cói allata non pertimet ad (übítantiam ac». quifiiouis
aliarum fcientiarü , (cd uin ad. modum,vt . f.rotaliter,& perfc&é
acqui. ranturyergo Logica nó cft aim. pucipen adilasacquirendas. | — |. ,61 In
oppoiitum obijcies Prim, pro-. bádo, g, fit neceffaria &mpliciter ad alias
^0 DBewilliatt es oecefitate Loplea /€Avt.VT. //& fcientia eriám in effe
imperfe&o eft vere fcientia, ficut animal iinpertectum cft ve ram animal ,
fed non pót comparari veca fcientia (ine Logica , veta enim fcientia habetur
per demonftrationem,& hac pec Logicam arsificialé. Tum
2. quia nullus hibet veram (cientiam;nih (ciat illam re- foluere vue ad prirtia
principia ex Aci. 1. Poft.c. 1. Sed (ine Logica nullus fcit re folaere etià
imperte&é. Tum 3. ad fcien- tiam requiritur euidentia illationis «i. cp .
cognofcamus- euidenter conclulioné in- "ferri ex praemiflis , atqui fola
Logicado- «cet,quando conclufio inferatur ex princi- ;pijs: Tum 4.quia licer
quis ex lumine na- 'turali a(lentiri: poffit vni , vel alteri .con- clufiont
proxima principis lumine.ntu- 'r& notis,ille taméa(Ten(íus ron eft (cienti-
"ficus*tine certitudine confequentize, quia "euam in prima figura
potcft error cótin- - gere, vnde nemo certus eft fe non errare "fine
iliqua reflexione, quód feraaucric re gulis bonejconfequentiz, quas docet Lo
icà artificialis Tum demü quia ipfa cft "modus fciendi 2.Met. 1j. Refp.per
folam "Logicam dotar cancel pofle aliquam " demonftrationem, quia in
fcientijs fant "alique conclufiones ita proximé inniten 'tes principijs
lumine naturali notis , ex ibus adeó euidenter fequitur conclu- fio , vt
explicatis terminis conficiantur 'abfq. difficultate tales demonftrationes. "Ad
2. io (cientijs aliqua refolutio in pri- "ma priticipia,& aliqua
illatio confequcen- - tiz c(fc potéft ita per (e nota; vt fine arte
"poffit attingi certe, & ab(que formidine. " Ad 5 naturale laré,
ficut propria virtute "fc excédit ad a(sentüm principiorü, ita ad -vnam,
vel alterá concluíionem principijs " proxiimà fe excendere po '€greras
veró remotiores vtiq. fc extédere "ncquit,nili ex.arte, & magna
reflcxione. 1 Adqasgligbeiutuodi mer ra !proximà ionixis primis principijs
haberi nó po (fe certitudine coiequentig (ine ar. ^téj&- réflexione ,
nametiam(i in aliquo 'modo primsx figura pollet error conun- gere »
inprimo-tamen con(zquencia eft *prorfus infalibilis ,& neceilaria. Ad s. :
(olum conferre ad facilé , & per- :- iti: neart2,ad . /$i1- -- A - 61
Secüdoobijcies écontrá, logicam. $ artificialem nulio prorías modo clic uc» P
o. cetlariam ad aliarum fCiétiari acquificia 7 nem, nam ad fcientiam Nuo (unc
nccce(ie ria, & quod ad fint principla perfe nota , —— quibus przbeacor
alTenfüs 5. & vrex illis . —. —— Cetta deducatur coficlufio; fedad primü fu
ficit lume naturale;& ctiam ad (ccun- $6 dam;nam neceffitas conícquentuas
euam Kt fundatur in principijs per fe notis, f. dict dc oinni;& dici de
nullo. Tuma.lielfet (UR nece(faria,maximé id e(fet proptec defi- — "7
nitiones,& diuifioncs, (cd quxlibe: (cié* tia habet fuas definitiones,
diuifiones, ergo. Tum 3. nam quiíque percipit,nuas recté intelligat ex obiecto
, cui operatio cóformatur,yel nó,& fciétia qualibet co gno(cit fuum obiectum
Tum 4- quia fi cft nccelfatia ad alias (ci&tias (a!tiin. pcr fecté
acquirendas, pati ratione neccílaria forctad Ícipsá perfecté acquirendam , quod
impotlibile videwur. Tü 5 «quia fal- tim ad practicas (cienuias non videtur ne
ice(farià nam practice (olum rc[piciunt tcctitudinem operis , non autem ipfam
"indagationem veritatis, vnde tolum indi- nt prudentia,velarte, Tum demü
quia itus naturalis non datur ad (implici- 'ter poffe, fed ad facilius poflc ,
crgo liae -Legicaartificiali poterit etiam. perfecte intellectus confequi. alias
(cicntias , licet cum maiori difficultate . x Ref]. pet illud probari folum
lumen 'naturale extendi pofscad vnam, vclalte- ram conciutionem ptrincij»js per
fe notis proximá ; ad caeteras tamca remotiores cxtendi ncquit (inc arte, &
rcfl :xi05c ad regulasartis , & in iftis neccílicas contc- "ree non
poteft certó cops ici tne ogica. Ad 1. licet (cienuig. paraculares habcant
definitiones ; & diuifjoncs cer tis materijs applicatas , illarum tamcn
boni- tas ,.& certiuudo cx preceptis logicis de definitione, &
diurtionedigno(ci dcbet . Ad 3.paict ex di&isare 2. in fol. ad pri- 1.um,
Ad 4. concedimus Jogicam ciiam libi effe neceífariam,ficut lum, quod elt .
medii ncceilariü ad quodlibet videndü , « €fl.cuà libi ipfi neceilarit vt
videatur, c revera logica, ibimet, infciuit: per oppli- atio n€ Yoius parus ad
aliam , nà illa pars, qua a$i o agit de terminis (implicibus ad dire- ionem
prima operationis accinés, iudac ád cognitionem alterius partis , qua agit de
enunciatione, & attinct ad dire&tioné fccunde, & hzc pars ipfa
iuuat ad illam , qua agit de difcurfu , & tora ip(a Logica ruditer , &
imperfect rradita in in(titu- tionibus pro Tyronibus eft necellaria ad feipsá
poítca perte&té tradédam , & pro dignitate . Ad 5. licer id. gratis concedat Joan. de s. Thom. id
tà admittendum nó eftjquia pra&icz quamplures (cientificé rocedunt, &
(uas demon(trationes có- Dcesoidiléhim ex hoc capite Logica indigent. Ad
o.ncgatur conícq.quia licet femel;atq. iterum poffimus bené operari in aliqua
materiajX pet logicam natura- Jem, & naturz lumen circa noftras ope-
rationes rcfle&ere,id tamé no poteft fic- ti (emper, & in qualibet
mareria fine regu lis artis. Dices, ergo ad fciétias (altim fic acquitendas,
.(. perfecte, erit [implicitet nece (Taria. Neg.confeq. 1mó.e(t implican tia in
adic&to,l y.n. fic pertinet ad modum acquirendi (cientias,non ad (ub(lantia
,& íádcó nom re&é infertur indé nece ffitas logice fimpliciter,quia
(inc log:ca acqui- ri poteft aliqua fcientia quoad fubftan- tiam babitus , nam
hoc fit per quamlibet demonítirationem , (cd tantum neccíTicas fccundum quid,
& ex (uppofitione, vt de- £latarum ci in conclutione probanda .. 3
De partitione Logicz ( quz crat altera pars huiusarticuli) varij extant mo di
dicendi. Tatar.q. 1. proaem. Logicam iur in veterem , & nouam; vetus cít
3lla , quz de partibus argamentationis tá propinquis, quàm remotis tta&at,
noua, quz cítde argumentatione ipía, ciufque p fübie&iuis. Maurit.q.3.
vniucrí. Logicamfecernit in eam portienem;que eli de partibus incegrancibus
iniogiad, & cóople&itur libros pradicabiliuim, prae- dicam.&
Periher. & in illam 1 que e(t de partibus fübie&tiuis. Conimb. cum
alijs Auctoribus patlim in prooem. Log. (e. cant Logicam ia tres partes (um ta
diui- fionc ex paricobicdti, in cam, quz cá dc detinicione,in cam , quz de
diurfione, & ancam, quz agit de dilcu: (ü iuxca nume- Aum initcuuieatorum
tribus operation ^ Queftio Proam.de Natura Logica. ^ | bus intelle&us
de(eruientium? |... 4 Dicendum tamen, quàd Logica infe, '& in
totalatitudinc fua in duas diuidi de bet principes partes , in quaráü vna deda-
- ftrumento (ciendi, in cóijagaturin altera de (pecicb", & partibus
f(ubicétiuis eius, & prima pars fübdiuidi potett in illà , in ua de
principijs,liue eflendi, (iuc.cogno Ícendi modi fciendi in.cói agatur ,& in
il- lam,qua tractet de affectionibus cius, wt fic; fecunda etíamübdiuidi poteft
iuxta.— numeri (pecierum modi íciendi,qua ftanciores faltim ad quas caeterz
reduci. potlunr, tres recenferi folent, definitio, diuifio& argumétatio.
Ratio huius pat.- titionis facile deducitur fupponédo,quod :qR fcientia
diuiditur, débet primo diuidi án partes principales ,.nó autem in minus jede »
lle veró (unt partes principa es in (cientta , quz per fe , :& dire&é
ad illius (cientig rexruram,& integritaté (pe — «t &propterfecxpetuntur,€
nonom-s — — ninó.in ordine ad aliud, feu ad aliam par- tem , alioquin cum illa
con(titueret vnam partem principalem, nó auté in fe talis ef fet; fed (ilogica
contexeretur sr totam ambiti fuum; vtique traétatus de inftru- mento (ciendi in
coi dire&té,& per fe in- ftirueretur tractádo dceius principijs.&c.
pallionibus,& propter Íe expeteretur, ti- militer cractatus de
ipccietuipliMMerg /&c. maior oftéditur exemplo, namTib.r., & 1. Phy(non conftiruunt part tin- «&am principale à
ceteris lib. Phyf. licet inillis deprincipijs agatur;in iftis de pa[-
fionibuscarporis nacuralis,non alia certé irarionesnifi quia omncs ordinátur ad
co- gnitionem corporis naturalis in cói ; Mi- nor patct, quia quilibet
tra&atus dire&té petüineret ad Logic confiderarioné,nec 'vnu$ ita alteri
D er pina »vt ne- quaquam propter (c expecercturj ná ma« teria tradita in v
jue, digna. foret propria, & iari colidcratione, ctiam przciío ordinewnius
adalium. . 64 At fi fermo fit dc Logica Arift.hec in duas diuidi debet
principales partcs,im quancu:n jrima agitur def;llogifmo , in altera de f
pecicbus.eius » illa conuinebit libros praedicabil:ü , praedicaméta. l'crihe
& Knot ifta libros loft, Top. i& Elenche Flstio huius partitionis
eft;quia lib. pre- dicam. & Perilier.non propter fe ex pecü- tur , fed iri
gratiám proríus [yllogitau in Cói , ergo nó poflunt conftituere partcm
palem.fed cü lib.Prior. vbi.de ipfo conftituent quod pariter eft de. (ecunda
dicendum: Adliuc tamemparies eiulmo- di principales in alias minorcs fecari
pol- funt; prima in duas, in cam -f. qua ei de principijs inte rantibus
(yllog;fmumyque adhuc (ubdiuiditur; vel cnim tunc. princi- iia remota; &
fie elt liber praedicam. cut. in(craic liber icab. vel (ünt propin: qua,&
fic cft liber: Periher. & inea, qua eft de quidditatc ,
& affe&ionibus ipfius fyllogi(mi in coi,& hic sü libri Prior. Al-
teta vcro diuiditur. in trc$ mimorces partes: tiaru us ít. carum attributis
(umusacturi , & cx ibi iuxta tres fpecies [yllogimi nam vel € démonfttatio
,. & ita habentur lib. Poft. vcl fyilogifmus probabilis, & fic habéur:
fylcgiino agitur. vnam parié principale Denccéfiitdtt eo onltate Logica Me. —
383 lib. Topic. vel deceptorius , & fic habene tut lib.Elench. qui
difcuríus integer col- ligitur ex Doét. 1. Frior.q.2. Nos quam- uis Logicam
intota latitudine fua ad i4 miam prolixitatem cuitandam contexere non
intendamus, quia tamen ampliorem contcxerc volumus;quàm reliquerit Arif. altius
initium; Difp. peremus; nimirum ab ipfo infi rumento fciendi in cómuni;paus
latim poftca. de(cendédo otdincm ipfius Arft.capiemus. Aliasqua(dam difficuls
ficultates de vnitate Logic ; fubalternas tione ; &c. quia non (unt. Logica
pecue liares; fed alijs quoque fcientijs commue nes, hic libenter miffas
facimus, & víq.ad Pott.lib.differrimus ad Difp. de (cientias nam ibi de
vnitate habituum,fubalterna- tione fcientiarum , alijíq; communibus dicendis
facilé- patebit. carum rcíolutio ». DISPVTATIO PRIMA. De modis , fest
inflrumentis [ciendi .. | Oft Qua[l. Proam..merito primum locum pofcit bac
Difputatio; c .m. modus fciendisfeuinflrumétum cognofcendi Statutum fit
obie£tis Logica plané binc Logica debet incipere, »t ab initio exatiam pre-
mittat. jut obie£ii cognitionem s Dic autem non folum de modo [cien- » di in
communi agemus » fed: ctiam ad quadam imfirumenta. particu laria défcendemus,
ad eenimirum ,quorum notitia Lad i pet fie ad cete - vorum captum, & je
babent-velut clauicula qu&damrad alia aperienda .. QV &STIO.PRIMA.-
Quid , &z quotupléx fii modus y. feu in-- rumentun. fciendi 1t p E natura
inftrument: Logici , q? D modus fciendi; sor ipe tionibus varié.Jóquütar
AnGtores; Zaba- tel. in (uis lib. de meibdsperoni que: fequitur. Faber T heor;
16: cótendit uonc ;&n (ciendi etie. vim illáuiua, . Soro lib.z.fumm. c; 4:
Auerfa q. 4.Log. - fe&:1. Complot. in przamb. ad fumme. Cafil.ibid. c. 1.
& eft cóis opinio Sümue - liftarum, qui rYodum (ciendi defüriiüt , qe - eft
crario manifeflatíua alicuins 1 - Alij dene pehcaodü (emdiiore igütys eser S
wiriena aer c ignotu ind quo qu iue - reponi le ERU Wodirmisüiliti iraq dfolum
dicaturápfttument dese em Compladif proe i, quod babet vim nouficádí igno -..
Hincidé numero infttamentorum. foflicere ad inítrimentum logicü ; quod .nam
Au&orcs prima (encentia folà are - tum ex noto. A ij mitius: uiunc: rs ir
ieang dt e mg ué- gomentationem inftrumentum logicum : odo; ita- appellant,
&&cam pracipué, qua ett in: ma- - gicorumvani eroni fun: modi dicendis
matcria neceffaria , qualis cft dcmonflra- tio,hzc .n. parit (cieniam proprié
dicta, vndé in toto rigore meretur nomen in- firumenu (ciendi . Auct.2, fent.
licet mas Ior pars corum tria afiignent in(irumenta logica,Dcfinitionem,
Diuifionem,& Ar gumentationé, tamenaliqui hunc pume- ' minuere agsreffi
funt fubftrahendo diuifionem, «o quia nó fit ab alijs int cu- mcniis condiftintdts,
ità Hurtad.diíp. 19, fc&.6.Valliusinit. Poft. q.1.cap. 5. & fuit fent.
Algazcl.im (ua Logica, Al1) € contra numceto ternátio non contenti addiderüt
Reíolutionem, qua cft progretius à par« ticularibus ad vpiuceiríalia;à
pofterioribus ad priora jità Euflrat.in (ua prafat.fuper 2. Poft. Ammon. füper
proagm | Porph. Damafc. c. 1. fuz Phyf. Alj addiderunt enunciationcm, vr
Auetf.cit.& quamplu ics methodum , fumendo methodum pro ordinc,qui in
fcientijs obferuari debet, vt diítin&é tradantur , & fineconfufione.
Au&orcs-deniq. 3. fent. lati fimé vfürpan- tcs modum fíciendi appellantj
inftrumCta logica omnes fecundas intentiones , de quibus logica tratar,
fiquidem omnes il. lz (ant aliquo modo veritatis oftenfiuz , & conducunt ad
dircctionem operationü intellc&us,qui eft vnicus logica finis, ità Complur.
loc. vlt.cit, ..à Dicendum eft, quod licét flri&iffi- mé loquendo de modo
fciendi, & intra mento logico fola argumentauo poflit dici modus (ciendi ,
v: porté qua fola ex noto ignotum manifeftat pcr vim illati- vam ; X illum fusé
(umendo sin tocar extcnfionem ,quam poteft habere ; om- mcs (ccundz inienioncs
logicae dici pot- fini initrumenta fciendi, .1. rcété cogno- Ácendi , vt poté
qvac omnes fuot aliquo- modo veritatis oflenfinz , & intellcotus dircétiuz,
tamen proptié loquendo mo- us Ícicndi , & infttumentum logicum cft illud ,
quod habet vim manifcitandi i quomodocágq; 1d faciat , cum; id folum o t €um
omni proprieta 1e Defniuont, Diuihioni;& Argumcnta- 1ioni , hactria
propriéeiunt inftrumen- ta logica non plura,ne pauciora.Concl.. Scoti q. 2«
lib. 1. Fricrem quam tenet Tát 2. pizamp-legiczyi Symaalila - fcfiandi ignotum; vndé JDifpur. I. De
infteumentis fiendis. «7 omnes . Et quantum fpe&at ad a(fignati dam ration€
modi fciendi,feu inftruméti logici probatur brcuiter , quia. vt docet,
Scot.4.d.1 . q.2. fignificata vocabulorum, probarc nó poflumus,fed oportet ea
(ups . onere ex comuni víuloquétiü , vc apud. gicos nomine. modi
fciendi.con(ucuit intelligi via di(tin&té cognofcédi id, quo anté confusé
cognofcebatur, vndé inftru, mentum Íciendi à Summul. cóiter dcfiüis tar,quod
fit oratio manifeflatia. alicus ius ignoti , per quod excluduntur voces. .
limpliccs, & incomplexz quia füfficien- tcs non (unt ad explicandam rem
diftin». &é & cxplicité,fcd rantum coníusé fig ficant;ergo abíq.
fufficienti ratione. Aut- &ores prima (ent. nimis coaré&tant ron.
inftrumenti logici, fcu modi fciendi, vt. folum ab illis orationibus
participetur » es habent vim manifeflandi, ignotü pe illaienem, & nimis
ampliant Auctores. 3. fent dum volunt cam conuenite etiam vocibus
fimplicibus,& quibufcunquein- - tentionibus logicis-. e^ 3 Dendé probatur
exemplo amis,vne de nomen infirumenti deductum elt , nà in eis nof (olum
appellatur inftrumentiüs, feu modus conficicndiartefactum illa | tiara
difpolitio , (eu Agi atia ine i (edad quamibes jac ue ERA ed ad. qua t patté
artefa&ti [corfi cic» daten RD E & facilé talis pars cfficiaturjfc ità
ccrnitur modus tcd operádi in qua- libet minutiffima parte artefacti eficié-
da, ncc certum inftrumentá illi correfpOs dei, fed in pricipalioribus partibus
jlliass ita liac proportione teruata logici nomerr fodi fciendi mon re(tringunt
ad folam argumentationem , vel demonflrationé y qe cft vltima dilpolitio , ex
quaimme- ampliant ad minuti ffimas quafcu tentrones. logicales, fed tribui hid
p quibuídam intentionis u$,.f. Definition Diuifioni,& Argum& tationi,
quia (unt generalia quedam infra. menta (ciendi, in quibus clucet vis marii
mcdiaté ditigunt intellectum in (nis opes gauonibus ; ac proinde fpeciali moda.
3 -€on- . y D j quia nom - até rc(ultat ícientifica cognifió, neque
Ximé;&ims - DECENT EE VA Poe ups MON NN AER | Duafi.I. uid, &) quouples
fit inffrum.ciendi. — 183 €onuenit eiscíle veritatisoftentuas, Hinc facilé
probatur altera pars con- clufionis,quod tria tantüm fint inítrumé ta logica,
Definitio, Diuifio, Arguméta tio; nam vt difcurrit Tatar. Modus Ícié- di cft
oratio manifcftatiua ignoti hoc au tem, vel eft complcxü, velincóplcxum,f(i
erit cóplexum; manifcftatur. per argu- mentationé;fi veró incóplexum, vel igno
ramus cífcntiam, & hanc explicat defini- tio, vel partes cius, & has
manifeftat diui- fio,vt v.g.in homine fi cflentiam igno- res,manifeftatur hac
definitione efi ani- mal rationale,fi ignores partes cius,ma- nifeftantur hac
diuifione Hominis alia pars efl animasalia corpus, & fiignores propriam pa
ffionem , qua de illo praedi. catur, dicendo bomo e(d rifibilis , mani-
feftatur per hanc argumentationc Qnine animal rationale efi rifibile , omntsbo-
to cfl animal rationale, ergo omnis bo- mo efl vifibilis , ergo ficut nullum
aliud datur ignotum , quod manifcflctur , ita nullus alius datur modus
fciendi,qui ma- nifctlet , Tum a. quia & hializ intentio- ncs logicales
conducant ad cognitionem rerum acquirendam , & intelicétum iu. uent iníuis
operationibus , tamen pro» ximé, & immediate id non efficiunt (ed
mediantibus illis tribus,ergo illa tria pro prié funcinfirumerita logica, &
ad ca re- duci dcdent catera, qua ad modum (cié di quoquomodo pertinent. 4
Viaterea numerus hic cernarius nó poteftrationabiliter augeri , ncc minui ;
€&rgo intlruméta logica nó funt plura, nec pauciora sribus;probatur
affumptü , non poteft io primisaugeri addendo X: cfolu. tioncm ; vt influmcntum
ab illis tibus cendiftinétum , nam re(olutio fzpe (2- gius cum Diuifione
coincidir , nar diui- . dendo retoluimus » & reducinius rem in fua
principia , vnde & Arift. in Phy(: Rcioiutjonem appellat diui(joncm tcx. 3
Pofjerius autem €x. hi5 mota. fiut elementayG principia 1s) bac dut. rmt
yi-xcloluuntjinterdum cuam coin». n Dcfinitioney& io- dehnnum cipia
definientía, demonflrando vero, cl per demonftrationcm à poftcriori, feu à
figno;quz dici folet Methodas refoluti- ua,cffectam refoluentes caufam inucni-
mus ex Acerb.lib. 5.9.9. Perip.q. 1. Nec debet augeri addendo Énünciationem cá
Auería,quia de rationc enunciat; onis, vt fic;eft tàtum enunciare vnü dealio',
non autem manifcftare ignotü, in quo confi-. ftit ratio modi fciendi , vnde
fecundum quod efl propofitio, nó neceffario affert Ies notiores,ícd folum id
evenit , quando coincidit cum definitione, aut diuifiones vt cum dicimus bomo
efl animal rationa leybominis alia pars eft animasalia cor- p's quo cafa
enunciauo manifeftat igno tum Don rationc (ui,/ed definitionis ,vel
diuifionis,que in ea continetur crgo en& ciatio,vt f;c,non cft modus fciendi
códi- ftincusà ceteris , quia per eam abfolute profertur vnum de alio , fed
nullo modo oftéditur veritas illins;quod per enuncia tionem afferitur: Nec
demum augeri de- bet addédo Methodum,fcu ordincm fer vándum in fcienujs
tradendis , quamuis cnim hic ordo maximé iuuet mé&is dire-
&ionem,valdeque condtcat ad ícientia- rum acqu/fitioncm,nam ordo confufios-
nem climinat ab iptelle&u, nó ob id ad- dendus cít y vt infirumentum
abillis ttje bus condiftin&um, fcd y'otius dici debet illorum communis qüz
dam re&ta difpo- fiio , vt bene dirigant cognitionem no- flram,g ra
probatur; nu]lum inftrumé. tum ad fuum gnünus epus sib priug fit rc&é
difpofitum, & accommodat y Minacimnt fecuri ad fcindendum , £i et obtufa,
fcd prit sad cotcm acuitur ,non, vuniur calamo ad fcribend ü,nità prius ak;
temperato, & fane acumen boc in fecus. r1 , & calamo pon efl
ipftrumentum die fun&ium à (cori ,. & calamo , fed eff difpofitio
quedam necelfaria ad inftru- rd vi bene fuum vx €À— ceat s. 4t Methodus , &
erdo cftfruilis qu diliolio. VAR Mes nitionc joári Peg dieron [: amdcd pa c
dada omnia ordinaté tenetur faccreone confuse fitumentum diftin&um ab illis
. $ Atneque dcbet minut hic numerus, mon.n. minui potc(t (ubtrahendo Argu-
teniationem,quia ad dirigendü diícur- fum plané cfficacius inftrumcntum exco
gitarincquit ; & licet. inter argumenta- tionis fpccics demonflratio
dignior fit , ac praecipua , atque ideo per excelléciam 'foleat appellari modus
(ciendi ex. Arift, 1. Poft. c.3. non camen ipía (ola abíoluté loquendo dici
dcbet in(irunicnium logi- €um, & modus fciendi, quia hic nonacci pimus
nomen fcientig in rigore,(ed fuse vt inflrumeütum fciendi idem (onet ,
cognoícendi. Nec minui potelt (ubtra- hendo Definitionem, trum quia ad cx pli-
candas rerum quidditates , & earundem grojtictares inueniendas ex cómuni om
niü (eniu maximé confert; (à quia Acift. ipfe 1.de An.8.& 1. Met. 48. inter
inftru- m&a cognofcendi eá connumerat fimul cuni demonftrauone ,& 6.
1opic.c. 1. 3.ait definitioriem facere , vt cognoíca- tur [obítantia quod repetit
2. Poit. ca.2. INec demum minui poteft fubtrahendo diuiionem , tü quia Aritt.1.
dc An.tex, E Methodos, .i. inftruméta cogno- endi (imul cum demontiratione
coniü git diuiionem; tum quia de Íe patet, quá ium dijuifio iuuet ad di(linctos
conceptus rérum « fformandos , ad difcerocd ü quid affiimari«cl negari debcar;
in.Ó tanta cft €fficacitàs ciug i veritate u an; fc landa , vt Ariftai. Priorum
[edt. 2.63. cam ap- ptllauctit paruam quamdam iyllogifini uculày& veluu
anbecillé lyflogitaiüg tandem in diffolucodis d; facultatibus, &
rebusdeclarand:s in dübinm. verxend- bus nil fcqucocus vumur;quam diuitio-
3c,& diltinctionc,erzo cü caam diulio. fit manifcttariua »goou y ibter
inftzua.€- tà logica ip(a quo;jue ctt computanda. . Saluuntur obieliones .- 6
TN oppofituro obijcitur 1. quod fola. ,. A argumcnrario (it modus (ciendi,
& infltumeniu; logicumyoà omne infiru- Ancntuum pos aba cse noto ad ignotam
ntrinfec e includit vim illati Wi fcd d Bnitio j& diuifio non includunt.
vimyíeg &atio,crgo &c.min.. : donis, fiuc a Difput.1. De Inflrumentis
fciendi. patet,mai.probatur,tum ex sinh pne facultatis logicaslogica.n. dicitur
à logos «Là ratione, & di(curíu , ende ipfa eft fa- - cultas di(caríiua
,ergo ipftrumenta logi- : Ca, vt vcre talia dicantur, debent include - re
di(curíum à noto ad igaotum ; tü etià ex ipfa ratione aíTignata modi fciendinà
ti in hoc fita eft,v: fit oratio manitettari ua ignoti, neceffarió illationem
includit , nam nihil ignotum ex notis notum reddi tur, nifi bencficio illauonis
; & hoc eft. vuicü fumdamétü Zab.lib.3. de Meth. c. 73-X Fabr.cit:Quod
cófirmari potet au orit. Aci qui 1. Poft. 1. & 1. Topic. 10.6. Ethic. 3. 1.
R et. 2. loquens de inftru mentis (ciendi meminit ci (yllogifini,& .
indn&ionis , & plan non (uflficicnter 1. Pott.1. probaret omnem doctrinam
fieri ex przexiftenti cognitione, co quod fiat fyllogifio,&
inductioney& cex.33. dum probat deficiente fenfu deficere omnem. fcientiam
illius fen(ibilis , quia noname--- plius fit indu&io, & demonftrato,
De-.— mum ft de ratione modi (crendi focet , vt. fit iznoti manifeftatimus
quomodocune queyunc etiam tcraini,& voces fimplis — €cs infltumenta logica
forent appelladas. ۟ nobis aliquid (ignifigent ,& declarents. prios
:gnorabamus ; & fi quis dices rct alicui Indias e(Te , quas 1fte nunquam.
vidit , foret talís oratio modus fciendi s quia cfiet manifcftatiua
alicuiusignoti . Relp.negando maiorem, ncque .n. hic fumere debemusinftramencum
logicum ad libicum Zabarcl. (ed iuxta communem. lo;uendi modum , quo víi funt
veteres. Sunmulifiz:, pro. medio aptoad mani» fcftandum j xov liue id fiat via
illae. 10.modo;quo fen(u nomine initruméu vius eft yr yen 1.Met.48. vbi
definitionem appcllat inftrumentü y, quo omnes fcienug vuntur ; ad primam,
probationei maioris logica dicitur fcien. tía rationalis, quia ctt dire&tiua
rationis. inompnibus actibus luis, vndé contidera- re tenetur. inftrumenta
dire&tiua. cuiufz cumque operarionis. intelle&us,, & non: tantum
diícurfus , verü quia inter omnes. adus,dilcuríus eft diguror, ab.ifto aGtu
logica dicta cft fcientia diícurtiua. (ame p'à denominatione à nobiliori ;
adalterá. — Quaf.1. Quid,ey quotuplex fit inftrum.fciendi. pe ncgator abfoluté
non po(- c ignotum fieri notum, nifi via, iliatio- nis, nam ficri potcft
componédo pcr dc- finitionem, & refoluendo per. diui(ioné . Ad Confirm. fi Aritt. ibi non meminit de
finitionis,& diu:fionis , meminit alibi, & 1. Poft.tex.1,
loquitur de doctrina difcur- fina vt patet ex tpfo cótextu, & tex. 55.
loquitur de obicdto complexo ignoto , vtique manifeftatur per diícursü . Ad A d
teram Confirm. eft de róne modi (ciédi , vt manifcftet ignotum nó quomodocüq ;
fed diftincte,& explicité , & ideo nomi- nà , & voccs dici nequeunt
infltumenta logica, quia rem notificant confuse tan- tum; & implicité , vt
docuit Arift.in pro- cm. Pbyf .qua etism ratione eratio illa , quod Indiz
reperiantur, & alize confimi- lcs nequeunt dici inftrum&ta (ciendi,quia
rem confusé folum , & indiftin&é figni- ficant , vndé enunciationé
abíoluté (s ptam bac ratione cxclufimus à numero inflramentorum log:corum , 7
Secundó, obijcitur , quod definitio fit in(trumepncü Logicum,nam fi cf-
fciintttumeniü à demonftratione diftin- &um;logica non hiberet vnü
(ubic&um ncc confequentcr c(fet vna , quia defiai- tio nó potcft ad
[yllogilinum reduci, qui eft adzquatum logicz obie&um , Dcin- dé quando
fuerit claré cognita natura ho- minis,hec definitio animal rationale nó erit
modus fciendi, fiquidemtunc non monifeítat ignotum . Tandem in(trumé- tum dcbet
diftingui à finesad quem ordi- natur,íed dcfinitio non diftinguitur ab il- la
cognitionc,quz eft finis eius, quia defi nitio cft (implex quidditacis rei
intuitus , neqoe alia cognitio (equitur ad illum in- tuitum, ratione cujus fit
in ntum : Immó hac rationc Bianc. lib. 4. diale&. inftit. (c&. vlt.
negat vniuerfaliter Def. Diuif. & Apes cífe inftru pu logi- Ca;quia potius
funt opera ipfius logica ivre 1. in Logica abfoluté confi- derata in toto
ambitu fuo , non fyllogi(- müfed inflrumentü (ciendi. efle adzqua- ein » Ad 2.
idcm argumentü có- fici poffetcontra argumentationem , non manifcítet ignotum
illi , qui iam e. (cebat, dicendum itaque 10d licét dci. nitro non mauifeftct
ignotum ei, qui tany claré dcfiniti naturam agnouit, camen ex natura (ia cft
manifetartoa , & hoc fuf- ficit;ad rationem modi fciendi. Ad 3. ide ctiam
argumentum vrgeri potcft contra argamentationem , q» nó dift:nguator 2b iplamet
notitia difcur i;ua,at.jue 4deó c(Te nequeat in(trumentum cius; vt vrgcbac dc
fa&to Blanc. cit. itaq; refjodet Amic. trac.vlt, Log.q.6. dub. 1.
dupliciter. defi- nitionem pofle dici infrumentum fciédi, primo rel pe&u
ipíius (ciencig,& ità cer- tum cft non e(le inflramentü , quia cífet
inftrumentum (ui ipfis, qaia per defini- tionem non habemus aliam fcientia, Lu
cognitionem quidditatis,quz cft ipti íli - ma definitio. Secundó,vt fit
in(trumencáü rc(pc&u quidditaus cogniti, & irá bené dicitur
inftrumentü, & fic intclleótus cft principaleagens , cognitio dcfinitiua ef
inflrumentü , quo apprchendit obicirü y ficuc manus dicitur inftrumentü corpo-
ris,quia per cam aliquid apprchédit . Sed hzc reípoofio non
fatisfacicnon.n.obic- &um,fed cognitio re&a obiecti ett fias inlLruméti
logici , ergo malé cóccdit dc. finitionem e(le inftruentü obie&i cuf , non
aüt coguitionis. Quad (i dicat, cia Obiectum,quarenus rccte cognitum, tt&-
tui pofle finem lcg:ci inftrumenii ; hoc nihil eft,cum .a.cíic cognitum in
obiccto nihil ceale dicat , nifi cognitionem tpsà » vt ad illud terminatam ,
plané dicere dc- finiionem effe in(tcumcotu:n obicdti quatenus cogniti, eft
idem, quod atkere- re effc inftrumentum cognitionis 1puus atque ita redit
integra d fficulcas . 8 Potius ergo dicendum, quod dcfiai- tio, ficut etiam
diuifi» , & argumentatio poffunt (umi dapliciter, vcl tormaliter, - vel
obie&iué ,'primo modo funt ipfünet | actus definiendi,diuidendi, arguendi;
fz- cundo modo (ünt obie&a , quz. per hos a&us menti obuct(antur
,cogaofcit. n.n« tellectus per & precepta bonc &«c. & fic
cognoicit, dum fit , diuidendum , &c. & hoc odo fumpta przcipué habent
rümein inllcü- menti logici,vt Tice o P RUN A LAU C E d icam in(lructus Sy
dAldadd. dH E Auería (e&. 2. conceptus .n. obic&inus €(t,qui dirigit
a&tum poftea cliciendum, ficut.n.quilibet artif. x , vt opus fuü re&é
efficiat , prius illad mente praconcipit , Qu fit c fliciendü cogitando
regulas, recepta rale opus efficiendi, fic intel- lectus,vt rete definiat difcurat &c. có- fiderat regulas, &
przceptà definitionis, & diícurfus, & virtute huius notitiz, &
conceptus obic&tiuty qui in propofito eft di(cur(us regulatus , vel
definitio efficit fübindé actualem difcurfum , vel dcfiai- tionem , 1n
propofito itaque licét defioi- tio formaliter fümpta non dittinguatur à notitia
ipfa quiddiratis , obie&iué tamen fümpta diftinguitur, faltim quoad modü
cífendi, ficut diltingui folet res obie&iué concepta à feipía,vt ex ttit
realiter à par - terci, & hac fola diftin&io fufficit ad (al uanda, quz
cunque dicuntur de cognitio- ne dicigibili , & inftrumento dircétiuo ,
& per hoc patet ad inftantiam Blanc.for- maliter fumpta fünt opera logicz ,
(ed Obic&tiué (unt inftrumenta . Sed dices , definitio, & areumétatio
(ic fumpta pro Conceptu obie&iuo rei efficiédz nó (unt, nifi Idea, &
cxéplar definitionis atualis, & diícurtus, at idea non dicitur ihftrumé
tum,funt n. caufz dittin&z idcalis, & inttramentalis, & domus in
méce Archi- te&i non folet dici inftrumentam zditi- cádis(ed tale dicitur
malleus,fecuris, &c. ergo hoc modo infpc&a definitio nequit dici
inftrumentum, ep. ideam in logi- Ca habere rationem ilt raméti , fic ctt pac
ratio de alijs actibus fa&iuis , & logi- €a quia in illis cum
exerceantur per actus " trapfcuntes habcotür infl rumenta. cxtet- majquz
proprié tali no:inc noncupatur, gica cum exerceatur per actus 1m- manentes ,
& opus cius dirigibite fit co- gnitio iptelle&iua, nil altud habct,
quod ita proprie fortiti poffit rarionem inftra- menti dircétiui , quàm
ipfammet ideam Operisfacicndi, — ^ 9 Tcrtió obijcitur , quod diuifio non fit
inftrumentü logicum ; tum quia 1. de
An.tex, E.hibetor, quód omnis ratio,vel cit dcfinitio;aut demóftcatio,
& 1.Mct. 5. omnis difciplina , aut efl pec dcaion- Türationcm,aut per
definitione; tui quia - Difp. I. De Infrume ntis fciendi. 2, Poft.in principio
proponésPhilof.nnz meiíi quzrttioniü (cientialium, tanrüqua- tuor cnumetar,an
fir,quid (ic, &c. nullam faciens mentionem de quotuplex fit ; er« go
fruftra fingitur Methodus ifta diftin- Ga ad (atisfaciendum illi queetito , tü
de» nique quia idé cogaofcimus per hanc de- finitionem bomo eft dnrmal
rationale , & per diuifionem eiufdem in partes Me- taphyficas , ergo
diuitio non elt inflru- mentium coadiftinétumà definitione . Refp. in primis
duobus locis Arift.lo- qui de cogaitione ipiiusquod quid cft; & ctiám de
illa cognicone, quz proprié fcientia appellatur , has namque cogni. tiones
maxime azeftimauit vcluci princi- palesin qualibet facultate, & in ordine
ad iftas , tanquam intlrumenta precipua conftituit definitionem , qua cft
genera- tiua primae, & demonftrauonem;quz al- teram generat , & non
allignauit diuifio- nem ; quia hzc non cít ita neceffaria , vt dcfiaitio ,
& demonfítratio ad perfectam tci notitiam aflequendà . Ad alterá de 2.
Pofl, Arifl.:bi enumerat tantum illa quae- fitaquz pertinent ad remin fe ,
& infoa communitate infpectam ante diuilionem in plara ; vel quae itum
quoruplex res fit reducitur ad quafitit qualis fir, quia fpe cics non funt de
e(leatia generis, led ve- loti eius accidentia, quia inferiora acci- dunt
füpetiori. Ad 3.6 interdum per de- finiiionem,& diuifionem idem eX primi-
tut obieétum,id tamen non fit codé mo- do ,quia definitio componit etfentiá cei
quam diuitio refoluit in pattes, differunt ergo illz dus propolitiones non
rationc Oobicé&tsfcu rci figaificata: , fed modi fi- gnificandi, &
mauniteftindi eandem rem, qui diuctíus cfi in definitione; ac diuifio- ne;quia
primus eft modus compoliciuus, alter diorfiuus,quod (ufficic ad diuertica- tem
illorum inftrumentorü;quod adhuc magis cxplicabitacinfraq.$. art.1.— 10 Quarto
detiiim obiJcituc , tp lint plura tribus, nam (icut argamentatio có» muni
confenfu inter inftrumenta logica numetatur ; quia mediancibus regulis de
ijfatraditis eit api fimum inltrumérum ad ditcétioné dilcurlus, ita patitér
cnun- *xiatio 'tit a i inlrimentua ad. Quefi.I. Ouid,e) quituplex fit inffrum.
[ciendi. -dire&ionem iudicij, quia & ip(a habet proptias regulss,&
pracepta, quitusob- feruaus nom n.inus bcne dirigitur iudieiD, quàm regulis
argumentationis. feruaiis dirigatur difcurfus. Confirm.quia fi igno rant:
naturam hominis dicatur, Hofio cfi anitiai , vcr€ manifcftatur rli. aliquod
ignotum , ergo veré cít modus fcicndi . reterea omnes fecunda; intentiones lo- pun
funt aliquo modo veritatis oflcn- ug , & fingulz 1unant. ad. acquircn- dam
Ícientiam , & dirigendum intel. letum, crgo omnes funt mod; fciendi . Demum
Arift.2. Mct.c.vlt. Mcthodum, Ícu modum procedendi in tradendis fcienujs
appellauit modum, (ciendi ,ergo nonbene «xcluditur . Relp.hzc,& fimilia
arguméta proba- re dumtaxat inflrumenta [ciendi effe plu ratribus , 11 modus
(ciendi latius vforpe- tur, & iccundum on.nem exienfioncm pro quacunque noi
ma rc&té intelligendi: at non fi proprié fumatur pro cratione manifeflatiua
igooti,vnde Ad 1. nó ideó pracisé orgun;entatio ponitur infirumé- tum logicüs
qvia habet proprias regulas , Quibus dilcurfum dirigit, nà pari rationc, nedum
enunciatio, fed ctiam termini fim pliccs inier infirumenta logica. forent con
putanda,cum etiam de fübiedto;co- pula,& pradicato propriz tradaptur tc»
gulg;quibus obíeruatis dirigitur apprché fio in ordine ad iudicii; fed ideó
dicitur proprie modus (ciendi , quia maniteftat ignorum ,jucd cnüciationi non
cOuenit ; qua :alis cft. Ad 2.aiüt Compluc.in pra- amb.ad fumn;.negando , quód
cnuncia- tio cx fc bit mamifettatiua 1gnoti; nam ip- faíclum «num de alio
enunciat. , ad hoc guten, vt vcré manifeflaret rgnotum, dc- bcret oít édere Gc
cic; licet percalé pro- policionemn ati err, quod ramen nó fit peripfausíed
perargen«mauoncm . At ità tcl pondenco pl« ne concedo nt de ra- tionc infiruméa
logici , & nodi tcicndi €lle yim: jrobatiuam ,& illauicem, quod tamcp,X
ipli neganc. Licendun igiiur, quod enüciàádo vnum de alo, (20, olitio Mtku€ aliquod
ignot nrfboamile nob quanton; ic ttciftad dede cft mjapitcfts 189 &
explicité quod nó facit propofitio,ni- fi vcl comcidar cü definitione (vt eft
in exéplo adducto in argumento)vcl cü di- uifione , vel per argumentationcm
illata fit , cuius propriü a.unus eft manifeftare diflinété,& esplicité
ignotum cóoplexü . Ad 3.& 4. concludunt folü o€s intétio-
ncslogicales,& methodum ipsá effe mo- dos ícicndi,,& inflrumenta logica
süpto Kicndi modo fecüdum omné extéfioné . QV&STIO SECVNDA. inflirumenta
prafata: diretlios ni cognitionis deferuiant . Ertum cft cognitionem intelle-
&iuá per illa inftrumenta dirigi poflc ied aliqua difficultas cft in
explicá do, quomodo in ea talis dircétio exerce- ri pollit ; nam clari eft
talem dire&ioné nó excrceri circa cognitioné in commu- ni abftrahécem à
recta , & indirecta , fed circa cognitionem in particulari, logica .n.
vtens, vt fupra diccbamus,verfatur cir ca particulares difcurfus , &
particularia iudicia ; omnis autem a&us cegnitionis particularis, vcl eft
actus verus, & rectus, vcl indircétus, & falíus,aut.n.eft confor mis.,
aut difformis obiccto , nec dari po- teft medium,fi cognitio eft recta, &
ve- ra;iam nonindigct directione, (i verà cft indirecta, & falfaynon poteít
;ipfamet ea- dem permanens dirigi,& reta fieri, iudi cium.n.quo hominem
effe animal irratio nale afferitur , nullo prorfus modo idem perrhanens poteft
fieri verum , fed debet € rente tolli , & oppofitum introduci.
non.n.fecundum (c eft capax directionis, & veritatis,& ità vmuerfaliter
cft de pro. pofi cionibus necetíarijs; quod fi in con» uüpgenubus poffit
mterdur idé iudiciü mutari de vcro in falfum, hoc certé fieri. ncquit , nifi
per müationcm obic&i , at. dirigere hoc modo non fpe, ad logi cam , quia
ipla non habet vim dir? cognitionem ubtando obicétumsied fos lum mvtádo
cogiitioné iplam; Accedit s. quod tolum de ncceülarijs Siam qe logica prafeitim
adinucnia efl wr dirigat in co; niienc fcienatica acquirenda « — Autrla
indua.Log.q. 34 ect. 7 explicat. : X53 pol ^ b — -—" i9o pofíc
dirigibilitatem cQuenirc cognitio niindircétz, & falíz , 6 cuc Theologi in
mareria de peccaris. explicare folent in a€tibus nialis priuaucnem bonitatis ,
& €apacitatem oppolitz rc&titudinis , 1n actu. n.falfo duo
confidcrandaiumt. (in- | & «quod fit actuscognitionis, & y t
indirc&tus, quatenus crgo indircdlus; cit vtique incapax reétitudinis
,quarcnus fal(us,cft incajax veritatis)quia arrcétitu do, & fal(itas rc
étitudini, & veritau re- pugnagts cftq; illi incompoffibilis ; qua- tcnus
vctó actus ccgnivonss ett, ic fccü- dum ipiam cócm rauoné retinet. rcétitu«
diis capacitatem, & vt fic eft dirigibilis, reducitur autem hac capacitas
ad actum non quidem faciendo, vc idé actus mute- tur in vcrum fcd copucrtitur
in aliü act ü verum realiter diuer(um, & oppolitum , €onucnpientem tamen
cum ilio in rauone Communi cognitionis circa tale obiectis, & tandem (ubdit
Aucría hoc gens apu- tudinis , & capacitatis fuifle ab Arift. af- fignaum
$. Met.c: p.22.dum ait Talpam elic capacem viíus , non «quatenus Talpa eft, (cd
quatenus animalcít , & hac ra- tione dici coccam . UD. 12 Scd hic dicendi
modus patitur in primis omnes difficultates, quibus. pre- mitur fcntéria
Theologorum tencnuum a&unodij, & blafphemiz deberi rcctitu- diné sm
genus, & ha« rationc clic lerma- ' litec malos, quz plané magni iunc póde-
ris . Deindé £alfitasmaximan: ponit im- perfe&ionem in. a&u, fed
priutio fccun. dü gcnus-nullà dicit impeifcétionem in talier priuato. , «t bene
Scot. oftendit 1. d.28.q.2.ad 1. nam priuatio vilus. in plà- ta cfi quodammodo
priuatio cx Arifl. $- Meta. & non importat imperíeétior.é in planta,
alioquin priuatio- fenübilitaus. lapide , & infnita pertcCtionis in ente
€rtato. idctiam facerc , quia lapis , qua fubfiantia,cft capax feníationis,
& quod Wib«t ens creatum, quatenus cns,cft capax infinitg perfcéionis, ergo
falbtas, & ir-. 1c ét udo cognitionis non benc cxplica- tur. per
priuationem rc&itudinis in. atu: fecundum genus... Ruríus faisó (upponit.
Aucría cognitioni intel ética vc fie có- : debeti rc&bitud : mjquiaco- i
-Difp.I- De Inftrumentis fciendi- ^ ^ n gnitio intclleGiuas vt fic , abflrahit
à re. Ga, & indircéta , ergo vt fic neutrum ei conuenit, vcl dcebctur,
ficut nec animali , vt fic, debetur rationalitas, vel irrationa- ) litassquia
ab his abftrahit. Confirm.nam: rcpugnat in terminis actui falfo. sm gra. dum
gcncericü deberi recticudinem,quam non potefi habere sr fpecificum ; nam fi
debetur gradui generico , debetur euam omnibus inferioribus, vel f1 cis omnibus
non dcbcetur ; nec debetur gradui co, (cd aliquibus (peciebus illius generis
ficut quantitas debetur fubftantiz corpo: rez, non autcmfpirituali , & ideó
nó.de* betur gradu: generico (ubftanciz: in com muni; alioquin. fi deberetur
generi , de« beretur etiam omnibus fpeciebus, Et per hoc patet ad exemplum de
Talpa; nam fi Talpz repugnat vifus sin (peciem , falsü erit vilam deberi gradui
genericoanima- lis, vndé tenendo. Talpam noncarere vis - fu fecundü fpeciem, nO
eft fimpliciter cg Cavcl priuata , fed tantum sri quid, fei - fccundü genus ,
non quod eius generi, .i. animali debeatur vifus, (ed quia ei no re» pugnat;
qua doctrina cft Scot. loc.cit. v-. bi ait careniiam rationisim boue effe pri
uaiionem fecundum quid , quia licet ra-- tio repugnet boui,qua bos; non repugi
tamen aoimab , & ait hanc privationemnihil dicetc impcrfe&tionis in
priuato ob. rationcm allatam, ità intelli cft Arift.cit. dum loquitur de Talpa
.. : si Refpondeat Auerfa füfficere , quod rectitudo. faltim non repugnet
gencri a- €tus,licctei non debeatur, quia hoc fuffi- cit, vc cognitio
intcile&tiua in communi dicatur dirigibilis. Cótra hoc eft;quia.die.
rigibilitasab ipío ponitur paffio cognitio. — - nis intelle&uua) ergo nom
erit mera nom repugnantia , fed tum , & aptitudo. addirigi .. 13
Alijproindefatentur dire&ionem vtiq. non deberi a&ibus elicitis nec
fecüs dum fpeciem , necsrh genus ,. fed:deberi: | aGibus cliciendis, vt (ic
enim nensüt re« &i nec errat, í Qwefl, 1T. Quomodo direHlioni inferuiant.
erat in potétia obicétiua, vt docet Do&. 3d. 16.q.vn. A. cx Ariít.9. Mer,
ergo (i cum exiftit non. potelt idem numero di- rigi,crgoneq; cü exiflere
poteft, idé .n. numero eft actus elicitus, & eliciendus. 14. Dicendum
itaque cognitionem in- tellcctinam intantum dici dirigibilem; &
dire&ionis capacem , inquantum intcllc- Gus cognofcens , & operans
poteft diri- g5& corrigi tranf: ab a&u falío ad vcrum, Probatur , quia
fi hoc modo ex- plicetur capacitas directionis in cogni- tione, vt .f.
re&itudo debeatur potentiz intelle&iuz ,non aé&ui cognitioni
sfacil- limé vitatur difficultas in principio pro- polita & vniuerfaliter
dcfenditur omné cognitionem , fiue fit de obie&to conüin- genti, fiue
neceffario cffe dirigibilé , rc- &itudinifque capacem, quatenus intelle-
&us in onihi cognitione mas dirigi ,& - emendari .. Accedit , quód
quando dici- mus fiam logica eife dirigere opcratio- -nes intellectus, aliud
non intelligimus, q intelle&um pet logicam dirigi potíe , & - debere in
fuis operationibus, ergo rc&i- tudo debetur potentia intclle&iua opc-
ranti, non ipfi operationi. Denique licet - modus dicendi Aueríz , gy re&itudo
de- - beatur operationi, fuftineri in illis - contingentibus actibus ( fi tamen
dátur, de quo in lib.de An.) qui ijdem numero manentes po(funt de veritate ad
faliitaté migrarc,& é contrà ; nullatenus rf (ufti- -neri poteft de actibus
neceffarijs, & alijs contingentibus, ergo vc detur. vniucrfalis rceula ,
quomodo cognitio inteJle&tiua : fit capax directions, reftat diccre,quod
fit capax illius mediaté, non immediate, , le ratione intelle&us
dicigibilis , non ra- "^-tione fuzencitatis , (iue fpecificé. confi.
deretur , fiuc generic , Acn cótrarium obijcies, directio, vel. indire&io
conuenit inrelle&ui mediate cogaitione,ergo, & dirigibilitas, qaia eft
"eadem ratio ; probatur atiumptum , quia -tunc intellectus eit
rectus,quando eítye- rus, indirectus,quando ett tal(us, fedve- titas, &
fal(itas rminediaté conuenit co- - B csevtAc tem ioteliectuis ,» veram,vcl
falsá.Rur- | feruit, m Paodicin medi sinana eo wr 9t ergo etiam immediaté
dirigibilis ; Con- feq.patet, quia a&usin (übiedto , cui in- cít,(upponit
potentiam ad ipfum. lte(p. 1, negando parítatem , quia directio , vcl
indire&io refpicit a&ü (ccundum, & fumitur immixliaté ex
conformitate, vel difformitate ad obicétum , qua fundatac immediaté in a&u
, (ed dirigibilitas re- fpicit atum primum, & fumitur ex pofit, vcl non
poffe elicere aótum re&tü . Ad 2. in atu eft potentia logica ad directio-
nem, .i. non re antia ad dirigi , fen(u Deus dicite habei potes 2d feaon autem
potentia phyfica,feu (ubie- Gua , quz dicitur contradictionis , fed hzc in
intelle&u folum reperitur , & de potentia ad dirigi in hoc (en(u
loquimur in propofito , 15" Sedadhuc vlteriuspro maioti na- titia
famulatus horum inftrumentorü du bitari (olet,an przfata fingula ioftrumen ta
fingulis dc(eruiant operationibus , vel potius equaliter oibus . Pro decifione
breuiter dicendü eft , quód licct omnia, & (ingula a(fignata inftruméta
oibus , & fingulis inferuiant operationibus, nao và oibus zqualiter
famulantur; & quidé pri- mum facillime probatur difcartendo per fingula.
Definitio enim maxime iuuat ad — primam operationem; pía,n. lante Tité
cócipimus e(lentiam pro- priam rerü; hinc etiam valet ad directio- né (ecundz
,cum .n. nos dacat in cogni- tionem quidditatis, docct caníequeoter, quz
przdicata effenrialia de ip(a eoücia- - re debeamus, & quz negare, valet
tandé ad dirigendamtertiam , quía.cx cadE de- finitione concluduntur illariné
propriae paffiones, & atttibuca, & repugoácia ex- cluduntur , nam medii
demonitrationls , per quod paffioné oftédimus de fubiccto, eft ipfius fabiecti
definitio. Diui fio fimi- liter tendit ad dire&ionem cuinícunque
operationis intelle&us , per diuitioné li- ittin&é : Wim ea Cauet edi m
X8 Nod wA T - *f92: Difpu.L De InWramentis fciendi. ^ E
fufficientidiuifione,& preferiim perpul- — in(trumentum à coeteris condiftin&uns
€her ille arguendi modus, qui diciturdi- — vt liquet ex q. przced. (ed potius
com- lemma,io diui&onc fundatur. Argumcn- — munis quz dam conditio , ac
veluti cuiuf- tatio denique iuuat & ipía omnes,& fin- — cunq;
difpotitio,vt bene (aum munus ge- gulas intelleGus operationes, dedifcur(a |
rat, & cognitionem dirigar, confequen- tcs de fe patct, de iudicio probatur
quia — ter non eit cenfendum in(trumentumhli- fi interdum intellcétus enunciádo
decipi cui certz operationi affixum,fed omnes, tut, tr':buendo .f. praedicati
aliquodtei, - & fingulas indifferenter coadiuuans. Q» vcré ei non cóucnit,
non melius corri- gitur, & in notit iam - cie omm LN Q V£ESTIO III t
argumentationé; dirig:t étapprchen- ; Dlooé quit ad inueniédam períc&am re1
Quodnam borum PA aa um quidditaté non femel vtimur fyllogiímo. fit. perfetlius
. 16 Verum quamuis hoctotü verüfit 17 q^ Tiamíi exacta huius quati ine
omnia,& fingula hzc inflrumcnta omni- Ttisenis fupponeret particula bus ,
& fingulis famularioperationibus, — ré tractationem de vnoquoq; corü fingil
vt probatá eft , nóti omnibus zqualiter— latimy;placuit tamen, & v:ile
vifum eft id inferuiunt,fed certum inftrumentü certe — in przrfenti inucftigare
, vbi de omnibus operationi eft (pecialiter applicatum, & . promifcue
tra&amus,& vnü ad aliud có- addictum,& proximé, ac directé ad cam —
ferre: Et quidem in primiscertü e(t apud rc&ificandam ordinatur, g» pariter
pro- — omnes, & ab(q; controuerfiareceptü Di- batur difcurrendo per
finzula,& fingula | ui(ioné elle imperfc&ius inftrumeniá «e cóferendo
fingulisoperauonibus& qui- ter s,vc Scotus docuit lib.r. Prior.9.2.vn- | dé
Definitio quamuis ;uuet,& dirigat fe- — de (ola remanet difficultas de
Definicio- cundd,& terti operationé , vt diximus, ne, & Argumentatiooe.
Euftrat. prafat. tfi pcr fe primóà valet ad dire&ioné pri- in2.li. Poít. Balduin.q. 9. Smigl. & alij
| mz , quia obie&um propriü prime ope- | quamplures tenent Definitioné efle
per- rationis aflignatur quodquid eft rei ab — fc&tius , nobilius
inftrumentü coereris Arift. 3 Met.8.&
3 deAnim,26.&alibi onmibus. Ac Scot. cic Faber. Theor.16. fzpe , (cd verá
rei quidditatem noícimus . Zab.Philop.Simp. & Graciromncs afic- per
definitionem 1.Met.Sum.3. c.i. er- rüt argumenrationé przíertim, qua fit in 0
dcfinitio per fe primó valet ad dite- — materia neceffaria ; praíti itionís
ionem prima operations. Diuil;io at — & fequitur Amic.tract.vlt;q. s. dub.
3. &c licet ét primz.& tertiz operationi de(er — fi ratio, qua id
afferit, (it in(ufficiens fun» uiat,fecanda t fpeciali modo adminicu- |
datur.n.in hoc, quod definitio non fit in- latut;quia per diuifioné prefettim
digno | ftrumétü refpe&u cognitionis; (cd poti* | fcimus,quid affitmádum
(it, vel quidnc- — refpe&u obie&ti , qua doctrina (uperius pene de re
quam inquitimus. Acce- — explofa eft q. 1. haius difp.in fol.ad 2, - it, quod
(ecunda operat;o cofiflitin af- .— Dicendum breuiter cft argumenta » firmatione
, vcl nergatione predicati de | tionem,& cam prafcrtim,qua fit in ma-
Íubicéto , hzcaüt atbrmatio fundatur in. reria ncceffaria,przftare coeteris
inftru- idcatitate praedicati cum füb:e&to , ficut. - menus logicis , etiam
definitiont ipliin negatio in eorum diuerfitate,at per diui» rationc inttruméa
.. Concluflo cft Scoti fionem potiflimü deucnimus in notitiá loc.cit.vbi in
corpore quzrfiti ait,g» argu- huius idenitatis,vel diuerfitatis,erso pe^
mentatio eft modus (ciédi perfcétiffimus | culiari modo deferuitfeconde
operatio- inter alios,& quod ideo Arift.fecit quafi ni . De
Argumentationctandem certum .. totam (uam Logica de argumentationc« - eft apad
omnes,quod licet primam,& (c- | Probari auté poteft , Tum quia inter in-
ionem iuui Íe tamen | ftrumenta logica (ola ar. ntatio vim . — gtimó inftituta
eft ad di ze&ioné tertig. | probatiuá& illatiuá
pofidet,ergo perfe — : i, crimen fit peculiare . Devi modo dirigit ; &
manifcitat igno- ! d C pw. tum H "TT | ] f ——CQuefR. TIT. Quodyam borum
fit perfettius. Aü,nam nc g;ri ne juit,quin virtus illatina inmanifeftatione
ignoti ex notis maxi- "mà habeat energ.á . Tà 2.quia tüc inftru mé
cenfetur perfeé&tius in arte quanto *illimitatiot eft eius famulatus ,&
ad!plu- Ta deferuire poteft, at argumentatio non folü inferuit dire&ioni
difcur(us fed etiá 'fudicij,& apprehéfionis;nam & (i hoc fic cómune
fingulis ioftrumentis, quod om- nibus,& fingulis operationibus deferuire
poflunt,vt patet ex q.preced.negati tame n6 poteft,quin perfectiori modo id
cópe tat arpamentationi; fj,n.'intcllectus (alfa opinione dctincatur, (Latin
argumétatio ex notis ad ignota procedédo cius erroré *couincit. Tü etià cfficaciffima
cft ad in- ^ueniéda rci eísctia,& coceptü eius quid- diratiuü ,cü.n.definitio eft ignota, inue-
"ftisatur per difcur(am à pofteriori,& me thodum re(olutruá,qua vel
eft demóitra tio quia, vel indu&io , vt docet Faber cü Zab.thcor.17.ergo
cum definitio ipfa (z pius arguinétatione manifcftccor, plane ' jn ratione
inftrumenrilogici .i. ignoti |
manifeftatiut deficiet à demon(lratione « 18 Confültó autem di&um eft in
có- ' clufione definitionem /n ratione infliu- -menti logici excedi ab
argumentatione , quia fi in ratione cognitionis confidcre- ' tür,res écotra fc
habet, vnde notatiimus loc.cít.q. t.in fol.ad 2. poffe definitioné, &
argamentationem dupliciter fumi , vel 'formaliter pro ipfis a&ibus
dcfiniendi ' & argucndi, fcu pro ipfa cognitione dcf nitiua, aut
demoftratiua rci. , vel obie&i- - ue, quo fenfu prafertim induüt. rationé
inftruméti logici, vt ibi declaratum ett ; quàuis ergo in ratione inftruméti
argumé tatio dcfinirioné excedat , in rationc ta- " men cognitionis
definitio excellit argu- mentationé etiá in materia neceffaria .i. ' cognitio
dcfinitiua rei excedit demóflra. tiuam, quod facilé probatur ; Tum quia
definitio ex genere füo circa lübftátiam ' rei feines demoodébn circa accidens,
eibeec «n. "EDS 'inhzíionem onis cum fübic&o ; ergo cum perfe- Gto
efsétialis cognitionis ex obiecto for. i méf(uretur, plane ip ratione s LOc
case &ior erit de- móíti ia eft
circa nobilius obie €um ex genere fuo; Tum etià quia; & & interdü
accidat,vt definitio, & demóoftea tio fint circa accidens aliquod , adhac
ta- men dcfihitio ex genere (uo eft circa ef- fentiá,& quidditaté illius
accidentis , de- monftratio aut circa pa ffioné etus, qua eft pradicatum extra
quidditaté exiftés , ergo vniuer!im loquendo defiaitio in ra tione cognitionis
(empcr perfectior eft demonftratione. Tá preterca;quia etiáft cótingar,quod
definitio, & demonflratio fint circa tdem prorfus obiectum, adhuc
perfc&tior erit cognitio definitiua rei v quàm demonflrariua, quia hzc eft
cogni tio habita per difcurfum,illa per fimplicé quafi intuitum, ceteris aurem paribus
no bilior eft modus attingendi obie&tum fis ne difcut(uyqaà cum di(curfu ,
qua ratio - ne hic intelligendi modus Dco tcibuitur. Tum demü quia hac catione
ait Ariítat. 3.Mct.3. & 7. Mct. 4. quod dicimur ma- g's (cireycuin Kcimus,
quid fit homo, qu& quando qualis fit; ergo in ratione cogni- tionis
definitio excedit demon(trationé . 19 Inoppofitü obijcitur 1. quod de- finitio
etiá in ratione. inftrumenti. pcrfe- &ior fitargumécatione , Tum quia illud
cft nobilius inftrumentum logicum , ad quód omnia inftramenta logica reducü-
tur, fed omnia reducürur ad definitione , etiam demonftratio ipfa, vt docet
Auer. 1. Poft.com.i]. vbi ait fcientiam terü. per demonf(trationem quzri
propter fcientia definitionis; «nde 1.Poft.com. 38.ait tta Gationem 1.Poft.
ordinari ad (ccundum librü,vbi agitur dc definitione , eceo de- finitio
nobilior cft;quia finis nobilior eft his,qua funt ad (inem. Tum dcindc aobi-
lius eft inftrument ; quod verfatur circa perfc&ius obiectüfcu (cieniam
caufat de nob;liori obic&o, fed definitio cft circa
fübftantiam,demonftratio circa accidés, ergo &c. Tum tandem quia definitio
rem manrfcflat per caufam formalem), & :n- trinfccam 3, Met. 5, & 7. M
et. j. quac cer - tius ducit in cognitionem. , quam caufa efficiens, &
extcinfeca per quam proce- dit demottratio, nó um cx obiecto, circa qp
vet(atur;fed ér ex medio; quo vu tür ad illud mani ü, definitio exce- dit
demóttrarionó;ita arguit Bald.loc.ci. io Rcfp. - 20 Refp.ad r.neg. minorem, nam
in logica (ecundum (c coníiderata in tota latitudine (ua de fingulis
inftrumétis. pet Íc agitur in ordine ad lingulas operatio- ncs intclle&us ,
vt patet ex dictisq. pro- cem. in Logica vero Arift. (quicquid di- cat Auer.de
quo non curamus) um abeft, vt de demóftrationcagatur inordine ad definitionem,
quód pociusomnino é có- tra rcs (c habet, nam in 2. Poft. con(ide- ratur , vt
eft mediam in deimonftratione potiffima,vnde ad cam reduci habet , vc- lut
parsad totum . Ad 2. Faber cic. ab(o- Juté negat definitionem notificare fub
(tà tiam, & inquit (ignificare tantü fabítan- tiam rci , vnde poftca theor.
17. oftendit fubftantiam nocificari Mcthodo rcefolu- tiua,quz vel eft
demoftratio quia, vel in- du&:o . At malé negat Faber definitioné e(dc
notificatiuam , & declaratiuam fub- ftantiz rci; tum quia hgc eft aperta
Arift. doctrina 6. Top.c.1.& 3. & 7. Met, tum quia 1d ratio cóuincit;
nam (1 definitio li - guificat fibttantiam,& etfentiam rei, vt fle
coacedir, vtiq. certü cft non fignifi- care illam coofasé, & implicité,vt
fizaifi- catur per nomen definiti, fed clacé,& di- funde, vt docet ArtLin
proce n. l/hyf. tex. j.ergo illam nocificat & declarat, nà fignificare
diftin&té rem ett ipsà declara rc, & noti ficare; X fal(um eft,vt patet
ex fupradi&s , rem notificaci non polfe nifi pet illationé, & di(carsü
ex noto ad igno tü,& ideo quamu:s concedamus fübítan tiá cei modo illatiuo
notificari poffe pec . Methodum refolutiuam, negamus tamea alio modo
manifcttari non poffequia de- finii»per (implicem velut intuitum (ine di(cacfu
quiddicatem rei manifcftat , 21 Potiüs ergo ex di&is occurrendü eft, aliud
eife comparare adinuicem defi. nitionem,& demoltrationem in róae co - ici
onis,aliud in ratioae intlcamenti,vc nc nozauit Amic.cit.uá (i primo modo
cóparentur, negiti ocquit, quin definitio nob;lioc fit deinó(trarione ,vcbenc
pro - bat argumentum;at nan probat; quód lit perfectior ia rationc inttcaméc,
ná per- fe&io in(truméti formaliter no attendi- tut ex fi»e, vcl obiecto ,
quia ilioqu: no- b.liot e([ct demon(trauio quia demoóiltca- CASS Difput.I. De
Inflrumentis fciendi . tione propter quid, nà illa (übftzntiá, & e(Tentiam
rei manifeltat aec accidés, (ed ficut ratio inftrumenti coiftit infamu- latu,
& in modo adiuuandi intclle&um in cognitione obie&i, ita ex
conditionibus aug&cibus nà perfectionem cognitionis fed vimatiuanté
jntelle&ü ad cam ob. tinendam, attend: dcbet perfe&io, & no-
bilitas logici inftrumenri,cumq; hac vir- tus magis eaitcat in demoflracione,
quà in definitione, quia in ea visillatiaa coti- neutr, ideo in rationc
inftruméti ab ea ex ceditur, licet in ratione cogn tionis cxce- dar. Ad
3.fal(uire(t definitioné vti caufa formali pro medio,quia ip(a a4 rem ma-
nifeftandam non procedit via illatiua, imó potius ipfa medium cít in demóftra
tionc poti(Tima; dicitur ramen rem noti- ficare per cauíam formàlem, &
intrinfe- cam; pro quáto dcfinitü declarat propo- ncn3o partes iotrinfecas
quidditatis eus. ob;jcitur € contra , quód nec inratione cognitionis definitio
przitet demonftrationi,nam vt.yna coguitio alia exceda: in perfectioncsnó
fufficit , vt Gc de nobiltori obicéto,(ed debet circa illud adzquaté veríari ,
ergo (i demonftratio pariat clarioré, X magis ada quara cogni tionem dc
accidentejquàm faciat defini- uo dc (ub ftácia, erit perfectior definitio
ne,cuá in ratione cogaidonis, & fi fit de ignobiliori obie&o .
Accedit,quàd etià 1ntetdü cócingere pote(t vt demóftratio fit circa accidens
nobilius , & definitio circa ignobilius, illa nimirum circa intel-
Ic&ionem,hzc autem circa albedinem , 21 Refp.duplicé effe perfcé&tioné
co- gnitionis, aliam cffentialé , queartendi- tur penes obie&um
formalejaccidenta(é alteram, qua attenditur penes conditio- nes accidentales
cognitionis, pencs.nimi rum inten(ion&claritatem, certitudiné »
&c.& vtique cótingere pote(l,vt vna co- uitio lat perfectior alia
e(fenttaliter , & imperfectior accidétaliter; (ic dicemus. cognitionem
confufam fubftarige impct- fc&ioré eife diftin&a accidentis; (ic igi-
tur in propofito ,ctiamli defiaicio rei ume pe » tamé quia e fuo verfacurcirca
perte&tius obic&um , quà. demonítratio, scperíccüdü ípecié- cam e€xcc-
—— » -Quafi IP. De Definit-quid
fit, €) quouplex.edri.T. 105 eXcederet,& folá in quibufdá accidenta. libus
conditionibus excederetur ab ca , t do&ttinacíl Scoti 2.d. 3. q.9.
&tra- ita fuit ab Arift. 1. de part. animal. c. j- vbi ait melius effe
fecüdü effentia, & fpe- €ié de diuinis, & caeleftibus rcbus tenué
cognitionem habere,quàm de corruptibi libus magnam , & perfectam fecundum
Códirioncs accidétales. Ad aliud dicimus id cucmte per accidens, per fe tamen ,
& ex c luo definitio in rationc cogni- tionis perfe&ior eft
demontirauone ; aia definitio eft circa quidditatem rei , demonítratio circa
accidens eiuidem rei,vnde vt comparatio recta fit inter dc- finitionem,&
demóftrationem, fieri de- bet reípcé&a ciusdem rei , fic enim defi- nitio
deprehenditur femper. perfectior demonf(trationc , quia per cam res co-
gnofcitur quid fit;per iftam qualis üt. Qv4STIO IV. De Definitione . 23 (7
Váuis definitio , vt importat rei A J quidditaré, ad Metaph. fpcctet , qua
ratione Arift. fusé deilla pertractat 7: Met.ná attinct ad eum difputare de có.
ceptibus tráfcédentibus qualis eft conce prus ipfius quiddsratis, tamé vt c(t
mediü. in demóflratione,& ioftrumétü fciendi, feu cognofcendi quidditaré ,
ad logicam attinct,ita dirc&é docuit Auer. 7. Met. com. 4 *. & quàuis
ipsá confider:te,vr cft mediü in demonftratione, (pcótet ad lib. Pott.tamé vt
inflsumcotü cognofcendi ad hanc pertinet difputeybi ogece decre- nimus é in
particulari de. quibutdam in- firumérislogicalibus, quorum cogn tio prorfus
nccetlaria videtur ad ceterorum: €ajxü nà fe habent vclut clauicula: qua- dam
ad. alia aperienda; tale autem init ru: métum eft definiiio,de qua quia plura.»
occurrunt diflerenda ; deó quaftionem. hanc in. plurcs di ftribuemus.Aruculos
.. ARTICVLVS. PRIMVS. Min [ityquid fit: Definitio quotuplex« Y. CAE articuli
parté, X fi. vt Ariftot, refert.a. Poft. 20. &. 8. Met. 3. Antiquiores
qui-à Antifiients Sc&atores negaucrin: potlibiles cile rc- rum
definitiones, | uamopinionem fccu- tus eft Ioan.Franc. Picus in examine va- nz
coctrinz gent.lib. j.c.7.& 8.itatamé exploratum citapud omnesrerum defi-
nitiones ó folü cfle poffibiles,verüde fa- &o dartvt ceteri oés Philofophi
oppofitü ^ docuerintjita i'Jato apud Alcin.de doctr, Elat:c. $.Pythag. &
Socr. apud Laert. in vitis corum, L'emocr. qué idcircó laudat Arift. t. de
parub.anim.c. c Arift. ipfe fere vbique , fedex profétlo 6. Topic. 2.
Poít.7.& 8. Met. Accedit ratio euidens, quia ablata dc finitione tollitar
demóftra tiocuius eft mediü,& ablata demonftra- tione omncs fcienuz
tollitur, nihil pror lus (ciremus , & ca quoque igroraremus, quz funt obuia
fenfibus, & facillima co- gui : in hac igitur patte nullus remanet ambigédi
locus de exili étia definitionis i$ Quantü veró adalià quafiti par- tem de
ratione definitionis , recoléda eft cóis illa diuifio definitionis uv
dcfinitio- nem quid rei C7. quid nominis . Defini- tio quid rei apud omnes eft
, que cxpli- car naturam tci ; fcd ronem definitionis quid nominis non affi
gnát omnes codem modo: Auerfa tra&t, 1.inftir.cap.3. Blanc.
Iib. 4, inflit.(e&. 4. Amic. trat. vlt. q. t. dub. 4. Arríag.difp. 3.
Ouuicd.controu.2. Sun: inquiunt, cp dcfinitio quid nominis cft, que explicat
vim, & fignificaionem nominis, vt fi definiatur hoc nomé bomo dicendo , eft
nomen. pecie ani- malis rationalis / Sed hoc non bené di- citur, nam c(i natura
nominis eiuf; ef- (cntia in fignificatione coniftat , & 1 ü nomen quoq; fit
res quedam. veré defi- nibiks pa definit:onéquidditariud, cer- té (i dcfiniatur
per genus & differentia, vt dicendo,.quod hecncmen homo; eft nomen fignificatiuit.
animalis rationa- lis,talisdefiniuo verégrit quid rei; namr veré cxplicat: per
genus , & differentiam. totam cílentiam illius: nominis bomo ..
Faentesz,partSum«q,2:difh 1, art. 1» ait dcfniuonéquid nominis clle rónem en»
tisim poflibilis,& ideo (ubdir hoc genes. rc defin: tionis d. finiri
chymctrá ; hirco- ceruü,& alia enia impoflibilia , & ideó. nomi. 196
nominis definitio appellatur, quia totam effe dcfinici nullüm cft aliud , quà
nomi- nariy& hanc ait fuiffe mentem Arift. 2, Poft.c.7.vbi docet de
rcbus,quibus actu c(le,& cxiflere repagnat, non pofle (cir, quid fint ipíz
, fcd tantum quid nomina fignificent ; quod ctiam ait mlinuari à Scot. 4.
d.1.q.2. $. Hic primó v idédum. Sed nequc hoc bené dicitur , quia entia quoquc
icalia vltra definitione quid rci; hàbent etiam quid nominis, ergo falfum cít
id formal ter fignificare rationem en tis impofIibilis,afsi prü patet ex 1. Poft. tex. 2. $.24.& 2 $. vbi oftenditur ad demó.
firatioucm ncceflariá cffe piecognit;oné Quid nomin s,idéinnuit Arittot. 2.Poft.
tcx. 19.Qui cft locusà Fuentes citatus , & 4.Met.28. Eté contra etian.
entia. 1m- pofbbilia pollunt explicari (uo modo de finivonc quid cei, nimirü
per rónem ex- plicité, & diftin&é explicantem illud , quod nomen
importar implicite ,& con- fuse, vt Scot.doect loc.cit.ab ipío Fuent. Quod
fi cétendat Scot.ibi loqui de quid. nominis, adhuc babemus intentum,quia inquit
ibi hanc rónem nominis-cífe tàm ntis, quàm non entis, quod ét docucrat in 1.d.
5. q.6.art.3. fal(um igitur eft Do- €torem huius fuitle opinionis; quod ibi
affcrir,cft,acfinitionem quid rei proprié €xplicarc ui veram; & ratam rei
e(fenuá, v.ndé negat bancetie proprie entisimpof fibilis,quod vtique vcrum cít
, pà hac cft vnà condicio entis definibilis, vc poftea diccmus,& boc ad
(umm; fignificare vo luit Arift. 2.Potl.cap 7.quia.n. dcfinitio quid rei
proprie cnti taniü real copue- nit,idco ibi dicebat entia impoffibilia pre
feirim explicari per definitiené nominis, , Definitio igitur quid nominis, vt
col- ligitur ex Doctore 1.d.22. q-1. $. Doreff dici, & cx 4.loc.cit.$. ex
bis praditlis, vt diftinguiturà dcfiniGone quid rei , c(l €xplicatio , feu
lignificatio nominis ,vcl per aliud nomé clarius, vcl per ecymolo- giam
cius,vel alio contimili modo;(ic de- finitur mulicr, q ef mollis aer, homo; g;
ab humo uabit orginem, Sol,quod (olus. ffit in Orbe , lapis ; quod fic dicatur
à lae- ione pcdis;ità.n.non veré explicatur na- ura iplius nominis, yt
rcsquzdrem cít, Difpat.I. De Ifiruypentis füáendi ^ Cu (ed crafso quodá modo
fignificatil eius, vndé definitio quid nominis proprié » vt: notat Tat.in
2.Poft.q. 1.8. Primó fcien- dutii idem cft,quod nominis interpreta-
tio,quicquid dicat Fuent. cit. & fequume, tur aem plut.przamb.de nodis
fciendi , Calil.tra&.3.c. 1, ex quo demum fequies, . vt ibi notant ijdem,
folam definitio- nem rci effe proprie, € fimpliciter defi, nitionem , atq; idcó
predictam diuifio- nem eíle zquiuocam analogam , & idcó. dimi(la
definitione quid nominis , ad aliam progredimur. : Dcfinitio itaque quid rei,vt
ab ciusno mine cxordiamur;ità appellata efi meta- deíumpta exterminis, &
finibus agrorum, vt notauit Quuinail. lib.7.cap.4.. vndc 1. Topic.c.4- ab
Arift. vocatur tere minus,co quia vt fiocs agrorum eos de niunt, &
claudunt, vt ab alijs fecernant ;. fic definitiones naturas , &
definitiones rerum circumfcribüt,& ab alijs feparát definitur vero ab
Arift.1.Top.c.4. & 2.- Pofl.tex.10.xp fit oratio quodquideft ef. — fe vei
fienificans,.i-oratio explicas natu-. ram , & elentiam rci, nam frequens
eft apud Arifl. loco eftenti& josee quod», quideft e[fe reiy'|uia per illam
refponde-. tur ad interrogationem factam de re pet, quidsin qua dctinitione
genus cft oratio, in hoc enim conuenit.cü alijs. rmodis fci& di,per
reliquas particulas differt dcfini- tio ab illis,& à cztcris oratienibus, qua
non explicant effentiam rei;dicitur aut oraHo , quia effentia rei non potefi
vno noinine exprimi diftin&té , nam vt docet Alcní.7, M et.tex. $4.
qualibet res defini- bilis habet rationem; quandam commue- ncm,qua cum al; js
copucnit,& aliam pe culiaremsqua ab ijs difcernitür; cum igi tur hz duz:
rationes per definitioné explicanda , plurcs termini vocales, aut mentales funt
adhibendi, cum vnico prar flari non pofTitjnam nullus terminus Vni» —
uocus;quales fontjqui definitione ingree — diuntur , poteft fignificare
pluresconce- — ptus; idem habet Doctor6,Met,t.33. — 27 lfoteft autem definitio
formaliter süpta, & nonobicCtiué;.i, pro actu, quo intelicétus rem definit,
dupliciter tomi vcl pro,fola, apprehenlione quidduaus — Ici, 4 2 ; Duall 174:
Defisit.quid fite quatupleu ert. 197 tei per fe fumpta que importatur per gc-
nus,& differentiam vt eft animal ratio- nale reípe&u hominis, vel etià
pro cun ciatione , qua ralis effentia affirmatur de homine;dicendo , quód bomo
4 animal rationale , primo modo infpecta attinet ad primam intellectus
opccationé , quia e(t oratio imperfecta , & dimiputa ab omni affirmacione
preícindés , & in hoc fenfu locutus e(t Acift. 1. Poft.c. 10. & li.
1.c.2. dum ait definitioné non eff? enun- ciationem, (cu affirmationem,fed effe
id, 1od affirmatur de re , folum jue perci- pi, & apprchendi, vt ibi docet
Commét; at fecundo modo inípeQta prototegrani- mirum enunciationc includendo
dcfni- tum, & copulam , ita plane (pe&ar ad (e- cundam, & in hoc
fcnfu Arift. 1.Polt.c. 2.& 7.X lib.1.c.10. ait definitionem efse
propo(itionem , & effe vnam ex prami(- fis in demóftracione, X'etia
interdum ef- fe conclufionem,fi probetur nini: um,& inferatut. ex alijs
prae i (fis, quo cafü [pe &atc etiam poterit ad tertiam opetatio- ncm,
& ita faciie refoluituc inutilis qua - fiio,quz folct dc hac re
controuerti, tora namque difficultas pendct ex diuerfo mo do accipiendi
dcfinitionem ; magis ta- men proprié capitur primo modo , quia alio modo eft
porius enanciatio definiti- ui;quimpuradefnitio. — 3 i$ Demum quoad tertà partem
arti- culi , multipliciras definitioni$pendet ex multiplici modo cx plicádi
effentiam rei, pt aüt per definitionem düpliciter ex- plicari effentia rei ,
nimirum vel per par- tcs elfentiales ; & principia intrinfeca rei, vel per
proprias pa(fiones , & accidentia extranea, prima dicitur definitio quid
rei e(Tentialis,& quidditatiua;altéra veró'de- fc riptiua, &
accidétalis, fed quia eflentia rei explicari poteit , ycl pet partes effen.-
tiales phyficas, vt dicendo, qp homo cft gópofitum ex corpore,& anima
rationali, vel per Metaphylicas ; vt homo ctt ani- mal rationale , hinc
dcfinitio effentialis fubüiniditar in Phylicam , & Metaphyti- cà, &
definitio cülentialis phyfica appel- lari orgy n eec rie E nempe quia datur pcr
caufam matctizlé, & foialem,qui unt cauíz intrinícca; Quia maneat in def
nito, vt pitet de ani- ma, & corpore re(pe&ta hominis , vc no- tat
Tatar.cit.S. fecundo fciendum .Dcfi- nido autem d-fcriptiua e(t , quando per
extranea circüfcribitur eífentia rei, ex Tar.ib:. $. Ouarto [ciendunt. Pote(t
verà e(fentia rei. tripliciter per exrranea in(í- naari, & figaificari ;
primo per proprias pafliones, vc dicendo, juod homo eft ani mal tifib.le,&
hic eft frequens defcriben di modus; fecundo modo pet caufas ex« trinfecas
edficiencem .f. & ünalem , vt di- cendo, quod homo e(t anima] creatum &
Deo propter bearitudinem , quz dcfini- tió dicitur caufalis excrin(cca, eo quia
da- tur par caufas extrinfecas extra defiaituas maaentes,de qui Ariít. 2. Poft.
44.ait eTe orationé (ignificantem propter quid eft; & vt talis definitio
fit bona , debenr a(fi- gnati in c1 propriz csufz definiti, quia fi e(Icat
comunes,non poffet conuerti cua fuo defiaito ; tertio modo explicari pót, &
circu nfcr bi pet accidearia conymuaia quidem, (i (corfim (umantur, fed propria
rciconiuactim fumpta , vt fi dicacur; og» Homo eft animal pulchrum , bipes,
imr- plume, bibens caput ere&um , crc. hec cnim, quatnuis fiat accidentia
alijs ab ho minc conuenientia, íi (cortim (ümantur, tà cóiuncta fi mulfoli
homini conueniüit; & hzc dctinitio dici folet puré accidéta- lis, co quía
per accidentia comunia affi. ME quamuis à pluribus Auctoti- us rejjciatur,
ramen íra explicata admit. ti debet, quia fic feruat leges bona deriz
nitionis,vc aduertunt Complur.cit. & do- cuit Auer. 2, Phyf.cexc18. &
95. 19 Rurfusaucem;vt notat Tac.3. 1.de geoees.d Jtiendum, 'ex Scoc.1, Prior.
nts 4.d. 1.q.2, & d. 12, q. 1. P. & alibi zpé definitio c(fentialis,
& quiddiratiua 'eftduplex , quzdam cft pur& quidditaci- ua, cuius omnes
partes pertinét ad quid- ditatem definiti , ficat ifta bomo efl ani. mal
rationale y fic (ub(tantie completa dcfiniuntur,quia earum cnt taces ipta luta
funt ab ordine ad aliud ex crinfecum illis; vc fine vlla tali habiradine
potlinc ,perfe&e concipi. Alia eft quidd.taciua da ' additamétum , quia
nimirum ad peft&tin Hocitiam rei b niin pore aliquod extrinfecum in
definitione, ad quod definit dicit ordinem faltim tranf céndentalé, (ic
definitur accidens per or- dinem ad (übie&um ex 7. Mct. 17. rcla- tio per
ordinem ad terminum, aníma per ordinéad corpus , cü enim fint entitates non
omuinó completz , fed effentialiter imperfe&z, vt non folum quidditatiué ,
fed etiam quictaciué concipi poflint, pen dent ab aliquo extrinfeco ;. Vnde
quia huiu(mod: definitio prater genus ,& dif. Écrentiam,continet etiam
aliquod extrin fecum dcf.nito,ideS admitti debct praeter definitionem
eflentialem,& defcriptiuam alia definitio ;qua quafi mixta fit ex cf-
fcntiali, & deícriptiua, & accidentali. In
oppo(itum contra predicta argui- tur, Primo, quod non fit poffibilis alicu. ius
rei definitio , nam vt vrgcbant Anti. fthenici przdicata, per qua rcs
definitur, debebunt & ipfa per alia definiti , & rur- fus hzc per alia
, vnde tandem in infini- tum abiretut . Accedit , quod non
potcftcognofciquidditas , mfi cogno(catar vl. tima d.fferentia, & hzc
cogncíci non po teít, ni(i cognitis iatinitis rebus, à quibus per cam
fecernitur. Conf quia delinqui- mus (ait Picus) cum quid fübftátiale dc-
finituri adhibemus ea , qua (cnfibus no- ftris occurrunt, nam hec funt
accidentia, at ubítantia nó tàm fen(ibus percipitur, quam ratione perquiritar.
R efp.ad r. ne- fando affumptum; nam vt docet Arift 8. et.7. indefiniendo
pcruenimus ad. fu- prema przdicata , quz vlterius per alia definiri non exigunt
, & ales (unt conce- ptas entis,& vlumz diffecctig. Ad 2.nc- tuc
fubfumptum, nam vi Scot.docet 2. Oft.q.vltad agnofícendum tale di(crimé à
ceteris rebus non cfl neceffe fin lasin particulari pertíngere,fed fufficit
illas cogitare in aliquo conceptu comuni, negatiuo;quatenus .f.talem eflen-
tiam non participant « Ad 5. negatur a(- fümptum,& fi .n. accidentia non
valeant dirc&é in notitiam (übftantiz nos duce- re,valent tamen
indire&té,& arguitiué,vt fuo loco dicemus in lib. de Anim. vnde extat
di&um Arift. gy accidétia magnam parcem conferunt ad cognofcendü quod quid
eft, vide Scotum a. Pott. q.59. D i(put. I. De inftrumentis fciendi . io
Sccandó obijcitur cótra defialtioz — allatá dc ipf definitione, & pie có
tra partcs eias;ná cum proprie (pe&ter ad primá opcrationem,male dicitur
oratio . Tü quia vna fola vox poreft fignificare . totà rei effentià vt pef
aep, s- 3.cu- iuslibet rei efformari poteft vnus conce- ptus adequarus per.
definitione explica- tus, ergo nó eft oratio neceffarió plures
explicas,.f.cóceptü coueniétiz,& diffe- réie, T 4. quia etiam diuifio eft
oratio explicans naturam rei per (uas partes , in quam rcfoluit definitum. Ergo
nonbené. ponitur illa particula loco differenti .— Reíp. ad 1. quod definitio
eft oratia imperfe&a,& dimmuta;qug habet ratio-- né vnius termini
cóplexi przdicabilis de definito, & ideó proprie (pe&at ad pri- mam
opcration&. Ad z.vna vox poteft fignificare totam eífentià indiftindté 3
cofusé,vt in exéplo allato, & idcó cü de- finitio debeat explicare effeatià
clare, & diftin&é , id facere debet pluribus voci« bus diucrías
c(fentiz partes fignificanti- bus,rationem nimirü zenerica, & diffe.
rétialem.Ad 3.negatur cófcq.ga illemet cóceptus ada quatus integratur cx plati-
bus inadzquatis quorü vnus cft gcneris
cus,& communis , alter differenualis , & proprius,& vterque dcbet
exprim: in de- finitrone. Ad 4.quádo ctiam diuifio ma- nifcftaret eífentiam,de
quo q.íeq; adhuc tamen id non efficit eodem modo, vt tet ex didtisq. 1.
infol.ad 3. & amplius patebit ex dicendis q.feq.art.1. 31 Terrió arguitur
conrra totá defini« tionem; Tum quia idem ncquit effe defi- nitio,&
definitu,alioquin eflet notius ,8c ignotus ícipfo , nam definitio e(t notior
cfinito,ergo dcfinitio definiri non pót , qu effec (imul definitio, &
definitum . um etiam , quia ficut actionis non eft a& io,quia abiretur in
infinitum, ita neg; dcfinitionis definitio. Tum 3. definitio dicitur ad
conuertentiam cum definito 5 hzc autem tradita non dicitur ad conuer tentiam
cum definitione quia hzc defi-- nitio tradita eft quzdam fingularis defi- nitio,
quz & ipía continetur füb defini- tionc in communi , atque ideó cum ipfa -
conuerti non potcft. Demum (i pre efinitur, vtiq; per definitionem defini-
tur,atq;ita idem feipfum definit . "Reload 1. frequens cffe in (ecüdis in.
entionibusquod vna fit formaliter talis, & (imul alia denominatiué » vt
inferius dicemus, ità genus formaliter eft intétio generis , devominatiue veró
cft fpecies vniuerfalis,intelle&tus .n. per 1cflexionc poteft fuper vnam
fecundam intentioné aliam inducere ; fic igitur in propofito, Quáuis nequeat
dcíinitio cffe imul defini tio, & detinitum formaliter potett tamé efie
formaliter,& ctlentialiter definitio , & denominatiué def:
nitum,quatenus có- paratur ad (uam definitionem. Ad 2, hic definitur definitio
in actu fignato i. pro fccunda intentione fumpta, non autem in actu exerciró,
atq; ideó nó fcquitur pro- ce(jus in infinitü , quia omoes dchinitio- ncs in
actu excicito cóunentur fub ipfa deíinitione in a&u fignato; at ;ità cófc-
quéter etiam ipfius definitionis detiniao exercita ; nà & definitio definitionis
ext vtiq; definitio qua dam, & deífiniuo qua trad itur. de definiuone 1pla
in a&u . ài- gnat,cóuenit illi, Ad 3.ncgatur minor ,ad probationé,ctü
definitio def nitionis fit fingularis in e(fendo,cft ramé vniuerfalis in
repra(entádo, & figniticádo,quia hec ip(a dct nito conuenit ommbus defini-
tionibus rerum 1n particulari. Ad 4.defi- nitio in a&u (ignato definitur
per def.ni- tioné inactu excreitosícu definitio inco muni dei; nitur per
definitioné in partica * lar, atq;idcó idénó definitur per feipsü, qa dehinirio
in actu ignato nà cft detini- .ip.actu excrcitos (cd definitü p eam . 1 Quarto
tádem arguitur coira mul tiplicitatein detinitionis; nam ficuc vn:us. tci cft
vnica eflentio, ita & vnica dci ni- malé affignantur tot. fpecies de
finitionis, eíientialis, & accidentalis , cí- fentialis i hy(ica, &
Metapnytica,non.n. alia cft efientra rei Fhy tica; & alia Meta- fica. Tum
prefertim,vt arguit Blanc. ib. $-inftit. fec.6. nuila ctt admittéda de- finitio
puré accidétalis., & 1ar02 priori. ctt, 3 1n omni. dci:nitonc explicatur
quid (it deimrum, non poteft aute expli- cari quid res fit, quin in ipfa
definitione pona ur aliguid intri quz funt extrinfeca rei, & comunia , nifi
coniügantur cü aliquo intrinfeco eiufdé, non poflunt verificari de illo folo, (ed
ce» ' teris ctiam erunt communia . Tü demüy vt arguit idé, nulla etiam eft
admittenda definitio mixta, nà omnis definitio , aut traditur per
intriníecatàtum, aut per in-. trinfeca, & excrinfeca fimul,fi primum , erit
tancum etfentialis ; (i fecundum, erit tantum accidentalis, ficut compofitü di
citur accidétalc,licét pars materialis eius fit (übftantia;v.g.patics , &
argumenta- tio conftans ex vna probabili, & altera» neceflaria,abíoluté
dicitur probabilis . Refp.vtque vnius rei non nifi vnicam dcfinitionem poile
alfignari quàtum ad rem explicatá plures tamé affignari pof- (e quantü ad modü
explicádi,eadé enim cífentia poteft per ctlentialia indicari, vel accidentalia
circamfcribi, icem vel pet ef s&ialia Phytica,vel Metaphyfica, & hoc
nullam cít inconuenicns. Ad 2. negatur minar,ad probationem accidentia extrin
Ícca, & communia , etfi feparatim süpta cóueniát ali jsconiunctim tamé oli
de-, finito conueniunt , Ad 3. verum eft non debere adatti definitionem mixtam
, vt pem tercia (pecié ab illis duabus con iftinctam, nam abíoluté loquendo om-
definitio , aut effentialis cft , aut acci détalis , & pra íettim definitio
dara per additamétum computari debet inter ef- fenziales , quia dacar per genus
, & diffee reniiam,& quamuis aliquod excrinfecum in ea ponatur , non tamenaattinct
ad cam dircété veluti pars intrinfeca definiti, fed - indirecké tantum , &
connotatiué, ve terminus, aut fubiectum , aut aliud. quid. con(imile necetfario
requifitum ad:perfee. Gam noticiam definiti, porcít camenape pellac definitio
mi xta, quatenus conftat cx vna parte cfsétiali;& altera accidétali,:
ARTICVLVS IL De modo. constituendi » cr. inuefligane. di. D finituonem,«.— i; ; p) Lurima tradidit Arift; tt 6,
Top... 5 p ti.7. Met. sum,2. C13. demoda conftituédi definiuone, ex quibus.
omni- níccum definito ;,nà: M Eu AE CUBE BUSES MEN T" NER NOT b C delta:
390. * Difpat. I. De Inflrumentis fciendi. ^ Mm, e bene conitituendi
dcfinitionem,quod.f. in ca ponantur ca pradicata, qua iotrin- fece funt dc cius
e(ientia , & fi interdum ita non (lufficiunt ad quictandum iniclle- €um ,
addaniur vlterius ea , ad qua res definienda dicit ordinem qucudam tranf.
cendentalcm,& quafi eflencialé (ine qui- bus perfcété , & quietatiué.
intelligi non potiet, & ita definitur accidens per fubie € 7.Met.17.
rclatio per terminü;a&us pcr obiectum, &c. Ratio auté;cur in de-
finitionibus horum cntium,& contimiliü adh.bcatur femper aliquid
extrinfecum , non cfl quia id it pra dicatü cílentiale.l- lorum,ncc quia
ordo,& rcípectus ad tale exuinfccum fit de c(fentia corum, aut fal tm
rcaliter idem,vt Recentiorcs putant, uia vt ait Doctor 4 d.12.q. 1.in corp.in
ol.ad 2.dub. idcputas. refpectus ad tun- damentü,vcl non identiias non cft
ratio , quare terminus «adat in definitione fun- damcenti, vt additum,nec dependentia
eí- fcnuslis,& neceffaria eft caufa,quod ter minus dependentia addatur in
dcíinitio- nc fundamcnti depend enus(ait Do&tor) £u nc enim Deus magis
poncretur in defi- nitionc cu/uícunque crcati;quàm fübftiá- tia in
dcíinitioncaccidéua, fcd cau(a eft, quianulla forma potefl habere conceptü
geifc&um quietatiuum, ni(i cointeliiga- tur iliud;cuius cfl torma;definitio
auccm exprimit concepiü perfcétum definiti ,& ádcó quantumcunque
effentialia formae €xprimerentur finc ilio , cuiüs cft forma; quamuis.quidditas
cius 1ndicarctur, tamé 6 cfet conce pus perfectus quietans in-
1elleé&tü,& idcó ncc definitiuus, bgc Do- €or. at. &
id feruata proporuone dici dcbct de alijs coniimilibus rebus imper- ác&tis,
4 pecunt definiri per addamencü. 34, Sccundb, pra dicata weró, qua dite «1€
[pcttant ad cflenuam definiu,vel sür gne Phy (ica; vcl gradus Metaphytici;
primum, conti tuunt definitione phy- ficamyillamque cóponunt,no in reéto po
Kita fed in obliquo «quia homo nó dicitar gnima,& corpus; (cd ex corporc ,
& ant. fifunt gradus Mctaphyij- jponütur in red o in definitione, & có-
ftituini definitionem Mctap hyficá; po- well aj defiio Metajbylica duobus B ui
, modis con(trui,vt docet Arift.7.Met.43. & Doctor ibid.vno modo ex genete
pri» mo gencrali(fimo,& omnibus differeujs vfque ad vitimam;& hoc ett,
uando ge-. nus proximum eft innominatü, tüc enim — circumloquimur ips p
genusremorumy & differentias communes vfque ád viti« mam ; & tunc genus
remotücü omnibus differentijsprgcedéribus.& communibus — — tenct locü generis
proximi; fecundo mo^ - do aíTi gatur definitio cx quee proxi. mo, & vltima
differentia, hoc quando proximum genus cft nominatü, & vltima differentia
cft nobis nota; eXcplü primis. vt fi dicatur quód homo «ft fübflantia
corporea,animara, fcntib;lis, rationalis ,- dato quód genus proximü
ignoretur;exé — - plüfecundi, vt fi dicatur,quód homo eft animal
rationale,dato,quàd anitmal fit ge nus proximum, & rationale fit vltima dif
ferentia ;ita Doc.loc.cit. & in 4«d. 11.9. | 3.$. 4d rationes; cx quo patet
non bene detniri per fummügenusfolü, & infimáà —
diffcrétiam;quamuisautemprior definit — ——— di modus fit magis
magiftralis,& exqui-- fitus, potlerior ramé cíl magis vfitatus, &
cxpeditus, & quátü fieri potefl, co vr dcbemus ; vin quia fic euitatür
prolixe - tas, vt air Arilt 1. Prior.lce- 3. €. 39, tum - quia omnia nc.
e(larta continet,nà [u nitor genus proximücfie cognitü explici t£,.i. quó ad
omncs gradus fopertores 1n iplo contentos, vt ex Arift. colligiuut 24.
lotter.21.vnde nO cíicc exacta def nitioy ^ fi daretur pet gcnus proximü tantü
cófu- $e cognitü;liue auté vtamur primo, fiue : íccüdo modo, omnia praedicata
císctiae J lia, quein tali dcfiniuone ponütur,vt col * ligitur ex Arift.cir.7.
Met. 43. ctunt ge- nus, vcl diffcréuia , aut faltim fc habebunt. ad imí;at
corumsquod addimus,cafu,qua pradicata tranfcédentia in definitione po ncrentur,
p tamen cuitari debet, quatum fieri poteft , nam termini cranfcendentes. in
dcfininonibusnonbencfonant. ——.— ' Hinc infertur non, póüc pattes | tionis ad
libitum wtcunque. diíj'oni 3). prius genus dcbere Pil differentiam.
dcinde,vtinfinuauit Arífloi. z,Poftiteme —— 19-& 11. & rauo cfl, quia
tunc genus ig. di&crentiam tranfimuramiur, idis ^ —OVat relin vovg uc rin
fupcriorem , quia quod primo lo- Fs it E, ckfetar vnerlaliulySr ppo- flerius
contrahibile, vnde non explicare- tur res, vt eft iti fe, (i ordo inuertetetur
. 35 Tettio, quádo autem res definitur per illaad Jae dicit otdinem,non ramen
$rh fe incluía in ipfa effentiarei,ait Auer- faq.4.(c&.4.quód deberent poni
omnia, - adquz res cfientialiter dicit ordinem, vt perle & adzequata effet
definitio ; fed ad breuem, & expeditam definitioné (uf- ficere; qtod
ponantur aliqua , donec for- tnetrur conceptus ita proprius definiti, vt foli
ipfi, & nonalijs conueniat ; & ideo juxta hoc noh oportere in
definitione cau(ali omnes rei caufas apponere; nec in definitione per
cffe&us omnes proprie- tates ; candem do&rinam habet Amic.
tract.vlt.q.1.dub.5. Sed fi ordo ad hec extrinfeca cft de effentia rci
definiendz, wt ifti concedüt, plané implicat affignari poffe definitionem eius
ponendo aliqua tantü in definiuone ;, & non porius om- hia, ad quz res illa
effentialem dicit or- dinem, vt enim ei dcfipitio rect a(figne tur , omnia
illius przdicata quidditatina debent inea exprimi,vt ait Arift. 2, Poft. z1.
talesaütem funt ifti refpectus tranf- cendentalcs in rebus ex opinione iftorü,
crgo o€s debebíür in definitione exprimi, & fi ità efl;non videtur;quare
oía creata per additamentum dcetiniri non debeant, €ü nulia res creata fitab
his refpe&tibus " abfoluta,faltim .n.omnia dicunt relario- ncm
tranícendentalé ad Deum,vt ad pri- mum efficiens ; & plané fi talisordo ex-
primi debet in dcfinitione, quia cft de cf tentia tci,cü nó magis fit de
e(femia cius ordo ad hanc rem, quàm ad aliam, nó vi- detur poffe aflignari
ratio cur potius hzc caufajquàm illa, explicari debcat in def iniuionc, cum
ordo ad vtramq. fit eí- fentialis rei. Poriusergo regula vniucr- "falis
eri&quà Doét.tradit loc.cit.4.d. 12. q.1. quod quando res definiri habct
per additament i;etfi ad nulia dicant ordiné tranfcendentalem , non tamcn illa
omnia exprimi dcbent in definitione , quia nec idenctastalis refpectus ad
fundamentü, ntc depédenua eüentialis fundam&u cit Logita « : "Quat.
IV.Demodo confti tuendi Definit.edri.I.— 101 cau(a, cur terminus huiu(modi
refpe&? aut dependétiz cadat in definitione fun- damenti, vt additum: fed
tantü illa, quz neceffaria vidétur ad habendü perfeétü, & quictatiuum
cóceptum rei, ita vt intel le&us anxius ad vlteriora non maneat. 36 Quarto
ex hisdeducütur quatuot conditiones ad bonam definitionem rc- uifita;
prima,& principalis eft,quod có et genere, & differentia , vel (altim
ali- quo fupplente vicem gencris,& differea- ti, quod additur ob
definitionem acci- dentalem,in qua genus, & differétia pro- prié non reperitur
, fed aliquid loco illo» rum ; definitio .n. vt docet Scor.7. Met. in text. 74.
conftare debet cx concepta quidditatiuo, qui explicat effentia'quátü ad ca, in
quibus cum alijs conuenit, & te- net locü generis, & qualitatiuo,qui
expli cat effentiá quoad ea , per quaab cifdcm ,& tenct locum diffcrentiz.
Ex hac deducitur fecunda conditio, quz eft, vt conuertatur cum[definito,&
contra y fi .n. definitio continet totam effentiam. dcfiniti,confequens eft;vt
nulli alteri pof fic conuenire , fed foli definito ; itaut de ocunque dicitur
definitio, dicatur &c efinitum;ac é contra .. Tertia, condisig. eft, vt
definitio fit clarior definito ,cü .n« adhibeamus definitionem ad manifeftans
dum definitü;confequens.cft , vt definitio. fic clarior ,. alioquin; ignotum per
zque ignotü manifeftaremus; & cü totàá eflen- tiam manifeítet per partes
fuas, necc(sa rió fequitur, quod fit clarior , & notior definito in ordine
diftin&té cognofcédi, & fi inordine cófusé cognofcendi poffit dcfinitü
effe notius definitione ex progme Phyf.tex. $. Quarta demü condito, quae ex hac
tertia (equitur , cft, vt nó fit dimi . nuta, quia tunc nó explicaret totam
effen tiam definiti , vt fi diceremus , quod ho- mo cft fübftantia
rationalis;quia tunc ine tcrmicdia genera omitterentur neque.» fupcerflua , vt
fi diceremus , quod c(t ;manal rationale bipes, quia tunc po- tius pareret
cofufionem, qua clariratem « 37 Quintó cx tertiacóditione fequi- tut
definitione, & definitum differre non parncs rem fignifi catam , fed tantum
pe- ncs a adum fignificandi, quia quod dcti- i 1x nitum nitum fi gnifi cat
confuse ,hoc ipfam figni ficat definitio diftincté 1. Phyf. cex.5. nà fi
dcfinitio non exjlicaret idcm,q figni- ficat definitum , tam non effet
definitio eius, fcd illius altczius,quod fignificaret. Hincorta cfl cótentio
inter 1 homiftas, & Scoriítas de diftinétione definitionis à definito ;
illi fiquidem aflerüt non dif- ferrc,nili ratione,& sm noftrü intellige- di
modum, quia tota cotum diuerfitas nó €x partc rei Concepte, fed folum ex parte
inccllectus cócipienus fe tener,ita Caiet. 3. Pofl. c. 5.& 1.p.q-2. art. 1.
Aucría cit. Mortifan-difp. 1 1.L0g.q.5.& alij paffim. Scotifiz écontra
tra&.Formal.art. 2.c0. tendüt differre etià ex natura rei;eo quia fcclu(à
quacunque intclle&us operatione de ipfis contradi&oria vetificantur ,
pam definitio exprimit ré dittin&te, & defini- &ü confuse, &
quidem quzftio nop cft de dcfinitione formali, capta nimitü p actu
antelle&us apprehédente quidditaté rei, ácd obic&tiua, que cft res ipla
definita di- ,fin&é reprefentara intelle&ui per partes eflentiales ,
& rurfus nó e(l contentio de dcfinitione,& definito pro fccunda inté-
tione ; fic enim certum cft non pofle in- 'tcr ca veríari, nifi
diftin&tionem rationis, wt ait Tromb. ib/d.íed pro prima inten- tione,
& pro denominato , quo fenfu cft Eie res ipía definita diftin&e
intclle- i teprafencata. 5.38 Scotus agit dc hac re in 1.d.2.q.2. & quàuis
ibi nó expbcet qualis tit d:ftin- &io,quz inccr definitum , &
dcfinitioné geperursprobat tamé cx profefío, qued "definitum,&
definitio. non (unt terniini "fyoonim:,íed diucrfi, & hoc fiue
accipiá- tur pro vocibus fignibicanubus, fiué pro «onceptibus lignificaiis tum
quia defini "tumimportat conceptum obicctiuum rci «ontu(um,definitio
diftin&tum;tum quia alioqui in demon(ratuione cent tantum. termini quia in
ca folum ftmt defini- 8, iué (übiectüdetinitio quod eit mc- dium;& paffio
dcn óltrata; & cum. inca &emonftrctur paílio de (ubicéto mcdia- tc
(ubie&ti definitione y vc riibilitas de hominc mediante rationalitate,
s&pcr pe- terttur principium y quia probarciur idé per idé,ua- probat
Doéturauccacein bo- TJ homiflis,vt voces, & termini ded etiam sm eandem
tationemyeundéq- x propofütione, aut ouo
conteflim. — rumterminorum, quictiam concedunt —— — ipfi Thomitz; Toca igitur
difficultas co - ftit in hoc;qualis diftin&io ex hac alie» - tate inferatur
inter dcfinitionem)& defi- nitum;& in primis certum eít noninfer- ri
tátum diftindiionem rationis ratiocina tis, qua: tota fc tenet ex parte
intellectus. concipientis , vt volebant Thomiftz , & pra fercim
Caiet,'& Auería cit. tum quia. uádo Pctrus pradicatut de fcipfo, talis
diftindtio verfatur inter Petcüà parte fu» biccti, & feipfum à parte
praedic li tum,& tamcn adhuc propofitio eft idea. tica»crgo ad alieraté
terminorüyita quod ——— propofitio non fit identica, maior diftine
&iorcquiritor,quamratioDiSraciOCIDàe — isque mertbda per eer — 2 ia Auería
q.6. fet. 4. docet cu ceteris. » qu q 4 dE or tur (ynonimi,diuerfos cóceptus :
uos eis corrcípódere debere,quia fynt ma süt,quz non folà fignificat eàdé r£ s.
conceptum,ergo dctinitio,& definitum s. cum non fint termini f nidiffcr
nontantum quoad voccs fignificátes, ctiam quoad conceptis fi gnficates; at ideo
diftin&io ,qua inter definitum, & — dcfinitioné reperitur , noo fe
tenet prz» ^ cisé cx patteincellcétusconcipientis. —— Sed neque cx alictate
terminorum 4n, V M. inter eos inferre dc mus.diflin&ionem d. eX natura rci
actualé& omnino ab ope». re intelle&tus praícindentemvt. yel p^
debantur Scoti fl €,quia ne propolirio idcniica,/(ufficit,v: idem confuse,
& ina- dz uaié conceptü dicatur. de ipfo-adz-- quaté cócepto, vt docet
Bargius-1. d. .q. z.in $- ne]pondeosquod quando yi ità aC cidit
vniucrfaliter,dü conceptus.tra-cene- dentcs,quibus nulia à parte rez correfpó--
dct aczquata realitas, enunciáur de ws. incrioribus;& ne atur principii
fuf« ficitvc per rem diftinété cognná prebe- tu: €xdé confusé cognita aliud
cóuenites. & và accidi yniuerfaliter,
düde uálcen- déubus preprig oft édür paffi ones pet. €oiüconcepuus
quidditatiuos; Jglt lc eX- aliciaie cerminoi ii: juoad c Mun &uosimp ; in
pirorolti ize [oriates.càm in p!9r nd A Quaft.IV-. de modo conflitaendi Definit.cdi
I. 205 *quá in (yliogilino fola infecti poteit di- ftin&io rationis
ratiocinatz; X uateriali "tet foli ,ac de per accidens potett maior
inferri nimirü quia termiai illi res diucr- fas importát;aat realitates;cü
igitur Do- -&or.loc.cic.aliud nó probet de definitio ne,& defiaito, q
folà terminorüaliecacé, llis rónibus no (ufficienter oftéditur in- terilla
diftin&io ex natura rci a&aalis. 39 Vtigiturdiftin&ionem Íca-
mus,quz ce vera intec definitione, & de- finitum verfatur,expédédum cít
Aduer- fariorá fundam&um iam intinuac(i,quod definitio, & definitum
differunt folü sin confuse coacipi, & diftindé concipi,cü ergo cadem
prorfus firres explicata per nomen definiti, & definitionem ,& (ola
diuec (itas fe teneat ex parte modi coaci- iendi confuse, vcl diftin&é,
plan tota Biftintio fe tenebit ex parte intellectus concípientis, & nullo
modo ex parte rei COcepta atque ita erit fola di(Lin&tio ra- tionis
ratiocinàris inter illa,& (ola diftin Gio quoad voces figuificantes, nó
quoad Cóccptus obic&iuos. Verü pto mtellige- tia i (dius rei, &
cuerfione iftius füundamé ti obíeruandü eft,quód cófulio,& diftin €&io,
(cu claritas non modifican: urn actü cognitionis,feu concepti formalé,(ed
&c obic&tinü, .iipfam rei cogno(cibiliraté , quatenus intrinfece i pía
res cognofcibilis ett hoc,vcl illo modo, confusé per nomé defiaiti,diftin&é
per definitione , & hoc totü concedüt Thomi(lz 1.p.in materia de vifione beatifica,
loquentes enim de có, fione docent illà effe cognitioné obie&i
cóprehétiuam, qua , clare actingicur obiectum, quanti intelli. gibile
eft,diftin&ione , & clarizate fc te- nente ct pattecogaofcibilitatis
obie&i , mon auté cognitionis,quia v.g. tá copre. hendit (ormicam Angelus
inferior quàm fuperior, quamuis ifte clarius , & diftin- Gtias eam
attingat. claritate (e tenente cx parte intellectus cognofcentis . Scante
igitur hacdo&rina,quód coníulio, & cla ritas cognitionis non tantum (e
tenet ex damentum Aducrf. concedendo , vui]; cadé res per definitione , &
de declacatar,& figaifizatur, & qud ett fo la dinerficas in inado.
concip'edi eádem rem di(tin&é,vel confusé;verà ifta claci- tas, confulio
non fe tenet ti. ex parte iatelle&as concipientis, fed etiá ex parte rei concept,
& ideó cü (e teneat ex par te obie&ki , optime inquit Do&or defini-
' tonem, & definitum efe diuerfos rermi- nbs,non (olum quoad voces
tignificátes, fed etiam quoad conceptas ligaificacos, & obie&iuos , non
uod diucr(as res ex- plicentyíed quia ex plicant eandem diuer- fis modis ex
parte o5icdti fecenentibas « Vnde hac rationc etiam cum Scotiftis a(- feri
poteft, quod definitio ,& definitü dif- ferunt ex natura rci
aualiter,quatenus à parte rei ide proríus obie&ü duplici pve- do ex natara
tei c(t conceptibile, confuse »f.per nomen definiri, & diftincté per de-
finitionem ipíam, & hi duo modi concce- ptibilirats (unc in obie&o
abinuicem di- ftin&i ante omne opus intelle&us; € qai dchac re plura
defiderat adeat P. Fabeüt thcor.7. vbi fatis eleganter hac dc re di(- ferit , à
quo folutioncs ad atgum. Caier. tranfctibere de verbo ad verbum n9 eru- buit
Pofnan.1.d. 2.4. t. art.3. à f Sexto tandem modum inueftigi- di definitionem
docuit Arift. 2. Poft.c.8. Plat.in Sophi(t.de quo late tra&at Zabar. lib.3.
de Method. feté per totum ; Plato docuit inueítigare definitionem via diui
fionis (amedo predicatü, quod eft cóius re definienda , & illud diuidendo
pet dif- fcrentias in fpecies, deinde adiungédo il- li differentiam
(pecificam,quz ti con:ter- tatar cum rc definienda, crit. dcfinitio rei
adinuenta, at fi non conuertatar, vlterius progrediendü eft,donec oratio
conucrta- tur cü ce definienda , quod quif. exéplo fibi manifeflare poterit ;
& in hoc (eufü vtilem ete diuifionem ad inucniendá de- finitioné docet
Scor.1.d.3.3.2: N. Arift. veró vtilior vifa eft via compotitioniss vndc é
contra vulr,quó d primó (amantar Anferiora rei definienda, dcinde videatur.
adazquata ratio,in 3 ipfa conueniunt, &c jéxcerde inito talis rei , vt fi
quisvelic inem definire fumat Ioann&, & Pau "lun ;& viden
rtedienti, i qaibas elen- ter coueniunt alijs (cclufis, hzc enim : Y La pre- ,
i d 204 prz dicata fingillatim expreffa erunt. ho- minis definitio . At breuior
modus eft, quem infinuauit Galen. lib. 1.de (anit, tuenda,& lib. 1. de
differ. morb. vt refert Amic. cit. dub. 4. & Do&or obferuaffe videtur
4.d. 1. q.2. inucítigàdo definitio- nem Sacramenti; Primó igitur percipien- dum
eft quid nominis illius rei, quam vo- lumus dcfinire , (i enim bzc ignorétur;ad
inue(L;izandam rei quidditatem omnis via przcluditur, vt etiam Arift.fatetur 2.
Poft. deinde inucftigandum ett , (ub quo gencre fit , quod facile deprehenditur
ex proprieratbus gencris vnde rató ideft igaotum , demum inuefligare debemus ,
Quznam differentiarum inlit cci, & hoc fit, vel indu&ionc , fi
differentia fenfibi- lis fit in (uis particularibus, vel per demó firationcm
quia , vt late docec Zabarcl. Coníulatur Do&or loc. cit. & cxpenda- tur
modus , quo vtitur in inucftiganda s dcfinitione Sacramenti . ARTICVLVSTERTIVS.
Quenam propri? definiri po[fiut I Efoluit Scotus quztitum hoc ex v R profctfo
in 4 .d. 1.9.2. vbi docet ad hoc,vt aliquid definiri poffit proprie 4i
definitione efenciáli, quinque códitio ncsnecc(Tariaselle , quasScotifte ceci-
piunt pa(lim Tatar.q. Liegrdém, $.ter- tio fciédum. Fuent.cit.diff.2 .ár, 1.
Arnic. tra&t-vit.q.2- Auer(a loc.cit. & alij com- -muniter , quamuis
aliquas non rccipiat - Blanc.lib.5. inftit.fec.7. E Prima conditio cít,quód
definibile fit - ens. pofitiuü ;& probatur, tom quia deti- - mitio proptié
dicta cft oratio verü effe fi gni(icans 1. Topic.c.4. at nó entia ,priua-
tioncs,& negationcs tale elfe nó habent; tum qhia definitio cffentialis
explicat eí* fentià,& naturam rei,at effentia eft entis efTentia,nó veró nó
entis, & ideo Arift. 1. Poft.t.7, ait nO ens polle quide habere finitionem
quid nominis, nó auté: rei '; quia tá non encia,ncgationes,& priuatió- es
concipiunrur ZR entis benc nus,& RE nerui b ,vt notat Door quol.18.5.ex
;ffo (equis eas URP lid coda a. Dijput. Y, De Inflruments [ciendi- .tfi hic
Do&or.quód ifta per fe gnando carum differentiam: 42 Secüda cít,quàd fic
ens pet fe vni, fiue vnum (it vnitate fimplicitatis , quia caret pattibus
phyficis,vt angelus,& albe 7 1do , fiue vnirate compofitionis cx per fe
actu, & per (c potentia;quale eft compo-- fitum phy icum;requiritur ergo,vt
nó fit . aggregat quoddam cx diuertis naturis , " qua: non funt nata
facerc per fe vnum,'ná.- omncrale c(t ens vnum per accidens , vt r homo albus,
& aceruus lapidum; fimpli. À cicer vero & abíoluté süt plura entiajat-
que ideó vnica definitione ex plicari non poteft, cum vnam non importet naturá
, fed plures.hinc Arift.z. Met. 12. € 13. d & 41.& 8. Met. tex. 15. ait
bari - 2l 4 entia peraccidens poffe nominis defini. ——— tioncexplicari,nó autem
definitionerei, ———— — vtautemmclius intelligatur hzc pet'fe — — vnitas
requifitaad definiuum,videndisüt — — ra dime gradus vnitàtis, quos Scotasa(- —
— 1gnat 1.d.2.0.7.H h.& qug de hac co. tauimus difp.s.Phyf. adi un 2
impedirquód definitum includat aliquid tanquam terminum pcr fé depend T 6 fuz,
vt accidés includit fübie&tü, velficut — — aliquid , quod (imul cft fecum
natu , rclatiuum includit cortelatiuü; ita qua licct in definitione
accidéciscadat fub Gumscáquam teraiinus dependere : t 1 & in defmitione
vnius relatiut ingredi CH : tur (aam correlatiaum, tanquam aliquidy quo minus
definitio accidentis,& relati- ui non (int quidditatiua, fed posae nihil
includatur táquam per fc pars inips (oquod non fe habct ad aliud in codé,fi -
cut per fe a&tasad per. fe poxéntiam , vel pars eiufdem atus, vel eiuídem
potenti adaliam partem , ficut conüngit intoto per accidens ; hzc Doà. loc.
cit: quibus verbis docere voluit accidétia debere de» finiri definitione
quiddicatiua , quam vo» cant per additamentü, quia'habeuc defi- niri pec ordinem
ad bifandam quedo: &ina fuit Arift. 7. Mcr rex. 12.
v(i]i ad i20) vbi docet (ubttantia gate nc ifünpliciter quidaitgtiuam (i fi
Mead alterius natura , at acci que tioncm quiddicatiuam pet ad E m, quod cft
fecum fimul natura, non obitat "un tat, ergo oportet , quod de Quaft. IP.
Qua definiri pofsipt. eode. IIT, Quia etiáfi habeant propriü genus,& pro-
iam differentiam, quantumcunque hzc explicenurin definiione , non quicícit
intelle&us , quoufq; attingat fübicétum, cuius fünt accidentia , vt.
explicatum eft ^ initio praced.art.ex DoGt.4. d. 124 q.i ..45
Tertiaconditio,quz po(fct ad pri mà reduci ,eft,quod fit ens rcale,X patet ex
prima conditione, quia definitio expli .€at veram quidditatem, at entia
rationis, & fi&titia veram c(lentiam non » fed eam habere finguntur per
intelledtü y wt difp.3. dicemus , ergo proprié definiri &ó poffunt; &
fuit doctrina Auer. 1.P'oft, €om. 10. fübdit tamen inferius Doctor licet entia
rationis nó poflint in hoc eníu proprié definiri , quatenus nempe definitio
exprimit veram eiientiam cxtra animam » adhuc tamen in alio fcnfu dici polfunt
haberc fao modo proprias defi- nitiones ; ia quitte: genus ,&
differétia,& p quas explicetur coceptus in anima pcr Lt & hoc modo
defi- niütur o€s intentioncs logicales ; & fic habere definitione fnlicis
ad ia pro- ié dicta, alioqui logica nó cflct fiera. deter eno quod deben:
aliquam cópoltitionem,per quam fir 10 plures con- —À— refolubile dicentes quid,
& quale; vnde quz non habenonifi conceptu fim- pliciter (implicem,veluu
funt ens, & viti- mz diffcrentiz', proprie definiri nó pof- funt, Ye: folum
aliquam explicatione ad - mittunt , quz fufo vocabulo dici potcft
definitio;probat hanc conditionem Scor. ex Arift S. Met cap. 9. vbi ait
definitione efic orationem lógam cxprimenté quid y & qualequia dill
in&é, & per partes ex- plicat, quod definitum imp icit€ impor- definito
pof- fint plurcs conceptus formari, quidditati- uus ncmpéper quem cüalijs
conuenit, & filisuuseper quem ab alijs differt, & atis liquet hzc conditio
ex art. praeced. vbi. inter afl;ignandü conditiones bonas ,'definitionis cà.
cfic praecipua conftar et cx genere, & differentia , €óceptu quidditatiuo,
& qualitatiuo, Quinta dcii.ü ,& vluma conditio cft, d fi res
vniueríalis , pet quam exclu- — ià Arifk, 2« Poft. texe 2.7. Met. $3. & 1.
Mct.tex: $« & probatur, quia definitio explicat quidditatem rci;at
finaularitas ,ffeü differentia indiuidualis, quamuis pertincat ad fubftantia ,
& inte- ritatem rci , nó tamen pertinet ad quid- ditatemyvt docet Doct.2.d.
3.q. 6. $. 67 per boc piteti tum quia quidditas cft có- municabilis, non autczn
fingularitas: tum uia bac rarione dicitur Ípecics tota quid itas indiuiduorum ;
tum quia cuam ex €ói modo loquendi per fingularitate po« tius explicatur de Ó
ngulari aliquo quis fitquam quid (it ;tum tádem quia fi fin- fusi adderet nouum
gradum eie fpecie diftinctum, indiuidua intcr fe cí- fenualiter ditfertenc . Ex
his itaque con- cludit Do&tor,quod definitio proprié di- Gta nà cil nifi
enus pofitiuipcr (c vnius, realis, compo fi! realicer, vcl faltim quà- tum ad
conceptus , & vniueríalis . 4$ In oppofitum arguitur 1. contra tres priores
conditioncs , nà ncgatio lia bct dittinctam formalitatem ab affirma- tione,cui
opponitur , vt docet Ant. And. 4«Met.q.2. & priuationes habent fua gc-
nera, & freie ex p quol. 18. ergo proprie definiti poffunt , atq; irà prima
conditio ncccffaria nó eff. Diude ens p accidens eft fcibile , vt multi tenent
,& Scor.ipfc 6. Mct.q.2. ergo & proprié de- finibilc:Nec valet dicere
definiri nó pot- fe,quia ditc été plura entia importacquia hoc tantum facit, vt
vna definitione non poffit explicarifed pluribus ,cü quo ftat, vt adbuc tit
proprié definibile. Tandem in Logica dcfiniuntur genos , fpecies , & ceierz
intentioneslogicales: Nec refoá- dete iuuat definitioncs illas exactas non
cffc,quia ficut Logica eft vcra propri fcienua, ita proprijsvtirur
definitionibus ergo fccunda, &, tertia conditioncsnes «cliariz non fünt ,
Refp.ad 1.fatis patere ex dicis inex- plicatione prima conditionis, quomodo
ncgationcs, priuationes , & caetera non «nua poffint definiri & Q. erba
uoeoiedet, perpe n quid : i£ non lunt res, nec Ma pr - Pre qudrei ubere non
xoilunt, n tum analogiam tia « AÀ' 3, de à l im erit infr | Y3 di 206 difp.dc
(cient. pro nunc dicatur , 9 ficut non cit faltim ità proprié fcibile, velat ^
ensper fe vnum,fic etiam nó cftità pro- prié definibile ; & (elutio inter
arguene dum allatacft (ufficiens,co.n.ipfo;quod aliquid nonet! vna definitione
explicabi- le,confeftim conuincitur nà cfic proprie dcf:nibile,alioquin etiam
zquiuocü defi niti poflet, fed cr ex plicari pofle plari- bus dctinitionibus
quas Ariít.6. Top.vo cat comjylicaras
definitiones, & fic expli- €arc potfemus , quid fit homo albus affi- gnando
detinitioncs hominis, & albedi- mis. Ad 3. patct ex diétis in explicatione
tettiz condicionis ncn polTe c(ledefini- tione de (ccüdis iptétionibus co modo
, quo cít ratio explicás verü quid extra animá, fed co modo, quo cxprimit vnam
Cóccpt ü per (c in intellcétu , fiue conce- prus ille (it reci extra bué
rationis, bene potic definiri, & hoc modo ni,& nó ali- tcr definiütur
omnes intécioncs logica- les, & (ic habere definitioné tufficit ad fciénà
proptié dicta,ità Do&.loc.cit. 46 Secundoarguitur contra quartàá quia per
definitione explicatur quidditas rei,fcd quiddiras cofifüit in tndiuifibili 8.
Met.tex.ij. ergo quarta conditio cft im- pertit és 1 ü ét quia definitio fit
peraQü fimplice, pertinet .n.ad primá operatio- »em,fed qua intelliguntur per
adtü (im- lice, non hibent partes. Tum tandem , qu. Deus,
& (umma gcnera proprié de- miuniurj& tamcn ró componun:ur. Refp.ad
t;quidditareui dici indiuifi- bilem quoad intenfionem;quatcnas non
"füfcipi: magis,& minus, no autemob ca- 'sentiam compofirionis realis
, aut faltim Xjuoadconceptus. Ad z.negatur minor, pam ficut oculis fimplici
intuitu imagi- mem perípicimus multis conftantem mé bris,iia mente fimplici
intuitv poffumus «ognofcerc quidditaté cx generc, & dií- fcretia conftantem
; co vel maximé quia multiplicitas illa partium non tollit vni- tatem,vt probat
Arifi.7. Met. 42. & 8, Mct.15.Ad 5.ait Amic.& fequitur Auer m emet ais
he de cau ,& quia nó à y& quia de- fiit debet cffe (ub generc , 2
do&ri- -—— Difput.I. De Inftrumemis [cendi — ,Cit- & quidem Do&or
per illà quartam mon.inPorph.q.4.idem docet S. Thome — 7.Met.lc&t.5.Scd
arbitramur Deü, & sü ma genera pofíc proprié definiri, quia et- fi non fint
compofita cx gencre;& diffe. . rentia, adhuc ramen fimpliciter fimplicia.
non funt, fed refelubilia in vlteriorescó- — ceptus quidditatiuti,& qualitatiuü
, defi- nitio autcm quidditatiua non debet ne * ceffarió cóflare ex
genere,& differétia y fed vcl ex his,vcl cx proportionalibus, vt. docct
Arift, 9. Met.tex.ij.idé tenet Blác. condicionem (olü excludit cayqua habét
conceptum fimpliciter fumplicé , qualia süt tran(cendentia, differentia vltimae,&
& propriz pa fTiones, vt explicat Tat.cit. qui proindé aduertit duplice
cífe defini- tioncm puré quidditatiuam,quadá cft cu ius omnes partcs pertinent
ad quidditat€ definiti,[cd-non vt.genus,& diliecéda yn defivitiones gencrü
generaliffimorü,quae dantur per ens, & n:odum intrinlecum i, forum ; alia
cfl quz datur per genus, & differentiam, & deilla communiter dici-
tur,quod fola (pecies dcHisnige capt fpccicm tàm pro fpecie fpecialifhma y.
quàm fubalterna;itaque Dcus, & genera fumma proprié dcfimiupursnà funt com
polita falim quoad conceptus , & folum . excluduntur pcr. hanc particuia
tanícée dentía, & vltima differérig)que folii de- finiun'er
propértionaliter ; vt ait Arift. cit 9.Mct.ij.& Doct. in eumtex. 47 Tertio
obijcitur contraquintam s quia indiuidua habent: proprias rationes
indiuiduales,ergo definiri pofiont explica tà naturà fpccifica; &
additatali differen- tia.Conf. quia ilia definiri poflunt dcfinr tionc
e(icntiali, qua liabent plurcscóce ptos intrinfecos, quorum alter fit princi»
pium conuenicndi;alter difiimguendi , at P 1ndiuidua funt hu:ufn.odi,crgo
&c. Ncc valet dicere (ait Blanc.) quod ponitur im definitionc cffentiali
dcbcre'etie aliquid fpc&ans ad cflencam definiti,qualis non eft differentia
indiaidualis.N ó valetquia. fofficit, quod definiuo cfientialis coftet «x
gradibus cfícnt;alibus, aut fübflatialie bus,cun, omnes lint inttinfeci rei
dcfini tz, &in Li nri Ecet differentia indi- .. uidualis nom fit de
cfientiaindiuidui , e& ^ BuRCA * Quafl IV. Que definiri pofint: eet LT. tamen
de integritate (üb(tantiz ipfius , & con(equéter eft gradus intrinfecus
cci, — quod fufficit; vt potlit inttace definitio. nen e(fcacialem. Tum ;.3uia
Aciftot.z. Poft.2 2. ait facilius e(fe definir (ingula- re ,quàm vniuer(ale ,
& de (a&o Porjh. c.de fpecie definit indiuiduum, & cap.de (ubít.
dcfinitur prima fab(tantia. Tum tandem quia. definitio (peciei conuenit
indiuiduo crgo poteft definiri . 48 Refj.ad r.ea cone, vt notat Marg.
Scot.1.d.5.q.6.Bonetü in Met. aífcruiile fingulare poífe propcié definiri ,
quod é fcatife videtuc Ant. And.7. Met: q.7. & fequitur Atriag.difp 3.
Summal. n 7. vbi hasc eadem tatione ait indiuiduua poffe €x fe definiri, per
accidens tamé pro hoc ftatu à nobis non poffe , quia n6 cogno- fcimus
differentias indiiduales. Sed cum Do&.modo cit.in fol.ad 3. & eodé Aat,
Aund.7. Mer.q.1 5.ad 2.prin. dicendücft, quód etfi aliqua rario po(Tit
exprimcre , uicaid concernit ad. entitatem indiui- dina tamen illa ratio.erit
petfe&a de- finitio, quianon exprimit quodquid ecat efTe,at ^ c Íecundum
tes Vip C. 4. e(t oratio exprimens ui cei Ad 2. fafficiens eft (olutio sem at-
guendum data, quá fruftra conatur Blác. cuertere , dü cx proprio capite fingit
ad dcfinitioné c(fentialem (ufficere, vc coa- ceptus eam intrantes: finc gradus
incria. feci, & (ubftantiales, non autem effentia- Ics; quia oppo(itum
conítar ex áp(o mo- mine dcfinitionis efentialis , nim calis dicitur,quia
gradus, ex quibus confl atur, — unt e(fcatialesrei diss ; * a- ioqui partes ét
intcgcales tagred! poísét duffsideuni e wddom Nee quia fünt' de incegritate
(ub(tanciz cius. Ad 5. Ariftot.ibi per fingalate incelligit miaus eniaeríale ,
vt ex ipfo contex. colligitur , o. intelligendum fit , (uo loco expendemus;
Porphyrius vero dcfi- hic ti profecunda intentione, & in a&u tignato ,
non autem pro deaomi- nato, X in a&uexercico , .i. definit fia. gularitatem
ip(am in communi,qua vt (ic areae iei S tic —— tac prima fubftantia vt magis
ibi cx- plicabitat, Ad 4-ummo, ex hoc conclu. dit Do&bor cit.indiaidaum, vt
fic , ratie- ne (ui non poffe definiri, quia indiuidaa non hibent aliam
dcfipitionem ciTentia- lem à dcfinittone fpeciei , hinc diftingui folet duplex
dcfinitum saliud propinquis & immediatum , X e(t natura cómunis 5. quz
immediate per definttiionem. expli- catur,aliud remotum, & mediatüi , quod
-f.remoté explicatur , quatenus. contince tur in propinquo, & funt
iodiuidua, QVA&STIO V. De Diuifione . 49. N& defuerücqui folam diuifio-
né generis in. (pecics dixerunt efsc inftcuméci logicum, & proinde hác
folam diuifionem totius vniuerfalis in (uas partes füb:e&t/uas per fe ad.
logicam prinere, ita refert Zab.lib.;.de Method. C.6. & videtur tenuiffe
Anc. And. in lib. diui. Boerij At praxis Diale&icorü. ine do clt in
oppoiitum; nam hic in logica de diui(ione agentes , ex profe(To omnes modos
diuifionis declarant, tam tocius vniuer(alis,quam effendialis,& integcalis,
immo recca(ent ctiam modos diuilionis per accidens, & de omnibus proprias
re- gulas a(fignant. N cc plané abfque róne, uia ficür in dcfiaitione duo
foiemus di- Minguerématcriamy& fotmam,& quauis uancá ad materiam poífic
ad Phylicaa (ped we, vel Mecaphyticam iuxta. diger- fttatem materiz,ex qua
conficitur, form tamen, & in2das eam cóficiend: a4 Lug cá (peátat, ita
diuitio Phy(ica , vel Meta- phyica , rti quantá ad materiá ad hinc , vel illam
attincat (acultatem, jquaneu n ui adformim , & modü cam te& cóficien-
d: (pe&ac ad logicam, qae radit leges, S£. — przcepta omaibus diuilionibus
commu niaj igitur & nos omnes diui(ionis ma- dos atcingemus, quia diui(io
ample fum- pta eít intiramentum logicum, ; & ita te neat. Recentiores omncs
; imó non fc dc diuitione in tali tigoificatione hicage mus;(ed adhac eciam in
ampliori , quate- in plus fc im ip(a duxi; o vt no- tat Tcob. initio (Dali dile
omnis di uio cít ditinctio, fcdnon e contra ; Y 4 mudo* fatio eft , tum quia diftin&io non
m inus iuuatad manifeftandam rerum confufio- nem, quam faciat diuifio; tum quia
qu£ , & quot fint diftin&ionum genera cft irá neceffarium addifcere ,
antequam gre(sü faciamus ad alias facultates ; vt quamuis bzc difpatatio de
rerum idenritatibus,& diftin&ionibus ad Metaphyficum rc ve- ra
pertineat ex profeffo; adhuc tamen fal- tim per compendium (it in Logica prz-
mittenda , in Metaphyfica deinde rur(us pro rottris cuoluenda, nam non folum in
tebus phy ficis,verum etiam in legicis ip- fis tradendis nil frequétius vtimur
, quam diftinctionum varijs generibas, vc plane mirum fit , quare Auctores
omnes de rc- rum diftin&ionibus in Logíca aut parü , aut nihil prorfüs
tra&ene; prius tgizuc agemüs de Diuifione ,' poftmo multiplici retum
diftin&ione " ARTICVLVS PRIMVS. Quid, Q quotuplex fit Dimfio, eiu(que
leges. ' «9 Iuifioeftoratio totum im fuas D partes diftribuens, i, eft cw tio
dilribaendo manifeftans multiplici- .tatem,feü confufioné totius; dicitur ora-
tío , vt intelligatur non pertinere ad dia- le&icum diuif(jionem quocunque
modo fa&Gauníed tantum mentalem , & vocalé , ie diuidimus homincm in |
|, & rationale, aut in animá, & cor- pus , vcl ore has cafdem partes
exprimi- mus; ponitur loco gencris, vnde per ora- tionem hic intelligitur illa
, quz eft mo- dus fciendi, id .n.indicat parcicula illa di- tede uz idem fonat
, ac dittribuen- do manifcftans, pote(t autem accipi ràm pro oratione perfecta
quàm imperfe&a, 'quofcnfa eoincidit cum termino cóplc- '&o,& ratio
cft, quia in cxercenda ipfa di- uifionc interuemit operatio prima intcl-
lé&us, apptehenfio nimirü totius,& par- "tium, € es ipfa dinifio
in propoti- tione cathegorica per modum termini ' i hábere rationem pra-dicati,
ticut 'définitio, vt cami dicimus animal, ant rationale, aut irtational«, (ed
praci- € (umi debet pro oratione perfecta, á- dum de. Difp.T. De Inflvumentis
fciendi . cut diuifio fit ab intelle&r, & ptecipna exercetur per
(ccundam operatio enim cum omni proprietate dicitur intel Met — . eres pere
anc,& illà cffe partes; inte: | talem diuifionem: inferret ex alijs prz»
miffis ,' tanc actus diuidendi ad tertiam operationem (pe&aret ,.—.— sh
chere ^ogr Additur ly diftribuens ip fuas ue tes loco differentiz;per hoc .n.
diuifio à definitione diftinguitur , & argumenta- tione,vt notat Ant.
And.li.o. diuif. Boet. $. Circa ifl am let ionem , quod definitio explicat quid
res (it, fcu rei quidditatem; argumentatio qualis res fit rei proprie taté,
& qualitaté, diuifio veró quanta res fit; (eu quantitaté,.i.quancü (ua continé-
tia (c extendit per partes; vndé quamuis diuifio explicando partes confcquenter
manifeítet effentiam rei realiter, nontas- men explicat illam formaliter, wt
effentia cft ,vt facit definitio, fed folum uet multplicitatem in tali e(fentia
5 & hoc cft,qued (upra dicebamus defini- - tionem explicare effentiam
coniungendar partcs& componende tocum/, diuifio vcrà disiungendo , quare
dinilio » & per fc ordinaturad explicandam con« fuíionem, fcü
maltiplicitaté partium to- tius,non aüt ipfum totum, vel eius qui ditatem,
& demü definitio refpicit. cat o matice (olum quorum terminorum cationem
videas apad Scot.4.d.2. q-1.A. €x qua doctrinaffacile folui poflunt,qug- cunq.
contra hanc communem (entériam obijciunt Hurt, difp. 10. Log. fe&k. 6. c
Arriag.di(p.5. (umm. n. 15. non diftin- guentes diuilionem à definitioneynifl
in toto porentiali, vbiid omnino negari poteft. Ex hiscolligitur in ompi
diuifio ne dari totum, ien. pet ipfam diuiditur, & appellator diuifum ,
& dari partes, in i» iuiditur, & dieuniur membra dinis entia ; vbi
notandum eft. nog oportere ad efficiendam diuifionem femper int uenire veram
rationé rouius, & partis» quandoq; fieri pcr imitationem quádam totus,
& partium, vr cótingic ifa diuo" nc, qua fübie&um in (ua
accidentia digi» ditur, nam ncc [ubic&tum et veré touum in Quaft 7 de
Diuifione quid ftt, é qiotupl. Art Y. 7269 Otdire 3d accidenti , nec accidcntia
tte$ jn ordine ad lubie Gt, fed quia ac- cidentia cum fubie&o faciunt vnum
pec accidefis ad imitationem veri totius, ideo fufficit ad efficiendá diuilioné
falám er accidens, vt mox explicabitur magis. .. $3 Secundó , duplex eft
diuifio , alia nominis;alia rei, Diuifio nominis eft illa, qua vox in (uas
diftribuirur fignificatio. nes , vt quando dicimus hanc vocé Canis varias
haberc fignificationes;per hác ve. £o diaitionem non tantum difttibuuntur
termini fimplices in varias fignificatio- nes , verumetiam oratio integra
in'variog fenfas,quos recipere poteft; vade hic mo dus diutdendi multum
deferuire folct in difputationibus ad indagandam propoti- tionü veritatem.
Diuifio rei e(t,qua res ig fuas partes fccernitur;& quia totü di- uilibile
eft mulciplex,ita ét diuifio re1; To güitàq; aliud eft perfe, quod nimirü con-
ftat pártibus pcr fe vnitis, & non aliquo vinculo mere accidentali, afiad
pet acci- ' Cuius vo per accidens adu: iac funr & fic in primis duplex ett
di-: tifio,alia per fe quar nimirum manifeftat. imultiplicitaé parti pet
fevnitarü alia er accidens , quz é contra explicatar . Forum autem per fe
duplex cft ex Scot. 2.d.3.q.4- aliud petentiale j feu vnincría- le, & ett
illud; quod diuiditat inipartes fubié&tiuas przdicando de quálibet illa- m
jaliud a&uale; & eft illud quod a&u ntinet partes , ex quibus
componitur , nec cft przdicabilejde qualibet illarum ; íta etiam duplex eft
diuifio, alia potétia- lis corre(pódens pritrio toc & eft ; qua vniaer(ale
diuidicur in partes, duas (ub (e, & jin potentia continet , vt ett diuitio
ge- Beris iri fpecies, & fpeciei jn indruidaay& dicic d hác reducitur
diuítio generis perdiffe Kentias ; nam illas quoque dicitur genus in potctitia
continere, Iicécpon wt partes fübicótiuas;qu;a in ci$ nó incladitur,aec
dicatur, vndc proprie non dicitur ge- ; diuidi ia diffcrenuias, (ed per
differé: tias; alia e(t d'uifio a&tuais , alteri toti £érreípondcus, & cft
qua tale towm di- sriglitur in partesjquibus actu contiac , & Pomitür. c |
31 à -FRrtus torum tQusle dipidiux in e(: fentiale, & integrale : illud cft
, cuius fin» gulz partes fpeGtancad cíicntá rei , quz fi fuetint phytica ;
confticuunt rocum cí- fentiale d o ae fi metaphy(icz ,con- ftituunt.
metaphyficam ; intcgrale verà eft,cuius partes fingula , et(i non (pe&ét ad
efIentiam rei, pertínent tamen ad inte gritatem rci materialis, vnde foiü in
ma- terialibus reperiuntur , quz fi fuerint fi« milates,& eiufdé rationis,
vt guttae ee in Occano conflituuat totum; quod dici- tur homogencum, fi fuerint
di (fimilares, & alterius rationis, vt brachium , & ca» put in homine
conftituunt totum, €» di« €itur heterogencum ; fic igicur dimifia aGualis, alia
erit effentialis,qua totü di« &iditur in partes, quarum fingula fümt dé
effentia diui(i,qua fi fuecint phyfice, vt Corpus , & anima teípe&tu
hominis , eric effentialisPhy(ica , (i Metaphylicz , vt animalitas,&
rationalitas, erit effentialie Metaphy(icajalia erit incegralis , qua to« tim
tateriale diuiditur in partcs; ipfum inrcgrantes , qua: iuxta variam naturam
partium integrantium geminanda erit. $3 Ex partcvero totius per acciden&
adhuc triplex diuifio folet affignari, Vna eft (ubiecti in accidentia, vt cam
diuidi- tur homo in album ; & nigrum, homo enim, qui diuiditar , cft
(abiectum ;albe- dinis, & nigredinis, quz illi accidunt, & ad haríc
pertinet diuifto vocis in (uas (i- gnificationcs upra allata, fignificatio.n.
eft accidens vocis , & cadem vox velati fubicétum plates interdum habct
fignifi- cationcs, Altera é cóuet(o eft accidétis X fübie&a vt qn
diuiditaralbü in lac,& li- lium jquibus veluti fübie&is incftalbedo
diuifa; Alia demum affignari (olet .d'ui- fio accidcniis in accidentia, vt cum
dulce diuiditur in album,vt eft lac, & fl auum , qualc eft mcl,re i6 vera
hzc diuitio ró c ácatcris codiftincta, vá li diuisü cft de cf fentia mébrorü
diuidétii, vt cii diuiditug coloratü inalbü, & nigrum, üc pertinet m yrys
ad diui fione totius Voy 15,& eft generis in fpecics, cft eninac fi OM Pte
c(t albedo , nite; do alter; i vcró diuisü non eft. de cffcn, tia mébrorü
diuidétili, vt eft in allatajdi, uitione dulcis in flauii,& albü, tunc per,
tinet - £210 tinet ad dini(ionem (ubie&i in accidétia, Quia dulce, qp cft
diuisü, non (umitur pro forma dulcedinis , (cd pro (abie&o ipfo . dulci,
cui accidit e(fe alauim ,vcl auum. $4 Tertio multa folet affecri leges bonc
dmifionis , (ed »rz.:ipuz, ad quas aliz reducüturc,duz süc , vel cres ad (um
má, Vna eít,quod fingula mébra diuiden tia (int inferiora,.i.miaora diuilo , €
ra- tio cít euidés , quia omae totü eft mius fua parte;omnia veró (imal (umta
toc diuiíum adzquent,ac exhauciac , X ratio e(t,quia i coco prae(ectim
(yacathegoce maticé fampto,vc à diui(ione attingicu, nó eft aliud,quà omnes (uz
partes limal; Nec valet; (à dicas,hominem bea diuidi Mctaphyficé inaaimal,
& rationile , in ua diuiftone con(tac alcerum men5ram iuidens , nempé
animil, cotuin diui(um excedere, hominem; Nà quáais animal in rationc totius
pocentiális excedat ho- minem, tamen ratione partis a&aalis mz taphy (icz
exceditur ab homine.& in hoc feníu eft mébriü diuidés in allata diui (io.
ne. Altera ccgula cít,vt mébra diuidétia abcát aliqua inter (e
eppolicioné,-i.Linc ità incer (e diítin& re, vel có3e, vc non coincidát ia
co feafu,quo (aat mébra di- uidétia,aut vnum aonincludtuc in alto . 5 f Sed hic
moucri folet difficultas,an d:ui(io tradi poffit pec membra folü. pri. ia&
oppofita,aut contradidtorté, vt v. .aniíta diu:(10 üt bonaanim i aliud ho
mo,aliud aó hom»; A ficmit aliqui, quos fcuitar Ioan. de S. Thom.p.p.Lo2.q.4«
art. 3. & probat, quia ficti pocc(t diuifio scermídos priuatiuos , vc fi
dicatar y ono;altus videns, alius caecus , aer alius tenebrofus , alius lucidus
, ergo eciá fizci eft per cecminos negaciuos , quia pri- uatio d: formali
negatio quz dam e(t;có- ftat eciam ex vf/à com mnuatter haac diui- fionem ab
omaibus admit animal aliu fationilz;aliud «erationale ; & tamé irca-
tionale eit a-giciad feu priuatiud zefpe- €u racionalisCóplat.veco preáb.dc mo
dis (zicadi coace daa dari po fc diuifto - nea »er vmm mnzmorum policiua.n ,
alugd »ciaacuan, aon dà acce aegatiuü, vadz :a ea diaid oae , qua animi diuidi-
tüc ia raciale, & iradoaale ia 44iuac uo, Difput.1. De inftrumentis ftiendi
ly irrationale non effe intelligendam 1" ncgatiué, (ic.n. noa RS sa "
tis,(cd etiam plácis,elemécis, & alijs,que non cominentur fub animili,
hec.n.om- nia non (unt rarioailia , quod camen eft contra primam regulam,:ux:à
quà vnum mebrü diuideas noa poccít excendi vlcra diuifum ; vt ergo bona(it
diuiio debet - membram negatiuum (umi priaatiué,.i. pco carétia altecius membri
poficiut,non vb:cunque,fed in cali (abic&o ,.i. conten to iatra (phzram
cocius diui (i, & fic irra- tionalitas im prcatata diui(ione hoc modo (amp:a
fizarficat cacentiam. rationalita- tis non in quocunque (ubicdto, fed in apto
nato, i,imragenusanimals, — — .$6 Ant. And. cit.de diuitione generis in (pecies
przcipué loqués negat fieri (e pet priuaciad,aut contradickorié fica przcisd,
& probar, quia genus diuidi tuc in fpecies per differétias , fpecies tem
aliquid pouit,S& per coníeqaés di rentia, quz con(tituic inccin(ecé fpecié
y negatiuum aucem noa poteít e(fe de A. trin(eca conftitati one pofiriui , qua
rario etiam in alijs per (c diui(ionibus militare videtur,nà in his cocam,quod
d iuiditur » aliquid pofitiuum eft , & cum diuidatut per fuas partes plané
diui(io non mei fieri pec folam negationem, au priuatio- negatio totá ncm, quia
nec priuatio, ncc negario toti poíiciuum conftituere p ; Addit tamen, quód quia
differentiz rerum có- maunitet (unt nobis igaocz, (pccies etiam nà (emper
proprijs nomiaibus nuncupá- tucyhinc eft 9 circüloquimureas per ali- qua
vacabula, uibs quádo quc addimus parriculam priaaciuam , vel aegatiuam , &
tunc diuifio generis dicitur ficri per contradictoria, & priuatiué ipu io
ncgationé , aut priuacionem, pofitam in diui(ione circamloquimur, & imcelli
- imas ali quid politiaui (peciea, vel di£. eccatiam, & in boc (en(u etiam
Caius concedit dac poffe diuiioné per termi- nos aegatiuos lib. 1. cca. 3 c. 1,
acque ica concladcadum ett dari. poife diuitionem pet fe per tecminos
priuaciuos,vel nega- tiuos,0G t meré neg iciud, aut priu técos, &,ia hac
feafu animal diuiditur per itationale;quod sobis cis camfzibi dif E rene []
"Y S»uafl.V-de Diuifione quid fit, y) quotuplex. e/Ari.I. 113 ferentiam
brutalem;verütamé concedé- dum cft diuifioné per accidens tradi pof fe per
terminos ncgatiuos , aut priuati- uos negatiué, vcl priuatiué fe habetes,id- ue
folü probant exempla fupra 'allata à oan.de.S. Thom.quod homo alius eft vi dés,
alius cecus,aer;alius cft lucid", alius tenebrofus nà ifte , & fimiles
diuifiones attinét ad diuifionem fübie&i in accidé- tia,nà habitus,&
priuatio accidüt fuo (u« bic&o, circa quod immediaté fe habent . 7 Solet
ctiá addi alia conditio,g di- uifio tradatur per proxima mébra,quan- tüm ficri
potcft, & fit bimembris fi. eft poffibile,ne multitudo membrotü pare- ret
confufionem; Verüm hec regula non séper cft nece(faria;imó quando aliquod gcnus
diftribuitur per fpecies plures ex £quo,& immediate (übietas, poterit di»
hifio per tot mébra tradi, quot sát fpecies immediate fubie&a fc bonum bene
dj- viditur in honeftum,vtile,& dclc&tabile, fi aut fpeciesnon ita fe
habeant, ruuabit vtique cóficerediuifionem bimembrem, ita vc mébra fint duo;vcl
pauciora, quan- tum fieri yoteft;qua deinde in alia infe- — » os nó bene
iuideretur m lignü, lapidem, & angelü; fcd yrius diuidi debet incorpoream ,
& incorpoream, corporea in (éntientem,& nó scntientem,& c.adhuc
tamen non erit abíoluté neceffarinm , nam fi ómnes fpe- cics (übítantie,vel
alterius generis efient alicui ncte, policr illas 1mmediaté enu- mera: e
abí-];ercoris neta non illo-ordine feruato;& adhuc illa diuifio effct bona
; quia effet manifeftlatiua multiplicitatis to tius diuifi,vt norant Compluc.cit.
/— $8 Quarto tandem, vt de vilitate di- uifionis aliqua tangamus , iam diximus
q-4«at. 2n fine valde vtilem efie ad dcfi- mir:onem indagandam,quod prater
FPla- tonem ib: cit. docuir euam Boer.lib. di- uif.& d j — ratio efl, «quia
omnis bona definitio datur per ge- usd differévas fcd differétig labesiir per
diuitioné gencris ; cütn per difierea- tias diniditur, fic ét diiidédo genus
col- E t omncs differ&t e necciariz ad dcfinitioné fpeciei; Quando auté A
rift. 2.Pott.tex. 4. probac ,' quód via diuiliua non eft vtilisad inucftigandü
quod quid cft ,.i.definitionem, quia committitur pe titio principij, inquit
Ant. And. dupliei- tet intell;g: poffe viam diuifiuam ad de- finitioné valere,
vno modo per modum fyllogizandi;alio medo colligendi, & cé ponendi
differentias cum genere; primo modo ncgatur ab Arift. propter petitio- n&
principij, vt fi velimus probare animal rationale ctle definitioné hominis,fic
vel animal rationale eft definitio hominis , vcl animal irrationale, fed nó eft
defini- tio hominis animal irrationale , ergo eft animal tónale, hic petitur in
minori: ' 2 debet probari, quod fi probatur ; vtiq nó poteft probari per modü
'diuifiuum fed alia via,at alio modo;.f.per modü col ligé&di differétias,
valet vtique v1a diuifi- va ad definitioné;neque id negat Ar;ft.2. Pofter.sed
dices definitio eft prior diui- fione, quia antequam aliquid diuidatur ,
Oportet fcire per definitioné,vtrü fit vm uocüm;vel e quiüocum;ergo ad
illam'in- ueftigandam non valet, R efp. Ant. Andr. ibidem, quod diuifio przupponens
defi- nicionem fai diuifi eft vtique pofterior illa, nec valet ad illam
inueftigamdá , fed válet ad aliam polfteriorem;vt v. g.diuifio animalis non
valet ad definitionem ani- 'mális;que prz fapponitür ; fed addefini- tionem
liominis,cug uariis & dupli- éirationc iuuat tx Aiift. 2. Poft .cext. 13.
com. 74. & 7 f; primó in/imuat., vt ree difponantur partes definitionis ,
cum .n. duz fint, .f. genus, & differentia , diuifio facit, yt prz ponarur,
quod eft comunius, deitide fuuat , vc nihil prtermittatur eo- rüm;qtz
pradicantor imquid ;; | l igit omncsy& tingulas differentias, qua de fpecie
pradicanturinquid. ^ Ett vulis euam diuifió ad totà aliqua fcicntiam ,vt notat
Amic. tract. vlt. q. 5. dub.4. nam iuvat ad diípéncndas pulis fcrentiz , vt
patet ex progret:u Arift. 9n khyficay nam cnm de corpore narorali velle
arerespnus de eoteáttacin vniuct- fali
inoéto lib. Pbyt. tum diuifit sWüd. f. Caii'áb initio in fimplexg& misti,
atq de 1upliéi prius cgit uo dc Cade tum autem, eum diuidátur in peitectum,
& imperfectum; & perícétum inbhomo. E*- rri geneum,& heterogeneum ,
homogenea in lapides, & metalla, heterogenea in plà tas,& animalia,
& horum (pecies , vt le- gitur 1.Mctheor.c.1. agit deinceps de bis omnibus
boc eodem ordine . ARTICVLVS II. Quid, c quotuplex fit diflintiio . 39» TN
primis de formalitate ip(a diftin Guonis e(t difficultas,in quo.f.. for
tniliter coníiítat , an importet aliquod golitiuü,vcl pocius in fola cófiftat
nega- tionc, & remotionc identitaris ; Pa(qua- lig.in Mctaph.p. 2.di(p. 47.
(cót.1. tenet sdentitatem quid politiuum cferre , vndé poflea (c&.1. (ubdic
diftin&ionecm «Ólifterc formaliter in ablatione talis po fiiiu' per
identitatem importati fequi- tur Ioan.
de S. Th.part. 2.log.q.2. art.3. & alij Recétiores paffim; Mauritias no
ficr écontrà in Epithom.formalit.doce- tt videtar, 9 diftinóuo fotmaliter cóti-
flit in aliquo pofitiuo nimiritn in alicta- te, (cu diueríitate extremorü,
idétitas ve 1O in ncgatione talis alietatisfequuatur alij formalifte , &
Achillings li.de di- ftin&.c. :6. art.3. Sed cum hic fermo fir dc
diflinctione , & identitate in tota. fua amplitudine,vt nimirum füb fe
cóprchen dit tam rcalem,quá rationis, tá pofitiua, uam ncgatiuam, vanum cft
laborare vt aMquiramus aliquam rationé cócm vniuo- €am diftinQionis,aut identitas
[ie infpc $a quia nulla talis datur; quarc cum di- flin&tio , &
ideuutas in tama cómunitate fit aliqaid zquiuocum,(u fliciet affignare ipomins
explicádo formalitatem di- AUndionis per negationem , aut carentiá identitatis
, & & contra identitatem per negationem diftinctionis,feu alietatis. 60
Qusntum veré ad numer dittin- diionum ; veteres Thomiftz duo tantum
Rlcnüitatum, & diflinctionum genera po fuerunt , primum gcnus continet di
flin- i & identitatem realein, quz eít à parte rei ante opus iptelicétus ,
& con- uenit ijs,qua ve! important res diuciías, vel funt vaa, atqe. tcs :
alterum vc- 1Ó genus cít idéntas ; & diftin&io ratio- hi$ » qua; habet
effc pex intcllcctü, & tunc Difput.L. De Infirumentis fciendi contingit ,
cum cadem! res in feipfa cum diftinQtione ab incellectu cócipitur.Hoc autem
genus diitin&ionis (ubdiuidür im eam, quz cít (ine vllo fandaméto ex par te
obic&i , vt cü idem diftinguiturà (cip- fo , & vocant diftinctionem
rationis ra» tiociantis , & in cam ,quz fit cum fun- damento cx parte
obiecti jquo modo di- ftinguunt gradus cílentiales metaphyüe €os, & vocant
diftinétionem rationis ra» tiocinatz,& parüm, vel nihil ab hac (cn« tentia
diftant Nominales. Recentiores veró Thomifta , qui & Ncoterici, feu
Neutrales dicuntur ; prz» tcr diftin&tionem realem, & rationis, ad«
dum: tertium genus diftin&ionis , quam appellant modalem , co quia non
vetí(a« tur inter rem, & rem fed inter rem , & modum eiufdem rei , nam
prater resin.a rerum natura dantur citcunítantig quae earundem rerum afficientes
i|[as, &c vltimo determinantes, vceftfeffiorefpes — — Qu (cdentis, fi
tia,vel res, (ec poc rn cM tiz, quarum virtute fic, vel (icf habent ; explicant
autem ita hoc genus diftin&io- nis, vt folum inter ea vericiur, quz ficex —
natura rei, & prater opus intelle&us dis fünguuntur,vt non vcramque
ipíocü, (ed altcrum trantü poflit (cparatum exiftere, nimirü res (ine modo,
noné contra, vt (cdens fine (cione, uàcitas fine hac, vel illa figura,extrema
finc vnionc,non é có- trajquia cffentia modi ita (ita cit in actua. ]i modificatione,
vt ncc per diuina poten tiain fieri poffit, vt modus exi(tatícpara- tusà re
modificata , & hac de«au(a no- lunt hanc di ftinGionem ctiam ex natu» rà
rci, & praet opus inte]le&us, appel- larercalem » quia diftindio rcalis
pro- prié verlatur inter rem, & rem, quarum ynà vici (Tim finc alia poteft
cxiftere fale tim per potentiam Dei abíolutam ; atque ideó ita flatuunt banc
di(isn&ioné, vt » membrá imtpediaré. diuidcns difiinctia? - ncmsvt fic,vt
bene notauit Pafqualig.cit, diíp.$ 1.ÍcG. 1.n.4.non vei dpod tit mé« brum
di(iinct:onis realis , & hanc fenté-. tiam docuerá. Fonfec,5 . Met. c. 4.
q. 6« ÍcQt. 2. Suar-in Met, ditp.7. (edt, 1. à n. 1$ quos gura
reípeQuquantitaris, — — qu! modiinfeipis proprié non (unt eme — — T H - "
[ HT " quos coteri Neeterici pafEim fcquuntur. "€t Scótiftz
antiquiores qui Formali- fle nuncupati funt, feptem afTignarüt di-
ftin&ionii genera,.(. diftin&ioné ratio- ,ex natura
rci,formalem,rcalem,císé- tialemsle totis (ubieétiué ,& fe totis obice
tiud;quas (meulas breuiter explicatas vi- dere licet apud P. Fabrü in fuo breui
tra. &átu Formalitic.7.ita docuersnt vnani- miter Ant.Sirc& qui
proptereà Magifter Formlic.ett appellatus , Tróbet. Maurit. . Doduet. in (uis trac. Formalit. Licher.in
2.d.1.q.4. Zeib.in queft.de plu ralitate difinétonü,
& tieu alij andi- quiores noti rz Scholae. Verum al:j Sco- tile tot genera
diftinétionum inficiá uir tribus ramumipodo contenti,ad quas om nics alias
ceducunt , nempé reali ,rationis, & formali rredia inter vtráque ; quz mi-
nor cít illa; quia non verGrur inter rem, rem, fcd inter plores. einfdem rei
for- malitates;& maior tla , quia inter. illas repecituc citra quodcüque
opus intclle- €tus; & hoc genere di (tincbionis (ecerni *u volont-jnter fe
gradus Metaphyficos in creatis; vt animalitatem; & rationalitaté inhomine,
& attributain diuinis; vciufti- tiám,& mifcricordiam in Deo,ac vniuer-
falicer (übicctum; & propriam paffioné , ita Tataret.q. vlt. przedicab.dub.
2. Butli- fcr, & Bonet.in (uis tra&.formalit..& (e- quunttir
Recentiores oés Scotifta: Faber cic. Vulpcs in (um.tom.1: p. 1.difp. 8.ar. f.
& 6.& tom. 3.diíp. s g.ar.3.Smifmch. r.p. trat. 2.di(p. 1.2. (8.
Mcuriffe in Met.lib. 2.C.2-4«p.q.4. & ita ponür hanc d ftin- «&ioné
mediam, vt fit membrü immedia- té diuidens diftinGioné in gencre, vt fic, 562:
Dicédum cft pro totali re(olutio- fc iftius materiz duocffe prima genera |
diftin&ironum,& identitatum, nempe ex "matura rci,fcu przter opus
intellc&us, & "rationis, (eu.per opus intelic&us ; & bac
»zuríus (übdiuidi in varias fpccres iuxta.» &wariam rerum, vcl rcalitatum
vnitaté , vcl "pluralitatem ,in quibus fundantur;ita $co ifta quamplarcs
Kada:1. p. controu.4.. 8 Nolan.n Pynach.q. 1. Conclufio hzc jp- baut: ex
icgulis bonz: diuiiionis jam at- "Kignatis in ptaccd. art. quiacumaliquod
-«emmuri in inferiora diuiditur ,. (0 Quel I. Quid e quituplex fre Diffnfli ei
T. ay ca a(fignari, quz immediare fe habent ad- rationem cóem, nam fi
vnüimébrum affi - gnarctur , quod immediaté diuideret ra- tionem cóem, aliud
veró, quod non im- mediaté diuideret ; confufa nimis , ac in- ordinata proríus
cuaderct diuilio,nà ipfi nita pené membra pofset affi gnart fic di- uidentia;
ergo in a(Tignádis gencribus di«. ftin&ionum illa primó debent alli gnari ,
quz iminediaté. diu dant difinctionem , vt fic fcü in qoi fumptam , fcd talia
funt membra iam affignata , crgo &c. Proba- tur minor,mébra, que diaidüt
immedia- té ens 'in tota fua amplitudine , funt ens reale, & rationis ,
capiédo ensreale pro omni eo,quod et extra nihil, nà impot- fibile e(t aliquà
ronem entis excogitari y Quz non dicat;aut ens reale, aliquid nimi - rü habes
eife independéter ab intellectu , aut ens rationis , aliquid. nimirum habens
effe dependenter ab intellc&u; 'cuim igi- tur tdeuritas, &
diltin&io fequintur or- dincm,& rónem entis, cuius a (Bzgantar veluti
paffiones disitinctz conceptus có - muni(limus identitatis, & diftinctionis
"a(lignata membra debebit primo; S immediaté diuidi . Conf. tunc re&té
aUi- atur diuifio alicuius cóis.com membra rimó diuidentia ità (c habent ad rónem
cóem, vt (ub iptis contineantur alia jnfe- riora, fiu& gencrz, fiue
fpecies; ita quod - mébra diuidenia fimul (ampta zqué pa- teant;ac ipfum
commune diuiíam,;vt pa- tet ex codcm, art; praeced. crgo in atli- gnandis
diftin&ionam , & idcacitatü ge- : neribus illa primo 'a(hgnare: debemus
, quz fub (c omnesaliascontiacnt media- té, vcl immcediaté,fed ità (e habent
imem- bra iam aii ; mm omncs identita- tes , vel dit oacs affignab:lcs ad illa
reducontur,crga &c.probatur minor af- —— füb iliis genecibus: totam ferié idenritatum;&
di(linctionum. - 63 Diltin&io itaque cx natura rei,ftu precer opus
intelle&tus ; vt ex Scoto col-: ligitar 1.d.3.9.7.. Sed bicresbat ,& d.
-q.4-$. £4 quasi ronem , & 1.d. 1. q. 5. $. 4d qua(licnem iflam,&
d.3.q. 1. & alib: (epé, fübdiuidituc in ditinctionem exnituri rej
rcalem,& in diftnétionem ; €x natura rci formalem ; ratio aii, ic vt. [|
»" i . AA s 214 docet Ariít. &. Met. tex, 18.. ideatitas proximà fund
ur (ape: vaicaté , diftia- &io fupra multitudinem. [eu placalitaté, ergo
tot modis diilinzti» ex piccerei di- cetar , qoc mo is dicituc pluralitas,
& multitudo , fed plucalitzs à parte cei , vc norat DoGbor 1.d.13.q va X
4.4.45.).3. in (51.24 1.daplex eft, alceca recam; & di- icu plaralitas
fimpliciter, altera cealica- tum,íca formalitatum, X dicitur pluzali- tas
fecundum quid , ecgo & z,. dclaracuc fabillata minor; per R?m, quz
aultipli- «cata facit plaralicatem (implicitec, & ett mata (andare realem
diftiactionem , noa tin venic intellig*nium id, quod per fe primó , &
immediate exiftic, vel tic exi- ftere poteft, vc malti Focmulitkz velle
videntur, (zd omae id, |u »4 per veri ef- ficienuam,& plty /icam
caa(alitatem acci- pit e(Ts, (iae (olitacié exiftere poffit, fiuà non,& ita
fe habeat omaes phylicz eati- tates,omnes nimirum fubftiacie, (iue có.
pletz.(iué incompletz, vt materia, & foc m1i,omaia item accidentia, (i18
abfoluca, fiue reípe&iaa , hec .n. o naia veré (aat entia ia rc&o
propriam cifznriá , & exi. ftentiam habentia , etfi non 0.nnia foli- taric
cxiftere nata , v: patet de relacioni. bus,q104 (olum indicat ex hibere exilé
exi (tentia, & ab exitteacia altecius deps- dentem,noa veró carere pcoríus
exitte- tía; acproind? omnia t(Eh ec (uat idoaea fundwmenta di(tin&ionis
realis , & nata facere pluraliratzm (i pliciter , q ua (anc vera res, &
vera entia phy (ica pec veram caufalitacem phyficam à caaíis (ais pro-
du&ain fen(a explicato in Phy dif».7. q.2. Per Realitatem vero , que malti-
plicata folum nara eft (acaggplucalitatem sf quid, & fundar: dittiaiflóaem
ex na- tuca rei formalemyin:eiligitar id, 4304 e(t aliquid cei pczfato (en(u
explicat , non uocanque modo, («d per identitate rea- lé (qua cóae dici folet
aliquiras) fiue per- fe&ti,vt c(t identitas actribucorü tn Deo , habetur
rationc infinitatiscxcrem - rum, (iuà impecfe&im , vt e(t idencitas vadaü m
:taphy(icocam in cceacis ; que ibetuc przcisd ex vaioneéorum in cec- tio,vt
docet DoXor 14d. 8. q. 4. at; idà per tealitatsm omae id iateliigsad un ve e —
' Difput... De Inftrumemtis faiendi -.— N Neo nit, quod pir
fenonrecipiteffedfüapro: ———— ximicauíaperverug inflixüphylicum, —— — fed per
f(implicem dimanationem mz2ta. — phyficam, qao fen(a aic Do&or 14d. 3. q.7.S.& 1.d.:j. C. pi(fionenemaoare — — à
(ubic&to, & 2.4. 16. q. va. potencias ab . - anim, & vaiuer(alitec
emnanant realita- tes, (cu gradus metaphy (ici a rebus phy- ficis , vt
animalitas, & rationalicas à cor-- porc, & anima. Explicatur.
diflin&io Realis . 64 D I tin&io igitur ex aatuca rei Rea- as eft; qua
reperitur inter rem, & rem przfato inodo explicatam , quam. explicuit
Do&. 2. d. 1.4.5. $. Contra. ifla. opuinonem, &$.
£dqua[Lionemlit, M.. (ed exackias 2,d,2.q.2. 4 ,& B.vbi talem. tradit
regalam digno(ceadi diítin&tioné.—— realem,eirealiter dittinguamrur, quorü
— — vnam veleit, vele(fe poteft (eparatüab.——— alio,vel (altim ralia ft ME
dicadimaicé —— — fe habent, ficut illa,quaz func. Pw VEENEIE fepacabilia; quod
(eparatio a&ualis fic —— fignam (ufficiens ditin&ionis realissfa« — —
tencur omnes, & eít de fe euic Xx intelligi debet , etiam(i quz fep vnü abí
ue alio vicifia exilbece fety(ola .n. illa a&aalis [eparatio & hic
ratioae relaciaa,vt Pater, fi diítingiaatur realiter, etiamli vaum. alio
exif(terenon córingit:feparatio item — pocentialis (uff :iés eit ad. inferendá
di- ftin&tionem realé inter illa , qua it Tr" *- feparabilia, nam omae
ens nac per có fequens indiuiübileà feipfo , & in« feparabilequare eo ipfo
, quoda : fant l'eparabilia,iam nó vnü ens, fed duo - ventia realiter
di(tin&i cen(eri. debent, Nec e(t acceffe ad | di(tin&ionem realem
inferendam , quod feparabilicas ifta. (ic matus,ita .( vc hoc fine illo, &
6 contra viciffi n exiftere poffit , vt cótendüc Re«- Centiores , nam ad
diftin&ieaem realem cum omni proptietate fufficit,» aleram extcemorum exi
(tere potfic fine altero, etii non có:ra ,& imooilibiliras ex pat-- te
vnius cxcreai exiftendi tine"alio. foi infect;quod dici nequeant mutuo
fepara- bilia cum retentione propriz exiltentiz ; & quamuis vaio,fefi
»,& ali jhimu(modi enctatcs modalzs dici nó. poffiat ces Cüü» | ! nas » Ad
, " "s fnticas,füimendo rem pro co,quod per fe, — & immediaté
(alim per Dei potentiam . exiftere poteft ; tamen dici poffunt res, & ens
co modo, quo hoc in decem prz- dicamenta defcendit, & (altim, ait Scotus
2.d.1.q.5.$. Quod fi adbuc ,licét modus non fit ita res, ficut illa, cuius cft
modus , nontamen nulla res eft , ficut nec nullum ens, quia tunc nihil cffet ,
quod etiam rc- ^ petit quol. 3. ab initio, vndé cócludit hác effe contentionem
de nomine, quia iuxtà varias iones entitatis , & rei poteft haiu(modi
diftin&io vocari realis, & mo dalis; Hoc tamen certum cftquod refpi-
ciendo naturam diftinGtionis in fe , & nó denominationem à modo defumptà ,
de- bet potius dici realis, quia nonex hoc, qp fübie&um exiftere poteft
fine modo , nó é córrajftatim inferri debet, quod hac di- | ftin&io non fit
realis , (ed modalis, quia & crcatura veré diftinguütur rea- ^— fiter
,& tamen nulla aJia inter ca ver(atur . — diftin&io, nifi hzc, ep Deus
exiftere po- teft finecreatura,non é contra . Nec va- /— let,quod aiunt
quidam,diftinctioné,que /— eft inter Deü, & creaturam non pote di ci moc
yquia creatura non eít modus -- Dei,nec iilü afficit in ratione modi. Nó -
valet; imó potius ex hoc confirmatur , p refpiciendo naturá huius diftinctionis
in fe tealis porius dici debet abíoluté loqué- do; & (olum poterit
appellari modalis, quádo rcs,qua fine alia exiftere nequit , bené tamcn à
contra, cft modus illius , & cam afficit in ratione modi... Nostamcn
praíenim banc. diftin&ionem dcbemus appeliate realem ; & non modalem ,
quia difiin&io modiis apud nos. cop(ucuit ac cipi pro eaque vei fatur inter
ré; & mod ü. -jntrinfecü eius, vt inter etfentiam,& cxi- flentiam,nó
autem intcr rem & modum cius cxcrin(ccum, & accidentalem , qualis -€fL.
hic, de quo Recentiores loquuntur . &5. Scparatio tandé proportionalisfuf.
- ficit etiain ipfa ad. inferédam, realem di- f » hac auiem proport:onalis.
fepatatio inter.ea. veríatar ; vt notat o- &or Cit.quas cfi fint abinuiccm
infepara hilia 5. hzc tamen jn(epara bilitasaion..» proucpit ab intrinícco »
(cd meré ab.cx- tuin(eco » quod ipíemcet. inz.d..1..3.4».— Qua. V. Quid, ej
guamplex fidifinDBK C4e11I. 315 $. 4d que[lionem , explicat exéplo mo- tus
Caeli , quia fecundum Arift, contra- di&io eft Coelum effe fine motu, nó
qui» dem ex cau(a intrinfeca in Celo, quia e(t receptiuum motus;&
indifferés ad quic- tem,ficut ad motum, fed ex caufa cxtrinfe ca neceffarió
mouente, & ideó cx tali in- fcparabilitate non reété iofertur Coelum clic
realiter idem cum motu (üo;vel ti in- feparabilitas ab intrinfeco prouenit, ad-
huc tamen fe habent , vt producens , & produétum;cau(a,& cau(atum,&
vnü ad aliud dependentiam habct effentialem ; hzc enim contradictoria przdicata
necef farió inferunitdiftin&ionem realem , vt Scot.declarat 2.d.2 5.q
.vn-$. 4 d prima, quia relationes produccnis , & produ&i repugnant in
cadení perfona, relationes, que dicunt dependentiam c(fentialem,vt cauígad
cauíatum » repugnàt non folüin eadem'perfona,fed cuiá natura, vnde hac rátione,
quáuis-perfonz diuinz fint ab in trinfeco infeparabiles propter vnitaté cf-
fentiz adhac tamen realiter diftinguun- tur,qaia vna eft producens,& altera
pro- duéta,vt docet D. Aos. r,de Trin.cap. r.. quamais totum fit à
partibus.infe parabi- itemab intrinfeco,quia tamen ad eas dependentiá dicit
cffentialem , vt caufati ad caufas intrinfecas, hac de caufa ad buc
abeisrealiter ett diltinótum , vt Scotug. "docet 3.d.2.3. 2, Itaque
cócludamus fepa rationem extremorü a&tualé » vel poten- tialé, vel (alim
proportionalem fingulas di(iunctim. süpras.efle e. ud figaum.
realis.diftin&ionis,& omnes coniunctim (ümptas effe tignum adaquarum-
.. 66. Hinc facile deducitur;quid fit idé- titas realis, nam é contra illa
erunt cade: realiter, quz nec feparata.tunr , ncc pof- (unt feparari,nec
proporrione correfpon. dé his,.ua: funt feparabiliayita p vnicü, , & ade
quatum fignum identitatis realis; fit inlcparab:litas aiiquorum tàm aétua-.
lis, quam potentialis,& proportionalis y; quali infeparabilitate folum
potiürureay, quorum voum non cft fine alio, necctie poteit ab.intrinfeco, nec
fe habét vi pro-. ducésy& productum, ve] caufa, & cauía-. tmyita vt
vnum cíl ntialiter. ab alio de- - pendcat,quia hzcinfcrunt feparationem,
proportionalem i.talia inferunt contra- di&oria in his;que ita fc
habét;.f.vt pro- ducés,& productum;caufa, & caufatum, ualia nata funt
verificari de his, quae süt rsen vel feparabilia (eruata propot- - tione ; €x
quo patet, malé Recentiores omnes afDgnare veluti fufhicieos,& ada- quatum
fignum "3s di ftin&ionis (cpa- rationem in c(le actualem , vcl
potentia- lem, & identitatis realis infeparationem actualem,&
potentialcm . 5 ers €7 Dcinde diftin&io realis iam expli cata (ubdiuidi
folet in negatiuam, & po- fitiuam, & bac rurfus in accidentalé , &
eflentialé; ncgatina cft, que verlatur in- ter ens,& nonens , vt inter
materiam, & priuauonem vcl inter duo noncntia , vt inter duas priuationcs,
de qua Scot.3.d. $.q.vn.& quol. :8.vndc quia proprié non eft inter r€,
& r€, d£ diftin&tio realis im- perfeáa , pofitiua eft , qua veríatur
inter «luo entia rcalia, quorü vnum rcalitet nó eft aliud;rcalis e(fentialis
eft , qua oritur ánter duo ex principijscorum cflentiali- bus,& ita
diftinguütur res,qua extát fub diuerfis gencribus,: vcl (peciebus ; quia
Jizchabent effentias ,' & naturas alterius yationis;quam diftin&ioné
vocat Do&. 1.d. 2.9.7.F F. diftin&tioné rcalem natu- rarum, cx quo
patet di(linctionemeflen- aialeim reduci ad realem;quia nó eft ; ni
diflin&io rcalis naturatum, vt bene nota- it Tatar.loc.cit. natura enim,
& cflentia ádé süt;diflin&iio veró realis accidentalis elt, quz per
principia accidentalia cau- fatur; qáo homo albus à nigro diftingui- tur ,
& ad hanc reduci potcft diflinctio .mumerica indiuiduorum, quatenus prin-
ipium indiutduationis ,vndeoritur, etfi petüncat ad fub(!antiam indiuidui,cft
rfi extra elfentiam cius,vt dictum eft q.pre- ecd. art. 3. quz tamen diftinótio
potiori vocabulo fclct matérialis appellati qua- tenus differétia ind
iuidualis, quae cfi eius principiti, dicitur materia votius,vt Scor.
docct.2.d.3.9.6. & ab codcm lococii-r. 4.2.q:7. optare appellator dift
inétio ica Jis fuppolitorü ; Denique ad diftir Gio- nérealem reducit ér ilia,
qua verfari fo. Jet inter totü,& (insulas partes fingiila- aim fumptas, G
vocant diltinétione inclg Difp. I. De Inflrumentis fciendi ; DW dentisab
inclufo quomodo totücorpu£ — —
diftinguitur à a quiaincluditillud, — & adhuc alias partes. Verüm quia non
fa Jà datur totü Phyficisfed Metaphyficü ctià& logicü, poterit hec
diftin&io ins cludétis,& inclufi ad varia genera diftin- &ionum
pertinere pro qualitate tOtoru. — : 68 Mcurifie loc.cit. cocl. 3.diuidit di- -
&in&ionem realem ini mutuam , & non mutuam ,& ruríus vtramque
ina potentialem & virtualem; mutuam ait ef fcyqua diftinguuntur ea;qua cífe
poffunt mutuo fine (cinuicém ; non mutaam,qua vnum cxiftere poreft finc alio,
non € có» tray& fic ait dillingui rem& medüeius; a&tualem ait
efle,qua din fcparata;potentialem,qua diftinguuntur feparabilia; virtualem,qua
diflinguuntur cayquz íc habét ad modum feparabiliüy Vcrum tota hac doctrina
fal(a eft qui implicat vnum efle realiter diftin&tü ab alio,& quod vice
yería hoc non fitreali- — it ter diftin&tum ab illo ,. ergo ink pei - Lh
omnis diftinótio realiscftmutua.Quod ——— — a2uté aliqua.duo extrema fint ita re
jitet » diitin&ta, vt vnü poffit exiftere f« V ab alio non écótra,non
facit. quodinzel — capon fit realis diftintio mutua; fed fo* lum qued r. (it
mutua feparabilitas, mul* tum autem differt alíqua duo nó e g- tuo realiter
diflin&ta , & fion ellen rcalitcr fepapabilia. I urfus ex lio, D odor
in 2.d. 24]. 2« docet diflinctione 1caló inter eliqna duo concludi ex eorü
fcparatione,vcl actuali vel poientiali;vel faltem iproportiopali., malé
fubdiuidit- Mcuriflc diftinétionem realem jn adbuae lemsporcntialem, &
viriuslein, leu proe porucnalem,tam quia Scots ibi exprefe sé loquitur de
diftiné&ione cali actuali» cuius (ufhiciens., & ada quarum fignüine
quit cfle fcparationem,vcl adtualem, vel — potenciales, cLecopartiogsieraq m Z^
non pari paítu currunt di füinétio realis , & Ícjarat;oita vt codem modo
fcccrmi. dcbcapt in aCtuslé;& potentialé;& quód: fi (c paratio inter
aliqua duo fat. actvalis, infcrat diftin&ioné a&ualé, fi potentia
lis,potenualé tm ,& fi vrtualis,virtvalé, , quaa clàn (Tin ücft
[cparationem potétias- J6 uf inire inter lac (cparabilia dilige - JQusfL
I". Quid; eri quotuplex fe dif At. 11: 17 Gon realé actaalé, lic pattes
coiius c(sé tialis,& intcgralis ; co quia funt abinuicé
deparabilesscen(entur a&u realiter diftin yquia earü vnio nonexcludit
diftin- -€&ioné a&ualé carüdem , (ed urn fepara- tionem, &
diüifioneim actualem ; tic e motus Celi,& ipfum Celum;qua süt sin
Philofophtm in(eparabilia, proportione - Samen correípódent M pofsunt fc-
parari funt realiter a&u diftincta , ergo eparatio porentialis, &
virtualis femper infcrunt diftin&ionem realcm actualem, && ron
tantum potentialem; vel virtualé 4nter easque tic fünt feparabilia . ri ir:69
Sedcótraallatà do&rinam de di. dftin&ione reali moueri folet
difficultas dc toto, & partibus, quod vtiquc(loqué- do de e(sentiali)
rcaliter diftinguitur à partibus ctiam fimul vnius cx Scot. 3. d. 4.q«2. &
d« 22,q vn.conftat autem nec to sum exiftere pofse fine partibus frmul i
xX&is , nec viceuerfa partes funul iunctas abfque toto;canttat ctiá nec
i(la eíse fe- ;parata abinuicem , nec feparabilia , nec debobere ad modum
feparab;lium , nec -m voum eíse proprie producens , & aliud productum )c rn
allata de diftinCtione rcali cft infüfficiens.. Hzc . difficuhasardua adeo viía
eft Meurifse Joc.cit.vt ea coactusaufus fit. negare fa- mofam fentétiam
Scotiflarum de diflin- &ionc reali totius d partibus.ait.n.falfum effc de
mente Do&oris totum diflingui xcalitcr à partibus vnitis, cü .n.in 1. d. 1.
q.4.& in2.d.1. 9,5. & alibi paffin do- «cat ,omne prius naturaliter
pofíe cífe fi- nc (io poftcriori abíque contradictione, fi non fit ciidé ,
fequeretur partcs vnitas poffe cííc finc toto, quia funt priores eo nauualiter
, cum ig tur vnitz lane co effe nequeant,fit, vt finr ei réaliter idé, quod
exprceíTius ait docuille 1.Phyf. q. 9.vbi di- ferté docectetum, & partes
vnitas efle idem realitcr; quare fubdit decepros om- . nes cie; qui bs Genus
cxiftimarunt de g;€ Motitocü diftingui realiter à partibus ynitiSex €o fürté
quia in 3.d, 2«q« 2oper- mi xum probat difiinctionem rotius, cá à pact ibus
vagis uiidigufis. nam quando probat totum e(fe aliam enctatem à par- tibus
vnius intendit (olügn inter ca indu- o6 Loa ecre diftinciionem formalem, itag,
in fen tentia DoGtor;s totum diit inguitur à par tibus vnicis formaliter folum
, fer ex na- tura rci; non quidem formaliter cócepti- biliter, fcà meraphyficé
, quo genere di« ftin&ionis diftioguuntur gradus meta- phytici, fed
formaliter entitatiué,feu phy fice, qwomodo diftinguuntur gradus phy fici
incparabiles ; quod exprefsé colligi arbicratur cx quibufdam verbis Doétoris in
3.d.21.q.vn- contra Magiftrum in fol. ad arg .opinionis aduerfa, vbi concludit,
quod quamuis totài nà fit fiue vnione par tiugtamen vnio illa, velrelatio non
cft ormalis ratio illius totius, quibus verbis indicat (olum inter partes
vnitas , & totü non efle identitatem formalem. 7o Verum quantü diflet hic
Scotia à germana Scoti fententia, & veritate có- ftat ex dictisin Phyf.
diíp.5.q. 13. acc. 1. vbi cx profeflo de hac re differimus, nam in 3. d.3.3.
2.quarta prarfertim rationc cf- ficaciter demonftrat diftin&tionem rea-
Jleminter totum;& partes vnitas. quia fic vnitz verécaufant totum, &
nihil rcali- tet caufat feipfum , nam inter eaufam, & cffe&um
vniuerfaliter intercedit fem- E realis diftin&io , vt oftendimus in.»
hyf.difp.8.q. z.art.1. Et in 3.d, 22:q.vn« $ quantum ego, ait entia materialia
có- pofita habcre caufalitatem intrinfecam per caufas inexiftentes materià.
f.& tor- mam,;quas;ftatim ait,cffe realiter diftin- Gas à tali
compofito,vtibi cft videre ;fal fum ergo cft ex eoloco folum colligi di-
ftin&ionem formalem; & plané non vi- demus quomodo ex verbis illis à
Meu- riffe adductis deducatur totumin Scoti fententia à partibus vnitis folnm
forma- liter dittingui. Accedit,quod fruftra pre- ter diftin&ionem formalé
, quz proprie verfator folü intcr formalitates met ficas, fingit aliud genus di
ftin&tionis for malis phy fice;vt eam at ruat inter totu, & partes
vnitas,nam in Scholam prarfer- nl aversum hucuíq; talis dedic ingre(lum non
babuic.Q uod vc- rà expreíse docuerit Doétor 1.Phyf:q.9» 1dÉtitatem totiuscum
partibus voius,nos párum vrgcet;quia opus iilud Scoticó non: cft, cum palfim
multa contineat ditlona. £ à &co- à Scoti doctripa in Metaph. & lib,
fent. fed eft Marfilij Inguen Nominalis,cuius fcriptum fc compcriffe in quadam
vetufta Biblictheca Venctijs teftatur Roccusm I hyf.in epift.sd Lectorem ,
& idem in- gcnué fatetur P. Lucas Vuandingus , dum e«nuina
l'o&oriscpera reecnícr, & no- is orcterus dixit; cx quo fadtü cfl ,vcin
Phyfic. illius pieudofcoticz: phiofophize ncc vcrbum quidem vnquam fecerimus.
Qued tandem ait , hinc fequi partes vni- tas pofle clTe fine toto , quia in
Ícntentia Do&oris cé pnus naturaliter potcft fe» parari à pcflciriori , fi
non. fit ci realiter idcm; quod (i (it infeparabileid arguere rcalem
identitatem cum pofl criori, vt pa tet de fübicéto, & pafTi onc. Hoc ctià
pa- rüm vrget,iam . n. fopradiétü cfl cx Sco- to 2.d.1.q.$. IN. & d.a. q.2.
A. id vcrum effe, quoucfcunque repugnantia fcpara- tionis àb intrinfeco veniat,
& non ab cx- uinfeco vt cft inlpropofito,quod.n.par- tes vnita cfle
ncqucant finc toto,prouce nit ab exirinfeco, nempé ex carüvnione, quz illis
accidit , & qua fuppofita ne- queunt non caufare toti, ncn autcmtalis
neccffitas prcucnit. cexabfolnta. ear cn- titate,vt notauit Lichet.2.d 129.
2.in fol. ad initanuas Caict .contra maximáà Scoti Qn.ni abJolutum prius alios
c-fcd fu- fius hanc difficultatcm peruractamvus in Fhyf.loc.cit.in fol. ad
3.prin. I .71 Reéhus ergo dicendum cft in hac 1e P. Mcuriíic fuiisc deceptum,
& nóom ncs alics Scotiflas , vt iplc parum humi- liter dixit , & ad
argumentum ex. dictis occurrendum «c ft quód licetitorü, & par- t5 vnitzncc
fint feparata, nec fcparabi. - lia proportione ramen correfpondé: 1js, Qua
(cparari queunt, vt fupra explicatum eft ; & quan usnon fc habeant propric
, yt y rocucés, & produCium,quia hoc fpes €tat ad genus caua cfficientis ;
fc habent tamen vr cauía.i caulatamingenere » «auíz maircriakis,& formalis,
quód.(ufli- cit ad infcccndam rcalem difiinctioncm, quia inter caufam; X
cficctum 1n quocá- quc gencre cauia: calis, & phyficz rea- km aintcrcedere.
Jifinctionem. femper: «1l ncecíje, vi f..sé probamusin Fhyf. lo-, «0 iam
Cit.diíp.8.9.2. arta. T Difgut;1. De Inflrumentis [cendi |... Diflin&iio
formalis declaratur ctio. , 71 Iftindio cx natura tei formalis. D qua erat
alterü mébrum diftin- ; &ionisex natura tei,vtà diftindtionera- — ^ ——
xionis, & facta per intellcótü fccernitur., | cft illa,quz verfatür inter
plutes eiufdem - » formalitates, quz: nimirum in eddetn phyfica entitate
radicantur ,& identifi- cantur , eft autem formalitas ratio - Giua,&
fecundum (e conceptibilis, v illa dicuntur. diftingui ex natura rci for-
maliter, qva habcnt aljam,« aliam fore malitatem, feu rationem conceptibilem.
ita vt virumque dcfiniendo nó ctit idem | adzquaté conceprus obie&tiuus
vuridf. — que, ita explicant diftinctionem. formas / lem Scotiflz quamplarces
Tatar, Bonet. Butlif. Fab.Mcurifl. loc. cit. vnde € con- v tta illa crunt cadem
ex naturarei forma: , liter,quz candem: babenr formali & candem rationem
concep iem, Ve i rum;vt docet Sootii dish 7.8. Sed bic refl al, duplex
reperitur diio natura rci formalis ,aétnalis nimirum, virtualis: actualis cft,
quz verfi | plurcs formaliatesincadem re phyfica —— a&á ,&
nonvirwterantum exiflcntésy ————— quz proinde à partereiciira i opus
mtellc&es habent diwerfasiGnéS — — cóccptibiles;fic diflinguunrar ck nan
1ciformalitér a &valiter diuctía [otétig in cadcm anima radlcaiz , diuerhi
gradus Meiaphyhici in.homine,& diucr(a artrie buta t» Dcoex Scoto 1.d.8.q.
4. $ 4d. hafiioncms quia nimitü hzc oaa tunt Jincifosptló csfonnaluer ,&
acta in Dco cxiflentcs, & nó virtualiter tátü vnde ,& corum ditlinétio
atualis cfTe de bet. V irtmalis ver cfl, qui verfaür inter plurcs eiufdem tei
tormalitates,non actu, (cd virtute tani ü in. éa contentas, quate« nus cadem
finiplicillima tcs , vc] rcalitas cb (ài cminencià zquiualct pluribusrea--
litatibus , vnde occafione przber intelle. &ui tormand: pluccs
ccnceptusinadasjna toS obicétibos cx codcm obictto to, quibus actualiter
diftinétas facit forz.— maliiatcs illasycude folum-etác viciualitet diftiy.ca
antc opus intcllétus inad 16 cóuipicnis qua 16netolct lacainat 1 TOUS "D
&io ^ idi rationis ratiocinatz , qua- tcnus folà per opus intelle&us
fit a&ua- lis, cumanteaífolum eflet virtualis; ira - diceremus in; Sole
folü ex natur: rei vir- tualiter diftingui virtutem calcfactiuam, &
deficatiuam quia nimirum huiuímodi virtütes nonaótu continentur in Sole (c-
cundum fuüai effe form:le , (ed virtua- liter ti, & eminentialiter,
quatenus. Sol vnicam , & fimplicílsimam'virtutem eminentioris ordinis a
ju:ualet illis dua- bus, ex quo intellectus occafionem fumic didinguendi
hasvirtutes in Sole,cum ta- tn&à patte rei vnica fit,& fimplicifsima,
Éx quo patet falfum effe; quod Recétio- rcs paísim Scoto tribüunt,quod.f.nullam
* diftinctioné formalem vittualem agnoue ric ,ícd omnem dittinctione cum funda-
4méto inre actualem po(ucrit, nà loc.cit. eamex,teísé admiteit , & eciam
quol. t. $. De fecundo avticul», & in 1.4.8. q.4. | "* is gd
que[liorem; vc mox dicemus ex pli do diftin&ionemi tationis tatiocina-
tz,quz cum ferrali virtaalicoincidir. - ed Thomiftz ,- & alij Neoterici
tualem, & folá virtualem admittunt, n alio nomine vocaat diftin. catioriis
ratiocinatz; diftin&io- 3 * i - c 1 E ^ mem vetó ex natura réi abaalem
volunt NN femper efe reale, & c ca ptorfüs coin tidee enl Pafqualie. difj.
$6. (e&t. 1.ait " buc 'comnuonem fententiam extra
fchoiaii'Scotiftárum; fed prater diftin- &ionem eximatuia rei realem, &
cx natu- £a rei virtuale debere etiam admitti di- flin&ionem formalem
actualé, minorem illa quia non eft inter rem, & remjmaio- rem iffa quia eft
actualis, & im else diítia Etionis allo modo ab ifitellectu depen: det ,
probatur euidcarér ; qiia multoties Blites perfétiónes ini inférianibne dif ped
f£ reperiüntucin aliqua re fupetioci ob. iDinentiá vau realiter , vbiin infe-
riotibüs eran: realiter diftinctz ; & quia $th (e (unc pecfe&tiones
fimpliciter , ma-- nent adhuc in eà re sm (aas proprias for vnde r inca fori
ufi, aüt-eminca« ; lót s hiavulaodi ;-ve Ge: 00 Que. V. de
Difüntlimertali-edsll. — 219 queunt diftingui realiter quia conrinen- tut in ea
pecidencitatem realem , neque fold virtualiter, quia non exi(tuar ibi v:c- tute
cantüm, fed au sm proprium efse tocmale cuiu(cunque; afsampcum patct , quia ità
concincarur attributa in. Dco iu ftitiaymi(ccicordia &vc.vbi.n.in nobis süc
perfectiones accidensaciz cealicet abia- uicea diítindtz; in Deo realiter
adunan tur; & quia süc ex fe perfe&iones- fimpli- citer, extant in eo
form ilitec ,'& non vit tualiter cantu n; (ic ét vcg xtatiua, & (en-
ficitia continentur in houine, quia. vbi in btatis,& plácis (unt formz
realitet difti- &z adunantur in liominc in vicam for- mam;quz c(t ordinis
(apetiocis,.(.in ani ma rationali , fed quia anima rationalis * eft forma ,qua
ho no non folü incelligity fed fcncit& vzgecar, & informat non fo- lur
quatenus rationalis, (ed etiam quate- nus (ca(itiua ,& vegetatiua hinc
dicimus fenfitiui, & vegetatiuam in ho.nine ad- hac reunere propcium e(sc
formale, qp per earum definitionem explicarur y. ecti ion tetincant propr;um
císe ccale . ^74 Refponderc folét Aduer(arij có- cedendo huiu(modi formalitates
a&uali- tct ex naruca rei ceperiri in eadé re , actu «mreperitur ia Deo
formalis iuttitiz y & aníericordiz, a&u reperiantur in. ho mine
animalitas ,& rarionalicas , fed nc- gant reperiri a&u dillinctas, non.
n.bzné (axunc ipfi ) ex adtuali earum. exiftéua in cadem re deducitur actualis
carü dittin- ro cx nxtara rei; Sed hiec refponlio, q (emper habent in promptu '
efficacitec refellitar , quia d.ttinótro formalitatum e.u(dé cei tandatar in
modo, quo ibi süc » & repeciücur,crgo aibi fant ex: nacura cei actualicer
,: coem cciam modo eruncibi dittin&a, probatur a(fumprü , quia quo res eit
, co forinalilli:nd e(t vna vnitace Oportionata (uz enritadisergo tormalif ime
eitindatiadaà fe , &- dittin&a ab Qxnni alio (ecandum formalita:em
vaita- tts . Accedit ex fupradictis ex Acitl. f. Meta 8 .idengitatem fan dari
(49ca vnlca- tém,dittindtionca (upra m ilucadiné, & plucalitacem;ü.ergo
tocin dizatcs v.g.ia- ftitue , Sc avíecicorfie acta exiloac 18
D«o,vel(uac£ocmuliili ad-voaa :c perfe La Go, o. 220 &io , & hoc dici
nequit , quia tunc vna- uq; non cxifleret ibi sm fuam rationé Pia sm » fecundum
quam dicit perfe- &ioré fimpliciter,vel (unt plures, & tüc neccílario
infertur actualis diftin&io 1n- ter illa, quia baec fequitur pluralitatem .
75 Piaterca principaliter , multa rca- liter identificantur ; quz tfi adbuc
varijs definiticnibus exprimuntur, vt Arift.do- cet 3. Phyf. 22.de a&tione,
& paílione , & 3. Mct. 1c. de genere, & differentia , (cd
definitio, pra(crtim cü traditur per con- ccptus ada quatos,cx plicat e(fe
formale , quod habet definitum à parte rei , licet ron explicet effe realequ« d
vcluti mate- rialiter fc habet , ergo debet admitti di* flirGio formális
actualis à parte reique fit minor rcali ,,& maior virtuali , Et de- mum
contradictio fcmper infert diftin- € ionem, implicat.n. de codem fecundü idc m
contradictoria verificari , & quidé talem infcrt diftin&ioné;qualisipía
cft. y fi cà contradi&o rationis, infert diftin- &ioncm (ccundum
duicríum cffe. ratio- nis,vt cum de Petro pofito à partc fübie- &i in
propofitione identica affirmamus efte fubicétam,& de codem negamus et fe
(obic&ium , vt ftat a parte pradicatis fi cft contradictio fecundum clle
reale, infcrt diflin&ionem realem , vt fi dica- m us,quod Vrbanus VILIL.cft,
Paulus V. 10 cít;talis cótradictio infert inter iflos Fontifices realem
diftin&ionem ; fi cft &io fecupdü cflc formalc;ipfert diflin&tioné
formalé,non rcalc,quia mul 1a propofitiones vera fant in (cnfu reali, &
identico, que nonadmittuntur io (cn- fu formali,tic in diuinis verü e(t jn. seu
identico cffcntiam e(fe incommunicabi- ltm;quatenus cft cadem rescum Paterpi
tatesquaec ft incómunicabilis, at fal(a cft in séfu formali,qui explicat
rationé prz- cifam rci,quaz per fe primó fign:ficatur , & per cítcntiam
indiuinis per (e primó importatur entitas com mun:cabilis ; Ve- rüm córradictio
fccundum etse formale, & cx nata rci efse poteft duplex , alia
aCtualitery& formalitet vera citrà quod- €unq; opus intclle&us , vt cum
dicimus y quod homo pcr animalitatem actu a par- tc rei conuenit cum Afino ;
& per ratio» Ns Difput. I. De Infirumentis fciendi s Flea qud pui ci
nalitaté a&u à patte rei differt nullo in2 telle&u cogitante;alia
virtualiter folum, & fundamentaliter, vt fi diceremus in So le effe idem
principium proximum cale- factionis,& de(iccationis,& nó eíse id, hzc
contradi&tio non verjficatur à parte rei actualiter , quia a&u à
parterei eft vnicum,& proximum principii vtriufqy fed tantum virtualiter ;
& funda ter,quatenus vnica. illa virtus aequiualet duplici virtuti; ergo
cum cótradictio im- ferat (emper dittin&ionem , qualis ipfa eít, non
dabitur tátum diflin&io formas lis virtualis, (ed etiam formalisactualis ,
Refpondent Recéuorcs. fcré om» quod cum definitio fiat per a&ü in» telles,
& non definiatur aliquid , nifi inquantum apprehenditur , non,explica-
"HT tur rcs (ccundum efie (ubieckiui habet à parte rci,(cd fecundum efse
Giuum,quod eben int llein NM repugnat quod ti de eodem chen» diueite cà duntur
; & preícinduntur nesformales , euam diuerfo modo de 7213 explicentur; 288
tcllectusré cócipit aliter , q. 7 tiones ille fondamenraliter. differunt ii re
Ad aliud de cótradi&ione pariter dis cont nullam conttadictionem dari ad
patte rei formaliter, fed tantu, damcntü contradi&ionis ,qui &io
confiftit in z d " lor ul» ncque (olü habentur per intelle ram dc altero
affirmanté ; vel é, it praícrtim Pal alg. $9.8 60... 77 Scdncutra reíponfio
(atisfacit; n prima , quia definitio exprimit naturam rei;prout cít,& res
diuer(imode dcfiniit- türsquia diuer(as habent a uin ip-- dass Dog quia de RENE
AN DR | concipiátur; & per definitionem expriani tur eíse rei
quidditatiuü,& D autem císe,quod accipit per apprehéi nem intelicétus,ergo
fal(um ctt per &tiuum. nitionem nó cxplicati efsc fubictiuum. rci ; quod
habet extra ; (cd tantum. ; & obic&iuumquod habct in intc licet
definitio fiat per a nó propterea [cqui ey, po "T" TM - —
Mitasadzquaeé expl - ge definitiónbm; qua folü per conceptus ; €usfi V. de
Difüintlione formali eAr.11. — xii pofitio,Soí e(i lucidus, fiat perfinicl- um
enunciátem lucem de Sole,ramé imit rem :, ficut (c habet a parte rci uáliter
etiá nullo intelic&u cogitáte autem vniuerfaliter cótingity ione €üque
dcfinitio rem exprimit per concc- ptum adzquatum;cui.f.correfpondct to- ti
idjquod eft in reexprimendü ,pofsunt auté fic exprimi omncs fortnalitates, quae
a&u plurificarz reperiunturin vna, & ca- dem re phy fica, vt
intellc&us,& volütas jn anima;animalitas,& ratiopalitas in ho-
snine,bonitas, & fapientia in Deo ; for- -analitates veró, quz folá virtute
in aliqua xec&inentur ob cius eminentiá , nó pof- fünt exprimi ,ai(i
inadzquaté, qe à par- £c rci nulla ip fuo ordinc corrcípódet rca ilis, vnde hoc
gene -ánadaquatos traduntur; verü cft non ex- primi rem,nifi vt apprehenditur
cum fun alamento in re, qua de caufa non fallitur « | — 38 Mcó Pafqual.difp.6o.
(cc. 1. n.3. i ui -finitione, alia eft phy- » definiatur, yore ks rici toti ete
e dendi » cum efie rei 3nfcrt difiinétioncm à parte rei adualem intcr eaquz
diuer(as habenr huius gene. ris definitiones; fed talis diftin&io ft ef-
fentüalis,vnde comcidic cum ditiin&ione , reali naturarum; alia eft
definitio meta. hyfica, & falfum cft;quz habent diuer- as hinus generis
definit; oncs,diftingui à paite rci aGtoalicer, quia-per bas non ex- primitur
obiettü si totum effe adzqua- tum, «uod habet à parie rei, fed fccundü eli c
obiectiuum metaphyücü , qp habet inintellectu ; hoc ala cile , vt fupijcitur
definitioot, (cmjer fupponit alix juam di- flin&Gioncmión.s,nam
fupponitaliquam prac fionemytormilhitaces.n. Mera phyfi- . €a perabitraéuoncan
, & przcifioné co Aiteunmuar. Hac (oluuo magis caucé pro cedit,led quan
uis;uod ait de di fimuo- ne jhy(ica, tocü it verum,nó tamen om- nino, vcuum
cft, uod a de metayhytica, Quia quandu n aliqua tre j.hyiica plurcs actu
continétur focu;aliarcs, quac süc ali quid cius peridcnctaté, tunc poicít affi-
0 Logica. i. " Coruo ; vcrü tamen gnari defiaitio mctaphyfica iilascxpri*
mcns ada:quaté in fuo ordine , fic poilu- mus exptimere adaquaté animalitaté in
homine , & hoc vtique fiet per prcitio- nem animalitatis à rationalitate ,
cü qua. identificatur im homine , fed talis przeci- fio erit adequata; quando
veró in re phy fica pluralitas formalitatum non eft, niíi virtaalis, & per
zquiualétiam; tunc verü eft detinitioné metaphyticà illas nó ex- primcre,nifi
inadzquaté,& pracifionem eará abinuicé non cíIe,nifi inadmquatam, quianulla
realitaseis correfpondet adz- quaté manifcftabilis in fno ordine. 79. Altcra
quoque folutio ad argumé- tum de eontradiétorijs nulla eft ; quia à parte rei
multa [contradictoria actu veri» ficantur nullo pror(us cogitante intelle- Gu,
vt v.g. quód homo ratione corporis conuenit cá rebus materialibus , tatione
animz non conuenit, & plané hzc cóae- nientia , & di(conuenientia eft
formalis & in a&u, & nà fundamentalis tantü, vn- de inre merito
Caict. 1.p.q.3 9.art. 1. hà folutioné, dos falfam rcfcllit,quà - uis.n.
contradictoria enuncientur tantu per intelle&ü, non inde íequitur corü ve-
irr semet ai pie pendere ud uin nulla propoffitio y quantumuis necearia., (fet
formaliter vera citra opus intellectus, quia materiae lisilla connexio prdicati
cum fubiedto etiam ab intclleétuconficitur; ficut ergo à parte rei verum eft
a&tualiter ! eie ex corpore , & anima conflirutum, quia hz partes
a&u. continentur. in ipfo y n contradictoria der sap vera de ipfo)quod per
animá differt à rebus mae . ME sind i gi a differri fie Xx V pte et » et» uàd
paricscít albusyti oci torma- no inhaeret , nà (ubie&um cie tormali« ter
tale eft habcre talem tormam, ita ve» rum crit formaliters.& actu, quód per
al» bedinem eft fimilis Cygno , &-ditlimilis quod. quadà re- periuncur
contradictoria , qua dc rebas actualiter verificari nó poflunt, [ed rantü.
vircaaliter, & fündamétalitcr» vtpatet 1n. exer plo fuperius allato de Sole
; icd non itacttin olbus, lico cam Caict. Cit« cÓ*. £4 5 ccdunt. LI 222 cedunt talij contradi&oria
actu à parte rei vcrificari,v.g-quód homo per anima. litatem formaliter, &
a&u cóuenit cü afi- no, & ncn conuenit perrationalitate, fed hinc aiunt
non inferri diftinctionem for- malem actualem interanimalitatem , &
ratioralitatem, fcd tantum virtualé; haec n. fufficit ad tollédà contradictioné
Sed ncque itia rcefpontio fatisfacit quia cauía in a&u , &
ctlc&tusin au timulfunt , & * non funt 2 ,Phyf.& $ Met.fed caufa
con- tradi&ionis cit diftin&:o ; nam quzlibet cótradi&tio séper
aliquà arguit diftin&tio né,crgo qfi cotradictio cft formalitcr,&
a&tualitcc vera,arguere debet diftinctio- né formalem aGualem;& non
fufficit (o- la virtualis,dc quo vidediíp.9.q.1 art.2. : $0 Atrcípondct
Caiet.ibid.negando, €» fola a&tualis diftin&io fit cauía actua- - Wis
contr adi &ionis,nam ifle cffcétus po- teft cííc à diftin&iooc , vt à
cauía quafi vniuoca ,& à virtualiter conunente di- füin&ionem , qualis
eft eminentia rei ; vt à cauía zquiuoca, itaque ifte effectus in actu habebit
caufam in actu ;, non tamen neccílarió vninocam , nam ctiam fufficit zquiuoca
nempé eminentia rei qua có- tinet virtualiter diftin&tionem, bec cnim fola
(ufficit ad tollendam cotradi&ioné , quiaoppofita enunciantur de cadem re
emincnt nó quatenus vna, fed vt virtua- liter n ultiplici. Contrà, emincntia
rei nó tollit contradi&ionem a&iualé, ergo non ztquinalet diftinctioni
actuali , vt inquit Caict. Probatur afTumpium,(ü quia con- traditio aétvalis
tollitur per multiplici tatcm rci & non virtualé tantü, alioquin de codem
(ccundá idcm à parte tei aGtualitcr coniradictoria verificaren. tur ;tum quia
cótradictio [rmper argui diflin&ioné intér ca. de quibus vcrifica-
uUir,& quidé ralem ; qualis »pla eit, vt di- ximus, fi cil contradictio
rationis, infert Íolü diftinCctionem rationis li rcalis rca- IKé,ergo
cotradi&tio actualis arguet actua leo; diftin&ionem,& non im
virwalem. Omnino gi ur admittenda. efl diftin- Gio ex natura tci formalis
a&tualis, que fit minor rcal; actuali , & immior formali virtual X bac
dithindtio, vt bene ait Bo necnon habuit ortum. in Scotia ncc in - Difput.I.
"De Inftrimentis fciendi. .. Francia , (ed in Gracia apud Athenas ig
Schola Arift. qui verbo; & (criptis cam docuit, vt benc probat Bonet.ibidem.
Et ad banc diflinétionem dcbct redaci di- NONE veríatur inter rea,& modü
eihs intriníccum , vt inter eflentiam , & exiflcntiam , vc docct Tatar.
cit, nam vt. fupra infinuauum eft, dantur tugdi rerum. vltimó cas determvnàtes
in fuo cfle quis dam funt intrin(eciquia nimitnm intrine fece rem determinant,
vt exiflétia cífen« tiaminfinitas Dcum ; finitas creatutam y Ime deicrminant
res e trinfecé. folüs accidentaliter , & ideo dicuntur modi —
exttinfccisita fe habet feffioreípectu fe- dents;figura refpe&u quantitaus&c.Sis
cut auté 1(ti non appellantur in re&o res, & centia , quia feipfis
exiftere nequeunt inrerum natura, led (emper cíie rebus a ffixi , ita modi
intrinfcci proprie non dicuntur formalitates , quia. fcip(is concipi; (ed petüt
concipi modificant , atquc ideo (icut dilin&o. - rei,& modi cius
cxtrinieci ponebatur ftin&o rcalis licet quafi i dá tionc alterius extremi
deficientis p nc rei, itain propofito difündtiorei,& —— i dcbet. forma-
modi eius intrinícci poni bet exucmi deficientis à ratione fort : tis, & x
denominattone à | po- terit illa dici realis modalis , liac forma- lis modalis,
ne confundantur.comuni minc diftin&ionis modslis diftinttio à (uo modo
extriníeco,& diftin&io ciuf« dem à fuo modo intrinfeco . - $1 Contra
przdicta obijcitur.Primó, lis, licet quati imperfc&ta ratione alterius —
diftintio tornsetis a&tualis tit fuper" ! ua, Tum quia nulla cft
neceffitas cam ponendi, cáca omnia aqué bene faluen- tur per folà diftin&i
vi pter quz inuenta cft à Scotiftis difli &io formalis actualis, 1 fccundo,
quia: Do&or ipfein 1.d.2.4.7. $. $ed bic ve- fiat dittin&tionem
formalem , q aftruit inter clientiá , & relationes originis, vo cat
rtualem, & ait melius effc vci iita ncgatiua;quód inter efsé relauio- ncs
(ic nonidendtas formalis ex rei ; €x quo coiligicur ralem diftinài fotaralcgm
sin Scotü non eic ooliiems, ^ n B * 9 e L3 5 v5 "1 MEL ma .
Kalis,quia.[-prabct vi - füb di&tigétione ab altero concipiatur, & *
fine illo represétetury& (ic ibi a&u rela- uf V deDiflintlione
frnali-eAdit.H. — 233 fed negatiuam , & proinde nó cile a&ua- lem, (ed
virtaalem , quibus verbis motus Hurtad.in Metaph. difp.6. fc&. 5. putat fic
miter Scocü Y diftin&ioné ex natura rci formalé nullà intellexille
diftin&tio- ncm actualem,fed folü virtnalem, quod etiá cx noftris tenet
Herrera 1. diíp. 14. .t.concl.2, T tertio, quia oé ens actu, aut cft reale;aut
rationis, ergo oís diftin- &io adbualis, aut e(t realis aut rationts , quia
proprietas omnis (equizur couditio- nem (ui fübic&i ergo non eit admitiéda
" diftin&io media aG&ualis intcr diftin- &ionem realem,&
rationis, fed (ola vir- tüalis, Tá quatto,quía vt arguit Ioan.de S.
Thom.1.p-Log.q.2. ar. 3. extrema per diftin&ioncm formalem non manent ita
diftinda, quàd poffint fundare inter fe etam relationem diftinctionis, vt patct
eios diuinis , quz Scotus ponit hoc modo diflingui, & tdmen inter vni y -
& aliud nonv je Were fo- la negario idéritatis, (cu connexionis for
malisergo diftin&io formalis nó eft po- DA T tiu: Ez tiua, in , is. üquin
Eds tit ic im qa editt o for malis non tollit identitatem in ipfa enti cate rei
fic enim efset realis, (c4 (olá idc- — titatem cóceptus , (cuformalis rationis
, ^ ita vni oó fit decóct formali altc- dug xe rius,ad hoc auté nó r ur
diltincho actualis.(cd (afficit viretalis, & fundamé ndamétii; vt vnum ccat
diftindio, vbt a&u cft ablata idéci - tas;cererü in re folü inueniturquod
vnit non üit formale cóflitutiuum alcerius, at- ue adc non habet connexionem
cífen- tialem cum alio mado formali , feucon- ftitatiuo, licet habeat modo
identico. ^82 Refp. ad t. negádo affumprü quia ditin&io virtualis non
fufficit ad tollé- dam cótradi&tronem ex natura rej. atua- lem;quz dc eadem
rc enunciari folet, vt quod anima per intellc&um operatut na turaliter,non
per volütatem, Dcus per tu ftitiam punit,nó pet aufericordiam, ho- mo peránimalitatem
conuenit cum afi- no,non per
rationalitatem& fic de alijs X Ad 3.DoG&or ibi docet diftin&ionem
in. ter esentiam,& relationcsex natura ret repcrtam poíse vocati
virtuilé,on rf id aíscrit cá pracifione , quafi fir viitualis tantum,ni poílea
infrà ait , «citer tgi- tur'dico omittendo illa verba de. diflin- Gione
rationis, e de diflinclione vir- tuali quod in e[Jentia diuima ante atum.
intellectus est entitas 4, CF eft cutitas B,Cr bec non eft formaliter i[[;&
pau là (uperius dixerat quod effentia, 27 re- latio babent aliqua i diflin
ionem ion. cedentem omnem atium — intelletiue creati" increatiergo cum hac
diftin« &io exnaturarei , de qua ibi loquitur Do&or,& ponit inter
c(senuiá, & relatio ncs, przcedat (ecüdü ratione diftinctio- nis omnem
a€tum intellectus,non poccft e(se (ola virtualis,(cü rationis ratiocina-
tz;quiz hzc licet praecedat fecandü fun- damentum , non tfi pczcedit sin
rationé diftin&ionis ; vndé valdé decipitur Hut- tad.vt bené notauit
Pa(qual.g. difp. 60. fe&. 1. nu. 4. vbi maturius. in hoc póderat Scoti
menté , quam fecerint Huctad. & . Hetrer.Hanc veró diftin&ionem ex na-
tura rci voluit ibi appellare nó idétitaté y quia cx comuni vfu loquendi
przfertim tüc temporis diftin&io ex natuta rei pro vera di tinct;one reali vfurpari
folebat y vt ibidé Doctor iníinuat vert. $ed num- quid b&c dif in*lio
dicetur realis 2 & quia talis dittin&io nou importat vcr&
relationem,vt ibi Tat.& Vigerius aduer- tüc. Ad 3.hec d.ftin&io dic
potefl realis actual's, & ensrcale conte ju: , (i amplé (amatur pro omni
eo, quod ctt extra ni- hil, tiué (zcundü fe , & immediate, fiu& quia
per identiatem eft aliquid alterius , dsin fe, & in re&o cft extrà
nihil, & c nà clt diftin&io media , (ed mcbrum di(tiactionis ex naturaret'in
communi , vt cocradiítinguitur à diftin&ione rario- nis,fi tá ensreale
minus amplé (umatür-y pro co.niinirum,quod cít ens,& res,vc à realitate,
(cu aliquitate diftiaguitoe , & diftin&io rcalispro ea,que ver(atar
intet duo taliter entia, (ic vtique dillinctio rea. lis dici non potett, (ed
media inter realé, & rationis, minor illa, & maior (ta. Ad 4.
Vallon-p.1.formalit.art.2.1n finccog- y £ 4 cdit 214 cedic diftin&ionem
formalem ex natura tei pra(cfcrre in re relatioaem poficiaam. attualem fed hoc
ett fal (am quia vt da- cet Dot. r. d. 3 1. celacio realis ver(atur intet
extrema realia,& realiter di(tin&a: nó ergo diítin&io formalis
cenfendacft a&ualis rationc relationis formaliter im» portate per
diftiactionem, (ed folü mate tialiter rarione extremorum , quz (ic à parte rei
diftin&a ità Inbenc in cade re proprii c(se actuale extra nihil , vt efsc
formale vnius non fit e(se formale ale- rius,irà Baísol.2.d.22.9.4.art. 2.
Tatar. & Vig.cit.& fequitur Vulpes loc.cit-Ad f.negacur minor, quádo
defiaitio expli- Da Feendiedté cóceptu ada juaco , imo fiia virtute huius
diltinctionis in reinue nitur ,quod vad nó habeat cónexioné cf- sétiale cá alio
modo formili, (ed tantum idético, vt fatetur hic Au&or ; ià manife- fté
cóccdit hác dittin&ioné c(fe actualé, quia aualiter vaum noa hibzt ia rc
connexionem cum alio mo 1o formli $5 Secüdo obijcitar cü Pafqualig.cit, quod
hac diftin&io formis coincidat cum rcali,(i ponatur a&ualis , ante opus
intelle&us; T'ü quia q iod e(t exrra aliud à partc rei , eft «cra illud
fecundá illud effe, quod natum cít e(Te à parte rci , fed folum efe entitatiaam
phy icum natam eít efTe à parte rci, itaat formalitates nó fint aptz ad c(fendü
à partc rei,ni(i prout funt in entitaribus phy (icis , ergo (i huiuf modi
formalitates effent intec (e. dittin- &z, itauc vna effer extra alii à parte
rei , iam deberent e(fe tot entitates , cum dc- beat gna c(fe extca aliam
fecuadam eí- fe, cp aptum c(teffe à parte cei, Tà 2.ex- treina huius
dittin&ionis iaaoluüt ratio - né entis, itavt in vnajuaque fic propria
ratio entis, quia huia(modi focmalitates veré (unt aliquid politiuü, ergo ii
di(tia- guuntur ante opus intellectus. a&aali- tcr, diftinguuntur tàqud
eatitates adtua- les extca nihil, atque idcó realiter , Cófe- quentia probatur
,quía quotie(cü jue ali.- qua non commuatcancin eife , quod hi- a parte
reidilbiaguütur («cundd il- lud eí$e,quod haben à pacte rci, caaicr- mp wan re$
hibet à parte tci, (ic e(- (c phy icumyaecatítatiium, iam cacicaci- Dif.I. De
Inflrumentis fciendl- uo modo diftinguentür, & confequentec reali
diftia&ione. Tum ; definitio ex-- licat cfentiam rei,ergo (i illa cenfentur
cw qirhu diftin&a, quz habent diuer(as. definitiones, habebunt ctiam
eíTenrias di- uerías,ac etià. confequeriterexiftentias g quia quamlibct cfeaciá
fequitur propria. exiftentia , atque ita eranc veré realiter . ditin&. Tum
4.contradi&io actualis de ali-]uibus iafert di(kin&ionem realem. intet
€a, quia de eadé re ncqucuat'adtu à parte tei coatradi&ocia vecificari.,
erga cam di(tin&io formalis a&aalis ex actaa: liconcadi&ione ex nacura
rei colligas ,íignum eít coincidere cam reali; Nec valer dicece , ad
verificaadam. concradi- &ionem de eadem rec fufficere , 6 ia eaa plures
reperiantur. Éocnilitates ex natite rateidilio&z . Qua ira dicendo nuns
quam ex coarradictioue di(tindbioneat realem colitgere poi[2mus , quia diceres
tur (afficere difin&tioncm fotmalem in tec aliqua, vt de ipfis
coatradictora ve» - ri&cécur. Demü ex Acriag. difp. gs (eG Ee cum Hurt.
cit. e(fe aliquid à patte. reiame te actum intelle&us cft effe qui hzc
.n.e(t defiaitio entis realis)fed difti- &io formalis eft à parterei ,
ergo. 84. Re(p.ad 1.aliquid efe polle à pare te rci, & excra nihil
duplicite , vel tone (ai, & iutedto,telino iuo, Krarone alterias , caias
&(t aliquid pec i priino modo (unt extra nihil res phy fica» fecundo modo
formalitates metaphyfi« cz; conceffa igitur majori, dicitucad mi« norem , quod
vtique folum effe entitatt uum phyücum natum eft effe à pacte rei primo modo,
at fecundo modo etiá for- malítates mecaphyüicz: nac (unc elfe à- parte rei,
prarferrimillg,qux (unt predi» — cimentales , & veram faciunt tioné
metaphyficam à patterci , & inde. negatur Con(eq. vt enim effent tot enti»
tates, deberet vna cffeexcra. aliam primo modo. Ad az. c(toquzdam formalitates
- mcetaphy icz includant formaliter ratio- nem catis tranfcendentis , adhuc
tamen; proprie , € abfolacé noa dicuatur eatia, aut entícaces; fed gcadas entis
, & aliqui- tates , quía juxta comaunem 1o ueni modii per eas extra nihil
intelligitur res y Quas , d " 1 1 quz eft terminus canfalitaris phy fica
iux à. (uperius dicta , vnde in hoc fcníu nc- T formelitates metaphy(icz: dici
"dofoluté entia, quia nom funcextra nihil catione fui ,& in re&to,
fed in obliquo tà- aum , ratione Jf, illius , cuius fünt aliquid .per
identitatem; & ad probat. conícq. — .. pegandum eft, effe rerum (t folum
eic phy licam, X entitauaum , quia etià à parte. tei poffidcnt effe
Mctaphyficum urius, & neri Por aee à conditiopi- us materialibus, licet non
ab co realiter diflin&um ;vnde in homine à parte rci non folum datur materia
, & forma, fcd etiam animalitas ,'& rationalitas. Ad 5. definitio
proprie di&a , vt conftat ex ge- nere, & differentia,vtique non
conuenit, ni(i rebus propriam e(lentiá, & exiften- : tiam habentibus, vnde
quz habcat diuct- . fas definitiones in hoc (en(u;veré dittin- guuntur realiter
diftin&ione reali natu- - -rarum,fed fi definitio magis amplé (uma |.
tüspro conceptu quidditatiuo explican. *
a«we propriam ali uius conceptibilitatem y 21 | Qualifcumque fit,in hoc fcnfu
etiam for- - . , mnlitates poterunt definiri, & ca dictur /— formaliter
diftingui, qua habent in hoc — " -—
fen(u diuecías definitiones,.i. conceptus. T. obie&iuos;& tunc
negatur confeq. quia Aes - definitio in hoc fenfu nO«x?rimit cílen- UR tiam rei
propt; dictam quz. (.cóftat ex ^ "gencre,&
differentia , & datur 1n otdine - ad exifteatiam, (cd propriam cóceptibi- 3
Jitatem; qualifcü-ue cadit. Ad 4.ncgatur formalis cx n2tura rci fufficit ad
enücia- . dacontradi&otia cum veritate de cadem rc, fic de fabicéto , &
paffioneob talem dittin&:onem vetificantur contradicto- ria actu à parte
rei,& (alsü eft hac rone p :cludi vià cócludédi cx conrradi&tione ex (—
amuara rci diftin&ione rcalcmsvt.n.notat ' JBonet.c. de dift. ex natura rei
licet oía .«ontrad.Cloria auc. repugnent quoad .&eritatem.n codcm rcfpc&u
eiufdem, quoad d ftinctionem irfcrédà non axqué rcpngnantnam qna d«m inferunt
dift in- Giopcm realem, que dam formalem tan- tum;fünt.n.aliqua przdicata , quz
com- p ec poma cxidtéti,ficut - alfumptum ,quia interdà (ola diftin&io . -
adii Suef. V. de Diflintlione formali. eArtIT. — 225 exiflere,& nom
cxiftere,& contradicto- ria-detalibus pra dicatis concludunt di-
ftm&ionem realem;cuius raujo cft, quia talia predicata,quibas iníunt ,
infunt ra- tionctei, & nonratione realitatis 1n ea indlu(z(unc criá alia
pre dicata,quz pro . ximé compctunc rcalitati & rei noh có- peeunt ,
ni&i ratione illius realitatis in ea inclufz,vt vclie& intelligere
inanima 5 pam intelligit pcr intellcétü , & vult. pec voluntatem, &
talia contradi&toria non concludunt: diftin&ionem realem illo.
rum,quibus applicantur , fcd cantum for- iualé ex natura cei. Ad. talis diftin&tioy vt (epe dictum eft, poteft
dici ccalis , vt cns reale diftinguitur ab ente rationis. $$ Tertio obijitar,g)
bec diftin&tio non (it rc&é adignata , neque quantü ad qu;d
nominis,neque quantü ad quid rci, Non primo quantum ad. quid nominis , quia
nomen di(tin&ionisformalis cft no valdé zquiuocum, & accommodari ràm
diftin&ioni rcali quàm ratio- nis , quatenus diftin&a realiter
c(Tentia- liter habt diuerfas e(fentias, & vnitates formales, &
diftiréta ratione (ecernütur rariones formales ; & przecifas ab in-
telle&u, Neq.quantum ad quidrei,quia Scotus 1.d.2.9.7. $.cit. illam vocat
rden- titatem formalem, vbi illud, 9 dicitur fic idé includit iliud, di fic eft
idem, in Jua ratione formali , € per cofequés per fe primo modo. , cx quo
Mauric. Sitc&, Vallon. & alij formaliftz deducunt ipfe - rius cífe idcm
focmaliter fuo (upcriori » quia illud iacludit in fua cationc formali, nó é
cütra;crgo ex oppofitopet Scoti il- la erit di flin&io formalis, per quà
illud's quod lic diflicguitur,nó includit aliud in pnmo modo dicendi per (c;
non vc: il-- * [ayqua cft iniec duas formalitatcs)quarü vna pracise, &
adzquaté non eft alia. 86 R«fp.ad 1.ex Scot. 4d. 1.q.2- (igi ficata nomind
probati non polKc, fed ttá» dum cíic communi víui loqucnuüum;cuam
igitucnlla;que funt rcs diuer(e, & dincr- fas habeot ctlentias, fccondum
cóinunem ylum logncntium dicantor realaec, X ct- fentialitcr diftipguis quz
vctó tani: jer intelle&um , dicantur dillingui rauione ; plané yclie bis
difnctionibus applicare nomcá 116 nomé dittin&ionis formalis cft velle vo-
cabulis abuti, nam vt tcitatuc Ioan.de S. Thom.cit.:. 2. att. 3. concl. 1.
(ecuadum c6emlo juendi. modam vocamus idend- taté formalem illam, quz proprio,
& for mali cóceptu exprimitur,(eü quo (ocma- lier aliquid conttituituc ,
vadé dicunruc differre formaliter, quz ditfecuar defiai- tione,(cu ratione
propria;identica.é ma- terialcm , fcu in fenfu idencico vocamus, quando aliqua
funt idem ia ipfa catitate pbyfica,nó aüt in ip(a ratioae,qua: per fe primó
fignificatur . Ad 2. diceadü apud Scotum, & formalé identitate, & di
(Lin- &ionem fotmalem cribus pee(crtim mo- dis v(urpati folere , primo in
co (en(u, vt aliquid dicatur £ocmalitec idem alicui, cü illud includit 1n (ua
ratione formali,& lic inferius eft idé formalitec (uo fuperiori , vndé é
contra illu crit formaliter dittin- €um ab alio,quando illud non includit in
fua ratione formali , & in hoc fen(u ( qui tfi e(t minus (cequens , &
proprius) loca- tus e(t Do&or de idétitate, & diltinctio- nc formali 1.
d.2, q. 7. H h. Alio modo magis proprio aliquid
dicirur formalirer idem alicui , cà eit de rone formali illius, uo fenfu
(aperius eft idé formaliter in- feriori, & é contrà illud non elt idé for-
maliter alicui , quod non pertinet ad ra- tionemeius formlem;quo fenfu de idca-
citate, & diftinctione formali locatas e(t Do&tor ia 4.d 12. q. t.
&coiacidit cum identitate , & dittinctioae elf-ntiali, de ia loquitur
Doctor quol.r. D.& nos in hyf. difp. $«q-1 3 act. t.cocl.4. Aliusde- mum fea(us
magis ftequeas , & proprius dittin&ion:s formlis cft , quando ratio
obiectiua vnius/formalítatis cit alia à ra- tionc obiectiua alterius , quo
(caía fupe rius, & infcrius funt formaliter ex nacu- ra rci diftincta, quia
ratio hamaniratisa: eft à ratioac anim litatis, quia aliquid addit faper illdm
, & tic de dittinctione formali lo4uitur Doctor r.d.8.q 4. cum ait diuina
acccibuta abinaicem formaliter diftingui , juiaratio bont:aus nó eft ra- tio
(apienuz, & fic iuxta hanc (ensü iden titas alis eft ilia4qua plures cóaes
fo- lu n per incellec:um d.ttincte cóicant in cadcm conceptibüitate , & rac
obica« - D ifput.I.. De inflrumentis [ciendi . us; & itá (e hibencsm Scoti
generatiai-. tas, genzratio, & paternitas in eadem re latioae có ticaciua
primae. perfonz in Ji- uin:s quol.4. & de identitate focmali in hoc (eníu
loquitac ia 2.d.1.3. $$. 44. qu.flionem 1(Lamyw i circa fiaem ait re-. lationem
nó eife eandem formaliter futt daméto, quia per fc ratio re(pectus nó in-
clud:« formaliter rónem ab(oluti, nec ab- folucü per (c includit fotmalé
rationem teípecus, quibus verbis infingat, vt notas uit Mcucifs.identitatem
formalem nó efz fc folum inclufioncm alicuius. gr perioris,(ed incluljonem
mutua qua plu- tes rónes folü per. intelleccü di(tinctae im cadem róae
obiectiua cóucniunt; at; ità ce(Tat inutilis contentio hucufq; ràm acti- ter
agitata apud noítros Formalitt vcluti prorfus inanem bené (pernit P. ber cit.
c.8. quem fequitur Mcuriffe , ve- rus .n. & proprius modus identitatis ,
diítinctionis formalis eft hic vltimus fi omnis identitatis fundamentáü cft
tas, & diftinctionis pluralitas , f. quod Amer vnam & candemformae — —
habent, (int formaliter Tyquz - vetó alia,& alià, fint formaliter diuerfa
Diflintio rationis elucidatur . * 87 I(tinctio rationis e(t , quz non D ineít
rebus, ifti in * eaciaen t noe duplex e(t, V. : ibus noftris , & c 035 ps
non hibet fundamentum in xe ipfas i dA ——— jeerp eer i ^ tis, & fin quando
ei, à parte ! vnam,& idem rcaliter,& formalitetsaf- finguntur diuecíz
relationes rationis. di- uertimodé illud concipiendo , itaut tota diueritas fit
ex parce modi concipiendi non cx parte ronis conceptibilir, & i dicitur
diftinctio rationis ratiocinantis, quia nimirum folum ex, ipfo intelligen- tc,
feu ratiocinantc orig;naturtalis cít v. ieri yz eid intet Pera parte
fübiecti,& (cipfüm à parte cati in propofitione identica, Pide eft
Petrus,& vaiueríaliter contingit, cü uecío modo concipitur idé omnino obie
G&umy;(iue diuecfó modo GENDER homo hominis, fiuc ctiam logicé, vc ho mo, ;
"dte TWO "€ "- - E» ' h D Qua]... de Diftintlione vationis.c/frt
11. mo, & humanitas, ctcnim abítractum a- liter concipitur à concreto, cum
illud có €ipiatur per modum naturz
pracisé, hoc veró per modü (ubfiflentis, ita Scor. 1.d. 2.0.7.8. cit: & d.
8.q. 4.$. 4d qu«flio- nem . Altera diftinctio rationis eft, qua habet
fundamentum in re ip(a,qua diftn guitur, & dicitur diftinctio rationis ra-
tiocinatadici'ur rartonts , quia formali- ter , & actu non eft in rebus, fed
fit , & actuatur per rationé; dicitur veró ratio- nis rauiocinatz, quia cft
quati inchoata à parte rci;& fi complementum ab intclle- €tu recipiat,
quatenus rescirca quá verfa- tur ratio,fcu rotellectus, przbet occafio-
tiem,feu fundamentum talis diftincuonis ptet cmincntiam fuz narurz , de qua
ancellectus format conceptus inadzqua. .. t05,.i.quibus nO exprimitur totum id
, gp eft inre, nam licet finguli attingant ali- | m. jn cil in re,nullus tamen
feortim imptus adz quát totam naturam, & ra- ina onem ebeciuam rei; fic
Thami(te di- t in Dco omnia attributa,fapic- tiam, mifericordiam,iuftitiam ,
&c.quia intellectus nó. poteft ob fuam iem vnico conceptu ad aqua ^re toram
diuinam Ratüram ob eius infini tam perfectionem , cam concepribiliter VÀ ex
ordine quodá ad diucríos cf- [S jquos poteft producere; vcl per ha bitudinem
quádam ad virtutes, vel atri- buta , quz in homine videmus abinuicé realiter
ditincta,hoc etiam gencre diftin ctionis diflingnunt Thom;tlaz in creatis
DEbstteerky con Luar diceta füpe- riora, & infcriora,vt efie animal , eflc
vi- vens,c (7e rationale in hominc, nam con- €cptibiliter partiuntur. candem
humani- satcm ex ordine ad diueríos effectus yc- getandi,fcntiendi , &
intelligendi , quos poteft [c (ola producere ob fuam emiré- tiam;licet hzc
oinnia nos Scotifta pona- mus formaliter ex natura rei diftincta, vt fuo loco
probabitur. ^. 88 Hinc otta cft contentio de funda- mento huius diftmctuonis
ratiocinatz,an femper debeat intrinfecé reperiri in obie cioynimirom quód
aliquam habeat emi- ncutiàm viicntem diuerías perfectiones, feu for quod vocatur
virtüalis 2127 diftinctio , quia eadem forma virtute fa- cit folaquicquid
facerent diuería';an po- tins fola extrinfeca connotata abíque in- trinfcco
fandaméto diftinctionis in obie cto fufficiantad corftitucndam nterali- qua
d.ftinctionem ratiocinatá quatenus intellectus ex iilis motus fuppefita fua
impcrfectione candem omnino rem , in qua nulla cft actualis, aut virtualis
diftin- ctio intriníeca;concipit plaribus cócepti bus inadz quatis cam
diuidendo in plures rauoncs conceptas ;
Hanc fecundam Ícn- tentiam citat, & (ecuitar vt communem
Paíqualig.difp.57.(ec.2 .quod tenuit Vaf? quez i.p.difp. 117.C.3.& Torreion
trac. 2.d;fput. 1.q. 1. Verütmagis placet prior dicendi niodus, quód fola
cxtrinfeca có- notata non fo fficiant abfque fundaméto intrinfcco diflinction:s
in obiecto ad có- ftituédam diflincuoncm rationis ratio- cinatz , [cd fo]à
conflituant diftinctioné rationis ratiocinantis , & ita vidctur fen- fite
Scotus loc. cit. dum docuit concre- tuim,& abflractum non differre , nifi
ra- uonc ratiocinante,nimirum penes diuer fum modum concipiendi idem formale
obiectum;,certum aurem eft concretum & abftractum non differre, nifi per
con- notatüm extrinfecum,nimirti fobieccum; qucd connotawr à forma incócreto
sü- pra,nó in abflracto.Et plané id conuincit maurfelta ratiosquia vel in ipfo
obiecto; quod diftinguitur,e ft aliqua proportio ; Ícu fundamentum , vt ad
inftàr connota- torü extrinfecorum realiter. diftinctorü concipiatur ,vel
non)fi primum;ergo pre- «cdit fundamétü inrinfecum diftinctio- nis inobiccto,&
ia vota ratio diftipga£- - di nop fumitur ex parte conpotatorum * exu
infecorum;fi (ccundum,cum fne yl- llo fundamento ex parie rei ipbus, quam
diftinguimus , cam concipiamus inordi- ne ad ca,qüg fuut diflincta, fequitur
nos cam a4 libitum noflrum , & fine funda- mento d.ftinguerequod eft facere
diftin- cuenca rauonis ratiocinátis, ficut fiidé à (cipfo diftinguas
concipicado ip ordi- ne ad rcs d:uci (a5; & hac ratione Ioan. dc
S.'Thom.q.2. art. 3. tenet. hume dicendi modü iuxta qué diflinctio rationis
rat;c - cinata prorfus coincidit cum diftincuone. ' ex - 218 ex natura rei
virtuali (apcrius cx plicata , quia femper petit fundamentum ipitinfe- cum
diftincüonis ia obiecto 5 pam iuxta altcrum d;ccndi modum nó omninó co-
incideret quia pofferalT gnati diftinctio rationis ratiocinatz in ob/ccio , in
quo nulla preccecret virtalis difisctiosex fo lo ordinc ad diuerfa cónotata
excrinfcca, 89 Fundamentum igkurs €» requirit diflinctio rationis rasiocipatz
ex parte obiccti, efl virwalisaliqua diflinctioyfeu eminentia sci , qua vnica
exiftens plures zationcs(cu perfectiones continet in ali. quo c(ic; & ratio
cft,quia res aliqua quá- tó fuper:or eft,& emipentior;plurcs per- fectiones
vnit quàm inferior, vnde in (u- perioribus fimpliciori modo inucniuntur
pcrfcctiones,q in inferioribusvbi sót di-. uer(z res, ac entitatcs, fi in re
fuperiori adunentur , & contineatur fecüdum fuas proprias vniufcuiofq;
rationcs formales, 4n ca re füperiori erüt realiter ide ac enti- tatiué, (ed
quia in ea continentur fecundis Pei formalitates,remancbunt adhuc rmalitcr actu
ex natura rci diftincta, fed fi contineantur tantum virtualiter in €a,&
eminenter , vt virtus calcfactipa , & de(iccatiua in Sole,& fecundum
multos fenlitina, & vegetatiua in rationali , tunc intcr eas virtutes ,
& ioncs nulla erit à parte rci actualis diflinctio,nec rea lisnec formalis,
quia in ea non extát, nec fccundü proprias entitates , nec formali. tatcs;fcd
tant& aderit fundamentum cogi tandi illas actu diftinctas;vndé intellectus
manifeftando illas pluribus conceptibus , banc attingédo vno coaceptu,&
aliam a- lio,diftinguit illas in c(e obiecti, cum ta» mé in cfTc rei j&
realitatis diftincta non finbfed vnum ; itaq; fandamentum huius diftinctionis
confiflit in eminentia ; feu vnitate rci virtualiter continente plurcs
rationes. (imul.cum intellectu inadzqua- té attingcnte illam, & fic
pluribusconce, pubus diuidente , & abfirahente vnà ra- zionemab alia ; vnde
ex partc intellcctus requiritur etiam ad. banc diftinctionem «onititaendam
in;perfecrus modus inrcl- ligendi, itaut non vnico act , fed pluri- bus
attingat totam rei cminentiam , & . fingulis inadequate . TAUM ; PAM i
Difput. I. De Tnfirumemis [indio ———— In oppofitü obijeiunt r, Vafquezcit2 — —
3 Suarez in Met.difj.7.íe&. 1.quos(equie — — — tur ipid e eee , quod
diftinétiorationisratiocimanus nà — - fit proprié diflinctio, fed potiuscinídem
— — — formalis conceptus repetitio circa idem. i emnino obic&um, vt cüin
propofitione identica dicimus,quod Petrus e ED hic nulla pnm diftincuo Pod:
fcipfo per intelle&um;immo potius € coe - ed ier Mite pra dicaionem
intelle&us- concipit Petrum cü ipto PM ergo hzccft potiusciu(dem nominis,
vc conceptus repctitio,non diftinétio.Si di-. cas , coipío quod intclle&us
identificat sedlitet Se fosckaltn Dau cüícpfo — — inilla cnunciatione,
difüinguere u- à (cipfo ratione, quatenuscundemPettü — — quafi duplicar, femel
ipfumaccipiendo à; — partc fubicéti , & iterum à pecu cati . Contrà,
inquiunt; quia id folü pro« bat cadere diftinétioncm inter coc : ipfos
formales, quibus Petrumincadems — propofitionc fubijcimus,& predica aut
interi pfas (ecundas int nes dicati ,& fübic&i , quas eidem buimus,
nonautem inter Petrumy& fe» ——— ipfam , quia diftinctio non bay is VES
trofcd (üperexeinfeca Petro, füper Pes ————— | trum aucem cadit lolum repetitio
wr dT 9o Hcípond. negando diftin it s rationisratiocinanus effe folam eiuídem —
— conceprtustepctitionem, repetitio.m.prOe —— prié cit , cum idem
obic&tum,& codem 4 modo femel,atqy iterum concipimus ; &&— — ,
vríidicatur Petrusaq; it^ — rum Petrus, tertio denique Petrus at in —
diftin&ione rationisidem vuq; obic&tü, concipimus, fedInon codem modo
,quia dicendo Pctrus eft Pctrus ; primó conci- pitur,yt (ubicé&um, deindé
vt pra dicat, vndé non folum pluries concipitur Pee. - trus,ícd etiam vt plurcs,qnia.
intentiona-- liter gcminatur , vt fubftar diuerfis iptens tionibus
fobic&i,& prz dicati hinc vc in» telle&us faciat in obie&o
diftinctionem- rationis. ratiocinantis , opus eft ; vc i comparct ad (cipíam,
vel rcfpectumape prehendat in ipfo obie&to ,. quo Pa ua iplum, quati
duo,non quidem (ecundum, diuerías rationes. in ipfo obiecto intrits E ÍcCas a.
fa | mé rationis ratiocinata y feca$, & ex parte cius fundatas , (cd «x
ifta coparatione extrinfeca relultantes. Adreplicá cótra hoc in argumento alla-
tam dicimus , diflin&tionem , quz fit pec actam collatiuum,non cadere fupra
con- ceptus formales,quia cunc effet di(tinctio rcalis,non rationis, nec
propric fupra [e- cundas intentiones ipías, fed (upra rCip- (am cóccptam,
quatenus haber effe obic- étiuum in intelle&u, itavt proprié idem dicatur à
feipfo di(Lingui, non (ecandum eflc reale,fed obiectiuü, & intentionalc ,
quia idem proríus obiectum à parte rei zcaliter& formaliter,dum intellectus
fa- cit propofitionem idéricam , ipfum quafi eminat intentionaliter; ità
Tromb.trac. rmal.att, 2.8, Pro intelligentia prim concl. ybi docet, quod
diftin&tio rationis ratiocinantis fundatur fupcr pluralitatem elTe
cbic&iui, & cogniti, quod intelle- - &us per a&& cóllatiuum
deriuat in idcm obic&tum reale; & é contra, quod identi- tastatiónis
fundator fuper vnitaté eiuí(dé )" eltfc [4 M ogniti , quando nimirum
obic&ua non fübttat pluribus fccundis intentio- nibus , fed vni tantum
namque ità cófi- deratum vt vni ; & eidem fübítat (ecun- da intcntioni ,
dicitür cilc KENTGOMR cuc (cipfo,fequitary& fuse declarat Pa(^ quali difp.
$ fedt.2.. Aicy TP pd arguitur cotra di(lip&ios d pen detur velati membrü à
diftinctiene formali. cx natura rci condiílinétum ; Tü quia 5co- tus nullibi
hanc difljnctionem affignauit veluti condiflin&ià à diflinctionc cx na rurà
rciy & idcó omncs Scotifiz tüm ye- tercs tüm Recétorcs femper tenucrunt
hanc-dittin&ionem: rationis rauioci nata, fai vtipli aiunt y ratiqnis
zatiocinobilis , com diftinétione cx nauira rci. prorfus coincidzrc; vt videre
etl apud I orgialift. art ,2; & omnem diflinctionem rationis concladi
docent intra genus illius ditin- &ionis , quz fit per actum colla iuum,
& pro hac fentenua citàuc ab omnibus Au Goribus,vndc prorlus noui videtur
hang * 2 : Quafi V. de Diftinclione rationis, efrt.I, — 229 Thomi(lz cà
admittunt propter diuina attributa, & gradus metaphyficos,hec.n. omnia
inter (e faciunt diflincta cali geae- re diftin&ioniscüi igitur Scot: Ga
hec fa ciant actu formalitct diflinGa , (ané co» . Íchola hoc genere di
linctionis noa iudiget . Tü deaum diltin&io rationis ratiocinatz de illa
tanti re pót haberi , de qua intcllcétus venari poteft multos coa- ceptus, fed
nullü obie&um potcft pluces de (e conceptus caufarc in intcl'cétu, nifi in
ipfo fit aliqua dittioctio plurium for- malitatü ex natura rci przccdeos omne
a&ü intclieGtus , ergo di(tin&io rationis ratiocinatz coincidit omninó
cum difti &ione formali cx natura rci , Probatur minor, quia vnü
obie&um naturaliter a- gens ad cius iatellc&:onem/nó caufat nili vnicum
cóceprum , quia cü agat fccundü vltimáü virtutis fvg , caufat o&m cóceptrü
quem [Or caufare , ergo fi cfl vnicum , tà realiter,quá formaliter, vnicum tm
cau» fabitde (e conceptum. Nec rcípondere juuat vnicum tantü caufare cóceptü
ada- quatum ; fed plurescaufare pole inadz- quatos in iniellc&u przfertim
imperfc&e 16 cócipiente, INO valersquia vna res vnit tàtum nata cfl de (e
caufare conceptü, &c hunc afaquarum , quia alàs nó efle: vnü
cognolcibile,nec vn:co a&tu cognofcibi- le, & iflum coceptam formádo
immutat intelicétum., quatum rot, ergo non for- mabit intcllectus de. rali
obic&o aliü , & alium cóceprm; nifi per actü collatiuü intcllcctos, ità
arguit Tromb. loc.cit. 921 Lclp.ad. 1. Do&orcim con (cac meminitic huiv$
diftincrionis, & cà admi lifie, vcluti mébrumà diftinctionc forma li ex
nauta rci codiflinctum, vt mirll fit » re $cotille tam vnanimiter oppo- fitum
doceác;cam igitur in primis admit- iit 1 d.2.0«7-$. faeit. füb nouine di-
flincuopis virtuali (upcris cxp'icata;dc- inde in codem 1.d.8.q.4. $. 4 d
qu«ffto- Veni at intcr. diuina attributa ziom cff tanti diffcventia rationts,
boc efl duer- [edo concipiendi idem obiciis ortalestalis enm difliutio cfl mter
fa piense fapiensiam nec eft ibi tantu di- flin&io pri ie y; ininiclle-
Guyquiao t argutüi efl prius, iila "iet s ej efl in cognitione intuitiua ,
efl ergo ibi diflin&io teitia precedens intelte&um omni modo , vbi,vt
patet;per prim gra» dà diftincrionis rationis intelligit diftin- tionem rations
ratiocinátis, per sr in- telligit di (Linctionem rationis ratiocina- tz,quz
quando actualiter fit ab inrelle- ctucx cócepribus intellectus refultác di-
ueri conceptus obie&iui non in effe rei, fed ín etie obiecti, &
reprzsécati,& idcó ait cíTe diftin&tionem obicctorum for- malium in
intelle&u; & quidem cciá hoc modo ab ipfis Thomi(lis explieatuc 5 per
terriü tàdé gradi inrelligit diftin&ioné fotmalé a&ualé ex natura rci;
& quol. 1. ar.2. duplicé a(fi gnat dittinctionem ra- tionis, vnam meré
cau(atam per a&á in- tellectus,& haec e(t rationis catiocinátis,
altera:n fumptam , feu occafionatam ex parte cei, & hzc e(t ration's
raciocinatz ex quibus patet Do&orem veré agnouif fc diftin&ionem
rationis ratiocinata , vt genus condilt;in&tum à dittinctione ex natura rci
a&ualijatquc ita (encic P. Vul- pes to. 1 d.6.ar.7.& loco tio art.cit,
ac omnces illi Scotifte , qui doceat gradus tranícendentes nà przfeferce real
tates ; fcd conceptus;nidaquatos ; mém ni éc hu:us duplicis d ttnótivnis
cauonis Do« é&or 1.d.8. q. 4. . Ifla tamen pofitio » vt 1bi
Bargiusaducctit. | 93 Ad a.negatür adumptum , quáuis n.Scotiflz, nec propter du
ni acttibu- ta,nec ob gradusmetáphylicos przdica- métalcs hoc genere d
ittin&tionss egeant; quia hzc oninia apud Scotum func abin- u:cé cx natura
ret fortimaltéc actifal ver d ftincta,illotü ind;gét ob. d; (tnctione ponendaminter.
praedicata? quidd;tatiua Dei, & gra dusomn. s tran[ccderites jg - enim illa
non inter (& differant, & ab. e(- fcntiatantum dillinctione ration
$,& cx alia parte maiori diit in& one ex natura tei ab efentia
dittinguancutt attributa , quá pradicata qnidd. tatiua, vt fpiritus , i&
vita intelleétaalis , vc docet Doct, quol. 1. fub lit. L. plan? fc ju:tur ,
quod cü attributa dift: nguantar à ctualitec ex ntu Ta rci,
przdicat«quidd:citiua dift nauá - tur tantum virtualitec, feu rat?one cacio*
cinata,vt declarat Valpes cit. difp ait. I - Difput. I. De Inftrumentis féiendi
—.—— 7.Et cum gradus metaphy(ici tranfcens— dentes non dicant realitates , fed
folum — conceptusinadequatosvtScotifte me. — lioris notz doceat ,st fiolocoin
Meta» — — phy.dicemus, confequenseft,vt cum pto. ———— corum di(tin&ione non
füfficiat fola ta- * tionis ratiocinantis diftindtio,& exalia — — — parte
dittin&ionem ex natura ret actua" lem fundare nequeant ;, qu;a non
dicunt realitates , quód diítin&ione virtuali » feu rationis ratiocinatz.
diftingui de- beant; vnde ex hoc duplici capite oritur. * ind:gétia huius
diftin&ionis in fübtiliü Schola;que plané (uppleti nequit per di-
ftinctionem ex natura tei actualem » vt proprijslocis declarabitur. — — — 94 Ad
s.argumétü Trombet; proba tantüm vajus rci generari nom pol[fs ii intellectu
,m(i vnum conceptum adzq cum; ti illum immutet quantum pote & pet propriam
(peciem,at extra b cum tancias n:| impedir quin eiufd plicis obiecti plurcs
habeantur cóceptus imadeq iati per actum peeciliaum,X nà. collatiutim ,
quatenus inadaquaté ol ctum intelligeado-vnim ratiade fcind't ab al'a,vade
aecc(fitas: fo lianc diftinctionem ration;$ proue limitatione; &
imgerfe&tione nof telic&us qui vcl vaico conceptu tc naturá ice ey cce
3 tiam,vel in intelligédo cozitucvttal: fpeciebus , quz cü noa reprzsétent
totis. - obiedtü adz juaté, debet plaribus vti, vt — —
réadequaréintellgar,e& quo fit &, quod —— per plures concejxus cam
intelligit '&& — plutes ratioucs obie&iuas in ea diffin- —— guat,quas
alioquin nó ditbingaeret, fir& — per propriam f(peciéavc en tu A - 9j
Exdi&isiahocamiculocócluditug ——— fcotem illa Formaliitarum generadiftim —
Ctionun ac identiraum ,quafcinuicem — inferrent, e(« prorfüstuperuacanca V£ ——— abinuicemtondiftiacti ,nam dilodio ———
ex natura rci non eft manbrum códiitim Gumnàdittin&ioncformili,'vtbené pro.
———— bit P.Fabet'dit.c.o. nam &iüliacenfentur — — : €X natura cei difti
quimbas.fecinfo — opcre cito qeadicico pta te contradi&oria vecidieali cadeu
A €x nacura MbuMNORUD - | Dü: ^ - - - * m^ ^om 3 p de Diflinélicne vaticuis
.Od.IL — 231 (Que. sificari non poffent , plané ex hoc mani- fcíté deducitur
bec non efle diuerfa di- flin&ionum g«nera , cuia de illis tapium
verificari poflunt a parte rei aliqua. cop- tradictoria pradicata, qua habcnt
diucr- fasformalitates,& concepub:litates,nam .qüz in eadcm
concepubilitste, & raco- -nc formali conucpiunt, contradicioria cx patura
rei non patiuntur, & quióem D o- &or nunquam diftinxit: inter
diftinctio- ncm cx natura rei , à formalem ,vt. con- fict ex his,que habet
1.d.2.4.7.& d.8.q. 4.& d.13.q.vn.& alibi fepé ; cxcn plum vcró,
quod adducunt ad banc diflir.Gio- ex natura rej declarandà de dcfini-
tionc,& definito, nihil (acc (Dt negouij ', €onftat.n.ex dictis fupra
q.4.ort. 2. quo feníu definitio ,.& definitem díci queant exe ex
naturarci.Diftinétio e('entia- -lisqucquerócotifüituit genus peculiare -
diftinétionis CodilimGm eb alijs; quia :apud Fortnaliflas dnas habetacce;
tiones - Jhze difinét:o;nam in vno feníu illa dicü -tür cfientialiter
diftinGa,qua habent di. ucrías
effentias, & é conira illá dicuntur tisqes cadcm e[Tentía communi- cát; in
alio fen(u illa dicütur efientialiter diflingui, quorum vnum nó eft. de c(fen-
tia alterius,nec eius.cóce formalem ingreditur, & é centra illud dicitar
idem eficntialiter alteri.q» conftituit eiuscísé- tiá, & eiusconceprü
formalem ingredi. tur, aret autem,quod identitas, & diftin &io
cficnualis in ptimo f; niu. coincidit um diflirétione rcali, nam quacumque
babcnt diucifas cffentias funt etiam di- ueríz rcs ; inaltero autem fcnfn
acccpta «oincidit cum identitate, & diftin&tione formali capta (ccundo:
modo ex illis ui- busyquos tupra infi nuaimus declarando hanc dift inétionc m
in folut.3.0bic&t.Sic «tá diflinétiofc rotis cbic&iué , qua di-
inguiyaint,qua in nullo cóceptu quid- dit conuen: üt;vt paffioncs entis , &
vititmz ronerd:ffeiéca, & diftinétio fe toris (ubic&iuésqua
ditlngui;aiont, quz non coneriiüci aliqpa realitate potcn- tiali ad ipla
corirzhibili, vc Deus, & crca tU; à, non'coplirgunt duo genera diftin-
€uonum à ceris condittin&a;!cd coin- cidunt cl reali, & formali, vt
bene, nota» uit Tatat. cit. quia gez diftingeuniur f€ totis obiect ue aliquando
diftinguuntuF tdiü formalicer , vr bonitas , & veritas in Dco,&
interdum evá realiter dift;nguü- iur,vt cuz vltra d.ffeiciaspariter que di
linguuntui fc totis fub'ediué, quàdo- quc rcalitcr difüirguuntor , vt Dcus ,.
& creatura; irterdem iui formaliter, vt bo- nitas, & veritas in Dco,
vcelcreatwras & ha« dicta. fuficiát pro dignofcédis var;js :diftinctic num
generibus cuátum ad logt cum I pc&arsreliétis an bagibus Foimali- cftarum,à
quibusror tm 7 yroncs,vcrum & prouc&os sbflinere contulimus , nam
inillis multa cóunenrur tüm logica, uim philofophica;um metaphyfica,
&«theo- confusé,& p 1omifcué irodita, vt potus more gallico pa'm ntum
qucd- dam cor fecerint Formalif!z ,quàn nová quardsm fcicnuá,cuius fübicétü fic
for- malitas,vt ipfi prztédunt,apti ff n.um ad -Obrvéc (i quodcunque c
uantomuis perí pi cax ingcnió;nec dubitauimus aficrcre tra atum: liunc
foórmalitatum plures alum- nos € fubrilium Scbola indolis escclicn- tis
perdidiffe,& quotidie perdere,vi miü it;cur adbacinnoflra Schola toleretur,
Ammo vt omninó neccflarius T yronibus à quibusdam prz dicciur. QV£&STIOÓ VI
De ordine , € Metbodo procedendi in facultatibus tradendis . 96 E Metliodis
quamplures fcripfe- D re Philofophu magni nominis tüm veteres , tüm Recentiores
(& forcé plufquam peteret néceffiras , ac materiae vulitas) & nuperrime
non minus, quam do&ifli me fcripfit Scipio Claramontius vir on nigenz
literature bros quatuor j notant 2utc m Methcdum pofle duplicis ter accipi vno
modo pro rcgulay& cano- nc procedendi. in (cieptia , & ordinandi rcs m
»j fa tre&tádas, vt de hac prius, & de illa pottci;us agawr ; aliomodo
pro or- dine ipfo; vclut in «éu cxerciro , fcü pro ipfoprogretius funi cttam
folet incer dum E 6t nii firümcnto (cicndi , ied quia hec cit tufan nas
acceptics rüprie, pe- Mtihbeodi icfiinguur ad €uliaritez nomé rcla- Telatas
duas fignificationes. Dubitant au- tem primó fub qua ex relatis fignifica- Mcthodus
ad Logicü pertineat; acab ;pfo definiri debeat , an .f. accepta pto regula,
& norma procedendi in fcic- tia, vcl pro ipfo progreffu ; Euftatius, &
Toan Grámat.cx antiquioribus , & Fen- dalius, ac Zabarcl. cx recentioribus
apud .cit. lib. 1. cap. 2. arbitrantur Mcthodum confiderandam ctíe, ac defi-
nicndam à Logico pro regula, & canone proccdendi; at Claramont. opinatur
po- tius defin endam effe pro progretiu ipfo, quia Methodusex vi nominis
fi»nificat viam;& progreflum ipsü ,& hoc cft cius formalc fignificatum
, res aüt, inquit, de- finiri debét: n fua formali fignificatione. Hac cfl fcrt
qua (iio dc nomine;adco ut mirum fit doctiffimos viros tot verba inre parus,
vclnullius momenti cófume- 1c ; nàm ccrtum effe debet Mechodü füb vtraq.
acceptione ad Logicam pertinere, fub prima quidem acceptione ad Logica
docentem, cuius munus cft tradere regu- las, & inftrumenta fciendi, &
ordinaté fciendi , (üb fecunda autem acceptione - Ápectát potiusad Logicam
vtentem , quà doccntcm;nam Log:ca vtés,vt in quaft. prooem.dictum ett,
talisappellatut,quia pon:t invíum regulas , & precepta logi- '&g
docenriscum crgó ordinatésac diflin €té proceditur in aliqua facultate traden-
da, ilis progreílus cft acus logiez vtcn- tis ; ergo fub vtraq. acceptione
Metbo- dus ad logicum pertinet , & .ab ipfo (ab viroq.. fenía confiderari
d&bet .. Conf. 1juja vt. dictum cfl, non.(umiiur hic Me: tbodus pro
quocunq. inflrumento fcié- dli; led peculiariter pto ipfoordine , qui in
(Gentijsob(eruari folet; vc rité, ac di- nc confulionc tradantur , quia rationc
ex &ómuni fenrétia definiri folet quod eff babutus inflrumentalis, feu
infirumenti intelletiuale,quo docemur euiu[qidifcie pliua partes conucnienter
difponere , vt refett Zab.lib. 1. de Method. cap.4. fpe- «r;t autc ad logicaw
tradere methodi x ordinem proccdcndi in [cieniijs, ficut «nim ipfatradit modum
fcicndi ;. ità eciá wadete debct n.odum ordinate [ciendi , i precedendi in
[Gienti;s uadendo jeg * Difp.I. De Infirumentis fciendi ^ las,& precepta
ipfiusorditis;medumi era — atq. ità fubinde emper qua fucce 8Ó ad logicam
fpectat, ac ab ipfa definiri debet methodus fumpta pro ipfo progref fu , (cd
ctiam fumpta pro ipfa regula , & norma procedendi in fcientia;ac ordmis
feruandi ; Et falíum cft, quod dicebatur. — methodumex vi nominis figmficare
pre cisé progre(um ipfum , mam in quattio- nibus de nomine, vt (zzpé dictum
eft, cóis ac frequentior loquendi modus femper pra ferri debet ; Methodus
autemapud Philefophos , nedum accipitur pro i. progreíiu, fed etiam pro regula
& nore ma ordinate progredicndi. - Sccundó dubitatur, an de inna thodi; vt
hicíumitur pro ipfoordine ler- uando in fcicntiayvt de hec prius agatur, quam
de illo, fit quid priusad cognitio-— Ls Lacum, er a om imr debere 1,de
Method«ap. tex- plicando notiorem edis (emhbiu e , nam fi oncci portus ,ab
Oriente petra, poteft numeratioab altetutro tete —— mino exordir;,& effe
ord.nata, T" ) mcencgptusordo retineaum y v.g.li Mongci, portum Albiminiü,
inde Albis gaunum, poftcà Gcnuam wes Oricntem loca mumetet vnde deducit rationcm.otdinis
requiri quidem quod dc hoc priusquam de illo agatur, nequa« quam autem , quod
prius ad fe:ju&tis co» guitioncm djrigatur ,ncq. cnim ad cogni ioncm Genug
A Ibigaunum pcrtincte. Dicendum t& cft de rónc otdin;s , v& hic de co
loquimur; vt nimirumeft ordo. dcé&rirz, & pracipualpecicsmethodis - vel
potius methodus ipfa feruanda in fae cultate tradenda , effe quód priusad co«
gnitionem fcquentis dirsgatut. Probatur quia licet de rationc ordinis, vt ficit
e(- Ic difpofitionem plurium sm.prius,& po serius, vt bené oftendit exéplum
allatis tamen vt €x roox dicendis parebit,de ra» tione ordinis doctrinz eft ,
Vtab 1js in« cipiat; qua (unt faciliora captu , & cone fcire poflunt ad
notitiam fequentium,ó2 fic obferuari videmns ab Auctoribus 1p- fis) qui in
facultatibus uradend isnonie- mae, -SNWÓ:"emere ceo -- niscui? ab Occidéte
principii: ks nell t "apes 1 it, Lol 1n ad 4 - 4- ev ^4 Que. V1. De ordine
6) Mabodo. meró,K caf prius hanc difpatation£ in- ftituant, quam illam; fed
quia hzc ner «onfcrt ad cognitionem fequentis. Conf. ' quia cómuhe proloquiü
eft , quod lectio lectionem aperit , vt per id oftendatur rectum doctrinz
ordincm tnnc feruari quádo non folà prius hac lectio inftitui- tur,quam illa ,
fcd 'tant prior lectio con- ferat ad notitiam fequentis . Conf. taridé ex dictis ipfius, nam cap. 4. definit
metho dum (lumptam pro ipfo progretfu , quod fit via ad cognitionem promouens
abíq. . Errore, & birc cap.6. deducit ordiné efle fpeciem methodi ,quoniá
& ipfe c(t pro £reffio à prioc: ad poftecius,& ad cogni- (ionem prom.ouct,
iuuat .n. ordo ad reirü cognitionem affequendam ficut cofu 6o impedir,ac
perturbat,ergo de rene ordi- nis doctrinz cft, vt prius ad cognitioné fequenus
dirigstur, idq. expretíe docet Zubsn Ioc.ci. At refpondet Clarag;ót. ordinem 1n
difciplinis tradendis vtiq. no ftram iuuare cognitionem, non tamen ia €o
feníu,quod priora conferant ad cogni tionem corum; quz poftcrius dicuntur,
boc.n. conucnit methodo fpecialiter di - €z , quà ponit fpeciem ab ipfo ordine
coniifinctam ; fed quatenus per ordiné tollitur confuiio, quz tüm mtelligentiam
retardat ,tum memoriá impeditremini- fcentiamq. penitus tollit , & hec cft
vti- litas ordinis per (e , & precise (umpti. Scd iam dictum eft hic
fermoné non cffe dc ordine pracisé (üb róne ordinis, fed de ordine doctrinz.
feraando in diícili- nis tradendís,& dicimus hunc expoftula- re, vt quz
prius dicuntur conferant ali- quo modo a4 pofteriorem notitiam, 1 ü ) ceci idm
videtur ponere metho- fpecialem;vcluti fpecié per fe ab or- dine
condiítinctamsdc cuius ratione fit vt fuperius conferat ad cognitionem po-
fÉterioris, nam vt dictum cft, hic non eft fermo dc methodo pro quocunq
.inftcu- mento (ciendi.(ed pracsé pro ipto ordi- nc docring, qui infciencjs
obferuatt fo- let,vt rité, ac fine confutione cradantur, quod przcipué cóting:t
, quando priora conferunt ad potter:orumi noticiam. Tcitió dubicatuc , quzpam
iit norma Ordinis doctrina ; quain in cient;Js tcà- Logica 235 dédis obferuare
debemus; A liqui docu runt ipfummet naturalem rerum ordine e(fc regulam, &
normam ordinis doctri- nz,itavt ordo doctrinz runc rectus cft , uando conformis
eft ordini naturali ip arum rerum; i.quando in fcicatia res il la prius
cognofcitur, & cófideratur;qua eti in c(fcndo eft prior, ita opinatus cft
Piccolomineus in fua Morali introdu- €tione c. 14.& 15. & fcquitur
Aucría q. 30- Log. fcc. 1. licet addat interdü ctiam licere ob vrgentem aliquam
rationé faci litatis,& comoditat s,ordiné naturz im- mutarc. Al;j cx
oppotito docuerunt nor- mam ordinis doctrinz vniuer(aliter lo- quendo effe
faciliorem methodum no- ftra cognitionis, ita quod cü in fcientia primó
tra&amus rcs cognitu faciliores & paulatim ad difficiliores afcendimus
, rectum ordincm doctripg feruamus,licet non (cruetur ordo naturalis rerum in
ef- Ícndo, quam opinioné laté defendit Za-* bar.lib. 1.de Met.à c.6. & lib.
1. Apolog. Mercenarius in fuis dilucid. Faber Theocr. 18.Cópiur.difput.progem,
Log.in appéd, q.vlt.& al j quam plures, inquam ctiam incidit Aucría cir.dum
fatetur ipfum or- dinem naturz nen (cmper folere efle fa ciliorem , & commodiorem
ad perfecta rerum notitiam aficquendary , ac ctiam Claramont. loc. cit. Á 97
Dicendum cft cum-4ecunda fenté- tiá, vcram normam ordinis doctrinz cf- fe
faciliorem modum notlrz cognitio" nis,liue fcruetur ordo natura , fiue non
5 quod addimus,quia ad banc facilitaté in- terdü Cripuat iplemet ordo nature ;
vt nimirü res omncs co ordinc difj;onaturs quo €x natura fua süt inter fe
conexa, &C ordinata; vnde ordo docrinz nQ cft ad quaté códiftinctus ab
ordine natur , ft interd coincidit cum co. Conclufio de- ducitur ex Scoto 1. d.
3. q:2.vt benc Fá- bci aducrüit, nà ibiait Doctor Metaph, ctie vItimà fcientiá
ordine doctrinz,&- h agat de. principijs aliarü fcicntiarum Philofophiam
vcro naturalem efie prio- rem;& plané ratio,cur Ariftot.basfcien tias fic
ordinauit,non cft, quia ordo na- tvralis rccum iic peteretquia potius hic ordo
oppofitun poltulabat,yc nimirum | Aà Me- 235 «Metaph. pr&mitteretur ;
veluti qua agit de princip js priniis omnium rcrum com muni(him:s,non autem
Phyfica;qui E. de parc culari ente ; ordinauit ergo ihi- lofophus has (cic nuas
hoc modo, & Ph ficá pianafit Metaphyficz quia illa € facilior,vt poté qua
cíl de rebus fenfibi- libus,qua funt cognitu faciliotes . , Probatur autem
conclufio manifcflis Anft.auctoritatibus, & inprimis $.Mct. tcx. 1.ade t
auctoritas qe nullam páti- tur gloííam , nam ibidiftioguens intet principium
eiiendi , & cognolcendi ait , piincipium doctrinz nó fcmper cft prin «ipium
teiícd vnde quis facile addifcere potcft, inquit .n. ;v; docirin noná pri-
moyac vei principio aliquando imc boan- dum eft , fed vnd? quis facilius
difcat. INec valet folutio Piccok quod ibi Arift,
loquitur de via doctiinae,.1.de Methodo, &dcmontiratione , quz cfl propria
via fcicndi , nonautem de ordine doccrinz. Hoc .n4nanifclié rc pognat textui,
vbi po nit varias acccpcrion:cs princip]; & poft- quam locutus cfl de
principio. doctripz, inferius in codé capite loquitur dc princi- pio ;p i:cdio
den ctl rationis illis verbis, praieica cem coguojciilis res eft prtu- cipium
boc quoq. dicitur yvt demonflra- tronum, (uppofitienesÓ ergo m priorilo co
loquitur de meth. do, & via dociring, fcd de ordime. Itcm 1. Phyf. tex. 4.
a(i- gnans ordincm ptocc dédit in fcicntiana- wiral ait ob vn uctéilioribus
ctle incipié dom, & róncm adducens inquit, quia süt nobis notioras quod ét
rcpetit 1. Érhic«. 4:crgo norma ordinis doctrina cfl faci- lior noflra cognitio
. Nec iuuat refpon- dete com Piccol. g il'a non ctt (officicns zgtioyncq;
primarias ouiacf. ex vniucríaliü «ognitionc facilius habemus cognitioné aharum
rcrü paiuralium , fed primaria ró eft, quia fünt priota, idcó illis coznius fa
cilius alg res cc gnoícumursoam ipfe or- do natura facilior , &
ccnimodiorcft ad perfectam) rerum notitiam. affcquendá, ! INOvalet ; tum quia
nimis derogater Lhi- lofopho d'cendo ftatim in ingrctlu f lulo fophiz defecitie
nó atlignando primaria 1ónem, futiicicnie ordinis, cii ferua- turus erat in
j20greltu ; tu quiafeisü eft Diff: DéInfiriimemis füudi.. vniucríala , de
quibus ibi loquitat Arift. c[ic priora srh ordinem natura ,quia nom loquitur de
vniuet(alibus, in praidi fcd 1n continendo, vi dicimusin Pbyf.um expofitione
textus cx Scoto 1.d.3.3. 2.0. tum quia etiamfi per. vniuerfalia toiclli-. geret
ibi cóiora,qua (unt priora fecundü naturam particularibus, adhuc tan; vni- uer(aliter
verum non eft ( & fi interdum. ita fit ) quod ipfe ordo naturz facilior,
fit, & commodior ad no(trá cognition£s, atque idcó illa adhuc cffe non
pofset prie maria ratio, quia funt priora; t tandem, quia ctiáfi iple ordo
natura. séper facis lot e(fex , hinc non (cquitur primariá ra» uoné;cur velit
Arift.ab vniuer(alioiibus procedere;eiic uia ifta funt priora, imó. potius
fequitur oppofitum , quia non conquiefcit. incellectus y t qu manet, quare vult
agere priu$ .— c prioribussm ordinem natucz 2& 69. (pondcre debemus , quia
facilioré lec tionem habemus (eruádo hunc ordine cum ergo bac fola caufa ,
facilior modus noftrzcognirionis quietet noflris ^inicllectum ipía folaetit
primaria. — 98 Preterea videmus Arift. lurie dincm naturulé rcruin pratcunib ffe,
& - ordinem nolle fac.Loriscogoiuionis (ge — cui cile; hir prius cg:t de
apimalibusq. dc plantis, 6 aliararione , Bf. quia PUB nobis notiora, vt ipfe
dicit dc long. & bre uit.vitz X lib. 1. hitl.animal cap.6.dicit prius le
agere velle dc differentijssiX aci depubusqug circa animalia contingunt »
poticaad caufas inquirédas aleédere , ai — n.rationem cógruam notiro naturali
co. gnofcendi n-odo efle, vt à facilioribus,& pcopinquioribus nobis ad
difficiliora ; &. remotiora procedamus, & ibidé de par- tubus animal.c.2c-reddensrationem
, cur prius de homine agere velit, (ubdir, quia. exteriorum partium eius forma
notiffi- ma efl Nec valet,quod a Piccol.hoc al» Atidl. factum fuifleex
accidenti . Quia AU agit tcflatur fe itd agercquia ratio doccndi expoftulat, vt
à tacilioribus no» bisad difficiliora procecau:us ; non ergo. id fccit
cxaccidentsled coufuló,& data opcra, Et bac (ententia nontolum fuit Ail fed
CcLElatonlib.z.de Rep. G.lene. lip.9. e Qudt. VI. de Ordine , es Mabodo . Nb.
dedeerets: Hyooc. & Plat. c2. & Auiceg. ia pria. lib, de Anima, quibas
in locis vnan/mtter docent in rerum ccacta- tione, & facultatibus tradendis
à facilio- tibus, & clarioríbos noscexord ti deoere. Demum huic feacentiz
manifetta ratio fuffeagatur , nà ecfi pluries iaaet res ad- di(cete eo modo,
quo fuat à natur: dlpo . fitz , nam valde coafert cra&bstü de có mun:oribus
przmittere wactaribus de particularibus, vndé Arift.sn lib.Phyf. a git de
principrjs,& proprictaubus corpo- ris naturalis in cói, deinceps io al js
Jib. de varijs Ipeciebus corporis nataralis; lac - tamen eriam.contingtE Fem
aliquam s quamuis in cffondo priorem eite adeo scconditam, vt non alter poffit
bene co- gnotci , quam €x praua cogaicione ali- cus rcr. pofteriors (cnhbus
obaiz , atq; ideo à nobis cognitu facillima , c Autt.m Met, a&urus de
(ub(tàtijs fepa- ratis pt?us. agit de. materialibus ; & ideo fion ordo.
geram. vpiactfalitet E(Ic |ót norma ordmis doctrm,fcd faci- lior modus
cogmttiomsmoftrg , vnic sé- per debemus incipere à nodor;b? nobis. ^ 99
Hictamcn adaerreodü eft cü Fa. bro cit.c.z.m fine,quód cum dicimus or dinem
doctrinz poftalace, vt à notiorib, nobis exordium fua.aror,per noriota no b;s
non intelligimus, qua (olent contra- diftingüi à nous nauta, (cd per notiora
nob:s inteligimus ;lla , quiz facilius als initio fcienaz addifcimus , & ex
quorum cognitionc facilius io cognicioné aliorum in illa (ciétia deacnimus cx
quo fit vt & ucies in icientijsordo doóring fequa- tur ordinem narurz,&
prioranatura de- &larentur , deinde pofteriora ; hoc autem non1deo fit ,
quia ordo naturalis (it nor- ma veri ord.nis doctrinzs,vt Piccol. arbi- gratus
eft , (ed quia hic, & nonc ile. ipfe ordo naturz cft facilior , &
cómodior ad affequendam noticiam aliotum in íciétia €Ótentorom,nct poll criora
potctunt rité percipi nifi luppotita notitia. priori (e- cundü natutaa ; hac
racione Acitt. prius egi de elemencs , q de m:xcis, quia rité mixti nacura
percipere non poliumus;n.(i pee elemeata cognofcamus; Et per hoc lecociliantuc
omncs Ariit auctorita- 1:j tes, quibus ip(e te(tatur fe idob prius re de.
quibu(Jam rebas, quia ceca turam priora (uat, ita 1. Elench. c. 1.& 3.
Rethor.c. t.li.de fen( & feníaco in prit cipio* .de zen.antinal, c«4.1« P
hyl $7.24 dc Anim. 64. 2.de partibus in mal. c, 10. & n -hyf. primo loco
agit de princi, js rérumn taraliü v,quia $m natura priora fumt,quamuis slio w^
unc difficiliora. Có» cilian.uraüt omnes iz auctoritates , dc coafiaides 1cédo
Ac tt. eps fas onus có» formale od nem dodrine cum ordine macur£ , non ,uia
0:do rile nacuralis E norma vcrio:d nis Jozteinz,led quia fa- Cilior nottra
.ogn tio tuac iliam 0o:diaé ex poftulabac.& ordo ipie namuralis con-
dacebat ad facilioré captam atiarum rerü in fcientia, vnde X quando Acift. à
prio- ribas srh naiuram incipit feruindo ordi- nem nature ,& quando eundcm
ordincaa omqtit;id (cmper facit ob faciliorem no» flram cognit;oné , ita quod
modas faci- hor noftiz cogattionis fic fempcr norma ordinis doétrinz, fiuc
incipiendo à prio» ribus , fiue à poftcrioribus sm naturam. Neque huic
refolutioni adacratur , quód ves icut fe babent ad eí(fe, ira ad cogno- fci
atque ideó ordinem in cognofcendo Íeqai dcbere ordinem in eflenao ,& oc-
dinem (ciencifics confocmné effe debere ordini natursli. Non fequitur, debet
enim vtique fcientia docere res, & modum;quo inter le (onrà natura dil
pofirz (ecundum prius, & poftezius, fed in docendo necef- (atium nó
eft,quàd illum modum iimnitc- tur, dcbet v.g.docere ,uid it Dcus.quid creitura
, & quod Deus cft prior cceatu- ra, fcd hinc non fcquitur, quód pro de«
claranda Dci natura incipere non polit à creaturayque cft notior y iuxta
praecepti D.Pauliad Rom.1. Inaifibilia enim » fiws à creatura mundi, perea, qua
fa fami yrmte lle a con[piciuntur . 100 Q irt dubitatur in hac quzftio- ne,an
in tacultatibus cadendis vcendü füc m«eibodo rcíolutiua, vcl potius compofi-
tiua, itacn'm diuidi folet methodus, fea ordo fcientificus 1n c (tiuum, &
tefolutiuum, & is ar. diíp. de Mcethod.X Mafius j.vl.proasm.log. addant,
tertià [peciem mc- Aa i thó- thodi,quam áppellant defin tiuá, ex Gal. lib.de artc
medic.à principio; cóis tamen diuifio mcthodi in compolitiuam , & re-
folutivam fufficiés cft,& inimediata;nec mcthodus dcfinitiua cft ab illis
condiftin- &a,vt Zab.oflendit lib 2. dc Method. & lib. 2. Apolog. &
ita colligitur cx Aritt. Eihic.cop.4. vbi non nifi duplicisordinis (cicntifici
meminit ff difputationibus fer vádi,vnvs eft qui eft à princigijs ad prin-
Cipiata, qui prcindé dicitur cÓpoficiuus , nam partcs coyonunt totum, &
principia principiatum alter cft à principiatis ad pricipia, qui preinde
dicitur celolutiuus Quia totum in fuas partes refoluitur, & principiatü in
fua principia. Zabar.loc. cit.docct ordinem compolitiuum effe jp- prium
fcientijs [peculatiuis,nam cum ifte non rcferantür ad. finem alicuius opetis
faciendi, non poffunt aliter ordinari , q à principijs inchoando,& hoc cflc
de mete Arift. 1. Phyf.c. 1. Ordinem vero refolu- tiuum docct eic propriü
(cientijs practi- cis, & attbus, nà cx netiopc finisjad qué tefcruntur
jartcs funt ad.nuéia,& fic A- tifLipfc docet 7. Met. 23. in quauis arte
prius contiderari fincm,dcindé media, & in (cicntia morali ità obícruat,
quia prius sgit de foclicitateyquae eft finis deinde de virtutibus , quz
(ünc-aíedia , iraque con- «cludit in tradendis fpeculatiuis methodo
«€ompofiriua vtendum cfle, (cd in tradcn- :dispracticis refolutiua,quam
opinionem fequuntur Complat. cit. 1c1 Dicendum tamen cft neceffariü inón effe
fpeculatiuas procedere ordinc cópo(itiuo, & practicas tefolutiuo , fcd
vtrumq; crdiré his,X illis infetuire po(ie iuxta exigentiam noltrz facilroris
cogni tionis;ità P. Faber cit.c.3.& icnet Auctía cit.& fequitur ex
proximé dictis, iam .n. :xconclufum eft ordinem doétcinz refpi- cerc noflram
faciliorem cognitioné , (ed n ultotics cótingit; quod tacilius addifci- mus
incipiendo à copolits , & principia- tis od prima v(quc principia procedédo
, & ab cficQtibus nobis notioribus ad cau- fasctam in (cientijs
(peculatiuis,vc fupra probatum cft;& multotics contingit op- potitü etiam
in praclicis,crgo in vtrifque facultatibus iuxtà cxigenuam facilioris Difput.T.
De Influmentis [ciendi s noftra cognitionis arripete p v nam seshodi, e cam. nó
vt norat Auería,contingcre poteft, vt plures pat- tcs eiuídé rie totali ità
dncdifpoti. tz ,vt vna procedat ordine compofitiuo- alia rcfolutiuo, v. g.pars
illa Philofophi, qua prius confiderat mundum quantum ad compofitionem,&
flru&uram fuam j vhitatemyoriginem,& alia, deindé di (tin &$
conliderat fingulas mundi partes, ,p- cedit methodo reiolutiua,alia verà pars,
quz prius contiderat elementa , dcindé mixtam, procedit ordine compofitiuo. Sed
cum Zab.obijcies ; quod ordo de- bci] tradere cognitionem difti rel — ergo
debemus incipere à cómunioribus, & à principijs, & caufis, quz funt
nobis notiora cognitione diftin&ta . Confir, ex Arift.qui 1.Pby(. $7.&
Iib.s. tex. 2..& 1. dc part.animal.c.1, & 4. docet prius de comunibus
agendum effe, deindé de par-. ticularibus; & ratio eit,quia Ícientiz in-
tendunt tradere explicitam s & di(l inctà rerum noritiam;fed notitia
voiucr(alium requiritur ad explicitam cogmtionemins feriorum, & particularium
, ergo ab vni- uecíalibus incipiendum eft. f efp.cü Fab. cit. negando
a(fümptum, quia nó (je ctar ad ordinem tradere cognítionem dftin- &Gam;,vel
confu(am rei , id . n. munus cft inftromentorü (ciendi, (ed ordo proprié
inferuit folum facilitati fcientie;vnde fie- pe cuenit, quod priori loco quedam
pre - mittimus, de quibus habemus folü cogni- tionem quandam rudem , & pcr
rationes "arum efficaces;no alia rationehitfi $4 crudis ipía cognitio nos
adiuuat a« acquirendá elaram aliarum rerum cogni4 tionem. Ad Conf. dicimus ea
probati tá- tumjordinem compotitiuumi longé prz ftarc refolutiuo , & in
difciplinis traden- dis co vtendum effe , quantüm ficri pot ; non tamcn probat,
quod (i neceffitas, &c commoditas addi(centium id cxpoftulet; non polfimus
interdum illum pra termit- tcre vcendo ordinc refolutiuo, premitté- do nimirum
cognitionem rudem,& con- fufam effc&uum,& cópoíitorum,vt indé
procedentes ad cognittooé caufarum 5: & principiorü in hunc modum
acquiramus cognitioné quoq; diflinctam corüdem , 192 Quin- 117 aor intó
dubitatur , an quzlibet paffim Recentiores Philofophiam tra - (ciétia me;us
tradatur ordine expofitio- dunt, ptoprias namquc; relicto. Arífl.cex- nis,vel
poriustra&ationis an virumque — tina alo , contexunt qua'ftioncs , ac
permiícédo; & vtfenfusdubirationispa- — difputattones , quafi nil referat
fcire Ari. ntia traditur pcr modü cx- uis allumendo ccrcum Autorem,à quo
fcientia antea eft tradi t2, Vt Ariftotclemin Philofophia, Magi- firum
Sententiarum in Theologia , fata- git illum explicare & reconditos illius
sé- fus apcrire;& qui fcientias in hunc modü tradunt per modum Cómentarij
non alio ordine proccdcre tenentur ab illo , quem fernat Au&tor
principalis.Tunc v fcié tia traditur per modum tra&tationis, cum u:s
4liquam (cientiam tradit rcs cractan bs in cadifponendo ordine'quodam di-
füindto, & cxquilito proprio vcluti Mar- teadinucnto , non autem cuiufdam
Au- - &oris textui innitendo . Tunc tandein mixto modo traditur , cam quis
po quá ccrtum Au&ocem tibi exponendum a- fumpfit » occafione quotumcunque
ver- borum, qua ab Autore textus inrer po- nuntur , teat; tunc [cic pofitionis
, cum ex profefío fuas inftituit quz- fhioncs,(ic .n. hucufq; Au&orcs
vcrumq; ordinen; milcucrunt Ant;qpiorcs primo modo tàm Philo- fophiám,quim
Theologiam wadidei üt, nam Aucrr. Alexander, T hemiftius,Sim- plicius , Fhilop.
& alij illam docuerunt Arittotclem commentando, iftam vero &gidius,
Scotus , Riccatdus, D. Bon. & aljj quamplures exponendo Magiftrum Sccundo
modo omnium primus Th«olo- giam uadidit nofter Alcnfis nouo otdi- fc contcxendo
fummam theologica iuf- fu Innocent. IV. qué poftea [amma cum laude San&us
Thomas cft imitatus; & idem im;erito Aucrfa q. ó.(e&t. 1. 7.hoc
przconium (ubripit Alenfi , vt tri- buat Aquinati qui alijs.mille titulis cu-
mulatus meritis hac laude non eg:t ; nam id aperi rcftantur Abbas Triram in Ca
talog. (criptorij Eccleliaftic. Bartholom. de Pifis ib. 1.
Conformit. Firmament. trium ordib.p. 1. Sixcus Sencn(.lib. 4. Br- blior.fanc.
quorum teftinionia extant at- fixa in principio Summz A lcnfis , & af-
firmant etiam primi (cripfiffe fupra Ma- gificum ; hoc ctiam fecundo modo nunc
sudare bus philofophicis, in qvibus ramcn veluti Magiftrum , & ora- culum
ant quitas cft vcnerata. Tertio tá- dem modo philo ophiam trad;derüt Au
&ores quidam inferioris nore, qui occa- fione arrepta alicuius verbi, quod
incidé ter habet Au&or in c^xci, quzftionces ia- ttudunt ad illum locum ,
& ctiam forec- dum ad cam fcientiam prorfus imperti^ nentes, vcluti funt
illi qui 1. Phyf. vbt de ptincipijs rerum macuralium agendü eft difputant dc
entis vniuocationc,quae (pe- &at ad Metaphyficam , & de primoco- gnito
, quod attinet ad libros de Anima. 103. D'cendum bicuitec cft, gplicet in Sacra
Theologia confcribenda, in qua alum textum non habemus , quam Scri- pturam
Saciam , & Sanctos Patres ordo tra&tation:s fit admodum accomodatus,
itaut apté difponantar mareriz , & tra- &arus pro rei exigentia
Fhilofophiata- men ,in qua babemus Arift. vt oraculum, & Magiftcum , nó
bcne traditur per mo- dum purz tractit/onis rextum prorfus omittendo, quia
Arift. textus revera € totius Fhilofbphiz bafis, & fundamen- tüm ; nec bene
traditur per modum pu- rz cxpofitionis nullam prorfus contexé- do qua
ftionemyquia vt ait Aritt. ipfe in przd cam. adaliquid , dubitare de (in- gu'is
noa eft inutile , & qut ioncs fünt , quz acuunt, & exercent
ingenia,& ad ve titatcm Ayr onis maximé iuuant , vC poté qua cfficaciorcs
rariones pro altc- tratta partc producunt ponderandas. mixto quedam modo
tradenda ctt, non quidem tali, qualis c& iile 1à relatus quo huculq;
Au&orcs quamplurcs vii (ants imb hic vt penitus ineptus, & nox us cit à
(choliseliminandas , (cd alio quodá fic accomodato,v: ab initio totus p.
nitatur , Arift.tex.in sümá rcdattus , & deindé q- füioncs, ac
difputationes contcxantur iili 'repódentés vel co ordine difpofiue quo textü
Arii.o;dinauit ;vel alio nourter ad- innento, vt introdoci poffint qóncs q de
nouo pettra&ácur; fic nos logicá 1&0 cÓ- Aa j icxi- flot. mentem tn rc
258 teximus,quia Sümulas pramiffimus , vt A ritt. textus breue compendiü ,
& nunc di(putationes fubncé&timus Ilis refpondé tcs , cundemque ordincm
(cruauimus in Phy ficis,& in al;js libris tencbimus. . 104 Dubitatur
tandem, quisordo fer uádus fit in qualibet qucftione difponé- da, praícrtim
quàádo circa illam variz ac inter (c repuzáantes extant Au&torü sC- téz ;
& quidem cuin tota qua'flio in his duobus vertatur cardinibus, in alienis
ni- mirü impegnandis, & proprij confirmá- dis, hoc tribus modis fieri
poteft ; primo vt aliena referantur, & rcijciátur,proprià dcinde
inuroducendo fententiam, & con- firmando, quem ordinem obícruauit A- rift.
1. Phyf.agens de rerum principijs, & 1.Ccrli ages de origine müdi , &
1. ac 2. lib.de Anima agens de natura iplias ani- ,& 1. Echic.agens de
humana faclici- tatc;íecundo vt ptius propria apcriatur & folidetur
séériapottca aliena. rcferá tur,& cofutétar d methodum feruauit 3.
Phyf;agés de motu,vbi prius fuam tradit definitioné de motu, deinde Antiquorü.
tertió demum,vt prius quidem alieng rc- fcrantur fententiz, & minus
probabiles , & poftca propria, (& magis probabilis , fcd illa non
reijciacur , nili dum propria fulcitur fentétia,ita quod fimul, & fcmel
propría probctur sétentia. , & oppotirz rcfellantur, & propriz
confirmatio fit alienz confutatio;ac € contra;& fané hic ordo magis
cxpeditus e(l, & breuitati ada ptatus,nam fic nó oportcbit in plures ar-
ticulos quzflioné diuidere , in quorum vno aliorum fcotenriz rcfeliantur ,
& in alio propria introducatur , atque probe- tur, fed in vno, & codem
articulo. ambze it€$ COn.odé cxcqui poterunt fimul,& propriá
cofirmando,& contrariam euerrendo,& hunc ordinem nos fcré sé-
obferuabimus in qua-flionibus difpo copia circa cundem jue it;onem peteret bunc
ordincm aliqualiter immutari. 10$ Sed quamuis hac methodus in quaítionibus dif
ponendis n.odo (it fami Difj.I. De Ifiruinentis friendi. liaris,&
confüera,camen in refer&dís, B& diffoluendis alien fententiz: argumétis
non eodé modo procedunt omnes; quá- plures .n. dum ab initio quz(tionis alio-
rü proponüt opiniones,illas adducunt cü fuis fundàmétis ,qua poftea diffoluunt
in fine quz(tionis ex declaratione propriae fententiz , quam pofucrunt inco
uzliti, & hac metodo vfi funt vniuet-- aliter omncsanuqüi Ncolaftici , quam
ét Ariít.ip(c commendat 3.M ct.tex. r.nam vilis aliorum rationibus maturius
fertür de veritate iudicid, inquit Philofophus Verüm vt aduertit Auería cit.
quamuis hzc methodus (it valde illi commoda.» , qui proptia induftria , &
exercitatione veritatem indagare contendit, ille tamem Auctor qu! veritatem
inuentam alijs tra dcre ,& perfuadere contendit; confültius vüque procedet
, fiabinitioqueflionis — — tefcrédo aliorum fententias,illarum fan- D , damenta
non referet , (eddifferetad iné ^— quz (tionis, poftquam fut ftabiliuit s&-
tcntiam,ea fimul referendo, & diffolue- do;& ratio eft, «uia li im
qdcilim vei — bulo referantur nó folü fententia PAEA. (cd ét corum fundamenta,
mncin- k mnm- tclle&us addifcentis fitnudus, & canqua— tabula rafa
imbuitur quodammodo prie — — mó illis falis fundamentis,yndeminusfa — - cile
poftea difponitur adafleniédumra- ——— - tionibuspropriz (ententiz, camfemper —
— anxius maneat dc folutione argumétorü oppofita (ententiz,mcelius igitur eft ,
vt intellectus primó abuse Fubdiie vera fententiz, neque tali anxietate labo
rct. Accedit vlterius experientiam ipfam docere, quantum afferat i Ty- ronibus
conferre folutiones in fine quz- ftionis pofitas cà argumentis ab initio
premiossnégng plané eft incómodü pra ferum qfi queítio eft prolixa;gp | poft
argumentum A duerfarij relatü tta« , um faa immediaté fubdatur (olutio,con-
fcftim gaudet addifcentis ingenium, nec manet anxius , aur perplexus , &
melius (olutionem memoriz maridat. w^ * 1 DESPVTATIO SECVN ja 239 DA: De
vocibus, e! communibus carum affectionibus nen Cientia quecunque , »t more
bumano tradatur,vocibus indiget , que funt manifeflatiu& conceptuum; quia
igitur Logica cft inflrumentum enerale omnium. fcientiarumy tenetur bac ratione
,quatenus nempe unt figna conceptuum y traiare de vocibus, vt colligitur ex
Arift. lib.i. Periber«ap.1.C7 ibi docet $.Tbomas lect.a. quibufdam ea- vum
comunibus affectionibus &quiuocatione nimirum yvniuocatione,analogiayC €- d
quibusproindà con[ultó /£rifl. [aam incboauit Logicam y 7 non ex abrupto, »
putauit A uera q 2» feti. quafi tratkatus ali uis ex ,Arist. Logica füt ami($us
in iuria temporum m illum pr&cedebat; Et Ijagoge Porpbyrij banc
tratbationem pracedere non de tepradic. quantum tario de V niucr[ali et, fed
fequi , cum Arift. ipfe de pradicabilibus agat cap. 2 an atis Illi videbatur ad
librum ceret »ndà mal? dtfpi- us communiter pramitutur difputationi de V
niuocis, C" , 4€ quiuocis, cum re vera pertineat ad cap-2.
antepr.&dic. .QVAESTIO PRIMA. ^ - Quid veces
fignificent, & quomodoyboc "efl , anres, vel conceptus, C7 nume ,.
matraliter,, vel ad placitum. 1 Sia. Ertum dd eum exero er : monc aliquid
fignificare in- Y | tédimus , duo in mente lo- . WySdX* quenris prz(upponi, rem «f. cognitam, de qua
loquitur, & illius reico gnitionem , quz conceptus alis ap- pellari folet,
ficut res ipfa cognita, vt fic, conceptus obie&iuus ; difficultas igitur
cít,quidnam horü voce fignifi cetur prin- cipaliter, & immediaté . Afferunt
quam- plures voces immediaté liguificare con- Ceptus ipfos formales,& rcsi
pías mediá- übus illis, ita D. Thom. 1. p.q.13- art.1, & q.9.de potentia
att. f. & 1-Periher.lec, 1.& videtur fuifTe communis opinio cx-
politorum Ariftot. Ammonij, Alexand. Auertois, Boer. Porph.óegliorum ; addür
tamen nonnulli hains opinionis Aucto- res,quod licét voces immediarius fignifi-
€ent conceptus , quam res, principaliustamen hignificant rcs , quam conceptus ,
2 ipíe conceptus ordinatur vltimaté , principaliter ad repraíentandum ipsa zem
, cuius eft ümilitudo i entionalis , irà Ioan.de s. Thom.1. p. Log.q.1.art. 4.
quz fuir opinio Datiolij 1.d.22.q. 1.ar. 1. . Alij vero abfolute dicunt per
voces fi- gnificati res ipfas non folum primario, &
principaliter,verumetiam dirc&é;proxi- mé ,& immediaté,& hec eft
cómunior o- pinio, quam fequücur Nominalesomnes Ocham,& Gabr. 1.d.22, q.vn.
& paffim Recentiores Fon(ec, 2. Met.
cap. 1. q* 2« fcét. 4. Vaf]-1. p. difp. $7.n.8. & difp.75- cap.3. Suarez
1.p.tra&pe 1-libe2 - c«3 140.6. Hurtad.diíp.8. Log. (cet. 3. Arriag.difp«
13.fect. 2. Ruuius q.1 Murcia difp. 2.q. 1» Amic.tra&. 31. difp. M)
1.dub.4. Auerf; q.6.Log.fect,4. Ouuie .conttou.8. Log. n.7. Poncius difp. 9.
Log«4-2.& fuit sétem tia Scoti ,quáuis.n. 1. Periher.q.2.proble« maticé
procedat,& dicat, quod attenden do auctoritatem prima opinio cft pro-
babilior, fed attendendo rationem (ecun da, poftca tamé in 1.d.27.q- 1. ad 2.
prim. relolu.é docet res ipfas , non veró carum conceptus per voces immediate,
& prins cipaliter tignificati imó
difectis verbis declarat ibi res tantum proprie loquen- do fignificari per
voccs , & nulla modo conceptus ncc mediaté, nec immediaté » quia litrerz,
voccs ; & coceptus siit figna; immediata vnius tantum frgnificari »-f. rci
nec voii froprié elt igoum alterius y (cd pro tanto dici folct ;nü » quatenus
dat illud intelligere 5, ncc fignu poftcrius figmficarct ,. niii prius fignü dé
fignifi. taiüimmediatius manifcil arcc; vnde có- cludit Do&or,littcras
voccs & conce" Aa 4 — ptus 7 E 1T] NASA C 246 — Difput.1T.
puusadinuicem fubordinari in ratione fi- gni prioris, & pofferioris vcludi
fubordi« nàátur pl urcs cffc &us ab eadem caufa im- mcdiaté producti, non
auté in ratione fi- gni& figoificati,quia proprie loquenido littera n0
fignificat voccs, ncc voces có- ceptus, (cd hzc omnia süt immediata (i- gna
ciufdé fignificati if.rei, & hüc dicédi modi paflim Scoiifta docét
1.d.22.& 1. Petiher.q.1.vt Tatar.Io.de Mag.& alij. Circa alteram
quz'fiti parté de modo fi snificandi vocum non cfl diflicultas in- ttr
Pcripateticos , omncs namque ynani- mi oni docuerunt voccs articulatas (cx
hiscpim conflituitur. humanus fer- mo, dc quo hic loquimur) non fignifica- rc
naturaliter fed ad placito, hoc cft vo- €cs ex fua naturali vittute nuliam vim
ha- bere fignificandi fed cx fola homir.ü tm- pofitione. Oppofitum docuerunt
vete- res quidam Cratyllus,& Heraciitus apud Ammonium 1.Periher.c. 2. &
Pythagori ci apud Dexi ppum 1bidem c.6.cx quo in feriis fapientis tnunus non
efle rebus nomina imponere, féd nomina rebusim- pofita à natnra ipfa
adinucnire. 2 Dicendum cft pro folutioneqvzfi- ti quoad vtramque partem, per
voces fi- gnmficari resipf;$ non.folum primar;ó,& principaliter,.fed etiàm
proximée,& ime diaté,1mó proprie loquendo folas rcs ti- gnificari per
voces, & nullo modo conce pus,ncn quidcm natural.ter , f d ad pla- €num .
&onclot;o cft tcié comunis ,& Bow quoudoés,& fi gulaspartcs , Primó
quidcm; qx ód figuificent rcsop fas prmcipalter Auctorcs ipfi. prung ejinionis
libenter admittunt; uum quiaad manifcité docuit Aritt. 1,
Eicnc. cap. 1. vbi ait;quód in difputatione pro rcbus vti mur nominibus,quia
ic$ ad difj utationé afferre non pofíümus, ficut in ludo vti- mur fabis pro
nummis & 4. Mer. 23. ra- 4i0 , inquit, quam fignificar nomen y efi «cfmitio
y at definijoindicat vcram cf- Íentiam rer ium quiaid principaliter fi-
gnificatur , ad quod fignificádum pruna- TiO nomé it'nponitur& quod
repraícnta tür intelicétur abdicnus ad. prolauoncm ncminis; (cd inientio imj
onanus non.é De Vodibus . principaliter efl,vt fienificentur res, vnde
Gencf.c.2.nomina dicütur àmpefita re- bus, & ftatím audito nomine'fcrimur
in res,& cóftituitur intellectus reijnon au- tem fpeciei, vel conceptus; tü
ét fi primarió conccptus fignificaren propolitiones de (ccundo adiacéte eflent
veia , vt ifte Antichriftuseft Ch cft , quia intellcétio Antichrifticüceft,
& pariter intellectio Chymerz , & écó« tra omncs de tertio adiacenteyin
qua vnd. enunciatur dc aiio;cfient falíz;nam dun dicitur bomo efl apumai fenfus
etfet , qp. intcllectio hominis eft intelle&tio anie malis;tü demü,quia
ipfe concepuss ordi« natur vItimató,& principaliter ad reptate fentandam
ipfam rem,cuius eft fimilitue do in:entionalis, ergo vox;quse fubflitui tur
folum loco cobcopuis AMD prasétáda principalius ordinabiturqug —— rauoncs
tanguntur à Scoto 1, Perier.q.2« i» 3 Sccundo, quód nó folum prin ter , Íed
etiam díicété , & iffimediat ipfas tignificent, probatur eiídc bus;&
adhuc viterius, quia fig deducere audicniem innouciam 1 gnificataz,at nomina
immediate inrerum noticiam; quia quód gr €irr .nreiltét ui audientis per nomen,
eft. — re$ ipf) nam audito nomine lapidis tta-- tim lapidem ipíuüm cócipimus,
nó. cogn.uonem , quam de lapide biberio- quc..5, imóilla ion nifi per.
rcfiexioncmi aitingituc , quia prius conciptinuslapidé — audito cius nomme,
& deinde fit seflc- xic;quod loqués calem iem intelligit. 4 e« ccdic ex
Tatai.cit. quod yoieft rcs audi& ti rcprafentari pilu] vog tanti de cogni- tione
loquentis , vt expeuicntia contar y er£o per vocemi rcs ininediaté 16prasé-
taturjX non cius cosoitio.Demum comn- ccptus non fgnificatur,vt idad quod (üt
impofitum nomé, crgo vó potelt imme- diaté figificari nouine , quia nominis
immed.sta (ignificatio cft ab imporéte nomcn. Quod autcm di ximus de. voci-
bus:n oidine ad cóceptus , idem diccitdü cft de littera, & fcriptura in
ordme ad vo ccs; litteras népe fcriptas principaliter j & in.mediaté
tigurificare ics rplas,non au teu Qu«ft .I. Quid «votes fignificent, eo
quomodo. — 241 teft voces,vt contendit A ucrfa cit. in fi- ne fcc. & Arriag
nu.3 6.quia Arift.1.Pc- riher.c.1. eádem paritate affirmat. inter litteras,
& vocesac inter voccs, & conce- ptus , & Scotos cit. ait hzc tria
litteras , voces, & cóccptus effe immediata figna eiufdem rei fignificata:
; & tandem quia vrget eadem ratio » quia fi fcriptura 1m- mcdiaté
fignificat vocem baec propotitio fcripta bomo e(l amimal, cft falía, fen.
fus.n.e(fct, quód hzc vox bomo cft ifta vox anima!, quatatione Arriaga conui- Gus
fatetur (ub nam. 39. fcripruram im- mediate lapponere pro rcbus , efló eas non
ita fignificet . Poflet t in hoc fenfu dici voces proximé,& immed até
fignifi care conceptus, & litteras voces , quate- nus cum nequeamus
immediate caufare notitiam rci in intclle&u audicnt:s Ange lorum inflar
ratione impedimenti corpo ris,loco conceptuum fubrogamas X im mcdiaté fubtt
ituimus voces, quz excità- do mentem audientis ingerunt illi notitià ahi. sri ,
& cum non poffumus ab- entem alioqui ratione diftantiz , loco / vocum
immediate litteras , & cpiftolas fubftituimus, atque ita voces, i mediaté
vices conccpuvum,& littera vo- cum ; vnde bac ratione atcmer e litteras
immediate fignificare voces & voccs
conceptus in animo ; nequc quid amplius probant Autores modo cit. 4 Tertio
probatur hinc tertía pars conclutionis,quód.f. voces, & conceptus
(ubordincntur innicem in ratione figni prioris, & pefterioris,nóauwm
proprié in ratione figni &[hgoati, quia vt notat Ioan. de S. ] homa cit.
vnum fignificare mediante alio potett imelligi cripliciter; primo mcdiapte alio
, tanquam rationc formali, non tamen tanquam re rcprassé- taa , & lic vox
dicitur fignificare media impontionc , cóceprus media fimilitudi-
neintentional) ; (ccundó mediante aiio , vite reprzfentsza , ranquam primatio »
& inimediaro hignificaro , & lic homo dicitar figrificatc immediavé
lhioniinem in commoni, & mediate Petrüm ; tertio mediante alio,nó vt re
bgmificata , fed vt principali fignificáte; cuius vox eft (ubtti- tuum , &
quati initrumentum ; & hoc untim- tod o vox figmficat conceptum ita Au-
Gorrelatus , & eft quod Scotus docet vocem dare intelligere;& infinuare
cóce prum in ratione figni prioris , & princi- palis,nó autem in 1óne rei
fignificat; eX tm patet hanc controuer(iam , fi bcne enfus Auctorü. vtriufque
fentéci per? pendatur,etle dc (olo nomine. Hic if ad- uertédü eft cum Bargio in
1.d. 27. ad si 1.q.& Tat.cir.non codem modo litteras fübordinar1 vocibus ,
ac voces concepti- bus, quia voces funtita per [e concepti bus (ubordinata in
fignif.cádo, quod re$ nullatenus (ignificarcot, nifi carài cogn! tio
przcederecin méte loquentis,non .n» narrare poffuimus, «ue ignoramus, & nó
cogitamus, fed non ita littera funt voci- bus fübordinatz quia vocibus nó
exifté- tibus adbuc litere , & fcripture fignifi- carét,& (aa
fignificata oftéderent, h:c mosfcribédi apud gyytios fuit im víu y ni figuris
quibufdá , qua Hieroglyfica doeet ,non voccs aliquas,fed imme diaté res ipfas
denotabát, «ui mos fi crib é di adhuc apud Iapon:os viget,vt referunt Hiftoriciqua
ratione Valles. c. 3. de fü" cra Philofoph.ait fcripiuram per fc igni-
ficare independenter à vocibus ; X idem conftatapud nos de f garis numeros fi-
goificáibus quód vluó concedit ctiam Arriaga cit.licet neget de.alijs vocibus.
- arto probatur quoad vltimami sje rris oépe fignificarerescx vo ütaria hominum
impofitione, non veró ex carumnaturali virtüte,quia ita docuit Arift.1. Perier.c. 2. & 4. & Platoin Cra- tyllo,vt
retert Alcinous c. $.Scotus 1. Pc- riher.q.4.& 2.d.42.0. 2.ad 2.& 4.d.
r.q. .tum quia alioqui ab omnibus nationt- jsomnces linguz intelligerentur »
ficut alia figna, qua naturalitet lign.ficant , & cadem voces apad omnes
fignificarent; & fürdi nauuitate loqui. poffent , fi à natura voccs nobis i
hec figaa ratus ralia rerum fignificandarum ficut natu- raliter formant
gemitos,& lufpiria cmit- tunt;tum etiam iignum naturale non pa- titur
mutationem cx v[u, vcl coníucrudi- ncjícd eft independens ab hominü volun tàtc
vOCCS autCim murátur i dics ; «€ ti- gn naturajc figmficat tfi rer aliqua dc * ier-
242 Difgut. 11. terminatam , fed cadem vox fz pé multa
fignifica& interd oppofita,ergo. De- mum;quod magis yrget, Sacra Scriptura
2. Gcr. dccet Adam impoluiffe nomina rebus. 1d autem,quod de vocibus dictum
cít,dc litreris etiam incelligendü cft,quia mon cit liqua naturalis vis 1nfita
chara- Geri fic, vcl aliter cfformato ad vnam; vcl aliam litteram denotandam ,
fed homi- nun; placito factum eft ; vt hzc , & illa 5 liuera fic ,vcl tic
cffingeretur, vnde ficut non apud omncs extant ezdem voces; ità nccliuere czdem.
6 lo,cppolitum cbijcitur Primo au- &oiirate probandc voces primo , &
im- mcdiaté figoificarc conceptus, id namq; manifcfté docuit Arift. 1.
Per.her.c.i.dü dixit Voces cíle figna carum, qua: funt in animo pa fonü ,
Auguft. 15. dc Trin. €ap.11 .vbi ait Vcrbü »quod foris [onat , efic fignum
verbi,quod intus later & om nes deniq; aiüt res lignificari per voces,
quatenus cognitz, quia' non potefl quis €xterno (crmone quidpiam fignificare,
nifi prius actu intcrno intclicctus illud €«ognoutrir;ergo voccs primó , &
imme- diaté fignificant conceptus, & illis medià tibus rcs cxtrà
manifcftant. Reíp.di&ium Aiit. diucrfimodé explicari (olere , ac mapis
rccepta cxpofitio cft, quam tradit ctor cit.1.d.27.quod voccs lignif;cát
€oncepius,non vt rem fignificatam dire- 6 (cd vt principale fignificatiuum ,
ita quod fübordinantur non in rationc figni, & fignati , [cd in rationc
figni prioris, & pofleuoris, nam intcilcétus prius per co- gbitionem res
apprehendit , dcindé illas immediate per nomipa fignificat, & in hoc fcnfu
explicat Scotus cic.dictü Aug. & in ccdem dicuntur res fignificariqua- inus
cognitz X m.cdijs conccptibus,nó quidem rcduplicatiué, quafi cognitio me diet;
vt obicétum ad quod figni&candum fint voccs impoiu (cd f(pecificauue ita-
ut folum mcedict, «eluri cc nditio nccc fa» rió prerequibra ad rcm extra fi;
nifican- d.n'quia vt ait Doédt.cr. 1. Perihicr. fi- gnibcate praíuppenit
intel.-sere, ficut Mluds Gne quo non,quia non prius tcs ore profertur , quia
mente concipiatur. e 7 St«uudo arguitur ad ide rai cnibus, DeVochus Cnu4 Tum
quia voccs funt inuentz, vt homi- ncs fuos exprimant coriceptus , etgo
immediata figna illorum. Tam 2.per vo- ces (pé fignificamus resin eodem ftatu,
uem habent in noftro intelle&tu , vt cü- ? PAr gar iis albedinem, vc! aliud
accidés in abftrao , quod tamen in re nó eft ab- ftractum.Tum 3. ràm haz voccs
incóple- xa intellc&io, cognitio, d ha co , intclligo,cognofco,fignificant
immedia- té conceptus noftros. Tum 4-gemitus ani malis fignificat immediaté
dolorem eius internum , crgo pariter, voces hominis immcdiaté paffiones cius
internas figni- ficare debent. Tuu 5.quia de facto mul- ta fyncathegoremata
folos co 5 fi» gnificancvt fi,forté,& fimilia dubitatio- nem hgnificant,
Tum 6. voccs func mem- us nofliz interpretes, (ed interpres prius verba rcfcrre
deber , quam remipfam in- terpretur,crgo voces prius, & immedia- tius
figrificanr có ceptosqua res. Tum 7, quando vnum fignu fubftituitur]oco al».
terius , ncccíHc cfl, quod prius iüdicet fi- £num»pro quo fübftituiturquamtem
ab illo fignificatam,quia rendir inn 2 ficio1llius , (cd voces irent Mi ^"
conceptibus, crzo immediatius figmficác conceptus, Tum demum ; quta alioquin
non darctur mcndacium,nam mentiri cít cotra mete ire cx D. Th0.22.9.1 107af.3..
8 Refp.ad 1.inuentasctfe voces,vt ha mincs (uos exprimant conceptus obie-
Cucos,ron formales, & hoc loquédo re- gulariter , quia interdam etlam
accidere poteft ; vt principalis intentio loquentis fit alteri exprlmere nó
tcs, fed quid iple [cntiat de rcbus ipfis, an bznéconcipiat ; vndc verum cft
aliquando cx intentione loquentis principaliter primiízate finis fi- £n;ficati
conceptus. Ad a.in eo ctià ca- fu voces ità fignificanr albedinem , vel aliud
accidésin abítra&to , vt immediaté non fignificent abítractioncm ipfam lo-
qucntisquare ctiam jn co cafu voces sür immediata figna rerum. Ad 3.ille ctiam
voces atüngentes a Giusmentis fignificat ilios,yt (unt res quedam
cognitz,i& obie &la , pon vt puri actus , vel conceptus in« icllectus.
Ad 4.ncgatur patitas quia ge« mius cft vox inaruculata uaturalitci fi» gne L t
"t N E ui Quafi.I. Quid "oct fignificant, eo quomodo. 143
gnificant,non ità humanus fermo. Ad 5. talia (incathegotemata, (i per fe
profcrá- tur,nullam rem fignificant,vt dictum cft 1. p. [nft. Log. tract. r.
quod (i dubitatio- nem (ignificant , illam certé fignificat, vc rem quandam (üb
obiedto intelletus ca- dentem, non vt a&um , & purum mentis concepium.
Ad 6. patitas cantum in hoc Lond ons voces interpretantur menté , cuius
dicuntur interpretes licut interpres interpretatur verba cius , cuius dicitur
in- terpres, modus tamen interprerádi vtriu( que cft diuer(is , quia interpres.
prius ex- ptImit vcrba ,deindé res,voces veró prius excrimüt res, deindé
conceptis . Ad 7. probat tantum voces prius indicare con- ceptum; quam rem;in
ratione figni prio- ris, & principalis , cur fubordioantur , vt fignum
minus principale , quod libenter admittimus , non aurem ptobat prius in- dicare
conceptum in ratione rci tignifi- ca. Ad 8.(ufficit ad mendacium, 9 ic- peamut
p voccs exprimere noftros coce ptus obicétiuos,& gd in méte habemus . 9
Tett obij-i(ur probando,quod vo ecs Gignificent naturaliter ,, nam dantur uzdam
nomina, quz tantam affi nitaré bent cum rebus lignificatis, vt quiedà proportio
naturalis, & particularis cffica cia videatur illis indita à natura ad ha-
iu/modi res fignificandas ; (unr .n. quzdá yoccs rigide , & afpere, qu&
fimilibus rebus ügnificand s (unt idonez, v. g. fer- rum , conturbatio,
contritio; fimilirer bombus, fib:lus , tinnitus videntur natu-
raliterfignificarc fonum illum, ad quem fignifieandi illis vtimar.,. Accedit,
quod in idiomaram varictare; periti teftantur vocem banc faces. idem
reprefentare apud omnes nationcs, (gnum cuidés da. ri fermonem à natura
hominibus inditum Quo vteretur infans (1uxca quorunda pla- citum) in filuis
enutritus,& ab ou.ni ho- mínum loquentium confortio fesccgatus naturali
inftinctu.Ité fi omnis vox ngni- ficaret ad placitum , hz quoquc propoti-
tiones c(Icnt verg,bouo e5t a[inus , Dens efi diabolus, quia quilibet terminus
ifta- rum inftitui poteft ad quodlibet tignifi- ii. Tandem in Genef. loc.cit.
nomi- na ab Adamo rcbus impofita dicuntur propria illarum , quo maaifefté
indicatu" nó fuiffe impolita omnino ad placitam, alioquin malé dicerentur
propria rerum. 10 Refp.ad r. probare folum qua(dà cffc voces, qua nan temcté,
ac mcté for- tuito fuerunt. rcbus impofirz , (ed ratio nabili occatione,&
fpectatis e.rum pro- prietatibus, vt Do£tor aducrtit 1. d. 22, 3 vn.$. potefl
dici breuiter s hinc autem educi non potcft, quod talcm fignifica- tionem
habeant à natura, quod cx eo pa-— tet ,ouad multT ill as voces nó intelligüt,
& voces valdé affinesaliud fignificant - Ad a. iila vox tantum d:citur
naturaliter fignificare , quz apud omncs nationes idem reprefentare nata cft ,
etiamfi cir- ca ipfam nullam (uerit facta impolitio ; cx quo fajwtur , quod fà
illa vox faccus per totum orbem idem fignificct,non ob id d;ccnda cft t
gnificare naturaliter , fed ex beminum impofitione, qua preciía nihil
fisnificaret ;jvndé contendunt aliqu e(Te voccm or;gine hebrzam , & habcre
vim fignificandi cx inftituto faltim Deis à quo prima illa lingua inft:tuta eft
, &€ retentam fuifie in difper(ione zdifican- tium turrim B«bylon,
cam.n.difcedcndü eilet , finguli (3ccos fuos quaerebant ; in quibusres (uz
condcbantur, eodem v.é- do vocabulo que tfi cxiftimatio nullam habet
fundamentum 5 fed adhuc magis vana cf ex iftimatio illa de infante ia fil- uis
«nutr;to, fi náquc tal;s loqucla dare- tür à natura homimbus :nd tà, pláné quif
q;cam retineret , criamti alium fetmoné addilccrer,vr notat Aucrfa cir.
(c&t.2. fi- cut fcrmoué patti femper retinemus, cuáli alium quemcunque
e;trincü aps prchédamus,igiur infans enntiius in fil uis nullo id:omate
loqueretue ;' vt liquet ex celebri illa hiftoria, quam re(erc He- rodotus
lib.20.de infzncibus enutritis in filuis cü pecoribus, qui poft bicnniíi de-
miffi carittebant folam hanc vocem be- corgquam à capris; cum quibus erant cnu
triti didicerant. Ad 3. vox non dicitur fi- gnificatiua ad placitü , quia
(ignificat ad placitum huius, vel illiusfed quia tignifi cat ad placitum
alicuius cotius cómuni- tatis , vcl alicuius habentis auctoritatem in ca,yndé
non licet caique — figni Cà- 7 244. Difput. 11. ficata vocabulorum,fed (tandum
eft v(ui cómuniter loquécium,vt docet Scot. 4.d. 1..$.iuxtà quem propofitioncs
ili bo- mo cfl afinusy C7 c.v zrificari non poflünt. Ad 44,omina rebus ab Adamo
impofita diccbà:ur propria rerüsquia ex eius infti- tütione oés deinceps illis
vli (unt ,co mo do, quo nüc bomo d;cituc nome propriu ammalis rational;s ,
& Frácifcus nomen propri cuiuídam indiuidui, quia omnes iliis'vuimur ad has
rcs (ignificandas. QV E&STIO SECVNDA. Quid importet vocis fignificatio,
C" quomodo exerceatur « 11 Vid tit fignificare ; quidue fi- , Q gnü;à quo
verbü tignifi carc de" tiuatum cit r. p. Ift. dialec. trac. 1c. obiter
declarauimus, nüc ex profetfo exa minandum eft , quid importet vocis (i- gni
ficatio; & vt quacfiti fenfus magis elu ceícat, hic per fignificationem
intelligi- mus vim, quam habet vox in actu primo r impofitionem ad hanc; vcl illam
rem. ignificandam, & quarimus, quid dicat ; quidue ponat in ipfa voce,
& loquimur dc vocibus articulatis ad placitum figni- ficantibus, non vero
de inarticulatis , & naturaliter fignif.cantibus, in his.p. clacü cfl vim
tignificatinam aliquid reale im- portat e,potentià népe,& aptitudinctalis
vocis ad talé i (ignificada, vt gemit? ad dcnotádum dolorem,rifus gaud;üloqui-
würcrgo de vocib.s articularis , qua vim lignificandi habét ex hominü impo-
fitioncsquid dicat figaificatio in his voci- bus, & quomodo exerceatur;.i.
quomo. do ingcrat audiéd notitiá rci (ignificata. D. Thom.3.p.9.62.art. 4.ad 1.
(cntific vidctut hanc [/2nificacionem e(fe forma réalem , & intrin(ccá ipfi
voci,veluti vim quandá,& virtu: inzxtflentem illi g gn€ di notitiam rei
fignificat in mente altc- tius,itàvt
contincat in fe virtualiter con- ceptum rci, qucm caufat in àn:mo audié- tis,
fic cnim loquitur, [m ipfa voce séfibi- li efl queda vis [piritualis ad
excitadis intellettum bomai5 & hinc confcquen- ter voluifTe videur,q
exercitium fignifis cationis vocis, cü actu generat notitiam De Vocibus; rei
fignificatz , fiat per aliquam canfalí- taté phyficam, qua vox producat cogni
tioné ; quem opinioné refert , & reteilit Do&or in 2.d.41.ad 2.2.3.
& in 4. d. 1. q. $. B. vbi de hac re fuam explicauit fen- tentiam quz eft
communiter recepta, & fequentibus concluGonibus declaratur. — 11 Dicédà in
primis eft fignificatio- nem in a&u primo nullam formam realé &
incrinfecam ipti voci dicere , abfolu- tam;aut refpe&tiuam, fed folum
denomi- nationem tcalem extrinfecam deriuatá in ipfa à voluntate primi
inftituévs. Có- cluíio quoad vtramque partem cft Scot, loc.cit.quam tenent
Recentiores omnes Hurtad.d:fpuc.8.1og.fec.2. Arriaga nu. 20-& 11. di[p. i3.
Auería q.6 Lóg fec.3« & alij pa(Tim; Quoad primá partem pro- batur à
Do&orc;rum quia fi vo: haberet talem virturem vt ait S. Th. tüc mouere
poffet intelle&tü audiétis sim (llam inten- tioné ,inquátum.(. cft vox
figmficatiuag & lic vos Latina, v.g. lapis mouerct intel lc&um
Grazciaudientis cà caulando in €o conccptü lapidis; qué tn fe continet ,
probatur confequentia, qu'a cóceprus fi- gn'ficat idé apud omnes; tü quia calis
vie - tus per modü qualitatis (piritualis,vt po« ncbatur à S. Tho.non poteft
inefle voci, quz materialis cft , & corporea , enis .n. accidens (pirituale
recipi in (abiecto corporeo przfertim naturaliter. ti tádé quia in voce
impofita ad. fignificandum nulla ralis fora reperitur ex natura rei, vt patet
dc voce,blitíri , ergo neque impofitionem recipit aliquá talem for- mam, (ine
abfolutam, fiue rclarioà, ficut ncque in ramo appotito ad vendenduat vinum ex
tali impofitione vlla qualitas dc noao, vcl realis relatio imprimitur. Forté
dices, ex tali impofitione dere- rg sa faltim in figno relationem realem ad
(ignatum. Scd nequc hoc dici poteft » qua idem prorfus fign fimul, &yfem:el
à i erfis imponi poteft ad oppofita fizni- ficanda;at relationes reales
oppofita ci- d€ (imul conucnire non potlunt. Si dicas conuenire polfe ex
diucríis impotitio- nibus , yelucicx diaerfisrationibus fün-, dandi . Contra
ett , quia impolitio n;hil realc;& phbyficum unpottat in figno fe ibis; !
Quail. I1. Quid fit vocis Jfiniificati : 3b im(jonentis voluntate nihil realc
pro- ducatur,nec in re volita, nec in voce im- pofita, nec in re fignificata ,
ergo nequit efle ratio fundandi relationem realem . 13 Ex hocprobata manct
altera con- cond eh. fi.n. hzcvs. fignificatina in vocibus non cft aliqua
qualitas imprc( fa in voccà voluntate imponcnüs, neque relacio rcalis in voce
derelicta , fequitur aliud non efle , quàm denominationem realem cxtrinfecam.
derclidtam ab actu voluntatis primi imponentis,quz cxpli- cari poteft per
relationem rauonis , vc. Scot. decet loc.ci.in 4. Et probatur, quia nucem,vel
ficum fignificare hanc , vcl il. lum fru&um aliud non cft,quàm hoc vo
cabulum inft itutum fuiffe ab hominibus, vt proferatur à'quocunque;qui tale
fru- «tum intédat fignificare, id aurem in tali vocc non dicit ,nifi
denominationem rca lem c«xtrinfccam. Accedir, quód clTe co- gnitü,cfle volitum
10 obicéto non dicit, ni(i denominat;oné extr;nícca ex Doct. «it.in finc
quatft.cd hominem v.g.figni- -ficare animal rationale aliud noncít , d ;hoc
vocabulum bos;o fuificalümptum à voluntate primi inflituentisad id figni-
ficandum , qucd non cft , nifi terminafle- actum voluntatis primi inft
itucntis. De- niquc hac fignificatio poteft in vocibus mutari ex va, vel
confuetudine, vt expe- ricnria conftat , ergo fignificare non cit quid rcalc
vocibus in'rt;n(ecü , fed peri- . tus extrin(ccü, cx voluntate hominü j €- dens
; id tamen explicari pot xr rclatio- nem rónis , quatenus hee fignificat o in
voce cócipi lolct quafi vittüsquadà in- trin(cca fundans rclationé adjnotitiam
gi gncndà in mente audicntis ;'! abfolute t loquendo ita explicati non debct ,
quia ita nó explicarctur, qd dicat à partc rei .Scd diccs,licet (ignificatio in
potentia proxima .i. vis, quam habet vox pcr im- potitioicm ad fignificandut ,
non dicat quid rcale in vocc , fignificatio tamen in potentia remota ,ustenus
.f. potefl vox atlumi ad hoc , vcl ;llud figaitcandum; vidctur dicere aliquid
reale, Refp. hanc etiam potentiam remotam , vcl non di- «cre, nifi
denominationem cxtriníccam dcriuatam à yoluntate potente. iinponc- 14 re , vcl
ad fummum capacitatem , & po- tentiam quifi obedientialem ad agens
intelle&ua!c, vt illa vtatur, velati (igno, ad quicquid velit Ggnificandum
. 14. Dicendum (ccundo exerciciü figni ficationis vocis , cum ,f. ingerit
aud;enti notitiam rci fignificate,non ficri per ali- quam caufalitatem phyficam
5 qua vox producat coguitionem, feu conceptti red in mente , icd &cper
quaedam cxcitatios nem , & caufalitatcm veluci motalé , qua vox morzlitcr
excitat inentem auditoris, vt ad prolut;oncm vocis, cuius tignifica- tionem
(cit , latim cliciat tci. fignificatae conceptum mceritó fpcciei. impref'a il-
lius,quá prz habet. Cóclu(io quoad verá- que parte eft Scoti loc. cit, &
prima pats patet ex cenclu(ione przcedcnti, cum .n, vox lit accidens materiale,
non[poteft ha bere vim prcducendi cognitionem intel- Icétas, cuz fpiritualis
cft. Alteram parté vcró. probat Doclor declarando modi , quo vox ingerit
notitiam rci bgnificatas in audientemodus auté cft hicjquod vox tantam immutat
fenfum auditus, nec ha- bet cauface infeníu, vcl in phantafia, vel in
intéllc&u, nifi conceptum vocis cx fe; auditu tamen immwutato à vocc
figuifi- catiua immotatur p haniafía,& memorias & rememoratur rei , cu:
tale nomen fuit impolitum , & ficexcitac;ntellcctum ad. contidcrationcm
illus rei,cuius prius ha- buit notitiam non .n.moucret,& excitd- rep, nift
rcs, cui impomtut , prius fucrit fibi nct, & quodad rem illaa fignificán
dam impcncbatui; & li haz conditiones funr in audicnté, tunc vox reducit
prafae to modo iptellcétü ad a&ualem intelle- &ionem illius rei prias
ootz habituali- ter pcr fpeciem prius habitam; ità loqui tur Docter in duobus
;ocis iam cit. 15 Ex hoccolligicur , quod vt vox (i- gniftcatíua (uum munus
exerceat ; ducat — - [mentem audientis in itionem rei fignificatasscriplex
notitia fcquiritur, tü cx parte loquentis,tum audicpus, notitia fpfius vocis,
tignificationis cias, & rei fignificatz pct iplam;tequinitur hac tri- cx
nouitia cx parte lo:jucntis, nam qui verba profctt , dcbet prius in mente illa
habere; debet ctiam bgnificationem vg» eis "ul di. md ' 246 cis
callere,qui .n.nefciret vocé, vel figni» ficationcin cius , cercé vu non poflet
rali voce ad al ud ign ficinduin,tandem de. bct haberc not.tiam rei igni: cai »
qu à Cr voccs non Dgnii camus , n.liresa no- b: cognitas; triplex ergo notitia
predi- € jrzrequiritur ;n loqucare , cum hoc tamen dilirimine , qaod rocitia de
voce in (c & rc lignitcata per vocem elle de- ber actualis , quia qui dc
aliquare loqui- tur, a&tu cog tat in mente, & vocem , & rcm
uignificaam. per vocem , fed noticia figa. ficaion s vocisfuflicic quod ut ha-
b talis, non .n.opus elt, vt loquens illius actu recordetur . Sed dices
interdum acci- dere,vt qu's vocé prof-rat , cuius fignifi- cationem ignota
,& cólcquentet ré tigni ficatam, ut i Italus profcrat verbum Gal licum,vc!
Hi(panum illorum 1idiomatum ignarus. F.elp. quod in tal; cafu non pro- fertur
vox formaliter, & quatenus. figni ficatiua, ed folum materialiter, tanquam
fonus quidam ad mod vocis non (ignifi cac;uz quo pacto Picz ,& FH fitraci
voces quafdam arcicularas efforinare folent. 16 Quod autem cx parte auditoris
pa riter necctíaria fic illa triplex notitia de voceyde figaicatrone vocis
,& re per vo €€ lign:fi-ata , clac. (Inné docetur à Sco- to loc.cit, &
probatur ab co, quia fi ab audiente vox ignoraretur , vcl res fignifi- €ata per
vocem , vcl «uod ad talem rem fignificandim tucrit impotita ,nullus p/a- né
conceptus (ait Doctor ) caularetur in eo dc illa re, ergo dcbet audicns fcire,
uid vox figmficer) deber percipere ip- dos voc slonum i tan 'ein [peciem ha-
bere rei prolaiz , vndé fübdit Doctor in 4«it. quod pervoces non intefligimus ,
pifi res, quarum habemus fpecies qua ra- . tione in 1. in]uxt vocem
liguificatuam effe (ipnum rememoratiuu ad placitü. Cum hoc tamcn difcrimine
prazrequici. tur in audiente triplex praefata notitia, qp potitia vocis
nccetfatió debct e(se a&ua- lis,ni (i.n. aud;és interaa cogwationc pcr-
ciprat loquenus vocem, nullatenus pote- rit rem percipere ex vi vocis
prolata:co- itio veró (igaificationis vocis non de- EK effe neceitarió
actuaiss, fed (ufficit ha bitaals, vt de loquente dicebamus; noti- Difju.1I. De
Vocibus. tia veró rei (ignificatee nullo modo so- teft cfic aGualis ,
neceífarió tamen cfe d bet habitualis; nequit effe a&ualis , Quia cum vox à
loquente proferarur ,vt 1ngerat audiéti notitiam rci (ignificatg, vuque tal s
noticia nó praexigitur in ade diétc,fcd potius de nouo gigoirur in ipfo ad
prolationem vocis ; 1mó actualis co. gitatio rei impedit actum tignificanionis,
o ré bigaificare alicui eft rem iili notis care , li igitor ille rem a&tu
cognofcit , vox lignihicariua (uum munus excrcere non potcít ,cum fit przuenta
eó modo, quo ait. Dod&or de inreliectu agente in Angelis, & Chrifto
Domino;fuppofito, quod ab inftanti (az creacionis omnium (pecies receperint,
Debet tamen neceí- (ario etíc haoitualis, quia quantumcungg. fermo proferatur,
(i audiens non habet in fe (peciem rei prolarz , nullus conceptus cau(arecur in
co dc illa rejquia conceptus rci v.g.coloris,cau(atur in incelle&tu pet
propriam fpeciemilius , nec vllo modo fpecies (on: qualis cft I pecies vocis
,.po- tcít caufare in intclle&ta conceptum ca-. loris ergo necetiar;ó
pratrequiritur ia intclleétu auditoris f(pecies.lltus rei, de qua nt lermo., ad
quam feconucrtat in- tclle&tus excitatus per vocem, mediaa te illa
actualiter rem coniideret. 17 Sed Auer(íaxcit.cü cotum hínc Sco ti do&rinam
tum dc vocis lign ficatios- ne,tum cius cxercítio rronfcribac ("licet eum
non memorcet g'ati snimi gratia y VE mor;seft Kcecentiorü) hoctamen, quod.
poftremo dixi;nus, nó recipit,nà cócl. 3. contend.t notitiam rci (ignificatz
per vo cem non ncceflarió debere ellc habitua- lem, quia fzzpe vnus cx
locutione , & do- trina alterius addi(cit,qua nü juam fci- uerat; & ad
hoc (c extendit etiam uigaifi- catio vocis, vt non folum poflit in menté
reducere Hla, qua audiens al quando co- it» fed ctiam poflit de neuo mani -
feftare illa , qua nüquam fibi fuere nota, Fallitur tamen Auería, quia iuc
audicns acquirat per voces coguitionem alicuius complexi de nouo, fiue
incomplexi, quà nüuam hibuit A femper fx p voccs earü rerum tigni itla$ ,
quarum fpccics in mente habcbat , & illarum vice tuc Q uefl, LII.
depeife£l. erimprfvocalia fignife. — 47 tute acquir.c cognitionem nouam illius
«omplexi,vel incomplexi,quod de nouo fibi à loqu&te nou ficaur; vt fi quis
p vo- €cs infinuare velit aué, quz (olü in India naícitur ; hoc vtique
cxplicabit per vo- ces nobis notas , quód nempe fit auis ta-
liscoloris,magnitudinis,&c. quarum rc- rum fpecies iam pridem habemus in
mé- tc, & ex carum concur(íu dcuenimus in notitiam illius auis ; 1ta etiam
contingit , cum nobis manifeftarur aliquod cóplc- xum,id .n. fit per voces catü
rerü fignifi- €atiuas,quarü fpecies apud nos habemus. Verum cft hanc ié effe
penitus animafl 1 Cà, Ícd cü voces quatenus fignificariue lo gico cóliderandz
proponantur ; non fuit absre quz(itü hoc de vocis fignificauio- ncquantü ad
prafcnsfpcctar, re(oluerc. QVXASTIO III. De fetlione , & imperfe&iione
vo- so umm fignificando. — ^7 18 qA Vplex attendi poteft perfc&tio ; i 7
vcl imperfectio in lignificatio- ne vocu;veritas f.X falfitasdiftiottio,&
confufio, ficut .n. cognitio habet reprcsé tare obicétum vcré , vel false , di
ttincte,. vc! confusé; ita vox in fua fignificat. one habct fignificare veré ,
vci false , ditlin- été, vclindittincté ; & ficut in cognitio- nc veritas j
claritas , & | diftinctio petrfe- €tionem importat,impci fcétioncm veró
falfitas,& confutio, ita pariter in fignifi- Catone vocis , veritas, &
claritas dicitpeiteétionem,falíitas, & cotutio imper- tfcctionem. Dub.tatur
iguur in pratcnti dc pcifectione,& impcrtcétionc vur.ufqs generis; de
ventace, & faliitate dubita- tur;quid impertent in vocibus, an 4. quid
rcale,nccne,& vnde fumi dcbeánt , an cx «ontoriiuate , vcl difformitatead
rcs. li- gmficatas pcr voccs, num potius cx ipla cognitione vcra , vel talla in
iniclle- u pia ccdcuti, vL arbitraur Aucrla €t. fect. 7- vbi docet vo.cs
dcuomunari vc- ras, vcllullas p varticipationé veritatis , vcl t.líütats , qua
incinfecé in cognitio- Dc repetitur , 3dcÓ vt propoütio vocalis fic vera,
quaudo lucordinatur iudicio ve ro»i€u Luolbicuuut loco iudicij veriyune / vcro
(it fal(a , quindo fübordinatur iudi- cio falío, feu loco illius fabftituitur..
19 Dc perfectione veró , & 1mperfe- Gionc fecüdi generis puta difli
&;one,&c confutione, maius adhuc extat dub ü, an dift nctio
ligniíication s vocis , ac indi- ft:nit.o proporuone fequatur. diftin- C; oné,
& confufioné coceptus mentalis in reprafenando , itaut rcs extra caliter pracisé per vocem
fignificetur , qualitet interius per mentem concipiur, ampo« tius interdum
cóunpgere poffit,vt res dis. ftin&ius per nomen, & magis proptiéac
fign; ficcturjquam per men-. tcm cócepta fucrit à loquente. D. Thome cum (uis
1.p.q. 13. art. 1. tenct meníur& fizn ficaticn.sfumcndam císe ex conce- piu
loquent;s,& idcó non potic aliquem perícétius rem fignificare alicui, quam
ip Íe cogno(cat; (equürur Recentiores quá- plures Zumcla p.q. 3.att. 1. Valéría
püc, 1,Fon(ec.2. Mct.cap. 1:9.2- fet. 4. Suarez difp. 30. Met.fe&t.13. nu,
8. & 9. & 1. p. tra&t. 1.]. b. 2.cap. 31. n. 13. Hurtad.difp. -
8.Log.$.14.Amic tract. 3 1.Log. difj. 1. »1.dub.7.art. 2. & alij. Oppofitü
docuit otus 1.d 22.q.vn quem fzquuntut ne- dum Scotiítz iEidc, Laber in 1.difp.
48. Vulpes to.r p. t.difp.2 2. arc. 2. Sanifing- de Deo vno tra&t.2.dit jp.
7.4. 2. Poíná.1. d. 22. verum et'am. Nominales omnes
Ocham,& Gab. 1.d.22. & ex Recécioris bus Molina i.p«q. 13. art. 7.
difp. 2. & Vafquez ex profeiio diíp.$7. At quidam alij Kecentiores,vt
Auctía cit.fect 6. me diant ipier vtráq; fententiam, & inui üt voccs non
poffe perfcétiusrem iignifica- re aydieniisquá nota fit loquenti y fi au« diés
nullam vnquam notitia babucrit de illa rey fcd omnimó de nouo acquirit ill li
vetà talem nocitiamaliquádo habuit » & Ípecies impretia rei in iplo
remanfit. y tuuc voccs colunt perfectius fignificare rem audicntiyquan nota fit
loquenti exe cicardo in audiéte notitiam virtute illus Ípeciei paitceliorcm:
quod curs exéplis infca ivan ietlubitur , atque in hun. ifo dum vtiá.uc
copcil.át opinenésdiccnic s D. i bom. in primo séiuloqui , & Scot. - in
iccüdo vt claé deduciuuc ex cxéplo , $p aduucit de ignorante L.ngua habraxcà, ^
4 "5E" i 249 Difpu.. 11. A characteribus illius linguz nomina im
néte,& quidem in hoc fen(u intelligit Lors fequitur sététiá Do&oris, jp
rc- folutione que(iti quoad vtramque parté; 20 Dicendum eft primó ,quod veri-
tas,& falfitasinvocibus cft mera dcno- minatio extrinfeca, propric, &
per fe p- €cdés nó ex cognitione intclieQus vera vcl fal(a,cui fübordinetur
vocalis fermo, vcl cuius loco fnbflituatur,vt aicbat Auer fa, (cd cx
obic&is à parte rci ità fc habé- £ibus,vcl non habentibas,ficut per voces
fignificantur . Conclofio qucad primam parté colligitur ex
Do€t. fupra cit.in 2. d.42.ad 2, q«2. & probatur, quia voccs intantüi funt
verasvcl (alfa inquàátum fi^ ificant,adeóut tignificatio ipía tit vni- €a;ratio
fundandi veritatem, & falfitate, fcd ignificatio vocü formaliter eft fola
denom nato extriníeca ex voluntate pri- mi inflituentis in voccs deriuata ,
ergo € veritas, & falfitas fuper ipfam tüdata etit fola denominatio
cxtrinfcca . At inquies, veritas copnirionis dicit fotinaliter relationem
rcaiem ín cogni- tioncad rem extrà,vt decet Scot. 4. d.8. q.2. fub V.crgo idcm
dicendü de vcrita- 1c in vocibus , imó Do&or ibi loquitar nonío!ü de
veritate orationis métalis , Ícd etià vocalis , vel fi veritas in vocibus
faluator per folà connotationé ipfarü rc- 1G (ignificavarífità fc h: be nuü, vr
voces deciarant y'occzit codem g;6do (aluari in €oncepribus métis. Ref». E
o&.loc. cit. fon explicare;an rclatio, qui digit cogni- t0 ad obicétum
cxtra, lc rcáhis,vcl ratio- nisl. d admitio pro nonc , quod fit realis (nm de
hoc ;niià difput.10. ) ncgáda cft paritas de concejt bus, & vocibüsin fi-
gnificado cóccprus n. n:étalcs (unt figna saturalia ref, & proindé fundare
pof- süt rclauoré realé repraíentaotis ad rc« pra(entatum , at voces [unt figna
ad pla- €num repra:éuntcs bocvchillud non ex inttinfcca fua natura, [cd cx mero
homi. nem lib.tog& 1deó veritas , & faifitos in ipfis à parie rei
nonnili lolam denomis- mationé cxiriníecam importare potcft. 211 Quod vcró hxc
denominatio cx« winícea ium€da fit exobicéto a partc rei ità (c babenic;
vclnon; vt (er vcccm cx« De Vocibus »4 9 primitur(qua crat altet' pars
cóclnfio9 nis)noautem cx cognitione vera, vcl fal- fa przcedente in inielleQtu,
colligitar ex. Do&.cit.1.d.27.ad 1.q.2/& 4d. 8; q.2. infra V.&
probatur, tum autoritate A- rift.in przdic.fubft. quam Scotus ibi ad-- ducit,ab
cojquod res efl, vel non eflyorae tio dicitur verayvel falfa, & quidem A.
tift.ibi nedum loquitur de oratione men. tali fed etiam vocali; tum qura
veritas fi» gni cótiftit in coformitate eius ad fignae tum , fed voecs pecfe,
& propriéfunt fia.— gnarcrum.-&-aà cóceptuum cx dictis q. .heias
difp.tam tandem, qnia farpius fer n:o vocalis dicitur falfus nuila prceden- tc
falía cogmtione in im elle&u, & ita sé« per cuenit;quando habens in
mente verá rci ccgaitioner exterius oppot;tm atfe rit volensaudyemtcm decipere,
ergo im— |iftis cafibusfcrimo vocalis nonpoteft di» — " - ci falíus ex
falfa cognitione quat in k 7 w le&u przcedar,cum nulla talis adt
falfasdicctur, quia nóneftconformiso-- — —— bicéto cxtraj& ita
vniuerfaliter dicendü. | ett. Hictamen aducrtendum eff,quódli- — «ct veritas
locutionisconfiflat pizcipue — iv conformitate ad rem extra, vtt com. pleta fit
ex omni parte; exigit ét conforz—— mitatem ad mentem loguends; cótinge-
tc.n.poteft quempiam mcentiendo verit - obic&tiué diccre, & non
mentiédo dice-- re falfum, vt eum im meme fua filiàm ha. bct exiftmationem dere
, & ita etianr falfum enunciat , putat tamé fe verum af* (crere;vt ergo vox
vel locutio fit come plcté vera, petit vtriquementi .f. & obie Cto
cóformati , qura vtrumque fignificat, licet diuer fimode, vt diétum cft q. r.
21 Dicédü 2. polle voccs perfectius fignificare r€ audienti , quàm oota fit lo-
quent5 ita Doctor 1.d.22.& quidem in cocaía , quo rcs fepponatur audienti
ha- bituahter nota , inquo fenfu przíercia Scotus ibi loquitur ; manifeflé
probatur - exemplo ab ipfo ibidemaddu&o , fi qui linguam pebrici ignorans,
X charae tcics ilhas, imponeret ips nomina ordi. nc inter ipfos (eruato, vt
primo characte ti vpum nom.é,íccundo abudstertio aliud! ttibucret , &c«
certé nomina hacc difline eus X chris ciaéecierol Ru | «acns : "itam - |a
o6 audiens h Quafi ITI. de petfe£leo imperfect eoocum infronif. 249 fcientibus
litcras Ha braicas , quà is, qui «anomjna impofíuit,ipfas literas intelli- geret.
Aliadüo exempla addit Vafquez , nimirum fi Rex prazciperct Duci exerci tus,vt
infülam primó capiendam vocaret nomine Regisv.g.Philippiná,& fi cacus
imponeret nomina coloribus, audito no- tnine talis infula,vel auditis alium
colo ri nomimibus,perfeétius cóciperet Dux infulam , quiam vidit; & cegit ;
quàm Rex;qui noa vidit,& nomen impofuit,& perfectius conciperet
colores, qui illos vi dit,quàm czcusqui non vidit,& nomen
impofuit;concludtt igitur Vafq. cü Sco- to, quód dum quis lrbens imperfcé&tio-
fem rci notitiam loquitur alteri,qui aliü- de petfc&tioré notitiam habui(fe
fuppo- nitur;,cxcitat in illo actü perfe&tioris no- tiuz,vt (i fciés loca
fancta Roma ex rela ione aliorum narraret alteri; qui ea loca. iffetaudiés
diflinctius, & melius per- 'etyquàm narrans . Et hoc fuadet ra- tio à
priori,quia voccs nó folü vim habét i i notítiá audienti rei antea igno in FT s
notitià przccden aliter m, quan T ism iubet - no- titiam perfe&iorem de re
loquens, bzc vaque excitabitur, vibricos tali ca- fu voces perfe&ius rem
fignificabüt au- dientiquàm nora fix loquenti;idem tenet Ouuicd.controu.8.Log.
n.6. Retpondent Caiet. Suar. Hurtad. A- mic. alij in hisca(ibuscognitionem il-
lam perfcétiorem im audiente non oriri ex vi vocis,& fignifi cationis eius,
fed ex fpecie impreffajquam de illa re habet au diens perfeétioré , quàm habeat
loqués qua fpecies excitata. eft ex auditu illius vocis; ideo inquiuot dici nó
dcberein his cafibus voces perfe&tus fignifi care , quà loquens concipiat,
quia ad ignificationé attendi dcbet id, quod pcr fe eft effectus
fignificotionis,nen autem quod per acci- dens fc habct, & aliunde prouenit.
13 Sedvalde fallun:ur Aduerfarij, dr putant cxcicatiorem fpeciei factá in au-
diente per vocem per accidensíc habere ad vocis fignificauonem., & eius
exerci- rium;nam q.praced. ex profcílo demon- ftrauimus ipcciem 5 quam
deícingerit Logica. Ha vox in menteaj auditoris , non fufficere €um inteilcCtu
ad rcm fignificandam,de qua fit fermo , fed neceflarió przrequiri in intcllcétu
auditoris (peciem illius rei , quam vox fignificatyqua fpccies per vo- Ccm
excitata concurrit poflcacum intcl- kétu ad pariendam noutiam fignificati , ad
cuam occafiopaliter tantüs& per mo- dum excitantis vox babet concutfum; cá
igitur talis excitato. fpeciei in- audiente per fe fpcétet ad fignificationé
vocis , & cius exereitium,nccalio modo perficia- . türyac exerceatur
fignificatioquàm per przfatam excitationem cx dictis q. prz- ced.concl.2 .ruit
allata refpótio.' Accedit, vt bene notat Auería cit.contra hanc fo lutionem ,
quó4 voces poflunt fignifi- care, feu. eaufarc cognitionem in mente
audientis,vel per modum notitiz noua, tei.f.antca ignorasvcl per modum reme-
morationis exciando audienté ad actua liter cogitandum de re alias (ibi nota ex
di&is q preccd. licet ergo in prafatis cafibus taEs perfectior netitia in
audien te non oriatur ex vi vocis , & fignifica- tionis ,quz refertur ad
caufandam noti- tiam dc nouo rei alias ignota ; oritur ta« menex vi vocis&
fignificationis. , que refertur ad excitandam , & renouandam antiquam nctitiam
rci prius nota. 24 Sed maior cft difficultasca(u,quo- res,de qua fitfcrmo, non
fupponatut au- dienti aliunde habitualiter nota;an ctiam tunc poffit res
diftinétius fignificari au- dienti, quam nota fit loquenti ;.& quidé
quamuis Doctor loc.cir.id nó exprimats ratio tamcn, quam adducit, id etia
o(len- dit efle poflibile,quia interdü (ait Scot.) alia eft ratio, cx qua
defümitur nomé, &C alia;ad quà fign: ficandam. afiumitur , ine terdum.n.
qui nomen imponit, certàali« quain róncm inre nominata conlideraw uit,ex qua
metiuum accepit nomen ime ponendi sm aliquam ethymologiam; te mcn non adiilà
pracisé rationem fignifie candá nom en impofitum clt , fed ad ab« foluté
tignificà dum rem ipfam sth omné rationécius ; fic homo dictusett ab hu- molis
à lari one pedis,& ti hac nomi na non G grificant has pracisé rationes» f«d
ab[oJuté ; & adaquaré ipfas res quae : Bb do- h on. 250 Difput. 1I.
do&rna cítetiam D. Thoma 1. p. q. 13. art. 8.1mó ita cft vt plurimü,inquit
Do- &or, de nominibus (ubftanuarum , quia imponcns nomen fubílantiz. non
conci- pit de iilayn:fi aliquam proprietatem, vel accidens quoddà, quod
cft,tibi ratio im- ponendi nomen, v. dicebamus de fubftà- tia hominis, &
lapidis, & tamen nomé in fc non figu:ficat folam l&fionem pedis, d
folum coacipicbat impofitor nominis, cu non:cn impofuit fcd ligoificar fubttan-
tiam illam tctream;s & auditor boc nome audiens plus intcll git, quam folam
la- fioncm pedis,ergo nomen fimpliciter, & abfolüté loquendo plas
hignificat vcl i- guificare potcft,quàm hit coguitio 1mpo- ncniis,vel quam
oftendat 1mpolitor no- minis habuifle io. inm pofitione illias . , 1$ hefpondét
Adueríarij rcsà nobis gnificarisquomodo intelliguur, vndé (i fubitantias in
feipfis.non intciligin.us , poflumus imponete nomen , «uod illas infe fed
tantum cx al qua róprictate nob:s cogoita, quaté ficut ex Ls proprietate Icdédi
pedem cognofci- nus naturam lapidis contusé, ità lignifi- «amus corfusé. Cora
«ftyquia fi pcr no- anina (übftantialia à nobis impolita non fignificaremus
«mdditates fubfiátiarum án ic , (ed prec:se (ub vclaminc ptoptie- tatis 1n
Cocretovnde defum pium e(t no- mcn,plané nó aliud etit lign. ficat ü fubie €i,
X aliud prz dicatis cum dc fubftantia aliquam enuncia; us proprictatem y. vel
€pcradoncm, vnde fc nius hiius propofi- -Wonis [apis ledit pedem ycllet lgies
pe- «cm lzdit pedetb, nc igiwir nugatoria fit propotitio,layis figuit.care
dcbet quiddi Satcm lapidis:n (cji o0n praciscvtinfi- nuatur pcr Ieliorem p edis
Acccditquod voccs illad t guificont , cuius cóceptü ine gerunt audiéti,
ingorunt aüt audienti co- €cpium 1€), non autcm modum , quo Io- qucn$ rem :psà
conciyiu,nam modus,quo sudiens concipit rca auditá;non folü cx iilo igno, &
vi novi n.$ icd cx alis etia princiyjijscosnolceedicrium ducit, puta &x
perfectione inicllcétus ; qui excitatus à 'gaificauonc r.onunis, lua vi r
Gigni- ficaian cifbpétus auingit pencirádo il- luis pra dicata; cü igitur
perfectio fignifi Deldbaseds uy. NN cationis non tantü ex cógnitione]oqu&.
tis) ed ét audientis penfanda fit, Sm rientia conftat , nà audito vno, &
codem Iz nomine vnus apad figni&catam —— perfc&ius, quàm alter audiens,
bené cfle 9s du pót,quodimponcosnomenlapidilze(üO. — nenitantumpedistunc
cüceperit,& au- — dientesillud nomen nócademmodocó- —— cipiant;fcd aliquid
amplius, quia modus concipiendi auditoris non nccceflarió ar- Qa:ur. ad mod
concipiendi. loquentis. 26 laoppoütü ob.jcuint Aducrfarij, prafcrum
Spar.loc.cit. primo; quía no» mina co n.odo fignificant , quo poffunt vi (aa
caufare in audiente noutiam rei fi». gnificaiz, hzc cft enim communisratio
ugniex Aug-lib.z.de doGt.Chrfl. cip —— pizr fcaliquid aliud faciat inane 2
venire, fed vis (ignificandi in nomin tut a cognitione 1mponentis ,& ei
come meníuratur, vnde Gencf.a, adduxitie animalia ad Ada Quid vocaret ca, eigo
€tuus ignilicarequain d ficatü iouccit. Conf.quia | ne aliquo vnus concipit
petfeetu. rcm bignificaram , id »on cfi ,CX VIT nisJed ex alijsricipijs
cognolcédi,qua ^ — fuppctunt vor & nonaltenaudienti fed. — figni-catiovocü
c(ica,quamh:bent và ——— [ua x mponentisintentianc,adcó que ét. €x cogniuone ,
quomodo .n. pót intendi fignficauo,quz pon cognofatur? Conf. — — acLuc,(i quis
nullo modo rem cognofce- ret ; illi ccrté nomen imponc:enon pof- íct ergo
cum1llà impciscété cognofcit, non potcft imponcrc nomen eam perfce
Cuusignifkás. Confeq.paetex propor — — inter 1gnorare rem fimplicitercáq;
cegnolcere in ordinc ad pofle, vel non pofic illam nominibus fignificare khurus
vox non fignificat ré , nifi quate — nus conceptamycrgo nequit nomé diltin €€
rem fignificarc,cum diflinété percóes €cptun non repizfcntarur . Tandem cóe cít
axioma facilius cffe rem concipere, d explicare,ergo nó potcft quis mes 22
Kcip. ad prin üncgado maiorem, faltuui cnim eft nomina folum eo n.oda 65
mficare ; quo yi biaqo n OAEMWC - Quafi. TL. de perfell.em imperfell.-vocum in
figmf. 151 fate inaudi-nte notitiam rci fignificata, ncq..c id habetur m
definitione igni, ed folü , quód feipfum, & prater fe aliud fa- iatin
mentem ven're,tiue hoc faciat fo- ! Javifua, fiue adiunctis atijs cogno[cendi
principis; minor etiam defi-ir,£il'um n, eíl men(uram figoificationis (olumfumé
dam cífe cx cóceptu loquenus, quia cius pe fcéto non folü ex e , fed etía ex
audience per fc peofanda e ?, A d 2. pa- tct ner idem, qu'a modnsquo audiens ré
conc ipit anditam, non folii ex vi nomi- nis attenditur , fed ex alijs
ctiam princi- pijs, quz al'unde audienti
füppetunt ; & quia loquens rà intendit faa m concipié fi modü,ed pracisé
rem cóceptam fignifi- care, vt audiens eandem concipiat, modo tamen accómodat»
fais primcip js cogno fcédi aliunde acceptus , idco fignificatio, quà intendit,
(cmnper céfctur illi nota (al- tim confofo modo. Ad 5. ncgatur confe- quéri1,
nam vci; Coguitio requiritur ex parre impenentis, vt poflit nomen impo nere,fcd
quia perteétio fignificationis nà ex ea (ola pender, verumetiam es cogui- '
tione audienus, ideó non tenet allata pa- rias; & iile modus i valet tant
in cau(is preci(is , & in propofito caufa przciía perfcétionis in
figuificatione » non cti cognitio 1mpon-ntis, quia ad id eft
a(fumprtumjyuatenus inloq ue tc ipponiur feinper cognicio rei. fignifi catz xr
yoc£ » (ed quia loqués pcr yocé obie&um cognitd: intend t. ex« audicnu,non
modum, quo coci- pir dittinctum,vcl cótuíamideo (equc]a negatur. Ad
$.orgumentum plus probar , * un veliac Aducrfarij;nedum.n- conclu it non polfc
rem pertectius ügaificari , quam concipiatur (cd quod nec. éceqag períccte ,
dictum ignur illud incelligen- duum przí(erim cft in explicatione illarü reram
quas jo«qu€s y:dit, ac intuitiué no. uit, quía victuce fug locuuionis nunquam
potett audienti impartiri voritiam intui- tiuam ilius reis quam vidit . 28
Secüdo arguit. Amicus cit. probás pertcétionein tigaificaionis nullo modo per
fe pendere xx cognirione audicntis , fed ui loquentis, & imponentisX. idco
A |uam cxcedere potfe perfcót.onea eivs ; vel.n. loquimec de i'gmócicione ,
bituali'er,& plané peelcttio lgnificatio- nis in hoc seh nó p€det ex
audiéte , quia cóuenit voci prinfquam audiens 36b au- & ira nec €t pé lere
po eit eius pertectig ex cognitione audientis , cü' potius ipla» met actuilis
iguficatio fit c»u/a cogni- t onis in audiente.Confirm.qu:a (à je.£e Gio fign
ficationis eram ex a idienre pé fanda ctt,fequ tur nallum nomea hibe- te
determinatam (i?n ficaionem , ficut non eit determinata di(,0fitio aadicatiüt
quoad cognitionem rci fignificate , nam alius al:o perfe&ius cognofcit,at
negare determinatam fignificationem vocis c(- fetomnia nomina facere zquiuoca .
Refp. perfc&ionem tignificatonis in acta fecundo , & veluti excrcico
nedum perfe pendere cx cognitione lo-quencus , fed eciani ex alijs princip js
intelligendi , quz (uppet&r audienti aliunde, quam. cx vi nominis, vt e£
prztrerica cognitonc » quam habüit de re, vcl ex perfcatione in- tclle&us-,
qui excitatus à f anificattone nomrnis fua vi rem dittiaGus. attingit » quz
cognofcendi princijia pracedunc in de re per vocem parta fequatur, & in hoc
fenfü dic mus petfc&on£ tiguifi-a- tionis in a&u cxercito pendere ex
cogai tionc audietis ', vt rzdkeé noxar Sinifing, cit. Ad coafirm.gratis
concedimus nuliá nomé habcre dstecimiaatá 8 gnili cationé quoad moatt
ügniticàdi pfccté, velim p- fcéte ,& ad rale,íeu tà pecifeclà notitiam
cau(andà ,cffe proríus ind.fferens ad ex. citádá quamcunque iuxta perf. cione
in- telicétus audi£tis;ncque h.nc (cquituicom nia nomtn eíle a:uiuoca, quia cà
inde- teraunatione in modo fign:& candi reti- nent sé,er determmarionem in
re figoifi cata, quod fuflicic ad eniiocationcin , Ay beiuo agat Aucrfa cit
cocl. 200 mina fubilituuuiur loco con.eptuum; & intàcum habcat vim fignil
cádryinquáac t fic tub(tituuntur' ; loco ip:tur conceptus jmjcrtcáti ponetur
vox code modo im- peiteéte (go:ficás, & loco cócegtus per» Bb 2 f 2152
Difput. 1 I. fe&i vox perfcGé fignificás;nec fieti po telt vt loco
conceptus imperfc&ti (ubfti- tuatur vox perfcétius (igarficans.Cont. fi quis
naturaliter loquerctur maniteftádo altcri immediaté cócepaim (oum, vcique
conceptus rem exprimer iuxta fuam per- fcétioncm ralicer,g; íi c(t confufus ,
non rem manifcftare diftindté. , ergo tanto magis idem dicendum dc vocc, cui
non co vpctit intrinfecé cx natura fua cé fignificare, (ed cxtrinfecé, & ex
libera ho minum impofitione.Demü (1 voces,quz profecuntur haberent vim grgnendi
noti tiá perfectiorem , deberent eciam illam gignere in ipfo loquente . fef .ad
1 .conceílo antcccdeute negà - do coníequétiá, quia ficut poceft loqués loco
conceptus perfe&i ponere vocé in- perfe&ius (igmficantem, vt quádo
habés perfeótum rei conceptü profert voces mi nus pcrfedie (ignificantes,ita
poteit loco conceptus imperfe&i (übítituere vocem [eus nificantem; imó fi
arctacur quens ad (übiticuédas voces. perfc&us iuxta men(urám perfectionis
conceptu, nunquam poffent rcs petfe&ius concipi , uam vetbis explicaci (ed
codem proríus modo exprimerentut,uo concipiuntur ; cuius oppofitum experétia
docet, & 1p fc Auer(a concl. 3. Ad cont.conceflo an- teceden:c negatur
cóníequencia, cnimue - tb quia cüceptus fant figna naturalia re- rum,idcó neque
üt illas manitef ire. vltra fvà perfe&ioné innatam , at quia voces font
figaa a4 placiti, potcft imponés ha. bita notitia cotufa rei, vcl quoad vnà cius
proprictatem tantum, cx cali proprietate nomé a(fumere,& velle , quod calis
vox , non rántum illam proprictatem figaifi- Cet,fed rotam rem ada quaté , vt
diceba- inus de nomine lapidis & hominis. Ad vItimum voccs g:gní& illam
perfectioré notitiam inaudiencc,non in loquente, tü quia voces per fe
figaificant audicnti nó loquenti:tü quia audien: (appetunt aliü- dé meliora
priacipia cognofcend!, quam babeat ve » quz concutrunt ad per- fc&ioné
(iguificationis in actu fecundo. 1
De Vodbut . JAM t Qv AS TAÀDAM. De nominibus equiwocis, C vliuocis v ac eorum
Kguificatis. 30 qxOlluntres,rtpatetex di&is,medü — — p conceptibus, fed
etià nominibus » * [3 fignificari,cü hoc difcrimine, quod cáce- — — pcus;veluc
naturalis imago res,illan natu — — raliter fignificat, nomen veró ad placit— —
primi imponentis; ex uo fit, vtquoad.- enitatem, & diuerlitatem,cóceptus
pro-.— porrionetur rebus ; ita q» vnius rei vicus, tit cóceptas formaliter,
& f»ecificé(pla- res.n.namero effe poiTun: érineodé nus —— mero intellectu
(ucceffiaé einien rem. cognofcente) S plurium rerum plures, ,—— cu m.n. (it
naturalis imag » cct » eius nate. ram,quantum fieri potett, imitari debet:
fecus autem et de nominibus, reso. jl res,ac [pecie diueríz vnico nom ficari
pofTunt,vt patet de voce.c eadem impofita cít ad ga fi nem terrettrem,piícein ;
leftefydus , & hzc noinina uerfas vna voce. i gaifici d «quiuoca y uafi
plurcsresapp-láta ea- — dé voce,fierictiá potell écOrra. vt vnius — tci plura
(int nounnayvt gladius, & enlisy quz eandem proríus xem figmficant , 6C — —
proindé dici folent fynomima, vel malté- — — — Moca;ficri it€ pote(t,
vrcespluies conce» ——— ptibus diuerfis tian fi i dio tia gt vocibus
(ign:ficétur, ft homo, & equus» & dicuntur diwer[iugca; Tandéfieiipo- —
teft,vt plates res.códem conceptu quide. — ditatiuo explicabilesetiameodem.
nomi — — nefignificen.ur, & dicuntur »AjwoC4, Vt —— — homo,& equus
inquantuunanimalia.la- —— — ueque nnomine, & inconceptü per — ud nomcn
fignificato conueniunt, PAMé- - «oca dicuntur; qua in vtroque d;ffecunt, diuerfiuocz,
quz in conceptu conuenit — & in nomine diffcruat ; fynomima , aut —
multiuoca , quz demum conueniunt in.—— nomine, (ed in conceptibus differunt,
di- cuntur £quiuoca . , .31. Cumveró hzc nominü vanitas, vcl diuerütas rebus.
conucniat ex fola ho- munuminoüitutione , resipf nó funt vnie — uocz, vcl
zquinoczexíc[edralesdicüe — — — isvelallis nemis. - , Tas v tur,inquantu à
nobis hi. : Ee ^ D . Quafi. JP. De c^fequinicis, to Vniuacis - bus
fignificitur, & idco zquiuocatio, & vniuocatio (de quibus prefertim in
prz- fcnti cft (ermo)tàm rebus, quàm vocibus conueniunt per intellc&tü,
primario tamé vocibus,& fecundario rcbus; quiaiflz nó dicuntur tales;nifi
in ordinc ad voccs vni uocas,aut zquiuocas . Hinc diftingui co- imuniter folent
zquiuoca, & vniuoca in "actiua& paffiua, illa funt nomina rpfa o
vniuocé,vel zquiuocé (ignificantia , ifta funt resiptz illis nominibus
fignificatz . Arift. in przdicament. c.1.multiuocis, & diucr fiuocis
reli&is , vt (uo propofito inutilibusagit de vniuocis,& zqniuocis,
definit zquiuoca, quorum nomen efl có- mune, ratio veró Jubflantie importata
per nomen cfl diuerfa ; € conta vniuoca definit ves nomen cfi commune, &
'vatio fubfl antie importata per nomé eft eadem. In vtraque definitione ponitur
no quenvbi nomen non fümitur in rigore, vt 'à verbo condi (tin&um,fed
laté,vt com- prehendit etiam verbum, participiumy& ran alià orationis
partem, nam in hisomnibus vniuocatio ,
& zquiuocatio - cadere potefl, vt lego eft zquinocum ad Yegero;&
legare; diligo vniuocü ad actus "dilc&ionis : eff commune; ponitacad
in- finuandü nom debere omnino vni, & idé non folum per eaídem litteras ,
fed etiam pet candem pronüciationé, & fjl- labarum quantitatem , fic
.n.proprié erit cómunc,vnde quglibet diuerfitas, vcl fo- lius accentus;tollit zquinocationem:
ra- 410 fumitur pro conceptu obiedtiuo, fiue fit propria definitio, fiu£ non vt
notat Ant. And.hic fub[lanti&;vbi non fumi- turinrigore pro fubftantia ab
accidente condiflincta , quia eriam in accidennbus inueniuntur vniuoca; &
eme. qn fa- mitur pio e(fcritia, & quidditate ; 3 (üb- ftanue acceptioné
docuit. Arift. 5. Mer. 15. Addi.ur /mportata per nomen, quia ratio fubftantiz
ad illud idem nomen rc- ferridebet , in quo res vniuocantur vcl gquiuocátur,
alioqui zquivoca in vno no mine pollunt vniuocari in aliqua ratione «omuni per
aliud nomen imiportata , vt Canis terreflris marinus, & celeftis in ra-
tione Corporis, & fübftznrig. Demü hxc ratio fübflantiz sra idcm nomen in
vni- Losica , 253 uocis eft eádem , in «xintcis diuerfa y quia hec ende unt ,
ficut ilJa, füb vno nominc vna definitione ipfis adazquata dcfiniri,& in
hoc formaliter co(iftit corü differétia ; ita paffim exponunt Au&ores has
definitiones , & prae(ettim noftrates in Anteprzdic. c, 1, & Scotusq.
$.. & 6. pradicam. & Bonct.in fua Met.c.2.lib.1. 31 Ex quibus conftat
Aritt. definire &quiuoca, & vniuoca pa fTiua, nó actiua »Haquiuoca
aquiuocata,& vniuoca vnjuo cata;hoc ett res ipfas , non quidem nudé
infpectas , fcd prout nominibus fignifi- cantur, & vt fübfunt fecundis
intentioni- bus vniuocationis,& zquiuocationis,que immediaté fündatur in
vocibus,propter« quod eas definiens non dixit &quiuoca funt, vniuoca funt
,&c. fed «quiuoca di» Cuntury»niuoca dicuntur, &c. quarc de- finitum in
his definitionibus cft (ecunda |, intentio conftituriua zquinocorum , &
vniuocorum fignificata in cócreto, quo- modo fupponit pro ipfis rebus zquiuo-
catis, & vniuocatis, & in cffe fignaco , vt docent Scotiflz omncs cum ;
Cit, & etiam. Thomiftz Sanchez lib.4.q.1.. . €oncl. Nude
in przdicam. cap. r4 contra ' ] Conimbric. & alios có- tendentes hic
definiri pro rcbus ipfis,qu& dcfiniendi medum logico confuctü , qui per fe
fccundas intentiones concéplatur y re$ vero , non nili vt illis fubftant ,
fufius infra declarabimus difp.de Vniucr(.Quàa- uis autem hic Arift. ex
intcptione dcfi- niat vniuoca, & equiuoca paffi ua, adhuc tamen ex his
dcfinisionibus facile c(t de- finire actiua, nomina .f. vninocantia , &
zquiuocantia; equiuocum .n. eft , qu cóc pluribus cft (ecüdüà diner(as rationes
Vnpiuocum veto , quod eft cóe pluribus fecundü vnam, & candem, vndé nomina
zquiuoca funt Gallus,quod dicitur de ho mine franco, & gallo gallinaceo,
Canis,qo dicitur de canc terteltri,de pií(cequodam marino;& ceele fli
fydere;nomina vniao- €a süt homo, animal, fubitantia ,quantie vcn em hcic os
irat vniuc r. lis, quz per (c prim ificatur per tà» ha mL, & cft
communisplutibus, 33 zn oppolitum obijcies Primo con- tra definitionem
aquinocorá, quod non "Bb E recte . 254 Difput: 1T. & é affignetur ;
tum quia omne defini- bile debct effe vitiuocum; cum quia debet e(Te quid vnum
, fed aqutuoca (unt eflen- tialiter multa 7.Met.32. tum demü;quia £quinoca
nnllam habent rónem cómu- ncm,in qua conueniant, Refp. Doót. cit, q. f -ad
6.quod licet equiuoca fint effen- tialiter multa, accidemaliter tamen vni-
uocati poffunr,quatebus fundare nata süt fecunda intentionem eiufdem racionis
in vna ratione cómuni ,quz omnia deno- minat £quiuoca,& in hoc fenfu süt
vnius definitionis capacia , inquo cafu efseria- liter zquiuoca , & vt quid
, cuaduat vni- uoca accidentaliter, & vt modus , quam zcfponfionem caeteri
omnes recipiunt, & nos (x piusadhibemus , & magis declara- mus infra
di(p. Vniuerf. Scd V rgeS,ergo non dcfiniuntur ab Arift. a.juiuoca , vt ! yt
ic, (cd potüis quatenus rionem vni- uocorü induunt « Rep. G ly quatenus re-
duplicat ratione definitam,negatur fcque hi, quia hic re veradefiniuntur
&quiuoca ro [ecunda intentione; inqua accidenta- iter vniuocantar, X corum
matura expli- catur, velut imn cffe (ignato; fi reduplicet conditionem definiti
, couceditur, quía «anditio rei definibiliseft , quód fit vni- Uocum quid, vcl
e(fencaliter , vcl taltim accidentaliter, vt cft in propotito. 44 Sceamdo
obicitur coutra defini- tionc vnuocorá,quia videtur cua arqui- uocis
compctere,nam azquiuoca omnia , vt fic habent rorsen zquiuocationis có-
munc,& rationem candem (ecundü illud nomcn, videtur etiam conuenire dcnomi
pauiuis,quia albums idem nomen , & fccundu candem rationem dicitur de ni-
ue,& Cygno, non enim hac folü alba di- «untur,led ce vera tal:a funt; vnde
nó fo» lum nomen, fed euá rationem, & natnra albi parucipantyeftó
accidécaliter, ik efp, quod sicut zquiuoca , vc quid , & in effe €X:1cito,
dicuntur vn.yoca, vc modus, & veiut in clie signato ob intentioné z:qui-
Uocatioms; quam fundare poliuar, ita ét acc) dentaluec ; & in cflc s'goato
partici- pacc potlunt dcfitionem vn.uocorüs Nec valet dicerc voiuoca, X
aquiuoca cile op positas & idcó «nüm de aiio pra dicati no pofie euam
accidcntaliuer. Opgonunur De Vocdibu: . [ vtique, siambo fumaritur eodem modos
at fumendo vrium,vt quid,& in elfe cxcr- 18 cito, alterum vt modus, &
ineffesigna- to5ita non oppontütur , quit potius vnüs vt modus dici poteft de
altero vt quid , quo (eníu genus dicitur (pecics vniuerfa. Lis,vt infra. Nec
minusallata definitio de nominatiuis compctit,si ly ratio fub[tan- ti&
(umatur, vt dicat relationem e(fentia. lem effenrialiter vniuocatis conuenien-
tem, vt vidctur Arilít. intentiosde quo (ta. tim dicemus ; verum tamen e(l
denomi- natiuis pofTe applicari materialiter ,qua- tenus idem prz dicatum potefl
eíle simul dcnominatiuum,& vniuocum; vt infra« A Tcttio obijcitur, quod
prefate. defi» . nitioncs rebus compctant , 110m inteptige- nibus; tum quia
liabere nomen cc E Á ds à nc cópetit rebus,& nom intentionibi qu Arift.
ipfe exemplificauit in rcbu elp«(enfum illarum definitionum matctialem,nempe
mis ca dicuntur illa , À. funt fe tiones applicabiles co conccpus, &
exéplificaui we familiate ett logici icationcs signatas, qui dicitur,
pradicatur, e e perexcra- €itasqua fiunt per verbi eff vt fusius dis. —
Cermusdi(p.de Vniuerl. Verü vt aquiuge. corum, & vnibocotíi natura magi
cluceat , licet fubderedaosa : hác qua ft actinéces,in quibus singillatim
horum,& illorum conditio explicewr «.— ' * PENAS a ARTICVÍVS PRIMVS — —
Examinatur peculiariter matura — 4QMiMOCOTMD. 0000 4$ A Dmaiorer. nominü
2quiuocó A ram intelligentiam nonnulla du: —— biayqua de illis moueri
folent,(unt breuie tcr rcfoluenda. Primo igitur dubitari fo« let , quomodo
tiomen aquiuocum plur. Ssignficet, an plura a&u significet, velape titudine
& an füb disiunétione,vel potius füb copulatione omnia (ua significata ue
simul contineat. Aliqui,vt Ancrfa q.1$, Log.ícét.1.dicünt nomenzquiuocum cx
vidua nude jrolatum actu non gignetc im R.€Rte audientis,nist conceptum nó
yiti« matum ros E | - i Quef 1. de Natwwa e Aeguiuotoruni. eL i55 etiem füi
ipsius , quantum verà ad rem significatam,dubium;& (afpenfum relin quere
audiearem , quidnam loquens si- gn ficare velir, aptum tamen effe , vt per
appositionem alterius nominis determi- naté sigaificct aliquam rem. ex his;
qui- bus nomen competit . Hzc opinio teij- citur à Scoro q 1 1. Elench. tum
quia vis fignificatiua vocis exercetur ; cum actu ofcrtur, inordine ad res,
quibus impo- eft , vc etiam ipfe Auería concedit q, - 6. de Vocibus fec. 3.
ergo cum harc vox Canis profertura&tu debet aliquid (igni- ficare prater
feipfam; umquia hoc fer- fione prolato Canis moneturypolsüt plu raadu cócipi,
quia vnus accipere poteft Cancm pro animali cerreftri , alter: pro marino,
alius pro (ydete ; tum quia licet auditor ambiguus remaneat de tmtentio-
neloquentisad quid fignificandum de- terminate illam vocem proferat,non fe-
quitur , quod ipfe aliquid concipere ne- queat a&tü cx nada prolatione
illius vo- cis,eftà non ad intentionem loquentis ; .tum denique fi actu noa
fignificatet vox zquiuoca,nifi detérminata per appofitio- nem alterius nominis
, fequitur , quód nüquam a&u fignificabit z:quiuoce , (ed femper vniuoc? ,
quia femper derermi- naté ex yi illius appofitionis, - Alij proinde dixere ,
quód nomen z- uiuocü pluta a&u fignificat füb di fium- dione itt dicendo
Cawis mouetur, fit (en(us vel tetreftris, vel marinus, vel ce- leftis. Hunc
etiam dicendi modum refel- lit Scot.ibidemq.9. quia tanc refponden dum non
eflet ad terminum aquiuocum pet dittin&ionem,fi przdicstum vni (i^
nificatorum conuentrec; imó conceden meffet, quód talis propafitio fit fim-
pliciter vcra , nam ad veriratem difiü&i- ez fufficit , quód altcra pars
eius fit ve- ra. Alij tandem dicunt , quód plura actu fignificat (ub
copulatione ; fed ait Do- &or q.10.quàd potett hoc bifatiam in- telligi,vel
ita redi d cadat inter ipfas res Giznificatas quod nempc Canis fignificet,
& terreftrei, & marinum, «aelef(tem copulauim ; & ita nó fignificat
plura acu (ub copulatione , tum quia id potius cft fignificare vnum; quam
plura, quia totum hoc copulatum potefi Pabc- re vnam ritronem intelligendi ,
cum fic cxtremiim orationis, atque ira ctíam ba- bcbit vnam rationem
figaificaudi , ficut & hocalind copulatum :;n i(ta orauone duoyC* tria fimt
quinque s tum eti quiae tunc ad termi niim equinocum nonelfet re(pondendam per
diftinctionem , fed concedendum ciet, quod pro politio, vel et fimpliciter
vcra, vel iimpliciter filfag vera, fi predicatum omnibus fignificauts
conucnirct.fal a, (i vni folo non conuenis ret , nam ad copulariuz. fil(icatem
fuffi- citjqu5d altera eius pars li: falía ;2fio eo. do potett id intelligi ,
itavr copulitio ca- dat,non fuper res Tos "ficatas , fcd fapet ipfos aus
(igmi candi, & fic verum cft nomen zquiaocum plura actu indeter- minare tignificare
, nam Canis fignificat latrabile animal , & fignificat marinam
belluam;& (ignificat ceelcfte fydus. 36 Schals dubitatur, an ab(olutéTo .
quédo nomé zquiuocá dici debeat. vnü y vel plara nomina,& rati o dubitandi
cft , uia nomen formaliter conflituitur pec gni ficationem,ergo cum nomen
azequi- uocü multas habcat fignificariones , non vnum;fed vtique plura nomina
dici dcbc- bit; ex alia patteccrié vnavox eft Canis, & Gallus; quamuis
plura. fi9n:;ficent P de Arift.aitzquiuoca habcre vni nomen có mune; quamobrem
Do&or q.8 .Elench. ait nomen zquiuocum pofle dici voum. mültiplex,quafi
vnum complicás multa, ynum f.materialiter , quatenus eft vnus fonus, vna vox,
& multtplex formaliter e quia plureshabet (ignificationes. Quan- . tüm
tamen fpe&tat ad modum toquendi, potius dcbct dici vnum nomen , quàm
multiplex , ob rationé , quam ibi Doctor affignat,quía cócreta, aut compofita
ac- cidcntalia nó vhultiplicantur pro. díocra fita:e formarum, fi enum fit
omnium (ü«- bicé&à, fic enim dicitur vnus arcfex;qua- uis plures hibeatartes;cti
igitur in propo fito nomen zcuiuocum fit compolitum quoddam accidentale; &
artificiale ex no mine,& voce pro matenali, cx fignifica- tione pro fcrmali
quis mulkplicetur for malc, nimirum fign;ficatio, ramen nó mul tiplicatur
accidentale compofitum , qu Bb 4 ma-
21$6 Difput.T T. materiale, f.vox,& nomen eft vaum;que dé&rina confonat
his , quz habet quol. ELAC.3. & 3. d. 8. q. vn. & ex profeffoq.
fcq.cxplicabitur;qua ratione € contra no gina [ynonima abfoluté dicuntur plara
fiomina,non vnum;cílo vnam,& eandem habeant (ignificationem. 37 Tert ó
dubitatur, an in mente, fea in conceptu repcriri pe(Dtaquiuocatio, ficut in
voce ; & communis feré (entétia cft;quod licét in conceptu non vltimato,
qui cfl cóceptus ipfius vocis figuificati- uz,| ofTit contingere aliquo modo
zqui- uocatio,vt bené declarar Tat. in predi. cam.q.2.dub. r.in fineytamen in
cóceptu vltimo, qui eft conceptus rei fignificatz per voccm,contingere non
poteft, vt Sco us docct q. 1. przdicam.ad 2, Ratio fun- damentalis eft , quia
vt diximus ab. initio qua .cum conccjus fit natoralis imago rei,quoad vnitatem
, & diuer(itaré, pro- portionatur rcbus ipfis;itaut eiu(dem rei vnicus fit
conceptus , & plurium rcrum plurcs, cum ergo in mente non fit idem
conceptus rerum diucría: ü,quz appellá - tür vnico nominc, con(equenter ncc po-
terit effe zquiuocatio, nó igitur cft cadé ratio de voce, & conceptu ; quia
.n. vox non cft intrinfccé fignificatiua , (ed ex im pofitionc,nó repugnat cidé
voci diucrías conuenire impofitiones, ficut repugnat CÓceptui diucrías cGuenire
naturales rc- piafentationes | Quod adhuc magis de- laratur,quia zquiuocü
cft;quod (igoifi- €at plara inquátum diucr(a, (i.n. plura (i- gnificaret
inquantti in aliquo conuenicn- t1a,non effet para zquiaocatio , fed vni-
uocatio faltim imperfecta , conceptus au tem;cum fit naturalis imagó reinon po-
teft c(fe vnus, fi obie&a (unt plura, & nul modo vnü , quiavnitas eius
in ratione teprafentarionis,& (imilitudinis (amicur ex aliqua vnitate
tcireprzfenra:e v: Do Gor folidé probat 2.d 3-4. ro. ab obic- . &o.n.(uàá
(umit vniratem (pecificam,nec vno,& codcm acta poetae p'ura obiecta
di(parata,vt fic,intelligi,yt docet Bargis I.d. 1.q.4.cx Scoto mulus inlocis,
ergo in mentc zquiuocatio cadere no poteit y ita aped rerum difparatarü , &
di- uer. cf]c concoptus idem ,. ficuc cft LO De Vocibus - Ri "o T. d ador
s DN R^ a eadem vox, quod etiam ín mente di«ind. "t fuo modo afferédum
efl;nam hicét vnus. —— realiter ,& matcrialiter fit a&tus,quo om nia
concipit , tamen ille idcm conceptus ratione diftinauitur, vt cócipit vrd rem,
. ^ & aliam,& dicicur virtualiter mulciplex ,- 38 Quarto tandé
dubitatur, quot fint gquiuocorum fpecies , & communis opi. nio cft e(íe
duas , quarum Prima eft. cos rum , qua dicuntur puré zquiuoca, qua — «f. (ine
omni proríus habitudine , & cons. uenientia adinuicem ecdé nomine (u
appellata, vndé etiam dia folent a;uiuo.— caà calu,velà foriuna;vt v.g. ga
E" 4 mo,& gallus auis dicantur. aequ iux ra,& à caluyqura
meréfoituce euenit vt — homo , & auis nulla habita inter illos zs conucnientiz
ratione codem nomineap- — — pellarentur. A Itera zquiuocorum a E cfteorum, quz
dicunturaquiuoca ana» ——— Pnteua L. Porc MM wnob -— aliquam conuenientiam ,
& orioné —— ier ipfa repertam» ità ridere c NS YAT bomine,& dc
prato,pratum namque flo- —— tens tidcre dicitur quia : mini lzto ,& rident,
homo dicitur de V8. ro,& p:é&to , quia conueniuntin extefna — ———
figura , & (ic de mulus: Bon ration ** " folent etiamappcllarizqumoca
àconfi--——— lio,quia nontemeré,(ed confülió enum »— — & idem nomen cx àm eft
ad plara. " ificanda; Con(aeuit t zquiuoca à [2 lio etiam dici, non folum
quàdo idem. nomcn de j;luribus dicitur ob habi ncm aliquam,vel proportionem la
tcpertam, fcd écquando, vel ex deu tione 'mponétis aliquem (anciuM E m ex
affcétu ad aliquem defun&tum eiufdé — cognationis , vei memotiaalicujus
viri — iníignis , vel alia racionab li de cauli nomcenalicuiimponiur pucllo,
————— T3" ARTICVLYS bp E Examinatur peculiariter natura. — J yn:uocoritm «
dECENO 39 A Dampliert quoque Vninocerü ——— | , A intclligentiádubiaquzdá deile:
——— — lis incidentia reíolucre juuabit, Pri ene itur dubitarifolet ,anad
«niuocationé——— ufhciatvaitasconcepuus formalis, me» —— iare A * "oo Quat.
IV. de Natura Vaiute eA.IT. díznte quo omnia inferiora immediate corcipiantur ,
num potius rcCuiratur , qp tcrminus talis conceptionis importet aji- qvod
commune pluribus , .f. conccpuum obic&iuum. Dixerunt aliqui ad vniuoca-
tionem fufficere folam vnitatem concce- pius Formalis,quo nimirum plura imme-
diaté concipianiur ,veluc Gmilia; talis vi- detur opinio Nominaliü Ocham 1. d.
2. q. j.6.& 7. Rubio 1.d.3.9.5.& aliorum , vbicunquc pete de conceptu
natu- rarum vniuerfalium.Sed vt docet Tat. q. 2.przdicam. $. 2. [ciendum ex
doctrina Scot.1.d.1.q.5 & d. 8.9.3. & Bonet. in Met.loc.cit.preter
vnitaté cóceptus for malis ad vn'uocationcm requiritur. euá *nitas conceprus
ob.cétiui, .i.quod vox vniuoca fignificet pr marió aliquod cóe illis,:cut homo
fignificat primó , & im- mediate humanitaté,que cft cois fuis in-
feriorbus; Et comunis omnium fentétia córra Nominalces, & probatur; tum
quia cü inquit Arift.vniuoca participare non folum comune nomen, (ed etiam
cómuné fubflontiz rationé in cis c(icntialiter im bibitam, vtique per tónem
fubflantiz nó intelligit conceptü formalem illiscoem; fcd obie&tiuum;hic.n.
eft,qui in cís císé- tialicer includiturnon ille;tam quia quá- do dicuntur
zquiuoca; vt ab vniuocis (c- cernantur, carere vitate tationis, & có-
céptus,pra(crtim [ermo cft de vnitate, 5 €óccptus ob;e&iui', quia ad
prolationem ipfius nom:nis zquiooci experimur. intel lcé&um no(trü non
vpiri concipiédo ali- od vnum cóe illo nomine fignificatü y €d ad diuer(a
àmmediaié obicéta diflra- li,v.g.ad prolationem Canis non vnuur inteilc&us
aliquo modo,fed potius diflra hitur ad d:uería immediate concipienda, Mf. cancm
marinü, terrcftcem; & ceelefie, é conira igitiir. vniuoca dicentur habere
vnam,& candeni ra ionem obiectinam , & inprolauonc vocis vbiuoce
debebit incelicéus coliigiad vnum , in quo infe- riera conueniant , uim tandcm
«uia vni« tati conccpuis formalis dcbet occ (Tario rcípondere vnitas obicétiui
, ergo fi ba- bent vniuoca. vnitaicm. cóccptus forma- lis, vnitas obicéti.i cis
denegari non po- tceripater aliumptum , quia vnitas con- tTTCÉ 157? ceptus.
formalis atcnditur pencs vnita- tem obicctiui ; & See cft Vespetim com-
munis, quam fuse prcbat Pafcualig. p, 2. Mct.difp.28. né à C RESÉ 40 Sccundo
dub tatur,an vnitas i(Mits conceptus obicét uineceflarió debeat et [e
tealis,ita quod coireípendcat ci à par-- t€ rci aliqua rcs, vcl rcalitas, &
matura €ó- munis pct ipfum adzquaté concepta, &c explicata;rà;ionc cuius
intercedat diftim, €i cx naturarci formalis intcr przedica- tum commwunc, &
inferiora, an pocius fuf ficiat vnitas rationis , & praci(ionis per.
intelicdipm immediate pluta inadzqua- t€ concipicnrem, quatenus fimilia ratia-
ne cuius inter przdicatum communce- óc infcuüora intercedat. [ola di(tincto
vir- tualis,ac rationis ratiocinaie. Prunam di- cendi modum (cqui videntur.
Scoui(te illi ocnes , quinon folum gradus comu- ncs pradicamentalcs, vt hominé
; & ani-. mal;ied «tiam tranícendentces , vt ens , & fubftantiam
proprias tcalitatcs ade&qua- té conceptibilcs, & inferioribus vnmocé
cómuncs ( & fi cum analogia mi: ta) ptas feferre dicunt,vt Canon. 1. Ehyf.q.5. Fa- ber 7] heor.94. McuriiTe 1. lib. (ug
Mer. : q.7.& Eonct.eit. (equuntur etiam Rccé- uores quidà, vt Amc.in
Log.tr2&. 12.q. 6.dub. 4. «qui per hoc dittinguuot predi. catum vniuocum.
ab analogo , quod illud dicit vnitatem, & communitatem rcalem prafato modo
, fed Ae pec folam pracifioncm inrelle&tus plura immedia- té cócipientis
rnadzquaté,vt fimilia. AL- terum dicendi modü fequuntur alij Sco- tiftz,qui
(olum gradus cócs pradicamné. talcs afierunt importare realitates,& na»
turas vcré cómunes adzquaté concepubi- les; gradus vetó trantcendenies Dco ;
& €rcatura con munces, inquiunt importarc folü conceptus imadaz'cuatcs,non
aüt rea litatcs vt Lic h. V ger. Tromb.Bairg. Her- rerasé alij. Vcrü quicquid
fit de predi tis uáicendenubus, an praícfcrancreali- — tatcS,vcl ioj05
conccptes inadequat quo 1n Mcta,h. dicendü cílin propotito ad vniuocationem
pertectà,& puram nc« €cllarió 1equiri. vpitaté conceptus obie- Qui ia e(ie
1calem vt à parterei cotre- fpondecat €11calitas ; & natura coma.ünis pe
24,8 r'ipfum adzquaté conccpubilis , uà Dostor in 2.3.3.0. 1- & 6. oflédit
ex p- feflo,vt ib: ct videre; «d vniuocationci vcró imperfecta ,!& cum
analogia mica (de qua duplici vpiuocationc ftacim di ccimus) qualis eft
vniuocario omnit trane fcendentium , non neccí(larió requacituc vnitas cóceptusrealis
pra faro modo, [cd fufficit vnitas rationis.qua non idcó ralis dicitur , quia
fit merum opus intellectus, vt por( cnsrationis , (ed quia fit per ab-
firictioné,& przcitionem incelleétus plu ra imme diaté cócipientis
inadzQuaté, vt fimilia; ob fundamenrum timilitudinis, g» repetit inter ca à
parte rei , yndé in hoc feníu poterit dici vnitas realis fundamen- taliterjin
qao fenfu aticrit Do&. 1. d. 26. : lic. Y. à relationibus diuinis conceptum
communem realen abitrahi potíc , cum tainen relationibus diuinis nulla fit rea-
litas communis , & aliqui Scotiftg cuam ab vlcimis differentijs conceptum
com- miunem hacceitatis ; cum tamcn in reali- tate fint primó diuetíg cx
Doctore in 1. 4.3.3.3 $. Md quaflionem igitur, — 41 Tertio dubitarur,an
cocepuis vni- nocus dcbcat neccífario perfcé&té preícin dere cum à fuis
inferioribus, tum differen t js vel modis contrahentibus, itavt in co rationes
inferiorum , yel contrahentium rullo modo inuolyantur ncc explicité: , : mec
impliciré « Negat Aucría cit. q. 15. fe&t.v.vbi aic fufficere imperfectam
prz- cilionem,vnde q.1 3 (cét. 1. ftatuit genug * ' mon fempcr praícindere
perfecte à diffe . rentijs fedin co (zpius inoolui rationes Ls sllarum
implicite, & in tali cafü non pre- fcindit genus,nili ab explicitoy& ex
pret - : fo conceptu differentiarum. V eti o, fica opinio cómunis cft pra(ertim
apud ۈ5, |ui per prz-citionem petfecta, & im perfectam ab inferioribus,
& concrahen- tibus diftinguunt przdicata tranícenden tia à non
tranfcendentibus, & vniuoca ab analogis; imó Scotus ita. huic (entencie
adbaiit , vc non folum gradus cócs przdi- eines ipa pra(cindere üc arbi- tratus
ab inferioribus, & contcabentibus, vt genus à diffcrentijs;fed ctiam idé
affic- mauerit de ipío conceptu entis tum refpe tta inferiorum, Uuimodotrum
conuahcn- ADifputs LT. De J'icibut 0.0 T". ti 1.d 4. q.1, quem
(equuntüeferd Res. c&uorcs.omocs , & mula ex Thomtlis , Ratio aütycur
coaceprus yniuocus debet perfecte prz (cindere ab jaterio ribus , &
conuahenubus elk ,quia in co vniuocara. | conuenignt , X pecfedé affiimillaniur
, fà.— —— | e(l pertcéta vniuogatio , ergo exci debet rationes pecaliares
interiorum , contrabentium;quia tiillas aliquomodo. i»duderet, noneílet
tantumrauoaffiinie ^ ——— landi, fed etiam di(tinguendi, Accedit, — — quod
genus,vr dicemusinferius,nullomo — — do a&u conrinet fpecies, &
ditferearias, nec deteuninaté, nec ;ndeterminaté,nec expliciré,nec implicite
(ed potentia tane fum,ergo perfedté prz(cinditab eig. ————— 41 Quarto dubitatur
, num oporteat M rationc: ngnificatá per nomen yniuocit e(fencialiter congenire
vniuocatis,an f ficiat , quod cis conueniat accidentaliter , & fab allata
denitione tam $niuoca € fentialia,quàm accidentalja cópreher rur, Et dicendum
cft cum comuni (« quid dicat Paíjual. p. 2. Met.difp.27. 2.0-4-) no:nen
vniuocationis. polle | dupliciter , primo molo magis proprid. — — — quo (cufa
tignificat Matonem cf- ———— ntialé pluribuscómunem , ac in eise. - 1 fentialier
inclufam,&taliaprgdicatadie ——— — cuntur yniuocaeffentialia,&
becfolayis ——— detur. Arift. voluifje comprehendere fub. — vniaocorum
definitione, vt Scotus d q-6. Predicam.n corporc ,& in 3.d E 2 qp probat ex
illsverbis, &$ ratio fubfi | ri La e Mr hzc enim fatis ex« 1 primit (inquit
or) talem rauonem — — — debere eile ^ viii pena , quod - - adhuc magis liquetex
exemplis,qu z | ducit de vniuocis eífentialibus; tumquia — cap. dc fubft. docet
accidentia pre dicari xr non poffe dc(ubie&is nomine, &r0ne, ——— qp
vaique falsü eifec ti fübhac defiaitios —— Hc etiam ynidoca acci ia compre. — —
hendere vellet; cam demum , quia Arift, - diuifit tanquam in membra apre E dum
formaliter, fed etiam marerialitet equiuoca,vniuoca, & denominatiua, (cd 1s
j fi (ub allaca definitione com, ere ^ ^ ctiam vniuoca accidenralia, coofuderet
— | vtique vniuoca cum H L o £C] "Poe. |
Quefl.IV. de Natura Vniuocorum. ert.IT. fiatiuasvt poftca dicemus. Alio modo ma
gislaté , v — rationem pluribus "communem; liue efTcocialem, fi uc acci-
dentalem , nam vt inferius dicemus , nom folum dantur vniueríalia e(lentiaha ,
vt 5, & fpecies, fed & accidentalia , vt roptium, & accidens ;
& certü eft dera tione vniuerfalis effe, quód fit vniuocii , erzo non folum
admitti debent vniuoca effentialia, fed etiam accidentaliaj& qui- "dem
Scotus quoquc hanc difiinctionem fepius
inculcauit poncps differentiam in- - tterpredicatum vniuocum , & vniuocé
praedicari 1.d.3.q.3.& d.8.q.3. P. & 5.9. 7.4.1. D. & cumeo
.Formaliftz omnes art.1.formalit.vbi per praedicatum vniuo cü intelligunt
vninocü accidentale,quod de (nis praedicatur fübicctis sin idem no- men;ac
candé rationcm accidenralem;vt album de cygno,& niue, per praedicatum vctó
vnit i ntelligunt vniuocü effen. tiale, quod de fuis pra dicatur inferiori- bus
sri eandem rationem effentialem, vt animal de hórnine, & equo; Quamuis au
tem intentio Ari(l. faerit definite vniuo- ca tantum cflenrialiavt dictum eft,
ccrcü tfi eft abfoluté loquendo poffe füb hac "definitione comprehendi
vtraque ca, ita.n.przdicatur animal sta 1dé nomé, & ratiotiem de bomine,
& equo,ficut al bum de niue;& cygno; vt docet Scot. cit. nec tefett ad
rationem vniuocationis ; qp Katio fit vna; & cadcm eflcntialiter,vel ac-
cidentaliter , atque ità ratio fubflantie explicari debebit ; quod denotet
voitaté conceptus obic&iui , qualifcunque ille fit. e(fentialis,vcl
accidentalis,& dc fa&o áta intelligunt, & exponunt Sanch. q. 1.
prtdicam. Caict. Hurtad, & alij. 43 Quinto dubitatur;anoporteat ra- tioné
fignificatam per nomen aqué pri- mó,& principaliter conucnire omnibus
wniuocatis, vcl poffit connenire vni prin cipaliter,& pritnarió;ali j minus
principa liter;& fecundarió , fiue vni originaliter, &
independentcr;alij participatiue,& dc- pendenter ab illo . Et quidem
Reccntio- res multi cam Snar. difp.2. Mer. fec. a. n. 6.primum em oma M vt fi
adt vnitas €onceptus , fed inzqoalitas in parcicipa- tionc ipfius inquiunr;
hanc uflicese c ià- e . 159 [i minimam, vt ille conceptus cadat à ra- tionc
vniuocationis, & fiat analogus, At potius cá Scoto q.vit. Prolog. in calce
de duplici vniuocatíone diftinguendum cfl, altera períccta;&
complcetaaliera dimi- nuta,& incompleta , pricr cft , cum intet aliqua cft
fimilirado in forma ,. & in mo- do habendi,fcu cfiendidorma, ficut cum
fotma nó un eiufdem rationis «onünc- tur in illis , fcd etiam sm cundcm eflendi
modum;sm eundem ordinem e fTentiale, && sh cundem perfc&ionis
gradum, qua vniuocatio phy fica folet appellari, & 1m in fpecic intima
reperitur 7. Fbyf. 31. ic «n. tátum natura fpecifica indíuiduis con-
municatur,& conftituit primum, & fupre mum gradum vniuocationis, cx quo
col- "ligi quattuor conditionesad vniucca- tioncm puram, &
perfe&am tcquiri,pri- ma eft vnitas cóceptus, xquod co dem modo effendi fit
in omnibus, Tertia quod dcfcendat in illa eodem ordine , larta quod vnriuocata
fint ciuíde perfe -&ionis effentialis.& ad hanc vniuocatio- nem vtique
requiritur , quod communis ratio equaliter participetut ab omnibus; & cum
tota &ione effentiali,(ecun- «dum quam concipitur cffe in vno,cócipia tür
ctiam effe in alio ; Vniuocatio veró incompleta, & diminuta, cft cü
interali- qua reperitur (olum fimilitudo in forma, quatenns (ecundum eandem
ratione im- bibitur inillis , quz cft prima conditio fimpliciter necefiaria ad
v niuocationem, deficiunt tamen ceterz , que nó funt fim pliciter neceffariavt
in cóceptu entis re» Ape&u Dci, & creature (ubflátiz , & ac-
cidentis & hic cft minimus gradus vniuo «cationis, vcl faltim aliqua ,
quatenus illa eadem ratio,licet repcriatur in illis (ecü- dum cundcm cflicndi
modum; non tame fccundum cundcm ordinem deícendit in illa,vt numerus refpeftu
binarij;& terna- rij,vel fi eodem ordine inilla dcícendirs non tamen
fecundü cundem peric&ionis eticntialis grad reperitur inillis, quem- adir.
cdum (c h.bct genus refpcttu De cicrum; quia vna fpecies eft peifcétior cf
ialitcralia ratione differcnüae nobi- loris, &hifuntduo gradusn edijintet
tá. (upremum, & infimum , & bac vriuocae uo 160 tio incópleta appellari
folet metaphyfi- fica, & logica,que nó differunt,nifi quia prima fit in
terminis prime intentionis a ltcrain terminis fccundz , & ad vniuo-
cationem huius fecundi generis plané nó requiritur equaliras , & vniformtas
in participanda cadem communi ratione y vt patct ex cius declaratione , 44 Ex
quibus cóftat ad Vniuocatio- ncm abfoluté, & in tota latitudine fum- ptam,
quo fenfu vniuoca definiuit. Arift. conditionem illam qualitatis, & vnifor
witatis in parucipanda eadem communi ratione non rcquiri, quia nihil rale poni-
tur ab Arift.in definitione vniuocorü,vn dé Do&Gor 1.d.3.q. 2. B. loquens
de vni- wocationeim tota fua vniucríalitate in- quit, ze fiat contentio de
nomine vnino- €ationis, conceptum »niuocum dico,qui itd efi vnus,quod eius
vnitas fufficit ad «ontraditlionem afirmado , C negando "d fum de eod£, €
[ufficit pro medio fyl- iflico, vt extrema vnita inmedio [ic o fine fallacia
«quiuocationis cbcln- dantur inter fe vnum , calis igi vnitas «onccptus
requiritur ad vniuocatjoncm abfoluté fümptam,& ab(trahit ab zqua-
litate;vcl inzqualitate ip participáda có- suni rationc, Hinc demum infertur.
vni- uocorum in hac amplitudine duas effe fpc €iesaitera cft corum, quz habcant
eandé rationem, & codé omnino modo diftri- butam inícrioribus , & fic
vniuocé com- - municatut [pecics infima indiuiduis ra- "x. tionc
differentiarum indimidualiü equa" Jisomninó perfc&ti0nis cffentialis,
& hec dicütur puré vrinoca, Altcra eft corum, propi cadcm ratio , non tamen
€o- «em modo, ícd inzqualiter infcrioribus «ommunicata , & ordine quodam ,
talia funt genera, in quibus hac rauienc ait A- €ift.7.Phyf. 3 1.latere
equiuocationes, & 3n vniucrímn pradicata tranfcendentia y *& PON
vniuoca analoga . QV£ESTIO V. De JAnalogis,ac nominum J4nalogia. 41 V E:rcs. Scholaftiei de. Analógis pauca fcripfcrüt , &
Arift. iplcin Antepred. agcns de Vuiuocis , &quiuos Difput.11. De Vocibus.
—.— E M cis,& Denominatiuis,mecvetbum quidé — — fccit de Analogis, fignum
euidens mate- riam hanc in fe non multum continere difficultatis; at poflquam
Caietanusedi- — — dic opuículum illud (quod auteum Com? plut. appellant diíp.
30. Log.) denominü Analogia , cot funt exorta aifficakates, —— vt nullus in
logica; vcl metaph. extet trae — étatus dif&cilior, adebut Au&oresnon —
— folum inreipfa nonconueniat, verünec — etiam in vfo nominum ad iplam explicás
—— — dam. Nosigiurintantahumsreiambie —— |n & prolixitate bieuiter, cri
poteft , tribus arciculis qua hanc abfoluemus ; inqairendo quid ex Quintullib,
t.cap.6.& Cicer. | Vniucrfit. quz omuia aliqualem nientiam fimul cum
differentia , aut qualitate important, vndà Anal. v! nominis fignificat
diuerfiratem cita: , quali fimilitudine mixtam;quare Ie ERG proprié dicimus
cíle adinuicem propor. — ^ pas 0 i. tonata,aut proportionalia, quz non ita — —
— funt duuería EAS LIRE à t ur 33$ lia, ita illa dicuntur analoga, quorian.
"d prins men comune e$i » à ratio jgm| illud nomen partim efleadem, partie
———— diu£ría, quz analcgorü explicatio c E niter ab omnibus recipitur, & E.
5n] j inibosdel - : ] ducitur apalogia in nomim: 2 ccic aliquam rationem , quz:
fubftct sv c «ui nomihi, que tamenratioobicCtiuaae — — liquam vnitatem, &
aliqua fimul diuerfis tatem impostet,qua ratione Scotus Ld.B.—— q.a.[ub É. ait
vniratemanalogiz ( quam. | ibi attributionis appellat ) etie maiorem -- vnitatc
zquiuocationis,& ainorem vnis tare vniuocationis atque idcó comu ttie ket
ceníentur analoga veré mediarcinay Yn -* «niuoca, & equiuoca, quod in quo
fenfu fit verum, poftea explicabimus Vera igi- turcatio enalogix confi (iit in
pcoportio- ac plurium rerum ; quá habent adinuicé fecundü diner(as rationes ,
quod mericó additur,quia proportio,quze c(t (ecandá ea(dem rationcs, non elt
vcra proportio, fed vaitas, qu conttituit «ninocationc , «t Petrus, & Pauls
in humanitate nó di- cuptur proporrionariquia mon compatá- tar inuicem (ecundü
diucrías raciones,(ed penitas affimilari, & hinc patet,quomo- do Analogia
dicat conceptum obicctiuü partim cundemspartim diuer(um , cít .n.
diuerfüs,quarenus dicit diuerfas rationes obic&iuas,cft idcm nempe fecundü
pro- rtiónem;quia proportio,cum ex intrin v. fua ratione ponat aliquam
fimilitu- dinem,dicic ecià aliquam wnitaté cfló 1m- perfectam. Patet etiam,
quomodo Ana- loga difcernantur ab vniuocis, & aquiuo €is,dicuntur enim
vniuoca conuenire fc« cundum vniratem fimpliciter , quid affi- milantur in
aliqua natara , analoga veró d untur conucnire fecundum vnitatem opottionalem,
quatenus nó funr res ha- t LR cto funilitudinem in ali. - qua natora , fed
dicuntur cfle idem yo " potcionaliter non zqualitec, quatrzf. in fua
men(ura , & proporticpe , vnde vni- noca habent rationcs abíolüté fimiles,
& abíoluté conueniunt in natura, at analo- £: habeot lolum conucnientíam
rclauivá, iucfl iuxta proportionem, & commenf(u- rationcm, ocutram habent
zquiuoca;ted in fola voce conueniunt, 47 Quotautem nodisanalogia con- tingit,
quorque fint eiusfpecies maior - cft difficultas, nam in primis in ipfisaffi-
gnandis valde difcrepant Au&orss j ali- Qqui.n, vnzm tantü fpeciem analogia
pro- guz agno(cunt, (cd nó omnes eandé a(li- nant ; Caict.opu(c. cit. c. t. vi
nommis analog. in(iítens, quod proportion fi- gnificat, ut diximus,(olam
analogià pro- poruonis vocat ucram analogiám , tcli- qe abuliué; ficetiam
loquitur £oco c, c aquiuocaart.2. Corollar. 1. Palqualig. p.12. Mct.dilp. 30.
ubi analogiam atutibu- tionis negat elje ueram analogiam . Sco- tusé cona banc
(olam aidetur agno(cc- Quaf. V. detNatura c/Analig «eit. 161 rc , nam
vbicunquede analogia loquitur, fempcr dc attributionis analogia (crmo- cinatur,
vt ifi 1.d. 3.9.3. Q dbiuE & in z.d.12,q.2.G.& in 4.d. 12.9. 1. H.&
. 13. vniu. Arriaga quoq. ditp. 11. Log. (tà... fola admittit an attributio-
nis ,metaphorica tamcn , 10 quibus ratio m non rcpcciur proptié in ome nibus
analogatis, in quo diffeit à Scoto , vt videbimus pottea . Alij vcró analogia
nomen extendentee, vt dicat non folum proportionem , & (imilitudiné. inrer
ali- qua,ícd etíà habitudinem per modü otdi- nis, (eu dependcntix , duas
agno(cüt fpe- €ics, vná, quz dicitur proportionis , (cu proportiopalitatis
alteram attt. butionis, kà Scotiftz quamplures Faber in L-hilof. Theor.95.c.
1.& in Met. lib.4- difp. 1. c. 11.Mcurille lib. t.(iz Mct,q.$.noc.5. Fa tcs
in 10g.9. 12. diff, 2.21.1. & paffim Re- centzcres Tbomitfiz Complut. in
Log. difput, 10. queftionc fccunda. Ioan. de S. Thom. par. 3. Log. quat. 15.
attic. 3.Moci(an.difp. 3. Log. q. 1.art. 1. Alij vltra has duas fpccics tcrtià
addunt; quz e(t inzqualitatis, vndc prater analoga at- tribut;onis, &
proportionalitatis. a(li- ant snaloga inz:qualitaris ; ita vidctut £ntire Suar,
dum in Mer. difp. 2. (ect. 2. n.6. & alibi (zpc docet
effe de raiione: » vniuocat'on'$ , quód catio lignificata pec nomtn z qualiter
com perat inferioribus, & non vni dependenucr ab alio 5 alioquia ex tali
inz qualitate. (latin emergit ana- logia,& fcquitur Aucr(a q. 1$. Log.
Ic&. 3. Alij demum quartam addunt fpcciem analogie, .f-tranicendenuam; ita
cx ke- ccntioribus quamplures , qui conrendunt folam tranícendenciam,quaita
rario alis qua tráfcendit per interiora, vt imbiba- tur in ipforum diflerenrijs
, con(litüere analogià etiatn [ecluia. omm dependen- tia vnius analugati ab alo
; Hurtad. in los.d.fp.s. (:6t.4 fubíec. 5. ga ow Y Iciu difz.11. q«3.
blanc.ditp.4- fc&t6. & alj &c, Veiü non tanum dilcrepát Atr-
&totcs in af.unouone [pecicrum analo- gia, led cuá sn carum appcliatione,
qui- dam conn vocantanalogiam | proj Ottio- nis; quamalij dicunt attributionis
, vnde * x »ditiinguunt analogiam proporionis ab H » 1 ena- Qua. V. de Natura
eAnalog. e/frt.T. per tefpé&om ad vnum, & Scoius rullam aliam videtur
(pecicm analogiz admitte. re prater iftom,vi Faber cit.adnotauit 4. Met.& Ruuius in 1 og irac.de analog.ita dc fado
tenet cü multis alijs. Tü demó, uia hzc analogie (pecics à cateris prz- flat vt
pcr cjus rauorécxpbceiur apalo- gia 1n con muni , hac erim ab omnibus explicari
folct per habirudinem,; & ordi. nem prioris,& poflerioris in parucipan-
da communi rationc, ip qua fit gias quod intátum vcrum eft , vt dixerit Ca»
iet.C.1.dc non.analog.in fine quafi (yno nima cffe aliquid dici analcgicé,&
dici p Cyr | tud Gap Fafqualig. difp. 30. €c .2.teftatur cflc omnium tam comnur
nem fentenuiá;vt potius [npponatur, quà probecur,ted bic ordo prioris , &
potte- tioris adinueniri ncquit,nifi cum attribu- tione poli erioris ad prius;cigo
&c. $1 Cztcrum,vt DoGor aduertit 2.d. 11.0.2. .4.d.12. q. 1. íub H. &
Alentis 7.Met«ex $.quos pee Scotiftasiá cit. fequuntur Suar 1n Met.difp.2 8.
fec, 3. n, 14: Runius , & Morifan. loc. cit, Auciía Q.15. fec. 4. &
cta ex Thomiftisquam- rus Capreol. 1.d.2.q.1.ar. 1. concl, 9. errara 1.cOtta
Gentescap.34.$ 4d pii mii& $. J4dueriendum; $1. p q 1 4,ar. 6. hzc analogia
dupliciter contin- ere potci!, vel ita quod analogata fic fe Eicion ; Vt primum
tantum analogatum proprie , & intripfecétale denominetur performam fibi
inexiftétem, reliqua ve- IO c: trinfecé rationc folum illius habitu- dinis ,
quam habent ad illud prímum ac velut improprié;vel ita quod omnta ana- logata
formam illà proprié, ac intrinfecé includant,licet adbuc cum fubordinatio- nc.
& dependentia vnius ad aliud ,vcl am- borum ad tcrtium, primo modo analogi-
cé dicitur fanitas de animali, cibo, n) - cina, & vrina, quia ratio
formalis fanita- tis, quz cfl dc bira humorum temperies , intrinfccé , &
formaliter eft in folo ani- mali,in medicina vero,cibo, & vrina,tà- tum
extrinfecécà:uam in terminis babi- , quam dicüt ad (anitatem anima-
lis,.f.immedicina,tanquam in cauía. cffe- &iua in cibo táquam io
confciuatiua , & in vrina táquam in Igno;alio modo ana- 265 logicé dicivür
ens de Dco , & creatura , fubftantia; accidéte, vt Arift. decet 4. Met.c.i.
& lib. $.c.6.& lib.7.c.4.quibus in locis conftituit analosiam
accidentiü? ad fubflantiam , quam certum cfl talem. €ffe , vt ratio enus
proprie , & intrinfccé omnibus conecniarj& m analoga wül- tis intcr fc
differunt, vt notat Suar. & cld ré colligitur cx Scot. cit. primo, quia in
analogis prioris gcneris ordo , & habitu. do ad primun: analogatum cft.
ratio for- malis, & przciía,cur talia dicuntur , non fic in analogis fecüdi
generis , vt patet in exemplis aliatis . Secundo, quia fi apalo- ga prim
gencris dcfiniuntur ; per ordiné ad primü definiri debent , quia cfl ratio
przcifascor talia dicantur, in analogis fe cundi id necefle non cft , cum omnia
à propria forma talia dicantür ; Tertio in prod genere nomen proprié tribuitur
olum primo 2nalogato , ceteris AE | priéyin poftcriori proprié om.nibus.Quiar
to ip priori genere non datur vnus conce ptus communis ompibus,quia forma,vn-
de (uritur analogia;c!! in vno um inirin- fecé,in alijs extrinfecé folii , at
in fccüdo daturconceptus comunis omnibus, quia. omnibus incft intrinícca
forma,vnde de- fumiturstandé nom. analog ü prioris ge«. ncris nequit cffe
medium in demóftratio-, nc,quia deficit ci vnitas rationisfecus de nomine
analcgo poftcrioris gencris. $2. Adhuc auté analoga attributionis viriufque
generis fübdiftinguuntur ; fi.n.. loquamur dc analogis prioris generis;süt;
quadruplicia , ficut quadruplex nata cít effc dependentia czterorüanalogatorum
ad primum ;u»ta quatuor caufatum ges nera,vndc alia erunt analoga attributio-
nisex c fficiéte,vt medicum inftrumétü , & przceptum medicü , quatenus in
hoc communi nomioe conucniunt cum medi co,ad quem, dicunt ordincm, vt ad causa.
efhcienté illis vrcntcmjalia cx fine,vt me dicina (ana,(ana dieta , quatenus
conuc- niunt in Communi nomine (ani propter dcpendétiam, quam habent ad
fanitatem animalis vt ad fuum finem ; alia ex fors ma, vt bomo viuus, &
homo pi&us , vcl fculptus,qnatcnus conueniunt in nomie, nc honunis propter
ordincm ad form , ^ 264 & cffigicm hominis viui , quam imitan- tur;alia
demum ex mareria,vt aurcum vas ex auto confcétü , & aurcumvas pidti, quod
vas cx auro contc&tum imitatur.Si vero loquamur de analogis pofterioris ge
meris funt tripliciaprout ordo in eisque «and:m formam, & rationem
participát, €x triplici capite oriri poteft, nam inter- dum oritur talis ordo
praecise ex varicta- tc gradnum perfc&tionis cffentialiscotü, in quibus
reperitur ; ficut accidit in fpe- €icbus fub vno gcnere , quarum vna cft
perfe&ior alià etfentiahiter ratione diffe- zeniiz cx Atift. 10.Mcet; 2.
Aliquando ét oritur propter ordinem e(fentialem, qué feruat illaratio comunis
in inferiora dc- fcendens, fic accidit in numero (vt cómu ni Scotiftarum
exemplo vtamur) qui in binariü pront in ternariü defcédit. Aliquando nedum propter
ifta;fed ét ob diucrlitaté modorum effendi, vt accidit dec ente re(pe&tu
Dei,& creaturz,(übfti- tiz,& accidétis quia in Dco cft à (c, & per
cffentidiu creatura ab alio,& per par tici pationé,in (ubftatia per fc,
& m fe, in atcidente per inalictaté , & dependentia ab ca ; & in
hocíenfíu attributio fumitur jn omni rigore pro dependentia nimitü €flentisli
vnius analogati zb alio ,vel plu- gium analogatorum ab vno tcrtio . '$3 Cótra
hác coclutioné Primó. obij €it Pafqualig.cit. probans hzc analoga 5 dttributionis
non effe vcré analoga , (ed «4b vno,vclad vnum .'Tü quia ita vbique
"loquitur Acift. & przícrim r. Rthic. 6. €ontradiftinguit analoga ab
his ; que ab no,velad vuum dicuntur. Tum 2. quia ánalogia contlituitor per
proportioné , wt patet €x vi nominis analogia ab initio uli, ergo cum hac
attributio nullam Simportet proportionem, neque cti im- pottabit vcram
analogiam. Tum demum T^ hac attributio tmportat praferum pendentiam aliorum
aralogatorum ad principale ànalogatum , (cd dependentia rzcifa proporuone
aralogism nonin- ucit , alioqui vbicunque rcperiretur, etiá adcflet nrbes tamen
conftat ef- fe taifum,nam etícétas vniuocus cft talis slcpendenter à cau(a
vniuoca , — Refp. efl ab Atiflsocemur bacana- Difput.IT. De Vocibus. — loga ab
vno , & ad vnum ex vi atrribue tionis, quam important , nonidcircó ea
exclufit ab apalogorum numero , & fal« fum eft 1. Ethic. c. 6. comradifti -
analoga ab his,quz ab vno,vel ad vnum; imó potiusanaloga diftinguit in analoga
auributionis,quz appellat ab vno; & ad vnum, & in analoga p ienis , fcu
proportionalitatis , quz vocat fecundum coparationem rationum. Ad 1.. licet
ana- logia ex vi Graci vocabuli fólá propor» tionem fonet;tamen apud Latinos
analo-- ix nomen magis extenfum cft , vr non folam dicat propojtionem , fci fimilitue
dinem intor aliqua, fed etiam habitudine per a:odum ordinis,fcü dependentiz,
& attributionis ; imó multi hanc analogiam vocát proportionis,vt dixi- mus
, nam atiributioné , quam * ad alteram, vel multa ad vnum volunt ef- fe
proporuonem , vndé fanum appellant analogum proporuonis , & attriburionis;
ia de vrina , & medicina dicitur fecun- um próportionem , quam cüfa« nitate
animalis , inquancü vrina eft fign fanitatis , medicina verà caufa , & hoc
eft dici pcr atiributionem ad illam. Ad. prater depepdentiam requiritar ad
indus ccndam agalogiam praedicatum cómune pluribus cóuemens vni principaliter
quie tum ad nominis impofitionem , ac inde- pcndcner , altcri veró minus.
principali- terj& dependenter, quodin cau(a & ef fcétu noncernitur ,
nam calor v.g. quá primó figoificat calorem 1gnis, vbi eftin- dependenter,
& aque, vbi eft deperdca- ter ab ignc , irá infinuat DoGtor loc. cit. vbi
etiam docet qualeijcunque inzquali- tatem in participanda comuni racienc füf-
ficere ad inducendam analogiam;vt.ma- gis mox declarabumus , & idcó
con(ultó: plures modos huius-analogiz confttitui- mus-iuxtà varios gradus
vniugcationis , nostollant ; vt qui(que videat depen- étiam per hanc analogiam.
impertatam. non femper effentialem effe. X
54 Deinde » o mete Thomifte, quibus prgiuit €aict. opufc. cit. cap. 2.
Coplut.Ioan.de S. Th. Fafqualig. Dida- cusa Icfu,Cumel 1.p.q.13.ar.6.q. 2. Ser
nain Log.difp. 13 (e&t. 1-9. 1,ar« 4. Tolet, ur Qusft V. dé Naiura in i£.
C. 1: Aunic. tra£t.12.Log.. q«i dubi2.art.3. probant cile contra ana- logiam
atribuuonis,quod omnia analo- tainuinlecé parücipéc formam, m - fit analogía.
Tu quia fccundatió analo- gata non dicuntur talia , nifi per attribu- tionem ad
primum , fed attributio nó vi- dctur eflc , nifi quadam exirinfcca deno*
minatio, ergo &c.. 1um 2. quia (i reperi. retur in üngulis,non effet cur
dependcrét minus principalia analogata. ab vto ter» mino , & talia
dicerentur per babitudiné ad illud,cü illa forma:it in omnibus. T à quia Arift.
ipfe hzc atwributionis anas eam plicat excmplo fanitaus jn animas lis cibo,
pulíu; &c. que folum in aniniuah inarinfecé scperi tur. Tug 4-.dici non po«
1cfl poc eíse in linguis cà dependemgia tamen ab vio;naman principali apalogae
to cft independeos , & imalijs eft depe ne decns; at impoflibile c eandcm
foriuam cflc dependen em , & indeperdcnrem «x naturà (ua . Tum 5. ft
intunfccé partici. formam ciuídem rationis; jam vni- ugocé, non.ycró analogicé
ircnt.in ca. Tum. quia non f erct zauributio a- liorum /anal« gatorum ad primum
fecun- on dm . vbioie ccs tique i uus analog iz: fupeorins alla- quia
in.omgibus cct cadem ratio funcá- di ; imó non poflct offerri 1at0 ; cur hoc
analogazum pendrar ab illo, & ncn € có- i2 cum cadem forma fit incn.nibus.
' og Relquad 1«cx Scoc.in 4.]cc.cit.vti- qucinapilog;s prioris generis
habitudi- ncm ad principale anzlogatum efc ratio- ncm. formalem pracilam.
denominandi talia c q:cra aoalogata& diccre denonii- cxrrin(ccam à forma
illi incxi- flentc delumuptam, & in ceetcra derivai3, at [ccus cfl in
analogis oftcriotis gene- fis, nam in
vttoq. cxirca o (ait J c&oi) cft aliquod abiclutum; proptcr quod tor-
malucr viruu«uc dieitur (ale ; liccc fu- pcr. vnum abfoiutum. fundetur erdo ad
aliud, vndé denominabitur. tale per (or- snam | bimieiniccam fundantem ordine
ad aliud. Ad 2.1lla torma babe ur in cm- nibus , (cd diucitimode deicendit inca
, Q uà niniim conucnit yai ci aliud, yt (1 egiee c/fhalor c^frt. T. 265. cft de
cn'ercípedtu Dei, & creawrag, & perfcétius in vno repcritursquam in
alio & hzc d:ucifitas in modo parucipandi eandcm tormam etiam intrinfecé
(afficit: ad induccrdam attributicné vnius ad a«: liud, & confcquenter
analogiam; vt do- cet Doét.cic.& lib. Elench.q.1 egcenl die atu ergo qua
flic nem» Ad 3.ait Doctor in.2.loc.cit. quod ctfi res ità fe habeat. in vno cx
cmplo , .(;.dc fano ; in ceniücft cótrariüm., vndc adducit ibi aliaexempla ad
oppolium,«f.de ente refípetu Dei, S& ciecura y ' lubflantiz ; &
accidentis, de gradu generico rclpc Qu fpecierum , in» quibus: femper. eft
aliqua. atcributio pertc&iorem, quiain vnoquoque gencre fcmpcr ett vnum;
quod cft meu ü,& mé- fura aliorum ex 10. Met. vtitar vcró A- ex cibplo de
fano ,quia in illo manifc (lior ccrnitur^attribuuo,& analo- gia: Ad 4;
nonmplicatformam eiufdem rauonis , & caridem non quidem rer inc- xrficnciam
, fed perindifferentiam (quo feníu qualibeunatura communis dicitur cadcni m
fuis inferioribus: , vt in Micr.de- clarabiir) in. vno fuorum inferiorü de-
perderesinzlio nó dependere; quia id n6 procedit ex tali identitate; (ed ex
diuerfoo modo deícendcndi m illa, & quando erià teta bac diuertitas
prodiret àb extcinfez €o cx different;js nimirum conirahenti- bus, vt
omnesconccdunt de gradb gene- r;co reipc éco fpccierim; adbucifta foffi- cit
(inquit Doétor ) ad induccndam ana 1cgiamvt docct Arift. 7. Phyf.51.vbidit in
gcnetc apalog.à latere: cx hae fola di- ucrfitate ab exainfccoprodeunte; &
rá- tio cfl;qeá adéucit 3. Met. 1 1.quig priis, & |oficrius( quecunque modo
fit) non flat cim cmnimmoda voluocatione 5 pér qucd dilvunur c n.ncs
obic&iopes cora harc tolutionem congerit Pafqual, cit dilp.2 3.Íc6t.2. Ad
5. graiscóccditur inco caíu illa plura vpivocé conaepgire in forma jícd cà tali
vniuccatione ftat etia aralogra, quia tupponttur illa fotnia pat- ticipati ab
6$ nó zqualiier , & vniformi- icr fd. per pris. & poflcrius; perfcétio-
15& m pertcétiori modo; quod enalogiá inducit. Aa 6. quamvis iHa defuttio
pre- Ícrug à Rote ci — nQ- c 1s. 166 EE Difrut. IH. nonofficit,& adbuc
fecundà diuerías habitudines caetera. analogata tcfctentu£ ad prim ,quia nó
fola forma in omnibus intriofecé reperta eft ratio fündandi , vel
habitüdinem;,fed dcbet eciam modus,quo in cis repericur ; nam. am diueríimodé
in ca de(cendas , in vni prius,independétcr,& perfcétius, in aliud ficrius
,dependenter, & imperfc&ius, 1dco in iftiscft ratio fundandi dcpenden-
tiam,& in illo cít ratio terminandi. Explicatur ,Analogia proportio-
ualitatis « $6 Icendum cft (ecundo,alterà fj D cié analogie;que dici folet -
portionis, vel mclius proportionalitatis , admitti deberc, velut aliquo modo ;
non tamen proríus; condiflin&tam ab analo- gia auributionis; Analoga huius
(peciei funt illa,quz licer babeant rationes fim- pliciter diucrías, quia tamen
luat propor tionaliter fimiles, idco participant com- mune nomen , quorum
plurima folent affetri exempla, nam Ariit. 2.
Pott. 87. attulit exemplum fpinz , & otlis , dicens $a (c babcre fpinam in
piíce , ficut osin alijs animahbus , & 1. Ethic.
c. 6. affert exeinplum vi(usquod nomen dicitur. de iniellecto, &. de oculo,
quia dicimar vi- dete corporaliter , X inielleétualiter, & Aucr.5. Met.
com. 12. attulit cxemplum
obcicatorisquod nomcn dicitur dc co, qui regit ciuitatem ; &
quiregitnauem , V quircgit domum, & comgunitct cir- «umfertur exemplum de
riu , qui dici- aut dc homine , & de prato florente , & «xemplum de
pede, qui dicitur de pede animalis dc baíc lc&iuli , & radice mon-
Ais,ynde iunc fcmper ifta inicruenir ana. ia ; Cum nuncupam us aliquid codem
mom;ne à proporuonc , quam habet ad aliam rem; Ha vero analogia potius di- € i
debet proporti onalitatis, quàm pro- ; hoccnim intcreft (ecundum
Maihcmaticosinter hanc, & illam,vt no *at Do&.4-d.6.q. 10.qu6d
proportio cft babitudo quedam vzius rei ad aliam , vt duo , & quatuor eft
proportio du- pla; fcd proportionalitas «ft habitudo duarum proportionum adipnaiccm
cop- De Folie? 51.0, ueniencium, vt fi dicamus, ficm fe- : duo ad quatuor, ita
fe habet fet, cum igitur hzc (pecies analogie in. uli. comparatione confiftat,
quód wg.fcut - fc liabet tifusad homnicmyita.Lortread Leve piss ; plane
snalogia pro». poruonalitatis porius, qua inter quatuor . verfatur terminos,
quàm propórtionis ,. quz tantumincer duo,vocari debet. -— $1 Poteft auté hzc
quoque analogia d dien contingere, vt dc analogia at« tributionis dicebamus;
vno ita ga. vnum membrum fit abfolutétale ds formam, allud verà , vt flat (ub
comparae- tione, & proporrione ad illud,ratione, €uius pcr mc am
fignificatur nomi. ne abioluté , kar irati os €onueni entc, vt patct de rifo
refpeQhu minc , de prato veró metaphoricé per: quádam comparationé,&
proportioné. y pà ficut ri(usin homipe it eXinte hilaritate,cii bene fe babet.
,.& alis. tan oblcétatur obicéto , fic ridere- icimus,quia benc fe habeat,
& (ua.ame- nitate quali uipudiare» ac luxuriare videa - ; al.cro modo
cótingcre poteft p de. rinfecam omnium ana: * nominationem int lagatoram; cum
nimirumip v ctt verum; & incriniccum fundamentum- proportionalis
coüenientiz & vni ue participat commune oomcn;quia li»- Pas habeát rationcs
diuerías , —— hac ipía diuertitace propertioné aliquá intet Íc feruant, quz,
quia cuicunque eft intrinícca,ideó ex natura rei , & i voumquedque
participat illad cómuae nomen, quod talem indicat proporcio« nem; ita analogicé
diciur principium de patte ref(pe&u fili pde fóte refpectu riuus lorum;,de
corde reí pc&u viz de funda- menio rcípe&u domus,de puncto refpe- Qu
linca,dc pramitfis rcípcéta demons ftrationis,&. & nomen gubernatoris
de €o,qui regit ciuitatem; qui regit nauem, & - A domum, sao ità mctas
thoricé hac nomina dicuntur. de aliqao uo Bignificato , ficut perc etaphoram.
dicuntur prata ridere & Chriftus appels latur Agsus,l co,F eia, & c.fcd
cu € maiori propticiate , C1 $8 Hanc . Quaft.V. de Natura analog. ert. T. 38
Hutc modi analogiz proportio- A admittunt tà Thomifha ex Ca- iet.loc.cit.c.
3.quà Scotiftz, vt eft videre apud Fabr.& Meuri(T.in Metaph. cit. fed
aliquo difcrimine, nà in iftis analo- gis Thomiftz nullam admittüt attcibu-
Wwonem vnius ad aliud ,(ed volunt commu nenomen omnia equalitec , & per (e
(i. gnificare, & quidem illa omnia immedia te fignificare, aon autem
aliquem conce eis coznmunem, ac ctiam fecádum uas proprias rationes, non
abfoluce fum- pras;(ed vc proportionab:liter (e haben- tes incer fe,vt
declarác: Coplut.& foann. de S. Thom.cit.Scocftz € concra folunt hoc nomine
figainicari conceptum com- munem ani!o gatis, & erit v.g.conceprus
principij,ec fic; gaocrnatoris, vc fic, & vl tétius in iftis analogis
adinitcant accribu peces ad vnam awe, ERR nemnegauctitm Philo táimen po« ftca
iesonlibis Met. loc. cit. iuxta quá icationem nullatenus prorfus t hc (ccundus
modus analog: proportio- nalitaus à fccundo modo analogiz attri- butionis ;
vnde & hunc moduin , (icuc& ilium ad eniuoca rcducuni; Verü hic mo. dus
non eft camiilo procíus confunde- dus, quamuis n. cum co éonucuiat, quà. tume(t
ex partc attcibucionis , quam in- uoluit, vt clarépatet 10 exemplis allatis nam
enam primà ,& per fe fignifi- ca: illad ,à:Quo pcr veram originé proce- dit
aliudsia cile; & per atttibutionem ad hocprincipiam d£ de rcliquis ».
guberna. tor primó dicitur dc ce&tore ciuitatis, & per auteibutronem ad
büc dicitur. poftca de reétore nau s, & domus,quatenus fun» guntuc |f; in
domo,& naui codem mune pe, quo ilic in ciuitatc,vndc immericó ne- t
Fhomiftz aitributionem in hisana- bes adhuc tainé in hoc difcriminátur y Fo cre
Pusetitrte nó vndin communem concejxum , & vnam formam, vt in aoalogis a i»
«d iimmediaté plarcss non quidem omninó diucrías;vt in puce d quiuocis ed
propor tionc ia enim ratio principi] ctt corde, (om ce,pundto,&c.cü tà non
fit alis fanitas , àqua animai dicitac (anum y - ? ceptusà quo fubftantia ,
& accidens di- «ütur cns; quarc hic modus analogiz at- ttibutionis ad
zqu:uoca ceducédus erit y nó ad vniuoctcum non immportet vnita- tem
cenceptus;qua de caufa in (ccu conclutione diximns hanc (pecié analo- gix
proportionuliatis admica debere, velut aliquo modo , non tà pror(uscon.
diftin(tam ab analogia atiributionis. $9 Contra hinc conclufioaé arguüt Suarez,
Kuuius, PaCquilig Dliz. loc. cit. probádo,quód oma s vera anilog a pro-
portionalicatis incladit aliquid mctaphe - rz, & impro ,tie:acis, vc pacec
de ri(a ce- fpecta hominis,& prati , quorum funda- mentam eft; quia
propoctionalicas de fe eít infufficicns ad inducédam analogia, fiquidem vera
proportiopalitas poreít éc tepecici intet res vniuocas , & oino (imi les,
veré .n. dicimus , quod (icut (e habet quatuor ad duo, ita octo ad quatuor, vel
quod ficut homo comparatur ad (uos (ca Lusita equus ad fuos, & tamen nomen
du pli,«cl animalis nó ett analogü ,fcd vai- uocum ; ergo vr
proportional&as analo- già inducat, debet ri mn metaphora , & improprictanis
includzre. Deindé vel ra- tío communi nomine fignificata. inucni- tur pec (e
primo , & intriníecé in omni- bus analogacis,vel in vno tantum;ia caete-
ris vcró excrinfecé , &. veluti pec meta- phoram,ft primtun, ergo erunt
vaiuoca » nam omnis ratio Cóis pluribus equaliter ab illis pacticipata c(t
vniuoca; i (ccundü intécum . Deniqie hzc analogia fundatur in proportione
duocum,ucl plu« riam adinuicem, ergo noa potett, quod dicit in vne proprié ,
dicere proprie in as lio fed tantam metaphoricé, alioquin nó cflct in co fecuo
dum propecuoncin; pto» porto enim e;cludit proprictacem. 6o Ketp. ad 1.
cóccdcado poil ficri proportiogalitaccm in unnuocis ad expri oimodam
tiailiurdinem (ettà. aliq:i contendant binc non foce propri proporüonliacem) X
talem proportio. nalitatemut;quc nu (utficere ad. analo- giam. fed daturalia
proportionalitas,que Ron fuppoait, nec cx primit , nia meram unitate;n , &
conu-aientiam proportio» naicim , hacia ry a e metaphora, uel improprictate ad
analo- giam. Ad 2. hocnomen aaalozum nom fagntif cat rationem enam, fed
immediate fi&nificat ipfa analogata sifa i25 propr'as rationcs , non
abíoluté fumpras, (ed vt (e habentes
intet fe ; inquantum .(, vnum uodq; fundat hibi- ad (unm effe fim:lé habitudini
» quà fundat alterum , fine metaphora, vel improprictatequare cft analozü ad
equi uocationcni potius tédens,|uà ad vniuo- cationem. Ad 5 proport;o excludit
pro- moda fimilitudo , nam qua. (ünt propor- tionaliter fimilia, vtrque non
funt omni- nó fimilia , at non (emper excludit pro- prictatem ;: fi pec hanc
intelligas verira- ;& in hoc feníu dicimus :nterdum no men analogum propre,
.i. veró , & non dic: de pluribus , veré n. & non metaphorice, cor eft
jrincipium vi- fundamcntum domus, & vtrumq; no- mine princip;j nominamos ,
quo-vcique non ign;ficatur aliqua vna natura, feü [i-; - omnimoda vtrobique
part:ci« pata; fed vniufcuwfq; formz proporto , vt ficat fc habct cor in
animali , ;tà fun: dameniü in domo, atq; ade» al quá vni. cet. néci(ta duon
ipfa roce pr nciz pijnon quidem vnitatem niturarüm, fcd folum proportionum ab(,
metaphora . "Expligatur 4 nalogia inequ.litatis . ' - 61 qx Kendunitettio
adinittendá quo PIS Mo omeerienicci (pecié analoge y quz dicitar in2qualicaus,
vcvtilem,; non ,.vt cond; (tinCtam ab. anglpegia ats tribution:s. Concle(io c(Excon«ra
Caicr. €it. vbranaloga huius (pccsei deti eli feilla , quorum nomencti conanune
,& età ea illud: nomcn: ett cadem, nagxqualitcr tame participata d per
fcctionem ,vt homo, & ir iur csl in nominc ,'& rat;oncanioalis ,
(cd:ho- mo patrücipat naturam animalis conia, &am per rationalitátem ; qua
ctt diffe- rentia multo. perfcétior.irrauonaltate contrahente animal ad brutum;
vndé fit y fericcon naurra animalis pribomitede mulca quàm in bruto ,
nonquidem. pet cíientiam ipfius cis icd. per dierentiam rationalítatisadiunctig
- quoc'rca cumchzcinzqualitasetiam. ine gradibus. vniuocis repctiamat, Cin .
tibus. ref(peótu fpecierum , infett Caict, non induccte vecam analogiz (peciem
y quam putat cile cam vniuocatione inca» poffibilem , & ideo concludit hanc
(pes ciem analozóz ede aniíslemn ;A&(equade — — turoallin Recentiores
omnes. 755 62 Scedapud scor:ítas, quos fequitur - Aucría cit. admittentes
varios gradus y cü vaiuocatiomis,tom analo2:z3& compof- fibilitarem huius
cü- illa im aliquo grada inzqual:tas partici pandi co REPRE. nem rationem quoad
ordinem,vel pertes —— &:onem cifl'encialem (afficitad inducea — - dam veram
andlog an , quaex vihoius, — inzz ualiracis ilia ratio. cómunis iminfee,—
riocibas partim efteadem s partum diuer.;— (a;n juo ratio an;loz:z eonü(t;
Ethio — — dicend. modus. f;ndaaentum haberi —— Ar;ft. jurrauione luis
ánzqualicatisg;— Phyf.5 r; sim generibus latere analogia Es & 3. Phyt.79.
ait nacorim mnfmti nó eif i vnáj&ccandcem, .i. vniuocam. ou PET quia
dicitur fecandü prios pr mE & 5. Met rti infinearprigs, polterus — — non
ttàte cum perícdtavauucatione, de — : cias catione eft (quod nat ipe. — tur ab
infcriaribus'tam omnimoda litate; ac vnitorautate quóad ncm, &
pcrfc&tonemetlznnuglems cum — — ig cor (ecundem.-Arift. lüfboiathgcinge —
cualitas ad tollendam perfcélionem x& : puritatem «muocationis, éuffi
ciensitemt eric ad inducendam veram 4: & propriam analogiam, nico détecsis
aM inielli; untur ;lia,qug necdunc purégequls Oca /neC jurévniaocas 5 c d opt 2
- I tpódent àliqui ex Suatezlóc.cit.pa —- quamlibet : ecc CRI MADE login
j7& jririerdim illam qi or eri nscamthenu niti T tein noà cilc; quiacum hac
pz P Ca piorlisinacurg communi, nulloynes — dominii vnitatemracrioniseíus,
&cwnis — — uocauonenr fed ad ianinterendá — — " ) * ER , —— Buaft V.
de Natura Analog. c/fri, T. tudinem ad ptimà,& hzc inzxqualitas di- ci
poteft e(lentialis dependentia, vt patet in ente, fano,& fimilibus , nam
ipfa ratio entis ex fe poítulat,vt determi- netur per modos intrinfecos cü tali
ordi- , & habitudine ad vnum , & idco licec fecundum confu(am rationem
fit cadem entis, ficut eft vna , tamcn non cít omnino eadem , quia non eft ex
fc omai- vniformis, qualem vniformitatem re- uirunt vniuoca; Hincad
Arift.teftimo- dicentis prius, & poftérius nó ftare cüvniuocatione;inquiunt;id
intelli" non dc quolibet priort, fed de partici- priori, & poftcriori
alicuius có- munis,vt vni cOueniat per aliud non aüt de patticipatione priori,
& pofteriori sm ne, nam ibi non cít prioritas conflituens dependentiam, fed
tanium dignitatem. 63 Hac folutio allatis Ar itt, teftimo- nijs dire&té
aducr(atur,qui manifefte lo- quitur .de inzqualitate perfectionis , &
ordinis re(ültáte inipía natura communi uam inducere analogiam ; quod aui&
hzc inzqualitas eco vnitaté ra- tionis eius, nono quin analogià in- ducat , nam
non ex defcétu vnitacis dici- mus talem naturam effe analogam;fcd ex »
"dcfe&uiliius zqualitaus , & vmformita- tis, qua folct natura
fpecifica deícendere in indiuidua nullo prorfus per fe ordine feruato, qua r;tione
ipfa (ola dicitur per- fe&é, & pure vniuoca ob zqualitaté dif-
ferentiarum in perícétione effenuali. Ac- écdit, non cilc ompinó certü talem
1nz- qualitatem ex ipla ratione cói pullulanté pofl:bilem efie, & forté
nulla alia inzrqua lits in rationibus comunibus,& precifis adinucniri
pocett;nili que jllis (uperucnit extrinfecésex differenujscontrahétibus; yt
muiri vi genter demonitrant praícrtim Pafqual.ci.& Hurtad.difp.9. Log.fcc.
3. «4. & Arriaga diíp.t 1. Log. Ícc.2. quód muito sntca. de ipfo cnc docuit
" Mairon: q- de vniuoc. enus dub. penult. cum ergo dicit
Acifl.incqualitatem in ra- tionibus comunibus ad analogiam (uth- eere, vtique
dc ifta intelligi debebit ; & dcnique Qa ingqualitas conce- datur, & vt
füfficiens ad analogiam ad: mittatur, non idcircó hzc alia yelut infuf ficiés
reijci debet, & negare , quod fuo modo analogiá nó inducat. Quod có ma- gis
dicendü eft ,quia etfi hzc inzqualitas €x differécia oriaturadhuc camen ex ipfa
communi oriri dicitur fuapté na- tura exigente talem'd.fferentiarum inz- . Vtilis
igitur eft ifta fpecies inzqualitatis ; non tamen cft ita coníti- tuenda,vt fit
diuerfa ab analogia attribue Faber cit.in Met.nam quod eft ana logum analogia
attributionis, per prius Explicatur /4nalogia Tran[cendentia. 64 | Ee 4.
Tran(cendentià fe *, fcd tantum ratione inzqualitatis, qua predicarum
tranícédens in inferiora de: fcendit per depédentiam effentialé vnius ab alio ,
atq; ideó non cóftituit fpeciem ab analogia attributionis diftin&à.Con-
clu(io ctt Scot. loc. cit. vbi docet ens, & praedicata ratione huius ingqualita-
tis cfTc analoga , & » quia in pri- Auctores oppofits fententiz abucü- tur
nomine traní(cendentiz, nam per ipsá rationé omnibus rebus come munctm,ac in
cis cffentialiter imbibitatng at multa fant praedicata tranfcendentia , non
funt ita comunia ,vt conceptus voluntatis, iuftitizs fcientiz ; & nce gat
Hurtad.cit.$.46. effe tran(cendentias camento, & fint indifferentia ad
finitumy & infinitü, tranícendétia dici debent; ná primus conceptus
tran(cendentige tali indifferentia cótiflit , & exclu(io« ncà przdicaméto,vt
Scotus docet 1.d.8, *3: N. & O. quód autem tit cóe multis pizdicatum
tranfcendenshoceiaccidit, inquit Do&tor,& fequitur Aueríain Phi
loioyh.q. 3.fcét. 12. Et (ubflantia incói ad Dcuin , & creaturam vtique
tranfcene: dens dicitur,cum tamen non fit omnibus rebus cis ; cum ergo ex fuo
primo con-- ceptu tranfcendenua non dicat partim fi- militadinem;partim di
(limilitadiné(qum eft rao analogia) — mde € 3 oe cft predicatü tranfcendens ,
fed tantü exclufionen; à pradicamiento,& indiffe- rentiam ad f.Ritum,&
infinitum;plané nó fc (ola, fcd ex vi inz qualitatis anuexz , «oa in inferiora
defcendit,analogiam in- ducet . Acccdit ctiam , falfum etle ipfum ens cíie ita
tranfcendens , vt non folum e(Tentialter, & quidditatiué imbibatur ia
inferioribus foitepcrt etiam in ipforum diffcreniijsac in fuis
modiscontrahenti- bus, nam dato quód ita includatur in qui- bufdam paucis
diffcrentijs, quas appellat &on vlumas, falfum tamen M includi co- dcm modo
in diflcrentijs vitimis, ac fuis modis contrahenubus, vt docet Doéi.1. 4.3.
q.3. $. Contra iftam vniuocationé , & dicemus in Met. difp. dc natura entis
; suit igitur torum fundamentà buius opi- nionis, qued erat praedicatum
tranfcen. dens cx vi fuz tranícendenüz formali- tcr imbibi in infcrioribus ,
& corü diffe- sentijs , & fic cfc raionem fimul , & (e- mcl ca
diftinguendi, & affimilandi. Rur- fus dato;qnod inferiora , ac corum diffc.
zentiz ita cfientialiter inclndant tranícé- elcntia , tamen tran(cendentia in
(uisra- &ienibus non ita includunt inferiora , ac «orum differentias ; quia
inferiora ,-& «ontractiua fcmper accidunt füperiori- bus, & hoc verum
eft de gradibus com- munibus tàm przdicamcntalibus , quàm &ralcendenübus ;
quia vtrebique ca dcm Sarioncs milizant , crgo ratio praciía trà- Éccndentis
dick taniim. tnilitudiné in- Scriorum;,& fic ex vi (uz traníccndentiae non
etit analoga, (ed ianuim rationc in- qualitatis , qua in inferiora de(cendit .
JDcnique ex co praccisé , quod aliqua ra- tio fit tran(cendens, non icquitur ,
quod nilla cenucpiant,& differant formaliter anferiora, etiamfi fequi
concedatur inclu eius in diffcrenujs corum , ergo x implici tranícendemua non
fequitur poteit , quod aliqua differant. fecufidum dilferentias,nen vcró
fecundum ra- tioncm inclufam in illis ; vndé non valc- 1€t fic arguete
differétiz differunt (e to- ; ipfa tora funt entia; crgo difierunt, vt
.sntid,quia quamuis, vt aificrunt y inclu- tient C35 hOR LajuCR gifíciiCBi
forguas. Difp. I. De Inflrumentis fciends . n liter in ipfo cott, ed
peritcinenii im cft cns hoc,quod vtraque di er d 6$ Cotra hac cóclufioné inftát
Hurt, Elanc.Didac. & alij;tunc aliqua rario cfi analogayquádo;n ea
inferiora aliquo mo. do conueniunt ;& differunt, in hoc.n.có- fiftit vera
analogia, & per hoc diflingui- tur à pura yniuocauonesX aequiuocatios
ne,quarum vna folum eft ratio conucnie di;altcra differendi , at (ola
tranfcendene tias& inclufio enus v.g. in vltimis diffe- renti
jshominis,& leonis, facit vt & leo conucniant in ratione ends prout.
precifa , & in cadem prout incluía 1n vl timis differenijs ipforum
diftingaantury. ergo fola tranfcendentia làm Call«- fat. Conf. ratio vniuoca
ideó tanum. cít principium conueniendi inter füaine. feriora,quia in
differentijs corum nO.ine cluditur , vt conftat de ratione animals. rcípectu
hominis, & leonis, ergo cü trà« fcendétia cauíet talem inclu m, al E, i
quoque caufabit, rmatuy uc; quia (ola inaequalitas i ex ipía ratione (upcriori
;« tura petit prius partieipari abyno. rum; & poftea ab alijs dependen
lo.fufhicit ad anzlcgiam, non autem illa rx B 5 quz pracisé proucnitexratone
differCe. — uarum alioquin nulla ratio cómunis fct vniuoca,qu'ain inferioribus
habe ucrfitasem ratione diffcreotiarum 5 fed. talis inz- qualitas oritur
praccisé ex urne Kc BdcgOR rationis communis, ex vi cu». ius includitur etiam
in diffcrentijs infe» - riotü,crgo ipla fola fufficit; maior patet. probatur
minor ,quia eo ipfo ,» includie tur in diflcrentijs;non potett inz qualitas cx
parte diíterentiarum emergere y quias etiam Cmergat cx parte iplius rationis
cona tibjs,quae 1n eis ncludior « Demi analogia rci ttanícendemus participatae
ab infcrioribus cum dependentia vnius, abalio nom prouenit ex dependentia, er»
£9 cx (ola uranícendentias probatur aísü ptum 5 quia salis dependentia £iare |
tcft cum perfcé&iffima yniuocatione £^» cut.n.accidens pendet à (i là in
gce. ncte cauía cfbicientis, & materialis , tà. a&us vitalis a potentia
, qug tamen Vnie coc 6 Ref. tal. i. * Vis —&& Refp.his'omnes rationes
ex eodé falf5 fandaméto procedere,quod.f. cran ftendentia impottet inclufionem
rrá(cé- dentis eciam in ditferentijs,ac modis có- trahentibus ipfu.n , quod
prorfus fil(am eft,quo ctiam admiffo, nec fequitur inté tum,rt conftat ex
di&is :n probanda có. clufione; ad primam igitur neg itur mi- not; At
/nftan,(i noa raclad:tar eas foc- mal;ter in diffecentijs, & modis contra-
hentibus,etgo pcr nihil contraheretuc ad conftituendumaliquid ,quia modi com.
trahentes effent formaliter nihil. Refp. faciliter ex Do&t.cit.modos entis
forma- fiter loquendo nó effe entia , aut aliqu. d, nec non entia,aut n il, (ed
effe entia, && aliqu;d folum realiter , & identicé , for. taliter
veró (ant ralitates entis , quod ét dicere tenecur Hartad. & quicunque ex
Aduerfarijs concedunt. differentias. n0a includere formaliter rationem generis
, nam przcifo conceptu relation:s,vel qua litatis à con:rahentbus ditfsrentijs
, vel iftz (ant formaliter relaziuz , vel abfola- tz , & currit omninó
eadem paritas , vt dicetur in Met.difp.de natura entis. Ad Conficm. tunc ratio
vaiuoca eft perfe- €tum ptincipium conueniendi , quado in infcriora de(cendit
eodem ordine ,& pec differétias prorfus equales in perfe&tio- ne
cílen:iali, quales fur indíiuiduales , fi diffecenciz non fint zquales;reduadit
inzquailitas in. rationem cómmunem , ob qam deficit aliqnaliter ab. vniuoca-
tione,& ad analog'am vergit ; potius er- go ex defc&u inz qualitatis in
contrahé- zibus, quàm inclu(ionis in €;$, procedit , quod ratio vniuoca fit
rantum principiü conueniendi ; & rurfus falfum eft , quod affumitur in
confequente , tranfc tiam.(.caufare huiufmodi iaclufionem , Ad aliam Cont.
falfa eft maior; vt n. có- ftat ex 3.concl.otiam inzqualitas ex par- te
coacrahentiurm przcisé emergens (ub modo analogiam inducit(fiuc hzc apcl. letur
analogia M -caphytica, fiue tit fo- luin Phy (ica,vt aliqui contendunt, parum
refert) nec indé fequitur nullam. rationé fore perfe&é vniuocam , quia etfi
quzli- bet habeat in infcrioribas diuetüitarem ratione di i non tamen (em- ^ P
Quafl V. de Natura c/Analog. efe. T. 171 er hzc diuerfitas in inferioribus cft
ef- entialis ; fal eft etiam minor, vt (epà di&um eft , quod tranícendenria
caufet eam inclufionem, Ad vltimum (tís pa- tet ex (olutione tectie Conf.
prim!argi« menti conira primm coaclafionem ha- ius art.qualis depé4&ria rc
juiracur vnius ab alio in parcicipaada commam: rtio- nsalialaceadin aniloztam,
& fatua cft potentiam vitalem cffc in genere qua litatis,vt notat Do&or
2. d. 16. q.v. ARTICVLVYS-TIt 'N«m a nalogam dicere. poffit couce- pram »aum
ab. analogatis precifum . 67 Vitam hoccxaminarifolet c de cüceptu formili,quàm
obie- &iuo, nostiumé przfertim dc obiect ao diferemus,nam iud? con tabit,
quid di^ cé.lum (it de conceptu formali, quia nmt- lam potet habere vaitaté
concepts foc- milis , quàm nonaccipiat abobicitiao per ipfü n reprzfentrato, vn
tas li juidem imaginis ualis e(t
conceptus formilis , non a (i exva tate rci reprzfentat qua lis eft
obie&iaus;potc& acen jl; vade (a9 tis allucinantur illi ; qu! analo
2tís vaici- tem conceptus obie&iui denegátes , có- cedunt vnitatem
conceptus formalis . Prima fentencia. nzgit. vniuerfaliter aaalogis omn bus
talem vnitatem conce ptus , & aíferit analogam dicere cantu n ipfa analogia
in confu(o , prout hab.nt inter fe aliquam habitadinem ; ttà Caiet.
tra&.cit.Complut. & Ioan. de $. Thom. loc.cit. Zimara ia tabala vetbo |
4» 1/92 € Fonfeca 4. Met.c. 2. . 1. & 2. Vafqu:z 1,5.difp. t 14.caj.2, n.6.
Kuu usin Log. tra&.de analog. Pa(qualig. p. 2. Mcr. di* (p.3 1. Alteca
fencentia affirm:t po;e ia adalo 2is alti quibu(dam zeperiri cóce. pum vaum
przceam , ità Scoci(tzoés vno excepto Fuentes iam cic.) cü Scor. 0C. Cit. t. d.
3. 4.3. in (ol.ad 2. d.8.q. 3.in fol.ad 5. & quicum jue cin ipfo tes nét
analogiam eie cu vaiocicioae tn. terdum compo dibilem . f«3u/tae Suaccz in
Mer.dit p.a. (eck. 2. dip. 217. (ect. 5,
& dilp.3 2. (ck. 2. Hurtadan Log- difp.9.. Cc 4. ud. 272 fe&t.5. Auet(a
in Log. q. 15.(e&t.5. Serna in Lo g.difp. 3.feQt.r q.1.art, 5. & multi
ex iniguioribus Thom:(tis Caprcoius t. d.2.q. 1. lauetl. 4. Mct.q. t.
Sotus.cap. 4. Anteprzd. q.1, & quicunque tenent ens e(íe analogum, &
haberc conceptü pra- cifum ab interior bus. 68 Pro dccifione qua (iti
recolendum eft cx praccedenti articulo ex. analozis quadam clle , quorum
fignificatum non reperitur formaliter ,& intrinfcce, n (i ia principali
analogato,in cae:er:s auté per denominationem extciofecam , ità (e ha- bét
analoga attribution:s , & proportio- nmalitatis primi modi,vt patct de (ano
rc- fpc&u animalis, & medicinz , & de ri(u tefpe&tu hominis,
& prati; quzdam veró etie , quorum fignificatum reperitur for- maliter,,&
imirinlecé in omnibus analo- gatis , ed primario , & principaliter 1n vno,
n quo c(t indepeudcaccr,;in alijs vc- ró dependenter ab illo, & ità (e
habent analoga attributionis , € proport;onali- tatis (ccundi modi,vt patct de
ente re(pe &u Dei € creaturz ( quod (upponimus efte analogum attributionis,
vt in Mec.) de principio reípectu fontis,cordis, fun- damenu, domus, &c.
hoc prenotato « Dicendum 1.analoga attributionis, & roportionalicaus primi
modi non potie fast vnum conce xum cómunem,ncq; obicétiuom;neque formalem,íed
plurcs, cum vnitate tamcn cóparatiom.$, & con- notionis, quo (olo d: fferü:
à pure zqui uocis. Conclutio habctur quati i0 tccmi- nis ex DoQoore cit.in 2.
d.12. q. 2.;in fol. ad 4.pro altera opinione;vbi fac loqu:tur, von c[l idens
conceptus jautatis,qui di- ctuy de vrina, de animali, € dc dieta , nam non. efl
idem formalis conceptus fanitatis,vt efl equalitas bumorum , vt cfl quid
caufatiuum janitatis, vcl fiu. gnificatiuum [anttatisy licet in viroque.
materialiter inciudatur formalis con-- ceptus fanitatis,Q" tunc dico ,
quod bu- iu[modi conceptus P formaliter di- utr[i in 1llisde quibus dicuntur na
cau- fatuum. fanitatis efl formaliter in die- ta, vel intali potieuesvel berbas
fignifi- catiuwm in vrina efl, C7 bi cóceprus for- maluer diner[i | , y i NEG
Difgut.1. De Infirumenmis fGiendi Mah E 4 erdinanjur ad isdà con- ceptum
fanitatis, qui walitat, vel — — proportio bumori y quá n fic f rmalie —— terest
folum iu ammali, pet quz vlti-— ma verba iníinuat vniratem cóparatio- - nis,
& connorationis , quz cft propriae — analogiz,maior quidé vnitarez4uiuoca-
— tion:s purz , quz cítfolius nominis, fe minor vnitate vniuocar.on.$ , quz
dic? vnitatem conceptus cómun s omnibus, vt ait in 1.d.8.q. 3. infra E. idem
dici debet - dc rifuccipedtu hominis, & prati; quod — - cit analogum
preport onaltaus primi. modi, non ergo va;ras aliqua natur & - conceptus
fignificau dcbet concedi bu- — iuímod; Mee ad fumn tudo quedam, jux non uc pec
m rz, & ab(olucz vnicaus, fed per cu:u(dam attriburionis, & prox qua
(olet dici vn tas propottional rd HNIC aucé concluíio, q tas horum analogoruim
non conlift aliquo,quod iatriníecé EE nibus,(ed in ociine vmus, vcl p vnum
terminum y à quoreci minationcm, quia ad. iilam On. noutoncin vclhibiudinem
ergo ita —— aniloginon Ma i | vnucon- - n. Ccepai.a probatur ejuentia, ratas 7
dan lis vnicas,cam (ic nitas ordinis, & habí tudinis vn:us, vel plucium ad
aliud; necef. lario pluces petit conceptus illi ordini ad , & ad talem
connorationem , S habitudinem exercendam neceffarios.- Conficinatur , qui ei,
quod rea ; tercale , & pet incinlecam denominae. Uonem, i quod ett si quid
tale, & per : extrinfecam , nó cft dabilis yna ratio có- eri outs ege
1.d.19. q. e. i ita rc$ (e habet in his analogis, quia fo. priacipale analogatü
dicitur fimplicaer & abíoloté tale per inttiníccam denomi- nationem ,
caetera vcró talia fecandum. qu:d pct denominatioaé ab illo; & curfus hi
ral;isratio communis. eft abftrahibilis, petendam ett, an (it intrin(ecz
denomi- nationis, & fic no crit cómunis omnibus, quia uon in omnibus talis
forma eft in- - t'in riníecz denomi- feca , " tantum extti , Pationis,
& (ic noncompeterct, Tandem in hi. anilogispecu- — sd cge Res , analozato.
Dülcéicorü axio- liaritec. verifieatar comune i S.V. de Voitate conceptus
.AnalogeArt.IT.— 175 axioma, qubd analoghm per fe [(umptum flat pro feteejiori
frei tato 5 fignum «uidens non poffe ab his ànalogis cómuné abítrahi conceptum
, qui, ( id poffibile , vtique pro hoc commnni (üpponc- ret analogum ab(oia:à
fümptum;& hinc fit , vt huisímodi analogum. nequeat cíic medium in
demontratione , quia figai- ficat rationes plurcs . 70 Dicédum 2. nec etiam
omnia ana- loga denomina:ionis intrinfece habere vnum conceptum communem
przcisü , fed illa tantumque (unt attributionis (e- «undi modi. Conciufio
colligitur ex Sco- cit. & probatur, quia analoga propor- tionalitatis
fccüdi modi vtique (ont ana- loga per denominationem incrinfecam , quia
vnumquodquce veré dicitur tale , & ion meraphorice rantunt, vc conflat ex
di&is art. prazced.concl.2. & camen non habent vnum concepuuin cómunem,
er- £o non omnia analoga intrinfecz deno. minationis habent cómunem conceptum
abftrahibilem ; probatur aiumptü, quia vt repra(enientur hzc analoga, quatenus
talia funt , debent teprz(cntari proprie rationes ipforü fundantes diucrías i
portiones cum aliqua tantum | incer fe (i- milicudime, qua itas appel- latur,
fundata ;n :llis diucríis proportio- nibus ergo hzc analoga, vt cadem (ecun-
dum proportionem, nequeunt reprzcn« tari vn:co conceptu ob:ectiuo, quia licéc
hibzant vnitatem,& conuenienttam pto- portions, hec tamen couuen'entia adeó
exilis cfl,vt nequcatilia coadunare in vni cü conceptum obiedtiaum, fcd m.
habet vim conncétendi diacrfos illos conce- prus adinu'cemscü .n proportio fit
císc. tialiter ad aliudynon porc ít aliquid intel- ligi) vt proporcionem
hibens, niti cü alio. coníeraibr , vnde ex vi conceptus ipfius, d: bet ctiai
aliud concipi. Conf. quia &. fi hacanaloga finz talia perintrinfccam,
denominatioaem forma , hzc ramen dc- nominatio non fumiturab vna forma 1n.
onynbus.ipnziníccé repertasfed (ümitur à pluribus, & diucrtis, non quidem
vt om- nino diuciis, ficut coptingit in zquiuo-. cis, fed vt proporuone
fimilibus ,. yt ex« plicatum cft cone 2.pigeeduare, | 0, 71 Exhoc probatur
altoca conclufio- nis pars , quod nimirum analoga attcibu- uonis (ecundt
generis hàbeani vnü con cep:üm coimuaem orzc'(um , quiahzec gpyriéy ac
intcinfece zalia d cüzur ab vna eiuíde:m racionis,vr quae: aatura cómu- in
inferioribus , ac pro'ude vcre, & proprie conuenit in tal: forma , ratione
proprie cóuenic nig ab(lcahibilig eft vna catio comunis omnibus, vt patet ente,
& ceiccis canícendétibus, quod quidem cft ( quod cit valde notandum) monet
Doctor 1.d.8.3.5. ralem vnita- tem conceptus his analogis cóuenirc nà ex
viiphusanalogia, c.n vi vniuoCa- tion s annexa (vccnin dieemus art. fcq. oninia
haus generis aniloga mixta funt cum vaiuocacionc) ná cx vi (implicis ana logiz
nequeupt habere , niti vnitaté at- tcibutionis, & ord:nis ad primum analo-
gatum , quz licet (it maror vnitatc zqui- uocationis , adhuc tamen minor e ait
Do&or) vnitatc vnuocationis , vtpote qua indifferenter compoflibilis clt
cam hac, & illa, cx quo patet analoga,vt aga- loga,nunq:iam peruenire polle
ad vnita* tem conceptus abftrahibilis , quia hac eft gap vniuocorum. . rer 72
ln oppotitum objjcitur Primo , probando omnia analoga «n vniucrsü ha- bere
conceptum communem prazcilum . Tum quia omnia analoga , quancmuis
impertecta;analoga funt, non z quiu0Ca, cto habent aliquid co.nmun-, nó folum
in voce,ícd ctiá in re (ignificata per illà. Tum 2.cercum eft analogum de rn
logatis pradicari , vel igiiur f'ola vox có» munis praedicatur ,.& (ic
ecuncze jiriuoca pura, vcl aliquod có:mane figuificatü pec cam,& habeur
inceacum. 1 dm 3.quado concipiuntur analoga conceptu reprz- f otintecóucnicnuam
ipforum, vcl con- € piuntür Iccüdum rationcm aliqua com m.nem,& habetar
intent ycl (ecandit r.tioncs
paruculares& (ic uo concipiu- BER FANE conucoicniz, Tü 4-qudo plura
concipiuniut, vt plura, fe» cundü tationes quiddjtatiuas , cózipiuns tuc vt
zquiuoca, ergo yt Coneipiantas ur 174 18310ga, debét concipi fecundá aliquam
rationem communem,& vii, Ta td- dem vel aniloga, quando concipiuntut , funt
plura fimpliciter , velal:quo pa&o vnum,(i primum, non cogn »(cuntur , vc
analoga , (ed vt meré z ju uoca quia ana loga (ant aliquo pa&o vaum , fi
fecua- dam,ergo habencaliquam rationé obie- Ctiuam van'tatis. t 3. Rep. ad
r.analoga ex vi analog:z estis có,nunem conceptum , in quo coadunentur
obie&iud , hibere tamcn conncxienem rationum | particularium fecundum eífe
ob e&iuuim; habent enim inter (e , vcl ad vaum certium tilem. ha- bitudinem
, feu dependentiam, ex ui cu- ius unam concipi non po:eít (iac alio & in
hoc (ecern intuc ab z juiuocis , qui ex vnitace vocis non habeuc talein con-
nexionem particularium coaceptuum ; fiquidem ad prolationé vocis Galli , aut
alterius nominis meré aquiuoci poteft ad libituai intelle&us ita folum
conci- pere gallum gallinaceum , (icut & homi- nem ex Galliaortü. Ad 2.
analogum,vt analozum;,dicitut de plucibas,fecandum diuerfis rationes ,&
(ecundum aliquam hàbitud:nem , analoga quidem attcibu- tionis d;cuntur
(ccandu:n habitudinem , qua vnum ordinatur ad aliud, proportio nalitatis veró
fecundum habitudine , qua vnum compa;atur , & quodammodo a(- fimilatur
altcri; «nde ex v! analogie nal- la habetur vnitas , & commun:tas ratio-
nis, fed folius nominis, cui (ubttituantur immediate diuer(z: rationes
obiectiuz , non vt ab(olacé diucríz , fed vt habeaces proportionem ad'nuicem,
in quo analo. gad fferunt à puré £ juiuocis , que. ha. bént càmunc nomen
diuer(a figo:ficans, & (ub racionibus diaer(is ab(q; vlla pror- fus
habitudine , vel proportione vaius ad altetun.. Ad j.pec nomen anilogum, vt fic
conciptuntur immediarà ipfa analo- gata fecundum fuas proprias tationes , non
abíoluré (um;xas , fed vc proportio- nabiliter (e hibentes iuter (e , &in
hoc fen(uü dicuatur concipi: fecun lum ratio- nem conuenienti£ ,. Ad 4. analoga
licet concipiantar,vc plura , & f. un di- uctías rationcs,aon camca
conciprücuc - Difgut. LI. De Vocibur. vt zquiuoca,quia fima! concipitur pra«
portio, quim hibzac adimuicem , Ad y. concipiuntar, vc plara fimpliciter,&
vad proportion iliter, quz vnitasapitibutios — nis, & proportions dencic at
quiuocis , — & minorcitvnitate valuocurion'g, — .— Secundo ob jcitur
probaado , quod. - aniloga omn a , (altim incciaíecz deno- minarionis, habere.
debcanr conceptam co.mnunzm precium , Tuin quia ideo coaceditur talis va tas
analogis. attcibue tionis fecund: gcaeris , quia omnia anas logata funt tala
pec denominationé ig» crinfecam,cum ergo ita (c hibeanc etiam analoga
pcoportionilitatis fecuadi ge- nctis,ip(is etiam vacas concepcus obie« & ui
acgaada non videtur ; Tum 1. quia. 9 nan? io Ktcahib lis videtut racio coa
munis princip:j ad cor refpe&tuvirz, fon tis re(pe&u riuulocum ,
fuudament res—— fpedtu domus, &c. gabecnatons refpes —— uregentis
domu.n,ciucacem ,& na:&—— faltentandi carnes rel pe&ta ollis, &
(» nz,qug communis ratio futtentand: car- nc$, rcgendt, & principandi
poftea coa» - trah:tur. per racioaes peculiares íic (ü« ftentanli, (ic gubermandi,
GC principane ——— di, ergo his, & (1m libus anilogis non eft. 25 i neganda
talis vpitasrationis. Tumtane.— dem quia ipía (aitim proportiomalitas, —— — feu
fi militado proportionum poteit ab. in. his aa lo zs przr(cindi, & illa
vnico com 5 ce; reprzlentari, &c. ooh 74 Refp. ad t. analogis attributige —
nis(ecund: generisdeberi , & alfignari — — vnitaié conceptus, nonprzcisé
quiaime ^ ^ — trinlecé talia denominentur, fed quiaic — - denom:niutur ab. vna
, & eadem for- ma in omaibus , quod non contigit in analogis
proportionalitat;s fecundi ge«- neris, vt di&um eft in probanda fecunda.
conclufione. Ad z.in illis anilogis fub. nomine principij, gubernatoris ,
&c. re vera non fignificatur vna forma , vt mul- ti etiam ex noltris
exillunant , que fim - pliciter lit voainrauone, X quiddii formz , fed (olum
iatinuatar conueniens tía, quzdam in iingulis in modo habendi. fuas formas,
quod cít (uo modo , X poruionabler effc tale,non fimpliciter, » vadc rauo
v.g-priacipij um co Quaflio V. De Viitate concéptute/fnalog;c Art. I1. 135
& íincorde non dicit aliquam vnam for- mam conílituentem rauonem funda-
inenri,& cordis,ícd omninó diuerfas for mas,(uo tamen modo habentes
rauoncim prodi & hoc tenemur dicere, ne con- undamus vnitatem dip ever cum
ynitate vniuocationis. Ad 3.conccdimus poflc przícindi conceptum proportio-
nalitatis, at nomen analogum , .f. princi- pij; gubernatoris,&c. non
(ignificat ara. ipíum relationis, in quo conueniunt dua proportioncs ,quia hoc
fignificatur per nomen ipfim proportionalitatis,fcd fagaificat ipfa extretna ,
inter quz verla- tur proportionalitas , quz quia in racio- ne analogorum non
coníiderantur fecuri dum gradum communem , fed fecuodum proprias rationes , vt
tamcn proportio- nabilirer fc habentes, ideó ab illis, vt fic abftrahi nequit ratio
aliqua communis ; etíi ab iptis rclationibus abttrabi poffit , Xertio obijcitur
€ contra nullum proríus analogü pofie habere conceptü vnum pau analogatis
communem , quia plané implicat ; & cft repugnanria in terminis,quód fit
conceptus analogi , & quód fit vnus,quia analogia intrinfe- €é includit ,
vcl plures rationcs habentes inter (c proportionem, vel plures habitu dinesad
vnam formam , ratione quarum «oncepuus obiect;uus analogi non po- teft cíle
vnus. Confirmatur quia fi talis conceptus non attingit pue rationes , fed vnam
, in qua fingula inferiora con- ucniant,iam erit vniuocus, nil cnim am- pliussd
vninocationem defidcratur, quà prafata vnitas . Si dicatur cum Suarez , potfe
analogum prafeferre «oncepium communem, votimfcd mmaqualiter in- fexioribus
communicabilem per -diffc- rentis$ dcpendcntz , & independenuz , ira qnod
imiclligatur pr:us defcenderc ad vnumabalogatum ,: & pofteriusad aliud in
victuie prioris, ac proinde mon efie: y- piuacum, de cuiv$ratiopé eft. cfle a
Qua- liter cogwounicabilem infcrioribus fine eíienti crdenua vniusab alio ;
& fic adhuc inco corfiftete rationem: ana- log;z uia in illo vno , &
codem concc- pui conmeniont ipferiora ; & diffcrunt , — Los ront ratione
illius inzqualitatis, Cone trà initac Hurtad. conceptus communis non cíl
diuerío modo, & ine qualiter par- ticipabilis, nifi ratione modorum contra-
hentium,fed hi modi nonincluduntur in conceptu abítra&to , neque igitur
inclu- detur illa inzqualitas . Neq. dicas,quod licét in conceptu abflra&o
non inclodan tur hi modi , tamen includitur ordo ad bos modos , quatenus ille
conceptus eft Prod natura capax; & cxigitiuus talium differentiarum
inzqualium . Namin conceptu abílra&o ; vcl confideratur hic ordo; &
turc nó potett e(fe abítra&us ab his modis , ficut ordo potcft con-
fiderari non confideratis terminis , ad quos cft ordo ; vel non copfideratur ,
& lic abftrahit ab ipfomet ordine. Acce- dit,quód admffa hac incqualitate
ex par te ipfiusrationis comunis prodeunte, &c non przcisé ex parte
differentiarum , jà ille conceptus non erit in fe vnus,fed po- tius geminatus ,
& duplex, quia 1nzquae litas neceffarió exigit duo. Si dicatur , hane
1nzqualitaté non tol- lere vnitatem cóceptus, fed tantü ex par- te
minuereyitavt non fit tà perfecte vnus, uantum ad vniuocationem requiritur .
Cond ; inftat Páfqualig. cit. non datur imperfe&ta vnitas,quia vnitasnon
poteft. tolli,nif? per multiplicitatem , & bzcex nauxa (ua perfe&té
tollit vnitatem ; ex quo fit,quód vnitas,& multiplicitas con- . fi ftant in
indiuitibili, vnde fi altera ab ale tera tollitur, adaquaté tollitur ; ergo non
poteft dari aliquid, quod non fit perfe&té vnum;aut perfe&é multiplex .
Accedit , quód omnis ratio Metaphyfica confiftit: iw indiuifibil , namefientiz
rerum funt ficut numeri $.Met. 10. ergo nonpotefk tolli indiuifibiliras mifi
ponatur mulie plicitas rationum formalium 5 ex quo: rurfus fequivar , quod
firario illa ad tne feriora deícendit , dcbet modo indiuifi- biliy&
fecundum dcr hat icncia ad omnia, quianop Ma a sc,fecundum quid n ek ipdtatur
io- quin cflet diuifibilis, fraucem fecundis fe totam ad omnia defcendit, iam
defc ndis equaliter , ncc perfectiori modo eft in vno» quàm in aliquantum tft
cx (e , (cd tantom ratione contrahentium . - 46 Refp. hanc difficultatem ;:llos
vr. gere; qui admittunt poffibilé effe conce- pum przcifam ,& vnum puré
analogü & clem dc fiéto ponunt conceptum en- tis, & cuiufq;
tranícendentis , at nos non admittentcs. parum analogü, leuiter pre« mit, quia
libenter concedimus analoga ; vt analoga nunquam Pony poflc ad vnitatem
conceptus abftrahibilis,quod fi interdü talem videantur obtincie vnita- tem, vt
in tranfcendentibus , hoc vtique non cft ex vi ipfiusapalogiz , fed ex vi
vniuocationis annexa , analogia enim fc- cum non defert , niti vnitatem
atttibutio- nis,vcl proportionis ; quz eíl vnitas im- petfe&ta femper
inuoluens, vel plurcs ra- tioncs inter [c proportionem habentes , vel plurcs
babitudines ad vnam formam, vt bene concludit argumentum , hac ve- IO vnitas
atcributionis addita vaitati vni« uocationis , cum quabene compoffibilis eíl,
(icut vnitas minor cum maiore , pro- prié non minuit cam , (cd tantum reddit
inzqualiter participabilem ab inferiori- bus; & quamuis hzc inzqualitas
oriatur ' €x ditlerentijs analogatorum,vt conten» dit Hurtad. tamen adhuc
dicitur oriri quoque ex ipfa ratione comuni exigente tali modo , &.tali
genere inzqualitatis patticipati, quia licer in illo (tatu áb- firaé&tionis
prarícindat à d ffcrcntijs , ta- men conlideratut adhuc, & fundamétali- tcr
cft capax, & cxigitiua differemiarum ficinzqualium; non igitur ex dcfcéta
v- nitatis talem conceptuim appellamus ana- logum, ied potius ex defcétu
zqualitatis; qut requiritur ad perfe&tam vniuocatio- ncm; l'raterquam quod
falfum e(t;quod Paíqualig. addcbat , nó poíle dari vnita- cia nifi bt peifcóéta
vnitas; nec multipli" €it2:cm nifi fit. perfecta muluplicitas, giam quis.
non videt in vtraque dari lati- tudincm? fané Arift, $.Mct,.12a.. plures gradus
vnitatis di(Linxit; dum dixi a/1a muero, alia gencre , alia fpecie » alia
«nalogia vnum funt,& de «um vpitate fpccifica naturz. ftare multi-
plicitauem eius nuncralen & ci vnitate &enerica flate fpecificam,non
crgo qua- hibet mükiplictas ftatim ex inegro qua- "Difput. 1H. De Vocibus:
libet dcfiruit vnitatem,necquelibet vniz — tas dici poteft (cdtantü illaque
nullà (ccum compatitur multiplicitatem, - ARTICVLVS TERTIVS..- i "4n, C
quomodo analogum mediet. in- X. ier vniuocums, Cg «quiwocum. — — 77 A Pud
Thomiftas omnes itacertü eft analogü mediare inter vni«- uocum,& zquiuocum
, vt id potius fups. ponant, quam difputent ; vnde pauci trae - &anr hoc
quzfitum in terminis, Scotis — — fiz écontraitaprocomperto habét ope — —
pofitum, vtabfolucépronuncientanalo- gum inter vniuocum,& zquiuocum nul».
latenus mcdiare poffe , ita Formalifta- omncs art. 1.Formal.Sire&t-Vallon.TrG«
bet. Faber 4. Met. loc.cit. Meuriffe in fua.
Mct.lib.1.q.2.not. 3. & alijpaffim. Pro.— refolutione quziiti not eft
analo- Lrsibspes poffe dupl;citerformaliter,.f.— materialiter , analogü
materialitereft — ipsümet pradicatum quod denominatur — analogum , Moo ipamet
—— ratio analogiz,qua ipsá tale de nat — Quarc cü quzritur, an, & quomodo
ana- logum mcdiet inter vuiuocum , & zqui uocii poteft quefitum intelligi
de anal go formaliter ,& matctialiter fumpt iuxta diuerfam analogi
acceptione qu Riggris diuerfimodé refoluenda . 78 Dicendumigitur cft
iuxtaallatam dittin&ionem, quod analogü formaliter fumptum ita mediat inter
vniuocum , &- zquiuocum » yt nunquam cum icri coincidar, at materialiter
fumprum feme. per cü alterutro coincidir ; & (cafus eft reperiri non pofle
przdicatum » m quod fimuJ vrina vcl vniuocum ; : du | quiuocumyita quod ratio
analogie in ali-- quo przdicato fola reperiri non poteft, ————— rc tta
ocatione; vcl gt | quiuocationc,ícd quamuis analogürícm- per fit matetialiter c
vniuocis,. &zquiuocis , formaliter tamen fempez— - renanet
impermixtüsquatenusratio for - malis analogie nunquá coincidit cum tae tione
formali vniuocarionis , & gquiuoe cationis,& vanas analoga: eft
formaliter diucifaab ynttaic yniuocationis, & equis | Be Vyitate Gonciptus
e/Analog. rt. LIT. osddons, fiquidé eft maiori(to, &
mi- nor illa . Cóclu(io aperté craditür à Sco- o 1.d.8.q. 3.in fol. ad 3. E.
vbi docet vni- fatem analogia ; quam 1b: vocat attribu- tionis, e(Te vtique
maiorem vartate zqui- üocationis féd
minorem vnitate vniuo- cationis, ac proinde else c.n illa cópof- fiblem;quia
non tepugra: minor vnitas cum maior ficut quz (unt vnam genere fant vnum fpecie
, licét vnitas generis fit minor, quàm vnitas fpeciei , ita inquit Do&ot ,
licét vnitas attributionis nó po- nat vn:tatem vniuocationis, poteft càmé ftate
cu n illa , licét hec non lit foemali- tct illa, hec scocis,quibus verbis
Do&ot duo man.tefl é mtinua: (quz sát dux par- tcs noftre conciufion: resin
ett, analo - iam flare potfe cum varuocanione, vel a quiuocarone in cozé
pradicaro , quod coinéidere materialiter cü. votuocis; vel zquraocissátrerür
quód eftó ita com , alhüc tamcn femper eft formali- ter diaccía vnitas analogie
ab vnitate tá ,quàin yniuócationis,cum dn coníonéta rcpéritur , & e(t qaos
ammodo inedia, quia eft minorifta , & maíor fla; &'quidem banc
veritatem at^ tigit P. Faber in (ua Phiof. Theor.95. c 1.*n finc;
VbiCGianyfolaictationem alio- rüm'Sco:rftarom imóppofitam ,'quami- uic poftca
Met Aoc. cit. eadem rariodd fitus 'abtoldté'voohhcier an doEü mut? lo modó
1dtéraitócim, W s quiuocum tiedrare Be qiiod ficecvnirisamiogis fie
fortmialrierdioerfa abwniráre vniuoca, & mitioc inl! , tamen non ef media
mreft vilitatedi vritiocam ; & ze juidocam. ^? * "39 I'rübatur iraqüe
ih Primis conicà T hotniftas'omftc$ andto£um' marerfalicer $E jet cóincideté
cüm «maneo j & eduic tio£o, ac proinde datinosi poffe praedica tum ,
q&od (it pure analog medians LE tCPyniuócinm, & erus "Vnitas'dha-
im et quedam vorcis! [iréportioBis ; potiusviitàs cuna damordinis, & ac- |
e vntos ad aliud vcl piuciiri: d'tertium im ctr fatrone equa fien ffecüdumi
prius, & potierius,! fed'hie COP nh edel i füc té zqu'uócattonis; &
vni-* vicéarionis j etgo fcaftra! ticdius c1 -difi-i gnatur locus, maior patet
ex di&is hucuf* que deratione analógiz , probatur mt- nor, quód enim talis
vnitss attributionis ftet cum vnitate 2 juimocationis quz cít folius
nominis,pater de rifa cefpectu ha- minis Ici, & prati cidentis, quibus
vtiqg eft cóiune z juiuocum, tame prius dict- tür de howine,pó:terius de prato
depene €i poflunt dc his a jurocis à conilio; im quibus ob ralem ordinem,
&attribatioe nemab omnibus admitutur analogia ; qp Cam eadem vnmitas a
tributionis ftet cá 'Ynitate vntuocationis , probit Do&.loc. Cit 1.d.8.3.3.
& d. 3.2. 3. Q. nam Aul, 16. Metitex. 2. & inde concedit orditicem (fentialem,feu attriburionem f pecicrum
einldetm gencris ad vnum primum inillo gencte quod ef! métrum, & menlura om
tium aliorum,& támen cumhoc ILat vni- tas vn'mocation's ratiónis generis in
ipfis fi'ecicbus ; quod: adhuc vlterius'oftendit otor , qura nunquam aliqua
comparg- tüf;vt menfurata ad menfuramyni in ali» vno conaeniant , (icut eim
coparae fimpliciter e& in: fictipliciter vniuoco 5. ehyCtox24: &
inde;ia omnis compas tio eft in aliqtiabrer vninoco , quandg. n. dicitur, hoc
eft ius tllo; ratnr,quid perfectiüs ?. oportet ibia (Tim. realiquod cómune
vieiqueyita quod ome $ cópacacim deteemincb:le comune cft vt
riqoe'éxtréi&io:comparationis uon «m. in eft pecfe&ior hono; quiim aíi
nag, ed perfeét iis áni tial, cibergoali jua pof irit cÓpurariin etes «p omiies
Fatentur elTc analoz ,ét quód D-us ctl perfe&uus en$ ctcatura, oporter
enctare effe vtris tóminem , tn qiia) cá fitaccributio vnius ad atiudyclaré
patet, suotnodo eii vaxtate dtiributfdnis It cvm as in uocadonis.. c3
"UgRurfd cánc Áliqued pre d:caauncene fecir oiiidduemg cunt Minibus
Conucmt s [:d iwnirhochuv; & vhiidependcater-ab alo , ànvIàpra nomkqoe
(mper aliquá fee cum delére inaequalitaréay ; &cattributios nemi vis ad
aledjob quam ino;nnibus áfalobis vei à mper ett iu aodo( quia fane afeno
snalozorum cinagis vC« rificaeic , quàai m atio ) Dialzéticorum axioina;
analequm-abjolw à «3 278 Difrut. 1H.flare pro. famofiori fienificato y pótaüt
przdicatum huiufmodi babere ad illa plura cum tali ordinis vnitace cómunita-
tem foitus nominis, vt e(t de rifü re(pe&u M & prati, aut etiam
tationis , vt de cnte rcfpc&u Dei,& creature, nec tned.ü videtur
excogitati polle, (i grim, etit aralogü ax«uiuocum,fi (ecundü , erir analogü
vniuocum ; & hzc cft pou(lima rfatioycur Ar.ft in antepczdicam.cü cgif- fet
dc x ouivocis, & vniuocis, nullum dc- inceps inftituit de analogis (ermoné,
quia addito ordine prioris , &.potterior:s ha- bent cundé modü przdicádi
cum vniuo- €is,& mquinocis, & cum eis coincidunt. $o Loftremó probari
potcft à (uffi- €ienti dinifionc;analoga cnim omniayaut Mant atiributionis ,
aut proportionalita- £is, vt patet cx 1.srt.Dam aliz dua (pecics inzqualitaus ,
.(. & «ranfcendenuz non fant à primis duabus condiitin&z ; (ed hzc
omnia coincidunt cum voiuoc;s , vel aquiuocis,ergo &c. Probatur minor , nà
analoga attributionis , & proportionis primi generisfané cum aquiuoci$
coin- cidunt , quia ilii$ (ecundu:n nomcn coam- mune correfpondencrauones
diueríz, vt patetex cori natuia dam explicata , quia primum analogatum inter ca
proprie cft tale, (ccunduin unpro prie , & per mceta- phoram , primum
abíolu:é cft tale, alte- rum pcr quandam fi imilitudinem, & pro- poruonem,
primum c(t cale per forman fibi intcinleram, akerum cxtrin(ccé ran- tum &
pet (rmplicein. habitudinem ad illad;vt patet dc (ano re(pectu medicinz, &
diciz, dc ri(u feipeidu hominis, X pra ti vndé nó (aus coíultó P, Faber in Met.
loc.cit ait (anum in otdinc ad illi ctl prae dicatum varuocum , plane hoc cíl
conira rauoncm, & Scoiü ipluinyquitn 2. d. 12. Q.2.ad 4. clarius 4.d.12.q
1, (b H. do- cet c(ie prz dicatum omniaó £uiuocum verbis ita cxpreilis , vc
nullum adanittant gloffam. I:& analoga proportionalitat;s (fecundi gencris
eito talia dicantut. pec inttinfecam denom:nationeum , adhuc ta quia talis dcno
ninitio 00a (umitar ab vnaforma ciu(dzm rationis in oa: fcdà detis in ungulis
illorum ex.iten- non vt Q;nning diucriis, (cd vt A T De Vocibus twi toportione
fimilibus , vt fatis (upra eg Picard cit ,idcó adhuc ad mag pertinent , quia
non eftabitrahibilis ab cis vna cómunis racio , vnde ncque faris con(ultà hzc
analoga reducit Mcuc loc. cit.ad vniuoca, Aniloga tandem attribut tionis
(ccundi generis, quia inccinfecé de-. nom:nintur ab vna forma ciu(dé ratio nis
cx ftente in fingulis , qua de reab- ftrah:bilis eft ab eis cómuuis conceptus,
(pcétant ad vniuoca,vt patet ex di&is,ec- go an1loga oum, cu'ufcun que
fincges neris,ad vaiuaca reducuntur. vcl ad jui uoca iuXta varictaté analoz;z ,
nec dari poteit purum analogam , quod nec vai- uocum fic nec z:quiuocum, (ed med:um.,
Ke(pondent quamplates Recentiores. cum Suarez lupra cit. quod licet |
actributionis lecüdi generis habeant wai- tatem conceptus, & toferioribus
fuis có - ueniant non (olü sm ;dem nomen , fed éc (ecundü eandeat ratione;n,
adhuc tame vniuoca non unt , quia prater vaitarem nominis, & ratioa/s ad
vniuocationé ad- rc quicitur,quód illa ratio communis g:ualicec participecurà
(uis infer oribus, acqi 1dzó dcfedtu calis qualitatis przfas — tà analoga , quz
comprci:endunt oinnia tanícendenua, nec poífe, nec debere dici vniuOca, quia
ing-jualiter deícendunt ii Deos €tcaruram; (ubitanciá. & acci* ens , quz
euam (it opinio quorundam veteruin [. bae ph laucll. ftete in hoc, quod
pacticipetur fc pr/ás, & polteciusy vaiuoci vero. q parti- Cipccurc
equaliter ,;deoque analogü. me» diare intet vniuocum , & z;u:uocum , quia
zuiuocum nulio modo participa- . uir fecundum rationein, vninocam partis
cipatur zqualitec, analogum vcró inzqua
(ecuad.umn prius , & yo (terius . 81. Scd hzc ce(poüo ex dict:s
corcuit, tum quia Acl. ia definiaone vaiuoco- ruin huius zz jualitatis , quag
dicunt for-- mal.tfi aé có ticuece vniuocationcm ,ncc verbu a quidem fecit,
(1gaum eu:dens 4 vniuocacionean à mplickec »» & ablolu famptam aó cile
accetfariam, fed canum ad va;uocatioaen pertectiffi nag, &. in pruno gradu
ca (upra a(lignaus , Em , Q. Pen mediet analinter "uniuot-Cortquiu. cft.
II. 179hyficam appellauit, tà quia hi talis equa- ps cflet ncceflaria,
fequereur (ait €or)quod nuilun: genus e(fct vniuocum, quia inter f, «cies
cuiufcücve generis da- Ur inzqualitas c(fentialis ob differentias contrahentes
, quarum vna cfl eflentiali- ter perfcátior alia. At re(pondenrquod aliqua rauo
communis poteft inzquali - ter participarià uis infcrioribus duplici- ter, vcl
inuinfecé, & racione fui, itaut sim. fe (it p.rfectiori modo in voo,quàm in
a- lio ,& in vno-cum cífentiali dependentia ab alio , vel exin(ccé tanum,
& ratione conrabenrium, & taliseft inzqualis par- ticipatio naturg
genericg. à (peciebus, que non tollit vn;imocatienem,ncc analo- giam conftituit
; cum meré ab extrinfeco proucniat , fedingqualitas primi generis proprie
vniuocationem tollit , & analo- jam ponit,quia prouenit ab intrinfcca o
ratione ipíius natura participate , qua intrinfecé perit contrabi. per
differenuas inz quales, & priusdefcendere ad vnum analogatum , &
pofterius ad aliud in vir- ture prioris ; & ita (e habet ens.cum cee- teris
tran(cendentibusad Dcum, & crca- Rrepecuri coe accidens, quantum- uis enim
abftra&é concipiatur. ratio co- vUs,^dhuc intali ftatu cft exigitina diffe-
réuatüng:qualiü, & iptcinfecé perit hüc ordinem, per Íe primó cop&tat
Deo,& depédenicr ab co rp «reaturas defcendat. 81 A: hac folutio , ecfrapud
multos plaubilis , cx dictis multipliciter reijci-tur, quia in primis Ariflin
vniuocorü de- finiuone nuliam prorfus zqualtaté me- snorat» qua ncccflaria (it
ad «onftituendü vniuocum fimpliciter,& ab(olucé süptü, Ícd (clan; nominis,
& ratiopis.vnitarem requirit. Tuc quia;fta inzqualitasana- logiam
conítituens,qua nimirum proue- niat cx ipfa rationc communi,& non.po- tius
folà ratione contrahentium, mulas. imphcare videtur doGi (Ti mis virisjno .n.
potcft ratio comunis inz qualiter defcen- dere;nifi aliquid dc fe dicat in
vno., quod non dicat inalio ahoquin 6 a qualiter, g» in vno dicit, cuam dicit
in altcrosz:quali- ter dcícendes, fed hoc flaze non poteft cü eins vDitate
& indmubbiltace na diminu. tà Lüc CIE 5 ybi de (e imperfeétius exiftit,
& diftincta,prout eft in iflojà fc pía, pro ut eft inalio rav;one illus
maioris perfe- Gionis , & quidem intrinfecé , cum talis inzqualitas cx cius
natura pullulare dica- tur; vcl fi eft vna , & quantum ett de fc, ciu(dem
rationis in omnibus , plané quic- quid períc&tionis inttinfece ponit i0
v005 ctiam ponit in alio. Tum ctiam quaa li ta» lisinzqualtas dcpendenciz ,
& indepcns dentiz (uffici ad inducendam analogià y €o quia oritur cx ipfa
ratione communi, & antecedenter cogiratur in ea ante a- &ualem
contraGtionem pcr differentias , quia cx fua natura petit talem ;differen-
uarum i litatem 5. hoc totum dici , & debebit de qualibet natura En nerica
, cum-n. qualibet talis (it per dif- inz:quales in perfcétionc ctlen- tiali
contrahibilis;talis inzqualitas cogis tari potcrit ín ca antecedenter ad cóira«
; X dici poterit oriri cx ipfa ra- có»íuni gencrica, quatenus, & ipfa
fuapcenátura, SpantemoMaHicacia » età crigitida pro fui contra&ione
d.ffcren- fic inzqualium. Tam deindé;quia fi dicatur,nec etiam ibet inz.quali-
tatem ex parte rationis cómunis à tem fufhcere adanalogià (ed przcisé ef- fc
debere inzqualitatem per differentias dependentiz , & independentiz, &
non. fufficere inzqualitatem per ditfereotias Ie Quores, & imperfectiores
c(Tentia- er fine dependentia, qualis eft inzqua- litas generis. Hoc plané videtur voluntas rié di&um , quia nec
ratio, necauctoriras ad id (uppetit: imo Arift. 7. Phyf. 3 4. & 10.Met.
26.0b hanc ter inquit ia natura generica iam fubeíic, X ratio fuadet , quod
qualibet 1ngqualitas in communicatione naturzy duiuinodo (i pes diffcrentiasc
(Fentiales, íut&icit ad indicendam | lain maie- remsvclininorem iuxtà
maioritacem, ee] minontatem eiuldem; cuim vniuocarione tainen compo ffibilem ;
qua de canía fus praali:goaumus varios gradus vniuocae uO0Di5, gia. "T $4
Altcra vcro parscócluionis, quod nimituüm analoga non coincidant forme r cuin
zquiuocis, vclwniuocis, led. 1 boc (cniu. medient umier illa — Ó ib omnibus
forté etiam a. Scotiflis rela- tisqui quando negabant analoga efie me dia inter
vninoca, & equiuoca, verifimi- le eft, quodin ptior! fcpfu loquerentur ,
efto corumratiopcs quid amplius proba- rc vidcantur. y & ideo infra
folücntur cx ea parte, qua nobis videntur officere ; & facil probatur ,
quia vtinqait D;odtor , vnitas analogiz , etramli reperiatur Cum vriinocatione
; aot zcuivocatióne Ih CO-' dem przdicato: ,'non tamen formaliter cenfandijdcbet
eur hac, & iMla;fed fem- pér manet Formialiter ab vrraque. diftin- €3,&
eft iriaior vna .& mmor alia ; vnde foimalitcr infpeéta mediat intet cas ;
cft maior vnitate zquiuocationis , quia hzc ett vnitas (olius nominis, (upra
quam ana ia addit vnitatéattributionis, vel pro- fóttionis;eft autem minor
vnitatc vniuo- cetionisquia quz furit «mam jer habitu- diücm ottributionis,ve]
proportionis nó €ft neccfie;quódalé liabeapt babrtudmé fecundim eádém rationem
omnibus in- ttin(cCé patticipatam, fcd f; fficit quocii- Que moedo'illam
furident y vt patet i exé- phis dcfanos & rif z»us allatis ; ergo vhitas
apdlopiz vctémediat inter vrram- Y cage: cü vtraque fitcópo fTibilis; Ac- t,
qu6d Jicet analoga feraper in 1€ » eóibcidant cum wniuocts y & e qunitiocis
, áliataincn (cmpgcr cftlauo vniuocatio- nisya quiGocitionis&' analogia,
nam fi anslogurh coincidir materialiter cosy at- O , idrio zquiumocationis
confittit illa corhnamitate neminis, cur rdtroncs diiicri a brief] GdCtstatie
veró anilegie «onh ti tin illaiualicarque vnitate pro- portionis, docu
ributiomsivni? ad aliud , us illo € Cu-uni B6 mise párticipár; Ayveró apalogum
coircidat cum. vnihos &0s ratios nteccarionis confiftit in 1a. vniaic
roninisj& rationis, analogia vc- tótimlia vnitate ordinis, &
attributionis wnius:adalind , vel plurium ad terum quademper cft miuer-vilitate
vniucca- nonis jcrgo analogum formaliter ium. tim veré n«diat inter; voiuoccm ,
viuoctn; ncc vnquam eoincidtie ; vcl permilceri poflunt , atm confundi (ccun-
dum duas. rationcsformalcs ; - Difost.1T. De Vobis. alc . fcqucnua in pratato
[enfu , negatur; ^ Saclneppolumobijcuur J:pro Tho. quid probare A. "ow 9T
s miftis probádo analogG proprié media? : reinter vniuocum , & zquiuocum.;
nam analoga dicuntur illa quorum nomen « commune ejl € ratio illa nomin fub- :
e$t eademypartim diuer[a y: quiz analogorum dcfinitio ab omvib. re« ,vt patet
ex art. 1.ab initio y ergo vcré mediant inter zquiuoca, quorü. ra«^ tio
importata per nomen éftomninó dis! - uerfay& inter vniuoca quormm racio
eft. proríus eadem. Tum 2.zquiueca habent-- folam vnitatem nominis , vnidoca
preter — vnitarcm nominis habec etiam vniratem- rationis ,& naturz
comnonicabilis, quae « vnitasanalogis jvc fic,conucnite 1 teft , fcd vl.rà
nominis vnitatem jÜ competit hib.cudo que dam;qui nont: . per modum vaitaus ,
fed vcl permodum - attri burionisjytl per m ngr ; ms 1oXta variás aralogia
pedes ^ Tà3-- analogum, vt fic; plura immediate fignie: ficat Iccüridum
rationes diner[as j nod - 7 abíoluié tumptás yy fed vtprope i - Íc habentes;
érgo innü anri E teft cum aquiuocoicountidesc , quódfi- — — gnificat plura fub
pm veniri ari Jit &propote! — hic;abfíque aliqua fh H uonc, & cum
vniuoco ; qrodbgnificae — pita fob vna,& éadém tatione, Tümay vniuocum;vt
Bic; diciccónaemienoáà p rom fub eadcm ratione preícindendi y zQuiocum'é contra
diucríitatemin rasombus prefcindendo acanucnienijà ,' crgo predicatum amas — —
lugum ,quodfimuldict virumque, né€ —— ctiam materialiter potcflcumiftiscoins
——— €idcrealioquin idem praedicatunidimuly —— & [etel pra(cmdercr, &
noti praícindes ret à comucnicnt/aimn commüni tationty ——— aut à diueríitate.
Tüm $. quta Ariflot.a. Meta vbi & Aucr. analorza,qua dicuns türabwno
,&ad vnum spetté conflie — — tui media inter vmbocaj & zquiücéa. —— — ^
Refp.hzc,& Gmiliaurgum: AL rc folum , quod neqecant ataléga cos — incidere
formaliter cuat vniuocis, & e» qQuiuoéss, non veró nec etia; mide -
1ccraliter coincidere poffi utsquare ad pti mum ceneedimus Coníequers cum:
€cn.cndàátc ; : Cuam , » Vn mediet analinter ttniuoc.eo &qHike Art IT. i81
étiam riegatur, quod vniuocum' abíolute fumptum dicat rationem ita prorfus ca-
dem;vt nunquam poffit babere anpcxam diucrtitacem ex analogia cau(atam , quia
vnitas analogiz. compoflibilis eft. cum vnitate vniuocationis abíoluté fumpcz ,
folumq; pe: cum vbitate vniuoca- tionis pur. Ad2.& 3.patet peridé, Ad
4.vtique ipfamet ratio vniuocation!:s .à . diverfitaue przícindityat non ipfum
prae dicaum vniuocum (nifi fic parum) quia poteit effe fimul analogum, nec
im.L; cat vnom , & idem pradicatum importare Conucnientiam , &
diuerfitatem (ub di- &erlis raionibus, analogiz nimirum & wniuocationis
in ipfo coniuncta. Ad 5. fi : tadocent Arift. & Aucr. lequuntur dc analogis
formaliter,pon materialiter . * $$ Secundo é contra probatur cüSco- tiftis
analogum in nullo (cnfu mediare iter vniuocum,& zquiuocum ,quorum vnicum
fundamentum cfi ; inter conua- d Coria nullum datur medium; vniuoca , &
zquiuoca funt huiu(modi , ergo &c. maior patet,probacur minor,quia vniuo-
ۈ dicuntur juosum nomen cid commu- ne,& ratio base eft eadem; a.quiuo
nocnett commune;& ratio fubftanciz non cft cadcm;at habere ean- dcm
rationem ,& non habere eandem ra. tionem contradicuot . Et Confirm. quia.
intet idcm ,& diwerfüm, idem, & non id non cíl darc medium,idem cnim ,
& d uerfum (unt immediate oppohita circa €15,10. Met. 11.fcd definiuones
vniuo- «orum ,& zqu:oocorum dantur per 1íta immediita,crgo &c. - Relp.
hi Scotifiz hac ratione folum probare contendunt analogum materia- hter fomptum
non mediarc intcr. vniuo- — €um; zquiuocum, cam libenter admit timus ;. at b
quid amplius probare intcm- dunt, nimirum , quàd ncque formaliter poffit
mediare,eis non ailentimur 5.408. y vcra à £coco rcccedunt qui loc. cit. ma»
nifcfié docct vniratem analogiz. forma- ltter mediare intcr vni veu,
vniuoeatuio- ni$,X 2:,ujuocauonis, vt minore ifla , & moarcIem illa. &
coim rauo adhoc j/ro- bádum ingenue aliud non conuincitquà gcpez ki non poule
prgdicatum ,oy fit pu- Logica . ré analogum,& veré medium, intcr vni-
uocum, & zquiuocum , fcd'omncanalo- gum, vcl ei'« fimul zquiuócü ye] vniuo-
«um;quia hec 16. medista tunt, cü quo cà flat, uod rauoanalogz reperta «um
vnivOcationcaut cum c.uiuocario- ncin codcm pra dicato lic adhuc. forma- liter
ab eis diftinéta, ficut & eius vnitas y ncque id atlercre cft aicdium
conftituere inter vniuocum , & a quiuocum quate- nus contradiétoria , vnde
hzc ratio bene concludit conira Thomiftas ,qui admig- tenics analogum purum rc
vcra medium conftiiuunt intcr. conuadictoria. Ac de yniuocis,equiuocis, &
analogis rur(us re« dibitfermo difp.a.Met.q. j.art.3, — ^ QVAZSTIO vI
Explicatur natura Denominatiuorum ; $6 Vm ex di&is 1. p-Inftit.tract. i,
c.3.in finc term nus denomina- tiausille tit , qui formam fignificat per modii
alteri adiacentis , informantis , & denominantis, (cu qualificavis, &
rale fit omnc «oncreui accidentale, fübftantiale vcro tunc Alec Mri nomine
fignifi- catur adic&tiuo , (equitur omnia concre- Lus ree cffe denominatiua
, fubs ntialia veró nonjniti ofignificá- iur nomine adic&iuo , & ficut
predica- tio denominatiua , licet diftingui foleat in c(lentialem,X
accidentaló,in quibus.f; pradicatum dicitur de fübic&to, vel in a e efTe
ntiale,vel accidentale, vt notat &or quol.3. O.tamen proprié im- portat.prz
dicationem accidentalem, & non nifi excenfiué effenialem ;. fic etiam
denominariua proprié 1mportapt cencre ta accidentalia, & (olum cxtenfiué
etíen- uialia in quale quid prz dicantia, vt notat Mayton.(uper pradicam. paflu
3.& Bras fauol.in q- 16. Vniuerfal.ad prinium, Dcnominativa igitur proprié
dictané- [6 «ercicra accidentalia dcfimic Arift, in anrcpra d.» (int illay
Quacunque ab ali- a jolo di|jeremtia caju fecudum nomé bent appellationcni , và
Gcammatica Gram maticus;à forticudinc toruss cuius. dcfiiitioaisintclligétia
eacft apud expa fitorcs paflim » qp denonriuatiua qua sé- Dd pet. 192 Difput.1.
pet funt concreta; cü forma denominan- tejqua femper cít abftracta , conueniant
in principio nominis , quod infinuatur pet ly fecundum nomenbabent. appella
ti0nepi,& diffcrant infine, & termina- tione,fcu definentia
eiufdem;quod innui tür pct [y folo cafiscr. cadentia nominis, vndc poítca ad
foluendas difficuliates binc emergentes diftinguunt tria deno- minatorum rà ,
voce tantum , vt ftudiofusà fludio,retátum, vt ftudiofus à virtute, re, &
voce fimul, vt cayde qui» bus exemphficat Arift. & hac tantum, ihcuiunt;
Philofophum dcfinite quorum etiam plures affignant conditiones, $7 Diceodam tfi
cfthanc denomina- tiborum definitionem non ita mcré grá- maticalitcr intelligi
debere , vt ctiam fa- tetur Arriaga difp. 10. Log.(ec. 2.(ed logi € explicandam
effe, & quód licét Art. dcnominatiua folum accidentalia. defi- nire
inténdat, vt ex cius conftat cxéplis , poteft tamen tota definitio intclligi de
dcnominatiuis ciiam cflentialibus; ita is docet Scots q. S. przdicam.&
q.18.pre- dicab.ad tertium, & in 2.d. 12. q« 1. ad 1. &
quoad primá partem. probatur cóclu- fio , quia fi ita intelligi deberet hec
defi fiitio,vt comuniter explicatur, multa dc- nominatiuz przdicaupncs de medio
tol. lerétur,vt à mufica mulier mufica , & à virtutc hon:o fludioíus,nam in
priori pra dicationc eft consenientia in principio, & fine vocis, in
pofteriori differentia in principio, & fine. Necreípondere valet tales
przdicationcs non cfle dcnominati- uasrei; & vocis, fed rei tàtum. Quia
etfi dc homine fludiofo à virtute fic diéto id admitteretur, de muliere tané
mufica fic dicta ab arte muficz id nequit admitti , quia í(ccundü Grammaticos
genus nomi- his hà Variat nomen,vnde aliqui fatentur hat,& fimiles
predicationes vcté cfe de riorbinatiuas , & conucnieniam illam in finc
vocis non efie neceflariam . Deinde non (folum nomina adic&tiua à fubfláui-
uis abftractis derinata dicerentur deno- minatiia , (ed ctià cafüsobliqui nomin
$ccuam plura adueibia à nominibus de- 1iUat2; 1llj enim cum reco. conucniüt in
poncgio vccis, & dificium in fine, vt pariter ifta com riuátur 4 «tà c
oftiatim. Tande fi accipiéda cft ifta dc-. finitioifi fenfüquo qelím
explicatur, fas. né concretis etiam fübftantialibus nomi. nc quoque (ubftantino
(ignificatis. ueniret , nec videtur, per q dcbeat accidentalibus coat Gari ;
animad, ss hue stia cum animalitate, & omo cum bumanitatre 1n principio. :
finc vocis ficut albus cü i Rui dem prorfus vanum cft , quos it ali-- qui;pcr
particulam illam - ficari formam denominanicem efte de effentia rei denominata
, dc px " x cft,proprié non dici uid aliu ipfa,& r ef c ESL Minas
animal ab aninalitatezHoc parum valet tum quia exponere ly a(iguo pro alio eft.
meré voluntarium dee eX« pofitione bymanitas cit alia ab hoe ter«- -
bomo;quantum fufficit ad formang. enominantem, alictas m requifita inter. formà
denominantem; & rerminum de- nominatiuum cít | cretoy quz in propofito
verfatur vtique. intet illos términos , quare magis coní« ees P. prafacum
definitionis (« uicur 2 ayt. cit. qué fequitur ^ diíp.9. Log.:ec. 2. qui
cócedunt hac efie. denominatiua ex vi illus definitionis fic intelle&tz ,
—À Mass & $8 Alioigitur igno, in sé(u magis logico dolci iEE fata definitio
cam Scoto loc.cit. d tantur Ant. And.& Nicol.de Orbcllis, & alij
Scouifta inexpofitionc huiusdefmi- tionis in anteprzdicam.& cft, quod cum.
concretio formiz, & nacura alicur fitcle duplex, vt Do&or wei 16.
vniucríad 1.& 1.d. s«)«1 B. dlia ad (üps pofitum eiuídem natura , vt homo,
alia. ad (oppotitum alterius natura, vcl (ubiee. &uin,vt album;ita caus,
fcu cadentia for. mz ad aliud poteft cífey vcl icut aceidem. tis ad (ubiectum,
vcl (icut forma ad ups. politum eiu(dem nauwurz,vt Scotus docet: loc.cit.in
2.d.1 2.9.1. I. atqueita per cde. fum, in pratata definitione dcbcnius ine Wl.
l'rere non de(itionem nomini sfed ca- poc fabie&tum,fea (uppa- fitum
alterius natur ,nó autem propriz, quia fic effer denominatiuum effentiale ,
& potius pertineret ad. przdicata vniuo- a,cü tamen hic Arift. agat dc
denomina tiuis,vt ab vniuocis diftinguürur ex di&is q»4;at.2«dub.4 ita
exponit Do&or hàc przfaz definitionis particulá q. 16. cit. vuiuer(.ad 1.
q» 8.ad 3 & Maaritids q. 13. Quàd autem sr nomen habeant ap-
pellationem,non dcbet intelligi quafi per | fominis dériuacionem ab alio, (ed
portus uia icantur sx nomen taatum dere enominata, appellare enim uandoque
accipitur pro przdicari ex 2. Topic.cap. *2. & ita explicauit hanc
particulam ipfe- met Philofophus c.de fübftantia,dum di- cit differentias
effentiales non pczedicari . dcnominatiue , benc tà accidentia de fuis
fübic&is, quia przdicancur de illis fecun. dum nomentantum , & non
(ceuudü ra- tionem, .i. accidentaliter, & non etfen. cialirer ; ybitamen
adgertendum cft, 9 quando hic dicimus formam denominà- tem debere effe quid
accidentale ,nomi- ne accidentis intelligimus quicquid non eft dc e(fentia
(übic&ki , etiam(i materia- liter, & entitatio& habeat rationem |
(üb- ftanciz , non enim minus; denominatiua eft przdicatio ifta Corosa efl
aurea, quà bomoefl albus;«c ex profello probabitur infra cum de accideate
przdicabili dice- mus;ita quod se(us definitionis fir i(te, vt uocat Dor,de
Magiftcis , quód denomi- natiua dicütur ca nomina concreta , quz à (uis
ab&tra& is diff-tunt in modo (ignifi €ádi, qui c(t fignificaré per
modum adia €encis S m illud qomé adie&iuü habcat virtatem
dcaominádi,.i,denomi- varigé prz dicandi dc (ubie&o, & haec & fuit
Aucrrois opinio in epitom. in lib. cuius verba refer: Bra(au. cit. . 189 Exhis
veró duo deducitur, vnum - cow anui dcfiaitioné dc - somintiuis c catialibs
applicari, vt fa cit Do&or a.d. 12:q. 1. eit. ad 1. (quz erat altera
conclu(ioais pars) quia euam 'quid huiuímod: ,*t à fuis ab- fica&is
dittinguuntur, cadunt ad aliud , & ajiud conccipan: ; f. proprium (uppos
.pomenbab .in(inuat , ^o Bud VE de Nata Diseninriurum. — 283 ficum, vnde à fuis
ab&ra&is dici poflunt folo differentia cafu difcriminari; (funt etiam
dici ab eis appellationem ise s fecandum nomen, (i huiufinodi appzlla- tio
fignificet, vel. (olam nominis deriua- tionem , vel modum praedicandi in qua-
lc. Altecum eít,duas conditiones ad dc- nominátiua tequiri, prima cft , vt
conuc- niant cum formi denominante ín inci« pali fignificatione, fecunda , quod
diffz- rant in modo (ignificand:, nam cum om« nis (orma accidenralis , quz in
(ubie&te eft; dupliciter (umi poffit; vno modo fub .propria con(ideratione ,
contemplande nimirum ca zantum,qus (ant cius , & ab- ftráhendo ab orani
co,quod non eft ipft, fic vcique in abftra&o figaificabitur pec feip(am:
altero modo, vt informat fuübic- &um,& (ic in concreto fumitur , ac de-
nominatiué dans nobis 1atelligere (ubie- &um,non quód fic per fc dc
intellectu ip (ius,(ed cá juam ad quod intelle&tus eius dependet fub tali
modo concipiendi » quare ipfain abftra&o , & denominati- uum ab ea in
concrero eandem ferm ;va fignificabunt,fed fub diuer(o modo có - fidetandi;
& hz duz conditiones ex ip- (amet Denominatiuocam defiaitione P Escprk Apc
ex eo; quàd fecundi t appellationem. , hoc eniaa uód conucaiuat in principali
figaificato tormz,quz przdicatur; & ex eo » — folo cafu differunt,
infinuatuc diucríus tignificandi modus, .(. concct- nendo fübiectum, vcl
abftrabhendo . 9o Sedquia Denominatiua funt dupli cis generis,alia per
intcinfecá denomina- tionem, quz (ümitur à forma intrinfecas feu inhaccate
fübic &o,quo modo paries dicitur albus ab albedinc ei realiter in- haréce
jalia per extrinfecá;quz (umitur à forma in alio ubie&o , quo modo paries
.dÉ vius à viionc,non in ipfo , fcd in ocu lo exitente , quz diftinctio
indicatur à Scoto 1.d,30.q.2«& quol . 18. R. & Bo- nc.in fuis Foraalit
» Hic dcfiniantur (o« lum denominatiua primi generis quic- id dicat Arriaga
cit« cam Caictano ; quia conüderantur pec cadentiam tormz ad (ubie&um,quóà
d intciaíccé dc» -mominat,nó vero " wd ad aliud, Equod (olum refpiciat in
ratione termini , ac proinde tantum extrinfecé denomi- net , tum quia denominatio
extrinfeca et(i vera fit à parte rei, nihil tamen reale, & phy ficum ponit
intermino, quem de- nominat, yes extzin(ecé cantum ilii at- tingit per
(implicem refpicientiam y atqs idcó denominatina huius fecundi gene- ris
nequeunt conuenire cum forma deno- mináre in principali fignificato , cd eam
realiter non importent , vel participent , fed potius cius terminationem ad
aliud vt ad'tetmínum , hzc autem erat vna exconditionibus requifitis ad
denominati- ua,que hic definiuntur. Verüm tamé eft banc dcfinitionem illis
etiam' applica- ti poffe , fi vcl. puré grammatice: expli- cetur cum communi,
vc! per cafum intel- ligamus nedum inbzlionem ad fübiectü, fed refpicientiam
quoque ad terminum . Scd adhac ad maiorem denominatiuorü intelligentiam duos
fübinngimus articu- lus ad [nh quz (ionem attinentes. ARTICVLVS PRIMVS. tn
denominatiua vniuocé predicen- «4r Cr num medient inter vntuo- cay
&quiuoca. 91 Voad primü Scotus 1.d. 8,
q.5. Qs Ad aigumenta apin.oppofit. in finey& 5.d.7.3:1. D.& 1.d.3.3.3
$.Co tra iftam vod rcreliouptd cipe negat przdicari vniu inatiua de fubieckis ,
& vult effe cantum iva €a pr&dicata (quid autem interfit inter
vninócurm przedicatum , & vaiuocé pra- * dicati oai qu. 4-att. 1. düb. 4:)
aflcrit efle vniuocá przdicata, quía pras- dicantur fecundum vnitatem: noiiinis
^& rationis , vtalbur de niue , & Cyono ' ncgat vnitioce
przdicari;quiaratio pra. dicati nó eft dc ratione fübiecti . Ex: ália parte
Caict.Soto,Santhez, & alij; recen- ' tiores docent vniuocé praedicari de
fd- 'bic&is,nón quidém ceritialiter fed acci dentálicér tácumjiüqdiunt
vaiuoódé prai- dietis predica dei cium, : stor dels fci predicatur omen abl,
& cius definitio, ptirdicatur camen acci" ipte "A-———— ÉA
deatalitét ; suitsbeokue sciat Cátroaer(ia eft de folo nom in rc conucniunt
album praedicari de nis uc, & Cygno(ecüdum vnitatem nomie. nis,&
rationis , & Scotus appellat przdicacü vniuocuim dumtaxat , ipíi voe cant
praedicatam etiam vaiuocé dia " accidentaliter támé, vade przd:cati vni»
uocé fumunt in latiori. figuificadone quàm (amat. Scotus, Do&or tamen mae
gis petipatetice loquitur , nam Arift... dc (ub (t. dicit (ecundas (übftantias
vnip. uoce praedicari de primis, .i. fecundünos men;& rationem, accidentia
Piden [it przdicari vniuocé , quia pradicatur « illis tantum fecundum en ; crgo
iu; phraim Arift. cari vniuocé- pluribus eft przdicari de illis effentiali- tet
fecundum vnitatem nominis ; & ra» in rigore negari. debet | tis,&
afleri c(sc pdicara dütixat vntuQCa. 91.Qnoad Kiner viui. aqu re vera medient j
ca; Mi- tuoca;an potius po mene ec- p tum eft formaliter nog coíincidere, funt
- enim diucr(z intentiones, & dioer(zr rae —— formales: finguiorum 5-an
vero "tmáterialiter eciam mediare dicantur, ifa 'quod dari poffit.
predicatum puré de» nominátiuum; quod necyniuocam , nec zquiuocum fityait
Do&or cit, «d. 8. qx 3.quód de praedicato. vniuoca. dupliciterloqui; vel
incelli catum de pluribus e(fenti2 Lm vereint iesnau Ac priditinits de MCA gei
ce d 'dum vnicatem nominis, & rationis jmori inter vnioocum,& zquinocum
, noníge lum fermáliecr ) (edéziumiagia ir er, z: (t aui | rsen MP
amioemherecri pradicec tionis, quarc melius loquitür Scotus , & -
Pdicarivaiuocé defübiedtis denomina- — — $.PLDe princ fignific.toncretatcidem.
Ae. T1, — 28$ altero illorum femper materialiter. co- "incidit, cum
vniuoco quidem ; fi dicitur de pluribus cum vnitatc nominis, & co-
iceptus,vt album de Cygno, & niue; cui; «xquiuoco autem , fi de iliis
dicatur cum nominis , fed non conceptus, vc viride di&um dcherba, &
Iride, aui col- lo Columba inquibusre vera con cxtat talis color, fed tantum
apparenier fecun- ;dum cómuncm opin. Hinc habcs ; vt do- «ct Ioann.de Magift.
cap. de Denomin. licet omne prz dicatum fit vniuo- €um, vclaquiuocum,& nó
detur mcdiü, .3nodi tamen: pradicandi abinuicem ci- fentialiter diftin&i
(unt tres , quia omne przdicatum,y cl habet, e rationcm Ateípcétu corum , de
quibus praedicatur vcl. non, fi (écundü; habetur modus prz. 4icandi zquiuocé ,
fi prímum; hoc con- ipgit zuplicic erba vcl ita pra dicatur, "et illarauo
fit eff entialis (ubicéto, & fic Dabctur modus przdicandi vniuocé , vel
3€fi extranea, & accidentalis fubicéto, & habetur modus pradicandi
denomi- 'patiué-mediüs inter. vniuocé, & a:quiuo- cé ptradicari,vt Delphin.
cap. de vniuoc. s bac cid catioyrt notat Mcr cur Arift. pofuir denc gine art.
1. Form ad übiedia di módos elu, 4). 4 | 2 221, 3uU
2212943 no ARIICVLVS de. 'be principali fignificato concreti at- "^
eidentalis; C7 Yadice vnitatis, aut^ i — pluralitatis eius. oM $3 pu andeno- 4
jminatiua, qua funt concreta ac- &identalia , principalius fi gnificét
formá, vcl (abie&um , quod ctiam de.concreto fub(tantiali quati folet in
ordine ad fup pofitü propri naturz. Certum cft apud emncs in hoc dubio , &
colligirur clare ex Arift.7. Mcl. 21. concretum acciden- tale fignificare imul
aliquo. modo for- . mam , & (ubie&ium ad diflcrentiam ab-. firatti ,
& ctiam concreuim ipfum fübe flantiale fubttantiuum;vc homo, lapis,fi- azul
cum natura fuppofitum, Ícd difliciluiscit , ao virumque impor: o, o egiea. cres
prindpalitersan potius v; ü pri 11:17 ,akcrum fccundario ,& quodnam ex abis
lit f gn ficaumn primarium,quod- ue cc npOtz; tun « Et quamuis Aucr(a qe .1 cgi
cCt.3. cum Eoníeca $. Met. c.7- G. fleet. $. yclicconciciom nedum fab- , (ed
cuá accidentale vtrumg; fi- guificare per [e dircété, & intriufece ; id
Aamcn omnino dici.non potcft de cou- &rcto praícrtim accidentali , quod ex
rcbus diuerforum pradicamentorü coae , ex quibus conceptus per fe vnus Keri
ncquit,vt docet Scot. quol.13.$. De terio principali 4.d.1. q.2.. & q. 8.
vni- nerfal.& pradicam. & alib: fz»pe ; quia gcnus; differentia ad idem
debent fpes are prasdicamentum; A ccedit,quodita dicendo, concretum accidentale
femper erit ens per accidens, illud enim propri dicitur ageregatü per. accidés
ex Doct, , quod dicit plura diuetfz ratio- ,nis, vt plura funt , i..zqQué
principaliter, €ü ergo concretum accidentale veré dee finiaturyin przdicamento
ponatur, de ipio (cienria inftituatur;ac paffiones de- montirentur, vt inferius
videbitur, dicé- dum cftquod vnzm naturam princ ipali- TEE COpOUSQ NC ali
(onpolet y Doc enim nó praiudicat natura entis per fe vnius » .. 94 Et quidem
fi dc cócreto urbes mut, vt propolitioncm ingredi t cfL.cognofccre , quid
pcrillud fignifice- tur, Tes connotcuir,nam pofitü à par te fübic&ti
regulariter. fignificat (ubie- ctum, & connotat forman: à contra ve- 10 fi
ponatur à partc pra dicati »q ita probatur , primitas fignificati in no- mine
nonatrenditur ex primitate (ccune dum rem , (cd ex primizate 1mpofitionig
ipfius nominis, vt docct Doct.cit. 4d. 1, S2 G. & q.8, pradicam.ad 1.vbi
ait ge hignificare cit alcjnid. reprafentare ex jmpolitionc nominis, itavt
nomen ex ine tentione primi inftiwuentis ad illud (igni licandum fueüit
impofitum , conoo! verà cit aliud. dare inceliigere. modi figoificandi
principalis liggifigari 5, lic cit; quàd quando concretum fe cnet €x partc
przdicauin propolitiopovt ci dicimus homo cft doctus ,aqua cit cali- da; paries
elt albus, maximé intendimus. Dd à pa 236 Difput. 1T. dicare formam de
(übie&to, & non ubiectum dc fcipfo , al.oquin vt norat &or cit. q
8. pradicam. fen(us illarü prorofiuienua; etict nugatorius,quia po- rationcm
€oncreti loco nominis, idcm (ub:c&um bis diceretur; fcnfus .n. cflet, aqua
cfl aqua calida y vl à expli carciur, e(d res, eut enscaloré babens y propolitionon
eüet meré jer accidens, quia non folum «alor , fed etiam enucas enunciaretur de
aqua ; € cont a vcró cü € tcnccá parte (ubieétis vt cum dicimus alix eft.
rigidums wowjicus adificai y vtique actám zdificandi,& frigus inten- din.us
jn a dicare dc fubicétis tcigoris;& mufsz,& nonc ipfis foim:s. Vei.
tamcn cfl concrecum tàm fubftanuale , quam accidentale cuam à. parte (übicéti !
arise eta €x vi alicuius particu- aut predicati adiun&ti deteruinari ad
fignificandam formam;fic cum dicimus, wibum efl. per fe difgregatiuum v tfuss
€x vi particula per fe bgnificatur. for- ,quia illi, & non fübiecto pcr [e
com- petit proprietas illa, & cum dicimus Ho- ye ejt vifrbilis , tale
praedicatum deiet- igat fubicótum ad. fupponcpdum pro forma, & rátura,non
pro fappofrto,quia bzc piojrictas cít natura ; pon fuppoli- ti, vndc vt
babcan.us rcgulaut géucralt , diccre dcbenais conctccuac hi ,ropoli. viónc
fignificare iuxtd cxigenciau vlte- xiuscxccenilycum qoo comunbstt.r, 9$
Difficulias;gitur precipua cft de «Ocrcio in fe, & abioiuné Füingtos &
Aui &cn.i.p.Log, c. dc proprio, quem le ui- tür Hurtag.diíp. 9.1 09.cc 3.
Arti4g. di- fj.1.ib Summol (cct. g. docuit Bguifica- ae lubicétum; &
connotarc formam 5 at Oppobtaicritriua nempe banificare tor inawi, & ccnnotare
fubicétum cíi cónuu nis,quam docent Auctrocs 5. Met com. 14. Alentis 7.Met.tcx.3. Qq.3.& tCX« 14 Aurcol. 1.d. 4. 1.
p. ast, 1. Scotus q.8.cir. przrdicam. 1. d. 8. q.i.
in finc. & d, 12. 91.5. I4 d qua fttonct. 2 bius. « Met. Q9. Lara.
2:aptepra dic. $. Duiottat ir». 1- Antv And.c.de Dcnomio. D. hom. $.
Mctciceg.tes 3. Xa keriecdec. 4. & 1. — act. 3-& qu. 16. ari. $« Sot.
Caict. ' "Sapcb.& alij m LogicayX n.anifcíté do- De Vocibus . vagi I1,
cuit Acft. in przdic. cap.t. vbi ait deno-- minauua, fiue concreta ab
abítractis dif ferrc Jolo cafu, crgo non differunt ip fi guificato penc fubit.
:oft medium ait fignificare fo. qualitaté y hoc ctt principaliter importarey
juod ree" petit s. Met. c4. & 1: Foft. 5 s. archbane, alb.m cft
Lgnumscfle per accidés, quod nó cliet , f1aibum primario fignificaret
tubicétum, & 7. Met.à «ex. 12. oftendit. concteta accidenuum defimiri per
fub- ftantiom per additameni 1. tanquá aliquid extrin(ecü non per fe to durend
» ipcé&ansadcorüiptelle&um ,(&«ap.de — qualrate ponit 1n pradicamente
H * tatis concretum cius, cüm: dicam fubft. repor €dum fuic &um cffec
principale fignidficaui dcm vrgcc mant. fla rauo, nam f cate cti inielicétum
conftitüere in dicen. principaliter figoificatur y. ^ paliter ob. jcirir
imelie&tuiaudi denomina jripgpalitet obrjonun telic&ut formam , €um Al
j dicant, & in propria t pecicl fcrunt à forma , nifi cafu, feu in
iub;cétum logicaliter, & teimt vocis grammatical "Conc hánehefol ds
Tum quia rd pi cr gr dicitur in reci o , cum. cxplicatur, - Icd concretuíin
DIRE ücfiniur | lubicétum in re&o » & fouman im — obliquo, vt sibum cft
rcs habens albe- . dincin. ] um 2,cadem (unt. principia cos fütucrdi&
ditlinguendi , & di m o | ferc ab abtiracto: piaícrum perlubies — —
&um,ergo yim 'Juu.g:concretumdacit — — tormamaX (ubictum,cr5o«uod prince ——
paliusctt, principalis tgnificatur, ded — fols Gn principaluuseficum fitiube —
— &c. d um 4. concretum fup ponik. pro (ubicéco;vcinuimnt Suo muliltzy&
— nos 1. p.ipftitradl, 1.c. 10,.crgo lignificag. Íubic£tum,quiaid tupponi, quo.
mime ficat. 1 um dca;uu; ait Hurrad. » v. g.foru.am perte pgnificat y haec
[e5uo Femasm cft aibum , ic "1 dcoctctpomuni eji albeao babés jubieo
(odium, P A 1 Ttt QVI. deprinc faguificzancret. atcidém. etl. — xp wh, vel.
vaita [ableGo , quz cxpoti- tiofal(a e(t, & in olsns , cum potus fic hibzat
expoai eff pomum »aam al- bedini , velbabens albedinzm. : 96 Relp.al 1. q101
eftvaicum fun. dumeacnun Adaer(aciocim. l'acir. c c.ex Scoto 1-d.4..]- t. in
fiae, cuim dicitar, al- bueftees hibeas albezdiaz n , non eife per (e iizaificiti
expeefTi aen, (ed po- tius quandam no ninis explicatione, qua vulgas vcitut ,
vade magis pcoprié dice- retur, 194 a/bu ett albedo exiiteas ia (abiecto, h ac
có ültà ait A. nic.in Log. traS. 12.4.7. dub. 3. acc. 4. illun aon ede am
rcgulam cozno(ceadi principale fignificataia in concrets , & conaocati- uis
, qnia vaiaer(alitet concceta oma a , etian 4uando expce(ie ttint pro foeni,
petuat ex eoram muucali conttitucioae defiairi pec (ub:edtam ia cec », quare, »
veta cegla coli;gead: (1gaifizatü prin- cipaleecit acédzcey quid. conccecam re-
pczíenet cx Impaliaiaae nom.nis , Sü- mul (te vcco .a j2/anc ex hoc, 4354 có-
cretü explicecae, X re(ola itat pec fübie- Gum ia re&o , noa bae dedaci
ipía principal.us iign.fi acis fed raacu n q104 conctetum or» ipfo (a "ro.
for. na, pro illo enim 4:cicur aoinen fü poaeco apudlo ian, [19 0 impoctacar. -
gacccto, u pol otax arc dla d aoa cas im e poctetar 10 aom natiao. Vol deam «ó-
ceifo ,-j19d coaccecam dicat rubiedbin idecét» t in a»iti nariao ca(a, &
rorimi in obl; quo, uacua sgindag cítelle idem d cece dli yudaa ceto , &
dicere ali jid focimil|ter , vel de principali tigaifizato , & rac(aseifé
idem dicece ali juid in ob ; liquo,X dire&g ali uid m itecialiter feü
pro'conaocaco ; ino cócingere porefté quod aliquid d catur in cccto ,& tic
cou nca n, ili | iid: 05:320, & (it prin. cipale figaifhizacum, vade bic
videtur có tcouerlia de a9.n'n5. Ad 2. potius ett 4d oppolitum, nam vau u
coacrecü dirf«cc ab ilio, vt albü à airo pertForma n, noa per abie&am,
& ex e», quod cocrecra à (a0 abikcicko duferac pec (uoizctü , a0. béne
deducitur: fabic&uin: pciacipalius . fi mificaci , quia vc dict «n «(t ex
Avi(t. concreuum, & abátcact un n2a dufccqar ponit, & ao pro. dum in rc
figaificatay fed cantum in mo 0o ü- gnificani concretam cnim ,nó quidem ex ipf1
nominis impo tione, fed ex mo-. do (i znifican !! princip is fignificati dac
intcl'tzere fubteS.rm. Ad 5. negacur có- fe. entia , quia priantas (1g vificaci
qoa attend tuc ex primirate fecun tum rem, [ed ex primitate unpoficionis,licac
caün figaijcarum no:ninis non pendet exna- tura rei, fed ex imponenus
intentione, ita & primaciuin Gigaificarum em cadem, intentione peadcet. Ad
4. quicquid (ic de antecedente ncg tut. confequentia ex Scot.q.
8.predicam.cit.ad 1. princ. diffe- rü: enim fapponere ; & (iznificare ex
di« is r.p. Intticloc.cic.vad: cecasnas (uj pouic vtique,quod iizaificat, fe!
nó fem per fioponit pro ee,quod (ign ficat, fed interdum pro eo , quod coanorat
, & dat, ia:ell.gerc fecundatió, vt patet in (appo fiti0nc per(onali,m
uaterm nis cóma- nis(apponit pro in ,quad camem non fignificat , (ed iácum dat
intciligere fecundacio. Ad 5» nencro illocum modo- rum expori debet. illa.
propofitio , non primo ,quia albedo i tata in cócres to przedicari dcbet de
(ubie&to: per ad'acenus . , & informantis, , q bon habet, dum ja ab
trato» profcriur, & eff-ccac defabicdko jne que (ecuado. quia dicendo
pomdin efl wait, albedi n:yaitt babens alisdinem , «cl fen(as e(t pomum efl i44
«04 efl album Vigaifican do per ly jd m zeáere » aac regii V ipfum 'übiectum
,&ruac propoutio elt nugatotia vel aoninxé. pct accidens. y vt dicebamus;
vel fenfus etb; pougam e.t vnitum albedini, aut habens alb:diaem ii. pomo
inhxret alosdo, & h c eit verus: sélus in cigare logico, (cd (ic pecatbü né
importatur fabiectü in cezbosfed ipla foc ma albed:ais , nó quidé ia (e fed per
mo- dü adiacéas,& infocinácis, dz modo des fiaiendi concteta. vide dif»
fact, t. qe t. 97 Scdaihic ina exti dubiü;zadé fainatur vanitas , vel
plucatitas coa-cett y aà ex parte (oc ne, velcabedt vel veciaf quz (iml ?: De
coaccetis 1cid ncalib is, & adicékiisngn ct gcauis, didi zuttas 0 nncs.n.in
hoc congzatre vi deacany daa ialimodi concreta waren: uinsre y X Dd 4 pla 188
Difyst. 1T. pluralitaté ex parte (üb:e&i,vndé (i ea. dem albedo eílet in
pluribus. fübic&is abísluté dicerentur plura alba, & é con- trà ,
fipluresalbedincs torent in codem fübiecto, vnum duntaxat diceretur albü, ità
inter alios docet Scoc.3.d. 6. q. 1. & d.8.q.vn.& quol.1 1. H;cu:us
ratio com- ntunitct reddi (olet, quia ci nomen adie & uvm dicat formám pet
modum adia- «ntis sübic&o , maximé determinatur pcr ipfum fobicétum,quod
magis,& pro- declarans Do&ot r.d.12.4. 1-$. inxiá quafi ionem ifiam
ait, quod nome adie&timum primo, & per fe afficit fub- ftantiuum , cui adiacct,
& non alterum adicGiutim quia folum fübftantiuum na- tüm eft terminate
depédenuam adie&i- , non autem adicctiuum , nili fub(tan- titié (matur ,
cum autem accidens non tribuat effe&um (eum formalem , nifi fübicdto,quod
afficit fequitur, quod ter- tnitins numceralis düostria fcx &c.tribuit
eficGum formalem numerationis iubftà tiuo,ad quod rerminatur,nóadie iuo vt poté
impotenti ad tertninandà eius dc» endentiá, vr dé fi vna albedo efict in tri
bor (ubic&is;tría alba dicerentur, quia tà tiomcn nutictale tria: quam
album lunt adic&tina ;& idtó anibo cerininantur ad terciam, f. dd
fübicétam, & illi ccibuunt fum cffe&umtormalem 5 qp c in caíu fic
ctiplex uia etiam erunt alba de rigore [c isjqua ctiam rationo,fi plures per-
fore diuirg candom aítutnerent hamani- tatcm dicecceaiur plures hümanati ,
& in- carnati :é contra veró fi plurcs albedincs eficnt in codem
fubic&o vnum duntaxat diccictur album, ficut dc £1&to vnus ha» bens
multas feicntias cft vnus fcicns , ait ipcáor quol.cit.& (i vna perfona
diuina plures afiumérec humanizates , dicerc- tur vrias dumta xat bumanatus;
vous incar nauis,non plurcs.qua. do&tina cóa.mu- niscít omnibus ScoufUs,
& probatur à Molin.t.p.q.36-art.4. difp.2. Catil. lib.r.
Introduct.tta&t.1 c. 5.& mulcis alijs. 98 De coctetis vero
lubflarialibus,& fubfiantiuis cfl maior difficultas, & «qui- dem aliqui
totum oppotitum docet cius, quod dc accidencalibus, & adicétiuis di-
€cbamaus, n, vaitatcm corum , & Ln N HO 1 De Vocibus, — plaralitatem ex
parte forme fümi debe2- reob eandem rationem ,quia cum nom&: fubttantieum
d:cat formam ad modum - per fe ftanus, maximé determinaturadie; — Cuum namcrale
pet ipfam formam , vn dé (1icadem diuina. pcríona pluces affüs. meret
humamtates ,. dici deberec homines ,tà Vafquez 1. p. difp. r $$. €. & alij
quáplures, qua videtac fuitle nio Do&totis 3.d. 1.4. 3. vbi refolutioné-
illius quzfiti,an :lla perfona dici deberet-— plures,vcl vnus homo,remittit ad
eayquae- dixerat de pluritate , & vaitate concreti: in 1.d.12.4. t. ex
regula auté ibi wadira.— de termino numerait , quod séper tribuit ^ — cffcctum
formalé lquodtermimiteins — — dependeotiam , manit-fté deducitur , « £D ad n
attiplicationeni conc ceti le T lis (ufficit fola form» pluralitas ,quia ^ elt
apta terminare dependentiam termi- )^ ninumerzlis;jearationeomnes feré Sco —
tfl: veteres Lichet.Batgius, Baifolius ,—— *. | &alj,concedüc incafupofito
perfonam; ———— illam cte plures homincs , M» non determinat (üppoti el ubttan E
tiuam, cui im diaté adinrgitur ?qdod. - Y in propofito cft ly hommes , & nc
folum 99 Scd licét prima regulade. cocretis- accidentalibus,& adicétiuis
data fit vniie uerfaliter veta ob rationcm allatám y &- etiam altcra de
concretis "us , tubitantiuis quantum ad vni rum enitn eft folam vnitatcm
forma in- fi luppofita fint multa, vude cres períong" Diuinz vnus tanium
Deus dicuntur ob. Hoa formz,& naturg € tamen quoad alterá parté , A
tolafote — pluralitas fufficiat Ta rali; LE cocreti fobftancialis: fine j(üppo
pluralitate , quia vniucr(alitet vera eft als la Scoti regula dc concrctorum.
multi plicationc tradita loc.cit.im (dip in 1 .& d.8.q.vn.F.& Rol. LHax
dae. pe,quodad multiplicationem «onctetoe& — — non füffrcit (ola
mulaplicatia fote . | : ed requiricut
ia oo pe fupe. — — pofitorumqua ratione ncgat 4.d. 12-0. I, ad s: Patschti
Dininis daos irincia | piaylicec habeat duo prinripia prodoGti- ua; «41 de
princ fuif. comvratid.edt.H. — ato 1 3.d.6. q. 2. Chriftum effe duo nca-
traliter , & mafculiné , & quouis modo , vnde licét habeat duas naturas
(ub(tan- tialcs, & viuentes,dicitur vna fubftantia, & vnus viués ob
vnitatem (up politi , qua ctlam rationc dicendum eft, quod (i Ver bum plares
affameret naturas hamanas, nó effet plures homines,(cd vous homo , & ita
docent quamplures Scotiftz recen tiorcs,vt P. Faber in t.di(p.44.c.4. in fi-
nc, & Aretinus in 3.d. 1.0.3. art. 2. Nec
ndere valet cum Bargio 1. d. 12. q. 1.ad 3.przdictam regulam à Scototra- ditam
de concretorum: multiplicatione valere folum.de accidentalibus , non de
fubítantialibus.. Quia Do&or in 3. d.8. q. vn. illam tradit de'concretis
quidem accidentalibus, (ed labftantiué. fumptis , ficut (unt pater, filius,
cau(a, principium , attifek , opifex , &c. hzc cnim conccceta accidentalia
, quia fubítanuué dicuntur , zz quiaalent fübítantialibus, & terminare:
poliunt dependentiam cuiu(cunque adic étui, & tamen Do&orait , quod
homo. . habens plures pateraitates, vcl filiationcs dici nequic plurcs Patres,
vel plurcs Filij Ob vnitatem füppotiti, ergo regula illa dc mente Doctoris
cenet euam im concrc- us fübItantialibus;& (ub ftantiuis,nam fi de folis
accidentalibus teneret vc ait Bar- gius,poiiet dici Pater exérmus duo prin-. €ipta;duó productores , & Chriftus duo
viuctites,duo entíaq cá negat Do&or-.. "100 Cà vero alij Scouittae
dicebàt cx tegula Doctoris tradita de termino nu- mcrali in 1.d. 12. q. 1. neccfTarró
deduci , quod cadem perfona plures aiumés hu- ianit césplarcs diceretur
homincs; quia cum ly bowiines (it fubttantiuum, termi« ntc poteft dependentiam
adie&iui :nu- meralis,& ica (ccundum illud numcráris ,Occurrendam cft ,
& dicendum vuq; ter- minare potle , (cd novlumaté ficut quà: tita$
terninaré potctt dependentiam al. tetius accidents (cd non vitimaté, quia.
ádhuc ipfa dependet ad tubttangiam , ic etiam in ptopohto concretüay. natur y
vt homo,vtique terminate pocc(t dcpen- dentiam adicétiui numeralis,(ed quia
ad-- | hucipfum depéder ad (uppotitim, quod. concernit vagé,vt omnes fátenur ,
etiam Do&or 3.d.6.3- 2, D. & de Spiratore in 1-loc.cit. ideó terminare
nequit abíolu- té, & vltimaré,fed tantum cum witeriori dependentia ad
(uppotitum;ex quo fic,vt euam in cócretis (ubftantialibus , & (ub-
plurificatio (eri neucat y nifi ad(ic plarificatio (üppoüitorum , & hac cít
ratio à priori, q21 optimé infinua uit Franci(cusà Chüíto in 3. d. t. q. 9.
Quando dixit, quod nomina concreta ét (übítantialia,yt homo,dicuntur in plura-
li pluralitate tàm formz, quàm yu te ti,quia bgarfican: formam cum habitu- dine
ad fuppofitü;vndc ad hoc,quo 4 tine ies homines , cequirun'ür & plücc&.
,S plura (uppo fita . Soluuntur Qb ict iones . 101 ntrra ias rcgulas obij- e d
CAMo ka. concretorü accidental; ü, & adicctiuorü (ola (ufficit
(ubie&orü pluralitas , ergo in diuinis rité dici po(sét tres aterat,tces
immCü,uresomnipocentes, quia funt tría ; fuppolitay& (i ad ynitatem eorundé
con- crecorum fufficit (ola fübiedti vnitas , & (i forme. (int plures, tunc
omnia accidé- tiasquz funt in eodem fübiedo , habcrée eandcm vnit:tem, &
facerent idcm con- Gretum, v.g.in lace album, dulce ,frigi- dum cil edic vnum
,'& idem concreti ob vnitatem fübicéti;à ifla. Conícquencia funt £aliarjquia
& Dj Acdhan.in $ymb.ac- gat dici polic trcs etcrnos y'rrcs immcen- 105,
& cit.couumugis omn:uim fenfusal- bum, dulcc, £rigidàm iu lacte ctfe diucr-
sa concreta ob folam £ormaruu diucríi- tatem in códem (uübiccto . Refp.de
rigore (ermonis d:ci poffe in diuinisucs ztcrnos, ues inaen(os, &c. |
negatur tamen hic modus loucadi ab Athanaf etfc rcétus , quia cum careamus
proprijs concreus igbitancdiuis ; qualia a» forent i; Qimenítor ,(apientor az:
99 (unc in víu coacrera £plà adicctua (umunus , fubttantwe , X.ideó cin vna nic
ececnt» tas iD tribus,vna immceníicas,voum dici- mus tcrtium, Don trcs eccrnos
c. Ad aliud , dumhic lo uiui devnitate » & . plu-alitare concretocuim s
fzcino ett concretione fccundum ligaificauionem P euit-elu(42* foi, n1 1t non ininipli-
cant forme ni mu ciplicécicíasieX, ; quibus iahazent , qu:aip(e Crema ex. (e
concrecionem non faciuaz, (2d caciaae fübie&i , & 1d:9 etta lac
ticdalce. alb, frigidam, nontamzn dicitar pluca qa- lia,(ed vaam quale ; età
h»mo ic Logi- cus, Gcometra, Theolozus, nonta.nea d cituc plures (ciences,f«4
vaas (ciens, Secando , fi ad pluralitae m cóo:ceto- rum fabftaatialium ,&
(uüsttantiuorum nón fufficit fola.forimz placalitas , quia concreta
fubítanciale adhac 4e»cead zc ad (uppoiium , & - idt dependencia terininare
debet adie&tiuum pluralicacis, eadcm racione (ola toc.nz vaítas ad vai-
tatem coacreti (ub(tancialis aà (ufi ier, quia cum dependeatia ad (ap jo (itum
tec minarc debet tàm adiectiuum maltitu- dins, quam vnitatis, & ideà ti
func pluca füppo(ita, X natura vaa , non poterit cü veritate vnum dici
concretum , ficut cü vcritate dici plura ne queunt, i1(appoli« cm cft youm ,
& nacucz places . 102 Refp.negindo paritatem,ni vti. que poteft conccecum
fuo (Eanciale deter rbinare 4b a4iectiu » vairatis pra(cinden do ab vlteriori
tea dentia & dependzaiia ad (appolitum , non aatem (ic ab adie &i- vo
multttad'nis; (éd racio d.(p citatis o8 cadem aff:rcue ab omnibus ,' Auería q.
23.Log.(c&. 4. in finc an jc poci(Ti nin ritionem hairs rei eife ipfam vta
lo- quendi,quo fact im cftvc hu:uiinodi có- cre finzularlter dicka 2a
ficea" , vel vnicatea formasvel (uo /tft :acize, & (ap poticiy
plucalicer autem dicti (nifi :eac pluratitacem vcriufque. mul; Arlgc va- tio
non (atdistacit, quia nezare quts. »of- feccalem v(um loqué 4i 4pa4. 0.nncs ac-
ceptum, a0 eciam ad nifa ceae nacced dererationem huius v(us, quirce non (ic
abafus. [d20 Suarez 4. p.diíp.a 7. (eb | 2. hàc reddit vacio iem difparitatis;
ad h»c vc aliqua finc vod, (u;dizit, qu04 in aliqua ratione va:aatuc, vcp ic in
ilia cacigae , per qua.n (aat vam ; adhoc voco vc (rat: plara , in. aulla
vaicace ao(5tacé. d :bzac. con.cnire, quia aalcic119,ca n ac ida. quod diuilio
opyoaitur vanitati, vc ergo: Coucret.aaun malcpliceatc s : necede cit ,. 4$o0
50 Difp I. De Fodbu s 00 Eh q1012mn9,& (mliciter omia plu« .. rificeatur ;
& nalla vaa raria cemanear. Se4 neque hoc (ansfacir rar quia pocias,
te$0ppolica udo (ehibsc , quod plus ad vnioazin , feü vattaté ceqaiicac, quá.
ali viazn , 6 malacuduen,, vadé. hono , & : uas (imobeicer p'aca dcaas tu^,
etiam^ hibeaa: vaitatein Zencricà s. & vaitas velat perfe&io ». &
(iaplicitep: boaa pcocedic ex incezra caia. y diuitig. aucem, & mlitudo jue
vecgitad mnalü,. pont tex quocua jue defedtu , ci : 3c noa ett verum in coactetis-
accidée! libus , quz plurifican:ur tiae I forinz : Quod (i dicat ia
(abiticialibus (aaé priacigi ' hoc
a.cít,g» quzcicur,cucfola vaitas for-- mz oos a4 —— Mesi P talibus , & aon
fola pluralitas eiufdé a; plucalitacé,cur que conctecü (ubltancile. term:aare
polit caa veritate a uü. vaititis ftace (appo ticorid glucali auté adic&au
a plucai «acis (tàce te (appo(ici cu a ola. malticadiae formas, I:a que
prz:tibit. dicere cation bod gm! fcciminis, cuc ex E IM tiale dstecminari ab.
ad edito vnitaus fiuc vltecioci dzpendentia ad luppalita,, — — non (ic ab
adiectiuo. matita Timis;, « ey quia vaitas.pecciaec ad aatara nm - 3 ad (upoo
ica, haec .a.ia nataca vai P tur, aacucain illis maluplicatarsqda; —— etiain
catione adie&tiuü mulcicu dinis tele E buicuc concreco aatucz ,vc C1pponirpet-
- , (oailiec,Adie&t 4d vecó vaicaasvctup. ponic limplicuer; & ids dixit
Porph. luces h »niges. coa? nacurzs dicivaum. 2 niaé ; à.az igicur eit, quod
cócterum fubitàciale decec ninici po:ett ab adie Ciao vgitaus p^;elc:n dead» ab
vlceciori d :pend :ncia euis ad (uppofiid nan vec ab. adiit: 10 0 ilcicu dins
quia (ubhoc, ; adic&cio peeiecoimn refpicic (üppolisas. —— | 103. Szdd.ces,
fi à ek,ecgoPatety & Fias iaxliatots po:eru 1. dici d 10 foi E ix ratoccs s
quis c(ü. cogcecü i at epamad (appo icm » 44m JJ 10 fü paticay que (piranz.
íg«acg indo c [equzat.a m, quialieécex ex parte, qua — — coacec ai 409a iitu n
v. pa dent dici c (pitatoccsycain za ex alio capice, jai 9 .VI.Depiiné-f erf
amecacciden.eti.1T. dnfeimmcearate nat n4 fl iai natcac- pendentian. terminj 11
0.c18/5 ad.cQu- ui, quia eft lubtiant; tum; à vs pirati- qa tantum vna c(t in
lairc;& F l;o.vt do ct 1 heologus ,' ideb «un. veritate non potefl
iufciparecflectun. torn.le adie- Gui nomcralis ; b) cuccx alio capice Pa- ter,
etiamfi babeat «uo punc:p:- produ. &iua, non potcft dic; duo prod« étrcs,
quia et(i adit pluralitas formae » dccft ta- amen pluralitas: füppotiiocum.,
& haec eft gatio, cur ad pluraliratem concr.toi um accidentalium , &
adicdiuorum fufficit fola pluralitas fubicétorum ,& ad piura- liratem
tubftanaaliuai vtrag; tequiritur uia ibi [olim fubie&um tcrmunat de, é I
adic& ui numcralis , cum adie- €tiuum nullo m«cdo tern.inare queat , hic
veró duo forma nen; pé , & luppofitum, hocvictmaié ,illa non vitimaté. /(
Tera atguit. Arriaga cit. veritatem predicationum, & n ultiplicationem ter
aninorum «oncretorum, ncn ex formali fignificato eorum auc ndi dcberesied ex €0
, qj importe tori rcélo , & hac róne ait ccrcrcta accidentalia vnitaté
lume- ze,& muluplic: enm ex parte [abiti precisé,quod im; port«nc in rcQ'o,
non cx parte Wa pis, ean llam fignificent de formali,cum ergo «oncreta
fübflantialia ex nacura, & lubfifl entia dicant in rc &to naturany
& in cbliquo fubiificuam , (e- quu ntcctlarió €x pra dicta resula , cp in
cocé fuppofito dug lublitierent na- aura s v. g.humaniates,ulud dici deberet
phucshomincs qu'a plures nauiras ime yorterct in rcéto, Et num.62. av fal. m
lie rcculam à robis traa;tani quod no- mira non:cralia coniun&a cócrcts
fub- ftant iuis muluplicant formalcg& mate- riale; quia non.cn pe»foma cft
concrcium fubflanuud , & tbinomenpumerale 1lli adiundt à r6 mulujJicat
formale) X ma« teriale illus ignificatü,aliàs dü dicuntur tres diuina perjom« ,
t multiplicatetür Aininitas, Qcll materiale illi? iignificati. 104. l:
efy«ócrceta accidentalia nume- rariad numerationcm fübiectorü pici- /:88 , quia
ipía (cla fübie&a verm;nant dc- pendentiam adicétiui nümeralis , & hac
tit ratio propria; & à priori , & quia in concretis (ubftantialibus tàm
forma,quá (uppofitü terminát, idco ad coi requie zitur multiplicauor € vtriufq;
muluplica tio. Neq; «x hac regula fcquitur cá dici- mus tres diuina per/one,€t
diuiniatem .mulcplicari debere , quia cum ly dium ncmen fit adicétuum , nequit
tci minare dcpendentiam adieiui numeralis ; fed terminatuf ad nomen pe» fora ,
cuius ti- gnificatum, nimirum fobiftenuá multi- plicat hegula veià ab ipfo tradita, vel non cft ad
rem, vcl pronob/$ contra ip- fum concludit, quod fi in codem fuppotà to Plotes
fubisfic: rét nature;illud dici de- beret vnus homo, & non plurcs,quia có-
erctum quoque fubítantiale , ficut acci- dentales pai tg per loppofirum in re-
&o , nam homo cfl habens homanitas- iem, ficut album eft babens albedinem.
DISPVTATIO TERTIA De Ente rationis , eo fecundis Intemionibus - Lan? ad
Metapbyficam [pe&at tra& ave de ente vationis perredu-- ionem ad.
ens$realesy quod eft proprtum eins obiectum 5 vfus tae men apud multos
snualuit, vt ifle iratiatus Logice demandeturs, ph € quidcm rationabiliter tum
quia cognitio entiszationiss? fe- "Progme«ium quia adbuc mogis de eruit
Logica ab. Arifl hr | -cupdarum intentionum valdé injeruit Logtce im fe ,»t
pord p 2] muli um. 1sat direti ionem: op ji nationibus rationis melius
dinifionibus, € argumentationibus , vt «onflate x die eratiomum iuicllefi Ws. »
ves n. percipiuntur ,7 cómodiws TE Uo Difm.IL. Dente vátioirt ^ 1^ Tub terminis
fecundarum intentionum eft inflitutay wt niagis patebit ex dicendis bis igitur
de cau[is communem v[um fequentes bic de eme vationis agemus , cr fecundis
intentionibus: / QYvVEASTIO IL 4n detur Ens rationis , C quale effe babeat 73
Omineentis rarionis || intora fua latitudi- ne intelligitur, quic- | quid habet
effe ali- quo modo dependé- "terà ratione ; quod ^ quidé potcft tripli-
citer contupgere , vt docent Formaliftg nollri art: 1. Formalit;
&-colligiur ex Scoto 4.d.1.9.2.$. bic primo videndum efl. Primó
effe&iue, feu caufalicer , quia nimirü per verum,& phyíicum influxum
&aüfatur, & producitur ab intelle&usqua les (unt atus intelligendi;
qui effi ciütur àb co . Sccundo (übie&tiui , quia (obie- €t ur, &
recipitur in intellcétu , eique adbzrct, quales funt ijdem actus denn fant
u$,& orones habitus rege quate- srecipiuntur in intelicétu, eique tan- Quam
fiubicdó adherent. Terr;ó obie- ué , quia obijcitur inteHeótui; fcu. ab
iótelle&ü cognofcitr, qualia sit omnia , qu£ ab iatcl MS » Vt fics adh
iciter in hoc vltimo fenfu porci "y ui nderc' in'(uo cfTeà ratione , vel
ità qued babe: et illad cffe , ctiamfr intellcétui-nón ob'jcerctue y vt
ienis,qui eft calidus; licét à nob:s nó co- no(ceretur,vt calidus ; velità quod
non rez illud eile ; nifi obijcerctus intel: * lectuisfed intantum illud babet,
inquan- tum ab iptclic£turcognofcitur, cuius co-, gnitionc ccífüme ftatim
edanetcicy vt An gclus, qui non cft pulcher iuuenis , nifi quatenus rali modo
apprehenditur ab in- tellc&u; & hoc cft illud ens.rationis, dicitor
babere efie tantum obie&iué in intelle&u ; qued dicitor.ens fi&ium
à ra- tionc; & de quo queritur in przfenti, an dtbeat admitti,quo ctiam
admiffo dubi- tatur deindé quale effe (it ci tribuédum . 7$ Circa primam
qualiti partem entia tationis; ac teundas jnccnuones yidéuur. negiffe
Mayroriquodlib.7. Ioann. Gan. dau.lib.2. Mer.in fine, & lib. 4.3.6. licer
non fibi cohftet 6. Mct.'q. 5. Bernardiis quidam Mirandulanus in expolir.
przdi- xam.& Vallefius controu. 10. Phyticae, Oppofita tamen fententia e(t
communis omnium feníus,qui admittunt, & paffim fupponant cotia rationis ;
fed adhuc nom omnes conueniunt in altera quz fiti pare te,qualenam effe fit eis
tribuendü ; dam enim quibufdá entibus rationis tau- tum deferant , vt eis
concedant effc for- male,& act&ale antecedenter ad omncm operationem
intelle&us, iraloquitur Me dina 3.p.q;3 f«art. 5. dub. 1. ad 1,de illis
entibus racienis , que habent fundamen- tumin rcbus, & Fonfeca 4; Met. c.
2. q. 7: (ec. 9. & li; g.c.1$-q4 feci. de illis rc- lationibus qua ex
denominatio fültare videntur , vt fuiit relatióncs Creatoris , prioris ; &
po- füerioris , ac aha confimiies 5 Alij veró etfi fateantur; orne ens rationis
quaptá ad exiftentiam abintelle&u prorfus pene dere; adbuc tamen aferunt
habere (aam 'eflentiam independenter ab eius opcra tione , fccuridü qnam rcuera
dicitur pof. fibile effe'in intelle&u, ticut ens reale. » pcr fuam
effentiam dicitur. poffibile cffe cxtrá intelle&um ; Alij demum ftatnunt ens
rationis penitus ab intelle&u depen- dens quoad omnc (uum effe, non folum
cxiftentias,led etiam effentia . 15 Dicendücft pto refolmione quafi ti quoad
vtráque parté éns ratioris orri- ninó concedendum efié , nó tamen in. co.
feniu,vtante acr aliquod cf- fc formale , & a&ualc habeat , fcd ita gj
emnc fuum effe a&tuale accipiat à ratio nc.Conclufio quoad primam partcm
eft communis Gracorum , Arabum; & La- tnorum, vt teflarur Carrarius de
primig princip.vniuer(. Log.lec.7. nam Auicen, 1.lug Met.cap.2. & 3.
Aucrrocs 4. Met. cóm.2.& in Epitom.Log.cap. vlt. docét logicam efle de
fecundis intentionibus: , boc idem allrit Anonim jn b prs alij paffim, xta -
fufficere | .& Porphytius in lib. peedicam.in- og.3. & lubícribunt
Latini famofio- res D. Thom. Scot; &gid.A lbert.Alé (is , quód (ola
Antiquitas fufficere poteft ad oftendendà huius co- clufionis veritatem; hanc
Suarcz proba» re conatut difp.vlt. Met.fc&.1. nónullis Acift.teitimonijs,
quz ad rem non facc- re oftendit P.Faber 4. Mct. difp. 4. c. 1. fed Ari(t.pro
hac ftare (ententia manife« fté demonftrat famo(a illa iun - in anima, &
extra anim, quá fzp:us ipfe tradidit, prafertim veró C Metin fine, X lib. 1
1.(um 3.c. 2. vhi p ens in anima ex- xofitorcs intclligüt ens ronis ; przcipud
tus in-1 .d. 36, q.vn. F.fEt Mayr. ipfe nó abfoluté negat entia rOnis, fed un
di- fputádi gratia, vt jp:elttat in fine quol.é. - 4 Probatur ctia ratione
malcipliciter; Tum quia multa (z pe cogitamus , ac ti e(lent,qua tamen ncc
fuat, ncc cfle pof funr, yt patet de Chymera, Hiccoceruo, fimilibus,ecgo cum
aliud etie non ha-. cantjquam cogitari, & tamdiu finr;quá. diu cogitantur ,
veré (unt entia rationis, . Tüquia cüintclic&us concipit negatio-
nes,priuationcs, ac exttifi(ccas denoma-. nationcs,eas vtique concipacad mo eat
cü enira cius Trpo adzqua- tum (iot ens reale , nibil concipere pot y, nifi ad
modum veri eocis., vndc tenebra, inaere, cacitatemn 9culo concipit per
modü.qüarundam formarum luc ac po tentis vifiug contrariatum, hoc aute eft
efformare cns rauionis, Tum etiam quia experimur aJiquos actus, quorüi obicéta
non (vent à parte rci,vt cum.cquum ratio- na|em concipupus , &
Angelum.sorpo-. um, naro harc obiecta, equus. seti eun rational AC anaclus €um
corporco,,nó funt à patte rei ,necef. fc potias fetaneré ctt etdunc i intelic&u
fingenic cquuairationalem,&. apngclum corporcuia. Tutn.denique quia * toc
Arii. Logica plena eft his rctminis sies ubiseiums prx dicatum» » vnucifale, S
bmulibus , qua. ATGUORMS.;. . 0 2005 ndent negantes entia rationis; s equum r.
onalcm.a , & milia gonci- / DuefkE cn dein ojo Plon? pit , non vti jue
pettalem actum. € oaci-- pere quid m; & ápparens , quod di- catut ens
iationis, fed concipit vstam, &c: realé rationalitaté;vera & rcalé
corporei tatem , quam in alis rebus coznofcit ; &' eas incentionaliter
conne&it cum equo , & angelo,atque idcó* nunquam dari tale: ens
racionis , quod cx parte obic&ti actui. fingenti corcefpoundear.Sed haoc
folurio- né opcimé confutat Atriaga difp.6. Met. fec.1.nu. 10. nam quando
intelicétus affe! rote ex rationalé , angelum corporcü],: plaoé non pradicat
rationalitatem , quae conuenire (olet indiuiduis humana na- turz,ncquc
corporeitatem conacaienté& rebus materialibus ; (ed aliam con(imilé, : quam
fupra numcrum.catum , quz (urié poffibiles, fingit iatellc&us, ticut (i Tho
miftatcnens (ub fpecie Gabriclis vnicü tantum índiuiduum cfífc po (fibile,
conci- et vltra iitud adhuc aliud c(Te poffibi- »tünc vtiq; hoc aliud,quod
conciperet , non cítet indiuiduum ip(um Gabrielis fed aliad fi&um; &
repugnans in eius s&« tentía , itaigitur in propofito cua alis.
rationalitasdi(tin&aab omnibus ratio | humanorum indiuiduorum y illistamen
con(imilis; non fit rcalis,fed fi&a , & chymerica ,. quastdo.concipitue
equus rationalis, &angclus corporeus, ve. ré eflicitur ens fdtionis ..
Accedit , quad: etiam admifTa ea folucione adhac no eui tatuc cris rationis,
licét enimrarionalitas: equo applicata effer realis, adhuc vnio rationalítatis
cum equo eflct omninó fi« &a,& rauonis. Quod (i intlcs intellectis
illis extremis ctiumapplicare veram. vmà nem; quas ince alias fes experituc
«Non adhuc eu:tatuc.ens cele quia (alti applicatio ilia obi "plius yaipnis
etit rationis, & ficta quia applicatur re« bus inudibilibus.:: «3. idtrtana
5$: Quo etiam ad alteram patte; cons. clufio cft. communis y.& eft
pra(cntiay Scoti quol. 3; A. vbi docet .cns mci rms: habere iptaséisé heroe)
lecka.co Mie derante'in I.d.56. q«và- F. S4 G, ape? : pellat illud ens ià
anima, v jin Lern animam un Jn cífe: actualijquàm in elfe po(Tiüilis tam qup ad
eiie cxiteatic quàm cflentis ja quodé : omnem proríütteilitatew , &
exi(ten-- tiz,& cflentiz, & 1&a1lem, & poffibilé negat Door
enti racionis, & ei dama. Xa: tribuit e(fe obic&tiuum, sin quid , &
- diminucam,quod aon hibecur,ni(i beac- ficio intelle&us;& iterum in 2.
d. 1.4. t, art.1.diferté docet pause ha berc eife a&uale,& formle,nifi
cum ia. tcliiguntuc;& mauifefté deducitur ex p fo concejxu entis rationis,
id enim incel- ligimus per ens rationis , quod omninà contradiftinguitur ab
ente reali ergo nal lum effe formale , & a&uale hibet ante opus
intelle&us , nam (i aliquod tale ha - bereuprofe&o ab ente reali nó
effet pror Pire tg Pet quod excluditur inz re(pon(io , & aliorum dicentiü
bancrationem folum concludere , quod €ns rationis in a&u perfedto, X comple-
€o pendet ab opere tatelle&us , quod tá prazcedere poteft in a&u
imperfedko , & incompleto. Exploditur hec folttio;quía fi aliquam realem
actualitatem, quaatá - wis imperfe&tam antecedenter ad. opus intelle&us
haberet ens rationis, (ané noa e(fct ab ente reali vadequaque diftin&tü,
ncc propcié effet ens cationis, quod ideà dicitur rationis , quia mullo modo
poteft effc in adtu,nifi pec opus intelle&us .. Ec hzctatio nedum p. de efc
cxiften- tiz (vt nonaulli re(pond&) (cd ét de cífc. effcatiz ; tum quia
exiftentia proportio- natur csétiz,vt eius, vade ex cà- ditione cxiftentia
arguimus c(fentiz: có- ditionem à pofteriari , ergo (i exiftentia entis
rationis prorfus ab iatelle& pea- dcoidé dc e(sétia dicendi eric; &
proc- füs itcacionabile e(t alicui a(lignacc cf- 'ntiam realé inde cxiftenciá
ratio - nis; tá quia exti aliud non e(t, quam ipüus c(fentis a& 1alicas ,
ergo fi entía. rationis hibent exiftenciá folu ab incel- lc&u,idé crit de
edeatia diceadà; Tà cà- dem, quia hzc ip(a ctteffentia enis ca- tiodis, quod
ncc fit , nec e(Te poffit ciccà eperacioaem intellectus, & hacde cau fa
dicitut ens racioais , im3 (i hiberer e(- fenciam cealem, iam quiddicariue ,
& foc malitec eas ceale (orzc, X aon rationis. ,$ la oppoetitum obijcitur
Primo pro. Vio ca: ;atiogis adinittiad debzrc, Tà Difp. HL. De Entebatiinte ión
0] quia ulla potet illius aifigazri c30( 25 hzc .n. prz(ertim deberet effe.
intelle. Gusyt hic eft cauía realis , & caufat ase« dia a&:0ae reili,ac
proindé cffedtü (em« per actiagitrealem . Tum 1.quod eft im- poffibile, aon
poteft concipi, ncc mente tatelligi,quia intelligi (equituc effe, & (o
lumens reale et obiectum adzquatum intelle&us , (ed ens rationis et
impoffi- bile realiter,etgo etiam menraliter. Tá 3 implicat obie& um in
intelle&u , quod noa ptius fit intelligibile , quàm iarelle- &um, quia
quod intelligirur in a&a fe- cundo, fané (upponitur intelligi bile ine
a&u primo ', at cale foretens ratioüis ex di&is, i daretur, Tum 4.
implicat dicere illud hibereeffe proprium , quod tátam fingitur elfe , cum
reuera nec (it, nec ef- fe poffir, quia quod tantum fing itur,aec cít,nec
datar. Tum 5. (i a&ui af cmandi angelum cfe corporeum nderet ex patte
obicái vnia fi&s, effet aus ve rus,quia afficmaret , quod veré daretur ,'
nam inter angelum, & corporeum datur vnio fi&i , ergo vt fic fal(us ,
deber inter ea concipi vno realis. Tam 6, no poteft. daci medid inter ens
reale, & puri nihil, — conttradi&orià opponuntur , (ed & atetur
eris racionis, inter illa duo media- rctuon .ni. cffet ens reale, vc patet,
neque puram as Js. Pes eec intelle&1m . Tám deniqae quia ho» De Aperiri
videtur toe dtap , vel faltim vcilitas ad res veras declarandis , &
do&rinas capiendas; ecgo &c. 7 Refp. perfe&kim hacá difficultarum
folutionem pendere ex dicendis, quantü ad MM petit, ad r.dicédum eft in. telle&
im eife" cau(am efficientem entis ratióais,noa tatien propcié;& in
rigore di&im qus .(.vecé, & phytice iafl aat ia cife& 1m, (icu: .n.
enscationis non habet effc vecü, & ceale , ità etiam nequit effe cif :&
15 cau(z vec, & realiter inllaétis , nec ab intelle& 1 pendere pec
realem , & phyficam a&ione, fed (icut eft casfecua- dim quid, &
veluti vmbca,& timilitado entis rcalis, irà etiam sm quid dicitur fie«
ri,& produci, vt Scot.docuit 1.d.36.q. vn.& 2.d.t. q. 1. & fulias
explicabitut infrà. d z.ncgatar affumpcum , bos ia NR * . : EAS CUNEP T £z wt
Quaft: Le detur ensvarionis: 255. 0o gsíehabet intelligibileequam poflibi-
refle&itut attingendo illam vaion em am omne poffibile eft intelligibile,.
vc fi&am, iP ille verus cít. écontra, cumpoffitintelle&us in- ^^ Ad
é.negatur minor, nà vt docet Do--
geros& cogitare, quod nec eft , nec e(le«. Gor quol.3.art.1.vel
nomen entis fomi- poteit; ex «o autcm quod cns reale lit. tur in rigore pro co»
quod veré, & pro- dsequatum intellectus obicótum , collis; prié cft. i.
realiter »vel faltim fic exittcre ons rationis non e(ie perfe. poteft, &
nihil,prout opponitur enti: hoc uté intelligibile, fedtantüm in. modo fumpto,
& fic ensrationis eft pa- "Tute , quatenus nequit intelligi, rum
nihil;quia nec realiter eft neque. fic. iad modum ipt i Le & hzc.
c(fepotcít;vel nomen entis fumitur ma- eft propria ciusintelligibilitas
,vrinfrà | gis ample pro co , quod cft vcl inre, vel dicemus. Ad 5. verum eft
formaliter, & — faltim in apprchenfionc;nihil vero; prout . a&tualiter
ens rationis non prius habere; opponitur enti inifla amplitudine, & in | lc
intell le quam intelle&um; vt . hoc (eníu ens rationis noct purü nihil ^.
notat Scot. d, tq. art. 2.G. quemfe- | fedaliquo modo ens; vcl demum (umirur
quuntur Cun .ns ic 5 fed hoc non di. ens proprié,& in rigore, & nihil
(umitur : . .. €irur, quia abíolucé loquendo nullo mo." amplé pro co;quod
negat quodcunque ef; dolitcognofcibile , antequam cogno- . fejiué in re, fiué
in apprchenfionc,& ic o fear, nec poffit actus (ccundus vllo. ens rationis
cft medii inter ens , & purü. .. modo à primo diícerni, quia faltim vir- —
nihilquia ex vna parte non cft ens rcales ialiter in fais cau(is pot dici prius
in- — ex alia nos caret quocunque effe ; quia bile,quam intellectuoy, imo ctiam
— habet cffe faltimin intelle&u ; hinc tamé: inaliquo fenfu
formaliter,& a&tuali«; non fequitur effe medium inter contra» hoc
dicitur ad denotandum; 9. di&oria quia ens reale , & nihi! hoc tet- -
in fe cognofcibile.i[ecun-; tiomodo fumptum non contradicunt, vt: le& actualesquam..—
bené
notat Amic-tra&t.3.q. 2. dub. j. ab: " inofci elt de — initio . Ad
7.neceffitas, Salario vdlükim iden mendciesnotio inpefedo cóc lo potentia non
an ene . dimodo, (pé .n. nequit intelle&us nos: ... a&um, quaratione in
Deo potentia ad; (ter concipere res,vt infe funt, & ità có«. . «xiftendum
non abfolute dicitur prace- . cipit cas per comparationé adaliud, fin-- * .—.
dere aGium exiftendi; quomodo autem — gitque relationem rationis,vbi r&
veraza 1 fakim virtualiter in fuiscaufispoflitdici / nonc(t, diftinctionem, vbi
nó reperitur, etiam, & inaliquo fenfu formaliter & — iuuant noftrum
imperfc&um iutelligen- : |. aéualiicr mox dicemus , quz veró con- — di
modum , vx bené difcurrit Smiling. ' TN Miidcbici Poncius difp. 1. Log. q. 1« tract.3.de Dco vnodi(p.2. n. 175. —. «oncudit
de các fimpliciter, quod eft. alteram coaclu(ionis partem,probando , proprium
entiumrcaliü, non dee(icfe« — vel omnia, vel (altim aliqua entia ratio- idum
quid,diminuto, & abufiuo. Ad — ríis a&u dari citrà operatione
inielledtus, aliqui magaificiunt ; vt notat Tum uia nullo operante
iptelle&u dan-: —.- Arriaga cit. rcdargutionem inuoluit, ná J turá parte
rei caciras in oculo , privatio", 'inante concedit illi a&ui vnio- —
in materia; parits viíus, L'euscrcator X^. £ ncm fictam corrcipondere,quamdeindé
— fimilia;qua profe&o quidpiam reale poe" E negat in coníe.jüente ;
vndé ibibené re-.— fiiuum poo important, («d rations. T*
torquetargumentum;correfpondetigi- —2.quia entia rauonis prius babét e(l ine
tar illi aéui vnio ficta, (ed quia fingiur, | telhgibilequàm intel ctum, &
prius ef- Ad & cócipitor, ac li rcalis edet, idco actus — (e po(fibile,
quam ad&iuale, nàam antc.juà: : eit talfus, quáde vero jnteliedtus denuó —
ad modum cuui VapcipantUr ped196- fic cócipi,& vernm eft dicerc antc ope- -
zationé intellectus ens rationis effe pof- . fibile,& poffe per cum beri,
Tom 3-ens raticnis cft prius cognitiene if'a,pcer quá €ognofcitur, ergo
nonhabcet eife folum : qu.tcnus cogn. fcitar, Proba. atium- pt ex Arifl. 1,de
Anima 3«vbi ajt obie- €um efle pr:us adu imipfam tendente ; ac ei'am ratione;
juia quelibet potentia «cgoiv ua foppon:t obiectum, in qued fe Taur, & non
actu fuo illud efficit, vt ocu- lus fupponit coloremnon veró illum ef- ficit
videndo. Tum 4.ens rationis dcbct cíic al'cubi fubie&riué ; cum non tit
(nb- flantia per fc fubhiftens,fcd nó cft fubie- €liu£ :n intcke£ti, cum in co
lit tantum Obicétiué , ergo fubic&iué erit jn rebus ipfis,de quibus
pradicatur ; quod etiam tus inhinuaust q.- 9. przdicab. & in 4. d.13.9. vn.
verf. contra opin. Tum $.dà- tur propofitiones effentiales dc ente ra- iionis
atepna veritabis ex parte obice » n6 minus d de ente rcali crgo ficut inen. 1€
reali arguunt efientià realé,in qna funr datur ralis veritas pracifaexiftentia,
ita & in cnte rationis . Tü tandé fi efe entis. rationis prorfus
incogitatione confiflit, €rgo poteris dari gradus genericus fine fpccifico,quia
poterit cogitari ens ratio- nis in communi, & non in particulari, in
gencre, & non in fpociey & eadem ratio- nc porzerit dari fübicétum fine
paffione. E efp. ad 1. negando enumcrata ibi entia racionisformaliter , quauis
,&. «nua realianó (int, nó protinus infcren- dü cfl effc eniia rauionis ,
fed effe nega» tioncs,X.pruariones rcalcs., vt süt venc- brz,& cceitas ex
Do&tore 1.d.23- q.vn. . «l denominauones rcales exuinfccas y wt Dcum cffc
Creatorem y pariciem vi- fum,;rt docct idem 1.d. 30.q.2.nbi in cal. c optimé
notat , quod quando aliquam, necat oncm, & denominationé dic: aus 'elic
rcalem tunc realitas determinat rá- wm cempofitionem,X cnc nibifaliud 1ft; quam
illud, quod vc;é etl , & irafe ha Bet à paric re) , non autcm prz dicatum
quia e(i« &rcatorem nih 1 Dco tcalitatis addit dc nouo. , ficut nec cfe
vifam pa- ficti. Ad 2.entim rationis , antequam in- ganiurjnà funi
intelligibilia forga- Difp. II. Di Enterátióniez liter , fed tantum virtualiter
, ad hoc antt non eft neceffariüsquod prz.cedant intelle&us si aliquod e(fe
propri cd fufficit, fi in rc przcedar E qualecunque ilkud fit& in
intelle&u po- tentia & virtus inteliigendi ; vnde quód ens rónis tit
poffibilequód poffit fieri &c inelligi, hoc totü verificatar ad potentiam
inteiletiuam , (cu ad ope- rationé poffibilem illius, quare cfle intel
ligibiletn entibus rationis nó cft aliquod intrin'ecü, vc in entibus
rcalibus;fcd po- tius cft mera denominatio extrinfeca à: potétia intellectiwa
Pape vr onem qua nó funt, ncc cffe pofsüt ; concipere ad mcdü entis poteft. Ad
3. negatur af- fumptum;auótoritas vcró Arift, & ratios ad illud
probandáradducz valent tátuav de obiecto ASARAY S757 asa ducere in potentia (üi
fpeciem aar fam,& cum ca expre(fam , non autem de: fimplici
terminatiuoyquale eft ens ónisy— Per em Doétintinuat 4. d. 1.q.1. fub Sy &
magis infra explicabitur ; vel clarius: pore inreliedtus rem daplicitcrcoguo«
oe d rig cit, bseniz ac eft, cum rimo modo cogonoícittunc vtique pre faorcic
obiectum M oicop fecundo modo , tunc cfficit obiectü (ui. & nullo modo mm
quia:tale obie-- bii dic Mie HEE RN c, erubuit mnielle&os yita ves
cognofcity dum cflicit ens rationis nam illnd'cffor— mavcognofcendo rcm aliter
a6 fic, & quidem: toties intelle&us- pera&tum fuür fibi cficit
obiectum » quoties fallitur iudicando eflc id , quod re vera non cft, ys ipla
expekientia docet . 49: Ad 4. ncgatur maior, fi .n. ens ra« tions cílet vcre
inaliquo fubieótiué;tüc cflet vcrumaccidens , & per confequcns. ens
reale,fcd tantü cft obictiue in intel. lcu ipfo ; ncque idcirco erit fubtian-
uasquia hac realiter eft, & fobfi ftir po- tcft tamcn concipi » vt per fc
fübüftcns y & ad modum fubflantiz , poteft & con- cipi, veinalique-
(übieQ;ué exiflcns ad, inflar accidentis,& ita cfl; quando ab in-
tclic&u pradicatur de rcbus ipíis, vt cüb d:cimus animal effc genus, in hac
enims & limilibus przdicationibus pradicau non ord.né CNWgtv rm T | k: visi
Ribicasin fe; fed vt cognito, — &italocutust cit. cum 1nquit P e gepe
fübie&iué in rcbus 3; s. Ad $. negatur veritatem propolti- dbnidd id
entibus realibus fumdari in ali- qno effe effentiz resa&tualiter ha- beant
arite effe exiftentiz ; (ed fundatar itico,qüod ipfa effentia rei fit poffibilis,
vt onatur in effe exiftenuz , & eí- ftàtiz; vt ]até dócet $Cor.1.d 736. q.-
yn. potius ergo diceiidum eft, quód ficut ve-' fitates entium realium fpndantuc
(uper ' poffibilitates eoruxti,vt atu finit, & actu ponátor in ee extra
intelle&um, co quia iftz propófitioues catenus vera sát;qua-' terius ab
omni d&uali exiftentia pra(cime- darit,ita etiam veritas propofit. oni
eísé- rialimm de entibus rations. fundatur in €ó,quod ipfa effentia estis
racionis pof- — fit, vt a&u fit , & aQu ponatur in ife per intem, Ad
é«concedirur fe-: qüéla,Gcnt n. obie&tiué cogitari poteft matura
vniuerfalisabftrá&ta: à fingulati-- pc nathra: ca à [peciebus, ita.» ..
fitti poteft eris rátionishn commun i non: . fa&o iu parrietlati , enis
rationis fubies One dat bd Mi ip av lind: d ebiehieIn i i feroces drm»; /&
obie&iue: Dicesetgo inter gradum: gencricitm,& fpecificum, fubiettum ;
& : páffione' in entibüs rationis dabitur fuo : modo'diftinctio tcalis.
Negatür cónféq:c quía heécpoffit vem gradus: generi." . &ns'aon
cogirato (pecifico,S& fabie&rím" mon cogitata: ar práci (iue
tamen: itari nequit diuifiud, qhod requirere- : 3 icad ditur riotiem realé.
Accedit, quia. hárü iaténtionüm efle cófiflirincegno- fti Nontepusnare vnam
actu effe tineal- terh in ipfo intelle&u cognofcente anam: connetioharum
intentionum fon atté- ^ ditür quóad cxiftentiam actualem;ita o vna (equatut'ad
aliam in effe , eum cic non conucüiar eispet cobfecutionem. ,. fed per
cognitionem:connexio igitur at- téditur in cisratione fundamét quate mus
fandamétum ita fundat vnam, quod: ax viillius petit etiam fundare aliam... 43 [
iba * Logica d EN oU X7 E Saal. T. en detér cns vatiopis: QV.ESTIO
SECVNDA:" Quid fit formaliter ens rationis , C in quo eius efientia
con[iflat.- " II Vamuis vt ronct Do&tor4:d. 1 q. 2.1. ens rationis proprie
de- finiti nón potlit reftringendo defraitioné* ad'quid proprié dr&um extra
animam, ta men quia dcfiniri poteft eo modo; quo: definitio exprimit vnum
conceptum per fe in intclle&u , fiue conceptus ille fic rei extra, liuc
tónis, idco in lioc fenío queri. tur in przíenti ; quid fit ens rationis,
&' am eiusdefinitio ; & licét comunis tétia ens rat ionis admittens
concedat: illud 'nullü habete effe extra animam ; & füb'e&iaü,(ed tátà
in anima, & obiectis aum,vr ex praced.quatt. liquet;adhuc tfi* difciepant
authores in explicando , quid: fit illud, quod habet eile tanti
obieétiue". in intellectu, & folum tandiu eft , quádiu' con(ideratar ,
quod eft proprii efie entis: ratiónisqua in ré plures cxiá topinionesy que
przíérrim ad quatuor reducantur ,** -"Ptimà fatis famofa conítituit
formializ tatém enri$ rátionis in dénominatione ei* ttinfetayquam aliqui fine
vllatimiratione: amplc&entcsaffirmant — deno: miinátionem extrinfecam
à-quacü " Ouenientéeffe ens ratíóuis; vnde iuxta' dicendi--módü non' fotum
dehomi-' nati, qua res detomisiatàr coguita; fed" ctiá ea,qua denominatur
volitá, vifa Gc. ' imb qüátés infenfibilis vt columna, di- * citur dextta,
velHini (trà ex warió-animalle* fivu', & fimiles funt formaliter. éntià rae
tionís;ita fenfiffe videtur Fofeca $- Met, c.p4].6.le Gr 3:&
Vafq.t.p.difpitors nis," & pi 2-difp. 95- C. 10. Vbi denominatióné*
extrinfecam inquic eflé-aliquid" ratiónis, ' Aj veró eiufdem fentcriti d
Auttoresear coát&ant: ad folam demomitnatiotem fU. obicctüm deriuádtam ab à
rquálms* cft denominatio cogniti, & intelle&ti;ità- Durand. 1.d.19;
q.$. n. 7. Soto qus vie" oer et Didac.à: ifp. 3; Logq 1: Alij mü
Recentiores adhne eandem (cntentiát scoarótafitcs-dixerunt notromnem:
denominationé excrinfecám^ab atu in-- selleiusproneniérem appellandi Ve 2
" 188 ^ Difjst. 1T. pluralitaté ex parte (üb:e&i,vndé (i ea« dem
albedo eílet im pluribus. fübie&is abíóluté dicerentur plura alba, & é
con- trà , fiplurcs albedioes forent in eodem fubiecto, vnum duntaxat diceretur
albü, ità intcr alios docet Scot.3.d. 6. q. 1. & d.8.q.vn.& quol.1 1.
H;cu:us ratio com- ntunitct reddi (olet, quiacüi nomen adie & uvm dicat
formam per modum adra- «ntis sübic&o , maxime determinatur r ipfutn
(obicétum,quod magis,& pro- Fündius declarans Do&or 1.d.12.4. 1.$.
inxid quefiionem ifiam ait, quod nomé Adiectiuum primo, & per fe afficit
fub- ftantiuum, cui adiacet, & non alterum adicGtiuüm quia folum
fübftantiuum na- ttim eft termrmare depédenuam adic&i- €i , non autem
adic&tiuum , nifi fubítan- tiuc (umatur , cam autem accidens non tribuat
effe&um (eum formalem , nifi fübictto,quod afficit; fequitur, quod ter-
tnirins numcralis duostria, (cx &c.tribuit effcGum formalem numerationis
iubftà tiuó,ad quod rerminaturnó'adic&riuo vt poté impotentiad
tertninandàá. eius dc» ndentià, vr dé fi vna albedo efict in tri bus
(uübic&tis,tria alba dicerentur, quia tà tiomcn nutmictale rias quamalbi
cunt adicé&tiaa ,& idt anibo teriminantur ad tercom,.f. ad fübicétam,
& illi ccibuunt fuum cffeéumtormalem ; gp cü in calu fic criplex uia etiam
erunt aiba de nigore f isjqua ctiam rationoyfi plurcs pcr- fore diuirg candem
aítumerent hamani- tatcm dicecemur plures hbumanati , & 1m- carnati :é
contra veró fi plurcs albedines cficnt in codem fubicé&to vnum duntaxat
diccictur album, ficut dc £icto vnus ha» bens multas (cicntias €f vnos (cicns y
ait ipcéor quol.cit. & (i vna períona diuina plures atiuméret humanitates ,
dicerc- tur vrias dumta xat bumanatus,vnus incar ^ nauis,noo plurcs.qua.
do&tina cón:mu- nisc(tomnibus Scouflis, & probatur à Molin.t.p.q.36-art.4.diíp.2.
Catil.lib.r. Introduct.ttaGt.1 «c. 5.& multis alijs 98 De cocretis vero
fübflacialibus,& fubflantiuis cfl maior difficultas, & qui- dem aliqui
totum oppotitum docét cius, quod dc accidentalibus, & adicétiuis di-
€cbamaus, volunt n, ynitatem corum ; & N - n. 3 ; " , DePodus; ^ 5 00
pluralitatem ex parte formte fumi debe2 reob eandem rationem ,quia cum nomé
fubftantiaum d:cat formam ad modum per fe ftanus, maximé determinatur adic . Guum namcrale pet ip(an formam , vn dé ficadem diuina
pcríona plures affu- meret humanitates , dici deberet: plures homines tà
Vafquez 1. p. difp. 1 $5. c. LI & alij quáplures, quae videtuc fuifie opte
nio Doctotis 3.d. 1.4. 3. vbi refolutioné illus quefiti,an :lla per(oaa dici
deberet plures,vcl vnus bomo, remittit ad ca, jua dixerat de pluricate , &
vaitate concreti in 1.d. 12.4. t. ex regula aüté ibi iadira —- de termino
numerait , quod séper tribuit effc&um formalé /11i,quod terminat eius
dependeptiam , manf-fté deduc itur , ge. ad n.attiplicationem con: reti fübftantias
lis (ufficit fola form: pluralitas quia hec elt apta terminare dependentiam
termi. ni numeralis;qua ratione omnes feré Sco uftz veteres Lichet. Batgius,
Baitolius , & alij, concedüt in cafu pofito perfonam, illam cie plures
homincs , quia ly plstres non determinat fuppotirumyfed (ub (tans. tiuum, cui
ummediaté adiung tur , qued in propofito cftly bosnes , & ac folum
multiplicat humanta:cs,non luppotita, 99 Sed licét prima regula de. cócretiff:
accidentalibus,& adicétiu:s dara fit vni» uer(aliter veta ob rationcm
allatam , & cuam altcra de concretis fübftàrialibus , & tubftantiuis
quantum ad vntratem; vc rum enitn eft folam vnitatcm forma ia- fcrre vnitatem
concreti fübflantialis , & fi luppofita fit multa, vnde trcs pertong:
Diuinz vnus tabium Dus dicuntur ob. vnitatem formz,& natura, Falla tamen
eft quoad aiterà parté , quod «f. tola for» mi pluralitas fufficiat ad.
pluralitatem cocreti fobftantialis tine ((üppotitorum. luralitate , quia
vniucr(aliter vcra cft il- a Scoti regula dc concrctorum. muiti- plicationc
tradita loc.cit.in 3.d.6.q. 1.ad. 1.& d.8.q.vn.F.& qguol.: 1.H.&
alibi (ag, pe,quod ad multiplicationem concretos rum non füffrcit (ola
muluplicatia fot» marum;fed requiricuc multipiicatio fupe pofitorum;qua ratione
ncgat 1.d.12.Q. T, ad 5. Patreim in Diuinis c tfe plura ; tincia piaylicet
habeat duo prinripia produ dis ua; CTuerEL TIED o c ————— ——NE e LER IS, MN 7A
ITIN -. T" Conitutie LL IP ] B $6. q. 1.
Chriftum effe duo nca- ' accidentalia ,qu. (Su Le princ fuif. cmvatid.eAe.I,—
ato traliter ; & mafculiné , & quouis modo , vüde licét habeat duas
naturas (ub(tan- tialcs, & viuentes,dicitur vna fubftantia, & vnus
viué$ ob vnitatem fup ofiti , quà ctlam ratione dicendum eft, quod (i Ver bum
plures a(fameret nataras hamanas, nó cfíct plurcs homines,(cd vous homo , &
ita docent quamplures Scotiítz recea tiores,vt P. Faber in t.di(p.44.c.4. in
fi- & Aretinus in 3.d. 1.0.3. art. 2. Nec MAopiscnlet edm Bargio 1. d. 12.
q. fad 3.przdictam regulam à Scototra- ditam de,concretorum multiplicatione
alere folum-dcaccidentalibus , non de (ubftantialibus. Quia Do&or in 3.
d-8. q. vn. illam tradit de!concretis quidem accidentalibus, fed labftantiué
fumptis , ficut (unt pater, filius, caua, principium , artifex , opifex ,
&c. cnim concccta lia ,quia fabftantué dicuntur , ztquiualent
fübítantialibas, & terminare pss dependentiam cuiufcunque adic i,&
tamen Do&orait , quod homo. . habens plurcs pateraitates; vcl filiationcs
dici nequic plurcs Pacres, vel plurcs Filij Ob vnitatea fappofiti, ergo regula
illa de mente Doctoris tenet eciam in concrc- tis fübtantialibus ;& (ub
ftantiuis,nam fi: de folis àccidentalibus teneret vc ait Bar- gius,poiiet dici
Pater ecérmus duo. prin- eipta;duó productores, & Chriftus duo
viactites,duo entiagqo cá negat Do&or.. -'100 Cá vero alij Scocittz dicebàc
cx 4egula Do&oris rradita de termino nu- mcrali in 1.d.12. q. 1. neccílarió
deduci , quód cadem perfona plures aiumés hu- ianicátésplarcs diceretur
homincs, quia cum ly boxaines (it (ubttantiuum; tertni- marc poteft
depeadentiam adie&iui :nu- meralis,& ica (ccundum illud numcraris
,OGccurrendam cft , & dicendum vuiq; ter- minare potte , (cd now!umaté
ficut quà- tita$ terminaré pocctt dépendentiam al. terius accidens (cd non
vitimaté, quia Adhuc ipla depender ad tubttappiam ; tic etiam:in ptoponto
concretum natuce y vt homo,vtique terminate pocc(t depen- dentiam adiectiui
numeralis,(ed «uia ad- ' hucip(um depédet ad (uppofitàm; quod. Concernit vag,
vt omncs fátcnur , etiam - Do&tor 3.d.6.3- 1, D. & de Spiratore in 1-loc.cit.
ideó terminare nequit abfolu- té, & vltimatré,fed tantum cuim witeriori dependentia ad (uppotitum;ex quo
fic,vt etiam in cócretis (ubftantialibus , & fub- ftantiuisrecté
plurificatio (ieri nejucat y nifi ad(ic plarificatio (üppotitorum , & hzc
cít ratio à priori 21 optimé infinua uit Francifcus à Chrifto in 3. 4. 1. q. 9.
quando dixir, quod nomina concreta ét faübítantialia,yt homo,dicuntur in
pluca-. li pluralitate tàm form, quàm DR ti,quia tigarfican: formam cem habitu-
dine ad fuppofitü;vnde ad hoc,quo 4 (ine itcs homines , cequirun'ur &
plücce. umanitates,S plura (uppofita. Soluuntur QbicG iones tera prdi&as
regulas obij- citur 1. (iad multiplicationem concretorü accidental: ü, &
adicctiuorü (ola (ufficit (abie&orü pluralitas , ergo. in diuinis rité dict
polsét trcs ecernt tres imm(iuesomniporenres, quia funt tria fuppolita)& (i
ad ynitatem eorundé con- cretorum fufficit (ola fübic&ti vnitas , Gc (i
forme (int plurcs, tunc omnia accidc- tiasquz funt in eodem (übie&o ,
habcrc eandcm vaititem, & facerent idem con- cretum, v.g.in lacte album,
dulce ; fcigi- dum cfl erc vnum ,: & idem concreti ob vnitatem fübicéti;à
ifta. Conícquentiz fant £aliaryquia & Dj Adan. Symb.ae- gat dici poljc trcs
etctnos y'trcs 1mmen- 105, & cit couamugis omo:um fenfusal- bum, dulce,
£rigidàm in lacte etfe diuer- $a concreta ob folam £ormaru a diuccíi- tatem in
códem fubiedto . Refp.de rigore (ermonis dici poffe ia diuinisucs acternos,trcs
imaion(os, &c. | negatur tamen hic modus loucadi ab Athanaf eife rcétus ,
quia cum careamus proprijs cancrcus iubitanciuis , qualia a» forcoz immeníor
,(apientor az no tunt. in viu , concreta (pla adicctua (umnunus fubttantiie , X
ideó cin vna nic acernte tas in tribus, vna immen(icas,voum dici- . mus
ztctyium, Don tres zcernos c. Ad aliud , dumhiclo quur de voitute y & |
plu:alitare concrerocuin s Aecino ett concretione Íceuadum hijgoslcacgpem euit
IOI — VI Degprint-f erifeénccactident:eAetIT. — $91 dnfeimmearte not nfi
ciüsneicuc- gpendentian. termini 1t 0.ct8/5 adc ui, quia eft (ubtiant;cum; à v
s pirati- ua tantum vna c(l in Farc, & F lo.vc do ct 1 heologus , ideb «un.
veritate on gotcfl (u(ciperecflecttun. forn.le adie- x&iui nomcralis ; fj
cuccx alio capice Pa- ter, etiamfi habcat «uo princ. p. produ. &iua, non
potcft dic; duo prod« trcs, quia et(i adíit pluralitas formae » dccft ta- amen
pluialitas: fuppobitorum.,& hacc cft gatio, cur ad pluraliatem concrctorum
accidentalium , & adicdiuorum fufficit fola pluralitas fubicctorum ,&
ad piura- litatem fubftancialiua: virag; requiritur y Ae Lolim fubic&tum
tcrnunat de, €- iam adic& ui pumcralis , cum adie- €iuum nullo mcdo
tern.inare queat , hic vcró duo forma nem p , & luppofitum, Meine illa non
vitimaté. «| TFenuó arguit. Arriaga cit. veritatem Bus ic oai at & o
uluplicationem ter ninorum .«oncretorum nc ex formali fignificato eorm aucndi
debetesicd cx 40 , importetorin rcélo ,
& bac róne ait corcrcta accidcntalia vnitaté | ic. maluplicat onm ex pare
fübicé prciscquod ip;pott«nt in rc€ o, non cx artc foro s, etramfi illam
fig/ficent de formali,cum ergo «oncreta fubfiantialia €x paura, & [ubfifl
entia dicant in 1c &to natura, & in cbliquo fubiificuam ,le- uitur
ncccüario €x. pra dicta resula , cp in cocé fuppobito dug lubtifiercnt na- Aurasv. g.bumanuatesulud dici deberet
phiucshomacs,«u a plurcs nauras ime jy ortarer in recto, Et num.62. ai fal(^m
clie rczulam à robis trad;tani quod no- mira nom:cralia ceniun&ta cocretis
fub- ftant uis myluiplicant formalc9& mate- riale; quia pom.en perJona cft
concrerum fubflanunod , &t&nomennumerale 1lli adiunctü r.ó mulu licat
formale, X ma« terialeil.us bignificatü aliàs dü dicuntu£ tresdiuima perjon« »
ét multiplicatetür dinimitass Qcfl mazcriale ili? iignificati. 104. |: ef
«cócreta accidentalia nume fariad numerationcm fübicétorü pizci- -:88 , quia
ipfa (cla (übic&a term;nant de- pendentiam adicétiur numeralis , & hzc
'€lt ratio propria, & à priori & quia in concrctis (ubftantialibus tàm
forma;quá (uppofità ecminát , idco ad corf rcquie zitur gultiplicatioré
vtriufq; muluplica tio. Neq; cx hac regula fcquitur cá dici» mus tres diuima
perjona, €t diuimitatem .mulciplicari debere , quia cum ly diam ncmen fit
adic&boum , nequit tci minare dcpendentiam adicciui numeralis ; fce
terminatur ad ncmen fe» Jor& , caiusti- gnificatum, nimirum fobbftenuá
multi- plicat , kegula verà ab ipfo tradita, vel Him cit ad rcm; n. [3 ose I
concludit, in codem fupp 10 plores fubit rét nature,illud dit! de- beet vnus
homo, & non plures; quia có- erectum quoque fubitantiale , ficut acci-
dentales heri per loppofirum in re- &o , nam homo cfl habens homanita- icm,
ficut album eft habens albedinem. DISPVTATIO TERTIA ); 4 Premium quia a 45 De
Ente rationis , eo fecundis Intentionibus - | mpm Lan? ad Metapbyficam Jpetiat
trattare de ente rationis per redue- 4| ionem ad ensrealey quod eft proprium
eins obietium ; vfus tdm men opud wultos snualuity vt ifle yra&atas Logice
demandeturg, | 4 quidem rationabiliter, tum quia cognitio entissationts? fe-
Pal -cumdarm intentionum valdé injeruit Logica in fe » vt pod pn 2| mulium.
iuuat diretl ionem: operationum iníelleésiWs. y ves i c bis denominationibus
rations melius percipiuntur 7 camodiws definitionibus, dimifionibus, C a bue
magis dej eruit L1 umentaticnibus , vt onflare x die ict ab. A rifl iraditat y M Jub terminis fecundarwn
intentionum eft inflitutay vt niagis patebit ex dicendis bis igitur de cau[is
communem v[um fequentes bic de eme vationis agemus , Cr fecundis intentionibus
. QYVASTIO 1. fn detur Ens rationis quale effe babeat - 2a 54 Omineentis
rarionis intota fua latitudi- Y |- neintelligitur, quic- | quid habet cffe ali-
quo modo dependé- 'terà tatione , quod quid& potcft tripli- citer conungere
, vt docent Formaliftg moliri art; 1. Formalit. &-colligrut ex Scoto
4.d.1.9.2.$. bic primo videndum efl. Primó effe&iue, feu caufiliter , quia
nimitü per verum,& phyíicum influxum taüfatur, & producitur ab
intelle&tuyqua les (unt a&us intelligendi, qui effi ciücur àb co .
Sccundo (übie Gui , quia fübie- €t tir, & recipitur in intelcitu , eique
adbazret, quales funt ijdem a&tis. intélle- u$,& omnes habitus fcientiárG,
quate- pus recipiuntur in intellcétu, eique tan- uam fübicétó adherent. Tert;ó
obie- "tíue , quia obijcitur intele&tui , fcu ab jütclle&tü
cognófcitur,qualia süt omnia qui ab iatcllectu percipiuntur , vt fic Séd'adhuc
düpliciter in hoc vItimo fenfu potett alijuid. dependerc' in'fuo cffeà rationc
,'vcl ità qued babe et illad effe , ctiamfr intellcé&ui'mon ob:jcerctec yj
vc 3gnis,qui eft calidus; licét à nobis nó co- nofceretur,vt calidus ; velità
quod non ret illud cile ; nifi obijcerctug intels : ineipi, ied fruitom :
babet, inquan- tum ab intclicétu cognofcitur, cuius co-. gnitionc Brio fcio dri
cj vi An gclus, qui non cft pulcher iuuenis , nifi (quatenus tali modo
apprehenditur ab in- tellcétu; & hoc cft illud ens.tationis, g dicitor
habere efle-tantum obie&iué in intelle&u , qued dicitur.ens fiéum à ra.
*ione;&
de quo queritur inprefenti, an dtbcat admitti,quo ctiam admifio dubi- tatur
deindé quale effe fit ci cribuédum . '$ Circa primam quatit partem entia
tationis; ac (teundasnccnuones. videcur negaffe Mayronquodlib.7. Ioann. Gan-
dau.lib.2.Met.in fine, & lib. 4. q.6. licer non fibi cohftet 6. Met.'q. 5. Bernardus quidam Mirandulanus in expolfit.
przdie «am.& Vallefrus controu. 10. Phyiicae, Oppofita tamen fententia eft
communis ómnium feníus,qui admittunt, & paffim fupponant entia rationis ;
fcd adhuc non omnes conueniunt in altera quz (iti par» te,qualenam effe fit eis
tribuendü ; Qui- dam enim quibufdá entibas rationis tau» tum deferant ; vt eis
concedant effc for- male,& act&ale antecedenter ad omnem operationem
intelle&us, ira loquitur Me dina 3. p.q:3 f«art. $. dub. 1. ad 1» de illis
entibus ratienis , que habenc fundamen- ecd rcbus, & Festis Mou dicn fec.
9. & li: g. 0.15.04 feci. lis re- faiosiboé oc : err dimisi Hp ei mire ie ^
Et I funt io ) O i 3, prioris , [ fterioris , ac aha confimiles 5 Alij vero
et(i fateantur; orbne ens rationis «uantá ad exiftentiam ab intelle&u
proríus pene dere; adbuc tamen alferunt habere (uam Heoierinddiienss ab cius
opcra- fibileeffe'in intelle&u, ticut ens reale. » per fam
effentiamdicitur. poffibile extrá intelle&um ; Alij demum ens rationis
penitus ab intelle&tu depen- dens quoad omne (uum effe, non folum
cxiftentias,íed etiam effentiz . 13 Dicendücft pto refoluione quafi ti quoad
vtráque parté ens rationis oiri- ninó concedendum cff nó tamen in. co fentu,vt
ante opas intcilcétus Xy cf- fc formale , & actuale habeat , fcd ita gj
emnc fuum effe a&uale accipiat à ratro« nc.Conclufio quoad primam partcm
cft communis Graicorum , Arabum; & La- tinorum, vt teftarur Carrarius de
primis princip.vniucr(.Log.lec.7. nam Auicen, 1.(ug Met.cap,2, & 3.
Aucrrocs 4. Met. cóm.2«& in Epitom.Log.cap. vlc. docét logicain efle de
fecundis intentionibus: y Botisen Masit Aqinenze ih pq 1 tione y fccundü « an
rtucra itar poe ehv SEM MESE. ERRAT TU NTETA C ENERO KEW Ir 1v z um "ts on
». | Quefl.T. e /fn detur eys f"bah H ^ar i d VI
Porphytius i in lib.psedicam.in- g.3. &
lubfcribunt Latini famofio- id-Albert- Alé (is , r5 D. Thom.Scot. & atij
eed - vr d (ola Antiquitas | fufficere ad oftendendá huius cóo- . clufionis es hanc Suatcz probas re conatut
difp.vlt. Met.fc&.1. nónullis Arift.teitimonijs, qua ad rem non facc- fed
Ari(t.pro hac ftare lententia manife» flé demonftrat famo(a illa diuifro cntis
jn anima,& extra anima, quá fzpius ipfe rir iltdidi pre fértim vcró 6.
Met.in fine, lib. 1 1.(um 3.c.2.vbi p ens inanima ex-fitores intelligüt ens
ronis ; ibrecipes tur Eousi in-1.d. 56. q.va. F-SEt Mayr. ipfe nó abfoluté ncgat entia rónis, led un di- fpuadi gratia,
vt xettat i in fine quol.6. . 4 Probatur
etíà ratione multipliciter; Yum quia multa (zpe cogitamus , ac f e(lenr,qua
tamen nec fuat, ncc efle po(- - yt PSU dc Chymera; Hitcoceruo, mulibus,ecgo cum
aliud etfe non ha-. quam cogitari ari Ac tamdiu fint,qua. d BAT ; werélume
entia rationis ,.- Tüquia cüinrclic&us. concipit ncgatio- nes,ptiuatjones,
ac exttifiíccas denomi nationcs,eas vtique concipac it ad modum entium, cü enim
cius adzqua- "^ tum (ipt ens reale, niil concipere pot y ni(i ad modum
vcri cotis, vndc tenebra, ináere, caecitatem in gculo concipit per
modü.quarundam formarua luci, ac po tentg vifiua contrariatum, hoc aute cít
efformare cns rationis, Tum etiam quia experimur aliquos actus, quorü Obiccta
non (ent à parte rei,vt cum.cquum ratio- naiem e90tpupus: » Th bxetPas. pam hac
obiccta,. |o tele eun Mere ina gs Taur à patte rei niunoied Ancré bm.
exittuntit &tu fi pgenie cquumrrationalem, apgelum gospareom. T Tum.denique
quia ' tot. Aritt. Logicap his teteinX A, el vii MN vniucr(ale, S 1 i gue. a;T2tjORIS., .. ji pi
negantes entia rationis, «um s equum rati NOR. angelum corporcam, & inia
gon 193 pit , non vti jue pet talem actum. € oaci- pere quid &&tum,
& ápparens , quod di-: catur ens iationis fed concipit vsram, óc: realé
rationalitaté verá & rcalé corporci tatem , quam rm alijs rebus cozno(cit y
&' €as incentionaliter conne&it cum equo , & angelo;atque
idcó" nunquam dari tale: ens rationis , quod cx parte obic&i adtui.
fingenti corcefpondcar.Scd haoc folurio- né optime confutat Atriaga di(p.6.
Met. ícc.1.nu. 10. nam quando intelleétus affe! uum rationale , angelum
corporeü], plood non prztdicat rationalitatem quiz ier aid [olet indiuiduis
humana na- wx reitatem conacnienté as us » (ed aliam con(imilé, : (upra ciega
oma » quz (urit Boffibil-s,t iriatelle&us, (icut i Tho. miftatcnens (ub
(pecie Gabriclis vnicá tantum indiuiduum cffc po (Tibile, conci- et vltra iftud
adhuc aliud cíTc poffibi- ;tünc vtiq;hoc aliud;quod conciperet , non cíiet
indiuiduum ip(urn Gabrielis y fed aliad fium, & repugnans in cius s&« tentia
, ita igicur in propofito cum alis. rati ditin&aab omnibus ratio-
nalitatibus humanorum indiuiduorum ; illistamen con(imilis; non fit realis ,
(ed fi&a , & chymerica ,. quasdo concipitur equus rationalis,
&angelus corporeus, ve. ré efficitur ens fdtionis.. Accedit , quad: etiam
admifTa ea folucionc adhac-no eui tatuc cs rationis, licet enimrationalicas:
equo applicata effet realis , adhuc vnio ratiopalitatis cum equo eflet omnino
fi« éta,& rationis. Quod (i inflcs intellect illis extremis ctiamapplicare
vcram vmià nem; qas inrcr altas fes experitur Non adhuc euitatur.ens rati »
quia (alti * , applicatio: illa obi plius.yaipnis - ; etitrationisy& Riéhi
s quia applicatur re». bus inudibilibus.;: «3. 5- $5: Quoctiam ad, alteram
parten. con« clutio cít. communis y :& cít weite Scoti quol. 3; A. vbi
docct cpssmci- mis poe ipud pe iotelledka.co afie derantcy& in 1.d.46. q«va
- E« «1G. ape? peat illud ens in anima, vt catatrad itia " guitar áb.entc.
das — tàrm jn eife. actualijquàm in Pre saris esi At eco pu 394 omnem prorfüstealitatem
, & exilten-negat Door enti racion:s, & ei dumca- xat tribuit e(fe
obie&tiuam, si quid , & - iminucam,quod aon habecur,nt(i beac- ficio
intelle&us;& iterum in 2. d. 1.. t, art.1.di(crté docet ros cd ecterra
ha berc eife a&uale,& formale,ntifi cum in- tclliguntuc;& manifefté
deducitur ex ip fo concejxu entis rationis, id enim intel- ligimus per
ensrationis , quod omninà contradi(tinguitur ab ente reali ergo nal lum e(fe
formale , & a&uale hibet ante opus intelle&us , nam (i aliquod tale
hz- rofc&o ab ente reali nó elfet pror (is condiftin&um. Per quod
excluditur Medinz re(pon(io , & aliorum dicentiü .bancrationem (olum
coacludere , quod €ns rationis in a&a perfeGo, € complc- €o pendet ab opere
tatelle&us , quod tá priccdere poteit in a&a imperfecto , &c
incomplcco. Exploditur hec folatio,quia fi aliquam realem actualitatem, greet
wis imperfedtam antecedenter ad. opus intelle&us haberet ens rationis, (ané
noa effct ab ente reali vadequaque diftindtü, nec proprie effet ens rationis,
quodideà dicitur rationis , quia mullo modo poteft effe in actu,ni(i pec opus
intelle&us .. Ec hzctratio nedum p. de elfe cxiíten- tiz (vt nonaulli
cc(pond&) (cd ét de (fc effentiz ; tum quia exiftencia proportio- matur
iz,vt modus eius, vnde ex cà - ditione exiftentia arguimus c(Tentiz có-
ditionem à pofteriori , ergo (i exiftentia entis rationig prorfus ab
iatelle& pea- devidé dc e(sétia dicendá eric; & pror- fas itcacionabile
e(t alicui a(fiznarc c(- fentiam realé inde cxittenciá ratio nis; tá quia exit
aliud non eft, quam ipus cifencis a& 1alicas , ergo fi entia. rationis
habent exiftzntiá folu ab incel- Ic&u,idé ecit de edentia dicendü; Tà cà-
dem, quia hzc ip(a ctt e(fentia entis ca- tiodi5,quod ncc (it , nec e(Te poffit
ciccà epecatioaem intelledtus, & hac de cau fa dicitur ens racionis , imÀ
(i háberert e(- fcntiam cealem, iam quiddicatiue , & foc malitec eas ceale
foccc,S aont is. ,$ Ia appetitum obijcitur Primo pro. bio ca; :&tiogis ad
ittiaó deb:re T Difp. HI. De Entebatints-: quia mulla potet illius alfigmiri
ca0(8 25 hzc .n. prz(crtim deberet effe. intelle. Gast hic eft cau(a realis ,
& caufat ae- dia a&ioae reali,ac proindé cffedtà (em« per attingit
realem . Tum 1.quod cft im- offibile, uon poteít concipi, ncc meate
tntelligi,quia intelligi (eqaítuc effe, & fo lumens rcale et obiectum
adzquitum intelle&us , fed ens rationis eft impoffi- bile realiter,etgo
etiam menralitec. Tá 3 implicat obie& um in intelle&a , quod nou prius
(it intelligibile , quàm iacelle- &um, quia quod intelligitur in a&u
fe« cundo, fané (upponitur intelligi bile inze a&u primo 'y at calc foret
cas racionis ex di&is,(i daretur, Tum 4.implicat dicere illud habere effe
proprium , quod tátum fiagitur elfe , cum reuera nec (it, nec ef- (e polfic,
quia * dm tantum fing itur ,aec e(t,nec datar. Tum 5. (i a&ui aff cmanti
angelum e(fe corporeum careefpondecec ex parce obicai vaio fi& effet aus ve
rus;quia afficmaret , quod veré daretur y nam inter angelum, & corporeum
datur vnio fi& , ergo vt (ic fal(us , debet inter ea concipi vio realis.
Tam 6. nó poteft. dari medid inter ens reale, & puri nihil, bs
contradi&orié opponuntur ; fed & atetur ens rationis, inrer illa duo
media- rct,non .n. cffet ens reale, vc patet, neque purum nihil , quia aliquod
effe haberet pet iatelle& m . Tám deniqa& quia hos rum entiam malla
videtur neceffitas , vcl faltim vcilitas ad res veras declarandis , &
do&cinas capiendas; ecgo &c. 7 Refp. perfe&kim hacü difficultatum
folutionem pendere ex dicendis, quantü ad prze(ens fe&tir, ad r.dicédum eft
in. telle im eife' cau(am efficientem entis ratióais,noa tatien propcié,&
in rigore di&im qu£ .f.vecé, & phytice infl uat in cife& vn, (icu:
a, enscationis non habet effe vecü, & ceale , ità ctiam ncquit effc ci
:& 15 cau(z vecé, & cealiter inlaétis y nec ab intelle& 1 pendere
pec cealem , & phyficam a&ione, fed (icut eft cas fecua- dim quid,
& veluti vmbca,& timilitudo entis rcalis, irà etiam sm quid dicitur
fie« ri; & produci, vt Scot.docuit 1. d.36.q- vn.& 2.d.t. 4.1. &
fulius explicabitut infr, &d z.ncgatur affumptum , Pm : us E 4 € , LAM n wi
* E LÀ Las 1 ;: t habet intelligibile, quam po fibi. na ame perii eft
intclligibile,. | écontra, cum poffit intelle&us fin. gae cogitate, nec eft
, ncc cfle poteit; ex eo RO aod uj ree dx «quarum intelle&tus obic&tum
, colli gitur folam ens rationis non cfe per fe , . &abío
é intelligibile, x: (x Ite . cnus nequit intelligi , modim cius percipiatur 8
le propria eius.intelligibilitas y. vx intrà us. Ad 3. vcrum eft formaliter,
& . a&waliter ens rationis non prius habere . efie intelligibile quam
intelle&um notat Scot.2. d. 1.q. r;art. 2.G. quem fc. quuntur C uc bic ;
fed hoc di. . ciui quitabi-lu queo millo qué. - . dolitcognofcibile , antequam
cogno- . - fcatur , nec poflit adus € Tp eats y relin «cerni, quia faltim vir-
[ok M can pét dici prius in- telligibile,quam incellcétuo, imo etiam : Soie
fcn(u formaliter, & a&uali- . ter : dicitur ad denotandum. Apis in dt
^bleecan- dum faum effe formale & actuale , quam. c 1 u cc exiftendum non
abfoloté dicitur prace» -. derc aGum exiftendi; quomodo autem - fakim
virtualiter in fuis caufis poffit dici o ptius intelligibile, quam
intelle&ti;imó * etiam, & inaliquo fen(u formaliter & .
a&ualitct mox dicemus , quz veró con- did obijcit Poncius difp, 1. Log. q.
1. ide diluta difp. 2, Mct.q- 2.ait. 14 Ad. - concludit de các fimpliciter ,
quod cft proprium entium rcaliü , non de etie fc- cundum quid, diminuto, &
abufiuo. Ad f-quod aliqui magnifaciunt , vt notat Atriaga. cit. rcdargutionem inuoluit, nà inanteccdente
concedit illi actui vnio- ncm fictam corrci pondere quam deindé negat an
coofe;juente , vndé ibi bené re- 'argumcntum;cotrcípondct ;gi- li a&tui
vnio ficta, (ed quia fingiiur; ARN ac li realis edet, idco actus &«c eit
tai(us, quàde vcro inieliectus dcnuó QuaftL. ed) deimr tnsrarioni: M. dimodo,
fzepé .n. n295: rcfle&itur attingendo illam viion cm vt fidam, tunc actus
ille verus cft. Ad 6.negatur minor; nà vt docet Do- Gor quol.3.art.1.vel nomen
entis fomi- tur in rigore pro co» quod veré, & pro* prié cft. i. realiter
,vel faltim fic exiftere poteft, & nihil,prout opponitur enti: hoc modo
fuümpto, & fic ens rationis eft pa- rum nihil;quia nec realiter eft, neque.
fic e(fe poteft;vel nomen entis (umitur ma- gis amplé pro co , quod eft vcl
inre, vel faltim in apprchenfione;nihil vero, prout opponitur enti inifla
amplitudine, & in hoc fehíu ens rationis no c (t purü nihil , fedaliquo
modo ens; vcl demum (umirur ' ens proprié,& in rigore, & nihil (umitur
: amplé pro co;quod negat quodcunque ef. fee in re,hué in apprehenfione,&
(ic iens rationis cft medii inter eus , & purü. nihil;quia ex vna parte non
cft ens rcale, €x alia non caret quocunque effe , quia habet effe faltimin
intelle&u ; hinc tamé ; non fequitur e(Te medium inter contra» ».
di&oria quia ens reale , & nihil hoc tet- tio modo fumptum non
contradicunt, vt« bené notat Amic.traGt.3.q. 2. dub. $-ab; . initio. Ad
7.neceffitas, & viilitas cffor- rl rationis potiffimum dea. me VINE EDAEO
imperet eóxipiA. uit intelle&us no» : fter concipere rcs,vt infe (unt,
& ità có». cipit eas per comparationé ad aliud, fin-: gitque relationem
rationis,vbi r& vera non cft, diftinctionem,vbi nó reperitur; * &
inhunc modum entia rationis mulcü: iuuant noftrum imperfc&um iutelligen- :
di modum , vt bené difcurrit Smiling. ' tract.3.de Dco vno di(p.2. n. 17 f. : 8
Secundó € contra arguitur. contra alteram coaclufionis partem,probando ,. vel
omnta, vel (altim aliqua entia ratio 1i$ a&tu dari citrà opcrauioné
inielledtus. Tum uia nullo operante iptelle&u dans: tura parte rci czcicas
in oculo , priuatio". in materia; paries vifus, L'eus creator X^.
fimilia,que profe&o quidpiam reale poe" finum noo important, (ed
rations. Fà* 1. quia entia rauonis prius babét e(Te ine: telligibile,quàm
intellsétumy & prius ef- le poffibile,quam actuale, nàm antc uà: ad modum
uuum sqaciptantat pelis € 196 fic cócipi,& vernm eff dicere antc ope- :
rationé ;ntcllectus ens rationis cffe pof- . fibile.& poffe per cum lieri.
Tom 3.ens raticnis cft prius cognitione ifla, pcr quá. «ognefcitur, ergo non
habct eife folum; : qu.tcnus cogn..fcitar. Probat. atium- prü ex Arift. 1.de
Anime 3-vbi ajt obie- €um efle pr:usadlu in ipfam tendente ; ac etiam ratione,
juia quelibet potentia «cgoiviua foppon:t obie&tum, in qued fe aur, &
non actu fuo illud efficit, vt ocu- lus fupponit colorem,non veró illum ef-
ficit videndo. Tum 4«ens racionis dcbet cilc al'cubi fubie&tiué cum non bit
[nb- flantia pes fc fubfiftens fcd nó cft (ubie- €tiué :n intelietn, cum in eo
fit antum Obicétiue , ergo fubic&iué erit in rebus xs de quibuspradicatur
;, quod etiam tus inbinuaust q. 9. predicab. & in 4. . d.13.9. vn. verf.
contra opin. Tum 5.dà- tur propofitiones effentiales de ence ra- tionis atcsna
veritasis ex partt obicÓi, repe rl erred coe censere E clare án d eq. in magis
infra cxplicabitur ; vel claris: 7 ir iniiemie s rom ti ted aeda 1€ reali
arguunt efícntià datur & in cote rationis. Tü tandé fi cfe entis rationis
prorfus incogitatione confiflit, €rgo poterit dari gradus genericus ne
fpccifico,quia poterit cogitari ens ratio- nis in commun!,& non in
particulari, in gencre, & non in fpociey & eadem ratio- nc poterit dari
fübicétum fine paffione. FK efp. ad 1. ncgando enumcrata ibi t entia
rarionisforimaliter , quáuis i» enua rcalianó (int, nó protinus inferen- dü cfl
c(ic enia rationis , fed elle nega- tiones,X.prwationes rcalcs., vt süt onc-
brz,& cceitas cx Do&tore 1. d. 23. q.va. | vl denominationes rcales
exuinfccas ; vt Dcum cffc Creatorem y parieiem vi- fum,vt doect idem 1.d.
30.q.2-nbi in cal. €c optim é notat , quod qnando aliquam, neraG oncm, &
denoninationé dici aus 'elie rcalem ,tun« rcalitas determinat rá- wwm
cempofitionem,& rnc nibitaliud sft; quam illud, quod veié ett, & irafc
ha Bet à paric rei , non autcm pra dicatum ; quia c(Ie rcatorcm nih 1 Dco
rcalitatis addit dc nouo , ficut. nec cfe vifam pa- ricti, Ad z.enti rationis ,
antequam in- «lliganuurnà funs intellis:bilia forg;a- Difpat. 1T. Dti
Éntevátiónis: liter , fed tancum vircaalitet y ad hoc anté- non eft
necefíariü;quod ptacedant opus intelle&us si aliquod e(le propriü,fed
fufficit, fi in rc przcedat d qualecunque illud fitj& in intelle&u po-
tentia & virtus inteliigendi ; vnae quód. ens rónis hit poffibileyquód
poffit fieri & incelligiy hoc torü verificatar per ord.n& ad potentiam
inteile&tiuam , (cu ad ope- rationé poffibilem illius, quate cfle intel
ligibile tn entibus rationis vts pm intrintecü, vt in entibus realibus;fcd po-
tius cft iuf tenet ruta à potétia intelleCtima proc tenus: - 5 funt, nce «f
pofi condpere mcdü entispoteft. Ad 3. tur afe fumpcumsauótoritas vcró Lir ratio
ad | mirc oci od.l. natu eft pro- cere; vcl ficut cft, vealter ac eft, cum
"rimo modo (» cognolcittunc vuique pre- upponit obiectum efíc/fed
dicognoiee fecundo modo , tunc cflicit obiectü (uit, & nullo modo
fupponie., quiatale obie-- Gum non habet alud effc, niti quod. ciuribuitimielle&ias
yita vesó cognofcit,. dum cflicit ens rationis) sam illudc f£or— mat
cognofcendo- rcm aliter a6 fic, & quidem, totics-intclle&us: per aétum
fuü fibi cfhcit obiectum » quoties füllitur iudicando cflc id , quod v ipía
Puseeria du. me 19. Ad 4. negatur maior, fi .n. ens ra- tionis cílct vcre
inaliquo fubiectiué,cüc eflet vcrumaccidens , & per confequcns: ens
reale,fed tantü cft obicctiue in incl. Ictu ipfo ; ncque idcirco erit fubtian-
uasquia hac realiter'eft, & lubfi ftit, po- tcft tamcn concipi » vt per fe
fübüiftcns » & ad modum (ubflantiz , poteft & con- cipi, vcin alique-
(übic&ué cxiflens ad, inflar accidentiss& ita cfl; quando ab in-:
tcllcéu pradicatur de rcbus ipfis, vt cü d:cimus animal effc genus, in hac
enims. & limilibus przdicationibus pradicat non "n d
ietto'in fe; fed vt cognito, & ita locatus eft Do&tor cit. cum inquit
éhtia rationis effe (übiectiué in rebus ip- $. Ad $. negatur. veritatem
propofi- rue entibus tealibus fundari in ali - quo effe effentize
res.a&ualiter ha- beant arite cffe exiftentiz y (ed fundatur ifi co,qüàd
:pfa effentia rei fit poffibilis, vt a&u ponatur in effe exiftenuz , &
eí- ftatiz; vt laté dócet $Cor.1.d;36. q. vn. potius ergo diceriduim eft, quód
ficut ve-: fitates entium realium fundantuc fuper: poffibilitates eoruxri vc
a&tu fint, & actu itor in effe extra intelle&um, eo quia iftz
propofitiones catenus vera sür;qua-' tenus ab omni a&tuali exiftentia
pra(cime Min Etiam veritas propofit. oné e(sé- imn de entibus rations. fundatur
in có,quod ipfa effeptía citis racionis pof- fibilis fit, vt a&u fit ,
& atu ponatur in »er intélTe&um, Ad ó«conceditur fes: ela, cnt. m.
obie&tiué cogitari poteft matura vniuer(a alisabflra&a: à fingulati- ii
eris rationis fubie-- | Gus, non fato eite rationis» quód eit ) id c61enic in
ijs» quz alind- eie rien Meer ; à 7o inte gencricim,& fpecificum,
fübiectum & : paffione in entibàs
ratioris-dabitur fuo : vertieiim i tcalis. onte iía-héeepo fit cogitari gradus:
generi" diaom ebgirato (pacifici Ac fbraGio sion cogitata: paffióre
prácifiué tamen ecgitari nequit diuifiué, quod requirere- : tdr-ad
diftin&:onem realé. Accedit quia. hárü iaténtionüm efle cófiflitincegno-
fti honfepusüare vnam actu effe fineal-- terh in ipfo intelle&u cognofcente
mam: connexioharum intentionum fon atté- ^ ditur quóad exiftentiam
a&taalem,ita 9» vna fequatut'ad aliamin effe , cum etie noti conuctriat
eispet cohfecutionem. , per cognitionem:connexio igitur ar- téditur in
cisratione fundamétquate-- nus fundamétum ita füdat vnam, quod: ex vi illius
petit etiam fundare aliam... Stisft. Len detir ewb varionis: ! 195 QV.ESTIO
SECVNDA:." Quid fit formaliter ens rationis , c in quo eius cfientia
com[iflat - : II Vamuis vt tonct Do&tor4:d. 1 q. 2... ens rationis proprie
de- finiri nón potlit rcftringendo defroitioné* ad'quid proprié dr&üo extrá
animam; ta men'quia definiri poteft co modo quo: definitio exprimit vnum
conceptum per fe in intellectu , fiue conceptus ille fit rei extra,liue rónis,
ideo in hoc fenía quzri- tur in przícnti ; quid fit. ens rationis, &: m
eiusdefinitio ; & licét comunis «ntétia ens rat ionis admittens concedat:
illud nullà habere effe extra animam ; &' füb' e&iaü,(cd tátà in anima,
& obiecti aumyvt ex przced.quait. liquet;adhuc tf" difcrepant auchorcs
in explicando , quid: fic illud, quod habet elle tanti obieétiue in intellectu,
& (olum tandiu eft , quádiu' con(ideratur quod eft proprii efie entis:
ratiónis,qua in ré plures cxiitopinionesy que przíértim ad quatuor reducaatur
,^* « -"Primà fatis famofa conitituit formali tatém enris rátionis in denominatione
e&* tisinféta,quam aliqui fine vllalimicatione: ample&tentcsaffirant
quamlibet denos: minátiónem extrinfecam à quaácüq; forma ' ienienté effe
ens.ratiónis; vnde iuxta: nc dicendi-módü non' fotum denomi-' natià, qua tes
detomisiatür cognita; fed ctia ea,qua denomínatur volitá, vifa;&cc. '
imó qaátés infenfibilis ve columna, di ^ citur dextta, veHini (trà ex
varióanimalle« fitu. & fimiles funt
formaliter éntiá rae tionis,ita [enfiffe videtur Foféca 5. Met,
c.2«].6.(e&n 3: & Vafq.v.p.difp?trg nis & p» 2-difp. 95- C. 10. Vbi
dehominatión&* extrinfecam inquic effe-aliquid" rátiónis, ' Aij veró
eiufdem (enteriti Auttorescar coir&ant: ad folam demomtpatiosem Tw obiectum
deriudtam ab attu tónisqhális cft denominatio cogniti, &
intelle&tijità- Durand 1.d.19; q.5.
n: 7, Soto qi2« vnis* uerf. Onna ibidem, e probatilihimé cer fet
Didac.à-1efurdifp. 3. Log i ra máü Recentiores adhac eandem (cntentiá*
magiscoarétattcs-dixerunt notromnem- ^ denominationé excrinfecáam^ab: actuin--
tellcétus prouenicrem — t£on niaiuho dabéos nf ne dde eA n5 ratonisformaliter,
fed illam dunta- Dijput. 1 1T. De Enteratiopis?.—
E deident. & diflinc. rationis, vbi folam. cipientis obiectá aliter;acit.
Ecin hanc. denturex actucollatiuo confurgens;qui- fententiam de exirinfecis
denominationi- bus trahi folet Scotus; quia iu.r.d.36. q« vn.doccet
toxelfe&um diuinum producere &b attcrno creatucasin effe cognito,quod
ibi appeilat ens rationis ,& contradiflin- guit ab císe rcali, & in
eodem 1. d. 45- q« vn. pariter e(se volitum in obie&o appel- lat cns
rationis à voluntate fa&ium,& ita fentit Tromb.tra&. Formal.art. 2.
. Pro intelligentia prim conel. . 12. Secunda [e ntentia negat ensratio- nis
cfle formaliter ipfam denominationé extrinfecam , (ed ait effe relationé ratio-
nisex ipfa denominatione extriníeca , (cu. €x forma rcm exuinfecé. denominpante
te(altantem; quam opinionem aliqui fi-- nc limitatione ámplcé&tentcs
affirmant ensrationis c(se relauonc reíultanté per. a&um cuiufcunque
potemiz attingenris obicctum, & per omnem forma extrin- fecé denominantem
aliquod fübic&um , 3jaindicaon V igucr. in inftit. dc Anim. ygtionali
$.2.verí a. & ahj im materiamo: rali, Al.) vcro coat&tant hanc
(cmtentiam. adíolas denominationcs cs actibus vitali- dude »'& volunt
relationem .cx illisre(ukatem eíse formaliter ens ratio- nis,imÓ aliqui
[pecificant hanc relationé, $0 qua confiftit ens ratioms,eíse iljà pre- RLANEH UK per a&um rationi, "P M epa
icéum ; hanc auem r tamiá ita intelligere videam , vt rclatio tin obiccto
flatim , ac terminat a2&um POE vitalis ab(que alia opera- tione rcfitxa
fupra przcedeptcm opera- aioDewn; non faris autem explicanitermi- mum
buiusselarionis refükantis , an.f. ft abic&i cogniti , v: fic ad porcntiam
co- gnoícentem ,an ad a&Gum ipfum cogni- tionis,€x quo derclinquitur, an
potius ad aliud obiectum; cui comparetur, (cd va- zie loquuntur , & in bác
fentcoca fuiife vidcntur quamplures Thomilte veteres, i Sonein.6. Mcr. q.18.
& Scoirittz , qui xoi frequentius dcícribunt cos ra- Wonis , quod habcat
eíse per aGtum col. iuum ,ntelle&us, vcl alterius pocenus latas, vt cit
videcc apud Focaaal. art. bus plurimum fauct DoGor 4. d.1« q. 1. art. 1.vlsi
aitens iu anima ( ideft ens ra» cionis) 45 fumma nofi e[fe, nifi erit
rationisyjuod ctiam infinuauit 1, d.'3 f. q. vn.S.Potefl diciy& 4- d. 16.
q. 1. E. & incod.4.d.1,9.5.in fine , &alibifzpe- 13 Tertia fententia
inter Recentiores recepti(fima , quibus prariuig Suar- diíp. vlc.
Met.(e&.2. docet cps rationis efse il- Iud ,quod folum habet effe
obie&iué. im intelle&u fic enim definiuit cns ratio- nis Commentator 6.
Met. com, 5. id au- tem ita cxplicat, vr ensrationis üt illud , quie à parte
rei nibil (it, ab intcllo- u tamen percipitur per modum entis y quafi aliquid
effet, caxcitas enim,& qua uis alia priuatio , at etiam cxtrinícca dc-
nomitüatio s quz'à parte rei mon süt reale aliquid, cócipiuntar ab intelledtu
per mo m cuiu forma exiítentis in ocu- lo, vel inalio (abic&o,aut obi
"no- mimto , & ideó «um entitatem non ha- beant , nifi beneficio
inrclleQus concie pientisin illisraciowememis, merito di- cuntur entia
tationis, cumita concipiune tarque explicatio defumitur cx S. Thom.
Vp-q-16satt.3. dum ad 2. rc(pondeus ait. en rationis efie , quod cum non ft
inrt- TWIB Walura accipitur ws ems inrationey quod etiá docuit opufc-41. c, 1.
Arquo- niam iuxta hanc f(entcntiá ad ensrationis dem tedae videntur,
nihileitas.nimirü, . Ja ab cmie reali di(tingukur , & entitas a
abintellé&tu adimvodom vert enis , qua ab omhinó nihil di.
tinguitur,quod.(. non babet efsc aequerealiter, neq; men- taluer, vnde modo
mediat inter ens tcale,& purum nibil hinc varig du- bitationes & varij
modi dicendi exoriü- tuc in explicáda hac fentenuia . Nam du- b:tator primo an
illa mihilcitasincrec tor malitatem cms rationi$,an potius mate rialicer ad eam
fe habeat , quidam primü aiícrudit, co quia pet nibyileitatem €ns ra» tionis
intrinlecé, & formaliter diftingui- tuc ab ence ceali: aljj negantquia «un
;n« cludat info. conceptu entitacem sllà fi. &aam,quaz habet modü pofitiui,
tüc con- Xat, quz prouenit ab a&u intellcGus có-. ens rauopnis, refpectiuum
agnofcere vi» ceytut ence rationis ex pofitiuo & neza- títto conflatus
eíset , quod r: Sed quocunque modo nih leitas fc habeat ad | ens rationis,
dubitatur oUm P etin efsc debeac,an fcilicet , talis efle »vt nó folam excludat
a&ualé exiftentià obic- €tiinrerum natura,vcrü etiam poffibili- . tatemad
fic exiftendum , as potias fuffi- ciat, vt folum excludat a&ualemexiften-
tiam, .i. non vitm rer nd tamen esc concipiatur,ctiamft aliàs fiz poffibi- fc
inrerum natura»vt tenet Hurtad difp. 19. Mer. fc&t.1.$, 14. &
Arriagadifp. 6. "fc&:s. fubfec. r. Deinde dubitatur infuper de
illaentitate fi&a per modum eeti encis, cumtalis mon fit, an ita cótti-
tuat formalitatem entis rationis, vt (it de conceptu entisrationis, quod quando
efformatür ab intelle&u,concipiatur ali- ter quàm eft e communis velle ca
tür, i cius proprietas, quiddi- . tasvero fit fola obieGtiua exiftcentia in
intelle&u , ycrener Caeleftin: par. prior. bo oe pe dte eg velat id contin-
ones per accidens , vt tenet Didac. difp.3 3.1. vbi defendit ens rationis cf-
fotmati poffe ab intelle&u etiam cogno- fcente rem, ficuti eft, & ideó
afserit de rationeenusíolum efse, obic&iue tantum habeat eíse in int skal
14 Quattademü fententia eft Recen tiorum quorundam Scotiftarum , qui ad concilianda
varia di&a Scoti , quibus fa- uere videtur relatis opinionibus , admit-
tunt omnes prz faros modos conftituédi ens rationis, & ita lacé defcribunt
ens ra- tionis , vt elus formalitas conuenire fit tum denominationibus
extrinfecis, cü telationibusex illis ccefultantibus: , tam entibus confi
&is per opcrationem tefle xam intelle&us ad modum vcti entis, ita
Meuriffe lib. 1-füz: Met.q. 3. & Smifing. trac-5.de Dco vno difp.2.nu.1
89.& (cq. Poffet etiam quinta (enteacia refecri nod roríus 1 ilis , quz.
tens sónisin applicatione vniusentitatis realis offi bili , de qua erit fer cum
alia . moàtt.2. huius quaft. in fel. ad 2. v Qualt.II. Quid fit ens rationi
ert... — 299 ARTICVLVS ?RIMVS. Ens vat ionis formalit.e ncn confift re ^in
extrin[eca denomirakione , ne- * que in aliqua relatione ex ea le refaltamte in
rebus . 1$ Dye e(t Primó ent tationit formaliter noa contiftere in ex- trinfcca
demominatione proueniente ab aliqua forma reali , nequc ab actu ratio- nis, iuc
hic exprimat rem, (icut elt , (iue aliter. Concla(io eft contra Auctores pri mz
ferit. & (ingulos eius dicendi modos, & Scoti 1.d,30.q. 1.ad vlt. vbi
docet de- neminationcs extrinfecas à formis reali- bus de(ümptas effe reales ,
noo quia (iat entia rcalia fed quia veré dantur à parte tci co modo,quo in codem
t. d.25.q. vn. "docet dari negationes , & priaationes realcs,etiáfi
non fint entiarealia;fequun tur Scociftz quamplures , & ex reccatio- ribus
P.Fabcer 4. Met. difput.4.& Vulpes to. t.
p.part ditp.17.ar.8.nu.6.& di(p.28. arc vlc.nu.7 Fuentes q.2. Log. diff.
2.art. Thomiftz , ac Neorcrici ferà omnes arez in Met.loc.cit.Complut. difp. 2;
Leva engem q. f. fec.2: Blanc.difp. r« fec... Didac.cit.q. 2. Amicus trac. 3.
q.2. dub. 1 .ar.1. Hurtad. Kuuius,& alij patfim in hoc trac.S«d vt verus
huius conclufio- nis iatelle&us habeatur , c(t aduertendü hic nos non
loqiti de denominatione foc maliter, vt nimirumeft ipfamet actualis
appellatio,no:mini(que impotitio, fic .n.y cim non pertineat ad ordinem rerum ,
(fed nominum (dam ves, nónvt res (unt fed vt nominibus tignificaatur , denomit-
nari,vel denomímare dicaacur)-eft ens raJ tionis ,fiquidem eft ip(a(ignifitatio
, vel impotitio nominis, & cft opus rationis y quia intelle&us eft,
quiimponit nomina rcbus ; (ed loqu'marde denominatione (i pro materiali , &
prout [pe&tic ad dinem rerum , nempe fccundum quód fotala tribuesde (aum
effc&tüm formas le fabic&to ', & "aliud relpíciefido prol
tccmino;dicitur hoc qaidem exerinfecg y atitfecé denom ^ jllüd veroi inare ,
& ia ' hoc fenfu afferimus ', quando forma de- nominans c(t reális, denomnationem
i& intri »quàth extrinfccam ab ipfa' Ec * pro. "rics cnim v. 3ee ^
-Difput. IL. Dà Ent? ratóóis: proced entem effe realem, . i. veré dari à patte
rei nullo cogitante intelleQtü, pa- -dicitur à parte rei albus*ab albedine fibt
inexi ftentey & vifus à eM nc c&iftente-io animali. 16 Probatur igitur
im hoc fcaft ipcel . Je&u Conclufiosuia ens rationis forma liter habet effe
przicisé per opus intelle- ^ £us,at denominat oucs extrinfecz dan. tur a parte
rcicitrà quodcunque opus in- zcllcclus ficut veré à parte rei dantur ter-
minationcs rcalium habitudinum , quas resquadam ad alias pr (cferunt , lic .n.
veré Dcus dicitur à parte rei. creator per exicinfecam terminarioné effcotialis
entiz quam habet creatura ad ip fum cx Doctore ET cit. & in 3. d. 8. q.
vn.ad 4.& quol. 12. & paries vifus à vie fione exiftente in animali.
Neque Au- &otes hanc defendentes fent. cum. Du- rand. in fccundo fen(íu
poffunt Vim rz tionis euadere affcrentes difcrimen in- ter denominationes
prouenientcs ab. a- Gtibus inrcllc&tus , & alias prouenientce ab
a&ibusaliatum potentiarum , & alijs formis exttinfecis. Cuamuis enim
huiuf modi dcnominationcs poflent aliqua pe- ' culiari ratione dici
denominationcs ra- rionis,quía.l.proucniunt ab actibus ra- tionis, attamen non
poffunt dici ele nis , & denominationes rationi fenquo hic (rens Suiions ip
€nim non minus actus aliarum potenciarum vital, & Fac rma funt reales ,
& tealem dicunt ha- bitodinem sd obicfhurb ita denominas Goncs-ab omnibus
promenicntes p ess modo reales erunt , Et bac ratione mci qon fidora ores
eandem (ent.tientcs i un va enfu poflunt rationis robur [ubtcr denominatam, requiritut veta vnio forz ; me
denominantis cum re denominata , & idcó cum formia extrinfecé denomi- .nans
non at veram enionem. cü (ae biedto denominato , denominatio cx. trinfeca
non.e(t realis, fcdfolum ens ra- tionis con(iflens in concomirantia plu- rium
entium in(tar terminantis , & ter- minati fe habentium ; idem habet [o.. de
S. Tho.p.2.Log.q.2.at. 1.ait enim , quód licét racione formz denominands pof-
fit extrtiníeca denominatio dici realis , ratione tamen vnionis ,.&
applicationig ad rem denominatam elt rationis , quis nihil reale in ea ponit .
17 Scd nds falíum eft et i in ex trinícca denominatione nà reperiri no modo
vnionem realem forma mantis cum re denominata ; (in "Dod, quidem: TE r tin
à Vi- adobie&a , cum quibus vnit. po» denis yitales, quam habitudinemait;
[ub — pecialiori nomine vocari polle rela- tionem attingentiz altetius, vr
cermini , vcl tendentiz in alterum , yt in tcrmi- num, in quo nihil realc ponit
; (cd quad ax iftos decepit, ceftjquod. omhé vüiov RUP Irie per modum inhz fio
falfam cfl , quia euiá admiru deber modi adhafio PEE E. priori Bouser e $5 m
NENS A pee Bali id wj fée li cx hac, dirige in HAUS vnl um 4». , neceilarió QARENUQI
» ,vt bene adnorauit, ensi £ivdisé fatis difcurrit, fc, y aida deno. $8 iinÉg
ji d iul cxcrinfecz , extrinlccamqua gehn nene 25 SEM vrominsipns cnini
alatus,exprinatur rcs irs ioBia5,extrin(ccas. à; parte. rci, attamén in (e
rcalis du ET Ps Pt. cebus. vopficas non tame Íorz delumkah, non minus el iz
yell malirer, fed gantum, fugare ane ,&, iencs cxtrin(cae, per.quas rcs
copi, Uc aiudtelle cales tod mentaliter , fed | ias ficatfunr. |. , ;,:,,
Formalierelle rationis. Ainegue hoc be», Refpondet Smitipg. Cit ni. 1 B4.
deo" nc dicitur at oeulus.per, vifionema minationem extrin dcs cilc
XKCà-.; lem , quia ad ia enominatiggis . preter formam ur * M" 2 dicicur
formaliter videns , ita paries per terminationem vitionis. dic tur formalis
€&m , &I€m,. tet vifus , & ticut rcs per dc; cndentiam cüen- * , :m
ad Deum dicuntur formali- ercreacurz , ita Deus per terminatio- m cim(dem dicir
formalter crca- & non fundzmaenraliter folum ; INec— tefert , quód fo:ríis
dcnon/inans ncn fit inre denomina:a jid enim folum i fert , nad res pct cam
formam nem. denomi- patur talis formaliter intrinfecé y fcd um extrinfccé; benc verum cft, quód qua € J
vifio ad parietem terminata & depéden- &ia crcaurz ad Dc ,funt
fundaméta; vel occafioncs fingédi mutuas rclat ones ra- - tionis in Deo ad
crcatuià , in pariete ad - eculà , poflunt hac raticne antecedenter ad ralem
fi&tioné parics dici fundamen- taliter relatos ad oculü,& Deus ad crca-
— turam adhuc tamé debct dici paricsfor- "maliter vifüs,& Deus Creator
omnium ; quia videri à partc rei non efl referri, íed - terminare vitionem,
ficut creare eft ter- . minate dependentiam rci creata. 18 Sed dices, ti paries
ante quodcun- (que ops intelle&us eft realiter vifus non idamentaliter, fed
ctiam forma- » denomina- [eca aliquid reale ponit in re z. ata ur cófequentia ,
quia dem videtur tlie , quod patieshr reali- ter vitus , & quod cfse vifum
eft aliquid octore realein paricie. R.cfpóderur : cit.1.d, 30. ].2.ad
vit.negando conícqué tiam,cutm tnim dicio vs, parics eft. reali. ter vilus,
Deuscft realiter creator , tunc ly rcalitct non determinat pradicatum » 'quab
przdicatum yer importer rea- - "le mbarchs (abiecto;de quo enunciatur ;
fedurin dcteiminat com»ofitioné ,& tüc . — milil aliud ed (inquit. Door)
quàm àl- "jud, vcté cttyficur cü dicimus bec pro- "pojitto eft
reaiiter falfa, fcolus eft;g) cít "weré Fla, & fané hic eft aptiffimus
mo- 'dus declárandi realitatem denominatio- "num estrinlccarum; Neque illz
propolt "tienes z quiualent pariescfl realiter vi- *fus;& effe vifum
efl aliquid veale in pa- victe ; quiá per hanc figni; catur paricié "eise
materiam, in : ta aliquid rale (ona- tüt €x «t y:fion svi perillom infinuatut
folumyquos fic n'ateriasciica quam ope- "rátur potentia,fcürobieétücmis cx
quo eolligitor re.vcia pr.us els€ ,
quodaes fit 3 0 .Logiea.s b d | 100 Eur No cjiflit ineitrib(ec deomim riL.— io
cxtrinfecé denominata;, poflerius veró » quod in re frc denominata aliqua
rclacio rationis concipiatar « Dem om quando etiam concederetur dencminstiones.
exuipfccas. preferum €x actibus rationis proucn entes eísc fun- damcnraliier
tanum reales. formaliter vcro rationis, adhuc tamen non bené pet denominationem
cxtrinícci cogniti ex- plicarctur formalitas entis rationis in co- munis vcl.n.
ifla denominatic cíl ipfa foc ma conflituens ens rationis , & hoc non ; cum
ifta denomipatio etia afficere poffit entia tcalia cà a&tu cognefcücur, nec
ta ob id euadunt entia rationis ; vel ct id,gp (ufcipit formalitarem entis
rationis, cum nimirü apprcbenditur, vt forma intr; nfc- cé affi ciés obicétü
,quod cadit fub acu cognitionis , & hoc vcique verum cft , at non tantum
dcnominatio. extrinfcca ità efformatur in ens rat; onis , fed etiam alia
nonentia ,vt ncgationés,priationes, & c, 19 Et quidem immeritó trahitur Do,
Gor in hanc (ententia inuitus vt x diuet fis locis colligitur , in quibus de
entc ra- tionis loquitur » aut fccunda intentione y 1.d.1..7. Gg-ait)quicquid
antellectus cau[at [ine a&ione obietli circa obietl i pr&cisi,boc e$ly
virtute propria intelle- ' &usgC? boc loquendo de obietkoy vt ba- bet effe
cognitum im intelleEin pracisé y C7 de intclleGiuyvt con(iderans eíl, illud eit
pracisà yélasio rationis, crgo non co ipfo, obiectum caufatur ab intelle-
&u in cíie cognito per actum re&tó, cau- fatur in co ensrationis , (ed
potius obie- &uin (üpponitur cognitum y cüm virtute (ui, à
intellc&us,ex bis .n. duobus caufa totalis cognitionis intcgratur, &
deinceps intellcétus (c folo operans circa obiecti vt cogni üm apprchendendo
nimirü pcr actam vcluti scflexum illud efTe cognis tum;vt quid intrinfecü
obic&to, «aufat in illo vc cogntto cus racionis, Et ina. d. T qiart2- &
quantam ad boc veri. de boe qucd dicit ( leet bignetur pro cxua/ In» quit,quod
zzzeutio. fe cda [ine atin cà paratiuo nuquam erinscsto. fjac per uiti
Ligentiam in vero e[Je fuoyquibus verbis, vt aduertit P, Vulpeslóc.cicn«4
infinaat Dp&ios pevattumcontgarsus ca Ml 3o& — ' Difpu. II F.,De) Ente
Rationis | i fe fccundas intentiones rantii (Te dereli-. &um, & per
intelligenti refl exam fufci- perc poftea verum effe rationis fabricas tum ,
ergó (ccundum Scorumilla deno- minatio extrinleca comparati inhoc , & illo
cb/céto derelicta ab intellectu cam» parante noncft vcrum efsc enus rationis,
& Íccundz intentionisin 3.d.8.q. vn. H. ait,quod ens rationis , non efl
inaliquo, nifi vt tantum babet effe in. intelletiu , ficit cognitum im:
cognofcente , at. per ipfam 2 8, quo rcsaliqua denominator copnira, ró
cognofcitur iflud effe cogni- 101, & pcr'con(equens. nonc eft obie- diu
inintelicctu, ví; dà peralium actü cognofcatur;& tüc f et ens rariopis:
1n4, d.1.q: 2 art; 1.füb B. inquit, quod cns ra- tionis cft ens in
anima,tanquam jecundo confideratinu , non tanqua primo. confi- derattm ad quod
«or[iderandum mone. ur primó anima à ve extra , fed téquam ens in primó
cenfiderato uquautim con(ideratum lané
clarius innare non potetat ; qued obicérü realcnon (uícipit €(Ic rationis
fortnaliter, cam ptimó cone fideratur, cum tamé tác fufcipiat deno- minationcm
extrinfccam cegniti , íed fü- fcipit illud quando fecundó contidcratur «quali
per a&um refloxum apprclienden- do illad cfle cognitam, vclut quidánttin- —
tionis; vt iple cxpicflitibideni 1n fol, ad. «um obiecto. Tandemquol.3.af.1:ab
— 2. prin. PH uod Sd- itia ait ens rationis efle;llud ,quod cff. uisibidenomin:
ones enr leti pracist babeus in intelle&n cofiderantes — tià Latiopis; tum
suia iuntcrdü ío] -& haud dubié loquitur de contideratio- — iple confonder:
iepssctionielidle X nequi cogitatur 4pfan cns: rauionis , fcd » V& parerin
eod, 1.d,30.q. 2T. Cüprimóres cognoícitor, runcdepomie — ybr ait Deum
fieri-dominum jet icl.to- patio cogniti non cognoícirur;ncg; con- fiderátor:,
quia anillo rrr eig fi- riter Quo y/non vt rquod ; «rzo curidum?scorim
"cenomibationes;cx- iriideca vc Gc; non func-cntia rationis Totrd'aluer ,
(ed nouus actus iniclleéctus fcquinmiry perum tale efic (ulcipiant. * a0
Quardoautom Dottor r.d.36.c. $n$-Cópctdoliud: cüccognit um y «uod
Tübenticreauirg ab aov pcreétü di- Wwnintclicé(us ; vocat cnsTaLiGDis, potat
socios loc cii: Scomm acuera ronsvo- ait: Gs ratioysts ji Hüd cfle divanstuerea-
ptedaclaciencin Znündaw; ap 1- "bliéddanasad Deum cag roteg mucus ix 1 ' £
- inquit Do&torém ita fe explicuifse in "dA clim ; & ita loquitur
in 22 q. f. In finc; (ed quando ctiam loquecetur? de illo e(se diminuto .
»f& denominatio — nis extrinfeca , dicédum cft ci P. Vil Do&orem non €
illud ehs rátio- nis formaliter,fed materialiter tancü,quo feníu illud dicitur
ens rationis ; quod per actum intellectus poteft formaliter cfle rationis
(ufcipere ; hinc comuniter ditti gui folet, & prafertim m (chola fubrifiü ;
€ns rauonis in marcriale , X formale , (cu vt ipii loquuntur, in ens rationis a
ratrorié fabricatum, & arauone derelictum ; En$ rauonis formale; tabricatü,
(cu a em F- Jj cfl,gy habet a&u exiftériam ab incelkc, fictam;cns vcro
rauonis materiale, derc- - tclicétu (ic concipiente , vcl iogéte cxi fienua
calis non repugnat ; depominatió- ncs igitur extriníccae (cundum fe fuf cntia
rauionis materialia, quatenus. [.pof concipi, vt forma intiinicca m obiee E
Go.fiunt vet cnua rationis fo cum.ta concipiuniur, & Bingunuir; Itas iilud
- que Doctor in hoc fcnfa appcllaug i cile cognitum creaturarum otiltiou; quarcnus f, tundare potcít per opus
in- iclle&us aliquod cfsc, vcl relationem raz ncmiationis, sb intellectu
creato 1n iplo «oncéptanx yl per ccrmynationeim ali- Cuius relationis n
creanara tum quis etia apud abos.L'oGtores frequens elt hic lo- quendi.moeus,
ina:O4i cns rationis dica tur ad diflgrenuam entis, 1calis» non in lua
latiiudme ; [ed carum; YCintrin- Iccey à Lobcétiue copucnitucbus dc «ut- bus
dicitur 4 fc omncs. deuguunationcs &xcunfecas polsunt dici. cnta Fitonis. '
A1, Lacendum a. cns raugnisIoi ga- Mic atquecófitterc in aliqua rclaticne,,
Quar in icbus rclulict ex ipla denouiina- IU cxtabispay [co eX dounos LES CX ie
AÁcee icnomupant. bus, auc per bas Forms. "
x i- dintelligàtur [Ea diras Lbs gei ; E
3 -queennque alia forma: res extrinfece dc- ? " Sape valentes. Concláfio cft contra ; .Au&ores fecundz fent.
io co przfcrrim Fo-d55 poney ) eis defenditur, & man;feft , «olligitur ex
Scoto 4.d. t. d. 2. B. & 5. d. , a6. q. vn. E rabo
antra ponderábi- vo 7o imusatefeqin ol.àd 1. Probatur cuidenti |i. rationc ,
quia vc! talis relatie refultat ;n ' febus ante operationem intelle&us ,
vel per folam eius operationem, fi primum, ! . profcdto relatio reàlis eit;
& non rónis, ' "fücet süc alig 06s relaciones, quz dicütur , reful;are
in ijo fubjcéto, qfi ponitur ter- , minns; sim, praterquá qp per actus alia- .
rü poiéuarü, & aliastoónas enstónisin - zcbus refulraré néquibit, quzrédü
manet, quarà fit hzc mtelle&us opcratio, per (— —. quà fit talis relátio
,vel.m.eft a&us.lle di- (77 .Xe6us squo primó Mo d apcene ad M fuo eíse
reali vel alius reexus , quo co- — 7 s gitat obiectuni eíse cognituin, &
efie co —. * yguium Porteuhnvc ada inttinfecam - . ,JObic&o per q rci d
cognitionem, "i * d - acus prior e se non ot, quia ex vi iplius 0 yim Em T
fio fh E pep t (ultare efcctiué , quia o ] c eset ens reale , nam /quod.ex vi
a&us habitu naturali ; fi veró eft actus poftc- rior;bcne dicit illa
fententia; attámen ae- quc adhuc adzquaré affignatin quo coa itat formaliter
ens-rátionis , quia non , TE ens rationiseft relatiuam , vt exi- "ftima(se
videntur ex veteribus Scoti(tis X quamplurcs , & ex rnis Fucntes
cit.'ar.3.danturenimetiamentia racionis ab- foluta,vt intra ottendemus de'menie
Do * "éorís, qui ecfr trequéter ensrationis cx- . ' plicüerit per
relationem rationis, nó ideo x Cfecit, quia porauerictórmaliter , &
ate'illud contitlere in relatione ta- ased a vt plarimü locutus ett; nó
"dete ratronis in fua comunitáte (cd de tipué quod dicitur fecunda in.é- |
4-Cit63: &'$ 'abmicio , qi vequecoü- "Itic ia relatione rois,vi peltea
dicemus, PBpoppofitü obijcitur Frimó cóma - primam concluü onem ; quia
deuominae - - 20 VA &us efficitut, eft tealé;vr pátet de ' idem efse,
uertit P. Faber 3. Met. dip. us K | Quaf 1E No orf in éxtrinf' denti. rt. 503
tio eft opus rationis; ergo non datur arte operationem intelle&us , (ed c(l
torma- liter ens rátionis .. Tum 2, quia Dcus cx per aliquod reale , quod ei de
nouo aduc- niat; fed rationis, atfola denoininatione dicitur creator, ergo
&c. Tum 3.quia ea prz(ectim denominatio extrin. feca , qua res denominatur
cognita » nul- lum prorfüs e(sc habet , nifi obie&iué. ini &tu,&
iià pédct in (uo efsc ab ope rationc intelie&us, vc tp(a cefsante. jni- tus
euancícat, ergo formaliter e(t ens ra- tionis hzc .n. conueniunt enti rationis
. Tum 4. qu:aadhuc magis przcipué hoc totum verificatur de illa deno.ninatione,
qua tcs denominatur cognita aliter;ac fits Cum.n. res ità cogaofcitur
prof-&tó nihil aliud hibet prater ipsü obijci , (eu cogno (ci, qv et
proprium entisrationis. Tum tandem, quia ens rationis nó cft,nifi düce
gnofcitur,ergo torü eíse entis rationis c(t cognofci ergo adzquaté ens rationis
có- fibt in ipa denominatione cogniti , "' Refp.ad t concedendo aísumptum,
(i denoininatio fumatur formaliter , & vt pertinet ad ordinem nominum;hoc
cnim modo etiam denominatio |ipía intrinícca quantum ad impofitionem nominis
de- nominatinieft opus rationis , vt omncs
fatenturjfed negatut, (i (matur materra- liter, & vt pertinetad
ordinem terti, quo fenfu hic loquimur . Ad a. patet ex dictis Dcum parte tei
dici creatorem à rela- tionc rcali crcaturarumad iplum,& non per aliquam
relationem rationis,niíi ope rante intelle&u. Ad 3;dicenduia, cü Sco- to in
4.d. 1.q. v. Q. & 1,d. 36.G.quem [e- quuntur Suarez dilp. j 4«Cit,
(e&t. 2. n. L3. ' Auetía q. 5.
fe&. 2an fol. ad 4, Gomplet. diíp.2:q. 2.. 13. & alij illud císe cogni-
tum , quod eft dcnominauo excin(cca. » potius formaliter ,'& fübiectué ese
in intellecta 4 quam obiectiué , quiavt ait Scot. teál itcr participat in
inrelléóto illud imareih tend ela ipa ce nitiosreahter.nnà € D "no.
ddobiedim terminata: ecquc eit obie- étiué , nifrin cognitione reflexa y qua
at- .curóbie&um; yt cogaitaig &ap- icaditura 103a Ec 4 l2: . 304
:. Difp.ILE. De: Epté Rationis,
intrinfectm obie&o , vnde. pet. ipfiim a&um, quorcsaliqua
deaominaturco..:gnita,noncogno(cituriftude(sc cogni- tum , & per confequens
adhuc non eft Obicét;ué ip intellectu, fed fic in talieíse per alium actum
fequentem, in quo. fta- vtique cft cns rationis formaliter ; & uamuis
denominatio coghiti in obie- o pendeat ab actuali opere intelle&tus , &
quidem non in ratione producentis, quo modo pendent ab co a&us ip(ius,(cd ,
& cen(iderantis , adhuc tamen non pendet ab eo,nec habet císe ex vi co-
gnicionis,vt habet ens rationis, hoc .n. di- ctrur habere cffe. ex vi
cognitionis , per q cognofcitur; itaut intantum fit; & fiain- quantum
cognofícitur , quia totum illius ese elt eísc in intelle&u obieGtiud, quod
conuenit extrinfece denominationi cogniti , nam ex vi cognitionis directa non
cít obie&iué in intellectu, fed (olum formaliter , & (ubie&tiué
ratione forma: denominantis, quam realiter dicit. Ad 4. cum dicitur totum efsc
epus rationis cà- fiftere in obijci intelle&ui , id accipi non deber in
(enfu formali , quafi illamet paf- fiua atcingentia,in qua confiftit extripfc-
a denominatio, (it e(fencialiter ens ratio- ni$,talis .n. att/ngétia,ctiam cur
res có - cipitur aliter , ac fic, veré datur. à oa BeOL dp cages à explicant .
cit. quatenus ficobij. : Cii tipi ctc veloci fendi entiration cx co,quod res
attingi- tur aliter, ac fit , relültat quoddam elle fiftum, quod haber rationem
obic&ti» & termini, & hoc eft formaliter ens cónis . Ad 5. patet
per idem, ens rationis nà efse : denominationem ab ip(o a&u coguirio- : nis
ctiam intelle&us &ogentis proaenien- em, quía talis denominatio etiam
enti rationis applicata rcalis eft, (ed c(fc id, cui cogenit talis denominatio
aemnpé id , quod cognolcirur & cogno(cendo fingi- tar ab intelle&u ;
quare cum dicitur to- tum efie eucis racionis e(t cogao(ci , fen- fusett,quod
e(t illud, quod cogaofíci (o. . lum poteft,at realiter ese non poteit, do .
veró, quod (it ipía denominatio cogniti ; ia hzc [etiam applicata enti.
racionis e ipae ci verum elt cas rationis ab intelle&u concipi. A 13
Secundo Contra fecundam cóclu- fionem , quod rclatio rationis te(ultet ad
dire&am obie&ti attingentiam ab(1 alia quali reflexa , nam mE: tali
a&u ftatim rcfultat in obiecto formalis denominatio rationis, quz plane
prouenite nó potefty nifi ab ipfa forma: qua in obic&o rc(ultauit ex fola
tecmi- natione a&us directi, Prob. a(Tumptum, Que Vtbano v.g.conuenit
formaliter e(- c Pontificem cx (olo actu elc&tionis per fa&a , ab(4; alía
fi tione , & pa(fim cernitur in moralibus. : relationibus rationis fieri
po(se formalé a efie paie cun reed te- damentum fictionis carü qp cft acus fl-
le dire&us , & rationc potenuz denomi- , & inquit hoc bet peculiare
in re- lationibus rationis , "do&tima fuit — Fonfece cit.q. 1 qui
aiebar relationes ra-- tionis in moralibus re(altare in obie&is cx ip(a
terminatione actus dirc&i, non Lr quoad exifLentiam obie&tiuam , 'fed
(übie&tiuam,-i. quoad conueniétiam refpeáta fubie&iquod denominant, aa-
tequam exiftant. hzc do&trina pror- (us falfa eft jaeintgena. non v e
ucnire fübieccosnifi exi(tat exitentia fibi A io vua " [bi & 1
xrin(ccé , nam de tali denominationc loquuntur hi Au&kores) quz nec in ipfo
, nec inrerum natura exiftir, cum ralis de- nominario non fiat,ni(i per communica-
tionem forma fubiecto denominato;po- tius ergo dicendum denominationes in fed
extcinfecas de(umptas ab. aCtibus in- tellectus,vel voluntatis humanz a&u
ex i- ftencibus , vel faltim moraliter perman&- tibus in hominum memoria,
& talia paf- fim fant entia moralia ; vade negatur c(- fic denominationes
entis rationis ; quatenus yer. denominantur intrinfecé Àrcladoac, ita (unt
denominationes ca« tionis, fed non line cognitione , qua cà» ad nodum verz
relationis «.—— R- relationc rationis e formaliter jac - VOSSARTICVLVS IL Ae.
Stath itur, C declaratur Formalitas TX : entis rationis. 24 Mist » quz in
efformando - AM ente rationis interueniüt; 10d ' yea eius suia pent difii-
«cilis cognitu , nec facile tit difceincre ; " quznam (pcétent ad
formalitatem entis «rationis , & qna materialiter tanti ad il- lame habeant
, plerique namque vnum «&&i altero cófundüt,& micét; pet fingula
uábit, vt indépura,&»valeamus excludédo , quz proríüs mate- "
£ialiterj& cücomitáter ad cá pertinent. . nis formaliter fumptum omninó
diltin- gui ab ente reali fumpto tàm pro reali exi 07. 0
oWftentequàm jre potfibili; probacuc tum |... au&torir. Arift. qui j. Met
cex« 14. & 6. — —— ^Mer.in fiae cns in animasquod ett ens ra- . — tionis
,.omninó coniradiftinguit ab ence / — —
weto, & ráto; t Scot.qui 1.d.46.q. va. F. — -. docetensinanima e(fe omnino
aliud ab 4s quod.f.a&tucxiftit;quá ens nomiaaliter , uod.(.non exiítit ,
benà tamen exiftere E poteft quod iterum docet quol. 3. ab ini F tio, cüair.cps ratiariis illad effe, quod
nec wW.. efl, nec effe poteí£t excra animam ; cum ex "e . communi
conceptir,omnes.n, communt- ^ fer concipiunt ens ratíonis, vt quid di (tin !-
&um ab ente reali; tum ratione, quia enti " A-' tcft,nili cxiftentia
tantum obic&tiua,er- . go dittinguituc ab cate reali tàm. exifté- tc,quàm
pollibili, tà tandem quia quod potfibile eft in ce,licec adu pucetur cífe,
-euma&u non fityvc mons aureus; non c(t » ; «ns raionis.(ed veré cns
rcale;quia ad ra- tioné c(Tencaleaa catis realis perc accidés elt acta cxi(Lere
, (cd cius effenria falua- .turinhoc,quod üt aptü exittere , vc fuse ab omni
exiftentia verü cit dicere , quod homo e(l cas reale;cuin crgo ens racionis
enti reali opponatur , protc&à ab omni co diftingui dcbet , tiué
cxittézi,fiue po(- UU - . Agitur difcurrere iu " aiccrs entis rónis
formalirate colligere . Primo igitar ftatuédum e(t ens rauo- T A 4 1 (0 s
wenteextia animam,& ensextta animam, | Ux UM vreonuadit iturabente in anima
; .F r [c ràm ens verbaliter , . 1T. De Formal.emisvatioflt.e/frt. I. 305
realitas tàm a&uslis, quà po(Tixili - .Ex quo patet fal(um elfe , qp aiebat
Hart. & Arriaga (upra cit.ad'efformandum eas non requiri , vt obie&um
actus impollibile, fedfufficere , vt obic&t a&u non fit, (icut
ccpra(entatur , eziamfi alias fit po(fibile.. aut (cdente quid fi&ü e(t ,
& cns rationis totum fuum e(fc obie&tiue in in- telle&u,& tamen
nan cft impo(fib 1c Pe trum eurrere,ergo &c. Ref ».negande af- fuimprum,
quia ens rationis (ic obie&tiué tantum in intelle&ka exittir, vt extra
ill mecaátu exi (tat , neque exiftere poffit , alioquinrofain hyeme coacepta
cas ra- tionis cífet, quia a&u non extat in rerum natuca ; Vel fi
concedatur atiumptü , Ji- cendum eit ibi poni impoffibile, nó (im- pliciter,fed
ex luppofitionc., dum .n. Pe- tro dormiente,vcl (edente enunciatur Pe- trus
currere , fané hoc e(t impo (fibile in feníu (vt aiunt) cópofito, quod .f.
currat pro co tempore, quo non currit , vt notat uentes cit arc.2. n. 5. Dil 9
autcqi illaequam affert Arriaga n. 2 3. ad [edan- dam haac litem de duplici
ence. rationis, vno chymerico,&impolfibili,&alteropoffibii;prorfíusvanacft,quiapoffibilitasdeítruite(Jentiam
entis rationis. Secundo ftatuendum c(t ens rationis formaliter faumptum
diftingui etià à pu- ro nihilo; probatur, quia purum nihil, vt fic, dicit param
ncgationem cuiufcunque entis (iud intesue in apprehenlioae, vt n. diximus q.
praeced. in fol. ad 1. ad $. cot.pucum nih:l dicitur, quod nec habet , ncc
haberc poteft vllam exiftétiam liue realem , fiue obic&iuam; quia (i habere
poffet (ecundum (e cxi(teaciam aliquam, iam nó eí(set purum nibil ; (ed
adin!xcum cum entitarc; cum ergo ens racionis exi- ftenciaa h ibcac obiectiuam,
& licensyli- : , €& a ratione fa&um $ vt docet ead: probat Doctor
loc.cit.vndé abítrahendo alc et vniuer(. vbi determinat vaiucrfale el ens,
vtiquz ponendum elt à puro nihilo didiücum ; Tum quia puram nihil yel duplicem
continet negationem , .l. encis realis, & cacis obicétiui, vel pocius vaa :
à nega- "d 50$ hegat;onem totiusentis adequate , & in fua maxima
amplitüdine; (i hoc fecundü , palam eft ens rationis non efie purum nihil, fed
contineri (üb ence in illa amplitudine; fi primuni dicaturyadhuc idé
fequitur,nó .n. eft negatio entis obiecti uiscü fit rpfumens obic&iuü, nec
proprie negatio entis rcalis,quia cales negationes, & primationcs funt
reales, & daniür ante uodcunque opus intelle&us; vcinfrà ex Toa . 1. d.
23.]q; vn. demóltrabitur , qua Saifing.cit. num, 180. ait ens ra- tionis non
habere vilum prorfus císc ex- | trà intellect, nec-pofirinum; iicuc encia Wcveg
mp. reps primriuoncs,& ne- "uü ' gationcs: Tum éc quiaens tationis
for- maliter habet. conceptum: pohitiüum ; vt "Do&or indicat 4.d. 16
q.2.ad t .imoppo- | fitum, efsc f£. obiectiuum ad inar veri entis,vel (altim
muita funt entia rationis; " que in formali conceptu intrinfeco non *
Difju. TH» DéEgté Railis- 7. esc faltim in apprchenfione. Sed an foli ;pet baec
eandem obic&iuam enutatem ensrationis diftiaguatur.ab ente reali; nü vcr
etiam per negatione enris realis , ità quod ifta nihileitas inter tatione
formale enusratiónis, per quam a reáli [ecerni- tur, non cít ità facile
re(oluere , nam ex "vna patie ità videtur afísccendum , quia ens rationis
fccundum fc non eft cas rea- le, ergo talem negationem quidd:tatiué
includit,& peream intcinfecé ab ente - » re;li diftinguitur; (cd exalia
parte id mi- nimé afsercndum videtür,cum .n- étisita- tionis in fuo conceptu
dicar entitatem obiéctiuam, quz habet modum pofitiui, fi curfus includit talem
negavooem ,tünc conceptus entís ciaionis vo ue perfe 5 "^ vnusex politiuó
; & ncgatiuo cooflatus 'císet , quod eft inconucniernis; * 27 Quamobré
dicendü eftens ratio- - ftisnon includere in fua formalicare4llam dicunt
negationé entis;fcd potius ens po» — negationem , fed folum poütiaum illud , ^
fitinum, vt eit relatio Dei adcreaturas, ^ quod actualiter fingitor ab intelledtusil-
' generisad. fiaules, que cxigunt — lud vcró negátiuum, .f- nó ens reale, prze-
^ cócipi,tanqvá politiu/ad aliud, — cedit formalitatem enti rationis , vr ma-
"Tüm tádemquia hac ratione dicebimus tcriale ,& lubftrarum, cui talis
formalitas attribuitur,cum concipitar ad modü vcri -* ! fopra q.pracéd. loc.
ciens. rationis clie . A e mcdium inter cns teale, & puruam nihil. cnus; ex
quó fequitur tormaliter » & pri- e "sed Vrges,cum cns rationis nó fit
ens * reale, neceflarió continebicur (ub mébro * oppotito;:i.Íub non ente Pis
inter duo cotradictoria nó datur medium, fed : "mo ensrealc formaliter idé
cft ; ac purum - màr:ó ens rationis ab eme reali dittiogui — fuam entitaté
obiectiu&jnon vcró,per — — ^ illam negarionem ; Hoéafscrtum proba- tür ;
tum qaia ens ratiónis formaliter j& explicité dicit ens, eftó à raiione
fabrica- "nihil uia purum nibil dicitur id,uod ct tum,& licet nó fit ens reale y illam
tamen so Ce Kefp.negando thinorem;quia purum — cité (ed impbeié , &
concomitanter-ad - "nibil non folum dicit ncgitionem realita- fümit.um,
leu confequenter; ficuc € cótra "o tisícd etiam exi (tentiz obicétiug,
cóce- "etis reale dicit negationem entis rationis, ;
dimuisergoensrationisnon»&tamécertumeltnócóltituiformaliter,fedindenon(equiturefseputànihil,*
per talem negationem, fed potius pec ra- Mada-cU. mis cuoi c ud "quia ett
eas mentales & cb:cétiuum . ' 7 26 Tertio inucflizàdum elt per quid !
formaliter , & incinfecé diftinguatur ens rationis ab cnce reali, & à
puro nihiloyin- "terque mediuaiconftituiur, hoc n. erit | ratio formalis
ipfius; & quide per quid di ftinguatur à paro niailo noa ctt difficile '
tioncmformalem realitatis ; vnde (equi- tur illa negatio ; per (uluitur ratio
dubitandi allata in oppotitum. Tum quia talis nthileitas realis cft, & fuo
a:odo da- tur à parré rei ergo nequit formalitatem . enus rationis
cóltituere,quz omnino ha- "bet efse per intellcétum: Tam étquia fie. |
affignare, nan ab eo [ecerniur perenti- — ripoicitensrationis, etia talis
adhileitas Y tatem (aam ob;c&tiuam » quam acquirit 7 mon concipiatutsergo
ad cius formal itacé | ; intellectus minittcrioytdeó a. extra iphae «nón
[peGtat, ted pto: (us materialiter fea E Tam puct nuhi! coniucuuur y quia habet
^ betyprobatur a/sumpiuim quia «xeciens tià "ws L-]tier: plerumque entia
rationis tando an poffint císe, vcl nó ef- tc rei , vEparet dum concipimus fei
€resturas , ob re&tum ad - €ognitionem, nam ad formationem entis - gationis
fufficu. cogitare efse ens,quod rc vcra non eft,licét id non cogicetur ; Imà -
. adbuc cfhceietur cns rationis , etiamfi .— dámtelle&tus putaret veré eíse
cns, cum tale mon fit,tormauur cnim ens ratioms co 1p- A non cn$ obijcitur
intclle£tut. vt ens, buc intellectus feiacre vera illud nó efse, iuc neftiat,
hoc foiü inrercft,gp (iid. | eiat jncelleétus, fiagit folü, at non decipi .
tur;fi ne(ciat,fing t, fimul atq ;décipitar. -;28. Quarió tüatuéaü c(t ilhid
eile ima — gioatium , quod ibi propriain vendicat — ensrationisjünéceilario
penderc ab cà ima | ginauon: , «jua concipiatur per modum Xen cm 5 ;qu£ do&tina
preterhua juod eounm « ipnibus Keccotioribus , O cricis Scoutt;s Fucat. it cns
rat:ont$ cle 1m- - ipa teet M ct.dilpeg.cit c 4. 3b int s raticu.s ficri jer
ficitonem 1ei,quam ad modum ens Fl, Py H "T ro yi üirén ercip.tinrelleétus
, licet rcuera non Pp : . ۟sreale , ac proinde fubdit in hac matc- k aja de
ente raten. riullam y quan'uni ad "11d rem fpcátat, vértere diferépantim
inter Scotus & D. Tbonfam;io.ó ct à ex par- 4€ icéipitur à Mcurilie & Sang. loc. -«it- iniuo quaft: vbi
proinde nam. 177. — unc dicendi modii inquit efTc probabr- lÉcciain uuu. UAE
i& ido non cít noua fed vetultiffima , quam. pros : Aude cage ibid May On.
Bur Jdlip-q.6. & ctedituüs fuiffe ou: fcié vcterüni Scoutl rüm 1 à ndmQue
iuxta doétrinap; uaditau à Scoto. dc re- l tcalij& LiUuon:s 1.d 29. .te- t
enscommoniliiiné fui etie n d «ns re; Ley rationis ; ron [e a ju uocum »ledz
liuic ai VE ctt videreapud Au gylt à its dr. vade Miu: Vds f oni ait bane eae
codiunt in - Queft.IT. De formal. enis rationis. crit. 307 noflra fchola, at
hec analogia fundari ne quit , nifi inaliquo ordine attributiopis inter ens
reale, & rationis,talis auté ordo non vidctur effe, niti imitabilitatis
obic- &iuz , quz confiftit in cognofcibilirate vniusad fimilitudiné
alterius. Porc(l cà dici, quód bac lit analogia. proportionis cum Vallon.art.
t. Formal.& Mceur f. cit. nam quod non potcft comparari àd vecü ens
fecundum aliquam habitudinem , vcl proportioncm,non jo:cít appellari ens , vt
patet indu&tione in alijs quiuocis ana logis, quia fanum, gp principalicet & per fe dicitur de arum]. , non dicitur
de vri- E & dietaynifi ob ali.juam proportioné ; 'hib:udinem quam habent
ad. (aniracé animalis,& ridere dicitut de prato floré- t&ob
proporuponerm, quam habet pratum florés 4.4 hominem hilaré, cum igitur cns cele
bit obiectü intellectus principale , & attributionisens racionis
profe&tó po- flüJab:t cOcipi ad modü curis realis , quía fuáü elfe hibet ex
habitud ne , & propor- tione ad ens reale, & quia in analogis c-
q'iuocis ordo, & hib'tudo ad principale ana'ogiti c(t catio formalis ) cuc
ceteris €&Oocniat rat o análoga, vt ordo ad [anita- té animalis eft,quo
formaliter. vrina dicis tur (ana, vr d &um ctt dilp. preced. q. ex Scoto
4.d 12,3.1.infra H. ideb ad ro- né formalé entis rationis non uh fpedtat ; quód
fit ób:eQt.ué in intelle&u;icd ctiam quod ibi fit ad intlár vcri enus,nà
ratio- nc iflius hab.tadinis pracise participat extrinfccé,& aqumoce effe
jimó id forcé intellexerunt pritci Scotiftascum abfotü- té dixerunt quodc(q;
ens tónis fieri si collat:uo,quia nimirum iritércedit aliqua: lis compacatio
qua concipitur ad inftat enüsicalis,vtinftaq.4.àr.2. —— i /à9 Et lapé hac
&r fut pérpetua: Do- "&orisIcotentia, quito pottea Recentio- res
amplexi (untnam JoC.C it. 1,d. 29. ci rclaioni fcalfj& rationis nihil c
corbuiune vnitiocums quia ei,quod eft: quid tale, & Eugen Aimpliciter tale
1n u4otum tale sont comune E jlldd'. quód accipiturih as sih quid y 9 ; quód
accipitur imi Ms ten reLjoaürem n Lo nun relati Badii ^ TEMP CTUM 7 "UK
308 cft cílc sin quid, ità referri si rationem, fiué comparari à ratione eft.
referri , vel comparari sin quid;ità arguit Doctor loc, cit.cx quo colligitor
Doctorem v:lle ens rationis dici ens sth quid, & omninó per analogiam ad
ensiea!e , atquc ideó petat cGcipi per modum veri.enus, ficut homo
pictas.concipitur per modum veri homi- nis, Accedit DoGtoré vbique docere re-
lationes rationis.tunc fabricari ; quando p ini licctasaut altetius
potentigcollatiuz ojcrationem duo aliqua referuntur inter Ic, vc1s numad
alterumyque à parte rei nó referun ur,nec fünt nata rc Erde irà prz- fertim
docet 1.d.4 .q.vn.C. & quol. 17. C.& 5.d.26.q.vn-E. (id inrelle&ü
rcfz;te adinuicem aliqiia duo, quz non (unt nata tcfarialiud finé non cft, quàm
cócipere non rc lata inter fe,ac ti relata ctfent,& il- Ta omninó concipere
ad modü rclatorü ergo vniuerfaliter in eius (cn:entaa tunc ens rationis
formaliter fit , cnm id quod n cít,nec effc pote ab MER ef- & pcr modü
entis exi (dentis, fiae abío lati iuérefpe&iui. Rurfus cü im 1. d. 13. Q,vn:$.
fliter dicitur,verf.contra ifl nd, & 4,d.1:3.2.& quol. 3 art. 1, &
loeis om- nibus citat, ait. praccd. inquit ensrationis ncn h»bcre offe , nifi
inquantum cognitü, & confideratü , ptocaldine loquicur de itione , qua pcr
moduni cptiscon- tidie sibl i pe modi uU € valet,qua ratione q. 4, vni-
iiLolicar iuieriale efe mol fub ra- tiene non cnus(ait Doctor) n:hil intelli
itur & s. Met.q.ij.ab initio ait, quod no pf t intellcétus, vridé
concipcret rela- joem rationis, hifi appreliendifsec , & n aliquo jer realém
; Et hacra-- —tienc ait Arift. 4, Met. ab initio non ens p TIU intelligitur [üb
ra- Aonenonenus. — 3e . Kttandcm hic dicendi modus próba- aur p anifcfta
ratione , quia ens rcale , vcl cíLobicctum adaqnatum, vcl faltim pri- maru
intcllctus y vt omnes concedunt eum Do&oic 1.d.3.q.3. crgo cn$ratio- nis
non potefl iniclligi nri quatchus con tipitür y vt imitabo quidam enis realis ,
quia obicitum i5 fccüdacium de- bcr aliquo modo patficijure rauenem Difjut. 1T T. De Énte Rationis: 'do colit
formalem primi obic&i , at ens ration" non poteft participare
formaliter , & in- triníccé entitatem realé , ergo debet par- ticipare
fccundum aliquam fimilitudi« nem, & proporuonem. i3 30 Qumó tandéex his
colligitur ems - rationis e[Je illud , quod obycitur , vel potcft obyci
imeelletiui, ac fiefset,cum tamennec exiflat in rerum natura , nec ex
iflerepo[fi'; vndé fequitur totum efse . illius e(se obiectiuum , mentale ,
& fidüs & quia ab intellect noftro vers entibus aísueto fingitur ad
inftar veri entis, idc €ns$ rationis dicitur vmbra entis rcalis, Gc cius
cnticas vmbrata » quis participatanae logicéz érationem cns realis; &c
quidem femel admiíso ens rationis nor confiliere in aliqua cenominatione ex«
tripfcca , neceísar;ó elt afserendum efse aliqued eíse fitum irefultans In
rebus cx opcratione intelle&us ; & planéomnes relationes rationis,
& pratlertim fecunda intentiones logicalcs , f non dicum folas
denominationes cxcripíecas , qu.bus res dicuntur cognitz , alio medo explicari
nequeunt;nili per iftud c[se fé; & vm- bratum rcfultans in rcbus, vt cognitis
; & casquafi intriofecé denominans , Et pef hoc eíse explicatur tio
elsentia, tà exie flentia cntisrationis ,nà in illo efsc ficto Lens quidditas »
& actualitas cius. [ olo' difcrimme,quod quatem py à, dicetur e(se
exiftencia , quate- nus vcró confide co seb iura abftrahendo ab actualitatc
cfsendi , dice- tur elsc císenia, vnde confulró diximas. - cus rationis efsc
illud,quod obijcitur vcl obijci poft intellectui, ac fi efsct, idque
fignificáui: Mayton.quol 6.ab initio, vbi quadtuplicem entis rationis aflignans
ac- €cpuonem inquic vltiiàm, quz ett catis rationis inodó declaiati, efse
propriam . Obiell iones enodantur. j1 | operis arguüt Primo Didac. &
Smiling.cit.ens rationis fic, & concipitur nó foiü fingédo illud per 0:0-
dii vet: enus,& concipiendo aliter, d tit, fcd'euiá concipiendo iliud per
modüc uds ratiónis,& f. di c(t;& ia concinit; ud- derauic si liani
quiddatem - ' — ^ 2 mme E EL MUR Gu Teal eS Ir IRE e REPEINIRAS S - ^N os (00
ud IE De Formal. enti rationi ct IT. ,quod .n.tunc concipitur , ique cns
rationis efl ,& non rcalc ; imo itade fa&o diuinus intelle&us
concipit & efficit entia rationis. Cófi rmatur, quia fi in cogniuone ,
& formatione entis ra: tionis opus effer illad concipere-aliter, ac fit.i.
per otn osten » plané fem- intclle&tus alleretur,& nunquam co- bs !
pofiet, ficut eft , ergo &c. ' * Refp.duplicem efse cognitionem entis
tationis.ynum dire&amsalterá quafi rcf c xám,vt Do&or indicat 2.d.1.q.
4. art. 2, (licét in quibufdam voluminibas fignetur foro exta) & adhuc
clarius in codem 2. d. 1 4.$ B. prima eft , qua fingimüs ens ra- &ionis
concipi non eft,ac fi ef- fcc,íe qua cencip:tor ens rationis , ficut veté eft,
& cognofcimus rem efsc cognitá aliter ac fit vnde Scotus 5. Met, qj. jab
miro vt motat ibi P, Cauellus Schol.1.(uem;etiam citat 4.d. 16.q. 2. n. 9. $-
Contra ccmelufionem ydocct ens ra- b. pisietur icspqoisiiecet dire&á , non
. ttllcxi ;nà per hàc potius recogitaturfa- &um,& vt arc ibi-Do&or,
in hàc (ecunda . iuione habet praec ere eed . €tdoà cfic&tus hinc cft, quod
pri ica guitcnus pon tá* tum ffwasfed eciam £atiua entis racionis & jimhoc
feta pofsedici pacti; . €& docnit Scóuis 6er); 1,ad, 1,arg«quia p«á
prnóticé,& in a&u exengto veríanur jacllcétus rca ens ration s.fingendo
, qs Bon cé jac císersíccunde;verà d cituc (pe- culata y-quia pec cà veluti in
a&u Ggna- toconlidcrauurobiectà illnd fidum ;pen ptiorem.éognitiorted? ,
atq;.ideo ab alijs dicitur contemplatina, quz diftindtiono c matería de ento
rationis e(t valdé no tanda ,& ab oibas Recentior. pa(Tim reci pitur; vt eft
videre apud Aucr(.q. 5. Log. [c&.5.concl. 3.& Blác.difp.cit.[cdt. g.X.
Alios, ctíi de mote Scorum nó memorer; poteftigitur (vt argumentum foluamus).
ens rationis vtroquc modo cognoíci y ;n. prima cognitione attingitur aliterya€
fit» . qiia: pec modü entis realis concipitur, cu. talc. nom (itin (ecüda
concipitur vt €tt y quia attingitur,v: ens rationis, & fictum. pcr primá
cognitionem recipit císeat pet (ecundá non recipit e[sc , fcd (upponiur, ci,vt
vná dc genercincclligibilium,vtlo- 309 quitur Do&orcit.z, d. 1. q $..B.
& hoe modo ens rationis cogno(citur axDeo, vc poftea dicemus, ncc tamé
efficitut ab co Ad Cof. patet per idem, quia cas racionis cognoíci potelt
(icuteft y cognitione rc- flexa;aduertédum tá eft neque. intellc&t proprie
falli;quando per direGtaoyems tionis cfFormat, nà.a cenc iudicat ens ra« ionis
císc ens realc, quia hoc ad. fecüdam Ápe&at operationem , in qu? proprig
fala 1tas réperitur , (cd dumtaxat fimplici ap- (ionc lud ad modum entis realis
percipit; (icut quando rem f; ir tualea ad in&ár:corporcz apprehendunus ,
tunc proprié non £allimur, quia tunc non iudi- camus-cem fpiritalem císe
corpoream S de quo fufius infra q- 5. . 1 Secundo argattc Mcuri(sequamais talis
modus faciédi per conceprioacm, .f, ad modum verti entis. pofset conitenite
entibus. puté fictiujs , ac etiam fi&is cii fundamento , «clatjonibus tamen
ra:io- nis aeutiquam conuenire poicftyquc per meram refultantiam: (iüt an
obiectis co- gon compatatisi TVA, Vide Haa us:cas concipiat m eii rcla- t;onum
, formatà cnim itio petrus cfl homo;cfulrac in, Mis extre niis relatio
ptadicau, & (ubie&tijab(que quod intellectus rcfle&tanw füper illa
exe ttcma cognita , & apfrehendat r «tionem: fubiedti & ien prr js. Con&rinatex Do 4«d-1. q
2b. die. cit relacionem rationis. nihil aliud efses quàm comparationem ps
fliua,qua obie- &um aliquod con(i dcrarum, comparatug ad aliud. pec
a&ürintelleGus cóparantis y; & in 1.d.3 j.ait in codem inftanti,in quar
diu nus inteile&us produci lapide in e(se, cogniroyre(ultare relatioaé
conis in lapi- de ad diuinü intelle&ü, idé habet. 4. d. 14. q:$-in finc
& d.16.q.2. E. I: alibi f * crgo ad relationcs í;lgim 10pis effici das. nó
cit opus actionc. intellectus, qua €a$. conc ipiat ad modi rclau onum realis, ,
Kelp.latis patere cx dictis att- prz cede, conc], 2. noniefuliaré.flatim rela .
cogniti & voliti. in obiecto ;
"1 1 ficuone inteilc&us, quia hoc intere A tcr rclanonem realcmy X
ragionis, quod. il poicis sutiomi dro tto Ue Do- -— infurgit cx natufa 310
'Do&or $. Met.q.1 1 loc. cit. &1.d.31.q. r.& quol.6. & alibi ,
(cd relatio rationis vitta extcema indiget operatione intel- »qua efficiatur ,
n mirt cogitatio- ne intelle&us,ante quam operatioaé císe cognitum, &
volitum metas ina- vioncs rcalcs important in obie&is; & cát Doctor
loc. cit. indicat ex illis dctomi- mationibus refoltare celationcs. rationis
Aere denomtioacis, id — eft per ali operatione intelleGtus y & doit denis
tci , quam licéc Do&tor mon exprimat, camtamen fupponerenó eft dubitandum;
gy» magis infra conftabiz aiédo dc ente rationis relaciuo; Bc plané falsüet
Dot. cit. a4. d.t. q.2. velle re- lationé rónis e(se merá denominationé
exainfecam. paffiuz comparationis dc- reli&am in obiectis comparatis ex
fim- plici a&u intelle&us comparantis , aut telatione ex illis fic
comparatis iunmedia- té refultantem abíque nouo a&u intelle« f&tus
accedente , vt intelligit Meuri(se cü Valon. d nos 43. imó jbi dircáe dacet
fieri tduiéod tationis , quando illa obiecta primo coníiderata, & comparata
vnum a&um , deinde per alium actü uenté (ecüdo cóliderantur apprehen- dendo
sugiere paffiuam illorü;; veluti quandam relationem: inter ipfa in-
Yeriacentem,& ide, inquit, ens rationis eflc ens in anima,ranquam [ecundo
co- fideratum , non tanquam primo cat ratum . Et quando alibi Doctor infinua- -
t€ videtur relationem rationis. produci per a&um comparatiuum, quo duo
obic. dta comparantur , fic debet intelligi , vt bene exponit Bargius in 1. d.
23. q. vn. jqua expefitiose citat quo3; Lichet. 3.d. 1 .q.1. quód non poteft
produci, nifi '(appofito a&u comparatiuo, quo ha- bio intcllectas nouo
a&u producit inté. tionem inre cognita , & non producit cá ipío a&u
comparatiuo, ita us, quod etiam es preffis verbis docuit Doctor ;. d. 26.4. vn.
E. dum art, quód omnis poten- tia collatiua porefl obieHium [uum có- parare ad
aliud , Q7 ineo fic comparato «auJare re[peGium rationis, qui no inefl, ex
natura ret, fedex atu potentia, cr- goaliumaQum (cquerké posit Doctor, Difpu.
11, De Épte rationis - P. ^6 Tm rgo pares. cet z el 33 vrgcs, oppofitam man:
indicari Budkorc loc aie ipse in (ol.ad imam, nam $.. Met. q.11. ab initio ait
Palms eit , quód a£fu reflexo intelligé- di fit relatio rationis, fit enim
primo Gu P f. diretto intelletius comparatis boc ad illud,quando autem
reflettit imtelli- gendo coparationem illam ,vt obieEumy, tunc mon cau[atur
elatio rationis, fed confideratur , ergo per) primumomnino a&um;quo obicea
comparantur, ftat immediaté refaltat relatio ratioms ab(15 nouoadu, idem hàbet
1. d. nq. B. ait enim, relatio rationis efl modus obietié in primo atu
intelle£ius , & tamen nom € ed veri genere intelligibilium ed eft in fe
aliquid verà inte pi , € ita n0 intelligitur ni(i imattu refle- xo,vult
ergo,quód im primo a&tu fiar, & in (ecandó tantum intelligatur , vt
facta. PIT Tee a&us i,& reflexi, quz h:ncingerit difficultarem , &
Doétorem reddit ob- fcuram , hic diftinguendi funt tresa&us y primus
eft,quoduo obic&a realia cópa- rátut adíinuicé,ex quo in ipfisaliud nó re«
fültat, quam fola exttinfeca denominatio patfiuz comparationis:(ecundus,quo in»
telle&us concipit talem comparationcm paífiuam in obic&is per cui
telationis;tertius tandé ,quo relationem ità confi&am in obic&is
intelligit , ficut eft,hoc ctt ,e(sie relatione confidam, & . rónis; primus
aGus cít omninó dire&tus y ficut € cácra tertias eft omninó rcflexus s
fecundus veró poteft dici quodammoda reflexus refpe&tu primi; &
dicectuscefpe tu tertij, qua de caufa interd dicitur di- re&us , intcrdum
reflesus, fed certé cum fit primacognitio,quam dire habemus dc ente rationis,
in ordine ad ens rationis abí(olucé dici debet a&us dirc&tus , cü cr»
8o Do&ocloc.cit. inquit ens rations fie ri cognitione directa, nó reflexa,
quia in ifta habetjcantum rationem obiecti , non effc&us , non loquitur de
primo ouninà actu quia per illum actingicur (olum cns reale, & nullo modo
ens rationis , (cd de fcüdo a&u, quo primo, & directé arun- gürcns
ratroms, quia per ipfum accipit cie, T. di E - Euaf. IT. Dx Formalit;
Entisemtienis. VAfri,1,— 5t tertio qui veré cft refiexus in " t ad cns i
shes qercit Ia- i ic&i aufa (upra di Ez : ad pA Dind encisirealis » cfsc
pradti- efse, K intelligitur, & ideo refpc&u cius Bir ratum
obediimcfilus er - cam, & fa&tiuam, pofteriorem verà eí(se incré fi
tiuam, & contemplatiuam. ..$4 Tero fi ensrationis cft id, quod €ócipitur ad
modum vcri eatis ; ergo nó fit fingendo aliquá formam, quz fecüdü fe totam fit
meré obie&iua, & apparens, fed potius per falfam applicatione vnius
entitatis realis cumaltera incompoffibi- ti, vnde entitas obie&ta
intelle&ui erit fc- cundà e(scaciam realis , & folii (cundum ^
exillentiamobietiua rationis, quatenus (00 per intellectum eít applicata
fubic&o y — — . eui non cfl applicabilis; probatur coníc- SE ia, quia iuxcà
hanc fententid quan- | domcelicdus cécipit Deum , vt relatum t concipit ibi
relatione realé folitam.à fe concipi inter caufam creatá, — & efíc&um ,
(ed dicitur eíse rationis, ^ -uiaapplicatur Dco, cui eft in applicabi- -— Bis;
quando concipit fpiritum ad modum — «otporis, ver? ibi concipitur (ubflantia
excenía,fed dicitur e(se rationis, quia ap- plicatur fabie&o incompoffibili quan- do concipit hyrcoceruum , concipit vcra
-&nionem, qua inter res vcré vnibiles re- periri folet, inter naturas
hiscis & cerui,. tamen quia vnibiles non (üm ad có- ituendum per (e vnum,
ideó vnio inter illas concepta dicitur rationis - 3$ KR ane ode be ensra-
tioniscófi flat in falfa applicatione. vnius entitatis realis cum alia
incompoffibilig indicauit Mayr. quodl;b.7:üct.2. quis modo paucos b.bear
a(seclasefsc trauen fatis ilem,vt teftarur Amic tract, 344.2.dub.5.concl.6.
& nos intinuaui- mos di(p.7.-Phyiic. q.8. art. 2. lano fatc- mur ità
iorclligi pofse,& cxplicaci coin- munem (cntenuam veterum Scotiftarü , cum
aiüng. enria rationis ficri folu à po tentia collatina ,& nonni adtu
collari- uo, cum .n«juzcunque caks potentia có» paraudo ynum ob.c&ua ad
aliud jungit non vnibiliz,cfficit ens rationis, & quide ità defa&o
interpretari videtur Fuentes cit.q.2. diff. 1.
art. 5. communem Scoti- ftaru,quz forté in alio fenfu defendi ne- ques fit
vniuerfaliter vera , vndé fi no- ra (ententia ità interpretarctur » adhuc
fuftincri poffet. Vetum quia non omnia: enia racionis funt per apprehenfionem-
plurium partium cum vnione carum s.vt conftat de multis, quz concipiuntur ad
modum pet (c fub(ittentium, & nonal«. teri inbzrentium ; & cogitur hac
(enteu- tia affererc. omnia entia rationis ficri per copulam , non autem pcr
przdicata , && fübiecta , quod tamen falíam eft , quia as : fzpé ex
patte pra dicati a&u corrcípome : det aliquid fictum ; non fecus ac ex par-
tc vnionis,vt cum dicimus animal efl ec- nus, nam przdicatumità cft forma ficta
» ficut copula; & demum quia hzc fcnten- tianon (aluat ens rationis, nifi
in concre- to y quatenus entitas realis ab intelic&u : applicatur buic, vel
illi (übie&o income poffibili,, ia abftra&to autem cogitur có- Cederc
ens rationis omninó dicere forma tcalem,& ad hucipfa quoque tenctur di-
cere applicatienem ill obie&iuam , fiue diftinguatur ab voione, fiuc ffl
cfc oínó «ns rationis abíquc alia rurfus Ml(a appli- catione vt diximas q.
1.ideó pra: (tat alio. modo noftram interpretari fententiam; . vndé ad arg.
neganda eft coní(cqueotia, quia te vera valdé noftra fententia differt ab
illa,vt cóftat ex loc.proximécit.aliud mit in formatione entis rationis conci«
pere ens reale det pi aliud veró concipere, quod nó cft ens reale, ad.
bimilitudinem entis realis , vt ooftta a[- fcric opinio , quia primá ficri
nequit. fine : &uali conceptioue entis ad sm ve só nó cft acceffaria,fed
(uffi cit, quod füp- ponatur cognitio illius enzitatis rcalis , ad : cuius
fàmiliadiné ipfum ens ronis etfocs : matur , & üioterdum in efformando eme
: te rationis accidit ens reale actu cogno * Íciy non vtique interaenit , vt
obicctum .. cogn:tionis , qua. formatur eb ration $« : fcd vc terminus
fimilitudinis , fecundam « quam cffingiur; & tic in Dco conc;pimus
relationem ad ctcaturathzc tclatio à nobis concepta cft «ota bei Icn55 nn ens,
& obie&tiua , & folum realiseft re« Vatio illa, adcuius inftar
cffingxur, & fic dicendum de alijs exemplis ia argumento : relatis vide que
diximus q. 1. probando primam partem:conclüfionis: — ^. 36. Quarto fi ens
rationis cócipi debe« ret ad fimili tudinem entis realis,(cquitur tócipi non
polfe fine ente!teali, quod cft terminus tals (imilitudinisyat hoc eft có- tja
experiemiam, Deindé fimilitudo, cá . fit rclatio-zuiperantiz: fecundi: modi f.
Met.tex. 20. requirit in extremisracio- ncs tundandi eiufdem rationis , fed
talis ratio fundandi in ente rónis ceperiri non poteft . Demü entitas fia quam
przte- ! fert ens. c ationis, cft formaliter impo (Ti bi: lis, ergo nópoceft
habere timilitudíncm: €ü ente realiter. poffibili ; quia oppotita : non habent
fimilitudinem adinuicem fed d itfimilitudinem.. t R efp. timilitudinem entis
rationis. cü reali non c(fe vniuocationis, (cu commu- : nicationis., qualis eit
albi ad album, fed . ionis, & imitationistüm in exis : là;tüm m modo
cxifendi, juia ficut : ensicale exittit à parte sei ita«ens catio. « nisexittit
obie&tiué instellectu,& (icut ; dupliciter gftc(l ens reale extaze
inrecü natura aur pct (e ftans, aut in alios ità. cns rationis pot« [t Esau e
qa "habere: €xittentiam;.f.per modum pcr fe flantisy. & per modum
inharentis, ad hoc autem non «ft ncceffaria: pro illo.tunc cognitio
entis-rcalis.actualis »X explicita, (ed (üf- facit habitual, & inplicita,
vt ad prace« &énsargumentum dicebamus ;.ncque in» . CÓnucnicns foter jfi
illa intcrucnirct,quia- in apalogus aquiuocis.con(uetü cit vt fc- «unda
anaiogata definiantur pcr primü . yt pate: dc fano. Ad 2 patct por idc, quia.
3lla timilitmdo: non cft vniuocasionis, & : «émmunicationis;fed.imitationis,
Ad 3. eppofita in.efíendo po(süt habete aliqua fimilirudinem in repra(cntando,
vt patct. deípccie imprefla fub(tantiz ,qua illi af- fitmilaturin
reprzícntando,cum tamé (ic oppofita in cficndo ;. fic in propofito ens gealc ,
& rationis opponunur in eísédo ,. "fed cum hoc fit veluu vmbra
illius;affimi» xar ili quodammodo in reptzfentádo,. &jmitando eo modo quo
vibra imita» $e. UU Difpa ET I Dé Eprevationit; 507 tur efie corporis -
Multáobijcit Poncróé kic contta doctrinam à nobis traditam de ente rationis ,
quz omnia diluta videti poffunt difj.z.Met. q.9. art, r. àn. 241. vbi etiam
n.243. impugnatur ridicula a quedam defcriptio enus rationis , — - poaenu
affert manne fatio cffe illud , quod nequit aliquid efficerez ticq; inexiftece
sica iode efficere, niti per confiderationem pótentiz potentis aliquíd
contiderare; cut bene quadrat. il- lud Horat. de arte poet. - Spetk atii
admi[fi visi teneatis amici UOQVASTIO ITI. "Num ens rationis babeat caufas
fui. iti effe quas. 5, s. 37 (^Vmloquimur de caufalitate em- tiu rationis, vt
Tatar.aduertit 4» d. r-q«2:queftiunc.4. earum; quz ibi moe uet de fecundis
intentionibus ,& Bargius: f:d. n etam cord caufa pro^ prié: um .n.
entiarátionis non fint- ptoprié ertia y fcd (lum concipiantar ad' modà entium ,
protc&ó habere nequeüt veras caufas, implicat .n. aliquid habere — veras
cau(as , & non habere veram eíse gi qua ig:tue'ratióne dicuntur entia:
eadem» bn asp modó quzritur, ati habeant eauías (ui clle,& quas. N - aliquii ens rationis habere caufas (ui císey cita
tur Harueus tra&t. de. (ccundisintentios nibus, Mayron.quodtib.c. Sonc. 6.
Met: q«18.Niger q.4.clypeiin fiae. Suarez ve 10,quem multi
ex Recentioribus (equü- tur difp. $4. Met. fcét. 2. concedit quidé cn5 rationis co modo, quo eft ens, habere caufam
cffcGinam! (ui effe ; id tamea'de alijs caufis, & maxime de finali concede
rc inficiatur, & (cq«. Amicus q. 3. düb. 1. D 2e Meran n alij coetu rater
forma ità Cor plut.dif p. 2,q,. pee Diar €difpa. (c&.3. : a Dicendum tamen
cfl cns. rationis eo: modo, quo eft ens, etiam habcre cau(as: (ui effe; &
quidem inomni genere caufa, Colligitur ex Scoto 1.d. 5.4.7. vbi argués: contra
Goríredum docct cniia r.tionis cau(aci, & d.36. q.yn.& a.d. 1.q.
1:docet produci, & probaiur.. : 3$ Pix D 2 —T.. j H |: d ! ins Er x El 00
Quat. HL De caufis Entis Rationis; ; 8$ Primó qui entia ration.s fuo modo
caníentat, quia ciuslibct cx- ftentis c «rà primum ens cft aliqua caía
proportionata illius exittentiae , vc pater, . .— Moquin deduceretut de nó
cxiftentc ad exiftendum pet feipfam!, (cd entia ratio- nis cxiftunt;cum antea
non cx; (terent;er- ! &c. Confirm.quia non (emper habent R tle
obic&tum;feü obiecriuum in mé €e ,quod efl elTc rationis , nifi cum cóci-
piuntur ad mod entium, ergo cá tunc il- lese babcant,non antea, vcl poft, ccr-
&éinaliquam caufam 1d referendam cft alonio nulla racio fufficiés illius
qua(- . €unq;vatietazis reddi poter. Et tandé cü "£a ad modum entium
fingimus , vtique —«oncipimus cà odum caufatotum .. Sccond3. yc
(ingillutunoflédamus ha- bere cauían; preportionatam in vnoquo- genere caufz ,
probatur in priniis, « 1 dabcane (alum avit pro caufa ds ' —— "ficcnte
(nam an aliqua alia porentia vi- ape Viimicd efficere , dicemus oficà) dicitur
n.ab omnibus ens.ratio: "« lectus, & timilia;:mó.hac pori(Ti- ü de cauta
ens.rationisd;ctü eft; quia à zatione i«achinaur ,. ergo haber iniclle- &ü
aliquo. modG pro caufa cffcGtiua. Ac- €cdit, qued cut fuo
modo dicitur ens, & «(je obieét'ué inintelledu, pari modo dici dcbct tile
elTe accipeteab codem. 39 S d.óita obi foler;quod caufa: rcalicor. c! pondet c
ffcéas rcalis, & po- - tentiz rcal; oo. céctum reale ; ergo à nulia —
cavfayi& potentia reali , qualis.cfl inteile- " &us,cns racc
n.Scffici potell. R ep. có» munitcr przlcram à noflris cauíz reali timarió, X
unmcdiaté vij correfpó- dere cff. Cum cealam, (ccandatió iamé , & mcdi-w cffccium non. realem corre-
fpondcic pbile , qui qnafi comproduca- tur ad product.onem effc&us dolis .
ità in propofito cns rationis lecüdum ef- fcobicct uum producitur ad próductio,
pci 1cahis iniclicétionis,qua ctt effectus. grnianus 1n.cil. Gus» Hac 10ludo
pro» €cdit j'Ot.us.dc core rauonis pro mare- Ziali qualiscft. denominatio
cogaitiyqua. deret. nquitut ;n; cbicéto ex intellectioue: uper. siu tranf
euniejnon de ente ratio» Jeogtea »- 7 Bia cri ab intelleQu;efic per operatío-
ur 314. n5 pro formali ,quod immed'até produ« citur ab incelle&u ea
cognicionc, qua in- tell git fem 3H cec, quam fic. Quare prz- ftàb:: dicere
verum effe aflumpcum;quan dó cauf: yr oducir per actionem phyficas &
realcin , quo n:0d0 intelle&us produ- cit iniellcétionem. per a& onem
intelle. &ualem,qua diétio appellatur à Docto- re quol.i 3. &
alibifzpé, at non quando agit a&ione metaphotica,& quafi gram mat:cali
5:galis eft cognito , jer quá ens rationis producitur, fiquidem per cogni-
tienem nom producit intelle&us aliquam entitatem realem,quia nó ctl actus
pro« ductiuus, € veta actio, fed tant ü operati uus ex Doctore ibidem;ac
proinde affert tancum e(fc quoddam obicétiuü, non rea» le; vndé (iin obiecto, quod
intelligitur » nullü aliad e(Te repcritur prater hoc cfe obiectiaum. ; quod ab
intellectu recipit, erit ensrationis,& productio cius crit pe du&io
fecundü quid, & rationis,non reae lis,vt docet Doctor 1. d. 36.q: vn. &
2. d. 1.q. 1. Pariter poteft potentia rcalis ex Doctore nác cit. re ens
rationis pro. obie&o faltim fecundario , & terminatie uo , licet
primarium ,S&& moriuum debeat e(lereale , & prafertim ità contingit
quando rem concipit aliter ,ac efl, vc ac«- €idit in tormatiooc entis rationis
ex die €is q. 1. in fol,ad z.ad 5. Confinin.. 49 Tertio habct euam fuo modo cau
fam finalem, nam (zpéinte!lectus format: enüarationis., vt res re&té, &
fine errore cognofcar., aceprarfertim ad hunc-finé ex. natura fua ordinantur
intentiones logica- lcs,ergo &c.probatr aifüinprü, tic enim; quia
priuationes, & ncgationcs ex fe ins- tcliigibiles nou
füntynilr.iudicio.quodam. diaiüuo,, vt v.4jitelligendo
intaliorganonon.eilepotenuam videndi .,in. aere: non etie lucem; & é contra
denominatio* ncs excriniccz.non funt intcliizibilcs,nifi iudicio ja Rees La
tjuo, vc v.g. ime telligeado. Deum creatorem ,, parietem v.[uin per hoc ,,
quod. relaGio.cxiftens im creatura term:nait ad Deum, vilio exis ficos in
oculo. terminator. ad. parietem » vt cas intellcérus apprehendat apprehen»
Lione fimplici quae SUUmBo deqén Ice t €is$ conueniunt, à. necele pradicet, qua
5 ids: 314 Taría (unt ad explicandam earum natutá , data opera fingit illa ad
modum entium, vt caecitatem, veluti quandam pratam di ípofitionem in
oculo,& fic dc alijs, us entia rationis ficri pofsunt , imb de facto fiunt
propter aliquem finem.Sic ét confi- cit intentiones logicales, vt certà fibi
pra- fctibat regulam,qua in vnum plures pro- pofitiones cognofcere valeat, nam
in pri- mis intentionibus ex cognitione vnius propofitionis exercita: non poteft
deue- nirc in cognitionem alterius ,quia vna exercita non continet aliam; hinc
fit , qp . cum poficaquam plura adinuicem cópa. rauerjt,confimilem inucniat
modum cf. fendi denominationisextrinfecz in plu- ribus, format
fecundasintentiones ; v. g. quod animal fit genus ,quod homo , Ico, bos,(nt
f;ccies, & (ic predicando figna- té pra (cribit fibi regulam dicendo, genus
pradicatur de. fpeciebus, (ub qua propo fitione fignata continentur omncs exer-
citz dicendo, ergo homo eft animal , leo €ft animal, quia vna fignata plures
cxer- «itas continet . Pariter quia longum etfet enümerare omnia,& fingula,
qua in pro- pofitjone afijrmari,vel oegari poffunt de 'aliquare, & valdé
prol «um fingula rc- ceníerc ; de quibus alia affirmari! , ve! ne- gari poflunt,
vt vno nomine hec omnía '«ompleétantur, vtimur coníultó nomine fübie&i,
& prezdicati; Et quia decon- clufione in i spar dc premiffis,de à
prima,& fecunda prava:ifa forcat quam. plura dicenda , vtimur nómine
antecc- dentis,& confequentis,maioris,& mino: ris,quz omnia funt entia
rations; & pro- pter eum finé inréduntur,vt operationes - noftri
intelle&us bené fiant;imo vc dice- bàmus q.proem.hic eft pcecipüus logicz —
finis, & hac de caufa Arift: cam inftituit fub terminis fecundarum
inreationum. cfpondét aliqui ex Suarez cir. quod Jicét intelle&us aliquando
entia rationis effingat ob predi&os fines, ifti tamcn nó funt proprie
finesillorum entiü rationis, fed potius corum a&aum,quibus fiagun- tut; fic
in Logica directio operationm intelleétas nó cíttinis illius et]e racionis;
AXjued ab intelic&ta recipiunt res logica- ks,nam cao;üniavt eflc
przdicatiyfubic- Difput. ITI. "De Epte Rationis. Gi,antecedentis,
confequentis, &c. quafi con(íequenter infargunt ex a&ionibus mentis
noftre, & non i propotito, (cd proprié eft finis illius cognitionis , qua
ntur illa entia rationis logicalia. - 41 Sed hac folutio nulla cft, quia vti-
que concedimus caufam illá finalem nó else veré,& proprie caufam finalem
refpe &u entis rationis ( praefertim fi caufalitas finis ponatur efse realis,
de quo in Phyf.) attamen prout in prafenti loquimur de caufis, ipfi eriam enti
rationis caufalitas . finalis deneganda non eft, nam ad hoc (uf ficit,vt ad
iodum caufati, & procedentis à tali caufa concipi poffit. Accedit,quod fi
cogoitio logicalis dicitur à cau(a finali procedere, quia à propofito
intenditur propter eum finem, fic & entia logicalia - fuo modo ab illo fine
dependentiam ha- bebunt;quíia ad eum fiacm ipía preíertim iufecuiunt, plofquam
tpfa cognitio, y refültát . Demum fi entibus rationis fuo modo cóceditur caufa
efficiés , à fortiori €t caufa finalis ei cócedi debebit tum ob generalem
connexioné harum caufarum; tum quia caufilitas finis maxime deficit à Phy(ico
cau(indi modo,cum metapho-- —N- r:cé caufec , & ideóciliscaufalitas magis
——— proportionata éft enti rationis , quam . cau(alitasefficientis,ex
(uanatura, — ' Dices , à Sopirill s fhioftris entia ratio- nis rcliquijs cretze
à. fisulo dercli&is , dá vas incendit efformare , affimilari folerc ca
ratione , quód (icut figulus folum vas per fe effingere intendit , reliquie
vero meté per accidens fequuntur prater eius intentum , ita logicus a&us
logicales pc. fc intendit, intentiones autem logicales ex iliis cefultartes
folum per accideps . Refp.hoc Scoti(tarü di&um debere intel ligi de
enterationis pro materiali, vt (unt dcnominationes extrinfecze cóguiti, com
parati, &c. ifta enimveré, & per (enon imiteoduntur ab
intelle&tu,(ed pet accidés derelinquuntur in cbiecto , cuius cogni- tionem
per fe, & à propolito incellcctus uzrit ; dü vero eadem denominatione$ pet
alium actü [equentem conc ipic intel letus, vt quid intrinfecum obiecto , hoc
€etté facit imn logica prarfertim'ob aliqué finem totécim , & dicéhre
íctundas iaten- tiones d N. P. "a TP Rn ow uA ri Ard cadi 1 Zu M —. pon
pro forma parts, & phylica, fed pro M .admo i : —— .ellcétus, an potius rcs
ipfa, de qua enun- iar tale ens rationis. Dicendü cít non , | IA di Quafi. L1.
Decaufis Entis Rationi; . s in logica non per fe intendi ab in- u, (ed ipfos us
logicales ; cft a(- re nedum logicam in (e , (ed nec eciá .. logicam ab
Atift.traditam císe per (c de fecun dis intentionibus ; quod eft (al(uai
exdictisin quaft, prom, — - 4t Quarto habent etíá fuo modo cau fami materialem,
& formalem,.quocunq; modo fümantur , fi cnim fumuntur vclut cau(z intrinfecz
tcm componentes , fic | -* entiarationis fuo modo habere poterunt caufam
materialó,& formalé,& crunt hus
iufmodi omniailla i entia rationis 315. gnito erit,can.;uam in fubiec:o.
T à q uia tormz non denoininaat, niti res , quibus 1ncxittunc vt de albedine
cóitat in otdi- nc ad paricté, fed ens rationis deno minat rem, & nó
intellectum, natuta cnim huma na dicitu: v niucr(alis, dicitur (pecics,non
intclicctus, ergo &c. Tum tandem, quia illi inexiitere concipiuntur;cui
applican- Auc fed applicantur rebus , vc cognitis , iuxta illud Boetij , logica
ctt de fccuadis intentionibus applicatis primis . ^ 4j At contrà in(tabis ; Tum
prim . quia; liens tation s ctlet in cebus fübie&i- pofsuncad inftar
(ubftantiz matetia«. ué,cllet accidcas , & per con(equens ens tz, &
corporea veluti (unt hircoceraus, €bymcra,& fimilia fi vero (amatur cau- fà
matetialisnon pro illa, que dicitur. ex qua, (ed ih qua , & pariter cauía
formalis forma totius, & metáphyfica, ficur cft cf fentia,& qu dditas ,
ficetiam entia ratio- habebunt cau(am materialem in qua , iimirü illaegug
cócipiütur ad mo- ccidentis,& formz (iaplicis abfola- I relatiua alteti
inbzrentis, Habe- denique omnia. rationis entia cau-nus habent omnia proptiam
quidd.ta- tem , & c(scnriam [ibi proportionatam. "Quares, quanam fit
caufa. materia- —— Ws, 1n qua en:iuim rationis conceptibiliü um altetj
inhzrentis , num fit in- eísc intclle&um;fcd rem ipfamquatenus cognitam,
& ab intellectu apprehenfam, ita Scot.q 9. vniucrí,& in 4.d. 1.9. 2.B.&
in1.d.23,q,vn.& alibi (zpe;quod proba- tur, quia huiufmodi entia rationis
eadcm tione dicuntur entia cau(ata , & cre (abiectum, ficut ergo dicitur
en- tia, quia ad modum entis concipiuntur , dicuntur caufati, quiaad modum
cau(a- torum concipiun:ur » ita cum corü fübie- ctum quarimus , fenías e(t
quodnam cít illud; quod à nobis per modum fubiccti cócipitur;in quo illa fint ,
at clarum cíts quód cli concipimus intentioné generis » iilam vtique conci
pimus in animali , nort vt es led in ipfo, vt cognito, &'ani- Mey ires
,crgoin animali co reale;vt arguit: S, T'hoca.opuf 48. crab. 2 c. 1. Tum 2.
quia hac ratione Scotus ipfe docuit 7. Met... 18. habere effe in intel
lectuynoa (olü obic&iué, fed etiá (ubic- - &ué, nanautem in rebus
cxtra, Tum 3. quiaens przcipua d:ui(ione diuiditur in ens inanima, & extra
animá , fe per cns inanim. iatciligitur ens rationis, ecgo de bet efe in anima,
non in rebus iptis. Tá- dem Chymera, & hitcocecuis. nequeant elfe
(ubic&biué in rebus , ctiam quatenus cognitis ; quia non concipiuntuc ad mo-
duin entis alteri inhzrentis, (ed ad in(tar (ubitantiz , & rci per fe
ftantis, erzo dc- bent ftatuit i$ intellectu ubie&tiuc . .Refp. ad 1. quód
coafequentia cene ret, fi ens rationis ponecetur. rebus inef- fe vt funt extra
incelle&um ,& ita intclli- git S. T hoaat ex hoc,quod ponitur (übic-
Ctiué in rcbus,vt cognitis,& vt in intelle &u iacent , fcquitur folum
e(Te accideos intentionalc,(eu rat ions, quatenus cóci- pitur ad inftac alteri
inhzrentis. Ad. 2, Doctor intcliigendus ctt , vt (& explicuit f Mer.
q.1.quód vniucrtale inhzrcat rei, non quomodocun que;(cd quatenus habt elfe
cognitum in intelle&a ; quia cum res potfint contiderari ccipliciter, vcl
(ecun- dum (uum ctle quidditatiuum, quomodo cas conliderat Metaphyíicus , vel
(ccune dum fuum cílc materiale, quomodo cas confiderat Phyficas, vel (ecundü
illud cf- fe:cognitum & comparatum, qp hibent pcr operationem. intellectus
» quomodo cas con(iderat Logicus , vniuer(ale non incft rebus quomodocunque,
(cd «90 eas. coniiderat Logicus,& idco proa tunt 1ü Ef ai inicl- $16.
dntelle&u , quare ensrationis eft intelle- &u (übic&iue non
immediaté,fed media- témediantibus nimirum cebus, vt cogni- tis. Ad 5. dicirur
ens in anima obieGtiué , non fubie&iué , & per hoc dií ; ab ente extra
animam,vel fi etiam (u Giaé dicitur ens in anima;id debet ligi mediaté modo
nunc ito , non immediaté, ficut ineft intcl O 5» alio- quin cíict accidens
reale ,vx actus, & ha- bitus intellectuales .. Ad 4- illa entia ra- tionis
nullibi (unt fübic&iué, nec habent materiam in qua , quia ad inftar
(ubítan- tiz concipiuntur, (ed ex qua, & (unt tan- tum obic&iué in
intelle&u. "QV ESTIO IV. vtt folus intelletfus efficiat ens ratio-
nis, & quibus atibus. 44 Emo negat ens rationis per in^ N telle&um
cffici, quare hoc fup" pofito quzritur , an eiustantum fit hoc munus, num
potius aliz ctiam potétiz vi- tales illud cfficcre poffint.Comunis opi- nio
a(ferit hoc cffe fpeciale munus intel- le&us przfertim Thomiftz Copl. difp.
2.q. 5. lo.de S. Tho. p.2.Log. q.2. art.4. . Caiet. 1.
p.q.28.att. 1. Auería q.s .fect.4. Blanc.di(p.r.(c&t. 3. Amic. trac. 3.
q.3. dub.2. & 3. Contendunt alij, vt Scouiftze cómuniter,etiarn per
voluntate, quia po- tentia collátiaa cft , ens rationis cffici poffc,ita
Formali(tz omnestrac.Formal. Faber; Fucntes,Smi(ing. Meuriffe loc.fu- pra cit.nam
fic infinaare vi(us eft Do&. Td.45.q.vn. $. £d argumenta , & 3.d.
26.q-vn. $. 4d quaitioncm , & 4.d.v6. q.2.$. Re/pondco , & quodl. 17.
art. 2.$. "Potefl dici , dum yim docct poíse volütatem fuo ,Caufare
relationem rationis ia obicétis , quando '.(. ordinat vnum obiectum ad aliud,ad
quod non cít ordinabile à parterci, vc fi Deum amat in ordinc ad creaturas. [mó
vlterius ali- qui Scouiftz, progreflTi funt afferentes ét Phanta(iam, (cu
Imaginatinam poffe ens rationis cfficere, coquia inter porentias fenfitiuas ipf1
f0Ja habet virtutem cóiun- gendi, & conícrendi obiccta adinuicem, yt patez
dum Chyaneras , & hireoceruos - Difp.IIT. De Ente Rationis. — * In H * . E
fi cd rum à parte rciincomes - . indeeiam. ità Faber cit.c. s. Fuentesdiff.
3.at. 1. iffe cit. »3»1n fine, Val- lon.pag. 43. Ant. Koccus tract. de fecundis
intentionibus (quamuis ilti duo exptimant phanta(iam , etiam(i vim ha- beat
collatiuam,non poffe idcircó cffices re (eccundasintentiones ) quod etià rang.
probabile amplectitur. Suarez difp. cit. fec.2.n.18.& Rauius q.4. Tandé
idiplum alij affirmarunt non tantum dc ceteris s& fibus internis,verumetiam
exteroisgo dh — ipfi ; plerumq
petcipiant,& repre noe d noch ad adum EN di, ein "s dS MESA RR
TN A IHR aqua,Solem exiguz magnitudinis, &c. ita Jandon.infinuat f Me 23.
& Arriaga ex profeífo tenet difp.cit.[ec. 5. lub(cc.2.. & 3. vbi có
magis id tenet de voluntate. : n 45 Circa alteram quafiti partc du- pliciter
dnbitatur ; Primó generatim,cuim enim actus intellectus geoeraliter loqué- do
fit,vcl abíolacus, quo.f. obicctum ab. folutéconfideratur fine ordinead alud,,
— velcollauuas , quo confideratur cum talt ordine, & ruríus vterj; aut
directus qug. Jf. primó , & direc: obiectum atingitur illisactibus,au:
reflexus.quo niirürclle ——— ctitar faper obiectum, vc abfolute Ar og "
OQ,» tum,vel relatiue; dubitatur in pro qualis in vn/'ucrfum cílc debeat actus,
uo ens rationis 'efformatur; Scotus s. et.q. 17-ab initio expreísé docet hunc
actum effe debere directum, & compara- tiaum , & e(t comunis doctrina
pri(corü Scoti(tarum,cum hoc tá difcrimine quàd Doctot loc.cit. loquitur
fpeciacim de re« latione rationis, at ipfi loquuntur vniuer- (aliter , forté
quia omneens rationis pu- tarunt e(sc relatiuum , quos ex recentibus Seotittis
fequitar Faentes cit.& ex Tho- miflis Loan.dc S. 7 ho.q. 2.art.4.concl.5.
Vulpes vecó di(jp.cit. 28. act. vlt. n. 4. ait per actum directum comparatiuü
(ccuu- das intentiones habere tautum c(fe dere- lictum,& per intelligentiam
rcflexam (u- fcipere verum effe rationis fabricatum ; Meurifsc cic.concl.
3.dcclarar diuería ea- tium rónis gencra ex diuerfis, actibus rc« fultarey
dcaominationcs extriníecas co» gniti --— m -- » n "- " 21 ) "P
PW 1 MET. e * 000 Bud TV. otn folusinelleElus efüciat &ns rationis... 317 E
vom putat ad ordinem entium ra-. art. 3.dub. 5. & Hurcad.difp. 1.
Log.fc&t: ... "Rjonispertinere) ex cognitione direQa, — 4.6.18. &
fufius difp. 19. Mer. [c&.1.$. | |. eltiones rationis ex comparatiua, &
en. 14. co quia omne ens rationis cít quid ] .. tia rationis fi&itia fieri
pera&ionemre- falfum, & ad modum alterius confidcra- - Mflexam, qua
intelle&us apprehendit eie; | tom dando illi aliquod cffe repugnans, uod
reuerà non cít . Ex Ncotericis fed veritas, & falfitas ad fecundamtan- rez
cit.n.16. quem multi fequuntur; tamopcrationem fpe&tant. Tertiacon- docet
omnem actum , quo fit ensratio- — cedit ficri per omnes , & fingulas , quia
nis,effe cóparatiuum,non quia omne ens apprehendi potcft. aliquid eíse ,
velexi- . . gationis fit relatiuum , vt prifciScotifiz — flere, quod nec
cxiftit, & cxifterc impli- — . -sicebant,fed quia ens ratíonisquodcun- —
cat, poreft item affirmari, quod cft. im- — — que,fiue ab(olutum, fiue
relatiui, fit per ffibile, & negari , quod cft neceffariü | €omparationé nó
entisadensreale ,qua- — & poflumus tádem cogitare vnum fequi . &enus
concipitur ad inftar entis realis ; — ex alio, quod veré non fequitur, quz om-
-. "hancvero cognitionem contenduntali- pia (um non entia ad modii entium
ficta qui femper effe directam, vt Blancuscit. per fingulas operationes, &
cft cómunis fec.4. Suarez ibidem
innuit potius efje inter Modcrnos Fuent. cit. art. 2. & 4, -—., debere
reflexam , & prafertim in fabri- — Complut.q.3.concl. 2. Amic.cit.concl.4.
- "eahdis fecundis intentionibus. Alijde- — Ruuius tra&-de
enterationis q. 4. & alij "mum diftin&ius procedentes inquiunt , —
pa(Tim ; quam aliqui adhuc magis expli- mne ens rationis abfolutum fieri per
cantes inquiunt. hanc fententiam nó ita nitionem abfolutam ,. & omne
rela- intellizi debere , quati quodlibet
ens ra Qüm per relaiiuam , & rurfüsillaentia tionis poffit promifcué fieri
pex quam- s,quz fundanturinipfisoperatio- libet intclle&us operationem, fed
per pti itelletus, & habent pro ia mam determinaté fieri ens rationis ge-
nat:enes extrinfecascogniti, &c. — nus, (pecies;apprehenfum, &
fimilia,que itis c /mi« conueniunt terminis fimplicibus , per (e- cundam ficri
ens rationis predicatum , - fübie&um, propofitionem, & alia huiuf- :
modi, quz conueniunt integris enuncia- — —nmnis,feuforme extrinfece, casera
vero — tionibus; per tertiam tandem fieri ens ra» 11 fieci per notitiam
diceGtam , .i. nonin- tionis medium termini, maius, & minus -— uoluentem
reflexionem circaaliam prz- — extremumsantecedens,conícquens, & fi- .. wiam
cognitionem;ita Auerfacit.fe&t.6. — milia, quz argumcntationem concernüt, —
€omplut.q.5. & alij quampluresfic lo-— & in hunc modum hanc declarauit.
fenté- - qui videntur Hurtad. dilp. 1. de obie&o. ' tiam. Darand. 1.d.19.
q.5.& 6. —- 0 Log.(cct 5. Amic.trrac. 3.9. 3. dub. 6.ar.2. 1 26 Deindc cim
uie Ls intelleGius ARTICVLVS I. noftri operationes cx di&kis 1. p. Inft. 3
3 OA Log. distr in fpecie , inr oleas, Refolutio quafiti de Potentia enti$yáe |
&lipgulas ficri poffirensrationisan per — . . tionis effettrice .
aliquastantum 5 de quo tres cxrant fen 45. 4 Rorefolatione quz fiti quoad pri:
tentiz . Prima docct fieri folü per primá | ren partem , quz eft de potétia
operationem »quando obiectum fimpli- entis rationis ctfectrice , eft
aducrtendü: Citer apprehenditar aliter , acfit nam. ensrationis dupliciter
accipi poffe; prie. ' quando poíicaaducnit (ecunda , &ter-. mb proco, quod
folum babet effc ex vi.ti3 operatio , .& iudicium, & didcurfis, —
rónis,fecundo pro ente'proportionali, & — inueniumt: ens rationis factum
pcr pri- zquiualente enti , gy fità rone; in propo» mam, Secunda ncgat €n$
rationis fieri — lito cit quaeritur, quz po'enria ens ratio. per primam , fed
aílerit folum ficri per nis cfficcre poffit, & an hzc folus fit in-
iecundam » ita Coconcll. g.1. predicab. — te]le&us, noncít íermo ^ entc
rationis Loa. ——— UNES A tme i HR 10 211 messis 2 M 318 $n primo fenfu , nam
fic cffet repugnátia in terminis, quód alia potentia abintel- . le&u;qui
dicitur ratio, feu porétia ratio» cinatiua, cns rationis cfficere poffet ; fed
cft (crmoinaltero fenfu. quare quafiti fcnfus crit,an ficut datur aliquod ens ;
y folum exittit obic&iué ininiclle&u , ita detur, vcl dari poffit ens ,
qp folum obie- & vé cxillat inaliqua potentia intentio. nil; a2 ab
intelle&u; & hoc voluit in- nuc; c Doétor, com in 1.d.45.q.vn. C. &
qQuol.17.C.-ipquirvelationem , quam pot voluntas , & quzlibet potentia
collat iia alia ab intelle&u caufare in obic&is ab ipía inuicem
comparatisn qu:bus ex na: «ura. rei non reperitür , non cH rationis loquendo
ftrité de relatione rónis, quia non fempcr potentia illa comparans eít
ratio,fiuc potentia ratiocinatiua, fed dici rationis , vcl quiaillis
obic&is non cóuc- nit ex natura reiabíque atu potétiz in- tencionalis,vt
ait ibi,vel prout hoc nomé ratio comprchendit int.llectom, & volü xatem
iuxta phrafim Acifl.9. Met. vbi cas appellat potentias rationales, vt quolib.
*cit.adnotauit ; vcl quia hoc nomen ratio Difput. IIT. De Enterationis 1 ja
poíTumt intelle&ui vel alteri potenz. mp fundamentum fi&ionis , vr
concipiat id,quod non cft jac fi effet:aliud vero formale, & a&uale ,
quod nimirum a&u participatformalitatem entisratio- - nisquia.f.a&u
fingitur etleab intelle&u, aut alia potentia , & ita obic&tiue
exiflit in ca, vt extraillam nec exi ftat, nec exifte re poffit; Non eft hic
quzítio de ente ra- tionis matcriali,& derelicto, fic enim có- cedunt
omnes, non tantum intelle&um ; vcrum ctiam volontatem,imaginationé ,&
omnes fenfos internos, & externos pof fc ens rationis efficere , quia in
a&ibus omnium barum potentiarum poteft vti que cns rationis formaliter
fundari,qua- - tenus denominationes extrinfecz pcr a- - &tus carum in
obiedtis derclidie concipi - poffünt,vt formze illis inteinfecasac inhze
rentcszjuzftio igitureft deente rationis — — formali, & eft fenfas,an
peropus alterius - potentiz ab intellectu poffit fieriensha- ——— — bens folum
efle obici & ex via u À 49 Dicendum eft ccrtum e(fenullà po tentiam vi |
prater intelletum , & voluntatempolféens rationiscHicere, 8c —— ex
hísduabus certum elfe intellettü. cf- m t ficete poffe , de voluprate vcio non
it —— certumy(tis tamen probabile.Conclu(io —— extendi etiam folet ad
quamcunque po- xentiam collatiuam , vt ait Troimbct. in Fonnalit.art. 2. prin.
$. notandum vlte- zius,ecltandcin cuia ielatioaut denomi- natio comparatj jn.
obiecto caufata pec a&um potenua' collatiuz magis partici. pat rationcm
cntisrationis n primo fen- firquam aliz denominationcs-vili, cogni tic. quia vt
docet Scot. $. Met.q. ri.ab initio nedum c&fe cationis hibet, quate- rusà
potentiam'ept onali procedit, fed etiam alud cile ration's lupponit, in quo fundaur
» quía denominatio com arati nón yefultat in obietto;nifi prius bfolu- té
cognitum fapponatür quoád iilud at- itibutum, jà quo alteri comparatür..— 48
Rurfuscum ens rationis cx di&:s 4.2.art.1.duplex (it , aliud inateríale ,
& derelictá, ac potentiale, quia nimicü for- malitatei entis rationis actu
non parti- €ipat , Ícd v. ique participare poteft. per a&tum potent z
finzenus, quo fena. ne- gationcs,LriuutioncsyX omncsexminfece dcpom;nátilncs
reales dicütur. entia ra- tionismaterialiicr , & fundamcertaliter y eít
Scorilocis omnibus citatisyac &tmox cirandis,& probatur quoad fingulas
par« tes ; Et quidem Primo, quód nulla poté- tia (enfitiua, fiue interna, fiue
externa pof fir, oftend«ur geuerali rat one , illa ola potentia vitalis potett
emia rationis c ffo iare ;qua ita rei iprz (Lore poicft eife, » obie&tiuam
in (ipfa, vc excra iilà necti c , ncc exiflere poffir, ac in nullo (en(w, fiuc
externo, liue interno potcft aliquid 1t10 - bicctiué exittecc ex vralicaius
a&us. (cn- hiiui » ergo nullus (enfaum ens rationis poteft efhcere / maior
patet ex dictis de formalitate entis rationis , quod talis cft naturz, vt illi
prorfas repugnet. exifterc extra potétiam 1 qua fotmarur;probatur minor , tum
quia vniueríaliter loqucado cbiectum fentuum cft (enfibile, íed. etfe fcnfibile
efl etfcreale contradiftinctü ab cie rationis ; tóm quia obiectum prafer- tim
fcníus eztc fni edt aliqua qualitas sé^ ibi-tte rei , vnde com- T dieitur
(en(ationem externà pen- detenon folum
ab obicdto exi(tente , fed | etiamin fc prafente, ergo (cn(us cxternus J mon
poteit dare effe obicctiuum rei non - exiftenti, nam femper terminatur ad efle
reale eius a&ui prarfi pofitum eriam in illis cafibusde quibus itati (olet;
nam remus, v.g.repra(entatur cacuus , vel fca» .. &usinaquaabilla
(pecieyque vranfmitti- .. turadoculum cx immutatione fa&a ab j ME |
&qua,per quam tranfit , antequam remus SM cipiatur ab oculojergo remus ille
non 4 ha rationem curai ex ipfo actu vifio- /. mis,fed antecedenter ad
illumsquia fpecies .. — állafic immutata determinat eculum . videndam tali
modo, & ita (uo modo di- .. cendumin alijsca(ibus , cü nimirum Sol (0
propter dittantiam apparet miaor ; quam — fit, & denarius inaqua maior,
& edificia difiun&ta eminus
apparent coniuncta , & . oncauitates in pictura;in his enim, & fi» |
miil uscalibus attingit vifus apparentia (0 jllamcaufatam ex vi pecierum (ic,
vel tic ENS immutararam, vel aliande,& bac appare (0 wk repr (cntatio vera
eft ,& realis , li- /— cé&nóreprafentetur obiectum, ficut eft, is,
& exi(teris à ob immutationem fpeetecum, aut cauf(a,(ed in hoc nullum
interuenit ens ra tionis, alioquin etíani fpeculum ; quando reprzíentat remum
euüruum in aqua ens rationis efficeret. . ,$o Etex codem capite probatur eadé
minor argumenti. principalis de fenfibus iuternls , prz(ertim de 1maginatiua'
aut z timattua,de qua cft dubitatio quia licet ha potentiz non neceífarió
pendeant ex pra (entia obic&ti in feipfo, vt fen(us ex - terni adhuc tamen
non refpiciunt coram latitadinem entis, vt intelle&tus;fed deter minatum
expofcunt obie&ü, & hoc qui- dem fcntibile, quia non percipiunt cflen-
tias,& (ub(tantiam rerum, fcd tantü qua- litatcs & accidentia externa ,
que vtique fünt entia realia ; vnde vt docct Scor. t. | -d.3.q. 2 F.contra
Henricum , dum agnus fugit lupum ; non apprehendit rationem micitia,(cd
accidctia Lupi,vt fibi ma- tetialiter dií(conucnientia ; à quorum ap-
prchen(ione mouetur cx inftiactu nacu- tz appetitus ad fugà (cd ha fulius pro-
| 91r. en folus intelleGlus efficiat ens rationis-zArt.F. 319 fequi fpe&at
ad libros de. Anima, X idco rationes quz inde (am: polf.nt ad. pro- bationem
cócluíionis dimittimus, hac fo- lum cótenti, qua ex natura entis rationis,
deducitur , quod fení(us dare nequit effe obic&iuum rei nonexiitenti; Et
quando etiam inallatisca(bus contederetur fen fus externos dare effe
obie&iuum rebus non exiítentibus , & precipue imaginas tiuam id facerc,
cum mótem aureum, vel mare vitreum imaginatur , hoc etiam ad- miíÍo non
fequitur hzc idola effc entia-a rationis,quía hzc ob:e&a noa habét im- poffibiliratei ad exiftendum à parte rei.
quod cit de e(fentia entis rationis » quod non folum excludit a&ualem
exiftentiam Ob:e&i, (icut reprafentator , verumetiam poffibil;tatem ad
exiftendum; cum igitur neque per feníus externos » ncq; intecaos tale potlimus
idolum machinat 1cui cepu« gnct exiftere inrerum natura falcim per potentiam
Dei abfolutam , concludendü cft nullum (en(uum pofle tale e(fe obie- étiuum
dare rei non cxiftenti , quale re- quiritur adens rationis . . $1 Refp-aliqui
ex Suarez cit.imagina- iuam (alim inhomine babere hanc vir- tutem fingehdi;quod
non cít,nec e(fepo- teft,ex coniun&tione , quam habet cii in-
telle&u,vndé inquit Suarez imaginatione in homine participare vim cationis,
& for té nunquá fingere, quod nó eft nili coo- perante ratione quod etiam
expertentia ipfa edocet,non.n. imagina ua mac ina- tur folum monté aureum, marc
vitreum , & aliajquz vtique po (Tibilia fanc, fed alia quoque qu£ proríus
impoffibilia funt v vt hircoceraüm, & chymceram, & alia» huius eneris
repugnantia. : i Sed facilé euertitur. hzc folutios tum quia proptet hanc
coniunctionem nó po telt imaginariua extendi cxtrà (uii adz- quátum
objie&um, quod cíLens (cnübile exittens vel exiftere potens quale nà efcns
rationis ; tum quia etiam ipfa imagt- patiua humana adhuc continetur intra Lli-
mitc$ potentiz organic » atque adcó fpicitobiectum, quod contisetur infrà
limites obiecti materialis. ob proporttos nem; qua verfari deber inrer paient
^m» &obic&um quoad rauionem Eon lei F f t 9, e. 24 7220$20. éperandi; tum
quia fal(um eft imaginati- uam per fe participare vim tationis in ho fnine ,
nam tantamcum ipfo intelle&u conucnit inrationc potentia cognitiuz: interne
; cum tandem quía vc ait Auer(a, fi imaginatiua (uo proprio a&u
diftin&o ab a&u intellectus habet cfformare ens rationis;frufira
affertur coníortium intel- lectus . Neque experientia eft in oppofi- titm, dum
.n, concipimus hircocecuum , chymetam, Deum corporcum, & fimilia, plané vt
paffim notant Au&orcs, non ex vi imaginationis voiuntur mátürz , auc
effentiz incompoffibiles, quia nec imagi matio,nec alius íen(us profundat fe
víquead fübftantiam , (ed tantü externa acci- dentia hirci v.g. & cerui;
quotum cóiun- €tio certé non repugnat, nam (zpius viía funt monitra ex diuettis
animalium figu- ris conflituta , vnioaütem naturaruin 1n- compoffbilium fit à
folo intelle&u. $2 Altcractiam pars conclufionis có- fti probatur, &
primó quidem ens rationis ab intellc&u fieri ità compertum cft in- tcr
admittenres entia rationis , vt proba» tionc non egeat , quod vel cx ipfo nomi-
ne entis rationis indé deduát conftare.- dcbct, id autcm ctiam de voluntate
pof- fc probabiliter affirmari oftenditur ma- nifcfia ratione, quia nihil illi
dee(t ex re- quifius ad potentiam formatricem entis rationis, fi .n. rcquiritur
, quod talis po- tentia fit collatiua, certum cft hoc i tati non deficere, ità
.n.. poteft cóparare. vnum obie&um alteri , ficut intelle&us ,
nonquidcai per modum iudicij, & cogni tionis, (ed per modum ipfius, ordinis
, & acceptationis, vt notat Bca(auol, q. quol. 20.cx Do&orc cit. v: cum
vulc media.» propter finem;imo potcft inuicé ità duo €onfetre obic&ta, quz
à parte rei ó fint refctibilia,vr cum peruersé agésvult Dcü proptcr creaturam
viendo fruendis , & . froendo vtendis ; Si requiritur, quod talis potentia
fit rcflexiua,vt vlteriusaliqui exi unt,ex Suarcz n. 17.0b quod ncgant sé- us
ens rationis eflicere poffcquia oculus p em vidct, fed reflexé nó nouit parie
té e(Te visü,ncc imaginatio perci D abicdto. eque id fit cíÍc imazinatum
voluniati deficit quia voluntas liquid vo it; quid. Difput.IlI.
DeEntevationits-—-. 000 » lens faepius hue a&um reffexum con(entit- fc
velle,vt docet Scot.quol.16.D. & r.d. 47:q.vn. D. & ratione reddit
quol. 17. C. quia hzc munera competunt illis poten- pos rationem ambabus
communem gs fob earum immaterialitatem; Si tandem requiritur (quod principalius
eft) quod otétia det effe obiectiuum rei, qua reali- rer non eft,ncc cífe
poteft , adhuc neque: hoc deficit voluntati , tü quia poreft vo- - luntas
impoffibllia;etiam vt talta ab intel Ic&u often(a , appetitu faltim
inefficaci appetere,vt docer Scot.2.d.6.q.1.quara* —— tione tenet. Fuent. cic.
polle voluntatem - ens rationis efficere; tum quia (quod ma- is vrget) poteit
voluntas ex fua libertate - Pocta in obte&o fingere , vbi te vera -
nonrcpcritur, nec reperiri poceft, neque vt bonum ab intelletu proponitur ,
crgo poteít taleeffe obie&iuum bonitati tri- - buere,qualerequiriturad
ensrarionis CÓ- — — wii nes onfcquentua pater ,quiaim - rali ca(u voluntas
eft,qua primo fingit nitatem in.obie&o, vbi non ett, nec cíTe poteít, non
autem ipiclle&tus; per quod excludicur commumis rcípontjo Recen- tiorum
dicentium; quod licét voluntas in- terdum tendat im bonum, quod re vera tà le
non eft, tamen ipfanon fingit tale boe numy;fed (upponit iam cófictum ab intele
- le&u,& propofitum pet intellectum; af- (umptum probatur ; quia in
fentétia pras fertim Scoti przter finem veram , & ap- parentem datur etiam
finis prafi xus , (e praititutus in T.d. f.q. r.arr. 3. & 4.& eft
quando obieQtum 'pracisé e(l à ratione oftenfum fub ratione mali, &
voluntas ex fua libertate illud (ibi pratigitGraquá finé, nom quod voluntas
feratur im malitiam pet fe;quia hzc non cft obie&um profe- cutionis,(ed
quia oftenfo obiecto volun- tati (ub ratione mali,& ex alia parte oít&-
fa rationc boni vel in fe , vel in alio obic- &o; poteft voluntas bonicacem
illi obic- &o affi gere,quá tfi pon habere prius ofté dicis inb Qt , &
(ub illius bonitatis praetextu obicétum illud in (c malü acce ptate j de quo
agimüs ex profeífo dilp.7- Phylic. q. 8. arc. z. ticuc igitur probabile * eit
dari hineii praefixum; & clTe (ufficiens voluntaus motuum; non tantum bonum
verum» -— &flertionis fundamentum; quodE " bando diuerfis cxpetientijs
| externos ensrationis cflicere poffe CRM colores in Iride, vitro triangu- —.
lari,collo c .W" LA pparenss(ed eti pra ftiturum , ji prob sodes oaept eft
volunta- s rationis efficere poffe hide uimur,& hoc eft praecipuum huius
Aci aii fruftrà e Poncius hic, cui occur * P Rx D - gimus difp.2,Met.q. 9.art.
1. à .246.; 7 Solumtur Obietliones- | $3 TNoppofitum obijcitut Primo pro- t
(cn(us ; Vi. X£ , concauitates in pi- | €&uris,vnum,& idem obie&um
multipli v rm o oculo ex parte (üperiori infcriori,& alia huiufmodi, qua à
par / Hw - — retci non exiftüc 1n obiectis vifis)ícd cà - .. — tum in €a
cognitione , qua exprimuntur , X dt LA N dei ——
Confitmatur;quia in his cafibus , & alijs - multis falluntur fcnfus
cxterni; quis hoc . ncgct at per omné actum falfum fit ens - rationis inquit
Arriaga cit. quia ftatim ic - fe /— apptehendendo ncgationé illam per mo- . E.
dontigrR poütiuz , & cnübl ; . potentia fenfitiua non attingit, nili obic-
- a&tus cit (al(us , obiectum citis non cít parte rei, fed tantum in illa
ip(a cogni- nc . Demura oculis videmus no adcf- m , quod vtique fieri nequit y
ni fi - " lis »quia &um fen(ibile id autcin. cft ens ratio- nis
machinari . - *: Refp. iam ex di&is patere , quomodin illis, & (milibus
expericntijs nihilfin. . gitur ab oculo, quia ipfc non habet vim compon: ndi
cucüitatem cum remo, par- uitarem cum Solc;colores cua Icidc, &c. fed re
vera exprimere , quod illi per (pe- clesobijcitur antecedenter ad a&um vi-
fiónis , hzc igituromnia non (unt obic- &iué tantum un ocuio , (cd veré à
parte rci, non quidem (ccundum cfc reale , & fubie&tum inillis obic&is
[ed (ccundum cflc rcp lc; & intentionalc, quod variatur iuxtà variam
(pccictü » vel etiam ipfius organi iaxnütacioné , ficut paries, qui à parte rei
eft albus;pofito ante ocu- los vitro viridi ob imiputationem (pccic- rum, que
per tale medium deferuntur ad oculum,eít viridis,non quidé realiter ,fcd
tccundü cffe repra(entabile; & hoc (ufl- gur. en filus imellefuseffciat eut
rationis ct. 3i cit ad foluendgm argamétam ex illis ex^ periétijs dedu&ü,
namexplicare vade ia fingulis proueniant illa appatentiz,vt du. plicitas
obie&i inoculo compretfo,colo- resin collo colamba,concauitates in pi-.
&ura;(pc&at ad libros de anima; videatac Amic.qui cra&t.5. Log.
q.3. dub. 2. art. 2. fingula explicat. Et quando-etiam con- cedceremus hzc
omnia exiftere tátum ime vi(ione, qua exprimuntur, adhuc bis - da foret
confequentia, quia vt fepe dici eft;ad ens fenüibile equiaalens enti ratio nis
non (ufficit,quod videaturid quod na. ' eft,iíed quod etiam illud tit
inpoffibile, ficut apparct; tnodo nec colores apparés tes in colio colua;bz,
necremi cacairas z ,S& alia huiufmodi apparentia funt impof* fibilia,qua
rationc conuictus Arriaga có- ccdit perfenfus externos ficri non potfe. ens
rationis impotlibile, (ed tanti illud , uod actu à parre reinonexittit, licet
it poflibile : Atiam ex didtis conftat hana... fitam diftin&ionem de
duplici entc ra- tionis penitus implicare , quia realispof- fibilitas repugnat
enti rationis , vt fic. m Ad Contira. in hiscafibus , & fi- milibus re vera
fenfus nonfallitur, quia apprehendit illa obie&a, (i non vc süt,(al- tim vt
à parte rci reptatíentátucá fpecic- bus;vndé vifus apprehendit folum appa-
renuam illamcolorum v.g. in collo colü- bz, inquo falíiras nulla , aut
fi&io inter- uenit; quia à parte rei ità fitrepraícnta- tio per fpecies;
quare fi erroc intetuenit, hic potius erit imaginatiuz , vel. intelle-
&us,vt conliat in exemplo vuarü à Zeufspictarum; quas aues cxiflimaruatc
verassg i&lintet à Parchafio depictiquod Zeufis ipfe exiftimauit verum , nà
in his caibus: vifiua non e(t decepta, quia vifio veré ad yuas pictas, &
lineum pictum termine. — batut, Ícd exittimatiua tancü,vclintelle- ctiua ob
fimillima accidéciajiaió neq; tellectus ip fejant imaginaciua fallercturs li
cius iudicium feratur non fupra obiecti exiftccian , (ed (upra (olam eiufdé nip
rétiam;quia tunc iudicaret, quod veré à parterci apparet. Quod fi iaccidum fale
latur ipfc intelicctuscum ipfo séfu:adhac obicétà talis (cofationis; auc
intellectio- nis non erit cns rationis , quia ve (4e bur 322 impo(fi bilitaté
ad exi (t édum.à parte rer. qua ad ens rationis requiritur, vnde ne. gatur
abíolucé,quod ait AC RUE Cue actü falí((um ens ratioats coltitii , Ad Confira.
vltimam 'a(Tü- ptum, nullus fiquidem fenfus; przfertim cxternus , percipere
poteit negationem actu po(itiuo,ícdrantum percipere fa- bicéctum nó cognita
forma negata ; atque ità non videmus tenebras in acre. ficut neque flentium
audimus in folitudine , fed per carentiam actus. dumtaxat id di- cerc (clemus
abufié . $5. Sccondo obijcitarprobando ficri líe faltim per feníus internos ,
& prz- Lie x capui im »Icu phátafiam ; Tà -quiactiam ip(a cft porencia
collariua , vt Scot.docet 1.d.4 $.q.vn.in fine; & habet virtutem ncdü
obiectiué coniungédi, ve compoffibilia fuot , vt cum ex connc- xione fpecierum
montis , & auri fingit montem aureum , fed etiam incompof- fibilia, vt cum
cx connexione (pecierum hirci; & cerui coiungit illas natutas . Nec
re(pondere valer phintafiam vnire acci- dentia cxterna illarum naturaram,non
ip- fas naturas. Quia phantafia format (ibi ebicéctum,vt ctl cognitum ab intelle&u
; quia quod intcllectus intclligit ; id ipfum phantafia phantafiatur , (cd
iatellc&us in io cafu non fela accidentia externa coniü fcd &
paturas,ergo &c. Tm :. quíaimaginatiua potcft concipere lineà quàá- dam
infinita ,quaz implicat, & alia huiu(- modi,vt [patum realc extra Cclum ,
qua ratione Dialectici dicunt ens unaginàbi- le magis ampliari quàm ens
po(fibile; Tü 3.cx Arriaga interdü tall tur. camis cepu- - tansvmbram hominis
cffe hominem illá, à quo vapulauir,& aufugit imaginando ab co,quod videt fuifle
latum,at coniupgé- do percuflionem cum illa vmbrasvt cum cauía c fficiente
profe&tó impollibilia có- iungitsquia cum vnibra (it nihilynó poteft darc
ictus. Tum 4.«x codcm , dum quis videns àlonge ítatuam piat efe homi-
nem;vtique habet hanc apprehen(ionem , quod ille cft homo;at impollibile eft
ho. minem cflc (tatuam, ergo faz pius phanta- fta apprehendit vnioncan, fcu
1denatatcm Diput.1 LI. De Ente Rationis. &üme(t , obiectum fenfaum non
habet. reram impoffibilem i»; -.:$6 Rhefp. non e(fe ccrtum pun lic potentià
formaliter col. t iuam, nam loc.cit, 1.d.4$.66 4.d.49.q.. - r.relinquit fab
dubio , quin potius fitum aperte alib TW nn Dx EE. & in 44.3 5.Sc in 4-d.
43.2. vbi Tatar.&c d.45.1-3- que toca pouderat Bargius in 1d. 2.0: 1.8.
Quinto dico, & quol. 17. C. cum innuit vim collatiuam oriri ex ime
materialitate potentie , & cum dicitur phaniafiam coniuogendo fpecies
montis, & auri componere montcat aureum, & il lud atingere,vt quid vnü,
inquit Bargius cum Tatar.illud tantü attingere velut có- plexum indiílaas, .i.
fine co do,quo oculus tine formali complexione atungit Petrum currere,
dumactuillm — — 'det currere,non autem velut complex ü Itans, icum copula;quafi
attingat for- malitct vnionem illorum;vnde iuxta hanc viam, quam ku
q.3.n.28.cum aiijs mod : ] (o docet Brafau.q. 13.quol. (à quó,vt eius moris
eft,Pofnan. 1. d. 5 5. difp. 1. vbi de hac re agit , totam ttanfcripüit quz
(tionc fuppreflo nominc) plana r collatiua formaliter,& proprie , nec
dici" tur componcre chymceram, qua(i attingat. - fua cogniuone illud
aggregatum forma liter, quatenus eft quid co.npotitom ; « vnionem illam in
ratione obie&i; (ed dici tur cam cóponere matccíaliter.; quateaus
fimul,& qua(i vnica a ionc attin» git partes , ex quibus chymera reulcat ,
quas antea (cor (im coguouit, & iuxta hác viam on.nia illa arsumenta ruunt
, vtpote qua fupponunt pbantatiam effe potentia. -formaliter collatiuá &
attingere formali- * ter vnionem duorum in ratione óbiecti. $7 Scd quia hoc
plenius difcu ctai ad librus de/Ainm; nunc phanta(i am. ctlc formalttcr c
uam;«uia tamé non egreditur Irmites po tenug (enfitiuz,plané cópenetc nequit
nifi fpecies (en(atas,vt Scot.doccet 1.d.3. Mem Qumto dico,quate in compos
tione chymere, & hircocerui folum ate tingere poteft vnionetn
accidentiunsqug vtique pottibilse(t;nonnaturarü; &ad inttanuam ila m
dicendum efl vecum ef fe apud Scoti. co mo«s ; » difp. 2. tors Gat gage ah ; -
anoett virtus — : ? Ld : at D. | 10d cum intelleQus operatur , etiam iantafía
dd fed circa (uim obie- 9 n, quod fenfibilitatem non tranícen- . . dit, vnde
cum intelle&us intelligit natu- |... masincompoffibiles , phanta(ía
coenofeit figuram, quantitatem , & accidentia ex- terna illarum. Ad
2,negatar a(fumptum cum potius experientia confiet cognitio- nem imaginatiüz
ferri ad obie&tum cum aliquo termino , quia ex modo eius ope- . randi
concipere nequit obie&a , nifi in determinato loco, fizara,& (im.libus,
vt nótat Amic-cit. qui etiam ait imaginabi- ——. leex vi imaginatiuz won latius
patece , .-— quàm ens poífibile, quia dicit quantita- fuo tem, fpi n fimilia,
quz fant poffi- — . bilia , fed inotdinead intelle&um magis Jaté patere,
quia. comprehendere potc(t fi&itia, & de hoc intelligi di&um Diale-
. &icorumr . Vel dicendum potfe phinta-—.— fiam concipere lincam , & (patiur
infi- -.-PREPIOM : 23 . zc .— mitum/íyacategorematiciof; quod nó im- —— —
pficat,non vccà cathegorematicü, vt di- R: imus in Phy(icis. Ad 5. (u» nitur
fal- . rafía(uffodere fpecies non fen(atas,qua- " lisef fucctes inihicitie
Ic imt dns ... Door (upracic. loquens de 220 tefpc- &u lupi ; falfam
itemett canem vifione atingere vmbram , que eft mera priui- tio, & cum ea
coniansere perculTioné , - et cum efficiente caufa , quod igitur in "vmbra
percipit,eft lomé ipíum fecunlá, & ipfius luminisfigura , qua terretur ob
(imil tud:nem; quam habet cü figura bominis, quo vapulauit , & cam ca con-
^. Aogix pecie percu'Ti onis, vnde nunqua -
mttiggit , nifi vnionem fen(ibil um acci- - gii resi eee Ad 4. intel-
c&us ui facit illam cómplexionem; .' . phantaliavcró camnon fe profundct ad
fubitantiam , ftit in coremplationc ex- ternz fizure hominis, &
ftatuz,& cas ob- fimilitudiné coniangit adinuicé , & earynionem
attinrit, non Yeró naturarum. T $8 Dices Me adtdun (altim per 1 modummemoriz,&
remiaifcentie po(fe cns tationis efformare, quía remuifccn- do ia ue rem;quz
non cft, (ed fuit, & facit ionem quandam fupra a&utm aam prateritum ;
cx qua refleai ("A Ne necu füm io
argumento quod .(. poffit phan-- fultare folet ens rationis;ita .n. formatur ab
intelle&u. Refp. licét Cópl. cir. n.29. probabile cefeant cogitatiuam ,
& remi- nifcitiuám ob maiorcm quandam cóiun- Gionem, quam habent cum
intelle&u in bomine (upra ceterosfenfus , pose ali- quod ens rationis
efficere , tamen quia Ob ralem coniun&tioné non eleuantur il- l;feafüs
cxtra fphazcam fenticiug poten- ti , vt fapradictam cít contra suarez; praftat
id potius abfoluté negare, nam quamuis poffit imaginatiua per modum
remimfcentiz cogao(cere obic&tum; vt antea recognitum ;hzc tamen non cft
re. fl.xio cius geaeris, qua ficri folet ensra- tionis, quia illud apprcheadir
(oli quoadan eft recolendo antecedentem act co- gnitionis,non autem recogirando
quidua tuccit tale effe cognitum in obic&o. -' Tertio obijcitur cx Suarez ,
quód ne- queat voluntascfficcre ens rationis , Tá quia etli (zpc appetat rd,
quod noa cft re ipfa bonum fed tantü appareucer; üihilo- minus ctim non det
ipfa illibono apparé- tiefe obie&iuam,fed intellectus, no po- terit
voluatas dici fiasere illud bonum fd potius ferri in illud iam fi&um ab in-
tclic&u. Tam 2.quia cum votuntas fit po | tentia ceca, füppponit
obie&um propo- fitum per cognitionem, fiuc fit bonü | uz apparens,ergo cü
non faciat obiecti, fed illud (upponat , inepta jrocfusett ad cas rationis
efficiendum. Tum 3.etiamf(i voluntas poit vnü ordinare ad aliud, ad quo4 non
eft fuapte. natuta ordinabile , non format noua relationem ordiais in tali
mcdio, quz (it eas rationis, (ed rantit refalcit ineo fao modo denominatio ex«-
trinfeca rclatiua, vc paffim refültant ex a&tbas aliarum poteociarum , Tà
4. quia etiamfi poífit vlterius voluntas reflecti fapra fuas denomiaationes
extrinfecas im. obic&is dercli ctas amati, voliti, ordinari, &c. ficut
intelle£tus fupra fuas;tamé per talem reflexionem nonillisatfert nouum. — eife
rationis,ficut intelle&us, quiillasap uer. vrquid. exiitens. iP um tádem ,
quia intellectus tationis a firmando, quod z gando, quod cít ,& hic
voluntas autem accedit lebie&o , quod non eft illud efficere. $9
Refp.exdi&tis non tantum bonü verum, aut apparens effc fufficiens volü-
tatis motiuum , fed. etiam bonum : prafi- xum , licét ergo quando voluntas
tendit in bonum apparens peccádovx ignoran- tia,fictio fc teneat ex parte
intelle&tus, tá quando renditin bonam przfi xum pec- cando ex mera malitia
; fictio non fc tc- net cx parte intelle&us, quia ipfeoftcn- dit
obic&um malum, & (ub ratione ma- li, fed totaliter fe tenet ex parte.
volun- tatis, quz non obftante intellectus ofté- fionc cx mera füa libertate
applicat illi obiecto bonitatem ,& illud bonitate fal-. so indutum fibi
przfigit , tanquam finé , om caíu peccare dicitur ex certa mali- - Ad 2. patet
per idem, quia intali cafü m fibi obicctum , in quod tendat . ces, ergo tendit
in incognitum , cum talis bonitasnon fit ab intellecta in illo obiecto oftenía
, Negatur fequela , eftomamque intellectus non oftendat. boni- zatem in tali
obiecto , cam tamen oftca- dit inalio,vel in fe abftracté , quod füffi- Kit; vt
voluntas poffit eam applicare obie eto'?ropofito, vt malo, nec ob id dicatur
"Éctri in incogoitü , vt declaramus in Phy- - fica dilp.cit. Ad 5. veram
eft actu. dirc- €to,quo primó vnum obiectum ordinat , & comparat ad aliud
non refültare ex vi zalis comparationis actiuz in obiccto, nifi excrinfecam
denominationem cópa-. rati tamcn n co fic comparato;& deno- m per aliam
actam quafi re- , caufare refpectum rationis ; vt aicclarat Doctor 5.d.26. q.
vn. E, Ad 4. , negaturaflumptum , nam vt docet idem 3Doctor quol.17.C.
quemadmodü intcl- &clicctus (uas denominationcs cxtrinfe- €as apprchendédo
ad modum cniitim di- «iur illas cff c in entia rationis, fic & volantasidipfom
facere poteft. acce- prando (uas , nam acce obiectum €o ptacisc, quia ab
alio,vel etiam à feip- cft amarum , tribait illt extriníecz de- nominationi
etíc quoddam rationis ni- mirum quàdam rationem boni , & ama- bilis, ob quà
mouetur ad illud obiect ecceptandum, A d s. qua céfetur ratio à priori ex
diucrío modo tendendi int«llc- &us,& volütatis de(umpta , negatur a(2
fumptum effe vniuerfaliter verum , quia non folam per iudicium,(ed etiam per
ap. ptché fionem incomplexam fit ensratió- nis,vt dicemus art. feq. quando
nimirum. obiectum non habet aliud effe,nifi cogai tum in ea,quod autem voluntas
operetur accedendo, ve] recedendo ab obie&o nó refert , fufficit enim ,
quàd illud obie- &um non habeat cffe in (e , (ed tantum in voluntate. At
Dices, id implicare,cum enim non feratur in incognitum , fed ab izzelle&tu
propofitum , nunquam dare potcít pri- mum effe obicéto, fed potius fertur in
il- lud ià datumab inteliectu, & conlequen- ter eít ens rationis [olum in
ordine ad ja. telle&tum. Refp. iam oftenfüm efe, in quo cafu poffit
voluntas dare primü effe Obic&o; & adhuc conceffo illo antece- dente
deberet negari con(equentia, licet enim ens rationis non fic luntate, adhuc
camen fao modo fieri pof fet fe vtbene aduertit Arriaga cit. — 0.37. ficut
Adaerfarij concedunt iudiciür fuo modo facere ens rationis, licet füp- ponatur
ta&ü ab apprehentione , vt mox dicemus, & ficat omnes fateritenenturs —
perrepetitos a&us-po(Te ab codem in- telle&tu idem ens rationis (cpius.
fieri« Ouuied. controu. be ea un&. 6. n.7-fatetur ingenué rationemallatá ,
cui - JE fidunt , & prafertim oncius,non concludere igtentum , quia licet
itionis non fieret primó à vo- luntace adhuc tamen fuo modo fieri poí- fet
(ecundo ; vede ex alio capite probat voluntatem ens tationis cflicere nópof-.
fe,quia aequit przftare rebus eíle obie- Guam, & inteauonale;quod fundamcn-
tum eflc fai(am ofteadunus di(p.z. Met, q.9.art.I. n.248. — i ARTICVLVS II.
Refolutio quafiti de aiu , quo ens - rationis fit. 6o | g geom Primó , ens
rationis in vniuerfum fieri per. illum a&tum intelledtus,quo per modi
entiscócipitur idjquod ui re nQ babet egucatea, feu (vt de j euam fieret primó
àyo- — — Am. "o NT P DU ES x pera&em illum na&us voluntatis
comprehédatur) pet ilum a&umy ex vi cuius ita ali- d exiftit obie&tiué
in ea potentiaycu- eft a&us,vc extra illam nullam pror- efle — É mpeg jbic
ves poteft abfolutus , vel collatiaus , Pig ds , vcl reflexus foxta exigentiam
entium tationis , qua . Concufio fequitur ex didis q.2-art. 1 de formalita
teentisrationis , nam fi ens rationis jl--.— fudcft, quod habet tantum effe
obic&i- mum in potentia, à qua fabricatut , vtiq; y cx vi cuius accipit
tale effecbiectiunm ; & cum in SE intellcétu talis a&us fit ille,quo
per mo- |... dumentis concipitur , quod in re nullam | prorfusentitatem
habet,plane per hunc . eundem a&tum prodücetur ab eo ; & ita ficri ipfa
experientia docet , cum enim a&u fimplici , & pofitiuo priuationes | »
. — megationcs , & alia impoffibilia , item & |. sexrpDfecas
denominatienes , quz om- (v miafuncentia rarionis mate,itlia ; conci- l pimus ,
& efformamus in entia rationis |. formalia , viique illa concipimus ad in-
ir veri entis,ncmpe czcitarem» vt pra- iam organi difpofitionem ;. tenebram vt
actipam in Ucoj, et relationem quád adcreaturam, & vificnem paffiuam in
paricte vt aliam relationem a&iuz iu oculo cortefpondentem , & fie de
alijs, vt difcurrcnti con(tabit : ^ 61 Quodveró hic a&us entis ratio- nis
tormatiuus poffit effe abfolatus , vel comparatiuas direétus, vcl rel exus,iux-
ta variam conditionem entium rationis, (ant facienda ; Prob.quia omnis rc-
latio tationis fit per acá. conferentem , velordinantem vnum ad aliud, ncc
aliter fieti pcteft, fi enim denominationé ex- ttinfecam Crcatoris in Deo
volumus in ens racionis cfformare , neceffarió con- ferimus Deum cum creatura ,
vt relati- uim cum fio correlatiuo ; € contra ens rationis abfolutam (quod
infra concc- dendum effe oftendimus) fit conci pien- do aliquid non in ordine
ad aliud, dum enim tenebra concipitur , vclut forma cxtenía per aerem, nalla
profeta imer- uenit comparatio tenebrz ad aliud , vt Keri can aeris
difpofitionem , creationc Ba o. | a IV. Quoatia fit Éns Rationis. 1L. 325
adtermimum , Rurías quia malta (ur entia rationisquz fundantur in ipis opc
rationibus intelle&us,vt fuat omnes in- tentrioncs logicales , hecomnia
fisci pc tunt per notitiam reflexam , tunc enim proptié efficiuntar,cum
intelle&us reflc &endo concipit denominationes ortas ex priori
cognitione ;nobic&to ad mo- dum alicuius relationis , feu formae in^
wimfece ; éconrra vero alia entia ratio- nis, quz non hibent pro fundaméto pro-
ximo denominationcs extrinfecas co- gniti, abftra&i , & alias ex
»&ibus intel- le&us ortas , fed immediate fundat eas intelic&us
(upra i pfam entitatem tcalé vt relatio creatoris & (imiles , fieri ha- t
per notitíam dirc&am aon inuo- luentem reflexionem circa aliam pra- uiam
cognitionem. , Sed obijcies 1. quod omne enscatio- nis ficri debeat per
notitiam compara- tiuam;quia fit per eum actam, quo con- cipitar ad in(tar
entis realis ; ergo lem- per concip:tur comparatiué ad aliud , & ex a&u
collatiuo cop(urgit. Sccundog» femper fiat per a&um reflex , nà actus
intelle&tus , quo fit ens rationis , (emper fapponit alium actum eiufdem
intclle- &us , vt enim paries cognofcatur v.íus , fupponitur cognitio
alicuius vi(ionistec- miaatz ad ipfum ; vt. fiat hircoceruus , fupponitur
cognitio hirci , & cerui , & cum omnc fiat ad inftar entis rcalis,fem-
per (upponit cognitionem entis realis. Tandemé contra videtur nunquam fie- ti
poffe per a&um reflcxum , quia actus reflexus non facit ens rationis,
edattins git illud iam fa&um per priorem cogni- tionem directam vt (upra
docuimus q. 2. arc. 1,in fol.ad t.cum Do&ore Met. q. r1. & 2.d.1.q. f.
B. 62 Refp. negando a(fumptum , quis enim intercedat aliqualis comparatio in
formando ente rationis , non tamen irt- tercedit illa comparatio , qua refertur
vnum ad aliud , vt ad füum retmint qua: proptié cft comparatio, & per
a&tü € latiuum fit vt bene notauit Auer(a q. f» fec.6. fed tantum
concipimus. vnum fimilitudinem alterius , fic dicimus v.g. concipere tencbram
in acre pet compa» rado- 3426 » Difput.1 I L De: Ent Rationin d e ":
rationem ad lucem , quia eam concipis mus extendi pet aerem; , vt loler extendi
lux,qua proprié non "n some a. IUS 1mitato ; quo Concipercaus eebrén i
acre A quendam reípc- é&om ad lucem. tunc vrique hac foret - vera
comparatio,& rcferétia ad lucem , vt ad terminum, & eficr ensrationis
pro pic fadum per notitiam comparatiua ; ob illam tamen aliqualcm comparawo-
nem dixit Suarez. nu. 16. actum torma- tiuum cotis rationis effe aliquo modo có
paratiuum,& forte etiam in ho fenfulo- -cuti funt scotiftz iili ; qui
dixerunt ens quodcunque rationis actu collatiuo fic- £i. Ad 2.fi actum rcflexü
fümamus pro cognitione quomodocunque aliam prio rem fupponente, lic dici poteft
omne ens rationis ficri per actum reflcxum , fiqui- - dem necettarió illi
fupponitur cognitio - entis realis ,ad cuiusinftar cfformatur ; fed t1actus
rcflexus fumatur propriéypro co.(-quo intellectus (e reflecut vel fupra fc
cognofcentem vcl fupra obiectum ; vt à fe cognitum, vel fupra actum ipfum co
gnitionis (inquo fenfu proprie diftingui tur ab actu rccto, non autem in priori
» nam di(turfus fuppon.t iudicium, & hoc apptché (ionem, & tfi tá
indicium, quàm difcuríàs actus recti funt, cító etiam ipfi potlint cle reflexi)
(ic non eftopus om- me cns rationis per notitiam refiexam "fieri. Ad 3.iam
ibi q.2.ar.2.in tcíp.ad in- ftanriam factam cotra (olutionem£ecü- di
principális $lené declaratum cft , quo " s&lu dicat Dóctor cns
racionis fieri per notitiam directam , non vero rcílexam ; nam loquitur. de
-notitia reflexa mere . fpeculatiua , non autem de rcflcxa pra; etica, &
factiua ,"u& in tanuunin appellas tur directa, quia per ipl am primo
intel. ligitur cns rationis yt 1bi dicrum eft. ^ 53. Dicimusfccundo , entia rationis
fpectaetia ad materiam propofitionis , & dilcur(us ficri potle p. tres
opcratio- ncs incellectus dittributiué , alia acmpe per primam, alia pcr
fecundam;alia p ter tiam;fpectantia veró ad formam, vc ge-
fus,(pecies,lubicctum, praed icatum; an- tecedens ,coníequens, &c. fiunt
per pri- mam dumtaxat. Conaufio duas habet partes, & quoad vtramque
probatur, .&z explicarur , potet enim intellectus ap-- endete teciminos
repugnantes, vi cá cócipit aluum Deum à Deo vero di(tin- cium chymeram;hircocceroum,
ac alios terminos incompicxos repugaantes; po* teíl iteni componere
propotitiones fal« fas, & repugnátes,atfirmando, quod im- poffibile eft ,
& ncgando,quod nece(fa- rium eft, vt homincin elfe brucum , ho- minem non
eíse animal; poteft denique prauos efficere difcur(us ex aliquo ante- cedente
deducendo, quod nullo modo fequi potefl ex ia j tic autem apprchen- dendo
iudicando, & inferendo fingit di- recié idquod nó cít,nec e(se porett,qui
enim dicit equus eft rationalis, non fo- lum concipit equum , & rationalem,
fed etiam vtriufque identitaté realem, qua nullibi eft,nifi in illa cognitione
, timili- tcr qui ex vno antecedente deducit con- fequens,quod ex 1llo fequi
non potett, non folum concipit jO&con- (cquens, fed etiam confequentiam ,
qua nullibi ett , nifi in illa repraíentatione y idemque dicendum in
apprchentioue, » termini fimplicis repugnanus, curnihil — corrc(ponderà parte
rci , ergoobiecta - horum actuum veré funt enua rationis dirc&té fabricata
per illas.Et in hoc fen- (u cantum admitci debet (ententia (upe* rius relara
initio quettionis , quz affere- bat intantum per (ecundam , & tertiam
operationem entia rationis fieri , quate- nus intelic&us falsó judicat,
& malé di- fcurritjalioquin abfolute loquendo non bene rem explicat, quia
videtur velle , qe propoliuo, & (y logifinus non fint entia rauonis,nifi
quado propofitio eft fallas & (yilogilinus prauus , quod quidem fal- fum
cft ; nam fiuc propoditio fit veraífi - ue faifa,tiuc con(cquenaa tic bona ,
fiue mala;propo(it:o in ciíe proponaonis, coníc.ucntía in cflc contequenrig
funt entia rationis formalitec , quia lunt no- mina (eccundarum i0tenuopum
logica- lium, füb qua tamcn tocmalitate racionis nà-fiunt, nifi per primaui
opcrat;ionem vt mox paicb:t. , 64. Altera vcro coclufionis pars, quae eft cotra
l.eccntiores omaks ale: cnics [ccun- » gGq*. i(— fecundasintem.iónes logicales
ad fccü- dam,& tertiam intelle&tus operationem 'Gantes , vt funt prz
dicatum , fübie- Gum,con(equensconfequentia, &c.fic- fi per illas nom
tantum fundamentaliter, fed etiam formaliter , Probatur cuiden- ter ,' &
inptimisquód entia rationislo- gicalia ad terminos (implices attinentia , «f.
vniueríale genus, fpecies, fiant forma- liter per primam 'operationem cx Ad. .
— uerfarijs concedunt quamplures, & faci- (—— leprobatur;qtía cum
intelle&tus cogno- .. fcittermibum fiinplicear, non eo ipfo fit ..
ensrationis » (ed tantum habctur actus — . extrinfecé denominans illud obiectum
| . eognitum; & fi res cognofcitur abilra- . . €k?ynon eoipfo habetur
ensrationis , qp — — dicitur vniutt(ale. ,. (ed tantum habetuc b denominatio
extrinfeca qua obiectum | — denominatur abítra&é cognitum ; tunc — vero
habetur ens rationis formaliter , - pe dicitur vniucrale, quando illud ef- ..
fecogaitüabftracte concipitur in obie- &o pcr alium-a&um reflexum per
mo- dum alicuius forma realis in re ficab- / ftra&é apprehen(a . Eodem
etiam modo probatur alia quoque entia rationis lo- . tia, fieriformaliter per
intelle- &us operationem , confiderando .n.iu- dicium , quo: affirmatur
hbomirtem e(fe animal , hocipío a&u non efficitur ens .. rationis
(ubic&tum , przdicatü , aur pro- |.
pofitio, (cd tantum hábentur denomina- woncscxcainfecz , qaibusanimal
deno- minatur affirmatam,& praedicatum ;ho- à fubieóétuin, copula
connedtens , qua denominationes extrinfece. defümuntur - aba&u intellectus
przdicanus,fubijcien- ti$, & conneótentis duo in aliua enün- Ciationc. ;
tunc veró in entía racionis cf. formantur , cum intellectus concipit. effe
fubie&um in homine , & predicarum a animali, & connexionem in copo!
per modu relationum reali $ fic etiam agtecedens ,conícquens; & có.
fequentia non funr cntia. ratiouts pec ip« fammet a&umn illudonis , (ed
folum dc- nomunationes cxtcia(ccz. quibus vna» propoltitio deaominatur
antecedens; vc) E- | Duef. IV- Quo acla fiat Ens Rationis. rt, 21..— 327.
inferens, alia veró confequens , vel illa- ta;tunc veró fiunt entia rationis,
cum ct» (c inferens in propofit;one concipitur per
modumcuiufdamrelationisadpropofitionemillatam,&cilecon(equensCócipiturinpropofitioneillatapermodumalteríuscorrelationis5omnesaatéiftafi&iones,quibus.£.c(Icpraedicatumituradmodum
formz realis in obie- €o , císc antecedens , vcl confequens in propofitione,
fiunt per. primam intelle- &us operationem quía vniuecfaliter de-
nominationes extrinfecze. non apprchen- dütur ad modum exis ; nifi per primam
operationem, & per cóceptus fimplices. um ergo omnia entia rationis logica-
lia non folum ad terminos fimplices fpe- Gantía , (ed ctiam ad formam cnuncia-
tionis , & diícuríus fint extrinfecz de- nominationes proucnientes à diucrfis
a&ibus intelle&us , & denominationes extrinfecz concipiantur
permodum en- tis per folam primam operationem , quia fola apprehenfio cft
entium, vbi iudiciü , & diícur(us (unt ctiam non entium; con- fequenter hzc
omnia fient entia rationis formalierperilam. — — -— 6$ Conficmatur, quia licet
relationes rationis] important enunciatio,& argu- . mentatio;in
cocrero,& in actu exercito , quatenus nempe'applicantar a&ibus iudi
cij,& difcucfus;quid complexum impor- tent ; tf in abftracto , & velut
in actu ti-- pe ét ipla (unt quid incomplexum,ná itudo, quam dicit
prezdicatumad fu. bic&um;ctiam vt actu pra:dicatur,& có- fequens ad
anteccdcns,ctiam vr a&u in- fertur,c(t qid fimplex, & incomplexü ; cum
non üt,nifi quedam rclatio rationis, vt ctiam concedant Complutcit. nu. 2 j.
€'20 nó íunt obic&a improportionata;a pinna operationis . Aduczríus hinc
conclofionem obij« cies t. prob»ndo per primam operatio« nem nullum fizri poíse
ens rationis; TG quia irea nulla datur falíicas: at ens ra- tionis fir pet
actum tal(amjquo nimirum concipuatur res alicer , quàm fic » quara- tionc
cootendir-Hurtad.. cit ficri foluu per iecumdaim operationem « Tà: quia tanco
magis videtur inepta ad entia. rae uonis oEsticnis precise fufficic , vt $29
tionis conficienda, qux fpe&tant ad enü- ciationem,& difcurfum; quia
illa omnia; funt complexa;at prima operatio cft in- complexorum , qua ratione
videtur nec efficcre poíse entia rationispuré- fiditia €bymeiam , &
hircoceruum quia fieri nequcunt , nifi per compo(itionem plurium naturarum
incompoffibilium ,. quz compofitio. ad fecundam fpc&tat eperacionem .. Tüm
demum quia (i. per primam operationem enc ratio« mis etam fpe ja ad lecundam,
& ter- tiam, crgo per iftas nullomodo cfhiciun- tor , (cd potius
factainueniuntur. ex vi folius prima .. : :* 66. l'efpncegando minoré, quiaad
ens ic&um , quod eognoícitur , noh habcat eíse , nil ^in intcllectuj
quomodocunque id contin. gi & hoc vuque iieri pocctt per prima epe ratio.
icitur autem in formatio- nc«niusrationisconcipi resaliter , quam fit; non quia
femper contingat in ca pro- gria,& formalis fal(icas,a ffirmando , ni-
m'rcm de re,quodnon eft ,& negando , od cfb, fed quia imteruenit. poiius;
ina- zquatio quzdá, & improprierasappre- shendendo rem non per proprios.
concc- ptusícd cxcrancos,& conorariuos, quod€ft concipere rem aliter) quàm
fit, quafi przcifiué,nondiuifiué,vt diximus: q. 2. Gt... in./ol.ad 1..Ad
zpatcrex ditis. , quomodo ctiam illa ipfa entia rat:onisin 'abftracto,&
fccundum fe.fint.incomplc- xayquod.co magisafTerendum eftde chy mera .& hircoccruo
,«qvorum partes in» «ompoflibiles inicllcé&usnon componit effirmspdo vnam
de alia,qoe compofitio fpcótat ad (ceundam: operauonem ,. fcd
-apprehendendo.lla duo;.vt vnü.per fim- plicem |. & incomplexam
attingentiam wnion.s fide inier illa... Quod fi: ctiam. entia ration.
s(pcétantia ad formam enü- elationis ,,& difcurfus (rcum ab inttinfe $0
al:quam adferrét complesionem, nó: adhuc ferent prorfus. improportionata.
obicétá prim: operationis, quiahac (uo: modo extenditur etiam ad complexa is
datur.n. apprcheniio non folum tecmino: mm fimplioum fed etiam ant pee
gofitionis-ablueafsenfa wel disen(u, vc Difn.IIl De E Raimi 0 0c docet
Scot.2,d.6.q. 2. & quol, r4. atciez 2. vbi inquit,tunc apprehédi
propo(itia- nem,vcneutram ; Ads.etiamcex di&ti$ conftat cnunciationem.,
& argimentae tionem po(se dupliciter confidcrarivelquoad formam, pro
ilHa.f. ordinatione, s pre dicati (ubic&ti, & copulz in enücia- tione,
& propolitionum. in argumentae tione ; vel quoad materiam.t, quantum ad veritatem,
vel:falfitatem conncxionis: przdicati cum fübicctoam propofitióne ,.
anteccdentis,& co n(equentis in argumé- tattone : fi primo modo
confiderentur ,, fiunt per primam operationem , quia illa. erdinatioeft relatio
qua am limplex ra. toniSqua repericur. in omni propofitio-- nc; &
argamentatione , fiue vera , fiué. fal(a ;.at fecundo modo fiunt à fecunda,
wcl.tertia operatione, quando fünt falfz,. quia in tali cafu: intellcétus
connc&it plu. r4, quz inter fe: connexionem ied m bent, vcliudicando,
vcl:difcurrendo, vn-- d? codem.ipfo actu direéto: iudicandi 5. vel di(currendi
fiunt. iflz complexiones. fiCutiz, & falfze .. 67. Atinftabis;ctiam quái
üfpe&tatad:. ! matetiam propofitionis nihil rationis de: n0»0 cx. parte
obiecti fidum additur ini fecuoda operatione ,.quod non fuerit in: rima,ergo
enscationiscomplexumnule - o modo fit per. (ccundam operationems. quia cuam
quatum ad: materiam reperit. illud factum per primam , probatur a(sü-
prum;quiain hac propofitione bomo eff. brutum, apprehenfio przcedit iudicium;,
& per. apprehé(ionem actingit incellectass ncdum extrema realia ,. (ed.
etiam vnio» nem corum ,.qua eíl meré ficta exmo» dó d:cus, cum ergo bzc vnio
fingatur à prima opcratione, nilil rationis remanet: addendum obiecto per
fecundam ; fimili ter. poffumus- arguere de tertia .. Refp.. negando atfumptum
,. ficut. n. ex parte actus (fecunda operatio addit aliquid pri- ma , nempé
determinationem quandam. cognitionis per affenfum , vel ditienfum .,. ità.cx
parte obiecti additur., g» determie- nato.modo-cognofcatur per affirmatio» nem,
vcl negationem, vndó dicetur facere: ensrationis quantum ad hunc pcculiareas.
modum deierminauonis , dum afirmar; quode » 1: c "^ vr. guod non eit
pofDbile, vcl negat ; «uod / . oit neceflaiium. ^ 88. secódo cbijcies probando
icr! ca- gia ratioms fpcétantiaad for mám propo- | Kitionis,& difcurtus pec
(ecundam ,& ter .&iam operationem , quia cum intelie&tus A -
affirmat vnum de ulio ,, & vnum cx al. o — — . deducit » flatum reíultat
relatio rationis incer fübicétum. , & przdicatum, inter propofitionem infereotem
, & illatam , rgo per iudicium fit formaliter ens ra- | . ionis przdicatum,
& fübiectum, per di- |. Kuríum antccedens& conícquens ; Co- | firn.quia
licet przdicatio, & confequé- . tia in abftracto ,& adtu.tignato
fimplices.áimportent relationes per primam opera- & actu. exercito fine
complexione non . fiunt , arque ita. non nifi per. (ccundam ;,. — — . &
tertiam. —— » Refpaegando a(fümptum: ,. fiftendo B. im ptzcisé in
a&ibusiudicij , &di:oiscac A D eid nifi ext . Mlas denominationes ,
fiunt autem rela- z;ones rationis . cum Jenominationcs il- Aecogitantur ad
modum. realis relatío- .ni$,quod vtique fit per timplicem appre NMcocolsican
..Adcoatipm. di- citur per. cam folum probari tundamen- ta illaum-rclationum
ipfas nimitum có- pate » quibus applicantur ;, ficri de- -bere per (ccundain,
& tertiam operatio- nem;quod vcique verum eft; at non pro- bat per iftas
ctiam attingi. relazioncs. il- Ms rationis, quz íolum à prima opera- tione
inducuntur. faper. complcxioncs fackasá (ccunda, X.terua.. 1o4Q Vv ASTIO v. utn
quilibet iutelletius poffit ens ratio- , nis efficere .. à; Ota huius quz
(tionis. di fficultas - d orca an intellle&um: diui- nam;de hninano. n..,
& angelico $m. (ey & naturaliter cofidcratis nullus videtur dübitandi
locus, & quidem de humano omncs concedunt, ac eciam de angelico concedere
deben: potíe.cotia rationis cf- ficete . cum enim & ip(e difcurrat (vt.
modo fupponimus).& multa per conie. Logica .- |. Aionemattingibiles, tamen
in concreto ,. L0 07 Sudt I Quratis far Éns Ralmisié4eIT.— 2 &araui
Cognofcat, potcft vtique. circa talia obiecti actus falfos elicere, ex qut- bus
tefultent entia rationis ;. imó & pct primam operationem potell, id quod
nó: eft,cogirare , ac li eflet , & in hoc nulia cernitur repugnána,
necaliquid cü eius natura incompoffibile; fi enim illi none repugnat peccatum ,
& eror , tanto mi- nus entia rationis cflinzere , etiam(i ali- quam
inuoluat imperfc&tionem , ac in« iclle&us errorem. Ic3que de folo
intel- Jectu diuino remanct difficultas , quae cftó Theologica fit , quia ramen
cias in telligentia ad formationem entis ratios nis multum conducit, & ex
principijs lo-- £icis cius folutió: dependet , in pra'finon iaconfultó:
proponitur ; Neque hz di(putatio: initur cum illis Auctoribus ,. qui fupra
q.2.;conftituebant entia ratio«4 nis- formaliter in denominationibus cx.
tcinfecis cogniti, & cogitati,fic enim cer tum eft: Dcum. formare entia
rationis 5. uemadmodum:. indubitatum cft. feip- uiny& aliaà fe cognofcere,
& iuxta hanc viam docet Smifing.trac, 3. difp. 2. num, - 197. Diuinum
intelle&um entia ratjoni$: fabricare, vt cófequenter loquatur ; Ne« que cít
di(putatio cum Au&toribus; qui: priced. qua (t afferebár cos rationis for»
maliter fieri folum per a&us falíos ,. (ic: eaim tàm ccrtum efL diuinum
intell ed: ens rationis e flicere nó polfe , quàm falli: non poffe,vcl decipi .
Igitur fola di(pa- tatio cít.cum eis. qui nobifcum conue«- niunt tàn in
formalitate ». quàm in for« matione cntisrationis, vt fupra explica« tum c(t j.
cum enim iuxta hanc vram fiat: ens rationis,cum cogitatur; juod nó eft ,. « li
effet ,..i. per. quandam comparatio»- nem ad ens verum; feu (ub. quadam timi--
liudine vcrientis.,. prout nosillud imae- ginamur,concipere autem hoc modo vi-- deatur ienperfeétus concipiendi modus ,.
uia: aliqua: (altim-improptíetas, & inae atio repcrituria co. i, quod!
dubitationem facitn przfenti,& Aucto- re$ icinditin diuer(as opinionesé .——
^ . 7o. Prima cít.corum;qui Mel Ron ami adire rationis cificetobed eciam bulo a
enum fizri cns. rationis Pee Gg fit co- 4 nisl sndiic dite. -— — -—À DH o 530 *
fitcognofei , profectà (i cognofcit,facit;, fein Vafquez i.p.difp. 118. c. 2.
& 4.Celett.difp. 2. Log.fec.1.& alij. Secun- da é diametro. oppofita!
vitumque affir- mat,& cognoícere.& efficere,co quias tota illa impcrfe&
o pocius fe tener ex tc obiccti intellIgibilis » ita Faber , & Tulteicit-
cü omnibus antiquio£ib. Sco. tiftis, ralis
enim videtur fuifle Do&toris fcntétia 1.d.30.q. 2-$. Re[pondeo a » & d.
g.q.vn.$. Pote(l dict ad qu&jlioné, d.36 & 4.d. 16.2.2, & quol. 17.
& ali- (gpe,& cum in hunc (cenfum interpre- taptur cius. expofitores.
Lichet.. Tatar. xg.& alijcirca ealoca » & fequuntur iftz omnes ,
acctiam multi ex ys: i er ht UN wem e(t Azria cit. fec. 4. Tercia
Íentene ti copa nei » & plauübi- . negar diuinum intellectum entia ra.
Ionis cfficerc,addit tamen cognofcere à jobis ta Ga, vel fa&G bilia , ita
Suarez di- $4: Mer.cit. Auerfa q. 5. fcc. $. Blanc. . lfec. c. Ruuiustrac, de
ente ratio- nis, Vulpius ex noftris. to.t.p.1.difp.28,art.vlt.& di(p. 19.
art. 4. Quarta difün- guit de cnte rationis fito, iunt illa.» , Qua entia
prohibita dicuntur, & figmen- tà, & fundatosquales fuat intent; oncslo-
gicalcs,& alie mults kchtiones,& con- €cdit cntia rationis. fecundi
generis ficri pottc ab intelle&u diuino , quia eulla in «orum formetonc
iaterücoit. impeife- iO » nonautcmcntia primi gencris,ta. Amic, trac. 3. q.3.
dub. s. art.2. Mcuriffe €it q.4.»bi negat Deut ficere entia ra- tioms fictitia
, affirmat £icereilla , quz hobent effe per refu'tantiam; quales (uot
zelariones rationis ; ita eciam. loui vi- «etur Io.de S. I hom.nam q.2.art. f.
ait mia rationis ,'qua cx (ua intrinfeca ca- tione formantur, &
cognofcunrur ex im- perfecta rei apprehenfione. Deum -facc- tc non po(fe;benc
tamen .(uoídam refpe €tas rationis , qui non fundantur füper. cognitionem i
Gam, retamé ve- fà potius cft tecaz opinionis , quia. addit hos refpectus
rationi& tantum davien£- taliter ab inicllectu drminocaufari. ,, ncn
formaliter. Quinta tandem affirmat. poí- e diuinum 1atelle&um ens
quodcunque 1 D -— 5 Difjut. 111. De Ente Rationis: rationis cflicere , fed ad
euitandas diff cultates inquit hocoon poffe facere. di. rcGé,& immediaré ,
vt facit intellectus creatus, fed tantum indirecte , & media- té , quatenus
cognofcendo entia rationis A ncbss facta dat illis rurfus aliud effe.
obicétiuum quafi fecundarium , ita fen- tire videtur P. Didacus à Ic(ü di(p. 3.
qe 3.cum quibufdam alijs. 71 Dicimus r, Diuinum intelle&üco- gnoícere entia
rationis à nobis facta , ta» men cx vi ilius cognitionis illa non fa- cere.
Conclutio cft contra primam opi- nionem , & quoad primam partem eft adco
ceita, quod Turrianus opuíc. 7. di- fj-4. dub. 8, conatur oftendere Vafquez
ipfum ab ea non rccedere;manifeft é col- ligitur ex illo Sapieatiz 8. $cit
verfu- tías fermonum, C? difjolutiones argumé torum figna, 7 menflra fcit,
antequam fiant, & probator euidemicatione , quo- modo.n. dicerctor Deus
fcire cordiü co- gxationcs, nifi obicéta cogitata videret y qua fz pe
(zpius.impoffibilia fünt,& chy merica, vt cum affirmamus cqui cffe ra-
tionalem , howinemairrationalem &c. Ncc valet rcfjonfio Vafquez cognitio-
ner illam dicere ordinem tramfcenden- talcm folum ad.illa extrema realia , non.
àd vnioncm fictam intcr ca , arque ideó Dcum cogrof(ccere (olum cxren atilla i»
realia,non cns rationis -. Non va'ct, quia. Alle actus cft falfus , & vc
calisà Deo €o- gnitus , crgo non tantum cxtteima illa a» tcalia attingit
Deus,vcrum ctiam vaionc à nobis affitmatam inter ea, qaia fola 4 extrema
attingere non fufficit ad cogno- fcendam filitatem actus., cum.lla. eadé
attingi po(Tint per a&um verur, vc fi di- catür cquum non ctíc rauonalem,
Ncc mious valet , quod ait, cpsrationis no- ftum non pofle habere eile
obiectiuum in nente Dei, quia in. mente fua mon ha- bet. noftrum conceptum
forinalem , à cpendet ; Alioquin nec intcligere polfes obie&um cale
cognitionis no- flra;co quod illam cogniuioaem i0 mé- te(uanon habct, Non crgo
opus ctt di- uinum intellc&um nottra cognitione in Ézrmari , vt attingat
obiectum c us (iue - reale, (iuc rauonis, (cd tuffic:t, vt illa. (it obic-
Quaft. V. c/4n Deus effelat ens vationis. obícdiu? indiuina mente , tunc enim
non tdntam ipfa attingiturà Deo,(ed éc illud ip(umob;e&tum,quod erat eius
ter- migelorcos sie Nec demum va- t, quod inquiunt alij, cognofcere quic- po
eit innoltro inicll ; & hoc ad diuinam fpe&are perfc&;onent, non
ta. men f: co modo , quo clt in ipfo, quia cum hic tit imperfectus, rcs e
poffet (ine imperfedtione'ex parre. Dei , fic dicere (olemus Deum noftras cogno
dfcere complex ones,& difcuríus, fed (i. ne complexione; & difcuríu,
Non valet , 1ia ad excellentiam diuinz comprehen- tionis (pe&araedum
attmgeresquzcun- ue cognofcuntur à nobis (ed etram mo- m quantumuis imperécétum
, quo co- gno(unur à obs , quia & hic ipfe vti- e cogno(abilis eft, vnde
& ip(os no-fios difcurfus , licét Dcus atting t (ine modo difcuríus ex
parte potentiz , non tamen ex parte obie&i, alioquin cogno. fccret
obiectimáaliter , ac cft ; ergo ens rationis à nobis (1&tum dcbet à Deo co.
gnofci,& etiam ipie modus, quo à nobis umeft. Eczora huius ratio cít, quia
licéc fall. , & fingere ens rationis ti hoc todo fiar, fit impertectio,
'& ota- men eft cogofcere aliosfalli , & illorum fismenta, ac pro/nde
taliscognitio non cit Dco deneganda . 71 Deindé , y cx vital s cognitionis non
dicatur Dcus formare entia ratio. mis , quodct altera pars conclufion's &
€ft contra Poacii difp.1 . Log n. 95.pro- bbarur facile ex dictis q. 2. atc.
2.in fol. ad r.vbi diximus ens ration:snon exiflere , nec formari perillam
cognitionem , qua «ognolcitur, vt quod, & vt terminus co. ;tusfeuin qna
habet prazcisé rationem Obic& non cffcétus, (ic enimtolumrced- ditur
cogritum denominatiué , ficur aliae tcs quando cogno(cuntur , fed 46i Deus
cognofcit enua ration s à nobis forma- tayattingit ea tali genere
cogaitionisynam füppomt illa 2nob:s efformata per alia Cognittonem ,&
coznoícit illa, vt quo 1 , ergo lolumredd.t illa c..tcinfecé cogni- ta,nonautem
illa format. Nec cetert,q ita cognoícendo d«t iilis efe obic&iuü ; quía vc
notat Gillius lib.2.trac. 6. c. vlt. 335T duplex eft effe obie&iaum ,
alteram en» ts rationis propriam , & e(lillud, quod nullü prorfus alia4
fuppenit effe in obic- &o, tiuczcale , (iue rationisex vi prioris
cogaition's : alterü commune cum alijs rebus , quz obijciancar inrelle&ai ;
per quod non conf(tituitar ens rationis ; dum autem Dcus cognofcit entia
rationis à nobis fa&a tribuit illis effe o5iectiuum fecundi geaeris . Tandé
(uadetur à prio- ti, ens rationis nequit cífe extra porentiá £ormantem lud ,
im^ neque exca ilum adum , quo dicitut formari , quia tocum etc faum debet
habere in illo , & ex vi illius , (ed quan30 Dcus cognofcit entia rationis
à nobista&a , non folamattin. git ifla,stexiftentia extra (oum actam , led
etiam extra fuam intelle&um;nam il- la videt in intellectu noftro , ergo cx
vi «alis cognitionis non formar illa . Forté dices , (alum indir? illa effi
cere,quia indirc&é , & mediacé iacelligit aliquid , quod non eft taà
parte tci. At ncquc hoc dici porcft, quia Dcus cognio- fcendo creatum
intellecta 6ngere ens rationis,dum concipit rem aliter aceít, co ipfo cognofcir
ré , ficut efl hoc enim modo conficit matellcétus creatus ens ra- tionis;vnde
ly aliteryac esl,cd mcdas ca gnitionis humane, & obic&um durnz , &
declaratuc excinplo,fi eaim quis arfic- mat Peuum c(fe mentituah:c nallo ao do
mentitur,nec dire&é , ncc indirect? y nà itaeflà parce rei, ficuc atficmat
, ergo: paritet dam Deus videt creatum intelie- €tum cns rationis efficere ,
dum concipit rem aliter,ac cft,nec dire&é, nec indirc-: éé concipit rem
aliter,ac eft nam ita res: fc habet à pacte rci, licut ipfe nouir. 73 Maior cft
difficultas , am poffit Deus entia tónis in fe cogno(cere abf jue ordine ad
intelle&tü noftru.n , hoc enim admittendo difficile cft euadere , quin.
formcet entia rationis , ita enim ex vi di- uinz cognitionis reciperent ile.
obic« &iuum omninó primam , quod e;t pro- prium entis rationis , &
quidem non vi- detur negari pofle Deum ita entia radios nis cognofcere poffe,
nam de facto De s: multa impoffibiia no;it ab'que ocdme : ad inteilzétam
noftrum ,p i2 €hy.nercm Ga - rep 332 tepugnare , equamrationalem non effe
polTibilem , & vtique cognofcit Deus , uod negat, & impoffibile
reputat; cum igitur hzc obie&a attingat in fe, & non intelle&u
noftro ,. formabit entia ratio. nis. Accedit cx Scoto r.d. 43. q. vn. im-
poflibilitatem in rebus formaliter pen- dere ex rationibus formalibus earum ,
principiaciue veró ab intelle&u diuino , ergo attingit impoffibilia
independenter ab intellectu noftro , & dc fa&toita co- £nouit ab
zterno;quando nullus extabat «reatus intelle&tus , qui illa effingeret .
Necfíütficit dicere cam communi tunc cognita fui(le in fictione humana. futu-
ta,aut po(fibili,cum enim ab xterno co- gnoucrit omnes , & fingulos
actustàm veros,quám falfos à mente hamana tem- risdecutía futuros , velíaltim
pof(fi- biles cognouit confequenter obiecta ho- rut a&uum. Non íufficit,
quia et(i hoc modo«cognoíci potuerint, vt obie&a no- ftrorum a&uum ,
tàmen adhuc ab(oluté i nter ab eis cognofci potuetüt, mam data hy pothefi ,
quod intelle&ualis €reatura repugnaret in rerum natura , ad. huc diuinus
iotelle&us impeffibilia co- quiete » ergo eoríü intelligib;licasnon abet
meceffariam connexionem. cum a&ibus noftris futuris , vel poflibilibus ;
ficrgo poteft dare illis efle ob iectiuim indcpendenter ab co,quod cis tribuitur
y vcl tribui poteít ab intelle&u creato , vi- detur facere pofic ens
rationis j itaq; pro zcfolutione huius difficultatis . , £. Dicimus fecüdó
vtrüque effe pro- babile , quod diuinus intelic&us faccre poflit,vel non
polit ens rationis. Con- ufionem hanc ponimus problematicà , quia Doctorem dc
hac re omnino certü non u$ , quamuis enim lociscitatis pro fccunda fcntentia
partem affirmati? uam problematis affercre videatur , alibi tameo vcl negatiuàá
infinuat , vt in r.d.8. Q.-4-N.vbi ncgat intcliectum diuinü, co quia omnia
intuitiué cogno(cit, ficuti funt , poí(ic caufare relationem rationis, &
concipere vt diftin&ta,que à parte rei non funt , vel faltim dubitaciué
loquitur vt in 1.d.5 j.H. vbi quattuor in- 1a ponit ; in quorua primo aic Dcü
Difput. ITI. De Énte Rationis. - intelligere eífentia (ub ratione mere abz
foluta, in fecundo producere lapidem im efe intelligib:li , in tertio
comparando intelle&ionem (uam ad quodcunque in- telligibile forte pofse
caufare in fc rela. tionem rationis ad lapidem intelle&um s in quarto demü
rcflexione cognofcere il lamrelationem rationis; Qua de cau(a ét Mauritiusq
8.vniaerf.dub. g.hanc cangés difficultaté, an poffit diuinus intellcétus
cau(ate refpetus ronis, problematicé pro cedit dicens aíseri poíse; quod Deus
hzc entiarac onis cogno(cit , vt habent efsc obie&tiuum in in:elle&u
creato , vt tertia ponebat opinio, vcl non efsc inconucnics ponere huiufmodi
vefpectus in Deo, vt €t habeat eísc cognitum , & obie&iuum
inintelle&u ipfius , vt afserebat (ecunda opinio , quz confequenter aiebat
ens ra- tionis ab intclle&u diuino cffici poísc . ^ 7$ Affirmatiua pars
problematis di- ueríimodé probatur à d:uer(is . C) iidam ex co probant , quia
inefficienca entis tónis nulla interuenit faliitas , vcl error, peus cum fit
per (implicem appre- en(ioné, nam non ens reaíe , quod tunc Obijcitur
intellectui , non cogitatur c(se à parterei , fed im pliciter cogno(cituc exi
ttere obic&iué in intelle&ta,quod nó falso, fed veté dicitur , ergo
efficere ens rationis non repugaat inteliectui diuino . Hzc ratio elt
iniurficiens, quia licet non it faltitas intali conceptu noftro; cü nó affirmet
intelle&us nofter ens rationis c(se verü ens,cum (ciat contrarii, tamen in
coconceptu improprietas quzdam vi» detur esc quatenus non ens reale;etíi nó apptchendamus
eíse ens reale,apprchen- dimus tamen illud ad imodáü cuis rcalis, & pet
(pecics alienas , quod eft extraneo modo ré attingere , & quai aliter ,quàm
lit (altim modo przci(iuo, ino diuifiuo. Alij probant cx coyquod non ett de
conc enusrationis, vt res cognolcatur aliter, ac lit,fed tantum qnód aliud e(se
non ha- beat, quàm obicétiuum,potelt autem in» tellectus diuinus tale c(se
tribuere non enti, Neque hac ratio fufficit, nam dicet fuitinens partem
negatiuam problema: Us repugnare , quod aliquid habeat taocü €(sc
obic&tiuum in intellectu, & non in- tel- O&O —n "- -Y A «Y —
tur aliter, 4uàm eft,non quidem,vc fit ens rcale;ícd quia ad modü entis rcalis
concipiatur y & in illis fubicétis concipia- tür císc;in quibus veré non
ell,vc rclatio- nemin Dcoad creaturas; crgo eo ipfo quod aliquid concipitur
císequod re » vcra non«it, ncc eísc poteft; non cofor- matur intelle&us
obie&io à parte rei, at- queideó cócipibtem aliter,ac fit, Nec di- cas
intelle&um in conficiédo cnte ratio- ' nisconformari debere obiecto , vt
cft in ipfo intellcctu , non v: eft à parterei . Quia tune fequeretur ens
rationis fieri non poísc; nili per a&um veri, nami talis €onformitas (cmper
adcft, quod tame cft omninó falium . Alij probant , quia licet efficere entia
rationis,& ré aliter? ac eft, cognofcere afsentiendo vt facit intelle-
&us nofter;(it maxima imperfectio, quia interucnit deceptio,tamen ca
cfficere per a&um diísenfus, & cognofcere aliquid aliter, a€ eft,
dummodo cognofcatur , vt eft, nó infert imperfcé&ionem in cogna . fcente,
quia per hoc fecundü omnis ab co . excluditur imperfectio, ac proinde Dcus pt
hoc modo ens rationis efficcres ità Quuied.tontr. 1 2.Mct. pun,7. & Poncius
en 1-Log.n.97. Sed plané hocaliud nó €t; quàm dicere poíse Deum habere ali-
quam imper fc&ionem, dümodo eii ha- beat perfc&ionem,quod cft proríus
ridi- culü ,ctfi enim pofierior cócipiendi mo« dus deceptionem non inducat in
cogno- fcente , adhuc tamé arguit imperfc&ioné in modo cognofcendi rem
aliter , ac fit. Accedit, Deum per actum difscnfosens rationis facere nó pofse
circa impoffibi- lia,cum cnim intelligit Chymeram repu- gnare, equum efse non
pofsc rationalem , profcáo dicitquod eft à parte reijatque ita non cfficit
ensrationis At inflat Ouuied.cótrou.12. Mctaph. oscar rationis ficri per dif-
enfum chimerz, (cu per iudicium ; quo dicitur ; «byme:a cfi non exiflens, € re-
pugnans, quia per hoc iudicium non folü uir rcpugnartia chimerz, (cà nó eic
chineiz; fcd ctià ipfa chimara,cuius «ft ocgavo , (cü dc qua pradicarar nega-
tio ;cigo hoc iudiciu babet duplex obic- €&u miyucgaucnem f. & chymeram
5ergo Logica B * Quaflio V. c/fn Dew efficiat ens rationis . 333 cx vi huius
judicij datur aliquod habens eife ob'ectiue inintelleciu , quod nullum efe
habei excrà intellectum ; ergo cx vi huius iudicij datur ens rationis ; quod
cft id;qued tantum habct effe obiectiué ina intellcétu.. A d rationem vcro
nuper addu &am,quod cotum illud complexumychi- mgra non exiítens, datur à
parte rei , & idcó apprehendens chimzram; vt nó cxi- flentem;non facit
ensrationis, refpondet chimzram, vt non exiftentem duo dice. rc,negationem
clumerg,& ipfam chimg- ram,primü habet effc à parte rei , quia à parte rei
cft negatio chimera ,(zcundü. f, chimara nó habct effe à parte rci , fed «m
obie&iué in intclle&tuscx quo fit cogno- fcentem hoc complexü;chimzra
vt no exi ftés duo cognofcere,negationc (.chime-r£ cx vicuius przcise
nonfacitensró- . nis, & ipfam chimeram , ex vi cuius facit cns
rationis,fundameptum huius Aucto- ri$,quo contendit per di(senfum circa im
poflibilia feri ens rationis, & hinc folait rationem allatá,falíam eft ,
ncmpé qp per illad iudicium , quo dicitur , chiniara eft non exiftens,non folüm
attingatur repu- gnantia, Ícü non exiftcntia chimcetz , [ed ctiam ipía cbimara
, nam vt ex profcfsó dicemus difp.6.de Anim. q. 10. art.2, ac tenct.etiam
Oauied. ipfe controu, $. de Anim.punc. 2. actus iudicij cítvna fime» plex
qualitas,cuius proxin.um ,& imme- diatum, imó & adacnatum obie&tü
non fünt terminiilliincomplexi fubic&tü, & praedicatum, fed copuh illos
conne&ens; termini veró illi attioguntur. per actus Sperchentonis
precedentes a&ü iudicij, illiq. coexiftentcs com aduenit; cü extrema illa
nó artingantor cx viausiu dicij,
fequitureuidenterperiudicidjquodicitur,chimaranoncftexiftens,nó fie- ri ens
rationis ; quia pcr talem aum pr cisc iine repugnantia ; iué non. ftentia
chimzra, non autem ipfa chime- ra, vnde conftat tam rationcm Ouuied. q eius
folutionem ad noftrum argumentum falío inniti fundamento ; quod ncc eius
rincipijs confentaneum cft . Alij pro- €x co, quód vis cfficiendi ens ratio-
nis non oritur ex imperfc&ione intellc- Gus , (cd potius cx perícétione ,
nam sim Gg $9 ham 334 hanc rónem füpcrat pctenrias. (enfitiuas, qua nequeunt
lbi formare obic&tum ad fimilitudiocm proprij obiecti; Scd. neque hac ratio
vrget. , al/oquin probarct etie perfcétioncm in intellectu fibi conficere
oLbicctum per a&sm falfum; & quia pu- tatur. ratio àpriori fumpta ex.
vntuerfali- tütcobicéti intelle&us,rurfus ponderabi- ter.infra. Alij
denique diftinxcrüt de va- rj: zcneribus entitrationis , & dixerunt vüvm
gcnus €florman poffe ab intclle&u diuino, non aliud,tandata nimirum ,.non.
fi&itia, quia ip bis fotmandis vtique fal- fitas. interuenit, &
deccpio, quia nullum corrc(pondet fundamentum à parte rci , at nonin illorum
formatione, cum inzcl- lc&vsxunc tribuat obie&to,quod.lli có- unit
ratione fundamcnti , qua dc caufa nec firgit,nec decipitur. sed quauis hec via
facilior videatur ad hanc partein pro- blematis defcndendam , tamcn. folidior
tatio pro hac parte vniueríaliter probat , da ente cationis tàm fundato ,
quamnon. fundato, quod poffir ficri à E eo . Accc- dit;quod oppolità partem
fuftinentcs ad- hucvizebuncquód licet coznitio forma- tiu €ncs rationis fundati
veritaté habcat: raucne(ondamenti , falfa tamen crit ra- tione obicéa immediàri
, & formalis . 76 Rauoigiturad hanc parté proban dám cft, quia poteft [eus
quodeumque. ensaationis.cogaofcere abíque ordine ad, «iftelle&utn cícatum »
& confequétcr dae xc. illi pritt.m efle obic£tiutita& imper- » qua
jnterenit in fabricando ente. rationis, pritür precise ex natura obici. quod
ita petit intelligijnam cum incriníc- €x analeguimn includat ad ensrealc, non
mifvad initar cius,& per ordincm adillud inteilisi poteft; & bic c(t
modas. proptios. elir:ibilitatis cius; & quando ita intcl- hgiturdici poteflintellizi,
ficut ctt, quia. tiis CLE ctus.natura;vt iprelligatar p imi- tationem ents
realis; cum gitur tota ime j ci fccto (c teneat ex parte obie&ti, pote- yt
diuinus tutelledus illod: arungcre euá. adinodutn cnus.realis, quia ad.
petfe&tio- ncm. cis (pcétat, vx voumquodue co- snotcat, ficuc cd; nec
abfurdum cfl diui- - Tuminielle runi concipere obicétü cum Ayettcéuonc suam
fecum adf. cx na. | Difput.11I.. DesEnte Rationis? 0 « tnra rei ; & per hoc
folui poffant omíies rationes partis-oppofite , quz fandantur in imperfectione
potentiz requifita: ad faciendum ensrationis.. 77 Parsveró problematis oppofita
j quod nequeat diuinus .intelle&tus entiaza rationis cóficereycx oppofito
co FÉ eft proba imperfectio, intérucrit in fuss i picos non oritur przcisé cx
natura obie&i , (cd ex noflro prz(crtimimproprio , & ina- daquato
concipiendi modo , € faz pe fz pius cócipimus,qua: nó funt diftincta, vt
diftin&ta ; qua non funt relata,vt rela* ta,quz (unt ncgatiua,&
priuatiua,vt pofi: tiuayin quibus omnibus apparet res cone Cipi exiranco
modo,& nào quales süt,hoc autem repuguat perfe&ioni diuini intele
lc&us,qui res cognof(cit vt süt in fcipíiss & idco cum entia rationis
non fint in rc- busipfis,nó poteft cognofcere ibi effe v. . g:dillindlioni vbi
non cfd;rclationé , vbi pócft viu iu dui itc actingece ipint » lianc impcr-
fc&i cogno(cendimrodam,fed nequaqu&- co vti ;. poterit etià attingere
entia renis 'cognoícendo fictiones ab intclle&u no- ftro futuras,vel
poffibiles jcuarü süt obie Cta,non th.jlla attingere in (cip(oy& hzc 778:
problematis. magis: coníonat com muni modo loquendidc ente rationis. : 78.
Inoppotitüarguitucprinto, quod Deus non cognofcatentia racionis: à no»
/bisfa&a ; Tum quiacfto attingat omnes . fi&ioncs noflras:, nomproind:
Jiccndus. eft cognofcere cns rationis, quod per cas - eflicimus,quia vclatt ct
idem nume ro ens rationis per illas machinatum ab intelle&uaoftto;& hoc
rationis iia dependet ab actu illo. inteile- Gus crcatiyvt n oca: pendere
repugnet ; tingi ^ens fátionis ibo dipiciuim ad (imilitudine illius, &
ncque ltoc,. alioquin nonattingc ret ens rationis à nobis'faGtum, (cd aliud €i
fimile .. Tum quia fi cognoícendo fi- - Qoncs notlrasatongic etiam fis aentas,
quz iunt earam obicéta^aam illa cogno- (cctad moedüentis,quia (ic continttur tn
ca fictione,ergo efficit cns racionisyquia boc cft coguofcecc noncns ad i; d
cie Ls nOgquia.iftad cns - d ox 6 Muy may &is, Tum tádem;quia etiamfi illa
cogno- ia vtà tob fads. tamen quia reci- piunt nou e(icobie&inumab
.intelle&tu diuine, tàquam ab integra caufa, nam ad *jllud,vt ficinon
concarticintelle&us crea "crus,erunt entia rationis ab ipfo efforma-
tanoaurem ab intelle&tucreato. —— - Réfp.ntelle&um diuinum cognofce-
cidem ensrationis à nobis fa&tü , quod licétinefTe , & fieri ita
pendeat ab acta illo intelle&uscreati , vt fic nequeat ab alio
dependere,poreft tam ab alio actu VA RAD incognofci modo meré (pe-
«ulatiuo,& vcluti ineffe fignato , & in dioc fenfa pendet à cognitione
Dei.A d. $mmediate , & formalirer cognofc it i!la "ficuti funt,quia
videt effe figméta, & en- "tia rationis , & mediate foli attingit
illa rhodü entis; quatenus videt fic etfe o- "ebieéta noirorum a&uum .
Ad 5. dat illis ie(je obiectiuom exttinfecum, X denomi- datiuum , quale eft
illud, quod conuenit leiam entibus realibus,non aucem intrin- fecum, &
tormale , quod foli conftituit ensrationis ex di&tis concl. 1. & idcó
li- 'cé illud cfle obic&tiudá primi generis fo lo pendeat intelleétu
diuino;non idcirco 'dicantur ab eo cntia rationis ficri,fed tá- tuni factajvel
factibilia c íci. '79 'Secundo, quód polit facere ens ra itionis; Tum
quio;vcarguit A mic.cit. vis efficiendi: ens racionis perunet ad perfe-
"€tionem intellectus creati,ergo nó dcbet ;denegari diuino , probatur
a(fumptum , *quia-oritur.ex lacirudines& vn ucrüalitate « Obiectiy quz
vtique ad perfectionem po- "teaug (pectac nam quà potentia ad: plu- ta (e
extédit;có c(t perfectior, & idc vis €ficctiua enis rationis negatur
porentiz 'fenfitiuz ob cius impcríectionemyquia 5 "atcuatür ad ens
determinatum , ranquá ad 'Obicctum, putat ad rem tenfibilem. Tum quia vt arguit
Fuent.cit.deratione mtel- lectus cópt chendeatis cft, vt obieciü om ni modo;
quo cognoícibile eft, penetrer, fed priuauones, & angcli nó fol si (e , fed
admodum altcrius (ant attingibiles , "érgo à diuino inxelic&u ctiam
hoc mo- .:do atungi poffunt fora;ando encdia ratio- nis. T táaé,quia Deus
cognotcit priua- tioncs& ncgationcs,qua funt non entiay Quafi V. €4n Deus
effciat ens rationis . 335 '& vtique per modü entiü, quia nihil e(t per
feiatelligibileinittens, & vt Doct. r 'q 4: vniaerfal. nihilintelligitur
(ub ratio - nc non entis, & bac nece(Ticas communis cit omci intelle&ui
quia won fandatur in imperfcó&ionc intell:genris, fe. in ipfa matura
obicéti inrcllisibilis ; ergo &c, ;: Reíp. negando alfumptit cü fua probá
tione, n .n. ita patet obiectum ade qua- tum intelle&as , vt ctam fub fe
dire&? «Gprehendat ens rationis; imo ex Doc&to- rc 1.d.3.q. 3. folum
ens reale cft obiectü primum primitate adequationi$; quare ex latitudine
fütobieót non hibet, *jiod ferri potlic in ens rationis , n' à in virtuce entis
realis, concipiédo eas rition.s ad modá& eius, & quia talem'collation*m
n5 entis ad ens rcale ne jui: fenfus facereob Tuam materialitatem ex Scoto
quol. t 7. C. ideó negatar illi vis cfficicnd! eas ra- tionis,quz
camcniniatellectu nà ett pec- fectio timpliciter, [ed perfeétio (üppiens
imperfcé&t onem, aut potids imperfectio, & impropri.tas in concip
eedo;nz; hoc c(t mirum, quia età vis refleziua tribuirur intelle&ui ob etus
fpirrtual:tatem & ne- gaiur fep(ui ob eius impecfcQtionem , & tamé
formal.ter non reperitac in Deo « Ad 2.vilet affumptum de: modis non in-
ducentibus impctfzQionem in. comptre- hendente; qualis eft ille, 4:0 ens
rationis elicitur , alioqui prob ret etiá rcs a Dco cognofci debere cuin diícuríus
cum hoc quoque modo fint cogaofcibiles. Ad 5. perfzétus modus cognof.éd.
negationes, & priuationcs non cft ;llas. attingere di- rcété per modum
cnus., fed induecté ius dicio quodam diu:fiuo, qu» modo attin-- Simuscaecitatem
conciprendo in calt or» gano non effe potcntià vilitiam , fic cn; m
cogno(cuntur, acuti func, X per mo-lü no enus, & hoc qutdem modo
-ogonofcuniuc à Deojinquo nulli imercaenic eas cÓmis» Quia nop concipiuntur ad
modum entis. «90 Tertio? contra probucar ao police Deum efficere enscacionis, Tum
quia vis cfficiendi ens rauonisnon ram. gcndct. ex. imperíectione obiedti iei
pub quà intellectus , quioonada-juai obiectum comprchendens,nec incoitiué
videns, ead (at in co diftinctionein rationis , & alias ego —- 336
intencioncs logicales , quz fiunt per ab- ftra&ione. Tum quia tuac cócipere
pof- fecque non (unt diftindta , vc diftindta , qua non (unt relata, vt relata
» & priuati- Ua,vt pofitíta; & cófcquenter rcs aliter , ac fint. T à
tandem quia entia rónis dicü- tur formz fi&as prfertim , quz nullum habent
(ündamenti inte, ergo oequeunt à Dco ficri , alioquin fingere diceretur. Refp.
negando aiTumptum , quamuis enim quzdam cntia rationis ex fua in- trinfeca
ratione formentur ex imjxrfe- &à apprehenfione rei, vctorté (ant rela-
tiones rationis in argumento ra&z , tamé vniuer(aliter loquendo vis
efficieadi ens tationis pédct potius ex parte obiecti in- tellectus,quod cum
fit cns, intelle&us vo lens cencipere nihil , cogitur formare ens rationis,
quia n:hil concipere poteft, nifi füb ratione cntis,& ideó non eft abíolure
affereadum Dcü nullum prorfus ens ra- tionis efficere ; quia etiam intclie-
€&us circa obiettü cmt vifum potcít formare ens rationis, m relationé vi(i
, ac intuitiué cogniti , de quo vide Lichet. I.d.8.3.5. in$. Preterea
intelleius in- nitiurs. Ad 2.negatur in cflicienria entis rationis (emper
miíceri errorem, & rem ' concipi aliter, ac (t, quia e(fe, quod tunc
intellcétus tcibu;t non enti, & effe di(cre- tum, vcl relatum, quod tribuit
non diftin €is, & non rclatis,non cl rcale,fed ronis, & cócipit non ens
(ub illa ratione entis , que illi conuenit. ex vi intelle&us ; inquo nullus
interuenit error , nam concipit nó tclata rcaliter, vt relata racione , non ens
tcaliter, vt ens rationis, & quamuis in hac conceptiontecogatut cx natura
ipía en- tisrauonis illud concipere ad inftir veri entis, nonob hoc concipit
illud, vc verum ens realc,(ed ad cius fimilitudinem , quz duo niultum diff:cunc
, nam in prima có- €eptione eft falticas,& error,non in fecü- da, imó eo
ipfo quod ens rationis conci- pitur ad iníLar entis rcalis, concipitur, vt eft,
ob incrin(ccam analogiam, quà habet ad illud. Ad 3. nonomnia entia rationis
dici ficta, nam illa , quibus corre- fpondet à partc rci fundamentü, proprie
non (uat figmenta ( nifi forte traba diceré tur per cóparacione ad entia
rcaliaquorü Difput. LIT. De Éwte Ratioiis vmbiz, & (pectra dicuntur ) vt
infrà eg Scoto dicemus q.4.vn:uerf. in fine , & $. Met.q.1 t. ab initio ;
(ed quicquid fit de antecedente, negatuc cquentia,tanc n.Deus fingere diceretur
quando ità có- ciperct impollibile , wt illad affirmaret ef- fcy at Deusità
cócipit,vt fimul neget e(Te, q nó cft fingere, (ed pou? cuectere figmé tü,vt
bené aduerut Arriaga. (ck.4 n4 1. QV£ESTIO VI 4n Ens Rationis babeat proprias
affe» G iones, C que [int. 91 N2: quatimus hic , nü entia ra- tionis habcát
proprietates,que ab ipfis veré fluaot, (icut. n. nó (unt pro- prié entia;icà
nequcunt habere veras pro- prié entia ità nequcun: habere veras pas priccates
ab iptis veré Bué&es. Qa 5 modá ergo dicuntur entia per (olam ana log à ad
ens reale ità quzrimus r tatcs,qua tales
dicátur pcr analogiam veras proptiecates 5| & quatenus ad mo« dum illarum
concip: poflunt, Dc. Dicimus [.rimó Ens
Rationis habere f fuo ordine proprias affectiones. Conclu- fio elt Scoti 4.d.
1.9.2. I.& q.6. vniu. vbi efto in !pecie loquatat de fccundis incen-
tionibus, & vniucr(ali log'co, doótrina tá commun; clt , & probatut ,
tü quia , vt ait DoGor cit.in entibus rationis non fa- lum inuenitur przdicarum
in quid. , & przdicatum in. quale effentiale , fed enam io Quale
accidentale. conucrti- bile , quod e(t proprium , vtinductio- ne probari poteit in omnibus ,
tum quia formari pofluot de ipfis propofitiones, nedü in primo modo dicendi pet
fe , fed ctiam in fecundo , in «uo propria pa(fio dc fuo (ub:c&to prz
dicatur ; tum tandem quia (i babet fuo modo effcntiam , crgo €tiam , &
ptoprictares ab ea fluentes ci proportionatas ,nam quamcunque cífen- tíam
propri comitantur paífioncs . Contra obijcies ; Tum quia proprietas ità fc
hibet crga lubicctum, quod ex na- tura rei diftinguitur ab llo , ab euis quid
ditatc fluit, & e(t minus ens illo,(cd oulig affectiones cogitari poffunt ,
quz ia 4e. habeant cr3a ens rati onis;non.n. cx natd- ra | Queft. VT. De eius
affellionibu:. | Facti diftinoui gofsentab ente rationis, um non cxilterent à
patte rei , nec pof. fent ab cius quidditatc fluere , cà ens có- nis nullam
habeat cfficicntiam ; nec po(- funt effe mious en co, quia quod cft mi- nus
ensente rationis , cft penitus nihil , Tum qaia tales paffioncs non effent rca-
des, vt patet, ncquc rationis , alias conti- t effentialiter (ub ente rationis
, & dc iliis eflentialiter predicaretur,quod gnat cuilibet c(fenciz
refpectu pro- priacum pafionum. Tum tandem, quia dantur quzdam enria rationis ;
qua aal- lam habent determinatam naturam , eo «uia nullum habeant à parte rei
funda- mentum,vt func chymerica » ergo faltim ita proprias pa(Tioncs habere nó
pofsüt, quia ilz petunt determinatam naturam , ^ áquafuetc concipiantur. 91
Ref(j.conditiones proptiz paffio- nis a (li ia maiori (folum affectioni - bus
rc timpliciter couenire;at fecü - 'dümquid poffit etiam conuenire affc-
"€tiomb.rationis, nam (uo modo concipi unt, & fluere abeffentia entis
ratio- his , &ab illo ex natura rei diftingui , & tle minus ens co nec
ob id (zquitur ef- fc othil proríus (ait Docror cit.q.6. vni- ueríad 4.) quia
ficut in entibus real.bus "dantut gradas in eflendo , nam accidens €ft
minus ens fübitantia; nó tamien oihil, ita (uo modo admitti dcbét in entibus
r&- tioms, cum omninó concipi debeant ad inftar coram. Ad 2.licut ens rcale
ob fuà tranfcendentiam praedicatur de (uis paf- fionibus, vel quidditatiué , vt
aiant Tho- miftz vcl denom;natiué, vt nos , & idcó e(lentialiter non
continentur (ub ipto, cum proprié , & formaliter non iit ens rcalc, (ed
cantü aliquid cius ita pati mo- do dicendum de ente rationis. Ad 5.chy- merz
& fimilia entia rationis fuudaméto carere dicuntur, & nó habere
determina- tánaiuram non quia nullü habeant pror- fus fundamenrum , &
occafionem à parte - tei nec quia nó habeant naturá fibi pro- portionatam, fcd
quia fundamentum illis correfpondens à parte rei no determinat nos ad illa
Gegend hoc pouus,quàám illo modo, ficut nos determinant fundaméta, quiz folent
correípodere determinatis cn- 537 tibus códis, & (ccundis intentionibus gc
- ncris,(peciei, &c. potelt igitur ipíis ccá adícribi natura (uo modo
determinata, &c affcdtioncs illis corre(pondentes; imum hzc ip(a critcorum
aacra , vcl affe Gio ncceifaria, quàd fingi poffint quocüque modo ad libitum
notlrum , & pet hoc e(- fcatialitec (ccerncacur ab. alijs entibus rationis
qu: aon po'funt fiagi, nili illo modo, ad quem nos deterainat , & im.
pellit fundamentum illis corrcfpondcng à parte rei , vt magisexplicabitur
q.feqe 95 Dicimus 2. ensrationisin comuni habere (uo modo omacs illas propricta-
tcs, quz conaeniunt enti rcali in cómuni, ad cuius ia(tar concipitur , &
pariter en- tia racionis in particulari habere proptie- tates illorum entium ,
ad quorum in(tac concipiuntur , Pciuia pars concluGonis probatur, &
explicatur , ens rcalc habct. yropriccates limplices,vt vaum ,vscuary onum,
& diliunctas, vt contingens, ne» ce(farium,idsm, & diuerlum, fin:cü,
& in- finitumy(cd omnia i(ta poffunt fuo n;odo adapcati entibus
rationis,ergo &c. Prob. minor, quodlibet cnim ens racionisin fe eit vnum
(uo ino-lo, quia in fc indiui(um, & à quocü uc dittiodtü ; vnde natum e(t
ad quode ü uc cóparetur idem, vel diuere (un (uo modo cife; eft etiam fuo modo
verum in cllendo, fi veritas , quz elt paf- fio enc;s, declaratur per ordiné
adzqua- tiodis ret ad intelle&ü ; etenim ét ens ra» tionis natü c(t
terminare cóformitatem cognitionis ad ipfum , & hoc prztertim , quando
fa&um per priorem actut recog tatur inde per alium polterioré, &&
rcflexü, p qué veré aciazicur, trcuti ett, vt (upra declarauimus , at uc idcÓ
pro- priam haber intelligibilitatem, vc aic Do &or 2.d.1.q. j. B. nam ficuc
habet cati- tatem ad modum entis realis , ita & in» telligibilitatem .
Neque hiuc inferas ip» fiim ede tantü per accideas ince;ligibile imó ficut eius
eiden.ia conuttic 1a hoc , quód cogaofcatur ad modam entis reas lis, ita hioc
inferendum efl per fe cósenie re illi quód fit cognofcibile ad modü l- teriüs.
Habet etiá bonitatem (üo modo nam (ze videmus vóluntatcin fecti in bonum
apparens, & fictum. Po;tuot de«nique nique étiam fuo modo applicari enti
ra- ' wienis affc&iones difiun&z. finitum ,& infinitum;neccflarium,
& contingens (li- «et aliqui negent) vt conftat,quando Dcü concipimus ad
nodum venerabilis fenis fempcr durantis , & infinite virtutis. Probatur
ctiam & explicetur altera "pars conclu(ionis , nam proprietates en-
tium rationis correfpondere debent fuo modo r«busillis , ad quarum inflar:con.
«cipiuntur, quapropter fi concipiantur ad moduri fubftantiz non habebüt
propric- tates accideptisyfed fübftantiz,(i ad mo- dü accidentis, € contra;&
paritér (i cóci - piantur ad modi entisrelatiai, nó habe- (it proptictates
abfolutorü,fed relatitmo- tü, fiad modum entis abíoluti € contra. :94 Contra
obijcitur 1. quod etia ra- . tionis non habeant propriam veritaté;&
jntelligibifitátern. Tam quia hac e(t pro- pria&"idgquáta paffio entis
realis,vt do «et Do&ót 1/0:5:q. 3. Tum 2.quia obic- . 4&&um
concurrit cum potentia ad cópro- ducédàm (ui notitiam;at ens rationis nc- -
quii partialiter producere (ui notitiá, c hzc fit ens teale. Tum 3,nihil cft
intelle- &u,quod príus nà fuerit in fenfu , (cd ens rationis fub fenfu
cadere nequit .- Tum «4. vel cflet prius ;lla cognitione , per quam actingitur
,& hoc non, quia per ipfam ac- cipit e(ie , qua ratione ncc ét poteft e(fe fimul
cü ea, vel pofterius, & neque hoc, quia coghitio in illo priori ad nihil
tcrmi- naretur « Tutm f. qnia de enribusrationis praefertim fi&is non dotur
fcientia , quia non habent certam naturam , de qua de- terminatd. paffio fit
demonítrabilis , & . idcó Scot.quol. 3. ab initio docet entia ratjonismeré
ficta , & quz conuadictio- mem ic ludunt , nó cíle per fe intelligibi- lia.
Tà 6. obiectum fpecificat cegniuc- ncm , quz cum fit rcalis , debet rc
Ípceaficatiuü reale . Tum 7. obiectum eft menfura cognitionis , cum tota perfcótio
cogn tionis mcea(urecur ex obieéto , at ens rationis nequit cííe meníura cogni-
tionis, qu cft cns rcalc, vt Scotus docet 4. d.1.9.1.füb S. quia ex 4. Mer,
meníura eft perte&ior menfurato. Tum demuin quia cognitio diiit rclarionem
reàlem atüngenua ad obic&um;quod pcr ipfam - Difput. 11 1.-De Enté
Rationis. attingitur-ex Scor. quol. 13.:at relati realis expofcit terminum.
realem. 95 Refp. ad 1. Mauritius q. $.voigerf. '$.
Quantumadtertinm,q»licetintelligi- bilitas motiua fit propria paílio enrisrea
lis,terminatiuatà cfteómunis viriq;quia obie&um adaquatü terminatiad
intelle- - tus non eít.ens reales (cd communi (Time fumptá ad reale, &
cónis , quz rcfpontio innuiturà Do&orequol.. ab inito; fed quia inferre
videtur vnitiocationem entis cóiflimé,quod rc vera z:quiuocim eft ad reale,
& rationis, idcó aliam (ubdir.cefpó fionem ab omnibus Scoriftis receptam,
qp ficut ens rationis e(t ens per reduction ad tcaleita eftintelligibile per
redu&tio- né ad illud, na ensrcale cóítituitur obie- &um adz quatum
iatcllectus per duplicé primitatem,vt docer Scot.cit, f. d. 3. q. 5. $. Quantum
ad fecundum. articulum, comm(ünitatis, per quam fub.e continet omnia , de
quibus quidditaciué predi tur & virtualitatis, perquam fub fe
tinecomnia,quz quoquomodo ;n co vi tualiter continentur , & abeo, origine
ducunt;quo feníu entia rationis dicuntur in realibus contineri fundagieutaliter
, & inchoaté, & fecundz intentiones dicun- tur ofiginari à primis &
hac ratione citur ens rationis per. fe iatelligibile , ni- mirum virtute cnus
realis, in quo funda wr , quz folutio c(to pra (errim inferuiat pro enzibus
rationis fundatus , vt declarat Tatar. q. 3 -przamb.dub, 2. deferuire tf ét
post pro al:js,quia vt fupra diximus in hic quaft. omne ens rationis habet ali-
qualc fundamentum à parte tci, qp quado tale non cft,vt cogat ad lic illud
cffingé- dum;unc ens rationis dicitur nofupdatá. Hac quidé re(ponijo optitna
cft ,fed vc aduert.t Barg. t.d.3.q. in illud. $. Quan tini ad 1.art. procedit
um de obiecto mo tiuo,nà in ratione mociui ytique ens £a« uonis reducitur ad
reale,no uh in ratione tzcrm:natiui, quonia ratio terminatiua nó pot fapplcri ,
vt cóftar de creaturis in di- — uina ciientia,ybt licetnó moucant,terini- nant
tamen ,ideoq; erroris notat Lichet. quod ibidem dixerit fecüdas iniéciones
tcduci ad primaséc inrónc terminatuui , & laudat Vigcriü, qui ficut ens
ronis tta- tuit ——— —nL o o iiio X ;E we
P WA Quail. FI. De eius affectionibus. tuit effe alterias tonis à reali ; ita
'ponit duas intelligib/litates terminatiuas cor- reípódentes illis vna erit fimpliciteralia
fecundü quid, iuxta illorü entium condi- . tionem ;;neq; hinctimendum cft
inferri Ic is- comuni(fimé süpri, - iaratio mouÉdi , li foret comunis, 1n- tret
comen nan ey: vs ratio verminandi,inquit .vi au.q.3- yaiuer(.in fnci&
Barg.cit.in$. 4d que fitotiem;quomodo ctiam hinc non
cogi- ponere vnum obiectum terminati- uum intelle&us-ex Scot.in z. d. z4.ad
2. 96. Ada (epiusdi&ü eft aff'amptü va- lere de obiecto motiuo, nó de
terminati- uo, qualc ponitat ensrationis .. Ad 3; ait Dodor q. 3.vniuet(, ad 5;
a(iumptü vale. re de illog eft primü intelligibile pro fta ui ifto,quod eít
quidditas materialis, vel fenfibilis,non auté de omnibus per (e in-
telligibilibus., multa enim intelliguntur non quia pecie faciant in. fen(u.,
(cd per Sc Hexionem intellectus, quare nó cfl (cn- fus. illius a(lürbpti , qp
nihil cft inincelle- v — €u,quin prius fuerit in fenfu períe , & immediate,
quia res fpiritualcs intellipi- mus,yc Deum,& Angelos, quz (ub fenfu non
cadunt; fcd vt notat ibi Mauritius ex. Ant. And. 1. Met. q:5.art. 2:quod
priusnó-fucrit in (enfa aliquomodo; vcl per fe, & immediaié,vt colores,vcl
per accidens, vt fübíizutia, que cognofcitur medijs acci- dentibus ; vcl
fecundü fuas pattes, vt hir- €occruus, mons aureus, vcl per effectus; vt eus,
& Angcli,yel per fimilia,vt cü co- gnolcimus abí(cntes peripforü 1magines,
vcl.per-oppotita, vc afpera per lenia,tenc- bras pcr.lucem;& in hoc fcnfu
falsü cft, gy €ns rationis nO (uerit infcn(u,quia occa- fioncm iliud fingé4i
habeinus à re (enü- bil;ynéque cognofcitur ab intellc&tu , ni i. adinttar
alicuius rei aliquo modo à fcnfu: cognitz. Ad 4,cít fimul cü ea cognitio.
nc,per.quarm fity;efto pcr noftrü cocipien: MOD, poflit dici pofterius ca;
quaic- nus peripíau accipit cüc ,. eíl aut prics- cognitione rcflcxa feqocnii;pcr
quá atn. »Ad $ cria de fictinijs poteft. haberi fcicutia , cü babcap:
patíicn.s. de iptis demo(trabiles, vr patet cx dictis có-- &Lr.&
q&comunite: diciur dc illis aon: 339 habcti (cientiam , id non debet.
abíoluré intelligi , fed coparatiué ad alia entia ra- tionis fundata; quatenus
dc illis nó potett fcientia inftitui in tali grada certitudinis, qualis habetur
de iflis,.& fic debet Doct, intelligi loc.cit.fi ibi loquitur de figmen-
tis,rern.vcra-de illis loquitar,quarira pet fe primo contradictione
includunt,vt ne- dum eífe in rerü natura repugnet,verame etiam ob manifcftam
implicantiam ne- queunt intelle&ui obijci , vt vnü intelli« gibile , quod
claré coliigitur ex eius ver- bis. Ad G.obic&ü (pecificat cogpitioné nó
intrin(ccé , fed extrinfecé tn, vt (epe docet. Scotus,& ideó hoc munus fuo mo- do poteft ctiam enti rationis
conuenire . Ad7.licet ens rationis nequeat c(íe men- fura füz cognitionis quoad
perfc&ione , póttamen cile méfura quoad. veritatem , quo fenfu de rcla:one
menfurabilis ad meníura Do&or loqui videtar quol..13. M.& O. &
proptié dici folet relatio có- formitatis actus ad obie&am. Ad 8. (icut in
notitia abftcactiua. dáur relato. rcalis actingentig ad obic&um noncxi(tens
cx Scoto ibid£, ita dicendü erit in notitia en tis rónis;nec in tel:tionibus
tran(cenden- talibus,qualis cít illajincouenit c(le ad tec minüm non realem ,.
vt patcbit difp. dc Relat: quia earum realitas potius fün- damento fpcéanda
cft, quàm à termino. - 97 Sccüdo arguitur, fi ensrazionis e(t intclligibile,
vel cognofcitur per propria . fpeciem,ycl per [peciem entis realis;nan primü,
quia cü'ensratienisnon fit obie- &uin motiuum, propriam fpecie caufare :
non poteft ncque sm uia fpecies difpa« rata nó poteit. cau(are nodtiam
alicuius. obicéti difparati,vt per fpecié hominis nó. pollumus.venire in
cognitioné.Iconis, vt Scot.docet 2.d. 3.3. 10.. &. tamen magts aliimilantur
adinuxcé homo,& lco,quam ens-tealey & rauonis lcd pecicsiotantil:
reprefenta: aliquid;quia eft eiusfimilitue do, ergo [pecics.cptis realis. nullo
modo Feprzicngare potefl ensratiópaSs. ^ — - lefp. dilcieparc BieGtorcs, an
ensrae- tionishabcat propriam fpcci&imprefsago- an potius cognoí«arüz folum
per (pcerem.- entis tcális,in quo fundatur, & ad Cculuse- fumilitudincin
cocigitürg Vrique ipte 346 bile puxant Cóplat.difj.2. Log.q.5.n.19. Atens
rationis non habere propriá fpe- tiem impre(fam manifefté coliigitur ex
Scot.q.3.vniuerf.ad 3.vbi innuit entia ra- tionis intclligi per re flcxjoné
intellc&tus, & nó per propriam ípeciem,quod non eft ita intelligendum,
vt intellexit Bonctus in pradicam. cap. de relatione , quafi vio actu
producantur; & alio reflexo in-telligantur,codem .n, a&us;quo producü-
turycuá inielliguntur, com eorü produci fit cognofci;& eft exprefía Scoti
do&ri- na in 2.d. 1.q.1. art. 2. vbi ajt non prius haberc entia rationis
cfle intelligibile , q sntellectum;& licet 2.d.1 .q.5. B. vidca- zur
ipnuere ; quod folumio actu rcflexo intelligitur ens rationis,&quód in
dire- :&o producitur, velut modus objecti,non obiectum , iam fuperius
explicatum eft Q.zatt. zinfol.ad 1. quod in cognitione &cílcxa cognofcitur
, ficat eft , in. priori vcr, qua formatur; cognofcitur aliter; quàm fit , quia
attingitur ad modum en- 1is rcalis. Qaod a(t ens rationis non ha- beat propriam
fpecie impreffam; Proba - 1ur,quia bac (pecies nequit e(fe producta ex
phantafmatibus, cá ens rationis nó üt $cnfibile,& confcquenter propriü
phan- talma nó habcar,neque etiam educta eíle poteft cx ipfo ente rationiscü
ipfa it ac - cidensreale quod nonnifi ex reali (ubie- -&o cit cducibile,
Accedit, quod matcria prima non cognofcitír per proprià fpc- &iem (ed per
analogiam ad formam :. Phyí.7. i1& relationes rcalcs, & cia tran-
fcendentia proprià (peciem non habznt ; ' wt docet Bargins 1.d.3. q. 1. in $.
Quinto dico quod iii a, ergo tanto minus ens ra- tionis, Quod cít infcrioris
conditionis omnibus :flis, ficut igitur materia ccgno fciuir pcr analog;á ad
formam;vniucila- Jia, & tranfecadentia per fpecies infcrio- tisin quibus
continentur ; & relationcs per fpecies abfolutori, in quibus fundan- aur,
vt ait Barg. fie in propofito entia ra- tionis ccgnolcétur pcr fpecies entiü
rea- lium, in quibus quoquomodo fuodantur, vt hircoceruus per fpecies birci
&ccerui , & omninó pcr analogiam ad ens rcale. . 98
Etcum dicitur in argumento fpc- ciem yn:us obie&i di(parat caufare non
Difput. 111. De Ente Rationis . p notitiam alterius, &c. R efp.fpecid minis
elle magis difparatam à leone, q; fit fpecies entis realis ab ente rationis,
quamuis enim in cfiendo magis affimilé- tür homo, & leo, tanicn in reprzfentado
poffunt conucnire magis ens reale , & ra- tionis, ficut duz (uübftantiz
magis in ef- (endo inter (e conueniunt ,quàm cá acci dente, & tf in
reprzíentàdo magis, con- uenit accidens cum fubftantia , quàm vna fubftantia cü
alia,nam fpecies reprafen- tatiua fübíLantiz accidens eft ; non füb- ftantia;
fic igitur 1n propofito, quia fec dz intentioncs virtualiter continentur ia
primis , dicere poffumus, q» (pecics entis realis, licet fit reprafeatatiuum
formale folius ent is realis; ideoque per fc primo in cius notitiá ducar, tame
cft reprafentati- uum virtuale ctiam entis rationisidcoqs fecun darió in eius
notitià ducere valens; - Ncc inconacnit ipecicsobic&i vnius ge- neriscfle
virtuale reprzfentatiuü obie&ti alterius Braripe Barg.cit. quando hoc continetur
in illo; quia videmus (peci albedinis effe virtuale reprafentatiuii fie
militudinis in ca fundatz quamuis fit al- terius generis; Et hoc eb magis in
propo. tito dicendum cft, quia dicimusensrónis — quando incognitionc directa
artingituf —— per fpecié enus realis,non cogno(cit ada uaté & licut efl, quia cognofcitur pet peciem
alienam: quando veró initione reflexa attingitur, ficut eft, tüc di- cendum cit
nullo modo concurrere fpc- cicm enris realis 4d cam cogaitionemyfed tota
a&tiuitas tribuenda eft virtuti refle- xiuz intelle&us, vt inauit DoG.
cit. q.5« vniuctf.ad 3. Mauritius
ibidem.$. $ex- to dubitatur, in folutione ad primum. : QVvV£ESTIO VIL Quotuplex
fit Ens R«tionis. . 59 Elcbris , ac inScholis frequens E diuifio entis tationis
eit illa in ies fpecies relationem , negationem , & priuationé,quá
afferunt; & recipiunt Re- €entiores omncs , vt traditam à D. Tho. 23.de
veritart.1.& 1.d. 2,9. 1. art. 3.& : 19.Q. I.att-1. ita Suatez difp.
$4. Met. Ícc. 3. Didacus difp.3. Log y Ae d qf — di« H ^ P
j2 ^73 : ] Pr i T "* . lia : Fa Za E. dom modum , v; valdé improjtium e
Eua. VIT. Quotuplex fit Ens Rationis. 23
«tife&t.4.q i dart. 3. mc 46. À- koc DAE UOS fasdurac. 1t. «]» f- Ruuius
tra&t, cit. & alij paffim. Comp $4. o. de S Th. ferant
Complut.di(p.2.q.4. Io. de Q. 2satt. I, fed bimembrem , .(. in nega- tionem,
& rclationem' rationis , quia (ub negatione amplé fumpta etiam contine- .
«tur prinatio, & hoc modo teftantur tra-- dià D. Th.cit. € q.5. de malo
att. 7. vbi «€n5 tationis immediate diuidit iu rela. tionem rationis , &
carentiam , & hanc in negationem, & priaationem. 'ed
quocüique modo tradatur hzc di- tifio, (emper graues paffa cft difficulta- tcs.
In primis .0. non videntur rccte a(li- gnati, vt (pecies entis rationis ,
negatio «X priuatio , quia cftó non fint entia rea- lia , non proindé inter
entia rationis for- maliter computanda funt, cum veré den- tur à parte rci ,
non quidem vt entia rea- priuatiga vcl negatiua ; vt arbitratur Mct.difp.2. & Fuentes t1. Phy(. c gen cum multis alijs (hunc
.n. «onfutamus difp-4- Phy(.q. 1 art. 1. ) (ed vt amorioncs rcales entiü
quatenus nul- lo.cogitantc intelle&u veréjaer cft renc- br "4 niger,
non albus. Q)uà fi dicas cum Suarez , & al;js hic non fa- mi ncgationem ,
& priuationem , vt (unt amotioncs realium entiam, fic.n à parte rci
repcriuntur , (ed quatenus concipiun- tur ad modum forma pofitiuz, vc cü in-
zelle&us cócipit caecitatem in oculo per modum formz pofitus tollentis
vi(um , fic .m, funt aliquo modo entia,non tcalia, fed rationis. Contra ctt,quia
negauo,vel priuatio, vt cócipitur per modum forma polüiriuz;nó cit priuatioyfed
forma po(i- tiua fi &ta ; & negatio , vel priuatio in fc materialiter
(e habet ad ens rationis, & velati (ubit ratum quía eft id, cui cribui- zur
cile rationis cx dius Q.z. art.2. ergo vt tales nunquam íunt entia rationis ,
& rat10à priori cft, quia intelle&tus format cnsrauüonis illud
&ingédo ad modd cntis potitiui, €t ipa non «ntia, & negationesrcalcs,
crgo nullü daiut cns rationis nega: tiuum,íed omne cít pofitiuum , vt innuit
Do&or 4-d.16.q. 2.ad 1.in oppofiti; Et 34* pet hoc reijcitur folutio, quad
ad hinc tónem affert Blanc. cit. vbi vult tantü ens reale , ad cuius inftar ens
rationis conci- pitur ,e(sc formam pofitiuii, non aatem ipfum ens rationis .
Hoc prorfas talsá eft, ná li ens rón's formati debet ad inftar en- tis
tealis,cum hoc fit forma pofitiua ralis ctiam etie debet ens rónis, non quidé
ve-- r&,& realitec fed fi é,& fimilitudinarié, alioquin noncíf:t ad
in'tac illius . 100 Soilct etiam prafata diuifio' ve» fellivelat in(ufficiens ,
& diminuta ; nam przter enumerata dátur alia entia rónis, qua coníucuetunt
appeilaci fizmenra, & entia prohibica, vt chrmera, & hyccocec uus,
hzc.n. ne3uc ad relationem, aut pri- uationem pertinenr, quia dum finoitur y
nonconcipiuntur per modum relationis ad aliud, aut per modam carentiz in (u-
bic&to apto , vt fingi folet priuatio . Nc- quc pertinét ad (implicem
negationé , & veluti extra genus,quz ab omai fübiecto p'aícindit , quia
negatio , vt ens rationis Ítatuitar , dicir carcotià form conceprá ad modum
entis extrà fubie&tum, at chy.- mzra non dicit carentiam , fed aliqu:
pofitiaum,.(.animal dam per fc vná €x hominc, & Icone copofitum.At inquit
Gd Suarez cit.fcG.4.n. 10. & fequuntur alij, omnia hac figméta fub
negatione com- prchendi;quia (unt fimpliciter non entia. Contra cft, tum quia
hac ratione,vt beaé notat Auería,ctià relationesrationts (ub negatione
cótinerentur, quia fimpliciter (unt nó entia ; tum quia vt ait Blanc.aliud cít
cócipcre negationem animalis, quod fimul it homo, & leo per modum vnius
compoliti , aliud verà concipere animal fimul hominem, & lenem, quamu:s
igi- tut ens racionis primo modo formatum ad ncgationem ípectare poífit , tamen
ens rationis-fecundo modo fidum c(t prorfus ab ea diftinctum . , Adcó alij, vt
faluent fufficiétiam illius diuifionis, inquiunt hzc ; & fimilia entia
rationis cffc fi&a (incfundamento;,& id- circó in ca non includi , quz
folü eft en- tium rationis habentium fundamentü ia re;1tà Didac.&
Complut.cit.ex Suar.cit. n.2. Quz folutio nihil prorfus valet,tum quia plura
fuot entia HM Du 342 fandamentum in rc , qua excogitari pof- Áunt in alijs
przdicamentis à relatione, imó illa ipfa: , quz fingunturin pradica- mento
fubftantiz chymcra, & hircocer- nus ron omni proríuas carent fundaméto, vt
poftca dicemus; tum quia € cotra inter fpecies diuifionis allatz aliquod ens
ra- tionis continctur non habens fundamen- tam in.re yt negario extra genus,
quan- do concipitur vcluti rcs per fe cxiftens, 1o1 Aacerf.loc. cit. maluit
przfatam dinifionem in peregrinos feníus deduce re, vt cam facerct
fufficicntem, quàm de- ferere, 'nquit enim, quód primo concipi potcft ens
rationis per modü effendi ad aliud, & hoc efle relationem rationis; fe-
cundó pec modum c(Tendi in alio velut in fubieéto tine ordiae adaliud,vt ad
termi num,&-hoccíle pri uationé;de cuius róne eft cíic infübic&o ;
tertio (inc ccípectu adterminii,& (ine modo cflendi in (übie- &o per
modü effeodi in (c , & per (e vt cum concipitur chymera, & hitcoceruus,
& hoceftnegatio,quz non neceffarió ad fuübie&um determinatur , (ed zqué
bene faluatat cxtra illud; itaque tria ftatuit gc- ncra cuti cationis, ens
rationis ad aliud , qp ít relatio tationis, ens racionis in alio, eft jrivatio
rationis , & cns rationis in & quod cit negatio racionis,& fübd
this eltimnis duobus generibus bcne applicari tiomina priuitionis , &
ncgationis, quia in vniucríam ens rationis non cítens rea le. Sed licct in re
bene dif: utrac Auerfa , difplicet tamen in modo loquendi ; e(to enim primáü
genus entiscationis conuc- niter appelletur relatio, o hileminus n6 rc&é
cetera duo negatio, & priuatio vo- cantur ca przrfertit ratione quam
affert, - quia in vniucr(um cns ration s nO cfl cns tealc. Quia liac rationc
ctià relatio rónis dici dcberet. negato, vcl pcuatio , quia non elt cnsreale ,
vt iple :bidem neg.bat «ontra cópcchzndcnies 1 gmenta fob nc- gatione ju a funt
non ent a; Acccditga- Ii0 principal s allata initio quzit.ens ra. tionis in
vniucríum quid pofitiuu rónis prafcferre, ac proinde forma!iter cotific- re nó
poflc in ncgationc , aut privationc, 102 D;cendü igitur cfl cns rationis da- ta
proportione diuidi deberc, ficut ensDifput. 111. De Ente tionis . reile, ad
dfodum cuius concipitut. Com: clufio colligitar ex Scoto q.6. vn:uerf. in fine,
vbi docet, quod ficut in cate reali dàtur diueríi gradus (fendi , ita etiam ia
Tem ar s, & probatur Primo ex illo generali pr.ncipio ; quod quicquid
fimpliciter p n entibus hus ibus f Rs dü quid inuenitur in entibus rationis ,
cr- go qtalis eft d a:fio fimpliciter entis reas i$, taliserit sm quid diuifio
encsrón s. Dcinde quia natutá entis rationis, & quid fit &
quotuplex,omninó inucftigare do- bemus pet analogiá ad cns reale,(icut cr- go
intancum habct effeinquaptum cóci- pitur ad modirentis rcalis , ita intantü di-
uiditur quarcnus cócip tur diuidi ad mo- dum entis realis,quarc (icut ens rcale
di-- uiditar in (üb(lanam,& accidens, & hoc ih abfolutum,&
rc(pc&;uum;& ruríus ab folutum in quantitate, & qualitatem, te«-
fpeciei inintrinfccus , & excrin- ccus aduenicns , fic ens rationis diuidi-
tur in fubftantiam rationis, &accidens - rationis, & hoc in abíolutum ,
& refpe« rurfus inzmriofe- — cus, & extrinfecus adueniens.Demü pro-.—
iuum rationis , id batur dcmonftrandoin tingulis pteedica- métis proportionata
entia rationisabin- telle&u formars,vc docu t Mayr.quol6. — & mult ;
ctiam v fuc ie rait rez cit.Ícc.4. Vafq.1.].difp. 114.à nu-14. Caict. 1.p. q.2
8. gr Molins ibidem, Aucrí.loc.cit.& aij. etenim in füb lacia -
concipiuntur chymerz, & fimil:à mon- ftra.qua« non vt al5js adiacentia ,
(ed vt in fc (ub fiftentia fingüturjin quantitate fpa tiuinsimaginariü extra
Caelum, & ipfam quantitatem molis 10 chyasera jmagina- tamyinqualitarc
cócipimus famà ; & ho- norcm,vt dif, ofitioncsconaeniétes pcr- forz
honoratz , & iplas denominatio- ncs cxtrinfecas cócip:mus i rebusdeno-
m'nat;s pcr modáü correlations , vt rcla- tioncm cogaiti ad cogn tioné ;
fingimus etiam a&t.onem,& patlionem,cum cogi- tamus igné animas
torquere, & in casage rc aCtione corporca , caíqs torqueri paf- fionc £o
mili, & tádC al a quoqit ng m, cü cogitamus Deum rcpelei c huoc à üsu ad
modom coryor.s,Qarc in Ce'o,vci fe dere ,infin.to tcmporis fpatio E )& ;
cilc t dE M ET ^ tücntisrationis non u. Quaf.V1T. Quwotuplex fit Ens Rátionis .
effe am:Gum!umine tanquam vcftimen. to. Et qui. vod prat.r ens radionisre-
fpe&tiuum;quod folum videntur agnou;f fe veteres Scotiftasét abfol.itü
cóccedi de- — sbear,exptefsé docuit Scotus 1.d. 56.q. vn. $ conira illud
obgrituryn(olad 1. & ex -Kecétioribus Scotittis qui »lures P; Fab. 4.
Met.d.fp.4.cap.5.& 1. difp. gt* nu.26. Satnanus tract.de 2 intent.
Smi(ing.trac, - dilp.z.n. 179. & :nfra , vbi ctiamcitat atar.4«d. 1.q 2.
Rada 1. p.concrou. 29. -Nolanusin P.nach.q.15. Vulpes 1.p.to, I. difp.28.art
vit. Camciar.q. 1 4.Mct. 3103 Rurfusensrationis.in tora (ua am plitudine diuidi
debet in ens ration: s fun- datü in re, € non faadatum, fed à nobis mcré
fi&am , quod hac rationc fibi vca- dicauit nomen &gmenti , vt chymcra ,
& byrcoceruus , Ex quidem per fundamen- i accipi in prz- imperfe&io
noftri intellectus ; ac dcbilis eias concipiendi modus, vt quidà volunt,
alioquin omnia entia rationis ha berent fandamentum , & illa przfertim ,
eani ama adesomoie A ai nà. que przecipué pendent ex actibus chyme Roda
intellectus ea ad libitam fin- gentis, vnd ifta magis dicerentur funda- , ta, quàm
alia,cum magis nitantur noftro «oncipiendi inodo esie . Neque per fundamentum
encs rationis debet ac Cipisilud ens reale , ad cuius inftar con- cipitur,
eadem racione , quia nimirü om- nia entia rationis haberent fundainenci in re,
etiam chymerz , & monftra, vt be- né aduertc P. Faber in Met. cit. c. 2.in
fi- ne,nam intellc&us ex apprehélione rerü realm fumit occafione fingédi
illa ma- ftra, non.n. cnsrauonis cozitaret , nif | prius cnszcale
cognou:ffet,vadé chyma- IXm ipfam concipit ad inftar animalis , q» ens rcalc
eli. Ncq; perc fundaieatum en- tisrationis (umi debet ens reale; quod ab. ente
rationis denominatur , (eü de quo. ens rationis pracdicatur » vt fora inten
tionalis de (ubic&to 5 Íicur exittimauit Fonfec.s.Metécap.7. q.4. fe&t.
5. Quia ens racionis poce& alicui (abiecto actripuat fine tundamenro , vt
fi homini tribueiec intellectus inventionem gencris , nó (pc- & ci,coloci
celationein auditi, non viti;cr- 343 go fundamentum entis rationis aliquid
aliud importat preter (ubiectum, cui ci- buitur ipfüm ens rationis, occalioné
neam pé llam tribuendi tali fabie&to cale ens rationis, € non aliud;non
ergo fundamé- tum entis racionis contundi debct cü eius (ub:ecto,prefcrtim quia
accidere poteft , quod mielle&us efformet ens rationis €um fundamento
ab(que fübiccto , cui il- lud tribuat, fic fpatium imaginarium ab €o cogitatum
per modum cuiuídam ex- tenlionis cenfctor ens ratignis cum fans damento,nam
occafionem habet à parte rei illud ità concipiendi,& non alio mo- do, &
tamcn nulli entireali cogitatur adiunctum, de quo przdicetur . 104 lraque pcc.
fundamentum entis ration.s illud intelligimus , quod cft fpe- cialisquedam
occafio;ac veluti motiuum vrgens intellectum ad excogitanda entia rationis
& tali, vel tali modo fin . itaut intelle&us non temeré, & meré gra
tis,fed ex ipfis rerum proprietatibus oce caíione defümpta efficiat entia
rationis & hzc eft communis explicatio Scoti- ftacam Fabri
cit.cap.3.Sarnani, & Rocci tract.de (ecimd. intent. & aliorum , dum
inquiunt fecundas intentiones loicales neris (pecie, &c. non po(fe ad
libituna [aes quafcung; res fundari;fed iuxrà re» rum proprictates , vt li
aliqua natura. fit aliquibus comunicabilis,(uper ipfam fan» dabitur «atio
vniuer(alis, (i plutibusma- gis vniucríal;s, i nullis , particularis, &ce
uz explicatio exprefsé traditur à Do« re q. 4. vniuetf. in fine , ybi
vniuerfale ponit effe ensrationisfundatum , quiae Aliquid ei in re exu cocref,
quo mouetuc intelle&tus ad caufandum ralem intentionem,& nó aliam;
figmentum ve« ró inquit e(le non fundatum ; quia nihil talc extra correí pondet
, vade coacludit ens rationis Cundatü. di i à figméto quia originaliteryfitie
ionaliter eft 4 proprietare in tc, figmentum veró. mini- mé, ità Do&or ibi
, ac cius Expofitores Maurit.Braiauol X alij . luxta quam do« &inam à
pluribus, Recentioribus rece- ptam,& prafertim ab Auerfa q. 5» (e&.3,
€nua rauion;s cum fundamento 1a lunc qua cx aliqua nece ffitatey vcl x $44 £c
finguntur, & nonalio modo ;. at fine fundamento illa dicurtur ; que
fingimus. prout volumus , cum nulia fit neccífiras, vcloccaíio, quz nos
dctetminet ad tius.quàm ille modo fingendü,vt dum: E aon chymeram,vel aliud
monftcum;, in quo non determinamur ad hoc potius, quàm illo modo fingendum ;
Quem. di- «endi modum optimé fuadet Aucrfa cit. vx coníueto loquendi modo, illud
enim ,, uod cft nobis motiuum; & occafio ali- qu fundamentum no- opinionis.
& indicia, ac fi gna;qua mouent ad aliquid iudicandum, dicuntur
1alisiudicij fundamentum , ficut é cótra «omquis fine ratioue opinatur. ,|
& (ine 1alibusiudicjs iud.cat,. dicitur ine fun- dam«nto gratis. &
temeré opinari , & quia chymerz ; & conlimilia monítra z áta formantur;
idco antonoma fticé. no» men figmenti fibi víurparunt.. 10$. Ex hocvetcres
quidam Scotiftz; &. Thomi(tz deduxerunt. fola. entia .ra- sionis fundata
veré & proprié e(ic entia zationis ; quorum proinde cognitio de-
s&rinalis cit, & ad Ícientias deferuire po- acft; alia. vcró minimé. ,.
fed potius dici &cbere entia fi&itia, & prohibita, quia «oium
cogpirio doctrinalisnon cft, po- zeftque in infioiuum multiplicari nulla. a-
hibita rationc rerum , & paturarum .rea- lium ,. fcd pro inelle&tus
cerebro , vc ait Didacus, iuxta quam doctrinam praíata qiuifio effet zquiuoci
in zquinocata. Ve» zum immceritó: huiu(modi entia fi titia excluduntur à fcrie
entiüi racionis, nam fi ens raiionis illud eft, quod ce repugnat &
parte.rci& folum habct e(feob:cétiué iniptelle&w vt fupra fancitum cft
ex có- ambni omnium fenfu, plané fié&itia quo- quc. cruar entia rationiscum
goa habcát €(fc.nifi peropus intelle&us ; imó vt ait "Auería; hzc
videntur quodammodo ma gisparticipare de ente rationis. vtpote qua. magis
pendent à virtute fidtiua intel. Meétus,
& minus nituntur rebus jpfis, &. «oníequenter. magis diftant ab ente
rca- Ii. Neq; huic obíiat, g» nequeant ità (cié- 1ijs de(eruire, (ieut encia
rationis fundata. . Inoppofitumobijcitur 1. ad proban- dum negationem,
priuationem cfc.en» Difput. Ill, De Ente Rationis: tía rationis, Tum quia
Arift.&a connuz- merat inter entia 4. Met.2.X
li.$.tex. 145. & plané nonnifi iater entia tónis conu- merae potuit. Tü
2.quia noa folum dane- tur negationcs realcs ,qualessüt omnes ,, qua verz sát à
parte re! » (cd etiam won uonesratioris »uales funt oés, qua (unt: falfa à
parte rei, Tum 3- quianontantü: concipimus id, quod non eft , ac fi effer,
verumctiam id, quod cft, ac (i non eser ,. & non folam affirmamus , 9
impoffibile: efl;(cd negamus;quod neceffariü eftjergo: non omne ensrationis
formalitere(t po- ficiuum;fed dari ctiam debet negatiuum.. Tum tandem; quia
efto negatio , & pri uatio,vt íuntà.parte rei,non fint entia ra: tionis,
tamen quando à nobis concipiun«- tur , vt formz pofitiuz , participant ra«-
tionem entis,non realis, ergo rationis, 106 Rceíp. negationem, &
priuation&* infe eífe entia rationis fundamétaliterta: rationisilliszribuendo
efle pofitiuum, vt: - tüm ., quatenusintelle&ui epof- — funt occaGeiicot
Wow senno " benenotat Hurt. difp.19, Met. $, 87; &-—— in hoc fenfu
Arift. ilias:cnumerauir inter- entia rationis; vel potius enumerauit ina-.- ter
non entía;ait «n. quare Q7 ipfum mon: - ens efie non ens dicimus ,vt adacttie
Fu&s £a tes. Ad z.ipfaquoque negauo rarionisà - nobis apprchenditur per,
modum forma. potitiuz ;.vt magis conffabit eeu r fione (equenti- Ad 5, negatur
(eque fiue cnim affirmemus» quod impoffibile - cft, (iue negemus,quod
necelfacium eft; hoc femper fit fingendo, quod non cft. ac fi elict,vnde cum
iudicamushomineim: non cfle animal rauonale, cogitamus idj. ac fi ita elfec à
parte rci, Sfi ngimus veria tatemin 4fla propositione, inqua tamen: nulla eit
veritas, & veritas i(ta fi&a quid! pofiuuum cft; ficut veritas.realis
in pro- pofitione quid -potitiuum dicit... Ad .4.- cum concipiuntur à nobis
pcr, modü for« mae pofitiuz,(equiwur folumquoad illud i efc potitiuum,quod
illis ab incelle&tu tria- buitur, cffe ena rationis forialiter, non: autem
vt font ncgario , & priuatio, 107. Secundo obijcituc (olum impres dicamento
relations , nó autcm pcr alia: polle cns rasonis proportione d.ftribuiy, | Coo
o Qul. VIL. Quotuplex fit Ens Rationis. —
$45 ' TN ratione D.Th.1.p.q.28.ar. 1. quia predi. | & €amétü relationis cóftituitur per ejfe ad ,
.. «uEtera veró accidétium geucta per ce
- o "in, & inhztere, at hoc intercfl inter efie Uh - «d, & ejfe in
, fcu inharere, qubd effe ad | e abítrahit à reali,& rationis, (cd
inhzerere - 3 €x proprio conceptu dicit aliquid reale , : ergo folum in genere
relationis pót in- ueniti cns rationis,nóin alijs;ita hanc ra- . tionem
declarant ibi Caíet. & alij Expo- fitores D. T hom. Confitimatur, € decla.
ratur ab alijs in hanc modum, potett in- itelle&tusreferrevnumalteri , ad
quod re . vera non refertur , at nó poteft facerc in- haerere; quod re vera non
inhzret,& càto minus fübfiftere, quod à parte rei nó fub | —. fiftit,ergo
inter omnia przdicameaca fo- ^ — Jarelatio potcft in fua coordinatione en- .
tíarauonis admittere. Ruríus eriam in cómuni modo loquendi non admittitur (—
fübftantia rationis, & quantitas rationis, —. vtnotat Do&or 5. Mét. q.
11.ab initio, . fed fola 1elatio rationis « Demum licet aliquid poffit fingi ad
inftar (ubflantiz, Chymera, & quantitatis;jvt vacuum,nàó B2 9t » . .
bidfcquitut dari poíie fab'tantiam ra- — fed negationcs fübftancg", ve]
quantitatis ad inftar (übitantiz, vel quantitatis con» cipiütur; non dicitur
aüt ens rationis id , Ma pin inftar aliquid cócipitur, fed id, q» €oncipitur ad
inftar entis, cü fit non ens. 108 Refíp.rationéillà D.Thomz pa- —— gum valere,
vc enim conttabit ex inferius — dicédis de Relatione,talfa eft maior,quia
relatio cx propr;o conceptu intrinfeco nó folum dicit ad, (cd ctiam in , fal(a
eft eria minor, quia effe ad veré, ac proprie füm- ptum, quo fenfu confticuit
przdicamen- tum relationis, 1uipptam reale cít; quare ficut ho« nó obftante
poteft dari efse ad fationis,ita & cjfe in; & quidein mbzre- re
diminaté (ainpium conuenit etiá enti- bas rat;onis , có (io modo habeanc causá
macecialem ex f'ipradictis. Ad Cofirm.n- cut. iaccelleétus vim habec
conciyiédite- fpcetum jotcr aliqua, qua nonicfecikurs rta plané v. m habec
apprehendendi acci- dcns in aliquo (uoiccto;eui inicie nequit, Agua " /— .
tionis,vc em rationis, quia non F du -* K i EELdCNreRE E^ : ac etià aliquid in.
rerum natura fab(ifte- re,quod implicet; & quamu:s dcucàt iprcll- és
viceure füa facere inherereg» non inha:ct ; coyítare tamen pót iliud;vt
inharens , hcut quando ireferibilia ad- inuicem rctcrt , vtique non facit illa
re- ferri à parte rei, fcd illa apprehendit , vt relata; idem dicarur de
fübiifterc. Ad alia Confirm. frequentius nominatur. relatio racionis, jua
lübttantia rationis , quanti tas, &c. quia illa magis in fcienujs defer-
uit; & aptior eft ad noftros coceprus exe plicandos. Do&or autem
loc.cit.ait quá« titatem racionis nó reíaltare in intelle&a €x vi a&tus
collatiui,vt ibi cft videre. Ad vltimam, fi valeret , concludecet etíam no dari
relationem rationis , vt conftat , fi de«pfa argumétum formetüt , ticut igitur
informatione relationis rationis , ncque relatio realis, ad cuius inftar
efficicur,nec negatio relationis cft relatio rationis, fcd forma relatina
fi&a,ita in formatione fub ftantiz; & quantitatis rationis, nec ipía
real.s fübftancia,vel quátitas,ad cuius in- ftar efficitur, nec eorum ncgatio
eft füb- ftancia rationis,vel quantitas rationis,(ed precise forma abíoluta
fi&aad corum ti» militadiné,hzc enim eft, qua habet prz« cise effe
obiectiuum in intelle&u; & nulq loalto modoexiftir. — Tertió arguitur
ad idem; Tü quia non debemus ponere tantam diftinctioné in- ter ca,qua
finguntur ad modum entiumg quanta eft inter entia ipfa fimplicirer,ere o non
debent diftribui per omnia pra» icamenra, Tum eciam. cg &c., differunt
genere generali(fimo , & habent decem modos eiicndi primó die ueríos, fcd
omnia enuarationis habét v« num,& cundem effendi modum, .f. fit E rauonem,
& diminutum. Tum 3.quia c ratione Door q.1 1.przdicám. có» fütuit peculiare
przdicamentum cntiam rationis,quod poft ifta: omnes arm plexati fuor, &
llaronc i pra dicamenuió . Tum tandem quia di. -
entis rationis in oe infcriora i eft vniuoci analogi.in fua analogata, e: un
poteft ciTe yd apte rra L a genera, qualis cit. Ica. - probiua aampium, *--
vnum eus ra- * dian á 546. tationis non dic tut tele per analogiam adaliud ens rationis,
(cd omniadicuntur talia per analogiain ad cnsteale 109 Reíp. non debere. poni
tantá di- ftin&ionem fimpliciter, & abfoluté,fed tantam; sr quid ,
& proyortionaliter, (i- cut intcr hominé,& leonem pióos vtiq;
fimpliciter non tanta diftin&tio rcperi- tur,quanta c(t intcr illa animalia
vera,re- peritur tamcn tanta fecundum quid , & proport.onaliter ad
illavera. Ada. iam fuperius dictum c(t cx Scotoq.6vniuerf.infinc,quódlicutintralatitudinementisrealisdatutvarijgradusc(fendi,
ità pro- portione dicendum cfl de ente rationis ità quod fübflátia rationis fit
perfe&tius ens accidente rationis , quia nimirum có- cipiturad iaflar
perfectiotis entis ; & cü d:ci:urqnod omnia habent vnum,& cü- dcm cflendi
modum;.f. fidum pet ratio- nemsvcrü cfl de comuni(Tino,& trapfcé-, dcnti ,
non au:em de fpecifico, ficut etià entia rcalia dicuntur habere vnü, & eun-
elem cffcndi i odü, quarenus omnia prz- teropus intclic&us exiftunt, vel
exiftc- re petlunt. Ad 53. Do&or ibi mouet du- bium, an entia rationis
rcducátur ad pre- dicaméta rcalía , num potius propriü co- fituaut prz
dicamcenium , nec aliquid re- Éoluit ,. fcd provtrag; patte-difpurat ; & em
enatis paffim peculiare illis a(lignent pred:camentum,tamea ne dicamenta
auluplicentur line Meri 1e , reduci poffunt ad illa predicamenta rcalia,ad
quorum inítar concipiuntur , ficut vabrareducitür ad corpus . Potcit tamcn
quoque conílitui vnum predica- gient& pro oronibus entibus racionis fub
codem gencre gcneraliffimo , quod fit ensrationisin tota fua amplitudine , in-
quanü cóftixui etiam meis .ynum pra- dicamcntü pro omnibus entibus real;bus fob
vno, & codcm gene:e generali(limo, "- fit ens reale finitum ; fed fiue
hoc , alio modo entia rcalia dift ribua:ur, ce inferius füó loco , E Gud my vno
,iu€inpluribus przdicamcntis , cer.é cn- tia rationis codem modo di(lcibui, ac
di« uididebent , ficuxilla (eruata proportio- se5dc hoc vidc Fabram
cit.c.6.& Vallo- mum in Foraialit. pag nubis 93. & Zerb, 4X cx muni mode
loquédi non cenfetut funda« talisaüit
cft oceafio,vndé án 1ebus,ncc proxi gaturaffamptum c — i Mct. q.8. Ad 4. ua
probatione , ficut .n. accidens rcale attributionem ad fubftantiam rea- lem,
tic accidensrationis habet attribu- tionem ad (ubftantiam rationis fecandü
quid,& proportionaliter, cftó deinde ve rum (it »fta omnia vltimaté
attributioné. tad ensreale, & ex tali attributio- ne vltimaté dici entia
ronis neq; hzc vlti- mata attributio impedit illa; (ic dicere fo lemus
qualitaté depédcre proximé à quà- titate, vtrüq; veró vltimaré à fub(Lantia,
110 Quatto obijcitur,g» omnia entia. rationis fint fundata , quia (cmper ad
illa eflingenda occafionem intelle&us (umit à rebus, quod etiam in ipis
chymeris ex- (eme non .n. eas ex incompofíibili- us partibus conftitutas
fingere poffe» — mus, nifi partesillas (ciun&im, & in di- ucríis
repertas intelligeremus . Refp. negando affimptum,cfto.n.per endum, nó tamen
quamcunq; fcd occafionem pro»imam, & vrgemté,nam. — EV p r^ fi leuis fit
& temora,proprié, & cx 'om- y mentum , icut in moralibus. qui iudicat
aliquid de proximo fao, etli boa a iat abíq; mociuo,fi tamen motiuum non «
vrgens,(ed parui momenti;iudiciumillud — vocamus tcmerariü, & fine ITA Pes!
s chymeras, luis ni- mirum , & remota; licut temoté tii [un- datur in rebus
,.f. ratione fuarum parti, lectus ad fabricandas: -— RÀ - nopratonctotios.Imo
P.Brafauolaq.4« — x vniucif. in finc exponensdi&ü Doctoris. — T dicentis
figmento nihil extià correlpon- dere; inquit Doctorem loqui de fgméto ca
rauione, qua e(t figmentum ; & quod. pet pnt intendit ornata omnia . Quod f
obijcias partes corrc[pondere bamcento. gni boc effe verum de. fig- mento ca
rationesqua tale cft , quia ra- - tionc partium noncft igmentum,fed id» tum
ratione vnionrs earum. » cur vniont nulla pcnitus po(libilizas corccfyondctà
p?rte tei, & idcó conclud:c figmcnmum , vt talc, nollam pror(us occalioné
habere m; nccremoram, QVA- quA E. Du dft, HT De fecusdisTiimtionlli e A1. I.
347? t erey £&STIO VIII. e(emrialis, Varias ad hoc re[;onfi nes ye Wax e.
JOD affzrant Heragus y & Menzus tract, cit. t «cipua [pecie Entis Rationis
44 . . by caicer dici poteft:ex Scoto q. r4. pw. dicitur jecunda Inteutio.,
voruer(;in corpore etiam hoc nomen í5-
"yit FN hácmateriadefecnodisinten — fen:5o e(ie concretum,
intenuo..n.iaquá - "«*- E donibus Au&toces extcemi für, —
vumiintentio,cft apoticabilis reb, 19 quit : quidam,n,
Thotmiftaram,&Scorittirü|Do&or,atq,ideofignificatquidditatem^éntegros
ediderunt tra&atus defeeindis "intétionisintócernentia ad rem ip(am;vt
—.. "Ratentionibus,vt Herüzus, Méngus;Sar- ibi
Beafinola cx pouit ; vel faltim omnes — — fanis, occus, Billeus, & alij .
Neoterici « eo nomme vtuncur, ac fi concretü effet , ——. ctó;vel mhil, vel
parum de'llis cra&át, « inadhibzn Jis xutem vocabulis communi .
"wteftvidere apud Suarez, Ruuiü, Hart. 1o queotirn víui ftandum eft vc
monuit Did, Blanc.Coplat, Arriag. & alios. Nos ' Do5t 4.d. 1.q.2. explicato
quaítionis ti- "mediam tenentes viam füperflaa ommit - tulo;& qirid
nomin:s intentionis (ccüda, *mus, & illa folmn trademus ,'querie- mnc
explicandam e(t quid res. | «elfaria videbantur ad cognoftendá.ma- .-.^ turam;
& affe&ioncs erii Mun- (3 ARTICVLVS I tionum , quas iion ad rnàci e dU
PED DO4 7. - ^g —— mus, vt Neoterici, Gidbdlon ipfas vec- . Ald i, Tecta ipie o
quamodofit, |fetmrLogica,vteflab Aríft.conrexcta; ^-^ i prima differat . ..
omnia veró duobus articulis comple&te- — 112 I" explicanda natara,
& quiddira- |. .. amurjin quotum s das to quid- te fecundatum inrentionum
varij .' . "ditatem earum;
affle&ionts inaleeroex-— funt dicédi modi. Mayr.in primis r.d.23. | no
ibimus.' Et wcà noaiinis explicatio-— qc. & 2.& quol,7. aic primas
inréciones - .qnecxord:amuryaduercendum eft nonfu- - eife ceram quidditares,
fecüdas veró efle J ^mihic inténiti
preís& pro tendentia | earundem aptitudines,vc v.g.ratio fpeciei ;
(aum finem, fed laré pro t&- | in homine nonet, mii apcitu 10 cómuni- u$ in
rem coznitam, feü. cabilitatis pluribus indiuida:s natdraliter 5c
inscelie&us; fed uia conce- | humanitati inexiltens ,& ratio differétiE
ptus int is elt. dupfex , formilis, € — inrationali eft virtus quzdam;qua natum
Obictiaus;fic & duplex-eritintéuo,for- eft animal diuidere , & hominem
confti- « máalis, & obicctiua ; formalis cft actis. uere; vndé cenfere
videtur [ecundas 19- ple intellettuscédens in obrectum,ob:e- teacioncs eile potius entia realia , quà ra-
| diis cit ipéceng uam tend.t 1ncelle- — tionis;qaia viuerfalitas qua ab
omnibus étus, & vccaque c beet prima, & (e. ponitur (ecüda in:enrio ,
in homine ; & - . *unda; dum ifütuitur quzitio inpr — an'malraliud non ip
orat uàm hara | fent de fecunda intentione, non iaflitii-— nacurarumáot
tudinem,vt pluribascom- — . "tur de formali. hiinc n. faceritac omnes |
imunicentur , & hc apcutudo vi juc illis ^. fe pe eft adtusipíeintelle- —
natucis comienit citrà. opus. inrellectusz « & us; quof: riótédit in
rem,fedin- .^ Verüm hecop o reijcitur ex folcus $ (00 Riuritur de fecüda
intenuoné obie&iux: | ceriinorum declarati »a? ab omn.bus ce -«
"Accirca hunc có munem loquédi mo- — cepta prima, (ccund e intentionis,
càin —. .. dem, &accipiendi intentionem primás — formil s;quáim
obic&iís ; mn cam iü- e 'vel fecundum, ori«ur d fficultas, uia res —
celle&us , cendens in obiectum cx rimit qu dicituc prima, vel
fecüdainrentio, illud ia (ao ordine,.i. cogno(zi snillo ta. . 3 Z 4 re E Vara
rium, vel(ecüdariam — apiributa jqu£ ipfi conaeniuatex ma'ura i adipíam j.(ed
res. rei.cicrà omnem iatelle&us
negoxatta- vtimelle&a dicitar inrenta-jaconcreto, nem jadcó vc 6 nulla
dacecor ficio jicl- | Es dines titio lc&us , adhuc illa actr.buta: spa
'obieóbo * aio inábitraso femperelk-perío & imenrio formalis, Tea d — 34$
coghium dicitur prima inventio obic&i- pa , vt v.g. quando intelledus
cognoícit mararam humanam participari à Petro & Paulo ; matura humana
cognita com atiributo dicitur prima intentio obicdti- ua, & cognitio , cua
intcllc&tus tendit in na'uram humana füb ca ratione , dictur prin aictenuo
formalis, Cum ver» hac eccalione motus intelleQus, quia.f. videt natur m humanam
cóem Petro & P.ulo, concipit illam woiuerlalé , & illam veluti fpecicm
actu dc illis przdicat hac vniver (alias concepta in ipía efl (cconda inten tio
obic&iua ; & cognitio cam exprimés fob tal: formalitate cft fccunda
intcnuo formalis,qua licet (it realis, id tamen, €i cotrcíy ondet ex parte
obic&i, reale no eft, quia vniver(alitas non. daturà parte sci, fd fit p
opus intelle&us, vt dicemus diíp.ieq. & inconfultó proríus confundit
May:ó tundan ema, & occafiones (ecun- darum iptenticnum cü ipfis imétionibus,
mam apt;tudines ilie naturarum, vt pluti- bus cómunicentur , funt radices,
& occa- fioncs fundandi (ecundas 'n'couones, no iplz (ecundz intentiones ,
vt «x cadcm (p. conftabit. Cum ig itur (ecundz ini €. tiones rermincent
Ííccundartas animi con ceptiones, conícquenter entia ronis erüt, & non
icalia, nam vt colligitur cx difcri- minc pofito ; prima intentio 1deó dicitur
ima, & alia fecunda , quia cum obicétà -€ontidcrari poffit in duplici (Yatu
, primó fecundum quod cft in (c, & sri attributa €i conucnicotia ex natura
rei ; (ccundà vt cft in apprehenfioue , & sm auributa ci Corucn;entia ex
intellectus operatione , qui (tatus , vt liquet , polfterior ett illo ; mcritó
cognitio, quz exprimit obicétum fub primo tatu, dicitut. prima inrentio , &
quz illud exprimit (ub poferiori,dici- tar (ccunday& cà er qua talé cóce
grioncm terainant , entia rationis eruar, 113 Sccundó .lib. 1. denatura
Kogic& cap. 5. inquit primas intcntioncs eic nomina rcs ipfas igmticáua
med.js anime concepiibus,vt nomen homo,ani, al j cu efle conceptus ipíos, quorü
hzc omina figna fuat . s vcro nten« tiones ait cic alia nomina lis nourmibus
Gmpolita,vt genus, à (pecics ) quae, (üac Difpu. TI I. TDeEnteRationis. ncmina
impofit« animali, & homint,fett elle concepts ipfosqui pec hzc nomina lone
& lvbit primasiniéciones idcó non efie an'mi noftri figmenra,quia
fignificát rc prout fünt,yt homo; & anis — mal natoran: hominis , &
animalis in fey at (ccandz. incenioncs res. lign ficanc s prout à nobis menie.
concipiuo. ur , nom prout cxtra nenté funcvnde potius cores ceptus concepruum
fignificant,quam re- rum,& ideó. ote mernó fccundz incen« toncs appellantur
, atquc aninv no(tci opera,& fign enta , cux fuit opinio No« minalium,vt
refert Tatar. q.3. yra: mb. Logic dub.1. a« E;ceuj,vt rcícet Dado. uct.lib.r.
Formalit. cap. 16. Sed neque hic modus dicendi eft ad- mittendus; nam vt docct
Mauittmis q. 5. vniuctf.aliud cfi loqui de primis. & fe-— ^ «undis
in'entionibus, aliud de termina ——— primarum, & fccundarü mientionü,nam. ?
pria & fecundaintentio ,vccontlat cx—— ipfis vocabulismporiantcceptusmen-
——— us, & que conceptibus: lisexerimüiut, -—— teco/mrvcró,kcunominaeasdüvt
homo, - — — animal, genus,pecics lolas voces impots —— tant lignibicantcs illas
ad plaotum; cofut——— dit cr&o Zabarel.cum Nommalibus nomi. 4 na (ccundarü
enrionao, & primarum — cum intenu:-pibus iplis.» cft cauendum. 114 Tercio,
alj exylicantsm intede tioncm omnino , vt ensrationis , purant enim hzc duo
eife ade quaté idcm , ita Zeibius $. Met. q.8. ad 1. Arcum. art, r.
Formal.com.4. s,& Roccus trac, dc fecund.intent. quod probant nam ijsüens
rationis, quodcanque tr, fccandarió intellig.tur , nüquam cnimcirca ipsü jo»
tcít in cllectus operari , n.i prius rd realibus intelle&tis, ergo in
vniucrfum ips fa enia realía íunr priinz incenüionces , & entia rationis
(ccidz, Alijita explicant e vt fccunda iütentio latíus pateatquá cns
rationis;ita Didac.cit.q.vlr.quem fequi» tur Fact.q.2. di. Macht: ERAN A fccüda
intédo obiedtiua includit omnia iliaqua: rebus non conucniunt ante opc- rationé
intellcétus,vndc & inclad. t dcno minationé cxtrinfec ERA Net Á proucnicnté
e anis ghe jquta €ct,ens rationis non fit formaliter , nom "oie. Lio i
tamen cónenit reiantc opus intelle&tus, Auer eft fecunda intentio. -— At
vtriufque modi dicendi Au&orcs valde dccipiuntur, quia tantum abctt , 9
intentio fecunda go pateat , vc] magis, &c ens rationis , quod potius e
contra res fe habet, vt bcne notat Dudouct. lib.. Formalit.cap.6.nam fecunda
intentio sé- pet eft ens rationis rclàtmum ; cü fiat per €ollationem rerumadinuicem
in attribu- to rationis, vt mox dicemus, ens vero ra- "nis,vt
fic,abftrahit ab abfoluto, & re. - fpe&tiuo vt cóftat ex dictis, atq;
idco có- fultó intitulo quaftionis diximus fecun- intentionem effe fpeciem
entis ra- - tionis. Ratio vero primorum probat tm quodcunque ensrónis poffe
dici fecunda intentioncm,quarenus in omni inuenitur «.. fccunda auteütio
füpponens priorem co- gnitionem de ente reali, ad ca'us. inflar concipitur ,
quz fecundz intentionis ac- €eptio valde fuía eft, & impropria,vt no- . - tant
Complut.q. f.5.44.& Suarcz fe&.6, Meere fecun Kart intentioné pro- o RA
Md eure Sides riturquc etur rem, | dü quod cognita ef cópatatacum alia in
attributo rationis, De hend, d in omnoi ente rationis, & ideo non quodcun-
que cft fecunda intentio. Ratio ét aliorü parum roboris haber,nam q.2.art. 1.
fatis aperté demonítrauimus denominationé extrinfccam & ex a&u
cognitionis dcfam ptam pertinere ad illa ; quz rebus conac- niant antc
operationé intelle&tus, nó qui- dem illa, ex qua defumitur ( fic enim &
a&us,& habitus ipfi intelle&us fecunda jntentioncs dici deberent,
cum n6 habeát €ffe antc opus intelle&us ) (ed illam , qua fiunt entia
racionis, & à R ecétioribus di- citur fictio, ab antiquis autem negotiatio
jntellcétus. Accedit , quód fecundz in- tentioncs fapponunt pro fundamento cf-
fc cognitum,fi ut 5enus füpponit rem ef- fe ab inferioribus abftrractam , ergo
for- maliter non funt ipíz denominationes cogn ti, & cogicari, fed aliquid
aliud (o- per illas findatum. , 115 Qno , concedunt alij fecüdaimn intention.in
clc fpeciem enus rationis, Ulam nimirum , qua confütuit ens ratioe Logiea « :
Me on 7 Sauct.VIr. De. fecundis Intentionibus. c-r t.I. 349 nisrelatiuum , vnde
afferunt confequen- ter omnem relationem. raiionis cífz fe- cundá intentionem ,
& e contra;in juiunt cnim omne ensrationis ex a&a collati- uo rcfu!tans
e(fe f(ccundam intentionem ; fed tale ett omne ens relatiuum róníis, er- go
&c. ita Scotiftz quamplüges*. INcque ifte modus dicendi recipiendus cft ,
duo enim prafertim manifefte, fala continet; primum eft , quód omnis relatio
rationis fit fecunda intentio, docet vcique Scotus in 1.d.23. q.vn. $. Contra
ifíiud , omnem fecundá intentionem cffe relationem ra» tionis, fed non
quamcüque , fignum eut» dens rclationérationis magis patere fe» cunda
intentione, vt ibi notat Bargius, & in 1.d.8.9.3.in $. lterius probo ,
Brafa- nol q.quol. 19. & (equuntur Kecentiores omnes Susrez,& Complut.
cit.cum alijs» & manifeit? probatur , quia fecunda in» tentio e(t alis
relatio rationis, quz deno minat rem, vt cognitam , & illà exprimit in
aliquo attributo rationis , vt genus, & fpecies,qua naturam denominant vt
ab itferioribus abftractam , & illis collaram in ratione füperioris, vndé
cífe fic cogni- - tom pracedic in re velut ratio proxima fundandi fecundá
intentionem ,quz ideo dicitur exprimere ré extra fuum ordiné, & in flatu
fecundo , qualis cít effe cogni- tum; fed multa relationes: rationis , licét ex
cognitione refültent,ramen nó fuppo- nunt efle cognitum, velut rónem fundan-
di,fed potius vt meram conditionem fine qua non , & immediaté fundantur
fupra effe reale rei , & ideó rem exprimunt im - fuo ordine , nóautem in
aliquo attributo rationis ,q» ei compctatquatenus cogni» taeít,ergo nó omnis
rclatio rónis cft íe- cunda intentio, maior patet ex communi cóccptu;:qué omnes
haben: de relationes probatur minor de quuiose cm ^ Deo;dexiri in columna ,
& alijs, quia li dicdiué cet relatio creatorisin Dco fiat e à cognitione ,
ipfum tf e(Te cognitum in. obiccto non fc teaet cx parte fundamétiy vt ratio
recipiendi talem relationé , nom .n.ideoó Deusfandat relationem ereato-
ri$,quia cognitus eft,fed quia cft omnipo tens, vel creaturas produxit,&
idcà expri mic Dcum $2 Hdjquos; T à parte E y vla , ; E p uum tÓÓstw—mt CIERRE
UT $e feconcü habitudinem realem, quam dicit €tcatura ad ipfum,ac proindé
noneft fe- «unda intentio , de cuius ratione e(tex- primere rem extra fü
ordinem; hoc eft; 1n fccundo flatu, qui er competit,quate- nus cognita eft -
Ruríusfecunda intentio eft relatio rationis in vtroqoe extremo: €x scot.Cit.
quia dere[inquitur per ratio- nem in obic&is comearatis adinuicem im
attributo rationis . vr patet de fecundis: in:Cionibus log calibus ,fed relatio
Pei ad creatoram , licet fit rationis, tamem rclatio- fibe correfpondens in
alio extre- mo eft realis, ergo nom quaecim uc rcla- tio raioniseft
fecundaintentio 116. Alterü,quod falfum affümebatur ab illa opinione , cft ex
,uocunque actu «ollauiuo duorum obie&rorum cogpnitorü: reíultare
relationemrationis; qua fit fe- «unda iniétio, nam vc docet Scot. r. d. 7»
9,7.infra E; arguens contea Gorfted. in; wcliectus cOferens.youm obic&tü ad
aliud sristalem habitudinem, qualis c(t ipforü: €x natura rei,non caufat
rclationcsratio» nis, cuz funt (ccüda: inrentiones ( de his: am iBiloquitur)
fedtantum qfv comparat in habitudine , quz nom fequitur illa ex: matura rci (cd
careis: conacoit ex nego* siazionc intellectus ,at per. multas rela-
tioncsrationisfolcnr cxplicari res in (uo: ecdine;..i. in habitudine ,.quam
vna: ex matura cekdicivadali$, vt modo diccba- mus de rclaeioue- creatoris. in.
Dco; quar licet fit rationis , adhibetur tiyad expri- mendam real habitudinenr
creaturz ad eum, crgo non quodlibet ens rationis: «xa&u
collatiuorcíultanscit fecüda- in» tenuo; cx:quo ét infertur nó. (emper pri«
máintentionem cle cns rcalc , (cd iner- €um efie rationis, et rc&é notauit
A mic. trat. 3.q. r.art. 5. in fine. ,& ata cuenit: y. quoticícü:); pct
ensrationis res cxprimi- wr in fio otcdine;hoc .n. (jcótat ad cóce- prum rei
primarium & pcr eófequens li- mites non egreditus prima integuonis « 117
Quimio hac de caula Recétiores comuniter ponunt fecundam intentione — hà ellc
vtiq ; relationem Fatiopi$, non tamem omneumsíed illa (clum, qua lupponit ali-
quam priorem «ognitioncm , & iniétio- nan; inqua fondetur , qu& jceindé
not Difp. III. De Ente Rationi; — 000 folum in ficri ib intellectu ct, «E eft
relatio rationis in Deo, fed Ét infune dari, fundatur .m. fpecialiter impriori
co» gnitione, vel inobie&ca, prout denomi- nato à priori cognitione ,
atquc.ità cum concipitur cffe cognitum,cfle prad efie fübicctü per modunr
relationis fun- darg imobtecto prius cognito , dicüt fieri fecundas
intentiones; ità Suarez, Aucrfas Complur;Toan.de S. Tho. & alij paffimz-
& ratio corum potiffima eft, quia fecüdae intentiones illa dicuntur ,qua:
fecundae notioni, feu'intentioni formali obijciun- tur , appellantur.m fecunda
inceriiones ; quati refultantes ex fecunda attétione; vel cófideratione
intelle&us, (cd nó folü ef- | fe przdicatume(le fubie&um, &c.fedég
— — e(íd cognitum; effe apprelienfümr, cürte Hexé cócipiuntnrper mudumrelationisy-
— — obijciuntur fecunda notion: formali in- telle&us, erzo proprie erum
fecunda in« relationes rationis, qua fundátu ri cognitione, vck in obiedfo re
prout denominato à priort cog . 118 Quamuisifte modus Rant» t(i liabeat
probabilitatis, & propiusalijs: accedat ad veritarem; tívnec ipfeattingit -
de , formalitatcar fecundi intentionis, nà de: ratiome fecuridae:
intétioniseft,vt pom Jh t- - exprimatur res extra fuüordiné | aitributa tnis,
que ei competit imfecüs- do ftatu;i m quo nóponitar; nifi abintel- kétu
negociáte zfedpel viliéssorüni: etiam fundatasin priori: cognitionc, (cir
inobiecto, quatenus prius cognito fzrpe exprimütur rese (uo'ordine,S sm quod:
süt à parrereis ergo nóo6s huiu(medi re lationesfanrfecunda: intéioncs ,
maior" patet y quia quádiu res exprimitur in füo- ordine, si quod;cft pane
rei illaex- preffio pertinet ad cGceptum rei prima» rium; nó fecüdarium y
Probatur minor 5. uia ficut per rclationem. crcatioois in Ino capnt toU, quod
eft à par*c rel y. licet fit relatio rationis,natu ex primiimus: i realem
creatur adipfum ,. ita per relationcm cOgpitt ip obiccto ad: porctiam co. Cem.
exprimimus id y quod c(t à parte rei. Í. habitudinem co- gnivionis ad
obic&uim;X obicétü à parte rei icatüg , : D» tentiones, &talesvniueríalitereruntoé$:
— — mrimptig — " xci à opü xclationem creatoris in Dco, mI Sei eitiedec
xdcbemus 1c- E: tioné conceptá in obiccto cognito ad (ome LET "ES ER ^ 4
M^ - [] "i Lo IET " /——. 3tionis jcrinésad extrema i . mifeflaratio
quia cum re(ultet in exire- cogno(cétem ;& ratio cít,quia z potjoncs nó
carcdiunrur dimiies Roos n RAT explicent rcm in (uo ord;ne. Rurius idco
rclationé crca- tionisin Dco diximus nó clTe fcc. —. dntétionem,quiamo eft
rationis invcrog; Xr mo;cum in creatura (it rcalis, (ec - ida vcró intétio eft
relatio ronis mutuain oenueno jg claié innuit Doctor 1, /d.25.q:vn.cum
inquit;quod eft relatio ra- & (a idet ma- [d rmis per-mutuá cóparationem in
attribu- — so rationis, fequitur debere cie mucuá in ambobus ,fed fic cft , in
propoiito elatio cogniti m obicéto ad potentiam «ognofcétem nó cít rationis in
vtroq;cXe /—— sremo, quia habitudo inxelle&tus ad obic- , Repo iem ati ra
rü ratio: at incitoppofitum y quia p fe- Íecan- — «undamintentioné formi r d
Geneooeptonéin intellectus non dc-. bemusintelligere quamcunque €ogotuo- ncm
teflexam cadic im aliai) cogni- tionem;vel in obic£tuay prout deaomina. tam
inprioricogniione » vc ipfi purant, conftat .n. nó lolum ob:c&tuim,
quatenus, «ógnitum ; fed ctiam ipsá intellectionem: .. eeaiem polle reflexé
cognolci., &.inboc. fenfu obijci- fecundz iientioni tormali; fed pet
(ccundá imétionem forisalem in- telligi debet actus res exprimens extra fuum
ord inem;quod fit per a&um colla- -— mitum illari in aliquo attributo
rationis ; - inhoc autem feníu cle cognitum , & cflc appreheníum
nóobijciuntur fecunda in- tenrioni formali (ed pruna 5 nam ficut pertinent ad
illa , qua «cbus conueniunt cx natura rci,hoc cfl,ante negotiationem ,
itelletus «x dictis q.2.art. 4. ita nó ter- soinantsnifi irimatias animi notiones.
119. Obijcies,cü obic&tum
cognirumreCogitaturcilccognirum,cócipiturextràfüumordinen,&poniturin
fecundo flaw, quia inteliigiiut (üb aliquo attti» ; buto;quod non cit àiquid
cius. ex natue Quafi. VILI Dé fecundis Intentimibutesi.I.— 351 nin.
txquneilingo ficuc taret y mem; fub rclatione rationis 3d, iuGmusá numero
4ccundarü potentiam cagnofcErem,eig» conceptu re flexus, qué cecmuat y
ettfecandar:us s & clie cogaitan haic;concejrui obiecto cric fecunda
intentio obieótiua, Negatul. affumptrauxs quia per eamd fam relation tationis
obiecti cogniti ad potétiá cogno fcentem aliud ex primere ap 1ncédimus, quam
obicétü terminare actamintelle- étus,quod totü cit parce rcl & per cós
fequés attinet ad cócejtum rei primariüs ad fecundam auem intentionem nO fuflt
€it5 qp ficrclatio rationis, fed vicerius re» quiritur vt per.cam rcs
cxprimatur Ctra fuum ordinem, & in ttatu (ccundo. Sexto :àdem hac de caua
Scotite nó omncs tclationes rarioa!s etià fandatas in prioticogoicion: vel
obiecto , quate- mus cognito , agnofcunt pro fecundis in- téuonibus, (cd 1ilas
vm, quz derelinquan- tur inobiectis comparatis, vt comparata (ant in aliquo
attributo rationis, qp apet- 1€ colligitut ex Doétore 1.d.3.4.7. infra E.&
d.23.9.vn,& 4. d. 1.q.2. & $. Met. Q.11-& alibi (z a lententia ita
intel - ligiwirab An&tore foruzlit X Tromb. in Fatmalit, & al;js
Scotíftis,quos fequi. inpet cinyt fecunda meo dà ies uer fit ipía pa(fiua
cOparatto derclicta sedis "lta db t5 ita n. loqui videtur Scot.a. d. 1» q.
2: Sed uon a(fentiivar quia vel per compa-« tationem pa(Tinà intellig tur ipía
deno-: minatio exrrinfeca derclidta in obiectis; ex terimmmatione a&us
comparantis; quadam cclatio rationis , qua rcíaltare. concipiatur im
obie&to,vcl obieQtis copa ratis ad intellectum comparáté, ícd quo» - «unque
modo accipiatur, pertinet ad con» ; cepium rci primarium, ergo nó benc cues
nitur fecunda intentio obtectiua, Probas tur minor ,quia (i primo modo fü y pro
denominatione extriníeca , claré- liz d exloco fepe cit.q. 1. art. 1. huias
difp.pertinere ad ca,quz rebus conuemut : nullo fingente intelle&ucum aliud
ceali.- ter nó fit; quam ipfemer actus collationis ad illa obieéta
terminaius,cp quidem ve- rum eft de extriníeca denomimatione à uoctnq; aéu
virali derelicta, vcibi ote i cundo modo adhue nà: - p iseery aane Hh 4 *gtc- 1$'cx actui incelleétus cópatan- |
^" —— LANG, Lo 352 egreditur limites cóceptus primarij, quia licét fit
relatio rationis,cum non atfama- tur ,ni(i ad exprimendam realé termina-
tionem,qua obie&um ter minat adtá rca- lem mentis collatiunm , plané
expriinit rent, (icut c(t in (uo otdine,& ita eft pri- ma dumtaxat
intentio. a 120 Dcbet igitur hzc fencéria (ic in-telligiquód comparatio pa(fiua
duorum obic&orum in aliquo attributo rat. onis concepta ab intellc&u
inter ilia ad inftar teípe&us inter illa duo verfantis (it (ecu. da iniétio
, & quatenus per illamobiccta comparata referuntur adinuicem nó aüt ad
intellectum cóferétem; aliud eniin c(t e(fc coparatam , quod habét in ordine ad
intelle&um comparantem , & aliud illud effc comparatum quod inter fe
habenc ex otiatione intclle&us , & aliud eft co cipere illud effc
comparati; hoc; cóci- pientes .n. illud effe comi paracà obicéto- fum in
ord.nead intelle&tom comparan- tem nó egredimur limites concep:us pri-
marij,vt Rüpct dicebamus conceprü veràó fecundarium formamus,cü illud efle co-
tum concipimuas , quod obic&a inter € habét ex negotiatione inte le&tus
;qua- rc magnum d: crimen cft inter concepcü , quo concip'tur homo, v.g.habere
cffc co gnitum, vcl con paracü in ordinc ad intel le&ü concipienté , &
comparántem , & alium conceptum , quo cóparotus cü e tro, & Paulo
intelligitur haberc rat.oné pradicabilis, quia hic vitimus,cx quo ncc tfem;ncec
habitud né realem cius ad «lud exprimit;aut alterius ad ipsá ,«fl conce ptus
omniné fecundarius expranens ho minc,& Petrum , nó (icut (unt in fuo or-
dine,tcd sr illud addi ab inielle&u ca ! tc in attr/buto rauonis ; iile
veró pror cóceptus cít primarius, uia cx quo exprimit realem terminacionesqua
obic- Gum terminat a&tum realem mécus col- latiuam, exprimit rem, ficut eft
in (uo or- dinc. Hinc Scotus &. Mc. q. 2ait , quod fecunda incéuo inetl rer
inquancü con(i- deratur, & per cé(idcrationcin alieri có- paratur , qua
cófiderauo cti ccll^tiua v- nius ad aliud , quafi dicere velit (ccüdam
ántentioné inc(c rei,vr con(idera.u: altc- ti coparatajcu in ordinc ad aliud;
cui có- Difpat. 111. De Ente Rationi Seen paratur,non in ordine ad intelle
&tü com parantem, quia talis có fi deratio coll tiu. folum e(t, quz dar
rcbus c(fc omainó ra- tionis, & inuicem referri relatione raiio- nis,quod
etiá manifcfté docuit 1.d.2 4.dü dicit si iatencionemeetfe relatione ca- tions
perinétem ad extrema (nempe ia. ter quz verlatur) axtus :ntellecus com-
paranus.& imn 4.d.1.q. 2,(ub B.quádo ait, quo fecüda intentio e(t relato
rationis, feu comparauo,quia cófideratum cópa- ratur ad aliud pet a&tum
cófideranus, 8e ita im.elliganc haoc fentenià Mauritius q.3.vntucri.$. Sed
quias lcafauol..j.quol. 19. Bargius 1.d. 23. quictat Lichet. & a- hos. Qui
tamen in hoc deficere videntur, quia p.it ant fecundas intétiones necetfa- r,Ó
aliquá proprictacem à parte rei exige re,vnde moucatur intelle&tus a4 (l'as
cau- (andas, quod nobis omninó nó probatur, quia coparatio pa (Tiua inter duo
obiecta, TM modo expl.caiaettyporettomninó — — ng: ab intelle&a |tüinzvilo
fundamétoin — — re, Vcrum efl vugu. wiétioneslogicas — —lcs non tormari finc
tundaméto , forina- tur enim vniueriale y.g. ftante reali come — ucniécia
plarin 1n cadé nacura , forma- tur przdicatio. vnius de alio (tante ccali - ;
idétitate vtrorumq; adinuicem, formatur illauio , vcl confequentia flante real.
ena- natione vnius ab alio, vel filtim cócomi- tantia& fic de alijs. Aft
hoc nó impedit, quin pofTint al;z excogitari fecundz in- tenuoncs omninà
phantaflicz j quibus inieiicé&us comparet ad libitum obiecta cogna in
attributis rationis , vnde non cft dc rationc fccüdz intentionis, vt fic,
habere fundamentum in re. Ex ditis infertur definitio prima , & fecunda
intentionis , & difcrimen intet illas, Namprima intentio cfl obiciiuns al£u
cogni um vel abfolute per ai re- £^ Gum aut refle xuyvel im ordine ad aliud per
atium collatiwum. fecundi aliquod aitributü conueniens illi exnatura rci ante.
intelle&us negotiationem . Ratio huius dcfinirionis ett, quia per actum re«
€um, & rcflexum res cócipi folet in (uo . ordinc,X boc ctia fieri potctt
actu colla- tiuo , (i res cOferantur adinuicem fecundü aliquod attributü reale
; (i quiscnim ho* mi- Am, & animal cócipiat actibus abfo- lomo oc ra quid
fint , ac -etiá rclexis inelligédo fe illa intelligere, el illa vt (e cognita adhac
& actu. col- - faciuointelligédo hominem c(Tentialitec warcicipare naturam
animalis , animal aüt mon includere natur hominis , nihil talc concipiet,quod
homini, & animali in (uo ecdine non cóueniat. Verum fi a&u col. latiuo
alterius generis cócipiat animal di- - &um dc homine cíTe genus hominis ,
co "quod inrcllcéus cognoícés hominé par- |! ticipare natoram animalis
(umptit occa- fioné pradicandi animal, & (ub: jciédi ho minem dicédo bemo
cft animal cunc vti- . que in obicétis fic cópararisdiucríe com tiones pafTiuz
per talem actum col. feioem derelinquantur qua ex parte ex- tccmorü srh
diucrías corum proprictates diucr(imodé nominantur, & intentiones fecundz
dicuntur przdicati, fübic&i, gc- peris, fpeciei &c. Specificauimus
autem prin intentioné elle obie&um a&u co. ^ gnitum, vt cétra quáplurcs
Scotiflas do- " ceamus non fufficere,g» üt cognolcibile, (wt prima intétio
dicatur, & racio cit ,quia ficut obicétum nondicitur cognitum , &
intellectü, niti qnádo actual:tcr terminat actü intelle&us , (ic nó hibet
elfe primo intentum, vcl primà inccntioaé, nili qua- tcnus primó tecmioat actü
intelle&us, va dé ob:cctum,vt cognofcibile,dici nequit prima int&uo,
niá remoté, actu veró có. ftituicurcalis .cumreriminat actualiter pret- -Apàm
inrentionem formalem intclledus, vt bené notarunt Tromb.7. Mct.4.9. sar- nanus,
& Fuentcs cit. Secunda veróinté- 140 eji comparatio pa[fiua, qua reperitur
int«v duo , vel plura obie&ia adinuicem "€aparata 1n aluo
attributorationis fi- 6o ab intelleiu per modum relatioms dUnuiud intcr illa,
quz definitio soligi- tür cx Scoto 1. d. 25. q. vn. cu us intclii- gentia cx
dictis facile deducitur quoad owncs cius parciculas,. Maximé auté ad hunc
dicendi modum accedit. Aurcol, 1. d. 23.pati, L.art.2. m fine, vbrait intétio-
ncs prunas cie cóceptus obicétiuos pri- mi ordinis, quos inicllectus immediate
format circa res ; inientioncs veró (ccun- das «ffc conceptus (ccundi ordinis »
quos Vi. De fecundis Yntestionibus efr. — 353 intelle&us fabricat
relc&tédo , & rede- uadocitcà primos conceptus,v: süt vni- ucr(alitas,
przdicabilitas , & huiutmodi qti ad actum componétem , & dinidéie,
& connexio cxtremorum in medio, quà- tum ad a&um di(curfinum,&
inquit om- ncs itas intcutiones pertinere ad przli- cámentum relation;s. 1211
Quomodo aüt,ac pcr qnem ada fiant (ccundz int&cioncs, facilé deducitur CX
di&is q-4- art. 2. nam iuxtà principia ibi tradita dc formatione catis
rànis di- ccte debemus (ccüdam incctionem mate- raliter ficci lioc ett
derelinqui (ec acti collatiuum intclle&us, nó quidé omnem, fed illum
dumtaxat, quo res coimpacacur in aliquo attributo rationis ; formalitee vcrà
Bir per a&ium reflexumsquo tal;s có- paratio pafliua cócipitur in
obie&is co- paratis admodü vere rclationis,& mutue inter illa. [tà
inlinuat Do&ot 2. d 1. q.i. atr. 2. dum loquens.dc fecundis intentio- nibus
ait non haberc e&c line actu. cópa- rauvuoscfló fiant per intelligétiam in
ve^ ro cilc (uobis. n-ycrbis,vt D. Vulpes cit. - di(.att.vit.adaotauit ,
fignificat (ccüdas iar&tioncs per actum cópatcauiaum habc- te un eflc materciale,&
derelictum, & per intell.géiam ccflcxà füfcipere poftca c(- (c vcrum conis
fabricatum, & Formalc, Et probatur breuitet y quia talis comparado paífiua
anté scum rcfle xum, quo comci- pitur ad mod rclationis, eft cii d enoini-
natio exuinfícca in obiectis coparatis de- tcliéta ex «crminatione a&us
collatiui, ec o ante talem a&ü non habet cüle actua- c, & formale
rauonis, (cd rantü materia» le,& fundamentale,cü vcró tali a&u có-
cipitur ad inftat verg. relationis iater illa obic&a, tunc (uícijic formale
e(fe ronis, ità (cnc Barg us cit. 1.d. 23. vbi notat gp fi interdum inquit
Doctor fecundas in- téuones produci. per aCtü comparatitils id debct incellig:
nó formaliter,(ed przz- fuppofiuué, 1nquavtum produci nó póc fccunda in«cnuo ,
nih jrziuppofico actu Cópatatiuo ; quo habitoincellectus nouo. actu producit
intécéonem in re coguita s & nó producit eam ipfo actu comparatis uohzc
Barzius ibi,pro quo modo dicedi citat ctiam Lich.z, d«1 5 q- 1.1dein habet
Maurit, - 354 Maurit.cit.q.3. vniuerf. vbi jn formatio- ne entis rationis ponit
multa figna , & cü indecimo figno dicat intellectü habere actum
comparatiuum pluciumlobie&torü in attributo rationis , poftea fübdit in v0-
decimo habere actum prodattiaum fe- «üdg intétion's cólargentem cx cópara- uonc
przdié&o,& idé docet Brafauol. 9. quol.19. Et quia hicactus
apprehendédi illam coparationem per modum vecz re- lationis fpeétat ad primam
operationem, idco pcr hanc (olumoperationem fiü: (c- cundz. iptentioncs in fuo
e(Ie formali. 'a vcro situs collatiuus omnibus , & Jirgulis operationibus
conuen:cc poteft, idcó poterit per omncs ! eri marerialiter & derclinqui
peculiaris fecunda intentio, fic per primá operationem intelle&us có
fÉcrendo animal rationale in ratione defi- nitionis ad hominem in ratione definiti
, & é cótra abf; aliqua affirmatione, quz nócít dc cílentia definitionis ,
derelin- quitur in his obic&is fccunda int&uo dcfi nition:s,ac
definiti; per (ccundam opera- tionem cófcrentem animal , & hommem in
rationc fuperioris, & inferioris,gene- ris,& fpecienprzdicati,&
(ubie&ti, pre dicádo.(.anima] de homine,derelinquun- «tur 10 huiuí modi:
obie&is coparacis comit parationcs illz paffiuz pra: dicati, & fub.
1c&i,copulz ,propofitionis,&c. & tandé per teruam operationem
cófcrendo vná propofitioné in ratione antecedentis ad aliam in ratione
cofcqaentis derelinquü- zur in illis propofition. bus có arationcs paffiuz
pettinétes ad argumcotationcm, aioris,minoris fequc!a,&c. qua omnia fatis
liquent ex dictis q. 4.a1t.2.&inhocfen(adixitZerbius.sMet.q.8. ad 5. fc-
«undam intentionem non rantum reperi- ri in primaopcratione,quádo eft compas
'rátiua; quod ytique potcft illi conuenire, vt docet Scot.2.d 6. q.2» fed ctiam
in fe. cunda;& tertia, quando per cas vnum al- tcri comparatur in attiibuto
rationis, 123 rcs an folus intcelie&tus cf- ficere pofiit (ccüdas
intécioncs ; num po- tius etiam volátas,& dubium pertinet fo lum ad
Scotiflas cocedentes cns rauonis ctià à voluntate ficri po(fe . Bargius cit.
negat, & cít doGrina cómun:s apud Rc- Difrut. 111, De Ent Ratinis ph
"C centiores, idquc nó probatfed veluti" ^ —— nifcftum fupponit,
1mó.hacde cauía, it* quitno omnes relationes rationis effc fe» «üdas iniériones
; quia mult relationes rationis fiunt à volütate,ua' tamen non funt intentiones
(cctida . Sed a6j Scoti- flx cocedunt , vodé paflia det:niont £3» «üdam
int&uonem , q fit; rc(peétus caue fatus ex actu collatiuo inceiledtus , vcl
ab tcrius potétiz collauuz , vt comprehen dant refpectus ration's à. volütite
caufa» tos,& Tatat przícram lib.1.Elcn: h.q. r, $. Quartó (ciendum inquit,
quod figni ficutio)quz in vocibus ett relauo rauonis vocis iigaificaciüz ad rea
6gnificatam, cft (ecüda intétio fadta per voluntatem , quia hazccóparatio vocis
in ratione figni ad rem in ratione f;gnatifi c à volütates nO ab
intcllectu,& talcs vidétur cífe om- nesrelationes rationis,quz in vtroq;
ex- tremo fundátur ratione denominationis extrinfece ab a&u voluntatis
procedéte; vt fant relationes dominij, & (eruitutis, — emétis,&
vendéus,&c. que ompesoriü- ——— — tur ex COtractibus,& volütatibushamas
———1— nis; nejue inbocdubio videturetle ma- —— —— ior
difhcultasquáminillooanpoífiteffi-.—— cere ens raionisquare fidcfendatur poí»
—— fe ens rationis efficere , facile ctiamdes—— fendi poterit polle formarc
fecundas - Aanienuoncs . [t jx. ARTICVLVS Ino d; Vbi conferuntur fecunde
intentiones cum primis, C" ad fe inuicem. Pr. - T AX 114 97 Onferri foléc
intéciones fecüdz C tum cum primis y quibus imm tur, & applicárur, tum ad
femuicéjquate- nus einuicé dc nominant;ex qua collatio- nc vari dignofcótur
affe &bonts carum .* Pranó iaque cóferantur fecundz incé- tiones cum primis
y licut imagines cü re- bus imagatis;inuente cnim funt ad reprae fcntádas ics
ipías fecüidum methodaom,& cuitatcm, có modo, quo declarauimus q. 3- huius
difp.explicádo caufam finalem: «nuum rationis,& q. Prooem. Log. art. $.
& haicpotiffimum ratione dicuntur di- rcétriecs noftig cognitionis, vt 1bi
cxplis ' , Cà- TUIMNMOUSNOS C HTS . catum eft ,& notauit Auería q. $.
fc&. 8. tali vero collitione oritur , q quic. d (ccundis tribuitur intentionibus,
& rcbusipfis verificetur y ficuc quicquid Á T tribuitur 1magini,de re,
cu:us cft imago$ EN verificatur, cam bac fit fa&a ad inflar il- lins, illis
du nta» at przicats exceptis , vt E * "bene Roccos aduertit trac.de
fceund. in- T - vx ponunt diffcrentiam inter ipfas fecundas intentioncs,&
primas, nócnim ..Valetdicere, genus cft ensrationis, fcu $1! intendo , animal
eft genus; ergo RUE animal cft ens rationis. vel fecunda inten- TUBI » ioyquia
eicfmodi pra dicata funt illa ip» *f E EU PNOMI peciem, alias. /.. intentiones
fccundus à. primis j. ficut fi . ... diceremus de imagine effe figuram » vcl H
^. piQturam, vtique hac predicata dc re Pu euius eftimago , verificari nom.
poflent Edea ipfa, qua difcernunt imagi- .. pem ab imagato , && conuenrunt
imagini —.. gatione fuí nor ratione imagati .- ." r2$ Buplicitctautem hoc
contingere Tw os bifariam poffunt inrenti ones: (— fecüda primis applicari ,
vno modo mc- diante priedicatiotie exercita , alio modo ^» pes iR eir quam
duplice pradi- ionemy ita declarat Do&. q.1 4» voiu. ih corpore quie (ii;
& 'o€s ciusex pofito» resibi qp exercita fit illa qàz-fit iniebus,
vclintentionibus per verbum Jus yesyeff , vt homocft animal , fignata veró fit
illa,. —— qua fit perterminos(ecundarum in'étio: - gum per verba dicí ; &
praedicari, vt ge- ] mus praedicatur de pluribus fpecie diffc- ' . fenubus, cx
quo infcrt Mauritius q. cit. Banc pofteriorem nótam effe pra'dica- tjonem,quàm
fign praedicationis amus: indicium ett , quia. quod: deberet poni à rte praedicati
inca ponitar à parte » biecti, vt patet in allata praedicatione fisnatay
attalis non cft proprie przdica- « tio,quia non prz 'icatur, quod matum ge
ieari & non fübij. itur quod na« um
ett (ubijcis quami docteinà nomreci- pit Brafauola illa eadem qj: (t.contendic
enimvetiam. fignatz pradicationem: effe ie füo generc vcramy & propriam
pradi- : cationem; que liscit parui moinéti, có- » cedi .m. po:cft cíle veram
przdicationem in (uo sencrc y abtolué tamenloquendo »e (000 eft. PL De fecundis
Iptentionbus.e/dre.I.— 35$ negari nequit quod prz dicato exercita non fit magis
propria praedicatio, vtpote illa, qua primo inturtur ante. oculos ponit ident;
ficationegy predicati cum: fubie- Eo, quod non facit. praedicato fignata ; fed
rarius de bac duplici pred:cauoue, » tedibic fermo infcriusdifp 5. q. r. art.
1. 126: Ad propclitum redeundo,li fec dz intétioncs applicencur primsmedia- te
cxercita predicatione ,predicari ne» qucunt nifi accidentaliccr, &
denomina- tiué , nam non (unt nifi relaciones quz dam rationis, quas intelle&us
veluti acci- "dentia quzdam intentionalia: attribuit primis intéion:bus ,
ac proinde nom ni f& dcnominatíué- de illis przdicari poffunt, hic cnim
cftpropriismodus przdicandi accidétium dc fuis fabiectisita docec Do or q.. 10.
vniucri.& ficüt acccidentia e realia de fuis (abiectis pra dicamur in co-
cretoynor in abfl ra&o, dicimas enim, gr homoett a/bus,non albedo;ica
dicendum eft dc his przdication: bus fecundatü in» tétionum refpe&u
primarü,vnde animal d:citurgenus,non gencrcitas,& fic de a« lijs »quia hic
€t eft proprius modus prz- candi accidentium de fuis fubiects ; vt concreta
przdicentür de coacreus . Pof- [um auem fimiles prz dicationss,animat c(t
genus, homo ett fpecies, fumi infenfur formali,aut tantum funJamentali, qui-
denv(i fundamétalier fumátur , sát verae à parte rci y fenfüsenim eft ; quod
animal cft fundamentum: idoncum , vt ad plures fpecies referri polfit in
ratione vniuerfa- lis, quód vtique verum eft nullo cogitan- tc fatelle&tu ;
at ti fümaatuz in (en(u for- mali,nó funt vete;ni i intellectu a&u illis
fundamétis affi géic tales relationes ró- nis,& per itenim ad plurcs
fpecies vcl indiuidua'in rauone vniuctfalis ,. 127 Si vero huiufmodi applicatio
fe- cüdarum incéuonum ad primas fiat me- dia piz dicatione iignata , pór fieri
etiam - praclicatio e ffentialis, vt conftar cum di- cimus gcnus pradicari
inquid de pluri- bus (jcciebus; fpcciem de pluribus indi- uiduis;; verum tamen
eft hanc non exer- ceri nifi intermynis primarum (pót ta- mcn exerccti ecia in
ccundis, quando in- tentiones (c habent , v; lüperfus, & infe- rius, 356
tids,vt notat Tatar.q. 1.de genere dub. r. vnde valct dicere Vniucríale
predicatur de genere , ergo genus cft vniucrfale ) vc tlocet Scot.q.
14.cit.vnde ifta praedicatio: fignata in (ccüdis fpecies praedicatur. in re dc
pluribus indiuiduis,ita exercetur, pra&icatur inprimis , Petrus eft ha- mo,
Paulus cft homo, & ratio e(t, inquit DodGorquia fecüdz intétiones, maximé
uádo copulátur per verbum predicari , üpponunt pro fandamétis , & ideo
tales pradicationes verificati debent per ter- minos primarü . Ad pecsdm aüt,
«uomodo fieri debeat huiu(modi appli- «atio (ecüdarum intétionum ad primas
praícrtim per. excrcità pradicationem, attendi debet fundamentum , quod cft in
primis intentionibus , nam fi inferiora , «lc quibus natura apta cft
przdicari,ditfe- rant eflentialitcr;illi natura applicari de- Abo intentio
generis fi vero funt indiui- dua, applicari debet intentio fpeciei , & cic
dealijs. 1:8 Deinde cóferendo fecandas inté- tionesadinaicem,videmus vnam
fecandá intentione alteri applicari, & de illa prz- dicari tàm exercité,
quam fignaté, vt gc- pus cfi fpccies vniuer(alis,vniuerfale pra» dicatur de
gencre. Ratio cit, quia vt do- €ct Scot.q.6. vniuctf. vbi omnes cius ex-
pofitorcs & q.3.antepradic.ad 3. & q.1. poftpradic.ad vIr.& 4.d.
13.9.1. infia T. & quol 6.infra X.& alibi foc pore ab - 'istellcétu vna
fecü.ia intétio fundari (u- per aliam, & fic de alijs przedicari , quod pe
pendet cx virtutc reflexiua q bet
intelle&us (upra (uos actus;hinc.n. potcft ipsa fecundam iniétioncmreflcxé
€ognofccrc,& ipfas alteri comparare in attributo rationis, atq» ità
cognofcendo, & cóparando fuper ipíam fundare aliam fccidam intétionem,
ficut intentio genc- ris.quz tribuitur animali , fanda iniétio- xcm fycciei eo
ipfo, quod ab iicelle&tu «óparátur vniuer(alivt inferiustuo fupe rioti,
& tunc fecunda intécio fundata dc. nom£aat priorem fundatem,& fic in
pre- fato exemplo dicisur ,3nod gcnus forma- lier cft gens, & denorninatiué
fpecies, &idcó inquit Do&or , quodin his cai- bus1ntentio fundans
fumitur , ye quid , Difpu.11I. De Ente Rationis: — tat, uafí dorf us, fandata
verà,vt modus ; hos auté termi nos ità explicant Expofitores q.6. cit. ex -
verbis iplius Do&oris przfertunqu.8. —— $. propter boc,vt (amere intencioné
fun- dantem, vt quid,ím illa accipere sin fuam quidditatem,& natura, (cà vt
eft id,quod intelligiturffumere intétionem fundatá y vtmodum , (it illà acc:
pere, vc decermi- nationem, & modücótiderandi alterius, & (ic cum in
prz faro exemplo dicimus 5 €p genus cft (pecies, genus (umitur vc id, q
intelligitur, fpecies vt modus , fb quo intelligitur, & hoc modo non
incóuenit, quod vna fecuada intentio praedicetac de alia, & (ignaté, &
exercité ; imo cadem de feipfa,vt cum dicimus fpecies efl fpe- cies,
mquoca(unos eft imaginandum, — quod cademmet intentio numero fit il- la, quz
incelligatur , & ub qua intelligas — eadcm intentio numero fic mo-. —
vtputauit Mauritius; (ed. — c(t imclligédumeandemimnédonenfípe- —— — cie effe
modum fui M4 c éü di- 9€ cimas fpecies cft fpecies, vác (pecics,que accipitur
vt modus, & poniturà parte rz dicati,no cft illa eadetn namero, quae — | f
umirur vc quid, & ponicur à parte (übies 35 Gi,quià idem numero nó poteft
applicae — — — rifibiipfiytadditi, quilberautem moe — dus efl quid additum,
quod benégotaui — — Bra(auogla contra
Mauritium Q6. 1:9 Hoc autem intereft inter appli« cationem,quae fit fecüdacum
intention ad primas, & ad (c inu/cem, qtiod primis femper applicantur, vt
modi accidétales,. qu femper applicatur ,vt accidétia (ubie. is,& ideó
coltituüt pradicationes exec citasaccidentales tantü.m, ac denomina- tiuas;
verüm cü vna intétio (ccüda alteri applicatur, poteft illi applicari tàm vt mo
dus accidétalis , quàm effentialis naa 1i intétioqua alteri applicatur, vt
modus , fa illi (aperior, vc cumdicimusgenus e(t — vniuctíale;eft (ecunda
intétio,cít cns ra- tionis,tunc applicatar,t modus, & detec minatio
c(entialis , & cóflituit predica- tionem quidditaciuá. fupcrioris dc infe-
riori ; fi veró incenzio alteri toten fit infcrior , vt cüdicimus vaiucríale
cft ge- nu$ vcl difparata,vt genus cít (pccics,rüc. applicatur, vt modus, &
dererminaso ace ^ : eiden- iidentalis,quia inferiora accidü: fuperio- tibus,
& vnum difparatum alteri difpara- to;quod valdé notáduin etl;quia Scou(te
cómuniter,& alij vniuer(aliter docet abí- Que vlla limitatione , €ü vna
fccunda in- tentio fundatur in alia, & Plone » vt modus,cam denomipare, (eu
prz dica- tionem accidéalem , & denominatiuam cóftiucrequod vniuer(aliter
verum non eit,v; cóttat in allatis exemplis jin quibus intentio fuperior
przdicatur de infcrio- tian vcro pra(ertim in hoc cafuycum fi- peior intenuo de
inferiori pradicatur , (lic , nedum m cócreto ; (cd cuá iaab- acto ficri prz
dicatio, vt genus, vcl ge- ncrcicas cit Poesia » infra fuo loco dicemus , quia
eft difficultas communis €uamadalispizdicanones, — . Contra
prazdicata podeis 1.proban- do (ccundas int&tiones de primis pradi- cari
non poflc, quia o m nequit | przdicari de oppolito y ed ens. reale, &c .
Kauonis (unt buinímodi,quia habcnt có-
tradiétoria pizdicata, ergo &c.. Nec di- (le oppohtrum przdicori dc
oppolito, alim per accidens, ità e(- fc in propoiito. Nam contra probatur fe-
cundas intentiones. ncc etiam accidétali- tcr polle prz dicari de ptimis»in
acciden- tibus.n.experimur,qua veré praedicantur de inferioribus , vct ecram
,pradicari de füpcrioribus ,& fi veré Pe de fu- perioribus, veré ctiam pra
dicárur deali- quo,nfcriort , vt fi de Feuo przdicatur «urius,neccifc cft eiiam
prz dicari de ho- mine, & animali, & li przdicatur de ho- minc ,
ncceiic e(t etiam. pteedicari de ali- quo homuuc fingulari ; (ed nec fecüdz in-
t£cntionc$, quz przdicantur de inferioci- bus.poiiuat przdicari de fuperioribus
nà » 5h à meMUPEUR fccunda imiétio individui predicatur de Fetco , (o tamcn de
hominc, & animali , ncc qua pradicatur dc (uperioribus, pof. süt praedicari
de interioribus » mà fpecies dicitar de hoininc,»ó de Petro,ergo Xc. -- 4$9
licfp.ens, & non ens eite propr;é oppotita con. :«dictorié , non autem cns
ecalcy& tatiouis, vnde porius dici debent di parata, velui tubitaniia &
accidens, A ádcó ficut rali difpatationc, vel qualicua- d : REB Quafi. 111. De
Jecmdis Tutenticnibus.eAfrt.IT.. 357 cidens pr zdicatur de fubftantia denomi-
natiué , ità à pari poterireod& modo ene rationis de euce reali praedicari,
& fecun- da intécio de príma ; (ed cóceffa minori, adhuc (ufficienter
foluitut argumentum per rcípofionem inter arguédd. allatam uia vt notat
Do&tor t.d,1. q.3. C. & 4. 43.«q. t. infra T.bcné potett oppofitum
pradicari deoppelito filtim denomina- tiuc, & vt modus. Ad impagmtionem,
quod neq; per accidens. poflint fccundae intentiones przdicati de
primis,ncganda cít paricas d accidctibus rcalibus, & ra tionis, quia vt
notauit Kuutus tract. de. 5 - pizdic.(ecund. intent. cx do&lrina Maus riaj
pluribus in locis accidentia realia có» ueniunt fübic&is abfolute, vt (unt
à pacte reiy(ed (ecüdz imétiones conueniunt nae turis , vt tali modo
cócipiuncur ab intel, lc&u; hinc eft. quod (ecuda inrentio in- diuidui,qua
Petro cóuenil nó dicitur de hominc, & animali, quia illi conuenit , vt
concipitur indiaifibilis in partes fübiee &iuas, qua conceptio repugnat
homini, & an:mali , & é contra. fpecies dicitur dg homine, non dc Pewo,
genus de animalis non de homine;quia talcs incécioncs có« ucniüc illis
naturis,vcfunt diutlibiles in ta les partes fab:e&tiuas , quz pracíus repas
gnant indiuiduo,& ctiam fpeciei, (i plu(s quammumcrolinrdiuerír .— — 131
Secüdoobijcituré cótra probas do fecüdas intentiones przdicori de pei mis, nedü
accidétaliter, (cd &c centtalie ter,quia homo per fe prz dicaur de plus
ribus diffc;étibus numcró, ergo per tc eft fpecies, cólequentia tenec per locü
topi cum à deGini one ad definitum , Si neges. tur affuu;ptü , quia pradicar;
cóuenit pet fc iotétionibus , rcbus verà tm. per acce dés, vt docct Scot. q.
14. vniucrf. in core pore quzfici.. Conua elt , quia fi oma. pet «ccidens tám ,
& nà per fe de infe« rioribus przdicatur , ergo Petrus perace cidens tatum,
& nà per te cft homo, cO« (c. uétia patet » quia ideo Peuus cftho-mo , qura
homo praidicatur dc fuisiafe« t:9rbus, & eo modo € homo, quo pnt dc
inicrioribus pdicauur valct -a«contee
quentia à hgnata pra.dicauone ad cxcre €itam, vnde 1 prgdicauio dignata rx $358
fer fe, nec exercita raliserit. | - Relp. Do&or q.11.negádo affumptii, fi
ly-pet (e determinet inbzrérià obiróné affignatam in folutioneinter arguendum
data;(ed verü eft dumtaxatsti ly pérfe de- terminet inhzrens; pro cuius
declarario- ne nota , quod per inhzrentam intcliigic vniónem pradicati cü
fubie&o, per: rens vcro ipfummet pradicatum , inquo funditurillavnio ;
quando igicur aliua dcterminatcio , vcl begorema con- ftruitut cü copula
vétbali determinat ia- hzrcntiam, vt fi dicatur,accidens per. fc «eftens mm
fenfus eft, quod ens couenic pet (eaccidéti; qf veró conllruitur cum a dieato
tunc determinat inhcrens; ve ffi dicátar accidens etl ens pet (e, quz eft s co
ree quid eft fen(us, quód fit - en$hóaltcri inlierens;ita igitur in propo fito
itiquit Doctor affumptü effc fal(uen, fily pec fe dcerminet inhzcentiam,quia
ftcacípecies per accidens ineft homiai, ita & priedicári de pluribus numero
dif-.— ftro, cum vna fecunda intemio füper ali — "Kunidatur,1unc enim
fecüda intentio fun feteritibus; cocedi tà potett ,' fily per fe deterininet
inhzrens I.ly preeüienr ;& : Difput.I 1b De Ent Raiinté S & Í— -5
-ficyfit modus intclligédi prima intentio" ^ — - nisjnó potetit per aliam
fuperucnicnrem intentionem modificari , € denoaminasi ,, Tum 2. quia fecunda
intentio dicitur ta- Jisquia prime fuperuenit ,& in ea fundá-.tur,ergo fi
intentio vna pàt aliecifaper- uenire ; & haic alia, dabitur non (oium
prima;& (ccunda intétio, (ed cerua;quar« ' tayquinta , &c. iuxta
catenam fabticaram fecundarumintentionum . Tum 3. quia fundamétum eft maius ens
fundato; quia . hoc iubftentatur in illo , fcd vna fccunda intentio non eft
matusens alia, namome ncs aque pendent ex intelle&us operas tionc,ergo
&c. ]umrandem , quía dare-- tut proceffüs in infinitum , qui cuitandus..—
eft quantum fice potcft. 2 133 Refp.ad.1. quicquid (it de modis císendi,in
modis ramen intelligédi, vr süt intentiones f(ecundz non implicare dari. — modü
modi,dummodoalterlumatur, vt — — - quid;& determinabiléj ater.vr
modus,&— eterminatis ,& fic córiwEit in cafa no- r. dans (ümitur,yt
quid,& induitquafi coe ——— &üc fenfus eft, qp prz dicati perfe de diffe
geüiribus ouo fici itwini nb quida noe (oltm per accidens ; vnde patet ionem
inter arguendum datam effe fafficientem,(i bene intelligatur. Ad im- ditionem
intentionis pria refpedtualé — | terius fundauz,nó quia icfimpliciterprie — |
máafcd quia eft pnorillaquam fundaty& — — determinátur per eam,vt
modírinrelligés — WWE B9, XM B9 -—85
pugpnationem ibi fa&dtam negatur Con(e- quentia, ad tionem dicimus,valere
vtique coní equcentiam à (ignata ad exer- «itam , quoticícunque illa fic in
terminis fecaada intentroriis , quomodo proprie ett pradicario fignata , &
virtualiter có: tinct e«crcitan, amet fit intermi: nis prima intentionis, vt
eft in argumen to aliato ; quod fi interdum in fioiibbus p iombus tenet-
Confequentuia à fipoata ad excroicam y. hocplané ctt gr; tia marcérig j noa
gracia formae, rta à git. q. 8.in fine, clatus Brafauol. qu. 117 quain
docttidati habet Do&or q- 14; & "eL iy d aes 25 Vai ut *9?131
Terrio obicitur nó potle vnam fécundarà incentióoem alteri, velut modü »
perierat - Tum quia im- cat dari inodudi modi;nod. enim datue. - aXionis
a&io;tiec vnionis vnioj & ficde alijs - at «um crgo [ecüda iirentíoyve
di €ius, Ad 2.negatur aflümpti,nóenim. fccunda inté io dicitur fccunda, quia fu
perueniat prima, fcd quía explicat resia cíte (ecüdoy& attributo racionis
,vr art; 1, declaratum ett , vnde licét vna fccüda in- - rcntio fundetur fuper
aliam ,& fundátes dicantur (ccundum quid primz reípectu fupetaenicntum,
(mpliciter tamen , & abf(olu:é omnes dicuntur fecüda, no aüt tertia, vcl
quarta , quia ones coueniunt obrcéto,vtcognitoy & cÓparato ibattris — —
buto raton's, quodeffecognitum, & cóc — — paratum eft ftacus rerfecundus.
Ad 3.ne« gant aliqui naiorem, vt Mafius (cct.5.de rcbus vriuerhis q..8. fed
quicquid hc de - hoc,vcra cft anaiorjquando tundatio exi- gic lubitemationem; X
influxum f:udgo meti quód nog requiritur in propofis to- de antentionibus ;
«uz-fumb mera relationes vatioms ;& nullum ye. tum inlaxum exigunecy patic
fandamé- uy ^. Myfed qualicunque exigitur ad dandam MeNlunis chio BiMM patus
atiendi- * turex parte intellectus ; & adhuc cóccfTa 13io1i deberet negari
mjnof;quia vc con | T |. — àmuenitur (i0
modo gradualis latitudo , | — «wtinente
reali ex Doctore q. 6. vniuerf. |. . infine, & ibi notant Mauritius,
Anglicus; |. — &alij:Ad 4. Negant
aliqui Scoriftae pro- "keffum
in.infinitum , nam trcs tátum af- fignant gradus in fecundis intCtionibus ;
tiones fundaras in primis, in fecüdo pa(- —
— füb quibus concipiuntur,& hic datur tta- «. tus, quare vÍq; ad
itum tertium gradum; dumtaxat admittunt. progreffum in fa« bricanda catena
fecundarum intentionit, ] & hoc. putant e(fe de. mente DoGoris —.—.
Qs6.cit. in (ol.ad 4. vbi expreflc admit- —. . st vltimum gradum in fecundis
intentio- |. -mibas, quiet terius.iamaffignatus. — — - 3Verümfolatio hzcnon eft
idonea, nà ES Ux A» ; Qua FI. De fecundis Inicwrionibus . e-fr.1T.: ftat ex
q.6. intra fphzram.ents rationis inprimo gradu ponunt fccundas inten-. . fioncs
Buentcs abipfis ; & in 3. modos, 359 etiamfi in ordine entum rcalium proccf
fus in infinitam effet euitandus ; tamen noninconuenit in relationibus rationis
y vt expre(sé docet Scot.4. d.6. q. 10. fub E. &calib; zepé , id.n. aliud
non (ignifi- '€atquàm intellectum poffe.fncoeffiue in infioitum intell:gédo
refle&ere [e (upra biecta cognita; & illa comparare n at- tributo
rationis cam autem loc. cit. ad« mittit Doctor wlItimum gradum in entis: bus
rationis loquitar ex füppofitione, vt — ibi notauit Mauritius,qu£ tamenfuppos
fitio ett abfolucé falfa. Vel dicédü, quod etiam tribus illis dümtaxàt gradibus
ad- mi(lisin fecundis intentionibus, hoc non. obítat , quinadhuc vna ure
intentio poflit (uper aliam fundati in infinitum, quia im i]lo tertio gradu
potett inflituila- titudoinfinita fecundatü ;ntentionum , . quarum vna fuper
aliam fundari poffit, & omncs fpe&abunt ad illá tertium gradi, quia
quatenus vna fecunda: intétio fuper: aliam fundatur, liabet rationem modis DISP
VTATIO QVART -. De Foiuer[alibus im Communi. — ———— Xplicata natura Entis
Rationis, C*: fecunde Int£tionis , vt fic j imgenere, nunc ad explicadas in
fpecie defcendimus intentio- nes Logicales, Cr ab eis mmcipimms,qu
'niuer[aliayfen Predi-' j| «abilia
dicitur, eo quia eorum cognitio multu deferuit ad or« || dimanda pradicaméta;
agemus autem de ipfis pofleain particulari - H«c dici folér viniderf ia
inpradicada ad differétia vuiuer[alis, tum in caufandoycu iufimodi efl Deus, A:
rimó in comuni, € quacunque alia cauja concurrens ad plures effetius, tüm in
fignificado, qualis* eft vox plura fignificans, vt boc nomen animal, quod omuia
fignificat ammalia;th' dnreprajentanio,qualis eft bomisis imagoyaut ettam eius
cognitio, que aliquo mo- do omnes bomines repr &fentat; tum denique ad
differentiam vuiner(alis in effen- — vs nempe cum aliquali fua vnitate e[lyvel
eje potefl im multisyvtnatura ani alis in omnibus animalibussGr bominis in
ommibus hominibus. Igitur Vninevfae le'in pradicando, de quo bic agere
tmtendimusysnullum borum e$t , fed tantum eit fecuida quadam imeniio appiicata
illi natura commun , que dicitur vuiuerfale — in e(Jendo, per quam relationem
rationis illa natura communis conjtitui oxi- | ? m? potens pradicavi de multis.
Ex quopatet vniuerfale rp. effeudo effe funda tum vunerjalis in Lemaire eon.
quód natura banana cft in ?Peivo O Paw i lo, pradicatur de illis - Hinc
vniuerfale in effendo confucuit appe liart Jat materialeyc7 fundamentaley cr
pro prima intentioneyiré vuiucr idle Metopbylicits i guat enus Meragbyficus
vonjiderat magtras rerum fecundum Jes yuiuer[aic E^ in 3$6 dantur in primis .
Cum igitur vniuer[fa £lety ad Meta d Logicisyquant Logicum; nc QV ASTIO I. n
detur V niuerfale à parte rei . Oueturquafitum tàm d| de Vniueríali in
c(s&- 4 B doquàm in przdica- M| do; &quoad viráque | parié hic
refoluetur, "EXEC. obiter tamen de vni- 'werfali in effendo. Hac de re due
extant €xtremaz opiniones, & vna media,que cft wera ac tenenda . Prima cft
quorundam Philofophorum antiquorü , quam rcfert Arift. 1, Mer.c.6.& 4.
Mctcap. $.de Hc- zadito, & Cratillo, qui in rerum natura fingularia folum
agnofcebant,& vniuer- falia pror(us negabam ; ab hac opinione non malum
ditat Nominalium placiti, qui rationem vniucrfalis reponant folum àn vocibus ,
& conceptibus concedendo tantüm vn;ucr(alia in Gignificado , & re-
atcntando, negando prorfus in eff en- do,vndé & Nominales cognominati süt,
ià Ochá Vd Log.cap 14. & 1. d.a. q.4. & quol, s.q.121.& 15. Gabxicl
1.d.2.9.7* Grcg.1.d.3. Rubio.ibid.q.7. & ex Recé- aioribus quamplures ex
Patribus Socicta- tis prz (ertim Hurt. difp. $. Mct. fe&t.10. Aniag.difp.6.
Log.fc&. 4. Akera opinio €x diametto oppotia concedit vniucría- le
ina&uáà parte rci, nótamen codé mo- do. Plato namque hoc adaittebat (epa-
ratum à fingularibus,vt ci impiogit Arift. 1. Met.cap.6 & lib.7. cap..
itaquod da- zetor homo, (cà bumanitas ip cómuoi, de qua tingali homines
participent, & equus in commani,de quo omnes equi, co fcré modo , quo
pliscs hucerng cx codem lu- minc accedunius. Alij «cro. admíttix vni- , wecflc
à parce rej nont à fingularibus Difput. IV. De. Vniuerfalibus in Communi.
gradicaudo dicitur vniuer(ale formale in a&inye* pro fecunda intenzione,
quia nis mirum importat ipfam intentionem vmuerfalitatis,que e(l forma
rationis,qua ali" uid denominatur vniuer (ale in a&us dicitur etiam
vniuer[ale Logicumy quia Lo- gicus per fe confidevat feowndas
intentionesnaturas »erà erum nonguf infevuiunt pro fundamentis illarum , m p
ini fecundis intentionibus , vt fun in e [icam trattationem eius ex profeffo
remittimus, vt Met fieri potefl di [cernamus, quia tamen fundatur ineo
vniuerfale amentum eius fit tyronibus pror[us ignotum , aliqua obiter ini« $io
buius difp. de ipfo wniuerfale in e[Jendo ex Metapbyfica fuppouemus . quatenus
sendo proprie ad Metupbyficum fpe- aphylica feparatü,fed in cis realiter
inclufum,imó & cum cis realiter identificatum; vocant autem illud
vniuecfale in aGu, quia nata- ram cómunem in pluribus Lena - amyinquiunt, veré,
ac propri P dici vale uec ci aliquid defice- read a&ualem vniaerfalicatem
mW tam,ità Paulas Venet... 1.vniuerf. & lib. z.Mer.& ;cusrenet
Monlorius difp. de vniuet(.cap.6.& folet quoq;Scoto ime. pingico quia in
2.d. 3.3.1. docct naturá à arte rei de fe pluribus cómunicabilé ef- i. Tertia
demum (entemia concedità — parte rci vniuer(alc in effendo, .(.naturas communes
in fingularibus exifténces n üidemquafi (it eompletum, & ip adus — ; ed inchoaté
folum, & remote , quatenus fundarc potcft fecundam intencioné vni- ucrfalis
Logici , quod folum fatetur effe — vniuerfale completam, & in actu, at non
habere effe , niti per intellectus opcratio« nem quz eft vera (cntencia in
omnibus fcholis recepta . xdi ARTICVLVYS PRIMVS Refolutio quafiti de
F'niuer[ali in 1 , effendo . . ; Dis Vniuerfalia in efew- dcm Y reir inu a» fed
i ncis i à fingulari t2, fed in cis fcu, Cmdm cis realiter identificata .
Coxclu(io eft Arift. loc.cit. vbi acriter iouchicac ia cos , quicantum fingularia
agnmofcebant in toto entrum ordinc E ait deinitionem , pet quam exoli- canit
rerum quiddicates , dari de re vnmuerfalibus,& 1. Poft. c. s. & 1 1.
fcien- tiam effc de vniner(alibus, qitz in (inga- Jaribus exiituat ; SCeum
Kiencz pluris — "ma mie (int'reales y wniverfalia eorum ie&a erunc
aliquo modo à parte rci , Gi: Perihzr. rerum alas poni vniucr(a- ; les,&
aliasfingulires,X 1.Poft.c.1.& 2. dec Anim.c. fait vn 'ucríalia miclleétu
fin laria fen(u cognofci ; cerum autcm eft ic&um , praicctim motiuum , antcce
detca&tum potentiz cognoícentis aliquo modo,ergo hzc conclufio cft
peripate- tica, quam proinderecipiuat vnanimiter T » & Scotiflz coma
Nomina- lescum D. [ ho. de Eme, & etfentia c.4. Met.q-13.Probatuc €
cuidcoti ra- tione ipfam declarando. Nam per vniuer- lalia in eflendo hic
intelligimus folü na- turas cómunes;per quas indiuidua à par- t€ rei
conucniant, & affimilantur,fed ta- les naturas reperiri ipfa experiencia
do- cet, nam per hamanitatem Petrus cóue- ' nitcum Paulo, non eum Bucephaloy f
animalitatem conuenit cum Bucephalo , . nócumlapide,crgo &c.Itemiper
vniuer- M ile in cfi sm cómunem loquédimo «lum non intelligitur vniuerfale
cóplctü, »fed natura comunis, qu po(- itati$5& ob fuam cómunicatem przbe-
1€ occafionem inttlle&ui , vt ipfam cóci« piat veré, & pofitiué vnam in
mukis , & ec mulus przdicetur , at admittere vni- ueríalcà parte rei 1n hoc
fenfa , inchoatü nimium duntaxat, incompletum, non folum ab(urdum non eft (cd
maximé ne- d €cílarium, ne dicamus intelie&um teme- (0 $6, abíque
fufficienti fundamento co- & o natucas vniuerfales, ergo Xc. vide: —
"[romb.7.M ct. q.9. & Ant. And.ibi- dem; & initio pradicabi À -..4
Secundo probatur cadem Conclufio €ontra INoininales. ncmpe noníolái dari vOCC5,
aut conceptus tormales cómuncs y fed illis veré corre! pondere maturascom
muncspzo cóceptibus obie&tiuis, idque Mic jmpriaus cx. veritate pradica-
tiOni Sin quamatt Pa comunis cnunciatur dc ali có pata vt cum dicunus 'Pe- trus
c deno ead arp vniuettale quod- dam cnunciamus de (ingalapi .& oftedi«
musbab.re cü eo eticntialeu conncxio- mcn, & quidem noa indicaui connexio
^o Logaels | N e w & opafc. y j. & $6. Scoto 2.d.3.4. I. & 7 1 :
Duell Lion detur Vniwer(ale à parte vei. eEL y6nb inter illasvoces Petrus ,
& booo,ncue inter conceptus formales illatum , quia pradicatio effec omnino
fala , (ed. inter rcs per illas voces , & conceptus tignifi« Catàs , ergo
cum epunciatio- fit vniuerfa- Lsde parciculaci , plané prater. lingula ria,
& vniuerfalia in igmficando admit- tenda Íunt natur communes , quz .di-
cuntur eniuerfalia in effendos & conce- ptibus formalibus comunibus
corrcfpone dent pro conceptibus obietiuis. $ Refpondent Nominales neg. cone
feq.conceptus namque formalis hominisy vt ficnon fignificat immediate aliqua
na- turam coómunem indiuiduis humanis , (ed immediate omnia ipfa fingularia
confus& cognita fine diftin&tione inter illa. Con tra vel fignificar
illa copulatiué , aut co- pulatim süpta,vel difiun&iue, feu ditiun:
&im,nó primum, quia cum totum, q concipitur ex parte przdicati, debeat af^
firmari de fübic&o ; fi per illud przdicae tum bomo copulatiué fignificamuc
indi uidua omnia, & fingula naturz bumanz, omnia quoque, & fingula dc
Petro affir- marentur, & fic effet propofitio fal[a.s 4 Nec valet quorundam
refponfio,quód li-- cét videantur omnes naturas fingulariump de Petro affirmari
, re tamen vera noaf- ficmatur, nifi propria cius natura quia irs hoc br aétus
copulatiuus B rrind per quéfit fopradicta propo(itio,3 cope latiuo claro, quod
vbi itte de fübicéto af- firmat totum id, quod ex parte pradicati-
attingit,confu(us nonaffirmat,nili part&- fuiobiccti. Non valer,quiaad
vezitateas. propofiuonis copulaciug ab(oluté fum-- ptzliue nimirum fit
copulatiua clara, fi uc confafa y1ndifpen(abiliter requiritur g yt totum
przdicatam , &cqualibet cius pars verificctor de (ubiecto ; nec fufficit
quod aliqua pacs tàcamalli coueniat,& ip: hoc praferum à ditiunétiua
fecernitur s vt con(tat ex Summulis.. Si verà alemume alicratar cum
Hurc.$.179:quód .f. bomo in allata propofiuone ficar 03a Due mana indwuidua
dilute ;; cunc. illa propohio eiriseft bonos fic colues zur, Petrus.eft hic
vclille horao, Ícd ifta. noneí) pradicatio-vniuenals' de (inguee lari plod
indiudui vagi yvt cum — Fr 362 ille homo ; tum quia vniuerfale dcbet pluribus
pradicari per modü vnius , hac enim ratione dicitur vnum in mulus, & de
multis , crgo in ptzdicat;one non poteft fignifcarc plura difiun&im . Si
tandé di- catul,vt ait Arriaga cit-Ícét.6. nu.3 1. na- turam humanam confusé
conceptam effe przdicabilem de quolibet indiuiduo ina. dequaté, .i-vnam de vno
, & alià de alio, quod fufficit , vt abfoluté 1ila fit pra dica. bilis dc
pluribus, vt ad wniwetfale requi- ritur, Contra, quia tunc in qualibet pro-
politione propria matura przdicabiiur de proprio indiuiduo ., & ita cum
dicimus "petrus efl bomo,nop erit pra dicatio fa. perioris de inferiori ,
& vniuerlalis ce, 5 brgulari, fed eiufdem d fcijfo ; vt bcne vrget Lichet,
contra Ocham 2. a q.1. $. 4d vc[ponfionem , qucm nodum vt folnat Arnaga cit,
mirabilia dicit ,& ;n- eredibilia, qua confutatione non egent. |. Deindé
principaliter, cognitio v niver falis non immediaté terminatur ad om. nia
lingularia cotenta fub illo, ergo obie- Gum immcdiatum talis a&ss erit
aliqua vnanatura ita comunis à patte rej omni- bos illis,vt in ipfa onininó
ccnucniant & aflimilcntur, Irobatur affumptum; quia illc actus omnino pra
(cindit à Gingulari- 'aatibus , cum ex vi ipfius indiuidua con- ueniant, &
nó diflnguantur, ergomóim- mediate «ci minatur ad /dla, alioquin etiá
Jfingularitates attingontur a c(p.Hurtad, cit. $.163. per illuni actum concipi
1mme diaté omnia indiuidua, vt. 6 milia, X idco. [cindcre à fingularitatibus ,
quac 1pla redduni di(Ii miliayvnde $. 147.inqnit im- medaotün lündaocnt 6 vn
ücríalitatis ef» feplura tingularia, vt timilia, Hac fola- zio tàm infirma eft,
vi ncque Arriaga , -€ftó it eiufdem opinionis , cam rceipiats & quia cft
quorundam veterum T bomi» farum przícrtiin Heruzi, eam refcrt & optime
unpugnat Zerbius 5. Met. q. 17« S. Prepier. [ceuudum 5 nà quatitur, quid fi 1
lud; in uo inciuidua v.g. bumana. fum 6 milis,Kané cns rationis c ffc nequit
«uia Vimili ode (ipj oniur efe reat s, fa €Ák quid rcalc; plané id cte
ncquita)iqua Difput. IV. De Puiutr[alibusin Commmi; .— petrus efi aliquis bumo,
taenimrefol- — natura ] tiitür ,vc cius fenfus fit, quod elt hic, vel js,
quaidtm Diainis perfonis referua-. ispluribus commmmicibió ^. tur, ergo
communis, Neq; immediatum —Ó fimilitudinis poffunt poni ipfa omnia fingulatia,
vt cóformia s. vt dicebat ome mni eft omnia fingularia, vt coformia , vel
dicitaliquid — prater ca abloluté confiderata; vel non; finon , cum omnia
(ingularia abfolute: confiderata fint plura,vt plura, tuncom« nia fingularia ,
vt fimilia erunt plura, vt plura;& fic ratio pluralitat;s, inquantum talis
, effet ratio formalis conformitatiss & vuitatis quod eft impoffibile ; (i
pri- mum, certéid effe nequit, nifi aliquod rcale ipfis commune, in quo
conueniants quod eft intentum. . 7 Refp. Arriag.cit. pera&ü ilhi cone 1
fufum plura cognofci ex parte obiectis —— etiamí) cx parte modi attingamtut; vb
— — vnum, quatenus pet confufionem nó di- kr rpm illa plura . Contra, ille
adus. ob íui contufionem nonattingitfingula- — — riates omnium indiniduorum
,ergonom — — aiingit plura , vt pluraex parte obiecti y quia indiuidualis
pluralitas cx illis folum & : prouenit,ergo nedum ex parte modi, fcd ctiam
cx partc obiecti plura attingit, VC— — -vnua; Prob.comfeq.quiacogniioidiàe —— —
tum reprzfentat , quod fc tenet expate . 'obic&rüigitur non reprafentar
plurali-— utem, & d.itinctionem,certé neq; obies —— &um, prout efl
terminus illius cognitio» nis) dittin&ionem habcbit « Confir. qiiia li-cx
paite obiedti plura attingitvt plu« ra,ergo non repra'(cntabit illa vcindi ftm
&a,& per modum vníus , namrotum id teprarfentat , quod attingit, com
ergo nó rcprafentet plura;(cd vata, (i 2nd. cft no atcingere plara (cd yaum.
Tandem it ko- - dec Anim, oftendemus obie&tü non acci- pete vnitatem à
coceptu,fed potius € co tra conceptum ab obicéto, quia potentiz. — - Épecicaumr
pactus, & actus per obiecta. ex 2«de Anim«crgo falium cft natura hu« mani;
g.aliam vnitatem nó habere, nif quà accipit à cóccptu formali intellectus.
confuío; (ed contra hoc [INominili(mum fufius agcmus in Mct, Vide Taur. q.1-
Pra dicab.dub.z. Fabrum 4., Met. difp.9. $ Ieruó quod hzc. vauucr(alain cí* Íci-
$4.1 f. «efu detur Vniue[ale & parte vei, &/Art.1. 265 . fcnlosfeü n.c
re cómuncs poni non de- beantà (u;s ngular:bus feparata , fed in 37.
eisinclufa, & cum eis realiter idenufica- | — — gta, clt cid communis
Peripatheucorum , fenfus, & expreffa A1ift. fententia contia ; Platonem,
vnde 7. Met. ait; quod nullum -. vniuerfale exittit preter. fingularia fepa-
;ratim, & 10. Met. vmuerfalia. non. (unc . przrer multa , & 1. Poft.
domus non cft prater has domos, & lacetes prater. hos lateres, & in
predic.fubftátiz haber.cor- .rüptis primis fubftanujsimpoffibile cfle ali uid
aliorum remanere,hoc cft, deftcu . €tis fingularibus vniuerfalia quoque cua-
" neícere;vt expofitores ibi tradant; & pro- batur manif fla ratione
ex ipfo A:ilt.dc- du&a 7. Mct. contra Flatonem, quia vni-. uerlalia veré
praedicantur dc fuis fingala- . gibus, vt 5ottcs eft homo; fed przdicari — «cté
dcalio przí(upponit effe inillo , de P qu predenunenge vniucr(alc eft in in- i
— diuiduis,nó autcu, (eparacum ab cis.1mà vniucrfalia eflenrialia , vt funt
genera , & fpecics,nó folum dcbét elic in jndiuidus, B LU 5C
nerío.ingularis cft, ac ind;uidaa , iuxcà ... jud Bocuj axioma Qmn^,quod c$t
,ídeà — 7 efl, quia »3umnumero eff , quodin hoc feníu ab. omnibas intelligitur.
Vecüm an talis fuerit feacentia Piatouss m ci e eyrus Aritt. valdé dubium cft
& quod picionem auget, cit, quod teftatuc D. Thom (teftis plane &de
digniffinus, & omni cxce ptione maior.) lib.4. de regim. |. FPrinc.c.4
Arift. ncmpé non plan? tefcr- Pons [cntentias, maximé Socrar.s,& » ^h fy o£
& "t KA 17 RUN ! ; & quidem grauiffimi Patres & ilofophi, prz
(cca veró Auguft. lib. $3.4.9..]446. & lib.7. de Ciuit. De1c.28. Seneca
lib. 8. & E ugubinus de. perenni : 10. Placon.
—- - indices àimpottura , X 4 iuit £aulc locutum de Idcis inedit. quibus.
(ubícribit Scot. 1.d,3 4.4. vn.$. 4d «fia y allirmaus Atiltanaié retul dc
Platonis (cntentiamy fubdit Mayron.1.d.47.9.3. id fccillc in» nidia motum, fed
videin'uc Auci(aq 8. Los.(vc&.2 . & Fafqual. parc. 2. fuz Mer. difp.1
1.(e&.3.de«nence Pliconis oii né dilcuccentes, & Mayson.loc.cit. pro
Pl;- tone conica Arift, fteeoué decertans. De
-yniuer(ali platonico etiam d tfasd diTe- .ric Bonct.a. (uz Met.c. 2, & 4. & poftea lio.8. cap.1. agit de eifdem vau.
rfalibus iuxtà men:cm Acift. & Concaren. to. 5. quat. perip. 3.1. 9 Hac
igitur cft comm'ms fententia Realium contza No.ninal.s de Vniuerfa- lib. in
eífendo ; v: notat Mcuri(fc lib. 2. Mert.cap. 5 q.3- & quidem Scotü ;lla
ad- mittere à parterei modo :am declararo tet exloc.cit.2 d.3.q. 1. vbi conis
viri- s id probare cótendi: , quia vcró VT. loc.lapracit.ita aper: non la
u'tur,ynde non dc(unt ; qui eumtrahere conantar in Nominalifaium , vt Hurt.
& Arriag. cit. ideó locum alium adducere libet , quem rcfcrt Zerbius,ex
crackatu de fenfu refpe- €&u tiogulacià, & incelie&tu tefpe&u
vni- ucr(aliu.n, vbi in 6ne inquitipf.£ natur, uibus accidit inientio V
nuerf[alitatis, unt in rebus," propter boc no'nina co- munia fignifi c
antia natar as ipfas pr.edi- eqntum de indiuiduis, non autem nomina
fignificantia intent iones, Sortes-n.efl bo- * moyfed non [pecies, hinc,&
alialocva . S. Thoma ex tra&. de Vaiue fal. b.
& de- n tura genceis,X cx 1.(cn .d 38.3. 5 acc. io Corp. a idaci Zerbius ,
ex quibus ina- nife(té deducitur Doctor. Angcl. non à Nomioalibus.(edà Realib.
ft «ce., Verum tamen cít , Keslcs poflea etia inter fe di- f.tcparc in mo lo
ponendi va'ueríalia in €il-n1o; Scouitz nam ]'ic docent, nacura 1;à cxiltece in
üngulaci, vt juam us ficilli realiter ideacfi caca, manet adhuc camen €x natuta
rci formaliterd tlincta à (iogu laritate ob d ucriiarem (uar rationd , quas
etiau) in cali idenarate rcali (eruant bees ca e — n. ex fua ratione ormali
femper ctt pluribusco ica bil iagularimtim dinum bU RR quod natura ex
coatractione per fingas lacitatem facta,non ni(i exainte. 6, x des nom .aaug?
aaanet fiagulaizata, q./à d.» tlinctioaem euam agnalcür iocec ac dis.
m.taphyacos i. inter padian s de : A la ; à 364 fia natur fuperiora , &
inferiora lineg gradicamenialis eadem fere ratione , vt v.2.anima!&
rationale it& diftinguuntur, quia importát diuet(as formalitates ,qua- fum
vna c(t potentialis , alteca a&unlis , «na e(t ratio, qua homo; &
brurum coa- ueniunt , altera eft ratio, qua. differunt , 'citrà quodcunc; opus
incelle&us;cum er- ' go de codem (ecundü idé contrad:&oria à parte rei
verificati non po(Tiat , nece(Je eft, quod importent diftin&as ex natura
tei formalitates, ità m— i apud Sco- tum 7.Met.q.13. & 16. vbi Tromb. q.4. Pert jv: Am & in r.d. 8.
q.:. X 1. :di3- q. 1. vbi Tatar. Lichet. & alij Scoti-
, relrca eademloca. Thomiftz veró , ] tquidem naturam cómunem ha. "bere
e(te reale in ingularibus , (ed nullo ca ab efle fingulacium, & differentia
iuiduali ex natura rei actual ccr d ftin- €uin,fed tantum virtualiter ,&
per intel- Ic&um concipientem cü fundamento ia re/naturam cóem à
fingulacitatc abítra- &am , & ità con(equcncer loquuntur de cateris
gradibus metaphy(icis ; vndé ad argumentü illud de contrad:ctoc/js ccfpa dent
ad collendam contrad €tioncin (uf. ficcte di(tin&ionem virtualem , ratioge
cuius aliqua' non funt omn nó idem , & adequate, & ità fic contradidtio
circa $idem,non (üb cadem ratione, nec fub co- dem modo . At hzc folucio parum valct, vt conftat cx di&is
difp. 1. q. £. art. 2. lo- quendo de diftinctione formali,
& ex di- cendis difp. 9.q. t. art. 2. cíto .n. fufficiat ad euitandam
contradictionem fuppotita - intclle&us operatione , & d uera ciu(dé |
gerappreehenüone, quia tunc oppolica s pridicata non verificantut de re
fecundü adzquatá iplius róncin, (ed
inadeequatá, & aliquid T emqe vni Roa , qued "* t altet!,:fi prz ci(o
opere intellc- ri So fufficit uim ibi nó eit alia,& alia ratio, jvndé
abíoluté quicquid przdicarur de|vno, pra: dicacur etiá de altero, vt tunt à
parte rci ; fed de dittin&ione icamentalium,& compofitionc mc-
taphy(ica, quà faciunt, quatenus vna. c (t «calitas actualis, &
contractiua, altera , ial.s, & contrahibilis ex profcífo B Mcgis igendutet;
quamuis dc c6- Difyut. 11. De Viituér]alibus in Coimiunt ' tat indiuifionen per
principia eilentialias . non arbiccantuc abfurdu.n , (ed fumme .lo, ucur eaim
conftituit c . taquantum eit defe , poteratcótlituere —— Paulum ; à illi à
gencrantecomuiunicata — po itioae aliua dicemus difp. feq. q.3; to Piaterea
neque ipfi *corittz (aci imer. (€ conueniunt de. cGmunitáte cealt naturatum',
quidam .n: contendunt effe cómuncs per inexi ttentram, itaquod vna, : &
eadé humanitas realiter reperiatuc in Omnibus homimbus , v.g. humanitas Pe-
tri, & humanitas Pauli nondifferunz, nid — —— extrinfccé,rationc .(;
diffcreniarüad d Garum; qf autem atferunt vn im eile oa. tutam iv omaibus
fiagularibus, (3nà non intelligant cile vnam mumericé, d.n. di- uinis taacü
períonis referuatum ett , in quibus vna, & eadem numero prorfus in- diui(a
na:uca repetitur; fed loquuntac de illa vnicate propria naturz , qua impora
"— dici folet vacas rocmalis, & eff -n- tialis , quai ide ett m nor
vnitace nuines ; & ponere in cceaus eande n nitucá fic vnam in platibus
fiogutaribus nedum — neceifar;ü ica. dc fendunc Canon. 1; Phyf. q 6.Bonet lib.i Mcr. cap.2. ra'ion bus - fané
nó (petnend s , Mcurüle loc.citq.4.— & fuse Pafquahg. «om. 2. Mct.dif.1 4.
à etia ita loqui videtur Faber 12 Mci. loc, ci, & 1n Ehilofoph. cheor. 95.
cuin alijs —— qu.buldam. Carceri vecó Scoutlae admits — tunt natura$ cómunes
folum per inditfes ——— rentiá, non autem per incxitlencá, vade. — cóícquéter
volunt quodübet fuppoutum —— — hab.rcpropriam nacurà cum fua vnitate — —
foimali, & aliam effe humanitaté Petri, ———— aliam Pauli, etiá ancecedemer
ad diffciés —— tias indiuiduales; dicitur ca.évnaqueqg —— nacura €ó s,quia.juanrumuiss
lit excciníes — €é contra&a pec differentiam ad hoc,vel
illudindiuiduum,inir.niccé tamcn sépet ——— inditfereas manct; vc ic in hoc; ce
mile et tuilfet , & idcó dicitur comunis pct indif- ferentia, ita defendunt
l'atar. qc1.przs ——— dic.dub. 3. Vallo: Formalit. in explica- —— tione
diuifionis entis rationis, & cgregié ] Lichet.cit..vbi camen benc notant ,
quód licét tint toc. hamanitratesquoc homines, adbuc tamen vna tantum eit
(pecies hu- máànà , quia vnaqua quc non c pr aic, Aem... 2 ^- * L L x Li - | Q.
Een detur Pniuerf. h parte rei. c/Art, T. dare, nifi fccopdam intétionem
eiufdem fpeciei.ut poté entitates ciuídé rationis , idem tenet Rada a. p.contr.
5. ar. 1. 11 Et fané hecfui(fe videtur més;Bo - &pris, vt patet cx toto
proccffu ill;us q. 1:dift, 3. fecüdi,nà pra(ertim à $. $ed con- 365 uiduis
remanentibus; neque nouus homo creari, quia creatio perit e(Te ex nihilo,&c
in hac s€:étia przexifleret cius natura inr indiuiduisiam exiflenubus; daretur
in(u- per de facto vniuer(ale in a&ü à parte rci y cx vna enim parte natura
elt realiter vna, tra v[que ad finem queft. aperti(Timé dgp- & ex alia cum
tali. vnitate reperiretur in «et communitatem Baturz cífe per ind:f- ferentiam,
nó per incxiftériá, & q.6.ciuf- dédift.(ub D. refpondens ad illud quzti-
tum , an vnitas natura cómunis fic alicu- . iusentitatis in vno tz indiuiduo
cxiften - * tisan vetó alicuius, quod imul e(t in duo bus,inquit Concedo ergo ,
quod bc vni- tasformalis nà efl alicuns entitatis exi- flentis in duobus
indiuidai led im vno, & in 5.d.8.q. vn. in fine ait aliam e(Te vni- ta
(ormalé haman tatis Chrifti , & aliá bumanitacis Mari, & 2.d.3. 9. 7.
D. in. quit effe diftinftas humanitates im. pluri- - bus ominibus, eciam vt
przceduat fia- gularitates ; h«nc tà ioferri non debere » Slides m vr meri ise
td id.di(tingui, & aliud ipfum efle pri- mis Fationem di(tinguendis vel
diftin- - &ionis,quia cum hoc, quod ipíum fit di- .. flinctum , ftat, quod
ipfum non fit ratio —'liftinguendi ; concedit ergo Doctor hu. manitatem Petri
effe emitatiué. diftin- Gm ab humanitate Pauli, non tamé cf- fe rationem di
inguend; Petrum à. Pau- lo,quia quátam eft de fo, ett ctiam com — * gmunicab
iis Paulo , & ideo cum fit enti- tas communis per indifferentia , non po-
teft cfe prima,& per (e ratio diftingoen- di , hzc c:go eftgenuiua mes
DoGtoris , - vnde €inonm iple cit. quamuis probabi« liter oppotiram tueatur
fententiam , füb- dít tamen hanc fecundam ctle magis (ub- o gilem,& opiniog
Scoti conlonam 11 Etquidem faftinendo dari naturas: Comaxines per inexillengam
, cuitari "mequeuat ab(acda iila , qu cootca natu. Ig commaoaitateim
vrgebanc Auccolus:, & Ochim, niarram-quód via, & cadem .Batura
er.t(inul , & femel mifera , Sc beata , quia io Chcifto exiftens cft. bea-
tz,& in 1ida animata ; & quod Perrus nequit aonihilani à Deo,quià
femper ali- qua ciuscniitas remanerer , nempe illa Mena Rp eOD | E qaa commanis
c(t illa cum caters nda- (o 4ogieae : multis, quz duo confticuunt vniuerfale in
actu , vt patebit art. (cq. Conantur quidé Audorcs alterius
opinronis Doctore ex« plicare,& hac inconucnienria cuitare, vr dc ad primam
au&oritatem ait Mcuriffe q. 4. Scotü intelligere vnitaté natutz nà e(l
alicuius entkaus exiftentis in duo-. bus indiuidais cum fui diuiione athero
genca 4. per di.terentias alterius ratio« nis , quales (unt fpcciticz , bene
tamen cum fai diui fione homogenea .i. per dif- fcientias ciuídem rationis ,
quales (unt indiuiduales, Ad 1. inconaenicns ait Fa- ber, gr natura Chrifti eft
numero diuer(a à natura ludz, & lolum eadé (pecie , non inconuenit aucem
aliquam naturá cia(dé fpeciei cum matura Chrifti e(Te miferá.Ad alterum
inconueniens inquit Canoni. fuf- ficere ad anihilationem, fà nihil temancac s
sn ad creatiónem, fi nibil przc- xittat fingulare « "tg 1:3 Sed funt vani
cortus, nam cum ait Do&or vnitaté formalem mtra nó. effe alicuius eatitavis
exitléus in duobus indi- uiduis,fed in vnoyc (to exemolificet de na tura
fpecificaycradidit címllá do&lrina ge neratim de vnitate natucz tàm
fpecifice y à genericz ; de quibus loquitur promi- ftue inillis qua. imó fi
verü eft , quód ibi docec Mcuri(Te natucam lramaná ef- fe totá honozencam
Metaphyticam,&c indiuidua natutz hamaoz effe partes fus bie&iuas
illiustotius , atque ideo contractam habere folam vniracem ne« antem diuifionem
atherogeocam, noti am(in quo melius lo ui nonza. poterat) ccrté nod amplius
defendere, s pore(t commumnitarem natura fientiam quia nalla eadem encicas.
eft. in duobus indtuiduis, alia .n« cfLenciras hue ao Petti , alia Pauli,
eftoomaes- M contlitait Pe« 55 Ne ae damnilin util 366 . Uipu.1P. Pe
Fmutrjalibus m Commmi. Neque etiam Faber primum fübterfagit ab(urcdum, quia
argumentam vrgct incó- ueniens e(lequód vna, & cadem entitas,
«quomodocunque ponatur vna,fiuce nume 1ó,liue fpecie dummodo fit vnitas realis,
qualis ponitur effe vnitas nature; fit fimul, & (emicl mifera,& beata,
nam i illa opi- nione humanitas Chrifti
& Iuda nte- ccdener ad hingularitates nó funt diftin- €lz rcs, vel
entitates 5 ergo licét non ca- dé (ingularicas fit mifera, & beara, limul,
&(emc! , benetamé cadem matura, quod adeó abíurdum et etiam in hoc fenfü
a(- ferere, vt meritó Tatar. cit. hanc imagi- nationem appellet meram
fatuitatem . Nec etiam candide Canon. alterum fuüb- terfugit abfurdisquia
fecundam cómuné, fanum fentum annihilationé requrri- tur, vt nihil remaneat in
reram natura us entitatis a&ualis qua intrinfecé compo-. nebat. rem
annihilatam , ficut ad creatio- ncm, vt nihil prrexiftac entitatis imrin- fccé
componentis rem creatam , íed de hoc ex profeíio agcimusin Metaphylica , ac
Solusmrur Obicttiones - 34 YN oppofitü obijcitur r. pro opi- À nionc
Heracliti,& Crarilli, quias syuicquid eft inrer natura, veIett Deus;
velcreatoras fed vaomquodque horam fingulare e(t, de Dco patet ; ac etiam de
€reatura, quia hac exiftit cxvi alicuius is realis , adtioncs vecó. fant circa
fingularia r.Mct-tex.i, Tum z.cziflentia eft aQusrei (inguluris, ergo quicquid
exi ftit iineulare cft - Turm 3. qu:a omne, g eft idcó cil , quia fingulare
eit-ex Boer. - Tum 4 fi darenmir voiucríalia,id potiffi- mum cífec propter
[cientiassled ifTa pof- funt effe de Gingularibus , vt coa(tat de
"Ihcologiz, quz cft de Dco fingulariffi- m0 . Tum $. ad vaiucríakeduo
neceísarió px CoA vnitas, X multitudo, vnde definitur , quàd tit vnum in maltis
, quia fi clct vnày & nod re(piccret mulra , cunc ' comuiiunitas , fi veró
refpiceret sigla, & non cíf:c vnum; tunc etler mere simpliciter plura, (ed
vntras, & m ltiut- do inicr Kc repasnant;ergo &c. Tum tá- dcm €uia
SEMETDoli-t49. lcquzn$: 7 t 1 E de vniuerfalibus ait; fpecies valeant, fig*- mentum.n.
fant, & i de Anim. c. 3. EM vniuerfale, aut nihil eft, auc pofteriuseft -F.
per folam operationem intellc&us. ; Refp. neg, minorei de creatura quae
libet vniueriim ; licét enimy omncs illae *Q«eaturz, qua primario , &
immediate terminant actionem productiuam , fint fingulares, nou tamen quicquid
produci- tur concomitanter ad earum productio- nem, neccíle eft effe incrinfecé
Giogulare, & in hoc fen(u poffunt a&ioncs efe etia circa vniucrfalia,
vtait Do&tor 3. d.22. q.vn« G. Ad z. verum eft allumptum de cxiflencia
perfe&ta, & vItimata;, qualis e(t exiftrentia rei immediate
exiftentis,ta- lis non cft exiftentia matuczs, qua cxiftit folum mediantibus
(ingulatibus. Ad 3. . ideó fic loquitur Boet.quia etiam naturae : comriumes
ideo exiftant, quia (umt in (im quedam ratione; & ipíz tingulares.
icunttrjnoa per fe, & intcinfecé,(cd pec accidens, & denominariué
ratione diffe- rentiz indiuidualis adiun&a , vt declaratDoGtor 2.d. 5.2.6.
T. Ad 4.data ma.neg. min.vt .n.dicetur ad lib, Po(t. fcientia proprié nó efl de
(imgnlaribus, Deus aür cíto tit fingularis , adhuc tamen eft (unz-
méncecetfarius,& ideó deipfofciétiadae ——— tur. Ad 5. vnitas, &
multitudo non rzpurs; gnant, nil) codem modo famamur, népé:: vnitas numeralis ,
& pariter nameralise multitudo, quédo autem dicimus ad vnt-.. uetfale in
effendo ctia fuo modo requirr. vnitatem,& multitudinem, loquimuc de,
vnitate formali, & multitudine nunyeca- , lis qua: inuicem non
repugoantyquta vai- tas formalis cft minor numeculis bend ia- mer verü cft non
requ cí tantam vn ta. ad vniueríale imetfeado , quama rcu ci- tur ad yniuetfále
im prz dicádo, vc pitcbic ex dicendis, Ad 6.vt ones Exyotrtorcs- adaerturft,
ibi loquitur Atifk.de Vaiuec- (alibus Platonicis;& loc. cic. 1«de Anim,
loquitur de Vaiuec(ali Logico,quod vii- que aut nihil eft, cum (olun lit ens
ronis; aw pofterius et; cum abflriliutuc à ccbas per operacionem inclleótus .
1$. Secundo argaituc pro Nomioifi- bus, quad dentur loia vaiaeríala im gat-
fiàdo,quia Aft. Mer. 13: X Lb. 10.6- D eur ^ in jac MR NL: €, ca Cala PP] pr 4
n & - Quaf.I. /fn detur Vniucrf. i pareri. cdu.I. 469 rri geneta , &
(pecics (abflanriaró no (ubftàtias ; in praedicam. cap.dc (ub. . ait (ccundas
(ubftantias qualequid figni- ficare;fed fignificare pro prium eft nomi- müm,
& conceptuum; ergo hzc omnia » funt voccs duntaxat, & conceptus. Et 4.
Polit.cap.2.ait de optimo ftatu Reipub. differere nil aliud effe , quam
denomin;- bus difputare . Praterca dantur termini fhiueríales,&
particulares, vt ex Sümulis - &onítat. Tandem fcientia eft de Vniuer-
falibus;at non eft ni(i de vocibus, & co- «eptibus,cum .n. intelle&as
affirmando, . vcI negando iungit, vcl feparat extrema , «erté non iungit ,vel
feparat rcs ipfas,(ed taatum conceptus formales 5.& voces , dum foris
exprimuntur , crgo inter con. ceptus folüm ,. & voces exercentur pta-.
dicationcs mentales, & vocales. Rep. Arift. negat genera , & fpecies
fübftantiarum efie (ubftantias feparatas, wt aiebat Plato , ita exponunt ibi
Scotus . gralertim,& D.Thomas;in przdic. fub. turre pro nomine, vt fcafus fit
fecun. ; "msan re momios ioni fub- flanriarum fignificant quale quid,codem
* n. modo ibi. dixit. C n Pi epi fignificate hoc aliquid, que ramen etíam
fecundum Nominales non eft. purum no- : mcn; vel acci pit fignificare pro cle,
ficut dicere folemus , quod homo fignificat animal rationalc.1. c(t animal
raticnile; 4. Polit. non hibentur illa verba, fi ali- bi habentur, dicendu:n
ett interdum ac- «ipi nomina pro rcbus , & quidé phralis eft Sacrz
Scripture (atis familiaris. acci- pere vcrbum pro re (ignificata , videa- mus
boc verbum , quod fattum e[l , &c. -dijplicuit boc verbum in confpecture-
gi5,&c. Ad 2. illa diftin&io conuenit terminis ratione fignificoti
vniuerfilis, yel particularis, qj optimé docuit Arift. LElenc. cap. 1. cum ait
nominibus nos . Vti pro rebus, quia res in di[putatione ad- . duci nonpoffunt,
vndé nec de fingulari- .bas ipfis loquimur, niti vtendo nomini- bus, Ad 3.
ncg.min. cum fua probar. in- telle&us .n. in propofitionc iungit,& (c-
[sn in uidem vt (unt à pat- tc rei , fed vt funt obic&iué in ipío , &
fimiliter dum fiunt. przdicationes v oca- les non cnunciatur vna vox dealia,
fcd rcs lignificata per voces , ! 16. Tertio argnitur pro Platoaicis, qp fi
dantur vaiucr(alia inc(Tendo ,-debeanc »oni f(eparata à fingularibus; (cientia
de- ct c(fe deobic&ko immutabili, incorru« pobilisac eterno, fed
vniuerfalia adrit- tuntur , vt Vera de cebus habeatur fcien- tia, crgo hzc
(tati debent immutabilia, perpetua , & ecrna , fed (i ponerentur in
Gngularibus, no cfient haiufmodi,quia ad corruptionem illorum interirent,ergo
debent pon: abillis (eparata. Tum 2.: nullus exifteret homo tn particulari ;
ad- huc daretur. fcientia de homine in com- muni;vcerum «n; e(fet dicere hominé
effe animal rationale,&c.ergo datur homo ia communi , «c quo id vere affirmari
pàt . Tum 3. cífentiz rerü (ünt eternz , cum femper vcrum fir dicere hominem
cffe animalratiooale , fed non funt zternz.in fuis (ingulatibus, crgo extrà
illa, Tum 4. - fimile deber gencrar1à (imili,at videmus multa à caulis
particularibus diflimili- 'bus generari, ergo dcbet dari aliqua cau- fa
vniver(alis , quz (uam fimilitudiné re» bus genitis imprimat. Tum 5; finon da-
retur vninerfale feparatam, tunc intelle- &us filleretur cognofcendo.
vniuer(ale non cognitis fingularibus , quia cogao- fceret e&trà illa, cü tamen
lit intca « ['um dcemá (i vniaerfale e(let in-fingulariy ipsi quoque.teddeter
vniuerlale,Gicat albedo exiftens in homine ipíum reddit albuar, 17 Rclj. nócffe
de róneobic&i (cien tiz, quod tit neceffarium, & immutabile quoad
exiltentiam, fed tátum quoad có- ncxionem predicati cum fabiccto,quod eft
dicere ad fcientiam requiri ncceffita- tem complexam , & propofitionis ,
non ; veró incomplexam , X terminoruin , vt : docct Do&or 1. d.3.q. 4. I.
& k. -Ad ie ncg. conícq. quia ad vcritatem propofi- riis ieu nó. gin
extrema fupponant pro aliquo c& tc; fed (uflicit , quod (apponant pro ali-
quo íneíle. cognito , & quod iungantgt adinuicem , qua .n.. extrema talium
füppolitionurm componuntur ad- inuicem,propotitioncs cóftitutz exi pfis fact
fémper vct y »— — i 4 * 368 Conformitas a&us intellizendi, (cà pro-
(itionis menralis ad rea1 cognitam, ità atar. q.vlt.przdic.art.2. dub.3. ex
Sco- to t | cciher. q.8. & fufius 1.d. 36. q.vn. Ad 5 cil-ntiz reram dici
folent zternz , non fimpliciter, & incemplexé , quia & ipf corcampuntur
ad fingularium cor- ruptionem , vt notat Do&tór 3. d. 22.q. vn.G (ed sm
quid, & cóplexé, quatenus propofitiones zternz: vcritatis de iplis
etformamus,dum eis có:ungimus propr!a prz dicata; dicuntur etiam zternz,vt no-
tat Do&or cit.quatenus non fünt proxi- mé corruptbilcs , ignis .n. non cít
in po- tentia propinqua ad corruptionem , nifi fit in effeexilleniz. Ad 4. non
cít ne. cefTaría femper fimilitudo formalis, & vniuoca inter caufam,&
cffe&ü ;fed mul- totics fufficit virtualis, vt generatim pa- tet in caufis
zquiuocis ; & talum in effe- ' &ibus vniuocis locü habere nequit vniuer
falc Platonicum. Ad $. intellectus nó fal- litur quia dum cófidcrat natutá non
con- füderatis indiuidais, proprie non diuidit , aut feparat naturam ab illis,quia
non có- templatur naturam (ine illis,fed confide- fatiuum mon confiderando
aliud,quod eft praícindcre, & abttrahere, abítrahentiü veró non e(t
mendacium z. Phyf. 12. Ad vlt. negatur fequela , quia nauxra cít in
fingularibus, vt (fuperius in infetiori,non vt accidens in fübie&to , &
communitas conuenit naturz vt fopponit Gimpliciter y Aon aucem períonalitet .
:ARTICVLWS IL Refolutio quafiti de Vniuer[ali m -o. predicando. —| Icendum cft
Vniuer(ile in prz- dicando;quod folum proprie ett sniüerfalc, non dart dein
dtantü * cócla- per operationem inte HE conibinis p ità manifefte do euit
Scotus , vt immerito pror(us.cicetur "in oppofitum, quamuis 0.2. d.3. q.
1. & "fcq. tribuat natürz à parte rci quandam. d enitarem seed ane
namcraált , - quádam aptitudinem ad e(fendutn in mu «is diiun&tum, ibi
tamen aperté fe decla- tat hoc son (uflicere ad rationem vni- | *i Difput. IV.
De Vuiuer[alibus in Communi. uerfalis in a&u, vndé (üb I. fic loquitur ;
efl ergo in re commune, quod non ef de fe boc, fed tale commune non efl vniuer-
fale in atiu , cuius di&i rationem reddit ibidem ; imo $. 4d questionem
diee docct naturam de (c , nec effe vniuerfalé , neque particularem, fed ad
vtram jue in- diflcrétem, & in fiue quztt.ait , quód có. munitas conucnit
natutz ex fe, nó tamen vniuerfalitas, & ideó quarenda c(t caia
vniucrfalitatis, non tamcn quzrenda eft cau(a cemmunr:tatis alia ab ip(a
natura, & 1.d.233 q. vn. verfus finem iuit vni- uec(alitavem non conuenire
homini, ni (i per a&um incelle&us operantis,& nego- tiantis, &
1, Met. q.6. n. 6. irem 7. Met. q.13. n.19. fic loquitur. fmtelligendum quód
vniuer[ale completum eft ,quod e, im pluribus, C de pluribus,non a&fu,Jed
potentia propinqua, tale mb;l efl uifi ex con[ideratione intelleBfus , ic ctiam
loquuntur eius Difcipuli circa eadem lo- ca,vnde To. et. q.9. efto voiuer- (ale
Metaphyficé fumptum ponat à pat- te rci , vt fundamentum vniverfalitatis Logicz
, ipfam tamen vniuer(;le Lozis cum, inquit, e(se tantum n intellectu, &
nullo modo extra intellc&um ; «e mente igitur Scoti , & Scotift acum
nullus renia- net ambigzndi locus. ! 19 Probatar. itaque conclofio au&o-
titateyArift.loquens 1.de anim,tex 8.de vniueríali logico , ait ; aut nihil
efie in re- bus,au: potterius eílc, quía nimirum ope rc intellectus fit pec
abttractioncm ab Cis; & Auctrocs ipfe dixitibidem intcl- lectam ficere
vniuerfalitatem in rcbus, cft ihilop. 1. Poít.c. 20. dicentis vniucr- fale in
(ola intell:g*ntia habere else, & omnium deniquc Gi scorum , & Lati-
norum. Ratioà priori buius conclufio- niscít, quam Scotus adducit 2.d.5. q. t.
H. vniuer(ale in acti illad cft, quod ha- bet vnitatem indiffecrentem ,
fecundum quam ipfum idem c& in potentia proxi- mayvt dicatur de quolibet
(uppofito pra» icatione dicente,hoc e(t hoc , quia vni- aerfale 1,Pott. 25. eft,juod
eft vnam in. - maltis , & dc multis , (cd nihil (ecuüdum quamlibet vnitatem
in re cil talc. quod iecundum ipfam vnitarem piacifamn fit m F3. 2 dr "A
"ü. * :|Qua[L.I. en detur Vaiutrf. & partevei.drt.IT. $69 in potentia
MN adialé predicatio- pé ergo malla natura à patte rci dici pót vmuetíalis
proprié, & in rigore ; Prob. tnin. quiá licét alicui cxiftéti in re nó rc-
pugnet efse inalia (ingularitate ab illa, in qua eft , nontamen illud veré dici
potett dc quolibet inferiori,q» quodlibet fit ip- sü,quia ctu nó reperitur ,
nifi in vno in- diuiduo, & à patte rei nó conftituit , ni(i illud,quare de
illo folo poterit affirmari. a0 Proinelligentia huius ronis notá- dum cít quód
in Schola fubtilium duplex - diftiogui folet cómunitas,(cu indiffcren- tia ,
aut apt tudo natare ad císendum;n multis (quz. diftin&io eftoà quibufdam
Scotiítisfoleat pauló aliter. explicari , à mobis tamcn éxplicabitur magis ad
phra- fii Do&oris cir.d.3. q» 1. vbiilam infi- nuauit) altera pofitiua,
altcra priuatuua , vcl ncgatiua;pofitiua eft illa; fecundü quá matura
concipitur in fc indiuifa, & abom - ibus differentijs indiuidualibus
abftca- - &aaqualitcr omnes re(picicns, qaa róne - appcliati ctiam folet
indifferentia, feu in- dctereinatio contrariasquate nus pofiti- ué con fariacir
derermmationi: aCtuali per d. rlercGam,& cam penitus excladit fi cnin illam
fecum admitteret , iam non elset a» omnibus (ingulacibus abftra&a, ncc e
jualiter omnia. refpiceret 5 priuati- ua ve o.fcu negata e(t illa indifferent,
quam adhic natura in (e retinet , quando conttscta elt, quia ,n. adhuc
contracta» diltiagurcor Éormalitec à differentia ; per quaqi coniushicur,
hincreener quandam non repugnantiam c: fua ratione tocma]i proccdentem, vt
poffit else quantum clt de res(ub alia üngalatitate ab ea, in qua eít,& dicitur
prinaciua, vel negatiua, quía - €um fimili indifferentia naturz ftat ex-
trinfcca determinatio eiuídem per ali- 'quam d.ffcrentiam indiuidualem .. Quiz
inctio ab alijs adhuc facilius tradi. tüuríub nomine apticudinis, quód duplex
fit aptitudo natura ad eísendua in mul- "tis vna proxima, altera remota,
proxima 'eft potentia li bera , & expedita , remota €(t potentia impedita ,
propter quod iim- -pedimentum rcduci nequit ad actum, ti- cutmateria fecundum
fe dicit potentiam proximam recipiendi formas quasli difiunctim, itavt hibeat
(i mulcitem po- tenti, non potentiam ümulzaus,fed af- fc&a aliqua forma eft
in potencia remo- tà ad recipiendam alteram. : 11 Rur(us not. eft,
vcfüprainfingaut- mus,rationem formalem vniuerfalis com- fiftere in duobus.(.
in vnitatey & có nunj- cabilitate. i. t actu, vel faltim aptitudinc
pluribus infitngm vtramque explicat A« tilt.dchiniens vniuerfale vmum ia
multis, & quidem id intelligendum elt de cGindt« nitate pofitiua,&
aptitudine proxima;ita vt ex aquo omnia inferiora refpiciat & non magis vaum;quaa aliud; (ed natura
non poteft ita (c habere à parte rei, d tantum per incelle&um illam
przícindé. tcm á differcua indiuidual: , (ub qua adw reperitur; Frobatur hoc,
quia à parce rei in vno tantum iudiuiduo reperitur vna , & in muitis multiplex,
& ab vna differc- tia determinata, ac proinde extrinfécé im pedica,vt
omniainferiora ex equo refpi- ciat ; & omnibus difiun&im commu . «ari
pof[it, vadc à parte rei non eft indif- fcrens, uj(i negatiue, pet intelledtum
au- tem aufertur huiufmodi impedimentum, -dum przícioditur à diffcicritia
indiui- daali, & redditur communis pofitiué, dü concipitur pluribus actu
communicata s vel faltimcommunicabilis,vt magis mo patebit, ergo (olum per
inceile&um eífi- citur proprie vniueríalis . Y Inopyolitum argaitur, quód
natura cóis fit proprie vniuerfalisà parte rci,ná habet de fe propriá vnitatem
formalem minoré vnttate numcrali , item de fe ha- bet quód fit pluribus comu:
icabilis, quae duo fufficiüc ad confticaendg vniuerfa- lc. Tam 2. natura
vmuerialis eit obic ctü intellc&us , vnde (cicntia dicitur efse de
vnueríalibus , tcd obic&tü prz cedi actü Áuz potétiz,ergo &c, T 3.malta
atttje buta tcalia de natucis. enunciancur, quae tenus vniuct(alcs fant , quod
ncinpé obicéta fcicntíarum,de iE biliayergo à patterci (onc talcs » Tü 4« pót
vnias naturz. vaiucrfalis attendi ex. vnitate ceptus mentis , tunc .n.
feque" returquód iultipl;catis numcro, conce. Neh aid human in pluribus
sncellg Gibus,plurcs quoq;císét nagura: VIRANR 570 miuer(ales , ergo dcbet attendi
ex parte tei. Tum demum à patte rei datur lingu- lare ina&u ; ergo &
vniucrfale in (quia relatina funt fimul natura . 21 Refp.efló natura habeat à
parte "fei vnitatem formalé, & communitatem 'ncgatinà , hec tamco non
fufficit ad vni- "weirlalitatem proprie dictam , fed debet cffc communitas
pofitiua, vt nimirü a&u fit in multis ; velfaltimin potentia proxi- $a ad
fic effendum,imó non tantü maior 'cómunitas, ed etiam maior vuitas requi- itor
ad vniuerfale, quam habeat natura a rte rei,vt conftabit ex dicendis. Ad 2. Lares vniüetfalis materialiter , & re- 'moté
ob (uam indifferentiam 'negatiuam 'eft obie&um intellc&us , vt notat
Doct. €it.2.d.5-q. 1.9. 4d qua[Tionem , vo aüt wt vniuer(alisformaliter,
Inftabit Scot. t. l.3-.6. $. Contra iflam opinionem, do- "ere vniver(alitatem
formalé efie faliim conditionem obie&ti intelligiblis , fed Obic&tum
przcedit adum sm cooditio- n uz requiritur ad rat ioné obic&i , ergo
&c. Relp. & ibi Do&oré loqui de
wüiuerfalitate materiali;& remota, vt ad- wertunt Vigerius,& Licher.
quód (i con- zendatur loqui de formali , dicemus non efie códitionem
prarequifitam, fed tantü concomitantem actum intelle&us. Ad 5. patet peridem,
illa nam; ; attributa enü Ciantur dc naturis , quatenus vniuerfales funt
materialiter, & remoté quia nimirü on pendent ex condirionibus indiuiduá
tibus;(ed à ratione formali naturz, Ad 4. verum eft ynitatem vniuerfalis
przíer- tim attendi debere ex vnitate formali , q libet natura à parte rei,
in;qua fundatur , «amé adhuc cócedendum eft naturàá vni- | ab a&u cognitionis
fufcipere ger cxtrinfecam denominationé vnitacé numeralem obic&i,vt notat
Do&. a.d. 5. 4.1. H.quacenasett ynum de numero in- telligibilium . Hinc
tamen nó fequitur e(. fe dinería numero yniuer(alia , quia con- cretum n
prefertim Diei mul- tiplieatur ex multiplicatione formarum, quádo e(t idem
tubieétü ex di&is difp.z. 1e at in cafu,natuta quz cft (ubic- intentionis
vniueríalitacis , eft fem- pet vna fua vnitatc; formali. Ad vlc. tam 4. "-
Difjut. 1I. De Vuiutr[alibus in Communi . fingulare, quam vniuer(ale fami
poffunt formaliter, & materialiter , ni nirum pro intentionibus
fupcrioritaus, & inferiori- tatis , & pro rebus fubítratis illis
intétio- nibus, vniformiter lumpta funt relatiua , & fimul natura ;
materialiter enim (um- pta ambo füntà parte rei , formaliter ve- rà folum per
imelle&um przdicantem , & (ubijcientem illa inuicem. 23 Sccüdo
arguiturad idem. T ü quia przdicamenta funt entia realia, & extra animam ,
(ed in ipfis continentur naturz vniuerfales, ergo &c, Tum 2. Conftans cx
materia, & forma cft ens reale , com- fitam naturale ctiam in vniucrfali
cft uiufmodi , ergo &c. Tum 5. vniuerfale cadit fub fenía , vt cius
obie&um , ex 1. Pott. in finc, cfto .n. (enfitiua potentia non attingat
naturam , ni(i füb fingulari- tatc , non tamen fingularitatem attingit , vt
docet DoGor dift.& q.cit.füb C. (z- pé etiam apprehenditor res diftans (inc
cognitione differentig contrahentis ,' vc cum cernimus aliquod cffe animal, fed
nó cogno(cimus fpecie , vcl effe hominé , & non cognoícimus indiuiduum, crgo
&c. Tum 4. & cft argumentum DoGoris ibi- dem,à parte rci non fol datur.
diuerfitas numcralis, fed etiam fpecifica, & generi- Ca , crgo & à
parte rei dari deben: vnitas fpecifica, & generica, quz funt vniuecfa- les,
patet Confeq. quia vnum, & multa , idem, & diuerfum fant oppofita 10. Met. toties autem dicitur vnum oppofitorü, quoties
& reliquum ex 1. Topic. Tum 5. intelle&us
concipit naturam vniuerfale , ergo talis eft à parte rci ; quia ipfe nona mutat
realiter obiectum, nec veré pó: illi tribuerequod à parte rei non conuenit.
Refj.przdicamenta efe entia realia. *ion racione vniuerfalitatis,fed rone natu-
tz qua: denominatur vniuer(alis, quorum contemplatio, vt fic ,(pe&at ad
Metaph. efto quatenus vniuer(alia ad logicü perti- neant. Ad 2 compofitum
naturale in : ni- ucrfali con(tat ex materia,& forma obic-
/&iu&,& veluti in effc (ignato, non aucem realiterj& exercité ,
Ad 3.rc(pectü fen- fus licét fingularitas non lit ratio moué- di, ctt (altim
conditio moucnus, itaut q» fentitur, femper fingularc ett, vt in i" —BBÓ
"RENE A onpnnn& Quafi I.e Mn detur Vuinerf. à parte vei. ei drt.IT. de
Anim. fic etià quod à longe vidctur, séper cft aliquod fingulare ,vt docet
Scot. 4:d.S.q. 1. $. Has omnes conclufiones , quam uis confuse, &
indiftin&e ; conftac enim femper. attingi füb conditionibus indiuiduantibus
temporis, & loci, vt ani- mal, vcl hoiníné hic, & nunc ambulanté, Ad 4.
probat folum dari à parte rei vnita- tem genericam, & (pecificam fündamen.
taliter, & ad hoc inducitur à Dot. loc. €it.
non autem formalitet , quia fic prz- Ífeferunt. fecundas intentiones , mcritó
quarum funt vniueríales. Ad vlc. neg, confeq. quamuis.n, iniclledtus nó mutet:
realiter obicétü , immutat t obiectiué , nec prOptercà (alsü dicit,quia licét
atcri- butü vniuerfalitatis nó cóueniat náturz d. patte rci formaliter, &
actualiter, coaue- nit tamcn füandamenraliter, & virtualiter y quod
fufficit ad faláitatem tollendam . ,.44 Tertio adliuc fortius atguicur ad idem.
, natura cominunis e(t à parte reí yaa. ,& cadem in omnibus fingularibus
intrinfece , & (olum extrin(ecé multipli. cata pet differentias
contractiuas , ergo. veré € (t vniuer(alis à parce ret. C , patet, quia vt
dicebamus art. praeced. ad- naturam comuriem vnà in om- nibus per intexiftétiam
vaitate ill forma- liqua eft minor numeralt,ceaemur quo- que à parte rei
admittere: vniuerfale in actu ; affumptua veró fusé probatur ab Auctoribus ,
qui vnitatem formalem na- türz non multiplicanz im interioribus ad multi
plicationum vn«tatis numeralis, fed protíus ponunt candem ;& fundamentum tro,
& Paulo , cavet diuifione formali, & ellen: ial, ergo à partc rei, vt
eft in pluri- bus, eit Formalirer vna ,& confequenter vnitas formalis
natara: humanz cft vaa in Onmn/bus , nec multiplicatur ad multipli- €ationem
enticatis namcralis , Confeq. patet ; quia vnitas cíl carentia diuifionis
$-Met.1 1. & quz diuifione carent , eo modo (ant
viai y quo caremc diuidtione . Frob.amec.quia ie cus,& l'aulus nó dif-
fccum in nacura; & effentia, & 1n ratione h»minis noo (ua plura à parte
rciquia (i Petrus noa etl'et cilencialitee vnam cuim Paulo à pacte tei nqn
magis differret à 371 Paulo,quà à Brunello. Imó vnitas formaz lis natura: ex
hoc capite dicitur mínor nu« merali,quia bec reperitur tantum in vno, illa vero
in pluribus,& ef quedam vnitas communis importrans indiui(ionem par pipvs,
se formalia, & effentialia . 15 Refp.(olutionem hnius difficultatis
prolixam petere difpurationem ia-Me«- taph. differeridam, pro nunc dicimus,ens
dupliciter accipi, primó formaliter, feu; riomínaliter, & tignificat
effentiam,(ecü dà materialitct y (cu participialiters.& fi«. guificat
cxiftenuá, X quidem primo ma« do abftrahit si (e ab omnibus códitionia: bus
indiuiduantibus, alio modo cócernit- omries; cum etgo dicitur vnam, & eandé
nacuram, fca entitatem cómunem elfe in. ouinibus inliuiduiseiufdem fpeciei ;
nom e(t incclligendü de entitate in (ecio fen« fa, fic .n.nolla pror(us entitas
, que cft im Petro à parte rci, repetitur in Paglo,ome. nia enim funt realiter,
ac entitatiué diaí«. faat in priaio fen(a entitas cómunis,quae cít in Petro;etiá
in Paulo tepetitur, quia: vna formaliter cft vcriulque etfntia, quia.
entita$,vt dicit efTentiamsnullam dicit de- terminationemsnec loci, nec
céporis, nec. indiuiduationis; vnde fallantur imagimas tione ecc A rie hzc
feratur ad. entrate fing Mes, es pattículà. aliquam iategez entitacis Petri
eife eciam in Paulo ; concludimus ergo naturam nG habere fuam vnitatem formalé
adaquaté in omnibus indiuiduis à parte rei;quali (it cadé entitas
participialicer in omnibus s fed in hoc feufa in quolibet indiuiduo cit vnitas
formalis ftam confequens nata ram diftin&a ab vnitate v'merali eiufd&.
indiuidui, & ab vnitate formali naturz al« terius indiuidui ; & licet
multiplicezur cis vaitate numeral; adhuc tame dicitur mi- nor ea, quia quantü
cít dc fc pote e(fe io alto indiuiduo ob intrinfccá eiuscom münitatem , vnde
dici poceft ftare cum multitudine numerali
(altim aptitudimas liter. Bene tamen "€ dum pe intcllectum natura;
quz eft in omnis à parte rei loló per rodifferéciamy ca« Cip&ur ctiam vna
in omnibus pcr jnexi- flentiam (quo actu fit vmacrfalis,vt infra dicemus) tune
ejus vnitas dicitur minor nume- $7»
DifpIV. De P'oiutrfalibus in Communi . femerali,quia aGu ftat cum multitudine
mumcrali,vcrum hzc vnitas nó eft realis, fed rationis, & dicitur vn.tas
vniuer(alis, *26 In fine huiusart.aducr endum eft Pafqualig.to.2.fuz Met.
diíp.18. fect.5. hanc candem tencre fententiam. de vni- uer(ali in przdicando
ad menté Doctoris vb: füptay& c us verba refert;ac poderat. Weram in duobus
erraz, primo in hoc , quód vniucrfale ip przdicádo putat effe vniucríale
Metaphylicum ; vnde confe- «ucnter etiam errat ^n alio , quia quod Scouusibi
docuit de vniucrfali in przdi- cando, putat docuilfe de Metaphyfico , qnia hoc
cum illo confundit ;hinc polteà ad métem Do&toris ibidem poni du;'lcx wniuer(alc,alcerum Phyficum;alterü Me.
taphyficum, per illud intelligens naturam à parte rei in ftatu rcalis
e«iibencia: com- plicatam cü differentijs indiaiduantibas, per iltud candem
naturam in ftatu prz- £ilionis obic&iuz , quando nimirum per antelle&um
exuitur differétijs indiuiduà tibüs, quod fubinde ait efie vniuer(ale in
a&u , & císe przdicabile de pluribus in potentia proxima . Hic loquendi
admittendus non cíl;quia vniuerfale Me- zaphy(icumnon cít vniucrfale in
a&u, & formaliter, fcd in potentia tant (i, & füa- «lamentaliter ;
& hoepedum in Schola 5 Subiilium, vt videre eft apud Parifiéfcs ;
"Irombci.7. M ct.9,8. & 9.
fed ctiam in la Thomi(larum, vt teftantur Com- pluc.dif p. 5. L0g.q.6. ip fiae;
vbi aiunt ali- acrloqui Mieibad terminis, & quidem velie yniucrfali
mactaphy(ico. praedicabi- Wiatem tribucre , cit-prorfus wrationabi- le, &
contra cómunem loquendi modá , süm quia apud emnes wniacrfale logicü E ocium
Rise cft cotum pore- atiuum dius libik ip plures partes fubic. s&iuas,de
quibuscít pradicabile ,vniuet- falc vetó-metaphy(icü vt fatczus Pafqual. m. 4.
porius habet rationem partis pocen- uialis per differentia contrahibilisad con-
skiwuendiun totü ge ei metaphy(cós tumquia práficari cft proprium Lecun- darum
incCuonum ,ac proinde artinet ad saiuer(ale jogicum;aon meta P iegn E IN eq.
Scotus 2-d-3-q.1 ando fub LL ait Auct ale jn acta ic jd» quod eft jn jo- tentia
proxima ad przdicari de pluribus s: loquitur de vniuerfali metaphytico , (ed
logico; fuperius .n. fub E. de illo verbaua fecerat quando dixit naturam de (e
nec vniuerfalem effe acu, nec parcicularem & licét realiter nunquam (it
finc aliquo ittorum , nó tamen e(t de (c aliquod itto- rü,(ed eft prius
naturaliter omnibus iftis & (ecundü iftam prioritatem naturalem c(t quodquide*t,
Kk pet fe obie&kü intel- leétus,& per fe vt fic confideraturà Mc-
taphyfico; ita Do&or,quibus verbis aper té lignificat vniacr(ale metaphyücü
effe naturam fecundü fe con(iderata, vt prae- fciodi ;à fmgularitate , &
vniucc(alitate actuali : non ergo (ecandum Do&orem vniuer(ale metaphy(icum
eft vniucr(ale in a€tu, (ed tantum :n potentia... 27 Quantum veró ad illam
di(tin&io- né, quam ait cffe de mente Doctoris , de vniueríali phyiico,
& metaphytico, vt il- lud; coftituat vniuer(ale in potentia , hoc in actu ;
verum cft quamplures hanc mittere diftin&ionem , vt cfl videre apud Suarez
difp.7. (cók.8. n. 3. per vmuer(ale PEIUS ac gentes nacuram, dum in elfe
realiscxi(tentiz cotracta manet per differéciam indiaidualem , per metapby-
ficum eandem naturam, quando cí(Là có» —— ditionibus indiuiduáribus per
ab(tractio- neat intellc&irs omninó immunis; «ous , cipiturque folü in
ordinc ad fua pra: licae ta cífenualia , in qao ftatu przcitionis di- cebat
Auicen. à Dotore relatus , quod equinitas efl tantum equimitas, (cd vlte- rius
addant vniuerfale losicü , per quod: intelligant eandem natara aff-Cbam
(ccit-da intcotione vaiuer(alitaus, per quam ad inferiora tefertur in ratione
fuperioris, &- praicabilis ; & quidem rauoaabiliter confideracur natura
1n hoc teruo ftata ,, quia ;níecundo (tato re vera non. habct rationem
vniuer(alisim a&u , fcü prdi- cabilis, quia tuac vel con(ideratur vt pars.
metaphy (ica poxenzialis.per differenitam, coatrahibilis , & lic pon
rationcm yniucríalis,quia non refpicit differentia s. vt inferius,de quo
pradacari poffiz;vcl in. illo (katu-concipitas vt qnoddam.totam actualca. in
ocdine tantum ad ca atcribu- tà, qug aC Contiikt, non vero. inordi« - /£ LL NE
|i P Buff T. ei den Vaiuerf- párte relié dei. 393 ,n Lb Hia ; Xo de eR» quodin
fecundo flatu eft in pocenria rs LI 28 , ad infericra, que cátinerin potentia,
^pa ie s natura gon vt fübijcibilis, quam vt przd cabilis; ergo nec Maro
eididos cft tertius ftacus , vt fiat vniueríalis in a&u; bene vcrü
proximaad recipiendam relationem vai- uerfalitatis,quia tunc intellieitur
potit:ué jndiffcrens ad multa, ficuc in primo fta- tui Quando eft contracta per
fingularita- -— (1€m, dicitur in potentja remóta, quia non — hibet
indifferentiams ad multa,niti priua- . giuiá, hinc eft, noftrates pa(fim , vt tít
videre apud Trombet.cít.q.9. noa(- fignant,ni(i vniuerfale logicum; quod eft in
a&u, & metaphylficü , quod cft in po- tentia, & fondamentumillius,
quod rur- (— fos dupliciter accipi poteft , vel pro fün- damento remoro ; &
eft natura ipfa per differentiam contracta , vel pro propin- quo, &
immediato, & eft ipfa natura per intelle&tum abflracta à conditionibus
in- «diuiduantibus; & lic modus loquendi eft "magis cófentaneus , quia
per vniuer(ale , fcü genos phyficum confueuit (ignificari matcría prima iuxtà
cómuncm cxpofi- tioré jlliusd &i Aci. 10. Met. 16.corro- ptibile,&
incorruptibile differüc ied genere,vt refert | oor 4.d je. q.10. M. ad
animadacrfione digoum iudicauimus, nevárictas Auctorum in modo loquendi de
Vniuet(ali confutionem paretct « Ss QvESTIO II ; In quo conjifiat effentia.
Vninerfa- 1$ Logici . Ommunis fententia. eft , effentià Vniueríalis Logic:
inrelauione €onlitlere , & per refpcctumrarion:$ na- turz comunis ad
inferiora conttitui non defucre tamen, qui nature vniuerfalitaré in ratione
abíoluta conttitüiebant , vndé Suarez
difj.6.Mec.(e&t.6.n.2.rcfertopinionemquorandamsfferenuumpaturàfierivniuerfaleuina&upet.operationédire&amintellectuspoftibilisquacognoícitnaturàcommunemfecundü(uàpraci(amrationéformalem,&etlenciaynihildeinferioribusrónibus,veldeindruiduisconlidctando
; ncque cciá formali« tcr; & quali in a&u fignato conidcrando coitarem
ipfius nature, quia hzc ci con- uenit in lecundo modo dicendi pet fe ^5, fed
folam cífentiam, quz communis cít, quam fententiá deiodé etiam ipfe Suarez €x
patte approbat n 8. Conimb.q. art, 3: & amplectitur Tolet. 4. 1. vniuer(,
3c videtur fuifTe Durand. r.d.5. p.a. q.$. & in 2.d.3. q.7.. Quamuis aucem
cómunis D.D.vt dicebamus,conttituat formal;tá- tea vniuerfalis in acu in
relpe&a ratio- nis ad inferiora , quia tamen duplex com- ftitui poteft
refpectus racionis in natura vet(us interiora, nimirum, vcl ad etlendü inillis,
vel ad przdicandum de iliis dubii eft, quifnam iftorilcoultituat cílentiam
vniuetfalis,cui dubio cca (ionem dcdere plares definitiones vni ter(alis, quas
a (Ti- guauit Arift. modó definiens illad pee efie iny vc 7. Mer.
44. modo per drei 4e, vt t.dc Ioterpt. c. $. modó per ytrumqs vt 1. Poft. 25.
vbi inquit cífe »num im multis, e de multis; quapropter D. D. diuifi (unt, alij
dicentes , quod ratio vni- uerfalis
conliftat in effe tm i dici de (it tlio,qoz lententia frequens e(tIn Scho fa
Thoi ft. aljjé contra, quod dici de fit definitio, & effe in fit paio , qua
apud Scoriftas ccceptitlima e(t , vt eft vi- dcre apud Expofitores fuper
q.6.vn:uerf. Mautitium, Anglic.
Bra(a:0l.& aliosefto DoGor ibi expre(lis verbis fein hac re problematicum
oftendar. Auctores vc- rà vtríufq; fencentiz adbuc inter fe diuifi funt, quidam
.n. fentiunc císentiam vni- aeríalis contiflece in ene inyvel dici de , vt
importaar aptitudinem, & non adtü; alij € contra, vt important actum, &
non aptitud:nem,cui etíam dubio anfam pri- buit Anfl.ipfe , qüi in prafacs:
dcfimicig- nibus modó víus c(t nomine actus, vc f. Poft.2 ;. modó aputudiois,
vt alijs duo 'busin locis, quarc ad plenam elfeaiz V- muertalis nouiciam tria
puncta examiade re debemus, an eius efsenua (it abfoluta, vel rclatiua ;
contiituto ; quod ficrclaci- ua,in quouam re(pcéta confi ILacex prae dictis;
& an pon: debeat actualis vcl (uf- ficiat apatudinalis, ^^ 7770 tara Weg
o50V 039999. GTWIE A R- Ko ap ceixd kia É . — — üt hp. LABS B n ($74 ARTICVLVS
PRIMV S, Wuiuer[ale Logieum intrinfecà quid " , relatiuum effe. la ]cimus
Vniuerfale Logicü for- E D maliter cóftitui edes, cec fatioms nature comunis
velut fuperioris, ad infcriora , & fübijcibilia. Conclufio cít communis,
fcd przferrim Scoti, & Scotiftacü locis omnib. cit. deduciturg; ex ipía
definitione vn uer(al's , quod ctt yuua in multis. demmultis,per boc.n. datur
intclligi fceundam intcéconem vni. ueifalitatis e(Te «elationem rationis ad
amulta; quod amplius declaratur , quia o ad coní(Liturionem vniuer(alis duo
necef- fario interueniunt , vnitas,& comunitas , fcu ind.ffcrcntia , &
apritudo ad pluca , mon qu li/cunque fed. indifferentia po(i- tiu2, &
apiitudo prox«ma, & expedita, vc. di&um eft q. praeced. ar. 2. & rà
cft, quia fi natura non cft aliquo modo vna , fcd prorfus multiplex, 1am erit
multitudo , -fcu colle&io mu!rocü, & non vniuctfalc ; "fi non fit
cómun:cata vel comunicabilis pluribus, 'am erit fi e, & non vni. ucr(ale,
ergo vniueclicas in natura vni- ucrfalizata ponit neceffatió hanc ordiné ad
plura , quo apta conftituacur ad cfjen- dam inillis, ac j pats er de illis. Có-
firm. ecol o; i sm aede con. nenit e(le przdicabile de pluribus , vel vt «tius
formale eontlitatinü, vel vt propría patfio iuxta diuertitatem opinionum ; fi
yiam habetur intentam,g erit cf- Áentialiter rclatiuum, quia rzdicabil;tas
dicit ordinabilitaté v ntucríalis ad plura ; fi fccundum, adhuc habetur intentü
, quia talispafTio non poceft fluere à natura, vc &f à patte rci , quia
nulla paturaá parte ICi,vt: voa, idis cát in pluribus, aut Ale potefi in.
pluribus ob umpedimentü extrinfecü diflsiuie ^o0p- DES, ncds d natura vt
abflracta a fi ritate,quia fto vt fic fic «na » tam vt fic przfcindic potius à
tingular à ca concernat , €rgo oririnop potcft , ni(i abvnitare na- turz cum
otdine ad efTendü in pluribus. Demum vniucr(ale Logicü in hoc ditfcre à Mera;
hyüco, quod illudcft vnum in loe vero vnum excra mulca, qua- Difpu. 1... De
Vuiwer [alibus im Communi. tenus ab illis abfteahit, neqae illa cox nit,nil vt
cciam » à quo, ergo cftà c(- femia vniuerfalis Mcra phytici (La:ai pof- fit
abfoluta finc vlio ord:nc ad interiora iuxtà ,/lLid Auicen. eq4/225. ejl (atum
€q «4:25, ctlenaa camen vniuer(a..s Lo- : ui" gici poni. debet clariua , E
uA 3o Sed vt magis digno(c itur hec fe- cunda intentio vntucríalitaris c 5(id
*ran.. da cft , ac inucitiganda 13 n tuc i cÓmuni ratio proxima fuadandi ipfii
, at Do- Gor , vbi (üpra rationem proxiaam funs dandi el vnitatem natucz , non
il!à tca- lem,quam hibet nauuca à. parte cei , Ra- tio eft , quia (ola vaias
formalis, quam hibet natu a in rei in ungulis indi- Aiduis,non fufficit ad
vaiucr(alitate.n,nà illa mulaphicatur in iofecioribus , q» vais. tati vniucr(slirepugnac;
tü quia (ub ifta debet inferiora vairituxta illud Porphir, participatione
fpeciei plure$ bomines Junt. vnus bomo, tum quia fi vaitas vui uer(alis
maultiplicarewur in inferioribus, .vc formalis, plane tot confticuenda cífent
genera quot fant fpecies , & tor (pecies y quot indiuidua, quia vnitas
generica 0 multiplicaretur inlingulis (peciebus, S — fpecifica in
ingulisindiuiduis; maiorere - go vnitasaffignari dcbet. pro fundamen- to
proxuno vniuerfaliaris , & maioritas — — «ontiflit in hoc ; quod inhoc flatu
pra ci- ^ fionis obicétio foncibie natura ha- ——— bere vaitatemiodifferenté
potitiué,vbi à - parte rct,mgnniti ncgatmé crar indiffc- —— — rens; imó dum fit
vmuerfalisconcipitur - ehabere talein indifferentiàh potitiuam ,— vt poffit
effe ab(jueimpediméto in om- nibus, & hngulisiofcrioribus, non tam ü
di(iunctanfcd fimul,X coniunctim, quia de ratione vniueríalis eft , vc fic
etiam de fuis infcrtoribus poflit przdicart, vt do- «ct Scot,loc.cic &
adhuc magis expreísé in 4.d.45.-2. F. ex quo fit pottea, vt qf concipitur
natura vütuerfalis atu in fuis infcrioribus , concipiatur in eis vna per
incxiltenuam quamuis .n. zalis vnitas ree pugne: naturg,vt cxillic à par:e rci
in line gulribus , vt dicebamus q. praeccd.art. T (ono tamen illi repugnat, vc
concipitur ird eis pet intellectum per | vniucr» falis. Addit
preterea. Doctor — de- "T€ - càbile inferioribus p 1 i is, eft fecundi
ipfam 1e omni finga- chet; 2.4.5. 4. $.
10i fed contra iflud ,' | & fequitur dur erehtlten iei . quod (aperiüs
innuimus q.1; arr. 2. vni Ahuef.1T. De effentia Vuiuesf- Loin. T. — 398 satem
numcralém obie&iuam, feu ín rone [i Were naturam woiucrfalem habcre vni- ..
ebie&ti intelle&i;non quafi ip(a natura in fc it *na numero, quia lioc
ei repugnat, juatenus voiuer(alis, fed in hoc feníü , q» cut conceptus formalis
hominis, vt fic , eft vnus numero , ità obiectu eigsin ra- tione obiecti vnum
numero dici pàc per lenominatione extrinfecam à conceptu. entis, quia vt fic
cum tota füa comma- aiite vnum de numero intelligibilia, & curi tali
numerica vnitate eft comuni- iotibus: per cOtra&ionem ra- lari eft
pradicabile pradicatione dicen-" te hoc & hoc, quod opumé' declarat
Lt- Lnumir2. - 31 Exhis patet,quomodo verum fito tem,& indifferentiam
requifitàm'ad vni: oérfalitacem cffe maiorem vitate , & in- " - t .
idet nati à " L. ch qui A let natüra d parte itas quam haber à parte rei,
eft vnitas pet indifferentiamsqug non flat cit multitudine namerali a&uali,
quia mul- tiplicatur'in indiaiduis (ecandü propriam : caiufque naturam; vnitas
verós ha-: etper intelie&tum , quando vuiüerfali-- zatut; eft
perinexiftentiam; ita quod eius vniras ftat cum multitudine numerali in- '
díüiduorum; co quía vna per inexiltentia: concipitur io omnibus , &
fingulis. In- ' differentia quoque;fcu aptitudo ad efsé- - dum in pluribus
maior cft;quado fit vni- ucríayquam libeat à párte er den par- te rei cft
indiffereotia tiu2,& aptitür- do remota ad cílendü in phüribus difiun-
Ctimyat fub vniucrfalitace eov! indi£- ferens politiué, & proxiinéapta ad
e(fen- düin fnultis, nedum ditiunctinr, fed etiam fimul; & coniunctim , ex
quo rurfüs paret tám vnitatem quàm aptitudi nem re jur- fitas ad
ynittérfolitatém non cile rcales , fcd'rónis;cá tales non hibeát à parte tei. ,
Hi fátficor Suarez cit. dim ait vnita« tem vnidecalis logict conGiflere irindi-
uilione alicuius naturzzin plures nacuras fimileslub.codém nomine, & raone
c a, titudine , vt in eas diuidatur ; & hac de caula,inquit)nó effe
vnitaterffrcalem,fed ] ration; $ ; quía talis indiui(io n6 competit naturz in
ftatu realis exiftenciz ; vbi per varias indiuiduales differétius diuifa ma-
ner, fed folum im ftatü pra'ei fionis obie«" &iuz; & vt l'übflat
conceptibus mentis y. loc.n. modo óthnes homines im ratiotie fpeciei dicitur
vnus homo, quía in conce- ptu hominis, vt fic,non diuiduntur; fi&a. verà
diuifione, feu contra&ione vniücre falis ctiam per intelfe&tum , ftatim
eius veh »quia iamdiu: drar in plu- ra eiufdem nominis, & rationis,vn.Ie
vule vnitatem vniuer(aus efie (olum compof- fiBilem cudrápticaditie c(fendi in
mulcis, * nontàmencümaQu. ^ — we 31 Hecdoütina omninó non p d arbitramür im.
vnitatea vniuerlalis età ' - confiftere cá actu effendi in multis, ratio t uia
hoc negato nalliamplius dare- tü vrbdicalo vniuerfilis de inkerióri dd n,
vnriuerfale a&a przdicarit de inferio- * ribts vel (apponitur per
intelle&ü prius ^ cohtra&tuim ad illa, vc de illis przdiceturg
velfiltim fic contrabitor inipf 2&uali" przdicatione; ergo ni(i
extebmimare velis | mnsomries haialinodi przdicauones;fas^ teri debemus
vnitatent , & aptitudinens vhiaccfalis manere cam fra actu elfendt. in
axattis,& przdicandi d. dit aptitudinem nó dari ad a&ium cü í
répugnancetr , tmà paffim videmusadtü," perficere aptitudinem, & effe
cum ea co- pollibilem; (olumq; deftrut ordiné prio- ritatisad actum,ergo idem
fuo modo di- cédum etiam in apticudine rationis, qda- lis ponitur ifta natura
vn;uer(alisad efsé- " im multis, & przdicandü 1c mulcisg » ig tur
facédum cft , vninecíalicatem ftare ctiám cum a&tu e(lendi in multis pec
£a« ' tioném, quia tunc natura concipitür haz" bcre inomnibus ilis
adzsquaté luam vni- tatem formakm per incxitientiam rone eiuldein communis RM
in o conceptae, ac intrinfece indaiifae , Vlte qiiidcta cbacéoh adn tato Qr
tonis obic&iuz: poffidere nárur/mindiüifios - nein Pu eidfdcm rationis,
& cam amig tete dam pet differeotías dinidt DO" rar. Vetüm aliud cit
loqui de vocuerfali, quatenus precise c(t y:0ddà toux pos tentiale habens
patics lubiectiduso quas mente , * malis, Acce- "t 376 — Difju.IV. De
Vuluerfalibus in Conmuni: tnen:c diuidi poteft , aliud de ipfo loqui. quarenus
ctiam tocum quoddam actuale, eft, & sm hanc a&ualitatem includitur in,
omnibus illis ratione cuius inclu(ionis Gt. | pr pul de ipfis przdicatione
dicéte,. ioc cít hoc; (an€ , gnapdg vuiucríale v.g. animal diuiditac m (ua inferiora
vt homi ncm;& equum, defiratturtozalitas poté- tialis, & pcr confequcns
cius vnitas, quae in illa indiuiGone confiftcbat; fed bo. goanct vnitas
cius,quatenus eft cot actua. le;si quam totalitatem eit in fieguhli- cét
nontotaliter ,& adzquaté, & idcó adhuc diuifum ( vr notat Do&or 2.
d. 5. «4. [ub H.& 3.d. 2.9.1, 6. C1 arguitur) potcft in ratione vniucr(alis
prz: dicari de omnibus illis , & im hoc fenfu dicebat Porph. participatione
fpeciei omnes bg- mines efle vnum bominem, vtique enim. quando hoc dixit Porph.
loquebatur de . homine diui(o in plura indiuidua , & ab omnibus ncs ge
afferebar tamen ad- . huc illa omnia dici vnnm hominem;qua- &£ngs natura
bumana concipitur in ome. ibus vna vnitate formali, quz eft minor mümcrali, per
inexiftentiam, & folum cx- puníccé diuifa per differentias. pap 33 Contra
pofitam Cóclufion£ obij- weitur yniuctfale logicum quid abfolutum. «e (fc :
natura fit fingplaris per diferentias. gindiuiduantes , ergo tancum abcít,
quod. 1fiaz wniuci(alis pez refpcétum ad tingula-. z5ia|uod porius
fingularizatur, & eo ipfo xjnodab omnibus iliis prafcindit per cons iptum
abftraGtum, vr; ucrlizatur. T ü 2« «uia li bomo ità in te cxillerer » ficut
illi contcptui abfoluto-obijcitur, cíTet vniucr ^ ow afalc ia cílendo » qualc
Plaroni tribuurs «rto ctiam nunc cít vniuct/ale pec deno- mibaconen ab
intelle&u ablque aliquo dtu adinferiora. Tum 2n intcilc- diis ie Beato
fupra hominem fic cone | scptum conlideranscóditionem;& (Lati * ius,
cognotcit illum non cfle aliquod fin. apre »icd eíse quid commune omnibus.
sixgularibus,jn qua rcficxione non tribuit anielle&us homi fic concepto
aliquod. aouum»lcd.conci pit,qnod.in eo przcrat,, «rgoenic hanc reflexionéiam
homo erat . siis pet priorem eonccptioné di- actam , Tuin 4-quia wniucrfale péc
con» cipi per modum abfolati non dicentis re fi Mdunod alteruay,fed potentis
fundare. talem refpe&um, vt album, & quantum; qua (um abíoluta, &
poGunt fundare re- lationem fimíilitudinis,& zqualitatis. Tü tide iei
vniueríale regulariter loqué- o fiat per cognitionem cóparatiuá, iraut.
abftrahatar à multis ob (imilitudiné ine : ter ea repertam, abíolaté camen
loqucn- do abitrahi etiam poteft natura commu« - nis per puram prazcifioné
natura ab vao inferiori abfque vlja cóparatione, wel fue Periorisconepeed
aliquem iirirb vel iptor iorü adinuicem,!vt doà (olo Petro fimpliciter
prar[cindi ia fiogularitatem &
fiftimus in folius-hu-- manz naturz confideracione, quo cafu.
habemus.concept&i vniier(alis abfolatitw 34. R efp.per folà ab(tra&i à
có- ditionibus iadiuiduantibus naturam fieri vniucrfalem metaphyficé,aon
logicé, li- cé nm Fasstnnhdabésasa à proptia indiuiduatione (e habeat
inditfereter po- fitiué ad hanc; vél illam indiuiduationems., diuifim, nó tamen
fit, quod virtute illius. fimplicis- przcifionis. po(lit vna eíse in.» pluribus
coniuactim,qualiscít ynitas,quas. - exigitur in natura ad fundadam proxime:
logicam vniuer(alaatem ; & qnamuis cii vaitate pra:cifionis nom. cohzrcac
actas e(Cendi in. pluribus. , bené tamen cohacte aptitado,& fic non
implicat naturam císe: przcifam à pluribus, & adhuc retinere. » aptitudinem
cffendi in pluribus; imó art.. 3.baiusqua (t.oftédemas. a&tü ipfum c(--
fendi in plüribus- per rationem., efto rc-- pugnet cu vaitate praccifionis non
tamé: €ü ipfa vanitate vniuer(alislogici, (cd actür dumtaxat cíl'endiia multis
per reale con- tractioné. Ad a.patet per idemsquod ta- le. idolum non
tranfocnderet limites voi- ucríalis.mctaphy.lici. Ad.3.auingeret io-
tellc&us in tali zcflexione (olum vniucr- falitatem quandam negatiuam;
quatenus. cognofcerct hominem; v fic,mó-cle ali. quod ng MAR MR PoRHUt m, 9Ria
non cognoícece: illum., vt comunicabilé. pluribus fimul. Ad 4,negazar aiamgptl
y, (pia vo:xuccfale,.vt patec.ex «cius definitio-- ne, dicic formalitec
relationem ad. multa... Ad Ylt- SUagitz (cet. n1 1. velle d ie S3safII. De
efentia Psiserf. Logici. &drt. H. xb vno folo abftrahi non po (Te vniucr(a-
Jlelogicum, qaod eft re(pe&inü, fed hoc meceffario plura requirere inuicem
com- ao 5àquibus abürahatur ob fimilicu. "dinem interea fepercam ;. vult
igitur ab -«no folo abftrahi tant vniucrfalesquod : appellat abfolutam ; in quo
reijcitür ab 'emnibus ; quia natura apta ad vniuer(ali- taté logicam ita
abftrahi poteft ab vno 'ficut à duobas] , alioquin natura folaris
vniuet(alitatem logicam fundare nó poí- fct; ratio cít , quia natuta, po met
:abitra&a , etiamíi abftcactio faéta fit ab - vno folo , non plus eft
illius ; quam alio- rum quorumcunj; fimilium,& ad omnia Andiuidaa maaet
indifferés pofitiué;alio- rs ab(tracta non effet; ità Aueríaq. 8. 1 t. Pafqualig.difp.
20. Amictract 4. q.2.dub. f. in fine, & alij paffim ; igitur . Adargamentum
infe dicimus , quod na 'tura,tiue ab(trahatur ab vno folo indiui- : duo, tiu à
pluribus quoufi; non conci- itur cum ordine ad inferiora , nempé vt llis
cómunicabilis coniun&tim, nó tran- fcendit limites vniuerfalis metaphyfici
. *.-35 Rurfus arguitur ad id ; pura rela. tio rationis nequit cóftituer
"uer(alé, ac de multis przdicabilem, ergo vniuer(ale logicü non e(t
formaliter re- latiuum,probatur affümptü, tum quia illa rclatio rationis eft
fingularis quzdam fc. cüda intentio,ergo nequit vniuetfale co. ftituere; tum
quia nec ipsá relationé vni. uer(aliratis pr dicamus de inferioribus , non .n.
dicimus, quod Petrus eft fpecies, ncc ipfam naturam fubtali relatiodie có. eR fic
eft ens per accidens,ergo talis relatio mec impertinens eft
adcoftituendumvniueríalelogicurn;Reíp.negandoaffumptum;ad primam robationé
dicimus , quod ficut fpecies prelTa, vel exprcffa eft vniuerfalis inre pra
fentando, cíto fit fingularis in. effen- do,fic'(ecunda intéio vniuer(alitatis
po- teít naturam denominare vniucríalem , eftó entitatiué. fit fingularis, vndé
ipfa.» non eft vniucrfalis,, vt quod, & in effe €xercito, led folum, vt
440; ac in cffe fi- gnato, ad (ccundam pariter dicimus rela- tionem vniuerfalitatis:
non clie pradica- tum; fed conditionem pcadicau ; quod kogica: L4 e naturá vni-
' 377 optimé Lichetcit.adnotauit, cuni ait nas turam fub ratione relationis ad
inferiora przdicari de illis , non quidem quatenus eftens per accidés ex natara
; & relatio- ne con(titutum, fed tantum per rationem naturz,quze cft vnum
ers per fe quz ta- men prazdicari non poteft; nifi a&u fic fab tali
relatione ratíoais, Hoc autem probatur cuidéti ratione | quianon
vniuer(alitas,nec aggregatum ex natura, & vnitcríalitate, (ed nacura cantü
eft in rebus vniuerfalis fubietis, ergo na- tura etit , qua proprió
pradicabitur de illis , illad .n. przdicatur de fubie&o; gs eft in co,&
vniuer(alitas erít códitio,qua facit naturam in potentia proxima de illis
przdicabilem . Verum tamen cft in prz» dicatione fignata, non proprie naturam,
neq; aggregatum ex natura , & vniuerfa- litate, (ed vniucrfalitatem ipfam ,
in con- creto tamen,. i. vt applicata naturz pra dicari de plaribus,ratio
eflquia predicas tio ininaodi fit per terminos fccunda intentionis; vt
applicantur primis , ARTICVLVS IL Relatio inefsendi vuiiuerfale conflituity 5
andi efi ro " v» 3 predic 36 HX conclu&o eft Scoti in 2.loc, toties
citato $. Sed contra,cum .n.q.6.vniuerf.$. Dicendum;de hac re du bius manferit ,
dicens , quod fi definitio vniuerfalis tradita 1.Periher.cap.$.quod eft efíc
podicabile de pluribus, fit vera definitio, tunc effe vnumin maltissper q»
definitur 1. Poft.2 5. erit pa(fios& e con- tra fi ifta e(t veta
definitio,tunc ica« bile de multis erit paffiosdü poftea .s&t4 loc. cit.
vbi maiorem habet au&toritaté s accejxat pro vera definitione illam , LI
traditur 1. Poft, per efte iz, tenédü c(t in fenrétia Doctoris potius efse in,
qua díci de c(fe vniuer(alis c(Tentiamg& quidé hee elt expreísa mens
Doctoris ibidé , docet n. quod vniuet(ale in a&u illud eft;quod habet
vnitatem indiffere : quàm ipfum elt in potentia proxima y vt dicatur de
quolibet fappofito quod non conuenit natura RA da au ci non eilc in alio
angulatiyquans mme sí me . áo e ME o oo o 3738 tum eft de (e , tamen quia in
vno reperi tur, nequit effe (imul in alijs; & ideó de illo folo przdicari
poteft cum veritate y non de omrübus;fed hoc folum cft poffi- bile de riatuta
concepta fub indifferentia pofitiua ad e(fenduni fimul ini pluribus ; quarido
.u. habet vnitatem fic indifferen tem ,tünc ftatim efl in potentia prosima ad
ptadicaridum de pluribus ; cüí ergo di- «at Doctor vniuerfale in acu illud effe
y liabet vnitaté pofítiué indifferenté a ciendum in niultis ;& ex tali
itidiffereri- tia otiri potentià proximans ad prédica- dutbs(eu
pfzdicabilitaterii de mülus, pa« lani cft (cüfiffe, ui vhiüerfale cóftitui- tut
pet efie ins & rs dé ett paffio ; idé docuit q.18.vnit,ini fine, ebi dit
getiu$ n e(fe apti dici de multis fpécicbus, ni(i ptius ab ree cócipiantur
qiulta fpe «ies quibus fit gebus;fed in liac re prat- fcttiai teflimoriiunt
Doctoris ini quzft; vitiderf, (iuc pfo vnd y fiüe pro aftera par- t€ pátumi
debet vrgere , quia ibi fuit dit. biás ; ptaterquari quód etiarn? affertiué
loeutüs effet , ftare debemus teftirnonio (fcripti (erit, duai ibi di&a
alibi reüocat justd fegalami datà in qu£ft; ptoeai. ide dertiqj habet TUAE
PSRUOR CI RA & ifi tex: 45. eiufdem lib. Haric eandem fentétiamt tradidit.
Majrou. füper viiuerf. pafTu prime, Lichet, ini d.dift.cit. Tat. vac. . in
Pétrürii Hifp. iri princ; Trombet. 7. Met.q. 8. att.1. tbi poflqtiám docuit
duas conditiótie$ ad vrtiuctfale id atu requi- fitasità coricudit , ex ltis
(equicüt ;qdod pramiffum eft ; quód ad ratiofiem vni- uetfalis iri a&u
tequicitüf nattira ipfa.» j e(t aGu participata ir multis, & ip. ititentia
vdiderfalitatis atcributa matu. rz per actim ifitclleGus coparantis talé
naturátn, «t ptadicab;lem ad iridiui dua ; hac Tromb: vbi vides ad vüiuerfale
iri s&u prius esigece, quod narra concipi&s tur vria iü i$,Vt de
illisteddauit pré- dicabilis j (ic etiam loquitur Bargius de Vniuerfali it
a&u 1.d. 4. q.6; $.. Ex alio membro (ic arguitur » ex Recentiotibus veró
tradit banc. febtefitiath ex profe(so P. Fuentes q.6. diff. j art. 4: &
quidera cü hzc (eteutia fit epreffifima Doctoris in 2 fent, & oppofitam (ub
dubio (olum Difput.1V. De Vniuevfalibus in Communi» tradiderit q.6.vniuerf.
miram eft cur Seg ti$ztàm vnanimiter banc arripuerint vtde mente Do&toris;
fedantequam cG« fionenr probemus aduertenduni cft , quod cua dicimus vniuer(ale
conftitui per eíse es araltis loquimur de illa vnitate indifferenti
pofitiu&. ad effe in multis (imiaf , & coniunctim per intelle- Gun, -
rug przced. declarauimus, 7 Primó itaque Probatur coriclufio' in fiunc
mod&.; quod primo intelli simus aliquo dicimus efse eísentiam cius;(ed '
ptiniuni y quod intelligitur de vniuerfali Lógico, & in a&u, et efseiri
multis, er- gó lioc fpe&tabit ad efsentiá eius ; ma. pa- tet
miri.proD.taüni eX Árift.qui r.Pofter. 2 f. vtrique attribuens vniuerfali logc-
coy prius tribui efse in s poftca dici dey inquiens vni € e(se vnü iri multis,
Sc de'nialtis,tum ex Scot. cit.vbi ex hoc , gr vitite(afe cócipitur vnum in
maltis , vel faltini (ic aptum efte in illis ob indiffecé - tiani pofitiuiami naturgarguit,
quód fic in poteritia proxima, vt dicatur de mufis; tü taríderi ratiorie,quia
effe ime(t cau(a di- ci des(icut.ti« quia hoc eft fic quia lioc e(t iri ilg per
rationem, ide éritticiamus hioc de illo per intelledum . y pei Scotifta:
oppofita? opitiió« nis di uitpto dc duplici efse in;rcali y & rationi, hoc
importat communitatem pofitiuam ,ilíad negariuami , verumi eft efsé initealc'
ptacedereé dici de ; & cí(sc cáufam, cut riatutra (it prdicabilis de in-
feriotibus (ed eft caula remota, & no (a£ ficit ad conffitutionemi
vniuerfalis logi- ci fed taditummietaphyfici ; (ed (i de. efse iri cationis
,& pet intelle uni (eraio fiats fal(a eft omnid minor j (ic enim. efse ini
(equiti dici de, & vnider(ale eft vnü in riultis;quid dicitur de ainltis ,
vel (altim non MAN fed (unt pror(us idemi dici de, & ese iri, in lioc
fen(ds praedicatio .m. qd fit fuperioris de imferioribus per iritelle&uoi ,
nor eft nifi quadami iden- tificatio rationis. illiu$ cum multis; & vnutri
prádicári de alio cf lioc éffe in il- lo pet aliquam identitatem. Hinc dd i.
prob. miri. cx Atiftot. dicunt quod & loquitat de efie imtealiy iam non
definit fni« inillo realiter e — ideó enunciamus lioc de illo realiter y ] 2 [1
er, vt eft in ,Mecur Quefi.IT. De efiemia Vyiuerf.Lopici drill. 379 viuet(ale
logicum , fed meraphy Gcum , |. ffiloquitur de efse ài rationis, hoc nondi- tur
: abipfo dici de , quia predica- itio non eft , ni LidestiBcasio eationis
grzdicati cum fübic&to . Sic ctiam ad 1. | gprob.ex Scoto e(pondent,&
addunt ali- ui Doctorem ibi non loqui de vniuer- li completo fed incompleto ,
& pro fundamento proximo . Ad 3. aiunt yale-* rc in przdicationibus ; quz
funt tocmali- «tet vcrz à partc rei, non in illis, quae fünt- formaliter vere
per intelle&tum,& attri- butioncm alicuius fecunda intentionis y mon
vcro à parte tei » nifi fundamentali- Mito , cum fuperius yzdicatur.de
inferiori j 7*8 Lcuiffima quidem refponfio, & multa falfa continens, nam
Arift.cit. lo- . quitur de rniuer(ali logico, ac proinde de - F3 inrationis ,
imà Ane quis (afpicaretur i definire vriuerfale metaphyficum, il- Jud dcfiniuit
per actum yon i in mul- ;tis, non per aptitudinem; dicere veró «p -e[se in
tationis,& dici de funt idem, ett ,yrorfas ridiculum , tunc eaim fruftra
-quarerctur, quodnam fit e(sctia, & quod patfio , quia vcl verumque efsct
de císen- ;tiayvel vtrumque paffio , certum.n. ett, quod dum hzc quaftio
inftituitur , non . € (t altercatio de efie £n ;reali nam apud -omncs cft in
confefso vniucríale logicü per efse in rcale non ,conftitai ; falfum etiam cft
jesse áliquid de aliquo for snalitet eíse vnum identificari.cum alio , -wel
eíse in illo , (cd potius eft per przrdi- cationem oftendere , quod hoc eft
inil- lo, vcl identificatum cum illo, itautine- — -xi (t&utia » vcl
identitas vnius cum aliosé- ge modo prarfapponatur, vt cad- fà veritatis
przdicationis, hoc innuit'Do- -€&or füb lic. 1. dum ait indifferentiampo-
fatiuam císe illam , fecundum quam vni- ueér(ale aliqua identitate efl pradica-
bilede quolibet indiniduo , vbi vides fe- cundam Scotum predicábilitatem in
ali- idenuntate fundari ; & rao ipfa fua- jl uia/fündamcntum , & radix
przdi- ca €(t identitas extremorum pre- dicabilium, quod .n.-noncít idem cum
aliquo ^ Lancia! vct , fed remo- àb illo ; ergo apuitudo adidenufi- candum efl
fandamentum aptitudinis ad praedicandum , & actualis identificatio cit
caufa a&ualis pradicationis. 39 Facile eriam refcellitur expolitio allata
ad auctoritatem Scoti ; qui dubio procul locit. loquitur de vaiuerfali có-
ppletoy vt patet ex hs, qua habet (ubi tI. vbi ait; quod indiferencia pofi tiua
, /fe-- «undum quam nacura concipitut vna im multisper iatelle&um , complet
vaiuere f4le in actu , quod iampridé docuerat 7. "Met.q.13.n.19-dum ait
»aixerfale com pletum ejses quod est in pluribus , &* de pluribus , ergo
Do&or loquitur de vni-: "uerfili completo ; & per conícquens.de
.e[fc im rationis , loquitur enim ibi de vni tate in multis , quz conttituit
vniucrfale- jn potenría proxima vt poffit dici de il- lis, vnitas aucean
realis, quam habet natu- ra per. indifferentiam ncgatiuam , non conftituit
naturam proxime przdicabi« lem demulris,(ed rantum remote. Acces dit,quod (i vaias rcalis in multis elt cau
faremota predicationis ,.vt Aduerfarij. .concedunt , debent affignare talem
vat» eft nili vnitas rationis in multis , .vz ibi- .docet Do&tor. Confirm.
quia ibi ex nom T ia nature ad cilcndum in mul- tis dunfim à parte rei
arguitquod (olum - remote eft prz-dicabilis de mulcis , & cx aptitudine ad
ellendun mm multis imul per intel e&tum ait, quod ctt pradicabilis in
potentía proxima, quod étiáa repetit : 4d. 43.q.2 F. ergo dici de (oras ab effe
- in'ratione , (cu per intélle&tuam . t 40 Qodrandem dicebant ad 5. prob;
eft pror(us fallum,& voluncarte dictam, fi enim praedicari accidentis
defubic&to pra fupponit efle accidfehtis in fübictto y '€ur idem non erit
de prdicaris per ra- tioncm formalter, quod prias prz (üppos antur effe4z
,pofteà derilis enunciens tur in quibus ab mtelle&u preconceptá fuere ?
hanc plané paritatem conuimcunc rationes adducta ; & adhuc vlcerius pro batur
, nam fimplex appcehentio prz cez ,dit compofitionem ,quia'bzc fpectat ad'
fecundam, illa ad primam operationem, fcd pcr illam natura apprehéditur in
pla-? ribus, pcr itam 2e Tu de pluribus, 1 c tatem, qua lit caufa proxuna,
& hzc nom. - LI 'Konis, non poteft autem dici vniu $89ergo effe in przcedit
dici de in omni prae. dicationc. Item in przdicatione. forma- li przdicatum
debet aliqua idétitate idé-- tificari cum fübiecto , fed natura fcclufo opere
intellcétus non ident ificatur tingu- lis ind:u dais, fed illi (oli , cuius e(t
pro- pria; ergo neceffeeft , quod intelle&us aliquant machinetur
vnitatem,(eeundum quam cum fingularibus idenuficeiar, vt proximé poflit de
quolibet przedicari, Secundo principaliter prob. concl. fi daretur natura
communis vna per inexi- : ftentiá à parte rei, ficut datur per indiffc- rentiam
nagatiuam, procul dubio daretur wniuer(ale à parte rei in acto, haberet .n«.-
fimul,& (emcl,& enitatem,& communi-. tatem pofitiuam in multis ,
qua duo (uf- ficiunt ad conttitucionem vniucríalis in. adtu fed natura Petri cü
fua vn rate fot- mali in ipfo exiftens redditur communis pofitiué mulus eo
ipfo, quod cótiderarur «t contracta nó ad folum Petrum; fed ab omnibas
indiuiduis fimul , ita quod non fit propria alicu us, fed omnium ;ndiffes rentet
, ergo per hanc implicem appre» henüonem naturz in ploribus imul habe tur
vniucr(ale in actu ,abfiuc quod natu sa affirmetur de hoc , & illo
indiuiduo , na dicebamus, hoc pertinet ad (ccü- intelle&us operationem.
Tertio probatur, quia natura diuina litiné pluribus per- pon quia de illis non
pradi m quia de illis nc icetur predica, tionc dicentejhoc cft hoc, fcd ird
quia eft vna numero in illis abíq; ylia fui di- vifione, & multiplicatione,
vt Scot. no- tat 1.d.8.q.3 .in fine cum caeteris Thco- gis,quód Ij eflet yna in
illis rribus cum qliqua (ui diuifione , (alum numcerali ia quod effet vna in
tribus aliqua vpitare minori, quam fit numeralis , (ané effet vniuerfalis in
a&u, etiamfi non conci» finr aQu, ycl potentia przdicari de » ergo vBitas naturz
in multis per entiam , quz (it minor vnitate nu- cf communis ' merali, cum
communitate po(itjua (uffi- €it ad cóftitutionem vmuerlalis in 41. Quarto
candem oftenditur cuidc- €i rationc, vniueríale predicari, yel predi €abilc
cíie dc pluribus aliud non cit; quà "Difp. IV. De
Vniuer[alibus in Communi ; vt fuperius enupciari , vcl enunciabile ef- fe de
ilis, vc de inferioribus , ar inferiora non(unt, nifi per inclutioncm
fuperioris in illis, ergo efse im (emper przcedit di- ci de . Dices , quod
ficut fuper;os inra- tione fuperioris intelligitur, eo ipfo quod concipitor
potens efle. in inferioribus , riamfi nó fit actu inclufum, iic é conira
nferiora intelligürut eile talia, co ipfo q» concipiuntur includere potfe
fuperius ,. (io actu nó includant ; & 1dceó actaalis nclulio fuperioris non
c(t nece(saria ad cottituendam fotmalitaté infccioris Có. trà, neq; argumeniü
contendit probare modó cíle necctlariam acualé incl.fio- nem fuperioris ad
conítituendam forma- ltatem inferioris , fed (o'um probare in- tendit efse in
lemper procedcre dici de y fi vniformiter fumantur,vndé dato ,.;uod inferiora
talia dicantur per foJá incluiio- — nem poffibiié (uper orisin cis ,&
actualis nccetíaria non lit, adhuc tamen habemus, uod e/se m apriudinale
praecedit dici — aptitudinale , ficut a&uale przccd't &&uale;quia
inferiora nó (unt , n:fi (upe- rius intelligatur poflein eis includi, (ed.—
tedicab:litasvninerfal'snonett, nifi de, — inferioribus , ergo dict deséjer
necetfas -—— rió prefupponitefíeim vmfotmiersüpta, —— 4» Reflatigitut ex d s ,
quod dici. dc lit paflio , nam quando sü: al'qua duo attributa , quz c dem rei
conueniunt , fi vnum eft caufa altcrius nin pote(t id, quod eft caufa, eile
putbo fübfequens ;. lud, cuius eft cau(3, fed pot us € contra, fea eile in
mulus , & przdican dc mulus conueniunt vn ucríali& primum cft cau (a
(ccundi,vt bucuf.; probatum ctl, lieb -phomo prazdicatur de pluribussquia eft
in pluribus; (ccunda «operatio, pcr qua fit ilia przdicatio, tapponit
primam,qua hocapprehendiur in do abf; vlla affic- mationc , ergo efsein multis
erit eüen- Ua, & dici dc eri pa(fio. Confir. quod (upponit etlentiam rei
ada.juatam , (cd idhuc nccetíari9 fequitur illain , cft pal- fio cius, at
police pra:dicari de multis (up-. ponit adzquatain Vniuerlalis etientiaas 1am
con(titucam per ejse in rationis , & adhuc neceffarió conuenit ipfi, ergo
e(t proprietas eius « Dum vcró dicimus pa(- » Roncmn - Douclt.I. De effentia
Vuiuesf. Lopici. eft. — 48Y fionem vniucríalis efle poffc przdicari de
pluribus, intelligendum eft veré affir- matiué , & diredt? , fiué
cffentialiter, fiue accidentaliter, fiue in quid, fiue in quale, fué
neceffario, fiu? cootingenter. Katio efl;quia orfine;quod eft in alio;
veré;affir gatiué ,& dircdde poteft pradicari de il. lo,veré quidem, &
affirmatiué,quia repe sU jo (lo » directe ctiam ; quia directa przdicatio illa
e(t , inqua pra-dicatü ali- Quo modo recipitur in fubic&to propoli- tionis,
vt hzc homo cft animal, nam ani- (mal recipitur in hominc, vt pars matcria- lis
cffentiz ipfius ficut € contra illa dici- gur indirc&ta;in qua porius
fübieGü inclu ditur in przdicato , vt animal efthomo , vnd hzc dicitar
innacuralis,& illa nata- falis, vt declaratü cft ve infit, trad, 1. £3. cü
ergo vniuer(ale (it in multis, veré, atlirmatiue , & dire&é poteft , &
debct pradicari de illis . Debet auté fic przdi- «ari abftrahendo ab illis
deterinmmacis mo dis prz dicádi effentialitets vel accidenta- liter, in quid
,vcl in quale, neceísarió, vcl
€ótingenter, quia ex quinque vniucr(ali- à enymerádis coueniunt
inícrioribus neccfsarió, .f.genus, (pecies , differentia, & propriumaliud
veró con. tingcater.faccidens. Item quadam prz- dicátur intra e(lentiá,vt prima
tria;quz- dà extra,vt vltima duo. Ruríus quzdam ra dicantur in quid) nemp mo-
di aer inhzrentis , fed pe li per fe exiftenis , & quafi aliud (uflentancis
, vt genus, & fpecies; alia veró in quale, f. tnod&alteri
adbzrentis,& ex his quoddà gpradicatur in quale efsentiale, vc differc-
tiayalia vero in quale accidentale, vt pco - prid, & accidens . Dcbetiandé
po(ic dc '6mnibus przdicari , nedum fucceffiue, & difiunétim,(ed ctià
fimul,& coniun&im, n& homo in rationc vniueríalis poteft (i- mul
dici de Petro,& Paulo; ac ceteris in- - liuiduis, vndé dicebat
Porphirius;gy par- Sion fpeciei plures homines funt 15 homo,non quidé à parte
rei, fed per intelle&ü;ratio buius et, quia vniuer(a- le habet
indifferentiam pofitiuá (ccundü uà pot de(cendere ad plura fimul, & có-
cott de omnibus pari modo pradi- -. Sari; quia dici de proportionatur c/)€ jl «
degita . fecun Contra allatam do&rinam folct obijci Primé auctoritate
Porph. dcfinié- tis vniueríalia per przdicari de multis,na auté pet effe im, ac
etiam Scot. q. 1 j.vni- uer(.$. Dicendum vbi docet rationé vni- uerfalis císe
dici de , & fufficiétiam vai- uerfaliam a(fignat per dj ci de , quod eti
robat hac ratione, quía in quid, & in qua [: (unt differenuiz eísentiales
diuidentes vniuerfale in communi , & con(t ituentes uinq vniuer(alia (ed in
quid,|& in quale dnt Ac contrahunt ptzdicari de plu tibus, vt conftat cx
definitionibus pradi- cabiltü, ergo praedicabilitas cft ratio vni« uer(alis,
Deindé obijcitur ratione. Tum quia tunc vniueríale concipitur in ordine ad
multa,cum cognofcitur couenire mul« tis,fed hoc fit per przdicationé,ergo
&c, Tum etiá , quia. vt paffim Diale&ici do- cent; & ipfe Scot.q.
14. vniu. hoc intercft inter dici de,& «i in, quod dici de fe copetit
(ccundis intentionibus, r vero per accidens, é contra vero efje in rcbus per fe
cópetit,& fecundis intentio- nibus per accidens ergo cü. vniucr(ale fit
intentio , cius ratio eris dici de, non effe in, Tuatandem, quia vniuer(a- le
Logicum , vt à Metaphyíico fecerai« tut, dicitur vniuerfale in przdicando,
& metaphyficum in e(sendo,ergo efje in;cfb ratio iftius; & dici de
illius. 44 Rce(p.primó falfum efse omnia vniuer(alia definiri p dici deyquia
propriüs & accidés iuntur per ejse in,vt vide- bimus di(j. (eq. Deinde
nontantum pet dici de ,(ed per ipfam a&um pradicandi definitur genus, &
fpeciem, & ramé cer tü eft a&ualem pradicationem non císe de cíientia vniucrfalis
, imó nec eius pros prietaté,fed accidens coe , ficut aus rie dendi in homine ,
vt art, (eq. non igiar quia per dici de [olent vniuer(alia defcri- bi,&
eorum (ufficicntia affi gnari » inferre dcbemus eíse de císentia, quia &
ipfe Sco tus non tantü q.12.& 19.,vniner(led erià q. illa 1 f. ingenné
fatetur inquid & in. quale przdicari non cfsc per fe differea- cas
vniuct(alis, (cd potius modos;qui in-uantà important cócepius contrahentes
denen quit poísunt deb i jo auiem, cur ita actum fr, cita EET RE.) 392 uia tra&atas
de. vniuerfalibus inuentus eft , vt rité cogno(centes terminos fim- plices
abíque errore poffemus eos adin-: uicem coniungere fecundü debità (ubie-
&ionem,& pradicatiopem , vnde cü vni- uerfalia defecuiant proximé ad
bene enü ciandü terminos comunes de particulari- bas, hac de caufa. per dici
de- fuerant à Porph. defcripta , & per dicide eorum fufficientia tradita;
& demum vniuerfale logicum hac ratione con(ucuit appellari vn;uetíale in
przdicando, vt ideo verum fit vniucrfale in Logica potius confideras. xi
(abratione przdicabilis, quàm vniuet-. falis; vnde & illz quinque fpecies
vni- uer(alis (olent potius predicabilia nun- eupari,quam vniucrflia . "Ad
rationem neg. min. poteftenim. vniuer(ale , vt q. feq. dicemus, cognofci
&onuenite-multisetiam per primam ope gationem , quando nempc per (implicem
apprehenlionem. concipiturin maltis a- étualitcr,vel (altim apcitudine. Ad
2;Dar €or ibi oit effe conücuite per fe. rci, S per accidens
intentioni,nonautem loqui- suc de effe imr, & quando etíam de ipfolo-
queretur intelligendum effet de effe in xcalis hoc enim per accidens conuenit
imenrionibus [écundis,quatenus fandan« (ür inprimis. Adi3iviiuerfale metaphy«.
4icü dicitur vniuétfalein effendo, loquen, sio.de ejfe: in reali,pct quod non
excludi- für, quod logicitm nequeat dici vafuzrfa- Je in effenda , loquendo. de
ejfe inratio- nis, tamenne zquiuocátio contingeret in Nocabulo, & etiam ob
catione nuper ad- 4loctàm vniuerfale logicum in. communí, vu loquendi:
vniuerfalc in praedicando Zee confueuit;& per praddicabilita- * àmezaphy
uco diftingui «; — JurwAR TICYLVS: il, lle.in a&u , er apritudine
constituit vniner(ale , dici de aptitudiue — tantum. e5i paff 4$. pies $ effe
in multi (pe&are ad vniuectális effet] am, nedum wt dicic aptitadiné, fed
étiá vc dicit 48, dici vero de muliis efie palfioné taniü , vt dicic
aptiudinem. Conclufio ves hia-..
"Difp. IV. De Viiierfalibus ii Conmiumi! bet partes, & quoad omnes
colligitur exe. Scoto , & probarur . Et quidem primo» quod aptitudo proxima
ad effendum in: multis fimul , & coniun&im (ufficiat ad. conftitnendum
vnrucr(ale in acta, eft có munis opinio , & eam manifcfle tradidit
Do&orloc.fzpe cit. dum ait indifferen-- uam proximá ad elfendum in maltis
fi- mul complere vniuer(ale , probatur ex Ari(t.qui 7. Met.4 5. definiuit, vniuer(a-
lc per apxitudinemdicens effeíllud, quod aptum efl, vt pluribus infit. Necvalet
cum quibufdam iyd »ibi definiri vniucríale metaphy (icum, & fandaméta- le;
quia, vt notat Doctor in cum textumy & caeteri Expofitores, loquitur de vni
uer(ali formali; & in a&u ; Probatur etiá ratione , quiaper vniuerfale
in a&u illad intelligitur , quod eft cómune , vcl falticr cóomunicabile.
multis cum (ui diuitione $ remanente tamen: adhuc aliqua. eius.vni«
tate(edaptitudoproxima,&indifferentia pofitiua conftituit naturam in tali
fta tu, quem vtique nom habec à parte reid.——* ^8 ialicét; vr ait Doct.
naturaàpartereá —— u Un conDM. vtei intrinfecénon ves — pagnet ciTe füb: alia
(ingularitate ab ed fub qua efjdilsnéHor spon taret communis, vt poffit effe in
mulcis (rmalj - ergo talisapcitudo (ufticit ad confti dum vniueríale in a&u
-. Confirm. quía quou(que manet natura coniuncta Irec- eritatinequit dici
vniuerfalis, quia vt fic dicar tallseo ipo 3 dien india uut talis eo ipfo, i i£
indi daali pet isediechun ect i add fetenter comparatur ad omnia indiuidua, vt
eis cómunicabilis , etgo &c. Preterea a&uali cómurticationi. rationis ,
qua vna fet inexiftericiam concipitur-in multis cit fola diuitione. numerali,
correfpondetc debet potentia , (eu aptitado proportia- nata, ergo fi actualis communicatio
Corte ftituit vniuer(le in a&u fccundo , ac va- latin exercitio ,
aptitudo.& poceniailli cortifpondens conflituet. vniueríale ve^ lutin actu
primo . LT 6 Negat Blanc. difp.2.q.2. in nata abiicacta talem aptitudiné, quia
1n natu ta , anteqnaar actu referatuc ad incrio- Ta 5 à quibus cfl abftracta ,
folum (uppa- pitur Fa : ar M . exclulionc hzcceitaum; tui neque en- - sitas
nacura cfl talis potentia, fic.n.cífec mes * eti Lu x 2n » 3 Ade «^84 x -Saw A
: Poe le [em non;ipis - quiuis hoc af : Qua[1H. De effentia Vniuerf, Logici-c
Art. TIT. s25 aténtitasnacurz ,& denominaijo ex- tüimíecayà qua denominatur
cogni.a cum »ocetia rcaliscum encitasnaturz fit rca- s , ncque ip(, denominatio
extriníeca , namnab ca folum cognita denominacursnó vcro apta ad ef[endu in
mulus , ergo ralis :apritudo rationis non eít admittenda in natura
abítra&ta, (ed ad fummum non re- pugnantia. ALIS i$ clt hzcfolutio,nam
quando nil aliud (uppcteret, dicemus 1lià nó repugnantá ex incrinfeca ratione
na- gutz procedenrem,quando non cít impe- ditaconíorrio hacceitatis ; quomodo
(c habet in ttato. pracifionis obie&iuz ; có- — &ipià nobis pur odum.
cuiuídam apti- tüdims proxima,& pofitiuz indiffereua .ad effendum in mulus
fimul, Ec (ané noa .videtut vllo modo negari potte vniuerta- Aein a&u cóftituium per folam apti;udi-
nem rationis àd, e(lendum in multis per diuifjoné diderenziarum ; nam genus ,
& Fpecies, vt icta quzdá potcflarua, & per diff. céntias. i0 piutcs
partes tübicétiuas & rauonis dinilibila, pr&cedunc & difiercucias
3n & Anferiora conft;iuta, quia vniuter alia funt priora natura
particularibus, &, procul- dubio in illo pt;or: antecedencer ad có.
traCtioncm , di uifionem fanc voiuer- falia io actu, érào &c. |... 1. 47
Sccundó,u0d ciam ynipérüolitas «onlilLa: cum a&tuali coaunicatione ip- fius
vniuer(alis, colligitur ex scot.loc.cit. wbi vult vniuer(alc 1a actu dici dum
eitin potentia proxima y vt pradicetur de impl- &is fimul , (ed nuiquá cit
ifipotenua ma- gis propinqua ad (ic prac dicadum, mfi qf acu eongipiur ynàm in
mulus tunc «n. immediate potcft (e.jui talis prz dicatio s nec vnquam fi eri
poreft talis. praedicatio, E prius naturá concipiatur , ned apta fcd ctiam atu
cxittens in pluribus idem . eXpréllius habet 4«d.43 «1-2. F-diceps vnii- ucale
ele [imul dicibile de omuibus Jingularibus, 1a quibus. jaluatur,vult ec- Bo
vniuer(alc 1o actu cciam faluari in fin- gularibus polt a&ulem co;cauonem ,
& letum fi: eoatra cómu- ncn; qua fepon,t tota rationa vniücte (alisin
i&à. in fola apcitudine ad cifendü in malus , tamé viri graues illad cec
ipit Biaac.loc.cit, Caeicit.difj. 5. vniuert.fcc, 3» ita ctiá loqui videntur.
Fuentes fapras cit. & Mearille , dum ait vmaerfale ia actu fieri per
actualem collationem eius cü (uis inferioribus ; £ulcitur quoque au-
&oritate exprclfa Arift qui 1. Poft.2 5.82 lib.2.. ia fine volcas
vniucr(ale in atu dc- finire, illud exprimit per actam , non per
'apcitudinenyy: per hoc mnd:cacetnedaas cam apticudine , fed ctiaarcuma&u
ipfo e(lenátin multis cófi(tere vnuerfalicaié 5 ac ctiam folidiiliais racionibus
, quz de- ducuntur ex di&is art. 1. contra Suatez., nàm propriü eit naturz
vnuerfalis eiie pcedicabilea«de multus in tauone vniacc falis, ergo a&ualis
przdicato de mulus, iua fit, vel faadatur in a&uali commauni- catione
naturg per incelle&ü ad illa mul- ta. imul, nonzollit vniuerfalitacem ; tum
quia actus nó deftcuic aptitadinem ad ip- fum,v: rifus-riübilita rem, imó
potius per- ficir, & poait ia a&u fecundo ; rum quia nulla alioqui
daretur a&ualis praedicatio vniuer(alis de fuis fingularibus,; & certe
in hac predicarionc. Petrus. e bom, videmus ly bomo manere in (ua vniuecfa-
litate,quia non lupponit fuppolitione, » , fingulati fed communi, alias eter
lenLas "Peirus cfl bic bomo ,&, iic nóquam pra- dicatezur de Petco
aliquod, fibi cóc cuia Paulo;n naturayergo vnuugrfaliras codfa- flit cuin ipfo
actu eilendi,in maltis, X nó cuim aptitudine tàu. Cont. quia naru- ram e(fcin
plucibus actu coi/caram per in» telleCtum (ub eadein enutate »ac vnitate
formalicü fola dilione materiali , [ca mumeralt cít actus («cua lus nacucz con-
fideraiz íecundum eife precio ab in- diuidus à parte rci y ita quód na ura fü
AXali pri ione, ac ind.ff-zenva. pofitiüa "fu velati io actu pramp
refpecta a cxiitendi in pluribus pet cale pott adum non detiruamir, [cd porius
exer- .&eaturgaiurz vniuetlalita$. ...— 48. Nec v.l ec cüiucra
Aduerfariorum reípálio aaturam,dua cfl ininfcciogib; dcuncre eife pie quia
Amacui vni- tatem, quam habeba: i | puzcinónis cbicctiuz A em in, pluta Kk
4 cul- 384 tiufdem nominis, &
rationis, Non valet, quia diuiditur folum sm e(fe materiale, & f'oumericum,
non veró sr proprium elfe fformale, quia vaa , & eadem (ibicorce- fpóodet
formalis vnitas, vt eft in omnibus inferioribus adatquaté , vnde valde diaec-
fus eft (tatus naturz , vt extat in indiui- duis à partc rei difu(a, ab eojquo
conci- pitur in ci(dem per intellectum , dum fa- € c(t vniuerfalis, naminillo
primo fta- tu ita diuiditur, vt diui(io redundet etiam in ipíammct formalem
nature vnitatem, ita quod n:tura in ftatu realis cótra&io- nis ef! ó hibeat
fuam vnitatem formalé , non tamen quz fit eadem in omaibus in- diuiduis, fed
propria vniufcuiufiue, quia 4f. in ipis multiplicatur natura,& con(e-
uenter etiam vnitas natirg , vnde in ta- Vi ftatu Petrus , & Paulus non
(unt vnus homo,fed plures homiacs ob pluralitaté humaaitatürat in altero ftatu
cótractio. nis pec intellectum diuifio non redüdat in vnitatem formalem naturz
fed (impli- citet fi ftit intra latitudinem hzcceitatá , & ideo natura
incali (tata 'contraGionis remane:! vna formaliter io omnibus indi-
uiduis,& (olà exttinfecé multiplicatur nu meraliter,vnde & in tali
(tatu ob candem naturz vnitaté ia omnibus Pecrus,& Pau- Jus dici pofsüt
vnus homo co modo,quo Porph. dicebat oés homines participatio nc Ípeciei c(ie
vnum hominc. Ratio huius . diuerfitatis eft,quia aptitudini refopdere aebet
a&us ci proportionarus,cum igitur aptitudo , quam habet natura à parierei
'ad c(fendum in multisfit remota , & ad plura difiun&im , confequenter
ita debet ad actum reduci, vt à parte tei'íit in vno folo indiuiduo cum fua
vnitate formali , & nonin al;js; cumautem aptitudo, quà hibet EowlA in
ftata przcifionis obie- Cuz , ad c(fendumín multis , fit proxi- ma ,& ad
plura conian&im;vt reducacar ad idum ci proportionatum dcbet aífi- gnari
via, & eadem natura per inexiften. tiam in omnibus , & fingulis , ita
quod vnitas formalis cius illi correípondeat , yt cft inomnibus indiuiduis
adzquate. ' 49 eere m noftrá non lo- c tur de illa
vnitate importat pcr in. Qisifótem in plura ciuídem racionis , tuin qu
Difp.IV.. De Vuiserfalibusin Communi) quam natura acquirit ex vi precifionil
luz , hanc enim vtique concedis mus diflolui eo ipfo , quod diuiditur , &
ad inferiora comrahitur, fiue realiter , (i- ue per intelle&ü , vc loc.cit.
dicebamus , nam talis vnitasc(t prorfus incompoffi- "bilis cam
differentijs, cum ex (uo conce- ptu dicat negationem. a&ualis coniun.
&ionis cum ets , fed loquitur de vnitatd focmali,qus (equ itur naturam ,vt
eft to- dam a&uale, & effentiale , &c dc e(ic, quod etfencialitet
dicit, & per pre dicationem tribuitur indiuiduis , modo idem predicatum
obic&:ué famptum isa iatelle&us tribuit vai indittiduo , vc cct- buat
eciam alteri , ergo licét per diuifio- nem , & cóntta&ionem ad
inferiora di(-—— foluatur vmritàs cius , quar ipfim fequeba- tur ante
diuilionemin tatiome totius po- tentialis , adhuc camen etiam poll diuie — —
fionem perfeucrat vnitas qu iplun(e- — — quebatur inratione rotius eilencalis,
^ fo Tertio rande, quód dic; d« multis fit paffio vniuerfilis , cancü vc dicit
apti- tudinem , nonadum , docet Do&ot 7, Mer.45.dit aic a&um ip(um
przdicádi ac. cidere vniueríali, quod etram man.(etta ratione cóu:ncitur quádo
homo v. g.de vno folo przdicatur dicendo Tetris cf bomoyfané przdicatur adhuc,
vc va: uería € , quia non (apponit (uppotiriope fim rijfed commuoai,vt fupra
dicebamus, id aute nó habet ex vi actualisiftius rz- dicationis,imó ex vi
illius exttncatut re- lario vaiuer(alis , vc norat Do&or q; 16. vuiuct(.m
(ol ad 8.quia ex vi illius appli- catut vni fingulari tantum,non ad plura, fed
przcisé id habet ex vi. przdicationis aptitudioalis,oá cíló ex vi actaalis ad
vnü un fingülare máncat coar&td, tá ex vi apritudiaal;s manet adhuc
jllimitarum ad plura , ego dici de ett palTio vniuer(a« lis vc dicit
aptitudinem,non actum. Di- cesfilrim adi przdicari de plurib. pof- fe poni
paffionem. Neque hoc bene di- ceretur , quia cx vi a&ualis przedicatio- nis
vniueríale noa magis applicatur ad pluraquàm a4 vnum (oluin, fed ad vtrü- quc
manet indifferens , at cx vi aptitudi- nalis neceffarió extenditur d plura. Có- firm, id ctiam , quia vaiuéc(ale in acta apium
Du«f. IT. De effeutlaVniuerf. Logici-edrt.IIT. — 583 eft proxime, &
immediate przdica- / c. sam autem aptritudo nó com etit ei in primo modo, vt
probató cft;er- in (cüdo. ; atque ita hzc apritudo prz- - dicandr, feu
przdicabilitas de multis erit pekovimelim dh vcró pdicatio, nata fiue exercita
erit exercitiü il- fius paffionis, vt ft ridere ri(ibilitatis. *"$1
Inoppofitumobijcitur 1.proban- Moeffe in «onftituere vniucrfale vt dicit
"ipfam a&um efíendi in multis przcisé,no /— Gutemaptitudinem, quia vt
arguit Blàc.. - sit. vniuerfale metaph Ne a&tu cognolcitur natura bnc dif-
. ficum tüc tale fit, ijsinferiorum, ergo viuerfale logi -«um tunc fict
tale,quando actu cóparatur -. ad míeriora, atque adeó ficut vniuerfum-metaphyficum
non conftituitur per apti- -udinalcm ab flra&tionem, (ed per a&tua-
-Jem , ita neque logicum per aptitudinalé "€omparationem, fed per actualem
; vnde "ficut vniveríam metaphyficü, vt oprimé — - *defihiaurs dcbet
definiri vpà atu. à mul "tis abftra dtum per racioné , ira paritecvt
optime dcGimatur vniuerfum logici jerít -definiédà vnà acta in mulus er
rationé. Deinde vniuctíum logicum con(lituitür 'tále per a&toalem
relationem ad inala,nó "alice ac albü conflituitur tale per actua- lem albedinem,
atqui ilb dcfiniturfubie €um aclu afkétum albedine'; non autcm potens illi
afhcere , ergo pariter vniucr- fum logicum crit natura aCtu affc&a rcla
tione ad mulia, tinc dic, noo potett con- ipi nátura actu relara, quin
concipiatur actu in multis , ergo ton potcft concipi vniucría lógicé,
quincocipiatur vna actu in mulis, & con(equenter vmucrium lo- gen dcBiniewr
vnum actu in multis smationem .. l'emum opinio Blanc.fic có- firmari potcft,
niuec(alitas ett 1 elatio ra. tionis a0 plui a infcriorayin quibus eft na- tura
vniuertalis , & de quibus prae dicabi- lis cft ncccfie ctt ergo, quod fi
illa plura non (unt à parte rci , (alim per intelleétü accipiat eísc quia
relatio nequit efse,vel «oncipi finc cxccmis, vnde illa plurayquae à parte rei
(üt po(f.bilia, dü fit vniueria- le,süt in a&u per coladcrationé, ergo vni
'uersü logicü e(lentialiter re(picit plurag inquibus aétu fit; & non
aytitüdinc um, $2 Ref. hzcomnia stgum enia in z- ina. laborare,cócedimus , n.
vniucc- alelogicum fierí per a&ualem compaca- tionem ad inferiora,non autem
aptitudi- nalem;hzc tamen a&ualis cóparat:o var, ucr(alis non fic fcmper ad
inferiora , ia quibus actu cófidetetur inclufum, fed in. tecdum in quibus
cálideratar apum iit- cludi, quare auliter cadit vtique fem- pet (upra
comparationé,non autem fem pet fupra inclutionem argumenta autem ità
procedunt;ac fi negaremus a&tualita- tem ctiam in coparatione, €
ex;a&ualite- te in comparatione contendunc inferre a&ualitatem etià in
iaclufione , xp falso deducitur, nà ante actualem inclufronem ipfa inferiora
(unt, vt potentia includere, inquátum inferiora, licut ip(üm fuperius » vt
potens includi , & fic terminant rela- tionem (aperioris, & vniuet(alis
anccqua conlideretur aualis incluio in multis . Dices inferiora non císe , ni(i
per actual incluGonem (üperioris ; atque idcó oos terminare relationemillius in
ratione v». : niucríalis, nifj per efse jn a&tvale , Neg&- 7 tuc
afsumptü, ficatenim acta elt aliquid faperius, non tantum quándo a&u inclu.
"ditur ia. pluribus, (ed etíam quido ei có- uenit aptitado,vt fit ,&
includatur in mu] «tis; quia ad (ormalitatem fuperioris non cit neccísaria
actualis inclufio :n iofzrio- ribus , fed (ufficit etiam potentials; ita
inferiora func actu talia, non tanti quam do aa includunt fuperius, fed etià
quam do conliderantur,quod adu cis conuenit potle includere , & contrahere
fuperius ; «x quo patet quid dicendum fit ad fin2u- la argumenta , & hacc
doctrina expreísé habctur à Do&ore q.18. vuiuer(. in cor- pore quaft. vect.
Item fi aliquid. $3 Sccundo obijcitur & contra pro- bando efsc /z
conititacre vaiuccfale s» vt dicit aptitudinem tantum , non ve- ró a&um ,
quia uit paílim Scontiz do- ccat cx Do&t. cit. vt naturalit vniuer- lalis ,
requiritur. indeterminatio pofi- iua, lcu contraria , [ed hanc inde-
.termimationem non - ,natura eo ipfo , quod ponitur conkra&a, fiue» 1d tit
à parte. tci, Buc per intcileetum, er- fali t aum actu cí- Lu vaiucifalitas
rzpugna m $86. "Diu. IV. Dé Vaisevfalibis in Conus. fendi in multis;quia
hic eft (tatus cótra. &tonis . Tum 2. quia qoamuis patura de fe indifferens
(it ad (ingularitaré , & vni- ucríalitatem ditiunctim , coniunctim un hzc
dao in natura. repugnant , fcd ftatus contraéctianis cft ftatus (1 ngular;tatis
ere EN repugnat ci «niueríalitas in tali ffaru. Jum 5. vnmcrfile formalitec ita.
habet: indecermimnationem ad plura ; vc tic inca- pax determinauonis ad vnum
at. nacura tn ftatu. cótra&ionis c(t determinata ad ynum per differentiam
cótrabentem , er- go non eft vniueríalis. Tum 4. naturacó- trata nó praedicatur
,vt indifferens;ac ia» deterininata , (cd vt applicata ifti iadiui- duo,de quo
prz dicarut;& vc vnd cü illo, alioquin verénon predicarctur , ergo nó manct
vniucrfalis , remo:a. enim indiffe- rentia tota vniueríalitas ruit, Tum tandé
natura non habct vniucrfalitatein, nifi in fuppolit:onc fimplici, nam quando
dici- tuc bomo eft fpecies, homo efl vnincr[a- lis, ly homo fa pponic
fimpliciter, dta q» no defcédit ad fuppolita fub fotmalitate fpecici, &
vniucríalis, (cd qf peraétualé kontractionem pra dicatur actu. de indi- uiduis,
non habet (uppofitionem fiampli- ccm, (cd per(onalem, verificatur enim de
perfonis , & indjuiduis ergo in actuali iprzdicatione non habet
vmueifalitacem. $4 Refp. hzc panter argumenta in gquiuoco
laborare , ita ,n, loquuntur de natara contra&a per icellectuim ad actu
e(fendumin multis , ac de natura contra- a à parte fci, cum tamen ambo hi
tta-rus conira&tionis fiot intcr (e valde diuer fi; quando enim natura
có;rcahituc à par- te rciycum yna, & eadem ne;ucat efle fi- mul ,&
(femel ia pluribus , determinatur ad vnum, & fit illi propria, arque ideó
in 1ali. (tatu realis contractionis repugnat àlii vniueríalitas ; qu&do
verà contrahitur per inicllccti,cum vt fic obiectiné cóli- dcrara non vna &
eademin plu ribus cumíola diucr(íitate numerali, tunc nen conideratar,vt
coottacta ab vno fo- lo, (ed ab omnibusanfecioribus fimul, & femel, itagy
licéchoc, & illud cogítitaat, nequit camen dici ad vnum determinata , aut
alicu:us propría, quia indiffcréter om nia refpicit , & omnia conít iuit ;
& idco licét per cótra&tioncd rcalé amittat:mas tora radifferéuam
potitiuam,. indeice- minationem cótrariam,nó camen per có- waé&tionen
rationis, quz fic zQüalierad omnia inferiora: perlcucrante: Vnitate, 9 4ocmali
eruidem natu zin omnibus -cepie; cx quo paret; quid dicenda ad à gula argumenta
naui ad prima ttcja yera -ett minor denatura có:racta à pacte rei » falla:de
ipfamet contacta pcc incelleGt s «Ad 4 ctló ex via&ualis.przdicationis
maneat. yn 'ucrfale applizatum adynu:üy adhuc tamcn cx vi aputud;nalis remanet
- ad alia ind;fferens,& idcó cetinct vniucc- - falitatem , vnde dum'
dicimus Petrus. eft «bomo, ly homo non amittit vnuerfalita- cmyyt enim eà
amitteret; opus efTeccóns ceptum cómunem mutari in fingul . Ad vlcfillaett
maiorquia natura retiogt vmucríalitatem eua in fuppofitionc ab- foluta fub qua
poteft &t ad indiuidua de- fcenderes & idcó fala eft quoque minor, |
ucícunque natnra deand iuidui . pra dicatur, fitluppoGtio-pcríonalis y vr
:conftar ex dictis Inft.tract.1, c10. 5 $5. Tertio tandem ob; jcitur , ad pra-
bandü dici decfle patTionem vniuertalis; t dicita&um , non vecró
aptitudinem quia pa(Iio proportionata vniueríali de- ber ctie rationis, non
rcalís,at fola aQua- lis praedicatio eft relatio rariogis , pradi- cabilitas
veró eft rcalis , cum talis aput :do cópetat natucz euam à. jure eds &c.
Kelp. naturam cffe pratdicabilcm de multis, poffe dupliciter intelligi, vcl
fune ; damenialiter, & remote , & fic cf quid cale, neque hoc modo cit
pa (jo vniuct- falis; vcl formaliter proxi. y. c imme diaié ;'& (ic ett
quid rationis &, vniuerfalis,vide rationem huius in » ci H. Dices nuilà dau
rglatio rationis aptitudinalis,(ed quzlber cft actualis;cu ambo extrema habeant
actualem cxitte- tiam obic&iuá ergo &c- Rel p.quicqu:d dicat
Braíauol,q. 18, negatur adu. pium, nam (uo wodo dátur aptitudincs 1005 .potiun
faperius , & «nfcriusnurcem actu cófcrriin roac füb:jcibiliss praedi-
«abiljs no vcró.in,ratioue actu jubiccti, & pradicau & jo boc teníu collatio eoiü erit
actualis, (cd elaüo apiudinalis . 46
Ex- » TN pec" S ET x oc Quat De effentia U/niuerf- Lorie MIT. — $87 - F6
Explicaà Voiuetfalis c(scn:ia, faci Je cft colligere germanam vniuc; (alis de
Biitioscu, uod f. fit nun in multis eum. (ui multiplicatrone , Gr: dinifione,
ac vcram eiusintelligentiam , quz talis et, quod per Ly vai
ifitelligere'debemus vnitaré rationis, per S Vased pa uoca habentia folü
vnitatem nominis, & analoga ; quando süt cürri £quiuocatione
coniun&ta,quia de ratione vniuerfalis cít vt Gc predicarü vniuocü de fuis
inferio- ribus,.i. habens rationé in fc vnam quo. modocunque hzc inferioribus
.coueniat; fine effentialiter,fiue accidentaliter; dà- tür enim , vt videbimus inca, vniuer(alía
nedà e(sentialia fed etiam accideotalia ; & ratio-huius eft ,. quia cum de
tatione eniuer(alis fit, quód poffit effein multis; ffifi'diceret rationem vnam
, (ecundü quà reperiatur inillis, iam non effet in mul- tis, fed vna ratio
efser in:vno ; & alia in . alio: ly im multis indicat quod vnitas v-
filueríalis ton debet e(se numerica , ícd Cómunis ; tüm quia .yniuocatio proprié
fpe&ar ad termini cómanem ;'tum quia vniaer(ale-dire&te o ir fingularis
od adhuc magis declaratur;per part Yam à nobis additam ad maiorem - fionem cum.
fni Ó— di fiifione , per quam fignificatur narurá vni« uet(alem débere, quidem
plaribus cómu- nicari, (ed cam fui multiplicitate', ac dic . uifioné numerali,
itaquod cftó ratione eiufdem natura vniüerfalistformaliter, &..
effentialiter indidifie po(linc humana in-7 'diuidua dici vnus homo in
coim-nuni , ve. aiebat Porph.totiescit. ratione támé-di- "uifionis
numcralisetiám in ipfam nacará redundanus pofsunt quoque d'ei-nó'tan- etum
plura indiuidua; fed étià plures hori Ws. Ex quo fequitur; vt docet Do&or
hic fob I; & omnes E: áduert ác naturá diuinam;eftó de fa&o it tribas
perfonis comungicata, díci noii poffe vniuer(alem y quia non eft cómunicata c
maltiplicita- t€ nümerali, fed vna, & cadé numcto elt jhronmibus tribus
(uppofidis diuinis; qua etiam ratione req; forma eadem name- ro, fi poncretur a
Dco. pec teplicacio- nem ín pluribüs fubiectis "5 -acquirerec
vüiuct(alitatem , quia in €js nog iiec cum la; muliplicatione rimerali, —
" 57 Facilé etiam eft ex dictis (adisfaced rc que(tionibusà
Porphiexcitatis de vnie uerfalibus in fuo procem: Si enim prios Qquaratur, an
voiuerfalia fint in rebusve potius in intellc&tu .i an fint entia reas
lia,vel rationis e Refp.fi macerialiterfus mantur.f. pro naturis , quz
denominarur vniuer(ales.süt in rcbus, (cu entia realia, fi verà formaliter
fumantur j süt entia rae tionis, & tanti obie&tiué in intelle&u .
Adüertendü tamen eft vniucrfale etiá ma terialicer fümptii poffe interdü císe
ens rationis, cüemim vna (ecüda intentio pof fit (aper aliam fundari ex
di&isdifíp. 3 q.8ar.2. poterit vniuerfalitas ipía appli cari etiam entibus
racionis, & ita euenit c&entia rationisad inftar realiü à fuisine
ferioribus abftrahuntar , & iterü ad ip(a cóparantur, vnde vniucrfale
dicimus c(se enus ad quinque vniuerf(ilia', vt infra. Sí €cüdo quaratur; an
eniuerfalis fint cor, porea, vci-erorporea? Refp. formaliter Süpta'nec corporea
efse,necincorporeaj cum ita nom fint nifi quadam (ccü is ine téciónes haic, vel
ili natura: affixa: ; ma tetialiter veró ; quia tatio yniuet(ali limitatur ad
naturas. corporeas , vel i cotporeas, cosíequenter & corporea, &
incorporea eíse pofsüt ; & etim ab his abfirahentzà ^ quandoq, qtidemi per
irie- diffcrenriaii; quàndoq; vcro'etid per ef fcritiá; quando natura, qua
dénomtmatue vniuér/alis, ef córporea, tüc vniuerfale corporeü ctt ; vt homo
refpectu Petri, & Pauli; quando eft. fpiritualis , tüc eft ine corporcü,vcangeliea'natura
refpe&tu Git briclis;& Rajfhaelts;quando nec eft cora porea nec
iricorpotca formaliter, fed Ve trümd; perari (Hrué; vt fubftantia, quz cft
ápceXin primo predrteamento,tuünceft abe ft rahcus ab vttoq; per indifferétia,
quia & hoc; & illud else poteft; efto: fit £formaliters. quando
tanídetri bens denominata elt cüsrationis | gy nec cor^ porcuin, nec
incorpoream efie r dix fiit differentia ens realis tune ni verülediciuir
abítrabens ab vtroq; no pev indiffcrenciá, (ed pér elsenciam, quia Alla: acgationes
ei conuemiünt c(sentiali &cc «$1 tandem quafarür y anvniucefatia 338 fint
in fingularibus , vel potius ab eifdem feparata. Hefp. materialiter fumpta effe
in fingularibus , formaliter veró accepta poffunt aliquo modo dici ab eis
(cpara- ta quatenus vniuerfalitas eft ens rationis habens tantum cfíe
obie&iuum in intel- le&u; adbuc tamen etiam in ifto ftatu di- «i
potlunt cum fingularibus coiwn&a per intellectum ; quia conftituuntar' per
cíIe jn illis 3&u, vcl aptitudine . $8 Eodemt modo alijs quibu(- dam
quz(itis de vniuerfalibus potcft (a- tis &iz,vcl accidentia? Refp.
formaliter fam- pa, nec effe fabftátias , nec accidentia. realia, dici tamen
poffe accidentia ratio - wis , quatenus funt fecundz intentiones , quz funt
relationes rationis ; materiali- t€r vcró accepta , & (übftantias cffe po(-
fc, & accidentia , & ctiam ab his abítra- tia, intentio enim
vhiucr(alis fandari poteft (uper naturas fübftantiales, & ac- «identales ,
& pud formalitatesctià ab bhisabfteahentes, Si quzcatur an tint tec 'ha,vcl
cemporalia? Kefp.formaliter fum- ta non cfe aterna,tamdir enim funt,quà-
intelleQtu fiant ; materialiter veró fumpta , quantum ad exiftentiam adhac
terea non funt, quia cam hanc habeant án fiagalaribus ad corum corruptionem
elcíinun:; dicuntar ergo terna quantam &dceTentiam ; tum quia non (uot in
po- Aétia propinqua ad corruptionem, nifi fn: in cífc exiltentiz , vt
Do&.docet 3. 1).22.q. vn. G. tum quia quantum ad efie potlioilc (emper
talia fuerunt,& erunt,vt «locct 1.d.36.q.vn.& d. 43.tuimquiaqua- Num ad
pradicata complexa, quz ab exi- flentia non pendent, femper talia fucco 3K
crunt,quia etiam fi non exi(lerent fin- ria adhuc talia przdicata fibi debita »
dcftra&is.n. omnibus indiuidais -bumanz | fpeciei , vcrum aihuc eífet di-
«cre hominem effe animal rationale , vc slocet 1.d.3.q«4. I. & k. quia
verbum eff Wn his propotitionibus non dicit exiften- extremorum, fed
neceffariam cóne- xionem inter illa. Scd dices, i yniuet(alia queres funt ,
cecté alicubi permanere bat fi nulli effet fingulare, vbi ccá:? Befisen
Do6.cir, nallibi actu erum, (cd -—. - ficri ; nam fi quaratur , an fint fübítà-
— nerf; Difput. IP. De Viineifalibisin Commhni. obic&iué folum in
intelle&u diuino 4&8 cognofcente cis effe debita huiufmodi .
przdicata,& cü his coiungi debere, quà- do ad extra producantur in
agulatiuus, Qv &STIO III Ter quam operationem intelleus fiat — vniuer(ale
in aGiu . 9 : ftione có , quod tota anima(t:ca fit,
(ed quia malcü cofert ad noritià Vni« alis Logici, eam difcuticmus non ez
profeffo, (ed (olum quantum patitur Lo- en inftitutum. Pro intelligentia tituli
b m eft ex 3.dc Anim, plicem in nobis conftituiintelle&umyvnum » alterum
patlibilem, feu poffibilem ( fiue formaliter , fiue folum rationc diftindtos )
cumenim cognitio €x potentía , & obicQto generetur, vt fu- sé Do&or
1.d.3.9.7. & nequeat obic&ü materiale immediaré recipi in intelicctg
pet fondi eniin niei fuit, vt in eo reciperetur per fni fpeciem,&
fimilitadie nem intenti » vnde dicebat Arift, quód lapis nó eft in
intelle&u , fed fpe« Ibenter abftiteremus ab hac qu£ , » cies lapidisque
cft accidésquoddamges — rens vicem obic&i& illud reprzíentans. Verüm
licét (pecies fenfibiles ab obic&tis externis totaliter imprimantur. in
fenfis bus,tám exterioribus, quà ioterioribus quia & ipf funt adhuc materia
cor porca, ideóque opus non fit aliquo séíu agens mui cum illis obie&is
fpecies (cn- fibiles comproducat, tamen quia fpecies iftz non (unt
intelle&ui proportionatz, : vtpoté n cít potentia »: fpirita » pU ac
proinde non receptiuus fpecierá, ni der ondas 5 ideó vltra iütcl. &um
paflibilemqui talis dicitur , qua- tenus cít (pecierum » fuit opus alià
conítitaere iutelledtiuam facultat£, quz cx (pecicbus fentibilibus (piritualem,
ac,vt vocant, intelligibilem fpeciem cli- ceret, & intclle&ui po(fibili
imprimecet, àquo munere producendi fpecies intelle- us agens. eft appellatus ,
de quo fuse Do&or 1.d.5.4.6.& quol. 15.quia obie. €ta (cn(ibilia non
poítunt feipfis produ- - eere fpeciem fpiritualem faluim totaliter. - 6o Ru
T--- i DEL — 0 onus. LIT. Quo aC Vuiuerf. fiat... 76e Rurfus ex di&is
difp.przced. q.4. ar. 2. & q.8.ar. 1 .recolédi süt varij aus, quos circa
idem obie&um potcft habc- se intellc&tus polffibilis; poteft. n. in
pci- . mis habere actam abfolutum, quo fupra 1€ abfeluté fertat non in ordine
ad aliud ipfum con(iderando, qui etiam fubdiui- tür in rc&ü,& reflexü,
vt ibi dictü cft ; poteft eam habere aGtum collatiuum , . que rem aliquam, non
iníc, fed in ordi- fic ad aliam confiderat, qui rurfus fubdi- nidirur, nam
alter terminatur ad res , vt - $nuicem comparatas in aliquo attribu- to eis
coneeniente ex natura rei in foo Ordine y alter vcró terminatur ad res', vt
inuicem comparatas in aliquo attribu- to rationis , & ruríus actus
collatiuus tàm primi, quàm fecundi gcaeris duplex eft; fimplex, & compofitus;
fimplex eft, quo concipitut vnum jn ordine ad aliud finc aliqua afficmationc ;
& ideó pertinet ad primam operationem,poreít .n. & ip» fa
implex-apprehenfio e(ie. comparati- uà, vt docct Scotz2.d.6.q. 1. ad 2. &
bene declarat P.Caucl.q.8.de Anim.n.5.quo- modo rclacionem ipfam (emper appre-
hédimus; cópotitus veró eft;quo intelle- &us ita vnà ad aliud cóparat ,vt
per actua lem przdicationé vná dc alio affirmet , - 61 Qraftio ig tur fupponit
ad intelle &ü dütaxat fpe&tare vniucr(alis cffcctio nem , fen(íus cnim
, quia eft corpori aí(fi- XUS , nequit naturam attingere, nili fub
conditionibus. indiuiduant tempo, ris.locis&c. vt dicum eft q. r.art. 2.
n.a fol.ad 2. idcóque vmueríale cfficeve. nc- uit,quod abf rsh t omnino ab his
cón- itionibus «. Ncc alias pofle cfficere fal- tim ta!c vniueríale, cempe
fenfibile ; ab- endo quidditatem. rcrum | fen(ibi- Ye Quia & ipfa natura
rerum fcn(ibi- iam 1i (ccondum (c confideretur , non amplius cit (entibilis ,
licec fit quidditas tci fenübilis , ratio cft , quia fenfibilitas nedum oritur
ex tali qu:dditate;fed etiam € €o , quód fit immería ceteris condi- !
1nd;uiduanibus, vt reété aduer- ut Faf.ualig.cir.difput. 19. fcc. 2. vbi de rc
agit cx profc(To ; lupponit igirur quaílio (vt d.cebamus )(olum intellc&tü
cdiccce vniueciale , & qu&iit » cuius in 389 telle&us (it hoc
munus, num agcotis, vel. potius poffibilis , quàd fi ad po(libilem pertinere
dicatur ,quzit vlterius ex aul tis a&ibus , qaibus (e poteft exercere cir-
ca aliquod obiedtum quem adbibeat. ad vniuerfale conficiendum . STU | 6» Hinc
variz sütexortz opiniones; , Quidam enim aflerant hoc effe munus.
intclle&us agétis,quia putant ipfum cam. phantafinate,ncdum fpeciem
intelligibi- lem fingulatis producere, verü etiamfpe cies magis , & minus
vniuerfaliü inquis, . bus proinde narura rclucet denudata à, conditionibus
indiuiduantibus,ita Auer. - 1.de Anim.com. 8. D. Thomas 1.p.q.8 f. act.
r.Caict.ibidem,& de ente, & eflentia. cap.4.q.6.Sot.q. 2.vniuerf,
Zumel.1.p.q.. 13.art.7. Mafius fec. 2. q. $. Flandria 3. Met.q.5.art.2.&
alij Thomflz quápla rcs, & ex noflris Orbeilus initio przdica- bilium.Faber
4, Met.q. 9.c. 4. citans Do-. G&orem ry. d. 3. 3.6. Alij é contra vo-.
lür,hoc effe munus intellectus podfibilisy fed adhuc inter (e difctepant. ; nam
affe-. runt multi fieri ab intclle&u poffibili pet. a&um abíolutum,quo
naturam parícinas do à fuis inferioribus concipit quoad fua: prz-dicata
qu:dditatiua;quem proinde vo. cant a&tum abtira&tiuum, fcu pracifinüi
intelle&us poffibilis , vade hzc fecunda. opinio parum differt a prima ,
quia vtrae. que confentit vniuer(ale- fier: per ab(lra-. &ioncm ab
inferioribus , & folà di(cres» pant de potentia abítrahente , hac vulc.
effc intelle&um agentem, illa poffibilé ; ita defendüt Au&ores cit.q. A
jen qui. ftatuebant. formalitatem. vnluerfalis. in abíolui0,& Capreol. 1. d. 8. q, z« art. 3«. Haru.c.1. de fccund. iotent.
Conimb. qe: 4. Vallius dc vniuerf.in communi q.4 C« 9. Pctron'us lib.4.q. 1.ar.
6. Serna difpe 1.fec.4.q. 7ar.6. & alij. Tertia
fententia. docet vnimeilale f eri per a&tum. collatis, uim , quo natoia
fata vna. per abítrae, &ionem , & policiue indifferens cogno», Ícitur
pluribus inefle cum tali nitate. 2» vel f'altim fic apia ad inc(lendum, ita
com. muniter Scouitiz cum Do&tore 5. Mer. 11.& Eib.7.q.13:56 i0 1.4. 3:
q 74. 4 1. q 2. & ex prote(fo 2.d 1 vbi cius Expolitores pta ertim Lishet-
S. rct, E E . Tromb.7. $98 Difpu.IV. De Voiuerfalibus ih Comi : do
" s. vue, Er 7.Met. « Bargius t.d.3:9.6:$. Ex alio mem- MidQuuc: 3»
Q.6.diff.3 . art. 2, 'Mcurifle ldc.cit. Merin.di(p.2.dc Vaiuerf. q.1.1t€ ex
Thomiftis Complat.difp.3 ..6. Loan. de S. Tho.p;2.Log.q. 4.art.2.Sanch.q.58.
Vniuerf.Soncin.9. Met. 27 .£auet S. Tho. opuí; 55. &1;p.q.28. art.1. q. 7.
de pot. art. 1.4. Met.le&.4.& -Pecibet. le&.10.
Jtem Kecentores ex Societate , Kuuius q.5-& 6. Vnerf. ies ^ Up 6.concl.6. qui alios citant. Mor
f.diíp. 1. Log:q.8.& Blanc:(upracit. V erüm neq; adhuc Au&orcs cit.
omninó intere co- ucniunt,gnificant .n. aliqui hunc adtüm «ollatiuum efle primi
generis , alij infi- nuant eífe [ccüdi ors (nam te vera in. hoc puncto non fe
fatis explicant). Rur- fus quà plurcs volunt hunc actü collaciuü effe fimplicé
(pe&tantem ad primà opt: ratione, dli] inquiunt effe compoficü fpe- étátem
diecindi, & ita defendunt qui- cunq; contendunt c(fentiá vniuetfalis có- fi
(tére in aduali prezdicatione de multis. 63 Demam nonulli Moderniores vo-
Jentes relatas fententias concordare , di- ftinguunt , aliud effe vaiucríale
fieri ab intelle&u, & aliud cognofci , vt vniuer- fále ; fit .n. pet
fimplicem ab(tra&ionem abíque aliqua comparatione , non tamen cognoíci
poteft,vt vniucr(ale;nifi per co iti atiam, quia debet co gnoíci cum ordine ad
inferiora Sed hzc. concordia parum valet,quia ens rationis, quale ett
vniueríale , vt hic de co loqui- mur, non hábet, nifi effe obie&iuü in in-
tclletu -non habet autem cale e(fc;ni(i ex vi alicuius cognitionis, crgo tunc
fit vni. €, ratim:loquendo fieri: entis rationis El cortofcile intantum fiunt ,
inquan- tum cognofcuntur ,.vcdi&tum eft diíp. 5.
Q4» att. 2, ergo prorfus incpta:elt hec concordia , ac proinde ipfa relicta .
64. Dicendum eft vniucrfale in actu nó fieti per a&tü intelle&us
agentis, (ed poffibilis, non q uidemabfolauim , fcd iuum, non compofitüfed
fimplice, & hunc non primi , (ed (ccundi gencris. Conclufío eft Scoti & Scotiftarum loc, iter, Ant. And. j.
M«t. 26. qaando coguofcitur. ;'tam quia. cit. qunad.ocs partes, /& quoad
(ingufas probatut. Primó non fictipera&umius - tellc&us agentis (ed
potfibiliset alia lo» «amittamus,docct Scot. (pc cit. 2. d. 3, Q1 fub H,ibi
.n.ex profe(fo impugnar il. lud di dintellcétus agens faciat: vniuer(ale illis
vcrbis ; ex boc apparet: improbatiosllius di£it quod intelletius. agens facit
vnuerjalitatem in rebus per. boc , quod denudat ipfam quodquid eft
inpbanta(mate exiftens, dc quo ftatim: infra concludit, quód in intelle&u
agéte munquam «efl tale, cui potentiaproxima conuenit dici de quolibet,fed
tantum e(l 4n potentia proxima, vt est inintelletiu pffibulg& probatur
efficaciter quía opi mio aduería 4dcÓ flatuit vniuerfale fieri pet perirsarmyr
Vua quatenus arbi. ratur ipfum ita dbflrahere fpecies intel- ligibiles ex
phantafmate , vt naturam de. putet, non tanrum à materíálitate , (ed éc à i
indiuiduantibus , ita g» in tury athocfundamentum eft fatis dubiüs
quiavtdicemusinlib.de Anim.probabie —— lius cft fpeciem produ&am ab
intelledta.— agente reprzíentace naturamadhuc.cum. conditionibus indiuiduantbus
, quz im phantafmate-reluccbant ;.& intellectus offibilis fit ille qui cam
vltcrius abftrae darácoditionibui illis,ita quod fpecies, & phanta(manondiflinguantur
cx obic« &o repraríentato;fcd ex propria entitates quód phanta(ma fit ens
corporalej& fpes .€ies intelligibilis (pirituale ,"vnde intantü
intelle&us agens .dicatur abflrahere à «concrctionematceriz, inquantum
produ« cit fpecies (pirituales ; hzc enim ett ma^ gis recepta dcétrina dc
intellectu agéte, quam docuit Scot.4.d.4$.q.3. Ttotibgs . Mct.q.7.&
8.Bargius cit. & alij Scotiftar,, qui paffim «cum 1pfo dicunt intellectum.
agentem vtique transferre obiecta dc or« dine in ordinem, .i. cx otdine
materialiü .ad ordinem 1mmaterialium ,non tamcm ex ordine fingularium ad
ordinem vni« ueríalium ; & idem cum Scoto docét alij cómuniter-A
mic.cit.art. 3. l'a(qual.(cc.3« Auería q.8.Blanc.cit. cum coeteris. Ac«
cedit,vt aduertunt omnes hi Auctores, gr ctiam dato iniclle&tum agentem *
ab- : fira- iefolanaturacomunisreprefentee ——— bá ey Dii sd "étz8 fftahete
fpeciem, vt etiam depuret natu- támà condicionibus indiuiduaritibus, ad- hac
tamen non dicetur efficere vniaerfalc 4n a&u,quia tora eius efficicatiatermina-
'tur ad illam fpecieni;qua eft quid fingu- lace; poterit igitar ad fummum dici
intel esiceduul paio ue tntádo quaténus i yqua ex byiotlicf eft reprafentatiug
vniuer- falis , aut vniuer(ale in libitu ; quatenus at medium y quo vniuer ale
in a- apo. poffibilí j dum illi ger fpeciemi obijcitur ; vt docet Sin hun fenis
iren $ o: füám , & Caict, cit; pro prima opinion coniu doaside S. Thom,
&dlij Re tiores Thiomi(ia. 6$ Secundo quód nó fiat per a&ü ab- -
fofutum , & przcifuum intelle&us pot fibilis(ed collatiuum , eft Scot.
cic dum ait vaiser[ale in au e(fe illud ; quod liabet vuitateni indi, d y
fecimdum iffuni idem ef in potentía proxi- 3t dicatur de quolibet fuppofito y
fectitidim mentem DoGoris «inc fit nattita a&tu. vniuerfalis , quadido iam
faGa vrià ,& indifferens pofitiué per ab- flra&ionent poftea comparatur
ad infe- tiora in ratione participabilis fimul ab omnibus , & de omnibus
pradicabilis q» adeo clarum eft , vt nefciamus quo verbo Dod&oris ibidem
motus dixerít Pafqual. eit. ipfom inibi fencire , qy vriiuctfale frat pet
cognitionem pure abítraGtiud ; plané Pr ot ibi vult vniuetfale ia acu. effe
s&dicabile de rnultis ; & nà poterit hoc i pet itioné pure abftractiuá,
j: natara fic abftra&a qon eft de alio predi. cabitis,nó. ni. dicimus
Petras efl bumani- tat. et igitur , ve natura per a&tü ab- folutà
abítra&ta ab indiuiduatione , quz ipfam ad vnum deut inabat, fiat cócre- ta
pet tefpectü ad ififctiorasquod fier; ne (ine (upetueniéti a&u
collatiuo.Ne- ue dicas pofita tali abftractione racurze jm in €a refultate re(pc&um
ad inferio ta je interuentu noui a&us, qui col- latinus dicatur : Hoc enim
proríus vo- Juntari diceretur j tum quià ex Vi a&tus abftta&iui potius
tollitur à naura qui- libet refpe&tus ad inferiora ; quàm po- 0 Sesduafl
IT. Quo aGbw fier Vuiuefale?— sor natut ; tum quia relatio rationis, & fe
cunda interitio ; qualis eft vniuerfalitas y non làbet effe per refültantiagex
vi po- fitionis extremorum y fed ex vi cognitio- nis, & negotiationis
intelle&us ex. dictis difp.3.q.4.ar.2. Ratio antem à priori hu- ius atlerti
eft; ; quia vniuerfale definitur vbum in multis,ergo nequit natura. hanc
vniuerfalitatem recipere , nifi conicípia- tur in ordine ad multa y fed hoc
fieri ne- quit pet abftra&ionem y quando .m. ime telle&as naturam
abftrahit , potius illam fegregat ab inferioribus, $ àm concipiat illis
comimüriem , crgo id fit per compa- rationem j prob. min, aliud .ni. eft conci
perealiquid in alio , aliud veró concipe- xe aliquid fine illo , vel non cum
illo, per abfira&tiotem intellectus concipit na- tüirarh don coricepto
aliquo inferiori, et» £0 per abítra&ionemi nequit natura vni- uer(alisfieri
, & hac ratio vrget tàmi de abftra&ione facta ab intellectu poffibi-
lijquàmi ab agerite - 66 Tertiosquod fiat per a&i collati- ad ficiplicei»,
nó compofita, fequitur ex extent Dod adum prd gp €x fent. .à i fiere nát pr i
iaiplceft veluti exercitium pradicabilicatis , &c vt aiürit Complut, potius
faci przdicatumy quá ptzdicabile ; pradicabile verb ponit voinerfale tám
a&tu conttitutütri s üid efteus ) send , €rgo a&ualis pr&- duo; quz
fit per comparationem com- ofitam ; fupponit iampridem vniuerfa- ^ formale
conftitutum .. Accedit, quod eft5 per a&ualem przdicationem com- furgat
aliqua relatio rátionis, heec tamen ad vniner(alitacer (ufficienis rion eft,
quia vniuerfalitas refert naturatm ad multa» ficceffarió,alioquin vniuerfalitas
non ef- fct , ar przdicatio actualisex di&tis ibz art, 4. indifferenter
refert niuerfale adi vnum , & ad plura , loquendo praferti dc pr dicatione
exercita , ergo non et fufficiens ad conftitiéndum vniuerfale imb ait
Do&ter q. 16. vniuetf: per Bag przdicationed actualem pótius extta- beari à
nanura relationem vriuerfalis quàin conftitui ; ob rationeti allácam' . Quarto
tandem , quód vaidérfale fag per 392 gera&um collatiuum fecundi i$ , fion
primi , conftatex ditis difp. 3. q. 8. art. 1. vbi diximus fecundas intentiones
, dc quar namcro cft vniuerfale logicii , , per talem actum collatiaum ficri;
Er fi- . cutibi diximus fecundam intentionem actum collatiuum accipere tantum
effe materiale , & dereli&um ex illo co- dem a&u in obicéto
comparato, eífe au - tem rationis formale , & actuale recipe- re per alium
actum reflexum , quo illa.» extrinfeca denominatio comparati con- - €ipitur in
obic&to comparato modü i relationis ad aliad obietü , cui comparatur 5 fic
in propofito cü dicimus . vniuerfale accipere effc per a&tü collati. uiid
cft intelligendü de e(fe materiali, ac . dereli&to rationis , quia efle
formale non i niti cü intellc&tus reflc&és fe (u- 4ptà naturà comparatá
in attributo ratio- nis ad inferiora;cócipit talé comparatio- nem in natura ad
modum cuiufdam vera relationis ad inferiora terminatam. 4, $7 Inoppofitü
obijcitur r. vniuerfale kids fieri ab iptelle&u agente ; tài quia ; Vt ait
Faber cit.eft expre(là Scoti fenten- 1a 1.d. 3.9.6.6. Contra ifl am opinionem,
vbi ver(ZNpba arguitur bic habet Do&or, quód in fpecie rclucet actu
vniuerfale, & 7-Met.q.16: manifcfté declinat 3d hanc partem 5 Tum quia id
(uadet ratio, nam wn;ucríale e(t obie&umincelledus. poffi- 'bilis,fed talc
obie&um praeparatur ci ab Antelleu agente,dum LI ab(trahit à phantafmatibus
, & pre cedit quécunque a&üintelle&us potTibil:s,ergo &c.Refj.
textum à Fabro citatum fignari pro ex- Aray& quando etiam conccderemus
intel. Ae&tü agentem tales ab(trabere [pccies , mon fequitur ip(um ob. id
proprié facete vyniuerfale, (cd g» former fpeciem,qua me- diante poffibilis
inteilc&tus naturam in- telligens Gne indiuiduatione formet vni- uerfale ,
vtíupra dedu&tuin e(t,& in hoc fenlu dici poteft in. fpecie relucere.
ada vniuer(ale,quatenus nimirüm in ipfa obie um cít actu infpe&um ab.
intellectu Eae mel egiosin prt ird ni(i ddy: I itu. Ad locum ex Met. ait bands rius ngularibas , quia fit
per abitractió- Difyut. YV.. De Vniuerfalibus in Commumi . nem(ed in 2.d.5.q.
1. faam docuit 4. dez inde , quod in Mct. loquitur fecundü te- nentes;quód
intellectus agens cauíct co- itionem,quod cómaniter infua Scho- a non tenetur,
& in 2. loquitur fecüdum aliam viam probabiliorem ; demü ait 9» in
Mct.loquitur de vniuet(ali habituali , quod cft (pecics intelligibilis , &
in 2. de vniuerfali a&uali. Ad tatione ià diximus q-1. art. z.in fol.ad
1.vniuerfale fandanie taliter tantum efle obie&um intelle&us
Ji.naturam,vt à fingularitate. prafcindit. , vel precifione negatiua , quomodo
prz-- fcindit à parte rei , quatenus formalitas naturz non eft formalitas
hzcceitatis , yel przcifjone pofitiua , quomodo prz - fcindit cam per
intelle&um (ingularitate denudatur ;» qua etiá re(pontione vtantur
.Complut. hoc tamen non c ft intelligen- . dum cum przcifione., qua(i intellectus
nequeat cognofcere etiam fingulare,vt in lib.de Anim. dicimus ay 68 Sccundo ,
quàd vniuecfale fiat . actum abftractiuum intellectus poffibi- lis,nó
comparatiuum;quia yniueríale de- bct effe vnum;fed tale non ctt;cum conci pitur
in mulcis,quia fic e(t multiplicatum, & diuifumyfed us quando abítrahitur
abillisergo fit peractu abí(ltracciuum; nO ^ comparatiuum « Tum 2.quia nili
natura non pra (cindcretur à differentijs, oüuá ,€am vnitatem , &
indiffecentiam acquire- reret; quz ad vniuer(ale defidcratur;ergo actus
abítractionis eft necc(farius ad vni uerfaliratem. Tum 3;vniueríale ett vnum
aptum in multis, at natura habet vtrüque ex vi lolias abftractionis ; habet
vnitaté , vt pater, habet etiam aputudinem finc in- teruentu alterius actus ;
quia banc habe- bat à partc rei,fed remotam , & impcdi- tam à diffcrenua
indiuiduali, tale autem impedimentü olg per folam abttra- cuoncm,& aptiuflé
, quz erat remota , fitrproxima. Tum 4 natura fit
fingularis ex vi diffcrentiz contrabentis , ergo fict vniuerfalis ex vi actus
praticindentis il- lam à tali differentia. Tum 5. & 1. Poft, «& 1. de
Anim. vniuerile dicuur, pofte- '€it.primó,quod Do&orin Mcr. cómu- ncmab cis,yt omncs exponunt. hem yine
temporis fecutus eft opinio- T 69 Rclp.non folá debere effc n , v JOE o —D nmn
amDet M? j: 0 Quafi. LIT. uo ali fiat Vniuerf. fed vnumin multis ; quod non
habet ni tura ,cum pracise intelligitur à fingulari busabhiradia » quomodo
aucem talis vni- tas vniueríalis coafi (tat , nedum cü apti. «udine ad effendum
in mulis , verum etia cum ipfo a&u , fatis explicatü eft q.pra- ced.art. 3.
przfertim in (ol.ad 2, Ad a. vc. ram e(t a&am abftra&ionis nature à
fta- tu exiftentiz , & contra&ionis realis nc- - ceffarium effe, vt
przuiam difpofitionem ad vniuerfalitatem inducendam, vt nimi- rüm natura , qua
à parte rci erat vna om- nium per folam indifferentiam, pott ab- fira&ioner
fa&am concipi poffit in om- nibus vna per incxiflétiam a&u, vcl apti-
tudinc faltim, per qué actü proprié natu- ra fitvniuerfalis,vnitas .D, natucz,
vt eft vniucr(alis ,non eft vnitas abfoluta , fed relatiua;, non ergo negamus
abflra&ioné fuo modo concurrere ad vniuer(ale , (cd dicimus pet ipíam non
compleri , fed Lus percomparationem. Ad 3.aiantc Re- centiorces nacurà à
differentia ab(ira&tam non effe comunem ; & aptam ad efTendü in multis
pofitiué, fed tantum negatiue , quatenus non eft ME tate; atque ideó non císe
vniuer| quia ad hoc requiritat communitas pofitiua . Nos concedere debemus
etiam pofitiué e(íc cómunem , hanc enim aptitudiné ad- fcribimus naturz ctià in
ftatu realis exi- ftentiz licet remotam, & impeditá à dif. ferentia
indiuiduali ;jadhuc tamé au vni- ueríalis dicenda non eft,quia nondü con-
cipitur apta ad effcndü in pluribus fimul, fcd «in ditiun&tim, concipitur
aüt fic apta p«r nouam rclationé rationis , (quia talis aputudo ncquit cffe
realis ) & tunc dici potcft vniucrialis inactu, vnde ad vní- uerfalitacem
rcquiritur, vcl quod fit a&u in oultis , vel faltim apta ad effendum in
illis cóuun&tim,quz aptitudo nó habetur ex vi. folius abftractionis ; fed
noui actus i cmd Íuperuenients , per qp patet | Poncium;qui ob predictam
rationem 4ifp.5. Log.n.74. probabile iudicat natu- Tam fieri potie Logicé
vmuerfalé per fo- lam e:us abftr;étionem à differentia in- diuiduali , qua co
1o ccníctur in poten- tia proxi ma v poffit przdicari dc pluri- bus; €^ intali
(tatu fit, libera ab iopeii- &^Sica. 393 mento fingularitati$ .. Ad 4.
patet ex di« &is q. preced.art. 1. in folut.ad t. uomo - do natura ex vi
przci(ionis à differenria con:rahente nó fit vniuerfalis, niti funda-
meataliter, quad non tranfccndit limites vniucrfalis metaphyfici. Ad . patet ex
di&is abttractionem cócurrere ad cófti- tucionem vniuer(lis , vt excludit
concre« tionem rcalem naturz cum fingularibuss quia talis conctetio , &
cótraétio vtique tollit vnitatem naturz, qualis exigitur ad vniuerfalitatem ,
non aut concrctionemy fa&am per intelle&um , & fic loquantur
Expofitores ;jn eum locum Arift. dum aiupt vniucrfale ficri per abftractionems
alia argumenta ad hoc facientia vide qe praced. art-i, cum folutionibus . 7o
Tertio tandé, gj nonfiat peractü collatiuti fimplice, fed cópofi tum ; Pro»
batur, quia nequit intelle&us comparare natuià ad indiuidua nifi cognofcat
in eis. efíc, & eis couenirc, fed nó cognofcit cis: cóuenire;nifi quatenus
ficatur de illis y ergo fit vniuerfalis p cóparatione copoli- t,nó aüt
fimplicé,cü hzcpó detur, quia nullaróne ficri poteft naturá concipi vt
conuenientem multis , quin cam de illis multis i éd, Sc rMtin alberi coue-.
nire ;nifi per affirmationem. Confirm, quia ifte a&us comparatiuus, vel
attingi naturam effe in multis a&u , vel apti ne tánt i, nen fecundá, quia
ralis aptitudo ponitur in natura per folü actumabftra- Gionisque virtualiter
eft cóparatio, hoc ipfo , quód naturá relinquit aptam ad fua inferiora,ergo
primü,fed non intelligitur natura au in multis , nifi per a&ualem
pradicationem de illis, ergo &c. Tandé per honc actum collatiuum natura c
ratur ad fingulatia,vt fuperius ad inferioe rà fed inferiora conftituumur talia
actualem inclufionem fuperioris , quae fit pradicando hoc de illis , ergo
&c. : 71 Refp. comparationem fimplicem fpe&antem ad primam Ros ccel d
in&am à compofita ,qua fpe&tat ad fe- cundam , plané negari non poffe ,
vt dixe muscx Scot,2.d.6.q.1.ad 1.cuíus doctri- nam reci piunt omnes
([ppracic.Au&tores, tum quia fimplex apprebenfio non(olum shiesinoi dedi
opo dais 394 vt patet, comi 'intellc&us ad ptolationem* icuius
propoGitionis dubia concipit v- tique predicatum in'ordine ad fübie&tü, fcd
non progteditür vlterius, quia dubius eft, an debeat affirmare , vel negare ,
& hec vocatur compatatio fimplex, vel co- gnitio vnius in Ordine ad aliud
abfque af- f&irmatione ,' vel negatione 5 tum etiam quiain feníi ion eft
operatio enunciati- ua, & taineri oculus cernit per fimplicé ibcuitam albedinemiin
paricte,z ftimati- u4 ouis cognofcit inimicitiam in lapo, & fen(us communis
difcernit inter obiecta: fen(uum excernorum ; at'hec nor pof- fnnt cognofci
fine aliqua faltim virtuali- 'comparatione,tam demum;quia intelle- &us
attiagit fimilitudinem duorum al- borum per finiplicem: intaitamr extre morum
relatorum abfque aliqua affirma- tionc, ergo: fimplex apprchen(io compa-
ratiuanegar; nequit? An vero in hàc tfim- plici comparatione: plurium
adinuicem: artipgatu? cohucnientia y vel di(conue- nientia coruin:ad' inuicem ,
quidami ne-; gant , vnde in propofito cam'intelle&us: efficit vniucriale
comipatando naturam ad inferiora, concedunt intellectum nom aninpere
conueniétiam- fuperioris ad in- fetiora,, putant .p. id fieri non polic (ine
... €omparatione compofita, ac enunciatio« * ni , Sed adhuc dicendum ett in
(implici »paratiene plurium ctiamconuenien- tiam;vel diconuenientiam corum
attingi offe , nam in excaplis allatis ouis attin - 'onüenientiam cam lupo ,
& intel- conluenientiam ioter duo
alba per aplicem intuitum; igitur ad argumen- Aum rieg. min. potet.n. natuta
abftra&a .&9ncipi pluribusconuenire coniancti my & aptitudinaliter
, & a&ualitet 9 & vtra- is tenetemus: vniueríale con- itui per folam
conuemientiam aptitudi- xalem, fané argümentüm nollam vim ha beret ; conftat
.m. dari talem conucnien- uam faperioris com inferioribus ab(que iali
praedicatione - | .. 21 Ad 2. dicimus pera&tü compara- eos fufficit ad
vaiuer(ale ; & .cummultis Viam fimplicem vtroque modo factum gefaliae
voiucr(ales& Éil(um cff,cum at- Uungitug natura aétu ib gnultis » id ncccí,
a 4.! - "Difp. I. De' Pniuerfalibus in Communi . fari ficri debere per
a&aalem praicaz: tioné, vt uet ex modó didis, (i cut etiam: fal(um eft , vt
atringatar aptà c(lein mul- tis (imul, & coniun&im , (qualis cft apti-
tudo ad vnidéríale requifita): fufficere folum a&um abftra&ionis ,'
quia licét ex tali actu aptitudo remota , quam à partc rei habebat naturáad
multas difiu im; fiat proxima ex remotionc hzcccitatis facta per abftrationem ,
& in: hoc fen« fa aptitudo proxíma ad multa ditiu&ctim dici poffit
refultare in natura. ex vi lolius abitractionis, taméaptitudo proxima ad multa
coniunctim non hibetur , nifi per faperüenientem: a&lum comparatiaum y vt
in| rc info ad 3: dicebamus; ncc abítractio dici poteft virtualiscom- atio
natut ad niültà hoc fecundo mo* o, nempe ad aiultà coniunGiim , quia a €ay quz
per cogáitionem habent effe , nà (ufBicit vittualiter cogno(ci , vt a&u di-
cantur hàberc effe , (ed foluin habebunt: effc virmalitery & iri potentia .
Ad 5. pa« tet ex dictisart.3.q. praced. in fol.ad 1. ad formalitatemr
inferioris non.neceffa-: rió requiri: a&taalem' inclufionem (upe- rioris,
vel fufficece aptitudirialé ; & quà, do'etíam actualis nece (Taria foret ,
falsi . cft hanc fieri per: a&um ptz dicandi (ufa ficefet v p ins ^ ui 74
Ex didiiscollipi poteft;quomodo! fiat natura viiuerfalis: formaliter , primó:
-n. apprcliendit intellectus tingularia , ac realem eorum conueniétiam ;;
deíndé ab- ftrahit natutam illam jqua erat ratio:con- uenientiat inter illa, abfiractio
; licét in huncmodum: regülariter fiat ,' ab(olus tà tamcn fierictia poteftab
vno folo fia- gulari , confiderando nempé naturam abfq; expre(fa conlideratione
tatis indi- uidui , vt diximus arr. 1. q-przced. in fol ad 1.ad vlt. cóf«
Tertio coparat naturam. fic przciam ad indiuidua inaliquo attri- buto rcali,
quatenus illam; nouit 2quali- ter. párticipabilé ab-omnibus difiun&im
talis.m. aptitudo: in natura ad eífendum in multis difiundbim realisct , quia
erac ctíam in natura artc przcilionem y licet: non proxima, & expedita ob
impedi, tum diffcrentig indiuidualis , & talis cit aétus colliuus primu
gencris« Qoa: vlte- ^ 04 ) u————t o Quafi. IV. ue Natura fondem Voinerf. *, L 4
* - * reris pop litat eam comparádo in- diuiduis,velüx omnibus communicabilem coniun&tim,
& fic; conftituit vn uerfa- le formale jn actu primo , & hic cft
a&us ,€ollatiuds fecimdi generis; quia talis apti- tudo proxima ad eflendü
in multis con- | iob&imnon eft realis,(ed rationis. Quin. 1ó rurfüscomparat
nauiramad indiuidua . comparatione fimplici concipiendo illa , vt vnam
formáliteria omnibus per inexi- ficntiam,& tolü numerice diuifam,& tjc
.€ottituitor vniaerfale foripale in a&u fe. ;cüido,& hic etjà a&us
cít cóllatiuus fecü , di generis,quia talis a&us ine(fendi natu- rz-in omnibus
pet. inexiftent/am non cft à parte rei , (cd omnino petintelle&tum ,
"Sextotandem, quia in tah flatu eft.pro- ximé przdicabilis de. omnibus ,
quibus ineffe cócipitur y exercet ralem vnjuetía- litatem cóparationc cópotita
, dum illam : »yüam naturam méte concept enüciat de "fingulis przdicatione
dicéteshoc ctt hoc. QVASTIO IV. Quibus Netiis pe[fit applicari intentio -
Fniuer[aliratis,. : ; D refolationé haius fiti duo " A. dubia funt hic
duicorienda. Pri- mum ett, an vaiuct(alitas conucnice pof- fit nature ompinó
immu'tiplicabili à par- te cei , hcuc Thomiflzs quamplures po- nunt ele naturas
Angclicas, quas iudicát immultiplicabiles -£ccundü numcrü..Ca- ict. V
p«q.15.att. 9. decote; & eff'eotia c. 4:0. in Log.c.de fpecieyvt adhuc tlá-
te bac opinione. defcnderec fubftantias angelcas varias (pccies cóttiruerey ait
ad fundandum vniucr(ale log'cum ;pon etic neceífatium , quod.natura poffit
multi. plicari naturaliter , vel fapernaturaliter, fed (ufficete , quód
obijciatur intellectui non patricularizata quia tunc;haber non repugnantiam ad
efíendum. io, multis,un dé poflca concludit, opus non offe, quod
commünicabihtas , pct quam qonftitui. ruc yniuetíale , habeat. fundamentum ex
ace Midi; fed. fufficit; quod'habeat cx parce noflri, quatenus inceile us s.de-
nudando fiatucá ab idiuiduatione, illam cohicipiteü quadaaycoicabilitate; &
hoc uod TT 95; 39$ modo defendicnaturá caiufq; Ancli,ct à parte rei numeraliter
jmmultiplicabilc, fieri poffe vniuer(alem , fi cocipzacur fing indiuiduauone;
cui opinioni adherent €t illi Thomiftz , qui conccdunt Angelos poíle de
potentia Dei abífoluta 4n.cidem pecie multiplicati , quia d:cunt fa&a etià
;fuppofitione , quod nequeant multiplis cari,pofíc adhuc nauiram Angelicam fie-
ri vmuerfalem inodo cxplicato à (Caict, Comunis fententia oppolitum docet, fed
aoneademyvia , nonnulii (ignificant naturam, vt lit idoneum fundamcntiui vni
uerfalitaus logicasc(fc debere actu mul? , tiplicatam,
quodípecialiteraffirmantdegencrere(pe&tu (pecierü,vt difp. (ea. vi
debimus;al;j fateotur quide actuale mul» tiplicationem neceffariam non effe,
cone - Atendunt.tamen deberecffe phyficé muli, . j pisc 4. per potentiam
naturalem, ira auc(ius diíp.2. Mct.c.2 9. & Zimar. ia - .anbotatiopibus
cótra Iands 5. Met.q. 12. 2e proindé negant incotruptibilia poffe eti
vniuer(alia, quia.non po(funt multis plicari potentia. phyfica. Alij demum do».
«€t (afficere, quod fit muluplicabilis pet potétiam faltim (apernaturalci»,
itaquod illi naturg mulaplicabilitas non.repus gnet , qua ratione dicunt
naturam Soli .yniuerlalem fieri poffe etiamli non-exi4 ftantyneqj finc furi
plozes Sales, ad hoc n.(athcir d oc meré poffibiles,ità The miit.1.Polt,c.12. Philop.ibidé com.22. & 23. Simplic.t.Ceelicom.92-
Algazelin. Log.o3.Auicen. 5. Mer-cap.2-X in Log, «cap de fpecie Alenfísz,
Met.43. D. Tho. I:b.1.de Intérpr.léc. 104X opuíc. só-podi meditim Scotus in
2.d. 3.9/7 .& q.4 8.y2 muerí.Aat.And.cap.de genere & [cquüe tur
Recentiores paífim Moln:t.p.)-50« att44; Vafq. p. 1. dilp. 1$1;cap.3. Suarez
difp. $: Mct.(edt.a. n-28. A mic.tradt4qe 2-dub.$. Pf jualig.in Meedifp.1 2«
tovs Blanc. diíg.i. fedt. i1, &alij.. -— 5 «75 Dicendüigitur eft cum hac pi
lensentia ad fundandam irn logicam, noa quidem. » quod . tura fit;a&k
plurifi ^. "v 1 acc tiebibkn TI NOME cit.
9€ Difp.II. De Poisefalibit in Commipi
faliim, itaqnod nulla natura à patte rei implurificabilis poteft efe vniuer(a
vni- ucrfalitate habente fundamentum in re, ualis cft logica vniuerfalitas.
Conclu- do ttes habet partes , & quoad omnes probatur,& quidem non císe
ncceffariam actualcm multiplicationem , omncs. feré fatentur, & cx co
patet, quia alioquin na- tura Solis, Luna, Fenicis &c. non poffet concipi,
vt voiuet(alis , quod eft £ilium , nam vno tátum exiftéc indiuiduo adhuc patura
potcft concipi , vt indifferens ad plura; imó abfoluté loquendo neq; vnius
indiuidui neceffaria eft exitlencia , vt na- ra vniueríalis dicatur, nam nullo
homi- exillente;adhuc natura humana poilcc ab Anzelo , vt vniuet(alis concipi ,
& ra- tio cfl,quia quatuor falom vn:ucctaulia, vc videbimos, non indigent extenta
(ubie &i ad hoc, vt przdicentur . 76 Scd neque necellarium eft , vt fic
plurificabilisper potentiam pli ficam, & naturalem; tum quia eodem modo fc
ha- bet natura quoad vniacrfiitacé5 (i malti. plicetur in pluribus per vaam
potentiam v.g.natucalem , ac i1. per aliam .f; fupcr- naturalem, vt fus
Paíqual. loc, cit. fec. 3. tum quia adhuc etiam natura Solis, & Lanz non
poffet concipi , vt vniucc(alis, uia ab agente naturali plurcs Solcs , & nz
produci nequeunt , vnde halluci- nantur valde Pand. & Zwar, dum hac gatione dixerunt incortuprib lia
nó potie fcri vniuct(alia,nam 1. Poft. 11.ait Ar ft, 'ertorem eflc circa d
tation vni- uer(alis, quando pa(lio alicuius fpccici , cuius cft «num tantum
fingulare , de illo folo demon(tratur , & ouncs cyponunt dec Sole,&
Luna, Tum qua a(fignari de- bet fundamentum adzquatum omnibus paturis,quz
vniuer(ales &icri potluntbaec autem e tle nequit plurificabilitas phyfica,
Quia ab agente naturali nec Solynec Luna multiplicari poffunt,ergo tale
fandamen. tum pocius crit potencia logica , feu non gcpugaantia, vt à parterei
multiplicéur, & hinc coll:gi potcft ratio à priori iftius afler:i; fimpicx
non repugnantia cx natu- «a rciorta ad plurificari s fundimétum vniucr(alitatis
, quia co ipío pót coacipi &ac cócdidionet in pluribus exifié vel exifterc
potens, (ed huic nó tig,vel apritadini nó ett opus,qp cocrefpó dcat poiétia
phy(ica,fcd fufBcityuod (al. tin à Dco poffit ad actum reduci , ecgs &c.
hoc innuit Do&or q. 18. vnuerf. in corpore;cü ait ad naturam gencricam (u£
ficcte aptitudinem ad plurificari effencia- licet,cftà non habeat potentiam
quia hec dicit ordinam ad a&tü ex viribus naturse, 77 Hinc probatur vltima
pars conrra Caiet.X ctt ratio dcdudta ex Scoc. cit. 2. d.3.q 7-(ub A nà
repugnantia ad plurift» cari, X cóicarictt fundan;eniü vniucrfae Iitacis , fed
nacura de (e immu'tiplicabilis talé non repugnantia , vcl apc cudiné ha- bere
nequitucc écab intellectu, vc exclut ditur rcípóito Ca-ei,crgo,c.Prob.min. quia
(à patte rei cópctit natura calis re- pugnáua,vt tit n pluribus.certé cx fola
cor gnicic ne tore lectus nó pt colli cal 5 repa gná.ia, & wibut apciiudo,
aliocuin & m- diwduo X naturz áioinaz golfcc a,plicari ratio vn ucrfalis,vt
ait Do&t.cii.vedecó- cludit hu:utmodi cóceptionzan ctfe 1m pli catoriam, qu.
ra.16 inrcll gédi p. pognat oino fuo ob:ccko ncelle&o. Cor fic. uia vn
ucríale debet císc «nd in malus , crgo fi dater natu;a, cuius va cà: m ond.
uiduü fic potlbile, plicat polle cociiv,vt vni- ucr(ai.s, juia plicat polfe «Oc
pi.vi vna ipizulus, Qaod adbuc mig s decliracur, quia vcl illa naturayvt 06;
cocpicur cü re« Pugpária ad ctle in plur bus , vcl (rne tali rcpusvátia , (ed
potios cü aptitudinc, fcd vi ü que implican prin ü quidé, quia tunc có-iperctur
vniucríalias (imul cü repue grátia ad e(Ic i pluribus, alicrü vcró,quia tüc
natura infe icpugnàs ad plaraligatem €«ociperetur n repugnans, & apta ad
talé aralitaté,q prorfus unplicat,quia intel- e&us nequit tribuere ret,gy
eis cilen a dirc&é re;ugnannon .n. poceft cócipcre boaué vüdibilem, quia
hoc attr.bucura- tionilitati rc, fi homini tribucict Meere ning aplius
hounoé,ícd as nüconciperet ; cd. crgo natura Gabrielis fit c(lentialiver
fingularis, sin Thomitlas, fa intellc&tas. ctibuu. ci vn;uer(alitarem,
Porpeequg , non amplius 3 rà » (cd aliud quidpiam có- cipere; & hi cauoncs
(ant itd cóu:ncen- AC$, Quaft. LP; Quenatire fun dem Vniunf. — 397 ter, ve
nüllus quem viderimus: 5vel pau- ei(fimi , extta familiam Dominicanam banc
fententiam fuftineant ;i& qui. funt ex familia S. Thome non cadem via gra-
diuntur, vt oftegdant non repugnantiam. "fPertar. 4. contra gentesc 3 $
ait natu- ram angelicam poll é (ine contradictione concipi,vt vniucrfalem ,
quia licét illi. re- eflc ia pluribus ,' vt ralis fpecics! efl,nó tfi ci
repuguat , vt fpccieseft alio2 uin re t omni fpeciery& natura. ki cula
plané folutio,vt ait Didac diíp, n cadem ratione homo dic! pof- et
irrationalis,quia licét hoc repugnetil- lisinquaut& tale animal, non tamen
ci re. at , inquantum aniinal abfolute. 78 veo ue eg q.4 inquiunt ex noitro intclligendi
modo procedere , cy natara angelica poffit fine contradictio- ne concipi , vt
vniucríalis cognoícimus enim pro flatu ifto angclicas naturas pcr [pecies
corporum,qua non sür.actu intel- ligibilia; qaoufq; intelle&tusagens denu-
det phantafinata à conditionibus .indiui- : duantibus,ex quo fit angelicas
naturas nó: intelligi à nobis , ( à quod in (c funt intelligibiles, & sr
principia indiuidua. lia carum , (ed ss noftri intelligendi mo- - dum, qui eft
cognofcere naturam fpecifi-. cam prxcifam à condicionibus. indiui«: duantibus;
quód fi cognofceremus ange- licam naturi, vt infe eft, concedunt non potíe tüc
füícipere rationem vniucrfalis; & in hoc feaíu intelligunt diftin&ionem
illam Caiet. quód duplex ett vniuer(ale, aliud ex parte intelle&us tantum ,
aliud eft ex parte rei, & incclie&us imul;& in- quit naturam
iaplurificabilem feri vni- uerfalem ex parte intellectus rárum,dum concipitur.
fine. indiuiduatione , Scd hac refpontio patfim reijcitur ab omnibas euidenter.
tà uia licet intelle- &us na:uras angelicas inceilligat per fimi-
litudincimn ad corporalta;adhuc tamen in- telligit sm praedicaca , qua eis non
repa- gnaü; cum «uia aLo-jui non vere, fed fal- yas inteiligereius , ino ncc
illa , (ed alia,quedam à noots conficta cognolce- remus; tà quiaeadem ratione.
natura di- uina potiec my vt vniuerfalis, quia & ipfa pro ftatu i(to
intelligitur per fpecies Logica córpori ; Nee (üfficirad hoc edita&dum
afferre. difcrimen quód natura angelica - coponatur cx zenere, &
differentia , non fic diuina . Q)ia vmuertalitas, przdi- cabil tas nor ocitur
ex buiufmodi copo fitione, fed ex ordne ad plura inferiora ; nam fpecies
fübalterna ; ctiam(i cóponas tür ex gencre,& diffcrentiaynon tameng vt
fic;eft vmucrfalis , quia vt fic non cor paratur ad inferiora vnde fola
cópofitio ex generc, & diffcrentia efficit quidem fpeciem fabijcibilem ,
non tanitn predie Cabilem. Tum tandem quia ex d ex noftro concipiendi modo
apprehene - datur,vc quid commune; & ab indiuiduas ione abftra&um,non
fequitur effe veré& proprie vhiueríalem , feda concipis ac (i effet
varuerfalis ; quz duo valde» — differunt , vt bene notat Arriag. difp. 7. — .
tiim.4 f: Si dicas vniuerfalefieri per ine — telle&um,& ideó (i natara
angelica cone cipitur ad modum vniüerfalis , veré , & proprie vniuerfalis
erit « Conirà , falfum et vniuerfale ficri adzqüaté perintelle- &um , quia
—— in natura vniuerfas lizata multiplibilira rem parte rei , vclut fundamentum.
39 Refpondent alij, quod licét inan. s non fit aliud, à quo fumatar fpecies,
& aliud à quo fumatur indiuiduatio, quia per eandem entitatem fimplicem
babet - EH angelus etlc fpecificü & indiuiduale;hoc tf non obett quin
eandem timplicé enti taté vno conceptu conf(ideremus, vt coris füiuit angelum
in (ua fpecie, & habet rae tionem differétig e(fenrialis , & alio com»
ccptu, vt indiuiduar , habet rónem diffe rentiz numerice;qua folutione etiá
vtutis tur Complut.cit. Contra;quia licet mi (tz poffint hanc folutioné
adhibere in naturis materialibus, vbi diftin&ioné fal- tim virtualé
agnoícunt inter naturam, && differentiá indiuidualem;non tà in fpiri*
rualibus habet locit, qua per eundem gra« dum sh ipfosin vtroq; efle
cofticannturg vel ti talis obre&tiua partitio perintelle- &ü fieri
poteftin A étin ipfis natara nof erit de fe hac, (cd dc fe come mütiicabilis ,
& à f are diftinctas ficut dicimas de "ed qw creatis. el i ! vt docet
2 : Mi EN MATS 398 Difp.IV. De
VsiutrfalibusinCommni . & cíTentia cap. 4. ideó natura cum ve-
ritateconcipitur vniuerfalis , & à (ingu- faritate przícinditur , quia non
eft dc fe ngularis, fed aliquo modo (altim virtua- litecà (ingularitate
diftinda ; ergo niti talis diftintio etiam intercedat inter £uram angelicam ,
& indiuiduationem , nunquam fieti poterit abftractio natura à ingularitate,
& (ub eniuerfalitate con- €ipi ; vcl codem modo poterit »di- nina natura
concipi (ub vniuerfalitate : Hinc bené probat Hurrad. difp. $. fct. g. non
pofle in hac fententia talem mturz abíftractionem;quia hzc fupponit
diftinctionem eius ab hzcceitate . 8o Refpondenr alij Thomiftz , quod licet
natura angelica lit cx fe determioata vnum indiuiduum rcale , tamen adhuc
tpanet indifferens ad plura fita , & idcó «oncipi pore(t vt potencialis ad
differen, tias indiuiduales , & vt vniueralis , & in hoc ícníu
explicant Caiet, cum dicebat ilcin naturam fore vniueríalea ex par- Ic
intelle&us cin . Sed hoc effugium etiá ab iptis Thomiftis ceijcitar vt
inutile or(us,quia (peies pradicatur eísentia-: iter de (uis inferioribus, fed
natura angc- liga acqait efsentialiter pez dicaride An- elis confictis, quia
natuta. realis nequit le entibus rationis quidditatiue predi. Caci; tuin quia
refpicere plura ficta nà eít 1efpicere plura,in quibus poffit císe (ed potius
in quibus repugnet c(fe,quía repu- maturam realem con(tituere indiui- i
racionis j.cum candem «quia. eodem modo potfet natura d;u:aa fi cra vniería. :
ponden alij , cale. gatuer ale non effc omninó fi&um,quia cfto noa habeac
fundamentum in re , & ind: tfzreniia na- iras tuadatur faliim ia notlco
concipié- Z modo , quo immaterialia per modum materialium concipunas, cum auté
ma- 1erialia plucificari poíliaz per di ufiooem materia, qua eit principiam
indiuidua- uenis; hinc fic , quod o ip(o, quod Aa» &clus concipitur a nobis
ad modum rei materialis ,. co ipfo eius nitata. concipi pocell «t
plarificabil;s. Reijciur , eciam 0€ elfugiuarum cx confucatione [cct- olu:i0
0,55. quia falfo ipn tituc faa- 0,9y süuliplicatio numetica prog niat ex
diuifione iferté rez futat iip iq Rl v 7. & nosin.a Mct.tum quia iplo roni
nó fequitur imentum res (piricuales concipià Nope d pei 00n tamé cft neceffe,
quod in reca ge ad ; tum nde qoia etiam.hac via poffet natura diuina fieri
vniuerfalis, quia & ipfani ex noftro imperfe&o concipiendi modo in-
telligimus ad inftar rei materialis . ..$1 Reípondet randem Ioan.de S. Th. q.8.
art. 3. talc vniuer(ale adhuc effe cuas fundamento in re ; quia licet re vera
(ul natura angclica nequeant cífe plura indi- uidua, adhuc tamen concipi potett
indif- fercatia nature, SC potencialitasad vnum iadiuiduum , talis , quod cx fc
(ufficeret ad plura, 6i aliüde in re poncréursquia, vt: ibi fuse
explicat,repugaantia ad pluralita té nO cft ex principijs incrinfecis iplius
na- turz angelicz, (ed ex modo, quo ipfa in» diuiduatur,quia nimirum non
indittidua- tur pcr defignat ionem materiz íed per ca renti illi sende in refp.
ad 1.princ.con.. ceditsquod ex vi conceptus natura o süt. impo(libilia plura
indiuidua. in cadé (pc-- cie Angelica;quare cócludit , quod fi có- cipiacur
nardra inadzquatc.i.quantum ad. rationem (peciei, & non modus ipfe indi «
uiduandi naturá,non accipitur natura, vc. tepuguaans multiplicationi
indiuiduoruas;: & coní(equétet vc habens pluca indiuidua: pollibiliter. ,
licet politiae non refpiciae maulta,aon dcífe&u (ui ,(ed quia illa mulca.
nà sic , Hac foluzio,licet eidé fal(o inni- tatur fundamento, q diuifio materiz
(ic origo multiplicitatis oumcralis, ái conce dittotum , quod in hac quz (Lione
coa- tendimus, quia concedit naturam angc- - licam non effe. de (e ctfendaliter
finga- larem, Scimmaltiplicabilem,(edab. ex- triníeco proucnire , co modo , quo
dicit Philofophus: vt refett Sco cit. q. 7. in fine q.18.vniuer( in folad 3. de
coc- poribus caeleltibus y quod«in vna fpecie cft enumzantum Cor pus, vnus $9],
vn.i.s Lana ,nonquiamatura tllafolaris tic abr intcintecodmmaltiplicabilis ;
(cdex de« fcckumategia: 4quia cale corpas liagalass te-fait ex tou maretia
ijlius pecieccomie pactum ,nonsantum
adtaali ) fed euam. por:en . — Quafi: 17. Que nature fundent Vuinorf- oteniia!i
; quare Giéurhbac ratione «duc "defenditur in. emtentia Philofophi cor-
iota corleft a fieri poffe vn aerfala , fic Ley bác via id& defendi poteft
de nitu- xis angelicis; & hic dicendi: modus fuit. cap,de fpecie , vbi ait
fpecies non nieceflarió habere plura indmi dui ats, quia fíatura diuiditur jn.
indiuidua. per tnáteriam , poffibile autem ctt totà ma- "tetiam actuari
per. vnam formá, vr patet 'denatuta Sols , fcd fufficit cfle plura in T ed Ek
nc,vt fpecies Ange. : » in quibus non poffunt effe plura .. $ndiaidua, cti
careant materia, funt tamé plura aptitudine, quia forma de (cett ap- 'ta
pluribus cómunicari licet contingat , non poffit;quia tota perfcétio eius có-
"tinetur io vno indiuiduo;quod etia fizni- ficauit D. Th.opuf 48.de
pradic.c. 5. $1 Inoppoíitum obijcitur 1. proban- o ad
fundandam vniuétrtalitateutogicá "opus non effe , quód natura fit à
parterei "nultiphicabilis .. QXiia vniveríalitas eft 1elatio at ;ion's ,
cr; illi fufBciont intc- riora plura (olum apprchenía rer intelle-
&un;etiam fi aliàs fiacimpotlibdia,na:n Iclaticpi rationis füfficir
procermino ali- id rarion:s. Tum quia'apcitudo etiendi multis coniunCtiim$ 'vt
eit de ratione vniucríalis, ac etiam predicabilias , non conuenit naturz à
paice rei, fed vt eft in intclle&u, ergonon ctt atícndenda cón- ditio
nature in fe , fcd quam habet in in- tellc&u. Tum 3. quia Arift.dicit corpo-
ra celcflia ficri potie vniucrfilia, & tamé inus fententia tunt per
quamcunq; po- tcntià immulciplicab:lia, eo quia iudica: uit vnum:;u0dq; tllornm
contare ex tota tnateria, nedum actuali , fed ctiam poffi- bili in fua (pccie .
Tum tandem, quia in entibus rationis, & chymcetis, qua omni- 2Ó tepognant à
partc rei , concipimus tationé vniucrí.lis logiciynempe genera , &
fpecies;ergo &c. 83 Refp.uód licét vniuerfaliras for- pta fit relauo
rationis , tamé dcbet haberc fundamentü in te ; quia nà potett intellectus vcré applicare alicui intentionem
vniuer(alitatisinifi (uppofi- to in re fundamento , aliàs iia bene pof- fet
intentio fpccici applicari natura gc- 399 ncii-z, licut (pecificze, & in:
contio gen:- tis indiuiduo; (icut natura generica, wc bene Rada notauit loc.
cit. & vnincrfalg refpiciens plura. fidt, vt fupra diceba- mus, non e(t
proprié vniuer(alelogicum; fed abufiud , quia 6c non eft refpicece plura;
in.quibus ro:ic eife, & dequibus poffit praedicari , (cd potius in quibus
ef- [enon polfit, dc pluribus .n. fictisnó nifi ficte praedicatur , at prz
dicationes vnie uerfahis logici fant verz « Ad 2.cflà apti. uido proxima. ad
e(lendü in multiscon- iunctim cóueniat naturz per intelledkü , hzc tamen hibec
fundamentum in ce, g» cft non rcpuznantia, aut aptitado remo- ta ad elfendü in
mul.is difiuncti.n. Ad 5. pofu:tillacorporaimunultiplicabilia,ndabintrin(cco,
fed ab excrin(eco cantum; Àj: non quía forma, & natura corum. non fitaleri
cómunicabilis , fcd quia non cft alia materia füfceptinatalis forma. A d 4, ficutens-
rationis dicitur cosinquantum cócipitur ad modi veri entis , fic & in en4
ubus racionis admittitur vniuerfale, quia. ficut intclle&us potcft naturas
cealcs- ab. infecioribus pre(cindecey icerum ad in« ferroracóparare inracionc
vniuecfal;sla gici,ira poteft entia rationis, fcruaca portionc;pta fcindere à
(ais lnferiacibat, & licut vmuerfalc logicii fundar in nata ris rcalibus
.dicituc proprie variet(ale y quia refpicit infeciora, faliim po (Tibilia à.
parte rei , fic vniuerfale fundatum in en «. tibus rationis proportionaliter
dci debae: verü vniucr(ale logicumjIquia ilayde qui bus ponitur. przdicabile ,
funt po(libilia: fub ipío in fuo ordine .(. per opusintels; lcétus, & ideo
non (iG, (ed vc«é predi-. catur de illis ; vide Fuent;q 7.ditf, 3; acr. 1. vbi D.
Tho. & Caiet. interprecatut effe; locutos dc vniucríalilogico fi&to ,
nó aüe; proprié dicto ; fed .an i a(lecutus men-- tem illorum,iudicent
Thoiniflz ,ad attinct, alia argumenta. boon MAR hoc fpectania vide difp. (eq.
quail. a» arc. 3. contra 1,.C : 1 j40q 51 $4. Sccundo ob;jcitur àcontra probás;
doad fundandá vniueríalicatem 0,us c(- fe multiplicatione £,&non: fufficere
potlibilem Av neci fura vnis-. uciíalisfiatindiget dol e li ins . 4 iui 400
diuidua a parte rci non exiflant , noncít vndc abitrahatu: .Rur(us dici de
l'equitur e[se m;crgo l1 natura à patte rei nó e(t in multiis.non pote rit
praeci(a przedicari de mulus ncc con(equ&cr ficci vniucríalis . "Tandé
nó quia natura aliqua eft porens €xilicre,idcó a&u cxittir, ergo à fimili ,
nó quia aliqua natura cft. pores cexiftere 4n vlantios debes dici vniuerfalis
in actu, fed canc tancüumsquando exi (Lic in illis. Rcefj.ex didis q.2. ar.1.
infol. ad. 1. ad vlt. Conf. naturam abf(lr;hi potle. ab vo folo indiuiduo
cxiftéte , quod etiain fi non cxitlcrer, poffet adhuc abtirahi. à poftibilibus
, (alin:ab intelleéu angeli- €o , qui à (ch(u non dependet in cogno-
Ácédo,& idcó ncg.ntin. Ad 1. neg. Coa- feq.quia vatucríale ex dictis non
coulli- tuirur per a&tum cileadi in multis à pac- tc rei , vel przd:candi
de mulus , fed. pcr efTe , aut (alim potfe cffe 1n mulcis per intelle&um ,
quz camen multa à parte tci linc po(fibilia. Ad 3. negatur patitas y quia vt
natura dicatur actu cxi(lens, vu. que oon (ufficit , quà ux poffibilis intra
cau(as , (ed actu d:bet poni extra ill c , fed vt a&tu vniucr(al.s
dicaczur, non nccef? facio requiritur exittentia in mulus , fed quód in illis
exittere pollit ..- 85 Terüioobijcitur probando ad faa dandi vniuct(alitatem
opus e(ic,quód aa tara (ic phyticé , & naturaliter inultipli- cabilis ,
&/non fufficere potentiam logi- cam, Tuam cx definitione vaiucríalis , non
«n.dicitur , cui non repugnat , fed quod apcumett císe in mulcis,crgo noa
(utficit non repugnantia, fed re.juiritat porcntia iua nacuralis. Tuin 2.quia
Aritt.de* aiuit vhiner(ale sin illam potenciam na turz ,qua ipfc cognouit,fed
nó cognouit, fifi poteaciam phyficàm , ergo c. Tuin 3:quta fecundum A
riftot.omai porentiae pailiuz naturalicorrc(pondet a&iua na-
tütalis;alioquin videretur po:étia palliua etsc Ecuttea ia natura , fi per
nibilia aatu- ra poísct reduci ad aCtuim,vt collig.tur cx 3»de Anim. 'text.18.
Relj.ly aptum natum fignificare » qp matura ex principijs fuis intrinecis efse
potcft in multis ; àuc id cxlicctur poti» tiué per aptitudinem, (iuc ncgatuc,
tan- 1 i Difjut. 1. De Voiuevfalibus in Communi. : iui j'€- non repugnanciam ,
at quocum que modo cxplicctur,certum c(t hoc non fignificate cantum potenuiam
phyficam , (cd logicam quoque, uia contingere po« teft vt aliqu: natuca potlic
císc in plucib. cx fefed aliunde üt iinpediunencun , vc contlat de naturis
ceglocuin in (encentia Arilt. Ad 2. deficit. Acifl, vniucrfale fecundum
vtramq pocenciam , qas pro- mifcué
fignificauit in verbo. aptum nae tuii & lalium cit Philotoph (m nó agno
ui(sc potentiam logicam in rcbus , mul. ta cnim cognouit non implicare , cue tà
videbat virtuie 4gécium naruciliuin. fieri non po!s«,. juod aperié coi'igitur
cx 2. de Anini.4 1. vbi ait ignem habcce a imen- tum in infia'tü, quoadu( ,uc
fucrit cóbu- fübil. hoc autem non ctt potlibilg vica. tc naturalium
agenrium,quaa na.uralicer no cit coa.buttibilc in infimtum;& cdam 6.
Phyf.docec conanuü eife in infinitam diuitib.le, & «à continui diii tio non
po tcít pec agens naurale in infinitum pró- trahi. Ad 4. Dodt.q. i. Prolog $.«d
argu- menta & 4.d,43.q:3-ad 1.& d 49. q. 11. Refj. nega illà
propoticionem cilc vais ucríaliter veram éc si Aiifl.quia incor. pore datur
pocegtia patliua, naturalis ad animam recipiendam & camo tota nitu ra
crcata non poteit eam imdagcre ;nc igi tur illa poteoua patlitia naturalis
dicacur frultra, (uficit.v c courelpondcat a&iua in Datura.i.i tora
Coord:nationc cnt ili , aic Dodor , puta agens (üpccaaturale , pec quod poflit
reduci ad actum, t6 Alem dubium diitoluédü ad hoc quz(icum peruncas cit ; Num
ouncs adhuc naturz prztato odo multplica- biles potlint fundare
intentionem vni- ucríalicaus ? Negant
Albert, act.i.pra dicab. cap. $. Soncia. 7. Met. q. 39. Ca- ict.in Log.cap. de
generc. Tolct.q.de jd cic ad 3.'couicndentes folus naturas di» rcété in przdic
"n ibiles po(- fc fieri aqu DUM Hoo quchter excluduat omnia prz dicata
tran(cendé- tiayqua func luper ipía praed: camcota , & quidem Acift.r.
Ethic. cap. 6. & 4. Met. 6-ita lignificatdum ait cns ,vaum,& bo- num
non €(Ic vaiucríalia,qued euamfn tic Tatat q. vlc. predica. dub. 1 x D» 1 or ^4
——HREHN p o Susfi IV. Que nature fundent
Vuiuerf, — 401 €&or ipfc (entire videtur q.1 2. vniverf. in "fine .
Exclodüt etià naturas incompletas, & parcicles,vt materiam, formá, &
fimi- Jes, uz non directa per fe, (cd tátum per "rcdu&ionéad totem in
prz d:caméto rc- ptur,& Scot.fauere videtur 1.d. t.q. *6. $. Dico tinc, dum
inquit , quod ange. Tus, & anima diflinguuntur [pecie ,no qui- dem ficut
dug [pectesyfed ficut fpecies,et pars fpécief y quia anrma nou cfl propri? fp
ecies fed país [peciei. $3 Verum oppofita fentécia, quod in quocunq; genere ex
enumcrans entibus flit repzriri vniuerfafe ett cómunior , & probabilior ,
proculdubio eft de "mente Do&oris;nam quoad tranícendc- tía quamuis in
1. d. 3. q. 3- $. Contra ifla "pnisotationem,& d.8.q. 3. S2 & T.
ne- 'get cnsc(le genus , nontamen negacctle vniueríale , imó cum ib: omnibus
tran- fcendentibus vniuocatíonem tribuat ,' & vniuocé intériocibus couenite
affirmet , clarà fignifi cauit cffe yritdicata. vniucer- fulia;quod etiam
cliré. fignificauic, A citt. 3. Mcr. tex, 10.dum ait cns , & vnumctle
maximé vpiucr(alia. Qo atit€ ad parces phyíicosy& entia iocomplcta id jpsij
cla- rius (i guificauit a.d. 3.q.69. 4d Qu nem quintam pracedentesi, dumi
quicquid efl natura in. quocunins totalis ,vel pa» tialis no efl de fé bocyom-
fis autcm nacura, quz nó cít dc (éhizc, po tc(l furiduce vniuecfalitatem,vndé
ét q.7. fub A.ait in vniuer(um , quod alibus ne creatura ref intelligi fab
atione vntuerfalis à fis FlrradiDviae, probatar euidenti ratione; nà tormáli-
tas vniueríalis in eo conliftit, g» (it vnum; & oidinetur ad plura in
quibus effe pof- fit pcc multiplicatione, X de ip(ispred:ca Fi,crgo natürg
omncs €t incomplete , & tranicendentcs pollunt fundare vniuer- falitatém,
ratio eft;quia hingelz ifl na- turz habcnt vnitatem efleniz , & repe-
riuntur im plüribus , vel faltim reperiri poliünt cum tali vnitatc, & de
illis radi cari , vt toperius de inferiori , ergo &c. «quia ens ,
materia & foriia , fi fecundum p
toriam naturam confideien tut,non funt quid Tliogulare,fed funt mol- ti^
lcabilia ; iunó muftiplicata, fecundum numerum, fctuando eniratem natarz
tungulis interioribus erg3 &c. Taadem plures forme,plures maceciz , &
plura 2» enta , fi inuicem conferantur , non mis nus conueniunt in ratione forma
, mate- tiz;ac entis,vt Doctor oftsndit loc. cit. quam plures homincs intatione
humanis tatis, & cqui in ration'saquin tatis , nec minus (ccernücut
proprijs diffecccijs,er a goratioformal's vaiterlalis,feruari. pos teft in
omnibus naturis plurificabilib. tà completis, qum incompletis , tam limi-
tatis.quàm tcan(cendentribus , quid quod aliqua natüra fic apta fuadare
vniucr(a- lirateai , nonoritut éx eius complemen: to, ne&q; cxcetus
limitatione,fed praecisé ex cius multplicab;litate in plura. eiu(dé rationms;omats
aaté prefarz naturz. süt hoc modo g qué plarificabiles,vt homo in plurcs hom
.nesens in plara entia , mates tia in pluccs indiuidaas materias ,de qui« bus
prz dicatur, anima in vegecaiam,feg fitiuam,rationalem,& hz rurfus in
plures numetaliter differentes : dicentur autem hzc vniuet(ilia incóplcta,nó
quidem for- maliter ,quia habent omnia ad vniuerfa- litatem requifita&
eodem modo ceí(picit infeciora ens incopletum,ac completumy fed materialiter
antum,quatenus nacuraz fin fantes vniuerfalitatem func parziales, &
iocompletz. . 88 Quáuis autem in his omnibus fun- daripotlic vera ratio
vniuerf.Lsadhuc tpoterit vniuer(ale d;(t nyui, & variari iux ta diucr(itaté
natararü , in quibas funda- tur, ita fane diftinxerüt Mayc-paffu 1-(up. vniu.
Maur.q.9.vni.ar.2. Ant. Aad. infin, predicab & alij quamplures ex noflrig
vniuer(ale in tran[t endecale ; X prz dica- mentale, & inquit Ant. And. Porph.
noa enumcera(le omnia vniaeríalia,fed limita ta un,& predicamcntalia, quia
agít de ile lis in ocdine ad cathegorias,vbi ponuntat folü natutz limitate,
& ideo loquitur. de illis vninettalibus ; quz aliquo modo in- ücniuntur in
ocdine pradicamérali , qua fanc illa quinque,(ed pracer itla (ait An ton. And.)
cít aliquod. eniuertale trai Ícendens , imó multa traofcendencia ; ex' quo patet
, quomodo-totehigendus (iE .Anf, & Scot,dum inquiunt;ens gs "SEN.
LLasdude, dil mdinll di £ bonum non efje vniucrfalia ncgant Lo. ada » ficut
funt ifta quing; 2 tem abíoluté, Sic ctiam ex pane fun- don diftingoendü erit
vniucifale 1n completuay& incoupletum iuxta diucr- fitatem naturarum , in
quibus fundatur; & quando Scotus. ncgat loc. cii. animam non cfle pcopre
(pociem, louitut copa- ratiué, quia naura ;ncópicta, & partialis deterioci
modo jundat raioné vmuería- lisquàm«Opictas atque ita deficit a ione fpcciei
propriz, oon rone vniuer(aitaus Abi clues bené feruatar p natu X44 Completo.
uam incompleta,fcd ra- tionc fundamcnpt;;quem diccndi modum fcquanzur Aucrfa q.
8. fcc. 4» Fafqualig. €it.difp.1 3. & alij qoamplures. - - 589. Adhuc auicm
pto vuiuer(ali, prz.- dicamétali, de quo deingeps locuturi (u- tius notandü cft
ex Trómb.7. Mcet.q. 8. art. 1-9) vaiuctíaliras non atrribuiturna- wi Lmtatz vn
focaterynam intra imi tationem ipfam natura eft quadam lati- studo,nam sm
maiorem,& minorem có ucnicn.iam ig ration bus formalibus có- tentis in
indiuiduis repertam antellcdtus attribuit aliam, & aliam ratíonem woiucr
falis ipfis naturis , «vndc quia intelle&tus won percipit taptà
conuenienriam indiui- duorum, vcl fpecicrumeiuídem gencris; ^ euantá percipit
in indiuiduis eiuídé fpe- €iei, ideó naturz animalis , v; g. attribuit fecüdam
intentionem vníucríalitatis,que €ft genus , & quia maiorem reperit in jn-
diuiduis ciu(dcm fpeciei, attribu t natur v.g-humanz intentionem
vniueríalitatis, quen icd, & fic gradatim proce- idum in tota linca
przdicamentali . Quates, an ctiam
priuationes , & nc- o" valcant fundarc vniuuer(alitaté . àt
Conimbr.hic q.2.arc 1. ex D. Th. 3,2.9 72. art.6.. vbi ncgat peccatum ex. parte
aucrfionis no habere fpecie, & dtm Arifl.4. top.67-ait non cutis omn.nó
tiic fpecies, vnde colligunt ad ra- tionem otii alisrequiri pro Mnetintio
entitacem pofigiuam ,qua per differentiá ftcontabisue ad Sun ie dia natus ram
inferiorem , Scotus tamco quol. 1 8. $. Ex iflo
fequuntur, concedit negatio- Rt5& priuationes polle (uo modo. dcao- 4o&
— Difpu. LU. De Fniueifalilus in Communi . Am bari à notionibus gcncris,&
fpecieisfc idco peccara ctiam cx parte aucr(ionis fi ecie ditingai ; &
444.23. G ait poll ab bac, & illa nepauonc alfiiahi concepuua €on quncm
pcgationis in.cói , poa qicré analogum,vt ajunt Coaün. (ed veré vni- uocumycum
ab inferioribus [ccuüdü eag- dcu cationem parccipctur , vcconttat conceptu
ptiuationis in comm ni ad ce- citate & furditatem , & notio gcacris
atficicas negauionem incómauni eut ciu: det fpccie: cum ilaque dcnominat nae
1uram rcaicm politiuam, quia cundcg fpcc.c habet efic&tum £ormalem ; &
hoc totum fundatur in co, quod uos de ncga- tion.bus, & pruiatiopibus d
fcurrimus ca proportione ad formas,quibus opj tur , Verüramcn cllnon ita
p:oprié fun» dare vniuec(alitatem,vt entia poliriua, & hoc voluit
Acift.& D. 1 ho, cit vt Blanc, nocuit difp.j.« fc&.16, ^n * 1^
QY-4& S.T LOiY. 5, n Fniserfale vet, ac fifficienter iüi quinque
vniuerjalia dimdaturs — (o0 feu pradicabilia. 90 [5 t Porph.in füa Ifiz0ge Vni
à; uccfale in genus, (pecicm , um fentíam;propriutm, & accidens, & qui
yt conia ex di&is infine quz ft, pip | certumett non diuilille vniucrfale
in to» 1a (ua aenplitudie iofpcGrum,(ed tantu) vniucríale limnatum, & prz
dicamétale j vciütamem cfl(üb hacd.uilionc vniuer- falis pradicamencalis
coprchendiífe non tancum illa , quz dirc&é in predicaméto ipentatun cd
ctiam quz per reductio- hcim,& à latere , differenti .n. non po- vuntur
inre&o; fcd à latere,& proprium tcdu&iué ponitur in pradicamento
fui fubiecti, ficut & nonnulla accidentia có- munia imperfecta « Quatitur
ergo, an Bes xv i o aint rent t recte, & ufhcienter tra t2,& fuppo-
nitur contra nonnullos Punicabde e pluribus, & ymuerlule zqué lace patere ,
«à vnü (t propxietas alterius, ficut zqué patét tiftpiley& rationale, quod
ctt adc à «crum ex dictis, vt probatione non indi- get vnde miramur,
Paí.jualig. EU » D C scvdüadii. V. De Numer Foisir]falime ^ id cGcedar, &
poftea difp. 2 j.afferat quis re effc praedicabilia , (ed vniuer- tantam-duo
/f. genus , & fpeciem, d tenet Camcerar; di(p.7. Logicz . «91 Quamuis auié
hzc diui(io famoía fit, & pa a à clafficis Au&ori-« bus, & Expoftit
1 , Arabibus; & Lati- nis, Aurcen« I, p. fuz Log.c. 6. Albert. tract,
1.przdicab c.9. D. l'ho.opufc.48. €. 1. cot.q. 12. vniucrf. & 1 d.8.q. $ fab S. item Alcxand. & Sucfan.r.
Toptc.c. 7. & 4. Buridan. initio tra&. przdicab. &&gid. &
alij — ibit Re- «cntiorum totrens. Non tamen y & quidem magni nominis
Au&ores , qui ab hac diui(ione receicrant, alij augedo , alij € contra
minuendo prefatam nume - rum ; Greci namque potiores cantü vni« uer(alia , quz
de rebus eflentialiter prz- dicantur, & intet hzcea przfertim, que
przdicantur. in quid, vt genus, & (pecié , agnoui(fe videntur , pro qa
[entétia ci- tantur Dexippus: in ptedicam. cap. 14» Boctius ibidem com. 6.
Sunplic.ibidem com.6.& 9. Porph.ipfc etr ra Ammnon.in ancepradic. c.3«.
& ex 4bi ; mó adducunt Axift.qué Auerrabi era Aift.q falia cmumeraíTc,quin
potíus (ub hoc no- mioe vniucrfalium nom nili geneta, & fpe cics propofuifse
, vt conftat ex frequenti diíputatione,quam inftituit contra Placo- is
Idzras,& 1.de partib.anim.c.f. Fun- mentü veró przcipuum huius opinto-nis
cít, quia vt cóttat ex dictis hucu(que potiílima conditio vniuerfalis eft, vt
fit przdicatum vniuocum;at vniuoca e(sen- tialiter dicuptur de fuis
(ubijcibilibus , vt conitat ex corá dcfiaitione in anteprz- dic.data € 1.&
2. Topic.c. 2. «nde confe. quenter. c. de fuLftant. negat Arift. acci« dentia
dc fuhie&o vniuocé dici,quia nom puzdicanrur efientialiter, & in
antepred, Casdiflinguit e(Ic in (ubie&to , & dici de fubie&to,
aique de fubicéto dici bominé dc hoc homine , in íubie&to aucem ede
fcientiam in anima ,albedinemin corpo- re » tolumecgo prafdicata eíscarialia
pro- prié dicunrut de (ubicéto,& cofequenter huic - ipfadola: funt
vniuecfalia, Suffragaturét — ci 40$ di de viuerfálibus, quando , n. voiaerfafé
dicitur contrahi per differencias, quxado dicitur poteftate cótinere fua ifcri
vniuer(ale dicitur .aperius refpedtu i riorá,nó nifi de naturis,quar etfeacialicer
dicuncur.f. generibus, & f»eciebus , pro« feruntur, his rationibus
comaictas Auer (a q.8.(e&. 6. quamuisrion rc;jciat pror» fas
diuifionem,& accepcioné vaiazrfalie à Porph. allatam , ait tamen non efe cz
Arift. de(umptam , fed nouiter excogita- tam , ac proindé aliam acceptionein
vni uer(alis pro eo, quod predicatur in-quid s & c(Tentialiter, eíle magis
peripatetcá y & ctiam migis vtilem. Hanc opinioneas
fequitur etiam Paíqualig,cit. (ed neà có- mani cecedere videatur , di(tinguit
vniuer fale à praedicabili, quinque concedens pre dicabilia (ed duo vniuerfalia
, & fequitue Camer. cic Lay 2v 91. AUjvero Recenriores.ex aduer( muimecum
pugdicabilium auxerunt , vade : Caiet. cap. de fpecie addidit indiuiduum: m
v.g. quidam homo;patef n. dici de o & Paulo, & caeceris , addidit ét
definitioné, vt animal rationale, quia pa« riter & ipfa dici de plaribus.
Quai dam etiam logi addüt ex myitcrio- Incarnationis (extum.pradicabile , quo'
natura (ub(tantialis aifampta dicitur de- ona a fumerte , qua tatione vocaruac
oc pra dicabile atfumptiuum,veré .n.di« cámus, Deus eft homo, Filias Dei eft
ho- mo, & poffet etiam hoc predicarumdict de pluribus , (1 Pater, &
Sjiritus Sanctus aliam;& aliam humanitatem affumerente Neque videtur híc
przdicandi modusad: aliquem illorum quinque poífe. educi: non-n. hac
praedicatio eft ia quid , & ef- fentialis, quia non eft fuperioris de infc-
riori, & praedicatum ita conuenit fübie« &o,vt poílit ade(se, &
abese pratec eius corruptione; neque cft aceidenialis , dicatum dicitur (ubttantiué
de fubi &o, & humanitas con (t itai vau fubttane tiale pers tmd serment
hac ra i Auer(a cit: conatus inquitg 404 Diu. 17. De Vuluetyfalibus in Communi.
d&rína fidei cognitam , & hunc dicendi modum iampridem fignificauit
Bafsol, 3«d.7.q. 1. 1mó Doctor ipfe ibidem $. Quarto-»idendum. - 93 Dicendü
tamen cft cum cómimi, praíatá diuiíionem exa&am efse,& ade- quartam,
vtpoté quz exhaurit omné róné pradicabilitatis ; vt. hanc coaclaionem
probemus,fapponendum eft hic non di- uidi vniuerfale pro materiali , nempé va-
tione naturz , quz vniuerfalitati (ub (ter- nitur , fic .n. vtique non foret
adzquata diuiio,quis .n. non videt; quanta (it co- 'jiay& varietasnaturarum
quz vniuer(a- itatem fandare poísunt . diuiditur vniuer(ale pro i.(. róne
vaiuer(ali- tatis,& prdicabiliratis, vnde ad proban- dam (ufüciencium
illius dinifionis fumé- da cit (ufficientia cum Doctore cit.q. 1 2. vniuerf. cx
parte vniuerfalitatis , & pra. | dicabilitatis ,. vt quot fant modi diuer(i
vniucr(alitatis, & pradicabilitatis , to-. tidem (iot vniuec(alia, &
pradicabilia. Primo igitur ex. parce: vniuerfalicatis fic (umicur , natura
vniucr(alis vel et in multis e(sentialiter , vcl accidenzaliter, (i
efsentialiter ; vel tanquam tota císentia , & heceítípecics , quz proinde
dicitur tota quidditasámdiuiduorum , vc docet Do&. 2.d.3.4.6. $..4d
argumenta, quia haccciiates. perrinct ad císe materiale, & integritatem
indiuidui , non ad ese for- male, & quidditatem, vcl tanquam pars eísentiz,
& hoc dupliciter , vel tan juam pars materialis , & contrahibilis ,
& hoc eft genus , veltanquam pars formalis , & contra&tiua, &
hzc e(t ditferentia, quie reípicit genus , velut forma a&uans, ac,
dewerminans illad; (à veró narara votüer- falis pluribus ineft
accidenraliter,vel ori- tür, & promaoat ab císentiarei ,& fic cít
proprium » v6] prouenit meré ab ex^ trinfeco abíque nece(saria connexione , vcl
dependentia ab eísentia,& hoc cít ac €idens . Quia veró ex vniuerfalitate
ori- tur pra dicabilit;s , & €ó iplo quod vnü eft in multis, cft
pradicabilc de iliis, ideo. ex (ufficientia iam afflignata ex parte vni-
uer(alitatis foümitur fuffiCientia ex parte Le titia ni PIzcipué aflignat
oGt.citquia vt di XiUS q«zsar, 2, in fole ad h. hic confiderat vi uerfalé ae
cdm ub ratione prz-dicabil's ; fa» mitur autem fic , vt :nnuimus q. r.
Inftit,", tra&. t. cap. $. omne, quod przdicatur ,'- vel — in quid,
vel in quale, fi ia quid, vcl dicit totam etfentiam , & (ic eft fpecies fi
partems& iic e(t genus; ti prae dicatur in quale , vel »rzdicatur 1n quale
eflentiale , & fic eft differentia , vel in as qualc accidentale ,& hoc
dupliciter , quia vcl praedicat; accidens conuertibile egre« diens à
principijsfub:ecti , & ficeft pro-. prium ,;vel accidens commune, & fic
eft vltimum vnitter(ate;hzec eft füfficiétia di^ uifionis vniuer(aliam , quá
affert Scotus loc.cit. alijs quibufdam refuratis , & am- ple&untur
cómuni :cófenfa. R ecctiores , vbi etiá explicat , quod pradicari in uid: cft
przdicaretlentiam per modum fab. fiftétis;pradicariautem in quale eft prz«
dicari per modum denominantis, 94 Hacceadem fuflicientia defumpta: ex parte ——
exno- ftris quá plurcs.(cdinept?,co quia 10 qui-* serta cobinationibus
deficiunt redo güt enim fic; omne,quod praedicatur ,vel ' predicatár inquid,vel
inquale;fi in r2 c vel de pluribus differencibus (pecie, genus,vc] dc pluribus
differentibus , nu-« mero,& eft (pecies, fi in quale, vel eflen- taliter,
& cít differentia, vel accidentali- ter, & hoc dupliciter, vel
conuercibiliter, & (ic cft proprium, vel inconnerubiliter, & (ic e(t
accidens. Hic colligendi modus in duplici combinatione deficit, primó in ea ,
qug di(tinguit genusà (pecie pracisé r pradiciri de pluribus differentibus
pecie, vel numero;ti.n. hzc fola d.ffere- ' tia fufficeret ad: ira
diftingaendum 2enus à fpecie,vt duo vniucr(alia con(Eituác, ea- dem ratione
differentia g-nerica& fpe- €ifica, proprium genericu, & fpecificum
diftin&ta przdicabilia contbituercnt , vt bene deducit. Tatar. q.de di
ffer.dub. 1. dc- ficit etiam in ea cóbinatione; qua diftin- guit proprium ab
accidéte cómani in ra- uonc vmuerfalià per praedicari conucr- tibiliter; &
inconacttibiliter , quia vt in» nuimus Ii p; Infk. loc. cit. prorcius repa-
vmueríali (ub rone vniuectalis pra- dicari de inferioribus conuetcbilicer ; ca-
uo 4 e—————— —— : Quafi. V. De Numero Voiuerf. 49$ tio eft, quia spud omnes eft
in confcílo vni efle prius (uo inferiori ea prio- gitate, à qua non
conucertitur (übfiftendi conícquenua,ex poft pradic.c.de priori. Et quidem
DoGor loc. cit. licéc propriü appellet accidens couertibile,non tamcn illud diftinguitab
accidente communi ia racione vniueríalis per przdicari cóuerti- biliter fed per
hoc,quod cft pradicatum groucniés ex proprijs principijs fubie&t , c
proinde aliae neceflariam cónexio- né «um co, aCcidens vero cómunc cx ex-
trancis,ix communibus, vt con(tat intuc ti textum,in quo puncto Scouftz quam-
res hailucinati funt. At refpondet nó- nullos vniuerfale ad inferiora po(se
dupli- citer comparari, vel ad omnia collectiué Süpta ,vcl ad fingula feoríim,
licet Íecun- do modo vniucríale magis patcat , & maioris longé amplitudinis
fit. fingulari- bos,primo tf modo non c(l magis com- mune,& hoc enu poteft
de illis conuer- tibilitcrprzdicari: Hzc folutio 1.p.Inít, loc.cit.ceiecta eft
uia terminus comanu nis,& vniuer(alis cft ille, qui de infcriori- bus
przdicari debe: nó tàtum coliectim, fed ciiam diuilim,hoc cfl de ommbus, &
finguhs.cfto igitor quod ex ea parre, qua dc omnibus limul eft przdicabile ,
posce conuerubiliter przdicari,repegnat tamcn fic przdicari cx ca parte , qua
cft de illis diui m przdicabile . 9$ Scd in hanccommunem f.fficiéca inuchitur
Auctía q. 10. fec. 1, & Torre- ion di(p.vnic.de comp.przdic.q 1. 5pe- cics
non cft tota efsentia indiniduorum , «& veré fe habet in indiniduo per modü
partis materialis refpectu diffcrentiz. in- -diuidualis, ficut tcaliras generis
n Ipe-
€ic,€rgononbened.ftinguunturprimaduoprzdicabiliaperhoc,quodIjeciesdicittotamcísentiamtuorum
iferiorá » vcró parcem , probatur aísumpiü , «uia ctiam fpecies contrah tur ad
indi- uidua pcr differentias indiuiduales ,. & ditfcrentia indiuidualis ct.
gradus císcn- 1ialis& intrinfecus iodiuiduo . Contr. B aes idcó cóple:é
przdicatur in quid luis infcrioribus , quia dicit toram. na- ram
communcmiliorum , ergo eadcm 1&tione gcnus completé. pradicabiur in quid dc
(uis (pecicbus,quia dicit totam. naturam Commtaem carum .. Ruríus ra- tio
vniucrfalis fami debet in ordiac ad illa plura , tcfpe&u quorum eft vniucc-
(alis , & ex modo efsendi nature in ipis multis , fed cíló ditferentia
SCING Bee nctis, quod contrahit , fiuc refpecta. (pe- cicisquà cum genere
cop(tituic, (e habeat tanquam pars form.lis, & contrahens, tí fi comparetur
ad infcriora, refpe& 1 quo» rum cíl vniucc(alis , fc habet tan quá pare
matcrialis,nó minus, quàm ipfum genus , ergo non benc ditt:oguitur genus diff:«
rcatia, quód hoc przdicceturc in quid , & - per modum partis
matcríalis,differentia vet in quale , & per modam partis fors malis ;maior
patet, min. Proh. tum quis differentia fuperior (c habet wcluti parg
dcterminabil:s per vlteciores diffcrems tías; tum quia quindo genus (übilteenü
contrahitur per diff:rencias inferioresto- tuin quod ctt in ipfo gcnere , etiam
dif- ferentia conltitutiua cius, fubit talem de terininationem , &
contraCtionem per inodum partis marcrialis. | 96 Micü cft fané, qnomodo
przfertim Auer(a audeat hanc fuffi -icntiaa ceijces fc , cum cam libenter
receperit , quite- nus fümifolet ex parte vniuerfalitacis: y q.8.fcc. 16.
vbictiam cum communi ple- no ore fatetur, fpeciemdicere toram ia- diuiduorum
cffenriam ; Ad primum vc« rum cít naturam [pecificam contrahi pec
radamindiuidualem , hic tamé gradus s :cét (pectet ad integritatem enutatis 1n»
diuidui , non tamcn fpedture dicitur ad eius quidditatem,alioquia, vc ait
Doctoc hic , 1ndi»idua. incer feetl'cacalitec dif- ferrent ; Ratio hu us elt,
aia cfsentia g & quidditas cít;lla , per quam cc(ponde- tur ad quz ftionem
qid efl , & ad hac da indiuidu s inoram ccipondetur pec natu ram fpecifcam
, à .n. quzrotur quid. eik Petrus? cc(pondctur ctt homo ; ac pee diffcreniam
1indiuduilemm. reípondetur (olum ad quz(tione.n qiis efl , nam ü ugrcatuc ,quis
cft ille? re(pondeir e 'c.rus, en quomodo fpecics dicit tocam císent:am
iadiuidui , licét non cotam ens titatem,genos aurem non ita fe bibet re» i,
cttu [pcaierum , fi quinis HA, TM. * uo OD Wt rm" eft homo?on fufficit
diccre, eft animal', fed addere debemus rationale,vt adequa té illius effentia
explicetur, & ideó nega- tur paritas in argamento a(süpta de gene- te,
& (pccie reípe&u (uorum inferjorum. Ad Confirr. patet p idem ;ideó
fpeciem prz dicati copleté in quid de fuis inferio- tibus, quia per cà fatisfir
quz fito in quid fa&o de illis adzquaté feclufa differentia indiuiduali,
quo qui genus non fatisfit quz(ito fa&ojin Sod de fpe- cicbus fcclufa
differentia (pecifica. Ad vls.ncg.min.quia diffzrétia forinaliter nó dic tur
nift diuifiua generis, & conttituti- ua (pecie ncc. formaliter dici
poteftcon- trah bilis per differentias diio de fua.racone formali ci quidam
actus fimplex,& perfc&tiuus, non perfetibilis , vt norant Complut.diíp.
4.4.6.n.5 4- fcd tan'um in fcn(ü identico, & materialiter ,
quatenus.(.gcnus, cui idenüficatur , con- tr ahitur, & determinatur per
illas, $c in 2s hoc fcnfu dicitur differentia generica; fi- eut igitarrilibile
v.g.eundem modá pre- . dicandi,quem exercet in ordine ad fabie- &um1immédiatum
(bominem , exercet etiá in ordinc ad fubiec&ta mediata.f. hüc y & illum
hominem ; fic ctiam de differen- tia dicendü eít,quod eundem modi pre- dicandi,
qucm exercet in ordine ad fubic- étum immediatum.f.(peciem, quàmcon- ftituit,
exérccat etiam in ordine ad (ubie- €a mediata .(.ad inferiora illius fpeciei y
itavt ficut de fpecie przdicatur per mo- dam partisformalis immediaté ,tic
etiam de inferioribus illius fpeciei mediate : vt dicem:is difput.feq.q.3,
att.vIt. ' 92 Secfdo principaliter probatur fuf- ficiétia illius Widifiena
excludendo alias opiniones cam minucntces , vel augentes & in primis
excluditur ; quz i mi« nüebat , non ni(i vniuerfalia eflentializus agno(cendo ,
quia vt diximus ex Scoto , & communi Scotiftarum difp. 2.q. 4.art. 2.&
q.6.art.1 multum intereft efíe pra- dicatum vninocum,& vniuocé pradicari,
fcu quidditatiué , nam ad przdicationem vniuocam fufficit, íi przdicctur
vnaratio preci, fiue e(fentialis fic, iue accidenta- rn illis, de quibus
praedicatuc , qua acce- ptio vniuocz przdicatonis no. eft volá.- .cetur fecundum vnam rationem pracisá ,. - Difja. V.
De Vaiuafalibus in Conmwi.. taríayquia vt te(tárur Simplic.in reg.gua- do
alteri de altero prétdicatur, fuit Au- ,dronici, & aliorum antiquorü ';
quamuis ergo fit.de satione vniuer(alis , vt przdi- ,«t excius definitione
colligitur , vbi dici- tur effe id,quod prz dicatur,vt vnum,non amen opus cít
quod etiam pra dicetur cíientialiter,& quidditatiué,quia cum ni- hil tale
explicerur inea , & pradicatio .vnitioca ab(lrahat ab císétiali, &
denomi natiuaplané in hoc fen(u prefcindéte fta Licpradicari yt vnum in
dcfiaiuone, 5» . vniuerfalis,quia quàdo datur ratio aliqua communis
pluribus,nomen fignificans i la vt conueniunt in illo commani; primo fignificat
illud commune. Conf. «t aliqua natura fit de pluribus przdicabilis,non. ,eft
opus , quód przdicetur .effentialiter : .de illis,ergo neq; vt fit
vniuerfalisCons . feq. patet.,quia etfecommune tale, quod" fit pradicabile
dc illis multis , quibus ek ,commune, cít effe vniuer(dle , nec vlcen rius
requiritur quód predicetur jn quid Yt conftat ex cius definitione , r
.alfampttm , quia eciam(i natura fit acci- .dens; tamen fi confideretur , vt ab
inrel- Ic&uabftrahitur, & comparatur ad pluta [ubie&ta
inconcreto,eft prz dicabilis de il lis (ubie&tis. An
vcró opinio illa fueritce vera Gracorum (upra relatorum , A mic. trac. 10-q. 1
.art. 4.ncgat ,& eorü teftimo- nià partim explicat;partim ait.non cffe fi-
,deliter velata, aut won inacnitis fed quic- quid lit de Graxis, certum eft
Arift. eius opinionis nonfuiffe , quia Porph.in pro- «m. 1ía202es proponit
tra&arc dc illis quinque sm Ari(t.fencentiam,&,Aciftot, ipfe 2.
Doft.tex. 8. fic loquitür »muerfa- le namque efl predicatiun idjquod mon-
Siratur,(ed quod vri" sc MT crgo &c.io ancepradic.veró ;.dü c. 1.dc- :
finit vniuoca qud cílentialiter dicantur de infcrioribus, accipit ynittoca
preíse, vt diftingueret contra :denominatiua, vt loc, .Cit.aduermus;ettó illa
definitio abfolu - té loquendo; €t przdicatis acc idétalibus poffit
applicarisvt ibi diximus ;c.aüt 2.nó eft mirum, (i excludit accidés,&
propriü À dici de fubietio,cum etiam excludat dif fcrentiam , quam 1A vniuocé
przdicari pofica MEL Senso !)y)!)oeanUn0ióf die, -foftea docet cap.de fübft.bac
| tur vri uerfalia excludit à dici de ; i» accipit ibi vniuerfale proco, qp
dicitur de. pro- prié inferioribus,& ponitur in rc&a linea pra
dicamentali , quia vt ibi Expofitores adaertunt;hzé erat eiusintentio, inucfti-
gare nimirumimaturas , qua in recta linca i debebant, hac autem funt genera
,& pecics ; Prefertim veró dü difputat con- tra Platonem,(pecierum; &
generum fo- - lummodo meminit; quia Plato no ni fi illa* septa enim vniacrfalja
e(Te effentía particulari, vnde Arift.difpu-* tat de illis iuxta fübiectam
materia ; De- nique communis loquédi modus frequé- tíus'memorat vniuer(alia
eflentialia gene-^ rà; & (pecies;quia hzc dicitur de proprié infcrioribus ,
aliaveró de fübie&is, aut quafi (ubie&is, vnde fa&tunieft , vt. vni
ueríale in communi príncipalius dicatur de illisquàarde iftis,vnde quia anaioga-
tum ftat (emper pro! principaliori hinc cft; quód pcr vniuerfalia abfoluté
intelli- girhtur vniaerfaliarefpe&u inferiorum. (.- genera,& (pecies;ex
hioc tà nó fequicur ;' iin etiani dari. debeant vpiuerfalia re- 'pe&u
(ubiectorum cum talis vniuerfa- Iitas'formaliter tit diuer(a'ab illa; tü
quia" bc infunt a&cideataliter illis, de q przdicanait jilla
e(fentialiter,tum quia o Íi variatur predicabilitasex ordine ad id- fcrióra,
& fabie&a , —— debet viiuerfalitascum illa: fic illius paífio. Nec
yalct,g ait Pasqual.aon quácunque pr£- dicabilitatem effe paffiorié; (ed illam
tà- tum, quie cft de ioferióribus. Nam pr&di- cabilitas de multis abfolute
eft paffro,fiue " illa'fint inferiora , fiue fübicéta nature
fraidicabil:s; . 98 Tertio neque dcbet e contra auge- t? Sumerus vníaerfaliü
rarrone. definiuo- ni$y Quafi frc aliud vniuerísle diuerfüm ; nonquía fit
tetmmus complexus, ideo- que vhiuerfalecffe non poffe ; vt multi ^ téfpondent ;
taf quia potcft dici termi- nus incomplcexus , tiexcca propoficióriem fumatar,
vt dictum cft dilp.1-q.4« art. 1 tum quia nón videtur neceffe vcrmuinum comp à
ratione vnimerfalis exclu- dere, quia predicabilia: delignare poflu« inus tàm
per incompkexosgüam pr eo N ria iua. V. De Numero Vniuerf. E 407 plexos
terminos yita in. dicere poffumus, ' quod homo eft difcurfiaus , vel ritibihs ,
: ac quód cft aptus ridere , aptus difcurre- rey quia idem prorfus praedicatum
impor. tant;tàm füb complexione, quàm (ub in» comple :10ne 5: Aicigiaár
Do&tor q.12. vhiucr(ad 1. & q. 21: ad $: definitionem non conftituere
diftín&tuni* predicabile ab alijs, quia non habct vnum pre dicare di modum
.f. in quid,vel in quale, fed' ob: genus; & differentiam, quas contine; due
lici qua(i módo prz dicar . Nec dicas: itaqioque de fpecic fore diccadum;quia &
ipfa conftat ex gencre , & differentia. Nam (pecies non dicit genus; &
fpeciem: fepatata & finigillarim
fumpta, vc defi- nitio;quz fingula diuid:c x. Phyf. tex. $.- fed totum
mctaphyficum ex illis: reful- tans , quod ficut formaliter diftin&um: eít à
(uis partibus ;: ita diftin&tum habet: modutn prz dícandi ab illis. Vide
Brafa- dol. q.: 12. vbi bene reijcit folutionem? Mauritijad hanc ínftaritiam ,
& declarat qüoniodo noftra folutio valeat ». etiamfi: teneretur
definitionem dicere tertiam em titatem,vt definitum, Vcl demutn, inquit Scotus
» fi definitio conftituit vniuerías le,fane diftinétum non erit à przdicabi-
Ii,quod confti'uit definitim, quia habe- bit eundem modam pradicandt y q habet
definiti refpe&u inferiorum ; quas folut;ones- amplectitur. Paíq. difp. 24
to. z. Met.fec.4.nu.4. $9 Quarto hac cadé ratione negát qua plures indiarduum
vagam: numerum aue gere predicabiliü ; quia non habet vnun iimplicem módum pra
dicandi ,fed pt dicatur in quid;& in qualeyit quid;quate- rius dicit
naturam, in sce c dicit modum indiuiduationis;qui extra concee ptum natura eft
& à conditionibusacci- dcnialibus depédet,quz pertinent ad hicg & nunc,
& ita nonreduciturad vpumtüim przdicabile,fcd ad plura.f- accidentale,
& cfientiale ; que refponfio non prorfus di« fjlicet 5 Scd v t omme dubiam
tollatur 7 dicendum ctt,ly quidam,aut aliquis bo« mo poíie dupliciter fummi,
vel pro conce ptu commun: ind;oidui abfolute fumptis. d dicitut de hoc , &
illo indiuiduo » de indiuiduo fic abíoluté (uxjto dif- 408 Di(pu.1V. De Vuiuerfalibus
in Communi. fetemusinferius di(p. (eq. non enim cer- tum cít ab induiduis, vt
talia funt, poffe abftrahi vnum talem communem conce- prum ,qui fit
vniuocus,cum in ratione in- diajduationis fint prunó diuería;vel fumi potcft,
vt importat aliquod particulare , & non commune omnibus indiuiduis jin-
deterininatum tamcn,qua ratione dicitur indiuiduü vagum, vt f eccrnatür à certo
, ac determinato; fic nó cfl aliquod vni- ueríale,quia non importat quid yaum
có- mune pluribus , fed inmediate. fingularia ipfa fub difiü&ione , vnde tantum
valet gpetrusefl aliquis bomo y quantum fi di- ecres, Detrus cfl bic velile
bomo, Cc. Huius rei fignum eft , inquiunt Summu- lif quód indiuiduo vago nullum
appo- mi potcít fignum particularitarisaut vni- uet(alitatis, no.n, dicimus
omn15 quidam bomo;aliquis quidam bomo y qua tamen figna paffim apponuntur
termino com- muni, dicendo omnis homo , nullum ani- mal,aliquod indiuiduam,
ergo indiuiduü vagum non eft terminus communis , fcd potius particularis fub
difiü&tione süpcus; wt diximus 1.p.Inft.trac, 1.c.2.ratione, » «uius
indeterminationis poteft per prz- «dicationem applicari ad hoc;vel illud in-
«diuiduam , & 1a hoc fcnfu dicitur. prai- «abile de pluribus ; Quod Confir.
ciam «x Ariít.qui cap.de (ubít, excimplifican- «lo de prima (übítantia, inquir
, vt aliquis dhomo,aliquis equus, fignum cuidens , in- diui vagum n6 importate
aliquod «&ommunc , & vniuer(iles alioquin illud po(uiffet fecundam,
& aon primam fub- ftantiam;& hac folutio,qua czteris pre- ftat,clt
Scoti q-12« przdicam.& 1.d, 2 j. caa .Refpondeo ,,quàm malti ample- t,
pratlertim Auería cit. q. 8. fcc.a6.X Pafqualig.loc.cit.fec. 3.vbi cx pro-
fcflo omncs alias refatat (oluciones ; quae dfolent pr debi aifetri, i 109
Quirxo tádé, ncque ex erio Zlacarnationis introducédum cft à Theo- Aegis (extum
pradicabile , quia in Chci- Sio Domino przdicatio naturz bumanz «ic Deo
(pe&at ad quintum pradicabi- Ac,ghia pra dicatum illi contingenter có -
peut ; quod autem pradicetur fabflan- svi Mlicéndo Dcus efi pomo » non ipc-
dit,quin hzc przdicatio fit quinti praez dicabilis , quia cum dicimus, Petrus
eft fuppofitum "Petrus eft perfona, talis prz dicatio fit fub (Lantiué ,
& tamen pertinet ad quintum przdicabile;quia eft extrà il- liuse(fentiam ,
& pote!t abeffe per Dei potentiam eius corruptioné. Acce« [d pm illa
predicatio Deus efl bomo , Verbum eft bomo, poteit etiam fieri ali- quo modo
adie&tiué,d;cédo pens efl bu- manatus yq o ficri nequit przli- catio fuper
ioris de inferiori,fignü cuidés, quod ille predicationcs in rigore logico non
(unt effentiales;. Et tandé,quod acci- dens pra dicabile ita cóuentat
accidenta- liter fübie&o,vt noa cóltituat cü eo vnü fabftantialicer,vbi
natura aísüpta contti- tuit vnum fubftátiale cü perfona aumé- te,non obftat ;
tü quia abfoluté falsü jef& hoc a(Tumptum;nà modi (ubftátiales, qui fatis
familiares süc Recentioribus, coíti- tuunt vnü (ub(tantialiter cü rescuius func
modi,& tfi pertinet ad quincü predicabis le eocum przdicatio ét fecundam
ipfos 5 tum quia efto materia, & forma vnü. pec fc conftituant , x» (übftantialiter
vniane tur ; tamen quacuag; przdicatio formae - materia ile eo przcisé,quia
forma contingeatek. (c habet ad Maisr fccundum fe coafi- : deratam ; tu n demam
quia concediinuss qud in hoc fenfu hzc prczd:catio (ic (ub ftantialis /erbum
efl bomo , quatenus natura humana coofticuit vaum lübitaa- tiale cum períona
a(fumente.f. Chritü y non tamco ex hoc fequitar , quod (it per. fe, &
cifentialis in tigore logico,quia prae dicatumilli aduenit cótingenter ; &
hac refponfio eft Doctoris ig 3.d. 7. q-1. C. & D.vbi ex profetio tangit
hanc ditficul- tatem , quam poftea folucionem ample- xi(ant Va(quez 3.
p.di(p.68.c.4 . & Pa(- qieligioca vbi bené aduerti t, quod ia iftinguendis
przedicabilibus non. dcbet attendi res,qüa ipfius cum (ubie&o, dequo
ptzdicacur , ed modus, quo | crue (e habet ad [abie&um, Quia fi
accidentalis e(t hoc c(t, fi facit, quod pradicacum conacniac (u- bie&o
cotingéterperrinet hoc ctiá pr- dicaigra ad. quiam pcadicabile, qua ; € quintum
fpe&at przdica- . — dicatur, neque vnig. dwell. V. De Numero Pniuer[.. fie
cfl modos proprius przdicandi illius; qua de caufa notat T ribid.quod ha-
bitudo quini przdicabilis poteft funda- si in re , quae ficfubttantia , quando
hzc accidi fübie&o, & ilh comingenter vni- tar, vt cx profe(fo dicemus
difp. (eq. q.$ 'Non omnino tamen abs reappellauit hoc Baffol. nouum pradicabile
, quia ita ciiam Do&or ipíé innuit ibid..dumait ; quod cum nulfa vaio fit
fimilis ifti pro» pter quam pradicatio dicatur vera, nullá e(t przdicatum diétü
de fubic&o , (icut in propofito, quantü n. eft cx parteeius, qp
przdicatur,eft fpecies, (ed quantum eft ex parte modi pratdicandi, e(t
accidés,irà Do&or. Qjuia tamé,vt (zpé dictam eft, numerus piedicabiliit
aufpicari nó debet ex varictate rcrü pra dicatarüs fed modo. rum
pr£d:candi,tdeó cü oem bo- mo dictus de Dco; cftà in fc (it fpecies, tf
refpe&u Dei habeat modum przdicá- draccideatis nou debet con(tituere nouis
przdicabile , fed ad quintum reduci. *in Oi vo oSoluuntur ObicGiones « 161 YN
oppofitü funt adbuc alia quz- "T D argumenca falsae ui] ói- tía, vel
minuctitía numerum quinariüvni- "Wet(alium . Primo ita3; obijc. qaod at
plura quinque , quia przdicamema (ant dec£ , ergo & pra dicabilia y oam
diui fio quoq; predicamenrorü dáta cft penes di- &ertitaten módorum
przdicandi « Tá z. quia ex iftencia fabtiflétia perfortalitas, "vnio
fübftantialis , & fimiles modi non -przdicantur , vt genus ; fpecies, &
diffe. entia , quia nom cont ituunt rei — miec vt proprium, quianon fluunt
necef- 'fario ab effentia cum fine ilisetle poffit, ficc yt accidens , cá (int
modi fübftantia- Tesyergo dabitür fextum prae dicabile,né- modus fi bít
ancialis .'1 à 3. qvia genas dhinidi poteft in generalitfimü , & tubal-
"termuai; item differentia in genericaas& : , fimiliter propri ü ,
& accidens. utrtandem quia tot modis dicicur voü Lares ME rcIquir 1. Topic.
€: 12. vuiueríale, & fingulare funt oppofi- ta ,& tingulacra fur infima
ergo &c. 102 Kelp.neg:gac:tacem,concefTo.n. q nu meros
pritdicamenroris(ümacur etià Luca v £s 409» aliquatenus ex diuerfitate modi
predicz di de prícàa fubftantia, de quo inferius non adhuc camem famitur eo
modo, quo numerus pre dicabihium , hic n. namerus fumitur penes modü predicandt
efsctiali- tcr,vcl accidentaliter, nó attendendo te 5. quz pradicarur;an fit
(abítátid, vcl acci- dens, (ed attendcsido folam connexioné efsentialé,vel
accidétalem, quá res habet c6 fübiecto, que eadem efTe poteftin dis ueris
prxdicamentis , nam ità ifi genere accidentis cóne&itur color cá albedine
vt pars materialis , (icut animal cü ho mine in genere fabflantie, &
(icdealijs $ ar in diuifione predicamétoruma(figaa- tur numerus non folit
attédendo modum pra dicandiy fed praefertim ré ipfam, quae przdicatur; exquo
fa&ü ett, vt numerus pritdicamentorü fuperet in duplo numer przdicabilid,
quia re$, & nature przdi- cabiles in fc (unt decem, modi veró prz- dicandi
funt quimue;ficat comexio ear cü (abic&is quinque ifi modis fieri pot. Ad
z. in no ra Schol non itd liberales fumus modorá fubftantialid ; vt Recea-
tiorcs, eridé in hyf. difjs.g. q.9« di vnionem matcriz cü forma eíse relatio-
Tiem pra dicamenralé, & in Mctaph.(uüb- fiftentiam có fiffere in duplici
aegation admiffistf hismodis fübftanialibas,m idcircó addendü cf fextum pra
dicabile, cü corü «modus przdicandi poffitreduei ad aliquod iftorü; fi n.
fümantur; vt dicüt. aptitud:nem, pofsni redaci ad quarti jfi "vt dicunt
actum , ad quintam przd:cábi- le; quia abcfse pofsum abfq; prieindiciosy.
/& dcítruct;one efsent'e.i coceptus quid- " ditatiuri (üb:e&ti, de
quo pri Ctuk hé id impedit, quod (irit modr fübftantiales, & non accidemia
, vt Recernciotibas pla cet , quia aliad eft efe accideb $predtcde mentale
aliad'przdieabiléjaceidens dicamentalc d.citar illud , quod fubftantia, vt
quantitas, & qualitas; ci folet aceidens nominmlitet ; peraomcen accidenus
e : ens veró pradicabile eft -q prad;cacum accidétariwm, non per ad e(scntiam
rei , flue in le fit acei fiué (ubftantia, (ic veftis re(pe&u veftti- tr
homo refpe&tu animalis dicunturace Mm | ciens, essi dd 2 410 Difpu.1V. De
Vniutrfalibus in Communi. €idens , non nominliter , quia in fe funt fubftantiz
, (ed verbalter , quatenus ve- ftis dicitur accidere veftito, & homo ani
màli ; vndé dicebat. Seotus loco fupracit. quod habitudo accidéiis quinji
praedica- bilis potett tundari in re, qua fit (ub(tan- tia» quando hzc
contingenter vnitur al- teri, de quo pradicatur , licde fio efse bipedem
dicitar accidens cómone quintü prz dicabile,& tamenres, vndé fumitur , eft
(ub(tantia . Ad 3. illa diuifiones non muhiplicant icabilia , quia tàm ge- nus
gencrali(fimum;quá fub alternuin ex vna parte;tàm differentia gencricaquàm
fpecifica cxalia retinent c przdi- candi modum, illa per modü partis poten
tialis, & ifta partis aGualis,vndé in raio- ne vniuerfalis formaliter non
differüt in. ter fc genus (upremum, & fübalternüsdif- ferentia infima,
& fübalterna, fed tantum materialiter penes maiorem , vcl minore
multizudincm fübijcibilium .. Ad 4. ait Doctor in hac quzft.(en(um illius propo
fitionis eíse, quot süt (ignificata vn;us op pofiu, tot & alterius císe,
nam quot mo- dis accipitur vnum, tot accipitur, & rc- liquum, vt v. g. tot
modis dicitur vnum, : , multa, tot modis idem, quot diuer- Y riaisodÜ
pecicnumero;nó autem cít vcrayuoad numerum (üppofitoram,qu:a Nem, ftus, &
iniutlus funt oppofita , non cft tamen opus , vt quot fuat indiuidoa nigredinis,tot
fiac .Scalbe- adinis, quox funr iufti;tot ioc iniofti, :4303 Secundoobijeuur
& cótra probá- tio, qp (int pauciora quiaque . Tum quia (unt przdica:a ;
tot funt przdicabi- Ata fcd 1. Topic. c. 3. przdicata funt qua- 1u0r,dcfinitio,
genus , proprium, & acci- «dens. Tum 2. gcous, & diffcrenia conti-
menaur in fpecic , quamcomponüt , er. c diuitio bona, quia membra coincidur,
ncc prz dicabilia quinque. Tum 3. omnc 23ccidens,vel cft zcnas vel c(t fpccics,
c beat propria inferiora, de quibus eísé- jalter pradicatur ; vt conttat de
colore pectu albedinis, & nigredin;s, crgo fa- (qns przdicabile . Tü 4.
quía diuifio potcit ad bimembrem redu- 4i, li nimité , tradatur per capita
gcnera- -haadqua caicrateducamur, 9 .i. ahud " cft przdicabile e(sencialiter,
aliud accidé taliter; ergo ita fieri debct, vt regula (er- uetur bonz
diuifionis, quz debet císe bi- membris. Nec dicas fuifse datam per fin-
gulailla quinque membra ad maiorem rei declarationem. Quia potuiísent, &
de- buiísent hac ratione plura alià membra affignari, nam diuidi poterat
differentia ingenericam , & (pecificam ; fic & pro- prium, &
accidens, genus in fupremumy & (übakernam; & raríus (icut diuiditur
pradicabile peoes przdicauofié. in quid, & inqualeefsentiale, & accjdentalc;po-
terat ctiam diuidi penes praedicari (epa- rabiliter, & in(eparabilier,
intrinfecé, & extrinfecépollibilicer, & impoffib.liter, & alios
fimiles modos, qui diuerías (pc-. €ies prz dicabilitatis conttituent . 164
Refp. qp licéc idem fic fecundam rem pradicabile, & prz dicatum , tamen
differunt (ecundü rationem icabile «nim dicitur , quod poteft przdicari de
pluribus, pradicacü veróà dicit illud , pec 9 terminari poteft, ac folui
quatiio du- birabilis, (en problema . Arift. autem in Top. docet modum foluendi
hutu(modi dubitationes, vndc ibi oftédit de aliquo , queonde potefl (cici cy
eft genus , & fie c alijs , & ponit bi. quatuor pra:dicata ,. dao in
quid.qua (üor genus, & dcfinitio, & duo ip. quale .f. proprium, &
accidés » quia omnis quzttio folu: poteft , reípon- dendo per al Mtorum, vcl
peraliqp reductum ad illa : quia autem nó fit qnz- ftio de indiuiduis,cum de
illis nó (it (ci€- tiafed de fpeciebus ;ideO (pecies nó nu- meratur inter
pradicara , cum in talibus quaftionibus fittubie&ü . Nec de diffe- rentia
fpecifica fit fermo ibi , quia idem iudiciam eft de illa, (icut de (pecie ,
ditfc- scntiam auccm genericam reducit Arift. ad genus,cum in ipfo formaliter
includa- tur, ita refpondet Orbellus initio przdi- «ab. & colligitur ex
Scoto 1.4.8.4. ;.tub S. vide tamen aliam refpontionem apud Dod&orem4. 1a.
vniuerí. Ad 2. cx code verum cft SP pn. de genere, & dif- ferenia.
fundamenzaliter tampus, fic .n, (unt gradus metaphy (ici fpeciem comp nentes in
rauonc totius císentialis ; ícd falfum eK , fi hac omnia formaliter (u« mán-:
L-- R sb Quafi. V. De N umero Voiutf..— tnontur , fic enim fingula (unt
intctiones diftin&z , & conftituunt vniuecíalia di- uerfa, ncc vnum
fpe&tat ad formalitatem alterius, — cta totum — d3. acc comparari , vel a
Not irinferiora dequibus e(fentialiter przdicatür, vt color ad albedinem, vcl
ad (ubic&a , quz accidentaliter denomi - nat,vt ad lignum;vel parietem,
ficét pri- mo modo imípe&tum; (pe&ct ad primü , velfecundü przdicabile
» altero tà modo confideratam con(L ituit quintum przdi- fla 2. Ad 4. verum cft
illa dinifionem pofic ad bimembrem reduc , fi trada:ur per rationes generales ,
& poffe amplius plurificaci , qnam in quinque mcmbra , fi tradatur pet
(peciales, itaquod fatendum e(t diuifionein illam à Pocph. wadicam noncffe ita
ex matura rei, vt mon potucr t alio modo fieri ; ordo tamen do&rinz
polccbat, vt dum hunc przdicabiliü tra» &tatum ad praedicamenta coordiaanda
o ditigebat,non nif illo determinato mo- do vniuerfate dinideret, cuius rer
ratioóc fats congtuá a(Tignamus q. (e:). &
plena (olutionem huius argumenti tradirus , LI » 74 QVA&STIO. VL. A«nbec
diuifio (it generís im [pecies, |o dmmediatd. 70 10 T Eeant Boct. & Ammon.
in : N defóicigpircidi Auic. in 1 og. €.7. Simpl.in przdicam. in definit
&quiu. Albcit.trac. 2. predicab.c.9 Niger 2.par. Ciyp.q.16 Bruxcil.q.2.predicob. Vallius q.7.de vmiucrí.
c.12. uia hr on nes negát vniuci(ale cffe verü gcnus ad iila qu.nque; atque
idcó atferunc hanc. etse diviiionem L à, l'cét diuer(imodé. explicent ta- lem
analogiam. A firma: $.0t.4.8. vniu. fcquuntur ceteri ounces ] acini tàm veteres
, quim I: ccenuiores *cotiflze , ac Thomittz Maur. Anglic.& S.rnan. bid,
"Tatar. q.2. Ant. And. ibid. Ochoa 1.p. Log.c-18. Conimb.1 oun.Con plut.
10- lec. &uvias, Hutt; Aucifa, Setna, Blanc. Pafqual.& cetcti patlia:;
Quoad altcram 2 fici parcem [onuunt aliqui, vt rcfcrunr éoplat difp. 4.',«6.
hanc diuiionem císe FU immcegiatam ; alij communiter aiunt cf- (c mediatam ,
praíercim veró scotitiz noftri 4. 12.vniu. Tadem Ioan.de S. Tho, q.6. art.
2.vtrum uc ait efe probabile, 106 Pro deciiione quafiti quoad vtrà que partem ,
d cendá cít , vniuer(ale effegcnus ad Ila juin ;ucyac proide diafios tcm cius
in ca ciicgeneris mn fpecies, nà immediatam , (cd mediatam .. Probawuir, uia
genus ad Ila quin qne cóparatü pre« ) peas dc ills simidemnomcen , & ratio«
ncm, vt de pluribus fpecie differemibus, «t 20 (e habet vt genasa ! i'i, &
in ca di- uiditar vc in fpecies ; Confeq. patet cx definizione ipfius generis;
probatur a(sü prum, quia ex vna parte dcfin tio vniuer. (alis in CÓ! verificatur
client ialiter de (in. gulis quin; przdicabilibus , vt gj fic vnü aptü eíse in
mulcis, vel dici de multis , & ha:c particula; vt eidcbimus,indcfinitios ne
fingulorum ,(tat loco genes , ex alia: vct. parce intentiones przdicab ilid ad«
inuicemmon accidentaliter , & nunicti- cé, fed cífencialter , &
.(pecificé di&in- guün'ur, alia cnim fpecies vniuer(alitatis eft
genercitas, alia ('»ccicitas, &(ic- de al js. Imó addunt alij efsc genus
ita vni- — vc. nullam procíushábeat analo« um adimixtà quia fingula illa
predica» Diiesrim cag ons ive eir qe zqoalitet Li icipánt ratione
vn.uer(aliratis,omni-. us cnim veré , & propr:é conucnitefse rclatiorics
rationis, quibus naturz abftra- étz rcfecuntur. ad plura , nec hinc racio- ncm
participat vna títaramintentionum dependcater ab alia , tiquidé uaque: earum
effet veca vniuei Dita; era Rae intentioncs effent impoffibiles ; Cererü ,; vt
docet Doctor q.8.cit. $. i4 d ifl am,ne- «c(fe non cft omnem ororfus negarc
anas logiam o vniucrfali refpe&u illorü quim. que (pecrerü; tu:n -jnia analoga
benc cit vniuocauone cfl cópofhb lis, vadeafsés rendo vn:ueríaic eise aniloguax
ad illa quin 35.nà có ipfo excluditur vaiuocatid, vt cóltacex dictis difp. 2»
q.-$/'arc cam. quia & in ipfo genere aliqu lis-analagig. reperiri tolet ,
quatenus. perfcótius in vna [pccie reperitur quàm in alia etiamti hec inz
qualitas proríus proucntatab extrine (cco,cx ele di iari có» moa trahentiam ,
vt patet ex diis ibide ; qua fatione aicbat Arift. 7. Pbyl. 5 1. multas in
genere latere z:quiuocationes, vbi z- Qquitiocationcm vocát analogiam ex ine-
qualitate differentiarum defampcam ; tü tanden quia in propoíico in participáda
racione viueríaliraós videtar. inter illas intéciones intercedere illa
dependentia , Quz (oicc infcrre veram anilogiam, quia gedum vnjucrfalitus
perfectius ceperitur in vniucr(alibus effencialbus, quam ta ac
«idencalibus,quia illa prasdicácur in quid, ifta in quale, dia
c(fenczaliterjiftaaccidé- taliter; icd t in ift:s reperitur juodámo- do
dependéter ab illis,quia ita przdican tar de (uis fubijcibilibus mediantibus
ii- lisrationalitas namque, & ri(ibilitas prius cóueniunt homini in cói
dcinde huic , & ' iili ; Nonergo neganda eft quiliícunqae anjlogia jn
conceptu vniuer(alis ad illa quínq; (ed concedenda ,. non camen ta- L5, quz
vniuocationem excludat. ' 107 tem hac diio: non fit immediacr , (cd mediata ,
eaidens cft ex fufticientia huius diui (ions q. prgced.vt -ni exea liquet ,
vniueríalenon dc(cedit &mmediaté ad hzc qàinque,: neque eft ge -us argen
flloram, qnia prius diuiditur m 9» diciturelleniajiter , & quod dicitur
accidenraliter, qua dao iceri (üb- diuiduntur , rgo. vaiaer(ale'diuidatuc prius
per ias duas differétias , conftituit de enere intec media , qua poftea (ub-
ntur per aliasdi ffecentias, deucnié do :tandé ad iílas quinquc (pecies;cp aper
kécolligitar ex Porph. e. de communit. ; Cut àuem in prooem. vmuecíate (La- tin
duxerit inbisquin. fpecies, nec il. Mi tradiderit p rátiones magis generales,
vclimagis fpcciales, vt poffe ficci d'ceba- mus in fine przced.quazft. Ratio
cft;quia vniaerfália fc babent tan a reípe &u (uübicéti, de qi icantur ,
atque ideo explicare Peas aliquem formalem «ffcctü;& determinará
refpe&tu eius ;fed fi ynuuer(ale diuifü.m fuiffet per rationes generales
,f, in elfentiale, & accidentale , nimis adhgc indeterminatus , &
confufus mene € vniueríale prz beret ieGo, nec ixà lenlim docuiffct Porph. modü
applicádi (ccüdas intencioac: pri. Difp.1V. De Voisérfalilas ipCómwuni . mis,
qui tamen cft cot dis, Sc vn'cus Lozia« cz (copus , vc ipfe facere (Vat igebat
, quia, illz- prima (pecies (ubulteraz tac remo. tz nimis àcali applicatione;
(i veró ex. alia parte diuifam tuitfec pec cationes ad - huc magis fpeciales
,.plané diuilro fuiffet. fuperflua protíus vltra hunc quinar:ü na- merum , nec
ad rationes magis (peciales erat opus deícendere , vt doceretur cxa- &yis
modas appltcandi fecundas incentios nes primis ,quia fata quacunque alia lub.
dwitione vltrahzcquinquz adhuc mem- bra fubdiuidentia feruarent cefpecta fa-
bie&icandein fotmz. habitudinem, & cundem priedicádi modü,quem feru.t
ta trm diuifann ; vadé (i diudatar. genus in gencraliffimü & fübalcernum,
differentia. in gencricá,& (pecificam, tamen in ordi- nc ad fübijcibilia
eundem séper (eraant. prz dicandi modum; quem totü diuifum, mam wtüímq: genus
femper. praedicatur eflentialiter per modum partis potencia« lis,diffetétia per
modu.n partis aGtualis ; fic dicendum dc proprio, acéraccidente, quod fiué tit
(cparab le , (iue infeparabi- le, (emper tamé cótingcater vnitur (ubie €to nec
attinet ad eius cífentiá in primo aut fecundo modo, quia non omnes modit
variant pét (erationeas pra dicabil:s , fed illi tantum ;effentialiter,&
accidentaliter fc habete, pet BATA 4 Mai en , ad Kem alij modi reducuntdt : pec
quam do inam plené: fatisfieri-poteft ad vlii- mum argumentam quaft. przcéd.
108 Ex hoc colligitur has quinquc fpe cics vu :uctfalis effe infimas, quia hac
, & illa gencreitas v.g quantiatis, & (abftaa tiz vc docet Scot. quol
6. (ub X.nó d. ffe- — tuere nifi numcro, ctlo natur ratz differat generc
generali(limo, fic etiam bec, &lla fpeciertás v.g.homi- nis,& equi
differunt uin numero, quia Vi- cét vaturz,quas denominan: fpecie inccr fc
differant , intentiones tà denomináces.— funt ciufdem rationis; X (ic pariter
dicé- dum de iatention bus aliorü vaiucrfiliü : tum ctiá quia cftó genus
diuidatur. in (u- premü,& fübalternum ditfcrentia in ge- ncricam, &
fpecifican , proprium tiai- liter, & accidens, hxc tamen membra nó inter (e
diffecunt cx parte modi ptae- dican: eb Mitos 2 -Duafl.VT. £ualis fit Diuifio
Puiutrfalis. dicandi , & in rationc vniuer(alis, (ed ma- tetialiter tátüm
paenes maiorem , vcl au- norem mulutudinem eorum, de quibus !przdicantur 4
oppolitam tencc Poncius di(p.5. Log.n.1 11.cui fit fatis infrà dif. j. n.60,
& 108. Ex quo: tandem deducicor hanc Porph.d:ui fionem vniuer(lis in g:-
nus, fpeciem. &c. effe rité tcaditais qiiia diuifio alicu:us generis. eciam
fübalterni poteft ficci afligoando omncs fpecies in- imas, quando ill poífonz
cecio numera comprehendi , vi norauit Soto lib. a. Sumul.cap.4. 1: &. 2. b
' 1c9 In oppofitum ob jcitor r.probá- -do vniuctfaic non efie gnus ad iila
quin- «que. Tum quia wnc aliqna fpeeies dire- € przdicaretur de (uo genere,
quod cft impofhibile; Prob.coníc:. quia tüc etfec verum dicere. quód vniueríale
eft g«nus ad illa quinque, inter quz numeratur £e- mus primü praedicabile ,
vclut vna fpecies vniuctfal;s in comuni. Tum 2.3uía cunc vna fpecies dilparita
pradica retur dea- i, quia tunc eísct vera przdicatio, quód genus cft vna
fpecies vniucrfal s, d:fferen tia alia fpecics, & fic deals. T 3. non tanti
di(paratum de di(parato , fed etiam eppotlitum de oppofito pigdicaretur,n&-
pe fpecies dc genete , cui faltim relatiue opponitur, Tü 4. quia tunc. inferius
con- fticueretur (upra. fuperius , dicendo enim quéd vniueríale eft genus, tunc
vniuerfa- le; q»od cft (uperius,ponitur infra genus; quod cft cius inferius ;
ne igitur bzc in- conuenientia fequantur , negandum eft vniuct fale císe gcnus
adilla quinque. Refpondct Doctor q. cit. omncs alla- tas propofitiones posce
concedi,non qui- dcm císentialter , fed denominatiué, po- te(t.n. vna fecunda
intério fundari (uper aliam acceptam , vt quid ; accam deno- aminarc, fcu de
illa przdi cari ; vt modus, cnim cft comune omn.bus (ecundis intentionibus (aix
Do&tor) quód quali- ber potefl eccipi vt quid , velut modus , quando enim
cft iliud, quod iniclligitur, tunc eit quid , quando cítratio , fub qua aliquid
intell gitur, tüc accipitur, vt mo- «us , quam doctrinam ex profcíso decla-
saumus (upra difp.3.q.8. arc, 2, & docct idem $cotus 1,4.2.q.3.C. &
490.13. 9 1» Logi 8, 413 fub T. A4 r. igitur veraefl illa propofi- tio
denomuatiue, Zniver[ale ef genus, qu:a vaiuecfale fumitur, vt quid genus vt
modus , juitenus e(t ratio, fub qua. vnuztialz coofideraww , dum ad fua in-
fer'ora. confertur, Ad 2. pariter noa in-* conuenit , quod genus , ditfzrentia,
proe priam, & accidens finc fpecies denomis matué , & accidenraliter ,
Ad 5. air Do» &or locis cic. quód 'ntentiones
nonopeponuntur,nifivtrag;accipzatur,vtquidsvelvtraquevtmodus,dimvetódicimusgenusell[pecics,intentiogencris(umistur,vtqu.d.intentiofpeciei,vtmodusy&idcó,vt(ic,nonprzdicaturoppofitideoppolito.Ad4.vnurrlalecontinetfub(egenusefsentialter,tamenneq;iaeconucn.t,gpviciimvnuerfaleacc:dcntalitercócincarurfübgenere;quatenusa£ficipotmo«ozenercitatis,vode
genus vc quid eft infecius ad vn acrfale ; vt mo- dus ,císe pot (uperins ;&
hec eft comunis doctrina Scot: (lariquà omnesalie Scho, kz recipiunt, efto (ub
diuerfis terminis. 110 Diccs nullü genus poteít accidé- taliter de fuis
(pecicbus predicari,fed vni, icatur accidental Mis uerfale - C iter deil $3
muipquimga dc Prob.min.nam quádo vna intentio applicatur alteri , vt modus. tüc
efficit przdicationem der üudg .& accidentalem, at quando dicimas, ge- nus
c(t vniuer(ale , tuac vniuerfalit2saps plicatur generi , vc modusquia cft rai
fubqua confiderarur » ergo &c. Refp. neg. min, ad prob. patet ex dictis
difp.3. cít.q.. art. maiocem ese veraas dikaxat ,quando intentio akeri applicae
tav modus , cít interior » vcl difparata g non autem quando eít faperfor, vi
eft im allata propofitione, genus eft vniucr(aleg Vidc ad hoc alia argumenra
apud Fuente, q.6.d:ff.6. minoris momenu . ^ prnde pe j zs conca ilem cc partem
uifio generis in | idédo per iffcrentias magis ge» nerales con(tituerentur.
duo. de termedia , quz poftea fi ur pet alias td fierérias y m darenuur hàtale
ueríalia, qua inter ifta quinque ex vpiu fale ig(um in 6i utei vs id N 414
diuidédo peruen:remus ad oo, vel decé vniuet falia,vt deducit Brafau.q. 12.
vniu. €um Maur. q.9.$. Quinto dubtratur. Refpondetur ex Brafauol. ibid. dimif-
fis Maur.ambagibus , quod cum proprie loquendo fuperiüsnon ponat in nummerü cum
inferior: , quia inferiora in fuperiori vniunrur, noni diuidantur;idco genus,
& fpecies, & pradicabile in quid non dicü- tur tria vniueríalia,nà pra
dicabile i quid, — Difput. IV. De Vniuerfalibus in Communi. feu effentiale eft
(aperiusad genus , & fpeciem,& in illis includitur ; atque ideo cum eis
non facit numerum ; & ficeriam dicendum eft de przdicabili acciden- tali in
ordine ad proprium , & accidens; Vel dicas , quodlcum hic. aflerimus vmi.
:uerfalia effe quinque,non plura, nec pau- ciora,loquimut de fpeciebus infimis
praz dicabilium ,' nam dari aliasfuübalternas fané negari non poteít.
DISPVTATIO QVINTA De Vniuerfalibus in particulari .— tat ut 0JI tratfationem de
/niuer[alibns in Cómuni ad fingula in fpe- d| ciali defcédimus;de (ingulis
quafliones inflituendo 1uxtdordi- nen [cruatii d Porpban [uo tratt.de cuius
obieto nà efl m diffen [io fiquidé fer? omnes pro adaquato eius : ] Junt cit
Doctore noftro 4.7. fuir Fniuer, bile comune ad illa quinque , it ibie;0di-
TPredi Uniusq. yn TPradica- »apium eft pradicari de pluribus, tale an. efl
predicabile, de quo Porpb.agit im boc trait.nam cap-de gen, fatía diuijione
eorum ,qu& pradicanturs aliud de vno folo aliud de pluribus
pradicarisprofequitur deinceps tra& ationem eorit , qu& de ple
tibus-pradicantur , diwidens illa in quinque fpeciessc* cap. v.i. colligit V7
protee — eu ficio egt(Je. Et adbuc poiius i ub ratione Pradicabilis, quam
Vniuerfae et bie vuiuer[ale (ubietiumponi, quia C ipfa etw Mini, | P füb
ratione pradicabilum ,q-m wmuer[aliwm confiderauity cniusrationem re di[p.
práced.q. x. artia. in fol. ad bicobiethum attributions ,qu vatum efi an.
Vniuer(ale igitur bac modo c ia onfide - abet omues conditiones ad tale obie-
UEBbum defideratas à nobis affignsudas inferius "n, 12. ex Dotfore q.3«
vniu. qu& ad | trevoducuntur, qucd de eo [wpponatur quod e s». quid efl »
quód de co proprie demonjlrentur p»(fionesin [ctentíay G tandem quod omnia ibi
confiderata babeant uu tributionem ad ip[umy Gy in eius gratiam confideremtur:
bas autem omnes babet t Kuluer(alé in prejenti traBlatu nam dum initio tra.
mouet illas qual. d quarum refolutione ab:iinet ob arduiatem an vniuer[alía
(int m vebussvel im intelleduyan fint corpore ayvel incorporea crc. fant
fupponit vmuer[alia e(feycr querit vbi fint, . € quoniodo, C" dum in fine
trati.cap. vlt. de communitatibus mquit y fingula vu- werjslia conuemive
inatione cümuni vniuerfali $quiafingula predicantur de piu- tibus y plan?
fuppomt banc e(fe ius dvfinirionem im ratione pradicabilis , c [ic babct.
primam conditionem, duin demonft vat genusyfBeciemycr c. differre ab indi-
widnuo im pliettó, tanquam ile primo, r pradicari de pluribus, vptigyeandem
pa[fionem de mon[lrat de vniucr[ali Pim ye rra fecundam a: qandem cap. vír
docet efie osanibus commune predicari de pliwibus man jeff in- ofiniat vlla
omnia e[se fpecies P vaiuerfa € cómune geaus, ad quod reducit um, grau vüra Wa
quinq, viiuerfalia agatit in boc trac atu de andiniduo y QF. fpecie tiv;b, in
pr Mafius fe& Duries NRI A d 2 52:2] ii c -
üimb, in proam-q.7. Maf[ius feb. $.9.3. Tolet. q«1. : &" «lij
palfim; promifc uà autem alfighamui, pro oA d A dile, quiapro eodem vtrumq;
fummus ,nam per predicabile intelli imus , quod i. ; dum, quía defi : qe i rium
y vel combinationem accidentium commsnium y Y fola. fpecies defi- Quefl.I. Quo
fenfu definiamr genus ecdrt.T.— Ari cie fubij cieli. qua tamen vniuer[Alia non
(unt ; adoue tamen, C ip/a red«cun- tur ad ipium vuiuev[ale,non quidem vteius
[pecies, ed v: tévmiat (p-cieru n eius, dndiuidua nimirumyvt fubucibilia
[peciety: fpecies fubijcibiles, vi termini ge- gereitatis, C7 (ic tandein babet
teri am conditiouem .. "Aner[4q.7-Logsjecl. .adbarens opinioni quorundam
antiquorum Expo fi'torum ait non vuiser[ale in communi,fed partes eius.
fubietituas genus, Jpecicsa Gc. fo- lur, c (ingillatim. uw ptas effe blc
obielium a 1equatumy ratio eius free eft, quia Porph. non egit de illis quinq;
fub conceptu commnni vniuerfalis, vel pradi- Cab. lsyfed laum aggrejfus eft
diflintlà, C folut? illa fiagula explicare . Imó ne- que de fingulis cgit
quatenus vniwerfalia fimt, nimirum per ord:mem ad plura y fié .9. folum
genus]peciem, €? differentiam con[ider aut; proprium veró, C accidews aon
explicauit ip ordine ad plura y quod e[l de ratione vniwer[alisyfed petius per
or- dinem ad jubietfum, cui conueniunt. $ed fallitur Jgueríay quod Porpb. nom
egerit de illis quinqy [ub aliquo conceptu communi, et de fingulis (ub ratione
vniuer(alis in ordine ad plura, nam cum cap.vule. agit de commuaitatibus
predicabili , agit de aliquo concep:u có muni, in quo conueniuntyg7 omnia
definiuit in ordine ad plu- yay vt infraconlabit ; &" certé tollit
J£uerfa vnitatem buiustratlatus, dum illa 114; folutablc accipit pro obie&o
contra. Atrifl. monitum,qui 1. Pofl. 25. dixit, frieutien debere ee vnius
generis fubiccli. « - Quam verà vtilis fit bic trakatus ad dive£Hionem
operationum intelleGus , qui ejt finis Speaune porpb. expre[fit in progm.cum
inquit innare primó ad defini£- 2 , effentialis conflat ex genere, cr
differentia, accidentalis daturPetr. secimds ad diuifionem, quia in
diui(ionibus eTent ialibus diuiditur genus in fpecies per differentias , in
accidentalibus Prec pir accidentia propria, vel comininia: Tértió demum ad
demonflrandum,quix mediwa in demon[t ratione eft definitio, qu& con[lat ex
genere, differcatiay & quod demonflratur efl pa[fio ad ceteras etiam
argnmentationes infernit, in quibus, wel accidentalia pr.edicata per
efientialia comprobantir ,vel àconuer[o ^QYVRSTIO L' '- tumdubiorum,queftionem
hncin plis Q ^. resdiftribuimus Articulos . ; De Genere. to" | qure erae
Orph. cap. 2. definiuit ARTICVLYS 1. E- genuslog:cum illad effe iv */ 3 Or DM |
| plu, An Genus definiri po[fit ; &P,quo fen|8 quod pradicatur de plu ry E
un T 9 rus Jpecie differenii- ; : WWUP busintoquodquid,cit- 3 q,Ro
imelliz&ia quaici quoa pri» € qiiam occurrunt difficultates quà plu. p maih
pacem recolédua ett cx di« s iacantuim, vt nonnulli eamabiecetirt, — &is
dilp. 1. 4- arc t; defiaitionem fumi aliam cx proprio capite adinueaerint, |
poife dupliciter, và5 modo prefsé pro od ctiam fecerumc de cexerísvaiser- —
definitione esplicanse quiddiacé vei ibas ; (ed quia hzc defiaítió e(t ipiius |
genas, & difecenciun, vel INIM Acill. t. Topic.c 4.S lib.4.c.1.8 2. $..
quatgenus , & dilfzteutiam c rcainlen Met.c 8. & vcleg imatecipiturà
Scoto. bánt', &'iicd.Gaicio eft ieu illius eil 1$, vnigecfz in
cclebtiozibus Scholis, MS dads , & ditferemiam., alia iiedicon-ndie ,
pialercun que (ire ^ m Mo fid fo Conééptu 'quiddicaugo £L? explicecur, nulli
poticut dicil: — & efsentláli rei ; quofeolu etiam ens «die tem. Ceterum
quia exacta ciis inteil g$- (Edi polTe de finiel, c nojhibem go» tiaindl.orum
exigit (olatiouem incídcd- eus, & dif-tendam ; & fioc wiodo deismen v
aeERa SO Wet COMES SONO 05 * 3I egnugy: 3077 gri: Y 416 niri potcft omne id ;
quod eft cns per. fe intelligibile,fiuc habeat genus , & differé tiam,(:uc
non.Qvando hic q;zritur , an gnus dcfiniri poffit , noncit quzftio de
d:finitione (ccundo modo fumpta,nam in hoc fenfu negari nequit genus e(fe
defini- bilcfcd tantum primo modo,namin hoc Ícoiu rcgsrunt Ammon,.& Boct..
de ge cre. A Ibcit.tract. 1, predicab. c. 3. quos fcquicut Villalpan.c.de
gencum alijs qui- buídam gcnus cffe deti mibile . . Diccndütamen
eft cam communi gc- nus definiri poffc €t definitione preísé sü pra. Ita Door
loc.cit.quem ceteri om- ncs (cquuntur, Probatar;quiaillud dicitur fic defnibile
» incuius integro conceptu Aun potcft conceptus genericus , &
diffcrentialis , quorum.Í. vnus (it alterius determinatiuus,fed de genere primo
pre- dicabili poteft calis conceptus affignari , ergo pót preísé,&
quiddiratiué definiri ; Prob.min.quia vt docet or in 4.d. 1«q.1,I.etíam in
intentionibus logicis ba- — conceptum per (e vnum inucni- (uo modo genus, &
differentia, & in ropofito in genere imbibitur ratio có- vm vniueríalis
velut gencrica .(. efie in puo vel dici de pluribus , & prater imbibitur
racio peculiaris contracti- ua illius , eie nimirumin pluribus fpecie diucrfis,
velat differéualis , ergo &c. Ac- ccdit,quód genus,vr hic de eo loquimur,
eit vnum cns per (c intelligibile ; vc mox patebit , quiánon loquimur de ipío
pro aggregato cx prima, & fccunda intentio- nc,quali in reóto vtrunque
includat , (ed vcl pro prima intentione vt connotat f'ecü dam,cut fübftat,vcl
pro (ccüda,vt conno- tat primam;cul cft aplica diuer- fitatem opinionum,hoc
autem modo ge. mus cít eps per fc vnum, & intelligib;le, €rgo eft proprié
dcfinibile . »- Sed inflabis, Tum quia definitio pro- prie di&a conitare ex
erentiay(ed generis non datur 9 | pec eu. uia (olius fpeciei e »* Difput. V. De
Puiuerf.in parti. — 50 eius dcfinitiomE ingredi poffit B gu) Refj. definitionem
gencris conftare gencre,nó rh cílenualiter genere, (ed ac- " cidentaliter
, quia vniueralé commune ad illa quinque nó c cffentialiter gcnus , fcd trs
accidentaliter à quadam (aperad« dita notione cx didis Q-vlt. piz&ced.
difp, nec fcquitur procefius in infinitum ; tum quia genus prz dicabilc,non
quatenus gc- nus;(cd quatenus (pecies (abijcibilis re pi cit vniacríale ia
communi,vt (uum gcnus; tum quia femper fiftimus in (ccunda in- "tenuone
gencris,à qua vclut cffentialiter tali.caterz omnes naturz fiuc reales, (i- ue
intencionales illius vniuerfalitatis ca. paces denominátur tales. Ad :.Ncg.min,
quia gcnuseft fpecies fübijcibilis in or. dine ad vniuet(ale,non quidem
cffentiali- ter vi qud »Ícd M Re ,& vt modus . Ad 5. vcrum eft genus primum
prz dicabile non habere A (apta fc , quod (it efTentialiter genus , poteit ta-
men babere aliud .(. vnruerfale » quod fit accidentaliter tale; & etiá
verum eft vni- ucríale viciffim accidentaliter contineri —— fub generequatenus
cft affectum tali fe- ^ cunda intentione,vt dictum cft q.vlr.pre- . ccd.difp.in
folu.ad 1 nus vt quid e(t inferius ad vniuzríale , vc modus poteit etie
(uperius. Et hac do&ri najquz valdé familiaris cft in íchola «co- tiarum
(oluendz (unt prz di&z diffical tates tangentes definitionem generis,qua
euam paílim vtuntar Recenuores, vt vie deri potcft apud Ouured.controu.4.Log.
punc. 1, qua quia noluit vti Poncius di(j. 4«de genere q.2. multa dicit
inutilia & mi nece(faria pro folutione harum dif- ficultatum quz camen cx
allata docttina facilli po (eode ; mt 4 Circa alteram quz(iti pus. in-
tcliigentia eius ciendum e uod ome concretum, vt in propofito eft genus , &
uodlibet aliud vniuerfale poftca dcfinic- . dum , de quo eadem quaz(lio
inftitui po- teft , dicit in omnium fententia formam - fimul, &
fubiectum;vel vtrü jue cx zquoy definitio 7, Met. 4.at gcnus nequit ef « &
in vel vnu ndo aliud n nel er] & in reo, m connotando aliu . uia gc gius
primi icabile cít i Ez connotando (üb:e&um , aut € Vin nai varias de hoc
opinioncs à no- bis relatas diíp.2.q.6. att.2. Cu igicur ge- nus; *ad 4.
Conf.vnde ge el M tà Porph . definitur , importet gcne- E. » «t formá afficientem
aliquam maturam , atqueideó in concreto non in | ab&ra&o jiatur ,
conticpiunt omnes nec definiri (ecüdam intentionem folam , 4 e nudam naturam
capacem illius in- tentionis, fed vc] vtrumque ex zquo , vel vnum in ordinc ad
alind, nimirum vel fe- " €undam intentionem in ordine ad naturà
fübftratam,vcl é cotra , vno excepto Faf- ual.qui r.p.fuz Mer. difp.49. tenet
nu- dam naturam definiri , & intentionem : noneffe neccfíariam ad pradicari
. $ Hinc tres cxorte funt opiniones duc - xtrems, & alia media.Prima
extrema af fericin re&o , & yrincipaliter definiri na- ,vt tamen
conno:at fecundam intc- tionem,cui fübftat , vndeait vt Quod de- finiri
nataram,vt uo. fecundam intétio- ncm, qtia prz'fara dc nit;o non conuenit
"maturz fecundü (eyquia vt fic ncquit prz- - dicari de pluribus , cum
fecundum fuam |. ef'entiam non fit vniucrfalisncque inten- ticni,quia ncc ipfa
(ccandü le potcft pra- £x dicari de plur/bus,fed nature,vt denomi- Ft patur
genus, & cum ordine ad intentioné Ys: Die qua formaliter habet natura ef-
vniuerfalem;ita laucl. in I og. tit. 4. c. 2. Paul. Venct.c.de genere; Amic.
trac. $. q. r.dub. $. Tolet. 1. Moril.difp.2. art.2. Aucr(a q. 10.fec. 2.&
alij. Secunda extre- ma docet hic directé definir! fccandam jntentionem in
concrcto,vt.f.connotat na tura, quam afficit;ita vt ipfa fecunda inic- tio fit
res definita , natura vcró connote- tur ex modo def. niendi , ita Scotus q. 14.
vniu, vbi Maur. Anglicus , Sarna. Brafa- ucl. Anto. And.c.dc gen. Tatar. ibidé
ar. 2.dob. 1.Ioann.de Mag.Fuentes q.6.diff. q- art. 2. Roccuscap. de gen. q. 1.
& alij Scotiftz pa(fim, & cundi feré Thomiflz Caict.in hoc cap. &
de ente,& effentia c. 9.Sáchez lib.3.9.3. Galleg. controu. 12. Araux.lib.2
.Met.q.4.ar.2.Mafíus hic fec. 1:3:3. Cóplut.difp.$.q. 3. Ioan. de S. Th. piss 1. & alij quamplures , quibus
(ub- ribunt Didac.difp.6.q. 1. & Blanc.difíp. 3.fec. 3. Tertia tandem
opinio media atle tit hic definiriaggregacum , (eu compo- fitum ex natura,
fecunda intentionc;ita ! vr viramquc dircéte dcfiniatur, natura vt a kl : eius,
vcluti pars, *00 uel T. € fenfdefriat Chus AL. ai materiale;intentio,vt
formale, ex quibus vnum pet fe confurgit bic dcfinitem, ita ex Hl ccentioribus
quamplures R uius. q. 2. Mvrcia q.3. Hurt.difp.4. fec. 1. Amic. hic trac.5
.difp. 2. dub. 1, & alij;dicüt aute hac duo conficere vnum cns er fe , quia
natura animalis v. g. vt capax gepereità- tis , dicit ordinem ad illam tanquam
po- tentia ad (uum actum, qnod autem fic ex duobus fic ordinatis , eft vnum per
fe, ex a&u enim,& potentia fit vnum per (cs opinione autcm Pafqualig.
nil dicendum occurtit, fatis .n. conflat ex di&tisnatur& non contt itui
in flatu vniuerfalitatis , ni- fi per fecundam intentioncm. 6 Diccndum eft liic
non definir: s?pre gatum cx viroque.f. ex rc , & intentione , (ed vel
definiri rem,vt fubeft intentioni;, vel incentio n&,vt applicatam
rei,iraquod vnum corum fit dire&é , & principaliter defioitum;aliud
autem velati connotatü, & intrans definitionem per additamen- tum.Conclufio
duas habet partes , quatit vna damnat tertiam opibionem vt pror- fus
improbabilem altera vetó priniam,& fecundam ample&itur , vt probabiles
; Quodaggregatum ex vtroque. non defi- matur,docet Do&or q.14. cit. quia
hoc eft illud ens per accidéscx rebus diucrfo- rum praedicamentorü , quod cum non
fit ens pcr fc vnum, fcd Giinplicirer pluta,nec etiam vna definitione exprimi
pote(t , vt docet. Arift. 6. Met. 4.& $.& lib.7. 11.8 43.& lib
8.13.& t4. concretum enim ac- cidentale dupliciter (ami poteft,vno mo- do,
vt fignificat aqué prímo (abic&um, & formam, & hoc proprie dicitur
ens per accidens,alio modo , vt non vtrumque ex zquo
principaliterfignificat;fedvnumprimarió,alteramfecundarió,&hocdici- tur ens
conotatiuum,quod vtique defini- ri poteft definitione quidditatiua per ad-
ditamentum datayde qua diximus difp. 1. Q«4 ar. I.quia 1d , quod conccernir
princie pale fignificatum; non cadit in intelle&u (ed vt terminans re(pes
&um illius, X ideó nó defttuit enitatem cius ,yt docet Scor.q.8.vniu. propé
finé , & 4.d,1.q.1. cit. e peras igitur genus. , uod elt accidentale concretum
; poffit defini i proprie , vt ens connotarigum j' vtdo- . » D «t em : | 418 vt
docct prima, & fecunda opinio, milla- tenus tamcn dcfiniri potcft ,
vcaggrega- tum importans vtrumque cx zquo prin- cipaliter, vt ait tertia. .. 7
Rfpoodct Murcia cit.negando hoc eoncretum cíic ens per accidens , quia i- ct
oon fit vnum pcr fe fubftantiale » eft tamen vnii jer e accidentale per phyfica
vniorem, co modo , quo factunt vnu pet fc fubicetum, & fotma accidentalis .
Scd valde vir itd «fes ipiror dà putar cx vnio- nc accidentali co quia cfl
vcra, phyfi- cavnio fc ultare ens per (c vni y ad hoc enim non folum rcquiritur
vera phy ü- ca ajo inicr (ubicétum , & formam, fed ctiam fubftagtialis cx
per fe actu , & per fc potentia, qué quia non repetitur inter GERA. fat
aani accidétalem , idcó ncgat Arcitt.loc. cit. ex illis ens ec (e vnü
rclultare, Ecquádo etiam concederemas qualemcunque phylicam vnionem fuffi -
cere inter formam, & fübie&um , vt ex illis fieret pcc fe ynum ,
cumtalisuoa tit :Dideaiei A genereitacem, quia cft olum vnio f. &a per
rationem , dum in- tellcéius affizit patur illam inicntioné, confcquceater
nequit inf«tre iliud. aggre- gatum effe per fc vnam. Rcefpondent alij
concedendo aggrega- tam illud cííc ens per accidens,fcd negant id dcfinibile
non c(le , vndc Blaoc. cit. quamuis gobifcum fentiat inquit ramen, banc
rationem cx ente p:taccidens dedu- &am facile dilfolui . Ceterum ens per
ac- cidcns nec e(Jc definibile , neque fcibile monfiramus ex profe(lo
inf.difp.13.q. 2. art. 3.ynde ratio-inde deducta ctl cffica-cilTima, Scd adhuc
copcedcodo,quód fir definibile, euidenter oflendiur non hic definiri aggregati
illud;oà illud hic defi- nitur,quod de pluribus przdicatur, & ad inferiora
deícendit, ac cooflatum ex re,& intentione non defcendit ad. inferiora, ,
ncque dc illis pra.dicacur exercité , auc ü- gnat , quia przdicauo exercita cit
pro- piià primarü itencionü,tignata fccunda" map, ergo nullo g -ncic
przedica;i0ni$ ót 1i PLE Qin prasócari
de ploribus, *1& Vt veró jcobem:s alter conci, par- tem, qua auibas
cxucemas opin;oncs tacit probabiles , & oltendaimus ctl de mcacc Difp,V.
DeVnintrfin partic. .—— " DoGoris,tecolendüeftexdi&:s dif.,2" ——
| q.8.att. 2. dupliccin eife przdicarionem excrcicam , & lignacam , illa
perciact a4 primasyhec ad (ecundas intentiones, nam vt inquit Do&or in
hacquett. omnc fignatur inccund;s intcttonibus p.t prie dicationem
fignatamycxercetur in primis per exercitam, vnde ea, que cebus exer- cité
conücniunt,ctiam in eacioaibus,que illis fanc applicabilesattribuntuc ligaaté;
tunc autein aliqu.d conuenit alicui excr« cité, vt colligitar ex Doctore 4. d.
1.4. 1. quod à parte rci veré ineft illi , vt fi dica. tnus; q hono eft
rationalis, hoc atiribu- tum conuenit homini exercite, quia rea- liter in ipfo
cft , fignaté veró aliquid ali- cui conuenire cft, cum illi conucnit tan.
tam,vt fi2no,pcr quod figaificatur attri» bu:am illud veré , & exercité
conuenire rciycuius cft (ignum, v.g. fiia pitturare- prasécctur
nobisaliquisequus,dicere (os —— lemus illum equum etfc ferocem, dum " B g
tem fic loquimur , cetcé tigoifica à mus eoe tek "equo pido «
bisintclligete ,quàd equas vetus, & vi« * uus, cu.us fignumeft, exercité
habet. fe- rocitatem ; 1n hoc igitur fenfu multa tri- buuntur fecundis
intentionibus , nam di- cimus fpeciem pradicari de indiuiduis, propofitionem
conttareex terminis, cr quód fpecies, vt (ccunda intentio, veré , &
exercité dicatur de ind;uiduo per ver- bum efl quaii verum fit dicere;iad:uiduü
eft [pecics,vel (ecunda intentio propoti- tion.s cóilat ex terminis fed
fignaté, quia funt figna , quód illz res,quibas tales in- tentioacs appl.cancut
, veie , & exercité przedicatut de indigisuo , & conttat ex 1erminis«
Etadhuc Do&or ipfc opcim& dcclarat difcrimen iacer a&tü fignacü,
& exercitum in duobus ptzícitim fianli- bus;per noa cnim exercetur acgatio
( in- quit ipfe) per nego yeró ignatur, pcr zm 4um fi aiicec exercetucexciutio
, pecex- €ludo figoa;ur , & vult dicere , quód 6 quis diceret 2egazie ncgai
y vite ica dicé- do exercité afhemat , quia propofitio cft affirmat, &
cancum fi gaaié negat, vn. de hoc przdicatum ucg4i, tcbaitr (ccü- de inicationi
negacionis tantum figaas (6, exercé — conucnire,fedfigmaté, quatenus datno- ———
Quaf.I.Quo fenfu definiatur Genus. esdrt. T. ^— 419 t, exercitiü vero
negationis fit pergo, dicendo, homo non cft afinus , vndc ze. gatio in au
fignato ncgat , won. vcró degat in au exercito , X hac dotri- na eft valde:
notanda in his rcbus lo- gicalibus . 9 Cum hac do&rina itaque poffumus
vtraíque extremas opiniones concordare, & ctiam de mente Scoti defendere,
nam fi (ermo fiat de praedicatione exercita, verum eft hanc prdicationem
conueni- £c naturz,nó intentioni, neque »/ Quod, quia non dicimus homo cft
2enus,fed ho mo eft animal, neque »t Quo ,.
vtaliquire(ponderefolentqua(ifecundaintentiofitratioformalispredicandinaturzquiaquodpraedicaturdepluribusinferioribusquidditatiae,itaprzdicatur;vtexviicationisdeícendatad.effendiinil:iionfolumfecandüid,quodpredicatur,fedctiam
sin tationem formalem,vn de habet vt pra dicetur, genereitas autem | mon ita
d«(cédit ad inferiora, ergo in hoc fen(u nequit cffe ratio formalis, cur genus
»predicetur . Accedit , genus definiti, eífe 1dyquod
ptadicatur,non quo;ergo etiam (i concedatur genereitatem efle , quo , vel qua
natura praedicatur , non idcirco Au. '&ores (ccandz (ententiz fc refpondédo
dctendunt definitionem zenetis principa- liter conuenire intentioni, fed
natura. Si igitur de praedicatione exercita dcfimtio , men P.tph. iniclligamus
, tenemu: dice- "re, quód ücut talis prdicatio conaenit nature, non
intent: ori y ita. ills definitio tonueni: naturz, non intention, & hunc
" dicendi inodam effe de mente Do&toris jn 1,d.3.q.1. n2tat
L'chetabidem; $. (515 Jed contra ; vbi docet, vmucríale predi- cari de
plüribus;n quid,non quidem [ge tenus cit ens per: accidens contlicucü. ex
natura, & rclatooesled tantum per ratio- né naturz, quz cft ens per (e vnum
, & in inferioribus eifencialiter iaclafum ; fub- dit camen naturam non
effc fic proxime pradicabilem y nii ada c. fub relatione vniuer(alitats, &
indeterminatiouc poli- tia ad »lura, quia non eft inpotéciaproximayvt a&ta
dicit: t de illis,niá pcr calem relation£, & indccerminationé , qux ipsá
ficit acta vmuieclalem & in hoc fenfa lo- andem de t Do&otis Mearifs.
lib. 2. da Me '€unda intentio quendo de ifta predicatione intcellizendü eft,
quod hic definiatur natura, vi [ub(tat intentioni, non quod principaliter dcfi-
niatur totum cóftitutum;nec natura prin cipaliter, & vt Quod y intentio
aurem, vt quoquafi tit ratio formalis, cur pradice- tur natura, fed (olum quód
dcfiniatur, vt fubftat intentioni, veluti conditioni cam. ponenti in Itatu
vniucrfalitatis, in qu séfiinon fequitur ipfam effe przd;cabilem nec vt Quod y
ncc vt quc, Quia cft mplex conditio , (icut eriam abltractio ab infe» rioribus
quia requiritur,vt fimplex codis tio puzuis ad conftituendamnaturà pro« ximé
przdicabilem de multis , idco noa pra dicatur ipfa, nec vt Quod,nec vt qu05
& hoc torum có/onat €i, quod docuimus *q.2.praeced.difp.art. 1.in foLad
2.vbi di- ximus rclat:oné vniuerfalitatis in przdi- catione exercita nó effe przdicatum
, fed cond:tioné prdicati.Si tamen velis inté- tionem appellare rationé
formalem;qua- tenus eft forma denominans natur3 pro- ximé pra dicab:lé, ira
tamen quód natura ex fe hibéat modum efífenialiter. przdi« candi , vt contendit
Auería., qui nona vult intenrionem appellare icem «onditionem ; non repugnamus
; hanc [ententiam tenet .: fet fo 3.q. f$. ;& Oibellus- c. de gen. ait cfle
fansprobabilem. - «^... V. - 10 Siveró loquamur de przdicatione fignata, &
de hac definitione generis in- telligere velimus ; tunc dicendum cft ibi
proytié, & per fe intécionem gencris de- finirt, quia talis predicarioef
propria [ir «undarum intenrionum , & ilhs « vt Quod , gcüus enim pro
fccunda intea- tionc illud eft , q» rali cp nisdeploribus fpecie difictenribus
catur ; Quia tame ied rcípicit fignat & (ecundisintérionibus vtitor logie
fignis primarü,ideb dicendi non d À à Porph.folà intentionem generis, fed cum
dciur gens ins qodprekn ilis alli nature , bes & exerciré dde pluribus
fpecie differentibus affirmatur , Vtroque 1gitur catur, (gc. fcnlus eft, pee
wuwIy! 4106 modo poteft explicari definitio genctis ficut & aliorum
vniacrfalium) & forté ac de cauía poflquam cius cíicnciam in- dicauit per
przdicationem fignatam di- cendo, Gezus efl illud quod praedicatur y
&c.ftacim exemplum attulit ia pradica- tione (ignara , quod homo eft animal
equus cit animal vt nimirü p id ügnifica- rct police explicari esed gencris, tà
pdi- catione (i znat2, dcfiaiédo iatétioi€ 10 or * dincadre, d przdicatione
éxercita dcfi- niédo rem :n o;dinc ad intent!on m, IN e- qu- Do&or ilia
14.1eced t à pr. ma opi nione ,v: à nob:s cll explicata, licet ad jfe- «üdàá
magis inclinet, cuius rei fignum cft , quia ad argarmeata qz conira ipsa ob j
.ifolutiones adduc:t,ncc illos re j-ic,vt dbi Expofitores aducriur: vnü
d:ncaxat . mon (oluit, uia procedit cótra iilam opr- monem fic incelic&ain,
vt res effet , quae sdchoirctu: ; acento ratio,qu: defiairetur, - inquo scu
(aftineri nequit, vt fapra decla aumaus;quod vt inagis patcat,lioct cac» Thic
producere cam corum folutionibus Àbt à Do&orc potitis, -. 41 Obijciturergo
pose principalicer 3itionc 15 4S ctiam aliorum vniucr- Talium. Tum quia logicus
per fe coníidc. kat (ccundas inienciones,primas ver mifi pcr accidens, quatenus
fuada;néta il- 'umyergo, ilias cantum defini: Tum iali rem definiret log cus,
non incé- MOntr te artiicx Ett: Lam j.
Quod hic defioiur,vaiuocum cft ad oin /iayquz poísunt denominari gencra, fiue
fit ensreale,fiue rationis, liue tubflantta , | uc accidens (ed mhilieaie ad
hzc om- Ania datar rsiuoci ere mon rcs,íed incé- dme. Tam 4. f€$ (ub inccncioae
defin cur, uic res per aceidens defio.cir Tu hoc imen:io fibi acidic , func
eciam fequitur , fi per acci» defiaitur,ab(oluré dici debct nó de- finiri quia
definitio cQaenit definito p (e, mà pet accidens, T tandem formale uefi- nicum
debet e(fé quod iplo nomine for- sgoalitet,& per (e importatur , (cd nomen
, *tin propofito eft genus , nom faguificat formaliter, & pet (c
(ubic&tum, ded vanum gro cónouto, vc diyünas dile ade ré efsc nó aicum n
hac dcfi- Difp.V. De Vuiueral. in particul. 1.q-6.it, 2.ergo genereiras, nó
natura hic dcfinitur. Cofir. quádo dcfiaitur aliquod concretü accidencale ,
dcfiaitiotacadit fapra formam concteti,vt cx;l cec rantá e[sc formz.fabiectü
vero puré denomis nauué (c habeat , & (clu. denominecut d. fiaxi,ergo ita
cric in propofito. Probae, tur aísumptain,cum.n.d cimus iiou eft dilgrcg iuam
vif is,aullo modo explicas tur natüta füb:cctuíed folum accidents, & idco
1cfinitio quiddicatue cadit cancü- fupra formams & hoc etl praecipuum fuas
d. mentum fecundz f*nicncaz . *Od befpad 1.& 25,uod hic nondcfi- nitur fola
res,(c4 resí(uo intécone fcofü iain cxplicato , adducic Doctor banc f[o-
lattonemnce ipfam re jc (41a vidit (uf- ficieuter fitsficcresna re vera parü re-
fett dicere, quód logca fit de fecundis iae tention bus applicaus primis,vel de
pri- mis,vt ubftant fecund's,quia quocunque modo d icatur (emper faluauur ;
«uod lo« gica fit Ícientia rauon.lis , & per fe cone uideret fccundas
incétiones;ratio €(l,quia vno, vcl al.ero mmodo dicendo, nunquam aíseritur quód
res folas , & nudas conii« dcrer,tic enim cfset arcit-x realis, fed vt
dcnom;natas, & atf :Gos fecundis incen-
nibus,fübquaformalitateconfideratznó(untmateriaidoneafacuicatisrealis,ierationalis.vteftlogicio«vdAd5.dicimusarguméamilludvrgce«rcinomuiopinione,nàcuamfecüdaaíseritnondeíiniriincentionemfolam,icdconnotandofübicétum,vndé
adhuc 1 :1- laepinióne quzri poteft de voitacilliug €onnotativcl.n. eft aliqua
res parcicula- ris,& hoc non,quia [ubic&tum non efseg proportionatum
formg , quz (bi appli- catur , quia (cunda inteotio gencris hic definita nO e(t
gencreitas haec,vcl illa, fed gencreitas in comuni 1n patitci res «onnotata per
hanc fecundá iniencioncm erit communisoma:bus, qoe pofsunt à tali intétione
dcnominari; Arc igi tur Do» €or,quod rcs illaqui bic defioituc, nom eft vna
vnitate vniuoc itionis,lcd tintum habet vnitatem proportion:s, modus tii , quó
hic dcfinitur , eft vaiuocus omnibus genccibus, quia ou:ncs natürze eod é mo-
«0 «onucnium in mod) Wiédirana « de S S LM ^ 1 ü Dr 2» EP RESUC j "Vt
" tow * y 4n tn M mm - Ps —- 'apdepedieco ———— — ———— go Quafi. L.Swo
fenfu definiaturGeuus. edri.L. fois infer: oribus,quam refponiiodem nà improbat
Doctor,fed fequitur , vt nozat ibi Maur. &
amplectuntur. Recentiores, 9mnes,quos valdé exercuit hoc argum. tum, vt eft
videre apud. Hurtad. Acriag. & alios hic, qualis autem (it vnitas propor-
tionis, dcclaratum e(t (p. 2. q. f. art. r. od fi vrgeatur hanc enitaté non
fuffi- €cre,vt aliquid fit definibile, quia defini- tio poftulat in. definito
vnitatem vniuo. . cationis, i.n. de nitio e(t vna , defiaitum quoq;c(fe debet
vnum, vt fit cum ea con- ucrtibile.Dicimus cam Do&ore ibidem, faltim ad
e(Te vnitatem. vniuocationis ex garte mod', quo naturz diuer( funt ca- paces
intétionis logicz;, & bác fuflicere , vt definitio gener s (it vna,ei];
vnum cor» teípondcat delipitum . 7-3 Ad quartü valecillud argumentü ontra primá
opipionem , vt dicebamus, P intelle&am , quod fecunda intétio tit ratio
formal:s, pet quam natura cont itua tur de pleribos prd cabilis,tunc .n. bend
^n £oncluditargamentü, quod ficut tal's in- tétio accidit naturz jt ctiá ,
& pradica. bilias , & definito generis per accidens tantum , &
denominatiue con«eniret na- turz,ficur definito albi i4e5 per accidés€onuenir
paricti quia accidit ei albedo ; At iam docuimus cum Lichet, &niuerfale
przdicari de plaribus ellenual.ter ratio- ne natnra in illis
inclufz,imtestionem vc to efe dumtaxat códit onem, quz eam in à&u proximo
có(tituic ad. exercitium ta- lis przdicab litatis , & ideó Falsü eft de.
fimiionem gencris conuenire natura ca- tione iplius inteatioais in eo fenfu;
(ic di- €imus 1gnem dc fe efie potentem ad plura €«alefacieada, appro
xrmationem ramen cf féneccff'iriam vt fiat in a&u proximo ad exercitium virtutis
caletadtiug; nec tamé licet hinc inferce , quod approximatio fit ratio formalis
calcfacicadi in 1gne , quia €oncurrit tantum ,v cond cio,q 1àm. do- iain ctiam
rectpit A mic. Cic, - Ad quintum maroc non efl vaiuerfa- liter veta quia
concreuim accidentale, 5 nó folum definiti potett ratiooe. forma ; vccuim
definitur dod eile d fgregaciaua vifus,fed e.iam racione fab:ect , vc fi de-
finiitur «lba:n ede. luuftaatian habeaté : , "uoc albedinem, quo cafü
certum eft. albedine non dcfiaiti, etiamfi nomine albi princt- pal iter (igni
ficerur albedo;fic 1gitur in a propofito genus eft vtique nomen con- creiQa
principaliter nnportàs generei- tatem,bazc ramen eius defiaitio , fide 2
predicarione exercita intelligatur , oon conuenit haic concreto rationeforma ,
& intentionis, fed ratione naturz , vt ine tentioni (ubftant:s, vclut i
códitioni ,. per quod etiam patet ad Conficm. ARTICV'L'€s'M vn definitio
Gereris[it rei? affignata* 14 Pis recta definitionis generis intel^. , K.
ligentia nor. quod cft concreta ac? cidentalia, vt in propofito cft.genus , o7,
leant deB niri per fübic&nm,vt cum dici mus;quod album eft tes hibens
albediné;. adh^c tamé.er/à definiri poffunt per pro- prium penus,& d
fferentiá,vc bene notae uit Didacus difp. 6.4.2. m9 fec defipitio efl
perfe& oc illa. Ratio eft, quia vt notat, Tatar.q. r.antepre d.dub. 2. ex
Scoto 1. d.3.q-4.:n finc cum definitur concretum, accidentale per fubic&im
, vt cum dici* mus;album cít res h;bens albed nem, ta-. lis dc(criptio non eft
,ni(i q:2dam nomi ois explicario, & non per (cexpreffio fi. gn'ficati,quia
nomen cócretum de. per fe; f)gnificato fub:c£tum non mpor'a: , fcd. tantum de
congotato, & de modo (igni- ficandi; perfe&ius igicur defiaitur concre
tum,fi definiatur per ratoncm c:us acci« deotalem füpertiorem etiam in concreto,
diccudo v.g.alb& e(t coloratum d.(grega- tium vifus.vndé defia endo
concreta in hünc modü,im itandus femper e(t modus, quo ipfa forma dfiaitur in
ab(tra&o ((cc U4tà tamen connotationc) vt v. £g. li in, ab(tra&o
definitur albedo per colorem y non per corpas ,albu.n eciam defiaiti. de- bet
per coloratam , quod elt connotati- uum genericum,& (uperius ad albuan, p
totam inngimus difp.z-q-6.art.3. - At inquiunt Thomiftag Sonc. 7. Met q.
6Zanard.ibrdemq. 3. Kuuius in Log 9.3. Complur.cit, q. 2 Maius hic , & alij
cx D. Th dc interpret, Ieét. 4. & de ens te & cllentia c. 7.coucreta
aceide talia as niri per (ubiectum nuam per.pro» prium *. 4232 "Difp. V.De
Puiuer[alibus in partic. prium zenus,& ideó in definitione con. €rctcrum
aliud genusab ifto nóctie qua- tcndam. Scd hzc do&trina non. eft. reci-
picnda,quia etfi concretíraccicétale po(- flit, ac debcat definiri per
(übicé&tum, tan- Quam per extrinfecum add tum,vt docet Arift.7. Met.cap.
13,non tamen tanquam xr genus , quia genus dci nitionis cft ac- €ributum intriníecum,&
cffentiale tei de- Éinice, at (übicétum noncft intriníccum Kormz..Si dicas
falrim intrinfecü effe toti conífttuto accidétali. Contra , eft, quot €ale
conftituiü cft ens per accidens cui de finito; non cópec t ; & adhuc fub
cérem Mic con derauum illios conflituti v.g.albi,hoc.n.eft colora- «ü;vndé ad
(ummü nequit dici nifi genus qphyticü , quatenus ett fübiectá informa-
«um,& dcnominatü a forma accidental: ; wide dilp.1i. lhyf. q. 2. art. 1.
vbi rurfus «ec Thoniiftica doGrina refellitur. "*$ Sed ini'àt Cóplur.cit
dub.append. ellatenos pofle accidcns in concreto de- €initi per concretum
fuperius loco. genc- «is;quia tunc ideam effet modus figoificá- di,&
dcfiniendi concreti, & abftra&i& wiriufq; dcfinitio efTct qué
perfcéta 1n gationc dcfioitionis, & vcrq; zqué pro- gie collocaretur in
przdicamento. R ef p. ex. (cquelam , quia eiiam concreté fu. c. ingreditut
definitionem inf.rioris truata connotat:one, ex quo fit , defini- €ionem
concrcti (emper perfectiorem efie, quia ctl data per add ramentum ; & gratis
concedimus accidentia in concreto an pr dicamentis pote difponi, et dice- vus
dip (cq.& in virtute ill us di/politio- mis tenet Famofa illa rcgula
argucadi Sü- enuliftarum,qua Scorus vriturq. i. Vor- uerf.& q.16.&
quol.13. & alibi (zpé, & concictis ad
ab(traóta tenet. confcquen- tia,vbi c(t przdicacio per (c... iu»crioris de
inferiori,vt album c& coloratum, ergo albedo cft color, ex qua regula
deducitur €uidenter, concretum fuperius e(lc veré | npn rcípc&u inferioris,
alioquin regula la mon valerct. Scd adhuc vrgent Com- plut. connota.iuum,
quando pradicatur vt tale, przdicatur in quale, non in quid ergo implicat
ponere concrctum (aperius electo modo i0 definiuonc infcrioris uit dici geous
log:cü EL per modum generis , de cuius ratione eft pradicari in quid, non in
quale. R cfp. taie concrctum fuperius in deaaitionc infc- rioris prz dicart 1n
quid de (uo. inferiori ia eft cius genus , & praedicari in. 4u4le d:
(ubiecto mplic té cónotato,vndé quà do dicimus, :lb3 esi color:iumyly coto-
ratü re(pectu corporis, Gu? (ib ect adie- & ué tenctur. , led ceipc&u
albi jro tor- axali tenctur fubiiantiué , X tic rcfpectu fubic&ie'us
predicauo el denominaa- ua, & ad cótiuarcfpectu ramé albi «quod c(t (uam
iof-vius, ctt praedicatio juiddie tatiua ratione foring mrnportatz « 16
Haccergo lupyofita dedteina de da plici modo dcfiorendi concreu. acc den-*
talia«cum att. przced. conclufum/ic pof- fc dcfiaitionem peucris mcellig: d« ce
1 quantthin ad excrcitam ped cationem , & dcintencione quantam ad. ogaitam
, modó conte jucntec D cen iücft , quod fi in primo (enfu vclimus dcfioitionem
ig- tcliigere, unc definitio g. ncis debet cex« plicacivt wa ica perfubicótu s
va vt per. ly quod infinugfor natura &cncnca. , nom qu'demyquatdnus co axid
(eurn defia'toy (ed prout importat ma:erigle dcfin ti, de- finitum en m ctl
natuca,qustenus fübttar fecundz incentioni , pars vcró matertalis hu:us concret
ctt ipfa natura in (c. Si ves ro definitio gcneris imcelligatur in (ec do
(cniu,:ta quod non res, fed intétio de- finia'ur,tü: vel accipi poteft in (enu
ma- terial, vt facit Ocbellus c. de gencre cum als quibufdamsvel «a fenía
formalnfi pri mo modo accipiaturyadhuc cenferi dcbet tradita per fubic&tum
, itaut perly quod. infinuetur fundamentum relatton/s gcne- rcitats.f. natura
generica, vt fenfus tt ge- efl id, quod preedicatur 1, e(t ioten- tio ,qua
fundatur in illo , quod przdica- tar &c.qua quidem per fuum füundamen- tum
notficatur ; ncc inconucnit relatio- nes ptacrcim cationis (ait Orbel.) dcfi-
niri per (ua fundamenta, cam Arittot.| f. Met.ditinguar modos , fcu fpecies
rcla- tionum reaiium per iplarü tunda menta . 17. Si veró definitio accipiatur
in sé(ü. formali,tunc inaenicndü cil aliquod con- cretam fuperius ad genus,quod
cius dcfi- nitioncm ingrediatur per modum gcne« Us; A de ssssdedÉ E bei MER ER
LRURLLL'ZÍLPPLCEU E ÉZZLLDÜLLTÍÍTT TÉ GÓLÓLT»)GOGS Qua[1. T. c/An Genus bene
definiatur. c frt.1L, ris; M autem poni peteft predicabile de ribns, tale
namque cócretum ait. Sco- tus q. 15. Vniuec(zin(inuatar per illa ver- ba
indcfinitione pofita, Quod praedicatur de pluribus, hec enim elt definitio
iphus przdicabilis in communi,& bene licec lo- Cogencris , quod deberet in
definitione poni,ponere integram dcfi nitionem cius, vt Arift.docet 6.
Top.c.3.cum definitio, & dcfinitum quoad rem (ignifizatam fint 15 idem ;
& hic dicendi modus fuic Auicen.c. 6. fuz Log. quem (c uuti funt Caiet.c.de
gea. Tolet.4. 3. Villalpand. q. 3.Conimb.q. 1.art. 1. Hurt.
dif. 4. Log. fec. 1. Nec obftat, gy pradicabile (it pa(-
fio vniuer(alis , ac proinde in definitione allata locum generis obtinere non
poflit , €um non przdicetur in quid de quinque vniueríalibus, Nam huic
obiectioni fc pius di&um eft Porph.hic definire genus, (pe €iem;&c.
potiusin ratione pradicabilis , quàm vniuer(alis;& vt omnistollatur. al-
tercandiocca(io ; dicemus nos accipere pradicabile radicaliternon formaliter y
quo fiin MM zdicari inquid . Nec obflat,quod ch per illam parti- culà
praedicari depluribus diflnguat ge- nus ab indiu:duo , ac proinde tenere locü
differentiz,non is. Quia vt notat Do&or 1.d.11. q. 2. (üb C. benc etiam
genus proximum prafertim di (Lin- guere definitum ab his , quz non füb co- dem
gencre contoentur cum definito,ani malcnimdiftinguit hominemà lapide , vnde per
preedicari de pluribus,velut per genus, poterunt omnia przdicabilia ab
indiuiduo d:flngui , quod-man.fcflé col. -— exipíis Porph.verbis , duminquit ub
js igitur, qua de vno folo predican- tur, differunt genere,eo quod bac de plu-
ribus predicantur , declatat igiur fe Por- ph-po(uitfe illam particulam
praedicari de pluribus loco generis. 18 Adhoc cuaprobabile eft genus in bac
definitione etfc vniucr(ale,prafertim fi dicamus torpb.illa quinque. pedü (ub
ratione pradicabilis , fed etiam fub ratio- ne vniuerfalis confiderafle X tuac
fenfus defiaitionis efl jd, quod p gdicatur, erit, genas cit id vniueríale ,
quod pradi- catur ; &c, Ncque ob 1d fupci ua cfüct. il- 323 laparticula
praedicatur ,de pluribus , vt quidam obijc:unt;veluti iam contenta in ly
vniuer[alequia tunc poneretur ad de- terminandam propriam rationem gene- risyper
vltimam particulam differentibus fpecieyqua fine illis medijs collocari , &
cum ly vniucríali connecti non poteft, vc notauit Auetía q. 10.(cc. 3. vbi lunc
dice- di modum ample&titur,quem docuit Ta» tar.tract.2.in Petr. Hifp. Ioan.
de Lapide q- 2. Albert.trac. 5. prz dic.cap. 3. Soto q. - vn.dc gen.ad s.
Titelman. c. 7. de predi Cab. Louan. c. de gcn. Mercat. c. de pro- prio.
Didacus difp.6.q.2.& alij. Verü ta- men cft, hunc dicendi modum nó effe de
mence Por ph.quia vt conftat ex texta,il- lam particulam predicari de pluribus
ad aliü 6inem pofuit;vt.f.per eam diftingue- ret genus ab indiuiduo , fic autem
pofita illa particula,non amplius dici poteft re- latiuum quod rcfetri ad
vniueríale , tan» quam ad genus , vt perperam Tatàr. cit. e(t arbitratus quia
tunc per vniuerfale intelligeretur es ab iodiuiduo füffi- cienci(Ti me
diftin&um. .19 Ceterüaliz duz particulz roo tibus fpecie in quid, ftant
loco di tig , per illas enim diflinguitur genus ab alijs prxdicabilibus,cum
quibus conueni & inpradicari de pluribus,per ly enim 4iffe- rentibus fpecie
, diltingaitur à fecundo prz dicabili quod pradicatur (olü de plu« ribus
d;fferentibus namero;bzc .n. par» ticula dat intelligere,quód genus non di- cit
totam c[Tentiam, fcd partem e(fentizg nam id;quód prazdicatur de pluribus fpe
€cicbus,non potcft eife toa illorum efse- tia,quia fpecies habenc diuer(as
cffentiag totalcs , que vna totalis non potefl de omnibus illis przdicari .
Vnde genus dif- ferre à fpecie per hoc, quod pradicate dc pluribus fpecie
diffcrentibus , fpecies autem de pluribus diffcrentibus numeros non ita dcbet
intelligi fufficiat fola di- ueritas (pecifica, vcl numerica inferior ad
diftinguenda vniucríalia, rta quod có- fütuaotuc. diin&ta. vniucrfa ic
maioyem , vcl minoré multitudine Íubij» €ibilíum Lp, vt coptendit A :
10.fe&t. 1, & q.11. íc&. 1. hoc. eft flo quia diffcrentia ctiam
Matan » ine, 1i / . MEecioM eet
eiEDproedifferentibusfpccieintelligifundamenraliter,acpromacctiialivcidemfitfpeic;acplu(quamnumero,fcueffentialiQuafi.IednGenusbene
definiature uder-II.— 45 tur per modum magis incomplcti , & rx prd:
ioferius, quia, vt aiunt ?hilofophi, magis & minus in cadem li neanon uiu
Mot cicm nt conttar dc » magis, & minus albo ; non crgo cx hoc modo
difceracndi genus à [pecie fequi- tur geneta füperioras & inferiora abinui-
c£ ( pecie diftingui , vt infert bic Au&tor., 21 Hicautem aducrtendom eft ,
cum gus definitur per pradicari de pluribus pecie diflercntibus , non c(sc
accipienda icm pro formali , quia przdicari de plc ibus ditferentibus fpecie
pro forma- i idem c(t, quod przdicari de pluribus contentis (üb genere, atque
ita probando aliquam rationem cómunem cffe genus , quia icatur de plur;bus
fpecie ditfe- rentibus, hzc aurem differre (pecie, quia concinentttr fub codem
genete ;, commit- terccur man feftus circulus ; differre . n. fpecic p r ex co
, quàd fint fub nere; & cífe'genus , co quia lit fupra a ergo przdicari de
pluribus ttr, ita quod differentia inferiorum genc- ris actendatur cx
diacrfitate cffentiarum fuarum pracifo refpe&u , quód fint füb €odem
gcnere, vt cuit etur circulus in bac dcíiniuone ; hoc totum notauit Arriag.
difp.7-L0g.nu. 26. fed füperbé dide, du ait forté nullum 1d adnoxaffe ; hoc
eoim docet Tatar.cx profectio q.de (pecie ar. 1. * &.Secundà fciendum ,
vYbiait genas dcfi- niti per fpccié; & (peciem per genus fun- damentalitcr
tantum, & pro materiali ,vt euitctur circulus in bis definitionibus . - à3
Poftremb per aliam particulam in id leparaumr P on ab alijs tribus prae-
dicabilibus difkrcn.ia , proprio , & acci- dente , nam vltinfa duo abfolu:é
pradi- €antur in quile , & accidentaliter , diffe- Fenta vctó. ptadicaur in
quale quid; quia dicit partem elfentiz per modu de- 1erminantis, &
qualificanus , & per mo- dum termim adic&tini , genus verà dicit effentiam
per modum per fe ttantis , & termini fübancui , € idcó abí(olure di- ciiur
prz.dicari in quid , & elientiam per modü clleniiz , quia dificrentia
quoque L^8iéa prz dicat vtique e(fentiam, fed per modü qaalitati$ , qttam ex
pofitioné tradic Do- &or q« 12. Vniuerf,
& eft communiter ab omnibus accepta. Ratio huius di(ctimi- nis inter genus,
& differentiam iudicatur üb Arift. (.Met.c.28. vbi ait, genus císe quod
primum incft, & quod eft fubicctü, differentiam vcró fe habere, vt
qualitaté cius; quia igitur differentia munus cft nó pr&berc primum
quidditatis fupdamcn- tum, fed aducnire generi , illadq; deter- minare, vt
cóftituatur fpecies,monus ve- rÓ gencris cft przbere tale fundamentü, ideó ad
genus pertinet modus fubflanti- uus, ad d fferentiam vcró modus qualifi-
catiuus , & adic&tiuus , vnde differentia pr&dicatur in quid
fecundá rem , non fe» cundum modur , genus veró praedicatur inquid fecundam
rem, & modum; & ex hac doctrina cxponendus cft Acift. vbi- cüque
affirmat , tàm genus , quàm d:ffe- rentiam pred cati in quid.vt 7. Top.c.2»
1. Poft. 2 1.loquixur enim de pradicari in quid fecundum rem tantum . Num verà
ex natura tei determinatum fit in quali- bet fpecie, quód hoc prz dicatum (it
ge- nus,& dicatür fobftantiué; illud differen- tía , & dicatur
adie&tiué , num porius cx Marte o. , vt contendit Auería, di^ cemus diípur.
[c3.q.4«- Contra allatam definitionem obijci- tur,1. contra fingulas particulas
, videtur enim in primis malé definiri genus per a&om przdicandi , quia vt
diximus dif. praced.q. 1.ar,3. adus. candi meré accidit vniuerfali , & ex
vi actualis prz- dicationis potius extrancatur relatio v» niucr(alis, quàm
ponatur vt ait ibi cit.q. 16. Vnjuerf. in fol.ad 8. Secun do animal , quod cft
m Petro , vcl Brue nllo, non potcft quiddit£tiu przdica- ri, nifi de folo
Petro; vcl Broncllo, quia folum eft dc corum quidditate nam malitas Petri
tantum conftituit Petrum & Brunclli Bruncllum; nó alia — crgo malé dicitur
, quod przdicetur pluribus. Tertio € contra, non tátum dicatur yenus de
pluribus (pecie di tibus,(cd ctiam geneic,fubitátia namque [usce de
corpore;& fjsritu , Pel m int gencra, pra-dicamr ctiam dc | qe mr Nn» ribus
416 tibus numero differentibus. Nec dicasge- nus prz dicari óc ipdiuiduis.
mediate can- tum,nam ar.feq.oflCdeinus etiam imme diaté pra dicati. Nec ctiam dicas
[pcciem przdicari de indíiuiduis cum pracifione fcd genus tinc przccifionc;
quia fi hoc fof ficcrct ad dillinguendum genus a fpecie in rationc
vniuerial.s,uafic etiam differée- , tia generica, & fpecifica, proprium
Bene, ticum;& fpecificum,item & accidens ucría vniueríal a
conftituerent. vt (otics iaculcatum cfl cap. 4. de fubftant. & 7.
Mct.48.(ccunda (uübflantia ,pizdicantut 1n quale quid,; € contra vero 2. l'oft.
79. diftcrencia piedicatarin quid; & cum tit gradus cffentialis ficut gcnus
, ino no- bior y. dcbcbit queque ei concedi perfc- étior mcdus praedicandi .(.
i0 quid , ergo non bene per hanc particulam di(iingui- (ur gcnus à d'ffcrentia.
24 Refp.ad 4.Mayron;paflu 2.logicos vcrbua peadicatir inteligere , vt. dicit
eptitudinen: 5. vcl dicendum ; quód ficut rátio vbiuer(alis, vt (icy eraut in
relatio- ncincüendi tàm aptitudinall, qua acttia- li; fic in propofito ratio
ple dicabilis vt lic eruari poicftau relatione. pradicaedi tàm, apciudinaliquá
actuali , loquendo 145,Ct de [»a'drcatione ignota, qr binc enim fcmper
applcatur ad pluri;& quan- 4o Doétet ioc. cit« inquic cx v1 eciualis pra
dicas; onis extrancari46laCon:m vat-- ltsyaducrtit do1,:d cileintcliigendum de
pracd:cauione excicictynondignara.A d 24licét amunalitas contracta pcr.
ditfecen- tiam à párte rci ad. conft iruendamndiui- uiduam alicu:us fpecici
nequeat a. patte zci praedicari s i6 de illo fülo 4 vtnotat $60t.2.d.5... 1.
(ub H , quia tamen adhuc natura remanet indi Ierens" intria(ecé ad
fingulari aliacain [peciccun coa (itaen- dá temocté cit pr dicabilis eciam de
illis, S quando ab intellc&t przecila ab. ilia s differcatia accipis
indciciminationé po- fiiuam , cnc cfhcicat proximé prad;ca- bilis,vc explicaium
ett di(p. pizc« Ad 3. genetalupecioza predicaacur de pluribus genere diffzceadbus,
non quac enus gene- rá (unt, (cd «uacenas tubslierna, quo (e n- füdicun: uc
Lpecies [ubigciotlesy mnia vc 1g- quit Doctor in hac qug (t, de dif créubus
Difput.V. "De Pniuerf. in partic. J - es genereyinquantum talia , uihil
per fe prae- dicator ; quomodo autem genus refpiciat indiuidua: iaté, dicemus
attic, (eq. Ad 4« alio mode fumit Arift. ibi qu: quid, vt diftinguitur contra
hoc aliquid. , vt innuetct naturas vniucrí(ales effc com- municabiles,nó yero
pecfe fübhiftentesy; — i non dixit illas przzdicari in quale quid , . (ed
fignificare quale quid. Patet autem ex di&tis,quo fenfu.mulus in locis
dixerit A- tilior.diffcrentiam prz dicari in quid , ni- mirum quantum ad rem
prazdicatà , prz- dicat etum attributum é(lentiale, & par- tem quiddicatis
(pecificae non cámé quà. tiim admodum $ qnia praedicat per mo- di
jualitaus,& adiacéus, Nequc hic mo- dus prziteándi derogar excellenjig gra»
dus differeütialisiquia abfoluté loquendo. nodus, przdicandi in quale quid
petíc-. &tiore(t modo predicadi inquid per mos. díi partis,ficut.n.forma
cft perfe&iio tetiagquia illà cótrahit, ac detecmim 1n j'ropofito modus
praedicandi in quid. & p. modü
determinat s crit mado praidicaüicán guidy&,. ddierminabilis, vt
benemotauit Didat ; 2$. Deiode ob jc.cótra totá def nem. Primo;quia. conuenit
aljjs à 16,nam cofuenitenti. , quod| ra de pluribus [pecie differéoban qui non
cit acnus;vt tc (tatur Arilboc. 5. | €,3. militer anima.i comn uni, qt cir de
rátionali tiuay& fen qua pecie dificrunts& tamen Qon 20S AVIASPO Fédi
iin fell ribus, nam gfvut.Q naa Io n deiiie ion unit pico quos diu Pusat odit.
TERUEREIO i t;0.contincr aliqua. a il phirs T cíienuá 1c delinitg ?on ita €lic
analogum , «t cxclu- dar vnixatemy conceptus , qu& ad vniuo- cationem
fufliciat vnde innottra fenzen« 1ia magis adhue viet di ffi-ultas;(cd ope 2v wo
me - ; eios Quafl.I:e An Genus bene definiatar. v» fez.IT. 427 v refpóndct
Doctor 1.d. $43. $. Con- tra iffam vniuocationem
eipfoArift.'€it.;Metro.quiaquidditatiuéincludiutinauibu(damntijs,q»c(tproc.fusconiraratjonégeneris,dcnmficreahaspotentalisadillas,coufcquenteromnihóprafcinditabillis,quamfolutioncmadhucmagisdeclaransd.8.4.3.S.&Y.6.4dprimum
argumentum y ait conceptum generis neceflarió defumi ab aliqua rcalitate dift
in&a à realitute diffe. femur y& per eam perfe&ibili, € contra-
hibili, ac proinde limitata, & finita, con- ecptus vcró entis cft
commun'sad fini- eres infimum; quam doórcinam dire- €ibi declarat, & nos
infraexplicabi- intus", cum Dcum à predicamento exclu- demus; cadem ratione
negat Maur. q. j.. . Vniuetí.$..Q uartó-dubitatur, cns$c(e -genus; & ce:eri
Scoriflz palim ; ettà illi . qui tenent, conceptum Cnus-de(umi ab aliqua
realirate adaquaté concepta.» vt d ü , hunc no- 3 on pes adicament — dum
ificulter foluant, vt fu(ius in. Met. ^ - .37 Scd inítat va. RULA AL NN - ex vi
dcfinitionis traditz i ens e(Te genus; pra(ertim tota 3 een dcfipitio ci
competit , €u; rz dicetur in ,uid incozmpleté de pluci- bus fpecie,lioc ett ;
plu(quà numero dile rentibus, «quod add;t, ne quis dicat ipfum petere
principium, quodilla , de quibus ens predicatur,.(. Deus, & creatura, füb-
ftantia,& accidcns,[upbponat efle (ub ge- mere » co quia illi appcllac:
diftinéta (pe- Cie ; cü 1g:tur per nuilam particulam ex- cludacar cns aba(ta
definitionescur genas |.dicinondcbebic, (i liec definiuo ett bo- na? Kcfp. fi
loqu' tur de ente, vc folum traníccndit lubít ciam; & accidens -i« de , eme
finito,grat s concedimus císe genus, "Nt mag's conitabic dilp. feq. Si
verolo- quitur dc enic, vt conl cendit ,;* ercatutam ncgamus cile genus, t ob
ra- tionem allata: quia non praefert reale tat pocéialéin, & corrah;bilem
pet rca» liatem def tent ie, quod ncceriaium eld vt aliquod propc dicatur genus
vt do- €cCSCOL £d 5.4,3. prope tin. tü quia de tonc genecs citvt dicat celauoné
ad plus i* : | rcs ípecies, Deus aüt non eft. fccies, («il c(ientialiter e(t
(ub(bantia: indiuidua ,.& finzularis , nullum veró genus conttiu;.- tur per
otdinem immediatum ad rem in - diniduam, vade formaliter loquendo ex- cluditur
à deGnicionc seaeris pcr hoc ; gp non praedicatur de Dco y & creatura , vc
de pluribus (pecicbus, ficut neque ad illa contrahitur pcr veras differew ias
facicg- do compaiit;onem Mctaphyíicam qug omnia neceiloria (unt , vt aliquod
com- mune-de. plutibus dicibile in quid per modum: pattis eifcntg dicatur gcnus
,. Qaod fi Arriag. velit appellare. genus quégicunque talem conceprü etiam cir
illas condicioncs,crit que fto de nomines re tamen vcra non 9unem huiu(cemodi
concepium eile appellandum genus opti- mé,demon(trat Pa(qualig. 1,p. fux: Mct.
d.(p.3 9.íc&. 2. voi aduertit quod cealitag apta fandare intentionem
gcnctis deber dicercaliquam rationem cutis determi. natam , inqua faluetur
potius. inchoatio huius natura'; quàm altcriusncc fofficiat ratio éntis, vt
fic, quae cx (e non dicit in; «hoationem deterininatz oaturz fed cá» tum effe
reale, (ed de boc fufius in Met, ja -. Ad intlantiam de anima in iiL dd mo
argumen: o allatam concedimus ha- bercratiooem .genccis adilla. tria, quod auté
non ponatar dire& in pcedicamen- to;(olum infert,g» non eft genus complzz
tum nO €x dcfeétu vniucilalitacs; fed na tuiz, quz partialis ctt,ac incóplcia «
Ad 2. 1amfüpra di&ü e(t vninerfale, vcl p;at- dicábile ; quod ponitur Joco
gencris u.a hac difinirione. ; accidentalitet contiaeri fubgcncre. primo
pradicabili , quarenug "f.quicquid conuenit gencri vc gonuselt, cGuenit
ctiam vaiuerfali, quaccnusa tali intentionc dznominatar.. Ad 3. iilaplura
ponuntur 1n definitione oblique tantü, & &onnotatiué, rcfpcétus enim
temper defi fitue in ordine ad terininum, X t pouitur m eius definiione, y; adi
28 Quiares, an ita dcfininim nicdcíerie iua, v.i quiddiratiua ?. pef pr magn ic
ablque cau(a iri praeli inier düop ^ miflas , & Scowftas, euo lic iie lis
de nopvne; fi l'ocpb. Jo niic de genere , quatenus pra
d,cabile cft , X non pouus Nn i Qu. M 428 quatenus vniuerfale , vumens cias.|
fuiffe vidcturserit definitio, & noa delcriprio, quia dici de, licét (it
pallio vaiuec(alis , et tamen dc etfentia pradicabilis ; Si ve- ró loquatur de
gcnere , vt cit vniucr(le, tunc dicendum cft, quód ti przdicart fu- mitur
formaliter; eft de(criprio ,quia elt data pcr páflionem, fi vcró radicaliter ,
cft dcfinitio , (ic enim dici de coincidir cü effe n, & aliero if&orum
modorü in- telligédus eft Doctor q. 1 ;. voiucr( qui- do mquit przdicati de
pluribus effe ra- tionem vniuerfalis; cum in 2-d.5.q. r.ali- tcr fentiat ; quód
(i quid amplius conten- dan: ex hoc loco Scotiflz , dicimus Do- €otem maiorem
babere au&otitatem in lib.fent. quàm voiuerf. in quibus folum- modo €a
doctrina reci picada c(t, quz có- fonat cum lib. fent. iuxta rcgalam genc-
talem, quain tradidimus in quaft proe:n, de recipienda Do&toris autoritate,
Ad- uertendumtn c(t quod cü dicimus prefa- tam definitionem ctfe
quidditatiuam,non loquimur de puté quidditatiua quz ran- tum con(lat ex pcoptio
;2neres X differe- tia , fed de quidditatiua per addtamentii data, in qu: vltra
proprium geaus, ac d f- entiam, inuoiu tur quid aliüd ab eifen- tia definiri
diuet(um ob ordiné aliquem; em habet ad illud , tinc quo definitio
intellc&uin aon quietaret,quo gcne- tc definitionis non lolum definiuntur
ac- cidentia omnia relatiua, quoi am c(T- to- tü cft ad aliud (c habere, &
ideó perte&e concipi ncqucuni, nifi eciam cócipraatur fondamenunn;&
termiqus;(-d etiam ac- cidentia aliqua abfoluta , imo & fubttan: tig,
prz(ertim incópletz, vc docct scot. 4 d. iR d.1 2.0.1. L.& alibi lac pe.
"in Prater allatam generis definitionem Porph affert aliam , dicens genus
cfl id, €i fupponuntur. fpecies , quz dcfiaitiQ potcft iciy tum effentialis,
cum acciden- talis iuxta duplicem (enfum;quei poteft abere ; i.n.
itaintelligatur , genus eit yniaer4le , quog refertur ad fpecies , erit
ellentialis , quia ccn: iale c(t seneti re- fpicctc (ua inferiora; (i veró ita
intclli- fatur, jenus clt vniderlale, ad quod tpe- cies tut Ícu quod terminat refpc- n fpecicrum, etit
accidentalis, quia Difput. IV. De-Viutvfalibus in partic. Accidit geacri » quod
refpiciatur ab infc- rioribus licét .n. nà refpiceretur pet mu- tuam relationé
, adhuc «à benc idtellige- recur cóiticutum ia fuo cile pec re( pests si dici
ad inferiora , € quonià hic po- ctior diccnd; modis elt £cequcatior a- pud
Auctores , & magis inteatus videtut à Porph. idcircó cóicer docent hanc
vlci- mam defiaitionein cíle acciden:alem .— ARTICV.LVYVS.HL. Quomodo Genus
pradicetur de. indiuiduis. 19 Ompertum e(t apud omnes ges C nas delidliiaif
prid C4 UR CH- prerca cnim dixit Porph. genus pradicani dc pluribus fpccic
ditferentibus, noa aüt- dixit de (pecicbus ; wc in(inuaret genus non cantum de
(jecicbus pizz-icars, ded dubitari tolet dc mod» , juo | , &du»lex cíle
porett dulyun,——— Priasum cit, an mcd até anum pr | E dicctur de iliis «.
med'aure fpecie, juo (cnfa d. cimus , quód Peirus ett animal, quia el homo, aa
cciam polit ra:crdum etiam de carum indiiduis, que proprà — — abinuicem (pecie
differre dowurslld mi v À. " ir hr ^ immediate przzdicar;; Eft (ausvaloata
o — Op'nio , gcnus a. n prz dicari per feiplum immediate de iadiuid.is , fcd
folum de fpccie, € hac med áte et à dc indiuiduisy. in quo à 1p: cie
(cceraicoryquz de fuis ta- dividus imaediaié przcdicacur, ita Alber. traCt.4.
de praedicab, c. r.Scot-q. 17. Vatu. Cooimb.. t .de (pecie; Tolet.q v0. Onna
kam y de Auf. 3.9.7. Maius fec.2- genere. 3. 4. Laucli. tract. de quin» que
pizd ve Ioan.de S. Tho.q.7, art. 1. alij paffim: quód maniteité vide- tuc
Porph. ip(e docaide c. de (pecie dum ait Jf tque omninàó id omne ,quod eft an-
te indintdua,dF de ipfis fine medio predi catum [pecies erit dz mtaxat, et
nullo mo do generís rationem jubibit. Et hanc fe- quutur opiniomem;quicunq.
negant indi« uidua gencrica.i.immcdiaté cóoteaca füb gencre,de qu bos immediate
praedicetur, vt Suarcz diíp.6. Met.(ec. 9. vbi a(ferit nu| la racione potf'e
gradum animalis contra hi imaediate. pec — pu alm i .Q.I. Quod Genus pradicetur
de indiuid.c/et. 1. £19 ddaalem,fed mediante diff retia fpecifica , uc adcó nó
dari hoc animal immediaté »ntentüm fub animali , (ed Petrum , vel v Leonem , in
quibus per eandem in- inifibilem differétiam indiuidualem có. grahuntur omnes
gradus fuperiores , idem quoque afferit Foalec. y. Met.c. 28, que(t,
a4dec.3.& alij ad ipfum. Aliafentécia docet poffe genus &t per
feipfum,& immediaté przdicari dc indi- uiduis,vt cü dicimus, hoc animal eft
ani .mal,hoc corpus eft corpus, quz propofi. tioncs verz funt immediate , &
non folo nomine,nam przdicatum fignificat nata fam corpoream, vcl (en(iriua in
cómuni , & (ubie&tum eandem naturá. fingulariza- taim;itaex Reccdoribus
multi, vt Runius cap.de fpecie q. $.Ouuied. contr. 4. Log. pünc. 4. Hurtad.in
Log. difp. 4. fcc. 5. quicüque admitrüc indiuidua generica , & . jincó vt D
Thom.opufc.5 $. & Sco- . tus 1.d.3.9.6 verf item vitimó vt ibi no PENA Er
icter 1.d.8.q.3.ptopé finé & cla 207 giffime in 4.d.8.4.2.O. vbi citat
Do&t A- ... wic&.r.[na Phyfic.qui fuit primus inuétor —— ánduridui ics
idis: Sáchez q. $6, .Log.na.5. & 28. ] ures. — m e bm rcfolutione bw dubi
E: - i m "J-. nad om. i * y" OE e. MET 2 , . 2 Ce z fe,primó vt fünt
à parterei; & fic verüeft nullü dari indiuiduum , quod immediaté fub genere
cóuneatur, quia omne tale có - tínetur immedíaté füb aliqua fpecie infi- ma ;
fecundó prout ab intellectu. conci- piuntur fub gradumnaturz fuperioris non
confiderato gradu [pecifico qué re vera rticipát,g vulgari exéplo de veniente à
e ex plicari poreft,nà fi ex motu , vel aliqua alia animalis proprietate,quà in
eo deprehédim is,cognofcamus illud effe in» diuiduumaliquod animalis,non uj
difti. &$ (it nec cquus,vel afinus, tunc dicimur cognofcere indiuidud
inadequaté , & in- €ópletéin qua accepcione fignificatur no mine huius
animalis; & indiuidaa boc imo do cótiderata dicütur incópleta , & genc-
ricayincópleta quidem,quia non attigiur af totam cí(lentiam (uam quam babent à
parte rei,generica veró quia orinaliter , | 2000 Siímmediaé pasticipant nauxá
generi. Logic [D di eft;indiuidua dupliciter cófiderari pof cam,Et qaidem hac
indiuidu: generica» hoc modo debere admitti .i, non à parte rciy(ed apud
intelle&um inadzquaté có- cipientem,docet Scotus aperté loc.cit«cü Auicé.
& Varrone Magiilro (uo, vnde in- Suenuod in fingularibus cft ordo fecü- um
ordinem vniuer(aliü , & quod prius vnuerfale quodcüue potett intelligi de-
(cendere in propriü fingularey quàm có« trahatur per differentiam aliquam ad
ali- quod inferius, tanquam ad fpeciem , vt fic habeamus ordinem ittorum
fingulatiums hocens , hzcíubftantia , hoc corpuss & iic deinceps víque ad.
Sortem ; hoc prenotato . 31 Dicendü ,qu5d licét deindiuiduis fpecificis , &
completis praedicetur ge« nus media [pecie,de genericistamen , &
incompletis per feiplum immediate prz» dicatur . Conclufio colligitur ex Scot.
cit. camque tenent Auctores fecunda fententiz . Probatur , quia vt dicebamus hz
przdicationcs (unt verz , hoc anima] c(t animal;hoc viuens eft viués,vbi pra-
dicatum fignificat naturam (enficiuam in communi , & fubie&um candem
matu» ram fingularizatam ; fed inter natu. tam in communi fumptam , &
infingue larinullum poteft dari medium, ergo E nus immcediaté przdicatur dc
indiuidui incompletis. Deinde ficut natura fpeci- fica in fingularibus eft
indiuidua , ita & ncrica,ficut enim Petrus , ideo eft hic omo di(tinctus numero
à Paulo , quia habet diftin&am numero humanitatem , ita eft hoc animal ,
quia habet animali tatem diftin&am numero ab animali. tate Pauli , elo
igitur animal przdice- — tur mediaté de Petro ,& Paulo ;| vvfünt homines
,'immediaté tamen predicae tur deillis quatenus fan;jhoc » & illud
animalquia inter animal ; & hoc animal nullam cft medium , quo probari
poffit animal dici;de hoc
ammali.Conf.illudpradicaturimmediatédealiquo,quod£ognofciturilliconuenirenulloalioter^tiocognito,&&contrailludmediatepradicatur,quodnoncognolcituraltcrconuenire,nifimediantecognitionealicuiustertij»fedintercKindisiialédone"Aopescogniti,&pa$3.*44,0itionemnaturagencricemedíatco«£uitiofpeciei,quanonmediatintercognitiopemindiuiduiinadzquatécogniti,&cognitionemnatura:generic,ergo.fnpradicaturmediantefyeciedein»uiduo.completo,feuadatquatécognitoyimmediateveródeincópletoyfeu
inadz- quaté cognito: minor quoad primam par- Icm patet , ratio enim cur de
Pctro (qui fub tali nomine datur intelligi indiaiduü completum, & adzquaté
cognitum ) af- ctur, quód fit antmal,eft quia cogno- fco illum effe homin£,
veré enim Petrus. idcó eft animal, quia eft homo, & parti- cipat naturam
genericam mediante fpe- €ifica; Pcobatuz etiam minor c. quo- ad fecundam partem
cxemplo fuprapoti- to de veniente à longé , quod percipitur effeanimal, fed non
cu:us fpeciei, qp qui- dém tuit exemplum ipfius Auiccn. & ad- ducitur à
Scot. loc.cit, vbi etiam refellit taciramre(pontionem , poffct enim quis dicere
; quód cum videmus vcnicntem à longe iu cafa pofito;no videmus hoc ani-
mal,(edvniuer(ale;id dici non petet (ait etse X Dh rie eg nae €» det ergo debct
intelligide ingulàri vniuerfa- lis. Próbakur psa rauone ibi à Scoto allàta ex
Varrone, quado enim dc aliqua ze 12noramus,quid.fit diftin&té,& in par-
ticulari, quarimus., quid eft hoc ?.at tunc ibi ly boc non(aüpponit pro aliquo
eredi dame: vt hoc ligno, vcl 7 $'quia unc. nonignorarctur ; quid. fit
illadjquod pcr tale nomen quatur ; idem non (upponiuir ,'& quaricut y.
pponit ergo pro fingulari cntis,& qua ritur in: ipesesidod "- - saper
d Y nc; quod. cftyel ligaumy vcl la- pho imeicdus. ia 3x I» oppotitum obijcitur
1» s ita prz dicantur dc dime. ib eee eifpofi ci im ferie prae dicamentali. y.
(cd. in €alerie inicr gradum fpccificum: ; & in- dsaiduu m medias fpecicsycrgo
gradusge- nerxus nó piz dicatur. dc-indiuidu s, ni mediante (pecie Cof. nó poc
elfe mme- iata progretl;io decxtremo ad cxtiemü, nii pcr a:cdiü ,fe gradus
genericus ct füprémus., ndiuiduus eft.infurus, (pcci- €45 verQ cll nicdius
inccr vrgumqueyesuo LM & * Difju. V. De Vniuef. in partic. nequit gencricus
predicari de indiuidao 5 nifi prius pczedicetur de fpecifico. Ref » cum
diftin&tione minoris inter genus, indiuidaum completum;ac adzquaté co-
gnitum vtique mediare fpeciem , nonta- menm genus, & indiuiduum
incompletum,, feu see A: Quac indíuidàüam enim fic (amptum eftimmediatum generi
. Ad. - Conf.conceditur maior; quando illa ex- trema non fint immediata at in
propofi- tojgradus genericus X indiuiduusincom-. ples (unc immediate, &
gradus generi-- cus dicitur füpremus , quiaeít fuperior , indiuiduus dicitur
infimus, quia eft infe- rior, & non quia inter vtrumque alter intercedar .
P 33 Deindcarguitur, bzc indiuidua ge nerica non dantur à fpcci ficis
di(lincta,er pecificum. Tum quiafecand m$cuum —— — 24.12.92 grecia ipa bi
aliquan * ieminal o pencse Jic aliquod. indi de uam in illa fpecie,ergo
omniaindiaidua. - funt fpecifica. Tumtandem;quia animal nó multi plicaturynifi
per rationale, & ir 1 Di- leer. non datür hoc an; nai Wii Auepoi nico do
efp. neg-affumprum, non dene tur indiuidua generica à Ípecificis diltiae- 6a
modo tam deelarato, ad pruna pcob,. neg. item allumprum, ad cuius prob. oc -
Currit Doctor loc.cit.in 4«quóod licer illa. omina hoc , & onfirenr
Áingulace (pccickinfima. singt voiueríalisacquit.efse jorerü natura ; nifi.
iwalkyuio fingulari alicbius (pee1€i infima rejxtiarur ytamen: per e (upponunt
pro "fingulari entis& magis vniuec(alis,& ra- tio cft ; quianen
demonftxant fingulurc Xpecietiofima difta de; & adequate, (cd. *copntuse;
-argumentaprobatLolumy.«gyvtiqueàpacte:rcimcecdatur,nccdara«páupgulaie:vnaigriul.sdiitinctààpwoodgn45dlixerui,eenEfis,(cdfpeciei;ytXindiocaulis(ufficienscftad'Quafi.1.QuandoCeu:pradic.deindia.dr.T.stlatifpecieiinfima,nótamenprobat,inpxusconci»poffitfing:loremagisAipuertafeaiiDiigoalis.con'donsncomempeperintelledumanimaLtateém
prices cum fingularitate, ouam c ü rationalita:e5 neque enim oportet, vt m- ter
coficepius ingularmmy& conceprum genericam animalrsobuerfcntur in men- te
conceptus (pccifici, Ad altecà eiufdem aflumpt prob. ex Scoti auctoritate patet
per idem ,'quód confiderando indiuidua, 1mftatu rcalis cxiftétig,owmia funt
fpeci. fica (cd in ttata exlftéuz obie&tiuz apud intellectum inadzquaté
concipienté cuá dantur generica. Ad vltimam patet quoq;: peridem, non enim
animal à parte rci prius hingularizatur in indiuiduis , quàm contrahatat. per
rationale, & irrationalc ; oppofitum tamen contingere poteít per intelle&um — concipienté , Sic «uique
iutelligendi funt Porph. & Scor. €it. initio dubij,dum dicebant vniuct(ale
immediate" dictum de indiuiduis babere ihe E zum ita t l- indiuiduis
complets ; tum quis (— €tíam fi genus przdicetur de incompletiss iQ 32 per
modum genc- " moxdicemus, —— — 34 Tandem arguit Suarez, & eius arga:
ta probare vidétur nec ctiam per in- telle&u inadaxuaté concipientem pofle
dari indiuidua genetica à fpecificis di (tin Qa quia ratio generica precise
fumpta eft indifferens, & quati in potentia cfica- tiali , vt per
differentiam £pecificam de- terminetur, ergo doncc intelligatur hoc modo
determinata , non potett inielligi proxi e capax indruiduationis, Accedit; ,;
& fimpliciffima differentia determinan- - dam in áingulari totam;&
integram císe-. oce inclüdit omnia pradicata fu- periora , fruftra ergo
finguntur tot diffe. renüz idiaidualcs determinatiug pros. priorü sradutim
fuperiorum . INcc v c vnicam à parte rei 4 fed ef- fe multiplicem per
intelie&ü , nà nequit reddirauo , cur poflit eadem differentia indiuidualis
partiri 10 plares pcr. intelle- &ü;quarü fingul fingulis gradibus (upc- X
rioribus cortefpondeant,& non differen. tia Ípecifica in plures (pecificas.
Deniq ic non cíl mmas elfentialis connexio. & or- do inier differentiam
generis fpecificam, & indiuidualem , quàm inter differentias faperzoris
magis,& min? vuiuerfales ví;ad fpecificam v. g, non eft maior connc- xio,
& ordo inter (cntiens, rationale , & Petreitatem, quàm inter
fubftantia, cor- pus,viuens;(cntiens , rationale; atqui cor» pus non poceft
contrahi etiam per intel. le&um per;ditferétiam hominis, nifi me« dia
differentia animali,ex corpore enim, & racionali folo
nequiteciamperintelle€tumaliquidvnumcontfticurergon*queanimalcftdeterminabile
per differéiam huius animalis v. g. Petri , n:(i media dif- ferenua hominis .
35 Refíp.ad 1. rationem genericam ante determinatioaem fpecificam nó cef. fe
proximé capace pariter indiuiduatio- nis fpecificaz , quia cum indiuiduam fpe-
€ificum fpeciem includat, (and nó poteft genus ad ipfum contrahi, niti media
(pe^ cie, benc tamen eft capax indiuiduationis ice, quia cum indiuiduuin
genericü ried: nen includat , poteit vtique im» mediaté ad ipfum contrahi. Ad
2. vna indiuidualis differentia (ufficit ad deter- minandá fpecié immediaté,
& media illa omnia pra dicata /(uperiora à parte fei j; adhuc tf: per
intellcétam poffunt. concipi aliz diffevcntiz ratione diftinctz , qua gradus
(uperiores contrahant 1mmediaté modo explicato . Ratio autem, cut indt-
uidualis eaigecis, my ita partiri per imelle&um, & non (jccifica, eft ;
quia s uilibet gradus fuperior ,ét ab alio pract- yet capax indiuiduarioinis ,
vndc dici- mus hoc ens, hoc corpus, &c. vnde dari potiunr plures concepius
ciutdem diffe- renta mdiuidualis,quorum quilibet cor reípondeat fuo zrádui
fuperiori; at non qunlibec gradus tuperior precifus ab alio cít capax effectus
tocmalis diffcreua (pee €ificz v. g. rationalis , póchim clt fubiee €um capáx
rauoci s , nifi animal, & ideo nequeunt diti res conceptus eiufdem
fpecifica i tiz. correípondcntes diticibuuue gradi. bus (upcrioribus - m paris
y Nn 4 «um ipiam t plue crc d "7. 432. cam enim in gradu fpecifico infimo
efsé- tialiter includantur omncs gradus fupc- riores v.g in homine, vtiq;
rationale ne- uit horiné conftitucre; & ad ipfum füb- antiam, & corpus
conrahere , nifi me« dio viucnte, & fcnriente; fed quia in indi- u'duo
zceerieo no vifi genus includitur , potcft genus immediate per fingularita- tem
contrahi ; bene tamen currit paritas dc indiuiduo fpecifico, cum cnim in 1pfo
fpecies includatur, coníéquenter nequit gradus genericus ad ipfum có(tiruendum
deíccrdere , nifi media fecic. 36 Hzc omnia bene (i2nificauit Blac. cit. ibi
tamen valdc decipitur, dam ait in hoc tátum fenfu poffe admitti indiuidua
generica , vt fub vno gencre non nifi vnü aflignari, vt [ub animal: hoc ani-
mal, prout ideme(t, quód indiuidpü ani- gnalis,nam hoc animal. fic famptum ,
fub nulla (pecie continetur ; imó cómune ctt omnibus fpecierum indiuiduis, ram
& Pe ttus eft hoc 'ammal , & Buccphalcs «ft boc animal .i. ind:uiduum
animalis. Pre tcr autem hoc animal fic fumptur , nulla alia dantur indiuidua
animalis,niii h.c ho mo, aut hic Lco, quz funt mdividua fje- cierum,nec aliud
potefl mensaflequisin - quit ipíe .. Scd valde fallitur , vt diccba- (nus ,
ficut enin Pcrruseft hic bomo di- fiin&us numero à Ioanne, quia babe: di-
ftin&tam numero humanitaté , ita cfl boc animal, quia habet animalitatem
numcro diflianctam ab animalitate Ioannis , & fic de alijs. indiniduis ,
crgo plura indinidua erica dantur (ub eodem gcnere , non Vnicum tantum ; &
quando hic fit que- fiio dc indiuiduis gcnericis , an dentut faltim pet
iniclic&uns diftincta à (pecifie cis,eft qua fiio dc indiuiduis (i
gnatis,non autem dc octet ie cft indiuiauum vagum animalis , quod magis proprie
di cerctur aliquod animal , bí res à nullo ncgatuc; ncc ctiam e(t quz fL io dc
conce- piu indiuidui gencrici m communi , qui videtut abítralu polie à fingulis
gcneri- Eis, (i admittantur ; nam his admiffis idé Qin iu dc tali concepti,
quod folet de cóceptu:indiuidui (pecifici 1 communi; quare concludimus Blanc.
nó affecutum fuific flatum quatüonis , " Difp. V. De Vniutrf. in partic?
:37 Pafqualig. etiam r. par. fuz Met: difp. $$. adhuc etiam rem magis confun-
dit,dum diítingtiit de indiuiduo (ecundü cíle phyficum, & materiale
coníiderato, l uo fen(a dicit totam ; & completam in« juidui entitatem ,
& fecundum elle fore male, quo feníu dicit (olü eife indiuidüa- le,vt fic,
& poítea inquit genus immedia- té pradicari dc indiuiduis primo modo |
confidcratis , (ed mediate de ipfis altero E inodo in(pedtis . Plané hoc ett
contra a» ] omnium opinionum, nam indiuidua pgi- rho modo infpecta (unt
completa, de qui« bus ramen fatentur omnes genus non nifi mediaté pradicati ;
fecüdo modo fümpta (unt incompleta, quia dicunt puram indi uiduationem im
cócreto, vt ipfe loquitur, fic autem poitunt immediaté (ubiterai y non tantum
fpeciei, (ed cuicunque gradui (uperiori pracisé iampto » quia quili E (c
folo-eft capax effectus formalis indti^.——— uiduationis, vt icindepedenter
àípecie, ——— licét non ind uiduarions (pecifigg ; vt.———— contra Suarez
di(currebamus ; (ed quzfo ne conteramus tcapus circa dicteria , a chymeras
RécencioraiM M NE de ui videantur aff. rrc, n nlie paffim labü- tur ineptias.
Poncius autem diíp.4. q.6.-— hancquzftionem pertractans querit, an. nacura
genctica poffit :d:1à pattere. . que vila diff-rentia »oficiua prererindie —
u.dualem , vndé non videtur adecutushic — Au&or ftatum |.uz(onis , non cnim
cft difficultas dc :ndiuidu's ;
vtfuntàpartetei,quiavcdiumcftn.30.certumeft.noilumdariindiuiduuaiàpartereiimmediatécollocatumfubgenere,quodnonfitcttamlubaliquafpecie,vtnotatScot.2.d.12.0.2.lit.C.;pA38Aliudautemdubiumad!ticulum[pe&anscft,cumicaripoflittumdeindiuiduiscompletis,vtPetruseftanimal,tumietis,vtocanimalettanimal,deillismediate,ittisimmediaté,quaritur,aninhisprzdicationibus(ecuetadhucvniuer(alitatemgeneris,velporiusinducatmodü.fpeciei.Hurtad.cit.tenetadhucpredicaripermodumisquiaadhucprzdicatpartemeffentiz
, & per modum entisincomplcti ; idem Mode jj , [: & Pone * -uidgis
ciuídi - amplius rationcm ^ U^ 9 - NEED gov ' quidem, (ed fine przcifione,
& QI Quod Gesns predictus desndiidie Ar HT. — asi pter eo nimirum efto |xe«
icetur de. indiuiduis » non tamen przecie sé deillis , cum etiam de ípecic- bus
(ix pradicabile, in quo (cernitur gc- nus à [pecie , qua de folis indiuiduis c
przdicabilis, qui dicendi modus Auicen. tribuiturj & rcfertur à Scoto q.
17. Vni- ucr(.in fol. ad 1. fed non fittit ioco ime mediaté (ubdeos aliam
folutiouem. Alij inquiunt przdicari per modum fpccici , ita volunt huius ,
Didac. Blanc. Com- plat. & Arriag. dum praedicatur dc indi- uiduis
incompleus , quia tunc pra dica- tüt ac fi diccret totam corum c(lentiam ; idem
aíIcrit Aucrla,dum pre dicatur ctiá de completis, declarat «amen, id cfle. in-
telligendum,cum przdicantur de indiui- duis ciuldem xpecici , quia rc vera
tunc. gcnus non przdicator. de pluribus fpecie differenti bus, ied tátum
numcro,& idcó indüic modum fpeciei . [.ouanicnics tan- n c.dc gsnete,
quibus fab(cribit Blanc. ind ilp«4. n-6$. loquens de indi- 1 (pcciei., docent,
dum ge-, nus id indiuidua refertar, non habere, » cneri$,aut alterius ex quatuor
pratdicabilibus fed conftitüere. aliam quandum fpeciem vniuer(alis nno minatam
; quz lententia etiam abfolüré rciclienda cit , quia abíque neceffitate
mulcplicac yoiuerfalia. F .39 Dicunus, quod[i genus compara- tur ad indiuidua
complcta , bue diucría , - fiuc ciufdem f|eciei, f mper praedicatut per modim
gencerisfi vero ad incoimple-. taypouus indu:t modum fpeciei Hc có- clut.quo ad
1. partcm communis eft quà * . mulg probant ex illo Auiccn.fundamcn- to , quia
gcnus prz dicauir de 10diuiduis qu e iut dco nae huc manet diftinctum à fpecie»
qug pra- dicatur de illis cum przcitione . Kuuius notauit buius rationis.
infufficientiam qua genus, & [pecics differrent pcr iffetenziam ncgatigam ,
& non pofitis uam , nam przdicari de. indiuidius prz- ciséi* pon dc ahjs,
magis diuerlis clt pu- ra ncgatio. Pakqualig» norauit ex alio ca- pitey quia
tunc genus non tantum císct ge nus ,icd ctiam fpccics quia pradicaict dc
pluribus numero
differentibus,quodcitpropin[Bec»RatioAuic.equidcminfufficienselt, non c.inen ex
co ca- pite;vnde dicebat Rauius,quia adhuc gc- nus haberet fuum modum
przdicandi po fitiuum , quo fe extenderet tum ad tpe- Cics , tum ad indiuidua ,
[pecies veró tulé modum , quo fe extcnderet ad ind.ui;ua tantü,& quidem
pofitiuu, cfló pittim per negationem explicarctur,ne:jue cx cox capite, vnde
argucbat Falqual. nam cfto gxnus prz dicarctur de indiuiduis,non (e- queretur
cfTc ctiam Ipeciem , fcd folii ef- Íc vniuerfale magis 1llimitatum fpecies quia
(e.cxtenderct ad quz cunque (e fpe- . Cies extendit , & ad alia plura , ac
etiam per diueríum modum pradticandi , ficut. etiam non quia feníus dicitur
cffe fin gu- larium cum prazci(ionc , incclle&us fine pracilione quia etiam
cft vaiucrfalium y deducitur intelle&um etíe ctiam fenfum,. fed olum,q» fic
potentia illimitatior fea» (uj (ed ratio Auiccn. ex hoc rcfellenda 2» cft, quia
[1 dilcrimen ab co a(Lgnacü ef- (gp (ufficiens ad dittinguenda gcnus, &
fpeciem,vt diuerfa przd:icabilia , deberét etiam: in ratione vniuer(alium
diftingui d.ffcrentia [pecifica,& generica;propriü fpecificom, &
genericum;& fic ctiam ac- cidens, quia illa cum precifioneifla (ine
pracifione przdicaniur de pluribus nu». mero differécibns,et fgpius ett
inculcatü, - 40 Raro igitar , cur genus euá de;n- diuiduis eiufdem fpeciei
praedicetur per modum generis, non fpccici, cft, quia vt fupra diximus hzc duo.
vniucralia no di- ttinsuuncur per illas patticulas namero » vel [pecie
differentibus materialirer cone. fjdératas, fca formaliter, hoc cít, fub cali
modo pra dicandi. de ilis mulus, nempé compleié, vel incopleté , qui
prz-dicandi modus indicatur per illas particulas, vt fa pra declaratü eit , tcd
genus € compaura- tum ad indjuidua ciu(dew fpeciei retinet. tálé przdicandi
modü , ergo veré pradis. catur per n.ocü gencris ; 1 rob-min. qtia pridicatur
de ill is mediante xai ,n4m, fermo ctt de ind iuiduis compleus, ergo.
predicantur incóplecé, & pér modi pz us Hac cófcq. eti euidens nà co Ipfo
qe: gradus fuperior praedicatur de indiuidüis alio intct medio, fioi cft cóuahi
ad illa T me- n^ LPS d Qu. T 434. ^ Difpu.V. DeVpiuerf. impari ^ 7 mediante
(pecifica differentia ; atqj:deó &iilla deícendere per modum parcs ma-
tcrialis eflentiz, Et idcó bene dicebat DoG&or q.17.Vniuer(.infol. ad 1. «p
ge- — pus ad indwidua collatam adhaccationé gencris fcruat , quia de illis
mediate prze* dicatur,non immediate, hoc enim manife €&é indica: ipfum
predicaci partem eífen- tiz,non vcró totam effentià ;Conf.quia 2» «x di&is
difput. praced.q.2.art. 3. quádo dicimus, Perrus efl bomo, c(t adhuc prz- .
dicatio (pecici , licét enim ex vi actualis przdicationis reftringatur ad «num
indi- niduum;adhuc tàmen ex vi aptitudinalis extenditur ad plura numero, ergo
pariter in propofito hz predicationes , Petrus efl animal, Francifcus cfl
auimal, erunt 1eris,quia efto cx vi a&ualis prz dica- - - tionis
coar&tetur natura ad plura folo na- mero diffcrentia, adhuc amen eft aptà 5
proximé ad predicandum de indiuiduis aliarum fpecierum, p fufficit ad (aluandá
M aii itatem genericamyper quod fol. uitur ratio Ponci] ad oppofitum. "41
Hincprob.concl. quoad altera par- tem cx contrario fundamento ; q nempe de
indiuidnis genericis przdicetur p mo- düm (pcciei,non generis jideó enim predi
catur dc fpecificis per modum generis , quia de1llis przdicatar mediate ; hoc
eft àncompleté , & per modum partis , er- £9 écontracum de genericis
immedia- 16 przdicetur , przdicabitur complete, & per modum totius qui eft
modus pra-- priips esa . Conhr. quia refpectu il- - Jorum habet rationem
totius, & comple- , tz cílentiz , ego pradicatur de illis per modum
fpeciet,non generis. Probatur af- - futmptum; quia (icut cam dicimus, Petrus
efl bomo,!y homo dicit totá eflenuam Pe tri , quia Petrcitas ad effentiam non
fpe- €t c fit potius determinatio effentize , ita cam dicimus boc animal efl
animal, animal dicit totameffemiam illius in- iuidui incompleti , quiaim eo
nonrepe- ritor,ni(i natura fenfitiua y & haecceitas , quz ad naturam non
perunet ; & fane ad przdicationemcompletam aliud non re- quiritur , nifi
przdicatam explicare to- tun, quod pertinet ad effentiam (übie&i "teli
indiuiduationc , ergo cum totum «etur , & per modum partis. (Quia talis-—
ordononconíideratur , quando imme--—— — "t daré contrahitur
perindiuiduales imb ^ — — ' hochabeatut in his predicationibus ge- netis de
indiuiduis incompletis , dicendü - eft de ip(is praedicari per modam fpec:ei .
341 Nectefert;quódíecundürem , &* confasé boc'animal dicat etiam differen:
tám fpecificam: Quia ad dift aguenda a: ptzdicabilia non accenditur
praedicacum, & lubiectam,vtfunt inre , fed vtconci- piuntur à oobis ,
alioquin genius non di. ftingücrcetur à fpecie, & differenti a, cum ergo
boc anintal, «t à nobis concipitar , differentiam fpecificam nón dicat, e(toa
partc rei includar,iam extali modo con- cipiendi incladit zcadumrgenericum ,
vt: totani e(Icatiamcontractam pet diffecé- tiam materialem,& namcralem ,
non ve. : rà vt partem effentiz: contracta per for. malem,& (pecificam :
Nec etiam refert - quód talis natura fit contrahibilis per dife ferentias
fpecificas , atque ideó etiam de ^ — irdiuiduis genericis incomplete predi: —
tunc przícinditur natura à tali
contrahis-jbilitate,&folumconfideratutwtcontrasMhibilisperdifferentiaszmdiuiduales,naturzautemficconfideracznonpoteftDietribuiratiogeneris,fedtantumtpeciei.xrContrahancpartéConcl.arguitHur——
tad. cit. Q) ando quis videt quatuor jim , diuidua animal is,duos.C homines,
& duos- leones, & cxplicité-cognofcit ea effe anis ' malia, (cd
ignorat,qui animalia, runc ab iilis quatuor indiuiduis ab(trahit imme- diaté
rationcm communem animalis;quá illis omnibus codem modo conuenire vi- det,fed
illa eft racio; 1 ia conuc- nit pluribus differenubusfpecic , ergo cü ratio
ab(tra&a de illis po(fit immediaté pradicari, à quibus immediate abftrahi-
ache D reticdiein M code pc- iacópletis icabi ge- v À Ded rationem [ic Concegrw
e fpecificà or rim ;Contrà;at- Eri runi itio (pecifica folis có- uenit
indiuiduis eiuidem fpecici , nó veró indiuiduis alterius . Confir.illa ratio
ani- malis abftra&a immediaté ab indiuiduis codé modo przdicatuc de lilis
.(. in quid incópleté,ac &abíl raheretur à fpecicbus , & tà-
Quaft.I.Quomodo Gesws pradie-de indi, eArt.IIT.. £3 $ & tamen de (pecie,
& indiuiduo pradica- tur in quid incómpleté , ergo (cmpe: ha- bet rationem
generis. Ruríus ad pradica- tioné gencris nà requiritur, imó eft pror- fus impertinés
cognitio tot;us cflentiz fu- biecti,ergo cum dicimus boc animal eft animal ,
non pra dicatur tota e(fentia de fubie&o, & fi tota predicareruryiam
illud indiuiduum e(fet dilinété: .& adzquaté conceptum,quod eft contra
rationem in» iuidui generici ; Tandem ideo dicuntur indinidua generica »uia de
illispradica. tur genus per modum generis , alioquin.» fpecificadicideberenb ^
— ^ -4* Refp.folutione intet arguendü da- tà; ad impugnationem dicimus, illa
qua- tuor indioidua in flatu cxiftentiz realis vtique (pecie differre yat à
vidente talcm: diffcrentiá non percipi, vnde in eius con- €cpru folo numero
differunc fub genere tamen in ordinc ad illa ^y . Wt. fic cognita-, induit
modiim fpeciei quia rcípicitilla , vt (olo numero diffc- tenisquod et proprium
feci Diees Y (— €rgó genus geocralitimi habere potet genus quiaomms : €abihs eft quoquejfubijcib/lis . Refp.be:- :
v & cius probationem: ait effe: fpecisbus vt funt ordinatae in przdica-
mento , ille.n. ordo refpondet. natura
rerum qua poftular , vc gradus genericus: .defcendat ad' indiuiduazionenr per
fpe- ci€ , & ita ómnis fpecies prasdicabilis. cft fübijcibilis;potcft ramen
intelleáus hoc ordine noníeruato faceré fpeciem: pra dicabilem quz
nonfit(ubijcbilis, — Ad Confir. Ncg. affumptum; vt cóftac ezdidis. Adaliam , quando
de Petro: cnunciamus effe animal, non fub rationc Petri, quia(ub hoc nomine
importar in- diuiduum fpecificum, fcd (üb ratione hu- iusanimalis ,
vtique-nomcenüneianir tota: efsétia, quam habet à. parte renqpia prz- ter
animalitatem includit ratiomalitatem fed'enünciatur tota cffefitia ilhus , vc
ftat (ubmeftro concepta: ;; cum enim à nobis 1n concipiatur", nifi (üb
raiione huius que! i^ bic&i eft cffeanimal , & fic Petrus (ub tali
conceptu im ratione indiuidui genc- rici pót dici diflinSté,& adaquaté cogni-
—À — indiuidui (pecifici con» usé , & inadzquaté, quia nomartingitur
fpecifica differentia elplicinde Ad vit. hocanimal , & illad animal non
dicuntur indiaidua genetica ., quiade illispradis cetur genus per modum generis
, quias plané cx hcc capite: potius fj pecifica di« ci deberent (ed dicumur
generica, & nom fpecificaq doilla dicuntur (óecifica indiaidua , quae genus
párticipaüt mediante fpecie , vnde quia ifta genu$. participant immediate . ideo generica appellari confüeucrunt . 44
Exd:&is colligitur refoiutio illius quztti , dc. quo fuse nimis agunt
Recens tiorcsnonnulli , quodnam fit cotrelatiz vum generis, vw ei correfpondet
intra» tione fübij. ibilis 5: primum enims & im« medíatum füntfpec:es ,,
mediarum indie idua » tatione enim fpecierum przdicae c indiuiduis , quando dc
illis prz di- catur per modüm generis , quando cnim de indiuiduis incompletis
immediate , &C U. ique Pri ime RET mos dum fpeciei, & talis
przdicatioad fecun» dum fpectatpra dicabile, nàad' primum. Hac de caufa alij
dicunt fpecics. effe ter« minum formalem genereicaris,indiuidua- materialem
ille enim dicitur. termi- nus focmalis alicaiusrelationis , qui pro rié &
per (e illi correfpondet, materia - is veró , qui cam terminar ratióne ipfius:
termini formaliscum quo reperitur cone iun&us, & non tam feipfo ,,
quàminter-- uentu alterius, Neque ramen: hinc iofe-: ras cum Páíquailg, 1.p.füg
Met.difp. 14. fcc.2.0. r2. indiurduà meré per: accidens; (c haberead genus: in
rarione fubijcibie: lis,atque ideo adzquatum. correlatiuumi generis c(fe
(ólam.ipeciem, vnde ad indi- uiduacomparatnm , fiueciufdem: y. fiue: diuer(
(pecie, nullo mod rà tionem genetis. Hoc eniav eb prorías: ^ je diferté: flum.
; quia Porph.c-deípeci &ocet. , nedum cilc gcnus reípectu. fpc- animalis,
fan& cum dc Fetro fic coücepto: cierumíub (e eonrétacum »fedietiam rez
icitur boc animal eft animal, tota cfiéne v indiui duorum ,ad'qua rctcetur s
tía enumciatur quia toracffentiaillius lus jo id manifcfi collum ex Erici uia
ex confueto loquendi mo» Nx... S ct e 436 Oo Difp. V. De Voiuenfin panico: 000^
- inifione quam dicitur przdicari. de pluribus bo Rie differencibus. , quevct;
nÉ non tantum conuenit fpecicbus , fed etiam earum indiuiduis , non enia ran-
tum equus, & homo fpecie differunt, fed etiam Petrus, & Buccphalus,
crgo. (i
genuspropriéfubrationcgeneriseft.prailedeindiuiduis,1ndiuidua.quoqueproptiécruntfubijcibiliarefpe&uillius.&.qnamaisindiudaanon.fubijciancurncri,nifimediantefpecie,&depensterMt:^"eopriafubjcibilitasdiftiataà^fübicibilitare(pecie»quafifolafpeciesfitvnicum,&adaruatumfübijcibilegcis(uar5.declarari
poteft ex doctri- m,quam Sco:us docet quol. 18. adit. inquit enim ibi , quod
licec a&us exterior non. habeat rationem vo- lantarij & liberi , nii
mediante adu. in- .. terioti volütatis.qiádo t a&us. exterior coniungirur
cum interiori, & ex illo pro- potort fic; & in ratione'a&us
conuentüt vniuocé forma fubttantialis, & acciden- talis,cíto accidental:s
non a&uet, niti me diante forma (uübftantialis , quod exem- plum valeat
,quantum poteft, Colhig:tur etiam folutio alterius qua» fiti ,' Angenus cadem
hibinidinc refpis ciat [pecies,& indiuidua in ratione fübij. €ibilium;an
potius diüería , dicendum .r, cít , quod itudine eiufdem rationis refertur ad
vtrumque: Ratio eft; quia ex parte generis femper e(t cadé ratiofun- dandi,
(iue ad (pecies referatur, fiuc ad in- diaidua, nam dc omnibas przdicatur, vt
pars materialis, & vt praedicatum incom pletum;X é contra ex parte:
fpecierum , & indiuidaorum ratio terminandi cft eadem , quia terminant
generetarem wt. ,— plura fpecie diftintta, (iue (pccifiza s flue -
"muümerica,ergo ad vtru;mq; refertur relas ——— tione eiufdem
rationis,Scfpeciei; Anve- deereidims T ro referatur ad vtrumque ea I i» -ne
ctiam numerali, per quam cedit ,tunc ille excerioggrt di ftin&us, ha- H,
bet ratioticm volanafi y diftin&al. fpeciem attíngat, &i aré ,- 3 ]
"t quia vofuntarij meliaté , vade hoc iplD
-poreftdici quod fi e lito 0 hábet diftin&am rationem liberiabimte-
— intelle&us natütam Eo, EUM & indiuidais,cadem indimitblitelatione ——
xo vtrumque , fecusautem » fihoc —— i£ , us e riori,quia interior eft liber
immcediaté. , qua do&trina ex integro poteft huic pro- polito applicari ,
& per cam probari ctiá s ITEM om indiuidua eíTe proprie fub jcibilia gene-
; Ed ris, licet mediaté,& depédemer à (pecie: & hac (ententia eft Scoti
q. 17. Vniucr.in fol.ad s.quam paífimal:j (cquuntur. 4$ Vnde fi etià velimus
a(hiznare ada , quatam , & totale cortelatiuum gencris in ratione
(ubijcibilis , prater... quod nil aliud eft ,quod habitudinem generistet-
minatc poffit, hoc fané erum fpecies , ac andiuidua (imul ; vcl (1 placet ,
poterit €t conftitui aliquod commone illis. impot- 1atum per hoc , quod eft
plura fpec.e di-. flintía , quatenus ambo conaeniuot in rationc fubijcibilis ad
genus. Nec. ob- flat,quód fpecics immediate fübijciatur enerisindiuidua veràó
mediate , nam hac ftante hac difparitate potfunt habe- rctationem communem ,
& vniuocam in rationc fubijcibilis,(ic.n.de fa&o videmus rarionem
(ubttàriax vniuocam eífe corpo- Ei,vt 16, & cali corpori,cám tamen ad tale
vorpus non dcícendapnifi mediante cor- " T UA d vd ARTICVLVS IV. ^ —
Expediuutur varia quafitade G 46 Y. *nr - lit in quid przdicari exercice S in
recto de (uis inferioribus dicendo ,ho-- ndis eft prec "e da itandi
cíL,quia pars,vt fic, eitó potficin obliquo pradicari de toto, veré enim di-
«imus homo con(tat anima , habet cor- pus; caput , &c.inre&o tamen
enunciaci non pote(t,vnde non bene d.citur, homo c(tanima, homo e(t corpus,
i43; docuit Arift.4« Topic. cap. 2. & fuadet manite- fta ratio , quia hoc
przdicatam 25/mal vt pars dioit isé in homine gradum feniitiuum, & nihil
alind, vade ii przdi- caretar,yc pacsfaccrec banc (entum, ho- mo e(t animal
.i.bomo c(t ca aacmàl , fiuc homo nóe(t plu(auam anunil; vnde vt aliquid de
alio vcre pradiectur A "Te " 5.1.45 Genuspradic.cvt
totumyvelpars.evfrt. IV. 437 &o , debet aliquo modo dicete totum il -
lud;quod dicit fubiectü,hoc .n de rigore importare vidctur copala eff in illa
pc- .— dicatione bomo eft animal , ncmpe sé(us eft,animal cft totá illud quod
cft homo; cum igiturin propofito , vt conftat ex di- &is , animal dicat
partemceffentie (uorü inferiorum,non vidctur pote cam vecita- te de illis
enunciati in przdicationcexer- «ita , & io redo . . 47 Adhoc dubiü dicunt
aliqui,vt A- uerfa q. 16. dc gencte fc. 5. in finc , Di- dac.a lefu
difput.6.3.5. Blanc. difpu.5. fec.ro.& alij, quod illud axioma ; gy pars nó
przdicatur de toto, verificatur ctun de partibus phyficis, vt (unt materia,
& forma;ac etiam integrantibas,vt caputy&c brachium, non tamen de.
Metaphyficis , huius rationem reddit Didac.quem (equi- tur Blanc.qüia cum
partes Meraphyice Tamantur à tota tei entitate , nimirü ani- mal, € rationale
ab incegra. humanitate, fub diuer(is ramen gradibus concepta», hinc eft , quód
ctiam in ratione pacium dicunt totam naturam fpeciei , cunus süc partes, &
idcó etiam in ratione veh am potfunt predicari de roto , quod dici he- Pid
partibus Phyficis,quarum neutra icit totam entitatem ret conitituta . Hic
dicéd: mod is n5 fufficit , mí aliud addatur,quia vt vt bene notauit Ru:uus c.
dc genere q.. j. imó & Scotus ipfe q. 16, Vniuerf.ratio allata , quód pars
nequeat Cer detoto , zqué m litat io parti- Metaphyiicis , & rauons , ficut
in Phylicis. & vealib is, & excmpla
&dducta ad'rd probandum fun: ind ffercater de. 5 partibus his, & ilis.
Raciocna. difcrimi- ms adduct: à Didic. nihil conclidit,cum | falfo innitatur
fundamento, vt infra vidc- bimus . 3. cftó cnim genus diceretur fu. mi à tota
enutate phy(ica rci , non tamen itat à tota entitate metaphyiica , de qua hic
ett (ermo,qu:a nó fumitur à d ffe rentia , quod, (i (amereiur à tora encitace :
Ca , cü prz dicatum dicat quan- tü actu in (c continet,tunc genus coa c(- fenià
fuorum infcriorum.predicaret, cü toram actu imporret , quod acc ipíc
i:dac.concedcret , cü nobifcum tencat (olü dicerc partem matcrialcm cícnuz, 25^
48 Alij dicür,quod licet genus, vt psce metaphyfica a&taalis , néqueat cum
vc- ritate przdicar: de fuis inferioribus ; vc probatallararatio , tamen vt
pocentialis -i,non vt a&u componens , fed vt potens componere (ípeciem,
poteft cum veritate przdicari , ficenim altquo modo cótiner totum, quod
continet (ubic um , quia cü po (fit proxime coniungi cum hac , & illa-
diífccentia, continet illas omnes in poten. tia , & hoc atis cft , vt
dicatur continere totum;quód continct fpecies, nempe vmá partem a&u , &
alteram in potentia ;. ci. tatur à Ruuio pro hac opi. Cantecus qaí- dam hic c.
de gen.q.5 Scd ratio allata, pars dc toto pizdicari nequeat pec modu partis,qué
probat de adanili , & poten. tiali, «cbene notant Comjlat. difj»5 q. c.
fepugaat eaim, quod pars metaphy(ica ; fiue conderetur, et a&u com»oart ,
(iue vtantecedit compof(itionca, formaliter y quatenus pars c(t, contiacat
cotum illud , quod coatinet compofitum , cuius cft 5s, vt patceccontideranti .
: Alij concedunt partem. poffe predt. cari pec modum partis , ncgantes ad vc»
ritatem przdicationis necelfarium effe, e pradicatum importet totum cífe ubiet:
, fiae explicit , tiue inplicité, fei(üfficit , vt importcet aliquid de fübie-
&o;feu quod includatur ia co, itavt (cn- (us tit, liomo eft animal.i.
coatiaet na« turam animalis , ira cum quibuí(dam alijs videtur (cnure
Pafqualig. difp.s fcc.4. nu.2 scd hic diceadi modus satia reij- citur , quia (i
jn predicationibus in recto (ola talis inclutio figa;ficaretur, & (uffis.—
ceret fenfus allatus, pofet etiá pars phys fica, tàm integralis , quàn
eential.s de fao toto in recto jtd oi didtado, ho- mo ett corpus,hoimo-éft
capat, nam itae partes veré includuntur in (uo toto; at re vcra pizdicatio in
rcéto aliquid plus. fi- gurficat, nimirui hoc cile illud, vnde c dicimus homo
ctl animal, noa cancum fi- guificacac animal includi in homine , (cd hoiiaem
etle animal , & hoc clie quic- qu;d iilud ctt. , nain per ly animal. nihil
excluditur ab homine;quaa homo (it ii- tum anunlynam pradicaco etfet £alfa. any
icd aliquo modo denotatur Me » q 438 Difpat.1V. De Vise alibus.in partie. € 5
»quod importatur per hominem . 49 Hacigitur dc caufa Tlomiftar có- muniter
(entiunt genus ., cfto fit tantum pars fpec ci pralcindens ab alia.cóporte ;
.qua: eft differeotia » praedicari tamen de infcrioribus per modum tot'us
potentia- lis ; «um«enim fübhac ratione continet implicite, & confuse ctiam
differentias ; «onícqucnicr continebit toram | fpeciei quiddititem , «nde hac
ratione poterit de ipfa inrcQo prz dicari,ita Suarcz dif p.1 j. Mct. fec.
140.16. Soto lic q. vn. ar. 2. CoójL&.Ruuius cit. Mafius fec.2-9.2.Ca-
ict.de cote, & eflen.c. 3. dicentes clic cx- preflam (ententiam S. Thong
ibidcm;do «ent igityr ad ycritarem pracdicationis in 0 nó rcquitiquód prz
dicatum actu , & Lomaliter dicar ; quicquid dicit (üb;c-
€&um(alioquinnon forct przdicatio for- malis,(cd identica) fed fufficere ,
vt dicat impliciié,virtute?& potétia, & ideó quá- uis genus in ratione
totius vniuerfal:s non dicat aiu, formaliter , & exprefsé ,cuic- quid
d;cunt fpecies, quiatamen e tum illud confusé, com (it totum portn- ziale
confufüm includens differentias, po terit cum vcritatc przdicari in rcéio de
fuis infcrior.bus (ub ratione totius vni- ueríalis,& poentialis . ] Cz
terum neque hac fententia ,. quam- uis communis , rem bene explicat. , cum €nim
docct genus , quando praed catur de (pccicbus, nonfe babere , vt partem d vt
totum potenciale, quatenus in con- fufo dicit , ac implicité totam (pcciei ef-
fentiam,de qua przdicatur; quzrimus, in quo fenfu id intelligant vcl enim
eatenus icit totam fpeciei e(fentiam qnia conti- ncat ind» ; &nonn poteniia
rantum coníuío tamen, ac indeterminato diffcré- 1ias, quatenus non magts hanc
dicit.quá illam,ted promifcué omnes, vc Suarez loc. cit. mfinuare videtur,
& bic(enfus elt om ninó fal(us, mox enimottédcmus , genus jn potentia
tantum. conuncre. ded. tiaS,non aucem in acta copfufo, & impli- «ito, vnde
liget pre dicetur tanquam totü potéciale de (peciebus , adhuc pra dicab:. tur
canquam pars fpeciei, fi vcró dicát &ó £otincrc in actu confuío
diffcrcntías, (cd tantum ligaificare totam náturam [pcciei ves? . * (ub gradu
vnineríali(upetiori , vt explicar Ruuius;fic fané manifefté patet non dice.
retotá naturam fpeciei, quia dum fignifi- cat naturam (peciei. folum fab gradu
vni- veríaliori, vtique fc haber tantum. vc par fpeciei abítrahens ab
inferiorum d;fferé. vjs, & importans (olam rationem gene- ticam. communem.
Accedit per. praedi. catum gencricum vnam fpeciem ab alia non d Ícctni , (ed prorfus
copucairc ,
&itaenimciaridevnafpecie;vtnu!lapror(usfactamutationeilliusprag»!1cat;inef,fcobic&tiuo,potietaltericompetete,et»gonecexplicite.nceimplicitedicittoruimefiefjecieialioquinperipsü.&yfpeciesdicernereturabalia,&illudipsüprediestaumdevnafpecieenunciatummópoffetaltcricompetere,ergoetiamingaetionetotiuspotentialsveré.pradiEtantummodo,.vtparsRies!à»foDicendumigitorcftcum,Scot,16.Vniuerf.quodcflógenas,totumporentialedicattantumelicntiz,dumtamenprzdiciedicendo,homocítandicaturquianonfignificdumpartis,fedpermodamtenusprzdicatuminconctoexcon(esquenufignificattorumiuenimcft;ad.bocvr.portatur,pecfabie&tum;inris,quoditaexplicaripotftvcrapropofito,przdicaiuqfcidemcum(ubiecto,fedquando
vni-- ucríale przdicatur de inferiori in con» ——— creto. pizdicarum eftidem cum
fubie- — — &o in raiione habenuüs, dum enim dicio —— — mushomo eülanimal
(cníasett;habens — humanitatem eft habens animali » quare pradicat €to in
rationc fupgeliun ios malitatem , inlüc, modum faciliter rc hanc declarauit
Door loc. cit. in fol-ad : 1,& 2. dumaitanimalpradicari de ho» — — minc non
per modum ni ledtotius ,—— — quia etli genus primario Importct. mas teciam ,
& diffrentia formam, M rio tamen 1mportant totum , quod cone notant , quod
explicat cxemylo Auiceu, $.Met.de manuato , & capitato qua. di- ueifa
fignificant primario f. manum, & caput, capüt , vttümque tamen ex
confequenti B fi t touiin in ratione habentis, nàm | — gnáfiatam exponitür per babens N vbi habens
rigo eft de (igniticato manua- | tis (ed demodo fipnificandi per. modum totius,
vnde licéc dicére nion poflimus , homo eftuianus;eft cáput,dici tamen po
teft,eft manbatas,e capitatus, & expli- catur,eft habens matü;ctt habens
capat. * $t Cotta hune rdiiodü explicandi quo- modo fetioti tum eft
denominatiuum , fi igicur genus , vtveré praedicetur de fpecie , debet pre-
dicar: in concreto: y jam deilla prdica- retur denominatiue, juod eft falso ,
qaia priedicacut v6isocé . Tam 2. quia vc vr- m Blanc.citifilíum e(t , quod
animal fit abés an'malitatem, quía porius e(t ani- malitas fubiifteas ,
concretum enim füb. ^ Pftantüle (tolum dicit: naturam cum fub- | filtentiz, €cgo aonbene explicatuc illas s
homo ett amimal ; in rationc t dicacioy quia pozdicauum ex cónfequenci E cote
dioe eilelbicdti » ergo praedicatio generis de [pecie , vel efT'et idenuca ,
vel nugatorid, quía rdem bisponeretur. Tam — 4pportes phylfiez , &
incegrantis magis di- ' dinseürucà totoquam metaphytice, ille Anmealiter
diftingauncur à totosi(Ez nop; fedillit inconcreco przdicantut- de toto
dicendo,homo c(t animatus, cft corpora tus, cft capitatus , ergo iftz velut
magis "intime poterunt veré praedicari de toto. , : étiamlfimantur vt
partos. fum tandem, | - quia r.Po't;c.4. Anf, docux parces
defi: niuónis preedicari de defimto . "Ust Refp. Doctcrhie neg:a(fumptá,li
: romne denominatiugar fit: con- cretum;
ton camcn odnce concretum eft denomipatiaum, quia denominatiua pro- prié
funtillaqüz caduntad lubic&um , vel 1T fübiectum .,. & ideó: nomine
adicétiuo fignificautur , & pra dicantur inquaale totaarconítat cx corum
dcfiaftione , vt explicuimusdilp. 2; q. 6. nus przdicetur in re&o de in-: ,
arguitur, quia omne concre- 9 Quimodo cont.Genus (pecies,cov differscodri.I.
439 animalautemmon cadit ad. (ubieztum » vcl quafi fubiectum s (ed proprie a4
:nfc- rius , nec nomineadie&tiuo fignificitur » fcd (ubftantino , &
predicatue in quid » Ad 1. fi Blanc. inceliigat , quód animal de principali
fignificato non dicit habens 'animalitatem , fed animahcatem fubti-
ftentem,verum eft affumptum cun cius prob. quia nec Deus de perfe (igaificae tó
impoitat babeos Deitatem , vt $corus docet 1.d.4.q. 1. a4 4. Si vcro incelligat
, quod neque illud dicat.ex confequeati , ac de connotato, ncg. a(fumprum,quia
9 Darua(cenus à Doctore in ibi allegatus in hoc (enfu inquit , quód Dcus c(
diu'e nam habes naturam ; ne ex hoc fequis tueuotcoDoogquaed mulünlicatiog nem
conccetorum | fub&antialium. non fufficit maltipl:cacio fuppofitorum , fed
requricut etiam. plurificatio formarum ; vtdiximusloc.c:t. difj.2.q. 6.ar. 2.in
di- ninis autem funt vti que tria fappofita ey fed vna fingularis natura. in
omoibus , . Ada. Negaur con(equentia ,
nugatio enim , & identica pradicatio fequuntur tantum ex idenuitace.
priacipalis 6 gnis cati ,nonautem ex identitate connotati y. nam dicimus
moülicusalbus currit abíque vlla j ror(us nogacione ; licét. vtrüque idé
fübiettürconnotct, qua ref; olio inQuitue à Doctote hic q. 16. ad r^ Ad 4.quíta
par- te$ metaphyfice funt intimiotcs phyftciss
&intcgrancibus,(equiturfolum,quodpotlincpradicaridetotoinconctetono«mnefübttagriuo,vtfacitgcnusyvbipatstcsphyficage;&integralespradicarinesqueunt;ni(iadiectione,&pecmodumdesnominautis,nonfequanuartàmen;gpvnquaprzdcacpotlint
pcr modü parus. Ad 4« ait Arilt. vique. partes defininionis praze dicari de
definito.quod concedimus,nom tamenáit predicari per a oduim partise 5 $5.
Quaritar tecundó, quomodo ges nus conu necat (pccics, X d. lrerendas,am actu
faliim contu(o, & 'püeterininato;a poicftate folum; Ceriücft apad omnes y
ipecies , & differenias non contineri m gencre formaliter , & explicité ton€ «m dc nulla pecie poez. cns cuim P ien
pradicari 4 nim dicendo lomo cit-snis mal, (caius cticu houio clt ani;al m a
ias * 44e — Difput. IV. De Voiuerfalibus im partic. — " nale, &
irrationale; nec poteft etiam im- plicité continere genus aliquam differen- tiam
dererminaté, quia tunc noneíler in. differens ad omnes . Quamuis autem có-
pertü fit apud omn:s genus a&u in hoc fenfu d fferentias non continere ,non
dc- fuere tamen , qui dixerint continere om- nes implicité a& confufo,
& indetermi- nato, quatenus oon magis hanc dicit ,quà illà,vt dubio
precedétiinGnuaunimus; cui fentent'a confemit. Auerfaq. 13. fe. 5. dum ait
neceífe nó cffe, vt genus pesfcóté praícindat à differentijs de quo infrá.— $4.
Dicendum tamen eft ci commuoi, nullo prorfusmodo genus continere in actu
fpecies, & differeniias, fed potefta- tefolum. Ia Dodo q.z5. Vm. propa-
"y, tum quia 2enus importat gradum fu- periocem ad illam , quem important
fpe- €ies, & diffcremia, & ab illis abfira&um «f. ab bomine,&
ab equo; à rationali , & irratiopali , ergo aétu illanon includi , alioquin
actu ab cis non prafcinderet ; t*um quia hac ratione DoGor s. d.8. q.5. ad
Conf.primi arg. pro Henrico inquit, €p conceptus generis, & aher quicunque
«ois duobus cít neuter formaliter ad illa; tü quia vt arguit Aritt.7.Met. 42.
(1 a&tu dhifferencias contineret, cum be fin om- ninó diucr(z,&
oppofita, vinc actu eid€ oppofita ineífent , nec refers quod con- tinentia (it
contafa, & indetcrmimata s , sodó (ic actualis; tum tandem quia. gc- mis,
& diferencia font conceptus diaer- fotum graduam eiu(dé natucz ergo ncu-
trum incladit atu alterü, Gcut in €ompo- fixo phyfico vna pars non includit
aliam; remanet erg5,quód (olü potettate conri- ncit, axem eft natura füfceptiua
om- njum differenciatum diuilim , & per cas contrahib.lis ad banc , vel
illam (peciem «onftituédam, quó4 clare docuic Pocpb, €. dc ditfcr.dum dixit de
gencee. poteflue idem babet omnes , qu Jub fe Junt 'fferentias, abu verb uud am
, & Aciít. ipfe 1. Poft. c.8. dicens
$upponauur tale e[fe genus , wt fit fecundi potentiam in plus. Yono bac rationc
dicitur totü poten- tiile, quia nimirum a&u nó includit, nec fpecies,nec
differédasfed poteftate cm. ^ $5 Relpoden: aliqui genus císe aftra &um à fjxcicbus,
& differentijs, si cons ceptum explicitü, non autem i1mplicitü y. &
idcó implicite importat differentias , & totam cfTentiam [peciei . Contrà ,
(ic vrgemus, vcl in abftractione peneris à Ípeciebus, & differentijs ,
intelle&us re- linquit differentias,vel (ecum trahit, fi re« linquit ergo
nullo modo actu eas iaclu- dit,ti fecum trabit , esgoab illis non cfi facta
abfira&io. Dices, relinquere expli- cité, fcd fecom trahere implicite.
Córrà, n.hil poteft genus dicere in tali eíse obie &mo,nifi quod
manifeftatur intali cogni tionc, nam genusvt fic , aliud e(fe non.» babet, nifi
quod exprimitur inintclle&u ex vi talis cognitionis , vel ^3 aei 4 iab cile
obicétiuo includit differenuiam, vel non, fi lecundum habetur inventumy fi
primum , ergo non tantum implicité , fcd ctiam explicité genus differentiam — —
e buius » Oniscótcmdivtde- — — monítret, quód rc(poadere genas. ip eie pracifo
dicus differentias implicite eft — — a(ferere,quód ab[olaté illas non. b ou.
tct,quia nihil pote dicere in illo el fc obie&iiuo , q» non manifeflatar
inco iuone,vnde uit dcfend 1; quod od. , includat osi HB rationc identifica»
tionisqaam ci ipfis habet à paste rci, nà autem fecundam cffe ris S EN 16.
Quàuis anté genuspoteftate. fo contineat fpecies, & ditkeremrias, b : men
continentia potencialis non eft ciu dem rationis , fpeciesenim coninet, ve- -
lac faas partes fubie&tiuas , de quibus ef - przdicabile inquid , vade
refpcótu ear dicitur totom potentiale, nam tale totam, illud eft,quod ita
concinet faas partes, vt tamen cx illis nonc ur , led anta de illis it
pradicabile » ac proinde illas — potius componat, & con(cquenscr finga- la
p fix ipfum totum,vt docet Scot. 2.d.3.q«4. Hi,
& ideà non cft proprie to- tá, fed metaphoricé tantum , & (imilitu-
dinarié, vnde Acifk, 1. Phyf. 4. non appel- lauit illad abfolut& totum ,
(cd quodam- modo totum refpe&u veró diffccentiarü non dicitur totum , (ed
pars poxentialis per illus perfe&ibihis, & determinabilis y & cius
contiacntia cít. in generc cauíae masczialis eo modo, quo materia dicitur — Y lucibiles , nam (cipit formas , quibufcü
conft ituit va- .. tias [pecics , ita genus diucrfarum diffe- . gentiarum eft
(afceptiuum, qubiufcü mc- ..— taphyficé componit diuer(as fpecies. -— In
oppofitum folet obiici 1. quia A- rift.1 ,Phyf.a4.ait, vniuerfale totü quoddà
e(t, multa enim coprehendit , vt pattes. f. fpecies, & 7.Phyf. 3 1. ait; in
genere latere . gquiuocationcs;quia .f. a&u continet di- uer(as
differentias , quz pariunt z:quiuo- — — — cationem. Tü 2,cum genus predicetur
de ( fpecie; dcbet a&u cótinere cotum idjquod d dicit (ubieQum , alioquin falfa
effet pra-- dicatio , non enim pars potefl pradicari dc toto. Tum 3.genus, vel
eft pars actu , vcl cótum a&u,non primum crgo fccun- dü ;non cft auté totum
metaphyficü;ergo : logici . y cófcquenter continet actu ipe |... €«s, &
differentias laltim in contufo. TG - ———— Asquia hsc ratione genas dicitur à
Boctio nuis fimilitudo (pecierü, quod non cí- fet nitifaltim actu implicito eas
cóntinc- zct5àc €arü differentias. Tü j. genus con- tinet actualiter vnicué,
& nontantü po- 1 &cialitetsgp cft ci realiter i&éuficatü (cd :
lllercatié realiter 1déti ficantur cum ge- (0 merestomnes facentur, ergo
&c-Tü tan- E . dtmquia gcnus cít rclatiuü ad fpecies,er ] go a&u dicit
illas, & earum differentias. Y - $7 hefp. Arift. primo loco loqui de | '
coprchenftone potentiali, non a&uali,& loquitur dc vniuerfili in ordine
ad partes fübiectiuas , nonin ordine ad. differétias, & vocat illud totum
quodámodo , & ti- militudinarié,vt diximus, & fimilitudo có diit in
hocqp ficut touim talé habet lati- tudinemvt non à fingulis adequetur par- tibus,
(ed ab omnibus tiniul, fingulas aüt Cxcedat , ita vniueríale poteft ivefle plu»
ribus inferioribus , & de ploribus pra di- Carijita tamco,quód eius
inexiflentia, vel ptzdicatio non adcquatur à fingulis mfe- rioribus ; nam licét
totum fit in fipgulis non tamen totaliter, & adzquaté, nifi in omnibus
fimul; in alio loco ait in genere latete zquiuocationcs, quatenus quz fub IC
continentur, non in co ri- goro(o gradu vniuocationis conueniunt ficut quz
cocinétur fub eade (pecie atho- Logica . i Len Genus f fpecies infima Viiüérfe
det-IV :.441 ma,vt notat DoGor 1.d.5.3.3.Q.. Ad ?- fauisconítat ex dubio
poeced.ad vcrita- tem propofitionis nó requiri , qu ód prz - dicatum a&u
contineat , quicquid cont!- net fübie&um , fed (ufficit , quó d fint idC in
rationc habentis, & ficin propofito , cum genus przedicatur de (pecie in
cócre- to,przdicatum eft idem cum fubic&to in ratione babétis, licét non
fint id€ forma- liter in ratione totius, & partis. Ad 5. to- tum
genctricum, vt tale cft,nec cfsetotum a&ualc; nec partem actualc, fed actu
cfle totum potentiale,quia non dicitur totum potentiale,quafi potcriam habeat
ad hoc; vt fit totum,fed quia potentia, non actu , fuas continet partes. Ad
4.dicitur genus tenuis timilitudo [pecicrum; quarenus im porrat rationem
generica , 10 ta omnes inadzquaté conucniunr, & ex li:c inadz- qua tione
procedit tenu:tas fimilitudinis,. nó autem quia imglicité innalaat omni ü
differentias , vt cx Scoto colligitur q.4.. Voiuerf.in finc. Ad 5. negatur
difícrétias identificari realitati gencrica in (c fpe &arz, folum enim ei
realiter identificatue rationc tertii .i, fpeciei; quam cóllituunt, vt notat
Brafau, q.24.
Vniaerf.inhoc.n.diftinguunturgenus,&differentiaàmateria,&forma, quód
non vniuntur inter Íe v«nionc aliqua Ns ipfisdiftin&a , & fe. parabili,
ficut materia , & forma , v- niuntur fcipfis , & per identitatem in
ters tio. Ad vlümum, probat tátum genus
re- fpicere fpecies, & differentias, vclut ter- minum fuz aptitudinis , non
autem tane quam partes intrinfecas ,& formales, $8 Quaritur 3. An genus fit
(pecics. infima Vmuerfalis.Aucría q. 10. Log.fec, 2.putat genus e(le capax
diucrfitatis (e« cundum cífe formale vniuer(alitatis, & ideó non císe vnum
fpecie ahoma ; (ed diuidi poffe in dincrías ipecics , ita vt di- ueríitas
proueniat ab ipía aatura , & 1e« dundet etiam in ipfam genercitatem, —
Dicendum tam£ cft cum cói genus ef. fe fpeciem athomam in rationc genetis, ica
q» nó dantur plutes fpecics genereita, tis;led vnafola infimasita Scot.q.9.
Vni, uetf.vbi ocs cius E» pofitorcs ;& quol.ó X. & (cquitur ex dictis
difp, prac. q. vlt." vbi flauimus diuine vpiucriale in cói o in 343 .—
Dif.V. De in genus, (pecie, &c. efTe diuifioné gene-. foi : propofito i- —
Ki [j'ecics infimas ,& abe ID .«étfundamenta remora(int diuerfa ,& — —
di&is , quia genercirates fundatz: in na» ter C turis, etiam diuerfilfimis
, vc fübftantias quantitate, &c. quoad rationem denomi- nandi illas , &
predicandi de iplisomni- no conueniunt, & (olum ratione. conno- 1áti
dift:nguuntur;(icat albedo hominis , & cqui ciufdem funt fpeciei , &
(olum fpecie differunt materialiter , & rationc fundamenti. Confir; quía
fpecies vaiuet - falis per dinerfüm modü cíTendi in mul- tisvel przdicandide
multis di(cernücur , fed omnia genera, fiue fuprema, [iuc fub- alterna, (iuc
fubftantialia,Gue accidenta- lia,& quacunq.excogitari poísunt;habéc cundem
modum cedi inmultis, & pre- dicandi de illis, nempe per modum parcis
materialis, ergo omnia illa fub fpecie in. fima generis continétur , & ró
gencris in cói oibus illis coucnit, tanquá indiuiduis naturz genetica
formaliter accepta, $9 Sed vrget Auerfa cit. diueriitas re- lationis, &
aptitudinis, no (olum fumitur €x diuerío modo reípiciedi, fed etiam ex
diuctfitate fübie&orum, & terminorum, nam de ratione relationis, &
aptitudinis non folum eft talis, vel talis modus tcípi- £iendi, fcd etiam ordo
ad talem , vel talé terminam»& ordo talis,val talis fubiecti, crgo exteali
diueríitate eorum reíuitat euam formalis diuerfitas in 1pí(a relatio- me, &
aptitudine , atque ita diucrátas — quantitatis
& fubftantiz cedundabit in , gros geuscn malc, - — ARcelp. hane,
& alias rationes eiu(dem tcnoris, quas ibi Auer(a cógerit,nó infer- o —— xc
inpluribus generibus diuecforum pre- . dicamenterum srh eíse formale generis, .
fed uh sim materialocontingit enim tau- aum fecundi naturam , quz fübítecnitur
neteitati ; quod ex eo £otugin, uia diuerlitas non importar diuersa . bitudiné
ad inferiora;fcd folum diuerfam rem,qua referatur , vt qp fic (ubftaria, vel
accidens; igitur ad arg.diftingui debct af fumptü, quod fundamétum remotum nó
diuerfificat relationes, fed fundamentum proximum, [eu ratio fundandi,
fimiliter tetminus materialis nó diuerfitcat rela- ignes, fed cerminus
forsaalis , (ca ratie - tionis, vt probatü eft, quia omaes naturis fundant
relationem geucreitatis , quatee. funt plura fpecie diuecfa'. -—7T JN"
ftem si fa MSS ws (M * ww lis terminandi , & ià rmini materiales, tatio
tamé fundandi, acterminádiin omnibus cít ciu(dei ra» musapugsüteücin
mulüspermodupar- tis materislis effenciae, && omnes naturae terminant
ralem relaionem , quatenus —^— 6o Rurlusvrgcbis adhuc fortias, quia enus (ubfc
continet generalilimum, &. fubalterpum fed hzc fpecie diftinguun- tur,ergo
nó eft fpecies infima ; maior c(t «erciffima apud oinnes y ita quod plufqua
pueriliter ecrauic Fuentes , cü dixit q. 17. diff. r.art.1. geaus primum
przdicabile e(fe dütaxat genus intermedium Prob. min-tum quia illa fpecie
differant que — diuerías habéc deinitiones, & paffiones, "m. fcd genus
(apremum,& fabaltermam funt. —- .huiufmodi;vt patet cx Porph.cidefpecie, —
— ergo &c. tum quia plus diffecunt inte quàm duo genera fub d ha tum nuieto
diffccunt,ergo illa difi fpecie, quia inrer diftiactionem mu " &am,
& fpecificam non datur medium. Refp. quód licét geouslupremum, &^^
intermedium, quatenus talia fpecie diftin guantur ( dequocamen eft aliqua diffi
.cultasapud nónullos Scotiftasq.12.Vni« — — uctf.) non tamen effentialiter di -
nantur in ratione generis , & vniucrfalis, ««ü codem modo fint i0 multis ,
& przdi- 'd centur de multis, gp enim genus (upremü : v nulli alteri
(ubijciatur i,fed interme "o dium vtique , accidit illis quatenus gene- '
ra funt, & vniuerfalia, quia hac r fubijcibilitatis nihil attinet ad róaenm
vni- uerfalitatis , que conftitüitur perordiné ,ad inferiorayde quibus
predicetur,non ad "faperiora,quibus fübijeiaturgadhuc ctiam — quod genus
fupremum plura habeat infc- riora,quàm intermedium, meré per acci- deris fc
habet ad illa, quatenus gencra o» , quia codé modo de illis multis predican-
.tür, & illa refpiciunt , nimirum vc mulia ,effentialiter diüerfa , vade
non nifi diffe- rentiam accidentalem inter ea poieft in« ferte, quemadmodum
lineam decé pal- morum per excellum quantitatis intcaza * gan- | "mes
tandem linez fpeciem infímam dicimus .. à bipalmariaccidentaliter tantü
d'fferre; .. Éx quo etiam facilé occurritur Poncio difp.2.n.11 1. diftinguéti
genus fuperiusy SH EEUU Mise vridicakilium que - licet vtrimq; prdicetur, vt
pars contra- hibilis, tamen vnum: pratdicatur , vt pars contrahibilis per d
fereatian nó vltima ; élTentialemi, aliud verà puta infimum; vt (4 pars
contrahibilis per differentiam: vlti - gnam effentialem. Hoc enim parü refece
'ea diftinguenda in ratione pradicabi- t Rs De enim iiec tegere —. tias, quibus
contrahi munt ratio- e dens brdicabiu, fed per dcdirienrad ats ——— fériorz,&
modum prz dicaridi de illis;co- - — demautem modo pradicátur deill;s tans X
genusfaperius,quam inferiué , quia refpi- iot illa, vcwulta effentialiter
d:uer(as füagis autem, vel mipus intra candcim li- inonvariant fpecieme — * ET
LVASTIOT 34i r i» ? 3! Pate - HG À " - deillo , qdod przdicatur quid vt
cot — de pluribus numeto differencibas de ^» - - fpecie, & meritó quidem ,
cum genus, & t (becics relanua cenfeantur ; & quamuis gnirio rocius
pendext ex parobos; vr. "videtar prius de diffciétia cractaride- esi ..
buiffe, vt poté qua ctt alcera pars fpeciei, — —& priticipslis ; cameri
quia hic nó agimus de Specie; ficuc neque de slijs Vniuerfa- fibus, fecundi
cile reale, & metaphyfici, fed intentionale;& fog:cü, quomodo fpe ^.
€ies prius rcfercur ad genus , vtCcorcelati . —wunj quàm ad differenciam, vt ad
partem, ide) immediate poft zenus de ipfa difpu tamus, Tri&at autem
lorph.c.de fpecie, noti tantum de ipecie fpecialifliima,& in- fima
5quatantü conftituit hoc fecundum vniuct(ale;fed etiam de fpecie (ubalterna,
quia Icéchaec in ratione vniucrfalis , & pizdicabilis à (pecie omumnó
difcrimi- neu. quia pra d cacur de plutibus fpecie differentibus, € idco ad
primum vniuer- E TU TC 3 | €0 VER (ale (petat, tamen quia in ratione (ub j- 443
cibilis in ordine ad genera fuperiora oin- ninà conuenit curo [pecie fecuhdo
prz« dicabili,ideó de ipfa agit in cap.de fpecié, quatenus eft fubijcibilis,
cum cius natura explicuetit in ratione vniuerfalis cap. de genere. Diximus
autem fpeciem fübalter nauy ia ratione fübijcibilis omnim eifene tialiter
couenirecum (pecie infima, quia. g:nus celationie eiu(dem rationis refertuc o
spe fiue (it (upremumt, fiuc inter- iedium;ex eo fo!um,quia refertur ad in
f'riora ;im quibus e(t , vt pars materialis eiT.ntiz, vt in finc przced. quaft.
& arc. dicebamus,ergo cortuerfo in
propofito eiufdear rationis erit relatio (ub Jcibili- tatis (peciei infima,
& fübalternz , cum ad ca refcrantur , vt ad partem materialé (az eilentiz ,
imo hac raiione poffümus dicerc füb;jcibilitatem fpeciei, & indiui- dui
effe eiufdem rationis, vt benc
nocauitDidac.difp.7.quaft.r.ínfinc.Exquoconttat,nonrectAuerfamditinguerefiasfpecieseffsntialicer.etiiinraionefübijcibilsq.t.Log.fet.3.ex€oquiafubijcibilitasfubalternafuadacuedit.invniuer(aticategeneríca,&fübijcicurgeisnerijquodhobctfubealisgenecaya€ibilitasvecóinfimafandacorinvniuereubfealiageneca,(ubij-
falitate pecifica , & idcó fübiicitur gene« rísquod fub fe habet tantum
fpecies, qua- re cum fundamenta & termini fubijcibi- litatis vtciufq; fint
diuerti, diuer(a quoqs etit (ubticibilitas. Sed hiec omnía nónili accidént'em
diuerfitatem inferugt intet fpeciem fübaltcrnam , & infimam in ra- tione
fübücibilis,& vr füpra notauíaus s diueriitas fundamentorum, & termino-
rud materialium non diuertificat etfene raliter relationes,fed formalium ,
bieaue tem eadem eft formalis ratio fundandii fabi.cibiliratem ex parte
(pecierum , & eadem ter minandi ex parte generü, quia omnes ad ea
referuntur, vt ad partem mas terialem (uz effentiz; & diuerfitas , qu&
oftendere conatur Auer(a ,non elt , mifi materialis , vt patet confideranti «
Flzc autem qozftio , quia diucrfas continet difficultates, in varios (ecabitur
Artie culos , : Oo b AR-444 ARTICVLVS I. vn [pecic: [ubijcibilis e pradicabilis
A3 etant suia non poceft dati vna 'definitio cómunis vtrique fpecici forma-
recià definiantur . 62 Mere cft pro intelligétia qua'fiti , quód eadcm omninó
na- tura intra feriem pre dicamentalem fecü dum diueríos re(pcectus dicit pra
dicabi- lis, & fub;icibilis ; przdicabilis, quatenus refpicit foa inferrora;
fübiicibilis refjpcóta fuperiorum , quod ecam concedendó cít in ipla fpecie
fpecialiffima,quamuis enim Porph;cap.de fpecie dicere videatur, vni- cam in ea
cíje habitudinem fimul attingé- tcin, & genus; fub quo cft, & indiuidua
, quz (üb ipfa (untyid tamcn intelligendum €fl dc vnitate nominis,vt notant ibi
Ant. "And. Mauritius ex Scot.q.2 1. Vniucrf. ad A. Caict.Soncin. &
alii Expofitores, qua- -XCcnus in [pecie infima vnum cft nomen vtrinque
habitudinis, nam cuicü]ue com retursfiue fuperioribus , fiue inferiori-
us,(emper eft fpecies ; vbi in fpecie (ub- alterna vtraque habitudo.
diucríimodé maturam demominat, nam i icr fupe- . u riorum fpecies dicitur,
refpectu infcriorü gcnus, Suntigitur diuerfz ifte relauo- nc5, non tantum
numeraliter , (cd etià cf- Écntialiter,imó & oppofita, ficut rclatio- ncs
Patris, & filij ,-Domioi , & fübditi, unt aurem effentialiter diuerfz ,
licet in vno;codéque fübiecto vniantur, quia re- lationum diucrfitas à formali
diuctlitate damenti , & termini attenditur , talis autem diuetíitas
interucnit in propofito, quia terminus predicabilitats funt iofe- riorayde
quibus natura predicatur , fun- —o. daméum veró ipía naturz communitas, vin
qua;illa ieferiora conueniunt; terminus aurcm fubiicibilitatis eft ipfum faperius,
«ui eadem natura (ubiicitur, fundaméntü - vcrà ivfcrioritas, (cu dependentia ab
illo; adhuc tamen benc poüiunt oppofitae. rc- Tationcs eidem conuenire refpectu
diuer- -/ forum, & füb diucr(a ratione . 63 Exquo deducitur, vtbene Mayró
adnotauit pa(fu 3. & 4. Vniuer(.& (equü- tur Complat. difp.6.q. 1. Sot.
c. de ípecic, - Mafius (e&t. 1.q. 4. Sanc-q. 5 3. Auería q. - 11fec.5,
& alij. Speciem reipectu (ubii- tibiis ; & pta djcabilis gquiuocü nomen
Difjut. V. De P'uiuef. im parti. -ne fpeciei, cum aliqua tamen analogia s . hitionis
generis;vnde folü ccftat explicas ia ifti tefpe&us fant oppofiti , &
ita diuer(i , vc Ee odins fpeciei in nul. liter (umptz; cóueniunt ergo fpecies
pre- dicabilis, & (ubiicibilis xar. in nomi- quia vt aduertit Orbel.cap.de
fpecie, no- : men fpeciei verius conuenit. fpeciei (pe- cialiflime,quàm
fubalternz, dicitur nam- quc fpecies à (pccificando,ícu determina- do,gcnus
autem magis determinatur in fpecie fpccialiffima , quz non poteft vite rius
(peciacari , & determina: per diffe- rentas formales , quà in (pecie
fübalternayquzadhuceft(pecificabilis,&dererminabiliseísécialiter.Hacigiturdecau(aPorph.dittin&tasdevtraquefpecie^tradiditdefinitiones;X(peciéprzdicabilemdefinitperordinemadinferiora|dicendo$peciesefl,qu&depinribhammerodiffereniibusinquidpradafub:jcibilemveróinordineadfüperiodicedo
fpecies efljqua |ubiciturgeneris — C de qua genus in quid prd. pra babile enim
eft hanc eífe vnicz gum definitioné, vt ipnuit Sce ol.ad ;.non veró plures ,v
arbitrati; Quariturergoi iftz Worm eue de a 64. Dicendü eit vtráque ef fignatà;
ita comniver D'adtorc tus pre(ertim q.2 1. Vniuer(.& probatur , quia
vcraque harum definiionum expli- cat adzquaté edentiam definiti , ipfum];
di(tinguit à od nó c(t ipsi ; vt patet di(currenti per (ingulas; & quidé
definitionem fpeciei pradicabilis , duis- tum ad eas particulas , in quibus
conuenit cum genere, explicare nó elt inod? nece fe, ci (atis liqueanr cx
explicatiouc defi- t€ particulam diftinguentem (pccicm à genere; quz eft illa
de pluribus, n.4mcro differentibus , & expofitiué dcbet in:clli- gh vt
& de illa particula pluribus jpecie differentibus diximus circa
dcfinitionzin generis quatenus exponit , & dac iniclli- gere propriam
diffcrenciam,qus ctt prq- dicari totam cllentiam ind uiduorun, ii eut eim id ,
quod praedicatur de plui. bus basfpecie differentibos, neceffarió dicit - folum
partem cffentiz illorum, ita quod - przdicatur in quid. de pluribus numero
L- differentibus,co ipfo dicit totam
eficntià ^ jlloram;d/fferentia cnim numceralis fola.» ^4 non eft cffentialis,
fed materialis. Vnde numcrus bic accipi non dcbet pro nume- ro przdicamentali,
qui fpe&at ad pradi- camentum quantitaris , atque idcó dicitur :
titatiuus,& fit ex diuifione continui, —. fed pro numero tranfcendentali ,
ac enti- tatiuo qui rcfültat,&
conftituitur cx plu- - ralitate quarumcunque rerum 5 & per res numeratas
intelligimus illas,qua süt mul —- wiplicate per differentias intriníecas indi-
- widuales, quz dici folent hzcccitates , ac proindc funt vlterius
inconimunicabiics, bzc cnim (unt ca;qua propr:é numcerali- ter differre
dicuntur , & dicuntur indiui- dua. Parum auté refert quod hzc ind:ui- dua
fint qualis perfcétionis', vr aliqui expofcunt,quia apud admittentes ralé ;nz —
qualitatem indiurduocü (ub cadé fpecie, fu * Lr fioi illa effentialiter
diuerfay ..— fed folum indiuidaaliter,quia inzqualitas adi ^ a continctur infra
latitudiné graduum alitu. ditam (pc dta titudo, de quà fpecics dica- ir, an
a&unlis in re, veles im intelle- &u, an füffciat tr aptitudinalis, vt
dicit de Sole, Luna; Phenice & c. dicemus ar 5. *- 65 Definitio ctiam
fpeciei fübiicibilis —— o eftexa& tradita, vt patebit di(currendo —
-.-pereius particulas; Cü enim dicitur fpe- — &iesefl, que fubycitur
generi, poffet ita — - explicari,vt fecimus in Inflit.cü cói, vt fit - illud
fübiicibile , y generi immaediace fu- | huic iid escladinss indiuiduum : - quod
nó (übücitur generi immediate, (ed Y mediáte (pecie, vnde & ipía
incompleta, |. - . feugenerica, efto immediate gencij fub- dantur, vt qua ft.
przced.art.3.d &tü cft , adhuc t£ ci (übduntur. fub rationc fpeciei potius,
quam generis. Verü quia praetcre quam quod ap, oncndo ly immediate ett novain
particulam definitioni ad exeludendá indiniduum data hac cpoti-
tione4equicuryquód homo non cff. fpc- €ics l'übitancigsvcl corporis animaus uia
fab nilio iftorum immediaid. ponitur, vt : "bene vrget Maycon.patf.4» Ide
cum ipfo Logica , wr o- 9.11. Quid fpecies [ubijcibilis.co pradic. c/frt.I1..
445 ibidcm praftat d cere fenfam illius defi- nition'$ etie, quód fpecies tit
vniucr(aleg quod generi fübiicitur, quia hic folü agi- mus dc co,quod tanqaam
vniucr(ale, fcu vnum cx quinquc przdicabilibus fübiici- tur; vnde co ipfo
excluditurindiuidaum; quod elto gencri fübiiciatur , non tamen tanquam
va.ucrfale, quam expofitionem recipiunt Louanicnf. & Aucría fedt. 2. Fuent.
Loan.à S. T ho.& alij,licet Poncius prima
adharcatrefpóo!ioni.Quodfiobiicias,fpeciemvtfibi;cibilemnocffevniacrfalé,acproindenequevtponiturfubgenere.Occurriturfacilecxdicendisatt,fe].quodlicétformaliter,&reduplicatiué[pecies,vt(übiicibilisnonfitvniuer«falis,material
ter tamen; & fpecificatiné tulis cft; illaveró particula, ponitur fub
genere, vel generi [ubi citurscxplicat na- turam [peciei.fubiicibilis , &
relationem fubiicibilitatis , per quem conftitaiturin tali effe, & tandem
dum additur, de que genus in. co quodquid efl pradicatur,ex- plicatur modus
fübücibilitatis nempe. » fübiici inquid , & fic explanatz manent hi duz
definitiones . . : 66 Neaütyt conatur ofléderc Arriaga difp.7. fc&. 2. in
his definitionibus cir- as committi dicatur , dum fpecies per genus , &
genus per fpeciem definitur y obferuandum cft cum Tatar. q.de fpecie $.Secundó
ciendum, quód vuum relati- uum non debet definiti per fuum correla- tinum , fed
per fundamentum (ui correla- tiuivt euitetur circulus,& fic in propofi- to
fpecies no debct intelligi effe definita per genus formaliter captum , (ed
funda- métaliter , quà doctrina laté profequitur Blanc.feG. 8.de genere; &
fet. a. de fj cic, & ex co confirmar, quia genus refpi- cit fpecie, &
fpecies genus eo m vniucr(ale refpicit interiora)fed vniaería- le nó refpicit
inferiora;vt rclatiua süt,ere go nec genus (pcciem, nec fpecies genus s. minor
patct nam 1n dcfinitione vn;uerfa- lis arie mentio cepisse n tis, definitur
namque y fit vnum aptum cflein multis , eigo ealedale folum re- firicit
intcriora,vt multa funt,non vt infe- riora funt; ícd quomodo vnü relarinü de«
b«ai definire ger aliud , xis Qo 3 D 445 C Tn oppofitiim obijcitur 1. conta dee
itionem fpeciei przdicabilis , quiacó- uenit alij5à acfinito ; tum quia conuenit
Dco, qui pre dicatur in qui d de pluribus numero differentibus f. de Patre,
Filio , & Spiriui San&o , qui in cadem matura fubíftentes. con(Lituunt
numerü trium períonarü . Tam 2. quia etia perfona c 1llis tribus,vt perfona
(ant,pradicatur in Quid , talem enim cóccprum effe ab illis abftiabibilem
cócedic Do&or s.d. 23:4. vn.in finc & clariusd.26. q. vn. infra Y.
& in illis tcipfa multiplicarur , quia trcs petíonz diuiog rcal.ter intec
fe diftin- guuntur; vt perfoaz (unc ,& tanien neque Deus; nec conceptus
perfonz diuina: ad "Ma tria (appofita eft (pecies. Tum 3.alia etiam multa
predicatur de pluribus nume tod:ffereatibus ià quid , que ramen non fun:
fpecies, vt patct de anima rationali ide materia prima, de pancto;& alijs
qui- bufdam entibus incompletis. Tum randé quia ditferentia , proprium , &
accidens prdicátur in quid ,'& vt cota effentia de fuis inferioribus;
rationale .n. rifibile, & albi praedicantur, wt tota e(fentia,de hoc
tational:,de hoc ritibili , & de hoc albo . 6? Reip.negandoa(lumptum,
adpri"mam prob.conitat ex dictis ifp. przced. «q.2.art2- prope finem ,
quod natura diui- mà in tribus péríonis cxittens nequit dici ,
"vniuerfalis per modü 4peciei ,vt docet Do kót t /d.8.q. 3: prope (in&
& Tatàát: Qj. 1. dicam.dub.5. quia nó cft in eis cá (ui iuifioneyac
multiphicitare nuaerali , fed — "éademnumcto. in omnibas, vnde licét bx —
"diti inttres numero per(onit, nó ta- - "snentres numero Dij., qua
ratione docet - "Scotus 1.d.24 Q vn. cria diuina füppofita Ton poffe
áb/olu:e ,& fimpliciter dici na- mero diffecentia (ed tancü ssi quad | .cü
*hac decerminatione peifonarti, quáateous "dici poc quód funt tres namero
per(onz. «Ad'^. difficilior eft folutio, (i datar talis "€onteptas
communis petfonz ad tres di- "minas per(onas, quia ralis ratio communis
"eflet veré malcplicara it illis, & ideó a- tvjant Auctores; concedunt
aliqui habere "modum tpctiei , quia in ratione pet(onz "ino nift
numero differunt, Arciag. difp.7. *fcóis
j« iiquit hibere: 4qnodum. genctis t d GA Difput. V. DeVuiutf. inpar...
.diuinas períonas non folo nu vero differ. quia dining perfonz in ratione
perfonaf »rmali fpecie differunt , quia Paternitas, Filiatio ; & Spiratio
funt relationes di- uer(z fpeciei, Hurtad. id concedit. f.tres tc, áddit tamen
nec proprie differre (pe- cic, quia süt pror(us zjuales in perfe&io-
ne,(pecies autem nequeunt elfe equales ;. ideo concludit conceptum períone,vt
fic, participate de genere, & de (pecie, & cf. fe vn:ueríale quoddam ,
oy Porph. igno. rauit , qui tant cognouit vniuer(ale rerá crcatarum , italoquitar.
difp. $. fe&. 2, ^ Pafqual.verà difp.74.,(e&; 1. data cómu. nitate
talis conceptusnegat hab.re ratio- nem gencris,vel (peciei,quia "gui rad
horumconceptuum fiaitus e(t, aclimita. — tus, at quicquid eft in Deo,
illimitatam — e(t; (cd nonexplicat poflea, qualis effet — cius vniuerfalitás.
Nos dicimus, fiadmnits ——— q:3. in finc , quia licet Paternitas t0,'&
Spiratio , quatenus rela alterius fpecieis tamenin nalitatum folo numero differ
rct etiam fuo modo ille conc Xc ceptu generico , & differen nn ab« ftrahi
poffit per intelle&tür adbuc inada- quat concipientem cóceptüs commuais nis
creatis, & increatis, vt Scotu$ — - docet loc.cit. qui haberet modü generis
cü hoc tfi ftatquicquid cft in D*o à te rci, effe infinitam, & illimitatam
, ifi. —— namque cóceprus inadquati pendent ex. no(tro concipiendi modo , ncc
explicapt res,vt funt infe di(Ltin&té
& adzquate, . 68 Ad 4. ref, ex Caiet. Cóplug. Amic.Toan.de S. T hom.
&
alij, quod en- tiaincompleta ficut noa ponuntur in re- £a liüca , ità nec
proprie , & fimplicite? (unt vaiuet(alia genera » aut fpecies, (ed
tancumsin quid. Sed vcconftat ex dics difp.prazed.q.a. dub. 2. etiam natara is»
xóplcuc fundarc poffunt vcrá , & períca& vni 2 .II. Quid fpecies
fubijcibilis , co» pyadicecfrT.— a wilucrülitatem , quia eodé modo rcípi-
iciunt (ua inferiora y licut natur cóplet , nam ficut animal eft pars
msterialis ho. minis, & Lconis,& vt fic de illis predica- tur ficanima
eft pars materialis animz vcgctantis, & (enuentis, X vt tic de illis
przdicatar , vnde licét natura in (e tiat incomplete , yniucr(alitas tamen lli
con- ueniens eft completa. Necobitat, quód . ponfinrdire&é in przdicamento
, bene enim ftat,quód ali.juid (ic directe in prz- t dicabil:bus quod indirecte
rantü repeti- : tur in przdicamenris,vt patet de ditferé- à tiayquz eft vnum de
pradicabilibus, & ri ' ^ . poneít directe in pra dicamentis ; quare cum
huiufmodi geoera , & fpecies d;cun- "E tur incompleta , id dcbct
intelligi funda- fnentaliter cantum, nó formaliter ratione ipüius vniuer(alitatis,cui
docteing fub(cri bunc Murcia hic q.3.dub.6. Blác.di!p.3. fedt. 16.& alij-
Ád 4. concedimus differe. tiam, propiium, & accidens fic conüdc- i; in
ordine .[. ad propria infepiora y .. habere rónemfpeciei, tunc enim tantum
'audent ratione illorum trinm vniucr(a- Quando coparantrad fatui. vel quati
fübieéta, V nouae Mayron, 3 Na Vrsebiadbc contra candem dc- finitionem,quia
homo cftfpecies ; & ta- mer prz dícatuc de placíbus fpecie diffe- rentibus,
yt de inafculo, & feemina , plus mmque duferant vir, & mulier, quà duo
[4 - witi ied hi numero differunt, ergo illi (pe [ cie, quia inter differentiam
numcricam , & (pecificam nulla mediat. Hac de caufa i - Redulphus Aericola
lib. y.de inuét. c.6. - &quidam alij dixerunr [pecie infimam lle cle genus
intermedium; fed pror- 1nepté , cü hoc 6t ompinó impoflrbi- le; quantum vero
fpe&tat ad argumentum in fe, dicendum eft mafculum, & feemi- nam non d.
ferrc, nitifpecie accidentali, nó vcró effenuiali , vt ex profeísó docuit
Arift. 10: Metitox. 2 $ de quo vidcatur ibi Dottor,& Alcifisin expo(itione
rextus; & io hoc sé(à vetá eft plus ditferre vir y & mulierem ; quàm
dào viri abinuiccan ; vude in differeoria numcerali admittenda €tt latitudo
accidencalis. - Deinde arguitut contra. definitioncm fpeciei fübijéibilis, quia
agar aliqu : fpe, cies praedicabilis , quae nulli genezi [uo .j« Citur, vt
materia prima, qua iuxta noftzg fententiamia Phyf dif, 2.q.4»art. 1. cft
fpccics infima , & ramen non cít (ub ge- nere fubltaug in przdicamento,
& idcm cít de pan&o quantitatis,quod nó eft (ub gencre quantitatis , cü
non fic quantitas . Etquod mags vrzct.genus gencrali(fimü fubtlantiz reípectu
huius, & illius fubftae. tz induit modum fpeciei ex dictis praz- €cd.q.art.
3. dub, z. ergo faltim reípcétu indiuiduoium incomplerorum , quz dís cuntur genericasdabitur
fpecies'predica- b.lisnemini fuperior! fübijcibilis, 70 Refj.cuidam Thomiflz ,
quód fi^ €ut non inconuenit dari fpeciem fub jci- bilem,qua nó eft
predicabilis, yt ipli ces nent de fjeciebus Angclicis , ita nec inz «conuen:t
dari fpeciem przdicabilem,quae non fit fubijcibilis,ende cófequenter hác
difhinitionemnonrecipiunt,quibus fauet €aicr.eap.de fpecie ,& Tarer quaft.
de - diffcréria un me. Nos veró vuiumq ; hae bemus proincoucementi, & quidé
in pro- polito prorfus ablurdü clt (pecem pra di cab lem admiticresqua non fit
(übijcibie - Wis,quis omois (pecics , vt talis,debct eífe füb gencre, cóponitur
cnim metaphy(ücé coniidcrar« ex genere, & differentia , om illosyt ex
gradufuperiori, ex hac au:£ ve -ex rationc particulari& coowahente ge* rus.
d.cendum igitur cfl ,gp ficu: omnis fpc cies lubijcibilts dcbet etie infe
yniucre lalis vt arte. tà omnis przdicabilis cft eua (ubijcibiiis , fub genere
aliquo có» tincturjquod iiexira przdicametum cO- fti uitur , nonquia:aiiqnid
vniucr(alitas us ad genus requifitze er deficiat, (ed quia non fuudatur in
natura completa, cui foli datur locus in predicaméto,vr modó có- textum eft,
Kato buius c(t, «uia omais natura (pecifica (emper cóuemt cum alt- qua alia
natura jn aliquo gradu eflentialig y.g» inexemplis al latls materia puimacóos
fübitunte prout diio gar db acécen ub1tanums prout diíliu 9esiet 1C; CÓuenit
ctiam in conceptu. pattis phy« - fice cifentialis,licét quoad modum con»
ftitiendt cópolitam phyticü habeant ras tiones primó diucc(ss , vt docuit Dot,
2s Oo 4 Qn 448 d.12.q.1.$. fequitur [ecundó. Pariter pü &ü quátitaris
coucnit cü inttáti téporis in €Oceptu indui (ib lis cótinuaciui, & termi
natiut partium abftraheado à quantitate permanéti, & (ucccetli ua, vnde
licut dixi. mus definitionem fpeciei pradicabilis , €t materiz prima, puncto,
& alijs naturis incópletis competcre cum omni proprie tatequanium cft cx
parte vniuerfalitatis; fic ctiam pet hunc dicendi modü , quem fcquitur Auct(a
q.2, de fpecie cum mul- tis alijs, opiimé defendicur definitionem fpecici
fübijcibilis enfdem conuenire. 7* Adalud de gcnere faptemo de. 5 fuis
indiuiduis przd:cante per modü (pc- cici, concedimus co caía dari (ci pre-
dicabilem,quz nonctt fübijcibilis,vt ecia loc.cit.diximus ex Didac.difp.
7.3.1.qui bene aducrtit,cum dicitur, omnem fpccié redicabilem efle quoque
(übijcibilem , $d debere intelligi de (peciebus p:edican tibus dc fuis
indiuiduis , vt (unt a. parte tei, & (cruato ordine, qué poltulat nacara
rerum ,cui corre(pondcet oido przdica- métalis, iuxta quem genus non detcendit
* inindiuidua,nifi per (peciem; quarc fi in- terdum ind:tidaa immediate:
fübijciun- tur gencraslifimo , non ett connaturali- ter, Íccüdum quod indiu du
s debetur , fcd per intelle&tü immediate iodiurduan- tem naturá generica
fpreto ordine na- turali; iraque argument m («t6 fübule) non ofhicitquia P
defiaiur fpecicin faübijcibilem , vt (pectat ad icriem vradi- ^ lem , qu
contexta eít iuxta cxi» (^ 0 gentiam natucz recum., — Sed ruríusobijcies contra
eandé defi. -"mitionem, quia pore(t etià indiu:duü imi. mediaté contineri
(ab genere, ergo illa. s definitio cópetitetiam i0d:iuiduo J/rob. affumptum in illis (peciebus , quae
süc im- mulciplicabiles imdiuidualiter, vt funt fpe ciesangelice in (enrentia
D. Thoma ,& rclationcs diuinz , ncque enin poflunt efTc duo Patics;aut
Fiiij eterni cum 1gi- tur in his [peciebus ratio indiuidualis fit eadem
formaiitlimé cü fpecifica.ponerur vtique immediate iub generc . Hoc argu- mentum exiftimat Arriag.di(j»7.(ect.2. cam
infoluiá reliquerit. Specicsideó cft diflicilis (olutionis,& re vera
d:fhicilc cft apud admittétes illas fpccics & dittinguc- Difp. V. De
Voinérfal.in párticul..— tes fpecie fubijcibilem ab indiwiduo pef hoc ;quód
!mmediacé ponitur (ub gene- rc;at neutrum bo;um nos tenemus,nega- mus .n. has
fpecies, vt conflat ex di&is difp.przced.q.4.dub.1. & magis pat-bit €x
dicendis att.feq. neq; pet. iilam pofi- tionem immcediatam fub seacre. przcisé
dittinximus fpeciem fubijcibilem ab in- diuiduo, fed per hoc , quód fpecies
fübij- cibilis seper eít in fe vamuertilis , licét nó quatenus fubijcibilis,vt
inox dicemus, ARTICVLVS IL. Per quid. conflituatur [pecies in effe 1
vuiuer(alis num vt jubucib.lis , vel predicabilus . 71 (^Vminfpccicinfina , quz
eft sii vniueríale, cócurrac haec duplex habitudo .f fub.jcib litatis ad fuperioragg
————- & pr dicab litatisad inferiora; nuncine— dazandam eft , per quam
habitud:né maliter conftitucur m cífe eaiuertoli hac quz'flio poteft eui
agiraci defpecie fubalterna , quacenusin ea con eadem duple: habicado ; in qua
. E ris cft opinio Caiet. ca Mac d vl His Ri gnificauit fpeciéim ince
peciet,& fe. — - erfübijcibi- cundi vniucríal s conftitui' per fübi
liraccimad gcnus ; vnicum eius func tum futt, jura propria ratio (peciei fe
cortclatuum generis , hanc autemra- - tonem corrclacui non habet per ordiné- ad
inferiora , dc quibus dicitürs fed per ordinem ad genus , (üb «uo ponitur.
Dicendua tan;cn ctt cum cói fpeciem conftitui micinfecé , & torma'licer in
etfe vniucríal's, non per otdine;n ad fuperio- ra, quibus fubiicitur » fed ad
infcriora, de. quibus prz dicatar9& ca quidé folo nume ro diffciert o.
Conclafio eft apud omnes vnanin.i cof. n(u contra Caicr- recepta, & eft
Scoti q.2 1.cit.infol.ad 4.vbiait fecüe dan dcfinitioné de fpccie;datà , quód
.f. ptzdicatur de pluribus nuchero differen" tibus, eiie proptiá eius ,
inquantü cit vni» ucríale ; & probatur rationc tam valida ab ipfomet Gatet.
cx: (Eimata, vt loc. cit. vnü dc numero vniuerfaliü , quia particie pat ronem
vaiucríalis in coi ; ergo coltt:- : tuti» . tionem.i. ad füperiora. tutam eius
debet effe infra laruidinem formalis conftitutiui ipfius vniucr(alis in
cóoi,implicat enim quàd relatio quzdam in cói tendatad vnum termin ,&
rclatio fab ca contenta , veluti fpecies tendat ad oppofitá, ergo cum
vniuer(ale in cói cá- fiituatur in effe tali per habitudine ad in- feriora ,
covfequenter quodlibet vniuer- fale (ub eo cotentum deber incfie tali có ftitui
per rclationé. ciu(dem rationis ma- gis coar&atá,& non pcr oppofitam
rela- 'jod autem vni- - — werfile conftituatur per habitudinem ad inferiora in
efkc tali, patec , quia refpeótu füi termini, fe habet vt fuperiis,ende illü
fibi (übixcit , nóautem ei (übijcitur ; ergo (pecies non conttituitur in cfíc
vniuerfa- bis per cfe (ubijc:bilem fuperioribus, (ed per e(fe ptadicob/lé de
inferioribus. Ac- cedit (ubi jcibil:carem fpecier,& indiuidui tox cflc
ciutdé róois , efto ex parte atetialis (ondamcnti duferant , vt dixi- . mus
inito quaflionis; ergo per fubijcibi- (Go Vitatécóftiui nequit in effe;
eniuer(olis,cü X «adem lubijcibilnas competat indiuiduo, 233 Fonaan ,vcco.
Caen, facile dituitur cx decina, quà habet Scouus in bac i«€it; ad 4. vbi
docet» quod viüque fpccies sm tuum propriam (Q Jem dicitur ad-genus velut ad
eius prmvü corrclatiuum , àt sm rationé fui gcneris y. fub juo coutinecur «f; vaiaetfalis
dicirur ctíá rclatiué ad inferiora , de quibuspra-' dicata r, vmucrf.le - n.
refertur ab fübijci- bile;cx quo infert. qj fpecies per fe primó fécfertur'ad
gcnus, pei (e aücnon. prim, ad indiuidua, velut interiora; quia ratione fai
gcneris.(Cvniucrfalis: vnde tandé coa- eludit, quód c(to dei: nitio eius in
ratione fübijcibilis .f. data in ordine ad genus, fit fpecici propriaíccuncü'fe
; quia datur per €iQs primum correllauuum , fecanda-ta- men;quz da:rür per
ordinem ad ipferio- rà; licét detur pcr. pofterius corrclatiuis «4 pec
indiuidua;adhuccft magis ad pro- potitam, quia eft proptia (pectei , in.quá-
tum eft vniueríaic , quo modo praefertim hic confideraur à Porph. cx quo. patet
ad argumentuca. Caict. falfum cífe; quod genus tit correlligiuam fpeciei,
quatenus ctt va'uecfale quoddun , n formna-- 50 II. £uo emflituatur fpeciesin
effe Volikédrt.1T * 449 74 1n oppofitum tamen adhuc vcg:'t poteit ; quia quod
immediate fubijcicat eneri eft vniucr(ale, fed (pecies quacenut fübjcibilis
immediaté fubijcicue. generi » ergo quatenus fubijcibilis eft vniuerfalis . Tum
2.quia fpecies ideà, eft vnum de na- mero vaiucr(alium, uia corinerur fub vni-
uer(al: in communi , vt eius. pars (übic&i- ua, (icut homo dicitur
animal,uia conti- netur fub animali, fe 1 (pecies, quatenus fub vniuerfali
continctur, c(t (ubijcibilis,ergo &c. Tum 3. vi fpecies fubijciatur generi
, opus eftvt abftrahatuc ab indiuiduis, erga vt ic e(t «nuuerüalis Tum. 4.
(pecies (übiy- cibilis praedicatur de hac , & illa fpecie fubijcibili, ergo
inquancum (ub jcibitis et tormalitec voinec(alis. Tam 5. quia. fpe- cies
(ubijcibilis femper eft vniaec(alis,& é contra, vt dictum elt , € adhuc
magis pa- tebit ex dicendis, ergo &c. Relp. quod. immediaté fübijcitur ge-
neri cile vniuer(ale materialiter, & ced ci&icatiué, & fenlus c(t ,
naturam, quz po- nituc (ub gencre, cffe vniucrfalem, non ta- men formaliter ,
& redupl.catiué , quafi liz yniuer(alis , quiailli (ubijcitur, quiae
re(pectu eius vniaeríalitatem nà exercet, " eu fuperiocitatemyfed
infcrioritaré. Ad a. patet. per idem, fpecie. , quatenus conti- netur (ub
vniuerlali ,effz vninerfalem ma- terialicec, & fpecificatiue ; vcl potias
ncg. arfamptum cumeius probationc, homo . n. non dicitar animal, quia.
fübiicitar anima- lit generi (uo,(ed pouus contra fubiicis tur animali , quia
eft animal , & participat rationem ipfius,hoc enim cít fundamentü
relationis (üb;;cibiliaus , qua illi accidit per intellectum; (ic igitar in
propofito » non ideà- prz: dicabilia. (unt. vniuer(alia as formal«er ,:quia
fab. vaiuerfíali continen- tur, fcd pot:us ideó vniucr(ile de his quin» que
przd:catur, quia hec. fuat wee la , & rauooem parucipanc ip ucr(alis; quz
confiftit in ordinc a infe- riora .' Ad 3. in co ftatu abítra&t.opiscít
folum. vniuerfalis meraphyficé , non lo- gicé , & quando conccderemus etiam
lo- Bi«é vaiertalem cic. , tunc dicere prae- ftarct potlidere vmucr(alitatem ex
vi db» itra&ionisab imfetioribus , non €x vi (u- bic&ionis ád
(uperiora. Ad «orgiégaltqs, qu ày6 " CDs. De Foüerf-inpánie. ^ o0 quia ex
cópararione fpecici ipfius fabij- €ibitis ad hanc; & illam refü!cat in.
ipfizs Vniuetr(alitas,à quo formaliter denomina- tur vnuerfalis, & (ic
induit modü fpeciei prrdicabilis vnde tals fpecies erit fubijci- bilis,vt quid,
prz dicabilis, vt modus, Ad $f- Neg.fequcla,verum quidé et! fpeciem , que
(uBijcib lis eft effe vniuerfalem, non: tamcn talis ett quatenus
lubijcibilis.ficut écon'ra fpccics que eft praedicibilis , ett ttiam vtique
fub;jcibilis, noa tamen talis € ftjquatepus przdicabilis , * $1 Sed adhucfortius
vrgebis,genus fub alterniim non contticuitur in ele vniucr- fas (obaltethi per
priedicabilitatem, fcd p.t fobijcibil:tatem , ergo & fpecics po- terit
quoqae pet propriam fubijcibilita- tem conflicui in etfe yniucerfalis- infimi ,
Ptob. affumptum, quia non conítituitur in tali vniuerfal tate
per-przdicabilitatem de pluribus fpecie differentibus quia hzc ctiam'covuenit
generifüpremo: ; nec per etinquzcft de pluribas numero differé- tibus,quia
hezcctiam conuenit fieciei in-: mz , ctgo per nallam przedicabilitatem conftituitur;(ed
praecise per fübijcibilita- ter.
Refp.hiccommittifallaciam,quasficfecundumpluresInterrogationes,vtvnà,petiturenim,per'quidconftituaturgeousfubalternuminmtálieffe,quatiquidvnum
fit in co effe gcnus & cffe [übalernd quae tamen dao vlde diuetía (unr;nam
ete 2c- nus conuenit ei pcr habitudinem ad ipfe- fiora,de quibus dicitur,efle
veró fubalcer- num conuenit ei per ordinem ad (upcrio- ra, quibus (abijcitur ;
& quatenus fpecies fübijcibilis, non quatenus genusjitaque arg.dicimus,
quód efto genus fubálternü , ZUG fubalternum , conftitnatur per
bijcibilitatem,nihilominus quatenus ge- : nus conftituitur per przdicabilitatem
de: pluribus fpecic differentibus: nec obftat , uod tális prz-dicabilitas
competat etiam ^ generi fupremo, quia vt diximus arzvlt.q. przced,in fine
gerius (lüpremum;& fabal- ternum non differo fionegencris , &
vniuer(alis »—— 5 - 76 JníLabis adhuc;genus generali (Tfimü »on conftituitur in
hac fopretma voiuer- falitate per ordinem ad i nferiora,fed prz- €ise pcr
hocjquàd fupra fealiud 2enusnó ad' rationc alterius, fiue vna fundamétum al» nt
cflentialiter in rà- habet,ergo genus (ubalternüin &a coaes— Gara
vniuerfalitace conflituctur precisà p hoc,g fuprafc habct aliad genus, Prob,
allumptum;tum ex Pocph.ci ex»coc 1. d.8.9.5.O.vbi docet nó cllc dzrat'oncge —
ncris general;(fimi plures (üb (z haber fpecies, X dat exemplum de quauao, 44
3l conflituitur vnü ex. 10.2enetbus (upres mis.licét fub fc paucas habeat
fj«cics, aut nullas,eo praecise quia non habe: aliud (u- prauen és genus. R
ef]. fimiliter vt ad pre ccdens,sl;ud cfle loqui de genere gencras liffimo,v:
genus cft, & vc generalitfimuag cit ,verü cnim elt atiumptum, fi con(ide-
retur vc gencraliffimum eit)nonautem vb —— genusett,& inhoc fenfuloquütur
Porph. — — & Sco. qui optimé dixitgeneralilimo ,— — vttaliprorfus accidere
, quód habeat fih d [05 ^ fc (pecies, quia non con(ticuitar io zal fc pct
ordinem ad inícriora, fed pe tionem ordinis ad aliud fuperius contra fi
genetali (fimum , & fal conhiderentur,quatenus vatuerfa fes acciditeis habere,
vcl non. nus fupraucniens , vt notà Mauri. q. 12. Vniuerfe- ^ E. 77 Pro
compleméto huiusa sj OS fiat dubium diloluendum ;quódhicagie ——— tarifolet,
quiaciusrefolntio multum jue —— uatad cognitionem fpecici üpre- dicabilis ;
cumenim vidcamush duis D habitudines (übijcibilitatis, & prdicabie | ic
infima, & fub- €r Acci" litatis concurrere in fpecie infim: alterna,
quaritur anconcurrant per à i» dens & veluti difparatz,an pouus cOÓcur- — —
rafit,vt perfe coonexzita quod vna fit de. terius, & origo ,. Ciica quod
dubium tria prafertim reperimus Auctorum placita y duo extrema, & aliud
medium cum dittin. ione procedés. Prima ira inio CX. ema abíoluté atfetit e(Ie
dil paratas,itavt. yna vm accidés va dem " aliam 5 nec fübijci gencti e e
dc ratio- se nmontuit ad edicsidid mulus s. nec € córra cíle predicabile c(t dc
ratione. d ret eet tae enim , & de£acto vna. " rationum reperitur bae
alia ; cuimif: i generibus (upremis reperiatur przdicabis. litas
finefubijcibiliate , & inindmiduis: (übijcibilitas line pradicabilitate ,
ita Al- W beit. f , , Ti eft bect.ttae 4. zdicab.c.2. Complat. diíp. am Milos
fcc. 1«0.4« Didac.d:fp.7.2. ZiKuuiusq. 1;Galleg.controu. 14. & aij. .. 1
Akera opinio extrema. docet cie. pec conneXas,& vnam originari ab alia;ni-
mirum vel fübijcibilitatem ex. przdicabi- litate y^ veHé contta; Caiet.cir.
poftquam conftituit effentíam (peciei in fubiicibi- litate , ait deinde
przdicabilitatem (equi ád rationé fübijciblis , vt eius propriam paffionéyravt
dicere valeat , ideó (pecies €ft apra dc indiuiduis predicari quia fubij €itur
generi. Tolet.écontra q.vn. de fpe- €ic,& Sachez q.35 Log. fignuicát
fubijci- bili 'vaiuer(aliratem., velut paffionem , itavt dicere valeat , fpe-
Cics, ideó scelti a^ immediate , Quia eft quid vntuerfale in fe , indiuidua »
enim non imimedtaté fubduntar. generi . "Tertia opinio media cum
diftin&ione it,& ait) quód fi fiat (ermo de his n abijibiltat & przedicabili- ecis?
confideratis , vtique nonsüt vt bene demonfttát ratio- ' , nec vna per [c
condNEutemfiTnitata,&coarctara,qualiseftvniuetfalitàs(peciei,vtiqueinhoc(enfadicendum
"eft ex ip(a oriti (übijcio;litatem immedia. "fam ad $,vt eius
propriam paffioné , dicét enimex|vniuerfahitace,vt ticnequéac 'oriti
(übijcibilitas , quatenus tamé limita- 'ta,& determinata benc fequi
potefl;con- "elitdit igitur przdicabilitatem,& (ubi jct- !bilitatem in
hoc (cna ede perte connexa in (pecie, quarenus eius vmuerfaliras non fuprema,
fed limitata, & fübordinata 'hoc.n.ipfo quod pred;:cabilitas , que per- "finer
ad ratione; Ipecici: non cft predi- Cabilicas faprema,fed inferior , per fe ,
& non dilpáraté: perit. fundare relauonem fübijcibilitatiss fine qua ratio
infcriorita- "tis ne [uit intelligi ; omne cnim inferius NOn. quia
fecundum prze- "dicabile nom liabet eife vniuerfale e 'modocunqué y (ed
vniue;lale (ubordina- *tumj & minus aleto ,(, genere,ergo idjcp "
ncccílació coniangunxar in fpeci (0107 T. Qseolinacar [peces nef Vuiatifreder.
LI: ast xondueic ad hoc , vt fit vhiuetfale minu£ amplum altero;nó poteft di(paraté
(c ha- bere ad có flitutionem ralis yniuerfalis, fi- uidé de intrinfeca rationc
cius cft , quód 1t vniue:fale fubordinatum , & inferius ficut non difparaté
fe habet ad conftitue- dam caufam (ccundá hoc quod ett (abor- dinari caufz
prime , i inordine politico tniniíito inferiori nonelt per accidens , &
diiparauim, quod bou fuperio tijita loan.de S. Thom.q.8, art. 1. idcmq; fentire
videtur Aucría q. 11.Log.fec.3.. 78 Dicendü eft pro rcíoluaone. dubij
fubijcibilitatem,& przdicabi!tatem vti- quc in (pecie aeccílarió
connc&i , nó ta- men velut caufam , & effcétum , quafi g» vna per fc
oriaiur ab. altcra , (cd potius veluti d.ios etfe&tus ab eadem caufa. pro-
cedentes , (ub diuerfis tamen caufandi ra- tionibus... Conclufio
í(cquitur cx didis , & mox dicendis , eftue coníona doctri- na $coti q. 21.
cir. & quoad omncs. par- ,tes probarur ,& primo quidem illas duas
rationcs. in. fpecie: nece(Tarió. conne&i €x eo conflat, quod in ferie
predicamen- -tali,& inxta ordinem a natura inflitutum üi xv enim
pradicabilitatis v. g. c- mullacít (pccies predicabilis , quz non Mit fab
/jcibilis , quia fpecies effeoualiter €onttituicar cx genere , &
differentia , er- go ncéettarib alicui fübijcitur generi , & Qaando genus
(upremam. przdicatur (uis finguiaribus immediate per m fpeciei , conftat ex
diétis in finc preced. att; id e(le prater ordinem connacuralem rerum, & ex
mero intelle&us beneplaci- to,& re vera tüc genus fapremü , vt fub-
ftantia adbuc habet rationem gencris , li cet induat modum praedicandi fpeciei,
«ne de cft genus, «t qud, fpecics vt modus, "quarc cuu rc vera fpecies non
üt , mirud non ctt,li gencri non (ubrjcitur y ex alias euam parte non eft
dabius £pecies fabij- ftc cx dictis difp. przzced.q.4. dub. adhuc dicemus
iterum ,. ergo ha di tioncs fubijcibtlicatis & przdi L &bilis , que non
lit przdidabilis , vt. con i5 , Que non fit pr , e E rà quantuim-eft de (e:
inüte nici in diuer(is (obiectis vt bcnc demons ítrancrationcs priv lemienuz 4,
^79: Deinde quod non enc D wp - sz JEN LOL 4 r.c 452: flat caufa ,&
cfíc&us, probatur ,:quiaifte habitudincs funt oppoficz,vnü autem op-
pofitum nenperícoriturex alio , nec phylicé,nec metaphyf(icé;tum quia tota.
gatio (ubijcibilitatis fita eft in relati inferioris ad (aperius , ratio
praedicabili- tatisé contra, ergo ab his rclationib.ne- qucunt deriuari nifi
relationes ad coídem terminos,non autem ad oppo(itos. Si di- €as cum 3.opinm. ,
9p licét íubi jcibilirasne- queat deriuari ex prz dicabilitace,vt fic nà ita
funt oppofita , bene tamen cx prz- dicabilitate, quatenus limitata , &
(übor- dinata ,. nam hoc ipfo quod przd:cabili- tas non eft (üprema, fed
fuübordinata, uc preedicabiliras petit fundare. relationem fubiicibilitatis.
Contra hoc cft , quod iila limitatio,& fübordinatio non tollit op- mes
przdicabilitatis cum fubijci- llitate,ergo adhucobflat, nc vna cxalia deriuctur
; tum quia non videtur maior ratio, cur fübijcibilitas potius oriatur ex
pradicabilicate limitata, & fabordinata , quàm é contra, imó fübordinatio
pradi- cabilitatis videtur fapponere fübicctio- mem pradicabilis potius , quàm
pracce- «lcre;ita quàd fit verum dicere, idco prz- dlicabilitas animalis , vel
hominis eít li- mitata,& coarctata, quia animal non cít fupremum genus, fcd
(ubalternnm, , non «rgo fübijcibilitasex pradicabilitate età i &
coar&ata deriuatur 5 (cd po- aius à coutra dici deberec, fi invicem fub-
wrdinarentur in ratione cau(x, & effe&tus . , 8o Sidicas iterüi cum
Au&oribus ter- aix opinionis , ideo porius (ubijcibilitaté -*x pradicabil
itate limitata oriri , quàm *€ contra;quia prior, & effentialiter eft in
"fpecie habitudo ad inferiora; per quà con- itürtür Ip ratione vniucríalis
, quàm sbitudoad füperiora. Contra boc cft;quod 165 potius oppofito modo (e
babet ; quód smimirum 10 fpecic , vt fpecies eft ; prior » Wk eilentialior eft
fübijcibilitas , &ordo 18d füperiora, quàm ad inferiota , vt Scot. «loxet.
q. cic. in fol. ad 4. vbi proinde ge- mus appellat primum correllatiuum fpe-
.Xiei s indiurdua veró correllatiuum po- "f&crius , quem (equantur. Complot. cit. Blanc.difp.5. fcc. 3.Fuent.q. 8.diff.
1.ar,3. & alij quamplores ,. & probatur manifcs Difp. IV. De
Vniuerfalibus in partic. ' hzc (oluiio ex ipfius di&isreijcitur; nam P .
€líc (ccundi pre dicabilis, parum ge ? c ftaratione , qaia prius eft rem
confticull in fua effentia , quam aliud conílitucres vcl alteri communt:cari ,
dum enim com- municatur , iam in (uo etfe conítituta (up-
ponitur,(ed[peciesperfubic&t'onemadgenusintelligitariliud.parcziciparevelugrationem
füuperiorem , & partem eífentias €ius , per przdicationem verà intelligi
tur alijs communicari, ergo 1n (pecie. fus bijcibilitasre vera
przedicabilitatem pra» cdit ; Et adhuc magis declaratur , prius naturam
(pecificam intelligimus contra- here genus, quàm coatrahi ab indiuiduis , quia
per contrahere genus media ditfe- rentia conílituitur in cfle fpcciety(ed qua-
tenus genus conrahit,imcelligitur (ubijci- bilis, quatenas contrahitur ab
indiuiduis incelligitus pradicabilis , ergo (ubijcibilia tas prz cedit
przdicabilitacem . L $1 Reípondet Ioan.de S. Tho:aliudef — fe (peciem
contrahere genus, & aliud fü--— bijcigeneri , illudemim perümetad cone ^———
fututionem naturz in (e, quz fitper ge» — — nus, & differennam ,
fubijabilitas autem — dicit rclauonem canonis, qua coordina» —— tur fpécies
generi , & fic pertinet ad cundam intenuonem natura, non ad con ftitationem
, & in hoc generi ioni$ prior eft vniucríalitas , & pr: ilitas- in
ordine ad. conítituendum fecundum przdicabile ,. quod cft (fpecies, quàm fue
ijcibilitas j licet refpeá rg fecun - dum fe. ptius intelligatat.contradio. ge»
neris , qua cít fubijcibili- tatis,quam coni fabibilitas ad indinidua , qua cft
fundamentum vniuetfalitatis ; Sed [| fi verum ctt , vc ipfefacetur ,
contractio. ncm generis ia fpecie eífe tundameniam — fubijcibilitatis , &
praecedere coatrahibi- litatem ab indiuiduis, qua cft fundamen- tum pra
dicabilitatis; fané fequicur. eciam (ecundá intentionem fübiicibilitatis pra»
cedere debere intentionem pradicabilitae iis, nam ifte inrentiones cundem
rationis ordinem fandant inter (e , quem hibcnc à parte rei fundamenta,
alioquin non dicere tur ficti cum fundamento in re. Quod au- tem inquic
relatione pradicabilitaus eife riorem quoad conítituendam (peciemin E hocenim
vtique verum eft, imó. nó fol eft prior, (ed vnica & pracifa ratio cótti- .
9 tuens fpeciemin effe pradicabilis, at hoc ^. monquzritürin propofito;fed
quzritur, S uznam iftarum rationum przce dar inca f ecic » vtfpecies eft ,
abfolute loqucn- o , non vt vaiuerfale » . 81 Denique q; connectantur potius ;
veluti dao effectus ab eadem caufa. pro- .. «edentes fub d:uer(is rationibus caufan-
J.. diqua erat vltima pars cóclulionis pro» ^ batur,quia differentia
c(lentialis duo ha-- (— »bet,roum eft, quod e(t determinatiua, & |. .
«onuadciua efentiz generis ad confti-
4uendam fpeciem : alterum ett , quod in. fe importat. gradum formalem
eifentie . adhuc communicabilem , quia licéc rem E. à fe «on&titutam
conftimar. in e(fe fubii- ——* . eibiliad geodiquen cótrahit , non tame "HN
- eam confi ituit in vltimo cffe (übiicibili , (0 st facit ind iutdualis d;
ferenti; cum igi a Voi unas e o dor d Fat in Z E mco, titur E. - bili ad genus
,q conflit fübillo c in pluribus, plné co taccm , & przzd'cabilitarem in
fpeciea differentia fpecifica oriri (üb diuerfis ta- men rationibus ex ipfa
namque vt con- tractiua gencris fübiicibilitas derimatur, S ex cadem , vc
vlrerius communicabili . eritur pra-dicabilitas [peciei. - . $3 Etexhis facile
fatisfit fandamen- tis carüi opinionum prafercim tertie que wtijue maiorem hi
bebat ceteris. appa- renuam veritatis , ni| enim aliad effica- citer probar,
quam duas illasrationes (ü- biicibilitatis, & pradicabiliratis non om- nino
per accidens , & difpararé concur- rere ad conítitutioné huius fecundi pre-
dicabilis, dc cuius intrinfecaratione cít cile vmuet(alc iubordinatam , &
minus amplum genere. Hoc (ané verum eft, & nos quoque vltró facemur , atq;
1deo bac de cau(a dixunus , illas raciones etie. ne- ccilar;ó connexas in
[pecie , verum non probat «ile connexionem inier. jlla 9 v&« Q.II. dn
[ubijcib.ey predic fimt COBWOX d Aot M. Ag lat effe&us& caufas,ita quod
vaa depenz dea, & oriatur ab alia a. sed obiicies, quod dri po(fint,imo de
fa&o dentut fpecies (ubiicibiles , quz nó fiot pradicabiles , multi namque
tales cie aíIccuat relationcs diuinas, quae funt immulciplicabiles intra
fpeciem infimá y. quemidmodum ponuntur à Thomiftis: natu:z angelica ; nequc
enim pofsüt eífe. duoPatres,autFiliieterni;&tamenhaerelationes funt inter
fe vcluti fpecie dis — &in&z cx D.Tho.1.3.32,art.2.& q.10« de
potentar. 2.ad 12. R.eíp. prorfus ime plicare fpecies , qua vaum duntaxat in-
diuiduum (ub (e habere poffint , atque id:o ünt folum fubiicibiles , non verà
pradicabiles, vt afferit Arriag diíp.7. n. 35. 0b rationem allatam,quia fi
talis [pe- cies conftat ex genere;fub quo ponitur » & differentia (pcafica
contrahente, non apparct, vnde repugnet illi communica- bilitasad plura ex
principiis cius intrin« - (ecis uia nec ratione gradus genericiil-* li
repagnaret,vt defe patet, neue diffe- rentialis , quia hic etiam eft adhuc
vlte- S: .communicabilis ; cam non fit indi- alis, Relationesaurem diainz j vt.
liximusart. prezed. in fol.ad r.quams ——- be Di MR DADO En drint "n |»
quaratione funt multiplicab ] imus in creatis , éum quibus conueniun in pracifa
ratione relationis;quarenas tfi petíonalitates diuinz, quo fenfa funt im-
multiplicabilcs,non fpecie differunt, fed quafi numera !iter ; quatenus im
conceptu - Communi diuinz perfomalitatis ab cis abftrahibili (pecifice
conueniunt, vt ibis dem explicuimus . capu ARTICVLVS IIL n Species in vnico
indiuiduo, C" Ge4 nus in vnica Jpecie conferuari 84 Enus, a&uali .i
fecundum (ua pradicata ef- fentialia, vel vt tota quaedam potentialia fuas
partes fübieGiuas refpicientia , &C- hoc vel metaphylicé,vel logicé ;
difficule tas non cit de iplis primo modo infpe» étis , iic enim omncs
concedunt , & ge« nus ia ynica [pecie & fpeciemin Mos les, vtcer--
Species ex dici cóGdg- : rari poiluüt,vel vt tota quzdam - - — (dua tefpe 454
indiuiduo conferuari polTe ; quia fecun dum 1otam fiam cílentiam commani-
cantur cuilibet fuo inferiori, qua tatione" dicimus torrm animal effe in
fpecie hu- mana,& toram humanitaté in Petro , fed' non rotaliter; & hoc
fignificare volue- runt Parifienfes,cum c. de gem. dixerunt pofic genus
fecundum cxiftentiaur (al- uari in vnica fpecie , quia deftructis om- nibus
(pecicbus fola li remanen- tc,adliic homo effet animal, E (t ergo dif ficultas
de ipfis, vt tota potentialia , ícu' vasti qua nictaphyficay quàm lo- gica ;
& (enlasefl, amad coníeruandany cotafitarenr fuam potentialem fecundum
ftacuai ei conmaturaliter debitaur exigat gcaus le esactu fpecies, &
fpecies plu- ra iodiuidua , av potius (üfficíat apritu« dinalis entia 4 &
quod illa plures fpecies rein gris, Né plura iioi: ul fp eciei (int. poffibilia
, 10ad genus,tres exrant. opiniones ' dux exceiz , & vna mediz. Príara ex-
a docet totalitatem potentialem,(eut rfalitatemy generis tàm atetaphyfi-
&am , quimlogicam in vna fola fpecie €onferuati pofTe,ctiam (i aliat fotent
un- polfibilesita Celcftin. difp. $. Log. fec.2, euayaliisquibu(dam;
Fundamentum hu- ias opinionis eft ; quia ad lioc, vt gertus fit vmaer(ale
metaphyficum , (uflicit , vc veniat in compofitionea fpecici;tanqua E
müatcríalis PR 3E paco haberet illafpecíc , etiamfi aliz implicarcat .
Fanrfusde ratioue vniacrfali logict cf y quod (ic vua in multis y velat pars
ma. tciialis coram, fed relatum ad indiuidua illiaé fpeciei actualia, vc!
poffibilia ; iam habetcífe vum y nanr ab illis omnibus indiuidu's abttralii
potett ratio animalis, item lrabet efe ii multis, riempé inidiuis duis, &
candem dicit folani parten ma. tecialem ipforaat,quia (i illa e(fet (pecics
humaaa , (tinc adhiic artimalitas non di- Ccret totam edentiam liomim s,ac
indiuia duorum eiusfed patte; & haac quidem taatetialétn,erg aihil te vera
illi defice- tet requiitum a4. vatüec(alitarem ram logicainquam mctaphy (ica. Hinc
ia- runt non ita pile de [pecie dici, quod juvmico. coníccaetut iadiniduo quoad
LiJput. LV. Le Feuer alius im partic. fuam'vniuetfalitatem logicam , vel meta2
phylicam , fi alia indiuidua implicarent , uia de rane vniüet(alis cft , q»
plura re- "T piciat infetiora , inillo antem cafa non pofíet illa (pecies
plura inferiora habere!y qtfod nori contingit de gerere admi(fa. » vtia
(pecie,quia haberet pro inferioribus: indiudua illins fpeciei « 8$ Altera
Opinio extrema affcrit ge- nus pro (ua vniuerfalitate con(cruanda y tàni
logica, quám qu LE lares fj cics requítere, non folurb po (fi biles : fed etid
actu exifteote$ ; Fundamientü huias fentétiat eft ex ipfa natura. generis dedu-
Gi, cum.n.hzc fit effenrialiter iicomples tayvt exiftat fccundum fuum ftatum conz
natatalem; petit effentialitct perfici per d.fierentias,,uia perfectus (stus
potens —— tiz yr ado ex MEM qut. fz t. vna differentia non cft adus. adz: ^d
potentíg generis; cuni poffir Mid Es iebus eed , aliasyv : uari , uifi iri
duabus [peci adminu$ —— — a&tu exiflentibus,& aliquiin(imuant, ops ^.
pofitum nec per Dci potentiam fieci pof. fe,quia duz ad minus (pecies funr
necefle riz, vt intell:garar genu npos tétialey nec poteft senusintel! ipe
n& 1 09 differentiam diuidi , & ad^ un MAUS. " Put dre fimulabaliacondiuidarur,
—— — & inaliafpecierépoaatuf , vadéinquit —— Átitl, 3. Mct, 10.neceffé ef
UNA que generis differentias e[fe. Hinc i fufit, rion ità de (pecié poffe dici,
quia Ii-« cet dicat poteritiam pet diífercacias indi « uiduale$ perfe&ibilem
y quia: tamen bat 4 non (unt e(icnitiale$ 5 (ed marertales , & la(i
accidentarim ; ad (uum perfectum flatum cotinaturalem nom indigct natu ra
(pécifica y vt 4&u exiftac im.
pluribus indiuidui$ ; fed quoad totam (iam pet- fedionent e(lemialem; &
ftatum períc- Gum illi debitum conferuari potet iu vtlico indiuiduo,vt patet de
Solc, Luna s &c.quare ad vniuerlalitatem fpeciei co (eruandam (uffici
pluralitas indiuiduo- P tum poflibilisiità Boculib. dc diuif. Ale- ; and. lib. 1. naeiral. quaft.cii 1; D. Th. 1
Poft.c.5.IcG.12. Fonf. $. Met c.28.q. 14: [ect.5. Sot.in Log.queíi. de fpecie »
Tolct.ibidem«Niget q. 41. Lac lib. 1.de deducunt genus non po Asl ples . XA uh.
- Fs | lures requirat fpft.eobecinl, feit. 455 uS 6j ae Mis" UE .de
Demonftrat. q. 17.art.i.Complut. quiritur, vt pater ex Summ ilis , Ncq; di-
dips. j-2.Ioan.deS.Thom.q.8. at. 4. cas effe neceffacia illa pluc1, vt a» ci»
2- alii lhomifte paífim.Immo vniuer-
ftrahanturille vuiuer(alitates » vt vid.- falitatem prefertim logicam
fpecieiait tur innuete Do&or q cit-quia licet regu- — - «onfetuaripoffe
infpécie , füb qua non — lariterita ficri foleat ábítractio natur — gmifi vnum
indiuiduum fit poffibile,& ità ab inferioribus, quo (enfu ibi loquitur -
loquuntardeípeciebusangelicis: — —. — Scot.abfolutg tamen poteft vaiueríalitas
"dertiafententia media afferit , vtiq; tota ab vno folo infctiori
exiftente ab- VU 1-9 |. sequiri
plataliratem fpecierum ad fer-— flrahi,ficuc à pluribus, imo ctiam (i nul- . -
. gandam yniuerfalitatem gencris,itemg; — lü cxilterec poffer adbuc abftrahi à
pof- AM indiuiduorum ad(cruandam vniuerfali- — fibilibus (alim ab intelle tu
angelico à . «atem fpeciei tàmlogicam ; quàm me- fcnfibus noa dependcte,vt ibi
diximus , taphy(icam, negat camen hanc effe debe- — & fuse probat
Pa(qnalig.cit. (c&.4. - geneceílario
a&tualem , S& "zc videtur — 87 Quid auté requirant illa inferiora
-— «communis Scotiftarü, vceft videre apud — a&tu exitte ntta. obicétiué in
intelic&u , Parifien(es cap.de genere, Ant.Andr.ibi probatur ; quia
vniuer(aliras cft relatio ,d€, fic.n.Scotus inlinnalTe videturq. r$, conueniens
naturg per opus intellectus , Vniaerf.hoc idé a(Terunt ibi eius Expoíi fed nó
pot effe,aeq; cognoci relutio (inc —.*orcs Maurit.Anglic.& alii ,S&
fequuntur. fuo cermiíno; ergo cum adiequatus tcrmi- — «€x Modernis quáplures
Ruuius in Log. nus vniuctí.litacis tint ioferiora;aon po- j:4. de fpccíc. Auerf.q.
Wer eii telt hzc relatio fundari in natuca, ni(i ia- &.a4.dub. 3.
Louan.cap. degenete. telligatur terminata ad illa plura iie: icd.contr.4.
Log.pur yid , telle&um apprehen(ía , quod cft habere 4 Blanc.difp.3. fet. T
legen. & .exi(tentiam obiectiuam ; & hec pracisé ir r ificat ad
fufficit ad cerminandam vniuerfilitatem, | f exiftétia- nam relatio non maiorem
a&tualitaceaa orum per in tü, requirit in termino , quàm ip(a fiibeat , ami
ci. Didac.a Te(u difp. 7. Eo genas logicum ,vt fic, obie&ti-
q-4-Pafqualig.tom.1.Mer.difp.g6. Roc-
u8 folum in inzellectu exiftat, ad fummü Cap.de gen.q.4. & alij quamplures.
— requiret im termino exiftentiam obie&ti- '.£us ! - 86 Dicendü t. quod hzc
vaiuerfalia | uam. Hic tamen aduertendum eft , cum
——sfiformaliterconfiderenrur, quantum ad. dicimur hac vniuer(alia logice
infpecta Jogicam vniuerfalitatem;licet non requi- rcquirere pro tetmino
vniucr(alitatis plu rant plura inferiora à parterei actu cxi- ra inferiora
obiectiué exi(tentia, non eft Ítentia, requirunt nihilominus illaa&u
intelligendum , quod illa üc actu exigár, .exiftentia obie&tiue
inintelle&u itàta- vt ig eis actu cile concipiantur , fed vt men yt quamuis
à partezei non exiftant, concipiantar a&tu illis inc(le , vcl faltim fint
tamen poffibilia illa plura Conclu- proximé potcatia in eis exiftere , &
ratio fio cft Do&torisq. 18. Vniu. in fineybi cít,quia vt vidimus di(p. praeced. q. 2. art.
dum ait genus multas a&u fpecies requi- 3. non neceffarió conftituitur
vnuerfale rerc perintelle&tum apprehe(as, explicat per a&um ctlendi in
moltis ; fed ctiam Maur: ipfam1oqui de vniuerfalitate Jo» — per aptitudinem
proximam:;quia veró & &a ; & docet quoq; Barg. t. d. 3. a. €. apa
aptitudorationis (uum termin eX& "tob.quoad omnes partes, & quidé
quo- — poícit obiectiué exiftécem in intellectus ad primam , quod nempé
plurainfetiora vt bene probat Doctor queft.cit.ideó di» a&u exiltentianon
requirant, conítatex cimus vniuer(ale plura actu lnfcriota exi dictis dip.
pzced.q.4«uiahzcsüt vni- gere,non tamen
in quibus necelfarió ada. uerfalià eifencialia,ac proin dé quidditati/
concipiayir ineffe , fed vcl a&u,;vel apti ué przdicantia dc fuis
inferiotibóEnd ve dine , quod manifctle Doctor innuit ia ritatem au:em
przdicadonis cífentialis,— fine quzft.cum ait N ora, quod fimplicis . ; ncc
fubiecti , nec attributiexiftenta re. — zer tenti potefl quod genns non en SR
es su: " atum dici de multisynifi que concipiim tur ab intellctiu, en quomodo,
efto pos nat ila plura a&u concepta, selationem - tamen vniucríalis ad illa
ponit aptitudi- nalem, nam bené poteft cffe, quod am extrema confcrantur
adinuicé.(.inferius, & (uperius, in ratione fubijcibilis, & pra-
dicabilis, non ver a&u fubiecti, & pra- dicati,& fic collatio,
& conceptio extre- morum etit quidé a&ualis, fed relatio in- ter ca
veríans erit apcitudinalis . 88 Poftremo,gp illa plura a&tu conce fa
debeant à parte rei (ub illis maturis ef- fe potlibilia , fatiscon(tat ex
dictis q.4. praeced. difp. vbi contra Thomiftas lace probauimus naturas nó cffe
capaces vni- uer(alitatislogica , nili (inc à parte rei larificabiles , ac
proindé vniuerfilitaté peci quam ipfi fabricant fuper na- turas angelicas, (ub
quibus non ni(i vnum indiuiduum poffibile agno(cüt, efie pror fus
chymcricam,& commentitiam,quod etiam adhuc probatur , nam de ratione naturg
vniucrfalis eft , vt fit vel po(Tit efle vna iri mulus, (ed natura angelica ,
vt ponitur à Thomiítis , nequit etfe vna in multis;ergo nequit cfle vuiuer(alis,
Prob. min .quia ve] illa multa funt a&t« exiften- tia à parte rci, &
hoc non;quia vnum tà- tü extat indiuiduü. füb his Thomiftarum fpecicbus,vel
poflibilia,& hoc no, vt ip ficócedunt , vel(altim funt ab intelle&u
cóoficta, vt poffibilia,vcl a&u cxiftentia , & neq;hoc,quia refpe&u
talià indiu duo tum fictorum nüprzdicaretur quiddiza- tiué natura angelica ,
quia ens reale non dicitur quidd;tatiué. de ente rationis, ' Kcfpondent
Cóplur.difp.6.q. 4.ange- licam ratüram conceptá vt logicé vniuer. efle vnam in
multis, ad hoc tamen ncccílarium non ele , quando natura cft yniucríalis
fecandum rationem un vt eft in propofito,gy illa multa (int actu cxifté tia,vcl
adu po(libilia,vel a&tu ab intelle- &u confi&ia;fed tufficit , quod
ex noftro concipiédi modo ità comparetur ad pro- prium indiuiduum, ac (i habere
alia plu- £a ,quod tunc fit, cum nobis apprchendi- ir,vt füpetior ad illud
,& indifferens, nà vt fic conceptz , non repugnat multi- plicxrio in ilis
indiuiduis, à poffibiliafo- Diju: V, Dé Vel pii 0 T m t MJ - sent. Sané hac
folutío incapibilis cft, ci - An, vniucríale dicat ordinem ad plura.» y. -
quando natura angclica cócipitur vt vni- ! uerfalis,vtique plurapyad quz
referatur ,—— aflignari debent, ncq; affignari poffunt, nifi in aliquo ftatu
illorum trium , vt di« fcurcenti. patebit . 1 . Contta banc Concdl.ftant
Tbomiüie, — — inquantum coníttuunt aliquas fpecies — vn:ueríales inordine ad
multa , etiam(i — — illa plura non fintà parte tei poffibilia 2» fub illis
ipeciebus , quod probant, Tum quia natura Gabticlis pre(cindi potcft heir emer
à differentia indiuidua« i(ub qua au eft , & vt fic accepta non eft
fingularis , ergovniuerfalis, quia (ub — tali precifione concipi potefl, vrapta
ad.— — etfieadam in multis. Tum2.quiaconcée — | ptus naturz fic precise
cófideratz,quate do praedicatur de rndiuiduo , inquo eft, —— fit praedicatio
füperioris deinfeiori, mà —— — conceptus ilie non cft ita decermi V es ficut
conceptus indiuidui. Tum 3.indi- wuidaum Gabriclis ponitur in: przdi mento
fubftantiz,& non ponitur 1 diaté fub genere , ergo fi athoma , uz erit
praedi Tum 4-ip!z natura a d:camenro , vcíccu i ha funt vniuerfales c. de
fobfl, ego &c« Tumtandem , quia natura Gabriclis Michaelis ditferun: fpecie
, & cx gcnere , & differentia, ergo funt fpe- cies. predicabites . gm
89 Reíp ad hzc omnia vno vetbo;effe verayquia nauirz angclicz veré fünt mul
riplicabiles à parte rein plura indiuidua ciu(dem rationis , quo principio
negato tunc data hypoihcfi, Ad 1.negandum cft fieri poflc taíem przcifionem
quia talis abftractio natura ab indiuiduationc , vt bene notaut Hurt.difp. s.
fec.3. fundatur. in diftin&ione naturz à fingularitatc vel formali , vcl
(altim virtuali , qug cum in naturis angclicis nó rcperiatursquia que* libet
eft de (e haec in (entécia Thomitia- rum, conícquenter in eis talis abilractio
fieri non poterit (ine mendacio ; qua etiá admifla;tunc adhuc negandum erit
patü- ram (ic; ab(ltactam clic formilirer vni- ueríalemytüc enim [olum ad
abitcactio- nen clicee iif "T" wu * nem fequitur vniuetfalitas,
quando natu- Peabfiradta non eft de. fc determina: ad talem fingularitatem ,
vt. cuenit in nacu. gis materialibus quia enim nulla iftarum ^ . gefeeitad
hzcceitatem determinata», "n idco abflra&a dicitur vniuerfalis ; at
na- | £urà ica ponitur de fe determinata ad talé fingularitatem . Dices, natura
fic abfiracta non cft (ingularis, quia nih:l c(t fingulate (ine fingularirate ,
ergo eft vni- werlalis. N koe (equclaqu:a & ipfi na- ] guras reales à
tingularibus abftractas aiüt ——. &um Caict. neque cffe vniucrfales , neque (ed
effc naturà sri fc , X in (uis —— pradicaus cflenalibus. Nec dicas eífe |
wmiucr(alem , quiatunc conciperctur , vt c icetimsias Ac indifiertne Hoc enim
..— efifalfum , quia talis cóccptus dc narura .
illac(let omnino fiitius , velut omnino | gepugnans eius conmaturali
conditioni , —— quz cít effe determinatam ad vnum fin- gulare; vnde quando etiá
(ic cóciperetur, ci nó poffet natura veré vniucría- àm concepta ad modi vniuer-
ia ille eft indetermi- o ex opere intellc&us cum repugnantia ex —.— parte
obie&ti, iam ille conceptus cric im- !
plicatorius, & folum fite cífet illa pra- ] dicatio fuperioris dc
inferior! veré auté 4 foret zqualis dc equali, quia licét natara | concipcretur
cum taiori latitudine , qua | indiuiduü, tamen à parte rei forent zqua
Jisambitos natura ,& haecceitas « Ad 3» data bypothefi; poneretur Gabriel
imme diaié (ib genere , idc. cnim regulariter ponuntur indiuidua, mediaté
.antum fub €, quia ali juo modo cxnatura rci ittinguuntur natura, &
indiniduatio;vcl 1» poncrctuc fub (pecie achoma, illa foret fubvjcib.li
tantum,nó vero pradicabilis, nifi dc vno folo. Ad 4. cífcnt fceüda (ub- ftintia
,juia vniuccé pradicarentus de primissnó quidem co modo;quo genera, 3 Ipecies,
cü à pazte rernou forent am- plioies prins fcd co modo, quo ait Ari(. c.de fub.
etiam differentás vanioeé pia- dicar) dc primis fublkanujs « Ad vloncg. Logica»
gh IT. fn Genus plures requirat [oet eo lac inde. 457 con(eq. quia
illacompofitio ex g«nere, & differenua folum facit , vi. bnt (pceics
fub:jcibiles;vt autem forent ctiá predica bilcs,opus etfet, vt illa d:fferétia
eflet pof Ábihs in pluribus indiuiduis à parte rci 9o Nec etia noftra
cóclufioni obe ft fundamentum prima fententiz , quo có» tendebam fcruari poífe
vniuer(alitatem gener;sin fola fpecie , etiamfializ impli- carent, plura fü fe
indiuidua habente , quia nimirü adhuc pradicaretur de illis incomplete , &
per modum partis mate- rialis , quod cft proprium gencris . Hoc aijumptum eft
penitus fallum, ideó enim modó apimal v.g. pradicatur incomple- té, & vt
pars materialis de Petro, quia cfl indifferens, & contrahibile ad aliasfpe-
cies anrmalium 5 verum fi nullum animal effet poffibile prxter hominem,cum tunc
nó magis pateret anima], quàm homo,& nO minus per ashes unit. L0 huma-
nitaté diftingueretur Petrus ab indiuiduis aliarum fpecierü, plane implicat ,
qp data illa bypothe(i pr. cosmecon Pag iei per modum partis materialis , Vt
magi adhuc conftabit conclufione fequenti, Sed dices , adhac 1n co caíu dicendo
y petrus efl animal , non cxplicaretur tota effentia Petri , ficut fi
diceremus, Petras tfl bomo; &rgo adhuc in co cafu prdicas- retur
incoroplet?, & per confequens , vt. genus, Probatur affumptum ,quia data
il^ ha bypoxhefi adhuc homo haberet princie ium difcurtendi,& fcntiendi,
fed per il- .propofitionem folum explicaretug principium fentiendi , quia
animal nó principiuagdifcurrendi , ergo &c. Rcíp. negando affumptum , quia
cung €x hypoxheii animal non effet. poffibile in alia fpecie prz ter humanam;
qui dice« ret animal,diceret ctiam ME pee M im implicite , & concorhitanter
ob mutuam «onncxionem,qua tüc efdet intor animal» & rationale , ncque enim
ad faciendam pra dicationcm copleram femper eft nes Cciie exprimere quemcungae
gradum ef- feptia , nam cum dicimus bomo cft anie mal rationale , bac eft.
praedicatio come plea , & "a ieplicicé folam explie cantur gradus
(aperiorcs viucnus,cor pae 1is) &c. &; hoc totum y Mnr^ 2s Ace iP pe
458 $tadi&is,vbi oftédimus práfertim att. q-przced.omnem ptedicationem mme-
diatam dc pluribus numero diffctentibus cnonciare cotam eflcntiam illorum. Die
«es , licét data hypotliefi non poflct. anis malrcpctiri cxtra humaná fpeciem ,
ad« huc tametfi dicendo ,. homo cftanimal y pra ícinderctur a rationali, &
vt fic pra- cifum non dicerct toram hominis .cffert« 1iá,ergo cflet przdicatio
generica. Refj tünc non dati talem pracilionem , mo enim datnr ob
diítin&tioner formalem; ^O vel virrualemsque reperitur intet animae litatem
,& rationalitaterbtuncautem nul la eflet diflin&io , & idem elc
omninó principium (entiendi, & di(currendi,om nisautcm pracifio fundatur
fuper aliqua dittin&ioncm. V cl fi darctur talis praci- f:osdicendum;vt
nupet;quod adhuc prt- 'dicatio foret completasquia affirmans ho mincm cfie (ana
affirmarct ét virtute s & implicité effc rationalem; & quando etiampradicatio
foretincompleta ,.non tatnen efiet genetica , quia non efTet pet tnodam partis
matcrialis , quod (ignifi- cat eífe conrrahibileni per plures diffc- rentias
effentiales . Dices; faltim concedi dcbete , quod fi darentur vcl dari poffent
plura indiuidaa dillin&z rationis, quorum tamcn ratio dittnétiia nó fic
comotiicabilis vlterius.; aut faltim confidctarinon debcat , vt ta- lissita
.(..vt fi efiet tantiim vnus homo flibilisy & vnum bratü, adliuc animal
rationem genetisec(pcétu limi. fiis, & bui , quia tunc prz dicaretuc pet
modum: parüs cflentiz deterrminabilis , * pliciedy diceret — MN E iplicité, nec
implicité;ergo (altim in loc fen(ümatura generica non cequirit plures fpecies
pofib/les , & poceft in pluribus indiuiduis cdaferuari » qu£ e(Tcatialitet
4diffctant, Porcius ditpia. Log«q:3:con- cluf.1. ob predi&tam rationem
concedit, quod in tali cafu fine. fpeeierum plurali- tàte (aluaretüt adhuc
conceptus pzenctis, vt diftinguitür a: cteteris:prsdicabilibus. Negat Auería
quaft. 10/Log, fc&.4; qui vlt ratione-gencris, vt diflingciur à fpe- :xie y
eft vc offic efle 1n pluribus fpecic- ursi etiim genus nequit efleynidi in plu-
^k 4 1 & ^ Difput. V. De Puiuenf- inpartites «so o sci te. tunm ribus
ifidiuiduis , iam effet fpecies, nó 263.. nus, Sed bc Aucr.ratio non concludit;
. quaia ifto cafu (upponitut illa plura in« iuidua cfe diftindtz rationis
effentias lis,& pluíquam numero diftin&a: (pecies autem nequit efle ;
ni(iin indiuiduis (olo manet differeteibus « Ad hanc itaque . inftantiatn
dicendum cft argumentum cx, vriaparte c tiuibcete anittial teteriturum
ratioricm generis co ipfo, quod effer praz« dicabile de duobus indiuiduis
diftin&zrationisc(sentialis,feüctTentialiterdi£- ferentibus , pet modua
partis materialis ctiárnfi de alijsmó effet predicabile, hec dlijecbmimicdbile
3 fed ex alia parte cae fum .císe implicatorium, quia £i illa indi» uidoa (urit
ditindte inct£ tationis e(fentialisy. feüedentialitet differunt, & plu(quà
nue. - metosergo differunt (pecie & fantin die — uet(is rene ,qu2cun;j;
enim diffe — rünt entialiter ; differark ctiam fpc — m cie, endé in eo cafü
data hy potliefá t. dum e(ct,quod vnumq:0dqj illot VES diaiduoram propriam [
fpes — ciem , quemadinodum de indiuiduis ame gelicisfolent dicere : e ME 2
Dicendum 2. quód htec vnider(alia.(o— — genus, & fpecics
fundamemtalitetinfpca — — €&ta ,[. quantum ad vniuer(alitatem mea
taphyficam requirunt plura inícriora, «2 genus plures (pecies , & (pecies
plara ute diuidua , non tatnen atu à parte exi tiajfed folum potlib:lia; ita
quad vniuer4 falitas metapltyfica generis poffit ferua« tiin vrlica tantum
fpecie à parre rci exis ftente, & vniucríalitas (peciei 11. vnicd
indiuiduo-ob platalitatem iti(criorü pof fibilem:. Cericlufio colligitur ex
Scord eit. & e(t communis Auctoribus tertia fen:entiz , atque probatur
quoad omncs tes; & quidé vcab. vltima incipiamus, àtio ,euidcns cam
conuincit ; quia vtnas tura: aliqua (it vniucría metaphyficé y de« bet efle
capax. vniuerc(alitatis logic , na* tuta autem generica y quz folum vnaud
fpctiem po (lib.lem.habet , & (pecitica que vnum (oium indiuidaum,non pote
a eísc'eniuétíalogicé.ergonec metaphy (i- € 55 iA ccedit ; vmucriale quoque Ae
i fhy acam d. &ioiri ed Lillud ; quod;e ajuü icísc in mulcs.falam remuté
s;fi- &Mf thbi'swv] - - -w *- MES: Peg ARM m r4 xc /QAT. An Geyus plerrbti
fpei ev acidic 11. 49 cedet fale Yogicü dicitur c(sc illud , n mulcis; vel
aptum cft e(se in vetya oximé, ergo vt terminus adzquatus vni uerfalitatis
generi pin boc sé(u sác plu. "res fpecies poffibiles , &
vniuerfaliratis fpecifice plara indiuidua poffibilia .. 91 Sed quia eft
pracipua difficultas p ett ob Au&orcs prima fentétiz , ia aicmt pose
faluari quoad vaiuer(alira tem genetícam in vnica tantum fpecie, ét fiíalig
implicarent,eo precise quia venirec i&eius compofitionem per modó partis .
materialis probatur id efse falfum, qu "modo in:antum eft pars materialis.
7i £ie:quia ad plures (pecies cft contraliibi- de,ergo 6 voa tantum císet
polfibilis cer &é non pofset conf(titui eius pars materia- lis; Probatur
a(sumptam , quia fi genus non císet communius fpecie ; quà confti- tüit,&
differentia,qua cotrabitur, veré nó po(set dici contrabi , &ccoar&ari
per dif- rentiám , quia noa e(set cuaioris ampli- LAPIS potentiális illias
fpeciei, nam y]timü rugis tec pe a (e biber, t irt ais; S differentia talis
e(sentize: Co ia ficut in cópotito i uda pocencialis cius .,quia eft (üícepriua
alrerius forma: ab illa. in qua efl,ita in compofito met hyfico na tura
geaétíca dicirur pars potécialit cius, quia eft fufeeptiua aliarum
differentiarü , vndc fi aliz fpecies implicarent, omnino deftrueretur
porécialicas generis, ergo cx hociQ venit in cópo(itionem fpeciei per tnodum
partis materialis , arguere debe- mus, qp pro faa vniucríalitate (eruáda pla
tes neccísarió exigat fpecies polffibües , * Refpódent aliqui. pofsc faluari
adhuc potétialitarem generis in vna (ola (pccie potlibili ; quod declarant
exemplo mates fiz coctus, que adhuc per modum po* rentiz etlivaita torma Cai
enamtial- terius capax non (ir. Sed falfa clbpoísc dari materiam: phyáücam; quz
lic vnibi- firm. 4nateria dicitur lis cum vnica tantu forma , vc lace de-
monítramus in pby(cis diip.2 .q-4- arc. 1. & Dod&or di(erté oltendir
2.d. 14. q..1. 'vbi acriter euellic do&rinam illam d. ^ . materia celefti;
fed quicquid fit de. hoc , -plané repugnat genus. poise fic vniti.cum
diffetéua, (eruata adbuc (ua porentialita- tc, li.n; non eft. magis de, fe
indctermi - natum, quam differentia, fà noa latius il- la, cur magis dicetur:
geaus per difteren- tiam determinari, i£ coac&ari quam dif- fer per genus?
Demum diffzrentia «eft gradas 'císencialiter (eparans tem ab 'alia iden» genus
Participaorc,ctgo e(sen- *tialeett geneci pluribus differentiis (pc-
"éificis eíse concrahibile., & confequeri- ter pluces(pecies
poffibiles re(picere .... "94: Deibdé probatur altera pars coclu fionis
,'quod noa requiranar inferiora a&Gu exitkentia pro vaiuerfalitate meta-
«phylica ; & quia cft przcipua diffi culras 'de genere propter Auctores
fccundz sé- 'Tenpiz, qui contendunt genus iu rationc totius potentialis,&
«niuer(alis metaphy fici plures a&u ípecics à. parte rci cxi- gere,
Probatur hoc eísc falium, quia vni- nerfalitas generis metapbyficanon con-
fitit ia hoc , quod; habeat plures partcs fubie&iuas, in quibus actu
exiftat, (cd «antuar quibus poffit. incísce , cim ecgo.— waiuér(alitas
metaphy(ica generis conu- ftat in relatione aptitudi nali fcu ra que- ritur
terminus actualis, nam folusapz- tudinalis (afficit , bic 3utem. ctt (pccies
ipfz potfibiles (ub genere; ergo (utlicien rer(aluacar vniger(alitas genccis
per. ot- dinem , ad (alas (pecies poffibiles . Refpondent A u&torcs 2.
(cac. no pro- »pter ipsá vniucrfalitatem geacris requiri plures. (peciesactu
cxiftenies , (ed (oluad -exiftentià perfe&tam naturg generica /ftatü
connaturalem ejus «Sed contrà , t quia hac rationc non folum plucium y led
-omnium proríusfpecierü fub genere pe "fibilium exi&&cia
requicerernz, vt genus «eset vndequag; perfcétüs i tgiuur modo -de facto genus
cxi(Lir X colecuatur, qut fufficit ad (tarum eius connacurslean uge
wovlpcticbusíab ea pallio isa go 4 é finc iflis,quas de fadto/ub4c habeo («rati
vna duntaxaz jacolu ni» Jd ian quta E Pp 2 gra. 460 gratis damus, quod genus
exiftens in voi- ca fpecie non haberet omnem perícitio- «fed nem;quam haberet
in pluribus , (ed pro- pier hoc non dc(ineret eíse genus , qui talis perfectio
eft prorfus ei extrinfecaz zz, vndé animalitas hominis dicitur perfe-
&ior,quam equi, ratione tantum diffcré- tiz adianttz , ficuc etiam de
fa&o nó dc- finit eíse genus , etiamfi non exiftat fe- es pr ebus
perfe&tieribus pof re in aliis(peci ieribus po fibilibus t qiit idem fuo
modo dicendü eíset de f pccie, Cbené notat Hart.diíp. 4. fe&.4. 11
admittatur inzqualitas quoad mer indiuidaales intra latitudine ciuf- em
fpeciei. Tum tandem, quia quando etiam haec omnia admitteremus , nó pro- 'bant
necefsarium ;eíse fimpliciter macu- tám gencricam tali modo exillere , («d ád
fammunm naturaliter ítà efse debere . 94 Et hocmodo (atisfit fundamento fecundz
(cntentiz; non .n. nece(ditaiem oftendunt, fed (olam cógcuitatem, quod
sa&tu (ub (e habeat. plures fpecics , n. tuxtà naturalem retom difpofitio-
tiem vtiq; magis debitum eft generi,quà fpeciei , quia| naturaliter loquendo
(ub omni genere nobis noto inueniuntur pla tes (pecies exittentes, vbi
(übquibu(dam fpcciebus non fifi vnum duntaxat indi- uiduum reperitur, vt patet
de Sole,& Lu- naj tum quia multó magiscontert ad (ple dorem vniucrli ,
& ad varietatem rerum fnultiplicatio fpecierü , quàm idiuiduo- tum; &
inhoc feu locuti funt veteres ilii Auctores , qui pro (ccunda (entendia adduccbantur.
, Cótra hanc concluf.inftant 1. pluribus Arift. tc(limonijs, quibus docet
generis plurcs debere c(le di fferentias ncceffarió, plurefa; fpecies, ità
loquitur 1. Topic. c. 3. loc.29.& cap.6.loc. 71. & 3. Mer. 10. &
7.Mct.4 2.& 10. Met. 14.& alibi (zrpe. Dcindé rationibus , Tom quía
nequit in- telligi genus per vnam differenciá diuidi, K ad vnam (pecié
contrahi, nifi fimul ab alia condiuidatur , & in alia fpecie repo- matur.
T( 2. quia diffcretiz fpccificae süt oppofitz, & veluti cótrariz ,cxiftentc
au tem vno contrariorü debct cxifierc, & a- "Bud 2. Carli 48, T
j.gcnus nequit cfc fi» e&ioné quà pofsetha- q Difpa.V . De Veiserfalibusim
parties o * differentia, cá qua conftituit (peciemy differentia facit actu,
diffctre (pecie -con(titutam ab omoi alia fpecie; quod e(- fc acquit , nili
alize Ípecies actu eti à: d rd am aote goo 15 ad tes (pecies eft potentia
naturalis, "bet reduci ad a&um , ne o A c 9$ Refp-Arift. velle
dumtaxat , quod plures relpiciar fpecies poffibiles, uia hoc fufficit ad cius
vniueríaliratem "metaphyficam ;
Q(ialicubirequiritexi"lientiamaQtuálemearum;cuncvelloqui;tacdegenerephyfico,hoceft,iuxtanaturalcarerumdifpoíitionem,quofenfu«oncedimuspluresexigere(peciesinexiftentia
reali , vcl loquitur de genere logi- €o; qp plures etiam a&tu exigit
fpecics in exiftentia obieckiua . Sic etiam dicitur ad rationes; Ad 1. ex
diuifionc generis fae a per differentias vtique neccífarió tefpicere. dcbcre.
plures fpes Cics, non tamen necc(larió po«cerunt cócipi plures (pecies quz
inuoluant naturam gcnerici parté materialem có(tituuuam ipfarume , - Ad 1.
negatur diffcrentias feci : ptoprié cótratias » quia .carumoppofitio pocius
reducitur ad priuatiuam, quatenus vna femper cft perícior , alia "e: eftde
tior. Ariít.aüt 2.de Coelo locutus cft contratijs proprie dictis,& non dc
omni- bus oppotitis , de quibus potius.dixit ip poftprzdicam. vt notauit Auerfa
q- 10» e nó cffc acceffarium hoc exifterc, fi exiftit illud. Ad 3. zqué
cocludit deípe- €ie,q» ncqueat cóferuari in vnico indiui- duo,quia ét talis
diffcrétia nameralis di« ftinguit nümericé indiuiduum , q» coafti- tuit, ab oí
alio; negatur itaq; minor quo ad (ccüdà parté,quia differecia diftinguit
fpecié,q contlituit , non folü à (peciebu actu exittétibus;fed ét po(libilibus
diftin Gione rcali negatiua. Ad vlr. illud plus probat, velit Aducríarius,cü.n.
potcn- tialitas gcneris nó fit ad duas differentias uh,ícd ad
(yncathegocematice infinitas, cócladit genus debere fub (e cótinere de facto
fpccios infinitas ; patet igitur cx di« Gis q.4.praced. di (p.dub; 1.qüo
potencia generis , & «uiusliber vniucr(alis lit nae turalis ad (ui
mulciplicationé; X nc potc* tja S AC t^w AUi * E .. €ajnonautem logica, quz
confiftit in fo- M lanon i E -— QI. cn Genus plures requirat [pec.eos hac
ind.j4rt 1T. 461 tia ipfa naturalis dicatur ese. fruftra in- quit DoGtor 4.d
.49.q- 16.$..4 d primum ; mentre cit vt tit redu&a ad i&um in aliqua
fpecie, vel indiuiduo , fic enim non fruftratar potentia fccundum tom.
velfpecié ; & idco fi genus vnam axat haberet fub fe fpeciem inaGu , eius
potentia naturalis non di- ccretur fruftra ; Imó illud commune dí- - &um,
fruflra eft illa potentia, € c. ex- . plicact (olet de potentia naturali phyfi-
Metas elicn ad f ulti ) vniuer(alium ad fui. multiplica- tionem ex di&tis
ibidem. mend bd. T LC VE 9.$. 1s "Quo fenfu y € anve&tà bic definiatur
XT PUVsuM vor: 56 Por c.de fpecie (ub fine agit de Indiuiduo , quia eft
proprium - - seluscorfellatiuü , potat au! Tauar. c.de yftantia 9.2. $. Tertio
fciehun. ; efie wt n deme iui echec Ts m 'o(hec.n. unt y ; ima 3 politum ac
perfonam indiuiduum ^ a fingalare& vnum numcro t ! | C , "ognat diuidi
in plures partes fübic- i .m plura ifetioté v het albedo, - .- hic ipis",
mquoliber prexicamento feperitur cám f.fuübflátia, quàm accidé- tis;füpppohtum
véró reperitur tátur praedicamento fubttantiz , & di ud , quod eft a!tcri
incommumg - ^ * Thy ^ , ^ tàm vr quo.i- ficut forma fübicé&tejquàm ?vt quod
4i, ficut (uperius infet iori, wt eX- plicat Doétor in 1.d. 2.9.7. $.44d prima
uejlioncm Perfcna tandem reperitur tantum in gcBicre naturz intellectualis ,
Vnde yt notat. Doctor t. d. 23. q. vn. $. VI quxftionem, definiwirex Ricar. 4. dc Trin c. 22. quód fit
intellectualis natu- tz incomtunicabilis cxiftétia, 1ta quod fuppfitum addit
fupra indiuiduii, quód "BC fubftantia, & períona füpra füppofi-
tix,quód fix fubftantia inteile&ualiss& fic ifta tria fe habent vt
magis'amplum ; vel minüusamplum , nam omnis pcríona eit (uppoltitum fcd nó é
contra , & omne fuppotitum cft vnum numero , Ieniudi- uduum,fed non é
contra . Logrea L 97 Rurlus,vt notat idem Tatar. q. de fpecie $. Quartà
fciendum jind:uiduü , vt c » poteft (ümi pro fecunda intentione attributa illi
, cui repognac diuidi in plu- ra feipía.i.in plura inferiora ciu(dem ra« tionis
, quorum quodlibet fit ipfum , eo modo quo diuidi folet voiuerfale , alio modo
primo intentionaliter.i. pro denos minato ab illa relatione rationis; Primo
modo fümptum duplicem potcft fundas re telationem rationis , vna dicitur (übi
" cibilitatis, per quam conftitu:tur corre itiüum fpeciei , fub qua
ponitur imme diaté, altera pradicabilitatis , qua confti- tuitur potems
pradicari , non de aliqua. inferiori,fed de feipfo; luxta hanc tripli* €em
confiderationem tres quoque affi- gnat Porph. inditidui definitiones. Pri« mà
c(t indiuidui primà intéuioniliterca- pti,quz talis eft , Indiuiduum efl cuius
tolleio proprietatum ín nullo alioea- dem erit, quz propticratesillis carminis
Dus dcfignantur , Forma; figura, locus s tempus cum nomine , fanguis ,
"Patria » futit feptem qua noti bábet vnus , & al- ter .' Alias duas
tradit de indiuiduo pro fccunda inteotione, vnam quidé ex pars te 2
licabilitatis dicens ; Indiniduu eft illudyquod de vno folo pradicaturyake- ram
ex parte fubijcibilitatisy fic Indiuie duum efl quod continetur fub fpecie.
Dubitatur ereo in prefenti; am per has fin'tiones explicetur aliqua ratio coms
nis , inqua vltra conuenientiam fpes cam conucniant quoque vt indiut dua üc;
deinde an finr recté a(Bignatee;Qauo- ad ptimü dubiü Caict.c.dc fpecie, Alberte
Soto, Tolet. Louan.ibidé Morifan.& Paf pend to.2. Met.d.24.nu. 1 1.
Martinez && c [pccie q.3.negát indiuiduü hic defcrie bi fub aliqua
rationc cóvuni quia nalla talis affi gnati poteft , cüindinidua intet fe fit
primó diuerfa; vtindiuidua funt, VE €t ftequcoter docet Scotus 1.0.3.9.3-F» 2.
dift.3.quzft.6.& 7. alibi , ac prc dc volunt hic. definiri indiuiduüm con
fusé [imptum , ita quod omnta 1mme d:áté defcribantur , nullum tamenec
expritmatur detxermiinaté, ficür de Indi duo vago dicere folemus ; quód
guiticat rcm yram communem , fed par» Pp 35 tud 4 "462 ticulatcm , fumptam
tà indeterminaté . * Dicendum tamen cít;po(fe per has de finitioncsexplicari
rationem indiuidni ,. vt fic, vniuocé communem | omnibus in-. diuiduis,& de
fingulis pra dicabilem ina Quid,qua ratio commuais habcbit mo- dum przdicandi
fpecici. Conclufio pro- culdübio cft de mente Do&oris,qui con- cedit ab
vltimis differencijs , & conftitu- tis per cas ab(trahi po(ie ab intellectu
ia | adaquaté concipiente rationem commu- nem in quid , vt conftat 1. d.2 3.q.
vn. in finc & clariusd.26.q. vn. Y. vbi, & cius Expofitores przfertim
Lichetus , idem colligitur cx 1.d.2.q. 3.8. 4d illa vbi do «ct hanc
propofitionem effe conceden- dam fingulare efl vninerfale , quia licet quod
concipitur (it finguláritas , modus tamen;(ub quo concipirur , eft vniuerfa-
litas,quia quod concipitur,vt cócipitur, habct ind fferentiam A ha: quod etia
tepetit 4.d.13-q. 1.infra T; idem quoque ids q.12. Vniucrf.in fol.ad AC ait; gp
indiuiduü, vt (ic., e(t fpecies re(peQu in- tention;s, & fequuntur eius
Expofitores ibidé,vbi Brafauol.prefertim explicat in- iduum , vt fic cffe
vniueríale dcnomi- natiué.& effe aliquod illoràquinque;né- fpeciem, quia
exercité pradicatuc de eng illo indiuiduo, Gicerià Tatar. loc. cir.& Barg.
1.4.24.in finc $./4d qugflto- tic & ait císe mentem Doéctorisq 7.&
$.Vniuer(.& Fuent.q.8. n. 3 3. (cquuntuf ^ Recentiores pa(im. Kuuius c.de
fpecie - q.6. Hurtad, di(j.5 .íec.7. A rriag. dilp. m. £5Compluc.di(p.6.4.6.X
f: uec S.T T-p.q:39.art.4. quem fequitur Caict. ibi Gi immemor alibi; vbi etiam
Sàcius Do- — *&or bene aducrrit, quod non dctur 1(Le Ventepas communis
indiuidui (ccundü £em,fed folum fccundum rationcm, qua- tenus à parte rei nulla
ci corrc(pondet na tura communis, qug per talem conceptu adaquaré exprimatur »
ficut regular;ccr dere folet generi, & fpccici , vc humanitas, (ed
co;cefpon- omnes fingularitates rcalcs se, & inadzquaté conceytz qua de
gana conceptus indiuiduationis , vt. fic , | (ogpacitus dicitur inadaquatus. 99
Probatur auc ; um quia definitio Difput. V. De Paiuerf. ín partic. xut "JJ
uu VIP " ! » pd * "i ^ Te ^x p E: indinidui, vt fic, eft communis
omnibu$. — 1 indiuidais, ergo aliquod commune ipi$ ^ 1 peceam exprimitur, &
quidemcommu* —— 1 ne vniuocum , quía zquiuocam definiri non potcít; Tü quia ti
hic non definituc ratio aliqua communis indiuiduorü , nec . defi niri
pote(l,ergó tot a(fignandz erunt. dcfinitiones, quot süt indiuidua; T i quia
indiuiduo,v: ftc , apponirur figna quáti- tatis,omuis;nullys aliquis, dicimus
enim omne indiuiduü,aliquod idiniduü, ergo e(t terminus communis, quia hzcsütti».gnaterminicommánis.Tumeuam,
juia hic fyllogifmus cit bonus; vr ait Rauius s Omne indiuidoum e(t
incommunicabi- le, Petrus cft indiuiduum.ergo Xc.Sed (a nihitcommune datur
-indiuiduis vniuo- cum, eciam vindi dua funt , crít vitio fus,quia medium erit
gquiuocudm, aut tas liter analogumsquód cius vnitas non fuf-- ficict ad
vniratem medii , qua ratione, 9 Scotus 1.d.3. q. 3. demonitrat vniua tioncm
entis. Tum tàdcin, quia pofsumu: indiuidua cona, cic, juatenus funt timi lia in
hoc,quod non func vlterius diu lia in plura inferiora , ergo vniuocé con.
ueniunt ip ratione idm dui Sed cótra obiici folet 1,quia fi "v mis
differcoti's abftrah: potefl ralis radio commun s,que hicdefiniaturgà nO crüt
primo diuecizrqnia in aliquo 4uidditati- — ué conucment ; Éa€ habeb pes Ice-
tuia 1mpliciter limplicé , & vlrimó de- nlantem, quia adhuc tetola poterüt
ptum communem, & proprium $ dcm dabitur, sus in infinitü » «quia fi viumis.
differentiis affignari po- tclilid , in quo conucatunt , & perc Sfibncadm
erit rato de ills differen tspcrquasdifleruntque fantrationes, ——— s Doctor
probat 1.d:3.q.3.vltimas cenuas non incladcte. conceptum enus qu:dditatiué;
& hoc e(t vnicum fun-.— dameatum A duerlariorum, E 1co
Kelp.hasrationesprobarefolü.p — — ab vlu mis diffecentiis nequeat abitrahi
concepuis communis ada quatus, & rea- litatem impottaps, nam fi calem
conce- prum communem habcrent , tunc viique non forent a parte rei primó.
diacr(z 5 quia conucnicenr ia rcalitate, vc Petrus » & YN d €— & Paulus
in humonitase ; f percoatc- - . quens non eflcn vitis d: freni dg v ora |^ pa
ruris deberent alijs diderenu)s o t- i ferre, item nó haberep: concepium c m-
A0 Her gsfers veter quia cilet retolubilis e vlieriores conceptus , qu'àans
propr a t. vndc nec rca- realitatcs corre fj . f&di, fed deberet dari
vIterior procetlus , & fic in infiaitum erit proceílus in reali- | —
tatibus ;at ponendo, quód ralis cóceptus —
abíira&us, inquo conueniunt, fit inada- /— Qquatus cuitatur talis proceffus in conce- gpribus,
quia indiu:dua confiderata fub il- | doieitee cómuni non d:ftinguuntur rur- ———
fus per alias differétias indiuiduales , (cd 1 per eafdem adzquaté , &
claré confide. yatas ,yt bene notant Ruuius, Hutt.& Ar tiag. cir, Sed
inftabis adhuc fecuturum goceffum in infinitum in cóceptibus in- .. adequatisjquia
cü ab hac, & illa heccei- ni Negat kurtad. $.69. cófeq. jia r primum actü
abflra- di ue lum Iadi tract Minfonmi hac RicuppuR (i: — gnanctinillis racio
iadiuiduationis , qua —— abfirahitar, (ed tantum remanent conce- «pius
differentiales,: qui funt primo di- herfi;& 1deo non datur proceíius in
infi- fit (ed in prima abflractione datur fta- tus. Hac refpontio füpponit vnum
falsü; quod nimirü cum fit abftractio (uperio- tisab inferioribus,quodammodo
fcpare- tur ab cisin eüc obicétiuo y quod eft fal. füm, lic. n. ficret
abitractio mendax , vt docct in fimili Do&or 1.d.2.q.7. $. Te- | fiendo;
verí.cum autem infers, quod ma- hifcité pacer, cum enim animal przfcin- diturab
homine , fané non ob id home $rarfcinditur ab antmali licct .n. hzc mue | taa
pr&cifio f:cri poffit inter fuperius, & ditferentiam illud
contrahentem;non ta- 1nen inter fuperius, & inferius, quia inte- tius
cflenuatirer incladit fuperius. — |o 101^ Quare potius concedendü cft fa-
€&ta abiliactione indiuiduauonis ab hac, Jitas differentia cífet prac:la
ratio di ie- For Q.H. Quo fesfuTadiuiduum definiatur eMrIV.— 465 & ila
haecceitates manere adhuc ra*ioné «oueniendi 15 Hiis ob aliacam rationcm h.
ctanieg non fequitur procefdus ia ia« finum , (cd adbuc deber dari ftauus ino
prima abftractione obiecrina , quiaratio conuenicndi,qea manct in illiscft
eadé, qua fea clab(tracta fuic 4 vnde fi fecun- $Ó, velteruió redeat
intclleótus per va« rias rcflexioncs ad. illam abllrahendamy dabitur vtique
proceffus in infinitum in przcitionibus formalibus .i. 1n actibas
iprelledtus,non tamcnin obicctiuis , quia. ratio; quz abftrahitur per
fecüdü,& cer» tium actum , cft cadem, quz abitracta fuit per primum; nullum
autem cft incó- ueniens admittere proceffum in infiniti in przcifionibus
formalibus, quia poteft iatelle&us ad libi: cedire ad huiufmodi
-abtira&tiones faciédas ; (cd bene incóuc- nicns foret , fi daretur in
obiectiuis, quia tunc admitteretur in indiuiduis-infiaitac rationes
cómünes,& gradus couenicndi. * 102 Secüdo obijcitur ad idem]; Tum» quia
indiuidunm definitur à Porph.efTe id, qy de vno tantam praedicatur , &
caius » proprietatum connexio in nullo alio re- Lage e maie commune pluribus,
Tum 2-quia formalis ratio: differendi ne- quit cíle ratio cóuenicndi, (ed
indiuidua- tio eft formalis ratio differendi , ergo in €a nequit effc
couenientia. Tü 3 quia ta- lisratio cóis implicateffet enim fimul, &c Ícmel
cómunis, & fingularis, communis. uidé,quia cóuenit omnibus indiuiduis g
ngularis autem, quia et fingularis ipfa » Tum 4.quia tác cocipi poffet natura
hue mana cum indiuiduauone illa communi s qua faceret compofitum, quod non
eflet. c«ommune;nec fingulare, noncommunes quia fi€ natura illa non effet
indiniduata » ncc tingulate;quia fic ratio indiuiduatio« nis non ciet communis,
(ed jars Tum 5. fi indiuidua vt talia , ali- quam d communem : etiam fpecics,vt
fpecies.i. quoad | tias Ípecificas , non confiderando , quodi fint haius,vel
illius genaris , hàbere potee rum talem rationcm Les qi ira fit media inter
proximum genus, & ipe» &cs. Tüm 6.quia fi daretur ialisratio có- munis
; hace deberet pur Der Pp4 dí P. Y. B * am v^ EE yp «- 464. differentias
indiaidaales , hoc autem im- ce nam quod eit contrahibile pec di£ erentias
indiniduales , non ef intra ra- tionem indiuiduatiouis,fed effentise (pe- cificz
. Tum 7- fi ratio indiuidui effet có« munis omnib. hzc
effet praedicatio me- diata; Petrus e(t homo;quia mediaret ra- tio indiuidui
humani inter Petrum; & ho minem. Tum $. poftquam Porph. tradi- dit pra
fatas dcfinitiones , fubiungit hac exempla , $ocrates boc album, eego haec omn
a indiuidua immediaté deícriptit , & confusé, non autem aliquid commune
ips. Tum tandem , quía (i dati pót con. ceptas indiuiduationis didus in quid de
vltimis differentijs idcm quoque de có- ccptu entis poterimus , & debebimus
aí- ferere contra expre(fam mentem Scoti r, .3.q.3:F. prz'crtim,cum non
imporcet t£ealitatem adzquité cognitam ; vt docet 1. d. 8.4.5. prope finem :
103 Reíp. ad rz. Tatar. in Petr. Hifp. c.de fpecie, $ Tertio fciendum , indiui-
duü (ecundó intentionaluer captum prz- dicationee xercira prdicari de pluribus
numero differentibus.(-de hoc,& illo in- diuiduo per modum fpeciei,fed
przdica- tionc (ignata dici de eno folo. At hzc fo- latio non (atisfacit, quia
fi pro fecunda 5 ifitentione induit modum fpeciei , nó fo- lum exetcité, fed
etiam fignaté pradicari debet de immo hic e(t proprius rhodus pra dicádi (
pecieiratis; praftat er- 8o t (icut talís ratio cóis indi- uiduorü, vt
indiuidua funt, eft (olü cómu fis,vt modus, fed fiagularis, vc quid , itd DE cóuenitj&
de vno (olo prz- | » vt quid, fed de pluribus , vc mo- m exercité, quà (ignaté;
nec repu- gnat indiuiduum confuse ; & inadz quate €ógn:tü przdicari de
pluribus , fed tantü illi r, t;quádo eft claré, & adaqua- 1€ cognicim. Ad
z.dicimus ad min.quod ind iüjduatio io cói , & confusà cognita non eft
ratio diffcrendi, fed ipfamet per- fe, & adgquaté cognita,quo modo ex- |
per Petreitatem,& Pauleitacem, ideó quamuis indinidaat:o , vt quidsfit
ratio t , fà confusé cognita cli gatio couenrendi,vt modus, (cu denomi- Batiüé
« Ad 3. cllct cóisy& fingularis, (cd Difpu.. De Vuiuefalibasim prit non codé raodo, nam cffet fingularis , we.
quidycóis, vt modus. Ad 4.natura conces pta c indiuidustione illa cói non
effice- ret cópofitum aliquod vnum in intelle&a noftro, quia indiuiduatio
non concipitur intali ftatu per modü cótrahentis , & de- terminanus ,fed
potius per modum cone. trahibilis, & decerminabilis ; quod ti có. cipetetur
az quaré ,& di (t:n&é,vtiq, cf- ficeret quid vnum, quia tunc
cóciperetur fingularis, vt vcré eft in fe Ad s. conce- dimus idé iudicium fieri
potle de differcm tijs [pecificis adinuicem collatis , ticut de indiuidualibus,
quod licét
sipropriasràtionesnonconucniantiaaliquoillorum.generum,quzdiuidunt,conueniunttameninhoc,quodhabeatfimilem
modá , diuidendi geuus,& coftituendi (peciem » quá rationé cómunem
defcripit Porphe ; cap.dc diff. cuns ait differentiam effe, 2» —— ^» cft
diuifiua generis , & conftitutiua vx peciei , & talisratio communis
fpecies . rum,vt fpecies (unt, nó mediat inter: ximum genus,& (pecies,quia
non eft illi cóuunis, vi quid , fed tantum«t m 104 Adfextum dicimus; : eft
contrahibile per di -—- , e LE de min indui AM AI duales,vt quid, & velat
&.. lis ad illas, vriq; reveraefleetlentiiàfpe- ^ — — Cificá quia fpecies:
iddi&atalérea- —— —— litatem pre(efcrredebet,vcfüpradiximus ——— retine Ati
" non; d quod cttcostra tantü, yt : 4 vcluti conceptus inadzquatus eiufdem
————— realitatis confusé cognige ,vt eftindiui- ——— — duatio tn cómuni , hoc
.n. dicitur (pecics tantum,vt modus.A d 7 non eft inconue- niens inter
indiuiduum; & (peciem infi- roam dari mediü per rationer , licét fint
immediata à parte rei licut etiam q.prz» «td. att. 3. diccbamus inconucuicns
non | esc indiuiduum cffe gencri immediatum. pet ratione, efto fit mediatü à
parte rei ; vcrü tamen cft, quod iodiuiduum hama- nuim;vt fic, non ponitur in
predicaméco vt inedium inter Petrü, & hominem,qui ibi ponuutur natura, à
realitates, no au- tem mod: naturz,& puri cóceptus inade- uati, qualis eit
indiuiduatio , Ad 8.tra- it illa exempla, non quia imncdiaté de- finiantur
Socrates , & boc albü , (cd quia omnc, t bà — JI. Cio fenfu Indiuiduum
definir. ete-IV.— 465 " omne, qnod figoatur infecundis incério- id Lima in
primis , vc (upradi&ü - ft dc exemplis adductis à Poryh.pro cx- JV plicatione dcfinitionum generis , & (pc-
|. &ici. Ad vlt. concedit Lichet. loc.cir. ens pofíevniuocé dicietiam de
vltim s dif- fcrentijsco modo , quo dicitur dc Dcó , x & creatura, quia vt
fic dicit conceptum i uacum. nullam prae(ctecens reali- ci zatem , nontamcen
eo. modo,quod dicitur , dedecem przdicamentis, quia vt fic. di- . ..
€itconceptum adzquatum , & realitaté , | Tfepugnat autem vltimis
differentijs con- uenire in realitate , cum in ea. fint primà : dhuer(z, &
in hoc (cnínait procedere ra- —. — tjonesScoti 1.d.3..q. 3« Sed. quia de hoc ;
agendum cft in.Met.: poteft pro nunc di- ci non cífc.candem ratjonem de.
vItimis diffcrentiis ad cócepum«ómunem hec- | — eeitatis ab illis abitcahibilem
comparatis, Wr c & ad cócepum communé entis , etenim ad iftum comparantur
velut contra hens ntrahibije , ad illum veró- vt inferius uperius , prz dic tio
autem fu- de infcrioti femper ett quiddia- — Agit us trou:5. Log. pun. 3.vbi
ait , quod licet in — fententia pcz (cindenaium formaliter tan- — £üm ,'&
cx parte a&tus , poffit prafcindi io communis omnibus indiuiduatio- nibus,
ac ctiam ipfis indiuiduis formali- ter fumptis, camen in fententia praícin-
détium etiamex patte obie&i nequit ad- miti calis ratio cómuuis, quia PY
ciat | indiuidualis nó cft re(olubilis.in duos cà- &eptas,quorum vnus lir
ratio conuenien- di «umaliis , & alter ratio differendi., quia primus
cóceprcus non attineret ad rationem indiuidualis diffecentiz, fed edzquaté
conft ituitur per fccundü,cum 15 à. conceptus tit. facere vlti- mo differre ; Foncius
cx codem fundamé to idemtenct di(j.7. Log. q. 2. Sed hec ratio, ficut &
al;zz , quas ib1 Poncius ad- | ducit, coincidunt cum modó rcíaus , & iam
foluuis ,ncq; aliud ad (ummum pro- bant sni(i abvltimis di&fereariis
abítrahi non poffe conceptü cómunem adaquatii, ac rcalitatem importantein, vt
importare folent cóceptus generici,& fpecifici prz- dicamenrales ; &
praíeram rationes Pó- cij 1n hocíenfu procedunt, vt patcbit di- fcurrenti
perillas & liquido conftabic difp.9.
Met. de principio indiuiduatio- nis, vbi curíus de hac cc redibit (ermo , &
exad&ius de-hacre di(putabitur cum his duobus Recentioribus; interim nota
Po- cium in ea ip(a quzítione non faris fibi con(tare , quia (ub n. 18.
conccdit , quod fi rgularitates , ac indinidua omnia , qua talias fint comceptibilia
conceptu tam de- tetminato,quam oancs homincs, qua ho mines; & quod edam
tnt tam fimilia in- ter (e & dcünibilia vna definiuonc vni- uocé competente
iplis, quod&(upràconccil'erat.ineademdifp.n.7.&tamcnnegat ibidem hinc
(cqui, quod cóueni;nc in aliqua rationc abflra&a ab iplis , & pracifa »
que plane. e(t manifetta coura- di&ia,vt loc.cic.difp.9. Mctapb, demons
ftrabitut ; codem quo js modo procedüc rationes, quibus idé Au&tor probat
difp. 7-Log.q- j.n. $$. differentias vluimas (pe- -€ificas.non conuenire. in
aliqua ratione differente vlimz , alioquin. non client vltima , probant enim
non polse conuc- - nire inzali racione ; quz fundctur. in ali- qua reelirate,
& fit illis cómunis;vt quid; quod autem in. concepta imadze juaco. àl- lis
communi , vt modus., conucnire ne- queant, minime probant. 10$. Quoad 2.
dubium, vt conftet de fafficienuia definitionum,quas ex Porph. retulimus,
notandum eft, qp per cas Por- phir. non definit indiuiduuiu vagum , (ed
fignatum vt patet in exéplis ab ipfo ad- du&is Socrates, & boc album
jid -n. indi* uiduum proprie dicitur de vno (olo p dicati ,quia illud detis
indiuiduum veró vagü nó niae quid etadicadder plura fu ne nam v, g. aliqvis
bomo idem (onat » Q hic , vcl illehomo , & hic eft proprius modus
figui&candi indiuidui vagi,vt,di- ximus quett. $ prac ed.difp.ex Scot«q.12«
predicam, & licec in.crdum in propofi- tonc difiücttoe . iis 466 tione cius
fignificatü reftringatar ad fup- pofitionem determinatam iuxta exigen- tiá
przdicati, vcl fubicéti ; quod requirit 3llam reftri&tionem;aur ex
intétione pro- fcrentis , vt cum quis dicit quidam bomo futt occifus,nam ex
intentione fic loqué- tis ly quidam determinate (apponit, ab- folutd tamen ,
& cx matura fuafemper plora fignificat indetermmaté. *. Sed quamuishic defimiatur
indiuiduü fignatum, nonramen definir particu- laritcr tentà f.pro Petrojaut
Paulo,quia fic non efl definitionis capax , vt dictum eft difp. 1.q.4-ar.3. fed
vniueríaliter ten- tons nimirum pro concepra indiaidui in communi , quem ab eis
ctiam vt. indiui- dua funt, abflrabi pofíe iam demonftra- mimus , fic enim
indiuiduü eft capax de- finitionis, cum induat modum vniucr(a- lis.Diccs,hic
definiri indiuiduum;t fic , ergo non fub ratione vnincrfalis « Refp. vcrum
effeaflumptum , quatenus ly vt fic excludit conuenientiam indiuiduorü in illa
fpecie, quorom fant indiuidua;no "gutem conuenientiam in aliqua ratione
€ommnni rationc indiniduationis przci- &&. Diccs rurfus,hic definitur
indiuiduü, hen predicabile quoddam de vno olo dicibile diftin&ürn ab
alijsvniuer- . falibus , crgo nonpoteft definiti fub ra- zionc irídiüidui in
cómuni , quia fic prz- «licaretur de plüribns,ticut alia vniucr(a- Aia;&
prafertim nom diftingueretar à Í "«icquia predicaretur de lioc,& illo
indi- aiiduo, vt de pluribus numero differenti- m Refp conceffo antecineg.
cofeq.ad. uc cnim bene ftatjquódà fpecie;ad quà reduciur,& ab alijs
vniuer(alibus indioi- dunt in corbmoni diflinguatur , quia.» 7 Npecics,&
alia vniuerfalia de pluribus prie &licantur, vt quid, indiniduáü veró non
ni- "fi vt modus, ficut fipgulare non cft vniuer fale,nifi tt modas cx
Scor.cit; 106 In illa igitur prima dcfinitione in- Qiuidu: , qua dcfinicbacut
indiuiduü pri- tnó intentionaliter captum , & dicebatur Üescuius
colletfioproprietatu in nullo alie eadem erit , definitur ratio indiui-
"duatiohis realis in communi in concre- ^"ojhoh eft autem
iniclligepda hec. dcfi- " hiug de eifdem numero. proprictatibus Difp. V.
De Vuiuerfal. in particul. accidentia extrinfeca colleétim fumpta .et ait
Doétor loc. cit.$. 4d auttoritae ;$num indiuiduum: cíle
alteri timile;8 itnhoc enim (cna non folum tota colle. €tio, fcd ex aliqua ex
illis-poteft effe — in codem fübic&o , quia nó poteft idem. numero
accideasnaturaliter. e(fe in duo- bus fübieQtis,fed ett intelligéda de acci-
dentibus omnino fimilibus ; quia fecan- dum communem naturz coríum nullum:
indiuidamm cft alteri lumile 10. omniuam proprietatum colle&ione , fiue fit
acci- dens indiuiduum, fiue fubftantia ; qnod addimus ob maltos , qui dicunt
hanc definitionem non c ehendere; niii indiuidua humana, & bruta, juia
inquiüt indiuidua reram inanimararum non ha« bere proprietates contentas in
illis car- minibus,& quia aliquádo ita inter fe süt fimilia , vt inter illa
d/ícerninequeat, vt. patet de duabus partibus aqu » albedi» ^ — nis,aut ligni
inter fe. Sed quamuis veram —— fit cx. illis m: magis iater fe diftingui ,&
diícerni indiuidua animata , quia plures earum participant »i nimata , tamen
negat: ncquit y. inanimata ex eibi cà ticipant,fufficientet ir tionem etiarn
aliquo mod derc indiuidua inanimata , & x neà; Quamuis a(it hec definitio
noi effentialis & quidditatiua, qnia
res noa funt indiuiduz per aceidétia,led per pro« prias differentias
indiuidaalcs cis incrine fecas,ac rcaliter identificatas y vt probat Do&or
2.d.3.q.4. & (cq.clt tamen (aff &ienter defcriptiga, quia optimé
infinua» tur differeritia nümeralis intriufeca. per tes,glo(ans illad Boctij
1.dc Trin.cap. t« V arietas accidentium facit in fubstame 1ia differentiam.
numeralem , & ratio eft;quia vt dicebasus; nequit naturaliter omnium
proríus aceidentinin collcótio» ne j quia tamen licét hoc tix naturaliicer
impofli bil) tamen non repugoat de po» in- i cea lane 1900 Pu tentia Dei
abfoluta , ideó illa de(crijtio mon cít in toto rigore exa&a . . 107 Alrera
definitio Indiuidui,d crat illad efe , duod de vno folo predicatur ,
affercbatur de indiuiduo fub róne prz- dicabilis yt diximus , &
con(equentet fc- cando iatentionaliter capto, Vt aute in- telligatur modus
przdicandi indiuidui , aduertendum eft ex. infra dicendis difp. to. duplicem e(fe
przdicationem, vnam formalem, & ditcétam , alteram identi- cam , prima cít
, inqua przdicatum eft aliquo modo à fubiecto diucríum , vel inrc concepta, vel
alin in modo conci- piendi explicitum , vel implicitum, dici- tur aurem
dirc&ta,quando in ca cít (ubie- &um , quod cx natura rei natum eft (u-
bijci& pra:dicaum , quod natü cft prz. dicati, vndc hzc ptzdicatio, hono
c(t animal rationale v . g, dicitur formalis , quia licet (ubiettum , &
pradicatum in tc figu ficata non differant , differunt ta- men penes inodu.a
fignificandi explici- tum,& iaplici.am , nam przdicatum di- cit explicité,
quod (übie&um confuse , & ideo dici (olet przdicatio doctrina. —0 5
"hsS&(cientialis, quia facit (cire aliquid. , quod prius non.
fciebatur , vel faltim non (ciebatut ido , nempé diltin- Clé , qua ratione.
etiam dici folet pra- 4 dicatio arrificio(a , quia fini arcis infer- , qua
ali.jüid ignotum notificatur ; cft .- euam illà predicatio dicecta , quia dcfi-
7 mitio naa c(t przdicari de dcfinito. Idé. tica vcro predicatio cít , in qua
vtcü.que extree&uaum codem modo concipitur , ncc di(tinguuntur, ni(i
rationc ratiocinante , vt cum dicimusbogo efl bomo , Petrus efl Petrus,&
hac pradicatio dicitur na- -«
guralis,quia cx natura rei fignificaiz non potett verior cíle ; nam vt
aiebat. Boct. nulli eftverior predicatio , quàm eiu(- dem de feiplo,adhuc tamen
dicitur pror- fus ad (cientiam inepta, quia pcr cam ni- hil aotificatur ignotum
. ] ! 108 Hoc fappofito; Tolet.Sot.& alij ita explicant hanc
definitronem;vt predi cabilicas,que conuenit indiuiduo , cü. tit tancüm dc
feip[o,non fit nii 1dentica , & naturalis , ac proinde ad fcientiam. pror«
fus iuepray& sad cau(iimjuiunt Ari« IT. Qu fein Iudiniduum defiuatufigte. I
— 467 ftot.inantepred.& c.de (ub(t.& 2. rior. c. 27. docere tadiuiduum
de. nullo pta:- dicari,quia nimiram predicib;le propci& fumptum, vt fic,
dealio dicituc , & eius przdicatio eft aliquo modo do&rinalis, Atquia
hec explicatio (ic abfolute fum. pra non cít (aic ens,nà pra:dicazio idé. tica
etiam conucait rebus in vaiuerali ac ceptis, dicimus enim homo elt homo ,
animal elt animal ,ad fant alij, vt hzc/de- finitio (oli indiuid:10
applicecur,quod ids quod folu:n identicé , & non alio modo praedicari
potett de vao , illuleít indiui- duum, res cnum in communi , etfi identie cé
przdicari pollinc , tamcn ctiam alio modo przdicari eis conuenit .f. formali
ter , & directe de (uisinferioribus. 109 Sed hic dicendi
modas,quocunq." modo explicetur, (i intendat negare indi amaem focmailem
praedicatione , adittendus non cft, nam in peimis cer- tum eft indiuiduum
accidentis veré , &c proprié przdicari de indiuiduo. fu5ftan- tiz ,
vcdocuit Alexand. t. Priorum (cc. 2.& certé negari acquit hinc cffe przdi-
catioaem formalem , quia dum dicimus Tetrus e$t boc album , ly album tcact
locum formz refpc&u (ubie&i , & cx- plicité dicit aliquid ; quod
non dicit (us bicctum ; neque ifta przdicato eft na- gatoria , vt putauic
Tolet. quia ali.juid amplius explicatur per przdicatum , fi- gnificatur enim
Pettum habere ratione [ubic&i re(pe&u hu:us albedinis; & ddo Arift.
in anteprzd. dixit boc album. de nullo pradicari, intelligcb it tan quam de
inferiori,non tan juam dc (ubiecto, vt ex ipfo contextu coliigitur. Imó cum
verumfit, quod docet Scotus 1. d.8. 3. 5. prope finemcuiuslibet vaiuec(alis dati
propriü indiuiduum,nimitum hoc animalhoc ra- tionale,hoc rifibile, hoc album,
quz dici folent ind aidua incompleta , fané ficut ha rationes in communi fumpta
predi cantuc formaliter , & directé de indiais duo completo , &
fpecifico «e de Petro, 'q» ücanianl, g» fc racionsdis;titb.l s , ale bus, üc
etiam fümpue Nec ael lin- gularitate. poflunt. adhuc | liec, & directé.
przdicari dc codea udiuiduo complctojuon quidem aestadà . 468 riori, fed
tanquam de fubiecto, refpe&tu cuxus babent rationem forma ; omniu» namquc
indiuidua incompleta fünt come municabilia , vt quo , vnde ift predica- £ioncs
erunt formales, & direótz , Petrus: «ft hocánimal, eft hoc rationale, hoc
ri- fibile , hoc album ; quam Scoticam do- &rinam páffim recipiunt
Recentiores q. dc indiniduo ;Conimb.Amic.Hurtad,Blanc.Didac.&alijquamplures;&illepradicarionesfuomodoreducenturad1llavniuerfalia,
quorum fingularia incó- pleta praedicantur de completo; & fpeci- có, nam
ifta przdicatio Petrus cft boc animal erit in quid illa vero eff boc ra-
éionale etit in quale quid,& (ic dc alijs ; imó fimiles predicationes
potecunt dici doctrinalcs , & artificiofa in ref[jc&tu ad
praedicationem omnino identicam.f. Pe- trus e(t Petrus , qura per przdicatum
ali- quid € explicatur , quà per fübic Gt ; vnde reítat folum indiutduum |
comple- tüm effe illud,quod no ni(i identicé prz- dicari pot de leipfo , vt
dicendo Tetrus efl Tetrus,vcl Petruseft bic bomo,famé ly bic bomo 6gnáté ,
& particulariter, non autcm pro conceptu humani indiui- dui fingulis
indiuiduis humanis cómuni , uatenus & Petruscft hic homo, & Pau- us cft
hic homo , fic cnim son habet ra- tionem tndiuidui , [ed vpiuetfalis, vt mo-
dus ex di&islopra . Quace concludendü €it cum negat Aciít. indiuiduum
dceali- quo praóicari , locuítur vt de inferiori, ac ctiam intcrdum ípeciatim
loquitur de indiuiduis fubitantig complcus, que non Rifiidenticé
predicaripollunt. |— . |.,119 Vltma deínitio,qua crat, ízdi- piduum efie qitod
continéiur 1t Jpecie, tradebatut de ipíb in rationc fübijcibilis, aurem
intelligi de indiuiduo (pcci- fico,& tubie&tiche immcdiatas nam indi-
uidua generica immediate ctiam generi fobijciuntur cx di&is q. praeced.
art. 3, & Ipecifica ipfa fübijciütur cidé mediate ; yerum ramen cft , quos
cum genus non Fiedicetar de fuis indjuicuis. icnciicis pili pct modum (pccict,
vcib: dictum cit , abíoluié dici poictt.ornnta indiuidua iri- mediaié conticti
(ub ipccie ; fubdit au- Ven l'orph. poitquam darc indiuiduum Difp.V. De
Viiwrfim patti, 00 cóntincti füb fpecie, fpéiemquoquecó: - tiri genet dic
didntoe c timetur Jub (pecie, fpecies autem [u ge quali hzc particula
fpe&et ad irte- jedus deRiitiotis 1ndinidui füb róne vltimü ubijcibile, vt
pote fub genere, 82 . coti um , & nüllum dari indiui- uum fab aliqua fpecie
, cp confequenter n6 fit füb aliquo genere. Ex quia mdiui- duum opponitur
vniuer(ali , i cut inferius fuperioti;hic c(t aduertendum fübijcibi- litaté,
quz eft relatio indiuidui, vt infes rioris ad (ua fupcriora, effe precrpuum, in
ind«uiduo inertia principalis r Índiuidui cft ró 1ferioritatis ad voiuct(ale,
QVESTIO I. Me De Pifferentia . íi. 225 * Y'- 324 i£ Lr MEOS ;w. 7 111. y^
Xpeditis Vniuerfalibus in E przdicantibus, acce ad Vmuctíalia, qua poe &
primó agehdü de Differentia, dicatur in quale effentialé, cum fentiale przcedat
acgidét ex vi nominis dicituf fcrre; pro quo notdngum Doctore 1.d.5. q.2 48. 4
& noflris Forma ! eíIc idem differeos cnim
dicunturdifferentia,quatpriusialiquocommuniconuenuntdeindepetaliquidillicommu:
fuperadditum dif- fcrunr, illa veró dicugeur diuer(a, qua nó per quid (uperad
ditum toris (ecernuntor quam doztriaain ai Do&or etfe Atift. 10. Met. 12.
Lour ig hic Porph. de differentia , noa. de À uerfitate, & cam diuidit in
cominuné , — propriam , & magis projriam y icu proe pujffimam, qua (ofa
conftituit hoc ter tium vniuerüale. Cy;amuis autcm baec di uilio non fit
bime;nbris, facile tamen e ;teduc;bilis ad bimembrem,yt notat Or- bell.c.de
differ. Differentia namque ; v aitipfe Porph vci facir aliud, vel facital-
teram "eu aleratü i. vt cottct exponiit vcl facit differre cilantialier,
vcl accidé- taliter, primo inodo;b.betur differentia pcoprijduma , & in hoc
sela d:cimus ho- mi- (cdfeipis,& fe —— eninem per rationalitatem à bruto
differ tc, cds node ibo edisic pow có- dos dupliciter , vel per accidens pro.
in(cparabile ; & (ic habetut dif- I ia proptia » & in hoc fenfu Sortes
fimus dilicrtà Platone aquilo vel demü per accidés commune,& feparabile ,
quo . modo dicimus Sortem fedentem difler- fc à Platone ftante,& fic
habetur differe « tia cómunis,qua ideó talis dicitur , quia attenditur penes
accidétia rei prorfas ex- ——— .&rinfeca, & (eparabilia ; ficut € contra
5 ^ proprijffima calis dicitur,quia facit differ .. gc eisétialiter, proptia
ver intra effeatiam, vel ad vecta ;, realis exi- ftentiz non eft aliud , quàm
diuifio , & multiplicatio ipfius naturz: pracedés ab- flra&ionem
intelle&us , fed hec diuifio , & multiplicatio veré datur à parte
rei,er- go hoc primü mimus differeariz circa na turam gencricamin ftatu realis
exiftétize reali modo exerceur, Maior patet; Prob. min.quia alia eft
animalitasquz in equo reperitur,& alia, quz 1n homine, & qui- demalia ,
& alia realiter , & nonratione tantum. Hac autem diuilio animalitatis à
parte rei per differétias, cíto fit realis, nó ti fit eo modo; quo diuifio vnius
conti» nui v.g. ligni in plures pattes, vt bene no« tauit Tatar.q.de differ.$.
Quartó fciendis & ratio eft, quia animalitas à parte rei ng habct rationé
totius in ordine ad (peciess fed!potias partis, materialis , & contrahi-
bilis,ac rc vera determinabilis per differé- tias. Nec dicitur diuidi , quati
quód vna e(set entitas realis ante aduentum diffe- rentiz, & poftea per
ipfam (cindatur , &€ amittat vnitatem fuam po velé com. tra cam retinendo
folá extrinfecé dittin- tur per differentias a4diras, quianon natura creata
talem vnitaté rcalem in omnibus per inexiftétiam, vt innuimus
di(p.pr&ced.q.1.ar.2. folum igitur dicitar dinidi, quatenus vna, ac cadem
manens, ita contrahitur per. hanc diffcrentià v.g. rationalis ad conftitutionem
huius fpe- cici.[. hominis, vt eadem , quátum eft ex c , contrahi poffet, di
fiunctim tamen, adi conftitnendá aliam fpeciem. v«g. equi pet hinnibilitatem ;
ita chimrc vera narüra generica metaphylicé contrahitur,& de- terminatur
per realitarem differente, fi« cuc materia phy(icé contrahitur, deter minatuc
per. formam;& dicitur ctià re wes ra diuidi excrin(ecé per ditfereorlá,
quates nus animalitas hominis per rationali fpecificé diflinguitur ab
animalitate equis & in hunc modam explicat Dactor diui« fibilitatem natur
per difícrentias in ef- (c rcalis exiltentiat n 1.d.5.9.2-$. Tertió &
quamuisibi loquatur de natura fpeci- ficii. cm tamen dicendum eft quoque de
generica proporcione (cruata « : 120 Sed obijciestota natura effentiey Q3 E 474
«..g. integra animalis natura e(t in homi« ne,& equo ; ergo non eft veré
diui(a per differentias, qu:a tunc nori effet iniegea us in quolibet, Cóf.quia
natura eft veré vna dn omnibus inferioribus,cum oqinia fünt eiufdem naturz ,
ergo nom diuiditur rc vcra pcr differétias; quia per diuifionent defituitut
vnitas, Refp. illud ptobare fo« lum;quód no fit quzdam realis diuifio ; velut
cótius actaalisin fuas pattes , quod vertieft , qiia à parte rei matura
arniima- lis intantum dicitur diuidi ab liacy & illa diffcrentia
,inquantdám " ipfas contra- litur & determinatut ad hanc ; vel illani
"fpeciem. Ad Conf. dicimus effe vnam iri omnibus pet indifferentiam, non
per ir- cxiftétiá,co módo,qüo explicarü eft difp. ptaced.q.1. ar; 1. nec per
talem diuifio- n& collitut hec vnitas,quia nó e(t vera di- üi(io,vt
alicuius totius in partes j cd po- tius cotra£tio partis potentiali$ ; &
ideo bià deítruitut illá vnitas per indifferétia ; fed «im ab extrinfeco
determinatur;& Ii- rhitatarDices, fi datura nó elt vna in om - fiibüs per
vA Peri dp potius iri mul tis mültiplet hoc modo ; ergo erit teali- tet;ac
entitatiué diui(a in multis aritc dif- Éctentias,atqüe ità re verd nó dioidctur
p differétias.Refp.quocuntue modo (e lta- ; beat natura anite dificrétiussnà
lioc nó cft e pracntis ncgotij:lioc cettü cl jante diffe -t&tia$nó pofle
dici Vnà in multis, uec mtl tiplicem,qutia cü diffcrentijs ipfis conti tttit
illa multaj& quia in tali cont itutio- ne fe habet per eiodü realitatis
poteritia- lis ;& detefmitabilis pet ditferérias hoc fcafa dicitür diuidi
pec ila$,ac ctià id alio feüfa y quatenus exctiafecé mcrito diffe- - tcntig
adiufi&lz ariimalitas hoininis [pc- : cie diffett ab animalitate equi ; .
-—»121i Dicirhus 2.(i natuta gerierica 6ó- dideretut io ftatu cxiflétie
obiediugyüc proptié cocipitur diuidi ad modum to- vius 1f fuas partesstotius
himirtim poten- tialis in füas partes fabicétiuas , licet talis diuifionó fiat;
nifi per opus intclle&us ; Hanc ctiam concl.ponit Tatar; loc: cit; Vbi ait
genusin hoc ftatd diuidi pet dif- fcrebtias diüi(ione lógicáli , lioc autem
aliud non cft; vcipie ibi explicat ; quam ljenus manife(tart à poltcriori quoad
Difpu.. De Fuisérfaliuin par: 000 eius cómunitatem per eius partes fubiea
&iuas, Sed adhuc melins, & clariusexplis — catur cócla(ío;qui4 gerius
in tali ftatu ab- ftra&ionis conici pitur per modif cuiu(d& totius
yniuetfali$, vt Sco, docet 1.d.1.q. iD.& qum toti poterniuale concipi tur
diuidi ini plures partes poteftatiuas. (; in plura ioferiora v.g.in animal
liominé y in animal equü per diuerías di ffcrentias y. ergo in tali (tatu
proprie diuiditur per dif fereritias. Fit autem talis diuifio, & cotra- Gio
per intellc&um, quia (upponit natu ram petintelle&ü abitra&à, &
itavnàg —— — qualis nom eft à parte rei; quia iri aliae Te ftractione
füpponitur haberé. viii per iridifferentiam poüitiuam,& concipis — — uic
diuidi per differertiasim plures (pe- — cies Ynd, & cadem manens per
inexifté« —— tiam ir illisvt di&umeftdifp.pr&c.q. $a —— árt.1. quani
certevnitatem non habetd ——— pátte tei diui(aj& multiplicata « V ir 1ii
Sedobijcies i.finatdrd animali$ — — Vna Torn. per inexiffencià im (uis; re
" fioribus,ergo no cócipitur diuifaper di — ferétias iri "iis acmíi
wi». AS iion vuliidinésie üli dis. 12 pedit vitare. Kefp.rieg.cófeq. quia M Er
Pit loquendo vnius cópotiblci cà Dod diiifione non (ibi oppofita, &quomi« —
riot eft; (tat cum diuitiorie maioris quare ficut vnitás fpecifica ftat cü pu
cde A numerali, (ic vgitas geriecis (fat cd mal: tudine fpecifica «. Dices
diuifio tollit afi- quam vnitaté, nec didi(uat poft dic p ge- manet iridiaifum,
ftcut afitea nus pet differentiasdiuiditurinipecie$ ;— ctim diuidinon poffit
,mi( stt vaitaterd — — genericaim, vtique per illas diuifurti talé vnitaté nó
retinebit. Re(p. quód (icut (je Cic$, cum diuiditbr ii indiuidua, non vtis que
cadit diuifio fiiper. Vnitatem fpecifi- cám;quia (ecundü liané indiuifibilis
cft cum h&c noi tollatur ; nifi per differen. tia$ eflentiale$, &
formales , ad qiias. eft inipotcehs (pecies infima , fed fuper vni- tárerti
numeralem rationis, quati d : u rit eo ipfo , qdàd ab indiuiduis abttc * tut, quo
fen(u Vecum eft quód contra&tá "- per iatelle&um, & diui(a nó
remanet fic vna, & indiuifa, Gcuci priuscrae in. ftátil 1 abfiractionis j
lic à pári cam gx g A "^ I4 Ru JJ /—— min dividitur jn fpeciesper
differen. A , non vtique cadit diuifjo fuper. vni- | — "Raté gencricà
generis proximi , quia hzc ; 'tolk ncequir,niii per diffcrentias fubalter. -
nas;sm quas proríus indinifibile cft gchus roxiait & infimi, fed fuper
indiutfione Tpecific quà ope intclle&tus acquifiuit , .um à fpecicbus
abftracta fuit ; & in boc fenfu ctiam dc genere verum ett dicete , uód
cótractum per differentias,ac diui- - fum pec intelle&um nó remanet fic vnü
, wtpriuserat inf(taruab(traGtionis ,—— . Sccundo,fi cadem fimplex natura exi-
fleret reáliter in ploribus , ficut de facto matura diuina efl n tribus
perlonis , & (à | vna albedo etict in pluribus fitbiedtis col. - locata,
hzc vu]; non effet diuifio natura 1 E An multis , aut contract:o iplius ad mal-
E t2, fcd potius eflct quafi applicatio quz- |. — . dam naturz ad plura
fübicéta , ergo bac E i ; fliuiio generisin (pecics per differentias ..- gonbenéa[fignitur, quod yna, & cadcm
(ger inexiftétià in pluribus cócipiatur [pe S3 '€icbas, qu'a fic proprie nó
concipitur có- |. hi ad plura,& diuidi in multas nacuras . &iu[dem
rationis, lees juodam mo | o candcm maurtam pl uribus fubicct;s ap H plicari,
Refp.neg.paritarem, nam licét in E. &aíu noftro natura genetica concipiarur
s vna per jacxiftentiam imn pluribus fpeciee bus,& fpecifica in pluribus
indiuiduis, ui - — ^ gotca , bcné
concipitut fic vna manens "proprie diuidi in plura. feipía per diffe-
,EKentiss ; vt hominem v.g.in plures homi- - ^ nes,& animal in plura
animalia. ..333 Tetüó,hec duo pugnare
yidécur, natura v.g.animalis effe diuisá per. ditfe- E renti in fingulas
fpecies, & effe totá eíse tialiter in (ingul.s,& non potius per par-
1cs ditlra&tà in illis, ergo talis diuifio ge- nctis per diffetétias nó
poteft modo 1am explicato ficri: Prob.aísüprü ,quod.n.di- piditur,in partes
diuiditur, & quod eft co rum in hngul;s,nó porett cile diuisir, fed ynum,X
tidem erit in omnibus , Kelp.bené cxjlicari,quo;nodo hzc to talitas cuin
diuiiione cobzrear; fi aduer- tamus, quod ani nal... potett. có/idera- ri,vt
to:um c(ientiale rc(pe&u füorü pre. icatorum eff.atialiày ]uz formaliter,
& quia hzc vniras non eft numeralis fed mi e ." SEE TE Quomodo
Differentia dividat gens. e ist-L, 475 intrinfecg in fe continet a&u;&
v: cottim pot£tiale refpeétu füorum ipferiorr, uz dicitur contincre in
potentia,co quia non funt de conceptu efséali illius; vniüetía- le igitur
anuma] , & quodl;bet aliud diui- ditur in (Da inferiora,non quatenus totum
t(Ienriale , quati in plures partes fug. ef feniiz,quarum yna cócrahatur ad hoc
in- fcrius,& aliaad illud v.g. ex homine ani- mal contrahatur ad Petrum;
& rationale ad Pauli, quia (i tota cíleotia hominis nó tifec in vnoquoque ,
quilibet effec quafi dimidiarus hoino , vcl potius non; homo,ícd diuiditur
qua(i tot. porétiale in plures partcs fübicétiuas-i.pluta inferio rajatg;ità
non repugnat maturam vniuer- fa'é clle jn fuis inferioribus diuifam & (1-
mul rotam sm c(sériamin Gingilis manes rcquia diuiditur (olum (fecundum torali-
tatem potentialem, non veró actuale , sc ctientíalé X hoc cft,quod vulgó
dicitur, | vnius (ale effe totü in m fao infe- rior' fed nó touliter ; quolibet
inferiori quoad ro:alitaté cllen- icitar cffecoiü in 1alem,&
a&tualcoi,non autem toralirer, quia ab illo inferiori non adze.uatur rora-
litas eius, fcu latitudo potencialis. * SORORHFEYIVS IL Quomodo differentia
fim«l cum genere fpeciemconflituat, vbi de coi . - pofitione Metapbyf[ica , 124
Oc fecüdii different/z monas , quod eft conflitucre fpecie p modum partis
actualis , (ufficienter inti- nuauit Porph. per primam dcfinitionem «ius,cum
dixir Drfferenriam e[Je,quo fpe ies excedit genus,eel abundat à genere vt alij
legunt ; vt.n.notat Do&or 4. 27. citin (ol.ad $.conuenit diffecétiz,vt cft
cóftitatiua [pecici;fenfus.n.cius eft,quod differentia eft , quz cum genere
confli- tuit [peciemy;itaquod ibi pooitur fpccies, vt cotrelatiuum differentiz
, inquantum fpecies clt contlituta; & differentia. con- ftituciaa ; abondat
a genere ponitur pro Conítituere,& propria rationc conítitué- di, quia non
vt genus conftituit seien ità explicat ibi Do&tor prafatam defim tionem;
vndéimmceritó ezm carpit Pe- Qi 2 trus «476
Difput. V. De Pwiuerfalibus im partic. m^ b trus Greg.in Syntzxi tom.
1.lib.z.cap. o. quod diflercntiz monus adhuc ettam uia gis explicuit Porph. per
quintam dcfini- tionem , quz cít aliarum pracedentium declaratius, dum ait,
diiferenuá effe id ,quod«d(ubflantiamyrarionemq; cfert , «C quodqiars eius efl
rei , cuius differen- fia dicitur e[fe . Et quidem differentiam cum gcnere
fpeciem cóftituece adeó ve- rüc(i , vt nemo de hagre dubitauerit vn- quà,id.n
di(erié dock: Arift.7;: Met.(olü dubiü cft,de modo;quo munus hoc à dif-
fcrentia excrceiur in fpeciei cóftitucione an.(.exerccatur modo reali , ita vt
quan- do dicimus d:ffcrentiá addi gceneti ad có- ftitucndam (pecié , fit hzc
additio, & có- füitutio;cx natura rei , & rcalis, an pocius fit additio
rónis. f.quoad rón& aliquà có- €eptam,vcl quoad maiorem expl.cauoné jn modo
cócipiendi eádem r&, & ralis có- füicutio fimiliter fit per noirá
incelligédi modü; Et qua (tio procedit de (pecicbus naturarum rcaliom y non
autem de fpce ciebus,qua f ngi folcnt in enubus ratio- eis,cum. n.iflz fint
mera entia rationis, certum cf non poflc in illis reperiri có- potitiorem
realem ex gencrey& differen- tia ; Similiter qua flio noncft de Ípecie
formaliter fumpta, & pro fecunda inten- tione , fi. n. exploratum elt ,
rclavoncm illam non confütui ex relatione gencrci- -. tatis , &
difterentiz,quia hu:ufmodi re- lationes funt inter (e diuerfa císétialiter ,
& fingulz cófliruüt pradicabile d;ftin- €um, gitur quzftio eit de fpecie
mate- tialitcr ,.i. de natura fpecifica rerü reali. 12$ Qua inre Primaojinio
ett Nomi malium, quj ficut nó admitrüt vniuerfalia vllo modg in cendo, fed tà:
à 'n fignifi «ádo, itd ncgát copo(itioné fpeciei ex ge nere, diffcrétia factà
fiué realé, fiue ra- tionis,ità Ocham 1.d.2.9.6.& 'bidé Ga- briel,&
i.p. Log.cap.16.& 17.& quol.$. Qq.11.& 13.Adà 1.d,33.4. 8. art. 1.
& te- quitur Hurt $.Met.fcét.5. & 10.Ouured., €ótr.6. Log.punc. 2.&
ex parte cósétit A- uería q.1 3. Log.(cCt.6.vbi ait cóftitutio- né (pecici ex
genere, & differctia nó (em cfe per modü compoiit onis , led in- per modü
(olus explicationis ; quando pimirü gcnus nop perícété pia- M fcindit à
difterentia. Secunda opinioeft — — Thomiítarü,quificutinegant genus , & —
diff:rentiá,aliotq; gradusmctaphylicos — cllecx natura tei actualicer diftintos
y — affirmantes fola ratione diflingui cü fuds —— daméto inrc,quatenus
inrelle&tus virtde —— te przcifiua,qua pollet, eandé iimpliceaa — —
entitaté partitur in diuer(as formilicateg obic&iuas,quarü vna habcat
rationé de- terminabilis ,& alia detcrmimatiui, ità im - propofito docent
comyolitionem fpecie — cx genere, & differentia elle tamummos —— —
dorationis cü fundaméco inre , iraquod —— cum dicitur [pccicm componi ex gene-
re;& dífferen:ia,(cníus fit. cóceptü obie- tivum fpecie có»oni ex conceptu
obit —— étiuo gencris,& d ffcrcniz ; tàlbigaifi- —— cat.S. | hom.de ente,
& eiientia cap. 4« "a vbi Caict. Capreol,
1.d 8.4.2.art. 3. Son cin.7.Met.q.36. Laucl. ibidem «18. Mo-- rif. difp. 1.
q.9. Complut. difp-s q-$ to.q.1. Vniucrí. Ruuius cap, de d ffc 4- Murcia cap.de
fpecie q- 4. Didac de gen.q.3. Blanc.difp.3 (e&t. difp.15. ct. fc&.r 1
P. À & alij hecentiores paffim eft scor ftarum ,qui ficutiinrer genus,
& diffcrentiam agnolcunt diftinctionem ex ——— natura rc; formalem,
quemadmodü cti&--— inter coeieros gradus przdicamentales, ———— ità
conícquenter afferunt talem compó- , fiuonem eflc aliquo modo realem,i oon ——
€x diuctiis rebus , vt e(t phylica compofi - tio, ('iItim cx diuerfis
realiratibuseiufdé rciante operationem intelle&us abinui» — ccm di
(tinctis; ità ex profello docet Scoe — tus 2.d,3.].6. & 1.d.8.q.3. 8, Teneo
opis — niont m mcam mediam ,vbifusé Lichets—— & Bargius , item 7. Mct. q.
19, vbi Ant, And.q. 14. Zerbius q» 144 & 1$. Fabet. ibidem diis. 18.
Canon.1.Phyf. q-7. Tró- bet. in Formalit p.2. art. 2. cx exteris ve rà
Fonfec.4. Mct.cap.1.q«4. (e&t 3. & f» Mer.cap.7.q. 3 (ect. 3. Molin, 1.
p«q.$9* "i art.2, Amic.tract. 4. Log q.3 dub. 4«—— — arc.3. &
tribuitur Ferrar. 1, conrca gene tc$ Cap.24. & 41. pro refolurione. 116
Dicendá;el » quod cópofitio fpe Ciei cx genere, & differentia quz dici [o«
let mecapbyfica ; licét non hit realis cx regc & rey vt pbyfica ; cft tamen
formalis ex natu. - "12 EA 1&6] eX realitate yj &rrezlicire;nó au-
(folam rationis ex diver iis coc epribus "Giu . Ità Scot.& Scor:íte
cit: Cócl, — bxc fundantur in diftin&ione formali a- f&ualt , quam diximus dif]. praeced. q.
t. art. 1-verfari inter gradus imetaphylicos 'ilertim gencricum, &
differeutiolem, e Quia iuxtà modum dittin&tionishorum LET graduüm
explicandus cft modus confti- tütionis, & cópofitionis fpeciei ; & qui
- dé hic potíemus vrgenter: oftendere talé diftin&:onem , quia nimirum
gradus ge- ficricus eít ratio cóueniencig à parte rei, mon autem dif£-rentialis
, ité gradus gene Kicus, vtracio magiscómun s dicitur in cópolitione.metaphyfica
diffecentialea rz cedere ex natura reí; & per ipfum có- trahi; rur(as
gradus gener'cus füapte na- .. — tura cít pcrfeGtibilis per difterentialem , |.
»monécó:ra, m vtique faluari nequcunt Eu Ero cege d;ftin&ione ex natura rei
in-: y Te" c llos,nàá à hiec muncra cui Lu liter. cribuerétur ex libico
intelle&us , T ue for- uel. IT. De compifit. gentiis fon differ ear I. 47
cft c métaphyficé cópofitus , Cum etian ipfe refolai poffit ab intellectu (ic
cóci- piente in conceptam cómunein, & pro- prium, quia ét Deus conuenit cum
crea- tura in gradibus tranfceadenralibus entis, fubttantiz,
(piritus,viuentis,&c.qua (iat lirado; & conacnientia
poteriteffefundamentumtalisabütra&ionis.Tandem(àcompofitiofpecieicxgenere»&dificrentiaooncltàpartecei;ledcmrationis,fe»iturfpeciemeísentialiterinrecífeiraIunplicem,effcaciadiuina.R.e(pondet
Mori(an. cit. ad hoc argu. mentunn , & ad przcedens deductum cx
dittin&ione graduum, & inquit ; qp licet hzc coinpoficio fit cationis ,
non inde, fequituc poffe ad libitum concipere intcl- leé&um 2radum hunc ,
vcl ill: promifcue pocencialem, vel determinantem,quia ng eitiomninó
confidta(ed habet (fundamé-, tum in rc,róne cuius potcft , ac deber in-
tellectus hunc gradum,qui . (eft principii cóueniendi cü pluribus,vt potentiale
,1llü. i T nóminuspoffet cum verirate.cócipi vcrà,qui eft principii
diff-rédi,vt astua- E E orm prior animalitate, & ve. lemy&
determinantem non é conuerso «- .— «ontrahibilis, ac perfe&ibilis per eam
, Subdit ctiam hanc eo tionem repus. | .
quéécontra: ;Scd quia hzcdittin&tioin- gnare Deo , non quía fit aliquo modo
ex |. ttr gradus meta e vniuerfum o-. naturarei , & lapponat di (tináioné
fore , fiendenda cft in Met.& interim ipfe Do-'— malem inter hos gradus,
fed ex alio capi- mw &or facis cam demóltrat loc, cic. 7. Met; ] Q» 19. Vb:
probat cóceptibus obiectiuis ge neris , ac differentiz dittinctas correfpo-
dere dcberc realitates,vt veré faa itinera exercere dicantur ,
ideó,Le&toremadip«fümpronuncremi.cumus;&folumex ra- Vyone ipfius compofitionis
metaphyfice tonibimur dcayonflzate ip(m non po(fe effc rauonis, & ex (olis
conceptibus obie &inis cum fundamchto ín re , 1 327*Probatur ergo fic, Co
pofitio me« taphy ica cx gradu aerierico
& differen- tiali calis cft, juód Dco repugnat, & eius fumma
*timplicicat , vr patfim farenur. Omnes ,.crzo cít aliquo
inodo realis , & nan rationis tantum , dbia hac non tollit. 1citatem à
parte cei. Ec confir. quia ad taluandain cópoiitionem metaphylicà in uatura
creata non (ufheic ipsa eile refo lübilem in cOceptum cómunc, & propcrü ci
fundamento in rc ab intcilc&uinada- quaté concipiente,quia wine Deus ejam 2
' Logica, " tc f. ex illimitatione, & infnirate natura diuinz,ratione
cuius fic, vt nullus in cas: poffit concipi gradus cóis, qui noninclu- datur in
rattonc particulari propter (ume : mam fimplicitatem , &, fit potentialis
ad illam ob cius fummam a&ualitatem --- . 128 Vtraque folurio facile
refutatur , , Prima quidem, nam petimus;an ftáte tali . fündamento , &
exigentia à parte rei, vt hic gradus concipiatur, vt pocentialis, ile ! le
vero, vtdcterminans , poflit intelleótus ; inuertcre ordinem; vel non,(i primü
ere ^ go talis ditin&io, & compofitio non-ef& . cum fandamento in
re , quia per fundas: mentum n reintelligitur maziuum ; feu occaíio necefficans
inte. ) ad (iC: & ic concipiendum , & non alio modo; fi ecundum, ergo
illi conceptus Í " nunt rcalitates à parte, rei formaliter di», ftinctas
,& non vnamtantum nedequ té conceptam, quia ordo rcquirit diftin-. Quos paa
ades. : wu» 478 t^, tibil eniti ad (eip(um omninà ordis . nouit, & qualis
cft ordo , talis eff diftine . &io,cüm igitur odo fit ex rei ipfius exis
gentia préfitus, nonimtnutabilisab in- ielicéta;difün&tia quoque &
corbpof(itio crit ek natura rei. Neéetiam folutio ad'ar : giunentum ex
cópofirione deductumiifa: - usiscit ,& à Dco fufficienter expellitury fi
cfi rztionis, nam falfum e(t y p in.Deo ne:xucat cócipi graduscómunis entis
(ub- finu, & c. perfecte pritfcindens à parz ticulari, neque huiufmodi:
pracitio tollit fuco man fi ip licitateinyquia ad ipsá (uf- iit (ümmaidenurasá
patte ri. intecilé lá; qox abibütcea pra(cindumtur,ncc po tenudalitas copcepta
in illaraciónecomus fiiad particulare collet a&ualitatem; qua : d:patte rei
reperitut. irilla ratiane ; vndc cürb to:a 1mperfeótio cópoticioni$ metas
phificie, vt ponitur ab Aducrfarijs, pcn- deat cx noflro
iimperfe&o:cócipiédi mo« do;& non ex natura óbicéti, fané non vc«
poguabit Dco, vndehiac rauónc Valq. 1«; p» difp. 22; toncft vatitus cuta in Dco
admittcte, qua inre cettéalijs ett mas gi$ conféquenter locótus. 7129
Refípotdet Kuuiuscit.talem com potituoné non poffe pori in Deo; tà quia
«Óceptus genericus debet efe vninocus, à Dec atté nequit przlcindtcóceptus.
(ibi vhigocus;d cteaturis; vüquia conceptus. |o oir ride c£natuta e ibilis
cttepcialitec peti cónent diffc e-« tiat.; Sed hcq; biec écfpotfio alet quia
fal(utitelt nó pofe à Dco pseícindi consi «eptatri entis;, &fabitàntiz bi
eniuoci, é&ccteatutis,vt ib Metridiceaus quod ad t due gehcticus fit (uapcé
natura per. fedtibilis per difíetétialem; ideoque cepi: gnet in Deo reperiri
corroborát argumé- ' iam, & ipfcrt aliqoá di (Hin&ionem ex na tra rei
inter hos gradus, quia nihil potet cü veritate cócipi ; vt à (erplo
perfc&ibi- . Ié,& cófequentet concedit aliuam cópg fnionem cx fiatuta
rei ab ipfis refutare o :"Kefpóndct proiide Auerfa conceden- 'ilientiat
crtatam nop habcre máioré cópofitionem; d tónisjadliuc tamct non; &d£qüarc
(i mplicitacem ditinam;quia li- cétin e(Jentia creata cópofitio ex predi--
cxiis eíicaualibus nOdit tcalsy uircepctrj- V ! -« Difput. V.-De Phiutrfe im
partis Ut i-o tür éópofitio ex natura, & fubfi fétía, e: fabflantia,&
accidenti jAlijsq/modis Deo Cue apr Scd hzc folutio exeo fo« lum fatis ab(urda
conuincitut , gi cócedit: creaturam omnem catere cópo (itioné ef« (cotiali
quoad gradus metaphyficos , &- juátum ad liaric ad£quare. fimplicitatemi:
tuinami 5 patumi áutéqi refert rionadzs quare ob ceteras copofitiones, quas
ipfe . commemorat ; quia illz potius funt acci : dentales, vnde creatura
(pirituales mates: tia formá carentes in ordine ad cópoti«: tiohé metaphyticam
erüt puri(fimii a&ase 130: Deinde coricínfio oaftrademon: firatürà priori,
quia adcópolitioné fea: — leni, vtdiftiaguiur à compofitionie ra--.— üonisdug
coiiditionesrequiruntur;prie; — — ma cfl di(tin&tro rcali$ compónentium 5-
E vr án cópolicione phyfica liquét , vbi mas; teria, & forma realiter dift
vel: faltinp non fint: perfe Qté ideiatapl e. A tunc coribgit, quando :la.on ex
ig tionibus idétificántutsfed quatenus vni. tüt in tert:o;cuirealiter (unt
idet: da cft, draltera pars excom bént ratiopcm poreürii;&
a&us;fed:ambas iltasco conctptüs 8eneris,& differe! priftam;quia hcàt
gcadosaftipon di guanturreakue itullé ia quoinucaiugk tur , tfi corum
idé&tiias- non debet Ü ck corumirationibus fortnalibus, fed tam: tutntatione
illius tertij, ib quo vniüncur) & identificanutr, stávt.imtatitum funt eae
dem itire (es quatenus fum réalitce ideri- ! tificaraillrtettioà
qdof&abliiahantar j— ^ notrretnapet (ótficiens: auo. idetuitatis-yf 4 vt
dircété docet DoGor i.d. S. «-4/atol c ] ptin. vhde mon valct
dicerejanimalxcaseff | rauonalitas , ed.be&e in hoinineagicunal cit
ragonale ; habeht quoque fecunda (o«* ditionem 5 quia fecundum Aríü.7. Met;
41:&.43; ideo ex gchere, X differentia tcíukat (pecics perfe vna;quia
gradus ge« neticashaber ratidnem potentialis,& cá:wahibilis, grádus autérm
difterentialis des terminantis &
conuabentis; 5: k o Ü In oppof«tü arguit Didac.e: Ade tcolo-; íi genus eüet
difinctum d parié rei à differcnujs , cü qnibus proinde rea lem cflicecec
cópoliionem ; winc trahla T . mutárt - Uu WEE LZ. CUTS. , " A... — -— Mgsutári poffer de vna differentia
(verifica "E ónaliam, quiag 1dorcs
potentialis , .& i 00 pri refpicit plures a&tualitatesoppofi- / *gas, poteít illam Deus de vna tranímuta- |^
sein aliam; vt conftat de materia habente I C tentiam ad oppofitas formas ;
& ratio Ww ius e(t; quia orrinis tealitas ab(oluta. ji jvc & ab ca diftincta
realiter , f Rs. feparari ab illa,quia non dependet ab illa |. "wtScotus
ip(e concedit 2«d. 12.9.2. at da- Ip "£i genus fine differentijs eft
prorfus im- ' . — "pollibile Mas: 16.& 3. Met.c. 3. Conf. IRA -iuia
idé cim feipfo nequirrealem efficere |. . ópofitionem , fed genus cít idé
realiter 3 » . kum differétia, ergo nequibit cum ca rca- (0. dem .efücere
compofitionem, fed rationis. 2009 C C Refp.neg.confeq. qua teneret,fi inter |.
e«genus,& differétiam realem poneremus P. diftinctionem,at folam fomalem
admit- ^imus ; quz minor cftreali , & maior di- | ftin&ione rationisràm
ratiocinante, quà — átiocinata ex di&tis di(p.t. q. y. art. 1. & fui
taibus reale dintis, vt n: /— hate »lóquitur Doétor loc. &it.& ett folutioeiafdé 7. Met.
g.13.nu. .. 2e, Adconfir. vtique «pcftidem realiter . ea »,üequit cum eo
efficere ; COD ofi aieepnis i Hec onibus iuinis, quz qui im cuiufque in ASTU
Duictn De fim ideh- sificatut, ideo nullá pror(us efficiunt có- politionem,
atqui idéificantur imper- £c&té, nimirum folum ratione terij , in quo
vniürdr, vc ett in propofito de gene- — 16) & difíctentia , potluntaliquam
ex na- tara rci efficere compofitionem, vt mox adhuciiagis declarabitur, 13
"Secundo argaitur ex Ocham geous
vion eft ver? & realiter poteritialead dif- ferentia; fed tantüm per
noftrum cori- cipiendi modum; crgo nequit cüm &a ef- ficere compofitioniem
vllo modo rcalem, fed ti rationis ; Prob. affumptü, tüquia nulla res e(t iri
potgntiá ad (cipfam ,nec à feipía perfectibilie . Neqi dicasat 1d fuf- ficete
diftinGtotié formale. Quia re vera hax nó (ufficit ;;vt vni dicatur potentiále
ad áliud, quis per Scotü effeatia. diva eiufq; attribüta sür ex naturarei
formalis cer diftinGa,& tamen nó eft perfe&ibilis ab cis ob identita:€
rcalem. Tum quia: fi pir m ueft IT. "De compofit gener.» diffs. c 4n. IL ^
4?9 | « genus effet vere ede ad differentiis, tunc,quantum eft de fe, non minus
pofi: t effe füb hac, quam fübalía , & tic diftin- guctetur realiter ab
illa, quod enim effe potcft tine alio, vtiq; realiter diftinguitur ab illo,
ergo cum implicet getius efle (inc diffítentia, fub qua eft, fatendum eft non
efe verd potentiale ad illam , fedtantum per noftrum coricipiendi modum. 131
Rep. negando af(umptum ; eftó ,n. genus non fit veré potentidlead ditfe-
rentiá;vt ad quid realiter diftinctü , ficut -ft materia ad formam, eft tamen
poten. 'tiale ad illam, vt ad id; c quo cft imperfe- &é identificatum.f.
ratione tertij , yc ;n, diximus fufficit imperfe&a identitas, wt «ni
dicatur saecu ad aliud; & per hoc patet ad primam probat. affumpti ,
concludit enjm vnum non poffe/dici po- tétiale ad illad;cum quo eft perfecte
id£, Alioquin foret in potétia ad fcipfumneq; nos Uc ép potentiale ad dif- :
aped ob folam € forma- Jem inter ca repettam, alioquin, & cffentia diuina
dici poffet potentialis ad acttíbu- ta, vt bené probat illa inftantia , fed
atfe-- - rimus e(se potentiale ad illam ob imper- fectam eius identiratem cum
e, quia eft identitas mendicata à tertio , à quo fi ab- -firahantur , non (anc
idem realicer , vnde rcalitas generica, vt praecedit differendia- legy;erit
veré potentialis ad illam, & pec- fe&ibilis per illam , vt docet Doctor
f, d. 8.9.3 iofra I. Alia vero probawo tàgic arduam difficultatem examinanda in
Me- - taph. dip.de natura cói,de qua videri po te(b Licher.2.d. 5.0: f. vbi pro
eiusfolae «ione tnultadieitg intetim dicimus falua- ti potential tém generis dd
di(ferentiám b imperfc&tám identitatem eius cá dif- ferentia in certioquod
cü spfa cóftituit, ratione cuius imperfeGite rdentitacis diei- turjqtantum eft
de (6; poffe effe fiáe illas non quidé porentia nathrali, & ad atur
rcducibili,(ed logica, quátenus (i cófrde- rede vtptius'riaciralitee differentia
cO- HE AVRNNA NI imdénitün perg i ] ci repagnetieffe (ab alia; éó (reonfr retur
, vCConiuncrü v i tio implicet (eparari pote ab illa oh tea- loch
identitatéeqei ptc (xi cób/gsdióde Qq 4' sme «430 - Difpu I. De Fniutrfalibus i
parti: amborü in tettio , cui identificantur , ità dilerté docet Door 7.Met.q.1
5 cit; n. 20. vbi ait , quod centradt(lio includi- tur, quod feparetur propter
vnitiuam - continentiam y dius reddens rationem fübdit , quedam natura in fe
non repu- gnanty C tamen repugnant ofi - ten e[fe, vel fatta. Dices , fiextra
ter- tium nó (unt realiter idé ; ergo per vnio- nemintertio nequeunt fieri idem
, quia talis vnio non habet vim tollendi realem corü diftin&ioné,vt patet
de materia ,& forma , quz etia in cópofito vnitz adhuc inter (c di
(tinguuntur realiter. Refp. 9» aliqua poffunt voiri in aliquo terdo dupli
citer, vc innuit Do&or 2.d.12, q.2.ad r. grin. velfola vnitate vnionis ,
vcl etiam - , vaitatc identiratistranfcundo nimirum in tcalem identitat£
ipfius, vnio primi gene- .£isnótollit diftinétionem realé vnitorü , . quo
genere vnionis vniuntur materia ; & in phyfico compofitojin quo etià vnite
realiter ab co diftinguuntur, vt lusd demonftramus in Phyf.difp.$.q.13.ar. 1.
bené mor vnio fecundi modi ,qua qui- slé genis , & differentia vniunturin
com- pofito Metaphyfico,vndé cá illud cófti- tuant fcipías illi realiter
identificado ;illa qu0q; tealis idétitas in ip(a reddat, qua- £cnus qua funt
eadem vni tertio, ét inrer | Kc cadem cen(entur, quatenus vnira ineo. 133
Tertio vrget Auería,(i natura ge- seris diftinguitut à differentia , petendü
eft,nam animalitas,que eftjn hominc ,(c- cüdum ill&entitatem , qua dieitur
diftin- gui à rationalitate,fit à parte rci determi mata; & diftin&a ab
animalitatesqua e(t in equo, vcl indifferens , & indiftin&a, lIoc
fecundum dici nequit , quia entitas gnimalitatis, quz cft in bomine, non eft
snttinfecé entitas animalitatis , quz cfl in aíino,videmus .n. afinum interire,
& ho- mincm remanere sm omné fuá encitaté; (i primü;crgo in ca formalitate
dicit diffc- rentiá determi adcó ab ca M rei Co c includ tiam, pc ftinguitur à
differé:ia (ua. bac NER ola epum um, quod folet vrgeri coma Scotittas.
:miné,& afinum,quia animalitas hominis, ^ tati d ;Cendentibus » quibus
" rminapté,& diftinguenté;atq; in tnatcría de natura; communi , de qüó
etiam multa Lichet. loc. cit, illudq; opti» mé foluit Doétor 7.Mct.loc.cir.vbi
quz- rens, an natura Sortis realiter: diftin E à natura eae res Me ,inquit;
quod natara Sortis , ficut dif- ferentía numerali circum(cripta,non ma« net vna
maxima vnitate in fe, (ed tantum illa vnitate minori , quz eft communis, fic
neceft diuifa: ab human:tate Platonis diuifione numerali , nec aliqua ;quia nom
fpecifica, ita Do∨ quam etiam refpó- fioné applicat ibi' naturis
genericis, nam circum(criptis differenujs fpecificis nul- la remanet
effencialis d:ffzrétia inter ho- &aliniprzcifis illis fuat-cadementitas, —
— & cíientia, fumcndo ens ter, 66 — nominiliter; fed de hocex profedodt- —
— cemus in Mct.«nterim vt ben& hanc Sco» —— tirefípontionem percipias, vide,
qum die — — ximus difp. ptzced. q.i. art. 2.ad 3. Ad
—— Conf. dicimus genus& differeniamtom ——— dici proprie difiecétia qnin
iquoquid.— — "epis , nifi forte. V N te,dequo in Mex. fed ptopsiédienntur
— — diuerfa . i. (c totisdiffimilia, &non pet- *— aliquid fui, vc docet
Arit.g.Met.lo. —— — 134 Tandemobijcitur, quia Ati, 7. Met.31. air, quod genus nihil eft pracer eas,qua fant
generis fpecies,etgn grada. £^ art genericuas nihil
dicità parte rei lua ciicum , & d fferentialem . Tam quia vi ab(tra&io
horü graduü fiat ab mtelic&a linc fi&ione , nó indiget pro f.indamento
di (inctione ex natura rei pluriam rcali- tatum illis conceptibus
correípondenziit., vt Scotus vulr 7. Met.q.19.cic- (ed (ufficit diftin&io
virtualis& emincntia ci fimplicis entitatis, rationc cuius polea
intellc&u partici (ine mendacio in diucr- fas fórmalitatesobie£kiuas, vc
maior | Scotittarü cócedunt de concepubus tráfs | , ponunt correr | fpondere
realitates| integras à parte rei | ncadmitdt rien 6 in Deo, quibut expreísé
fauet Scotus ipfe 1.4.8,q.3« pFO* | pé inem. Tum demum, quia omaes grav dos
Metaphy ici, vc pluciinum fundantut in vna fimplici encitate, vc patet in Ánge-
lis, & accidentibus,quz (unt forma fime i - IM » (- Mlicts s ergo mon
füpponun: diftin&ioné (felis vie fumenrar, concen à | cfficilit compo (i
tione, nifi ronis. — «.. Refp.DoGor 7. Met.q.19.& 4- d. 11. | «Qe 3* Cc
quod au&oritas illa adducitur |. -AruncataaiGn. Arift. quod genus,aut nó -
eft aliquid prater eas , qua vg pim - fpcciessaut fi eft ,vt marcria c(t, &
fecü- -. da pars difiunctionis efl vera. Ad 2. neg. D -aflumptiüm, ad
prob.dicimus non effe ca- .. dem rationem de gradibusprzdicamen- LIÉ D nibus
tranícco contio, is.m. COncc- du peboimicteuaedc up qen! ! — . la debet
correfponderc realitas à parte. fei per ipfosádequate explicata;alioquin |»
poneretur compofitio in Deo , vt bené g^ 5 Doch eir. q. 3. oltédic&
Bargius, - ac Lichet.ibidem ; gradibus veró przdi- . camentalibus correípodere
debent tcali- » loci. Do&or cic7, Mcc. q.' 19. ac etiam ad; 2 -a«1«ex
profeílo; quà di(patitaté in- 'éc.gracus pr:édicametales,& uranícendé alius
declarare muneris eft metaphy 4 fia «Ad 3-licét gradus metaphyfici gene- .
a&us,& perficiéus;poteft (0 fi$;ac differentia (zepius fundétar 1n vna
(Oo coemücace fioplici phytice, prout fimplici . tas excludit copolitioné cx
re,& re , illa ^tf entitas eric muluplex , & con mctaphyficé. fex
rcalitate, & tealitate ;yna poténal:;à qua (umaátur genus;altcra
-a&uali,à qua füiatur ditferéua, & talem «cüpolitionem habét
Aogeli,& accidéiia. - 45$: Sed ad maiorem copofitionis me -taphyfice
notitiam occafione przcedétis -atgumenci venit hic declarandum axio- iaiilud
ex: Arift. (amptum 7.& 8. Met. - quod genus fumitur à materia , &
diffc- rentia à forma , non enim videtur verifi- «ari pofle in illisrebus,que
carent mate- Iia ,& forma, & tamen habent proprium genus,&
differentiam, c (iut in przdi- &amento,yvt (unt. A ngceli;& accidentia;
Gum igitur cfle Toct^ph pc (umatur ab e(Te phy (ico,.à quo abilrahitur,
indagádü eft, an hzc duo principia copofiui mztca- iiiimoper defumi debeant,
& abitra partibus phyficis,genus quid& à ma- ^ fes & 1d. 5.q.3. 0
teriasdificrentia à forma .. Comunis opi» * yg ; nio eft in.hulla re. senus
dcfumi à marcia, & diffcrentiamá torma; (cd vttüg;gvadü k c 3 e A ——— QUIE
Decompofulene generis em differ, eet Ir, a8 promi(cué a totanaturá , &
catitate ret dcfümi;diuccfimodé tamen concepta.» , genus à totacntitate, vt
vlterius pciíc- €tibili,& determinabili, feu vt cum alijs in aliquo gradu
cóuenir;differentiam vc- tà ab cade totaentitate, vt contrahebte , &
determinante , fcu vt áb alijs in aliquo gradu difcrepat, ità Vafq. t. p.difp.
179. cap. 3. Routus q.5. dc ditfer; Sanchez
in Log.q.45- Aucríaq. 13.fc&t.2. Suarez d. -. 6 lc Ct. 11. Palqualig.tom.
1. Met.difp.6o.. Blanc. di(p.3.(cAt.14. Didac. Complut. & alij paflim;vndé
inquiunt illud Arift: dictum non debere intellig: proprié, fed . pet quandam
analogiam, & fimilitadiné; & quidem ità loquitur Atift.nam 8. Met.
cap.2«ait,sportet boc quidéyvt materia, illud veró,vt formam e[Je;cadé fere
ver- ba habet cap. 3. & fic ctià loquit Porph. tates adzquaté, vt facere
poffint veram . cap. vlr, genus preterea fimile efl mate- zompofitionem
metapbyicam, vt bene . rie, differenti forma , ES ri ada € , axioma illud fic
efse intelligendá , genus : fumi ab co;quod habet ratione materie.t, potenciz,
& perfc&ibilis , differenti ve- ró à UP n €0,quod habct rationem aütem
vzriufc Iationem fübire tota natura. fub diuerfis &onccptibus , atq; ità à
tota illa diuerfi- lé concepta fumi vterque gradus. 136 Hicth dicendi modus
recipiens dus non K. ;cü.n.hucu(q;probatü fit có- ,ceptibus generis , &
difiercug neceffarió te[pondeic debere in cad& natura diítin- ,
&asrealitatcscon(equenter. dicendü eft non fufficere candem naiurà
diuerfimo- dé concepubilem,vt ab ca. fümantur. có- err genciis,&
diffcrentiz fed in caza afi;guari debere diuerías realitates,ynam uidé (uapte
natura potentialem;à qua. umatur genus,altcram a&tualcmyà qua.» fug;atur S
eENAME quod cflà opus , non fit gcnus, & differentiam (umi spet cx diuctíis
pattibus phy ficis, img freqac- tct (umanuur ab eadcin natura DT. , vt in,
Aogclis, & accidenubus femper tí lumi, dcbcant cx. diaerfis páttibus metas
Phyliegpird docti 'ottor loc.cit, 7. Met. ;9 qc. n dbi ie poum- AO gres ep ade
bi epe ,e quidem T Md yiLrae Anift.7. Meaph. 17, vbi ai arces dcfi- nitopis )
quis [105 SOUS, PVP Bid) m" 7492 '' Dif.P: De Vuiuerfal.in partici, ^. ! Cérrefpondere
partibus dcfiniti, ergo per ' Arifi.(emper de(umi deben: ex diftinctis partibus
definiti,nó phyticis, quia no om * ne definium tiles habet,erzo. metaphyfi cis.
Nec poteft dici, quod tátii fundamé- * taliter ia ve definita huiufmodi partes
* metaphyficz- correfpondeant | partibus "definitionis Quia Arift. ipfam
definitum vocat formaliter, & actualiter totumser- £0 formaliter, &
actualiter habebit pac- ' Rcs E ry qe ; & cum ex huiufinodi partibus debeat
fieti vnum per. fe totum : metaphvficü,neccífe etit, vt vna cealitas habcat
róné partis potenrialis à qua fu- tratur tó'eeneris,& alia roné partis ada.
C - fis qua fumator ratio d:(feréciz, vt do- cet Arif,
8. Mer. 9.& 7. Met. 42.& 43. & hac
rationejnguit Door, dicitar gcnus * fumí à materia, differentia à forma, non
quidé proprie, (ed per quandam propor- ' tionem ad partes compofiti plyyfici.
Sub- dit tamé Do&or loc.cit. interdum in phy ali differentia fumantur à
diuerfis partibus M incorporibus animatis cor ' pus;qugd eft zenus;fümitur à
corpore. » pro altera parte compofiíti , quod habet rationgm matcri,vt
oflendimus in Phy- ficis difp.2.q.4.at. z.animatum verà. ab iaima;fufilis de
Irc re bené difcurrit Pó- «iusdifp.4.Los.q.4. — ' ! 137. At obijcit Auerfa,opus
nó effe ge mus fumi (emper ex realitate potétiali, & differentiam ex
a&tuali nam vel differen "tig intermedig fam(ütut à formajfeu rea-
"litate a&uali, & Gc folum genus gencra- "liffimum fumetur à
materia , feu realita- "re eap ; fübalterna autem firmentur ^& forma,
& ira non falüatur sradus poté- tiales (emper (umi à materia ; vcl faman-
tur à materia , & fic (ola dikfetentia vlti. ma fumetur à fori, &
habetur intétü- , quod nó omnis differentia fumitut à rea- litate a&aali. R
efp.oés dificrentias fub- "alternas,vt differentiz fant, defui à réa
litate actuali,& genera fübalterna , vt fic , . modo ex hoc; quied
differentia conftitu- tiug generum fübalternorum filmantur forma , feqaatur
etiaai ip(amet genera fuübalterna
conftituta(umi;quíaanimalv.g.conftituiturexviuentetanquàmcxgenere,&(enfibili,tarquamexdifterentia,viuensfumiturexrealitatcpotentialiiftiusfpecieifübaltetnzs,(en.fibileexrealitateactualis,exquibusrealitatibusrefultathatcfpeciesfubalternafanimal,quoditerumcumvenitincó-infima
fpeciei... hominis cá rationali,animal importat realitatem po«- tentialem
iftins fpeciei , rationale reali tatem actualem, (ic de fingulis 5 & (ic
patet femper differentias omnes fumi cx rcalitate a&uali illius fpeciei ,
quam conftituunt , fiue (ic infima: fiue fubal- tecnay & genera fimiliter
ex i ds: ; 138 Poflremó cx módo ià declarato s. quo genus;& differentia
cócurrüt ad cá. flitationem compofiti metaphyfici coclu dédam eft contra
Murciam q. 4. de fy cic, & Blanc.difp. 3.fec. 12. & alios quc dam, differentiam femper effe
perfeébig. ic ua aod conrthir re FR ' ert plut.q. 5. Kuuiusq. 6.&c Paf- ——
" ficis cópofitis cotingere poffe , vt penus vIcdaci p otefí ex Doctore
1.d. 8.9.1.ad es bi do qualig.di(p.6 $ .cuius ratio €et,quod quàádo aliqua duo
cómparantti in perfe&ione , pen ndum eft,quzmam illatum perfc&ionum
fimpliciter, & ab- foluté magis excellat, & ex dit, quod quamuis
matcria fit fimplicior «ompofito, tamen quia compofitum eft aGualius
matetiaabfoluté dicendum.ett compofitumeffe perfc&ius materías actualitas
eft pertc&tio abfolutà à tior fimplicitatey cum igitur ín ptopo(ito
differentia séper excedat genusin actua - litate, quantamcunquc perte&ioné
inue- niamus in gencre , tameníemper maioc erit perfectio differentia quia
habetima gis de a&ualitate;eft.n. gradus derermi- natiuus gcaeris,illudque
cflentialiter per- ficiens. Accedit, quód vt ait Porph. diffe 'rentia cít qua
fpecies excedit genus, vci- ué in pertcétionc;ergo fempcr elt perfe ior illo,
noo folü in ratione partis,quia 'eft pars actualis,vz ait Blanc.fed ecià ià
tatione entis, quia magis accedit ad actua litatem; & quidem fi
(pecies.cxcedim gez nus ín perfectione , vt omnes concedunt; . ctiani A
duerfarij ipfi, fane lunc exocísü à (uis principiis habere debet, ex quibas
conttituxur,cum:nequcat habere a ge« ncte,vrique habebir à diferencia . ; | Sc
ex a STE altioris natu. uda s t femper ipo nebiliores , vt ratio- . .. - tale
refpeétu animalis; quod cleuat ad EAE - gradü inteletioi , que tanien ipfum có.
..' finus perfectus reperitür gradus fem - .. ghificite naturam (etificiuam
abftra&am : (Es ab his defe&ibu. ^ ^ | — .-139 Refp.argumétü, fi quid
habet ro: re * ;j probare don f'olua differéncas fe- : y OR * cutdi genetís ,
(ed etiam fpecies confti. : (— - tüutaó
pet eas effe ip(o gencre irhperfe :: ' prater eleuationeiad p oré opta: tatio:
: opea: ! tis d (Fereritiadleuat geriüs, & ide. feme .— - perelft perfectior illo; vride eti K- ame in
ánitialibus iniperfettiy: perfe. $
rcpecitur gradus (enciendi , quàm i inpfo gencte, quia in iptisseperitur des:
térmitiacus, & (pecificusimgenete
icon-fufus,&itideteéminatusab(ltahésà:pet«fecto,&imperfe&toyquodaucemdetecmiríatuecft.,atque«diftinétum;perfe:&iuseftindeccrminato,&confulo5.Addias
tamen, tjéftó animalia illaumper: Éc&a careat alkjdà opctatione vitali, id.
Cit pet accidehs,vt bcne notat Paíqualig.: aima non reperit 1à tali Cor-
poreorgavi teuifita ad. calessopetatio- nes j Quod ni ex defectu operationü va»
lecet- € it perfectiorem differen « tiam s'etiüifiargur deberet genus iipec-
fe&ius , quia de(unt o perauones geucti- ce alia qumedam argumenti addunc
Có. plat.cit. que eodem modo toluuntar ,:i Ad €oaplaam nouta liuigs axccdpy- Lj
(000 UI Deep genes e ifie, ats ticfidi ; quàm i genere ipfo animalis (1.
ficz.compoficionis (pe&aret etiam re-. folutio illorüi dubiorü, Quomodo in
qua libet fpecie pmo & differentia d-fignari, & An entia Canftitur.ua
fpeciei debeat effe ei , eiufgsgeneti pro-: t ifitra proptium gradü, vt fe
habet - / ptia,adeó vc alteri eouenire nequeat fed: irtationiale re(pe&u ei
,non$ürno Opporumiusca tractamus dip.
feq«q.:4. biliores,fed vel eque mobiles , quia rion. oceafione declarationis
fecunda cegulat. €onflituunt fpeciem liaberit perfe&tior& «| antepca
dic.diuerforum generum: &c. -..- operationem fenfiriua, quz gradu: gene-
" fi$propriaeít,& etiamnónunquá;guo: ^ ARTTICVLVS IL | biliores , quia
conftitaurit (pecicai , que : | habet minusperfe&tü gradum fenuendi:
Quomodo differentia diflingudt. effet 2 ipfogenere animalis j vt patet de
talpis, tialiter ; vifo yquam,confi iuit y.al. S Olftreis,& ront bad
tacdtumnullü; ^ ais , vbrde mnuiua précifione ' alium fenfum habere vidétur ,
ergoin his; — - ris d differenti; acettam d P uli ' tialem fuperioris, d
inferioris &.— 5 1 Orpli.pet quartà definitionc à fe ^s p Cotreci, &
"explicatá ita definit: D ffcrentiam,quod fit id,quo diffevitef fentialiter
later fe fingula. w (ingalarfga cies, vel Gngula indiridua vaius fpeciek à
ingülis alcerius ,. fpecies enim noa dif& fcrunt fecuadumi genus, cum in
ipfo.con4 uemattt;fed per proprías differencias ges nas illud jitaque quara etr
tini T MUN orones y quod.ctat diltiaguere etfentisljter.wnam fpecicítab alia ;
pro cnius déclatationc lig diderenduar eft ;- an!Ditferentia i 'in fuo concepus
genus, quod diuidit ,;& differenti am (ito petiorem cui fubordinatur,vc
v.g. nüb rae: tionale includat in (a0 conceptu-animal;! vel fenübile, fi
eniminc ladit, non magis» dici poterit ratio diffcrendi:.,.quàm conse
ueéniendi;& (icállata defiotco recta non? erit quod ii nón incladit) ccit
precise rase tio diffcrendis & üicilludcne veré mue nus dítferenrz,a2 allara
definito: bod: & cum hic quz (tione coincjdunralie fub al'jtitul;s
propofitzean..(. di n fapalterna per fc pred:ceiuir de iofimazasg. &can
genus inclifdanirin differencjs vla timis, & randeman perfe przdicctur de
difcrearijs perxgms diuiditur, Nonef& doxé uam ode difligreatia io fenfü
aae cectal;,at idinercoproot n: miruin (ignie ficat tac:onatestoe cationalitar
€ habens. , fic cnim éxpiorauun eit includeresges nus; B. E La, 464 ODifpa. IP.
De Viiutrfalibul in partie. 5 2 fus, & differentiam fuperiprem illud có-
füituentem,fed quz ft :o cft de differentia pró formali , nimirugr fecundum
perfe* &ioncm illam;(cu gradum,per quem có- ftituit hanc;vel illam fpeciem,
vt notauit Do&or 1.Poft.q.24.6. 4d queflionem. 141; Tresopinioncs. hic.
inaenimus y: duas extremas;& rertià med:á; Prima ex trema eft
af&rmatiuayque a(feric differc- tià infcrioré faciudese Diivéficeks aui
lini fubordinarut,ac erià genas ipfüm , quod diuidit ,tribuitolet Themiftio,
& Nomi nalibus;fcd prafertir quàtü ad inclafio- fiém dificrentiarum
füperiorum tam tué tr Soncin,2.Met.q. 37. land. 2. Met. 11. Barthol/Spia 7.
Met.defenf. 16. Cáce tus c.dc differ. Altera extrema id prorfus fncgat tam de
genere, quàm de differentia fuperiori,» inclodatur ip infér:ótibuss&.. efi
communis inter Scoriftas,& Thomi- las, ita docuit Do&torex ptofeffo 4.
d, 11.93. $.:4d rationes , & 1, Ppft.q. 24. & q.9«X 13. Vniuer(. vbi
Mautit. & 7. Met.q«17.vbi Ant. And. q« 14. Faber d.. 39.Canon.1. Phy. q« 7
Poricius difp. 7. Log.q« 4. & fequuntur T homitt& paffim Caj:col.laucl.
Ferrar. Complus. Sot, Fó-, fec; Tolct.Sacffan.Hutt.Blinc.Didac.Paf
qualig.Celettin.& alij omnes;Teruasé-: tcntia media eft Fecentiorum qtorudá
inguentiü de duplici genere. differen Ri liud. Candsnct proptii ali- €xius
generis,fed foteft etiam inalirepe - dirij& gcrius quoq; c(fe potcft fine
tali dit fctentia& hoc gcnus differéntiararb in- quiunt períc &
preícindere à perierc,qy «onttahit, & genus qnoque perfc&té praz-
Écindcre à diftcrentijs jfalind vetó genus: aiíferentiarum cft; quod eft propritt
ali. ; . €uius generis, & &im illo cantum feperi- tur ;& hoc aiGt
&on pevfect? prefcindere à gcncreyneq; écontra genusà differen-. $ijsjita
loquitut Auctía q.i 5. 16g. fec. f. ficciam Losup sue opdec. r.diftin , uic de
duplici gencre difierentia rü,qui- dà chim escrabüt rationem genecicá ad diiquá
eliam operatione; qua iit extta ge nus,vt atimatuw s que cleuat mixtü ad
ationem vitalem, & rationale , quz €«Icuat animal ad operationem
intceliccti- và, & has diffcrenias. concedis nó inclu- dete rationem
gencticam formaliset , ij fi differétia talis fit, vc non refpiciat opes
rationesnifi formaliter contentas fub ge. nere ad modum quo vifio materialis et
quzdam fenfauo , auditio, olfa&io, &c. : inquit in fentétia noflra
admitrente prae- : ciftones obie&tiuas omninó cen&dü eífe genus, ac
differédias (uperiores in talibus : infcriocibus formaliter imcludi , 141
Dicédüett cum fecunda sécctía ; nec genus in fuo conceptu obie&iuo dif
ferenuias formaliter includete,ne3; é có- | tra, P pos Pd infcriorem includere
faperiorem., Ex quidem quód us non includat diferencias, (ed ome nino in fuo
conce pu pracindar ab illis: deducitur ex dictisarr, praeced. vbi dixi« mus
genas, S differenciam fumi à diuer- ; fis teplisanibus ex DAIICA RM E Vt fCde
litas,qua refpondet conceptui gencricos " dida eit abea , quz reípondet di
Ze rentíali; & probatur cxperientia ipfa a. : - cnim concipimus animal, vel
tüc ; 1 7x menti obuerfanwr rauomalitas,& irratio.——— — nalitas, vcl non,
non primum; qaia tunc; menti nil aliud obijeitur ,quàm fub(tásia | * anjmatá
(cnfitiua;ergo sm. aut£eít: — tnum ab alio obiectiué pia inderei.co | - nofci
fine illo, aux illo noe cognito ; fed. . c pars conclu(ionis (offici proba. tà
cfl qi 1, huius di(p-art«4.dub: tbiofté dimus differentias nulle modoadu , 66.
— ' formaliter contineri id. .expli- cité, nec impliciié fed poteftate folum,
143 Sed e neque contra differentia ipcludar getus , aut differentias luperio» ;
rc$,quibus fubordinatut, lt Acid .4« To: picea. & libó.c. 3 -& 4
Mer-10.& fi 115. cap.1.his enim locis dierté docer: geous,; ree e(lentía —
ntiarum jn: ex, uitur ; neque ditfetentiam füpee: oen lt de eoicrp He fi .di.,
fcn(ibile effet de cffentia raionalis,etiam act o de effeotia eiu(dem, ficut
cuí inttipfccé conuenit rationaluás , intrin« fecé etiatn conuenit effe homin£;&
pro» ; batur rationibus euidétibus ex Scot, loc.; cit: Tumquía. à differentia
inferior con. ; tinet (uperiorem effenualiter,& genus ,, re d'uidictá
fpecies non differtà dif «. crentía, quia in fpecis nihil continciut 1 quid.
(000 Q-HIL De precfione generis, acdif dre HT, — ag qe iué preter genus, &
diffcrétia. um 2.diffcrenta. fimpliciter cit prin- cipium diitinguendi (pecicm,
quam con- - füitu:t, abillis quz (ub eodé genere con- tinentur ;ctgo nequit
cíTentialiter inclu- dcrc genus , aut differentiam genericam (aper;orem, 2s fi
includeret, ficuc eft priocipium diffeceni , effet etiam prin- cipium
conueniédi cum illis ipfis , à qui- bus (pcciem diftinguit ; quia includit c(-
fcntialiter illud ;in quo cóueniüt; Tum 3. ( diit eure debeo bomo efl animal c
rationale, eifet vitiofa, quia bis repctere- tur genus , &d'fferentia
generica fupc- tior, (emcl quidé per (e loquédo de gene tc, & itcrum,vt
inclufum in rationali , tic & fcnlibile bis diceretur (emel in anima-
li,& iterum in rationaliquá fationé addu xit Arif.6. Topic.c.6. Tum 4.fi
rationale includit s&(ibile,aut animal adhuc aliquid iu4 addere dcbet (uper
illa, rationc cu- jd "m conf(timiar , & fpecifice di- flingmat ab
equo; & a(ino, « quibuscon /— — Wenit in rat MN Umdlitiun & feafibili- —
&atis,tunc de illo gradu przcifo, quod (u- eo praanimal,& rationale
addit rat onalc , quzcédum eft,an in eo, vt fic;includatar heu 00 , &
quidem repugnat. diccre, qp includatar , fi enun cft ali.juid faperadditü
animal, & fenfibili, aliquid altud ett praeter illa.ergo &c.Tum f-Quía
tunc daretur proce(fus in infinitam, (1 .n. rauonale,& irrationale,vt fic ,
includunt fenübile;vel animal, in quo conueniunt , per alias different fccerni
debebunt , de quibus redit cadein quzilio,ergo di- cendum cft differentiam
inferiorem ete E Ii mpliciter implicem non refo- ubilem in vltetiore$ conceptus
generis » quod diuidit , & differentiz fuperioris cui (ubordinatur. Tà
tàdem quia fi genus, & differentia nó dicunt duos gradus per- fcGé przcifos
in mente noftra, itavt ge- nus non includatut in cóceptu differét 2, ncque é
contra fcquitur , fpeciem nulo modo etle metaphy cé coaipotitá etiam noftrum
intell;gendi modum , quia compol1itio cff duirum partium;q uarum vnà non
includit aliam, (ed amba in con- ftituto,qualil cunque fit talis copotitio,
in.Ó hoc «ft ue iaGone paras non incl: di in altera,neq;illam iacludere;&
hz ra- tiones probant ia vniuer(ümde quocurr- que genete differentiarum . 144.
Aucrfa cit. fec.ó.gratis concedit. conítitutionem fpeciei ex generc, &
diffe récia non femper effe per inodum cópo- fitionis,fed interdum pcc modum
cxpli- cacionis , qui1 genus, & diíferentia noa (emper fe habent, tanquam
dua partes condi(tin&z , quarum vna adda:ur alte. : ri, (cd (c
habentnonnunquampermoddconceptusexpliciti&impliciterufdem,quatenusf.quod13conceptagenerisimplicite,&indcterminaté
con tincbaiur,in concejtu differenu:e poftea explicatur , & determinatur.
Scd oppo- fixü conuiucunt rationes allatz, probant enim differentiam addi
geaeri, vt aliquid ab ipfo perfe&té condiftin&lum ; quod adhuc magis
declaratur , nam gcuus in fuo conceptu rcipectu diffecenuz (eha-.- - bet;vt
fubic&tum, differentia veró vt fore ma illi aducniens, ergo fecundum ftas
ra- ;t'ones. formales. fcinuicem excludunt, qua fccundü (uas ratioucs formales
vna aduenit alteri. Neque dicageuin Aucifay ad id (afficere , quód genus fic
explicité extra ditfcrenuiam, c quo ftat, quód ad - hoc implicité ipuolaatur
intpía. Nam quzrimus , qud intelligatur per hoc, q» genus includitur implicite
in ditfereatias. vcl enim tignificatur id, quod cócipiturg quádo differentia
cognofcitur, cile reali- tcr euam genus,Icu cfTc entitatem illam , qua ct.à
gcnus includit , & hoc non ett includi amplicice in concept formali dif.
ferétz, (cd potius includi in cóceptu ma terialijracióne 1dcafi cationis, no
adteqi sm efle przciíum;& fic nonfumus in ca- fu, quialoquimur de
cáccptibus formali- bus, & obic&iuisnon de materialibus, ac identicis ;
5i dicar Auer(a includi in ipfa formalitate diffcrenciz,(cd implicite; üc
iterua rogamus,an includatur in ipfas v€ cít à patte rci , vci vt eft obictiué
inins teliectu, non primiümj quia bic recurrerec ad (enium materialé , &
idcuticü ; neque sth, quia fi includitur in. 1pfa sz illud efz fc , quod
miclicétui reprlentatur , €rgo — includctar ?n ea ex plicités non autem ime
pHEcixé Lolumyquod .n. attingicur à cognie ^ » tione » am j » 4 h "A. 486
ficne, & per ipfam reprafcnratur , expli- €ité dicitur efje in
intellectu,u/a per 1psá cognitionem cxplicatur,& expanduur il- "]i, (i
autem nó includitar inipía sm illud (Te,
quod intelle&tur reprzfentatur, er- go abiolui? non relucer m cóceptuobic-
pendit ab ipfo genere, necimplieite dici "potett genus in ca inuolti, nifi
róne idcn- Kificaionis, d. habet cü ipfo à parte rei, " d4$ Zeibius 7.
Met. q.16. ello «à Do "orcteneat coclufionem , aic ramen eniá
"oppofitam parté ; qp (di fferéuia inferior : füperiorci: , ce probabilem,
& rauoncs D coris facilier fihoi poísc , vnde ad illan: dc procefiu in
:nfinitü ne E confe. cü fit dcuienire ad alicuss dit- fcrentiasqua non
incladunt alias, & que feipfis dillingauntur , (icut fünr differen tic;
quibus diuiditur genus generali! limü Sic ét ac illam rónem, qua cócludebstur,
nd differentia effer fpecies;negat con- Te |- nam iJlud, quod includit
ditfetenuá, tcon(t iturumincluditcontlituens,il"ludcftyerafpccies,nonauremillud,quodincluditalindpermodwuincontrahencisgcnus,qualiseftd.fferentia,Scdceriénonitafacilefoluuntur
ra- tioncs alat, vt putauit Zerbius ; & qui- dem quantum fj &at ad illà
de procctlu in in5n:tum;aduertendü cft Doétoré per ipfam non ab(oluté
concludere proccisü dninfinitum,(cd d. Ganctiué,vel quod da- - &etur talis
proceífus in infiattüm , vcl da- retur tandein al;qua differentia; que non
includcret ptior£ , per quod vult concla- dere ncn clTe de rarionc diffcrerievt
(ic, pow; rc gradum fibi camunem cü dif- crentia oppofita, atque 1dcó e(ló quod
dcnuur d ffctencz fübalterne;non cile de —. ratione illac(i ; vt diffcrentz
(unt , quod anfctiorcs includant füpeciorcs y fed (olü quód eas fupponant ,
quatenus fübalter: »in comuni contlituto ; (ed q-ando et o&or per illam
rationem abíolucé có- cluderet proce(sum in infinitum , adhuc beneargueret ,
nec ratio foluitur à Zcc- , quia (i ratioüale v. g. & irrauonale "xd
vam d f&crentias (üperiores .f. ien- tiens, viuens, &c. pre aifgnare
alias diffccentias, quibus feccrnanur ; de qui- Difpui. P. DePwuerf.in pari; —
^ bas tedic cadem qugftio,nec vaquam de*.— ueniemus ad (upremas, que feiplis
di(tig guamur; in illis namque qua diuidunt cnus generali fimü,cóueniuntrat/onac,&irrationale;nóergoillus,fedaliasdcbetZerbiusa(fignare,perquasiradifunguanur,
yc rurf.s ipf non diftinguá- tur per alias, Accedic écde RE di- uiden'bus genus
generaliimum redire difücultatem, (i noa de ditfetentia alias fupciiori y (alum
de iplo genere , g d:ui- dont ; nim fi illud íacludunt , rurfas alige —
diffcrenuz. affignari debebunt , quibus diffciant , INec etiam benefoluiruüc
afia - rà:i0, quod d:ra hy »otheti,tunc differen tia c//-t fpecies, Qiia fi
femel cóceditur — «i ffcrenuam fupcciorem e(fentalizer in». ciudiin inferiot .
ftatim fe itur, gi i Y includatur, vc cóft cuens in fao cól icut nim pidicarum
cit- ntiale habet ratiogé- coit, tutjui rcípecru ilius; cui efi cOucait,ergo
erit yeré (p nil includatuc MIC di 146 Reípondent alij , has. concludere , quia
eodem m rent eti tranfcendentia, vt y includi in diffccencjs (uorum t vt
cooftabit dilcurrenti per (ing in primis adducere inconuent ^ | non cft
Íoiuere. uve jdncó- — uenicns, & eifdem rationibus fuftineri — — polTe
videtar ens non ioca 1 quidditati-- ué in fuis vltimis differentijs y : modis
contrihencibus , immó hzc L tur eflc mens Doctoris expretfa 1. d. 3. quat. 3.
$. 4d quaflionem ,fed quia hows pücti decifio ad pra (ens nó [pe&tat ;
adhuc ad- mil(fa opinione cói de etfenciali inclufios ne entis in vltimis
diffecetijs patfion;bus, modi(;; oranibus realibus rerum, dicen- dü cft, non
cl[c tantam neceffitarem ; vt ens excludatur ab illis, licut zenusà fuis
differentijs ,quia genus,& ditfcrentia fa- ciant cópo(raoncin
metaphyficamsergo - necellario debct haberc rationem cópar- tis cum differentia
, atque adeó excludi dcbet ab ilia de ratione namq; partis cft , quód non
includatur in altcra,ens autem cum fuis concrahentibus coimpotitionem non
facit, vt pact in Dco, X bene Do-** &vr oltcadit 1.3.4.3. ad princ. $ oppofitam
1. obijci folet Ac.it.7: .vE itia doce de si itha differen. — 4ia.Primtm , quód
in definitione parum is ^ viae trim differenkia po- — patur , vel etiám omnes
fuperiorcs , quia - vltima includit omnes. Secundum
quod - €]tima differeritia eft tota rei fubftantia j & idcó (i ca ponatur
ini definitione; non licere aliam fupertoté addere ; quia com- - fnitteretur
nugatio. Terium;quód ad iri- V, PAD ee diuidere fuperioré pet Que cft
differentia animalis per diuifum fotmalitet fumptam — " tibus; &tandem
inquitibi Arift. quod filio pedis est quedam pedalitas , qua przdicatio, cum t
id abitracto; c(t c[- -— fentialis, & quidditatiud; : iuk47. (pedet ad hzc
omnia Doctor d Atift. ibiaffignat duplicé modü E E k : e: pét fpem
dae|.OrüncsdifferentiasVclperproximügeISENS$vperudebite,&fubdit.dirus,|patamreferre;cseaobra|..fiesquadatiproximumgenuspo«UoARfüpetióres,quiaomnesh.12temdicit,quódincludanturidiffeétia.vltima,
nili in fenfa identico, & materia- li. Et cam dicit vltimam diffetencia
effe totam fpecici fübftanuiam, ait Doctor id nion effe intelligedum totaliter,
(ed com- pletiué, quia complet fübftanuam cei, & dctet minat in vltimo c(fe
fpecifico« Tet- tium vcro quod ait de diuifione fuperio- tis diffcréiz per inf:
riores, non proprié; & fotmaliter intelligi debet , quali quod differentia
(upetior vcre diuidatur per id- Fetioret Oppolitas;(ed matetialitet)& idé
ticé,ratione inn quod cóftituit, ipsü enim propri diuidiwr , non quide ia dit-
: Ferentias ojpo íitas (ed 1o fpecies per ile las, vnde membra diuidentia, alia
[unt in Qua, & in his includitur diuifuat, alra süt pee $6 & in hi$ non
iucladicar; cü vec . — praedicat ibi (apeciorem differentiam de E
1nfe;iocis!lla prédicatio non eft formalis, & propria yitavt vaa in aliera
Fotimaliter üeniendani differétiam vltimam alicuius. tas inferiores oppolita$ ,
vtbipedem, - as inferiores oppolitas , s v fion fios pedes habentem,clatum atem
eít , qu alitet (um incaditt: in fidguli$ membris dididen- Que ITI De preci.
generi, acdiferssdenII,— 387 includatur ; vnde non dixit abfolute f/ffío efl
pedalitas, (ed fiffio efl quadam peda- litas, vbi ly quedam; vt notant pracipué
Expofitorcs,dicit improprietatem quan» dam; voloit igitur tátum Philofophus per
illum loquédi modii indicareait Doctors filionem pedis effe difterentiam per fe
dixi fiuà pedalitatis inse(u explicato , 8c nori per accidens,vt cífe alat
& nó alatüe At Coritra hanc expohitionem vrgebis- quód Arift.declarans ibi
modum defi- niendis ait non debere dici anima! habens pedesbipes, quid faceret
hunc fensü,ani- mal habens pedcs duos habens pedes, fed dcbet dici, animal
bipes, quia dicédo bi- pes s qua ett differentia inferior , dicitur etiam
labens pede$,. qua ett füperior. Refp. non dcberc (ic exponi illü textums
alioquin fibi cótradiceret, cü dicit ibide y quód licet d: fioire pet primum
genus, &c Omncs inferiores differentias , igitur per ]y pedes bxbens,
intelligi debet 22aus talem differentiam contticutd , vnde vule dicete
Philofophus, quó4 cum tot (pecies animalis pede$ habentis (int , quot difíc-
fentiz. pedum non debct definiti per hgc omnia gencra (übalterna ; v.g. Hoo ett
corpus, viuens animal , rationale, quia.» vnumincludiurinalio, ——— -——— 148
Secundó arguitur rationibus;norr poteft cócipi tugibile formaliter,quin for
maliter concipiatur fenfibile , & viuens.z ergo ha differentiz fupeciores
iacladun- tut forinaliter: in illa inferioti , Probatat aliuinptum , quia
rugitus Leonis eft for- malicet qagdam (cn(atio , & quidà a&us Vitalis,
& hoc atgamentum putat efse ine folubile Artíag. in fententia noftra ad-
mittente prcilioncs obiectiuas, Refp. tamen facile negando atfumprum cá fua
probatione, dificrentia :n. mferior, prat- Íertim qua nan cleuat genus ad
altiorem gtadum oaturz , non cft Iimpliciter
& adgquaté principium opetationum , qua (unt propriz calis fpeciei,
quia hat opee tationes dependent à tora natura, quare« nus impoctat talem
effentrá complecam, quare ditferentia infzrior folum ett prin- cipium taliu.
opcrat.onum,quatenis ta« les (unt, vnde difterentia v.s. tragicus mont addit
nouam actionem à emycr di- ] in- - Aue fH LIED prácf. generis, acdifer-eA IIT.
— £85) differencijs aliorum generum . Verü-bzc folutiomulusreijcuur ab Auería
cit. & te vera non fubütütquia cadem difficul - tas fieri poteft ctiá de
illo conceptu fub. ftanig , vC eriam comprehendic incom - pletisnam &
fubftátia, vt fic, diuidi po- teíl per fpiritnalem; vt eft anima,& cor-
potcam , vt alia quelibet forma (übftan- tialis , re(pe&tu quarum non ita
analoga e(Tet,vt excluderet ratióné generis vniuo ci,vt patebit d.7.q. 1 Potius
ergo dicédü cft,quód rationale v. g.formaliter loqué- do non cft (übflanria,nec
accidens, fed ali uid (ubftantiz quatenus eft determina- o illius, ncc potelt
dici füb(tantia ; nifi realiter, & identicé,vnde etiam;& in có- muni
modo loquendi differentiz illius przdicamé:i dicuntur fübítantiales , non autem
fübflantig , qua ratione ipfe A- wería quofdam modos v.g. fubfiiten- tia,vnioné
materiz,& forma ,&c . vocare folet fübítüuialesnon autem fübftantias
Quia formaliter fübflantia nó sür , fed ci €ius modificatio ; fic ergo de
différentijs 'endam eft edy rieired rion quia -imuoluant tati. formalé
(abfátie,fed ; Ema ge cundé ordinempin quo eft ibftantia , & eam
determinantes, & có- trahentes fab eodé ordinc; fic etiá dicen- - dü crit
de differentijs aliorü generüfer- uara proportione, vnde differentia rela-
tionis erunt relatiuz , non formaliter , & cfTentialirerfed identicé tii,
& realiter , uia nó funt formaliter relationes, fed ta ,. hitates
celacionis;verü quidé eft frequen- ter differentiá cali nomine nücupatri ; «p
necceflarió ex vi nominis vidctur eflentia- liter includere genus, quod diuidir
, vel diffcrentias faperiores, vt eft de longitu- dinc,latitadine, &
profunditate in gene- Tc quantitatis continuz que necetfarió videntur includere
extenfionem , fedid totum euenit ob nominum penuria. Ad Conf. neg. aflnmprum
effe vniuerfaliter vcrum , nam & pa(fionem pra (cindimus à proprio
fübiccto,& é conuerfo, & ta- mcn pa(Tio
nequitdicidealiofubic&o;valetigitutaffuupiumfolumimillisfotmaJitatibus,qua(uotcomm'ünior:sillis:&quibusprafandunt;Advlt,concedimasinierpeceeitatemincommuniy&Logiéav
hanc, & illam in particulari non poffe in« tercederc mutuá przcifioné «quia
cópa- rantur ficut fuperius; & inferius , & licet: fuperius poffit ab
inferioti prt(cindi, nó tf contra , quia inferius séper inuoluit: e(lenualiter
fuperiusvt ditü eft. q.prae- ced. art.vlt. dubi r.in folad 1-aliud aüteme cft
comparare inferius ad füperius ,quod inclodit , aliüd comparare differentiam ad
gcnus ,quod contrahit, contra&tíouns enim vtiq.prz (cindi poteft à
fuperiori , qs contráhit,non ramen inferius; quod fi A« uería loquatur de
differentijs rationis quibus cócipitur contrahi cóceptus Ceítatis in communi ad
modum cuiu(d& naturz communis, tunc de illis differen- tijs rationis
debemus proportionaliteg loqui,ficut dc realibus , 1$2 Demüobiicitur; tü quia
tunc rea litas diffctétig effet omnjnó fimplex, &c purus actus; tum quia
tunc differentias vltima eflet faprema, nam differentia fue puse dicitur,quz
nullà aliá habet fupra &;quà includat ficut ove illud dicitur nullum aliud
habet fupra fe , qe includat, ——— hec propofitio eft effentialis, & per
fe;rationale eft fenfa tiu&yeft anima! , ergo predicatum c(fen- tialiter
includitur.in fübiecto. Re(p.ad 1. i Seer quia cum fit entiam. includit ad
coóponédü totü,& participane dü effe Félegis wi eft comune omni ti, vt
Scotusdocetquol. 9. M. & imbi- bit intrin(eccam imperfe&ionemintratio-
— ne partis ei proueniété;& cadé difficultas fieri poifet de gencre
(apremo, quod nà habet cóceptum refolubilé in vlteriorc9 realitates , quar
dicendü hos gradus fu ptemü,& infimum, non efle puros actus, quia licét
careant cópofitionis ex his me taphytice,non tfi cópofitione cühisquia stt cü
alijs cóponibiles . Ad 2«neg,it€ fee quela, quia nó cx eo differétia dicitur
fue prema, quia nà habeat fupcrioré, quà ine cludat,fed quia in có (tituto per
eà nó fuponit priocé differentiá , cuifübordine- turquaté omhis illa dicetur
inferior, que prieré fapponit im conftituto cui (ubor" dinatur. À d tunc
rationale fu ma^ tcrialiter,& in fcnfa identico. pro babé te
ratiopaliatéjnon auccm, formaliter , ] Rr ojised 4ee. Dipu.. De Voiutrfalibusin
pantiés s... $3. Sed dices ,(amcdo rationale fora tnalitet vel illa prz dicat
ioncssüt pere y; ecl pet accidens, na fecüdi, quia tunc, ex ehitmali,& rationali
fieret vnugiper. acci deos,ergo t. Ref; pras dicari per agctdég. ftat
dupliciter, vc] per accidons pr dica. amétale, ge , icauir pet áccidés de
differentia. ia eft exta ratione illius, bile, vcl pet accidens pradic fus prá
primo modo: ] no auté fecundo modo , quia fpe&ant idé ptadicamentü , &
ideb ex cis adhac rà vnü per (c. Sed dices iterü, liec iio aétia eft optima in
Darapti ,omh:s lig- mac Ea Gmais homo eft tamo- Mie odé pepe al (fi$
diajor,& rainot extre tnita£ inclodütur & pradicatar formali. ter,&
per fe de medio;ergo in cóclufious inaior etremitas C fenfibili iicladitür ;
& przdicatar formaliter, & perfe demi fiori; rat ionali hitet
Au&totes, & re(pon(ie eft Scoti 1; Poft.q.25.vt berti notat. Amic-
quod. ex eirtüte foras (yliogiflice folum extte- 1hitate$ eniuniur inter (c ir
coficlufione b vüiione cardi iri pizasifTi sinen támé "^ exviciaídemfotma
opus eft,quod vaiá- tur codem rhódo ; ficdt in przmiffis, quod propolittones
eandeti habeát pci- ácitatem; & fic contingere poteft, vc in propofito quod
ptzmiflz infenfu fot tuali tint vert;conclofio éctó folim inia 9A materiali;
& idebiico : vnde inquit &of loc.cit.lianc (jyllogi(innm nó te- iere;
lomo «ft per.(c animal ; hlomoeft per fe rationalis;ecgo rarionale e(t pér fe
iral; quia licét ex neceffarijs fequatut &óclulfio ricceffarias nà alias
po(Tet cx vez fb fequi fal(im;tamé ex per (e nofi (cni- rompen quia nó
oportet;quod fittahta nio exctemorü ad iiuic&;quari- &a Eft cü
tettio;fic igitur eti non cft oc- tele ;quod ek prami(lis in s&(u formali
&rrificatis inferatut conclifid vcta etiá ip (enfa formali (ed fufficit;
quod it fenfu Sidentico;quod miltis$ exemplis derbon- fitari potett;prefercim
in certia figtica yt '9mne iac cft album', omne lac eft dulce ; rgo aliquod
dulce eft album 2» - — d rationale eft feni(bis, ,4 Refpondent commu.. tetitias
cie genericas , & nullas dari (o8 SÁRTICVLCVS IV. | Quomodo diffeventia
pradice- 1 tur dep "us. o5 ;» i$4. CEcunda de&nkio yifferentia , gj,
5. MJ fir illaque pridicatur de pluri- bus diff erentibus [pecie in. quale
quid. y traditá eft de diffzrécia jn rationc. yniuet falis,vt de fe.có(tat; nà
irn ordinc ad ca. , de quibus przdicatur , in ratione vniuer- falis
cóftituitur;Supponimus autc hic, gi fer£ omnesdocernit Auctoresca Do&
teq.27: Vuiucif. Anc. And. Tar, & alijs. Scoiiftiscorita Caiec;&
Sot.indioc cap. Porphiper (ecundao illam definitionem (olum Eotsies dcfin'jtfe
tar autem nz; fimas,(ola .n. genct;ca cft illaque prz - dicatur de pluribus
(pecie differétibus im... qualequid .. Quod autegi ait Caiet.dele —
nirionemillam ciam infimis conucnireg quia illis cx praci(a rationg diffcreatiz
yt ic, quiz e(t facere differre non at clfc in altis (peciebus,, licet vt. ir
ma (o'itelle po(lior in vna - Sane pro cet a(ino,quatentís afinus ell: , 1 effe
taticualem id tàmeni. rior. repu : ei, quatenus animal ; poa rd M uu
bicmodnsdelümindi, quemCaiet. ago ——— pellat per tion repügagitiárts comuenicns
cffet, tuc definitio vniu$fpecici conues hiretalteri ; vt bend. inferunt.
Coriplut; ' q. 3. fiquidem. differeritiaconfticuitiua d yniu$ fpeciei non
repugadt. alteti ob. ra- tionem cofnmubctm ; & denericam ; (ed Ob rationcm
propriam ;& (pecificam ; cü uia fi (pecibicis non tepugnarex predic iw de
phi (pecie diferte jad- liuc definitio pro eis rmianca foret, quia à etiatn
pr&dicantur de pluribus nunizro difterenibut.,..— . 14$. Curamé has folas
defiaierit , iod .eft explotatü fatis,quidà eni. dicüt ità eci(Te;quia putánit
omnes prorfus difíe- Cificas proprias vai foli infina (eciet y (gd omncs talcs
cífc compo /itas cx uc ^ AW o* | n. Quoi Mfopeel di phi I An bus. ni fingulz
gulg alijs fpecicbus etfenc Lose on ee ide propeniio- Jes dixériit, quod ytiq;
differétias vlrimas ugnouit,altim quáti ad 6 eft, (ed (olum d enericas
definiuit , tàánquá notiores , X - E |qu&riores , Sed quicquid fit de
Porph. Be cuiüs mete fint ; qai ve)int , folliciti , cóítabit ek dicedis
dilp.fég.d:vlt.omniaó dri débere vlrimas differécias;& fimpli- Es,qüz en
post de pluribus nà : mero differéntibus in qualeqoid , & ideo : tum y ye
a(fignaaerit definitione , in iséccómuné.cólequebter nó defioiuit itam, proüt
eft tértiüm prdicabi Ie,vc (icin;coprebénait cà fübalternz, quá -jnfiinam, vt
docet Do&or loc. cir. quarc dà eft in hoc art: quomodo definiri flit; ac
debeat differetitia tertium prz- icabile,qua eft commanisycria; & re: fina
quorfi conftinyaturin effe vniuer: 1 lis, ah, conttitgatur in effe cali per.
or« &linem ád'fpeci& qaam conft
icuit,vt indi &àt Caiéc Sor. & ToLin
hóc cap,& fequi? Petros, q.3.d«
Differart4. an potius dinem ad inferiora illitis [peciet y ve | € olo CEBP» 3
co 76 Katioauré, rate: tiü duo capita cedocatur boc sh dubi,etb quia d quatur ,
vel quinque cóparati potett diffecehcla.Primo ad genüs cuius eft di£- fcrehcia,
vr ttionale ad animal, & cer m Eft je baric compatariónem ip elle tértij
yniuer(alis nón coltitut, vt nocat Do&or q.19. Vàiget(, ad ttum quia de
illo mon |n effenrialiter,zd inere in qua- c: vnde elt przd'catio quinti
vniyer(alis tum quia yniuer(aleconftrtüicur rale per tdinem àd inferius, gedus
autem'reípe- | (übe ó 65 differétiz potius babet rationein 1 dor. per cg
contrahitur, & limicatur Secundo ad alias diferencias inferiores vt
cotporeü ad animat, & inanimatum, & ticetiam certum eft ex bac compara-
tionc non conftitui in ratione vniuerfa- lisquia cum aon includatur in iliis
effen- tizliter ; yt vifam eftart.przc. nequc de effencaliter prazdicariquo
tame mo do przdicari debet differentia 1h ráció- né tertij vniuerfalis; vide
qui oppáticot teneni;tt confequencer 'oquácur, depent posae ond füperiorerh
'Te- [pe&u ipferiorü babtre tónem cuiufddry vniucrfalis éfsentialis, &
(ic (éntit Auerfa q.12.fec. 3. Vbiaici roto rigore bibcre rationem gencris,aut
fpeciei, (i fumatur ad moduin per (e ftanus, Ter com pa- rari potett ad propria
inferiora yt ratio- pale àd hoc, & illud citiodale 5 & nezue fic babere
vaiuerfalitatem differentig concedunt o-nues, quia de illis oon pra dicatur in
quale ,
(edmeréinquid,velpermodumper(eftxmtis,vade€tpraedicaturipabflra&o,&vctotacfjentia,vthzcratiópalirase(t
rationalitas. Quarta tádem comparari po:gft & a1 fpeciem , quam con(tituit,
& cuius eft pars forma- lis, yt fenciens ad animal, & rationale ad
hominem, ác etiá ad inferiora illius fpe Eiel;vc fegrieps ad hominem, &
equum ; rationaléad Petrum,& Paulum , & quía refpe&i amborum,tàm f.
fjeciel , quai inferiorum ciusfcrüat enndem moduri przdicaodi .f, in
qualequid,binc ad ee tancüm duo capira reducitur. difficultas » ^14 Dicimus
r.differentià teruiü vnis er(afe, quz e& cómunis infime, X fübal rerng ,
itz definiri debere, ee id , tio T de pluribus in qualequid, ett i loc, cit,q.
27. Vniuerf.ybi eius Ex,'à titotes Mautit. Anglic. Sarnan.
Bráfauol. item Ant. And, Tárar. & alij Scoriftg in hoccap.& (quitur
Au&or-aliarü Sclio* lar b debfetrum Huc. Accag. & Cóplut. &
probatur; quia omittédo illà parricul It cje differen: ibs ampliaput defiaitio
iravt adzquaté cópreheridar, tà differes tià fubalterna, quà infima , &
facilc pof» — fit vnicuique applicari, eta in fpeciead-— dedo pancdom
Jpecieyvel numero d: rentibus. Pet haic etiam definitiope óptimée explicatur
effeaca. dilferentig: yt éR vmuerfalis, nam cius edentia in ra* tionc
ymuer(alis cófi ftit in hoc, qu in pluribus per modd partis formalis | feutiz,
hoc autem torum explicatur illam particulam in qualequid , per? hoi eiim,
"s id; oftcr yet DD 25 adiongitut fn qu4te ott Partem ford m. nti &
qu. iem » quia : [t] iu M pt - cati per ipformancis , &akeri c 492 facentis
, vc fcequenter di&um e(t ; Po- 9b ctcepnet ditferencil hoc modo przdi
terittaniem in hac defiaitione affige& — care ri,quod tenet locum gencris,
& quoddif fit pre(crtim ita praedicari de fpecie, vcl fcrentiz , vt in
definitione aliorum vni- ucríalium feruata proportione , licét.n. diffzrentia
materialiter fümpta , & pro prim4 intentione mon iacladat genus, &
diffcrencá fed (ic forma limplex; fecua- dó tamen intencionalitet capta , &
qua- temus e(t certium vniuerfale , con(tac. ex genere, & ditferentia,
inqaantum conci- pitut , vt fpecies quedam vmucr(ilis in communi;in hoc reo o
irit -" iodaliquam po c ingerere dif- M isi: modusifte przdicand i»
qualequid. , nam videtar modus predi- cand. impo((fibil s,& tibi repugnans,
prz dicar! .n. in quid eft przdicari , vt quid eflentiale , & quiddiratiué
, przdicare in quale cft przdicari , vt quid extra cílen tiam, deno;ninatiué ,
at iflz ritiopes funt inuicem incompoffibiles, ergo &c. Conf.quia difp.
przced.4. $.1de» n.ga- «imas defiaiionem coníticuece vnum vniuerfalcà caeeris
dittinstü, qu'a prz- dicatur i» quale quid , nun ratione. ge- cris przdicatur
ia qutd , rinone d.fferé- ti przdicatur in qua!e,atque ita nó ha- bet vnum
przdicandi modum, (ed.dajli- ccm crgo idem crit in propoüto de dif Écrentia
dicendam . ' 158 Pa(qualig.1.p.fuz Mer.d.5 o. fec. .vt hàc foluat d:
fficultaten , cócedit rc- í eiufdem noo poiic idcm cffc. prz- 'dicatü in quid ,
& in quale ncque refpe- eiuídem id conuenire d.Iferenriz , nà Kc habct vc
przdicatuinin quid. refjcctu fpecici cum fit pars effencialis ipiius, & eft
icatum in quale refpedtu genc- &i5 , quia eft extra quidditatem illius ,
& - Mlli adiacet, & quia mediante gencre cciá fhoc modo,. p modii
adiacécis przedica- €ur de fpecie ,.& cius infertocib is,ideó a- da'quatus
modus predicádi eius d.ciiur is qualequid. Hec folutio aliquid cócinet ve
titatis (ed (1 melius nó exphcetur nó (uf- Gcitnà re(pectu ciutdé debet
differentia 'exercece hüc puedicàdimodü,& przicc- ti inordine ad fpecié,aut
inferiora cius, 'pe&tu quor(ü cótlituitur in eíic vniucr alis;hoc igitur
explicádü cft, quomodo Difp.V. De Psiuef-in pati. * reípcétu eiu(dem, &
qnomodo po(- cius inferioribus , quibustamcn certum ett non ad'acere,(ed potius
uxciro te e(fcarialiteciaclad: ; Hoc a utem por explicari cx&»1o có,ouci
phyfici; fi .n foc ma cÓpare ur cü matctia,vt'queett om. nin extra etfenciá
eius, ac mccé illi ada. cet,li verà comparetur cü có »oliro (a nà eít ex. ca
eius efséc à, adhu: ramé dicis tur illi adiacerz, quia ad acecvnriote dle —
lias , quod euá fudct có.mun's loqnendi: modus , animam .n. 'oleinus dicere
for- mambhominis , etiamfi re vera fit foraa folus natcetize , fiuc corporis
pro altera parte com»otiti5 lic is;tur eftia asp fito metaphyfico, d ffcrenaa,
eramt dc iliius e(f.n' ia , adhi cam i dici porc ritilli adiacerg , q2tenus
idiacer. alietà eiuscomparti , & fic poterit deapfo ib quale uid praedicans
; (0:quid » uatenug - — ett intra cius elfzntiam; in quale 9 quotes — nus ci
adiacer ràuione. alterius. com. tis; rato lii us ed, quja ad veciratem pres —
dica'ionis, ncdum tcqu ritur , quod pe ipfam explicetuc praedicacum im fa
bie&o,tcd edam «cod. sjquo ipfi mfit. 1$9. Ex hoc au 6 bene deducitur,quo-
k modoh. duo modi prz -anji nonfint —— incom,offibiles ref»cétuemídem , quia —
— non codem inodo pradicuur di e Ta — in 4uale dc genere, & de (pecie, de
geac- reen' m propr € , lecuadum rem piue- dicatur in uale, qu'a re vera cft
extra cius etfenriam , at de (pecie y & eius infe» tioribus przdicatur in.
quale tagcum fe» td im modum , quatenus per terminum adiedtiuum. üignificatur.
adiacece alt eius coaiparti ; vnde concludit. Do&ot q.28. Vmuer(.(ub fisem
in diff-rentia, vt pradicatur de lpecie, rationes predicare diin quid , &
in quale non cilc oppofi* tas, uia pradicaci 10 qu d (ecüdum rem , &
inquale (ecundum rem , vtique oppo* nonurat przdicari in quid fecudü rem y in
quale veró tancum fccandum 1 non vtique opponuntur, licor plurale» &
tingulare non opponauatur , fà iilud (uma- tur,vt quid, hoc veró, vt modus , Ec
cum diccbaiuc , quód przdicari in quale ct. pezdi- ZEE pradicari
denominatiué,quod oppo nituic icationi effentiali, rcfpodet pcr ide, quod
praedicari in quale sm rem boc eft án quale accidentale , vique opponitur redicationi
eísétial& e(l propr:é pre- Len denominatiua, non tomen pradi- cari in quale
fecundum modum tantum , modus enim przdicandi in quale poteft etiam conucnire
focmz fpecificz, in quo fenfu Arift. eriam appellat $« Met. cap. de quali;
& 5. Phyf.18. qualitatem cfsen- tialem, vt norat Do&tor ibidem, ncc ta-
men con(tituit praedicationé denomina- tiuam,nifi fecundà modum,;quatenus no-
mine adietiuo (igni ficatur ; (ed quomo- do concretis etiam fubftantialibus ,
dum nomine adicctiuo fignificátur , ratio dc- | ' pominatiuorü conucnirc
poflit, e xplicui- | , mus ex iplomct Doctore diíp.a.q.6.ar,t. Y -. 160 Ad
Conf.neg. paritas,idcó .n.ex- ^ — «lufimus (upra dcfinitionem à numero (0
gradicabiliu, quia cüexplicité conuneat «genus cesa i8 illas partes im- portet
etiam quoad habitudinem, quá ba nter Íe,vt .f.vna habet modu infor - E abet
modum predicandi duplicis vni- uctíalis
.f; inquid ratione is, & in quale quid ratione dfíctentiz, at.differé- tia
non pra dícatur , nili per vnieum tct- minui perfe&é in qui d;nec perfe-
&e in quale przdicatur , fed fimul vtroq; modo iadiuifibiliter, & ideo
vnü coníti- tuit przdicabile à caeteris diftinctum. 161
Dicimus a. Differentiam noncó- ftitui inratione vniuerfalis per ordiné ad
fpeciem;quá conftituit, fed per ocdinem ad inferiora fpeciei. Conclufio e(t
com- munis Scoti, & Scotiftarum loc. cit. qui differentiam definicrunt in
ratione pra- dicabilis , non per pradicari de fpecie; q coni ituit , (ed per
predicari dc pluribus inferioribus , quod cà fccit Porph. ipfe, & ideó eam
(cquuniur lk ecenuores om- ncs Sàchez, Onna, Ruuius, Didac. Aucr fa , Complut.
Aciag. Paíqualig. Morif. Fuent. & alij pailim , & probacur euidé- ti
ratione, quia refpectu fpeciei;quà con- fiuit ,diiferétia nó cft (uperior,Ied
ome nino aqualis , (cd quale non ett vniucra fale reípeétu zqualis,folum crgo
eris vni» Logica L . | itis, & alia modü (ubiifléis, hinc eft, - Q. III.
Quomodo
liffer.prad.deplirib.ety.IV..495ueríalisinordineadinfriorafecic,refpe&uquortihabetróneinfuperioris.ualequidprzedicabilis,Prob«min.tüqaüpcriusnoconuertiturcüinferioriin(abfitendiconfeq.exl'oftprzdic.cap.depriori,benétamenzqualecüqualitumquiafüperiuscórraluturadipferius,atzqualegócontrahitucabaquali;necdifferentiacótrahituràfpecie;cumquiaPorph.cap.de(peciepropéfinemdi(eriédiftinguirprgdicationemzqualisde,zqualiàprzdicationefuperiorisdeinferioridicens,namautpariadepáribus,vtbinnibiledeequosautmaiora
de minoribus prsdicentur,oportet,vbi per predicatios nem maiori de minoribus
vt1q intelligit p-adicationem vniucrfalium de inferiori" bus X illa
appellat maiora; hzc minora quia illa latius patent iftis. Conficm.quia
vniuetfale , vt (ic conftituitur per ordiné ad multa; fed fpecies yt fic
importat tan- tum naturam effentíaliter vnam , & plu- rilicas folum
habetur. ab ipfius inferiorie bus , ergo folum inordine ad illa con(ti- tui
po:e(t in ratione vniuerfalis . 161 Nec valct illa re(poníio, quz hic affetti
folet,fpeciem nimicü habere fuam virtualé pluralitatem , quatenuscontinct fab
fe inferiora ; idcoq; przedicationé de fpecie zquiualere pluribus przdicationie
bas de indía:dais,(1 eft vltima. Nam cons trà eft , g vniuer(ale conftituitur
pet oc- diné ad inferiora plura forma!iter,in quie bus nimirum fit a&u
maltiplicatum ; vcl maliplicabile vndé refpicit
fimpliciter ulta; fed indiuidua, prout cótinentur in fpecic,non funt
fimpliciter multa, fed po uus fimpliciter vnum , vt dicebat Porph.
participatione fpeciei plures bomines fuit »nus bomo. Conf.quia fpecificatiuíi
aliéuins debet participare formaliter ró- * nem illam,sin quà fpecificat,vndé
ad fp& cificandam vifjinam potentiam requiritur Obicétü , quod fit
formaliter coloratum & non viraliter tancü;íed mulcitudo € terminus
(pecificatiuus vniucr(aliaatis, cf go debet etíc formaliter talis, & nó
virtua liter tancüm ,. Tandem ex €o , quod fpe« ics fic virtualiter mulca »ad
fummum fe- qui poteít quod diftzrencia re(pcóka eius -fitj quoqj virtualiter b
curs non tà. r j men we 494 hen formaliter ; & a&ualiter, quia quas lis
e& mukirudo,talise(t vniverfalitas ip- fam tcfpicieos , neq; fpccificatiunm
po- tef fpccificare vltra fuam virtutem. 164 Scd Contra obijciunt, quia natu-
ta cóftituitur vninerfalis in ordinc ad ea y de quibus primó ,& immediate
prdica- tur,(ed differentia primario, & immedia- té przdicacür de ipfa
fpecie, & mediante fyccie de infcrioribus ergó &c. Ti z.quia
diffcrentia przdicatar de fpecie, & non vt fingolate, crgo vceniuerfale;
Tum 3. quia codem gcnere pradicationis diffe- rcntia przdicatur de fpecie,
& inferiori- bus eius, fi igitur przdicatur tanquá eni- "ier(ale, Gc
etiam à ipfa fpccie « Tutn 4. qnia prafertim refpectu fpeciei exercet
differentia propri& praedicandi modum in quole quid, imó pottori
tationeyquam teípe&u infcrioruthsin ordine ad quz po- tius abet rationem
partis materialis , q formaliss quia ad illa arulca contrahitur per alias
peculiates vationcs dcterminarr- "xesipfam. Tum tabdem quia dantur qaoz-
dam differénti&qu non adzquantar c á vna fpecie , fed corincniunt pluribus
, vt €fic contifiuum , quod ncdum reperitur in quantitate permanenti , fcd
etiam iu fücccffiaa , ergo datvraliqua differentia; 4o tcípeétu fpccierüm de
pluribtts prie dliccur , atqae adeó fic vniucifalis.3464 Rclb,noteíse omninà
ceriü,num «Sniverfale debeat n: ectlarió pradieart de iploríbus ithmed até,
& Tarar«c. de pro- prio id negat,gcnas.n. € iam tefpeQta in« Wioicuerü Iuam
retinet vmaetfalitatem , de quibus tf nó niti mediaté pre dicatur; «j&0 cti
dito dicimus vlterius, nor quá- €ung5 predicationem immediatam cótti- ttuere
vhiuerlalitace , fed illam tatiiü, qua - «ft fuperioris dc inferiori , quod non
ha. bet differentia in ordirie ad. (peciem , fed tant inordinead inferiora eius
; & ideó quamois Petrus; & Paulus tiit rationales, :quia (ant
homines,tamcn rónale nom ctt wnjuetlale quia refpicit hominé,fed quia are(picir
Peirit& Paülum, vfidé vt notarit C oplat.hic cuo valde diucría (ont quod
Peuo eonueniac cffe rationalem , quia itl
homo,&q»odirationalicopueniatfecundaintentioyauct(alis, quia tcfp:eit c E 1
Box" 2L dh T" Difput. V. De
Vniuerfalibus im partic. — horinem ; prímum eft verum;at fecundi eft pror(us
falíam , vide aliam folutionemt apud Tata. cit. hic applicabilemi. Ad 2.
dicimus, quod ptzdicatur, vt vniuerfalis , non formaliter, & reduplicatiué,
(ed ma- tetialiter ; & fpecificatiue , vt fenfus fity differentia, quz
przdicatur de fpecie;cft vniuerfalis, non támen refpectu illius,fed refpe&u
faorum inferiorü , Gicat fpecies (ubijcibilis generi comparata cft vniters
falis materialiter folam.i. nou per talem comparationem , vnde pratdicatio ifta
us borno efl vationalis,nà tit alicuius prate dicabilis , vel (aperioris de fuo
inferioris (cd erit prdicati topici de fubiecto cós muni, cum qug reciprocatur,
ficut, & iT« la, bomo eft rifibilis s vndé à quibüldana appellantat
prdicationes tertij; & quar« ti przdicati non autem przdicabilis, Ad 3.
verum cft affumptumi , quatenus de (pecie ; quàm inferiortbuseii catur, vt
diff-renitia,& inqraeqa füb cadem habitudine, qnia de prz dicatur , vt
acquále, de atq vtró , vt füperias de inferiori re vcra tám refpecta fjeciei ;
tiorant eius diftcrentia dicitur. nialis eorum ; £al(am.m. eft. diífei
fuperiorcs dinidi ; & contrahi pe riore$ ad modurn partis materi. id
vérit:catur tantum coricou identicé ratione gencris y q tuünt, vt fatis
liquecex e m t idcó tam refpe&u fpecieisquám inferias r(t cius (emper
préd:catut in qle quid s vt declatauimos concl. praeced. ramen.a " folum
iti otdine ad indiuidua conft uiis. multa ,. qaare licétin ordiaead fpe habcat
fufficientem modum;praui yriucrfalis,nom camen habet fufficientent tctannuni
vniuerfalitati$ ; qua requirit fnulta infetiora pro termino « Ad s. cori ccdit
ob. id Áuerfa «f 1 1. (e&t. 3. aliquas diffetentias,qua fint vaiuct(ales
re(pe&ta Toss fed quia d.fp. feq.q« vlt tiegamus oluté tale$ differentias
itotiMa$ y quz poffint in pluribus reperiri. (pecie- bus, idcó tiegatut
a(samptum; ad curas probat. ibi dicemus 16$ Quaces an Dificsoiaiómai tur inede
vniuer(alis, quia relpicitilla;ve . » ie 3 «andi - y^ ""*Lu ,
fubaltetna fpecie differát in ratione pre- dicabilisitavr duo yoiuerfalia
cóftituát, ficut genus, fpecies. Auerfa q.12. (cd. 12.quem hic fequitur
Pócius,afficmati - né refpondet , & cius fundamentum ctt , quia intátum
fpecies eft cora effentia , & s pars, inquantum fpeciei, adduntur . vitem
AG (pg nó (unt gra. dus cülentiales, generi vero adduntur d f fecentiz
[pccificz qua (unt gradus e(se- £ialcs;fcd codem modo penitus (c babéc
differenria infima ,& (übalterna compa- rata ad inferiora » quia
differentia ubal. zerng adduntur aliz differentiz, quz sut us e(leniiales,
infimz verà adduntur aliz, quz non funt e(fentiales, ergo tantà diuerfirarem
babent in ratione. vniuccía- lis differentia generica, & (peci&ca,quà-
ram habent genus,& (pecics . Nihilominus cum Scoto przdi&a q. 27 quem
alij paffim (equuntat , ncgau- néelt refpondendum , & probatur , tum. ^quia
tunc. fex foren; przdicabilia ; tum, quia de tariope differenti » vcett terriü
e abile A irs prdicnri deis qnalequid S per hoc diftingaj: ir à ceteris
vniner(alibus, (ed hoc viia i€ d ffcrentie conucnit,ergo &c. Tum. adcin,
quia gcnus , & fpecies:deó a przdicabilia conltituebant, quia vnuin pta: d
cat toram effe ntiam j & alterumis partem efIcntia, fed differentia , fiue
fit anfima;fiue (ubalterna , femper pradicat partcm cífeatim , & ad boc
omainó peraccidés cft, quód przdicauo fiac de multis f, dg. num. differ. ergo
&c. dice undamé:ü ver doce nó fub. tncgatur .n. paritas affampta in mi-
nori,quia ex hocquód Me infime addantur aliz ditferentiz, quz non fant gradus
e(lenuales,noa fequitur, quód di- Cat totá c[5étià indiuiduorü , ficut (cqui-
IUucex €o , q addütur fpeciei fpecialitfi- nz,& ro cít,quia (pccies infima
sép di- Cit;cóceptü cópletü,(cd differentia íca- Per incompletum, etiam fit
infima, . Atinítab $,ditferézia infima pradica-. tur d ibus in qualequid
coipleté. , & (gbalterna in qualcquid incomplet 65 crgo funt diier(a, prz
dicabilia, licut. cc- nus, & fpecies, Prob.alumptü , quia d f- o;aino d
[Lin juic c(.n- fereada | Q.III. Quomodo differ-pradic. da plutib.ceee.I7. — 9
5 tialiter (ud conflitutum à quocunque 9 n00 cít ip(un,quod non (acit dit
rerenzia fubalterna,quia in ratiooe (en(ibils v. g. homo conuenit cu.a e juo
hac vica ra- rione teftatuc Hartad. dil» 6. fec. 4. €i no nunquam placuiffe
appofitam opinione. Rclponfio tamen facilis eft, op diffcre tiam infimà
przdicari de plurib. in qua- lequid comp!cté poteft dupliciter intel« ligi ,
vel quia dicat rxtam eísétiam illorü plurinm, & tic fallo ctt adumptli,
quia omnes dilfecentize fant conceptus incom pleti, nec mag:s complet rar-opale
homi- nem, quàm f;nb le animals vel quia có». fticaicilla- mula adzquaé
difiaiilia ab. omaibas indiu:duis cuiufcü jue. alcecius (peciei, izavc per eam
excludatur. oinois ratio conueaiendi, & ita vcrum cft ante- cedeos, (ed
Neg. coníeq. quia facere dif- fectrecompleté;& adzquaté in hoc. fcn- fu non
ett dicere conceprum rci com- pletum;quia bic integratur ex rationc có,
ucuiendi , & rationc vitima difterendi
fedcftdicereconceptum.incompletumyltimum,vtbenenotatHutt.^QVASTIOIlt4..DeProprio.167P2:traGauonédeVniuetíali:busefsétialibusadvniucríaliaaccidétaliadefcédimus,quescPropriü,SAccidés;&quiapropriiimaior&habeta£finitai£cumeffentiarei,quiaccidéscómune,vtpotéquod1mmediatéfluitabc3.ciieaeflrealiteride;ideópriusdeProprioagimus;quàdeAccidéce;poteitaut&,vthicomnesnotàthocnomépropriumdupliciter
fuinipoimó vt opponiz , ur improprio, & dicitur illud quod pro-- prié X
abfque vlla metaphora rei conue- nit;fecundo vt opponitur comuni, & tic!
fignificat illud quod ita couenit ym rei y; vt alijs cópetere nó poffit &
hocmo dcfinitio dici olet propria dcén;toydiffe 1éia dicitur propria fpecici ,d
calLituits,. vt racionilitas bominis, & deni; pallio. dicuar propria
nature, à qoa dimanat,vt. riliblitas hominis, vctfi quia pio duo, pra licata
cifentialia habent propria ng». mina, quibus 1 centur nani vnuni i. citur
defioiuoyatetuln diff ct enda » bine factu cf,vt nomen próprij appraprie- hr o4
rur A" «t 496 tur folum]przdicato extra e(lentiam , ne- ce(Tarib tamen,
& conucrtibiliter conuc- nicnti naturz quam in(cquitur, vt efl ri»
fibil'tas in homine; & de l'roprio in hoc enía proponitur quzftio , fed
quia rur- fus potcft dupliciter capi , vel pro ipfi proptictatc ceal: , quz
cealitet fluit ab cf fentia,& cüeffentia reciprocatur, vt eft rifibilitas
qua ab hamanitate dimanat , vcl pro cadem affe&a iant vniuer(alitate logica
in ordinc ad [peciem, & indiuidua eius ; hic agemus de Proprio ts vtcoque
fenfu ,quamuis.n. primo modo potius ad Metaphyicum [jedtet, tamen abs re non
erit aliqua de ipío,etiam pro prima intc- tione,di(ferere,quia eius natura c
xplicata conftabit magis quale fundamentà exigat vniuerfalitas quarti
przdicabilis, quà hic explanare intédimus;itaque duobus arti- culis rem
expediemus, in primo tractádo de proprio inratione proprij , feu pro natura
rcali,inaltero de vniuet(alitate, », qua (üpcr cam fundari potett , ARTICVLVS
I. Mgitur de "Proprio in ratione proprij jew pro natura reali, prafertim
de diflinB tone ipfius à fubieclo . 168 MS diíputari folét de. ,pprio in rónc
proprij, nos hic quz magis neceffaria süt.& ad recta intelirgé tià
vniucr(alitatis erus magis códucut,lte- ligemus;alia ad Meraph.dimittentes.
Primo itaque dubitari folet , an ró for- malis Proprij vt propriü eft, (it
realis,vel rationis. Didacus à Icfu di(p.9. dub.3.cxi ftimat rationem formalé
omnis proprie- tatis realis non in indiuiduo, fed in fpecie effe rationis , &
sif intentionem, idque probat tali ratione, a qua fe conuinci fate tur.à parte
rcifolum datar hzc, illa ri- fibilitas laens ab hoc, & illo homine,nó tfi
rifibilitas in cómuni flués ab homine in cómuni, hzc.n. folum datur per intcl.
le&ü abitcahenté proprietaté à differé- tijs indiuidualibas, fimiliterque
effentià, aqua dimanát ergo licet dimanatio pro- prictatis in indiuiduo, ciufue
cü indiui. duo adz uatio (itrealis , no tà emanatio proprietatis in
fpecic;eiufq ;adaquatto cü entia in fpecie crit realis , (cd rationis, Difput.
V. De Voiuerf. inpartic 2" Scd certé (i hzc ratio valeret , nonfo - lum
probaret rationem formalem om- nis proprictatis realis effe rationis , (ed
etiam rationem formalec cuiu(cunque natut£,humanitatis,equinitatis,& c. uia
necà parte rci dantut harucz commus nes extraindiuidua , vt diximus di(pur,
przced. Porius ergo dicendum eft, quód licét in entibus rationis proptictates
illis corrcí podentes (int rationis , t naturis realibus proprig pa(Tiones
debét corres fpondere reales, quarü formalisratio fit realisstü quia paífTio
debet. proportionari fubiecto,(abie&tü aüt páffionü c(t natu- rajnó
indiaiduü, (ubiGtd.[ primü,& ade quatumyergo fi natííra ett realis,proptiee
tas quoquc, ac cius formalis tatio , cílc tealis,tü quia indiuidua realia debét
[üb fpecie reali contineri ; fed hec rifibi- litas , & illa (unt indiutdua
realia rifibili- (atis incommuni , ecgo & ipfarifibili« tas in communi
debet cfTe realis ea reali tate,quz tribui folct ceteris naturis
entirealium;tamenvcrumeft,qceTat.cap.prafenti,proprium:rationeproprijfundarepotTefecurintétionemdiueríamabea,quaminrationevniuetfalis.^M169Secüdoquaritur,quomodo
Pro» priü ip róne proprij firglefiniédü. Refp, illud ab Aritt.definici t,
Top.cap. 4, hoc modo, Proprium cfly9 non indicatiquid reisfoli autem inc[l , ci
conuerfim pra- dicatur,quz (ane definitio datur de pro- priofüb ratione
propt:j,non fub ratione - vniuet(alis , vt notat Tatar. quia dcfinit per
ordinem ad vnum folum, & per prz- dcati conuertibiliter,qua duo repugná
vniuctíali ex dictis art, vlt.q. prac. & li- cét Do&or q.5 1. Vniuetf.
in corp. dicat definitionem , quam tradidit. Porph-de proprio füb ratione
vniueríalis , coinci- dere cum ifta Philofophi , noa debet in- telligi
formaliter;fed materialiter tantü, quatenus definitio l'orph. &equiualet
illi, velillà infert ; vt Bralau.noauit ibidem. Cum ait proprium nó indicare
quid rei intelligendum cftà priori ; quia à pofte- riori bene indicare. poteft
iuxta illad 2. de Anim.: r.accidentia magnam partem confcrant ad cognitionem
(ubftantiz & ü "per " »- "1 , - ) E im pet hoc ignificare
voluit, proprium non & iecur intra effentiam;quia 5 tunc illam indicaret à
priori, fed extra » effentiam ; addit veró foli antem incfi , quia proprium füb
ratione proprij oppo- nitur communi , & ideó ficut commune dicit relationem
comrmunicatiui;feu con- uenientiz ad multa , ita proprium dicit relationem
conaenientig ad. vnum cum exclufione communicacionis ad extra- ncum,addit
tandem, c conuerfim predi catur, vt per hoc fignificaret neceflariá , &
mutuam conncxionem , quz incer fu- "bie&um, & cius paffioné
intetcedit , ra- tione quius (einuicem inferunt in fübfi- fiendí con(equenua,
(i e(t homo,eft rifi- bile,& & contra; quod probat Ariít, di- cens,nemo
.n. proprium dicit quod con- tingit alij ine[Jey vt bomini dormire,ne- ue ft
forfitan per aliquod tempus ineft foii, pet quod fignificat proprium debe. re
inefle foli, & temper , vt poftea magis | explicuit Porph.c.de prop. Ex quo
colli- gitut tres conditiones rcquiri , vt aliquod predicatum dicatur proprtü,
Mes cit , . qp non fit ptedicatum intra etlentiam;fe- cunda,cy conueniat foli,
quia fà alteri na- ture conuentret iam non effct áccidens proprium;(ed commune;
tertia demum , qp» neceffariam babeat cum fübieé&o con- nexionem , ita quod
vbicunque talis ves inuenitur, & quandocunque;habcat (cm- r anncXam talem
proprietatem ex in- trinfeca illias cxigentia, ac indigentia. s &
dcficience aliqua ex his conditionibus, non;datur fimpliciter proprium , ncc
in- tcgré, vt ibi ait Arift.quia non habet oés conditioncs ad ipfum
effentialiter requi- fixas ; quanta autem fit neccílitas iftius connexionis
diceinus poftea. 170 Sed dices,calor e(t propriü ignis, & tamé cóuenit
alijs & rifibilitas ett pro prium Petri , & tamen non conuertitur eum
ipfo, ergo particulz definitionis non bené a(fignamtur ; przícrrim etiam quia
vna illaram fapertluit , nam fi conuertim przdicatur,íam inclt foli. Refp.
concede do ca de caufa caloré non polle dici pro- iieri uai toto rigorc, quia
non con- uenit foli : cam autem dicitur proprium deb.re conuerti cum (uo
fubicéto jid dc- UPS — Quafl.IV.. De Proprio inratione proprij-eAri.T. 497 bet
intclligi de fubie&to adzquato,& pei mi, quia nonc(t neccíle, vt
proprium co- uerratur cü inferioribus (ui (übiccli pri- mo,quia ipfa fant
fübicéta tantum fecun daria,& inada'quata,cacioné,n.praprij » vt
ditinguitur à communi , totu habec in ordinc ad elfentiam , à qua immcedia- té
fluit,ná in ordine ad inferiora talis cse tie potius habet comunitaté,quá
rationé proprij oppoliram communi igitur de rá tionc rifibils , quatenus
proprium eft à communi códiftin&um; cft, qubd couer- tatur cum homine eius
adzquato (ubie- &o,non cum Petro,v:] Paulo ; Demum nulla particula eft
faperflua, quia contice- tibiliter przdicari non ponituc , vt figni- ficetur
conuenire illi (oli, quia hoc per an . teriorem particulam explicatum erat ,
(ed ponitur ad tignifi candam necctlariam, & muruüam connexionemyquam dcbet
pto - ptium babere cü lubie&o, vt diximus, na ridere conuenit [oli
homini,fcd quia nog habet cum eo cónexionem neceílariam 5 non e(t (impliciter
proprium , 171. Tertió queritur,quodoá fit Pro- priü, q» hac definitione
detinitur; pro quo recolenda eft illa quadraplex acceptio proptij , quam r.
p.[nft.tradidimus cum | Porph.& Arift.nà propriü primo modo etat rp conuenit
foli on tamen omni, vt homini effe Medicam ; fecundo modo ; quod conuenit omni
;fed non foli, vt ho- mini e(le bipedem ;tertio modo !, quod conuenit omni,(oli
, (ed non femper , vt homini cancfcete ; quarto modo , quod conuenit omni foli
, & femper, vt homi- ni effe ritbile ; quzritut ergo , nur proprium ex his
modis fit hic definit Arriaga di(p.8. Log.(ect.2.inquit ea 2» accidentia , qua
foli alicui fpeciei conue- niunt; ctíi non femperilli conuemiant, vo* canda
c(le propria ab(oluté, quia in coms muni modo loquendi ridere dicitur pro-
prium hominis,item dijcurrere,ctli non femper conueniat homini. , item quando
Peirus v. g. habet phra(im ali uam , aut modum (pccialem loquendi , vel inceden
di,quo nullus alius vritur , illa phrafis. di- citur propria Petri , ec£ nontemper.
Pee trus illa vtacar,id probat Arriag.ex ira Cic. 1«
Top» caps 4» vbi folum ercusit à B8B. ^ 49 — Dipu.IP. De Vuinrfaliusin pari, —
fatione proprij id , quod alijs conuenire poteft illis verbis,nemo proprium
alien. aus vei di xerit. quod aljs coguenire po- ! tefl quare conclüdit
proprium in fecun- da cum acceptione excludi debere à ra- tione proprij
rjgorosé (umpti,quia in il- la acceptione tantum víurpatar pro eo , quod aon
conuenit oli sd etiam alijs; at9;ideó illud folum ab bac excludi deti- nitione
, cetera ver. incladi , 172 Vei cómunis opinio cft; propriü rigorosé fumjtum
efTe tantum proprium quatto modoó;atq, adeo illad tantum pec cam definitionem
explicari , ità fignifi- cat Scot. 3 1. Vniuerf. & eft expreifaz us mens
Arifl.& Porph. cit. & probatur , quia przdiétz trcs condition-s ad
rigo. rofampropriü requifitze folum inaepiua- tur in proprio quarto modo,
proprijs au - tem al:orum modorum (emper deficit ali qua illatum; nam ptoprifi
primi modi có- uenit folis(ed non femper (omittimus di- €cte ,q non conuenit
omni,vt ait Porph. quia hzc códicio couenit proprio in ra- tionc vniucr(alis,
in quo fen(u de ipfo lo- quebatur Porph. nó auté inratione pro- prij,vt nos hic
de co loquimuc)ratio cft, adgucit au&otitatem ; non enim negat: AUTt.rantum
e(Te veré proprium, g» alijg conuenire poté(t , (cd etiam illud ; quà4. licét
foli conueniat, tamen noa conuenit femper, lic namq: loquitur Nemo enin
proprium dicit , quod contingit alij inef- Je,neque fi fov(itam per aliquad
tempus inefl [oli ; vnde altos modos appellac ibi. Aritl.non
limplicitet propria ; fed ali- ando, vel ad aliquid, nam ex dextrig quidem e(je
aliquando proprium efl , bi. pes autem ad aliquid proprium eil. i. te«
(pe&u alterius,cui nonconuenit,yade. 2 fubdit ibi b:ipedem cfle proprium
homi«- nis,non fimpliciter, & abfoluté fed com- paratiu£ ad quadrupedia »
quate conclus dimus , ridere non ede in rigore propriü hominis , (ed accidens
commune , quod. & adeft,&
abe(t,vt docet Scor.q.5 3- Vai, uerf. in folut. ad 1. quod etiam expre(se
Porphir. docuit . MUT173 Adhuc tn verü eft propria alia- rum modorum po(fein
aliquo fenfu te« duci ad proprium quarti modi ,& &am participare
de$nitionem, fi proprium primi, & tertij modi. i T quia yt. notat Tatar.
c(le medicum ibi ac- cipitarà Porph.vt dizit a&ü, & idco e(t fcparabile
euà naturalitct , quiae(fe po- pria quarti modi,vt notat Tatar.cy citur ex ipfo
Ariít. cit. vbi effe gramma- ur» yt dicunt apritudioé;(ic enim erunt m. à us.
SENE) ticum dicit effe propriam hominis fim» — | tc(l, vt nullus homo medicinam
edifcat ; & vai róne propriü ro modo nó eft reré proprium quia cancícere
accipitur , Enron a&tiquomodo non conuenit (em pet homini; proprium autem
(ecüdo mo do,licét accipiatur, yt dicit aptitudinc,& non adtü (quicquid
dicat Poncius)vt no- tatidé Tatar, quia a&u habere duos pe- des,nó coucnit
femper homini, adbuc cà nó cit in rigore proprii , quia nó cóuenit foli homini
;quare remanet , v: folü pro* pn in 4 modo fit rigorose propriü, qp ic
defioitur vnde falsüclt,g» affamit Ac riag.g Arift.in Top.cxcludat (olü à vera
rationc proprij, & rigorofa id, go alijs có- uenire pote(t,ná excludit
etiáà,quod con- uenit rei feparabiliter , & cótingéter per illam patticulam
conuerfim. pradicatur de re,per quam Ggarficatur gp femper rei £onaeniat
jitaquod (cinuicem inferant in fübiifiendi con(cgaeniia, vndc truncatam
pliciter,& in quarto modo, quia (urit il- lud, vt dicit iprrudioemynonadi;
Hoc tamen intelligendum e(t , quotiecuoque. tales aptitudines ex pni
ctfentiali-. bas fpeciecum ort ducant, & non aliun- de,quod ideó dicimus ,
quia sát quadam. inclinationes , & aptitudines peculiares quorundam
jndiuiduorum , quz potius oriuntur ex principijsindiuidualibus co- rum,ac vario
humorum remperamento , vt peculiaris inclinatio & propenfio Pc- triad arma,
Pauli ad (cintas , & magis ad hanc,quam illam , qua proinde opti-
rudincsnon veré dicuntur proptictates , fed potius accidentia quzdam de (ccun-
da (pecie qualitatis,yt notat DóGor 2.d. 16.q.vn. K. Dices , erunt (altim
proptie- tates huius, & illius indiuidui, quia 0j 110«. tur ex principis
indiuidualibus corua , licut fpecifica. dicitur propria. fpeciei y. quia ex
princijujs cius ipscifict 0; hy., ucit, UTE. 7 Bad IF Quidsahi ft prijriu in
rique 4.1. 499 lie e . teft ad quartum; (i quartus
ità a wx dacit. Kefp. indiuidua non habere aliam eram proprietateai prater
illam nature, quz cft in (ínguli$ cohtra&ta y quia que- €unq; alia proprietas affigrictur inindi-
üiduo , poteft alia proríus fimilis in alio indiuiduo reperiri j quiaaliud effe
poteft eiufdeet tempefamieniti ,vndé per accidées eft; quod illi foli competat,
imo pore(t ex infirmitate, vel alia cau(a naturali tempe- tamentü illud
afiquarenas variari, & con- fequenier aptitudo, ifla deftrui ; Taridem
€tiàm fecundus modus proptij reduci po- mple (u- tnatur , vt- coréplé&atur
proprium gene- ticum, & fpecificam, fecundus veró.f.císe bipedem ;
tcferatur rion ad natüram hii- fbatiam,fed ad illam natura animalis, qua
€ómunis eft omnibus bi pedibus, vc à qua- drupedibus diftinguuntur; tiam iri
ordine Ad illam dicetué conucriire foli, & séper ; Porptli. autem diftinxit
fecundum modii aquarto ; quia fecuu$ Arift. rion eft lo- cutus , tiii de
proprio fpecifico quarti tiodi, forte quia notius, vel quia vt notat Do&or
q.17, Vniuert.ad 1. proprii nul- lius eftinquantum eft genus;(e4 inquan- tum
eft fpecies, quia ptopriuas folum eft Alicuias, iriquantum eft apti natam effe
bie&um demonftratiouis , & hoc (« meft inquantum fpecies , quia folum
inquantuni fpecies definicur. 174. Quiartó queritur ; án Proptium tigocose
dictum, feu in quarto modo, di- cát femper aptitudinem; itaquod riequeat dicere
actum. Communis opinio noftro. tüminfrà citatidi videtur e(se, quod fem- pet
dicat aptitüdiné, vndé rcrü paffioncs paffim in aptitadinibascóftitaunt, &
fa- ücce videntur Arift, & Porpli. cit. qui dü Quarturri proprij modam
atlignantyde. » &pritudinibus ex carpiificant , monde acti- bus, imd atus
excludunt , Dicendum i eit licét vecuim lit propeietatcs recü tegulatiter,ac vt
in plurimum dicete apti- tudine$, interdu:n tamen non folum apti- tuduiem, (ed
etiam actum dicuntaiic v.g. dicimus proprium eíse trianguli liabere tres
angulos duobus rectis equales non tanium im aptitudinesíed ctià jn actu, fc
€tiam inhztere eft. proprium accidentis teipeGidi noD tantum y vi dicit
aptitudje net , ficuc eft inaccidente abfoluto , (ed ctii vt dicit actü, vt
docet Do&. 4. d. 12. q.i. & ratio cft, quia huiufmodi naturj; non
rantuni prafatz aptitudines necel- farió conneótuntut , fed & actus illis
cor» rcípondentes, quod etiá cernimus im paf» fionibus difiuntis , vt eft par,
& impat refpe&u numeri, re&um , & curuum re» fpectu line ,
conueniunt cnim fu s fübies tis necoffarió non folum im aprticudiné y fed e$
inaétu ; quare (i aliquod atttibu- tum habet etiam (ecundür actum; nece($a-
riam connexionem cum aliqua natura , & ei tátum cOuenir, nó videtur ; cur
nomine proptietatis appellati nó poffic,cü Fri bear omnes códitiones ad eam
rejuifitas, vine dé fi Arift. & Porph, vidétur actus exclu- -dcre,
loquuntur dc a&tibus nó habentibus €um fuüb;e&o ríecetlacíam connexionem.
17$ Quinto queritur , an ncceffiras Conne£ionis proprietacs c& faofübiccto
tartta fit,vt neq; de potentia abíolara pof- fit ab eo (eparari. Negant Caprcol.1.d.3- q-3. & Catet. 1. p. q. $4.
art. 3. Soncin, 8, Met. 1.ad 4. &alij quamplures . A flir- mant Fertar.4.
contra gentes cap.65.S9« to q 2. dc propr;o, Bannes t.p.4.75.att. 6- Alij veró
d:ftinguunt duplex proprie tátaum genus , qua dam .0. à (abiecto rea» liter
diitinictz noa (unt , vt fur paífiones entis, & appctitas materie ad
formas; & liz nequcüt à fuo (ubie&o difiangi; quz. dam vctó futi
realiter di ftiacté,vt quáti- ta$ in matcriascalor vc octo in 1216, frigi«
ditas süma in aqua, &c. & hz polltmr per potentiá Deiabtolurà à fuis
fubiectis fee patari;ica Didac. difp.9.q. 1.dab.4. Auete q.14-fcct.5. &
al;j lunores paffim, Dicendum tamen cit fcceifitatécon- nexionis proptij cum
(tuo fubie&o nom folum e(sc phyficam,quazenus (ecanduns Communcm natura
curfum. nüquam poe teft (ubicétum line fuo proptio inueniri, , fed ctiam
mctapbyGcam , itaquod entia Dei abloluca. poísunt fepara ansam | ('d nec ettam
pet incellectum pe 'oísunt iotclli- no fubiectum ipa e. rà colli- is ex Scoio
vbicung s loq.icar de pra. i cius Expolicoics 1.d; 3. ue Venet Q5. *
- $oa 85 ada. pro opin,2.d. 12. q. 2. ad 1. & 16.8.1. $. Sed quia via bac ,
& d, 15. q. vn. C.& 4.d.12. q. 3. $. Dico ergo ad poe & d.13. q. 1:
art. 3. in prine alibi fapé, quem omncs (equuntut Sco tiflz Tatar. hic
dub.3.Canon, 1. Phy(q. rt, 2.
Tromb.4. Met-q.4. Lichet. q. 3. drolog. Rocc.q. 3. de proprio , Poncius ibid.
Saxiustom. 1. Catalt, difp.1 1. q. 7. Faber 4.Mct.difp.6. & alij
paffim.& tc- quitur Nominalium Schola; & probatur €fficaciter (ic
conclufio demóftrationis, in qua paffio demóftratar inhercre fubic- €to,cítadeà
vera, vt per nullam potentiá poffit falía réddi, ergo nequit (epararià
fubic&o , alioquin Él cari poffet , nec effet eccrna veritatis Refp. Didac. hanc conclufioné,homo cfl
rifibilis, eífe atcr- Ag veritatis radicaliter , quia in homine neceífario
(emper manet radix ri(ibilita- tis , quz eft rationalitas , noncít autem
&terna vetitatis formaliter. Contrá, hoc noncít aliud , quam dicere (olam
illam pramiíiam dcmonítrationis, qua perti- fict ad primum modum , cíTe
tormaliter neceBariam,conclofioncm vcró effe for- maliter,& in (e
contingentem,quod om- nino dici non potett. Kefp alij proindé , tunc fore vcram
etia fórmaliter,non quia &&u cxiftat in homine rilibilitas,(ed quia
«ónexio illius cum [ubicéto e(t 1n (ccun- do modo períeitatis, & ità femper
cft ri- fibilitas in homine fccundü cónexionem pet fe,licét nó fccundà
cxitteutiá ; quam- uis ero tune fa (Tec £al(a j bomo exifl;t vifibilis, ia tain
emper veta forct, bo- mo efl vi[ibilts , quia cum cius veritas fit ncceífaria,
ab(lrahit ab actuali cxiftenria, ontià,conexio per (e pred aci cü fübie to
oritur cx neceffaria inhzrentia illius «um 1íto, ctgo fi riüibilitas neceilarió
non áneft homini,non etit vera propofitio Íe- «ündut connexionem per (c in
fccundo 1nodo ; Et quamuis veritas propoiitionü nece(lariarü non pendeat ex
a&ual éxi- ficmia cxircmorum, poftulat ta.n6, quod fi cxtrema exiftunt ,.
przdicatum veré «Xillatinfubiecto , vnde earum veritas ampliatur ad omne
tempus,vt diximus 1, :s ft. cract t. cap, 11, & explicatur per . ticam
condiWonalca, vt v.g. lo- -Difp.V.. De Voiuerfal. in particul. M—-— 8 mo eft
vifibilis, .i. à fait , fuit camrifibis litate, (i eft, cum rilibilitate
exiitit ,6 erit crit cum rilibilitate, ergo fi fena. exiftic, fi Deus
auferat;ab co rilibili« tatem , propofitio neq; vera erit fecundiá cónexionem
pcr fe. Refp.tandé alij, pro- politiones (ccundi modi dici neceffarias, quia
neceffarió cópetunt fubie&o (ecun« - dam naturalem facultatem, & innatá
eius cxigentiam,non tamen abíoluté,& in or« dine ad potenrià diuiná, ita
Arriag.di(p, 16.Log.(cét.7. n.61. Conwrà , neceífitas conclaüonis non folum elt
phyüca ,. fed etiam logica , alioquin etiam accidentia naturaliter
infeparabilia poffent demona ftrari de (ais (ubiectis , quia neceffitate phy
fica illis coherent, ergo pra dicata fe- cundi modi debent necellarió
competere: fubic&is abíoluté , etam in ordine pocitum disinam Mee. Zabarei.
in Log. lib. t.de propofitionibus neceffarijs Eris 11« vbi difecé oftendit ies
tionibus fcceundi modi nedum i . €cilitatem phyficam, fed etiam] nam accidens
proprium,cum ab effer & forma (ui (ubicéti fluat,e[sem dens dicitur, quia
eifentiam coni ideo neq; re^, ncq; mentc poteft rijquod etiamreplicat
1.Pofl.cap.ó. . - 176 Ex quo rar(us roboratur afsert noftrü,oam (i Deus
pollerjfeparar Ec priam pa(lioncm à (ubic&o,ergo. erit difcrimen inter
accidens proprii , & accidens cómune infeparabile,quia vtri« ufa; connexio
eum fubie&o císet eode modo ne«eílariá, nempé necellitate phy« fica, &
fecundü cómunem natura cursu $ fed per potenuam Dei virüg; ab(olucé poísct
feparari à (ubie&to« Reip. Didac- ncg.conícq. quia fepatata tifibilitate ab
bominc, diceretur radicalitet rifibilis,ó& maneret in Co debitum habendi
talé proe» prietatem , quia maneret in eo rationali« tas, qug cft radix illius,
& principi exi« gitiuum eius , quod non potcít dici de.» «oruo refpectu
nigredinis(i
abcofeparetur.Contrà;quiaeademrationecoruüsdicipoffetradicalitcrniger,quiamaneretineoprincipiumradicaleilhusnigce«dinis,nempétaliscomplexio,&taleteaperamcntum,,&confequencermaneretPEparv€.vtw.LdeC"Tenpropriumà[ubieBopepefepavaristei.L.$01^fintodebitihabendinigredinem.R.efg.idemaffcréndoaliuddifcrimen,9fepagatariibilitareabhomine,adhuc
homini conucoitet císe rifibile fecundü propriam 'fubieQi virtutem , &
naturalem faculta- tem, vnde -. et sb cina iam pa(Tionem , & poftea illà
rclin- Li e isque , ftatim naturaliter di- wmanaret ab ea, noii fic dc
accidente infc- »parabili. Contrà, quia in multis
acciden- tibus etiam naturaliter feparabilibus ex- perimar quód fübic&um
illis denudatü, fi non impediatur , (ua nacurali facultate, da dcmnó fibi
comparat, vt patct de aqua calida íe ad priftinum gradum frigidita- tis
reducente, crgo tanto magis id cueni- gerin accidentibus naturaliter infepara-
bilibus at; ita nulla cft difparitas allata sn reiponfione, & ex lus manent
ex»lofa te(ponfiones sanchez ad argumenta aila- ta , nàm cum pra'factis
coincidunt. 177 Demum, gp neceffitas connexio- mis inter fübicé&um, &
pa(Tionem fit eti logica , ita «quod ncqucat (ubie&tum fine patlione
;ntelligi, vcl tub bfpolto cius; Probatur, quia vt docet Door q.3 1. V-
niuerí.ad vlc. & alibi (ape, licét poffimus nó miclligere hominem cum
rilibilitate uta abürahertium non cft mendaciü cx 2.1 hyf. 12 vt ipfe aocet 1.
d.2. q.7, infca J.& 5.d. 3.q.vn.G ncquaquam tamé pof- fumus inrcll gcre
hominé ünc ribil tate, vcl (ub ojpoito cifiollitaus abíque a iudicio ciientiz
ipfius hominis, negando mimirum rifib.ltatem de homine , aut af- firoando eius
oppofitum , & ratio etl, quia licut. ex rifibilitate recte infertur à
criori humanitas, ita ex negationc ri- fibilitatis re&é icfertur negatio
buinani- tatis , & vriucrfaliter ex negatione paf- fionis dcflru&tio
(ubic&isergo nece(Ttas €onnctionisinter (ubicétum,& psffioré eit euam
logica; Afsumptum conccdi- tur ab omnibus etian: ab ipfis Thounttis, yt.
patetapud Complur. ditp. 8. q.1. vbi bene notant per hoc d'ttingui proprium ab
aceidente communi, euià infcpatabili, quia aec fine tali. accidente diu di- ué
poteít intell/giimió fub oppof(ito cius, vedi ipfe Pub €. de IER , €x quo
cflicax deducitür argumentum cota Thormiftas , quia (i accidens propriü pct hoc
diftinguitur ab accidente có! , quod nec mente potcft à [uo fübie&to
diuidi, feparati, quomodo pofsun: ipfi asc: cre, quód ctiam à parte rci fit
feparabile? 178. Sed contra obijciunt, quia omne prius, inquantum prius, cft
(altiim per di- uinam potentiá (ep:rabile à fao pofterio ti, fed (ubicétum e(t
prius natura paffio- nc ex Arift.in poftprzd. c. de fimul , er- go&c. Tum
quia pec Arift. c. Met. 1 6, priora nat.ra d.cuntur illa , qua polsunt císc
tine alijs , non tamen alia fine ipfis; ergo (i (abretum ctt prius natura
paílio- .pc, poteft císe (incilla de potentia abío- luta. Tá 3. quia (i
(abie&um nequit efe fine paffionc,iam dcpenderct ab ilia,atq; ita etiec
poíterius ca; quód (i non depen. det,ergo pót effe tine illa . Tum 4. quic-
Quia eft 1n aliquo infláti , in quo noa eft aliud, poteft à Dco confcruat; pro
quo- cunque alio inttanti fine illo víedi (ubie&ü cít in aliquo prior:
inflanti naturz;,in quo non cft (ua propria padioscteo &c. Tum tandem,quia
quantitas eft pailio (ubttan- tiz corporea , calor vt octo 1g0is , licut.
frigusaquz, & tamen de potétia Dci ab- Ío Bé poritar hzc ab illis
feparari-. Reíp. maiorem cfTe veram, cum prius eft realiter diftin&ü à
pofterioi , vt do» cet Scor.a.d.12,q. 2.A, ac etiam ell vai- ucr(aliter vera
fumédo ly inquantum rc- duplicatiué,quia prius,inquantü prius,nó dependet à
potleriori , & ita poteft eífe finc illoyinquantum priüs, (ed ex alio ca-
pite potctt ede impedimentum. f.ex iden- titate (cali, vi notac Tátar,cit.
,& ita cft in propotitosgy (ubiecto nà repugnat effe fine paffione, ca
rationcsqua prius cft il. la) fcd quia cfi idcm realirer,cü lla. A d 27 duplex
cíE prionitas natura, vt fufius in» . Éra di[p. 9. q. 2. vna effcndi , &
explicatu£ pet poísc cse pnus fine pofteriori, alia iocciligendi cum fundainento
in re , quae non rc&té. cXplicaiur per polle císe , vel fcpatari prius
line. pofteciori , fed cantum - pcr potie voum abíaue al osvcl prius alia
intelligi, quia non includ;t illud in fag conccxuyyi docct Doctor 3.d. 5. q. 1.
G« Aufl. oc-cic. loqu.tur de pioritate natu» rg Ciendiycd (ub.e&tum cft
prius pa(Tioe "^ nc $02 fic (folum priorirate nátura intellizendi . Ad 3,
(enderet ab ca pendétia quam yo- ' cant à poflcriori, & mielus diceretut
co- -exigcntia,cuo fenfu dicere folemus,causà formalem p&dere à fuo
efic&u formal , *Quátenns nequit efsedfiie 1o. Ad 4/ncg. min. quia yt bene
nórát Canon, cit. efse qpuus nacura non eft efse- prius in aliquo fiznó,in quo
non'fit poRerms quia nullus feiexiftentia menfurauir perinftans ratu. ( tz, fic
qnod a] quo exiftat id ; duod dici- "tur natura prius,i&quo non
exiftat, quod ft nacura pofteriüs, ted tantum yerfi cft , Ev io al;qtio
inftanti intel! gitur illud, quà non 1melligitur iftud; ynde pti. ri- tas fola
dirationis ex plicatur pet ycrbum efl ;& in'quo , (cd prioritas nacorz
expli- atur [olütm per verbum poteft effe& im quos 6ett prioritas naturz
c(scudi, yel pec deseo intelligituvy & in quot cR inccl- ligendi ; v futius
infra difp. 9. cir. Ad j. ncy. illa cfse propria in rigore illorü fübie &orü,
fcd (unt accidétia quaedá illis con- maturaliter debita, quare potius propétio
€is innata ad talia accidentia recipienda dicenda eft corü fübiectorü
proprietas. 179 Deinde argaunt cx modo;quo paf fio caufatur à fübie&o,
omnes enim con- tecunt caufari ab co , vcl in genere caufz efficientis, vcl
materialis; vel vtriufque fi- mul; (i dicatur primom , poteft £u bic&ü c(se
fine paflione ; quia Deus im- pedire poteft omnem effectum in genere
efficienris; fi dicatur fecundi neq; faluaturneceffitas connexionis pa(li onis
«um fübicéto, quia caufalitas materia. fie tc potentiz palfiuz eft
coxiradi&ionis i& contingens ex 9. Mer. 17. li dicatur 3. uam quod runc
fnatetia ; & effi- Cicris cOinciderent, contra Arift.2. l-hyf. 79- adhuc
fequitur propofitum , quia ncc eaufalitas materi , nec efficientis elt ne-
£císaria, vt probatam eft," — — | - Reíp.fübie&um efse caufam
pa(fionis; hedum in genere materialis caufz , quiá tunc certé non eíset
necefsarià conncxio pitlionisad (ubie&um , vt norat Dottor 1.d.3.0.7. S; &
2, d. 25. q, và. C: & D. "Tho.opuíc.48. c.de proptio , fed etiá inr
egeat entis non quidem phy ict, & pet verum j ae realem igfluxum ; ^ Difpu
P DeVwunf is ppc: 7 in genere caua efficientis f - nim in hoc fen(u aliany
caufam nó babet abeaquz ip(uin produxit fübie&tum, (ed li uerunt fotnine
ebullitionis j ac fimplicig £eroerét; vcdiximus ig Phyf. dilp. 7. qa, quamurs igirarpolsec Deus omnem caus d tarm
phyiicam-efficientem 1 i "Metaphyticam. Dices , Deusliberé con-
fionem,érgo poterit fuum cócurfam füb. , alioquin libere non concurrereay &
lic: fabie&um (ne palfione maneret, bet in produ&ione paffionis à
coneurfu, quo producitur fübie&ü;quod noncredi- mus,non concurrit
libeté,(ed nece(sarió, non quidem neceffitate fimplicitec , fed ncce ffitate
fuppofitionis, quia en. do fubicétuin , necefsarió tenetür cócur-- rerecum co
ad produ&ionem fuz paffioe nis, quod etiam ip mulus ajijseucnm Et cum
dicebarur, ep marcriay& efhciens ng. coincidunr 1.phyf. Refp. Scot.
loc. cit, : di&um Arift.eíse verü de materia ex quay feu materia partis,non
de materia in quay qualis c(t (übie&um refpectu (ug pa(lio» nis; vide
Do&torem q.3 ; Vols ríad3..- Sextotandemquazricur, quomoe do paffio fic
indifsolubiliter ynita fubice &o diftinguatur ab co ; Thomiftz adhue non
obftante tali nece[saria connexione, pa ffioné realiter à fübie&to
diftinguunty eftb quafdam nó dittingaant;ità Capreol, Caiet.& Soncin. cit,
Nomina!es é contra negant vllo modo diftingui à parte fei fed cantüm ratione
raciocinata ; ita Greg 24d. 16.q.3. vbi
Gabriq. 1. Marfil 1. q.7« art. j, Durand, 2.d.3.q.2. Scouftz. cü fug
Dodt.loc.cit. medi&tesinter bas opinios ncs extremas diftinguunc illa
diftin&io- nc ex natura rei formali ; qua fcequenter ytuntür in rebus
megaphyficis ; Et quidé quód non d:ftinguantot realiter potefl in primis deduci
ex di&is in vefolutione przcedentis'dubi) y fi enim eft tanta. ne- ce(saria
connexio inter illa , vc ne mente diuidi poffint; ergo neque cealiter diflin-
guentur ; nam in ab[olutis , quz pecie ACT, OP. De difiucl: jrijrijh fublefa
«Met. — S03, Pride pk E ao Lipa e id 4 Probaur ud.jue ratione ex Sco- todedudis
n2 p Adnan ilm » quia vt ait ibi D ,mrinfeca .litás (cparationis duocü ex tri-
plici capite procedere pateft,icl quia süt iul natura ;. vt eft de duobus
rclatiu s;, quia ynuni ef pons » à quo effertiali- tct dependet poílerius ;
ratione cuius dc. pendencig loc riequir ede (ine illo, yt cft. de toto, &
partibus, vel quia funt idé rca« liet,vnde poftea infert in eoáC 2. d, 2..q..
1.A.& B. gj illud; gi fi ellex dittiactam áb.aliquo ; sies pofterius eo natdraliter
, tiéccilarió eft idem illi;(i impoffibile ett, .. illad aluide(fe Gne ilo,
& qv nihil realiter ftirituiti ab. aliquo, (inc quo gequi: eí- i. fibi
contradictionescft prius co.fed eft poftcerius co naturaliter, vcl fimul natura
Cü eo; (cd fübie&d eft pritts natura ip(a palin ex ineo fimul;quia (übie
cauía illius ; etgo fi &um. rícqui eds niet pro sex c [13 ) inuiníéco : n Ó
fi id ded or one ead ii ide CHÍO, 0c CIA nora Qui Arift, enrétia (unt
in(eparabilia , non cx inttin- 'cà caeli nátura, (cd à cau(a estcinfeca.i; ab
inreliigestia pecellacid ninoente ,non infert ccaledi identitatem , ( yt notat
ibí DoctogitN.) id etit vtiqy ob idencita- teri zcaleni inter eajquix nunquam
impli- cat ab intzinfeco. prius (cparari , à - e tigri;nifi propter idenutatetn
realem. [a- füper pa(liones,vt platiaum, dicunt inna- tas aptitudines ad
aliquid agédum, vcl cc- cipicüdum; at tales Eel, enis niliil rea - le
(uperaddunt nátarz. (ic apt cx Scoto 4:0: 49-3. 10:ab initio v.g: tilibilitas
ni reale humanitati fupecaddit, ratione cu- ius fitcapat rifus, vcl apuasad
illum;nara Iubiectum quod ponitur ab ifta aptitudi- nc realiter d:
ftin&tum, immó à quibuídà €x Adacrtarijsfeparabile, antecedécer ad illa UK
IRBALAUT-SO €a ».vcl e(t naturas l;cerilius capax, vel non; non (ecunduin, tc 9
priunum; tunc.crgo de ilia priort aj- uicidiné quarendua cftyvtcum, Gt cadegi
rcalicer (ubieGtosvel. non, i prunumy;crao pt lebat ftare in ilia (oja
apciungine ad a&tü fübiccto realiter identificata, & non, poncrc
anteriorem capacitatem , & apti tudinem ad ipfam; fi noo; ergo. pcocedi-
tur, vt prius,& (icininBnitü; vide Trób., & Canon.cit. 1. Fh (:q.
1.art.vlt.bené hàc. ratioricm perttactantes. Tandé palfioncs entis fant adem cü
ip(o ex Acift. 4. Met,, & cóccdunt, ipti Thomiílas, erg» fiinilis tet, X
alig pa(íliones cuin (uis fubicctisg. quia ficut. (c
habet pa(Tio entis ad ipfum €n5, ita talis paíljo ad tale cns,.nec vnqu&
poterit afferri (ufficiens dilpacitas . 181. Quod veró cum taliideniiate teali
ftec dillinctio formalis,probaturexillogenerali,principio1nferiusiacicidadiíg.8,.quad,nallumabfolatumidécificactibiform.lirerrefpectiuum,quiaab(olu-
tü,vt lic,cftad fe, refpeótiuü ad aliud, (i- ué talis relatio. (it
predicamentalis ,. fiue tran(cendentalis, parum refert, vt ibi di- cetus ,fcd
(ubiectü, vt plarimd; eft quid abíolutom , & paffio cft relatio aptitudi-
nalisad actum (übieéto naturaliter con» wcniehtem » ergo &c.. Deinde
verificanz tut contradictoria ex natura rci de [ubi &o, & paífione ,
ergo ex natura rei di; flinguuntur $ quia contradi&tio fcmper arguit
diftinctionem vt dip.9. g« 1.ar 2, dicemus, & quidem talem;qualis ipfa efl;
Prob. a(famptum,nam (übiectum dicituc nauraliter prius ip(a paffione, pa(fio
pg» ftetior,(ubiectum e(t cau(a patfionis, no. é contra, & tandem paífio
aon eft de gà, ccptu quidditatiuo fubie&i , cum de ipío prédicetor tahrum,
in 2, modo, crgo, ad minus inter ilta requiritur. diflia&ig fore malis,
& ex natura rei, prz (ercim quand natura importat yeram realitatem , &
no tantü pracifionem obiectiuam inadz tàn, vt cft de rapicendentibus , nà vugg
inter naturas: tran/cendentcs &
carum pathoncs nonnifi diftin&io ratiocinata intercedere poteft ; vndé dc
paffionibus tranícendenuium admini potcft Nomi. naliumn in » at hic loquimur de
na; taris. praedicamen bs opa Sed obijcitur Monta qnod dine grantur rcalitet;
quia caufa , & caufarur realiter. di ftipguuntr, fed (ubie&tum c cauía
pa »,cgo&c. Tum xad ryveiip bae menn SRd ee iuReke "Maaiig $04 thento
9. Mct. 13. ergo propria paffio , qut dictt potentiam ad actum accidepta- Icir
y vt rifibilitasad ridendü, collocabi« tür in prazdicamcnro-accidentis., vt
ipfe a&us, & tic à fubic&o ; quod cft in pra dicamento fubftantiz
realiter diftiogue- tur. Tum 3. quia fufcipit magis.& minus, pam vnus homo
dicitur magis riübilis alio, ergo eft accidens realiter à fubicéto diftiactum.
Tum 4.2 Cus efl nobilior po- tentia ipfum refpiciente , ergo fi rifus cft
accidens,ctiam potentia jpfum rcfpiciés. Tumtandem ,quia illa contradictoria ,
Quod fübicétum elt prius , paísio pofte- fiot , &c.non tantum
diftin&ioncm for- malcm fed etiam realem inferre viden- tur , quia nihil
potcft pra.cederc feipfum. 183 Reíp. afjumptum valere de caufa phy fica per
verum , & realcm influxum agente,ró de mctaphyfica, ficut cft (ubie &um
cauía paffionis, vndé proprie non debet dici paffionem caufari, vel effici à
fuübie&o; fcd tantum puliulare , & ebul- ab co , hzc enim vocabula
infinuant &Gioncm utr i be per fimplicem emanationem; illà vcró
phyficam,& rca- lem; vide Maurit.q.30. Voiuerf. declaran ' wem hanc cómuncm
Scotiftarü rcfponfio- rcm. Ad z.ait Do&or 2.d.16.4.vn. A.ve- 1 cfíc
atffumpram de actu & potentia, vt funt difícrentig diuifibz cntis «f. pro
po* tentia obieétiua, & a&u cotitatiuo,nó au- &€m de potentia, vt
cft principium opceráe di , quahs in propofito eft propria paflio án ordinc ad
fuum a&tum . Dices, paflio tfi in pra dicamento qualitatis in tertia»
fpecie. Ncgatur,loquedo de paísione pro $nnata rei proprierato)beec . n.ponitur
re« xuétine inilio przdicamento ip guo eft tius lubicctum ob idcpiitatem realem
cü illot qua nam autem fit paffio de tertia» fpecie qualitatis,dictü eft in
Inf! 1.p. Ad 9. ncg. affumptum,re.n. vera non fuüfcipit magis,& minus
illud;quod veré eft poté- tía,& aptitudo ad ridendi, fed illa maior, vcl
ninor facilitas ad rifüm orta ex pecu- liari temperamento indiuidui, que quidé
facilitas cft potentia naturalis de fccanda fpecie qualitatis , vt docct
Do&or modó Jic. R« Ad 4. verum efi à um de yotenua seipiciene aétam y qui
fi perfe- C uet Difput. V... De Vniuerfalibus im parti: &io lab(tantialis,
non auté fi fit perfcétia accidentalis, vt eft in propofito; nifi accie piatur
in fenfu reduplicatiuo, fic .n. vais ' uerfaliter a&us cft nobilior
potétiaquod ' non officit . Dices,
proprium vel eft füb- ftantia;vel accidens,nó (ubitantia , vt pa« tet,crgo
accidens . Refp. cum Canon.cit, formaliter neutrum cffe, (ed pec identitas tem
vtrumque quia in (ubftantijs eft reas litet ac identicé fubitantia, in
accidenti» bus accidens. Ad $.non quacunque con- tradi&toria etiam ex
natura rei inferunt realem di ftinctionem,fedtantilla,qua:radicanturindioerfiscebus,quaenimra«dicantutindiuerfisformalitatinififormaleminferunt.diftinctionem;vt
ex-« plicabitur difp.9. cic. quamuis ergo prio« ritas,& pofterioritas
temporis femper fan denrurin diuerfis — arque idcó fint cótradiétoria
diflindtionem realem indu. centia,nó tamenquacunque prioritas ma emis ete
édiqualiseft,qug — intercedit inter fubi Y& 183. Deinde pró Nominalibus
vrge« tury$ ratio Canon. & Tromb.allatacon- tra diftin&ion£ paffionis à
(übiecto rea lcm militet etiam contra formalem, nan circfcripta rifibilitateab
homine per telleétum , aut homini repugnat rilus y 8c rifibilitas ipfa;att non.
i ; ry enki 9 fccundil;atq; ita fübie&tü erit cspax ifbus aputudinis : nec.
dicas effe cantum capax - fundamenraliter;quia fic etiam refponde- rent
Thomiftz; vcl igitür ante aptitudiné dabitur femper aptitudo in fübicéto , vel
non cft diflingaenda paffioà fübic&o ; nifi perrationem. — — — Refp.ti illa
ratio non bene percipiaturs nontantum contra formalem diftin&tios ncm
paflionisà fübicéto, fed eriam cótra diftin&ionem rationis ,' videtur poiic
re^ torqueri; dicimus ergo cum Tromb.cit.& Brafauol.q.3 3: Vniuet(. non qué
milita* re contra formalem, (icut coatra cealemg quia formalis aptitudo ; &
capacitas de» bct vtique poni in fübicéto refpe&u il- lius quod eft fibi
conucniens , & ab co realiter diftinctum , nec fufficit capacitas
fundamentalis ; non autem poni poceft refpc&u eius, quod eft realiter idem
(ibi, «uóia albi dici proptie eif in poremin à ———— S HN Sueft. IV. De Proprio
inratione Vuiuef. ide L.— $05 ad (cipsü, & capax fai ipfins,quare circü
(cripta: rifibilitate ab homine; vtique ipfi pórcpugpat ri(ibiliras, quia eft
fundamé talicer capax, fed non bene infertur,ergo «ft formaliter capax ,&
pofitiué talis apei tudinis, quia in tali przcifione quiddita- tiua nalla
capacitas, (rae naturalis aptita do tibi cópet:t,quia hzc przdicata aduc- niunt
in (ecundo modo, & pofteriori (i- gmo , &ücintali przcifione
fübic&tüm €ft tantum capax priuatiue,f(cü negatiué, vt ait Tromb. quatenus
non inclut ali- quid repugnans , fed fi przícindat pa(fio £ealiter à
iübye&to,vt condunt Thom:- fte feri polTe, tüc (ubie&o affignari debe
bx pofita capacitas , & formalis apti- todo ad apticudinem , qua praccifa
fuit quia datar formalis aptitudo ad attribu- tü cóucniés fubie&to, &
ab co realiter di- ftn&um.& ét quia ralis przcifionon ef fet per
intelleétü ted à parte cei , in quo fia fübie&ü eft pofitiué capax. cuiuícü
que arcriburi ibi naturaliter debit , ma- met ecgo illa ratio in fuo
robore,adeó vt Zan. teftetur à nemine vng fu: (fe (olua . De hac qozftione
diftin&ionis patfionis à (uo füb:c&o , quz. cft precipua intec
Scoiittas, & Thomiflas; & à qua multe aliz dependen: refolutiones in
Philofo. m » videri poffunt Canon. & Tromb. oc.Cit, & cx V ecentioribus
.Sax us tom, 1. fug Cataft. difp. «1. 96. & 7. vbifu- 5€ , conformiter ad principia Scoti de bac rc
tractat. ARTICVLVS IT. vC gitur de Proprio inratione vniuer (alis . Xplicita
narura Proprijqnz na- 184 t cft fundare vn uetlalita:é hi- ius ua. ti przdicobils
, nun. expl cana n anet ratio ift. us vojucríai citis, & quo- modo natura
realis Fr. p ij couftiuator in ratione qoarti poedicabius. Dicenduum
igitur. ett cu. communi Do&trum proprium conftiu in rauio- nc quai ds per
etie pradit'a- bile de pluribis im quale accidentale nece[farió, &
imiran[mutabiliter, (cu :n (ccundo modo dicendi pet fc ; ita. Do- Logica. Gor
q.'36. Vniuerf. & Scotiflz ibidem , & przlertim latar.c.de proprio.
Proba- tur,& declaratur Cóclufio,per hoc enim, qubd dicirur effe ptidivuble
de pluri- bus , fignificatur propriam non cfe vni- ueríalc ccípectu
foliusfpeciei, vt aliqui dixcruat , quia vn'act(ale pluca refpicit , (cd natura
communis, cai propeium ada. quatur,confi dcratur ,vt vna , fed in otdi- nc ad
indiuidua erus ; & *co.cir. ad 1.qua vationc ctia art vIcq.przced.
negaaiimus differentiam conflitni in catione pradi- cabilis in ordine a4
fpeciem , quamcon- ft ituic. Pet hoc,quód explicite nan addi- tur mamero , vel
frecie igmtcatur ad hoc przdicatile, non folum (pcctare pro pus fpecificam vr
ritibile, quamvis ife ud tantum definicri (quicquid Ruuius d'cat) hic Porpb. cb
r; tionem allatam , ptzcced.art.dub. 3. in rr pro- prium gencricum , vr
fenübile, eo pror- fus modo,quo fupra dicebaa us de sife- rentia. Per hoc ,
quàd additur ín quale accidentale, goificamar ditin&io a tri bas
vniuerfalibus prioribus , quz dicun- ur effeatialiayquia (pe&ant ad
elfenuam rci, & infinuantar etii fubij ibilia ipfius proptij in cone
vniucr(alis , hec enim nó funt fua inferiora quidditatiué, vc hoc ri- fibile
vel iilud, hoc , vel illud fenfibile , quia de iflis non prdicatur in «uale,
fed in quid ad modü generis, vel fpeciei , (ed fub jcibilia eius in ra&ióne
qusrtt przdi- cabiiis [um 10ferora illios narurz com- mun;$,cu! proprium
sdzq«aiur, de. ittis enun pidicajur 10. juale accidentale, vt S.oi, docet q.
30. Vn'ucirf. in corp. Per hoc tandcu4 quód additur «eceiiarió, e ini au[mut
abdtti: y Wfinuaur. dtiftin- & o yropr:j quarti pred cab; s ab acci. dnte
quimto ,rgdicabili, cu'a proprium de tuis füb:jcbil.bus ta necelTarió, x in-
tial omtab.d cer. pigd catur,vi de ill som n nó ncaart ne.(ucat; licet cnim
poffimus nou inclligcre hominem cim ritibilita- tc ; neiuaquam tamen mielligcre
potfuz mus honané (Ot fibié, vc) yi c tib Té ab(* qae pia iudicio eisériz fius:
à xoéya t;one pallron.s. valet. nferri. detiruét 0, Icu iiegau0 lubicéti, juod
non cft verum, dc «cdente quigto predicabih, eria im st fcpa- go6 Difp. De
Vuiuefal. in partiode s. feparabili ; quia fub eius oppotico poteft itclligi
fine repugnantia, nam potett in- telligi coruus tine nigredinz, 1mÓ (ub al-
bedinc , vt ait Forph. & Sco. 4.3 2. ad vlt. 185 Hinc infertur 1.nó bene
difinzui propriü in ratione quarti prz dicabilis ab accidente quinto
pr&dicabili per conuerc tibiliter prz dicat) , (etiam diximas. di- fj»4-q.
tatio eft , quia vt frequenter in7 culcatü ett; »radicari conuertibiliter om-
ninó repugnat raugoi yniucr(als,qycum comiparerur riis, de quibus przedicatur ,
wt füpccius fuis 'efsrior bus, & fit pradi- cabilc de (inguls, età (corti
fumotis , muonquam «um eis conuerciur in fuoli- endi coníequentia » igitur per
conuer- ;biliter radicari ditbinguitur ab acci- ente (olum in ratione proprij;
aliud au- kem eft looi de rrlibilisvel (coüb.li ina fationc propri) , &
aliud in ratione prz- dicabilis , & vainerfalis , vt notat Ta ar. quia yt
proprium refpicit folam natutá , cüi adgquarur j vt ycró yoruet lale, infe-
fiora illius naturz, quia propt:uin tale, » dicitur in ord nc ad vnum folum,
vniucr- fale veró re(pc&u ylurium , vnde repu- gna idem tcípectu eifdem:
elfe vniuer- ale, & proprium. vc docet Dottor 4.30. ad 1. & ita.
intelligi debet. 1pleiiet 120- &or ; fi q»andoque. proprium dittnguit ab
accidente per comertibiliter prg (i-a rj, quód n& c illud tunc di (t inguat
in ra. tione proprij , non in rauonc vaaertans , 186. oféttur (ecá.4ó de
Biniconé Pro prijá Por, h.tradita;quod,accidic orn y folii [emper eile ab plo
dará de pro- ptio in ratione przdicabilis, noa autein proprij contra Tatar. ,
& conftat ex iila parucula omni » qu£ non tribuitur pro- prio (ub ratione
proprij,nam («b hac ra- tione conuent vni foli cx di&is art. prae- ccd,ita
docet ScÓ:, j 1. Vniueri. in corp». vbi aitquod pet p£imain parículan ac cidit
habetur ratio pred ca, & moti zdicaudi f. in quale accidem ale , per. y
omui, dr foli babéur lub j:ib lta pro* prij, fepertr epe puyqu. ila necef-
fitas prz dicandi y per guam diftiagu cuc A quioto przdicab [;& licéc
Porph.defi- . nicrit cantum proprium (pccificum , po- teli amen eadem proríus
dcónuio appli * cati proprio generico, (i per ly omni , eo Joli imelligantut
omaes, & lo € fpect allius genetis , cu' ade juator. proorium genericti ;
serumramen ett, quod Arift. 1. Top. cap. 4- proprium dclinzaít (ub ratione
propr J »& ideó omific illam pate ticuülam omar Aciaftabis cciam Por h.
definijiT: propriuin (ub ritione prop'] non vniuerfal.s, quia illa d tio pm
iefpi- — cit fpeciem, & dicit conucc ibifiratem cá illa, nec poteit
adaptari iadindors Negs alfumprum cum cius prob. ficurenta omni inünuat
indiuidua fpecie',ita &tia ly foli ad cadem retertur', vt excladandur
indindga cuty(cu ue alceríus [pecicis ene de facit vine fenfum, proprium eit
quo conenit oit c7. (0/4 omnsbusind ui- duis ill.us fpeciei & ilis toL
s:poie!t d dici, quod per illam partculam a0tnuatioidoadfpeciem,quiaprope üm non
przdicatur. de idigiduis , ni participant naturam fjccificar i princi» js
emanat, 187 dofcrtur (dé decifi b multos ang t, quodoà i tuor adduct sà
l'orpb.fundare p .ffitnos ,uonem quart: przzdicabilis, & dubiü eft . dc
ipbus primis. Nam 6 fümamur &ips — fa , vt dicuo' aptitudinein , inboctcafü
fundare poitunt , quia fic reducuntur a propr um quarto modo , vt art. preced.
dub. 3, di&um cft ; At qu a Porph.oro^ prium primo, X tertio osa put, vt
dicunt a&um , palam ett ficfumpra fane * ic dare non potíc hanc
vniuertalitaten. quia primum non conuenit omni, & terium non conuenit
(empet , & ideà pétrinent ad s.praedicabile.. Tota ditliculkas efl de
proprio fecundo njodo jaa plerique d- lud excluduat , qiiia conuenit omni qui«
d^a(ed noafol: , A lij écontri dad i7 €luduntquta;quod couucnit o mát, & sé
pei neceffar'o copuenit, juancum tüurh cit Ad. excludendam contiagenuam qn
prgdicábihis, & paruin refert , quód non. &ouueniat [olt » quia licéc
haec ut condi- tio cequitira ad propri (ub ratiooe pro porpett cà omnino
Lnpertincs ad propri 4ub ratione vn ucrfal;s , nam cale di «itur per ordinem ad
piurajuon ad vaum (ol; & ita dc facto cic iniellectiuu m pro po- tentia |
12m ^. Suefl IP De PpsioüivatióhePuiurf e dll. gen | proxima dicimus prar
icaride ho- ibine in fccindo modo perícitatis' , velut EorÁA e des eftó nófoli
homini con- tieniat , (ed'etiam Angelis", ergó proprii fccundo modo
(ufficit ad fundandá:i ftam vhittcr(alitarear ita (ertinüt Conimb; q. Y.de
Ptoprio ,' & Lousm ibidem, & fuit fementia Fofec. 5, Mct.c.28.9.19:
fec.4. 188. Hec diffi cültas decidéda eft ius ta di&à art. praiced. dub. 3.
ibi náque dixi- rbu$ propriü fecundo modo poffe parti- 2x definitioné proprij/
quarto modo' Arift. traditi, quod coueniar foli" cs femper, (i ceferacur ad:
gradü fübalternü Vte(Te bipedé ad gradu omnibus bipedi- Buscómuné , fic .n:
dicetur illi foli cóue: fire, & séper;quo quidé seíu reducitur ad:
topriüquarco modo. Sic ergo ét dicedü iri propofito, qaàd'in hoc (enfu fundare
poteft hác vniuerfalitaté propr'j generi ci, & quàuis, quód cóueníat foli ,
non fit conditio requi (iraad" formafitatem vni-tretalicatis haus,
prerequirirur tamen in eíus fandaiéto,nifi.n. illa proprietas có . lieniret
prius alicii gradui fübalterno,nó: "A 4 ftique riccelfartó conueniret omnibus
in- diuidais alicuius (pecici, & & alterius, nà intát i habét
necefsaria cónex ion&7im hac i'optictate indiuidua illard (pecierü , in- Rr
ratticipát euhdent communé gra; m fubslternam, qui eft principi exi» gitinam
eius,quod patet de intelle&tiuo: quod dicitar angelis , & hominibuscon.
Übcá're , vt proprium , rationc gradus in- tellectualis cis communis; vnde
patet fe- cundum modum proprijnó fundare vii; üerlalitatem proprij , tili
generícam , & quatenus reduc tur ad quartis n& falíum bom a;ant Cónimb:
aliquas proprie- eselfe phiribus fpecicbus cómunes, & fion ratione «licuíus
gradus geerici com unis illis; à certé (1 nó darectdr calis gra — dusgcnericus
ab illis part icipatus,nec vti jué darccur proprietas eiufóé raudB isin ;$,
proprii enim femper: pottalat ade- quacam effentiamsà qua promanat, extra equa
nó repcrirur y. & perquá nece(sarió é einnibus inferroribus iZam pat tic
ipantibus;,ncé videtur im alio poíse fan dart ralis neéclliras; nifi
logradufubal- — cá fu trao plaribus ipeeicBus communi. | 183 Inoppofitü
obijcitur t.quod pros priü nó (it vninerfale;quia proprii & co- mune
opponüuntur; & ét quia non praxdi- catur de plaribus:i mmedtatéjqnia ri bie
le priedicatut dé Perro, & Pàulo median- tc homine . Refp. propriü,&
cómunedisr uetfo modo fumpta nà efse oppofita,di« Citat itaq;
propritrípecieiscü qua conuere titurj& cc(pe&tueius concedimus nó dici
Vniucrfile , dicitur aaté cómune indiuis» duis illius (pecici, & refpectu
quo j;illord dícitut vníacr(ale,vndé cü Scoto q:50. ad 1.cócedimus propriü
quatenus propriü s. & MAU e cuius eft propriü,no effe vnis uet(ale,
(ed'tárü cefpe&tuillorü: plurium s quibusc(t cómane,vnde propri d, & q
t vniaer(ale süt id£ materialiter, nó maliter; poíset tírdici proptiü'; ét
refpes &uillorü, quia h'ec comunitas nó elt ad extranea;fed'ad indiuidua
prie natura ,- Adaliud',vel dicimus vead r,cótra 2, có» cl.vir.art, q. priced.
vel.cum Tar. hic, ? aliquid dicitur immediaté predicari-de ali quo düpliciter,
vno modo immediatioa ne modi predicandi; (ic videlicet q»integ ip(um & (ua:
(übijcibilia ni medict,q ha: beat talem modü przdicandi refpectu ils lori,&
tic ri(bile immediate przdicatao de Petro, & Paulo,quia nihil e(t inter ip«
s, & hzc indinidua,q» hibet cal modii pezdicand:.f.in qualeaccideotale
nece(a farib ako modo 1mmrediatione cauíe, vel fubre&ti, & (ic nom
pradicatur immedias té : »- rdi eor meowpost ali« id effe predicabile proprié
fumptum. pe^ Secüdo arguitnr;quod nó fit vni» ucríale diftin&ü ab accidere;
Tü quia có muniter diuidi folet accidens m przdicav mécale, & pradicabile ;
(abquo:compree lienditur ét proprium.quia aecidens "- dicabile eftjquod
pradicatut extra e tiá. Tü quia przdicarr in pale ctl cntiale vnirun conflítait
pradicabilesetgo etiamy pte dicari in quale accidétale«T U 4.quia accidés
diuiditur in (cpatabile, inlepar
tabileyproptimm videtur ace:dens yofepae fabile. l'um tandem quia modus c&
d: eft idem tn proprio, & accidéu, quod aüt rcs, qui pradicatr, hic
cónexayec] no à fubiecto , habet fc peracerdens In or» dific ad
pracdicationemy!n qua nea ex ^" St 1 t t 308 Difyai. V. De Vuintfalibus in
pari, —.——— -eaturilla cónexio, nec rationeillius vn& Vniuer(. hac racione probat proprium ef alio
modo przdicatur, q alind,qua róne Atriag.difp.8. Log.in fine tenet ,pprium nó
c(Ic diftin&ü vaiuerfaleab accidente. R efp.ad 1.cftó verü fit. affümitur,
th accidens prz dicabile (übdiuiditor per. modos przdicandi diueríos
c(Tentialiter, quales íunt przdicari extra eflcotiam cü ncceílaria cónexione
cum ipfía,& (ine. » tali connexione. Ad z.neg.paritas,quia non datut , nifi
vnüs modus pradicadi in quale cffentialejnon autem pradicadi in quale
accidentale. Ad 3.negat Doctot q. 32.ad vit. minorem, quaa €t accidens imíe
parabik habet rónem generalem accidé-. is .f. adefle, & abeffe faltim
logicé , quia eius oppofito pót (ubiectum intelligi fine repugnantia,vt
diciwrintemu de. » toruo;& JEthiope ;fed fub oppofito pro ijno poteft,
& idcó proprii maiorem, Uva is intrinfecam cónexionem habea «ii fubiecto ,
quáaccidens infeparabile , quia hoc non habet radicem in principijs matura. licét
ex aliqua cau(a cxtriníeca.» feparari non poffit quaritii ad exittentia. Ad 4-
neg aflumptum;nam ratione ncccf fati, vc) contipzentis connexionis prz- '
dicati cum fubicéto variantur. e(fentiali- ter pra dicabilia quoad modum
p:zdican di,cui no'obftat,]uod in a&uali przdica- tione non (emper
exprimatar talis cadi- tio,vel prz dicandi modus,fic.n. c enus, Sc ies
nonconflituerensdiuetfaprzdi-«abilia , quía in actuali predicatiene fo- lus
exprimitur modus przdicandi in quid & per modü termini fubftanciui , qui
eft vtriq; communis, non autem e» primitur quod pee dicat part£ effentig
fpecies to tam; he etiam differentia, & propriü non diftingueremur in
ratione pradicabiliü , ajuia in actuali icatione folum expri mitur modus
przdicadi in quale, & per modii ponens adiediui, d.c Me a . 191 Tertii
arguitur, gp proptiü (it vni ucrfale rcfpeQtu meme qua cóuerti- sur pocius,quam
indiuiduorum . Tà quia fpecics,de qua przdicatur proprium, ef&
vniucrális,ergo éc& proprium y cum in 3ali pradicatione (ic ci zquale ; qua
róoe tenet Mafius proprium ét reípeta fpe- 9xci effe voiueilale , imo Doctor q.
39. fc vniuer(ale, Tü qui PAPE Am ones generis re(pe&u inferiorü nó[t
habent vt propria quarto modo , fed (ecundo,vt conftat de bipede , quod eft
proprii ani malis códiftin&ti à qnadrupcdibus, eft genus innominatum
refpectu omni bipedum, & tamen re(pe&tu hominis cff. proprium fecundo
modo,ergo proprium non dicitur quartü przdicabile reípe&ta infcriorum, fed
refpe&tu iplius naturz ,, €um qua conuertitur. Tum tandem quia fi
fubijcibilia proprij in ratione vainerfa- lis (anc indiuidua (pecici,vel
generis, sis qp propriü eft fpecificü,ve] genericü , er» go cadé erüt fubi
jcibilia proprij, ac gene ris,vcl (pecici, & (ic nó erüx diuerfa pdi-
cabilia,quia non func diuerfa fubijcibilia. Refp. neg. affumptum, quiafpecies
im — tali przdicatione habet rationem v4 cibilis, quaratione non eft
vniuerfalis gicé,ícd xantum metaphylicé ,vndé neg. etiam confeq; nam ad (ummum
in pradicauonc proprium. babebit ratio" —— nem przdicati cómunis , non prz
dicabi- lis. Ncgs Do&or loc.cit. ea ratione baui proprium cffe vniucrfale ,
fed id x oflenditcx co quia przdicanrde pluri — — bus,hocautemprobat, quia
copuertitut — cum fpecie, vndé pradicatur inqaale de omnibusillis ; dc quibus
fpecies przdica- tur in quid quod collat cile medi long diuerfum ab co,quod
tangitur inargumé te. Dices, fi reípcótu fpecicieft piadi- «atum , ergo
alicuius praedicabiks cff pradicatum, atq; ideo in ordine ad illam erit
pradicabile - Refp. cffc vciq;alicuius raedicabilis pra dicatum; (ed nónper ta-
comparationé eft pradicabile, ficut fpecies tubijeibilis refpeétu geueris cff
vniuer(alis, ícd non pet talem compara- tionem. Ad 2.cóftat cx dictisauper in
3. €onfe&ario,qua ratione proprium gent" riscft ctiam proprium
fpecierü in quar- to modo : vocat autem Porph. bipedem proprium hominisin
fccundo modo ; nó inquarte, quia inquarto pofuit tantum proprium (pecificum »
vndé (i proprium 4n quarto modo pauló Jauus fümatur y em fecundi modr ad illud
attinec , «ei»quomode pow dici propr:üfpe- erum, e TAUTA QJ Anc Acádem [it
Voiuerf- eo bend defindrt.I. $09 ieram,fi eft illis communc? Refp.candé DE
ioleem de proprio fpecifico, igitur,quod eft proprium alicuius nature, [ as
dicatur commune ommbus inferio - ribus illius, adhuc tamen ctiam refpe&tu
illorum dici poteft proprium, nó qu:dem yt proprium diftinguitur cotra
cominunc, Ícd contra extrancum; quatenus eius com munitas non cft ad extranea
fed ad infc- riora eiuí(dem naturz.. Ad 5.neg. confeq. quia licét nt eadé
(ubijcibilia materiali- terjnon camen formaliter , quia generi, & fpeciei
(ubijciütur in quidproprio ia qua Je:aliaargumenta cótra boc (olui poffunt ex
diis in lirmili (uperius de differentia . QV£A&ST IO V. De cci dente. 192 x
7 T manus extrema huic impona- ^ j V tür difputacioni de V niuerfali- ;busin
particulari,cemanet hoc vltino lo- dum de accidente ; & quidem ra- .tionabi
eto xpo iod cít omninó ex- tra effíenam illorü,de quibus pradicatur; —. &
meré cótingenter illis tribuitar,& duo- — obuspariter articulis rem
expediemus ARTICVLYS I. n AAccidens n"— ratione vniuer[a lis yc vt tale
defimatur: à Porpb. [6 retià. x . N Oneft hic que(tio de accidente re- é
ípc&a fuorum ioferiorum, vt de co - lorc refpectu albedinis, &
nigredinis , & . de albedine refpeótu huius ; & illius albe- dinis,
quia fatentur omnes in ordine adil la habere rationcm. generis , vel fpeciei ;
' fed quattio cft de accidentein ordine ad fua fubiecta , refpecto quor proprie
di- .. €itur accidens, .i. de albedine v. g. in or- dine ad aiuem , & lac ;
cum enim in con- -. reto süp:a poffit veré dc [ubieQtis qui- , im abíftza&o
poceft tantum de (uis inkc- rioribus przdicari c[senuialiter,vt bec al- . bedo
eit alocdo) «uaritor , an cum de: pluribus przdicacut. hoc modo , ingerat nouam
vrxoeríalivacem dittinctam à quaa. iur jà declaraus. ecenuorcs nonaulli Logica,
bus accidit, pradicari accidentaliter (riá .. iter identifietur cam illis;
arbitrantes ab ip(is (tare totam Grecor á catecuam, vt diximus difput.4. q. $.
uc runt accidens e(Te veré vniuetfale, quibus faucet Suarez difp. 6. Mer.(cét.
4. n. 4. vbi ait proprium , & accidens non effc pro- prie vnuer(alia , quia
propria vnitas vni« uerfalis eit re(pe&u corum , qua füb illa e(fentialiter
continentar « 193 Dicendum tamen c& cü cómuni, accidensquintum pradicabile
efse veré , & proptié vniuerfale , Ita Do&or q. 44. Vniuetf. deducitur
, & probatur ex dictis loc.cic. difp.4. q.5. nam de efsentia vni- ucríalis
eft , quod fit vnum in multis cum fai multiplicatione, przfcindédo ab hac, quàd
it e'sentialitec in illis multis, vel accidentaliter , fed accidens in concreto
fümptum e vnumin pluribus fabietis , quia Petrus eft albus ; Paulus eft albus ;
& cum fui multiplicatione, nam non ha- bet idem cfle album à parte rei
Petrus, & Paulus,ergoaccidens cít eísétialiter vni- uerfale, licét non fit vniuerfale eíJentiale,
quia qu/bus conuenit, accidentaliter có- uenit, & non effentialiter. Conf.
quia ac- cidens hoc modo fumptum .f. in concre- to rcfpe&u forum
fubie&orum babet, guicasiá tequiritut ad rationem voiacr- alis , vnitatem
.f. & multiplicationetn in pluribus , habet vnitatem per abftra&tio-
nem imellcns,, quando nempe abftrahit naturam albedinis, non folum ab hac,
& illaalbedine , (ed esiam ab hoc, & illo fi- bie&to albo , vndé
album in communi , vt fpe&at ad hoc vniüerfale ,non folum di- cit pateram
albedin:s przfcindendo ab bac, & illa albedine , fed etiam connotat
fübicctum in communi pra(cindendo. à 'ingulis fübicé&tis in particulari ;
babet eam commanitatem cum fui tipli- cauone , quia album fic abfiractum cone.
cipitur contrahi,.ac diuidi in plura alba «o modo , quo fupra diximus de
diuifione, vniuerfalis pes differentias, ergo Xe. 194 Obijcei- de ratione.
vpiuctlair eft qp includacuc in bà (ubicótis ef ES milis VP dicatio n tora de
inferiozibus,vel etd que dà identitas cationis vnius natur có plu- ribus-,
wclillam aliquo modo ptzfuppo- nit à parie rei , «ü ergo ra nd ità | » 3 L
I" . E - $10 fe habeat in ordine ad fubiecta , quibus accidit , fané
tcÍpe&tu eorum vniuer(ale mon cuit. Refp.neg.aiumptum; vt«n.c6- flat ex
dictis difp.4. q. 4. non cfide rone vniuctfalis , p p'adicetür de ;plüribusin
quid, & cflcitialiter, cons niil talepóna- «toc in eius definitione , fed
fufficitetiá, gp pradicetur denominatiué, dtm modo-ra- Aio pra dicans (it in [e
vna 5'ncc miss re- uiritur idtitas rea!is nature cá plaribus, in quibus eft ,
fed (uflicitetiam idenutas quzdam accidentalis, (ctr qualifcq; con- «tetio
ndtuiae ad illa, «nde licut in pradi- cationibas effentialibus intcllc&us
pra- dícando identi&icat naturá «nam cum plu tibus inferiofibus effcmtialiter
, erf in re nó fit cadem in illis pcr inexift ent: am, 1tà jmaccidétalibus
idétificats(cu potius vnit -patoram albedinis c(i j luribus fubicé&tis ,
licét à parte rei in illisnon fit vna', & ea- -dem albedo, non folum
vnitate nnmera- Vj,(cd nec euiá vitate minori , per incxi- entiam, fed £antum
per indifferenziam . 19$ secundo li accidens haberet tóné wniuetfalis in ordine
ad plura (ubic&a , quibus incfle poteft, fequitur dari poffe . wiiucrfile à parte tei, cafa quo poneretur -à
Dcoidé accidens ia plaribus (abiectis. 3Rély.cómpniter ncg.(eq quia vniuct(ale
éicitor ee jn mulus per. fui multiplica- ? ionem, & dimtfionem, at ià cafu
accidés . "bó diceretur de plur bus per (ui multipli- "xXauoBem fcd
potis idé numcto indiuisü 7 diceretur de i;lucibus per folam fui repli-
"«adont:Hgc ett cómwoisfolutio, qoa nes qj inceeduas s(i (atas , At fané
nó vi- ; plené (atisficere,quia in coca(u ef- "séoplura alba, «uod malé
negat hic Blác. jum ad multiplicationem concretorü ac- *€ideocalium (ufficiat (ola
(abic&ord mul miplicatio ex diíp. 2.q.6« ait, 2.X tanc ve- "fésb illis
abftrahi potict ratio communis - -dibi nempé (übic&i habentis albedinem, ua
tatio malt iplicatctur in illis, quiage- Uf cent plura Bübentia albedinem ; non
taníé hioe tequitur dari vniuerfale à pátte tei, quia qood €ftyaierfale , non
cftal- ;bedo, fcd album , album autera non eft "anti à parce rei; fed
mülople£, Atiac.é ^fi vis comun: adirerere folutioni,dicc- ^tt oportebit 3 qcod
e(ià ilia hiat plura al- Difput. V. De Vninerfalibus in partic. ba , album
tamen non eft vniuerfale re fpe&u illorum, quia effent plora alba prae
ciséob (olà multi jüciiepdin fübic&torá, nonautem albedinis in (ilis , quod
camen ncectiacium effet;quia forma ipía aceidc- talis cl , qua importatur per
concretum huios vniuctía!is; iubie&um veró , quod cft hábcos illam,folum
cónotarurs& idcó non videtur potíe habere rationem vni- uctfalistcfpectu
illorü plurium,efto mul uplicctur in ei$,quia multriplicatur,ytcós. notáturm,
non vt principale fignificatum ; 196 Teitio vniacríale poteft i ri démulus ,
antequam a parterei exi in tnaltis(ed id accidéi couenire Ux a ergo
&c.Prob.rbai-quia in natora fufficit qnod praecedat aptitudo pluribas
ine(fen di, vcl fi illa plata actu requiruncut ,
fufficitjquodfintperintellectumappreherefa,vtcóflat ex fuperius dictis;
Prab.min. uia accidens non potcft veré prz dicari dc fübicéto, nifi prz
oppofita a&tgali exi ftentia illius, vc patet ex Summwlis y. vbi alia
przdicari pottont prefcindendo ab exiflentía,& omi temporis different Refp
hoc argamentam mulcos fc, fcd finc caufa nam facil foluitut-di- cendo ,
accidétal:s de pluribus ficri nicgüeat fine exifteacia (ubiectorum, quibus
actualiter in(it,ob ratioacm allatam,tan ue rentiam aptitudinalein, 3 habct
accidens ad fübiecta, etiam poílibilia , potcft fieri pradicatio aptirudinalis
de plovibus, qdi- bus ineffe aptttm eft;quod (afficit ad vni- aer(alitatem ( fi
illa aptitudo concipiatur vt proxima ) nam ex di&tis difp. 4. q. 2. att. 3
s cilentia vmuerfalis nó tantum €óu- fitit inipfomet a&u etsédi in mulws,fed
etd faluatur in ipfa apcitudine- proxima ibi explicata ad císendü in cis; quaré
hoc erit difcrimen intet hoc vltimum vniuett 'faley& coetcta ex alia parte,
quod exerci- ti praedicationis in ittis ficri poteft veré erá nullo infertori
exiftente, a nó inac- €idente y apcitüdinalis priedicatio'tamen «ntvera in
omnibus ob apticudicénatu- 1& ad cffcndü in mulcis fiue e(fentialiter, Áiué
denominariue. Vrgebis,(ubicéta noa exiftéca nequeant ab accidéte refpiciynili
per aoc6 poll; biliü, in quibus poffibili- [ — ex^. s 4 bx 2 ad died 'e(Lo
exercitium piedicationi$. — QV. cAneAcidens fit Pniuerf- eo bené defin. cdi. v1
get effe poteit ;(ed exiftécia porfibilis nó | toni rrr efienisli- tas, q104
po.ejs ade(Je,etabeffe fine [ubie ter , & necefsarib, vade hecpropotio — fz,cr
non tnefJe , non dcfiaict fecandá in- modalis, 4 dam iter efl albus, eft
tentioneyyfeu accidens, vc vniuetfalc for ncceflaria , vt con(tat ex dictis in
Sümu- lis , ergo vmuer(alitas quint) predicabilis fion bene conft tuitorin
ordine'ad (übic- &s cantum poflibilia,(ed debenteffe exi- ftenta.. Refp/in
pridicacionibus aptítu- dinal bus quinti cabilisnon poffibi- litatem, aut
exiftentiá poffibilem przdi- cati de fübicé&tis non exiftentibus;, Gc .n,
€onc luderet argumentum,(ed przdicaror ipía é-rma accidentalis , quz
ill.sipeffe cft contingenter, vndé licéc fjr necef- faro aptà ad effendum in
illisenon tomen ad.c(lendumin illisneceBarió ; (cd cótim- geniec, & adeo
per hincaptitudinalem praedicatione accidcutis de (ubie&nis pof-
fibilibus,quibus ine(e potett;bené expli- catur cius vniucríalitas ,-cftb
exerciuium icationis requirat realem exiftétiam fubicétoram , vt vera fir, ^ ü
"ing arto tandem vnimquodqicó- füiruicur 2^ eccle qrotiinfadcs aqui; bus
abttrahitur,(cd album; g» cft quintum 'dicabile, non abftrahiturà Peuo , &
aulo,vt fic, fcd quatenus hac alba , ergo - €óftituitur vniuerfale in ordine ad
ilia,tà uam inícriora , quz cft vniuer(alitas ef- nrialis, non tanquam
fubiecta,ergo noo datur vniuer(alitas quina przd:cabiis. - Refp.Didac.gemim
rcíponfioge, qua: fum ncutra valet , vt foclb conl ibit cas nte vndé cas
refcrre non curamus; euiter dicendü ad min. quod licécalbü nonab(trahatur à
Petro, & Paulo, vtüc, quia hoc modo (um jofcriora à sturz hu- manz,utcab
ipfis vcforingliter alba, quia hoc modo céícetut itctiora albedinis in .
«oncreto;abftrahicur tfi ab iliis crus funt. denominatiue alba, & nus fant
fubieta 4b aibedinc deoominabilia , fic sn. conueniunt in albo accidentaliter,
& inariué , vndé ratione talis conoe- it ab ipíis,vt (ic, albüabflra m
vmueríale conftituat. altcrá quaaci partea 10.de Tasatt. r- huuius q. 3:
Atriag. 3. cümubtis alijs aflerunt-per identis'á 1-orph.atligna- maliter ,:nam
abeffe , & non abcffe habet accideas ex aturafua ; partetei, — .
Dicendütamé ett cum cói hic definiri accidens. fecundo intentronaliter capti
& conícquenter in racione vniuec(alistal tim jmpliciiéjirà DoStor q. 34.
Vniuerfi yb! notat accidens (umi pote priv in tentionaliter; vt idcm fonat,quod
iohie- rens sve! al.erradiacens,& (ecupdo interi- tionalitec, quomodo nó importat,
nifffe- cuadi inten:t0n£ , quz acccb.crur alieuij quod fine ibpircanua pore!t
alfi" mari, & negari de fübiecko , & fubda. Porph. in lioc
rantuafenfu hic de accideo:e loqui. Hinc demdé q. 35: explicans dcfiaitioné
prafacamaccidencisait , quod per nomen fabiect: intelligitur fubic&é
przdicatio- nisjX nà iahz lonis , & il'a vciba adeffes. € abejje bic non
capi realiter , & priaió intécionaliter,yc fenfus tic, inhzrer,& nó
indir afficit; & non afficit fübic&im pracer ipfius fübie&ti
corruptionem ; fed intelligt fecundà iatentiopiliter , vt (eme fus tit, cuius
affirmatio , & negatio nihil derogat eflentize (ubie& ;, (ic vc
fübiedti eílentia ex hutofmodi affirmatione; vel negatione non dettruitur. 199
Etqudé quód defiuitio Porph. debeat fic imelligi, Propstur;quia confi - deratio
accidentis primo modo fumpti (pedtat ad Metaph. & ett potias cófidctá tio
accidétis prae icamentalis quam prze- d'cabilis, de juo ett nic (emo ; tum quia
Ii dcfiaitio iraderetur de accidente realis, tünc diuiíio accidentis realis in
fcparabi- ley & infeparabile dircéte rept ct defi mitioni, ex vi cuidas
quodam accideus cófticuitur: feparábile abfquefabicéti rüptione; cá tandem
brob.ex ipfo Porph accidend. qti videns diffcultaié , qoa ex - bus infeparabil
ibus có:ca dc flaicioné ori batut , rc( poet prafacá definicione m ená 'acéidéa
inieparabili cógenire , quia cc&e intelligi poc fubiedtü fine tili accidens
teyvc/Ethiops gos niger, iind ser ne ipffus eor inc ,erzo Porph. loca e cei i o
i orn ST 4^ "ek Gicorrupttone,ucl quod poteft eidé inef $12 eidentis cá
(obie&o , vcl feparatione per intellcGü,quz nó
fiuntnifiperfecüdamintcllc&tusopcrat;onem;illaveroparti- cula, (7 , in
del;nitione pofita tcoeti de- bct di(iunctiué,(i adeft, & abeft,(uman- tur
pro a&u afficmandi, & negandi,(i au- tcm (amantur, vt dicont
aptitudinem , q» magis przrítar, quia non ett de effentia o accidentis, quod
a&u affi rmctut, vel ne- getur, fic potcft adbucteneti copulatiué, quia
cfto afhrmari,& negari Gnt oppoti- ta,non tamcn potentia ad illa, quia nó
cft ad illos a&us fimul , fcd fücceffiue . Explicatür etiam accidens pet
cam de- finitionem in ratione quinti
vniuer(alis , quia vt ait DoG.cit. per totom illud copu latum adefl €? abefl
prater fubiecti cor- ruptionem in(inuatur genus , & differcn- tia ,nemrc
pradicari in quale accidentale tran(mutabiliter ; diximus veró explicari
inrationc vniuerfalis (folü implicite ,quia non definitur explicità pet ordiné
ad plu- fa (ubicéta vt fieri deberet, vt explicité in ratione vniuerfalis
defcriberetur , (ed «im implicite, quatenus per fubicétü in com- muni
infinuatur hoc, vcl illud in partica- lari, cumquo pó accidens concingenter
concdti; & g diximus dc prima dchinitio nc ,dicat €t dc (ecüda, d c ü ea
coincidit, 200 Et hac dc6nitione fic explicara o per terminos fccumdz intéuonis
tollitur omnis di ficultas emergens ex illis accidé tibus , quz vel fuo aduentu
, & prz'ícntia
Iructionemaffecüt(abiecto,vcmorsyiuentibus;combuftiolignis,calor(ummasaqua
& fimilia,vel ablentia (ua,vc vi vere, calor naturalis, debita téperies
ani» malibus,&c- nam cu dicitur acc:dés adef- fc ,vcl abeffc precer
(übie&ti corruptioné, intelligitur quoad e(Tentiá, no quoad exi- flentiam,
vi fcn(us fit, accidens adcfle, abeffe 1. aHirmari, vel negari de fübiedto
Citra cius císétig prariudiciü, & in hoc sé- fu verü eft etfeniam homius
integré có. cipi poffe (ine vita , & (ub oppotito cius , quia neutrü
[pe&tat ad hominis effentiá , ncc mors opponitur c(icatiz rei , fed exi-.
ftenig. At hic vrgetur difficultas de morc te,quia quádo pradicatur dc
animali,tol- lit ab co prz dicatum efenciale, quod cf viucns,ergo non potcít
affirmar!, & uc- Difput. V. De Veiuef.in pário 50500 ri integra manente
homiuis effentía 1s; cíp. hic (ine cauía trepidace Auctores Caiet. Sot.
Sanchez, Complot. Mafiuin,. &
alios recurrendo ad varias folutiones y. quas tcfert,& reijcit Fuencesq. 1
1. d.ff.r, art.2. & ipfc candem relpondet , quod cá definitio (it
intclligenda de abícotia , & pra(enua intentionali,(ufficit qp (abieótá
po(TDt incellii tine contradict onc (ub yi ta,& (ub oppcfito eius.f.
morte.Scd ipfe difficultatem tolit,hoc .n.probat ats gumentum;nó potle cocipi
hominem fiue contradi&ionc fub oppoltito vita: , quia viuens cíl
przdicatamc(lenualecrus Fa- cilc tamen reí ponde. ur , q» viens poteft fumi
dupliciter , vcl verbaluer, feu parti- cipialiter,vc dicit actü,vcl nominaliger
wt dicit aptirud.nem, & ablolui. uc a rempos re, primo modo ctt/predicatum:
cohtin- gcns,& ci vt fic mors opponitur, non ad« tem oppon:tur ci fecundo
modo,;quo pa- &o eft przdicatum. eflenpiale ,& folucio innuitur à
Tatar. q.vit.przdicab.dub.3. . 201 Demü tic explicata definitio có- uenit omn:
definito; quia TCccundz integ* tiones dicütur accidenua primarü,& ade —
(unt , vel abfunt prater earuin Corruptio« nem hoc modo , conuenit eciam
tecmanis (ubflantialibus, dem alijs accidunt, vt pa- tebit art, feq. hoc autem
dici. non pollet , fie plicaretür de. inhzrenca reali, quia hzc nec cntibus
ration/s conuemr y nec fubftantijs ; faluatur euam hoc modo di. fcrimen inter
accidens. prz dicamentale , & pizdicabile , quód accidens primi ge. neris
concraponitut. fübltanug , & ftat pro accidente inhzrente j accidens verà
predicabile concadi(Linguitur à przdi- cato efsenuali , & (ic quicquid
non-coa- ncait e[scnrialitet y dicitur accidens praz« dicabile , (iue fic
aliquid reale, finc ratio- nis, uc inhzrns,huc fublftens, quo fen fu dicimus
haac e(se pet accidens ammal efl bomo , quatenus inferius (emper acci- dit
(upcriori przzdicabiluer . Hoc autem difcrimen penitus ruit iuxta primam (en
tentiam, quia fi accideos pra: dicabile , de quo hic agitur , coaftiuitur y S
defini per inhzrcnugm, realca , non.remanct vnde dittingaatur à pigdicamentali
, qp onfbruxur « ét. pet realem inba geotia n m | - QV e dncAaidon fà Vase.
eene df ch f13 ., Sed obijcies 1.quod & definitio intclli- gitur dc
(cparatione per intelle&um;ergo mullum etit accidens infeparabile .. Rcíp.
confeq. erit enim accidens inícpa- able tealiter , de qua leparatione io- itur
Porph. cum diuidit - accidens in hie infepatabile. Dices,(i diui- it accidens
reale , ergo illad ipíum de- it, quiacodem modo (mitur accidens in definitione
,& diuifione.Neg. confeq. «um cius Prob. Porph.cnim dcfiniuit ac- cidcns
iacentionale,& poftca coníulto di vifit realc , tum vt facilius pofemus cam
imcelligere dietas quomodo-f. acci- dens po(fit fcgari de fübic&to , cum
dcn- tur aliqua in(cparab;lia, (übdir .n. , quod funt inleparabilia realiter,
feparabilia ta- men pcr intclledtum ; «um quia vt magis explicaret accidens
fecunda intentiona- liter captum , affignauit ftatim fübiecta rcalia, quz à
tali intentione denominari poflunt. quod etiam in alijs ob(eruauit
vniuer(alibus , dum explicuit coram dc- fnitioncs per naturas reales. —
.&0£. Secundó definito fic ex plicata ét
conueniret proprio , quàd (altim per in- tclicctum feparan poc à fübiecto ..
Neg. con(cq. licét enim proprium poffit à [u- bicéto ,tafcindi per primam.
operatio- pem ,nontamen bncmendacio[cpararipoxctt.per(ccundamnegandoipfumdefubic&to,veloppolitudafirmado,quodfieripoccít
de accidente etiam infcpara- bili, vc ait Porph. & rario huius patet ex
di&is 4. rzced. Dices , ram fala cft. ne- gato . accidentis infeparabilis
de (ubie- éto, quàm propr:j de natura. Neg. pari- tas: » nam dicendo coruns non
eff ntger, propofiuo eft fal( quia (ecundum com- muncin naturz cur(um omnis coruus
cft .. Digersat diceedo bomo non efl rifibilis citfaliayquia implicat eius
(cparatio,ctià dufallitatis hzc propofitio reperitur y illayita €x Scoto
q.35.in finc; Ac- lit, quod quamuis rcbus fic flantibus illa it £al(a coruus
non cfl niger,'amen fi id dicatur, nihil dicitur contra. cíicntiam coruisimo ii
faciat hunc feofüm, nigredo nonsi de cílenuia corüineque cuin eius principis
neceflario cóncxa , propofito erit vera. Artiag.cirac ét Quuicd, hic ac- guit
cotra hác cómuné foluuoné oflcdés, uód cító valeat de. pcoptio rcalitcc indi
indo à tübic&o, vi ett rifibile ,nó ctamé dc co,quod realiter di[Hiaghitur
; Sed cü nos nullua tale adaittamus. proprium , non vrgct argumentum, carent,
qui talia propria admictunt . ' Tertio arguit Io. de S. Thom.idquod explicant ift
dcfinitioncs, inucnftur cti& in accidenti fi ngulari,quia adc(fe, & ab
etie à (übie&o conucnit ctiam accidenti indiuidualiter accepto ,
(edqnicquidinuenitutinlingularibus,&adIxdefcendit,nonpertinctad intentione
vniuere falitatis , quia hzc non dcícendit ad (ia- gularia,ergo hic priura
intentio acciden - tis definitur , non (caunda.. Rcíp. quod, * explicant
definitiones accidentis in com- muni inucniri etiàm in quolibet acciden- ti in
parciculari (ecundó. intentionilitec. cua nietos ies &ilaintendoad- cidenialicatis
huic , & illi rcali accident apiicatz fuat indiaidud"zecidentalitatig
in communi , & hoc mado non inconuc- nit ; jmà opas cít vniuec(alitatem ad
(ua inferioradeícendere. — ' . 303: Quzres,an pee fata accidéris defi nitio
po(li: explicari de accidéte rcali;ita quod ly adefl, C abeft intelligatur dc.»
reali prz(entia,& ab(entia ; aco difti- cultatis ct ,quam moui,
Porph.ipfe,quia, nimirum tunc ifta definitio. non videtur. ffe competere
accid.ntibus infepara- ilibus. Refp.quod fiade(l, c abe[l (u- matur pro
inhzrere,& non inharete,nul- lo.modo applicari poteft accideaci rcali ,
dequo hic cft ermo ; & eft tundamctum viue; falitatis huiusyquia iahzrcere,
& nó inbarere conuenit. foli accidenti prazzdi- camentali , at nonfolum
accidens przz- dicamentale , fed ctiam fubítantia hanc vniocríalitatcm fundarc
potcft , vt mox diccmus ; fi autcm adcflc, & abetfe dicat conungcnter
copuenirey& cura vilam cf» (entia rci cx genuam ficapplicari potcft ctiam
accidenti reali. non t. ntum Ícparae bili ,1ed cios ul ARM » quia talis ina
Íepatabilitas non 1pcétatur. cipis cficnug rci » [cd piens. We libus, vadé cum hoc , quod fic neccliacid. "
Wt " con- $14 | Difput, V. De Vniwerfalibus in-pattie. Neo connexám cum
indiyidao , flat femper , quod fit contiagenter connexum c. eius efientia ,
re(pe&tu cuius omne accidens dici poterit feparabile ; itaq; potcft tàm
dcfinitio,quàm diuifio accidenti reali ap licarí, :taquod adeíle , & abetje
(inc fu- . biccti corruptione attendatur. refpe&u quidditatis, e(Te vero
feparabile , & infe: parabile attendatur. refpeétu (ubic&i ex parte
indiuiduationis, ARTICVLYS II. Quibus naturis conueniat vniuer[(ali- tas
accidentis, repeti n quorum, 204 Váplurcs afferüt vniuerfalitaté Q quinti
przdicabilis füdari folü füpet accidens commune,quod à (ubftá- tia
códiflinguitur ita figoificauit Burlcus hic quem fequitur Tolet.cap.de acciden-
te dub. 1. Amic.ibid.q. 1, & ex noftris An glic. q.51,,& Brafauol. in
q.3 4. Vniuerf. Dicendum tamen eft vniucrlalitatem quinti przd.cabilis fündari
potfe fapra 5 quodcunq; predicatum contingenter có- iteniens alteri , fiue
illud fit praedicatum fubftantiale, find accidens przdicamen- tale. Ità Scor.in
3.d.7. q.1. vbi. Lichet, Jtem D. Th.1, Poft. 9.& 1. Top.4.cap.& e(t
communiter recéptum; Probatur au- tem. Tuin quia hic definitur accidés prz
dicabilejnon ptz dicamentale,fed (ub eo etiam fubflantia continetur, quatenus
po- teft dcalioperaccidenspraedicari,ergo&c. Tàm quia numerus pra
dicabilium non fumitur ex varietate rerum,quz pra dicaotur,fed epe modi,quo
prze- dicatum cam (übie&to connedtitur; (ed grzdicara fubftantialia potlunt
alteri có- ' tinzenrer conuenire, non iinus , quam aécidentia;ergo potetunt
ipla quoq; hánc vniuerfalitatem fandare; Prob min. for- ma.n.(abftantialis
afficit materiam; & de ea przdicatur ,non in quid, fed denomi- natiné ,
& in quale,dicimus .n. materiam (fe informátar, corpus effe animatum ,
loquendo de corpore pro áltera patte, vc docet [ 1d. 8.3.4. X-& quol. 3.O.
item bomo denom:nacur vcílitus à veít i- bus,vas deauratum abaaro, & é
contta fole: forma ab ipía. materia. dcneminari dicendo hzc coroqa eft aüfes ,
cathedra - eft lignea , vasargcoreüm , quz-ounücg predicauoneg ad quintum pre
ficabie fpectant,quia agrum , & arseuccü cone trahant figaram coroaz , vel
valjs , quar de tc indi tferés erat, vt e(fet lignea, vcl pidea, atque'yta fc
habet rcípectu ies per modi formz; dec ad »rzdicationeay quinti v maerfalis
requit.cuc inhier&ia im alio,fed fola conuenieatis concingense 210;
Relpódct Tolet.id illis praedica tionibus aon p-zdicari fubttan iar aurrg vcl
argenti de váfe,& cocona;(ed tancum rcípectum vafis , vel coronz ad aurü
,vel argentum, ex quibusconflaca fuac , qui refpe&ug eft accideus
(pe&ans ad prze- dicamettum habitus, (icut enun vas eife album, e&
habere albcdinem , vt ibido- cet Aüctor fcx princ. ita elfe auteuin, vel
deauratuim eft habere aurum circüftans , vcl tanquam materiam (ui , vnde
inquit: has przdicationes,vas eft deaucatum, ha mo cft vetirus, aquiuslereillis
, home eft habens veftes.vas eft aurum ; in quibus (olum ille refpectus
habitionis pradicatur dc fubic&o,non verà veftis » vel aurum. At (i hzc
folauo valetyfequi- rar nullam accidens prz dicari de (ubie- &o,fed tantam
illum refpectam habitios ms de przdicamento habitus ; Prob. EE. nam corpus effe
quanium cde album, ei habere quantiratem , & albedinem, &c. Sidicas,in
his prz dicarionibus; quod for- maliter praedicatur , etfe illa accidentia ,
quia (umunturin concreto, quando ve- re retoluuntur. inillas xv est babens
q«auitatemye sl babens albedinem,quod . tormaliter praedicatur, etfe
illumirefpe- €tam habitionis, non aute accidentia s quantitatis , &
albedims , quia fümuatar in ab(tra&o, & in obliquo . Sic nos: dicc mus
in p fitoqa cum dicitur, ho- mo e(t veftitus, corónà cft aurca, quod formaliter
przdicacar, eftvcttis, & au - rum adie&tiue virtue ee a s ; aliis
praedicatioe mz accidentalis;licét in à niDus,in quàs rclolui poffunt. f. homo
eft habens vettem, id; quod formaliter pras dicatur, ic ille refpectus
habitiónis Alij fateotuc hits pra4icatroues effe. 7 vtique accidenilc$ j' non
tainci quinti : pra- s "Uu Z» ^"-n» TO-— -- pradicabilisquia efe
auteum,vel argen- tcum dicit tátum partem niaucríalé com pafiti artificialis,
vt autem lit quifiti prat dicabilis, debet ali dicere totü Compolitum. Scd hoc
nihil eft, quia pars illaprzdicatur per modum totius in con- creto, &
adie&tiuc;ac mere contingéter , atqua ideó fimiles pre dicat [pectát ad hoc
quintum przdicabile, séíus enia earum cít , vas eft fabricatum in argenti
matcríds corona eft fabricata in materia auri, e(fc autem ex tali , vc] tali
materia as eft accidentale vafi& coronz . Manear £rgo (ubitantiam poffe
fuadare modum icádi quinti vniuetfalis, nam adbuc bemus exenpla magis obuia ,
in ui- bas non videtur afferri poffe inflantia a, uad valeat , vt cum dicimus y
animal eft poe cati efl rationale, hic .n. quod ptzdicatur , (ubftantia eft ,
modus pra .dicandi accidenualis, & conungens cft, Quia iint » &
differentia accidunt ioribus , t 106 Sed obijcius 21d nó e(fe de mente Porph.
qui attulit exempja. de accidente -gredicamentali ; & cum agit de commu.
Aitatibus vniuettaliuns , multa tribuit ac- ;cidemi quinto pradicabiliy ua
lubttaa- tiz'repughant, ctiam de ineate 5ca- tiná loc. cit. 3, d. 7. vidctur
dicere, quad de facto nihil, quod cft in p: dicamento (übttanriz; fundat
habiudinem acciden- ti$quod cít quintum
pradicsbtle«Kcíp.Tor,h.affctreexempladcaccidenceipfoptedicamenrali,&mulcadiccre;qua
ipfi 'oli.copucnium ,, quia modus pradi- .-£andi quinti vniucríaus mags
praética- tur in ugue in (ubft;oua, adeoquod c cem ili (oli: coguenire cenfctuc
, sulibitcamen negauit, poiic etiam con- , ucnice lubltanuz .. Ex quamuis
D'o&tor jta loquatur ioc. cit. camca infra (ubdis. , - quód non «(t de
iatiunc accidentis y vc elt qunm vnrueríale , apylicari praci- sd prima
intentionis qoa: a M.rapbe dicis - tut accidens,imó quod torte ita cfl de fa- -
&oy& licéc viatur pacticula de (cnientia tamen D'octor;s dubitari no
potell cum frequenter alibi dicat prac di- cationem form. lubttanuialis dc
tubiccto cüc aceidentalem, denominattuam « * itatiua , , Q.V. Quibus conpetat
Vaiuerf. actidentis &rIT.— x5 Deinde arguitur ratíone ; t quia vt aic
Anglicus, quod veréjeft , nulli accidit ex Arift. 1. Dhy(; ergo cum fubftantia
nulli accidat , denullo praedicari pote(t pet modum accidentis, tam quia vt aít
Brafa- uol.quod przdicatur per cdam nini vniueralis, dcbet habere rationem
infor- mantis , & inhzrentis reípe&u fübicQi actualiter , vel faltim.
aptitudinaliter , quia pradicatio accidentis de (übieto ell folum vera per
inhzrentiam , fed hoe tepugnar (ubítantie crgo &c. tum tandé quia modus
pradicandi (equitur modü cf sédi,(ed (ub(látia , & accidés differant in
modo císédi,ergo & in modo predicádie , Rep. eife quidem de ratione
acciden* tis przdicamentalis , quod femper refpi- ciat (ubie&tum inhzíionis
a&ualiter , vel faltim aptitudinaliter , nion tamcn de ra- tione accidentis
przdicabilis, cuius ran« tum eft refpicere (ubiectum prsdicatio- nis meré pet
wor Len diximus ad- efte se abe[fe in definitione accidentis 1ton fumi pro
inhaerere , vel non inhzce- resfed pro affirmari , vel negari de fübie- &o
abíqu: cius deftru&ione , vnde ratio Angl'ci nil aliud probat , m(i quód
(ub- ftantia nequ:t accidece metaphyficé,non autem quód nequeat accidere logicé
; & Bra(auol.talíum atfamit , quód accidegs pradicabilezale dicatur per
ordinem ad fubicclü inhziionis, vt bene notauit Li- chet.ci.3. d.7.9. 1. Ad 3.
neg.abfoluté ma ior modus enim pizd!candi non fequi- tur;ab(oluté modum cilendi
, fed vt (ub- ftat nofiro concipiendi modo , & fecün- dum habitudinem, quam
habet ad (ubie- Gum, alio.juin tot elieot. predicabilia y q uot prae dicamcnta
. 107 Circa alteram qug (iti parté, certá eft c: dictis atc. prz ced. accidens
coniti tui quintum voiaet(ale,non n ordine inferiora fua , in
quibusquidditatiue it claditur,(cd ccfpectu (ubicétorum bus meré.cenungeotcr.
aduenit , quare quantum ad hoc nibil addcadumn eft . E & lolum al:qua
ditficultas,an hec (ub:eótas ,feipectu quotum conititucur quintam vouucr(aley
dc ,cant.cise olo nuineto dif- fczétia tavit cclpeét [pecierum pluriam dari nequeat
accidens o enericüa, Vd fo- j ; um $16 Wa tefpe&u indiniduorü accidés
fpecificü, ita.n.afscoeran: aliqui,inter quos videtur Sanch.q.80.vnde nolant
album dici prae- dicabile quintum refpc&u Cigni;niurs, & la&is ,
(ed proprie refpe&uhatus homi- mis, haius niuis »I»uius lactis, ' Dicendum
tamen eft cum communi poíse conftitui accidens quintum pradi- cabile in ordine
ad fübiecta, nedum. nu- mero fed etiam fpecie diuerfa, atq; adeo dati accidens
gencricum, & fpeeificum . Prcbatur euisencer,quia dantur acciden- tia qme
dam,qoe non folum corimuünia s Tont plüribus indioiduis,fed etiam pluri- bus
genctibus,& fpccicbus,& dc hisom- nibus przdicatur accidés commune mo-
do ab omnibus alijs prz dicabehibus di- uerío , & codem modo pradicaur dc
il- 1is .f. in quale accidentale tranfmutabi- litcr. R efp. quód licét codem
modo pra- dicetur in hoc fenfa de indiuiduis ; & fpccicbus, quibus conuenit
, attamen de 3ndiuiduis (olum przdicatut immediaie , de fpccicbus veró mediaté
.f. medianci- busindiuiduis;qua [unt propria acciden- ium (übicéta, vndc
Arift.c. de fübft. ait indiuidua mayis fübtlare, quàm gencra 4X fpecics,quia
fabttant ipfis generibus , & fpccicbus, & etiam accidentibus , qui-
"Ipusnon fubttanr genera ; & fpecies ; nita "quatenus sücin ipfis
indiuiduis,vndc ho- "mo intantum diciuir albus , inquantum * hic, vel illc
homo eft albus, & idcó cum 'accidensnon przdicetur immediate. de * pluribus
fpeciebus , non potcrit refpcéta *Mlotum dici qnintum przdicabile. ** 308
Atcerié hoc no obítat, quin etiá * relpc&u fgccieram dici. poflit quintum
rz d. cubile; rum quia lieet fubiecta 1n- lionis accidentifm. realium "e ;
fit indioidaü, vt ait Arit.cit.c, de (ubR. fpceics tamen cffe poicft (übictt om
przz- ' éicarionis accidentalis, quod fufficit ,vt fufuübijabile huius quidti.
vniuer(alis , ' aum quia vt conflat eX diótis, non eft dc rationc yniuerfal:s ,
quod pradieetur im- mcediaté dc pluribus,cum nullum rale po ' painr in cius dc
fin.tione ; tum ctiam qsia (o przdacatur mediaié de fpecie raediatio- * yc
cauía:,vcl (übie&ti , non autem mcdia-
uoac mod; prx ditandi fic«quod inter ip. (c : Bifput. V. De nisierf.
impartic, (um,& fpecies mediet aliquid , quod ha beattalet modur pradicandi
tefpe&u — illarum, talis autem medíetas non impe- dit aliquid eíse
przdicabile proprie (am- prum, alioquin nec differentia, nec pro9— prium e(sent
veré i siepe As prt dicantur de indiuiduis medrante. fpecie y & de
fpecicbus mediante bees ram dem;quia fuac aliqua accidétia rationis y quz
pradicantur tmmediaté de maturis communimus , vc cam dieitus homo eft fpecies,
animal ett genus , ite .m. pradis ,& timiles funt. quintrpraedicas bisits;
& competunt homini, & ammali y non vt quzdam
naturz(ingalaces.füntvtvoluitSanch.ci.fedproprià,vt(ung miturz communes ab
indíniduis condi- fun&r. Igitur ad (ümmum indiuidu a erunt terminus
proximus iftius pcaedica- bilis, nonautem adz quatus fed (ubijéi- bile ade
juatum erit Lr een; €um quo accidens contingeaté nexionem , huc illud (i:
genus, fiue fpe- cies, (iue indiuiduam , hzc .n. differentia fab; jcibilium meré
materialiter fe habet quoad modam przdicandi , quem acci- dés exercet
reípectuillorü;vadé Porph cap. vk. etiam dixit accidens praditará —.- dc
pluribus fpecic diffetécibus ,per quod fignificat fe in qainto pradicabili
agno- uiffe non tantom vniueríale fpecificum- » fcd piani: ers) afi 109
Quueres, an Acci nac tn fic n: itr vites, oncius t difp.9. Log.n. 9. confzqué
tcr ad dits ab codem dip. nae Mine probat, quia accidens (eparabile miturati-
tec, vt vedo refpectu muri, X accidens patabile naturaliter, vt 0127edo refi ^
&u córut , drilinguantor in pczedicabili- tate plu quam duo accidentia
feparabilias ergo di ferunt fpecie in prardicabilitate e Tum quia proprium eft
przdicabile di- f'inctz (peciei abaccidéce cómuni quimi przdicabilis eo;quia
przdicatur per mo- drm alicuins neccfísario cóucaremis- fais infcriotibus ,
accidens veró prardicasur per modum contingenter conueaientis ; erge illad
accidens quod prardicator pet modum ità conucnienus conanzentcr,vt vequeat
uaiuraliter fepararr & iud gp pes 2 ,w» d grzdicatur per modum ità cont
inzenter «onuenientis , vt poffit naturaliter fepa- fari, erant diftinctz
"eee . Tam dein- à, quia accidentia infeparabilia emanát aliquo modo à
(ubicctis fuis, & connatu- raliter exigantur ab ipfis, alia veró acci-
dentia feparabilia non ità emanant, nec ità connaturáliter exiguntur , ergo
alio modo conueniunt fübicctis, & confequé- ter diuer(o modo funt
przdicabilia dc ip- fis. Ceterum conícquenter ad
di&a (au perius di(p.4.q.6. n.108. &
difp. $.q. 1. art. 4. n. 8. oppofitum tenendum elt cum Do&orc q.9. Vniuerf.
vbi docet quinque fpccics Vnucr(, à Porphyrio a(fignatas effe inimas; &
hocpra'(ertim de acciden- te alicrendum ett , quia fiué fit (eparabi- le,liué
in(eparabile, femper tamen fubie- €&to contingenter vnitur , neq; ad cius
cf- fentiam vlio modo fpe&tat nec in primo; pec in fecundo modo dicendi per
fe; pa. fum vcró refert ; quod accidens fübie&to vniatür feparabiliter ;
vel infeparabiliter, quia non omnes modi variant per fe ra- tioncm przdicabilis;
alioquin aimis mul- tiplicarentut fpecies praedicabilium , fed illi tantüm
cflentialiter, & accidentaliter fe habere , per modum quid, ve! qualis ,
sicce(iarió, & contingenter. Cont. quia ficut modus concludendi
contingenter , vc! neceflarió variat eflencialiter ipeciem fyilogifmi , quando
enim conclud:tor ex principijs necetfarijs conftituitur fyllo- gifmus
demonfítraciuus, qnando veró có- €luditur ex contingentibus fit fyllo gifs
probabilis, qui fpecie d:fferunt ; hic in.2 propofito modi pradicandi
ncceffarió , & conungenter funt modi. praedicandi c(Tcntialicer
diftin&i , quia contingens, & ncec(idariom e(fentialiter opponuntur ;
bac autem ratio non zqué militat de modis przdicandi feparabiliter, & infe-
parabiliier , quia infeparabilicas accideg- tisà (ubic&to infcrt folam
neceffitatem phylicam, & natutalcm connexionis cius €um (ubiecto , non vcré
mctaphyficam , vel logicam, qua fola conftiiuit modum pra dicandi ncceffarió
eilentialiter diitin €turm à modo przdécandi contingeuccr. Conf. adhac; &
amplius declavatir, quia fiué accidenstit Ícpa. abile, Gué infcpata- bile
pawraliter à (ubicctotcmper vnitus contingenter €um eo , vt cótingentia ex-
cludit oeceffita em metaphylicam, & lo« gicam,vnde fcparabilitas,&
infeparabili- tas accidents infert (olum maiorem, vel minorein contingentiam
oppofitam nc« ce(Titati logicz, & metaphyüca,fed ma- gis, & mtinusintrà
candcm lincam non yariant (peciem;ergo &e, Hinc facilé occurritür
rationibus Pó- cij in oppoitum addu&is. Ad 1. dicendü illam diuer(itatem
ptzed'candi feparabie liter , & in(cparabiliter non etfenifi ace
cidentalemn , nec illum modum arguendí femper teaere j non enim valet arguere ,
maículus & foemina di ftinguuntar plus y q duo mafculi;ergo dittinguütur
fpecie y linea palmaris, & bipalmaris di t iguütue plusq duc linee palmares
inter fc,ergo di ftinguütur fpecie , quia talis diuerfitas eft folü accidétalis
intrà eandé fpecié effen- tialem . Ad a.negatur paritas ob rationes allatas,
nam ficut ex diuerfitate matcrim contingentis ; vel neceflariz re(ultat dif-
ferentia effentialis in fyllogifmo ex bacs velilla conftituto , ità ex
diuerfitate eiuf dem materiz refaltare poteft differentia ctfentialis in
predicabili , quod conftitui tur cx predicato conuenicnte fübiccto
contingenter,vel neceffario ; non autem conueniente lubiecto magis, vcl minus
contingenter, quia magis , vel minus non variant fpeciem; ficut à pari,fi
fierét duo fyl'ogifmi , quorü vnus con(laret ex pro« pofitionibus
contingentibüós , in quibus rzdicatum €onuemret fübie&to fepara- iliter
etià naturaliter,alter veto ex pro« potitionibus contingentibus ,in quibus
praedicatum conucniret fabiecto feparae biliter (ohàm fupernatucahiter, noo
fpecie inter (e d:flerrent , fcd adhuc ambo effent fyllogifmi probabiles, &
eiufdem fpecieis folüm ex aliqua conditione aecidentalá diffcrentes, Ad 3.
licet accidentia infepas rabilia manent aliquo modo à fübiclis fu s, &
connaturaliter exigantur ab eis €a tamen exigentia talisnon cfl, vt infe* rat
cce (litfftem cónexionis cum eis mee t phy(icam& logicam; qua fola copftie
wi modum pradicandi neceffarió etlene taliter. diftinétum :à modo pradicandi
contingenter, (ed (olim infert maiorem» vcl aninorem contingenuam; & -—
illa ie- Q.V Quibus competat couiuer[alitas accidemite/AMfrt.1. $17
" | is Ed aripoteratytm quo tata rerum dierfitas ad decé capita eu [uprema
gez 4 $18 ^ Difp. DeVuiurfallbusimpani, ^50 alictas conueniendi fubieétis,
&praidi- ma fed quia alia opinio interScotiflag — candi de ipfis cít (olüim
accidedtalis,non' ell commuhiory & Do&ori conformior, - vcro
c(fentialis ; Verum ett 2 nobnullis:. ilir libenter acquicfcimus ,. &
pra(erumScouftis oppolitum teneri quod: aimi» — quia pro' oppolita fententia:
conuincens; rum fpecics vniuerfaliuay non int infi- — ratio non apparct, [4
DISPVTATIO SEXT A2 Peur d MM ELi. c mv ARRA ARCET S. De Pradicameéntis in
Communi, ese c/dstepradicamemis: wzsn, Rift. fue Teripatbeticd dotlriri& ab
hoc libro de Predicamen- po tisfeude decem catbegorijs infcriptó [umpfit
exordium:in quar wu de Tradicamentisegitynom quidem mateyialiter acceptis , "
fRabflvatlo , quomodo dicunt res in. predicameito reponi- " WA biles vt
fic a. ad Metapb- [peGant y fed forinaliter fimptis y A, o fenju fignificantves
vt ordimatas ad inpitémyO" connexas. aed Jecundnm debitum [ubieClionem,cz
pradicationem fiut coor-. dinatioxes illas ili vatione predicabilisy C
fubijcibilis y Cr wt fic quid rationij* dicunty.jzrelatiohes ordinis inte
fuperioray C imferiora,pradicationes umquam uis babeant futdamentum in rcbus y
formaliter tamen fiunt ab intelletdu ; in bot Quo 2 fenfu pevtment ad Logicum
yvt docet Scotis q.2. pradicaih.mam Lo timu- en
coordinare naturas iores, Qr irfertores,vt ciamus, quid rit? de aliquó
affirmare ju ussvel uegare. Tum qtia libér sflé valde confert ad tritt opera- ;
r3 Y gromum intelle&ias divcitionem yeteuiim ne. prónti[cug itelletius ves
apprebende-- Tetyad rità affirmandnyvel negandiy C ad re? dif currendum
,nilvtiluus tra&batu/— Yd fénocaturgnatmr& comumores [ipra, imiuus
commpnites infra collocantur ,Q* idem [cicutes re&? indicares [cimus
confequerite? ve clé deducerescr uferre- .,, Iti boc tra£latn vr dé [nbictTo
non agitur de votibus y velde vebus y vt notat Do» 9 q1pra dicam. [ed de aliquo
intentionaliyqmia fubieésl «nd per fea Word T8 aliqua parte. [cientia debet
babere attributionem ad totale, ad&quátuth uod in Logica .Arifl.efl quid
ini£ntionalé y non reale ex diclis q. Prodn. Et. Quamuis popa votibussetl rcbus
cohucniuti jexplicauerit griflenom vrgetyqiua de illis egit, vt fuat [;
gnificat iut intentionum; de ifli$ vt fundamenta inteniionma ,inz terdum m. expe
reri denominatarum natkrata iDuefligare vt inxtá etus exis gehtiam.prdicationes
exerceantur « Hoc y eróintentionale non efl. »yuimer[ale ovs dimabile in.
gentresmets ihodn$ pradicardisquia ordiriabilitasgquee cfl pajjioycons
&eénit allsspuid indiuiduisy CF fubicibilUns, qua ptr 7 ordinasur in prd:
c.unéta W $c0.34d/2 1. B« (9 3:d,3-4-4. D-&7 bic per Je. con(i Vantur,cum
de ip[is demos teh paffionesyvt dc prima fubfl antia fignificare boc aliquid
,no.e(fen jubiecto, nec dici de fubietto- Erit igitur [ubte(lum bi c
pradicamemiu in communiyvr dicit ratiotié qtandamisqua aliqua ordinantur fc
cünda [ubijci, C7 pradicari 5 Yatio eft y guia pra[vpponituy quid; C7 quiaydum
bic liber de pr&ducaman[cribiturydemü[lran iur pa[fiones de ip[oyiam vt aif
Scot.cit, cr 4.7. niu quando aliquod [ubiectum. Mari hito faihousdufdr de fuis
inferioribus demáftrentuy non primós,co.n. ipfo de [ubietto tà communi primó
demonftrahtuvsnec cómiltuu error $ quia non Bias ftat etica, de ad Quatis
[übictiiss G^ tandem omnia blc có »€ ita (ul»ratione pr&dicabdis C:
fubyciends traduntur; qua. eld predicamcnti- 4530, (im: gratiam ipfuss yel vt
partes fubicéliua 4 vt pradicamenta y. vc vt ed Om E) po , 2 r. AHt€- 4- 4 P] L
^ oQudflio T. Quot fiut Peedicameuta,.. epadicemeniun Q pofipradicamenta. H H
ipeteffavia ad ipfius intelligentiam, vt ant er intres partes pri ond $19
uiditur tratbatus ifley pruma vocatur -Quapro, bi xe Camentis, 1 4 va de
quibu|dam agitur ,nece[Jarijs ad collocationem, e ordinationem verum in
predicamentis pertinentibus, P talia fuat tres definitio- mnes,
wniuocorum,^[-aquinocorum , C denominatiuorum ,du£ diuifiones, & dua ve-
guia. Secunda pars dicitur de IPradicameniis,que decem. enumerantur . Tertia de
fPoflpridicamenis, q«g funt modi quidamyZ7 vel adomnia , vel adaliqua pradi-
samenta copjequumnimr, Hc Difputatto correfpondet prime parti 4. C7 quia de MW
ninocis, A CQuinocis «P Denominatiuis [auis pidimus difp.2..q-4-$« C" 6.
fol. dic de y», qu dicameuto reponuntur y agemus . QVESTIO I "eb ; Quot
[imt Predicamenta . A. Radicamentü, vt.ex pre- fatione di(p. conftat , cit
quoddam -aciificio(um opus ab incellectuforma [2 | FEAR iu, & conflru&ü
cx ;na- «uris reràm in cerra, & determipara (crie - &olicétarum fecundi
dipoliioné fupe- rior fubugcibilitatis cum funda: mcuto 1n re , im quo arcif
cio velucfonda- anentum toris ficuctuug func indiuidua, fpecies fpecial ffin;a
deindc gencra . fübaltecna, fi adlunt (non an. efl de ratio-- mne przdicamenti
, quod.dcnurcalia;gcnotatSco;:d.8.93.0.)tandem«ftgcnusgencraliffimum,quodtan«juamtecta,ifapremumfebabetiniilare«;ramcolle&ionev:n.1là(upra(etanquágenusrefjiciat;luncoriturquetlioquotfincbu:atmodiprzdicamenta,inquibustanquamjndeteraánatismanionibusrcs'"Vniuerlicollocant.r,&habitant.FlatoinSoph:ftayeum
pofuit. jtzdi- €amentum f. c5; Xcoocratcs & Anaro- nicus duo, (ubttantiam
,& accidens ; alij tt: ffatucront iubftanniam Creatam,.ub | flaniam
incccatams& accidens, vcl (c ü- duin alios fubtiarg am , accidens abtolu-
tum, & accidens rclaiiuum , alij qua uor €lie dis erant; fübftanuao ,
quonticatem H Quahtazea, & rclatiopem , coe cra ver IDpropté dici pra
dicaméta, ciatur Fof. $
Mer«.7.4.8.icct.4- Ammon. predi- Cimn,c.de arts 1 auctus dilp. 1. M ct. €- 27*
& dip. c.13. AL j quinque 1. cticntá » ide nyaltccaasttatnn, & mom, ta
quie Hun Plavonici Alij (c& enuincra: lubitá- & ad. ip[a Tredicamenta
in Conmuni, Gr regaiis corum, qua in Tr&- tiam,quaptitatemqualitatem,
télatiené, vbi & «uid action: & patfion cómüne ; quibus ab) addant.Q
uando.Fcrchius vc- tig. 7. cenumctat octo. P'eripathetici ad- jungut $uü, &
habitum contiituétcs na- imccuum denarium: quem numerum cx- cedunt. al; ob
entia rationiswndecimum praedicamcntum.con (Litaentia,ita quani - iplures ex
vofiris, vt vidimus difj,3 ..q.7. ad 3. Quidam dicunt accidentalia prz -
dicamcnta e(lc decem, & odto;nouem cx teroiinis abi radtis& nonem ex
terminis «oncret;squ bus daniur intelligi termina .connotuau J'ihagorici tandem
viginti a(- Áignaurnt, doccbant n. duas e(fe coordi- nàtioncs. rerum, «pam
determinatorum s, Andeterminarogü alteram, & in vnaquaq; Alkarum pogcbant
decem quali principias an prima fioitu S par,vnum, dcxuti mae (culum
quic[ccns,ccétum,lu:ncn, bond y & quadracum ; in fccunda infinitum ,im-
parmulzcud.nem,inittrum, (geminam , anotumyobliquum, tenebram, malum T aliera
parte longius ; qua; ad deceui capis t4 rduccbant atbanando ynicuiquc dno
oppofita, vt pary& pat, Kc. * .€ numcro 1gi ur pta dicamcntorum 4i niter
vtamur nümero d«nàco ab Ati«- Angcns tuit controucríia, Aaab AU. flor.
affign«to cu us ramen primus Inu&- 4or dicii A^ichitas Tarcpunus Puhago-
fICUS, OubC$ Lanicn in hoc conucmont 4p numcrus iftc depar;us cfi. caci reione
Ot édi 10 potcft wecmonct $ o.q.1; re dicam dc quo fuse Suatcz tip. ; 9. ^ ct.
feét.2. X Amic,uacliS aub. 5. mà vbicunqs Doctor loquicut dc iov oiumce- ro inquit
rccprendai cuc non ob laua &fficaccin ratioucu (juicquid dica Bu ] Icol,
$20 $c0l.1.d. 30. I. p. art. 3.prop. 6.) (ed pro- pier E hilefophorum veterum
auchorita- tcm; tum quia jam inoleuir ;n Scholis, & ' euahit f:imofa
d:uifto, ità quol. 1 1. att.4. & 4.d.15 quaft, 1.C. fecutus Auihorem fex
princip. diccntem , nos iflius numeri denarij pig dicam. habcre fidem , non
fcientiam, & ideo (pé fepius dubitat Lo &or de ifla díuifione, vt
loc.cit. & in 4. d.10.q.1. K & $. Met. j & 6, & in cón. $.
Mct.tex. 1 3.& alibi; idcm h«bet Mayr. paffu 8. fuper prz dicam. 1 3
Dicendum;in vno fenfu vnum dom- taxat prz dicamentum debet conflitur, in alio
féníi plura, vcl pauciora ad lib tum ; ad maiorcm tamcn commoditatem & fa
ciltorcm captüm con muntter con (titu&- tur dcccn. genera. Et quamus hoc
affer "tum apud antiques $cola(i cos non :nue "Wiatur.vt poré quibus
piaculum eidcbátur in Fhilofcph'a m gare illa decem c(le cm nino pr ma ,&
luyrema genera , & aliud Bees admüterc fupra ilia , modó tamen 'Recentiorib.paffi
m recipitor, ita Hurt, "Arrisg.& Quuted. in Metaph. Auerfa in Log.q.
16.(c&. 1. Poncius d fp. 11. Log. q.1. & alij paffim. Conclutio tres
ho»bec paries, prcbatur,& explicatur tmul; Ge- mus generalifbmum poteft
dupl.citci iu- «iy Prim ó in cigore, prout cft ;l.e gradus füpren us, &
cómunitfimus , qui non hi. bet al uii füperiorem habentem rauoné generis ,quo
fenfu de eo locutus cft Por- ph- & Doctor 1.4.8.9. O
alio modo e, gradu generico nó tm liciter,& ab- uté fuprem.o; [cd «n quid,
& in ;liquo €crto ordine , quo tcntu vidctur locucus Scotus 4 d.19 cit.
defammuus decen gene . Kibus vbi ca vocat decem fuprema gcne- £2,non nbsp cra
ncqueat gradus ad huc genericus illi faperior (ed quia ad ca tinquam ad (aprcmá
capita 10. diuerius coordinationibus reduci. potiunt omnia » & lufficicnter
cuacuant toiim €n$ crea- tum, imm;ó in hoc tenía eiiam locutus vi- detur ip(e
Aci (t. c.vltantep. dum omnia ait effe; aet lubftantiam; aut itacem &c. nec
ilta app.liaun gc- nera (impl;citer íencrali rase 'Si gencraliflii'um: primo
modo (uina tur , tic non qii. vnum fopremü ge- Difp. VI. De "Pradicamentis
in Commun X nus ftatui poteft , & confcquenter vmm dicamentutn , cu'us
iftud tit apex , id aüt c(Ic nequit ens tranfcendenter (um- ptum cómune
Deo;& creaturis, cx di&ig difp. praeced. q. 1. art. 2. «nde non rect
Auerfa q. 16. (eót.2. hoc purat probabile; & (equur Ponc uscic.n. 13.
coouca quem plura vide diíp.2. Met. an. (3 2. fed itla fupreri.um genus erit
ens Bnitum, ^e vcluti genus Dim phciter fumaum dcícene det poltea in decem genera
, veuridecás dum quid luprema,vt claré docuit Scotug cit. 1. di&.q 3. N.
ibi cn. non oblcui có. ftituit ens iniu m genus füpreo d ad de- €cm genera, vel
potus in eà d.tcéndat or dinc uodam .f, tnfubítaniam , & accie dens, &
(ic de nceps tobft;aria iacorpo- tcam, & in incorporcam ,accidens ii abe
tolutum,& refpcétiuu,hoc in intrinf-cus, & cxtrinlecus adaen ens ,
&c. lic euam habcc quol. cin fioc , Tü quiasdeo Scot; cii. excludi rac oné
gencris ab ente, quia non cfi conceptus luoatus , ícd indiffe, reos ad
fiaicum,& infinium, ecgo cá cóe ceptus ens finiti de fc ffi limqatus, nuls
là ecu ratio,cor genus non dicatar. Tua Tum — 4 quia Scous7.Met,q.1.ai,quàd
liinhate —— i | rentia accident s c(let de eientia 3píius s quantitas, qualitas
, & relatio non forent generali(fima , quia cum inharrencia vi» deaur
eiutdem rationis in oun bus, ac- € dcncbus, potetit abit rahi «nus conce- ptus
cómunis dictus in quid de tpfis , qui eiiec .nfcriorconceptu entis, X (fuperior
cis, oninis autem talis ( ait iple) ctt «o.c ptus generis : quz. ratio magis
videtur conctudere dc concexu enus niin refpe &u decem gencrum , quia
dicicur de ei in quid, & ett inferior concejuu entis, 4. Dices,non elf
penus , quia non eft vniuocum-(ed analogü , cum perfccté nà ptetcindat à
differ. nij»; Sed hoc tà ££ improbatum dil p.2.q. 5. art, 2, & 3. voi cum
analogia tl arc-vn.uoCde tionem, &- dicere conceptum à dilferens tjs
ptecitam. Dices, ideo cns finiü 00a cie genus , quia non importat ccalitatés
fed conceptums vei t hancfgaificasnom.ertperfepoteacialis,&pecaittecentiagconitahibilus,fedpermodsinccinfecos,adquosnoncfi.veré.potenualisscumutcadcmTwo»AL.|ELolaSdwQuaflioI.QuotfinPredicamema..eadcmcumillis;acproindenoneftvefacontra&tio;infimnrevidentacaliquScotiftz,vtAn&AnJ.f.
Met. 4.7. Faber Theor.q.7.& 7. Met. difp. ? c. 1. & dilp. 1.c.1. Hoc
tamem e(t omnino vo luntarié di&tum,quia renétur adhac otté dere,cur hic
conceptus finicus, & limita- tus non poffit dicere realiratein veré po--
t&ríalem per differentias contrahibilem , €ó vel maxime, quód fubftantia ;
& acci. dens effcacialiter ditferunt iater fe, & e(- fentialiter in
ente finito conueniunt, er- | non fitens finitum inditferens ,&
creaturis,nihil videcur obítire cur non fit genus . Si dicatur obflare, ne
decem genera in aliqua realitate per diffe rentiam contrahibili conueniant.
quiddi- tatiué , ac pro:nde nec. amplius ünt pri- mó diuerfa , nec genera
generali(Tima, iam petitur principium;hoc.n- coatendi- mus mod5,illa decem
genera non effe pri rno diuerfa. Si dicatur , conceprum im- mediaté abítrahibilem
à decem generi- bus effe conceptum entstran(cendentis, vnde ens finitum primó ,
ac immediate decem genera ign ficet.. Exploduucfa- Cilliim& , quia
conceptus encis finiti. eft diftin&us à conceptu (ub(tantic quanti- tatis ,
&c. crgo eft ab eisimmediaté ab- ftrahibilis: nobi(cum fentit Bargius 1. d,
$ q. 7. a(fignans definitionem modi in- trinfcci vbi citat Canon. (ed de hoc vide rurfus di(p. 1. Mer. 3. 6-art.2.3 n.
165. && indé vbi hoc ex proteíso probatur . $ Sec&ádo quod (umédo
genus genera- lifimum in fccundo fenfu , poffit duo, vcl plura affignari
praedicamenta |, prob. quia posent primo conftitui duo , ncm- (ubttantia,&
accidensy.uia eps finitü mmed até diuiditar in (übttantia, & ac- cidens ,
uod alteri inharere nacum ít: . Vbi pet accidens non intelligimus efsc im, feu
inhirentiam actualem accidentis; vt explicat P. Fabcr in Mer.cir.vt fic.n.dicit
éloechum qnendam informationis ab ac «idente ab(oluco realiter diftinctum,ted
imclligumus eus illud , quod immediate à fübitantia diftinguitac, & 5m xao
cete- Tà ptdicamenta conueniunt e(sentiali- tcr, maiorem .m conucnienuam habet
el. fcn tia quancitacis cuun e[senca qualitatis, . ege. $i! vel relationis ,
quamcum (üb(tantia , qui gradus circumícribitur. per apticudimalé inhzrétciam
Et cercé gidiculume(t, quod aíserunt Ant. And. & Faber eit, diuifio- nem
caus finiti in(ubftaniam , & acci- dens non eíse priorem diuilione eiu(dem
in decem genera , (ed eíse omainó eandé breuius explicatam , quia (ub accidente
Dove reliqua nouem pradicamen ta, Nam quam vnitatem , & communis tatem
babet (ub(tantia cefpecri (ubitane tiarum,pacircr habet accidés re(pe&u ace
€iden. ium: nulla.n. di( paritas pote(t a(fi- gnari,ergo (i ens finicum non
immediaté deícendit in fübttanuiam corpoream , & iniacorporcam, fed 1o
fubftantiam vtri com nunem;nec etiam immediaté deíc det in abfolutuin accidens
, & ;refpe&is — uum ; fed inaccidens vtriq; commune .: quacc fi
fubftantia habet rationem gene* r1$ , ctiam accidens in ferie accidearium
rationcm generis (upremi. 6 Deindc ficut accidés in comuni ynà M dc —
accidentibus ta olutis,quam r uis , ita aci rta, vniuocé dicetur de Mm
ab(olatis, & refpe&tiuum de ce(pe&tiais. & ità tria tantum
fuprema genera tui pofsencíub(tantiayaccidens abíoluty - & accidens
refpectiuun .. Rurfus quia e quim vaitatem ,& commanitacemyatqs adco
genericam vniuer(alitaté habet. re» fpectus intrinfecus adueniens ad omnes
huius generis refpcctus, pariter habet re fpe&us extrinfecus adueniens
adomnescia(demgenerisrefpectus;hacrónequa»tuorpollentconftituipraedicamenta,&iocisquatuorgencra(uprema,fübítàciasaccideasabo'utá,refpectusintrinfecusadueniens,&ce(pcóusexceinfecusadaenicos;queetfeac(umma,lupremasquastenusconumíTiimaforent.oimn.buscon*teacis(ubiuapeculiari(ericsXcoordinaetione;at;itadilarando,vclrücinqeddcOcepr.isinentisaugetipoccib,vclmiprcedicamenoramnaacrusadlibram,Diccs,accidensab(olutamaon.poffeconfttuigenus,numctkcommunequanetitatq4xconlequitacmateriam,
X qua litau, qua formam tafequitur, hiac.| ficut TRaccriz , & focinx noa
commuac l Tt gcauss $2; penus,pariformiter nec quátitati,& qua- itati. Tum
quia abfolntum folum dicit ncgatiorem relationis, quz cóucnit quà» titati ,
& qualitati ex proprijs rationibus formalibus , non propter rationem pofi-
tiuam vtriq; communem , ficut negatio Ieconis conuenit homini, & equo per
pro prias differentias, non per quid commu- ne pofitiuum; cum ergo negatio non
pof- fit c(fet genus ad entia pofitiua , non po- terit rcété accidens abíolutam
dici ge- nus, & conícquenter nec relatio . 7
Scd primum nó valet; tum quia ma- teria, & forma babent proprium genus
commune vt dicemus;tum quia acci tia illa confeqoantur totum compofitum ex
di&is in Phy(.dif, 3-9. 1.tüm quia ma- is differunt in ordine ad principta
quali- tcs naturales , & fapernaturalcs , quàm nera & qualitas ,
natusa'es .n. cau- ntur ab ente creato, fupernataralcs im- mediate à Deo,
Densautenr ,& crcatura magisdiftingwontur inter (equàm matc- Sia, &
forma ; & tamcn non ob id'fequi- itür qualitatem naturalem , &
fupernatu- ralem non habere commune genus, ergo meq;ex hoc capite dencgandum
erit quá- titaci, & qualitati, Nec tccundum aliquid prodeft , mam abíolurum
non dicit fim- plicem negationem refpcétus, fed quen. dam modum
pofiriuü-eficrdi ad'fe, quis Cohn am explicetur , ficut vnitas tur per
negationcm,reuera tamcn. €ft qmd politiuumi; imé poflct cx oppo- fio quis
dicere e(fe ad aliud cflc quid nc- gatiunm , quatenus habet annexam ncga-
"tionem c fTend?sd fe , (ed dc hoc in Met. .. Tandem hoc iptum prob. cx
(ufficien- tijs, quibus aduerfarij hunc numeram co- nentur oftendcte, ouncs.m.
fufficicntiz dnpliciver peccant , vt aduertit $cotus 5. Met. q.6 primà.n.
oftendunt oppofitum pte pobiti,nam fi hzc decem: a cient firjrema in
rigorcydeberet cns immedia té inilia diuidi , & non pern uhas diui fioncs
fubordmatas, co .n. iplo qued cns finiiom in duo tantum ü.c«mbra. primó
diu:diuut, & vtrumq; deindc in aka,daiur intelhgi intcr ens. finitum, &
ifta genera Difp.V1. De Pradicámentis in Communi - fionem illam fic pra
cisé,& non aliter fie- ri debere , ergo voluntaria eft hzc diai- fio, non
necetfaria- $ Tertio quod numerus ifte denarius. fit congruus, rationabilis,
commodus, &c vtilis, atq; ideó retinendus , prob. Tam: quia denarius
numerus vniucrfalitaté (i- gnificat,quarc inquit Hurt, congrué vai- ueríitas
rerü ad dccem capita reducitur Tum quia omnia membra fimul (umpta adaquanr
totum diui(umyJ.(. ens prz dica" mentales& finitum , & quia longe
maior eft copia , & diuerfitasaccidentium, quà: (übftantiarum , vnde im
vnica (ubftancia (apius inueniuntur omnia illaaccidétiay quz varia con(tituunr
pradicamenta. o y. hinc optima ratione fa&um.ef vt [ub-- ftanriajynum
dumtaxat conflitueret prz. dicamencum, accidens ver per plura di»
ftribueretur,ne canta accidentiuar varie- tas pareret confutionem ,. Tum quia
eft valde virilis, & accomodata captu cuiu(-. cun ; & qua(i
fenübusobuia. , quia de- ducla cít ex varijs interrogauonibus;que communiter
fieri folent, vt Aritt, docuit $. Metaph. 1 4- cuicung; enim harum pet:
fpecialem fatisfic. pr dicationem; quare fingulis interrogationibus. fingula:
cor: refpondcbuor piadicationes,& cófe.jué- ter fingula prz dicamenta - De
indiuiduo itaq; fubftantiali;, vel quzriturquid fit z & reípodctur,quód cft
homo, & fic prz- dicamenium fubflanua 5 vel quarituc quale it, & ref.
efle calidum,album , & habetur prz dicamemum. qualitatis : vef quaricary
quantum fit : & reíp.latumy,om. gumy& cft przdicamenram quantitatis z
vcl quzcicur,quid reípiciat «& rfj. fiti, fi efl parec y eruum;fi clt
dominus, & ha- betur pra dicamentüiclacionis : velqua- ritur, quid-agat :
vcl quid pariaturz& refp, peraétioncs fcribic , vcl loquitur , vel per
paffioncs,calcfit vapulat, & funt przdi- camcermta actions, & paff
onis; vel quzri- türsvoi fitz& refp.n foro, inle&o, & ba- betur prz
dicamcntem vbi: vcl quaitur y uomodo ht in co loco : & scfp.per itü at
fedet; vcl quaerite quado hir, & reíg. heri , hodic; & habetur
prad:cau.encum mediae plurcs comceptus gencucos, Quuando;vcl tandem
«uar:iir,quomodó Yeceant fccundo quia. non ptobant /dim- 4c habeas: & rel
p. hoc , vel illos odo fe hibe- enqQuafl. T. Quot fint Pradicamewa. * Wiabete ,
& eft priedicamentum habitus . 'icque aliqua alia interrogatio fieri pote-
tit, que ad vnam iltarum non reducatur, Tandem patet.gp rationabilis hzc di-
uifio affigna tcimqtancitatemy&c. quam per illos ter. minos Platonicorum
vcl Pythagoreorü , hi namq, potius per quafdam paíTiones 'conflituant
przdicameéta ,vt funt motus , ftatus, idem, alterum, par, & impar, &c.
s& tamen. przdicamenta ex generibus, & fpecicbus debent conftrui. 9 Sed
cotra 1. 'Concl. partem, & z.ar- guitur oftendendo decem effe füprcma
*genera generaliffima in rigore, & confe- uenter decem inrigore
przdicamenta . ü quia Arift. 10, Met. 12.& 5. Met. t2. vocat decem illa
genera primó diuerfa , ideft in nulla realitate geaerica conue- nientia, quod
dictum valde familiare cft apud Focmaliftas, & affertur à Sco.a.d. 34 D.
qua ratione m 4 «d.1 ; qi. €. veretur concedere rationem vnam com- munem
quiddiratiué omnibas refpetti- bbus. Tum z.quia 12.Mer.19.& 28. do- €et
Ari(tot. principia «erum .i, naturas Przdicamentorum non effe cadein (cd
diaerfayS& dumtax:t ali.jno modo.i, ana- gicé eadem . Tum 3. t. Pott. 108.
ait propofrtionem 5::n qua vnum gencralit- 1imum negatur de alio , efTe
imimediatà , vt hzc ,(ubflamtia non e(l quantitas,quia fon datur praedicatum
faperius, quod de vno dicatut, & nondzalio. Tum 4.8. Mceth.16. docet
,ens,cum diuiditur in de- Cem genera , non cfle genus , ideoq; non efic
ponendum 1n de&nitionibus ,qua cx "genere, & differentiacóflaut:
& 5; Met. 16.ait non effe genus , quia in d. fferen'ijs incladitur, quod
generi repugnat . Tum $. in antepradic c.4. diftinguit genera» in
fubalterna,& nó lubaltetna, per prima intelligens, quorum vnum continetur
(ub alio , vel fubtertio illis füpetiori & fübdit animal , & fcientiam
non eflc fubalterna,quia nec continetur vnum fub alio,ncc ambo füb tertio; fed
fi cns finitü ctict gcnus ad illa decem ; iam ilia omnia poticnt dici genera
fuübalterna in 2.fenfu. , 10 Refp.ad 1. locumiliü cffe prono- bis,quia in illis
locis docet afiac(fediucre tur per fubitantiam, qualita- n $23 fa,& alia
differétia, diuctfa vocat, qua in nulla realitaté couenunudiffercnua;q «o in
aliqua conueniunt .aut generica , aut fpecifica, & inter ditfcrétia numerat
do- «cm genera, crgo (ecundumiplumin a4- qua communi realitate conueniunt ;
& dum dixit genere diffe , noluit ob id negare »quin in aliquo fupcrioti
genere «onucnircent , ad difcrimen diuer(orum quz prz mifecat , (ed
(olumiatinuare vo luit ,q» non tanum (pecilicis diffetenrijg differunt,fed
etiani gencricis , € his quie dem (ccundum quid fupremis: &, in hoc -
Len(ulocuti fant Formalitte , dum ca vo- càt primó diuct(a, & Scotus in a.
cit. qui vercbatur concedere rationcm rcípe&tus «ómunem omnibus qui
1ditatiu£ nc con- tradicerét authoritatibus Philoforhorü , vt ibi (e explicat ,
non veró;quin oppofj- «um ratiofuadcat ; & quidem in 2. d. tq.
*$.P.inquirquàd pra fertim loquendo.de «el jeétiuis , negari poteft, quód lint.
pri- aró diuerfa .. Ad 2.per principiarcrü ibi Ariit, non incclligit ellentias
rcrum , fed poncipia phytica,.f. materiam, formam; & priuationem , quz
dixit effe eadé ana- logicé i. proportione in omn:bus prae- dicaméts. Ad
3.vocauit propolfitionem illam immediatam, fi omniailla deccia ita fümantur ,
vt immediate fubftent enti finito, fic .n. quia in illo gradu fupcriori Omnia
coucniunt;nonm porerit per illud cà- quam per mediü vaumf'ab alio diftingui :
vetó illa decem nóita fumcrenrur , (cd fubordinaté, itavt ens finixum prin;ó
dc- (cendat infubflantiam ,& accidés, poftca in accidens ab(olutum, &
refpectiuu c. hoc certé modo illa propofitio 1mmedia ta non císet , probari .n.
poffet per fubftantia non cft accidens, Ad 4.it. illis locis loquicur Arift.de
ente traniceae denti; quia ctiam ibi loquitar de vbo,qua eft adzquata pafhio
«nus zaliter fumpti s 4p coccáimus non ctic i áccediry quod in 2. loco folü
di(puraré diticrim ncc al;quid afiertlué ponit, vt notat Do- &or (luper
illom 4ex.-& cim d.3.q.3«IN. - j. icíp. te vera polle dici fübalterna
Arilt.autéibi negat animali , & (cienciag fuba!ternationem illam , quam
concedit ijs , que in eadem c pia d. camentali S&Tt oa .con- T A mo RF, rv
24 continentur , hzc autem fübalternari. di- ambo fub tertio ,«p ett
determinatü ge- nus in illa coordinatione , quo fenfu ani- mal,& (cientia
(ubaltepáari nequeupt, cü in diuerfis coordinationibus reperiantur, 11 Sccundo
arguitur , quod non (inr decem. Tum quia $. Met. 14.0&o tantum enumceraz
Arift. omitrens ficum , & habi- tum; quód non debemus afferere, tecille
breuitatss caufa , vt reí(pondet Commen. nam ait I o&or ibi,& $.Met.q.5.
quena prolixitss fuiflet addere. dumtaxat duo vcrba, Gitum,& habitum;vel
vnum, .(.his fimilia, vt fecit 1.Eth. c.6. vbi (ex tantum enumeratis adiecit e
bis fimilia , vt coe- tera comprehenderct. Tum 2.fi actio , & pallio duo
prima genera conttituunt, cr- go Gmil:ter vbi actiuum, & vbi pafiuü , fitus
aCtiuus , & fitus paffiuus. Tum 3. ando non dicit al quid reale , vt dice-
mus diíp.8.q.vlt. fed denominationé cx- trinfccam,ergo plura przdicamenta,quia
in infinitum tales denominationes multi- Lag ; peur cx a&tibus vitalibus.
um 4.multz po(funt fieri interrogatio- ncs de indiuiduo (übftantiz ad genus mo
£5 pertinentes , vt elfe Regem, Dodtoré, bonum, malam, &c. quibus nequit
fieri fatis pcr predicationes horum generum, nam entia moralia in nulio horum
conu- nentur; idé dicendum de ent.bus rationis. Tum 5. 6icutà caufalitatibus
cau(ai'um &fficientis,& materialis (umuntur duo ge nera aCtionás .(.
& paflionis, ita duo alia affignari debent à cau(alitatibus caufa
fornnalis,& t nalis defumpta . Tü 6. quia f£nótus, & cetera
pofljrzdicamenia habéc aliquam entis rationem , ergo dcbent ha- 're propriam
coordipationem, & malta aliarcperiontur ad i(ta przdicamcnta no
zeducibilia,vt modi intcipfeci, pafflioncs, entia artificialia,& timilia.
Tandem yrz- dicabiba funt quinque ,. przdicata (unt Quatuor, cur decem
przdicamcenta ? -12. E efp. idcirco adanuffim ibi dece £e non enumcrat , mo ncc
in (iota.a etaphyfica,vt ibi Do&or aducirtitquia nümerum denariü flocci
facicbat,vtpotequinonni(iinpopulari[eoíu fun, zlamcfium haberet ; & non in
aliqua (oli- - » c Difp.J/T. De Prediamesitis ip Communi . da tatione. At
inftat Ferchius ojt.veflig. 7. Atifl. Gedüm ibi , (ed eciamalijslocs ab ipfo
de»romptis ex libris (cientificis ftadiosé octo dütaxat! praedicamenta »c-
cenfere oamilTis tito, & habitu ab(4; addi» tione paruiculz colle&iuz ,
quam tamen alijs in locis addere (olet cum alia predi- camenta prztermittir;
lignü ergo eft pre- dicamenta apud Ar;(t.oGtonari numerü non excedere, ncc ab
co deficere. Sed hic Auctor,qui intima Acift. séla proficetur erucre, (i data
opera id fccit; rationem ex ipfo adducere debebar, cur (iius, & hab:- tus à
numero predicamentorü finr expüe genda , notare tamen libet At fd. loc.cit, f
Met. 14. pa uis interiectis vctbisadde- re particulam colle&tiuam fimiliter
au- tem, c? in alijs Sed quicquid tit de Aci (enfu, hic nos loquimur de
diuifione en. tis n dccem pred camenia ex, natara rei, Ad 2. licet Ant. And.
iilud. putauecit in- folubile , dicimus tamen non valcre pa- ritatem, &
congruitas cft, quiaa&io, & paíTio veram , & realem rationem agen-
di, & pauendi prz(eferont , non ita vbi actinum, & vbi paffiuum, nam vt
notat Orbell.(up. pre dicam. vbi , circamfcris ptio a&iua,qua fundatur m
loco circum- Ícribente , quamuis fignificetur per ver- bum actiuum
grammaucaliter , non cí tamen vcra a&tio , & idem elt dice de vbi
paffiuo, quod veram paffionénon hgnif;car , & de ceeceris praedicamentis ,
Ad 3. dicimus re vera predicamentum , Quando, ctfe denominationem extri cam,
conpumerari tamen inccr pradica- menta realia , quia cüm h cnumcerus in vulgari
hominum a tlimationce fundetur, & ex D. Aug. 11. confell. c. 14. nil fic
no- tius , quam tcmporis cXiftentia , videiur hoc,quod cft in tempore cx;tterc
tte alie quid rcalc , licut tempus vt quid reale , & noti (limum
apprchenditut ab omnibus, cum tamcn formaliter fit ensrationis cx d.&is in
I hyt.difp. 13.9.4. art. 2. quaproz pier inrigore cÜct expungendum de nu- mero
prg-iicamcntorum;stolleratur rame propter vulgarer opin onc, quod fic eos calc
: dcnomivatoncs tau:cn cxtr;picct ex a&ubus vitalibus yt intelhist, videri,
&c, nonconfütuuunt hts dapi) di- - "»—-—4 Quu451.1, Summo
diflinguantur abinuicem. — $25 finum, quia non (unt cntia realia,nec vt (ic
indicantur effe, fed potius reducune tuc ad pcedicamétü qualitacis, in quo cft
formi qua de(üma ntur. A 1 4.per idem denomimtiones in moralibus (unc extria
fece,vt plarimü ex a&ibus volunzatis, & humanis legibus prouenientes;
non entia realia ; entia deinderationis nó debét có- ftrucre prz dicamentü
diftin&á , vt dixi - mus d. 3.q.7.ad ;. Ad 5. caufalicates cau- farum ad
efe&us,qnzcun3; int, collocá tur in przdicaméto
relationis,cüfintintrinfecusaducniétes,cau(alitates agentis ad mareriá,& é
cótra cóftiruüt duo prz- dicam&ta a&ionis,& paffionis,caufalita- tes
forrmz ad materiam,& é conuerfo, .f. informationis a&iuz , &
paffrac, funt in £dicaméto habitus, & cü nó dict rea. € aGioné,(ed
grammaticalé, non contti- tuunt duo,(ed vnum przdicamentum, yt fais locis
dicemus. Ad 6. motus non eft per fe ia aliquo przdicamenxo , quia non eft
refpe&us ümpliciter realis,(ed (ecun QV A&STIO IL omodo Predicamenta
fint 2 inter fe diffinda. —— 13 Qu eft,anque in diuerfis przdicamentis
collocanrur,debeàc diftingui inter fe realiter , an formaliter vel (utficiat di
(tin&io rationis ratiocina- t£,1c proinde eft fermo de przdicamen- tis
materialiter acceptis. (pro prima in- tentionc, non foranliter , & pro
fecunda intentione,vt (ic.n. clarum e(t non diftin gui , niti diftin&ione
numerali racionis , vt docet Door q. 1 1.prcdic.in corpore. Prima opinio a(ferit
non neceffarió re quiri diftiationem aliquam ex natura le rei , fed (afficere
diftin&ionem rationis rátiocimatz,ita communiter Thomiftz , ques
neothericis fequütur Vaf. r. p. 138. n.4.& difp. 17 ;.nu.5. Saarez d, 39.
pom irsqondii p hic id fin. — cam. Ruu.in
antep.c.4.q. 3. Hurt. difp. 9. Mert.fe&.1. Auerfa q. 16. Log.
fec. Sec dum quid, ideo ad predicamentü fui ter. , da opinio admittit
neceffarià e(Te diftin- mini reducibilis,vt fuse diximus in Phyf. difp. 1 $.4.
1.poftpredicaméta potius func quzdam entium attributa, quam encia di recté ;
modi intrin(eci,& pafiones, cum mon diftinguantur realiter à (ais fübie-
&is,non (unt in diftin&is predicamencis: tandem entia artificialia ,
quia non funt vnum per fe , fed per accidens , neq; fümc in vno przd:camento
collocabilia. Haec omnia re&é percipientur. ex dicendis in hac,& feq.
difp. Ad vlr. ratio difcriminis eft , quis przdicabilium numerus ex di- &is
d:fp.4.q. f.ad 1.de(umitur in ordine ad modos przdicandi in quid , & in
quale dc fübie&is , neq;dicunt quafdam reales effentias, (ed intentiones
fecundas appli- cabiles naturis diueríorum przdicamen- torum ; pra dicata
famuntur in otdine ad diale&ticas een quz per quatuor z-dicata
(olauntur,& funt ctiam fecun- intentiones applicabiles primisjat di- uifio
pradicamentorum defumitur per modos varios efíendi , quibus diuiditat ens ,
& perquosin (ua. inferiora de(cea- dit,, que diuifio varijs modis afbgnari
potcít;vt di . : € . Logica. &ionemex natura rei actualem, fiué for-
malem,fiué realem;ita Fonf. $. Met. c. 7. q.3.fe&t.5. Amic. tra 18.3.
4.dub. r. Dicimus , przdicamenta nece(fario debere di(tingui inter (e realiter,
ita Do- Gor in 2.d. 3. q. 4. D. & $.
Met. q. 6. fe» - quuntur Scoti(lz omnes,& Zetb.q.7.V e netus sapit ge LR
ar. 2. Nyphus q.1 2.& 4.Met.q.4. Iand. 3. Phyf. q. $.citatur ctià Caict 1.
p. q.28. ar. 1. ybi x hoc, quod faübftantia eft in vno gene- re,rclatio in
aliodeducir realiter inter fe diftingui , & Morif. dif|.4.Log.q.7.qui
differt folum , quod diítin&ionem ter refpe&tus, & fandamenta vocat
modalé , nonrealem iuxta; v(itatum loquendi mo- dum recentiorum , vt vidimus
diíp. 1. q. $. ar. 2.cum haac diftin&ionem explica- nimus. Probatur ex his;
quz habet Do- Gor cit.nulla ces poteit fimul , & edens tialiter contineri
fab diaertis diíparatis fpeciebus,ergo nulla res pox etfe in bus przdicamentis,
fed tantumin vno,er go resdiuerforum funt. interfe realiter diftio&z,
Antec.patet,quia nulla res ba- bet duasctfentias, ergo nulla res conti- netur
indaabus (peciebus. T6 quia qua jJ: 3 nmu- € p? ^ ji6 — Difp.V1.De Pradicánieniis
in Coppmini. numero differunt , realiter diffetunt , res diucr(orum.
pradicameptorum numcro d.ffcrunt,quia diftinctio gencfica arguit
fjecificam,& numcralem, & resifle ge- riere differunt ergo Xc. - 14.
kefpondet Auctía veri effe afsü- ptum de re sr candé ratione formalem ; ró sm
diucr(as,quia vt fic poterit effe fado diuerfis Ípecicbus, & haberediuerfas
cf- fentias. non rcáliter - fedratione diuer- fas,timiliter diflinctio
numcralis nó séper eit realis; fed aliquaodo rationis cum fun damentoin re :
nam bene potfunt in vna re reperiri duz tationcs formales virtua- licer
diftin&z anteopusintellectus;(cd $étualiter,vt flát (ub duobus cóceptibus
inadzequatisjitavt vna non iit de cfientia alterius,& Ee
poteritintclie&tus for matc doo prZdicamenta dittinéta pero- pus
incclicétus cü fundamento in tc: (ecü dam quis rátióhes deinde prdicamenta
dicuntur mpertmixta , habere diuerfa gc- cra fpecies;& diffecentias. "
Contra iftam re(pentionem prim ar-. £e poffer ómnibus illis rationibus , qui-
us ofl éditur dift;n&io attaalis ex natu ra rci anteopus intellccttis:
maxime quae defumantut €x contradi&torijscum.n.io ab opere. incelle&us.
praedi- €amentis conucniant cócradi&toria, quod praecipue probaiut in
actione , & pall;o- nt (qua. per aducríarios virtualiter di- flinguuntor
)nà 2ctio de fva rat:one for- ilt cft aiusagentis , & cerminatur ad pátlüm,
non eft actus paffipa(lio non cR atus 32cnt s , funditur in pao, rclpi- €t
agens, crgo ance opus intelleckns nc- €éffarró (uot di(lin&a .. Tum quia
repu- gnat, vt ab cadem t€ abftraliantur duo cà €cptus inadzauati duarum
d.fferentiatü . diüdentium idem genes, vt patet, nequit «n.cadem rcs e(le
virtualiter rationalis ,& irrat;onalis , eadem que nritas virtaaliter
longa, non lata, & longa timul,& lata;cr- o répiignat, vt ab cadem re
duo ab(tia- antur fnadaquati conceptus diffcréca- tutm diuctía gcrera
diuideniium,patet (e qucla,quia ifta: magis inter fe difiir,quia diuerforum
jcedicamenioram,quam :1.- Ta, qz (unt eiu(dem predicamentu. Tam Qui alis res
cífet ens per accidens , quia -— infuo adaquato conctncludere t. res.
dinerforum przdicamentorum . Tüquia c1 vao genere,
& vna differentia confti- tnitar vna fpecies realis, non rationis , cx.
ifta. ,. & cx differentia ind;uiduali conti. tuitur indruiduum rcale
à-parte rci exi- flens,non pct opus intcll:&tus, (ed in quo Llbet
praedicamento adeft hzc compoli- tio cx genere ,& differenua& cx
fpecie, & bzcecitate ergo in-quolibet przdica- * menco adeft fuum
iadiuidaum reale , fcu ojnia indiu:dua rcalia realiter diftinguü. tur,&
con(equenter [pecic , & genere (i fünt diuer(orum generum, ergo ifta pra-
dicamenta realiter diftinguütur. Tü quia data hac refponfione fi, vaus.
conciperet inadequaté rem (fccundum. conceptum fubttantialem,alter vero
fecundum con- ceptum accidentalem, res illa eflette[pe- &u vnius
(ubftantia,re(pe&tu alterius ac- Cidens , & tamen à parie rei necclarió
, vel effet (ubftantiasvel accidés,nó vtrü ; Hüc fpcétant: quac infra. dicemus
de re- gula illadiuer[orum generum y Qt. . Secundo principaliter. potett.
probari Conclu(io inductione;nam fubftantia as rcalter diflinguitar ab omni
accidenre pradicamentali,cum poffit ab omni ab. foluto feparari per abíolutam
Dei poten tiam , & etiam fer&ab omni refpcctiuo iuxta dicta in
Phyf.difp.3.q.4«art: t.quá- titasquo3; eft realiter à fabttantia ; &
qualitaxibtis diftin&a , & multó magis à relatione , vt diximus difp.
9. Poyf. q. 1. ar. 1,de qualitate nullus ambigit » relatio. ex dicendis infra
difp.8.cft realiter à fun- darmento diftincta , nam que ct realiter. idenuficata,non
eft predicamentalss, fed uanfcendcutalis, idem ciiam d: ecinus Ae aljs fcx pre
dicamentis;crgo &c. In oppofitunrarg. ex Atift.c. dequil,— iti fiuc ,vbi
concedit, idcm poffe ad plura. praedicamenta fpe&are fecundum d:uer fas
rauomes. Tum 2.uia cx 5 Phylza 2, a&tio , & pa(Tio realiter non
ditinguun-. tut ; rclaio non poniiwr à andamento. quid real:eer di tinctum ,
nec fex, vluma, gencraliffima, cum fint mod; etis; mul- tz
quo5;relationcsiealiter com fundas. mcnto identificantur, -Tuin 3. pred'ca-
Wienta pcr artem 5 .& rationem dilpofird - funt, u€ 4 Y gt ———Ó— 4 vtt,
etgo bené fieri poteft , vt diftin&a pred ca menta (ügnentur, &
conftituan r cx ration bus codem modo diftinátis, |. pec intelleétü. Tum 4.ex
Rau. gradus etientialcs rei, non dilbinguütur, nifi vic- tualiter,vcl (alim nó
realiter, fed polTunt przdicaméta ineodé reperiri , inquo nó "
dittingiantur si gradus eísentiales ,. fed tantuin penes modos effeadi, vt
(abftaria ' ab accidente per modü effendi per fe jac - " €identia peres
díuerfos modos effendi in, "etgo nó neceffarió realiter differüt, quia mag
s diftinguuntut. gradus etfentiales , cin modi eflendi: Tum $ ex eodé, quan 0
plura in cod reperiuntur non per có- pofitionem,di(tinguantur ratione , nam
multa non poffunt vnü con(tituere,(i st ex natura rci dittinQka, nifi vnà fe
habcat vt àctus;altétum vt potentiayíed przdica- méta aliqua funt huiufmodi ;
vt patet in a&tione, X pa(fione , quz (unt in motu abíq;compohtionesergo«c.
à 1$. Refp.ad 1. vel Acif-ibi locutas eft - ex fentétia aliorum; vt ex
Adueriarijsét Auct(3 concedit, quía neq;diueriicacem rationis ibi expel vel
folü haberevo- "lait, vt ibii(aa paraphra notat IKoccus , De hicét nibil
eentialiter poffit eGein ,diucrfis generibus; potett tamen effe ac- cidentalner
, & decnominatiué, quacenas rcs effentialiter varus generis, potett rem
alterius denominare,vt vniucrfaliter do- cet Do&or 4. d.12.q.1. D. (ic
Petrus qua tenus (ubltantia ett e(Tentialier. in.prz- dicamento
fübttanuzquacenus denomi- natuc pater;cít in predicam.relationi s ac cidenialiter
, veftis eft in predica m.(ub- 7 fianue , quatenus denommatut hab«us, eit
accidenralicer imn priedicam. habitus . Ad 1. patebit ex dicendis fao loco ,
& ex di& s in Phyf.qualirer Ariit.ibi loquatur dca&ione , &
patlione materialiter pro re actà,non formaliter pro. re(pe&tibus im
agente, & in paffo fundatis ; relatio quo- quc & iex vltim: genera
dittinguütur rea liter à fundameacs, (nam quz relationes fuot realiter
identifica , noa (uacin prz dicamento) & quaimiuis tint modi, adhuc dcbenr
dici realiter dittincti ex dictis di- fput. 1,.5.ar.2.
Ad 3.pradicamenta for- malitet [umpra süc coordunauoncs intel- Ic&as , at
materialiter dicunt. ;pías aita. - tas rcales per differentias contcactas , «c
in inferioribus contencas, quo (enu aon funt quid rationis (ed reale. Ad 4.
vecum cft gradus effentiales fübordinatos eju(dé rci non diftingui realiter,
negamus ramcn idem de przdicamentis dicendum ,quia ' funt gradas effenciales
difparati, & diuer- farum rerum ; faltain quog; ctl pradica- men'a folum
per modos efícndi differre ; hi.n. modi citcum(cribunt nobis diffzren tias
etientiales, quod patet, uia predica menta (uat diucr(a genera , & (pccies
di- Íparatayergo proprias h. bé ditferentias: tum quia (1 pcacs modos tantum
(übttan tia , & accideos. differrent , cuch modus non vatiet c(lentiam ,
cuiusett modus, non differrent effentialiter , alirer haoc- rent elicaciales
differentias , ergo de juo dicicat (ubftantia quiddiratiué, dicezur ét
accidens,etfic valecet dicere homo quid- ' ditatiue elt accidens , nec
przdicamentca el(ientialiter different ; & con(equencer noneffent genera
generalitliaa 5. £díuin -tandem ett przdicamenta. poifc in
codé "^ Feperiti, in quoetlentualiter conueniant . Ad s-patet cx dictis, quicquid fic de ma. quod
actio;& paíTio func refpe ctus reali» ter diltinti , & in rundamentis
diuerc(is y vt diíp.7. Phylq.3.explicatum eft. 46 'Sccundo
ad idé ex Sco.a. d.t. q. f- - Pjvoiprobabilem pütat modum illu: po nendi
praedicamenta eile primo diue. (a in tónibus formalibus, iraut nuliüilloruin :
foraalicer incladat aicerü, nec aliquid al- teríüs , quà.us per idéatacé in
exittendo ' vn cÓ' incat alter quod eíl dicere , ad pradicamenta fufficere
diftint. one É r- malen. Tum 2.d;ttinckio grzdicamé orü fumitur ex diuerüs
inodis praedicandi, ergo illa diftinétio requiritur ad praedica meta qua
fufficit ad variauogem prz Ji- cauonisscalis eft diitinctio rationis, T um 3
omnia (unt vnum in ente, [ed qua "eadem vni tertio,(unt eadem mcer fe y
cr- go&c. Tandem quando vnum .nteccac - necetfarió ab alio, tunt idem
incecíc,lua- "ftanua " accidcus, & é contra, aliter
katíepararergo&e, |——— — PRep-s xumib: non approbare re- fpaniionem illam ,
(cd e e put f "n. X s ) X gat Difp. V I. De *Pradicamentis in Communi ;
te;eo quia fufficiebat pro (olutione illius. dà ad probationem illius partis
affampti argumcnti , nam (i przdicamenta forma- liter diftirguuntur, cclatio
creatur ad Deum, cum fit à crcatura formaliter di- (in&a, poflct poni
indiuct(o przdica- (ento à creatura ; tamen ibi dat alià re- (pófionem, quàd
illa relatio eft ttanfcé - dentalis, cum fit realiter idencificata ; ex quo
col!igiwr per Scotum, quz pontitur n diuerfis prz dicamenus , cfle realiter
diftin&a. Ad 1. fal(umeft a(fumptui, ali- tet quia diuerfimodé pre dicatur
abítra- €um a concreto, deberent accidentium dicamcnta multiplicari; quare
dici- mus przdicaméta diflingui pencs modos dicandi dc prima (ue intia logicé,
proximé loquendo, at metaphyice, & remocté penes modos cflendi cireumícri-
bentes proprias differentias . Ad 3. fequi- tur omnia cífc vnum in conceptu
ens, A eadcm Mosis hs Mp ima vcl etica interfe, Ad 4. neg.affumptü,vt Buct in
cauía, & eficctu, & in telativis. * Poftrcmó arguitur, mobilitas,
riübili- tas , & sla relationes apt rudinales (ub. ftantiaram (unt iilis
realiter identifica: ertim in fchola Subtilium , & tamen adbuc (unt in
peidicamento ad aliquid , €um fiot intcin(ccus aducnientes , ergo tcs vnius
przdicamenti non cft ncce(ia- fio rcaliet. diftin&aà rc alierius przdi-
«amenti . Conf. quia paífio eft in przdi- €amenio qualitas ,& tamen apud
Sco- &iftas przícrrim identificar realiter ci fübic&o,quod cft in alio
przdicamento . Dcmum eadcm figure entitas (pc &at ad tatem , vt cít
fuperficics lineis ter- minata ; ad Qualitatem vcró , wt dicit ipsà
£erminationem linearum , vt docet Scot. q.10.przdicam. Reíp. ncg. affumpium
quoad 2. partem,cít enimregula genera- lis , quod quic id realiter ident:
ficauir alicui, debet c ad pra dicameptü il- lius rci; cui idenuficatur, &
(ic omnes rc- latiooes realiter. identificaue cü (ubítan- tia dicuntur cfle in
predicamento fabftá - tiz , nonquidem formaliter, & dircété, fed tcduétiug
s " identitatem nde tales relationes. d;cuntur potius tranícé- dcniales,
un josdcims c5quia n$ Attinent ad
quartum przdicam£tum ; vn- *É tur talcs relationes fundamétis iden-- tificatas
e(ie proprie intcinfecus aduenié tes quia talis diderentia eft proprie rcla-
tionum przdicamemalium , vc. infrà (uo loca dicemus; intanrüm ergo poffunt di-
ci intciníccus aduenientes , quatenus ne- ceílarió (equuntur ad fundamentum cum
tcali identitate cum ipfo. Ad Conf. nc- gatur affümptum quoad primam párrem, íi
paffio (umatur pro innata cei ptoprice tate, quia & hzc reductiué ponitur
in.» przdicamento (ui fubic&i , vt rifibilitas in przdicaméto (üb(tatiz ex
dictis difp. $.q.4.art. 1. quo aurem feníu paffio fic in tertia [pccie
qualitatis explicabitur in- ius di(.7. q. 3. art. 2. Ad vlt. non ait &ort
candem figurz enutatem ad di- uería przdicamenta (pectare fub diuería
ratione,(ed inquit figuramefle vocem z- quiuocam,& quatenus fignificat luperfi-
ciem lincis terminatam fpectare ad quan- titaté ; quatenus veró ipfam
terminatio- nem fignificat , quz realiter diftinguitur à fuperficiey(pcétare ad
qualitatem, quod nec in toto rigore intelligendum ett, (cd tantüm in co
fenfu,quia calisterminatios - efto re vcra relationem pra'ícferat , ad- huc
tamen habet modum pradicandi , & denominandi qualitatis , vt. explicabitut
infra loc. cic difp.7.q. 5. art. 2. Qv £STIO III. Quae res, &r quomodo
reponantur in'Predicamemto. — — 17 C» primam qua (iri partem fup- poniaus cum
Tat.q.preamb. przdicam.dub. 2. res per (ey propri£ , aC principaliter , &
non voccs in. Przdica- méto collocari, ex rcbus cnim, nó ex vo* Cctbus
przdicaméta (unt cófltructa , & res funt , quz in przdicamento difponunturs
. licét non ita difponantur , nifi quatenus füb(unt mentis nofttz coacepuibus,
rem pamq; in przdicamento reponi: aliud né cft quàm rem à nobis concipi fub
ratione —————— fupcmioritaris,yel inferiorizatis, voccs igi. pet accidens ,
& minus princi- dicamenro penentor , qua« figna corü. qua pcr fe font m tur
palicer in tnus .f; — Quaf. LIT. Que ponantur in Pradicam. ei... $19 dn
przdicamento,ifta 4. vox,homo,non difponi debere , «y probabilius cenfet A-
onercrur in przdicaméto (ubftáris, niti Ribes fignificaret;vcrüm tamé c(t, quod
ctiam veccsipíz.,fi non veluti (igna serum , fed potiuswt qua dà res confide -
Doy s felocum habét in predicamé- tis, & determinate (pe&ant ad,
przdica- 'mentü qualitatis , quatenus f. (unt quali. tates paffionem inferétes
(enfui auditus. 18 Supponimus deinde cü codem Ta- tar.ibidem dob.3. cripliciter
aliquid pof.
fcponiinorzdicamento,(cuin(criepredicamentali,prim?dire&é,feuinrectalinca;fecundoindire&é,(euadlatus;ter-
1:0 redu&tiué: in re&ta linca ponit 2e- nus lapcemum, & eade quibus
przdica- 'sur in quid, genera .f. fubalterna, fpecics, & indiuidua; ad
latus ponuntur diffcren- ' «iz c(lentiales , per quas naturz generica
diuiduntur,& fpecies conft tuentur, redu &iué denique, quz ncc (unt
genera, neq; fpecies neque indiuidua, neque differcn- tiz e(fentiales, aliquo
tamé modo ad ali- "quid illorum pertinent,quta vcl funt par- ' £es
intcgrantes, et caput , manus, brachia, ' &c. velíunt partes elientiales
pbylicz, vc — materia, & forma reípc&tu cópofiti phy. fici, vcl
paffiones , vt tilibiliras reípzétu hon inis, vel (unt termini rerum, vt püda
reípeátu linez,vel ncgationes carum ,vc] aliud quid huiu(modi; bic
ergoquaritur, quznam dirc&te in przdicamento collo- ccntut, an .f. entia
rcalia,cl etiam ratio- nis,an entia per fe, vel etiam per accicés, an complexa
, «cl incompleXa , an cóple- ta, vel partialia an finita, vel infinita , an
uibechd ía tandem , vcl particularia, & indiuidua . Circa (ecundá partem
quarftionis quz- timus;an res ifl , cum poffint, im abfira- Xo, & in
concreto fumi, debeant in prz- dicamentis collocari fub nominibus ab-
fira&tis, vcl concrets ; & quidem de fub- flantjs omnes conuesiunt fob
nominibus '&oncreus dilponi dc bere, de accidentibus eft difficultas , cui
occationem dedit A- tilt.ipfe, qui (ccundü varias veríiopes pre dicamenta
accidenaum di(potuit tà fuo tcrm niscoücretis, quàm (ub abilraGtis iN yoh-j
.Metq 4. X 7: Tol. Uu. 2. Foti pr. - Llanc.diip. 7-4c€t. 3. tuentur in concreto
' mic.tract.i8,/q.3. dub. 2. Alij comuni. cc inabítra&o, Iaucl.5. Mct.q.
16. Onna q. 3.art.4. Sot.q. t.de quant.
Fuentesq.15. diff. 2.art. 1. Conimmbr.c. 4. pra dicam.q. 2. at. 1. Moril.dip.
4. Log q«4« Didac. à Icí(u difp. proaeme przdicam. Complut. difp.14.q.vlr.dub.
1, Acriag. diíp. f» Met. fc&.1. Tandein quidam aMj
dicuntytro- e modo pofle di(poni i1 Auer(aq.ió. og.(cót.$. Maf- hic (c&t
s.q.4. Ium. q.2. Huürt.ditp.9. M ct.$. 17. Caict. de ente, & elfcn.c.7.id
aüt nó 1n codé sé(u dcfendür. ANUDTCYEVCVSUE Conditiones reponibilium in
predica" mente afiguantar. "D Icimus entia cealia,non rationis, per
Íc,non per accidens. 1ncom- plexa,non complexa, complcta,non incé pleta,finita cflenzialicer,non iufinita,liuc
gencta fint , fiue fpecies , liuc indiurdua pere; & dire&é in
pracdicamenüs collo- cati . Probantur, & explicantur finguia ; & primó
quód entia zcalia debeant cffe e(t Arift. 4. Met. 14. & 6. Met.4. diuidit
cis in ens in anima, fcurationis, & in cns * extra animam, (cu rcale , quod
deinde ia decem pra dicamenta (ubdiuidit ; tá quia przdicamenta fünt
coordinationcs corüs qua vcra eflentia conttant;quod non folà de
pradicamentis,vc à Meta phytico cófi- dcrantur, eft verum, (cd ctiam vc à Logi-
,non cnim alia przdicamenta itte ab illo coniiderat. Hic autem per ens rcalcaon
cft intel- ligcndumens rcalc verbaliter, (cu ensexi- ns; quia qua ponuntur in
prz dicamé- to , abtirahunt ab cxiltentia actuali , vt cit communis omnium
fcníus ;. nec cít ncceífe res actu exi ttcre ad cóllractrone prz dicamentoruim,
quia in 1$ ponü(ut fuperiora tanquam cfiepuialia praedicata infetiorum, &
hzc vt quidduadué inclu- dentia ilia,cxifentia aucem de nulla crea" 10a
qu.ddicatiué przidicatuc , ita Doctor 2.d.3.]. 5. lumitur. €rgo ens teile
noihi- naliei pro cosquod exiftere potett inre- natura. Per hoc ex-luduuntut à
praedi- camentus negationes, & gi liiationesyua- mun 430 Difp VI. De
Predicamentisin jommi, -.. fwm licét aliquz dentur rcelcs , quatenus font
privationcs , vel negarionces alicuius foraz rcalis , & nonintentional s;
nin- quam: idcirco poflant dici entia realia; & quamuis ab alicuibus entia
rcalia ncgat- ua voccntür, id taméc(t filíum yam ca- dcm ratione morié vocare
goíseni.yitam priuatiuam, & vitium vittutem negatiuá, vt diximes 10 Ey (
ditp.aeq. mart. 1. Ex* Cluduntüt ctiam entia rationis omnia, contta E urid.ib
fig. pradicam. dicentein entia rationis in predicam. relationis col locari,
& concea-illos$cotiftas admitcen tcs vndecimü pradicamentum entiü cà- nis,
nam cumnon int fimpliciter, entia, fed entiü vmb:z , nequeunt per (ein pra-
dicameniis realibus reponi; & potius rc- ductià in przzd:camenus
illorü,quorum fanc fimulacra, & vmbra, quá in proprio pradicamento, vt
diximus difp. 3.9.7. fi- cucnegationcs , & prinationcs in prz di» camcntis
4llaram reraum,quarum funt ne- gationes,ex (Lentia quoque, & pa(Tiones ert
um; ficat nà (unt quidditariuée enua , fed :denticé, nó habent
diftin&ta,& pro- pria pra dicamenta, (ed reductiue ad prz- dicam.
illias cffentiz ; cuius cft exiften- tia , & pa(Tioncs, aciinent, * 10
Secundo, quód fint entia per fe,& non per accidés, colligitur cx Arift. s.
Me Ataphoir4.vbi cü diuififlet ens in ens per fe, d& cns per accidens ,
diuiditeos per (c in da dicam, Hic aüt accipitur cns per "fe pro cmte vnus
cülentiz, (eu e(Tentialicec D 'proinde fimpliciter, & (inc ad dito dici
poteft vum; vtleo;homo;albe-. : parte 1 . ptdicandi, y ticui [pecies, quafi c
mple- 4ój ens autem per accidens, importat ens "etfentialiter multiplek
vcl. potius plura entia,vt accruus lapidü domus ,& etiam concreta
accidentalia, albumsdulce, vt as- qualiterimportant formá , &
(ubic&tum, "quialicér faciantwnü , non tamen faciunt vaum effentialiter
, g» dicitur fimpliciter - vn, (ed accidétaliter ex duabus eífentjs fimul
cóiun&is, quarü vna non ett per fc | potentia,nec alia per fe a&us;cx
quo col- ligitur ratio , quia ens per accidens ficut - proptié nó e(t vnum.fed
plura entia, nó "eft vnius e(Lentiz fed multiplicis, ita po-
"nitequit in vao pradicaméto, (ed in plu- tibus, vt albü rauonc
fübiccti,.q cf iub- DET Qna, (peétat ad prz dicam» (ubftantie,. rauone vero
foring ad ped cam. quili- tacs« Per hoc excladuntui à. prz ficumé- ito ómuia
arcficialia, qua xalià , conftant «n, ex materia v.g-ligaos quod ctt (uottás
tia ,& cx figura arificiali quz perti -ad qulitatem, vcl celationem, &
cónfe- quenter non funt vnum quid,vc non 20 or 4.4.1.4]. 1.5, Multa hichabet 1
ocids ad explicandum quodoam, (it ens per fe - vnum, & quod vnum
per.accideus; fed de hoc aginius. ex profetsó ditp. s. M qe vbi varios
cxplicamus vnitat;s gradus ex quibus ctiam facilé dignofces,an dita h à l'oncio
ftent ad urucmam veritatis. 11 Tertio quod dcbeant elfe incó nr xa, habezar ab
Arift n antep.
c.ylt.vbidi-uiditindecempraedicamentaeaquzfecüdumnullamcomplexionemdicundit&ratiohuiuseftquiarra&tatioprzdicamentorum,&eoramd'uifio,acdi!€tiofactacft.prz(crrimadcopftiruendaprimaelcméta,iinuencrerücon«cptus,ergocónftiturdebentex.tcbusincomplex;s.Sedcompleaalia(untfecundumrem,quad;ucríasnat.tasfignificantjaliafccundummodomtignifiÜcandi,licet(ecundumremvn;auacemnaturamlignificent,vtdcfinitoexpropriogencre,&A.Conítantesvtanimalrationae(naa
- funt date per additamcnrui,d us - prefecntat naturas) licét,n.an gal ratio-
nálc fecundum rcm ligoif.cer vaam narg- ram humanitatis , qu'a camcn plam diui«
ditin partcs, vndc oon habet vati modum xé illam fignificat , alia funt comple
tantum fecundum vocet, Ícd jncom,le- xa fecunduin rcc , & moduin
ligoificane di ,vt Marcus Tullius Ciccro; Cum A- rift. exclufit à pradicamenus
omnia có. plexasccrium cft non cile jocu u de com- plexis iecundum voceus
tantum , fed de coinplexis ecunduii rem ; an rS c : reiececit complexain ugnifi
cando «f. finitioné puré quidd tatiuam , vt luttinet Fon(..$ Mct.67.4.8. Ruutus
bic c.4«Q-1«- & Amic.tradt-18.3. j.dib.3.vclillandis — — re&tà in
pradicam,collocsu;r,vt « omaiu- niter aüeritur, cít dubium. igielt cube es - rl
*uÓ 4 ndos(n.p'ces - 5 H d: "2j B w^ *e ^ -—Qua[l.II. Qua poantur in
"Predicam. ed L.— $31 dieijquod:fi definitio (ümi'ur ,vt dicit to- tum
mcetaphyficum refuliás ex partibus , *quaratio;ce habet vntrm modum predi.
candi fpecie; in qu d , iuxra di&a difp. 4. Q.$. im 3. probat.con;l. cum
Scoto q. 12. ' Vniu.ad 1:8 q.21.ad 5. fic poffe direóté poni im przdicamento »
quia vc fic habet rationem (peciei ; vnde Porph, c. de fpe- ' €ic
incoordinacone pralicamenti quz- m genera n»mimauit per tcrininos có-
plexos,& per definitionem;vt corpus ani matumyanimal rationale, 104
fecuadum Lis erat commune genus Angel;s, & injbus. Ac( fumitur defiaiio ,
vt explicite dicit genus ,& differentia , (ic quia non hibet vnum
przdicand. modü, nec poteft dici fpecies, vcloc.cit diximus bità: pred camento
excludi. 22 Quarto quod entia tocalia , & c6- pleta,cít 'Ar:(t.7. Mer.8.
vb: expre(sé ma tctiam teijcità przdcamenro, quod eriá —— demateria docuit c0.
2.d. 12,4. T. D.illà ponens folum reductiud in praedicam. & 3:d. 22: B.
eodem mato loquitur " €or- | pore proalrera parte cópofici in 4« d. 11,
Q.3.H h. idemafferit de pacte forma 'i,ét " dcanima rationali 2. d. 1.6.
C. & vniuec faliter de partibus c(fentialibus id docer ex profeíloq;1$.
pradicam-in corpore vbi ctiam idem. afferit de partibus inte- gratibus,& de
differentijs q.t 2. vadé mo». dó
ferécommonterinomni(cholateueturperhanccompletioniscond'tiopem,&totalitarisexcladipartesphyíicasmàidxextenduntadpartesmeraphy(i€35,dicentes
propterea different as poni à laterc,quia funt entia mncompleta; quod noo
placet Hurc. difj.9. Metfe&. 3. quia ánquit,non cft maior ratio de
genccesquá : . de differentia, & ad di/paritatem inuemié - damycur genus
ponatur dirc&te in recta o. linea, aon differentia , valde laborant op-
politum (utLinentcs: & cercé quando Sco tu$ q.1 f. cic. exclufit partes à
przdicam. nullam meationem fecit partium mcta- m , forté né ctiam per hoc gc-
nas e xcludetet .. Et cur(us qui partesme- taphy(icas in prz dicam. reponunt,
valdé infüdan: ad inueaiendam rationem , cur partes phytcé excludantur j &
rationes , quz communiter adducuntur , vel nihil - . concludunt , velidem de
partibus meta- phy icis oftendunt. Et precipué quod ait Auería cit. hoc
effc,qota per hoc lolum , quod torum ex hisconftans per fe poni- iur in prz
dicamento,co ipfo imucniun:ut in przd;camento per inclutionem io illo, &
idco (upcrtluic illas (epararim ponere, quia bis ponerentar; Non valet , qnia
«dé concludit de generc . Haec dictis vcl gragis z(timatar ab authoribus,vt cfl
vi- dete apud Ruu.& A ici, velimnis , & nominalis,vt ab Arciag, difp. 3.
M.z-. (c&. 1. & forté non tinc fund imento 5 peadect «n. ex ácceprione
huius ter.iini direct à reponi inpredicaméto,& ab explicitio- ne, &
acceptione generis (opremi , nam vt videbimus difp.(eq.. 1.fub tania po« teft
ira genus fupremum conttitui , vt lit comunis entibus completis ,&
incó»!ctis. 23 Vtautcm à cómuni nó reccdamus, '& rationem aífigaeinus , quz
zque mi- litet de partibus metaphy(icis, rccolendu eft, quae dilp.praced.q.
1.ar.4.diximus.f; partem decoro. przdicari non po(fe per modum partis,cum igitur
linea predica- mentalis dicceéta ex ijs conftituatur , qua ele pofíuat
fubic&umvcl pri dicatü tor malis przedication's, quia füpcriora e/Ten-
tialiter ptzdicantur de inferioribus , & inferiora recipiür przdicationem
illorü ex hoc fequisor manife(té nihil quod ba- beat modum partis, &
incompleti , pofe dircéte poni in przzdicamen:o , fed quic- p«- ibi ponitur ,
debere reponi per mo- im totius ,& cnuüs completi ; ex quo (c- oem »ad hoc
vt aliquid ponatur in prz- icamento non e(fe neceifariuin , quód fit ets
completum fimpliciter ; & fecun- dum rem, (ed fufficit , quod fit completü
fecundum quid, (cu .(ccundum modum, qüz ratio concludit dc omnibas, n ficu
inateria, apima, pes, caput, vt fic dirc& non yonuntür in przdicam.quia
retinent modü partis, ca pari apimalitas, DHT na litas, corporietas non
ponuntur dire- &€6 iu predicarequig tic in abfLrato re- tinebt riodum
parus,fed tantumpoDun?turinconcrero,quomodobabentratiosnem totus, Attamé quia
vcali.jud fic dis . rcá&éin przdicam. non tufijcit quod prz dicar: potlit
de interioribus (Alier diffe- 1cnua LS $32 sentia e(sct dire&te in
predicam. quára. tione mouetur Hurt. ad id afferendum ) etiam,quod potfit
fafcipe- fc przdicationem fuperiorum graduum y uod nequit facerc differentia,
cum ef(sé tialiter iftos non includat , idcirco-etli ex primo capite poffit in
przdicam.reponi, ampcdimentum tamren oritar ex 2. Acce- dit,quod adbuc,vt tic,
non habet rationé totius, ficut gcnus , quia figaificatuc per modum
altetiadiacenus,& in quale prz- dicarur, non pcr modum per fe (tanus, &
inquid vt genus (quod eft enum ex re- quifitis fecundum aliquos , vt aliquid
di- catur per fe, & dire&é ingencre ) quàdo enim dicimus , quod Plato
cft aoimal , cx tali modo loquendi nó Ggnificatur, quod prater animahtatem
inuoluat aliam par tem e[sentialem , [ed quando dicitur ; qp cft rationalis,
vel fenfitiuus, ex modolo- quendi datur intelligi , quod prater ra-
tionalitatcm , & fenfitiuitatem includat aliam partemefsentialem , cui
adiaccrc concipitur vt eius determinatiuum . 24 Ceterum quia partes frmnilarcs
, & homogencz, qué recipiunt przdicatio- ncm eísentialem vniuerfalis
fuperioris , ficut totü integrale, cuius funt partcs, vt SSco.monct
2.d.53.q.4.H.& 3.d.2.q. 1. H. 1à n. tota aqua quam quzlibet cius pars eft
císchtialiter aqua , & non dicuntur aqu císentialiter à toto integrali
homo- dependeater , fed independcnter , quod nen conuenit partibus etheroge-
eis, & diflrmiliribus, nan manus náqu& E dici homo idcirco contra
Suarez iíp.33. Met.c&. 1 .& 3 4-fc&t. 8. Ku. & AA tmc. partes
bomogeneae tux directe in pradicomento , pon atherogencz , nam «quamuis
homogenez fint aétu partes to- 1ius integralis, caius pra dicationem nó - eam
pofsunt recipere; tamen (ont vcré indiuidua totius císeitialis vniaer(alis,
&& per accidens (e habet,quód (nt a&u par- €es ocius quantitatiui ;
nom.n. ex hoc, qp parsaquz cít akeri vnita, idcirco non di- €itut císcatialiter
aqua, & indiuiduüi to- tius vniucrfal:s : qnod ctiam tenent Lo- uanienf. V
illalpand. Blanc. Fuent- & alij. Raio vcró, quam adducüt;quia iftz par -
165 non ordinanir eísentialicr ad com- Difp.V I. De Pradicamemis in Communi .
jw mem aliud, non conuincit, nam va« eret ctiam de ztherogeneis « Oo hinc
eandem rationem lomo manus fine bra. Chio, vcl pede , quamuis dici polit pars
hatterogenea totius integralis re(ultantis ex ipfo, & brachio , vcl pede
deficiente; tamen quia adhuc retinet denominatio: tocius, & recipit
przdicationca c(fentia- lem vniuerfalis (ipicioris ,non minüs q totum rllud
integrale,quod ex ipfo rcíai- tarct, & pede,vel brachio deficiente,nam
adhuc dicitur homo, & animal racio nale perindé , ac quilibet alius home
integer, idco ponitur directe in pradicaméo (ub. ftanuz,quod dici nequit de
manu,vel pe-de abfcitio, quia talem pradicacionem nó: recipit, eftó Ouuied. hic
idem quoq; ia- dicium faciat de his membris ex hypothe: fi , quod abíciffa
adhuc informentur ani« ma,nam manus abfci([a, (r cadem potirc- tur an.ma , veré
di homo ( inquit iple) etfencialitec cópletus, ticuti » i caret pede, vel
brachio; quod noa vi«- etur omninó bené dictum; quia cora iis etur
mácum;pede;vcl brachio adhac ce 1 idoncumy& adzquatum anima perfecbi--
bile,quantüm fufficit ». vt totum indé re- (ultans homo dicatur, non (ic manus,
vcl brachium abfciffa,vt dicetuc inlib. de. » Anim. yndc membra actu non
fungantur munere pasti , quia tamen manent femper effenualiter ocdi- Bata, vt
informentur ab anima, séper ha- bent rasioncm entisincempleti, & ordi-
nabilise(fentialiter ad conftitutioné al- tetius , atq; idcó neq; in (tatu
(epatatio- nis à corpore funt in przdicainenxo dire- été, quicqoid dicat ied.
tum. quia lie «et in rationc totius incegralis forcé pof- fcnt imrarc
predicamenuxan , & dici en-- tia completa im genere (uo, quia ip tali.—
ftatu non funt partcs, fed tosa, tamen ia ratione totius eífencialis adhac (um
iacompleta,perindéacmateria,velanimaÍeparata;Vtergoquoadhochibeatucregulageneralis,exentibusphyicisilla
deben cenferi comp vcl noncó- currunt,vel nonfünt nata concurrere, tà- — Quain
partcs ; ad compofitionem alicuius phyficam, vel etlentialem vel intcgraié 5
vel fi ad talem naga snsapuddh E abfci(fa y ctiam tüc- "i ! c "E Tac
tamen ità concurrunt; vt habeant dc- nominationem illiufinet entis , quod có-
fRituunt;& c(fentiam metaphyfica eiuídé rationis cum ipfo participent. Ex
gradi- bus veró metaphy(icis illi tantüm cense- tur completi, quantum fofficit
vt dirc&te ip przdicamento reponantur , qui funt pradicabiles in quid ,
& per modum to- 1ius; ac per fe ftantis& quia fola genera, &
fpecies fic predicantur , idco itti tantü gradus mctaphyfici dirctté. in
predica mento ponuntur . 15 Quinto, quód entia effentialitec Qüta» at
finita,eft Scoti 1. d.3. q.3 H. & 4.8.9.3.. Teneo opinionem meamscitq;
cómunis,vt videbimus difp. feq. q. 1.pro- munc prob. quia quicquid eft in
przdic. aut cfl genus aut fpecies, aut indiuiduum, ens 1n etilentria inffartum
non poteft «(Te gienus,quia ex €o, quód eft infinitum, nó cft pcrfcétibile à
differentia , caius cit perficere genus effentialiter ; nó fpecies, quia bzc
conftat ex gencre , & differen- tia, qua fi non funt infinita, ncqucant in-
- fnitu onlt icucre nec tandem indiui- duum, quia hoc conflat ex fpecie; &
indi- pidvali differentia , fpecies non eft iu bita cx dictis ncquc
ditferentiaquiá hec itialis, & incompleta ; hac rationc 5 vtuntur Fonfeca,
Vaf. & alij, quz tamen wt Tatar.q. 1.ptz dicam. dub. 3. & licet Poncius
cam hic inficiétur , ei occurte- mus inftà difp.7.q.r.arb1.m.9. — * Tandem quód
eciam indinidea dirc- &? in przdicam. collocentur , efl Scoti 2.d. 3. q. 4.
D.& 3.d.2 2. B. & fequi oc ex dictis , quia indiuiduum ett. ens perfe »
ynum mcomylexam;fini'um, & comple- tui; infe conciüers omnia przdicara li-
nca pizdicamentilis , quibus tubijcitur . Tum quia Arift.in przd.fubtt. per fe
ex plicauit (ubltanuam primam, & fecundá, *i. ingularem , & vniacrfalem
; tom quia Fidix perle ad arborein fpcctat, & bafis &d colümnam ,
indiuidourm ett radix , & batis przdicamenu ex Scot. cit. 16 |noppol. atp.
1. contra 1. 2. & 3. conditionein, Tua quia predicamentum fit per fe ex
generibus ; & tjceicbus, qve [un entia rauonis . Tum 2. quód tubtia- ta fit
prior corpore , & corpus puus vi- | Quefi. LIT. Que ponantur in Predicásn.
e ft.I.. $33 nentc, non hibetat ex niturarei, (cd cx opere
intelle&ustendentis jitius in fub- ftantiam
,quàmincorpus,ergotalisfzrics,&predicamentumcítensratienis.T3.deenteperaccidensprobatus,quiaquantitasdifcectayc&ficexplaribusquidagstegatum,c(tcnsperaccideüs,&tamencftinpradicanquantitatis;(cientíaettinqualitaspraedicam.&c(lvnumag-
gregatione ex plut bus habinbus;imó eft quid ex ab(oluro ,& refpeétu ad gbiectü
intrinfccé cóltitoti ; veftis cft in predic. habitos , & tamen ctt quid
accificiale ; etiatn patet in omn bus conctetis accide- tium. Tandem oratio c(l
qu'd coplexum, & ett in przdicamento quantitatis Refp.pradicamentum
conftitoi ex gez neribus, & fpeciebus materialiter,no foc- maliter , i, ex
rebus ipfis ; quz dicuntat genera, & fpecies jmon c; ipta; genereitae te,
& fjecicitate ; vnde Onod ponitur im pratdic. e&t res; Quo ponitur eft
intentio , quia non ponun:ur res in przdicam. nift vt fubftant conceptibus
cationis. Ad 2,ac- gum. vrgere contra Thomiftas nczantes diftin&ionem ex
natura rer inter.evadus prz dicamentales, ac proinde ctiam prio- ritatem, &
pofterioritatem ex natura rci, non autem coutra nos , qui vtrunque ad-
mittimus. Ad 3.patebit ex dicédis in pro- prijslocis; nam quantitas di(creta
non eft vcra fpecies ; (cientià eft vna qualitatis fpecies , vt dicit vnum per
fe habitam, ro vt dicit illam aggregationem,, vt explica- binusdifp.12. &
quamuis dicat rcípetár realiter identificatum ad obicétum,nó ob id eft ens pet
accidens; «jura non ponimus illum dc effentia fcievtig ; veftis ponitur in
przdicam. habitus ian. aam materiales & fundau entum habition;s pafTiuz,
quae eit formalit;s habitas ; & concicta 2cct- dentium poruntur in
pradicim. non vt fignificat, ex zquo fübicétum , & for- mam , vt ip fcq.
att. diccaiuss Tandem ot;tro ron cfi vcra quapatatis ipeCiC5, VE
fuoiecovidebimus . —- — : iy Sccundo,coptra 4«& 5. conditio- nén; Tum quia
accidcnca inabltradto fua j'rzdicamenta con(ticount & camen abttracta higoibcant per mod.im
partis. Tum 2. partes phylica j $14 — Difp. VI. De*Tredicamentisin Communi. .—
foa genera, fpecies], & differentias, vnde multis inlocis fubítantiz
vocátur.ab A- rift. poffant concipi vt abülraéra»& con- creta in fuis
inferioribus, & habec omnes paffiones fübftantiz , ergo perfe funt in
pradicamento. Tum 3.genus,& differe- tia quomodocunq; fumantur,(empersüt
«entia incompleta, ergo fi genus eft per fe in predicamento, omncs ali partcs
de. bent reponi. TumA.cx 1. Top.c7. omnia pra dicgta dialectica in
ptzdicamencis rc- eciantur, fed dialetica di(pütat de enti- s cópletis,&
incopletis,ergo &c. Tu 5. rotü non cft (ine partibus , ergo fi totum eft
per (c in predicamento,partes nó pof funt excludi. Tandem contra quintani .s
Chri(tus cà in predicameto fubftantia , & tamenthabet c(Tentiam infinité.
perfc- &à,& (i daretur linea infinita , adhuc ef. fet in przdicaméto
quátitatis ex d. 8. q.5. «rgo finitas non cüneceflaria conditio. Refp.ad 1.
patebitex feq.art. Ad 2. difp. feq. q. 1-art. 1.dicemus poffe quoq; ordinari:
aliuam feriem przdicamenta- lem ex iftis entibus incompletis ad inftar
przdicamentorum entium completorü , quz modó (uot in vu , nontamen fequi- tur
dcberc in his dire&é reponi. Ad 5. quamuis fint entia iacomjleta. fecüdum
rem;(unt tamencompleta fecundum m;o- dum in tatione habentis,quod (ufficit, vt
poffint de inferioribus przdicarí,S€ cum genus etiam fit potens fuícipere
pradica tionem fuperiorum graduum cf(lentialé , erit dire&té in gencrc.
Dices,genus fupre- mum folum de inferioribus per modum totiüs przdicatur, non
auté (üícipit prz - . dicationem-gradus fapetioris , cum non adíit , crgo
differentia, quia eifenualiter . deinferioribus pradicaturquamuis non recipiat
predicationcs fupeciorum, debet elfe dicc&é in genere . Reíp. ncg.patita-
tcm, quia genus fupremum falciim potctt tccipete praedicationem c(lentialem cn.
tis tranfcendentis, quod non habet d;ffc- rentiayquia non eft formaliter ens ;
tum que pesdieater pcr modum per fe antis ; & liveliscam Hurt. ad e(lc per
fe,cx dirc&é in generc íufficerc pofle de altero ciTentialitcr pradicati ,
& confc- quenter diffeentiam » quamuis à latere; dici.camen per fe in
genere , eft quefti? de nomine. Ad 4. verum eít afjumptum» fiue dire&é, tué
indirekte. ,-vel cedu&i- a€. Ad 5.folum ptobat partespertinere ad idem
predicamétum indire&é, vel re- du&iu&, quacenus funt racione totius
in przdicamento. Ad 6. Chrittum effe ig przdicamento tatione natur haman£, 1
non diuiz vt difp.(eq.q. 1.dicemus ; de- inde negatar paritas de linea
infinita, & de infinito in edientia,qu a linca eífet dua- | taxat infinita
(ccundum quid, fimpliciter tamen e(Tet limitacae, & fini naturcze. 28 Tandé
contra 6.arg. Tumquia pre | : dicam&um cftcoordinado plurium prae-
dicabilium fecundum fub, & füpra,indi- widuum non eft huiufmodi. Tà 2.
Porph. claudit praedicamenta genere fummo, & fpecie infima , & ad
indiuidua defcende- re proh bet,quia (unt infinita iuxtá prz- ceptum Platon:s,
Tum 3: indiuidua ad fcicntiam per (c no (pe&ant, ergo ad pra dicamenta per
fe nó (pe&abuntquz fi 23 4 parsprecipuilogicz ,&adícientian ot" —
——— dinantur. Tum 4.indiuiduu mg en vhi — : uoecam , quianoncít de
plucibusfecun- ———— dumidemnomen,&rauonem,ergonod — eft per fe in
przdicamento , quia heceft vna principalis coaditio. Tandem indi» :uidua funt
entía per accidens , quia ftant ex rebus diucríi ocdinis , vt fecunda
definitione Porph. Indíuiduwm - : e[l , cuius collectio proprietatum, qua im *
vno e(l,in alio non poteft reperiri. n Refp. ad 1. przdicamentum eft coor-
dinatio non folum przdicabilium , fed & 2 fubijcibilium,de quorum numero
eft ia- ] diuiduum..A d 2.im9 debere claudi - a" T re, fummo, &
indiu!duo, fi cat. n.apex po ! nitarprzdicasum , de quo nil aliad dici- | tur
in re&ta [nea ita bafis debet poai fu- biectam,;cui nil aliud fub: jcitür,
vc Scot. M ue doccun acit. Porph. ita fecitquia emu- / merarc folum carauit
prz-dicata elfcatia- E: 112; & Piato indiuidua in prdicam. recé ; (ere
vetabar, quatenus iafin ita (ánt , non Y Quatenus iadiuidua quo eciam (&afu
non €ft nece(fe (pccics in praedicamento recé 4 fcre neges numctan4o ; vcl
Porph.tan- tum volux diuitionem, qua fic per dies —- rcnias,non jrogre 4i vica
pecie. Ad : j ü- ua" mmo amant Uo w- "uameEi—É———————— £). LII.
Qunmede ponantur impredicám.cMfrt;II.— $35 3-ficut pertinent ad. predicamentum
vt fubiecta Lars oes omnes. gradus fu- eriores,ita ad (criem przdicamentalem:
peers velut id,ex quo vt ex fundaméto: zdificium priedicamét conftruicur ; nec,
efi neceffe , quacunq; in: predicamento: ponuntur, immediatéad fcie nciam
perti- nere. Ad 4.iliam folam;effe conditionem corum , qua ponuntuc in: prz:
dicamento: vt gradus prz dicabik s& communes, nó indiuidui quod folum
ponitur vt fubijci bile. Ad 5. ratio indinidui non cófiftit 1n ptoptietatibus
extrinfecis, ied (olum includit naturam; & differentiam indiui-
dualem;definitio Porph.cft quedam no- tificatio indiuidui à pofteriori..
AKKTICVLVS II. Conffrutiio v edicamenti in terminis: abflra&lis » vel
concretis de-- terminatur - Dess in prdicaméto fübffatiae naturas di(pon debere
in. cocre- — to;in predicameotis veró'accidemiiü in ri - gpre reponi debere
imab(tra&o: non vlti mata abftraGione , e ipe demie etiam in: to poffent:
col . Et quidem de fubit antiali przdicaméto do- eet ipfemer vías, videmus.n.
in eo geme- ra , & fpecies difponi nominibus concre- tis (ubttanria, corpus
viuens,animal,ho- mo;& ratio eft , quia re$ nom difponun- turin preedicam nifi quatenus gradus (u-
perior poteft efsétialrter dicr de. inferio- ri& inferior talem
pradicationem fuíci- pere ,at in abíl ra&o fieri nejucunt tales przdica:
ioncs,non.n.dici mus humanitas. eft animal t55 , «uia natura fic bgnifica- tz
babent rationem parcs,X enusancó- pletiyat iv concreto haben: ratiomem en- hes
me & totalis , vt diximus dilp. praced.q.r.ar 4. X ex profe(lo agemus difp.
10.q.5. nam cum natura fubitantia- lis nata fit cfle in (u, potito, inquo fuum
bubet co: plememum, .f. fubuftentiam, ftauimac d (uppohico abitralitur, babet
ranonem parc s,& torag metaphylica. 39. Sccundó. g accidécia debcat n me
dia abftrachone reponi , mnitcfté Ret «x d icédis dif. 10, cit nam ab fracta
me- dia abftra&tione funt termini illi, qui à ft bic&o abftrahunt, quod
in concreto có- cernunt,fed nomab inferioribus, vt albe- do abftrahità
ligno;per album conmota- to.fed non ab hac;vel illa albedine , vltí« ma veró
abflractione bte et pos ctam ab indiuiduis pra(cindit. ,, vt albe-
dincitas,dcbentágitur accidentium. prg« dicamenta in terminis media abflractio-
ne abflractis-di(pom,vt docet Sco. q. 1 f-- Vniu; poft.refp.ad 2.princ.& q.
1 r.predi cam. poft. rcp. ad 3. & probarar auth, Arift, qui multa
przdicamenta acciden- tiumrita difpofnit, (pccies n. quantitatis» &
qualitatis (nb nomine abftracto refert. lineam , fuperficiem, fcientiam ,
egritue dinem, &c. Tum quia przdicameptum e(t coordinatio pluriü in tali
ftatu ,.qa fuperiora ies przdicari per modum gencris, vcl (peciei , fed termini
acciden- tales media abflractione abftracti adhuc permanent in tali ftatu,
(ignificant .n.for mas accidentales per modum per fe cxi- ftentis,&
completa naturz;quod non Có: uenit terminis vItimaté abíiracts,nam yt. fic
tignificant formas vt incompletas, & per modum parus; cum ab omni habitus
dine im ratione. habentis prafcindant « Imó quia coordinatio pre dicamenti eft
ordo quidam effentialis intcr. pradicat fuperiora& inferiora, & per
accidens fe haber ordo ad exerancum potius przdi- camenta accidentium difponi
debent im terminis'abítra&tis, quibus praícinditur à quolibet ordine ad
cxtraneü (ubiectü ». & ordo effentialis inter fuperiora, & m- fcriora
denotaturquàm in-concretis,que ordinem dicunt ad (ubicóétum. e 31. Tertio tandé noncxcludimus ons nino cóctcta ab ; (Lis
przdicamentis,nam. Scotus cit.quamuis fimpliciter I dicat ab(tra&ta
accidentium ordinari 1m pradicamentis, addit tamen ctiam crcta poffe per Íc
ordinari ficut Means & interius ,, non quidem concretum f abftraéte,vt
album fi ub qualitate ed có- cretum inferius fub cócreto fuperiori t album
tub.quali, vulr itaq; pra dicamen- tum acciécnüum;velcotum imabiliactos vcl
tomum concreto potic rc&te contti- twi:binc Agfa. vlt. de Monta die
$36 Difp.VI. Dc PredicamentisisGimmunls
0 dentium praedicamenta in concreto re- cepfait , & inprédicam, qualit.
etiam de: 7 egit fub nomine concreto. Tum quia 1 quid
obftaret;aut effet, quia concreti efl en: per accidés,vtvniucc(aliter Arift.
dixit de quocunj; concreto accidentali . Met. z. aut quia non poteft pet fe
fub-: ijci& pradicari; fed primum nó obftat , quia licéc fumendo concretum
accitéta- Je pro aggregato ex €quo;ex fübie&o ,& forma,quomodó de llo
loquebatur Ari- flot. cit. non poffit definiri , ncc poni in przdicam. vc notat
$co.q. 1$ Vni. ad z. zameh formafliter,vt dicit formam, & pro tonnotató
fübicétum,nonett ens per ac- cidens ; vt fzpe dictum clt : Neqiper fe nitas
accidencisexcluditurpera&tualemdependentiamad(übre&urn,quiafübie- tum
non pertinet ad intelle&um eius vt pars, fed vt terminnstalis dependentiz .
vt Sco.docct 4.d. 1.4.2. A. & q. 8. Vniu. infine: cum ergo termini (int in
prdi- «ar. ratione faorum fignificarorum for- ium,non matcrialiü, vt notat Tar.
q. procm.ad predicam.dub. 2 albüerit for- fnaliter in przdicaméto qmilitatis.
Neq; &t impedimentum oriri potcft ex 1. cap, &ria criam in concretis
accidencalibus dà tut przd;cationes per fe fuperioris de inte xiori,vt album
e(t coloratüalbuim cft qua Ye,vt Scotus docet q. r. Vniuerf.vbi ctiam fiotar à
talibus concretis ad abtiracta te- inerc cóufcq.vt album cft quale;crgo albe do
cft qualitas ; vnde r. Top.c.vk.ait A- fiftor.alburrcontineri fub colorato,tan-
quam fpeciem fub genere . * gz Cótra arg.pamo;quód n6 poffint inabüracto
difpont ; Tumquia vtficfe ibent per modam partis,vt fant abtira- fübftantiahia
, pars veró non potett toto przdicari. Tum 2. accidentia de- ent poni in
przdicam. eo modo ,quo de fubflantia pradicantor,quia pradicamé- a accidentium
diftingauntur per ordi- em ad (übftantiam,vt diximus; (ed prz- itatis,veflisin
przdicam. fübftamn- tiz , ergo hac altim neceífe eft con(ti-* tüere in
concreto, Tum 4.. modus inheré tie , quo forma accidentalis inzft (ubie- Go;
pcttinet ad idem prz dicam. firi acci dentis,at hic modus fignificarur: per.nge
men concretum , quod concernit fübie» Gumnon per abítra&tum , quod à
fubies: &o prat(cindic. Tum 5: ficuc fe habet (ub. fiftentia ad naturas
(ubitanciales; ita in-- hzrentia ad accidentales, (ed (ubttantias les quamuis
(int magiscntia , & perfe- &i0ra , nibilomtinus vcab(tra à (ub.
fittentia, (ant catía incópleta, multo ma- gis aecidentales., vc ab'trahanc ab.
nha rentia: ma. paret quia ficuc natura (uüb- ftantialis completur vltuna.é per
(ubü- fteatiati;ita accidentalis pec imhzrentia. Tandem connaturalius. cft
accidenc cife iafübic&o, quàm abillo pezfcindereserce go (alin re& us
prz dicamenta acciden- tium difponentur per.concreta, qua oom — folum otdinem
ad infcriora, fed eua fabie&a tigniftcancy] üàm per qua à (ub:ecto preícimdunt,
— 33 Refp.ad r.accidés vltimaré &um effe quid 1zcompletum: , ' dia
abtlra&tioncabftractum , in te lit pars concresi ad (ub bet ta nen modum
fignificandà totius. ,, quia cft concrecum ad (ingulace, ea. ! [cinditab ordine
in ratione babentis, vt. tzpé dictuas cft,non fic abítra&ts (nba tialia quz
licec dicam ocdinemad pro- pria indiusdua, vnde hzc ef veras hzc ha- manitas
eft humanitas , bzc ananilikas- e(t animalitas,non tamea ifLi, am initas. eít
animalitas , nam. animalitas tocaliter ptrzícindit à (pecicbus. Ad.1. neg. ma-
quia licec diuifio prazdicamentoram. ac cidencium facta fic juxta diuer(irm
ordi - nem;queim dicua: ad (ubtitanuam , coor- dinatio tamen eorum in fuis
pradicame- tis non eft fa&a , quatenus pra dicantus de fubftantia in. quale
accidencale , fed dx "dicamar de fübüantia in concreto; nó in (0.
Jabffracto,erzo &c. Tum 3. formz quo-. — — . ""yundam
predricamentorum.f. Vbi, Situs , ve : s uel ,& habere , frabitradté (uman -
"tur , incladuntur inalijs przdicamentis , Wempe locas ; & tempus in.
predicam, quacenus praedicancur inquid dc (uis. in» tetioribus : tam quia licéc
accideatia 10 abítracto nó afliciant a&ualitec- (ubáan- tiáso fliciupt
tamen aptitudinalicet , un? etlam in aliquo fen(u actualicr , dicimus €ninqu9d
corpus habet quancitaté due t Q. III. Quomodo ponantur in predicam.cidri. 1.
bet albed: nem; fimiliter quanucas e: tco dit (ubic&tum, qualitas afhicit,
&c. Ad 3. n«g. affumptum ; quia illà etiam quaruor przdicamenia in
abflra&o fumpta. funt diuerfa à predicamenro quanctaus , & fabftantiz ,
«à praicferam varios rcfpc- &us extrinfecus aducnientes , vtanfra in fu:s
locis videbicur. Ad 4.neg.ina.vniuer faliter, quia :nhzrenua , quando ett rca.
liter ab accidente diftinéta , eftin prz- dicam.habitus,vt ibi dicemus,
&'folü de- nominatiué vagatur per ilia prz dicamé- ta, vt docet $co.4. d. 1
2.9. 1: negatur etià mi. quia vtro«uc modo fignif;catur , vo- catar .n.
predicamentum habitus , & ha- bere. Ad g.negatur patitas,quia e(fentia-
lior cft habitudo naturz fubítant'alis ad proptiam fuppolitam , quod eft eiu(de
m przdicament: «quàm accidentis ad fubie- &um,quod ett ipfi extraneum quare
fta- tim ac natura fubítanualis à (uppofito ^ yrzícindit , cenfeiur incompletum
ens , faltim in modo fignificandi , non (ic acci dens , quia adhuc retinet
habitudinem ad interiora ; neque in hoc attendi debct qmaior , vcl minor
perfc&tio :n entitate , nam adhuc hamanitas vt quid incomple- tü c(t
perfc&tior accidente in concreto , od habet modum completi entis , re
picitur .a.'ad modum fignificandi, non ad rem fignificatà, Ad6. patet ex dictis
, de rationc .n. przdicamenti ett predica- tio,& (ubiectio cffentialis,
& qu:dditati- ua,non accidenialis,& qualitatiua; aliter pradicamemtum
accidentis non deberet conítitui ex generibus , & [pecicbus acci- dentis
inter (e ordinatis fecundum füb , & fupra,(ed ex accidenre, &
fübic&o, in- ter quz cadit przdicatio accidentalis. 34. Secundo arg.contra
diipofiionem intermin:is concrcus. Tum quia Sco.ipfe q.1$. Vniu.ait,concrcta
accidentalia non tlie in gencre , nifi reductiue fimpliciter uendo. Tum 2.
Atifl.3. Top.c.1. ait iuttitiams non iuftem cite 10 predicam. Tum 3. concreta
nO potlunt cüe genera , & (;ecies,quia ca folum potfunt genera , vcl
fpecies c inari quz figoificát na turam per fe ftantem , & non alieri adia-
€entemyaliter pre dicarentur in quale ,nó in quid accidenua verà in cocreto
ligai- Logica . ; : $37 ficant naturam non per fe ftantem , hinc Arift. 2.
T0j.c.2. ait coloratü non dici de albo ranquam genus, fed denominatiué. Reip.ad
i.& 2. vel loqui Scotum, & Arift.de cócreto pro aggregato, ycl quia ron
eit in predicamento, ni(i ratione for m (igniticauz , & quia coordiDatio
cone crctorum pendet à coordinatione forma- rum
, ficut vniuerfaliter verum eft deno- minatiua pendercà
form.s denomináti- bus. Ad 3. dicimus
probare folum in ri- gore debere ifta predicaméta in
abítra- cto con(litu:, adbuc tà etiam in concreto poffunt conflitur,nam concret, licét vt refpicit
fubiectá babeat rationem qualis, attamen vt refpicit inferiora ratione for-
mz,quàm forvaliter importat, habet ra- tionem quid , nec vt adiacens prdicarur
dc inferioribus , fed vt elfentialiter inclu- fum. Arift. auté fumpfit album ,
non pro formali, (ed' pro materiali , &
(übie&o quomodo coloratum denominatiué di- citur de illo .. Declaratur amplius hzc folutio, ,uiaalbum, &
nigrum , fi conli- deranuur vt talia formaliter, nó veró
pro - ut connotant fübie Cum, coloratam prz « dicari potefl de 1pfis per modum
generis, & fpeciei , interroganti AIOROP Sid fit album, vel nigrum fic
fampta,bené repo detucquod cit coloratum , vndé licet fit concretum adiectinum;
attamen nO prz dicatur per modum adiacentis, nili refpe- * &u
fübie&orum de quibus accidentaliter predicatur refpectu veró inferiorum
pre- dicatur e(fendaliterjac per modum pet fe ftantis; licet connaturaltot
modus cócre- torum adiectiuorum fic. praedicari. per modum adiacentis .
QVAESTIO IV. ; De diuifionibus , &
regulis an- tepredicam. ^ 35 q)OR definitiones vninocorum "T quiuocorum ,
& uo- rum, quas dip. 2. explicauimus » fubdidie Arifi.in Antepradic. duas
diuifiones , Sc duas rezulas , dc quibus erit Ícrmo in bac quzitionc. . r
"vpn Prima diuifioeft corum , quz dicun- tur» nam alia dicuntur , cum coin
Vu:
psc $38 Difp.VI.De "Pradicamentis
in Communi. fic, vt homo albus , alia fine
complexio- me, vt homo equus; & valet hec. regula ad d:gnofcendam
conditionem eorum y Quse in pra dicaméto repom debent, que eft incomplex'o , vt
diximus q. pra'ced. árt.1. ac proinde Arift. incomplexa .po- fica
diuidit indecem praedicamenta . Ex quo deducitur , hanc diuitionem princi- paliter effe rerum, feu conceptuum obic- &iuorum,
& minus principahter vocum, quatenus pereas (igmficantur res , & có-
ceptus, nam fcientia przdicamentorum non e(t de vocibus; quapropter ly dicun-
tur in prafata diu(ione id (onat, quod concipiüntur , «t etiam dicebamus in de-
finitionibus vimrimocorum , & a'1uiuoco- rum atq; irà fenfusdiui(ronis
eric. Re- tam alie figmfrcantur conceptibas com- plexis , aliz incomplexis;
& licét com- plexio, & incompletio (in: paíTioncs vo- €um, conueniunt
ramen primó concepti . bus, & complexio , aut incomplexio vo. tumyttendimur
proprie ex coxnplexione, aut incomplexione coaceptuum,itaut il. Ja vox
incóplexa cenferi debeat y cui vnus tantum
correfportdet cóceptus, comple- Xa vcro , cui plures, vt determigauimus in r.
p.inft. tract. 1. c.3. 36 Sccundadiuitio eft eorü, que
funt quod alia de (ubieto dicumur , & in (u- bic&o non funt, vt
(obftat; vniuerfales, homo;animal;alia
infubiectofunt, fed dc fübic&o nullo dicuntur, vt
accidétia par- * ficularia,harc albedo 5 aiia dicumtur de fir- bie&o, &
(ant in fübiecto , vt accidentia tniucríilia,coler, albedo; al:a deni ]z1ec
fant in (abie&o; nec dicitur de fübicctoy vt fingularia (ab(tantiat Petrus
Sortes; fin qua diuitione (olum ett adaertendum cf- fe in (ubicGo;& dici de
fütrie&o diuerfi- modé (umiab Arift.
nam «ffe in fubie Gto accipit provera, & reali
inhe(ione in co; quomodo accidentibus conuenit nan li - «ét forma
fuübütàárialis fitim materia vc. in fübiecto; non tamen inhieliad , vt docet
Scot. quo]. y. À. (ed per vetam infotma- tioncm,
nam inlrerere dicit informatio- fticim nou per fe, hoc ett, quod inbzrens , «um
non (it à Gus Gicaphiciter 5fed Lecait- 1m quid, non facic
vnum per fe cam fu- Ms4ào ,(cà per accidens ;at forma (ub- " ffantialis eft a&us fimpliciter, & cü
maz teria facit vium pet (e , & ideó non dici. tur
e(fe inubieGo per inhzrentiam. Di- ci verb de (übie&o (fumitur, vt
fignificat pradicari dealiquo vt de inferiori quid. ditatiué . Valet hacc diui
(io nedumad di gaofcendum difcrimen corüsqua in prar dicamento fubflantia
reperiücur jab hiss. quz ponuntur in przdicamento acciden- tis,(ed eram ad
cogaofcendam conftitus tionem przdicamenti tam fubitantig;qu& accidentiam,
qma illud cóftituitur ex fübs flantijs varaerfalibus , & particularibus s
& (iiliter iita ex accidentibus vniuer- falibus, & particularibus , nec
aliud di. cend.1m occuttit de his diuifiomibus . 37 Primaregula
anteprzdicamentalis eft. Quindo alterum de altero (tzedica- tur ,vt dc
(ubie&o , hoceft; vt de quiddi- tatiué inferiori , quzcunq.de praedicato —
dicuntur, etiam de fubiecto dici neceffe — — eft; nimi homoeflentialrer induditur — — in Petro, ét effentia hsminis
in eo inclus. de:ur, erzo (i homo e(fcaialiter eft anis mal , etiá Petrus effcacialirer erit anim Valct
ifta regiila ad cogaofcendum or nem eorum , qui pomintur im predi nierito, nani
qua in re&a lirica p deben: effc
effentialiter fubor: ut faperiora im inferioribus : j s &
de illisquiddiatiué dicamur. Ex l$ ——— deducitur
regulam valere , & tradifolang —— de prad:caris effcavialibus — vt 1. p.
imft, trat. t.c. S. diximus, quia talia funt fape- ri0ra
cefpe&u inferiorum im linca pras- dicamemali; & his quidem ; quz predi,
— — cato competumet fupponitabfoluté, nó — autem vt (upponic fimpliciter, vel
quar different iam ponant imer prz dicati ipe fuay &
fubrectum , eft pradicationes m fccundis iatentionibus fiunt. per acti fie
gnatum non y iq; exerceri dcb: buntsaili im primis, et (ze pius diximus z quar
omnia —— éx Sco..9 ptz:dicam.& qui- bus obteruatis toluumtu: omm f ta,quz contra liinc
regulam ficri f, - quo autem fenfu poffit exreridi quoq«
ad prédicata accidenetlia i bid.explicarü eft. - Sccunda regola ; Diweiforum
genetít, & non (abalcermaurm pofitorum diueríar funt [pecies, &
differenu , vcl vt alij le RI. lr. »9 -. Quef IV. De diuifion. e) reg. c
Antepsádic. — 559 gunt, diucrfz font. fpecie diffcrentig ; vt animalis .&
(cience (ibalternorum vcró nil proh:bet caídem «ile d:fferentias , nà füperiora
de inferioribus dicuntur. Valct hzc tegula ad cognotcendum ordiné co- ram;quz
ponuntur in diftinctis pradica- menc$,diuerfa .n. przdicamenta diuerfas habét
fpecies ,& differentias, Circa hanc regulam primó dubitari folet ; quid
intel- ligar per genera. fübalternatim , & non fubalternatim pofira; genera
.n. alia funt , quz in nullo füper:or) genere conuenirir, «t fant illa
diuer(orum. przdicamentorü, alia, qua funt fub aliquo gcnere » inter fe verb (e
habent , vt difparata,vt animal, & planta,qua dicuntur fübetternasquatenus
in vno tertio conueniunt , ,f. in corpore, & in viuéte, quzdam tádem
dicütur füb- altetna proprijffimé, quia vnum (ub alte- ro centinetur vt animal
, & viucns. Soto, & Complut. hic explicant gene- ta fübalterna c(fe,
quotum vnum fub alio continetur,uon fübalterna , quorum vnü non continet aliud,
fiue fob tertio comu- fnicontineantur, fincin diuerfis fint prz-
dicamétis;fauct $cot.q.10.predicam.fun damérum (fumitur ex 1pfo contexcu, nam explicans Arift.quz fint gencra fübalter- 52, adducit
excmpla de fuperioribus re- fpe&u inferiorum . Tum quia hocclaré habctut in
verfione Argyrop. quz cft om tibus caftigatior ,
Quando genera diuer- f funt, neque »num ab a'tero contine- tur, eorum ét
differenti [pecie diffcerut; eorum autem generum , n »num fub altero
contimetur, nibil probibet eaf- dem differentias e[fe. idem habet 1. Top,
€.13.ib1 à pofitione generum ,vbi expli- cans Arift.genera (ubalcerna,& non
alterna, in hoc fenfu,tradit hanc eandem tcgalam, & doctrinam . 39
Cómunisopinio , quà tradidit Ta- tar. m fumm.in ex pofit. huius regulaper
genera fübalterna intelligit ca , quorum vnum fab altero cótinetur , vcl ambo
füb tertio, non fubalt rna vcró , quein conueniunt
; Fundatur in hoc, quód exé- plilicans Arift, de generibus non fübal- cernis
mentionem fecit ; de his, que praze- dicamento
differunt, vt animal, & fcicn- tiaj
tum quia 6. Top.c.2.loc.41. quz: (ub nullo quód gcnera
alia funt alia inadzquata , de qui , tcrtio continentur , fabalterna vocat, de
sce docet , non implicare haberc dií- crentiam coem, ergo cum hjc ait
&cne;a (übalerna habere cafdem fpecie ditfcicn- tias , €t de contentis fub
tertio intellexi: . Awuan;é quia rcgula ifta de genctibus füb tertio coi
contentis intellecta in vno fenfu eft vera , in altero falfa, vt videbi- müs,ytràque cxpofitionem poffumus ad- miucre?&
qp per fübalcernagenera intel- ligátar , qua (ub tectio conupcntur quà ad illas
differentias , quas po(funt habere €ócs; & quód per no fübalterna accipiat
» meia vnum non e(t fubaltero ; fiue (int ub tertio, fiuc nó,ex plicando
reg.lam in eneribus fub tertio contentis quà ad il- las differentias, quas nequeunt in cói pof fidere; eó
vcl maximé, qp ia textu vtragi expofitio fundamentü habet, vt vidimus j
quapropter explorare debemus quà ve- riratem babeat hzcregula , przcipué ia
generibus füb vno zertio contentis , de uibus eft maior difficultas; non quidem
c conftitutiuis illuus generis communis, ha namque omnibus
inferioribus conuc- niunt vt diffcrentiz conftitatiug viuen- tis conueniant
animali, & planta , (ed de diuifinis, an
.f. differenti diuifiuz ge- neri$communisconuenirepoffiotindiffetentergeneribuscótentis(übillocoi.40Primaopiniocftaffirmariua,fedAuthoresiftiusopinionisdioififunt;ali-
ui n. indifferenter de qualibet differen- tta loquuntur,; eo quia putant nullas
císc differentias proprias vnius Ípecici cófti- tutiuas,& vnius gencris diuifiuas, (cd quà libet
communiorem cfic fpecie , & folü adaquati cü illa, quatenus eft alteri con-
iundla differentiz , cx: qua combinatio-. nereíultat adzquarum conftituriuü fj
€ici ; ac proinde admittunt eandem di ferentiam pluribus generibus. pofleaduce
nire, illaque diuidere ; ita. Auería q. 15« Log.fe&. i. nod: vni. c.de di
fc i 8.qui alios citat. Ali A ita non polunt habete communcs frecies, concedunt
in ie rcperii policy in qua deicédanc iicrentuas inadz quatas; unde licét Vu à
mera "NS vna fac l. LJ -- 3 OU Wo
Lue iui * L4 549 fixa difparata haberc communes diffc- tentias , admittit tamen
continere fub fe communcm fpcciem , quam inaditquaté contlituunt,dc qu busnon
erit verum di- «cre , quód generum ad inuicem non (ub
ordinatorum diuerfa (int fpecies ; ita 5 Arriag.di(p.8.Log.fc&. 1.fub
fe&t.2. Alij ditiinguun: de differcntijs,& generibus, nam quz dam differentig (unt vniuerfa- les, gor totam
lineam przdicamentalem unt, vt Corporeum, & incorporcum in
przdicam. fubftantiz,& gencra ab il- lis conftitata d:cuntur. vniuerfalia,
quia totaliter Jineam. przdicamentalem am- le&tuntur,
vt corpus , & (piritus ,& dc iftis verum cft,quód non habent differen-
tias diuifiuas fuperioris generis cócs,quia . talcs (unt illz vniuer(ales
formaliter op- ofitz, quz nequeunt in codé repctiri;a- - dig (un: differentiz
particulares, partica - "late genus diuidentes, & de iitis verü e(t
pofie pluribus generibus infcrioribus có- '
uenire, refpc&u quorum non fe habebüt t
difterentiz adequate coftitutiuz , has «n. afferant non poffe e(íc cómuncs ,
fcd inadaquaté,& non vltimaté ita Rau,hic , &
Amic. af(eront exemplum de quanti- «tate;quz primo diniditur in permanenté,
& (uccefliua,qua genera habent cócs dif ferentias. f. córinuiy&
difcreii , qua (unt t diuifiuz quantitatis in comuni, nà da- tur quantitas
perganens continua, Vel di- fcreta, & quantitas iucccfTiua conma , "
wel difcreta,confentit Ponc. difp-7.n-46. Secunda opinio afferit , quodlibet
gc- anus habere proprias differentias diuili- jitávt.vna diffcrenua fit vnius
tantum generis d ufiua ., & vois (pecici confti- *tuuua,ita Doctor q.
10.przdicam.q. 27. "V niu.& 2.Poft.q.58. & alijs inlecis infra it. efta; apud Antiquos communis, quà «x Recentioribus
(equuntur Mor;f, difp. . Log.q.6. Conplut. hic; Pafq. tom. r.
€Mecdifp.61.67.& 68, Pro cuius refolut. ^ 4t Dicimus prymó , genera
diuetíoiü przdicamentorum nullam babere com- munem
differentiam conf(litutinam, aut diuiiuam , ncque. communes fpecies; áta
Sco.ci.& 2.d.5.q.4. D. Probatur,quia praedicamenta (unt impermixta , itavt
&num etfcnualiter non parucipat natura | $ Es d - — P Difp.J/I. De
Pradicapsentis in Communi . alterius , ergo quz fub ipfis continentur, - nullam
habcbun: d.firrcotiam cóem, nec conflitutiuam, nec diuifiuàa ; fapponimus n.
nunc decem genera non habere (upra . (e aliud genus,na (i velimus loqui infen-
tentia admittenre vnum , vel pauciora , quàm decem przdicamenta ,. fic de illis
idem iudicium faciédum eft , ac de gene ribus (üb
communi tertio coaftitutis ,de quibus in feq. concl. ex quo paret alias pats de
fpeciebus, nam fpecies nonnili cx genere, & differentia
coale(cunt, ergo ex diucr(s generibus
, & differenrijs diuer(a quoque
ífpeciesconfiruuntur, 41 Dicimus 2.geneta iater fe fübordi- nata comunes habent omnes diífereniias fuperiorum
generum conftitutiuas,quod ctiam eft vcrum de generibus füb cói ter- tio
cótentis; quia clecitind in diffecécia ^ illius certi conttitutiua; eft cóis cü
Ari(l. hic,& patet, ná animal includit oés diffe- rendas,
(. corporcum quz e(t conttitu- tiua corporis, animarü , :,uz eft coltitutis -
ua viuenus, & fentibile, quie cft propria ipfius animalis; (i militer
animal, & pla habét diftereacias cóitituguas coi i& viucnus. &
fequitur ex prima T alteri de aliéro predicat X hinc cá dic mos horum generum eafden c(lc ditfcrenias conttimutiuas mil
aid. fignificatur, quá rationem generis lupes tioris inueniri in inferioribus,
non veró differentiam. conftitutiui generis fupe- rioris elfe vitimaté
conitiruriuá generis - infcrioris,hoc.n,cftimpoffibile.Scquitue
etiam gencra inter [e (ubalterpa. particie pare aiiquas d.ui(iuas (aperiorüs nà
ani- diuifiiuis fubitanciz h:.bet corpo rcü,ex diu .fiuis
corporis habet animati » ex diuifiuis viu&tis habet (enfibile ; quod etiam
elt alicrendum de alijs (ub tertio ' cóhtcátis , quz habent commuaes diífc-
rcntias diuiliuas, que gegera'conftitüunt in illis inclu(a j praeterquam
diuifiuas 1m- mediati generis fuperioris , v.g. animal «& planta babeat
communes diifcrentias. diuuiuss fubftanue,X corporis, puta COE - reum , &
animatum, nontamenbas /——— — t communcs differentias diuttiuas vi« uentissvt
eít,(cnibile, & vcgcetabile, 5» , vrmoxdicmus, —— c
mpm ^4 Di- Pi : I p TAX PV ^ | t Duft. IV.De divifonib. evregulis e dntepr «di.
^ -— Dicimus 3. nulla differentia diuifiua itnius generis poteft efte diuitua
alterius - generis , fed quelibet determinatum fibi genus vendicat, ita Sco.cit.
quam probat q. 10.przd. fi eadem differenua fiue vlti- ma,fiué nó vltima
aducniret pluribus ge- neribus, (equeretur idem fpecie,vel gene re inferiori
effe in diueríis gener bus non fubalterdis,quod implicat, quia idem fpe €ie,vel
gencre inferiori habet vnam císé- tiam , genera autem non fübalcerna , (ed
difparata , ctiam ciuí(dem przdicamenti, non faciunt vnam ctfentiam , vt patet
deanimali, & planta;fcquela probatur;quo- rum c(t vna differentia ;|vna eft
entitas fpecifica , nam vnitas fpecifica nonniíi à ifferentia potefl prouenire
, in caíu vna e(Tet differentia. Dicesa iefle diucrfitacé nercum; ideo
conftituta non eífe ciu(dé peciei.Contrá;genera funt rationes con» ucniendi in
(pecicbus, diffeietiz funt ra- tiones difconucnicndi, hinc genus dicitur à
differentia contrahi , clc magis vniuer- fale , differentia minus vniuerfalis :
vnde ger diffcrétiam magis accedit ad cffe in- . diuiduale , co qtia eius
communitas per differentiam reftringitur ; qua ratione die citur genus inquid
pra dicari , differentia in quale, & per modum adiacentis ; ergo ab illis
generibus non poterit prouenire differétia [pecifica ; imó fi hocafferatur,
potius illa differétia fe haberet vt. genus , quia omnia generis attributa illi
copete- ret, gencra vcró fc haberet vt differciig, Refpondet
Auerfa cit. & (c&t.5. nullü efle inconucnicos idem habere modo ra- tionem generis, modó raüonem differen. tiz modo cGcipi
vt cóius,modó vt minus communc;quia genus, & differentia
non funt quz dam entitates ex natura rej di- functz, fed vantü virtualiter , vnde ad li- birum poterit intellectus
nofter formare diueríos conceptus srn diuer(as a (fi mila- See af
ceucmentaedquis habet ea- dem (pecifica patura refpcótu
dimerforü. . 44 Contra T sia icipon Gers n à argumenta probantia di 10n€ for- male M dr gradus metaphylicos . Tü
quia admitla funda rali diftin&io- nc » adbuc efl talia , ná dittinGtio
rationis rat iocjnata per boc diifcita diftünétione (o ka. | rationis
ratiocinantis,quod illa non ad Ti- bitum noftri intelle&us poteft tribui
re- bus, & inter aliqua conc.pi (zd neceffi- tatur intelle&tusad tales
vel tales conce- pius formandos ex fundamento reperta in re, non fic cuenit in
dittinctione ronis ratiocinantis ; cum ergo per Aduerfarios gradus mctaphyfici
diflinguátur ratione cü fundamento inre , neceffarió concipi dcbét deterniinato
modo,& nO ad libitü intelle&us noftri .. Tum quia ex 7. Met, 41. &
43. definitio dicitur per (c vna, quia
vna pars eius cft per feactus , altera per fc potétia, (cd
f1 ex noftro capite vna pars dicitur actualis,altera potentialis, &
non,quia fic exigitur à parte rei,nulla ef- [et
pct fe a&us, vcl per fe potentia , fed qualibet ciiet per accidens
a&us, vel peg accidens potentia , quia nou ex fc ipfis,
fed quoniam (ic à nobiscócipiuntur. TG quia vt arguit D'o&or quol.
1.P.qualis oc do perfe realis effet inter aliqua, (i eflent realiter
diftin&ta, talis pcr (e ordo eft in» ter ilia,correlpondens, illi
di(tin&ioni » quam habent, puta
rationis, fi diflinguae tur ratione; (ed fi genus, &
differentia e efsét à parte rei diftincta,neceffarió prior e(let ratio gencris, & vniuerfalior , ratio veró
differentiz poflerior, & minus vni- ücríalis,& hoccx proprijs
rationibus fot malibus ipforum ; crgo & fi ratione po« nautur ditlin&a
(emper ratio gencris de» bet concipi, vt prior, & communior,non autem
ad libitum n:; ftrum ; mai patet,ná ideo conceptus diuinz effentiz concipi- tur
vt prior quam fapientia diuina ( quae per Adueríarios ratione diftinguuntur )
quia vbi ifta realiter diftinguuntur , vt im crcatis,eflentia clt priorjquam
fapientia, & quz iiber alia attributalis ratio. Aliter teípond. sfl'umptum-
yalere de dificientjs conftitutiuis vltimate fpeciae rumynon dc diuibuis
communibus. Con- trà qualibet differentia hobet , vt fit diui- fiua generis,
& conftitatiua fpeciei, fi e vluma;l peciei intima, fi non vltima, fpc*
cici fubalternz,yt (eq.concl. dicem go.quaübe: ncceffario eri minus cómue
215,qUÀ genus, & non poterit nii vni fub alicrno gencri conuenire » non.
«n, datur diffcrenua aliqua , qua fit diuifiva genez T Yo 5 m5 fas Difj.VI.De Predicametisin Comum: ^.^ tis,
quin ctiam aliquá fpeciem confliruat: hoc .n. eft diuidere genus.f.facere, vt
id, cum illo addito vni tantam. 4$ Refp Run.d:fferentiam diuifiuam ü gcnere
conflituere propriam fpecienr ,cá hoc tamé flat, qnod inadz- quate conftiwat
illa genera. inferiora. , quibus conucfiit , vt fücceffio aduen;ens quantitati
adequate conftituit. fpeciem quantitatis fucceffiuz , & quia cft com- tait
illasinadequacé,ade'juaté tamen có- ftitauntur à ditcrenup proprijs vitimis.
quaté conftituta per differentiam diuiti- gam qualis affi ematur quantitas
fuccetfti- tia, vcté fe habct vt quid commune poten tiale ad quantitatem
continuam,& difcre tam, per continnitatcem , & diícreuonem diuilibile,
& cotrahibilead illas fpecies, Wt ad inferiora; & in hoc fenfu non
difpu. tamus, quia effer diccre gencra inferiora habere füpra fe genus , à quo
inadaquate conftitauntur, quod efl verum;vel non fe hibet vt genus fuperius, fed potius vt dif fcréria
conflituens inadequate ex (c mo- tur, oti eft fpecies quantitaris continua
fucccfliae , irauc fjmul cum continuitate diüidat quaritiratem in communi ,
& có- ftituat fimul cum illa viotum , & in hoc fcntu coincidit cum illa
opinionn ponen tc differentiom vltimam nom effe vnam fimplicem differentiam ,
fedex pluibus «ombinatam, quam opinione ipfe 1: uuius «onfütat, X nc sconclaf.
feq. nam conti- nuitas hoc modo non pcfftt e(ie ade qua- te conftitutiua motus,
ficx aquo concur. tit (acceffio ad contra&tioncm quantita- Lo commani ,
& conflitutionem mo- itaut vna finc altera non fuffic:ar. Tà- dem principaliter conf.quia ficut in phy- ficisin
fententia ipforum admittentium lures
materiasdiuer(z.raticnisinceleibus,&(ublunatibus;nompoteft ma- teria
caeleftis intormari forma füblunari mec (fublunaris materia forma aliqua coe- i
proptet ordinem intrinfecam,quem inuicem dicunt , ita quia genus fc ha- | Yt
rnatcria i| ica , & dificren- tia vt forma nictaphytica & vnum geras. "tfe eft alterius rationis ab alteto,nom poterit
diuidi, & actuar: per differériam alterius «ris fed quodlibet petit
propriam di" tiam,& hzc proprium genus, 46 Dicimus 4. quamlibet fpecic
tàtm infimam; quà fubalternam non conftitui in proprio cíTe
per plurium differentiatü combinatiónenr, & vríioncm , quarü (in gola alijs
(pecicbus finr communes; fed fimul fumpta nonnifi in fpccie,qua con ftituunt,
imeniaritur;(ed con(litui detet- minata differentia. fimplici , quat ita. fit
ptopra illius fpeciei vt non fit alterius, fed cum ipfa adzquetur , &
conuertaturz conftitui quoq; determinato, & certo ge nctc proximo , qued vnur crit, non ra; clt Scoti cit,
&in 4. d.11.3.3. CC. vbi docet rerum differentías fumpliees ef Íe
& in r.d.11.q. 2. C. vulehiominé per esos
cp non folum abhis d;ftin- ui, quz (ub eodem g:ncre proximo có« Lage som , led
edaà lapide, licét nonadz- quaté,& claré d.
8.q.3.in fine Prima pars dc differentia
prob.ex 7. Met.45.vbi do» cent artem conftruenda delinitioms ait tandem
dimdendo gencra deucniri ad timas differencias , & indiuifibiles. Tu quia
quzlibct ilierum differentiarum: - ^ quibus combinauo 1lla coalefcit, Gom
determinata ad banc fpeciem, cumquz- libet
ponatür cxcddens,ergo neq ; cómum- étz poterunt dici ad
hanc. (peciem: minat , Prob. conícq; pcr itlamc nacionem
differentiz 1llg nomamittunt proprias entitates , quarum qualiec po- nitut
indetermina:a , ncc per ibam come binationem
aliquid de nouo aduen,t; ni vnio , quz cft
ccípe&us quidam non has bens vim determinandi, (icut (i plura ge- ncra
difparata (imul vnirenrur; ex il vnione non refültaret aliquod determi». natü,
(cd c(fent adhuc plura radetermina- ta vnita, co quia talia inier ic, ergo in
combinatione ditferentiarüm debet affignari. necetlánó aliqua. detcravunata
diffcientia , qua conftwaror fpecies, & hzc ecteonuertibilis cum ipfa ; vt
eue- niti combinatronc gcucris , & ditfzrene tit j €x qua idco determinata
1alurgit fpecies , quia & i genus üt quid commu, & indeterminatua;
adeft tamen ip(a differentia determinant qx li non dc- fcrimiaret y
quontumcanque vniceatuc, fiup quain cefaltarec( pecics . - 47 Hirecratio, quam fuse profequitur pa qual . cic.
adducitur a $co. q.5 8. Poft. in oppoltü, quarens n. ibi , an quxlibec pars
definitionis fit in'plus,(eu commu- nior,quàm d.-fiuitum, pro
ncg iciua parte arguit » jud (i non cft aliqua pars con- crabliscam definito ,
non effet aliqua cau(4 , cur tota definitio conuertatur. Et fi diceretur, gy ex
hoc, gy vnü additur alcc- ri,vnum per alterü dererminatur. Con- tra arguit,
nihil additum alteri determi nat iplum ad aliquid inferius eo , qdód addicur ,
v. g. fenübile additum corpori nó determinat corpus ad hominem , qui eft
inferior fen(ibili, (ed ad animal, quod &óuecnitur cum ipfo ; (ed (i
qualibet pars definitionis eft coómunior dcfinito , nulla ipfarum addita potefl
deccraiinare dcfi- . mitionem ad defiatum ; quod ponitur 1a- ferius (eu minus
cómune. Deinde refol. uendoqueft.renet athicimatiuam partem; quando definitum
pcr mulcas differentias circumfcribétes vItimam, nà. «na determinatur ab alia;
& affert exem- plum de defiaitione reruarij, .(. quàd. ar numcrus impar:
primus ,' quz definitio conuertitur cü tecnario ,& tamen i- bet cius pars eft communior üingillati fumpta,
vt patet: quare ad replicam ait , verum efe a(lumptum dequalibet patte
abíoluie,& ex (e,non tamen vt mutuo, & vicitIim aliam determinat ,& àb iila de- terainatur,vt patet in
exemplo adducto, nam ly impar c(t differentiacommunis ad ternarium, quinatium,
&c. ly primus cft ' indifferens ad dualitatem , quz ex
alio numero non integratur , & ad tetnarii qui ett primus, quia partes
ipfius no funt numeri , (ed ümul (umpta determinátur ad inuicem, nam ly impar
decerminat ly Primus; vt ftet pro ternario , non pro bi- vario ,.& lyprimus
detecmninat ]y impar adcernaciüm,;non ad quinatium;quarc ex mutuacoatractione
fit cotam conucrti- bile cum definito , ^
Haceadem do&trina poteft refponde- — fi ptobation: Mus qnod ex mutua có-«
combinatam , fe tra&tione differentia ille & a nc
cun fpc- o Que IF. Dc diuifionib. évregaliscfotepredic. $45 cic cóuectibiles;quauis (cor(im accep: e in plus c
hibeant ; quod potett con aM ni exemplo quantitatis
permanentis cti- nuz , namha differenti pecmancacia .(. & cóxinuitas ting;llazim 1a plus(c habét; permanentia.n. potefl
conuenire quan- titati difcretz , & continuitas quantitati facce (Tiuz, at
vt adinuicem determinan- tur, & combinantut , conacttuntur Cg
peremnentiquantitate coatinuà, —— 5 ..48 Sedaduertendum,quód Scotus ibi
dittinguit de differécia , quo. alia fit fe, & eísétialis, alia per
accides, & accid talis ; de prima ait , quód eft cü propria fpecie
cóuertibilis neceísarib , & probat ex Arift.z. Mer. 41. & 43. vbi ait ,
quód * fuficit definite pec vIrimam differentiam '*cuta genere , quia vltima
jàcludit totam f'ibitantiam defifiti: de 2; concedit poffe fcorlia excedsoe
dzfiaitum, fcd couiun- Gim conuerti ; figaüm. euidens doctrina allatam no c/Te
vniuerfaliter veram, & de differentijs ellentialibus; aliter n&àropor-
tcbat diliingacte, & diuer(imode decide- fequa (icum , quapropter
coacedímus éc nos,quando vltimz ditfetentiz nos latet, ero A accidentia fimul
combinata &icumtccibere naturam fpeciei deBaitio.. ne dcfcriptina', non
quiddicatiaa; (icut cü volumus fignificare aliquod ind.aiduum inpatticulari,
circumfccibimus ipsü per x. accidentia excriníeca , quz timul colle&a ia
ipfo tantum reperiuntur , (e- oríiq vecó in alijs; at à di(tincte, & pro-
priévellemus ipium fignificare , oporte- rc attingere. differentiam
indinidaalem, qua vna eit, & (implex,
non plures; ra- tio. verà difparitatis cíE;, quia ad
defini- tionem accidentalem de(cripriuam fuff- €it , vt partes illa aliquo
pa&o vniancur y at in definitione quidditauua, quia hec explicat vnum per
fc ; quz ponuntuc in definitione, debent ctiam fc habe- Fe vt per fc vnita,
quod non fix, nili cu vnum (cbabet; vt per.
fc actus , alte- rum, vt per (c potentia , quod nequit
reperiri an illis diffcrentijs in vnum com- binatis , ergo 1mplicac
differentiai con- ftcu:tuam vmus fpeciei cffe ex pluribus i düinplex ; &
d.tecmie * natz eie dcbzr. E Eeedore VU 4 — 49 Quod EN t wN (x x To E 49 Quod verb illz differétiz nó pof- fint
mutuó fe determinare, probatur,im- plicat idem refpe&u eiufdem effc fimul
genus , & differentiam , namquarationc effet genus, eflct per fe potentia,
qua ta» tione e(let differencia , e(fet per (eacus , quarc fimul erit in
potétis,& in aóu for- mali; ergo implicat illas
differécias inter fe determinari; Prob.confeq.quia fi con- tinuitas v.g. per fe
coar&taret permanen- tiam,cui aducnit,iam effet iptius differé- ti2, &
a&us , permanentia veró fe habc- bit
vt potentia; & vt quid efTentialiter dc- terminabile
, & per coníequens effet gc- nus;
in hoc .n.cófiftit ratio generis,quod fit quid cótrahibile per aliquam aliam ta
tionem effentialem fupcradditam tanquá uid contra&iuum , € actualc . Dcindc
1 continuitas eft effemialiter à permané tia determinabilis,iam ccit genus,
& pcr- mnanentia erit differentia. Quibus acce-
dic, quod vcl ex ifta combinationc diffc- tentiacum rce(ultat vna per fe
differentia totalis,& adzquata, vel non, fi (ccunad, terca inquirimus ab
Arriaga, quomodo alia genera dicütur adaequata, quorü vnü uin poteft We Ud $44
Difp. L.De Predicamentisin Conmi; - (pecicicóuenice, & aliainadzs ,—
quata,quorü duo, vel plura poísüt ad(pe €i€ coftituendà concurrere, an.fiex M
v. 4 prianatura (íotadequara, vclinadequa- — ta,an veró vnüdicitur inadzquatum
ex — concurfu aliorá, reuera tá in (e Meo, J quatü, (i (olü cócurreret. Si hoc
alleratur,vana ett ifta diftiXtio ; gp fpecies poffic in duobus generibus imadequatis re. periti,nó veró adz juatis,qua
Arift, expli. cat ; dum ncgat diuerforü generü ag (üb« ordinatorü cafídem cíle
(pecies faceret n.hunc fensü ; fpecies non poteft eífe fub duobus generibus
adzquatis.i. 6 elt cm. (ub vno gcnere, nequit tunc e(fe füb du bus,nà iilud
dicicur genus ade quatü,quo« fc (olo conftituit (peciem,quamais
poffit cum alio concurrere ; qua eft eidicula 2» expotitio . Si dicatur primum
quia illa.» genera poffent (eparari, nam a&us , qui ex motiuo obedientig ,
& rel;gionis elici tur,poterat ex folo motiuo obed. Cuz fie 2 s 2 V ri,iam cffent diftincta cealitec ,
& confes Me ergo erunt] quid accidétaliter aggregatü:
quenter nonpoílent vnamperfeípeciem — ——— vnde ncc vnam per fe (peciem poterunt
conftitucrc"; fi primum , preecerquá quod talis eflct (pecics conftituta,
vnde nó pof fet poni differentia alterius confticutiua , adhuc tamen ipía
poneretur differentia 1s adaequaté conflitatiua illius fpeciei, Ex ifta
doctrina impugnatur rcípon(io Ar- . riag.ait .n. (peciem non pofle conftitui cx duabus differentijs adzquaris , fed be- néex Unete
Nam quzrimus ab ip- fo foe o iflz differentiz concurrüc
adcottitutionem ynius ada quaue diffecé- tiz, non per aggregationé,quia mon
con- ficcrent vnum per íci, fi per cópofitioné , ià cedit argumenti factü, pro
cuius fola- tione, Ponc. cit, valde laborat,;& tandem ad diuerías recurrit confiderationcs . $o Sccüda emis
concluf. eft praccipud cotra Arriag.i& fequitur ex dictis , i. .n. fpecies
nó nili ex vnica diffcrentia cófti- tui pót propria, & adzquatay& hac
düta- xat vni generi pot conuenire; tà qualibet Épccics cx vnico genere proximo
, & vni- €a differéuia
decerminatis)& ceris, ficuc rminatá, & certá habct entitatem,S& non
cx noftro capite, erit cOftituta, Pra- con(titucre,mfi phyticé per modüadus, |
Rm & potenciz facerent compoutioné,quod eft tilíum,
Tum quia genera ill, uia fe» cüdum iplum habé: proprias differen:ias, quibus
contrahuntur , conttituent pro» pr.as fpecies inadzquatas , & tic pocius
actus illa effet in duabus. fpeci ina- dzquaus, quam in vna (pecie ; quz (ub
duobus inade juatis generibus cóciicatur, Ex his patet fenius fecunda regula
an» tepra dicam.nam fi cft (crmo de d.ffcren tjs cft itutiurs (aperiorum generum, lic p«r
gencra non fübalterna ncceffario in- telligit Aritl. genera , quz nec fub
aliquo communi tecuo conunentur , fed in di- ueríis funt praedicamentis , &
per (übal- térna,qua: vel ad (c inuicem , vel (ub ter- tio (ubord nantur. Si
veró erit (crmo de differentijs diuifiais& maxime de diuili uis generis
proximi, tunc per (aübalteraa debcat intelligi, qua ad (ciuuicem (ubor« dinatur
pcr non fübakerna etiam » qux fub cominuni teriio continentur , cuius diuifiuz
diff-rcatig non potlunc illis ge» neribus cífe conmunes; & reuera hic vi- detur [ P TOURAN RM 00000 CMM MP PRDPRREPEEE X tuns
diuerfoe funt fpecies, differéris E n non d e diuerfis ^
etidug tur przdicamentis , non poflünt haberc Ípecies communes;(ed neq;illa fub
com- muni tertio contenta cx dictis in his cócl. . $oluuntur rationes in oppo[itum . $1 Ontra cóclaf. vrgetur, quod eedé
m fpecies poffint eife in diuerfis pre dic. & coníequenter etiam ezdem dií-
ferentiz ; nam corpus e(t in gencre (ub- ftantiz , & quaniitaris ; igura
cftin gc- nere quantitatis , nam per fe con(idera-
tur à geometra » qui folas quantitates coníiderat , & eít eciá in predicam.
qua - lit. doplum , & dimidium fünt quantita- tes , & relatiua , ende
(imul. ponuntur ab E Ariftotelicus f'enfus;pracipué fi le- Actilt.ia vcroq:
predicam. fic fimile, &. diffimile
fant relatiua,& qualitates, mo-
tusex H Phyf.cft in tribus pradicamétis. — Relp.5co.q. 10. prz
dicam.neg.afium- ptüm , nam corpus inratione corporis z-u'uocé dicitur de
corpore füb(tantie , & quantitatis , illad namq; eft (abttantia capax
fuapié nitufa tring dimenfionis: , hoc vet eft iplumet cina
dimenfio «. Fi gura poteft accipivel pro fuperficie figu- fata , & terminata
, & fic ett quantitas, Vel pro ipfa fizuratione , & terminato nc ,
& fic eft qualitas , vcl faltimhabet inodum qualitatis, vc üoloco dicemus.
Duplum , & dimidium, zquale, & inz- qualc formaliter fumi. fj mpliciter
rclati- uajfolum fundamentaliter in genere quan titatis ,quatenusiptorum
fundamentum eft quanttas;pariter (imile,& diffimile , quorum fundamentum
eft qualitas . De motu autem diximus difp. 15. Phy, quod non e(t dire&é in
predicamento,fed re- - du&tiut in przdicamento (ai cermini ; cü non fit re(pectus (impliciter realis . —.$2
Secüdo cótra alias concluf. argui- tur
authoritatibus Arift. nam 2. Pott.c, dd definiuonibus
poni debere plu- res differétias,
quarum qualibet excedat dcfinitum;fed (imul (umptz cum illo co- ucrtanturs&
adducit exemplum de ;d« fi- pitione ternarij , quod fit numerus impar primus
; qua reguli vfus e Porph. c. de dif£.
& c.de commit. gcn, & diff, dum 4X MA " — Qual
IV. De dinfnil. cpoigalie/fitpralie 345 definienslhominemdixit e(Te animal c1-
tionale mortale,quz daz: differenti - mul
fumptz conuerruntur cum homine » (coríim vero excedunt ; Tumquia 2. d part.
Ani.non admittit cot diffecencias vl- timas,quot fpecies infimas; Tam 3. quia
1. Top.c7.&6. Top. c.3. docct diffz- rcntiam,que
definitionem ingreditur fj ciei,in plus (e habere, quam (pecies . fà 4. quia 6. Top.lec.«1.& 4. Top.locart. - -ait
genera (ub communi tertio.contenta non effe inconucniens habcrc commu- nes (pecics, & differentias ; qua rationc quamuis
animal diuidi (oleat pec rationa« le, & irtationale
atramen 7. Mct. 43. ip» fum diuifit in
habens, & nou habzns pe- des;& hic c.4. in
greffibile,aquarile , Sc volatile,tignuw euidens diffzrencias non neceífarió
conuenire certo geacri , fed ad libitum fccundum noftram concipicn di modum,
modó vni;modó alteri appli- cati potl'e;quapropter non implicabit cá dem differentiam effe communem | plu- ribus generibus
,& candem fpeciem fub pluri bus generibus
contineri. Refp.cx Sco.q.58. Poft. documentum Ari(t.obíeraandum,cum vltimz
d:ffcrea tiz nos latent, quz circumícribi debenc per plurcsaccidentales, vt
diximus in.» probat.concl.& quia Porph. putauit da« ri animalia rationalia
immortalia, idcir- co defin:uit homincm per morale, vt fic circumfcribens
vIrimam ditferéuiam ho- minis ipfi 12notam. Ad z. ibi. Arift, pec differentias
vltimas intellexit accidenta- les,quibus vuimur loco effentialium,quae veré
excedunt, non etfenciales, de quibus loquimur. Ad 3. ibiloquicur Mibinten-
tijs. med:js,aon de proprijs , & adzqua- tis (pecicbus Ad 4 intelligi
debere illa loca non de diffetentijs edcntial bus, fed accidentalibus, quoeníu
cadem fpecies poterit cíle fub diuerfis generibus,in vno €ficntialiccr, in alie
denomipatiué, & ace cidentalier, vt mox dicemus. —— $3 Teruo ad idé
arguicuc multis exé- plis;Corpus.n. dniditur in viuens, & non viuens, &
tamenvjuensreperiturinArtegelis;Qrutascontinuadividiturinpetmancnicm,&focceffiuam,quedifferenUgrepcriüturinquanutareStmHAus&$346..Difj.^L.DePradicámeptisin(ommwi.bitusdiuiditurpernaturalem,&Küperna.turalem,perntelle&ualem,&moralem,&c.quedíffetenuzconuen'unt.et:ama&busintellectus,Potentiacogno(citiUadiuidituriocorporalem,firituale,
ug dif(ccentia competunt etiam poten- Ur appetitiuz.
Bipes eft differentia vo- lalis, & greffibilis. Incorruptibilitas «onueni:
(ub (Lantiz corporcz.f.celefti , & incorporez .. Pra&icum , &
fpecula- tinum funt diffecentiz (cientie in com-
muni, & eidcm a&ui (cientifico poffunt conuenire .. Prudentia eft (ub
genere ha- bitws,& (ub genere
virtutis moralis. Idé actus moralis , (i fiat ex dupl:ci
motiuo duarum virtutum , vt charitatis, & obe- dientiz ,
cx equo mouentibus voluntate erit (imul in illis gener.bus. virtutum cf-
fentialiter ;non.n. effet maior ratio, cur wna
(pecics fit illi a&ui effentialis,& non alia. Przdicariin quid & in quale (unt differente diuidentes
pradicabile in có- munis& vtraq; conuenit ditlerentiz cer- &i0
prz'dicabili,quz in quale quid przdi- catur; Propofitio affirmatiua diuiditur
án veram,& falíam, qua differentiz pro- pofitioni negatiug quoq; competunt
j & ' multa alia pofícnt exempla adduci. Nea: dicas (ait Auería) cum
differentia ma-; 85 patet , quam genus , yel fpecies non debere na intora
latitudinc (ed in fen- fu magisaccomodaro , & determinato . làm vcl. ifta .
minario prouenit cx nfort:io generis,
& habetur incencum, Lin fe (pectatam diffetent.á eile ad
plu- ra Erosr eO orti ex Aqua ra- ione incláfa ia conceptu talis d;tfcrétig, Bebe efcHilanyais detenta ia ; Vsg. viüens, vg: copas
pur cii poo jus Y corporc. —— p-differentiá emper refcinge- i $4 .re genus,
& monitum eft in metaphy fi- €a dicerc gerius etiam
reftringerc diffc- rentiamyquanquam id|coacedat Auería ; quare cum Ai gira:
addita generi vide tur cx vi nominis plus extendi,non debet . fumiin tota
amplitadine, vt nomé fonat, . fcd (ub ratione magi propria , & deter-
minata; licét indigcamus oominibus (z- Eun determinationem exprimenti- 5j.
tationale diuidit animal,& (cicn tiams& attamen virobiq;(amitur difforz
miterz al.ud exemplum addacit Arift, 12. — Top. c.13. nam acutum conuenit quaus
— | tita: q'ita darur angulus acuus, Xquas — — litati, f£. voci acurz .
nontaneneft eas — demdifirenta. Necofliciquodvox, — — & ansu'us finc
diuetforum pradicamens —— | toram,ficuraaimal&(cienta,namprzs —— — cipue in
(ententia Aucríz vnum ptzdie —— caméntu.n poneatis , hzc generare vera. — fe habebunt vc duo (ub communi tertio. — - contenta,
Noncrgocílcadcm differeas— | tiahic, & ibi , quamuiscodennomiüe. —
appellata,vel ti eft cade m,non erit. e(fca- "PEE tialis;(cd accidentalis: »cr quod poifet ad omnia
illa exempla refpon cad im- pugnationem dicimus nunquam differen . tiamà genere
detecminati , fedex (c des. terminatam effe , quia ralis eft natura dif
feceatiz, vnde negamus, yt à genere prae«- fcindit
in plus fe habere tuac. — p concipitur , non et di
renda is ge^.!iLaneri$,(edconceptusalteriusshinc prelbag — — ad (ingula exempla
re(pondere. bf "D $$ Cücorpus
diuid:tur in viuegs , & E non viuens , ly viaens non deben id. MN tora
(uaamplitudine,fecundum quam ét — — — conuenit Angelis , (c4 fumi debi p. DUM.
animato, quo (en(üunonexceditcorpus; — —— fed illad retkcingit.Qisanutas có d
nua - j i €um diuiditur in perinanentem , & fuc. E ccífiuam , item &
di(cceta » pecia , * & fuccetliuum vtrobique non eodé mo- : do (umuntur , licét idem nomen id (igni- 3 ficare
videatur quicquid reclamer. Auer- Z2 faiprzterquam quod hzc-eft diutfio ac- z cidentalis,aar
vt (uo loco dice;nus , fpe- : ' cies quantitatis [anctancun tres,liaca, fa »! perficies.& corpus . Habituum differen- 2 : tig
a(figaatz quz (unt accidcatales,con- . ccdímus actibus conuenire , non tainea
eentiales qua diuerfx fuot in adtibus , a & hibitibus; quod przcipaé
imnotefcit ; - quód alio modo inteliectualitas ; velía- 4
pernaturalitas explicatur in a& ,. & in E bhabitu,nam cum ex noltra
igaorantia pe-- netrarc ne(ciamus. vltimus , & proprias rerum diffe
rentías, fz»e adiing inus ge- neribus quaídam difiecentias! cominu- niotes,
quas poltea per aliquid. aliud ic- fringimus j fic rauonileimportare vis | "Ww v TOTEM detur : liquod comaune Anzclis, &
ho- . mmimbus , circumfcribit ramen nobis ali- quid
homini peculiare , per quod ab An- ge
diftingaitur,vt docet Scor.2.d. r.q. Idem de differents potentiz dicen- dum.
Bipes cft accideni. Es differentia : Tncorruptibilitas celi eft diuerfz. ratio-
nis ab inco:rujxibilitate Angeli; ficut ra- dix
elt diuerfa in ccelo , & in Angelo . Pra&ticum,&
fpeculariuum numuá. pof- —." funt eidem actui
conuenire, vcHabitui. , «t fuo locooftendea:us. In prudentia ra- »'
.Homoralitatis e(t accidentalis , cum di- — . eat denominarioncin extrinfecam
ex or- dine ad voluntatem prouenientem, vel fi dicit rai enem pracbci , quia
prudentia €ft regula dircétiua
operationem volun- tatis,iic eft iph eífentialis , & habi:us in-
telicétitüs cft gradus genericus fobfe 5 contínens tamquam fuba'ternas. fpecies
hibitus practicos;& fpeculatiuos . Actus ex duplici motio el'citus porius
etfec in dujlici (pecie inima, quàm fub dupii- . €i gcnere;
idco dicimns , ft mouua funt - fübordinata , ete invna fpecie centia liter,in
alia accidéialiter, ti ex aquo mo- uerentyn genere phyfico edet in vi rer tia
pecie mnominatayquia à mot iuis fo- lum
exttinfecé fpecificatur actus ;' non ' intrinfece ideo non fequeretur duss dif-
fcrentias fpecificas imul. vnam fpeciem con!Lituere jm
gebcere monis , vel ide. di- . cendum vel quó-l nonimpicat , quia rà- - tio
moralitaus eft extrinfeca. denomina tio ina&u , non quidefientiale. Fradt-
cari in quid, ecà praedicari in quale di- füinguitur,non tignificat pradicari
císen- taliter, quomodo diffcrentiz dicitur conucoire;vt difp. praced. diximus.
Tà- - dem veritas,& faliitas; vc! non funt císen tialia przdicata
propofiioms,vel ri funt eifentialia,veritas
timé, & falfitas viriuf que erunt alterius, & alterius rationis « e
48 Quarto cx codé Aucría,quód mon neceflarió
differentia detetmimatum ge- ^: V nip rep " s ex
Aritt.2. Met. 43. voi 5 i- catis
c(sentialibus. CA aie est T fub: fiantia yquo namque modo
imtelligere eportet poc quidem prius tllud vero po- erint Tum 2«folet genus hominis a[-&
«4 " Quaft-IV. "De diuifionib. eo regulise-Antepradi. — $47 figmari
anirfial ;, ditferentia raitomale ; at zqué bene potuit affi gnart fubftantia
in» tellc&tualis, quod cft ipfi commune cum Angelis , & deinde
ditfcrentia poteft a(z figaari vel corpoream , vel mortale , vel ditcarfiuum, Infüper corpus animatum ponitur genus
amimalis,feu viuens,in qua conuen;t cum plantis , & diftert ab An« gelis,st
aqué bene poceft affignari viueng cognoícitiuumyin
quo conuenit cum An- gelis& differt a plaris,& ditfzrentia erit effe
(enfitiuum, vcl corporeum, fübttan- tia modó diuiditur. immediaté pet «ors
poream , & incorpoream , & (ubttantia : corporea
eft genus, juod diuidituc in vi« uens, & non viucos; voi viuens fe. habet
vt differentia, fed pariformiter diuidi po* teft prius in viuentem, & non
viuentem y ac po(tea viucns in corporcam , & in in« corporeá,vbi vines eft
genus, císe corpo- reum eft
differétis,ergo nó plus vna ratia e(t ex natura rei
prioryquam alia, & cum uodlibet icc
s diuidi pluribus mo dis immediate T ibusctiam modis 2e« nus,ditferent'a
defjgnar: poterunt, & co- dem fcre difcurfu vtitur
Ponc.cic. Refp. ad t. exSco-4.d. 114. 3. C C. 'ex hoc loco mon colligi, quod
non fit per fc ordo n icarís e(lentialibus , nam immediaté ante voluit ; gj fi.
eft nagatio - addendo in definitione priorem di tiampofteriori, q» pari róne
erit nugatio é conuerfo addendo poltertorem priori s puta fiue dicatur homo eft
anim róna- le (cnfibile,vcl sétibile rationale, fempep committitut nugatio,non . n. fubiungit s cft talisordo
in lübftantijs,.i.in his, quae percinenr ad rationem alicuius definiti uam;
alius; vel alius ordo tollat, vel fa« ciat nugationem;ncgat igitur ordin non in
predicatis inter ie, fed te[pe&tu nugae tionis
inferenáz, vel tollenda. Ad 2. zu bene a(I gnari genus hominis füb flantiam
intellectualem , & differenriam. elle corporeum , vcl mortale, quia de ra- tione differentiae
cftminuspaterc,quàmgenus,cumfitcoatractiua;fiigitur€or*.porcum,vclmortaleponetditierétia,tuncrónediffcrentiaecumplucibuss«dfalumnoncumpaucioribusconueniarct,quamrationegenerissnamiperenutEwÉMEELLEL.$48£onueniretfolumcumAngels,perdifferCnt;amcüomtiicreaturacorporea:difcurfinum
veró alfignari nó poteft, quiaAngelus etiam eft. difcurfiuus in fenten- tia
Scoti , & cadem ratione non bene aí- fignarctur
vinés cognitiuum genus. pro- ximum animalis ,corporcum
veró , aut mortale differentia; Neq; fubftantia po- teít prius in viueotem ,
& non viuentem diuidi, quia ficut in Angelo prius cft effe fpiritum,quàm
viuentem,& viuenté,qui intelle&iuum , quia Ipiritualitas eft ra- dix vitz intellectualis ; & in his infcrio- tibus
prius cít effe cerpus;quam tale cor- gpus.(- tim plex ,vel mixtum, aut animatü
5 ita immediatiusd uiditur fübftantia per corpoream,
& incorporea ; quàm per vi- nentem,& non viuentem , & vniucrlali-
1er loquendo ctfi concedamus hac .& 6- milia exemplayquz pro fe adducit
Aucr- fa; non tamen obiíta negobimus cfle or- dinem naturalem inrer. prz dicata
cífen- aialia,ícd dicemus hàc ipsom con. tingere, quia ifle ordo nos latet - ^am ad idc vna, & eadé fpecies potcft
cilentialiter conuenire, vel in vna, wclinaliazatione cum varijs fpecicbus ,
& ctiam varijs rationibus ib eifdem dif. ferre,crgo inxta has varias
cóuenientias , & diftin&ioncs poterunt varia pra dica- ta cíientialia
progencribus , & diffcren- atijs fingularum fpecierum conttitai , Tá z.per
cundem gradum corporci. v.g. d:£ fctt homo ab Angelis, & conuenit cum «mni
creatura corporca, ergo ide gra- dps apetta dinetforum crit genericus , &
differ ga rci di ffcrentialis, ergo non crunt ex natu- fa rci diftincti, &
determinati. Tum 3.1n- acllectiuum ip bia dicitur de bo- minc, Angelo, ergo
poteft poni gcnus AIST-VT.ATI -— | ÉBatienem eoridem m particulari, Q7 primo
Difp. V I: De Predicamentis in Communi tia intelle&ualis continetur
immediatd fub corporc ; & (ub fpiritu , & (ic cadem differentia ad
plura genera fpc&tabir; aut non continetur, & (ic quia eft communis:
homini ,& Angelo,poterit diuidi per cor poream , & incorporcam , quz |
tig nunc ponumtur diuidere fübitantiá in communi , ergo nullus determinatus.
or- do reperitur inter pdicata quiddiratiua . $8 Refj.ad 1. coccd.totü,fed
hincnon fequituc poffe indifferenter. ex hac , vel illa ratione genus, &
differentiam (umi y. nullo ordine feruato,imó (icut ex ratione — cóueniendi vt tic (unitur tatio geaeris y &
e LE diftinguendi vt fic rG diffe reiiz, ita ex rationc coueniendi vniuere
falioti,feu cà pluribus (üumitar genus ma gjs remotumyex ratione conueniendi
mis nus vniuer(ali fumitur genüs minustemo tum; & fimiliter ex rauone minus
dili &iua,(cu qua alijs conuenit à conflituto, Íumitur differentia magis
remota , & ex magis diftinztiua , & paucioribus con- ucuiente
diffcrenria magis propria. Ad - 1. concedimus
ctiam geous dilinguere — conftitutum ab his,quz nó (unt (übcod&- gencre»fed
negamus ob id dici poffe diffe rétià, quia hec dutinguitur illud ab his, süt
(abeodé gencre» Ad 3. conceptus illc Có:s nó effet
proprié genericusyquia non correfpóleret à quse re; rcalitas generi cayquia hzc
nó eflet diuitibilis per e rcà, & fpiritual&, cum bz differenug fint
priorcs ex propria natura , nam incorpo« Ycüá, feu fpirius cft radix.
intellc&ualitae - tis, quare i(ta nata cft aduenire fpiritui nó é contra;
& intcllcétuale cóueniés homi- . ni; & cü corporco cópoffibile nó
citintel Icétuale in cói fcd corpori proportiona- tü, & illios informatiuum
, quod Angelo non competit. Pcr hoc patet
ad vitimuwn. O SEPTIMA: Dc "Predicamentis im
particulari , cov primo de abfolutis.o abjolnta [S Tralietione
"'Pradicaneniorum in Communi gradum. facimus ad tra« €onfideranda,quia bat
ex naturarei praecedunt fL raises rc[peti- na5vt potà,qu& fundantur, rm
ipfis, identitas m : De bis aem Pradicamenis abfolue — qantitate, Pm itinde in
gualitatesvt i —— nbflantia , «qualitas im z COTURCOUPUERI- m————— o (DM (o-
OCSCUOHERBAQR-GesgU -— c - JGBTEEUN uo T
€--—-M—Rw-€— Quafl.I. Be generalis.Predicars.[ubfl. ,dét.T. — $49 tis ea folum
ip m^ qua nece[Jaria [unt ad eorum coordinationem conteteas dam , in boc .n. en[u
ad Logicum pertinent ves.n. ipfe e fiet C e vt d tali ordine prtcifa, [petant
ad alias facultates ,vnd3 de. fabfkantia , C^ ac- cidente , »t fic, agitur in
Metapb. de quantitate agitur in Pby[ic. trai. de Contt- nuo ad 6. phyf. de
QV£5STIO I Dbesubflantia. | 1 Vre
premittit Arift.defce- dens ad predicamenta in pac ticulari fabftantiam cereris
accidentium predicamcetis , cü ipfa fit fundamétü,& caufa omniüac- videt
ü, eaq ;pcedat tépore;natura,& co gnitone ex 7. Met.cap.1.co tf modo;quo expltcat Doct.2.d. 3.9.4.füb B. Nos igi- tur
quoq: ceadé de cauli ab ipfa exordic- fnor,vbi notádü hic fübftáuá nó (umi in
illa amplitudine;per q excéditur ad (igni ficádà natara ,& effentia
cuiufcunq;enris, quia lic etidaccidentibus conucnit ,. (ed prout ab accidéte
condiftinguitur & cü €o adquaté diuidit ens reale, in hoc igi- tur figni
ficato inftituituc queftio de fub. flantia,
quamtibus atticulis ab(oluemus. ATYWTICVyDpws tL De generalifimo buius
pradicam. ac £ius fpeciebus. 2 (C Vbfttátia,vt lic de ca loquimmr;pót fumi
trifariam,commaailfimé , có- munitcr,& (trice; primo modo lübftan. tía dicitur omnc illud ens, qd ett. pcc fe, fiué
per fe exittic; & non mn alio pec inhz rentiam, fiué a&ualiter,
fiuéaptitudina- liter;fiué talem effendi modü à (e habet , fiué ab alio; & in hoc fen(u cóprchendic De
fubftàtias crcaras,t& fimplices, quá cotmipofitas,& pattes eat ; tameííentia-
les,Q integrales; vt Scot.docet q. 1 5. Prz- dicam.&
1.d. 8.q.3: l'cét.n. forma fit in materia, & pars intcgralis in toto ,
nullum tamé horü eft in alio, ráquà accidés in íu- biecto; quia inbarere
conuenit anui lli, quod nó e(t per fc actüs,ncc facit vn per f: cum
(ubiecto,cui infidet,vt Doétor no rat qtiol. 3:$.& quol.9. A. & hoc
modo f'abítantia nc jici à (ublando , quia Deus
in hoc . eft (ubltanua, & tame fpeciebus qualitatis
egitur in lib. de /gmim. ci. de'wen. nulli rei fubeft, nalla accidemtia
fufcipit, fed dicitut (ubftantia à lubtiftédo.i.à pec fc ftando ,'& non in
alio ad modam acci- dentis, & licéc ifta per(citas efl'endi- ex- plicaci
foleat per negacionem effendi in alio ad inflar accidcacis, noneft,quia for
maliter in tali ncgatione contiltat, vceft communis omniü (cn(us cotitra
Soncim. $ Met.q.r4itum quia ratio pet fe cxitté- di, vt conftitaic (übftantiam
, & eamabaccidentedí(tinguit,cftratiopotitiuzs,ficutfübfantia,vtficeftentitaspofitit3,vtaitDo&torcit.quol.3.tàiquiavai»uerfalitecnullumensrealepoficiuutspotCltin(uàcilentiaconftitulperfolammegationemi:tumtádeinquis;vtdocetDoQtor2,d.5.9.2&.Coniraifia,nilulfimepliciterrepugnatal;cuientiperfolamnegationeergoinhzrcotianonpotettfüb-
ftantiz repugnare per folam negationem inhztentiz inip(r cepertam , fed potius
per aliquod pofitiuum , inquo fandacuc talisnegatio
, ficut ncgatio hinnibilitatis in homine fundator in rationalitate ; igi- tur
petfeiras fubftantia explicatur pef ncgationem inharentiefolum;vcluci pét quid
cócomitans,qua de cauía cam. enu merauit
Arift. inter (übftantiz propries tates,dicés efle commnne omn: fubitau- üz
in fubie&o nó effc ; & fubftantia hoc prímo modo fumpta fimul
cumaccideace membra funt entis tranfcendenter s üptia 3j Subitàtia (ccundo modo
fumpta .(C communiter, cft quodcunr, ens
parte! rfi fej& pec fc exiftens, & noninalio - modü accidcnus,nó ran €
à fcyfed ab alio. & in hoc icniu tubftanua fimul c. acci- déte diuidit ens
finitüy lmitatüs& come prehendit ompé tubftantiá creará , tà có- pletam, 4
incoiplcia, cam fimplices ; q. cpmpolütas,á parces cac, tàm C lcs, inicgcales,
vt notac Scot. cit. qa 9. A. & lübflantia in hoc
fepfuyeon [a] a [übi.ficndo [ubíitátia aiciuui jverim etia à fabítando , quia
cis (ubllantia iae 4 * institu adi $56 fübfl are potcft alicui accidenti , vr
docet Scot. cit. 1. d.8. q. 5. F. má ramen vt fola ratio fubfificndi y vel pcr
fe exitlend: dit eticntialis ,& primara ,ratio veró fub- flandi (ccondzria
, & concomitans , quia fubijci acc'dcnibus non clt prin: , quod inucnitur
in (obfiantia, prius .n. efl r€ ia fe clle. quàm alijs (ibefie , & non idco
fubftantia pet fcexiftit,& conüftit quia accidcnübus fubefl, (ed é contra ;
qua. dc caufa merito. Arift. rationem fubftandi inter affc&ones fubflantiz
connumera- uitycam dixit effe fufcepibilem contra- riotum,quod cft poffe
fubflare acciden- tibus,intcr qua contrarietas exercitur. ^. 4 Tertio tádem
modo fubftantia dici- tüuromnc ens infe
, & per fc exiftens (li- «ét mon à (c) prout per fe e(fe excludit non
folum inhzrere , & inalio effe per modum
accidentis, verumetiam vt exclu - dit cflc in alio, vt pars
in toto, vcl in alia cóparte per modum informátis, vt Scor. notat quol.4. M.& in hocfen(u compre- hendit (olum
fubfiátias creatas copletas , 1àm fimplices,q compofitas excludendo mo earum;tà
e(lentiales , quà intcgra- $, inquo fen(ü (obQátia diuidit ens fini- tum
deícendens in decem praedicamenta, & dicitur ubflantia tàm à (ubfiftendo,q
à (ubfládo potiori quodam modo , quam fubftantia communiter di&a , quia
fub- ftamia cópleta magis dicitur per fe fub. fifterc,g incompleta, quatenus excellen- tiori
modo in fe, & per (e exitlit, q. illa , & magis etiam dicitur
(ubftare,quá illa , ia proprium fübicétum accidentia eft ftantía completa, vt
dicimus in I hyf. juxta hanc triplicem (ubflátiz acceptio- nem epe folet effe
opinio de genere, » generali(Iimo huius przdicamenti, f Prima opinie cóítituit
genus fupre- mum huius przdicamenti fi ià com- muniffimé fumptàá,vt in eo é Deü
ipfum reponant , ità Naim omnes Greg. 1.d.8.
q.3 "Gabricl ibi , & Rubion. q. 1. art,
t. & art. 3. Maior d. 8.9.2. Marfil. r. 12,art. 2. Baccon.d.8.art.2.&
3. Bonet. lib.1. Theol.Nat.cap. 1. & lib. 2. cap. 1.
2.& 3. quibuscx parte fauent ex Tunio- ribus
Auer(a q. 17. (c&. 3. Hart. i. Met. "Difp. VH. De
Ptedicaritu:s in partic, quam n £5: caotar Au&oresifti , De&. inpre
dicimcento non conuneri,vt de fa- €&o cit 1n v/»; aiunt tame». polle
contli- iii in prz ticamenro fübitantiz , (i fub. ftantia ità amp!é tumatur ,
vc omnéfub- ftàrià compleétatur crea:3, & increatam pizcifis
imperfectionibus quz modo adinueniuntur in przdic»mento fubftan- Gg . Add r Hurr.g» i1 cófticai nequit pras dicamcotim
tubttantiz,(ub quoc creae turis cont/nearur Deus , omninó tamen potíc, ac
debere conftitui przdicamentü fubftanriz incceatz diftin&tü à predica- méto
creauge,nà &r Deus habet ferié pdi; catorü ordine
collocatorí, eft.n ens. fab» ftantiale, có; lecü fpirituale eterni, &c.
Sccüda (cotentia genusfapremam hu- ius predicamenti conftituit (übftantiam communiter fumptam, vt in icamen . to recludat ctiam
partes (ubftàniales , fi« ue cffentiales , & phyficas , vt fant mates ria,
& forma;fiuc int » Vt caput 5 manus,
& pedes ; itaden(iffe videatur ex Grzcis quamplarcs Ammonius ,Simpli« cius,
Boctius ,& alij , quietiam differene tias (ubftantiales per fc sn hoc pni mento,
ac dircété pofuerür, pro qua fent. citantur
etiam Holc. 1.4.6; Venet. 4s fuz Mct.& Zimar.:n Theor. — — Tertia tandem,
& communis fent.cone flituit füpremum genus huius przedica- menti
fübftantiam tertio modo fumptà .l.creatam,& finitá,vt exc Deus , & completam
, vt excludátor entia inco - pleta , quz reductiué (olum ad przdica- mentum
fpectant; Verum eít non dcfuif- fe, qui generali(fimum
huius przdicam. adhuc magisr cftcinxcrünt afferentes (o« lam ubftátiamcorporcam effc íummum genus , vt Angelos
excluderent ab hoc pradicam.vt Plotinus Engad.6. li. 1, c. 2. A
lberr.trac. t. przdicam. c. 7. 4&gid. ibie dcm, & quol.1 q.8.& (eg.Honorat. hic. Imó quidam hoc fupremum .ad- huc
magis coar&tarunt ad (übndnciam corpoream corruptibilem , «t'Coelos ex«
cladetent , & tribuitur Auerr.Nypho, Gandauenf;&
alijs quibufdam. E 6 Huius «olutio pédet ex di&is e sire 2, att. I« vbi
affignauimus conditiones entium in przdicamento 1e« poni- Queft. I. De geni
ali[si"Predicam.fubfl.cfs.T.— gx ibilium:
&«quàmuis Arriag. cenfeat € e(ic meram qónem de nomme , nam iuxta
variam acceprioné generis, & prz- dicimeni poteft Deus includi in przdi- canto, vel excludi , vndc per hoc expli- cat
Auctocitates. Patrum excludenci um Dcüà pradicumétostamé nó cit ita , nifi
veliarus abut nominibs, , & ea exnoftro Capite con&ingere , hinc
cíly'qy K ecentio- fes,(ed prelectim A'riag.omnesferé que- ftiones reducüt ad
litem de nomine; quta nimirum nolun: vocabulis vt: fccundum vulgarem
acceptionem;cti ramé Arift. in Top. & Scotus 4.4.1 - 1, docuerint vté- dum
cffe nominibus fecundum commu- rem víum loquentium ; concecdemus & ros Dcum
efTc in genere, fi hoc ita acci- piatur, vt nullam dicat imperfe&ionem ,
fed hic labor , hoc opus cíl, nifi .n« abutt velimus nomine generis , vidcbimas
ge- flus etiam cx vi ipfius nominis impcrfe- étiónem
importare ; ftando igitur com- -fnuni loquentium víui de genere , & de etie
in pr&dicamento, ctiam fapicntium y & Philefophoru m.s « 7 Dicimus t.
fübftantíam cómuniffi - mé («emptam , vt
.(«. comprchendit crea- tam,X increatam, nec poffe, nzc debere poni
gencraliilimum haus prz dicamen- ti,quia Deus nullo modo pont poteft in hoc
pr&dicamento . Conclu(io eft recc- ptifftma
in vtrag; Schzla Thomiftaram, & Scot;ltarum , quam expreís cradide- runt
SS. Pattcs, quorum teftimonia af- fct Didac. difput.12.q. 2. nobis fufficiat Aaguft.
rettimonium pro mille,'gr refert Dottor 1.d.8.9.3.8. Teneo opini- meam $ncdiam
ex 7.de 1 iin.c. $. vbi diferte do- cet Deü non cde fübftantiam huius prz-
dicaménti. Re(p« Arnag.cü alijs ibi Au- guft. accipere (übftamiam pro ea , quz
Saphisinbus fubttat,quo fcnfu veri cft tiec eile lubttantiam,fec in przdicamen-
to füb(tantiz. Vk taterur Doét.in boc fen(a Aug. ibi'accipcre (abftamam, (ed €x
hoc;ait;colligi in nullo [cnfu poffe po- Bi wibfübllanua,vt genus cít , quia vt
e(t pu ME limitata, vt ftatim pro- bxur , omnisautem tubttamia limita- ta capax
cft accidentisycrgo ft Deus efte in
geacue (abftauizy pollet accidéu fub- ftare, n hunc modum ait Do&or tenere
tarionem Aagift. Probat autem ibi cócl. Scot. ex triplici
capite ex süma. Dei (im- plicitace , ex infinitate;& ex necef(Titatc . Ex
timplicicate diuina lic arguit j quia fi Dcusetfet (ub gcaere , vuque cx illo
confücueretur per additionem differen- tiz ;atque ita effet mctaphylicé compa-
itus, gy o5 ftat (fumma iimplicitati «Nec valet
(olutio Vaf. 1. p. dilp. 22. vbi etfi nobi(cum concl.teneat, inquit ta men hác rationem
non valere , quia cam compo- (itio c;
genere,& differentia fit rationis y noa deítcux Dei
irmpiiciraté. Non valet; tum qaiacum gcnus,
& differentia dicant diuerías realitates, affereat veram. com- pofitionem
metaphyücam , vt probaui- mus difj. $.9- 3.art.z. tum quia ei
G. eg non diftinguamas ex natura tei ane opus imelle&tus , vamenvt Ruuius
aduertit y hzc cóceptuam diuerfitas,ne fic fictitia s debet habere fondamentü
in aliqua com- politione, fiué ex materia, & forma, fiud €x a& ;,&
potéia,ná ni ti inre (it aliquid fc haoens,vt potentia ; & aliquid (c la-
bens,vt a&us;abíq, nto ibi con- ciperetur genus,& differentiayergo
etiam &i compoirio ex geaere,& diffeccucia im mediaté coaipioticioné ex
natura rei non affzrret, & fornaliter "illam tamen inferc. radicaliter
quta illam (apponic, Nec etiz valet íolu:io Hartad. a(figrari potle dif-
ferentiam infinitam ,quz contrahat con, ceptum communem Deo; & creacurz,
& qp de fa&o perfona diuina in. comuni. ità contrahitur ad tres períonas diuinas . Nó valet, nam
tàm conceptui geacris, quàm diff-rétiz repugnat in&mtas , cum de fua
racione habcant. ratioaem partis , quod infinito repugnat , vt mox dicemus , de
conceptu autem pceríonz communi ad trcs diuinas perfonas fatis diximus
f.quzit.z.art.i.infol.ad 1. — 9 8 Ex ratioue infinitas fic arguit; reg litas
generis (emper ett potentialisad rca litatem uid euis re- ciri nequ;t in yin
quo qozlibet rea Los ctt i sisienat realitas infioitay quá tumcurr];pracise
(umatur nequit. effe 1a potentia ad aliam rcalitacm ,cum
mfini- Íub- tüiitscui nibil entuatis dceít, co modo » quo $ft Quo poffibile eft
illud haberi in aliquo -yno, vt Do&er
explicst quol. $. B. Nec valct comunis Nominalium folutio Dcü efie
in genere füblatis impcrfc&:omibus , finitatc f. ex limitationes vndé ait
Augr- fa,admitti poffe Dcum cffe in genere Ta- 16 (umpto , & (ubftantiam
communiffi- mé fumpram poffe appellari genus , ficut & cns communiffiiné
fümprum , fumen- do népé genus proomni przedicato,quod non folo nomine;fzd
etiam ratione figai- ficata dicitur in quid de pluribus, & non cft (pcciesquod vocat genus tranfecadé- &ale
q.16.Íe Gt. 2. At iam di(p. $.q. 1. att. 2. prope finem oftendiimus contra.
Arriag. ens non elTe genus ,& cadem ratione nc- gamus hic poffe dici genus
fübflantiá co- snuni (fime fumptam , niti vocabulo gc-
"mcrisabuti velimus, & in tàm fufa figni- ficationc accipcre,vt idem fit, quod prdicatum
vniuocum, nà in hocíenf(u vtiq, non inficiabimur Dci e(fc(ub genere ; fed fi dc
genere loqui velimus, vt fapien- tes locuti funt , certe implicat in ad:ecto
«dati genus tranícendenrale,quia cum ge- musíuayte natura importet conceptü po
sentialem, & per modum partis , femper 4e (c quid initum eft, &
limitatum,tran- fccnácns veró «um dicat COnceptum in- alifferentem ad
finitum,& infinità,viriq; prafcindit à limitaiionc, non ergo fübfta ia communifTiine fümpta poterit appcle lari geous, cum
fit tranfcendens , & im- | exo dicere Deum eífe in
genere fub- isimperfectiomibus. Cont,
conceda- anos fübftantiam fic faimptam e(Te genus , tunc
velad Dcum contrahitur per diffe- rentiá finitam,vel infiaitam,nó primum , 'vt
patccincg; (ecundum;quia cum fübflan aia
vt fic, fit perfectio fimpliciter, ià crig ambibita
in ipía diffcrétia ratione (uz in- finitatis, alioquin infinita non cflet, com
€i aliqua perfe&io dee(Tcr; quod ft in ip- fa includitot , ergo non eric
genus , neq; t ipfam contrahetur,quia genus manet empcr à differenujs exclafüm,
9 Ex nccelfitate Dci tádem idipsü co Vincit,
quia nulium gcnus eft neceif'e. ef- - descxum omnc taletit in
vltima. a&ualita- Ln vero formaliter fit in potentia d vla tatcm, at quod
«ít nc- Difput. VII. De Pradicam.im partic, -eeffe effe, non poteft cóflitui ex
aliqua. uodnon cft necefle ele, ergo &c. Nec valet reflexio huius rationis,quam contra Dod&orenm facit Greg. quod
népé Deus con(Lituitur ex ente;ac infinito ,&
ramen ens in fe formaliter none neceffe efle 5. Nà Bargius bené neg;t paritatem
, quia cómunitas entis non cft alicuius realita- tis,quz vna,& eadem
formaliter per indif ferentiam reperiatur in Dco, X in crcatu - ra,vt laté
difp.2.Met.(ed tantum eit com munitasconceptas inadquati,vndé rea. — litas ,
quam ens dicit im Dcod parce rei , c(t necefie e(Te; & non eft conititutio
fa- Ga ex ence , & infinico,velu:exduabusrcalicstibusformaliter
diftinctis,at com- - munis generis eft communitas. realis. ! per
indifferentiam,& compofijo,quam — —
ficit cum differentia , eft metaphyficà — — — realis. Alij alijs ratiouibu No
Dac AU) : rün non abfoluté probant Deum nó cífe "ur in generc (ubftanuz
fed rantum non c(fe inco,vt modó contesitur. Etinhoc dis ——— — fcuríu
dedu&oà Scotocx süma Derfigs ———— plicitate,in'initate,& neceffitate,
fundas — - 4 ? tut racio, eua difp.6.q.3.art.s.m.2 4. prO» — batum eft lola
entia cbialiter À "Mu przdicamento contineri , quia quic cft in caen Pe
eitiliusgenus — gcoerah fimum, aut fub co con my nihil autem, nifi fiaituin e
nusgencraliffiinunwautíub eocontentü, — — vt ibi deducebatuc. Ac Poncius difp.
10. Log.n.24. contra hanc rationem ait fa^ cere, quod valdé difficilee(t
allignace fa, tionem, cur fubttantia,vt fic, non lit ge- nus refpectu Dei & aliaruin (ubtlantia- rum; vnde n.25 .
aliter ipfe probat, quod Deusnon fit in predicariento, & inge. nerc
fabftantiz quia re vera Philofophos non voluit diuidcre ig prdicamenta;nili
entia crcata ac finita, vndé certuin debet e(Te , quod in. pradicamencs his
decem à Philotopho a(ligoaus né ponatur Deus ; & quod coníequenter vn ex
condiioni- bus reramin illispofitacum fit finitas, At €x dicuríu Do&or:s
conitat illam ratio* nem eífe bonam;quia loquendo de gene- re,vt genus cít
& 1n accepuone apud Phi loíophos vfitata, non autem ad iibitum — «uiuíaj
confi nus cx fua ratione di« cit (NH. 43-3 ; | EIER ERE Butt. Begiseralifs
Pradicam de daI.— 353 Iit tealitatem veré potentialem , & per differentias
contrahibilem , & ideó ram genus,quam quz (unt lüb genere imper-
&Gionem inaoluunc compofitionis . vcl componibilitatis metaphylicz , vt
cuam fatius dicetur difp. 2. Meraph. n.131. & indé, & n.165 . Ratio
vero , quà ex pro- [ow capite a(Tignauit Poncius racionibus &oris noftri
non acquieíceps eft om ninó frinola , Pr;mó quia non abíoluté probat Deum non
effe rn genere fubftan- tiz,fed can üm nó e(T* ineo, vt modó ab Atift.
contextum eft ; deindé quia com. mittitur in ca manifefta petitio principij,
dum ait reuera Philofophum nolui diuidere in przdicamenta,ni(i entia crea ta;ac
finita ; nam boc ipfum eft, quod hic controuertitur, mum ab Arift.przdicamé ta
ità fuerit difpotitayvt (ola entia creata, & finita füb eis contineantur ,
an potíus intanta amplitudine,vt etiam Ded ipfum €üceteris Intcll.gétijs fab (e
coprehedár. ^30 Dicimus 2. neq; fübftantiam fini- tam comuniter famptam, vt
cóprehendit fab(tantias completas,& incompletas ef- fc (apremü genus in
zdicamento , Ya Doót.q.14.& 1 Í pradic. depédetq; exdlictis dil peace .q.2.
art, 1. in expli- «anda quatta cond'tione entis reponibi - lis in przdicamento
, ibi .n- a(T;gnatà eft ratio, cur entia incempleta locum in pre- dicamento
habe:e nequeant. $atis nunc fit adducere Aritt.ipfum, ficut .n. ab ip- fo
accipimus huius pra dicamenti textu- ram , ita cius icítimonio flare debemus
quoad eius generaliffimum, in hoc igitur €.dum ait primam (übftantiz affetioné,
. [non effe in fübiecto, conuenire no (o- lum fübftantijs ,fedetiam
fübftantiarum differentijs manifcfté difereuit ditferen 1ias à fubftantijs
huius predicamenti ; & $n 2.de An, c. 1. loquens de partibus ef- fcnialibus
phyficis /aquit » materiam fe- &undum fe non eite boc aliquid ; & for-
foam cile pcr quam fx hoc aliquid; com- [geris vero e(le boc aliquidcum igicur
oc aliqud fit prima fübftantia,vt in hoc €. docc:,reilas materiam, formam non
ce fubitantias huius prz dicamenusnili rcdactuié o din partes prima fubftanuz «
Tandem 7. Met. 56. diccns Logica ' corum, qua videntur fübftantiz , mukas cíIe
(abftantiarum partes, «f. pedes , mas nus, caput, man:fefte fübft antiam (ecers
nit à. partibns integralibus fubftantiali» bs , tignanter veró loquitur de partibus
integrantibus ammaliam;qua fünt athe« rogcnc£ , quia dc homogeocis conclufig
iniclligenda non cft , vt fuperius loc.cit; notauimus,vade rextus hic non
modicam fidem facit dictis ibidem. Z5 11 Dicimus 3. (üpremum genus cathe gotiz
(ubftà:ie elfe (ubítatiam tertio mo do EN nempe finità& completá,
cótrahibilé per di fferétias ad omncs fini» tas fubflárias cópletas, tà
corporcas, quá ve ricas itavt in hoc pradicamenta coprehendantur ét angeli,
& corpora ce Icftia; ita Do&. loc.cit. & in 4.d.6.3. 19» M.&
cft cómun s Thomitt.& Scoti ft.& e(t expreísé Arift. s. Met.15 &
lib.7.tex. 5$. vbi. inter fpecies fübftantia numcrat demonia, caelos, &
aftra, & 8. Met. 1. ponit in przdicaméto (ubflantias ab om nibus conceífas
inter quas coelos enume- rat,& alias conceífas tantü à quibusdà .i« non
omnibusnotasquz ex iplius (encen- tia funt incelligentiz vt colligatur ex 6.
Met. 2.& 12. Mer. 5. diuidit fubftantiam przdicamentalem in fenübilem ,
& in» fenfibilem,per banc intelligens Angelos. 12 Probatur età ratione,
quia Ange- li, & corpora celcítia habent o€s condi tioncs
loc.cit.de(ideratas ad ens reponi- bile in prz dicamento , (ant .n. entia rea«
lia per íe completayincomplexa,finita, & vniuocé conuenientia cá alijs
fübitantijs ioferioribusin ratione cómuni. fubftauia abítrahentis à corporca,
& incorporea y atcrna; & incortupnibili. Tnm quia eis cóuenit ró
formal;s (ubftáciz, quz con- fhitaitur apcx butus cathegoriz, omnefqs
affc&ioncs , quas cijaflignat A rift. nà ra» tio formalis fub ft antiz,vt
fupréwum ge- nus huius przdicamenti, efl per fe effe,vt excludit etíe in alio
;nedumper.moaccidenus,(edétpermodumpartisinto»toyprzlertimcfientialis , quia
non omneg integrales cxcludütur , vt diximus yaffee 6&0 veró pracipua eft
übftare acciden- ubus,;vt Arift. docet in hocce. & 1,d.8, 4. 5 lub F. ex E
ru [cd vrumgs x €. — -——— Aime afedd $:4 — Dif. VIL. De Pradicamemisim pártio —
^. A €onuenit cetli$& Anzclis; omnia namqy- fant (abftantig cópletade celis
pacet,de Angelis probat vrgenter DoGtor z. d« 1e .6.& quol.g. vbi ofiendic
ron pofse in- imare matcéris,& in alterius vemre có pofitioncm per
modirpartis ; fubftart ét accidenubus, non quidé corruptiuis» (ed rf &iuis,
Angelus nimirüintelle&tioni- s, & volitionibus , corpora coelcftiaza
quantirati, & luminryadmi& üt ét cótra- zi2, nà angclus contrariorum
aficétaü .f- amoris, & odije(t capax, & ce&lü modà iliuminatürymodó
lumine priuatur,vt pa tet de Luna nunc eftin Oriente nunc im Occidtnte fecand
diuerfas partesatque ita admittit conwaria faltimi lacé süpta; imó & preísé
, quia afficitur raritare , && dé(ftate , vcHaltim opacicate; &
diaplia- neitate, qua funt cótrariz qualitates. Ti quia etizafi fecundü-
cómunem ponan- tür hz incorruptibiles (übftanuze carere phytica cópofitjone ex
maceriay fotmay adliuc tamen habent Metaphyficà ex vea litate potentials
a&tuali; & hoc cft fuf- ficiens fundameniü vnde intellectus de- fümot
gcnus, & d:ffereatiam ( qua cópo* fitio neceífaria zft ad reponibile in
prz- . dicamento) nar in accidentibus habcat genus, & ditfcrentia tine copofsione
ma- teriz, & form2 . Tü tandem quia fi An- geli excluderentur , quia nacurd
(piritua: kes.tunc ob candé rationé a pradicamen. tisaccidentiua: excludi
deberent accidé- tiafpiitualiaac Aft. & caxcri Fhilofo- ghi (cientias,&
virtarcs collécant imea- fhicgoria qualitatis non obttance carum
fpiricalitarcgergo idem taciend(t de An- gelis m pialdican;enco fabfantiasqua
id- eircó diuiditur in apice m corporcam, & incorpoream y quz diuifio
vttque mánis elict, ti aliqua fübttantia fpiritalis ad. hoc gra dicameniunm nod
pertineret « 13 Arbor itaq; pradicamenti fübftà- tkv ica etit coordináda, g»
(upremirzenus fit (ubítanuia fimica& copleta modo iam declarato. Diuiditur
in (piritualé, & cot- potalem, (p ritnalisin varias Angeloruar fpécics
Corpus im corruptibile, X incor- raptibile. Iacorrupcbile in varias fpecies
€:*'orum, & Planctaruar. Corruptibile R5 vWcass & non vigens . INon
viuensin elementare, & mixtum, quomm quodli« bet varias fpecies hbet .
Vincdiiin feni ^ tium vt animal, & infenfi ciuüvt planta; Plantain
variasarborümpecies y & her- barum . Ammal in ratiopale y & irratios.
male. Irratioralein variasbrutorumfpes — — : Rationile pite vt Sortes . &.
Plato : quam difpofitionem cathego- rz abanis nom 1ta' porfectam rw affi gnautt
c. de (p*cie ,fed quafi mutila y quia notadamu(fim oTa enumerauit ge« nera;
(ed'ea tantum, quiz notiora! erant lioc .n; faris erat ibi tuo inftituto: Diti
mius autem animal im ratronaley & irrae uonale , fcu brutum & hoc
imvaridsbrus — torum fpecies ; quia non eít' ommnino'cere. tuaramal effe
immiediatd genus tefpe- — - &n brutord, (icut rcfpectu hominis; quá- uis
.n. ita pleci-]ue fentiant become | mtn efl valde probabile , & manifefté
in mitur ab Arif.7. Met,z&vbiintereQuís ——— — & animal confticaic aliud
genusinnomi-- 1 natüm dicens, quod s,cómwneeff|u- — — per equum, CP
afimumsnonefl nommati —— d proximum genusyquamuisatillud dicat — — — císe
innomimatum , confacuit tamcn po« * E wr fica appellari nominc byutie — —— -
Satiifit ObieGiombus- * s T I4 | Sis Lern [coutra r,! q Deus fitum genece T: trate
P'i'«Damafcenitib. 1.fidei e.97 1. In(t.c.7. vbi dicit yi i eife d. f- E
ferentiam(ubttantiz, X fo (d concinne" Deum,& Angelos , & Aug. 4.
de Trin.c. "a S. vbi ait, quzdam pradicaiméta dici pro- pe de Dco,
(ubttantiam &, relauioneimy aétionem;coetcra iasproprié, & ineta-
phoricé. Tum Aci(t; nam 1 2: Met. ?. ap pellar Deum primam fabitantiaims X r«
Éthic.c 6. & $. Meter ci rer exépla eo- ram quz (unc in przdic.nuimerar
Dieumy : & 4 Top. c. 3. loc. 17. ponit Deum (ub. E genere animalis, Tuay 3.
rone, qnia inlt« nitas addita quantitati, vel qualirati nou cas cxtralit à prz
dicamentis quanuatis & qualitatis, fi .n« darecur lnexintinita y - adhuc ad
catbegoriam qaantiaris (e&tas 14 ret, vC dicemusq. fej. ergo neque addita.
fabftanmar ipfam excrahet ab h»c przdi- camento , Tum 4. Chriftus i Po cww
fimpliciter infinitàcá (it Deus, & tamen 2 prz d:camento fübftantiz , cum
(i- mu! (ir nobifcfi vniuocé homo, ergo infi- itas nonobítat, Tum 5. arguit
Auería fubftantia ample tumpta, vt coprchendit £rcaram , & incceatam ,
importat Conce- pium vcré.voum illis commanem ,vcgo . conftitui potettiyna
fcries predicatorum incipiendo ab huiufmodi conceptu com- muni(fimo, qui
praedicetur elfentialiter , & inquid de .omnibus (übitantijs, & hoc
dicetur ynum rotius fübítancie praedica- mentum , Tum. falcim redu&tiué, (i
nó dice&é , (pe&abit Deus ad hoc przdica- mentum , tanquam principium ,
& caufa itoxius (abítanciz creatz , vt .dixicSim- plic. in hoc c. Tum
tandem, quia faltim , vt vrget Hurtad. poterit conftitui przedi- «amentum
f(üb(tantig increatz diftiodtü À przdicamento creata , & in ip(o Deus
reponi, & tale pradicamétü erir ens (ub- "ftantialecópletín
fpirituale, à (ey zternü. 1$ Refp.ad Has Pairum auctoritates Do&tor
loc.cit.g fi intelligi deberent vt . aéferantur ,& fonant , ponenda cfsent
in Deo aliqua accidentia ; mens igitur Pa- rum fuit terminos fignifignies
pradi- amentacx víu Philofoj im couenire Deo, non quidem co (en(ü , quo
v(urpari funt ab cis ad puedicamenta fignificáda, quz funtres quzdam limitatz ,
fed ina propria fua Ggnificatiane;q habent prz- fcindendo ab
imperfe&tionibus, vnde ij:dé - Patres Damaícen. in clementario cap. 8.
& lib.r.de fidecap.1. & 8. & Aug. 7. de Trin. c5. affirmat Deum non
elfc eps .(. pradicamentale , fed (upra ens neq; fub- ftantia, (ed fapra
(übftantiam,qui loqué- di modus (tis apcrté oftendit non fuifse - Patrum
inteationem Dcü in przdicam. reponere , ità Doctor cit. (ub V. qua 1c-
Íponlione vtuntur Didac. & Vafq. cit. fed (i Damaíc. ità claré loqui vt re-
fertur, multum fauct oppo fitz fententie. Ad Arilt.dicimus illis ia locis Dci
n0- mine y vel Deorum non intelligere ve- rum Deum, quem vnum efe agnouit,fed
inrcliiga Deos pofitos ab antiquis,qui di- ccbant cile (ubitancias qua/dum iu;
erio- icsylubulifTima eorpora habentes, hniilcs qu.dea hoaxn:bas , (cd eis perf
Ct. ore, Quo De genenili. "Puedicam.fubf.edn.T.— $55- quia immortales, ità
notauit Do&or f. Met. intex.illam 15. Hic rameneít ad- :uertendum,
glicécAci(t.t 2. Met,inue- ftigádo naturà primi principij diftinguat. .ens in decem
prz dicam. & poflea diltin-. guat fübftantiam in fenüblem , & infen-
aIDHCmTUD quia pernic qoradies spem i LS inde tame Ee tede ioetri abaliquibus,
, Dcum poni in predicamento (ubítantias quia fuübttantia, quz ibi diuiditur, nó
eft przdicamentalis, (ed cranícendens, bené tamen adhuc ad inueftigandimi cem,
quz: eft extra przdicamentum, predicamcenra diuidit, vt.armirum facilius à (en
libilibus. ad cognitionem infcn(ibilium peraents ret, & ab his, qu.e (unt
in generc, ad res; qua funtextra genus gradum faceret , Ad 3. negat Scoc.
paritatem fub R. aliud eft n. loqui de infinito fimpliciter, qualis eft
infinita fubitaatia , altud de 1nfinita uid , fcu. in determinato ; nete, vt
e(t aufinita quatitas, vcl qualitas, hzc .n. infinitasmon rollit amaem poten
tialitatemyncc aufert omnem limitationé in genere entis, fedrantumin tali
genere. linea infiaita dicetur edes illimis tata itas ,nó tamca illimitatü ens
; & ideo cum tali infinitate (ecundá quid ftat ratio generis, non tamen cum
infint- tate Kimpltciter , quia hzc tollit omneqn limitacionem,&
potentialitatenms, vt pro- batugn cft; gide ibi auream
do&rinam.16Addi,saatishicdifputarc,qualis(itvnitasChuftiDomin;cft.n.ncgot&metétheologici;hoctàcertumeftquodfiinhoctreponiturprzdicamento,1deicontingittationehumangnaturz»nondiuine,vtomncsdicunt;vbiomninocauemodüloquendiPoncijvaldéimproriumquidi(p.11.Log.infinen.$c.adargumentuminquit.ChrilLumponi4nprzdicamento(ubttantiz,(icófidere10r,vtcftfuppofiuimhumanumprzcisdsabttrabédoabinclufioncdiuinitatis.
Hic fané loquédi godus valde improprius cfty ne dicamus erroneit,quia yc fides
docet in Chri(Lo vnà tancámodo (üppofitum .re- peritun& boc
diuiaum,quamuiss crgo có- fiderari policy vt fuppolitem diuind «n humana natura
(ubfilcns, nequaquam uà coníidccari potcft, vt foppot tü human. Kos * e $56 To
prazced.nó ponuntur in prz dicamento goificatz in abftra&o, fed in
concreto, i1 concernunt fuppofitum, fed in rifto aliud fuppofitum non
reperitur, uà diuinum , ergo faltim diuinü füppo- ti .ep cft
inGnitem,collocabitutin pr-- dicamento . Refp. fubfiftentiam fecun. dum fe in
przzdicamento non poni,fed cf- fc conditioné neceffarió requifitam , vt naturà
ibi ponatur; vndé concreta fub fla. tialia dicuntur effe in przdicamento ra-
tione principalis fignificati.(.naturz non auté connotati, gerit auté hoc munus
có- ditionis fine qua non abfolute , quatenus Tabfiftentia
e(t,prafcindendoabhoc,qfitfinita,velinfinita,natura.n.humana, co on con(tituit
hominem, gy termina- «ur fübfiftentia, fiu hec fit finta, (iae in- finita, vt
bené notat Didac. Ex quo dedu- citur,nónifi accidentali(li mé, vt (ic dica-
mus;ac mcré materialiter fuppofitü diui. num in Chri(to ad hoc (pe&are
predica- mentum ; tum quia fubfifiécia diuina eft tantum conditio , qua Chri
fti humanitas in hoc reponitur pra dicamento ; tü $» tale munus gerit , vt
fübfiftetia pracise, non vt diuina. Ad s.conceditur conftitui poffe calem prz
dicatorü (errem, (ed ne- gatur 4p praedicatum illud (ubftantiz có- munithia um
haberet rationem generis, quia cà fit conceptus tranícendcns jssnol- lam à
parte rci przícfert reTlitatem, vn- de ncque contrahibilis etiet per conce-
ptus veré diffecentialcs . Dices;taliscon- ceptus communis eft
potcntialis,& inde- terminarus,(cu ind;fferens,& de pluribus fpecie
diffecenribus dicerctut in quid, er- go effet genus. Refp.g ibi nulla eft poté-
tialitas,uia talis prztupponit realitaté à parte rei; vel tantum cft ibi
potentialitas co modo , quo conceditur communitas ,. & indifferentia
nimirum per intellectum ctdtowi ientem, quz commu- itas, & potcentialitas
nó fufficit ad hoc, vt aliquis conceptus (it.veré genericus, fedzantum per
noftrum intclligcndi mo- dü,vt notauit Bargius r.d.8.q. 3. pag.no- bis 18c.
loquens de conceptu «nus, (,17. Ad6, necbene diceretur Dcü rc- auctiuc perüncre
ad hoc pradicanicgtü, Difp. V1I. De Predicametisin partic. Dices,natutz
fubftátiales ex didis di« quía id fonat imperfe&o modo patticí- pare rónem
illius; nec quia eft principii, & cauía totius fubftaciz, debet reduci ad:
illad przdicamentum, quia cum etiam tig. — principium, & caufa accidencium,
ad illa rzdicamenta reduci deberet, non itaqiIDeus$ ad crcaturà , (ed porius
creatura ad. Dc reduci debet,vt ad primam caufam, in qua virtualiter,ac
eminécer cócineture Ad vlt. illud nonum przzd: camentum pro diuinis ab Hurt.
inuectü ett prorfus chy« mericum ,tü quiare vera feries illa prz« dicatocum non
poílet dici predicamen- tum , quia effec cantum ordinatio conce- piuum à noftro
confi&a intelle&u cane dem proríus tem concipiente per modü magis,
& minus cóis; przdicamentü ve« ro accipitur pro coordinattone realiratü,
qua natz funt facere compoólitioné mee taphyficam , quz Deo repugnat ; 'ü ran
fi concedatur e(fe predicamentum, plam | nequit poni à praedicamento fubftoniz
——— — creata diftinctum, vc contendit Huraad. — — quia pradieata illa ens,fübftancale,
comre Y d pleuum, (piritaale ; (int praedicata comes munia Dco, &
creaturis. —. 7 18 Secü ijc.conaz,Cond gd — —— ét pattes fia éinprgdicaméto qua
— — — Arift. in hocc. defendit partes integran- —— tc$ veras c(fe
(übitantias,quia nor in alio, velucin fubie&o , fed v toto &c.ad
aliquid illas coputat inter primas, & (ccüdas fubftátias, caput, quoddam
ca- püt,manus, quedà manus . Et $5. Met. 15. intet fübítantias enumerat partcs,
& de- nique 2.de Ani.2.& 3. Met.z. & libi 12. — tcx. 12.(uübftantiá
diuidit in materia; for- mam, & cópofitum,ex quo a licet - fuperius
dittin&ü in infcriora quidditatte ué predicatur de illis,ergo fubftátia
quid ditatiué pradicatur dc materia & toria. Refp. quádo At:ft. inhoc c.
partes in» tegrales appellauit (ubitanrias,(olum do» cere voluit illas effe
(ub(tancias , non ace cidentia, quia non funcinfuübiecto, non idcircó cas
ditedé in; praedicamento co'- locauit; dixit ét effe vecas (ubttantias hue ius
prz dicamenti, quia iliis non'repugaat e(fe tales, quaten:is süt partcs
integrales» nam fi (int (i milarcsy intrat predicamés uim; c-cró ad aliquid
aliud myftcc uas voluit yt VOR. COE PSU. Queft1 De gentralifs. gu ou TOLL IIT
noe er; " voluit nobis aperire Arift. appellauit .n. - eas primas , &
fecundis fübftanuias , vc in - dicaret ét rerum incójletarü , & partia-
lium poífe nos fericm przdicamencalcm conflituere ad inftar przdicament: com.
pletarü ; quatenus
étipipfismucniunturprzdicatafüperioray&inferiora,genera;&fpecies,quarationediximusdifp.4.q.4»infinequamcunquevniacrfalitatisfpe€itabcBefuadariincnabusincomletis,licutcomplet;s,vnde
porerit v.g.affi- - gnari, v: genus fubftantia phy(ica partia- his, que
diuidatur in materiam, & formá , & hzc incorporcam , & fpitizaalem,
ilia in codleftem,& füblunarem;fiin ceelcfti- bus corporibus admittitur
materia & qui dem alterius rationis ab jfta inferiorum . Quod malé inficiatur Sancb. 4. j. ad 8.ca rat one
fretus , q» hzc funt entia incóple- ta ac proindé inepta. ad
praedicationem. Nam licet re vera tint incompleta , €a ta- men intellectus
concipere poteft per mo dum entis fic completi, ficut requiritur : ad
praedicationem , idq; totum innuit A- — rift.cit.fieri pofle vocans manus,
& caput fecundas (ubftantias,& fimul partes fub- ^ flantiatum, qua
dircé&te füpt in pradica- mento. Ad locum ex 5. Mec. vtiq; Inter
fubftantias enumerat partes ibi rame de- clarat non dici (übítantias, ficut
compo- fita conftituga pcr cas,cxcipe partes fimi. latcs y qua recipiunt
przdicationem vni- ucríahs, (icut ipfum torum. Demum di- uifio illa (ubflantiz
in materiam , forma, & compolitum non cft proprie ditufio fubftantig in
cómuni huius przdicamen- ti, (ed potius quzdam refolurio fübftan- 1iz
pradicamentalis compofitz , q cx co patere pó:, quia illa diuifio non continet
Angelos, qui tamé süt if bac cathegoria , 19 At diccs,materia, &
forma,manus, & pes (up quidditatiue fubftantia ; non minus,g cópofirü,ergo
fi hoc eft in pre- dicameuro directé, eu & illa. Refp. ve- rum eile
affumptum , fi fubftantia cómu- niter famatur, qnomodo dici folet fubftà tia ana
iagfus uten. comprehendit ram completas fubitantias , quà incompletas, fallar
WR CUAM ,h Rida fumatur, vt cft fupremumgenus buius przdicam:é- tiic -n. non
dire&té , (ed lateraliter tane Logica « Pradic. fubft. etrt.T.— $$7 tum ,
& reductiué dicitur de m arccia, 8€ forma, ratione .f. compofiti , ac
proindé non qu'dditatiué, ficut fuperius de infe riori. Ais , ergo fubftantia
communiter diQa,vcluti commune genus etit ad fub- ftanuas completas , &
incompletas, cua talis conceptus fübítantiz: non fit tran« (cendens, (cd
finitus, & limitatus,& alto- qn vnuocus przícrtim infententia no- ra,
Refp.ità efle, quod in hocfen(a par» tes cffenriales phy fice cadunt fub eodem.
genere cü compofiro , ac ét partes inte- gralesaherogenez (en. habent ad füb-
ftàciam tic (ümpram , vt modo homoge- neg ad przdicamentalé , ficut .n. ifta
re- cipiunt przdicationem fübüantie pradie camentalisdircété non minus, q totum
ipíum , ita vniuerfaliter oés fübftantiarü partes przdicationem analog I
ubflatiz recipiunt nó minus,quà tota per cas cone ftiruta; exhoc tamen non
fequitur,quod €odé modo recipiant praedicatione fi flantiz przdicamental:s ,
atq; idcó dire- &é poni debeant in hoc przdicamento . Hinc dedacitur ,
potuiffe vcig; fieri praz« dicámentü fubftantiz , qp cople&terctur
(ubftantias omnes creatas, tam cópletas La since quo bené diícurrit Aucr- cit.
nó tamen qp vlterius cópledter etiam mcrcatam, in quo Aucría deficit. 20 Solet
quoq; hic afferri difficuitas dc corpore jito altera parte compofiti iu
viuentibuscüm «ri. praedicetur quiddita- tiré de viuente , vt fuperias de
inferiori y vt cü dicimus; gy homo eft corpus;coníe« quenter videtur dircété
poni in predica- mento,non obftante,gp fit pars. Hac dif- ficultas vrget íolum
ponentes 1n viuenti- bus formam corporcitatis preter animá s Q cx profefío docet
Doctor 4. d.11-q.3« Mairon.pafíu 40. fuper Vnerf. conce dit alumptum . Dicendum
tamence Scotcit, H H. q cum dicimus ani Íc corpus, ly corpus non ftat proaltera
parte compofiti,li accipiatur vt ica» uo quidditatiua;& is,fed pro cor-
pore mecaphyfico, q» inlimea predicamé tali elt gradus gencricusad viuésyqui
vtie quc gradus delumitur à corpore pro alte» |. Ka parte » vt fuse mia Ic TE A
Phyl.q-4«ast 2» pradcrtim in
fol.ad1.8€Xx3ibii"y$583.vbietiamadducunturquxdamgrauesdfficu'taccsbicàMaiton.co&a,&folvuritor.Rogabis;anfaltimpottaiimaedifcciium,velinteritumcorpusproalteraparteponaturdirecteiggetiere?Zabarel.lib.
de pluralit. form. annuit , €ó quia turic nom habet amplius rationem partis,
[ed tocius ; vnde cuadit ens com- pletum,& proportióratum predicamen- (QV
Atperpc ane TU GAST colt anim»! ciereritipiadbuc manet ens anccinpkeuü ; &
aniv z effenrialiter fub- erdinatüm pef modum materi ; licut € contra ariima
rationalis pofl (eparationé á corpóre adliuc manet enis incomplet y quia
e(sétialiter (ubordinata corpori per modurn form: tum quía eff quid inte-
gratum ex pluribus formis pattialibus cx dié&is difp.Ehyf.citz 21 Tertio
obijcitur coritra 3. concl. ptobando nec Angelos , nec corpora coe- ]Jefta in
hoc contineri pradicaméto; pra-- fettiri itr Arift. fcotentía, nam 10. Met. 16.
cortüptibile, & incorrupubile diffe- 1üt gericre fed h&c (unt
incorrüptibilia ; ergo noi haberi: genus cómunc cum ca- ducis; & códein
lib.tex. 12. inquit ea dif- fcrre getiere j &. pradicauonis figura .i« pre
dicamento, vtomnes exponunt1uo- rum rom cft communis materia, quod ét habet
$.Met.$3. at Céli , & Angeli nom habcntcommunem materiam cuar cada- tet 6
ficc coimiune genus. : «Do&or 4-d.6.9.10. M. Atiflo- qui de genere
pliyfico. i. matetianion ad. 1é logico, qu£ cft. cóis e» pofitio , & vult
corruptibilia ; & incorcupubilia nomncommunicate in materia; qat (enfus
«oll;gitut ex. cap praeced. & qoidem fa- miliart eft Atiftinomine generis
fignifi- care materiam, vt coríttat ex 1, Polt.19. vbi docet iti fcientijs
fieri noti debere. » uran(icü de genetein geüus.i. ex (ubiecta vnius in
fubicétü altefius, & 4.Mct.2. vbi ait vnius feti(us vmü c(Te genus i. mate-
riam circa quám« Vel (i loquitar de gene- re logico,non vriq'loquitdr de
fupremo, fed intermedio , qj co'ticidit cüm fpecie fubalterna , alio.,uin
araumencá adductü ibi ab Acift.ad probanduai corruptibile, & incorruptibile
differte getiece ; e(ict in - Difp. FII. De "Pradicamentis in partic.
quatuor terminis,initio.n. textusficeri — it rónemycumz contraria [pécie
diuer[d. int , corruptibile autém'y * incorrupti? bile contraria (int y neceffe
eft diuerfum incorruptibi- enus e[fe corruptibile, det in cóclüfore fius difci
genus non intelligit fabalternim, effet u quatuor terminis ; quomodo auté ten
argumentum Ariit. intelligendo de ge- nece phylico vide ibi Scorum , &
Alen- fem - Adalium locum , non ità loquitur ibi Aritt. (ed aic differte gere
eque noü eft cóis materia , & eid T- fa cathegoriz figura y it loquirurada-
muffim $. Met. 33. fpecie veró differre ait,quorum idem eft genus : Joquitur
era go Atit.de genere phyüico; vt cur(us ibi Do&or explicat;& fen(usett
genere phy fico ditferre , & quz (untimdiuet(is, ca« thegorijs , hzc .n.
adinuicem non tranf- mutantur quia non fit 'ex füperz ficié y neq; é contra ,
& quat (unti codé prdicamento , fed iri materia nom coms — mudüicant :
pecie veró differre y idem eft genus;i. di ficá , à'qua fumitur differentia
fpectfica f comgéntunt im materia ; aliam cti$ expoa fitionc riobisproficui
vide apud Alense; ii Dices.vf Aritt.pofüiffciptelligem- tias actus purosy&
limplicessaceidenti d incapaces 8. Met. 16.9. Mer. (7 & lib: ro; tex.
30.& lib.12.43. ergo nó folir phyli- cà, (ed & metaphy ticam
cópofitioné ne- gat in cis;quod conf.ex Scot.quol.r$.C., & quol.7. Gg. vbi
docet Arítt.in imelli- geritijs pofuitle intelligere idé c (ui (ub.- flácia
quia fünt puri actus fecundá ipsi. Refp.& cft folutio cóis Acift. vocare
cas á&tus puros, & fimplice$quatenüs carent cópofitiorie pliyticaj&
negat in eis poté- tiá cóttadi&tionis ad e(fendd, X nó eísen dum; quia funt
incorruptibtles , non auté ri: gat conyoliioncani potenciam mc- tapliy(ic&,
ben& ri. nouit nou cífe puros; & fimriplices , vt intelligentia prima:
qua dc caua nec etiam credibile eft pofuitle ilias omnium. dccidentitim prorfus
1mcd« paces,nani faltim rion videtur in cis tiegaf' fe accidentia reípeétiua ab
ipiis realitet diftinavarios nem uic ;ad orbem moti ; ad [uos cíícctuss tOAÀIsS
^ Éerre per tormá pliya s ! ré(pcitusad foin» — ji t. ^ à i^. og H "rr N '
—. 4e fc hanc, .& nón 4 Ab? Ac. J)-- ! ;7« ad 1.prin. docere ibet
intelligentiá cffe differentiam indi- uidualem,ob nece(fitatem effendi, quà ci
tribuit. Refp.fi ita eft , plané difficile ctle — tueri intelligentias fecüdum
Atift.in hoc pradicam.contincri, imó & corpora ce- Asso 1.4.3. do fent.
Arift. quan — leftia, cü code modo ea videatur pofuiite entia nece(faria , vndé
non abs re Auer. in «ap.de (pecie, & 10. Mct. cap. 26. nega- uit bzc in
przdicamcntofubflantiz con- tineri. Sed (i Arift. prz di&ta expofitioné nó
patitur, curent al;j explicarcqui fin- gola eius di&a vt Sacramenta
recipiunt, quamuis .n. acris fuerit ingenij, & mul. tas(atis reconditas
veritates lololumi- nis naturz du&u attigeritfatendi tamen eít e defe&u
luminis fider in multis ce- cutire prelertim cü de Deo loquitur ,&
intelligét;js, d (uperát humanu captum, ^"ARTICVLVS Il. Quo fenfu
diuidatur fubflantia in pri- : fs " er fecundam, 7 vtraque bic —'.
defimatur , ac vuaalteri comparetur. ag Goyuifie Acftin hoc c. fübftantià 4 D
in primam, & fccüdam, viráq ;defininit, ac demum ad magis eer :viriufd;
nauram vnam altetí cóparauir ; hz igitur tria in hoc art. nobis funt cx-
plananda , diuitio fnbflantiz in primam, & (ccundam, vcriufque definitio;
& eatü comparatio adinu:ccm ab Acift. facta. Quoad primum dubitatur , quomodo
accipiatur fubftantia , dum diusditur in primam, & fccunda , an.í. pimó,
vel fe» cundo intentionaliter 5 dicunt aliqui di- uidi (ubftantiam quoad.
primam intétio- neim,vt Suarez difp.3 5.Met.fe&t.2. quem fequitur Eaber 7.
Mct. difp.7. cap. 1. alij aflerunt diuidi quoad (ccundam , vt Soto in hoc
puedic.q.1. att. 1, Sed vtrumq; de- fendi porefl, vt abfolute verum , ac eriam
de Atiit, mente ; vt docet Doctor qu. 4. Vniü, in (ol. ad 2. vbi inquirens; quo
séíu diuiferit Ari. fubftantiam in. prtmam , & Íccundam, ait, qp non
cantan. antelli- git debis qu [unz prater operationem imtellecus , uibus vcrbis
6gnificac Do- &or joie viroque modo. explicari Aut : Sudf.1. De generalis.
*Pradicam.[ubft. Ant. L $59 At quocunque modo explicetur diu; fio; ruríus «ft
difhicultas,quodpam fit diuisó, & quide Authores in hoc oés conuenire
videtur,
vtnotatAuer(aq«16.(ec.2.,(ubftantiam,vteftapcxhuiusptzdic.nódiuidiinprimam,&fccüdam,quafiin(uasÁpecies,licutdiuiditurquantitasinconunuam,&dilcretam,quiafubftantia,vtfic.continetur.fübalteroexicmbrisdiuidcotibus,népefubfubftantiafecunda,atdiuilumdebetc(icquidindifferensadprimam,.&fecunda,Scdneq;hocrc&éa(leritur,quiabenepoteflà1u:süaliquodcótinertaccidentaliterfubaliquocsmébrisdiuidentibus,vtconftatdevniucrfasli;quodaccidentalitercontineturfubalteroexmcnibrisdiuidenibus,népcfübgenere;quamuisigiturfifubftantiafüpremacapiaturproprimaintentione,
nó poffit diuidi 1n primam, & fecundam, vt notat Tat.9.1, | redicam.nor.3.
cx *cor, q.12.Pre dicam.in fine , quia vt fic figni» ficat naturam cócm , non
autcm fingulas rem,& indiuiduá , qualis importatur pet pramá tüb(tantiam ;
tamen fifumatur pco ' 2. inuentione , diuidi potcfl incas vt in fuas fpecies,
(ic. n. vt quid , abftrabic à fecundis intentionibus vniucrfaliracis, &
fingularitatis , vt à iuis (pcciebus , & (o- 'eoncipitur yniueríalis, vt
modus, 24 Yoiipitur in primis accipi f. b(tan a/a,vt genus g« ncrali(fin à,
& diuidi prz-. fato modo ip primam,& fecundam, vclut n (uas
(pecies;pozeft et acci pi fubftancia pro quocangue dirc&té. ponibili in hoc
pradicamento, ex Tatar.ibidem,quo sc(u dicitur fubftantia. praedican.éial
$, có- prehendit fupremam,intermcdià,
& infi- mam;& í£ic. diuidi in primam, & fecundà , -biniliá,quz
ponitur ihfimo loco, hec eft prima fubttantia, & in illam, quz po- nicur in
aliquo fiction loco,& cft [cci da, ícu in T8 quz folü ponir in. pre-
dicaméto, vt (ubijcib.lis,qua eft prima, à in cam, quz ponucur yt. pradicab;lis
, & cit íccunda ; in qua diuiionc fi fubítan- tia przdicauentalis fui - peo
prie intenuonc.r. pro Datura; & clientia rea- li quatenus affici ,'Ot.
intentionibus vni» ucclalirauis & fingularitals, fic cri duis. fio
(ubi€& in aco dé. ja ; (1 veró (umatur RIS Xx 4 — pious E MEET $60 prout
pracfcfert illam (ccundam intentio- Dein ordinabilitatis in predica méto , (ic
€rit diu;fio peneris in (jccics, quia ita di- uiditur. oidinabile, in prz
dicamento in Pra dicabile, & virimü fubijcibile, itá do- €et Tatar cit.quem
dicédi modum multi €x Recentioribus fequuntur ; iuxta quod tal sdiuitio | 6: é
fuo modo affignati m pradicau entis accidétium fimnendo (ab- ftanuam ampli
([imé pro nitutay^& e(Ten- tia rei, & pr mà pro natura fingulari ,
& fobijcibili, (ecüidam pro natara vniuería- li;& przdicabili,vt optimé
notauit Mau- rit.q.4. Vniu dub.5.Pót é diuidi (ubftà- tia in primam, & fccandam
sm rationem fubfittend: , & (ubütandi alijs, primario, & (ccüdarió
velui per varios modos , vc volebat Suarez, vt faciat huac fensü ,(ub. füantia
alia cft, cui primo , & per (e con- uenit (ubfiftere, & accidécibus
(ubftare , & hzc cft prima , alia veró, cui conucnit fübtiftere , &
alijs l(abftare mediae , & fecandarió, & hzc cít (ccunda, & in hoc
fen(u etiam poteft diuifio cxplicari per terminos (ecundarum inrentionü ,
quate- mus (ubttantia poteft accidentibus copa- rari, ncdum per modum
fübic&i inh ii0- fis, vcrametià przdicationis , quod vciq; €i conuenit pro
fccunda intentione. 25 Exhis patet poffe hic diuifionem explicari primb ,&
fecundó intencionali- tcr,tàm cx parté totius diui (i, quàm mem brorü diuidéuum
; & licet Do&t. cic. in- nucre videatur prafatam diuiliónem ex par:e
mébrorum diuidentiü nonnifi per fecundas iotcationes affi gnati poffe, ca
ratione fretus ; q» membra diuitionis dc- bent opponi non coincidere, at quod e
ft fecunda (übftantia preter. operationem intellc&us, nó opponitur prin ze
füb(tan- tiz,[ed e(t id , ergo &c. nihilominus nó eft ita in rigore
intelligendus Doctor , quali prima , & (ccunda fubftantia à par- te rei
comcidant omninó , & realiter, & formaliter , nam certum cft in cius
(encé- €&ianaturam commanem, fuper quam fun- daturjmcentiovniucrfalitacis,diftingui€xnatura4ciabndiuiduo,fuperefundatur(cundaintentio(ingulatitdtis,&quodammodoopponi,fcdtantuimvogitiadicaremaioremoppofitionéccrni»WeDifp.VII.DePradicamentisinpartic.aiemtinterprimam,&(ccandamfubftantiafecundóintentional:tercaptas,juamprO.prima10rentione,quiatic
fanc realitet — 1demsat iflo modo func intentiones pror — fus diuecíz ,&
oppofitz, vadepercica — — membra diuitio magis clacet . | e etm 16 letes.quo
modo ex bismagisdie« — — uiferit Arift. Refp.Suarez,Faber,Blane — — & alij
diuifitie terio modo , & pro pri- ma incentione, quia hic explicat fubftan-
tiá pernon efle :n (ubiecto, & períübftas — reaccidétibus, qua (unt
rationes reales — & iuxta duplicem modü realem fubüfté- di, & fübftandi
acciden:ibus diuidit fab- ftantian in primam, & fecundam; prima eft, quz
per fc, & primario fübhflir , & ac encbut fubftat , (econda veró , uz
ecundario. Sed plané fallum eftArift; — — hictantum confidcrare fubttanrra
quoad. rauonen, (ub tiftendi , & fubftandi acci- dentibus, quamuis .n.
quoad hanc óié y illam bic peculiari quodam modoconti- — — deiaucrit,vtpoté
pérquáab accidéte(e-:.—— — cernitur, tal;$.n. coofideratio accidens —— bus
appl.cari non potet; adhuc tamen: : iplam cólidcrauit , vt eft ponibilis.
&. dinabil.s in radicaniéto , que lané coe — — fideratio tota intentionalis
cft , nequefo- — — lum di(tinxit primam, & fecundam fu ftanuiam per. illos
modos »timarió; fecundatio fubít andi, vcl fubfiftc: ed. preferum etiam per non
dici , vel dicrde: fubiecto, imà quand. eciam primam füb- ftantiam ditlinxit à
[ccunds , quia (übij- cirüc omnibus alijs ctiamipiis fecundis y——— hac certé
iubicctio dicit fecundam int&- tionem in prima füb(tantia, ficat dici de
intcationem oppofitam.ponit in fecüdas. & etiam in accidentibus ipfis, quia
in or- dine ad illa, nedum hic comparatur , vt fubie&uminhatüonis ;
verametiam pfe d:cationis , vt mox dicemus , quarc Con-- cludimos cum
Do&tore cit.q. 4. Vniu.& q.1 2. Pradicam.in finc prarfatami diuifio-
nem porius explicandam effe per fecun dis intentiones, quàm per primas , quia
fecundum eam coafidcrationem prafer- tim pertinent pradicam:nta dd Logicil;
& non tantum tertio modo, verumetam alijs accipi poffe etiam de. mente
Arift. - & fic manet breuiter cxplicata hec füb- JM E » Y» 8.1. De diuifone
fubfiamtin primam, feere. IT. $6t LN E nti diuifio, circa: uam tot verba in- |
. nt inatiliter Au&ores paffim ; & o^ /. . -forté improbabilis prorfus
non c(t A mo- —. mijsopinio hancnó tàm
efe diuitionem , /.. quàmenumerationem,& (eriem quandá eorum, quz in hoc
predicam.ponuntur , velati cam dicitar , difcumbentium hic , eft primas; ille
(ecundus,&c. qnem tame dicendi modam non adeó approbare dc. bemus, vt al:j
modi dicédi iam relati om ninó dcbean: reprobari, vt facic hic Pon- cius,cuius
rationibus occurrere ex dictis non c(t difficile ; fed recipi poteft , quia e(t
expeditioralijs ; & minores paticuc difficul'ates . / 17 Quoad 1.
Arift.codé c. definit, vel tius dz(cribit ptimum fubftantiam effe lam;qua nec
e(t 1n fubietfoynec dicitur de fabiccto,(ecundam vero , quz 5n eff in [ub:e Ho,
fed dicitur de [ubiecko, vor p fubie&m intelligitur (ubie&um inhe-
fionis,& prz dicationis, ni quando vtraT; dicitur non cife in füb.ccto,
fermo eíl de füb:e&o 1nhzlionis,nam pet hoc fubita* tia dillingaitur ab
accidente;vadé pet it- €i negauonem citcamfcribitar modas gotiuimus períeicitis
fübitandam conttr- tuens,& ab accidente diftioguens ; quan do vcró de
primaltübttantmia ncgacur dicr detübiecto, & de fceüda afficinatar, tnc fit
lermo de (abie&o przdicarionis,& pe ncs hoc diftinganatur prima , &
(«cunda fübttantia, quia prima fibitantia nullum babet inferius , dequo
prz-dicecur , bené camé fecüda;quia hec cft vniaerfalis,illa fingularis, quacé
etiam alteta negatio in dcliaicone primz fübftantiz , qua nega- tuc dici de
tubiecto,circamfcribit po (ici- am hzcceirarem ; per quam ei repugaat dici de
lubieéto.i. de inferiori; hinc patet lomodo hz d«cfiaitiones bené
remexplicent,quiaeftódenturperncgationes,'nótamépfimplices negatrones,alioquin
definitio priimz/(ubftanuzetià chymcse conueniret,fed per negacrones mdicances
quid pofitiuuin,vt notat Tatar.cit.not«4. patet etiam quomodo ambz poffint cx-
plicari pro prima intentione. Verüm quía cffe in Jebietlo,& dici de
[ubiecto no cà- tum primo intentionafiter , (ed eciam (e- cund? intentionalitec
capi poflunt, ità ni- c miram vt effe in fubie&io idem fic , quod przdicari
accidentaliter, & denominati ué ,quicft proprius modus przdican di
accidentium; & dici de fubietto i. d« in- fcriori, fit prazdicari
e(fencialiter,ideó po terunt etiam przface defiaitiones expli« cati (ccan ió
inréciónaliter, ica nimirum , St fecunda fub(tantia dicatur illayqua nó eft in
[wbiztto fcd dicitur de [ubi ek o i. quz uon acciden:alitec , fed cilencialiter
predicatar de prima , prima vctró fubítaa tía fit illa, quz nec cfl in fubietto
,uec di- citur de fübietfo à. nec przdicatur de . alio accidentaliter ,nec
cílentialiter ; itag» ifta duplex negatio indicet oppolitàin- tentioné
fübijcibilitacis omnimoda , pec quam excludatur omnis pradicabilttas & hoc
man fefté infinuat. Arilt. pcr illud dc prima fubíftátia pronunciatum , quod
accipiunt aliqui vc aliam prime. fübtcan- tize defia cionem eff qua propri?
princi- aliter? maxim [ubil are dicitur, pet c.n. fignificat; qa0d ill non funt
purz negationes/fed mobis citcüfceibunt omni modam fubrjcibilitatem prime
fübftan- tia? 1n qnacunq; pred catione, tài elfed- - riali,q accidental
adeoquod boc proná ciarum fic potius declaratio" dcfimtionis prima
fubttantig,qua vt tradita pcr nc- gatronss poteracaltquá. parere fulpicio - nem
Q noua,& diitin&a definitio, vel cd Mairoa.paílu 9.dicendum,q cü ea
vnam cont icait definitionem, & ett de cius in- tegrirate;irà pec fecundas
intétiones ex- plicát has definitiones primz , & fecun-da (ubítantiz Io. de
Magiftrisq. 1. hu ius prz'dicam. not, 2. quz quidem expli- catio ci! inftitato
logico multà magis ac« comodata,quám przccedens,& etiam ma HR demente
Arift. qui defiait primam ubftantiam per oppofitionem ad (ccua- dam;cum ergo
fecundá dcfiniat per prae dicati ; conueniens cft, vt primam dcfi- niret pec
fubijci, . . tu 28 Scd dices, ex hoc; gp prima fübítan tiaomnibus alijs
fubftar, accidentibus n& póX& ipáü(met fecundis (ubitanti]s, rofert.
Autt.deflruBis primis fabitantus vr fibile ejfe aliquid aliarü ve manere: ,
aucem nequit incclligi, miquoad effe» — x actualis ciens Cam «n, turn Ac ides :
: D ALD * S Lia » Ii joe ci ois ecu NR ER Z6. — Dig.VIL DePrédicmiioh pani: ——
tia, tum naturz communcs in fe immedia té non exitiàt fed in indiuiduis, tolle
in- diuidua,tolluntur ctiam. & accidentia) & natutz communcs ,omnia.n.corrümpun-
1ut ad corruptionem indíuidui ; vr docet. Doctor 3.d.2 2.4. vn:G.-quo autem ad
cf. fe obie&inum , & effentiz non eft vera illa propofitio , quia nullo
fingulaci cxi. ftéte,achuc poteft quidditas intelligi & formati de illa propofitiones vera
& ne- ce(lariz m ordine ad pradicata. cilentia lia,vt clacé docuit Forph.
cap. 7. dicens fublatis indiuiduis nó tolli fpecics, vel ge- nera,quo .(. ad
effe obiectiuum, & etien- tiz , ergo vt hoc Arift. dictum vcrifice-
tur;oportet yt aliud dictum , vndé dedu- citur, quod. f.(ubftantia prima
principa- liter, c maxim? fubflare dicitur jintel- ligatur de (ubftare
realiter, & vera (u(té- tatione rcfpeQu accidétium , ac reali in- clufione
naturz communis , quz efl. fe- «unda (ubflatia , non aot€ de tubttare in-
tétionaliter, feu fubijci in praedicatione . Refp.quod ficut primum
Arift.di&ü , . quod prima (übftáta principaliter;& ma ximé fubftat;
poteft explicari tàm pro pri m4;d pro fccunda intentionc,népé de rca liaut
intentionali fübiectione in prz dica tione , ità etiam confe&tarium ex co
de- du&um;vt bené aduertit idé Io. de Mag. cit-dub. 5, vndé ex illo primo
di&o tea- liter intellecto deducitur hoc fecüdü rca liter intelle&um eo
modo , quo demon. fratur i arguméio.(. quod deftradis pri mis fübftanujs
dettruuntur alia omnia .f. patüra: comunes,& accidentia quoad eífe actoalis
exiltentge , & ex eodem logica- liter intelle&o ,deducitur illud idem
con- tium logicaliter intelle&ü hoc mo- do;quod cü bic có (ideretur prima
(ubítà tia in ordinc ad (ccundas , & ad accidcn- tia in ratione
fübijcibilis, bac verà 01a in ordine ad primam in ratione przd;cabi- lis , vcl
m Ken 2 velaccidentaliter , quia relatiua pofita fe ponunt , & perem- Le
Deribit nnl fublatis primis fub- ijs riecht denso S oidipis ^ ^. 49 Exquo patet
modo fit yerü il- - lad Aritt.di& defirudtis primis fübftan tijs,&c.tàm
phyucé,g logicé, Dices,dc- flrucis omaibus ; hominibus adhuc c- — — ll aR n
mane:et anima rationalis, & matería, vé «corpus pro altera parte compotiti
cum - fuis accidécibus, ergo falfam illud di&ü,, : E efp.Louan:cnt.ob id
habent pro fu(pes. &o Es Arift. dictum, veluti tendens ad. animz
mortalitatem, Alij e» plicant de totali.deflru&ione primarum fubftantia: —
rumjnemp? quoad vtramq; partem, quafi -—— Arift. apertis oculis agnouetit
annihis . l:tionem ; Mairon, pallu 11.ad 4,ait,per primas (ubftantias bic
Aritt. intelligere — fubftantias o€s lingulares , tam comple« tas,G
incóplctas,quod fané textui fatis co fonü nó cfl. Facilis rame eft folutio,
& ex. ipfo consxuco lige e NE ftlo- — quitur fimpl:cirer.de onmibus, quafi
oía — prorfus
interitura(intdeftru&isprimisfubtantijs,(edloquiturfignarédefecunedisfubftanujs,&accidentibusqua(ub.eflentanturincis(vt.n.dicimusinPhyf,«oumpofitumeftadzquatumfübiedumaccidencium,non
matctia príma)nam per nt lhancpropofitionemiptendit Aril.demó — — ftrarc
dependentiamtàmfecundar | fláriarum, q accidétiumà primis,parum —— auté ad hoc
icfert,quod facta prime füb« flàriz dcftructione adhuc aliqua mancat Vh ;eius
pars fuperfles, nam Dué mancat,fiué nomcertam cft naturá , quz in ipfa exta-
bat , paritcr & accidentia in ipfa fundar .deleri;quod dictum, ficut
verificatur c mé in lub ftanujs integris peii , de qu bus rcucra przcipue illud
pronun- «iauit hic Acift.:tàcumomini veritate po. terit applicati quoque fubftantijs
partia- libus & incomplecis con(Lituendo ,& di- ftinguendo ctiam in
ipfis primas , & fe- ,cundas iuxtà füperius dita, Quares , quomodo
intelligatur aliud - Ari(t.dictum; prima fubftantia proprié ; principaliter,
& maxime fubflat,d gá -[. ponantur ille particulz JRefp. Orbcl. quod
ponitur propri? ad diffeiéiam ac- .Cidentium , licét .n. accidens polit effe
fübie&tum accidentis, non tamen vItima- té terminat cius depeadentià, vt
lace ofté ,dit Do&or 4. d.1 2.q.1.pomitur principa liter ad differentiam
fecundaram füb- ftanttarum, quz non (ubftan: accidenti- bus,ni(i prout funt in
primis, homo. n. nó dicitar albus, vel niger) nifi quia. Sortes , vel B.—-Vo ^
uu WEM. . m N Mos 4752 . " "as FEN : i |». — sel Plato eft albus ; Et
tandem ponitur 3 M. Bointsa oftendédá, quod prime fub- | flantiz pluribas
fübftant, quam fecunda, eh VE p yt T *:".A^ "Wir Sec A1 - Pairs cared
quibus (ub . . jo fccunda, & cum hoc i pis fecundis. . $0 Quoad tertia
fübflantia fingularis vuiuerfali cóparata dicitur prima fübftan tia, &
magis osieimds erit quá- m primitateim perfe ctionis im partici- ando ronem
fubftantiz, q nó haber fub - Au c nuarl3lie [ra Arift. in hac cap. ailtid
Viliuvsaaisss * anth aam 8 ^À enius compararionis declárarioné re- Wer ——. a
—-—--- T nep 1e €olendum eft ex di&is (übftantiam ità ap pellari,vef à
(ubftando , quz eft denomi- fiatio relatiua;vt ait Orbel. quia füb(tare fonat
(ub alio ftare;aut alteri (ubelTe,vel vt inferius fuperiori, vel (abiectum
acci- denti, aut à fübfiftendo,qua eft denomi nitio abfoluta, quia (ubtiftere
fonat. pec fe ftare, & nonin alio,cui inkzreat ; hzc e(t ratio effencialis
(ubftamtia , illa veró i accidentalis, & iftam confequens ; fatio
abíoluta,& effentialis equaliter có- petit omnibus (ub(tantiis, cum
a&qualiter . omuibus repugnet alteti inhzrere , vndé - ex lioc capite,
nimitum róne fubti (tendi , non datur primiz,& fecunda fübítátiaynec
fübftadtia particularis eft magis fuübftan- tia, q vniueralis ; vndé minus
rc&é ali- qui &t.ex hoc capite .(: quantum ad ratio - neni fubíiftédi,
aiuat fübttantiam prima effe aiagis (ub(tantiamsd (ecundam , quia
erfe&tiori aiodo participat fübiiftentia , q (ecunda, cum partici pet illam
imimedia té ,(ccunía vero mediate , quia .f. ratio fuppofiti primó conuenit
indiuiduo , & €ommuonia nonnili per indiuidua fuppo- fitanuur. Minus redde
hoc dicitur. , nam vt rotat Do&or quol.4. M. & quol. $. V. &
quol.9. A. aliud eítlo-qui de fübüttere pro p fe eiie , vt excludi imnhatrete ,
aliud prout idem cit ,:juod incómunicabiliter pet fe cxifteccquod eit pro»riam
füppo- fiti ,& petíonat ; quando hic fic compa- fatio iter primam,
(ccundain fubftan- tíam; & quaritur queam cacum perfe- €t.0ri modo racionem
(übttanua partici- petsquattio efe debet de ali quaratione , qua (ic
ecriqscomanais, c n.tieri folec quacum; comparatio, in tora nempe : n oing. t j
ed E ual Le dif [di is rimen ep female 65, tur fübtittere pro-
acórhutiicábiliter per fe e(Te, fubttantias primáe düritaxat com- perat, ex hoc
capite non debet dici prima in rationc fubfittendi;quam fecüda, & ana gis fübftantia
, quam illi» . : 31 Potius ergo talisprimitas, & maio ritas attendi debet
peincsdenóminati oné relatiuam fub(tandi, hec .& ratio perfe- &ieri
modo partícipari pót ab vna (ub- ftantia, q ab alia, quatenus vna. füb(tare
potce(t Dudbos pradicatis, ac magis in- denendenter, q alia , & (ane in hoc
fenfi Anft. primasfubftantias appellauit tabe ftantias fingulares , f(ecundas
auré vniuet- fales;ac illas etiam magis fabttantias di- xit;ità colligitur ex
ipío contextu, vbi fic loquitur,prime [ub[lantie ide, omni- bus alij$
[ubijciutur y C alia ommnia,vel de ipfis predicamtur , vel in ipfis [unt y
propter boc maxim? fubflantie prim& dicum ury& ex hoc etiam capite
compa- raudo adinuic em fccundas fübtt arias ait , fpecies effe mag s
(ub(tantias generibus y nempe quia pluribus (abftant,d genera , & itd
explicat Tat.cit.dub. 2. At (ubftan- tias fingulares cífe primas (ubftantias in
hoc fenfu , magi; (ubftantias vn:uer(a- libus potet adhuc dupliciter explicari
, vcl realiter , & pro prima intentione , vel logicalitcry & pro
fecanda. Primo modo fubftantia (ngularis dicitur priiha füb* ftàtia,quia quoad
actualem exi (tentiam, & phyí(icam omnia fundátur in ip(a, quia &
natui£ communes, & accidentia ipfa 2» exiftunt ad exiftenuiam cíus,&
ea. fubla- ta ruunt quoad exifEentiam, quod infinua uit Arift. dicens, non cxi
flentibus primis fubftanujs rmpotlibile cffe aliquid aliorü remanere j cum
igicur fit bafis, & tunda- mentum, cut cete.a innituntur quoad exi
ftentiam, optimaratione prima fübftan tia dicetur,quarenus prímó,&
immediate exiltit , & nature comuncs (fecunda füb- fiátiz dicécur,quatenus
fecüdarió ,& me diaté exiftüt,ad cxiftentia.(. primarürité magis (abitanti
dicetur. , quía pluribus realiter (ubfta:,d. commuüncs, juia eGenialiter
includit naturas. coipmunes fuperiores, &accidentaliter plurima (u- "
fcipit accidentia;à quibus poftea median pit Ag tc denominantur euam f ; prima
| jio. LI - $64 | Dif». VII. De "Tradicamentis im parti; — z é 31
Alioautémodo .f.los;caliterfub- ftantiz cenfequens ad rationem effen2 - Ns
ftátia fingularis magis fubtiátia dicitur. j vniuerfa is , quia plaribus fub
ftat praedi- €atisloquendo de pradicatione tài cf- fentiali, d accidencali,
& diciiur ctiam pri ma fobftantia ; quia in predicationibus accidentalibus
immmediaté lübijcitur , & primarió , fccundz vero lübftantiz me- diaté ,
& (ccundarió 1 vbi aduertendum ex hac prazfertim fübiectione in pradi-
cationibus accidenralibus attendi deno- minetjonem (ubflantie, auia in prz
dica- tionibus c(Tentialibusetiamaccidentia.fubijciumturfuisprzdicatisfapcrioribus;&excoyq:odeftlubie&tioimmediata,"2cindependens,diciturfübftantiafingolarisprimafübflantia,&magisfubflan1ia,qvniucrfalis,vndélicethomov.g.pluzibus(übttetaccidentibus,qPerrus;quiafubfitomnibusaccidentibusPetri,acaliorumfimulindiniduotum,ramen.adhucLEetrusdicidebetmagisfubftantia,quamhomoinrationcfubflandi;tüquiapluribuspredicatis(ubftat,loquendoetiadecflenualibus;tumquiaeflóloquendodcaccidenralibustantum;fubftetpaucio.yibus;adhuctamenfubftatnobiliori
mo- do,nimirum propria virtute,quia imme diat &,ac independenter ab alio.
homo au- 1€m. fübftat illis dependenter ab ipfis ;n- diuiduis,quz expofitio cx
ipfo contextu «olligitr 5'v bi hac ratione diccbat Arift. anter
primás(übftantias , & inter. fpccics vnam non cfle mogis fubftantiam , quàm
aliam qoia zqualiter fubftanr,quod vtig; nequit cxcéfiué inrelligiquia hic
homo; sel é homoin cómuni pluribus accidéti- , bus fubflat,ac
przdicauscffenialibus, q hiclapis, vel lapis , fcdjintelligit in (centu prefato
, qj equaliter fübflát prime fub- flantuz;quia vna in fübítando non depen dct
ab alia, & pariter omnes fpecies [pecia Viflimz zqualiter à prima depédem
füb- ftantia,nec vna dependet abalia , 33. Scd obijcics,vniueríalia precedere
fingularia ca prioritate,à qua nó couerti- tur. (ubfiftendi confeq. ergo
debent. dici prima fubftanug, & fingularia (ccundz. kem $.Mct.2. ai nue
Meri raid n:agis lubltantias.q laria « Tandcm ier ase acides ibus eil
proprietas (ub- talem eiusquz cit lubhftere, ergo cui conucnit prius talis
ratio fubflantie , eidé —— quoq; ralts proprietas prius conueniet , at
illaratio prius conuenit (übftantijs vni uerfalibus, ergo &c. Et cctté
quantum ad: (ubftare accidentibus proprijs negati ne- quit fubftátias (ccüdas
prius,& magisJub ftare primis, nà accidentia propría prius. cóueniüt naturis,&
per cas ingularibus . Refp. ad 1. hic Arif.accipere primita- tem;non eo
modoy(ed alio Jogé diuerío , vt explicauimus,& notar Tatar. cit. Hot. 3. Ad
z.ibi Art(t.loquitar fecundümen- tem Platonis ponétis ideas (cparatas , vt ibi
communiter Es pofitores notant,prz fertim Scot. Ad 3.ncg.(ub illata minor y nam
ratio fübftantiz in communi, vr cfk prz dicamentum a ceteris diüetfum , vel
equaliter competit omnibus fübftantijs prmmis,& fecundis, vt dicebamus,
quate- nusomnibus ex aquo repugnat inhzrc« re;vcl ti aliqua intercedit analogia
, pere fe&iori modo conueniet primis , quà fe» cundis, vt poté quz
includunt totam Icctionem fecundarü,& aliquid amplius. Dices, (i equaliter
cis coücnit ratio come munis (ubfi (tédi, ergo & proprictas füb- ftandi,qua
ab ca dimanit . Refp,etiam(ü aptitudo fübttand: 2.jualiter ; imó prius.
fubttantijs fecundis conucniret, aétus ta» men ipie tabítandi prius cxercemur
in pri imis,quàm in fecundis , in quibusexcrceri nequit , ni(i mediate , ac
dependenier ab illis. Ad illud denique de (übftare acci- dentibus
proprijs,vluró concedimus prius cóuenire naturis , quàm fingularibus,, S. ijs
conuenire medianiibusillis fed iam. di. ximus denominationem prima fubitan- tiz
non attendi dcbere ex (übie&ione ad: huiufmodi prz dicara, quia ctiam
aecidem tia fuüblunt füis vniucrialibus, ac eorum paffionibus mcdiantibus
illis, led attendi ex fübicctione ad accidentia communia Addunt alii , qi
immediata;ac i bati cue uenit Eesti g cdm vadit .9 quoad cíientiam, & necc
ftcnuam tes e, conua fc haber » idco. «ew aj —— —— orent EMEND: FU
"C" 7 enim ti(ibile realiter exiftit in homine , dud exile realiter
in Petro » vcl Palo , ita Sanchez , Complut.& alij; - ARTICVLVS III.
Declaratitur proprietates , Q* attributa exoc3 fubfl antt. 3 4Q Ex proprietates,
vel attributa adícri pfit Atif. fubftantiz, vt dictü efi 1. p.Inft.quarum
aliquz ei couueniunt pro ima intentione, aliqua pro fecunda.» , quzdam tandem
pro prima, & pro fecun da, quatenus vtroq ; modo explicari pof- funt,
folct.n. Arift.in his preferam pra- dicam. multa primarum inten'ionum ad
mifcere in gratiam fecundarum , vt nimi- rü mclios difcamus iuxta earum
extigen- tiam fecundas fundare intentiones , cas autern vocamus ét attributa ,
quia nó os conueniunt fübftantiz in quarto n;odo. Prima fubftantiz affe&tio
eft in lubie- &o non cífe ,i: in nullo harrere fubiecto , fi explicetur
primó intentionzliter & hac non cit
propria fabftantie przdica- mentalis ;n quarto modo propri jquia a €onucnit o9
pro-(us fub ftantise Là. in- Haken finz, tam complere quam incomplet, tàm
ptimis,quárm fecundis ; licér:n. (ubftantiz fccundz dicantur de fubic&to,nó
tamcn funt in (übiecto , quia natura nob inberet fuis ipferioribus , fcd potus
illa contütuit in efic quidditauiuo '& torma fübftantialis, licet
reciprarur. in fmarcria , & ab ca in cfle , & fieri depen- deat fi cft
materialis, nnnquam tan di- €i poteit iij inhercre;quia vt Scotus do- €et quol.
5.S.& quol. y. À. inhzrerce dicit ron per fe informare , nec facere per fe
vnum , fcd facere vmum per accidens , & darc effe, vel a&um [ccundum
quid ali- cui priori fimpliciter enti :at forma fob- flantialis, vt per fc
actus , per fe informat trateriam;dat ei a&tü fimpliciter;& cum €a
facit per (e vnam ; partcs phyfica inte- grales (unt quidem in toto,non tamé
tan quam in fübicéto,quia illi non ipbzrcnts fcd pouusillud coniticuunc
integralitec: & tandcm hac affectio cóuemt. ctiam dif f. tentijs
fuübflantialibus , vt ait Avift, in- - textusquia eque ipfe iphgrenc ei cuius
Quafi. I. De prprietatibid fubflamis edre11I.. $65 funt differentig,(cd
conftitaant in eíic (pecifico jac determinato. Ex quo fe« quitut,quàd licét
ifta affc&tionó fit. pco- pria fabftantiz przdicamentalis in quar- to modo
, cít tamen fic propria tiz in tota fuà latitadiaic, vt contcadilüm- guitut ab
accidente ; falfum namq; efty quod inquit Tatar.hic,hanc affe&ionem
Conucn:re accidenti feparato. in Euchati. ftia;quamuis.n. non fit ibi ía
(ub:.eóto a» &uahiter, cft tamen a jxitudioalitet , dum autem dicimus
proprium efk fübítantiz in (ubie&o non cí(le,vtroque modo intel-
ligitut.Poteft ctiam hzc affe&tio cxplica- ri pto fecunda intentionesvt
idem fit. (ub. ftantiam in fübic&o non effe, quod nom eife aptam de aliquo
accidentaliter prae dicati , vtfapradiccbamus exponendo fecundó intentionaliter
eandem particu- lam in dcfinitionc fubftanti . . Sed inftabis effe in fubteCEo
male intcr affectiones recen(eti (ubftantiz , cum fit de ipfius definitiones
& maléetiam cx- plicari per lioc, quod fubftantia nequeat de aliquo
accidentaliter predicari , cadi oppofitum ex profetfo docaerimus di(p. $. q.$.
art. 2. Refp. inrer affectioncs te- ceníeri , quatenus eff negatio immedia- te
fequens ad rationem politiuam fuübftai tiz , ficut paffio fequi folet ad
c(fentià y vndé dimanat , & ponitur in definitione fübftantiz , non
(ccundam fe formaliter confiderata (ed vt indicat, & circumliri- bit
rationem politiam fübftantiz, vnd& fatemur nocificationé illá (ub(tantiz
po- tus effe de(criptioné,quàm dcfiiiioné 5 cando autem difp.cír.q.vlt.di ximus
pof Íc tübitantiam quoq;acctdentuliter pras- dicari;loqucbamaur de pizriicari
accidcdi- taliter per imodurb accidentis przdicabi- lis, hic autédicimus
pradicaci noa poffe per modum accidétis przdicamentalis quia fundamentum huius
predicacioni$. cít veta;ac propria inherent forme,que przdicatur, in (ubieéioy
de quo pradica- tur,quz inhzrencia fübftantrig repugnat » & in hoc nulla
eft contradictio. » 3j Sccundaqua cóuenit determinat fecundis fubítanujs , ac
ctam ad carum ditfercntias cxtenditut, eft vniuocé pr^ dicari de primis i,
(ecundum ide nomen ; * & ra- $66 E em in illis etfencialiter inclufam ; «X
quo patet hanc affectionem elfe me- Té;nten;onalem. quia przdicari eft fe-
€undarum intemtiondm , & inrell'2i .de- berede przdicatione figoata non
exer- €ita,non.n.in tecminisfecundarum inten tionum valct dicere » lub(tantia
prima» e(l. (ccunda, bené tamen in terminis pri- marum ,
Petraefthoao;e(tanimal,eftpationalis;Vtautemhaecaffc&iofolumAn(ubftácjsreperiatur,dcbentaccipiprimz,&fecunde(abftanrieinrgore,namfifuséaccipianturproquacun:j;natura.»vniaerfali,velparticulari,camhocmodopoffintetiaminprzdicamenusaccidentiumdiftribui,&a(Tignari,vtart.prz€cd.dub.1.diximus,potecitconfequen1ethzcproprictasetiamadvaiueríalia2»Accidentiumextendi,cumipfaquoq;de
fuis inferioribus vniuocé prz«dicentur , vt di&um e(t 1.p.Inft.tra&t.
1.c.6.at rc(pc- &u (uerum fubie&orum;eftó poffint ef- fc vniuoca
praedicata ,.quia dici poffunt de eis (ecundum idem nomen , & ratio- nem ,
vt conflar.de albo ref pé&u niuis , & papyri, nunquá tamen poffunt
vaiuocé gra dicari , quia talis conceptus non in- claditur e(fentialiter in
illis , wt declara- uimus diíp,2.q. 6. art. 1. quod alij dicunt pofie de illis
praedicari vniuocé. acciden- pi e eücoridier x : 36 Tertiaquz determinate
conuenit eta Lor rv iat hoc aliquid.i.igni ficare aliquod determinatum , &
lingu- lare non vlterius communicabile, ad dif- ferentiam (ccundarum » quz.
figaificant quale quid .i. aliquod. indetetminauum voluecle ; &
communicabile pluribas . Neqae hinc inferas , genera ; & fpe- €ies in
qualequid pradicari conrra dicta in difp.g. Nam vt notauimus in Iaft. non
famitur hic quale quid in ptzdicamen- tis,vt (imebatur in prgdicabilibus ; quia
bic (uautur, vt contrad/ftinguitur ab boc aliquid , quod (ignificat (ub
(tantiam ità per fe exiltcotem, vt poditdigito demó- Ílrari dicendo, hoceit
aliquid; € contra veró quaJe quid (ignificat lubaantia. vni- uct(alem aon per
fe primó , & iinmedia- té (ub (tencem,(cd per primam fubítan. tiam, in quo
vidctur habcre mo jum qua- T Difp. VII. De Pradicamentisin partic...
litatis,qua: nó pcr fe, (ed per aliud exi (titg potcft etiam E BACEEA fub ffir
figals ficare quiequid ,non a&iué, vt differens tiay fed paffiué, quatenus
fi gdificatinact- ram vleerius communicabilem., & quali- ficabilem per
e(fenuales differentias, "Vt autem hzc atfc&io fingulacibus td» tum
fubítantiatim conueniat , cum dici« tur prima fabftantia boc a[iquid figni -
care,non fufficit dicere , quod fignificet aliquid determinatum,& vnum
numero s non alteri infcriori vlterius communica- bile, quia in hoc feníu etiam
fingularibus accidentium conuenire potcft , yt dixi- mus in Inft.(ed addere
debemus , quod illad determinatum,acnumcro T | fignificat, ità fit
incommunicabile, vt al- teri nequeat cómunicari ,nec vt fuperius inferiori,
quod cít e(fe incommunicabi- le, vt quod , necvtformafübiccto , fiud —— —
fubftantialis , (ind accidentalis, eit. e(fe incommunicabile vt. atio. n.(i :
politi " quod hi: Ariít, imcelligit per pris roam fubftantiam,yt notat
Mair. paíT.1 1,nam ipíc nondiftinxit, vt nos Theologi, — inter fuppofitum ,
& ngulare fubflan- —— tig)confifticin hacdupliciinoommunis — «cabilitate ,
vt quó ; &vvtquód , ytdocet— — Scot.1.d.2.3.7.$..4(d primam queft.Dü — —
autem dicimus primam fubftantiam hoc — aliquid fignificare , & fcciüdà
quale. fumitur prima , & (ccunda fubftantia &cntionaliter ,
ríon.n.folummominibus; — Ícd etiam intentionibusconuenitfignifi* —— care res
feu effe (igna rerum , alioqui £4 (umantur primó jntenttonaliter, tunc, yt )
notat Tatar. actus f/gnatus capitur A a&u cxercito ,vt (cn(üs (it prima
fübftan tia lignificat hoc aliquid.i.eft hoc aligd . 37 Quarta, quz cóncoit
omnifubità- tiz,non (olumdirecté, (cd etiamlatera-— liter ; acindirecté
exiftenti in przdica - ? mento,ett,noa habere conccarium, quod quidem
intelligendum ett de contrarieta te proprie dicta , qua verfaturinter for- mas
politiuas übi inuicem oppofitas , & ab codem (ubie&o fc mutaó
expelientes, ——— vt funt au umPladas qualitates ; hoc.n, modo nulla (abitaotia
alceri opponitur quia cito vna forma fubitantialis à matc- ria cXcludatur per
aducnium alterins, nó —— — ; ; idur. ^ e « yu ^———"— —— — CREER 7 a sd -*
— 7" Que A. De proprietatibus fubfrdmia: c/fot-IT. idcircà cótrariz
cenferi debent , quia c8. trarietas eft (pecies oppofitionis , at inter formas
(abftantiales non: vcr(ator repu- ia oppofita,(ed tantum diíyarata s [m qua
duplici repagnantia vide infra. difj.9.q.1.art. 1.. ) nam abioluté loquen-, do
forma füb(tantialis non decetminatam: formam excludit, & magis hanc ; quam
illam, quod ad oppofitionem requiritur fed Qué excludit omnem d; (paratam
5.& € quacunq; codem modo íncompotli- bilis eft ,& non magis cum vna;q
cü alia;; Quod á dicas, faltim formas cicmenta- tes lic opponi,nam forma ignis
magisre . t cífe«um forma aquz, Q.aeris vt €olligitar ex z. de Gen... Ref.
forma: ignis fecundum fe (ümptam z'ju& in ca- denr máteria repugnare cü
forma aeris , ac cum forma aque , dicitur tamemmagis pugnare cam hac;quam cum
rila, racione qualitaturs- illas formas: infequentium ; quz veré ,&
propri& inter fc comrarian- tac Ais , qualicates itta ab iplis: clemen- torum
fübítant;js dimariant ergo prius iu ipfisslacontrarietasteperitur, d. dcin de
paci. Ref: cum Tatar- hic 4.2« it (ol.ad 5. prin. g» cótrarietas in
etfc&ti- bus. nom arguit femper in caufis contra. fietarem focmalem (ed
rátum virtualem ,. & radicalem, qu& vltró adanctimus in ele mentis,
quia vt ait Tatar. aliqui hibere conttarictacem victualem non eft aliud , Q
illud poffe contraria producere «. IKkur- fus quamuis priuatio veré opponatur
for. ma (ubftantiali, oppoiitio tamea noa eft contraria, féd folum priuatiua,
cum priua- tio nihil reale pouiuuay yorat. im fubic- &ooppofitum formz.
Deaunr ncq;dif- fctenug fübitanviales idea genus. con- dinidentes propt € dici
polf'anc cótrariz, quía nom infun: gem ri, veluti conum fu- biccto,à quo vt
fiam fe potfinc exclude- fe led dicun:ur coacrariz, quatenos fant primo
diuería: ; cx quo patet erratle Ma- ir patfaü 16. dum his rationibus conuictus
fiacuicin lübttant/js veram contraricta-
tem; ita |; de cont: arietate Fus? lumpta y m arum vel pro nobili
diuertitate & incompo libilizate
atit pro oppofitione pruauua explicandus ett Arift. cum 1. Vuyl. go. ait iv
omni genre. vnam cflc wA— $67 contrarictatem,& 10. Mcr. 24. differens tias
(pecificasfubftantiarum e(fe contra. rjas;de quo vide Ant» And: cap; de fübft.
quomudo autem hatc affe&io: quantitati quo; conueriiat dicemusq. feq. 38
Quia, qne Er omaiilteirie el uenit cft non(ufcipere magis & minass vt
accidenuia,quia velconfideramus fube ftantias quoad rationem ipíam commue
nem.(ubítantis; prout fübftaxia dicitur, non quidem à (ubftando, (ic .n. vna
(uüb« flátia dicitur magis (ubflátiay q aliayuia heccft ratioaccidentalis, fed,
vt dicitur a fub(itiédo,vel pcr (c e(fendo,& fic vna (übilantia non poteft
dici magis fübttan- tia, alia; vt Scor, docet q. 1 $.predicam, propé finem ,
nec cadem (ubttaatia in: fe potelt dici modó magis.» modo minus fubftantia »
ficut vanum album eft magis: albuar quàm aliud , vel lodié infe ma- gis album ,
Q bati , vcl etiam
confideran.turfobftintig(ccédumrationespeculiaresearumy.&ticneg;fubflantiafufcipicmag,s,&,vnus.n«homo:noncitmagishomo,quamalter,necidem:homopotcftfaccefTiuéfierimagis.vclminuslomo;vteueuitde:accidente,Pro:;acintentionisAri(t.no,d.17.q.5.formàá.fufciperemagis&.,Q.ipfambaberelatitudigemquadam,quaelacitadoaliudnoneft.,quammagnitudo:formae,magnitudoautem:formaduplexefl,vna(ecundumquampluresfubie&tpartesinformat,&diciturmagnitudoexcen(ronisproueniensexlatituriineen.uitatiuaformz;akerafccundüqipfafotmamáior,autminorcítin(cipa,Scinuaeeadzmpacte(ubicéti,&diciturmagnitudointen(ionisproucniensexlatrtudis.ncgradual:forma;gradusautemformaeduplexettexDo&.ibideXXosoditaciuus,&fecundumiftumgradumeffereamimindiaiibiTiconfiflic,quiagradushuiufmodiaddatur,vcl(birahiaturymutarut[pecics,non.n.cltmáipfas.metdifferentia(pecibicayquazioduuifibisliter(pecieconjuanjbeacaiebatArif2$Mcr.10.rcrumc(eniiasfchabere,venumeroS,ju:busadditavoitace,velfub.tracta[ratumcilenualiternumeius.iuratatur;$68"Difp.VIL.De"Predicathentisinpartie...tatur;altereftgradusperfe&ionisinditidualisquzeftquedamrealitasformamatavniricumaliarealirateeiufdemfortmzadintegrandamvnamformamaalemfic,vclficintenfam.'39CüigiturArift.bicnegat(übitátiáreddefubflant'a(ecundumgradumpecificü,fic.n.neq;albedofufcipitmaier
magis albedo albedine , vt dto,atque ita per hanc proprietatem nó «li ftingueret
Arift. fübftaptiam ab acci- dente;vt ipfe pretend t;loquitur ergo de ipfa
praefertim fecundam exiftentiam in indinidüis , & ait etiam in hoc fenfa
non fuícipere magis, & minus; veram non ita abíoluté loquitur, vt ex hoc
loco vidca- tur penitus przcludi via tuendi fubflan- tià füícipere magis, &
minus quoad gra- dus indiuiduales , vt putauit. Mercen. in fuis dilacid. nam
potius videtur compara tiué loqui, qj nempe & quoad iftos gra. dus magis,
& minus non füfcipit,vt quali- tátes,quia albedo v.g.vel calor fecundum
exit entiam ita füfcipit magis,& minus , vt paulatim, & diuilibiliter
acquiratur , ec 1ntendatut, & acquifitus remittatur , ya quod fit modo
magis, modó minus in- aeníus; at forma fübítantialis- (6i habet bonc graduum latiudinem,
hoc .n. difca- tere non cít praríencis ncgotij) plané non habcbit,ficut forma
accidentalis ,nà to- a fimul fecundum oés dicetur induci , & femel
indu&a ,non amplus fuccetfiué in. tendetur, vel remiuetur, fed (emper com
€is permanebit, quoufque corrumpatur , boc .vt. modo Scotiflz quampintcs dc-
fcnidvot fab(tanriam (afcipere magis , & minus ex Dodore 8. Met. q. 3. vt
FaberTheor.;$.fedanfalicitcrfuolocovidebimus;Scotiftznàq,nonignobilestuenturfubflantiáneq;hocmodopollema,gis,&minusfüfcipere,vtTatar.in:hoc€ap.q«2.dub.2.Barg.
1. d. 8$.q«2. $. 4d «liud de attributione.. Maior paffu 17. Caucl). im
Anim.difp.1. (c&. 10. & alij , Quomodo autem hec affeGio ctiam
quantitati conueniat dicemus q.feq . .40 Sexta demü , ac vlrima proprietas ef;
quod (ubitáiia vna & cad numero eft
córrariorü füfceptiua fucceffiuà , de n eft d fficultas , an competat foli
fab-- antig,& omni,nempe tam prima, quá. fecüda ,communisfteré opinio Scr j
€o quia céfer banc cffe proprietatem fübe— ftantiz przdicamentalis in quarto
imo do , ac proinde cum ea in tali latitudine. conuertibilem, ita .n.
communiter inter- prezantur illa Ari(t. verba maxim verb proprium fubflantia ,
&c. ita.Au&ores- paffim przfertim Thomi(tz Caier. Sot, Maf. Sanch.
Complut. & alij. Alia opin- negat effe propr in quarto modo , quia. nó
tantum competit (ubftantia: predica- mentali,(ed ctiam extca pradi nam anima
feparata recipit accidentia ae. cótraria » ac etiam materia prima y rüríus- non
folum comperit fubftantiz , fed etia. quantitati , eadem ,n. fuperi cies modo -
cít alba, modó nigra yndeait Maior. paf- fu 18. quód qui vult hanc proprieta ?
feruarc , debet tenere. ualitates- contrarig immediaté informant (ubftan-:
tiamficut quantitas ipfa- "mo Scd media viatenendaeft,quod nimi- — — ram
hac proprietas foli vrig; ful bfant Nco^ conueniat, non — [miei d prim:
dumtaxat, atquea lius tantum erit. propria quarto modo, itadocent ex Sco. ——
tiftisquipluresin hoc cap. Delphinzs ;.— — Io.de Mag Au. And.«ui piOurX ; quod
cum Arift. ait maximae autem p prium [nbflantie videtur , ly maxime accipi
debet nominaliter , non adactoia- liter ,nimirum pronomineadicttino ; ge — —
€onítcuatur cum illo geniuuo fubflus« « uj vt fcnfus fic maxima fübtlácix. t.
pri. * mz fubftantia eft proprina;&c. Vt. aue, tem hzc affeétio (oli
(ubftanriz conue- niat,& non etiam accidentibus, non tan» tum dc concratijs
refpe&iuis inielligene, da eft,(cd dc concrarijs abfolutis praster- tim ,
vt norant Mair. paífü 18. & Io. dc Maz. hic $.5.$ciends ,conuaria.n«tcfpe
&uma fafcipit oratio , cum cadem perícuc- rans ex aliqna dumtaxat. accidentali
*3- riatione traníit de veritate ad falütatem y. aut é contra ; & boc
fignificawt. Arilt, ipfe , dumad banc obiectionem de ora* tione tefj inquit ,
orationcm elle fuccefliue capacem verjtaris , & faltitae Sta k € $ iE D ^
PA A* t — Mat Quafi I De preprieratibus fubfanti.eAytIT. | $69 *isnon per
mutationem (ui, fed rei , non ym. vul: negare, Q» etiam aliquo modo in fc non
mutctur,icd (olum,quod nen mu- tatur co modo,quo (übflanua,cum füfci- pit
contraria: ipfa .n. per folam fuiamu- tationem contraria (uícipit , ncc
neceífa- 110 f(upponit. mutationem alterius , quia syoutatur mutatione ad fe
recipiendo con- traria abíoluta : at oratio contraria fufci- 1 mutationem
altcrius , quia muta- | so angit ad aliud ceci cótca- ria reípeétiua, vt funt
veritas, & faliitas. 41 lIncelligenda eft. etiam de fübiecto vltimato, ac
prorfus independent, nà fic excluditur quátítas cfto.n. pott & ipfa
fufcipere-conuaria abíoluta , & per fui gütationé, nunquam.tamen ia
recipere ' poteft, vt fübicctum vltimaté rerminans corum dependentiam, fcd
rantü vt fubie- €tum proximam, & minus principale, vt €x profctio
Scot.docet 4 « d. 12. q.2. quia Ficét in quantitate iamediate. recipiatur
albedo,calor, &c. tamen quia etiam ipfa nancitas eft accidens , & eadem
depen- ia dependens, ac qualitas ( & idé di- endüef(fct de inrelle&fa
recip;ente fcien- tiam, & errorem , íi poneretur accidens realiter ab anima
diflinctum ) non poceft illa (uftemare , niti bencficio (ubftantia fuftentantis
ipfam, qp licét actu non pra- ftet fübflantia in Eucbariftia , przítacurfamenà
Deo fuppléte vicesillus, & actu fatentantem quáxitatem in gencre caufa
efficientis : vode (emper vcrum e(t dice- re , quod quantitasab alio
(u(tentata. fuü- fleniat, & in virtute altecius, & quamuis incali flatu
a&u non dependcat ad (übftà tiam, vc ad lubieGum inhzrlionis , adhuc tamen
dependet. apsitudinaliter , & idcó m dici potefl. (abic&um princi-
palc, ac indcpenders ; vnde conítat opus non cífc, vt aicbat Mairon. ad
(eruandam hanc proprictatem tencre , quod qualitas immediate inharcat
(ubftantig, ficut ipfa quantizas, Nec minus acgare quantitatem mediare inter
fubitantiam , & qualitaté , vt fabic&um quod, & rccipicns, (ed tan-
ttim vt fübie£tum qao , & rationem rcci- paendi, vt ail omplut. difj.12. q.
f- & Lo.de S. .1.art. f. Nam quana- tàtem veré effc tubicdtà. q«od immedia-
logia, NS um aliorá accidentium per quod fuübfti- .tiz inhazrere dicuntur, fusé
monflramus diíp. 5l hy(.q.3-art.1. & 2. neque hic af- fert Cóplat. pro
parte oppofita aliqui n €x ibi dictis non mancat perfc& olutum. Tandem bene
ét dcfend: poteft hanc proprictatem covuenire folum hu ius przdicaméti
(ubflaotijs , quatenus conutuir; niti iliis, quz (unt directe , vcl
faltimreductiue in ipfo, vt [unt anima, & matcria prima ,& corpus pro
altera parte compofiri; vel t sueri velimus (quod crit difficile) conuenire
tantum fobilàcjs di- scéé in ipfo repofitis,negandü eft mate» riam primam effc
fabicétü accidenrium, vt nos late tuemur difp.3.Phyf.q 1. Cor» pus auté,&
anima rationalis, quando sü£ feparata,nó ampliuscenfentur partes, fed tota,
& habent quati rationem fuppofitiy & idcó bene potfünt accidétia
fuícipere., 41. Quod veró non omni fabftantiz huius predicamenti cópetat , (ed
tanum ptimz, quod prater Scotiftas cir. tencng Ammon. Canter. Didac. Ruoius, &
alij Prob.in primis Arift.teftimonio, qui mi- mimé docuit hanc proprictatem
eíse có- muné omni fubflancg,(ed dixit efc ma- ximé propriam,vt (ok fubflantiz
ill3 tri- buerct,& accidentibus negaret, quin po» iius c xpre(Tit conuenire
(ubfLantig , quae eft vna nuincro , bac autem cft fola pri- ma fubftantia , Nec
valet folutio Tatar. hic in (ol.ad p uz eft communis Thomift. quod licét
(ecunda fübftantia, Íecundum (e nó fit vna numero, bene ta- men denominatiué,
& per accidens dici tur vna numero , vt ipfingularibus repe- ritur. Non
valet, quia «um talis exiflétia numeralis (« necetlarió requi fita,vr fubie Gum
dicatur realiter contraria in fe ve« €ipere, plané (i natura , (cu fecunda füb-
ftantia (ceandum fe taliter nó exiftig;, «3 tantum pez accidens ex conun&ione
c diffcreniia indiuiduali, ic neq; per fe di- €ctur «ontiariorum fofccpriuayfcd
rant per accidés. Neq; fatisfacit, gy al j dicüns illam particulam (am vnam» 7.
1dé nie mero fityidem fonare, ac vna, & eadé nue mero períeuerans, quo
[cnfu poteit ét ta« lis vnitas (ccundis conacnire fübflanujs, Quio, vt diximus;
pcr es vbum numero y m vU ^ ETAT Te — UDfg VU. De "Pelicanientisin
fatti... dititeligie fisgalarem fübüftctii qua ome "finó neceffaria
e&t ad (ubieclanr , inquo *eóttrariarecipi dcberit y & non fola períe-
süctantià (obicéti qualitercir]. esi(lentis; o Ratione idipíam prob.quia
Aríft.do- *€uit hanc proprieratem conuenire primae fübftantix ob eias
(ifigularé modi cfien. 4, & (abftandi propria virtute , ac indc. pendenter
abialio , & ide negauit con- (cniré orationi, quia fecipir.coptraria nó
"per marationé füi5fed altcrius, at fecüda ftantie nequeant hoe modo
cótariz Tccipete, (ed tantam mediate , & depen- denter à primis ; quod non
fufficit, v eis «ilis próptiéta$ conuemte dieacur ; alio- Quir etiamoration y
& alijs accidentibus *Opetére poffety quia & ipfa poffunt re« vipete
córratia in virtute altcrius, ac dee pendétet à prima fabflaiia,ergo &c.
Ac- cedit;cuod fi hic proprietas nonconue- mit fecüdit, nift per ptiRas , ergo
re vcra *folü cft proptia prima tubflanuiz, & cü xa tonoertib;lis.euia
proptietas lolum cü 6 conaertitut (übicéto,cui pra. 0,& im- tfhédiaté
conachit , don cor cóuenit me- idiaté, & fecandarió , vt patet de rifibili
Tefpcétubofninis,& Petr , vel Pauli; - 4$ At dices,fufciperc cóttoria nil
alind «eft; d fubBare conirarijs; fed fubftareace tidentibas eft afie&tio:
fequés fübftancia pé&dicon entaletn, vt fic ; cx Scot, cit; 1; €l/8.9:3. 6.
Teneo opinion m; crgo faíci pere cóncatia hon tstÉrüm prima , fediit Kfecanda
cotüeniv fob fran. Retp.cda- €tdédó min. fi (obflore lurhatür qnocüg ; hod fiac
media é,1.06 immediate, hind depehdenter ; fii€ iodepeadenter , vndé -
"étiatu ?v hoé fenfu eoncedi dcbet habc Bréprictatem edat fecunda
compewere e, vtbené Roujus.adhotat (ed fi fübttare famatür proprie, princi^
ter, & tiakimés(olüm peim& cottpe« (übflatitizs fica pati, fi cobtraria
tccie peretüm atar pet fcj?e indopcadenter, vt Beirat 2b Arift. folom, prim
comperit füb frd is $0tandüm tamen eft, ey pro« priccas (ofesprendi CÓttatra
homdicit de fictéc fob etis im vota faalatitodine, MU 6n folum dicirüctefpe
&tu vtalfoioi fedus in ecdiaead prt i 'eveita Lpuierag & proprias pa
(Tons, * X x 5. ^oc PR. quibus omnibus fubftat. prima: fobflast" tia s bac
autem proprieta$attenditurío-, ^— lum penes contraria accidentia, quibu — —
fubitare poteft independenter: —— 55. Vtaurem hac affectio: cuicárgs primar
fubftantia conuenire dicarur. non:cft nes €ctfe , ep (u(cepriua fit (uceé(liué
omit. -— coniiranoruim, fed fufficit aliqua poffe fue fcipete fecundum
conueniermiamfug: naa ture , itaquod efe fufceprutam 2 tiorü indcBnit€ (umatür,
neq; debet irà intcliig: de contrarijs abfoluris ,:& ptos prie (ümptis, €t
prorfus refpcétiud exclu daritur,& minus propr: é dida; Ex. ' caelis, &
angelis necetíe ett " trare(atém qualitatomactiuapü A pàfa — fisaram, vt
bene hic notar Orcbel.ícd. fier aliquam a(fignare , cui itideper |
terfoübRcar.Et candem cumrdicimus$(aba
——frantiame(Tecontratioruattiuar2sfuecefbaé,valiéwotandumeft.quoddo€et$co.4.d.49.q.13.$:eg,hocLL:»nondebereinteliigidequibufcungsconatrarijsacceptisfecundumnutmecum,nec.déquocangqseodemfecanidumendfeddecomcrarijsfecundumfpecie€cptis,&decodemfecundumT&tideeodemfccundummiynomomni,fedaliqno;quiatüncvilium(bid*étumdecerminaret(ibaltetoriorum,oconitateidefalfum;gideterminatuseftadcalorés.:efauitDoctorq.15Pciidicam.infine,aitjidebquaimcunqsfübftantiam:dicicGattariotum(afícepriuamyquianuliafubfÜe:tiacxratione(ubftanuaprohibetuccó«rraríafufcipere,licétaliquaexfudproeptiáformadetermineturad.vnücontrastramfhecommadicrdcbuerücprocóeletatiotitiahumuspfoprictaus,qaarcuhintentiotialitctpotcftexplicari4vciludsdicaturcóirafia(ulcipetedc«juoprardáecatacóttatía(ücceffruéverificaripoísüteHyeyio$uedogquimsQv£ASTIOIL$1»"aiainul!t7pni:b»beQrdntitalec.i346n*«B44(^xVabtitatémolis,quehoeptadeCoWdcamerkumconitmuisciedésteahcerdifiaétüaLubtta**ea6fl«nabingisómnium(cnías.con;tdi^Ne«^.^num[!".de'potenNopindes,&uiaidfuseprobamusdifp.9.Phy,q:art.2.nibilhicfuperc(taddendamadibidi&a,nifipAtriag.nupertimàdifp.s.fec.xtenetquantitatcfondiftinguiàmatetiaprima,idquetuc.fürpeculiariquadamvia,etiamàNosninahibusdiaetía,fedcertgminusfelicitet.Vt.n.refpondeatadilludincluctabicargimenta;quan-
títa$ partis (eparata manet ab cia(dé (ub. ftantia , cühoftiaconfecráta nequeat
c Alio corpore compenetrari: » qui eft effe- &us quát itatis, qug corpora
exteadir ad impenecrabilitatem ; ait , quàd licet ma- feria recedat ex
viiconfecrationis , ma: fient taletía ieationes ciüs ,qug proti- mé: fündànt
mmpenerrationem; quatents natura faa fant mcompoffibiles cum alijs
«bicatiodibus alterius diaterig. Sane hoe eft contra cotmunem: doótrinam ceram
m Socíet atis, qi modos (de quor(rnu- vbicstio apnd omat m' à re wbicarà
diftingwentes ) patfiei docent ef- fe infeparábilesà rebus ; quani fuat mo- -
di, & per hoc modum à rc dittingunat , di Z eius e(tentiam in hoc có(tiraum
; femper fitaffixusrei vom — a rer in rerum natucaexiftere poffit eiaga Dci
abfcluta , Falíum ctiam eft ibicationem fórinaliter , & ptoxidie fondáre impenctrationém , quia cüdic
rie que Des poffcr dao corpora in'eodélo- ^ £ocoinpenetráre, quia vnumquódq;
faà petit vbicatióncm numcericam,nec vnum poteft in loco conftiui per alterius
vbi- Cationem aut ambo per eandem;vt oíté- dimüs difp. 11.
Phy(.q.5.arr,1.agnnos isi tur hic de quancirate, vclut dé accidente à:
fubftantia realiter diftin&o ; idq; modó fapponiaus cum communi ; cótra
quam licec.Poncius difp. 14..Log. n. $9. argu- fnentüm proponat , quód ei
videtur yal. dé difficile, áttamen bené percepta quá - titatis elfentia; prout
diftinguiturà fub- ftautia materiali, ex bic diecndis , & in Phyca loc.cit.
facillime'diluitar; fala eníai affikmit; quod quantitas ex fui maru ra nofi
hibeac faa eot«tate abfolata partes fias extraj(é- * Anuicé cum *proporuone.
ad. pacces-loci.: precise, & fovdialíter ex Quat: Y De quamitiledfola] OE!
— $7 inipenetcabilite? sed hoc habeit ex r& (pe&tibus vaionis
rater.-pattes adindicé s quia fimiles refpédtas treperiuncuc intcr partes
(ubfkintiz Gae cili. impcenetrabi- Hitate, (igaum-euidens banc prouenire à
pattib.is quantitatis vt c ; Quare auc Acitt. immediate poft (ubttaucam teit-
Éct de quaatt tace ear praferendo quá. htati,qdie rémen digarot videcur, &
tio- biliot, vari rationes ab Expotitoribus dt féruatur, catimen precipug eft
quà reds d.t Do&. 4.d. 11.4,5. F. q od cum Arift, (ülstadtiam cotitide
auecit in rone fubz ftandídceiden'ibus ca.a in hoc muere qà inifis migif
[ioftantiá imitecury qu quabtis, & fit fabRaacie propidqaiof fecànduin hapé
rationem , quia e(E. pro. ximuin, & immediatum fuübiedtam alió- fum
aceidencigim , Bac de cau(a po(t (ub- fantiam imipediaté agit de quantitate, ^
* JO 29 Seu 2»tt Bi s ARTTICYVLVS.E ?^ un quantitas gostinua, C7 di feret fai
vere. fpecies buius predieamegti ^. ay. E quáátitate cótingà deno vtm sut cen €
y& roa id (peciem' huius: pratdicdasedtí y qai Plo ctt LIN dn rieui] petat
t ac £ideas à [ubft stra diftincbini, preferrzay in Vy qeu tr iis venir ed tci
püé eft, «quz babet parten eerac Bireéh, nedui entitaciue y fed et (icaaWa tet,
& impenetrabiliter y vnde'tórporíbas* inhzrens illa magnifica , &
extendic- ad occujandum locpm ab altérius corporíg Joco diftihctü , at proide
d:cirárquasa - ritas mólis, & magnitudinis j imó anto foquendoip dante cgi
Ton iin oquendo ipfa datur inteHigi. To cültas Deoolsitaf ád quantitate dif
ctecam ,qüg eft nurberns , &óratio, .n;ncgát fiumerurm effeens, & aca
pet (e vnum, qain porius effe apo ri& multorü (ine ali o'vitiéuló, vene
adinüicem , iegeten ep prie fpeciem huius priedicamentis valga rite? tf
é&feri ralem ob» quaddam a tixeirs quá habet éüboc priedicamentó &
inalogiam ,quamdhabet dd quácitate c9rinuatu; ica NNomipales omnesOcbá 4 X*3 3
d.14. "d E $72 d.24.q. 1. Greg.ibi q.z.ar. 1. Marfil.q. 27. att.1.
lehiondaz. q.2. feres tod quam acriter ex Recentioribus defcadür quamplures
Conimb.c.de quantitae q«2. att r.Suarcz d.41.Mct.fed.1. Fonícc.s. Mct.c-13-q.4.
Aucría q.18.(ect. 2. Blanc. dilp.10.Log.(c&. 1. Mori(an.difp.6.q.5. &
alij. € contra vcró, qui faciunt numerü ens aliquo modo per (e vnum, conícqué.
€cr reponuot in hoc przJicamento , vc veram cius (peciemyita S.Tho.t.p.q.11.att.1.&2.&q.30.att.3.€ThomitlzcàmuniterCapreol.Caiet.Soncin.Iaucl.Niger,Matius,Sanch.Petron.Complut.Io.dcS.
Thoma; idem tenuit Scotus 5, Mct.q. 9. & Scouftz Tatar. lo. de Mag. &
alij Parificníes in Przdicam. quant. Ant. And.Zcrb.Faber, & alij .Met. 46 Dicimus,
quantitaté di(ccetam nó efTc veré (pecicm huius predicamenti , quia nec
numetus;nec oratio (unt aliquid pec fe vnum, ficut exigitur ad hoc, vt ali- id
in przdicaméto reponatur.Hzc có- dloapud 005 efl tà cetta,ut quando etià
Scotus,& Atift. ipfc oppofitu fentirent, adhuc ab ca reccdcre non
dcberemus,tà- tà ct cuidétia rónum,quibus cóuincitur . «tamcn defunt pro ea
Arift. Scoti, & Scouftarü teftimonta, pluribus n. in lo. €is ncgat ckpre(sc
Arift. numerü cífe cns prés sausyagans Mad lara exci, & xnitatji cogetiem ,
ità legitur 3. 68.5. Mer. ox lib.«o. E & auct Auctr, 5. Phy(. 68. Scots
autem quamuis oppofitam tenuifTct (entétiam , tunc temporis cómumis crat , q.
16. icam.X 4.Met,q. 2. lib. $.3.9.po- fica tà. 1.d.14. q. vn. manct problemati-
€us, ncq; pro hac, yclilla parte vult (co- tenuá ferre, cd ilius dubij
decitioné pol -- licctur,quando «a&abit dc numeris, nec. fc remittit ad ca
, qug de hoc dixerat in Met. mos auté Do&oris cft (c cemittere in
lib.(cat.ad ea,quz dixit in Merz. cü illa. acceptat tanquam yea &
confooantia cü di&s in libris (cot. & idco cü in propoli- to noh le
remittat ad.ca, quz de pumero , docuetat ia Mec. certum eflc deber non.
firmiter adhadiTe illi fententia ; & quide €x lib. ícat. potius colligitur
(enti o. ; In 4« d. 3.2. 2.ad 1loguens de Difp. VII. De Pradicamentis ihi
partie, — oratione, manifcflé docet n6 effe ens per. Íc vnü,& d. 12«q.4.T.
loqués de diuifione cótinui, ex qua rcíaltat numerus , ait per talé diuilionem
(preter indiuifibilia ter» - minantia) nibil pofitiuum genctari de no. uo,&
ia partib.nóé fieri ni(i trá(mutatio- né priuatiuá, quatenus acquirunt effe pre
cisü,(cu difcétinuatü vnius ab alia , quae przcilio,& di(cótinuitas nó cít,
nifi nega tio cótinuationis , & cóiun&ionis vnius partis cü al/ayex quo
manifefte coll:gitat in sététia Do&oris numcrá nà cffe verü accidés per fc
vnum vnitatibus quátirati - uis,cx qu bus cóponitur realiter faperade dici :cü
igitor iu xta regulà initio Log.tra ditá tuert nó ceneamuc opiniones Docto
risin Log. vel Met. quas in libris (ent.vbi maioré facit au&oricaté,vel
retractauit , vcl (altim in dubiü reuocauic , ideo in hac tc opinione
deferimus;quá illisinlocis do- cuit; & cà amplectimür , in qu&expre(sé
inclinat inlib. (ent.pr zfercim qui. pco hac parte non de(unt Scoti de oratione
id tenct [o.de Mag.in hoc prz«- dicam. & dc numero idem (cutire vide- wr cn
tur Canon. 4. Phyf.q. f. act, 14 Baffol. t, . ; de iort e o à & Paulas. i.
- * 8 po! ptoribidem,&cxReceatioribus. nos Poncius diíp. t tiber oes : 47
Probanur tait Los BMC UA nqi ti a(fignantut gradus vnitatis, trt deed Do&. Lag HLIREUNG pe- nitur
vnitas aggregationis in 2.vn:ta$ Or« dinis,n 3.vaitas per accidens,in 4. vnitas
cópoliti per (c,in s. deinü vnitas timplici- tatis (ed nó vidcturquiná gradas
vaitatis poffit numero tribu; à pacte rei,nifi prie mus,vel ad sümum fecuadus ,
quatenus à, patte rei datur aliquis ordo inter res nus meratas ,quádo népé rcs
ip(e habét intet fc cóncxioné vcl (ubordinationé quàdam Quantum ad locum,vcl
tempus,vel digni" tat, vcl caufalitatem,aur alio modo;cum. igitur ncuter
horum graduum lufficiarvt aliquid (ic vnuin ponatur in prgdicamzn- tojalioquin,
& cumulus lapiduai, inquo reperitur prima vaitas, & reípublica , aut
€xcrCitus, in quo repericur (ccunda, in prz dicamento forent rcponenda, coucluden-
dum cít numerum non conltituerc verá fpeciem huius pre dicament , » " in
quarto gr —— Quaft:H. De quantit are diferéta . ri, T. ' 48 Comi (unt müki
tribuere numero vnitatem in quarto gradu ( nam ncc ter- tius gradas fufficit)
a(figna'cs in eo vni- tátes matetialesqua habeant rónem po tenti, & mareriz
, & vnitatem formale , «t illis aduemiens per modá formae có. ftituit ens
pet fe vnà, ità paffim Thomi- ftz , & Scotifiz oppofitü defendentes , ui
tamé pottea nó cóueniunt in affignà di hac vnitate formali; Thomifte namq; hanc
vnitaté formalé ;quz ceteris aduc- hiens,vt a&us potétiz, reddit. numcrum
fe vni, dixerant efe vlrimam, & po- temá vnitatem: Scotiftz veró dierum
efle potiusaliam quandam vnitaté tran- fcendentalem omnibus fuperucni entem,
qua fit forma fpecifica illis numeri , & in omnibos vnitatibus materialibus
illius numeri re(idens,vclur in [ua materia. At plané incapibilis eft hzc
Thomi- .. far&do&rina,nam luce clarius patet per vltimai itatem
fuperaeniencem prio- resn o0 à parte rci imer fe vniri ad p vraies per íe
conftitueodum , cá n. decem nummos numeramus, qj vnio- nem aequ adinuicem
priores ex hoc, quod poftremo illis adijcitur decimus? & quomodo hzc vltima
vnitas ceteris ad- venés illas informat,& a&tuat? Accedit, quid licet
in rebus numeratis a(gnari poffit prima,(ecüdastertia,& vltima vni- tas
rónc loci vel temporis,vcl d' gnitatis; aut cx eliquoalio accidenti vt diximus
, nontamcen pet fe habeturtalis ordo ex róne numeri ,quati à patterei
determina- tum fit hanc effe priorem nitatem, & il- lam potictiorem , ac
vkimam , fed talis ordo eft prorfus ad libitum , nam ex decé nummis non magis
vnus , quàm alter pot effe primus,vel vitimus in numeratione. 49 Refp. Complut.
difp.13. q« 8- hac omnia E non e(Te ita vnü adu, ficut compofitum phy- ficum
per veram » & intrinfccamvnioné partium, ac reccptionem forma in mate-
riajquod vcrum cft quia com compofitio nuieti fiat per patres. diícreas , folà
re- quirit vnionem ordinis , & quód vna ex- irin(ecé recipiatur in alia,
nempe vltima in prex edentibus terminando extriníecé carum incomplet '» qui
logiése - per modum partis ad » qui cà modus $73 informationis, &
a&Guationis proportio- ratus natura entis difcreti; & quamuis ex natura
tei defignata mon (it prima vcl vltima nitas, inquiant; tamen, ex natura tei
vnamquamque ita fe habere , vt pol* fit determinare alias, fi vltimo loco acci
piatur, vel ab alia determinari, (1 accipias tur antecedenter ; quare
coacludunt vni» tatem numeri elfe vnitatem ordinis) nom qualis reperitur imcer
partes exercitus y vel rcipublicz , quia in his non inuenitur aliqua realis,
& phyfica entitas »acóplera aliam determinabilis , (icut in oume- 10; vbi
vnitates antecedentes (ont per yl- timam extrinícce per (e derecminabiles;
& bzc eftcommunis folatio Recentio- rum, Thomiftarum, Sanch. Araux. Maf.
Io.de S. Thoma , quam inquiuat effc D. Thom.7.Mcr.Icét.vlt. : Hzc íolutio ex
mukis capitibus reij- cienda eft ; tum quia admittit ex natura rei eandé
vnitaté poffe effc per fe a&um, vel per fe potétiam refpectu alterius vni-
tati$, proríus repugnat; nam fi cft nata eic a&us illius,quomodo effc
poteft etiam per fe potentia ab ca perfectibilis , ex hoc autem , qp hac in
numerando pri- mo accipiatur loco, & i lla vltimo, fequi tur folum per
accidens vnam e(fe a&um, ' & aliam poté&tiam; tü quia adm'ttit vni-
tatéordinis , qua tit vnjtas per fe actus, & potétic ,q eft prorfus
fal(um,quia vni» tas ordims attenditur penes prius, & po- fterius, non
penesactum, & potentiam; tum quia forma extrinícca non cóftituit vnum pert
fe:cum illo , cuius eft forma y nam obic&um poni folet forma extrine fcca
a&us, & potentiz terminus i nis, &c. ex quibus tamen nemo dicit
fice zi per (e vnum ,cum ramen magis pendeat relatio à termino , a&usab
obiecto, quá ceterz vnitates ab vltima , Dumautem aiunt Complut.determinationem
extrine fccam ,quz. fix à forma : ionem alte- rius, fufficere ad conflit
.vn& per fc & hoc folum in numero reperiri ; ma» Bifcflam committunt
petitionem prinei- pij,nam alio excmplo nequeunt hàác por- tentofam per íc
vnisatem oltendetc , nie fi in puncro , de quocft controuerfia, yy 5; . Tum 37x
"T'fà quis ponédo vnitatem numeri cffe Wnitatem ordinis labuntur iunctis
pedi- büsin illorum fententiam y qui;ftataunt hntimetum- formadffrelarimam;
quae cóitér rEijcitur, établlis,quitenent'namerameflecnsperfevnum;namvelifterefpe&us;inquoformaliterconfifticnumers,poniturtranfcendentalis,&fic.innulIocritprzdicamento,velpredicamentalis,&ficpodusad'predicamentumrelationisfpce&abit;quàmquantitatis,
Tum tina ia detmarius: numerusita deftrui» rA tollendo vitimam; (icut primam ,
vel '€fiárram vnitatem ; ergo in cen(Litutionc Yohs numeri vna viciffim ab alia
depen. det, & vna per alieram completur, & nó tintum ceeterz omncs per
vItimam « '^*«o &cotiflatam quoque folurio allata rion fubüftir ; nam fi
vpisas illatranfcé- dentilis aduenicts vnitatibus materiali- bus, quati vocari
formá fpec;ficá nume- xi,rcíidet it oibas illis, vt in (na prepria, &
adarquara materia , vcl eft hac forma divifibilis, & diuifibilitcr exiftens
sin plu fcs partes in illis vnixatibus matcrialibus, vel indiuifiFilis , ac
proinde cota exiftens Snquacunque materiali vnitate; non $m , : tüm quía
repiigrat quantitati c(ie indiui- fibilem tum quía repugnat idé accidens effc
fimul in pluribus fubiectis realiter * "diftin&is, ^c loco diffitis,
quaotücunque Tnadazquatá ponantur , nam ncq; anima ' rationali id conceditur ,
quia non infor- sat fübie&a (ua partialías& inada quara; fili vnita ;
fi ptrmum; iam à capite redit Mifficulzs, nam dinila pét-partes, & fic
-aMilperfa in fingulis vniratibus materiali- Büsnullamillis prebet vnionem
inter fe; & pet^hioc téijcitur communis refpontio I wenus dicentium non
effe incóuc- de accidéte difcrero; qy fit in diucr- fis fübiectis, quia natura
(ua ea eft, vc po- ' ftulet effe indtuerfis (übicétis. Hoc.n.ip- füm oftendit
accidens diféretam non efie Quid vnum ; quia vtique'aon habetipfum uoad in ndum
maiora pritilegia , idm arfimaratiomalis: Fabri veró cic. f. et.difp. 1 5.c. 3.
folutionem omittimus , ' quia (an& vimargua;, percipere noluit. 3 1 eer R
efp.aliqui hzc oi probare quan dien! tonic c voii c, Difp. VI1:-Be
Paeicámeutis-ià partie. ^» ' ris; vel dignitatis; tüm qaia cuiáli in rc- rum
«ft a. non probant,a» at vnititem-proportionatam 1n fuo genere, juamuis igitur
partes numeri, eoquiafunt diuifz , finc pror(usinepte: ad.canflitucndü vnum
vnitate cont t tatis; pofTuntadhuc camen RAT tuere $i rationá
quantitaris.di(creiae, mulca in vno fen(a poflunt efie ynü in alio fenfa ,vt
multilapides(umt vnü zdificiü. fic igitur mulca continuaceffe poísür ynü
diíctetü.Hoc torü nosq concedi. mus; (cd ncgamus, quaréunt maulta i no feníu;
faccre seyer per fe viiuminalto sé fa ; vc patet on Sactploab igi o de mulcis
lapidibus y üc igitur concedimus vtique amita continua facere jvnüdifcre- tüm;
fed dicimus loc vaum, quad cófti- tuunt,;, non effe
vcréper(evnum,quiavnitasabvnioneprocedit,qieftvnitasexpluribus,vtexpartibusconfurgens,cirigiurinterpattesMemarpetidvnio,autPhyficus
nexus We Y vtique aliquod per fe vnü & illudappellatevnü difereuum ditio di
(Lrahens , nam difctetio. ratio potius tollit vnionemsquài f2 Alijigitur
fatentur,non polle uri. bui numero aliquá per fe vnitaté: inquar- to grado.ex
amicam (cd tátü vni» tatein ordinis in lecundo gradu, quà ha- t bent vriitates
quantiratinarà parte rei vt M narmerari poffin,vnaprins akerapoflc- —— tius
abfque vlla ratione actus , & poten- ti vnde-iaquiunt nurerum conflizui cx
vnitatibus sn aptitudinem , qua nümcera- ri) & ordinarrpoffitinà in
bocditungui- tur vnitates, Vt éomponuot cumulum, & numerum ;: g»ibi
dican:mulriiidint có- fulam, nonaqtem hic : ita graecum Ru- uius c.de quanit.q
i6; rà, qu.a hic ordp prioris, & pofterioris nóclt in ipfisrebus à parte.
rei ,nifi ex accidenu , vt diximus, .(. vcl ratione oci , vcl tépo- Py Acp »n
bd v ( bus poneret quid reale , nonádcireó nu- mctus ab co haberet talcm
vnitatem pcr quàm conftitui dcbéat cns pet fc vni in "genere quantitatis,
quia alta cuam entia 'realia quanticatcecarentia biberentcalem —
nuffietab:litatem,nec taraca ob :d numes rustran'evigcns ex- eis copiticutus
poni ux " Quo I. De quwiónedifHeta A ÁRKi — m dhrsb WrnéAUecebes ens- per
ledittin- Góc ab tlli efie büeirumeratis ;tum quia [oti Vitas ordi;
quoarodocunque co- ftituatüc y non fufficit ad confüituendum t$ pet fevnü 1n
canento ; t quia bac potius eft vrii&ds?rélatiua j quàm ab- olitd,dc apros
mier rtm coníti- enda (peciedr Büius pradicamenti;; tüth 'tàndcm quia
numerabilitas ad fum» -"mudi 'conítitaeret numerum; potentias - 1em, nón
a&tiialé , de quo hicloquimur , & dici multitadinem vnitatum,non hu-
Tüerabilem tantum ; fed numeratam. Alij tandem ingenue fatentur quanti- tatem
difcrctami nullam prorfus habcre ynionem hy(icam, penes quà cius vni- ta$
attendatur iun potius ex fua eHentia 'pofcic negatione vaionis inter eius pur-
ier vade aiüt , rodur in (cyrpoquerere, qui vinculum phyficum quarie m quan-
£itate difcreta ; adhuc tamen babere vni- tatém fufficientem metapby fiéam ,
quia fiber jam elfeetiam quandcatis. f. ge- x & diffcremiam » p eft habere
partes à pártes non vmitas cermimo cómuni, n folutió ftatim vef: llitur, quia
'éhtitas metaphyficá téi/nà cft rcali- ter diuet(a ab DER A qi orit vnitas per
fe metapli datür im vnitáte ae phyfica rei vel có pofitiónis,vt im EM ;j eel
üimplici- Lube in'Angehis, iit qidciracc dicre- ta iillla
talispyeanitasrepetitur,nequecojofitionis;:;(iinglléitatis,imóocqaeordinis/vctiicufqué"Brobacáefl,ergoneq;eiCoilpotdegfundamctitojhrevnitasper[emietaphyficafufficisàdcamconttiruendam[ubvrogenete.$3
Concduüdéndum igitur eft: cü Baf- fol. cit, quód cum numcrus , & conrinuü
" Pon differant , nifi licut vnurb j '& plura vnayquia üumerusfir ex
druiftone conti- fui ex 3. '& 6. HOM ce àmplius differunt, quàm vnum album,
& plura» alba » atq; adco ficit álbutt, & albanon ditfcrar pecie ita
neq; numerus , & €ó- tinuü: Et cum kh übion.citd» ficuc ume- €a entis
realis fun. pet. fc quantitas;out fmafpeci tis, (ed plures ; s; Rul/a à Quid
atterri poteft. rario difpáriratis fubultés, eodenr.n. modo prior numerus etd
mult.- tudo» vnitzatum tranfcendentaliam , ficti numerus quátitarjnns eft
nlWiltimdo vniz tat ü-quáutatiuarü. Accedit, (icur.vni tas tranícendens
praedicatur Mentis de vnitatc quanütatiua, ità numerus tràne (cendeos de numeto
quantitatiuo, fed nd inerus tranfcendés duarü quantitatü; nog cít vnum ens;
(icut ned; numerus duarum (ub& anuarü, vcl rclationü, ergo neq; voa
qaantitas -& vnafpecic eius, tcuc gy nee quit fe vnum animal , nequit e(le
vaus bomo ,à fuperioti.n. ad inferius tenet deg firuétiué . Et certe heec
paritas de nume- ro tranfcendenti , &- przdicamental; e(t ità cuidcus, vt à
Rubion. vrgetur , vc vcl «ietq.nomezus poni debear quid p fe vni *à tebus
numeratis diftin&tum;vci neuter, qNeq; difparirgs., quam afferunt Cóplute
-4:6-fufficivad ponendü numerü predicae métalé accidés xealiter fupcradditü
rcbus mumeratis, vt infrà:dicecus in (ol. ad 4-; :!$4- Ex dictis infertur €t, q
licat nume rus tranfcendenalis realis (.juia €t appli- cari pót entibus
rationis ) folü pro mate- xiáii'cft aliquid reale, vcl potius aliqua ica a,
népé res ipfae numerabiles;foraaliter veró non habet effe niti pec intellectü
illa £lura colligen eminwnusm ordiné prio- ris, & poftertoris, 1dé pariter
aicendü de nürero quátitaciuo ,g»-népe fold pro.ma teriali figà pacte. s€i ab
imiclleétu eeu habcar vhitaté formalé , qf iila plura col. ligit pet modü vnus
, cü «n. nuila vnioné 1calé habeat à parte rei,(i aliua hét ; di- cédü eft ei
ab inrelleétu deriuac,g Arif. manifcíte fiznificauit 4.1 yi. 15 1.dü di»
xit;ablata amma;tolli quoq; numerü, per Q noluit vtique dicere auferri ipfas
vnitae tcs reales materiales , quae extant à parae rei, nec pendent
abintclicótus opcratioe ne, fed (olam vnitatem formalem quá trini ecé illis
cónnicat, cum illas in: colhgit, atque ità datur à parte rci nüuice 3
mattriali,: ] tus tranfcendens nun eft ens per fe vnum — fü es c ti ee pi i
néQ; v sémnisvrcócedimt Aduct ^s ifi his non obitát,busj addimus (ari; pluta
encid'hartierata j& pieferti-.i numer ita nc; i f vna : : ptacdicae Yy 4 —
unen- e imetitá , quia non eft agccegatü per acci- dens Prts diae (UrEdh Send
cio: eum ,vt homo albus,(ed cx rebus ciu(dem prz dicamenci,ex diuertis nCpé
quantita- tibus cótinuis abinuicem diui (is,imó nu- merus aliud non eft ,q
ipfamet quantitas cootinna in plures partes diuifa , ergo ra- tionabiliter fub
hoc predicaméto coniü- gitur cam quantitate continua; vndé cum Arift. dixic. quanti
aliud difcretum. aliud continud;nó diuifit quátitaté in cói, vclut in daas
(pecies, (ed potius ipfam quanti- taté continuá , velut 1n duplici ftatu có(i-
derau t, nimirá, & fub vnione faarü par- tiü , & (ub diuifione , in quo
ftatu dicitur di(creta. Quia tamen adhuc fub tali fta- tu realis diui(ionis ,
in quo numcrum có- ftituit ; qui oritur ex diui(ione continui , folct ab
iniclle&tu concipi per modum vnius, non quidem continui, fcd diícreti, quz
vnitas ct omninó alterius rationis ab vnicate continui , hinc cólucuit de illa
loqui velot dc fjccie códiftincta,à eina tatc continuayq» etia nos deinceps
obí(er. uabimus , quia loqucndücft cái mulus; vc ait adapium , at (cnticndnm
cum paucis. Soluuntur ObieEiiones . f iv oppof.obijc.t Arift. nedum hic in przdicamenus
, vbi frequenter famose loquitur, fcd etiam $. Mec. c.15. vbi cx méce propria
loquiuir de (pccieb. Quátitat is,quanutaté diuidit in conunuá, & di(cvetam
, vclut genus in (uas (pecies , imó quod pondcrandá ett, ibi data opcra aliquas
fpecies quantitatis omilit , quas . hic recen(uerat, vt per hoc dca.ó(traret fe
1n przdicamentis. fuiffe famosé loca. tum,& tamcn non omilit quandtaté di-
fctctam , ergo fignum ctl re vera puiafie effe veram (peciem quantitatis .
Conf. nà ratio quantitatis ita bene cQucnit diícre- t£ licut córinuzsratio .n.
quantitaus di- citur cóiter eflc exrenfio partium extra partes , ac.éc numerus
habct partes extra partes , cü coponatur ex vnitatibus quan- titatiuis , quar
vna ncceflarió cft extra aliam; fimiliter & proprietates quanutas camelis »
«cl inzqualiras, finitas, vcl nitas,effe diui bile, menfurabilc, 4 eque itt
quantitati dülcre- Ao -- 79 eu Difp, VII. De Prad icamentisin partic.
tz,accontinuz. Tandem (i ad ens per. fe vnam in pradicamit^ ponibsc requi-
titur vnitas ex perícaétu, & per fe poten tia , & non (uffici: vi tas
ordinis ad con. ftituendam fpeciem huius predicamenti, quia eft vnitas relata,
fcquicuc nó foluna quantitatem di(crejam , (ed etiam coa tinuam ab hoc
przzdicam. cli minandam cífc,quia nec ipía cgattituicur ex fuis par» tibus
integralibus vt ex per fc a&u,& pos» tentia , quia nulla habet rationem
a&us , vcl potentiz refpc&u alterius, cum fint eiu(dem rationis : item
vnicas qu09; con» tinuitatis cft rclaciua, vt notauit Mayron. paffu.20. quia
intelligitur. p copulationé pattiü ad termi co&«n at jità ad aliud, $6 Kcfp
patere ex proxime dictis, io quo (en(u A citt. diuierit quantitatem ia
conunuá,& diícrctá, & falsum loc. cit.in Mert. enumerare fpecies
proprias quantis tatis dütaxat , imà pocius explicat ibi o&s modos , &
ugnificara , quibus explicari pót quantitas, vndé ibidé diuidit quanta qp alia
fint per (c,alia per accidés; & (at: conftat cx alijs locis initio art.
cit, i; P non tribu;ffe numero vnitaté aliqua i lé. Ad Conf.ncg.a(lumptü,quia in
quátie tatc difcreta vna vnitas non eit pats com- alia coponés vnü ens, vndé nó
habet par- tes extra partes , fed poriustota extra ro» tá ,.ncq; quantitas
dilcreta ,vt lic, vllà fe» cum aftert exten(ionem wniracum fed fo- lü
multiplicauoné X uz libet vanitas, vc vnü rotà continuü, ion Opriam ex:é-
fioné, vndé- excenfio exfola quatitate c- tinua,vt Dcshabctur,non ex di(creta ;
fic €&t nó proprié, (cd tátüi proporcione qua- dà (olent ci tribui
paffioncs quanutatis " quo ecià ícniu uc ibai folent multitudini tran(cendcorali
, quz tamen ob id non aí(- Íccitar ad hoc. (pe&are prz dicamcacum; aut
aliquà determinatam fpecié 1n genc- rc enus conítitucre, lic «n. ei tribuuntur
vt non arguant aliquá vnà e(fentiá , à qua oriantur : vodé finitas conucnit
quantita- tlcontinuz proptié rüne termini przfi- xi à partc rci , at non ità
proprié coucnit numcro, quia terminatur pcr vitunà vni- taté, & hoc non Cit
à parte rei determi- pata , fed tif pcr intellectus detignationé qui ci libito
magis haüc , 3 illà exl 1- La Quafi. 11. "De quaptitate difcreta. e/drt.T.
iltímá;zqualitas , & insqualitas non süt telationes aliquzsqug in toto
numcro in- wcniaptat re(pe&tu alterius, (ed funt ipfz mulcitudines vnitatum
, quatenus vna cft maiot , vel minor alia, quo (cnfu aceruus tritici dicirur
equalis, vel inzqualis altc- ri vcl fi funt relationes, non (unt nifi ra-
tionis,quz bcné fundari pofunt in pluri- bus (fubieCtisét dift in&is,vt
Sco.docet 4. d.1.q. zin fol.ad 1.prin. diuifibilitas etiá wtiq; non copuenit
illi in ordine ad adum realem diui(ionis quia hec íupponit vui- taté parti in
ce diuitibili , qua ibi nulla cft, (cd táiü prouenit ei ab intellc&tu vni-
tates abinuicem feparante , quas in vnum colicgecat; Et candé quáuis ratio
men(u- t€ libi proprie cópctat » hoc tamé magis elt axributá rónis;q reale, vt
docec Doc. quol.13.art.a, Ad vir. concedimus vluà uantitaté continuá non
conltitui in prz dicem. folà vnitaté continuitatis,quia hax pót repctici ét
inrer (pecie diuer(a,vt (üoioco dicemus,ted ob vnitaté cfsétie, & natnre ex
pet (c au, & potcnua mc- tapbyíica conftiitz qua quia carct nu- mcrus,eà qp
ocquit talis effentiz acciden- talis proportionarum reperiri fübicétum, ádeó
exclodisur. à przdicamento, & ccn- fctur potius aggregatum pet accidens.
Falíum eft au.éqpMair.aicbatvnitatemcontinuitatiseileformaliterrelauuam,conuinaitas«n.eftforinaabíoluta,vtdoetScot«4.d.10.4.6.ad1.prin.citóperteípeótum(olcacexplicari,«pmagisCXplicarurinPhyfdifp.deConunuo;ficraaiónalecxplicatarpctordinemaddiícur(um,&tameninfecítformaabloluta.$7Sccundoobijciun:Coplut.róvnius
pet Íe;quantii fufficit vt quid in predica- mento reponatut, non conb ftit in
indiai fibili , (ed habez plures gradus;fiquidem Angclus el magis per [e
ens,& vnum, q füLttantia mate rialis,& hzc plufquá quan titas
continua,erso laluim in inf mo £ra- aliquid dicretum effe per fc vnü , (i
partes eius fint quid incomplet ,& ha- bcant intet fc ordiné, nà talis
vnitas ordi nis (ufficicvt illad! cópoficü dicatur fime pliciter vnum, probant
cx D. Thom.7, Meclect.vltexéplo domus, & fyllabz , qui ob ordincm inter
iilorura parces re- " 577 pertü non cen(entur aggregata per acci- dés,
(icut aceruu$ quia illorü pacres. dici poísüc inutce vnitz (ald vnitatc
ordinis. Refp.iam nos ex Scoto reruli(ie omncs gradus vnitatis& pcobalc
enitatem odi nis,ét G6 darctur à parre rei inter vnicates nameralcs,q» non cit
vec, non (ufficerc vt aliquid lic ità vnü,quátüfufficit , vt in pradicaméto
repooatur,alio4u n, S Ref publica, & exetcitus,& don us, & omnia
alia artifi cialia compolita in przdicamen to locü habcrent;in his .a. omnibus
repe- ritur aliquis ordo ad vnü fin£ , vcl cfficiés & c. Neq; dicas cum
Complut.partcs fio - tà cópo(itorü nó clfe re vera , & phyfice entia
inconplcta cflentialiter ord nata ad vnius totius coftitatiopE, (i cu funt
vnira- tcs numeralcs.Nà falíam eft hoc, & illud corpus c(Te entia
c(féntialiter incomple- taimmó Arift. s. Met. 18.diferté docet pattes,in quas
diuiditur continuum, & ex uibus dicitur cófurgere numcrus, co ip- Áo, q»
(unt abinuicem [cparatz , effe fin- guias hoc aliquid;& ens completum.Nce
dicas eíic entia cópleta in genere conti- nui, fed incompleta in generc
difcreti. Na tunc nullum ens poflet a(fignari comple- tumyfíed g/libet inc, et,
& ordi nabile ad aliud effentialiter : quia pót ve- nirc cii alio in
alicuius numeri compofi- tionem;numerus ergo dici nequit ens per Ác5&t in
infimo gradu;nam qui cóponunt iplumyfont cntia per fe tota,cum habeant proprios
terminos & lub hac róne con- ftituunt numerum, vndé per accidens ba- bent
tónem partium ,quatemus [f.colligun tur fub ratione numerab4i, qu& ratio
nc- dum nou deltruit rationcm totins. , quas -cft in partibus , fed potias
illam exigir; uia tamen concurrunt ad numcr! cori- itutiobem aliquo ord me
mier. fe fcrua- tO» accedit magis ad vnitaté numerus cx eis conflitutus ,
quamaceruus , & aliud quid timile mot dinaié collc&um. | Dices,concreta
accidentalia pontintur. in przdicaméto folum ex co,quia habept aliquam rónem
perfeitaus;licét nimplici- ter , & abfoluté int entia per accidens quia
mcludunt accidens , & iubens Kefp.vt ponuntur in pradicamcnto non clic enia
per accidens j «cd connotat:ua , $73 Quianonfignificant zqué primó vtráqi
pentfes(e primario fignificit formam , fécundarió flibie&um, vnde ponuntar
in przdicamento tantum róne formz; at hon fic dici pó: de numcro , cüm nequeat
dari à patte rei forma accidentalis , quae copnótat plora, & diftin&ta
(abiecta, etiá inadzqtaca,quibas ibhiereat . $8 Tértio numerus eft propri(i,
& pcc fcobic&á Arcithmeticz,ergo nó pot cf- fc ens pcr accidens,de quo
non datur. ve- rafcientia 6. Mét.e.2, cumque Acithme- tica fit (cientia rEalis,
ftanteridus eft na- merusens pecft vnumj& teale. Hoc ar- gumenuim valde
éxagzerant Thomiftz, ex hoc folo putánz pralij refiere. vi- tià,cum tamen &
ipfi ad eius cencan- tar folutionem, quia Arii hmetica nonal. ligat numceto quantiratiuo
, cà propor. tioncs ntimcrotum , ac proportionalita- tes qué bene demóflret in
numero tran- fccndentisqué tamen ipfi non diftinguüt à.tebusnumeraris, ncc
facit (peciem per fc vnam in geuere entis; (1 teneatur de en tc. per accidens,
qp non eft mer aggrega- tum, poffe dari (cientiam , vt tenét quami- plurcs,
ftatim Achilles ifte profternitur; Ri vero hoc nofiteneatur ,tuncdicendum €t dc
obictto Arithmerticz , ficut dici- mus dc obiecto Politice, & militaris in-
fra dip.12,q.2:a1,3. quodnigirum cum Pe TR proportiones inter numeros | poor e
ropórtiones nó inueniantur An rebus ipfis numerab;libus , vt fundanc
Anitatemyícd potius difcretionc , & qmul- titüdipem , vt bene notat
Suar.cit. n.19. Adeo hibet pro obic&o, nó formalé vni- tatem numezi,fed
materiale numeti j'ip- fas nempe rerum multitudines! , vt adin- uicem
cóparabiles pcr habituditiés pro- portions,& peopoR dnalitátbd, radit bL-
'que erit vnus per fe habiuis ; (ed plürés aliquo ordine congregati; Quod fi
cupiás aliquam ei vnitatem cx paric obieGti tri- buere , tunc dicas con(idccare
numerum vclut in actu fignato,qüo dicit vnum per fc conceptum, üic.n, dicimus
ctiam ipfum €i5 per accidens,quatenus cale in dois ,Bi confideratum.cffe
(cibile; (ed quia ta- cft orininà racionis, non pe» . "rit ek loc capice
Atinetién dice. d ^ E Dify. Vr: DE"besfiiiiminis in partieeo. tiafeafis ;
Neqae lic vocem exiollatit Thomift , niin quando eciam quis alfo» reret
Arithinecicám non hmitart ad ge« nus fcienrize rcalis , forcé non ira iprarioe
nabiliter REN » vcipti picanc nam fi naturam i mus , plané eius démoltraciones
.ta procedunt in fappurarione entiam. ratios nis, ticur rea irm, vnde ablatis
omn.bus endübüs realibusadhuc Arithmetica: £s maneret , & exerceri pollec
im ipfa mule tirudine enti ronis;hoc arg. adducit Baf fol.cit.fed dcelt (olutió
ex defe&u (eres d'mus) typcgraphi,nónaüttods s o0 $9 Quare vcgét Cóplur.
1debnumes rustrápfcédés non elt accidensdfuperad- ditü rebus numeratis ,
quíanec»vaitatestranfcendentálesexquibüsconftituituryillisaccidunt;vndcfititquilibetres(ev.ip(ac(ttrancendentalitervnayita:code»imfumptaà(ciptis(antmaliz,
ergo € contra quia vnirates quantitatiuz-accis dun: rebus corporeis dfi
coatinuum «di» uidituccófequencer mimerüs'ex ers! eon ftitutus dcbet pom
"accidéns tuperaddie tum rebus corporeis. Confres nunquam effc poilurie
fine numcro rranfcendentas Ii,quía vna ncquit traufice n aliam, bene tamen finc
quaütitatiuo, vnde dua gutte aque (cp rate, fi inuicem cóndinuentur , amiitunr
dualitatem pra dicamenralé; &c quantitatiuám;quia no àmpliosfürc-dua
quantitdrés,fcd vna pér continuitarem,ad huc tamén retinent ddalitatem
tranfcene dentalem , quia aduhe funt duze res , nón vna per identitateni ; fed
t per con- ianctionem , ergo numetüs quandtatis uus cft accidens fuperaddicum ^
7: Refj-non effe extra contróuetliá y o vnitas quátitatiuaalíquid reale
fuperad- dit quantitati diuifz ab alia ; imo (i vez lirit Complut przter
indiüifiblle termi- nans aliquid al:tid fuperaddere , lioc eft omninó falfum,
quia vc dixwnus ex Sco- to 4.d. 1 1341. diuiíioritis xjuanti- tatis continuz in
partibus d'uifis) prater indiuiibilia teeminantia;nihil proi (us:de nouo
generatur ;vnde vnitas quantitat iua vitra illa nihil dicit , nili puram
negacio- nem contiuuitatis,,& quando partes illae icerum reuniuntar, praeter
EY. lus féientiz beoe perpendae T E E n -. * L. , "s " — fus
amitonrquiro illam negationem, & inboc fen(u.dicumor- amittere dualua-
vemquia.ficuz quantitàs Cont.pu2 intcl- ligicet effe vita praecise ex
indiuitone , ita. quantitas di(c reca ;vcellig. ur cfle nu» merus przcisé ex
diaitione.contingz, cx ornon fequitar ontrnm aliquid jo- frtiud fuperaddere
paribus diuius, Res etiaír; en tates quanticatiuas. in. prataco feafu. , (i.
vecà intelligant Complut. additit partibus dinifis per yniaté qUan- ; £4. De quastitie canina fpecie wenl
29 noluiffe Aciff, indicare numerum dicere tertiam entitatem pet. fe vna €
partibus, cx quibus componitur; realiter diftinctà, vt dicitur de toto
effentia[isquia tot cof le&tioü nó d'cit aliquid aliud pratet Lx partes, vt
fusé oft imus diff .s.Ph :q. 13«art. 2. fed folum fignificalc volüiphu* merun
confiere n coile&iobe Or iü fuarum vnirarum,,& efle magis Va dec
upsquia habet vniratem otdinis , qu Yd ret acerugs. ». vr loco nuper citato mà
Gatiuam edeindinifibile rermingn& s, Yt. declatamas vbi & intenrionem
Scot. cit. severa intelligere, vciun dic uc» apcrimus, À d-alurm osur ,nó fatis
con: at deficiunt latimacum (übdunciulin- flanquid Arift. inceligar pet viipá
vài diuifibi iadditwn, parti. diuife | reddere tateaq aitclieformamnarjéti»Thoillamceentialitepincompleta,&con:mftnamjivoluntellcpotlrem;vidcftitaercpartemeffentioluer,ocdiuatàadcomponenda
numerum predicamca:a- fem,quia porius res. conira fe haber » qp dum proprios
acquirit terminossc ficitur ens in fe füb(ittens ». & completum hoc aliquid
» vt Arift. docet $» Met. 18, Scd icquid fit de hoc ,. ao.vniras quanticati- ua
addat lupra quantitate Maud politi uumsvel folam usd ionis,nam dc hoc ex
profeffo in Met. dicemus cer- tum eft, vnum;vcl eom vedi (em nara ile T ng pars
tendo m. gp illz vnitates;ut 10r diuifis sliquid reale fuperaddant. , adhu:
explicandà manet , quomodo confpiratc po (lint ad coftitaédü numera » vc'ut ens
p fc vnü,i quo cóli(tit cardo difficultatis. ..60 Quinto tádé yrgét
au&oritatcs A- rif. qui $. Met. 19« ait numerü fenariü uà cílz bis tria)fed
Ícmel fex. volens nume- rum haberc (aam pcr fe vnitatem ,& non — par cffe
vnum pet oggrcgationem, fient. acer vus, gy écdixit Doctor 3,d.à 2- q.vn.L.vo
lens binc probare totum dicere vnam per fc entitatem realiter à partibus
diftincta . Et 8.Mct.. 10.indicare volés,vade vnitas i (amatur, , fcu à quo
dicatur per vnpm»aic in fingulis pumerorü (pcciebus vitimam. vnitaté ellc formá
numeri , liue KA (4. oeil numero peeititens v] rimus gradus e fTentialis tei
dicitur eius Íorma,& diffec&tia-Et tandé 2.de Anim. cap.6. ponit
numerum fenhibiie commu- ne;at | (ab fenfum cadit;reale cil. — Relp.vtiqs
per.illum loquendi modü , cima denarij& cente(imá cécendrij; Sca- till vcro
figni icant clTe quandam vai- raten tormalem,& tran(cendentea que bis
omnibus fuperuegit ; & ex illis con- ftituit nümerum vag ,(cd quomodocunqs
id explicetur , certuin cfe dcbet. hác vni taté cíle non po(fc,nifi
raionis,quiaiuXe tà primum cxplicand. modu'ii vciq; pea- det cx numerantis
atbittie fi (tere intali vltima vnitatc,quz nümerum compleat vel peificiai vel
vlterius nuinerare, & in- frà quemors numerü pot ad libkumilla, qua ficbac
vltima vnitasyficri prima y aut quarta; & etiam iuxtd alterum explicandi
modum fatis conftat jliá vnirarem füper- uenientem omnibus vnitatibus ex
adbuafi nuincratione nó proueuirc,ni(i ab intelle &u;lla fingula colligéte
in vnü,no.n.di - cijpote(l prouenire, ficut dicimus de toto eíséuali,ex rcali
caufalitate;q exerceant tcs cóponétes erga numerü, quia nulla talis adeft. Ad locü
cx 2. de Anim. dicie mus numerü effe sélibilé in fuo materia fin rebus
numerab;libus;in quibus vide mus , & femimus ncgationcm continua-
tionis,quo modo cft quid reale... . jL61 eh nullo intelle cófidecdte süt cot
eleméta;tot X c.ergo et » ad formale al. fuis t. Ne gatur [cq.quia folam parte
rei dátur ma teriale numeri, nempe illa res numcra- biles qua ab intellcéta in
«nom colligi »otiupt, & ideo vnitacm numeri non ha- nt , nh abintclicdtu ..
Aus, intelle&us non facit numerum, fcd illum cognolcit, crgo m. VATLA AL
Ch. € P.€-€KTR Nh, ^ ; $$6 ^ Difp.VII.De Pradicameniis im partic. €igo fecundum
fuam formalitatem M opus intelle&us. Refp.ex vfulo- .. quendi materiale
numeri dici folere nu "*'merum , quia parte rej cft quid nime- rab:le,in
qua numerabilitate non penrec ab intelle&u a&ualiter numerante,&
fe- «undum hoc dicitar numerus eífe in re- bus ctiam a&tu,quando non
numeratnus, licét re vera numerus formaliter mon (it, nifi quando actu
numctramus. Dices ran- dem;etgo faltim ifta numerabilitas ponit inipi s
ynitatibus formalitarem aliquam; rationc cu:us peffit dici numerus habere in
rcbus vnitatem realem.ac pet fe abfa; vllo ordine ad animam. Ncgàtur. confeq.
quia rc vera numerab.litas illa cft tantuar denominatio cxirinfeca proueniens
ipiis rebus ab intelle&tr potente colligere, aut mce»furare multitudinem
carum, vt Arif. fignificat 4. Phyf. 13 1. dum ait ablato in- telIc&tu
numerante non amplius remane re quidquam numcrabile ;cuius ratio cít, uia hac
numcerabilitas attenditor fecun- ü prius, & poftcrius,quz nó conueniunt
vnitatib.cx natura ip(arü,vt probatü cft. ARTICVLVS If. Quid fit quantitas
continua , CT qua fpecicseius. 6i Voad prinsà quetiti parté Com Q plac difp.
13.102.q. 3. cfsetiam e oer «Ouinuz in eo ponüt, gy fit acci tribuens partcs
fubflancias, feu acci- dens fübttantie extentiaum abí(olute , &
fimpliciter,quia fubftantia materialis an- tecederer ad quátitacer nullam
pror(üs habet extenfionern, aut partes ctiam en- . airatiuas aCtualiter,fed
tantum aptitudina liter, & radicaliter , vndéin eo ftatu nul- Yo modo
extenfa dici debet,fed vi exté- fibilis, & in hoc inquiant differre à fub-
ftaniia fpirituali quz deg; exten(a , nt; extenlibibsett, Hocautem probant ex
duplici capite, primó oftendendo exten. fioacm tllam catítatiuam im (abftantia
a precedencem ipfam quantitaté non cfe ncceffatiá, fecuado oftendendo cile im-
— potfibile;prinmuim femonftrantquia hzc D^ a : r i pluralitas partiü
entitacima ; idcó ponitur à Scouftis infubft € » --— antia fha-
terialifccundüfe,vtpoffit reciperequad — — titaté,né ihbalfübile recipiatur
in(übie&o — —— indidifibiliadhocautemminimé efi nes — — — cetfaria , quia
accidens requirit: (olum ini fabie&o potétià pafTiaà ad illud recipiem »
dum, (icut ergo fubftatia ante albedinem M. non cft alba,fed dealbabilis tic
ame quà titáté non ett extenfa,fed excentibilis , & ficut dealbabilitas in
(ubttantía nó eftzali qua albedo entitatiua,fed potentia: patffi- ua ad
recipienda albedin£, ità exteatibi- . ltasnoneftaliqoaextenfioentiatiun sg ————
fed capacitas ad illà recipiendá 5 & ficug enu nó recipit albedinem hsc ems
al. üs , nec tenus nuger , fe | dealbabilis nondü e albus, & fic dc | alijs
accidentibus , (ic fübftanria non re: cipit .juátitatem,quatenus dimifibil:s,
vel indiu!fibilis fi per diniibilitatem,& indi ui (ibiliratem imelligantur
forme aliqua contrarié,vel contradictorié oppofita at 1i per indiuifibilitatem
intelligatur priua- cio,fic fübftantia recipit quátitatem,qua- tenus
indiuifibilis,indé camé nó fequitur ! femper manere indiuitbilé quiaacquifs -
Is. rà foraza , ftatim deperditut priaari m. E d € dici pot,gy recipiat
vajoscems dil . . lisradiciliter; vadéconciudunt,( Deus — — fübítanuá
materiíalé quantitate exuetet ; tnc nonámplias manfuraayd'uitibilem, ncc
indivifibilem potuiué /ficut püctus vcl anoclus, fed intiuiüibilearprinatiué ,
& ità neq; maneret in Toco,ne; haberet fitü, cà litus,& vbi quanatté
(npponác, vndé cxifteret tunc in vniuerío, non tans quam locat á in loco, (ed
velut pars in to-. 10, doctrinà ex Caiet. acceperit t,p.q« f2.art.1. Probant
dcindé (ecundü.f. cx tcnfioné entitatiuá. pracedere- non poffe quantitaté in
fubftantia, quia dicunt com pofitioné pattiam iategraki, ét entitati- - uarum;
effe accidentalein, nam rales par- tcs dicontar. iixcotales , vc diftinguantue
ab eicntialibus, ergo compolitio ex illis — €oalcícens cHencialisaon ent; &
haec eft. communis Thomiftarüm opinio, 65 Loan.de S. Tl. q. 16.arc. 1. banc fen
tenuá moderatar , & ak quaptiracé przz« bere partes integrales (übitácia no
cólli- tuendo illas, (ed ordinando inter fc, vndé dcclarat quétitatcm prebere
diftin&io- nm — Quafi I: De quémizate cobtiosseys elis fp dot. IT. y m
partium (abftantiz, aom quidé vt di- find oom fimplici cred io, (ed vt itur
cófu(ioni ; quaré vi- detur coo dip Ioh materiali qul tiplicitaté partiü: antecedenter
ad quan- titatem,fed in cogfufo,& concedit. com- pofitioné cx partibas lic
vnitis . re(ultan- té cíie fubftantiale, qua omnia folent nc» c alij Thomi (Ez:
ait weró quantitatem fübflanciz adacnientem illas inter fe or - éinarc tollendo
confu(ionem , &.vnà akc ti vnicndo, non fc totá, (cdi(ccuo dum aliquid illi
lecüdum cxue- nitatem, rónecuius dicitur poncre. vnà . ttem pa (t aliam, X nó
(ccundü fe totà p eie cr italiextenlione parcium in ordine ad totum videtur.
ftatuere. foc- malitatem quancitatis, q fententiá aulct trad:dere Sconiítz |,
& (cquirur nuperci- mé Fabct $. Mct. difp. 15.cap. $. Prabat autem lioc
Loande S. Th. etiá ex duplici cipite , primà exillo communi principio
Thomiftaní qj materia fignata quantira- te (ic indiuiduationis principiam , ex illo
. f fequituryg fi quantitas efl defignatiua tnatérig: quantum ad indiuiduationé
, feu diftin&ionem tadiuiduor ét erit quàtü ad di(tinftionem partium.
Pcobat dcindé ex alio capice, quia extcafio partiü in to- to non eft
quzcunq;vnio carum ier (c , fed vnio penes exttemitates tantil , itacy non
vniatur vna pars alteti (c tora, itaut im illa peneccetur, & imbibatur ,
(icuceft vni:o forma cum mareria ; talis aut& vnio fá&a pec
excremitates.& indiuifibilia di- citur proprie vnio integralis , &
nonctt fobftantialis, (cd accidentalis qua habc- tec-i(übftantia bencficio
quantitatis, cu i$ effe&us formalis primarius cft ponc- re vnam parté
fubftantiz exua aliam in- liter, & tine penctratione,quod fi faantia ex (c
habere non potc(, quia cius escitrà quantitaté extremitates non Eisen: non
habentur ni- fi per ind:uifibilia,ua ex fc fubftantia nó laaber v.g.lineá,
(opecGciem, & punda ; tü quia hzc (unt (pecies proprie quanti« tatis ; tum
quia fi fubftantia talia habercr. indiut(ibilia aeà quantitat&,cüc cius
par. tcs vhirentur adinuicem
impencttabili-: ter ,quia nó ynirentur (e totis fcd pcr cx-; ub quia non
haber illas plucificatas exiétio- modum. tcemitates , & fic fa»ftaecia
haberet cx fc. fufRiciés principium, v telifteret peucte -. tieni q00a 1
locü,quod eft fal(um , quia quátitas (ola poaitur ab omuib.tale prin cipi:Ec fi
dicas calem excen(ioné impc- netrabdé in ordiae ad locum cx ordinar vnione
parziü ia taro proucnirc
nompolfeyqutacaléerdinedbabent.parcesct1risChrittiiaEuchacillia,vbicànonha:bcarExtenGonelocale.lcfp.ipfevtitàléordinérepcrcüinterpartescorporig.Chaftietieprincipiumfufficiensadimpenécrationcm,&cxié(toneminocdinc
ad. lacum,niii diuinizus igpedicetur ifte effe, &us,qui cft lccudarius ia
quantitare,pri- marius auteaa,& in(eparabilis eft ponere, vàim partem extra
aliam in toto. fine pc. netrauone vnius cum alia , quam extre nitatem «tiquc-
habent. partes corporis Chrittiin Eacharittia. &4. l'ottca tà in folucione
obie&tionü. noo videtur ibi conítare,ait.n. cum com: muni Thomiftarü,quod
ablata quátitate à partibas nó mancot actu diít. nct, (ed, contu(ie ,& vna
enutas cum capacitate | » ralicali diftinctionis partialis , quia rc- mota
quantcatc (o'uitur illa «nio (ic or^ dinata,& exi£(a,& (uccedicalia,
qua par tes ille (c totis , & confuse raiuatur,(cu potius fit vnum in
(ubftantia , & ruríus. qua fubtátia quátitate exuta aeque. c(t: 1Bans,nec
alicubi peliriué,(ed folam has beret cxiftentiaun (uam (ine loco , (icut. res
excca muadum , & angelus non ope- rans ; (ubdit cà , quod adhuc disferret à
(ub(lantia (pirituali ,, quia (jNcitus catct partibus.ncgatiué,& ecundum
incapaci« tacemyfabftanria autem. materialis caret. partibus priuaciue , &
cum capacitate ad. illas.(cd non dicizur atu
illashaberc.»ync/[.«namcxtraaliam,(edadivauspercontafionemrcdadtasinterfe.
& non (olum in ordine ad locü, quzelt. cóis opi. 1 homift finccré à Copl.
relata... 65. Hc Thomiftarü séiétia, fiuc enos. fiuc aitcro modo cxpl;cata
graücs (cmpet: pátfa cit difficultates, &4usé à nobis rc- felduu dilp-9,
Phy. q, 1-381. 1, vbt agimus. cx ptofciia de eíjontia quantitatis conti- Dug;
& «n» puso dor rplierva s (nd m $82 Difp. Y H: DePoidisames malta éontinet
manife(t? (alfa: ; prim: námq; fal(am ett in (ubftantia materiali:
rionprarequiri pluralitatem-partiüm en« titatiuarum , in quibüs recipidotut
partes quatíticatis ,-nam ficat forma mazerialis? prefüpponit fubiectii
imatédíale vita par«: tes fociia: (npponant dif inétas partes fuc: bic&f;e
quibus éducantur, & in hac plu-' fálitáte barcium-eótitatiaarum: fundatur:
potentia pafTiua: füb flantige anater ialis ad récípietdsm quantitatem y &
per hanc à fifa piti difinsuitur , & cer- té tali patciuifi Mactilitate
negata non vi- detátin quo fündári poffit porentia pa: fiu fübftantizinfater
ialis ad qüanritaceai recipiendamyn& (i dicat fundari in hoc. «y fab antia
marecialis habet illas radi- cálier , hocidem etiam deimmareriali dci poterit ,
vel afferri. debebit difpari- tas.que fi sfferatur hoc modo. qy mare- malis
fobftantta caret partibus priuatiué tácum,immatefialis veró-negatiué , - fiUi
repugdat-quantitatem recipere; hzc e(t manifcfta petitio principi] y haius.n«
rationé qua'rimuc., cur tepagocc fnbftam tiz immareriali recipere quantitatem,
& non immatetiali ,& cur iftà radicaliter xo bhabeat,nó illa, &
plané huius nul- alia ratio reddi poteft ni(i quia mate- rialis füb(tantia
habet plaraliracem: par: tium integralíam, nonautem immateria- lis. Exemplum
autem allatum de albedi- neex hoc tárum capite tenet , quod ficut non fupporiit
fubie&ti, in quo recipi de- bet album, fed dealbabile; ita nec quan- titas
fupponit fubie&um: , in quo recipi dtbet quantitatiue , (eu impeneuabiliter
exten(am,(ed extcn(bile-, at cffe fic ex- ten(bile eftetie 'a&aaliter
exteofum cn- titatiüd, & (üb(tantialiter, quia ralis exten: fio:atualis eft
fundamehrum extentibi« litatis ilhüs j ex alio autedi capite nonte«
nct,quiaalbedo, & nigredo: nallo modo. pettinet ad: (ibítaneiani
materialem: y^ vt cau(atinam illarum;& ideo nulla albedo. , aut mgcedo ,
quz enticatipa dicatur , de- bet peecedere in-(ubf&antia receptíone
ipfarum,acexten(io aliqua prerequiricut: in(ubiecto ad receptionem forma ma-:
tetialis,vt cft quátitas, quia vt veré dica-: £ür ex co educi ; forma tora
educi. dcbet: F (7 "E TPLEVTS EF". QN ^ At. a, detoto fabtie&o
prz(ajpólito , & partes forma ex diuertis partibus (ubic&i prar«-
exiftentibus:, & cumcaliscexteufió pras
—füppofira.iufubttanda:adrecipiendamquantitatemefjeneqacagquantitatiud y
quiaxaárivas (ibi 1pti fupponccecur, de- bet poni catitariaa) &
fubitácialis. Neqi talis'extenfio entitauidà baberucimeriu quantitatisan
(ab(tantia, diet plut. quia wt:docet Scor.2.d. 3. q. 4« $. C9 tra Pd T pre x in
caufando,non poxe re fato; quia runc cau(a i orans [uffici adcaafandam
oífetcau(ata à » & effet illad cauíacü fui ape fanto po(let dare cauíz
caufationem. fai. iptus, (cd extenfio, S diuilibilitas entia tatiua fala cft
conditio mcceiFaria ma« terialis cauíat ad. caufandáraccidens, ma, teríale ,
alioquin &r caufari poffet à fub- ftantia imanatcciali,ergo talis exréfto
ly beri ncquic pec quantitaté, quía tunc da ret fug cauíz cauíationemmtui 66
Rudüsnóbenediciut, quod(ub. —— füátia exuta quátitate nollibi poficiué cf
fccnec ab altquo diftarer;(ed in varueríg (fet, veluti pars eius,ficut angelus
nó oj rans, Hoc.n. Thomitt. cómentum quod fait. Durand. 1.d.37.p.2. q.1.
efficaciter. - rcijcumus de fübítanria materidli exuta —— uatitate di(x9;cit.
PhyGq tar. 2. in có tatione 2. [ol.ad 3. princ, & de angelo. non operante
diíp.11.q«$«attva;concle 1« imó non poífe cciam de potentia abíolu- ta
cceacutam in ceram natura. exi(lencena quacunqie . prorfus prafenca em
probabilius etfe demoaicamus cad, difp;;
q4«ar.1,fine.TandemfaliumquoquiettaerCompluc.fandamétumsquodcompofitioparciuun
intcgralium accidat, rei matcrialij& corporca,cum podus fin de concept eius
effen:ialtwt fic yralis.n« compo(nio eft , qua-c(Tencialitec diftio. guit
fübftantiam corpoream abincorpo* 1Ca,non autem compolitio materie »- A. — forma
, cumhizec ctiam de faóto copetat fccundum cultos fubftantijs«jueque fpiz
ritualibus;quae (cocentia veriiliima e 12 admicrererüc vna inateria peuna.
fubftan, tiarom fpirigaalumn .correípondens mas, - teriz pria corporalium j
vnde & tales. ; 1 pate —— (a, prO .11. De quantitale.cautmeG eo oi paese
eati IT. 69g sites imepvales voffanr ciam: dici ef- enjales fob ttancize
materialis; quatenus is ; nonerzo hibere: - vt- cunque accidit fobft anc ie
matotiali , fcd — — Deere n benc notat Hurtalilp. 13 Met-(eci4.$.19. op feque
nih hanc (entenira. detendi Otelt »t explicatur à.fo:de S. Th. vt; ..
mon(kcarus di p.:9. cit. Ehyfz q. T. arc. 1. fübftantia matetialis antccedenter
4d quanti cacem non folü habet fuas. par- tcs (übftantiales diftinctas , fed
ctiam im- üicemordimatas , & vnitas per proprsás éxtremitates, ac
iadiuilibiulia , pam fi pfu- fes illz párte$ qua6 lo« de S; T ho. conce- dit
(ubttantig materiali antecedegter ad quantitatém: ,concipecentur hine vaione
adinuicem fa&a pcr indiuifibilia
(ubftanGalia,iamnonctíeteritita$corporea,fed potias in indiuiübilia rcfoluta ,
& (i corr. €ipiuntur cum Ynioné adimu;cem y nccef- farib cum aliquo intet.
fe ordine concipi debét,quia indiuitibile quod copulat hac partem cum illa ,
pianà non cat copulat immediate. cum ália , fed-illa medianté imo net mente
€óncipi. porcít rübítantia eorporca plüres habens partes fic confu; $? vnitas,
vc enaquzq; pats fit omtibus , & ángulis itnmediaté vnit as & nó pocius
vàa mediate ália et ibi fuse ofl enditias z folent zutem pcculiati quodà modo
hzc indinifibilia vribui quáttàati, ctiaofi alijs fcbus corporcifcompctantquia
haec (ac la cft; quz molem facit & corpora ma gnificat per longum;
laurm,& profundi; & ea icddít: occapacitie loci impenetta- biliter ;
& in hocfcn(u de. iptis)oquigür Aritt.6.Phyf.vt conftac ex demóftrario,
nesquá ibi fici de panótisab initio; , qua probat continuum :cx illis componi
nom potes quia «tium alteri addituth non fa- Cit giolém: j-ncclocom petit
dillin&tum à loco illius,vnde falsü «f, quod aiebat hic Auétorjuod quz
cü.joc wnio- pariü per indiuiübilia fa£ta tcddat eas ádinuicé
iropenieteabilcs,aoc «n; folum vesura cft dexaianc paruud «facta.
peroindioihbi* Wa: dc: génere:quantitacus; qua cít vrigit ; & Lax
bpeseiabihizris prifici psum, ld'amei y Quod fummé:diiplicctiai hod AuGóre;eit
itquacmediots xn 1e i: fokad arg; düplicem itnpcesietratione: di-
"ftinguit velie biiinus proucnica- tem , vria cit parium in toto: ,
quatenus vna nó cf fe cotz vnita cum alia ; (ed .per fiat extremitatem ygaltera
partium ir lp. o, quatenus vna eft incorn po(Tibilis cam alia in eodemlocó,
& inquit primam effe&um primariuarquancitats ;alterartr vetó fecundarium,
qui proindefeyarabi- lis e(t àiquantirace ;, vt patet de corpore Chrifti ir
Eüchárift. vbr partes noa. font intet fe fe penetrat in toto , quia caput
noneft immedracé vonum:cum ventte y iiec venter cum pede, fed bene in loco id
vbi e(t capat, ibi venter.eft jbt pev
esy&c. Falfa plané e(t rora.bec doGtrie nj vt loc; cit.oftendimüsin(ol.ad
z, vbé euridé loquendit mod repiehisndimus im noftris qibuídamScoxiftis , quia
pene» tratid corporc, aut pdrtiü ciuidé corpa- risa dianicé acieriditur folum
ig orifice ad locü,nonaudté in ordine àd (ubitintia eoe ruf fic. n.
compenetrata dici no-poísésy mi iv quando vria téanfirer in alia per idea-
titatem,qud penetratio bilis e(k& fcattráagkur diltingauur de penettario»
nc [artium in toto ji inloco ,. cum (olü — ad-locim aetendatut ; m tedi ver
alterius principi) meraphy(icu quod:mateuia fignata Qaáurarexfic. pri Á p:
indiuiduationis,v nde déducebat.ltq Autor alteram probacionea fentenridg
Thomiftica ,' non eit prz(encisüegouij deionftrare'; fed.ad Metifpe&tatie
5» - 68 Dicédüigitur ett je(Tentiati quan« tità:iscótminuz confifterein,
extenfiong pastium fütapte natura incompo (lbiliua, 1n eodcm loco, quam
incompoflbilitatá noivlibenz parces fnb tan tige materials. quia aatucalter,
& cicra mirücoluuy funt inuicem compencttart .Scvaactalid ^ — flantra
macerialis eum alakqnatiutag;veec -.— ró;illis.fuporaeniens.ita rhusesteddtts b
vnaghzqQae d; iLinótum-potlalecdocum nce potlit oppotitum cosu0gcro auradi
taculum; b cheiconft ax. vbt ufs corpor rs datiflbiná u femit;s loco-nó-finelmagng
miraculo: , cams quanarasquaséti rin qpity exi dictum inompotlibiliifus
paruuman eodede doy cay iesu pollulags ieptosuabiieiía qua. j$4 ^ Dipfu: VIL
DePraliamoin parie. ^ 70^ quz fementia colligitur ex Scoto 4. d. 49.q. 16.$. 14
lij dicunt ,vbi docet rónem ámpcenetrabilitatis in corporibus à quan- titate
przcisé prouenire jita vthic ác ef- fc&vs formalis susntitatis primarius,
fc- «undarius ver6 ab «a feparabilis à «ft a&iualis es pulfio , &
impencrracio, & loc dedocit Doétor ex ipfo Arift.4. Phy fic.26.77. vbi
ait,quod fi dux. dimenfio- nes à fubftária feparari poísécadhuc íc pe nctrare
nó poísét , per quod innuit quan- tiratem folam eic pracifam radicem im-
netrabilitatis, vnde licét impenetrabi- ncn fit ipfaquátitatise(icntia, aptius
van.€n per eam explicat ratio quancca- tis,quàm per ctteras paffioncs ,quia hac
. eft omiü primag & rationi formali pro- &imier
,vhdémaleaiunt€ooplut.€i.q.rinfineinpenetrabilitatem àquanti- vate feparari
pofle, imó fieri poflc pene- trabilem & ita de fa&io contigiffe in na-
auitate Chrifti Domini& quando ad di- feigulos incrauit ianuis culis « Nam
in iliis cafibus vtique impeditus foit actus Éecondus impeneirabilitatis,quia
non íc- quta fuit ad eam impenetratioy& a&ualis expuifio vnius corporisab
alio,(ed n6 ob I ablata fuit impenetrabilitasipfa , vnde áritas in illisca
fibus dycitar facta fuif- tà Dco pcnettabilis , vt diciv ncgationé 26&us
fccundi, f. impenetracionis,aon a- (&us primm .&, smmpenctéabilitatis ;
Et cir- €a exphcationem buius fenientiz ; qua «communis cfi jo Schola noftra,
& abom- mibus Neotericis plovibiliser: recepta ; ic immorari ton licct ,
quia ex prefctio «am tradimus in Phyf. loc. cir. vhi ciiam enocleaté ex licamus
arcapam , & admi-. ' makilem quantitatis continuz compofi- . «onflituendo
pam ex diui(ibi- libus vy e3 partibus componcentibus , & astegrantibus
molem corpoream, ex in- dmübilibusveró , vtpartes continuan- ' aibus,ac
vetminantibus;vt docet Arift. 6. Yhyk. 4 qua Peripaiecca fententia At- timé
dilp. 16. Phyl. e(ló rece- Ide tamen rac rimus) vtadamuíTim quicunque dicit s
non diluantür à. nobis difp. 9. cit. q. a« etiam antequam ipfum viderimus. ,
Scd dices, íi (übftanria materialis par» tes haberc: extrà (cinuicem citráà
quantis tatem,imo & extenías vcl (altim excentia biles in otdine ad
locum,ergo poffet fun. dare zqualitaem , & inzqualhtavé molis ex illis
partibus coníurgentis,non mibus quam quantitas, atq; ideo ifla aon foret
»roprictas quantitatis in quarto modo; vt c ait Aritt. Rf]. data
noftrafencentia negari non pofle zqualitatem, & inequa- tatem in fübitantia
quoq; materiali citrà quantitatem vtcanqs pode P yna (ub(tantia palmaris
diceretur aqua - lisakeri pahnari, & inzqualis bipalma- Fi; vcrimtamen im
rigore loquendo in fov Ja quantitate fundantur ille relationes y €um cnim ipfa
fit , quar habet partem ex- trà partem, ncdum entitatiué ; fed etiam
ficualiter, & impenezrabiliter »' ipfa cor- poribus inharens illa proprié
magnificat y & cxtendit adoccopandum locüabake- — «- rius corpotis loco
diftin&um, ide citar quantitas molis, & itüdinis óc. — proprie fündarc
zqualitaté, vel ingqua- litatem in molc, & magniuadine ; quidem non ità
proprié dc fubtkaniamas teriali dici poteft, quia vaa fubflária pus maris f)
fundat imzqualitacem cam alte bipahnari,id eft per acci maris poteft
naturaliter9S citrà miracu- lum reduci ad magnitudinem palimarcmy fi vna
medietas cum alia compenetretury qnod poteft naxuralter contingere ,
qu'afolaquantitasaffertimpenctrap.litatemcorporibus,&hcfundabuntzzqualitat€zquantitatesverócumexnacurafuaruaepartiumconftituanttantam,veltancame
molem. & determinentur ad occupandit tantum oue nens co adcout oppo- -
fitum citrà miraculü contingere nequeat, ideó proprie, & pcr fc fundant
aqualita- Q.II. De quantitate continga, e tius fpreeteiTr. $85 * licet cum:
ratione naturaliter poffi- bili ; (obdit tamen id inteiligédum etie de |
quantitate, & (ubftantia materiali modó exiftcntibus,nam íi (it (ermo de
alia fpe- cie quantitatis poffibilis , ac ciam fub- flantiz materialis
pofDbilis , potefl dari quantitas indiuilibilis, & (ubítantia ma- tcrialis
fuapte natura impenctrabilis : Fa- | temur omnipotentiz Dei concedendum
poffibili quicqu'd contradictionem nó implicat ,& quz ítiones motas dc
tentia Dci ab(olata difficillime poffe re- folui,cum affucti (imus naturis rerü
modó cxiítentibus; adhuc tamen veru cít cx his encibus modó exiftentibus
conicctare » fle, quid dicendum cflet de alijs rebus ola fpecie ab his
differentibus , nam [al- tim cum eis conucnire deberent in prz- dicatis
gencricis ; modà quantitas à toto genzre , vt ux, s put füb fe fpecies ncdü
exiftentcs, íed etiam poffibiles , vi- detur importare entitarem ex pluribus
ibus integralibus conftitutam,& di- — mitibilitas eius in plures tales
partes po- nitur cius pa(fio genericé fümpta , ergo repugnare videtur in
terminis quantitas indumifibilis tum quia quantitas » vt fic & magnitudiné
at entitas indiuifibilis ad hoc munus cit prorfus inepta , vr laté probat.
Aciít.6. Phyf. per totum contrà Zenoniftas. Sic etiam repugnarc vidctur
fubltantia ma- terialis (uaptc natura impenctrabilis, quia impenetrabilicas non
cft de cóceptu cius, vt materialis eft,& vt diftinéta à (ub(lan- tia
fpirituali » fcd fola pluralitas partium iategralium ; impeneurabilitas aute
fcü ^princi piuin cius;c(t accidens illi operae ditum , nullo caíu vidctur illi
pote identificari« Tum quia fi affcritur poffe produci (bisftantiam materialé
(uapte na- tura im ilem, & non per accides füpcradditnm » cadem ratione
afferi pot- fex i poffe (ubitantiam faapte na- zura albam , vel frigidam , hac
enim funt accidentia realiter diftin&ta à fubftantia materialis ficut
quantitas, qua cft princi- pium impe litatis, vndc nen vide- tur maior ratio de
vao, quam de alio. Tá quia videretur cademrauonc affeiri pot- T CWMNUP C occ. f
e,quod dari po(fit alia [pecies homini, Logiéd v Es Hi qua fit
irrationalis,& alia brutoramqnq fit rationaUs . 69 Circa alterá que(iti
partem, Arift. c.de quant. enumerans, fpecies quantita- tis cótinug memorat
lineam , fupcrficié, corpus , & locum , vt fpecies quantitatis continu
permanétis, dcinde tempus
affignat,vtfpecieraquantitatiscontinuzfucceff)uz,acetiaminprogre(luaddit motum,
Caeterum $. M etc. 13. vbi accu- raté magis,X cx propria loquitur (enten- tiade
quantitate; fpecies enumerás quan titatis cótinuz memorat tantum lincam ,
fuperficié, & corpus ,locum aüt omittit, mo:ü veró, & tempus ait effe
quanta per accidens. Hinc ort funt opi.dtuer(ie;alij ná]; affirmant has oés
e(fe vcras fpecies quantitat;s continu , alij ncgant. Dicendum cítjlineam;
luper ciem, & corpus e(fe veras,ac proprias (pzcics quá titatis continuz
,non tamen locum, mo- tum,& tempus . Concl, eft fcré commfi- nis, przíertim
quoad primà parrem,quae fupponit darià parte rei in corporibus li- neas ,
fuperficies, ac etiam pundca, velut entitatesrcales, & non effeibi tantü per
imaginationem noflram,vt cótendüt No- minalcs,contra quos laté agimus difj aem
Lhy(.& Faber 5. Met.difp.14. Probarut aüt quoad fingulas partes ; &
quidé quod non tantum corpus, fed ettam linca & fü perficies tint vera
fpecies quantitatis có- tinuz,contra Duran.2. d. 2.0.4. Hartad, diíp.13. Met.
fe&. 6. Caber.hic difp.2. dub. s. Blanc.difp.8. fe&.5. & ct uU dim
paucos : Probatur, rumauctoritate Aritt.qui tàm hic s. Mer.c. 13. hastres
[pecres a(Tignat quatitatis continuz fingu las dcícribendo ; tum ratione , quia
omnia rationcm cómunem quantitatis e[' fcntialiter
participant,&in(uperadduntillieifencialesdifferentias , ita vpicnique
conueoientes , vt fingula perillasetiene tialiter ab alijs di fferant, ergo
&c. E alfumprum,hac .n. omnia funt € ter cxiéfiones habétes partes extra
partes modo (üpcerius explicatojdiuerfinaodé tf quia inea dicit Formalé ex
iiBoneDE udinis, faperficics lacitudinis, corpus pro fundi linea formaliter cit
quà- tita$ conunua cxtenía fecundü diimenfio- e acm TE ed Ww" *" ME
(€ Wat 416 ge feciiate ii B iani Xuperficies eft quantitas conticua extenía
fecundum di- menfionen formalem latitudinis,corpus eft quantitas couinda
cktehfa (ecundü di- mchfiohem formalem profanditar;s. 7o Dcindc gy locus nó fit
fpecies quá- titatiscontinoz', vcl (altim aon dittinctd à rüperficic,vt
opif&acus eft Canoa. 4. Phy fic.a. t.Sot. T olcc. Flaad; Maf. Villalpan.
& vidcitr confenrire Faber f. Met difp. 17- fab fiac, vbi arccontinentiatn
,quam additlocus fujra fuperficiem , else mo- duin cotinentiz [pecialem
conflitnen- tem peculiatem fpeciem de gencic quá- titatis cft Scoti q. 23. pid
cam, & Ant; Andt. ip hoc cap. &- $.Mct. qi i0: ac Ta- tariZerbij
s.Metq.14/& aliorum cómus hitcr;& p tcbstur, quia locus poteft fami
dlupliciter,vt Scotus docet quol. t 1;a1t;2. & 3. vclmaterialiter, vcl
formaliter ma- tctial.cer noi eft , mf (uptificies conca- 13 corporis
contifientis vt docuit Arii 2. V hyt.4i. fotimliter vecó eit ipfamet 1clarjo
continentia, vel circomfeeiprionis actinz fundata in fupetficie cócaua cor- poris
locadtis,& terminata ad contiexami locáti; quz ét dici folet Vbi actiuum ,
vt Doé&or notit :bidem,& hzc eft cómnnis Goétiipa Scotifl; à nobis ex
profe(to cx. jlicata difp.rt.Fhyf.q.1: adco quod mi- tl tit, uomodo Faber cit.
oppofituin dó Ccat,vt de menie Do&toris. S1 igttur I5- us fortbalitéc
fumarur iam man: fcfte pa- ttt nÓ pertitere ad hoc pr&dicamentum; "
Prin pullus rc(pe&tus perrinet ád préd:- ptüabfolvti , fed ptoprie
(pectatad &dicamcntü Vbi,vr docet Doator loc. KIt.& 4.d.10.q. 1. antem
fümartir mate- icf pro fondamento .f. 1liivs conti- tias ficvuiqs «d lioc
atciner pra dicae tchitum,fed nó contiituit fpecicmnáà fa- i Bicic di (tinétam,
quia nullam peculias — Tem ád3it (aperficiei extentionem; fed fo Jam
contihentiam, vcl dd fümmü figurá. f £oncavar,trgo mon ctl fpecics diitinéta ,
& fupetficie , nam f ratione. Bgurz s vel conupc fitis ciset d frincta
fpetics, eciam füpcrficics alba, & n grá d.üerías quanti« . pU (pectes
conftiuucrent: tdm cmi illi didit contibcntis, & heo & illa figa-
Aasfieut heec , ecl ila qoabitas, Y Difp. VII. De Predicamentis impartic. ?
Demunmi ,.qy neque motas, auteiu$ — (uccetlio , ti diftinguatur ab eo j
ncquetépusfiotverafpeciesquantitatiscontiriuzvthicopinatus.&Mair,patluz4.Zerb.cit.Ant.And.f.Met.q.10.multi(equuncur.
Recentiores y: probat Bafsol. 1.d.19.q.1. Faber s. Mer. difput. 18. & nosex
profcffo in phyf. dc morü quidé difp. $.q. 1. concl;r. de fuc- ce(fione atitem
ead.di(p.q.6.art. 1.vbi & foluuntar rationcs iri oppofitum: de tem pore
tandem difp. 15. q. 4. quatenus ibi oftendimus realiter à motu non diffin- gui
, vnde fi motus non cít vera fpecies quantitatis continuz,nec erianierit tem»
pus, & probatar ex ibi dictis , quia tépusg vt hic de eoloqüirnur , non e(t
dili dura- tio ipfius motus, hic .ti nó loquimar dc tépore extrinfeco; quod eft
duratio mo- tus Cali, per quam menfurantur onines ifti mous inferiores per
horas, dies;me- fcs,& c. fed loquiaiur de tempote imcrims fcco; quod eft
propria ac inttinfeca du« ratio ipfius miocus,fed nuliius zci duratio. - eft
quáatirau$cius,etgo, &c. Prob. mi T. duratio nó cft aliqtiid realiter
probamus,& lianc fenteiciam late def dit Suarez i0 Met.dilp.4o.(eci8.vbi
quà plates cit Et quidé hzc fuitexpreísamés Arift. 5. Mer.c. 13.dumt mot ponit
quamta per accidens, noa folua ly per accidens! idem fonat , qdod per aliud j
quaternis fpecies motus fumü. türà partibus magnitudinis, ütperq. fic
quemadmodí teatarüc quidam explica- rcy (ed ctiam vt ly per acctdens idem fo.
nat, dp accidetitaliter, 4c mere abiexcrine* [eco omnes .n. morisfaltem de
pocerttia. abfoluca fieci poffunt. in inftanti , etiam motus ijfe localis
yti:non accipiatur. vt dicit totarti réaliratem motus,vc explica ifia$ difp.
15. €it. q«6« art. 3. Et tandeag difp. 15. Phyf. oftendimus morum pro. forthali
qu:d. teípe&tiuum dicere , craor nequit (pe&taread hoc pradicam:: (.
$olnagtur Obietiiones . $^ 1Noppof.obijc. t. probando nec li. I neá, tiéc
(uperficie cíle veras quan. * titatis có; imus fpecies ; uia fusi fpecies .
ditun-— m E 44 P" um à re duraate,vtloc. ci €x pir » de cu d Quafi.
II."De quantitate contin. eov eius [pec codrt.IL. $87 diftingaüátur per
quid pofitiuum fed li- nea diftinguitar à foperficie per carencii latitudinis ,
& fuperficies à corpore. per carenciim profundiratis.ergo Xc. Tu 2. prima
paffio quantitatis cft impencira- Diuiras ; (ed linee , & fuperficies
adinuicé naruraliger penctrátur;vs patetydum duo corpora plana (e tangunt,
tunc.n. faper- ficiesambz incodem (patio coexiftunr, uia indiuiüibile non habet
, quo tangat aad indiuilibile, & quo non rangat. (ed tangit (ccuadum fe zotum,crgo
&c. T ü 5. tulhi genus przdicatur de fuis (peciebus denominatiue, &
veluti accidétaliter, (ed 'efsccialiter tiy ac (übtáciue,at quantitas
denominatiaé df del nea, & faperheie , dicimus. lidea e(t quanta, ergo
&c. Tfi 4. [pecics effc debet quid completü jar li- nca , & foperficies
fuat qu d incópletum, nam lineà e (cntialiter ordinatur ad con. ftitationem
füperficiei, Gcluperficies ad conftitutiottem corporis , (icut panctam ud
codftitütionem (ines ; ficut ergo pua- "Üumhac de caüía mon genierur jwopria
dieu duds gta neclinea;SX (uper- cies. Tum tandem, qu'alinex fecuodam propriam
extenfionem-inclad gar ini fa- perficic, & vira; in corporc, (ccundü qp
£orpus PRO à(ionem; ergo mon (unt propria fpecies y Quia: vna. fpe- cies non
iru cendalitee im alia. "73 Refpad t neg. min.licur .n, vna- quiz 1
(pectes relatz quam ratis cóinug chftituitur per peculiarem politiuamex;
teníioné,vt di&um etl,'tà per eandein ab ália etientialicet d: (tinguitur ,
licet hoc quindoq;^à pefterjori per ncgationé (o- leat explicari,vt
inpropofito.. Ad 2. pc- nietranuirTineg , & füperficies ca parte , qua
indinifibiles funt, nó qua diuifibilcs , nec .n. linca fecundi longitudinem pot
€ü alia penetrari, nec füperficies cum alia faperficie in latitudiacs vadé cü
duo cor- ence tangunt, eorü luperficies dici dc- bét potiüs eite limul ia
codemloco, quá cópenettari,quia penetratio, vcl impene- trátloatéd:tur in rebus
corporeis cx ea pittes qua fant diui (ibiles y vc dicimus in Phy(tráétide
Cótrinao. Ad 3. 2 jud pro- bat de corpore; dicunas .n. €c corpas cft quái ,
dicédü ergo eiie fpcc.ale peiuiie. giü quátitatis, nedum fubftinciue , 'e1àt
tub forma denominitiua ( licet non Cina denominatiuo;(ed effentali) de [us [pe-
'ciebus przed carí immó & de (e pla, d:ci- mus n. quátitas eft ranta, eft
exiéfa; dte. Velotius.negàdam lincam, fuperfici£ , & corpus quanta»dvi
proprié, fi abfolu- 1€ faantur, quia fic potius-dici debent - quantitatcs jfcd
quanta dicuntur, quate- nus funt im mater:a, xtatit coricretum ge- neris
prgdiceiur de concreto fpeciei, vn- dà non erit pred cazio denominatina , &
accidentalis , (cd eíleatialis in concreto , quemadimo4ü in gcnete. qualitatis
fole- mas diccre , alum et? colocatum , poffe autem (ic in concreto
di(poni.genera X fpecies accidenziüi iam diximus difp.pre- -&ed.ita Scoc.
q.17. Przdicam.ad 1.9.16. A ddunt alij, quod cum dicimus quanti- tas eft
quanta, lincaquanta,longa,litperfi cies lata , corpus profandü, nó e(fe ratio-
née[fentialeim quantitatis, qua tunc pre-
dicavut, led eius affectiones, & attributa ^4. cite
diaifibilem,menfurabilem, tàram, &c.qu.bus eriam nómen quantitatis fte-
.quéter applicatur,vt docet A rift. 5, Met. 13: vnd? fenfus earü.propotitionum
erit y "quantitas e(t quaata.«eft d:uiübils, linea elt longe (t brcuis i.
eft tant vel tabi- "ue lorizitudiais X fic decoeteris. |; | 4. Ad 4. (olet
comuniter vefpond lincá nó ordinari ad. cóftitutrone fuperfi- cici, &
füpetficié ad conflituxioné corpa- fis nifi quatenus indiu fibilia continua-
tiua, aut terminatina parcium corum!, ex Pei capite vtiq; nec (unc
quantitates,nec pecies 'quanticanis:, & quoad hoc tenét paritasatiumpta de
pun&o ; & ex quo.ca- pitc funt diuifibiles , fant proprié (pecies
quantitatis, nec vna ordioatór 4d confli- tucronem alterius. Hzc tame folutio
me- tito rcijeitur à Blàe.cit. & ab Auetfa hic Íe&.4. vt manifcfié
falla, quia reuera li- . nca copulat , & terminat partcs £ici, von Meier i
cd ét, quatenus longa , alioquin et ctia ter- m niti per puricta, qua font non
lata :& fuperficics copulat , X terminat partes corporis non tànrü quatenus
neo profun do, lic .n. ét per lineas, & punéta terminas ti j otict, fed
quo; quatcous lata, Quaré a Zz i fe Lj - coim Auctía diuerfo modo gencra y
& fpecies difoni in praedicamento. (üb- ftantiz, & in predicamento
quartitatis, vt nempe bireponantur folum entía có- pleta illius geocris, hic
autem ctiá incó- eta, vndé concedit lincà , & fuperficié isin pra dicamento
reponi , femel dire- &té ub conceptu cói quantitatis, vt abío- luté dicit
exccntonem,fiué n.agnitudiné ab(trahendo à detereinatione vnius , vcl duplicis
, aut trinz dimenfionis; & iterü tcdu&tiué per inclofionem in fpecie
cor- ris, 0cq; :d iudicat abfurdum . Scd fa- ré hzc íolutio cft peior priori ,
tum quia flatim concedit , q» A duer(arij cótendüt, lineam, &
fupetticiemeffe fpccies incó- letas Kd uia conditio f] iilis illius, q;
dirc&éeftponibileiniddicamcento,vtmodocóflru&tumett,ccapudipfumq.16.(c&.$.crat,qpefietquid
completü , vbi & bac pcerfertim rationc entia incóplcta,& partialia à
przzdicame- to extrahebat, quia bis effent in co, (mel tatione (ui dire&é ,
& ruríus redu&tiué tatione totius, quod conftituüit, vndé n; tü cft;qo
bic accipiat q» ibi re;ecerat , Zetbius
cit.in fol.ad 3. princ. ait, q li- fca, & (aperficies poflunt dupliciter
cóft derari,vno modo, vt fignificant quandam perfe&ioné quant catis,
praícindendo à perícétione alterius perfetionis quanti- taciuz, quo (enfa
dicimus lincam tignifi- carc longkudinem (ne latkudine , X (u- tficiem
latitudinem fine protunditate , hoc modo contiderate non accipiun- tur, vt
tctmint alterius quancitatis,(cd wc habentes in (ciplis ccrtam, ac determiná-
tam rónem quantitatis; alio modo confi- dcrari po(junr quatenus vna includitur
in alia, & ordinata ad cius conflitutronem, & fic non fün: (jccics
di(tin&z. Ac ncq; hzc (olutio fatisfacit, (ic n. etiam dcfcn- dere potlemus
materiam, & formam císe fpecies completas , & dirc&é.! politas in
ptzdicamceato, fi con(iderencr, vt dicür quendam certum gradum f(ubttantialem,
incomplctas vcio , & indirecte, fi conü- derentur , vtcffentialiter
ordinabilcs ad alterius (peciei confticutionem. 75 1raq; rcipondcndum ctt,
lincam,& i€ , licet matetialitec corpus (uo b 3 $8 Difp.
VII.De"Tradicamentis in partic. : modo componant adhuc tamen efsc v&-
ras,& completas quantitatis (pecies, uia dirc&é recipiüt,ac
c(sétialicer jllius praz- dicationem , ficuti corpus , quando auté ita (e
habent partes reípcétu totius , tunc bené poffunt dircté poni in codem ge« ncre
cum iplo, & dici (peciescomplerae illius generis, ticuc iplum : nec obftat
, d» ordinentur ad cius conft tutioné,dümo- do cü ipfo recipiant praedicationem
eiu(- dcm generis , vndé hac ine dicebamus di(j. przced. q. 3. paties
homogeneas, età — Aid » adhac diccdté in predicamento reponi; non poísumaus au-
tem fic dicere de materia ,& forma, quia ipía non recipiunt diredé.
przdicationé ubftantiz przdicamcntalisncc cciam de punéto,quia omninó caret.
partibus , nec vilam pcor(us habet quantitatem . Ad $. poíset ndcri per idem
,ta« men ad maiorem harum ípecierum cx« cationé dicimus, quod lcér cie:
includat longitudiné , non fi formaliter, (icut linea , ícd matecialiter uy,
& prae (appotitiué, quo et'á (enfu corpus ;nclu- dit latitudinem : ró huius
e(l, quia cü fus * - ». qerficies (it dimen(io , quz continuará dcbet per
indiuilibilia (fecundum latitu- dinem, diu;fibilia camen (ecundü longi- tadiné,
ficuc funt lince , idcó necefsc cft fuperficiem habere longitudinem : item Quia
profunditas cft dimenfio ; que con- tjnuari deber per. indiuitibilia fecundum
profunditatem , non tfi m latitu- dincnaquales funt füperficicsnecefsc eft
corpus habere laritudincm , non quidem formaliter, quaii longirudo , vel
lauitudo fit corum císcntialis excenlio , (ed mate rialiter (olum; &
przíuppolitiué, quia.f. fupceficies indiget lineis, «quz (unt lon- g£, &
corpus (uperficicbas , quz (uai la- i£ ad fuarum partium conunuationem 2 lunc
cft , quod iuxta phra(im Ariit. f. Mct.13.nó dicere (olemus faperficié cise
longitudinem , & latitudinem, fed juód ci latitudo cii longitudine , &
quod cot- pus cft profunditas cá latikudine, & lógi- tud;nc, vnde (uperficies
includit formali- ter, & in re&o (olam latitudinem, & cor- pus
profunditatem, ceteras vero dimcne fioncs in obliquo, & materialiter : quod
totum *- 1I. De quaytiarcomimia; eor eius peciebe dri... 589 "totum
expliciri poteft in quantitate di- Tereta , in qua vnus numerus aliam prz»
"füpponit ád fui conftitutionem , & non eft ille formaliter * quare
cum dicimus cooset longum ; & latum , erit pradi- €atio tantiim materialis
; & hec eft com- Tniais inio Suarez di!j.40. Met. fed. 6. Pla.di 1:4 1 de
quan Complut. dif. 13. q.4. & aliorum. — .76 Quidam ta nen, vt Blanc.
cit.(ec. -€.& Aucrf. (eet. 4. efto concedant longi- tudinem linez, &
latitndinem füperficiei fion ni(i przfuppolitiue conuenire cor- pori,&
lógitusinem linez fuperficiei ine quiunt tamem conicedendam cffe aliam
longitadinemyquam efferialiter includat faperficies citra lineam, & aliam
rarfus Tongitudimem, & latitudinem, qti efen- tialiter corpus includat
antccedenter ad fincam, & füperficiem& in hoc fenfü c(- —— cífe — tpe
neÀ ed $cft longam, &latum ; ant ratriplciter. T üá s apetficits n6 fo- Ium
includit fineds longas , fed etiam (uas partes , quas habec ia Jatitud:ne
longas, & longitado harum partiumom eft lon- gitudo lneard, quia partes
(unt li- ricas, & faac longz,& lace ; Tam x. quia quantumuis in
fuperficie prfcindamus fatitudinemà line1 , femper in exten(io- nie Ila lata
lózitudo etiam quedam eft ; quia lacicadine hanc poffümas linea me- tiri, qus
ngn cft menfura latitudinis, fed longitudinis, Tum 3. quantum non fumit à
continmtiuis excenfionein y fed potius extenfio in co fupponitur, & per
illà có- tindatnrgergo cü Limea , & fuperficies lint contndatiua corporis ,
nó cric corpus per ipfa extenfum petlóngug , & lantm, fed per
feantecedenter ad 1lli, vade ex fc di- et folettrina — j o 4« quia - ptofanda
nequit intelligi trina di pe; n tic "mis folum verfus longiradnem;efict
linca; ti folaas verfus latitudinem 'etice faperficies. Tum tandé vid tefminus
imus nequit rerminare di- nentionem aüó5n latim; crgo cum fuperfi- cuv Gereri
ubt tus roit te ifs re profunditatem torporis ; bit & ipfa fit lata « Coaf.
quia fuperficies cérmmans corpus vtique non eit immediate cóiun- " Logica,
Ga cum alia üperficie, fed cum parte.» corporis, qu erat lata , cuim qua
latitu- dine remaneret ctiam fe a fuperfi- cie terminante: his tidoatus Did.
difp. 13.4. f. hanc opin. cenfet probabilem. 77 Nihilominusà cómuni rcgédendü
non cff ,quia frfemel in fuperficie er "longitudinem linez aliam proptiam
ovi. At qi oec duplici loogitudine ef- fe longam, leve] propria long;tudine ,
& iterum lógirudine linez , imó corpustér erit rain & bislatum,cum
taxmen vna o fa fíciar ad extcadendam in 16- gü faperficie , & (imnleius
partes vmi dim in fatiurdine, & vna latitudine ad e» tendendam corpas
verfus ! itera , & vni&- das;ac contintandas eius partes per próe
faaditatem ; Seqrticuritem corpus hibe- re tripl cata pacti & faperficiem
dupli- cat, quibus contíngari deberent ill: pat- teslongitudioss "Ruür(us
praci(a linca & füperficie , adhac in ea lineam repetiri uia adhnc ia
eareperitur longitudo pít- Aniverhrhsta fudaicun nón ett , ni(i li- nca , &
iic de fupetficie refpectu corpo ris. lem poffe dati fapecficiem finc om- ni
liqea , & corps finc omni füperficie y quia adhuc effec longim , & lat
(ine il- lis. Nec iuuat, quod aít Blanc.cüt Didac, neccífaria adhuc effe , vt
continuatiua, li- neas qnidem partium füperfciei, (aperfie cies vero partium
corporis « Nam-fi fi perficies [eip(a cft longa, cur talis longi- tudo non
fufficict ad cam terminandam, & etus partescomtinuandas? & (i cocp feipfo
eftlonzanm, & latum ; cur talis titudo (ufficiens non cfit ad eius prófua:
ditatem contimuandam; ac cerminitidame Kefpe blanc, nonfufficere qiia longitue.
- do,& latitudo corporis e(t profund: nul« Ja carens diinenfione ,
continuauuü veri ac terminatiuum aliqua debet cárc mentioae , Sed contrá ;quia
quando etia admirtetetür. latitaditicm cde cifentialis tet longam , '&
profünditareim: latam ; & profundauy nom tamen € conrra adaiitrí ce aliua
longitudo , quat ht c(lentias n Vwerim laticado, q«at (ic eflentias iet indo: 3
"ea fcindicà y & latitudo pto dicic ergo proíus ircationabihs: eit ala
72.7 lata 4 /$9e - Difp, VII. De Pradicamentisin partic: 7 ; Rata folutic: alia
quoq; abfurda fequuntur €x hac pofitiope, vt difcarrenti patebit, (78 Neq;
rationcs in oppofitü vrgét . Ad 1. neg. partcs (uperficiei habcre pro- priam
lorgitudincm feclufa linca Ad 2. ,meg. poflc przícindi à füperfcie oues bncas
rcmaréte cius latitudinc,(icut pra- fcindi ncqucun: pun&a à linca remancn-
tc cius longitudine. Ad 3.cftó corpus nó fumat cxtcntioné à coniinuatiuis,
quate- nus conunuatiua,& indiuifibilia (unt,po- 1cf tf aliqua ét ab eis
fumcre , quatenus diuifibilia (unt,materialiter nGpé,& praz- fopsotus in
quo €t fenfu imtell gendü €ít, quod corpus lit crina dimenfio , quia "f.
materialiier eft longam,& latum for- maliter veró profundumitaut in (ola
pro funditate cius natura confumctur. Ad 4. ,gatet per idcm. Ad $. pofict pcr
ide pro- ari fub(i(tentiam non. poffe cffc tctmi- pum natura fu5ftantialis,quia
fubfiften- 1ia ncquit c(fe terminus natura nó (ub fj ftentis;(ieut igitur
fübfiflétia dicitur ter- minus naturz. non fubíüiftentis privatiué gantí , non
auté contrarié ficut cft acci- dens, ita in quantitate serminus latus di- citur
terminus dimenfionis non lata, nó Suidem contrarie , quo fenfulinca dicitur — ,
mon Jata, quia cft incapox latitudinis , (cd priuatiué tantum ; pcr gy foluitur
cuiá illa €onfiz maio ; ceterum 101clligeptia baius dobijtota pendet ex traét.
dc Continuo, vndeé ad illam diffcstur exactiot cognitio ierum quantitatis
concrmoa . 79 S«cido yrincipaliter obifc. prob. um e(sc veram fpeciem
quatttatis có- tina um aaCtoi kate Arift. illà hic ena €ncrants; rà rénc à
Canoa.X alijs allata, quiararto menfura, a qualitas, diuiibilie 14$, & c
otera: euamitatis affcetinnes lo» «o cóacniüt locus n. cfl zqualis locato , eft
diurfibilis , méfurat locati, ergo &c. R«efp.DoG&or q.25.«it,
Predicam.Tar. Mair. & alij Scotifla Arift. bàc vulgari- tcr Melo pov e iip,
tunc tépori$ vigcbat , dicencium lo- d UM fpatiü. dimenfioparü intcr latcra
&otporisconiinentis intcrceptü, q. opi- v:cué poitea rcfellic ex 4 Ebyf,
iuam tr : $. Mer.c.13. fpecics quantitas s ads (entcnüamdclorp, vidé | propria
mente a(fi locinon memi- nit . Ad rationem dicimus probare (olum locum pto
materiali effe in przdicamen. to quátitatisPfic.n. illi cóucniüt illa pre- d
cata,qua (olent quantitati attribui nom tfi probat cíle (pest à fuperficie
diflin- Gà; nec ité probat locü formaliter effc im przdicaméto quátitat s, (ic.
n. fpectat ad przdicamentum Vbi; vt dicimusin Phyf. Tertio obijc. de motu,
& temporc, n& babent pattes nouo modo extenfas .(. pe» ncs d:uet(as
moras, ac fucce(fiones , qui- bus partes fluunt,habent cría diueríAs in»
diuiibilia , quibus partes facceffiud co- pulintur .(. ín motu mutata effe,
& in té, pore inftantia , ergo nihil decft illis a4 ra» tionem quantitaus
per fe ; neq; .n. requis ritur cíientialiter ad quantitatem exten fio per
fpatiü locale fed (ufficit,g (it pee fpatium daracionis , in hoc autem fpatio
vcra cxteníio parcium fücceffiuarum das tur, quarum yna non penetratur cd alia
, fcd (uccedit ipfi. Neq; exam qp quantitas facce (iua à continua permancn tc
obílat, quin motus, & tempus (int ve» rz fpecies,nam corpus de à fupet-
fxie,& linca, & tamé eft veraquantitas. $o Refp.neg.affamprü,partes
.n.mo- 5,000 tàm addunt partibus magnitudi- nis,(uper & fit)nouá
exten(ioné, g nouG modum oppofit á permanétia; quarepus partcs motus non fimul
exiftunt ; & rur- fus
ifta(ucceffio,&extreitaspartiümotusinordineadfpatiumdurdtionis;nontàmprouenitcxmaturapartiummotus,qex
imperfe&ione agentis non valcatis, fimultotü Les 1adaccte; vcl ex re- fifl
entia ccrarij in » propter € vin- cendá forma (— dnd. idco non cít per (c
quastiati Br paritas af- fumpta de corpore in ordine ad fuperfi. cicm valet
quia licét corpus fu 11 perficiem,tf addit nouas partes adillam, (cd motus non
addit nouas partes ad ma- gnitudincq fpatij , feu diftantiz ,in qua. cxcréküt,
ncq; tépus addit nouas partes ad motáü ; cum veró dicebatur tempus, Sc motum
diuería babere indiuitibilizjid cfl cndà de tempore exirineco pro meníura
accepto, nonautem de temporc igtrinfeeoshoc n. eut cft omninó idcm cum Quafi.
T. De quantitate continua, eo elus fpec. edoi.i. $9 cm motu , cuius eft duratio
, ita ea(dem Babet prorfus partes , ac indiui(ibilia ca- dem cà ipfo, vt
dicimus in Phy. difp.15. Ex didis im hoc att. colligitur fpecies proprias
quátitatis continue effe pccrma- nentes , cum fü o continüa non fit vera
quantitas y & has effc tantam ttes iá commemoratas, lineam; fuperficiem ,
& Corpus, quia ratio quátitatis e(t extéfio, fed hzc extenfiotribus tantü
modis pót diuer(ificari .(. in
longam;latum ,& pro- fundum, nec alius modus poteft cogita- ti, vt
Mathematici d t, ergo &c. Süt etiam omncs huiufmodi fpecies infimz;quia
linea v.g.non diuiditur, ni(i in curuam,& re&am , faperficies in con-
cauam, & connexam , corpus ia rotüdà , & quadratum , omnes autem
huiufinodi difléreutiaduk accidétales, quia redticu- do, & curuitas,
concanitas, & cóncxitas , &c. lolum dicunt varias figuras; ve ro
accidit quanerati ; idem dic alijs quaptitatibus continuis ein(dem fi« guia (cd
inequalibus,vt eft linea bicubi: ta,& tricubita; quantitas . n. cócinua ma-
ior, & minor ineodé genere ektenfionis non differunt e Gentialiter, (edíolü
acci- dentaliter per;zmaius,& minus, ficut c; lor: vt vnü,& vt octo per
magis, & maus; fic: etiam in quantitate fucce(liua differunt biduum, &
triduum; biconium , & trien- niü , vnde malé dixit Zerb. cit. has etie
(pecies (übalternas, & linea ce&à , & cir- cularem, bicub:tam;
& tricubitam fpecie differre, hoc .n. falsá efi loquendo de fpc cic
ctientiali, de qua ibi loquitur; verum tamcn eít loquendo de accidencali ; dicí
ctiam poteft quantitates inzquales fpe- €ic diflerre in ratione menfurz ; hoc
cít; diuer(as men(uras conftituere . "&RTICVLVS I. Duid fit quantitas
difcretas C7 que 0o fpedtes eius. $1: (^x Vantitatem difcreram dcfiniuit , .
Atift. in lioc predicam. effe il- l3 , cuius comuni, abinuicem (olutz , neq;
circa eius e(fentiam indagandam ett am-- plius hic laborádum ; quiafatisliquet
cx umdce ral '5non copulantur termino dictis art. t. fed tanium c'tc& cius
fpecies aflignandas ,duas .n. a(liga:uit hic Acitt. numerum .f. &
orationem, & quidé nu- merum affignauit pra quantitate difcre- t1
permanenti, orationem vero pro (üc- ce(Tiua, vc communiter explicant. Circa
numerum folet dubitari primb; 1n hanc (peciem ia tata affi gnauerit am
plicadine , vc (ab ca comprebendat mul. titudinem , nedum entium cocporaliums.
verumetiam fpiritualium . Ec communis opinio docet, gy hic per nu icelli gat
malticudiaem folum vaitaumequan- titatidacam, quz repccianrur fohii im cones
tinuis diui(is, A (eparatis abinoscenr, vn dé confequenter loquens inquit
Acifk. &C 3. & 6. Phy numerum cefuliare ck digti- fione continui ,
& (ic mulcradine talium vnitautm vocant numerum przdicamoeas-
talem,multitadinem vero aliaruay cerunt quárenus quzlibct cft in fe
tranícendene iter viia , vocant numerü rran(cenden« talem, & ab'hoc
praedicamento expua- gunt , quía per omnia vagatur przxdics- menia , &
ecamad res fpirituales exten- ditur, nam nimerádo dicimus, due qua-
licates,tres fab dátie quatuor Angeli, &c, Nominalesé coatrà namerü owniü
rer criam fpiritualium vidétur io oc przdi- cimceoto reponere , quamuis ,u. à.
rebus: fpiritualibus , quantitatis nomen videatur prorfus ablegatur, iaqaiunt ,
id intelligé^ de quanticare molis, & continaa , non aut de quantitate
difcréta, cuius ratio, & af- fcQtiones qué bené falaancic in mulci-: tudine
rerum pluriura (piritualiü, ac core poraliá, tres ^. Augcli n6 copulétur tec-
mino cói , & (aat numero impares, &c« 81 Quamuis hzc queít o. fic magna
€x parte de nomine,cum .n.numerus, liu& quantitatiuus, fiu tran(cendens,
nullü ac cidens per (c vnü , atq; realiter di(tinckü t pter res nuaeratas ,
idem té iudicium poft ficri de vtroq; tamé' vt ob(cructur re&us loquendi
modus, di-- cendu eft numerum rerum fpiritualium. vtq; ad boc predicamentum non
fpe&ta- re, Ícd tantum numecam rerum cotpora- liam, intclligendo pcr rcs
corporeas non tantum illas quet quántitate predit (nt^ bitcritipdtib he vt srt
£2 4 Wü. e *921. enuniter intelligi, fed etiam illas, que an- teccdenier ad
quant igatemshabent aliquá matetialitatem y vt art. przccd, diccba- mus de iub
ftantia materiali , qua-fpa ha» bet maierialicatem anié quantitatem, li« cét
com alia evctrabilé, idem a(fecen- dm cft dc «ualitatibus corporeis ; hzc an.
omnia (uam habent matecialitatem ; & corporeitarcm eitrà quantitatem. ,nec
ab ca rccipiun!, nifi impenetrabilitatem. Ratio huius ficrti.eft , quia
ilia-(ola mul» tittdo conilituit numerum, huis pradi- £amenti-» qua
accidentaliter. dicitur de rebus aumceratis» at multitüdo entikatiua »
feurerem, quatenus vnaqueq; eft iran- fcendentalitergna;intrinfccé, & quafi
cf* fentialiter dicitur dc illis, quia vna traü« fare .ncquit in alam per
idcnutatem ; eatitatiné Joquendo (empcet. vna rcs € ab alia difcreta ; «um
igitur multitudo ex vnitatibus1ranfcendétibus aggregata nO dicatur acci liter
de rcbus, numera". us, rc&e dicitur numerus trancendens,. & non
przdicamentals, hic -n, pradica-, tur per. modum accidenus ; € contra ec- rà,
quia multitudo rerum exicníarum de iplis dicitur accidentaliter, inquantum.f.
unt abinnicem diuifz , & difiun&tz » q» ipfis mcré accidit.cum
ex-natura fuacó- tinuari poffint, vt cOftat de duabusaqua Mopeh «onunuentur ,
non amplius dicuntur ,-fed na. pra dicamentali- ier ( ict adbuc duz. maneant.
tcanícen- denter , quia voitates tranfcendeniales nó pereunt ex conunuatione »
fed cantá pre- . dicamentales ) idcó talis. numerus recté. inbboc przdicamento
confltuitur,& fo- lis. rebus corporeis conuenit , nam (pizi- ques &
incorpotea ità (unt durifz , & - crei, yr nullatenus modo conti- nugcj
poflini- Ex quia etiam di(eretioy &. mulucudo, quirelükArcupndlipl o Mesia
fubtiantiz, & qualitatis matcrialis [celu- fa quanütace » meré accidercr
illis quia ex natura fua policnt illz plures partes ; cenrinuaci cum,
fubftantia materialis, & ; Cartera accidentia corporea , ctiam PN v
quaputatcm y proptià haber nt có-.. t;nuitaté, vt dicin.us s Phy[se p:9» ideo.
bacnuluiudo rerum, cuamfi. non bnt - impenugoilcs [aapte nara; rede dices EE c1
" TX Difp. V1. De-Pradicamemisin partit i5. tir numerus pdicamétalis,
& erit fpecies. P — etze huius prz dicaméti & vo modo dicetur.
refulrare. ex iut one. córinui: vide Tat-hic $. Tertio fciendam. 83 Secnodó
Dubitaursao (üb hac fpe cic comprehédatuc (ola amulitudo cetuug. corporcaruim
permaneniü y verumetiam facceffiuarü , 2equé.n. Ke er tcs lapidesac deos,vel
cesdies, vel ane, - nos, trcs item vel quatuor ootus, Negat communis opintos
qtia Arift. numcruam reccoíet pro fpecie. quantitatis dilcretzs. permanentis,
& pro quantitate fuece (Ti. va aliam Eisdem conftituit 4f. orationem; ideó
dicunt mulcitudiné «ntium (acce fuorum ,«um pumeraturs, reduci debere ad
orationem , Sed plané fatemur ,ounquam.nos capere potuiffe y. qu pacto, quoué
fenfu tres anni,rcl mE, €5 aut tres fDotus poflint dici oratio, £ libenter
fciremus, quodnam genus orae. tionis conflituant; immo affer pi ineptus, ac
infultius afferi poffe; dicedü. igktur eft € multirudinem motai & tem,
porumad hác (peciem periere , & vni ueríaliter rerum. quanimcung;
fucceffi-. m ipfa WM d Tus quida elt,vc poftca dicemus j Per get aire i Los
fpecie quantitatis di(cretae is. pracisé, imó ficextus legatur, gon inue. nitur
cum exprefíe diftinxitfe quantitate . difcretam in pcrmanentem, fub qua dum-
taxat fit onmerus;& fucceíTiuam, (ub qua . conflituatur oratio; &
quidem nec appa -. rens (appetit ratio, cur numcrus folis re-. bus
permanentibus; debeat. concedi , & ; facce (Buis dencgariscum ifiz., ficat
ilz. poffintenumerari y &-in vnum «olligis ;. qu aré autem oratio
/pecialitet fucrit aís gnata pro fpecie quantitatis diícretae fucecilibe sum
tamen (ob [e qme Aium fucce(fiuo dacadinem. non as echo rang re rag 84 [sue
Dubirari folet,an numcrus infima; vel íübalternaland.3, Phy(q.11,& 2. Met.
q- 4. tenere cierüiofimamyvndé inquit, quo 1 licut in quam itare €óunua
Jincagmaiors & ninor. Ju difcceta maior y & mindonumerj | - L4 - "
t "CV -^. ' Q.II. De fpecieb.quamitatis diférete. Ast. LII. $93 came
opinio Commient. 8; Mer. -€om;10. At contrarium verius eft , &c communi
calculo receptum , qj probant optime Tyombet. 2. Met.q.4: $. 4d bec ripondetur
& Zetb.5. Mcet.q.14. nam Arithmetica aliam paffipnem probat, &
deimnóttrát de tecnariojaliam de binario , & tic de 8iijs,ergo per alia
principia quae fun: pet fc,& tic nedum indiaidualitec , fed'ettam fpecie
differunt ; ex quo dedu éitut , non valére paritatem a(fumptaim dé linca maiori
, & minori eiufdem figu- * (ft etiam magis mox explicabitur) ia nümeri
inzquales potius affimilan- tür quantiratibus continuis diuerfz- fieu- rz, vade
fict in quantitate córitibua. ad-« dito vnoangulo alijs refültat alia fpecies
figu , fic in di(ercta addita lia ynitate relültabit alia 4pecies numeri ;
diximus aütem numeros inzquales inter fe fpecie differre , quia dno z quales ,
vt hie; &il- le ternarius; folo nomero differunt. ' '8j- Atfolet obijci ,
dp numerus minor ft pars: ris ex Arift. 5. Mer. tap. de Colobon. & Euclid;
4; Geometr- etgo nó eft fpecies ab eo códiftin&a, ti- «ut neq; anima eft
fpecies codiflindta: ab hoinine;(ed pars fpeciei. Hoc argamentü multos'diuexat
abfq; cau(a , coincidit .n,. cumillo;g feti folec in quantitate cónti- naa de
linea, & fuperficie, quz includün- tot in corpore , cui abundé fatisfecimus. art; przccd.in fol.
ad-4. que quidem 1o- latio eriam in przfenxi fufficerec 5 (ed ad vbetiorcm
do&trinam , & maiorem noti- tiam compofitionis nomcri addimus ex
Trób.cit.g; numerus minor-non eft pats nütmeri maioris, nifi potentialiter
acce- ptus,& quantum ad vnitates materiales ,- vndé fi numerus terparius
có(tituitur ex binarió;hoc ídeo eft, quia binarius gemi ^ naai continet
ynitatém ; €x qua cum alia. vnitate conftitucor cecparius , fed quàn- : tum ad
foramm fpecifi camyquam impor- tat binariüs,vt e(t diftincta fpecies ab ip- fo,
& quantum ad vnitate formalé m2 f. m fpecificam /(ccundum - i maitre c
vnitate (pecifi- s: licuit ternàrium, fed ^ Jabarütn tagtümtresvmtates, qua
raiione duxit Arift, 5. Met, 13.fex (ecunduin £peciem y & lubftantiam füam
non effe bis trii au£ tcr duo , fed tantum effe (emel fex. Siautemquaztarur,
àqho fuam famat ynitaiem quzelibet (pecies nutaeti. Refp. colligiur.ex dicis
art. 1-vnamquémque numerum dici vnum (ua vüirate forma- li , quz omnes
vanitates materiales (imul fümpras confequitur, vtinbipario dudlt: Írtis, in
ternario trinitas ; & nonab'vlti- giavüitate dareriali , vc conrendebant
Thomtfl.ibi citati; hac autem vn'tas for* malis numer: non cft aliquid reale in
re2 bis nuuieratis,fed ett vnius illa rón's, q: ill;s teibuit
intelle&&us,dum a&tuaaliter au merando finzulas in vn colligit, ex
quo deducitur nulli numerum cífe verarg fpecicmà parte rei ; (cd tantum pcr'
opus incclle&ns,vt docet Cano. 4. Phy(.q.5. & Do&or ini;nuat 4:
Met. q. 2. Etcx hoc rutfüs deducitor, cur potius numcri inz- quálcs, quam linez
dicantur diucrfas (pe cies conftituere, cum.n. effentia name: ri confiffat in
adonatione, quam facit in- téllc&tüs per colle&ionem pluriam vni-
tatífyinita diuerfascolledioneg, & adu- ciés sumerorim confliruuntur , at
linea habet vcram & realemeffentiam, & ideó non: porcft re vera vna
differre ab alia 25 fecundu magis , & minus in codcm. genettexicnlignis, —
LEE 86" Circa Orationé vero qux coftitue batür altera quantitdus difcreue
fpecies y non poffamus illos nor irridere, qui tàra: anxij , ac folliciti funt
in declarando quo oratio veram rationem quantitatis pat* ticipet, vt defendant
effc vcram fpeciem Iniius przdicaayenii . Sed [an oleum ; ac. operá pe cdürit;
rumWquia , vc diximus art. r«ex Scoto 4.d. 1.9.2 ;ad 1. nonimportat. eis per fe
vgum z tum qaia intantum di-; citur qu&üritas, inquantüm cofffat fj 2 bis
longis ; '& breutbus (fermo ,n. | » oratione vocali ) at quou;odocanq oc
explicetut, nanquá oft ur cffe quan ttrátem per [e,& contlituere (pec; em
cf-* feritialiterà mimero diftin&lam ; nam fr coifideretur ;vt eft adundtio
pluri rure gantiuqy tie nou tranfcead t ra némimtri — i , d» UO" 2
w&RSUMM $94 €rit;ni(i namerus fyMabarum ; fi con(idc- feturyquatenus
conftat fyllabis , quaram vna breuj mora proferri debet , alia lon- giori , fic
.n. videtur quanta difcerté cx molcitudinc morularum , quibus motus ipfi
prolationis durant, Neq; ét ficoften ditur cffc quanta per (c , quia menfurabi-
litas illa non conuenit illis (yllabis ex na* tura tei,(ed ex hominum voluntate
hanc fyllabam cortipientium, illam producen- tium ob loquendi
iucanditatem,& lepo- ré, & morulz illz ac motus , quibus pro- feruntur
nó funt quanta n:fi per accidens ex art. preced. Nec etiam per id faluatur cíTe
(pcciem à numcro diftin&am , (ed tantum e(fc numerum temporum, & mo-
tuum, & ideo, Baffol. 1.d. 1 1.q. 9. conclu- dicorationem non cíTe
quantitatem . At inquit Ruuias, non hac ratione có. ftitui (pcciem quantitatis
, vt commani- tcr cenfetur , qua numerus mocuum , vel dutationum breuis, &
longioris eriam in pulfatiene Cytharz reperitur , & tamen non eft oratio de
genere quantitatis , in- quit igitur conftitui fpeciem quantitatis sa
corpulétiam foni, aut vocis, qua pro- tur, qua nó cft aliud , quàm dilatatio ,
& prolungatio eiufdcm;& hec maior,vel minor corpu]entia orationis non
defumi- tür cx motu, quo ipía profertur, vel tem - pore,quod confumitur in eius
prolatio- need cx natura ipfarum fyllabarum,(yl- labacnim qu intcr,plures
con(onantes interijcitur,Jongam jouet , & cor- iam petit, vt ftirps trabs,
&c.non €; qua fimpliciter profertur , & inter confonantes non
interijcitur , 87 Cetcerü mialé negar Ruuius oratio- nem conttítui fpeciem
quátitatis difcrc- tg ratione téporis, quo eius fyllabz pro- nunc tatdé,vel
citó, quia Arift. ip- fc €x co probat orationem cfe quantam, quia menfuratur
yllaba loga, vel breai , aclongitudinem , & breuitatem fyllaba; accipiunt à
tempore;nam ca dicitur lon- gajin cuius prolatione plus infaritur té-
poris,illa breuisyin qua minus, ergo tem- ; non corpalentia foni, aut vocis
pra. ftat quantitatem orationi, qualií cunque i lla üt; os binc ícquitur
pulfationem Cytharz cíic orationem , quia non qui» Dipfuc. VII. De Predicam.in
partic. libet namerus motaum, vel temporis at. tinet ad orationem, (ed ille
dátaxat , qui infümitur in loquédo,& proferendo.Ac« cedit,non benc explicari
à Ruuio ,. quó- modo per corpulentiá foni, vel vocis fiat. oratio vocalis
quanta, nam cxtenfio , && corpulentia vocis,vt ipfe explicat,nó eft.
diftinda ab extentione aeris verberati, ad prolationé vocis, fcd quo paGo quan
titas aeris poteft orationem ipfam quam: tificare ; & quomodo ex plaribus
aeris. exten(ionibus poteft componi quantitas difcreta,quz (t oratio? Sed plura
contra hoc Rauij cómentnm videri pofsüt apud Amic.trac. 14.q.2. dub. 2. &
Blanc. dif]. . 10.fec. 3.n0s (olü hic addimus , malé etiá Ruuiü affercre
maiorcm;vel minoré vo« cis protenfionem in oratione cx natura a (yllabarum
prouenire , hoc caíin proríus. filíam e(t, cum ex (ola hominum1nftita- tione id
ortum duxerit , jaidem apud. Graecos quamplurima f ylla ipseque on-. fontes MR
(in quibus preíercim vim faciebat Ruuius) breui&tur, vc liquet. ver(atis
ioilloidiomate. — 2 3b .u£1 88- Cócludédii igitur eft ex dihisota,, - tioncm
non cíle per (c quantam , (ed tan». tum per accidens , (ccundum q» conftat.
fyllabis (ibi di(creté accedentibus cum certa breuitate yc longitudine in
prolas t;onc,atque idco materialiter tantumy& , accidéaliter à numcro
diffingui , vt cur- uitas,& fimitas cx Tatar.loc. cit, ficut .m. huiuímodi
figurz,ex eo foli diftinguun. tur,quia curuitas in omni materia pote(t inueniri,non.n.
determinat libi materia , vel(ubie&um, ficut fimitas, quz deter- minat fibi
nalum»tic numerus , & oratio . differunt folum accidentaliter ; & mates
. rialiter,quia numerus nop determinat fj» bi (abie&um.; fed ingeniri poteft
in om- nibus continuis diuilis , & feparatis » orae. tio autem inuenitur
folum 1n fyllabis ali» . cuius vocis,atque ita abíolaté. loquendo vaa tantum
eft (pecics quantitatis di(cre- i£ f. numerus,(eu mulutado , quz vt in* uenitur
in [yllabis dicitur oratio,vt inca teris continuis,dicitur numerus; ge fcrtq»
DoGor q. 19. Vniuerf. diftioxcric. . orationem à numcro, etiam cíffentia
litets. ibi 3 locutus eft dc oratione y vt fpecie . per 5 r i " add. f Tu
7 ger [evna , at cum aliter doccat in libris "Bepten.illa erre non ligamur
iux- tà regulam traditam. -— $9 Sed dices;(i oratio nó eft (pecies à numero
condiftin&a , (cd numcrus ipfe ih talibus rebus repertus .£. fyllabis lon-
gis, & brcuibos,cur illam fpecialiter me- morauit, veluti fpeciem
coodittin&am ? Refp.vt fupra dictum cft in
(tru&urahuiusprzdicam.acciusfpeciesconftituendo,Ariftor.fecutumcífevalgaremloDmodum,&1ncommuniloquenimodoquantitasdifcretafucce(Tiuatribuiturorationirationefyll;barum;vndeapudGranimaricosextatintegertrattatusdequancitarc(yllabari;at$.Met.vbicxpropriasététialoquitur,(peciesquàtitatisaffisnansorationisnonmeminit.Itaqueexdi&is.colligitur,inrigoreo,genusfupremumhuiuspredicam,e(lequantitatemcontinuampermanentem,quadici[oletquantitasmolis,nonhabens(ubfe"rwygenusintermedium,fedimmediate
(ub fe con- - illas tres fpecies wem deny , uperficiem , & corpus, de qui
us tra& de Continuo in Phy(.& hoc diferte docuit Baffol. cit.1.d. 1 9.q
1. vbi notat non dari quantitatem fuccefliuam , quae fit veré quantitas, imó
inquit re vera nun quam Arift. diftioxifTe quantitatem in permancntem,&
fucceffiuam , fcd tancü in continuam, & difcretam,& neq; hanc effc
veram quantitatem demonftrat in- fcrius d. 2 4. vndc concludit, gp Arift.ideó
hic pofuit numerum, tempus ,& oratio- nem.quantitatcs,quia famofum erat
tem- poribas fcis , & voluit loqui , vt plurcs; scílat igirur folam
quantitatem pertnaoc- tem continuam effc re vera quanütatem , & ipfam folam
hoc przdicamentum con- Ritucre; quam fententiam communiter tuentur Ncoterici ,
quibus praiuit Sua- rez in Met. difp. 40. íc&. 8. ARTICVLVS IV. peclarantur
proprietates , C" attribue , fa quantitatis . Ril.cap.de quát. docet eam
habe i: sei fubfdua duo attributa «ó Q9. 11. De fpecieb. quantitatis difereta.e
rt. YIL. — $95 un «f. aed e contratium , ned iperernagis , & minus , quz
ità (unt Peer e s in Infl.nó mol- tà fint addenda;licét.m.in quantitate com-
tratietas illi inneniatury q ad motum cxi« git Arift.s. Phyf.diftátia nempé
termino* rü motus, q nó nifiintempore potcft mo bile pertrantire, non tfi
repetitut contta« rictasilla proprie di&a,q habent inter fe qualitates ab
codem (ubie&ofe inuicem cxpcllentes,vt docuit Scot.q. 24. pradic, tum quia
inter quantitates non. verfatur repugnantia formalis ,vt idem docet 4. d.
49-q-16.ad 1. pr.opin. immo nec proptid virtual;s,cü non fint formz actiug ,
& q.- uis ab codem loco quantitates fc pellant, non proindé dicédz (unt
contrariz , quia vt notat Do&or cit.repugnanua contra« ria eft in ordine ad
idem (übie&um;quá- titatcs autem duorum corporum non tc« fpiciuat locü,vt
cóe fübie&um, (ed funt in illis cotporibus,vt in jpprijs fubie&is .
Quamuis ctiam quantitas continua;& di Ícteta, magnum, & paruum , multum
, & parum ; linea curua,& re&a; furfum ,& deoríam, que funt
differente loci aliquàá oppofirionem inter (c habere videantur, rc tamé vera
hzc omnia
propriéinterfenócontrariátur,vcelfialiquasütcótrariayplanéadI;ocgcnusuonfpectabüt;continuatio3gitur,&difcretiocritvclutoppo
fitio differcntiarü vnnm communc gcnus diuidentiom;magni;& paruum in quanti
tate opponitur, vclut intcnsü,& remiffüm in qualitate, vbi tamé calor, vt
vnü, & vt o&o contraria nó indicantur,vel certé nó opponuntur;ni (i
relatiu£ vt docet. Arift. in textu, vndc voum, ac idem fubi dici poteft magnum,
& parumm ad diuer- fa comparatü, idcm dici dcbet de mul- to,& pauco;
re&itndo quoq; & curuitas vcl propri nó opponuncur;vel fi funt op»
pofita ad pradicamcotum quantitatis nó rema ípecics eius, fed potiusad 4»
pcciem qualitatis; fic tandem furfum , & deorfum, vc) non nifi relatiua !
Uur,vt Scotus docct 4.d.11.q.2 «ad 1.prin.. vcl fiué fint contratia , fiué 16,
parum re- fcrt ad propofitum , vt ide docct in Log, loc.cit quia locus,cuins
fant differcntiz y non cít [pccics huius generis . ! NE MEER Y. 31 Aliud ;
"an $96 Dify. VI. DeTradicámentis ju párii RES Ro ^91 Aliüdattribatü, d
habct quantitas €ominoane cum fübflantia , cft non fufci- pere magis,&
mirius.i.nou pote intendi , & remitcisper incenfionem m.plures par- tcs
forma (urit ín eodem fitu, X in eade partc fubic&i, per remi fionem veró
tol- lantur, quarititas$ autem eft ratio ,vt pat- - tes cxienfionis diucríam
loci partem pe- tanr,& ideo non cft capax imenfionis, & remiffionis;
fufcipit ramen maius , & mi- nus,datur. n, linea ma"or, [inea minor,
nu- inerus maior,numctrus minor, & fu(cipe- re maius, & minus in
quantitate cominua eft cfle pias,vel minuscxcen(inn,in qaan titate veró
di(creta elt habere pluzes vel pauciores vanitates. Soli difficultacé (acc- re
pot, ait Acilt.c.dc ad aliquid a£. uale 4. & inzqnale fuíciprre magis, S
minus, ficut etiam timile;& diffimi;ie, & nó niti tonc fundamenti ,(ecuniduim.ri
d» quis par ticipat qualitatem, tcl quantitateualteri conücgichtem ,dicitar
magis , vel minus fimiliss& z«qoalis iliergo quaritas,qoe eft fandamcntum
&qualitatis,fufcipiv ma $i5, & minus, Facilé tamen occurritur,
nc2.confeqsquia vt aequalitasin qüanzita te fundata (ulcipidt magis ; X minus,
(uf- ficit vt quantitas ipía luícipiat maius , & thinu$;(i c.n. fecundum
uajatorem, vel mi- fiórcm difletenuiam im quantitate dicitur maáiór,vel a; imor
inz qualitas « ^. gi Vuigitur vcras ac adzquátas pro- ptictaccs,omni
j;quantitati communes;tá conunuz,d dilcrctz deelaremus , dicesi- dum ctt
eilequatuor , qaas per ardinem teceniet Scot. $. Met. q. 9. $. Concedos &
Anc And.q. 10,X colb guntur cx Arif, 3$: Phyt. & $. Meti Prima eit
d'uifibiliras ini partes iacegeales (juod. dicitar ob di- thfibilitatem : Aa
eifentales qua có tienit (abitanti
compoficeciràquanutate)pergAciít,$.Mec.(8.explicuitelientiamquariritatis;ícddiutolex
e(t diui- fib:I«as iti partes integrales : alia ,qüze imi portat folam pacuum
dittip&ionem er- titatitá;ac feparabilitatem vo-usab alia & hac or eíl
paffió quanticatjs adaqua- ta,nam cotiuemt cca Lubttanug , & quae ktati
inaterialteg dictis act 1«alia qua pars c(t (eparabiiis ab alia parte per incó«
potliblitatem carum adinuiccn , & * inftraumento quanti altcriquiba combi
ogalatesum- dem locum , & hac ett propria quaritita- uis ax Do&ore
4-d.1.4. f.infta F. & fub- ftantiz , & «ualitati conuenit foluar
quadricateai ex codem «d. 1 2.q. 2. igitur hzc nó fit ratio conflituiua quan-
utatis,vt denóftramus in Phy(.diíp. 9. q. t.art, 1 fequitur effe ptoprià ,
& adzqua- tam paffioncar , & dici poteít diuifibili- tas quanititatiua
, vt ab entitariua f tur;quz alijs competit à quantitate: Hec itaq;
daritibilitas eft. propria tati Am quarto modo, quia ei (olt conuenit ; vr
probatum eft conuermit omniy quia nul- It:comínua ab hac exiafitur diui
(ibilitay tcylicét interdií nou poffit ab agenté na» uicali ad actü reduci , vt
con(tat de quan* titate Celi: di(creta etiam , de. qua minus. videtargeaar
aliquo modo participat , d.» uis .a. à porte rei diui (it y. quatemista, med ab
incelle&u nuimeranse colligi in vni.
potett ub cali colie&ioue ab 1n: telleaa diuidi, & ita dcfa&o
diuidi totalemi nmumeruiu fececmc ia.duos tiales pares , vel unpares,X qti vnd:
tem (ecernic áb ali j$ , x talis-diurtüb illi (ufficit cum non (ic vera
fpecicsq titacis. Conuemt deut (cinpersqui quam quantitas pot ad. talea dla
duci,vrim ind.u bile (efoludtutgec in inGini itin diuitibiis, rc dieitur. vnde
& ipfuaz minima nmacurale. vt. int« niii cato, poceftqaantuai ett de fep
ad« hiuc vlterius diuidi prarfercia, vi -juanca y ett3 ab agcarc nicurali
nequeat 10:lcas micüto corporeo fiari talis. doumlio s vC vea ró diiuioig
iafiaità proucahi porc , P : bct fict pct partes proporuonales , cit minores
séper986 ininorcs s Vt. diciiug tra&t.de Coutimuo,naa (i fiac pcr aiqit ds
titas,qua diuiditur y (it fioica , nan ft ias finita foret y eriam er partcs qe
qualesprotralii iftinfitituom diuilig. — | 9$. Second t pcoprictas ctt, elfe
Mitis infinictmsc ur ex Acitt. f. i ln , E RERN x eius delicati conttabit hác
inicmicdiate fequi ad diui. fibiliatennó€ exilla ociti y finita magnis fi. tudo
dicitur qug-nó nifiintot: partes z- qoa- . les,diaitio tan.lem faici poterit
bsdane L9 p ! I4 —ÀUÀ Ww | QI. Deproprietatib. Quamtitatis, eet; 1c 107 fes,
(cu eiofdem magnitudinis. diuidi Soeft, & finita multitudo, qua in fc tot
vnitatcs, & nó plurcs colligit, in quas di- uidi poffit. Aliud veró membrum
intel-figipoteft,veldeinfinitoinactu,&(impliciter,fcucatbegorematico,qy.f.tota&uhabetparteszquales,graliashabcrcrepugnat,quarécftinfinità,
exté(um;, fi cft in quantitate continua; veltot con- tinet vnitates ,g» plures
habere repagnac , fi eft in — tn ; vel dc infi- nito in poteritia
ncathcgorematico, quod uodammodo inedier intet. fimpli- citer fiaicum, &
Gmpliciter infinitum, vt - explicamus in Phyf. di(p.9. q. 1. art.6. in fol ad
$.& dif]. to.q. t-ar. r.cx profeffo, numerus .n. v. g. fimplicitec finitus
eft , qui tot continet vnitates, & non plurcs ; fimpliciter infinitus vero
, qui tot conti- net, g plures cótinere nequit, c(t in (u- prema multitudine;
infinitustandem fyn- cathegorematicé dicitur , qui continct lares, & plores
vaitates (ine termino , . punquam tamen in tánti mulrirudine , vt dici poffint
timpliciter infinita; & ad- ditionis incapaces , vnde cum maiorari poffit ,
folet etiam dici infinitum in po- tenia ex Acift 4. Phyf. j 94 Si deinfinito
lincathegorematico, feu m poréria fic (cemo,nulla elt difficul- tas, quin omni
quantitati conuéniat, quia vtraue quaniitas,'á continua,quá diícre tà fuo modo
hác infinitatem participat , continua, n.nuilum habct. prz fikü tecmi- mum im
d'uifione procedendo pec partcs proportionales , ex quo mamteflé dedu. citur ,
easim coniouo effe (yncachegore- maticé infinitas , vt demonftramus inia
Phyf.loc.cit. numeras etiá (emper augcti potelt in infinitum per additioné:
vnita- - tum ex diuitionc concinui refultantium ; crgo re vcra talis infinitas
competit dc fa- &o quátitati& in hoc sé(u explicat hoc m Scotus 2.
Met.q.6. & por &ni tum , & infimtum hoc modo conucnire copulauoé
quantitati, uia non repagnat cádem quantitatem cile initam in actu , &
infinitamin potentia. Atfrittud membrum in alio fenfu. in- telligatur ; nempe
de infinito in actu : & cathegorematicos dubium ctt , an poilic quantitati
conuenire , tutores infini abfoluté volant infinitatem & in hoc fen- (u
explicatam effe vcram quátiratis pro- prietatem, quia calis infinitas in
qnanti- tate non repugnat iue difcreta, (iuc con- tinua ; Qui veró tale infinitum
reputant impoffibilc prorfus , quibusnos (ubícri- bimus in Phyf.difp. ro.
diui(i funt , quid& inquiunt hanc infinitatem elfe quanti-
tatispropriecatem in fen(u conditionato , quia fi daretur, vel dari poffet
quantitae infinita , nonni(i ad hoc prz dicamentum fpc&aret ; Alij id
negant etiam in fen(a conditionato,quia infinitas a&aalis de- "ftruit
raionem quantitatis, non.n.infi- nitum mení(urabile forct , non effet diui-
fbile, non poff« aliquid illi addi , vcl de trahi,& alia multa illi
tepugnant,que có- munitet quantitati tribui (olent, vt dici- mus difp.1 e.
Phyf.q. «.art.2, qua de cauía dixit Arilt. $. Mct. c. 13. de carione na- ameti
e(fe numcrabilitatem, (icut de ratio. ne magnitudinis menfarabilitatem. Alij
demum,vt Ruuius hic q.vlt. concedunt , li daretur quantitas continua actu in-
nitayad hoc prz dicamentum fpe&aret , nontamen diícreta ; ratio autem huius
di(criminis ett (ait ipfe) varia natura v- triü(que quancitatis , nam namerus,
cum varictur císétialiter ex addizione vnita- tis) ái additio erit infinita, fict
e(fcntia in- finita, non quidem fimpliciter , licut cít Deus,(cd RA » quod
(atis cft vt excludatur à przdicamento quantita- ti5; at veró continua ,
etiamfi addantur infinitz partcs , (emper manct in. detec- minata. c(fentia as
. . 9$ Dicédü cà eft,quod (i daretur qu- titas actu infinita , (iue continua,
fiue. » difcreta , c(fet ia. przdicamento quan- tttaus,ita Doctor r,d.8.q.5. R.
& elt có- munis. Suarcz difp.41.(cc.4. Soto hic q. 1.Sonc. $.Met.q.1 $.
& Scorilt. padlim , colligitut ex Acitl.6. Topic. loc. 78. vbt docct lineam
finitam , & infinitam eiof- dcm efie fpeciei, fi bzc dareuic , & pro- »
quia fi daretur linea infiai- ta*, c(tó infinita foret in certo genere,»
entis.(. infinita quantitas abfolute camem in generc enus focet fiaita , &
| lunrata » neque ,n, ob id valetet dicere;ctt infini- ! tà 4 * 22 Sa I"
CU -—-— :498 fa quantitas, ergo infinitam ens; quia ni uam ad (ammumin
inferiori lequituc umm! m fuperiori , n fi iud inferius dit nobili(lioum
contentum (ub illo fape- riori, vtnon (equitar. perfecti(fimus ali nus, crgo
perfe&ti(Timum animal , (e qui- tur tamé perfe&iifimus homo, ergo. per-
fe&iffimum anima! ; quialiomo cft per- fe&i(imum animalium, cum igitur
tale non fit , quicquid continetur. füb g nere accidentium, nunquam fequitur
ctt infi- nita quantitas , cft infinita qualitas , ergo infinitumens , &
confequenter non ex- cluditur à przdicaméto ; Que ró probat etiam de quantitate
di(creta ; quia vel (pe cies numcrorum non funt vcre fpecies , ficut necnumerus
in fe e(t ver cns rea- le ex di&is,vcl fi lunt verz fpecies,camcn vt
communiter dici folet,non (pectant ad petfc&ionem vniuecti;& Ruuius
ipfe: » fatetur talem e(fentiam numeri non ric futuram fimpliciter infinitam ,
fed tancü fecundum quid, talis autem infinitas non excludit à predicamento .
Neque omni- nà euidens cft,& adhucà priori probaciá infinitatem actualcm
de(truere raionea quantitatis (cd tantü à po(teriori id col- ligere folemas:,
vt dicimus in Phyf. difp. cit. & ideó ficut infinita albedo ad przdi-
camentl quiliratis atineret (fi. daretur ita in propofito linea intinita( (i
daretar; ad przdicamentum quantitatis (pe&arct, quia cum ipto maiorem
affinitatem. hiá- beret, quàm
cumquolibetalio;Nequebuicobítatquódquedamquátitatisattributavidenturtofioito.repugnare,quiaattribataillaporiusquáticaticonueniunt*aratione,quafinitac(tnonvecó,quao"quantas,vtfic,&(2n&inhocfeniuloqaebaturAcift.cic.£.Mct.coà3.declarás
«nbi , quid intelligeret per mulctudiné numerabilem & magnitudinem meníu-
rabilem, ait fc intelligere amfltitudinem, & magnitudinem finitam ;
abfolute igi- tur concludendum eftt infinitatem aGua- lem non cífe proprictatem
quaatizatis , Quia fi non repugnet racioni formali ip- fius quantitatisscamen
1n fc repugnat ra- tionc ip(ius infinitudinis ente ; adhuc tamen concedendum
eft pofle dici eius proprietatem in (entu conditionato, ni- * Difp. VIL pe
Prédicamenlisinpdftic: *» mirii (i darctursvel dati. uet talis infiniras,,uz no
induceret. infinita- 1é in generc entis (imjliciter)fed raatíi ii certo gencre
entis aujuc idcó non exclu. deret a. pred camento rem fic infiaitam, 96.
Quáuisaüt ad przí(cos non f»e&ct infiniti attualis impoflibilitatem olten-
dere, de hoc enim agimus ex profeiTo in PhyLaifp.zo.cit.tamen pretereundii nó
cft,nuper poft noftram impreffioné tcn- taffe Actiag.di(j.13 dh probare infini-
tum nó repugnare , ex duobus praefzciiay ptincip;js » qua iacit fec. 1.primuin
eft , potfe vnum infia: tum c(lemarus alio, al- terum cítanfinitum cà-n in
magnitudine, qudàm in multitudine poffe duobus. ter» minis includi, dummodo
ill; diftent inter fe infinità;ncc fucce(fiué ab vno in aliam pcrueniri pofBt,
q» probat, juia interhos minem. , S lapidem clauduntur ii fpecies anima'iim inz
vales iater fe, re- ltimas, quia eít (pectu quarü homo e;t vlci €
perfectiffimus Vni cnr editis ; 4d quia eft.imperfegti(im his ptincipijs
conatut (oluere argum fcire folutionem, quia fi Deus produc 4 pycamidéiofinité
longam , & iater illiü olas traijcerentur ] ncz à cofta ip cor fengiailen e
MAH fi.utaey quadam i mi, nam aliquas videret. ntcetic. 4&as iter.co(tas finite
diflantes m quafz daminfinité cx fiiis autem cognofcir fané omnium maximam,
quia intcr om- ncs,fin;tas nece(lum eft vnam. effe maxi- mam ;tunc quzricur que
(uccedic poft hanceít ne infinita» vcl finita , finita cfe non poteít,quia efi
maior, quàm maxima omnium finitarü,neque infinita, quia nó habet niii dao;
puncta, v.g. plus quam al- tcra finitascui luccedit,fin:tum autem ad* ditum
finito anf eh PMID 5 " 97 sed duo illafuadaméta;quibus tot infa imolem
commendauit À tria. ef- fe penitus cuinofa, laté demontlrauus id Thyl. difp.
10; cit. primum quidem q. t. art. 2.alterü vcró Q» 4« ratione quarta pco concl.
€ «xcinplum adduéctom d. infi- nitate fpecicrum poílibilium bcutoiua intct
lapidem, X ho:ninem non cít ad t€, quia in oppotitum,vnodunraxat excepto» Cu» —
ius (e ia&tat inucntorcin , fed USB - T w 4 2 ui. abl E boce-* gue ti ^
"n "ER 9. I1. De propr. ja talis infinitas: eft firicathegorema. tica
, & infinito fincathegorematico vti . que terminns extrin(ecus a(fignari
pót , ad quem f.ficin via, nqoá camen attin - at , vnde imallato exemplo malé
dicicur fono terminus vlumus. illius infigita- tis, nam per hoc figmficatur,
quod lit tec minus intrinfecus , infinito verà- cathe- gorematico omnis prorfus
repugnat ter « minus àm intrinfecus,quà extrinfecus ; & illa ratio de
pyramide ab ipfo addu- &a fané oftédit manife'té repognare in. finitum
pra(ertim mter terminos quan- tümcurque di tantes iacluíam ; & (lum à Dco
fieri poffe in&nirum fincathego- fetaticum, (ic .9. poteft à Deo produ- €i
pyramis infinitz longicudinis, & linca intct eius coftis iacere tz infinita
lati- tudinis, non aüt catliegoremíaticà ; quo- tum intelligentia pender
totaliter ex ibi dictis;vbi etiam q. 2.art. 2, optime detegi- tur fallacia ,
qua deceptus Arriag. dixit fec.j. poffe De producere creaturá om nium
perfe&iífimá,(uppon:t.n.ipfe,q to tacollcétio crcaturarum à Dco poffibiliü
fit quid certum; ac determinatum;vt pol« fittotum fimal accipi, &
ad.a&um redu- ci quod cft prorfus falsü ,"nam de fe e(t quid
indcterminatü ,& cófufum, ficut to ta diuitió conunui ,vc ibrexplicamus
.... : 98 Ternaproor etase(t equilitas , adt inzquiliras, & vc notat Dot 2.
d. 1. q.3. k.no cft propcietas,nifi quátitats fi nitz, maius .n.& minns ,
quale, & inz- quale (oli quanttad fimi coueniür,quia dc ratioa? quancitatis
aadior;$ eft excc- deccsmiaoris cxcedi ,& equalis commen fürari,quos omnia
videntur. finizatem ar * ere, vasé proprie loquendo vnam in- fisitum dici non
poffet aquale alteri in« finito, cx quo colligit Do∨hanc pro* prietatem
neceflario. (apponere. praicc- dcotem , nempc prius conucaire. quanto c(fc
inim, vcl infimum , quàm aqua Ic, velineqoale . INon cítautem quaui- tatis
affedtio 2 ualitas , vcl inzqualitas , vc £ormalitertelationes important con-
ncn;emug , veldiconuenicotia duoruar in qi ancitacestrensdugr relationes
intrin- íÍccus aduenienes à quaniitarc realiter d. itincig y (d pallio
quantitaus cft apti ib» Quantitatis.esdrt. 17. | r 99 tudo ad cas findandas ,.
vnde cum dicit Arift. hic maximé proprium efle quanti- tati fecundum eam aequale
, vcl inzquale dici,ly Jccumdnum non dicit rationein fot malem, fed
fundamétalem, feu dicit Quo fündamentale , non formale , vt Doctor norat
quol.6. A.non quidem a&tuale fem per»& proximum,fed aptitudinale, &
rc» motum , & in hoc fenfu competit oii quantitati ràm continuz,quim
difcreta , & (empcer,vnde fi omnes quantitates vna (olae
ceptasdeftcuerentut,illa adhuc di* ccretur zc jualis , vel infequalis alceri
pof- fibiliquatenus fi illa produceretur , nata cítillicó fandare refecta eius
zqualita- tem vel inequalitatem ; conuenit ctiam folt quanritaci , fi in rigore
fümatur, pro cooueaientia (vcl difconuenientia in ex- ten(ione, vcl
diferetione;& per quantita- tem ceteris tcbus;(ed quia nomen ip qua: ti
atis,non (olü (gnificat extenfio- nem, diícretionem rerum corporcarti vcrüm
etian tráslauum eft ad fignifican- dam perfe&ionem, & virtutem
cuiufcun- que tei , idc etiam nomen ajqualicatis!, iozqualitatis translata (unt
ad fignifi- candam perfe&ani vcl imperfe&à con- ucaientiam retum in
perfe&one , inten- ione , & virtute, , vnde dicimus fpecies eíic
inzquales.in perfe&ione nuin calo tem alteii qualem in gradibus, vel ina*
qualem, vnum pondus alteri 2 uale , vel inzquale in grauitate ( falfum enim eft
q:od aliqui fomniant , portdas etfe quan- tatem) & licut quátitaté virtutis
quia in omnibus reperitur , Do&tor appellat tranícendentalem , ita ctíam
ze3ualita- tem , velinequalitatem in ipfa fundatam tranfcendenzalem vocat
1.d.19.3. 1. & 4« d.6.9.10. fub D, & quol. ó. & alibi (2 p 99
Quarta proprietas ett ró menfure, tà a&ina, quam pafífiua, vt colligitur ex
10.Mer.tex. 1.& 2, deber auté fumi aptis tudinaliter, fic.n. qua'!ibet
quantitas men - farate; «cl mznfararí pocetl, fiue fit con? tinua, fiuc
dilcreia , vina .f. certific poteit magnitudinem páaiynumerus, f nurneral.s
vnitas iultitudinem mimanó. tumyat actualier non cit necctfe , quias places
(ünt udo d dig actu men- furant,ncc men(urautui ; bac aute pos i 3 prictas í Li
600 prietas fupponit neceffarió przcedetem oritutque ex illa (vnde tátum abeft,
quod fit tatio formal s quantiraus ratio ipa » tncníutz,vt quidam aiunt, cp nec
cít pri- ima, vec (ccunda cius affectio. , fed potius Omhiom vltima)4uia vna
quantitas alteri Comparata idcó illam meníarare potett , vcl menfurari per eam
; quiaett ei z- qualis , vclinzqualis : fi zqualis , erit mcníüra pcr
applicationem , fiue tuper- politioncm: fi ingualis,erit per rcplica- tioné,fcu
rcpetitioné,fi quantitas menfu- rans eti minor meníurata,i veró eft ma- ior, Gc
quantitas minor méfürari dicitur per acccísü maioré ad cam, vel im:norem
tcceísü ab ca, ita notauit. Doctor 2. d.2. q.2.6.,4d fecidd pariemsvbi €t
aducruit, €y ficut ratio quantitatis transfertur ad fi- gnificádà quantitaté
virtutis, & rci perfe «lión&ita etià ró menfíurz transfertur ad
notificádü quáta fit perfe&io rei , & hoc modo meníüta ponitur in
quidditatibus rcrum, vbi perfc&ior femper dicitur me- trum ; & menfura
imperfe&iorum , iux- ta illud primum in "vnoquogue genere efi ined e
cgterorum y vnde mepíara in quidditatibus séper exercetur per accefsü ad pei
fcétiorem, vel recefiumab ca 5 vt noit ibi Do&tor, & fundatur in
ipíarum serum natura,népe in excellentia, & per- *c&ione vnius natura
fupcr aliam,in quo differt men(ura quidditatina à quantita- tiua;ga hzc vt
cóftituatur in ratione mé- furz, him proxime femper exigit ha- &nanam
inflituiionem , quod. n. men(u- xta fit tani longitudinis ; aut ponderis, ndet
ex hominum inftituto. Caterüm inter menfüram per appli- stationem (quam alij
vocant per accom- Xodationem) & per repetitionem , feu scplicationem hoc
intereft, quod illa con- Wcnit proprié quantitati continuz., (ic.n. *na
quantitasalieri fuperimponitar , & «tius tantitatem noram facit abfque
repe- aitione jat men(ura per replicationé pro« Brie, & pet fciprimó
conuenit quantitas Xi difcretz,vt docet Arift. 10. Met.c.z. & son conuchit
concinaz nifi quatenus ali- 2 inodo patticipat rationem vnitaris » quantitatis
diícreta ficin.dicimus ma- itudiné clic quatuor vel fex
palmorü;4poris,falimextrinfecadegenerclitusyDifp.V11.DePradicamentisinpartic.Adrationemverómenfaraquantitatiugploresexiguncurconditionesex.Arift.10,Met.c.2.3.&4.quasbicreferrenonOportet,namcascxprofcíiorecenfemausdifp.13.Phyf.q4ar.2.agentesdc'temporecxcrinfeco,vbietiápluradeclaramus&cxa&iusderationcmé(urz,dequapluravideripoffantapudSuarezdiíput.40.Met.fcc.3.Ruuiumhicq.2.&3.Amic,inLog.trac.14.q«4.dub.j.1coPofttemóaaequadirecéferifolétproprictaresqua(untpeculiaresma«gnitudinis,fcuquantitatismolis,quarumpracipua,àquaceteraoriginemdücunt,eftimpenctrabilitas,vtcolligiturexA«rift.4.Fhyf76.&
77.hazc n. eit itaini- ma quantitati, vt per principiam eius re» &é
explicetur efentia quantitatis , & ita immediacé effentiam quantitatis
conco« mitatut,vt cam nece(Tario (upponat ipfa» met diuifibilitas quatitatiua,
quia prius efl rem etie impenetrabilem,quàm quáe - ticatiué diuifibilem , idcó
.n. reset quas. titatiué diuifibilis, & inftrumento cor» - porco, quia eft
impenetrabilis, vt fupra explicabamus , quando autem cum Scoto in Met.
po(uirpus diaifbilitaré ef^ fc primam paffionem quantitatis, (ermo — erat de
proprietatibus , quz: communcs crant omni quantitati,ràmcontinüz, quá difcretz,
inter eas .n. diuitibilitas vrique rimum obrinet locum ;at impenctrabi- itas
eft paíIio peculiaris magnitudinis , nam proprie non coauenit quantitati die
fcretz , nifi ratione vnitatum ; ex quibàs cbalcícit , quatenus carü fingula
propria continent quantitaté cum quancitate al- teriusimpenetrabilem. ]tem ex
impcnea trabilitate feqauntur aliz affc&ioncsma- gnicudinis, nimirum
figurabilitas, X vbi. cabilitas , figura .n. refultat ex ordinc qucm adinuicem
dicum partes ordinaua intoto,& ficuatz inloco,& hzc nccetfa- rio
przfapponit partium impenctrab:li» tatem, data,p. penctrationc paruum ad-
inuicem, non amplius cólüiftit nguracor« vt conftat de corpore Chrittr 10
Sacra- mento, qucd tal fi zura caretettó inccin fccam rctincat, vc Do&tor
docet 4. d. 10. q1-$. Dico rigo, iaiapia cer. " q4eq. »." Á. . "
. ^ a - PRUNUS ITIN CUL p RA Ds Qua[l IT. De. proprietatib, Quamtitatis.om.21..
60x / feq.ar.2. fic ctiam vbicabilitas circum- iptiua dicitur cóuenire corpor
ibus ró. fic quantitatis, vnde quantitas coiter dici folet ratio e(fendi in
loco circu:nfcripti- éé,& colligitur ex Aciít.t.Pliy( 15.& 4.
Phy(:76.& docet Door 4. d. 10.3.5. & tel.to. H. id autem non debet
Persi fimplici circumfcriptione , vt dicit fo- lam locabilitatem diuthibilem ,
principiü «tí. fic etlendi inloco diuilibiliter eftío- la corporeitas, vt docet
Scot. quol. 11.ar. 3. & hac vtique quantitatem pracedit io fubftantia
materiali , quia corpus de ge- fiere (ub(tanti praecedit corpus dc gc- riere
quátitatis, fed deber imeiligi de cir- cuibícri ptione impenetfabili , modus
.n. e(fendi in lóco impenetrabiliter compe- tit corporibus ratione, quanti
tatis , vt fu- fius explicamus in Phyl. difp. 9. q. ett. t. . & difp.1
1.q.$. att. I* Qv4STIO. IIf. LUXUS mega, . 102: ,"xValitasomnes precedit
relatio- (e à due ordine diguitatis,quamplu- fes etià otdine caufalitaui$ , qua
de cauía 'Arift. y. Met. immediaté poft quantitaté egit de qualitate, licét
alijs quibu(dam de caufis hic im Logica relationem praemi- fccit qualitati ,
quia tái ordo in Metaph. fertiatus rationabilior elt ., ac: abíolute tnelior,
& valde ctiam |; infetuit ordini doétinz, qui plané perturbatar,fi intcr
przdicameatum rclationis , &alia fex , qus etiam non ni(i relaciones
cxtrinfc- «us adueniemes praícferunt , pradica- thentü abíolutum qualitatis
interijciturs idcircó eum obíeruabimas in praríenti . liA RT XC V, bois a Quid
fit Qualitas, vt fl [upremum Ge- sos DAS buius predicamenti. 493 ^x Valitas
cripliciter (ami póty vt 775 A bmn:s hic nozant ex, Arift. 5. Mete 14: priaio
pro caiuícunque reieí- -fentralrdifferéua y4uo (cnfu dixit Lo -diffetent.à
pradicari dc ploubus in qua- -lequid, Secundo pro quocunque accide- Mp ug
refpcetiuoyquo (ene Lógicds. s fu idem Porph. dixit accidés omni prz- dicari in
quale. Tertio tandé pro fpeciaii quodam , ac determinato accidente ; quo quales
effe dicimur,& in hocíen(u cotti- tuit hoc przdicamenum,; vclut fupremü
genus; ita declarat Ariftapfe in textu, dü qualitatem dcícribedo dixit. cffeformam
illam accidentalem , qua denominamut quales , vade: per ly quales excludantur
primo differéua effentialis,per quà quid- piam dicitur qualcquid , item
accidentia cartera, à quibus (ubieétum non proprié quale denominatur , fed
quàtum,vcl rela- tum, vel alio modo, & Porphi.quando di- xit accidens omne
przd:carí in quale 55 accipit quale iu lata fipnificatione , vt hic notat
Tatar. prout praedicari in qua- le condiftipeuitur à modo przdicandi
effentiali, & qudditatiuo. De qualitatis definitione , vt hoc con- ftituit
predicamentum, eft maximainter Auctores controuctíia, quia cum lati(Ii» tné
pateat. & varias fub fe conuneat fpe» €ie$, quz diuerfo inodo
(ubftaniiamafRi- ciunc;difficile inueniri potefl ratiocómu nisomnibus illis, vt
tcílatur D. Aug.lib. Categor. vndc Arift, ipíe iudicauitcom- modius dcfimri non
poffe ; vt fic incói
,qtiampcreffe&üformalemnomincfuiconcretifignificatum,;vixmn.aliquidcla»rius,acnopi$potiusapparctqualitatiimcommuniadzquatéce(pondens.Verümpleriqueirtidenrhancdcfiaitionem.abAritt.traditamdequalitate,velutomninbvanam;fic.n.facileforetquafotmamdefinire;quantitasctt,(ccunduuimquantidicimur;fimilitudo;fecunequamdicimurfimiles,&c.imóinqu:uatArift.manifcftum,circulumcóimtiffe,duminprincipiocapitis
qualita» tem definit per quale , ,& poitea in pro» greiiu quale per
qualitatem. ALlj conten- dunt cile bonam definiaoné , qula datur pet
effectumformalem ; quem cófert (us bic&o , quomodo definicelicet omnem
formam ; àb alijs fiquidem accidentibus fubitantia denominatur .qpanra y velata
, agen$paticns, &c.à «qualitate. veró fim» pliciter denominatur
qualis;& negant ab Acifl.ciréulumcommud y quia vt bié no- tat Tato
driproifetenilun dcRnitio T : Aaa. Quali» a— ALLEE Los rtg fla "€0o£
qualitatis datar per quale ,tanquá per ali- quid notius nobis, (cd quale
defimitur pet qualitatem , tanquá pcr aliquid notius $m naturam; circulus autem
proprié dicitur, uando vni definitur per aliud code mo- quo aliud defmnitue per
ipfum , quod non contingit in prefenti ; ita Complut. Didac.Murcia, &
"ife hoc pradicam. 104 Ceciüm cftó przfata definitio zradatur in ord;ne ad
cffc Gum formalem ipfius qualitatis , atque idcó vtcunque dc- $cndi poflit,
negari tamé nó potcft quod per cam non nifi confusé cücntia qali- tatis
explicctur, ficut confusé vtique cx- ylicaretur quátitatis etientia;fi
diceremus €ísc illam formam , à qua denominamur quanti; nec rcfert , qp
cffcétus formalis, ger qucm definitur , fit nobisnotior ip- £2 quia tota adhuc
ifta notitia eit contu- fa, vnde Ari (t.cefiniensqualc , definit il- lud per
qualitatem, & hoc ipfum fatentus &iià Auétorescitati,vnde non (olii,
ccpu- diantcs Arift definiuenem, fedieuá illam ample&tétes,quia vidé effe
nimis contu- y& pcr gencsalia tradit&;aliam clario- zem inucit;garc
(araguntqua magis nota fiat qualitas natura , qua per definitioné ab Arii,
allatam, qua ccité magis vergit ad dcfinitioné nominis,quàm rei; & qui- dcm
mirum efi;qua varia fint in hoc Au- € orum placita , nà due Auctores pent ,
velis candem — erronea Artiag.difp. s.
Met. Íc&. 2. definit qua- Sita ie decidi abfolutum Probat, quia naj|ücft
accidens abfolutü y. n6 fis «qualitas, (1 gp .n. e(iet maxime quantitas; at
quauzus a fübflantia pc» 3pfum non di» Stinguitur.Scd.quia hos cius principrü
cit faifi imum cx dictis.cua ft.praecd. idc€x hoc ipíó fatisrcte litur cius definitio.
-Hurtad.difp. 14M etfece1. definit, 9 fit accidens ab[olutum à quátiiate
diftinélu ficat Arif. explicat mater iam prie &am;d non eft quid,nec quale,
ncc quá- Sum 7. Mict. & per ncgationemaliorum.Scd (ané, (i aliam no habcbat
Hu. dfi nitionem de qualitate prodeadam, nó c (t €ur ita irriderct loc. cit.
definitioné qua- litatis ab Arii. allatamsquia re «cra Anf. definitio plos expl
im ifta, illa. Re um pacflcdum Socuniflau eae. ' Difp. V11. De Pradicamentisin
partic. plicat,quid (it qualitas,fed ifta fignificat. quid non fit,licét igitur
hec definitio có« petat omni, & foli qualitatijadhuc tamen nimis
obícura,& confuía e(t,quia nó exe plicat; quid fit illud , per qualitasà.
quantitate diftinguitur , & ceteris pradi- camentis, ncc per cam formatur
conces ptus diftin&us ipfius qualitatis ; immo in bunc modum facile foret
co«tera quoqj predicamenta definire f. cp quantitas eít accidens ablolutü à
qualitate diftinctü , &c. Et falíam eft Arift. 7. Met. materiam definijtle
per (implicem negationem, ta- lem .n- modü definiendí vclut imperfe-
&i(Iimà fpernit 1. Top. c.4. quinimó-ad- dit afficmationem , per quam
explicatüt potentialicas materiz ,qua elt differentia rllus conititutiua,vt
1ibie(l videre .. 10$ Suarez dilp.42.Mcet.fcct.i. defis —— nit,9 fit accidens ab[olutum
ordinatuns ad coplendam perfe&ionem fubflantia. tám inagendo, quam in
exifle. definitionem ibi fusé declarat , & acriter impugnant Complut.cit.
Sed breuter re fcliitur , quia falfumj ctt qualitatem cóplementum fübftaniig
incxiftédo,& im agendo ,nam complementum fubftantia in cxiftendo eft Bé rti
(5s ea fiintelhgat dc complemento inaliquo eite E91 ca efi adhuc qualias bcne
dicitur cemplementum fubitantig , quia: etiam cartera accidentia hoc modo come
plent(ubftantiam , in aliquo.f. effe acci denrali . Ncc etiam, bene dicitur
compie-- mentü in agendo, quia (ubflantia eft ime mediaté actiua, etiam
antecedenter ad qualitates. ; tum etiam quia plurima (unt - qualitates, qua
actiux non (unc. - Blanc.dilpe 12. (c&. a.definit , qnod Git accidens ab[olutum
ordinatum ad perfi- cien dam fubflamiiam ep videtur tump(üf- fe ex Suarez cit,
qui bigoificar qualitareay efie à natura inftitutam vt fivornamencü. fub(tantiz
. Sed hzc definitio comperi alijs accidentibus;qua fuo modo: Ínbic&ta
perficiunt , nec comuenit omn& qualitati , quia ncc calor eít aquzin cífe
naturali, nec vitium volun« tatis in efie morali. INecreipondere iue -uat, ita
intelligi dcbere , vt omms qualie agit peiiecuo sel peto fubie&ri,cui ef
Cone períectio. Quafi. IT. Quid fit qualitas eMni-L. .— 603. €onnaturalis,non
aliorum vnde calor jli- «ét non perficiat aquam , perficit camco jgnem .Nam
contra eft quod calor,ncdü re(pc&tu ignis habet rationem qualitatis, fcd
& refpc&tu aqua,quà t non perficit ; nec explicari poteft , qüo habitus
viticti fint ornameniü,& perfe&tio voluntatis. 106 Auería q. 20. fec.
1. poft logü di- fcursü fa&ü per plures gradus efscuialcs, ibus qualitas ab
alijs pradicamentis ftingukur, tandem colligiteius defini- tionem hoc modo ,
efl forma accidenta- dis conueniens [nbietto fecundum certá al iquam
denominatienem , C indiuifi- biliter. Scd facile reijcitur ;1ü quiaalia quoquc
accidentia certam quandam. de- nominationem fuübie&o prabent : tom m e(ló
non pertineat ad qualitaié red- € lubie&tii fuum diui (ibile s, vt fpeétac
ad quantizaté, ,non adhuc rc&té dicitur có uenire illi indiuifibilitet ,
hoc .n. dici pót duinraxat de accidentibus (piritualibus. /[ Complat.cum
ceteris Thomifts dcfi- niunt cüm D. Thom. br 28.art. 2,quod qu atas eft
difpofitio: fubflantis,(cu ac- e«deus. difpefitiwum fubftantia , & cum
codcm p.2 q. 49 art.2. quod cft accidens modificatiuum s[inà determinatiui fdb-
flanti& , quas é« finit.oncs aiunt comcide re. Scd certé ifle dcfin.ioncs
non cxpli- cant , qua fit ifia ratio d fpofirionis pro- pria qualiiat! d d.
fferenuá aliorum acci- dentiü.neq5 d deicrminatioré afleiat pe- culiarcm
ikandi, q illi fuo modo non affctan: c aec ra quoq; accidentia. Muliis
explicare conantur Cimj lut. cit. quaná fit illa dilpofirio , que cft
peculiaris cfiee &us qualitatis. Scd quando etià totà do- € riná;quà ibi dc
hoc fusé wadür, admit- teremus , adhuc prafatas definitiones nó recipcremus,
quia ex vi illarü definition non datur intelligi quid fit talis difpofi . tio)»
quod fieri deberet y vt effent exacta duliuonss ; imó dzfinitio jpía ab Arift.
longé melius rcm explicat , ait n, jtà de- terminare (ubítanuá , vt per eam
dica:ür qualis,vnde cp amplius dicit , quà D. 1h. 1c7 Alij aemü dcfin.üt, quod
fitacci- dens abjoluiii conjéquens formam;hcut éconciá quátitas dici folet]
accidcs coníc- qwens matcriá , Scd coicr rcicitur, tum quia inueniuntur
qualitates etiam in fub- ftant;js (piritualibus , in quibus a olla eft forma
partis; tam quia idcó quan ti tas di- citur fcqui copofitü tóne mater , quali
tàs vcro rationc forma. 5th. quaadam asc- comodationcm , quatenus quantit as.
cft folum ratio patiendi , qualitas ver à fre- queniius cit racio agendi ,in
quo quanti- ras imitatur n3xuram materiz,q uz eft ra dix omnis paífionis, &
qualitas natürans forma, que cft radix omnis act ionis, vt explicat Sco:.4.d.
12. q.2. (ub C, (ed cer* uim eft non omnes qualitates. eífe a&i- uas , ergo
in bocfenfü nequic omnis qua- litas dict accidens confequens formam . » Quid
sgitur in tanta varietate rcfolue- mus? breniter dicimus , qp ticat quaft. praced.
dicebamus, bené pcr radice im- penetrabilitatis infinuari rónem forma- lem
quaatitatis, có quia ymucr(aliter lo^ quendo folemus per propriam paffione
preiertim primam , & proximam rerum differenuas circumícribete, quz nos vt
plurimom latent ; fic in propotito apuor via ad qualitatis
cífentia.indagandáerit,primam,&pcoximáciusadinucnireaffe&ioncm,&
indé arguere. principii cius exigitiuutm ellc efíentiam ipfam qualita- tis;
talis aut proprietas cft fuf cipere ma- gis, & minus,leu intendi, &
remitti «n. affeciio foliconuenit qualitatiy vt po- ftca dicemus , conucnit
omni , quia nulla cit,quz fit incapax inteofionis& remií- fionis,&
conuenit séper; ficuc igitur quis utas dcfinicbitur inordine ad partes ex-
tenfionis , & omncs teré in hoc couenie- bant , l.cét diuer mode ;llas
partes exten 1juas cx plicarent » lic in propofito qüali- tas crit definienda
per ordinem ad paiteg intenuonis, quz Íolét dici gradus, & ficut ctfcétus
formalis quanutaus eiat afferre (übic&o pluralitatem partiam cxtéüua- rum ,
ficin propoluo ecu formalis - or qualitatis erit afferre. fubicéto. pluralitas
tem partium intenfiuarü , Ec certe miri cit,cur omaes acquicfcat dcfiditiom
qu& | utatis dauz per pluralitatem part tcnionis , nec polkea videant cade
i cilitatc joie ac debere explicat; effen- uam qualitatis. per pluralitatem
paruum intentionis » A&à à ac ium ere Maneatigiur qulitarcelle — ,
—LABELALAS dduala dish A . » 604 aecidens abfolutum, ratione cuius [ubie Bum
qualific atum pótintendt, & vemit ti;(ic .n.bené diftinguitur qualitas à
quo- €tin3; alio accidente, & cius formalis ef- fc&us dift 'n&ius
defi gnatur, quàm abfo luté dicendo, quod fit forma, à qua de- nomtinamur
quales. Scd hanc noft:à qualitatis deícriptio- ncm 'mpugparunt poflcà Poncius ,
& Ouvicdus,illc quidem difp. 16. Log.q.1. n.8. impugnat primó,quia quani
qua- Jiras non etlet. intenfibilá aut remiffibi- Tis ; adhuc baberet rationem
qual tatis. Deindé , quia non quel. bet qualitas cft ánténüibilis,nam certe vna
intelle o nu- mero non poteft intendi , aut remit. Tandem quia effe inten(ibile,
& remiffi- bile non magis conuenit qualitati , ran- uam proprietas , quam
haberc contra- fium , crgo tam bcné poflet defcribi cfle accidens ábtolutum
habens contrariü ; q accidens ab(olutum intenfibile, ac fei fibile . Hinc
pofteà faam profertdefini- tioncm quod qualitas optime explicatur effe occidens
abfolutum penetrabile , nmonqudem illa Ponc j,quod qualitas fit uia hzc
de(criptio omni, & foli qualita- ti conuenit , & cuadit difficultates
aliorü modorum dicendi ; dicitur accidens ,vt diftinguatur à fübitantia,
dicitur abfolu- tum, WE ng à relationibus ; dici- tur penetrabile , feü
compatibile cx fe €um alijs rébus in codem loco, vt di(tin- guatür à
quantitate. Ouuied. autem con- trou. 8. Met. pun&. 1. candem noftrá dc-
finiionem impugnat ex. potentijs vitali- bus, qua lunt qualitates, abe nó funt
iintenfionis capaces,quod & quamplures T ri de charactere affirmát, &
tan- aullus Fhilofophus , vel Thcologus ncgát po(libilem e(le qualitatem nonin-
ten(ibilem. Dcindé fündamentü eucrtit nofüz deícriptionis , cum probatur ex
patitate extenfionis in quantitate , negat . «nim eodem modo competere
exteníios.... re intendi pofle in cói fent£tia éapiewita c"? mem
quantitati , quo compctit mten io qualitáti fi effentia quantitatis imexigc-
tia cxtenfionis cofti - Deniq; & ip- fe (uam dcfinitionem affi gnat
qualitatem effe accidens, quod fecundi rationé fu- | predicaméti tantüm
fequitur sühalitaté perfeiam , & per a&ualita- € ^ L Dify- II. De
"Predicamentis in partic. tem perfe&am inielligit id , quo vltimo conft:taitur
totü Lib taotiale, cy in coro cópofito eft forma,& in toro Iinpliciyt
Angelo, c(t cadcnnunet zotius (uoftinua- ; Jis iipartibilis enccas; hocaocé
probat - qu nulla qualizas (e«quicar materiam, cd; fit potus indifferens ad
ómacs , ied (e a»: per infequanac foraiam , qua eft perfe- € actualizas ; neq;
allata defcriptio po« teft alteri aécidenui à. qualitate diuer(o competere,nam
relatio,prz fentia, actio, ; E »4ffio, zqué materiam, & formam, füb- : 1
antiam, & accidens fequunrur ; quod 6. pra:entia forma aliudaé modal ill;us
ac €idens canc üm potfcc (equ: fotmàm, qua eft perfcéta aérualicas, hoc non
illi cópe-; tet cx przdicato generico , (cü fuperiori. pra dicamenti , fed ex
prz dicato [pecifi- €o .(: quia eft ralis przztentia , talis duras . tio,ve]
relatio; qualiras autem e precisó. PE uod fit qualitas , quacunq; alia fpeciali
« diffecéndi feclufa feniper fequicur pere: . Mer T ^» Ds fcctam
a&tualitatem, |. Itt& ramcn dcfinitiones non placent, : accidens
abíolutü penetrabile, quia. differentia tangitur in eajqua tic propria, &
adaquata qualitati,nam ratio abloloti competit quantitati , & ratio
penetrabi- : 1 litatis cópetit fub(tantize, vnde illa defiai- uo dcícndi non
poteft , nili aiferédo ipc- cics conftitui P mbinationc,&c vnioncm plurium
dif iar inadz qua tarum ; quod foprà refuratum cft dilp. 6. | q.4.nüu. 46.
Tumquia tota illa definitio competit cX inticgro pan&o de generc rra 1 bd
quantitatis , nam illud eft accidens abio* - Mo lutum,vtomnces facentur
indiuilibilia ad- mittétes,& elt peneit. bile cá alijs rcbus incodé
loco;quia eft ex omni patte indi- uiübile. Tíquia gradü albedinis,vel ca- Y
loris poffe cü alio gradu co, rari in 'eadé parte fobiecti,cftalbediné,vel
calo- ü inten(joné per gcraduü pluralica- té;ergo qualitaté eife accidens abíoiutum
penetcabile in hoc fcnlueft eíleaccidens intenfibile,vndé fic intellecta iila
defcri- ptio coincideret cü noftra , quam Pon ciusinficiatur ,. Tum quia illa
dfia4:0 dependet ex eo, quod cít incóroueria, — — Queft; IT. "Quid fit
qualitas. crt. 1. y agg realiter diftinguatur à füb. ntia , & qualitate ,
quo («mcl negato cotruit : Neq; raciones, quibus noftram imp ; funt vilius.
moment:namad1,dicitur,quodfappolitointendit&re- miti efe paffionem primam,
& adzqua- tam qualitatis , licet ex deitru&tione ta- Iis paífion:s non
(cquatur intrinfecé , & à priori deftrar rationem qualitatis , de- fttuitur
tamen à pofteriori,co modo quo dicitur fubic&uc deltrui ex deftructio- nc
paf(fioniscum eo realiter identificare. Ad 1. negatur affunptum, vt infrà pate-
bit art. 4. 0.126. cuius probatio (i effi cax foret, probaret pariter nullum
accidens idem numero pofle intendi, & remitti , quia addendo, vel
detrahendo gradus,va- ritur aliquo. pacto identitas numeralis eius im racione
totius integralis : poteft ergo eadem numero intelic&io intendi, &
remitti inco fen(u, quo id explicari . folet inalijs accidentibus, vt dicemus
in lib. de Generat. & Corr. Ad 3. negatur rurfus afamptum , vt enim patebit
cx in- ftà dicendis art. 4« magis propria, & ade- quata paffio qualitatis
eft fo(cipere ma- is, & minus , quam habere contrarium y idcó aptius per
eam poteft. effentia o qualitatis indigitari ; & circumfcribi. At neq;
defrnitio qualiratis, quam co- gitauit Ouuied.cft (acis idonea, nec enim €mni
qualitati conuenit , nec foli : non quidem omni , quia non comprehendit nifi
qualitates fübie&ns connacuraliter de bitas;non vctó quz violenter,vel
neutra- Jiter eis conueniunt , calor enim reperitur fraqua , & albedo in
pariete , ncc tamen fcquantur a&ualitatem períeétam illo- rum ; multz etiamq
nüeniunc - emibusincompleus , vt anima leparatz » & corpor: pro altera
patte cópofiti, qua: tamen noa funt in vltima a&tuaiitate;ace étiam
conuenit foli qualiraci illa delcri- fio, non eim minus actio dicitur for mam
infequi, quam qualitas , & hoc qui- | ex ratione generica actionis, non
autem (peciali,nam forma dicitur effe ra- dix omnisa&ionis, qua talis
cfly& a&io proprié dida nequaquam ma«ctiz con- uenire. 1 , cum eius
proprium tit pa» ti; [ed à toto generc auribuitur forma « * o Logicae ,69$
Dc:ndé impugnatio, quanvindacic con- , tr2 noftram definitionem ,. ex porentijs
vitalibus aninvz nulla eft quia faifiim c(t potenti^s animz effe
qualicates.eius ('ib- ftantiz fuperadditas, cum potius fint fa- cultatcscidem
confüb(tantiales , ac rea» liter identificata ; de chara&etc quid (it,
dicendum apparebit moxart. 3.nu. 119. Deniq. gratis negat effentiam qualitatis.
bené explicari per exigentiam intenfio- nis , quemadmodum cífentia quantitatis:
per exigentiam extenfionis folet cxpli- Cati, fi femel concedatur intenfionem,
& remiffionem qualitaci cenuenirc , vt pro- priam, & adarquatam cius
pa(Tion , quia. vniuerfaliter loquendo bené (olemus per propriam pa(fioncm
przíertim primam & proximam rcerüm differentias circume feribere.
ARTICVLVYS II. Explicantur quatuor combinationes, ip quas diuiditur qualitas.
108 Inifit Arift.inhocprzdicamequalitateminquataor claffes, Íeit combinationes,
primo in habitum, & difpo(iGoncm, fecundo in naturalem po- tentiam, &
impprcntiam tertió in paf- fione, &
paffibilem qualitatem ; quart in formam,& figüram,quas pcr i explicuimus t.
p.Inft, & quidem mirum eft, quanta fik Anctorum varictas in his cla(fibus
afiignandis, & declarandis, cum tamenres non (it magni momenti, quia Arift.
ipfc , poftquam ip(as enumerauits fatetur intexta non effe enumerationem
proríus exa&am Nosigitur maiori, qua poterit fieri breuitate, ré explicabi
prout magis confonam; videbitur verita- tati, € Arift. intencioni , non
curantes diftin&te referre Auctorum placita. — . Prima qualitatum claffis
cft Habitus s & Dilpoütio,& per habitum A ard vniuer(aliser omnis
qualitas fubic& fponensad operandum vcl patiendum, ab extrinfeco ei
proucniés, qua t ab co fig, mobilis diflicuker ü.j;ideuc- - niat , & per
diípofitioncm omnis fimili- tcr qualitas ab excrinfceo. prooepicnsy&
fubic&um ad operádum, vcl patiendum dilponens ; qua tamenab co fit facilite
i Aaa - j we "kl ^ — » €o6 ,
Dipfut.VIl. De Pradicam.in partic... mobilis ,jvndecunq; hoc tit; &
ideb mein bta huius comb:nationisnon diftinguun- tur effcnrialitery fed tant accidemalitery
& qualitas có;s vrciq; membro, & primae - huiusclatfis cótticiua eft
qualitas pro- ucniens (obiecto ab extrin(eco , & illud ordinans ,ac pte
parans ad ageridum , vel pátiendum,& non tantum ad fic agendi, vc!
patiendum j fed ctiam ad (impliciter agendum, vel pattendum « Colligitur ex
Scoto q. 36. predicam.$. ad 1.9. & in 2. d.3. q.10. $. 4d qua (tionem,
& cft Ta- iar. lo.de Mag. Ant. And. Mir. Orbcl.& aliorum Scorft. in hoc
pra dicam. Pro- bantur, & explicantur fingula ; in primis .n. pon lolurh
qmaliratesqua ordinantur ad sgcndü (cd ét, quz ad y atiendum, m hac clatle
recenfentur ab A ciít; lilc.n.po nit: ritudinem, qoz plane non difponit
fifbicétum ad agendum, [cd potius ad pa- ticndum; crgo malé fcntiunt , qui
folam qnalitatcrm ad opctand difponentem di. «unt hanc ptimam claficim
conftituere « Secundo in hacclatie reponit tantü qua. Kitates aduécitias;&
ab extrinfeco proue- niétcs,vt bené Simpl.& Albert.norarüt, nO a(t innatas
, & ex naturali cóf itutio. ne [ubic&o dcbitas;quia ift ad 2.cla(se
pétrtinecti& td manifcfté conflat ex cxé- pli$ ab iplo Arift. addu&is
de fcicpua ; & victore, calidirate.& frigiditate in. ho-
fninc;fariitate,& a gritudine ergo fallun- tüf , qui qualitates 1nnatas ad
agendum; $cl patiendum difponentes in hac clafíe yeponünr. Tertio
bicicponuntur,rófo- lá quaitaic ua ab cxtrinfeco pro« tcnientes ibie&to
conf.runt fic agerc.i« faciliter agis, vel minus, et fort omncs hibitus, (al i
fiaturaliter acqeifiti , fed — küiamy quse danr fimpl.citet agerc , vt cft alor
in aqua , quse dar ci poffe fimplici. «er calcfacere , & fpecies in
intelicctu y &ui licét a&tiurtatem non conferacin ordi né uo , (ecuim
camen timpliciter concur- fit ad intcllcétionem cfliciendam «i ha- bitus
(upcinaioralcsiuxtà cómuniorem, nontfolom potcttiatn 1Odant ad: opcrane .. xum
(td ilh: confcrunt potie Gmplicicer an (upétnaturaliter érzo malé feu;
titmitqui dicunt liinc cpi oam fpeciei ef feillarear jualicituyquie (uppouéces
po» tentiam, illi velut coadiutantes foperad-- duntur ad operandum , nam neq.
calor in aqua fupponit poteatiam ad calcfacien. dumynec habitus füpernaturalis
in anima potentiam ad (upernaturaliter operaodá . nii forté obedientialem.
Qasrto tandé y quia Atift. habitumhic appellat qualitas tem (ubic&o
firmiter adherentem:id n. datuc inxelligiex vi ipfius ominis, 9 di- cit
petícétam pofle(hionem,& radicatio- nem y fiué hzc radicatio proueniat ex .
a&uü frequcnitatione , vt eft dc habitibus. acquifitis fué diuturnitate
temporis » yt cfi de febri, que lonigiori tépore fic ethi- ca , fiué ex peculiari
rone (übic&ti , quod cít alicuius qualitatis tenax , vt cft de (pe- cie
intelligibili iníntelle&u y róne cuius permanéttz cócedit Doctor in
2.loc.cit« poffe habitum appellari , vt hic de habitu loquitar Arift. Ec per
di(pofitionem. €. «ontra intelligit qualitatem: ab es aci: mobilem, vndecuaq;
hoc prouenit, fiué | ex defe&u ftrequentationi , fiue : cx brcuitate
temporis y vt febris cita trá-. fiens , fiué quia fub:ectum nom fic illius:
tcnax,vt eft de fpeciebus fcnfibilibus (en-, fuum prafcctim extérmocum; fiue
exalio. capite hinc manifc(ià deducitur membra huius cóbinationis um
accidentaliter di^ fingui ; nam inltoc enu cadem qualitas in vro fübiecto
dicitur; inalio difpotitio ; imo t - bitus,modà di pori É.quas, litatem iilam ,
quarerat difpofitio , (i ia fubie&to valdeinuslefcat, dici habitam;
fcientiam in tyronibus di/po(iuioné vo« catquz in eidem proue&us fic
hibicuss. 109 Ex hoc facile tefcllituc communis loquédi modus Thomtt. «x D.
Tho. p.2« q-4g«att. j cicligdautrum inne. ciem qualitaus per difponere beac y
vcl malé (ubicétum, vt eti videre and QA plut difp.t $3 Nam vel ince de
difpolitioüe bona , vcl mala moraliter, & Hoc niap., aai«quía tonc ad.
liinc pecie fpcétarent tolain hibitus iorales,no au» tem incelle&tuales;
rüni quia ciam 1n ge nere mori$ dari poicft babitus indi rens ncc bené , nec
malé (ub»ectuai di« (poucnt-ex Scoto 4. d« 6: 4- 19... Vel. p«r ocac ,&
male (ubiectuui difpouerm 1 ; ; incl Ld pecié a Mts F Quaft III. De fpeciebas
qualitatis . cur. 17. dntellisuntidé , «quod. conuen enter , vcl
diícoaucnieoter ad nacuram fubie&i ilud allicere, namfcientía , &
virtus conue mencer d;íponaat intclledtom , & volan- tiicim, ercóry &
sirium diconucnicnter , calor conuenicnter d (ponit ig0em, d:ícó ucnienter
aquam; Ecncque id benc dici- tur,quia hoc non tantum huicfpeciei có- uenit fed
eciam ceteris, vnde datur poten tianaiuralis bene, vcl malé difponens
fübicctum,nam falubritas bene difponit, infalubritas malé , tic etià. 10 tercia
fpecie quzdam qualitates bene fenfum afficiunt, quzdam male , imó hoc conuenit
omni forma informanti fübie&um iuxta incli- mationem faz naturz , vel
contta illà , ita «quod nequit affignariratio,cur hoc mu- nus bcne, vel aialé
afficiendi lubiectü ma gis qualitatibus peimz fpeciei conueniat, quàm careris .
Hinc ctiá rcfellitur com- anunis loqucndi modus co mex D. "Th.cit;art2.ad
3.effenualiter, & (pecifi- x diftinguentià babixà , & difpolitioné ,
quia habitum accipiunt. pro: qualitate ex m—- fua diticuker mmn na: icut
eftícientia quia fpeciem fumic ab obie&o ncccario, à caníanecctla- ria
producitur f. demonftratione, idco "firmiteibarcec in intellectu eiiam
vnico a&uacqat(ra ob ncccilitatem, S euiden- tiam cáuíz; difpoiitionem veró
accipiupt pro qualizate ex (ua natura leuiter: haié- te in [ubicéto,iicur eit opinio,
qui quia fpeciem (amit ab obiecto conungena, & hibet pro: caufa argum. ntum
probabile folum;:dcó facile potett ab intcllcéta di- ucili . Quamu;s. n.
f(umendo 10 hoc fenfa habitum , &-dpo(itionem cffentialicer & (pecificé
anter fe diftinguantur , vt pa- 'tets tamen fumendo hibirum ,. & difpo-
fit;onem pro qualttate quacunquz. ratio- ne mobilier , vclimmobiiiret inharente
Tübiccto, Lue 1d fic cx natura (ua, buc.» ^fubiceti , Guc cx parce tcmporis aui
fre- quentatione acum , vt (unit Ariit, pla- né inhoc feníu accidentaliter
tanium di- ues ca ur ex ers e ms vara io uis , & dilpofiuonis Mes iara
Tatar. cit. : 110Sccunda qualitacum cla(fis e(t na- turalis povcatia; óc
impocentia , vbi vc 607 notant Do&ot q.36.cit. $. .4 1 tertiam qusflionem,
& Scotia (apraci.pot-n- tia,& impotenua famunturfandamceo:a- liter pro
qualitacibus ablolutisnats £an- darc relationes potentie, &. impotcatiar,
& pro facultatib:s (abie&to innat;s ; e'q; ex fua maurali
conftitutionedebitis,pccquodexcludunturfpeciesAngelicazeft,n.fiutAngeiiscógeniteabiniaocreationiseorum:adbuctamenpertineatadprimamqaalitacis[peciem,quianonetanzcisdcbiteexnaturalieorumconftitutione,vthicnatatQ:bcl,Etpertfacukaaesianatashuiusfpecici,nonfolumin»telligiatur.qualitatesillae,quafübienaturaliterdbitz,&&congsnitecoriillicagere,facilitec.ivcldiflicolter»verumetiam,quzdaotfimpliciteragere;vtcalor1aignesfrigusinagaajgraeuitasingrauiylegitasinIci,calor.n,e(tpotenciacalcfadtiugigais,fcigasique&c.cumhoctamend;(crimine,vtinotaeuimus1;p»Init:cumDoctor:2.di16sqvn..P.&Scocdittisomnibusiohocpradi€ain.quodnóoinesfacultates
innate, Sc Anitura dat ad (impliciter agendum.as hic ccponuntur ,q«ia ncc
potéuz anime, nec paíliones propriz ad: hoc fpcctanz pradicams fed rani ü
yirtutesaCtiuz, jud a (uis (ubsectisTuot ccabrcr di (Linde sha* bilitates vero
, vcl inhabilitates naturales ad ytendüm butulmodi ficultatibus à na- turca
datis, liue realiter à [ubiedtis di(tin- éris fiue ydenuficaris, pectant io
vniuer fumad hanc [peciem 5 i ic explicandi (unt Sotus, i Scociltz, cum
inquiuot im hac fecunda (pecie collocari tantum. fa cilitates,&
difficultates natucalesad vtea dum facultatibus inpais , no autem iplag-
natiuas racultaccs; per hoc.n. volunt taa- tum fignificare folas praedictas
babilita- tess& imbabilicates vcedi f£ coliacbus. ia- nius vojuec(alier in
hic fpecie reponi; s non autem volüt excludere omncs proce - fus
ficultarcsipnatas d natara ditas ad fimpliciter agendua fed ilias vani, uge «um
(ubicétis realiter idenificantur , & 4n hoc Jcniu.a9s quoque locuti fumus
1. p-Init.irac. 1.c.6.(ecuti co.nusé lo quen- di nioduin *5couftarum. Ex quo
conttat. k.lli cos, qui dicunt hanc (ceundam (gge ^ Aaà 4. ciem "d $o$
Difp. V1. De Predicantentisin partic. ^ £ie m cíle tantum earom qualitatum; quz
— Amic.trac. 16.difp.3.q. 3. dub.g« per fe primó date funt ad fimpliciter ope
fandum,vt Suarez d fp.z.lcc. 4«— 111. Per naturale iguur potet intel- ligirur
qualitas innata , qua fimpliciter, cl facile fubie&tum ea praeditum agit
vel refiflit contrario ; per mataralem ve- rÓ impotentiam vtique non incelligicuc
dcfe&tus,& priuatio potentias tic. n. qua- litas non£oret » vt-docct
Doétor loc. cit. án przdicam. in fol.ad 2. quztt. 3-(ed vt ait Do&or
ibidem, fignificat modü qua. lita'is,fecandum quod ila ett principium
difficulter agendi, vel faciliter patiendi, vndc non tantum fumi d.bet pro
facul- tate debili& imbeciili agendi, & retifté- di, vt pa(Iim Ex,
ofitorcs accipiunt, fcd ttiam pro qual;tate pofitiué rerardaate, &
impediente fubicctum ab a&ione , vcl efi (tentia, neque hoc cít alienum ab
A- tiit wt aiunt quamplures, przíertim Sua- tez dilp.4 1. Met.íec.g yxe
rietelatie cu- dus affert cxemplü non conf.rt vllo mo- do (ubicéto
poientiam-refittendrconita €ijs,imó pottus formaliter oppoutdi prae fac ced
acnfübiectuméacile ad paucn- dum à contrariospariter moll;ties non cft potentia
retittendidiuilioni , nec perte- €» ncc mperée&ta , Icd porius eft quali -
tas reddens fubicétum facile poficiue, vt diuitionem patiatur. Hoc aucem
interctt ánterhos duos «/0dos acc picnd! ;natura- dem impotét &, quod ti
accipiatur primo todo.non diftin2uitur á naturali »oten- tía fpecificé, &
etl'entialiter, quia inhoc Afeníu (ignificat virrutem dobilem,& ia-
becillem ad egendum ,vel refi tendum , «bi natatalis potentia bgnilicar
virtutem »Salidam,& forie, vnde fic non dífierunt, mili ficut petfc&Ga
& imperfcéta poienria ántra cac dem fpeciem; atin fecundomo . do
fumaturynempe pro ate patiendi -aliqu;d facile,vel retardante-(ubicétü ab
,a& onc , vt n quibuídam c(t naturalis quadam 4«(idia , & inervia yel
votaliter Riskeoce ab aliqua actione,quo modo &oxius humor in oculo dicitur
naturalis ámpotentiaa1 videndüs fic-naturalis 4m- potcatia cíícntialiter ,
& fpccificéa na- — potentia differt, & impotentiam in bocíen(u cona
Suarez cuam admittit v SK xac *112. Tecaaqualicatü cla(fis e(t paffia, &
patlbilisqualitas , in cuius deligna- tione maior cft difficultas, qu: m in
dua- busprzcedentibus , (cd relictis alioruas placitis,Doétor q. 36. prdicam.
cit. ad. 4: qua(t. inquit , quódi(ta tertia fpecies cootlituitur per.
comparationem quali» tatis ad (üb:e&tum natum alterari fecun- dum eam velad
se(um;cui infert pa(fio- ncm, (i pramo modo de(tgnetur. hzc fpe» cies , tunc ad
cam Ipe&tabunt difpofirio- nes maicriam przparanics pro. receptios ne formz
(abftantial;s, at ti conftituacoe (ecix!o-modo, quod magis vider ad in-
tcatiónem Ai itt.accedere , tunc difpofis tiones imatcriam plz paràtes ad
primam fpeciem redigi debent quia diximus. ip^ (am conflit per qualitatem , non
tanti di(poncatem fubicéótum ad agendum , vt XOitcr putatur, (cd etiam ad
patiendum & recipiendü,detignanda igitur erit hac tertia (peciesad meniem
Aritl- per ordi- ncm «d (cofum, quatenus ov nis. qualitas buius tpeciei vel
paílioneg cffic in fen Áu wtontionalem , nam color vilum , fa- ' por
guttum;fonus audi:um, calor, & tri» gustaétum,odor olfad'ummoucnr,& at
ficiupt, vnde.non ponuntur qualitates a» €tiuz hic, ai(i in ordine ad actionem
im- tcnuonalem , «cl quía efficitur ex aliqua 5 lcu imtenuonali immutarione
ipius fenfüs , vt ribedo ex verecundia, €1 timore pallor, vcl quia tandem per
(e ett paffio afficieos animam , vt [unt 0me ncs /ffcdus qui appellátur pa
(ones aps peus fentitiui,irayamor,od:uas,&c. hz -n. paffionesad h nc
(peciem percent , vt lign/ficat Arilt. in extus & notat Do- &or
quol.13.Cc. vbi etiam (ubdit ; non taniun pafliones appetitus (enliuui , fed
etiam inicelle&iui ad hanc [peciem pof- fc , ac debcreteduci , & quód
Arift. hic mentioaem teci expreísé de patlionibus corp ralibus , & hanc
fpeciem defigoa- uit in o; dine ad (cníum , quia iftz (unt - qualitates -huius
(pecie. mamfeitiores » Hinccollige Poncium hic dip. | 6.0.2. 4-20. 29 nec ad
menicm Scoti,oec A- rif.bené cittinguere qualitates hu:us gcc- ti& fpccicrà
qualitaubus pruna, & d ! ipi pape -- ntc alie Quieft. TIT. Be fpeciebus
qualituit edi /699 dz, qued ilia fom fcnfbilcs sétu externo, Tz autcemnon . Nam
in bac ictcia(pecic Ari(. ponit amorem,& odium;qua nós&t qualitates
fepfibiles fenfu externo , & 10 prima,& fecunda ponit calorem, &
frigus (licet fub diverfa rationc)quz tunt quali- tatcs lenfibiles fenfu
externo . 113 Ex quoauté capite, &.quo ps&o inter fe differant mébra
huius combima- tionis,ait Doé&tor 2.d. 13.9.vn.$ De feci do per paffibilé
qualitatem intelligi »jsà qualitatem fenfibilem, per paffionévció inteliigi
fpeciem, fcu intentionem ipáus qualitatis fenfibilis; qz expofitio , c(to vera
fit , non tamen omninó ad mentem Aci ft. ipfe namq; per paffibilem qualita- tem
iniclligit Ham , qua firmiter, & di fubie&o inbaret , (cu qua in
fübic&to fe habct jer modum permanenti , vt ruber prouen:cos ex ngturali
complexr'onc, per | veró illamyquae de facili tran» it , vt rubor idem cx.
verecundia proces 'dens ,' ex Quo conflat membra combina- tionis huiusron nifr
accidentalitec dif. fcri e; cum quia Aríftipte (rgnificat pat- 'fiorem in.
paffibilem qualitatem. (ofie tiarfi ey fi cx alquoace denti , aut alio medo im
fubicéo perícueranter n anest; 'tü qu'a vbi eft idem formalis cfleótus in
fpecies ncn potlunt diueríge caulas 10 fpe- Cic aflignari , quod imsx:imé verü
cft de "qualitatibus , nam qua eundem ctfcétum ds alcai vatz iom caufare ,
cedé Ipecie qual tates (unt, fcd calicer fe babent pal- fio ,
acpatfibiiis:ualiras ,rubedo .n. & ! mnt. 6ué did permanesni:fiué citó cà
fcant, zqualiter habcnr rubeum quid , vcl pallium efficere, ac aenominare pro
ié- €, quo fubicéto inbzrent , nimirü vel n effe quieto , & permancnter,,
vclin fie- ri, & tranícunter, qua de caufa ait Arilt, verecündum potius
dici debere ciubuii- 'fe;quà rubcum «cflcctum efie. Neq, huic 'obitat, g denr
aliqua qualitates ex. va- tura fua pcricucranies im fobicáis , à aliz fuapte
n.tura iranlcunic$,vt lun.en& o- nus in acre,
&cxbcccapiteábinuicedifferreetsetialicer,Sicut.n.inprimalpecieAritt.nonfümitbabr.amyaif,c(iueneproqualicatibusexnaturaiuamob;libus,«climmobiliousàiubicào;ted.proniafcuéproqualitatequomodocunq;mobili,vcl1n4mobikinfabicétoyitaInhzctertia(pcciepecpa(lionen,&pallib4cqualitatemintelíigicfenübilesqualitatesquacunq;citioncmcbiles,vcliemob:Icsà(übicéto,vtconítatexexemplis
ab iplo Atift. allacis 114. Quatta claffiseft forma, & fizu- fa,vbi per
formá nÓ intelligit cuid ab 1p- fa gura diftinctum, vcl bi quid dittinG
intell:git, hoc nequit eife ; niti accidenta.- liter diltinGum pet aliquod
nempé acci- d€s fieurz lupersdditum,q) figuram ipsa Rer arch vel deforme $ er
Bert. inquit figutam d:c?, qux afficit quantita- tem;,& forman dici
pulchrirudincm , vel deformits tem ; quem dicendi modü Suas rez amplcétitor
explicans. pulchritudi- ncm per concemitaatiam colorum ; vel erunt
accidentaliter di füin&ta ex diucrfi- tatc fubic&lorum, vt figura
d:catur in ar- tificialibus.forma in naturalibus, vcl figu ra. tribuatur
rebusinanimatir, forma aní matis iuxtà varios dicendi modosExpo- fivorom de
hacic.. Hoc vnam nobis (uf- ficia, 9 cmnes diftingoentes formam à figura,nó
nifi accidencaliter dift inguüt , vno excepto Auer(a, qui q. 20.[c&t.4. tot
qualitates ad harc fpeciem reducit fub membro forma , vt necctlarió agnofcere
debeat inier. ea diftin&tioné efkcntialein, ad fot mam fiquidem reducit
omnes quas litaies ncn opcrattuas, & non fenlibiles , & nominatimaétus
omncs v cales séfuü extcinorum;,qp fané on;ninó nouitaté fae pit abiq; vllo
jiocíus fü4dau;étoscü actus omncs vitulcs, tam exicini, d. ntecni ad primam ,
vel tertiam fpecicmcómod;us tcduci | offiat, vt dicciius ait. le. Cótinunur autem
bac quarta (pecieg qualitatis cx ordinc quem dicunt adipuie €cm , & ctiam
ii ordine ad locui partes ciuídeu corporis figura. n. di. jut modus sra
afficiens, quatenus x erio moe o tcrminatam , vade alia eis figura Cir»
cularis, alia angularis j quia (91065 hu us inuicem corparata alio i: odo c
babent fiualiter,q partes:llius; binc dicebamus 1. p» Inft. cum Oibel, poiic in
1€ figurata tria conbideratis ipfam 4; «m Baucoa.as yt lignum, 2« quanit«teun
€;u5 I ,vel uc 2 Sls Ne "TS TR "€16 3. tandem ipfammet terminatione,
vcl di- fpotitonem quantitatis, wt cft rectitudo, €oruiias,criangularo , &
hec eft, qc di- &ilolet forma, & f'gura hanc ;uattà (pe- /&tem cont
tiucas; Hnc ce&té ibrieus de- ducebamus cum Do&ore 4.d. 1.9.1.5. &
d. 12.4.4. 1. qualitatcs hu us quare (pe- €ici non cífe proprie
aualitatcs3;quod ét hic adnotant Tatar. Mayr. & alij Scoti- ftz cit.quia
pot us quid relacinü dicunt, figura .n. vltrà quantitatem ( ait
Doctorcit.)nondicit,nifirelationemtermino.Tumir.c'udcntiumpartesadfeinuicé;dicuntorramenqualitates,quia
habent mo- dum dcnominandi, vel przdicandi qua- - Jitatis, quitenus modo quodam
abfoluio puedicantor.non in nuante ordinem ad aliud,co.n. ipfo , gpiliquid
dicitur. fimi- Je,z quale, diucrium; &c. illico infinua- tur ordo ad ;liud
, «t dum aliquid dicitur rectum curaum,triangulatum, nullus cec 1e exprimitur
ordo ad aliud , qua. etiam de cala (an t;s , & zgriiudo , deformi- -£2a5,
& pulchritudó qualitates dicuntur ; quia neinpé modum przdicandi , &
de- nominandi: qualitatis habent, cum tamcn in (c cclationem y yz relationes
inpor- tent ,vc notat De&or quol. 1 8.T. 11$ Figura igitur proprié pertinct
ad rzdicamcatci Sus, vt hic aduertit Tat. iem tomé intelligendum eft dc figura
po- fuiué accepta ; quia fi priuatiué umatur , non dicit , nifi terminationem
quandam Amrinfccam magnitudinis, que ml. pofi- tiuum addit vltia illam: (cd
priuauoncm folum vlterioris exrentionis ,.quo.(en- * fü dc figura locutus.
videtur Auctor. (cx ] princip. dum ait, quod artifex facic figu- k ^
süincifionis nil addendo ; (cd pouus ic- P -moucndo , & in hoc feníu figura
non .di- * ftinguitur realiter à rc figataca,nec ab ea fcp»taripotefl, nec cft
in alio pradicam. - ab ca,ita notauit Tromb.7. Met. q.3. ad Jsprin. Sed adhuc
.de figura ponti. é ac : "wr -i Sagem ditlmguere, «uod yna cít f
intrinícca , q«a. funda in pofitione de * genere quanutais, & im ordine ,
qué ier- dunt jnu;cem partcs intoto , alia. cxirine *feca , qua fundatur in
pofitionc de gc ne- ae lius, ia orduic, quem inuicem Ira. ho e "Difp, VII.
De Pradicamentis in panic. terminatam linealiter, vel fuper ficialiter:: gant
partesin loco,quz diftin&io tradi — V" -4 torà Tatar.z.Ehyf;q.1 dub.3.
& colig: - tur ex Scoto 4.d.10.). 1.6. Dico ergo, vhi. * vult corpus
Chr'ftiin Sacramento ,1-ét.— caieac figura fecundi genenss , idh ic ta-. - mcn
illam priorem retinercs4 »itenus c put non efl immediaié vnica cum pedes fed
mediantibas alijs partibus ;qur ordo parcium ;n toto videtar vcigque aliquam fi
guram conftituere , cum ergo. d.cimus figuram proprié. pertinere ad prz dicam.
Sius,lermo praefertim ett de figura pofi- tiua extrinfeca: hanc eandem
dittindtioné fgure hic etiam Recétores agaofcunt , mutatis tamen: terminis , nam ; gurà ex«
trinfecam vocant marhciaàaricam, tein ufecam veró appellant phyticam. Sed Di».
ces, Aritt, poft4uam poluit figurauá fi hac fpecie,remouet ftam deo(um,rarü, —
afperü ,& lene; vtpote pertinentia ad ge- nus (itus,fignum cuidens fizuram
de mé- -te Arilt.ad litum non fpe&tare; tum qu'a. - domus in vacuo figuram
retineret, vb. ui nullus adeffet locus , fcu fuperficies E biens.
Refp.Mavr.paffu 42. potius dirit- fe rarum ,& deníum ad jtgdicam. fitus -
fpe&are, quàm se&um , & curumm, quia. «- illa magis
cxpriimunt.& praeferunt pot. tiones de generc fitus,qua i(ta,vt fere ip. fa
nomina oftendunt , vnde figurze magis fi gnificantur per age mea cu mus veró in
vacuo; vel haberet folam fi- gutam jnrrinfecam , vel e tam exrriníe- .cam in
ordine ad [patium imaginar um ; vidcatur Tar.loc. cit.przfíctcm 1. Phyf. 116
Quaics,an figura (it modus fo- lius quantitatis , vel an ctiam connaeniat
alijs-tebus inaterialibus? 1 homitlz ne» gantes in fubftaotia, & abjs rebus
mate- tialibus pluralitatem partium, & omnem. . proríus | excenfionem.
anreccdenter. ad. — quantitate. , confcquenrer dicunt figu- rà cifeioodü
folasquantitatis. Scoc tta: vccÓ,qui plaralitate'n partum ,acetiam.——— otdincun
earum ad. nuicem agnofcuot ia fubilantia materiali aateccdérer ad quas ——
Aateq.aliquam «quoque er &isuram coa» * cedere ienentu: , alum inirinlccam,
cx «ocnim inquaecratercía)at figurass, ——— quia partcs quantitatis fünr exten(e
, ore dina, & proprijs teziniais terminar y -
cx1ex:LInwCNENCSv2eXtonamquedefiniturfiguraqualitasyvelrelatiorefültapseXterminatione,»partiumquantitatis,ergohetiamparteslabftantiz:materialis,cuiuslibetalteriusaccidentismaterialishabentquantitatefecla(aordinationem,extenfionem,&teriminacionempropriamyplanéexillisiliquateíultabitfigura,&Gcnobifctmdefendic.
Blanc. difp. 12. fedt. 9. & tenet Amic. q. f. dub. 4.19. vlterius
fubftantia marcriali tribuit. etiam citrá quahtitatem figaram cxcrinfecam ,
quia etia nobrfcum concedit effe capacem rhodi fitus citrà uantrtatem j quare
coa- cludit figuram , quocumque modo fuma» tur;conuenire cuicunque rei
mátcriali , & don foli quantitati , Verum quia com- mufiitet dicitar figara
modus quantita- tís,imo inter affe&iones eius cónumera- tuc, vt vidimus q.
przced. dicendum eft , quod licéc figura iricrinifeca poffit, & de- bcat
cuicírque rei materiali conuenire ob tationem allatà pro Scotittis; figura came
exttinfeca poni debet modas quantitatis propfius, & racio eft quia licet
(ubftátia materialis poffit effe in loco diuiüibili- tet (eclu(aqnan:itate ,
atque ideo funda- re in (üis partibus pofitionem de gencre. fitüsadliuc tamen
partes illa: poffunt 1n- uicem rararaliter pererratí yat fi zuratio exirin(écz,
& fitualis impenetrauionem: | uya ncceffarió poftulat, & in ea fun.
aur, faa .n. tali penetratione coufar- duntur, & cotmi(centur partes
innicem juanium ad locum;atque ideó figura /li - (uat '& cxtriníeca
cuane(cit folaiatrin- feca cemanente,quia ex commixtione | 5» & contu(ione
partiü in loco non deftrui tur ordo earum inter (e; at vbi et quan- titas, ibi
necetlarló reperitur impeactra- tiopartium , nec naturaliter poteít oppo- fina
euenire, atque ideo tacurali necef- fitate ad ipíam quantitatem fequicur fi-
güta extrinfcca ; qua nece(fitate not fe- quituf ad altas res materiales ;
rationa- bilitet ergo dicemus figuram extrinfe- cam «iE propram quant;tatis
cali mo- do,vt do cetens rebus mate- rialibus cóGueire nequeat » | 2o anis ou s
- "ac "» jJ " "UE e Quaft: LIT. De fpeciebus qualitatis.
eAp)1T-— 1T ARTICVLVS HL: "An prafata diuifío fit fuffciens ,cr ve- ré
generis in fpecies - n7 Voad primà& quaiti parté licet dicere poffemus nom
enumetaf fehic Arif: adamuffim omncs qtüalitatis fpecics,fed magis famofas, vt
ait Do&or .36.cit przdicam.in refol.q.6.qy amni - feíté infinuauit
Arift.ipfe,dum pott ex« plicarioné quartz (pecierait, C7 fortaf- $ V pirteae
alg apparét qualitatis modi , fed qui maxim dicuntur, [un: bistacaen quía
aliquatenus ampliando fpecies ab iplo afgnatas commodé omnes qualitas tes
reducuntat ad illas , diuifio prafata $ vclut idonca,& fufficiens eft
amplccten: da;ltoc autem probibimus , non quidem inquirendo fufficientiam
sliquaim, quas oftendatur neceffitas illius quatctoarij numcri , vt faciunt
quamplares , cum.n. illa diuifto non tit omnino exacta, & ab- foluta,nulla
talis affigaari potc(t, fed re«- cenfendo qualicates omnes, que aliquam
difficulratem videntur ingerere, & often- 6cndo omnts poffe aliquo modo
redu- ci ad vnam, vel alteram illarum fpecieci, - la prins afferri folet
dubitatio de pul« chritudine , ac deformitate, z2citudi ac fanitate,quz non
videntur reduci pof* fe ad aliquam illatitm quaraot (pecierü $ &
(i-dicatarad 4«educi, vt innait Do&. cit.quol. 18. Loppoaitur (t atim,q
quali« tates quati. fpeciei non füfcipiuat ma- gis, & minus, bene ramen
pulchram, :& deforme, zzgrum,& fanum, Varíasad hoc folutionesaffert
Amic.tra& 16.3. 5;art« 1,breuiter tamen dicendum eft illanon - cífe
iimplices catitates , fed aggregatazas potius ex dider(is , vt bene bic Burleus
adno:auit ,& tenent Fonfec:Suar.& alij y pulchritudo .n. eft quid
aggregatum ex colore , & debita eiembroram propor« - tione,zritudo, &
fanitas ex debita, vel: indebita humorum temperie, eotamen.a fenfu, quo dicuntur
quilitates, reduci de- bent ad 4.(pcciem jvc docec Doctor loc. étr, &
q.illa 36. prope finem, vbi ét füb« dit n0n negaiic Arift. ab omnibus«quali-
tatibus quaru (pecici faicipere magis , & minus, (ed a quibuídam -— me
athe. 612 Mathematicis ; poffant ctiam pertinere ad pr. mam fpeciem , vel
fecundam fani- ta5,& xc gritudo ,quarenus valide vel de- biliter di(ponunt
ad opera exerccada , zum in hoc fení(u Arift. ca rcceafuit ia. prima
fpccie,& ctiam in fccunda , iuxtà quod (alubritas , & infalubcitas fünt
ia- matz, vel acquifitar . 118 Sccüdo dubitatar de a&tibus intel
Ic&us,& volütatis,cü.n. huiu(inodi a&us. mon int opcratiui, vcl
caufatiui y fed. po- ziustermini actionum. potentiarum illa- rum,vt fusé probat
Doctor qol. 1 3. hac rationc nor vidcntur poffe reduci ad pri- mam, vel.
fecundam fpcciem,in quib.col- locari folent qualitates aliquam a&iui- tatcm
habentes ; ad tertiam licàc reduci : ac iret fenfitiui » non tamcn intel-
&iui,. quiere (pirituales. funt , genus autem tertz fpeciei eftqualicas
fenfibi- Ls,ad-quariam tandem coní(tat non. pof- fc rcduci Variasquoque
foludioncsre- fertad hoc Amic. cit. fed breuiter cum: Scor.quok 13. € c.
ducendum pofle com- modé reducradprimam, vel tertiam fpe- cicm, poffunt ad
primam-redaci fub di. fpatitione, licét .n- per ipfosnihil caufa- n poffit vt
per a&ionem prod.étiuam y ora ipfi non funt a& iones. productiuz d
terarni potius tal.um a&ionum;pof" funt es velat APYSax Quo y &
ra- topr endialiquid caufareynempe, » babita , hoc mem dicimus habitum. , nr
fcequétatie actibus, vt.cx rationi : prodecendi, vt notat Do&or 1.d.3- s. m
fine , pollunt etiam. commodius iuc reduci ad terram fpeciem fub. pat-
fdionc,vt diximus 1.p. Foft/i pracisé con- Aüdereniur , vt termintoperati per
actio- Rcs intellc&tiuas , & cune negandum cít qualitatem (cnfibilem
etfe adequatum genus illius verti a fpeciei, Aritt.veró de MNsraptum mentionem
feci(le velut ma- t fcftioribus ; quomodo autem intclli- gendus (ie Arift. dum
ro. Ethic. e. 5. nc- gat operationes virtutis e(le qualitates , explicat bene
Doctorloc.cit- ^ 319 Demücf di&ficulas dc qualitatib, fupernaturalibust
fant fides, (pos, cha- ; ditas , lumen gloriz ,charaéter ; qui por .
&juzdam Sacragienta impriwigut, dc pà Difs. VH. De Pradicameniris partic;
.. —À non videtur ad qaam iftarü. fpecierü re* duci debcát; imà nec videntur
pofle fub hoc przdicameoto reponi (i n. ex Ari(- 10. Met.tex.vlt.corruptibile ,
& incorru« pribile differunt genere , tanro magis nas turalc, &
(upernaturale. Reip. Dot. 4.d. 6-q. 19. M. etia qualitates (upecnaturales |
oiao debere in hoc przdicamento repo- ni , quia illis veré conuenit ratio
generica. qualitatis neq; [apernaturalitas poc. eas. extrahere ab hoc prz
dicam. , quia natu- ralitas,& (upernaturalitas nó fant condi- tionés,nili
per cóparationc ad agens , ta- lis aüt cópatatio nó variat aliquid quan- tum ad
effein generc, quia responitur. in genere sr fuà propria quidditaté formae
I&circüícripta relatione ad.agens, dictum: veró Plulofophi explicat de
genere phy- fico, vc diximus q. 1. huius di(p. ar. 1. [A quidem qualitatü
fapernaturalium maxi ma pacs pertinent ad primamfpceciea, &
xaeleriimenamerarz concinentur fab ha: Le éode fides (pes, charitas, vocatur
ha. , bitus theologici,ac ét ipfumlumen glorie habitus-dici (olet
;Soliveftaliquadifficule — tas de Ci
esAueríaloc.cit. reducit — ad 4. Ípecié , quatenus eft figura quedam:
fpiritualisanimá contingens , & Chri(to cóGigurans,fed hoc reijcit
Do&-ibid. ga nihil collocatur in gencre per proprieta tes i ifta chacadte-
cit i ris in anima , alioquin X ps-effet * um gencre fü iae Edad tup
petra,& fi
&tpofletípecicsintelligibilisinh«c(peciereponi,quiaconfizuratanimàiplrobiedocognito;AitergoDodhicharaéterponaturformaab(olutue(dehoc.n.eftihiproblemmicus)poteinfccüda(pecieFeponi,ariadoeNtentiaqnfupernaturalis;ve|mcliusinprimafubbabiru,quiaeftdedifficilémobilis»&cítaliquodododifpoürioradbeneagendum,falcimremota,&im»píedavtdeclaratfublit.P.eté&aliquomópraeuiadifpofitioinajaadgraciamigerónereceptiuiettformapriorfincquanórecipereturformapofteriorcxpactodiuino,obhzcigiturmuneraoptiméreduci.arimcna(pecié.»20Circaalteráquartiparce,ettfctéMMd2T"c6isopini»9MÀQuafi.LLL.dnhatdiifiofàfufetens,eer...61518generisinfpecies»itapa(fimThomifiz.Scousaütq.illa36.predicam.quáuis$.4domne:iflasmodumdoceatdefendendihanccommunemopin.;abíolutétaméinprzcedétbusdocet,ficut
i& in 4. loc. cit, N.nó effe reuera diuitionem gencrisin (jecies per
differentias, fed po tius per quofdam modos diuerfos,qui ei- dcm pror(us
qualitati cépetere potlunt , atquc ideó fentit effe porius diui(ionem
fübie&i io accidentia , & hecett cois o- 'pinio Scotift. in hoc
predicam. Tarar. o.de Mag. Otbcl. Rocc. Ant. And .Ma- it. palT. 4 2. Fabri 5.
Met.dilp. 16. Zerb.ib. q.1 $.& aliorum in 4. d.6.q. 10. probatur aüt tü
Arift.au&oritare;qui xradita qua- litatis diuifione in has 4. combimationes,
inquit jillos efle diuerfos modos qualita. tis; tümrónc , quia nequit res vnius
fpe- €ici cifential: ter tran(ire ad aliam fpecie, fcc fimul fub pluribus
fpeciebus effen- zialiter cóciaeri at eadem qualitas ad pla rcs qualitatis
clatles attinet , quia calor in aqua pertinet ad primi (pecié;in igne ad
(ccundam,vt virtus naturalis cius , in- quantam caufat paffionéin. fenfu actus
, pertinet ad rertiam, e alli funt diuerfi modi accidentalis qua differentia
eifenciales, & Faber ait: hanc fuifle opinionem anciquorum interpres: tum
Autfor.& przfecim Albert, ^-^ Refp. Thomiflz concedédo eidé 'qua-- litati
cQucnire potle oés rationes forma- les fpecicrum illarum, negant tn inde fe-
qui,quod fpecics cfentialiter diucr(as nó conitituát;quia bené potet cadé res
ma- tcrialiter ptincre ad diuetías fpecies fub. diucriis ronibus
formalibus,quas habet , imó ad diuerfa przdicamenta, vt conttat dc
a&ione,& pà (fione, quz cum fit eadé entitas realis motus , eflicruat
ti diuería predicamentà pp rationes tormales di- ner(as.Hac «à cctpófio explofa
eft difp. ptzced.q.2. vbi oftendimus reale diftin- Gionem pradicamcatorum, qdz
do&ri- -. icdaderuie pinu fi ice diui- o podatur gencris in fpecies plane
jftz fpecies poni deben realiter dittingta, & non táptum formaliter fcu róne;
Ec quj- de incapibileeit;'qüo cadem cniütas. ca. "oris poffit ede die is
[pecicbus c(sé- -" a itus, nonautem: ualiter, cum vnaresnonnifi (üb vai
fpe- cic eílentiali contineri queat ; Nec iuuat &iccre boc eucnire
beneficio diaerfarum Formalitatum;hoc .n. elt,gp im pugnatur, non pole candem
tem fub eodé generc €on titu: fimul & femel (ub diuertis f[pe- cicbus
cí(lentialiter. 4 quia vnius entitatis ynà tantü eít. etfentalis conttirutio
fab €odé gencre,& oppolitüafferere eft ma- nifettus error ia Metaph.nó ergo
pt ea- dé res cfle (ub dincríisipecieb. nifiacci- .dentaliteriuxta diuer(as
formaliates illi &ontingentcs,quod fi ira intelligant T miítz iam à nobis
non diffentiunr. 121 Suarez proinde d. 42. Mer.fec. 4. poftquam &
ipfereiecir alla.à Thomift. folationem,refpoadet re vera vnam rem pon nili in
vna fpecie effeatiali conítitui poífe, adhuc ramen pofle ín al;js coniti- tui
accidenraliter,& fic ia propolito vna qualitas erit in. vna tantum illaram
fpes cierü eflentialiter , poterit tf effc in alijs accidentaliter jf illi
cótingat fecundarió , & pcr accidenseszercere muacta aliarum fpecierum; Et
fic ét refpódéj lkecétiores Thomiftz fatentes illà vererum Thomi« ftatem
do&trini e(Te proríus erroneá. in Metapb.
vndeIo.deS.Th.q.18.ar.2.aitnullamqualitatemeffe,nifiinvnacantáfpeciecífentiali,fedaccidentaliterpoffeelfeinalia,quznáaucemfitformalitagyqueilliaffercfpeciemeffencialé,&quiaccidente,aitidiudicandüe(Te,velexeffe&ibusqualitatigpuca(ivideamussePSvnàformaliratéinueniriinvnaquaitate,vtincaloreeffecerminüalteratiosnis,aliánonfemper
, hatc fecupda (pecie accidentalem prebcbir;vel ex peincipijss À quibus
caufatur qualitas; (i videlicet ex illis ord matur ad a&ionc, vel
patlionem, conuenieotià vel dif conuenientiam natu ra , &c.tüpc «m. id eric
Mine Y Won vcró inquit, tas cl! per fe ordin ta ad tri EDU S yeiesieni e
[ubttans tig f, velillam Verücens ia fei vcl in ordine ad operation£ , non
otdinar: auc & ad duos effe&tus tribu&dos aque primó.y Ícd ad vnü
tantam ;, & non niu (ccundas rió, & concomnantec ad alcetam ,, acque
idcó ex cffc&u primario attendcadü cí - fc tpeciem eflentialea) qualitas ,
& ex AES 614 , &cundarió. accidentalem . Sed licét tota hzc do&rina
admitti poffit,tà (i bene ponderemus fotmalita- tes ; quz ponantur con(tituere.
quatuor affignatas fpccies , videbimus , & qué sépericontra Io.de S. Th.
& equé primó contra Suarez eidem qualitau conueni- re poffc,& fi hoc
nóinuenitur in omnib. qualitatibus inueniri tamé pót in aliqui- bus, erit
fufficiens inditiü has non cfle differentias cffentiales; qp aüt hoc ita fity
probatur eodem exemplo caloris, illi.n. femper conuenit effe immutatiuü fenfus
ta&us cffe principiü naturale calcfacien- di, & male, vcl bene
difponere fubic&tü, fi fitin aqua, veligne,ergo erit zqué pri- mo in
omnibus iilis tribus fpecicbus , ac effentialiter, fic ctiam per fe, & zqué
pri tó ordinatur calor ad calcfaciendum,& immutandü (enfüm ta&us , vcl
faltim ad bunc effc&ü non ordinatur per accidés ; ergo erit cflentialiter
in fecüda, & tertia fpecie ; item licét accidat calori e(le inia aqua,tam
fiue fit in aqua,fiue in ignes qué per fe ,& jjrimó ordinatur ad calcfa-
Ciendd, ergo ex hoc capite faltim cílen- sialiter erit in prima , & fccunda
fpecie , prarfiat ergo dicere formahitates, qua po nuntur illas cla(ies qualita
conftituere, efie potius diuctfos modos accidentales , quàm vetas, ac pec fe
differentias , atque ita przfatam diuifioné cfe potius (übie- &i m
accidentia,quàá generis in [pécies; qui veró vellet oppofitum tueri vtatur
via,uàm docct Do6.loc.cit. qux plane mclior c(t illa,qua|procedunt Thomifta.
121 Sed dices, o€srenétur admurrere przdicanié ü qualitatis, boc cft, g, hic
affiguatur ab Arift, at pradicaméum cft cootdinatio ex (iipremo genere , &
(uüb- ordiaatis (peciebus, ergo-cü genus huius po ab Aiift. per ha um,&
potentii, & ilé qualitate, & figuram,veré hzc eiit. fpecies illius.
Accedit, [quód qualitas cffentialiter prz- dicatur dc habiti dc natural:
potentia, & de paffione , & non nifi vx fuperius de eriori, ergo vere
funt fpecies, , Refp. neg. confeq. nam in affignan- disfpeciebus pradicam. in
Logica (atis 1s cáftat Aritt , (curi (uiffc cómunem lo. Difp. VII. De
Predicamentisin partie; - , » quédi modum tunc temporisyid patet ia przdicam.
quantitatis ex quztt. prac. &c ét in hoc przdicam. przíertim quoad 4..
fpecié quz certé nonnifi sf dici fpe&at ad hoc prz dicam.mirü ergo etle non
de- bet (i genuinas (pecies nó affi gnauit ,nec genus diuilit per proprias
differentias . Ad Conf. neg.confeg. nà animal ris, & tamé nó funt (pecies
animalis; Vcl melius ad vttüg; dicatur,re vera Arif.al i quas veras fpeeics
a(fignaffe hu:us genc- ristales .n. vtique funt babitus , & natu- ralis
potétiay& pa ffibilis qualitas (ed nó aflignaffe veras , ac proprias
differentias huius generis diuiliuas ; & illarü fpecie- rum conftitutiuas,
(ed potius nodos ac- cidentalcs eidé fpecici conuenire valen- tes,& inhoc
fenfu dicimus veras fpecies nó alli gna(Te ; alia quz dam Icuiorismo« menti
cócra hoc obijcit Suarez cit. quz foluuntur ex dictis vel tj libet, foluta vi-
deri poflunt apud Fabr. cit. —. 115 hogas,qüo ergo vt efict diuo emi,
infpecies? Refp, Mair.pa(l.42.qnem fequitur Amc.hic q. vlt. debere diuidi ,
ficuc (ubítanua diui- debatur in ípiritnalem,& corporaie, cor» poralis in
fenfibilem, & infenübilé , (cn« fibilis in vifibilem,& ipuilibilem ,
vitibi- lis vt color in difgregatiuum ,& congre- atiud, vt unt allcdo,&
nigredo, & hzc in fua indiuidua, Dices,quo hz poffunt cíie diffcrentiz
qualitatis, li funt fübftan tiz cum diuerforum genetü diuer(e fint diffcrentiz
ex regula aoteprzdic. Refp. Mair.g c le, & fpirizuale dicuntur dc
qualitgribus fecudü analogiam ad fub- ftantiam, non auté yniuocé, & idcó
non funt cz dem differ&iz quidditatiue ; vult dicere, gy licet ezdem
videantur diffcr&- tiz,re ramen vera non (untezdem , quia circumfcribunt
nobis differentias penitus diucrías,quia aia cft e(fentia fubftantig, alia
qual;tatis, vt notauimus dilp . prec. q.vlt.io vniüer(um dc omnibus illis gene
ribus, quae per tur diuidi -5 vide Mair. loc. cit, vbi circa hoc alias mouct di
flicultates yifu dignas; Nemo autcm miretur, fi brevibus huius — — pradicaméu
ftiuéturam expedimus, c. — " tanen | T. * de Pee . tro,& Paulo
predicatur per modü genc- deberet diuidi , easdem differentias viden-, e LA — T
4 : » « b." Éuofl IIT. "De pooprietatib. qualtate &Aj.IT..— 6x
tamen eius amplitudo fit maxima, & eius cognitio cuià magis neceffaria, quà
alio- rum,quia non tancum confert ad natura. Iem philofophiam;(ed ét ad moralé
, nec non ad Theologiam ipfam; id namq; fe- cimus;quia (pecierum eius exacta
cogni- tio pendet ex peculiaribus (cientijs;prz- fertim vcró ex lib.de Anim. de
gener. & corrup.ag etiá ex Morali , vnde coníulto hic dimittimus
multiplicem diuitionem qualitatü, & pra'ertim habituum intcl-
lc&us,& voluntatis, quam hic inferunt quamplures , huiufmodi .n diuifiones
cómodius tradentur fingulz in (uis locis, ARTICVLVS IV. MAffetliones, D
attributa qualitatis de- clarantur. 114 yjRima qualitatisaffe&io eft ha- D
bere cótrariü, illique cóuenit tá in concreto quá in abftra&tostrigidum.n.
contrariatur calido, & frigiditas calidi- tati, albam nigro , & albedo
nigredini 5 Cum autemconrrarietas ponitur qualita- tis aff-&tio , rion
(umiturintotorigore;quiainhocfenfüprimisduntaxatconuenitqualitatibus,qua:abeodemfubiectofeinuicépellunta&tionepropria,fedabfolotéfumiturprorepugnantiaduarumformarummagisinterfepugnantiü,quá«umtertio,&abcodemcóifobicCrofeformaliterexpellentiü,fineidfiata&tioncpropria,fiuea&tionealteríus,aliojuiniuftitia,&iniuttitia,albedo,&nigredo€onirarianombenedicerentur,eumnonfcexpellantàfubicéteadtioncpropria;fcdfoluma&ione(uarumcaufarü,quodbenehicadnotauitTatar.$.Quartofeiédum.Nequedicascontrarietatefiefümpramnonpoflediciqualitatisaffectioncm;quiacópctitétformisfubftancialibus,quzformaliterabcodemfübieétofepelluntinuicemabf.;;a&ionepropria.Hocn.atiumpiumeftprorfusfalfum,vtdiximusq.7.huius[difp.ar:.v1t.nàformafubftantialisabiolutéloqueudononexcluditdeterminatamformamà
fübic- - €&o,nec magis hác, quàm illam. (qua de- terminata rcpüguantia ad
veram contra- dieatemexigkur, qua cit qualitaus af- fcio ,vt dicemus difj.9. q.
1.att. 1.) fed aque excludit omnem difparatà , & cam quacü.jue éodem modo
incompo flibilis cft, & idcó contrarietas (ümpta pro hae determinata
repugnantia imer duas for» mas circa idé (ubiectum propria eft qua. litati ;
& illi foli conaenit, licét .n. tribui folcat etiam actioni ,& paílioni
, id toc fit ratione qualitatum contrariarum , ad quas terminantur, lic etiam
dicirur re- lationibus conuenire,vt poftea dicemus. 12 $ Sed dubiücfl;an in hoc
séíu có- petat omni (0à in primo feníu certü c& folis primis quataor
qualitatibus conue- nirc) Arift. negatiné refpondet , quia in coloribus medijs
talis & contrarietas nà reperitur,non.n. pallidum viridicontra- riatur:
Nihilominus hecaffe&io ita vs intclligi,vt competat omni qualitati,fi ly
ómui diflribuit pto secius finznlo- rumyinuen ti .n. potett hzc contrarietas in
prima fpecie. mter plurimos hab:tus 5 & di[potitiones inueniri potcft in
fecua- da,famendo prafettim naturakm im ténà pro pofitiua incptitudine ad aliqu
actionem , fic in oculo qualitas facilitans.. "vfum potentiz vifiug
contratia crit hue mori moxio illum pofitiué impedientisdc tertia nemo dabitat;
demum prout quar- ta fpceics fpe&at ad hoc pradicamentü ;, ét inca potett
affisnari contrarietas alie uainiet fanitaté, & e sritud.oé, formo» fitatem,
& dcformitatem, quo fenía di-. cebat D. Aug.in Ench. c. 17. nullus ci- bus,
aut potus fimul dukis eft ,.& amae- rus , nullum corpus fiiul vbi album ,
ibi & mgrum , nutlá (imal vbi deforme , ibi formofüro : Imó céinegauit
coleres mc- d:os habere contrarietatem , iatelligit n& haberc talem ,
qualis cft inter extremos alioqui ex maioti , vcl minori extremo rum
participatione bene potcft medius €olor cxuiemo comtrariati , fic viride die
citur albo contrariari ,inquascum inclu- dit aliquid nigredims , id; celligiur
ex Arift. 5. -hyf. c. 1- itaque medij colores non rationc (ui , fcd ratione
extremorü qua formaliter, vel verius vitaliter có- tinent bonc proprietate
pactieiparc pof- ; circa quam noncit ampliusimmo- yandum ; 9a cius períccta
intelligenuia ya» * ] ! | » . .* o9 92" &16.— Difg.VII. De
Tradicamentis,im parti. ] TUR dez ndet e& dicendis infra difp. 9. cit. q-
1« eretur magis , vel 1 calot ,'alioqui ^s 1. de oppolitionc contraria y ibi
náq» dere ipfa non eff ambigendilocus veré — €x profetto hanc oppofirionem ex
plica -.n. ip(a forrha,qua cft ix fübie&o , (u(ci- bin us,contrariorumq.
definitionem , & | pitmagi & minus ; & idco vnum calidi
dpcriemus,qualis,& quanta fit difüiantia, dicitor magis calidum alio , quia
habet. quz dici folet inter contraria veríari.; infe mags intenfum calorem y
imó t in hoc folutti cft bicaduertendum, qualitas ab (Erato folerbus dicere
magis, vel mi» tcs quasdá vtigs nullü habere cótrarioms mus incéfam
caliditatemsitavt magis , ve pam ncc lutné,nec fpecies feníibiles , nec minuscadatíüpra
lantudinem: graduum ——— intclligibilescontrarium aliquod habents indiidualium ,
nonautemimnediatefü — — atque idc diimus poflc. dici hamc pro- pta quidditaié
imabílra&ofigmificatamy — prietatem competere omni qualitati filY qua imi
indiüifibili confiftit.IKeCté igitur — — otmhi dil ribuat pro gcnerib.
(ingulorumy ar. 1. huius qu&fi.eficntiam qualitatis eX» non autem pro
degils gencrüme | — plicabatnus per. liabete partes ititenio; 126
Sccüdaqualitatisaffcótio eft,fu- — ni$;tum quia per hoc euidétet diftngui-
fcipere magis, & minusfenintédi &te-— tar quátisate'
cuiusefkmntiaexplicatur — sini, vna.n.qualitascft imrenlioralit.s, — per habere
parte$extentionis ;tum quia — — vynàm calidum magis calidum alio , «ma hec
proptietas cft ita qualitaci p ipe pe habct plares gradus caloris, quà
ilud,& vt nallo fenfualijscóuemrepoflio mf p — — idé;ndiucerlotéporemodo
magis modÓ — ipfam , & nulla poffit qualitas aí ly irizascalidum;& hec
proprietasefle ni» — qué ipfam rion participet; gi.n-aiü: Tho inicüm intenbbilé
; & remiffibilé fecun- mitasiatclle&um,& rola gus. dom gradus
indiuiduales lora a. eft ita — itatcs, nec tamcn magis , & min M
qualitatiadzquata, vcillifoli competat, — perc,eft proríus fal(um, quia vcinlb.
de. — & onini & (caper; illi quidem folicope- — Amim.dicemus cx Scoto
1« d.16.q. Wü. - iit, quia érfi relatioties aliqua» ité actio y fant potentia:
cum ipfa ania, (ubl & pellioymagis, & minus fufciperc dicane realiter
idem,don autem qualitates deie7— tar, hoc planécisconuctit depcndenter cumda fpeciesyt ipfi,opinantut e. à
qualitate, fuper qua fondantur illt r7 —. 127 Vltima affe io, qu£ er qualitatt
lanoncs, & ad quam terminatur inrdü jn quarto dodo euenire UI a&tio, X
pa(fio; conuctit etiarn onini, nà siti cam aliquid fimile , v citó Ait.
vidcatur hanc negare Pgur$ .catür, .quanutat AMathematicis quartz fpeciei , 1d
tamen. le, vcl inzquale,& co ori os contüirbare non dcbetytum quia qua —
hacpropricta$ explicandavenityjuo CX« — ponuntur ip quatta f[.ccic, non iunt
vera plicata fuit illa in quantate, qp nempé qualtates ; uim quia vt norat
Doctor q* fecundi dicat tón& fandamencalem, nam. 6.pr£dicam.in fine,nc. €t
omnib. qua- fotmalés& fimile, ac di(fimile acciptame itaribus quartz
(peciei cam proprictaté — tur, vt dicumt aptitadinem,non a&am;& cnc
fauitnam pulchriiudo, & delermt- demum ficut.ibi diccbamus. mqualita y -
tas(anuas, &gritudo fofcipiunt magis, & inzqdalitatc (ami pofle
pdicamentali- d minus. imo & figuris Matlicmarcis tet, uálcédércr, tic ét
in ppoüto dicia: &tiam in aliquo fenfu conacnire potcft s. musde timilicadine,&
didimditcudiac, E- quia vná Jineá dicimus ellc magis rcétam; máqyarple (umátur, & abfolute pto qua vcl
cdtuam alia,compctittàdeinséegzer , .cüque coueniiétiayvcl di(caucniétia, vt
aes rácfó Arifl.dicarnon conucnite qua^
cipifoletiricói modo loquéd:, vuiqué i ]iati rn acftraéto 5 quia non
dicimus vnà ct propriü qualitatis [ed pec omnta tere albedinem ellc magts
albediné alia $ hoc . vagatur,duas-n« relationes dicimus f tantum fpe£&tat
ad icodutn loquédi ,qui1 . les, vt dua$ paternitatcs;filiaciopé vel «um. per
abflracta nomina denotentur —.& paterniraté dilimiles,& tic de
quidditaies, & ell coa eium copfiftàt .fi prefsé,ac determinaié fuinantut,
1p máiailbil:, non benc in abflraéto di- .. ilo tanum pradicámento repeti —^ —-
^" .» Tow qal "ww p ICM KEW NP We quM CP a v TN AM us t 6:17 DISPVTA
TIO OCTAV A: De Predicamentis Refpetlinis . Eqs of] "Pradicamenta abfoluta
fequitur Trattatio dev Giuis; e j| quia Relationum in Tbilofopbia frequétifimus
eft vjus,nil enim P| frequeniius babent inore Tbilofopbi , quam boc referri ad
illud , | materiam nempà ad formás atiionem, Cr. pa(fianem pro formali eam
dicererclationemyC"c.ideó de Relatione int Di[putationé,que quamuis re
veraad Meta abic infituimus [icum pert ineat s ficut C" exalda rratlatio aliorum
Pradicamétorum; perfetía ta- men, € abfoluta cognitio relationis potius , quam
aliorum rradicamentorum in Logica e$i anticipan da ob' relationum neceffitatem
ad "Pbilofopbiam tradendanz praefertim iss totarelatiomibus [catet ; non
igitur bac tratlatioad Me- n differenda 0, uit quia ignorata relationis matura,
vix efl poffibilis ad pbi phiam ingrefins fed blc in Logica ex profeJo tradédas
prout munc ageredimur, QVAESTIO L uid fit Relatio realis, Cr quotuplex , ybi
difcrimen a(fignatur interpra- dicamentalem , C tran» — fcendentalem -.— [:
Voad primam quzfiti parté Relatio fectidom fm enl prz cifam, fiuc fit realis,
fiue rationis, definitar, quod fic vatio formalis, qua vnum vefpicit aliud,
& 1.p.Inft.tra&. 1. c. 7. diximns in qua- cung; relatione tria confiderari
dcbere , fuübicct&.f.fcu fundamentum,quod rcfr- tur, rationcm fupdandi,per
d rcferiar, & terminum, ad c refertur, hzc nimirü mia cermunrur ;n
bmilitudine Petri ad Paultm in albedinc, nà Fetrus relatus cft fübicctum,feu
fundamentum relationis , Paulus eft terminus, albedo demum c(t ratio ipfam
fundandi,quz eriam fuo mo- doin rclation:bus rations interuemiunt fe qua re
inira Q. 4. «xa&ior erit fermo) fed quia de relacionibusiationis facis di-
&um cft dilp.3 & 4. bic folem efl fermo de relatione reali , & nquirimusquid.fit
y uaué conditions ad. ipíam requirantur. ft autemy vt ibi diximus, quz cx.fit
in rcbus , vel faltim cxiftére poteft feclufo quocunque opere imiclle&us,
ita quod fuü e(Te non cíF (uum intcliig) , vt cft in rcla- tionibus rations,
vnde ibidé dicebamus tres con ditiopcs seguiti ad relationcin Logica . eant ; :
a mt ter Spem realé ex Scoto 1.d.3 1.
q-vn.$. 4d qu&ft- & quol.6. LI. Prima cft , quod extrema eius (int
realia , ita quod 1n ratione fun. i inandi
abintelle&anomlin&ta,quiaidemadfeipfumrealiterreferrinonpoteft.Tertiatandem,quoda&umcóparatinumintclie&tus;quaconACHIdCompldipJeqtiividereomplut.difp.14.quzft.Meindyin7.Met.fe&t.9.&alios;adrumtamencít,hicpotiusprefüpponidebere,quàmprobari,quiacxactaearumcognitiopendetompinócxinfradiccndisdefübic&ko;&terminorelationisHincrelatiorationisàcontradiciturilla,quznoneftàpartereiinterduoextema(edeisaduenitperoperationemintelle&us;folettamenMpellarirelatiorationisaliquaveratiocóprzcis?,quiadcficiteialiquapre»dictarumconditionum;vtnotathicTa«tar.ex$co.quol.13.N.talierclatioeftsdiflinttiomatctizàprimatione,&ucr(aliterentisànonente,quiahzcnondifiingounturperfolamfi&ionemncftráy(edvéréàparte.rciadhuctamenillarelatiodiftin&icnisdiciturrationis,quia.noneftadterminumpofirinnm,&reaJem,&hocipfumcontingitinmultisalijsrelationibus.:2Quoadalicramquefitipartem;pre«Bbbcipua$c$18Cipuarclatíonis
diuifio efl in przd:camé-- talem, & tranfcendentalé, inter quas non. idemab
omnibus affignatur d:ícrimen. Aliqui pofucrunt difcrimen cx parte ter- tnin: ,
quia przdicamentalis requirit ter» minumrealem,& realiter cxiflcnrem, &
à fundamento realiter diftin&üs vnde (u- pradicta tres càditiones cóitcr
tradi fo- lent de rclatione przdicamentali ; at rcla- tio traní(cendens nó
neceflarió petit ter- minum realem; vt conftat de coguitione entis rationis,
& priuationis ; nec realiter exiflentem, vt conftat dc fcientia, & po-
tétia rcípe&tu obie&ti: pollibilis ; nec rca- liter diftinQtü , vt
patct in fcientia diuina 1e (pe&u císetiz inter qua efd relatio trà.
fcendens,non tam € realis diftin&tio . Ce- terum licet fit verü illastres
conditioncs. etíc praecipue rclationis pradicaq.éralis, ^ tamen negari nequit,
quin ét (uo modo copctant relauionitranfcendenti , quia & | ipta relatio
realiscft, non rónis; & quidé. (ccanda conditio , q». fi fit; inter
extrema. ict.c.7. de ente; & ctf qngno modo realiter di ftin&a, zqué
nc-- a cfl ad vrranque ;. quia effe nequit tcípcGtus realis, fiue
predicamétalis, $uc- * wanícendenseiufdem ad (cipfum nà rc- " fpicicntia; & tendentia.
neccffario cft ad: aliud alioquin idé dici. poflet: fibi ipü ze» quale, &
funile; & quoad lioc nulla pror- | fusafierti potef diparitas. inter
relatio tedicamentalem; & traf cendentalé ,, | um elt fcientiam diuinà
tra: Kcédentaliter referti ad diuinam
e(sctia,. auillo-modo à patte rci actualiter. diftin- TT ^ ueniuntur in relatione tran(cendétali , qn:
eft:a&ualis, & nonaptitudibalistantum ,. . nam vilio
intuititia.crcata-dioit tranfcea- dent2lé ordinem: ad: obiectum aétu: cxi-
iens; orcario pafíTlua.ad Deum , & deoift 1dipsüconflatde vnione, actione,
& paf- fionc,qva per.adaer(arios relationcsim- portant tranfcendemalcs ,
& intelligi nc- queunt finc- exccemis.realibus: a&ta. exis flentibus,
ergo ex patte termin: hac. ca- ioncidiftingui nequcütrelaiio pra dica- mentalis,
& tonlcendeps adaquaté,quia telatianes«ranicendentesactuaics rcquie Difj.
IIT. De Predicam. GefpetHiuis- $ mat relationes fecundum etie, Prob. aísüz- 1
vt ciusobicótum , prz(ertim in fententia. ptumsquia effentia relationis efteffc
cd, —— D —. ergo diftinguere relationes wanfcenden-- — . , f&enteattributa
abeflentia; Imódmóío- t ' Yum liac: conditio, fcd ét alig interdü in-- rcillas,
quatenus relationes; fed penes aliquam. runt terminum realem. a&u
exiflentem 7 & (i interd nonrequirunt, hoc cis con- uenit; quatenus funt
relationes aptitudi- nalcs, non tranfcendentcs.. 3. [dcircó Thomiflz alio modo
colli- guo diftiné&ionem harum relationum ex. parte termini, in boc nimirü
(eníu , quód. relatio ptadicamentalis teípicit terminü. fub rone puri termini ,
nullu munus cxer-- cendo circa illum , ed omnino gratis; at.
tran(cendentalisnon refpicit iptum om- ninó gratis, & vt puré terminum,
fedaliquidcfficiédocircaipfum,vel.f.producendoipfum,velamando,vclcogaoícendo;velvniendo,velrecipiendo,velactuádo,&c.exquofir,wterminusharürela.tionumnonpüréterminusvocetur,(ed.obie&um,fubiectum,principium,vclaliquoalionominciuxtadiaerfitatemmuneris,quodcircacürelatiocxercetjita:,NEdMe*Meshic.ci^S.Th.Mafius,&alijTho,camCa-
.—— j.deeme&elfentag rpfequun-.— tur Fonfec. -Met.c.1 5. q.1. (eda suat — di(p.47.
Met. fc& 4. Conimb.hicq: re — » Amic.q.1.dub.3.ar. 1. & alij; xb Verüm
hoc difcrimen optime refellit P^ ——— Faber $.Met.difp.10.c. 1namdicere,g» — —
rclationes tranícendentales refpicianta-. — liudjnon vt purum cit dcfiruee toa
UE E hii ionemrelariomis ,quamtameninipfis. — agnolcinprafertim Suatez,
cumillas po-- cs.à przdicamentalibuspenes aliud, — quam. penesad, non cít
diftinguercillas,, — aliam differentiam extraneam,&c accide-- — ^ talem ,.
Tum quia ét liocniodo poffemus; — — iplasrelationes predicamentalesinter(e: — —
diftinguere,vt patermitatcm à fimilitudi--— nc ».quia paternitaseft ad filium
;. vt, eft: foppot itum viens; nmilitudó ad albumy. vt
fiogularenaturgaccidentalis,Tüquiadilcorrendo:peromnes:relationcsttanfcendentales,patet,quodomneilladige:refpiciutyvaiquevtcecminumrefpicr,vcconfiatdecreationequainomnifens1cntia.creataDeumrefpicitLs1nzeldVÁROS"DEUEpm8Bnt—n———R———SEE.
v ? e X " : x us RN : p. ws ». T — Quafi. T. De Relatione Pradicam. eT
lfenl. o€19 dentaliter,& tamen relpicit Deum,vt pu- sé terminum , quia
creatüra nullum mu- mus exercet circa Deum. Tum quia é con- tra relatio
paternitatis ín omni fententia eft predicameutalis , & tamen parer ali.
quid cfficit circa filium,cum illud produ. cat. Tum tandem quia illud (peciale
ma- nus ; quod ponitur rclatio cranfcendens circa (um terminum exercere , dici
pot aliud reipfa noa cífe , quàm ipfum refpi- cere tali, vebtali modo v.g.in
vnione vnü 'exttemum alteri coniungere cft vnionem tefpicere illud extremum
tali modo f. coniungendo, in a&u reprzfeatare obic- Gum cít, illad
refpicere tali modo .f. re pra(emando, quz diucrfitates etià inac- niuptur in
relationibus przdicamentali- bus iuxta diucrfitatem modorum , quib.is fuos
rc(p;ciunt terminos, (imilitudo.n.di- citur aflimilare, qualitas adzequarc;(ec-
uitus fubijccre,&c. Atq; ideó bene inquit Acriag difp.12. fed. 4. ninquam
capere potuiffe, quid velint fignificare Auctores cir. per hec , quod cfl
refpicere , vt purd terminum,& non vt puré terminum; quia nulla relatio ,
(iac pra dicamentalis , ftae tran(cendens ex zali re(picientia. ponit aliquid
in teriiíno, fed (olum extrinfecé illum denominant tcrminum,vndc omnes illum
refpiciunt, vt puré terminum. 4 Al] pro:nde diftinguunt has relatto- ncscx
parte fundamenti, ita quod relatio tranfcendens cft illa, quz ita eft de effen-
tia (übie& , vt tic ill;adzquaré identifi- «ata', & eilentialiter ,
vade ctiam proue. nit, vt fine illa neque effe , neque inielligi po (fi,
v.g.relatio a&us ad fuumobiectü , vnionis ad terminü , creatarz ad Deum,
potétiz ad a&us poffibiles, &c. pradica- reniaiis veró cft illa,
qu& fubie&o meré accidit, & ab co (cparari pót,vt paternitas à
Petro , (imiitudo ab albo ,ita Hurt.di- fput.1 $. Met. (cct. 1. Ouuicd.controu.
ro. Mert. punc. 1. Arriag.cit.& Recécores paf fim, qui '9És conuzniuat in
hoc , g relatio tranfícédencalis fit de (lentia fundaméc. Scd hoc quoque
difcrimen infringiar ex dicédis q-(eq. vbi ex. ;pteffo oftendeaius nulià
pror(us relatione, ércranfcende nca lm, poni potfe de eifentia ab(oluci ; imà
h»c manifctlà ingoluere contrad;ctioa€ . Alij diftinguunt has r latioaes ex
par- te vrriufque nempe tecmini, & fundamea- tij& inquiunt
predicamentalem illam e(- (e, cuius toram effe:e& ad. aliud (e hibz- r€ cx
2. definitione vaditaab Aritl, c. ad aliquid; traáfcendentalem vero, cuius to»
. tum effe non ctt (ojum adaliad , fea non - eft (olum re(pe&tiuum , (ed
partim ab(os lutam,patticd ce(pectiauim, vade nonfos lü gerit munis refiendi,
fedetiam adus — | nus ab(oluta n ex parte fundamenti, v&€ ——— fcientia v.g.
non tatum rofert intelle&tü- ad venit: eft rnunus celatiuam , fed ét illum
qaalificats ess cft munus abfolu- tum. Ate:tam q. (eq. conftabit implicare
entitatem perfeynam, quzclfentialitee — partim fit abíolutay & ad fe;
partim rcla- tía1, X ad al.ud,quiatanc contrad;ctoría vcrificarenrac de ea,quod
sth candzm fuá roaém formale , quatalis eftjeifet ad (e; & nonad (c, ad
aliud, & nonad aliud, - $ Scorittz vcrà alia procedunt via, 'docent.n.
illas celationes e(Te cranícen- dentalcs, quz pec plara vagantur. gezd:-
catnena , qualis e relatio crcarürz ad Deam, pradicamentales veto , qui (pez
ciale contlitaant predicamentum, vc pa- ternitas,(imilicudo, Xc.ita Tat. &
Fab. loc c t. & Lichec.2.d.1.q. $. $ "Nwncfol- — uend 1,qui proinde
aduertant n9 0moem relationei (andamento realiter ideacifi- €atam ede
ccanfcenidentalein, n23; € con- tta omae rraafceadentalem etf (abic- cto
realiter eandem ;. fundaatac autein in dicto Do&oris 1.d.1. q-5. in fol. ad
1. prin. vbi ex eo docet creacioaem elfe ce« lationem tranícendencem, quia
conuenit enti , antequam in genera delcendar, & ommce , quo4 conuenit enct
in tali prioci- zate,cít canícendens , & non eft alicuius determinati
genetis , vt ipfe prius docuit 1.d.8.4:4. N.& O.fequuatur plures exte ri,
vnde f'olet.liic q. 1:non vocat relatio nes traafcendentales,nifi eas, quz ita
(ane comauncs , vt prediceatar de. placib'is przdicamcatis, fic ctiain loquituc
Suarez difp.cit.fe8t. 3. mum- 105: 7 Sed (an&, quxmais D3&. [oec cit.
& &t 1.d.19. q.1. C. hoc igaitic itü felationis tran[cendeatis
agnodm-ric, noatadi en hoc dixit cie paeci(u n , & adeq iatum Gades Bob 2
fà; * "TC" . T tr s€10 Dif VAI. De Pradicam. "t IM. NN
"ficatom cius, alioquin quamplurimz re- lationes rebus vnius deterininat?:
przdi- «amenti cócs, illifq; realiter identi carae, vt lunt omaes aptitadines ,
ac peculiares rerum inclinationes , qua ad illud przdi- camenium determinate
l'peGant, in quo rcs ille inaeniantur;ab hoc membro ex- cluderentur , &
pradicamécales dici de berent, tamen falfum ett .quia pet rcla tionem
przdicamentalem intelligi folet, quz quaritüconítituit przd camentü aat faltim
vnam ex al;js fex . Coníe teat, quia pet hác diuifioné a juaté. diuid:- tut
relatio realis, avt quzlibet (ub alte- £0 iftorum membrorum debeat ncccifa- £io
contineri. -6 Vt igitur relationis tran(cendencal's adaquatam róncm a (fi
gnemus in coxa fua latitudine, inucftigandum eft, in quo có- fiftat ró
relationis przdicamentalis, hinc - efi. facilc erit deducere rónem tranfcédé-
talis, quz illi opponitur ; plané Do. cit. 2d.1.q. $. diferté docet illas cffe
relatio- nes quescupcdien quz fuis accidunt fundamentis, ac projnde ab cis
feparabi- les (unt; ergo e contra ill erunt tranfcé- te HÀ eis nó accidunt, (ed
fant idé , monquidcm effentialiter (quia hoc iinpli- €at,vt dicemus) (cd
rcaliter,fiue ifta (int aGuales , fiuc aptitudinales , ac proinde funt ab cis
proríus infeparabiles. Ex qua doctrina colligitur ratio, quarc relationes
prioris ordinis dicátur pra dicamentales, tzranfcendéiales veró ordinis
poítetioris , uia .n.illz rebas omninó accidunt ,acci- it .n. huic albo effe
iili fimile, Petro cf- fe Gilium,vcl patrem Pauli , hinc peculiare genus
accidentis conftituere debent ; at Quia rclationes pofterioris ordinis, vt re-
Jatio crcaturz ad Deum , materiz ad for- mi tcaa(cendüc ; X quafi peruadant ipsá
rei entitatem, peculiare genus accidenris nó collituant, fed per reductioné
(pe&át ad przdicaméta rerü quibus realiter 1dC^ ificaue ponuntur; quamus
crgo quzdam aRElaciones peciali quodà titulo tranfcen- dentales dicantur, quia
nimirum enti có- ueaiunt priu(qua in decé predic. deícen- dat, X ideó pec oia
illa vagantur , adhuc th & iflz , & omnes aliz tundamécis rca- Meer
idéaücaiz dicuntur ccan(cédenzatcs S) - ^ S y " ? i ddbudas Aden. a ]
cageneraliratione, quardusperidemi: — tat eee eh imp ipe dunt enritaté
fundamétorum fuot itayt enera/im loquendo omnisrelatio tran-. cenden:alis (it
realiter idem cum fundz- mento ,& é contra , & rarfus omars prie-
dicamentalis accidat fundamento, & & contra,ita cx noftris a(fignauit
di(ccimen mter has celaciones Mair,t.d. 19.q.1.ar.3* & Io. de Mag. hic q.
1. dub. 3. vbi dant talem regalam, Omnis relatio, quz nó cft realiter
dittiactià fao fundamento , cít ex le tranfcendeas , quia oinais. relatio, quz
eft dirc&é in genere relationis vel in aliquo aliorum fex vltimorü
przdic.cft accidens realiter à (ao fundamento di- ftin&um ; relatio autem,
qua eít cadem cum fuo fundamento , non eítaccidens fibi , ergo talisrelatio non
erit. przdica- mentalis , quare relinquitur , quód erit tcan(cendens hzc illi ;
idem [entit Zecb. $.Met.q. 17. $. Propter tertium, & Baí-
fol.1.d.30.q.t.ad5.prin.&Ponciushic.7Deindealiaprzcipuarelationisdiai(10tradifoletinrelatonemsmefse,&fecundumdici,.quamman:feftéafigaauitArift.c.deidaliquid,nonquidemdeipfarelationeinab(Ira&o,fedderelatiuisinconcteto,&reucrahocmodoaffignaridcbet,tumquiaficeamAcift.indicauit;tumquiaexeorumdifcrimineipeebancdiuitionéapolicarinonpo€erelationibusipfismabftra&o,fedtantuminconcreto,vtaliafiacrclatiua.fecundamefse,alia(ccundüdici,quamuisaucemomaeshuiu(modidiuiionemrecipiant,nontamenomnescodemmodocom)&ciusmembradiftinguunt,homittzcit.pucant.hancdiurfionemcoinciderecumprzcedenti,&idcrelatiua$13.c(seconfuaduntcumprzdicamentalibus,relatiua
fecüdum dici cü trà- fcendcatalious . Sed imineritó; tum quia fcuftra a(fi
gaaretur hzc diuiiio, vt ditin- &a ab illa; cam quia relatiua tranfcendé-
tia císent.aliter depeadent à. fuis termie nis,& correlatiuis noa minus; d
predica- métalia, ergo vel inagis vel eué relatua.— $rh efse vocari debat;
tádei ti hoc veri ciset, ita eisentialrer refercctur creatura ad Dcü ; vc ala
ad alatum, naim ala, vt ait Ad(t. | : ! Quafi... De Relatione Pradicam.
éovTranfeend. | 621. Arif. íntex.refertur ad allatum sm dici, Neotherici
quáplures opinantur hanc diui onem coincidere cü d:uitione rela- tionis
inrealem, & rationis, vnde relati- ua sif (fc confundunt cum telatiuis r
ea- libus, rclaciua fecundü dici cum relariuis rationis ; à qua. explicatione
parü differt aliaquam tradi: Fonf.cit. Vafq. 1.p. difp. 173.0. 13. Conimb. bic
q.1. & Faber cit. quod rclatiua fecundü ede (unr illa , quae veré à parte
rei ad. aliud cefcruntur ; fiuc pradicamentaliter, (iue tran(cendentali- ter,
relatiua vcró [ecundum dici;quz non veré, (ed vocetantum, & fecundü loqué-
di modum referuntur ad aliud , vtala ad alacam, quod exemplü attulit Arift. Scd
neutra explicatio recipi debet , non pri- ma; tum quia fruftra affignaretur hac
diuiiio , velut diftin&ta à diurione in rea- lem, & rationis; tum quia
rclationcs ro- nis Cópatari debent inter relationes fe- cundum cfic,nam füo
modo non (olü di- cuntur ,fed ctiam funt ad aliud . Neq; fe- cunda;quia
Arift.inter telatiua fccundum dici quzdam enumerat, qua veré dicunt relationem
ad aliud ,vt fenfum, (ci&uiam, &c.ergo non omnia relatiua fecundü di-
ci calia tunt fn vocem tantum, nequc hac rationc relatiua srh dici appellantur
, fcd potius quia accidentaliter, ac denomina. tiué (unt relata ad.
differentiam
relati-uorumfecundumcfle,que(untrelatiuaeiTentialiter,vtmoxexplicabimus.Aljexplicátillaefferelaiuafecundüdici,quaciiveréabfolutaiincfolüapparcntiambabentrelatinorum,vndenódi.cunturrelatiua,quiaordiiemdicantadaliudverum,vclfi&tum,fedporius,quiaaliareferunturad.ipfa;ita(cibilediciturrclatiuumad(cientiam,nonquiaordinéaliquem
habcat ad (cientia,(ed quia fcien - tia refertur ad ipfum fcibile; relatiua vero
fecundum effe illa vocant, qua habent re- i ad aliud vcram , vel f: é&am.
Sed hgc potius ett explicatio alterius diuitio- nisyqua relatiua diuidi (olent
in mutua, & non mutua, vt illa dican.ur, qua adicuice rcciprocé reférunur
reali relatione , ifta vetb non ; Ícd vnum dicitur ad aliud re- ferr1y quatenus
illud ad ipsü retcrcur, (eu r1erinat rclotoncm alterius. cxiremi » * c Logica,
Accedit Ariftor, non fcibile, fed ipfam fcientiam, neq; fenübile, (ed (eníum
in- ter relatiua connumerati, ergo przdicta explicatio non eft, ad Arift.
mentem . 8 Melius ergo lic diftinguuntur;ac ad Aritt.mencem , g relatiua
[ecandum effe fint illa, qua süc effentialiter relatiua ita vt corug ctientia
fit ad aliud (e babereg telatiua veró fecundum dici,qua relatiua $üt accidéntaliter
tantü,& denominatiués ' formaliter veró , & effencialiter (unt abs
foluta ; ita exponunt oés Scotiftz hic Io. de Mag. Orbel. Tatar. Mair. loc.
cit. Baf- fol. 1.d.36.q.1 art.1. in fine, qua de cauía " Do&ot q.
16.przdicam.hac vocat zqui- uocé relatiaa; & colligitur hoc difcrimen ex
ipío Ariít.qui prima definitione com ple&ens relatiua oia fecundü dici
multa enumerat abtoluta partes fübftantiz ; vt manus, caput; &c.
habitum»fen(um,fcien tiam;quz plané ad alia [pectant pra. dica- menta , neque
in hoc reponi poflunt , nifi denominatiué , quatenusnempe relatio- ncs aliquas
fundat, eo modo; quo Petrus albus sm albedinem denominatimé ponit in przdic.
qnalitatis ; at fecunda definie tione explicans fola relariua fecundü effe
enumerat duplum, & dimidiü, mclius, & pe us, & alia buiufmodi, quz
plane omn nia sip corü etienua ad aliud referuntur, u" nihil prater ordiné
ad aliud de ipfis t maliter acceptis intelligere poffimuss fic pater refertur
ad filium feruus ad do- minü , quia fub
rónc patris aliud intelli« gere nequimus ; nifi quod ad filiü refer- turjlicét
fundamétaliter,& cónotatiué ea róne,qua accidens cocrerg eft, (abictum
infinuct; & hanc esplicationem videtur fequi Tolet, cit. Vnum tamcn circa
hoc Doéct.aducttit quo]. 13.ad 1: princ. & cü co Tatar. hic not. 2.
ncccílarium eíle ad relatiuum sm dici , quod importet abíoe lutum , &
relationem (ub eodem noinine annexá,quod paet in ipío nomine fciene tig,quod
impofitü eft.nó folum ad fignis ficandá qualitatem intellectui inbzreaté verum
ét cclationem ad. obic&tum fci illi annexam, & totum hoc aggregati fi»
gnificaiur per illud nomen, licét «ni prie matió,& aliud fecundatio ; idem
patet de nomine manus, capitis, & aliarum paru ' S Bbb 3 14 FE EB Rida, €21
fubftátiz,dc quib. exéplificat Arift. qua- re^res omncs abíolutz per nomenabío.
Jutum importatz relatiua fccundum di« €i noh erunt , &fi actualiter
relauonem aliquam fundarent, fed (olum quàdo de- fiznàtar nomine non
purcabíoluto , fed €órnotante relationem ad aliud . Dc bac diuifione fuse agunt
Auerfa jus. Logs fcét. 3. Amic. trac. 15- q. 1. dub. 2. vbi alios inutiles
modos rcfetunt ; qui fadle ex dictis rcfel'untur . : Qv &STIO IL Qualis, Cr
quanta. fit identites relatio- , man tran|cendentalium cum rebus. | 9 'Y)
Elationes tranfcendentales cü ree ' bus idétificari diximus q«praced, imó ex
hoc capite aufpicati (amus diícrie tocn carü à przdicamécalibus;vt aüt ma- gis
cluccat affignatü difcrimen,& ipfana tura rclationü :ranfcédenialiüs
quaerimus in przfenti qualis, & quàáia fit talis1den- títàs; vt «n. ibi
innuimus , Thomiítz , ac Wcotherici paíIim (upportunt huiufmodi relationes
rebusidétificari, non folü rea- liter,fcd etià tormaliter, & quidditatiué ,
vnde cócludunt rclationé trancendenta- léà fundamen:o fuo nullo prorfus modo «x
natura rei formaliter difliagui ; fed c(le penitus cádcem entitatem abíolutá
funda- anéti,quz nó cfk pure abfoluta,(ed in ipío iikinl ecc conccpurincludit
ordinem ad aliud, ita qp (ine taliordiae c(Teniialiter & quidditatiné
neveat imelligi& vitro fateàtuc imentibus creatis nullum clfeita abiolutüm
, quin im. fua effenuia mncludat aliquem trantcendentalé reípectü, (aisim enus
ctLens per. participationem per »cellentialter pendens ab ente per eí- fentià;
quis .n. actualis dependencia ctdet relatio cximatura tci à ctcatura diftincta,
tpritudinalis tamen formali (Iimé cà ipfa cveatürz entitas ; addüt etin reb.
quam- plutiais ab alijs m aliquo per fe penden- tibus fpcciales relationes
ttáfcendétales ihcludi; ita inquiüt ip róne potenua or- dinem ad aétü
cticncisliter ibibi , & in tOuéc ai us ordiné ad obicciá, & in róuc ^
qaciscitentiaiier iacópleur ordinco-ad. «dependentia apritadmali ad (ubüan
"alim co » vt funt materia; & for- ) * , -Difput. VII, De
Pradicam-sefpeBliuis. ^ ma & icisrmükis lij; -. hoc eft prin-- cipium
metaph iini icol bicationeni non moucant , (cd is materijs velut
indabitarum.acs — cipiant; ita Suarez difp.47. cit.ícók. 5.mu. 12. cam Caiet.
loc, iam cit, ] Scotiftie veró é contrà licet cócedant identitatem realem harü
relationum cü rebuscü eorum DoG.z, d. 1.35. $. 4d qua[lionem ifl am,&
4.d.12.q-1.F.negat tamé cóflanter formalé , & e(fentialé cü codém ibid.
& quol. 1 1.art 4.X quol. 13. art.3.& alibi frequenter,vnde eft princi»
pium Metaphyfíicum in noftraSchola s nullum prorfasrefpectum indudi incó« — —
ceptru quidditatiuo ab(oluti ; & quia hie quotus eft quam maxime
neceflarius in rebus Philofophicis,ac Theologicis,ideb- diligenterett
hicexaminandus — 5 19 Dicimus 1.relationcs tran(céden- tales rebus realiter
identi ia Doc ifl, & citn m veddmer wis quidam scotiftz cit. d. przc.quafe
— hotrelaciones à rete res diia dep s vocent tranfcendentales,eo quia per plus
ra przdicam. diuagátur, qualis eft actua- lis inhzrentia accidétis , quz cóis
eft no- uem generibuscercü tamen eft in sétéria Do&toris hác,&
cófimiles relationes cíTe pet fe determinati generis, & folü deno- minatiue
carceris conuenire, & itaidocet ipfc deinhercntia accidentis 4.d. 12.4. 1.
$..4d qu&fl ionem D. & ideo formaliter, & quidditauu? he relationes
ccüt pradi- camentales , quia perfe funt deterininatdd —— generis,& folüm
denominatiué tan(cen- dentales , quatenus denoininzre potfu res aliorum
generü,& ideó eft queftio de folo noie. Noftra át Cócl.procedit de "i
lacionibus veré, & pcr (e tran(cendental bus, & folidé probauur à
Do&- in 1. loc, cit.hoc modo; Ois lla relatio eft realiter. — identifi cata
cü funJamento, fioc qua fua damétum cffe implicat ab ;ntrinfeco , fed nulla
rcs, etià de potentia. Dei abfolata , cfle pót rine ordine, quem dicit
tranfcen- 'décaliter ad aliá , vt creatura finerelattgs — -— '&e dependentig
ad Dcum , accidens fii matctiá (inc ordincad formam ; & f e dijs ergo tc
minos patetex differé&ia , quam priced. quzft. affignauimus inter
relationes tráfcendentales, & przdicamé tales, hzc .n. rebus accidunt ,
& poflunt adeffe,& abcife preter earam corruptio- nem, vt paret de
(iailitudine, paternita-
te;&c.attranfcédenralesminim,(edcáipfareincipiunt,&definür;Maiorprob.àScoto,quiaintrinfecaimpoffibilitas(eparationisduorumextriplicicapiteproCederepór,relquiafuntfimulnatura,vtcftdeduobusrelatiuis,velquiavnumcftprius,àquoeffentialiterdeppottcfius,rónecuiusdependentiznequiteffefincco,vteftdetotophy(ico,acciuspartibus,velquiafuntidemrealiter,yndepo*fteainfertineodem2.d.2.9.2.$.Centraiftud,illud,quodtieffetdittinctüabaliquo,effetpotteriuseonaturaliter;necefzfarióeffeidemilli;(iimpoffibilee(t.illudaliudeffetineifto,&quodmhil.tcaliterdiftinétüabalio,(imequonequite(lcfiniecontradi&ione;eftpriusco,fedcftpofteriusnaturaliter,vel(ímulinaturacumeo;fedfandamétüaeceffariócftpriusnaturaipfarelationefundata,ergofifundamétünonpoteftcffe(inetalirelatione,&hocimplicatabintrinfeco,ideritvciqueobidentitatemrealemcáea,quianunquamimplicatabintrinfecopriusfeparar1àofteriori,nifiobidentitatemrealem,vtConftatdefübie&o;&propriapaffione.1:Cofultóaütin1llamaioriaddimusabintrinfeco,quiatitalism(eparabilitasfolumabextrin(ecoprocedit,noninfertrealemidentitateuiintercadficiníepatabilia
dicuntur, ita monet Doct.loc.cit. 2.d.1.q. f. N. vbi afferc exemplü de Coe- lo,
quod sm Philcfophü implicat efic ti- | he motu, nccob id fequitur realis identt-
tas intet illa.ga talisimpo(libilitas no p- uenitab incrinfeco , & ex
^natura ipiius | Corli,(ed à cau(a extrinfeca .i. ab Iatelli- "itia
necesario Lene mouéte; eit ét exemplü de partibus vhicis, qua süt prio- FA
NMBMI pof coc me co, X tamé diftingauntur reatiter ab co. ex Do&t. 7. d.
2.q.2. quia talís impoflibilitas no pro- uenit ex abfoluta earü enticate, ed ab
al1- We oro UMANE CMUUCKMUMPSMY T. PERTENECER aueaememnEEPEUPNGouue Sp -€ »
dns. extrinfeco, népe ex carü eni'oncsquz s accidi & qua Ítta nequeunt nó
& LC PE. Quafi. T Deident. velat. feapfeend.cum fünd. — 623 caufare totít y
cá fintcaufe intrinfcce ,v-- notat Lichet.2.d.12:qi24 pót ctiá « £c exemplü de
veritate. propolitionü necc(- fariarü,;& cérinzenti, nam COci es nequcunt
eíse (ine illa;fappolito.Dei dc - creto;nec proinde hne enar di quia talis
inteparabilitas prouenit; ab cx- trinfeco f, ex Dei deccero, & contra in
neceísarijs veritas c( illis realiter identi, ficata,quía nequeunt efse fine
illa ex cari natura, & ab intrinfeco. [n propotito aüc incópoflibiliias
eísendi creaturam ab(a; dependentia ad Dcà e(t ex rationc intrin (eca ciusy(ic
etiam incópoflibilitas e(sens di
accidensfinedependentiaad(übie&um,&iohz,(mileía;alizrelationesrealiterfundamentís:identificantur.Hictamenaduertendáücft,illamScorimax'máproenmaioriaísumptaminargumentoàScodiftiscoiterficv(urpari,OfsrelatioychiusfendamentorepugnatefJe,finetermino,eflideutificatarealiter.cia€oyquofenfuprolatagraucs
patitur infa» tias, primo n. fal(avrdetur de omat cc- fpeétaaptitudinali,q01a
fundamentü cu, iufcanque talis poc exiftece fine actuali exiftétia termini,vt
homo line ri(u, X ta. mcn rifibilitas et cum homine re licec cadem &
quilibet talisrefpectas.cü fuo fundamento; Deindc hamanitas a Veroo atlamptanon
pór eise inrerum natüra , quin eciam V erbü éxiftar , & camen vaio
hypottatica nó eft ci realiter identifica. tà ,quas inftantias Vallo toluece
aidicac trac. Formal. in explic. diuilionis entis in dcpendens ,&
iadependens ;.(ed m«lius cit propolitionem aísuimere , vt ponitur -à Doct.loc.cit.
in2.i 3.d.1. q«1. ks 4 d. 1 2:q. 1. I & alibi, quód. neape relario omnis
cft cadem fandamento ; íi ne;]ua fundamentum implicat e(se ab intrin(es co ,
irat. impoflibilias (eparationis à fundamento (ic ipfius rien A fumpta ceísat
omnis dubitatio y vt rect notat Gadiusno(ter quol.19. 5 5s 12 Contrá hanc
Cócl.ob;jcics, hiac (ce quiomnia entia müdi e(se rclatuni, quod. vclati maximü
incoucnicas intulit Aci(l, 4. Met. córra alscrentes omnes rerü veri» tatc$ eíse
apparentes : i/rob.feq. quia 01a enia dicunt dependentiam ad Deü. Tum Bbb
4 a«x 621 fübftátiz,dc quib. exéplificat
Arift. qua- re'res omncs abfolute per nomcnabío. Jutum importatz relatiua
fecundum di €i noh erunt , éfi actualiter relationem aliquam fundarent, (cd
fojum quàdo dc- fiznatot nomine non parcabfoluto , fed córnotantc relationem ad
aliud . "s bac diuifione fusó agunt Auería q. 19. Log. fect. 5. Atmic. fn
ue ies ry 6» 1 vii alios inutiles modos rcfetunt , qui facile ex dictis
rcfel'untur . n2 Qv &STIO IL Qualis, C quanta fi identit«s relatio- , Aun
tranjcendentalium cum vebus. : g Y) Elationes tranfcendentalcs cü re» t EX bus
idétificari diximus q. praeced, jmó cx hoc capite aufpicati amus diícrie tocn
carü à przdicamécalibus;vt aüt ma- gis cluccat affignarü difcrimeny&
ipfana. turarclationü vanícedentaliüs quaerimus in przíenti qualis, & quáia
fit talis 1den- titas; Vt «n. ibi innuimus , Thomiftz , ac Ncotherici paíIim
(upportnt huiufmodi relationes rebusidéuficari, non folü rea» liter,fed exià
tormaliter,& quidditatiué , vnde cócludunr relationé tranícendenta- lé à
fundamento füo nullo prorí(us modo «x natura rei formaliter diftingui ; fed
c(le pénitus cádem entitatem abíolutà funda- ique nó eft pure abíolutay(ed in
ipío intrin(eco conccpurincludit ordinem ad ita qp inetaliordiae c(Tcnialiter ,
& quidditatiue nequeat intelligi; & vitro fatentur im entibus creatis
nullum clfeita tüm , quin m- fua effenia includat aliquem trantcendentalé
rc(pectà, faitim enus ettens per. participationem per »& efienuaimer
pendens ab ente. per cí- — fentia quis n. actualis dependencia cflet relatio cx
natura tcj à cteatura diftindta, tpritudinalis tamen formali (Timé cá ipfa
cveatbre entitas ; addüt étin reb. quam- pluriais ab alijs m aliquo pet fc
penden- Wbus fpcciales relationes trá(cendétales ihcludi; ita inquiüt in rónc
potentia or- "dinem ad 2&u ctic ncisliter uimbibi , & in tOnc adt
us ordiné ad obicdli , & in rGac pacis citentiaiter iacópleug oidineo- ad
"alim cópartem et (unt matetia & tor- Difput. VH De
Pradicam.vefpeHlinis. ma,& fic inmultis alijs ; &. hoc eft prin-.
cipium metaphyficum apud ipfos ita cói calculo receptum,vt dc hoc fpecialem da.
birationeni non moucant , (ed vbiquein fingulis materijs velut indubitatum ac«
cipiant; ita Suarez diíp.47. cit.ícók. 5.ntr. 12. cam Caier. loc. iam cit, |
Scotiftie veró é contrà , licét cócedant identitatem realem harü relationum cü
tebus ci corum Do&.z. d. 1.3.5. $. 4d qua (lionem ifl amy& 4.d.12.q.
1.F.negát tamé cóflanter formalé , & cífentialé cü codém ibid.& quol. 1
1.art, 4. X quol. 13. art.3.& alib! frequenter,vnde rtincie
pium-Meraphyficum : noftra la nullum prorfus refpeétum includi in có- ceptu
quidditatiuo ab(oluti ; & quia hic puo&us eft qam maximé neceflarius in
rebus Philofophicis,ac Theologicis,ideo diligenterett hicexaminandus.: — « 19
Dicimus 1.relationcs tranf tales rebus realiter identificati.Irta Doc Citin 2.
hanc cócedüt ocs Thomiftz, &€ uis quidam scotiftz cit. q. prac. quaf- am
relaciones à rebus realiter diftin&as vocent tranfcendentales,co quia per
plus ra przdicam. diuagátur, qualis eft actua- lis inhzrentia accidétis , quz
cóis eft no- uem generibuscercü tamen eft in séteria Do&oris hic,&
cófimiles relationes cíTe pet fe determinati generis, & folü deno- minatiué
caeceris conuenire, & itaidocct ipfc deinhercntia accidentis 4.d. 12.4.1.
$..4d br ida D. & ide? formaliter, & quidditauu? he relationes ccüt
prardi- camentales , quia per (e (unc deterininaci generis,& folum
denominatiué tran(cen- dentales , quatenus denoininzre. po(funt res altorutn
generü,& ide eft quxttio de folo noic.Noftra &t Cócl.procedn dc re
lacionibus veré, & pcr (etranfcendenta!i- bus, & folidé probatur à
Do&. in 2. loc, cit.hoc modo: Ois- lla relatio eft realiter identificata cü
fundamento, fioe qua fua damétum cffe implicat ab ;ntr;nfeco , (ed nulla res,
etià de porentia. Dci abíolata , cíle pót tine ordine, quem dicit cranfcen-
:décaliter ad aliá , vt creatura fine relatio- "e dependentig ad Dcum ,
accidens (ine "dependenia apritadinali ad (ubüanriam, "mátctià fine
ordinc ad formam ; pora ^ "2 c" elena d s E [ ( ] SABES 1 : : 1 | [ (
[ ! 1 : [ A n LI » dd J jÓ preeced. quz
ft. affigasuimus inter : Bouger tráfcendentales, & przdicamé . tàles, hzc
.n. rebus accidunt , & poffunt adeffe,& abetfe preter eatum corruptio
fiem, vt paret de fi alitudine, patetnita- te; &c. át cranfcédenrales
minimé, fed cü ipfa rc incipiunt,& de(inüt; Maior prob. à Scoto, quia
intrin(eca impo fibilitas fe- parationis duorum ex triplici capite pro- cedere
pót, el quia fünt fimul natura , vt eft de duobus relariuis, vel quia vnum eft
prius, à quo effentialiter dep pettc- tius , tóne cuius dependentiz nequit effc
fine co,vt eft de toto phyfico, ac cius par tibus,vel quia funt idem realiter,y
nde po* ftea infert in eodem 2.d.2.9.2.$. Contra iftud, illud; quod ti effet
dittinctüab ali- , effet potteriuseo naturaliter, necefz farió effe idem lli,
(i impoflibile e(t illud aliud effe fine ifto , & quod mhil tcaliter
diftín&tü ab alio, (ime quo ncquit e(e-tinie Contradi &ione;cít cà
co;fed cít poft. rius nataralicer, vel (rmul.natura cum eo; fed fundamécü neceffarió
cít- prias natura ipfa relatione fundata, ergo fi fundamétü non poteft cífe
fine tali rclaione , & hoc implicat ab intrinfeco , id erit vcique ob
identitatem realem cá ea. , quia nunquam implicat ab inrrinfeco prius feparar1
à ofteriori, nifi ob identitatem realem vt ab intrinfeco, quia ti talis
mfeparabilitas ab extriníeco procedit , n«n infert tealem identitateui inter
cad (c inlepa- tabilia dicuntur, ita monet Doct.loc.cit. 2.d.1.q. f. N. vbi
afferc exemplü de Coe- lo, quod si Phiicfophü implicat efic ti- hie motu, necob
id fequitur realis identi- tas inte? illa.g talisimpotlibilitas no ,p- üenitab
intrin(eco , & ex nacura ipiius Corli,fed à caufa extriníeca .i. ab
fatelli- gentia neceísarió Coelum mouéte; ett ét cxemplü de partibus vhiuis,qua
süt prio- : pofsüt e(se tine co , & camé iuntur realiter ab eo. ex
Do&t. 3. .d.2.q.2. E impoflibilitas nó pro- ." Utmitexabíoluta earü
cnticate, (ed ab ali- DN T extrinfeco, népe ex carü énioncsquz À Jaume qua fttà
nequeunt nó I: ro 6 &c. minor patetex differéia , -à Doct.loc.cit.
ini2.i& 3.d.1. q«i. k. Quafi. TE Deident. velar. franftend.cumfünd. | 625
cau(are toti , cá fintcaufe intrin(zce , v-- notat Lichet.2.d.12:q:2$ pot ctiá
«ff. exemplü de veritate propolitionü nece(- fatiarü,;& céringenti, nam
cócingentes ncqucunt císe (ine illa;fappoltito Dei dc- creto;nec proinde Bree e
s Tg quia talis inteparabilitas prouenit; ab cx. trinfeco.f, ex Dci deccero,
& é contra, neceísatijs veritas c( illis realiter identi- ficata;quía
nequeunt efse (ine «la ex ear natura, & ab intrinfeco. [n propotito ac
incópoflibiliias císendi creaturam abfq; dependentia ad Deà e(t ex ratione
intrin (eca cius, ic etiam incópoffibilitase(sen, di accidens fine dependentia
ad (übie- &um, &10 hz timilcíq;
aliz relationes realiter fundamentis: identi ficantur . Hictamen aduertendü
cft,
illamSco:tmax'nmáproemaioriaísumpraminargumentoàScoriftiscóiter(icv(urpari,Osrelatioycuiusfandamentorepugnatefe,fmetermino,eflideutificatarealiter.cia€oyquofenfuprolatagraucspatiturin(tá»tias,primo.n.fal(avideturdeomuicc(pcétaaptitudinali,quiafandameptücu,iufcanquetalispocexiftecefineactualiexiftétiarermiai,vthomofinerifuyXtamenrifibiliraseftcumhominereLicecadem;&quilibettalisrefpectus.cü(uafundamento;DeindchamanitasaVerooatiumptanonpóteíscinrerumnatüra,qumeciamVerbüéxiftar,&tamen;vaiohypottaticanóeftcirealiteridentifica.tà,quasinftanriasVallotolueceaidicactrac.Formal.inexplic.diuilionisentisindcpendens,&independens;.(edm«luscitpcopolitionemaísuimere,vtpoaitur&d.12:q.1.I.&alibi,quód.nempeudomniscftcademfandamento;(ine;]uafundamentamimplicate(seabintrinie€o,itavt.impoflibiliiasepiscfundamentofixipfiusrclationisyüc.n.fumptaceisatomnisdubitatioy.vtrectenotatGadiusno(terquol;19...(s12ContráhancCócl.ob;jcies,hiac(c»quiomniaentiamüdie(serclatuni,quad.vclatimaximiincoucnieusintolitAcl,4.Met.cócraalscrentesomnesreruvertetateseiseapparentes:i/rob.[eq.quia01aentiadicuntdependentiamadDcu.TumBbb4aex$142:exAug.$.deTrin.c.5.increaturis,quicquidnonsrifübftantiamdicitur,tevtsriaccidésdicatue,&infrac.16.apertàdocetrelationem
oém in creaturis effe accidens , düait illa effe accidentia rela- tiua, quz cum
aliqua mutatione rerum , de quibus dicuntur, accidunt, ex quo de- ducit ctiam
relationem creaturz ad Deü cíIc accidens , etiam expreffius do- «ct in fine
cap. . hoiuímodi relatio - ncs fpe&ant ad predicamentáü relationis, ergo
accidunt rebus , Prob. affum ptum , uta relationes iftz (unt relationes fecun
efle , ex quibus przdicamencü rela- tionis con(tituitur, & omninó competit
fecunda relatiuorü definitio tradita ab Ari(t. quia corum effe cít ad aliud
efien- tialiter (e habere. Tum 4.relatio tran(ce- denialis effentialiter
pendetiab extremis, ergo rcaliter à fundamento di(tinguitur , quia dependentia
effentialis (emper in- Ker. diftin&ionem realem inter depen- dens , &
terminum dependentiz , Refp. Do&or inconueniens cffe pm fere ota ad aliquid
formaliter, & quiddi- tatiué, vt aflerebat opinio ibiab Ari(t.re-
ic&ta,non tamen realiter , & identicé. Ad 2. concedit relationes in
creaturis c(Ie |.» accidentia, (i fant ad illa, ad quz c(sétia- liter non
dependent, at fi (unt ad illa, ac. cidentia non funt, nifi fumendo accidens E
extraneo à quidditate rei , & in hoc en(ü ait Aug. (ümere accidens , cum
re- lationem creaturz ad Deum vocat acci- dens, g é dicit cfle motabile; non
tamen mancnte fundamento ,ícd per mutationé etiam ipfius fundamenti. Ad
5.neg.aísü- ptum ordo .n effentialis rerí ad fuos ter-- fnínos ponitur-per
cedué&tionem in pra- dicam. ipfatum rerum ; ad prob.dicimus , non
quaícunque relationes sin c(le con. ftituece przd;cam. relationis, & ibi
dcfi- nici fcd illas ui , quz rebus accidunt qua- lesnoníunt tran(cen dentales.
Ad 4.rela- tio tran(cendentalis dicitur cfTentialiter dere à fundamento,eo modo
quo paf dicitur. penderc à fubie&o ; quatenus nempe cft fibi cófubflantialis,&
realiter identificata , proprie tamen dici nequit €Gentialitcr dependere , quia
non cft ab £9 raliter, & phyficécauíata, Difj. IIT. De "Pradicam.
tefpetiuis. 13 Dicimus 2.relationem ttanfcendé- talem formaliter diftingui à
fundamen- to fuo abfoluto, ita vt nó intrat cóceptum formalem,&
quidditatiuum eius;ita Do- &or loc.cit.przfertim in 2. qué (eq.Smi-
glec.difp. 10. q.8.Log.q» probat ui au&o. ritate allata Arift.4. Met. vbi
contra Hc- raclic. & Cratl. córendentes veritates re- rum effe apparentes
infert vt ab(urdü, gy oia effent ad aliquid, non inconuenit aüt oía effe ad
aliquid identicé ,& realiter,vt modó probatum eft , ergo formaliter, &
quidditatiué,ait Doctor; Tumau&orit. Aug.7.de Trin.c. 2. dum ait.omne, quod
relatiué dicitur , effe aliquid excepto rc- latiuo , fundamentum relation:s cít
aliqua entitas formaliter no incladens ;1- lam relationem;quá fundat;arq; ideó
cü primum , & principale tundumcenrum re- lationis fit aliquid ab(olutum ,
hoc vti q$ iter non includet relationem fun- datá. Tum quia id apparet in
rclacionib, diuinis , vbi e(t maxima identitzs in f; n- damento , & tamen
fundamenti non ctl formaliter relatio,quia tunc nó eflet per» fc&ie
formaliter infinita. Tum quiatüc in definitione hominis,equi, lapidis, & c.
poni deberet relatio depedenue ad Deü, quia definitio quidditatiua có.inct,
quic- Me eit de e(encia defniti , & unc quo efinitum ncquit quidditatiué
intcll gi Tum tandem róne à. priori , qua pa(Iim vtuntur Scotiflz , realitas
rclationis non includit formaliter realitarem abfolati , neque é contrà , ergo
neceflarió fimpli- citer entitas abfoluta formaliter di(tin- guicur à relatiua,
Prob. a(ífumptum, quia entitas abfoluta, v: fic , cft formaliter ad fe,
relatiua vt lic eit formaliter ad aliud , ergo voa non includitur in conceptu
for» mali, & praciío alterius,al;oqu:n eadcm cin entitas per eüdem
formal;(Timé có- ceptum cflet fimul ad fc,& non ad fe, ad aliud,& non
ad aliud , q» impl;cat . Prob. tt gm ca róne, qua cft ad (e;non cít ad
aliud;& caróne,qua cft ad aliud, non cft ad fc. Re(p. argum.probare folum
de re- fpc&u predicamcncali,g non tit de cone ccptu abioluti , non aüt dc
tranícenden- tali. Contrà, arsumentum quantü ad hoc &qué probat dc vtroque
& otledit 2 rd - tà - * ue. , Quaft IT. De idem. velaticn.tranfcend.eumfund..
62$ talis tes in (no per fe conceptu contradi- &oria clauderet,ex com. quod
cft rcs ab folnta,ef formaliter, & quidditatiud ad fc,nó ad aliud,& ex
eo , quod formaliter includit refpe&ü, ctt formaliter ad aliud, non ad fc,
ergo sm eundé cóceptü forma- lem; qui ei conuenirct, inquátü «ale ens, effet ad
(c,& nó ad fe, ad aliud, & non ad aliud ; & fané parum rcfert ad
contradi- &ioné euítádà,quod (it ad aliud pradica- fnentaliter ,vel
tranfcendentaliter,quia v- traque rclatio e(fentialiter e(t. habitudo ad aliud,
& íolum in hoc differunt , quód vna accidit meré (o fundamento, nó àl-
'teraj tum quia vt bene arguit Datíol, 1..d. 12.Q.1.6.Contra tertium modum ,
abío - lutam,& refpectiuum diuidüt totam lati
tudinem,antequáinprzdicamentadcícendat,ergoprz(cindendoetiamàccfpetupredicamentali,te(pectiuumnequitcoinciderecumabíolutoquantumadconceptusquidditatiuos14Refp.nullàfequicótradictionem,quodeadéresfitimulabfoluta,&relatiuatranfcendentaliter,quiaincarehoitóncsad(c,adaliud(unt&zabmapervnicam,&vlrimàdifferentià(pecificam,ergo,àquibusprzdicatacontradioria(umaptur,itanequeuntduoconceptuspartialesilliscotrcfpondentesintegcarevnàtotaléfpecificumitaquodcademressm(uanronem(pccificá,quavnicacít,fitadfe,&uonad(e,adaliud,&aonadaliud,Reíp.aliqui,quodrelatiotrá(cédésn&opponitureüeab(sluto,(cdrant«metféintranfcendcati,atqueiócoceptücntisabbac(olaopponitucabfoluto,purusce(pe&us.Contra;quiacelacotranfcendcusduodicit,&rationemformal&
tclationis , & ip(am traifcendentiá, quis igitur racione cranfcendentiz
opponatut ellc iatcanfcendenti;tamen rónc relatio - nis opponitur etiam clTe
abfoluto;& fal- fum ctt relationem pred icamétalé , qua- tenus
przdicamentalis, opponi e(Te abfo luto qa vt (ic opponitur eife trá(cenden ti ;
opponitur vcró efTe abfoluto, quate- inuicem, e(tó fint ambz deinregrocon- —
nus relatio, inqua cói róne conuenit cum ceyxu illius rei ; & ideó non sih
candem róné , fcd diner(as dicitor res 1]la. (imul
, & (emcl rclatiua,& abfoluta.Contra, q.- uis ponantur formalitares
di(tin&z , po- nuntur tàmcn vnum pcr fe concept in- tegrarc illiusrerquatcnus
talis cft de iflo igitur vno pcr (e conceptu ,quem conítti- tüunt , quaritar an
fit formaliter relaci- uus, vel ab(olutus,vel vtrumque ,& fi tcr- tium
dicant, ecce ftatim 1mplicancià, nà licét fingule illz formalitates pattialcs
fint diftin&z, tamen combinatz ponun tut efficere vnum per fe conceptum
fimul relatiuam, & abíolutum; INeq; iuuat cum quibusdà recurrere ad
conceptus diuer- fosinadzquatos ; quia hic loquimur de conceptu adzquato illius
tei abfolute , q ponitur e(sécialiter imbibere tranfcen- deniualem rcfpectü
& illà adzquaté con- ftituit in tali ipccie , & quarimus , an fit
abfolutus , vel relatiuus ; vcl fimul vterq; & hoc vlcimum impugnamus,
velut con- ccprum oinó inplicatoriam , quia quarli- bct res eft i0 vna dumtaxat
fpccie atho- * 4. E "is - relatione tranfcédéti, & idcó quantü ad boc
femper currit cadem paritas de vtra- que,v:de difp.z.Phyf.que(t.j.art. $..— 15$
Inoppof.obijc. t. inueniuntur res quz dà ex ,p»ria códitionc ità im pfc&te,
vt carü e(sccia intrinfecá dicat jppottio- nem cum alijs, ad que cx natura [ua
otdi* natur,fic accidentia rcferuncur ad (üblta tia habitus, & potentia ad
obie&um , ad od ità referantur , vt illorü e(sétia , 8C (ftin&tio
omnino iutclligi nequeat, nec uidé a Dco,& Angelis nifi p ordiné ad a*l.cét
ergo a&us ad effentiá. potétiz nó ptineat,nec obiectü ad eisécià atus 5 - c
unt rcs proríus intet fe d uct(z, tamem ordo ad ilia nece(farió, &
c(cncioliter im bibitur in cis. Conf.nó pó',nec quidem ; Deo;cócipi a&us
vitalis, vc à nó vital; die ftinguicur, nifi cum ordine intrinfeco ad princip:ü
vitale, ergo talis ordo pertinet Omninó ad conceprü quiddiraunü . Rur- fus
accidens realiter , & etlentialirer cft ens aptü igbarere fubftantiz , rio
dicit ordincm inuaníccü ad tübItàcià,& quid» 08636 ^ Difp. PUt.
DePredicamrefpeGluis, o dit:tiu? nequit concipi, & explicari , nifi p.talem
ordiiem; q» cóftat ex ipfo nomi» nc accidentis,nà accidens eft vtiq; alicu- ius
accidens, & qy accidit; alícui accidit ; qua de cauía accidens dicitür
entis-ens 7: Met. cap. 2. Demum fi entitas creatus rz formaliter diftinguitut à
relatione de: pendente , nec ineius é(Téntia includi- turjquerit vel vt fic eft
à Dco dependens, vcl independens nó fecüidü ergo primü . Refp. neg.a(fampti,
adprob.dicimus,fionideoaccidensdefiniripetfübie&ü,tehtiáperPu&a&tüperobiecti,uiahitermini,velhabitüdinesadipíos(diitiaillaruràrerum,&adconjuidditatiuamearum|pertineàr,cmapdececffentialisDed1ndefinitionecuiufcüq;ponitcumhzcnólicminuseffentialisalijs,vtdocetDoa*rin4.d.12.q.I.L.edratioeft,ializc,&aliahuiafmodiobimperfeeorüentitatemnóhabentperfe&üceptumquidditatiuü,&quietatiuum,nifiaddatürillud,adquodordinantur,ficformaAberandaccidentalis,fedetiamfubflaniialis,perfe&té
nó exprimi- tur, & quietatiué , nifi infinuetur fobie- &um,cuius eft forma
, vc notat Doctor ibidem; pót igitur accidens cGcipi,& de- finiri finc
ordine ad fübie&tum,;fed hic nó erit«onceptus rei quietatiuus;fed tantum
idditatinus,per quem perfe&é Deus , & forte ctiam A ngeli attingunt
quiddita. tcm accidentis ab(oluti . Ob eandem ra- tionem, vcl potius ob
affignatam à |Sco- to quol. 15. ad r.ptin.porentia nequit p- fc&é concipi,
nifi p ordinem ad actum , & a&us, (eu operatio pcr ordiné ad obic-
quiaf.cóiter voces linpotitz ad fi- gnifi candum operationes important relà
tionem abfoluto anncxarn,quacé Tem oportet coiatelligere obiectum in rone
termini, vndé (i vox pracisé imponere- tur ad fignificandam enritatem abíoluta,
uz cít in epcratione, & per íe in gencre qualitatis, fignificatum illius
vocis poffet intelligi non cointellige ndo obicétum in tóne termini. Hinc
Doctor quol.cod fub H h. & 2.d. 24.3.1.in fol. 2.ài g.ait aucto ritatem
Arift, a de Anim 33- poten — tamen ifta babitudo ad quácüque FN eit indwiitur
per a/kus ,G* alfus per obie, 4, debcte intelligi extrinfecé,& manife,
ftatiud,obiectoram.n.diftinctio manife- ftior e(t nobis di/timóbonzactuü, X di-
ftin&o a&uü ditt n&ioncpotentiaru ny non auié intemfece,
&etfenvialicer , quia fic propr'js d'fférerinjs abinuicem (ccer- nütur,quas
vu;atungüc Deus,& angeli, 16 Ad Cont.ncg.atfamprásficur .n. ad habédut
conceptum quidditatuuum ac« cidentis neceffaria non eft jiammó iaperti nens
inhzcéntia aptitudinalis, fed (uffici attingere radicem talis aptitud'nis, fic
in propofité ad- conceprum quidditatiuum a&us vitàlis non eft neceflarius
talis or4 do,nec a&ualis,nec aptitudmalis, fed (uf- fiéit attingere
differentiam abíolotà cxi« itiuam talis ordinis , & irà vniuerfaliter
icéndum eft de quocun j; abfoluto dicé te ordinem tranfcendentalem ad aliud, q»
ad eius conceptum qu:dditatiuü (pectat y nonordoille,(ed ratio abfoluta
poftulans íllàm quomodo folent explicari omnipo tentia Deià Theologis , &
alia attributa ad extra;non .n. dicendum elt has perfe- &iones in Dco
includere relationes tran ' fcendentales ad creaturas, vt aliqui perpe tam
arbitrantur ,quia eadem ratio , qua excludit à Deo relationes przdicamen- tales
ad creaturas, excludit etià tranícene dentales , vt infra dicemus, ,. an Ad
aliam accidens pót fumi duplici« ter, vt norat Do&t.ac.in 4.6./4d qonems
vel formaliter , & pro pet fe fignificato nempe pro iplamet
accideatalitace, & in- hzrenria accidentis , aut materialiter , & pro
denominato ab ilta v. g. pro albedi- ne,primo modo vtiquc eft quid rclaiuü
etfentialiter, quia eft ipiamet relatio ac- cidentalicatis,acinhzrenrig , &
de acci- dente in hoc fen(u procedit argaimentü » nonautem fi accipiatur
(ecunio modo . Dicitur aütaccidens etc ens , «qu'a cnus [edi qp ly quia noct
caulaliratem ormalem , quafi formalisró entitac s in accidente (it inhiecere
cali eni i. (ubtiá- tig, vnigerfaliter n. canfaturn à quacun- ue-cau(a its
quocürue generc caufa cit illudyquod eít qa raliter enis. t. calis caus (&
in tali genere,& ordinecautand! ; nec p E - "5. * pA eL T t.
eftformale,vel effentiale in caufato, quia tünc nullum caufatü effet formaliter
ab- folutum;ita exponit Do&.loc.cit.(ub G. Ad vit. entitas creature
ab(oluta praci- sé, & fccüdü fe contiderata,neque c(l de- pédés;
neq,indepédés formaliter,led eft dependens£andamen:alkter quia ip!i de- betur
formnalisdependenzia , (icit homo formaliter , nec cít r:íi5.Irs,nec non cif -
bilis in primo modo d: cadi per fe y. fed tantum radicaliter , qi1acenus
inlecundo ^ fignoci debetur ri(ibilitas
-; —cQYASTIO IIL J — " e 4nvelàtio predicam. fit accidens ex- - remis euus
[uperadditum, e ab . eis reipja condiflinct um. 17 Kern o€s,vno,vel altero
difcre- páte.relationcs trà cédétales eife vetas, & rcales
formas in rccü natura. exi fté&ces modo
precedenti qui (t. enarrato ; i eft
controueríia dz relation.b. libus , an fint forma tcales accidentales rebus
ipfis. fuperaddiue ,.& ab cis ccaliter ,vel(altim modaliter d:(tin &z
,nam pro parte negatiua adsüt. toncs tanti momenti , vt ab Au&oribus haius fententia
inolubiles repatentur , & qui. eítà nos eas non ccnfcamus iniolu- biles, facemur nihilominus magaá prafc- ferre
apparentiam , & forté maiorem quàm rationcs pro parte affirmatiüa . - res itaque tamofar extant de. hac re in.duz
extrema, & voa med;a, prima té nega: relationes pr dicam, cffe c rcalcs
formas accidentales , fcd aíferite(ie tantám denominationes cx- trin(ecas desüpcas
ex collcctione,f(cu có- binatione rcrum, ta vt relatio praedicam. aliud non
íit,quàm cocomitantia, & .co- exiftentia duorum exicemorum ,.— fimili tudo
v.g. duorum alborum combinaco , iriaca, velalteriuscereg. inen: furz
coexiftentia ; diffimilitudo veró al- bi,& nigti combinatio, inz«qualitas
quan . títauis palmaris,& bipalmar!s cocxittcn- —
tia , & fic de alijs: à Nominales paflim q.d. 28. 29. & 49. Ocham.
Greg. Gab. aqualiras duarum quantitati palatium, | & velbi - .. Q. III . De
diflinczelationis predicam, ab exirtmis. 61.7. quos (equuntur- Recentiores
nonaulli » qui ob naufeam, quam illis afferunt. (en- tentiz Arift. D. Thoin.& Scou toties ia Scholis decantatz
libenter ia Nominali( mum iun&is pedibas ruunt , vade in Lo gica negàt
relationes , in Philofophia in, diui (ibilia, in Metaph. pra&cifiones obie-
&iuas, & naturas cóes , quibus principi] negatis plane euercütur
prefate fcientig gs; pra (ercim vt fuat ab Arift. craditge, & ias (Litutae,
& SS. Patribus; negant igitur c Nominal.celationes pdicamentales Hut
tad.difp. 16. Mer. fe&. 2. & 3. eius late« ro Atriag.d.12.
Log.fect.6.& feq. Auere faq. 25. hy(: (eter. &
2.& alijquibus fà obijcias in hac opinione auferri vn. pra d ca néntü;
efp.nós itr'dendo nó ob hoc aufecci ab Eccle(ia ynü Sacramentü , aut Decalogi
pr&ceptum;in q (ent.lapíus cft Vulpes
t.p.com.3 .difp.$ 8-arc.9.n. 1 $ vbi (olü prz d:csméta
ab(oluta admittit. eífe entiarealia formaliter, alia idencicé can- tuin, vnd?
feptem demit pradicameata. 18. Secüda opinio extteaa affirmat ree lationé pre
dicamentalé cífe; vecà formá accidentalem rcbus fupecaddita, & ab eis
reipfa dittin&, fiue talis diftan&tio: rea lis vocetur,Gué folii
modalis, eó quia ree latio non fit proprié res , f. us rei g Hecett (nía cóisin
(chola Peri eticag nà Aríít.hicia Logica , & rut(us 5; Mete flatuit vccum,
& reale pradicamentü rela tionis, quod vuiq; nequit ex fola denomi nátione
extrinfecacon(litui , vt dicemus Qt immo nó folü in fchola. Peripar, fed et
Platonica; d verpetuó fecati funt oés Arift-Interpre:es à Arabes,q Gtzci;&
Lacni , vt teftatur Soátcz difp. 47; Mere fc&. 1.0.10. & tota RV calium
Schola Tho. mitará, & Scotiflarü , id namq. ex pro« tcilo docuerunt
angelicus Do&or p. 1.94 13-ari.7.& q.18.arc 1.& q. 7; de potenta
artig.ac alib: (zpé,S& Subtili$ x:d. 1.q-« 3:d .1.]:1.8& 4; d. 12.9.1.
& quol 1145 alibi irte quod fola tot;ac «án4 torü auctoriras virorum hanc
fententiam reddit oppoiita valdà- ili dif - Tertia demum opinio mcdiasconcedit,
6:9 Difp."UL. De Pradicam.te|peHliuis | | te diftin&asab eis,(cd tr
fundamentali- cum diuina (ubtlaaria identificantur,non. tc, ac rone
rariocinata, formaliter veró , ficincteaturis. Refp, imó ex hoc capite &
a&ualiter folü diftingui p intelle&ü ; nos non benc ex diuinis
relationibus de- ità Henric.quol.9.3.3. Alcn[ $. Met.cir- ducere ercatas
accidentales;quia illz süt €àtex.20 Baccon.1.d.28.q.r.art.4. dub. —
fübflanciales, & rranfcendentales. Coa- 3.Soncin. j.Met.q.28. opinionécx
in- trasquia hac (unt prad:cata cóia
Deo, & tegro poflea cüalijs nonnullis amplexus creaturis, ergo ficut
fcientiaqua in Deo eft Suarez di(p.cit. fe&. 2. vbrwult rela-.— ponit
(ubítanua, in creaturis ponitur ac- tioné adzquaté ident ficari cü fundam- —
cidens;quia (ci&cia in cói abitrahit à (cié 1O,cXigere tamen tctminum,non
vt parté— tiaincreata,quz cft (ubftanua in Deo,& formalemrelationis,fed
vtquid cónota- a (cictia creata, qug cít accidens in crea- t6 in obliquo, vndé
cócladit ,relationem — turis , ic pariter de relatione dicendum e(Te formam
ab(olutam,nonabíoluté sü- — erit,ncc poterit negari paritas, nifi negan ptam ,
(ed vcrefpicientem aliam ,quam — dorclationemin crcaus dicere accidens
opinionem tribuit Nominalibus , à rcbascondiftin&tü,qua tané effec ma. :
nifcila petitio princip:j,:d.n.eft qued ,p- ARTICVLVS I bare contendimus per
aífumptam parita- elato pradicam. eft accidens ab ex- — Sed qusamus hanc
ratonenex diii qo mremis veipfa condifiintium. nis rclationib.dedüctà,quia meré
Theo- 19- T hec veritas facilius deducatur, — logica cfl, non .n. data opera
cam addu- prius vtramq;fentenriá à noftro ^ ximus , fed (olum vtprzíatos
Auctores aflferto recedentem impugnabimus , & — conuinceremus;qui Theologi
(unc, & A- poftea noflram flatuemus. rift.au&oritacem a(pernantur, quos
etiá Dicimus r.gp relatio predicam. nó eft — credimus faclé negaturos
relationes fola duorumextremorü concomitantia, quoque diuinas;ni(i fides
obuiaret . vcl combinatio . Conclutio ftatuitur có: —. ao láigitur accingimur
ad roné nata ara primam opin. & prob. primó,quiaex — ralem;quaz funditus
bác cucliit opin.;dá- opin.toliitur przdicamétam relatio- — tur in creaturis
denomipat;oncs puté re- mis, quod certé conflitui nequit inmera — latius, etgo
dátur puré relationes, d funt denoniinatione cxtrinfeca;,vt poíteadi- pradicamentales.Coníe. patet, quia ef»
&cmus;& oés relationes ponütur mutuz, — fe&us formalis non ctt ,
nifi forma ipfa à plané totam euertit peripatheticam do — fübiecto participata
; aisüptü poffet pro» dastisc omnis gratisconccdunt Ad- — bari cum Scot.cit.
24d. q.5. ex denomie Tíarij parü curantes de cucríione pr2 — nationibus
fundatis in aione; & paffio- slicamenti relationis dicentes , nonobid —
ne,in vnione, pratentia; & alijs (cx pradi woilialiquod facramentum ab
Ecclefia 9— camenus ; quiaimportant puras rclacio- sut przceptum à
Decalogo.Sed'(anéne- — nes, vt q.vlc-huius difp. & tutusin Fhyf; o
rclationes rcales, aut omninó tol^
probamus;ti quia Aducr(arij bas negant , aut yaldé labefactant myíterium
ze — efferelauones pradicam. , fed aiunt cílc . "'Triadis , vt hic vrget
lo. de Mag. qp. traaíceodencales importantes abíolutum eft maximum Sacramcntü
in fide noftra, — cum re(pe&u , idco ad probanionem a(- At inquiunt has
negare in ereatis mon in — (ampi inducemus denominauioncs fi» diuinis, Contra,
firclactonesin diuini milis, & diffimilis mes , & inzqua« funt
realcs,& non taptumn extrema coe- — Iis, & alias haiufmodi fundacas (u
p vnd xiflentia ; ergo etiamincreatis,coníegj — & mulza ex $.Met« 1 9-bas
.n. conc-cáunt par er,quia omnia attributa Deo,& erea-'— efTc
denominationesrclatiuas pure. prz» iuris communia,ti in Deo (ant realia, ét —
dicamenrales; fiergo dancur i(te dcao* i in creaturis, con(tat deranione
(übítà- — minatione$reales , vtique foinz reae ti, (apienug, c. hoc
foluminterei, g — lessclatiuz dari debebunt , a quibus de» — io Dco obíumupá
bmplieaiem diua — (umancur » [Nc iuuat discre has clje pue — a. wea x dE ou no
eon C CONI TTTABI SIT. omnis extriaíe iüfeca denominatio realis ex forma aliqua
reali exiftente in aliquo (u- bie&o femper defümatur , vt conitat. de effe
vifo, & cognito in obic&o,plané ha- iu(modicelaciuz denominaciones
extrin- fece à forma alicui (übie&o intrinfeca 5 fumi dedcbunt,& hzc
vtique dcbebit c(- fe forma relatiua, (i .n. ab(oluta foret,v- tique
denominationem relatiaam. dare non poflet, quía denominatio forma de- nominanti
proportionari debet . Rcíp. denominationem relatiu& vtiq; db vna forma
abíoluta derinari non poí- febcne tamen à pluribus, vnde denomi- natio Gimilis
íamitur à duob. albis fimal coexiftcatibus; hinc ait Hurt. cit. $. 39.
relationem przdicam. cííe duos conce- tus abfolutos qui eó quia non ab vna re
la,'fed à duabus fimul exitentibus dc- fumuntur, propterea fimile d£ ad aliud,
al bü vero ad (e , quia fumitur ab. vna albe- dine (ola, Ec (abit Arrrag.c-41.
non eífc denomin. príasextrinfecá,fedpartimáwinfecáquatenusdicitipsifüdamétü;partimexcrifeciquaten?dicitterminü..^a1Hacdirefpófiocflicaciterreijcitur,quiafimiliudonondicitpraecisecóceptusduarüalbed:num,fedaliquidamphus.f.habitudinemillarü,quz.explicaturperficur,ergo&c.prob.allumjxumquia(imilitudodicitardevnoquoq.cxtremorü(eiunctim,namhzcalbedodicirfimilisilli,dezautemalbedincslimulexittentesnonitàprzdicaripoílunt,nonenimdicipoteft,quodhacalbedoficduzalbedines(imulexiftentes;erzofimilitndononcftidemquodduzalbedineslimulcxiftentes,necfimileidemyquodduoalbafimulexiftentia,Tum.iaperhanccopulatiuam,Petrusclts,&Pauluseftalbus,vriqueexplicaturcoexitentiaduorumalborum,non.tamenadhuccxplicatüreorumfimilirudo,quiaPetrum,&PaulumeífemilesnontantumdicitPetrüeffealbü,&Paulumeílealbum,fedPectumctfealbum;fieuPaulus,vadepreterhaac,Xillamatbedinemdicitétcomparationem.yniusadaliuexnatucarei,€nontantumer:"neeTamquiacxhaccopa»«M^""|edistintiilat.pradic.abctremis.ds.L.619^.fü$denoiminationcsextrinfecas.NàcamlatigaPetruseftalbus,&Paulus.c(taibusabíq;petitioneprincipijbencdeduciturhocconíequeas,ergofuarfimiles,nonergofimilitndoeftformaliter,&fcisécoexiftentiaalbedindPetri;&Paulijalioquipetereturprincipium,&probareturidemperidé.TumquiaalbedoPe-
tri, & albedo Pauli coexittentes (ecüdü (aos conceptus abíoluros aliud non
effi- ciunt, d binaciumalbedinü,nec denomi- gant illas albediaes, nili e(fe
duas , vt n. vnialbedo vnum facic albam,tic duz al - bedines duo alba , quz
denominatio cft abíoluta (pe&ins ad predicamécü quan- utatis,non vec relati
1a . T'ücà lem quia, explicare ten&ur, qüo hac albá , & illud. album
extrea dicantur, cur hoc dicatur fuadamentum,& illud terminus, non .n-
redté dici pofsüc extrema ,nilidetuc qd vcluti mediü inter ea ,cuius dicantur
ex trema,hiic .n. ratione materia , & forma in compofitco dicuntur extrema
vnionis » neq;éthoc exrcemü bene diceretur fan- damentá relationis, neq; illud
tecminus s fi celatio dicit folum duos conceptus ab- folutos,aon.n. vnus
coaceptus abfolutus. dici pür terminus alterius concejxtus ab foluti5neq ;
fufficit recurrere. ad habitu- diné ration s;quia tüc nó falaatur deno -
minationemcelatiuam effe realem. 21 Auer( cit.(ec.a.vt faluctin cóco- mitantia
extremorü abíolutorü deno mi - nationem veré rclatiuam , ait illà conco -,
mitantiá non ita debere explicari, vt di- cat vtrámque extremum ia recto ,&
z- qué primó ; licut aiebat Hurt. fed ita vt primario ,& dire&é dicat
vnü,népé tan- damentum;fecundarió » & in obli.juo di- catfeu connotet aliud
.£. tcr: nü, (ic n. inquit explicari beoe denoiinationé re- lattuá.Sed non ob
id euadit Auería pro potitas difficultates; Td quia choc mo- do explicando
combinarione:m ab(oluca- ram, non vaa rcsrclatiua erit relaco , led, duz
abfolutz vna in recto, altera in ooli- quo,imó cum nà mag s ejfe 4n xj ejje ad,
fit de concepra relationis, mie ponicac teriings eile connotatuiày &
tuadamcüe tum folum principale igmficauim,vade iuxta hanc via melius loquuature
y qui ce-. neni yt/4j qué. proa pec cclaupaegs; : MM impor- / CERERI T 6,6
importari. Tum quia licét ponendo ter- - minum in obliquo,videatur expiimmicone u ceptas relaiuus;& cóparatio fundamens —
CILE ECT CI X^ Mo Me. rget em dflicultas, vel refpe&i- : hábetur intétu,
ücur.n.illa (cultas ponitur rclatio rcaliscocxitenciae idem 4s ni ] ti ad
termini , re tame vera nihil tale ex. pariter dici dcb:bit de fi miliadine i
primitur, quia etiamfi dicamus hoc albi - cft (imile illi , «n insététia
iftorum hoc tantumimportat;quantum fi diceremus, hoc eft album, & tllud eft
album, wel hac funt duo alba ,9» (i aliquid realeamplius exprimitur vitra hos
ducs conceptus ab folutos , fané nil aliud crit, nili vcrus or- do , ac
realiscomparatio vnius ad aliud. Tum tandem; quia quocunque modo ex - plicetur
relatio per concomtantiam, vcl combinationem duorum extremorum. malé
definirentar rclatiua ex Arif. cffc ; c ipfum, quód (unt, ad aliud funt queen
dcfiniri dcberent ad aliud effe illa,quorum effe eft cum alio eíte |. 5 cum
relatio fecundü iftos nó lit habitu- -. do vnius ad aliud fed cocxiftétia
potius ; vel combinatio vnius cam alio . 3 Denique prob.cócl.róne Mair.r.d.
39-4. 1. quia &t vtitur Zerbius y. Met. q. 17:quicquid cft in duabus
albedinib. i mul exifientibus,totum eft in duab. fuc- cedentibus fibi innicem
,ergo fi fimilitu- do non dicit aliquid reale fupra entitates olutas illarum ,
ita fimilis erit yna al- bcdo exiftés alteri futora,, ficut alteri co- dem
temporc exiftenti , qp tamen citer cgatut;etid ab AduerfariJs qui ad rcla-
1ionem pradicam, etiam vt ab cis cócc- yrequirunt terminum actu exi(tété ,
aflumptum patet; Ptob.coníeq.à pari na merus darum albedinum , quianihil di- €it
(uper entitates abfoluras illarü , pra- fertim fecüdum Nominales ita faluatur
in illis fimul exiftentibus , ficut fibi inui. cem fuccedentibus , ergo ét ita
in propo- fito;quia fimilitudo nihil dicit prater en 1itatcs abfolutas illatum.
Si dicas requiri fimultatem durationis ambarum. Contra vrget Máir. tum quia
düratio eft modus poíterior ipfa rc durante , ergo fimilitu- do;quz dicit
pracisé enrirates abiolutas duarüm non videtur pendere à duratione fimultanca
illatum, tum quia vcl illa fimultas eft aliquid rcale prater illas albedines
,vc('non,ti non,redit diffi guliat
Gcyvel hoc elt ablolusum, & ad- —.24. Dicimus z.relationé
predicam.nà elle aliquid füperadditui fundamento fo li tóne dift/actü ab co Eft
Scoci loc.cit. «ontr3 3 opin.quz adz juaté à parte cei cclation«m pradicam. cum
fundamento ident ficabat, Et prob. nam in hacfenten ua vel relatio habetur in
fundamento ad poíütioné termini de nouo, vel fapponc- batur iam in fandamento
quoad totü (ui eíic:G primü , ergo vcl erit fola amborü *xtremorü cocxiitentia,
aut denomina - tio indé defumpta , quz crat Nominaliü opinio,vel forma aliqua
de nouo rc(ultás in fundamento ad politionem termini. , qua eft noftra: verà
dicatur fecundum, nempé (upponi fundamento identificatà ante m termini , tunc
przterquá- qp non faluatur effe verum accidens , quia hoc non identi(icatar cü
labie&o;cü pof fitadefÍc , & abeffe ,(cmper in fubie&to daretur tàm
ante, d poft exiftentiam tet. . mini , & femper fübie&tum atu deno- -
minarct relaiuum, quia«ffe&tus forma - lis relationis prz dicamentalis elt
a&u re- ferte fübie&um, vndé Petrus albus fimi- lis dicererur Paulo
nondü albo, & patcr illius filij,quem nódü genuit; Et rurfus (e- quitur,
vel relationem srn (uà fpeci rónem à termino non pendere, vel.ré de- pedenté
exifteie tine co,à quo det. Reíp. Auctores 5 .fenc.telationé sCpcr in
fundamento reperiri quátü ad enticaté realé,q dicit,quia hzcnon eft diucría ab
entitate fundaaíenti,non tame (emper in co reperiri cum denominatione relatiua
, quia hzc denominatiq etíam péder à ter - mino;hanc veró termini neceffitatem,
vt habeatur in fundamento relatiua. dcno- minatio,
nonoéscodemmodoe»plicant.Aliquidicuntrelationeminfondamentodeliteicereinelfeincompleto,&inchoa.t0antecxi(tentíamtermini;copleriaus.tempottca.peraduentumtermioi,&hacdecauíaanteanonprzbercfundamentarclatíuamdenominationem;itàBaccon,&Soncin.loc.cit.SedContra.,quiapecrclarionemjncffeincompletoyvclinicle.v4^Ed|1ligant^TT"7"VTE"^.xIlfolamentitatemabíolutamfunda..métiexposfitoterminonataeftrc«fültarerelatio,.&hocvtiq;benédicitur,fednoninferuridentitasrelationiscumfundamento,fedpotiusveraàpartereidiftin&io;velintelliguntveramformamrclatiuárone(olüfeuvniuer[aliterdiftin&áabentitateabíolutafüundamenti,&ficdicendoredirdifficaltas,quiafeclu,foterminohabereturtotarelationisefsétia,acproindéfübicctüacureferretantcexiflentiamtermini;Immo(icdicendónontantumneceffariuseritterminusaddenominationemrclatiuá,fedecáà:adipfamentitatemrelationis,quiaantéter..minumponiturinchoatafolum..4$5Idcircocóccdütalijpreexiftererefadoneminfundamento(ecundumeffccompletumquoadencitatem,nontamem:ipfumreferre,vela&tudenominare,quia:adhocrequiriturterminus,velutneceífariaconditio,vndécxpe&taturterminus,.LRss|autementicatisitàSuarczcit..baceuifioeftminusrationabilis,quam:(00precedens,namillaanteexiftentiamteric&um;,(edtantüradicaliter,&inchoaté,ícdiftaconceditanteexiffentiamter"(ogerfc&ioné(uamforaliter,&
in actuy& — megat prabere denominationé a&tualé , vndé duo dicit
difficilia capta, «pum ctt ;. . Sy dttur relatio przdicam: a&ualis,&
có- —. "pietafine termino ,alterü cf; juod calisde — Aut in (ubi-&o;
& rumcns Gta non. deno- . minetillad; Et nunquam ifti esplicabunt;, A
. Quopad&otertipinus fit neceflacia:
condi- ^. t9; vt relàtio przcx.ftens im: fundamcn* ... tfecüduin rocam cnutacea Lua: illud; — . ga&udenoaiinet rclitum, aifi ponat ha
tudo real's ad illtid; uta (i fecandum ef huc fentiam nullam: babet cum co
neceffariá- . — eonnexionem; cur
liabebit quantüad de- | — gsominationeny Ncc tandem vnquam fa-- — o
diresplicabunigüomodo poflit effe coca; "p o perícétio intrinicca: fimilicudtpis nifor-
— màsliubiedum,ntc illud denoiinct fimi
—— Je & hacc fuicratio Scou $:Mct;q.1 1 ne "yContrà xtinfecum Forma rclatiuz | tcrminus,qoi
connotatur'. . — mini non concedebat relationem. in fun- — —. damento
aCtualiter; & formaliter,& hinc: |... deducebat nó poffe au denominare
(ub- misi relationem jn fundamento sm totá — QUIT. De diflineyelat-predic.ab
extremisesfer.I. €3x 11. vbiait , fi relatio vniformiter infot-. mat tàm ante;q
poft productioné termie ni,quaté non vniformitet denomina: ? I«Refpondent multi
ex Suatez cit. ide(-- íc proprium cffe&uum cónoratiuocum s. vt non
tribuantur à forma infarmante fü» bie&tum , nifi ponatur id , qupd neceffa-
rio connoratur,. vt multis conltat exéplis;. nam fi vifio poneretur in lapide ,
non fa« ceret illü videntem;quia bic,effc&as cone : norat fübiectü vitale,
& negatio vi(usim. eodem non ipfum denominat cecü, quia. ceciras cónotat in
fübie&o: aptitudinem. ad videadum,que dec (t lapidi: res in pri« mo
in(tanti dicitur creari,non conferua« ' - tij& é contra in cempore fcquéti.
dicitut confetuari,non creari,non quia defit ali- uid reale ad creationem ,.
aut con(erua- nionem:requi fitü,fed quia de(ant conno-- tata f. refpectus ad
non effe immediate rzcedens, vel
refpectus ad efe przha- itam, idem igitar dicunt de fundamen-- to
rclitionis,quod ante exiftétià cermi- ni nó deauminatur
per rclationé e(Te re-. latum ,
nomquiailli defit id qued eft in- rinfc iuz ; (ed quia dce
.16 Inhanc doctrinamde connotatis: hic acriter inachuatar Hurt. Arcíag. &.
Ouuied;in Mer.controu..9. punc. 4. in1« mó Hutt.paffim eam carpit difp.5.
Phyf.. à $.18. dip. 11. à . 11. difp. 6. Mec. X- $. 39. & alibi, quia fi
femel admititatur hzc doctrina , quod: poffit variari deno minatto. ex fola.
varzatione. connotatoe- rum extrinfecorum abfque vlla: penitus: variadone
fa&a in entitate forma. , fané pra betur anía cladendi omnia argumen- tà ;
quibusprobarc(olemus dari modos: dittinctos à rebus , (icut .n; in propofica:
inquiunt dari fimilitudiné realiter im Pes- tro albo ante exiftentiam albedinis
Paue- li;quoad entitatem; non quoad: denomís: nationem (ic paritet (i fieret
argumentü. quod.materia4& forma exiftenitbus nom: exiit it vnto,&
potlca cxitlit,ergo vnio di: ftinguitut a cacerta,& forma, reponde-- ri'poffetnó
exiftere vnionem: ia: materia: quoad denominationem ,.cxt (terc tamen: quoad
entitacem;denominare autc matc-- riam vnitá: dum connotat formam ; imà» $i
Difp. PII. De Pradicam.Re(pelliuis: 0 pofict quadlibet parsdoxum fuflineri, ve
v.p.quod fola anima-rónalis ett homo in. &riníccé,connotando materiam,
& vnios nem, vt puré terminos , & facta diffolu. tionc ani mg à corpore
máncre afiimá ra« tionalem in cffe hominis quoad entitaté, fion quoad
denominationem ; quia dcfi. «tunt connotata requifita « , 27 Scdquomodo vrédum
fit doctrina de connotatis', nii non e(t prorfus à (cholis abic| ifti putant,
& quo £00do connotatiua non fiot cum relaciuis «onfundenda, dicemus in fin.
art. in quo See MARRIS deceptus eft Suarez . «onfundenshzccumillis, Cum tamen
in- tet vtraq; fit magnum difcrimen ; mulii- iter e it folutio Suarez; Tam !DO
minus fit de cóceptu relatio- '4dy juàm e(Te in, malé docet rela- importare
entitatem fundamen- KP ficque ét deftru&o termino flabit deno A eoa CLQUN
cUMdmab clc idem dici poterat de ipfa relatione Tumquiía effectus formalis
proportiona *ur cau(z formali , itaquod (i effe&us ,fcu denominatio eft
abfoluta caufa eri erit abfoluca, ti cffe&us eft connotatiuus , pa- riter
& caufa,ergo fi denominatio relati "eayquiacft effectus connotatiwus,
necef - farió dependetà termino , qui el conno- : tá, ide quoq; dicédü cft de
relatione, gy : nimirü sm fe (it
caufa'formalis.connota- tua, Tü candé,quia focma relariua nó
fo. lüquoad cffe&u formslé dcnomivandi , - fed & in abftzacto sri. (e
fampta pedet à aermiao,ergo fecundum (uam perfectio- mcm. propriam etiam.
prefcindendo ab -effc&u formali denominationis non po- 1cít poni in
fundamento, & ibi confcrua- st non cxittente termino. 28 BReíp.tádé quidam
Iuniorcs entita em fundamenti continere petfe&tionem Asclationis ante exi
tentiam termini, quia: Jn. findamento: incít intriafecé: rclacío «j1zdam
tráfcendentalis ad tetiminü po(- fibilem , quz eclatio tranfcendcntalis. fic
Predicamentalis exiitente termino fine: wa muatione intrim(eca. fundamenu. ,
[ox abeffe prater cius eptrptioB ds : fed (olum extrinfecascó quod
tráfc&détaz Tis diffctat à przdicamenrali, non fecun- düintrinfcca, fed
tantü ex connotatione extrinfeca tcrmini , non fimpliciter, fed quoad varium
modum effendi, vt v. . al- bedo flatim;ac eft folitarié produ&a, di- citar,
cx vi ordinis tranfcendeatalis affi- milab:lis albedini non exiftenti ,cum ve--
ro e(t produ&a altera albedo, df a&u af- fimilata,que actualis
affiinilatio nihil in trinfecü ponit in priori albedine;fed can- tum extrinfec
coplementà , ratione cu- ius a(fimilabiliras fjat actualis a(Tiinila- tioj&
ait Amic. cir. trac. 15.9. f. dub. a. hüc eife probabil. modü defededi 3. sét,
Ceterumiilla opin.ne3; hoc modo re- &? detenditur; Tá quia impoflibile eft.
,. relatio , quz erat tralcédenali ac proinde realiter Jidenzifica- ta,€x
politione termini fiat accidentalis ,. & pra dicamentalis, & ab. eodé
fundamé- to poftea diftinguatr ; Tum quia qfi & hzc metamorphofis
cocederetur , adhuc difficulter explicabitur , qüo id: contin» gere pofficin
illo fundamento- ab&; vlla prorfus fai matatione; hoc am priailegium vix
diuinz conceditur volütati,vt potens ad aliquod obiectum terminata tandem quia
cam albedo folitati produ a potens alteri a(fimiliari , a&u deinde: illi
iam producte a (fimilatur , illa fimili« fit actualis, nó cftocdoille crá- dit
a(Timilabilis cuicunqz 'albedini pellibil fed c(t eadem fimilita- do in
indiuiduo,qua prius erat in poten- tia obiectiaa , & poftca fit ima&u ,
ficat: cótingit inproductione cuiüfcunn; alte-- vius.imdiaidui , quod prius-erat
in poten-- tía obie&tiua ,& poflea fit ima&tu- 29 Dicimustàdé
relawonem predica ee cíic i: oro p slm mé:o (uperadditam, wt quid reipfa ab cox
actualicer diflnchls Vo D. Tic& Scote loc, cit, & $, Met. q. 1 1.cum
corum affe- clis, quam probat Doctor róne, quo alij patfim vtuntur. Pót
relatioprzdicamene talis alicui fündaméto fapcraddi,qp prius finc ca extiterat,
& etiam ab eo tolli 4162. vt finc ex temaneat , ergo cü poilit ade -— od 5
ter- — Y minetur ad illud finc fui matatione. Tum. —— v ; y mibust Refp/A * Kiss - fóndamce Sy. - Q. LIT.
De diflinclaglat. radical extrewtseut.T.— 63 x 4céfdefis al» eO .reipfa
diftinGtum n(éq. patet eic definitione accidentis, & tx 'co rper reati
fufficiens foditfum realis diftin&ionis intcr aliqua áo 5 atiteC. cotiftat:
expecientia .imiom- tionibus , Quorum fundamenta finé fe&tiis effe poliunr
dam album (o- litarümveft fide timilirudine: 4:qua» po- — Coxefulrar:
adialteriis ortum & eliaüct dd eiufdem intevituma o5 67 ores 3 Jent neg.
cofeq;quia Pereasalbus fic fienlis l'aulo:dcaiba- 1 Ryo acquirit nouam
eütitategfaper albcdinerh j (ed tahtim nouam denori- tiatióned eX!
nóvacohinotatione teayi- ni ; g cónl.rcadt exéplo a&uü liberoruhi Dci,
potditin- Dcas non vcllemunduni, a&us (jio3d entitaté ató. potuit nà cfie, portiticdime
quoad dehomimarioné; affc- ruccetà iüftántiam de«teátionc, &.cone
feruatioóeqae nó diflinguaritur à párie rci, & caniemin pritoo-inftau eft
création; doticéóhferiatio Sit rempbre (cr " e t oisfébaatió, qen
ercatido. o1 (^ got Hae lia doinSuarez,quatdcicefperisHureSériag.roptohendct?int;&quidemmeritósTümquia$nbacfolàciedic
mániteffa ifiüaluittirper tio priniciitjs dor dium Petinmalboin hábete tota
civiturem fimdimdmisqua dici poft fiebihis alteri álbo:poflibilt no £amem dici acd lingilems quia nor tiabet B iaielle T
vwerirt i wa Pet ftd petitio principi cftim; ac fà dices roin digauc inj
qnirib denorj- tatüt -[jmilisyo eft
Ecfpodere idé prt dé, Tua 'quia vt aicbat Hurt.-rc vera ex
hic dodrina de connozatis /fic:malé adhibi- ta prizcluditut via probandi. modos.à
re» s diftin&tos,nec poterit per argum. al. fatü probari vnio v.g.
diftin&a- à mate» 4; & loti ,quo tamen argum, ad. hoc icrivtuozar ipti
Aduerfarij.; INà ;mpér iégabitur. confeq. & dicetur ià fnat etiltere
'vnioné in rone ctis tatis, nón infóne denominationis 4 po fteáick noua
connotationc. forma. Vnio- nem:denominare materiam vaitam, Tum qtria-bzeé ipfa
éóoocatio , qua: rclaaioni i i ypracxittentianzónc entita- cis cófcrt róncm
quoqs deaominatignisy Ny EE vel eft gopcitisite ibo ds Adr minü, vcb(emper
adfoiiofundaawinio ; fi prim y idé dici poteratde, telacione 1pr
(a:ab'initio;íi sm,cur.crao idee ced mótabat tcrmiwüt modo; ad; connoG«? T quia
lias diucríitatis alia ratio rcddi ner iqaitndi quia factà éft ci aliqua realis
ad» ditioynon . n; intelligi. por fundamentum iabere nouum; & incoinfecb
ordinem ad «evminü: ne noua; acintciofeca additipr- i*e ; fic albedo, antequam
coacipiatürig fub-e&oexifiensy ncm icorimorebar, quid «ex
rinfécum;pcticaquipónitut ia (abiur £o, cx idine reali ad dicione inhaer&tiz
diF citür cóntotarc-fobiéCtuay E xemplá we» 1ó; s. quod affert; du
aGibuslibetis Dei, -potiuscft poo nobis, actus.n, diuina: «o» -lmátatis óbTiam
illimitationeu ab(q5ád:- -ditiorie ialicuius:irea lis tel pectus. dicituc
-teniinari.ad: crezsutá volicam efTe, quod- -potecat non velle, abíqg vlla
prorfus fai -tnutàt ont ani rgo in creaturis rális il Jlichitatio:nom fit;
nompóteticio fondam€ :t6.darisiouatecafinixcDnotatioab(qi rear liadditione ; vel ad; &ram( fyadagenráa
:denominabitareclatum per ptam deno -iinátionciegttinfecamoes pofitionecén-
(mini extcinfeca , cum exhoc nib ioci :fccüiilliaddatr ; ep taméneqyip(ieouas
orijadinituntsfrergo.illadcnominatioeft — nt£infeca; &-noud;certé curb fit.
realis; SE -nontnis;aiiquid reale additur rundamé "to:ex patitionetermini
y qua rátio planc: Ónmniniconuincit,vrnotat Faber Met, difp.19-c.:4» Nec
etiaminftanua y squad affetzebantyde creatione, Aocóferuauone cft ad rem; «(aia
à modo , qno.bec (cpaz ranurirà difbogauntnt, feparantur. auté nonróne realis
refpcótus dcpendentig s ui per vramq; formaliter amportatur s ed
iQucad:re(pcótus: cóbnotaros ad non cílc immediattpracedens,; qui connotá- tur
à crcationey & ad.etfe prchabirü 5 qui tonnotacur à coriferuatione s! 5505]
iugipi Rep; proindé; Auctores 1 iópit pe diud ars. bene. cóairici
diftinctioncin Hmilizudims à folofnadamento . nontas micn.à fundamento y &
ttrminoj; jua ab vttoq; (cpacázidmpolTibile tt«cuag gà potentia abfolnta y
exquo dednciur: efie adeqdatiadé;cü vitoq; ag cile uid-eis us * Ccc perad- 634
— "Difp, PIT-Dà Poédicito Rol petliu ^. 0 'eraddere; Quz (olutio
cófir;quia dü vp; amus probate vnioné ,vbicationé;actio- né,patlioné,
&c.c(fe modos rebus fuper- additos,cx eo probatur , quia poffunt. re-
periti extrema in rerum matura fine illis modis , vt corpus, & anima fine
vníone , & lsinc deducimus diftioctioné abeis, cà crgo'de hisrelationibus
przdicamentali- bus,fimilitud;ne,z qualitate; &c;oppolie tü expetiamur,ep
extrema ftne illis repc- riri aequcunr, oppofitü ét debemus deda cete,qd népé nófunt aliquid excreinis fu-
radditü,& ab eis códiftin&tü. Sed ncq; c folutio
fatisfacit; tü quia non dcíuat, ui patent poffe à Dco Ícparari-fimilitu- inc à dodies albis,itauc fola £andamen- taliter
maneant fimilia;tit 2 licét fcpa- tabilitas femper infctat realC. diftinctio-
né inter aliqua éuo non tamen in(cpara- bilitas
femper infert identitatem,vt dixi- mus difp. 1. q. $. art. 2. atq; ideó concc- dendo
duo alba non potic cífe inc fimili- : tudine,non rité hinc infertur
fimilitudiné identihicari cum illis . INec tandem valet affumpta paritas dé
vnione , vbicationc , &c.quiaillz (ubt relationes extriníecus aduenientcs
nó infurgentes, nifi facta ex- tremorum approximatrione » atque idcó extrema
reperiri poffunt in. reram natura fine illis, at fimilitudo, aqualitas,&
alig relationcs, de quibus hic pra fercim eft (cr sno, funt intrinfecus
aduenienres iníuc- $.«f. cX natura extremorum , atquc idco illis pofitis
neceffario refultat ,.& hinc eft,quod extrema nequcunt (inc illis in rerum
natura reperiti ;, fatemur tamcn bac de. cau(ía cuidentius oftendi per ra-
1ionem allatam diftinctionem relationü esiriofecus aduenientium ab exttemis , 8
intriníecus aduenicnrium, vndé cofulto tam pteeíertim Do&or attulit ad
often- dendam diftin&ionum iftarum à funda- mento,nonabvtroq;cxtemo . — .
Deinde lo. de Magifitis hic affert. ad idé alià róné (atis euidenté,qua &
vtuntur Complut.impoflib;le cít.fimul, & fex.el candé formà intendi, &
remitti , quia iri« tenfio, & remifTio funt motus contrarij y: fcd telatio
p 6cintendi, quàdo (uü tunda- -"ment( temittitur& remitti quando inté-
relatio , & fundamcntü nó süt vna:fonía rcalicer, Prob» minor, quía fu
pofito quod Sortes latalbior Platonc ,, remittitur albedo Sortisytüc Sortes fit
ma gis fiaulis.Platont;; (i vccó. albedo Sociis 1ntendatür, tunc
Getminus(imilisPlatomi,.cÓquia:Sorüsicóunuocecedità$radualbedinisPlatogis.Tacdemalijs*anonibus
idipsü probat DoGor loc.cit. xjuz apud ipum-videri poífunz,& imme- ritó
carpuntur luc à.Poncio , veiut infut- ficientes, & non fol rationibus, fcd
erià au&toritacibus Parrum & Plilofophorü, Vf. Aug.$;de Trin. c.g.
Amb.lib. t. dc fide ad Gratianum cap; 5 . Hilarij 12.de Trin. Acift; 12« Metz
2. & tcx, $2. Auicen. j, Metfuteéap.de celat, fimpl. fuper prz- dic. qui
omaes doccat relationes. przdi- camentalcs effc accidentia sem j i /$2 An vet
praíata diftin&tio,que in- ter celauoné,& fundam6:à reperitur, dici
debeat realis, vel potius ce ficut & an relatio dici debeat ees ,
velmnodus, cít magnti inter Aafkores i emanat Co plut.difp. 14.9«5; cótendunt
effe reale, & relatione debere dici t€, Neorerici paffim cót&dunt
debere dici modum;ac proinde di(tin&ione cius à fundamento folü c(le
modalcem. D'oGor in 2.d. 1.9. 5. $. Quod fi adbucsait, hance(To cotentionem de
no mine, vt poté quz pendet ex acceptione terminoru ren modi,diftintiionis i74
lis" modalis,& inquit Doctorrelatio- nem poffe dici ré , & modü
por dict mo. dus , quatenus c(t imperfecta entitas a quácunq; abíolutà cóparata
per fe cxifte» rc nó potens, fcd fatal;
ncce(itate (emper alteri áffixa.quod modificar ; pot dici
res» quatenusef(lentialiter. cadit. (ub.diüifione enusrealis,& tam talc eft
ges, viá mo* €o diftipguitur; modi 0. ie loquen- do dc. modis;& aru funt
gradus "rins indi non indui s militcr' c quidditatiué , pra Y Y Schola
Late pieno Mer.dicinus. * 1etià diftin&io realis; fümawr pro ca diuctfi».
tatc quz inter dao reperitur quorü vnit. pót ftare fine alio, fioe id mutuo fit
pof Pes or aia ue fenfu fmi pofle» dn x
ips. q»cg, att. 2. dic da- fun&io, queda iind relag-. né
repctiturypotidici. real;s;. li vero magis, x3 3433 ngo- í009$—. V 0 M oo eR M
Nur Rr m M) a nen Dre Er.Bm Eo £—— m» 9 £9 NO mne c m o£572z -— X
[umiacarqpro;ca diuckfitate quae 'duo repetitum :quor&alrerü poteft effe
(incaltero reciproce, nó pot dici rea- lis; (ed modalisi; Przftat tamcn
ab(oluté. loquendo cá appellare rcalery nó moda- Tern,rum qtria nom eo ipfo ,
€p aliqua diro ita inter vt vaü eife poí« fit finie alio non é contra;.dici
debent lo- Iá modaliter. diftingui , co €nim gencre diftitctionis diftinguüntur
Deus, crca tuta , quia Des cffe pot fine ifla non é cótra,& rfinon (unt
modaliter! dift incta , fed tcaliter ; t&quia diftinttio modalis in fchola
noftra in alia fenfu accipitur, q à Modetnis víarpetur,vtloc.cit:declaraui-
mus; Nc igitur pariatur cófulio in teemi- nis,vocetur 1 (chola noftra
diftin&io rea lis, vc ibi dctecrminauimus, cító.n.relatio nequeat cffe finc
fundaméto , hoc nó ob* ftat;quin fint mutuorealitcr d«ftincta;fed tiq nó fint
mutuo feparabilia cü reten- tíonc yppriz exiflctiz gp addimus ob nó.
nüllosqui przfatà diftinctioné appellant realem non mutuam, in quo valde
fallun- tnr; tumquia omnis diftin&io realis cft mntüa, vt ibi probauimus ;
ü quia quod re latio-nequeat cfle fine fundaméto ; infert folum, quod non int
mutuo feparabilia, nonautem; non (irit mutuó realiter diftin&a , & hunc
loquendi: modum ob- feruamus in. Phyf. loquendo dc Vnione Aiíp. $- qua ft.9..
$2 e : 33 Pro-cóplémento huius art. aducr- tendum cít, quod licet relatiua
videantur «um connotatinis habcre affinitatem , quia: dicant :juédam ordinem ad
aliud; & ababíoluus cótradi ftinguantur; re tamen vera fi virorügs natura
perpen- datur, in mulis differre deprehenduntur; primo .n. relatiuum per fc;
prin;ó, & di- re&té aliud. teíp:cit, vt poter fibum , con- - potatiuum
ver fec io & indirecte, acmunius. principalitct ; vt «oncretum ac-
cidentis, quod principaliter importat for- mà; foadeo, K minus principaliter
có- cerni fübie: ; dcindé relatinum te- icit-ali pcise 4 vk Lermioum. prai-
cindendo- yalia, rauiene 5 con- motatiuum veró rei icit aliud per modum annexi,
& accetiorij przícindendo à ra- dt Now . III. Bo dellincl, velat
prédichmn:abéxtr.id.L. 635. té. v. 2;mavt terminü,fed vr (übie&tum; vnde
conotatio ctiá in rebus abfolutis rc- pecitut. , vt conftat in exéplo
addu&o de albo; dcmü differüc,q» cónotatio proprid pertinet ad modü
Ggnificandi,nóad rem 1psà, vt di& à eft 1. p. Inf- yractur« c, 4,86
roperitucin nominibus,qua ex eorü impo. fitione vnum fignificat, & ex modo
(igni ficádi principalis (ignificati dant ak gd dur» telligere (ecundarió , vc
ibi declaratum ett €xéplo nominis cgne , qua ex vi nominis figaificat
cóme(t;ionem, tamenex modo figaificandi vo mA Gt figmcari dat in^ telligere
tépus vefoercinunm, & hoc dici- tur connotati; relatio aatem percíinet rcs
ipfas, & idcó quamuistamrelatiuamy quam cónotat iuum diflinguantur .ab ab-
oluto, hoc t intereít , quod cónotatiuür proprie diftingiic terminos , quorua
al- ter elt ab(oluuis, alter connotatiuus, re- latiuum veró diftinguic ces
ipfas, quarum aliz.[unc abfolutg , alia relatiuz . 34; Quanta alk fit connotatiuorü
ne ccílicas, nemo eft, qui non videat;pa(fiaa n. infciencjs »mpinguimus in
hostermi nos cónoratiuos, vnde incófuló videntur illos ablegare Hurt. Arciag.
& alij quid& Recentiotescontendences bói. nomina plata (imul
fignificanria diuecfz natura s qua proinde nos appellamus connotati- Ua,
(1gnificare illaplura qué primo ,& per fe , vnde inquiunt v.g-vcritaté in
actu mielle&us equé primà fignificare entita- tem actus, & entitatem
obic&i , itavt fic dcnominaiio partim intrinfeca, partita extcinfeca y (ic
ét oipotentiam fign: ficare fimul perf-&ioné incinfecam Deijacen» — titaté
poffibilem creatucc z qué primo,ac in propolito fimilitudinem dicere zqu&
primo duo aloa . Hic modus dicendi cft 9inó nouus , ac à vcritace alienus,
Logic namq; dixerunt noujina isnct t AM fignificantia vnum fignificare primó ,
&& puncipaliter , alerum aát fecundarió, & minus principalier, quia
cum illa res fi £nificatz fint diucr(z natura , nó poffunt ub vna cói rationc
fignificari aque pi- mÓ, quia fiait non (unt nata faccre per vnum , ita
explicari ncqucum rónc per fe vnayfaciédo aüc, qd vnii fignihi cetur prie
gnario»& aliud tátum fecundarió, nó ime Kou uc wo s MA 6j X Dp VIT
DesPrddicam: Re/JoGDinih 6 XV. .0 pedimueiwnitas concepcus; vt norat. DoGt: ad.
1t:q.3. ecgo-dum iiti Kecearioreslifar quüiurit ces diuer(ás pet /illa»cnomina
im fortatas arque primó:figflificar::; plane: dettraufit vniraté conceptus.
qutaxob: e&c eam diuer(icate hiequcuof cffe pet (e par. €es vnios
conceptusnon ergo fecedeadü: eft à confueto modo Dogicoriexpkican- € hoía illa
connotatiua & iconibtario ferminorü ficexjlicata nó e(t darináda, fed
potiusab-ommbus:ampleótéda vt su. frié neceffaria ad declatafida:placa Philo-
fophita, &c Tlscolonica s duratio in; crca- tió' coiefuatio 3& alia huia[modi
fime Coünocatione oWequetrit: perfecte expli- «ari; ve fuis;locis dicens. o c0
no -CNeruti tarrictreft ex alia parte; non in emnibusferé termiais mifcédam
effecó- riótetióticm y vtfaciunt Recentiores alij ci Süarcy ; oco? expliéandz
e(Te. vt ip(e facitqued po dic alicui reiladuenite noua. «ónotatió & ex
hacinfürgereinre moti, &rintrinfecá denominato q priásinó ha- bebat, abf;
vla prorfus eiusceatatiobe ; Mi i aiebat aloud: qaodprias nófi crat fitrille,
deinceps denominari fiuiile (8&6 qi &l€ inttinfece quia habebác in
fetotà tr; siillicadinisentitar€ ) poft productionem siherias albi ?plane hoc
prfasrepugaat , jid nequit fieí realis; & phy(icustran- — bere dius
contradi&orio iri conctadictoriü fine aliqua reali mutatione y fiergo hioc butt?
priusrióndiccbatur (mile; & poft itóductioactm álcerias: dli dicirut:
reali: t fiftile; certe fi hattidenóminatio'eft 3átrin(ecáyáó re(ültatyi(i pet
ahquátn inz zfin[écà toditate j &'mriüratióne illias ati y téc vncüam
explicabitsaarez, quoc odo prafercimi rebusctcatisdati pol ? noua ceréetatio
»& imrinfeca denos iraíaciaj qüath prius noh habent, abíque xil
prerlascaruamutadone ^ c oos 3ó . omiaq aazonciasi mon sposzhiagn x os RUDTTC
L5 y ,S:tg moni 1H. 221 511 [23
RIUDe12)14£012006cunttriocgmanaliunfundameniadiruentur.ATeesrefolutionéprecedütt.ac71XCyguuntNomidsalesitiadétoritA35608:Phyfito,vbidi(erüsvéibisdocer"Wirelitiohénóàdatémotü,quraducnicavescosunibiioieeiusasiutd"2:tioncperíólammutationéakeriusextre»tib;déinquiuntaffezere;D;An(clinMosnolos;c.14:wbiait.vnü
hominem. ex na», tiai£atb alterius ficti-ei i milerb, equaley! &ciabíque
vlla fui mucátioncy; vnde hac! de-cauía ibi de nouo admanicin; Deo dest
nomjnationcs relatiuas ; quía; x ip (is-nule; la fequitub mutatio ime yfient
ego: (a]« uantut: rn: Dco verse denórbinaciórics. ee latiuz ab(qj diftinótis.
celationibus ,nquag tnutationem faciant ; itactiá imalijs. ome; nibus (aldari
poterunt ;jac debcebus ; (à cerent autem mutationem. fi cient: tórs mg rcales
fubiectis: fupcradditz ;15.1:) 7 oRefp:Do&ocin 2.4.10: (Gy & $od&
Y«Qa1 lo6cquoL 1 1: R; Aciftzibi affignas reto przdicamenta fit per (emotuss
enam forma propria acqui (itionesac: nón üatc-atquiramel y éxcladitng ab. bao
gcnece rwermratier vue ris SLUT niéci»; vty opriiácqui fr uoné habét, eo pice
rir cofequü« tur extresma iá pofitá;fed séper ip accidéa trem car abfoluto
acquifitórin ühctó relarótami jncqs:ibi moti p» fi t ad'quécia
refpeétujimg:conecdit mo tü ad Vbi;quià ett de gcnere corü-re(pe- &uüjqui
non neceffariycóféqunmurexa trema in effe pofita;jideóq; proptiamhaa sohicigis e pófsür ionem ;. Arift áit Doctor; nebare
per huiufmodi rclationes fübiectü mutat. iharatione.có
muiter di Anilaliüd efto m:fu- bicáifaliter fc 'e'àünc y quánypriuss atari bpm
aeg relatio» '"DvAmb.& Simpl,cit, expre(TiTimé,Sc Ariftipfe $1/Met.
c4; dunkaib., toc. efle: (pecics marationis; quot entis;fed.cátüas negauiv
mutatione proprie diétás qua; cfi ad termini propria anouicatc- fis bile, &
per fc ititent i, abrágétc; Ino ita, (eexplicatibid.y.Phyf7i oma poftquane
Sauitad relatióné eflt per fe moi fenfg: "explicato fübdit') quare si
accidens vo» tus boram efl j vi benà
hicnotarunt Cos fiimb.qut; Et fieetiim exponi debet Am» fel.prs (ertimquià
mnfiécap. modibillü: "oquédi,vt iucert(t pratermittity vt notae (Suarez
difp.gy e&t fina. à ampliüs. ritcédat; vcaliqui yrgerc ex caauftorit. ANI
ÓIURUMUR: Lies ME £. HI De difinc.velat. predicam. ab eitr-dr.H.— $37 fofitü
dixi(Te, & ide fi D. Anfel.nó ftat amobis;alij Patres non defünt. Ratio ait
cur denominationes relatiuz dicátur de Deo ex tépore abfq vlla eius macatione,
eft quia dicüitur de ipfo períolà denomi macioné extrinfecá; per terminationem
ni mirü relationis in creatura cxiftentis , vt paffim Theologi docét;neq.quoad
deno minationé rclatiuam licet argumentari a Dco ad Creaturas,quia Deus cft a
«cidentis;non ficcreatarz,vtnotat&or1.d.30.q.z.36Secüdoargaütróne;pofitisduo- bus
albis,quoc(iq;alio precifo,illa dicnn- tut fimilia nó rantü fundamétaliter,vt
te- deri folet ,(ed'ctià formaliter, fimilia 4n. cx 5. Mct.dicütur;quori
qualitas cfe vna.i eiusdem rationis, talia aüt foret illa duo alba abfi.vllo
modo fuperaddito,nà modus füperadditus((i datetur) nó vciq. faceret illa eiufdé
rónis, fed' talia reperi- ret; (i6 é argui pót de duabus quanritaci- bus
Wikuribur ortho alio fccla- fo,pr&ter eatü enricvates fiot formaliter e
quales,quía equalia formaliter dicuntur, cei t eiu(dé mé(urie nec pluccs.partes
ontinétur in vno,quá in altero. IHdé ar métü,& cü maiori euidétia, fit in
relatio nibus di(quiperantie,pofito.n.albo, & wi grosquoci ].alio feclufo ,eo
ipfo sü: d-ifi m les;ti.n.(ngulisaddas relationes di fi- militudinis,hz potiüs
cóueniétid causat, quam d!fcrepantia, quta ille'dose relatio - '! fits sit
ciusdé cónisi& rbagisinterfecoa tienitmt quàm albü;& oigrü fic € pofita
itate palmari ,& bipalmari ftatim quoc. àl:o feclufo süt formaliter in |!
quales quia formalis inzsqualitas có(i (tit . iminelafione pluriü partiüsquam
aliayfed hác inchifioné habet bipslmaris formali scr , non fondam. ntraliter ,
immó quic- lid fingitur addi,non poteft facere inz E-- P ak y quia nonfacit
quantitatem maiorem. vel minorem; cü nóoadd t, ecl M X »(-d (apponit, excel
süyquo- . bipal fupcrar palinarem, & 1nzqua- Vicas formaliter conüftt in
tali exceffü: . Teir(us hoc magis :dhuc cuidemer ofté ditur, «9ia Petrus eft
effenrialiccr diuer- fus à Buccfalo, ergo relauo diucrfitatis, qua fie diüer(a
dicuntur, nequit cflc acci - OUT Lok. xcd Ln. SATINdens eorü entitatibus
fapcradditum;quia- tunc per illà formaliter denominarentut d:uer(a
accidentaliter, non e(fentialiter » non.n.caufa formalispót producere cffe
&tum formalem feipfía perfe&tiorem. Tá- dem precifa (imilitad'ne a
duobus albis: diftin&ione à Petro, & Paulo, diftantia à Celo;&
Terra,& tic de alijs,adhuc intel ligitur
fta fe habere hocalbü, ficut illud y. item Petráe(fe
diftinctuma Paulo, celi diftare à terrayquàtü prius Sirurfus dica mas data hypotcfi res fore (imiles fanda mentaliter,
fic €t diftin&tas,& diltantes . Contra vrgét querendo , vnde motiuum
habeamus ad ponendi aliam fimilitadi- né prater illam, quam fundamentalem di cimus, nul]a.n.experientia:id conuincit y uia
nec illa formalis fimilitudo in feip- [A videri potcft , nec ab ca vllas
procedit eífe&us , ex quoà pofteriori nofzatur. ; ergo prater fundamentalem
pulla alia» fimilitudo admittenda eft , nequ: diftan- tia inter Colum ,'&
Terram ,.& illa ipe fa form;lis eft dicenda, 37 Resp.vtibi,duoalba, &
duo pil- maria,féclufo quocanq.tefpe&u ;nó cffe: fimilia,&
gqualia,nififündamétaliter fi- eut pa(Trm dicimus fubit áciá füblara fub-
fittentia nóe(fe formaliter fab itétem 5. fed't:nt& fundamécaliter,ac éc
hamanita, tem pracifa rifibilitareremancre rifibis lem tantü fun tamentaliter,
nonformali- ter ,ynde cam hac do&tina ipti: A duer(a« rij in al
jsvcancur,nóelft ; euc cam ità fe- ucré damnent in propofi«o,nó;n, facilius:
vnum a(jeritur,quá aliudyauc ergo omnes: prorfus modos eliminent raut et
relatio-- ncs$admittant;ad impugnationé hiriasío: ludonisdeductà ex
definitionib: (imili- tudinis, & aiqualiratisex $ ; Met. dicimus: cà Scoto
cir.in 2. H. ib: definiri per fun» damncnta , quia cuf relaco in fe b. minie-
mz emitatis;ac imrelligibilitatis:, facilias per fundaméta digoofCitur , &
definitur. Sic ét refp. ad idemargum; factü in rela -- tiombasd.(qui
parantiz;nam inalbo , & nigro requirantor relaciones dili militu- dinis, vt
formaliter d:íh milia dicatur , à - licec ille diffiviliadines: inter fe: magis
conutuiant, G:albü ; $c nigrumy.tà banc: écnominauonem ills non prabcut s (cdi
L-— QUI Dédlisgeue jeeictte MER QUIT. 6859 jedgtta&isy & loco diílitis numiii ióaddpliciais qua mupérus quater- riis hoctiiméan:cét iduplus: ejnt i- ;j, itifiderec m.
im ils. quatuor. hoa qiibus; ficuter. : negauimns (u- i05
iim«efle- accidensc realiter dRRUSEUR nl ré büs numétaris; lici n.pco- io
deeelatione:dicendüm, tti non Sie aaend vélyrelausao ci bnoi bt *ib£6:
TS(scudov. ex: Nbairecit, nullü:f iab Gerda; imas pprimé né cffanidi
id«Fiifiquidiéncat jordirié in yauer(o; Gra
;dfte fint livipfoi:dmn ont ord inco) ad jid) eae hac eftinconachiens., c0. oi
ifia fort lv voüerfo y fimt adistuicé. ordi" Ráta
iN eofine tcs nio vo &otar Doótor X36
im a Sem quts conia negantes boc qocemóbigéis ebd Ibitófdplit e. Mcty «és
Ciresdorh. rp tales imconaex aim faciuat xBlünd PfubtTanc lá
pneqs b continu tetnis-ositddo im cncibusánco nuc ait, RA adipriimsi mulatip
ad.fa iUhedpiidiiondscitcoamntm dh me di- pesa pota v vit TT RA pd amuta-
«Foris hoi rRércánut Neélgomcóuenicns efti vp0j & eoücavenncstótcónceg crc
félitioués diftinttiomis,diitài ig a quat Rit éncra im xnigerta:gquiayr ami
7Maor- ái Aducr(icionmn adipirat iunesdri- deciceisportáreunitiatn efiibnas;
Neodi- cat Aaefa citoquod elt nonironisdu Tóc, magnü tamen, X ibroliecabile
omus vténtellectai y má.ceplicar Marr, norieíTe iones; niti ifitelle£tui to Jos
Ecàne d *Paicloludo «oci vidcatur conirracs.chy- Syiefíca j re camen
veranullamalia/baber xipüd cosiconfutauionem yratct adanca» biotfes! & ckclamutioncs yit ipfe facctur
Hiireait.S. 28; & ideà bané aitlocatgu- üimyquod'quidam tanti fáciumts
ouhal ludere; & adhuc mitus vrgecin feg- fédtia S. Thotn noh multiphcanus
rcla- tienes ad malriplicarióné numericá: ter» iiáótüo; wquicin quod eadem
tiaiit- dihej qua 9nüdtbam telyncicbát alcerüa te & illud,:quod dc nono
fir, SC quà dà petit vilirex his;alterttnóL omui torü fipüididen timplicisec
(ed toldncad illud vidé ihe fentétianótahca yatierasads mittitur
invmuer(bjncctanta rclauonua copíain eadeni tej/ lunc meatodacdrg ad imc nkurinjdam erguré Zr; beats n! A pellarung co quod
nogconmnca aif pic ibcay Ici MEME OHp- 4d. motum digiti vos ebésgwnatstb- 5.sgt
Ad iva) (ibt imodieuadéódi apart Maur. ett 21.d.39:q- pa ad;duosr edieun itor ,
Prunus ett eórum qUinegant re tionem ycxé: , o ncopnté
produci. uu xx dicubi qelàtia &gs
post, PATER Y lam eoncautari;al:j dic ü« proi id po cap
Mart; quia écia io potius efl. (oque la qipr (mótà, Qaeosüfbehus y;indà
sasitacie- "futgar ps dii mánacénb
ostro) is 100 du - iem cthculMaiwxecoriuem (eurn do. idc Maditrss dithbimg iic
ide actigac phg- ficasxanecephotreu (a Merapht ligas x oes vulc) Margó);&
airluclecundaas «tionerejarieniai graduci à; terni9.in
stundahaento: jua jare. i00; £0quurit de- 3tcy
mimatüováat om iterég ous 6^ psrieo 2ficis podtula tatio
phyjca.y Biemodus -xclfaadendi ad: propolitamn ddfliquleaui, ecl cit xbnninàtalíus s vel. Colum confitlac
-inverbisgoctiumoang.-oinne cns £ calc zereátsi jozcrü
odturzexiftés habete e4a- 35ifüi productus thmedigtéo wel Giluig umediaté ; «ci
talb: lit veré cau(anim yat ribonunétaplrocice e«nrüyr to. n déronah- :quis
etfcatusalyali qua; cat(a y, v. dà -hinalraaphorice cau(atusjadhyc t zdebet
ciarílignari caufarcalis Xi phyled: n9 ergo fufficit. diceres quod iclatie pra-
-ducium (à xetminaactione metaghogca; :iéc etiam dicerefufficityguod cius
cau(a- ditas (it oxctapliyá cá; qnia pecibanc nó pro -ccdic.àrcaufa-e fectus:
realice dit inétus, -cam non fé pec vérugvinflaxua phy ncumy endcdhoc modoos
Scottita dice- | re folemiüs paífiodtan à :£abicéto cabiari » -uidicam nod
diftmyunmus:cealitér ab d- ;lo, rero: liec qodo dicámus relatione sCau(áti ab
exuremis , nomam ius tà: rga- diter di ucceaus: ab illis; Miei d
uod.cauí&turpermelulàe — — «iájócraturalé ícqaiciànasquiacéfudsamrual, — 4
dunamanomaumalsno eiOedurerap — xetBgiepuaphyficamijniltquabdofumit
Tioccaufulitate mi fap yia !tototx 4oidítenil;musohi(po y: Myfcqu 2ode baut
dicetid: aodot» i T hzc rotülramoia: & lg rit zer Ccc 4. — eu- T4 VELUM .
comic; Metüm fc rcf 449. Difp. VIII. De Pradicam. Re[pelliuiss Cxofalitatem ,
tollitar via probádi aliquid efic caufatum in vnucrío , quia calor di- «ctur
fcquela ignis , compofitum fequela materie, & forma, & vatucríum
fequela Dei ,non autcm cffe&us corti, Nec tandé fufficit dicere relationem
cócaufari,quía yt ciiambené vrget Mait. ex, hoc; quod caufctur cum alio, non
rollitargquin veré caufetur, nam & Arift. 1. Phyf.64. docet formam non
caufari, fed concaufari,quia tion per fe fola producitur, fed ad proda- €ioncm
cópofiti quod tamen nó obftat , quin fit veré producta , Ex his impugna-
tionibus, quas facit Mair. deducitur ips ü fentire9quod relatio veré, &
realiter cau fertur à termino,vc] producente terminü . Sed certé dum fobdit
caufari non per aGionem phyficam, fed mctaphoricam , intentum fuum non affequitur,
vel potius mos non a(fcquimur, quid iatellexerit pec actionem metapboricam ,
cum non fatis fe declaret , ex quo an(am
fump(it Mar- dubitandi, an textus it mendofus , & . potius legendum putet
a&tionem mcta- phyficam,quà m metaphoricam ; fed etiá fic legendo , non
adhuc Mair. probarct intentum, quia caufalitas metaphy (ica i5 noneftreilis,
& per verum influxum in effe&um, vt diximus ; At peiusomnibus loquitur
Vulpes, dum ait relationem pul. lulare ab cxttemis pullulatione rattom:s 2.p.tom.1.difp.7.
art. 3. 42 Alter modus dicendi. cft eorum , Qui fatentur ingenue relationem
veré , & vcaliter caufati , & hi ruríus diuiti funt, -quidá .n. dicunt
caufari à olo fundamen- to pofito termino, veluti códiticne , qui- dà
écontraproducitoraliteràterminoinfar.damcntomerépaffiuéfehabente,vclàproducenreterminum.Etaddifficul.atempropofitàaiunt,quodlicétnequeatgcrslmitataminquacunquediftantiaproducereformamabíolutàpoflctamen£clauiuam;itaTatar.bicBurlifct,&Vallotra&,Formalit.
& Faber cit. ac ét Rae uus, qui addit relationem produci ab a- gente, quod
prodaxit terminum; propter ica. Uns ad fundamenium , & intcr alios modos
(excepto fuo )hüc Ma- ndat, vt magis de mente Doct. endo manifc/ta con.
mittitur petitio principij: cenentur.n.af- fignare róné, cur productio
cffe&us ab- folati in quantacunque dittantia à limita. tione agentis
impediatur, non aüt produ &io relatiui , nà asensgqué manet limi, tatum
invtriufque produ&tiene , necrae tio à Ruuio aífignata fufficit quzcitur n. quid fit ec correípondentia,
cermini ad fundamentum, & qo hac poflit cle- vare virtutemagentis , vt agat
intàta di- ftantia. Zerbius $. Met. q. 17. prppé Giné tcnens hunc dicendi
modü., inquit, qu uiuis agens inordine ad effectu, quem p c primo producir,
requirat contactü dic menlionalem, velvircualem.cii ps ffo ; no tamen in ordine
ad cíffecti,quem produ- cit pcr meram concomitantiam ; & hzc folutio eft
Baffol.1.d.30. att.2. quz fané maius habct fundamentü,q aliz , ex his , qua
habct Doct.in 4.d. 10. q 4. & 5. vb: expre(sé videtur hanc vradere doctrini
, quem tf Zerb. nó citat. Caeterum hanc quoq, folutioné oftendimus elTe
infuffi- cienté difp. 11. P hyf.q.9.in fol.ad 2.prin. vbi etiam explicamus
Doctorem loc.cit. 43 Frazfítat igitur diccre relationem gpximé, & immediaté
produci à folo fun damento, pofitotamen termino, vcluti códitione necef(Tarió
requifita , pet reful- tantiá quandam, & naturalem (equelam, que tamen nó
excludat vcram cflicientiá eo modo, quo dcícen(um dcorsi in lapi- de
dicimusnaturaliter re(ultare cx ipfa Ja- pidis grauitate , ad hác tamen
re(ultantia Cócutrcre remouens prohibens , vt códi- tionem (ine qua non;quia
igitur tcrminus non cócutrir per veri , X phyticü ipu- xü ad rcfultáuiàá
relationis, hinc cít;quod diftantia no cbítat,quó minus pofito tcr- mino
reíulict relatio in fundamento ia quátacung; diftantia , & multze in multis
fundaments ; hunc dicendi modü, quc cóitcr fequuntur Recentiores; Comjlu:,
Amic.Morit. Io.de S. Th.docucrüt noltri Licher.2.d.1.4.5.ad 2. Ochá, &
quol. 11. rcfpódendo ad inilanuas contra cccuium dictum; & Bonct. ih (uis
przdicam libel, de relationibus , vbi ab initio nonlongé fic cü cgregié
declarat in hac veiba . Die camus igitur jd ifta dependentia cí]entias lis
relationis ad terininüc[t qua dà cocsi- gu dA oe Ll dh b ada css . Q.1H. De
diflincerelat pradic.ab extrem. e2dri.11.. 623 eec ipsü termini , ficut lud
(ine quo non;quia nec preduci, noc vófecuari à quocüque .pót fine termino ,
& cx natara fa habet hoc, nam ficut. vo- luntas-non pór volitioné clicere
refpcótu alicuius obic&i,nifiobic&ü (it precogni tü, &tà cognitio
obie&incc cít caufa "produ&iua nec cóferuatiuaynec fübiecti- «à
volitionis,ab illa:tamé dep£det coexi- gitiué, Gimiliter intcllectusno clicit
intel- -Je&tionem, nifi circa obiectü , & tamen obicé&ü à pluribus
non ponitur caufa cffe iua, nec cóferuatiua , nec fubie&tiua in-
telle&ionis,palà aüt quod fic cGformiter efl dicendum de. dependentia
cflentiali "relationis à termino , quoniam ipfa rcla- tio eft
ralisencitasde cuius natura cft cp 'nó poffit cxi(Lere , nifi terminus cxiftais
hec ille facis erudite; hic denique dicen- di modus tsibuendi toram
caufalitavem rclationis.fundaméto pofito termino; vt «onditione colligitur ex
Doctore;qui lo- qués dc otigine rclationis, & modo,quo producitur, non
(emel ait, relationé con- fequi fundamentum pofüto termino, feu qermino non
exclufo y ita loquitur. 4. d. 33.9.1 D. & quol. rr. & alibi(epe. 44. Ad
3.reípondet Zerb.cit. q.16. $. Tropter tertéum in finc Bullam relationé in
(abiecto fuo c(Ic accidens exteaíum , aliter qualibet pars eius denominaret par
té (ubic&i,in quo fundaretut, ficut & rc- Vua accidcatia.&
confequenter quali- " bet pars hominis e(fet Pater ; Sed hac folut:o
przterquam quod admittit acci- dens indiuifibile rccipi in fübie&o diui-
4ibili, quod (olam conceditur anima ra- tionali ob eiusindependentiam à (ubic- to, adhuc non cuadit argumentum, imó 1i
tota duplicitas eft , non folum intota , quantitate v. g.palmari»fed ét in
qualibet eius parte, adi uc magis fcquitur quamli. bet. partcm denominari duplam , vt infe- rebatur in
argumento .. Ideo Lichet. cit, . 2.d.14q. $ infol. ad arg. Ocham. $.N4nc
rcflatyad pcnult.conccdit, & ipfe1clauo- ncm
duplicitatis effe indiuibiliter in(ü- —. bic&o,lübdit tamen nó denominare
par- tcaj, quia primo determinat fibi: touim , & non pattem;& (ic nara
eft canti deno - . Munare totum 5
quamuis ex, conteguena dicatur ctiam effe in. pattibus/, quz do- Grina veta
eft, & poreraz pcr eam Li- 'chet,
fufficienter argumento fatisfacerc abf; eo , quod concederet abfatdum 1l - lud
, quó relatio (it accidens, igdiuiübi - le, & in
fubie&o re(idens indiutfibiliter; dicimus
crgo duplicitatem ,gxqualitatem, 4 alias huius generis relationcs elle diui-
fibiles, & in fübiecto extenfas , non tamé partes
fub céticodem modo denomina- tc, nó quia
patres illarum relationes fint altcrius rationis, ac a iherogencaz, vt hic
dixerunt Coplut. hoc.n.oimninó irratio^ nabile ct, (ed ob
rónemà Lichet. allatá, quia illz
rclationcs.requirunt. integrum fundamentum, vt fiac denominatio, ticutz anima,
licé fit eiufdem rónis in omnibus paribus , nó tamen denominatur animal
qual.bet pars. fed totum dumtaxat, quia nimimm iud folum bi dcterainat , vt
pertc&ibile adzquatim , fic etià modus (fubtüftentiz.
in fententia illu poncnte litiüum non denominat fuppolitum.s anc, & illam
partem aquz;íed totam il- lam aquam, quz non cft alteti vaita, et fi modus hic
etiam in partibus reperiatur ; imó inaccidentibus ctiam habemus exé- pla.cotum
, quz denominant tantum (u- bie&ü adaquaui,cciam(i (int quoque in
partibus,narn longitudo palmatis v.g.cít vtique accidens ; quod non (olum ctt
in toto palmo. (cd etiam omncs, & (ingulas eius partesatringit , fed qvia
hasinade- quate tant ü refpicit, & rotam fibi deter- minat,vclut adaquatuin
fubic&um , ideo tot. duntaxat palmare denominat tan- 1ü,non ycró partes &
ideó dicebat Aciít. 2. Top. c.1. nó fempcr tenere copícquéc- tiam ab incíTe ad
dcnominari ;vetam ta- men cít , multa quoq; cile accidentia , &c fcré omnes
qualitates ita (e habere,quód indifferenter denominant tam (obice adzquatum,
quam inadzquatum deno- minauonc ciu(dem rationis , vc albedo in paricte,calor
jn aqua;lumcn in acre,quo- tum cxempla affercbantur in args — :45- Ad 4 rcf p.
Doétcit. in z«in (olad 4. H€ric.
onqualibe: relatio vniuctfa- . Iter loquendo ditiingaium realiter à fao
fundamento;fed tani illa, fine qua, óc cius termino fundameatü exillece pots
IE. : 3 «tun $a Li fpa PU DisPradürans: vé beau VA. Q. A m.fufidamentum
(inc-illa relationes E - diustérasimoporett exi(tiec; hoccftín- dicioni vhanife
ttü:di£t impio HExchlis yi 'efgo rclatio:nequeacex litere fioe funda - -
fnento;idqs ab inrineco: b? fepngbct , féquitór,duüd oj ille rf pectissquo.po-
fiitür, vel Corcipiur dd (uumorcbecri fün - dsniémuniyfiucadiliud proferatur,
vcad "ádycut fcalicerinliaeeec sel à quio cealiter - ditteoguicaryvelahó
n30;tu qd'fimerzea- »Ticerddenoificaws,ita vtícipfarealiooad à 'fondizmétü
vefékator, yzab»ce xfi dla » - ytilhi fodligrets)ve diflumilisy)iragzin jiro
pofi otelatio'drftin&tinis Fetri à Dauio rt edaquee talia vealiterà Petco 5
'fcdhec 7 alieras how eft alia relatio rcaliteriditlio * 8d telirione
diaértitaris ja: Petrus Is diftingeitor à-Paülo fcd cft (ibi ccalicr 1
eadéyitast feipfa rcalicet tais relatio di- TftitictionisfivdmerQlà' Pettosqua
rcgu- ? f&adhtiéndbis:decliratiDoérr cit;.fub SN quandam inftantrar facit
Ochà coh- eta allatadido&orisolurionem ;quam iet stridens crie Qm 11 3?
Sedrdíéts; qdamuis diuerhtas nonalia : diuerfitaic y ded: (erp(a dicauur
diiei(a à -Petto s qnià nequit effe fane illo: cum: t "i eitis
fündarmientutit-Xamen Decus nequit 7 eei feipferdiuetfüsa diuct(itate qua dif-
"feità Paulojqiiibpór ettefine ilia, atque ^jóindigebit alia relatione
dittinctayqua ?diuét[us dieatutaprimá:lladnierfrate , E cin ab itla
(Acàndadiueristaze; s ""di&trát testicery quia:por effe ime ilia;
cur *füs quóq»alía indigebicrelationc diuer- f do dicatur abc diucr(ds ,:Gct c
disi finis Refp. quod/ficoo cxparterc. ""Aitionis datat flaut;cum
talis z (gi fun- 7 dale nr ü sequiceffe tbe ila; &eiusccr- "minoyvt
diétd tfbita dotirftafüs ex por L te fundaimeri in eo?gedete Ps quoda -
r'tjó3liüd'dewómiuatydicxnasoria 3i drei - "ur alià vifioxrevmita
vmonigqua'iügitur ^tormancc productio diciwr alia. produ. 7€tione
produótay& ró eft; quia gpeft;Qyo in aliqüo/geneve; nón ptelóáppoun au .
Lbie&o aliud Quo iméódem gcnéccs vnde - Tatar; hic dubi. in fine dac duas
rebülas *«x DoGtore clicitasprima ettqmanao à- liquid eff tale denomiiatinà €
aliud *eft formálitertale eut flandum cft in nilo quoárjy- f ipm altersale;
Altera a ink A avion Mig «Confirmaciui gàdd o cus &tilejt mie -d'yumcib ili
42-ukdote à nénoparies tali untedima [eis adosd ure iy f ed tsi ifeipjom 13a
edited wc idmyquado u&brna (x pius boni in :Phyf; loqugodo *d:éhis
ulodrsypraeceüid Oquendo de re, ivone $rodicboais; & ca faltiatis di(je.
7:4:2: quomodo nom aita pródudtione di i cacuc iéodüéba s Rage ad iro; licam
der zfàcs Pcorum nce eéis zzvlasiopás; diy e -tatís ion dici pro sie darerfümm
Gier hec 2miaterià prope id ;ciuci imioni vasta ; óc ikatio E quia fscuc nb
labor: Quoy ita ree -porcítadiiei » fed folum dicetur di- ductus exttm(ccé- pét
terminationem di- 'ucrfitauisiquam diti pesma diuctfitas ad "ipia
-Fetrum-y quaé cft cam ipfa teahrer ridettiFicata, gro«qidovideid«éga in-Pbyf-
Jloc;citzquibus fobícribit Ponzlue:o. 117. ci u$ Ads aídzanc Scotill z-paffim t
CEhowifte poflc;auczclationem fic fine "esummis ét deipot&izabfolutay
obie(feg "tialé depédenciab eis j:aut extrema fiü "relatione ob
neccíTaniá cius(equclam a ca & hanceffe ácniéDaoétocis teltarur Licli.ci.in
(ola hocar.gy erat 3.Ocbà , *& Bargi r. d. iaps-dia vbicir; loqut. «tütde
vélatione iatciofecus adücnientea ;fémperconftaiter docet Icquicabíoluta
-ncceffitave potitis vut emis;1dqi Cr tener -Zétls cite Etad:probauoné ruríus
negát "priubtealiter/diit inctü:po(tceriori pof "fe ab'ipfo fepaksri,
(i hoc ex ilo dimanét "pecnaturalé(eque[a3ac nccaftariam xoi.
"éótbítantiám; & atleranc exéplir de fub- fiftehtia's qua-tealiet
diftnguiut daas Atta (übttantia]i s & cftipodteriot ea it *fisora 4
quantitita,Sccamé siéOcmincefaderesavufà(imeialiquafüb."trftétici3jquamREdfinefiuras/co;quiaficaliquidatyüci!ellitàtchiatotifeqaüncardtlasentitacesz.AtGoxírihancicómoneim(Uluuogcn:fkàrNeotericiSuasÁuer(a.Amic.Blanc.gxü«Deus'hdexeirlibérecocumaradqualibecetRetárpotióoterannoy&fundasnieiitospor(ulptodereconcuciumradreslatiónéinyBccrtüefapud(1heologos;Dspoifeipipedireomuécaufabtazcmcaufakejauane:indpfonQESrEDEmvvnoebasErerisreieriedeTipsaljqn&camen
distinc dd cóucrere oegcilacibimece(D tate & ex fi uppofitiongyga: id ger
ea Rrcrfrlionegn cessio esp Ja dp oA pais fp exiftcaciá pari canere ad naui
ralétez! [One cedr duet ie defun Eaailyséry Quia toti « RU Mina srius;elt
concur, D cona it ad. exi iran dn ijcauarom lumumodi «quod, dida io Mu e » Cit.
in 2i M jl;ad obiettio Và xus Mon f. tenetfinailesme BERN E TEES: Fiaeci agent
bu das pes Vader en aeptioru. Ex £i Fd rcu cft Deira ET dac k€ COCWCE E 1 »4d;
dE 1 depitae sitin ce(ulvati; fo , 319; cécurrir ad M da n ENIM, stir modis era
pene unes ) el loni ao nr €CÀ Jp cát ide m1 Poffecergeciusgrefaca (a 4o. 3
Scottus npugnari ex€9 y. qid loccb Docks liac qsfüb Mug, n&ye;tmzoffioi-
lia&fepacatiortis diorü esti iet capite pedere pósvel quiadum liy
pazacayvel quia ynüzib priusyá quo effepzialuer de pendcetpo tjus 4,Sidc à dioc
ne:uitab: €o fep iraavel demam, mapa ins
ils le: poltca Inisru2 a» abjni: £i y.quod.pui'saequuns«(R
Janeppfte- | Fior neccllan à eitade li quando hee : impo ibbilzasprouemt ab»;
min(e C9» ceullgude,libjedta, S palliono € quo yihilg esl sey din tano ab lione
«quo BÓ gor. elle lineconuad. Goog: elt prius: &0, («d
cft ppftar us naturaliter, vel fimul puo cum. fanc cx
hae regula Scori ux apifede inferis
quod 1 n cxtre- RURSUS tont , 6«;,; aliadeft; quam
ipfa.cxacenaa Tu: sb Denm; hac deeauíaaljj gai cocte omms & proprio Mare
addideruac aicdad vngae mm II. Pe definite loesplSn d GR MEL IT. 64.30 raul
gef: lida «i&jcgg repugaaz fme.illa con Valid UÉpe alitas; fenacis boc
ccit;pr vocas Del P cansam iur dominia rio nil polisas.. a à
Dro«oícruad.exccema Gne xela SE ita. Booty in
hoc pradics Mir, & Fab cisbepha placettaeráco m modii 9; Rn my9ccuryt poc
exdittis q» pearceda) lla regala Doctoris valer | pus zl Lowe sialis-
imnolldras nori Sae og rt ap Vitcglegg, nara, prige, ris, SD ab. al laine picos
ipemet explisatin hac q» ficautem cft us, prognüito, qubd mpo(ljbticas
feparatio nj& s & tieccifaria eoacy io eHEemo rm ei relazione
proxeoit;nà ab iatrinleca natu. rajfiagulorü ie Ani [ed.à Gmalrate. dücarionis
cui Ambo, cpexiftur,qua vii. illisett accidenzalis,quia vnd de(tcu: poc. alio
reaagenre; $ed quicquid fit de hoc ». cocladimus, gti pec
pofibile,velipo(s;fibilea,daobasalbisauetur, "telaio a; naymanerét (Lava
formaliterile Bol fqndamécalicets vr; dice isst nt «49, Ade licec pümerus.ex
dicbs egi Prices, nonett ens aliquo: lpxi eA nis cd olno aagfriry Bai xglauo
nu- masia sn 4 guae [3:53 ,no cft vna relacio (ayplex, led i8 quoli (ubie&»
(ua xeladou gasket: cid pacs eo. paneasiilm exalcit Tapas compara: tiid-fe
babens in exctilu», vel de je ctu; pates alrerius numeri quod po; familiae
tiexemplo declacau de pins fun tralicntibus y nam imQuoljber c s] aon ualienris
pliciter. nx 3 [ed coadiuuaniis ad .trahéndg,& Ic ET lida conttiuunc i
iategram araGtio, , is&eolligitace x Do&ore 4d. 1« q«2 7i £e (ol. ad 1-
pin-vb; loquitur cum particu. laduoracipa: forr? ob illos, qui tt; "3 ), 9
^X ngoyctuaens per 6e vnamynon quia appoittug
tac x gunóra qued A. x mi nofis avamegsi 4d hang; quit ad PU yawidet-go(Tunt.
apud. Lachet, 5x x &. sw tie cda RA Wn goulfi axkagistaeiunt ; Neaceriet
ene contcougr aa (qa ita glosiamuj de (u Íenréziaynag:
wudeargamcatulam vaum Omni4 "xMUS INN STE AUIS sd^dr dee NC hd "WALEY .202€ LY '
wmegite valde vr. 644. 7 Difp.VUI De CPredicanivegellui 5 cmnia fump[crunt ab
Ochá. Greg. Rub. ' & Autcol. (.d. 50. part. att 2,4 quo
prat- fertim mazrà partem fue note doctcina mutua; unt,vt nó imnterító (oleat
àinobis - appellati infiguisille Doctor Tromptua::
yum "N coterícorian. Alia vero args ta fpecialcs relationestágentia vt
aGtio- né, vnionc,inhzrentiá,vbicationem;&c. (has.n.oés negat veteres Nominalcs) in Phyf.fuislocis adducuntur, &
diluantur. Poncius difp.15. Log.n.43. mouet co. xra no(lranfcntearia
dificultatea quà dam ; q&sf»ait efle grauitfi mam, nec de ca focatienem
ficri lolere;vidccir enim; qued fimilirudo duorumalbot am nó fic diftin&tá
realiter à coexiftentia illorum, fed illa coekiftentia ett relatio cxcinfo- :
eüsaduen ens,cergo non datur relatio in- trinfetusaduenicns-diftinéta realiter
à elatione exttinfecus aduenicnie; minor patct quieilla cocaiftemtia aon
prefüp- pobit aliquid ex parte fundamentivel cec amini, ad'quod neecffatio
(cquarut , ergo 3ton cíticlitio inrinfecüsaduenicns;co- ' fequcntia eit cuidens; probatur maior; : 3n
qua fola vidctur ede difficultas.quia» aton eft vllum 4ignam di (tin&ionis
realis antcr ip(a, neq.cnim poffuntcfle fine fe- inticcmyneg. yoam eft caufa, fcà
princi- pium altcrius; neq.fübiectzgrar in füb:e- «s rcálitcr diftin&is,vt
patct,ergo Xe £t quamuis (inquit ) potient euaderefa- «ilé difficultatem qui
exiftimant cama EX och ba per potentiam Dei abío- tai po(Tc fiu:ul exittere ine
(imilita- 4line,tamcn ín (entétia probubiliori hoc. propolita difficultas;
& ob id inquit Ponc.n. 45. iudicare va: see probabile quod non detut vlià
relatio 3initinfecüs aduenicns, qua (t dillinita: - ealiterà-coexiítentia
duorum extteuro pua, licct fit diftin&ta realiter abexturc- mis,que
coexiflünt & per eam ceferun- *un Attamen tcenendo cómuniorem Sco: tiftarum
(cntentiam refpondet poftea ne . gando maioremyquamuis,n.cocxiftentia «uorum
v.galbofüin nó poffit effs,quia fic fimilitudo, nec funihtudo etan;quio ie
cocxi ffenniaallorum , tamen: po: etfe füm:ilitudo linc vita detéeminata cccxi-
Écutia;quamuis cuim varicturcacxifi&- tiayqiiia eft quid (ucceffidum , nam
dicit" quscaqdenponighod eft quid füccef uum ramen non variatur
fimilitudo, fi- que e(t fundamérum pra: cius;duo
enim alba eadem nume: cut ncc albedo, xini - rofimihtudine
femperrcfecuntur ad fe-- inuicem non autem cadem numero du-- ratione femper
durant, dum durant;neq.-- cadem etiam coexiftentia propter can- dem rationem
coexiftunt. Nullustamen fang mentis ex adeó im: becilli ratione adduci debet
ad- iudican- dut probabile hoc abfürduni;quod nul- ]3 detur relatio intrinfecus
aduenicos;, q. fit di(tiné&ta realiter& coexiftentia duo- rum
exccemorum;quam ait efTe exuinfes cus sducniewem Quiamairaem argue mentum
firfacilis (olutionis,adhuc tamé' non exa&té (oluitur ab-ipfo;cttó enim có:
cederetur fimilitudinem duorum alborü: diflinzut à-Coexiftentia illorum;quia
hec: variatur, cam fic fucceffiua , ad variatto«: nem remporis;cui-coexiftit,
non vero fis militudo , adhuc tamcn pofiet argumen-- tum vrgeri de duoram
Angelorum diuec- fitate,quz men(urantur za0,& nontem: pore , vndé corum
cocxiftentià ad com- munem- durationem: permanenten. 5» qualis cft zuum ,
confequenter etit pec -- manens; & non fucce (fius, argamen:um: igitur
vrgebit faltim de relationibus fun« datisin entibus , que menfürantur auo:,.
1tod e(t duratio permanens, R efpó den.- m igítur aliter cítad argumentum , qp
licet finilitudo , & quilibet aliarclitio füppomat extrema coexiffentia.,
adhuc: tamen rcalitet diftinguitur drelationc il la coexiftentiz amborum ;
Que-quidear rcalis diftin&to licet dignolci, vel colli « gi nequcat ex
earam feparatione, adhac tamen colligitur ex boc coexiftene tia exttemorumctt
veluti caula rclatio- nis f(cquentis,cum a&oalisrélauo no caa (ctur,nifi ab
exicemisa&u exittentibus , & adliuc euidentius colligitur ex diucr-
fiscfle&kibusformalibuscarum; nam coe xiftent:a vv g. duorum alberum num
,u& ilia poteft dcnominarc fimilia , nam rae tionerciationis cocxiflentia
tai coexis flere dicuntur duo alba, quam vnum ah bum, & vaunniSrun quia
coexifleniia in 1! -— - É-o 082-6 ns 0-9 eem amo 0-6 0m E" Ge ODD I"
A0 o" E" E o UC ae à o 9 O0 — Seo. EE isses tet di AE URB Ede eGuar
mon [of p sie vetita . itatdáf eitídeas , d a rein nhen estt vel uet fitate
fünddtut proximié card fim Niadoyvél diffinsilitadoyó autem in fim plici; &
ata amboórü coexiftedria,quia y v di quántumad effeótum fora lem eocxittendi
extrema omnidm re- latiotitiiéodé todo denoiinanturs Có« fx: hic felució y
quiaicam lioc quod:duo alba (icf coettiltant, ac etian vbuml« bit; Aa pint det
snnt rat / ad effettám coexi(tendi codem avodo fe habeant y adhiic táme lioc
album aliter fe. pomo oar paper ted jám in ordine adnigrumgquia ett illie: dc
dhmicaeérü ditior » (icmilitusa: q6'&c diffimititudó diuerfaa important. m
reumimemehe ves y corte tériírbictámut veta ,-qdod nem- pétoéxifteiitia fit
relatio exerinfecás ad eoieni un) duo entia aGbr exiftentia,
rantümicdaqi(mrieter (e détantia, dir- modo iti coder tertiporeyeidetmq:dura-
ptm ftáht y fequitur ad illa 'ece(fac fiojac iadifpen(abiliter relatio
coexiften f étitic quani memorat Dockor x. d..3 9. $. guion nio ioqait eile
rea: Ké, atho declaratnimo-fit intrin(ecus,vel excritifecus adueniós, fed
Wielüid modo tit dehac nfiáoti y fofflicit peo folutione cufcatis Filsáeffe
enaigrei Ouujed .có- à/$; Met.pün-4-fequitur cum alijs R.e cetitióribus (us
Societatis Nominalium placitüm de indiflin&ione relacioríis pra
dicamentalts ab exi eris; fed non addu- it, ni(i cod(üetas, & decantatas Nomi-
nállim rátióhes-iam adduétas,&c (olutass ascftó masnificare;&
corroboraré co Set arg borum orhártiefris, reip- f$ cinentüuflàm
imgerancvlaorem difli- cültateta ; quae ex dictis (afficienciffimé son ddüatut.
Aüreolus —— 4 itii tió quaidatii adducit árgumneuta $. Sed in vppofifuimy que
catum péobant relatio hei ion darrin rerum natuta prater o- pus
intelle&ds-pet modum cuiufdam in- verualli ioietéxcr eina, vi vtibüitur
Henri" uit QI Bede elu rica .odMII 64$ ca; dequo iari mp9: alia vero
argumens ta;quibds probatart/1.nec relaciones (e» cindi,& vercij irodf effe
reales; qao.fen(i conclud.nt pacebít infcà q. to. art; 2. ex» plicando
relationes illarum modorum . : : "4f a 65:01, 2pnloldz2udioSbi» : Qv E
ST1O-'LIEL.». An relatio guedicamentalis couffitae -pioturper effein , vel ad.
, vel... £a f pervirumqQs » jo 'tgpeer deem fentire vidécut ^7 Qu irelationem
effencialiter cóttitui praecise pec e[fe ad ,effe in autem ercoa- uerite in
(ecando modo dicedi per fe ad modáü pa (Tronis realttes idemificare jg»
co!liganc ex Seoto 4*4. t 2.q. r.ita Trom. q:Mét.4.1.Ant Andbidem ; Mair. cit;
8C 4d. 1250.7.in fiae, & fic etiam lo nur Bonecéit. Alijew aduerfo , vt ce-
t Rad p. picontr.à 3 art. 7. 1n finc ha- bitudinein relationis-ad fundamentá
po- fae rant efencialem , no veró habitudiné adtetiminum Thomiftze veró ex D.
Th. pq. iBarti zidicunr relationem confti Cai pleviransqufedefre ix óucnite
tela- eU pé e comer accidentis, e[fe ad sin tonc proprizrelationis, qu&
udinermi,vt prafeindit à róne e(fendj in, qaidamedicunt non effé real, (ed'àab
P wid ab v rcalij & tónis, eru & "Canacrenf. p. p.q.att; cic
/Capreo s 25:Q. Li rime VO MeGa 25 LI Aj du fic ptizcisé (umpta volunt efe
realem; ità pàtfim Recentiores: Thomifti Baanes; Nazár. Ripaatt. cit. Gcatiad.
contto. $2 ttact; 5. di(p. 1. Complu.difp.1 4. log.3. r« Vafqaez p.p.difp.1
24.c. 3. Suar/in Met. dilp.47.(e&t 2; & alij communiter. ^ 7! ^^$r
Dicendameit relationeminó tan tüccofticei pet effe am ; (ed etiá per effe
inynontamcn eo modó; quo ponuat Thoaiftz j quaft efr e ir congürrat praes cise,
vcrátio generica anie ] plicacác conci .quoad oinnes páftes;: in quod relatio
conftituatar per effe ad probat óptiine P. Kada citccontra Aus &ores
fccoindas feat. & tes ett ira- perfe clara yt. próbatione non indigeat,nà
om nes cum Acilt: róniem telaciuórum sépet explicuerant p hóv; cy cil joiwpe ug
846 — "Dif. IL De Predicdm.reféBinil & numquam aliter, vndc DoG. 1.d.
2.3. yn. C.ait rclationcrn, vt relatio cílscfse ad. aliud ,adco,inquit qp fi
non fit ad'aliud y vtique rclatio non cit ,hec.n.eft differen tia fpccitica,
qua ipfam. diflinguit ab ac- cidentibus abfolatis ; imó hoc ita intclli- gendü
cft, vt ipfum efseadalind a&tuali- tcr, & formaliter relationem
conflituat , ncn autein efse adaliud dp:itudinaliter tantum,& radicaliter;vr
Atctores illi (i- gnificabant,e(sencia.n.relationis cft ipfa met formalis,&
actualis ordo, & babitu- do,nó yeroquafi perentíar& Laculgás ce -
ferendi ynum ad aliud; quavadeb sen kft,vt eciamjn relationibus aptitudinali-
bus veritatem habestip(a.n. ét apritudi- nalisrelatio a&ualiter (uà, munus
rcferé- di exercer; vnde nó diciwt apiitudinalis, oeka m fuiractu non referat ,
alu ratam non denomiucr, fed quia t£ ribus; ad quemaétu fundamegtü re. Xctts)
adl) exiftit y (cdaptitudine falü , & io potéti2,qua de caufa rclatio illa,
nó actualis » (cd apciredidalistantum nuncu patur,quod cott fignificauit
Doó&t.quol. 33«infol.ad 1.prin. fic mobilitas v.g.de- rominat cerpus
naturale actu mobile, & &&u jllud RCM ordipat ad motü , Íed nonad
motà ina&u;(ed in potentia tan- tum, (cquitur Suar.difp.47.fcc.5.n. 9.
& $a9is explicabitur ipfrà q-8.in ine. .. Sceando hec ratio e(sehdi ad
aliud (d veté realis.& non preícindens à reali & ronis, vt diccbaut
illi [bomifiz ;tam qa dierentiz entium realium debent císe reales, cum.ergo [et
eff e 4d. contrabatur ens finità, € accidens realc.ad cottituen- dum genus
accideotiii relatiuorü vciq.ef fc debet racio veré, & efsenuialiter ceilis
; tum G; quia relacio-prasdicaajezalis nà fo lum c(t cnsrealc,& accidens
realc, fcd éc zclatio realis,nà per eam veré, rcaliter fabiectum refertur ad
alud non imiaus , Quá veré& realiter (it quantam per quà- Xirató quale per
qualitatem; ergo inrcla- tjonc non (olum ratio e(fendi 1n,quz- illi £ópctit,vt
accidens,elft realis, (ed ctii. ra- Aioscfiédi adyqum iibi cóuenic pracisé vt
elatio; Demuay rationes omnes, qug jp- bam relacionem cilc enscealeyofte adunt
Ir ad cle real: , quawmas probant reali» tet reerre lubie&umadaliud. |...
i.c «$2. Tertió,g»effe in coftituatrelatioz, nénon minus cí[sétiaJiter,q effe
ad;& nào, tantum vi fario generica , fed etià vt (pes. cifica , probatur ,
quia vt docet Bargius, 14d.3. q 5.4 quo haius quac(ici refolutios . nem accepi
mus, in fündaméto rclarionis, ercate, qua cft accidens;alia eft ratio fun
damenis, & alia (ubiedti , & io in ca duz babitadines effendi.in (ant,
apii » vna ad fundamentum fab róne fubic&i ,. inquantum e(t accidens, qua
proprie di- citur inhzrentia;alia ad fuadamen:6 rc- , duplicatiue (ub ratione
fundagenti , in»- quantum cfl relatio; € quod bz doa ha-. bitudiaes in relatione
creata (int diftin- Ge, ex eo patet, quod relatio diuina in- cludit rationem
ef$édi in veluti in
fünda.mento,nontamenvelatin(übiecto,cum.nà(itaccidens,vtdocetDoctor4.d.12.q.1.infioe,&fegrurAmic.cit.qgedub.xar.2.Sügitureffein(amatusprorónecendiinyvc]utinfubie&o,concurritad.óontlitutionemrelationispradicam.ve,lutratiogenerica,quiaficvcleftipfaróaccidenusin.cóiadab(olutum,&reípeGiuum;vel(altim«amnobiscircam(cribit,(iverofumatucprorationeeffendi
inyvelur ia fündaméto;, (ané in hoc (enfi concurrit ad conftitutionem
relationis y velut ratio fpecifica nó minus,q e(ie ad y q multipliciter
probatur 1. ga relatio vt: relatio e(t.habitudo eíséialiter iter duo exirema,
ergo talis. habicudo a:qué. cífca- tialicer petit fundari,&
cerminari.Secun- do non minus implicat relationem effe: fine fundamento , quam
eife fine termi-- no, ergo (i ratio effends ad clbe(lentials; rclationi vt
rclatio eft, etiam & ratio ef- fendi im» Testio.cadem funt principia có:
tlitu€di,& diftinguédi;(ed Arift. s. Mcr .- difinguit relationes;é& penes fuadamen- ta
, ergo ratio effendi in-conftituit rcla- tioné quoq; vt relatio e 9 ad có-
flituendà relationemin fuo cile proprio & (pecifico non fufficit terminus ,
ícd ec requiritur fandamétü, ergo vttaq.tó có- currit ad.conftitutioné rcelationi ,vt rela- Ajo eft. Demülicet ro
effend: in,veluc im (ubiccto , vniuerfaliter conueniat
omnis bus accidentibus;idca 3; wienn có- 1u- - ftitütionem cócurrat, vclut ró generica , & cóis , th roeffendi in
, velot in funda- miéto conucnit pezcisé relationi,vt à ce-
teris entibus di(tinguitur, & relationibus dicamentalibus,vt ab
accidentibus a- iorum genetü (ecernuntury ergo rclatio- ni compctit,vt
differentia propria , & ró fpeafica non minus, q efse ad ; immo id ita
intelligendum eft,vt ratio efsendi in, & ad non (int due diffcrentie, fcd
vnam, &cadzquatam nobis circumfcribant có- ftituété genus cc lationü in
tali e(Te fuo ; quia ratio effendi ad aliud in relatione re vera aliud nó eft
in te, q certus, & pe- cüliaris modus afficiendi | realiter. (oum 'Kubic&um,
nempe referendo, & ordioá- do:ad alind; hoc idem docct Zeib. f. Met..19.$.
proptertertinmw i; 500 -0$3 Quarto g/ hoc fitde mére Docto ris, aperté
colhgttur cx his , quz babet in 4 loc.citiprobáco fccundi'cocluf. vbi lo:
quitur de habicudine ad. fundamentü, (ub one fundamenti)quiaJoquitar de
illay-vt c conuenit relauonidiuinz y. bec funt Eius vctba: Secunda coimcinfio.
p*obatur , quiarcfpectis Éefséttaliter babitudodn ter duo-extremasQ7 io ficut
tollere ter- minii ad qué re(peGi usé tollere , vel de» firgere refpettit y1ta
tollere tllud, cuius 7 refpettus,efl colicre refpecium, Cr de ruevévoné
vefpectus, rion ergo qui uc. Fidés VefpeCwefd aceidés, adeorequi- rit fubiectu
vel fidamentiy fed quare JpetluseftvefpoGins Ji deà requirit cuius yd adquid
(iettam iu duuuis)Certà . vX(ingalis
verbis Doctoris benc penía- tis cólligiturquód ratio efsédi in velut in
fandamento fit dc e(fentia relationis , vt rcl ició éft Pritmó inquit , quód us
pt
habitudo inter duo exire ;érgo e(fentialiter peticilla duo,vt tc« Cs rere
quodtollere funda. tamyvel illud,cuius eft refpe&us;,e(t tollere
refpectü,& deftrucre rónem ipfi- ásyergo ratio e[fendi m,velut in füdamé tó
pertinet ad rónem proprià refpe&tus.; Tertió aityquod re(pectus, qvia
eftrefpe étusjideo requirir,cuius fit ad qp fityer:- Rs ad ali
go reípe&tus j vt re(pc Gus neceliario pe tit füdarrnó mius quam tetminari,
T4 dcm; àiry quod (rquctollere cermioum- LI. Po quid
conftitsatur velatig -.
adquem;cft.detlruere cefpoct »,.irà collc- re idycuias eftymanitefie
indicauir.c(Tc de iritrinfeca 100€ refpectus,vt fic,no minus effe in fundaméto,d
e[sead terminum y Q» etià clarius docuir q.2.il!ius di(l.in (al. ad 5.prin.dü
ait,quód depedentia rclatio nis ad fundamécü eft eücnt ialiilima , ita q linc
ca nó potelt effc ratio telationis, 45$4- Sed obijc.1. auctor;t. Siimpl.(üper
predic.dicentis, quod efie jj nó coftituig relationem,(ed e/se ad.Sccüdo
Ari(t.de« Éinit rclationé (emper per cf/se-ad,&. mon per efse in. Teztio fi vtraq»hibizado ett dc ellen relationis,ergo
relatio eft ens per. accidens, quia duo nón pofunutiee, re ynum pet fcsni (1 yn fiu per feactus,a- l.ud
per te potéia 8. Metis v Ir (ed illae dua hab:tudincs aon (jc fe haberi: quia
lgquijhar de Hine ejr di inimtun dameto,no vc in fubieQo.Quarto arguit
icemb.locicit.probás,quad « ih natuza có p«tat sclacíont, tang: à Pee d
flicuens in clie effentiali ,& efse-iy pote rius naturastanqua pa(Tio
quandocü ];à- n d ooeéasid tas pet du differtriag ) quoc à yna coftitu:t
fpeciem Sade] d di Mditut pcr Wie ti, & refpcétiuü, hac duo pe imme- diatc
oppofita cit£a ens, & totam narurá ends cuacuant;czgo pre eodem figao quo
abfoluc cft ad. ipo eode tc uum eft ad aliud, (ed abfolutü pzius natu ra e[t'ad
[c quàm infit alteri , ergo tc(pe- &iuü ét prius natura erít ad aliüd;quà in
alio, & hoc cít atgumcatü Mair.cit.q-3, «$$ Reíp.Simp .nà loqui tle Hy Y.
infudaméco , fed vt in (übic&o; neq. e[se in hoc modorelationé non
coottitue r€5(td nó cóftituere aliquod (pceiale gc- nus accideüti l rario. co
in deis ME ano yt 15 omntum. 649 Difp. VIL. De CTeadicame.ve[yetHiniro.
fundamentnim, altera ad termipum vt vi-: detuc voluife Baflol.t.d. 36. qi: art,
2«- fcd ipfamcet telatio e(t vna-fünplex habi tudo fundata in fundamento, &
tetimina. tà ad termini, cui z qué effcociale eft fua daei, (icut &
técmiriari; Ad 4; Tromb los quitur de effe insvt it (übie&ojnos auté; vt in
fundamcnto, &c idco nihil ad rem;ad buc tamen ad arg. ir (c neg. min.ràm
pri- mi fyllogifniiy quam (ubillatam fecundi ; tiep. prima minor,quíia ens
peiédicamen- talé prius diuiditut ín ens infe Gc ens ina lio,& hoc poftea
diuiditur in ab(olucüy& teípc&iudi; ncg. ctiamfubillata minor dp ens
abfolutü pris nacura fied fe, quá in he Diei alió radicakter; fic 2n,vcl eífe
in alió natura ptaicedic iri acei- deate ábfolito c(fe ad (é, ficat córora fo.
lent mínus cóia priecedere , vel.faliia (i- mul aátuca babebit vtcumq. &
idem erit proportiene dicécidum de effe, in lio & elle ad alind in
accidente refpectiao ,.— -:/$6 Deindé obijcies; cóceptü relatio: nis;vt eft
ad,nó cffe rcalemyquia aeque có uenit relatioaí rátionis, ac reali, ergo qid tü
e& de (e , ab vtcoq; praícindit; Ref ncg.affumptum, quia relanioni tcali ,
tatiónis nihil abflrahi pót cóe yniuocd , vt docct Doctor 1;d.26/q;vn. Accedit
y li-ad effet coe, et in eflct cóesquia hiec tio-fubt nece(farib: a: vt
diximus; in télationenec cm y quantii- cinq. fingats referre ad alitid, nifi
aliqoid rféferat-; Tandépietidmfi concederetur ad (T coe v niuócam yitiq.rclationnnes pibitur (emper con(éq.nám ad,qaod
có- f^ t elatio pri iicdmretipdle t ads cotiuenit parte tei.
^^ je "*da fine huios quzft:nota, cp cir dici- my ad, hoc: intél afi
cerénimus & timdamentum fint iffeutíd réfationis yacetaci patcesi]las
jnttiniec cjlicet. nid habeant dicere No? tinalés, quid fácjetit felaciónem;
velati ntítatem compofitamex fundamento ; tetriino;id'tamé nullo modo affer: po
in fententis Realiumyqui pórtumt re- laüionem eic formati fimplicct depen
dentem tanuioiexcrinfece à- fundaméri- to termsoyaecéflario tamch, co mos s telatiónem
effentialiter /coh(titaip dogquo dicimus!
porcntiaas, vela tum al (cian tacui ycü —— nà 1t. «oníititutiua
petentigyvelastus clnodá» hoic (née Guidi nonfà Stet minus rox (iat dec: conzepru: relauónmisg imtidfece
ning cua d eonfliutiué, pras batüc ex Mair, cia: (tám quia terminus, &
tundameacü regulatiter tan ab(oluta j cr3o wequeont ette parces intiiníecg; i
tioais;, quia reswntus. predicamenzi nee queunteífe parrcsintdníccas ; &
couftis rüciuz rei àlcerius praedicamentis cü
prine cipia cci: conttitutiua àd-tdem. pratdicas meniumpertineát cudi re
cóftituta,, fal" aim teductiué;tüm
quía terininus,& fune» damierituin mon.(uat genus, & differentia
aglationis, fed (olur:cxcréma illius, ergo ficut extremitates in linea go tes
ovrgeo tm s neis ques SR i qus (uat partcs relationis; tüm tádem ga lioc
dato multà fequecentar abía:da .(. Deum eíse dc efsentia éreatarzy&
&iiun de elaectia arris;vicrelatina fimt inen bedinem de e(sentía
familitudinis 4 c, «$2 Cüm ergo dicimis relatione. e(sen tialiter cóflitut per
effe 18 alio, :& e(ie ad aliud (umi debent iz, X ad, vt dicüt (im. plicem
ipfam habitudinem ,nà autem vt écimcladant extrema ipfius biDicudiqus » và vt
bene notat Mair. cit. e[se ad aliud Aen rai de eísc in alio,vtin (ut
yento)partim e(t intcinfecumyparrim extrinfccum,imtrin(tcurb quidem,quatc- nus
dicicipfam habitudinem exprcísam per-ad,cxtririccom vcró y vt dicit termi- num
illius habitudinisjprimuni eft dein- telle&uzclatiui,(ccii di. vero de
cointel- le&usquia ponitur tantum,vtaddicamene tá ín définitionc
ipíarelatiub &;hinc efty quód potius dicituc.tclatío-eonftitim pec ined csi
enel mái i se ad 4 quia péroillas patti itarie fümptas ex pridiu tclatio- nis
formaltters& folyotvittualitery & cx con(équcntiunuatitut extrema, d
lant werd nom Ex quo:colligitur.fundamen- tum;& terminumoonnit extriníccé y
à terminatiue ;accefsarió:tamco- velut, ad-, dita, ingredi defioittonem
relationis, vt t Doctorína«d.1 2.q 1.5. & quidein maiori neccflitate; qnam
piena iggte-. d laua]. 1. Per quid conflituatur relatio . sliatur definitionem
accidentis , quia re- quiruntur pp formale eífe rclationis , ni zelatio
formaliter.eft habitudo vnius ad :aliud, vnde Mair.cit. hoc difcrimen ponit
inter accidétia relatiua , & abíoluta, quz etiam per additamentum
dcfiniuntur , q definitio quidditatiua in abfolutis quic- tat intclle&um
diftin&é attingentem 2c sius, & diffcrentiam eorum, etiamfi aliud non
cointelligat, velut additü , fed nó ita in relatiuis , nam quantumcunque habca-
tur conccptus fui gencris, & differentia , non quictatur intelle&tus ,
nifi coiniclli- cndo terminum , & fundamentum , & honc dicendi modum
tencnt R ecentio- 4cs omncs Suarcz difp.47. (cét.vIt. Amic. loc.cit. & al:j
paffim. Sed dices , illud cft de efsctia alicuius , fine quo mc cfle,ncc
intelligi pot fed rc- latio nec effe , ncc incelligi pot finc fun- damenjo,
& termino ergo &c. Refp. cx Barg. 1:d. 28. 9.3.aliquid (fe de cílentia
alicuius poc dupliciter accipi primó ,p «o,fine quo rcs intcll;gi nequit , fiuc
hoc ántret definitionem, vt pars eflentialis, fi uc vt additum , & Éic dicimus fibic ctum efle
de c(Ícaria accidentis, quia eius dcfi- nitionem
ingreditur ; vt additum , & in hoc fcnfu vtique extrema funt de c(scntia
rclationis; alio modo,quód fit pars cfsen tialis;& intret deBnitionem, vt
genus,vel diffeiefha , & in boc feníu extreima
non funt de císcntia rclationis, quia nó intrant eius
definitionem in rc &o , fed tartun; in ebliqao , & vcluti addita,
pertincntq; ad €oiptclle&um, non aüt ad purum intelle. um rclatiui ; vt
diximus ex Mair.cit. -.QVvVESTIO V Tn qua cor[ideratur relatio ex parte fa. :
bictli , feu fundamenti . C48 qoia vt dixlmusq.przc. Relatio ud przdicam,
conflituitur. €x efc ad, & in, idcó nedullitus contideranda venittàm cx
partc fundan;éu, G termini primum pra (tabimus q. prafenti, alterü q«feq. &
quia relatio pradicam. accidens cft , idcó fundamétum cius é fübicctum
appellamus quatenus ei incft pcr inhei ca- |. "mum; (olet vero diflingui
dupicx [ub;cs 645 &um, feu fundamentum relationis, p o- ximum, & remoi
; proximum ctt illud , inquo immediate di relatio, remotü, in quo e(l tantü
med'até, fic v.g. relatio z- qualitatis prox;mé eft in quant.tate , rc- mote in
fubftantia, relatio timilitudinis proximé in qualitate, remote in quantica te,
& fob (Lancia ; notat autem Doctor 5. Mct.tex. 20. in fine, & q.11.
n.7. folum fundamentum proximum abíoluté dici debere fundamentum , temotü veró
dici dcbcre fübie&tum relationis , non funda- men;um quód etiam ex alijs
locis fent. colligic P. l'áber 5. Met. difp. 22.6.2. Piatet hzc affignari ctiam
folerratio fandandi relatioucm , & frequenter con- diuo aliqua, finc qua
non fequererar rc- latio ad fundamentum , quz duo ncn sür confondenda , vt
faciunt aliqui, cum fint oínó difLincta , vt Do&or declarat quoi. 12.C. in
relatione paternitatis , cuius ra- tio fundandi cft | otentia generati Pa-
ttis, condit;o vcró pracuia eft a&io gene- rauua ciu(dem, qua flatim
tiáfit, & idco non proprie caufa , fcd tantum conditio prauia, finé qua
relatio non fequeretur , appellari cólucuit, in hoc autem praícr- tim ró
fundandi proxima à (undamento roximo diftinguitur ( licet multoties ie duo
confundi folcant, prcipué quà - do fundamentü proximü confertur cum rcmoto,
tunc-n. dicitur ró fundandi , vc albedo qua dicitur ró fandandi timilitu- dinem
inter Petrum , & Paulum) quod fandamentü proximü relationis non eft ita Quo,quin
& poffit efle Qaod , pót .n. fu(cipere denominauioné relationis ; quia
& quantitas dicirur equalis, & qualitas fimilis, at rauo fundandi clita
Qao ,ve nequeat cfjc Quod
;quamuis.n.&duasquantitatesdicamuszquales,&duasal«bedincsfimiles,nontamenusnquicftratioproximafundandihuirclationcszquiparanugcx$.Met.c.1f.dcnomiozuurfimilis,zqualis,
nec poten« tia genceratina Patris dicitur pater. — — $9 Quamuis aüt relationis
ciufdé pof finc c(le plura fübicéta diucrfarumratio4 nuincü lubordinationc declarata , qp vnl Íit proxiu d,
alegum temocü , vc declara- tuzi €lt, camcn aki v rationis, X. .
à dd aque i EL CL m Uum 6570 zqué immediata omnin3 impoflibile eft,qu'a cum relatio lit verum accidens; & per (c
voum,vnicum ét fübie&ü in hoc : "e&(u poftulabit ; Vndé proríus
abijcien dà eft à Scholis.opinio,juz tribu tur Hé
ric.quo!.9 qu. 3.aflerens rclutjionem elTe veluti interuallum quoddam ioter.
duo extrema , itavt fit vaa , ac cademhabitu- dointcr illa, & in ambobus
infidcns , vc- lat in proprio , & adzquato fobic&o; id fané vt. prorfus irtationabile dánat. Do- &or cit.
y. Met.q.11.n.7.& joe Sua. di(p.47.
fc&.6.n.3.nam vcl relatio, qua intercedit inter illa abinuicem diftantia ;
eft & in medio, veloti cordi. quz nc&it cornua arcus, vel hon, fed in extremis tá- tüm,non
primum,quia paternitas nó rc- cipitur in acrc;neq. $m, quia idé numero accidens nequit e(Te naturaliter in daob. fübic&is
tcaliter diftin&is , & loco di(- fitis;relatio igitur cft tantum in
illo extre fno, 9 refcrtar ad aliud , & fi illu4
aliud. ad hoc referatur , dabiturin illo alio. no- ua relatio , & fic nan
erit yna , & cadem rclatio in ducbus,vt in vno fübie&o, fed in vno,
& ad aliud inquit Do&or cit. de hoc igitur vno fubie&o quod, &
quale cf fe debeat , inuefligabimus in przfenti queft, & quia in hoc variz
funt difficul- tatcs; duos ioftituimus articulos, ARTICVLWVS I.- utn fubieftum relationis debeat effe ens reale
,Co finitum, itaquod nequeat efie infinitum . 60 G Reg.15d.28.4 3.fignificauit
re- lationes przdic.écin non cnti- bus fundati poffe,& quidem apud omnes in
confefsó eft priuationem fundare rc- .Jationé principij ad generationé;&
pari- ter caufa finalis dicitar fundare relationé cauíalitatis ad effectum ,
cum adliuc ipfe finis non cxiftit,vt conftat dc fanitate re fpectu
deambularionis& (ic in multis a- lijs,qua an(am prbucrunt dubitandi an
relatio przzdicam. neceffarió petat fubic- £o teale, & cxiflens ; Concedit
ctiam i Greg. relationes przdicam. in Deo ad creaturas quz cft communis Nomi-
najunn opinio , quaré coa(cqueaicr a(ie- Difput. VIII, De Praliceni refe iuis
runt (übie&um huiufmodi telationii non e(fe - retaM tinitum , &
limitaxum., Dicendü tamen cft, no c(fe idoncü re- lationis prz c. (ub .c&um, ní(i cas rea- leac
finxum.E 1 comunis in f(chola Rea- liam , & necetfario
fequitur ex noftris princip:js, ti .n. relatio,(i: accidens reale fundamento rc
vera fapcradd tà , (cqui- turc neceffir.o ta'e findamentü effz cn. titatea
rcalcin,ac fiaità, quia nó eos ne- quit per modu (ube&i fuftentare verum
accidens; & eos'mnfmitü, ficuti eft Deus , cft accidentis incapax , quia
eft ab omni potentialitate femotí ; vnde & Nomina. lcs ipfi ideo concedür
in Deo relationes reales ad crcatucas , quia negant hisfu- peraddere fundamento
verá rcalitaté ac- cidentis,(ed ftatuunt ipfas in mera deno- minationc,&
concomitantia rerum;idco €um a nobis difcrepent in principijs,etiá in
conclafione ditfentiunt; & hac dc cau- fa Nominalium fententia, licét
repugnet comuni nfodo loqueadi Theologorà vna nimiter negantium relationes
przdicam, - in Dto ad creaturas, quóad
rem damnari nequit.vt multi inconfultó faciunt , quia
non ponendo relationem accidens reali- ter a fundamento diflin&ü , nulla
(cui- tut mutatio,aut cópofirio in Dco ex co, quód ponatur in tempore rcferri
de no- po ad creaturas (ub ràtionc cceatoris,do- mini, &c. folü ergo
damnari pt quoad modam loquendi ; qui (an? inconfuctus cft apud priícos
Theologos, nec grauio- ri cenfuca inuri debet Nominalium fen- tentia vt
nota fec.1 $.n. 17. at pro- Ee nus
concio noftram quoad v- tramque partem (ingillatim., 61 In primis, y fubic&um
relationis predicum.ens reale debeat e(fe, & poti- tinum , fatis conftat ex
modó diótis ; & docet Scot. 4.d.6.4. 10.$. fed reflant, & probat
Baflol.1.d.30.ar. «quia cum fit accidens reale; & pofitiuü, cofequentec
nequit in non ente fundari, quia non cns nó cít aptü entis rcalis
fulcihentum,tum quia vt con(tat ex ditis q.prac.art. 2.re- latio fuam entitatem
realem habet a fun damento in generc cficientis cau'z , et- go neceffario
debct. cíle ens reale, quia nemp dat,quod nop habet. V ecu uu [2:207] -"--
toto ri. e .[. babeat illas ues con- ren Seat. relatas.in 1. q. fed qua- venus
contrradiftinguitur à relatione ra- tionis, quz fit pera&ü collatiuü
intclle- &us,vt Scot. loquítur quol.13. P. & pro tanto realisró
dicitur, quia nó habet o&s illas conditiones , fed vna , vcl altera fibi
deficit , potet relatio realis inhoc fenfu fandart in non ente ad ens, & in
hoc fen- fu dici poteft priuatio fundare rclationé zcalem principi: in ordinc
ad generatio- nem , & admitti pót in codé opin. Greg. dicentis relationes.
reales ét non entibus €onucnire, non quód huiulmodi relatio- ncs fint entia
realia pofitiua , quia verum accidens ,& realé non póx in non ente fu-
bic&ati, (ed dicütrurrealesco fenía, quo tenebras, & caecitatem
negationces realcs appellare folemus , quatenusdantur nul- lo cogitante
intelle&u, (ic.n. nullo cogi- táte intclle& priuacio [uo modo cócur-
rit ad generationem per mod principij, quo eti (enfü Doct. 1.d. 28. q. 2. ad
2-aic iogenium in Patre diccre celationé rca- lem negatiuá; Difficulras autem
mota de finc nulla cft,quia v: dicimus in Phyl. di- fpur.7.4.8.art. f. ry
noncít vere caufa rcalis,& phyíica, féd cani metaphori- €a, quia.ccalitec
non dat cííe » fed rancüin moue agens, vc det illud,in ratione ama- ti, &
dcfiderati , quare non fundac rcla- tionem veram, & rcalem. . Sed dices,
Arift. 5. Met.c.1 f. imer re- lationcs i zdicam.cónumerare relationé
ealefattiui ad calefactibile , & ctus, qnod fecitsad id, quod fa&ü.cft,
& eius , quod fatur cit ad rd, quod factendü cfl, cr- go, &c.
Refp.juód.ficut tesalig confidc- . gari potluntfüb duplici flatu, nempé exi-
ftcnugsauc folius poffibilivatis, ita ctiam &iclaiioucs píz cónderari
poffunt, vcl vt atu cxiftéces, vel prout aliquádo tuc- rint , vel futura fiot,
aut tanquam rcalitec ioffibiles, & in hoc (ecüdo fcnía eas có-
fiderauit-Ariftilcc.cit. pertelacioncm .n. exlcfactiu, ad. calcfaGbile wvtiq;
nonin« xcllexic apinudinem calcfacicndi v. g. in igne, quia bax non clt rclauo
pradicam. fcd:ttap(cendentalis ed. cam intcllexit, qua yolleatacta approximatione
cale-- 25. c ERIT en fab. Rel.debeat effe ens reali e fimit «rz. 655 eft,
quod.(i relatio ical s fumztur ncn in fa&iui, & calefattibil:sactu
infurgit, vbt priusante approximationem habcbat (o lüetfe poffibiles.in
pra(enti verà ett [ec- mo de rclationibus- prz dicamentalibus non füb ftatu
merz potli bilitatis,(cd prar (etim fub ftatu a£tualis exitcnue . 62 Kltcra
veró pars, q relationis realis fubiectum ete debeat ens finitum, & li-
mitatü, docetur à Scoto 1. d. 30. q.2. vbi cum cónuni Thcologorum remouet à
Dcorelationes reales ad creaturam , id- que efficaciter pcobat $. 44d. 1.
qu.t[Ho- nenycx pexEs&a (implicitate,K ex perfe- &a neceffitare Dei,
quia .n. Deus perfe- &é limplex eft, nihil c(t ineo , qnod ao eft ipfum,
sih Aug. rr. de Ciu.n. to. ef* go relatio! realis noua in Deo ad crcata- ras
nequit adm tti in tempore , cum ver compolicionci faciat cum co,.cui adue-
nit,vt probat Do&or 2. d. 1. q. 5. $. 4d prinui alterius opinionis. Scd q»
ncque ctiam ab z:erno;prob.ex nece(litate , p- fecta.n. eius necetTitas cft ex
(c elle tales. quod nà vatiabitar cius efe, quacunque hypothefi pofita, fiae
poffibilt , (iuc im- potlibili, circa aliudà fe, quia alia nó süt ncCeffaria,
niii fecüdarió y ergo nalla poc in co ad. nitti tealit as, ne3; abseterao,ne-
quc intempore, qux neceffaci-coexigat aliad à fc , tale .n. neceffarib.
cocxigens. aliud à Dco non effet illo- coexa&o non exillente , & pec
cófequens aliquid, quod perfecte efíct idé Deo non cfict , aliquo alioyquod
noncft neceffitium ex. fc,.non exiftente, (cd relatio rcalis de neceffirata
cocxizit ad (uum effe terminum cius, et» g» 1n Deo falua
ciusindemnitatecoaftirutnequitrelatiorealisadaliud.àfesNeq;lacisfacitrefpótio,quetibuiturGil.bert.Porret.daripo(fei0Deorelation&realemadcreaturá.,nonvciqueill;inbzz»rentem,fedveluti
atfiftentem. Nam (i illa relauo ett accidens, vt fapponimus, alicui.
(ubicé&to hzcebit necelfatió y mifi dicatut- eile pecfe lubtiftens, quod
ctt irrariona- bile pror(us, & accidenci directe repas gnans. Rettaccrgo
facta füppofii. nc, ge 1clatio. predicamentalis (it accidens fun- daméco
tüperadditá, olá cns fiotuin, S6 limitatam cde cius idoneum (ubicétum.. 5, Sed
obijc. Relac. (ecunai modi re» Dud laii 6iz latmorü; quz nempé fundantur in
a&io- ne, & paflione , (unt realcs , & mutuz $« Met.c.1 5. fed
tales (unt' relationes Dei 2d creaturam, inquantum c ft cauía, & cf-
fKc&us illius , ergo &c. Deinde (icut for- qma cít in ane ita denominat
illud , er- €o fi non eft aliqua relatio in Deo ad «tcaturam realiter, Deus non
cft realiter «rcator, non eft rcaliter Dominus , non: «fl realiter à creatura
diflinctus . Refp.ad 1. fi teneamus relationcs pri- mi, & fecundi modi in
hoc tátam differ- rc àtcertio modo rclatiuorum , quia in eis. clt mutuitas, non
iniftis, vt Do&or velle videtur loc.cit. 1.d. 30.8. Re/p.ad r.quaf. tüc
negáda cít minor ; quia dcfcétu iftius foutuitat'$. omncs. relaciones. creatura
2d Deum, qualefcunque (int , ad tertium modo. [pcétant, vbi vniucc(aliter
collo: . antur relationes non mutuz , & fic in- nuit ibi Do&or , &
iterum in eodem 1.4. 3.4]. $-& d.2 $.q vn. & quol. 15. Si vero dicamus
diverfitatem Deià creatura in: prz dicatis proprijs , & conuenientiam in.
1ranícCdentibus effe relationes primi mo: di , relationem in róne caufzs, &
cffcctus: tfc (ccundi, nc pida cfl vniuerfaliter ma- ior , quamuis .n.
relationes huiufmodi in: «rcaturisfint mutuz, nontamen in Dceo,. nec oportet
rclatioa tcttij modi. in hoc pra-cisé differre ab alijs , quód in illisoés.
relationes fiot mutuz; inifto nunquam ; ger lioc . n. (ufficienter
diflinguuntur, g» antertio numquá fünt mutug , in alijs ve- £Ó fic, lícét non M
ita refp. Baís. 1.d.. 39.q. rar. 4. & (cq t Suar.cit.(ec.tg.n 27; Ad aliud
Eodosbisi» Dum iode Fealiter cteotorem ,.dominum, & à creae tura di
(Lin&tumincrinfecé, & (übic&iue y. fed extrinfocà ,
&terminatiue , quatenus terminat realitercreationem pa (liuam in: Greatura
cxilteatem» atque ita- hzc pro- pofitio e(t vcra: ,. Peusejt realiter crea- or
, vt ly realiter determinat inharcn- tiam-.1. totam propofitionem,non inhz-
rens. i.cxtremum propofitionis.(cu pre- dicatum ita Doctor cit.in fine .- 64.
Sed contra hanc Do&toris refolu-- tion& , quz-cóis eft'in Schola
Realium ,. diccs r. quo paco (aluantur ha: denomi- mationcs rclatiuz in Deo
fiu:diftinctis. Difp, PIT. De Pradicam. Re[peHliuis -.— relationibus ; poterunt
ctjá , ac debebang faluari in rebuscreatis fine tanta entium. multiplicirate,
& mutatione, vt ait Aucr- [a q. 25. fe&t.4. Secundo relationes oppo-
fitz dant denominationes oppofita , er- go creatio paíTiua in creatura exiftés
ne- uit Dcü denominare creatorem , ficut liatio nequit denominare Patrem. Tcr-
tio Deus dicitur Creator. quatenus ad: creaturas referuir, fed ad creaturas
refer- ri non potefl per relationem, quz eft in creatura, ergo , c. Tandem
quando alie quid denominatur denominationc qua cít in altcro, accipit
denominationem il- lius, ergo ti Deus denominatur denomi- natione in crcatura
exiftente , diceretur creatura , ita vrgebat Scotum: Thomas Anglicus apud Barg,
1.4. 30.. Refp.ad 1. patere ex dictis q. praced.. denominatio .n. relatiua
neceffació. fieri: debet, vcl per realem füfceprionem rela- tionis , vel per
realem: eius terminatione: ex Arilt.5. Mer. c.ad aliquid, dü a(Tignat tres
modos rclatiuorum ; cüigitar Deus. non (it fubie&um capax relationis,
falua-- ri debent in co denominationcs relatiuze per realem terminationem
,.& quia crea turz funt capacescclationum., faluari de- bent in eis per
realé [ufceptionem, & cü: vtrumq; extremum cft relationis capax » in vtr03;
debet admitti qnia non cft ma- ior ratio, cur potius in.vno refültet,quam:
inalio:,
ficutíuntrelacionesprimi,&(e«cundimodi,itainnuitDoG.cit.infraQ.Ad1.re(p.relationes.oppofitasdenomi--
nationes oppofitas prebere (ubic&iué;,- &
intrinfecé, at non inconuenit candé re: lationem vnam denominationem prabe-- re
fubic&o;cui inhzret, intrinfecé, & fu bic&iué,& oppofitam
termino extrin(e-- cé; & terminatiud , vt patet de viüione ,, qua
intrinfecé, & fubie&iué denominac. oculum
vidétem, extriníecé, & termina -- tiu parietem vium. Ad 5. Deus dicitur: creator
realiter ,nomquia ipfe ad creatae ras realiter teferatur , fed quia creatura:
iati dei arta fabile exeopre- cfe dicitur relariuum fcientiz, quia fcie-- tía
referturadipfum; qua roónc s Cit; fub
F. o&s relationes Creaturz ad: Deum: eoo PV fuis quem:
«a alea dt^" ' QD Quali
deheateffe flic relationis dI. 633 de denominationc formali
, & intrinfeca Ceatoris, vtiq. dicitur creator , quia re- fertur ad creararas , fedtalis relatio eft rationis
, in Deo à nobisexcogitata. Ad 4. cócluderet vtiq. fi vmiformis e(fet de-
rioiuiioario,at in pcopofico vna eft intrin- . feca ,& fübiectiua, alia
extrin(cca, & ter- mipatíua, & hanc Deus accipit adcreata ra,non illam;
Q'u; plura de hac re defide rat,videat Dot.loc.cit. & Birg.& Mai. 3.d.
30.q. r.& 2. vbi fusà banc materiam tractant
, & luculenter. 65 Quaresan (altim poffint admitti in
relationes tráfcendentales ad crea turas? & ró dubiridi eft, quam affert Do
&or cit. q. 2. quia Dcus cx natura rci fe- elu(a intellectusoperatione
dicitüt. oar- nipotens,acormnifciens;ifta .n. ponuntur in Dco, licut attributa
dicentia perfz&io- nem fimpliciter, & omne tale eft ibi ex ríatura tct
, fed ifta dictmt refpectü poter tig , & (cibilitatis ad creaturam poffibi-
lem , nam nequit Deus concipi omnipo- tens fine creatura poflibili , & implican-
tibus creaturis Deus non effet ompipo- tens,quia nihil potfet produccre, ergo
re fpec&tus (alim tran(cendentales'sd cceatu ras poterüt, ac debebír in Dco
admitti . . Mart.loc.cit.q.5 . quem multi fequun- tar Recentiores, huiafinodi
ce(psétus in Dco libenter admittit. Ceterum Do&. loc.cit.& ibid.
Lichet. Ba(lol. Barg. Vige rius , S acriter Mair. infequitur, & alij
Scotiftz paffim hos etiam relpe&tusne- [we in Deoad creaturas, & quidem
ratio &. allara ex neceffitate Dei deducta vrget etiá de traafcédentibus ,
quia crca- tura,criam quoad etfe polfibile;& fcibi- le contiderata, adhac
non eft in eo 2radu necefficacis necetíaria, in quo eft - femper .n. eius
ncceffitas crit participa- t2, & idco ponere cccacuramrnó ede pof-
fibilem,non e;iet ita impoffibile, ficut a« liquam realitatem in Deo aon cffe
;quia aihu- in eile potfibih non eft ita nccef- fari , vt Deus, & une ex
hac pofiuione imnas nnporlib;a videretur fequi iaspof fibiliis, wouigitar ad
creaturam euam intals (tatu necetfitauscon(ideratam ad. mti deber in D'oiclatio
realis ; quias Deus cfct;ctianifi omnis cteatura rcpu- - Lega. ie pute e ficut
Mehr non ar in [uo effe a contingenti , feu ( nc lis de —— d iz )illud E AF
exigit ad (ium effe; ita neq; magis necef farium pendet in(axede à anas neceí-
farió, fcu illud necetfarió cóexigit , alio- quin vmm non effet magis
necelfarium. alio , fed effent in equali gradu neceffi- tatis, nam implicat in
adie&to dicere vaü ens neceffatium coexigere aliud ad (uum eife , &
adhuc effe magis ncee(facium il-- lo, quia fi concedatur mag,s neceflarium.
potle deficere deficiente ininus neccífa- rio,& € contra;iam illa duo effc
equas lis necefTizatis , quia ità vnum coextge- ret aliud ad fui efie, ficut €
conira; & hac róne Scotica captiuati. Vaf. dilp. 104» c.6. Suar;di(j.47.cit.(c&t.
3«n.6. & (e&. 1$ n.1 j. & p.p.traCL, 1. lib.2.c.26.n. 14.
Hur.dilp.t s. Met.fec.9.& alij negat rela tionesttá(cédétalesin Deo ad
creaturas. 66 Adtauoné dubitandi allatà Doct, cit.$. ,4d arg. 1.qu&fl.
remitti: fc ad infe- rius dicenda de omnifci entia & omri»o tentia Dci in.
feqaenub. diítinctionibus 3$.36.& 43. vbi docet huiufmodi perfe- &iones
potie dupliciter fpectari, vno mo. do fundaaicntaliter,& pro denominato;
& fic fant perfe&ioncs abíolutz Deum: dénominantes fandamentalitet
omnipo-. renteas& omniícientem, alio modo proe formali, & fic
fupperadduat rcfpcctü ra« tionis , vndcimplicantibus creaturis ad^ huc Dcus
diceretur omni potensob per4 fc&tionem abfolutà,q in ipío omnipoté- tia
importat ene ovis refjcétüra- tioms ad creatnras , 6 poílibilestorent $
hocottendituc euidenter , quia etiam de fa&to non idcó €hyixara diciruc
impof- fibilis quia Deus ncueaviliam produe ecre , & illi potentia der ,
led & contrà po:entia De: nonposefi exire im actum Circa chymzram,quia ipfi
dccfl potentia paíliua,vt pcoducatur, ergo detectus po-- tete Fafbux incrca.ura
ad produci nó infert in Dco dcfcétum potenti actiuae ad producere , aiioquin
vciann e(let dice- re chymeram eiie uon poile,non tantum ia ipfa ex íc repugnet
, fed eiiam quia. eus non pót ilia producc:c,cum ergo impoffibilitas [cinpcr
cencatuc ex. paite Ddd 3 p 654^ — Dif-VIUI. De Peedlictm. gefpslluisz rei, non
ex parte Dei, fatendum eft,quod fihomo eflet in. fe impoflbilis ;ac etiam
quzlibetalia creatura , adhuc. Dcus effet emnipotens crátum ad intrinfecam per-
fcétionem, & virtuté produ&inam cius, nam repugnantia hominis aon
oriretur cx Dco, (ed exipfo homine, (icutnunc eritur ex chymera ; & hac
(olutione vcun- turomnesiclatt Auctores. —— Dices,on nipotétia in fe efl virtos
acti ua , crgo infe cft a&ina alicuius fact;bi- lis,quia nó cft
a&iuafui, crgo neceffari refpicit trácendentaliter aliud à (c. Cof. 1tà fe
habct potentia faétiua. ad fa&tibile, ficut vifiua ad vifibile , crgo ficut
hac concipi ncquit fine obic&o vitibili , ita nec illa fine tcrmino
fa&ibili, R cfp.quod oniniporctiain Deo, vt«fl perfectio 1un- pliciter ,
efl virtusactiua olicuins fa&ibi- lis, ncn qvod formaliter conftituatir in
fuo efie pet ordinem tranfcédentalem ad illud, fed (olum quiaeft perfectio
ab(olu- , tanata terminare dependétiam creatura- rüns poff. bilium ad ipfam ac
etiam ad il- las,vt jofli bilcs,fundare ordinc rónis , de quo vidc
Lichet.1.d.30.q.vn.iníol. adar gum. Greg. Ad confir. nó currit paritas, quia
potentia vifiua ip fua entitatc depen detab obicéto, & idcó dicirordmé uan-
fcendentalem ad illud,id aüt aífcri nequit dc poicmia factiua D ej,fcd tota
ciustor- malitas debet indemnis faluari finc depé- dentia à creaturis, &
ideó conflitni dcbet in perfc&ione abfoluta nata: fundare rc- fpeGtum
rationis ad creaturas poffibiles,. veléatum réalem dcpendentiam in tali ftatu
poffibili terciimare , quia vt fzpias. dictum ett , quantum ad denominatio- nes
rclatiuasnon cft ferendum idem iu- dicium de Dco, & creauris - ARTICVLVS
II. «n fubieium. Relationis efie debeat ncce[sarió accidens , e? boc abjo-
lutum ita quód.ncqueat. e[se « re[pettiuum - 67 Tuus Tho. 4; cotra gentesc. 14.
nega(e videtur fubflantià eflc gofle proximü , & immediatum B clario- ais
prédicam.fundamétum, vnde quidaar Thomiftz folam verborum
S.Do&oris(uperficiem attendentes, hanc fentétiam;, vt de cius m&e SP
RHInpPeuiD: fa- uere videtur Zerbius nofter 5. Mct.q.18.. ad 4.8. Dicendum
feriatim. Oppnfitüta men docct , vcl potius (upponit Doa. f- Mct.q.1z. &
2.d.5.q. r, & paffim in fua: do&rina, & cum co Scotiílz omnes, ac
Ncotherici , Suarez ; Ruuius , Blanc. & Thomiflz melioris notz Caiet.
Ferrar. Sencin. Iauell. Mafius, Capreol. & alij ,. qui explicant
D.Th.loc.cit.locutum fui(- fe de Relationibus maiori ex patte , qua fundantur
inaccidenti immediate , nan pofle quog; aliquasin fubftantia fundari expre(sé
docet opuf.48. trac.5.c.4.& cft expre(Ia Arift. mens $.. Met. c. 1 $. vbi
ait vnitatcm in fubftantia facere identitate ficut in qualitate facit
fimilitudinc, & ia quapiitatc zqualitaté, idque probat Ma- ir-r.d.29.q. 3.
mauife(ta rationc, ir- $c eR rationabile vidctur , quod habeant inter fe
conformitatem , quz (it rclatto prz dicam. & dicitur fimilitudo, & quod
duz (übftantiz ciu(dem (pecici y. v.g. duo liomines non habeant fuam pro-
pottionatam cóformitatem, quz dicatut identitas effentialis, ficut .n.
qualitatibus attenditur fimilitudo , vcl difIimilitudo: accidentalis, ita. im
(ubütantijs attenditur fimilitudo , & | di(Timilitudo ciTenzialis: imnatura
qua dicitur identitas , & di-- uerfitas ,. & (unt rclationcs. prz
dicam.. quia dcftru&o v.g. Brunello nomamplius. Petrus dicitur ab co
actualiter. digcríus,,. fed (olum potentialitet ,. (icutalbedo nom
dicituramplius (imilis alteri albedini ia deftrudtz ,. Ruclus dum. ignis.
generat ignem, & homo homiucax » generatio prius. termimatuc ad. ignis ES »
u&m ad vllum accidés, ergoinillo priori Codex relatio effectus in.
(ubitannia i» nullo medio accidente, & filiatro in ho- mine ad. patrem, Nee
dicas Paternitatemy. & filiationem fundari ina&ione, & pa(-. fione,
quz funt accidentia. Nam infe- rius cum
Scot. quol. 1 z. C. & 4. d.6:4.10.. I. & d. 13. q. 1, V.id effe filium
often- demus, quia illis tranfaQtis manent. yrz- fai relauionesadcó quod
inuncdiaté fü- dart dcbentin fübflantia Patris, & Filij aua QJ. ei *Una
Relatio fundari poft aliai Ge IT. 653 üt faltim in potentia a&iua,&
palfiua, "quz vtique realiter mon d:ftinguitur ab orum fübftantia, vr
accidens (upcraddi- tum;'«t dicetar in lib. de Anima. Dicces;vnitatem, &
pluralitatem gene- ticam , & (pecificam in omnibus predi. €am. reperiri,
& (ic etiá relationes (uper illasfaudacz.(-idétitatem, & diuerfitate, ,
*€rgo(unt relationes tranfcendentales, no przdicam« Neg. confeq. quia relatio
non dicitur tran(cendens ex co praecise, quia per omnia;vel plura przedicam.
vagetar , wt dictam eft q. 1.lic. n. inhzrentia actua- lis edet relatio
tiáíceodens, fed quia iden- tificatur.cum (uo fundamento;igitur quia
"identitas, & diuec(itas (pecifica, vel gene- rica realiter a fuo
fundamento diftinguü- tar,idcó cen(eri debent relationes przdi- cam. &
licet fpecialiter fundari dicantur in fübtlantia, tamen (uo modo fundantur
'etiá in alijs predicam. vnde in quátitate, "& qualitatefundátur
ratione vaitatis rc- Tationcs duplicis generis , ambae tamen ad "primum
modi telatiuorum fpe&antes , nam rónc vnitatis in (lentia fündát rcla-
tionem identitatis , ac ratione vnitatis in radibus intenfionis qualitas fundat
rc- Ael fimilitudinis, X rationc vaitatis in partibus extenfionis quantitas
fundat relacionem zqualizatis ; cx quo patet fi- militudinem, & zjualiratem
non funda. ri in qualitate, & quantitate rationc eísc- tiz, nam hac rationc
dug. albedencs di- cuntur ez dem, (ed ratione alicuius modi accidentalis.
Videantur dehac re Mair. cit. & Ant. And.lib.[ex. princ..q. 9. 68 Maior cít
difficaltascitca alià que fiti partem , an vna relatio füperalià fun- dari
poffit, Negat D. Tho. 1.p.q.42. art. uad 4,& q.3. de potentia art. 3. adiz.
& cum ip(o Thomiftz ocs Caiet.& Canar. 1:p.loc.cit; Fertar.2. contra
gentes c. 12. & 13. Sócin. ;. Met. q. 29. Vaíq. difput. 166.c, 4. Didac.difp.
14. Log.q.3 .Coplut. difp.cit.& alij palim. Aflirmat Scor. 2. d.i.3. f-H,
& iterum $..4d qusfl. vbi fc . Citacm 1.d.19. q. 1. $. Hic primó viden-
diis & 4.d.6.q. 10. E-& quol. 6. $. de rer- ti0,& alibi frequeacer
,X cü iplo $cocitte omncs Mair.& Ant. And.;am cit. Liche. in 24loc.cit.
Tatar.X lo. de Mag. in Log. etb.5. Met.g« 18.in fiae; Fab. ibid. dif». 24.
Durand. 1,dig, q.2« Suarez difj. 47. feck.rr,n r1. & alij Aliqui vere has
opi- niones quali conciliate volétesim uiuat, relationem poffe conüdecari
dupliciter , primo formaliter, & e(Tentialiter, quo pa. Cto «ít rario
referendi voum extremü ad altccum libi oppofiti vt v, 2. paternitas, etl ratio
rcécrendi. patrem ad filium, .& fic ncgant relationem efe poífe funda-
amcncam relationis , quia vt üc eft.ratio referendi noa id, quod rcfertac ;
(ecundó macecialitery & accideataliter ; quatenus . f. vaarelatio conacnit
cum aliá eiu(dem tÓais , vt paternitas compatata cum alfa parernitate, ad quam
fuad it relationé. (i- militidinis,vel identitatis, fic.n. non cft ratio
referendi , fcd id, quod refertur, & in hoc inquiunt relationem cum
abfoluco conuenire iX accidere relationi , vt rcla- tio cít,quia vt zal.s nó
refertur,(ed refert; dicun: igitur D. Thom. negare rclationc primo 0
con(ideratam polfc. aliam tclationem fundare , non aucein fecundo modo , in quo
cantüm.fenfü afficmauic Scor. ita videtur (enüre Fland.5. M.t.4. 16. Ruuius in
Log.c.7.q. 11. Dlàc.difp. 11. [ect 8. Sed fané hac conciliatio friuola cít,
quiaqua(tio non eft de relatione in primo fen(usfed in fecundo, & in co
nzgac S. Thom.po(Tc aliam fundate telationear, vt ex ciu$ratonibus conftib.t ,
& Sco- tus affirmat , quare przfati Auctores ita feutiendo (tant à
(carentia Scoti. , nam adamuflimin eo feníu, quo ipti declavát, intelligit Doctor
poífe vnam telationea cíle alterius fundamentum, - 69 Dicendü itaque cum
(ecunda (en- tenua vnam relationé poífe- faper aliam fundari Ita Scotus
loc.cit.cum Scoti(tis. quos teftatur Auería q. 15. Phy. fe&. magis
confequentcer loqui , poftquam fe» mel técHdenne peuianct ird pen &as à
rebus ,quàin ipfi Thoini Doétor au&orit, Euclid. 5. lib. Gcome- tri , vbi
definit proporcionalitatea cife duarum
preportionü fimilitudinem , fed proportio , & proportionalitas funr rela.
uones,crgo &c.. Probá: deinde Mair, & Ant. Aiid.cit. ratiooc
cuiden:iffima, qua Suarcz& alij noti (unt ad no5ilcuin [ens 3 Ddd,4 | dei-
"s €;6 tiendum, quia relationes etià denomina- tioncs rcletiuas (ufcipiant
veras , acreae les,non minus,quàm eatia ab(oluta ; duze «fi. paternitates
dicuntur inter fe (imiles, ficut duz albedincs, limilitudo cít enti- tas
diucría à filiatione,ac patetnitate, & P es magis rcfert , eft, quod
huiu(modi cnominationes (unt prefaus rclacioni - bus accidentales , (tante .n.
pateraitate , v.g.Pctri, incipit de nouo effe (imilis , ali paternitas de nouo
m" uc , & deli. nit cíle fimilis, eadem deftra&a ; incipit e(Te
diuerfa ab albedine , fi hzc de nouo producatur , definit effe diuer(a, fi de-
fteuatur albedoscrgo huiufinodi denom:- nationes fiét per relationes veré & rea- liter (aperadditas , quia hoc fuit
fuperius venom cx pracipuis métis ad diftin- £ucndum relationes à rebus
abfolatis , Refp.Thomiftz neg. paritatem , quia dur dra vien (unt inter fe
fimiles fun. damentali'er tantumj& negatiué, quatc- nus non (unt diueríz
(pedis daz albe. dines (unt fi miles pofitiue per relationem [uperadditam. Hzc
vtique c(fet optima reípon(io,fl a(fi gnaretur ratio,cur potius duz albedincs
habeant inter fe conformi- tatem pof(itiuam, nó autem duz paterni- tatesícd hic
labor hoc opus eft, fi autem hzc maior ratio non a(fignetar ,aut etiá ^
jnabíolatis nogandz eunt rclationes cü Nominalibus, aut. ctiam in ipfis quoque
relationibus alias quoque fundart pote faxcodum etit cum Scotiftis. Dicunt igi-
tur aliqui paternitates non poffe fundare relationem (i militudinis
adinuicem,bene tamen albedincs,quia rclatio eft minima, ac dcbili(mz enriratis,
vnde non porc- rit cüe caufa,nec materialis ncc cff ctis ua alterius forme,
& cffedtas. A 7o Piiuclatamenrefponfio,nà quan» t ípe&at sd munus füftentandi
, ncgant sah fundamentum etie (emper maroris entitaus re fundata, nà materia
prima eft perfectior ipía forma (ubftantiali, quá tamen futtentat ; &
quando ét id concc- deretur, inquit Zerb. cic. licét relatio fit dimriput
entitat;s reípcótu accidentium abíolutorum ,tamen intrà fericim relauo- gum
poterit vna cfie perfectior alia, & cgn(equentgr idougum cias fugdamcnua,
Difp. LT. De Pradicam.refjetliuis Tua quia :elario fundanda non eft tani. '
ponderis, vt ad cam füftenrandam alia 2» relatio non fufficiat, immo cum fit
debi- lioris cncitatis,quàin relatio fundans non multüim eam grauabit , &
quando n'mis pene , cum prima relatio fupponatue undata ;n abíoluto , non cít
ruinrz ti- mendum , nám faftentabitin virtute ab- foluti, cui tandém tota
rcelaionum ftzaes innititur ; Quantum veró fpe&tat-ad mu- nus efficiendi,
cum relationuu cfficictia fit.p modü (implicis re(ulrárie , & dima-
nationis, vt fupra dictum cft,nó eft necef (aria maxima entitas , & virtus
ad illam 5 & fi pót vna rclatio aliam cau(are in gc- nere materialis caufz
ipfa (ubítentando , vt ptobatum cft , potetit & 1n genere cf- ficientis
przfato modo; nec talis cfficien tia viderur repugnare relationi fundanti »
(crtim fi ponamus cam in ordine
te-ationisc(feperfe&ioremfundata.Tan«demhzcre(poníiononeuadicdifficultatemprincipalé,quomodoinrelationibus(aluécurdenominationesrclatiuzfincalijsrelationibus,quzponütur1abjsreb,Alijproindealiama(fignàátdi(paritatem,quódrelatiocítmodusrei,atmodusnonhabetmodumineogenere,quomodificat,vndeactionisnócftaG0,nequefigurafigura,cüigiturrelatio,fityquaaliarefcruotur;nonperaliamcelatonemfed(eip(arefcrcur,&ficpaternitas(cipfadiciturfimilisalteripaternitatij(imilitudo
feipfa eft diuería à patetni- tate, ita Sóc.Caict. Ferrar. Fonfec. Vaf&
alij ex D. Thom. 1.p«1.42.cit. & tatio , huius cft illa vniucríatis regula
, quód ia uocuna; gencre id, quo aliq uid eft tale, fuipjo, Q" non per
aliquid aliud e[i tale, quam etiam nos recepimus fupra q. 2 art, . 1, infol.ad
4. inconucnicns. 71 Hzc& folutio facilé reijcitur,quia licét modi noa detur
modus in codc gc- ncre, quo ipfe modificar, datur tamco in diuerío; vt
v.g.licét vnio nó indigeat alio vnionts modo , quo ipfa vniaz , vel vnia« tury
indiget tà a&ione à (e diftincta , qua producatur, quia vnio non c(t ró
ag-ndi; ideni dc buds figura ,& al.js modis otic dipotelt , & ratio
buiusc(t , quia gp cft Quo in ypo gencre, potcítefie Quod in Q.V. efn*vna
Relatio fundare po[sit aliam, dArt.H. 857 alio, vc cóftat de cognitione v.g.
lapidis, «um .n. ipfa it Quo epr(entaur lapis non cgct alia cognitione, vt
ipfum reprzc. — rA ndwtttor id get alia cognitione quia fic cuadit Quod, Sic
zigiur in propofito, licétrelatio (eip- fa atur ad (aam tecminü oppofitü , vt
paternitas ad filii, neq; ad hoc alia in- digeat relatione fuperaddita , quia
reí pe- &u illius eft Quo, ad difparauum tamen fcipfa non refertur v.g. ad
aliá paternita- tem in ratione (imilis, vel ad aliquod ab- folutum inratione
di(Timilis, (ed indiget noaa rclatione fimilitudinis,& diucrfica- tis,&
huius tatio cít , qaia paternitas rc- Ípe&u filij vtiq; habet rónem
relationis, non tamen rcfpcé&tu albi , vel alterius pa- tctnitatis,(cd
habet rationem entisdifpa- rati ,& idco inordinc adilla bene funda. re
poteft rclationem fimilitadinis vel diucriitatis abfq; quàd relaciones dicatuc
cflc relatio, ficut de cognitione lapidis dicebamus, quód alia reflexa
cognitio- nc cognoíci pot abf4; quód.
cognitionis ut c(le cognitio , quia tunc non ha- bct
rónem cognitionis ed obie&i ; vndà '
€x hoc potius noftrum pot cófirmati ar- guincntum, quia
(icut modus indigetalio inodo 1n diuerfío gencte ad habendum ncmpc eífectü formalé diuer(um ab co , quem
ipfe prabet, (ic paternitas, vt d;ca- tur limilisalteri paternitatijindiget
nota rclatione fimilitadinis , quia eife fimile - eft
effectus valde diuer(us ab ille , qucm ipfaptzebci Illa
vero regula 1djs q49 alí- 1 esi tale, C c. inteliigéda eti forma- tct .t in
ordine ad illud , refpe&tu cuius habet rationem Qo, non aüt reipcétu al-
terius, refpectu cuiis pot hsbere rationé Quod', vt conftat ex allatis cxempls
72 Inoppof obijc. 1. cenui(fimà end- ' taiérelauonis, qua poinde inepta eft ad
aliam füftentandam. 2. quia tria tantüm ta rclationü pofuit Arift, 5. Met.
€-15, vnitatem fuübftanciz quantitatis, &c qualitatis pro primo gencre ,
actionem , & patTionem pro (ccundo', & men(uram pro tertio, feá relatio
nihil horum ett, vt cóftat. Tertio quia in diumis darétur aliz relationes
reales prater quatuor, nam tc- lationes illa: habent inter (e «bitinctioné ,
& oppofitionem , qui cíTent ali rcla- tiones (apet ipfas fundatzs, Quacto
a&io non fit per aliam actionem 5. Phy(. 10. ergo nec relatio rcfertar pet
aliam rcla- tioné. Nec valct allata tefpontio moi pole e(fe mpdü in dinerío
genecc modi- ficádi. Quia hic femper fiftimusin code gcnecc.l. reterendi , ücut
ergo aGtionis noncít a&io,quia u gcnere agendi ipfa met eft ratio agendi,
tic nec rclauionis eft relatio ,quiaà toto gencre ipfa ettratio referendi .
Quintotandem darctur. pro^ ceflus in infinitü in relationibus realibus,, fi .n.
paternitas fundat rclationem (imi liradmis ad aliam paternitacem,& é con«
tra; hzc vtiq; fimilitudo rurfus tundabie fimilitudinem ad aliam, & e
contra, quas fimilitudines erüt etiam inter fe fim:les. 73 Necvalet rcfpofio
Scoti in 2. loc. cit. non dari proccílum in infinitum , (ed duri ftatum in
(ccundis reltionibus,quae feipfis ceferantuc,vndé dà dus paternita tes dicuntur
fimiles , vtiq; tales dicuntue per Gmilitud:né tingulis add.tà,(ed .uan- 4o
pottea i(teduz fiailitudines inter (e dicuntur fi miles)boc noa fic alijs
relatio implicat vrram (ine altera con(eruari , ci fint (imul nazura , eft
autem a gene- ralis à nobis ex Scoto in fuperioribus tta dita,g» quando
fundamentum ncquit e(fe fioe ccemino., ad quod refertur , relatio, a
referturnó.eft ab iplo realiter ditim- & - Nonvalet, quia optigé vcget Oz
hi, quamyis identitas Sortis ad Platonem nó flit efie (ine identitate
coricfpondete latonis ad Sorté, atq; ideo in his poffit re(ponfio Scoti habere
locü,camzn iden» titas Sortisad Platone pór effe [ine iden- titate Ioannis ad
Paulum ; vel (tando in exemplo de paternitatibus,icét m.l:tu- do vnius ad aliam
nequeat. cífe fine fimi Iitudine alterius (ibr correfgoadente , ta» m
(imilitado duarum potett cife finc fi militudine re perza inter ali55 duas, X
tic in lis re(pon(o Scotr noa valct . : 74 Ad i. [atis pater ex di&is. Ad
2.ef Scot.4.d. 6.q.10. lub D. quod vnitas, & pluralitas generica , &
(pecifica , (upec quas füdácur relationes primt modt,repe- riancur in oib. prz
dicamétisíctuata pro pote "653 portione, & analogia ad ipsü (ub-
flantiz , atque ideó &c in, ptzdicameato relationis reperiri pot.
fufficiens fanda-. mentum relationü primi modi y quia vna relatio cum altera
comparáta vel cfteiuf- dcm vcl diuerfa
ration;s ab illa,& Aviíc. loc.cit.pcr vnitatem fübftancig intelligit vnitatcm
e(fentiz qua eríam in acciden - : tibus
reperitur. A d 5. Faber loc. cit.con. cedit relationes oppofitionis , &
d'itin- &ionis in diuinis e(fe relationes di (Lin- . &as à
rclationibusoriginis fundatasin il- lis;Sed potiusnegáda cít co(eq. quia per regulam
coti ci. 2.d. 1.4.5 infra N,ordo pofitionis
relatiuz vnius elationis ci ia& diftinctionis ab illa, nó debet eíe alia
relatio realiter diftinGa, quia impli- cat vnà fine altera cóoferuari,cü (int
fimul - matura, vnde Suarez cit.hác Scoti doctri. ná, (ecatus inquit aliquos re(pe&us c(Ie intime
inclu(os in ipfis relationibus,vt q. : üt ad
propriosterminos ,& relauones op : pu , quam do&rinam immerità Fa- non
rccipir,ci hit expre(sé Scotisali- Quos veró cffe accidentarios, cuiu(mo4i
funt;qui refpiciüt alios terminos,qui per accidens (e habent ad talcs
relationes ; vt v.g.in paternitare cx co,gp cft ratio refe- rendi patré ad
filii, includitur intrinfecé, & ineparabiliteroppofitio cum filiatio-
ne;atq. adcó diftinctio, at verb refpectus fimilitudinis vnius: paternitatis ad
alian non includitur inuínfece in ipfa paterni- - tate fed accidentaliter quia
yna paterni- tas eftterminus per accidens alterius , & vna potett cífe (ine
, refpectu ad aliam,vt v.g.fi illa alia deruerciur. Ad 4. ficut a&io
creature dicitur ficri per actio né Dci ,quiarefpe&tu Dei nó habct rón€
premit P effc&us,quia no c(t Deo ro arendi,íed crcaturg., fic relatio,
licec re- ípe&tu termini fui nó dicatur referti, (ed refcrreyre(pectu tamé
termini extranei , ac difparati poteft dicireferri,quia reípe &u illius
noti habet rationem rclationis fed entis cuiu(dam difparati,vnde conce-
"dimas rclationem,vt (ic formaliter cóofi-- 'deratá, nó fundare aliá
relauonem , quia vt lic conlideratur inordine ad propriü terminum, vt conftat
ex dictis . 75 Ads. cócedunt aliqui progrcffum Difp. VII. De
*Pradicam.vefpeiliuis: — 7 ininfinitum.Sed
licet Do&or loc.cit. ip. Sum ad uitat in relationibus róais,negat tamé
oino in reslibusprafercim 4.d.6.q. 16. E. in quibus eft euitandus , quantum
ficri poc ,prz(ercrm in pecíc ordiaatis,et docet Arift.2, Mer. inrer relatione
vero, & fan lamenrü datar per (cocdo , quare cóc'udic Doctor, gy ficut in accidentibus dacur voü (ic vltimum , valens
fabie- &ü etie nequear,ica in relationibus, ideà alij
negant progceffum in infinitum , (ed variant in affignanda ratione; quidam ne
fam proccífum ininfinitum,qu:a tàdem cuenitur ad ab(olutam;quod eft vltima- tum
(abie&um omniü relationum , Sed ifti nó capiunt argumcotum , gp probare
contendit proccílum in infinitum in aícé dendo refpe&u relationum, quia
nunquá daretur vltima fundata. Alij proinde ne- gant hüc proce(fumquia cum
etfeétus p cedens à caufa eà fit
imperfe&tior, & im- potentior ad
producendü,quó magis re- cedit à (ua caufa , vt patet ex calore pro- dudo ab
igne vniformiter difformiter,na dcuenitur ad calorem , qui non poffica. lium
producere, fit vt relatio, quó magis recedit à primo fundame:o, có
(itimperfe&tior,atq.adeodcucniaturadrelatio.né,quaznóhabeatvimfundandialiam,&hanccenfetAmic.q.6.dub.3.ar.2.eifetutioréfolutionem;quzdaripoflit.Ceterüncq.ifta(acisfacit;tüquiaquofaluabuatiftidenominationesrclariuas
in illis re. lationibus vl iimis,qua alias non fundát , faluati & dcbebüt
in ceteris celationibus ab(a, additionc aliarum , imó & in ipfis abfolutis
ab(4; vlls pzfus. relationibus; rum quia hac (olutio nititur ilii falfa do-
&ring de tenaitate relatignis , quod alià fu ftentare nequeat , (upra
refutatz - 76 Itaq. rcfp.folutione Scoti inter ar- guendum data , pro qua vide
fupta q. 5. ar ,2.in (ol. ad 4.ablurdum, Ad impugna- tioné ibi fact ne. etiá
progrelsum in infinitum;dabitur n. fL atus in ca recla» tioneycum qua ceicrey
quz conciperene tur con(ürgere sconueniunt in tonc fun- dandi, & in ratione
refcrendi,v.g.duc pa tecpitates fundant relationem tiailitudi- nisinter fe, fi
hzc (unilitudo cooferacur qum altcra,qua tepzritur inter alias duas zx pater- [S . o0 Ghpreous, 9.V.cnrvna relatio pfsit
aliam fedes. 659 paternitates,vt eft cafus in arsumeto po- fitus,(cipía dicetur
fimilisilliy & nonalia fuperaddita , quia fi vlterius pergas, ean- dem
femper reperiés ronem fundádi.f. có ucnientiam,& eamdem femper rationem
referendi;& terminandi.f. vt fimile; & ja riter rcípódendü eft fi
argumétir fieret ad multiplicandas relationes diffimilita- .. dinis, fcu
diuer(icatis eodem modo argué do; lXóné huius afferunt Ant.And.& Ma
it.cir,quia cum in vnaquaq. denominatio ne deueniendum fit ad aliquid quod in
il- lo ordine dcnominandi eft ita Gxo; vt ne queat efTe Qod vt albedo nequit
efie al ba;quátitas quanta;& fic de aliis fic in p polito (i (tendüfemper
cft in illis relatio nibus;qua dicücur ad al.ud per denomina tioné etudem rónis
cum ilia; q intrinfecé fecü atferü:,vt dü fimilitudo dicitur timi- lis,
diuer(itas diuería ad fufci prendas n. has denominationes nó jadigét relatione
realiter diftin&a;(ed ad fammü formali- ter,qua foluriome ctiam vtitur
Suarez loc. Cit. & eft do&rina Scoti 5. Met. q.12.$. vd ta5dü loquitur
de id entitate, Sed cótra hác folationem vrget Aucr- fa cit. quia relatio ad
fimmü poterit per fcipfam dici ad cundem fuüterminü , nó aüt ad alium terminü
difparatum; fcd ad hunc indigebit alia relatione vt fimilitu- do vnius
paternitatis cít alia poterit vtiq. fcipfa dici fimiDs timilirudini fundate in
alia paternitate;ga cft fimilitado ilii coc relatiué oppo(ica.at fimilis alteri
imihitu dini i alio termino diipararo fundate dici non potcriaGnifi per nouam
(rmilitudiné praectim per Scotü, qu: rehitiones mul. tiplicat ad multiplicrate
cerminorü. T ü quia fempcr vrger ró tandamé:alis dittin guendi re lationcs à
fundamento , fimil- tudo .n. duacü patcrn.tacü dicitur fimilis fimalitadini 2
lia cir tuarüs «u:bus detiru- €snonamplus tic itur fimilis ergo nom feipta, fed
per rclactoné- fimilitudinis fa- pcetaddità antca dicc bscur brmilis; Tütá- dé,
quia poxerix (alum hic rclationüpro- €ctius minfintüirah: p deoomimauoné femper
diverfa ronis ab 1l rclationescur tribuitur j vt patetnitas et. milis alteri .
paternitati hax firailitudo cft diffimilis hac diffimilinido cft üaulis
alteridiffimilitudini ;& (ic deinceps trá- feüdo de vna in aliany nationé «
77 Mefp.affumptü efle verumquando relatio dicitur ad alium terminam per de
nominationé diuer(z rónis, quia fic ha» bet rónem Quod at fiftendo in eodé ge.
nere denominandi,(eipfa tefertar ad qué cüq. termipü, quia jn illo genere
femper eft t6 formalis referendi, & ett ita Quo y vt riequeat cíe. Quod,cü
aürc Scoc.docet in 3.d.8.relationes muluplicari ad multi- plicationé terminori,
intc!ligit , qp relae tiones eiufdem ronis, & denominiconis multiplicentur
in eodé fundaméto, pre- fertim abfoluto , iraquód o&s immediate fundcntur
in illoy& non vna fuper aliam vt infra 4 6.atr.2.ad 3.confir. 4.arg.prin.
Ad z. valet illa ró ad dittinguendas rcla- tiones à (undamentis inalijs rebas ,
quia fuadiméta illa fumt ita Quod, vc indigzát Quo ad (afcipiendas denominationcs
rc «latiuas,nó:aütvaletdeformisrclatiuisiaordineadformalesdenominationes,quasfeciaffcrunrinicinítcé,quiainillogeneredenomimndr(untitaQuo,vtnequeáteffeQuod;quare
ad hzc, & fimilia argu- menta negandum c(t (imilitadinem abfox lute, &
in re&o poffe dici timilé, & diuer firacé diuerfamyücut vnig nom pot ab
alia vntone denomimiri y neciprzsétia ab aliz praíenta ,qua doctrina paffim €t
ab ad ueríarijs docetur. Ad 5. difficilior eft rez fponíio , quia proce(lus in
infiniti trahi tür per denominationes femper diuer(ae rónis ab 1lla relatione
cui tribuitur, poffcé tf dici fimilitudinem, q'denominat pa- ternitatenr
(imilem;fufficere ét ad deno ininanda (rmilem di (fimilitudinem imipe fa
fundatá; Prauidit hác cefpoionem A. uería idco conatur eam pracludcre, quia:
relatiocft modus, nec habet denominateg feüteferre,niti fuum fabicétü,cui ineft
tum quia dü fimilitudo dicebatur diffr- milis, & poftea diffimilitudo
timilis, nó pot dcnomrmari (milis pet candem illam fimilitudinemyin illa.
n.tanquam in fubi Go fundabatut, tcs aüt debct referri & dcnomimari per relatione fibi
inlwereté. Hzc tamen tó param vrget , quia no fo- lum
forma in (ubicé&tü ; [ed etiam fübie- Gum n formam denominationem deri-
uarie eco — Difp. VII.De Pradicam. Refpetliuis tiare pót,nam nom folum
quantitatem di- «imus aibaa,fed ét albedibem quautá,vt £use oficndimus difp. 5
.Phyf.q.3.art.a. (i &üt ergo quátitas , quz mediat inter (ub. flantiam,
& qualitatem, vtrág. denomi« niat quantá , fic in propoüto relatio fi mi.
Yitudinis, quz in coordinarionc illarü re- lationü, velati mediat inter
patcraitaté , inqua fundatur,& di (Timilitudinem,quà Südat,fufficiens eft
ad «tri. denominan- dà (imilem,vnàquáq. tà in füo ordine ni- (irum paternitarem
alteri paternitati S aliffim:litadinem alteri di(Timilitudini . 78. Solum contra
sien pofíct , » tum hzc extrema fint. non folum numc- zo; fcd ctiam fpecie
diuer(a , nempe dua gatern.tates,& dag di flimilitudines,non videntur per
eandem fpecie relatione rc- ferti pofle,fed per aliam, & aliam, efto in
gradu generico fimilis poflint cóaenire ; Sed huius folutio dubij pendet ex
infra di- «endis de fpecificatione relationi ab ex- ztemis q. ro.art. r.in
fine,vbi oltendemus fatisprobabile c(Te omnes timilitudines, inter qua
cüq.cxtrema reperiatur efle in- tct Íe ciu(dem rónis, qua admiffa do&tri-
naibi probanda, abfurdum non crit ean dé numero (imilitudinem referre pater-
nitatem;in qua fundatur, ad alià,& & dif" fimiliwdinem;quz
fuadatur;in 1pía ad a Vià atiter diffimilitudinó, quia .n. limul, & (emel
aflicic paternitatem,& di (fimili taüdiné modo pradechlicato,idcircó quà-
uis formaliter fit vna relatio, rf virtuili- £cr eft duplex , & rcfert ad
duos termi- mos ; hac reíponíio videbitur forté cui- pam voluntaria (ed cogitet
i(le quid me- l5, nos«n. ingenué fatemur aliam vfque znodo nos non videre viam
euadcndi , & libentiusprasfate ref pótioni volumus ac- euicítere, quàm
pcocelfum in infinituay admittere - Caucat tamcn à Camer. qui. qu. 9. log.ad
euitandam hanc difficulta- &c m, negat diftin&ionem; diuerfitarem y
diffimilitudioem , & alia idi- €crcre sclationcsreales, aiferenseffe, »
tantüm negationcsrelationam oppofita. sum y quod conítat cx dictis clle falíum
.. Qv &STIO VE - In qua confideratur relatio ex parte termini. ip gone
natura relationis ex parte fundamenti ,nunc vcnit confiderá-- da cx parte
termini, & quia ctiam ex bac: parte plures emergunt de rclatione diffi-
Cultates , ideó hzc quaítio in plures di- flcibuitur articulos . ARTICVLVS I. "1n relatiorealis nece[Jarió. petat
ter- minum realem y, € attu exiffentem . 79 py Eltionem
rcalemneceffario pe tere terminum,in quem tendat ;. fatis cóttat ex dict. q. 3.
etiamfi circa illà- nullà exerceat
caufalitaté phyficá,& rea- lem,vt di&ü eft q.2.art.2.infol. 1:abfur-- dü;quia
vt docet Lich.quol. 1 1. in refpó- fione ad inftantias contra 3. ditum, li cét
terminus non requiratuc ad relatio. né ,vclut caufa totalis, vcl pactialis cius
,. cum non caufetar ab illo , requiritur ta« mé ue formale effe relationis,
quia: relatio formaliter eft habitudo ad aliud ,. itaquod fi nihil ciet ad quod
relatio ter. minaretur,relatio nullo modo effet , ita- vt terminatiué cau(at,
tanquam conditio» neceffaria, qug caufalitas reductiné per- unctad caufalitatem
forinalem exicinfe-- cam, & ifte cócurfus in genere caufg ter minantis cft
ita nece(larius,vt frequenter aduertit Barg.ex DoG.$. d. 15. 4. vn. in:
fol.princ.vt ncc ét à Dco fuppleri qneats- ,vt
patet de atu intcilé&us ; & voluatae tisin
ordinc ad'obicáta, potcft .D, vuque Dcus fapplere vices obieGti in genere cf.
ficientis cau(z, non c terminantis ; ficuc ctgo nequit a Deo cobfetuari
relatio- fi ne fundamétojita nec (inc termino; quà - tücunq. in abftraGto
confidéretur ;; Non: igitur quaflio pracfens quaerit, num«aela- uo po aliquà
ntiam fine ter« mino doicrian , D ióen elicnualicer dependeac ab illo modo fapetius
expli« cato, hicncceifario fupponitur ad rela- - wioné cermini exigentiayed
[olüm quaeri: . füf ata. num Íempct reae lis& pofitiuus& in quo tatu
cui requit Waty QVI Au vilar. petat term.vealen,gJ exifl etr... 661 $250.
(femper in ftatua&ualis exiftétig. $o Etquidem non eft quzftio de rela
1ione tráscendentali omncs fiquidem có cedere videntur cum Mair.1. d. 2 9. q.
6. host quos ibi fundamentales ap pellat ad termipum non realem , ncq. a-
&ü cxiftentem terminari pofle ; & patet manifeftis exemplis potentia n.
relpicit a&tü ét vt poffibilem, & non a&tu exifté- tem, fciétia
babet ordinem ad Ícibile nó neccffarió exiftés, immo, & ad cns quod
exiftere nequit, vt funt negationes,& em tia ronis,faltim vt ad obiecta
terminatiua vt laté oftendit Ouuicd.contro. 10. Mct. n.2.& ita
vniucrfaliter eft de refpe&ti- aptitudinalibus, qua-tendunt ad fuos
terminos, non vt exiftens, (ed vt poffibi- les,& fub tali ftatu po
ffibilitatis officien tes unt. , vc talestefpectus confurgant in fundamentis .
Et fané minus re&é aiunt aliquijquibus cófentit Faber $.Met.difp. a21.&
cx profeffo docuit Baffol. 5. dif. $.q.1 rt. 1. przfatos refr effe ratio- nis,
non aüt reales nifi quando termini actu ponuntur, vt potentia nondicere re-
fpc&um realem ad a&ü,nifi quando po- pitur in effcjhac ratione
conui&ti quia » relatio dicit effe ad aliud,vt ad terminü , at non ens ,vel
ens tanti in potentiane- quit dici aliud, Nórc&e fpeculantur Au étores ifti
quia inde (equerctur nullà paf fionem c(le realem,fiquidcm omnes fere co(iftüt
in refpe&ibus aptitudinalibus ad a&tus eis cósétaneos , aut faltim
tales rc- fpe&us neceífario includunt, ité potétia matetiq nó císe realé ,
vt refpicit formas. poffibiles in ea recipi , & alia fimilia ab- furda ,
licec illi hec o1a concedant ; neq ; eorü ró conuincit quia ly aliud ex vi ug
gnificationis non dicit diuccfitatem exi ftentia, fed cfientia qualifci..it;in
quo fenfu nó ens bené d:ci óc aliud ab cnte.- $1 Remanet igitur fola queítio de
re fatione przdicacn.aut ad pre dicamentalé zeducibli ( qu. d adduus ob aliquas
rc lauonesimpertectas: .,uz non habécom ncs conditioncs ad realcin exacté
necef- farias)& cur(us non cft que ftio de illa tc- cundum ftatum
efscntig.& pollibilicatis có (i derata;fic. n. bene poísunc huiu(mo- di
iclationcs édercad vermunos nó exi* ftentes, fed poffibiles , vnde etiam in cói
modo loquendi dicere (olemus vnum al- bum cfse alteri fimile, & quantitatem
pal marem effe femipalmari maiorem , éfi- nullum album , & nullum quantum
exi- fteret, hac.n. enunciantur de illis (ecan- dum ftatum effentiz
confideratis,alioqui in ftatu realisexiftentiz non enuncian- tur , nifi vtroque
excremo exiftente ; qG- itaque eft, an relatio pradicam. in ftatu a&ualis
exiftentie confiderata petat ter» minum
realem actu exiflétem in rerum. natura; & comunis
opinio contra Greg. cit. eft affirmans
, quam Do&or femper docere vifus elt ,quotiefcunque
aífigma- uit illas tres conditiones relationis prz dicam.q.
1. relatas , & ex profefo defene dunt
Mair.cic. Baffol. 3.d.8.q.1.art. 1. & 1.d. 3c-3. rar. 1.& Lichabidé,
vbi foluit argum. Greg.in oppolitü ,Faber loc. cit. &
(cquütur Thomifie paffim,& alijNeo therici vnanimiter , quare pro
re(olutio- nequaz(ti cum hac communi opinione, i Dicendum eft relationem predic. petete tecminum realem;& actu
cxillen- tem; eft Scot. 4.d.6.q.10. $. Sed reflant y & ab omnibus
rceipitur. Sed quàuis hzc concl.íit cis; cam tamen nó omncs co- dem
modo probant;quia difficile cft ha- ius affertionis a(Dgnare rationem , quae
e" non procedat de tranfcendétibus , : vt bené suarez aduertit fec. 8. & quidem. quamplures illa rónes , quas affert
Maire cit. pro hac conclufione , quibus paffim vtuntur al;j
hanc patiuntur calumnjams. quód zqué de tran(cendentibus conuin- cere
videntar,quas tamen iple vltró cons ccdit tédere ad noo exift ens, vnde fi pro
batur relationem przd;cam. effe nópo(- ft ad terminum nócxiftentem , quiaens
reale,qualis cit ipfa nequit pendereà nG entc,& quia alioqui palet quoque
ab en te rónis pédere, & quía relatio cft nexus inter extrema;at non
pofsunt realitet ne&i, niti exccema rcalia plane buiufino di, & (milcs
róncs a qué de sel pe&ibus tranfcendenribus , vc difcure reati conftabit ..
Ideà Suarez alitcr pro» bat ; primo nimirum cx proprietate rclae tiuorum
przdicamentalium , qua clt vs dicantur ad conuértenriam,, quae aur co»
gertuntur; oportet, vt (imul coexiftant , alioqui couerti nó poffent.quz eft
vna ex probationibus à Mair. adductis; deinde probat ex natura relationis
przdicam.que idcó accidentalis dicitur , quia re(ultat ia £undimcnto cx
pofitione termini , vnde ncceífarió fupponere videtur extcemorü exiftentiam,vt
ex eis rcfültare dicatuc . Sed neque hac ratio conuincens cft , nili mclius
deducatur, nà-& naturalis fi mul- tas extremorum fuo-etià: modocxigirur ad
relationem traní(cendentalem., nam neque potentia marcriz fübfifteret aut ri
fibilitashominis , ni(i forma fubttantia- lis,& actus ridédi forét
potlibilis,.& eciá extrema fuo modo fapponuntur,antequà concipiamus in
fundamento. rclationes tranfcendentales confürgere,vt v. g. prius fupponzur
formapof(fibilis., quàmintel- Vigamus materiam potentem illam recipe- zcsprius
fappoaitur rifus poffibilis, quà homo intelligatur rifibilis , & (ic
inalijs rclationibus tranfcendenubus. Accedity. quàd Suarcz ibi colligit hanc
probatio- nem affertionis pofitz cx quibufdam dif- ferentijs.,, quas ipfe (upra
po(uerat inter rclationem. przdicamentalem ,. & tran- fcendentalem, à
nobisq. 1.refucatis.. $5. Ratio igitur affertionisno(tra po- tius.cx.co
deducéda eft;quia extrema rc- lationis przdicam.ta fe habent, qj füda-
ancntumetle poteft (ine termino, & cófe- uenrer finc rclationc adillü:
& ideo ro- Jatio dicitur illi accidere, nà (à fundamen-- «um finetcrmino
effe non f90eoiá rcla- o forct illi cealirer identilicata ex regu. là Scoti
fuperius. frequenter inculcata ad Ea eMS kel idc itaceca AE m fundamento; cx
hocautG uitur. rclationem predicam, non pole : tendere in terminü, vt po
flibile, us "&effarió vt exiftenté , quia fundamencum: eius.nequit
eife finc termino polfibili;be aéihfine illo; cxiftenti,.vndé: poftca ad. zouà
production& & cxiftenuátermini icitur per.accideas ce(ultare de nouo re
Yauo-in fundamento. Et hinc eftygy.rela- tiopradicam, vt à:tcan(cédéci
diitiagui- &uo, fcinpec dicitur a&tualis,catio eib,quia: SR i ad:
viramq;, teciinascoexigatur » vc dics Gag celaliace va Lü » diugciie modétí id c&inzit vtrobiq; nam flatut- meré
poffibilitaus (üfficit intermino, vt relatio tranfcendens a&u à fundaméto
di- maret,vt conftat inexéplisallatis,non tá (afficit vt refultet relatio
przdicam. vt -n- quisdicatur a&u Pater,nó fufficit, vt re- fpiciat
filium.in (olo ftatu pof(fibilitatis- y alioquin B.V. non folü dici poffet
Marec Chrifti fed & aliorü,quia alios: potuit ha b:re filios ,.(ed- debet re(picere filium in a&u
realis exiftétizs, (ic.n. quia aGualis: exi ftentia accídit terminojideó etiam
di- cimus relationem: przdicamentalem ab co pendentem accidere fundamento, 84
Hictamé recolédü cít ;'qj cü Tar aduertimusab initio huius dip. ex Scde to
quol. 13. fub N. & alibi frequenter. dari pofTet
relationé realem, eri. prz di- camentalé, & atu (übie&ü denominan- tem,
quz terminctur ad non ens, (eu ad* aliquá ncgationem,.vel priuationé , talis:
e(t diftin&io;qua forma dicitur à fua pri: uatione diftingui, &
dependentia &ómpo- fiti phyfici à priuatione in fieri , & refpe- » quem
dicit creatio adnoneffe reii immediaté pracedensex Scoto quol. 1 2. art. 2.
& réfpe&us informationisad nom informationé immediate quecas ou uem
dicit mutatio ex eodem 2.d. 1- q.5.- ,& 4«d. 1T. q. 1. F.hi omnes
re(pe&tus, & alij quamplures his fimiles, (unt ad n» ens,tàquá
adaeuminü;ad huc tamé dicun-- turreales, tum quia ex mrtura rei equun-- tur ad
fundamétü; Tü quia terminus eo« rü,eftó quid poficiuum non fit, adhac ta«- men
non eft ens ronis habens c(le przcie sé per opusintellectus, fed eft vera
negae- tio rcalis,qua €t dici poteft actu exittens: (comodo, quo pót
negstionibas, & pri-- uationibus exiftentia competere) quate- nus cxiftit
modo 'accomodato , vt relatio: refultet. in fandamento & bac e(t cois:
doGrina Scotiftarum, qui hos, & (imiles: tcípectus agnoícunt pro realibus ,
& ali» quid ponenubusin fundamenro,& (olum: reales.non vocant, aut
realcs sim qu;d vcl ronis, quatenus illisdcficit vna ex condi« tionibus
requifitisad.relationem exactà tcalé,-Neq; ab(urdum eft dati potte rcla--
uoné1cale, cuius tecminusnon fi: realis. &
poliuuus quia vcin ingttiorilgiien USTED US Rn oM Q.V Ten Kdatiopttat term. claratum
e(t, relatio nop caufatur à ter - mino, fed à fundamento, terminus auté cit
folaconditio fine qua non; non in- conuenitauté negationc realéc(Ic con-
ditioné neceffaria ad pofitioné alicuius ctfc&us pofitiui,ita .n. (chabet
priuatio rc(pc&u cópofiti , quia concurrit ad mi- | nus vt coditio,c et
cóflat in mulis alijs. $5 Etopinio Greg. inhocsé(u intel- lecta nulla pót
efficaci ronercfelli;quia fi non inconacnit relationes tranfcendenta les, cítà
fint forma rcalcs,c(fe ad termi- num noncxi(Lenté, & ad nonens ac ab co
pendere in fuo.cffc relatiuo idem dicetur ,patitcr de relationibus
przdicamenrali- us, nec vnqua poterit afferri quoad hoc dilparitas, quar
valeat;vndé mirum cft, quomodo L:chet.cit.1.d.530.tam acriter Grcg.opinionem
reprehendar,cum & ip- fc alibicum Do&ore paflim tales refpe- &us
rcalcs admittat ad non cns, & fatca- tuuc rcípc&um in effe; &
conferuarià cer- 'mino non pendere, nili velati à coditio- nc nece(faria ,neq;
minus terminandi cx we termini alio mó exercetur , quà. per olim extrifecà
denominationem , vndé non videtur , cur nequeat non cnti cópe- tete poffeycum
nib.l reile in termino po- nàt; Verum tamcn cil relationem pradi- camentalem
tendere non polle in terini- num, vt pofTibilemsqnia hoc folum tran -
fccndentalibus conucaire potefi, vnd? X ipfe przdicameutales , quando ad aliqua
tcalé negztionem terminantur , tendunt jnillam vcloti (u0 modo actu exiftenic ,
nonauté vcluti poffib:lem.. Vcrum ét ctt exempla relationd que Greg.affert ad
id probandü,noncíle ad ré , nà exempla iila. de fcientia in ordine ad [cibile
etiam non exiftens dc potéua reípcétu effectus pof fibilisdc memoria
re(pe&u prateritorü, currunt de relatione tranfcendentali, qua zqué cflc
potcft 2d terminá cxiftentem, "ac nom exiltentem 5. exemplum veró de ftaua
Celaris, qua dicitur illi fimilis, e- tà (à nonexiftut, X q albedo cxiftens d£
fimil;s albedini po(h bili parü et;à vrget, quia nec flatua Cafaris fundat ad
illu nó cxiflentem realem, & aéctualem fimilitu- ' dinem,vt bené gi
L:cheucit.nec albedo, .. adaliampoftibilé (cd folà poventialcu;; ^ UE UA ,
realem,esexifl-codr. T. 66$ quatcaus funt fundaméta apta ad cas rc- lationes
fuadandas terainis cxi (tentibus- 86 Reftat igitut, vt fateamur, qp (icut
re(pectus tranlcendétales e(Te po Tnt ad non ens, ita & aliqui
preedicamen:alcs , vc] íi id negatur de iftis, debet quoq; pa- riter negati de
illis cum Au&orib. initio art.citaus, vnde Dafiol ibi cir. vt loqua- tut
confequentec, negat quo;. telationeg wanícendentales ad cerminü non exitten tcm
e(ie reales, vade negac mafcriam effe in potentia ad os formas pcr aliqaam re
lation. rcalé ad illas cermioatà , (cd dicic e(fc in po:cntia fandamenzalitec ,
quate- nus efLaptazx (creforri exiftente termi-no;&étquiahibetncgationérepugnantaadformasrccipiendas,quenegatiodiciturpotentiaCO'ienitq;mater;zàpartcrei,&idemdicitdeinclinationeanimigadcorpus,&inharentiaaptitudinaliaccidétisfeparatiad(ubiectüyquamopi.nioné(«cutuseftadamufiim$mglec.difput.10.log.q.11.Sedhzcopinionóc(ttenenfa,quianegatrelationestranfcendentales
reales,& (olá illas ponit in con ceptit
ab(oluto cü relatione rón:s , qd eft tillum;ttua quia indé fequitu: oés patlio
' ncs efe formaliter refpe&us cóais ; tum quia
cert eft apcitudiné aliquid aliud di cere vItra nó repagnátiam , quia fimplex
non rcpugoantia conttituit potenriá new trà in [übic&to,non aptitudinem;tü
tan« dem quia clt contra commuaem. ARTICVLVS IL. Jnvna', & eadem numero
relatio pof- fit plures refpicere terminos.
— 7 8g On eft quaftio dz plurib. ter« N minis fpecic ditin&is, fic. n.ca
ftat ad plures terminos; plures quoq; ac diuerfas tendere
relationes,vt in code ho minc alia eft relatio filiat;onis ad patré ; alia
paternitatis ad filiü,alia (i militudinis ad albü, fed cft quattio dc terminis
eiuf- dem ronis, & folo namero inicr (c d.ftin- &is;& quia i(ti
funt adbuc du; licis gene- risquidamadeqaati , & rotales, quorum f. finguli
per fe fümpci fofliciences luat ad terminandam tcluti one fuz (pcciel, et (c
hibent plores fil:j in ordine àd paterni : taiem, ^tatem,quilibet.n.folus,
& per (c fümptus fufficit ad terminandam patetniratis r tionem,quidam vero
funt inadzquati;& pmo nee finguli per fe fumpti in fuf cientes (unt ad terminandaimzelationó fed fimul (umpti
conftituunt vnum tota- 1cm,& adzzquacum, quo fenfu
fingula par tcs Íunt termini i uati dependentiz totius, & indiuidua
rniuerfalitatis [peciei, quzft:o inprafenti non e(t de terminis
partialibus,& inadequatis,conftat n.vnà tclationé ad plures huiusmodi
terminos tendcte,qoia in omncs illos tendit, velut in vnum adzquatum, &
totalem,vt docct Do&or it 4.d.1. q.2.in fine.Sed cft que- ftio de terminis
totalibus, & adzquatis; ótavt fen(us eft,an quando vnü relatiuum rcs
tefpicit terminos eiufdem fpecici,. vt fimile plura Jimilia, & pater plurcs
fi- lios, num fingulos refpiciat , & artingat pet diftinctas numero
relationes, vel per vná,& candé numero extensá ad omnes. -Cómunis,&
perpetua Thom.opi.affir enat pluresterminos eiusdé rationis at- tingit pet
vnam, ac eandem numcro rela- tionem, ita D.Th.3.p.4.2 5- att. $. quol.
14r.2.& quol.9. art.4. Caiet. & Medin. ibidem,& Aluatez difp. 4
;.nu. 16.Com plut. diíp. Jas Logi 15.4 vbt citant Ca- (ie Hcruz.Canartenf. Ri
pam, Bánes, alud.Soncin. Iaucl.Ma(.Sácb.Did. feq. To.dc S. Tho.4.17.art.6.
Ruuius hic q. 8. Fland.8.Met.q. 9.at. 3. Aquar. j.Met.di- lucid.9. Morif. difp.
8. Log.a.8.Sueffan. 5. Met. & fuit iam pridem fent. Henrici quol.4..2.&
Alber.in pred cam. ad ali- quid c.vlt. Oppofita fcnt.cf Scoti,3, d. 8. q.vn.
Lichet. ibid. Trób.5 .Mer.q.7. Bat- fol 3. d.8.q.gn.Zcrb. $. Met.q. 19.$. pro-
prer fecundum. Pacifienf. hic q. 3. Mair. 1-d. 16. q.2.ad 2. Tatar.hic dub. 3.
Faber H ent. difp. 21. & alij Scotiftz paffim, eq Baccon.3 4. 8.qu.
1.art.2. Fonfec. 5. Mctc.15.q. 5. Suitezidifp. 47.1ec. 17. Va « fqucz to.4-m
pie cp 4. Blác. disp. t 1 fec.18. Amic.trac.1 $.q.7.dub.8. idemque tuentur
iuxta fua. principia». . Hurt. diíp.15, Met.fec. to. Auerfa q. 2 j. Phyfec.
$.Siniglec.difp. 10.q. 14.& alij .. 88 Dicendü cft cühac z.fcnc.nó pof- Dif. VIL, De "Pralicam re[jetluis. (c vnicim
relationé plares attingere tet minos eiufdem ronis , (edrelaronis de- bere
numericé soultiplicari ad jnultipli- cationem numcricá terminorü . Ita Do-
&or loc.cit.quod probat folidi(fimis ra- tionibus , quas quia conatisunt
foluere Thomifte excogitádo varios modos fal. viádi vnitatem numericá
relationis ad plu res numcroterminos, ideó (ingulos Md cemus,&
reijciemus,vt inde magis pateat euidentia hutus concluGonis, & foliditas rónü Do&orisquibus paffim alijs vtüt. Primus modus
(aluadi hanc vnitatem relationis ad plures terminos fatis frcqués in Schola
Thomiftarü eft ad productio- né noui termini ciuídem
rationis vt v. g. noui filij nó refulcare in patre nouà rela- tioné
patcrnitatis,fed priorem extédi ad illum,& tic deinceps ; & aiunt
extenlio- ncm iftam eiufdem relationis ad diuet- fos termirics nó fieri per
additionem rc- lationis nouz fed per explicationem pre exiftécis,quatenas ip(a
de (e tefpicit om- nesterminos procedentes ex eodem fun- damento , q pontücur
in efse abf. mu- tatione intriníeca illius relationis , fed p (olam extrinfecá
dcnominationé (umptà ex noua cxiftentia termini. Hocq. multis declarant exéplis
, fed przícttim habitus Ícientifici circa vnam concl. qi .n. hibe- tur
demonftratio circa aliá eiufdem obie &i non aduenit nouus hibitus,(ed noua
exten(ia pecxiften:isad illá, ficetiam dicunt vnam , & candem numero vi(io-
ncm ,crefcéte numero hominü occurcn- tium , plura illa ob:céta attingere per
fo« lam extcnfionem eiufdem, non per ad- ditionem aliarum vi tionum;eadé quáti-
tas abíq.additione alcerius,fed per (olam exten(ionem ciuídem matorem occupat
locam, & (ic in mulcis alijs, vnde conclus dunt nouam cxtentjomem
telationis ad nouum ter minü nihil noui ponere precer cocxiflentiam noui
cermint ficut ti fhiga- tar baculus in Fluüio, cui fuccedüt variae pattes aquz
, dicitor illis de nouo coexi- ftere ex (ola nouitate partium aqua fuc- cedencium . 89 Caterum hic modus dicendi fem- pet
graues; paísus efl diticultates; Tüga in primis
labc£&a: £anJaméti quo Tao miíta Q.V. c/fn Relatoefpiciat
plorestermoedyi1.— 665 dfe nobi (cuiicon(enferünc in diftin- &ionem tealem
relationum prz dicamé- - taliü à
fundamétis , & anfam przbet No- minalibus illud eludédi,
(i .n. antiqua re- latio paternitatis non cxiftcnte (ecundo filio non refect'
patrem ad illum, exiftétc a&t refert, nulla fa&a additione nouz cn-
titatis przter noui tertnini cocxiflentià , ita dicét Nominales , entitatem
patris nó exiftentc filio non extendi ad illum , (:u non rcfetre patrem ad
filium , at exiftéte filio,có ipfoad illum extendi,& illum re- fpicere
nulla additione facta nou enti- tates, ficut .n.aiunt Thomiftz paternita- tem,
quzin Petrorefaltauit ad primi fi- lij produ&i fe virtualiter tédere ad
(fecundum, & certiü filium , & dcfe&ü formalis , & actualis
tendentiz folü pro- Cedere ex defc&u illorum, fic pariter di- €üt Nominales
de ip(a entitate patris ia ordine ad filià fimpliciter, qp apta cft da-
rcdénominationé relatiuam, & prius nó dat cx dctectu exittentiz « Tum2.
quia hec cxcenfio ; vel eft tantum per intelle- €um, & hoc non, quía à
patte rei refpi- cit nouum filium, vel in rc, & tunc debet accedere aliquis
nouus reípé&tus ; quia extenfio ad hunc nouum terminum ( in. quit Doctor)
non potcft effe formaliter, nifi relatro,cum.n. non fit quid abfolu- tm,
refpeétus cífe debebit. Tum 5. nc- quic intclliai excenfio prioris relationis
ad nouum terminum pcr eandem pracisé terminauonem, qua cft ad priorem ter-
minum , ficut neq; anima intelligi potcft extendi ad nouam partem ex aliméto
ad- ditam per informationem priore, lcd per houam,, crgo debet extendi per alià
cer- minacdonem, quz nO crit, nili noua rela- tio. T ü4. quia paternitas
fundatur tuper C cohvainem » vcl faltim
1llà neceffarió equitür,ergo ficut nó generatione prio- ris 6lij atuniic
katerquoque fecundum , & tertium pcr inaiorcm eius extentioné, fed per
nouam 5enerationem , ita ctíà il- lum reipicic get nouam patcrnitacem. Tü
tandeir, quia e: Ca allaca (€i duo prio ra faliam «O'ineant doctrinam vtfuo lo-
€O vidcbic ur ) idem couincunt, quia [cien tia de vna cóculiofle, dua
excenditur ad aliam circa idem obiectum;realiter,ac in- trinfecé immutatursvt
(ateotur Complut. vilio etiam eadem numero noa potctl ad plura obie&a ex
tendi,vcl 6i potcft; i4 (- né erit pet nouos faltim attingentiz rc- fpcétus
additos , extenfio quaotitatis ad maiorem locum ponitur ab omnibus po-
"uus modusà quanutate diftin&tus; ran- dem licét entitas abfoluta'
baculi mancat inuariata in medio fluuij luentibus yn- dis,tamcen
cóiun&ioncs illius cum parti- busaqua variantur ad vatiationem illa- rum,
quia quelibet coniun&o determi- natur ab illa parte aqua, ad quam eft, 9o
Secüdus modus faluandi hanc vni- tatem relationssad plures terminos cítg
ponendo ipfos partiales;ac inadzquarosg ita vt conficiant vnum tozalé,&
adequa- tum 3 fed quia quilibet filius (ufficic po- nerc rclationem
paternitatis ; at]; ideo cít adequatus;& votalis,ideo dift ingaunc de
duplici ada quatione,vna (ufficcitie,q -fufficit,vt res tota exi(lat altera
perfe Gionis ,quacxiftit fccundü coram (uana »erfc&ionem illi debitam , fic
dicere (o- mus ánimal adzquaté exifiere in vnz fpecie adaquatione (ufficientiz
, quia im vna exiftit (écundum omnes gradus fua cíicntie , at vcró noncxiflit
in vna adz- quaté adaxquatione perfectionis ,quia a exigit perfici à pluribus
fpecificis diffc- récijs ; itain propofito exiftente vno fi- lo, adequaté.
exiit relatio adzquatio- nc fufficientiz, non tamen perfc&ionis , uia ficut
poteatia gencratiua ; in qua a» undatur , adzquaté refpicit omnes filios à (e
poflibiles generati, fingulos veró inadzquaté, ita & paternitas. Verüneq;
hic modus bene faluat hanc vnitatem ; tum quia ad hoc vt quilibet fi- lius potfit, ac debeat propriam termina- rc
paternisatem , fatis cft , vt finguli fint termini adaquati adzquatione
(ufficien- iz ; tà quia inadequauo perícé&tionis nG inada'quati vnica rc m yater fucceffii plures generaus voü poft alteriug
interit flugulos vtiq; refpicit, vr cermie nos inadzuaros quoad perfe&ionem
, & tamcn fingulos rcípicit fingulis rela- tionibus]. tum tandem quiaaliud. eft lo- qui
dc porenua generatiua , aliud de ij-
-666Difp.VII.De"Predicam.re[jetHiuisuQfoa&uationis,quoillareducituradactum,&deipíapaternitate
, illa .p. vtiq; inadzquaté reípicit os
filios, at nó bzc, velilla paternitas,hac vel illa gene-
tatio (cd adzquai? refpicit bunc, & ill. gr Tertius modus cft aliorum diftin- guentiü
terminü formalem relationis, & materialem, ille eft ;qui per fe primo re-
(picitur, & terminat relationis tendentiá, qatctrialis veró elt, ys per
accidés termi tat,& ratione formalis; paternitas crgo , quz cí! in Petro,
non refpicit pcr (c pri- to hunc, vel illum filium in patticulari , quia illa
(appofita funt termini mareria- les, (cd períe primó re(picit rónem filij , vt
ficà (egeniti, & quia hzceademratio formalis interdum reperitur in
pluribus, idco poteft vna relatio terminari ad plu- gesterminos materiales ,
quia terminatur ad ilios (üb «na róne formali , & hinc & fit , vt
variatis cerminis materialibus, (i mancat ratio formalis in vno , ríon varic-
tur , (ed conferuetur relatio ; ita figaifi. cant Complat. cit. : Sed ctiam
ifte modus , efto quandam habeat appatentiam veritatis , non (übti- ftit ; tum
quia dum multiplicatur termis ni, multiplicatur etiam in eis racio termi-
nandi, & cum hzc lit filiatio in propofi- to, pizíertim fecundum Thomiftas
vtiq; hzc plorificatur in fuppofitis à Petro proiriserge etiam multiplicari
debet re- io ad cam terminata ; tum quia cum plures generat vnum poft aíterius,
interi- gum, (emper attingit fingulos per diftia- &as numero relationes ,
eriamíi cadem fcmpcr tit fpecifica ró terminandi , nó a- lia róoe , nifi quia
numero multiplicatur, at ira eft etiam quando plures illos filios habet
fuperftites ; tum tandem quia pc- ncs terminum formalem , vt fie, .i, pencs
cómuncm rónem filij attenditur vnitas fpecifica relationis, hzc pouus dcíumi d;
tione talis filij , namga tiones mutng ita fetefpici iss ctiam & alia, led pater- nitas in hoc pat
lingularis , ergo & rclazio c1 re! pódens, vt cerminus
primus . 91 Quarius modus faluandi banc vni- tatc clic no vtiqi prima
paternitas, qua: dzquaté, & omncs ad efl ad primi filium refpicit
(ingulostuz indiu: (ibie. liter, fed ita quód prima pacernitas has beat pro
adzquato icrmino woum filiü, alia veró daos, alia tres,quarc ad genera , tionem
fecundi flij nouam trclationem oriri,que indiuifib:liter, & adaquaté re« .
fert hominem ad duos filios, & primam perire, veluti (iperfliam, & ad
genera» tionem tertij filij ittam interire , & alia de nouo oriri, quz ad
tres filiosa lzquas té refcrat , quorum nullas íeorfim oed talem relationem
terminare. Sed neq;ifte modus cft idoneus ; tum quia cftà dari poffit
aliquarelatio, qua plara re(jiciat adaquaté , quando ;lla plura nece(Taria funt
ad ipfam ex vi (uz fpeciei, ramen paternitas, timilitado, &c,nó funt huiuf-
modi , paternitas .n. (afficienter refultat ad pofitionem vnius filij (olum;
tum quia tu»c non omncs paternitates forent eiuf» dem ronis, quia vna ex fua
róne peteret vnum terminum, alia duos, &c. run qui& geuito fecundo
filio gratis omninó dicie tur perire relationem ad primü cum pere maneat ipfo
(uperftite tàm ex parte fan- damenti, quàm termini, quicquid ad có» feruationem
illius relationis exigitur ; tü tádem quia idco Thomittz ab initio di» xerüt
per vnam relationem pofle funda- mentü ad plures terminos referri , ne rcs 065
tot, táj; frequentibus mutacionibus fubijcerent, fed ita dicendo in illud incó-
ucniens labuntur,quod cuitare cótendüt, & quidem abfürdius , quia quoties
fieret nouum album, cetera alba exiftentia e (uas fimilitudines permutarent,
Quintus mous cfl , gp vna , ac eadem relato pót modo incipere , modó defie nere
referre lubie&um polio népé , vel ablato termino. nulla prorfus additione
fa&a nouz entitas; Scd ifle modus in- currit
omnes difficultates primi modi ; & pr&tereá
impugnatur ; quia relatio no fe habct, vt potenua,& apritodo refcren-
diquat modo rcfrre polli; , modó nó s fed eftipfea:et actus c fcredi, icut ao
cit a&us agendi ; vum quia ti rclauo mo dó exercet, modó nen cxercet actum
rc- ferendi , iam actus ille rctei 4i erit quid fvperadditum cnatati. cias; de
eoim Q.V1. c/u ona Ril.refpiciat plures terminos. e/Afrr.IT.. 667 gedibic
difficultas , an poflit tendercina — & ci nequeat magis hicaffignari , quam
cs numero terminos . illedici deber etie fimul natura c& omni- 93 Sextus
modus eft aliorü,qui cóce- — bus (ecundü (ubftantiá relationis. Rurfus. dunt in
generatione fecundi lij nouáre- — fequitur tale rclationé effentialite? péde-
lationé addi fundamento ; & ficingene- re ab vnoquoq; illorü terminorum;
quia ratione tertij fed ad faluandam vnuaté — os, & fingulos attingit ,
& relatio pen- inquíüt, ex omnibus hisrelationibus vnà | det etlentialiter
à termino; & ex alia par- integrari ade juatam ,& toralem perquá- — tc
fequitur non dependere , quia quolibet dà additioné qua(i gradvalem relationis.
po » eadem relatio manet. Nec ree Sed modus ifte dicendi ce veraconcedit —
fpondere iuuat ab vno tantü termino de- totum, pretend: mus, addition uempé —
pédcre indeterminato tà , & vago . Quia teal£in rclatiuo facta additione
nouiter- relatio quoad exi(tentiam pendet à ter- mini, vt bené notauit Suarez
m19. & (o- — mino exiftenti , ergo implicat dependere Kü inter nos rcinanet
m denomine àtermino vago, quia quicquid exiftir án illud additum fit dift;n&ta
relatio; vel — ncquit cffe, nifi determinatam, ergo ter- €omponat vná cum
przcxiftéce ; ficut fe-— minus , à quo dependet hzc numero ree éibdis graduscum
primo cóponitvnum
—latio,cítdeterminatus;tàquiaticutrecalore;&fanéquantumadhoc attinet, —
latioin coi totum fuum efle hibet ad ter- mulla vera vnitas inter eas
relationesfia-— minü in cói,ita hec numero relatio haber gi pót
preterextrinfecá,q habentex vni- — totü fuá eílead bunc numero terminum tatc
fubie&i nó quidé vnitascópofitio- fignaté,& noun vagé, Tandé fcquitur
cá- nis, quia bzc fit ex actu,& potétia,quam — dé relationé (imul intendi ,
& remitti , vt proportionem nó hábent adinuicemillg — fi (int tria calida ,
quorum duo in equali relationes, neq; continuitatis » c9 d gradu haberét
fimilitudiné perfe&ioré queüt affigoar! indiuifibilia , qa & alterü
effet in gradu inzquali, ià (i ca- relationes continuentur adinuicem , nec —
lidum zquale recederet ab zqualitate ile tandé vnitas alicuius perfe
connexionis, lius , & alterum inzquale accederet ad quia neq; talis connexio
reperitur inter zqualitatem cü co, tunc fimilitudo in il- terajinosa gbus
relationes ille depédét. — lo tcrtio calido refpe&ta vnios ineadere« 94
Deindéprobat Doctor idem (let — tur, & refpeóa alterius remitteretur ,.
tüab inconuenienti, fequeretur.m. re«.—
9$ Inoppof.obijc. Thomittz 1. non latiua nó etfent (imul natura , quia pater.
pollunt in codem (uübie&o recipi plura ncdü eft corrclatiuü primi, fedét
(ccundi | accidentia numero folo differentia , quia filij & tamen nedum
natura , fed etiaté- — omnis diltinótio numerica accideniium pore pracedit sin
cum celatione illi cor- — fümituc à fubie&to, ergo nequcunt elfe im
re[pondente, & percunze primo adhuc | eodem (üb:e&toplarcs cefpectus
[olo nue manet in eilerelátiuo per eandemrela- mero d.ffcrentes; & hoc eft
vnicum eo- tion£, que ad ipfumterminabatur. Nec — rum fandamentam, ex quo eriam
foluere valct, qp aiunt, eiTe fimul natura eum pris — prz (umunt omnia
argumenta inoppofis mo &élio fecundu fubftanciá relationis , tüm;a:unt .n-
quod licét fccunda , & ter- €um caeteris veró fccundum exrentioné — tia
generatio lj lu fficiens ctiet,vt refül- eius accidenralem . Quia refpicere
ter-.— taret relatio paccrnitatis in Petro, ramét mnibum oó eft accidencale
fedellentiale | per accidens eucnit ; vt non prodücatür y telationi ; cá tocuun
edercladionrs (üt ad — quia datur impedimentum ex parte füpe— . aliud, ergo
relatiua funt (iinul natura;szb — damenti, quod non poteft rccipcre plura (ub
relationis, & non per(oiáex- — accidentia folo numero diuerfa . i teafionéaccidemaléciuide
relaionis, d. — iefp. ncg.aflumptum , cuius probatio. adhác nonniljgwerbolitace explicuerum — efló fit
quoddam me licum princie Thomittz; pere primo, debét — pium in Schola Thoniift.
efi camen prope allignare cum quocaetcrord euadat ya» — fus filium vt Doctor,
demon trat loc. ier zal natüra sm tibilanua relationis, —
cu. quem (equuntur 3 kccentiores, €68
)Difp.VIIL De Pradicam. Refpetliuis
2... (£s .n. formz tàm fubftantiales,
acci- ternitate cft ynns pater,
& hae paternita- elentales nó pcr fubiectü, g illiseft pror — te eft hic
patet, ergo alia paternitate erit fus cxtrinfecü, fed pcr proprias hacceita-
alius pater. Negat rucfus Do&or confeg. tcs
indiuiduantur formaliter, vndé falíum | cum(üa prob. & ait in illa forma
argue- €/t affumptü, nonfolum de accidentibus di , lac paternitate efl hicpater
, ergo £clatiuis, (ed ét abfolutis, cü.n. quis vi- ^ aliapaternitate alius
pater committi fal- dle: plureshomines, vnüquemq; per pro-— laciam coníequentis
à deftru&ione an- priamfpecié, certé habet in oculoplures | tecedentis,quia
ad alietatem patris non Épcciesintentionalesfolo numero diftin- — fufficit
alietas forma , fed requiritur as; tunc igitur folürepugnantinfübie- etiam
alietas fuppofiti , vnde intereunte sio codem plura accidentia folo numero —
primo filio, & nafcente fecundo, vtique diffcrcotia, quando omnia
tribuerenteü- — eciam fecundum Adaerfarios alia pater» «dem proríus cffe&um
formalem, quod — nitate dicitur pater refpectu illius íecun- 3n caíunoflro non
euenit, quiahzc nu» di,nec ramen dicitut
alius numero pater. merotelatiorefert ad hunc numeroter- —— Tertio filius per
vnicam numero rela- aninum, & alia ad alium , ficut hzc nu- |
tionemá&iliacionis refpicit duos terminos meto ípecies reprafentar Petrum ,
illa. .(, vtrumq; parentem,fpecie quidem di- Francifcum. Dices, accidens à
(ubicéto | ftintos , fi mater non «oncurrit a&iué , "accipit
entitatem,crgo & vnitaté,& prz-. velccccé numero, fi concurrit
a&iué , 1 fertim rehitio quz effectiué pendet à fo-. verius eft,ergo
&c. Refp. negando afsü Yo fondaméto ex di&is. Refp.Do&tor 4. ptum;
quicquid alij dicanc duas enim re- d. 12.9. 1. G- affumptü effe verüextrin- es
habet filius (alti namero diftim fccé in genere .£. cauíz efficicatis,& ma-
— Gas , quarum vna indiuifibiliter refpicit - 1erialisno intrinfecé in
generecau(zz for patrem» & alia matrem, & vna manet (i- malis ; hinc
autem nou fequitur plurana- — gialcera, pereunte f. altcto parertum g mcro
accidentia in eodem fübie&o effe "vt docet Zerb«$. Met.q.19. S.
propter 1. inon poffe, quia cum vnitate cauíz ftare & hoc idem
fateciteaentur Thomiftas (i pót
pluralitaseffe&us, vt fufius in Met. — dicunt mattem concurrere tantüm
paffi- .96 Secundo fi plures numero pater- — u&, cunc -n-
pocentia gencratiua vtriufq. mitates potfunt e(fe in codé, iam iflenon |
parentise(szt omniab alterius rais , & ےjet vnus patcer;fed
plures,quiaadmulticonfequentereundemfpecie,&nudieroplicationemabfranimultiplicatur,&Ereterminarenonpolscat,vidé«oncretum.Rep.Do&cit.(ubF.neg;
magisipfi, quam nos tenentes cum Sco- «oníeq.cum prob. quia ad multiplicatio.
to, & Oaleno concurrere actiué , id co» nem concretorá nó (ufficit
multiplicatio guntucafserere ; (cd etiam fi a(sumptums fonnarü, (ed &
rcquiritur multiplicatio | admitteretur, adhac negari deberet coa- ÁKuppofitocü;
vc di&tü eft difp.2.q.6.art. feq. quia pater,& marer (um termini per
2-Qiiaconcretüno folü (igaificat forma, fc cóncxi dependeuia fil; j, quia alter
fi- Med &t (abic&tü conno:at , quar? vtriuf(q; | nealtero no fufficit
ad generacionem , & plurificationemneccísarió cxigit bac de 4 con(cquenter
ad terminandam filration&, «auía bomo habens plures (cientias vnus ^ ain
propolito vnufqui(q; filius eft cec- fciens dicitar ;& non plures fcientes
, vt^ minus ad: quatus , & tocalis paternitatis, notat Dodorquol.ii.H, fic
;gituc ho- — quare paritas proifus negari deberet. mo habés
plurespaternitatesdicitur vti- — 97 a tandem obijc. Tum quia que placies pater
,fcd non plures patres. — quado pluces filij nafcütur ex eodé par- ices, Petrus
babens plurcs filios,e(t tan- — tu,relat;o patris non pó: effe , nifi vnica ,
ium vnus pater namero, ergo per vmam | qu a in eadem actione fundatur , crgo
& mumciorclauonein ad omnes ,& (ingn-
quádo per pluresa&tiones producuntur » Jos,quia i pcr aliam numero ,
ergo non — per irouri cit, Stllporc gene- ftidem numero pater refpedtu ommiü, |
raciua reducatur ad a&tti per vnà ; vel plü- fcd alus, & alius numero,
quia vna pa». rcsationes . Tum 2. quia. cficctustor- QUI. en va lar. re[piciat
pluresterm.cedri.Il. 669 inalis «elationis
fecundzr iampofitus eft — 4.d. 1.q.2./n fine. Diccs,id
etíam contia- per primá,ergo fuperfluit fecüda , Prob. gere io ordine ad
terminos adaquatos , alfumptum,;quia effc&tus iliusefet con- — &
toralcs, quia vc diximusq. 4 art. 2. ia ftituere bunc patr , fed
fufficientercon- — fol.ad g.fim:litudo,que elt in vna patera ftituitur hic
pater per illam primam . Tü — nitate ad aliam, non(olum refpicit fimi- ios
petétia viiua plurcs refpieit co. — litudinem alterius paternitatis fibi core
res, vna potétia materiz plutesformas, — refpondentem,fed aliam
quoq.fiinilitudis vna rifibilitas multos a&u ridédi , X plu- — nem
difpararam inter aliis duas paterni» res trahentes nauim vnica rclatione re-.—
tates repertá abfq; vllo füperaddito re» fpiciücar à naut, ergo &c. Tum 4;
muli- — fpe&uin ipfa fundzto Refp.dcbere vtiq... plicatis terminis non
uukiplicamuroja | incodem fundamento prafertim abfola- Fequi(ica ad relationem
;quia non multi- — to multiplicari relationes ciusdé ratios pon fundamétum ,
ergo neg; relatio. — nis ad terminorum multiplicationeanng um tandem ita
dicendo imfintz prope — quidem itavt vna fundetur fupcr aliam s modum
relationes forent himiliudinis, — quia cum o€s fint ciu(dem rónis , vna nó
qualitatis diuerfitaus, &c. & oés res — poteft vt Ouod lufcipere
denoininationé «ot, tà uc frequentibus fübrjeeréturmu- — alterius, (ed itavt
ots immediatéineod&.— — tationibus , vt hoc folam inconueniens —
fubie&to fundentur , fic exprcfísé docuit hanc fententiam redeat
improbabilem. ^ Scotus 3:d.8.q.vn.cic.$. Contra, verf.pra 98 Kefp.ad 1.
neg.affumptum , cuius — terea pater aliquo modo aliter rejicit probatio
nullaet, quia fal(um eft paren- — bunc filium, C7 illum y1bi .n. ait debere £cs
vaica aCbomc generatiua attingere — in patrc poni plurcs paternítatcs, non ita
gemellos, & fal(um eft paterniratem fün-— p paternitas primi fiij excédatuc
ad alios darrin prauiaactione, «um potius hec — perrelpeusalios in ipfa
fondatos, quia fc habcat vcluti przuia diíj "&qui- illi rcfpeGtus
effent pateroitates ; qnando 4 pisa omnia concederentur, ad- ies refpcétas fant
see NEREAS io non concludit , quia fuper ü ett vnü fuper alium fundare ; fed
Shàns. & idc m fandamenti point fun- haud omnes ifti refpectus immed'até
dici plures relagiones, tum fucce(liué, tà | fundétuc in abfoluta cniitate
patris; quae, fimul uia vnitas priotisltatcü plurali- — rein cafüargumenti
aliati fimili.ado non tate polterioris. Ad 2. neg-alfumptü c — fundat diucifts
rcfpe&tus ad alras. fimilis prob. quia neceffe&us prumz paternita..
tudines , quia illi etfenc ecfpzctus eiufdé tis,nec ecundz eft conttituere hanc
pa-'— ronis cum ipfayatq. idcó /llos fandare n& trem fübitanzialiter , nam
ille paterdici- — poteft, vndc vel feipía dicetar limil;s, velt tut lic
ancccedentec ad qua-ü]; formam — abfolu:é (fimilis noo dicetur ; cum in g2«
accidentalé ; etfeckus igitur huius nume- — nerea(Timiland: 6c ita Gro , vt
nequeat ro relationis et referre patrem ad hunc || e(fe Quod , quod valde
adnotabis, quia numero termini,& alcerius ad aliua nu- b iptláua Exéta nó
ell ica facilis (olutionis, merotcrininum , & pervnà numero re- 9, 9; Ad 4.
neg. coníeq. quia plurium fi Btione.n dicitur cantdim vna vice paters— lorü ad
eindcm patrem fuat plurcsrelae.— & pct piuces dicirur pluries pater ,
juod tiones,& pluciüalborü ad vou.
;loü plu etiam dicere deoenc hoi tte, cumiuce — res fimiliidincs , & taoé
cit vnicus cere &ce(lue paccr plures. acquipc patermica.— minus ,ficutergo
vnicusccririnus fu tes gencriado vaum. filium potkalterms..— eirad plurcs
vel.tiories terminandas. ita sterium. Ad 3. cx; la iila nontuetad — vnicum
fuadapicn. om ad j lares fundan- gear uia lojuan.uc dc terminis ?mada- — das
non ,o. ncceil: elt ad jlunificarionem uatiytales.n. ium üaguli colores telpe —
polterioris plur;ficari prius » Men ad u potétiz vinug, nula forme relpe"
— mulciplcano vel verm norum, vel (uni € potenti iiatet.g, yag dlrackuscidés:
menioraim (officit ad muiupl candas nue di refpeczusiipibiacisy ungulitriben- —
ericé c Juuioncs (loqvédo 4r S in&- ip rcipecbd tractus nauis , Vvactat
DOGb. — is & tr,ninis adaquatis "mig iur) Logiéa e ".» — ee. Ju
nte 20 voasRips lee Diedietnt vofPa ife. Ys.
viéetreyaititmeneceffiriorwt iuf, cktbes aiti reujtgilic aiosfed fb flic is
ilbimitat iarfü- idaniofri asl jrlüces: relasoags: (antlandas, S termini ad
plures vertainandas 7 A dog. fifa inoppo fiai
(emtencaprórtus-curta- Turamültifudo rclatianum;SCfnequehs rá "funi
Varishio«noad bífenclasimntmquare *fichioc argumentóstercii cblionuflat ideir-
:6à: dixcrane sdacki vrelátionem: pofie: ad $lorestetrhinós Ciuftlem ritionisTefenrr,
*tiagiscisiaxpedienseran ctenat c: piros (us Telitiches«mitolNominalibus jy)aam
illis percent se o eiacplsnr Tcu qa «d'pátidionehpilzhnnt ende benc ioquit
SRuerfa, naiscoblequentesloqurSco eu
gmvé Homof(ubpdiendl asi sme ibuscóbodwme vhaarpoltiv
(irperaliai Bat); Bargs Lighessgni id&bahet quoly Aat) 2« «Mere gilpità I;
E6kbder Mst.sp19-pragrer primum Lode Maga inhpocap. Mair-1«d. £g.q «44 fe Ui
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3 LopaepIDiassip. us ps2aq. n5uniglec. diípot, x9: (9; imo S bhotviflaseolehtes
&apreolii,di ren Ie ar2.ad;3-Sónciti («M EG. 9. 399 2 PR Qe Soto ilt.hoc
apii 1« ad Sica ib den viquéopinioxmcdtanquin rd ori onc aue tuas tersbenáciid
wlaruunay nonam uas; ME d mpelcipd- Amato sc nibiluplieasiüd: ipelaplé- d Sani
mum eng inorü. Om jvcituesinimac s i ver enc wig ] tiem er ad pofitiontml
cclauonum ; in. ja. i6 Di (cim conieniasita 2:510::5 v &inpagodbnid squat
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i$ apimior Hoonribi ah ommiyti ckplofam;vc diximus q5: iban. ;gtosqni da céb ac
welatiórtég ibxecduo e cremaiieo vitai & candem Rabicidin sani cun Gier
deett via Thebis Abe vicóntctud & vatione vitii d que Xd qucm dim uctías »
preeber rt dgnominabiDqc5- extre ráisySe quamuis Acift y Phyfiandacem
révideátur? ;cotirarcm roocasilive rbettes choneme cf dba ge ése gabe -:
teeipivup ip paliosri Q (c; ]uii nuts g:quiatnüis s —— uentisica denomt » reíos
Gusisn ipfáv faridatds sei portaos pend dy8cin quoga acin praferiti (auno eb de
mu, SG ümplpei cipue eiie non percer e 87x Difp.VIIT. De Pradicam. Refpetliuls
2 -—— ^ gon poteft extrema rcfcrentijs diuerüis, & oppotiris,vt creaturá in
tóne creaturae Deum in tónc creatoris; Ncc dicas can- dem relationem pofle
prebere diuerías, & oppotitas denominationes extremis, attingendo vnum
intrinfecé,& (übic&ti- ué,aliud exccinfecé folüm, & adhz fiue, vt
cóftat de vi(ione,qua denominat ocu lum videntem,& parietem vifum. Quia .terminus
relationis poteft benà denomi- nari inttin[ecé, quatenus eà terminat, nó tamen
per cam referri extrinfecé,nam re ferri neceflarió dicit intrinfecam denomi
nationém in re relata,cü.n. e(sentia rcla- tionisconliftarin ordine vnius ad
aliud, vt tribuat cffc&um formalem referendi, dcbet ine(fe intrinfecé inre
relata , quia non potcft ad aliud ordinari per ordincm exiftcntem inalio. Tá
tandem;quia prius natura intelligitur. fcibile terminare rcla- tionem ,quàm
accipiat denominationem rclatiuam à relatione (cientiz, nam quia terminat
denominatur ab illa relatione, '' ergo non cft terminus illus zclationis per
talem denominationem relatiuam , quz fupponit terminationem fa&am. 104.
Neq. Ari(.à Caiec.cit.dü numera- uic intcr isis Ícibiley& lenübile , vo-
luit in&cre, quód fint veré, & realiter ta- lia, & quód formaliter
fpc&ent ad predi camétum ad aliquid; immo negat ibi ex- prese cie veré
relatiuasqui non
reffcruntur,&aitinboctantam(enfüdicipoffeadaliquid,coquódaliadicanturadipfa|«i.pertinereadgenusadaliquid,tanquamterminos,verótanquarelatina,exquoconetdhórconiraCaicr.relatiuanómutua,nonineoconfiftere,vtipfedicebat;quódvtrunq
extremum fit vere rela tiuum reale,licet vnum intrinfece, alierü extrin(ccé ,
(ed ineo , quód in vno cxtre- mo fit
inurin(ecé relatio realis , in altero veró non, fed (it ens ab(olutum, vt docet
Do&t.loc.cit. 1. d.50. Neq. ex Arift. ibi
deducitur,qued relatio (cientiz terminetur - ad (cibile (ub denominatione
relatiua ex eius terminatione-in ipfo dereli&a, & fic vniuerfaliter
contiogat in relatiuis tertij modi,immó oppofitum exprcísé docet, tenim in fine
capitisintelle&tum nó feuminari ad ipfüm intelligibile ; quatc- nus
intelligibiie ideft quoad de nomina: tionem relatiuam cius,quia alioqui idem
bis diceretur, & idem explicaretur per ,nemj iatellig bile eft;cuius cft
in« tellectus, & intellectus et eius, cuius eft &us,qua foret inutilis
repetitio,Sc hinc infett vium debere dici ad colorem, ^ aut lumen , non autcm
ad vitibile , ergà manifefté expretlit relauua tertij modi dici ad terminum
fecundum entitatem e- ius abfolutan,& non aliter, hic eniin eft germanus
fenfus illorum verborum , vt notat Zetb. cit. $. propter primum , cx
Do&orcquol. :5.in fineart.2.fed fufam concertationem conira Caiet, habet D,
Faber loc.cit. 10$ Dicimus 2.ét relationcs matuas nó , nili ad ab(olutum ,
itaut licét inalio extremo inueniant relatione cor- refpondentem, illatamen non
eft forma lisro terminandi, fed entitas ipía , in qua fundatur, vndé ad fummum
illa relatio di 1 poteft terminus concomitans . Ira.» Do&t. loc. cit.
quamoptimis rónibus in- dé deductis optimé jnter alios Scotiftas probant
Bafiol.Mair.& 7erb. cit. quibus. deinde alj paffim vtuntur; probatur igi-
tur 1. quia relatio non tantum przcxigit fandamentum,fed & rerminum,ergo
ter-minusvnius relationis nequit effe oppo- fita relatio , quia fic vna relatio
przíup- poneretur alteri ; ficut vniuerfaliter ter^ minus füppooitur relationi,
at hoc eft fal sii , quia rcJationes mutuz funt fimul na- turay in codem figno
confurgüt pofitis extremis. 2, hoc ,quod cft vnü extremum terminare relationem
alterius eft mera à denominatio extrinfeca proue pre- €is€ ex co , quod aliud
eft ad ipfum fup- pofita in ipfo ratione terminandi ,& non €x co,quód ipfum
(it ad aliud, quia ter- mino,vt terminus eft ,accidit,quod refe- ,vt ait
Do&.(üb lic, G.ergo ró for- malis terminandi in termino ncn cft re- ferti,
(cu ipfa mutua relatio, fed entiras ip [a abíoluta termini, quiatendétia, &
ter- minatio potius opponuntur.3. ficut ratio fundandi e(t illa, que eft
proxima caufa, ob q vna res ad alia refertur sità ratio rer- minandi ett illa ,
quz e(t proxima caufa y ob quam aliud
referatur adillà, (ed hac —— QVI.cAn Rlatioterm.ad alfol.vvel efe, uat. III. 67
y — — — semufa in relatiuis mutuis
zquiparantiz — . adem cft ad fundandam rclationem,& "tetminandam
, ergo fi vna cft abíoluta €t & altera, mimor patet , nam vnü olbü ft
alteri fimile inalbedine, vnde (i qua- ratur,
cur hoc album fundet (imilitudi- € adaliud, affignacur
albedo, & fi qua - ratur cau(a,cor illod aliud terminer fimi- litudinem,
adbuc affignatur albedo , non fimilitudo, quía in albed;ne cóparantur , non
autem in ipfa fimilitodinis relacio- ne.4. hoc totum confirm.manitetis cxé- plis,
palmus ett zqualis alteri paliro, non autem zqualitati illius pal mi,albü cft
fi- mile alterialbo ; non aüt fimilitudini al- terius albi , immo illi collatü
eft diffimi- 1e, quia albedo formaliter af[imilatur al- bedini, & non
fimilitudini « Imó hoc ita verü elt , vt tà paternitas ad aliam patet- pitaté
referatur in rónc fimilis,adbuc di- ti ncn pór in fenfo Aducrfariorüi termi-
num talis relationis cffe reípc&um fbi formaliter oppofitum , quia
fimilitudo vnius paternitatis refpicit formalitet en- titatum altcrius
paternitatis & nofimi- . litudimem mutuam illius ; quare paterni- tasalia
terminando relationem fimilia- dinis,rc(pc&u i]i.us non fc habet;vt rcla-
tie,quia non cft tbi oppofita , (ed perin- de ac fi eliet quid ablolucum ; vnde
inta- li cafu terminus relationis adhuc dici po- teft abíolutus,cftó mon vt
quid , faliim vt modus , vt vniüeríaliter verum fit , faltim in aliquo fenfu ,
róné terminant efc ab- folutà, vcl habere modum abfoluti , quia t€ veca
terminare nó eft cenderc, fed po- tius tendentiam liftere , vt conftat cx vi
vocabuli, Quinto tandé probat D oétor, uia ou.ne relauuü definiri debet; &
ex- dicas per füum tern, num ex Arift. 6. op.C, 2. li crgo vna relatio mutua ad
al. teram termrmarcetur ; vtraq; debebit pec alteram dc finiri ; atque ita
fequerctur il. ludabiurdum, quód Arift. cit. $. Met.15. inferebat , fi
inccllcétus ad. 1micllgibite términetur (ub ratione rclatiua nimirum quód idem
bis diccretur , & cxplicaretur idcm per idem , quod inconueniens cui-
tatur, 4i relatio vnius extremi definiatur pct. entitatem abíolutam alterius ,
& e xontra; Scd de modo dcí£niendi relati- uadicemusinferius. — —. 106
Refp. ad bec omnia CóplutsNa zar. & alij Tbomiflz,in quocüque rcla- tiuo
dift nguendá efie duplicem rationc terminádi,vpam formalé,aliam radicale, &
materialem, encitas abíoluta vtiqs eft ratio matcrialis verminanstclationem,st
Tatio formalis terminans eftoppofita te. - latio fundata in illa entitste
abfoluta;, im- quiupt igitur allata argum. probarefolü de tetmino materiali;
non formali, & ex inaducrtentia huius dittinctionis;ait Ru- vius,nos
dccipi, quia nunqpam loquimur dc formali , fed de materiali*termmo,dü dicimus
limilitadinem terminari ad al- bum; & ad illud referri, non ad (imile,inZ
quiuat tandé,vt foluant prima rationem, qua fané caidenti(Tima eft;cü aiunt
DDia- lcétici relationem refüktare expotitione termini cum fundamento , loqui
de ter- mino materiali ,non formali , quia (ide 1flo fit fermo , no cft
dicendücclationem dependere à termino; fed ad terminum, quia nó
przcxigittcerminü inboc fcnfus fed potius cóflituitur per formalc oppo- fitionemad illum , vnde ftat opta qui relationem efIc
rationem formalem »Üer. tninádi altam, & efle fimul
natura cü illa. 107 Sedfalfum eft noflram fententi£ procedere ex inaducrtentia
prafatae di- flin&ionis,nam quando ab initio gónem inftituimus dc termino
celationis, fermo fuit de rónc formali terminandi , & hanc dichvus efTe
entitatem abfolucam, quia in fimilitudine v.g. duorum alborum , ficut albedo in
vno extremo eít ratio forma- lis fundandi cam, ita in alio eft ratio for-
maliscerminandi. Tum quiaille dicitut terminus focmalis relationis , qui faffi-
ciens ett ad (pecificandam rclationé , hoc «n»
cit elle formaliter terminum relatio ni. (ed hoc totam hibet entitas abfolu- ta
altcrius extremi ergo. Tu quia illud dicitur. formaliret. tctminus rclationis »
qp hbet cóné vluimi , & finis; in qué ten» dit
tclatio , ralis autem cft albedo vnius cxuemi, oon aüt
fiaditudo, quà fundat ad aliud, Tum quia termalis,& per fe tere munus relations illc dicitur, qui fempe neccflarius
cf! ad terminandam relauo- ncm talis
autem elt enutas Dati im pads conflat in relarinis nó mutgis, uii MR:
Tandcmdi£linttio, bc. tionis formali, à nera Done ;expligatur à. T howit scili
Enitns. 3. & Lolum excogiat videtur ; deeda nofira.argamentaj emper aue.
rtis gendccs ab extremis, reflxare ap opor is MA An Ig imieponcit Peer. ia os
fu'fía determino, matetiali,oun- doaeicfor ijqnia loquebantac dc jl- qucm. eunt
elle reliua. v ücorad Fr 1, eum.et Baca dieit i e $usm elt rclatiosyr ad ali £
neas «fle de, Ei iHd 5 a.enhci cali s e; quifit fic iii RAPPRuem ternis, 12133,
ed "Refpo v pent ERA qu in und rplpir.Á- p. itio vrcunques(ed quod
refpigin vt Use V mea Icm inta, cisé. per boc, quoc f Bg elaupsendii» (ed per
corzelat TH Hie rui er n. DATI Peli uo 1 vbi in termino, ai int i& ideà de
3óne,setmini formalis relationis avt a f£ leaued s aianpolerus pppolitione e A
dein gey yt demólirar fe- ein 9.cócl. accidit di - poicla Ves tend a Qo refcra-
ve leal Ad aliud : Uum quiain.relatiuis nó mu» -€X pace vnbitextreui veta c-
RAUM ANM MUNI UE À cflen tionis, & tam&i aliud Wie er dta er eloppofitís
Turn .quia conc tpi porapta eGenua rglaionis.cu. :n9b9 confi pia uide hee pn
bna MIEUBin xehulkater diliauip in eee 9» beur. air. D. Tha» Messager *Mussyne
telatio r his marérnitatisad filium Chr; (tam ,& ta. men nó idaiuoinGbrilto
BJ:atio realis ad. ipfam, datohoccaíu. dhicgareuias à. foret cns ap(olugua (eg
telgtiuun 4 quia: Qà effet ad (eyed ad aliud, vnde de ratio
uc entsiclatini $)g» nà in; Íe.Liftacicd.ad. 1431 $E 1e re(piceres miparc wer
gi váteni wi tg lHerius .&o aliudoüenirgs ALIOD a. , Uchisabloluro »
v&io n gahtis, a So cim
wenrerdanonit n -Xbi. p. ipt. ,Fefp is Vio fccunda iljam d
xus Mus -liszclauo exin EMpehrrun; Ee rM a i vna c um -auté
To.de Roads udi d su p iaoppoft litez scri. C opu ia t dà , diciormuma BEHLOncm
ze : oper npe "ans umq. apum neferzut ad, i; id;erg bre ia «atur gmutu rH
$c.no 1i quod: Sire » tio termin cd (atis; Lcise onem -kerendi in e extremo
qued v eu adhucett,ti ab(o/uci teum:naci ponatür; Accedit, quod relation conjcnit niu nus termina di EH
be Mb S Pins E i -trabeprisnempe, MARS Don à ;potcrit com ireabin 'olureyjuo, (Mà
genus re «uius ogp un 4 yes ift Vd rdi s
áp] guia po gui ec rona 5f Ya Aq. sri oleae aQmpo t
; emma], Tandem temper o diosqugdá ekminare pocius e "olaesquam
relaaion;s, ue f Seta Qua 4ezminasc nop.e xcd kel pito rendere a Puy Íf3, fcd
Alea tendentlag) alterigSad | M o Jiplidipu BMemaies: o 1 Mni Lapis ae A Anf.
jo deby anelasion $swbionsser rclauitiocti, propticáates
ponip;qs dicantucad conus, tenti, &
declacapsimogdum;quo &cri ides, betdasconserncotiayat »ficri debre p. belit
iones. hihc inde, iac LCireu infeiip u$; omiibusabjsà Domino ,. hoc foa mre cto
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Deieitas ef ener ferüus y ii'aaeem mei dr UE eraieied iL ea ituri dp [jh fex
bern o icárbane y: ie eft vecmii je peifonaliiona qua P ó-hbréter i fertae iius
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OTT PEE poA) &«hós Adtores ofdito hae dh tenestenermya fires ad cige fotun
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pidbesin fotad. ud yrs - eo ra Wie e pof Dis " E Vd es poaae " í d-€
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pripeipale funda- tá oppefita fertoreladua: , quarenas Do forhaltet tahág
dkereentóppoficioncm telatiuar; fed oppotitto're]jatiuae(sétia- liter ttcludit
rationes referendi & terris tandi jer25vitüquetiiunus exercent ro; latiuà!
pef réfactones cmalormplisec y quiiá rehítiu4 pet apfastelaciouBs Go nione pat
fhtidacisenen 'dbfoluct fortantit forara [ei o poutiétiehi y awn probi quia.
pofita mdi aa cof uri hoc! jxprelizi robes Létélpieiant, &crdladooes fmras
156 8e 5s dd ófe cef'piciédis (ed indie véfpitege Eft qiodhbetire(pleere alíids
ie uber epis ]quiod eft tecininarenéld- cionem eiie erBania
mai oppofionre per relalieriée fuctà virumque incli Nick raus reftendi, quee »d« s Cien V ite iet vtique pet. E
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retattue opp esa Juss cesi i tim sape kr eei ptimo dti opgomtae fd divite Rer
uA en)- teg ortilegieroo yt fic à aeysté fbr dC eercgc füerfsice IR Rdd tede. e 6) qiacéngs ud'$ wie
wA obs | voi pe DEREN »& frio fi Sie Gertiditd 676 Difp. VII. De Pradicam.
RefpeBlinis.-— arg. princ.neg.min.ad cuius
prob.conce. «lin:us vnam relationem oppofitang aliam !gefpicere,&
ab caviciffim refpici,hinc ta mcn non ícquitur illamterminare, a qua
gcípicitur, quia vnü proprie termiaare re fpe&ium altcrius e(t. ita ab co
refpici , vt illud vicuTim no refpiciat , quia vi [pius $nculcatum
cft,cermipare non eft cendc- zc , nec vllo modo /llud efséialiter inclu- dit,
(cd cí(ientialiter cft littere c€desciam alteriusad feipfum , & ideo
proprie cít gnunus entitatsabfolute qua vt fic ad a- liad non tendit,vndé bona
cft folutio in- zer arguendum data,li ita explicetur. Ad X.impugnat. conceditur cotum argu. (cd
neg. tub illata cófeq. quia no quicquid rc fpicitur ab alio , diciruc illum
rc(pectum xerminare proprie, (ed quado ita refpici- tur ,vt non vaciffim refpiciat illud ; quod - folüm
conuenit abfolutis.Ad :. Barg.ne- gat cafum, vclut
implicantem per locum snttipfccü, eo tamen per impoflibile ad- mitfo,inqu:t Baffol.quód tales relationes à
tundamcnuis (eparacz cílent vtiq.oppo füig,ctcnt mutüz,& le inuicem coexise
zcntnontamcn
cient terminata, fed ter minabiles , vnde paternitas elfet ad filia- . gioncim,
velut ad oppolitü,non vcró tan- - «juà ad terminum, Ad 4. neg. cófeq. quia ad
oppofitioné rclatiua nó exigitur eís&- tialiter munuscerainandi, (ed
tutficit, vt fücoppolita tcinuicé &
regione refpiciár.. 11z Dices relatio includit oppotitio- ' mécü fuo UMEN
«dic.c.de oppofitis, vbi Arift. definicns re- -
Jatiue oppofita inquit , qu&ciiq. vt rela- Mua dicuturcaipja,qua [nnt o portes at Got ipi Hr - doc cic.negat mai.ad
prob.ait, vel | ct echac iau correlauuücius,&-repe :
aluer ad Metodo relauua non tendit ad ab: folutü, fcd ad correlatiaüiergo c.
Barg« non va Mecc hanc confeq, celatiua dicuntur ad tua «pjolta, ergo
terminantur ad ca, vcl ibi «pi oppoiicum pro fundamentco,nó pro i, [ amen
admitfa maiori poc nega Iiwiinor qaia oppofitio relauiua duplex * €(L vna cit
(ormalis, & e(t, qua verlatur áutcr
eclauonem vaius exicemi, & altcrà . oticipondceniem.n
alio excrcmo, fcu in- a jalie- ra dici folet terminariua,quia nimirü ver- fatur inter relationem,& terminum cius,
cum.n.relatio nequeat eife eiufdé ad Í ep (um;necellarió
debet efle ad aliud à fe di functum ,
atq; adco hactationc inter fe pugnaat , & hzcoppofitiocít intrinfeca. omni
rclationi; Et immeritó Io.de S. Th. cic. hanc oppofitioné
inficiaturqua (i ex- trancam ab illis quatuor fpecicb. oppo- fitionis ab Arift. a(fignatis c. de uppoti- tis,nà
veré; & proprie eft oppolitio rela- tiua,cü.n.oppofita dicantur,quz in code
tepognant reípe&u ciuf(dem,vbicüa. re- pcerituc hzc repugnantia , ponitur
oppoe fitio, quádo igitur hzc repugnantia repe titur inter eayquag fe non
tcefpiciunr, vt in« ter caloré,& frigas,formara,& priuatio- né,vcl
negatione,conftituir oppofitioné cotrarià,priuatiua,& cótradictorii,qná- do
aüt vcrfatur inter cayquocü vnü refpj. cit aliud, conitituic relatiuà, ralis.aüc
cít repugnantia relationis cum fao terminos & idco proprié eft relatiua
oppotitio; && ex hac doctrina de oppofitione relatiua;. quam paffim admittunt Recentiores, pre im Suar.& Amic.cit.
adhuc magis e« nctuatur fundamentum allatü
Thomift.. cuius vis toca rm hoc erat , quod relatio includeret oppoíitionem
rclatiuam cum; termino, & quod oppofitio relatiua vere fareur folam inter
relatioum , & corree latiuü , vndc ftatim deduccbaat correlas- | tinum effe
termmam telationis ; conftat -aüt minoré non effe
vaiucrfaliter veram. 113 Teruó relaxiones diuinz rcípi-- ciunt focmalitet fuos
tecminos quoad cc laaiones
mutuasoppofitaspater.n. referz tur, cerminatur ad filiam, vt (ic ,& non: ad
aliquod ab(olutam,tan:quà ad terminü: rcaliter diltinctum, ergo idem erit dc
re- lauonibuscrcatis. Confir. quia: nfi.
quiaetiam im — creatus relationes
traníceodentales cera nantur ad corrclatiuum forimnaliter,vt pa- tet
de materia ,& forma intet fe celaci$y G& aQtu, & potentia, qva
inter fe refe runtur fecundum propriam eifentiamgcr go eti ariones.
przdicamentales. y eee iohes, qua dc h sconcludunt,vie ur quoq; de illis
concladere . R«fp. Matr. ci'negac maiorem,
& coe vatur oflé dere, quod ct relationes diging Win - TENET ^ "1 ^21
UM SC N M tv- RUM M. - Q.VT.c/n Relatio term.ad abfol.vvel refpetl.c/dr.II]. 677
tetminántar ad eífentiam , at nó fatis ex- plicat, qüo poflit effentia vcré
conttitui terminus diuinarum relationü ,
cü non fit ab cas realiter diftin&a ,' Baísol, inquit , d
cuc filius in crcatis. e(E terminus duod
rclationis patern;tatis, cít5 termi- nus Quo fit entitas eius abfoluta , fic
etià in diuinis, vndé videtur velle , quod inter rclationem , & cius terminum Quod rc- quiatur
realis diftin&tio , non auté fem- per inter cam; & cius terminum Quo»
in uam recidit (olutio Fabri cit. c. 4.
Pre-tamcndicerecumBargio,quod(iteneturper(onasdiuinasperabíolutaconftitui,dcbetnegariabtecedens,atcenen7feíadocommunemviam;debetnegariconquiaibirelatiocóftituitfuppofitumoLeper(onzabaliairalitecSUnMnecantérelationemintelligiturinroneper(onzdiftin&z,aut.habetaliquid,uoterminerrelationemperfonalem;noficcítincreaturis,vbipriusincelligiturxesabíolutafccundumentitatemfuà,fc:eundum
quam terminare poteft relatio- nemalcerius
extremi ; quam folutionem z^ ECcipiunt Recentioresomnes. 114 Ac conantur
euertece Complut, hanc te(pontioné loc.cit. ybi probare có- tendunt , gr
relationes diuinas terminari ad relatiuum oriatur ex ipfa formali (Tina róne
relationis , non autem ex co ; x (int infinitz , fübfiftentes , &
conftiruciuz um , quia inquiunt omnia diícri- mina
reperta inter relationcs diuinas , & €reatas
oriri exe[fe,m, create «n. funt in fübie&o,non diuinz,
creata accidencia o fünt,nóp i]lz, non aucem cx effe ad... at relato in fua
formalitate conftituitur per ad, nó vctà per efie 7 , adcáom sino materialiter
(e haber cü :gitur quo- ad effe ad omninà conueniam creta, &c diuina ; (i
ifte funz ad-ter (inum relati, yumyetiam à illa. Verom an/ta) cx di- Gisq.3-
hans doctrinze Esificassnà cffe D vel enro f, innt poi par tatem relatonis,non wyaus, Q, 0€ «d; X quando
£t boe ex cdengmis s ncgabimus € creatas ompgi- las :eclianio coexigic cum
tiones ad abfolutim non terminantur , e contra
veró rcs fe habet. in cteatis ; vad potius dicendum cft relationé vt fic cen- dere
in abfolutum,vt in teriminü, ei tamé accidere, quatenus infinita, &
fubfiftens, gptendat in rclatiuum. Ad Conf. qui te- nent rclationcs
tranfcendétalesc(lentiale e(Te rebus ab(olutis, concedunt affumptü, (cd negát
confeq. at nos dicentes cuam relationes tranfcendentes effe (aperaddi-
tasyaltim formaliter, rebus abfolutis, nec elfe idem cum ipfis, nifi realiter,
po(fu. - mus feruata proportione, paricatem con- cedere, & ità videcur
fenure Doctor cit. lic. F, dum docet actum terminare rela tionem potentiz ub
rónc abfoluta, quae in ipfoa&u faltim formaliter diftingai- tur à
rclatiua;& bzc (olutio eft magis ex- pedita,quia nobis nó incumbit onus
ofté- dendi quomodo róncs allat& concludant de przdicamentalibus, nonautem
tran- fcendentalibus ,. ficut incumbit prefatis Au&oribus qui valdé in hoc
laborant. 115 Quarto fi relatio nó habet pro ter mino alia relationemf;equitur
relatiua nó e(Ie fimul natura , & cognitione , contra Arift. & eorunt naturalem conditionem, Prob.affump:um, tü
quia paternitas ter« minaturad filium , oon vt rclatjuuin eft, fed
vc abfoluzum , & (ubftantia genita, yt fic autcm cít prior filiaione; ergo
patet- nitas cít prior filiatione ; tum quia rcla- tio, vi relatio folum pendet
à Fundamen- to, & termino in efe & in cognofci , ef- go (i terminus non
cít rclatio oppofíta y non poftulat illam in codem inflanu,nec pendet ab illa
in fua cognitioneyatq; ideo .non (um fimul natura, & cognitione, Kefp. neg. cóíeq. ad 1.prob. ite; d neg, «&ou(eq.
quia vt ait Do&t. cit. fub G. tam fubftantia generans
patris, q genita filij -pracedut relationes paternitatis, & fili iohis
priorirate naturz , & in fe DE ,nauua ambe (imul refultant p Andiuilibilem
concomitantiams vnde pa- tctniras non terminatur ad ubftantiam lij. ua fit Gmal
natura cam ipfa , vt vi» ,detuc lüpponcre argumeritum . Ad alte» sin j&obe neg. cuam confcg.ob eandem FAtuQ
$uia Quantum a ellc illamjnee igi in (ecundo digno patur rcíultent amba pofitisextremis; pollunt
eciam dici timol cognitione, non Quia re vcri cognitio woius fit necetfaria ad
cognitionem alrerius, ná vr bené pro- bat argumentum , & resmaürfc(ta ett
im clauis non mutus, füfficit cognofcere abíolutumiad quod terminatur, (ed quia
«um fandamentum;& terminus (int cau- fz mcré naturalcs, (icut ipfis
po(icisne- «cffarió caufantar rclatfones m effe , ità etiam ambo extrema
caufant necefTarió jn codem (igno cognitionem carum , vt elocet Lich.cit.in tol ad 2 & 3.Suc(T.li- «cr
refpódet Baffol. fed allata € (ufficiés . 116 Atdices fi vna relatio nó pendet
&balia,vcl ad aliam,tanquám ad termini, fon cit vndé oriatur neccílitas;vt
polita *nà ponatur alia , tà quia ex ipfa ratione «d atcenditur fimultas eatum ; tam quia fatis cft ad
pofitioné relationis poni tun- damentum;& cius cerminum neceflariü .
SRurfus fi ad in ln relationis co- gnofci debet abíolutum ,
ad terini - natur, non poterit cognoíci dependentia «rcatureà Deo;nifi
cognofcetetar Deus fccüdum cius effe abfolutam . Refp. neg. «onfeq. nà fimultas naturz inter rclatio- ncs mutuas nó
oritur ex co,quod vna or- dinetur ad aliam , fed ex
neceffaria con- ncxione inter ilias hac autein attendi de- bet exconcomitantia
caufarum concür- rentium ad vtramq. rclationem , ex qui Difput. PLI, De
Pradicam. vefpeGliuis. 1^ - c diceretur
ad filium;nec duplum ad dimi« dium,vt dimidiü eft. Tum 1. quia omnia relatiua
e(fent tertij modi, quia omnia a» terminarentur ad abfolutuai in altero ex-
tremo. Tum 3. terminus debet ede eiuf- dei gener s; ü coyquod terminat t pa-
tet d^ (ubirftenría, qua eft terminus (ub- ftantiz ,X iadiuifibilibus,que
terminant quátitatem, ergo terminus rclationis ne- quit efle ablolutum. Tum
tandem , quia relaciaum debet definiri per (uum termi- nam 6.TOj.c. 2. at definiri debet per (uis correlatioum
ex cod. 6. Topic. vb: ait Arift.duplum tine dimidio non definiri y & ex
pradicam. adaliquid , vbi ait co- gnofcentem definité vnum relatiuorü co Levy
& reliquum, & ex Porph. c. de ie dicente in vtrorumq. racionibus
oportere vtrifg. vti , ergo &c. 117 Refp.ex Barg.cit.vtiq.partem di €i ad
filium , duplum a dimidiam redu. plicariué vt 6ic,quia fub nomine relaciao.
fieti tconuettentia, & reciprocatio rélatiuotum;non tàmé terminatur pater
ad filium,duplum ad dimidiü, nifi (pecie ficatiuc.i. ad id, Quod cft filius,
& dimi- dium; vel (i placet; dicascum Baffol. qu& fequitur
Faber,filium,& dimidii,& vai- uerfaliter conftitutü ex ab(olato,&
rela- tione effe cerminü Q 40d relationis , ab- Íolutü
veró effe terminam Qwo; Vel vc im qui-
ipfa z.conclu(, innnimus dicas ip(am te- bus necetlarió refultant relationes ;
neq. ália concomitanria eft accidétalis omni- '$ó , fed per
fe , quatenas cádem fünt. ex- trema , cx quibus rcfultam relaiones;li- | €ét
diuerío modo,cxtremum.n.quod re- I rr vnius concurrit ,vt fundamentam, &u
alterius coacurrit, vc terminus. Ad aliud conceditur. con(éq. & ideó fa-
"€emuc non poffe naturaliter 'i di- ftin&té
à.nobis relationem dependencia «reature ad Deum ; vt Do&or imnuit q. 1.
Prolog, & ibi fusé Lichet. poteft tame «&ognofti vtcunq. ficat é cotusé
artinge- ve potlumus perfe&ioné abfolutà omni- potentia De: , hinctüinon
fequitur Deü Es dcberein dcánitionc creattitz,quia tio depenuécz non ct de eius
intrin rónc, & quidditatiua'ex dictis q. 1. exudiatg, Tua quia tunc pátet
nio lationem effe terminü cócomitátem, n tamé pet fe — vt
terminus pri» maritis terminer, quia fine ip(opóc abo
lucé ficti terasinatio , vt conttat in rclati- uisnómutuis. Ad 2.neg-co(eq. cü Lichs loc.cit.mon.n.diffecüt relatiua
tertij mo-« ete s,quia - Fe era S ma ad abío m;rion aliajf 2 'olutum, ad técininátur, nóni eer Prey
ad ut b oFReew m,yt quit Arift. s. et. Ad
3.Zerbicit.abfoline negat aum pium, quia re vera 'Ipe&at adi cero ol im
tiri vt conftat ex is in acg. ; isi cergo dicendü inpropoii ; mino
relatiónisjnec incouenit térmimim: ditc&é pertinere ád aliud przdicam,
& tcdàctiué 'olum ad'przdicam.relationisg "& pet illu cclationcim
defiairi dati Q.VII. c dnrelatiopetat extrema realiter difline. | 679 is
definitio dicitur effe per additamentü, ivt diximusq 3.Ad 4.potiuscít ad op-
politum , quia vt (upra diximus ex Scot. in vIt,róne pro 2.cGcl. y magis infca
dc- clarabimus prp iniuntur relatiua fundam.fui correlatiui, quam per ip- fim
correlariuà formaliter,vndé à quane do
Arift. & Porph. aiunt rel atiui definiri debere
per correlatiuum | , explicari :de- bent
fundamentalitet . QV &STIO VII. ybi confideratur relatio
ex parte. vtriu[que extremi quoad eorum '
diflintlionem abinuicem. 318 Vplex occurit difficultas
exa. D | cust d q. prima eft, an requiratur ditt in&tio in re incer funda- tenrum,&
üyqua dicuntur exuc- tna relationis, quanta eife debcar;qui- dam pauci
dixernac. nallam di cione effc nccetiariausquod probapr ex rel nc identitatis
ad fcipíum ,quz realitfjma videtur , quia tam proprie & à parte rei fiae fi&ione
intelic&us cít aliquod ensi- dem (ibi, cut e(l diuer(um ab alio vel. tnile
alieri; Alij dixerüc debere vtiq, rer- minom,& fu ex natura rei toc- aliter
dift mgui, non taucn (emper rca- litcr, quia eiudem ad (cipfum;potc «tie
£clatio réalisfub: diuerfis formahtatibus confideratü,
vt v. g cum :dem mouet f. ipfum, vt voluntas producendo in fe yo- litioncin,vel
graue deícentum;tunc.n.vo- Juntas in rationc mouencis realiter refcr- tür
ad (cipíam,vt motamita Baffol. 1.d. 0.q.1.ab
initio,vbi ioquit,quod licet rc jones cauíanuis , & caulat, producen tis,
& producti requirant diftindionem rtalé inter
extrema,quia nilul pocctt feip fum cau(ate,vcl producere 1d tamen nc- cellarium
nó cft in relauonibus a&iui ad paffiuum,mouentis ad ànotum;quia intcr motum & paticos cít rclatiotealis , & tameo
volunds agit in fc causando a&tüm fuum, taquod ipla ctt agens,&
paucns,mouens , mota, idem docuit Greg. 1.d.28.q. 2. Et videtur mes $c t 1.d
2.9.7. 2d. 2:410. d.25.q* yn.lub L.vbi uiplex dillingoit genusre- diftind B
Agna lationum,primum eft earum, quz dicunt dependenuam elfentialé , vc relatio
cau- fatt ad caufam; fecandnm e(t earum , quz dicunt
(olam originarioné vnius ab «l:o przfcindendo à dependentia , vt (unt di- uioz productiones , tertium tandem eft carum, quz
dicunt (olam dependenti accidentalem, vt rclariones adii, & paf- liuiymouentis,
& moti, & relationes pri- mi generis,iaquit, repugnare incadé na- tura,
& (uppoíito, relaiones fecundi re- pugnare in codem (uppofito,non naturas
tclariones tainé cera generis ncc eciá in codem (appofito repugnate,quia idé
po- tcit in feipío. perfe&tionem accidécalem caufare; vndé po(tea inferius
infol, prime. ait , quod voluntas inquantum potentia Ida, qu. pt elicere (uam
volitionems cit alia tor:malis r8 à porenuasvel ratione recipiendi (uam
voliuoaé ipfam perficié- tem, & cum dicitur, quod poteatia ari- Ua cit p:
IPEA Ui utandi pian inqua tum aliud, jaquic
or,quod ly inqu& 1m dit reduplicat formalem d ins aliam
folum quando mouens, G* motune funt ndifliuél a fubie&los[ed quado [unt Wubiettoyreduplicat rem alia , iib is manifcfté
(ignificat fnflzice 1c diltindionem ex natura rei
fotmalega inter exirema relarionis actiui,& pa(liui, mouentis, & moti ,
quz vtiq. cft relacio tealis;id.-defendunc ForaaaliLa illi ,qui docent
diltindioné ex natuea rei foria- lem pra ícferre in te celationé poütiuam
actuglé,vt Vallo p.2.focm.arc.4.in fiac, ..119. Dicendum tamen c(t, relitioncaa
tealé( proprie de ip(a lo u&do) petere ex trema E dittia&a,ita
Dod.1.d.3t.&quol.6.vbienumeransconditionesad.relationemrealemrequititas,hanccnumerat,vtprzcipua,&e(tcóisopi.Thomift.&Scori(t.gdocetP.Faber
;. Mete difp. 12.c.3..Barg.1.d. $«q. Vecf. J"tdb
adducutursLich. 2.d.2 jj. vn. & alij A fi my probatur; quia per hoc probar
A.» rit. 4. Mer. 1dentitatem ciufdem ad (cipe (um non c(le relarionem realem,
quia re» latio cealis inter duo veríatur, 1dem aut pon cft duo rcalicer,yade
idem ad feijsü tanium i6ae refercur 1d€ labi 1pli. copa
rando , ac (i cileut duo exircaaa , diciuur t
autcm 630 " Difp. VII. De*Prallicam. tefpecliuis s : AUS. 2 vt ilià habet,
vt ait Lichiet. cit; 2.d.5. $ autem quodcunq. ens idem fibi fine vlla fi&ione
intelle&us , non quía illa identi- tas
dicat aliquam relationem realé eiuf- dem ad fcipíum, fcd quatenus dicit nega- tionem
diftin&tionis rcalis ; qua negatio eít realis (00 modo. Deinde, vcl rermi- nus relationis realis eft oppofita correlae tio,
vcl abfolutum , in quo illa fundatur quodeunq. dicatur , femper concladitur
realis di(tin&io fandamenti à terminio , quia extrema nata funt fundare
relatio- nes oppofitas. Nec fufficit dicere ad hic oppofitionem rclatiuá , qua
femper ver- fatur inter extrema relationis , fufficcre diftiodtionem ex natura
rei formalé incer illa/Nam ex relatiua oppofitione inter di qritias perfonas nó
bene colligerét Thco- tum SS. Patribus
réalé d:ftin&tioné inicc illa$5 & praefertim cü hic
Git fermo de relatione rzdicam: quz eft verum ac cidens,nó videtur poffe inter
formalirates ipfas cadere. pati Fetibalical nó eft f.ffi- ciens fübie&um
immed iati phy tici acci- d£tis, 9» (olàm
fübie&fatur in re phyfica . 1270 Neq. Dottor
foc.cit.oppofitum docuit , fed fuppotita coi doGrmn de di- ftin&ionc reali
exttemotti celationis,fo Jum docere voluit , non effe nece(Tariam &qualé in
oibus , (ed inxta maturá ipfarü relationum,
nam fi important fimplicem briginationé, petit realé diftin&tionen, tantü
fappofitoram, (i viteriug important orto em e(fentialem,petüt cealem diftinctionem
non tánturm fuppofitorü , fed & naturarum ; (i
vcro importent (oli üependentiam acctdentalé , neutra requi- rüc, quiaidem pót
à fcipfo a ctidenutts dependere cau(ando in (cipío aliquá pcr fe&tioné
accidental vnde non idcirco i rali cafu
excludit Do&tor realem diftin- &ioné quácunq. inter extrema relationis
rcalis , fed cantum (appo(italem, & fic in co caíu, vcl ncganda eftrelaiio
realis in- ter mouens,& motum, & admittenda (o lum inter mosens , &
ctle&tum de nouo productum in móto , vt ait Bargius loc. cit.& (eq.
Cauell,difp.5.de anim.fec. 13. fi. 10. vel fi concedatur etiam inter mo- tiens,
motum cunc dicendumidem , vt tion habens aliquam formam rcalem di- Ringui
ccalitet accidentaliter à fcipío innuit Doctor ibid.in (0l. ad arg.prin. ait qp
inquanttm medicus e(d [anans, eff aliud d. feipfo €— fánatur ; dum üt ibi
fobdit,g; duplicat róticm formalé aliá,nó veró ali rem, per hoc nó intendit
excludere intet. - movens , & motum omné diflin&tionem rcalem quando
idem m.ouct fcipfum, fed tantom diftioGionem
realem pocos rum. Quod fi in tali cafu intendit exclu- dcic ab | fis
o&m,realcm diflinQionem , & (olam
formalem aftruere » tunc ncga- bimus intet moaens , & morum realem
relationem verfari , quam ibi non expri- mit Do&or inter ca verfari.
"111 Hinc igitur concludimus realiter diflingui debere extrema relationis
pro- pré di&z. g ide addimus, quia fi relas . - tio bes bur mans fumeretur
, pro ea ;f. quz nori eft penitusrationis, & pro iia
ordine inter aliqua. ipit» que ex nacurá rei reperto , qui tamcn o0n '$mportet
verom accidens,ita cócedi pot petere
extrema rea liter diftin&as& lis iam forct de folo ne- mitie;
in quo ét (enfu concedi pót diftin- &ionem formalemam portate ccalé ccla-
tionem inrer! formalitates ex Datura rei diítin&as , non tamen proprie
loquendo de relatione tceali,vt diximus a qe. ar. 2. cü plurib.Scotittis, c.n.
folà dicit fiegationem fotmalis identicatis . inimé veró necelfariüi arbitramur
, gy volunt aliqui , & famp(erunt à Soncin, f. Met. q.29.tátam debere eflc huin(mo- di realem dittin&tionem , wt
fit inter eR» tía determinat, quz nü fe habeant, vt to tüm,& pars,» ideà'
dixerunt, vt cuitarét infinitam propemodum miultitudiné re-
lationurb partium proportionalium in có tinoo, fed (ane nullam videmus nccc(fi-
tai iftius limitationis; nec numerus rcla tiorium
inter partes«coniunui proportio maiorem habet d.fficultatem;quam nümerds
ipfirum partium , vnde qu dicitur dé multinudine ipfarum parcium s hot idein
«dicendum ecit. dc. rclationi- bas ipfarumadinuiccm . 112. Altera diflficulras
inter Scotiítas, &'Thomilt, cftjan ratio fundandi debear- —— aliud,re- £uef
V1. en Rel. petat oxttr. vealiter diflüintla. 691. teffe plurificata in
exuremis., vt illa dican- - i rry inter fe referti fccundü illam, vt v.g. an vt
l'errus dicatur realiter fimi- lis Paulo,debeat albedo,
que eft ro fun- dádi talem
relationem, cflc in illis exure- mis geminata. Affirmant Thomiftz paf- fim cà
D.Th. r.p. q4 zat. 1. vbi ob hanc róné negat
zqualitatem;que cft inter di- uinas
perfonas , effe relationem realem , quia fundatur ine(fentia
, quz eft eadem in tribus,vnde Catet.ibide, Bannes , Mo- lina, & alij
inferunt confequenter, quód fi vna , & cadem albedo numero ponere- tut in duobus fubiectis , ibi non efse fi- militudinem
realem, fed rationis, & hac etiam cít communis
fententia Neothc- ricorum im Log.& Metaph. Dicendü tamen cit ;hanc non effe
có- dittonem neccílarió requifitam ad rela- tionem
realem, vnde fi eadem albedo nu- mcro effet ia duob. fubie&is » adhuc in- ter
illa foret realis fimilitado . Ita. Doct, €x pcofeíso 1.d.51.q.vn.& quol.6.
per to tum , vbi hac róne tenet à concra zquali- tatem; & fimilicudiné in
diuinis e(se rea- les relationes,
fequuntur oé scias difcipu liibidem Faber in 1. dif p. 47. Rada 1. p.
€ontr.26.ar.3. Vulpes 3 .to. r.p.difp. 68. ar, 2. Bonctus in hoc pradicam.&
alij paf fim,etló deuiet Baísol r.d.5 r.q. r.ar.4.X T Do&or probat aísertum
rationibus '[heologicis , nos tancum ex iple Mcta- phyficas deducemus; probatur
1taq5 Tam quia ad relationem realem tres
illar(uffi- €iunc condictoncs frequenter
inculcata vyexcrema tint realia , qp» fint realiter di- ttinGa, & cyoriatur
cx natura extremo- fü cicrà opus intellectus , acita res (e ha- beret. (i eade
numero albedo effer in. Pe- tro;& Pauloquia hzc forent. duo fimilia sullo
cog:tan:e incelle&u y & realia , ac realiter di (tinta , vt patct, ecgo
&c. T quiagqualitas , & fimilitado fundantur fuper voitatem quantitatis
, aut qualita" tis in dittinótis cxcceimis;cergo quáto ma- jor , ac wcrior cft voicasaliquorum duo- Tán
coi ratione fundandi , tanto maior , acverioraqualitas , vel timilitado erit
incer illa; vnde magis fimilia funt duo al- ba, quia conueniunt i vna caionc
fundá- di (pccifica.quam album, & nigrum, qua €onueniunt in generica , ergo
fi aliqua s duo extrema conucmirent in vna ratione fondandi numerica , ficut
hzc eít vnicas omnium maior, ita & relatio eíset vera. & realiffima.
Tum tandé,quia vt ait Ra- da,fané eft resmiranda , q dao alba ean» dem
albedinem fpecie babétia fint inui. cem fimilia fimilitudiae reali, vam il- la
haberent candem numero albedinem, efsent quidem fimilia nullo confiderante
intelle&tu, non tamen fimilitudinc teali » fed rationis , certé hoc album formaliter eset
illi alteri fimile, ncc poíset nó oriri fimilitudo inter illa extrema ex
natura,» tci; ergo e(set vcra fimilitado realis , 1213 Reípadét o&s ex
Caier.cit. preter illas tres conditiones, requiri ét aliam,q». — ratio fundádi,
feu fundamentà proximu fit in ipfis extremis plurificatum, vt v. g- alia fit
albedo in Petro, alia in aulo , ró eoráü cít,quia fundamenta proKima funt uz
primó referuntur, remota verà , feu biecta medianubusillis , wt albedo in
Petro,& albedo in Paulo (unt primo fi- miles, Petrus autem , & Paulus
medianri- bus illis; imó inquiunt hác conditionem includi in illis - eg dum .n.
dicitur exe trema relationis debere e(se diftinGta s hoc cert non debet tác
icelligi de ex- tremis materialibus & remotis , vt funt Pecras,& Paulus
in fimil:cudine,(ed pra- fertim de proximis , & formalibus , hec m. fünt,
quz primó refecuntur; & ruríus cum dicitur relationem debere oriti natura
extremorum , vtique debe: intel. ligi de extremus ipfis formalibus, quia vt dc
Íe conftat,inter Petrum, & Paulü non oritur (imilitudo ex natura ipforü in
fe y fed.ex natura albedinum eis inhzcentiü 5 hinc poftea dicant ad aiia risen
»Qqe po(ica eadem numero abedine in Petros ix Paulo, císent vtique veré,&
realiterfie milia racione fundamenti realis nó tam& róne denominationis
rclaciuz ,quia 1 eísct rationis, quo ctiam fenfu ens dicitur efse idem e nn cia
odcunque opus inte , - Leto tá rhtioyi qua fondamar. vni €é oppofica (cutentia,
labilis eft,& fluxay quidem innicitar ei» quod dc fa&o con- tingit in fundandis x TTA & hoe 681. — "Dig.
VIL. De'Pradicam.vefpeGliuis «. affumit, vt conditionem per
fc necelfa- riam ad relationem rcalem,ex quo capi- te itrepíit tota
Adueríariorum deceptio; verum quidem cft , ita de fa&o in creatis
-€ontingete , quód ratio fundandi eft plu- rificata in extremis,vt v.g«albedo
in duo bus albis, & idc albedines (unt. funda- mcnta proxima. y quae primó
referuntur per (imilitudiné, & róné ipfarum Petrus, & Paulus ; at hoc
totum eít per accidens. ad realitatem relationis , procedit .n. ex "hoc ;
quod aon eft poffibile in creaturis rcperite extrema quz fint realiter diftin
-."€iaj& gp ratio fundandi in cis fit vna nü- meto, ex quo cci fit
confequenter , vt. in €teatis ró fundandi fit inextremis gemi - nata , at
quantum eft cx parte rclarionis 'hoc totum c(t per accidens,quiarelatto- acs,primi modi prz(ertim,cxigunt vnita -
temin róne: ! $» Met.tex.20. non - dliftin&ionem, vcl pluralitat£, imó vt
ait : Doctor quol. 6. $. iflarum quatuor ra- tionum ; in diuinis rclationcs
ipfz origi- - fiisquzad sii modum attinere vidétur , "fundantur in
effentia;quz in tribus perío- mis cít omninó vna,& indiftin&a; quare deducitur, quód fi Deus poneret candem :
albediné in l'etro , & Panlo, fimilitudo intcr ipfa effet relatio realis,
tunc .n. ip(a -&fsent proxima fundaméta
illius relatio- nis, & pomórelata per ipfam, &
pariter xzclatio ociretur ex natura ip(orüvt ftant fub illa :atione fundandi ,
atqueita adhuc xxcrema relationis etiam formaliter ac- eepta effent realiter
diftincta, quialicet aunc ró fandandi vnam relatione non di- düinzucretur à
róne terminandi , dift in- gucrctut taméà termino totali , quia ter- sinus
totalis ea "a praise albedo im altero extremo, fed iplum exttemü com »
albedine;& timiliter ex parte fundamen- ti ,namtotale fi um effet (ubic-
«&ü cüalbedine , atque adcà extrema to- talia di(tinguerétur & parte
reis quod (ut. ficerct ad realitacem relationis , ficut (u£- ficit in diuinis
ad veran & cealem.pcrío- nirum productionem sm Theologos , & soliigitur
cx Doétorc t. d.7.q. vn. infra ..- quód priacipium Qnod , & totale rca-
"liter di(tinguatur àcermino Qui , & to- »saliy non au tem ncecíle eft
» quód ita di- upto: principium formale,& termi nus formalis, nam tenct
patitas,quia non minot diflin&io requiritur inter produ. cens, &
producti rationc produ&tionis intet
relatum, & terminum ratione re- lationis , quia ipfa
produ&io relatio eft. el (ine relatione concipi nequit ; vnde ex hoc à
fortiori poffet corra Thomiftas deduci validum argum., quàd fi ad reali- tatem
proda&ionis nó requiritur necef- fario extrema Quo effc realitec
diftin&ta,. fed (ufficit talis diftinctio inter extrema. Quod ,ita quoquein
relatione - Probatur ét contra allatam rcípófio« n6,» fi Petrus, & Paulus
candé. numero haberent albedinem , forent fimilia rea- liter & quantum ad
realitatem relationi. & nófolias fundamenti, tárex modo di- &is; tum
quia fubie&tuim nó dicitur [umi- leex relatione fundata in albedinc in ab-
flracto;fed inalbedinc, vt ei tribuit fuum effectum formalé , at in cafu pofito
funt duo effe&us formales à patte rct diftin- &i, etiamli [it vna forma
alb: , quia de- ftructio effcétu formali informani Pe- tram , pót adhuc
remanere effc&us for- malisa& vnio cum Paulo , ergo funt duo exirema
formalia rebitionts (imilitudiniss quia Percus elt (imilis Paulà proxime ró nc
cffe&us formalis,qué recipit à forma, 115. lnoppof. obsjc. 1. rationé
füpra: inlinuatamycdp exqrema ccferuntur realiter rone iy v.g.albedinis, ergo
ratio fundádi debet eifc d. fEncta in exirem's,. Pcob. coa(eq. quia fandamenta
proxima. fünt,qua ne referuntor , & per ip referuntur excrema materialia,
feu (ub:c- &a. Relp.Scotittae commaniíter neg, fua damenta proxima effe ,
quz primo refe- runtur y nom.n. vna albedo dicitur alteri ftmilis) nec vna
quantitas alteri qualis, fed cadem in naturay& Ipccie ; tundumé- ta ergo
proxima uon referuntur v. g.albc ines ,ícd remota ;i, fübiecta habenti s illus
albedines, funr, que primo, & pro- prié referantur ..Sed ccrcé iimeriió ne-
gant quancitares duas non potfe,ac d.bes re dici equales etiam. pcazcifts
fuübiectis y. ac pariter. duas. qualitates fimiles. cam. -&fe equales &
inaquale , timile , X di£- sfimile
ponantur proyrictatcs illarum, nó» Que] VI. e Ahvatiofund
debeat in éxir uif. 655 m fübftantiz ,cui inhrent ; & ncmo »g nientis c
orti otii & al. bedines duarum ho:
we confecratat( dici camomni proprietate zquales , S
fimiles kn? Mroppofitun; nà folum c(t manifeflé contra rationem, quia Má-
ahenmatica demonftrat has palfiones de quantitate feparata à fubftantia ,
(ed«etia «ontra Do&erenm in 3.d. 1 2. q.2. vbi füb lit. A:& G. ex
protétto oftendit has reta- tiones immediate fundari fuper fingala- 165
quantirates, & qualitatessittaut hz fint €xirema prim relata ctiam quando
funt án (übic&o. Ec cum dicunt vnam albedi- nem,vel
quantitatem non effe alteri fimi- Tem, & zqualem, fed candem in fpecie,
& maturis perpendere debebant , quod ob- fccuauimus fupra q.4. art. 2. ab
initio in uantitate , & qualitate ratione vnitatis ndari potfe relationes
duplicis pex 1 eam ratione vairaris ineffentia tundant rclationem idenutatis,
at ratione vitatis «uiu(dam accidenralis fündánt fimilitu- dinem,
&zequalitstem, enim vero ratio- thc vnitacis ià gradibus intentionis quali-
ta5 fuadat fimilitudinem , & ratione vni« tatis in partibus extenfionis
quantitas & juahtirem. Refp.'ergo ex di&is; cócedendo quan- titates in
extremis e(fequa primó dicü: tur zquales, & albediacsfimiles , & iptis
gicdiantibus fübic&à dici tálía ; verü hoc totum accidit , quantum attinet
ad rcali- tatein relatiomum , zqualitas .n.& fimi- litudo potios perunt
vnitatem;quàm plu» ralitatem in fundamento ; vnde (i cadem albedo effet in
pluribus fübie&tis, tunc illa dicerentur realiter fimilia, ctià quan-
tutrrad denominationem relatiuam; quia jpfamzt fubie&ta ià eo cafu forent
extre- ma qua prim referuntur ; & etiam pol- fent dici io extrema formalia
e icati effe&us formalis, quos forma tilucrer ilis vt explicatum eft ,
& de- mum effet rcalis d:ftin&tio inter exuc» ma totalia, &
adzquata . 1216 Demdéob;jci. quia extrema na- tà funt fandate oppoíitas rclationes,id]; benc
ficio ipfuissationis fundandi , crgo hzc dcbet etfe diftiata io illis «. Coar. gquailitas , & fimüitudo referunt exac- ma,vt
vnum , €rgoó quando vnitas cxtrc- moruminratione fandand: foret maxi- ma f.
numerica , rcferrentilla , vt vaum pumero, atq; ideó relatio aequalitatiss fimiliradinis inter.ca tealis non efTet , fi- €t nec
relatio eiufdem ad feipfum . Refp. oppofitionemrelaciaá. relatio- nam
zquiparanriz ,de quibus przfertim cft przefens d: fficulcas, ede minimam in»
ter omnes , vtbené Suir. obízruat difpe 47. Met.(ect.16. n.40. conliftit enim
in hoc; quod due tclationces 4ingalares ità interfe oppunantur ,vt quamuis habeant
fandamenta ciu(dem rationis , non tamen pofBintineffe (imul vni , & eidem;
quia nequit vnum;& idem cilc fundamentum, & terminusrefpe&a
ciufdem; palam au- tem eft haiu(ímodiroppotitionem nó c(- [etantam,
quin poílit ab cadcmeriam nu mero oriri ratione fandandi , (i hac in duobus
extremis cflet replicata, quiatam inumcrodidinguun.ur daz fiailicadines exortz
à duibus albedinibus ; quam illae duz ; quz orireatarab cadem albsdinc. in
duobus (ubie&is xeplicatay nec maior. op potitio effet inter illas «4m
iarer iftas, quiatota earum oppotitio: vtrobiqy con- fiftit in hoc, quod é
regione contrapo: erue germs cit fandamen:um vnius, cít terminus alterius
,& € contra, uz etiam folutio notanda eft ;quia nec atis candidé
Scotifte:cit. ab hoc argu- mento fe expediunt , aiunt.n.extreima nonopponi
relariué fecundum, fe;fed me - ritó rclationum oppofitaram,quod vtiq; verumceft
; ac nil refpondent ad hoc ; 1n quo confifit tora difficultas quod rela- tiones
oppoficz orixur in extremis me- zitó rationis fundandi , quz proindé de- bet
effe diuerfa in extremis. Ad Conf. facilior cft (olutioncg. adiumptum, quia
nihil realiter dicitur fibi fimile,vel equa leyac proindé vera, & rcalis
aequalitas eft inter duo extrema realiter diftincta; ve« rum. tamen efl id , 4n
quo dicuntur 3ffimilari,velaxquar cile vnum) . at illa adinuicem realiter lier diftin-- Ga.
Fff z QVE. 694 — Difj. VIT. DePredicm.
Refjeiis: | iatrinecus, & cxtrznlecus aeníientem s QV.AESTIO VIII.
Quotuplex fit. Relatio Pr&dicam. & quanam
con[litwat quartum — Tr«dicamentum . 117 D2& non femel relationé Prz- ;
dicam. yt à trá(cenienrali ic- cernitur diui
fit in intrinfecus,& extrin(c- cus aducniété, lic praefertim im 3.d. 1.q.1.
$.ai
illud inoppofitii im 4.d.6.q. 10.$.bic dicitury&
d. 10 g.1.1.& d.15. 071. $. ad buius autem,& quol. 11. art.4 C wien in
locisprefertim duobus vltimis, hanc di- uifionem rrádit velut íuo t&pore
cómuni- ter icccpram, & a prifcis Arift.
Incerpre- tibus tradiram , & quidem ctiam Auctor fcx princip.cod.lib.c.
r.in fine hanc d:vi- fionemaffignat , & veluti famoíam fup- it & de
vlrimis fex pra dicam.agit,vc ti de refpe&tibus extrinfecus aducmicn-
tibus, dum aitea veró , qu&ex'rinjecus contmguntyaut a& us aut pati ^
Wi difpo- » fitiesaut ejJe alicubiaut 1n morayaut ba ' dperenecefiario erunt
,cíto ibifub acci- - dente intrinfecus adueniente. cóprehen- dat quóq;
quantitatem, & qualitaté. Hác tamen diuilionem vt. eucrcerentc, omnes
fecere conatus Thomiflz . & wii juamplurcs,Ha rueus quol. 7. q. 14. Ca* Viel d.«-tp1. Bnocin- $. Mer. q.3 9. Ca- iet. 1.
p.9.63-art.2« Sot.in hoc. przdicam, q.1.& S Pita zar Sr died Met.fc&.1.
Ruuius bic . ifp.15. Met. à $.147. Attiag.difp.12.
Log.(cc. 2. Auería q. 15. Log. & ali ? paffim hanc di- uiionem
in&cianur cx Aurcol, 1.d. jo. párc 1 arr. 5. 2 m " 128 Dicendumtamen
cft , rclationes pradicométales poffe , imó dcbere diftin guum relationes
intrinfecus , X extrinfe- €us aduenicnies, & per illas hoc quarcum
conftitui predicam. per alias veró vltima fex yrgdicam.et q.vIt-dicemus.1ta
Do&. loc; c:t. cum tota ium Schola circa eadem loca, vel in przdi dernis
noftris fuli(fimé defendit P. Faber f: Met.difp. 23. ex exteris veró cam ad-
miccüc Vencer.$.fug Met c.36. & 37. Lo- p hic AM o.Log. d «Q9» peripat.
Probatur in primis explicá do , qud Dod incliga: pr relationem pet illam.
n.inceilig t quz nece(sarió cG- fürgit potiro fondam éco, X termino, feu orkur
ex natura extremorum, & non ex aliquo eis exirinfece accedente , per ifta ,
veró intcllgitsquz infargit,nonex natu- — ra extremorü, ied virtute alicuius,
quod omn:no ab extrinfeco venit , nec perti« net ad ióné cxiremorum, vt exirema
fünt «ij vt habent rationem fundamenti, & ter mini, led 1ftz peculiares
rationes often- dunt naturam h:rum rclationum effe cf- fentaliter aliam &
aliain, ergo &c. Cóf. adhuc, & magis explicatur , quia dantur relanoncs
quadam , qua pofiuse..tremis in rcrum natura , Virtute ipforum przci- fa,&
alio quoc j; (eclufo,infargunt; dan tur aliz, qug politis extremis noniofur-
gunt , (ed quedam alia requirunt penitus extrinfeca rone fuodamenti , &
termini y. ergo diuiiio illa potett,ac deber admitti, Piob aifumptum
;quiarelationes fimili- tud:nis, & z:qualitatis pofitis excrémis im rcrü
natura etiam in quacüg; diflátia res (u'tant, quaíi ad corü pofitioné, nil
aliud defideretue vlrrà ipfummet. effe exire- moráü, (ic relatio paternitatis,
& fiiátio- ' nis, luppofito homine gcacrante,& geni- to, neccílarió
rcfultat ;€ contra veró re-- lauo a&ion: us extremis i c(se v.g. igno&
ligao in rerum natura,etiam a&ti- uo eodem modo fe habente (ccundü po- tentiam
actiuam,& pa(fiuo fecundü pa(- fiuam, cx folo defectu alicuius excrinfe-
€i, v.g debitz approximationis non rc- fultat, hoc vero adiun&to refultat ;
fic ét & Vbi nàocitur ex. natura extremorum; uia tüc illisin efse pofitis , vt hac cathe- dra & plateajoriretur
(latim relatio pre- fentialitatis eius ad plateà , quod eft fal- fum, (ed
requicikur vitecius horáü exrre- morum approximatio v.g. applicacio ca-
thedizadplateam,vt.5cotdoc.quol,cit.TandemvtDod, arguit loc. cit. di- ftin&tio
horü refpc&tuum ex prefsé colli- gitur ex 5. Phyf. tex. 10. vbi docet
AuifI; ad genus ad aliquid non dari motü , quia non pet fc, (ed per accidens
cclacioncs il- lius generis acquicaatur .(.ex ipfamet ex- tcemorum pofiuonc ,
affi rmat tame dari motü ad Vbi; quia habct propriam noui- "Q.V. Quunplex [se
Relatio pradic. (at£ , & propria acquilitione acquiritur mon vetoad acqui
fitioné alterius, qp ha- beat róné fandameuri, vel termini , & ti Vbi
noneft , ni(i refpe&us locati ad locum,vt infra dicemus, ergo omniso debét
diftingui hi duo ordines rcípc&uü inuinfecüs,
& exccin(ecüs aducnientium. Refp. Thomiftz communiter
; quód cum dicitur pofitis fandamento , & ter- minoyin rerum natura, non
illicó poni re lationem extrinfecüs aducnientem ; & per hoc differre ab
intriníecüs aducnien te , vcl fermo eft de fundamento , X ter- mino proxiinis,
& fic falíum cft illud a(- fumptüde quacü;. relatione;etià extr fecus
adàeniente,(i deremotiseft veri iríói.relatione cciá intrin(ecus aduenic tejham
polito Petro;& Paulo;nó (Latim iníurgi: fimilitudo, quiailla (unc funda-
mentu,& terminus remota , at pofita al- bedine ini vtt0q. illorü, ftatim
infurgit rc latio fimilitudinis,quia albedo eft funda- mentum proximum
fimilitudinis; vnde pariter in propofito fi a&tiuoy & palliuo
po(itis,loco,& locabili,non ponitur rcla- tio, lioc proucnit,quia actiuü,
vel locabi- le non dene im fundamenro proxi- in cafu eft approximatio at po rec
Me sncbir e certé ità neceffarió fequitur a&tio,X prasétialitas y ficut
quae €ü3.alia relatio. Scotus ergo in hoc decc- pus cít(inquiunt) quód de
(ubic&o, (cu fundamento remoto relationis lecucus. eft ,non dc
proximo,& comparatione il - lius affi gnauic relationem cxtrinfecusad
uenientem;quod facere nó debebat, quia ficetiám ipia fimilitudo exrrin(ccus
adue nit , refaltat n. in fübie&o per acce(fio- nem licuius
exttin(éci,nempé aloed. ^ 129 Atccettá potius dccipiuntur ipfi dum talcm fcrunt
de Doc,noftro opioio né, na ipfc appellat a&tignem relatione ekitrinfecus
adueniétem cóparatione fü- darmienti proximi nó remoti, Vt cóflat in 4
der3iq.1. E, hoc aüt |pro- ximum aQonisno cit approximatio; vt ip&
arbitrantur, quia i pr xim recipit denominationem rclauo nis (ündarz
immediaté,vt albedo » quat ett ratio fuadandi timilitadinemn, dicitor fimilis,
ac approximazjo nó dicitur ages Logica « pro- ipli pucant. fed neq. pati€s, fed
e(t potentia a&iua, ficut paffioni, potentia pafliua ex $5. Mct. C. 1 j.
Immo acutiffimus Do&. hác rcípo fionem-Aduerfariorü. przuidens 4. d. 6. q.
19. B.cam ftatim pracludit his verbis, $i dicas rejpettum aliqué aduenire ex-
trinfecus [ubietlo no tamé fundaméto.y boc nibil efl, quia relationes
intrinfec&s. vt poté fimilitudosqua cofequituv albe- diné, cj: buiu[modi,
poffunt extrinfecus. aduenire fubietioquia fundamétum de nouo aduenit , ergo fi
ille funt intrinfe- € Q" alie extrinfeca , erit differentia earum in sq
ari one ad f[undamétii , di(erté igitur D'oétor docet relationé de bere
appellari, & iudicari extrinfecus ad . uenientetn , non ex comparatione ad
fü- bicétüs(cu fandamentü remotü, quia fic ois relatio cífer extrinfecus adueniens
, (ed ex comparatione ad tundamentü pro ximum, vndc fi Thomiítz accurate ma«
gis Do&. noftrum cuoluctent , (ané non tam frcquéter de cius (ubtilitate
ita grof- fe (entirent.Deniq.falfum eft etiam,.juod aiüt,fa&a
approximatione a&iui, & paf fiuiita necefTarió(equi relationem
a&io- nis, & paffionis inter illa , ficuc fequitur paternitas , &
filiatio pofito homine ge- ncrante, & genito,docent.n. Scoti (t re»
lationcs.intrin(ecus aducnientes (equi ad extrema pofita £xali qnadam
necef(lita- te , itavc nec ab ipfo Deo poffiat impe- diri , quod etiamfentiunt
multi Thomi-. fta ; vt diximus q. à. art. 2. ad $. conf.s. ^ arg. prin. at
actio & paífio,ctiam appro ximatis extremis poflunt i iri, vtO« llendit
miraculum a. Deo factum in fot« nace babilonica in (acris litteris . 130 Etquia
Aducr(arij nedü diuifio- né huiu(inodi in (e impagnant;verumetia ipfamet
vocabula relationis intrinfecus & extrin(ecus adueniétis adhuc vlterius ioo
duae Scot. Pr ipiis E26 oh. proprie, cádi uaturyqui &or (ub hac dunfione có
ahendeie.tn :euden tales, vt intelicxit relauoncs t folas pra ess
prazdicamenalcs vero fecernuntur ab iL lisquia ifta: acciduntrebus , &*cis
adue« niunt, vt áccidentia mere extrinfecaynom (f 3 wont | ilz, v. didum eft
3,» ergo omvertelas 696 tiones przdicam. vt in vniuer(um à tran* fcendeutibus
(ecernunturc, ce&té vocantur à Scoto rclationcs aducnientes, quia veré
adueniunt, & accidunt rebus; at duplici- ter huiufmodi relationes potfünt
extre« mis aduenire, vel ex fola , & przciía eo- tum pofit:one, & non
ex additione ake. rius aducniicij, & ita reété dicétuir huiuf- modi
relationes intrinfecus adueniétcs , uia vt fzpius ait Do&tor loc.cit.
refpe- n5 50n poteft magis intrinfecà adueni- re fundamentoyqia quàd neceffarió
fe- quati ip[na pofito termino ; vcl nóad- ueniunt extremis cx corum praciía
pofr- tione, fcd quidpiam aud aduentitiü ad- d: debet,non pertinens ad ratione
funda menti,vcl termini, & ifta rc& dicentur bac rationc cxirrinfecus
aduenientes. Ac- «cdir , 9 modus ille loquédi tonctempo- 1is erat cOitcr
receptus, vt ipfe loc.cit.te- flatur, dcbeimusautem vocabulis vti jux- ta
communem v(um,yt docet 4«d. 1.9.2. Poftremó, cy folz relationesintrinfe- «us
aduen:cnies hoc quartum conflituàt prz dicameniü, alia veró fe vltima prz-
diicamiéta; probae Doótsloe.cit.quia pre- dicamcnta font decem , viia (olà (unt
abs foluta,rcliqua retpcé&tiua, vt poftca dice- mus, fi igitur olsrelatio
eflct vniusrónis generic , ita quod rclatio in cói aon ha- beat fub fe
fuilcientco róncs formales ad " «onítitàcnda pla fuprema gencra , non
quidem fimplciter,fcd in certa;ac deicr- minata rcípcctuum ferie , przdicamenta
santum quatuor forent, ergo ad faluandü famo(um illum buit ini mer ( ait -
Do&or) opportunior via non apparct, d diltinzucndo relationem
przdicanienta- lem in cói inintrinfecus , & cxtriniccus aducmentem, itavt
illa coaflituat quarcü icamentà , ifta vcró veluci maior:s ambitus per
variasadhuc differentias có- ibi poflit ad varia gencta relationü có» átituéda,
& quid& iupicma in fuo ordine. Acceditsquód. Arift. recenfendo rclatios
Bcs quati. przdicamenti meminit. sépcr «arum, qz ex iplamet extremorü poli-
tone refultác X diftzibuendo aha (ex;prg dica éa recolit ea, quz vluacxuemotü
potionem aliud quid extriofecum exa- Buatwi infurganoquod etiam ob[erualui D
ifp. V1II.De Pradicam. Re[petliuis . Au&or fcx princ.loc.fupracit.ergo
&c.. . Inoppof. obijc. 1. nee ed fud. iá in(inuatü nomine termini
a&ionis ve] intelligitur pafsü v. g. aqua in calefa&tio- ne, & in
hocséí(u fumpro termino etiam exifteotibus Petro,& Paulo, pót non c[- [c
relatio fimilitudinis , ficut exiftente.a-qua,&igne poteft nó effc relatio
calefa- €tionis ; vel intelligitat terminus: imme- diatus,
& proximus , vt albedo Pauli cf imrmediatus terminus Guilitudinis Pe- tti,
fed fic termino accepto , actio €t nc- ceffarió infurgit,
non minas, quàm fimi - litudo potita albedine in Paulo, quia ter- iminus
calefaGionis immediatus, & pro- ximus eft calor i ens , o- 1e inhaetére
fübieto peceffario cft ato, ixavt neque per Dei potentiam impediri polit, quin
(cquacur in igne relatio adio nis, & in aqua tef, paffionis . Ex quo dedaci
poteft valida Conf. quia fi- militudo incer Petrüm, & Paulum in rónc albi
ideó dicitur intriníccus aducniens, Sc ad quartum fpectat pra dicamentü, quia
fappolita albedine in Paulo, oritur ne- ceílarió,nec haber propriam nouitatem y
& acquifitionemyquia acquiri nequit, ni(à ad acquifitionem alicuius torma
abío- lua .(. albedinis, fed itaeft in cafüde. » actione, & patTione , quia
ncc atio, nec pa(lio proprie poliuncine(Te. , niii prius Drei abfoluto caufato
in paffo v«g, ca- ote ina in aqua polito ftarim & Vide ame &c. 131
Refp. terminumactionis proprie Süpiz v. g. calcfadiionis, eíle patlum.(-
àquá,non veró caloi€,hic.n.eft tesminus productionis, que re(picit cff:
Ctum,non actionis,qua rcípicit (ubiectü, quod pa- Utup,& rran(nusatuc
recipiendo formá de nouo product, vnde poa dicimus ca- lo:€ calcfieri&
tranfmuari'fed. ly aquam vercó non produciyfed c j* traautari per calosern. im
ijía recepi y quz okaaceuracé declacat
Doctor 4. d. 13, q- 5. & nos difp.7.Phyf. q-3. Ex quo ia^ qns. ocn itid
,Simne- iati n.a coni aquam sm (uam po- teram. proximá;, (cut vermis nus
pa(lomseit.ignis sm (uam potenug Sebuam proXiuzun . Cuin
vcro — » Qual VALIT. Quotuplex fir Relatio Predicam. | 687 — in aqua tal
itura&io non minus,quam (cquatur fimilitdo tecepta albedine in PAo 4
Refp.cum Lichet.quol 11. in fol. ad in- ftantias contra 4« dictum, cócedendo;
g; etiam relatio extrinfecus adueniens nc- ceflarió infurgit interdü. pofitis
aliquib. prater fundamentum ,& terminum, fic fitis abfoluté corpore, &
loco natura- |n ncceffario fequitur Vbisfed pofito orein loco naturali ; vt
coextenío , naturaliter fequitur Vbi; pofita materia, & forma ,
nonneceffario fequitur vnio , fed pofitaforma in materia, neceffario (cquitur
vnio; & in cafu pofito igne, & ligno nó neceffario fequitur a&io in
igne; piffio in ligno , fed indu&a caliditate in figno , neceffarió
fequitur , fed nó idcircb dici poffunt relationes intrinfccus adue- nientcs ,
ac neceffarió oriri , vt fimilita- do; quia neceffitas (imilitudinis procedit
ex natura termini & fandamenti, & ne- ceffario oritur ab. extremis
abfolute in- is, non fic prafati re(pectus vbica- is, vnionis, aétionis, &
pafTionis, fed eorum necceffitas procedit abaliquo cx- ttinfeco, quod rationem
non habet ; nec Éondamenti, nectermini, — Hioc ad conf. ncg.min. fimilitudo pà-
que dicitur reípectus intrinfecus aduc- niens
, quia Lec neceflarió ad ac- quificionem albedinis in Paulo , qua ha- bet rónem fundandi vnam fimilitudiné , &
aliam terminandi,vnde non potcft etie noua Gne nouitate fundamenti , vel ter-
mini,at in propofito licét a&io, & paflio inequeant , nifi prius aliquo abío- luto
caufato in paffo,tamen abíolutü il- Iud nullo modo pertinet ad ronem pro- ximam
fundádi,negue ai enmiern it nec fundat paífione, nec terminat actio- |o me
Lichet. doctrina valde notáda; ficat é contra prorfus abijctenda ; quam
tradidit Vallo tra&.Formalit. fuper diuifionem, ibi nàq; vt hanc euitaret
dif- ficultatem, negauit re(pectum producen. tis ydudtü, (cu educentis ad
eduétü praccedere teípe&tum agentis ad paffum, fed ait rem € contra (c
habere cuius. op- pofitum demonftramus in F/hyf. loc.cit. & (ané id cfl
contra omnem róncmquia ncquit fubie&um pati, & rran(murari,nifi per
formam in ipfo receptam , & produ. d. fi ergo pa(fio fupponit neceffarió
re- fpe&ü educentis , ac producentis ad edu- um;vel produciü, con(equéter
ét & a- €t, cum (it (imul natura cumpaffione, 132. Secundo € cootra alique
funt re- lationcs qu: adhoc 4. prz dicamentum (pe&are dicütur , & tamen
non oriuntur neccífació exiftente v.co9; extremo ; ita fe habet rclacio cau(e
ad cffc&tum , quia nó pórt caufa (uü effe&um producere in quacunq; d
(Lancia , (ed requic tur debita approximatio,lic & fe habet relatio pro-
pinquitatis inter Petit, & Paulum, quz nó ttatim fequitar iplis pofitis ;a
rerum natura, (cdín illis eft tantum fundamen- tum quati remotum, &
oporteraliud ad- iungete , q» fit proxima tatio fundandi, & quafi excitandi
relationem ; fic tandé c(l de paternitate; qug actionem ctpc- Gat , vt re(ultet
in Petro patre refpedta Pauli Lj , & fic vniacrfaliter e( dc re- lationibus
fecundi modi quz conditione extrinfccam poftulant , vt inlurgant ,&
tamenípe&antad4.przdicam. , Refp. neg. afumptum , ad 1. prob. di-
cimusomninó diftinguendum cffe iotec actionem ,& produétionem,vt cx Doct.
4jd. 13. innuimus,& inter caufam, yt ag tém,& vt producentem , ignis
,n. v. - vt agens refpicit paum f. a
]uam,vt produ .cens refpicit cfie&tum .i. calorc
inaqua predu&um, non igitur requiritur appro- Ximatio
effe&us ad caufam producentée, fed paíTi ad caufam agentem, vt .f. in co approximato
» ac bené diípofito poflit formam imprimere , itaq ; formaliter , 8c per fe requiritur approximatio, vt refül- tet
reípcétus actionis ad patum, non au- tem produ&ionis ad cffc&um , nifi
mc- ré per accidens, & concomitanter. Ad 2« prob. negat P. Fabér cumalijs Scotiftis -affumptum,
quia putaat relationcs difta - tiz, & propinquitatis [pe&tate ad przdi-
cam. Vbi, br quia Vbi ctt tundamenria proximum ipfarum ,vt docct Do&tor in
4-d. 10... ad 1. prip- Sed plané concee dendum cft a(lumptum quoad hanc par-
tem 5 quia fuppofitis duobus corporis bus ybicatis in rerum natura ità nceeí^
Fíf 4 fai 633 Dif». VIII. De Pradicam: gefpetlinis. farió confargit inter illa
relatio ditantie tanta , aut propinquitatis , ficut füppo- fitis duobus
corporibus albis , fequitar inter ca fimilitado ; & vtiqueverum cft etiam
tales rclationesmon (ui abfolutas entiratcs Pcrri , & Pauli ; quia hec (unt
fundamenta remota, inordine ad qua diiudicari non debet relatio intrinfecus ,
vel extriníccus adueniens , fic n. omncs relationes forent extrinfecus
aducnien- tcs , vt diximus ex Scoto ; fequuntur ta- men necefTarió entítates
Petri , & Pau- li,vt vbicatas, & ideó dici debent intrin- fecus
aduenientes , quia néceffarió con- farguntinter extrema proxima : Ad 5. prob.
dicimus di(parem efle rationcm,nà relationes intrinfecus aduenienres expe- Gant
interd conditionem ad hoc dun- taXat, vt ponatur terminus , vt conftat in
cxéplo ibi allato de paternitate, quo po- fito ftatim neceffario refultat , at
extrin- fecus adueniétes, adhuc pofito termino , cxpc&ant aliá códitionem
proríus extrin fccam , & aducntitiam róni cermini ; an vero omnes
relationes fecüdi modi (int intripfecus aduenientes videbitur infrà. 133 Tertió
tandem arguunt , q non bene diftinguantur e(l entialiter per con- fequi
extrema,necefsarió,vel contingen- tct , vcl faltim non itavt conftituant di-
uería praedicamenta. Tum quia neceffa- ría io , vel conti non va- riat rci
císentiam » vt patet de nigredinc quz cft ciu(dé fpeciei in coruo, & in ho-
" sninc)licét inhzteat illi neceflatió, homi- pi^ ci ita . Tum vciosames
exne- ce(fitate, & coringentia có i fun damcent& variarentur eGedulieer
fpeci- ficé relationcs,non tamenindé fequitur - quod differát » immoó cum omnes
conuenire in cói róne refpe&us, fi eit bona diuj(io,omnes quoq; ad idem
przdicam. pertinebant . Tum etiam quia qualitates quoq; fic fe habent, quod
ali- uz. intrinfecus aducniunt , vt qualitates fpeciei, & quzdam
extrinfecus , vt qualitates prim fpeciei , & tamen ab Arift.
omnespenunturineodemprediportunécam.ergoficétinpropofito.Tumtandéfirclationes4.przdicam.diftinguunturabalijsperintriníecusaduenire,ncccffariumomnino'eratincargmdefinitionehancdiffcrétiamexprimere,fedhocnec.quideminltinuauit.Arift.fedporíustota,acintegradefinitierclatinorumquartiprzdicam.ciumquoq;rclatiuismerumfexpradicam.ergovelnonperdifferuat,velomninofacidebisfubcodemprzdicam.,&hzcfantargumentàAurcol.1.d.50.part.1.art.3.Refp.ad1.eftónonfempcritafit;poffetamenioterdumconfequutioncmnc«ceffariam,velcontingentemabintrinfcco,vcl
extrinfeco effe, vel (altim circum- fcribere differentiam eflentialem accidé-
tium , vt conftat de qualitatibus prima , & fccunda fpeciei , qua per hoc
ponun- tur effencialiter differre, & fic eft in pro- pofito . Ad a. gratis
concedimus (cprem vltima pradicam. in concepta gencrico rclationis in communi
conuenire, & no» uem genera in concepti quidditatiuo & generico
accidentie, & omniadeniq, - decem in concepta vniuoco entis finiri , quem
& damus effe genericum; atq; ità non dari, nili vnum predicamentum , &
genus fimpliciter (apremum , quod erit ens finitum , fed hoc nou obftat , quin
poftca pet varias differentias valdé com- manes, & amplas (ubdiuidendo cns
fini- tom conítitui queant plura przdicamene ta, & plura genera fecundum
quid , .i.in parem rerumf Trim sca i -q- r« Ad 5. poterat Arift. ficat fecit de
i ; ita re- fpe&us omnes tam intrinfecus, quam ex- trinfecus aduenientes
(üb codem conclu- dere przdicam. tamen quia crat copia refpectuum extrinfecus
aduenicne tiam, placuit Philofophis ad commodio- remdoótrinam, vt ait Smiglec.
illos di- firibuere in (ex przdicamenta , & vnum conftituerc ex intrinfecus
aducnicnti- bus, vt poté quz non (unt in tanta varic- tate, & cadem rationc
qualitatcs ctiam omnes fob codem przdicam. conclu(it . Ad 4. conftabit ex q.
feq. Alia quaedam argumenta folent hic confici , que op- magis adducentur q.
vir, conira conftitutíonem fex przdicam. Daft. EX. De. fuprewo gosre
quavü*Tradi. — 639 " QwYVESTIO
IX. nodnam fit. fupremum Genus. quarti » Tradicamenti ,
&* anab Jtrifl. T (it benà. definitum . 1 Irca primá parté quzfiti non cft
i: Ci C huic Wriüiiadiento fupre m genas affi gnare, cum :n. genus fupre- mü in
quocüq; predicamento vnum e(Te debeat , videtar. inhoc quarto przdica- tento vnü
genus affignari non poffe ;.& ratio dubitandi eft, quz affertur à Sco- MA
15. puedicam.in 5.arg.ad oppof. & molefta eft; vt vq; i hanc diem Autres angat; & eft ita quia non vide- tur poffe
ahgnari tertuinus adequatus tclationis in comuni ,
quz dittutfupre mi genus , nam fi ponitur. effe correlati- ni, iam crunt duo
füpreroa gencraadauata,fiponiturabfolutum,cumneccfarióinterminofequatur
correlatio , fe- quitur & idem abfardum .f. dari corrcla- tiuum adzquatum
fupremo generi, & fic érunt duo fuprema genera. : Di tamen eft hoc non'obftan-
te; dari vnum fa ü genus buius pre- dicamenti. Irà Do&or cit. & 1. d.
21.ad prin. & falsó Mafius illi impingit,quód Iuius przdicamenti
a(Bjgnauerit duo fu- prema genera;eft cómunis omnium fen- fus, & probat
DoGtor, quia (ecundü vnà rauoné dicitur de omnibus fuisinfcriori- bus, Quz
ratio eft habitudo vniusad ali- uid, & quta oés«elationes habent cundem
modü denominandi fubftantiá .f, in có- paratione ad aliud;at accidentia, qua
co- dem modo imant fübftantiam, funt vnius generis. Accedit
,quàd ficut mon- ivo effet ponere in vno ci duo capita;ità in vno prz dicaméto
duo fupre ma genera; imimo fifingátut bec duo (u- prema gencra,cü habeant
conaenientiam effentialé inter fe in róne efsédi ad aliud, fam ab ipíis potetit
abftrahi conceptus comunis vtriq; cfTentialis, & hic erit gc- nusfupremum:
Hoc igitur affcrtum dc (e clar&eft, nec aliud reftat, quàm Gordia- nü illam
nodá di(ioluere, cuiuscerté tor folutiones funt, quor capita , cum tamen
folutio fit óbuiz,quam aflignabimus;al;js prius
breuiter zclatis j,& scietis. 135 Aliqui,vt Io.de Mag.
hic , 4ucm fequitur Fonfec. s.
Met.c.25.fed 2. & 5. ait lapremuni genus hüius
pradicamenti non cífc relatiuum in concreto , fcd rela- tioné in abíl ra&o
, relatio antem non ce- fcttur , fed tantü eft peincipiüreferendi . Ha folutio
nó fatisfacit; tum quia ficuc nominatur rclatio in cói, ità & relatiuum in
commun: , in quo effentialiter conue- niont fiogula quae; relata cuim qtia
ficut caetera accidentiit przdicamenta potfunc nedum in abftra&to ,fed ctià
in concteta difponi, vt di&om cft di(p. 6. q. 5. art.2. ità quo. hoc prz
dicam. tum tandé quia cuiam-dc relatione in ab(tra&o redit ca- gerti dift
Cum .n.tit habitado vnius ad aliud, defigati adhuc dc bent hec duoi extrema in
communi , qua inu:cem fure dare porcrunt relationes mutuas. Nec valet; quód ait
Io. de Mag. hoc cómune generali (fimam efle principi referendi, non diüfetfa
exitema adinuicem , (ed idé ad fempfuim ; pütà hoc cámunc rclatittuma ad
(cipfam. Nam »alidiffima cít inftan- tía ,quam ipfe ibidem vrget contra hanc folutionem,quód
tunc relatio, quam im- portat hoc genus gererali(Timü , effet ra- tionis, non
realis , quia eiu(dé ad (cipfua: non cft relátio realis, at predicamentuay
reale debet € (uptemom genus rcz- le. Nec tandetiivaler,quod ait ad loc,te«
látioné eiufdem numcro ad (epum vtiq; e(Te cationis,non tamcn eiu(denm generey
vcl fpecie vt eftin propofito, Nain vtiq; rcalior eft identitàásnumeralis,quàm
sc- nerica,& fpecifica, ergo fi eiu(dé numc- ro ad (cipfum relatio realis
cfle nequit , tántó minus eiufdem senere, vcl fpecie. « Alij proindé cocedunt
relationem yac etiam télatiuam in communi cflc hic (u- premum gerius , (cd
negant referri atu exereito y aiuntq; conhidctaci tantüm irf a&a fignáto,
& mente concepto, & idea nó habcre termitium in cómuni,ità Tho- miflz
pafliat, Mafius hic feét. 1. q. f. & Sanch. 444 9. Sed ncc ifla (atisfacit,
quia eflentia telationis confiftt in ordine ad termini , crgo fiué cóntideretur
in effc- cxercito, fue hgoato, femper & cogitari debebit terminus einsexercité,vel
tigaa- t , ficut à pati [icécaec:dGs in comuni acum inhzrendi ndn cxerceat,adhuc ta-- mea
cogitacur fübic&um eius ia commu. ni,velut ine(fe (ignato, & (ic éceftà
per vitioné in comuni nó videamus, a P. vifionisexerceamus, adhuc tameo in
efle. fignato cog tatur vilibile , ad quod ten- dit. Accedit , quód relacio ia
communi confcrt fubic&o relato in communi ali- uod e(ic,& hoc vtiq. non
cft abfolutum, ftd relatiuum, ergo ad aliud refert faltim in cffc (ignato . Per
quod ctiam reijcituc figmentum eorum , qui dicun: relatione in communi nóà
referre actu (übicctum , fed in potentia tantum. Nà implicat fan- darc a&a
relationem, & non aGu referri. 136. Alij concedant ev relatiuü in có muni
referr,non tamen in fe & per feip- fum,(ed Hi inferiora, & ideo non o-
pottet aíTignare terminum ia communi, ad quod rcteratur, fed (atis el, quod
(ia- gulis relatiuis corre(pondeat fua propor- tionata correlatiua, & hzc
refponfio di- ckur effe grauiü Auctorum Simpl.Boct. Albert. land. Burl. &
videtur effe Scoti. Cit. 1.d.21.ad 3 . quam proindé recipiunt "Tatar.hic
dub. 5. & Zerb. $.Met. qu. 19. $. Propter quartum in (ol.ad $.immo di citur
eífe intentio Arift. qui hac ratione relatiua dcfiniuit, ac nominauir in plura-
li, & non pcr modum vnius;ac etiam D. Aug.cap. 11, Categ.vbi in vniuer(um
ait rclationem non generaliter confi. derari , (ed tant in fingulari in
quolibet rclatiuo . Neque bec fatisfacit adbuc gnatur omninó , vt pracedens,
& adhuc vlterius ; tum quia (icut relatio nunaeri- ca refpicit terminum
nuinericum,& (pe- cifica pecificum,ita generica genericum, ' vndc aiebat
Ariít. 4. Top, cap. 4. (à (pc- cies cft ad aliquid, & genus erit ad alig d;
tum quia relatio,& relatum in communi babent veram e(fentiam celari i
nis;crgo funt ad aliud incói , immo cum refpicerc terminum fit. e(Teaiale
przdi- catum relationis , per (e primó competit relationi io communi , &
per (c (ecundó rclatiuisin parffculari non antem é con. tra ; vt inquit hec
folutio ; Nec valet di- cere per ly aliud (igaificari varios termi nos in
(peciali; Nam ficut varijs fanda- mentis prz(ciaditar fündamcatum in cQ
Difp.I/1IT. De Predicam.refpeHinis T muni , quod a(lignatur relariani ia com-
muni,ita ctiam de cermino loquendü cft, nec vnquam poterit a(Ti gnari
di(paritas quz conuincat. - 137 Neq. eft iatentio Scoti r. d. 21. : negate
relauaum incómuni ad aliud etiá in communi referri ; tum quia in Lo- gica loc.
cit. hunc dicendi modum re- tellit ; tam quia ibi non loquitur de rela- tiuo in
communi , fed de relatiuis zqui- patantig, & dicit in hoc diftingui à rela-
tiuis difquiparantiz,quod ifta quádo có ceptibus nofttis abftcahuntur,& in
com- mun: conc Ipiuntur ? in ! - tionibus fpecifiie poni nel iyngm relatigumCQc
ad ali; d t enrii s ; ia fpioedt, üan alain vt purum terminum » quod e(t
commune omnibas relariuis, (cd etiam vt correlatiuum, & oppofitum, (ic
pater in cói refpicit filium in coi, Domi- nas (cruum , at relatiaum
zquiparantice in cói , quamuis per feipfum ad aliud re- feratur,vt ad terminü,
non tamen rcfer- ri pót ad illud, vt ad correlatiuum oppo- fitam ,quia cum
relatiua huiufmodi fint. ciuídem rationis,habent em conces ptum (pecificum;vade
in cali conceptu v« niuntur, & per modum vnius concipiun- tur (ccundü id
jin quo conueniunt , ideo- que non potcít huiu(modi relatiuo in cG muni aliud
zquale corref i fo
diftin&um,ad jin as in communi, ncc equa : fed (olum róne
indiui inquib. da. tur vnü fimile ditin&um ab alio fimili ; tclatiua
verà dif(quiparamiz , quia funt
diuer(arum rationum , non concipiuntur i pecificosideó abftrahi ciop- atq; i
iculari , (ed etia in cói vnum ad aliud i.m tOnc corre- latiui ; hzc e(t. mens
Dot. ibi. Neq. cx cog Arift, relatiua dcfiniuit in plurali benc itr , gp non
conueniant in viia rationc generica, lic . n. in plurali vniuo- ca
definiuit,& dcuominatiua, que tamen omnia in vna coi ratione gcuerica cóuce
Quafi. IX. on Relatiua bend definiatur - giunt.
Nec etiam D. Aug. dixit relatione non pofíc in communi coníiderati , cum eam
fic ibi definiat ; fed ait naturam cius facilius dignoíci in fingularibus cum.f. vnum i ad aliud fingulare refer- turjin
ipíis.. realiter exercerur relatio- nis munusdicendo ; hoc eft timile illi y
hic homo eft filius illius , vbi in commu- ninon realiter , (cd tantum
cogitatione exercetur , vcl potius fi9natur . 13$ Alij proindé concedunt
relatiuü in cói referri ad correlatiuü in coi, nó ta- men ci fed inadzquatum;ac
proind? nó süt duo fuprema quia he füb alio — ;& hec hs pti- ma
folutio,quam Ta«ar. aíIgnat loc.cit. Scd cam reijcit Do&or ipfc in Log.
loc. cit. nam relatiuum, X correlatiuum (unt fimul natura, crgo vnüncquit effe
prius , & cómunius altero,quia fuperius cít prius , natura inferiori,
debent ergo poni z-4ua- lia, & (cerunt duo al.ffiima .. Alijadhucconcedunt.
relaciuo in cói érterminum , & corrclatiuum adzqua- tum, ad quod
referatur,fed non tanquam ad aliud correlatiuum fecüdü a liam for- mam gencre ,
fed pet formam eiuídé ge- neris, vnde nou fequitur dari duo zenera faprema, Sed
licet hec (olutio poffet vc. cunque defendi cum aliqua explicatione, . &
in(inuetur à Scoto. cit. in Log. ad 5. prin. tamen fic ab(oluté fampta nó cft à
difficukatibus immunis , quia cx ca dirc- && (cquitur duo elfe fuprema
genera hu- jus prz dicamenti,nà param retert,op illa extrema referantur per
relationes ciuf- demgencrisiimó quia ilz relaziones funt eiuíde generis, & arque
primz,ob id con ftituent duo (aprema gencra eiuídé prae dicamenti5 Accedit,
quod illa duo extre- tria in couimuni fic relata conuediunt ef. fcatialicer
1nzali przdicato .f. referri ad aliud , ergo pouus hic conceptus ytriquc
eilentialis eit commune genus « . 139 Compl.icniq.dif- 14. 3.6. Log. in fine
fupponentes do&rinam Caiet. 1. p.q.13-a7.7. de relagiuis pon mus , gy
ncinpe itvnà ; & cadem relauo vc- ré, & rcalitec conftxucre duo cxcrema
in cfc relaciuo vnum ivfot mando inttiníc- «e, & pcr inharenciam, aliud
exiriníece , z 691: & per adherentiamjinquiunt ipam com munem rónem
relations ,vt ab(trahic ab inferioribus non
exigere,vtincorrelatiuofitaliquarclatioilliinhaerens,àquaintrinfecédenominetarMarii,lodadhoc(ufficere,vtdicatuccorrelatiuumperdenominaiionemfumptamàrelationcyquamtermmat,vndehzcdenominationonpoteftcóftituerealiudfapremiágenus,cumproueniatabcademrclationc,àquaalterum
extremum imrinfecé denominatur rclatiuum, ac proinde. ibi non dantur duo
generali(Tima , fed eadé ratio cós relationis,(ecundü quà vcrume rr extremum
denominat relatiuumscó« ituit (upremum genus huius pra menti . Haec tamen
(olutio, quamuis ine iofa, in duobus deficit , primó quia undatur in illa
Caiet.doGrina,quà prot fus falfam ex omniü có(enfü excca Scho- lam
D.Th.demonflrauimus q. $.ar.3.có- cl. boeds quia etià Wr dept nonbe. ne tur
,genus .n. exequo euni fpecicbus, à crgo t egre minationem denominatiuam
prebere ex- tremis, vt per candem relauionem ambo extrema veré dicantor
relatiua ,eft pro- prit relationis nom mutuz,certé hoc có- vec. nequib:t
relationi in cói,qua prae cindit à mutua, & non mutua, fed aliuas modam
denoainadonis relariug pra» (ciadentem à proprijs iflaram a(Iignare debent
relationi in communi, quod fas né nonfacilé przítabunt . ' 140 Reíp. itaq. quod
licet arg. valde Thomiftas torquear ponentes vaum rela tiuam formaliter ad
fauaj correlatiuum terminari,nos ramcn ,qut dicimus termi- nati ad entitaté
ab(olutam,vel faltim ha« bens modum abíolixi,vt conftat ex q. 5» ar. y. parumy
& n. bil vrget; dicimns.n. qp tergyinus relationis 1n. cói , vt fic, eft
ali* qua entitas, vt habct viu; fofficientem adi terminandü, qua vt plurimü ett
abfolu- ta, & ti interdum eft rclatiua,vt cum vna relatio fundatur in alia
, 1d non habet, vt exercet muaus relationis oppoixa , vt babet cond:cioné
aliquá cóem cum en- titate abfoluta,cationc «uius terrainat ree lationem, vt
ipi explicatum cít, vnde non fequitur dari duo gcncra fuprema , quia &crminus rclationis in cói noneft. rclati- uus,
& hecre(pon(io cft nobilimm Scoti ftarum Mair. 1.d.29.q. y. in fine, &
Zer. foc. cit. quam plaufibiliter amplectuntur Recentiorcs o€s Suar, Tolet.
Ruu. Did, AAmic.Blanc.& alij, & cerré ape citur
ex illo Scotico principio cocta Tho- miftasg relatio non terminetur ad rcla-
tiuunsvt fic. Dicesyadhiic hocmodo có- ftituendo vnum genus rclationis,ha re-
latio in cói cfe nequit,nifi equiparátiz , nam rit prineipium referendi
vtrumque extremum fecundam eandem formá , & perappellationé ciu(demróais in
vtt0q. mam rclatiuum in Coi dicetur relatiui ce- tja inferiora erunt zquiparanci
. Kcfp. genus hoc cóiffi mam effe celationé , vel Xclatinam z.juiparantag » vt
modus, fed wt qid abttraherc ab omnibus,& ngu. - lis telatiouü
(peciebus,quéadaodá voi- xeríale cóc ad quinq. vniucrfalia, vt mo- hae cic ad
illa quinque, vt quid autemyabftrahizà
Gingulis;vide aliam (o- Tutionemr apad Scot. q. 25. cit. prop fi- uem; hzctamen
eft clarior , & (afficit . 141 Circa alteramqualiti patté dici- mus optimam
e(fe definitionem relatiuo eii iri dü x "s v reel » quibus boc ip(um c[]e
efl ad alit debeo » cuius fenfus c(t , relatiua eiTes Squorue totam fuü c(e cit
ad terminum &ekctri. Ia Do&or q.26.pra dic. & prob. las explicando
particulas, dicitur ad | fcu relatiua, quia vt iaquit Doc. jicnon defmitur
relatio in abftra&o , ncquc fübicctüm relationis , ncq- totum
aggregatum»fed relatio in concicto,vt ni à css ae pte ed ^ 6 dicat partem eius,
quod (1gnificacurs fed modü fighificandi, dicitur funt; quia hic definiancur
tàntum rclaqua rcaliajnü rationis, cum-.n- (pra diui(ecit ens rcale in 10.
przdicam.& nunc dcfiniat reladio nem quarti pras dicamenad ,confequenter
loquitur de his,qu& süt ad aliud realiter y dicitac quibus , pec quam
partigulum in- finaacur proxancecedentc, vi scfus fiz,relaniua (aac
accidentiarealia quibas &c. lupecius.n ..diuiferat accidens. rcale in. nou€
praedicamenta, vnde pex hoc ex- claduntar relationes díninz ,que nó fant
accidcatia, & ctiam relationes oés tran- fcendcmales,qua non accidunt
rebus;di- citur boc ipsu effe efl ad aliud fe babere i. quotumtora e(fentia in
eo confiftit,t. ad aliud referantur per quod diftin tut ab abíolutis,&
relatiu:s fecundum di ci,qua non eífencialiter, fed accidentali- ter tantum
,& denominatiué referuntur, & tandem ét per candem particulam infi
naatut d.fferentia à relatiuisaliorü prz-- dicamentorü,írita ex tur illz parti
cule boc ipfum eie efl ad aliud [e babe re.i. quz hoc ipfo habet e(Te.cp
terminus. intelligitut efle, quia relationes huius pre. menti neceffarió
pallalant in funda- . mento pofito termino. quz differentia magis adhuc
explicatur poítea per eam iecatem relatiuoram huius pradi- cam.quod (int (imul
natura , & poíita (e nt,ac perempta fe pecimuat,quia p- id non
tantaminnuere voluit quod in ef. ferelatiuo habeat neceffiríam connexio: nem vt
relatiuumcum (uo corrclatiuoy. quia in hoc fenfu conuenit etiam relati - uis.
aliorum ptzdicam. fed. etiam. infi nuare voluit , quod po(itis- extremis in».
rerum natura necefiació fequitur relatio. ex (ola amborum politione , &
quod re- latio perit cx (ol yambocam, vel altcrius: deftiactione, in qao fenfu
non conuenit: relaciuis alioram predicamentorum ..— ; 442 Inoppofit.obijc.
1.relatio-haius. ic. eit accidés ergo malé dicitur to tü illius ee có(iftere 1n
ordine ad aliud ,. quia cum (i: acides, debet &cexprimi p: ejfe in-Re(p.
Thoauitz ex D.Th.1.p. q.. 25-art. 1. SC Caiet,ibid. relationem pofle
confiderari, vt accidesy & vt tale accidés. & (ccundum primam
contideratiouc ba- bere e(Je inyat iuxta fecundam cíle tocali. ter ad.aliud',
& fecando modocontidc- ratam hic ab-Ayift.definiri . Hzc folutio non
[atisfacit ,.quiain relatjoac non. di^ fingiuatur aparte rci e(Te accidcatis,
& c(le vclationis, ecgo fieri nequit , vt (ic zcaliter in-(ubie&o ,
quatenus accidens, &non fecundum.effc relatiuo, cam in ed scaliter non-di
fbinguantuc clc relatiuü & cíke accidentales& cl pondent quód fale uim
bormalier ditungaüuroX vr E eft infubic&o,(ed ad terminum. Contra quia
relatio Lectt formaliter ; vt sclatio.cft acci Sen etiá fecundü ef- fc
peculiare relatiomis dicit effe in; 2. re- latio etiá formaliter ; vt dicit
effe ad , cít 1Ó referendi vnü ad aliud , ergo quatenus relatio debet cffe m
co, quod refert , er- go vi relacio formaliter non. folum dicic ad;led ét in ,
& quidé paternitas fecundü vltimum füü concepti denominat; & af- ficit
patré, càquá forma illias , ergo pctit efc in co ét fecandü vltimà fuam formas
btavem.3. fi relatio,vt relatio, non diceret efie inyergo fecundi fuà vltimá
formali. tatem nihil rcale foret in reram natura , non e(ler fubftantia, vt de
fc conftat, non accidens , quia non dicit e(Je in , ergo nt- hitforet .. Tandem
przícindendo omni- po a ratione accidentis adhue relatio , vt relatio, petit
effz 12 velut in fundamento, & talis habitudo cit ei ef(fentialis nó mi*
nus ; quam ejfe ad , vx diximus q.4« er5o zcípooiio Thomift. non facisfacit 143:
efp.igitür neg.conícg.quia qua do pictus i x Ai1elauo,eftcíT'e ad aliud , boc
modo loquendi: no ántendic Arift,
excludere a telatione 4r in vclut accidés infubic&to, & €t yt re uo
infundaméto,quia re vera vttliq. ha- bé przdicam,rclauo, (cd inteudit excla-
dere e[Je 12. accidens abfoluti , quia acci- dens abfolutum-pet. (nam
inhzerenaà ica aflicit (ubigétum;vcibi filtar, & no ad a- iud ccferat , at
relaiio , licét forinaliter, vt relatio, (t in tubicctoyilludq. afficiat , ita
tá affici vr.in ip(o non fitta, [cd afl. Ciendo 1psü ordinet ad aliud , vndé
pecu-, laris modusiohzrendi , & afficicadi re- lationü,vz dittinguütur , ab
accidentibus abíolu.is,cit a ficere (ubie&tum referea- do illud , &
otdinando ad. alud, atq. ita tot eil'e relationis dicitur ad alind, non ia non
fit in (ubictào , fcd quia non (i- it ,& quicícit in co . Daces;crgo
relatio duas iones ha- bebit effendi 15 vnà communem cum ac- cidenübusabioluus
, & aliam fibi pro- prià; cii tà yna lufficcie vidcatur . R.efp. Ita c(le,&
vnam non füfficere, qnia licut quodiibet accidens abtoiu cum h.bct du- plcx
effe in commune; & parüculate, & babet,cómune vt acc vt tale
accidens;verum e[Jendi in patticulatem i diftingui à parte rei adzeo dus ad,(ed
tantum pet cc a quatos;porius.n.a parte rei ratio. di in; & ad
ciccüfcribunt nobispropridg — & adzquatam relationis differentiam,vC — ab
accidentibus abfolutis diitin ] Sed vrgcs,conccptus ineft abío ceptus ad cít
relatiuus ) ergo.nondic cundem conceptum adzquatuma | rei. Neg.alfümptum quoad
prima pat quandoquidem hax ratio effendi tmc munis, nec particul.ris efl
abfoluta, non — ratio communis, quia [icut accidés come munc ad abíolutum,&
refpeGiuum,netü» — — trum eftformaliter,itaetiamiratioeffeme — —— di in cómuuis
; non ró effendi in partici Ef laris,quia hzc eit pare re(pe&iua, eft dé o certus, & peculiaris modus afficendi fu-— — d
bieéum referendoillud,quarélicétcons ——— ceptus ad fe iit abfolutus,non tamen
MTS ceptusim[eformalrerloquendo. — ^0 Sccuadó relatio eft
eifentialiter ha2———— bitudo vn.usad aliud , ergoin abftracto: concipi nequit
fine tundamenzo , & ter« minosfcd boc eft £alfum; tum quia terme nus abítcactu s cil ille; qui formam figni- ficat
áine ordinc ad (übicétum; rum quia termi nus viumata. abítractione ab(tra- &us praccjndit ab omni co,quod aon eft de
cjus ratione 1n primo mode dicendi Ey
ex Scot, 1.d.5.q.2. Refp.neg. min. Cü probat. relatio .n«
ex peculiari (ua ró- nc polítulat terminum,& fandamentá, ab
ei(q.etientialiter depen Jet,itavt fioe illis con(eruari nequeat, fiueiu
concreto, fi- uc inabftrà&to , vt di&uin cit q. 3. vade, dum in abftra&o
(igaificacuvs vaq. ooa datur intelligi fubiectum ex vi nominis per modum
recipients denominatione a forma relauiua;beué taaien datur imtel-ligipcrznodum
extremi relationzmfua- dantis , & quamuis extrema non (int de clientia
relationis in primo modo dicen di per fey adhuc tamen ita pendct ab cis ; vt
rclauo fine illis concipi xhyc9n ncc iuili- Alti po fjcfttrniaioi fore(fe 4&us in ordine ad effc&us for- Th..p3
faategulc Quo " ara. DNE males; fine pocemtiales, liuc actuales, il- 9
art.4. quem mr as di(cipu ride tur ,Fland.5.Met.q.. "X ]am de fe habét
intrin(ecam , fic igitur in (itotelatio etiam im potenua tanc exittens dicitur
a&us referendi , non vt actus excludit potentialitatem exiften- tie, fed vt
excludit potentialitarem refc- tentiz ,'& in hocfenfu negari i affum- ptum
, fi tarnen a&us referendi fumarar pro ipíomet exercitio referent pót có-
€edr,quia relatio in potentia dicic a&tua- Tem refecentiam. potius
ina&u tignato , quam exercito « coQVAESTIO X Quot,C7 qu& [int genera ,
C fpecies ve- lationum quarti predicamenti . T gencra;& fpecies
inucftigemus fe V tiem liuius przdicamenti cóftituc- tes,fcrurandum prius eft ,
vade fumenda fit diftin&io, vel vnitas (pecitica relatio- num ,' &
declacandi (unt tres modi celati- uorum ab Arift.a(Iiguati $. Mct.hinc .n. —
ftatim patebunt genera. , & fpecies pradicamentum confítituentes .
ARTICVLVS I. Vnde fumenda fit vuitas, vel diflintlio [pecifica
relationum » 146 gie hic folüm inquirimus de vnitate , & diftinctione cf-
fentiali& tpecifica relationum non auté de nunmerica,tum quizcx ea
prafertim p& det (tatucre (eriem huius pezedic. türquia id lit de numerica
dicendum , fatis có- atex dictis q. $-art.2. Tresatt przci- pué cxtanc in hoc
negotto fententie due extrem, & vna media; Prima afferit ce- lationes
accipere adzquaté hanc vnitaté,. que diitinctioné a fumdamentis;non veró: a
terminis; l'atio cius cft , quia ad eundé fpecie; X numero cerminum potiunt
plu- res. relationes (pecie dinet(z tendere, yt ad edndom albedinem relatio
(imilitadi mis alcerius albediais- & alterius nigredi- nis ditfimilitado,
fi crgo vnus ctt cermi- nus;& duplcx (pecie tclauo, (ané vaitasy &
diltirctió [pecifica carum , ex termi nis autendenda nom erit , ita f12aificat
S» relationcs fumere vnitatem,& dittinctio- ncm [pecif:cam a terminis ,
nona runda mentis; Ratio eius eff, quia in cadé ome nino: entitate fundantur
relationes fpe« cie differentes , vt in cadem albed;ne re- latio fimilitudinis
cum alia albedinc, &&.— ditfimilitudinis cum nizredine;crgo cum hic (it
duplex relationis (pecies ; & non . duplex fundamenrum , fpecificatio rela-
tionisà fundamento nequaquá fumi pa4 terit ;quz opinio coitcr tribuitur Scoti
ftis,có quod (rpius aiunt relationes fpe» Cificari per terminos;(cq.Sonc. 5.
Met.q. 31. Araux. $. Met. q. . art. 6. concl. 3. &calij. Tertia tandem
media;quz verior eft , & communior, ftatuit ab vtroq.de- fumi; ita ex
noltris quamplures, prz(er- tiniveró Io. de Mag. inhoc predic. q.5. hoc Zer.5.Met.4.19.(eq.Suar.di
.fec.17. $ «:19-Leq hic t LE. n. r5. Rau'us hic q.6. Maf.hic. (ec. z.q. € Did
difp. 14. [»2«q. 2. Sác.li. 5.9.38. Blan. di(p.1 2 fcc. 17. Comp.difp. 14.3.7.
Io.de S. Th-hic q.17«arr. 6. & alij paffiar . Pro rcíolutione quz fiti
ob(eruàdü ex- To.deMag.cit. & Zerb. in fol. ad arg, re« lationum duplicem
eife ditlin&ionem s vnam intrinfccam , qua nimirum attcn- ditur penes
aliquod intrinfecum, & e(sé- tiale in relatione ,extrinfeci alteramjque
artendicar penes aliqua, que li cét necc(- faria fint ad
celatiomscontk;tutioné, ad- huc tá ad eam extrinfecé concarrüc. Kar (us
recolend'im ex dictis Jjundament ,, & termini rclacionis pote duplic tec
fü- mí ,vcl marerialiter.f, pro entitatibus.ma. tcrialibuseorii, vel formaliter
pro ratio- nibus nempe formalibus fundandi,ac tep minandirclittonem, hoc
prenotato ». 147 D'cendà eii ditt.nctioné fpecifi- cà inuin(ecá relationü fumi
ex proprijs ». & imriníccis earü differenti js,extrinfecar vctó fumi potie;
camá fundamento (qe átcrmino,n0n quidem materialiter , formaliter confideratis,
[tà Doctor 1. d. 1.4. f:inlol.ad, $» Henrici ,& j- ine q- 32. in corp.quem
fcquantur Scotifte o6s | prafertim citati , & Recentiorespaffim 3. ent.
Quoad primam parté prob. Pra xerum clienti diftinguütr ab alijs e(sé- tialiter
per cadem principiayquibus.con- fticuuntur,eadcm nàq. (unt principia có-
ftitutiua& di (tin&tiua, at relationes in» trinfecé, &
effentialiter cóftituuntur per proprias differentias , cua n. fint acci- dentia
, non conftant ex matcria , & fot ma, & cumnon (int entiaomainó fim-
plicia , nece(fatió exigunt compofitioné €x genere, ac differentia . Nec dicas
ter- minam, & fundamentum poflc ralem di- ftin&ionem intrinfecam
coaferre. rela- Aioni,tanquam — reise vie pec umodum gencris, iz. Licet, m.
fhoc dici poffet in opinione Nominalium 'on(tituenrium rclatióncm ex. termino
& fandamento , velut ex partibus intrio- ^00 fedis; quibus nil proríus
(aperaddat ; ta- » meninno(tra enrentia eam ab extremis di(tinguente realiter,
nequaquà dici po- teft, quia ficut diltinguitur ab entirate. » zermini ,& fundamenti, ita habet
fua-in- ttinícca principiaquibus di (Linguitur ab illis., quz fané alia efle
nequcuac, nit propric efleniales differentiae; tum quia genus, &
differentia fpe&amt ad.ide pue- «licamentum , ad uod scs ipfas (andamé-
1umautem, & terminus
(pe&tangrcgitehritecadalindpredicamentum.148:Quoadalterampartemprob.éc,.fiterminus;&fundamentum:mazerialiter(pectentat,vtiq.nequicpenesalla(umiditinétiorelationumIpecifica,uia.&(uperidéfundamentumtncosC«ufundar:pofluntdiflinctz(peciercJagiones,&adeundemterminumtendere,vtbenéprobantprima;&(ecunda
opi- nio. Cetcrü (i fpeCtentur formaliter, (ae né in hoc(eníü telationes (pecie
diuecíae petunt quog. terminum, & fundamentü fpecie dinerfayaut faltim
alterum eorum, quod euidenter oftenditur inipliscxem- plispto prima,&
(ccüda opinione addu €tis: naim albedo , vt dicit vnitatem fun- dat ,
veltetminat rclationem limilicudi- nis,vt vero:dicic pluralitarem;fuadac vcl
Xerminat diífiailitudinem,, nà ratio for- malis , & proxima fundandi , vcl.
remis Di TIT. De Pradicam.vefpeéliuis — "nandi fimi litudinem eft vnitas,
diffimiltz tudinem veró plucalitas,vt
art. feq.& ex inadacrtentia huiuis diftin&ionis ortum cft diffidium
prime ,& fccundz opinio- nis , quia vt earum róncs oftendunt , lo. quuntur
de termino, & fundamento ma- terialiter (umptis,non formaliter ; igitur in
hoc fenfu verum eft pofse relationes sd tundamenta (pecifice diftingui;vt de
&o diftinxit Arift. y, Met.cap.15.& in eodem feníu verum cft , quod frequen- teraiunt
Scotiftz polse quoq, per ter- minos diftingui . ! 149 Dubium tamen eft, an cum dici- mus relationes
fpecificari extrinfecé à fundamento, & termino;id debeat intel- ligi
coiun&tim,itaut diuer(itas vtriufq. fi- mul requiratur ad díuerfitaté
relationis; vci dibi&timyitaut fufficiat diuerfitas al- terutrius; Hoc
(ecundum affirmat Io.de Mag. & probatur , quia (zpius videmus in
codem. fundamento. formali diüerías fpecie relationes fandari ad diucrfos ter-
minos forazales,& é contra diuerfas fpc» cie relationés fuper diuería
fundamenta — ^ radicatasad eundemterminumformalé — — tendcre, quod conftat, cum
idé cffe&us. tcr miaat relationes.dicerfarum caufary & altcrius
rónis,& é contra fundat diuer-- 9 fas (pecie habitudines dependentim adile
——— l:s,quia e$ parte illiuseftfempereadems" — atio fundandi,&
terminandi dependens vili tias (pecie diuctfas, ergo-ad.dinecfitatem. ————
(pecificamrelationum fufficit diuer(itas ————— alterutrius. .f..vol termini,
vcl fündamen- ; * ti c2 urfr.ad vnitacem relationis (peci- cam exigatur viriuf.
vnitas,quod ec: : athrmant
Compluc.cit.n.8 j. eitó exem- : plà ; quibus-id probant,non fint ad rem; m - quia
funt dc fandaméto , & tetmino ma- tcrialibus , videtutq, poffe id probari
ex illa Scoti generali regula 2. d. 1. q. 6. ad: Y.prin.quod quzcunq.diffcrentia
fufficit ad diftinguendum, fed nO qugcun;; idé- ticas fufficit ad períe&tam
idcatitatem.ali quorum , Quóàd titenere placeat ci alijs ad diftincionem
fpecificam rclauonnm neceísariá.císe dit inctionem (pecificam vaiulq; fimul f.
ter mint,& fundamentis tunc dicendum cüeifdem,quod cü idem. cHicctus
terminat relauoncs diuerfarume — — C ef X ett quo [piciftturvelatitcéAde IL.
697 ttaufardny » non illas terminat (ub cadem .
gónc formali 5 Sed alter modus dicendi "magis arridet » quia hoc eft
multiplicare entia fine nece(Titate, & (i percontemur, quznam fint iftz
diuer(z rationes for- males, füb quibus terminat, nó erit ita fa- cile
ipfasaffignare; Et iuxta vnum,vel al. terumex his dicendi modisrefoluenda eft
difficultas de relationibus vtriufi; paren- tis ad eundem filium terminatis ,
quam Auctores, & praefertim Thomiltz hic tà anxié exagitant;vel.n. negandum
eft rela- tiones paternitatis, & maternitatis e(Te. » fpecie diuerfas , vcl
fi id concedatur ob iueríum modum concurrendi vtriufq; parentis , confequenter in
filio quoq; ge- minandz (unt habitudincs fpecie ditlin- €t ad (ingulos parentes
in cadem ratio- ne ptoxima fundata , vel in diucr(is, iux- tà relatos dicendi
modos. Hic vero obferaandum efl , minus có- fequenter lojui. Recentiores
quamplu- rC5, qui tenentes cum Galen.lib. 1.de (e- . mine, scoto j,d.4.q.va.
matré quoq; .. elle principium generationis actiuü , (ta- | — unnt etiam ip
patre, X matre vnam fpe-: . €ierelationem , quia inquiunt fecundam — hanc viam
candé fpecie efle ronem fun. dandi in
ambobus (ficut eft virtus gene- rauua eiufdem fpeciei) atq ;adco refpon- dctcis
in filio vna (pecie relatio . Fallun- tur Auctores ifti, quia etiamfi ambo po-
nantüt concurrere aGiué, virtutes tamen zY quu in hoc genere aótiui cÓcurfus ,
unt altcrius ronis, quantü fufficit ad fun- dandas diucrías fpecic relationes ,
vt in« nuit Do&or 1.d,3.9.7 $. 4d qu&flion£, & Tat, notat 2. Phyf.
q. 2. $. Sciendum primó,vbiait , quod licet pater, & mater fint caula
ciufdé (pecier inquázü quilibet cft homo, non tamen sr potentià causá- di; quia
potentie generatiuz patris ,& ma- tri$
lunt altetius, & alrcrias racionis. 1y0
Inoppot.obijc.1.rclationé nó pof fc [pecificariá tecmino , quia ab co rcla- tio
habet vnitaté,& diitinctioné , à quo babet efle; quia cadem fant pincipia
c(- - fandi & difinguendi,fcd babet £fle à io lo tundaincato,non à termino,
vi dictum Cit q. 3 art» 2, nam polito tccanimo , vc có dicio oe ,efficiécer
dimanat à lolo/tunda- — UKWCO cx dictus ibidem, crgo à fuadainc- to, & non
à termino babet vnitatem » & diftin&ionem. Refp. quod loquendo, de
vnitate , vel pluralitate relationis quantü ad entitatem,& realitatem cíus,
vt1q; re- lationem non fpecificari,nifi à fnndamé - to ob rationcm allatá ,
quia re vera folü fundamentü cft vera cau(a efle , feu reae litatis relationis
; cgerum quia inter alia accidentia hoc fpeciale inuenitur in relae tione,g
vitra habitadinem ad fundamens tum;à quo accipit effe, & realitaté, ordi«
natur quoque cx propria natüra ad tet- minum extriníecum , ideó etià inter alia
accidentia hoc fpeciale habet, vt vnitaté , & diftin&ionem accipiat ,
non folum a co,in quo, & à quo babet effe , (zd'ét ab có , ad quod cft ,
& ratio huius ett , quía. non habet e(fe à fundamento vtcunq. (ed precise
pofito termino;quod €: cucnit ia potétijs, nó dimanant ab a&ibus, & tà.
— ab eis fpecificantur extrinfece, & actus ét fpecificátur ab obie&is
,à quibus no && p accipiunt e(Te,yt habetur 2, dc. Anim. 55, -
Dices,ergo re vcra dici nequit rclatio- nem fpccificari à termino, quia cü non
fit cius caufa, nó vidctur,in quo gencre cau- [zz poffit hzc fpecificatio
fieri. Ref». in rigore loquendo in nullo gencre caufe ab. co fpecificari , fed
rantum tanquam à có- ditione, & à quodam addito ad cius c(fe, &
intellc&ioné neceffarió coexa&to, qiré fpecificandi modü folent
Auctores redu- Cere ad genus cau&e formalis extcinfecz, in quo ctiam gencre
diccre folent potere tias (pecificari pera&tus , & actus per obicéta,
atque ita. inquiunt fpecificatio- nem relationis fumi à fondamento initia- tiac
,& radica]itcr,quia ct radix& caufa rclationis;à termino vcró
completiué, & formaliter, quatenus eft id , in quo vlti« moó-Gflit relatio
«.—.. 1 $1. Sccüdo obijc.€ contra, qp nequeat.fpecificaciàtundaumento,nama
elatio fi». militudinis ;otcr duas albedines , & rela-; Uo (imilitüdinis
ioter duas mgredines-y, non diltinguuatur [pecie ,& camen fons, dimenta
Ípccie dilunguüntür. Reip. alie, qui pcgando afiumptum cuv Lo.dc Mag. Qt, quia
1cut albedo cft alterius fpeciei à.nigredinc, tic & rclanoncs vnius albe-
din;s,& vnius nigredimis ad aliam fpecie , abinuicem diftinguuntur . Scd fi
iflicou- Gzg c«eduüm 3w39* OBif. VUE
Derim Nie. XÉcdunt vnitatem vnius
zloedins 5 abt ni- £rediniscum-alia e(fe eiufdem
:ratibais (tobique , & cx fola diucrtitate-eatita- *tam albedinis,'&
migrediàis-pratendant- - Faluare diucrfitatem fpecrfi cailará cela- "tioni
parii coníequenter loquuntur ; nec "árgaaiento (atisfaciür, qtia ad
drftingué- ids (pecificé relatioges non atrenduncur fundaméta remota; et funr
albedo; & ni- $redo,(cd prox ma; (icut funt vnitates,vt "upta di&tam
cft. Idciteó alij dicunt euá *ondaméta proxima fpocic difzingui, ni- inirdnié
vritaresipfas, ac proinde rela- "ciones "proxime" im ipfis
tandatas efle » quoquc fpecie differentes, & quidem cü *n:ta$ (equatur
naturam ; velut eius pro pa páffio, ad diuetfitatern naturac ve- ofimileeft
ctlam vnitatos ipfas vatiari; S Lice folutio abfgidubio melioreft:pre
&cdenti , fi encre velimus froiilitudines "ocque- variari (pecie ad
varistioncm Ratucarum y in quibüsreperiuntar «^-^! ;a2$2 Cotterüm non dc[üat,
qui fentit fimilitadiné duarür-albédiat ctio €lu(- dem fpeciei cuin
fittilitudiae duatümiz gredirium,quia lcécoature ; qua fantexe trema illarum
relationü, fincalcerius.cad tionis;modus ram vnitatis ; qui cft ratio próxifia
fundandiillas, etl vcrobkqz eiuf. dcin rónis , eo modó , quo dicimus pro-
boruouem duplam inter duo, & quátuot repertam ése € uldem rónisicümics, qua
réperitur interquan uc & detcm eap mümeri , qui illas (dndadc, f pecie aser
fe diffctant; fic CC inrcliGon bus cauoms diccre folemus
gencteiatém ir (abltan- ti& fáhdatàm cflc c uldem fpeciei cü ez y uae
furdatur in quantitate , quie nimirü idcarcft modus pced candi viciaf qu. sica
Tgitüédicüt in propofitó, q omncs patec Ritatcs
(unt eiu(dé ronis iter. fe ; omnes ilem fmilicidincs ,& onines diffunilitu-
diücs, Qn. reperiantur in his; & illis na- Qiris
prorius accidentale eft per feróni- hus carum ; & hunc dicendi modü Blanc.
(ajcacit. indicat próbsbiliorem. Quà Ki d.cas eoagis dittingui duas relationes
. fimilicadints furidaras in aloedimbus , d duas, quarum vna m albedinibus,
aliaia- te nigredines tündecur , fcd priores iue mtto di ftinguüuir, ergo
poftcriores dc- Uti (pecie tiitiazui. Ad hoc fepiusdie Sou de "uni ef
ia:ndiiti cra&rando defendi Ánitentionbusuiaiorem illamdiftihótioz acte M
MEME leat; & hec re(pontio;aut éft probibiliór prscedéti ; aut certé-
aiiagis niece(faria ad fedandaim grauem illatri diffi caltavem-fü erius motam
qi 4 ác zin fine dé ptoce(z ui relitionum imn infinitum fundando vri
füperaliam, vt ibrínnuimus ; neccaniins ficiari dcbétvilüs Scótifta
,quiaedm'exs preflis verbis docuit Do&toc: 4. Met. q. 12. infnl.ad t? vbi
aic (aper duo Befiera« lidima fandári iege oh tei 'tcici ; quia non eft
nécelfecántáh effe diftinGionedii relitionibut quarita. eftin fundamentis
;'pre(ertim rémotisg idein teact Didác, digit 4. 1 p.q. 1. 77 2 -OQig
RSOIADOAY:SaT C 1 T. v5iv*fy . DÀ RTI C V.L 4 S IL 1354 Declarantur tres modi:
Relatiuovur ae orci. Met. affignatio 2. 155 "q^ Rcs modos Rclativoram
affi- 5127 A. gnaait Arift (; Mene rs. doces qé£dà relatiaa dici sch vnitatem,
vel naz merü,fcu multitüdiné; vt (imitead limi Icsae uale 2d quate, dupl ad
dimidiünd;" üiedá- dicifécandà aGinam potehtiaar y & pa(Ti&3m, ac
criam potétiardi actiost nés; vr éaletictitàm ad talefü&tibile ca^ — Icfacicns
ad éalcfa Gam & 'ofao aótiad * ad pa fliuum; quxdá randéjve «ic e^ 3d
tenfüratm, & (cibile ad:(eicorians, 8C fe&tibiiead fenfum: Itad; ex
triplici (àh«- damepto, vt pali m traduác [rcérpietes y c3 difüinxit gencra
telitiónuin, quaram* priiday éft earum, quae in vititate , vel: pháralitate,
Ica.oümero fundantur; vc z-^ qiale, mic, & idc, quz fuper exicemoc Uim
eoaeuientiam fandanur g daprü; && dimidium ,-qua fundanrut füpec
dilcon- déniéatám « Altérum eft eacamy quz in' aGionc,vel
paflione,ftu potenaa actua y &
pa(Trtas vC pateraitas ; d flliatio, & in vniuersi relatio caufg, &
effectus. Ter- tiàm denique illacámiet, qux fandancar' laper'ment(urámy&
men(arabile,vt (crea- dà; & fcibile; & addic Ant. cclaüoses hírius
ieráj generis non eife iius quia * f&ienga realiter rtfeccur
ad-(eibriéy noa tamen é cosirascelationes oro prit ? fecundi 2cneris docet ele-
malas ; curas » diiiliónisepios: meuinic Doctor's fcd: UT & pres k ^
"us | sKelanonumi - Quef De primomdo elati. ide. 11. 692 sputfertim 5;
Mqt.qea 2) 1,d.3 4.$4X d. acque ita per naincrum ,& multicud nem 732.42: $
Rc pod. ad 1,Q04 quol.13.V. - explicatur primu modus Relatiuorim. o) hos cing gemets endi cft; q cá aic Arift. Hecate
EOM multitudine , *féu hünfero, ibi vn táteri,& nügienun nó "fumi pra
dicamétaliter, pro enitatg nimi- ;fum quagutauscór nue , & numéro orro ,£X
diu'fiobe cóunui, qnia tuac relátiones Hiis generis, ncn nih inprzdicamento ,
quanutaus effept,fed (umuntur tranfcen. Man, quami f uo modo in vnoquo- . que
genere reperiri poísür, vt docet Sco. 13:d.19.qet
i 1n2.d3:q«1. B. & D. Tho. -4y.7- dc potentiaart. 9. qü€ (cquuncur Có. : pu
e alij; & quauis exé- : plaab Arift, allata vnitátemyac multirà- : diacm
innudnt quantiatiu& ; fatistamén /conüateios mentem
füitie fondamentü huius genecis Md qune itc ndere, inquanturti m- juàni i (ER
quodin sitas » chultirudoy im oftca lubdit , eadein cffe , quorum fub- - ftant
cit vna, fianlia , quorumqualitas cvna, zz qualia, quorum quantitas yn; quo
:aürem fcn(u intelligi. debeant Sceuis s S.T h.cum 5. Mct; docencrclaiiones
pri- «tni triodi-fündart fuper rem de: geaerc :quarititausy benc ex plicat
Zerb. 5. Met. 'g. 18: $.Propier tertii 7 7021 0v /^7-Raríus ett ob(eraandü,quod
c& inquit * Arift, relationes huius primrgeneris furi- "datiid.
vnitare , vel maluitu dine fic fum- opta » per vnirarcm nop axceligit aliquid
,Syreipfa vnum lit in extremis celaus , na- tura... hoounis, & Leonis, aut
Peui, & IPauli non dicitur vna in ambobus , quafi fit vnasceadé enitas ,
rauonoe cnius in- ster illa extrema refuliec relacio idengta- *tis generic vcl
fpccificas fed inicliigit "tonucninaam in alquo przdicato com muni vttifq;
quod proinde dicitur vnam, n6 per incxiltencia , (ed per folam mdif-
fer&uam , in quo fenfu dumtaxat duoin- "diuidua eiufdem fpeciei
dicuntur vnius, '& eiufdem naturar,yt diximus difp.g. . r. att, 1. iX e»
profcilo dicemus in Mct.quà vn.catem Doét.in 2. d. 3. q.1. vocat for: Anak, & c(fentialom, vt cain à n axerica .
Condittr;guat, qua dica (olet materialis y ; intelliget plucalitatem entitatd
alicruis, -& altceias rationis &
difconucnientiaua extremorum: in przdicato cootmuni «- (5$. Cücrgo triphciter
extrema poflint cóucnire , X vnà naturá participare trboc - feafu .i. n:turá
eiufdé ronis, Gc € cotra tzi- -pliciter difcóaenice,hiac Arift: tres fpecies
-affignauit ex parte vnicatis,S& totidé expar - temulc;tudims; ex eo n.suía
duo extrema - cónenire poffunt in effzntia, & (ablbátia(per ? fübítantia fi
quide incclligic ec Arift: effcu- -tia,& quidditate , vt oes bic exponüty
ori. -tur1détitas , q0a- fundatur fupcr vnitatem "fubftácialé,(eu
effentialé quo teafu oia indi ^uidua tá fubftantiz; quà accidentis dicitur
teiufd&effentiz,Bznaturz ; Ex co quia coz» -uenire poffunt
m:quatitate;quatenus quam- *titàs vaius nó excedir quantitacéaltcrius , -nieq;
exceditur, oritur zqalitasyqus fun- »daturin quáritatibus ne qiácenus sbt einf
- ,dé-natarz ,& róniseffenialis (fic in. fuadat iidehtytat&) £«d róne
ickaalisexcéfioni siqua ius hzcrátzeft iaextéftonosquara eiLit- dasex eo:tandé,
qp.cóuenire poffunt ín qua- Aitate oritur frailitudo,qug pariter. funda- -turin
qualiratibas , nó quia fidt eiufdé n2- :urz;ac e(fentiz (fic.n.& ipfa
fundantidé- :titacé) fed rónc emífdé inteuftoais. E' eGtrà -veró ;quia estrema
tripliciter diíconucnire :pofsürt ;participando .f, naturas altgrins16- -pis;cetidé
fpeciesoppofitz oriütur ex par- esekimdniser
com diquaduo ot naturas alterius róais dicuntur diuería; :€o5g habentid'uerfas
quiltates ,ve cafdé, mb tamé in codé gradu; d: fimilia
dieimtir, -& tasdé ex co , tpimproportionata funt ini -quátitate;dicütur
jnzqualia.V erum camen eft id,q» aducrtit
Do&t.in Met loc. cif & 1. d. 1s.q. rlhas.o€s
fpecies vagari per tocá gc 'nus entis,
fi metaphorice fumantur ,nà om- fic ensalteri cóparatü eft id& . vel
dinerfum ánaliquo prgdicaro;cit equale vcl inzquale
quanatate virtürisicit (ime ; vel-difiuile, -quateuus
gicüq; ens propri habetdiffue- 1à,quz ab Ariit s. Met.
appellater qualitas. Sedobijcies,Vnitas,qua
c - N relationis debet effz viricas plüriti, 03 vnt- tas vniufcuiufgs vt fic;
aon dat tclatio- nem ad alind , fed omois vnitas plurinavre diftin&orü eft
ynitas róuis ; quia in creatis nulla vna;ac eadem entítas realis reperitur in
duobus re diftinétis, ergo nulla relatio esc parte
vuitatis eft realis. dicem mulotado,& numerus pluralitate coftituitur, ac
diuifio . ne, quz in negatione foimalitér confit zt , vndc ingq.alitas v.g. in hoe PU t.ib- Jeo
' Difp. VIII: De "Preditam. vifjéeluis. s 7. datur , quód hzc quantitas
Jan 9 ha- bet,quod habet alia , crgo nulla: parte mulcitudinis elt realis ,
quia meatum reale , & pofitiuumnon habet. . 156 Reíp.coccffa maiori
,neg.min.cuius probatio ees tantü de pte: formali per incxiftentià,nam quacung;
ralisan crea tura nequit effe realis at nó probat de vni- tate formali, per
indifferérià: hcan.eft vni- ta5 realis, vcfusé oftendit Doct. cit. 2. d. s. q
t- & hzc cft,quz ponitur fundamentü ha- rum rclationü primi g eneris. Ad
aliud,licét multitwdo aliquo modo negatione inuol- uat,fupponit tamé reales,
& pofitiuas enti- tates quarít vna «ft diueríz ronis ab alia,at que ità relatio
diuerfitatis v.g. fundatur in homine, & leone, nó róneillius negationis
przcise fed rone propriz effentiz vaiuícu- iufq;quatenus feeüdá vnitates
formales süt plures effentialiter;redlatio po ceto di- mi lij ad dupli fundatur
in dimidio,nó róne defectus magnitudinis extremi oppofiti , fed in (ua propria
entitate, quatenus hec tà at maior. n ob idtamé —— | 065 relationes primü modum
pettinkces effc reales ficut .n. Vnum multi- plex efl vnü
numero,fpecie,genere,& pro- ótione;ita idétitas fundata fuper hoc , &
illud ynü ad hunc primi modá fpeétabit,ét identitas nnmeralis, » apud o€s cft
rela- tio rónis, quia eft ciu(dé ad feipfum , immo Arift. fub hocgenere
exprefse recéfet pro- portiones oés inter numerosab Aritbmeti- 2
excogitatas,quz kdo reales jd unt i nequeat fubiectum per pride nidi ved
numerus non cít re vera vni per fe ens,g; de tranfcendenta- li cecedunt omnes,
in quo tamé proportio- nes fieri poflunt non fecus;ac in przdicam. Soléthic Au&ores dlfputare , an rclatio- .
Qesrcales huius primi generis fundentur in :
nitate Ípecificafoli., an étin generica, & Ax licét nonulli id neget, feré tamé .oésa t ct Ant. And. y. Mej.q. 14.
ad 5. aeg fundariin his oibus vnitatibus ét ana- og3,dümodó fit talis,que dicat
vnü concc- 9. obic&intt intrifiece eóuenienté vtriqg; analogatorü,quia nó
minus sitfimilesá par terei, Petrus, & leo invóne
animalis, quà Pe trus, & Paulus
in róne fpecifica hominis fer udta proportionc,&
ide arg ficri poteft de vnitate,ícu cóueniétia analoga. Nec refert, pA
differétia fpecie, etfi one €óueniát;di. - ir fimpliciter diffimilia , vt
cóftat de al- bedinerefpe&u nigredinis.Ná lieet verá fic wiuerfitace
(pecificà vocari abfolute diuer- fit
x6 adhuc 1f jdentitas genericain fuo or airelatio ex - vni
dine dicitur tripliciter calis Imbtipfarie nitas numeralis pót effe fundamentü
refa- tionü rcalium hutus generis fenfu fuperius " explicato q. 7. vt
fiéadem numero albedo pogeeturin duobus fubiectis?, dicerentur liter fimilia.,
quod bene notauit Bonet. in hoc przdicamento. 1. Exponitwr fecuidns Relatiuori
modus: 157 C Relationos fecüdi generis eft diifidium nó leue de earü fundà-
mento proximo,feu róne fundádi , an fit a- &io,& pa a&tiua,&
paffiu1, proxima, & formalis, vel potius demü fub. ftátia ipía,q eft
principi radicsle actionis, & paífionis.Thomiftz paífim docét effe tp- $4
actione, & palfioné ex D.Th.i.p.q.28.art. 4. K 4.cótra gent.c.24 Bt
3.d.8.q. 1. art. s.ita Caiet.5.p-q. 3 s.art y.Iaucll.: Met.q.:
1.SaChlib.5.Log.q.31.Sotohic,&s.Phyf.q.2.art.2.Cópl.cit.Io.deS.Th.&alij,»probát,nàillud
eft proximü fiunt relationis, quo pofito, &fi es no ponantur,relatio
ponitur, & quo fublato €t ceteris remanen tibus nó ponitur talis aüt eft
a&io refpe&t paternitatis v.g.nà eoipfo, cp verü eft; ho- miné genuiffe
verá, ac neceffariü eft habe- re relationem paternitatis ad' filium , &
quotifque non ponitur a&io ; etiamfi alia ad(int,non confurgitrelatio, ergo
NC. ^ ^ Hác opin.Do& frequéter refellit hac pe fcrtim
róae, quia ró fundádi , (eu fandamé TEerUnh HOD NNMEE debet ,quádiu ma- one
: la, crgo &c. Act.C.1$o &q Treirca Gin 4d. Me Ls . qoos quol
:2,C.& alibi fi rRCP l. cócedendo relationes fecüdi generis poft ine
fündaméto proximo manere , dà. odo manear
fundamérü remotít, dp cft fi- bie&t& inhafionis eaiti;ró hhilts eft
,quia TÓ "Fundádi in fis relatipnibusTolü eft necéfa- rain c» & in
frio produci" relationis mónürinfaóto ez, & coferuari eius, fed ad ho
fatlicit perféuetátia fundaméti remoci, -cui inlra réc,
vndein hoc przfertim differüt relationes hniusfecüdi generis à relattoni- .bus
primi;op illainharét immediate funda- méto proximo,vt y.g.funilitido ,pximein-
herct albedini, &a ^ ;didte paricti,:t nó Ata efl dexelationibus huius
generis , qjua paterniras proxime ipharet (ubilant'z ho- miais gencraotis,
Rlratio fubftantia &critt, not Juccayfüidamento proximo , quz dne
'&rina eft fiij, Didaci Morifani,N atiorüs quaidis Hmc opm.no teneanc
quamlibem- ter Complut. receperunt , quia non minds idonea di ad fuam
opiniortem ems : O— — COMQERRMG SD QM ——EPREPR P )o]po ILU PERIERE 148 Hac (olutio, ficut & dodrina, «ui
inniutor,reijcitur à Do&ore loc. cit. pra (crtim veró 4.d. 6. q. 10.
quiafunda- métum proxim&s& formale,non tantum ett caufa relationis in
fieri (ed £t in cffe , cuidéter deducitur ex (uperius dictis de undamento,&
termino,rclatio .n.pédet, & Ípecificatur ab extremis , non vtcunq; fcd
(ubratione formali (andandi , ac ter- minandi cófttutis y ficut ergo Petrus ,
& Paulus non fpecificant relationem fini- litudivis , ni(i vt ftant (üb
albedine ; quz €&t ratio fundádi illam ; ita Petrus pater, & Paulus filios
nequeunt fpecificare re- lationes paternitatis, & filiationis;nifi vc flant
füb rationc formali illas fundandi . Tum quia ficut fecundü fuas entitates ab-
folutas, & materiales nó funt nata huiuf- modi extrema illas fundare
rclaciones ita neque cófcruare, quia cofcruatio rtlatio- nis pendet à modo
fundandi, Tum quia fal(um cft etiá huiufmodi relationes non inletere immediate
fondamento proxi- fno ficut relationes prifni generis, nà fi ignis calefacit
medio calore, vt potentia a&tiua, qua illi fit ratio agendi & ratio fundaad: a&ionem , vtique
relatio a&tio- -niszqué immediate inbaret calori , vt fimiilitudo albedini;
& calor ab igne fc- paratus diceretur agens , & caleíaciens , ficut
albedo feparataà (ubie&o fimilis, & idem dicendum foret de paretnitate
re(pectu potétiz gcneratiue, (1 hzc pone retur
accidens realiter diftinctum à ' - tentia generantis, vt ponunt Thomiflz. Nec
rcfert, quod potentia generatiua nó denominatur pater, fcd fubttátia ipfa pa-
ttis ; quianó eft nece(Te accidens (emper wenominare
fubjcctum proximum , cui inhaeret, nam intelle&io vtiq; proximé ánheret
animz no(trz , & tamen deno- minatio toti conucnit homini, cy ét cerní tur
in alijs multis accidentibus. 1 quia Cum relationi in cói vt fic ,
cíTencialiter CÓpctat pédereà rone fundandi ,& funda- tnento prox«mo,nedum
in fieri, fed éc in elfe, & conícruari ,hoc idem omnibus,& fingulis
relationum ípeciebus conuenire debet, quia id eis conuenit róne generis, non at
róne peculiaris differenuia, atque idcà malé per. hoc (cccrnuntur à jr&di-
Duefl.X. De fecundo modo Relatinorain. ife1r. 701 &is Auctoribusrcleiones
buius (ecunc: gneris à relationibus primi. Tum to: €, quia fi aliquis reperitur
effe&tus pédens à (ua caufa , ncdum in ficti, (cd ét in ccn- feruari, telis
praíertim céferi debet quz - libet tclatio ob tenuem eius entitatem « 159
Idcircó Io.de $. Tho.hanc cóem Thomittarü rc(pófioné modcratur& in- quit,
q: actiones nó dicuntur fundare re- latiores, sm «p (uat in ficti, fed sti quod
in fi&o cic, hoc aürira declarat, quia li- cet atio in (e tr&feat,cft
incaufa reltnquit determinatione quandá ad cffeétü iá po- fità; hue per habreü
, (iue per difpofitio- n€, aut ius vcl liquid timile, rónc cuius pót fundare
rclattonc ad illü quae fü:t re- fponfio cutüfdam Tocccllant apud Fan- dria $.Met.q.
r6.art.4.talem aüc rela- qui in caa determinationem cx actione pratecita cx
coarguit Io.de $. Tho.quia tranfacta octionc,caufa ton amplius or- dinatur ad
ctfe&à ,vc anre illam,quia ance illam ordinatur ad effe&ü, vt
potlibilem ab ea produci , at poft illam
ordinatur ad 'eum,vt impoffibile amplius ab ea produ-
ci, quia caufa ereata non pót reproducere 'eundé numero effe&ü.Ceeterü neq;
hzc folutio fatisfacit;quia non apparet,quiná habitos, vel difpotitio
relinquator ex a- &iobe , m quibus fidari poflit relatio ad cffectü &
quod idé numero cffc&tus ne- qucat à czulà creata reproduci, prouenit ex
(olo extriifeco Dei decreto,vt often- dimus diíp.8. Phyf; q. 5. art. 1. &
quando & ab aliquo intrinfeco proueniret relicto incaufa ex a&tione
prterità,q eam red- deret impotétem ad illüreproducendü; ia hoc nó císet
tófundandi relatione rea- "lem ad illü,ad hoc genus (pectantem.fed potius
pofitiué impediret, nc ralem reJa- tioné fuadare poffet. Tüm quia admiíso €t,g
ex actione praeterita talis relinquete-— tut difpoficio, vel hibitusi caufa ,
inquo fundaretur relatio ad cffectü iam produ Cüscuoc relationes huis geoeris
nó time mediate amplius fundarentur in actrone , vt conteadiric T howiitz,
(ed'üpet quá- litatem , quod neque ipti conceerent .- * 160 Alia proinaé
sécétia eft Scoti Toc. €it.vbi docet nó a&tioné, & j'ai oné [eq
potenuag1psá a&iuam,& paffiuam c(sg : Gzg 3 fu so* . Difp VII. De
Pradicam.-Refjelliuit.". ^ for dáméta proxima huiu(modi rclatio- 18i,
explicat aüté id non debere inielligi de«oí pcétu, quem de fe dicit potétia,
[cd dc abíoluto, quodà refpe&tu denomina- tur neq; de potentia nuda, fed vt
jam ad actü redacta pera&ioné , itaut s&tio & paftio fint (olam conditiones, fiué
difpo- fitioncs ncceflarió ptarequitita , funda- mentum vcro potentia ad adtü
reducta, quz e(t cómunis Scotiftarum Ant. And. «. Met. q. 14. Bonet. in
hocprzdicam. Zetb. q. 18. .. Proptor tertium , Fabri ibid. difj»& $. &
fequuntur hic Recentio- res mult Ruuius, Didac.Mori(, Smigl.& alij, ac
c&à nonnulli Thomiftz Socin. $« Mct.q:2 «ad 2. Fland.cir. Araux.ibid. ,
fatt.9.Et quidem magnum habet fun- amentü
in Arift, ibidem , dum ait a(7j- |o wa verb, C pa[fia
fecundi chinann c affinam potétiam , Cr potentiari atiio- ues , quibus verbis
vtram4; pertincrc ad fundamentum docuit, potétiam quidem , vt ie
fundamentum,aGtioncm veró, et condit:onem neceffariam, & pracuiam
difpolitionem , fine qua nequit potentia fundamentum proximum effe, vndé vt ait
Dodor 4.d. 13. cit.bené (aluatur didum Arift.ibi , quod relationes (ccandi modi
dicuntur fecundum potétiam a&iuam, & paffiuam, vt fecundum fundamé:a,
& di- untur fccundum actiones potentiatum , vt fecundü difpofitiones
prauias ad illas relationes , & coditiones omninó necc-farias, quiaha
relationcs nó confurgunt €x cxiremis ctiam formalibus vtcunque , uia (i Petrus
modó pater,& Paulus mo- o filius ponerentur percreationem etia cum (uis
potentijs a&iuis,& paffiuis,non eticnt formaliter ipter fe relati per
pater- nitatem, & filiationem,fcd ncocísarió re- quizitur , vt ynam
producarnr ab alio, & P emis genera, Petti. determinetur ad fundadam
relationem paternitatis pci produ&ionem Pauli BE cn. ipfa Re contrá
potentia paffiua Pauli, .— — 161 Caerüm contra hanc opinione yigéc Eq y yi | -
Hurcdifp 1 j- Met[e&t.10. & alij eandcm rón6quá Scotus vrgebat conira p
Opiniomé guia Fertus viugnte filio A a d posentiam
generatiuam, vt v.g. f: caftre- tur , tufic,n. przciditar feminis officina , vcl
(alim à Dco auferci poteft, & tamen adhuc remanet pater,crgo potentia gene
«ratiua non cít proximam furidamentum ternitatís,quia hoc ablato concidit tc- atio , vt contra Thomiftas argucbamus. Nec
valet refpondere cuin Ruuio , Did. Mori. & alijs abfutdum nó cffe relatio-
nes huius generis manerc in fuis fübic- &is ctià ablato fundamento proximo,
& róne fandandi . Nam hzc folutio abunié nupcr reie&a eft. Neque ctiam
ipfi Sco- tiftz süt ab hac difficultate immunes;,có quis Do&or non
di(tingaat realiter po.- :tentias proximas
agendià radicalibus 2. d..16. q. vn. vc faciunt Au&ores relati, Quamuis ,v.
ita nó dift ingaat illas, (i ac» cipiantur potentiz organicz incomple- té, vt
(ant partiales anim. perfectiones, tamen (i completé
accipiantur , pro con- ftituto .f, ex determinato organo,& par- tiali animz
perfe&ione , eas realiter. di- ftinguit, nec vllus oppofitum docet, quia
fzpius hominem videmus orbari potcne tijs fic (lamptis; certum eft autem, ci in-
quit Doctor paternitatem fundari in po- tentia a&iua, loqui de illa in hoc
fecando fen(uynon in primo, quia potétia genera- tiua in hoc feníu , eft proximum princi- pium,
& fundamentum procedendi vnius ab alio,vt de fe con(tat ,nam finc organo
non eft. potentia. generatiua reducibilis ad
atum, atque idcó nec relationem pa- ternitatis fundare poteft, — . by ..
Kdcircb Suarez, & Hurt.cit. cum alijs, vt melius prouiderent — rela.
tionis,allcrunt eam neq; in a&ionc , ned; i
entia proxima fundati y fed inradie cali .i- in ip(a fubftantia proxime , &
im- mediaté , quia patec relationem, paterni- tatis in a&tu habet , non
folum poftquam uan(it a&iofed ct:am(
potentia gencra- di amittatur, Verum neque hec Opi.pla- €et ; quia rclationes huius generis (unt iones
originis: ycl procellionis vniv usab alo ,. proximum principium huius
procc lionis cit ró (uadand; tales qescionsialenó: principium non elt ip« fa
(ubftantia patris, fcd potenzacius ge- neratiua cópleté lumpta » vt dicebamuse
Cont, quia yc l'euus referamuc ad Paulds Quefl.X. Bs fétuido modo Ralatiuruni
AI, 7057 vt pater ad filins; non (afficit intelligere fubfantiam vtriufq;
precise , fed in fub- ftantia Petri debet concipi aliquid quafi pertinens ad
rationem agendi, vt fübítan- tiam Pauli refpiciat in ratione effectus , etgo
nuda fübflantia nequit cíle ratio fandandi patcraitatem , cüm finc poten- tia
generatiua effe&um nonattingat. : ^! 162. Pro tefolutione huius dubi; no»
tandum eft inter effe&us aliquos effe, qui à cauía fecunda effentialiter
dependent, non (olum in ficri, fed etiam in conferua- ti,vt con(tat de lumine ,
fono , &c. alios veró ab ca dependere folum in eo infti- ti, quo fiunt;
deinceps vero nullo modo , vt domusab adificatore, filius patre , &C. Cum
ergo relationes huius fecundi modi fint. telationesoriginis , & procef-
fionis vniusabalio , effe&tus primi gene- Jis,X in primo inftanti
productionis
co-rüm,acetíamdcincepsfundatadcaufamrelationemrealemdependeotizs,&caufa€contrarelationemoppofitamadip(os;&fifübftantiaponatutimmediatea&iua
fine medijs potentijs realiter; vel forma- liter ab ip(a diftin&is, vt.
probabilius eft (exceptis quibufdám anima potenti)s, vt in lib. de Anim.
dicimus) tunc in ipao immediate? erant:fundate it relatio. ncs, fi veró in
quibufdam actionibus ac-* «identalibus,& teanfemttibus agit quoq; media
potentia accidentali, vt Sol illumt- hàndo , ita camen vt & ipfa attingat
cffe- €tum,tunc vtri]; 12en$ proporttonatam fündabit relationem ad effe&um
, quia vtrumque e(t verum agens in (uo ordi- fe; quod fi non attingat effectum
vllo do, nifi media potentia accidemali , inipía fola fandabitut relatio. Effc&us veto fécandi ordinis cantum $n
primo :nftanti fundát relationem rea» 'm dependencia: ad caufam , non aüt de-
1ctps , (cd poftea ex ipfoaétu caufalita- is ttanfacto remanet tantum denomina-
Lio qud ho fccit , &illüd fa&um eft, quz vtiq; eft &enom natio
fcalis non ta- tné cclatió realis dependétiz ,& calcsctie dlcnommationes
patris, & 61i), nempe qp lic generadit ,& tlle genius eit c: preise docct Arift. Mets €. 15. inquit o. quod ilc
dicitur pater quia fecityllle fllius, quia quid paffam eft ; cui füffragatur
commu nisloquendi modus , nam Paulü dicimus cflc filium Petri, np Petro defun-
&o,non alta ratione, ni(i quia ab ipfo ge« nitus fuit; Et quod parernitas ,.& filiatio in creaus nó dicant
relationes reales pro batut vrgenter, quia tales vtiq; forent cau falitatis
, & dcpendentiz , fed poftquam filius genitus eft,non amplius à patre des
pendet in effe , ergo nulla adeft ró deine ceps. fandandi relationes realcsad
hunc modum fpe&antes , nam omnes iftz ali« quam importánt dependentiam
vnius ab alios Etin hocfen(u admitti poffunt ra» tiones Aurcoli,quibus
r.d.30.part. I,arte 2. ptobat relationes producentis,& pro- du&i
ad'fécundum modum fpc&antes v.g.
paternitatem , & fibationem non ef. 1635 Dices, adel[e
etiam deinceps (uf- ficientem rationem fundandi relationem, ia-manent extrema ,
ad quorum poti« tionem neceffarió refültat relatio iatrin- fecus aducniens, vt
fant paternitas, & fi- liatio ;. Contrà , non qu&cusque extre ma (ufliciunt
ad couftituendam relatios nem intrinfecus aducnienrem (cd dcbent eíle
commenfutrara relationi , quz in- de infürgere dcbet , at talia extrema noa
funt Petrus, & Paulus, qui fuicab eo ge« nitus, fi (ecundum fuas emitates
conti reütür , ergo prater illasoportet iotellie giin vno extremo aliquid quafi
pertinés ad tóncm agendi , & in alio aliquam ró- nem dependentia , vc
inuicem referantur relatione reali huius gener:s , cüm crgo »era&ta
generatione , nihil tale pmancat in extremis , fatendum eít deinceps non
inuicem referri eclationc reali haius. ge* neris. Conf. quia fi vrget allata
obie- Cio , ctiam deberet dici generationem ipfam mantre;cürmancant
extrema.f.ge- ncrans,K genitum , &spía fic relatio n trinfecus adueniens ,
ficut ergo ipfa non smanct,quia generans , & genirum fecun- dum fuas,
entitatcs rion func etrema.ce jus formalia,(ed raiterialia raniumidem quoq.de
paternitate, & filiatione di cft; quód có eel maxirié cft affercndum, quia
patcrnita$,& generatio a&tiua, filia- ti0,& generato paffiua non
difcruntyyt Gas 4 €x 204 Difp. VIII. De Predicam. Refpetliuis - NE. €x Scoto
colligitur 5.d.8. q.vnica. $. 4d quafi ionem, vbi eas codé modo definit, vt de
(e conflat in relationibus diuinis Diccs,in diuinis paternitaté , & filia.
tionem cfle rcales relationcs, ergo idcm aicendum eísc in creatis , Contra, imó
ex hoc nofirum roboratur afscrtam, quia 5 &dco in diuinis id verü cft ,
quia ibi a&io gcneratiua , & parernus influxus in filium peace manet ,
crgo quia in creatis fo- üm talis infiuxasex parte cauíz reperi- &ur in
primoinítanti, & pariter dependen £a ex parte cffcétus , deinceps vero hec
omnia ccísant , remanente nuda cniitate «auíz,& effectus , alserendum cft
pater- nitatem, & filiationé non dicere rclatio- nes cales, nifi in primo
inftanti , & tunc paternitas fundabitur (uper poteatiam.» actiuà, vt flat
fub actu E cido ; deinceps vcro Bon
diccre, mfi denominationcs cx- "rrinfecasex eo defumptas , quód ille ge».
nuit , & iftegenituseft. Ncq;ab hac fcn- tentia alienoseft Door, nam in 5,
d, 8. «it.(üb D. proponens hoc dubium, an fi- liatio dicat tclationem realem,
tres adhi- betrefpontiones,& quamuis tertize, quar «ómunis eft, videatur
adherere , primam 2amen, quz cíl,quod filiatio lit fola rea- lis denominatio cx
a&u generationis , yracerito, non improbat , (icut (ecundá, m dicit else
ab(urdam , figni euidens lam ceníere ptobabilem, tcttiz tíima- gis adla (it neà
cóirecedore vidctetar, « ilafuppolita locutuscft de patetnita- 1c, quarcns de
illias fondamento locis omnibus füpraciatis ; Et hanc noftram opinionem de
relationibus fecüdi modi, & cx cifdem motiuis fecutus eft pofleà Woncius
difj. 15. Log. n. 64. & fcq. licet «am bi proferat,
tanquam ;& pro- prio Marte inuemam. 164 Pecrüncnr autem ad, hunc (ceun- dum
modum relatiuorum , nedum rcla- woncs ininfecus aduenientes; fuper po- 1entiam
fundata , (cd ciam extrinfccus «ducnienies pra([ertim dc geacre actio- i5 &
paflionis, vx Scot. notauit in 4. d. 1 3-Cit.intertia cxplicatione , quam adhi-
Aet ad tex.20. 5. Met. Arill. .n.ibi in hoe 1€ct ndo modo, ncdum rccenfuit
relacio- 525 caulg d «c ctum ,
producenus ad productum, fed etiam agentis ad paf, fom, & a&iui
ad paffinum , vt calefaci- tis ad calefadum; immo dicere poísa- "mus
omnesin vniuer(üm relationes, ex- trinfccus aduenientes fex vltima przdi-
camenra conftituentes ad hunc modam reduci, quatenus in aliquo fenfu omnes
fundantur fuper potentiam actiuam , & paílhiuam "d Vbi paífiuum
fupdatar in potenua padfiua, quam habet
corpus co. tentum ad locari, & Vbi a&inum in
po- tentia aCiua , quam babet corpus conti« nens
ad locare , & ede sp. Spe&ant ctiam ad bunc modum , m prafatae relationes
predicamentales , fed ctiam tran(cendentales , quz fandantur (uper potentiam
actiuam, & paífiuam, vt rcla- tio iui ad producibile , a&iui ad
affiuum, nam,hic quoque enumcrat re- Linen calcía&iui ad calefa&tibile,
» , iones enim modi. fi (amantur , vt dicunt naturalem aptitudinem vw. g.
iguisad producendum calorem , aut ca- Ieiicietdi aquam, fant tcanícendentales,
licet (àfamantur , vt (unt ipfzmer rcla- tiones przdicamentales in c(se
poffibili, & obicétiuo, adhucin tali ítatu predi- cam. dici debeant, quia
eiufdem natura cft homo actu.exiftens,& homo polTibi- *lis, vndé (actum eft
; vc quadam rclatio- nes huius generis dicantur fundar; ip po- tentia
abítrahendo ab actione , quales fant illa omncs , qua rcfpiciunt iy vt
poffibilem , alie veró: fundantur im potentia , vt eft (ubactu fecundo ,
quales. funt illz, qua refpiciunt effe&um in fic- ri , nam harum omnium
aculit Ariftor. excmpla in textu. Immo neque omnes: relationes, quas fub hoc
modo recenfet ,. funt reales;nam quafdam enumerat , qua fundantur in
a&tione futura , vt quod facturum eft ad id , quod faciendum. cft, conftat
autem tales relationes non císc: realesquia non habent extrema actu exi»
fteniia , nequit aucem rclado habere. maius císe 1n. fuis extremis ; enumerat
etiam rclatiua quadam , quz dicuntug priuat:onem potentig vt im- poflibile,
& &milai de quibus omnino «onítat non eísc rclauua realia « | Quas. X.
De tertio modo Relatiuoremadr.. — 205 vlanatut
tertius modus lati ad (cientiam,& fen(übile ad (enfum; tan- £l ipf à cow
quam men(urabile ad menfuram , at rese 365 Irca relationes tertij generis —
Ctra fe habct;g» fcibile eft menfura fcie- | .., eft cóisopinio,vt dicebamus —
Ug , & fcnibilc fenfus, & Arift. codem ab
initio act.diftiugui à relationibus pri- modo refetri dixit meníusabile ad men-
mi,& (ecundi modi penes fandamétum , furam , fcibile ad (cientiam , &
fen(ibile quia nimicumift fundantur
fupermen- ad fen(um;Nonergo tertium genus cone | Ádurá;& menfürabilc,non
ille jidq. aperté flituit Arift. in rone menfürz nec pefiés docuit Scotus s.
Met.q.15.dá ait in corp. . talc fundamentàà duobus primis diftin- afit. hunc
modürelatiuorum diftingui xit,(cd roné eius conftituit in €oyg» in cmeris, non
per mutum dependen tá dicantur ad aliquid relatiua huius ge» giam, vel non
rnutuam y fed per funda- neris,inquantum alia dicuntur ad ipfa, & damenta
alia, € «lia: , atquc 1tà deícn« — diftinxit à duobus primis,quia inillis cft
dant Ant, Aud. Faber, & enixe Zerb. f. relatio realis mutua in vtto].
eXtremo » Met.loc.cit. Bargius 1.d.30. & alijSco- — in
Boc veró relatio nó cft mutua,quia nó tiftz , & paffim Thomistz omnes, eft
rcalisnifi cx parte vnius extremi, vn« Vecum
hec opinio,eftà plaufibilis,nó dé ad hoc genus fpc&tant relationes nom eft
ad menté Arift.neq.Scoti in lib.(ent, — mucug,vt fic, denominstioncs in termi
nec infe verajnonad mentem Arift.quia — mis earum reíukátes ex tali
terminatione. ipíc 5. Met.tex. 10.nunqué dixithasrela- — 166 Necopinio illa eft
ad menté Sce tiones fundari ia róne menfurz , autdici
—si,pam eftó in Met.loc.cit.cómunioregs sm
rónem men(urz, dere dixerit relationes tertij generis di ationibus
primi modi aitdicifecundum — flingaià ceteris per ja& alia fundamé |
vnaq,S& muka,& relarionesíecundimo — sa,nonautem emiam mutuà , di dici
sr potétiá a&tiua,vel paffiuá; ed & à i i folá dixit quz dá rclatiua
dici,vt men(ü- iorébabet auctoritatem,
& magis cx (cn« rabile ad menfará,& fcibilead (cientiá , tentia loquitur,
diferte docet hac relati- & (cnüibile ad (cn(am , vbi potius hzc ua pracisé
diftingui à relatiuisprimi, Sc emnia pofuit velut diftinGta exempla»$; —
fecundi genctis,q» illa funt matua,nó ve- | non rt oftenderct (cibile, &
(en(ibWecó — ro ifla , itain 1.d.3. q. f. füb B.& d.39» tineri fab
menfuraJ& menfurabili vtac- — $. Re ndcotgitar ad primam;& $. td :
eucaté notauit Suarez di(- 47- Cit (có. arg. ecund. quaft. & infrà d. 35
idem 133. Nec. fatisfacit refponio Sanch.hic — repetit, & rurfüsquol. 13.
(ub V. alibi q. jo-ad r.prin.dum ait Arift.inillispri- — frequenter ncc alium
di(cretionis mod mis ve: bisaliasvt menfurabile,ad men- — imcr illa vnquam
memora» Refp. Bar- fram explicatfe communem ronemha- — fius loc.cit.
diftin&ionem horum modo rü rclationum, & fccide propoiiionem — rum
dupliciter inquici poffe , vno modo c esit erm dicetet,omaismeníü- —
e&e&iueS& exirinfecé) fic diftinguun« $a, & menfurabile eft
relatiaum tertij tur yer fandamen'a , aliomodo intripfe- neris,&
cum(obiuagit C" feibilead jcié — €8; formaliter , & fic vtiq.
diftinguüe tiam ,C7 fenfibile ad fen(ums refoluitil- — tur pec mutuo, vcl nom
mutuo referri € Jam propofitioné vniueríalem pcr copü- — quia fd competit
relationibus róne diuer * fatiuas , &
oftendit pet [pecies » quodim fiatis
fundamcntorum » namre ionet genere dixerat , vt fi dixiflet ) omnts ho- tert'j
generis rationc fui fundamenti no moeltanimal, & Pecriselt animal, & —
petunt intermino rclationem realem ops Paulus eft an mal , Haec (olucio manifc-
pofitá) benc tamen relaciones primh fté tcXtum extoruenquia
in primis vec cundi , idco prisa differentia huius mos bisdixitalia dicrv
caem(arabilead men. — dià primis duobus petenda e à funda- furam , (i ergo hac
poíteriora adhibui — mentis.Sed h$: re[pontio facile rci]citurs fet in exemplüprioru,vcconte
nditSan- — Quia mox oitendemus hanc non mura | €ius colligere debuifigt cibi [c
babere dc ndemiam relauuorum tert) » e risillis conuenire,non ratione fui
funda- menti, gp ita poftalet , (ed potius ex dif- rmi afhignatione,extremorü ,
quorum vnum a(fignatur in a&u; & aliud in. po- tentia, vnde hoc inducit
inter relatiaa bar ius generis, & aliorü duorum potius dif. fcrentiam
accidentalem. ex. tal; diffor- mitate dc(umptam quam cffentialem à
fundamenuspetitamz ;.- 5. fa | 167 Vtigitur id magis patear,& qua» lis it
diftinctio huius temi; modii dao- bus primis;an.f fit effentiali potius
accidentalis tantum, inaeftizandum cft , vnde
procedat,g relationes huius gene- risnon fant mutüz,aliorü
vero sU d ponimus autc ex dictis q:6.
art. 3. ec 1. illa dici gram n qua nih cem rcciproc
"per relationes oppolitas vriq. realiter iulatcein, lla vcro non mutua ,
quorum vnum realirer fundat relationem;aliud veró tantum tcr minat,vndé nontam
eft rclatiuum,quam abíolotum.Thomiüz paílim hanc ratio uem afferunt, quia vt
extrema inaicé re- ferantur rclationerealrin fingulisexifté tCodebcnt effe
ciufdem ordinis, fic.n.in- nuit D. Th. p.p.q. 1 3.att.7.& q.7.de pot. Att
TO. & 2«contra gent;c.1 2. [m autem conditio deficit in men(ura ; &
menlura- 10,2 pertinent ad huac tcctió modu, quia &0n lunt eiufdem'ordinis,
vnde (cié tia ícfertur ad fcibile , quia non cfl cxtrà ordinem fcibilis ,
(ad(cibile, quia eft ex- ztá ordinem fcictias mon rcfcrtur ad (cié- ti. Sed hec
ratio patfim rcjcicur ab al; jo & prasertim à Durand. 1.4. 30.q. 5.0. ^
olbidemq. 1; art. 3.. & ctiam ab ip- fo Scot.ibid.$. Contra primum , &
qui« dem vía. adhue non ottenderimit 1ho- mifta , que , ant quara eíle debeat
hac communitas ordiis , nam vel miciligunt elTc debere eiuídem ordinis i
inuicem fubordinazi, & mutuo dependere , vt exs rae Io.de S. Th. cit. &
quia nontafe. d abent estrema
tecti yinodis 1dcb &e, Et hoc non fatisfacityqu:a vt at Doc.citeft aperia
petiuo principi), id.p.eitycp quar- fimus ,quaré hzc cxaema nonc quse 1uó
fübotdinaia, Vel intcHigunt eiusor- dinis 4. pra dicanieni , & hoc non,
quia Mübilantia ;& accidens tont boc modo di- Difp. VIL. De "Pradicam.
refpelu: uerfi ordinis & adhuc inter fe mtttüó rez ferantur, vel
intelligunt effe debere
cinf-dcmotdinis.i,generisnaturalis)VtaitFland.cit.art,6.quomodonaturaliadicuntureffealterinsordinisàbartificiali.bus,&(üpernaturalibas;&neq.hoc"quiainteractusfupernaturales,&poten«tidse(trelatiorealiscffe&usy&caue;vel
debent effe ciu(dem ordiois i, cambo. finita, & limitata , vt Hzru. 1.
di32.q.r. qua róne dieit Dcü ad creaturam nonrce- terti; & hoc in propofito
non conuincit;, quia multa extrema relation huius ter- uj modi funt ambo
limitatay& tame mu- tuó.nor referuntur
; vel debent effe eiuf ordinis .i. ein(dem rationis quó ád- Mr accen itaut -—
ea fit fohim re'atio réalis vtrinq. io quibus eft eadcriy. caufa
refcrrendi vnum ad aliud & cadem. ratio fundandi telationes,quo modo dao albà dicant effc eiu(dem otdinis »quia : fundamentum
relationis mutuz eft eiu(-- dem fpeciei , & realitatis , vt vidctar ex-
plicare Caiet.p.p.q.13.art.7. & neq. hoc facisfacit;quia tunc fola
relationes zQU. paramtiz cierit mutuz. Tádé vrger Bat; ità
bené (cibile inquintü efficiens (eien- tiam cft excrà ordinem (cientix,; (icu
ine quantum men(uransvel terimans , ergo fi nom obtlantc di heu: ( quomodocunq.
explicetur) vt efliciens- funda: ad iplamtelationem realem de fe-. cundo inodo;
(ic etiam vt meníurans , & terminans , vcl (i talisdinec(ütas ordinis
hicimpedit , etiam & ibi . ! /168 Ex alioigitur capite hec ró dcr menda
eít.£.ex ditlormiextremeram a(- (ignat:one ,vt (upra innucbamus, & igné '
q-1 2. Met. infine,vbi pro- indé ait , quod fi in hoc tertio modo ex- tema
a(ligaarciur vniformiter.f. vel am- bo in a&u, vel ambo in potentia, e(lct
im cis mu:ua dependentia, ucut in alijs mo« /5310 quibus vaitormicer alfignantur
, que cft communis ina Expoficorik Atiit. in hocpradic.Simpl. Boct.Amone
Vorph.BuclCaiec. Tol. & aliorum, quod ampliusdeclarás Ant. And. . Met. .
16, adi. notat [cibile,&c ícicatiam(quod pae 1i modo de alijs reJatiuis
huius generis dia debct ) poji dupliciter accipi , vale Quafl. X. De tertio mo
do Relatiuóresm .Ayt.11.. 707 formiter.(. vt ambo (intin a&u , vcl am ibo
io potentia ; aut difformiter i. vnum ijna&u, altcrü in potentia; primo mà
lia- bét njutuá ance potita fe ponür, & perempta fe perimunt, & fic
fcibilc cft ad aliud effentialiter .f. ad. fcientiam in potentia,ncc accidit
fcibili ,quàd fciatur in potentia , nam fcibile non cft (cibile , nifi quia
cius potcft e(Te (cientia , quta fi effet (cibile, & ciusnon e(fet fcientia
in ;potentia, eflet fcibile,& non (cibile , ti- milc eft de fcientia in
a&u , & fcibili ia à&u 5 at fecando modo non habent inn- tuam
dependentiam , fcibile «n. non dc- ndet à fcientia in a&usquia poteft ctlc
cibile ia potentía ; cuiusnon (it (cientía 4n actu, & fen(bile ia
potentia,cuius non fit (cn(us in a&u , vnde hoc modo nosüt fimul natura nec
pofita fe ponunr,ac per einpta fe perimunt , «t docuit Ariflot.in hoc przdicam.
iuxta ergo hanc fenfum ; quem docuit. in Logica debet explicari in Met.q; nempc
affignande rcelauiua vni formiter ,habét mutuam dependenvá, & ad primü,vel
(ccund modu pertineat; affignando autem di fformiter mutuá de- pendentiam non
habe2u; realem; & idcó adicrtium modü fpc &ent, cuius rei ma- nifeltum
inditium.eft , dq alligaando A- riit.relatjua primi, & fecundi modi,fem-
pcr ca vniformiter a(lignat ; ambo, in a&u, vel ambo iu potentias qp prz
fertiua dignoícitur in (ecundoyvbi refert calcfa- &iuum ad calcfactibile ,
fectiuum ad [c- cabile,dcinde calcfaciens ad calcfa&tam, fecás ad id, quod
fecatur, & rux(us quod fccityad id qnod fa&um eft , & id, quod
facturam ceít,ad idjquod faciendum cít 2 fic.n. panas eme E ARP ENSE re
ícferunt dependentiam realem , vel s ceppiem in aliquibus 5 at aíIigaando iter,
non habent mutuam depen. ope KE eíIc (cibile üne fciétia in u y calcfactibile
fine calefadtione in Stu,m€ line menfura in acu, & fic in alijs, quare
ip(amet relatiua primi , iX (ecundi modi boc modo affigaata, n€ pe difformiter
, (pe&anc ad tertium mo- dü,g .n. a(ligoatur ia acta ; vere, X cea, liter
rcfeciurad id, quod aifignatur in po tenia vt fcienua ad Iibile, uon € cou;
quia [cientia dependet à (cibili , non fci- bile à fcientia in a&tu;atque
ita a(lgpan- do hunc tertium modum Atift. in Mct. nil aliud docetc voluit, quam
illud idem, quo dixcrat in Logica, relaziua nempe diformiter a(Tignata non
mutuo refegri cuias rci inditiua) e(t quód vtrobiq, D dem vtitur
exFlnplisfcientiz X cii fcnfus , & fcníibilis , nec rcacra intendit
conftitiece hunc modum à duobus pri- mis c(fentialiter dfünctum . zi 169. D'ces,é
Q extcema rcladonit tec tij zencr'satlignentac vnifociiter , non ob
hacamb»refectitur cealiter, erao nó cx diiform tate afigoationis corum nà-
[citur haruai relatioatin. non muruicas , fcd ex natura fuadamenti huius teicij
mo di e(Tentialiterab alijscondg'in&i , Pra- batur aümptum , nimaffipnac
(cicn- tiain actu, & (cibili ia adu, fcientia vti- que fundat eelarioné
realcm ad obic&tüt, adhuc tamea inobie&o nulla infürait rc- atio;
quicenas c(t terminus eius, (ed fo- Jaextuníeci denominatio (cii , X intel-
lecti . Refp. neg. confeq..naty edam ia primo , & fccüdo modo dantur quzdam
relationesnon mutuz , vt fclationcs di- uctfitatis, ac ctiam cau(ar, & cff
us in^ ter Deu, & cceatucam , hoctamen non praciudicat mutuitati , «uz
iliis debetur €x ratione generica fui fundamenci ,cte- nim non muru;ias
iatecdum-quibofià cà uenit relationibus illotü aj0dorum , von uiden per (e cx
róne generica 1pfarum, ed ex rationc fpecifica alicuius peculia- ps
fundameati;(ic ctiam ip propotito 1e. ationibus rertij modi coggenit non m tuitas in yniuck(am ex ioa pea. a(fignationis
extremorüjira quod fi vni« formiter aíligncatur, repecitur in cis aue tuitas ,
ficuc 1n relationibus aliorum mo- dorü ; q Gi interdum
oppofitam cucniat, in quibu(dam relatiuisquz etiim vnifo miter affjgaata non
reterug. muta non cit cx ratione gi erica lotum, cx rónc qose i ll damenu,s & ideb.non ett fufficicns in CiU
yt con D clícn.ialicer dilbactam. Accedit, gp età; maado Íci&uam in a Ts
fcibl iu. actu, 'eioilz no referatur Faliter ad (eie 2o8 ^ Difp.VIII. De^Pradicam.
vepelliuis. tiam [ et relationem ipfi exrrinfecà tame aflignando ambo in
potcutia,tunc € (ci- bile tealiter rctertor ad (centia, & deré- dct à
(cicntiá in potentia, vt ditum cít . 170 T«nendücrgo etl hücteruü mo düm non
diflingui cffentialiccr à duobus primis, ficut illa funt inter fe ditlin&ta
cx effentiali fundamentotü Qiucrfitate;quia rclatiua aliorum modorum pertinent
ad honc terijum,quando vpiformiter nó ;f- fignantur,gp conftat cx iplis verbis
Arif. qui nó pont aliam cóem ronem relatio- nibus huius generis,nifi quia
denominá- tur ex rclatiome cxiftentein altero, ergo fecundü eius mentem in hoc
gencre non itur aliqua noua relatio » qua [it in- infcca (ubiecto denominato y
fed (ola extrinícca denominatio fumpta à rela- tionibus aliorjym cum . Et hoc
fa- tis confentaneum ett intentioni Arift. c. illo 15,5. Met ,quia vt notat
Dot. cit. 4.d.1 jai infra V.non intédebat ibi ex- plicate. folum naturam
relationis pradi- Cam. (cd varios modos , quibus res dcno- fnibátur relatiuz
(ficut in c. de quali non tatum poait fpecies qualitatis , ed etiam modos)&
dittinguit duos generales mo- dos,«nü corum,quz denominantur,quia ifa
referuntur , & bec diuidit ex dupli- €i fandamento . (.quantitatis,&
potétiz, alia veró , non quia ipfa referuntur , (cd oo die oria ea , vnde hic
mo- nón addit noui genus relationis , fed folum fpccialé modü denominationis, q
conuenit terminis relationum pertinen - tium ad alía gencra . Cum igitur
fcientia poffit obiectum fuum rcípicere , vcl (ub rationc motiui, vcl
terminatiui,vel men- geni, vt notat Do&or 4 d.1.4. 1. fub rint fundat ad
illad in ratie- ne motiui, (pe&tat ad fecandum modum, quia cft rclatio
effe&us ad caufam; alia , quam fandat ad illud in ratione termina-
tiul,& vocat Do&or quol.13.M. relatio nem attringentiat,ac tendentit in
obie&tü, fpectat ad tertium modum , quatemus nó &ft mutua obiectum .n.
nus termi - us nullà fundat cotrclationem ad actá; fi vero cotideretur, vt
fundatur inintrin- feca rtione,& conuenientia poten tg ad obicérum, ad primum
fpedat ; cc- latio tandé ad illad, vt menfüratiuum póc efie duplex , ficut obiectum pót bifartam conttitui
menfura (cientiz , potett.n., cí- le menfura (cientig quó ad veritate, qua-
tenus notitia intantum vera cft , inquátü exprimit
obie&um, (icut cft;quo s&fu de relatione men(íarabilis ad men(uram lo-
cutus cft Doctor quol.15.cit. & proprie dic: folet relatio confotmitatis
actus ad obic&um, & ticappellatur à Do&. 1. d. vit.ad 1. &
4. d.8.3. 2. V. quatenus actus debet cffe ex preíta fimilitudo obiecti,vt verus
fitnó quidem per cóicationé etuf- dem tormz , licut c(t albi ad album , fed per
imitationem, ficut eft idcati ad idea ex Doc.quol.cit.O.& in hoc (en(u qnod
libet obic&um cft menfuratinum fui a- &us;quia quilibet (ud imitatur
obici y ficut ideatum ideam; poteft ct obic&um conflitui menfura in
pecfe&ione , quate- nus a&tus eo cft perfedtior,quó eft perfe
Giorisobiecti, quo (enfa de obie&to mé furatiuo loquitur DoG.cit.4.d. 1.9.
1. & hoc modo non quodlibet obiectum cft fai a&us menfuratiuum , quia
meníurare hoc modo fupponit in menfura maiorem petfe&ionem , quàm in rc
meníurata , vt notat Liche.quol.cit.$. Sequitur in litte va cuius ratio cítquia
men(ura in perfe- &ione fit per. excelfam perfe&ionis fu- pra rem
menfüraram, vt att Doctor 2.d. 1.0.2. G.ynde in hoc sefu potett obie&ü eflc
motiuum,non tamen menpfuratiuum, vt intelle&io albedinis non poteft per al-
bedinem ia hóc fen(u proprie mení(ura- ri, quía albedo eft accidens
imperfcétius ipfa intelle&ione ; Itaq. relatio mcnfurg ad obic&tmmin
vtroque (en(u , fi vaifoc- mireraffi snécur extrema, ad primü mo- dum (jectabit
, quia relatiua iliius modi dicuntur f(ccundü cóuenientiam aliqua; vel
difconscnientiam, (iut fecundum ac- cc(fum quendarb,vel recetium ,mensara. tur
autem fcientia ab obic&o vno, vcl al- tero modo pér acceftum addllid, m
con- formitate quidemy & Ui militudine primo tnodo; & it perfectione
(ecundo modo ; poteft etiam redaci ad fccundum relatis uorum genus, fi ex parte
ícient e ipeétes tur ratio menfurz paffiue, ex parce vcró obicéti rado menfura
a&bur ; Cum aüc E Doe. » M ecsupmuiu Quat. aec psc fimilitudinem prz- tam imitationis ait ad tertium modum "fpedtare,
non ad primum, ad quem rcij- cit tantnm fimilitadinem vniuocationis,
"loquiturrigoroséde primo modo. — 171
num omnes huius tertij | generis relationes fint tran(cédétales,an aliqueetiam
przdicam,& ratio dubitádi eft;quia hz relationes, vel tendüt ad ter- -
minum in potentia, vt eft relatio fcientiae "ad fcibile,(enfus ad
fenübile,vel tendunt . ad terminum in atu,tine quo earum fun ' damentü exiftere
m. d » quales (unt ce- lationes creatore ad Deum quoad cffi- cientiam;diuerfitatem
,&c. Refp. non cf- . feomainó cercam , an omnes relationes 'tertij modi
fiat fundaméto identificatz , de celatione fiquidem attingentiz quam :habet
a&us ad obie&um, DoG&or manet anceps quol. 13. licàt in 3. d. 1
5.q. vn. ad 1, id atfirma(Te videatur,de quo in lib.de ' Anim. liergo
o&shuiufmodi relationes i ponantur fundamento identificauz ,om-
"fiéserunt tranfcendencales, nonautem i 'aliquz admittanar realiter
diftinciz;ali- m autem tales dari inertio modo c(t atis probabile , .&
foité talis efticlatio - dexiri , & Gnidri in animali in ordine ad ' columnam ; quia in onimal: videtar elfe '
realis, quia inipfo funccor , & aliaorgá- n1, à quibus dextra- pars trahit. robar , !&
vires , in columna veto nullarefpon- * det realis correlatio (cd dicitur dextra
, vcl tiniftra: fola denominatione fumpta :diduxta
pofitionc animalis . ARTIGVLVS Ill: "Inn prefati tres
modi. fufficienter affi- - s gnentur y ac
velut ein (i 5s x fría genera quarti pradicamenti . — 171
47x Vidamafferant' modos rclati- 'uorü iam declatatos non effe füfficiétcr a(fi
gnatosáb Atift.nec minus velutadzquata , & propria genoxa huius predi Ici
quia Arift. ibi «. Metnon intendebat traderc,nec adasquatam totins relationis
dinifionem,ncc propriam hu- ius prz dicamenti , ita Auerfa q. 19. log. (cct.7.
Alij é contra contenidunt banc ci- fc adzquatam totius relationis. diuifio- - De fufficientia trium mid. velatszdre.LL 393 nem
, & hac tria genera acceptant vclat adzquata,& proprià huius Bebicammn-
ti, Alij tandem fatentur quidem cfle (ot- ficientem diuifionem oés modos
relati- uorum comple&tenté,negàát tamen mem. braillins cóftituere
propcias,& adasqua- .tà5 fpecics, vel genera laius predicamen ti,quia
dinifio illa e(t lonzé marorisa bicus, ita (1gaificat Scotus 4- d. r3. cit. q.
1, V. dum in juit, qaod Aritt.in hac díui- fione non tantu ponit fpecies
relationis, fed etiam modos, Jecundum quos aliqua dicuntar ad aliquidqua
fenictia veciór cit, & ad Ari(t.mére magis accomodara. Dicimus itaq. primó
tces modosrelati uorü cfTc (uffi cientet ali gnatos;ita Do- Got cit;& 5.
Met.q. 12. vbi ctiam Anr. And. Zerb, Faber , & alij Scoui(tz , ac Thomiftz
; Prob. quiaciló Ari(t. non exprimat in particulari omacs relatiuo- ' rum
modos, (ed folam manifc(t:ores, yc notat ex Scoto Zerbius cit. $. Propter
cfeeundum ios tamen ita a(figoauit in: - quit Zerb. vt omncs alij facilé
reducan- koe per qud laiiodqcan, , &analogia;hocautem probari pot recé- :
ftndo ong i changé, Br rer- tür facere difficultatem, Sunt autem ii primis
relationes cau(z. materialis, (o:- . malis, & finalis ad (uos effe&us,
qua non . fundantur in vmtate , & menfura , vt pa- 1 &ct , nec in potentia actiua , cum bzc (it :
proptia cflicientis .. Ett ettam difficulcas dc relationibus propinquitatis,
& diftan- «tig , cocxiftentiz , dexui , & tiniflriin- tet columnam ,. &
animal, non. facile cít a(lignare modü;ad quem pertineant , . €x tribus illis
.danfuper dubitatur de rela- - tione vnionis,qua cert? ad (ecundum, & terti
modii nequit reduci; quia eft mu- tua, & non fundatur in actionc;neq; eti
ad primum , quia aliud c(t conucaientia, & vnitas , quz ibi a(fignatur pro
funda- mento»aliud vnio,& coniunctio duorü , quz poffunt etíe inter (e
omninó ditin- cta, & genere, & (pecie, vc cóttat de vaio nc accidenus
cum (übitantia ; huimanita- . ti$ cin Vetbo,, .&c.Aurfus eft dubium dc rclationc arnoris ad amabile, & vrii- uer(aliter
s pgetitus ad appetibile,que re» latio ccalis «ft ; & non fundatur in
vnitàe t5, *te "Df *tÉ, vcl i&tiode et cogitat, nc:j- id rationc
mcearfuce , quia-in amore ,800 eft veritas , qua nien(ucetür per
obicóamamabile: 175 At fi pe e ien i mé pr mi, & fecuadi-mod! jomnes pte-
fu fclafiogés $4& ducccüliniekodd. 'los reduci pótetunt rxtióne funda
monti, & ad terium, quaddo:«muture nà faerint, ratione non murüstat;s ,
vade fi. poteacía a&iua amplé fümatat pro pocenra 6a1- fatiua:, quz inoaini
caufa. re pericur- ad fuum effc &aam,fie omncs celationescau- fatumad
fecunidüm modum (pc& ibunt, n valipotentiatundabitar propria. cau falitás
Et & fundamentü priai modiiain- plia(culé famatur,vmitas némpé, &-mul-
titudo (ca rametus pro couen:ctia duó- rum; auc diconüenienua in aliquo. prz
dicato etfenfialiyaut accidentalis propin - itas, ditlatttia, cocxiftentia
,.& cuná - Büles relationes ad primum modum ati * | ment ; nam
ficut zqualitas ddorum pal. n cóucnientia ia
quátitatesd io 14 rum.in qualitate, ita propim.ut- as erit conocniemia duorum
mloco , X acce(ías , di (tantia ecit difconuenientiain loco , & ycluu
rece(Tos abinui:cem inillo prz dicato, cocxiflenta etit door m có -uenientia in
hoc; quod aqibo exiftunc in adem durauone , & fic dealijs ; relatio autem
dextri & iimiftri aut real. s nó eft, fed mera denominatio extrinfeca ex.
poii ione animal s defümpta, vel (i cft ceals -€1 parte animalis; fondabitur
in. virtuie -imotiua illius[ooternite corpus collocare in «tali , vclzah
ütiuimordinead columnam , «atque. iia rationc fundamenti ad fecundu modum
ípect.bit:ati fi nó mutgitatis, "quia ercx parte columna nom corrcípon- -
det reahscortelatio fpcétabit ad terri. 3Relatio ynionis ad primum. 'at-
ctinct,fi vaitas, quar jbi fundamentum tia- Auucur, vkravnmnatem
identiratsexcenda qturad vnitacern.vnionissper q aliqua duo jn vno tci uo
affocianuirywe doces Scot«2. «d. 22.4.2, ad 1. vcmaterid, & forma in có ruo
» duz quanmuates in voo indmiti- bbilypotcfteuam reduéi ad (ecubiaü cum
ficiclauo earinfccus adueniens de prz- *licamento habitus, vc dictum cit in
Inft, *& magsinfra conftabit &
oimnia tcx ulla laii fps 3.50 -eltima-piiedué «ax2nta tedaci! po(fimt ad
rfesandumexgenerali esi ioca quodque an actiuum:s & pallium diuj- ditargsc
dii cbauettar, freed. qfi ioter aliqua ectremamog sir 509103;« wc aft.de
ivitode-Ionnzaieris ad Vermifi» rarone , fios axatuiraus :peétibiead:tétiom amo
doam- Derelxiónetartié amorisadobié- duofauhwd: éendaett ; vt fupra de rela«
"none fzi& ai-ad fcib Je ;:936d faeooiMd- retain ictu- amoris
relatioarsíagenriee ad obieCtam; qui refpectus «I. conuenit; quaceéms actus,
vitabs eft j; vectiaisur: ad ptisüm modu, quatenus fundatur in in
"trinféca illacGuearcotia, & proportione y 'qüg necetlaris exig rur
incec potentiau) » :&bic&um, (cd quitenus ditóon motua iex
parte'obie&tif pedkac ut; rcfe- Tatur ad obié&um; vc vts causá
fpe&ticadíccundum ;. fi randem vc meg. furabile ad menlará ; non ijudcm n.
ve- "ritate, (ed iri perfectio eran : actosamoris cà perfc& ar eft j
quà védit imobie&um perfectius; (pedtab;r ad pci- Tm n- modum. ; quia calis
meníurauo in ipetfectione ft: per accefum cei:menfü- 'ftt ad meniuram in
pcrfc&ione, accef- fus verà vniuster ad aliam ia aliquo. ac- tributo non
ett ,n.(i conuenientia aliqua be césm rima
ago recetfus toe iquadi(conuemencia ; quarc tic ampliá do
fun ta primi: , &fccund;; modi ab
Arift. alhignara, facilé omnes telatio- ^nesad cosreducentur,licétrc vera Arif,
folü man feítintes exprefferit y vcanquit Do&or, vt inde alios
deprchendercmus 174 - ope ai Pi "ordi nera non effe
propria, & adaquata hu- p? ptsdicimcnd Al et 'óbinibos a fin- r. OR IHatióncs reàli$ pfe fict: Imiibfecus
zduenientes ; &: canttitaende fpecies huius;pradica- shemrzGonclufio eft
Scou Jot. cit. 4. d. i1g.& proD.quoad.omocs partcs.,
& pri- mó quod non finti bres modi adz-jua- tà adhuius pradicam, quia rc
vcio dtt ibi nominrendit propriam, rigo sofam-huus: prardicamn, coord naiioneqi
narcfed expl c are omncs modos re- laiuordas, ád quos vnasozq. rclat:o: paf fit
aligua modo reduci y noa lolomre&- prédieám; ( — Quia DefoRbisamWl — zit
fiscdéx Ealionis;nón [olam intcínfecos fedt excinfeorns siu ; immo: foiauz prie
dicamentalis, fed'éctran(cenz dentalis;vt ipfa Aciftzexempla oitendür. | eóveI
maxime: credondam eft jin- quit
Dost/quia Arift; ia cap. przeced. de dali ecdgar quadam
enumerat; qag nod? fuac de dicam: qualizacsquia non i gendic ibi ponetc tancum
fpecies quahta! tís , (cd omnes modos yquib;pócal . dici qualesergo veritimile
ed codem moo do rocederc ina(fignandistelatiubra dr ; atq; idcó illa tria genecaimonftla
ab ip(o a digtatà vclut propria; & dat: quàtà huius pt edicameati
&1e04Mi rid -: Quod aureavex illis generibus ilte (o» himiclationesünt feli
endz y wo fpecies: Mrd pedicincquararo ancreales; & prat- dicam. ac idt
infecus aduenientes fequi» tir cx przdi&iss quia hoc geas oaa cón(Licaitur
ex célationibus- rations) fed: realibus,nequc ex tranfcen denralibus fed: i
alibüs; & hissqaideay iaccia: deer cd viia es pear iai ineat ad vItima fcx.
przdi- | de feddruibé amici tiniu(rmodi relatio- nó, X fpecies atfu.n debere ex
omnibus; & fingulis illotum geüeram ob nooaul-: los, qui hoc pratdicam.
contesant folum» ex telationib.pridii modi, vt Aüerfa loc. ! cit. aut (olaui ex
relation bus fecüdi mo- : di,vt alij; Cin&h y & il Kallaatars quta cá»
€x primo , qaámex fecunda imodocon- 1 ftraf potcítcü in vtcóq, paritetadiauc-
gantur denominationcs relaciua ad hoc : nis, agi etià vx ter - uicmiodo
poreritcontticürs li taceo emt. módí admuemacücüenomi aátion-s . INO : ettáit
opas (ubdiuidere, vt aliqui factüco relationes hunus pradicamenci in relatio-.'
nes zduiparácias S di(quipatubog, vteun 7 füppolitiónis , & laperpoutiors,
vdluc : dias propriaynaud háiifmodi di? uliiónes £ ju beoe iuenrumtar fh rela
tionib. extrinfecus adueniencibus | de hi$ * vci diafiohibus breuiter daimustis
p. loiticttact/ 146.7. & quis faa patuit in97! menti ', niFaliad occuriit
addendum de- quibus tamea pldra: videri póilànt apud * D. Dainafc. intua
Dialett; c, $0.77 Lari 9 eeiabot dei ag (10139 -4 2"^ "y. e $: apo
xpo mtb -Iv $21 e GIUpidE 215 mnbni5! 15 i1: Declar ntur ejfe Bones;
yelaliupruom « ij 7X Vldnideétalitotgny projsrieta* (7X Jo ces , ver potias artributsenge
metádic Acift;éad aliquid,& nos cüipfo» $ipUlétlara Ct: €. 2:amiitü habete
cÓtra! ri Bi GfGipere magis;& anus, dici ad có»
ucrtétiuneifetittulmura;&effefiutiiionc,&definitione, circa quas no
'Occurrünt di fficultaves exachinade. i Ptiti5 Citéi primam dubium eft , ag
(olui e5sapetat relatiuis fecuaduin dict, : & ttan(cendentalibus , an
édamerchatiuis: (ccánddm effe, & pra dicamcatalibus j&' fi hs competit;num competat fundam£.' taliter
(olaiya& poriusetdam formaliter; Tata; hic hot. 2; quem fequun üt Caiet. '
Coniplat. Didic. Saar. Ruu.Smigl.Sca s lij, docct conucuire rélatjuis canti
fe«' cüdü dici(de hism.exéplifkat Arift. )sim ' eifcabfolutum; cyirspórtatvt
fcientia fe ' condum eIfe à [ j contrariatur ignorantiz)
(ed fecundum : télatic ^ » quam i j T A dicic * ad (cibilejnóa diicitur hàbere
contrariü .' "hanc propttétatea éc ad -101 m AL j extendunt aliqua
relatiaà fecundum effe , qua A- citt. ro, Mecvó.imcef exempla concaacio ' ram,non
foluài vit um, & virtatem enu- ' wizrauity fed eriam axqualitatem, &
inar qualitate, fiinilitudinem ,& diffimilitue ' dráéim , :jüz fant
relations haius przedi- ' €'heati ; 4áddunt tartien nos formaliter ' (cdtahtüi
cónc faddamemd contrarieta- ' teivhis relatiuis aceidere y v& fimiles &
' diffidiile comttartà dicuatur ; quia fupee ^ qualitatcs cóntéácias
funduncuc,ita Scot, : q:46. priediéaus. feqüuntut Tolet, ' Artic; Manu hic ei.
ás D. dew 3$. ^ «de celdt: Albecnammoa-Sunplic Bo« 1 e Loiinienfi:& tos
criam dedunus j v$ 1 cóm nuda t; p.-Intbit; loci cit! ^ ^ ^? /476 'Scd quaavuis
ita tb: dacuerimus y 1 tü vt ctità Tyrónibus ofteaderemus vid y' 1 nsc
itàtiabioitio ics memet ; b 1$vós dcc reeremasyrav quia comune : 7 n silia opio
valdc probabilis eft: »:&' ! Sébto cónfémanea loc«ciGadd»mus ramé ^ nahc
adliuc forcé probabilias eiie coas ólutumi,quodimportat, . arárietacéis
proprram competere — AN "dam
relatígis fecundum cfse , etiam for- taliter fecandum
efse relatiuum , ita vi- detur cxprefse
docuifse Do&. 1«d.5..7. T. & 2.d.15. q.vn. L. vbi diftinguit tres
relationum rcalium fecüdi modi fpecies, quadam important dependentiam efsen-
talem , vtcau(z ad caufatum , alia funt rclationcsoriginis (inetali dependeatia
, vt paternitas, & filiatio in diumis; alig tà dem important dependentiam
tantum accidentale, vt mou£s,& motum ; fubdit dcinde relationcs tertij
generis non repu gnare in codem fübie&o , ficut
repugnat al:edo , & nigredo , bené tamen rclatio- nes primi, & tecundi
generis, quia idem | nó poteít caufarce,neq; produccre feipsü: vnde tandé
concludit relationes aliquas rcpugnare in codem fubicé&to , non ratio- nc
ojpolitrionis relatiuz , quia aliqua re- lationcs oppofita potfunt c(se fimul y
vt rclauo actiui,& paffiui, mouentis,& mo ti [cd róne dependentia
efsentialis, aut . aliqua alia fpeciali ratione » ergo quibuf- iain
relationibus, (ccundum cfse conue- nit contrarictas in Scoti fententia , quam ,
etiam (ccatusett Ocham 1. p.(ue Log.c. . $2.& nuper Aucría q.19. Log. fec.
8. |. 177 Prob. tum au&toritate Arift. 10; Met. 16.iam allata;ncc fufficit
dicere cf- f: contraria fandamentaliter,quia eua- Yitas,& inzqualitas in
quantitate fandan tur, vbi non datur contratictas ; & diísi« tuiütado,
poteit etiam fundari in qua'ita- tibus non contrarijs,vt albuin vt duo , &
vt fex di(similia quidem funt,(ed non có» - traria: Tum ctiam rationc, quia
ceruum cft inter aliquas relationes efse repugná - tiam circa idem fundamentum,
vt patec« nitas,& fiiiatio fimilitudo,ac di(sumilitu do refpe&tu
cin(dem , & quidem ita ree pugnant adinuicem, vt noneodem modo pugnent cum
alia difpatata relatione, fed omnis talis repugnantia con(tittit oppo
fitioncm,vt patebit difp.fe.q. 1. quia op volita (unt, quz circa idé
fubie&tum ita inierfe pugnant , vt non aqué pagnéc cü tcttio , cü crgo
talis oppoficio in itis re- latronibus non fit cótradidkoria, nec pri- vatíua,
vc patet, ncc relariuas cum nó fiot coelatiua, ergo erit coatraria . Nec (uf-
ticit dicerc haac conuarietarem non ori- Difput. VIL Dé Pradicam.vefpeui tiex
vi ipfarum relationum fed exvifu torum,quz cum nequeant effe in codem fübiecto,
conf. irodot & ipfe te lationes incompoffibiles funt. Nó valet tum quia ad
contrarictatem relationum vtdictum eft , non (emper c(t neceffaria contrarietas
extremorum; tum quia hoc ad fümmum conuincit contrarietatem non ipfis conucn:re
primarió, non tamen conuincit contrarietatem illam in ipfas uoq; relationes
formaliter non redun- are, . tandem ex ipfa contrariorá dcfinitionc, nam ca
funt , quz ab codem fuübiecto (e mutaó expellunt, & ilii vicif- fim
infunt,tales aurem fünt fimilitudo , & diffimilitudo refpe&u eiufdem
termi- ni;ncquceunt.n.cfTe (imul in eodem fubie Go,poffuntq. eidem fucce(Tiué
inefTe, q» ,n.crat alicui (imile, poftea fit diffimile , Upton. po et przcifa
contratic. tate formarü ab(olutarum,& quando có- tingit mediantibus formis
abíolutis., id . ita fit, vt contrarietas nó folum fit in for, mis abfolatis,
fed formaliter etiam in ip-; fis relationib, fcu denominationib. relat».
"Obijcies, Tum quia Arift.c. de quant. negat relatiua habcre
contratietatem , qj probar;quia fi magnum , & paruum func contraria, idem
(frmul contraria fufcipees ; ret,nam idem fimul cft magnum,& par- , v
rcfpe&u dincríorü ; & cap. ad aliquid. ditm ait relatiqa habere
contrariü, exem- plificat folum de relatiuis (ecundum di- ci. Tum quia forme
contrariz actiuz. (e cxpellunt ab codem (übie&to ; v: conftat de calore ,
& frigore in aqua , at non ita fc expellunt (imilitudo, & di
(fimilituio , edam refpeé&tu eiufdem termini , ab co- dem (ubiecto . Tum
quia contraria rc« fpiciant (ubie&um,circa quod hibé& fic- ri at
relationes nonrefpiciunt fübiectü, fed terminum. Tum randem, quia vt. ait
Caiet, tanc ad rclationem daretur per fe, motus, vbi «n. eft contrarietas, 101
potc(d €(fe per fe motusex f. l^hyf. 178: Reip.Arif.ibi ncgare voluiffe ree,
latiua effe cotratia rónc oppofitionis. ree; latiug precise , quod vtiq; verü
cít , quia vt ex Scoto diximus, quz dam relationes oppofiue potfünt cflc ti mul
, vc relatio ; aétiui , & pa(liui, mouentis; & E - ' Li SPET . idi. pm
" . PRA (— Dua. XL'Déaffllionilurrelaiurim- $t ratio, q ibi fubdit Arift.de
magno,& paruo refpe&a diuerforum , nihil cóclu- dat;quia in hoc fen(à
neq; (cictia,& igno rantia re(peétu diuerfarum conclufioná fant
contraria,vndé Auer(a ait Arift. ibi arguere ad hominem ; quamuisauté cap. de
rclat. de folis rclatiuis fecundum dici exemplificet, nom tamen alia excludit ,
vndé 10. Mcet.16. ctiam de rel«tiuis fe- cundum efTe exemplificat. Ad 2. non
cft neceífc formas cótrarias a&tiué fe expel- ani abcodem foiano: nam s
fecunda tates , quz habent proprié contra- ria; vt albedo , & nigredo , non
fe ex pel- lant in generc cau(z cflicientis: , fed for- malis, quod fufficit.
Ad. 3.neg; min. cum: .m. relatio fit ratio referendi (ubiectum ad terminum;
dicit ordinem ad vtrumq; Ad 4. alia eft concrarictas, quam Arift. $. Phyl.
exigit ad motum , ab ca dequa .hic
loquimur ; nam per contrarictaté ad motum requifitam intelligit Arift.ibi di-
füantiam term;norüsmotus, quá nonnifi temporc pót mobile pertran(ice, vndé ad .
Quantitatem ponit motüm, & tamen ne- gatcontratietató, de qua hic eft (ermo
; non ergo cx ifta cóttarietace infi mo tusy(ed cx illa Accedit seq;nos, neq ;
Ari - fiot. ncgare motum ad relationem quo - modocunq; (ed motü per (e prim ,
quia , nonacquiritur propria acquifitione , (ed refültat ad pofitionem
alterius. 179 Secüdo altera affe&tio.(. (afcipere magis,& minus folct
comuniter. explica ri, quod quibuldam conueniat celationi- bus;non focmaliter
(ecandá fey fed canc rónc fundamenti y aliquis ,n. dicitut ma- gis vel minus
tiailis aceri (ecádam quo. magis , vcl minus participat qualitate illi conuücniente
, atq;ita€r nosexplicaui. mus in Intt. vt magis Tyronü capacita-
tiinclinaccinar . Verum (6 res ferius per- pendatur , probabile cft qua(di
relatio-. ncspotle magis; & minus (ufcipere ,2uià ierlaisentirauibus ,
& nonin fundamen- tis tamtüsvtcx profeito docuit Mat. pa. fu 3 1. füpet
przdicam. ep ét (cncire. v.de: tat Tatar«citsdum in finc not. 2« conclu- dic
uod reltionon fufcipit primo ma- gis X m imus, licét per (c hoc median- Ww iuo
fundamento, quibus verbis fi 5nifi- Logicae 471 NNI. A: 713 cat hanc
affe&ioné etiam per fe in. ip(as redundare CREE DO dape nd citer à
fundamentis , vt de contrarietate dicc- bamus , Prob. antem róne à priori ;quia
reazdamem.s in* iuifibili , vt qualitas ; duplum , & tri- phum;que
fundantur in quantitate n minara;qua proindé y vt minimum variae ta y ftatim
concidunt relationes illas;aliaz tamen non confi tunt in indiuifibili » fed
liabent latitudinem,vt notat Tatar.cit.&c tales praefertim funt
inzqualitas,& diffi militudogquia hzc dicuntur, cam alter. extremum deficit
ab illa ind:uifibili men. fata ; inqua fundater aequalitas ; & fimi -
litrdocum ergo hic deíc&usnon con(iz — ftat
inindiwifibilt, fed po(Iit mag s,& mt. nus
crefcere , idé pariter eft. a(sercáüi de inzqualitatey& diffimilitudine,quz
fun- ditur 1n eo;vbi nota,quod per talé defe éü nó intelligimus purá tegationé
, fed quátitaté;aut qualitatem illam indetermi —
natam,inquatalismegatioreperitur. — — 180 Refp.Cóplat.Aucrfa, Amic.X alij
affim«cum Fonfec. $. Met. cap. 1$.q«$« ec. 2. rclationesomnesconfiftere in in«
— diui(ibili, ac proindé quando augetur s vcl minsitut quantitas,vel qualitas ,
non. augeri , aut minui relationes., fed variae ri , itaut priores deperdantur
» & acquie rantur alie, yndé c(lo quantitas , & quae liras;in quibus
fandantur, babeant latiture. dcm cendi poffunt intendi, & re mitti , non
tamen quatenus fandant rela- tiones,quia vt fic babent rónem quand&
indiuifibilitatis « H«c tainen folotio fa« ciliter, & fol.dé
impugnatur,primó quia hoc intere(t,vt dicebamus, inter zquali« tatem, & nz
21litarei,quod illa in in^ diuifibili fandaciryaó 1a, quia hzc. fan-- datar jy
quancarate , vt deficit ab. indíui* fib.li menfara,in qna illa fundabates, tà
lis utem quantas hibet latigudiné, quia. uzcun; deügnetur y e(b digifibils,
& ufficiensad fandandam nz qualitatem , Deindà «in dao calores (ant.
fimiles in 1éiiuà , (hauc ac alter incipit remit » iri« ciii quoq; difimilis
fir; ira quod part palfu procedant reni (lio, & difhimiiitu-do,& cü
rcinitfio fiat in téporo; €t inte- porc acquiri debet relatio dilinilitudie Hhb B5,
4minueHlinc támen nón (cquitürad co z
E rene? e M ors rote d Sic ^ "fofcipere 1$; "a Edere vira (édemedar
25 itam indeter FRE 0 Dif Dr Pedido pin: 62 ffi5:, ac^ proide fuo modo debct
habeta Fiieediné gvadiualc, vel fi dicatur. aequi« tiimigtlanti jcam diffimilz
Lm foto moth ,dcbebentadmittiphira anlás eia immediata , eteo
huiafmodi.relatio- nes; qua habeotlacitudinens irt fündamés *ró;liabent ét
tatitudinem ín fe tib cortés fpondentem,itaqued.iokcà-inrenfionemy. &
remi(Donenilltusyetiamipfe infe in^ fendaptür ya€ temitartur y ita'etiam de
3&e'qnalitate difederíc Tatar. cit. dum ait: fundartrquamitsce
indeterminata: , -&. ad eius vat iatiotim (écanduar maioritae t&f; vel
mitióritaremvariati ; non quidé Creech: ,ob ónen in & Ct militacimangumern-
nénto ; fed diuifibiliter., à tra 2i5,8c ininms, uifiad (0o viriacióné dlcétids
ta tora Tat-loc. City vbi étiam obferüat jqmod'cü dicimus re- Aatíoric «vi
pofle infemagisy& mb sefafciperég fed dependenrer à funda4 nteitisihóonondebet intelhgtiraut feay pecTicopus
f.iadánsenaimyim fe (aferpes Fé iiais, &&
vriiiitis , A vabiari eadé prova füs:van attóne 5 qua variatürcelatio farr- dád$, dift quaneitastiondufc ipit nis p ate
fiae cimeirinetqinlitasfaper cà fira füfcipit-y SCimicxemplozallato de dàbb3icsforibus'in mifi one fimilibus dü&? alter
vemittitar ereftic ., & inten diaíteltiTstitido;on
.h.dici debet misi Md dià hac ponitu£ con(re fiereiamidioi bili ;- vnd?
obprimam cas fumjinqiicTdtafád o6,q104 relatio (dr foipiát másis,.& minus ynomfemper rea quiri,g» fundamentum:eiasfafcipratmaz
gis,
& imnimis; (éd'(ufficit squad. (ufcipiat maius, & minus; &
obrfccundanra t., :g aliqnando relatiautir(atcipit magis; quà do cius
fürtlamentum füfcip;icminus:, &- € contr, ita vt felatio'fa(cipiavmagiss
& minus foffici in £üdaméto qualiicüg; NMactario, & muratio; &-
hane opinióifem: "femütap Smig ccihie difp.-190:q«p €$4- térum efto iai
ualiras y.& diffimilikndms habeant latitudinem quandath-, & forgé .
esi& imilitado, quia dum: duo calores pac zi pa (Tu imtendurftuc y: crefcit
etiam prz pextionaliter finrilitudonrer illosrztamé intet if itatem, &c di
(fimilitudineme hoc vev(atur difcrimen y quod inzqaelie tas proyrié loquendo
nom (üfcipirtmagis;s & inus; ratió eft ; quia citrláttado fai fündatmenti
wort (it fecundam partes imo tenfionis (ed-extenfionis rantum ; confeé h rares
pem 0 win redutx at inJp(nr itzequatitatem ; nequit effa- nifi ciufdent
rationis; .f.extenfionis; bom intenfionis;vndé'e awsmentos vel decre:
miegtoxquatiratis refulcat proprie loque do daiorsvcl miniotina'qualiras, non
ma: . ji A Utrrm m ytnorauímus: cüs Jélphiao r. :Quod'eo;vel maxime. dicendum
eft: quia vt dix imus dilige art. vlt. füfcipece tagis , & minus |i*
proprietas qualitatisfic adatquatay folicompetat, & mon alijs
vifi'dcpendézt tét dlrez,vndé riam poteit conuenire rela: tionibus,ai fria
ipfafaridads.-—^ « ^^*2p | 362^ Téttio cirea tertia affe&tlonéaitie quidaay
xélatiuorum 'conutitentiam di cere/matuam depem4eémiamynim-relacisa ut abalio
er celacionenr rcalea juvtcóst quopeie fan datimatdyideofolisrezt - iis
mutuiscortueriire: & fecundanr cf: fe;nomautemecelitiais fecutidutw dicitar
inmtit Mafius Bic (céicr 9: Greg vero 14h 18:9. rz ex lacamutda relatiuotü cóc
uerteriz corenditfempet;.&c in omni ter? mino: celátionis: inueniri"
alia mutuama relation realé,&
oia'extream effe corre: liriux; ac omnes relationes e(fe matuas. 7: 3 i
Veráürcóisoiuursc(us eft bic e(fe-atz fe&iontrotbus relacimscócmymtntuis,.
8o nó (mutuis,st'effe; &c sm: dici yc €6fi fte ré5nóin mcn relacione reali:
fibi inaicer cortefpondente, fed1anmm io mutaa de nominatione , n fumatur ex
relattone reali;ide'raxonis; Flocrotum dedacieur: et ipfo-Ac&progretía:,
tii quia intetaliz exéplaiilluLét addacit de tciécia, & (cibis liytumquia
pec huiufmodi conuacrcentiá:yr & xveciptocatione docere volait mutuas
denominatiónes -relataias.,, quz. poffunt: exerceri ci parte vpriu/que
exicoroi, Zion —- acdiftin&as relationes (cd quàd vn di- catur- inordinc ad
alind, liuc bic ordo 6c rcalis; Gucsón:s y vt fi dicimus Dominus ferurdominus ,
valcat euià dicere fcruus domini-ferous j' (cd huiu(modi denomi- natiófics
cxerceri valent 5 ctiamíisclauo fitxealis ex parte ynius. extremi tantum ,
poterit zn. ficri cóuertentia fumendo tcr. tbimum fub relatione róais y vcl fub
deno- minatione relatiua ex. terminatione rela - tione dcfumpta, hoc .n.
velillomodo sc- na comparantur adinuicem , vt correlatiua, quare non benc ex
hoc intu- licGreg.o€s relationes effe mutuas , & vant dene realitex
cocrelaciua , ia hac ictas magis - pertinet ad Sibdemicrjarndi de eelatinnibi,
1$ quàm ad vem & ad modit a(figaandi exucma oájum; quatenus cotrclátaua
funt «por. actatr jvédocct Ariftintcex conuenicn- iios hominis (ckulisy
nonconucnienter a(» digux j vtrité poffit: conaertcre: ve; ergo fiat
corucniens; acidonea itio pro presen ppem ies s cort Betveramq;éxtremum
fub-uomine cela: tino, Sdingerc tiominayái.nop ad(vat, fic «n. aífignata ,
Ícmpev vsrumquc extrem i aqnutuo dicciur ad aliud 4. Ex «juo deduci- tür
Tianc:prapr;etatem competere: om xis S [olis celativis quicquid hic di»
&aht Soto &iVeracruciusquadft; 5. c4 Ac obijcics; diciad conuertenzia e
etie fimul: natara: vel fak«maliudin- fextjae velariaa non; mota nó (unc fimul
nee A va comen ades P itidé^é contra videtur -ctiam.compce- teiedenorinatiuis,
nam album dicjuur àl :«bedinealbüm,& albedoalbi albedo. lojo fübiectum,
& paílio, & quzdam propo- fitioncs folent! dici ad connertentiam ; weh
folis telatinis | |.) diefquadi1..q» rclatiua non. mutua funt ipfa queque-faul
natura, vc fubftancde- tiomimárioni relatiux (ecundü qua dicun tor ad
conuertentia. Ad 1.ncg.atfumpud, "jüra coBuer entia eft imucua denoauna-
uo róne alicuius habitudinis , denomina iio aüt non fc1ónc h;bitudinis muuiz
tpud Z Qu AWSCMRTVILHMT-EEENEICU * , -— - * 1 Wt d XE Deaffetllonibus Rt rds. -
' éodinomnibusreperiri woluerit veras, Adaliud
bene.diftipguunt Patilienf. 9» pee i n c rrr a Conacrtentiam , prima «n. cft
próprictas rcrum. vcl terminorum ánter féaqualis vnucríalitatis alcerà e(t propolitionuai; qua vna vettitur
in aliam mutata; vel fer- Auataquantitate: iuxta rcgulis Suminuli- die: tcrtia
tandem cit mutua denoinj: mato ratione
alicuius habirudunis s 'qu folum conuenit rclatiuis « M ic. 2384 Quarta
,aciníigats celatiuócit affe&tio ctt cfsc fimul naura.1.(igiul nac rali
exitlentia ,-ita quód vno exiftente aliud etiam exittecc (t peceffe, ica expli cui ip(cmct Art. intexu, vnde fubdit; qp
polica (c ponunt , àc perempta fe peri snutit ». oam (i Pater ctt, filius cfl,
e cO- uaycapiendo patremsx t.linmn,noo quidd pro:dcuomumato , fcu. pro
cüticatibus ab- Folucis » fed
foraaliiec quoad plas dcnoz siinationcsrelacuas , oq in hocfeatü pa- ter
naci pao (iode üuLo aracua £0;& gcnus ca Pese muis.n. quo» tili elg
ub(iitend; dou nrbt conuzrzantur » eonacqrünz 19r. «amen, quatenus lübflant (ceüdis in; térianibus,& relationibus
ronis scnerci- tati$ ac Ípecicitatis ; imuib inhoc fenfu prias natura età imn]
naruta éum fuo po - fterioti ;non quód ces, quz elt
ptioc, & re$,qua-€it: potterior natura
, ot ficut patütay lioc 4n. manifetlé implicat ;. fed quia-relarioncs
iplz prioritaus, & poftc- .- tyotitatis (nz fímulnaurra, vnde forma- Iter
loquendo, voum pon dicetur. prius quoafque aliud dicatur None bailes nis,
&&ficquoad has dengminarignes tc- Jutiussdiqumprs mel agtura s He
spofsibile.eft, vtidem: dicatur prius alio , A timul nauta cum co cum,
prioritas , & fimülras Got oppolita.? Reip. Dod q27. pradicame Jed
clatjujyiS gleganglo 4:d.13«q: 1 T» nen c(lc, incoriucaiens p polita de codem
ptadicari , dicada not €odé modo... vou quidditari S aliad de- nominatiné:o2m
hoc modo folemus er vnü oppofitum pra dicari de alioyvt cone
dtacinintentionibus logicalibusy/ato ad. ^ tcar cur non inconucpicít, quia lic
ao faluatur vera oppofiuo , ci (c ditforqy modus:
pozdicauonis, 3be AUC, CELL An Hhh 2 ' jo. propofito,
ape cum dicimus prés, vt relatinum cft , cífe fimul natura cum po- ftctiori, priorits predicatur quidditati- ué, fimultas
denominatiud, eft prius wt quid,eft(imul,vtmodus. — ^ - 185 Porró ad huias
affe&ionis exa- Cà cogn.tioné tria pun&a funt hic
exa- minanda ; Primum eft, quomodo fitex- plicanda hzc naturalis relatiuor(i
fimul- tas. Solct paffim explicari per duas códi- tiones , quas colligunt ex
Arift. in poft- pracd.c.5 vna cft, cp alter cum altero có- uettatur in
fobfiftedi cofequetia ; alia eft, qp neutri fit caufaalterias his n. obfer-
uatis conditionibusilla duo vere, & prie dicuntur fimul natura. Verum fi
lo- quamur de illa fimultate natur poftprz icamentali , fatemor bene conftitui
per - illas duas cóoditiones, fed certé illa (imul- ta5, eftó conueniat
rclatiuis , non tamen poteft eorum dici proprietas , nam alijs etiam cópetit vt
duabus differenujs idem jus condiuidentibus;ibi.n. concurrunt ille du:z
conditiones, nà vnainfert aliá ; ncc vna eft caufa akteríus , & idé dici
po- teft dc flcbili, & rifibili in homine. Dicé- dum ergo cft , timultatem
rclatiuorü talé e(Te debere, vt fe mucuó inferant ia. cxi- flendo, non
vtcunque; (ed ex róne for» mali proptia , nonautemex rónc alicuius tettij,
inquo vniuntar , vt eft de duabas diffcrentijs idem genus condiuidentibus , nam
cx ratione formali propria vna non exigit aliam/led cantum ex ratione gene- tis
, quod diuidunt ; ita hanc rclatiuorum fimuftatcm explicat Do&or 1.d.28. q.
5. T. dic&s,g relatiua efle (imal natura idem cfl, qj vnumabf(q; alio ab
intrinfeco inc . cóntfadi&tionc exifterenon poffe, quia fivüum abfque alio
poffet effe ; iam dicc- ,' retur ad fe , nec relatiü eset , vridc patet | rome
fic explicatá cx intrinfcca retatiuótum natura, quatenus taliayorizi- ficti
habere, nec alijs competere pote . ' 186 Alterum difficultatis puncti con-
fitit in explicanda radiceneceffitatis hu- ins connexionis ; Qaidamopinancut
fun- dari in maütua rclatiuorum ia, putánt .n. vnum correlatiuum iccà. finc
alio exifterenon poffe , quia voum exigit alteram;vt terminum; qua opinio
fuada- Difp. VIII. De Pradicamentis Ae[peéliuis, — tar inco, q» relationis
terminus formalis fit alia corrclatio, & nó potius abfolutü » in quo
fundatuc. At hoc fuse impugna- uimus fupra q.6.art.3. vbi etiam o (tendi- mas, depeadentia
tollit fimultatem na« türz, non autcm ponit ,& ideó cum rela- tio dependeat
à termino, non poteft effe fimul natura cum ipfo. Dicendd crgo eft; ex dictis
ibid. przíertim in fol.ad 4.hanc ncce(Titaté fundati in cócomitantia cau- farum
concurrentium ad vtramque rcla- tioné, quz funt cerminas,& fundamétü, nam
cum fundamentum formale vnius fit terminus formalis alterius, & é cótra, cü
in vno extremo rcfültat vna relatio , de- bet illicó in altero in(urgere
oppofita cor relatio, quia wtrobiq; ponitur terminus , & fündamentü
vtriu(que relationis , his autem pofitis neccífarió infurgit relatio, ita
fignificat Do&or 1.d.50.q. 2. (ub G, Demü de hac proprietate dubitatur , an
Conueniat omnibus rclatiuis, etiam no mutuis; Arift. exprimit in textu non con-
uenirc,quia ablato (enfibili,& fcibili,vti- que: aufertur fenfus, &
(cientia , at non € contra, ceni extant obic&a fcibilia, n quorü a&u :
mcn son obítante , quamplures hanc af- fc&tionem extendunt ad oía prorfus
re« latiua , fi ener (umantur , vt v.g. J ucin vel vtrüquce in potétiay fic i
ae fimul natura, rirdoel Íe ia- fcrunt, nempe fcientia in a&u (citum,
&c econtra, (cientia in potentia fcibile , & d contra; Arift,
antemoppofitum docuit, quia nó vniformiterexcema affignauit , nàm, €x vna partc
accepit fcientiam , &c fenum in actu pro a&uali cognitione, &
fen(atione,& ex altera (cibile , & fenibi- le in potentia;quod .f.
poteít (cirijpotc(t. fentiti , ita Caict, bic Soto. Tolet. Maí. Vetactux.
Aucría citátes Barl. Simplic, Porph. Boct. Amon.& alios Aritt. Expo-
fitorcs. Coetcrum: quamuis tota illa do- €trina vera hity& nobis grauffima,
vt có- ftat ex ditis q.pra.ced. arc.2. 1r cx pl.ca- tionc tercij modi
rclatiuorum , tamen fi bancrelat;iuorü (i multatem accipere vce limus fecundü exittentiam,vt
folct coms muniter umi, & re vcra (amic Arjli, faz n€ inhoc fcníu ncquit
competere Quis us la datur (cientia. Hocta- - s^ again C Quafi:
XI-Deafétlinibu: elitum. — 717 K carprartantes nce can vniformi- iparatis, quia
(zpe cxiftit vnum , Aen exit 2nd vr conflat de (cien- «tia detofain hyeme ;
(Quare ex vnifot- miaf(fignatione folü concludi pót fimul. tas quoad:
denominationem rclatiuam , - quia ficalfignata feinuicem: inícrunt re- ; latiné
non tamen femper iquoad realem . eXiftenitiam y.at fimukas quoad. denomi - : nationem
relatiuá porius (gc6tat ad pre - i«€edentem próprictatem , Verum eít ia. . men,
quod fi naturalis (rmoltas accipia- . tür pro quadam naturali icxigentia, quam
vnum rcjatiumm habet.
alteriusvvniformiterfümptisuamcaufav.inpoteritiaexigitcffcctibinporentias&:cau(ainaQtucf"m1na&uj(icratucalis:fimultas.eft»€ommunisromnibus:relatiniswnitormitct(umptis,neepertinctadpraecedentemproprictatctnjquiareveraArilt.nontantumcontiertirtelatiuavniformiterfum.prasledctiamdiffotmiter,inquit.n.fcientia[cibilisfaientia,&(cibilefcientia(cibiles&accipitfcientiamina&u;.&(ciiempénebdhytpatetexcontextu.16g:guulcogmtione,cdefintuionecftdifhi.«ultasquomodgo
intelligi debeat , quam- plures ,n« ita cx plicant , qüod ficut cx vi quce
nigfugt imul formaliter & quoad deno minationesceladias, ita peritiam
figni- ficauit Arift fimulraneam üxelligentiá , quoad .effe telatium: vtriufi«
excremi y Ataur ficut exi (tere nequit Pater, vt:fic; nifi filius exiftat yita
cognofci.nequeac: pa Aer in rationc pacis, nifi cogoófcatur fi- liusin tatione
filsj.vádé inferunt vnürc- Jaguum debere: dfi aitiner alterum, eo . quia
Aril.ait; 6 definitéicognofcitarvnü
&elagiuorum, dc finite é& debere eognofci Akgrum; it uadunc
Thomiftat pa(Tim: ) ... .Baeimus tamtn,non fic bene explica» 1 hanc
propíictratea, quafi relatio pater nitausdiítncté attingi nequeat fine co
-gnitione relationis oppo fitarim filios néc pater definii-queae. , mifi
in.dcfinitione aifumatur filiasvt filias Probatur ; quia rclatioy vt relatio
rcipicitteravnum , 1c]a: iuam fuflicienter explicatur ; vi 16 sum exprimitur
órdo eius ad iyu ter- ET logicae $ proprietatis cxtrema-rclatio - - minium sat
relatio refpicit cermint quo- ad cutitatem abfolütati', & hzc przcise eft
ratio tetmiiandi quamicá; relatione, vt dictum eft q.6.art.5.ergo vt cognofta
tur relatio , faflicit cognitio abfoluti , in 9 tédit, etiam ignorata rélatione
motaa in alio cxtremo-,: Et vcaliquid defiaiatur zjn cffe relatiui, füfficit
affumcre entitaré abfolóluram correlátiui, non veró ipfum * €ortelatiuum vt fic
quia exa&a relatio- "mis cognitio dependet a fundamento ; &
termino, nec alterius cognitio neccffaria eft; Qaod eriam probatát ex Scoto r.
d. 30.$. re red igitur'ad queft. quia (1 -
pater deBinaatur pet filitim dicendo pa- |
Ferteftygtd babet filium cim loco nomf -nisin definitione
pofiti liccat ponere: » 'faamdefinitionem ex Topicis', loco; liceb:t ponere
dcfinirione eigs dicendo , : pater eft, qui genuiteum , qui habct. pa- "
trémyin qua dcfinitione.przter nvgario- nem , & quàd ignotum per zqué
ignorü define dion regulas bonz dcEnitio- his,quz debertradi per priora ,&
nouio- ' rà, committitur vitiofus circulus ab A«
;&wcaquintà. proptietaté effe.(j-. fit.damhatus 5. Met.c. r5. illisverbis
no 2 ait intelle(lus ad illud; cuius intelle- us soia e gh xfi Sce bis effet
dicii , - quare non vult
sazclle&tum.tefininari ad intelligibile,quatenus intell igibile.i.quo- ad denomitiationeny relatiuam c105,3uia alioqui idem
bis diceretub, & idem expli :€aretur per idóm,népé
intelligibile eft cuigs cft
intelle&us, & intellc&us cft.c- -ias,cuius eft iotelle&us; qua
foret inuti- lis repetitios& ita eflet in
propofito,nam fi pater definitur per fili, & rur(üs fi. lius per pattema
primo ad:vltimum «cer definite perfemetipfum . ^^^ : 288. [nveoiginir sé(a.liec
affe&tio i Tigéda eft;quem tradit Licher. 1.d. 30. Ue n (obad s.
Soeftaicquod.f.cum fondd- mentüm,& cerchíinus cognita ncó pariant
cogaitionemeclationi$ ; extééma euiafcun;. relationis cognita: necelfiri
parient cognitionem vtriuc.]« relacionis isutud ;vc v.gicognitio paternitas
depé ; det.a fündameniieognitionci pate, & abfojuti i& filio;igitur
definit cés patrem dcfinité cognofcit rcm y quaclt pavery& remque cít
filius,& quia funda Hhh 3 mem xDifp.VAT; De "Pradicam-vCliuis. .amentü , & term inus fuot caufz Acre na- -: qu
tamén 6on pof - turales, fequiturquodres »qna.cft pater, , extra intellectum,
&ressquz cft filius, cansar neceffarid «o-. funt labeicondineni an rone !
qaem relationum. patetnitatis ,(«& . filiationis; & hoc e(t » quod
comtsuniter . dicunt Recentiores nobilcumcentientes, . mhem - deftruere
prioris, &c quod cognitio relarionjs.non pepdet.for- . maliter à coguitiope
correlatipnis » fed . tántum concomitanter , anarends dü.«o- enofcitar
terminus. formalis y; fimul co- «gnoícitur gorrelatio indc telultás. In boc ;
€odem (fcnfu ioteJligitur , qnod definire cognofcens
patrem y. dcfinité.cogno(cet -& fliü
;& quia. tota zelationis Cognitio .:ex exiremorum nouria dependet, binerc .
€ inert Acilt.. quód fi indetermipaté , , &in
vniucrfalicogoofcatur pater, inde- ig minaté.ctiás & in vniuerfali
cegnofci- . il . 'uüt.id, cnius cft patefs
&. fj determinate -.«ognofcaiuryquod 4. c( talis pater
,deter- -apipaté ctiàm. cognofci dcbebir .tezmi- ; nus... quad-talis-hlij e(t
pater j vnde rc . vera Acift]y. definire fnmpfit pro detey- aninatà,& idco
ex. bocmale iaferuntali- .qniyquod vnü zelativum pcr aliud defmri dcbeat..Et
quando eriam fic:dicetet A- rift, inquit Tatar. €. de fpecie , & hié ir
qradicam.relat«not. 4«exponidcbcce: in fenfu materialtquod. rejatiuuin detini-
Xi dcbet per. correlatingmn d yet fonda- mentum fuicorftlatini ; ita»n«-Aril
ipfe folct relatiga dcfinirespam r.Pol. c 3.dc- Aiit feruum;bompy,
quiettalterius iufis &non pex ordinem ad-dominur, vr os- maliter
coreclatiuoty.i & patrem; quige- ;muit viuens fimile innaura; & 5. Mec
c. p qst stro s qnorum ——— £ft ma,2qualia; quoraprquantitascft €- ma , &
huncmodum dcftoiendi telotmac epo
Au&oresextrascho- Jam D. Tho. quid mehor earurrí part gm "Scoto
dcfenduntrelationern terminar ad abíolutum; illumq; docct Doct paff fi.26.&
18.9.5.& d.30«0635 «A 43^ 7 "189. Obijc. fà relatiaa (unt. fsoju) c9-
gnitioneyergo vn& nequit effe prius origi- tc alio;quod eft falsíquia patet
eft prior erigineého, cá (imaltate.m. natarz.flat guioritas originis c1 Scoto
1.d,28.9.5« F. vic in 4-d.15. q- 15. con(ej.prab. quia ali- ja poísunt habere ordipé in intclledig , rue &
& «£A -spo nullum poffünt haberc. ordinem extraántellectum; quia.hzc
(imaltas vcloti ma- xima vidctut omhem à parte rei
ordinem i ioris ; Deindc :- qrobatur vnü- tclatiuam debere definiri . per alterüznàá
ita docet Ari(ti6. Top;ca. - & Porplic.de fpecie ; & cértéinperío didjnisque süt relatinz,id nó videtur.po( fe
negaticü ibi zelationes otiginis.tetmi- -
nétur ad correlatiuums vt fic; nó ad abío- - lutaim,vt conceffum etl q:6; art;3
ad 3. :ez Ad s; negat DoGt.cit.4.d.13.q. 1. Sx6- : ferjad-prób. inquit;quod
efle 6i mulia in- :telic&tu poteft: intelirgi dupliciter, vel:ty illa
fimultas determinec actum intelligen "dit: — aper
obie&a;vel qu — -Anecip icótasqua intelligantur; ve aliter (& recidit
iridem) oma f -dicerc:modum obieGtorum, vc intellige. -türgfeuvt.comparastur ad
a&tumrintelli- gendi, vcl modum ipforum fecandum fe, rimo modo;propofitio
eft falfa, qua: süc Mnitis auxelleóta ,-àcc. quia euatrtum. €üm]zoportear ca
cormiclliginort propier hoc tollitur aliquid, juod conüenit'cis:fe. cundamt:;
Dices; vt (ub pnt -nibns. intelliguntur, :hapem frmukatert oronimodam.iw
intellecta ,.cr&0 nallaitz otdinem Ref(p.. Doct. proprie rationes cor
habent queridam ordinem ínter. fe:, &- tamen ipfavthabéria ori labenc
.&iam/funulcátem ;f,-per comparationem adattumimtelligendi ; (ic Deusvnico
a- &u fimel ,& femel imelligic (abiectum , -& paflionem;cficGtum
,& caufa a «lo prioricaterm maturz » qua intcr ipfa. Sresíatoc cx natura
rei, cum imoellgat res, ificmi funt s ifaut fimiitas fe tenet €x parce actus ;
ordo cx parte.cerum cognitarum y cc vaum-3 iraliadz 5 € 15:390 Ad x.conftat
exdi&is, qüo ill auctoritates fimt explicanda ;ad rationé :ieductam ex
relauionib.diuinis multa fo- lentatffeite WA ecentiores4 nos dicimuosob xam
rationem poffe probabiliter teneri, xjuod relatimum potcttdefinici per fuam
4otrelatimumy hoc. .. tenuit. D'oGt. qv rf. "Vaiucr£
ip olad penuk-& pin. Queft. Xi: Dé elliimis fex TrédicaiieAsfI. — 719- ad
a. ptinc.i&c velut probabile defendunt. . infigacssScotiftz Mautit. q;cit V niuerf. Zen».q« Met. qag:$. Troprer
tertium: ;: yerj-dictdii feciidoyBarg.1.d.30.$. Hoc. etiam:
w generalius;lmmo Do&t. locicit. fólui ex profcTozationem fape- :
riusadductam:pro. partc oppofira dicens . hereirenenerims
CA Het i 4i cem uid-ingreditur-dcfmitionem ; fit prius. ':
notius definito ; fed tantum inabíolu :: adiacentia.alicnius exuin(eci:
de(uapto, - fed in huius affi enatione non conucniü ts, . Aliqui folenr ea
confliructe in mera dc- -. nominatione extrin(cca taut nihil reale dicant
prater formas abí(olatas à quibus . tales: fümuntur- inationcs y. vade
"Vbis. g nibil aliud eft , quam der natio illaextrinícca qua prouenit (ub-
flant:z.à fipcrüciecontinére Quando à . tempore inéiicantes habitusà vctle
adia- tisy& loco» nominis-im definitiobepofiti. centes Kc . viburtor-D; T
h. 5. Phy lecte : licer.dcfiriitionem eias.ponctesquandaril.- $.& $. Mer.
lect.o. (cqnütur Heeru quol, lud'ponitut in definitione j:tauquarh pars J. 1
44-9: Lauell. piiNlct. q«23- Scoto in definitionis intrinfeca , & nom
tanquam .: cap..Mafibidei qp 1«Sonc, 5 ;Met.3.49» - met&. xiinftcos vt efti
pro« » & 41; J0nfcc. g:Mer.cap. 15 7: (e pofito;vnde ceffani
oiajlláinconucuien- ; Nigerio ciypiq. 61; Alij concedugt quie ;. tiayqua' indc
ánfcrebantur,quam folutio- :.| dem has.focimas pcedicámentales. ceíul- - nem
euylum: oo: Mauritiüs j.& ^ tarc in rcbus exaadiaccia alicuius exirin-
ocsadbibero Thomíflz.Q uando autem: ; cei y non.tamen 4oJa$ dcaomingationes . '
DoGt.in t4diyo-aivrclariuumoon dcoc» | exrrinfecas ponere , (cd ali3uid reale ,
in..: rc dcíiniti pev cosrelaziuryfed.per fus: ; cuidas cxpltcatianc poft ea.
nó c óueniuat, damentug .cius:; debet intelifgi (inquit. nam: quidam volunt
cflezmodos abíolu-. ; Barguis): de'cfimitione!data per: ptius; :: tos;vz
Mocifan.difpco. q.va.1o,de-S. Th. - & nocius; & mon de definitione
abíoluré;: q.19.arít. 1, Cóplucdi(g.16.4. 1.qui alios : ; quomodoautem beric
poffit;exponi uexs :; citanr, A/Jíj.Ravwüteffe paros reí pes ,— tusille s ;Met
c.p g« de rütellechu s Sc in«.!: quos vocintiextoinfecus aduenientes, ve ::
tcllizibili | «itantrnon -dfficiar;y^y ideame; cos fecernant à-cólarionibus
quarti pcrd:-.-. Doctorquoli3.X. ' .»5 i550] r5 1catmenti j
quas;appellant;intrin(ecusads 78) AG onn o M» rf »o1 Uefücatcs; ita Scocus, X
ScórilLe omnes: - M57 T iy sl P5563 11; ciufüpraq:8: Alij demam virumque «9«- -
ope »itimis. (ex Pradicámentis «si 7 iungantatforenres pezíeterre abfolutum.. 1
REM »;cumtefpeQtus vov; g Vbi dicere locum. | ciE in trá&ationédiorü
przdicamcn- :^ cud relpcébinad locatdm ; ata-Iauins in. torüjnofiquid res t
pari more & fa. | [. q.-Seneralibpro vlc: prardicami, qui con- cillima
explicacionis;vtquidaba ainfit ná:i5 tendi hancefle£ententiamompipiIntcr-. |
& hax füos rabent tribulós;&:(pinasmon c; pretami Arift Pro refolutiooe
quzfici -- minusquá zocdemiajfed quia. ; 292 «Primo flatuciidü
cftbecylumaoqnaeaoibcosPhyl.gadioUDofasipreedicaméiafalciuomnia(oladc€üium;dea&tioncfiquide,&pa(z::nomipationccxtrin(ecaf(alüarinecpel|fione)Vbi;&Quaandojagiturin3.:&l4;:(esnccdebere;namvclhocitaintelligiPhy.quamobi€nosquoq;paucishoe!:;tur,vtfitvbumquodqucborumpuradejtiamcxpedíémus»cüdehis
ex pro.» nominatio extrin(ecaà fora teali desü- - : urmus it liboPhyagitur prius ja: pta» vel quod tic
ipfa forma.tc2!is Vr. 6xe * «Gmünii de ipfis agemus
in vno articulg;, c ttrinfecé aliquod deno mi i E de hie de (insulis
fihgillatim inálieró,, | «nó primit: quiz denomi natis cxtriploca y Tiles X
pop. Nie Lpuiinoninyt Gesnihill reale ponit im (bie cto dene: ARTI € XE N, s.
T; ad o cramifiauon, apex bis posdicugenr tO: Quid forimaliter dicant rv
Itimiá. fex... Kunvfotmat depominantcs sac irati -: yon. fPreedicamenta, coco
oves inuinfece fabie Qty qi ofhsiunc name..; eme er boc ; quod hzc: aliqua
oléfunt (ofBicienues rermbimni mos, : pra dicam, confi (uot; io: aliquo. 3 Iii
dang (qe filia 3a es : ; ? pdiut 4 queunt jio
Difp.VII.De Prelicim. Refpecliis.
5.7 qücunt conft tui in extrinfecisdenomi- - fatio funt in diuer(is
predicamentis , vt - nitioribus. Neq; fecundum, quiaforma
— patet de relatiuis fecundum dici denbminis
, vt fc tenet cx parte (übic&i 5. manus , caput, pes; crgo &c. Ncc
minus - quód intrin(cc? denominat 5 iam füppos- fatisfacitdicere cá.
R'ecétioribus vtrüq; nitur e(fcin fuo prz dicamento,vt vifio ;'' imporrariin
vecto;quiaocdo, quem for - quatenus atus oculi, eft in predicamen- m borcü
przdicametorü dicüt ad aliud, to qualitatissneq;cx hoc, quod aliud cx-. cít de
numcro relationum tran(cenden- trinfccé denominat v. g.patierem, inafio |
taliá, & in cis c(lentialiter imbibitut , ac. repouitur diftin&o
przdicamento, ergo — proinde ex cis fit vnü per fe, vade dicunt hzc
pradicansenta non faluantur per fo- * modos horü praedicameotorü effe cífea-
las dcnominationcs excinfecas, quomo- — tialirer relatiuos in hoc
fen(u,nontamen docunq; explicentur, ) mere relatiuos , quiano (unt tota Secundo
nequeunt faluari per modos « do ad alind, vt modi quarti prd m«té abfoluros ex
adiacéria alicuius cX- — ti , fed pattimad fe , partim ada trinicciia tebus
refultantes ; probatur; - quo diftinguitur relatio tran(cetidentalis quia
quantum ad inttinfecam corum ra« . à predicamentali. Non fatisfacit hzc fo
tonem dicunt ordiné ad aliquod cxtrin- — lutio ; tumquia ee 3 2.iam probatum
fecum, quo ablato dettruantur , nam ab- | eft cx abfoluto reípe&u conceptum
lato effc&u, vcl paffo, tollitur a&io;abla — per fe vngmpod eotlelecce
»ietiamli re- toloco;& vefte;tollitur Vbij& habitus , ; fpe&us fit
tranfcendens ; tum quia falsü crgo nó (ant formae mer abíolutze.2Mtc
efthec(exvltimapredicamentarelatio- | ; valct;quod aiuntaliqui, ifta przdicamen
| nestranfcendentalesimportare , quia per. ;: ta dependere ab aliquo extrinfeco
, non... fe conftituant pratdicamenta diuerfanon . vtà termino , (cd vt à
principio, vclfor- :: minas,quá relationes quarti prz dicamerr ma,à qua fumitur
denominatto. Ná con- ti , & non minusaccidunt rebus flat «&ionem
v.g.refpicerc effe&G, vcl ^illa ; ita.n.accidit Petro effc filiu
pa(sá;& ad illá intrinfece ordinari , non. »fimilem , &c. ac e(íc
agentem ; nifi tàquam ad rcrmiüà , ficut
ordioatur: tem, locatum, &c. paternicasad filium, nà actio alicuius eft 194
Atinquiüt in relatione tráfcéde- aftio , & inaliud tendere debet , vt fit.
tali cofiderari debere id, quod proxime , adtio& ctfe&usapud
Philofophos pro- | & immediate denominatur ad aliud, non prié dicitür
cerminus aCtion:s, vnidépa- — verb ceimoté quia comparatione fubies dct nos rem
tám cxploratá probare ; efto. &i remoti ctiam tranícedentalis relatio illos
non pudeat id negare ; Videaturdi- | dicetur accidere fübiecto, fic fcientia
di- fpat.r1.Phyf.q.3.art 2. quoloci proba- citur cffentialiter referri ad
fcibile rela-. ius Vbi nonctie tormamabíolutam, nà .
tione tranícedenrali, intelle&us vcrà ac- ille ratioacs procedunt de
ceteris iflis | cidentaliter tantüm. , quatenus fibi acci- . fex pridicamentis,
& hoc totum docuit dit ipfamet (cienitia |, uz cft . Boct;dé Tiin.dum
inquit fepté efe pra - imtediaté relata per relationem tran- dicamenia
relatiga,& ja abfoluta. ;.-...—. fcendentalem ; (icin propofito , quamuis ,
195: Tertio nó bené cóftituüturexab. :cffe adcntem, patientem;locatum
&c.ac-.. foluto:, & refpe&u (imul , nam ha:c duo: cidanc (ubiccto
remoto .(. Petro; noa ta- non faciunt concepti per fe vná , qualis:- mcn
fubiccto immediate relato y c(Ic dcbet
conceptus cuiu(cunq; ptdi- - fotma y (cu modus ipfe a&ionis, patTio- -
camenti, Nec iuuat rcfpondere cum qui- nis ; Vbi. &c. hasci tialiter dcmo- buídam Thomiftis ,
abíolutum importa» .«minantur ad aliud, & funt etientialit r ri
inte&o refípectumin obliquo ; me modi rclitiai Hzc tameit (o^ id non
impoedic vnitatem conceptus .:. o libilis on
e(t,nam4al(um c(t a&tionem, pàtli onem iuuat, quía abfolurum , &
refpe&inum . . Vbi, &c. aliquo medo referri, tc
.n. ve- ficconmunca non poffunt vnum aliquod .. ra nonfünt tclata,(cd rationes
referendi, - x pradicameacur coafutuere ; [cd nece[s.— actio v-gicft (ccandum
quam in i Quafl.XIT. De vvliimis fex Preditamenti: — 72x fubijcitur, agcre
dicimur, Vbinon refer- — malitas con titui in refpe&ta extrinfccus: tuf ád
corpus ambiens ; aut fpatium, fed
adueniente , quatenus ad inülarcius c£- immediate refert rern locatam ,
& (icde ^ formatur ab intelle&u . alijs,ergo omnesifla forma relatiug
st —— In oppot.obijc. 1. quód fint mere de- ita accidentales (übic&tis fuis
etiam pro- ^ nominationes extrinfecz ex rcbusaliorá ximis vt forme relatiue
quarti przdi-— przedicam. defumptz , nam xa tignifica- camentijatq; idco
horfunttranfcendene | uit Autor fex princ.c. 1. infine ; didin- talcs, fed przdicamentales , ficuc ille . pe n. ibi;
quz extrinfecas cótinguntyab 195. Quartó igitut
dicendá reftat fex — his, qua intrin(ecus (c habent, & illa di-. vltima
predicaméta efle purosrefpe&tus, | ftribuit in (ex principia. Refp.
Au&toté: & ratio cit, quia in omnibusiftisaliquid | fex princ. ideo hzc
vltima fex pradicam. repcritur pertinens ad alia przdicamen- —appellatfe formas
extrinfccas , quia func ta, néc ab illis inueniuntur diftin&a , nifi .
relationes extcinfecus aducniétcsy vt ait per fuperadditamrelationemsergo
refpe-— Do&t. quol.r t. R. nio autem quía impoz | &us erit formalistó
conftitutiua corum, tent (olas denominstioncs extrinfecas . » cü fit
difin&iua; prob. affumsptü difcur- ^ Vcl dicatur, resab his pre dicamétis
pof- rendo per fingula ,.nam actio , & paffio fc denominari tti intrinfece
, cum extrins dicunt candem formam fluentem , qua. fcc, intrinfccé quidem à
modisip(isin- : eft.inaliogenere,& diftinguunturab ca, — hzerétibus,
exttinfecé vero ab aliquo ex- & à feinuicé per
fuperadditosrefpe&tus,trinfecoadiacente,cxcuiasadiacentiavtArift,declarat3.Fhyf.2
9. Vbi dicit (a- | talismodus refoltat in (übiecto, & quia perficiem, quz
pertinet ad quantitatem; . : illüd cxctinfectim adiaceas notius cft , d: &
diftinguitur ab: a: perxeípe&um fa; modus rezlis intrinfec?. (abiecto iühz-
pcradditum contitehtie; Situs dicic pat. | rens, hinc fizpeexplicari folent hac
prz- tc$quátitaris;; fed:vario modo ordinatas | dicam. per denominationes
cxtritíecas .. adlocum. Quando dicittempus,vtmen« ^ 296 Secundo obijc. Complut.
quod furam rei cemporanez , & deni. Habi-. nó dicant cefpe&tü , quia
propria ró rcla- tus dicitremalterius przdicam. vtab a- tionis elt effe ad,fcu
rcferrz vnd ad alind, lio-habitam; Quia vero huiuímodi refpe- id áüt non
conuenit lis prz dicam. vt có- &us non infargunt ex naura extremos ^ ftat difcurtendo
per fingala;nam quatuor. - rum, fcd vltrà illa petunzaliquod extrins: sv
ienujpralthcitus éx ptopría tóne dicuuc : fccum pro-eotum rcfültantia f. eorü
ap» - effet (quidem Vbi facit rem c(fein lo- proximationem modo iam explicato
q. co, Cyiando in téth[iorc ; Situs difponic 8. idco Doct.3.d.1.q.1.& 4d.
15.9. 1.& ^. paires jntotco, & Habitus refultat cx co, uo; 1 1.art. 4.
& alibi cos appellat refpc- q veftistitincerpore. De a&ioneitem us
exttinfecus aduenientes cum Gil- X pal(fione idem patet, tam quia ex pro- betc.lib.fex
princip.c.r.in finej& perhoc | pria ratione non dicunt ad , (ed a&tio
di- - diftinguüntut à relationibus quartipre- cit effe ab agentc , pa(fio veró
inpaffo dicaméti, quz omncs (unt intrinfecusad- | tam etià quia fi effent verz
relationes , ucníentes; & hanc fententiam praeter Sco: ncceflarió efeht
niutuz; quod ramcn cfc tiflas ibi cit.fequuntor Louanienf-hie Ve- ^ ncqu:t ;
qüia a&tio, & pallio nón (unt fia - net. $.Met.c.56. & alij.
Obferuanduin ifi mellaiuta, illie ett a&us a&ittijhec ve- - :eft,non
ita debere cóftitui in re(pe&ibus | ro pattiui, ex 3. P hyf. 29:actiuum
aüreft | extrinfecus aduenientibus hzc przdica- ^ caufa pa(liui;&
piiusillo,vt de fe cótat. menta ,quaíi fingula przícferant refpe- ^ — Refp.
neg. min, ad prob, dicimus Vbi: : us reales y vt patfim videntur docere.
;faaereremin loco aliud non:efla ; quàm ' quia vt mox conítabit predica- --
facererem ordinari ad locum , & idé paci ] ' non: potcit dicere te(-
';ritcríuo modo dicendumde Qoando;Sie^ pc »cumfacmaliter j& com- «tu &
Habitus nám eriam inhetcbca fa- plcté non cófurgat inrcbus, ni per opus |
cit-accidensctfe in '(übiecto .Vnio facit.» intelle&us , poteft tamen ctiam
cixs for- formam clie in materia 5 & tamen adhuc. 722: Difp. VIL. Dé Pradicam: RefpeBidis. s. o.
iinpottant quid relatiuum ; ex: hoc «ergo; necab illis.exbauriri totàm
multitudiné .: jnfcrre non licet buiufmnodi prie dicamcue
- haiufmodi celationam...Atcontra- hanc * ta non e(Te relatiua, (ed (olumio fuo
gex ; folarionein direété procedit;inftantia. nere haberc peculiarem modum
denoati« Suar,& quamuis veraa (it
re( potum aa : nandi , qui tamen adhuc relatiuus exits» vnienisy& alios
quóflampetwaria: prz» :: ditcrfe .n. rclationesdiperfo modo fuos. pom a anri E
rc pet acci- reípiciunt terminos pro carum diuerfita- ; dens,adluctamé:
affigngri debetaliquod. te y. femper tamen selatiuomodo ». vnde . deter mínarum
cx illis;nouem; 1n quo per. Vbi facere. cem in loco, ando in tem- | fe, &
quidditatiué reponatur, vc git Do- pore, &c. alind non elt quàm refpicere |
&or 4.d.12.q- 1$. Jd queflionem ; vbi , ipfum terminum, refpicete tamé
tali, vol. : ctiam itmuit y: ;& clarius quo]. 1 v. art; 4. « tali modo ..
Sic etiam dicendum ad illud . rcípe&us ómnes dexisinienis aduenien. . :
dca&ione,& paffionc, & dum atio di- . tcsin
illisfcx/ptaducamicoacineri Qua ..: citur e(c ab , hoc non cft intelligendum i
re.ibid;im 4: ait quod focteactirctad sc-. ; dc ipfa aGionc pro formali, vthoc
przdi , nus paflionis, vt ic pa flo dicat non ran» ; catmentum conftituit fed
pro materiali , / tamrefpe&tum paffi dd agens,fed ad for-. . . & pro re
a&ta,(cu forma flaente,vt dici- | mam; vclfori& ad genus a&tioais ,
wt fic . mus;n Phy. gratisetiam concedimus a- . a&io dicat mon
tàntumre(pe&tam 29en-. &ionem,& paffionem, fi pro formali cà«
.tisad patiens; fed foma&.informantis ad; : fidezentur,cfle mutuas
relationes, effc .; illud quod iaforahs; & quiz Door du. :: fimul naturayac
é actiusm, & paffiuum,. ;bitatiueloquitac ideo Mair, 1. d. 1p. q. : v ná (ub
denominatione relatiua ynü nO eft. : 1. art. 3. air pertincce ad przzdicam, Vbi
:; canía alterias, nec prins alio;fed tant jp... proptet;itirigiam:
prarfentialitater y Sed ^ mareriali,vt dici folct de patre;& filio... :
ilius inquit Ba(Tol4.d.1 4q;t.at; : 197 Tertio arguit Suar, probans non |, 1
pertineread przdicam. habitus; quod ;: cffe rclationcsextrinfedus adnenientes ,
nos quoq. cociuumus 1: p» Inft, y amplis 1 nam vcl omnes relationcs extrinfecus
ad us declarabimus arc. (eq. Ad arg; igicur: ! ucnientcs,que funr diltin&a
ronis habét conceditur primüm membrum s & neg: vim conflituéndi
diftin&um przdicamé :. faltitas ; €onftitutà (untautca plura ge-- :! tum
vcl non,primum conflat c(fe falsii ; |! cra, & przdica, ex relacionibus
extrin«.:^ nam.vnio fecundum Scotum eft relatio | /fccus aduénienribus ; quam
cx alij$ j non. : cxtrinfccus aducnicns, & ramen gon per. ex matura rci ,
namaqué benà tve tinet adaliquod cx: fex prz dicamenus , | rum ex illis;
ticut.ex iftis c i, fed: nec conftituit nouum. ptzdicamentüm ,. ;totüm id
factum €ft ad: commodiorem ícd pertinet ad przdicamentum formz |, |.dectrínam ;
nam rgaiot cernitur diuerfis. quam yniofi vero dicatuc (ccundü. tunc tas ín
modo denoasinand: mter relatioe.; cbet aíTignari regula difcernendi in qui-
erae conem ws credet bus relationibus fit fufliciés ratio ad «on... j5;licur
etiamdicet acci fubftana ^ ftiniendum diflin&um przdicamentum, ..:tia fint
duo: membralens in commuaidi.: '; & in inue nop; vcl ficut.ex relationibus.
uidentia quia vamcnanaior qu&dam dis :: inrinkecus;aducpientibus confitai
rur y». necfitas.cérnicur indcr: accideritiaex di! ; num dunitaxat
pra:dicamctumb ità ex exe; nerfs eorumimtticribus,idco noueáf ge« ::: tri(ccus
aducnientibus debebit confii, .. nccaaccidécium conftiteca fdnb vmm! 5 tui
altecum; Nec. n.videtur rà, curtor de |. fübitatcies Alia quaeidanmcoritra hioc
fie «5 beant conítitui przdicamenta barumree — ri (olcntatgumtrita;) qua
potiustangant ii lationum , & non illarumyprzfertim cum. |
|predicamentaquadani iim (peciesjsideouio — non minor copia fit relationum
intrinfe- | comobogiusinirii adduoentar ;: Demum c cus , quam extin(ecus
aduenientium , ;.| ;arguit pec Hore cr, aem n e VR Refp.Faber $.Met.difp.2 3.
c. 3» ad 7, «fex predicamiéta non (unt re(pe&tus, quia,» concedit
relationem vnionis non perti- : .hodichic;ftare, federe &cateta non die : |
peic ad aliquod iflorum fcx pradicam, . cunt habzzudincin d qum uü pt us, Tad PN an rM» bertóyqp (it Anas sir qd in i
Quefl-XIIDeódftliont eg) Pagi. ex II. 1713 edad d aieeh And ia Log. - deaiciie
vt hoeeonhiuit pradicamé- - :toimn;né eft d'rpatec ex
Anftih Log. & $( Met. $0: Negatüt- tuat; ámó *ifla nequeunt explicari ine
habitudincad -aliud,vt mox patebivesplicàdo sationc$ Jfinguloràm ; non
vocatauteim A cift; icc fed traoftintátida fübie&i,itavt pro tec- fnino
refjicíat nó aliquet cffe&tum per /apfam fa&atti,téd aliquod fübiedtum
per 7 apfam trá(matatum; quate dum'iga!sca- , ad aliquid j quia perad aliquid
urkogo- - lefacit aqgatn , aGtio baius pratircamenti ! máfticd
"ételligannirfalum -telasioties " fio tel ht jito termino caloté , fed
aqua 4 cceli ram ht Fotmalifteho fiti trac:formalit.áte. 1 norant [olupy
bitudines quarti pfedicamenti propcidre - lationes appellari jcztetosautem diei
dü -tàxat refpactus,quarnuiis re :vdra idt fo- làm difcrimen.in riomineyquia
dilatio; -tefpe&us idem fum indigore: P zist sot anuo SH
amneiton 1505.01 ds XA bTA CIA S USO be finduiis feu gradicamenii a & ri-
ast 2p | Crisy equíaricconfticuir pet. : n AUPÉ reperies om
i dytuod fubi- titirsageve dicimeur-i- vtexplicuimus t . p. Ift. trat. t.
éap.7. cum Scoto idi q-t-cft refpe&us ipfias agentis ad paffti, quo agens
dicirur formaliter ageris y cir- ca quam definitionem noi immoramur , quia
ibidé füffi crentec 6t ex plicata; Hic aücinaefli gátídum manet; quenam ctio
tics ad lioc préidicamentum (pe&tent. -- Ptimo'quericut an aCtió,quz hoc
prz "dicamentam cótftivait: debeat effe pro- :daétiua fai cerrbini ( €o
modós qdo diei idpiatm pót relatione produci, vt rirmi- Tut ptificipio formali
dénerhiitra ridi pró- «docens y. ort adcedi vc tore formali pro- dücendi,cDocto
Á icacin 4* lo€.cit. füb P. & Tatat-qiltpridicad. dub: 22 di. réf picere c
pro sermino; & c thui s (entem id afficit talem effe debe- téjimio
apud"T Homiftas &(d ftacertum vt 1d potius füpyonant, quá
probcat,fequá- "ur Recentiores o6s ücinine dictepante, ea toe Min Qual.
q:6.ad a difti q-47 Mi& qol. 2: Dd üieer podecit hoc purdicdit. Cetceruid —
in cói modo 1o 3mendi . folcac aCtió fitáni pro' illa quz cít produ iiio
teraiitii&Cageté pro actu cfficicndi - pet eatorerti teanfmatatam;ita
Do6tor«., - v'jo€.cit; $. Md buitts autém
difficultatis, fivbrdifereà hosdiftiüguit refpe&us,
& ""félatiónem caufz prodacétis ad effe&tü 'ptédüGgm reijcit ad quartum predica-
"rhetínim;velut intcinfecasaduenienterb , t péfpe&tam autem cau:
tráfmutaritis ad 'fübie&tim tran(motatum in hoc prdi- : eartientó tepottit,
vt iatritifecus adacnié- "em (equuntür Scotifte omnes Zerb. y.
"Mef.q. 10.8. Propter primum Tatatloc. "eie Ant. And.lib.fex prinq.6.
&
alij pat- "im; Probatat auterhitum ex cius defini- -&órie À
Gillser.allata, fiam id,quod fublj- - etéat actioni aperitis,non
efteffe&tus "ipfi ptódu&os propriéloqaendo , (ed materia;
circaquam agit; cumet exéplis /ab ipfo Arift. "yore d i6 hoc eap. de ea-
fefacere, R fribefacere jcálefieti, & frige- fieri dele Qtaifi s
&criftaris ignis. n- dicitar ^éalefacete aquárm s tori catozern, & aqua
-€alefleri; nón Calor, volimtás dicit af- "ftari; delectári, & «tumi
qdia fabieata di- -eitut paffüinj8ó effettus, icáve palTio eft in (abiccto,nón
ic effe&ierso agens,tt ""fefpicit pafluri , nó dicit habiadine
prá- -du&iui, fed potiés tranfrouraritis;tuim de "pim quid vt arBait Do&or cit. in44 G. foteutia
a&iuá eft: priricipiunrtránfmit- tandi alid; inquantum aliud s. Met. 16. "tgo a&tio eft tranfmucatio alréruis j in
Quantum eft alterum 5 fed refpe&us prtt- 'düctionismon éft 1e
tranfmutatiol, Ee rion tcfpicit aliad gimquaneue a fed potius facit aliud;
'Neque Do&totló- cisimóppefirur cit.volait oppofitamdf feréte ; (ed
i&tionent de gencre a&tionis &ocát productiuarh raxta cóérm modáüin
loquendi;
& iri 4d: 15. vbi de fioc agit ex 'profelfo, faatsi profert fentesitiamyvel
P -AQtiesen proprie di&tdin, & de genere :actionisintelligit sam, quz
non rantein dicitàt adtroy quo fenfu '! graminátiealícer opera- al dc Len
"n Adam d n "operatie vitalis (pe&tins ad przdicamen- tum
qualitatis dici folet a&io, quz expli catio colligitut ex ipfo conteXtu«. .
'..199Sccundodubitatur,an fola actio | tranfiens
fpe&et ad hoc praedica. vt vult -. Soncin.9. Mct.qu. 2
1. Ma BERE: ; alij an potius ét a&io immanens «Et di- ; €cndum e(l,qy licet
accipiendo actionem Ammanérem pro operatione vitali, vt (u- aiit Arift; 9.Mer. 16. non fpe&tet ad hoc "pradrcament,
qnia in hoc (en(u non eft .. vera a&tio, fcd z:quiuocé (olum,& gram-
raticaliter, quatenus (ignificatur p ver- buaadigumyvt int-lligece, velle;
&c.va- »xle Mopot Ípcétat ad genus qualitatis, vc . norat
Do&tor.quol.13.DD. tamen acci- pi 10n2m immanentem pro ca , , que eft ad
zerminum io ag£- , Xe fcu qua idé (cipsii immutat, vt actio , *.quaaqua calida
fe rcducit ad priilinà fci- -:Sidiratem
(ic [pe&at ad hoc pr . ttm;nop quidem ca
ronc;qua cít produ- , &iuatermuni ,(ed quazenus tran(inutati- Ma
('abie&ti , quod ngu cft apagene di- , uerfumgquia,vz dicjü cft,lola atio
trà(- giutatiua ad. hoc pra dicam. attinet ,.& idem dicendum et dc
a&ione trasfeun- &e» vt eltípccicshuius przdicim: .—.. » Dices ,
potentiaacuua eft principium zan(outandialiad , inquan:um aliud s. Mt. 7. crgo
[olaactio tranfiens eff fpe VU MERI ID ORA exalia paz- 3a icuoens funi moopers-
-Xiorc vitali videtur adRoc pedtare prz- -Aicamótum;quia Arilt, hic enumerat
de- Auri & trillaciy qua (unz opcrationcs zvitales. Re(pad.1.cx
DoQt.a-d.25.9.vn. d 2- prine vera Arjft.ibi pontum die mire potenugdm factiuam;
er aliqui con- anlem à actiuam, affert Ps exem- ,Plünm.deniedico feipfum
medente , vcrü eit obícruandum non dicere ab(oluté. po- tentiam actiuá effe
principium tranfat- zationis.in alteros(ed.(ubdit;vel prout aL. Zerupz.esi,
medicus:n. fanat (eipum;qui Kamen non cft aliud A cipfoy[ed: inquan- mcdicus cft (anans; cft aliud à feip- Koiingnantuniíanatur
,fanatur.sinquam.— 1 Aum infirmus y nc La a uni medicus; Ron érgo pei hocex Med
landa ,Bemtranícuntem.. Adall 4 724.
Difp.VTiT. De Predicam. vejpt. hoc "idip cdicamé- .Omni .ueniung
omniayqng dc actione hluus pr Arift,
a&iones vitales in lioc predica: ob aliquam firciliradiaci po habeat - «um;
actionibus huius.przdicam.quate- nus.f.eorum effe in fieri
confiftit,& cam €ontinua dependentia ab agente. vt dc- clarat Do&or cit-1.d.3.q.6.ad 1. prin.& .13:Dd.non
autem quia veré fint a- tiones kaius predicamenti, Velideà eas hic enumerauit , quiain a&ibus vitalibus femper
interuenit actio etiam. de genere a&ionis, cum obie&um immutet poren-
tià;& por&iia dicatür intétionaliter pati. | 400 Tertio dobitatur. , an
íolaa£tio occu pedes a ic predicament 6. . Affirmat Sonc.loc.cit.quia Arif. 3.
Phyf. 19.docet actionem effe motum, ui vtiq fuceeffiuuseft 5 acproipde cscludit
a redicam.o£s actiones in(tantancas; DL Ye: doccre Do&tor loc. mi- 0:5;
8 q.9.0. & qaol. 17. Omninó tameg dicendum cfléj actiogé inftantaneam
debere fub loc pfidicam. recladi;tà nia actiomi in(tantaneg cog- dicam. folet
enunciari;.tuqy quía malie pradicam. «onuenientius: collocari nc- quit xli .n.
dicasad pax di THREE ni pexancrey hgc idem.dc a&ione fhecet- fiua diei
pores Ncc Anifioppo(irü do- «uir. quia ron- (unii mqen. preise Eisen cse eer
sum eft motuts eífe efiegiali cs i$uumynam
& in ioftátr musin Phi Bcc papam locit Scotus,nam 4.d.43.q,$. 6 & H.
ait ani- mat;oncm ficri 1n 4p(kangi;&: tamen
coa edis iid ivspad Sto naria dicam. & quod'ampli edit pof fe interdum
actionem, e - zi line quocanque mot & muazionc, vt -R fübiedhu LORI KR Ho
praecedit tempore fub:ejus priuatione y. Aft autem 3. Phyl.i emper cfe
coniunctascum mourn, quia fic regularis Mim o ol.cit.aCtipneuty 1 immutatn
inftan- predicam.i intellectus fi qua »on mece(Tario debeat effe fucceffiua ,
& in 'Q.9.ait actionem fucceffiuam magis pro- prié
dici adtioné quàm inGantanca, quia in (ucceffiua acquifitione formz in fübic-
€&o, vt caloris in aqua per totam boram , in toto illo tempore non dicitur
aqua ca- lefacta, (ed tantum calefieri propter con- -tinuam fucce(fionem formg in abiecto, fed
in acqui(itione inftantanea , vt lumi- nis in aerc quamuis propter continuam
dependentiam formz ab agente dici pof fit acr illuminari poteft tamen etiam il-
luminatus dici , cum fit a&io tota fimul , ob quam dcnominationé videtur à
róne -a&ionis, & paffionis dcficece;qua folent - res denominarc in
ficri, non in fa&o e(Te. 201. Quarto dubitatur , an (ola actio accidetalis ad hoc pertineat predicam.nü ét
fubftantialis;& quamuis Suar.diíp.48. Íc&t.6.n. $-opinctur (olas
accidétales hoc rzdicam. conftituere, dicendum tamcn "eft, ciam inipío
fubitantiales contineri: . 1um quia formaliter, ac entiratiu£. ita cft accidens actio terminata ad quáutatem , &
qualitatem, ficut terminata ad fübfta tiam, vt apud omnes eft in conic(s5 , vn-
dé
generatio fubftantialis folum calis di- itur extrin(cce denominatione à termi-
no fumpta, qui cft fubftantia : tum qnia iantam connexionem habet aco. acci-
denialis cü (uo terminos(icur fubztá cialis cum (ao, ergo vel omnes reduci
debent ad predicamcntum fui termini,vcl omnes adiftud ; tum quia aliz relationes funda- 12
in fubftantia; & ad fubflantiam termi- "mate adhuc (pcctant ad geom
rela- tionis,non fubftatiz,vt docet ipie Suarez difp.47.cQ.7.n.4. crgo idem
dicendü de a&ionc; & hic eft cómunis ogni fenfus — li £ontra Suatez.
Ncc obftat quod ipft ait, fübítantiam ,& accidens analogicé con- denirc,non
vniuocé;atque itaidem dicen -dum cíle dc
actionibus ad ipfa termina tis. INam fal(um eft atfumpt yt di nius.in
Mcr, quo etiam neg.confeq. quia opus mon.elt
tantam etlc s d inrcr E as, qui- ra e(t inter terminos , vt parer in actioni-
bus terminatis ad prz dicamenta . à; Cum autem dicimus actionem (ub(ti- Valem ;
& àccidenralem ee fpecics hu- tà, vnde non eft (ol illa
Qucfl-XI. DeeAfone , e) PafrontieA4t;W. — 725 ius przdicam. non vtique loqui
nuc d* actionibug produckiuis, qua . .teriminan- tur ad (ubltantiam;
velaccidens per. ip(a proda&um;quia in iic fen(a fpe&tant ad quartum
predicameiftum : fed pet a&io- né (ubftárialem,eà intelligimus, qua agé
fübie&um tráfmutat per tadüctioné
for- ma (ubttancialis, & per accidentalem,qua tran(mutac. fubie&tum per
inda&ionem formz accideatalis , ita .n; funt (pecies a&ionis
trálinuzatiuz, quz proprie eft gc nus huius piedicaaeac, Vbi tamen ob- Íerua
non ita (pecic fecerai füb hoc gcne- re actionem facceífiuam, & iaitancanea
loqueado ràm de pcodudtiua quà dc tct maatiua z cà quia actio illamiaindi m2-
dii fieri pot in inltaaci & ét in cempore, per faccetliuam nenpé
approx'ationc corporis lum;nofi : tum ctià quia t£pus , & in Ris no funt
nifi mé(arz hará actio- nü, nO autcm intrin(ecz earcü diffzréciz. . 292. Palio
, licéc multiplicem hibeac accepiionem, yt pafsitn Au&torcs notát , tamen
formaliter fumptasyt lioc cóttiuic przdicamentam , accipitur pro rcfpectu
oppofito a&ioni , qui (ubicctiue celidec in patfo; (icut actio € conica in
aneate;vi- dé defiaitar à Scoto 4. d. 13. cit quod fic refpe&u pafli ad
agens, fea tran(inucati ad cranfaxurans : à Gilbert.veró , quod fit .
effetiusyillatioque aELionis , p quidéin- 1clligi non debet dc (ola illatione
confe- cutionis, vt notauinius 1. p. Inft. ficenim non(antam actio gaffionem ,
fcd & paí- fio a&ion? infert; cü fint relationes mue tuzyfcd dc
illatione caufationis, quo (cn- fa caufa dicitar infetrc cffc &tü, non é
có- trà : quod ncc etiam in roto rigoreintcl- ligendum eft, quia paílio non elt
propric e&us actionis , cum actio huius prz- dicam: non fit
produ&tiua,vt dictum cft, fcd. intelixgendum cft pzt quandam ana- logia
,quatenus nimiram concipitur qua» . dammodo cófequi ad actionemsquia n. agens
agit y dicitür pa(sü pati , non € con- , tio confccutió- nis, (cd x. quodimodo
eaufationis. Quia verà. paísio, praidicamentalis adaequatur cum actione
pradicamentalt ei; oppo- DitOr icntec omncs illas dutifio- ncs babebit, genera
, ac [pccies; as ha- ; : : et 716 1 "iff VIT. PENA ber a&do,cum tot
'módis vntr dicatur op» pefitoiü;quot rcli quét, vndéxeriatépro- portione
predicaniéui hocád irittar pred. a&ioniscoordinarfipoterit ; á&dcbebit:
203 Scd hic quani folet; cut paflio di-- flincts cóttituat predicamentü ab aco
ne;quia relatitra mutua ad idé folent fpe- Gare przdicamétam; Nec valet; quod
dit Tatar. hoc lolum verificari in relar:uis incrinfecus aduenientibus: Qaia id
ctiam cernitur in exrrinfetosadueniétibus; Vbi .n.d&tiunm,& paffiuó,Q
rando a&imuam, & p: fficüm,&c, vni dumtaxat cóftituüt predicamenti:
Accedit, quod bené'co tari pot ró effentialis cóis a&tomi,& E fioni ,
ficut cogitatur cóis Vbi a&iuo,& paffibo. Sed'ad hiec omnia con(tat
exdi- &is difp.6.q.1. vbi docuimus diftributio *riem illà praedicam, plane
naturalemnon efíe;ac neccffariam, fed
artificiose inué- xam pro comtmodiori captuad éuitamdá ' rerum confutioné;Et
ytiq. concedendum p: ofle excogitáti aieo, & 10ni commuhfemj;(ub qua
conrinean- Ar vclut (üb genere commurti ; vt dici: mus de Vbi actino ,&
paffino; Quare aü £é potias ex actione) & patfione dao cà: ftituta fint
predicámenta , quam ex alijs S Vbia&tibo, & palfiuo , &c. ratio tía
alidc juatuor shdtua Vi uela Dea veram , -& pt " tionem actionis ,
&c patlionis dus uis ; Vobis n 'tc actión din onis; de eánim diftin- - Er
eee Mute à motu; idm Ho mh mmotámtr; de "dilp.7:3.3. bujus sida Stet vecp
et d HUE rash pnt. Bev valde fuse ie pies démat actionis, & paffionis ;
cuis dó£trina dongiotiindi et exatoitie frenimvnqa 'Attmira Scoti
exorbitatyid'eftin prese. ti md ppe doxccAEEE difp. E. Met q i'rutfus de bac re fer- DI eni 4, opimonem
Aüreoli Dip. is^ gen |: pai Ont, * af Pbi; Rar; Ln "s 013v 4
4 quoq. de histta&tio per^ E m EE une GRO ESS: quare MER. "uà bicuiter
tepgemas ' ; i refetucirs de' fo ajita- I TU Mina i ] itdtaryán — Ocum ex» abe AN a^Petipatcticis ponitac
co ab dijera corpus ab cxtrinfee sab alijsteró fpatium ; vel vacuitas quadaiáb
ipfoicór pore occupata;.& re pleta, fitadmitténdum
Vbi. vr accidens additnmjquo resfórmalirer dicatur RE /& ad
lioc.pradicauiea tum tim ncgarít affcfcntes Vbi; won effe;oifi "denomimiatioueni
extrinfecam.a loco,;n quo res e(fedicicurs iue efe-ipfumlocü
tealémextrinfecé-di em, quod etiam tuetur Mafius h:c qu; c Coninch. d f
erDuriha :75»arti4 dub. r-& quidá quiatunt eifé fimplicem indittan- tubloti
elc que non stini - Py diftantie. ^ e (fententia tominnnd "Thomíftis; quam
Jolie o ieiuna difp.a1. q. j att. 1:éüm o&ore quolz1 1:& 1: d. ! 2:5.
& 4d. t0.q. 1:862: &calibis Vic fündamentorii quo ceri cantur affer» turà Doct. quol. r1:aít: 3.nám poteft ef- fe
Pettus interumüiatutà , & etiamrhaec fupe
fité Min ,& quod Petrus - "pon (it hic; fet
nifto locó,ergo Peccüm eife ere hoe Vbreft aliquid ] délümpta cx fi olent c
Commiiniter conira: tobatt entit qás Neoterictap -— bd pou vies Saito
lperaddita 'vbrcacioneat Rad : b: ie unc Mri fis'ab: hoc nud Focrówim
[rperaddiimmon poteit Teeffe frtnplex itezanió ; nóua'an. ne- àció tot dütdr ye
ablitióbens ali- cius poft hi) percedentis, dimmaute Pe "rris dc fiot cft
hot loco, ji ari fit tian iniit &r A7 ab MESS Nec (fici dicee vba caticaerm
Pt hie effa "nou sr! deren natia xtrini écat sb lhi»clocé ; vom quia —
dari rioua écnomihatio efpettidsNomindlesid:pafs : Vilioweetebarfoc, t am Qu
TUSDebr erii boo Ui veslis fine
mararionc- puces wtdo-. Leer ddin r6 Qi 2s fim. res Sedem: i m
e gremanci»etc e quoq.mianeb üt, denominationesab:
ip(is defumpra tum; c. denóminatig prouenit à lo-. coia
Petrum vitturealicuius.de nouo. (us psraddiu
y vcbnen , fipritpum y Iberat; ipuentstmf fecundamjergo quamdiu Pe tr9s&
ifle Iocusexiftanr in xerum matt; rey emper Petrascodermmodo
denonin fabiwSi dicas nen manere femper eaa-t dem denomipationéa ondtenisppen f
liaberur: debita applicdtto:Petti huig: lec co^ud (ufeipiendam iliam:
denámiDatio neq. Gontte cft, quia de hacappligatig rieinquitimus, nific quid
aTPerreditinn umso Ssaner s quid
di&tinéiums) inauio sgquim Frgeeae, eyed désquodipctuiéit en aon N des
tenditus cNEC tandi bic LE tigtatjoyvcl. zt quid£ape ud
uu r Petcuserit hiei: iic-bene aductit Atiag- difp. E . Phyf. rebiepime hác
rünem pro*; fcquitur. - amr Recentiores Nomina; Ics nanaift sultiplieatis
j& a(tu: Q-vari nie icone erc argamene: tàm, dicunt .n. corpus: hoc diftare
abillo: tone (Le aliquod imtrinfecum! y. fed cfle. v qued pofiit intet ytrum;.
tanta. quanti ^ 4 Line (unt..merie: voci &c. (emper inquitimus,an fit quid,
fo (iiperazddicam pofitiaumy velod iau, & emper
vrget eadem difficul te sync XX thecuis conen« tur ifti negárewbicationes; Kati
oues au: tcrn-s quibus ifki moucmur ,dilimus in iariocre
ui quibu(iam obice &oni: —— uem ek profelfo:nupetrie wii deLvogodilp.g«deiSa-
«c3 labi fc b e aou ergo exapplicatio Mi tare joo ybi nd Persio dn pafuumiambe
vp Cain. vt di jum efbin At ebijcics ex pimasaliquem effe Em [o vue non erat
Boni per eipicrida in eo aliqier: rcalem vigdum y qui à emn TRUM ergo. ie TOM. Ar ;d.39. MM arsqineg»afTumpinm,
ait .n. vitu pefe id M EPOR ;à dextris T on i is hie a npnibi zqyod poftca f
fase, probat Arpiad dili pep ic 63s, AdijcaamEn- nn concedi ediate . een: rir
feào Slvnateuhtdt digno(ej $ £95 dexpccimur S & (c enti mus diucsfam: piieinnsS
es i'ochti, & pu Dill adbvidendums depren iedtum iden dm jgimus c
obie&tii ef- z edd n | iUo e fpem n mén Coain.
quamplura obij-, citibih a ce dillolies prec phy prater ig quad Lee n ph d
Rast, Y. penes hd ne f M i quini T7 ox bs i Uu odu 1 prius, S per (e terc Su is
auédidebet. Vbi pa(Tiuiisque Cont om 16.q. LP tome fuper&ciem fundanrar.
ind eie OR d ffe efz GITE ime, LE antradita à Gilb.qui i efiécircu E sa acti ER
UN priónco cotpotis — zs Bc proucniéntem falaaunerm fupe anibérsiro c(t locns.
vL COD 4; Phyf.-& ficeriáloquuotur Scppit ui DoSi.quolar»kx aducifa 'eot
Ot5; qui s. ptaiuit Suatcz d ici i fecirzinquisnt mo Vecr le no dete ab yllo
cerpore éxirin ife ntsd tejfed à certay8S determinato aio cuj t3a10 V bi rcf
dicisg nti ;praíenS «€tixablatoquaennge corporc aiisei 718. Difp.VIII.
De*Pradicam. ve[petliuis, Vt c6 ftat de vltima (phzea , quz vere , &
propric liabet Vbi , nec camen circüfcri- bitur abalio corpore ,'& demotu
facto in vacuo , (i daretur, pet quem vtiq; ac« quiretetur Vbi fine vllo otdine
ad cor- pus ambicns, addát tamen, qy quia miodó ynotus fit in pleno ,1deó hoc
idé Vbi per accidens etiam refpicere fuperficiemam- * bicztem. Caterüm vterq;
dicendi modus foos habet tribulós &
fpinas , primus .n. difficulter affignat terminü rcalé , & po- fitiuü motus
in vacuo ; nà quod inquiunt quamplares Thomiflz , & Scotiftz tunc acquiti
maiorem,vcl minorem diftantiá, & prop;nquitatem , reijcitur à nobis di-
fp.1 z.Pbyf.q. 3.art. r«& abfoluté non va- dfet;tü quia diltantia,&
propinquitas funt xelationcs intrinfecus aduenientes , vt ibi oftendimus ac
proinde miiess 53 girimó terminare mori; rum quia nó fua- "dantor in nuda
fubftantia corporái, alio. qui fempcreffent codem modo propin-- atia » vcl
diftantia , (ed fiapra vbicationes aitorá quz determimatz funt ad fundim« rcm
inordinead fe.(cd ad aliud nimiruar elam tantam dif antiam;ve] propinquita- «em
, vt docet Lise m 10.3.2. KR. acyroindc séper remanet difficultas , penes: «uid attendi debeant. vbicationes illa , tun
randem quiadillata refpantio nequit hibere locum in vacuo interminato vbi
dittan iay vel propinquitas , qua. ie cadfs nnlli ue ffc fieri motum , fedcerté
abíque funda xnento, riam quarationc concedunt. mo- - Muminvacuo'terminato ,
coguntur ctiam: um concedere in interiminato: ' 207 Alter quo j; dicendi modus
gré «explicat prafentiam realem. inordine ad s stie arium
, tum quia hoc fpa Rum nequit habete rationem loci ,& eius müunera cxercáre
, vt. fusé oftendimus i5 1 r-Fhyfi. r.art. rtüm«quia cam nie Vfic y nequit
teeminare ce[pe&um rea- Jem diftantz, propinquitatis, & prz[en- tic ,
ridiculum .n. c(t dicere rem diftare à nilvlo;vel effe tiiulo prafenté, vt
otté- -dímus ibd; q 3. átt« 2.qua de caufa Av-
giag.cit.(cót.3. & Io. de fc&. 6. in- &rnué fatencur, quod cum dicc
hoc Ybi . dici, & includere relationem tran(cend&-— | dus mere abfolutus,qu;a videmaseius cf« -
dà Vbi nóconftituitur rcs alteri przsés y offet per tin tali vacuo pof- -
tefpicerc tale fpatium » nolant explicaré aliquem ordincm! , qaem tale Vbi
dicát vere ad illud (patium, fed tantum fignifi - cate tale Vbi fumdate *alem
ordinem di- ftantig ab alio Vbi , vnde cócludunt vbi- cationes in rectam effe
abfolutas, ac albe: ^ : dinem,& nigredinem , & g ficut albedo: àfi
eipfa liábet conftituere album & non nigrü vel dulce fine vllo refpe&u
ad«ó- notata diuería ita de ratione vbicatien:s huius e(t conftituere Petram
hic przfcn tem,& non alibi,& ipfum conftituere in tanta,vcl ráta
diftátia ab alio Vbi. Verit quamuis Recentiores praefertim ex fo- cictate
pofüetint Vbi modum abfolutü : nullus tamen hucufq; fic puré abfolutum
flatucrunt;vt pracitati Au&ores, nam ad minus dixerunt effe relatiuum
fecundum talcm ad (patium; Et fané hic videtur có munis omnium fenfus,c» Vbi
non itme. - fe&um efle rclatiaum, ron .n: conftituit in taliToco,vel
fpatio: t&quia fi per mo- fed folam fibi ipfi fruftra ponirur,quia as vtaliquid (bi ipfi it prefens, (afficit exi- ftentiaqua
eft i rerü natura;ncc n: aliii: efic&um addere poteft praíentia ad: (e hzc autem hab ger cxiftentiam , hzc cut haBetur Vbi :
tmquía fi vbicatio- — ncs (ant res ábfolutz, ficutalbedo , fan&— ficar
duz albedines poffunt efe in. di- ucríis- fübie&tis , ita & duz
vbicationes — eiu(dérarionis, & fic
pluracorporapow - terunt effe naturaliter in eodem fpatio: ,-— vcl
loco: & e(t proríus voluntarie dictü y — q inquit Atriag. citillas duasvbicatios — nes
talisctié natura, vt naturalitec vria* tatnt alizexiftac in rerürnatura. Quia!
— oc non videmusin alijs formisab(olue — tisquantuimcuhque incompoffibilibus:
y. potlunt .n; omnesexiftereinrerum na —— tura,(i habeanr diaerfafubiecta.- | —
208 Kaq:adhas anpuftias cnirandi —— iuxta di&t :a Phyf. loc. cir:
di(tiaguédür — ef duplex Vbi,vnülocalc,alterü: praefcit *tialejillad atteoditar
ín ordine-ad (pers fiicarambiéntem , qua ptoprié - loe Qus,-. to colligitur
2.d.2.q "T.i, (00000 Que.XILDe Vl, e finer. — 725 fe terminus motus localis, Poncius (olationes, vnam
alia peiorem 7 localis eft , alterum vceró attenditur abíq; tetmino reali &
realiter cxiftente , otdinead diucríaspartes , nonquideat ^ dümodoó fit poffibilis
quod adhac fit re- formales,fed virtualesdiuinz fübítantim — fpe&tus
extrinfecus adocniens, qua etiam vbique diffufz ,
cam.n-hzcfit virtualiter | ratione concedit de potentia Deiabfolu- - quia hic
nequit fieri, nifi in pleno quate- mam in prima concedit poffe dare Vbi
diuifibilis » habet confequenter viruitem — ta pofíc poni in materia refpcétum
actua terminadi diuerías praíentias, vt ex Sco — lem vnionis abíque forma , cut
dicatur qoc r.prim.& 4. d;.— vnita;quo nihil ab(urdias, & implicantius
- 10.q.3.ad 3.& alibi fpc; dicituraüt hoc — cogitari potcft, Alia refponfio
dicit P Vbi prefentiale fimpliciternonlocale, — fe in tali caíü Angclum de vna
parte fpa- quia diuina fubftantia proprté non eft lo , tijadaliam
transferri;fcd quod illa actio Cus corporum, cum intime illisillabatur, non
effet realis pofitiuayquia per eam ni» & hoc Vbi eft per fc terminus motus
la- * ros ee pofitiuum , fed tantüm diftantia ; quz cft negatio diftantie, -
dat cüm locali,tamen fecundum fe zqué — Qua folutio adcó vana cft, vt ncc
ipfiars Gonis, quicftó fa&usim pleno coinci- in fieri poceft in pleno,ac
inyacuo,quiaha* — ridcat, nam fic refpondentestenentur af- bet pro per
feterminoalià,&alia prese —fignare terminum illius dittantiz , ve! tiam ad
alias, & alias pattes virtuales di- — indiftantiz,quo femel aff;gnato ille
tdem uinz fübítantiz,vbique diffu(z etiam in — dici potctit cermipus ipfius Vbi
, vel pr« vacuo, & fpazijsimaginarijs;.qu& Omnia.» — fentiz , quam
negant tali motu acquiri fufius declarantur in Phyf.loc.cit.& quia — Deniq;
ipfe refpondet » quod intali cafa quilibet refpe&us nuz (pedat ad — non
poffet Angelus moucti de vna parte hoc praedicam. vt docet Scot.j.d.10.q.:« —
fpatij imaginarij ad aliam parté, & quod K.idcó hoc Vbi prafentiale non
minus, Angelus produ&usin fpatio imaginario qnàm localead hoc fpe&tabit
przdicam, — folus effet ex fe indifferes, & indetermi- ^ Exqua doctrina
bené intelle&a facilé — natus ad quamcinq; partem mumdi;, 87 foluitar
difficultas, circà cuius foluuoné popcered Bras , vt determinaret ipfum adeó
infudat hic Poncius difp. 17. n«65$. — ad vnam partem v.g. Hibetniam pra Ita
& inde , arguit enim ibi , quod Vbi nom — lia,aut écontrà , deberet tum cum
pro- importet refpe&tum , quia fi vnus (olus — duceret Hiberniam;aut
Icalid;producete Angcluseffet in rerü. natura extrà Dei ,— refpectit
extrinfccus aduenientem inipfa & nulia alia crcatura producta, wtiq; hic —
ad vnam,& non ad alteram At hacc (olu- Baberet (uum Vbi intcinfecum,nam
pof- — tio pcior eft praecedentibus; quia manife fettermivarc actionem Dei
realemloco — ftà negat poflc fieri motum im vacuo có- motiuá polic.n, Deus
realiter ipsüttanf — tra veritate quam ipfe tenet in Phyf. Sc . ferte de vna
partc ípauj imaginatij ada- — contrà expreftam Do&oris imenuonem liam
pattem ciu(dem fpauj, poffettiqui- — 2.d.2.q.9. tum quia falfum eft quod An dcm
ponetcipíum tahter in fpatioima- — gelas in (patio imaginatio, vbi modo pro
gmario, vt fi iccrü crearctur mundus, fi-.— du&tà cft vniuerínm, (olus
productus,fo- €ut modó cft creatus, Angelusillehabe- — retindifferens,&
iodeterminatus ad quá- fet locum fuum in Hiberniav.g, & poflet — eunq;
parcem Mundi; hine cnim fequeree ipfam poítcà ponere caliter imipatio,vt (6—
tar , quod eflet quog; indceterminatusad producerecar it:coi mundas,hibecetlo?
— quácung; parté fpa] imaginari, 1n quo cum füum in Italia ; hoc autem nonpo(-
— modo extat Mundus,quod etiam cft fal^ fet eic, nili m fpatio imaginatio — füm
, quía cum fübftantiaillius Angcli n taliud, & aliad Vbi,tans —
correípódcat omnibus partibus illus f Angelus hab qam formam abíoiuiam, quiano
habes — rij, quia non ett immenius, (cd quibuf à rct quid reale exttiníecum in
[pauo umas — confequentcr fi mandus produccrctur y gin:rio, ad quod
terminaretur, Ad quam — Angelus illi prouincie ficrct prafens y ^. éiflicukatem
folaendam iresibi adducit — qua: corefpomderetparii d wet de m - gia. nj Es ? d
E Al. qae — Dipu.F2 De Pradicmn £ij;in quo arteà erat Angclus. Meliusere qo
occutritut przfatas difficultati cx do- €rina allata dicendo Angelum isi tali
ca- fu liabiturüm (ui Vbi intrin(ecam no qui demilocale fed praentiale & quod à Deo transferri poffet de yria
patte. (patij imaginari) ad aliam,& quod diuetfas ac^ aitetet
prafentiassqua no effent formae abfolutz y fcd telatuz', & pro termino
re(picercnt,vel dinerías partes (patij ima« inarij, ncque enim opus cft terminü
tc- pe&us realis effe femper realem, & pofi- tuum ex dicis (uprà n.84.
vel potius di- uetfa$ partes virtaales diuinz (ubftantias. vbiq; per fpatiact
imaginarium diffu(zzy vt magis loc.cit. itt Phy explicabitur. | ; .- At conca
hane dicendi modü videtür «dubitare Bofict. S, Fhyl.faa c.4. quia non ..
variatut re(pcétus prafentiz ad diuinanr fübttantiam fecundum variationem lo-
xorem;cum primd intelligentia fit omini« ibus inquocuáq; loco exittenübas quá
litct indiflans, (ca pi (cns , vnde aliquis exiffcris i Occidc me cft ita
prefens di- uinz fobflátiz ; ficüt fi «(fet in Meridicg vel in Oricptc, ita ie
quod (ané legimus bilatiter y me allata diftipdtio de Vbi lo- «ali defampto à
fupcificie, & pre(catia- Wi dcíampto ex ordinead dininá (übftan? tiam
ticbis itmpotctür;vt nonas & chyme- tica,iam. p. patet hc dcl tni it
Scliola Scotiflatum noneffe cuam. jokes L Scotiflas nó latuitjimó neque Bonct.
ibi «ona cam dubitat, 0;ft cx aliorurà plas *ito, ft legenti conit abit; INec
illa dubi- - Xátioif fe multüm vrgetsfalfüm .n.eft di ainam (abflantiarmnon
poffe ob eius vic- xoalern diuifibilitater varios xefpe&us prafeotia
certmitare s vt docet Scot, loc. «itiéufo.n. Deus fit cos illimitatuni quo «ad
loctm;nó fegmtat(ait Do&.) qui 5m fimul cum Deo Rome ;& qui et fia €üm
Deo Parifijsseife timal tnter
ftsquianimitorvaletDeusdiueríasteraiaarcpiaséussobfoiillimitationem;endecttiidcmcorpusindiuetfistepliccturpat»tibusVniaerfiperdiuerfosrefpc&usdicitarDeoprafcns;idqueporeflefficacitetprobatieXparítatezterüitatis,*&immenfitaris,quia.«faternitashabartesBeesy&otxifütpluribusyatsewiEt*&inuariatiseifdemextremismanetomisnino1dcm(emperrefiye£tüs,quaratioinadnoaTEisdee|confemgatiónemeundemirpOrtateréal?cepenslanoaficanenspetcademextremanimirumidémobile,aceademdiuiria.[übttantiavbiq;diffufa,ergofemperpermanetidére(peétusprasfcntiz.Refjy.diuinamfübttantiam;quáaisfimpliciter,Scactualiterlitsüajévnaacindinifibilistamenobfuà
immerilita- tem eft multiplex quoad locum virtuali tet, ob quam virtoalem
mültipliciateni ;'qaiualet infinitis corporibus pér totuni ium itagitariutm
locabi ibus, quan ficut illa corpota poffunt varías;& multas termiriare xay
m lic modó pariter dinioa (übltartia; & Doctot loc.cit, cum HIS erento fict
c confetuatione cune em itnportate fcfpeGtum cx co probat y quod eii(dcm
re,& ratione ad. ide te y & ratione femper permanet ident refpc-
€&to$, in ptopolito autem diliia fubflaxia condi. yt coexiflebs VAR ua: bus
(patij imagnafij v.g. ocieritali, meti dinab rica luos cft fede IC, K ON ed
babetur vt virtüalitce tnultiple ; atq; idcó diuerfas poteft tcr4 tyinare
przfenuas ciüfd em omninó mo« bilis ad feipfam . E aM .430g. Atriag.qnoque d.
r4-cità n. jz« alicrt quorunda inuentum ;qui dixerunt. fpatium imaginarium nil
aliad efc;quai infinitas Dei virtuahitates, quibus e Ípódet infititis
corporibus po, vode n eadera diuina fübikantja. indui fibili dant vpam
virtualitaté;qu2 fit Ro tha ,& non (it
Prage, & Bióc à parteteig - là actier ibr infecta
quarmuis prima f1- fie i E aet ARR. cR to coincidere 5 valde tamen diffetunt N
nO$ ri. (lues a (ferimus diuioam (ubflar : 24 tíam ob eius illumitationem in
ordinc a locum & güigalete terminis Supodauti T eu. ,04 Ucri- 3 , — 0 Qu
XPEDUU AR SUALEES — gar —. getfardm
prafentiarü, gp & ipfe Artiag. — $ltró concedit fub n. 48. at illi Auctores
quid agplius volebanb;& ideó obiectio- - ME or rre trinis i niu nos dir n|
unt;licét primae facic videantur procedere, vnde data re-
anoftra entenriz intelligentia , facile olues;6 conttanos adducátur ; qae plc-
n€ haber: nequit ni(i ex difp. 11.- Phyf. bi ét videbis,quomodo immobilitasio-
€i, & Vbi attendi quog; debeat in ordi- ne ad diuinam fubftanriam vbiq;
diffusa , qua cft prorfus immobilis;& contiftens: amuis ,n. bunc ctiám
modum faluan- di immobiltàtem loci conetur rcijcere Bonet. cit.cum multis alijs
dicendi mo- is Thomift. Scotift. Auerroift, & No- minal, quos ibrvalde
accurate refert, & .rcíellit,re tamé vera hic eft exteris pro- babilior ;
& wes modi 5 quos ipfe ibiaf- fcrt,vt de mente Arift. & Com.funt pror
Tus infufficientes,nam primus modus ari- buit ipmobiülitatem folii locisCelorum
, quatenus (üpeificiescócauá vnius-et: lo» €us perpetuus, & incorruptibil:s
alterius; ccundus tribuit ibilitatcarfo!ü lo- is elemeéntorü, quatenas Gngala
haberz ja loca determinata, & inuartabilia; tet- tius tandem tribuit vtiq;
immobil ratem cuicunq; loco,non tamenfecundum con- fiderationemi nátirralec,fed
tantam fecü gum mathematicam ; quia hz cjabttrab:t àinou»& imnarería
fenübilirieq;ideó tin- guli ifti modi deficiünt , qu«a vel non (al- sant
imimobilitatém cuiaícang; lociscum "ramen de Ioco in genere immebilitatem
Alfetuerit Arilt.ec conttat 4.Phyf. 41. qpátiones Je itmmobilitate loci zqué
có- Mincant de ómriibus:ycl nondaluant illà "wtomninó oppofità motui locali
; vel dc ü non fecundü conliderarionem natu- llem,fed rantü qiathematicam, cum
ta- perrattonesnaturales , & phyficas ko nc mébur rni loci SE ,vtad cum
fpe&ar, vr [uo loco dicemus. H TO enar » quibus rebus con» ueniat Vbi buius
predicam.hinc. n.fsctle polea colligemus tpccies huius przdi- cam, Ad huius
pun&ti refolutjonem opus cft bteuiter is khyit recolere, quaaam 1. $
proprie dicantut effcin loco; qua «n. propri? fantin loco fingala habent pco-
rà Vbi [enispawAliquircsomnesprocfustàmcorporeas,dincorporeas,ac&Deüipfuminloco.reponunt
5 licét nó in certo fpatio reclusá fed wbiq; in omni
loco diffu(um ; ac con(equentet- affirmant;non folum Vbi cteaturatí, | &
ipfum Vbi Dei iramétiuü ad hoc:fpes &are pratdicam.ira Fonf. (. Met.cap,
-9.(e&: 3. & 7. Alij contraexcladunt hoc predic;aon (olit Vbi immé(ruum
Dei, ted &t V6 angeliciscó qu'a nó pro». prie ponüt Angelüialoc»p intima
prae — séciá (us fubita.tze in cili loco, vel fpatio fed per operarions,&
applicationé virtu, tis,vndé talis denominatio císédiinloco potius ptinere
videtur ad pradica.act:o- nis,ia l'homifte 1,p.3-$ zat. t4X 2. vbi proinde ait
S. Th.aag:lam euiuocé effe in loco cum corpo:re;quia an3elus potius
cantinetlocum,quaim cótincatur à:loco idip(um
clarius docet opufc.48.cap.t«. / 210» Verior sér£ria.quá uis difp..
11,Phy(.q.4. & vít cóis extra. (chol S. Th. negat Deum e(fe proprie inloco
s fette docucrunt: Aag. lib. 85.9. q.2o.& Anfcl. in
Monolog. cap. 22. vbi mnes dici Deum elfe ci loco, in loco,quia cérineri in
loco limtationg. innuit : afficmant autem ex àlia parte, ae dü corporibus; fed
ctiá Angelis proprie conuenire ciTe in.Ioco per applicatione fabftiaua ad cert
locu ,& (pacium;vn- dé quamuis in fecic logé diuccti fint ma dictlend: in
loco rcrü corporali, & fpi» ritualiü,quia corpora dicuatut eiie indo» co
circumferipuud;i,cü excenfione. par« tum;fpiritus vero de&Gnitiud. y (cu
iacit» camícripré (inc tali commen(üratione 5 nihilomtaus ingencce conucn.rc potluat . in
aliqua cóne cói vautoca ab illis: pr£ci» fa & hzc cric cocinenzia
palliug,(eu rea» lis preícatía rci locatz ad locü, à quo có tetur: , vc
abürahit à: circumícriptiua , & detinittua y quz vaiyocatio p oftendi
rationibus.illisequibus ptobart fo let vniuocatio:quorandaudfcé dentium 2 Quaré
Vbi angelicum quo; ad boc fpc» &bit prdicao £t üscum fit Forma inbae- rens
Aügclo. per £zrmalicer contticui- tur in loco; & cadem roncad boc quoq; lii
i fpecta- Quafl.XIT. De Vbi , eg Siti, e dri IT. patet fandamentum Poncij
falfum ec, - € aiebat nihil prafupponi in corporibus ad propinquiratem ; vcl
diftantiam, ad p neceflarió fequantur ; & cum quo neccl- fariam habeant
connexionem. At refpó- det Poncius etiam hoc concefío negando hinc fequi effe'
relationes intrinfecus ad- uenientes, quia licet non poflint effc ifta duz
przfentiz , quin fit ip(a propinqui- tas,vcl diftantia , tamen bené poteft cffe
propinquitas, quin fint przsétiz , nà duo Angeli poflunt habere diftantiam,X
pro- pinquitatem adinuicem;quamuis nó exte fterent vlla loca, quibus effent
pra(entes: itaq, vt relatio fit intrinfecus adueniens debet neceffarió:
pre(üpponere aliquid , fincquo non poflet exiftcre, curnergo propinquitas
duorum locatorum ; & di- flantia poffit cfle fine prz(cntia corü ad loca;
(equitar quod quamuis non poísint etfe tales przíentiz. fine propinquitate ,
quod tamcn ifla propinquitas non fit in- arinfecus adueniens. : Verüm hac folutio manifefté contra- dicit
Do&ori loc. cit. & veritati , inquit enim Do&or huiufmodi relationes pro-. inquitatis
, & diftantig non immediate undari fupra res » fed (upra vbicationes
illarum , quz determinant resybicatas ad fandandam tantam, vcl tantá
diftantiam, falfum ergo eft polle duos. Angelos tan- tam,vel tantam diftantiá
fundare, vcl pra- pinquitatem ab(que vbicationibus, quia fi non h aberent
vbicationes localesqua ni- mitum fumuntur in ordine ad locüjhabe- rent faltim
praífcntiales, qua defumütur inordine ad fpatium,vel ad partcs virtua» les
diuinz (ubítantiz vbique diffui Cof. quia deficuctis oibuslocis iili duo Ange
lijquos adhuc ponis per lcucam v.5.difta- «ze, vcl per (uas proprias entitates
fundant «talem diftantiam,vel per aliquid fuperad- * ditum, li (ccundum , hoc
efe nequit. ni(i "Nibcatio; f1 primum crgo duo illi Angeli femper talem
retinerent imer (c dilan- tiam, quamdiu proprie manerent entita- cs,quia illa
ponuntur rationes fundaadi talem ; üm quia adhuc fequi- tar cilercfpectam
inuin[ecus aducenicn- sem, qoia neceffarió (equeretr ad enuta- cs progtias
iliorü Angelorá, fi in cis im- : A0gita » i 735 mcdia? fundaretur : Concludendü
igicut . eft, q fiué fit fermo dc propinquitate, & diftantia duorü locorum
adinuicem, fiue duorum locatorum, femper hz relationes [unt inttinfecus
aduenientes, quia necef- farió (equuntar extrema ;.& quidé quod ait Poncius
propinquitatem , X diflantià duorü locorum efie refpe&tus extrinfetus
adueniétcscx fuppofitione,quod fint mo bilia,eft omninó vanum, & inutile ,
quia przcipua loci affe&io cít e(íe immobilé * tum quia ex fuppofitione
etiam, cploca effent mobilia , non adhuc fequitur inten» tum, quia tunc eadé
effet. ratio de loci & locatismodó aüt quamuis locata lint. mobilia;adhuc
tá diftátia,& propinqni- tas intcr ilJa sür relationes extrinfecus ad-
ucniétes, vt probatum eft ex Scor.loc.cit, 212 Quoad przdicamétü fitus, qui a-
lio nomine dicitur pofitio,Do&. 4.d. 10. q.1.$. pico ergo, diftinguit
duplicé pofi- ion; vnà, quz dicit formaliter ordinem partit in toto, & per
hác circüfcribimus differentiá quantitatis cótinug,alià, quae dicit ordincm
partiü inloco , & cóftitit hoc przdicamenti, fe! faltim dire&à ad illud
fpe&ar,qy idcó additur; quia ét pofà tio primi gencris, eftó per eam
circü(cri« bamus differentia quantitatis ; debct fal- tim reductiué ia hoc
przdicaméto tepo- ni,vt hic notat Anr. Aud. cá fit tefpe extriníccus
aduenicns,nam partes totius, qua (unt extrema buius pofitionispofséc elle inuic€
feparata:,& tunc nó eset ordo illarü partium in toto: fiué aut pofitio
primo modo fumatur;(iué fecüdo modo, certá cft non nifi ad res corporeas petti-
pere , quia incorporeg nullus habent par- tes integrales , rónc quarum dicantur
fi- tuatz',ac ctiam císe denominationem in- ttinfecam, quia non dicitur quis
(cdegs à (cde, (cd à ic(fionc, vt àformaci intrin- feca . Przcipua veró
difficultas cít , quo- modo fitus conftiuiat diaeríum pradicae mentum ab Vbi:
Solent Scotiflz ex co iita dift ingucre;quod Vbi dicit babitudi- pcm
otiuscircumferipti ad toti circum Ícribens, polioveri (cu (itus babitudi- ncm
partiam circü(cript ad parres loci &itcuicribentis, hoc n» folum dilerime
affi gnauit Do&or loc cir. & quia interd liü 3 . inuà 75^ Sinuariato Vbi,
mutatur. fitus , vt notaui- imus in Inft.cum .n. vinum in vafe agita- tür,totum
vinum femper eüdem retinet totalem, fed partes variant jocum partialem;quia
fucceffiué re(pondent di- ver(is arti va(is ; hinc tanta vi argui
di(tin&tio inter illa , quanta fufficit ad confiituenda diuería
przdicamenta ; Kt hzcratio aptior eft ad c diftin&ionem éx naturarci intet
Situm , & Vbi,quàm allata à nonnullis, » poteft mutari Vbi immataro fitu ,
vt (i quis (c- dlcns,aut iacés curru feratur , variat Vbi y quia faceefliué eft
in alio , & alioloco , mon tamen variat fitum;quia femper ma - nct fedens cadem (e(fione. Sané hoc cft impoffibile
prorí(us, quia fitus eft forma loco addi&a nó minus,
quàm ipsü Vbi , , vtgo ficut fitus
abfolart fumptus refpi- «it neccüarió locum , ita talis (itus talem locum,
ita quod omninó implicat rema- mere cundem
(itum corpotis » fi vatiatut focus, & Vbi, vnde
quindoquis fedens fertur rhzda , vcl naui, catenüusremanet eadem (c(Tio, quatenus manct quoq ;idé Vbi immediatum
refpe&u nauis, quam fcfpicit, vt vas, non vt locum , vt etiá di- «imus
dc aqua delatain amphora ; & di- «itor nutare Vbi mediaté folum , & per
accidés, quatenus teta nauis , quz ett id, «quod pcr
(c mouetur , continuó acquirit alium,& ali locum, vt habetur 4. I-hyf. Xmo
Artiag.5. Met. n.45. ait re vcra mu- tarilcffionem , & folum moraliter.
ccn- feri eandem , quarenus. fuccedunt ali gotitiones omnino fimiles in ordine
a4 diftantiam partium inter (c. 113 Alij t& hanc fitus explicationem impegnápt,quia
fi nócft , nifi ordo par- vd locati ad partes loci,iam nó diíctimi- * fatur ab
Vbi circumfcriptiuo, Prob.con- -quia per hoc Vbi ità ponitur corpus jn loco;vt
totum corpus ftt in toco loco , & partcs locati in pattibusloci , ergoiam 2: rónc mr iftius Vbi ome ar be o
partiji locati ad partes loci , atq» ide intali ordine ncqait fitus. cQ(i bert
,Alio- quio non con tiroet diftin&um pradica- mentum ab Vbi,cum adeius
integritaté fpe&ct. Accedit, dj» cum totum integrale &oa lit ali quid
realicet diftindoun fecun- Difp.VIIL. De Pradicam. Xe fpefluis; dum probabiliorem,
à fuis - fic in propofito reípe&us € Án RdI- i — non erit aliud ab ipfis
partialibus fimul (amptis, ná ficut (e rat fundamentii ad (fundamentum , ita
re(pe&tus ad reípc&tum . Et tandé re(pe. Gus partiü locati ad loci nó
(ünt , nifi plura Vbi partialia , ficut rcípectug totius locati ad totum locum
eft Vbi to. tale,ergo tam hic,quam illa (pe&ant ad przdicamétum Vbi. His
rónibas conclu- dit Bonet.in fuis predicam.ocdinem par tium locati ad partes
loci non cffe de gc- nere fitus , vt inquiunt paffim alij Scoti- fiz, (ed de
genere Vbi ; vndcibidem ita explicat fitum , vt fit modus quidam ip- fias
Vbi,(ic quod Vbi dicat abfolute fentiam rei in loco wien ificet prienciz, (ic
vel (io.f. 1acendo, ftando, vel AR i (ccüiü hàc ^— uam cóiter (equuntur es illi
qui üitiapuunt fitü ab Vbi, (omar tur in Vbi,& e(t accidens eius, &
dinidi- tur in ftationemfc(Tionem , &c. vt genus in (pecies,q» ctiam
videtur innuere Doc. dicun inquit;q pofitio fpecificat Vbi . 114 Certé hec
explicatio titus magni babet fundamétum , tum in definitione à* Gilb.
allata;ait.n. quod pofitioesi quida [itus partimm
yetgenerationisordinatio,fecundum.quamdicunturflantia,vel[edentia,4c.tuminipfoArift.quiperTtarc,federe,iacere,&c.explicatrationéfitus;&rationcsetiam,quibus(übtilishicScógftaprobatordipempartiuminlocopertineread.przdicmnentumVbifuntmagni
ponderis; vndc fatemur, quód volentes conftituere fitam prz dicamen- tum
diftinctü ab Vbi,facilius id aequem tut tenendo hanc (ecundá viam,qu& pri-
mam. Nobistamenimagis expediens vi- detur tenendo primá vi te ficü e(fe
przdicamentum di(inótü ab Vbi , quam tenendo fccundam multiplicate entia, &
modos tine meceíTitate , cum quia , vt ait Artiag. cit. n. 42. (üfficienter
intelligitur res fituata per illoiordiné partiü. ipfius locati ad locum , quem
teijert Bonet. ad przdicam. Vbi,per illum . n- intelligitut fic vbicata ftans ,
vel (edens abf; addi- tionc alterius modi um quia licet — Quafl. XII. De Vi,
dari poffit modus in diuerío genere mo- dificadi, non tamen in im gencre , at
fcifio, ftaio , &c. (i (ant modi ipfo Vbi faperadditi , fané fnt ipfi
quoque modi prefentiales , feu pr(entiam
importan- tes,vndecum ipfum quoque Vbi prz(cn- tiam
importet,iá daretur przfentia pra- fcntie, magis expedit negare irum efte difti
predicamentum ab Vbi , jm illum ftatuere , vt nou modü pra- eníalitaris ipfo
Vbi fuperadditum ; tum uia diuifio illa prz dicam.non eft necef- dria ex natura
rci, tum quia Arift. r. Poft. 148.&
s.Phy(.9. & js. Met.c.7. te- ceníens przdicamenta huiusnon memi- nit ; tam
tandem quia etiam Scotus ipfe loc.cit.in 4.non inquit
abíoluté effe prz« dicamentum díftin ab Vbi , fed ita poni à quibufdam, ende non multum an- xij de hac re
effe debemus , nec €t folli- citi de (olutione
rationum Boncti , quib. ides nó inco confiftere rationem fitus , quía tunc non
conftituerer pradi- camentum diftin&um ab Vbi. Nam con- €efio antec. neg. confeq. vltró conceden- tcs
di(tinctum mentum non con- ftituere.. Adhuc tamcn liber fingulis fa- tisfacere
, in gratiam cotum , qui vellent ea diftinguere, 21$ Ad 1.nó inconuenit rÉ
vnius prae dicamenti interdum concurrere ad intc- qum rei alterius
praedicamenti, nami cüdum cóem figura eft de przdicam. qualitatis,& peruner
ad integritate quan titatis;vnio ctiam fubftantialis concurrit ad
conítitutionem compofiti fübftantia- lis, & tameneft de genere accidentis
cf fentialiter , & folu denominatiué (üb- ftátialis, & fic in multis
alijs j ita ergo in : to poterit fitus concurrere ad có- um Vbi circwmfciptiuum
, etiá(l fit dineríi przdicaméti. Ad a. conftat ex 9 allato de vino in vafe
ptasétiam totius locati ad totum locum diftin&am effe à fingalaribus pra
cutijs partium,& ratio cft, quia licét totum in- tcgrale non (it
quidrealiter à partib. di- ftin&um; (zpe tamert in omnibus illis 6i- mul fümptis, & (ub vnione. coccpris fun- eo itu.
edet. 17. 753 datur talis refpe&tas , qui ne ju't (unda- ti ia fingilis
diftributiué (umptis,aut eciá colle&:ué,fed noa füb vnionc, vt conític de
zqualitate vnius palmiadaliud , qua poftulat pro fuadamento totam quanti -
tacem palmaré,vt fic & cft vnica, & fim- plex relatio , nonautem vna
totalis ei mulcis zqualitatibus cópotita, quz fun- dentur in fingulis partibus.
Ad 3. conce« dimus refpectus illos partium locati ad patteslocieife
Vbipartialia, & idcircà non(pectant ad przdicam. Vbi , in quo folum
ponuntur prarfentiz cocales,in pre dicam, veró (itus parciales. , Petes;an
fitus (5t modus folius quan- titatis? Videtur affi cmare Do&or loc. ei.
quia illum ibi appellat nodum qaantita- tiuum; dicendum tamen eít fitum cóue-
nice cuicunque rei exten(2 in loco , qua - re cum fubttantia materialis
fecunduga nos poffit effe exten(a in loco ctià (cclu- fa quátitate, l'icét
penecrab:liter, ira quo- que proportionacum fitum habcbit , & ideó m
diuidebatuc hac ig Ve circumlcnpauam in penetrabile , & im- penetrabile,
fic etià (itus diuidendus eff , poteft tamen appropriate dici (itas mo- dus
quanutatis , licéc alijs conueniat , ca racione, qua diximus difp. przced.q. j
ar. 2. figuram dici modum quantitatis , €t coníequatar rem omocm extenfam , an
verà corpus in vacuo elf et fituatum ,re- pondendü eft, ficut de Vbi dicebamus
; & demum an rará,& den'am, afpecü , & lenc,ad hoc predicamentum
pertincant, dicimus inlib.de genec. & corrupt. Poncius
difp.17.L08.4.7.inquit fitum importare non poffe re(pectua extriafe- cug
aducnientem (übiedtatum in re loca- ta,& termitarum adlocum , quia omnig
talis re/pe&us aut e(t Vbi ,ecl (alim tese liter identificarus cum
ip(o,atq.ideó nom cont ituecet diuer(um pradicamérum ab ipfo
Vbi quod ibi quibufdatn rationibus comprobare conatur; € concludit , uod
ponendo Situm«onftituere diuet- um przdicamentum ab Vbi,dici debet y quod
conftiftar in difpoKtione parcium in ordine ad (c , rationccuius fi tat in
loco, dicereturces federe, auc ftare, aut iaccte &c, qu£ difpolitio eft.
re(pes Gus cxcrinfecusaducnics; Quod probat , Quia ha difpofi:io e(t aliquid tá
per fe collocabile in aliquo prz dicamento, quá Vbi,& cft omnino diftinctü
ab Vbisquia bac difpofitio poteft cíle ea4é numero in diucr(is locis, in quib.
variarcetur Vbis & prztcreà aon potcft intelligi (itus fine ipía, ergo
dicendum cít , quod tit Situs . Conf. quia fi fic explicetur ratio Situs; teft (aluati diftinctio realis, & e(s&tia- is
intcr Vbi, & Situm, & cx altera parte nihilliud poteft alfignari, quod
fit Situs falua tali diftin&ione, ergo quandoqui« dem detar talis
difpofitio à parte rei magis congrué dicitur , quod fit Situs; quam aliquld
aliud. "ul Hzc tamen explicatio Situs nequaquá fübfiflere pót , quia vt
fuprà dicebamus, Situs cft formaloco addi&a nó minus, q ip(um Vbi,ergo
(icut Vbi nequit explica. ri, nifi per ordinem ad locá,ità quoq; Si- tus, Tum
quia difpofitio partium in ordi« tie ad fe porius circum(cribit differentia
quantitatis continuz,vt fupra dictum eft n. 112.quam pofitionem de generc Si-
tas, Quod fi dicat Poncius.iplum nà lo- qui dc difpofltione parti in co fenfu
in ordine ad fe, fed de ca difpofitione in or dine ad fc , rationc cuius (i res
poneretur in loco, diceretur federe;ftare, vel iacere; Conua flatim cít ; quod
hzc manifcíta i i ia , fi enim ca üm i(pofitio talisef&- , vt ratione
illius rcs dicatur federc,ftare, vcl iacere , ergo non eft difpohtio partium
inordine ad fc , & abftrahens à loco, ftd omninó locü cóo- «ernens, &
partes loci ; Probatur confc- quentia, quia implicat apprehendere cor pus (cdens,
ftans, vcl cubans per talc par- ium difpofitionem,quz omnino abítra- t à loco;
ergo ti fiis conffüt ia difpo ione tali partium ratione cuis corpus dicatur
ftare, vel fedcte;debet talis diípo- sitio cxplicari per ordinem ad locü, &
nó ,pracisé per ordinem ad fc; quare concla- dendum. eft fitum. explicari
debere per rdingm pzcriugwci locatz in ordine ad eee » vel pietes. eius. altero
cx duobus modis sre bled) raiones id. Juníwalent, nam a primá dicendum eft,
muodliect illa pariioie difgofi o in idi Difp.V1l. De Pradicám-ve[peBliuls i. ^
ne ad fc fit aliquid in predicamento col- locabile,& ab Vbi diftincta,
nonhinc íe- quitur in hocprzdicamento con(titui de- bere (alti ditecté , n&
porius (peCtat ad. pradicamentü quantitatis.) & eius diffe», rentiá explicat;
vt inquit Doctor loc. cite; Ad Contncgatur a(lumptü quia data ex«. plicatione
$us altero ex duobus modis, ià aff; notis, bené faluatur diftin&io rca- lis
Situsab Vbi,vt declaratü eft, & rones quibus oppofitü oftédere nititur
n.73.& . 74-(peciale difficultatem non continent quz fuperius nou fit
folura, vadé minime opuscít easadducerc, & figillati diluecea dud De Quando
€ Habita. 416 (7X Via res nó tantü dicuatut effe in, : locoyfed cti in tépote
hoc , vel. illo, vt heri,hodie, fuperiori anno,vt Ati« ftot.exem at in antepradic.c,5. (icut
per Vbicoftituitur in fpatio loci yita pet. Quando in (patio téporis, &
durationis e Vtaüt appareat penes beat hoc
predica cmd ae ndi , d eft duplicem durationé£ realem (olere disftingui,vnàextrinfecá,qua.(;eoparatur,.adaliárem,vtmen(urailliusqualiseítdu,:ratiomotushorologijre(pectaaliorummotuü,alteramintriníecam,perquàrcsineipfaduratnq;alioextrin[ecomenfuranteablato.Suarezdiíp.so.M:fe&12,n.8.quem(equunturhicAmic.Blanc,&alij,con(tituithociupratmindarauoneintrinfecarecüfedmiusconfcquenter,quiavtdicimusiaPhy(.&tenetipíoSuar.duratiointrinfecareinoneft.ni&ieiufdemexiftentiaaperícuerans,atcxiflétianóponiturindi-
uerío przdicamcto à re,cuius eft, pr tim
cü in emésiandpnu nn iter ei idérificeturyergo &e. Na valetjquod inquit Suar.
ità (altem diftingui à rc du- rátcyvt licet non praedicetur de ea , vt ac«
cidens Phy(icum, praedicatur tam vt ac- ^xidens Logicum & hoc fafficere ,
vc fit diftin&i pradicam.Nó valec,tü quia e fientia ét
praedicatur accidentaliter, Los gicé dc creaturis; t quia accidens przzdi
cabile.nó (ufficit ad có(tituendii accidés, ptadicametalc y ex iliis fou
gencreitn : n6 [ubfiafie pót apcidós: prie Qudf. XII, "DeVli , e Sitü.
edt, IHE, nón tamen pr dicamentale . Deinde ctià jnfentétia realiter
diftmguente duratio- nem intrinfecam a re durante, non benà poneretur hoc
pradicamentum ex ca có ftitnii, nàm lioc przdicamentum nec té pus;nec rem temporalem importat , (cd od
ex adiacentia temporisin rc tépo- En derelinquitur; vt cóttat ex ipfa Gilb,
definitione , Ouando e$t idquod ex adia centia temporis inve temporali derelin-
wituryquare ficut Vbi non dicit forma- tet locum,fed quod ex applicatione lo-
€i re(ultat inlocosfic inpropofito Quan do non dicit tempus, fed quod eius
appli- cattone refültar in re temporali; & men- fiitata per ipsi. Tandem
proprie loquen- do res durare; & effe in «empore non süc idem,nam efse in
tépore ex 4. Fhyf. 117. cft conrincri;ac meníurari cempore , du. rare vero eft
píeueratoin císes(ed Quan. do — iod eísc 5 — &.tali tem« orte, vt 1€, .itr
) Pu vA inde cómuniter «docent ; ren t& non confirutpet dura- ti
intrinfecam rerum;fed poríus pec coexiltentiamad aliquam extrinfecám nempéad
motü primi Celi , qui vt regu- latus,& vnitoriis dicitur men(urare du-
rationem illarum. dicitur tempus cxtrin- fecum ,vt diximus n Inft. vnde nec
ipfum tempus , vceftintrinfeca duratio motus primi Celi , (pe&atad hoc,
pradicamen- tí («d vt ponic adiacentiam fuam in .«c- büs,quas men(urat;&
baceft vera exyli- atio iftius przdicamentisres ,D, prgcife oexiltentiam ad
motum pr;mi Ce- i iütationgmen(urg dicuntur tano , vcl tanto tem pose durare
hen diem, vcl an- nüm;dicütur císc
hodié, hri, fui(se, & c. at sit vera
denominationes huius. pr. ch edo exéplisab ipfo Ari
allatis;endé S Th opuíc. 48. c. de Quan- do; pct adiacentiam temporis ad
tem.té- poralem intelligit menfürationem; quod exqmeníuratione tali in re
tempo* rali derelinquitur, cft id, in quo formali- cer confiftit hoc
predicamentum , vt (al- tim dircété ad iftud (pectat. "62 - Scd: ic it.
comunis omnium fenfus inconflitutione przdicam. Quan- do,nontamcn omnes
conacniunt. in cx. plicatione illius,quod ex adiacentia repo ris relioquitur in
reb. ibi(ubiectis , Tho- miflz pa(fim infinuant effe accidesrca- - le, vt
viderc eft apud Complut.cit.q. 4.8 Sanch.lib.6. Log. q.9. idem quoq. viden- tur (entire Scotiftz hic in. Log. dum ia*
quiunt ex adiacentia temporis ad rem temporalem refültare in tempore Qyuane do
actiuum, & in rc temporali pafTiuum, quos fignificát efie refpectus reales
exe trinfecusaduenientcs; fundatur hzc opi- nio przícrtim in paritate cx Vbi
defum« pta, ficut .n. ex extrin(eca circüfcriptios nc loci refaltat in re
locata Vbi , vt accis dens rcale , per cp formaliter dicitnr effe. in loco,
ficex incidentia extrinfeca teme poris men(urantis res temporales re(ulcat in
cis Quando, vt accidés reale, per quod formaliter dicun'ur c(Te in cempore, ».
Quem cendi modum rqoior Poncius hic,vbi camen nota malé ab ipfo defcribi Quando
effe conucnientiá tei creata duz rantisad.aliam rem durantet , nam non cocxi
(terria vnius rciad aliam;(ed coext ftentia rci ad tcmpus eft Quando;adeóur
terminus iftius cocti (Lenciz pertinentis ad hoc prezdicamentum fit tempus
primg mobilis, non autem quacunque alia. rcs durans, vt Poncius velle
videtar... » 218 Dicendumtamen cft, Quando nó importare in cebus tépori
fubtedtis foze ipà intrinfeca; X rcalem,fed folgm denos fainationé cxtrinfecà
(umptá à tempore, €ui rcs eocxiflüt;& in quo ede dicuatur , atq.
debomipátür cífe hodie , heri fuifle , &c. Probiquia (i qf formà realé importa
ret in rc ducáte , hzc vtiq. foret celatiua, vteft Vbi,nà aüt abíolata,(ed
nullà talézc lationé rcalé importare pót, quz fpe&et ad hoc
prédicamétü,ergo de ico ».mip. quia per qünon pot in re téporali impor tari
rclatio ad tépus , feü rmotü primi ee y di A Hei TURIS E Miren cclaratioue
allata rónis cius, (ed he re- latio aà eít ttal, cd ein Prout Do- &or.quol,
13, N.quia verfatur inter c) ma e vt i r4 e: le, (ed epe VU ADM Pe 'undatur in
obicet Vt cognito» qQ eura cocipitür. vc LAE [ le ori tela- tio méfutaui tüdat.
in rc méfurata,vt noci" ficata $318 Difp.VII. Be Pradicam. Ro/petliuis
- ficata per menfuram ; & deniq. difp.13. Phyf.q.4. art. 2. oft endimus
tempus ex- ^ trinfíccum in ratione meníarz non effe quid reale , ergo relatio
importata per quando nequit e(fe realis. Si dicas, (alim relationem
menfarabilis ad men(üram cf fe realem, & hanc derelinqui à tempore
extripfeco in re temporali . Contrà, hoc falsidicitur , quia hoc non conucuit
illi ex vi temporis;fcd ab intrinfeco,etiamfi per impoffibile nullum effet
tempus ex- triníecum;quia ex vi fuz inrrinfece dura tionis dicitur fic
menfarabilis. Si dicas , hanc relationem
tealem ele ipfam cocxi flentiam rei temporalis ad tenapus,
vadé poo heri fuiffe eft coextitiffe circa- tioni hefterna primi Czli , effe
hodie eft cocxiflere bodierna.Contra,quia vel ifla coexiltentia importat folam
ambo tum exiftentiá in rerü natura, & hoc di- €i non poteft,quia non efTet
maior ratio, cur vnum fit menfura , &
aliud meníura- tum; fi cft relacio coexiftentiz vt meníu rati ad meníurá, iam
conttat nó effe rea- » Accedir, quod coexiftentia fumpta
pro amborum fimulranea cxiftentia eft telatio intriníccus adueniens , quia
pofi- ta recemporali, & motu primi Czli, ne- ccffarió (equitur talis coexiftentia, 219 Necvalet, qp inquiüt Scorifte
ex Ant. And, in hoc przdicam. lilapismo- ucrcetur modo extra
Celum, tunc morü lapidis non coexiftere motui primi Cell coexiftentia iftius
przdicamenti , quia non menfüraretur pcr illum , ende inqui- unt res debere a
imari primb Ca lo, vt intet ipfas , & motum ciusre(ülcet y cenferi aüt (ufficiéter
approximatas co ipío , quod imera ambi. tum huius vniueríi continentur. Non va«
! fet, tumquiaiam conceduntex ifta re- fpon(ionc,quando
non importare qualé- Cüq. coexiftentiam rei n Ris A MA pus;(ed coexi it entiam
in ratione menu. fati ad meníüram ; tum quia gratis etiam di&um videtur
motum brachij fa&tum à Beato extra extimá partem Celi nó mé- furari é motu
primi Cli, quia ficut mo- tus primit Czli
ideb men(uta dicitur mo- tvuüta&torü intra
ipfu;quiaob cius vni- formnat£ alfumitur
à nobisad hoc mu- nus,ita quoq.poffct a(fumi ad«memfurane
dum iot lapidis fa&um extra Ceelü, fi Deus nebisoftenderet illum motü; Po-
tis ergo dicendum eft con(i (tere in de- nominatione extrinfeca fumpta à tempo
ef te,& dicire(pe&tumextrin(ecus aduenié té , quiaad inftar talis
cefpedtus nata e(t concipi,cum motus primi Cali non dica tur mcníurare hos
inferiores , ni prius facta per inelle&um applicatione ips veluti menfüz ad
illos, qua: fe habet ve- luti approximatio inter extrema , vt re» faltet ille
rcipettus, uod vtiq proprium efl cc(pectascexrrinfeci . Fundamentum veró
oppofita fenten- tizfacilédiluitur neg. pauitatea atlum- ptamde Vbi, &
Quando : tumquia Vbi cít terminus motus , & a&tion:s, quz in motu
interuenit, crgo neceffarió elfe de- bet quid reale , at Quando nullius actio-
nis rcalis , —— rame terminus ; tum quia potius Vbi,& ()1ando oppoti- tas
ibenccóditioner nam vt re$ discar fucceffiué prz (ens alteri , & alicri
(patio locali,locus debet etfc immobilis , & la» catü debet continuo mutari
, vt verà di catur facceffiué przfensalteri
& alteri fpatio daratienis , duratio ip(a debet effe fluens, &
cran(iens, res veró ipía concipt tar vt immobilis, & eadem perfeuerás; e:
qao patet ,Quàdo bene aumus (uüobire e m RUMP: Pica autem Vbi, ifp. 13: Phyl.n.9. 210 Qua; quibus rcbus
poffit ap- plicari denominatio mét! s LI TEL ilibus,
q colligit ex Arift. 4. 117; Sed potius a(ferendum cft, hanc ze omnibus. rcbus
ali nomifationcm potle o permanen & men(urari cempore: adillud, immó ip(a
quoq. immortales fabftantiz,vc A anima, vnde di cimus Angclos hodié cíJe ,&
inomm t&« pore, licér non tranfirc cum temporc; , co vcl maximé
dicendum;qui corum durationem intrinfecam: menfe rari poífe per cocxifteniam ad
aru prie mi auiterni,ticut EMRMIME DrET — oltcne oftendimus ex wwe Phyf. loc. cit. Neq. Arift. 4. VIC.
voluit negare ab(o- luce (übftanc;js immortalibus eWfe in cé- re,íed (olum
nonfie intempore, ficut fablumsria (eneícendo,& deficiendo , nà ratione
coexiftentiz non minus fanc in fablanaria; Imo Fonfec. ;Met.c.1$. q- 10.
rationes iftius coexi-
tizadextendithancdeno.minationemadDeumipíum,quiadcnominaturomnitemporefuiffe,&e(Te,&defilioDeidiciturEgobodiegenuite,2(crapuloconcedipoteft,cuminatiohuiuspradicamentificfojumextriníeca.Aliquinegátaccommoaripoderebusinftantaneis,herdeipfisinterrogarenonLicetquandofuerüt,velerunt.Scdcum&ipízdicantureeininftantiypoteft&iptis(uomodohzcdenominatiocópetere.Q'uidamétexcipiuntàdenominationchuiusprzdicamciipfummotumprimimobilis
,quo. niamnon extrinfecé » fed intrinfecé de- nominatur à fuo e. cum & c
Celi motus : meníarare feip- üm fecundum pattes .i. mocü vnius paf- tisaffumi
ad meafi m motum altc- tius, hoc (eufu poterit & ipfe hanc deno minationé
participare. De fpecicbus au- tem huius prz Jicamenci non oportet ef. fe
admodumrollicitos, quia vt Scot. do- cct .d.8.q. 5, O.& Tromb, r. Mct.q.1.
ad 4. vel paucas habet , vel nullas. 211 Acobijciunt aliqui, puram deno-
minationem excciafecam non füfficere ad cóttituton:ii vatas predicameni , quia
de5?rzài cont ui plura alta predicamé- t2 i0xta iulcicadioem harum denomina
tiomi'^n , vnuim.!: ex denominationibus , quibus obic&ta denoninátur ab
a&ibus, aliud ex eis quib. Deus denominatur ab Efe&is creator,
redeinptor, &c. aliud ex «is, quibus columaa dicitur dextra , fini- tfta, &c. cut igitar hz denomipationes MEituant
przedicamenca diuer(a , fed reducantur ad przdicamenta forata- Zueft. XI. De Bluavdo , covFdabit efr. 1T.— 739
nonnulli, qui contendunt omnia nou ge nera effe vcra, & phy(ica accidentia;
ho n. falfum eft, quia hzc noué genera tius diftim&a funt , ac enumerata ex
fpe- ciali modo denominaadi primim (ubttá- tiam, quam inharendi , v« notauit S,
Th» opuf. 48. cam ergo denominatio Quado necceífaria fit, & fcequenii (Tima
inter ho* miuacsnó minus, qua denominatio Vbi dicimus .n. resede inloco,X
intépore ficat Vbi conftituit vnum pra dicamens tum, ita vifum e(t fapient ibus
ex Q'ádo aliudconftiviere fpeciale przdicainéué magis,quam ex alijs
denomioationibus , qua nó videntur ita ncceifariz,quod mi run effe non debct ,
quia vt fzpius di&ü eft, hec
przdicamécorum diuifio eft ar- bitraria,& famo(a,non
nccelfaria ; qp au- tein exhisnouem
geaeribus hoc (ic ac- cidens, & forma realis, illud
(ola extrin- fcca denominatio , non cft pen(andum ex aliqua gcacrali racione
omnibus com-* mani , (ed ex fpecialibus rationibus fin- guloram , atque
manctibus . 221 Circa predicamentum hab'tus,fa n? ridiculacít , ac Philo(ophis
indigna conítitutio huius prz dicamenti,qua paf. fim affigaant Auctores,innixj
.n. cxcn- plo , quo Aritt. hoc explicuit przdicam, .. Calccatum e[Je armatum
ejfe Lolà il- iam denominationenpaiunt, hoc contti- tuere przdicamentum ,qua
quis dicitut hibere circa fe veítes , & indumenta, quà aliqui pomüt (olum
extrin(ecam à v-si- bus de(umptam;alij etiam intrinZecà, ita vt cum quis fe
veftit , przecec aadum in» time pra (cntiz ad fua membra 1& dua in veftibus
, ctiá in (cipio producae modum quendam realem, ills dici- tar habcre; quod fi
quis. t aonuluas ia manu;aut in aure flore uida negant rc(altare talem. modum
habendi »qut (pe- Gat ad hoc pezlicamen:um., quia ccsil- Ix non habeot
manas.indaendi ; qua etiá ration: Suarez difp. 5 3. Met. (ec. 2: nr 1:4. ait
fola araia defentiua , vc galea , & loct- Tuc quibus fumuotur, vcl (übiectorum .. C1,n0n
autem. offen (iux , a4 hoc fpeStacg. qui denominant , ita de Quando dicen- zac
effecti foret paca denominatio cx- triníeca . Kelp. nos non cife ita lollicitos
4: indénitate decadis praxdicain. vc (uz praiicamen: d,qaia illa fola imapus
exc- cent iüduendi;al;j vecó coacedun: , quia, fafficit.qy habeuot iod ornamcc.
Kur- (us volant ali ]ui ex adiaceniia vett. ü cie 340 — Difp. Di
Piedianerifpetuiss — &um circa corpus htrmanum refültare de- — tior ef
illa, que repetitur inter extrema nominationé ad hoc pradicamentü (pe- quz non
(unt a&u diui(a, fed tantum po*
&anté, itavt fi induatur flatüa, velequus — tentia, qnalis eft vnio , quae
cunt armerur, hec,& fimilianon dicantur ve- ter materiam, & formáà,
inter lubic&tum, fita, vel armata propriéloquendo, vnde &aecidens j acinterpartes continui, qua
idam curiofam,& dignam inducür di« , etiam de cau(a dixit Gilb. babitam
e(Te putationem , an cum Simia hunianisve«
corporü, cumtamen, & alia, quz nó (unt ftibus induitur, dicatur verd
veftitay & — corpora dicantur habere formas (ibi ine ncgatiué reípondent,
quia ex Arift.3.de harentes, & plané ita explicui(Te videtur
pattib.anim.c.1. natara cunctis animali. rationc habitus Arift. s. Met,2g.
& hunc buscontulit veítes, arma, & ornamenta ,— dicédi mod tenet
Baffolius 4.d. 11.4. 1» vt curei,piloslanam, fqgamas cornua, art.r. fic ctiam videtur. explicare Auer-
vngues,& fimilia, hominem veró nudum — facouftitutionem huius ptzdicam,q.
28. fccit, atque ideo illifoli aptiuudiné quan« — Phy(-(c&.5. ( etiamfi
ibidem Baffolij opis dam peculiar&. indidifTe inquiunt adve — nionem non
recipiat) inquit .n.in corpo» ftimenta füfcipienda, que tunc reducitur. re
quefiti ; quod quamuis denominatio ad a&ü, cum ca fibiapplicat. Miramur —
habitus(ernatur. à locali pra(entia veftis fané viros doctos in hac fcurrilia
atra-— cum corpore , tameu non (umi per mera mentum impendere,& ram
tidiculas mo — concomitantiá localem; fed fümi potius uere dabitariones , de
quibus meritó — »er quendam niodü informationis,& fit» fcire pofíemus ,
quod arguté inquit Do« — tentationis; illa ergo denominatio ;, Eor
4.d.6.q.3-9..4d ifíam , deilla dubi« — fümitar à pra(entia per meram localem
tatione mota à quibuídá de materiaSa-
concomitantiam fpe&tat ad idem pradi- . «rarenti Baptifmi in
cap.Detrabe, quód | camétun,quod dicitur Vbi ; at vero hzc aqua per fe non fit
(acramentum, fedtan — alia denominatioyque fumitur per aliam tum con:giléta cum
veibis, nam alioqui Imbitudinem , veluti informationis , &c «omingcre
pofTet , vrafinusbiberet Sa- — fultentationis, cft in hoc alio przdica-
«ramentum;yflz funt, inquit Doct,Qb;e- — mento;vadé concludit in fine
(c&ionis &iones, € fubtilitates Bernardice , «7 — babitum dici penés
illas res, quz adiacét uidé fat15 afimins timédo, neafinusbi- (übie&o adinüar forme ,. &
(übie&um pe Sacramtntü,fed planénon mintsri- dicitur illasin (c babere,
& veluti (often- diculac& dubitatio própofita deSimia. — tareranquam
formas, crgo & ipfe Auer- . 213:In alio igitur fcnfu magis digno — (a
nefcjuit aptiori modo hoc predica- explicanda cfl conflitutio iplius predica» —
mentum conftitaere,quàm per vnionems gnentj,vt nimirü per habitum intelligatur
— & hanc intormatiuam. - babiieilla mcdia, qua fubicctum dici (o- 114 Et
probatur valida ratione , quiz Jet haberc formam,itaut ad hoc przdica- — vnio
praertim informatiua digna eíl vt ancntum fpe&tet omnis vnio abíoluti ad .
eifpcciale affi gmctur predicamentü nec . Abíolotum , omnis re[pe&us
fubic&ti ad — valet;quod comuniter aiunt ,pertineread imam, &
écontra,omnisdcniqaerca- — przdicamentü forma; quam vnit ,.& no- sconexio
inter partcs adinuicem , lind — uum przdicamentü non conflitucre,quia eíleniales fint, fiué integrales ;íta valdé — eft
modusimperfc&us. Non valet 5 tuay egregié explicuit hoc predicamentum; —
quia vnio eft perfc&ior , quam fit a&io; ac íciió dimi(lisnugis,
Bonet.infuis prz — quz cft vnitio,cum actio lit viaad vnioe dicam.
libel. 10. vbiinquit qnod perar- — n&, & tamen actio conftituit
predicamé matin c[fes «7 calceatum cjJe ml aliud | tü per fe ;tum guia i vnio
ponitur in prat intclicxcruns progenitores noftriyquàm — dicamento forme. ynit
, obc vDiOECRD, & copnexioncminter atas, —xioncm quam t Cü cà , pariróne,
& Ld corpus, inttr calceamenta, & pedes, — actio non conilituct
[peciale pradicamé Jjuod de illa connexione cxtremorum — tü, (cd po in
przdicamento formas 3G diuiforum exemplifiárunc quia n9. «uiusc productiua op
neceísariamcone —— d mopio- — " dicamento , vt importat cx equo form , (0
Que. XII. De Qu. let; quod inquiunt aljj,
[pe&are ad prz- — hoc , ictquiaintrinfecépertinetadeiusintegritatemnectendociuspartes,nonlicauteactioproductigaeius.Namquandoidconcedereturdefübítantialicompotito,deaccidencaliramenconcedinequit,quia
concret accidentale non ponitur in prae & (ubie&ü vnita;fic .n. eft ens
per acci- dens exul à przdicamento ; fed lolum vt importat formá connotando
vnioné , & fubie&ü; ergo inueniendü cft pradica- mentum, 1n quo per fe
ponàtur vniones, (alim accidentales
; tum quia ficut ocs a&ones quantücüq; lint ad diuerfos ter- minos ; adhuc
talem babent inter fecon- uenfentiam , vt omncs in
vna recludan- tur cathegeria, idem pari modo de vnio- nibus dici poterit ; ác
debebir. : aig Hocaurem foppet quód vnio debcat, & poffit dirccté ; &
per fe in ali- quo cócludi prz dicam. probar indu&io- nc Bonet. (ub. nullo
ità proprie contineri pofiet, ficut fub
ifto, na ad predicaméta abíoluta fabftantiz , quantitatis ,
& qua». litaus fatis conftat perrincre non polle, cum fit effentialiter relatiua; eft n. nexus daorum,
& implica: vnioné ;ntelligi ad fe, & conceptu abíolu'o, non ad przdi-
cam. rclationis , quia non oritur ex natu- ta
cxircmocum , [cd corum applicationé petit vt iofürgats nonactionis &
pallio- tus (licet probabile id Scotus indicaucrit 4«d.12.q.1 C. ampliando
rationcs corü) quia vnio actio , qua agens vnit formam cum matetia , & vnü
cxtremü cum alio , et alia ab voione formali , qua ipfa
cx- trema vniuntur , cum hzc fit terminus -
perillam prodo&us ; ncc paffionis;quia à paffione v. g- dicitur.
fubic&um calcfa- » ledab vnionc caloris dicitur cali- 5 im qua
dcnominatione exprimuur 5 & informatio, non autem cife , ac inefle quieto:
ad agens. Nec Vbi , vt ar Mait. 1.d.29.q.1.art.5.0b im fentialitatem f. em ad
(ubiedt informatio aliquid amplins prafcatialitarem , & poflet Deus animam
intimé corpori prafentem per. ji fimplicem a(fiftentiam, quod ta animaret, &
Intelligeutia poffet diciCe- lo vnita per informationem , quía cít ei - intimé pre(ens. Nec fitus ob eandemró- nem,ac ctiam
quia fitus cft corporum, at-- : habitus poteft etiam
reperiti inter ea i, quz non (unt corpora, re(tat crgo, vtre- ponatur in przdicam. habitus, &ratio. — nabiliterquidem
vt ax Baffol. vnio for- mz ad (ubic&um eft aliquo modo dere- hicta ex
adiacentia accidentis ad (übie- &um; vel. potius eft ipfamet adiacentía
talis, & quidem Gilb. 1pfe tecé(ct in hoc pradic, album e(Te, & quantum
i zc(pe&tum fübic&ti ad albedinem, & quà- titatem ; & talis
ynio formz ad ubicàü cft , quz veré contt ituit hoc przdicamé- tam, potius; quàm vaio rc(tis ad ss quia illare
veractt modus fuperadditus extremis , vt-probamus in Phyf. difp. g . q.8.art.
2. ron autem iíta , vnio namque veftisad corpusnil pror(us addit reale. » ,
fupra intimam preícotialitatem , & con- tactum, quem babet ad membra : de
hac tamcn attulerum (pecialiter exempla a, Fhilofophi,quia peculiari quodam
modo nomen habicus illi appropriarur ; veftis n. populariter. dici folet
Habitus; Ad- ueríus hanc reíolutionem quzdam obij- cit Aueríaq. 21.
i/hyf, C:ct. 5. que nos diluimus loc.nunc cit.q.^, Scd à ex d &tis conftat
ncc ipsi aliter. poaniífe cde dcnomiauonem predicamcnti huius , quàm per modum
vnionis inforinatiuz , eieQ] quadam fi tie quantitatis, latiuà tantum o 1 n XE
2 2s T ERES ro A cialis ebd DISP y | " 9x n i. Tot JU . qtAi: i MU 3NwcC d Ou duteghp ouch DU Ahi BMgLr
oor ctia AME P. ioi sons uie. 0 PETS iru RO n. £u T w^ n E E» T i e d "un
N ^ v. 295547! Z^ 0f 6 dicamentorum quidditatibus , € paffionibusg — «d iungit
anf que mulzem c evuntad ipforuna. - cognitionemsqua ratione Pofipredicamenta
dici confueuere NIA sut aut numero quinqs OppofitayPrias, Symuly Motus,C* Ha- |
bere,Conducunt. vtràh - quopi«im de bis quinq. inillis mentto faffa efl y de
oppofitis .n» m] ContraridyC7 relatiu? mentionem fecit Arift or pradice[ubfl a-
di dixitynibil contrari? jllis opponi, magnam, Gr
paruumreniinpredicam.qualit,dumeruitbaberecontrarium:de&cquinqadpredicam.intelligentiam,iorisfimulmentionéfecitinpredicam.velationis,cwumpofuitrelatiwafimulDenedemotufattaeftenisXrdageretQpati,namnonfitaddioy:T!
n € [ € p«ffio [ine motu: babere: ddr
ied diuerfos habendi m. menborum trattationem cogni iantyquia
vt notat Jguer[a Tom ve MG conpderanut, cognitionem vltimi predicamenti, dos ad illud pradicam.teducibiles. Doflpo[uit ta- toni
predicamentorum quamuis ipfi maximé in- 4.12, Log. in prefat.bec coliueniumt
rebus,non qui« [; in ordine ad aliudyvt patet in primis tribus,qu& unt
quedam rerum comparattones, at cognitio ve eG na alicutus prafi tco pande lutam Wim ocet Seal. Mong
G.Et quia de motu bic non. wifi cognitionem quandam nimis copfu(am tradere
pofiemus , cum eius completa tratiatio fit pbylofopbica, quam tradidimus iam di[p.1
y. phyf. per totum , deba bere autem préter eaque adduximus in prced.di
Jp-q-vlr. dum de boc predicam. egimusynit aliud dicédi occurati idcirtà foli de
primus tribus í preséu erit fermo» QV.ESTIO I. De Oppofitis « 3 Ppofitio, (i
ampliffimé fuma tur , conuertitur cum diftin- &ione , & diuctfitate ,
at (i comuniter accipiatur,cader eft cü rcpagnantia,proprie vero eft quid
firi&ius ipla repugnantia; & ab Atift. hic diuiditur in quatuor
fpecics,.f.in oppoli- tionem cotraciam,relatiyam, priuatiuam, & contradictoriam
; vt igitur propriam rationtm vera: oppofitionis cognolca-- mus;dcbemos
inueftigare naturam gene- tis, quod cft repugnantia, per quid ad oppofitionem
propric dictam refiriigé- tur;(cd prius aducrtendumsquod hic non loquimur de
repugnantia ; & oppofitio- ne complexorum»latis.n,diximus in 1. p. ipft. cract.2.c.7. & gifed dc repugnantia uminc&mplcxattun
; & fimplicium ; nage ft(crimo de oppotitionc car d, qua jn prz dicam.
rcponuntur, qualia funt ine complexà , non complexa , iL dnos Repugnantia igitur
eft relatio duorum extremorum fimplicium , quatenus nte queunt habeve
identitaré quandam fov- malemyaut yéalem, velquatenuseidem —— rei fingulari
fimul; fecundum eandé ra- —— tionem , c vé[petiu Eiufdem nequeunt. ine[fe.
Dicitur relaripjquia repugnantia e(t quedam diuerfitas,& diftin&tio, qu
formaliter cft reladio;& fi extrema ertmt rcalia,& cxiftécia,erit
relário reat sfim-— pliciter ; (i vcró vnü extremum erit non ens vel nop
cxiftens, erit relatio realis fc cundum quid ; & fi cxtrema pollunt effe fine
oppotitióne;crit relatio predicameé — talis, (in ancé,tranfcendentals iuxta
dicta difp. praeced, dicitur diorgm extremos — ru [umpliciwm ad differentiam
repogná- tiz jropofitionum; dicitur quatenes nee queuat babere identitatem c.
vt veput- £nanua difparata,& comyoftib:lia com tchendaniur, vc dicemus ;
additur, sel.— qua; ens eidem; &c, quia quadam funt — FE pon buectjoam
reifiteidentid additur reifingalari quia vni-ifi yetcunaiter cdniucs communi
albuni , & nigrum , dicitur fi. mi quia diuer(o tempore contratia pof fant
eidem incffe;dicitur feciidum eand£ rscltetabariadaniga d .efle alba y 11 alia
nigra ; ex 1ndi- egerat ; téliopalifoeres vieles e cundum quod;ptoducit.
fpeciem ; dici» nis(ufficientiamoffignat Doctor q. 38. — przdicamnam oppofitioaliaeft fimplis.—— citer realis,
cuius extremafanf entía i$ — — tutagens, vt eandem reci
pit ; dicitur pa- tiens; dicitur refpett « eim (demi, quia rc» fpc&u
dracrforum idem poteft effe ma. £nam, & paruum , fimile & diffimile -$.
Quáuisauté oppofitaícu repngná« tia fo E dicam Veri lunda- tnentalitertamer, vt
dicunt extrema per felationcm
repugnantia relatas [olent di- uidi in di(patata 5 & in oppofita proprie
famptaexScoerduii.q.2. 00 -Difpatata (unt illa, qua ita inter fe re« ftieaant y
vt eadem cone indeterminate 5. & indifferentet cum quolibet alio diuer- fo
repugnent , vt liomo , & equu$ita pu« nant iotét fc vt codem medo , &
indif, fcrentet qaodcunq;alid diuetfum refpi« ciant vt repugnans , nec habent aliquod
; cói [peciali modo , & determinate repu». güenc ; X bacíant duplicis
generis y vt colligitur ex Scot«cit it, Daalia (unt;qua: (alüm babent
incompoflibilitaté formas lem;quia vnü.aequi effe altecam ; vt al-. bedo; &
dalcedo, nam ratio albed inis nó «ft ratig dulecdinis;alia funt qua habent. .
qaoq.incompobilitatem fubicétiuam;, neq»in codem poliunr efie fubicctos. veduz
torma fubflantialc$ dicantur euiá. difpakaxé rcpugbarc ; quia ecbab ccdemt:
fübíeclo munuofe cxcludant shac temet ratioticind:ffcrenter refpiciunr quamucüs
que forgram jubfiantialem nondubordis M os eg tpeciali modoà tue
bic&todctermunaté excludunt . B 4: Oppolita ptoptic d.éta dicuntar il 3 1a
uz tpcciali hoceitdetermina — ponunt te , fe iens sor a t nona. (c habeant ' A
a4epugnantiZsv [esc Ct $adcuidSin- dinc relpiciat tanquam à vcl igaem; itavt pe
AV NER * 2 Min n fpiciuntinrepugnando: . — — -Horum atttem oppofitorü qu [a icraaffigrat Arift.nam aliqua funt oppa -
fita
contrarie, alia relatiué , alia pridatie — ue, & alia contradi&totie ;
cuius diuifio« eodem gencre contenra;&
Lio:ir;aut vni. te(picit aluid y & fic eft óppofitio relati ua5aut
nop;ctüc eft oppofitio contraria z: alia oppofitio eft fecundum quid tealis quatenus vnum extremum eít rion ens ; aut
nullum fibi determinat (abie- étum,& fic eft oppofitio cotradi&toria y
aut determinat fibi aliquod (ubie tum, à cit oppofitio priuatiuasA Iteram
fufficiem - tiam tradit $. Met.tex.com,
15. quía ope pofita; vel ponunt fc, & fic funt relauua qu propter mutuam
tia (imul fugt,& nog (unt; vcl fe excladunt& tüc. vel
vtramque extcemutm ponit aliquid y. vcl nihil;ti primum (unt contraria ; quee dicurt duas naturas pofitiuas (ub eodear genere,
(i alterum cít niliil, vel eft nega- tio
impliciter , & funr contradi&or:a y vel eft negatio it fübiecto apto.,
& de- terminato, & fant oppofita priuatiué ,
Dchisquatuor gencribus cft agendum ,. ATIDeVITSRE Relatita , C* contraria
oppofitio |, o declaratur ; " $ [he Atift. à rclatiué eppofitis à "A
quia minus oppontntar , & ait g»
oppoíita rclaiue ea Juntsqug idsquod sut oppofitori e[Je sant aliquo alio modo
ad. illa dicuntur, hoc cft illa dicuntur rclari ud oppotitay.jnz (ecundum id;
quod op- ür,ad jnuicem fe refptciuntquod non «Oucnit alijs oppo(i us , quia
licet vt oppoütum fundat oppofiuionis cc- fpe&tum ;tefpiciat aliud
oppofitumynam albü dicitur opponi'üigro , tamen fecan- dam propriamentitacem nO
refpicit, nec. . dicitur adaliud rcferri vt album non di- citur nigri albü;at relatiué oppofita fam-
damentáliter accepta , hoc eft du proprias end arcte fundát oppo itio"
nem, ad inuicem fe refpiciunt, quia (unt rclatiua y fic dimidium non folam
dicitur — oppofit tim dicitur quoq; n7 inm dupli
;quod genus oppolitionis fa- tis rire cf difp.8.q.6.ar.5. in fol. ad r.vbi ét
innuimus;quo fcn[ü conueni-- 1e poffit omnibus telatiuis tà &quipara ziz,q
difquiparantiascfto in iftis clari au ac &t nó folü rclatiuis mutuis » fed
& nó mutuis, nà de his quoq. cxépli- ficat hic Arift.5. de (ciconia A
loibilber - quocollipirur non tantü dari oppoficio- mem rcelatiuá formalem ratione rclatio- num,
(c4 ét rerminatinà vt ibi diximus . pofita contrarie dctiniri poffunt cx. his, quz lic habet Acift. & yo.Met. cap- 6. &
alibi, quod (int forzme reales ,qua fib eodem genere maxim diflant , ab codem
(ubietko mutuoje expellunt y &ui vicifim
fucceffiue nata [unt inefJe wro cuins definitionis notitia fingala patticulz
(ant examinandz . Primó di- citurquód fint forme reales, pet quam qrticulam
differunt à priuatiuts S con- &radi&totiis , quorum vnum cft non ens .
"Vbi nota: quód conrratietas aliquando: sumitur laté,vtcaicun].
oppofitioni có- enit ; fic r. Phyf. 42. & (cq. principia ;- ? [unt forma,
& prinatiosdicürur có- aria , terminiggolitiur motus , vt dux. «juantitates
, difó V bi dicuntut contraria proptez incontpoffibilitatem in: eodem fübiecto,
& tamen numero differunt, fic xo. Met. 2 4. mafculioamy & fcaiininum
vocat contraria ; dua forie (ubftantia- kcs , quamnisdifparatcopponantur , ali-
ando dicantur contrarigs quare hic in riétiori acceptione (amitur y proat ab:
&lijs eppofitionii gencrib.códiftinguit. 6 Secundo;dicitur fiib eodem
generes quod aliqui. imelligunt de genere. i/byli- €o, (eu fübieéto, non dc
genere Logico; €nia nlt formayctiam praedicamento éiunct z y contrariantr y vi
calefadtio , | cid mtt] pepe ^" ceffario proximo , fedvel proximo, vef — —
poniodd es ed ^ ^ QARMUEA WT RU S remoto,co quia hic recéet, Arif. tam at-
bediné , & nigrediné ——— füb eod& genere proximo , dubel virtutis y
& vitij, qui genere fübalterno communi gaudent .f. habitu ; alijtandem
reftrin«- gunt ad genus proximum , quia: fi vido- fentire Arift. 1o. Met. 13.
& 14. Scd: non eft à fecunda fententia recedendum; que communis eft;nam cum
debeat cffe mutua tranfmatatio inter eontraria ,non: debent prz dicamento di
fere, nunquam: enimterminusa quo pofitiuus in motu differt icamétoà termino ad
quem» imó funt aliquando Har ce fpeciei i» et inaugmentationc.Nec vrget.quod
"lcfadtios& frigus fint in Moe iom dicamentis,quia calcfa&io non
ex fe có» tratiatur frigori; scd ratione proprij ter- mini .f. caloris , à quo
fpecificatur y for mg autem contratiz cx (eipfis debent op» poni;cum igitur
debeant effe ciufdé pre dícamenti, nec neceffario debent (ub ge nere proximo
effe collocata, vt paret in^ exemplo adducto;& in mille alijs dicen"
dum erit hoc genus vcl. proximum. , vel remotum (ignifi care ;. Acifk autem
cir.- locatuseft de contrarietate nonin tota: amplitudine, fed'de
illadeterminata,qug:informiseiufdemgenctis'reperítur.Dices,Arift.hicaiecontrariaaliaef.fefübeodemgenete,vtalbedo;&niztcdo,aliafübdiuerfisgeneribus,vxiuftitia,.&iniutlitiaaliaelTeipfazeneravtbonum,&maluimyergocontrariapotesrontpredicam.differre.Kefp.Ammo;perzenecaibifamcreAritt.nonpesicamenta,vclpropriagenera,namhaecbono;maloMRconueaire
,. (cd: metaphoricé pro: quibuídaav conditio« nibus generalibus . quatenus:
quod!ibet. contrarium refpeótu lub:eóti vel eft coni ucniens;& haber
cationemboni , vcl di« fconueniens ,& habet rattonem mali, Vel ;
dicendumcum3Simpl. loqui ad mentem Pythagor. ponentium bonum ,.& malü» vt
duo principia vnucrí(alia rerum 7 Fertüo,dicitur pax im? diffantyper hie aon
jnclugitar -— Queft I. Di Opptfiierelarine eo tóytrilée Art. 1. 045 tieritia; n
eirius contteniunt MS yquàm alburj& nigcrum ta- fnehbomo, & album non
di H con- etàtia,fed inte a, Gcin- Ms ito ieri i t vd. L.- c c E r io metap V
Mr Godcln re: locali datur principium;niediumy & finis , & princi Dium,
& fnis maxime imet (e diftant y inm cum medio 5 fic in cwm - m genere
repugnantibus dantur - i« sisse mend in illo ot- 5,86 generey vtin 'coloram al-
bédoj& nisrédo y inordinefaporü dul- edo, &' amaritudo ', quz fe habent
vc | finis. antur quoq; (apo« es;& colores medij, qui non tà diltant, ficat
prittir. Qui maxima diftantia cft daplex, alia mepatiua ; vt in illo ordine ,
& senere rion detor alia maior , licet alia ficüilis , & zqualisdetut
quedam veró dicküt trixima pofftié y quia (ola repe- icut iníllo c vt talia
maior , Téc eifdem tationis , hlc tàm pofitiué famitut q negatiue y nam in qua-
Titatnm cangibiliüm dantur or pri« ime qualitatescontrarie , » & fri- gus,
humidum ,& iccum ^ ^^ "$ed pro Weise pues o m Tepu ia eft duplex alia
effe&uiuzza » alia formalis , prirba eft qua vna res al- teri repugaat,
quia poteft producere ct- fe&tum illi contrari y vt tol dicitac fci- gori
contrárius & repugnans cffcétiue , quia potens cit. producere colorem , óc
€alor in izne die(tur cffe étiué repagnaas fc zoriin 1408 y; quia: petcit
producere *aloremitipfa aa 4: fepajbnatin tor- malis e(t , qus duo inter. (tex:
fuis racto- *flbus formalibus y àn- €é6gotlo?l-à y vt calor ivaqua , &
frigus doerdem rcjusnant foraialirer ; n9 ctte- €iué;vt cum Sco. 4. d. rXj.6.
E. notaui- mus dif». s; PhyEq.3. att 3. €o quia talis tidy & expullyo
frigorisà calo- "fc prot jedia inlormatione , & per vexhibiriónem
proptic entitatis idcoq; fervente qal
icon nalis; in4pceienci non 5 ceffecuua: , (ed "pro for mam 4oqarmat. de
contra- "Oei probi Myotc i cozc fübie&toy & per confequens vt (unt
ipfi: usinformatiua , ipfiq; tribunnt proprios effectus formales? tum oy
nicredo funt contraria non th'effectiua . 278 Hecauté repusnaticia formalis eft
maltiplex, pra'fecmapud Scorumy nam primó aliqua dicantur formaliter repue re
quando fimpliciter, omnimoe répagmont, icatic nallo modo per qui. cunq;
porentiam fimaletfc poflint ,. nof folum tn fübie&o , fed nec etiam in eos
dem inttanti ; & hac repugnantia repite a H : E gnanccontradiGtoria ,
quorum rationes formales. , quia confiftune incxclu(ione altét(us oppofiti,
nunquam poterunt efe fe'fimilin eodesi inftanti , & de hacre* pagnanriía
formali locatus eft Scotus 2. d.2.3.9. Q: vbi ex oppotitione formal intet (fe
Caloris, & non c(fc eiufdem te» perta €olligit incompollibilitatem eos
tumia eodemiaftanti . Secandó,torma- literrépaenant , qua ex (nisrauonibas.
fotmalibus nequeunt in vnum per (2 cons denire, neq, in perfe cópofitionem ali-
cuius terti] etiam (pecia quacaaq; po tentia vt homo;lapis, forma difpacitz y
&c. qué ità tepugnant , vt prarícindondo dquacunqi potentia, adhac
iacellettus dininuscoguofcit idi pfis hanc eopof- fibilitatem 5 & bzc
repugnantia minot eft prima, n3 [us hoc modo repugnant » poflunt n codem
tempore cíle;acqsita-» (e habeet-immediaté , vt (tatim ac ali» quid'àb vno
iftorilar cecedit, fic (üb op». polito , vt nonftatim ac aliquid c(t non homo;
e(t lapis; ficut cuenit in. contra- di&otijsjin quibus tratiqu:d ab e(Te
alie cuius tecedic , (Lati eft fub non effe op* polico,vt notat Bio&. 4.d.
1.9.1. F.& T. 8:5. 7: & de lc repugnaatia loquie tur Sco. 1. d, 43.
E«dam ait;aliqua entia eíle ia fe ipis poffibilia ; fed formaliter
incempotlibili s vc non pallint cile fie -fríal vnum; velaliquod tertium ex
€is; fcd. "hiec incompoftibilitas non eit -inordine -adidea (ubiectum; fed
in ordiae ad cone ftitit ionem vnius per fe. "Tercio formas "Mtet
tepoanánt, qti ex fuis rat;ionib. £oc- - enahbus fpxcraliaodo opponurur vt non
um alijs.co.lem niodo pagnent., cx4no Yequituc incocopoflioras nvordiac-
ad.fübic&um idem , quatenus vmum natum eftaliud cxpcllere ab codem
fubie&to quomodo loquitur Do&.r.d.7.cic. &. in 4-d. 49.q. 16. B.
negat duas dimenfio- ics adinuicé formaliter repugnare, quia veré vna quantitas
non opponitur alteri , - fint cioídem fpeciei. inde alia €f foumalistepu, tia,
qua duo repu- nant ratione e d eet forma- luin , fiué (imt primarij (iud
fecundarij , fué cx (cipis formaliter repugnent , fiue non; quomodo
intelligitur Sco.4.d. r. q. $« F. cum ait contraria , & dimenfrones.
feinnicem formaliter expellere , qui mo- di ita (unt (übordinari , vt primus
infe- 1at alios, fectmdus tercium, & quartum , & tertius quarcum,non €
contra; & hac diftin&io c(t valdé not. multum .n. infer- vit ad lib. de
Gén. cum de compoffibili- tatc contrariorii in codem fub.eGo agi« wx « Hic
formalis repugnantia (ümitur tertio modo; nam prima conuenit come 1radiétorijs
tantum, fecunda repugnanti- bus difparatis, quia c(t repugnantia inde-
terminata , quarta non cít proprie for- malis, fed ratione effe&uum . 9
Solet adhuc dubitari , an dc rationc €ótrariorum (it maxima diftantia , an ve-
ró mtutor (officiat ; & fi primüalferatur , fola cxwema dicenmr
cenccaciaynon mc- dia . Sed faciliter (olur. poc diftinausez do «um Recent.
quod cótzaria alia su: pet- fc&ta;alia impcrícCta, illa tequiccre maxi mà
diftantiá)de quibuslocutus eft Act. 5. Met. 15.& 10, Met, r4. dim per banc
maximam diftantiam definiuit Cotraria jmpcríe£ta veró no expofccre hanc ma-
ximam diftantiam, fed minorem íuffice- ze,vt Cottariadicátur,(icur medium;quá-
uis nódiflet à principio y vt diftat finis, nó obid:tamen abfolute negatur
diftare .- Exquo liquet folatio: alterius dubita- tionis,namex hoc quod
contraria maxi« mé diltant,inferur vnüxnonnifivni cort- traciaci poffe, non
pluribusquam condi- tioncm aflignauit Acifl. 10. Met- 14. & feq. loc .n.
ctt vniuer(aliter vcrü de có- tracijscxtremirs,nam maxima di (tantia.us folum
ioter duo cxtrema verfathr, at có» varia imperfcéta non neceffario requi- ssnz
hanc conditionem albedo .n. licet Difu. IX- De Fofipredicamenis: 7 foli
nigredini perfe&é conttatietlit , i1 perfcété camen rubori, pallori,
&c. kü aliquando plura videantur extrema con- traria,n: inusad vnü gcnus
poffent teducivt error opponitur (cientiz ,& o« pinioni, gencrice
verocognitioni veraz: ira yes crap 1. Alij hanc RE. tionem exponunt dc
contrarietate ada» quata; non de iradzquata , fic liberalitas inadequaté
opponitur auaritiz , & pro« pori v d ga comm » uni « Aiijaliter
explicant,quód quando oppo- fitio cft fecandum am me iiid ng nifi inter duo
cadere poteft, at fi eft. fi cundum diuerfam rationé; fic plura pote runt cidcm
opponüisprima expofitio fun damentum habct in Aritl. ibi » & inSco- incomm.
nam Ari(t, ex hoc ; 'Cone trarictas cft perfecta, & maxima differe tia,
infcrt vni nonnifi vnum contrariung — Senis amuis imn re parum differant iftz
expo 10 Quarto dicitur abeodem fubietas &c. hisverbis cxplicatur
effe&us formae liscontrariotumsquz cft cxpulfio abeoe dem
fübie&to;& notanter additur cui fa men vicifim, &c.nam noncx hoc
,quod aliqua forma: nequeunt reperiri: fimul im codem íubiedto, dcbemus.argnere
conxrariaseífey.quiapotcritprouenireexfuebicdtiincapackate,vtcttalbedo,&c.imetellectioyquxnecfimul,nec.fuceeffiudpoffunteffeiníubieGtoeodem;quarerequiriturexpulfioquidemformalisàfubicéto,fedcumhocquod!(übie&umilludficviriuft;capax...Not.etiàexSco4.d.49.915.Bquodhrecexpulfionon:debetintelligidequibufcuuquecontrariacceptisfecundumnumerür,necdeqjiocunquefubie&ocodemfecundürnumerüsquiaalbedohecquzeftinA.&bacnigredo,
que c(t in B. non. potum nec ia hoc, nec im illo (c cxpclleresalicet migrae
rept de (ubiccto in fübiectumr, & tamem contraria dicuntur ,quare fafficiz,
vt iftud! verificetur de cóirarijs fecundü. (pecie acceptis,quatenus aliqua:
albedo , & ali qua ni poflunt. (1b: faccedere , nom idem: inome, fübiecto y
aliter nullum wbic&tum determinarer (ibi vpum cone uariorum; fcd.in aliquo
mM - ua[t. 1. De Oppofitis velatiué, ey)
contratic. /4rt.I. 7 45 : addendum non fufticerc , imó nec
re- quiri ad contratietatem ckpulfionem nu- fneralem,nam
duz albedines, duz intel- le&icnes numero
diftin&z funt in codé fubie&o i ncompoffibiles,non tamen có- rrariz
dicuntur 5 proiode iritur exe Dei & incompoffibilitas f pecifica, . i.
uarum formarum fpecic diftinctarum . ^ Infüper not. quod hac expulfio poteft
dupliciter accipi vel aptizadinaliter;qua- tenus quodlibet contrarium natü cft
op- eem expellere à fübieéto , vcl actua- terquando .f. a&u expellit.
Quidam vt Tat. in Poftp.q.vn-$. Secundo f ciendum , fuftiné hic intelligi de
cxpul tionc a&ua- li ;at quoniam vident contraria in sradi- bus remiflis
fimul reperiri, v: patet de aqua tepida , hinc negant hanc expulfio- ncm
conuenire formis contrarijs in gra- dibus remiffis, fed tantnm in gradibus in.
tenfis ; & confequenter folum in gradi- bus intenfís cíc repugnantes
affirmant , non in remiffis, nec ex faisrationibus foc malb:s. At quia ex
proprijs rationibus formz repugnant, & non propter graduü intenfionem,
album .n. vt «num veté ni- Ero vt vno opponitur ; potias eft dicendá expullionem
aptitudinalcm effe effectum contratictatis, actualem veró effe acci- dcas
feparabile, vt eft de rifu, & ri(ibili- tate;(cparatur autcm propter
aliquod ex« trinfecum impedimentum ;qualis ett il- limitatio fub:ccti , quia
.n. quodlibet fu- bic&ü eft capax qualitatis vt o&to, pro- pter iftam
capacitatem poffunt reperiri im illo quatuor gradus caloris,v.g. & qua-
tuor frigoris , vel quinque caloris, X trcs ftizoris ita vt o&auus numerus
non cx- *edatur; idcirco calor , & ftigus itadinem ad repaugnandum,quod
euc- fiirety fi noni gradus adderentur , vcl ca- pacitas fubiecti
refiringeretur . Nonne- Pu tfi dari qnoque formas aliquas in- imibiles , quz
séper a&ualiter querunt ex t femutuó , yt duz :ntellectio- tz; de his
fufius 1n lib.de Gen. 11 €$, Sco, t.d. 17.9.3. V V. ait; in- cópoflibilitaté n
codcm tubicéto quali- tat bus intenlis conucaire , non remitlis- Kety. Scotü,
vt patet ex dictis ; abíolutc -on repugnant actualiter ; habent ramen
repugnantíam hanc vocate formalen: 5 . cipue fü 4-d.49.q 13-Asquod non c(^ ct
verum, (i lolum ratione graduum op - pagnarent; quare dicimus ibi loqui dc
a&uali expalfione, vel arguetc ad hoíeme Deinde Arift. diuidit contraria in
im. mediata, & mediata, prima funt; quz ca- rent medio , & quorum
alterum neceffa- rio ineft fübic&o capaci, vt (anum, & a ü re(pectu
antialis , fccunda (unt, quz abent med um, & quorum alcerum noa neceífarió
inett (übiecto capaci, vtalbi & nigram. Doplex vcro potctt a(figaati medium
inter cootratia, primum per nc- P: excremorum, vt iarer amicü , inimicum , qu:
fant conttaria, datue medium, quod ett non amicus , inter er- - rotem,&
(ciétii datur ignorantis, & in- fansnon dicitur temperatus, nec iacépet
ratus,(ed non temperatus. Secundam per participationem vtriufq; extremi , quod
potett euenite,vel per veram mixtionem cum permanen-ia entitatam vtriuf.j; ex-
tremi , vt tepidum dicicur medium intcr calorem,& frigus , & qualibet
qualitates contreriz in gradibus remi(fis ; vcl pct €— apparentiam , vt notat
Scor. 2. .15« van. B. vt fant media fpecie diftin- €a ab extremis, quz dicontur
patcticipa- re deextremis , nonquia realicec cx iilig cóponantur , fed quia
magis conueniunt cua extrem's, quàm extrema intct fe, vc colorcs medij
interalbedinem,&nigicdinem,virtutcsvitijsextremisoppolitzuoadeflereale,&phyficum,vtliberalitatishabitusdiciturmediusinterauaritiam,&prodigalitatem,nama(fimila.turauaritiz,vtprohibet(umptusfüpecfluos,ro»vtprzecipitnecelfarios,yideSco.q39.przdicam.ARTICVLVSII.TrinatiuayCcontraditoriaoppofítíoexplicatur.11Epriuatiu£oppofitisplutadixi-
D xs d.4. Phyoq. 1. & 2. 1dco hic pauca
dicemus;defiout [oiécilla cíte,quo- ri uii cfl prinatio alteris, 2? aieru cfi
babitus,jen forma , v7 baben: ficit cir- £a
idem jubte lum tev.pove d n itwra dz Kkk 2
c«448 Difp. LX. Pe Poflpradicamestiss ^ 5 "terminato; vnde
vifus,& furditas nó op- ponuntur priuatiué , quia vnum non cft priuatio
alterius , nec habent fieri circa idem
(ub c&tum; ncque vifus, & negatio eiuídem in lapide, quía & (i vnvm
fit al- terius catrcntia,non tamen reípiciunr (a- bic&um commune; fit vtciufq ; ca- pax
;.nec vifioy& eius negatio in. catello antenonum diem dicuntut priuatiué
op- polita , quia cci (ubicclum ex (e fit. ca- paxinon adeft tamcn tempus
detérmina» tum à natura, namante nonum diem non dcbetur viíio catello ; hinc trcs requirun- tur conditiones ex Sco.
1.d.28.q. 2. B. vt fint circa idcm fubic&um,; vt fübicctum fit
viriufíquc capax , & in tempore detcr- minato à xaiura. Ex quibus fequitur
con- tradictoria à prinatiué priua gos diffcr- &c connotato f. fabic&to apto. ; itemin- ter
priuatiu£ oppofttà dari pofíe medii , «Lin fübiccto nó apto ex Sco. 2. d. 41.
D. dc quo neutrum affirmari posit vt. lapis nec
eft cecus, nec videns, 13 Addit Arift.aliá coditione, & pro. prieratem,.f.quód
quamuisab habitu ad priuationc fiat progteísio, non datur ta- mcná priuationc ad habisom regrefsio , uz
tamcn conddo multas patitur. in- antjas,nam non videns modo fit poflca
videns,aer tencbrorfus fit denuo lucidus, non calidi pote(l de nouo acquirere
ca- lorcm; quapropter ait Doctor 4.d.43.q. 3. T.non efTe conditionem
vniucrfalem. , fcd patticularem. Di(crepant autcm Do- Cotes in afsignaticne
regulz qua digno- fci poísit,à 4ua priuatione pofsit fieri re- greíTus, &
àqua non Scot. cit.ait verifi- cari in ordine naturalis gcncrationis fc» «gndum
dcícenfum , quia poft priuatio- ncm ibi non tedit habitus, quia non redit forma
immcdiaté prcedens iliam habí- tum fecundi otdinem generationis ; hoc cft)
dantur aliquz gencrationcs , quz or- dinatim multas alias pratequirupt , 1tavt
genita per illas nón ex quolibet , fed ex aliquibus determinatis expofcunc
ficti , yt accium y vt fat, preccquiat humorem à tcrra proucnientcin in vite
qui deinde jn luccum, pefica.in vinum copuertatur , & tandem io aceium ;
lic burritio multas przexig u (ubltantialcs mutationes ali- GEHE hcm TED baie uv Rt Appio oi s leindc
in carnem , per nutritionem. conuettitur ; quando crgo natura in c« neratione.
alicuius ordinaté. procedit , quati afcendendo à forma. imperfe&tiort ad
períc&iorem,fi forma polterior rece dit,non datur ad illam tpcieonia de-
(céndendo natura non inducit for mà pt uiam , v- g- quandocato corrumpitar .cx
(anguine aggenerata, non potcít de nouo forma carnis tcd:rc, quia neq. forma
fan- guinis redit, quz imincdiaté przceíferat ad carnem ., fed ncce(farió
deberet ficri refolutio v(quc ad materiam primam , &c denuó per ilas formas
prarequifitas quafi per quoídam gradus afceniere ad forma carnis. In poft pr.
vetó q. 41. alias regulas afsi «quod priuato alia pri« uat;ícu tollit folum
actnmsalia a&um ,&. potentiam ad a&tum , à prima cít rc h [ioynon à
fecüda, vel priuatio alia e(t ha«, bitus;cuius principium cft intrinfecü ,vt.
escitasyalia eft forma ; cuius principium cft extrinfecum, vt tenebra in aerea,
pris ma non eft regre(Tusfed à f(ecunda;cotta, quas inftant Conimbr. contra
primam s nam pct potentiam (i inteliigitur vitalis y cÍL vcra, at patitur
inftátiam de atu, qur : ftatet pro qualibet alia forma , nam cal- aus, & edentulus non amplius acquirunt capillos,
vel dentes, & tamen babent po- tentiam foloq. a&u
carcat . Contra fecü- dam , quia frigus inaqua cft à "em interno, &
tamen quando cft calidi , ad- huc redit ad priftinam frigiditatem . Scd potcft
dici per potentiam intelligi potea tiam proximam fübicé&t:y quz tunc aufet-
tür , quando cft cam diípofitionibus po« fitiué contrarijs ad areeros forn nam
tunc fubicétum vo. mafict proxinic apti erga fotinà,vt eft ip oculo noxio h:t
morc grauato , nofi lic quando potentia ifta noncit impedita , vt aer
tenebrofus, Ad i.regulam verifica , quando ptinci« pium inicrnum leditur ,non
quando in- tc2rum manet, nami claudens oculos di- exor non yidens,fed porens
videre. — . 14 Oppolita cótrad;&otic [cu negati ue funt illa, quor&ta v
um, cuna Jit. Y6$ 9 aliud e[t negatio eiv[deim $ velyt al) dz- cantfum que
fecundugraljirtsstiouefi— ; iul C ud- es ^ £ k v. A - b D (HEITP C NU. T PR ir
iedationem ópponwntur;vt federe,nó federe; lapisnon lapis;qua rationc diffc-
funt pridatiue oppofitis ; quód hac nc- cffatió connorant commune fubic&um
capax illa veró à tali fübie&o praícin- dunt.cx Sco.1.d,28.0.2. C.
Contradicto- zia fant duplicia, alia complexa , & fint gropofitioncs
contradicentes » yt Petrus «urit , Petrus noncatrit» de quibus egit Acif.inlib.
Perierm. alia incomplexa , & fum termini cótradicentes ,vt animal, nó
animal, de quibus hic agit Arilt.illa , vt contradicant ,prcipué debent pro
codé infáti (umi, i(ta veróvt notat Scor. 2. d. 2:q.9. R.abfoluté süpta pro
quocüque t€ pore
cócradicüt,Verüvtexa&tiuscótradi&oriorünaturáindagemus,tria(unt€xamináda;anpoflitinteripfadarime-
diü,ecundosan hzc oppofitio fit omniü maxima:tertio,an ad [aluandam contra-
-di&ionem fufficiat virtualis diftin&ió, o ad primumynon eít fermo, an
in- ter Contcadi&toria detur medium (ufce- puiuum vnius ex
contradi&torijs , velv- 1riufque fuccefsiué-, hoc.n. ab omnibus admittitir,
nam datur fübie&tum ,dc quo vcram erit affirmare, vel negarc. alcerum ex
contradictorijs: (ed quzritur , an poí(- fit dari medium aliquod patdicipans de
.«ontradi&orijs extremis;aut per abnega- tionem vtriufque , itavt neutrum
contta- di&orium conueniat illi. .-. -.——. 15 Dicimus,quauis inter
incomplex contradictoria fumpta cum aliquo finca- aliegoremate in propofidonib.
pofsit da- £i medium per abnegationem vtrial-que extremi, inter ipfa tamen
abfolute [um- pra; fiae complexa , iueincoinplexa nc- suit. dari medinm. , nec
per paricipatio- ; Aon»ncoper abnegationem exiremorü . -IKKonclutio doeciarà
$0.4. Miete qe 4 & » 3diaiq.7. kk. & d.4«q. I» E. & d. f*9. I *
xL.qué ie. juun:uc Scotillzyvt Ant And. 4Met.q.ó Zeib«quá. Laucnt. ybi. dil p.
E. fuse proie Armic, Bier. dil paga 3e 1. e[tque €o. nis.Pri- "Nom
dictoribucerbule- poem cest ia f unantur 1n propoli- ; aione:dum aligáo
fongathc, orcipacc;pro -batüc uam cosáditkoria meom plcxa ; vt Àiomo; &
nonhomo , vcre dicus: con- Cut ux C Logigts : .ne acquiriquia non Q.1, De oppofitis priuatiud, 9) conradiél./Ari.I. 749 tradi&oria
ex Sco. 2.d.2. q.9. Z.. etenim opponuntur, & noani(i hac oppofitionc z tum
quia communiter dicitur, qnod con- tradictoria non ambo fimul, fed alterum dc
quolibet praedicatur. ; quod nequit de complexis ver ificari,quia propo
fitioncs non przdicantur, quareincomplexa süt vera eontradi&oria, &
tamen vt notaui- mus 1.p.Inft.traét.2.c 7. ifl propofitigs ne$ (unt amba
fal(z,animal per 7^ eit al- bum,animal per feefl non album ,. nar fi alterum
illorü per fe.conucniret , nün-.— quà oppofitum ci competere poíset , (i« cut
quiahomo cíl per (e rationalis:, nune quam erit non rationalis, 2 16
Secüdo,quód intercontradi&orie abfolaté fumpta non detur medium: pcr
participatione, probatur cx Arift.4..Mct. C. 4. & (cq. nam veli(tud medii
dicetur de contradi&torijs participare, quia fit có po(itum ex vtroq. vel
quia virüq. fimul recipere pote(t:non primum , quia nulla rcs ex oppofitis
intrinfccà? componitur » e(Te, & non c(e funt oppofita : rum quia talis res
media no poíset generari, & cor- züpigquia cx illa, & in illà no pofset
fieri mutatioshzc.ri.cftinter ens, & non ens , quorü vnü eft terminus
quoalterü ter- minus ad qnem, qui nüqnam funt fimul, ergo fi illa forma de
ente;& nó ente par- ticiparct,non pofsct gencratiua mutatio- beret pro
termino à quo,non ensfed pro termino ad quem, ncq.corrüptiua mutatione deperdi
quia non terminatctur ad ró ens, quod potius císct terminus à quo,idé
diceretur,ti hoc mediü ponctct quid pre(cindés , & emi- nenier continens
vtrumq.cócradictoriüe . Néq. dicédum fecundum , quia f retur ambas
propofitioncs, contradicto- tias e(sc veras.quod implcat ; (equelTa-pa-
tct,quia fi v.g» album; & non albü /imul c[sent inligno , císct vcrum
diccrelignis eft album;& fimul lignum eld pom albü €x co .n. quod 1csceít,
vel non cft, oratio diciwar vetayvelfal(a ; implicantia proba- wr:tum-quia hoc
eft primü principium.» à quo omniaalia principia fciegriarü de- .pcodenr, quo detlru&to, rucrenr omnes Acientia x
oin quia nullg res habeiet deter minatany heads P quodlibet císet 3 quod- 750
Quodlibet, nam fi v.g.homo eft animal, & non animal; quia non anima! eft
nega- tio exita gcnus, iam homo cífet lignum , ciet accidens, imo chymera quia
1ftheec omnia fünt non amimal; tum quia oullas daretur &allitas in reb.
lyzc .n. datur,qua- tenus rcs non ita fe habet , vt enunciatur, at [i
contcadi&toria elfent in codem , non poffet res aliter enunciari , quàm fit
in fc tpfa;tandem hoc 2 colligitur cx ipfis aducifarijs, nam fi luftinent hanc
propo- fitioné etic veram .(.. inter contradicto- ria dari medium,& hanc
cffe fal(am inter contradictoria nó dari medium , eo ipfo fatentur contra
[eipfos contradictoria e[- fc imincdiata,& medium nonadmittere, Migtumo;
deberent concedere . 17 Tertió, quod nó detur mediü per abnegationcm extremorum
, ficut. datur inter privariué oppotitayoflenditur, quia 1unc ambas
conjradictorias fequeretur €fic fal(as , quod implicat , fequela Prob. nam
falfum ctfct album dc ligno affitma- rijquia illud non habct, falíum effet alb
de ligno negari , quia hoc effet tribuere ligno negationem albi, quam tamen fap
- ponitur non habere; & (i e(let verum , ià Ton daretur medium per
abncegationem vtriafq, implicantia oíteoditur ij(dem ra tionibus,ac praecedens
; tum quia. natura «ontcadictoriorü cík,vc voum fit foi:na- Aliter alterius
deftructi fi vnnm rc- «nouctur à (ubiccto,nó itin fübic- X ium effe , fed
deflructum , crgo àn lo reperiretur oppofitum , quod tor- gis x sais rüctio.
icessifte propofitioncs contradicür, :0mnis homocft albus,omnis homo non «ft
albus,quia idem predicatum affira- "uüz,& ncgatur de fccundum id€ 3
rcípcctu ciufdem, & tamen (unt ambae Kal(z. T'am fecundo, etiam coatratia
im- ancdiata axedijs carent , ergo carétia ita «on cít propria contradictoriorum.
Tum tcrtioanimal nec cit cationale uec irra- tionale,namcrus nec par , nec
impar ,'ens ancc ide ncc diueríum , quz videntur con- vradictoria. Tum quarto ,
ti inter income "plexa cum alix ao lincathiezgoremate da- wur medium ,
«120 etiam vr abfolute fu- sunu, non .n.cít maior ratio hicquan Difp. 1X.
De'Pofipredicamnis—— ibi. Tum quinto , quz folum pet in(tang » incipiant fi
mul, & unt,erga habent fimul c(fe,& non eífe. Tandem cft grauiffima
difficultas de propofitionib, - dc futuro contingenti antc decretum di« uinz
voluntatis, nam i(tz Petrus cras le» get; Petrus ccas non leget,non funt verz
nec fal(z,quia omnem determinará veri tatem;aut falfitatem à diuino decreto ace
cipiugt,à quo,vt antecedüt;prz fcindunt., 18 Kefp.ad 1.propofitionesillas non
effe cotradi&totiag fed vmiuerfales cótra- rias)ideo ambas falías , nam vt
ait Doc. in Met. cit. adhoc vt duz. propotitiones fint contradi&oriz
requiritur, vt: fübie- &ünon fir aliquod cómune, quod in pla ra inferiora
diftribuatur, quia tunc pote- rit pradicarü rationc vnius fuppofiti af-
firmari,rationc alterius negari . Ad a. il- la cotrazia carere medijs in
fubie&tis ap- uis,quia fe habét vt priuatiua , nó in inep- tis, vnde
lapisnec eft (anus, nec eger : at contradictoria vniuerfaliter carent. me-
dio;hinc re&é dcfiniuit illa Axift. 1. poft. $.per non habere medium
fecundum fc , Ad 3.
differentiasillase(Tequalicontrarias,cumdicantquidpofitiuum,noncótradi&orias.Ad4«ratiodiíparitatiseftvcolliziurexSco.1.d.4.3.t.E.quiaadhocvtpropotitioncstintcontradi&orie,vcldeconiradiétorijsincomplexis;itaut.vna(itvera,alterafalía,oportet,vtquicquidaturinvna,tocumidnegeturinalteraymodóinhispropotitionib.homoeftper(e
o cít per (c nó al bus,non hoc intcrucnit, quia iri prima af- firmatur dc
hominc ly albus cum perfei- tatis modo, in fecunda negatur folü ly al- bus,
& affirmatur denuo petícitas , rariow ne cuius eft propofitio fal(z, non
aík quia incomplexa non fint nata dc quolibet di- fiun&im pradicarisidcirco
quando'abfo- laté famuatus,uaeceífario vna cft vera ,Sc altera falfayqma nó habet
illa propofitio udefl aliquod ecd ps ad i B f: Me lud aee dicitar. ctfc y sd
timam e(fe;inquo tes incipit , it intrinfecé , ac proinde non habet fimul
e(fe,& noneffe, vcfufius difp. 14. Phyf- Qqez.art. 1. GC a. -.49 Vlhüma
difficultas petit lógiorem 3oné de veritategé- tium in inelleQudioino, que non
cít A zici muneris ; at pro nunc aliqui di- iru quod d sesradidtio attenditur
penes inftans tépotis,non natur, vcl ra- 6.Contraiflam rationem , cü quia im
pri- mo modo dicendi per fc fieri poffunt có» tradi&oriz,& tamen primus
ille modus , v: przcedit fecundum modá dicendi per fe; dicit inftans rationis,
vel natura , noa temporis; Alij vero dicunt de e(fentia có tradi&oriarii
eflc quód pro quolibet (i- gno (i vna eft vcrayaltera fal(ay&
écórra,&oyrepugoetcflefimulveras;vel(imulfalíasprocodemfignoshocaütconuenitillispropo(itionibus,quianeutraeftvera,vclfalfa.Contra»quiacontradictio«coplexaeftoppofitio,cuius(fecundumfenoncftdaremediüyergoabfoluteloquendofempervnaeftveraalterafal
(a ;& re- dcunt omnia argumeuta fuperius addu- &a. Dicimus ergo» q
creaturis ante dc- erctom diuinz voluntatis , quo determi- nat illas producere
vel nó prodacere, nó conueniunt,nifi przdicata c(fentialiaanon contingen:ia,
quare idemeft confiderare €reaturas ante decretum diuinz. volun» tatis, ac
ipfas confiderare folum quo ad e(fentialia, & ha propofitiones ante de-
crctum diume voluntatis mimdus erit y ante decretum diuinii mundus non crit',
gquitalent iftis . vn»ndo que ad e(fentia- lia con(iderato conueniet
exiflentia, mi do.quo ad e(fentialia con(iderato nó con- uemet exiftentia ; ex
iftis fe- cunda eft vera, prima falía, 1ta de iliis di- cendum ; quare negatur
neutras effe vc* Ta$,aut falías , ad probationem concedi- mius veritatem , aut
fal(itaté propofitio« num de futuro contingenti à de- €teto ditio , quando 1lla
futura abíoluce donc : intantü ,n. mo» "Vinticbriflus erit c(t vera, &
oppofi- ta cít fal(a;quia determinauit Deus Anti chriftum producere ; at quando
tuturum enunciatur de re cum auquo fincathezo- remate petfeitatis, tunc
propofitioncsil. lz non funt in materia contingé- 1; (cd impoflibili quia
contingens enun - 9.1. De oppofitis privatiue C contradiése.di.11.— 753 ciatut
vt quid e(fentiale, (icut quáuis hac propofitio
bomo efl'albus lit cocingens ; tamen hzc alia bomo per fe eft albus, ctt in
materia impof(fibiliycà implicet cótin- gens efie neccilarium,(ic accidit hic
quia pracifio diuini decreti, eft pcifio quoq; fcià quocun;
contingenter cóueniente, 10 Dices,ergo ft hec midws per feno erit antc decretum diuinum cft vera & oppofita falía, non
poffet per diuini: dev cretum reddi vera , quia nequit immutàá- re rerum cflencias, & tauicn ante mundi conftitution&crat
verum'dicerc miidus erit; Tum quia Sco.quo!, 1 4.S.ait prepo- fitiones
contingentes elle neutras anre di uinum decretum , nec veras , ncc falas Refp.
neg.coníeq. quia decretum diui- numaon facit; quod hzc propofitio,m& dus
per fc eritexi[lensyGt verá (emper.n. hzceritfal(ay quia in materia impotlibi-
li; folum ergo 1ftam aliam reddit. veram mundus erityqux c(t contingens, nà
ante decretum nulla propo(itio eft cótingés, fed qazlibet necc(faria, vel
impoffibilis & hoc vult afferere Scotus , cum ait pro
potitiones-cotingentcs eflc neutras, quia tunc non wa vtcontingécces formari,
cum przícindatur à cáuía omnis conun- tias& folum (ub d (iunctione contra-
di&oria poffunt de rc enunciariquomo- do etit quzdam propofitio
hypothcetica difinnctiua nece(lario vera,nà hzc s um» dus ant evityaut món erit
equiualet huic, mundus babet potentiam ad e(fendá , er non effendum quz eft
nece(faria. Adc(t ker rens de propofitionibus cx- ponibilibus adducta 1
.p«Inft.tra.2.c. 10. Quo ad 2.a& hzc oppofitio fit omniü maxima,not.quod
noa loquimur de con« tradictorijs materialiter , vt .f.dicunt fu- biccta , de
quibus enunciantur contradi Goria incomplexa , nzm cadem tes v. poteft
dici'fimilis, & non fimilis cf, diuerforum , fcd formaliter (iimptis , pro
affirmatione , & negatione , nec loqut* mur de maroritate perfectionis , in
ordi. ne ad pecíc&ionem enütatiuam exces morum ,quia (ic perfc&ior eric
oppoái - tio centraria, vel relautia , quae ver inter entia pofitiuayquàm
cotradictoria , quorum vnum extremum cft aon cns; (cá Kkk 4 dc ide maiori , vcl
minori perfectione iara- tionc repugnantiz,
lc n. cft effentialis petfe&tio , & intrinfcca
inoppofitionb. qui: ij eflentialiter funt repugnantia; 6 qua maiorem dicit
repugnantiam y erit períedtor ,& maior , & que maxi. tom
dicitrcpognantiam , erit perfcéti(- fima, & maximaoppofitioz ^ i1 Dicendum
interoppofitiones om- tiià maximáette cótradictorià ; ita Zetb. 4 Mcet.q.6.ex
Scoi;ibid. q. 4. feq. Amic. trac.19.q/7.dub.z.& Conim.hicq.vnar. 6. probar
, & explicatur fimul, namilla e(t maxima oppofitio que maiorem di« cit
repugnantiam, & incompoffibilitaté s fcd contradi&oriz extrema ex fuis
ra- tionibus formalibus (unt ita incompofti- bilia, vt non folum eant e(se i é
fübicéto , (ed nec &tin codem tempore , vnde vniucrfaliter ; mediü ex-
cludunt, vt notat $co.1.d. 2..9.(). quod alijsoppofitis non conuenit , nam
priua* tiua admittünt medium per abnegatroné extremorum; contraria quoq; imó
qua dam in cffe rem:ffo conueniunt in codem fubicóto relatiue oppofita, mcdium
per. abncgationem & habcnt: accedit autbort tas Arift. 10. Met. I *. &
4. Mct. 1 * vbi hoc fpccialiter. probat ex vniucr(alitate hnius oppofitionis,
quia de quolibet vnü contradi&oriorum: nece(fario affirmat: , vtl ncgati
dcbet » Succedunt his priuae tiu oppofita , quia extrema minus cóucs niuntquàm
contraria, & relauua, illa .n. Ic habent tens , & nonens jifta vc duo
entia pofitiua,nec pofsüt fimuleffe in co dé fübic&o . Deinde relatitia ;
& vltimo contratia coptra Zctb.cit; nam i(tanatu saliter in effe remitfo ;
& fupernaturalie ter in e(icinté(o poffunt fimul efle ineoe dem fabieéto;at
oppofita relatiué quateé nusoppofita y.i. quatenus refpiciunt ea» emxtrema;,
non poflunt effc in codem fübic&o , nequic.n. idem tcípcétu ciuf- dem dici
pater, & filius; dominus; & fere uus,qnamuis nón implicet rc(pe&u
di uerlorü, fcd vt tic proprie nó repugnant » Diccs; ex minori oppofitione non ine
lertur maior oppofitio, fed ex contrarice tate infertur contradictio , nà fi
duo funt gibumy& mgrum;tuntalbum ? & non al. — Dijp.1X. De
Pofipradicamenies : 3.0 bum, non tamen ? conta; erzo &e. Tu 1. inter
contradictocta datur mediumyet » go non intüt" fnakimà ittos ne, Antec.
prob.nón album, & albitimü f di&oriá; intet-quz mediatals buto ht trag
's- diftat à non albo albif* ficum; qaarh album ficat «n. fe liabet fim
pliciter ad fiinpliciter; ica: magisad maa gis.&c. Tü 3. mags di ftant
contraria, qt contradictoria , ergo mriag:s opponunturs patet coníeq, quia
diftantia eft. quzdam repugnantia j ántcé prob. quia necefle , &
impoffibile plus diftat, & (unt con: traria, quám poffibile , &
'impoffibiles quc [unt contradi&oria j'isém qualibet alia oppofita
includunt córradi&ionem ; & aliquid aliid addunt ; & tandem quia
facilius nom album fit album;qaum nigrü fiat album maior diftántia ezit inter
figrü, & albi, q inter albà & mon
albü,'aàRefp.ad1;aegead'poimionéconetrariorü(emperioferticótradicbioné,ytpatetdeconittarijsine(Tereavitfo;alsum»piumaücefievetudeoppofitioncfpeGali,qdzeimaliquibusreperitur,nondevniucr(ali;&que.adeftinomnibus;vtcftcontradi&io,namradixomnisdi(limGioniseftcontradictio;(àquianoniaeferturperlocamimrinfecum,fedàcon«comitanti;iimóexhocarguiturmaximaperfe&ioimpenererepugnahtiz;quiaipsfacítradixomnisopoRtiosd»Ad2;neg.ant.adprobat.dicimusexSco.4.d.1^1
1, F. verum effo perfc&ins ens magis iftare à non ente,quà
imperfcétius;quae tenos marorens entitatem ponit in cíle.y vnde duo.
contradictoria magis diftant,, quam alia e qué tamen fünt incom bilia, tám .n.
repugnát Deus,& no Deus quam album, & non album, ideóg; 6mnia equaliter
excludunt mediü,(iué per partie cipationem , fiu? per abnegationem . ' Ad 3.
neg. antec. ; dicimus poflibile, vt ftat pro contingenti , minus opponi
impoffibili; non ve1ó vt cft quid commune ad neceffariam; & contingenss
quomodo contradictorié cít oppofitu : ad 2. concluderet, ti illud addicum
caulas ret maiorem perfectionem in ratione re Ls roni Ad 3; maior , vc] minor
eps pofito nó;debet fumi cx maiori , vcl mi 8.1. Deoppifitis priátiud, epà
contradicà, det. 233 tióti re(iftentia ad vincendá oppotitü, v» patet in ipfis
contrarijs pofitiuis , nà mas $i$cü ftigorecóttariaiur fcbcis ephyme« fers tpor
tnde ethica, & tamé hzc difficilius expellitur à (abico , eft ergo de pct
accidens hzc retifteugia , (cd. pce fe deberaccipi €x maiori, veliminori con-
neniétia,repugnátia,& incópoflibilitate. * 23 Quoad ;«an (ufficiat
diftin&io vir tüalis , eu ratioriis ratiocinatae ad faluáda
contrad;é&tionem, fiüé vt deeodem pra- dicata contradictoria
verificentur,an ve. ib rcquirattdr diftin&io actualisex matu. tá tei, pauca
dicemus , quia eft rcs mcta- phyficalis, & aliqua indi(pit. q.5. art.2,
& difp.4.q:f.art. T. .& difp.g. q. 3. art. 2. tetigimus, d diftinitioné
graduum inc- taphyticalit expliéaaimus: eft ergo" Ebo mift.opinio (uftinés
diftin&ionem ronis cum fandaméto in re füfficere j tide illa tc 1n
e(seobiectiuo tófiderata;:d; adco vcactu molciptiéatà gét incellcctüquam* tks irre ciitrà fit yna; eerificée türdáb Gorsa jraidicata
qàia Lüc nó fe Tides iw vw i v propter dinerfoscotepuus obicétiupsin. adzquaté
ex primécesiem — |y SE Spot. vict dofes: pra» tet
A miettadoHe, dif qs /dubitl qui cdi
Peces penis pm] bus cppoficamatsevia requiri 2 dittin- Étión£ cx natirditel
actualem;quidà pre dicata corittidiGtoria (unc
realiarà:parte rei, atn qu£&doftint rationis; Scabopcre inte]le&tus dependefit*, clarug? eft -hanc diftih&tioné'a&ualety
nó requiri t patet in tedio ibis De dots qui dil ferunt in;cr fe
contradi&oria vcrifici- tür deipis, amen figdificgtfim vnius €ft omnino
idem àpanteiGl m fignifi- cato altcrius, co quia przdicata illa depen denter
conueniunt-ab opere intellectus, - Probatar igitur hzc: nofira dentebtia » qua
(olum,rauone ratio cidara. differant; quamuis 1d ese obic&iuo:fipp plura; à
pattétessamcn fum voit ot»nino liters ipfis ncqueüt vexificai «o- tradi lta
Pcob. confeq,adem no poteft timuül:eíse;& non císe ; nec de,co- dcm
(ecundur idem pofsunt duo conira- dictoria vericari y (odà parte ici illa di-
fün&a fant vnum aQuale, ergo &c. Rep.
tuflicere quód ünt plura in císc obicóuo , có-quia
contradictio nà c(l ii rebus ante opus
intellectus , (i (armnaliccc Íumatur , nam confiflit 1n affirmationc , &
ncgatione, quatenus funt enunciatiug, quod c(t opusintelle&tus ; ita cum c
ris Thomi(tis Pafqual.to.2, Met.difp.$ 9. 24.
Concra;eiti cotradictoria comple» xa , (eu propoliuoncs contradicentes fing
opus intclicétus,attaxrien incóplexa indes pendentcr ab iniellcé&tu dátuc à
patte reis nato nullo intelicétu cogitaüte ncgatige — ncs; & priuaciones
rcales dantur in rebus, ergo ficut non por dc cadem ccatfirmari forma, &
priuatio forma , quamuis mul» tiplex (it incíse obicctiuo , ita ncc dc ea- deu
re à parte rci poterit affiimarifor- mas& ncgatio eiulden,s& (i mulciplicata
fi róne. Lum quia magis süt incopollibi- lia ex fuisrationibus formalibus
cotradi- &armainioplexa quàm oppofita priuati- etd; éelatiua ;veleoatratía
cx dictis (ed iita non t: de eodé inreextra vc- rificabi fed requirunt fubiecra
multipli cata: anüdepeaden:cr funt in rebus ab: intellc&tusergo!il25juando
(uaa pra" dicáta rcbus, conüeuicn:ia [ifacer. uel» leciums ndi poterunt
dici dc codsipar- tecci "Tipo quia verias y& fal(itas. pao
pofitionun?non sfà aoBucniRUTiá» €. |i fconuententia 1pfatum cum te , v; habet
e(sc obiecbiuum; fed «t Irabct. císc scale y eteó;licét in císe; 'obiecuuo res.
illa. (ic mültipiox JJi'ineísereali eft ena; iam dc codeaicóvvadicfarja
vepificacentur. Fura aia fifündara: requituns necc(sarià: di- ftin&ta
fubidanjepta, itavt ianplicct in coe détn fandari.&o repeuias, (unt actu
cea lids, requitunt: acu Idiucia- fundamcae tà j fi íurft- acu oer rationem ,
requie runt fundamens diuci(a.per tatide nem quia cqui. fundati habere ma-
ioremeniitatem fu fapdamento,(ed ali» qvando gontradicteria. (unt atu. ccalia
indépendehter ab epeze iniclicctus , & rcquirumcfandamenga a&u diucr(a
, ecgo ifla craptactu à parte cei diucc (a; mta. pa» t€c,nàm conuenire in
elsentia, & non coz ucnucc in eísenuia funt contradickoria , & a&tu apte opus intellectus (ui ia. homig ne
re(pe&u equi, plas.n. conueniunt ho mo, & equus,quam homo, &
lapis,& mj nus conueniunt bomo, & equus, Á Pe« trus, & Paulus,crgo
in homine debét da« ti fundamenta actu diftincta à patre rei conuenientiz ,
& non conucnientiz , & nó per opus intelle&us,aut virtualiter di-
flin&a,nam hzc vittualis diftinctio non ponit actu randamétaà patte rei,
ergo ià de codé illa contradictoria verificaretur. 25 Inoppóf.arg.diftin&io
rationis ra tiocinatz , qp infe erat vnum
facir in ef- fe (abie&iuo plara, & diuer(a, ergo (uffi- cit,vt
de illis contradi&toria predicétur , non coniradi&orio modo , fed cum
vc- ritate , Confeq. prob. quia tunc ceffant efTe contradictoria , non .n.
verificantur de codem,fecundum idem,sed (ectndum diuerías formalitates noctes
ane vna non ett alia. Tum 2. ad tollendam re- pugnántiam inter
contradi&oria non te- quirítur tanta diftia&tio in fundamentis , me elt
inipfis contradi&torijs, nà di- inguere realiter, & non diftinguere cea
liter süt przdicata inter fc realiter diuer- fa,& tamtn in dininis
effentia,& celatio, quz fnt fundamenta horum pr£dicato- rum , nondifferunt
realiter. ergo fufficit ad tollendam r enantiá diftin&io con ceptuum
obie&iuorum, Confequent.pa- tet , quia fi fufficit minor diffin&io,non
eft maior ratio cur requiratur ex natura rei a&ualis , vcl ;maximé qn
€ontradidtoria formaliter tantum diftin- » Tum 5. repugnantia contradi- :
caufatur cx vnitate reali , foc. mali , & conceptibiliratis fandamenti ,
bzcomnia.n.requiruntur, vt aliqua con- tradi&torié repugnent, ergo (i vnum
ifto tum amouetur, tollitur repugnantia , di« ftin&io mers obic&iuo
tollit vnitatem conceptibi . m '16 Refp. ad 1. neg, con(eq. cum pro bat:quando
przdicata nata fünt cóueni- rc indcpedenter ab intellecta; Ad 2. neg. antec.nam
vt plurímum quando predica- ta süt phyticzs forma non poffunt cóueni re c (ais
negatienibus cidé rei pliyficar , quámais fit mulapblex formaliter » quia non
poffunt cidem rci fimplicier conue- nire; (cd requirit diftin&tionem rcalem
Difp. 1X. De "Poflpedicamemis ; vt patet de albo, & non albo, quz dc
ca dem nequeunt dicifecundü diaeras for- malitates, (cd ben (ccundü EN - tcs
integralcs,quae süt realiter m przdicata dicunt inen i & oppofita
contradi&torié tiones hacom formalitatum, (ufficit infendamicd
diftin&io a&ualis foraali- tatum,quatum vni conueniat pofitiuum y
alteri negatiuü; quia non implicat de co- dem fimpliciter caunciari , vnde res
ea- dem dicitur limul conuenirc,& differre , fic (ant pt&dicata
a(Tignata,nà licet idé- Litas, X di(tin&tio rcalis fint effectus rea- liter
ditincki nó tamen eft neceffe, quod rationes identitatis , X diuerfitacis (int
realiter diftin&z non .n. neccffarió tan» ta eft diftin&io in
principijs , quom ig nig ue & conícquencer effc ratio» ferendi, & non
efle rationcm dif. ferendi , quamuis exigant diflinctionem formalem intet
e(Lentiams& relatione , non tamenrealem. Ad
3.ncg.coníeq.tcontradictorianatafunt.conuenitecxnaturarci.Po(íetarguiin[pecialidetraní(cendentibus,quadiucrfitartemconceptuumdicunr»&tamcnfundantcontradi&tocia,namcnsdiciturcomma.ncDco,&creaturis,e(fentiadiuinanonincaMendioemecDowns.inMeta.PronuncdicunusCatàillanonconucaireipdegcedJieabopereintellc&us,nifivirtualiter,&funiliter,quacationchanc(olaminsfcruntdift;&hzcdeoppofitisdiQtafufficiant,dcquiasquadederansvideatBonct.lib.4.(uzC2.14Qyv£ESTIOIL.DemodisPrioris,:»27JyRiora,&pofteriorailladicücarPquataliterfantinter(eordinata,vt
vnü przcedat alterum aliquo modo ; €x
quo fequitur, g;cum ordo fit quzdam . relatio, prioritas,&c pofterioritas
(int re- lationes in extremis fic ordinatis funda- tque vt plurimünó funt
fimpliciter rea les , quia quando cft per (c ordo imer
ali« qua , non femper realiter diftingugntut » ita colligitur ex Sco,4.d.
13.9.1 S. & pa- Quafi. LU. Demdis Prioris -pee TH ma for. erii): relationes
, : Dicespriusnoneft fimul natura cum eyes ergo relatiué pon refpicit il- , cum
relata fint fimul natura; e ter € Priaspoflenore»&epoflenius formalicz Wai
sdisisemsien a De joris; erioris enumerat,quia -&oribus víq. ad fexdecim
multiplican- tur, nos pouores,& qui maximéadTrinitatismifteríüconferunt,explicabimus;xquibuspatcbuntétmodipofterioris18Primomodoaliquid:poteftdicipriusdivelphytica,quomododi
«itp quidditaté, vt homo in ter animalia dicitur pre ftantior,& nobi -
lior, vel morali,vt cum (ei ier officium quis antecedit;vt Pon- tifex eft
cxteris priorin dignitate. Secundo aliquid dicitur prius ordine; vbi ordo
(pecialiter accipitur hic , quam in definitione priotis,& pofterioris Í có-
muni, ibi .n. vniaerfaliter fumitur pro ra- tionc ordinis in (c , hic veró pro
quadam habitudine in aliquibus reperta no cx na- tura rei, (cd arbitraria ; vc
eft in locaris, , vel in rebus numeratis , arbitrarié namq. bic e(E primus
inloco , vcl'ab hoc incipit aliqua numeratio; licét alij aliter expli- tent
hunc modum. (0 "Feiiosaliquid dicitur prius fecumdum locum natucalem
Vniuerti ,qui folet di- Vidi in (upcrioremg& inferiorédextruiny
&tiniftrum , ficigniscft prior aere re- oci fuperioris » pofterior reípe-
tos aliquid d'citur prius tépore & ducaiio » akerüsduratione pra.- Mieres
eti pratcipua quia: dipsa iq danti aw, & icauus aucé inor- , plex
pra(nppoficio. 753 díne ad aliquod detetminatum inílans fe cundum apeow nra
maiorem, & mi- norem;& quia rift. mundam pofuit ab zterno [ine
principia, idcircó iltud nunc determinatü affignaait przfens , itaut in
pratericisquz magis diflat dicütur prio rajquz minus di(tant, poíteriora;e con-
tra in futuris,quz minus diítát;fünt prio rajque remotius,pofteriora;at quonià
fe cundü veritatem mandus habuit determi: natum principium durationis ; in
ordinc ad iflud (umetur prioritas , & pofteriori: tas,& illud dicetur
prius, quod magis eft propinquum principio darationis,pofte- rius,quod efl
remotius , Quinto;poteft addi modus prioris fe- cundam rationé,quo rllud prius
altero di- citur,q licet re ipfa non fit príus eo,con- cipitur tamen vt priusà
nobis,vt in fecurr dis intentionibus res Gam in hac pro- pofitionc bomo a omo,
homo cft à par te (ubic&ti prior (cipfo à partc praedicati. Ad(ünt
quog.duoalij modi ptiorís,.f. na turz;, & originis;/fed quia fpeciales babét
difliculrates, fcagfim in Íequentibusart. exa
. ARTICVLVS I. Declaratio prioritatis natur « 19 V T perfe&am habeamus
notici priotitatis nauta , tria vidcbi« mus, quid, & quotuplex
fit:Secüdüsan fit. realis, vcl rationis: Tertiü , aa per 1pfam poflit
contradictio faltari , Quoad prium micum eft;qua difcrez pent inter fc
Doctores, vt vix duo vnifor mcs inttenianuur in na agen srt : te
naturz ; & pralerim Formalifte no- firi trac.formalit.atr. 4.de identitate;
X di füinctione reali diíputant, an prioritas na rurz fit
inter extrema , quorum vnam imaliquo figno naturz ,1n
quo non fit a« iud , vcl tantüm fit
pra(uppofitio huius Pere: qua controuct (ia Canonicus.
Mea pur eife priusimaliquo um quo non 6t pofteriusyfed eft canrum fim - 6 wnde
valet ignis cft, ergo cator a &rac.Formalit.art.cit.quem fequuntur ib,
:Arct- lo. Dudouct.& ali; Formaliftesen- - mixc (aftinet ordincm nawiczz
non. tanti dicere przfappofitionem huius ab-hoc., fcd ctiam verfari inter
extrema ; quoruaa vnum fit in vno fizno, inquo non eft po- fterius,& maximé
loquédodc ordine na turz pofitiuo,cui fübícribere videruc Fa ber 1.difp.2
5.0.21. Mouetar ad hoc afíc- rendom Tromb.ck Arift, $. Met.cap. de priori,
& 7. Metacy, 3. & 4. vbi prius pa- ura definit per hoc,quod poteft
(cparari à pofteriori, & effc finc illo; addit ctiam ratiogem ex mutatione
inftantanca dc- du&am,quaminfrà n. 36. referemus, & £oluemus; Tota hac
controuct(ia cfl fc- 1e denamine, & quia cius (olatio pendet «ex varijs
teipsum eria (11 1z,yt omnis confüíie rollatuc in modo lo qucndi,opere pratiui
eft ad decilionem quafiti varias , & multiplices prioritatis matürz
acceptioncs premirtere , && nos gra fertimaddacemus illas;qug magis süt
sArifl.Scoto,& rationi conformes. . - Primó igitur modo prioritás natura
füumitar pro prioritate inconucrtibilita.- tis,quando.f. non conuettitut füb(i
ften- di con(cqacntía; przter quá aliam.agno- fcerc non videtur Bonet. lib. 6.
fuz Met. €ap. 2. quod poteft intellioi vel quivad c- xiftentiam, vt cumarguitur
ab cít (ecun- do adiacente, ad cft fecandum adiacens , ;wt fumus cít, ergo
ignisc(t,non tamen € *ontta , nonenim pnis fcmper cft imul «um fumo. , vcl
poccít (ecundo intell.gi qui ad cílcntiam » cum... aliquid nona pritcauirit
aliud ia (ua cfsétia,licet i(tud An fua c(Tentia prac».igat illad ; prior ta-
amen explicatio cft cómunior , & ttaditür À Sco.1.d.7.q.vn.in fia-&
3.4.2.0, 2.ad 3. tbi adaercic Banc prioritatem non nzccf sario inferre
cau(alitatcm in. priori natd- aa re[pe&u pofteriorisenan poteit clTe , quod
cau(z cxi(lentia, ia£ccac uidimus exiftentiam cffe&us » non contga , vt
-Auapdo: cau(a elk neccílacio productuia »alieuius effcétas , qui tamemab alia
caa- fa polli produci ,vt c(t ignis,jui nggc]fa iio proweit calorem , calor aut
«folum ab :gae ,(ed à Sole potcft A Difp. IX-De Pofipiadicaritmiis: calor eflergo
prex illud dicetur matura ac
prio»ritatc;cuiusexiftentiainferturpet.exisitcxtiaalterius,nonàécontea,fablcreraneffcétas.AliiuitamennoeíleprioritatemnaturgcoanaodatintelligeregulaladinnomirarcpeihipoliacsRobAnubieeamdi(linsiràpeioriatenature.,(&(o7lumappellauitptiorferadüincousceiuiAMRNA.prioritaténaturzdefiniuis,quodditinterea,querumvnumpotefte(lelinealio,nonécotta;ideircópowfkdicipriorizasnatucznonrigrosé.TuMiQu14Famil;2ide3oSecundomedoprioritas.naturg(umitucproprioricatndenugfeunaturalispreiignis,quo(enía.dieipra:füppofitionemvniusabaliocxnatuetateij&hecprioritasmultiplexc(,;nana
vcl cadit intec duo quoad comucpirc aL cui tertio)& hac nà (caper elt
priorita: canfalítatis,(ed naturalis prz (üppofitio- nis in e(fendo,quatenas
vnum prius dici tut alicui tertio-conaenire,quam altetü., quia hoc pra:fupponit
illud. , vc lognitur Sco.2..d. 1.3. 24 A,X 5.d.3.9.1.D quz ad hac
duplex.ett,ticut daplex eft od eíse di, qui pot inter illa reperiri ex Sco.
cit. alter cít ordó cílendi pofiziuns, qui cadit. inter duo pofiriua vcre ,
& realiter alicui tertio conuenicntia,vt e(t 2enas,& diffc-- ré&ia
refpectu (peciet.ambo.n. in(uat fpe: «ici, led prius natura genus, quam diffe-
rentia y quia d.fferentia prziupponit. go- .nus,cui intellig;tuc aducnire;aiter
cft or- do priuatiuus. , qui cadit inter priuatiu£ oppofita quatcaus ordine
naturas priua- tio dicitur praecedere forà. in materia. piis ab Edu tü- uc
focma producta, ná quod : 4onugniat Berictna 4
s nd ineiicty& conaeniret, fi agens nonimpc- daret an formam in
maccerja.. 31 Velac prioras cádit incec duoi, non in ordine ai dics en quo13;
papgrigs Ggiancs ioyues ss 5 prifüppoifitat perverum , & rcalem in»
fluxá,quo fe n(u Sco.3;d.1.q. 2. E , causá dit c(Ie naturaliter príoremcettcétu
, quia in (uo "dali S NA effcéum exifté tem, ficut effectus nece(farió
pracxigit caufam exiftentcm.; imó cauía, quantum cít ex féjpotett cfTe linc
cffcótu ;. cum ab illo effentialiter non dependeat; at cffc- étus, cum
fit:caufatus , &.«(enon poflit caufari, neceffarió dar intelligere cauíam
exift éem;& dicitur à Sco.t.d.7. q;vn. in fin.& 3.d.2:0. 2.ad 3.
prioritascaufalita- tis; Secutidó. cum ofitum; non cft vera , & khyfica
caufa, (edvel Metapby- fica pecifimgplicememanationems. vt cft fibic&um
retpectu paffionis , vcl(altim eft ratiofundaméialis,& radi», à qua ali id
pullalat fine omni prorfus cau(alica tis vmbra, & dependenria, vt cft
e(fentia diuina refpe&u attributorü, imo vnl ot- tribuum
ccfpe&tualterius, nam immuta- bil:tasfccundü comunem.eft ratio eter-
nitatis dimnzj: Dcus;n. cft iSqui irhmurabilis. vnde fehabet vclut cauf;
virtualiset: nmius in 2.panft, tra« 1.c2.& hac róne dicitur priüs.mato .
poteit iotelligi non inrclic&to pofletiori * wrtexillente; ]
ertib,tandem;fi:d;qp prae- füpponiturnó sc habet.vr caufa,ncq .Me spy ca, ncq.
virtualis, fed vt neceffa- río przrequi(irüad ee pofierioris ,. qua satione
poflic iureiliginon intelle&o po fteiiou,nó é cétra;
(icintelle&usnatura litcr dicitur praecedere volütaté, & intel:
Je&:o voliuoncm ex $co.2.d..2 4: q«vn. ad 3.pro opi. & duo
cffcctusord:nacé ob 1 cadé cau(a ;pucniétes fc hát codé modo. Ex histacilé
refolui poteft controucr- fia illa [uperiusinfiuata: intér-ScotiíLas de
prioritate narurae num Gtinter exxc- , ma, quorum vnum fitin aliquo gno pa*
türz yn quo non fit aliud; an vero conti- flat in (iplc) przfuppofitione vnius
ab alio; namq. natura: pricritas fumatur. p . peioritate
gnconucrubilitaris,veliealis & Ys ez caufalitats , itaut quod prarfuüp-
ponicut,dicaur caula iljius,à quo przriüp ponuurjpg & rcalem influxum ,
ficv turg bcne explicatur pcr potfe « himcaiio,nen é cóuá;, & verfatur mter
€xucipa,quormus vium Quall. 1E Dé modis jrióris-c/Art.T, poffit effc fine alio
; ydg ex vi priocitae tis, quam quies cos crei »ani- mal potcft cx. fterc omine
, € vn: - ucr imn fuperius fine inferiori xm
écontra;&pariterexviprioritatisphyGcz.cauí(alitatispoteft«dronecCffcétucumGtabiploindependensaomtamen€contrà,cüficabjpfadejponx&dctaligenerepaoritausnaturlo.baturArííi.locisa'Tromb.cic.inMer.efg,dicebatprioranatucaeileilla,quzpoísüecle(ine.alijsnonautemalia(iae1pfisytmexesplicabiturinfràn./46.atfi.(crmoy
tit dealijs modis prioricatisnatonz ^» ex« plicanda eft -pec-folam
prafüppotitiou vniusab alio-prgfcindendo ab hoc; quo prius po(fit cxiftere (inc
poleriori y vel non po(fit « I241v 32. Quoad 2. princ. quidà negant hec initia
naturg ab(olaté dari à parte rei quidá veto negar dari iaftàua natura in» tcr
praidicata eisctialia,(ed bac dicunr e£ feiuftatia
cónislict cà [andau.ctodn res €0'gp negat €t predicata
à pacte cei díftia ixfed tolum ecae ratioctnatajita Hurts B.Phyfe&t .6. ci
alijs ltecentioribs admittunt tamen
intet.cansá, & effecti , .: Dicendum cft; hzc
intlantia ver&der£ à parte rei, etiam inter effentialia ppzdis cata
przfcindendo ab opere intelledtus y qua inr in vnigo inftanti temporis; ita pailim
Sco.cit.& jn 1.d. 1.q. 1. HE, 8co ufta
omncs,(ed przoipué hanc coac]a(a explicar & probat Zerb. $. Mcr. qué ra. quem
(equ;tue Amic.trat. 19.9:7. dub, 2 non loquimur autem deprioutate (ccun dum
jnconuertentiam con(equentig hac .m.potius
eft prioritas Jog:ca,fcd de prio ritate naturalis pra
(uppoittonis; Probd- Quir autem, quie codcm initagti cempo* zis vere à partc
rei nullo iaeellecta confi- derantepotlunc.duo dar: cü naturali fippofitione ,
liué cum cauí(al tate y fi non, modo explicato, crgo ja ead fiand temporis
pollunt dari placa iaftan- tia nacure , Antcc-gater;quia elfentialia à, parte
rei prius conueniuni,quàm accidé«» taliayquia.res pius eftjinfe quam cxiimnie
feca tecipiac, & inter cÜentialia quas süg. coumuarora,prius conaeniün:
quam (pes Galioraqua bees ddugnuuna Oi eqe. patct quia hzc in(taftia nil aliad
dicunt, quam ordincm prz (uppofficionis vnius ab alio, & quia hic ordo
nonfolum in rebus rcaliter diftindtis,vcrü etiam án predica tis repcritur , quz
formaliter dittimgaun- tur,vtionuimus diff .q:3.ar.2.& q. pre ced. art. 2.
iéciton in inftantia quoq. à paite ret ecunt.. Dices,ergo indittitibile
t&poris, quod elt inftans;crit diui(ibile pec inttantia na turz, & (ic haberet partes. Tum quia in , tantü
vnum dicitur prius natura altero » quia poteft concipi abfq. illo ;ergo hzc
infttia (ant per intelle&um, & rationis. Tum 3. quando cau(a dicitur
prior natu- fa effe&u , veleft (ecrmo decaa(a ; & cf- fc&u formaliter (umptis,& eft falsü,nam vt fic
funt. relatiua ; & fimul natura ; vcl quo
ad propriascntitates,& fic quia non folum caufa v.g. ignis poteft concipi
fine calore , (ed etiam calor (ine igue, vterq. prius natura dicetar. Tum 4.
caufa natu- ralis nequit;effe finc fuo effe&u;& fi vic- tus illius
concipiatut , hzc dicitordinem tranfcendentalem ad effe&tum, quare cü fit
naturalisad intelle&tionem cau(z con cipietur effectus exiftens, ergo no
debet dici prior effe&u naturaliter, prob. con- feq. nam hzc prioritas
arguitur ex hoc , quod poffit coocipi fine effe&u. Tandé fi hzc inflantia
(unt realia , ergo creata , & (ic pofteriora Deo cteante , ergo ha-
berencalia inftantia , quibus poftcriora dicétur,& (ic proceffus in
infinitum;neq. Dcus poffet dici prior natura , qua nullü ens creatum recipit io
(e . | 33 Ref. ad 1. neg. (eq. quia non(unt AD durarionis, (ed folü naturalis
prz pofitionis, qua rationc vnum pot con poA ive 2 ges apim à contrá; hinc non
redté Amic. cit. becinftantia ait cffe inftantia d quo , non in quo5 nam vt
dicemus arr. feq. prioritas d 4o dicit originationem vnius ab alio , & à priori-
tate nauicz diftinguitur , & potett clle fineilla , vt patetin canfa, &
cffcétu , vt tcl.tiua funt qua dicuntur fimul natura , fed cau(a prior origine
effe&u, quia cft 4qu0aliud , & € contra datur prioritas maturz (inc
ifto ordine d quo aliud , vt $H prioritas (implicis przíuppotitionis Difp. 1X.
De Pofpradicamtniis. abíque vlla caufalitate ; iuftantia igitur - nature
dicuntur in(tantia 19 quibus, aon. uód in vno dctur prius, in quo nó (it po
fterius,vt dicemus,;aliter e igftantia durationis im quibus , (cd quatenus in
v- no inftanti geiepsqums aliquid effc , nonnece(ífarió przíuppofito pofteriori
; quod non cftin relatiuis,in quibus c(t (i- multas naturz , qaia vnum non
prazrfup- ponitur alteri, wi fine illo coacipi po(Tit, vt inq.feq. dicemus. Ad 2.
ref». cum A- mic. & Hurt. inftaaria ita dicere in rc- &o entitatem
cauíz independentem quà ad exiftentiam à pofteriori , inobliquo
noftrumconcipiendi modum ; hinc noa idco caufa dicitur prior. natura ; quia
in-« dependens concipitur ,. fed quiatalis eft in fe,qua ratione fu tum, &
occa- fionem przbct noftre intelle&.oai . Ad 3. refp. Arriag.di(p.7.
Phy(.fec.7. caufam Íecundü entitatem, nó (ecüdum relatio- nem, dici priorem
effectu phyüco , finc quo cífe poreít , at cffeus , licét inada- quaté conceptus,
poffet concipi , non n- telle&a cauía: , ada quate ramen nece(fa- rió dar
intelligere caufam; quam pra:füpe ponit in effe . Ad 4. ex eodem caufa üa-
turalis vt adzquaté concipiacur fecundi * virtutem ,& actum primum , quem
habet caufandi, non requirit effectum esift ens temcd potentem exiftere, quia
et cau [a naturalis neceffarià producat cffedtü y bocnon c^t de ratione caufe
vc fic, vt pa- tet in caufa libera, & (altim poffet à Deo impedii;at
effectus,quia concipicur exi- ftcns , neceffarió etiam praíupponit cau« fam
exiftentem; ideó caufa dicerur prior natura. Haec tamen, & praccdens refpon
fio valent de prioritate (econdum veram cau(alitatem,vbi caufa poteft cffe line
cf Íc&tu propter diftinctionem realem, non inalijs, vbi caufa eft realiter
cum effectu idétificata, Quapcoyter dicimus ad prio- ritatem natura (ufficere
przfuppofitio- nceminentirate , quarationcnonitante £eíBratur intellectus ad
how U polterioris przíupponcntis , licut necele Íxtatur intelligendo Mecca
uoque prafuppofitit; vn4e i& ti aliquan prius natura ocqeat concipi d: uiu
finc pgftcrioziy porcit altum praecitiué » ita. 1 É Quafi. H. De prioritate
mature. effet. I. itavt'quantum eft cx fe,fi aliunde nó im- pedirctur y.f. ab
identitate: reali , poífcc cfle fine illo. Ad vlt. bac inftantia pro- prié non
dicunt ni(i encitates prioris , & pofterioris: taliter adinuicem dependen
tes, & prz(üpponentes, quz przíuppofi- bebe e raliter dilbin&tum ab:
illis; vnde debe explicar i
perconnotata.34Quoads.prin.AliquiScotiftz;veTrombinFormal.art.4.inexplicationehuiusprioritatis,quiatalemprioritateyitaexplicant,vtiupradictumeft,vtpriusfit,veleflepoffitimaliquo(igno,inquononcítpofterius,a(leruntimeodem:inftantitemporis,fifantduoinftantiamaturz,cryeodemduocontradictoriavcrificari,fednoncontradi&oriomodo;uaaminprimoinítantinaturzconuenietynumcontradictorium,innconuenictalterum;fcdia2.inftanti,vndevoluntperinttantianacurzren(ürarirerumcxifkentias.qua£cnashocc(fepriusnacuraillo;noncfttantumlioconiabillo,fedeftlioceffeimaltquoprioriinquofimpliciter'non
fit pofterius;fauet huic di- ccndi P. Faber r. dif p. 25.nu. 2 r-dum ait uod in
omnibus prioriratibus hoc mo- loquédi imilloprioriin quo-eft vnit non eft ad
aliud benc vtimur, & per hc formutam re&é explicantur ptioritates., 3f
Dicendum eít,non potlc faluari có tradictionem per inftantianaturz ,qua
explicenrur pcr cffe irr vno inftanti , im quo won (it aliud, fed (olumrquód in
vno prius intelligatur; in quo nonintelligitur pofterius,ambo tamcn (unt in
code in- ftanti temporis , fi cít ordo nairz poti- tiuus. Ita maior phrs
Scotift.vt L.cli- late — füper loca Scotradducta Canon. t. Phyf- ze 2. Rada 1.
p.cótr:.cítq.có»s apud iores ; & expreiic docetur à. Scot. 2,d.144.2-A» X
3.d. 3-4. rad 3. dum dtr- plicem illum ordinem naturz pofrtiuums &
ptiuatiaum affignat;claré. n.ait priua- tioneqrdici priorem forma in materia y
ie en iori tatur infit mace riz fed quia meet , n: ii peraduencam forma ;quod
noneifet ve- rum; fii natura méfurarcent exi- fteociasy c n ineffe materia,
& ima. inffanti expelli d forma;& probatur;implicat contradicto* ría
fimul effe imcodem ; led qua funt ia eodem inftanti temporis, qnamuisin di-
uer(is inftátibus naturz;fimul (anr,crgo &c. Tum quia quod'eit poftcrius
natus ra vel coexiftit toti infláti temporis, vell parti , (i (ccundnm, ecgo indiuiliBile
ha beret partes, fi primum , ergo quia prius natura coexifüit eidem inltanti,
id priusy. & pofterius natura fimul exittent , vt nó poffit dici inaliquo
figro: prius efle , in quonon fit pofterius. N eq. dicas mftans temporis efle
virtualiter diuifibile , qua ratione porcrit vnum coexiftere fccundür vmm
partem , alterum (ecundum aliam 5. vt cít in anima , Nam hanc virtualem di-
uifionem refípuimus difp. 9. Phyf.q. z. are r.contra Salmaticenfes ponentes irn
com tinuo pun&ta tumentia. Tü quia no'duo , fed plura inftantianaturz
a(fignancur im codem init anti temporis, quz (i dicerent veram fucccffionem im
exiftentia à par- te rei ,non videtur , quomodo poflic(al« vari
inidiaifibilitas inftantis durationis » offet .n. quis dicereinftans cemporis
ef c vnnmex illis inftantibus naturz. Tan« dem , quia fequereturin codem
inftanti tcmporis materiam efse (ub diuerfis fore mis, eundem hominem fimul
viuum , & mortuüm;in peccaro;& in zratia, imó ge nus fine (pecie, &
fpecié liae indiuiduo y quz funt abíorda, confeq: prob.quia hzc omnia faluari
poterunt per plura inftatíe tianatarz , vide difp. 4. Phyf. vbi de hac re
egimasq. 4«- 36 Inoppof.arguit Tromb.ex «Metz 16. vbi per (cparabilitatem à
pofistiori dcfinit prius& 7.Mct.3.& 4. probat füb- ftantiam eíse
priorem accidétc quia poe teít e(se fiac illo,ergo nó repagnat prius eíse
inatiuo fignoym quo non ic pofte flus. Tum 2. mutatio inftantanca finc
(uisterminis,quz funt formay& pri uatio cerco ia codé míftanti té r Bi
termim in (ubie&o; nà quod priuatio praceíserit in temporc antecedenti »
cít de peraccidens ad mmat;onem ; | ntam quia po:set Deus creare materiam» :
&cinzodes famam igni applicare, quoc. amitarciur, & taménoe
s&fiinillo infanti labui(setprinationem; idem ctiam fcquerctur, (i
aliquacreatus ga fuifsct ab zterno prodacta , caius nom eio natura pracederet
efse, Tum 3. quia veré ab intelle&u vnü abíqs.alio cenctpis turycrgo ne
ficfal fas. intelle&ussitaife. a Qtbcnt haberc à parte tei. T -; Rep.
Acift.loqui de priori natura prio «iate caufalitatis quod cum fit realiter à poflcziori
diftin&tumy re&é explicat ile Jad per feparabilitatem;, ex quaarguitur
indepédeatiaynon per fepatationé a&ua- lein, aliter e(let
priustemporc,non.nacu- 52. Ad 2. patet ex di&is dif p. 1 s. Phy(-q» 2.. vbt
oflendimus terivinum à quo debc- xeicinpore praece formam. in matc- sía, sitet
pulla e(set. mutatio ; quare de pcr fc ad mutationem tcquiritur quód
gnatcriagrius tempore dicatur priuatajac proiude difp.14. q. 1-att«.1.
negauimus &um Sco. 2.d. 1 q. 3.in creationcab tet» no effc aliquam
mutationem, & fi.nó cf- £e dicitur natura precedereshoc cft in in,
&anti nature priuatiuoy ron pofitiuo. Ad 3: illa conceptio mon.c(t diuitiua
, (cd przcifiua y. quatenus vnum intelligitur , non quideminealio, fcd alio non
intcl- Mihi quen fit vera, non rcquirituc walis (cparatio à patte tei . nt j| ;
cscA RTTAQGVLEVS Il t2 Quid fit prisriavorigimis. — 37 pseenicuiceadi non a(fi-
zu A goautt Arift.quoniania crcatis 3 regeritur abíq; caufalitatey quod. n. cft
- »prius ocigme,cf eciamallius caula, pt sidcbimus, vnde ad prioricatem,cau-
Ádlitaus in fententia ipius haber roduci ; . at Íecundum veritajenry quia datur
pro- eluctio abíque impctíc&tiong s .dcgc eltuiia, ficut ratioproducenus ,
—À hun incladit caufalitatem 4dcirco; f hcg- logbptztec-ordinem natucz. alii. pofug-
suut orjgiars appellacum;-qut in hoc for- tialiter.contifüt , quod: plura
deatur in Tet ie ordinata ,coquia vaum ) àjio tangtiaor à peinerpie produccie
vndc dj- «nlolet ordo à442 alii ; & quia. Filgs idininis ct à l'arte ideo
orijnatus d;- "Gus Paucos 06 lic-cil idoqadecius | Difp. LX. De
Poflpradicumtatis, & perfe origiois ; dantat.m. alij ordines eriginis, qui
non fimpliciter y (ed (ecan- dum quidorisinis dicuntur, quia nonTutt ——D cerium
»fedintec originationes ip(as, fed de his in Theolo«, gia ; (ufficit modo ordi
inis fimw: pliciter explicite. 550050. s04 .Dubiamveft, amqua ficoxdinata intel
ligantur, poffint dici priora,.& pofterio- ta. Thomiftz negant. cum
D.Tho.1.p.q- 41..rt.3. €Ó,quod putant prioritatem, & poftecioritatem
inaolucre. femper inz- qualitatemysaperfeé&tionem, & caufali-z tatem,
quz: omnia fant à. Dco remouen* da,& tamen ponitur orizinisordo. Sco«
tusaffiraaat précipae rdi s. 3.2.0, d.12. Q9 & d.28.g 5. E, & 2,d. 1.0.
1. H, &a« lijs in locis, qué fezé omnes Recentiores. quuntür Cana. 1.p.q.
42^ art. 3. Zumcl Vai p dig Has dip Phy lcs t, p.di(p. 1 ifp.8. Lec; 6.
Acriag.di(.7.Phy(i(c&G.7..A mic.tra. 195 3«dub.7.-& alij, & quamuis
(it qüaftio: nomine,nam cffc prius origine alio (o* lum intelligimus ab ;llo-aliud.
ociginaris & produci, & eife. po(teriusconcipimus cffe ab.alio
productum; nonáà fe, aiodo: veré Eiliusin diuinis elt à Patre. & Pates.
producit Filium fecdndum omncs; & fo lum eft di(crepantia,quó d.non offic
di- Ci-Pater prior. Filius poíteriors quare: in te conueniunt omncs, X
diffecuntiamo-- do loquendi ; probatur tamen quód hio ordo originis, [iuc tit
cü-caufalirate mi x2 vas iue (eiunctus, inferat prius) & po(Les rius; nàm c
arguit Mayr. «d. 12.0, 2« acty- 14 2,vbi ponitur aliquis ordo, ibi ponie uir
prius,& potterius,quia ordo e(t inter €9ug non (untdimulytquaxatione : Daci
fccuadu ocdinem nacucat non dicun Wur fioul nacura; nec ordinata ordie orie
giaisíunt timulóriginey & vbi non-c(t fi-- anjita5,15i (E prius &
poftcrius,ergo or qeasicao ierat diii ipdaier: priasy pollerius imcali ordine;
Tum quiza principium: ,& finn dicat habizudincm «anie (eipgreft pois ccmino
ca-cauo- peo idi ov aai piuado,eui non dícatuc caula gcacyationis »
eftprtor genciationescrgo puncipian
ociginaas : i CGMRIAAVE AGAM tui pil cindit,erie prins ofigi- Quafl. T. De
prioritate originis. det. I1. "originato . Et
tandernquiahicloquendifodusàSáctisPatribusur,nàecipuéBasil.1.cont.Eunomidloquéscdiuinisperfonisait,"Naminbispriorédecaufamdicimus,poflerius'verà,2:ipfaefl;quonaigiturpaGlorationébet,erdineminbisnegaresinquib.e(tprius,cpofterinonpofitionenoflra.fednaturaliquadamconfecutione238Daturigiturprioritasorisinis;formaliterdiciturdquo,preícindcsàprioritatenaturz,&inquo,nong»nequeat«umillareperirivtvideturdocereHurt.aMàmivtoptimearguitArriag.exboc,qp'iliquidaueTROobiddicizurilliincopoflibile;sicetiàvidebimus,prótn&ioinfuarationeformaliprzindit3cau(atione,&vtsicreperiturin«liainis,&tamenadeftetiam1ncrearis:&caufatione;quapropter
caua efficiens non (folum dicetur prior prioritate natu- rz, & in quos(ed
& prioritare enpnndr diquo, vnde gencracio viuentis definiti fo Aet; quod
sit origo viuétis à viuéte,& cffe &us dicicur otiginauis,&
polterior tá na tura,quá origine fua caufazin diuinis verà principiü
produ&tiuum;sicut non dicitur €au(a,neq.erit prius prioritate naturae, cü
Pater, & Filius sint simul natuta;fed tan- tum prioritate originis , &
d quo; (olum enim prioritatem temporis y vel nature excladere debemus à diuinis
pet(onis.. 39. Hincpatetnó effe omnino vana di ftin&ionem iliam à pluribus
Scotiítis cc- cptam de signis otiginis in quibus , & à qquibus,vt ait P.
Faber 1.dif.1 $21. vbi «contendit prioritatem originis effe prio- ritatem 19
q40licét non 1o ordine ad du. Tationem , & nonbené explicari per. d
:q40,4uia Door ponit signa originis in- ter inccliectam,& volütaem,&
genera- tionem;ac fpirationem, m ynü. non €ft ab alio. Scd (ane fallicur,.quia
Sco.for- malitaté huius pcioritacs perpetao expli - cadit pec a q«o, &
forte nunquam pcr iz -quoyvnde 1.d.1 2.
2. ait patr prius ori- gine fiiiofpitare,& fiiium poltcrius, quia pater à
(ejfilius ab alio ipicat, & 250. 1«qe L.at pate iusorigine filio.
incellige- Telapidéyuia pater à fc, filius ab alio jn- z1ellizicy& quol$.Q,
ait priusorisinc caa fare eft cau(area fejpofterius e(t cau(aré
abalio;exprefsius 1.d. 10.q. vn. in fin.ait diflinguendo inter inflantia-
origins no diflinguitur inter durationem , €x dura- tioné, fed tantüm d quo
quis fir, & quol. 4«$.De primo ait,ordo autem ortginisam requirit nifi quód
boc fit ab boc » sicetta. alibi frequenter. Veram tamea c(b,yt obs femuat Rada
1.p.contr.5. Doctoréaliqua Q doper signaoriginis intelligere si2dà, na.
turz;& inhoc feníu inquit intellectü oris gine przcedere voluntatem .. Bene
crgo diftinguebant illi Scotiftz de. signis ori« ginis à quibus, & ip quibns
ynam in diuie nis dicuntur
dquibusincreatisveró,ybioriginatioeftcumcaufationeconnesa»dicipoffuntinquibus,nonrationepro«prizfozmalitatis,fedonaruraeadiun&z,quzcftprioritásdmquo.4oDices,sifiltusindiuinisc(fetoriginepoftecior,nócritinprimo
signo origi nis,fed infecundo , ergonon ab eterno. "Tamquianon poteft
afsignari quid fot» tnaliter dicant hzc prioritas , & pofte- tioritas wc an
f. quid diftinétü ab- ipsis originibus , analiquididem . Refp. ad r.cur
filiasdicitur effe in fecüdo si- gno origimis,non in primo; nó eft fenfus, nó
habcat exi(tétiam etiam in primo , fed folum, quód non habct efie à fe , hoc
amsignificat effe in primo signo; sicut c dicimus hó in primo sigoo mature non
eftrisibilis , (cd in (econdo inftanti ,non eft (cnfus, quód eré non habcat ri»
sibilicatem, (cd quo non habeat illà jn» tra eísentiamyhoc-n. denotat ly in
primo jnftanti naturg;.attamen vt omnis zqui- uocatio tollatur, rcétius erit
infantia na tura explicare per yerbum intelligi eum precisione, & inftantia
originis per effe à fe vcl abalio«Ad 2.Zerb.ait hoc prius» & pofterius
dicerc entitates cxtiemorü y quz ex feipsis habent hunc ordiné , qu tenas
ociginatio paísiua . formaliter € reípeétus
denominans otiginatum, quod ; 4b aliosquod.eft clic. pofterius otigine ,
.9riginatio; aGtiua. eft teípe&us denomi« » Rans produc« quo alid, àod clt
cf fc pi«asorig;neshi Sco-1,d,23. q» 3. F. .
paternitatemai: formaliter cije priotita» ; sero erigiussas Mayr, v It ordinem
die j8i — 0 Dij. IX; De Poffpyédicameniis 12. Quid diftin&um faltim tanquam. pa(Tio- fient ab ip(s originationibus
; primü vi- detur probabilius , quamuis ab. Amic. fc- cüdii uxzeis
approbetur;fed de hoc alibi. . Tádé procópleméto huius q6, aduer« tere
debemus ex Sco. 2.d. 1.9. 1. H. quol. a att.2. Q cx Ins modis prioris foli
prius remporc rcfpicit duration£ , alia pra (ciri- dunt ,& pracipué prius
natura , & origi- ne , de quibus frequentior cft in (cienrijs fermo , quia
in eodem inftanti temporis potfunt aliqua effe priora , & pofteriora
natura,quia caufa, vt cauía , non neceffa- rió dcbet tempore preccdere effectum
, fed (afficit , vt in eodem inftanti tempo- ris fit; quomodo dicitur adhuc
prior na- tura effectu ; poflant quoque dari plara infantia originis , quate
hitres ordines fant fubordinati,vt cum fimultate tempo- ris flet priorirasmaturg
, non econtra , cum (imulrate aacurze. ftet prioriras ori- ginis, non tamcn
nece(le ctt € conuerío: €ü prioritate originis &are priorirarem
natürz,vtd.ximus,dc hac priorirate vide. pluta apud Bonet. 6.Mct.cap. 2
QVA4ESTIO II De modis imn . 4r E prio- nespr 115, ttcs n odos fimultatis , qui-
"busaliq ua mulefle cen ert reu *trcs diincaxat (int modr fimal;qara cum
'epponatur priori;& quocmodis dt vni *eppofitot ü,tot dicatur, &
reliquum; tot "erunt modi fimulquot aiodi prioris; (cd "quia alij,vt
not Do&torq: 42. pradicam. "ex moois priorisfuflicienci haberi pof-
unc ; vel quiafufficiebut Acift. ponere 'llos qui fant ad: propotitam ,.&
*pradicimenesinfecoimmt c T *- Primo modo aliqua. dicuntur fimul
"eemnporc, qne .f.- func in'eodem tempo- tc, & dicuntur fimul
inception ; (i vero 'aliqua imt mecodé tépore exiftéua ,quá- aris vnirprius
altero mceperit, po(sux dici fimul tépore i duratione,et.có ione. Hic erint
quedanr dicuntur. fi- * ena macura,ad ;jue duas couditiones-exi- "git
Acfprima. cit,quod'dicamur ad'có- " wettenriam, fecunda quód vaum non fit
caufa alterius , vt fe habenttelatiua rue tua , quz vt fic formaliter ta funt
fimul natara,quas códitiones tetigit Do- €tor t.d.2 8. q.5.F.dum explicans
fimul- tatem naturz rclatiuorum , ait confifte- rc in hoc,quód vnam non poffit
efic fine alio abíque contradi&tione, & ab intria- fcco; dum dixit vnum
non pof e(Tc tine alio,innuit primam conditioné;quz non fufficit, nam etiam
fübie&um , & paífio ita (c habent, & tamen (ubie&um e(t na»
tura prius paffione ; dum addidit ab(que conrradi&ttorre, & ab
intrin(eco, denota- uit fecunda conditioné; riuscaufa ; quia caufa ab
intrinfcco, eft ptior caufatos neceft de ratione cau(z quód fit neceffarió
coniüdta: ci-éffe&u . Dices, datur duplex prioritas natutz y vna (ccundum |
iniconuertentiam confe« 'quentiz altera sm caufaliraté ex dictis
"q»przced.art. r.círergo fimultas fit prio mutati oppofita, quz fecundü-
conuertétiá vni nó fit alte ma priorrat;ergo fimul matura dicétur,. quód ficut
prima prioritas non dicitur ri nei vues iod large, ita fi- multas.illi oppofita
erit largé fimultasma tatg, A riftor.autem affignaait conditio» ie (imultatis
micura .- : --4z Tertio modo qugdà-dicitur fimul dimifionce , vrfüntduz
differentig exa-—— 'quo diuidentes idem genus in fpecies per n arcam dne cr.
tix cx uo diui genus ,.«um: uc iet oia nón media alia: dile- rentia vel fpecie,
vt rationale; & irratio- nile immediaté,& ex zquo diui : :mal, n6 veró
rationale,& aquatile, aqiiatile diuiditanimal , vt-ét per irrationale . Hac
fimultasdf quoque fimultasnatarz, hoc eft y vc aliquiexpli- cát, fia.altas in
natura cói , quia fi multas fpecieram vniuer(aliter debetatce ndi im natura
communí genens; inqua conue- niunt,nonin propujs different: js- (pecifi-
€is,maraliqua fpecies fimt quz (ecádüi propriasratioties formales: praup tur
alijs, vtinquantirate linea "nitur (upetficici , & (aperficics
corpori, -in quuhtate actus prafupponiur ca dicuntur,babem
fimultatem oppofitá pri quáquam vnam ft caufa alterius , Refp, —— | 4üis,ac
projade n5 funt (imul natura . Scd dicuntur (üb hoc modo
Arift. non omnem fpeciem cóprehendere, imà ex- clüdere fpecies illas ug alijs prefappo- nuntur in proprijs, nam fi
fjecics coafideratfet folum tin natura generis. conueniunt, vt fic nó poffunt
di- ei plara fimulfed vnum; illz igicur diffc- Dusft- 111: De modis fandl. rentiz
dicuntur hun diuiione , & natu- ra,quz immediate diuidant genus , & nó
vna alteri pra (upponitur,vt ipfe Arif. cx- plicat in textu. Q ia róne optime
Do& 4. 43, cit.docuit hüc modü cile oppolitü &: prioricati naturg,vt
hec dicit ordiné qi dà naturalis prcfuppofitionis;quauis T letus iplum opponat
prioritati ordinis. - FU SRVEAE TM DBEGIMA De Enunciatione . 7» Tu tis [y
pretatione , in qui 30/ Papinii Predicamentorum , »bi de principiis remo-
logifmi, f. de terminis, fibiumgit
"Atrifl- libros deinter- us de
principiis propinquis , quales funt «| Enunciationes,
fermonem institit vt po t deindc ordmatim ||. ad flrutluram totus fyllogifmi
declarandam progredi in b. P MTS TE ME à prolatam cum int. ali Puls pras) Eti
tar —— prout dicit vocem articulatam fi, «antem verumyaut falfum, quom eu]
Prior. m[cripfit autem bos libros de Interpretatione , Grece menias, no quidem
prout Interpretatio dicit vocé wid [ignific andi , vt notat Dolor bic Q.1.
'an[cenditq; limuues borum librorum , " fed an.em aliquid effey vel non
effe , feÀ fienifi- cum Enuhiciatione vocali ceincidit; non quo ipfa vocalis
yes ing per Je coufideretur , quia ex di&is q. TProzm. Locicg non eft err
fede vocibus, cr nei injcriptio à fiue, c fubietto citur [ubieGlum in bis libris eJe Enuuciationem
Bcibalem, vt per vt expre[f ue funt mentalium cüceptuumis qua lt
, li- LU Lu deos vocalem ex, mígerel,rataumtm
entdeiat cgye bypotbetice, ita Dottor cit. , fou 1d. Tai.
q.1. $. Dubitatur primó, 1o.de pio ibid. Arts Illos borum lib. ". ibid,
€f. aliquod patet nam bi c Fee de principiis fy uis volto Enunciatioues
catbegorica, ef fees f t m pudica f quibus egit Jtrifl. im lib, Prior, 9
quamuis ; de » a ari tco proi sk "^ p E qu oir ovd witur de i e non uia
mus € » mentum tertia pad pia ec pk quie ret: iutis , vnd pec; Eli a tbeticas
que ducit ad im vlepde qua locnius ej pic n. Tnm etico jyllogifmo explicautt,
quiaveducibiliseft ad canbetricm Wu ma p € perfecià concludit qua ratione eticm
inbis libris un mal d A a propofitione difierut . Tum quia bic determinata
progtev 1p. fumptam detcyminantur, nam
libus Qrationt,vi deub durs o aS É c tandem polientiayco
rdi pant quiere p Et de Lr eii any (p. ire ep ; opiam 5 a qe Inf vi inei e
iffoluimus , bic ET LT fo i» de. Enspisiide más, dan epa ibi Pracimi] a, vi
potà aitigris. indagmis La Qv&" 764 ^QV£sSTIO IL Am Enunciatio fit. Ens cales vel Rat tonis. z
. Vpponimus diftin&ioné illà Enüciationisin méta- | Kévocalé,& fcriptà
quarü duz pofteriores no dumü tur bic macerialiter,vt di- cunt voccs illas
atticulatas, & chataéteres cfformatos, quo sé(u nulli dubii cft effe entia
realia (cd accipiuntur formaliter,vt f. dicunt fignificationem ex libero homi
num beneplacito illis conuenientem. Prima (ent. afferit enunciationes om» ncs
c(ic cntia realia, tàm métalem , quàm fcriptam, & vocalem, ita Blanc. dilp.
1.de Enunc.fc&t. 1. Sccunda;aflirmat de méta- li,ncgat de alijs;ita Maf.hic
difp. dc óra. q.2. Addit Ruu.q. 2. od licét mentalis quo ad a&um
intcllectus fit ens reale , ta- mé fi fpc&tetur, vt fubftat ordinationi in
ratione fübic&ti& pradicati , in qua ra- tio enunciationis confi(tit ,
eft ens ratio- nis, ab ifta opin. parum diftat Amic.trac, 21 dpa efla;
communis. j acilis tamé cft folutio huius quet. 'Nà enüciatio vocalis,&
fcripta formali- tct accepta nó süt entia realia , fed entia rónis
materialia,quia vt fic fólü dicüt re- lation figni,nO naturaliter fignificátis
, fed ad placitug Tur relatio eít mera de- nominatio extripícca ab humana
volüta- tc proucniens minatio vetó cxtrinfeca,quáuis realis di- caiür,non recte
tamen dicitor ensrealc , yt vult Blanc.cit, fed ens tÓnis materíale , E
fondamentale ex j&tis difp. 3 .q.z:art. jte euo mCtifis eft duplex, alia
forrgális;alia obictiud;fürmal;s eft actus
iphidsutelleQtüs,quoyimdealteróafne«eIebatoófequétere(lensreaen'téalitetabintelle&uproducit!joatüdliertyeiisobicttisieBIogt£;"fucfaltitatisexdicédisdfeq.Orátfo'oDietecxercito;dupliciter(àmiiereeintquomloenmaddisejtabinuicé
diGunca per negationem, & quo- niam bz'c obiccta poflunt elicyvcl realia,
enicns ex diótis difp. 2.q.2. deno- Difp,
X. Be Epunciatione. vcl rationis,vnde propófitiones,tá fiüt in entibus rcalibus
, quàm rationis, idcirco . oratio métalisobie&tiua érit , vel ensrea le,vcl
tónisin efie cxercito cogaitü ab in- telleéta quz paíTiua cogoitio erit quz dá
: extrinícca denominatio ab a&u intelle - &us prouenies: Vcl oratio métalis obie* &iua
fumitur in efTe fiznato , quo (enfir erit (ccunda intétio enunciationis, cuidas
dcfinitioné explicuimus r.p. Inft.trac. 2« C.5. Ratio cft,quia vt fic dicit
ordinarios ncm terminorum ad inuicem in ratione fübic&ti,copulz, &
pradicati,g» cft com- . parárc obiecta in aliquo attributo ratio» nis exprimente rem eXtra [uum ordinem, Rationes in
cótrariü funt illemet , ibus prob. fignificationem vocum , & dénominatiotes
exttinfecas vniuerfali« ter effe cntia realia, vcl entia rationis fore
malia,quz locis cit.funt folutz . Ceterüm folethicà DD. difputari ,an
enünciatio mentalis formalis
itvna(implexqualitas,anveroexpluribusactibuscompofita;itemanintelie&tuseodéom«ninoa&uapprehendatpropofitioncs,&caffentiatur;an
vero diuer(us fit actus iue dicatiuus ab apprehenfiuo — P .. & alia huiufmodi
quz (pe&at ad exacta cognitionem fecit operationis inielle &us ;
attamen eft res potius animaftica y idcoq;ad em mtem Von de veritate , itate
cognitionis dge* mus;nam licét ad animafticos etia perti- mcant,maximam tamen
habent áffinita- tem cum rebus Losicalibus , nam Logica dicitur
fcientia dilcretina veti à falfo , & : enüciatio definitarsquod fit oratio
vetü y vel falfutn fignificarfs; preefLar igitur. na» turá veritatis &
falfitatis bic 1nucftigaree QvA&STIO IL De, veritate, C falfhate- Eritas
eft criplexyprima diciturve* : V idu : » wálcédentalis y. quia eft paíslo
tntis; & omnibus rebus conuenit edam coguition: falfa ; nam & ipfa eft
ns eale qua veritate agit Me taphyficüs;fecunda; fcitür in fienifican do, &
cóuenit proprie vocibus, & signis. de qua fatis diximus difp.z,&in Inl.
cipu9.II. en "verit fit in concepta
formevelobietl.ude-1. 265 tipué 1.p.tra&. à.c. 5. vbi declarauimus; quo
pa&o propositio vocalis dici pofsit vera;aut fala: tertia, dicitur in
reprarfen- tando;fcu in cognoícendo, & cóuenit có- ceptui in veré exprimit
, & reprasétat rem;sicuri eft, & dc ifta lo- quimar hic: & pracipué
dc veritate , quz in fecunda intelle&us operatione reperi- tur ; & licét sit dubium , an veritas. jc giatur
in prima operatione , imo 1n aCbi- bus
fensitiuis an vero folum in actu iudi catiuo
intelle&us ; negari tamen neqult ;. in fpeciali modo huic actui conueniat ;
panis in ceteris etiam admittatur, de quo
in lib.de An-) nam iudicium cft , cui tanquam principaliori analogato tribui-
tur veritas , aut falsitas , sicut in vocibus grincipalias dicitur veritas
couenire pro» itieni vocali ,quàm voci incomplexas, qua ratione Acif. 1. de
interp.c. 1.& 3.58€ 9. Mct.c,vlr.5.de An.c. 6. videtur verita- tem , &
falsitatem tantum fecundz. opc- rationi tribuere, & hac veritas dicit cone
Éormitatemconceptas reprafentantis ad obicctumin (e vt dicemus att. . ficut
fal- fitas negatione calis conformitatis , & difformitatem ad obiectum .- :
ARTICVLVS OR un veritas fit in. conceptu. formali s velobiedliyo 45 I qualibet
intelle&tionetriz praci- pué,vt ad
presés [pe&at,interucorür, adeft intelle ctio ipfa,
quz dicicur conce- ptus formalis:eft
obic&á cogaitü,vt co- gnitum, & tcrminans intelicétionem , &
dicitur conceptus obicét;uus : & adcft ob;e&um
in fe consideratum: veritas nc- uit
consiftere in coformitate conceptus rmalis ad obic&iuum; vt communiter —
2f. €onceditur, quiaab co , quod reseít , vcl moa eft, oratio dicitur vcta y
vcl faifa cx €. de fubít. cum quia nulla cognitio císct falfay-nam
qua libct ita repseieniaa sé sicat res pra(cntatur in concepta - 10,.& pct
con(equens qualibet talcm ha- be: conformitate ; tum quia c(set con- formitas
ciufdem ad [cipsü: nà cflc obie- iuum
realwer eft ipfemet. cogaitionis cogllituem remi císcobicctiuo . Cum igitur
conformitas ifta fumi debeat inordine ad rem in(e , quz sit terminus iftius
conformitatis, Vt átt. 3. dicemus » quarimus de (übie&o , an sit conceptus
formalis, vcl obie&iuus « Duran. r.d.19.q-.Heruzus quo! 3.q«- p artz&
5. Valq.1. p.difp.76.Blacdifp. 1.de Enunc.fect. 4.& ex noftris Vulp. t.p.
tom. 2.difp.3 2.art. 4. Boncr. j. Met.e.2« '
füftinent veritatem fundari in conceptu obie&iuoad rem in (e. Ex altcra
parte Suarez difp.8. Met. (c&.1.citans Caiet. T», p. q-16.art.2. Fera.
1.cont. gent. c. £9. && 60. & alios afferit conuenire. conceptüi
formali,quz opinio eft ét Mol. 1.p.q. 16. diíp-1. Fonf.4.Met.c. 2. q.6: fect.7.
& 8- Conimbr. 1.de interp.c.1.q. f.art.1« Mo ri(.di(p. ro. Log.q.8.
Amic.tra&.2 1. difp.- 4.q.2.dub. 1. urt.difp.9. de An (eG. 1. & vt
veram (uppenit Arriaga diíp: t4« Log.per totam (e&t. t. ex. noítratibus
illà amplectuntur P. Faber dc penit. diíp. 9. n.5 j.Cauellus dc An.difp. 5.
fc&.7. Tat- r.pericrm.q. 1.dub.2,Ant.And.ibid. q.3« & 6.Mct.q.6.
Smifinch, tra. 3. de Dco vno difp.1.n.29.& ipfe Vulp. art. to. eam videtur
docere. Addit Auer(a (ecundario faltim, & minus. ning eoducuke etiam
conccptui obie&iuo, ita q.5. Log« fc&. 4. idem fcre afferit ems lib. a
Mct«. 5.q. 2. conc]; . imó nullü poni di- (crimen inter has.opiniones,nifi in modo
loquendi;quod- Faber cit.etiam docet. 7 Dicimusveritaté proprie, & formas
liter, ac denominatione inttin(eca effc in conceptu formali, in obiectiuo veró
(o- lum dependenter à formali, & extrinfeca denomimatione . Prima pars eft
exptef Scoti 6. Mct.q.5. in fine, & in 1.d.3.9.3» C. vbi habet hzc verba.
Quod potentia co cens affimilatuv cognito » verum eft per atium |uum
cognojcédi, qui eft qua dam obietii (imilitudo ; quod. cas excaplo eris , nam
2s a (Timnilatur pcc figaram indnétaminqua cófiftit rae tio imaginis , & q.
7. 8. .4d qu&ftionem re[pondco ; probat obicétum a&tiu? cone- cuiierc
ad. intelleétionem , quia eft. p fius fimilitudo , quod etiam atlecit q, 8». ad
&. & quol. 13. O. docet a&tum dicere ad obiectum relauonem
menfurabüis. ad LlÓ] y men: 266 Xo RD nota dg A NA "ug : tigna m )Gc sie
pendcrz t9); dependen. By $HaP/5 £l 614i 5 Mp Nri Roriesicat tonem » v
erpertiesputaand d: P X MO OR QA fed 5xdo qua loquimur,eft (iaiitsudog (eu
edpíona Cyitesad obiactumaergolsi i- T tatis&dc menie D al COngrc« 39 rie
Sod RR iir r tas fornler eft dp Qus intellétionis sit deritataziiaobitétwnrt of
tánimteln ls ie dran. docktina ekeitur-prebstio Consi. 113 concoptifs Jiomális
elt paeic & xsi3o expiefa abieáiis ficut fpecies imprcüa dioitürimaga
vittsalisabiéti deeepdea wi iwgpá e a met rum reptgrf ts. ergab Trogi sar
ebofqumkas era ag obi má oce ricatem ; Tomqna fice (e lrabecótário Pen op rire
neut d «epué formalis ad elsi :suam ficat eratioeít (ignumadplagium Bgnitieant
zes cx dictisdifi zs q«i. tà eonoefitsis cft Üsnum aauicaligétsepro-fcatane;,
(ed ve« zitas ciratiómig negsco(ilc da. ir z2iC eiut fignificása
pcr'otationtmnoad feipíam vtime,fe din Gtormitate ipGue aiasiogis adem jp [ec
rgo idem da veri; tate conceptus formalisdicendam; mig, Acgatur à-V.ulpes;nagy
preterquam 3s ilteritusab Anftus pradisam.c ibit. Ex c6,quàdires: orat 1$ó di
ayprohatar adhuc, i i b uio i lationérnGgni; ad. gnatum s-vc ile mcr
qon&culic azt; 1.7.7: 0m 5092:32 da quo; Tijfed:orauid voctise[tignaarect,
Ac etisversdicicut-figniró veontb;& confor; fnésergo Bc. Tau: quia
cogaitiordene aiigatub vcra, Ao n/réscognicas let Qo voriy Ww c
liincodowioneo»: 2d foc idy 2 $ NCevalac;: gudeafiissciverien feli feumobicéto
covniosvt imu icélo:inlig fienisum Cogmioncyvtinfübicétérdena» eA Ra lomslreut
vitro ciao ocmlei, 86 de, noitiat parieoévisüs Non valet,quis pos eiusecse ooa (7 haber dyes coni» cx axcacut. cogffer
axis à «onfprmitatg co- cái ébiozsppaimivesotáo Avieríás dici hanc Bn cw vocas
deorges oognita adt prd. Mindy minia oogbuts ipato
seprie star ^ bis. tla xls asiatüpéi 1e: dcpoidéóo: 4. 5» t $2 de. | : E z - *
e . it i$ " fe HU a Tid b tio almverás &conformaor ropladeic, a
"e cogniti érfintin lees : - oErCatucis
cogaids;: idein dé. nitione:ctéae to nupsit deeniumai 3. D» -08»
Secádayavsscolligüur ex Scotaguo. [een Ur oar abd ipm oir DESTIN 9 Wn, fc pto
fe: ficut intelligitusjverus ed intelle GEasj8b alijs inlocisà Vulpes citatis
,& (atis le quet ek d&i£ , duiictejus aBiicftinus: té
repraentà ; €oncepiuobiediitotepsa (eri eU galin-tfto-crit:al;qua: vogica (pet
t il HOPMDUNMU LK pee axiomatAris ftoceli Propter quod -vnumnquadqna talegén
aliad bnagiseci oi; 5 «nuin 1:Sad éootra a3. gj veritas (itin ie) y iaarid;
Tum«uta fk talereprer ME AMNEM 2 —— buon '*t unago,diciurifide Teprgso- tatiud;
xrgohomo veptatíedtapaseris for» malirer (imus; vdcagniddde: vera
tepraxXentauaé(qu apyQw quarcnsy; &quia eiusveriap ef vcritar idirepraf
eritSokmalités; enano [À 1«qu'$cx&ay-q Terefls velnielgn uiupol ue Tora w
fulfa, i ex ogequeddyres cítan. inrelicóig "eonfocmisfibisyt40 lexxititsvclnàefl
oue dinnitvay vs ina rgo RU. dopemier, mifi dofole - oycrgoJcsueprelcntate —
QIH.o/n cveritfatdmdtemeegtu p odere f cradix;vetiauis ! lotus; Tar , uim.
.concey mie atc reicpniti ^fibio ipfiin se ,ciillgiujl cóicipilur mteliedtus verus, ctgo: verias if vati
coafoPmitáre confi fUt) paren come; feq:
petdgcótgbeffa&tu: forasaki adi ca u- (siot
Ancet-rob. guia rücnes «rodar tam »'Gtgo €on» pitür initolle&tus vorns Tum;
oratio: vócatis eft f(ipnd diei:weras., fcdiocatio efti ufi 16i conceptar, nó
cognitionis, ere go &c;Tüm s. veritas eft coformitas in sie
(citado: »fed hzcin hoc confidit, ey resitucHe Qui prafencetur y ficuti elg in
V desertae RTT e?7ó ih calilcócep r JTü- 67 ficx:eó; occisa di periere rera ike
Lope ient vig repreícatank $, fienckéftyeffehcformaliter verae; qi Ree iPopere
Mop OUR Fn» Lie Di warden rorpest eet taie Li ipaucedeyr meet eror sry ] yeMNO
Wrcogn:t 1j Dultrie BIB sounds ueteres ái tig Reef oadora ipm ci sting aiidnib
iplis 771-6 hs s bere lo:addiétoodi, D: HipePui meh eorr pcm Feast imago
efürepraSératiua €e4 fatis'ct eo Cefarictt vepsi(entatiuns füce flalicers aodó
veriras coggscignis pfo ipe fadt e(entalto conformis sci y idet efl dicere
cognitio dicitur vera sepratfeue 12Hà£jse copniqio ver? veprarfebtal cít - que:
prseter A17 SEIS frcot iri 3eoodicivur teprarfenzatiua s: e Fentationey nua fit
inobieóto , (cd eprafématione indpfa formaliter exi« lene idem de cognitione
dicendüm.;Ad di fótrre 6 cxplicaur aüthoritas iila à Blanc, fenfus .n2«ft
,"quàd:orario eft vc« r2j fiicónforrhis eft rei in fe exitteati, (ado
fayfi nóteft conformis. Ad 5. diftinz.ans ceci Conci pitur: miele Gus verus
primas rió propter talemconformíratcm-, negas tut , quia dicitür verus primario
àcófare mitaté^corkeptus formalis , icut pervalé concepteni dicitur primario
reae expri- uic re; (eeundarib, & eonfequenter ; qua teiius: ad
conformitate concepuissfore rial capfequitur conformi: as wssmee oblcétiai; S
códedimitinhd sergio c. lgauavttiwergveritita 3rocM codo, nen
inreprziontando,dc qua loqütpar 2 ped ocutio cít; (icnudarcit onceptasfed deiin
(e t dif pi2:0.1. Ae $1 era elm de «ónformitate concepts! abicótmiggflie nó cit
primaria, idco-«nirés: prar(pneitee. intellcctui;fTcuti eft; qua cozauio fige
lua scprarfentac,S& ex pcitin quxcepitate [entatio eibprimariz escisis; A
À6 spatee cx diótis:imitio: quat .xao zweritam alijsetians/cümpetere- po (Lir
5: &:veget e etiam fi£ofmerur Codera coceprum óbies éiuvqi Ad 7; pacieas
cosi tbi: in hát y quàd:rcat vrina tou m. exteinfec? denos " minatur (ama
à fanitate-an:maló, qua disi Gita (anilas;im efpdo; ia opn:110 Ck triníccé
dicizntveraà veritate (eiim ci fendu;que attrádixy& cac( xyeritatis ros
gritiobis cum liocramcnáat; qubd fora máliter ox ciniin(ecé- dicitur vera prox
priaveritatoasreprdfenrandoyde qa 1o»* iasumj quo. (enfe eciaoecim;z ( diécar
Gic icerc) poftecdici iau mfece, & formalis tet fata -famitarein
rCprezr(intando ;ujóc argugyentum vrgec contra cóncepus ab:c:
étnuamsquj-wezis-dicitgr, quatenus ordis nets licit ad; veritatem rer in:
eíseudozs Aliasrazioues adducit: V uljes ex quiam dam1ocis DDó&toris:
defümptasa (ed zan« tnm peobant-ipccomeepte iobieGiuo: res petirrziliquam
conformi azemajuod coga cedirub non :zmeno cadubt primitas tem coníOramidti$
5.1 mic: :03 26,62 -3ivoup.fsuinLiNfDÉÓRI]LZILOX 11 E GRCOTUESS VS LNSS GER.
-21 2:13:05 9igo r^ LOL otov ST Lu «an Enancialiapo[it de veta piitati t. - ir
d. taa s D'ioersceiore merde o ; $5.-ido uisy IO e Welcome eire suem
"nitlófe eorpleka; Gc quia Epunciadgr ert
ples) ticceffatia i) jlig^y :&c connseits, Mts vel e: de prartecivo,
vel de prizfensi; vel de fururog ptopotitio de prxfent? alia cft, quat detepminarady ; 6c Certáni páriem temporis
ignificat:; »v€ petvus-per totabiboram £tadet, aka zog. quz ih termidauiat 3
optar. Li 4 po-. Lm
partem confiznificat, vc Petrus flu € ; cognitio ctiam e! duplex ex Sco. quol. 13. art. 2. alia intuitiua , quz caufa- tur
abob:c 4o exittenteyrt exiltens elt, alia abítra&tius, «quz abitrabit ab
exiften tia obicéti; áciftis omnibus loqui debe- mus,& [colas quz'fiti eft, num veritas ita diftinguatur
ab his propofitionibus , & actibus, vt cademmumcro
enunciatio de vera in falfam poffit fucceffine mutari , vel faltim fi poftquam
vera eft, & mutari ncqu't fücceffiué hoc modo in falsa, po- tüerit eadcm
prorfus numero ab initio eflc vera, ecl fal(a: de propofitione vocali jam diximus
in 1 ..Inftit. tra&t.2. c.3. Et vt ccita ab incertis fcparemus, enü-
ciationcs neceffarize (uat verz , & impolfibiles funt adcó tal(z ex fui
natu- tà, vt vera nequeat matari in falfam , vcl econtra ; idem dicimus dea&tibuscirca
illas ; ratio eft , quia neceflaria veritas in ipfis proucnit ex ip(a
neceffstate , & im- mire litate obic&ti,quod nó potcft ali- ter fe
habere , quia e(lentiz: rerü (untin- uariabiles, & idco propofitiones de
prz- dicatis (pe&antibus ad eílentiá. rci in pri- , mo,vcl (ecundo modo ,
nequeunt nó có- formati obic&o ; & € contza propofitio- ncs in materia
impoffibili propter repu £nantiam terminoram non poflunt con- formari
obie&o . Hac de cau(ía dicuntur gternz vericatis, vc] falütatis, quatenus
fi faifent ctiam ab zterno prolata ; fcm- fuiffent verg , aut fal(z , vnde la
ur abíolui ab omni tcmporis differc- 1ia,vt docuimusin 1.p.Inft. tra&.1.c.
11. 11 Rurfus,a&us intuitiuus, quo vide- tur Petrus currere , non pote(t
fucceffiué queri de vero in falfum, quia curfus Pe- tri cxiftens fe babet ad
actum intelle&us . velat obic&am formalc, & motiuum;iu- dicat .n.
mtelle&tus Pew currere , quia itacxperitur effe à parte rci; & no mouc-
tur ab aliqua conicétura diucr(a , vt facit in actu abftraétino, & idco
ceflante cur- fu à que tei ; cefTat ét a&us inuitiuus , .quidependerab co .
Similiter propofi- goncs contin dc przíenti contigni ficantes ceriam o"
diffcréciam sut adeó verz ,vt no polli ntfuccefliué in fal- fas goutari ; quia
fiinin yno ini ius CDifp.X. De Enundation 0 horg Petrus;v.g.nó
fludetet;propofitioy Tetrus fludet per totam boramsettabío- luté (alfa , nam (c
hsbet vt propoüit o co- pulatioa copulans omncs pattes illius ho- rz cum
&udio Petri , ad fal(itatem vero copulat'u (ufficit , vt vna pars fit
falfa. Remanct igitar difficultas de propotie tione contingenti de prz(enti
confufam temporis partem fign;ficante , an poffit [acce(Tiué de vera ticri
falfa,& de propo- fitione contingenti de przícnti fignitica- tecertam
partem temporis, ac propoít- tione contingenti depraterito ab initio an
potaerunt efle vera , vel falíz ; de pro- politione de futuro dicemus infra .
Negàt Hurt.difp.9.de An. fe&. 3 .& 4. Quuied.contr.7.de
Anim.pun&t.1. Smi- finch.de Dco Vno tra&.5. difp. 1. n. 35. non folum
propofitionem contingentem faccc(T;iué fieri pofTe dc vera falíam , fed etiá
poffe ab initio fieri fal(am;quge modà eft vera, aut é contrá , vndc afferunt
hanc propofitionem veram v.g, Petrus currit, ita cffentialiter Íentare ex fui
natura curfum Perti,vt fi Petrus non curteret, & ab intelle&u pro co
tépore cliceretur ifta propofitio , (que propter nó exiflentiam ' curíus Petri
effet fal(a) nó efleinquiunt, eandem, fed
mtv c» illa. et tà- men q.24.Log.fe&.7.& Arriag.dilp.14. Logd cet. 2. í(cnti
figüificare ; potcfq; hzcc doctrina exegi ploconfitgari, naro non minus
coexifté- t'a'ad cempuseft c ircumflantia obiectis quam pratentia localis ,
&'a&ionis ver- buninon folum €oncernittempus (ed ét locum,vnde dicendo
12715 combarit y eft feníus, quodin aliquo teiporc; & in ali- quo loco
comburit, & tàmen (i igniscó« burendo uimtaretlocum , nón mutarerue adhuc
projofitio, Iicut murarccur , (i dis ecceum yonis indoc loco comburit,, non
ália ratione, nifi quia in prima confuse, & vag connotauurc locus, ih fecundà
diflin- &e explicite ; & determinate , ín pricaz locus pertinet ad
obie&um material in fecunda pertinet ad obic&um formale, itadc temporc
dicendum, Ad 4. ncgatae affümptum;& ratió liqact ex dictis; : | ; 21
Secundo ex codcea arg. vbi varias par obieétü, variatur etiam cognirio,tàm
intuitiua, quàm abílra&iua attirigensta- leobicé&tum s ted dum
intellcétus iudicat Petrum currere ,ctiam confuse, & abftca« Giué,&
Petrus definit currere, ;à variae tur obic&um coenitionis,ergo,&c, Tum
2.3üia illacognitio Tétr «5 currit jeffene tialiter habet cepra(entare curfum
Petri, non vt fic , fed vt vcrum , &'realem,erpo vtexiftentem ,crgo non
exiftente cur non eriz ille a&us;qui per (aam eílentiama babet intellcétui
exprimere incxiftentig. cuxfps in Perro. Tum 3. quia omníispro- poirtioafficmtans
curfum Petri tefpicit il ium cx fappofitiónegquod lit;quo luppoe dado c nsi e
lega propoti eit; ccitc ti0.Jla necctlario refpicit corium Petri , vt exittcn:
em. Tunj 4.00n minus depcn- det.actus ab
obiccto jn fe ; in rau onc ve» riy quàm inratione rcprar(antantis,
(ed vt fic nece(fario reprzíentat , vcaon poffit non reprzícn arc, ergo
nece(Tario eft vc- tus , vt nequeat effe falías . Tandem hac propofitio
Cbriflus eft in Hoflia, eft có- tingens de przícnti confignificans tépus
confuse, & poteft permancrewíq; ad cor- rüprionem fpeciecamhoftiz , quo
tépo- tc definit Chtiftus effe inhoftia; cüc fic fi illa propofitio ad
de(itioné fpecieriá y & prefcnuz corporis Chrifti adhuc per- manctct,&
cuaderer fal(a, (equerctur fide fupernaturalem pofle concurrere ad a&tü
falíum,quod implicat , (equela prob. quia prius actus illc
,quofidelisaffitChriftiprz(entiaminboftia,etatfupernaturalisobconcurfumbabitusfideiinf;fu(ze,&verus,quiaexprimebatrem,ficuticratàparterciergo(ipoftdeficionemfentizChriftiadhucidcmpermanet,cuadi:fal(us,fidesinfufaconcurreretadillumatumfalíum,ergodicenduma€umctiamquoad(ubftantiamdefinereaddefitionemobiciàpartetei,oeetiamaffirmari
debet de qualibet aliaa propofitione contingenti , 23 Refp.curíum Petri
dupliciter pof- fe contiderari ex Sco. 3.d.25.q.1.H , vel fecüdum (uam
cffentià, quomodo abítra- hit ab exiftentia , & dicitur ensreale no-
minaliter , vcl iftentiá exet- citá à parte rei, & dicitur ens verbaliter,
— i fcu exiftens; fecundo modo curíus nà cft obic&í cognitionis abftra&iuz,
nec mo tiuum,nec terminatiuü, quatenus cogni tio cft,& vt dicit relationem
attinpentie, & repra(entationis ad obic&turmn , etiam fi actu
cxiflat,vt docet Do&or quol.1 5. art.1. quia cognitio abflra&ina
prefcin- ditab exiftentia,fed (olm primo mode ; at fi confideretur cognitio vt
vcray& (ub relatione conformitatis, refpicit cursü vt cxiftentem; tuncad
arg. dicimus maioré valete de obie&o formali , non de mate- riali,vt monet
Do. in'1.d.1.9.2. modo curíus vt exiftens eft obiectum materia- dem lc
coguitionis,vt cognitio cft, formale, fi vt vcra [pecteuur, idcoad ipfius
variatio. nem yariatur cognitio vt vcra, non yt coio quoad fübftantiam ; fic
.n. depen» dct ab obiecto, vt in (pecie, non vtin (c. * Difj. X. De Enumiatime.
000^ Ad 1.a&us ille reprzfentate dcbet cursá ^ vt verum ens reale
nomiaaliter, non vet- baliter,& exiftentiam cur(us de Petro af- firmatam in
effe obicctiuo]|, nen exerci- tà,& à parte rei,ytoptimémotant Amic. &
Arriaga cit-Ad 3.ncg. maior fi de exi-- ftentia vt exercita intelligatur ,coocedi-
tur, fi de exifteutia apprchen(a,quód fit À parte rci;tiué poflea dctar, fiue
non;yt patet in qualibet propotitione falía , fed concepta vt vera. Ad 4. etiam
neg. maior cx fepe didis. Ad 5. luppoiita ctfcntiali differentia actus
(u,ernaturalis à natura- Inde quo alias,dicimus fidem infu(am in- clinarc ad
iftam propolitionem in vniucg fali, Cbriflus efl in omni boflia mer con-
fecrata, non vero ad propofxionem de aliqua hoftia in ond eren stmt det folumà
fide humana, & naturali , po- tcít .n.ci (ube(le fal(am,fi.(.Sacerdos non
fit verus Sacerdos, auc non habucrit inté- tioncm coníecrandi , quaré cum illa]
pofitio (it circa hoftiam in particulari y poteft cffc An fd. 14. Dices, faltim
illà vniuer(alé pofle fal(am reddi , fi omnes hottiz in mundo deficerent. Tt quia
6 Iudzusante Chri- fti vence semanas pre adum di- cetido Cbriflus na(cetur ,
& ipfum conti- PN Viene Viande 270 urin mü- do;ad hoc vt alus (apernauralis
fidei in pei Was ie em Lc Tips quarc fi nulla daretur paticer- pofitionem de i
Pre eee d edge c extremis, & aiunt cfe candem (ccü« dum duuerías (olum
cxtriníccas dcnomi« nationes trémporum;quam opin; onem re fert Door in 3.d.2
(.3. 1, H, vbi.oppotà - tum verius edic docct,có quia quz imodó c(t de
praecerico,e ít i prius. ,pofitio c det vcra. Ad wi tiir ar tmQua. Q)wid fit vvevitac cognitionis/e/drt.I1I. 773
trat de faturo;erac córingés:illa depratc- titopritis fuiffet fil(a,modó cft
vera,hec dc faturo modo rft falfa, tunceratveta:[vederequàdptopofitioillaChriusnafcetur,vvàfideproucnirer,debebirinfpiceretempusnatititacisDominiàDeopraftiturum;vtabílractumàrcfpe&ibus
ad partes LR futuras, quia huiufmodi refpcctus noo inciaduntur in tem
naciuiatis Do- Do&or cit.pro- poticioné de praterito nor differre à p.
arcam, quia folum enunciat coexi- ftentiamnatiuitatis Chrifti , & temporis
à Dco determinati;cui accidüt re(pectus pr£tetiti,& futuri,qui conuenium:
illijno im fe confideraco, fed vc ordinem dicit ad artes cemporaneas ,&
füb- fequentes. — t ; Ouuíed.[oc. cit. n.6. affert ra- tionem,quam inquit effe
magni 1d hoc vt propofitio in loc inlkan fif veta, debet (upponi illius
obiectum , nom fo!àq in hoc inftanti , fed etiam inomni tempore importaro per
copulamt,eo mo- dó quo per copulam importatur ; fed co ipfo, quod inhoc infiáti
(apponitur obie tum propofitionis
exiftens 1n omni t&- pore importato per
copulam , implicat pottei in aliquo cempore importato per ess non exiftere,
ergo implicat po- fte propofitionem
ficii fal(am 5 maior probatur, ad hoc, vt hzc propotino Pe- rus femper currir,
im hoc inttanti fit ve- t2, tion (officit Petri currere in
boc inftá ti fcd deberin omm inftanti currere , & datio a priorr eftqma
veritas confiftit in tonformatione actüs cum roto obic&to X ficato, ergo ad
hoc vt propofito fit A«cra'ig boc inttanti, debet m hoc inftan- ti €onforasari
cum toto obie&o fignifi- gor obiectum (igniFicatum dicit folum pratenté
,(ed prze- teritamy& (acutam dcbet propoti cio có- fondu. GMYOBIeBc y
quarextus dic du. rxiógea nonfolüm prafenycm, fed eria pratertamsocfüvaram ;
atiaor cft per fe nota, quia implicat füpponi in hoc inftá- ti obiectum
futurum.n infl anti yenturo, & poflci in illo non cxiftere. e(p. maiorem
verificari prafertim , quando propofirio«concingeus de prefen tu confignificat
certam temporis partea, nunc eni. fupponi debet obicótum eius exiftens pro
quacunq; illius tépotis parte y. fi enim in vna deficeret, to:a propotitio:
falfa effet ; & hoc folüm indicat probatio ilius maioris,nam illa
propofitio, Petrus femper currit, determnaté fignificat pec omnes &
frngulastemporis partes Petrü currere; adeout fi im aliqua parte nó cur-.
rerét, tota propofitio cífet falía , nam fe haber, vt propofitio copalatiua
copulans omnes , & fingilas cemporis partes cum curfa Petri, & ad
fal(itatem copulatiua fufficit , vt vna pars fit falfa ; ac quando propofitio
contingens de prz enti nó fi- gnificat certas,& determiratas temporis
partes, fed indetezminatam, & infufam , de qua fola hic cft quet io , tunc
falfo eft obie&um (apponi debere cxiftés pro quacunq; remporis differentia
per copu- [am in co inftanti importata , quia im co a&u intelle&us
explicité attendit folum inhzerentiam predicati cum fubie&o nom cogitando
actu de aliqua temporis di ffe- rentia; quia ramcn tempus connotatur &
vcrbo, fic etiam implicité conignificátur temporis partes ex vi copulz, non
tametr dcterminaré, fed confusé, mdeterminat?, & vage , & idebex vi
copule non necef- farió (mpponitur obiedti exiftens in qua- cunque réporis
parte determinaté , fed im tracung; indeterminatéscum quo ftat,vr. in aliqua
iiHustéporis parte poffit obie- &um deficere , & propofitio
fal(ificarig ers etiam concedi vor vmi ab- otuté affumat , vt propofitio in hoc
ime flzcii tx etg debere oppoiiilias obe &um proomhni teipore importato per
copulam;fcd addit eo modo quo per copu- JA«m miportatur, camyqua hmuatione 7 "&onced pote(t , nunirum quod fi per co- palamrmporrantr
parre teimpors de- termiaasé , euam i eterminaté füpponi debeat obie&tum
prepofitionis; fi veró mdctesmimaté,& conpasccodcm 409; modo cius obicétum
fopponi de- beat in illis exiftens; fed
tunc, cum in mi- hori inferatdr, co ipfo quod in hoc intáti fupponitur obiectum
propofitionis exi» flans in omni temporc importato pcr co palam , inrplicat
poftea in aliquotempo- re importato pet copulam mon cxiflcre , hoc
vcrum cfl de omni tempore impor- tato per copulam dererminaté , non autc 1i
folàm importetur indeterminate, & có- fusé, vt cftin propofito ; alias
quafd3 ra- tiones adducit Ouuicd.loc.cit. fed coie- cidunt cum adductis ex Hurt, & Atriag. Vrgent
etiam conirà hanc conclufionem rationes ,quibus probari folet veritatem cffc
c(lentialem a&ui de quo ar feq, ARTICVLY S. IL Quid formaliter fit veritas
cognitionis , ficultas non fucrit magni mo- menti, Recériores ramen litesrexunt
im- mottaies: nam Hurt.difp.9.de An.(e&. 5. aflerit veritatem cx. natura
ret, & formas liter cflc candem cum entitate actus,licét non
dc primo conceptu ipfius , fed dc fz- xundo;quia
eft attributum actus,cü. pen- AXleat ab affirmatione, vcl ncgauone , &
€bicéto , bzc.n. caü(aliseft vera , idco aus eft verus, quia affirmat, vcl
negat ebic&um , nóé contra : ab hacopinionc qparum
diftant Dano. 1. p.q. 16. att,5. Smt- Ainchacact.3.de Deo vno difp.r.n. 31.
XCaucllus ditp. 3. de An.íc&t, 8. aiünt.n.vc- zzitaté dicere entitaté
aus,quamuis à no- i eyplieecur ertelationc , vel racionis, wt Bah. vel tranfcendentalem;vt
Caucll.& JSSmisinch. ; qj & docet Aucría q.5. Log. « fest. 5. rud os UR
ne dp "&iqug. opinio. tuit t Periher.c-1« crim e oai a dem en-
"tatem a&tus ,. non yt sic; [ed vt oonnotat P ipic pi Rie P fequitur
Suar. «iij 8. Met.[ect.2 Morií.dip.ro.Log.q. Qai
apud Antiquos
hzcdifDifp.X«DeÉpuninne:sitionemv.g.affirmantemeur(amPete?extrinfecam,vtdicitipfumcursüPetri,illàdicirinre&o,hücinobliquo,vtrüq;tamenformalitet,&quidditatiué,comodosquo
relationes explicat difp. 12. Log. idem tenet Ouuied.contr.7.dc An.püc, t, Nec
minor difensio cít inter rclatio- num propugnatores, Dur, enim Vafq. &
Blanc.atr.z . citati aferuot. conformicaté hinc,in qua veritasconsiftit,folum
dice- rc rclationem rationisynon realem. Alij, quód sit telatio realis
cóformationis , vcl similitudinis di&a,ita Tat.1. Periher.q.r. dub. 5.
Meuril.lib, 2.Met.c.q.2. cócl.4- S conspi putat Caucli.cit. addit P, Faber
diíp.9. dc parait. hanccelationem non fempet elfe cumommibus condkio- nibusad
veram relationem realem requi- cin« litis. Alij, quàd sit relatio tealis ali»
apti "1 dens ab aptitudinali y & potea- impsum: cns nu eid acus 2lem,in abftraGtiua apti E
& quando obiectüeft cxiflens, ita Vulp. 1«
p»difp. 52sart. 1. Alij quodin relatione Cósiftat prz(cindente à realí *in
aliquibus m a&tibus.c(t bufdà tealis,ita Fwodów eras auel. qe 13:Zumel 1.
p.q-16.arz. 1.difp.2 Atmnic. traCt.2 1. dip. 4g. 1« dub. 2, & innuitur à isinqui
Conim.i.deintetpic. 1.4.5. arti. Tande — quídà concedunt veritatem e(se.
relatio- ncm conformitatis ad obiectum infe, vc ad menfaram in cognitione fpeculatiua;. ncgát
camen in cogtine pra xquz Vousels regi
men(ura obie&i;quà Coatra; ita Morif. dip. cic. 16 Pro rcfolatione
quassiti adaerterte dum, q aliter cft (peculandumde dining cognitionis.
veritate, aliter de vetirate, i» ' Crcaue cognitionis: diuina n cognitio,cü
perfedttima sis Scabetfentia iuini (o um vt ab obic&o moueatur diuinus
intel - Iectus;ei que perre&ti (Time adzquetur, tà incifendo, qus
reprafentando ex Sco-- 5.5, obic&i
cónotationem refpuit Hat, — 2.d. r4-q.1. P; nec poffit à creaturis mo- Wilaga
verb , quia cithotis acerdimus | ueri;ex codem plaribus in locis;przcipue «oua
relationes J& cónotatas docet difp. - Y.d.3.4H. fequntnr quódnàllzm cealec 3
4e Log-foct. 1. verltaté forma cte ceto" re fandacad obie&n [cibilià,
n *denorminacioncim param jgtrinleca pro-. «m ad elfentiam , quia c(trcalitet
cd HCIUDI pesisionymcatali, exime us tim fumméidentifcara , & ade iata;
opo- ad ereaciias , quia nalla. Quefi.I. Quid fi veritás cognitionis dri. IH. —
777 eft realis relacio j vt diximus dífp. 8. q. 5. axt.1 . aliter efset in Deo:
formaliter ali- quid nonnece(se efse .f. hzc relatio, non 4m. relatio :poteft
habere perfe&tius. cfse fuo termino; quapropter veritas ipfius di- uinz cognitionis formaliter conü(tit in entitate
illius a&tus; vt monct Do&or d. 3 cit. F.& quol.13. atenus intelle-
&us dininus media intcllcctione vnitur , & vitaliter attingit
obie&ü y ficuti eft; & per cófequens veritas cft Ex ia císencialis , Quia
eft ita e(sencialiter talis , vt nequeat attingere obie&ü alitcr,quàm fitde
quo vide Vulp.d. 52.cit.ar.vlt.at noftra cogni tio,quia cft finita, limitata,
& ab obi depender, fundat relationem ad
ipfum. obie&um,vel realiter diftinétam,vel rea- liter
idemificatam ; quod difcrimen multi ex ipfis aduerfarijs quoque fateri debent,
nam in diuina cognitione nullam ponunt iclationem tranfcendentalem ad obic-
&um , illam tamen .adiittunt in. noftra cozaitionc. fimiliter in caufis
creatis ad: miccüut relationes ad effectus, non tame in Deo ; accedit ctiam ,
quód noftra co- £nitio don eft ita. efsentialiter: vera ex fui natura; vt
dicemus, ficut cognitio di- nina ; quapropter praxermilfa diuina vc- ritate, de
creata loquemur. .. 27 Dicimus primó , veritatem cogni- tionis nó dicere
entitatem actus, neq; ip- fam actum ,'& obic&um, fiuehoc dicat
foraalitet ; (iue vecoanotacum; (ed rela- tionem, non rationis,(ed rcalein.
Conclu- fiocft Scctiinfca cirád:: &. prob.1. quod »veritasnon' dicat
entitarem actus ,-i fit de obic&o contingenci ; patet ex. dictis att.
przccd. voi oftendimus candé: pro- poiitionem po(se amittere veritazcm ; cp
adhuc coofit. nà (i prápolit:o contingens €x Lui nacurà e(set eísentiabiter
vcra , vel "falla; feqaeicturquód hzc jppoíitio Pe- rus currit, no
cutrente l'et0 diceret or- dinem c(sentialem ad duo concradié&o- fiay quód
eft faisü , implicat .n. quód 1dé ommnmo pendeat in císc a duobus contra-
:didorià fitis: (cquela prob. nam co- gnitio
fala de caríu Petcenu diceret duo - p ins cce pr , — «€ quatenus filfa (quod
non c MU HERI; cess S PKtab MEL S a&u;vt cognitio eft ) dicet ordiné ad ne-
tionem talis curfüs à. parte rei; imo de- et duo comtadiciotia ju. fe intentio-
naliter reprafentare , quia ve (it fal(a , de- bet affirmare curíum exi (tentem
, & ca- rentiam ipfius , nam fi non tepras(entaret curfum
exi(tentem;diceret verum, (i.noi repra'(entaret carentiam. $y ordinem diceret
ad illam ; (ed cürfum exiftentem,& per | differret ab au vero , qui talem
ordinem tantum includit . Tam qaia, vt arguit Arriaga, Angelus intuitiuà
cognofcit fuos actus , qub ad vltimam
realitatem aliter'nó efle: intaitiua E dc eee rci exiftentisvtexiftés eft , & ficuti & pet
confequens attingit vcrirarem, vel falfitatem fuorum a&uum , quaab Hurt, ponuntur
effentiales differentiasquapro- prer,ti eliceret hanc propofitioné de fu- turo
Petrus damnabitur, vcl curret.quia haberet determinatam veritatem,vel fal
fitatem ex dicendis infra quam di (Feren- tiam cognofceret, iam de futuris
contin- gentibus haberet proprijs viribus certamy & intillibilem
cognitionem, fciret n. fa acus ille effet vcrus , aut falfus : negare autem
Angelo hanc cognitionem , vt facit Hurt. eft pror(us voluntarium, quia actus
ille.eft in fua. poteftate totaliter, per ipfum fertur in obiectam fururü ,
& non (e habet vt fecreta cordium,quorum cognitio de lege ordinsriamon
debetur illi, quia non eit in fua poteftate. 18 Deinde, quód a&us
neceffarius nó fit effentialiter verus,patet exjhis,qua di- ximus in
diíp.8.3.2. quód nullus tranfce- dencalis refpe&tus potcít eife de.
e(fentia abfoluci, at veritas formal ter dicit refpe« &umad obicótumyt
dicemus, à admit» int adserfariscrgo'&c. Tum quia quód actus ncce(farius
reptz(entet rem ro veré, quali. per accidens , ac fecundati conucnit ih, de fua
«n. formali róne ba- bet repraícatare,
quód homo fit v.g. rie "fibilis , (ed quód veré (emper.
teprassécets ' . prouenit ex 1mt i nutabiligte obici, nam fi per impo libilevt
notat-Ainic €tüm muiarctur , actus adhuc
repra(en- taret hoiinem rilibilem - Tandem quia
-fia&us cflc: cifencialiter veritas, S po n Mm et 7* fat propric. dici
vv05, ficut. albedo non "dicitor alba, nec calot-calidus. 4 3- ^^. Secundo
quód gn dicar,a&tum ip ré *&o,& abicétum in obliquos fiu vicon-
moratur , fiue vtpartem. eopflituenrems sprob. f jfdem rationibus, qnibus 3
*oflédimus.dari à partecei Tea- dcs à fundamcotisdillinQtas; & precipue
'contra. Suarez vrgentadmitte illas irelaionessat (6, hz opinio«ffet vera,(a-
nénullam prorfus habeec poílemus ratio ncm ad oftendendum relationes (unjlitu-
'dinis;z qualitatis, & eid ai agp - Aüería, qunm et *fc tanti di minationcs
reales €xcoexi- ftentia cxuemorü ad inuicem odas. Spe- «ialiter veró conwa
Arriaga ett,quod pa -nit formalitatem
& c(lentiam veritátis que per (e vnacfby e(le vnam per accidcs €x
roous diueríorü gencrum ,JImo ex en- ste rcaJi ,& raiionis conflitutam» fà
obic- Kum cile. aliquod ens rationis y ttem . qp detur a&u cntitasalicuius;
abíq omnibus: partibus compon&bus in aC talem cn- gitatemyveimidéta v4 uu
chri fts erit, da- tur vericasa&twabfque.obic&o in ac; d. ab. ipfo
ponitur vt patscón(Luucns: weritaram,licdrin obliquo e. ;— «5. «29 Terioquód
dicat relaiioncm, cft Scocquol.i:art.z.& 1.d:3qsqvatt. 2. gn. 4.d.8.q. 2. V
& locis inrarm rci S pae &ctsuia veritas formaliter eft coforraitas
xàe,v: aiv Arifk.c,de fubit. 14 00,404 vesefl , velton esi yoratie digitny
vera, tci fal fa; )& ct quia cognirio coparatur i. vcm; vt [jgnnm matarale,
veritasaucear &jniconirtic in conformicareciusad (- iguiati, vex primar
illud ficuti.eft,(«d có- 49ra.itas €t. qnaidá inrcnuionalis friwiliju «o,8imagoycrgocfquadauclauo.RieiégonderSeuifinch,actumfuaentratedicieyaginemobic£ti,ficuc(uaenrirateeftreprafentatiuusobic&i;con(equitur.anicaclpe&tustranfcendcntalis:,perquem€x"glicaturconformitas,&veritasabfolura«acisContrà,namzc(pontiosonbabet5lociiitvpropoticionibuscohtingentibus;rgomeqsimactcbusnece(farijsnà(ieriBeoMirarissisi.1ike:*«lbattaaliqua
do realiter diftinóia, Wc pof iat Aiulip aranidirquntiyqriuqnido clkzeali-
«isfandata uvsdtticarca »v«i A L^ iusdiere,ef- ccenDifindse Dt Fnnteiirintl, n
cr adétificata cà acus. (ieu eucnit.im sf; e eiccectcdde renes uera org Un
quia, &:ncgomatiene inà lc&us, & fi&l i é p iso ersaiecurar ag Cl ncs
&.cóparationejntellé&tus;niquia te
opusintelic&tiépropofationwera, vive» va diífesc à falGyt &c:tii quia
unpertines- cft wbd propo (itia tommaliterdicag Ere rererertd cotequeser a
daHirat eti 32 ;Dicimyus fecüdo; hane zelatiooenz COforminarisqua-prerfeter
veritas,no e[s Ic deterrüinate praedi alc,
ant trart» reuninatc realem mentalis, in vno erit realis.períectayin at» tero
realis imperfe&ta ;-quie à: Dots (zs piussocatur rtlatiotationis; vt contra
die- flinginur à teili qam. omnibus coaditios nihus-auxta di&a imdi(j8: q.
2« Conclue fjo quo.ad omues.
partes:(equitur:ex die Gs, & prius organs plam, deinde qt ad
omncespariesprobabimus; exeme plum aptiTimum e(l imagor marialis ,. imquatria
fant;s.encitas abfoJata f. colg* resydeindg £e(peGtus zepraíentiris adire»
prelentaumy, catione equis cooftituitur in eíic imaginis v. $. D.Petri
demüalius: re[peétus conforimiratis: inter imagi ncav reprafenrantem ,
&-Petrgm cepraíentae «um, ratione cuius: illa
pi&tucacontkiugie tnr incauone imaginis ycra ,-.& hzc tria fnm inter
fcommno dittin&a,poGunt,n- .reperiri-colores ab(q; relatione :ad D. Pettumy
p ali eclariong imaginis, led-iime retta ro- latiane;vt patet, naialigus DX.
Petri ima: gpxadorarur,quacenuscftipfius ceprzsc- statua , Gcrameniipf mudim no
ce- grícntas,vetratai parte reisSic paribor- miter. dicendute.de; cogoitioac ,
qui; eft -imago-quae dar £pirimalis- obiecti aod: imipla uid Ceperiup1 yt. »
cnutas oe mpe atus deinde.ce]atio s rae eus,
iat d ofsuot eriamirepetiri cü Quafl.II. Qui fiteverieiicofosilnlé AIL prm CP Ant SS Quis mm "n ai
ope Buts da repete Quim. cofituicàt inelle reprafenrationts; & no titic
& vocátut à Scoto quol:13. ar.3.re- látio attingentiz, & tebdétiie it
obicttü, t jn cecmind »; tandé cit aliustefiié&us" ormitatis acts
reprarentantis veré i ad Ci RU sreibepu Law (co icat irratiórie nodi vere, qu
Es oq; eft realiter idécificata cir áQtu, id doqstéaliter ditio&z, qdandoq;
per £e rcalis;quàndoq; imperfedté tealis ; xrobantüt i opis i a 31 Primo adu
Loruy Elus peu nidi n. is t veritatem tcaliteridentificáataat, & per confequers
vctitás jh ip(is cft relatio tramfcendenta: lis,naim &x dictis difp. $.9:
f. lieceft dif: cremtia incr'rélationem przdjcamenta- Ic»,
&.tfarifétndentalem quod iDa eft rcalitet diftinQra, fiet realiter cadent:
funiptulà TtOb.? hija itfà eff relatio ceali- teridenii éátà fundácento, (ime
qua füit disci ét ihctadie eóórridiatTonedt 14. éd IRra&ris Ge qictnt elfe ortifitate cui
propi blé&is abf]; conitáárétioBe ab'ihcrinfEcó* peo» uchicáceqhla ffir tnaderibites j ticüe ef [ga tici.
uie réprfentaot ; lininurs tabilés füfity eoo &c- Tdent dicehdürfrde dtibà
flftririaje y dnt hetéftorib: depen kospobe tis Vt hie; & tiuac exittéci- $,&
pet cO fcc ióose seiidri tena Lia obiecti fic varabilis; "Brus tamiesquia
AbobicAo ic exittéce réduplicatine. dé: edetneceftartó illud taliter feprasétat
Y 5a ott "ahrér reprafévisate , Haec tfi diffcrétia reperitur irtter
4&tus neceffarros igtüiriuos, & abftra&tuos;qr illi necefía- ó
dicüt ordinem ad obiectirexiftés, & d&ttale vr fic, quare femper ordo
ille eft intere xtréma realía dtu: ifti veró necef- 10 ab ftrabuinr ab
exiftécia obiecti ; & amuis obic&um fit exíftés , de per ac- dens eft
illis, qvia illud refpiciant noü vt exiftens,(ed vt abttrahit ab exiftentia;
Qua tatione propofitiohes iftz funt fem- axes cute verbumin ipfis ab- oluitur
ab omni téporis differentia quia- propter de ratione rmali Confotmitatis iftorü actu eft quod non fic inzer extre: ma
réilis & ada CXi tentia &8 vel mii mà, qai1 potfimt ad'aotrentia crm
evita "31 Sccüdo fi ptópofitionibas coatin Lope de pétetito iue de futs u
de pre(entr determinatam velind 4 sec alat am pafteaitempo:is-fienititanv
tibüs' veritás ett ab iptis realiter diltina &a contra Caucllum eereft
Seoct'in id 8 4.2. Vbrnà lo quitut d telm ione apes. £üdinali y "vt F1lsó
exponit Ceaclias fed dé pta ticamenzil, & realiter diitin ebay €o quia
potlaac 1t z propotidones/aait^ tete vetitateür, vel (alim ibn tio-pores £àt
éfle Hilfe erso veritas eft ab^dis dex Hte diftitian ^ Neé valst relpootio Que
acl, quod'a&samitrit vericite ; aóquer áliquid feale deperdat; [cd folu
formt2 litacc illii ajXti natt-eonfotiati ebic- Go; qu3 curd ab'obic&o
dependear mus &atür àd rucrtioniem ipfius y^ eur fi hxc Pos fthponerecut ad
fi20ifican0. Ouem,non etf'ec amplius fignam aptum. di ad figuificinduttr hominea
& ramen tii il reale amitccect; Non valer, quia five 4s dicit quid
formaliter átum abi-a26tg diftia&um, vt ipfe atfeviti necerlarió: ide
nebicia aiu, qiandiui manet aócus alrer realiter ab illo diltinsueretur y máx?
iicet ítifc parsbilitas nod (it aduer. figüum identitàtis rcalis ,
feparabilitas tameo vt dixtavis difp. f.q. 4-arc.2.eft fafliciens 6i« £ná di
(tidctionis tealis T quia vel ves ritis fotmálirér dicit quid esie j velnie
hil,ión (ceundam; vt patet; fi primum;ec go actus depérdendo veritarem -y amitcit
aliquid reale : quod comprobatur exem- ploaddun&o de vocc hominis ,
homo" .n. dicit telaciónem (igar ad nacuram liy mae natti, qui; cum fic ad
placrcum , c 'ela- tio fationis, fi tamen imponeretur ad 4i« : ificandum
boueavamt en telatióné am rátiohis,coghitto verà s quia efl fi» nubi oivtirides
dio figni nin et fdcio- nisjfe. rcalis in ipta;crgo quiaad muta»
tio&emzobic&ti deperdie rationem serai véti, dmitucaliquid reales 6 cio
6 tidy Tertio fi óbic&tü iftarü propoti- iion coGigeriiuinent d anquod- esi
fténs, vt funt propotitiónes de praitevicó ; défüturó; & que nón
entigirchpieiunr 15 la relátiodton crit petteéte Won dc- Mmi : ficit nm—
"y 780 ficit prima conditic, quod lit inter extre« marcalia; fi vero cít
aliquod cxiftens , & pofitiuum , quamuis actus fit abttra- Gtiuus , erit
camen realis perfceté contra Vulpes difj.cit. art. 1.n, 8. dicentem nun- quam
in cognitione abftractíua relatio- nem cíIe realem actualé ; Probatursquia etli
abflractiua cognitio non pctat, vt co gnitio cft , crminari ad rem vt exiflenté,
attamen vt vera refpicit obiectü , vt exi- ftens à patte rei, fi eft de
prafenti,vel vt fuic exiftens, fi cft de praterito,vel vt ali Quando cxiftens
crit, ft eft de futuro, qua ratione diximus in r.p. Inft.tra&t.2. veri-
tatem propofitionum de praterito,& de futuro dependere à
vcritatepropofitionisdeprz(enti,intantum.n.nunceftvcraiftapropositio
J4nticbriflus erit quia aliquando erit veram dicere J4mticbri- $ius efl, &
idcoifta modo cft vera J£da fuit » quia quandoque fuit verum dicere "KL
dam efl , cum ergo iflz propositiones rcípiciant obicctum fecundü exiftétiam,
quatenus verz , fcquitur, quod quan propositio de pra fcnti etiam abftractiua
formatur, & obiectum cxiflit , inter ipía sit vera , & perfecta realis
relatio , cum adsint omncs conditioncs requisita nec verbum in iftis
propositionibus abfolua- tur à tem potis differentia, vt cfl in pro-
positionibus neceffarijs. Ex quibus om- nibus patet, qnomodo vcritas non sit
dc- tcrminaté trapfcendentalis, vel prz dica- mentalis relatio, petfectié, velimperfccté
tcalis, (cd indifferenter (e habeat . Diluxntur rationes: inoppofittm . 34 4f
Ontra doctrinam traditam arg. ls primó probádo, quod veritas 1o dicat relationé
conformitatis [upra acti. T quia ccgnitionon cftobiccto confor tnis,cum
cognitio sit accidens, cbicccum fapé cft (abfantia , cns rationis, & alte-
rius (peciei ab ipía cognitione. Tum 2,co £nitio entis rationis ; quod sicens
cium, eft vera, & támen nó habet cum illo con- formitateav, quia nequit ad
illud referri vt menfaratom ad men'rá, ex Sco.quoi. 13.M.& 4.d. 1.9.
1.5:& rauo füadet,quia menfura, & regula cft prior menfürato, €vs rationis d poficrius cognitione , à Dif.
X.De Éphncistint ^ 50^ qua fit. Tum 3. cognitio entis rationis , & non
entium nequit conformari illis, vt fant in (cipsis, cum nullum effe habcant à
patte rci,ncc sint resfcd in intellectu, at vctitas famitur in ordine ad rem ,
vt eft infe, crgo in hac cognitione veritas non dicet rclationem copformitatis
. Tum 4. quia nó folü cognitio eft obiecto confor mis ;(cd ctiam obiectum cft conforme co gnitioni
, crgo vttü3 ; denominabitur vc- rum-
Tandem faltim cognitio pract ca» cft vcra , & tamen
non hibet talem con- formitatem ad obiectumranquá ad men- furá,quia ipfa
cognitio eft regula, & mC- ura in practicis nó obiectü, vt v.g.cogni tio
ifta practica efl caffà viuendus,cft re- gula,
& cau(a caftitatis in homine . , Refp. ad 1.ex Sco.
1.d.5.q. 3. C. & quol.13.O.cóformitatem intet actumj& obiectü nó effe
in modo cílendi, & cnti- tatiue,ícd in reprae(entando, & intencio-
nalitcc, ficuc imago cft finailis Carari,nó incffendo,(ed reprzfentatiué. Ad
2.dici- mus,Q duplex eft cognitio entis rationis; vt colligitur ex Sco.2. d.
1.3.5. D. vna.» pra&tica,qua primó fit,& fingitur ad mo* dum ents;alia
fpeculatiua, & quafi rcflez. - xa, qua iam factum confideratur fecun- dum
propriam naturam, in prima cogni- tionc non cít eritis i M ehiouie fecun- da
adeft veritas, quia confideratur, ficu- ti eflyre(pe&u cuius potcft dici
menfura, non quidem quó ad perfc&tionem ; quo feníu a(ferit Do&or ensrationis non cfTc propriz
cognitionis menfüram , (ed quo ad veritatem,yt diximus difp.8.q.10.art. 2,
declarando tertium modum ; quatenu $ poteft ce cerminus illios conformitatis;
vt videtur doccre Scotus 1. d.vli. in fine , Ad 3.quando dicimus veritatem cile
c formitatem ad rem ficuti eft in fey ces no accipitur proprie, &
pofitiué,vc à non en te di Linguitür,& eenit à ratusratayratü ; fed fumnur
pro obiecto, quod cognofci- uim qisiscfigiut fit & vt venit a rcor, 1€ti5;
nec per ly-icuu: cll in fe , ininuag tar femper exifteuriaà parte rci, fcd po»
tius natura, conditio, & cílcntia illius.gp cognoícitur ( quam biben: (uo
modo en- tia rationis, & ntgatiopes, ) & cxiftentia obiettiuain
cognitione practica, Ada. ycri- fits propri? ,& formaliter, de qua lo- imur , non eftquazlibet Hd. 4 d ca tantum, quz eft ad
menfurá illias , jnquofundatur , quz regula modo eft
bie&um ,idebpotcft dici verum caufa- -Jiter; & radicaliter;lic£t
formaliter dica- eur & verom veritate: i e(Tendo , non in reprifentanto. Ad
$.tefp. obie&tum du- pliciter confiderari ;, vel fecandum efientiám, &
in ratione obic&ti ; & vt fio eít mélüra cognitionis practicae, &
canía veritatis ipáas;in tarum .m.cognitio di- «&ás effe caft? viuendü eft
re&ta, & vera, quía caftitas ct obiectum eligibile , quia habet (uam
bonitatem przponderárem, & obiectiuam , eftq; conformis Legi fu. era qua
proxima obic&turn dicitur nü, & cligibile in moralibus; ficut etia
idcirco in attefa&is cognitio domus cft yeraquia di&at omnes
conditiones;quas dcbet domus habere iuxtà exigenua prie conditionis; vt poffit
iaferuiri fni ; ad quemteft ordinata, & non ideo domus e(t vera, quía fic
cognofcitur ; alio modo confiderátur vt producibile ad extra , vt
effc&us,& (ccündum cxcréitium exi(ten- tiz, & (ic obie&um
dicitur menfuüratum, cognitio menfüca actionis produci- tut obic&tum illud
à partc tet ; ita Süarez cit. & cum co omnes Recentiores , 3$ Sccundo ,
quàd i(ta coformitas fit effencialicer ipfe a Gus vel (altim nó quid
diftinctum;próobatur omnübus ijlisratio« nibus,qui bus impugnacut diftinctio
rela- tionis abexcueis, vc vidimus tuo locas faperius d:fp, S. q.3-att. 2. à
n.36« immo eifdé rationibusde fa&o. vtikur Ouuied. €obtrou 7«de A vim.
punét. r$. 1. ad id emn ,n"àm anicquam concipiatur € reiauó conformitaus
ipter actum 6c obiecto, n na fortnaltter dicin:us con» fiftere vcri stem ,
tud:cjum «cení(lutuitur verum formaliter, crgo luperfluit talisre-
latio;ptoba:uraffun.ptum , quia adhuc in eo figno (upponitur obicétum ità fe
ha- bere parte teijyt afhirmatur pcr indici, ein denter ad rclationem cít for-
malkerverüy hoc cnim ett a€kum c(íe for malitet verüyquando de obictto 1udica-
tur5 icut fe habet à parce rei.Hoc codem argu gento probari folct bonitatem
moe» Lepess — ; Quafi. II. nid fit
verias copiizionli eder. IT. 783 ralem in actibus humanis non con(iftcte io
relatione conformiratis ipforum ad re- €tam
rationem, quiazantecedenter ad ta- lem relationem a&us illi cliciti juxtà
rectum rationis dictamen , & idco pom formal —— esee sas ad fimi- a
argumenta hic nen faciunt: (pecia difficultatem ,& folui debenr,ficut quan.
do fiuit comrà d:ftin&tionem rclationui ab extremis, quod nimirum extrema
an- tecedenter ad relationem dicuntur talia
fundameazaliter folàc, & radicalitet, no vero fotmaliter,quod de bonitate
mota- Ld estere eren conce. quare idem pariformiter ín propos fito dc veritate
dicendum, acctiam de: fa] fitate; vt
conftabit art.feq. ni41. cü enim veritas ,& falíitas actuum mentis fint que
dam
(imilitudo , vel diffimilitudo corum intentionalis cum fuisobiectis, debemus
feruata proportionedeipfisdifcurrere,vtderclationepredicamentalifimilitudinis,&diffimilitudimis;Seddimiifishisrationibusdeductisexcommunibusadhucfpecialiusprobaturconfocmitaté:nactuveronondicererelationemillifaditam;quiaveriaseftperfedtio:fimpliciter,cumfitattriburumDei,relationoneftperícótio(rmpliciterexScotoquol.5.etgovetitasnoncrit»niiiabfolutüa&tus.Tumà.quia(iveritaseifetquiddiftin&tüaba&u,&ina&utundatum,iampoflcta&tusintrinfecé(üfciperecontraria,veritatem.f.&(alfitareinycótra.Arift. c.de fubft.
dicentem orationctm effe capacem contrariorum fine fui mutatione, 'um 3, velactus [ceutidam (uam effentiam a(fi- milatüt
obie&o;vel non, (1 primumser períaam eíicatiamfolam eft. fimili vtra
obiectiynon per relationem fupcrade ditam; ft (ceundum etgo per. fuam cffen- tiam eit formaliter falus , nam falfitas i non
fimflitadine contiftit, vt infra. Tá
4» a&as pcr (uam «(icntiam eft reprafentae tio
Petriquód (it homo,& ficuti e(l quia. per iuam e(feniam exprimit
identitatem. Petri; & howinis, ergo per fuam efientià t(t verus 4 T üm 5.
cffe repra fentatraum dntcnéi er obic&i eifenualiter dicit "enutatein
ablolutama&us;ad quod cone "fequitpr relatio tranlcendentalis regraz-
: Mmm j km tfertazionisad-obiectum , pet quam (ecü- «dum noscircomícribiur
differentia e(fen *tislis actus, ergo quia faltimin propoti. itiombus necc(larijs actus ex fua matura cft c
(Tentialiter repraícotatiuus obici, ficut cft;veritascritaGus effentiayad que «
ófcquenter. rclatio:tranfcendentalis «o- formratisillamciraimfetibeuse. -— v»: 36 Refp.ad.1, nim. non etie vniuet(a- lites veram,
& cnm.Scotus quol. 5. negat rclationem dicere perfectionemjloquitur in
diuinis de relationibus originis 5 Vcl dicimus; quàd veritas ell: perfeótio ,
non formaliter accepra fed ratione fundame- zi, & fubftamiz actus,
qurnatuselft cxíc iundare talem relationem , quam nequit &undarc actus
fal(üs, A d z.conccdimus fe- quelam,Arifl.veró
loquitür de mutatio- nc per íc immediata nom (üpponente aliá priorem, quomodo
non mutatur oratio s nam hac prefüpponit mprasionem obie- ti. Ad 5. dicimus
aéturh per faam effen- &iam (le fu ndamentabiter h (f; mlabilenty ettam fi
per impoflibile nontefültaret re- latio, nom autem formaliter jy. vc io. fimili
diximus dc relatione, & id (afficit,ne per eílentiam dicatur falfus. P«r idem ad-4. tum quiaactus c (fencialiter
eft reprefca- zaciuus, non tamen cft cffentialiter
reprae feutatiuus veré, fedceundarió quia pro- uenit ex immutabifirare obicébi.
Ad: im. probawenc eoncl, arguendo«ontra. Smi- 4inch- athznanimustationé dilparitatis y €ur rapra(cntatio hit quid
aétai incripfc- &üs& cxpliceumr per
relarionécáfcenden- Sàl€ , non verÓ-1dé de veritate dicendum: Tertioad.idem ; relatio przdicamcn- ul;5 fundatur. in
extremis habenubusiil- lam racionem, (ub qua
refemmur;celacio: ehi«paivis, & filij (apponit parrem y & fi- liumzn
ratione gencrantis;, & geniti; re- latio cau(z (apponit iam caufam, &
cffe- étum snratione cau(z,& effe&tus: , ergo pclatio veri fimpliciter
dcbec füpponece jam ipíum actum
verum aliter nompof- fec illum referce fubirauone veri «
Tum 2... actus (cienuficus: ctíentialiter ditfert ab! actu
non (cienufico , heut (Cienra ,opi- nios
error e(fenualiter etiam dif&cunt, fed: actus (cicnaficus ab. actu omnis
non: vVulr.gct Veritarcin.etb diucríus »€rgo ve- ritas cít illi effentialis.
Tam 5, ia atkug fidei fupernatnralis , quamuis (1t gd cótingens,vt (unt
a&iones Dei ad extra, eft intrinecés&
c(lentialtet verus, vi ne- cffe falíus, vnde fi quis Su. i vg derecaótum fidci
de Incatnatione Verbi, ftatim rct ir xogoitionem Verbi Incarmti , quod portar
obie&um , & hoc ptopter otdinem ,. quem.dicit obie- €tum im reptfícntando
, ergo quia talis ordo feperitur im quocumque a&u , quis percipetet hanc
veram propofitio- nem Tetrus currit
ctiam percipeter cure uin petrenfem, ergo etiam in his confor- gv me
effentialis. — - jj zxte 37 T.ncg.antcc. quia fi extre ma relationis season cag
«a ratione,[ab qua rcfert iila, effectus foc Quod mre ne foraslem - ce 0,5:
onmino (upere poaae fub Mushemwr t imet pautem, filiu, vr Petrus di e tí sat yt
tt & filius for qnalrcec genitus, idem de
alijsrelauuis di» cendum; extrema ergo ante sclationcag fupponuntur (olum
habere infe rationes: fundandrynaro cavía ante se lationem lae ber potentiam
a&tiuam, c otentia: paffinam duo alba communicant in €a« dcm natura fpecifia
albcdinis, lic rela- tio veritatis non fupporüt: forma- liter ferum, ed folum rationem menfu« rabilis.
quz eft ratio fundandi relationes tettijaodi.. Ad z, aGus(cienriz aba&tu
erroris: dificrt per. propriam di fferétiam e(ientialem, quz eft cendétia- in
propriüt Obieótum , vt caliter repre (entatum; per veritatem vero: differt
canquam ptt ali- quod
proprium,& confeqncns nece(farió* ad'propriam:
naturam, quo ferifüdicimus: equum ab liomiinc di ferre per binhibili. tatem. Ad
4irefp. aQturmn fidei faperitatu- ralem dici neceffarió verum quia fertur in
obic&um füb rarione. repelati à Dco ;. quz ratio forraliscff certi (fima ;
cotin* gentia vcrb: obiecti io fc eft obicctuar materiale fidei y quatc fi quis
perciperet a&tum repraefentanté. Incarnauioné Vera biypercipereejncarnationem
reprx(enta- tamque ft obicéri illius aru» (ub ra« Aione cognitionis ; jicur
peteiperet cursü- . i Petri ,. — "IN om
tm tuo m . Ac iita. Quafl 1, Quid
fitcvertas pitt Ar. 295 fiexi,at vc cognofcat veritaté a&tus , rc- tirur,vt
vltra represérationé percipiat Misni rubei eit obicdlo vt reuclato , vt
in fide, vcl cü obicéto à parterei, vt in alijs
a&ibus;nó ergo eft par ratio de actu fidei, & de
cateris circa contingentia .- - $8
Quarto,oftenditur hanc relationé non cflézcalem , Tum quia hec zclatio ett
indifferens ad rem exittétem, vel nà exitenicemyita.n. verus cft conceptus de
rofaycom exiflir,Gicut cum nó exi titer" go non eft realis, ícd rónis. Tum
2. £qué yerum eft iudicium;quo quis iudicat bo- minem effe animal, ac illud ,
quo iudicat non-efle lapidem, fed hac conformitas , cum fitad negationé, effc
realis. , ergo nec illa , quamuis fit ad c(le
pofiti- uum. Tum 3. laltim in cognjtionc abílra- étiua
cOtingenti de przíents, ait Vulpes, nequit effe
perfc&e,& fimpliciter rcalis, alioquin periret differentia interaedens
inter notti à Sco od i ínab jua veró minim. Tuu a. rela tio cx parte obicéti
menfaranusnoneít rcalis,ergoneq;relatio — cüceptus encnfürat;, Tum:5.Sco muliis inlocis ait crum
cflc idem realiter cum ente v: e(t videre
apud:Caucilum.. Tandem relauo q1on (üfcipit magis,
Sccuinus,vetitas(uícipitmagis,&minus,datur,n.vnüensmegisveriquàaluid2,Met.4.&4,Met.8.Refpad1.exdi&tis:inprobat.conicl,Oftendcrefolumllamrelationemctíeraronis,vtdiftinguiturà.relanonefimpliciter,&perfcétércali,nonquódtit16lasioperactumcollauuuminiclle&tuscagfata.Ad2.peridem;veldicimuscii.Sco.3.d.23.G,conceptum,quinatuse(tficriámmcdiatéàrebnéopereintelle&usnegouancs,duplicemeffe,
poitiuum; quo tudicamus rem cflc talem,ncgatiuü , quo iudicamus rem non effe
talem , & vtrüq: cauíart à pofitiua re mepfurante illos có- «epuis;tàm
fecüdü id, quod eft quàm te- cundái non ett ; quare conceptas negatriuus pro
termino ens ;pohri- uum. Ad 3,dicimus Scotum ibiloqui: de re ationcattingentizy
que in abftractiua non terminatur adrem et exiít ente, aon de relatione
confórmitatis,quia ben? po teft itio abftra&tiua cotormari obie &o in
(c exiftenci; neq; heec & illa ditlio guunrur fpecificé in e(fe notitiz
vera (cd tantum, cile notitiz;fimplic.ter. Ad 4. megaur paritas , quia relátiua
tertij modi non funt mutua. Ad s..díicimüs Scott lo. qui de veritate in
cflendo, quz elt paffic entis,vcl de
a&ibus intuitiis & neces. rijs.
Ad 6. patebit in (eq. art. ARTICVLVS IV. |. Quid fit falfitas cogyitionis . 39
dte Metaphyvficü (petat có fi- : detareveritatem rerum,qua dicte tur in
e(sendo,ad Logicü vcró aliquo mo do
explicare veritatem in reprz(encdo , que cft cognitionis maximé complex , ita
quia oppofitorum e(t cadem dcipli- aec
saeeiA Mn — datur) pertinet ad Metaphytiéum , ad Logicum tantum
fülfiras in rcpraenrando , & illa prafertios que cospitonicomploxa ,8
propofitioni conuenir& confitltir in dif- formitate ad tediin (e; duobus
aut? ma- dis poteft intelle&us obie&o noncófoc mari,veHmeré negatiué,
yt cam cotalicec illud ignorat, & hzc proprie non dicitue faltas, (ed
nefcientia;& ignorantia, (ccu dopofftiaé, quádo percipit em;aliter ac ficin
fey vc ti coriciperer Peccm currenti té,quádo fedet; & dicitur error, &
:2no- rantia pofitiua , ità Arift. r. Pott. 109.in przfenti loquimur de
feeüda;namlo:ui-- mur de cognitione;& propotitione fal(a.. oddentur ifte. propo(itiones falía - in nobis, pbat
Atií.4. Net 19.21. & 28. contrà aliquos antiquos omacei no (Eram cognitione
allcrétese(le veram , có quia res qualibet talis eft, (icut à quocü.j; pu-
ratur etie, quod di&tü impugnat , quia fic corradictoria effent fimul «cra
, à ab vnó vnnm-«contradictorium, ab alio alterü ve verum eee o. cid re- rum
penderet à noftra cogicXtione,& ca« dem quia expetimür oos aliquando nom
explicaré rcs, vt für in (ipfis, vnde ia ali am vcrumur fencentiam , ce molius
pon- derara: Datac itaq; filias inveprarientá do,qua veritati àn eeprac(cnirá 4
oj poot- Mmm 4 ur 754 tar, fundaturq ;immediaté,& pri ormali conce ptu,
fccundario,& depédé- tcr in conceptu obic&iuo , quando com- ccptus formalis
alitcr atting!t rem sac fit infe, «t dc veritate diximus, & ij(dem ra
tionibus o(lendi poterit ibi pro füubie&to vctitaus. adductis. e A quo tf
proueniat qued tàm (epe in hoiufmodi labamur erorcs, & difficukta t€ in
afícquenda veritate fentiamus, dice tur difp. f. Mct.q.9.att. 1. pro nunc dici-
mus;aliquando ortam ducere à caufis cx triníccis,& occurrentibus
impedimétis «f. ex indebita obie&orum diftantia , vcl ex dcícdtu nofirorum
fen(uti, pé repra(entastur tcs, aliter quàm fint. ; & tandem Sco. 2.Mct.q.2.
totam rónem difficultatis redegit inámperfc&ioné no ftri
intelle&us,quiin cognofcendo depé det à (enfu,& per (pecics intelligit
à (enfi AR € autem p M dependétia, inquitiDo&or quol. r 4.P. probat ex
dngregede Ttin.c.27. otiri p» cipué non cx natura potétiz , (ed rationc
ftatus,quippe qui nó eft naturalis, (cd pa nalis ob. peccatum omfpinale commuf-
fumà noflroprimo parente, ——— 40 De hacigitur falátate quzrimus , quid
formaliter dicat; & n cx didis art. prz c«patet ; quód non dicit sé
entitatemactus,velaGbáicüobiedto,(cdaliquidaddere(apraa&ü,dequocftdifficultas,maximéanfitquidpriuatiuumitautfalfitasPusReconfor.mitatis,anvcrófupraa&ürclationcmpofitiuamdifformitatis,&(italcm,adijcit;quen(it,&quomododiftincta.D.Th.1.p.9.17at.4.vbiCaiet.&alijThomif(zixfuper
Mol.ibi.difp. vn. circa "finem, Valen.tom. 1. dif. 1.q. 1 an 3. & cx
noflris Smifinch. trad, 3. de Dco vno diíp.1.m.5 8. affcrunt falfitatem con- &rari&.opponi
veritati ,& per con(equens quid pofitiuum formaliter dicere, Caucl- tegens
tid Aedui: p. Met.di(pe7 1.(uttin&c quid negatiuum £olum formaliter
fignificare « Diceadum eftfaliitatem addere füpra cognitionem , (eu mentalem
propofitio- pcm realem rcligionem diconuenientiz, & dítlormiums, dc quaidem
e(t dicendü quibus [z-- d "Difp. X.
De Epsaciatint, s dillin&ionem ,& cealitaté, c
verita:c diximus, Cocl.docetar à Tat, - 1. Petier.q. t dub. 5. vbi Loquitur de
falfi- tate cótingentis propofition's,à qua reae liter ve etu CY feparati &
ab Ant.And. ibid.q.5.vbi adducit doGtriná , imó verba formalia, quz tradit Scotus
9. Mct.füper tex. 22: & 6.Met.q. 5. $.
Dico ergo ad queflioné, Veri. Sccitde akt verá tati , «bi a(ferit veritati
coplexz eppopi, priuatiné ignorantiamyque faltas negas tiua € vocauir,&
cótrarié falíitate , quae do.f.vmuntur, qua im rc non fup vnita y vclé
cótraffiergó falíitas proprié dicta, c qua loquimur, contrarie per Scotü ops
ponitur vecitatino priuat;ué, acquit co - fiftete inaliquo ncgatiuo formaliter,
(cd in pofitiuo, qaalis efteelatio difformitae í amus infra Ver(. Refpondcoypoe
nat falíitaté in carentia veritatis formali» ter , loquitur tà ibi de falfitate
oppofita tenus poteft (emanifc(tare, quantum e(t dirait intel lc&ui potenti
talé ma nifcftationem agno(cere, quod conuenit . cuicunq. ent tanquam paffie, vndecum . entc corgertítur X per coníequeas
fal(i- tas oppofita debet cílc non ens, quia die cit acgationem talis ise
aliter fi ef (et quid poGasta, baberet talem potétián & vcritatem ,quód eft
;mpoffibile, — ' -- «1 Proba:ur aüt Cócl. hac vnica rónes relationes
primi modi fundátur (aper v- nom,&
multajtaut vbi cft vnitas nature, ibi cít relatio
identitatis , vbi eft vnitas , & cóucnicncia in quatitate , ibi eft zr quae
litas,vbi eft conuenientia inqualitate, ibá eít Gmilitudo,& é contra , vbi
e(t multis todo naturarum in (pecie y ibi eft. relatio diuerfitaris,& diltin&ionis, vbi eft mul- titado,&
di(conucbientia quantitatü , ibi ett rclauo i itatis,& tádem quz in
xynalicate di(conueniunt,dicuntur di(Timi lia per rclationé diffi cnilitadinis
, quz rc» lationcs nó funt fimplicces
negationcs ope pofitarum,di£funilitudo .n. non c(t pcz-
cisé carentia fimilicudinis (cd cft cclatio pofitiua oppofita contrarie
losltuidipi s quàm doétrinam fuse expo(uimus
ditj.8& qp IO.att« 24cr90 (icut cognitio yt abet
Eu ow ELLA) i. co eri. dU e LR E TAM WY 4 »et quandá c 'obie- o in efle
ntatitio fundat rclatio- nem irmitsti$ ad obiedtum;que eft lam intentionalis iimilitudo , (ic co- nitio
falfa, quia liabet diíconucnie ntiam cum obie&o, aam illud non ex primit;
vt cft infe , fundabit relatione di fformitatis politiuamad obie&um ,que
cft quedam [nimiis di(fimiitudo,in qua forma- liter cofiftic falli as. Dices, calem relario-
tiem per accidens (e babere ad denomi- nationemfalfi , nam fi per
impoffibilciiG teíultaret , cere tio per fimplicem carentiam. fimilitudini$.
reprafentatiaa: €im obicQo , in qua coníiftit vetitas, di- I icaBo diré
Meiopalet de telis reí» valeret, ider
et dc celatio- hc diuerfitatisiinzqual tatis;& di
(limiii- tudinis (uftineri , &. per confequéris nuila s
ratio oftédens - tmr re. ationes; tum quia poffet quis tum fittinere, quód
falfitas (it quid potiti- tium, veritas ramen carentia iftius diffor. mitatis,
nam có jpfo;cp nomadett ditfor- mitasin cognitione, &
(i per icupoflibile non rc(ültaret relatio conformitátis, effet illa cognitio
vcra;quia bó falfas & vmuer: falitér
oés róncs, quibus oftéditur diflia- &io relationis ab extremis; pfobác
écdi- fünctioné pofitivá falitatís à cognitione, "o4
aüit ccdé medo fic pbitofo* 'hàdü de itta relatione Quó ad realitaté) & di
ftin&ionéà projofitione y vt (unius locuti de vetitate; patet €x ibidem
d'&tis, nón.n. hac telatio cft
rationis, (cd realis, - "quia independens ab operc intellectus, eris PER
deem ^m nam Ji- cet propofitio cótingens de pre(entisqua- do eft negatiua ,
dicat relauipnem actua- lcm fimpliciter reatem,vt fiqaiscurrentc Petro dicat Petrus
non currit hiec pró- polito dicir relationé realem
difformi- Taus ad curfüm Petriesiftehtem
, qué re- fpicit, attamen propo6itio in materia im-
offibili qua abftrahit ab obicéto cxift€ te, & cius copia abíolmtor: ab
omni dif- f:cettiatépóris,cam lt fempitefna: £u fi- tatis, vt Dopo est lapis,
& illa, quz eft de yratctito,& futuro ;& que ett de prasc- u, fed
refpicit quid'negatinum;cui ditfor- 1aüir ptopter affirmauonem oppofiti , Quel
I1. Quid fit evitacignitimii Ae IV. 78x vt nn currente Petro fi dieatuz 12:78
currit; omnesáfle propoiuones dicena relationem realem fecundü quid, cü non fit
intcr extrema realia ; ^ri propo- fitioncs ille, qua nequeunt guitar in ve-
ras, vcl faltim ab initio nom poterant effe vera , habent £a] firatemy
realitecidentifis &átáth rcliqua verà.realiter.di(tinctam « : Contrà arg.
primo; fi faltas conhiflig in telatione d. formatis ad ré, quraaiog exprimitur
ficuti eft ergo quando inccila gitür Pcttus vt anima! folum , talis con» ceps
eiTécfalóws &'quia; Perrus non rarius tft
animaljfed'etiamrationalise Tum 2. ficut (e habet malitia'ad bonitaté tta fal -
fitas ad vceitateín nim ficut malum efb quidá volóntatis defc&us y ita
falfnm ef& qidá dcfcótus intelledtus ex 6, Ech. c. 2, erzó
ficut malicia fozmalicer dicit priua» tionci bonitatis cx.$co. 2.d.7. ita
falíi- tás €rit priuario veritatis . Tum 5.ti falü- tàs diceret quid pofitiuum,
czgo Deus có Currerec& eiletcanfa Kal(itaus in iotcl- le&t nottco;&
ita po(Tet ali uem dccipe t€, quod repugnat (ümmxze cius veritati óc
&tioni, Tam ficut carentia potctie tie videndi eft coscias,& (i nullus
noxios limor aductiat in oculo; ita carentia có« formitatis: ad obic&um et
praecise fal- fitas , quamus null. pofitum fequatur inactu. Tum 5. (cquereturs
cpaliatcsà Deó pofict duri;quz nó crearetur à Deo, quod implicat, prob.fcq. ifia propoldo, "Deus:
creat aliqnid demouo , poteft cíic falfa;cura fit contingens, cuius fal(itas no
ericà
Dco , aliter illa munia elíct vc- r3, ctgo aliquid etiet de nouo, purà pofie
tiui illmsfal(itztis, quod nó ctletà Deo. ^45 Kefjsad ccadiciauts vinc propo-
'sitionem elfe £al(a, quado cócipitur ces "aliter
, ac sit non cft len(us dc concepru qracisiuo y qualis eft ilic Petrus cft.ani-
"mal, nam mhoc adc(t conformitas yfal- tim
partíalis cam obiecto, icd «cldediui$100,siquisconciperctPetruaeffcfolu'anital,veldeposiriuéerroneo,«tomoe(tlapis,&vnmecfalictquadorc!uibueturquodaonhabetàpartcreivelabpsfa£eaonetur,quodhabet.Ad2«paritasváletdéfalsitateopposita.veritatiincíscdo,nondcopposita
yc&iqu doo pode Bc quamvis in aliquibus valeac,non tamé ín proposito ,2um
quia aialitia eft defe- &us voluntatis, qui ex (ud ratione forata- Hi dicit
non ens, vndc io omilfliouc potcít teperiri , at falsicas et deceptio , qua dar
intelligere (cmper a&ü positiium intcl- le&us; tum quia bonitas , quz
conformi- tatem ad lcgem formaliter dicit , à parte rci cf folum denominatio
extrin(cca in au, & malitia eft carentia talis denomi- narionis, quz poftea
accedente opere ia- telle&us
concipitur ad modum positiuz £clationis difformitatis ad legem , at vc- ritas
, & falsitas conueniunt intelle&ioai à parte rei;ideoq; in(urgunt ex
natura ex- tremorum ; quate sicut malitia
fit relatio fationis alsitas erit relatio positiua praríc ab intelle&us
negotiantis, Ad 5.aliud c(t di- cete , Deum concurrere ad actü erroris &
ad illamentitatem falsitatis, aliud po(- fe
nos decipere primum eft vcrum , quia «oncurrit cum causis fecundis tanquam
wniuet(alis caufa , & cum sinat illas mo tus fuos agere, concutrit ad
deceptioncm illarum, (ccundum eft falíum , quia tunc £ffct author, &
toxalis cau(a ertoris;qnod repugnat ; sic etiam
concutit ad entita- sem atus peccaminosi,imó ad ipfam cn» titatem formalem
peccati in fentétia Ca» iet. ponentis peccatum in positiua enti- tatcynó tamen
dcbet dici per fc caufa pec cati, íed per accidens, quia prater inten- tionem
ipsius eueniunt pcccara; concur» tit etiamad monftra , & alios naturales
defcé&tus, non tamen dici debet caufa im- perfe&ionis; quia hzc prouenit ob im- perfcdtionem cauíz (ccundz »
cum qua concurrit » Ad 4. ncg. paritas , quia. mor
noxius in oculo ct inatétiale priua- tionisynecccecitasà parte rei in fuo cop-
ccptu formali includit babitudinem ad aliud, vt falsitas, idco $i actus.
concipeté- tur przcisé . vt habet
carentiam confor- mitatis , diceretur falfusco modo , quo
actus verus diceretnr talis, si przcisé cum carentia difformitatis
concipererur, pa ries albus nigto diceretur diffimilis , si «t carens similitudine, consideraretur,, t
matcrialiter, & fundamentaliter, nó for- qnalacr « Ad 5 scípondet Tac cil»
idem itiua per intelle Dif. X. Dé Enuntiatine ^ 05,argumentum fic ii MOS d co qund aliquid
de nouo fiat , & non à Deo, nam iftapropositio Bcus nibil creat de nouo,
pes effe vcra) & hac veritas non e(fet à. » aliter propositio cílet fala ;
quare re(pondctur ca(am umplicar Is nihil de. nouo creac, non potcít dari pro-
positio illa de nouo,nam implicat aliu de nouo producere proposiaoné aliqua, ad
quam non concurrat bs à similiter nulia cífec propositio yera dato ca[u pro» pter eandem ratiohem ; gu Mop iflx erunt pcopositioncs
(eip E Isificantcsy de quibus diximus 1. p. Infra. 2-c.1;
ida Secido arguit Pa(qual, ens cómaz hi fumptü dicitróncinveri tanquà
pa(fionem; cuifalsiras opponitur , crga it eísc ens posiriuum , quid extra
enscomuni(fimé non datur aliquod positiuum ; quod sifalsitas vt sic negatie ué
opponitur veritati , qualibet ctià fal» fitas
ncgatiu? opponctur; quia infcrior feruant naturam (upcrioris. Tum 2. qud fi
dicit entitatem politiuam, iam haberet vnde poffet (c manifeftare cuicung; iri-
tclle&ui , ergo haberet vcriratem , & fi nà
cíTet oppo(ica veritati, quia oppofitid foliit,
non includit roné altcrius oppofiti, p. cómic fallaci ,
quia arguitur. veritate incílendo ad veritatem in repr: Íentando, & à
fal(itatc illi oppofita ád fitatem huic
&ontrariam,concedimus «n, cns cómuni diccre
rationem verita tis in flendo , & faltiraem oppolitam cf fc quid ncgatiuum
(cd negamus falficate in reprazícotando eífe quid negatitum .& inferius ad
illam falfitat£,nam funt al terius, & alterius conis, & (olum zquiuo- ec
analogicé falütatem in communi dici dc hac, illa , vt innuit Doctor €. Met, Q»
3. in fimili de veritate communi ad ve-rXacem i0 e(jendo, & 1n
reprzfentsndo; nii velimus concedere
faluiatem 1n co- muni abfiraherc à pofiriuo » &
negatiuo; vt diximus de róne ptincipij in comma- ni ad formà , & priuatione
in I byi. dify, 14343. Ad 2.fimiliter dicinius faiícdtem in Xeprz entádo opponi
veritati in reprae fentandoscinus ronec tolli nà includit; pon opponi veritati
in effendo ; quaa in* cluditsvt
palTionem,tcée.n. AN niel- ^ Quali. LI. uid
fefalftas corrió Ar. IP- ^5 fe&us
reficere nitioné falsi, & imtelligere em imilla repertam
, eui falfitàti vt obie&to effec ilacognitio TcHexa cobfotmüi$/ —— — : «y
Tertiorelato proprié nó fufcipit enasis,&
minus,falfitas fufeipit mapis, &c vninusergo nó cft
relatio; mi. prob. Pri- mó,quia magis méticaryqui dicit homine tffe lapiderm,q quí affirmat effe equum ; item fi
duobus táncum currentibus quis dicat tres cürrere miris
mentitur,quam fi diceret o&o; vel viginticurrere y quia is à vetirate
recedit . 6 quia qus mali fünt inaequales in malitia er & aGusfalfi «
Tertió fi. quis cfformarec tres
propofitióries fal(as, magis diceret falí(um,quam qui
fhicam tantum, ergo fi quisconficeret vnicam propofitione fal- am ex
fübie&o copulato: zquiualentent illis
tribus, falfior erit hiec propofitio, qd iHa que effet de fübie&to
Gimplici.Nec «valec Hu ; refponfio difp. 1 I. Log.fe&. z$/17.& feq. uod
illaque eft de fübie- &ó copulato , córififtit in
indiuifibili , idebqjtàm aberrat à vericate , qui falíum enuaciat de quatuor,
quam qui de vigime ticonfiderantur.n. illa plora vt partes (a bie£&ti ad
quz indiaise fertur; acus. , &c €t
diftin&a matetialiter fe habent ad. illá propofitionenr,
(ict atquénon moratur Vénétijs;qui el Rontz,quam qui cft Bo tionig,qdamüis bic nvinusdiftet; & boc ; nis
ab(entia illa confiftit in' indiuifibi- 5& per accidens fe habet illa
maior, vel minor diffantia. NO valet ; quía vt arguit Arriaga dil. t 4. Log.
(cdt.3. fequeretur n6 agis vIpam effe ina'qua'eim (cmipal- mo;quam palc»umr,
& babens ynü gradü albcdinis non'elfe di (limilius nigroyquanr lubens alb:dinem vtoóto y quod'ett fal- fü .-. Neq;
copulatio'illaaliquid fluat, fiatrnon affirmatur cut(us de illis necef farib
finu! (urüpris, & cum riccefíaria de- pero vniids ab alio', — & yquà
ratione patitur o- perm Perietudidem vt poffe magís, vcl sinus falum eausiciari
, Tádeayqnia vc» ritas
propofitiupie (uícipit mags , & aiia mas , en itás'Ctiac oppolita , aütec.
patet ex- Atiflocit. inpez ced.arc. tüquia' propono
neccifatia magis ditat à fuite tate, venen veta, ci illa nequ... fieri falía
cot iftayi certior,& eui. dentior;ergo verior;ttitn quia 1dem expe- rimur
in bonirate morali , que magis, & minos
fafcipit in a&ibus vc "üs 46 Refp.difficultaté h&c petere folu-
tioné illius dubij,an vna propofitio fit ve tior,vel falfior altera; ncgant
boede ve- ritate Herc. & Arriag.cit. ité Amic. trae, 16. dip.
t.q.$.dub.5.art.i. & Ruuius 1, Poft.c.2.q. 4. loquendo
dc veritate fot« mati, nón fundamenrali ; de falfitate ne- gat ctiam Hurt.affirmant Arríag.& Ru- go uns,
vtromq; probabile cenfet Amictis. Sed yt rem breuitet explicemus , nor. ep veritas
poceft fumi , vel pro propria for- malirate,quomodo dicit adzuationem y '&
commenfurationem actus cum obie- &o,vel pro concomitantibus ipfam,qua« Iia
fat neceffitasobie&ti,vel contingen- 'tia;rhaior,vel minor
perfe&ioentitatiuz ipfius obiecti, maior, ecl minor efficacia
rationum;quibus mouetor intellectus ad affenfüm,& fimilia : primo: modo
adhuc poteft dupliciter confiderati, nam vel il- Ta 'adzquatio fümitar
extenfiue im ordi ne ad numerün predicatorum obic&i s. itaut a&tus
nihi] reprzfenter, quod nove- periatar in obie&to, & nil Gt imobiccto y
quod nón repra(entetur abadtu, fecundo- intenfiue, vt actus repra(entec obie&ü
s quanam eft repre (entabile. Falfitas dez inde poteft fumi dapliciter, vcl
negatiue vt dicitcarentiàm veritatis, vcl pofitiu£ s vt fignificat receffum à
veritate, & diftá- tíam ,qua confiftir im illa relacione ing» ialitári; ,
sicut abfentia: Veneta- poteft imi,velvt dicit carentiam Veneta prae fencii vel
vt significat diftantiá positiud y A. diftátiam Romanam , vel Bononiésé , Vt
igitur deciaremus ,
anvnapropositiositvctior,velFalsvoraltera,iupposito,quodlouaamurdementaliproposterione,feudecognitioneimellectus(náiVocahspropositioimpropriediciturvev125Vcl'taMa)videndumett,an
veritas & falsitas in ommbus propósitionibus cone síflát in indiétsibili,
an veró i omnibus, vel fakim ip aliquibus prepositionibus rcípiciant Obieétum
diuisibile: nam si prt mum concedatur ,
ncQuit vnà noy cx 869 Sicandeg «onfiderctur veritas quó . 988
—^ — Dip; X- De tera vetior, fi fecundum, debet ad« tti jn vcritatey &
falüitate magis,& mi nus co.modo, quo in rclationibus datur ; $t
explicauimusdifp.8. q-10. (,.. 47 Dicimus ergo » quod fi veritas fü- gatur pro
concomitantibus ipfam,fic vna propofitio cft verior alteras patet » quia vga
propofitio cfl de perfc&tioci, dc ma- gisneceífario obiecto , x proftaa
ifto vna cfl alia cuidentior , quia euidentiora motiua concurrüt ad affenfum
ipfius; ia colligitur ex Scoto-q. 14. Vuiu. cum ait veriusnon habere fuam
veritatem à zni- pus vero; hoc
ctiam voluit Doctor, cum rjuol. 18. T. ait Confimiliter tuult& coB- £
infjones fcquézes ordimaté ex codé priu «ipto
babent veritates proprias diffru- Eas, C fortàpriorefl verior magis
zecc[Jariayquia im neceffitate juam pen- .
detápo[lerioriyfed 2 comier[o« Suetiam "i fimatur pro adzz quat; one acus
cu Qbic&o cxteníiua quo ad numerum pre- Wicatorum
, poteft admirierc aliqnam la. titudinem,prater quam in
tran[cendeni bus , nam fi vna res habct in
(e plura prz- dicata, & aus folum $num rcpra fentct,
alter vcró. 6moia, certe conformior erit Íecundus,
quom primus, ficut dua qnan- pes mag'sequales d:cütur,ia ünt,eua Íecundum omnes
dimen tiones , quat fi cciam vnam tantam; át fi conbide- tentur dug
propofitioncs dex odcm prz- dicato; vcl dc omnibus fimal fic yna nó &ft
verior alicra éxicnbué , qnia conti» funtinindmitibili vcl «n. afl monos
&onucnit obicéto velpcganr, g.
difcon, €cpit ; & quia trafecndentja habent con- ceptum fimpliciter
(gplicem » propofi. tioncs dc ipusexhoccapite eras a ^ tenfionem
repriíentauonis, fic due pro» pofitiones tornare obicéto Mir E Ág.inaquales in
wejitate; quod. probatürs, qo de codem. opiccto,omaingpaflunt. ri
imelleótones y quarn vba edrios « &
diflinst,as yeprgís pret allud altera Lau:usyvt BÓ tepigicnpee obiadtu 2uin.
c(l eel vierge ri Vcr&t, propter indiuiibilisatem
obiectz vig propontid wergox aviccto tenia » Conf rM : tA o nam UU ja LEN. m ES *A. & incenüor
rcprefentauo fornialiter eriz perfétior , & intenfior veritas , antec,
prob. períc&ior aGus;perfectius , & cla« fius attingit obicctum;quá
iraperfcótior, quamuis vterq; atti mgat cei ada- quatione exten(iua , & quo
ad numerum prz dicatorum ; fic Theologi admittane cum
Do&. in 4.d. $0. q.4. & 4. vnam vi-- fionem de Deo períe&iorem
alterajquá- qesctbe Beatus attingat omnia
prz- icata diuina, & Dcum videat, ficuti eff, &
nulia creatavi(io repra(entat Deum , quam c(t rcprzfenrabilis, fola vifig iuina 1pfam adzquat inten(iué,& exté- fiué,
& idcó dicitur comprchenfio ; tum tas vetitatis non con(ítitin mplici
adaquatione fed in timilitudine rid fimilitudo fug - €rgo & veritas; tum
quia in corporcisre, busidem cuenit, namidcin obicétum vie fibile, ve! propter
perfectiorem potentia viiam , vel propter intenfius lumen teft períc&ius ,
& di(tindtius videri aly vno, quam ab alio, licet vcecque artingag omnes
partes. obiecti. Demum probarí poteft. ex dottrina de comptreheof&ione apud Seot-jdeo4qnP, 00 ., 48 ,Dicesveriras-conGi(tit
in ! tionc brin cum obiecto , fed equali inter duo nequit recipere magis ,
& mi- mujer dern rd im vnde nó magis atquales dicuatur
duo aurei palmi y $ duo lignci& D. Aug.cpift 29. ait ome- nia reótà c(fc
zqualiter recta , vt patet dd Vjnea, Re(p, veritatem non eílc (oli adar-
quationem extenfiuam, fed euaminteimte ché «e 4 ncs vt repratfentct iud, ycutt
,; quantum rep! cft, idcirco adattic latitudinem quanda, vt peersega Ss magis ,& minus; ficut explicaium
ctt. Neq; inferas, eego accu non cepra(cntans obiecrü,
quaacà cít ce« praet (t falíus $INOn
valct;alicett acus. Wwusedereuam falfus quod is " jv mem ad primumaute
Adgsloquicur de rectitudine mas ufeaática, QUA cootiftie 1o indiditibili y nou de Ípecülazua yalicr etum ow ; 6—— -— M Quafi. IT.
Quid fr) talis ;& ficomnes actus virtutis e(- Fennec
Verom De falfitate dicendum eft ctiam;quod poflit effe vna propofitio
fallior,fi.f. pri» uat perfc&ioti veritate , & magis nccef- fariaynde
falfius cft dicere Deus non eft, m Mimdus non efl ; poteft etiam c(Te Ifior, fi
plura negat przdicata, quàm 6 vnum folum , binc falíius eft dicere bomo efl lapis quàm bomo efl equus , quia.» '
prima remouet ab homine & rationali- tatem, & animalitatem ; fecunda
fola ra- tionalitatem , & per conícquens dicit il- la maiorem inzqualitatem
, & difformi- tatem,quam
ifta,ticut arguebat Arriaga. Dices falfitas formaliter cófiftit in re ceffu
à veritate ; ergo quia qualibet pro- potitio falía à veritate recedit ,
qualibec crit zqué falía ; de per accidens .n. cft; qp parum,vel multum recedat ; (icut cum quis
Fuchariftiam fumit non iemnus,pec cat,& nil refürtjquód parumyvel multum
comederit. R efp. falfitarem non dicerc folam
catenuiam veritatis; (ed pofitiuam difformitatem:,
ideoq. poteft actus ma- gis » vel minus efle difformis obtecto, fi. cut album
potcft cffc magis 5 vel minus di(limile;vcrum eft
ramen, quód fi obie- &um cof (tit in inci (bili tunc vnà pro» pofitio de illo nequit effe falfior,vt cft in exemplo
adducto; praiceptum n. (umen- di Euchatifliam antc
comeftionem con- lift it in
indiuif.biliyt:f. iciuné fumatut, idcoq. fi non ieiunus
quisaccipit , parum refett li abundé comedent ; vel non ; non fic (emper euenit
in talfitare, nam ipfa di- ftantia à verirate maior 5 vel minor indu- cit
maiorem, vel minorem difformitatem cum obiecto; inqua confiftit ralfitas , vt poteft
exéplificari in multis actibus pec- caminofis, plus .n. peccat qui centum fu-
ratur quàm qui decem . Ex quibus patct lento adargum. quamuis.n. veritas —&
talitas futcipiant magis , & mi- —^mus ; adhuc tormaliter dicent
'^"rzelauonem , cui tanquam "'Proprietas conuce |o mit hec fu.
vediustibun fuo S loco. . 4 wd
ueAEE 45 coghitiónise ert, 17. 79. SASGROTURMÉLS VOS -V. o, An propofitiones de
futuro contingeut? Abfointo fint determinate verá, : vefalfes |... 49 T
lfficultas heceft potius thealo D gicasquám logica ; agitur tamen hicà
Doctoribussquia eam tangit: Arifl« iu fine r.lib.Periher. procuius rotellgé ;
tiaynot. ex Tat.hic q;vlt. quod fururü cf düplex,vnum neccílartü , cp .(.
impoffibis le ett nóforc, vcAntichtiftus erit homo alterü contingens, &
hiocetl triplex ; vel q; raró eüemit, vt inbério thefauti ex fof- fione, vol vr
in pluribus,vt homine habere duos pedes & de iftisnon loquimur ,ter« tium
dicitar contingens ad vtrumlibet,gs «f. elt.indeterininatumex (cad efle; vcl
nonef(fe,veqaód Sortescrit , vclnacerit; de qo pót ficri propofitio vniuerfalis
vt 66s homines cras currét, vcl.patticulariss vtaliquistiomo:crascarret y vel
iogulas tis,vt Petrus.evas covíetz & qualbiberiftas rü
propositionitpót: rürfüs' cfle duplo; vcl abíoluta ,-vel.comditionata y
abfoluta dicitur illaque füturanrexiftentiaicnts ciat de re abíq; alia
corditionc,vt Petits leger,non qj lectio craftina: nó pendcat à motus
códttioribus,Gc cirguinttantijs, im furexittentia , fed quiabac dep ia ,moü
cy[irimitur ; fedifoli pec propofizic- 'nem cathegoticà affirmatur ; vel
ncgatur fütura cxítlétia tei ;códitionata veró cft, in qua per códitionalé
hypotheticam af- firmator, vehnegatur futura exi llentza rci depédentér
à'códitioncyiraut fi nó poni- tar
iriefféilla coditio;neque crit rcs illa, vt fi cias vcniét Pens , Sortes legets
5« fo Setundó:not. quód d; (fidium eft apad Dodctotcs;quid pér deterrhinatá vc-
titatem;
& fálficatemintélligatur. Quida - .n. intellizauc veritate nccenatiam , vt
à
cécingentidiftioguitur.scdnoriplacet,heepropofitiocótideprzetentiefttetrnintitévera,nontamenneceffarió,fedeómipceniter:Qaidamintellisuntveritatécuidentem:«edfalso,nammulaepropofitionesdeprafenti,éneceflarig,"funtincuidentcs,'&tamendeterminateverz,Quidamveró.Recentioresdiílinguunt,ptopo(iz:odcfuturopoteftcom."sdinAnDutsd.^"799Difp.csegompafári4dduosvcladfigaificatüAform3cyquodfignificat,veladcaufasiucFic&us,&formalisfinificati4confofmitatemcumfizpificatoforiiáliwobantvctitatéfimplicifer;'cohformitatemciteaufisappcellanrvesitazémderéEISquzveritatespoffontabipnicertzárbamitellescotifo:fitverii;
(ed hic; )& nanc ctmifüis catis óparaturn , ex quibus mouetur intelle;
&us'd propofitioné dc firuto formans dam;non fit determinate, cerriudayaz
liter veram; quia cau(z-non (unc hie y. &. nunc
determinat ad illud producédum, & e conira;firexemplum, fi inftávc prin cipis lectione y quis dicereu Petrus -crif. ifj€Ó
qiia attendit ad ani orum bené ditpofitos erga Petrum fi Peuus etit princops;dicer yerum fimpli« £Xet'
^ quia illa tio conformar cum f;guificato fotmali.futuro. , & dicet quoq;
dcterminaté y crum , quta confor« mátur
cum caulis bic ,.& punc difpolitis ad talem clectionejfi ramé non erit
Prin: €cps, dicct falfum funplitater y (ed derer: minaté verom: quia rcfpigiendo:
caufas lius dlehienis ls indiciora bé: cófors mitatemy f&uxtá vetum
mbtiuum, pro* nuncizup dla propofitioy. quapropter 1n
fcntétia jftorum. determinatio veritatis attendi dcbet ex conformiiate, cum;
mo- tiuo impeliente: intélicétum ad aliquod iudicinm eliciendum , Sed quamuis
hace acceptio poffet admitti » quando vci& at- tingitur connexio canfz
cum.cffeétu rà €um ex conicéturis folá intectur s. poris dhec babitudo-ad
canfas y & ad mta de- nc minare debebir illud indici prudeos, vcl
xtemierarintpyquàm veram, yel falfum, qui.n;cx leni cau(a. , vel cx fufficiepri
mo- tictuf ad aliquid afhrmanditm, vclacgan- :dü
,nen dicitur tune vcre vel falso iudi- £areyled
rc Ctéyrelmalé y prüdenter y vcl nfi paenters tm quia vcritas propofatio-
,hisnonmifvex ordine ad proprium figpi- ficatum fermale:fumí slcbet . Quare.
por édctcrminacaro veritate anielligumns bm- gplicem veritatem ,. &
cóformitatem pco- potitionis cum fuo fignificato,& propa- Fitionem.effe.
detetminate - veram. .cft Allam inc fundare verigatc non falá- tiras fit nobis, occulta ge enim cít do per. accidens:
xllüpropofiuióni (5.057557 208131] uS 1. Tcro ups. bác propot:gne; pliciter
potlc dici drrerminaté cols el Fcepiaem rrr
y cate: is! iin primo fenfo-l]a et propofirio derez.
minaté ycc2 Quasolucn tigaiGicat: praedii catum me fe&ó non eXcludcndo; porentiam ad oppolitit ; vt iuc cbrifl vs, evit dicit
icsiteariam: faruram cenueor,rc fubieótajcami hoczamen ftat quod-ha béat
potentiam ad efi;ndum. ; tono aacem/: firopofitio: dicitum »d etecminac c; vera
defcraiinationc de poflibili., quan doctiamexcludit
potentiam ad appdfi- 1amj;vtbomoeft animal ; bis duabus de- tcrininapionibus.
opponuncuno duz inde tctmmintiones,de inefíe, & de:poffibili;s poffe non
efse, illa dicitindiffer&uam. e(sendurà, vcl non elsendugi;, qua indc«
terminatione nulla res dici: iadif^ ferés; Gc indeterminata jquia qualibet. (f
determinata determinatione de incíscinà vel eft;oclnon;eft;cá hac tn.detérmina
tionc poteft ftareindetetminauo de. po fibili quia res.cótingens cü et poteft
nà eíse,& cünon cft;pote(t c(sciquz diftin &io (0 modo applicatur etiam
caufa li» berzs;quatenus pote(t agerc,& nó agere -' In przfenti loquimur de
propoütione de futurojnam quz c(t dc prassetiy vcl dz prateritospatebqp cft
determinate vcra» welfalfajn&cde quolibet futuro, (ed cone tingéuiy&
abfoluto; nam nccesarium cft (cinpcr.detetarinaté verum ,.quia copula indus
propótiionibus abíotuiturab Quis ni differcavid temporis;conditionarü ver rà
(pc&tatad: Lheologiá;nans [eei affert orantis
difficulrates. "Theologtcas » m loqaimut dc propoficonibus üngu
laxibusynom de vniyer(alibus ve) pacticue lanibus;&anr paxiculares (ape
dcrenoinas té verat; vniuer(ales deteemina: £ (alis, no
fimplicitery&abíolutéied anoriditcr lo» uendo,& tccamdüxówvpé pauca
cut* ms ; nam cumad falá ratem pcopotitio- nisvniuer(alis
fufficiatvt prz dicatü. non conueníat vut contento (ua dub:ecto. » fi eft vniuer(als afzrmatua, vc! conucniatg Ur hac
dicitipditfezentiam ad polle c(ic, 4 Q.II. De
Veritatiefuturoeu aitrisgedlüm. Ani... 091 . 4é xffibiiley qnod earuryyal o
jbuscomeniar idcirco propotitiones vniucz(alésfancdtte rmina té flc; &
patticulàredeterminate:vere; folürignuride
fangularibus c(t difficaltas , it^ 23Infaper loqnimug dé venizate derer
teyaigaóorit de po(Tibiki fiet a repus coüxitizerftiraq uia ponit eco [»
1tatés(cd deté ionc'deaneíse.; x)ug Pistas pota Decir m des p
«tive notat D m kdi3giG, pet duas catlegovicis: virtuglicec in illa. intlu(as
in gnatum wnz de mcfse zribuiz tm (übiccto jradicáram y Seoppofitiril- Bác
perdién hibuinirifalkerz; mon quf dein dc ine(sejqaiaimplicat, fcd:de poffi « bilet Petrus curver, nom explicatue (De truy
ficcurketypo ét mo cuyvetsfed. Pecrus flecinivetyvr poteritiétnbnaurvexe s it
Le fudeterminatione ftat ró cótimgátia. Senfus i AR ero Gon yt ciantuc itae
propo Giziónes;: f) faicóikca- di&orizz,!vc Porrus cravleget 9: petrus «74$
ngn leger; vnaittatü fir determina: té vchalteta fal(ayvel fi. &na tanc
prdfez vmtutyPerpuscrdyiégers fta sic verade» verihinar,vel
falíajat vero de. sit fala fe3:- vera; ed priecindate- i: nan T»v.3l "'
Bitvodopiniodíserens, quód propos? tiones defirtácó comingenu vsi conside-
serur vt cóntcadv-toviar icegrant ivrigui Bypotliéucaa: disitiuá, vc Taetrdrs
cras legetivey TUriusatonleget cras y siue di- eitittá vt Perruscyasleger
-vel'uo leget y sSieyiliter si ieósideret vaccas liegdrica dis rénGtinl- ih
àrdineladeceivaem; Sofilsi: atem v.brpereig legeroet effer ajstel Sisi rien
arto erit deti até'véra;éó/s disiatetorcadióturia at Edarí nic deny acsi qeslibecex ego Per
MA adi curi 6r alia peliausho M rer meaua; rftarb ediz vita vel Küfaxdte
concisa cens fei vrianerac : werd
ulteretiaégdesetmimuéy Scioecfa- jus st Voca nul clesie di
cetiia Mene ve uet Jyaec- put gosdosiigocihnim lata E era fadeidiowafase jane»
.alfigüari: doterniitiare: ca lamus"aliquis-,y - Cui cóucniar niecetfitas
ittassicut a (Tgria- Hürjquando:tertmirius dererminate fuppp MR polrrflirracz
r.c. 10i tti- "buicir harc ópinio A rif.hic, :itéAurco:in 35,439. q.1iát.
a Cadier; opuíc. de verít. euüné.Molispedifp/t7:6c18,Masio hic cd. fa&t.
vm.d. 4. Cordübzddib:r; qoe * ors ,dabir 36
à: Gonitmbr.cirantur Bat. dna Sul. n ron r.&
Bárg:d:49.ad Axe princ. fed falsó jmamlle
Folunvatferit utárum contiizens fécundü: (c conside- farumnallam babere
deteyminationé ad (fe; velüó efTeySc Ger vc socnul- dim liabere deceeammaratn
vetitatentjaut fálpicatemjarsi (pectemursvt fubcft diuina »volun aut ;sic c(t
dc ceomimat t vcl ad «(lá - alá;velnbe(tédi j ad yeritutó » vk Galsita- té)
iffiatt;quia futuri, cü sizin- -diffcrésad cffe, 6c noie (iere quirit: detes-
snihaxi àrjpprla:cán(2,::qua;depédce;qua- *re
nor necadit abfolure fon babere: ma - vimbatam
vorira&cy v cHalgizati; -Batdius voro loquituráarfont. Azift.o a fa-
'Curkiürwericitem;vt.ipíemeo fe doclataa. 1553 dDicEdibett peopélsitiovcs £n
cornzinpenti ubfolütoreífewcl debezmina- «tà veras dexermigna cé i lías v itaux
haec s TE Mni raram iet «palis 98 eifode céningent iss: $2
7d ug: yeppeceftqs con, an; s:atoad ;diseolo- Igrois fe: Pato Dude $5 (rav ie
rcros, aipiicede- icemtiobeli aao sizum éiidccecen(cce j)c qngcipfià
api&meiLiny probat Gres v.d. Do etii se ornesferc
;ccbntide "ceatioimos delumpfere prot: ro ai Motif ic datp.
aou4xiacoppositi av fenvenu füifsedo Sixspsguarttbdscoratá: corra itrams ftv
ifa Cen uci manaícriprs áf- dferua cux iiri! icadólouaris& rarionabilie «tct dnidein): iam nowfolum
zaidenter:à Patribusufscisibmícd:érhiberusjn facta ;Senptanam Dan. 1 dicic dé
DeosiQs yofl tais jantequa füant y €f. pne 2. dic uir;
Erabflergét omncm [atrii ab Iooalis eo*um;qaz propositio cft dc fata
-zurcóriméemri sizulari; &C ibidem atsbaj- -itür
efse vetain «uude: Ioanni dicisus 5 cni" be jquiabac verba fidelijjesia fwit,G vc c za5& paílim habctur talcs
ipyinitent webfulsiauégtaiScae ' m 792." A Popes süt determinaté -alitet
epere,cp cft impiil; có vel maxime -gnulta füb iuramento per prophetas (dos ,
tanquam yera promulgautt,& ipfe: Chri- ftusore proprio , vc cum Petro
przdixit xrinam negarionem , & latroni pofie(fio- n6, & ingceffum
Paradifi. Tum quia De- n5 ab eterno prz(ciuitomnia futura , no Iquidé fub
difianctione,q» forent,vel non — 3torent,
nam hoc modo áinobis przfciun- zurncc proprie effet praefcientiasfed co- isaitio
queda confufa,& imperfecta, pre- íciuit
crgo determinat? iuxta illud i'fal. 338. Intellexifliomnes cogitationes me as
de lügey" omnes vias meas prguidi- &lijigiturab eterno propofitiones
fuerüc -etecminaté verz , vel fal(z, ergo quádo «os illas pronuuciamus , (i
crunt contor- mesillisinmentediuinaabzternoexi"ftentibus,eruntverzfidifformes;falíz;"neqdicascumCather.haspropositiones.*eíscTheologicéveras,nonLogic;quiaAllepropoíitionesantecedénteraddiui«namcognitionemhabentdeterminatam:veritatem;velfalütate,non.n.ideofunt"veraquiaficcognofcuntur;fedverécozgnofcunturàDcoquiafic(untinfeiptis,«fiuchancinfallibiléveritatediuinafcien'&iahabcatcxcocxiftentiafuturorumcü"CERLaco,fiueexideis,fiu£àdecretisdi'inisiparárefert;inpra(entin.quarimusJftum;nócau(am,&modüfacti:Qi0d'adhucpotprobati;quiaq»nócftdetermiAnatéinfcveram,vclfalsunonecognoifcibilc;quarcfàfutura,cognofcunturàDeoscrunt
determinaté coznofcibilia & squariuisnos non cognoícamus determi.
tauéj& certe ;non ob id negari dcbet illis «rainata veritas vel faliitas;
nam etjá «zoultas de przícnti , & neccílarias cecjó 9neicimus,& tamcn
in(eipls habét detcr- fminatam vericatomyaut f. Mert ed $4 Sccüdo;prob.he.
diones sic crminaté conformes, vel determtnaté *diflormes proprio obieóto
quando pro- *feruntur,ergo (unt
determinaté yetz vcl fla, con(e..patetex ir pati verita- ^uis; falfiratis, Adiec.prob.hgc propofi- *itio
AEnticbyifins erit. y figntieat Anti- e&liriftüforcjinceriotépore
futuro; in quo »quód cus potuifscr métiri, & metis a ftus, Sio e conde d a
E MI eft conformis, fi non | formis. Ncc
obftat nos neícire detecmi- uaté an fit veta , vel falfa; nec abfentiao« portée
qde aon vri de prz(enti 1to erunt determi naté verz, vel Galle pbic&ü.
ignoretur ànobis,vel fit abfens, vt in
illisde ptate- rito,Si dicas,vt effe&tus (it futurus,requi ri
determinationem cau(z liberz. ad illü producendum, quia fi eft adhuc indeter.
minata& ia zquilibrio fufpen(a, cffe&us nequit diciyq» erit,vel non
erit)hoc.n-ha- bet à determinatione cauíz , at ia prola- tione propofitionis dc
faturo , cauía. eít indeterminata, & idco ét effe&us intelli- gitur
indeterminatus ad effc, vel non effe, & per confequens fitio erit inde-
terminate vera vel falfa; quod non eucnit in propofitionibus de przr(enti,&
dc pre- terito , quz in (ua figmificarione indo] 1t determinationem'cauft, .— -
, -« Contra,propofitio de faturo,licét nüc proferatur;in quo caua eft
indctermina, tastfi non fignificat obic&tum pro punc. y fed pro tépore
furuto ; in quo neceffario- caufa elt determinata ad. producendum, vel non
produecendam, & ctfe&tus ad ef- fc,vcl aon cífe,crg0 nunc propoütio cri
deteraríaté conformis,vel ditforais ; ^. non ingolgeret deteriinagioaem cau f
(cd indeter minationemy (ci potentiás am
habet ad producendü , vel no pros cendum , quiatalem
potentiam habet cau(a in prolatione propo(icion:s,fe jue» retur, Qilla
propofsio non eífoc dc futue royfed dc
praséu ,nó de iaeife;(cd modas Iis de poffitsili,no cotingens, (cd nacelfa- r2
5prob.(cquelay&.n.hec ppofiio. . ticbiifluserit ,
fignificat Apüchr.ftü. vi poffibilé produci,vel nó pduci,& fub in- erminationc
caufz de poilioil. (uo y pót dati aliqua caufa , qua fit indctermie ta
indeterm:inatioae de incíle , n3 quxli- bet
vcl agit,vclnáagitJergo faceret bune $690 , Atxi i 4t
produci, & n6 product(eà po(Diile cft A atichiaftü pe ; duoi. iebcitü nó
produci » E polito: modalis& neceffacia& p. "iequésabfolaiuat
copul à iépori ifie UV ied ei 9.IT. De
e it Loja ydüiatális potétia ' ' mhódóteperitür in
ncaüfa. Tum. i jab: Totétam , quia illa iiopolitio-ederdetetuiinaté vera quó ad
vtratmq:pártem daa effet copalatiua, ad: quatn
requiritur vetitas. vtriüfqs cathe- Serien e satio ots : E
lumyyt diximas 1, piinft.ctac.4:e .& 9. ($5.
Tertio ptob, hzc jppotitio J£nti- ebri[lus erir, vel eft
determinare vera, & habetur intétüve nó etit veray ergo non etit
Aacicheiftus, pátet con(eq.ideo pro- itio affitmatiua nó eft vera , quia cius
ficatumon ita fe habet à parte rei , vtéxprimituc per propofitiotiem ; aliter
e(fetcofocmis;& vera, Ii ergo Antichri- ftus non etit d parte rei, ergo
cótradi&to- ria illins affirimatiug eft vera quia e(t có- formis
obie&o; vteft à parterei ; Tüqa neqait obiectum e(Te indifferens ad efie; & pon elTe , nequit... Aücichriftus cras
elfesfcd.vel erit P^ ve non 'cta$ , ergoneq
propofitio turo expriavcas eris « craftini Antichri- fti poteft eísc indifferésad veritatem, :&
falíitatem; aliter (1 noneífet verum dice- re Jnticbriflus cras erityneq. ut
ntichri- flus cras nóevitspoteti inferrisergo Aa- £ichriftus cras neq.erit;neq. noeric quia €x
propofitiorié copulatiua , cuius partes t dua dingülares negátlugvalet.con(c qüentia
ad cathiesoricam fisgularem ne- gatitrim de przdicatócopulato ex predi catis
partam cópulatiuz , vc Petrus neq; cac (tn24; Pecusloqaitur , ergo. Petrus nei;
curti neqsloquitur; & fié due con ' tradiétohie e(fent vera;vide Gregicit,
^ *Qoutra titan veritaccimarg, Tum quia fi ptop- (itiones de futuro
codciügeriti ha beten: dcteraiaatam veritatem fequere- tur Dcum aliquindo
dixifie fal(ams quiá «tiülta per Pro »hcras praedixit vt euentu: fajque tàmen
non fucrunt 1n elle pofita, vt cum Li. 38.przd; «c Ezechiz Difpone domi tias
quia morieris, & Yon3.24d- di d'tiiodbucquadragintadies,nNimue[ubuertetur,&«amenieq.morsEzechiz,ncq.ciuicatssfuliocontigit,Tum2.Faturumvcconrng'fuarationeformalicftindifferensadvtrümlibet,ergoL0gKéA,futwrorim'eomingent,Art.V.293de(uarationeformalie(tindeterminaperiodnequitverécócipivtdeterminátü.Tum5.lihoceffet,ergofacuranc»ceffariocucnitentquiafipoffentnóeuc«nirejillapropofitiopoffetfierifal(aypo«tiatur'ergo,quóàdnoneueniát,quaritursquandopropofitio,quzeratvera,incipitettefalía,nonquádoeftvcra,quianequit€(fefimulveca,&fal(a,nóante,velpofts.quía
quod eft aliquando ver; femper cft verum. Tua 4.nulla effec differecia inter
propofitionem neceísariam,& contingé- tem;quia-ambz efsenc (empiternz veri-
tatis. Tum $. omnia immutabiliter cueni- tent;
& per confequens fruttra efsent có- fültationes dereb. faturis,vt arguit
Acift, T 6.(i Deus determinaté cognofceret futura
contingétia, quia hzc po(süt aliter fc
habete;fequitar,g» Deus pofSet decipi nam (i Deus nouit Petrum fcísurum cras,
& nófedebit, Deus decipictur,ergo fi no ait Petrum fe(surum cras, & pot
nó fede- re,Deus poíset decipi, quia ficut ad duas .de
ine(se fequitur conclafio de ine(sc, ita ex vna de ine(sc , & altcra de
poffibili - quitur conclufio de poffibili. Tádem eft authoritas Arift.acgantis de futuris con- tingentibus
dari pofse determinatam ye ritatemyvel taliratem . TON $6 'Kefp. has rationes nó folü auferre à
nobis, (i valerent; notitiam certam futu rorüm,fed etiam à Dco; vndc Cicero li,
1. dc diuin. his per motus omnem. Dco
futurorum przícientiá negauit , quapro« pret
ab omnibus ; Catholicis (oli debe- rent. Ad t.igitur dicimus propofitiones illas
non effe de futaro abíoluto , (ed có» ditionito , (enfus .n. eft , quód
Ezechiel debebat mori in(pe&o ordine , & curfu fecüdarumcaufatum,&
Niniue de ftrui, nili egil'set penitentiam ,quod de alijs fi« milibus eft
dicendum : quia crgo: euens tus illt debebant poni in e(se dependéteE à
conditione,tita (ablata , auferücur illi &
per confequens Deus nó gradixit. fal- (ain. Ad z.dicimus
futmcü. vt contingens tse tadeteriminavim. indetezminatione de polli bil,
quatenus potcit poni; & non poni in e(s« , & in hac indcterminationc
codfiftit formalitas cótingentig , dicitur tamen determinatum dcterminationc dé
: Nnn ineíses 784 tar, fundaturq ;immediaué,& primarió in Éormali
conccptu,fccundario,& depédé- ter in conceptu obic&iuo , quando cos- «cptus formalis alitcr atting't rem sac fit infe,
vc dc veritate diximus, & ij(dcm ra tionibus o(lendi poterit ibi pro
fubiecto veritatis. adductis . 1 A quo t& proueniat ,quàd ràm (zpé in
bniufmodi labamur emorcs, & di fficukta té in afícquenda veritate
fentiamus, dice tur difp. (.Met.q. 9.att. 1. pro nunc dici- mus,aliquando ortam
duccreà caufis cx triníccis,& occurrentibus impedimétis , «f. ex indebita
obie&orum diltantia ,vedl ex dcfectu nofirorum (eníuti, quibus (2- pé
repra(entantur res, aliter quàm fint ; im moro hai i gua cultatis redegit inim
ioné no ftri intelle&us,quiin cognofcendo dct à (enfa,& per (pecics
intelligit à (enfi bus mendicatas :yndc autem otiatur dcpendétia,
inquitiDo&or quol. 14.P. & probat ex Auge1 $.de Tüneng oci cipué non cx
natura iz, (cd rationc ftatus,quippe qui nó eft naturalis, (cd par nalis ob
peccatum. offginale commif- fumà noftro primo puce . 49 De hacigitur falátate
quirioug , quid formaliter dicat;& quidem cx dicis art. prz «patet , quód
non dicit se entitatem actus,vel atii cü obiecto , (cd aliquid addere (apra a&ü, dc quo cft dif-
ficultasmaxime an fit quid priuatiuum , itaur falfitas fic Mr MA Rar confor-
mitatis,an vcró fupra a&ü relatio- ncm politiuam
difformitatis,& (i talcm, adijcit, quena fit, & quomodo diftin&a. - D. Th.1.p.9.17.ar4. vbi Caiet, & alij Thomiftz
ixfuper Mol.ibi.difp. vn. circa "finem, Valen.tom.1. petes qua. 3j. &
cx noflris Saifinch. trad, 3. de Dco vno di(p.t.1;58.
afferunt faltitatem con- &rari£ opponi veritati ,& per con(equens quid
pofitiuum formaliter dicere, Caucl- lus
tamé diíp.3-de An.[cGt.9.Pafqual. 2. p. Met.di(pe7
1.(uttinéc quid negatiuum éolum formaliter fignificare . Diceadum cM — addere
fee coguitiopcm , (eu mentalem propofitio- pem vealem rclionem di conuenientig
, & dítiormiums, de quaidcm c(t diccndá ^ Difp. X. DesEnaciationé, 5 uad
di(lin&ionem ,& realitaté, qe de verita:c diximus, Cócl.docetar à Tat, -
1. Petier.q. t dub. 3. vbi loquitur de falfi- tate cótingentis propofition's,à
qua rea« liter vans enim potcft (parati, & ab Ant.And. ibid.q.5 vbi adducit
iná y imó verba formalia, quz tradit Scotus 9. Mct.füper tex. 22: & 6.Metq.
5. $. Dico ergo ad queflioné.V crl. Seciide ait veri tati y vbi afferit
veritati coplexzz eppopi, priuatiné ignocrantiamyque fal(itas negas tiua €t
vocauir& cótrarie falíitate , quà» do.f.vmuntur, quz m rc non funt vnita y
vclé cótra,fi rgo falíitas proprie dicta, dc qua loquimur,contrarié per Scotü
op ponitur vecitati,no priuatiué, ncquit co - fiftete inaliquo ncgatiuo
formaliter, (cd in pofitiuo,
qualisefteelatiodifformitasinfraVerf.depEtisj&cquamuisinfraVerRefpondcopaeqeQAPAerttütatcitaveritatircrüineffendotamhzcveritassuitddeiepcieatenuspoteft(emanifc(tare,quantume(tdefchisintelic&uipotentitalémanatternifcftationemagnof(cere,quodconuenit.cuicunq.enttanquampaffie,vndecumentccongcititur&perconíequensfal(itasoppofitaàeíicnonens,quiadi»citnegationemigeyaliterfief(etquidpofitig,babereztalempotétiagrelationesprimimodifundátur(apervnom,&icftvnitasnature,ibicftrelatioidentitatis,vbieftvnitas,&cóucnienciainquátitatc
, ibi eft zqua« litas vbi cft conucnientia in qualitate,
ibá eft Gmilttudo.& econtra ; vbi eft multi- naturarum in (pecie ibi eft.
relatio diuertitatis,& dittin&ionis, vbi eft mul- 1 di(conuenientia
quantitatü , ibi ett rclauo iuzqualitatis,& tádem quz in icatt
dilconueniunt,dicuntur di (Timi lia per relationé diflicnilitudinis , quz rc» lationcs nó (unt &implicces negationcs ope pofitarum;di(limilitudo
.n. non cít prz» cisé carentia fimilicudinis , (cd cft celatio pofitiua
oppofita contrarie. Ligsrl:tadipi s
quam doctrinam fusc expo(uimus ditp.Ss qp» 1o.att« 2,crgo ficut cognito »^ Me 1
. om coil AI oo pi i jii. io Med "a 'obie« lo in efle ref tUuo,fundat
rclatio- ncm conformitstis ad obiedtum;quae eft intentionalis
(imilitudo , (ic co- itio falfa quia liabet di(conucnie
ntiam obic&o, nam illud non ex primit; vt cft infe , fundabit relatione
ditformitatis politiuam ad obié&um que cft quedam tent ;onalis di (fimi
litudosin qua forma- fite cófift
falficas. Dices,calém relario- tiem per accidens (e
babere ad denomi- ationemfalfi , nam fi esl impoffibilciiG teíultaret , adhuc
cognitio per fimplicem carentiam. fimilitadinis. reprarfentaiiua: €im obicQo ,
in qua conhftit veritas, di- Ceretur fotmaliter fal(a, Conca, nà fi haec reíponfío valeret, idem potiet dc telatio- hc
diuérfitatisiinzqual tatis;& di (imiii- tudinis (uflineti ,'& per
confequéris nuila -G ratio oftédens
- debere talcsre- ationes; tum quia poffet quis oppofitum futtinere, quód
falfitas (it quid potiti- tum, v tamen carentia iftius diffor- itati$, nam co
ipfoyc rionadeft ditor. itrcogoirione, & fi per impoflibile non
rc(ültarer relatio conformitátis, eflet illa cognitio vcra;quia hó falfas&
vmuer- Kilitér o€s róncs, quibus oftéditur diflia- &io
rclationis ab extreniis; ptobá: écdi- fün&iosé potitivá fal(itatís a
cognitione, AE Qubd aüt ccdé modo fic pbitofo? hàdü
de itta eem ad rcalitat &
diftin&ioné à projofitione ; vt (unius locuti dc vetitates patet x ibidem
d'&tís, nón .i. hac tefatio cft rationis, fcd realis, - quia independens ab
operc intelle&tus, - ai ss fimpliciter realis, nam 4i- ét
propofitiocótingens de pre(entisqua- 'do cít negatiua , dicat relauipnem actua-
Icm fimpliciter realem, vt fi Qaiscurrente Perro dicat Petris non currit bsec
pró- potitio dicic relationé realem difformi- tatis ad curíüm Petriesiftehtem ,
qué ré- fpicit, attamen propo6itio in materia im- poffibilqz abülralit ab obic&to cxift€ t6,
& cius copala abfoltitar: ab omni dif- f:centiatépóris,cam
lit fempitefna: fülfi- tatis, vt boo est Lapis, & illa, quia eft dc
yratctitoy& fütüro & qua ett de prasc- ti,
(cd tel picit quid negatinum;cui diffor- füatür
ptoptet affirmauonem oppofiti as cognitionis c rt. IV. 78$ vt
non currekte Petro; fi diéatuz 122 currit
omnes ills: propobuones dicenz relationem realem fecundü quid, cü non fit intcr
extrema realia ; Sumlirer propos fitioncs illa, qui
nequeunt: eutari in ve- ras, vcl (altim ab initio non poterant cffe vera ,
haben: fa] liratem: realitec identifié &atatn rcliqua vcrà realiter. di
(tinctam , -.. Conttà arg. primos fi fa itas conhiflig ii telatione d: form tatis ad r€ , quiaanop e&primitur,ficuti
eft;ergo quando inccila pitür Pcttusvt anima! folum y talis cons cejxüs
eiTécfalías &quia:Perrus non rami tft
antmalfedetiamrationalis. Tum 2. ficut (e habet malitia'ad bonitate, ita fal -
fitas ad vceitateín 81m ficut malum eft quidá volantatis defe&us y ita
falfnan eft qoidá defectus intelledtus ex 6, Ech. c. 2, ergo
ficut malicia fogmalicer dicic priua» tionem bonitatis cx.Sco. 2.d.37. ita
falíi- tás €rit priuatio veritatis . Tum 3.i fali- tàs diceret quid poitiuum,
ergo Deus có &utrerec& eilercaafa
fal(itaus im intcel- le&tt notLro,& ita poffet
aliquem dccipe te; quod repugnat (ümmxze cius veritatisóc perfectioni. Tum
ficut carentia potctie tig videndi eft coecuas,& (i nullus noxios htimor
aducniat in oculo; ita carentia có« formitatis: ad obic&um et& pracisc
fal- fitas , quamus nulli. pofitinum fequatur Ína&tu. Tum 5. (cqueretur,
cpaliatcsà Deó poflct duri,quz nó crearetur à Deo, quod implicat, prob;feq. ifia propoldio, "Detis-
creat aliqnid demouo , poteft eíic fal(a,cura fit contingens, cuius fal(itas no
crità
Dco , aliter illa sore uem elícc vc- T3, ct£O Tcv etict de nouo, purà pofie
tiui illmstal(itztis, quod nà cfietà Deo. 43
Kefj.ad «cá diciauts vuinc propo- 'sitionem elfe ——— cócipitur ccs "aliter
, ac sit , non eftlen(us de concepcu przcisiuo y qualis eft ilic Petrus.
eft.ani- "mal, nam in hoc adc(t conforaicas y fal- tim
partialis cam obicGto, icd «cl de diui $100, si quis conciperct Petrum effcfoiu
'animal,vel de posiriue erronco, «c bomo eft lapis, & vninecíalicr quado
rct tibue- turquod aon habet à partc reivcl ab ipe Ía feónetut, quod habet « Ad 2. paritas válet
dé falsitate opposita. veritaci in císe üo,
nom dc opposita yclrqa doo cAR 7286 Bc quamuis in
aliquibus valeac,non tamé án proposito ,2um quia nialitia eft defe- i&us
voluntatis, qui ex (ud ratione forata- li dicit non ens, vnde ia omi(fiooc
potcít teperiri , at falsas e(t deceptio , qua intelligere (emper a&ü
positiuum intcl- le&us; tum quia bonitas , quz conformi- tatem ad lcgem
formaliter dicit , à parre rei cft folum denominatio &xtrinícca in actu, & malitiaeft carentia talis denomi- narionis,
qua poftea accedente opere in- telle&us
concipitur ad modum positiuz £clationis difformitatis ad legem , at vc- ritas
, & falsitas conaeniunt itelle&tioai à parte reijideoq; in(urgunt ex
natura ex- tremorum ; quate sicut malitia
fit relatio rationis positiua per intell alsitas erit relatio positiua
prz(cindédo ab actu intelle&us negotiantis, Ad j.aliud cft di- eere
, Dcum concurrere ad a&tü crrotis, & ad illam entitatem falsitatis,
aliud po(- fc nos decipere; primum eft vcrum , quia concurrit cum causis
fecundis tanquam vniuetfalis caufa , & cum sinat illas mo- tus fuos agere, conaitrit ad deceptioncm illarum,
(ccundum eft falíum , quia tunc £ffct author,& totalis caua ertoris;qnod repugnat
; sic etiam voacurtit ad entitas tem actus peccaminosi,imO ad ip(am cn« titatem
formalem peccati ia fentétia Ca- iet. ponentis peccatum in posítiua enti-
tatcnó tamen dcbet dici per fc caufa pec cati, (ed per accidens, quia prater
intcn- tionem ipsius cueniunt peccara; concur» tit etiamad mon(tra , &
alios naturales defc&us, non tamen dici debet caufa im- perfe&ionis;
quia hzc prouemit obim- perfcelionem cauíz (ccundg » cum qua concurrit » Ad 4. neg. paritas , quia. mor
noxius ip oculo cft inatétiale priua- tionisyneccacitasà parre rei in fuo con-
ccpiu formali includit babitudincm ad aliud, vt falsitas, ideo si actus
concipete- tur przcisé ». vt habet
carenuam confor- mitatis, diceretur falfuseo modo; quo actus vcrus diceretur
talis, si przcisé cum carcntia difformitatis concipcretur i pa ries albus nigro
diceretur diffimilis , si «t carens similitudine; consideraretut,, i matcrialiter,
& fundamentaliter, nó for- qualacr «Ad jseípondet Tav cif» idem Difp. X.
D& Enuntiatime «5 argumentum fic ci MOESIA d 9 qui aliquid de
nouofat5»&nonàDeo,naniftapropositioeusmibilcreatdenouo,[redite(ftvcra,&bacveritasnoneffetà.»aliterpropositiocíIetfila;qurefponditurcalumiplicare»nàiDeasnihilde.nouocreat,nonpoccítdaripropositioilladenouo,namimplicataliqu&dcnouoproducerepropositionéaliqua,adquamnonconcurratsàsuniliternuliaeífcecpropositioyeradatocaupro»ptereandemratiohem;quapropterifla:eruntpcopositioncsnalsificantes,dequidiximus1.p.at.2.c.10;:4àdumarguitPafqual,enscomu:niffimgfumptüdicitrónemveritanquápoetacnilsiskMppponitoraensitasn'!ensposiciuum,quiexigemundAnadaturauodpositiuum;.quodsifalsitasvtsicnegatieueopponiturveritati,qualibetetiàfal»fitasnegatiuéopponctur,quiainfcriorferuantnaturam(upcrioris.Tum2.qui.fidicitentitatempolitiam,iamhaberetvndepoffet(cmanifeftarecuicung;
iti tclleGtui , ergo haberet veritatem , & fic - nà efTet oppofita
veritati, quía oppofitü tolit, non includit roné altetius oppofiti, Refp.
comiui fallaciá , quia arguitur veritate inc(lendo ad veritatem in repr
fentando, & à fal(itatc illi oppofita ad fitatem huic contrariam
,concedimus «c ens cómuni(fimé diccre rationcm veria tis in cflendo , &
falfitatem oppofitam cf fe quid ncgatiuum , (ed negamus falficace in Pi, CR I
cífe quid negatiuum .& inferius ad illam falta, naim funt al- terius, & alterius conis, & (olum zquiuo- €c
analogicé falütatem in communi dici dec hac, illa , vt nouit Doctor 6. Met, Q»
3. inlimili de veritate communi ad ve- ritatem in ctiendo, & 1n
reprzfcntsndo; nifi velimus concedere falütatcm in có- muni abfirahere à
pofiriuo » & negatuo; vt diximus de róne ipij in comas ni ad formà , &
priuatione in khyl. dif», 14943« Ad 2.fimiliter dicimus Laiíicatem in
xepraentádo opponi veritati in reprae fentando,ciius roncrh tollit, nó
inchudiz; non opponi veritati in e[fcrnidó , quam in* cludivt
palTionemrc&e.n. potett iócele lectus ^ iMi t ÁÀPIE arg rpas Sa e —ÁÁ 97CUN
TAA 24 Am — Quali. LI ull fefulftas copi AI. T8 fetus refie&letc nition£ fasi , &
intchigere falfitaterh iw ilia repertam y eai falfitàti vt obieQto effec iHacognitio
Tcexa copfotmi$/ — — "«$ Tertiorelaio proprié nó füfeipit 1,& minus,
falfitas (üfcipit apis, &c vhinus,ergo nó cft relatio; mi, prob. Pri.
tró,quia magis métitaryqui dicit hominé tfc
lapidem, quí affirmat effe equum ; item fr duobus táncum currenribus quis dicat
tres cürrere mirus mentitur,quam: fi diceret o&o; vel viginticurrere y quia
fnagis à veritate recedit. Secundo quia atus mali (unt inzqnales in malitia;
ergo & aGusfalfi. Tertio fi. quis cfformarec tres propofitiónes fal(as, magis diceret fal(um,quam
qui vnicam tantum; ergo fi isconficerct vnicam propofitione fal- am ex
fübie&o copulato aquiualentenr gis
tribus, falfior erit hiec propofitio, d dWa'y qui effet de
fübie&to implici.Nec Yes eq) vot dirette ubi. 2.$/27. 1 ^ ic- &ó à
o", cenfittit in indiaiibili ideóqstàm aberrat à verirate , qui falfum:
enuaciat de quatuot', quam qui de vigime ticenfideranur.n. illa plara vt partes
fa» bie£&i ,ad quz indiais fertur; a&tus , 8c €t diftin&a
materialiter (e babent. ad. illá propofitionenr, ficit atquénon moratur
Vénétijs,qui e Kontsquam qui cft Bo fioriig,quanhüis
bic avinusdiftet; & boc; m illa confittic in
indiuitibi- 5& pet accidens fe habet
illa maior, vel minor diftantia. NO valet ; quia vt arguit
Arriaga dili. 1 4. Log. fedt. 3. fequeretur 26 Gogis vIpam e(Te inaquateim
(cmipal- &$o, quam paleum y & babens ynü gradür albedinis non'etle di
(liimilius nigroyquanr Wubens alb: dinem
vt oto yquod'ett fal- füm .-. Neq; copalatio illa'aliquid faluat; fiitrnon
affirmatur cut(us de illis necef farió (imu! (urbptis,&
cum nicceffaria dc- —— ja vnius ab alio', (ed contusé — & y quà ratione
patitur i(io- pere Vaciidudidem, vt poffit
magís, vcl. minus falfum enusiciari ; Tádea quia ves
ritas propofitiopis (ufcipit magis , & mii mas , ergotatitas etiam oppola ,
antec. - patetex Ariftecit. inmprz ced.arc. tüquia' propotitio neccifariarnagis
dittat à faite tate; Quá cóntinigens vera, cü illa nequcae fieri falíaicot i zn
n Breinopt- dentior,ergo verior;ttim quia
idem expe- rimur in ied co one & minas füfcipit in a&ibus ds. . 46.
Refp.difficultaté h&c petere folu- tioné illins dubij,an vna propofitio fit
ve tior,vel falfior alteta 5 ncgant bocde ve- ritate Hurr.& Arriag.cit.;té
Amic. trae, 16. dif p, t.q.$.dub.5.art.r. & Ruuius 1, Poft.c.2.q.
4. loquendo de veritate foft« malti, non fundamentali ; dc falfi tate nes gat etiam Hurt.affirmanc Arríag.& Ru-
uius, vrromq; probabile cenfet Amictis, Sed
yt rem breuiter explicemus , not. qp veritas poteft fumi
, vel pro proptiafor- malitarequomodo dicit adzrationer y '& commenfurationem actus cum obie- &o,vel
pro concomitantibus ipfamyquae« lia faut neceffitas obie&ti, vel contingen-
'tíajthaior,vel minor perfeGrioentitariuz ipfius obie&i, maior, ecl minor
cfficacia rationum;quibus mouetor intellectus ad affenfüm,& fimilia : primo
modo adhuc poteft dupliciter confiderati, nam vclil- Ta adzquatio fümitur
extenfiue im ordi ne ad numerat przdicarorum obici s, itaut a&us nihi
reprzfenter, quod nove- periatar in obic&to, & nil Gt inobicéto 5 quod
non repra(entetar abadtu, fecundo intenfiue, vc actus repre (ente obie&tü
quanam ef reprefencabile. Falfitas dez inde poteft (umi dupliciter, vel
negatiu& vt dicit carentiami veritatis, vel pofitiué s vt fignificat
receffum à veritate, & diftà- tíam , quz confiftit im illa relatione ing
Pieri 3 , sicut abfentia:- Vcneta- poteft imiyvelvt dicit carentiam' Veneta
prae fentie ,vel vt significat diftantiá positiuá y JA. diftátiam Romanam , vel
Bononiésé , Vt igitur deciaremus, an vna proposi «- tio sit vctior; vel falsior
altera , iupposi-- to , quod loutamur de mentali proposi-t rione , feu de
cognitione imellectus (nái vocahs ptopositio improprie dicitur ves 125 Vchtalfa) videndum ett; an veritas, &-
falsitas in ommbus propósitionibus cone síflàt in indidisibili, an veró in
omnibus, vel faltim ip aliquibus prepositionibus refpiciant obieétum
diuisibile: nom $i pri mum concedatur , ncquit vnà poros cl pUT C n . det
ápo[lerioriyjed 0 conuer[o« S . 988 -^ —. Dip; X. De, seliealcera
vetior, fi fccundum, dcbet ad- mitti jn vcritate&falitatemagisó:minuscomodo,quoinrclationibusdatur;ytexplicauimusdifp.8.q10.|.;47DicimusergoquodfivetitasfugnaturproconcomitantibusBVvtiapropofitioeftverioralteraspatet»quiavpapropolitiocfdeperfc&tioci,dcmagisneceífarioobiecto,Xxproftatuiftovnac(taliacuidentior,quiacuidentiorayootiuaconcurrütadaffenfumipfius;iacolligiturexScoto.q.14.Vuiu.cumaitveiiusnonhabere(uamveritatemàmipusvero;hocctiamvoluitDoctor,cumrjuol.18.T.aitConfimilitertuult&con£lnfjonesfcquézesordinatàexcodépriu«iptobabentveritatespropriasdifliuEas,CfortbprioreflveriorGgmagisneccfJariaquiainreierpenam"mfimaturproadzquationea&uscüQbic&ocxteníiuaquoadnumerumpteWicatorum,poteftadririercalignamlátitudinempraterquamin
tran[cendenü- 15, nam fi vna res habor in (a
plura prz- dicata, & aGus folum vnum rcpra
fentct, alter vcró emoia, certe conformior erit (ecundus, quem primus, ficut dua qnan- gus magsequales dicütur,i ncequa
Ílecundum omnes dimentiones , quai fi iccuadum vnam tantam ác fik contide-
tentur dug: propolitioncs de codem prz- dicato, vcl de omnibus fimal , fic yna
nó «ft verior alicra éxtcnbué , quia conta- fiunt in
indmilibii vcl «p. 2 f&imát,guod €onucnit obicéto , vel pegant,. qe dion, &cpit ; &
quiatrafecndentja habent con- ceptum fimplieiter-(mplicem Pepe &ioncs.dc
ipiisex boc-capite erai 2 pe. Vcr& propreriindiuiübilisatem obie 1j
Sitandeg «onfideretur yeritas quó ad in tenfionem repraentajionis, fic dua pro»
po(itiones de codem obiccto poflunt ef- Ág.inaquales
in wejitate 5 qnod Fes ia. de codem. opjectojommnp poflunt. dariimelleduuna
e narii vba ops k & diflinstjüsseprgls pret eta f Luziusyv Gao £eprqienMet
o T tun cb zeprarentzabile dad vv propontie-v: 3oic9to SVG y. ;eníeqpkob«quia vg- 97. :EON M. Aag, s enitn
ri pn pae ar & intenor ccpre(entauo fornraliter eriz perféctior , & intenfior veritas , antec, prob.
pevíe&ior a&us;perfeGtius , & cla« fius
attingit obicctum,qua imperfcétior, quamuis vterq; attingat pere ada- quacione
exten(iua , & quo ad numerum prz dicatorum ; fic Theologi admittane cum
Do&. in 4.d. $9. q.4. & $. vnam vi- fionem de Deo perfe orem alterajquá-
quiso Beatus attingat omnia prz- dicata diuina, & Dcum videat, (icuti eft,
& nulia creatavi(o repra(cnta: Deum y quem ci rcprafentabilis, (ola vifig
iuina :píam adzquat inten(iué,& exté- fiué, & idcó dicitar compreheno ;
tum quatem veritatis non con(ítitin mplici ad&quationc fed in timilitudine
deiimcmiemlisfed fimilitudo fug ; ; ipere m3gis
& minus y€r3o&veritas;tumquiaincorporeisrebuscuenit,namidcinobicétumviefibile,velpropterperfectioremporentig.vifinam,velproptetinteníiuslumenteftperfc&ius*diningvidenalvno,quam:abalio,licetvrerqueattiomnes partes obiedki à ron rua poteft ex docttipa de
compteheoftone apudSeocj dep qenPs 000 48 ,Dicesverias-conGi(tit in tione actus
cum obicéto , fed j intet duo nequit recipere magis ,
& mi- nus, quia conti(lit inindiui(ibili, vnde nó n aquales dicuntur duo
aurei palmi y $ duo lignei;& D. Aug.epift.29.ait om» nia recta c(fc
zqualiterrccta y vt patet da Vjnea, R eíp, veritatem non eíle (olá ada- quationem exten(iuam, fed etiam intem futam cum
obiceto , vt repratfentct iud, & ficini eft , &
quantum reprae cft, idcirco adatti; lasitudinem 3uandá, vt peii S magis ,& minus, jicut explicauum ctt.
Neq; infcras, ego accug (e * Obiecrü, quaatü cít rc^ praet ft fal(as slNOn valet;alicee acus. wusedereuam
falfus qu cit i» vt diximus ad primum Deauté
Atigsloquicur de rectitudine mae uieanática, qua contiftit io indidilibik y noa
de Ípeoülaziua yaliter etium po De falfitate dicendum eft ctiam;quod poffit
effe vna propofitio fallior;fi.f. pri- uat perfe&ioti veritate & magis nccef- fariajvnde falfius cft
dicere Deus non eft, m Mimdus non eft ; poteft etiam cffc Ifior, (i plura negat
przdicata, qüàm fi vnum folum , hinc falíius eft dicere bomo efl lapis quàm bomo efl equus , quia.» '
prima remouet ab homine & rationali- tatem,
& animalitatem ; fecunda folà ra» tionalitatem ,
& pcr confequens dicit il- la maiorem yoermmensentiha verres tat uam ifta, ticuc ar, t Arriaga. Dice
falfitas formaliter cófiftit in n ceffa à veritate ; ergo quia qualibet pro-
potitio falía à veritate recedit , qualibet crit zqué falía ; de per accidens
.n. cft ; qv parum, vel multam recedat ;
(icut cum quis Fuchariftiam fucit non iemnus;pec cat,& nil refürt|quód
parumvel muitum comedetit-;, R i folam carentiam veritatis; (ed pofitiuzm
difformitatem , idcoq: poteft actus ma- gis vcl minus efle diflormis obiecto,
fi. cut album potcft efc magis y ve] minus di(limile;vcrum
eft ramen, quód fi obic- &um cóf (tit in indiui (ibiliitunc vná pro«
pofitio de illo nequit effe falfiur,vt cft in exemplo adducto; praeceptum .n.
(umen: di Euchatiftiam antc comeftionem con- lift it in indiuit.bilvt:f. ieiuné fumatut, idcoq.
fi non ieiunus quis accipit , parum refett fi abundé comederit, vel non ; non
fic fempcr euenit in falfitate, namipfa di- ftantia à verirate maior ; vel
minor indu- cit máiorem, vel minorem
difformitatemcumobiectoinquaconfiftitralfitas,vcpoteftexéplificariinmultisactibuspec€aminofis,plus.n.peccatquicentümfuratur,quàmquideccm.Exquibuspatctfepontioadargum.quamuis.n.veritas;&falütasfutcipiantmagis,&mi«mus;adhuctormaliter.dicent
'^"zelationem , cui tanquam v
Proprietas conuce -oLmit hec fu. p soe fuo falfitarem non dicerc AIT U"l* 7-4 p itas cophitiónisiAe 1/7. 789. ^ART LCvL MIS Ne. An
propofitiones de futuro contingit? Abfoluto [int determinate vert y ; vefalfe.
|... 49 TXHfficultas heceft potius theolo !
D gica;quám logica , agitur tamen hicà
Doctoribusquia eam tangit Arift iu fine 1.lib.Periher. proccuius mtellig&s
tíajnot ex Tat.hicq.vlt. quod fururü cf& düplex,vnum nece(lariü, gp .(.
impoffibis lc ett nó4orc; vcAnticheiftas erit homos alterü contingens, &
hiacetl triplex ; vel q raró eüemit,
vt'inüétio thefauri ex fof» fione, vol vr in pluribus,vt homine habere
duospedes & de iftisnon loquimur , tera tium dicitur contingens ad
vtrumlibet gs «f. ett indeterininatumex (cad ele 5 vcl noneffe,vruaód Sortes
crit , vcEnó erit; SA ne fieri propofitio vniuer(alis vt
ó€5 homines cras curréo velpatticulariss vtaliquistimo:crascarret y vel.
(iogulàs tis,vt Petrus eva cocer & qualibeniftas rü propositiontipót rürfas' ciTe duplet;; vcl
abíolata , vet.conditionata y abfoluta dicitur illaque
füturanrexittentiofnentüs ciat de re abfq; alia coriditionc,vt Petits leget,non
oy lectio craftima: nó pendcat à mulus códttioribus,Se circuihttantijs, im fur
exittentía ; fed quia bec dope. ia moü cvpirimitur ; fed.fol per propoficic-
inem cathegoticá affirmatur ; vcl negatur fütura cxitlétia fei;coditionata vero
cft, in qua per códitionalé hypotheticam af- firmatots veI negatur futüra exi
lenta tci depédenter à'códitioneyitaut fin poni- tar in efféilla coditio;neque
crit rcs illa, vt fi cias vcniét Pers y
Sortes legets 5^ fo Setundó. not. quód d; (fidium eft apad Dodctotcs;quid per
determinat vc- titatem, &
fálfitatemiprélligatur.Quida - .n. intellizüuc veritate ncceiatiam: vr à
ێringeaci dittiogiitur ; sed nori placet , qa propofitio Me neon praetenti eft
fed s mcer Quidarhincelligon Ey e enter gunt ve- ritaté cuiaentem : ed falsó ,
nam multe propofitiones de pia fenti, é ncceffarig, tunt incüidentcs ,' &
tamen determinate verz , Quidam vero. Recentiores diftin- guunt quod ptopb(icro
dc futuro poteft ompafári ad duojvclad fi anificatü &4for* mle,quod fignificat ,vel ad caufas ei cRicétus,&
formalis fignificati Confof-- mitatem cum fi pificato Foriáli vobant - vctiraté
fimpliciter," cohformitatem Cu eaufisappellanr Vesiratém deréfrhjaará ci, quz vcrirates poffont ab ipniccr. (Epa- zári, ham
poxcrit efle, quod aliquid iia fe: fit verit, (ed hic & nanc cimifuis catis
cóparatum
, ex quibus mouetur :iutellez: usd
propofitioné dc firuto: formans. dam;non fit déterminaté, & cerriiudamaz
liter verum; quia caufa-non funt bic y. nünc dctermiaat ad 1llnd producédum, &
é conira;fir exemplum, ti inftávc prin cipis
clcétione y quis diceret. Petrus eril "inceéps;có quia attendit ad anim
orum bené ditpofitos crga Pcumm fi Peuus ccit princepsdicet serum fimpli« £iter
quia illa propoitio conformarur cum fignificato formali futuro , & dicet quoq; determinate vcrum y quia
confor« màtair cum canjis bic ,:& nune di(politis ad talem electioné»fi ramé non erit Prin: ceps, dicet
falfum fimpliciter » fed deter: minaté verom: quia tefpigiendo: caufis illius
ele&ionis; ndicium:hér cófor« imitatemys fduxtá verum motuum, pro* nuncimup
dla propofiuóy quapropter. 1n fcntézia j florum. determinatio ,veritatus aitcndi
dcbet ex conformiiate, cum; mo- rino impellente:
intéllcétum ad aliquod pesce rot tyr ica hae acceptio poflet admitti j. vcre at- tingitur
connexio canía cum.effcétu y un cum cx
conicéturis olá intecturs. poruis dhec babitudo:ad caufas
,& ad rubtuia de- nominare debebir jllud'indier pruáeps, vel
temierariptnyquàm vctümy vel falfa qui-n;ex leni caufa , yel ex fufficicpri mo-
tictuf ad aliquid afhrmanditm» vc] nrgan- :d ncn dier tune veré, vel falsó
audi- garc;led rcéiéyrelmalé y prüdentery :xel "anf;
paenter tum uia vcritas propolatio- Jbisnonmírex
eidien ad qroprium figpi- ficatum £ermale:fumf slc
bet . Quare por éctcrminacam veritate anielligumus bme- gplicem veritatem y: & cáformitatem pro-
"potitionis cum fao fignificatoy S. propa- fitionem.efle. detetminaté
veram. .cft jllam in tc fundare yerigawcm y tion falía- wo. Do opifp. dee
tarem; fiue illiwcti oceula fiue nota , ocenim c£ do
per. accidens! XMüpro idi obs yroi0s15!1] 1." eru ap bác: propoti:9né. dus
pliciter potic dici derer minare [TT NOM determinatiane.de eye de» poffibis:
lain prüno fenfo-jla'e& propo(irio dere , mainaté ycczy quae(olurn
trguificat: praedi catum aet te&o ,.noneXcludendo;
potentiamadoppolittt;:vt.4490ebriflvs,evitidicitciifteoriam:füruramcenuenot,rcfubieótagconihoczzamenftatguodhabéatpotentiamad.noné(iendum:;zunaaacem!:iropofitio:diciumndererminae;veradefcrminarioncde:poflibili.,quan4doctiamexcluditpotentiamadappdfitam;vtbomojeftanimal;bisduabusde«1crininapionibus.opponuncurdugjadctctimintionés,deinefie,&de;poffibilihzcdicicipdiiferentiaaadpotece,poffenonefse,illadicitindifferétiam.e(scndurà,velnonclsendugiyquaindc«terminationenullaresdici:poreftiadiffetés,Scindeterminataquiaqualiber.e(f;determinatadeterminationedeincf(scin&veleft;velnon.eft;chacth.determinationcpoteftftareindetetminauode.pofibiliquiares.cótingenscüe(lpoteftnàeíse;&cünoneft,potettc(sciquz.diftin&io(qomodoapplicatur
etiam caufa li» berz;quatenus
petet agere, S nó agere (In fient oqoicin: de jropoücione de futuroynam quz c(t dc praesétiy vcl.de prateritospatebgp
cít determinate vera» - wel falajnecde quolibet futuzoy (ed con» tingéti,&
abfoluto; nam nccefsarium cft feinper detetmrinaté verum »quia copula inis propótitionibus abi(oluitur ab. ons ni
diffcrenvid temppri itjonatit yer rà (pcé&tatad: Lheologiá;nans [eeu affert
auiffimas d;fficulrates. "Thcologicas » loqaimur dc propofitionibus Gngu
laribusynom de vaiyer(alibusy ve] pauti cue laribus,6agr paxticulares (ape
dctennina- té verat;vniuer(ales deteominar £ (ali a, no fimplicitery&
abíolu: éjícd inoraditcr loe uendo,& tcemdüxómvpé pauicz. cut? um ; nam
cunrad fal ratem propotitios pis vniuer(alis
fufficiat,vt prz dicatü. non «onueníat vut contento [uo dub:ccto. » fi eft vniuer(als affirmatuay vci conucn:atgeaturyyal jbuscomreniar ádeirco propatitiones
vniuexíalésfuntdétermina .n té Life; K
particularrideterminate vere; folirigaur de
fangilaribus:ctt difficaltas . umnyo er loqnimug dé veritate deter rmimationc:deaneísey si de DAR S rwr mm icacür.
« Dó&por m r:di391G, pet duas cathegovicis: virtuglitet nii intlufas yin
qnarum vnz de mofee zribuiz tin (übiccto jredicátum ,:Stoppotitüril-
Biópeadiéinrribiiniriakerz, mon quie dein
dc irie(sc;qailaimplicac, fod-de poffi» bilijvtDetrus eurrer, nom expli rrur
ficeurketyet ét wo cuyvers fed. Peorna flicuvelyvr potevitiétnbnaurveye s iu qua
indeterminatione ftat ró cótimgátiar. Sen(üs
igitur qu Lee vehi uror sot ct wl di&orizs vc Torrus
craclegut g: patrui c74$ ngn leger vna ittarü tit determinaz tà vciaalteta
falfay vel fi ma tanc prdfel mutyPetypurcrdslegery fa sicvera de» térthirraré,vel
falíajan vero de. sitfalfa y, ———À » o 1svsl n Bitvo opimo afterens, quód
proposi tiones de firiéco comengenu vsi conside- semur' vt conteadvcoviar
mregrant aiam Iypotliéucaa dierückiuá, vt Taetrics cras legetyvey Teriuyatonllcget eras j siredi- ista
vt Perriscyasloger -veluolevets Similiter sl eósideret vnaccailiegaroca dis fih Gind- ih drdineladsceiatomns Sols: atem v.brveiris
letus et effer oye LT oed sMtatibrqnit derer:
maté'vera;éófvdiaiatettorkradiótgria at po oaa óreriayetieman MéptmEPonh an
iAgtieb dlizDelvusAoA (rcr, meada: rftarmb eli veta ovel Küfa-docdravisacécs
fed mriarerat ' verá ülterstáa ia devetmimué, Scoecfu- 'seyj st Gras nullà
qiizo: ici vals siat bac pun ufeurcubfaacius dd laur (fé vebüoefTeySconfequ licatu/DPe
-té aligicui:deterniitüre sca lamus"aliquis^7 QI. De rieté fuus ctrigoi,
cAnt. P. qu Is cui cóucníjat neceffitas
ikassicut à (Dgda- Hürjqdando:terminus determinate
fuppp: K cubes e en coe Hi i -buitir harc ópinio A rif.hip, :itéurcozin 35:439
qi Ti-át.3u Gadier; opufc, de verít.. -eniné Molise difp/t7:& 18, Masiochic
«d. feGy. vnd. 4: Cordübidiba; quzt(Eiq. agg dabiri36 à: Goniimbr.cirantur
Báfsol. dáng 1d/38:9231ap.3: ad t.&c Bárgid: 9. ad ua
pirum d falsóynamiile folurxa(ferit futüruim contínzens fécundu fc conside
farum fullam babere detesminationé ad &ter vc scnul- dim liabere
deceeammacato vetitatertjaut fàlsicatem;arei (pecterursvt fubcft diuinae
»voluntaui;sic cft de comiti vcl ad (fà - ali;vehape(tédit j ad verituró » vek
£xlsita- "téj iffigtr;quia futurit,cü sibin- -diffcrésad cffe, c noie
(imyorequirit: deter- anihaxi àryppils:cin(2,3 quadepédcc;qua- reinom neeauitabfolré &on babere ma - Teemibatam
gerira&cn, v clsitatis -Batgiusvoró loquituráafonr: Azift/oafia-
rcatidücweritirem;vt.ip(emeo fe rw a. 15g DicEdibett propéisitlowcs dc facro
corziwpenti abfolutoceífewelidetetaina- t& vcrasyvetderermigate Gláas v
itaut hac - poositto:Tietras: legét:crüss bot deteam nitixcateert
tp ali3 o8 £ifode céinangeni vss 8; od ung: yeipepeftqs kon, ax: sata d:
Tieolo- lerosf Xe: Plbitoliuslo 55 rav vercros, capciocd- ictmtiobeli aao
spazum éiiéccecen(cce jc qngcipfià oj&néhiliny probat rc?) cd. i38.9: Ux rz
dbxquo ormnesferc x coonitide "csationos detumpfere prob: ci Motif ric
datp. aoc isaopposits av fenwnu füilsedb Sixtpaguartrdeconatá: cotra strat Ax 8
1] 24 Cen uci» manuícripra 4f» (eru tux ii AcadóTouaris& rarionábilie -tct dui dein): rac rom lolum
ezidenter à Pat ear emp dra mmi Senna
Dan.3 1 dcwyc dé Deos Qui skal tmi s jante qua füants €. poe 23 - dig ui;
Erabflerget omncm latximü ab Lpvalis eo?um;qua
propositio eíb dc fata - sUcócimgemi sis utar; C jbidie x ita; efse vetain jede
Ioanniydicius; 5 cni- dece fioj foeni elt voradimdésd mate rane! bejquiabacicrba fideliljmma [wot vc *-—.t/91
i ne4uic c z05& paílima habetur tales. ytbdtentts webfalsitavtgtaiScae -
CCTETXEM€ww o Tv 792 .' -alitet Deus potuifset métiri, & nds «perc, q cft
impii; có vel maximé quód. pofítio inulta füb iuramento [** prophetas (dos ,
tanquam yera promulgautt,& ipfe: Chri- ftusore proprio , vc cum Petro
przdixit rin2m negationem , & latroni pofie(fio- n6 & ingceffum
Paradifi,
TumquiaDen5.abzternoprz(ciuitomniafutura,nóIquidéfubdifianctione,q»forent,velnon'Xtorent,namhocmodoáinobisprzfciunzur,nccpropriéeffetpraefcientia;fedco&nitioquedàconfu(a,&imperfecta,preíciuitcrgodeterminareiuxtailludi'(al.138.Intellexifliomnescogitationesme«sdelügey"omnesviasmeasgrguidi$lijigiturabzternopropofitionesfuerütdctecminatéverz,velfal(zr,ergoquádo.sosillaspronuuciamus,fieruntconformesillisinmentediuinaabxternoexiftentibus,eruntverz,(idifformes;falfzz;"neqdicascumCather.haspropositiones:&íscTheologicéveras,nonLogicé;quiaallezpropotitionesantecedénteraddiuinamcognitionemhabentdeterminatam»vetitatem,;velfalütaténon.n.ideofunt"verasquiaficcognofcuntur;fedverécozgnofcunturàDco,quiaficfuntiofeiptis,«fiuchancinfallibiléveritatediuinafcienaiahabcatcxcoexiftentiafuturorumcü"ricthitatc(iueexideis,fiueàdecretisdi"uinis;parürefert;inpra(entin.quaerimusJfaCbum;nócau(am,&mod(facti:Quod'adhucpótprobari;qu;aq»ncftdetermiAnatéincvecam,vclfalsinone(tcognoMfcibile,quarcf1futura,cognofcunturàDeoseraotdeterminatécoznofcibilia&*quadiuisnosnoncognoícamusdetermi.tiacéj&ccrié;nonobidnegaridebetillisminataveritas
vel faliitas; pam etiá «zmultas dc przícnti , & neceílarias cecjo Fnieícimus,&
tamcn infeiplis habét deter- fminatam veritatom,aut f. * $4 Sccüdoprob.ha
itiones süt erminaté conformes, vel determtnaté *difformes proprio obie&to
quando pro- "feruntur, ergo (unt determinaté vetz vcl 3fdMz, con(e:.patet
ex definitione verita- zui5,& falhiaus, Adcec. prob.hgc propofi- 5itio. 2t nticbrifins erit 5 fignificat Anti- seiiriftà forc
incerto véporc futliro, in quo Era és abfoluitur copula à 1époris difiocSALT.
ru Difp. X. De Emumiathne |... 4& prophetie,quz sit ice xcceflarià :
formis. Ncc obftat nos nefcire detccmi- naté an fit vera , vel falfa; nec
abfentia o« -bie&ti officit ; aliter nec propofitiones de przenri neq.de
gunité erunt determi naté verz vcl (all, (i obie&ü. ignoretur à nobis,vel
(it abfens, vt in illisde prate- ritoSi dicas,vt effe&us fit fururus,requi ri
determinationem caue liberz ad illü producendum, quia fi eft adhuc indeter-
minata,& io zquilibrio fufpen(a, cfe&as nequit diciygcrit,vel non
erithoc.n.ha- bet à determinatione cauía , at in prola- tione propofitionis de
furo , caua. eít indeterminata, & idco ét effe&us intelli- gitar
indeterminatus ad cffc, vcl non effe, & per confequens propofitio erit
inde- terminaté vera,vel falfa, quod non euenit in propofitionibus de
przfenti,& de pre terito , qua in (ua fignificarione inaol1üt determinationem'cauft,
.—— -« Contra,propofitio de fatuco,licét oüc proferatut;in que caufa eft
indctermina, tajtfi non fignificat obic&um pro nunc. fed protépore fututo ;
in quo neceffacio- cauía eit determinata ad producendum, vel non produecadam, &
cffectas ad ef- fc,vcl aon effeergo nunc propouütio cri deterauraté conformis,
vcl ditforais ; om organ eee IPM»(ed indeter minationemy(ci-potentiág aim babet
ad producendà , vel no pro» cendum , quiacalem potentiam babct caua in
prolatione propo(ition:s,fc quc» retur, pilla propofutio non effec de futue
roy(ed dc praséu nó dc taeífesícd moda- lis
de poffibili, nó cotingens, [cd naceffa- ri2;prob.fcquelay&.n.hec
;ppoficio A-B tcbiifliserit » fignificat Aoücheftü và potlibilé produci,vel nó
gpduci,& (ub in- mcn M —- D pót dati ali quascaufa , qua fit indctermie Me cms et i go faceret és,
Ancichitus $t produci, & n6 Dur one o AER a QI 1, 8 iltà nó produci » d
proe dalis& nece faciai& p. Q.IT.
De Veritaté fuatwrorüen éontingetit; Ar. PF. ?93 fen
pasmieied se cem: Étia' ^ m6dóteperitürin ncaáfa. Tum. k jatétüm »quia illa
ftopoliio-eticrdetetuiinatd vera quó ad viramo;pártem, ram effet copalatiua,
ad: quat requiritur veritas. vtridfqs cathe- goricz;
tiec effet contradictoria quiane- atijó nof cadit (apra moduü,fed (upra di- t
diximas t, pinft.craca:e s. & 9. -^ $5. Tertio ptob, hzc jppotitio /4nri-
ebritus erit, vel eft determinate vera; & habetur intétü,vel nó ctit vera,
ergo non erit Aaticheiftus, patet confeq.ideo prco- itio
affirmaciua nó eft vera , quia cius ficatummon ita fe habet à parte rei ,
vtéxprimituc per propofitionem ; alicer e(fetcóforaiis& vera, [I ergo
Antichri- ftus non erit à parte rei, ergo cótradi&to- ria illias
affjcimauiug eft vera quia e(t có-formis obie&o; vteft à parterei ; Tüqa
neqait obie&tàm e(Te indifferens ad cie, & non eife , nequit... Aücichriftus cras neijeíic,de2;n0 elTe»fed
vel etit ; vcl non etit cta, ergomeq; propofitio de
futuro exprimens exiftentia craftini Antichri- fti poteft e(sc iridifferésad
veritatem, :& falíitatem; aliter.(i noneífet verum díce- re JAnticbriflus cras erityneq. ut ntichri- flus cras
nóeritspotetic inferriscrgo Aa- cichriftus crás neq.erit;neq. no'eric quia éx
propofitiorie copulatiua , cuius partes t dita fingulares negáclugvalet con(c
quentia ad catliesoricam fiagularem ne- gatitram de przdicatocopulato ex predi
catis partam cópulatiug , vc Petrus ne; cac (i623; Pecusloqaitur , ergo. Petrus
ncj; curti o neqsloquitur, & fic dug con-* ' aradiétohie c(fent vera; vide
Gregicit. *Qontra utan veritaccdmarg; Tum quia fi ptop- fitioaes de futuro
codciddenti ha betent detecaiiaatam vericatem fequeve- tur-Deu:m aliqu.ndo
dixifie falfum; quia -mülta per Pro »hctas praedixit vt euentu: fayqua ràmen
non fuecunt in elle pofira, vt cam Iu, 38.przd. «c Ezechiz Difpone doml tes quia morieris & Iom3.24d- bac quadraginta
dies, ^ Nine [ubuer teur, fic. mors Ezechiz, neq. ciiicat:s fubmerilo conxigic
. Tum 2. Fa- turum vc connngens de (aa racione for- mali cft indifferens ad
vtrümlibet ; ergo Logica, de (ua ratione formali eft indetermina- tumsergo
nequit veré cócipi vt decermi- nátü. Tum 3.li hoc effet , ergo fatura ne«
ceffario eucnitent quia fi poflent nó euc« nirejilla propofito poffet fieri
falfaypo « tiatüc'ergo,quàd non eueniát, quariturs quando pcopofitio; quz crat
vera y incipit ette falía,non quádo eft vera,quia nequit e(fe fimul vera ,&
fal(a,no ante ,vcl poft s quíá quod eft aliquando ver; femper eft verum. Tu
4.nulla effec differetia inter propofitionem neceísariam,& contingé-
temyquia:ambz efsent (empiternz veri- tatis. Tam $. omnia immaucabiliter cuenis rent;& per confequens fruttra
efsent có« fültationes de reb. faturis,vt arguit Acift, Tà
6.6 Deus determinaté cognofceret fututa contingétia, quia hzc po(süt aliter fe
habere;fequi tare Deus pofset decipi nam
(i Deus nouit Petrum fefsurum cras, & nófedebit, Deus
degipietur,ergo (à no ait Petram
fe(surum cras, & s n fede- re,Deus pofset decipi, quia ficut ad duas .de
ine(se fequitur conclafio deinefsc,ita ex vna de ine(se , & altcra de
poffibili f: quitür conclufio de poffibili. Tádem e auchoritas Acift.aegantis de futuris con» ingentibus
dari pofse determinatam ye» ritatemyvel
talíitatem . P» $6 'efp. hasrationes nó folà auferre à
nobis, fi valerent, notitiam certam futu rorum,fed etiam à Deo; vndc Cicero li,
1. dc diuin. his per motus omaem Dco futurorum
przícientiá negauit ,. quapro* pret ab omüibus ; Catholicis folui debe- rent.
Ad t.igitur dicimus propofitiones illas non effe de futaro
abíoluto , íed có- ditionito , (en(us
.n. et , quód Ezcchicl debebat mori in(pe&o ordine ,
& curíü fecüdarumcaufatum,& Niniue defttui nili egil'set penitentiam
,quod dc alijs (i« milibus eft dicendum : quia crgo: cuens tus illt debebant poni in eíse dependéter à
conditione,tita fablata , auferütur illi s &
per coníequeas Deus nó pradixit. fal- fun, Ad z.dicimus
fatucü. vt continscns t(se tadeteriminavim indeterminatione de poili bil
quatenus potcit poni;& non poni in e(s« , & in hac indeterminatione
coufiftit formalitas cótingentiz , dicitur tamen determinatum determinatione dé
: Nnn incíses 295 Sos Dias DesEanacidpitues o «C. 33.0. $ncffe, qus; (lát euro
inderaryinetione gie, (q.i. cogro poffibili, & consen deo comi b ues asia
gens, quabdo cxiftit.sefa detergipatibde ariefíc, divitür
tamcngoniusgenpgutapos scft nah tffe, Adi s«qoncpdimns prom elis sjodé dc
futitoy femel quód fiveravefk fcoper era; fed diftinguimus T fitmen dplexsgna H
kífisy fimwplsciectsantecEdeus,A cofdqurm fis,
& eft illa -— dic.ipter M D ma exroprijsiploruni
mayas 3 VE quo: hómo shes king eut
ex fuppofie zionc ,fccundnniiquidicopequens £O
fegnentiz; & cit, qua; aliquibus
c9uenita:fnppotitonealteriusyvt.dàDetcus,eárrityneceífaviàmoríetue5ddargyect£nuslatura»&eceílarioeuenireineceza1ccon(equenigesexfappotitione,&in.fénfaxtompodito(üppotte.f,determina*nátufanaqronr;canarndagendtimyquaftat,cum.Wibeitateyquiafüpponitvütmleberiatbie,trijibcau(a.f&dererminantisadprodys&idnem;nónecc(Iyasepb(olutas&cpu»fcquontis,&inícáfndsuifo.Adaneg.le»la;quiaptapofirioncs:neceiTatia:disvur(eiiiputeciireeitatis;dbfoluué,dnccefTiratefixmplicirer,«quianonfoliiabancimo:wegyfedinequepoterancnon,cicverz,conungcates;abetégmofüccur,vera'iex(áppolitioncyvprnit.difalis:,tica:(ecdcrevminaflenadOptpoóliruncAdMericMANCPuspertesuppofirione»nonfia"oboittequikDo&exorLitP)cunipotitabfolukspitaiterax'wiugeteAd6sxcípotderidemlit.Q.ScYürcuitertamendicimusyquodficon«tingcotia20ncueniceni,nccDeus1142,€óxnofec;ctyvie€poflctcognofcerepropiccinfsUibilitatemfcientiadiuinz;quiafuturuinvtficn9(ubfeqniruractumdiaínzcognitionis;(màcócipiturjantécede«fe,priusafarurücfitacarüp.decretidiuinavoluntatisdetérminancsillad.produccre&poftcaiatclle&usdivinusiledndconcipitvt£otacum;quatehinoacfisfüturumynonpo(letseminatadamvint?cogniuon:s,&percon(equesnbeei1yb4Ect;,eevalctparataieia&depotlibilyquiafallimqgnofcerealiteracfitpoffetalisg&golLISSIundickur;sb(osglmréMYadde"t.y,mequitarrli"Dousporeft- ré
cognofonte tbr 4c fts (ed bene fequitur.g ero; etc rem non ekfayvide Senticits
s y -:$2-Exquibus deducitur füruracontine gentia, etjam sr (cit Bon ede;
oéceffaria « nam eii EL Sapus po CM ES ME nelson Dei
pmileemin(t ad pralcps pedet non Dm taturitio; non. rontat paratam ceffeóhuls à
peius enc eR-efeium prodiicii deberem hoe
vede iret ie am praícno poftea quia hee parsaliashaben aptcccdentescy
"quarum; digit fatutas idcirco eff. turíis
quate cug di conl equat alicelus s fa us «li contin- fn (ey & libere prodg
ANI Amt wrés crit cohríngeriss & lberé produs €ibiliss;
Neque ex diana pre(cienria-pà nesg (Hicas fiplicitet ,'& ábíolura proues ye
trenta Se t. Conjequens & xélinqnice ineo jpreprio effe cónaaturali ;
exemplum :apuffimum ada deci eiebó, rhneingit »:lt; Quis lgquena i
plareexideayr, à: Petro .exiltente in a4 liqua domes certum efto quodille libar
manetibi& loquiters atavepelct. [ro dere» el.non loqui y eriam cunc à Perro,
vileators pm hae vitionon denpgnir neecfitaró
manengiin platea; & loquens díyná.[chabet vt coafequens; locutio vc ro
vbanreeedés, S án FaHeng eue dus ats tamen
in£en(u-compofito, f fuppotro , €p ibi peraaneat,. X loquarur., peceftario
videtur À Petro .neceffitate cófequ£tiz, &.lappofitionis., que (Lat cum
libertate. ;..$8.. Quomodo aft criam cu n decretis diuma voluntaus, quibusab
zieroo pra^ Buiuit omnes actiones à; volantate creata futüras , bcne coberear
catum libertas. (pc&tat ad Thcologü explicare ; nec nos ehe nas PAR mare
volue . Nobis femper valde placuit modu: UR uo dadidis aa i uitsdetronvordia
caufa prinia cli dicuiisPeMog,
Lc(c/h Neapolis à Dres poo qr dd uci ex.ccmgs Cori cqui
posant diaimarm voluntatem 99i * ) A " EL 1e ctiam diegorfns - — Quaf- LI.
De Perm funPerióh cepit. 4e 1 osaet faratos, & alioram Uns idtetledtus iti
riori dae rationis: : m etsquid effet fa&ura creata volan 2: velillo'rerü
ording; media gra: ditsévia er Storo defumpra ponendo di, uíibá deérétá noni
réré! ancecedeucía ,: &: pie(cindentia à noftra. decechinatione: ctím
primis nee tiere illam»confequem«. tt£cum fecandis j(ed concomitantiayqui: pa
vage er mede arr dn inentialém-iptiüs volütatis:céeara in! voluntate diuiifid
(ccandum totá cias vir4i diffarétiam agendi, catione r&erd potett, quicquid
creata ivo- ta fa dtr ki ong nier ta Bi fll prittnifà felentiaimedia de Effai!
ibis hb eà farte, (éd (olii niplicisiim 4 re
ek dva wget via dr end («sinere aeahsplures 'exifio- fil Eiern welrabli pci
mers Las qe sen Vai 4 5C Joüriiérüleepint nope ilg ceptoc Dye Éc finie) A
fetinymnd -— BononjesRs'Memplyfieus-pustieus o dé otitHitrhoe Pataurno CGl]es(ó
Teeg antis mioheré'tünperelttr dAnflebk vale drrnui(o fua ds adhua:maniwit y:
8cam- fen v Elleatláein «pone yis" cradid ie PV ulpes fn fd Sama tóua rigo
p. $6.80 (5.0 2 p.d: Qs ovile leur AuGrordt ]eat
dai tias ferc edpiifleri capis. sob AU- bbc slipiiiPumablolé te Uépünt vt à fid
chviió à nacarali ario fi& aberrántéyita ex: Recetitioribus Va(q. Sbarex,
Conivbbr. Hort: Ami. Arriaga y- & ili; Quidam veró nituntur ipfum ex-:
tare" A adibonum (enum reducere y He afferunt Ron :negafle abfolute dari
déprópotittonibus conti ideter- ratae Veritaceryvel faltitacé , fed-ne-
dalfe'veritüteri necéllariam;; vel fecundo: quód negauit decerminatdas veritavem
z vel'fáliitátei: quo ad: nos; filripticicer; vel térra negáuieab illis
dovérawridtd Ves ricátemjautfaliitatem ; vt confidérantup noit'tü
feipfisifed'ti caufis; qai ante rol daétonem itideteeminatar! conciplmur ati
ptódacemios effe&usy vel noh prodi cendosj'quefenfeffeétüs illi modo auge -
Veritatem poflunt caufüted .( 0:005 c1 determigatumeffej) mj; derermiuatia 0q.!
0321401 & z39deillde egai12 111. b 5s ofsQuV ES TTUI Qus Mb «5: Devégüli:
bona peilicatronhrad verdi j,. enuntiatiphe lel telidays oo a G5 cut i12 Usb
Ji910] 553b & STtacff f v RE VD Sehr d
enücid»: 5c] a0, & attribgrio; St god nonnifi ititeratinis cocretis; ecl
abftraótis exercea tatsideo fap obcadu mex 1 pzlaftictpac: 1.Cé3:qdid
iptueriinuecoacrevus; X dbi ftta&is.oboerecás ctt; 4d s£ormá Sipaili -
cát'tíofi pec (e ftarirem, felvbàlrert adias ceáleq quotkeumodoimu ficandi;cans
cernit; ao (actas; qüpasalloab(tráliio s» & folü tontiáin (cj ronvtaltori
adiacend t€ fini ficat ; & huxbrerainf pofsüt vai iy &
pluciicórignificare ; & «oor bcre prar icti pioititid oe ate figa ffrcacu,
xótequea Cet eril cipit pocvtt rreoráb radios. v 2
Sphuséaotusr D, Gol d. gogi1aA quód: alites ficabttradtio mtubttacijs ;atier
in) adoideübs abíoladis 8o dliey ü» xclatos uis
do (übftaacril.büs.n. canerqus,
pua;dsiiciéicélligebe(ujpoliézvaqailmiszcpatFiliauifickorforchalk,vm.abitaGiototeltfierilodfgvoliisiovolubmótonhaliverLizmificácnaturasligasmih$iispofirisy:GinDeitoySorcesNevvadeproaltisalíqaasdofuppOuitajazdursmíanitasabftralioabljis;Scfolumfigifichominisduiddicirem,3odiciteceiflenitsVitiaceabtbractionc:abftcatkós,&cReeceiitioribisdicimurab(traCruvoc«taplipheirm.Accidentiàabtaluta.potluntdüocencerüereypuca[ubicCtum;cuiinh£réfity&peopristadionlua;hmcdoplexfiabftradtio:,vclilbamdiciturconcretàad'fübié&ansypucàyacietem,proquoécaliquafidófujponirsucáatbedoprzfeiodiiàcotictetrodeadfubteétamyd&:(alamdi«citquálitiemrnliscolorts,&vcficvoscacüràModerisabitractunyphyficü:?a&áficnquiavetiosréfpionpropriaIndisvidushuncecillamalbedinem.;pocctüfieviteiionabtivaGtodicentevar(ozlbéeringybhatigiconsiadosdahmydiaeic(aiedrateupudomgidkahunsssSoofpabtéégotoHrbearpositizemg
ica ordimad vitixaacirsbfiudeb- Ie podie taliddat poffunt pro pluribus
fupponere ; nà czu- fa concernit tub ectum f. igncm , roxcft d trtterminus abt
rabés à fübic&to, f. po tentia caufandi, que licét pró fubicéto nó
fupponat, poteft ramcn fündamentum,.f. calorem;quo ignis calcfacit aquam,con-
notare ; deinde poteft dari terminus ab ifto
abftrahens,qualis elt caufzlita s calor, ,n. non cít
caufalitas ; & tandé , qui: cau- falitas
refpicit hanc. & illam cau(alititem inindiuiduo ,
poteft ab illis fieri vltima abftra&io dicendo ratio cau/falitatis. 6o
Etquiaex hac do&tina de abítra- Gionibus
pédet folutio huius qugftionis; qua nà benc percepta
caufa fuit p Di- dac.à Lea inintelligibilem , imó ridicu- Jam putauit nofttam
fententiam, idcirco diligentius cft expendenda . Nor. igitur cft, quod quamuis
Scotus cit. vnicá tan- tum pofíaüerit
abftra&tioné in (ubftaatijs , rc vcratàámen plures fant admittendz , vt in
accidentibus abíolutis , ficut non vna; fed plures fant concretiones in
fubftátijs, vt mcnet ipfe Scot. d.s . cit E. in illo
ex- tra, & in 3.d.7 q.1.ad 2. & aduertit B. rg. 1.d. $. q. 1. non folum
.n. dantur m fub- ftantijs concreta ad fuppofita , verü etia dantar concreta ad
fingularia , fingulare namq; cít rcaliter à (appofito diftin&ü , vt patct
in Chrifto, in quo eft natura ho-. mana cum fingularitatey(ed abfi;propria
fuppolitalitate, & per confequens quam- uis Domo tconcretum ad Foi HANE » & humanitas przícindat, & abftrahat ab
illo,non ob id tamen debet humanitasdi- ci vItimaté
abüra&a propri? loquendo , 25: refpicit fingularia,& pro illis poicít
apponere ; ficuc albedo in communi di- citur coneret& ad fingularia
proprias quas tamé funt.extrafüam ronem formalem , hinc potefi fieri vIterior
ab fura&io cóci-, piendo humanitatem
pracisé. fecundum propriam rationem formalem, & talis có ceptus crit
vitimaté abüra&us , poteflq; vocati rario quidditatiua
humanitatis , ficut in albedine dicitur ,velalbedineitag; vcl quidditas
albedinis,nec vitetius. pro- editur intellectus in abftta&ionibus j
quàmuis.n. poflct ab ban ate abflra- here
rationcm gencris » vel differentia: nil icfcrt;quia 1n rali abftraétione nó có-
fe
^ qifg. X. De E * v m "m v3
X. 120 cipit;r a humapitas , fedanimall- tà$, vcl
rstionaliias ;1dcoq: re&te concc- prus quiddiraus humanirauis przcisé di-
cetur. vliimaté abflraérus 1n ordine ad . humanitarem ; quati concepta sbcipir:
tur precii fme ab omn: co , quod eft. quocunqs modo ex fa'raronem quid dis
tais, in quóconüftit formadas vltiimas té abítraAki, ex d. s. cii. C. Sumiliter
in generibus dicendum, quod iit dupkx có- cretio,& ad inferiora (pecifica,
& ad jp» es (ingularia generica, vndc animalitas icét abitrahat à
(peciebus,concernic ad - huc indiuidua generica , hanc .f. & iilam,
animalitatem,pro quibus fapponir.— - 61
Ratio veró.cur Scor. d.5.cit. affe- ruerit in (ubítaxijs vnicá tantum e(fe ab-
ftra&ionem,eít , vc notat Barg. quiafub- ftantia
non abttrahit a fappouto alienos vt faciunt accidentia, quorum fuppofita, .
& fündamenta fünt AAA przdicamen ti,fed à proprio eiufdem przdicamenti y
(amendo (uppofitum largé;prout conuer titur cum fingulari ; & quamuis in
Chri- fto humanitas abücaha: à (uppolito diui- no tamen diuinum (uppotitum ibi
gerit vices proptij fappofiticreatiquod lufi- cit, vt notat Lich. ibi. nifi
velimus dice- - re cunc loqui de (uppofitis ad quz natu ra habet apritudinem ,
quale eft folum.a crcatü , flantijs
à tuppofitoyquae habet. plures grae. dus , vnus e(t à
(uppofito incommunicae; bili,alter à fingulari ; non curauit autem Dod&ot hos gradus diftin&é affignare , quia
fatis eratip&i cxemplificare de. ab4 ftractione
à (uppofito vt poffet cxplicas re vlimatam abüradtioncm diuinz eísé», tig , quz
cum fit liogulariffima; vni tantum admittit ab(tra&tioné ,mó fuppofuit
humanitate elTe .witimaté ab ftra&am;at in 3.cit. (atis exprefsé innuit. banc
maltiplicem abftraétionem;& 1 il», lo cxtra dilindk quint££'-. T Notandactt
etiam ditferentia;qua re, petitur iazer
abflcaéta (ubít ual; , & ace cidentalia , quod
accidentalia media. abe. firactionc acta
concernunt ;. £i funt, nerica; nó olum propria indiuidua ge.
ncrica , [ed ctim fpecics,vt color potelt. fupponere
& pro hoc; vclillo coloze 5, &; peo Quarc eft vna abítra&io in(ub-
€ | Quaji JJ, De Pradic.abftratli, gj) oncreti JA V pv av . 2.52 , «
albedinie., vé! nigredine; vnde cft di- Pibilis
per differentias eflcntiales in fpe €ics, ratio eft quia vt fic habet rationem ede
dahin blan. cf di ),1 :q- Ldtc. aiat a an- Gidlias
ett geticticd fintfolum (apponunt Led rne erar tu ad 1 Aa vtanimalitas
pro hao, vcl illa animalitate, nó pro harranitate,vel cquinitate& hoc, quia
vt fic in proprio cóce ptu eft pars, cü e ipie s rst i rry veo aüt non pát de
totopradicari , de diniduis proprijs eft videre in par tibus phy(icis, ànima.n.
non pra dicatur dc viuente;(edde hac; vcl illa anima; vn- de diximus difp.cit. natutas genericas, cü ile
indiuiduis Penericis: pradicantur , ha- bete
rationem fpeciei ; nongeneris. - ^ 62 Exhisergo terminis concretis , &
abftra&is mulcz, & diaerfz conficititur izdicationes, fed nimis longum
effet re- idee ee diaifiones ad-
u&tasaDD,principahorestangemus,*&illas,dequibusprecipuemInftit.Log.nuilafa&acftmentio;nàdciomepetfe,&»peraccidens,maturalifeuperdire&a,&innaturaliy.(euindirectafatisdiximusin2.p,Inttictra&:1.6.3.(imiliterdiui(tonescnunciationis(untécdiuifionesprzdicationis;dequibus1.p.Inft.tra&t.2.&tandemdepredicationibusaliquadiximusdi(p.3.q.8.art.2.cumde,»pradicauonibusfecundarumintentionüdeprimis,&dcfeinuicemlocutifumus."Tbomiftzecommuniterdiuidunrpiadicationemin:denticam;difparatam,&mediam,primacttinquaidcmeounciatur:defeipíoyfccanda;inquapradicacünuilamhabetconnexionécum(ubiecto,.vthomozcftlapis,homononcítequus,Amedia,inquaexaemahabenraliqualem&onbexioncm,(ednontoralemidcutaté.|"Sedrcéius,&(ubtiliscünoftrisFormaliftisditiinguendomcfintract.Formal.art.3.&alijsfaperlocaDo&oriscitádayquodprgdicauocft
duplex;alia for- alis;aliaidentica, foroalis, vtcolligiwig
€x Sco.1.d.4.4.2. B. & d BT Qt
M4 d.8. 4-4-ad 1.princéX d.26.q.vn. Y .& quol.5. O.
& alibi, cft ilia , in qua przdicatum . dicitur conuenire fubie&to per
quandam adiacentiam, & inhzfionem , & eft da- plex, vel effentialis,vcl accidéralis,& de nominatiua;
prima eft , in qua prz dica» tum adiacet fübiecto quidditariue, & ef-
fentialiter,vt homo ed animal,fccunda;inquaprzdicatumadiacerfübic&toaccidentalitervthomoeftalbus,&becpecüliarimododicitur
denominatiua, nam fi velimus ratione denominatini' amplia- re etià ad
quidditatiua prz dicata; fic prae dicatio
denominatina couertitur cü for- mali ín communi , vt notat Do&or quol, cit.
quod pt explicauimus difj. 2. q« 6, art.1. Kuríus przdicatio. denominatiua eft
duplex, alia intrinfeca , in.qua przdi- catum iatrinfecé adiacet, & afficit
(übiee &um, vt homointelligit, nam intelle&tio jnharet
ipfi homini , alia extrinfeca , im qua przdicatü non inharet fubic&o,fcd
"alteri, ad illud tamcn babet habitudinem, :yt paries dicitur vifus
vifione in oculo '€xiftente,& ad parietem terminata. -.63 Przdicatio
identica cít, vt docct Lich. 1.d. 4-q.2..in qua pra dicatü enücia- tut e(feidem
rcalitet cum. fuübieGto, noa modam formz adiacentis, & haec eft duplex ,
alia eft omnimodé identica , qua. ratione à Doét. d. 26. cit. dicitur prima
idenitas przdicat;onis, & c(t illa, in qua idem predicatur. de feipfo , v: homo eft homo, & à lo.de S.
Tho.p.2.Log.q. f.ar. 4. dicitur identica formaliter , quia
exvt fignificationis terminorum: idem fignifi- cat vnu$,ac alter; alia c(t non
omnimo- de identica,vt quando duo,quamu;s pro- 'prijscacionibus formalibus fint
diuería 5». sdenuficantar amen realiter, qua ratione poitunt ad inuicem
przdicari; hzc antem xdentificatio ex duplici capite prouenite poteít , velquia
func eadem rcaliter ali- cui tero, qua ratione inter fe poftcaidé "&ificaacur, vt (ünt genus , &
differentia in fpecie, nam animal, & rationale funt id& realiter
rationc teitijs A hominiscui idé- tificantur; & (i ab illa vnione in tertio
przíciaderetur,dicendo animalitas,& ra- tionalitas , vn(rnó effec ide
realiter alteri. .. Et políuntaliqua inter fc realiter id£- tilicari, cri qt
tertio pra (cindant, quia ambo, vel vnum
eorum eft infinitum ; jn» funftas n. cit ratio idcotificationis realis, Nnn 3
quod explicat Trombi in Formálcattbe $: Ra Eclaratione pràdtcatilorts idetin
VE, quiacemimplicer:sari phtsain(inie tixealiterdiftin&a,
vífuséprobatiloodt 2:002:q. 5, &rquol. s; cpteeMa à »licui- minito
ytranfit.ansenis períeGtam rdcridtateen.realeni ) d; pdo.con. 05 quatiamcumque
duo ;abfbtahantur ; a tb cio; fi faltim vramállbrm facimfusitoUx) — rack
bibcoitisríó vnde poffit períed é ceeli- cecidencificare
fibi 4 quicduld. jede eoffbile»(icin adicinis.i cprepgoluio eft pera!
identiceoSefpientia, sena send qu isi voirie cef i 1o /'calirer. sure aro ian
prepter n£ltitater; p habent'yfint ad inbice. rea» Tizecidentificata gtiin
fancintet Íe coyote $ tfi bilia Bciequcarit dati dun'infinsta kei dift:nctd. Diuiüdunt etiam F- mr Jrnc ide niichrn
pránlicstióntv jgüdel- Qicáci m pliciter & dé cicam M Rr
m bac diuifiopar thabec.vtiliciti sd 2lá digi Gu: mets Lr px addi perde €xtb5q
3: dic zug caufalas, vocis &licitue dc efteCi y velim reéto vt ta.eli
ficcéfio 3à i gniniscitcacor,selanbblionay xit homoconítát cx anima , &
éorpoéauo &ruB& tamch lhionot. vt aduéirunr € opl. &lifpcs q-3.
qpnddomncs iftzr pradicanib: fies
draidó:urinaffiratua, & n aid, zm iitz sát formalis otro
LfEtsfibilisy - bomonon cfbvifrbiUs quamitisyna veta, -dltera (4l(3: item ha
fnnt idenacar bono «fl bowro bom noniefl bsshas icon aas -— fit vera &
&egatiuwfallae ci 5b Cun igitur onmnis;piatwicatio: fiatzin Seerisinis coocrétis; vel abfitactis, quattu-
pliciter: pofTuntànrer: fe;combinati ycvel nàd'conctequm: písdicetur
xde:concte- 1o jvc! gp praedicetur dcabftra&o;
tertio x» abflractüd.catondexoncretostandemabftíaGumde|meminienücictur,WfGiEOgU22615LARUEGV.bd1651concrelabàindpolit.iis,keDETdpaviEde.dLHAionsDiff,BisEstonieau,esoRaecimavue:SirmatcdMDunfidersdliqfiapucpftivdibdSridnedeu3nCEtecynàhaeeebverajxanoiizlisyquiadicürurdchogupnecspatediraiseminT2Ienituerscjnseennesirreidicnpalbediicfacitvmitn1t;VidwrniineesroogudnscíteimemetRiiggaretumjvelfeEmc;ali^&ratibnaleinchomevdeinirer,vtaübum,&dulceinJaGeta"infubie&óyícd:quamometiquiaVcaitScotuscíj.in€reakisomais;cingpeoMmeca;e(etiam:manerari/incóctetoyviwiibonucitdolenolMadnedduliisiedinek,babet;quoque.dulccudinemy
en zcípetkuo identitatis-in ter- Sog vt in fübiectoyqua cft tatio veriratis -
prapofitioms;: qua:de:cauía in, Chrifto dua nacurgsddinuicem. in concreto
;pr&- -aiclturDéus eft homo;homo cit Deuss isqcisin concreto famptz
concernüriden- «tatem fuppositi, E. conucrío vt coacre- « taadintiicem negatiué
vcre prediccntur, por c rien vicbullam habean om -Hhabirudineabincer fcySc si
ali - & aliquam tion hábent jvtr : "iópcopestid,dcbetia lla explicari
ne- nr ran eR m Ce iraderr s a RR ne- -igatiu — X si 'haber:albe- &cpét confcquens habct. cuim al- Móoud. »iminn
cóeodottdmnes — quaámtus E s : tnu cài (abüantialas quá. : Fée HraS, xt tcCta
fiat predi -iseidetati He:de feymaicctm: afliama- 2
;:catió, : bos AID aD Ee OUp «€ aua t
ab(olat£ dici Pettusdó Peuus non cít cGcurialitet MZ iS albus. E eta. T
AS a aao elo e P | Qui. DeBiisolfs adii etl. 899 et vifudic 4 dicatur de alio;
: pear; fédiabeatve quoddam: qdódd modum pt. pa ex perci cv «j tli 2U(D12 E.
edem de nier in e pee IRérde ETT dicitar: i albedoefoat V rtp ncs eR ;fatío
huiuseft; quia Raesent gai&icetfo ominis EET "re viri md dp(traót Sla
cobi IT vchabcfis fov t wenn dene al € b
vermes Deus; rere eu rM eet ADM ment n cc E oen fon
eve verdab MOOD FA füaecé Deumofod eA "Dei rta Deüs sincivia reg d par
peer infinnacem! bhübéic; [66 nda; & descili de. eic fes funis füticcfatreo
ferente; a uci Km eroe H0, mo Quod, aduiteuri ex tir)! l'eaPquh VE PSP Banc: ui Ab factors veni Scaiteoncrecaalfomsnabtca
CEürum) me d^ ftin&tum , & "S fcr ideénti c dicáriohedo id e vm
nti táseftentias: 8 3r& quim tsi Apre osge ndi fenu:
fai] viveidón vfalfa devigore fefmónis, fed cohcedunrar y qnaten isi hlifidant«jüamdam exceasiodem y mà vaz tuere
iamen yhincazeft e ? 'Vebllicendum j quod p culiae Hoc Gr quauis; quar noti fo
-— quodtealier (up met uta Ait eriàm quodeiti per aliai rbemt hbiiéy Qaa
rdtrómeppterboese O Qsbd: y d. dcuo- pidátiósem vowererd: tatc) peres ms cfb y
qa hgon aal: akepacitta vei Bobyolenidtshs , Qo antà oihitodi Tomi quod ad hec,
poffi pesci un àris v: in pó sit
diciiwmrang a5 HXOLAS CS) atimalyefi vat jonatss,eflalbaytlbe 45 dh colorata '
c midiuioisaniftas lint conce: denda Piece pee aat pa terti t9;80 imilesqcir
vem eft vabicts inccr Dootobesaá Scar üNcoderiogq ns gilnimaefure laborio(urm
ctt .,aXc ved iu affectat De&onbussg bicunccoeogo:quasconforena (um
Scotioa: iententin, & aca rítatíadducemus: . 2üi3q ni 2:201 91022 £ 5:
'66:D.cimüspédso delis; :zmó fünb vltiaja re xbittacb, p pote práxlídari.con4
dretájquorum tig dificaci focibaliaimilis néGaatuc;dafhesplo 'ex vi fig fión cótibermant i (gbieGa 5:àb auibus; s
fita&attaprefcindit ; cou chus fé comunis; m rf$ Fadó variar: is ali cuiuspropoficionis
édüdemutasypelcon- . - fékio exctemarati pavé seio; don i Odnon v hieradab(lraóta Becss Turris cid ait
Gitlaincladgero; vcl curüllteqoug tie tyi quibus pet ab&eztesnexisarfze Acien
pra fcindiat;; potfüucenam 3n prepotirionibus infetuire psrofübicétis: y debes opitioivamlub er aite eft ealuryeft (milis manu
iricepce qaas ner t98z Gexilitadp (üav-is abc) carre iate rà ptiGcimdiey fV V
nmepes tee 1$ Fr qhódi deed cori a unacligc dc tjo
ver ukuroro ndi roi i vis ob fcbicétum
albedipís j S cadix dp- fiusett connexio intei bedisem "fcd albedo Pipe rS
ifta eM GUNOEQUNDUQR Hic t&oyergotlkisropo(
rio^derresore pou eecd: delito Como bana "éolirapaywimbnario yronecurg ide
fitieveieyaTónda efe olorgum dg Piofi JRéndassénitcleft, quia-cóloraip, &
atociádieübt i ed 1faboo- ed Gédyda Sd Coünotaty e doo nonpaude uh dcik iicet
/deel cceniieaanfu- "bie&oreitteatieritibus !9t e e to- JotySiometasv: q »uz3 f^ sup«cuiom i363
Diciris 1: f ccm: ve: ultimi? inn 4 dbilra-
mirror ves d wary ec cil * tquimiratema&cal
"o ———— "AV RESRETTNSTRPIPUUSAF£FN9 TVRITY"T 9AZCUCANMS 4 ! K MEC PASSES, $60 ^ — Difp. X: De
Éyemtatiohe N^ abfira&i , de ipfisfolà illa concreta
pof funt formaliter przdicari , quz in primo modo conueniunt , vade concreta
Mit €tiua , quia tantum £ormaliter nata fu przdicari,fi non (unt in primo modo
; nó veré przdicantur ; concreta tamen fub- ftantiua,quia poffunt etiam
identicé: pra: dicari, etiam(i in primo modo noa con-; ucnidot , (i adc(t
infinitas , faltim ex par-' tc yniuis extremi , conficient propoficio- nem
vcram ideuticé, Conclufio docetur à Scoto locis in princ.quz (t. cit. prob.
& explicatur fimel ; abftra&tum vltima! praícindit ab omni eo, qp eft extra quid- ditatem
, & ipfa quidditas concipitur in tali abítra&ione ab(que habitudine ad
quodcüquc, quod eft pofterius , & extra progtiá ratione cius , quia
hocabítra&iü includi boc fincathegorema per fe pti- gió,vt concedüt Logici,
quarc rationabi liter ioquit Awic. 5, Met.c, 1. & 2, equi- nitas cít tantum
cquinitas, ergo fi vt fic pracindit ab omni
extrinfeco ; praícin- dit ab habitudine, quz cít caufa
veritatis propofitionis , ergo quamuisin re multa praedicata conueniant illi
naturz , tamen de ipfa vt fic confiderata
nequeunt vc- rificari in propofitione;quia veritas pro-
pofitionisnon folum peadet ab c(fentia rci
fiznificata per terminos , fedà fignificandi, quaratione coaceditur ifta
bonoeft albus ,nontamen hac alia , bo- mo 4 albedo ; vt dicemus , quia albedo
prafcindit ab habitudine ad fubie&tum , etfi album, & albedo idé
formaliter fi- gnificent:cum igitur
adie&iua folà for- maliter poffint przdicari,co quód
(igui- fficant per modum inharentis, & adiacen- £is, & quidditas vt
vltimaré abftra&a nó includat fignificatum adic&tiui,quod non cft in
primo modo, nunquam pox ficri in ipfis re&a przdicatio : at (übttantiuaus,
uia poffunt identicé przdicari, quomo - do
prz dicatum nó contideratur vt adia- cens fubic&o , fed tantum vt eadem res
cum illo, tic poterunt de vluimaté abítra- €to
przdicari;etiamfi ia primo modo nó conueniant
, quod cuenit folum in diui- Dis propter infinitatem formalem cxtre- moruim;quz
eft.caufa perfecta identita- £s, nan in creatis ; in qu.bus non poteít dari prz
dicatio identi caynifá fit etiá for. malis,ex Scoto 1.d.$..q. 4. ad 1. co quia.
intantü excrema funt inter fc vnita , quia . reípiciunt tertium,in quo
conueniunt, yt . diximus n princ.haiusquzft, |... 68 Exquibus deducitur primb
contra Recétiores)has jppofiuiones e "cte nianitas
currityeft albaseft vifibilus ,bu-- mantas eft obietká
intelleilus sue diuina efl bona, fep ms obictts
fruitionis,distintla.ab(lratia &
(ii- les,quia omnia i(ta $dicata süt adiéctiua, & non in primo modo
conuenientia ; & quamuis à parte rei veré conueniant, ne- qucunt tamen
enunciari propter modum. con(igaificandi iftorum terminorum; vc- rum e(ttamen , qp multz cx his propoft- tionibus
conceduntur , vt notant Lich. 1. d.5. q. r. Barg. ibid.
Vallo. informalit.. pag.nobis 5 $7.vel - vía loquétiü, vel 9 carentià
exprimendi conceprus , quis de- rigore fermonis fint falfe; vade ifle pro- o
(itiones,efsétia diuina efl cómunica- ilis,efl obietiu Jrvigonisuh diflintia à creatis, "c. debent ficexponi, Deus fub ratione
efféti $, vel deitatis efl comuni- cabilis efl obiettum Cc. & hoc expedi-
tius eft a(ferere,quàm cá alijs Scotiflis |, przcipué Mayr. limitare regulam
tradita de vltimaté abftra&is ad aliqua predica- tay namratio probans de vno przdiqito t 3 tfr .
:Secundo;dedacitur, has propofiti oncs e[Jentia diuina cft
usseutjepien- tiaefl pater," c.eífe
veras identicé pro- pter rationem addu&am de przdicatis (ubftantiuis . Voun
Tertio, colligitur cam Lich. has pro- pofitiones,bumanitas efl ensyefi (ubsta- tia,corpus,animal,rationalis,e(le
forma liter veras cótra Vig.Barg.Vallo.cit. Bra fau.fuper q.16.vniu.&
alios;quod proba- tur qa non przfcindit humanitas ab itlis predicatis, cü illa
includat, ergo dc ip poísüc predicaci cü veritatespatet cófeq. qa radix
vericatis in propoltitione c(t ide utasexcremorum; Tum quia Do&ot ait rsen
e pee abflraGium vitimata abflratt ione, & predicatii ex Juaratione n9
potest pradicari, nifi for- maliteryuon poteft gropofitia efje » , ni(i — nme
Ca e ardt v . dari propofi Mal du VET DECRE M Su * s hs | Q- III. De Pradic. abfiradlisem concreti. chr. L 4s it per fe
primomodos(ed hac pradi- phy(sco
cófiderabilisexprimitu: pcc dc; vir on aram cprzdi-
phylicetófiderabilis.esprimitur pez dc; icantur forma liter
,& in priaio pre ;, Tumquia erano m Pra d nonniíi ipíummet pradicari , vt
inquiunt 'otifte cit.pon diceret Do&or,q poflit un
itio vera posce br 58 n prigno modo;quia idem de fetp- fo.non fortnaliter,(cd
Mun pradicatur. --Refp. non effe
veras iftas propofitio- nes,quia humanitas, & animal nó funt in- finita,ncc
vniuntur in tertio,at Doc. 1.d. 8.cit.dixit extrema debere [eris vnita- temrin
tertio, vnde nunquam conceffit in ctcatis predicationes in ab(tra&to , nifi
cum
idetn de (cip(o przdicatur.Vel dici- tur non eflc verás , quia humanitas nó in-
tegratur ex animali jfed ce(ultat .Caecertü nulla iftarum foluuonum valet ,
prima fà eífct Sen pacpett eflet fal(a;for- tcs cft bomoscft
albus;&c..quia non vniü tur io tertiosquaprogcer fuffi cit,gp extre- ioslt
funt difpara- ma (ipt vnita vcl jn t imal;& rati
quib.loque- lulio- ra, vtanimal/& rationale, batur Do&t. cit. ve] inter
te per inclulic nem,cómunicationé , aut ip. tione ; quas pradicationcs
implicite «conceffit, cum a(lignauit
regalam tráditam vt d xi- mus;Falíum €t ett humantatemnointe- ari
ex animali,& rationalijimó quiarc- faltat ex illisintegratur cx illis;
licut totü ex (uis partibus reíultat,& componitur,à ibus nequit abftraherc;cü fint, dc quid- iratito
conceptu illius . & ul 69 Sed cotrà do&riná allatá arg.quia
hacpropotitioizieileci us intelligit , ett vcra, & tamé intclle&us eft
,vitimaté ab- flractus, &ntelligere non
conuenitipfiinprimomodo;quódfitvltimatéabftra€tus,prob.quiain(ubítantijsinquitDo&or,fitvnicaabftraótio;incellé&tuse(tabitractusabintelleétiuo,ficutvoluntasàvolitiuo.Tum2.Scotusin2.d.3.9.1.Eexponensdiétü,Auic«quodequinitascfttantumcquinicas,ait;quódfecüdüprioritatemnaturaicm,quàbabetnaturaadvnitatem;plura!itacem»particularitatemyvniuerfalitaténoncítdcfealiquodiftarumquamuisnunquamfitrcaliter.tincaliquo;ttorü,&vcficettquodquidcft,pcttcobiectuintellectus;cítamctafiaitionem,&aliaatttibucaconuenreaferit,quznoadicüturinprimomod»c,naturaab(tra&a.Tü3.naturavtab(tc:hiturvlcimaté,verécerminata&tumintelle&tusabítrahcetis;veréconcipitur,ergaextrin(ecépoterirabftra&ta,cócepta,&jedcnominari,&percó(equensta»denominauonespofsétcócipiadmo«dunicatis,&cfficicniiirationisformaelia,&deillaenüciari,Tà4.huamanitas;nChriftodiciturvnitasaísüpta,corruptaiotriduo,quofen(unon,conccrnit(uppo.fitamhàümanum,tumquiahocnóadeíty.tumquiaill:gropoficionesnocedtàfoc.manturdebomine,nccfuppofitumdiginum,quiai(tinoncQaenita(]umi,[eda(famere,crgoin(ubítátijsdeterminoabftractoà(uppofitis,quieftf(ecuadüScotumvltimatéabftractus5po(fantprzdicata,quanon(untinprimomodo,pradicati.Tum$;ifte(yllogi(musexpofitoriuscócluditindiuinis5,Patergenerat,DeitàscítPateryergogencrat;&titgenetarenócóuenitDe:tatiinprimomodo.Tádéaccfitioals , antecc. patct in. Chrifto
, inquo albedar non potcít attingere fuppolitum. | Vctbi, fed folum humanitate
vt fübie&um pro- prium ,& connaturale 5 . 7o. Refp. neg. intellectü
effe vltima? abftra&ü,ni vt ip(e Doctor notat , aliud ntn (ubftácijs,aliud
de perfe&io - nibus
(ubltácialibus,in illis vna fit abftra €tio, in iftis, quia modü habent pradicà
- diin quale;duplex fit abftractio , ficutin accidentibus ab(clatis , vnde
intellectiuü concerait fuppofitum, (icut album jintcl- le&us abftrahit à
(uppofito,nonab indi» uiduis,vt albedo. Ad 2. refpondet Maur. q. 13. vniu. dub.
4. quód eid cftdicece natu;z à parte rci,vc pr(cindit à
fingula ritate , conuenire eflc obiectum iatclle- &us;coaliderabilé à
Metaphyfico , Sc. aliud c(t dicere hec omnia pdicati, pode de natura vltimate
abícracta, primum eft . dey 1sopipit
Délbylüitanihe i SQ A. vetuimjquia vere d parte rei attcibatá) iffa (ant cim
niaturasdentificata realiter; fe cendumeft falfum, quia ádweritaté: pro)
potitíonis rion fufRck veritasrei fienifia cati fed tequidtor:
&cverirasmodorum!fissificandis&quiamattitavitabféradts5!TNinfecontifieàtillapraedicataaba»ahitanenabilfàcóritinentias&foli,ptsdlcataprimimodirefpicitppefincas!théporcnsainelu(ümperfeprimósidcits&oilizfáropositionesfuntfal(e.Ad5:per!idemrefpinàquamuisillapradicatacóác;Mititqudnmticencacintdedefaproptetrépugeintiammodorófigni&candi,natacaA.vtfic
nó refpicit ifta prac dicacá;& ifta in figaificando: concermmt alhacehtiti
matti» Vel dicendum. cunv ghulti$ Scodiflisjregtilám Scoti nomvale« r€ de pt
dicatis confequentibus a&ü inia telléctas;fed de illisqua à parterei cóue niint,nar quamus in feprarfcindat. tà ab
erite reali quàmrónis, & idco ide ipfa int cenfiderata non potlint:
praedicari pradicata realis;quat non farit primi màs di;& molto miriüs
pfzdicararatiouis j)vt arguit Lich. ex
Ocham ;'atamen ipíà , vt f eres hi oet itiditienia icat& racionis jp
refpólio eft ieditlorihd eund in Chiitto norrett vIrimatéabftraGtazary imó
e(t nattira humana fingularizata; nos loqtirhir de'liunratiitate ; prout
praecise dicit quidditaté. hominis ab(traheaté ab oràni eójq» eft cxtra
effentiá . Ad $»refi. odor d. .cit.committifallaciam;quia mutat rtedicatio,ná
maior eftveracforfrialiterypritioreftvéraidentice:,fipátérfübftátiue(ürmáturjivéróadictuevtettdenóminatiuüis;liceR£alfa;icüthac,Deitáseftbona:,Quiapra»dicarét(ormalitets:Ad»eimumpatátesdiQisdd4vcioricidr
eudonsbisos yr. Seécido arg, eyiftalfic filiacbumas viitàs e(lmivsály d (i
quiaxócrétü fabftas tiále €x (ec6cerisit füppofini; fc amamal porcit pro iac; S
illo amdali (üppogere, fed humáriitás prefcindirifuppofito,crs go atiimül nequit
recte de illapra dicati Tim au eum diécre animal currit j Tittaiiraé eft
ániroalergo lumanitás cur fit; inque
fyllopijnotft cade formalis foletéfudh prütirs&impropotcigaeyiftnláchi
eOcerte t) tico jled dc indiuitua; de tánicnid hac própotiiodi*, homoin dàa-
Ese vosicóceriic dndüjidua fuppoü itdtitér ptopotitioeffco (ala Fl erede dr
nmeenirti ndi Wiener emere tmm CE OR MGE d
adi bran fa ofica à quibas pre folam $ vecta Mi
qeoinede wepicit han elpicity quo picit. ni Ad 2. pateroperidem yquia za
etlivíór varlarur | igtép cue mE em ft vr n
ord tede wm pad concedant; poffede'dbteaGuis- inferioris - bus predicari pec
quod cóftat ad cauion& Poticij dos -L09.1:95;
óppotü tencatis; cb 1ve(oiibi
rslvgov nusnsilis mus CUWROTTON Dy iSuigpum 21 £1UD £M 8 T
QUELLI X23 JAE" "o dirae; luz de conepes a id Lajimof 5 rattis
prdicati», x5 304780 ad prinia partc dabij pats ne gatiua conmiüniter
cócoditur;vrt- de ba (unt faliz bomo eftbrmanitas,li- inue efl albedoalbum c[b
colorg&c. ra: tio fepiusc(t in(muatá quiz abítca Gra, s poc (cindüc à fubic&tis S (appolitisicotie bri
verser em i mgr pant dó lipmificandi (ubieótana ,.& raxdicatít fioc
cómthunicencvinter (e yxoliiar radi /omnisveoitatispropolfitionibusDi: quia
bflratàa: figmficat parteib.cocreti y qp habet rationéimapauspatsatité vr. pars
y fitipby (ica) ig m eraphyticaynompoicii Idetoto przdicdri Sed quia hzc rau»
non «oncladitimdiumssmam abtlracta y. -
-A£Grihunrcásiohelcti (apposits praícime dant Xam& in:fcv nde.poílinvide» tificarirealitecjimmáaran
e ,ideircó. pros poficones quibus abltru£ba dicuntag dc nece a I ntt Q9. II.De
pisdeabibsa s coconerenledri.LL. $03: E "o. 1 LE vetei ^ is ues alm f
atis.deniyensfientitássenseftbouitays.geonuséfbvurüst[alitar,86catnenaccidensdcceiétapredicataantdbftza&ta,Help:détigotefermdnis,oninesillsroposistioncsciícrimondpetens€;nóeítconctetiianibitumaalieceiiónVligrisimeltaccidens,sicuteami,lignumeftalbum:s:quodanasgisdeclarabitur,exmoxdicendis...TTS2.75ICircáfecadapartemcértüefbpriindiuinis,quandofaltimvnuméxireemumítinfinitam:$stülesprzditatioues€Bcidenticéverasproptettatidnem,mepiusreplicátàm:Déiodéfccundá:omnesadinittunturiftapraxicdtionesimabífkcaétisaccidenralibus:mediaabítractione,quando(chabentvéfapecius,8cinferius;vcalbedoeft
colot,eít qualirasy &c»quia (unt
vltimateabftca&ta;, - Gcfuperiora 3a ordinc ad inferiora fe habent
,*vz.cón« cretajcum illa:concecnant& per modum totíius,vt in princ. quz ft.
dicebamus. ht. (aper Fet& omnes concedunt: propositio» ncs; in quibus
abftra&um gencricibpre: dicatur de abftratto difeceriabweh ex tra, effe
falfas ; vc animalicaseft vationá- litas, Scé conuerío , quia intantum vau de
altcto praedicacür inquácum vaünmcur
inípccie, quam vnionem coücommant per mómina concreta 4; &.à qua per
abttraGta graícindunr, ergo vrabitra&tamo! polsüc adinuicem przd:caci . Idem quo; efiet Adic&dum-dcabtizaóts ,qua 1h orduc
ad lia accidentalitgtrpcaedicari naca (uat vt hümanitas eftaibedo y
vebaibetlincitas nisi quod: Vá(qubqu diífp.rg o: «limi-
star bant veritatem;ptzzcipué;quando per ipredicarumabttrattá denotatuc
officiü, ' aS actus fubie&iabítraéti y'vtrarronali- Xas efi
diffcrentiasrifibilitas ejt preprie- L v; Maior difhcuitaseft.de abílca- ^ 0 ;&
fpecifico j^anillud pof- sit djifto.pra dicati, prz cipuéin.lubítá-
tijsyim'accidenabus- 3009; doquendo dc 'abitcattisvltimare ;..iteman abficactum
diffcrentialc pofli cidefprofico diciv ca suni ioett anmialitasy cfl
1at107aliia5, 'ulbedineibas tfEcoloraitas, &« &LuO)3Nv -7x; Hart. Log
feet 3. cdocéait? gencricitimi quà ms ialc abftcactü. veté dici de
fpecifico.quéféquitur: Auer faq; x4. Log. (e&teaq. ac Blane;- difp, 2. (ed.
17; hoc folam de geperieo concedi « Alij her iR. ;ablicaQta fuperio- rid cg
daplicit&r;eoafideyár: y; vel vrinconfufo conGnent rationes ; & per-
fettiones infcrigram ;& vt fic pofunz.de prec ser ii fecundum gradi ptae«
cifam;qtem tormaliter dicum ».& vt fic falso pratdicáturita Ma(, (eG. 4«.de
Vni* uetfag6.Soro:q.3 Sanchez lib.7« q« 13» Saarez:difp.:6, Mct. (e&. 1c
«Didagus d Ye(u dif: 5 ;q. 2.dub.2. Com plocdifpiqe Q-.& alijjà quibus
5:Meb.q.33£eebi4.BcBasicSoy2.peirsvnaTacore1[pecifica»tué:(umatur,cáfusédicere:rationesin«fetiorüm,Scpoflevtficpridicati:dc:ilksy(iweràredaplicariud,ve(ubftaritcoriecpaypizcifiuo,inbor.(enfunonpoísepradicacideahfériotibus:Adic,tract,4«4.9:dub.s,iftaspradicationcscanquam
'obabilius dictum aderit e(c fal(asyfoli concedit illas; quibus abft tacta
dicuntur defais imimellatisinfcrioribusy fub cádá ab (bra tiores; &inomine
gnilicaus ) vb bsc humanitas efi bmanitabbec ratioe ualitas eft rationalitas-sbac
emn eft animalit as, &c:quód.ex noftris; afe» ránt Bar2.1.d:5 :q-1:$, Ibi
bor omen Deus ,& Maur.fup. q. 1 3 . V niu» dub. 44 imó ipfe -«Do&or Ms.
q. t; E.inillo ex tá afferitquod nó poteft dari conceptus ka vlrimaxe ab/tra&tusquin
poflit de jp « prijs fiagularib* praedicari; vnde cocedié jppofitiones iftás bc
anàmalitds ef dni- ib alitax Jàc:atbedincitaseft :albedineis t5,n6 ci
itdibimanitas efl animalitas s quia liumanitas rió e(t fingulare animalis
tatis, Tádé cómbhiis éft opinio spud Scót kiftas;ranfcendéc pofle dc alijs
abftea étisdici, vt buon anias eft entirasseft ba» qitas&c. quiaad.
vetiratem propofitioe viis, falcimadenticam ; iinquiünt fufticere infinitatem
perm ffiuam;& vran(cendem- -tià talcm habenrinfinicatem yc nr có» mnia
D'eoy& créatorissideo poterunt im abira&odealijspredicati / ^,0 5 3 --
3$: Dicédum ctt,nullam propoüüohe patum difánt Fonf. - — — PPS — MER! fe ^
Difp. X De Éninciationé 000 0 ip eteatisin qua. vitimaté abltra& prz-
dicetur de altero vltimate ab(tra&o , vel de füis immediatis inferioribus
(ub eadé ab(tcaGione, & nominc fiznificats, e(Te vératn, fiue
accidentaliter, & denomina- : tiué, fiue effentialitery/iué rranfcenden-
ácr pczdicetur, ita Do&or cit. qué pra--: tcé Scotiftas fequitar Ruuius
tract. de modo predic, Morif, difp.1. Log-q. 17. imo hanc fententiam
volaeruntafferere. Ma. Suarez , & alij. illis diftin&ionibus dc ab
ftra&tis, & przzcipuum fundamentü cft formalitas termini vltimaté
abflra- &i, illum :2. intelligimus cam Scoto d.5. eis cit. q. 1. C. qui
fignificat quidditaté abíolutiffimé famptam , & przci(l (fime ab omni co,
quod cft quocii] ; modo ex- trà róncm quidditatisergo vt fic prefcin. dità
qualibet habitudine ad quodcung; extin(ccum,fiué etfentialiter, (iué acci.
dentaliter cum illo abftradto habeat có- fnunicationem ; ergo denullo alio
pote» xit przdicari, quia vt fepé di&um eft,ra- dix veritatis cuiufcung;
praedicationis cft Sdeniitas,connexio,& communicatio ex- tremorum , nó
folum vt fantàparterei,"fcdvttalibusnominibusfignificantur."Conf.quianequitvnumpraedicaride.;alio;nifiiiludconcipiatur,vtinexiftens"illi,&aliqnomodocumcoconiun&tum,utavtdictumcfl,radixvetitarispropoitioniscftvnio,&connexiocxcremo1ü;(edquandoconcipiturcerminus
vlii- -amaté abftractus , vtanimalitas v. 2. non
»onfiderarur , vc coiuncta cü humanitate, "wel
cquinitate , ergo cum verita:e nequit din tali abitractione de ipfa praedicati
. -i Deinde potecf prob. conclufio figil- latini qubad omnes pattes: &
primo q mollum'abftra&tum poffit de alio deno- ginstté pratdicari , etíi
officium, & actü illios dicat 5 nam vel. eft (crmo de operae tione ,
ofli-io, & a&u [ccundo , (icureft -
gifus refpectu rifibilitatis , intellectio re» ÉKpcéáu imtelle&us & hoc
cft (alium; quia mec intclie&tus eít imteiledbio s. nec rifus c(t
rifibilias, nec rationalitaseft confti- tuo homins Íed- principium «onft:ta- xiuum;
vel cit fermo dc officio ; & actu omo, & cá hic (icintrinfecus fubicót
Ron gotetit predicari acetdésaligr à dc- art.q«
& hanc eandem rationem adducit -Aurcol. Td. 4- part. 2, art.2.. nominatiué
s. vt dicebat T: fed e(Tenz- tialiter,nam rifibilitas formaliter eft pa(- fio
, rationalitas formaliter differentia ; quod fi per'paffionem , &
differentia in- celligatur fecüda
intentiones, fic cft prz dicatio denominatiua (ed
non cít de vl: timaté abftra&is,nam &
proprietas cone: cernit hanc, & illam pr fibilitas, hanc, & illam
rifibilitatem. 76 Secundo cótra Hurt. prob. 9 iftz fint
falíz bumanitas ef rationalitas , eft animalitas,ad inem, negat .n;hanc Tetrus
eft bumanitas, quia licét Petrus in (e humanitatem includat » tamen vkra illam
babet fubfiftentiam , przdicatum autem debct faltim confusé fignificare s
quicquid dicit fübiectum ; fabínmimas , fcd humanitas vltra rationalitatem
inclue dit animalitatem,quam rationalitas vt fic abítracta necconfusé dat
intelligere , er Lid art etas os humanitate , idem iccendumde animalitate
refpectu ratio» nalitatis. Sed neque ambo coniuncta pos terunt prz dicari ,
quia vt fic rationalitas deberet przdicari vt diffetentia .djuifiua
gencris& conftitutiua fpeciei, & per có (equens vt vnumadiacens , qui
modus fi« gnificandi repugnat vlamaté abítra&to . Tum quia negat etiam ipfe
hanc propos fiionem Dess voluntate intelligit. quia vt fic datur intelligi
coceptus nofter;quo voluntas licatiné fumitur, & conci» pitur vc principium
operans , fed ét in his propofitioni bus inuoluitur. nofter con- ceptus , quo
reduplicatiué animalitas fc- cundi fe,& rationalitas in fe concipiturg
praícindédo à quocunque alio, ergo &oc. mon .n. abílracta dantur, nifi pcr
iatelle- «&um. Nec valet, quodaait Auería, ratio- nalitatcmtuncinon
pradicari in quale; & .Vt differentiam, [ed in quid , & vt genus ; boc
.n. iamfuitíupra impugnatü difp.6. q.4« oftendendo veritatem illius regulz
Diutr forkm generum non [ubaliernatim pofitorum, &c. Accedit etiam ; quód
ab- ftracta vltimaté fe babent vt pars;u ne- icari cx dictis difp. $.q. 1. 77
leruo cótra diuerfas acccptienes vitimaté abftyacti à Suar. E oníec. E. ahjs -
tem,& ri«. A 9. III.De prad. sbBlvathi eo cerit Ac.LT. $657 addu&tas
vrgetar, quia (unt diflin&iones do plicacoriz , nam vitimaté abítra&tum
ex iua ratione formali abftrahit áb omhi eo, quodeft extra propriam quiddiraté,
vtex vi nominis itür,'crgo nequit fumi, vt aliquo modo refpicitinferiora,
aliter non eec Itímate abítractum. Per Gd oltenditür eciam vliimaté abíitra- um
non poffe de fuis ingularibus pre- dicaci , quiá'ab illis non abttraheret; tam
quia etiam albedo poffet dici vltimate abftrz&a , quia cantuai cócretionem
ha bct ad propria indiuidua, quod ett faisü, nec implicat przícindere ratiogem
communéàfuisinferioribus,aliternuiladareturabftractiomtervniuer(alia."^Tàdemquódconcluiioverificeturétfotranfcendentibus(uodctiamfüftinecVallofuperart.3.Tormal.pag.nobis359.&probsbilepürátMaur.cir.)jrobator,infinicasilopergvffiuanilaliudeft,quàcomniuni:ds,&indifferentia:adcreataendisRctalatiypleeudentia:vtstcimatoà(ypr&efeindulDHdfercoDatnbetvtpaffió5'&ettéxiváátatimialementitatiseronónporefte(Tedaotioidehticeveritatis,vteftinBnirasfocmalis,&pofitiua
in diáinis; patet confeqe nam idco anhinal itae ipn poteft-de uz mánitate dict
s quia abftrd bit à* poténtiaz! litate; '& habitudide ad ibfeciorá y: ergó:
idém de identiace dicdàdàm : Tum quia: Doctor; quód omnis identica »rzdizi
catio in creaus eft formalis 1. d. 8. q. 4t ad ti fed cncitas! ve ábftiáóta
nequit forz militer predicari aliter diceret concre- tionerm ad id j eai
adiacerer, INec iouat ; aliqui dicunt , peculiare efle abftra-
isttanféctidentbus de omnibus dici y: qiiia primás cenceptus, quem de ré ali
fori amas,eft;quàd non hic aihil, fed iquid; non uat , qu1a conccdimus ra- enus
includi m con: epdbüs nfe- vm y'ed aliud eit de illis praedicari vt vltimate
abltractu , nam eias yc tie di- cit rstióneth
enus vc ab inferioribus prae- cfic tationem
entispieciln. ^ 6 728 Sedcor €ta arg. qp faltim peedicata e T anabftracto »rz
dicari dc in bus, qium quia vc- ré lupcriora effentialiter iacluduntur ia inf:
riotibus, ergo poterunt de illis predi cari; ab eo n. quod res e(t , vc] non
ctt ; oratio dicitur vcra , vel falfa. Tum a. (i- «ut homo definitur. per animal
,.& ratio- nale , ita humanitas definiri debebit per animalitatcm , &
raconilitatems at par- tes definitionis potlunt dc definito prz dicari,crgo
erit verum dicere, humanitas cR'ammalitas & ratioaal.tas, vel faltim
himanitas eft animalitas rationalis. Tum. 3: coütiderando hás duas naturas ,
bamas ritatem, fcilicer & equinitatem; concipi« fous ias conuenire, &
d. fferrey ergo po^ terit ab fl Fabi conceptus commaunis-ab il» lisin xpuid
priidicibilis talis érit coceptus animalitat/5; qua róne Arift 7. Mer. 43.
ádducic hanc pradicationam d.ff.renuz füpetioris dc infctiori imabftra&o,
(ci(- fio peduni cft pedal;as quadam j & $co« e áed rnmia t ei i
sniiitas-e$! bana t aybácsibeduieitas. esi'abbediatitas;& fübditsqp n9
jopartets. qued in dba disne. Wr Lia prádsé ety deuliquo nec aliquid de ip-
fésquia boceft impojibilesfea fufficit adi própofitis boc quód vltimaté
bfiraddit » boc efl db omni alteris natuvasci à fup. pofito propio ton:
fingulari,de ilo non prédicetur aliquid formaliteryuifi prie-diceturper[enuomodo.::""Refp.exdictisad1.nonfufficereadVeritateipropolitioni$veritatemfiznificatordm,féd'eriamveritatemmodorüfignificandirequiri;namquandorcsfiLireprifeindensab.alia,&poadellapraidícatur,nonconfotmaiuc
rcii!la propofitio, «ceftin (fe; quia licéc rcs illa deriotctur , nón ramé vt
alteri có- miunicatá j4üo veré eft à parte rer, alice ifte cient veta y Peirnscfl albedosefthta micnitassc?
c. Ad 2 . non poic(t in ccóto humánitas
definit: pec animalitatem ,.&C rationaliratem , quia hac praícindunt ab. illa,
fed in obliquo:y «nde non potiunzin recto pciedican fed inloblupioidicendo.
hàimnanicascofiát d& adnalxauy& rogas litate, Gcutín defoitione phyüqa
homo non dicitur agima, & corpus, icd cx: alas & «orpore ; & licut
non zocte — ono homo eft disini (loquédo de. corpore pro altera pàrte compoiXtd
y. non; de generc (ubalterno) co qua cdrpuscft, piis, nomtotum y fic non
re&é dicercrur, hüaranitas c(t
animalitas rationolis, quia. animalicas (e habet vt pars. mou V tpi vtd:ximus
difp.$:Gepe tara pec fd le £0 ceptum ron
cídé càceptum Ago eret ti$.,. fcd: aniemalis,qui: itaeritab. Glusjys Qt diné
etiani dicat ad.illa, à: quibus abílra- hítar,& vt ictórum fit quoddam;
poté* táalc,animalitas autcm ab.illis prafciudit Nec vtget authoritas-Arift.
nam pratcre quamquàd differentia fuperior. nO. pros
ptié dé inferiori pradicatur » Vt diximus difp. jiq;gaar. jiidbuctamennon cti
prg. dicario de vl timaté dbftracto, hers Mes vltin.o
', idcm dicendum dc hac Cationebac
bumanitas eft. bumanit ^ ncgarhus ver illam aliam. de hac a dineitate
cfle veram;quiahatc. sme tas dicit quidditátem albedinis aui ferentia
indiuiduali , sc B OMBANEN. ab hac albedige s: heque erit. vli eae flracta 5
negamus. etiam. Ruedil fttactum ed. vlimatum Lr às E p cron fingulatia , non
«n. dicseur. e ab « illis (ed concretum ad. & aut horitas Scoti nom vrget
18e an i vnum extra y: & oppofitam d cducitür ex. tota illa quz ftione à yt
notauimuá set mé princ. huius quizft. . :79-Secüdo oarg ad ide. Tum. quia co
QO- creatis ad abftracka tenct. coníc üétiay 6t in vitimaté abfira&is. nam
valet dicere in divinis, Sapicns cft iuf us,ergo fapicn- tia cftiafüitia. Neqj
dicas;cllc verü idcti- ticé propter infinitacem exturcmoriis qui& cü
infinitas fit modus intran(ecus , & «oníeqücns exraquidditatem (api &
iittitizy&e vlcimare abfiract pen dat ab omni eo, quod aliquo dodo E. tra
rationé formalé,iam illa cxtrema pte- fcindent ab infinitate ezgo infinitas nom
eli to veritaus illius pra dicationis., lum. 1: humanitas , & animauas
rationc folü, diftioguuntoryat hac diftinétio (iei non, anícrt
xienutaremxealcnjira nec veritas tcm propotitionis, Tádem anima raaonalis cfl
atiamey& vamen "t" intcr ab(iracta,: üdi JH 19]-32721155 (31611!
ios Difp De, Bostéfatine v, «0X 0. eit veras! ;So: Refpà core 55k onis quand
quando o ee Usyvt san aero vai p Plein dini E en, infiniinin infiniraté; ad:
ius rd cere lapientiá téjiuflitiags Seno. ce vlamaté voe nin fxedete ab
infinitate; vnd vicem pra dicari i. d qu: non eucnitin cCeatis;vlu mare antem.
flra&um MPH - qos sli :"r a * propb fü uoyin I; LIjeo ratio apientie«
cít ratio diuina juflitimy aishec yeta ratio Deitatis eae ratio I: pientia:
proptcr inst cit UNA ire umusa ze(pondcre quod modi im nic pd gii mo modo
iuxte:di inb ow Eu hes dnas a m cum Daá air vitimaté flcind:tg ab.oi cpa quod
eft. quocüq;modo extta rOncm rbi dsbecinelig
pofitiaé modus. nj piri m. fecas(et(i SES aie tar 0.B5 dicari)nó
tur ita effe extra rónem Ae», (cd tin negativó.que expolio videtur de, te Doct
A ih aitqu rahcdo fapiésias iio E Ee pee etse tA DUenind finita;led visere
fores 2,anter«cft falsus quo admiio,negatur iia ci; ex modo cóeipi& ps
qui& . c&iur illa extrema; explicue Nt. cii tundamé vojn re,ncqait dei
leu ter9 epüciariyná eíIet dic diftin&wm.e gliidé euni ert pto, MM: je am.
ja.comaynt e(Te vluimaté à ua hucuf aee tdemodis pdicar; djmablradies wcoereto
quo ad pri-; mas int£ilones,e ,9anmno vet ifegtur, minis fi & ini Cru onü
Ado. feyQin ordine ad primas, tavt ia; propor, fitionibus acci iuit termin); yr
«Qmunis, cacionc quada, A coocxieng dic ead in- ; ujeéjnen vt ra [cind.intà;
sdlieüganigs Y oc owe af a — " -*- r. LP. . fintimntO Loto Ja i Sud ^ So
DPI Re qe TO .WNDECI MAI jUlott0.2 4. "huis 3nu3 e'10:5i *» [Tee nei y
refus d sde E vciebu eut ari fibi jr debate libras PHP d nrc" erm eoi1impo
ose fioi. leg noo X one; T cd nim ^ laii i Cummni, à Dif ifa LL QiBibli c: js
us de Eniheiatione i . oram tráttat,»rab em nem s find -iimpoffibiti
Xmultaf;pa[fionesde«pfo"2pru9tvidinriPEEfdemcnmetiomftinfe,cfeciVaedoneeteDeuifvoeeuprtianvellealetmcontinentiamqiProem.Necfads^Detiuon,dotediataseafifioDemonftyationis,ertonfequenterquódobieurmere"»ipinivtnériripadPAete(Te(«Demonniviraeur2Eputs"agii"iaiempmatio,qacuiboritate»inumiMriicolificere.DNiftin&latratfatum'àlibrisPofl:ficutdiftinBoreetHiecaecRSylloei[nius,AeeevteftbeaALIdTee?iloiBomSieioimChimftbiitvéflieemTRübertuiesOrdriafirjrp.optrati.ymotialiquitdixeva."Nonvrgetsquiatomi.$yllogifmi1nConririssprerequiritayfus?explicanimuspairesvddreoperathpieniquiadiosfpeenlationiss"na;MlossQvesTIO^idumDiijcurfus.differataj.Jorge2:jd5b5.TarioneeHieiciniseftAHR:^iide:t8|An.146.quàdponrtisdiffe:entià/inter/duó;àMiesreoportetcognofécteinvtvideamus,ayDifcurfusdiffétataguiadaAogi(io(ptoeoden.fumimasSyllogiafüm;8CArguméaüloei)tieceffecpipriuscontidérareygi:dorMigeAe'"Argameétatio,*piféiifüsetoóeftocerüia'
intellectas decr ; qda ex vno notoalíud ienotufin jt, & iptetcj vnde
dicitür EE" afi didam cücfüs y mótus, & progref- /£x roto ta:juam à
terditno aquo iitelieEms perzitad'gnotum tamjsa ad : verinitiumiád ju ue;ex- ua
definitione col- Ug turjnó Ere.]uod inicélle&tus duo cognofcat vnd
poftaliud, nam c-phires app: chiónfiones y vel ibdicia difctete "ibi iauic
ea (uccedéntia effent (carfíus;-fed —— ici , quód vnm ser aliud &égnofae .
fui; diglieieée poreft cótinsere, e yt bt "i deirordisen, 8: hàbitudiné
obi&- iam, vt fi quis cogno(ceret Solem dietricffe;& diem à Sole vc à
caufa de, ee déte;& hoc non fufficit ad diftur(am; n& "hoc potids
pertinct ad fecundam intelle- &üs operatione, effetd; vel vnum vc! plu- €
illorum obic&orü ad inuicem jecit ; ficut &t plura complera uit per
primtamopcerationemappré- Fesigen opeceri Mescii iudiciumi;fed audicij; &
complexi obiedtr. yprehéfios Técüdo contingere poteft i per dicàt liabitádinem
iuter alenfus illorum obiez ori ftaur imellé&us atent ratut vr quia habuit
ad aliad à enfum, & ex vi 1tas eliciat aífen(um alcerius , & hoc mo do
intelligi debet definitio dicur(as, " gy, gaproptét tria intécaenrünt
di(cur(um,cozació nodi cosnitío i ignotis !& illatio; (éà deductiorgaoti cx
noto, pri "inum dicitür aécededs , lecandü confe: ? quens; vertiécobfes
uen da; qiie eit nexüs "wtriufti; poteftas explicari exeglo [et adz ^ operationis , ría licirt in iudrélo adctt áp- $08
Dif», XI. De Syllogifmo in Communi . | : i; 6c1n difcarfa adett iudicium
antece-^ deritis noti, & conícquegriaig ti. & fi- cut in iudicio adeft
conpexiótermitiorü per copulam cfi fignificata,in qua formas Jitcr contiftit
iudiciá,ita ip dilcur(a adeft phai» fabie&, apprchenffo prizdica- ficatayn
qua connexione, & illationc có. fillit difcurfus formaliter, vt notat Lich.
q.3.ptol. in ílla collat.q.an Theologia (it Lcicotia. Adeft ramcn fecundüm
aliquos hzc diflcrentia ; quod iudicium in fecun-. da orcratjone quandog; cft
affi rmatiuii y. quandoq; negatiuum, vnde duplici nomi- ne compofitionis .f.
& diujfionis circum Kctibi folct y at di(curfusformaliter séper
£ftafhrmatiuus,quamuis .n.aliquádo có-. clufio fit negatiua;tamen jllatio séper
cft affitmatiua , quatenus intelle&tus iudicat - «onfcquens re&é ex
antecedenti deduci; td hoc potius vcrificatur.de cognitione 1cílcxa , qua.
intellcétus, poft diícurfum iudicat talem diícur(um €tle re&i, quàm 4le
iplo conclufionis affenfu , fcu cogni- 'tione dcpendentcet ex prauiffis; vt
fufius inlb.dc Anima dicenus. Hinc trcs conditioncs requituntor ad *difcuríum;
yt notat Barg.q.4-prol. $. E- o Tbeoloyta 1n [enon efl. [cieutia » €x Maur.
(ujct q. 36. Vniu, prima, qaod. in géllcétus ncelligat hoc poft hoe , fecunda
nod inrcliisat hoe per hoc, tettia quod 3i is a&tibus concipiat arii
ecedebs,& «Olequens; primà deducitur ex eó , quod cuifus eft qua dà via à
tcrmíno à quo 'ad iet minum ad quem , priór autcm clt sctiminus à quo ; fecunda
proucnit, quia vobicéta habent ad. inuicem dcpeodenuá ! cognolci; tettia cft
neccílaria , quia vt xiwus, hon (ufficit ordo inter obic& Acá cxigitur
quoqj inter affeniusquate di- kurfus ft; cim et Roto ptogi dimut. ad ágnoum ,
fiué notum lit caufa, bae effe tus , quas
conditiones in nd. fcutiemus , Vnum ett hic aduertendüm ; guod
cum dicitur confequens dcberc a c igtiotttm , nó iie erar plo a&iuali
di(cur(u, quia tinc adelt allenfüs , X co- nitio illius, (cd ante, nó quod
(inpet. de t effc nece(larió totaliter iguotü s quia [2 pius difeuczimas de i6,
dü& lont norà reflexa ,qua.jnte * fucóclatioois drftinGus , fed ecit
ipfcaf« nobis; fed vel quod fint ign riu
ip AS e dia iae en | ti idein ad actualem cognitios nem,licét
habitualiter'cognofcamus illa, 4. Concludendü eft igitur , tunc intel. .
Ie&um difcurcere, cü a(fentit cóíequene conncxio propofitionü per HR aaa
tipetantecedenstanquá pergau(am (al..———— timin cogno(ci.. Caeterum an de
ratióne | difcur(us fita (len(us, cài: d conícquentis , & num illatioilla
fit a&us à .cognitiaot con(equentis diftin&us tea liter, vel (olum
formaliter , & num vltra hos a&us cequiratur cognitio. qazdom c&us
aduertat: coníce quens illud effe fecundum regolas logie cales dedü&tü , virtute.
cayus reflexionis angiter acere eoclulionipertinetad animafticos decidere;pro
nunc poflet die ci cum communíori aden(am aptecedea tis e(fc quidem neceflarium
, non, tamen vt formaliter, & eentialiter iotegranterm di(curfum, fed vt
caufamillius; eio ete poteft , quia tcitia opcratio non cft qu aggregatum ex
plaribusadbus »(cd vna Aimpléx qualitás, ficat caetera opcratios nes, &
potias i(ien(us antecedentis perti- net ad (ccüdam operationemsqug necef- fatio
préfuppomi dcbet ad rerciám. Neq; illato débet (ioura&tus realiter sb
affen- fcn(us vt cau(atus ab alfenfipantecedéris y d videtur imnucre Scotus
3.4. prot. im —— Lich duis di. cur(um4ufficere , o» princigi am fit. phius
natüraliter notunt,s C9 »t. (16 fit. cajas iuum alterius extremi A Rd 4f;vndé ^
illatio.erit caufacio , & de pendéua aifen fus conclufionis à pramifis,
quod ctia ict ex iplo mom neam deduétio,& i n habitudinem dedudt: add yex ;
deducitur y«auíatio vcró ex di&is 1d /[ diáp. $412. dicit relationé
effectus ad cau(am . Tandem non videtur (emper ncceffarius act illesgiesos
»quia pra. . mij eaapQda D cüidenter nota, habét fufficientem virtuté gouendi
inicljectumt ada n Cond. quo caíu virtualiret inte Audicat illam con(equentiám
: ; & iuxta regulas, & logicalia pus ) in aliquibus tamen calibus s
-quàndo non e(t jtà cuidens, dcdu&tio (X, miffis, poteft contingere vt
maneat pa us iellectis, BE] tel edteo- do fupra actum cognofcat. bonitatem il-
fationis Ls à&us non videtur formali- ter dilcurfus,fed potius approbatio
qua dat1, & affirmatio rectitudinis illius , vn- dc (emper eft affi
tmatitins ,quádo difcur- fuseft re&tus;& negatiaus, quado eft fal- fus,
(iue conclufio deducta fit affirmati- a» fiu& negatiua; & haec fat
erunt pro de- €laratione difcur(us in praefenti . Pto explicatione alterius
termini;.f. argumétationis,(olü recolenda funt , quz diximus 1.
p.Inft.traé&t. 3.vbi definitioné argumentationis , €iüía; fpecies declara-
uimus,& przcipué , quod in qualibet ar- mentationc funt ttia,
.(.antecedens, & icitur terminus inferens, cofequens, qui terminus vocatur
illatus,& confequnentia; fcuillatio: ité quód entimema , inductio, &
cxemplü non differunt. effentialiter à fyllogifmo;vndeé in rigore
fyllosimus,& arguinentatio funt idem inter fe , & non» nii
accidentaliter poffunt differre . His prahabitis ,quó ad quafitum prin. cipale,
qui fuftinent pie e(sctia- liter cile pzzmiífas re&té difpofitas, con-
clu(ioné vcró c(fc terminum, & cffcétum fyllogi(mi quales fuerát Alb.tra.
1. Prio. é. g. Achill.q.d e poteft.(yllog. Nyphus 2.
Priio.c.2.com. 2. dub. 2. Marf. ibi q. 1. & alij; militer, qui afferunt
fyllogi(imü cf- fcntialiter incladere prmiffas , & cóclu- fionem, vt
Conimb. 1. Prio. c.1,q.2.at.2. ad 4- Arriaga difp.t $. Log.fect, z Morif.
1,ptio. dub.z. & 5. & ex noflris Orbel, fuper lib.prio.c.1.niti idem
atferát de di- fcurfu,neceilarió debent argumentatio- nem à difcurfu
diftinguere. - Scd faciliter. refoluitur quaftio, fi di- aerías fyllogifini
aceepriones jrenotabi mus; (y!logi(inus.n. vel fum tar icealiter, &inacu
gnato, & vt fic accipitur. vt vnum inteiligio:le,incon plexua, defini-
bile? &c.yel tum.tor exercié. , qu.tenus «fidiquod ügnabatur in fj lloziímo
idea- liter, exetectur ab iatelleéta a parte rei & vt (ic adhuc poxeít (umi
du phciter, vcl obicctiué quomodo d;ci: obiectiuas pro po'iiones im figura di(politas 5 vcl [o
rrbaliter y & iigniticas actum inicl- Logiéá E 9.1. dndifcwus
differatabargumen — 365 le&us cogno(centem propofitiones obiez &iuas;
quod adhuc Mplicier potcft effe. fiue obie&tiué , fiue formaliter accipia-
tur, nam vel fignificat totum id, quod in- teruenit in argamentatione , &
fic dicet tàm przmiffas, quàm concluíionem,imó & terminos ipfos, licét
remoté,non pro- pinqué, ficut termini funt materia remo» ta,& ét
illationem, vel formaliter , fi logifmusformaliter fümitur, vcl obiecti- ué, fi
accipitur obiectiue ; vel (ümitur vt - dicit premitfas folum: vc! conclafioneta
folum vt tamenà premiffisillaam, — 6 líitz accepriones
oftédipo(sütexat^tributis;quzdefyllogifmoabArift.&Do&torib.(olentenunciari;tamde6yllogifmodicitor,quódcftinftrumentüfciedi,dire&inumtettizoperationisintélleQus,quodverificaturdeipfoina&afignatofumpto,nàina&ucxercitopotiuseftoperatiodirectayquàmin(lrumentumdirigeris,&inhocfenfü,quiahabetdirigeretàmprzmiffas,quàmconclufionemyMr.refpicittanquamobie&um,&materiá;circa3verfatur,vndetàmprzemilIz,quáconclufioreponuntutineiusdefinitione.Diciturét(yllogifmumconftareextribusterminis,&duabus
propo- fitionibus r.prio.c.2 f. eodem fyilogiímo poffe mass conclufioncs
inferri 2. Prio. c.1.fyllogifmum demonftratiuü per con- ditiones
premunt definiri 1. Poft.c.z. oftenfiuum à ducente ad impoffibile dif- ferte penes pramiffas 1. prio.fe&t.2. c. 2. item
habere vim | ioni ;elfe caufane conclufionis,&
fimilia ; quz verificantat de fyllogimo in a&u exercito , non qui- dem vt conclu(inem dicit, fed vt fo przmi(t.s
(ignificat « Diciturét fjllogif- mui effe va.oncim extremitatü, cx vna vniuer(ai,&
altera particulari fieri flo» gifiü
particular&,ita T«prio.c. f» & feqe tyllogifmum móftrar: a. prio.c. t
1. fjllo" giimum dialcéticum ex probabilibus ef- te cóllc&tum 1.top.c. 1. declarare patfio- ncs,&
accidétia 1.Poft.tex, $7. multa ae lia; quz nóaifi de fyllogifino, vt dat prae-
cis? inclligere conclaitoné;verificantur . Dicitur quoq. fyllogifmum conflare
ex pre niilis& conclafrone;vt in ipfius dc- fiutuoneyprzmitfas efe
materià,conclue Qoo fionem Sex aca tos mo og iris jo dejonttzagoney Tu moy dd
tus. inp c u M c ME ficja NE eubuunzur. fyllogifsmosyt Pme es PURME ri NE cit,
mimm f sàm;diuería ? piioncs» quia vocabulorum fign iaa. Dp9cxvíu lequensium
pr: tn »v Exoprié; Pert Jrgenio bis D (eite cócju lone dasgitic - Mur Aes ene
do fsllogi(mus. in; m .£xercito €onripi «t &nüper fe; E Eel gaitcare
praemia Fives e ABKCSRUS €üda ome «iutio ilaca y iab eie bir&ütcttg-ope exe
Bis Len eee jede ilen ve titia c(t cogninió.có peii, vtaic de puascicimer d
xdilcurs pnr doc gni gei .czi'Ex his lionis exi argüme ntatio. * "spe
UMIeEE ii áétuiexercito ,& obic Un dise ebore cama f.» fiie pro ud pro.
Ericeadu AR x 2 'ó formaliter. & pro. pramiisis tage; La re manits y dtftinguetetur
ficat. (cs «ünda opetauo MAITURL MR ABIOINESEER &.fient totam jntcgra- Lane
beum jen : difcur(us- sclitmus cxteadere ad omne. illud. quod: mecetfació. i
intexicnit. je tertia. operatia- ne, vt faciunt aliquizawamen proprie lo- quee
diícutíus , Gc argumentatio nort iffictunt y quia; vt patet ex: dictis y. per
strumgàe fi !gnificacor. connlafio. » vt ex penis is dedacta 2 A d *Sed.contra
praxdi arg. ptá v: qi f i-e qu propzié loquendo. à pia- sifasySi concluljona le
per conícquens, rA on ooU0 Bii 37Min Rotes. bas. eid «zc anguine fas quodi ie
EUR. Hm p dam.con Bis itus BEQUd eH TOCA UPC ESHA DB taione ag Miisntuc, qpode
ti [ug di- Cimosergo.y vel défio:xionemallam coms IAN bici ei) stia fii ignà4
tos fen(p-cmpr: ai Con», dede f ootatà la VG VLETIS chiens n propria a T dai p
ia ipiius, -— y. nece joe.efl ads. Lec
uad eei eoa Mn Wkrminusg Aper idems inu$àquo ;.tum
quia non cit ico motus, [ed fnetaphoricé- Ad3, pre ai [à & conclufio.
dicantur Eae a- ee yUag mici sHaPe m E quoddam,rà quia metaphic i din teria y
quatenus conclufio ex.lli "didudy trio usen gorenualitt Ad, de vtilla
diuifio dicayur propria geoeris iam [pecies;. deber s ipifyllogiímus vc uni
períeq ofumctur, vcl in císe idea liwel vt. icit. conclufionem Cx, praemilsig-
jadgsauonc ex diuerltate prae amiísarü, colligicur .duifio í alogis nonugr
taüquai ab: entiniqu^ nam alia, & lig. --€onr dan UE mint e ^ asinure amus.
E ytctqg n ug» 3 ameg gent: mot terme ——0— quem, vnadé fpecif E » Pn er 2 1 m
EA. | Gubnuh Disifs ple Vif. $ dider(is
E dh ul fyllogifab.a sd condutot Mifpita.q SITUE alio cab dod ES FIN s di hd:
iis dica &oric vex js catfatti y Maác jchfany dica difci T ss pum foi sia
confi ftig dicio illatitroyfe nit"a[se- pear iiic, 5 coelos catu Bie da
feciidie ope ratiómis pre(upponit ce Arii üfn 2m dicum laum efticáufs facio
afsénfüs conici afiofii el faltiayéáite cr?ó mon éft ipie afsenfas. Tot d EU
quía ri c ctt fccüda o; téllectüs, & illa de Hur à ipeum r6
vatlat-eíscntia- cónclufidheni y oai etia tetrüitib Bé iE s Brt tsi — Aoriues
ien em &us duo d fóraialitgs dig | 'exjlicatae per y ma ; cui non
tortéfpundent ptie- quia pré cedunt y: i sedie quia aceti ergo al aid liud
malitas prdteq: Tándem^h fál iom o
ycLe& nom fignificancibus Formas! t05 adeft (yllosifmus; fion tám tn
afsén- (id ché dus: ;iteth logefg n the tica cóniditioalis c quidam argumen-'
tátioj quia dréitür habere vir illátiuanis' & tamen nulluseftafseiiüs
intellectus , im propter Conditiofialém "particilam tarict iotelicétus
(üfpenfus, étgo'fyllogit ms eftà difcürlu diftindtus, ^ "| 05110 "9
Refp.hec atgtimétà petere maior& diltuísionc dc formalitate di(curfus in
tib. dc An;d.6:q.1021t/5. proponédam ; pro sicot adducta opinione de: juid-
dita ríus tàqoa cómumore; Ad r." dicimus tudiciá tllatinum cfse actam: m-
telícctus €Ognolcentis y cuius obicctuni nccelsátió" vel'etit conclufio
j.vcl pta" müíie vt eau "inferentes , datur in fyllozilimo;illatio n.
krrür in de- pendentiam concluiionis quz cít rcak- 'amd ;n. nori ' gi? iyu En
at ne? condlutios tio? Anc 4F9 dide did pra is duis posit cf? D inrónc fimpl $
apu propter eh ni moda parit 5, quia termiai* m pens hd Met im nexi * Aide. yt
buon rur rcu apptebe di fic ESL quz : (fanum: a€ cp. cógnoftitur
£dcoüfequentetiudilaEUEÉNSdueMietecodaofeiiniphliepeüdéteia"ànidicrofitio'éffsqofeifü.c6dd$fidiimlatitmm:ws"illatsén(ddíftiantd'a.illátió[Ifa(éhàbéteticaidifpéitia'irrcondufioiàprzilfsisveroytcaufalicttactua,Ge!quiahibitudoflleftreahtéPAgewerfiEont4,idcireonondicirfius'difcàrfuimétseiallsonesiRAefüdieiaie?miptitbegiadu;iVUES;"nzemumtapp:arsexc"XBifirdti(idcaltetíos,ficimca,RrYoras.cani?imadiosecdileQuPitácein;iateaitiaiSmetiowiIusménàpWhcaditvifütmexapreheWrfiddisakerlüsquaedgprehenfrorideueMAVATTIaliacwvtedenidifeurtu,Ad!fttonobis$3pergtigeez!Suridissri:usiiis,&beconfequensdifcutfuscriitégaitió.inoclusioisiflatae."Ads.tel."Auet(aida"illiscasibosnoodariinDWdicüpo:fai;fed(ólani1.operationemdiehprehéditfjpuVREXEdicite:bén4gaediiitiamiudicioquoBioebdiaximusexplicando"fotinaliguidefiidià(eendunideptzu'pocficticasonidoiütahrdimscitütilatua;quidpate'refoluiàargu"NETSUEOE$iabtolice.a(sentret?intellc&us'anécedénti,iámdeducere:"3turftri6vafequenieni"atqQquohiadmRÀnaTulgediidseaitiCiréaiicecedihjsQuo2(ufpen$12(üfpenditurétconfcquentisa(senfus;nonobidtamenfyllogifiusproformáltcóCeptueritàdifcucíudittin&us,fed.tanti):proconceptuobieGtiuo.QV£ESTIOILC4affen[usconcluf.debeateffediflin&usabaffenfupramiffarum.IoCháq.3.prol.q.8.collat.cócl.5.OQGabribiq8faftinétnóneceffariprzmifsiís,&
conclusionem atting!; citatur ab Amic. pro hacíententia Do- Gor ed falsb,vt
videbimus. Alij quam- uis concedant diuersitatem afsenfuum , non folam
considerando principia ine , vt ex terminis funt intelligibilia, &
con-clusionem cx fe , vt eft quzdam proposi- tio ex cognitionc terminorum
cognofci - bilis, hoc .n. ab omnibus conceditur , & tinet ad 2.opcrationem,
verüm e ; vt sims inter fe ordinem, & dependentia , quatenus conclusio
intelligitur pp prz- mifsas, qui eft atus tertiz operationis ; addunt tamen ,
quód quamuis praemiísae cognofcantur diucrfo actu;afsen(us con- clusionis
deinde non folüm attingit có- clusionem , (cd é pramiísas ; itauc intel-
Ic&us attingat principia primó afsenfü principiorü,dcinde a(séfu
cóclufionis pcr quádà repctitioné iterü cognofcit princi- ia;quod aliqui
explicant, quía principia unt obic&um formale motiuum intelle. &us ad
aísé&ticdi cóclufioni,quz eftobic &iü matcriale,codem aüt actu
attingitur obicctam materiale? & formale:hinc infe runt afsenfum
principiorum formaliter includi in afsé(u cóclusionis zita Capr. 1. d.1.q.2. ad
arg. conira 4. concl. Sonc. 6. Met.q.1 pr uir Med.ibidé Ra. 1 Poft. c. 1, q. 8
Arriaga difp. r5. Loz.fcc.4. Amic.tra&t.2 3.difp. 1. q» $. 11 Dicimus
diuerfo a&u intellectum attingere principia, & conclufionem, ncc
artingendo cóclufionem codem a&u at- tingit principia, quamuis dependenrer à
ncipijs eliciatur conclu(ionis a onclufio cft Scoti q. 5. prol. in 4. collat,
Abi docet fci que cit cognitio 3 ! Difp. XI. DeSyllgiforin Commu -—
conclufionis cau(ari à cognitione prinz E cipiorum , eífcq; diuerfum a&um,
habct in 3.d.24- q.vn. B. vbi ponit effen. tialem dependentiam cuidentiz
conclu- fionisa principis; & d. 28. in fine ponit diftin&ionem realem ,
quibus in locis vi- dctur etiam docere fecuadam partem , 3 .f. non requirat
illa repetitio. aoticiae principiorum, nam abfolizé docet habi- tum principiorum
przcedere,& habitum concluf, (abíequi ; quod etiam clare in- finuauit
r.Poft.q.8.& g. vbi loquens de ordine cognitionis przmiífarum , & con»
clufionis, nullam fecit mentionem de ifta repetitione , ipfum fequuntur
Scotifta: omnes Lich. Tat. Barg. füper
prol. cit. Poncius hic , & Auería q.25. fe&.2. Pri- ma pars, quod fiot
diftin&t a&us ; prob. ex Arift. 1. Poft.c.1.
dicenre omnem no- titiam difcurfiuam fieri ex przexiftenti cognitione,ex quo
deducit notitiam con- claf.fieri ex przcxiftéti cognitione pre- mi(farum. Tua
2,quia principia , & coa- clufio valde differunt , nam illa funt no-
tiora,priora, & caufz, conclufio cít mi- hus notaypofterior,&
effe&us ; illa quan» doq;(unt vniuerfalia; & affirmatiua , hzc quandoq;
parriculatis , & negatiua vel & contra , quz omnia inferunt actuum di-
ftin&ionem. Tum quia habitus fpccic di ftin&i íolamab a&ibus
diueríz fpeciei Prairie doe eiufdem fpeciei , ficuti abitusifti ad a&us
fpecificà: diuerfos inclinant;fed habitus principiorum , qui dicitur
intelle&us , cft fpecie diftin&us ab habitu conclutionis,qui cít
fciétia,er- e Tum quía ad diícurfum exigitur cpendentia , non foluminter
obiecta » verum etiam inter a&us 5 vt dicebamus . 1n przc. quzft, Tandem in
demoníira- tione ab cffcétu przzmiflz dicuntur cau- . d: at irtek i? » go 2 it
verificari c rebus amiffas (zuii;caus , quia in ilis comincur cffcdtus, in
tondiio- nccaufa , ergo de cognitionc praai(fa- rut ,feu dceiettu vt E sito ,
quatenus intellectus ex cogniuionc effectus infert y & clicit cognitionem
caule , crgo h&c cognitio etit ab illa realiter diftinctacs 3 €um
fitcaufata,& illa tit caufa, /— S 1i Secüda puis pór primo prob. ijsde. -
arg. amos Sata moto Q. ILedpáfnfesianl aliae E AQAA. Bus |: Cenni oo e
xditfec(is ; ibus b gnofciaceeGarió! dcbere con elufionem y&: principi;
próbartt át1an afsenídin conclu nom attin gere formali- ter principiz,alitet
idem actus producc- sevhahiros.principiorurn ,.&! conclu(io^ gis; vt
ecfnitinaretur ad prihcipia v, Tet; eautafai ipGus; vt refpicit .cünclnüoné.,
idcarteraunaretur ad obic&pay tamores feidiüerfa. yvc funt principia
&conclu- ji Ti. VER eg en au Refpz dum, Aaecari n fequi ca ab» furd3
j'quia: principia rion arcinguntuc yt Quodab affenfücócluGonis,(cd ai Quos gue
: raisin codes á(se: iucipi atting ütar vr. Qod yao plaxcsdieaconicaredundaic
pro, eipiayen jopncluGonem; iccta) Que, Quod iuis iius poto &
pefneipia:xobi iii cant ekcmplo luéis; 1 coloris s omoi eliesrio amie epiobuM
ipe vu Miller iri pr v gdomvifóao jilà qrind« piopami (t habetiyo manife (lans
veritácá pridpiobémiatluds Lad la ea i obinxineludi iaraífenfai ; fionis ncn
intrinfecà;jdfed quin: q fü is eonclufobisordinemd; otclientialegm. y &
iríorimfecumád illum 25, 51501101 mus - rScdiszc vefponsioC cB taatuim vex lis
yin ft tamenicojncidit dnafira sé« tenria, Com ;.ncdicunt princip n
aficBlus:conclnGonfs elleohic uim: Quo 9l, intelli sunt :affentumi ollur
zeraioart ad aggregarumi ex principijs y; & conclus fioficéxplicud,&
form hoc :efà falíum;guta illudtecminát adicto com clufioors, quodiexplitause
gcrápfamo cons clu&onem;vt teété ain ckuerfds bale agrcr &ftfubie bum,
i& ipradicacum 35871y»era 805 quod (oluox.goificat dependentiam
€ohclufionis à prificipusy depédcntiaqüt formaliter ioo cfl id, à.quo alid
depcnd ; íed.tefpicirillad vt tepmigum; ergo Gicuconcluüo obic&biua
monieclud;o;) ry (i zmatoretnyi minorem: lat£:jo & dependentia
àxpraxinitdis a conclu fio formalis, quc cttticníuss mouniái ad ijs cermimbitit
éselinrelligaaS f ilamaiermunari ad: congu iioncéno yt;dcs c4. Logica. :
pendehteà rii ipia da: lone ipeiacipi pertinóo ad a (sósüonclulions, «c. tecmis
nis il/ uS dcpédécia, 'eihiverds:non rt&é tamemdciodeinfertur.aepsü. prin:
. Gpiorü includbinalffenfib onc]ison;s. s &eunden cíic;ficut ncque
cum:edano» ^ fecimus ctcatoram vedep£ten(em à. A & ;vnuicríaliter cum-coggofcifbasieffe:
Gürprouéni&ém à caufà, fequitur ea includi tr eicaturaj & Qo gnitioné
ynjus ó(fie Co3oit jonen alterius -oxgBuatierpaiderone dybog rii dfbssp nicdiüm
mj3nolidaton inicáciutzoney (ed ttiam peiebhafTis, dlieer.caelo (ro a9 dyfler-
e tevene variar: GAticoluszo dalionis attingezenpr emillas, fannatefigeret 1pe8
Xii n aber rues irm f aa zio fee fpénideturiseus noir orani sl és
bxreregibtigin conc porivatemjijua lo» co;ip&us ponuiisly brporacioamcntk
dé» Mp Gatto wd bile Gianni aer angidang turadeogalo i) mfnin qutmtand exerit
ientaledi, 85. qoa jade word L3; CO focmaátur eumqnefoaliituvitex brümaplq
lughib carpcid caecus Gi oScvcods ceníctum; ergodiilivoealonsbdes
hetfrerórbpetidormealijinneoge L: 020leo) imibanifyilogifmomt&caliz
Xutioqucadt pss quiate api Mt miedo ccrtc bogzo eft à trii cf] asit s ak. l
imalyBetrustskboro, eftt 6 atv vudljdicine bone 3 dr mb c(t. aifrel, vt évie
addon Eris ; vna oa hegórica o pófirioy (ed [iy pothc tira bidding pei xni
upset Rai glishis marge noipia.:.bü.quii liec priacijiar m sepetidanan vidbiar
eri; «ifa per alum quemdam lrcfpxum , ;quo intetioétusocognafcrt
xablotipnéngilbun dicréttidrducam qx eeiucibus qu Xic- tapoillius peor 3 qiàs
funr aadcaky nl beicbo ga ade ido ÍcoMt tpferao ez raga aducrtirívéto y;qui xis
non cícen4 pct voquivitüsonee acr pad Kor án 3j. NtOvft ier io operatio nsctle
6t (adlies ennüalqcl jiima; ved rurpr dar Bs duty eic igit unm O00 j *'3
"YU C WV C $14. al afsenfu cóclufionis diftin&us , hic;n. eft a&us
rc&us , & procedit via compo- fitiuaà principijs ad concluGonem , ille
- £-flexus , & procedit refolutorié à concl, (— bitus principij, &
cócl.fimul, er ad principia re(oluendo , ergo per aísésü concl.non attingumcor.
denuo principia . Quibus rationibus impugnatur etiam re- fpontio Ruurj dicentis
medium: non rc- peti in concl. vt Quod , fed vt Quo , nam nifi vclit tantümodo
circüfcribere depé- dentiam illam , necefsarió deberet. fateri concl.císe
propofitioné hypotheticá , to- tü Dp aio includere a&ü reflexü . 14 Corra
arg. prim oftédédo cundé omnino actum pofse císe refpe&ta concl. &
przmi(sarum, Tum quia qf pluribus a&ibus vnum per aliud cognoícitur , cft
difcurfus , ergo qf per vnum a&ü zqui- ualenté illis pluribus vnum
obie&tum per aliad cognofcitur, talis actus erit difcur- fus,(cd poteft hoc
facere intelle&tus,quia uz (unt in inferioribus difpería , funt ia
derivcibos vnita ; ergo fi cogitatiua: v. g. pluribus a&tib. poteft:
cognofcere vnü propter aliud, intclle&us poterit ifta co- gnofcere vnico a&u
. Tum 2. quia fi hoc 1nodo non explicaretur tertia operatio , fcd quia vnum
iudici eft ab alio cauía- tum;nó differret à fecunda. c(sentialiter , fed císet
quid aggregati ex multis fecun dis operationibus. Tü qonmegimen c idem a&us
erit vttiufque quia vnus habitus ab vnico actu fpecie caufatur , antec. prob.
pet hoc .n. differt à fciétia,& intelle&u , quia illa eft habitus
concl, ifte veró prin- cipiorü,at fapientia cft vtriufque,& emi nenter cít
vterque habitus , vnde dicitur 6.Eth.c.7.(apientiam eíse (cientiá, & in- tclle&ü,
.(- eminenter, & c. 8. (apiétis ef- fcnó foli citca terae 5" Ícd etiam
circa principia dicere verüi,infüper fapié- tis císe, de quolibet hre bus rer
iac Rcefp. admifso, 9 poffit intelle&us ;l- la plura vnice actu cogno(cere
, nega- tus tfi a&tü illum dioe efse , (ed vel pw » vcl fccunda operationem
intel- Gus ex dictis quz (1. przced. vbi etiam ex foludone ad 2. princ. patct
refponfio ad 1. Ad 5. dicimus (apientiá dupliciter. pofsc íami , vel pro
qualiber facultate in- Difp. X I. De Syllogifmo in Communis... c. telle&iua
prout cum fophia conuertitur, | & fic non cft dcterminarus habitus ab:
alijs diftinctus,vcl pro notitia primorum principioram;ac vniuer(alium caufatum
y. fimiliter fcrentia porett faa: dupliciter y vel pro qualibet demonftratiua
cognitio ne; & vt lic à fapiencia non diftioguiturg vcl pro ifla fcientia ;
quz fpecialiar fubies Qa, & principia fpeculatur y; quo (enfu à: fapientia
di Lingurtur , quz vniuerfaliffi- mas caufas, & prima principia conrem-
platur, qualis eft metaphyfica,cuíüs mue nus eit pt incipia aliarum fcientiarü
proe bare, qua ratione potcft dici (cieritia , && intelle&us
eminenter; hincad atg. nega- mus fapiéttam efse vnum «habitü princi? i
cociufion:s, fed efsc habitum conclaítonum ex primis principijs: dedu«
Garum;& per hoc à fcieitia. , & imelle- &u dift inguitur, vt patet
ex dictis. Arift. vcro velloquitur de fapiétia vnincríaliten fumpta , vel de
propria fapientia , quate« nus habet probare principia lisi latona
tiarüsrefpe&u quorü in illis fcienujs crat habitusiwtelledtus vide difp. 1.
Mectiq-4s ' 1$ Secundo arg: afscn(as conl, at- tingat etiam principa ; &
quód um aliquo pao afseníum principiorü: Tam uia éodem actu potentia tendir in
obice m formale,& materiale, ia obie&tuni iod ,& in rónem vt patet
in exem- do coloris,& Seria id przmifsz funt rationes (sentiendi ,
conclufio.ctt. que concipitur abintelle&u:, ergo-&c. Tum 3;codema zin
Voloptes dent (o fiem do in media,quia hac fun volita propter fi« nem;crgo
codem a&u tendit intelle&tus in conclu(ioné ,& in przmifsas , quia
illa cognofcit propter iftas; Tum 3. non fuf4 ficit,vc medium cognofcatur in
prami(- fis,ergo debet cognofci in conclufione s & licidem us circa
conclationem , & premiísas,ántec.prob. quia cauíz de- beat e(se fimul cum
cffe&us effectus me- dij eft inhzecentia przdicati cum tubie- &o;de qua
non fit mentio inprami(sis y quz dicuntur ita , ed in concl. ; ergo in concl.
debet includi medium. efp. cx Auct(a duplicem eísc rónem. etam in qua,fcu. per
quam. & hec 2 9 — ade m codem acta coguofcitür cü obice. - — QU.
cdoaffoficohcldifiig ab affa jranif. $15 £o Quod vt pátet de lümine , &
colofe , aliam cx qua aliud cognofcitur , vt funt przmiftz cefg concl. &
hzc füfficit , vt cognofcatür fimul, nó tamé eodé atu. Ad 2.conceffo pro nuüc
affumpro, de quo in lib.de A nim.difp.7.q. 7.att. 2. refpon- det Do&or
3.diít.28.ad 3.neg.paritatem quia in ines& medijseft vrica bonitas , ideo
poffet admitti vnicus actus circa finé & media, at in principijs, &
conclu. fione cft duplex veritas alterius rónis;illa ,n. eft immediata, ifta
medíata, ideo de- bet effe duplex a(séfus alterius ronis,& p coníequens
idem affenfus non poterit ad vtrüq; terminati. Ad 5. fafficit,vt (int fi- mul
cognita non codem fed diuerfis a&i* bus,vt dicemus quaft. 4. Tertioad
idemex Arriag. aGusifte, quo quis ex cognitione, quod omnis ho- tno fit animal
, & Petrusfit homo , de- inde dicit, ergo Petrus eft animal , dit- fert ab
illoy quo abfolute dicié Petrus: eff animal ábq; tefpeGa ad premiffas prius cui
preter inhzrentiam ani- malis in 9 aliquid aliud. explicatar & actingitur per
primum actum formali- ter refpondens ad ly ergo quod non ex- primitur per
(ecandum atum;tale autem ncquit effe;niiobic&kim premilfarum , ergoaffen(us
cócluf formaliter attifigit , & exprimit pmiífas, mim. fubillata prob, (nam
primum argumenti patet , cam primus actus dicatur conclalio , & tertia
operatio y (ccundus dicatur fimplex pro- potitio , & fecunda operatio) ti
non ex- primeretut obiecti praemitfarumyaliud non poffeca fTisnariyni(i
depeadentia co- claf.à princip:]s,fed nequit hoc dicistum quia hzc veritas
quod. Petrus-firanimal, €t ex te independenter à prammiffis co- gtiof bis ergo
poterit «uis aísctere hác Vericiteni per prium actum indepédé- terà
priahiliseognofciy néccontra jpsü nes có ip adduc:y air quia actus
3lie'forayaliter aci agix prietiidas;tü quia dcpendénuüa ilà phytica tion
cognofcitur cóncla (ronis. Ud (per | "26: Rel'p.faahucr cótededo actü c
elutionis primece. formialitez na- dam , & prakilam veritatem propotizio-
iquid aliud: per. ly crgo- dcnota- nis, fed'al tum;tale autem non eft
obie&ü premif- farum , (ed dependentia vcetitatis conclu- fionis à veritate
przmiffarum tanquam àcaufa ; & ad primam. em negamus per actum cóclufionis
polTe ex- "primi veritatem illam independenter à premiffis , quia infuo
conceptu formali dicit a&usille dependétiamn ,eftq; veritas mediata cognita
per praimilfas , ergo ab ifto re(pectu nequit préfcindere, & hoc imuit
Sco.cum 1. Poft. q. 9. in fin. ait, ex boc cognofcimus diueritaté concluf.
Cprincipiorumsquia conelufionem non cognofcimus ni(i quia pracognitis pre-
milis, Ad a.impugnationé dicimus p a(- sésücocluf.nó exprimi depédentiá iplias
a(séfus ad a(fenfum praemilfarum, hoc.n. non rcquicitur,fed exprimitur dependen
tia obie&i concluf:ad obie&a przmilfa- rum, quia per talem affenfam
intelle&us L6 veritatem concluf. effe mediatàá; /à veritate praemiffatum
caufatam . Di- ces,ergo iam attingit premilfas, quia re- latio nequir concipi
fine extremis ..Con- cedimus attingi przmil(fas, non tamé eo- dem a&u
conclufionis, (ed diuerfo ,. qui dicicur atfenfus principiorum ;nec requi»
ritut ad relationem;vt eadem cognitione piatur relatio, & fimul extrema,
(ed fficit , vt diuerfis a&ibus , fedin eodem. inftanti temporis;
ficutneq;cum cogno-- fecimus cffc&tum,eodé acu oícimus caufam, (ed diaerío
licét fimul tempore. Quarto ex eodem ; fundamentum to« tius difcur(us.cft illud
principium: , Que funt eadem vni tertio y funt eadem inter fexex di&is 1.p:
Inft. tra&- 5. c. 6. ergo nc dicamus-intelle&uz m difcur(u inniti
fundamento, juod igaorát,& de quo non cogitat atu , deóct ip álTenfa
concluf. il- lud aliquo pa&o cognofcere , & hoc etit attingere obiecta
pra miltarum,quatenüs. cognofit Peteum-eífe animal » uia exaema fuat eadem.cem
tertio, f. cü bo» mine,nám fi idécitascumtertio cft ratio. afentiendi,vt
moueaur irftellectusad fen(um , debec apprehendere rationc Fenxiendi . Tán
2:aétus, quo quis.crodit fuilfe Alexandrum , quis Deus 1a. Sacra Scriptutaid
rcuelauit , & ipfz Deus cit ' v&rax ; qui nequiraenuri ctt incriaíecé
Ooo 4 f(apet- 08:6. Qux DU
6yliifuloiemGausiuniS X19. Aeon eid »t:29. MPH ESHMLNFUM puse imillarum,. f.
reu elac ignem» B idininam;Prob. conteg je Cue " A pasret. (PAR. BA e k
&yanixus magis, quatn aug imonio ojttor]nyaane; Quod «ab a[s diis. pre
mitfgrumx fgpespatotali RM dió efücit vufir bpern na 12.8 fu permambibny P
oidenequg natural fios Raptor pcndensi3m: c. donis: accapti dolor in eif ab
ipla. eis de z.; az Keljh kjg& 9p c &om 19 Ari dan EE E ameti
exercitoyquacenus aljcnía is cj virmaalizeg, cipr fonte lonas atinr gelleétas
pos illum aum € allamcee rectam iusta regu ptalogicalia aliter ficeqi e 3a
llc»c ener E BN Pm veis m Áeutecicts ne(ouibtons ac fupra sm atus
ceflectete nec« hone An ipia eloiukg ga
"^ kon p tend itat ette uode alum nce xt »quod addit: desore ads ur deisov
ar muaionesde er ER eei ded üdncl? poaipur, aen cegnàícipet atfenlum
conc]ufíoni 3n hae.eft neceffarium , quia af fatur ab aGenéu pra iiti my «igo
nequis: deroulaen s clie aíscius Rp: aaa cam , aliter idem (der fimul
&-caufaui; «aua, quatenus attingit. mh vagias qui relatio caufa cxplicarcus
per Ay quia imxepetitione primcipior ü. inlen ftenzía ipfinsyex cau(aro m vt
refpieit co» stu fioneqy: Ad: adimide, quod a&tus i|- uM Dare idt Vall aic
p uin [iperpasurale, (cd Lolum. "qan diatuc à ioo lüpcinaturalis adhuc in
pugnasic Aon yigets ahud «u.eít aliquid -pédere ab aliquo, dupernatnrali
occalia- d sitaliters à vt 9 Qoam andae, yup pr iilis exc anplisadgustis cuepi
aliud; did irre cohquam à can(a per. in om pb T d geli aal i e EE pae i turab;
» dipende pisonbs i stiais1q no DUB6r OUOU, 9, Tix cds cochlgmsd pa unc Gaule
«onciu - sonciu vines ergo anrcgu pioaclled &liciat-con u e i ia elixiane
sntcllc tiim aumtpote 4jeyex i Un stati e: concl non enim po:cft cohiberi;pr.
eA u pefita wü Fats Mora oom on Penna mipseemi atenta «onglali cx it aliai quia
offen. MUR ven 1ys rider Á pegar Éosmaleimou MA Mes i "q atguienapro [OA
pin e Cole yeritate IA, ede n 3 pracmifgssóe imas , D MMMCRUT s dou: ione.,
& dgpc vndédeducuac 5;ad boc autom DIAS stra ccodebar fie rg » Lenta, qitod
dau formaliter inallentu conclutionis y (& bicatringat. inciníccé &. per. (cipfamy Objcéhum praenarüarpa »
Ácd fact "d artingat excrinfecé. quatenus &utn pramilfavum, efk. messy
en üeotia veritais coneluü od aet ádíolüm probent yc argum nec aliud per. ea
Quniede p sit ,.colligi 3s immo arc dere uDpugnacionc caiufdam $., /guidi
affert. ad impf. nium »qQua €tàcs pohitis- -preiffis.potle soccliectun d
ttsabi, ad A taobie Gray ex d agenionis nO ^x Cunmsptimo modo: coacedunus
aliquod -elicrse aonclafiqugo. paper: Es TF. "] ^ 60200 d xr eser]
affeplas. principiorü ioglue L4 " ! etn üc cus opm 1 fedrimpugnar Ou ;
quia ti hene mi&it per fe Sexdo fisico jofiéidttingere prinia éGton, &
noni perac- cidéns ex animi daft Gtione" óppotitunr coninoérey
Clitrüs'adliuc- hoc'i[isü colo eivai ex (olutióne'ad 1.arputrientam; dj Pede
near no "eit [aree ibas esa Ie ise A T ependesvet db óbie&o prarmitía
uA ect nec non Gblietam prarmillará^atun rper d feriíliimzoncla(onis!;
cajdrgumiento re- fpondec Ouüied) obie&tum"conclationis habere ekife
ienrem virtut£ ad: ver- ntelic&us: yuré. iudi guatny wise eot ons o nce RM
"ian ra diícürturumi; fti conclufionis y ré fasi dat;j fapé t0ta:Ixcc
dó&tritia:eftil la, qua.tradi- dimns (upra n;:16.:non:pofse veritatem
«onclufionis, vt fic; háberi independétee áprzwiífis , quiacx.(az ratione eft
,veri« tasmediata cognita per pramiffas;; verü vi dicebamus 5 ad hoc. fa
laandii/minimé useftafTenfum prinmcipiorü tormalitee ii coticlufróhe includis
aut-a(fenfum,cG- &lufsonis formaliter, & iotrinfecé: attin- gete
obicctum praémiffarumiled fufficic frattinbat extrinfecé s. quatenus attingit
veritati aoediaráu y quz. dicit -Koborci« Bationémad prasniilsas «iib 10026715
urit emat» rionq «o9 d» i» «MUSS IQ. Xibungo . 911.0121» b1PDs 22210002] rms
nodtul idm promifit cana catclifioni -"Igijo?: iquoScnere egnía v. ciwDta
18. X Vaitiapofstt intelugi.de prar- roro mi(fis; & coaclunonei «dl bita
(iae 39 cl $ormalitet accepc sx quódios docunqs famántu:., certam e(t
praspoiísá soc cia Mcoecip Co ituemD- palis. pese nu cce ah sueur propuer:
cóclationem quàm € capicsloy ; ncc. gcuere mateciaus: y, aq. formalis caa(z.'
ibcrinfeez per. «eram. compefitio- «UD DUST -f1 dH 1u5 5 -[1 aJ déillisxebüsio
ordine fiim; coticlu(T8 vai ec fe pb cdm copalitió ex perfe acti, & per fé
porentia; vc orh* nés £entur : Certuriiettig (uper conclaà fion yefpie re
peeinifsa: fait - eglliBittt ex có miu ers. ios ex prihcipis; rmi [y éx vel
dicittiabis cidinéimt rios v liabiuidiüet caüfz hie nofi peccft accipi nd thus
fen(ü propriéloquendo, quia etm qu&'tleediein adiénra termini ad qiiem,
primifsstionrecédunt , jmo fuut (ial oe pie ru dicet te duMA afiquari
caufalitatis. Hocautém hoimetip viriuer(aTicer verum de pteinfiffis obiez
&iué tentis fea de rebus inícipfis ; «qural non femper diícüríus e(tà
cau(a. ad effe &üm, (ed vel ab eff- Qu ; velabaliquo ag lio excrinfeco
medio; nifi velimus loqui verse T e 1ntelledtü d dd cogno(ci; niam poreft effe
, quod effe- étus tit dorior (üa diufi, idéodis poterit: excitate
incelle&um ad cognitionem cau fie, fed hac virtus non eft in rc fecunduay
fe Gófiderata, fed vt'a&ai inmellectas füb ftat :quaproptet: tota
difficultas reduci tür ád-przmíísas, & cónclu(ionca: fors malitet
fumptásan:f. a(seüíus pracüfsae * zàm (it aliquo-pa&to caufa afsé(us concl,
^: Prinz opinto negat. veram: cau(alitaté intet:hos a&tus,fed ti aliqua
teperinu; de bete diciin generc cane matcríalis;exes uinfcéz, cà
quigtermiini;ex quibus con ftat; éonclufíio , fumitur à premi (lis; à quibus
poteft dici fubuwnidlrari materià eohcluftoni, ita; Rüb:0p;q.8.prol.ar. 4.86
citantut pro hic fentécia Dor. 2,d.2-q.24 & Apoll, 1. Poit.qe2À
lijyreducunt hang cagíalitatenvad gepus caua: formalis exa tr inféczs quatenus
afsenfus principiorum, inf3raándo ,Sciluminando intelicctu: deccruanác illom
per reprae nup ebiecltis: & medij ad hanc, & nó illam có clafioaem
cliciédam; ita-Hurr..di(p.7: d Janla 66:8, Mgril. r. rio. dub, 6: S, Arta; 8a
diip-15.bop-fpét« j« Conmuuior opiy pio-elt;,:qabd has canale reducarug ad
gcnus ange cfücienuss fcd di-tepant adbuc itt incer fo namal. quien lunt. nad
ieise;veram &theienuam (cd pouas alsca fuyo gramilsacumc babere vt
conditio" ncm $8 — Dif. XL. De Syllegif'mo in Communi |... - nem
agentis,& vcluti inftrumctum, ita Auera q. 2 propiecf & Amic. trac. 2
j-difp. 5.q.6.dub. ;.C(teri vero admit, , tunt vcram, & partialem
caufalitaté ef fc&iui , ita Nomin. & maior pars 'Eho, miit.Sco.
1.poít.c.1.q. 1.ad 2. T'ol.in ex-. pof.primi tex.not. 3. Ruui.q. $. Compl.
difp. 17.qu. 3.Io.de S.T ho.4.p.Log.:qu. 24-ar.2.Dida.à Iefu difp.16.g. 3.
Blanc. difp.1.de argum.fe&t.3. alij . 19. Dicimus,probabilius effe affensü
przmiílará cftedtiue partialiter cócur- rerc ad afTensá cóclu(ionis;ita
exprefsa docct Do&or q.1.Prol.ad a.pro Philof. vbi cótra D. Tho.arguédoait,
Traierea Juppomtyquód principia [unt diflin&iua babitus cüclufionis in alio
genere caufa, guam vt principiaeffetiiua, quod faljum €(l, quia
fialiquamrationem caufa di- flintiius babent ad babitus iflos,non ba . bent,
nifi rationé — effediine; & cla rius hoc afferit 1 ,Poft.g.8.& 9«Tat.ctiá
2«Priosq.1.ad 1 princ. & probatur; quia in premifsis adsüt omnia
figna,quibus à pollciiori arguitur aliquid effc alterius cauíam cíffeitiuá,
nàmprimó continent virtualiter cóncluf. vt ait Arift.1. Poff. ' €. & 2.
dcinde cóclufio aliquo pa&bo af fimi/a:u: pratmifsis , ná-ex certi ine,
euidc itia, & veritate premiffarü meti- ^ murccrtitud;nc, euidétium, &
veritatc conc] d.fi pramiflae funt vninerfales,vcl pa ticulaecs;neceffariz,vel
probabiles, aut falfze, vniuc:falis , vel particularis, ucecflitia, vc! probabilis,
aut fa!ía cric eonelufio : &tandé adelt effentialis dc- pee itaut fi
premiflze nó effent in. elle&u, impofiibile erit intelie&tum » elicere
conclationem, quia conclnfio, vt .€6chríio, dicit ordinem illas, 2 ibus fué vez
itat&; iarelle sabfqypremifsis cliceret io- ncm illamyaofi eff&t
eonclafioy(ed:efsc- . ae y 3 cóelufione mete fcienti.h Bp ii $t finpler
plopofcieser fée da apice; tio; quz'omnia 3csutnit a&uitatom im jremitusee
e&u cóctufionis, lhis.n,ra- i ibus Dodo Ed.sqiz. A. & 6$. 04d
«fionem;prob-t cotra UNIS e paztialerm caufam inte .a0 Refpond. folá ex his
fequl, vel promi ffze nar códitiones nc 4 vt ait Aucrf. & Amic. ve] ? € habeant vt effc&us zuij,vt ait
Ru ion.qua Tàd- tionc nequit intelle&us elicere.cóclufio nem;nifi prius:
ducat. rn er pot pter ordinem iftorume m;vel tà« dé quod fint caníz in genere
caufz for- malis 11luminando,& terminando intel-. Ic&um
ad hanc, & non aliamconclufio- né eliciendá,vt afferüt Hurt. & Arriag. Verü addu&ze rationes plus probant;
fi re&? perpendantur, & primó quod nó fc habeant vt conditiones ; nam
códitio fiac qua non tüc rcquiriturquádo adeft agens indifpofitum, vel
impeditum,& il la conditio cft quzdi impediméti abla- tiojideo nó dicitur
effe& tet in approximatione igni fi agens,& paticssüt debit ta, non.
15, vt pa s ad lignii; at té approxima- dita, finon fequitur aGio , » quodagens
non habct adz- quatam,& completam virtutcm,fed pe« Git fuppleri ab
aliogaliter p:ccluderetuz omnis via ad oftendendá aG'iuitaté cau farum;quilibet
.n:pro libito dicere pof- fecjtsaioh Íccundam v.g, effeconditio- nem, &
effe&um folum à prima depen" dece, vt in fimili de obiecto
intelie&us. contra T.opin;& fub lic.V ,.cá igitar in- fc non
fitimpeditus — dam , nec ad recipiendum a&ii conclu- fionisyfi haberet
cóplet virtutem pro- ducendi conclufioné, ipfamproduceres &fine pramifsis ,
cp eft falfum. Tá quia effentialis diftintio, inquit Do&or, né c[tab eo .
gy non eítcaufa, przmiffe fa- ciunt, óriginaliter faltimy dilferre con-- X
glufionemeffentialiter , quia di tinto conclufionis probabilis, & neceffari?
aft effentialis, & nonnifi à prmifsisorigi- nalitcrprouenit . Et candem.
quia cíle afsimilatiuam, & vic cualitér cotentiui eifeétus Quieróncset
demon(irans nccefa ds:nec canías formales «nón inflauntcin cife-- extrinifecas;
umifed (iquam exercent caufalitaté y . "hac efb erga
intelcti-ipfumdetermis nando; - Do&:cit.1.d.3. q.7. arguendor . Rit ime qué
len iin amiz i - - 7 M ! | QuafI HI umido previf fii cid feconcf $19. pando,
& tilüminando; ergo cóclufio nó debcret necellarió affi nulari przmiff;s
& pcr. illas effentialirer diftingur . Tum quia intelle&us non folum
cft indetermi- natus ad producendum a&um cócl. , fcd eriam e(t incompletus
; quà ad actiuita- .— t6, vnde petit ab extrinicco determinari faltigià
tpeciebus intelligibilibus, & có- plerijergo pramifia: noo folum determi
nant imclle&um erga cocluioncm; fed €tiam complent cius a&tiuitatem;
atlüm- ftum patet» aliter nulla cíict (pecierü in- digentia;fi fe folo, &
roxaliter concarre- rct a&iué ad a&um, conícq. prob.quia fi conclaho
eft prorfus igaota , nolla adeft fpecies 3pfius impreíla :ergo przmifia
tüuncconcursü (pecierfupplebunt ; à nul; lo.n. alio in hoc cau pofset intelle
Gus determinati & compleri «Quod fi dicas cum Arriaga; in co caíu
concurrere (pc« cies pramitarum , eft voluntarie dictu ; & (alim habebunt.
przmifke concurium. mcdiatum ad concluüonem ; ficut obies Cum mediante fpecie
dicitut cauía in« tclle&ionis. Tumqunuia vt notant Cóplut, in aticníu
concl. nomíolum;repecizur-tas tio intcile&tionisin coi correlpódens in-
telicéui; nec fola ràtio intellectionis ta lis obic&i;correfpondens fpeciei
impref- fa ,(ed ctiá rauo intelle&tionis difcu:fi. uz, quz per fe refpicit
premifsas non in. teile&tum, vcl fpeciem , ergo ficut igtel. lectus, &
(pecics ponütur catiíg a&tibia , ita quoque pramilz. Tum quia; vt con-
ftabit in lib dc A nun. bené poceft vnus . a&us vitalis phy ficé in alium
1ofluere, fic enim 1nopinione maltorum volitio finis effe&tiué cau(at
volitionem medij; tic igi tur in propofito porerit affen(us princi- piorum
immediaté cü intclicétu ipfluere eficctiuéunaffentum conclufiuns,& nó tanum
mediantibus fpeciebus . Tü quia, inquiunt;atfeocimur conclufioni propter
przmntias, iy propter cít dié o caufalis, vcl caufa finalis, vel efficientis
non auté for vel materials , fed. prazaa(dae non tunteaula finalis , cro
cfficiens. : NNonncgamus tanic piaunisas , laltim . obicctiuas y poffe dici
aliquo pacto cau . fam materialem, & m concluiio- ni5, waterialem
,«quatgaus termini €on- . clutionis fünt termini przmilsarum, for- malem , quatenus
pramiffe ípecificant: conclufionem , fpeciticatio autem vidc- tur ad genus
formalis caufa extriníc« cc pertinere. s J In oppof. arg. Tum quia in hoc
enthi-. merbate omne animal rónale eft homo ;; ergo Chriftus eft
homo,con(cquens nom cau(atur ab antec: quia cófequens eft de; fidej antcc.cft
naturale, foperoaturale aur rem non cauíatur à naturali, quod eft ims;
rfedtids, Tà 2.affenfus ifte (ic(set caue àc(sct 2 quiuoca , quia differunt
fpecies quod ctt falsü , quia caufa zquiuoca cft: vniuet(alis, & remota ,
vt patct in coeliss a(seníus veró eft párticulacis.Tà ? .quanet doque
recocdamur aétus. conclufionis 1 non praiifsarum , ergo poteft císe cone.
clufio o ven aii Neque dicas rung: non cíle conclufionem ; Quia ille actus;
caufatur à fpecic derelicta ab a&u concla in«ncmorid, ergo cum fjecies nó
concur rat nifi ad fimiles actus ; ex quibus fait: producta yrá illa conclutio
etit cadé fpe- cie, accum praemiffis, fiue linc prz mi(a. fiseliciatur. Tà 4.
ncquitintelleGus eli-:- cere fecundam operationem , nifi prius habuetit
appichentioncs tetminorum;,&. tamen ex ifta indigentia non arguimus -
caufalitatem in prima operatione etga; f ecundam; ergà quamuis concl. 4 à pra
mifTis, & tertia operatioà (ccunda,,, nónobid deberidici.caufa ; cadem
quoqs. dependenua eft mier actum ániellcétus ,. & vol(tats, venequeat e(se
voto obic-- &t in volütarc, qu:n praeccíscrit eiu dem: intellc&io
in10tellcétu , & camen actus intellectus non eft cau(ía a&us volunta-
uis, iuxta probabiliorem feitrentam , qu&- fcquitur Doctor 2.d.25. Tà
5..& fi przz-. miísz: poffint producere Ípeciem iptelli« gibilem, non ob id
arguimus poísc pro». ducere alium aísenfum ciufdé (peciei, ad. quem fpec:csilla
potcít concurrcre,ergo . multo minus poterunt concurrere ad a(- fenfum:
conclufionis ,qua eft fpecie di-- fün&us; non .n.videtur.g vnus actus in.
telleétus fit alterius productiuus . Tan. dem de ratione cau(z effectu eft,
quód. fit cxiftens, ex dictisun Phyf. dips. q. 4. art, 1, fcd quando cft
aísenius €ocluüonis - non "dS . ó dd "M iÁl Rcs, d fue Dp Dé sls niat
o non efk a(Ten(us prz milium. quiahig pracedit nec (imul effe poveft,ergo sv;
43: Refp, ad 1, io illo, enchymemate, fubintcll sibzc mier, Chrftesett anic;
mal rónale, quz in intellectiadeft ,quà- vis orc nó jpleratury & E (kde
fidegideon ; poterit illud cófequens stiamo e(t dc fide, fcd potius éanclu(io
Fhealo-. gicavrinümili dicempusinfca difpik 3i. qe gar boA di 2n efb-de (Nod oa
eu squid (c vniuer(alis,nam ohiestugp: caufat (pecicm fpecies o perat .omcs
ope-, rogis e nh vines fiigidicatem, S fimiliaquaz funt equiuo RAE 3,negamus
aum illum ef-, feciu(dem fpecici cum canclaGonc. y Vt. fz pius cft di&um
,ad probat, cefp. yelgr alia(pecies fit conclufionis , & alia; fune; icis
propofitiortis, ; is de eodem, pret ai iem wx producta , quia: ;intellectus
formauir illam pro; tionem; vcl (i velimus afícrere .elle. eandem fpeciem,
dicimus concurrere foe lum in quantum. a&us illi habent quan-; dam inzer fc
fi militadinem, & conuenien, tiam tamen quia (peciesilla fe (ola nod;
fufficit abía; prei(lis ad producendam, conclufionem,& ipía neqüit excitate
invi telic&um ad affen(am prz miffacü, idcite- co mouct ad f.aplicem
propolitioné cli- cicndam . Ad 4-xefp.cx Sco« 3.4.
23^ S. «A liter j concedendo trminos , quando. €nidenter €ognofcütur, canfate
notitiam , i fecus quando funt inenida. tes,sctüeft camen magis dependere ter».
ienoy 10nem à;fec rir ee &prima:g i[sz pervwim i tigam, A ia ifermo conci
gen ,nonfic appre d tetmjnotum; gs; tum rriafpeciticatur:eísenirialiter. dote
dlapelbampetpriccpis fien m principia pbylica mapas gemini e 1jídé, £camuss ,
fed pep princ: i mathematica. oftenía ; N 123men aGumantelles; £s eísc: prt y
aqq mk nd ccíszrib prave joi fitus-y quia volitio; mon: fequiur.necefsatió ad
iatcllé£tioné obic ; Gynccáb: ; »efsentialitergs ird, 3.0.7. $« 4n ifla:
voluntas fit caufa tos turn quia ex Di Samen. non ; ficte p talis fuz
volitionis. » attamen eftpoténtia — erion tioni ncque dn actuad ;exipé; operas
dra 3 Wn y ora m. dr fubabct exbfcovirttemi!complétám pros ducendi abquem
athimpocerir.jHam.c]t« Swyquaca — 4 cere,fraiocolidmpedimento; quod in pro4
sati T HF PATE. HR ifa fis nunquam élictct conclufipricm; fignü euidéns
nondhübeft resale gii, fed rss FRA i ler ias; ME Rd In dc ratione cana:
axytiuocit ) qu ffi efíc&um fpeqie dift inGaín produrre: düamuis
nequeaz.effe&tunr éiufdeni fpea ciéi cffioere; quare nonre&à Krriagaeg
hbc;, quod vnus aótis non peadus Vrerhr i pLa s v pi ders non : [xóducendi
alium-fpecie diflinGtum, dummodo viriualitcr pos datur
inilloj&cureft:;conclufio: pezmiísarum 5: Gc :ctiamfecundum alis quos
volitio $nis cffc at valitiga nom medi j;quarn virtualiter iricladit; nó tamen
aliam volitionem finis, Ad vliimia dicemus mfcq.quafti.c 15502 cibis od
-izazbo,123;:192 i93 ti2180115 2112301 013 £) ti Q. V.s£ ST: 4.40» 15352
METGIUISPIP .igbaodi»i22,1122ido il Adbremi ER éaiofris 1» i conclu[io.. 13q Xp
(ou 14 go Apreuz di32q.z; ad 1-contéa 62 : A dascai utünedoafsésirprasd
mi(sat& cépore:neéc(sario debere pracex dere conclafionis a(séfam ;
Qeamplares alij hocafserunt dc maior propolitione fninorem veró'fimul-cfse: c:
conelufio? niy afscnfa. Communis opimo cft. ineBa dem inftàáti-fitul (ae
scctfsario debet afsenfus conclü(ionis ,& principiorum gi fed adhuc di y
qudáas aieat(uf2 (sri ton imticam cócluz fione pet labitusey afséfibus praim:dísaz
rari dercli&os 5 Conimpoxament. Pofl C; 19-cart zi docent fatis (sc!
a(sen(üa" prátni(sarucn-fimal exifterc curo « óncturzi fione-per actum
recordationis , quo me nioréir intelleótus fc: afsenfuny habuifse ciscatales
prarmifsas. Veram, imi Vere-ó resiquàm RKeceiitioresferé omnis fimul - |
tancani exiitentiam volunt else meceísá « uam n3 (iod e52 ^ | 1 ormalii , ita
Do&or q. $* ^ qa. M d. & 1. "olt. j8. & 9. J Prodec i er - .CX
Sco.1. oft.cit. * a 5 z t dupli . confi- Eras ; * 1 , " utfa p (s ] cratis
vel vt (unt quadam fimplices pro-
poficiones ad inuicem nó applicata, ncc ordinatz in fjllogiímo, vel vt
in fyllogif- mo difpofita', & hoc modo adhuc dupli- citer poflunt fumi, vel
vt füb(unt relatio- micauíz in ordine ad cóclufionem vt ef- fc&um; vel vt
funt fündamentaliter cau- fe conclufionis, quo fenía fpe&tancur fe- cundum
preptias naturas, & vt à relatio- nc caufz przfcindun:; quaflio non pro-
cedit de premiffis in primo fenfu , quia vt fic poteft efTe maior finé minori
& co clufionc , & é conuersó ; imó maior , & minor abí;;
conclufione , quando .n. nó funt applicata;& ordinare in (yllogifmo, non
habent rationem pra m.ftlarum ; fed diícutitur de premiffis applicatis;non qp
necefíarió pramifsg fimul debeant clici Ab intelle&u; (ape .n, euenit,
maximé in nobis propter ir:perfe&ionem noftri 1n- tcllectus;quod miaior
prius eliciatur, quà minor,vt aduertit Arift. 1. Poft. c.r. fcd cít dubium;an
alsenfas iili przzmiffarum, quamuis prius tempore elicit: debeant nihilominus
permanere ,.& in codemin- ftanti fimalelecum conclufione. — — 1$ Dicimus,ti
pra mifiz vt formaliter caufa conclufionis cófi derantur; funt fi- mul «ü
conclufione,nentantü fimultate temporis,fed etiá natutz, fi veró vt fun-
damentaliter cauía (umuntur , fic dcbét ambz in eodem inftanti temporis fimul
efIc;non mmor tantü , nec habitualiter , aut per actum recordationis,fcd per
pro- prias cniitates, cum qua fimuluate tn (lat prioritas naturz. Eft Scoticir, & cóis cü Arift.1. Poft.c. 1. &
prob. primó; quód vt formaliter cauíz fint (imul natura cum €onclufione, patet,
quia vr icfun: relati- | ua, qua func timul tempore , natura , hitione ex
dictisditp.8. quaft. r1. €cundó y: fundamentaliter accipiun- tur debentetiam
timui exiftere, quia pre milita (unt caglar co;iciuiionis , caufa au- teni
quando a&tucaufat ; dcbetattu cxi- ftcie, & nó d immcdiaté pr c facrity
licut fasc in Phyt, di-. second. 82r t: SCquoniam amba prz- AR nclufic ns fine
tera cft infufficrens , vnde quzlibec ac- menmtiío vim habet inferédi ex fora
yllogiftica,vt diximus r1. p. Inftit, tract. 3: nam medium , vt coniungat
extrema y debet cum ambobus illis. coniuagi virtue te illios principij, Que
funr eadé ud tere tie, funt eadeva inter fe, idcitcoai premi(Iz debent fimul
cum conaclufione exiiterc, non fola minor. 26 Tcttid, debent etíe praefenres
sm: m & fotgales entitates, & no per ab tus, nà habicus (olü eft
caufaa&uit cin(dcm fpeciei cum illis, à quibus eite: nitus, a(jeníus
principiorum , & aSenfus: €onclu(ionis fpecie differant,vi patctscr- go
habitus principiorum n&qui: cócurrc- read actus (cientificoscóclulionum,
fed pracisé ad a(lenfum pra mifíarum .. Tum quia habitus non dator potentis ad
fim- pliciter operandum;fed ad promp:é , & faciliter operandum; vt notat
Do&or 1. d.17. q.2: E. nam abíque labitur potett potentia in actum exire,
abfoluié loqué- do;at pramilT'a requitontur in intellecta. 4d fimpliciter
operandum , quia. (in? ip- fis nequit intelle&lus producere conclu- fionem;
erg concur(us ipfarum ncquit ab habita fuppleri. Neq; fufficit, v: pze- fentes
fint per recordauonis actum; quia tertia operatio e(Tent'aliterà (ecüda de-
pendet; & caufacur , vt. fine illa nequeat ciie , & intellectus ex
(enon cít fufifciés ad cliciendam concluüonem , fed à prz- mitIis determinatur;
& completur, ex d:- €tis qua it. preced. ergo pramitla ex (e ipfis
concurrere debent , vcl per aliquid [upplensillarum concutíum,a&us recor-
ditionis non cft potcas fapplere ittà có- curfum , quia eft imperfectior, nec
cmi: nentet Continec a(feofam premiffarum ; nec füfficiunt premiísz in c(se
obiccti- uosqtua vctic habécetie (ecüdü quidscau fa verà rcalis expofcit. eíse
fimpliciter - Tandem quod priorcs dicátur pziort- tatc naturz,patet;quia vt fic
caulaur co- clutionem , qua ab ipfis e(entisliter de- pendet, e(fecitialis
aüteim dependentia ififezt banc priotitatem ex. di&tie difp. 9.
qu&ft.2. artem, v io " ^2 x ' . " ^in dj (put.7.q.4.art.t.-
$:&— Dp X FoPesfy ; «An oppef. obijc. primo , quod afsenfus pramiísarm
tempore antecedaf.» Jta quia difcuríus cft quidam motus wi mus ,de rauiooe autem
motus eftiucecis fio, Tom 2. nequit inte ilc&tus nc Es fit nitus ; plua
famul intelligere » vnd dicebat Arift. 2. Tops 44 cotingere va plura:(cire; pon
autem cogitarcsergo af. fenfus illi non funt imdl ..[üm3- certum eft
ietellc&um cí(se.dererminatum;ad co gnofcenda (imul plura,non.n. pot 1n
iqies Qàm3q; numerum intelligibilium tendere fámul,fit v.5.talis determinatio
ad. [cx ,& Habeat de quatuor obicáis cegnitioné s certé fi aliquam
fyllogimi elicecet, pof» fet proillo inflanti habere cognitionem, majoris,
& minoris,quia habct.ad duo ca pacitatem , non tamen conclulionis €o-
gnitioné, quia excederet. Tum 4» babeat quis errorem aliquem nimis radicatum
inintellc&u,certé fi formaret fyllogi(mü de conclufione oppofita vera, non
pof- fet poft premiísas producere conclutio- nem, quia per vnug a(senfum non
poíset ftatim expellere. exrorem tàm tenaciter. affixum .. Tum. caufa
materialis tem» pore praccdit cffc&tum, vnde fubftantia dicitur accidens
precedere tempore, na- tura, & definitione , praemi(see (unt cau(z
maicrialcs conclufienis , ergo &c. j . 27. Refp.
ad 4. ex $co.q. 8. cit.. dari quandá fücceffionem in diícurfu, quate»; nus
rcgulariter prius coguoícitur maior; fcd cü hoc ftat, quod quádo cogno(citur ,
concluíio, permanet adbuc cognitio pra- miísarü; accedit, quod diícuríus cft
me- taphoricé motus , nam potcft intellectus vnico inftanti TW. wm bp » Ad 2.
ait poíse intellcüum p ^ voluit Arift, vcl dicimus textum jllü., císe pro
nobis, ait.m. in (Kcienuia plbra fis; mul cognofci, quia cognitiones praemife
fatum, & conclufionis (unt fimul .. Ad 3, aliqui dicunt,vt Ruu.aíseníus
prami(sa- rum,& conclufionis propter. mutuá cons nexionem fc habete vt
ynum;ideoq; non cXcedere capacitatem intellectus: Alij vt. Conimbr. & Amic.
non fequi afsenfum. propter impedimentum at.conclulio in- ura cognoícete y; vt
habitudinem aliquam habent inar. fes; & vt (unt connexa; non vt plara (unt
js ; dylgifmim Conn -Migtsucide intellectu l 5 dq) & ad veratem ha atjqu6d
quando incellc&us cliaet.epnz ui 6 mul.exiftácinpo pras ip en eraliqua« f
ger (enonpertinensadiila cognitionem, Ad 4: fl deertorcactualiieft emo, (las
tim pet. demoftrationer'expellerar quae cá Vue ADR eui deua eere tirudinem; fi
dehabicualicrtoreyconces dimus nó ftatim de (Leui(ed paulaums ga bábitus nó
opponitur. a&uioppofio for maliter fed virtualiter»: vein lib. de Any -
dicemus, Ad $ ait Dockof premiísas císe quoque caufam cffectiud i deirco-quando
funtapplicatz & naturalés, ftam pro» ducunt conclu(ionem qua cft effectus,
^28. Secüdo adideuxpotc(t dari csfaus; Qp fint a(sen(us maioris, & inocs,
&in clicitione cóclufionis adneitatur fai (itag catum ,.tunc erit: áf: ;pra
mi(saturm fine aísen(i conclufionis: antecedens pas tet ft faltitas efset
difficilis cognitis & nà flatimex apprehenfione termioorum coa gno(ceretur
; "Tum a;ad a(scn(um cóclus fionis prz requiritur; vt termini eius.cone
cipiantur vt coniuncti: , & pofkafsenfotn pramiísarum , quz oqgnia eunt
císe. in inftanti . Tam 5. caufa cíiciens (ulum virtualitet cotinet effectum ;
er0 cx «o4 gaitione ipfius cau(z oonnili virtaalisca gnitio.conclufionis potcft
inferri , crga» cognitis priemifIis no necefsarió formas liter debet
cognoíciconclufio. Tum 4« Ati(t 2. Prior. c.26.ait contingere poíse cogno(ícerc
omnem mulam e(se fterilem;. & hanc eíse mulá, & dubitare, analiquid:
habeat in ventre, crgo cum aísépío prz mifsarnm non ftat aísen(us concluGoniss;
Tum 5. daretur eiufdem rei fimul. in-in« telle&tu cognitio con(u(a &-di(tin&ta s. nam. cam dcfinitio
dicitur;de: definito y definitum cx partc fubicéti see. m t&het., cx pacte
pr dícatidiftinéte..— | 5 Rcí pad 1.neg,antec..quia: cum a(sene» fus
conclu(ioàis fequatur:19 code initan- ticum a(scní(i minoris,
neceísarió.fiante; concluftonem aduertitur Glíiras, €t ante: minorisaísen(um.
Ad 2 (i praemiísz (unt: cuidentes, in code inítanti cliciuntur 11li: actus,fi
incuidenics, ucc — prz ct ce fife- rd E tias p bicàs inclinat in inre itf; in
erectionem ad; cie dif. féradt y &teo'idem de iticipiórü éefpé&tü
conclu(ión tit fpe- cié diftínéta, nátiivr fe bet Peiéra in pra- &icis, ita
priricipiaiu fr pelbilbur Té d z,libitus eft quaidá v virtus; & fetmei
€ipiorümjergo €ofitinet in (e acciuitátem illorü; ergo-potetit Gur
jctüclptsMdicoc «lufioiem concurrere, Turm 3.experiene tía cóftat ;(epénos
alicui conclu(ioniaf- féndiri'exafsénfü premifsarum prahabie to mülto
téporéarte jmasitné cum pro- pter nimiaai di ftta&tionemió potelt in-
celleccusadaertere prarmiffis jetzo (alim in hoe cafü fufliciet prafentia per
actum. £cifieioritiium y ram: veré tünc bv caufa, & effectus Cid aceto
00109 i of ^59 Kceljxad 1ineg, pisitalemi v brin Scoto diximustupra dq: 2.dd 2;
Ad 2.dici- taüs hàabitü.hon' contincre votare actü, quia [e Tolo non poteft
illum producere, ideo neut efficere, quicquid porens cft actis cáuiáre ; &
habcimus inftanciam in caufis ze jaimocis; etiam perfectis, primae .ni-
qdálitates funt cavía prauitatis) le-
uitat $,qud principiant morü,qui niBido- tinus n equit à primis qualitatibus
pto- Venice & 10 multisalijs. Ad 3. imó quia tüc ad. cft maxima iniellecus
diftractio, e xm x e MUR d e: principiofum re abáfsen(u cochifionis,quia prius
puso dm etioti., in Sisi rm t va- | T fenis *i miners "s E: stre v fion
ind More Des - er i izef iint m Nia ind. ^ E: idco i huh Ad. j : parebicinq; li
, "QgvasTIO AU Mn aflenjus. premi wm vecefit tetine ardeo concluf. 39 (7
V2ftio pocas nino rita "&os euidéter apprehendit praz- mifsis Vt verás
& cx llis fequi conclufiGe né ad i poffit c nót afsentiri, vel gecesari
debeat elicere actuln alsea(üs circá cott «lutionem: Pro cuius intelligentia
not. deterinhiadíó potéti£ ei duplex ex Scot. quol. 1 6.art.f. alid dicitur
cottrarietati$y Tcü fpcci li cationis, alia coftradictionli$ » feu exercitij,
ficut mdifferentia,fürinde- tcimninatio oppofita eft dapléx contkae rietátis,& comridictietiis,
determinatfo contrariétális cft , qua potentia determis tata eft in elicitione
ad vium 4&um 66. ad oppofitum, vt voluntas citca bonumín [e dicivür fic
deter minatà, quia nópot R elicere quemcung;a&um, tiüe volitionis, fiu
nolitionis, (cd necccarió , fi Fa I9 ll ——— —ÉÁEOSEPR $14 — Difp. De Syllgiftin aliquem actum, hic e rit volitio;
indeter- soinatio contrarictatis eft , quando circa obiectü pót oppofitos acus
elicere , .f. amorcm vel odiü, qualiter fe habet volü. tas circa obie&ü
oftenfum fub rónebo- mi, & mali. Determinatio
cótradictionis cit , cum potentiaita cft determinata ad vnum fpccie actü circa
aliquod obiectü, vt nó poffit illü né elicerequalis eft qua- libet naturalis
potétia ex fe circa obic&tü ecbité przfens;indeterminatio contradi-
&ionis cft (qua potentia pót in oppofita cótradictorié, vt (unt velle;
& non velle, nolle,& non nolle,& hoc pa&o fc habet
voluntascreata ctia circa bonum przci- $É cx Sco.cit, cum fit c(sentialiter
libera. .. Conceditur ab omnibus , in premifTis neccefsarijs, vel taliter
apprehentisafsen- fu:n ipfarum neceffirate intelle&tum ad — la afsenfum
conclufionis neceffitate cotra- xictatis , ctiam vt fubeft voluntatis impe-
rio, itaut circa illam conclufioné non pof fit disenfum eliecre ex (c, neq;
impcerari à voluntate ad di(senfum producendü ;& Xó cít, quia I:cut fe
hsbet bonum ad vcl. Jc, & malum ad nolle,ita verum a4 afscn füm,&
falfum ad dif(sé(um, fcd nequit bo' mum efsc nolitionis obicctum , «t bonum €t,
neq; malum, vt málum obicétum vo- Inionis cx diétisin Phyf.difp.7/9-8.at.2.
€rgo ncq; vcrum pót eíscobicétü diíscn. "fus, & faifum obie&tum
aíscníus, aliter po &cntta tenderet extta proprium obic&tu; «quarc ncq;
vt poteft à volun'ate impcra- 1i intellectus , crit indifferens ad affensü , «
diíscniim. Conceditur ét ab omnibus, antelle&um circa has neceísarias
veria- 4cscx propria natura con(ideratum cfse determinatum determinatione
cxcrcitij Ad afsGfumyitant ex fc ftatim prabeat af- fenfum,nec poílit
nonaísentire , quia cx fc cft canfa nataüralis,qua, ti nó cftimpc- di:2,
n«ce(sarió agit;nec habct j otétiam fuípcndendi a&ioncm; dubium cft de in
tell. ctu, vt voluntati fubijcitur., quomo- 4 babet quandam pariicipatam
liberta- 1615, an poflit .f. voluptas ftante aíscntu vero , & cuidenti (
rmmifsarum neceísa. rjaruc) Süspendcra assensam intelicctus «iro conclufioncm ;
vcl ipsum difücalic- 1c adalia obieda. ML n ai eis Nuts 4 dir: CN : Om d :; 3x
;AMirmá) Raiuius 1 Poft efc. Murcia ; vlt. Ofia q.1. art.3. Mori " Prior.d
) 6. Auersa q.2 $ sect.3 .& alij. | Negant Conimb. 1. Poft.c, 1. q.4. att,
4. citantes Caier.Sonc& Fons Sach. lib. »Didac.à Iesu disp.16.q.4.
Blác.disp, - ended ud E Mies «dc -4Hurt.disp,7.de, » Anim.seét.a. Amic-traba
.disp.3- d 6 dub. 1. Arriag.disp.15. Log.se&t.6.Io.de
S.Th.4-p-Log.q.24.art.3.COpl. disp. 17« q«4.& ex noftris Tat.1.Poft. q.1,
dub. s. . Circa qeisiin pxobabiles commis nis feré fententia (uftinet
intelledtü effe quoque determinatum determinatione conttarietatis, quando
przmiffz rudicá- tur probabiles , itavt nulla ratio fal(itatis appareat ratio
cft cadem , * "a przmif- fie iudicantur vt vere, & poffunt re&a
il. ationc inferre concl. probabilem vcrà , non fal(am , quia cx anteccdemti
vcro nó fcquitar fallum ergo nequit intelle&us: d.tfentire, tum quia (i
diffentirct, a(fenti- ret contradi&torio illius conclufionis,&c per
confequens virtualiter aflentiret có tradictorio praemiífarum , de quibus iam
fuppon:tur aflenfus, crgo duo afséfusop« peau in1ntelle&tu;quod cft falfum.
Dus» itatur tamen de determinatione exerci» tij nam quidam fu(tinent
iatelle&um;ét vt à voluotate przfcindétem yindetermi- natum ec
indeterminatione. exercitij » vt poffit elicere, vel (ufpendere aifenfum circa
conclufionem probabilem, ita Co- nimbr.cit. atc.3. Blanc.& Morif. cit. 31
Dicimus primóypofito a(scíu pre» miffarum in intelle&ta 1pfum nece(tfitari
ncce(fitate exercitij ad a(icofum concl. quando cft in materia neceffatia, vt
non poffit à voluntate impediri ; ita Do&ot y.d.1.q«4 S. 4d argumenta,&
1.Poft.q- 8.X 9. prob. imeilcétus , & premiíse sit caula naturales
conclaiionis debitz ap- plicata, non ipeditz , ergo neceltarió producunt
aticníum conclufion:s. Dices in pediri-à voluntare mon coníentiente.s nec
concurtente,imo füfpendentc cocurs Ium nec MEUM matorem participat libertatem y
cum fit agis cóncxus cum voluptate propter rationalitarem, quàda caecerg potenti
. Centrà ; voluntas nom dcbet concurrere camjuam phylica - ple u ^s cen c Q.V. cn ex pramif.
ntcef-BelleClus ad affenf.comcl. $2.5 fa.od.a&usintelle&us, quia vt
intellectus. concipitar vólantati prauius, exi t in pro- priosaQus; — ubditur
volürati nó indiget concurfu voluntatis phy ico.Ne- gatio confcn(us -, imo
difsen(us volunta- us non eft. impedimenum | fufficiens flante afsé(ü.
pracmiflarum y quia etfi no- lit volontas , fi vifibile eft proportionaté pra
feos, & illuminatum,oculus non impe ditus non clau(us,adhuc videbit, ergo
dif fenfus voluntatis.non impediet a(Teofum. conclafioois, qui affen(us (e
habet. vt vi- fio ,conclu(o vt obiectum
a(fen(us prze- mi (larum vt lumen, & cognitio bona: il- lationis,vt
applicatio luminis. Tandem iila maior conucnientia non officirquia ma- gis
(ubijcitur voluntati potentia loco mo- t1025 quàm intelle&tiua, quia illa
ab(ue imperio voluntatis non exit in ad ü,ficut intelle&us., & tamen
eft magis extriníc- €à volütati,quàm intelle&tus ergo ex il- la maiori
vnione nó debemus inferre tan- tam dependentiam intellectus à volunta- tc
inoperatione » vt fi habeat obicctum | ace pc am ina&um , nifi prius
eneplacito,& licentia voluntatis obten- ta ; tum quia in aGibus
intuitiuisyetiamfi formaliter di ('entiat nequit impedire ap prehenfiones,vt
cum vehemens vrget té- ratio,ergo neque in difcurfü talem. pote- ftatem, &
dominium habebit. In contrar. arg. Tum quia. nullum bo- num poteít. quó ad
exercitij determina- tionem neceílitare volütatem, ergo nul- lum verum: à pari.
poterit determinare intellectum. Tum 2.poteít voluntas cau- fare ccilationé,
& impedire continuatio- nem cuiuslibet aífen(us conclufionis er- go poterit caufare lufpenfionem, Tum 3.
ántellectus, vc lubditur voluntatis 1mpe- «tio, participat libertatem , &
indifferen- .fiam circa juodcunque obicctum, er. 'étiam circa aileafum
nece(larie conclu- fionis (ed non potctt effe indetermina- tus
contraric,crgofaltim cotradi&orié . "Fuen-4-habitus z1znitur in.
potentia erga aliquod obiectum,.juando potentia erga illud habet aliqualem
libertatem , & 1n- diffcrentiam , vade in naturaliter. detac- minatisyt
funt gyauja re(peétu motus de erfuüay non geactatar habixas cx Seo» 2. Logra e
d.1.q. 10. K. fed inintelle&u era con- clufionem fit habitus, ergo circa
ila ha. bet indiffcrentiam»faltim cxercitij . 33 Refp.ad 1.neg. téjquia.volü«
taseft potenti formaliter libera yintelle- Gus potentia ior E natia dt des
terminata « Ad 2. poteft ca qo nane i nem folum auertendo intelle£tum. af--
fen(a principiorum;& vt (ic poteft ctiam: impedire atfenfum.conclufionis ;
ftante: ver affenfu principiorum , non pót ime ite continuationem a(fenfus.
concla- fionis- Ad 3.vt (ubditur voluntati; folum: babet poteftaté cliciendi ;
& non clicien- " di affen(üm pre miffarum 5 tamen hoc eli cito ,
neceífació necefIitate ex. fuppofi-. tione deinde infert conclu(ionis a(fensá
s. vt patet jnalijs potentijs. Ad 4. cx dicen- dis in lib.de An.habitum non
generari inv potenzia propter folam indifferentià, fed etiam quia poteft
aliquam pati difliculta- temyvcl quia poteft intenfius;vcl minus. inteosé
operati , qua ratione quando eft habituata facilius , citius, delectabilius.y.
& inten(ius operatur ,etiam (i natucaliter àgat,quare ncgatar affüumptum..
- nd ad idem ; « do ex ijídem pra mifsis poceft inferri duplex cóclutio y vt in
Barbara, Baraliptons Celarent , 7 Celantesquarü vna efl direGta, alia indi-
rc&astüc preaitfa nó determinant iatel- le&um ad aliquá illarü , ergo
indifferens eít ad eliciendü,& non eliciédü a(fen(üav cuiuslibet. Tum
2,apprehé(io terminorif, etiam primorum principiorum, non ne- ceffitat
intelle&um ad all enfum illorumg ergo neque a(fenfus przmifarum.
deter" minabit intellc&G1myad afenfam conclus fionis, patct
conícq.quia maior cuidentia eít in primis principijs, quàmin conclu fionequa
cuidens eft dependenter. Re(p. ad 1. ineocafu pramiffas des tecmningté
necc(fitz ze intellcQtum ad € elu(ionem directam immediate , quia pee fe primó
cft ex praemiis deducibilis y» mediate vero , & (ocundarió ad.co fionem
indirectam,quatenus eft. conaer- tens concla[ionis dircétz « Ad 2. fi. ter-
mini illi babent cuidentiam manifeftam conncxionis , pollumus concedere ap-
prelicaGonem neccisitarc inccllectum ad | 0 Ppp midi - 326 sadicium ferendam ,
(cecus fi fint ineui- détes; ita Doctor 5.d.23.q.vn.S. Aliter. 34 Dicimus
lecundo;quádo premitlz fütit probabiles , itavt nulla ratio fal in cóntrarium
apparcat, nonrequiritur ne- ec(satió coafen(íus voluntatis ad affenfum
conclufionis,fed fufficit," indifferenter fc habeat; quo caíu
intelle&us neceffita- tur etiam quo ad exercitium ad inferen« dam
conclutionem . Colligitur ex Sco. 3. d.25.q.2. vbi docet ad aftenfum fidei nó
nccctfatió requiri voluntatis actum de- 1erminantem,& imperavuum ;
prob.ij(- dem rationibus praced. concl. nam hoc folum di(crimé effer, quód
pramifsz ne- ceffariz funt euidentcs , probabiles ve- ró incnidentes, fed boc
nost vtget , quia. obicdtum vt probabile oftenfumett fuf- fiienter
propofitumintelleétui , vt pof- fit intelle&us elicere affenfum circa il-
laspramiífas, & ifte afse(us premiffarum eft (uff ciés cau(a, vt eliciatur
probabilis conciu(io, ergo etiam volunzate non cO- "adicente nece (litatur
intelle&us ad il- Ium aflenfüm;quia caufa naturalis no im- pedita
ftarimagit. Tum quia fi per ;m- perium voluntatis potcft intellectus cli- ere
aísclum conclafionis , fequitur pra- miffas illas & intelle&ü cffe
tofficiences caufas cóclufionis, qaia voluntas no cau fat marorem probabilitaté
in obie&tis.auc euidétiam; (ed hzcveta vel falfa (ani ;n- dependentcrà
voluntatc, neque voluntas Me potcftaté crahendi intelle&tü
extratoptiücóvaturalc obicétii;ergo precio dado à volütatis imperio, adhuc
iatellc- €tus eliciet conel. affen(um,qura cft c«ula xaturalis- Tum quia L
amones habent fyotitiam iocuidcniem de rebus fidei , & tàtmen non cx affcátu
voluntatis , quz dc —fc eit mala, ergo hatc non requiricur ad. £crum
incuidentium affcníum - Contra vrgctur; in his obiectis non de- tciminatur
intellectus ad aflenfum , quia opinio efl (emper cum formidine de op- yotito;
ergo nulla caufatur neceffiias in antclicétu e& pri (fis probabilibus. T
qui? fi affen(usin probabilibus przcede- 1ct Confensü volantaiisnallum iudicium
temerariu cliet peccatumynam pcccatum ^id o peccatü, quia votuntariü, T dem idé
Difp. X I. De Syllogifmois Commit. 07— effet dicendi , quando propofitio proba-
bilier appatet oppofita ,& qf effet vtraq; cótrtadi a - probabilis ,cum .n.
fint cau(y naturales,fi potfent agere iode- pendéter à voluntate, iam
intelle&us ne« ce(sarió aísétiret propofitioni probabi- lioti ex illis
cotradi&orijs , cp cit falíam, | 5$. Rep. has rónes non vigerecontra-
conclufionem, fed potius contra iudiciü priemiffarum,conclufio .n. noftta füp
nit aflenfum przmiffarum in iulii; quo femel admitio , fequitur neceflario
affenfus conclufionis ; dicimus ramen ad primum probate folum intelle&tum
nom neceffitari ad affenfum certum, & cuidé. ter, concedimus, tamen cum hoc
ftats 9 neceffitetur ad a(fenfum verum , (icut verz (unt przmi(Iz , ncc ob(tat
formido de oppofito,hzc .n.tollit folum firmita- tem alfen(us,nó
determinatiogé, vt di(p. - feq.q. vl.dicemus. Ad z.concedimusiae dicia
przcedétia có(enfom voluntatis nó ele peccata , namtunc voluntati imputaá- tur,
& temeraria dicuntur , quatenus vo- luatas tenecar impedirc illud iudicium
,. & nonimpedit; tenecur.mquia prudentia di&at in omnizc non enidenc
poffe coat mitti etrorem in iudicando, & per coníc- quefis nó temeté cft
afsétiendum y & cer- titadinalitet, (ed cum formidine de oppo fitoypofTet
deinde voluntas impedire;ná quidem fufpendendo afienfum .cóciufio- nis (ed
potius atfen(üm pra mi(larum di ucttendo intellectum ad alia obic&ta: Vct
fecundü aliquos fufficit , vt (imul babeat iudicium pc tIibilitati$ fallendi,
& nó cer- to ilsadhereat,gy (atis cít ad euirandany tezacritatém, &
peccatum. Ad 3. conce- dimus allum ptam im primo cafür,quia fot tiusagens
füperat rcfiftentiam contrarijs. & €xic in actionem, fr non adfit aliud imr
pedimentum ; cum ergo vna propolitio: probabilior apparet fua oppofita , tam.»
fort:or erit ad mouendum intelle&tum,&c per confequens intellectus
affentier, nifi voluntasimperaretcogitationemprobae — — bilitatisalterins
partis,vel periculi erraüe di, g (zpe folet euenire in huiuftaodi iu- dici ie
rts Se tÓ oppofirc propotit io- ncs unt zqué probabilcsvcI nulla p pu tct ratio
Vcrisvcl falíi, aic — 3 - " i - m 9 V.c/nes prami[fs neces. int. ad.
affenfum concl. 817 $. Hiter,& d.23.q. 2. nullum elici afscn- fum, (ed meré
neutras e(Te propofitiones illas intelle&ui ; neq, poteft voluntas im-
perarc alfenfüm ad alteram pattem , nifi . Obiectum prius moueat ad illam ;
quare neceísé erit , vt intelle&us ceffet à confi- deratione rationum vnius
partis ex im- ge voluntatis,& hoc modo poterit vo ütas ad vnà part
intellectü determinare, 36 Quarifolet hic;an atfenfum cóclu- fionisvlca
affenfam pramiffarü prarc- quiratur cognitio dc bonitate illationis . Aliqui
affirmant hanc cognitionem pra- requiri ét per modum iudicij, ità przícr- tim
Poncius difp. 29. Log. n. 3o. vbi in- quit ad determinandü inccllectü ad asé-
süconclutionis prater affenfüm praemif- farum vitcrius rcquiri iudicium de
neccf- faria conncxione veritatis cóclutionis cü veritate premiffarü ; alijs
prerequirunt banc cognitionem de bonitate confequé tig per modü fimplicis
apprebentionis, . noniudicij. Comunis, & probabilior op: nio ncgat ralem
cognitionem prarrequiri piz(crtim p modü iudicij it en ips 7. de An.(cct.
$-Arríag.dilp. 13: Log. fct. 3. Ouuied.controu.9. Log. pun.2. & alij
pa(Iim,g» probatur fatis cuidenti róne,nà bonitas illationis & connexio veritatis conclutionis cum
veritate pra miísarum fundatur in illa principio per Íe no:o , qui (unt cadem
vni tertios(unt cadeni in» tet [c,per quod omnes rcgulantur difcur- (us cx
diGis 1 p.Inft. nam in virtute illus principij per fe noti ex conexione extre-
morum n tertio in premiflis infectur co nexio corundem inter fe in, conclufionc
; flatim ergo ac intelle&us percipit extre- ma efe vnita in tertio, co ipo
manet dc- terminatus ad iudicandü c(ie cadé inter. [c inferendo conclufionem ,.
at fic eft, g» pracisé ratione pre miffarum cognofcit l us cxcrema identificari
cum ter» tio, vt fatis de fc conftat ; crgo boc folo determinatur ad iudicandam
ca inter (e 1dentificari in conclufione , nec alia co- gnitio przrequiritar de
bonitate confe- quentiz « Conf. quia ruíticus intcrdum bené difcurrit , neq; in
co difcurfa antc- ccdenter ad c ouem medicatur bo- nitatem conícquentiz;(cd
(otün aduertit notitiam pre mifsarum;ergo preter pre- mifsaram afsen(um , non
requiritur alia exprefsa cognitio de bonitate conícquc- uz. Deniq; ti
przrequireteturtalis ex- preísa cogoitio de bonitate confequétia: er modum
íudicij , fzuftrà probaretur fooirés illationis aliorum fyllogifaorà , in
quibus confequentia non cft tam eui dés, pet redu tionem ad quatuor primos.
modos primz figurz , nam per tale iudi- cium pr cedens (emper cerrificaremur dc
bonitate confequertig non crgo cale iudicium femper przcedit . Scd obijcies
deinitioné (cicciz actua» lisab Aiit, traditàm 1, Po(t.cap.2. quod (circ cft
rem per cou(am cognofcere, pro- pter quam rcs cft, & quod illius caufa ett,
ergó ad afsenfum conclufionis prater a(- fenfum pra milsarum requiritur eram,
ge cogno'cantur , vt illatiug conclulionis , Refp. per illam particulam Arift.
folüm fignificate vellequod.cognitio (ciencifi- ca cohclufion:s.on c(t cognitio
cius in ratione fimplici$ propofitionis » fed c Cognitio difcurüua , &
dependens à prz- vtà caufis, iX taliter dcbet cogno fciconclufio,vt dicatur
cíIcGtus demon- j ;non aütem (gnificare vo:uit exptcísam cognitiontm de
bonitate illa- tionis przccdcre debere afísenfutn con- clufionis; 1tà diximus
.par.Inft.tract. y. Cap. 24 diim illam definit1onis (ciétig pac- ticulam ex
plicatemus, quod poniturquia nedum oportet ,quod illa cau(a fit proxi- ma, fed
rcquiritur, quod intelle&tus (ciat cffeGum à tali cau(a pendere ^ 37 ritur
deniq; an condlufionis aísen(us ià neceí(satid pendeat à premif- faram
afsen(u,vt nec naturaliret , nec (u- aliter finc ipfo haberi queat.!.am ille
a&us , qui fequitur hic , X nunc ex przi(lis poffit quoad (ubítantiam ,
& rationem íuam fpecificamhaberi ab(que €o,quod firà przmi (Ts. Ouuied.cótrrou.
cit. pun&. $. cenfer falim fupernaturali- tet poísc produci ,.&
conferuaci conclu- fionis a(senfum tine przmilfis quia af- fenfus conclalionis
tantüm dependet à przmiffis focmalibus ; tanquam à condi- tione applicante
motiuum , (cà formale obicétum ca rauone; qua depédet voliio Ppp 3 àco- A $18 Di/?. XI. di cognitione, f-d hoc
conditionis genus poteft a Dco fuppleri , & poteft fupec- naturaliter dari
volitio line cognitione; ergo potefl dari. (ujernaturaliter a(sc(us
concluíionis finc aicnfu praemitfatum ; idé tcnct Poncius dip. 20.L0g.q-2 n.
10. cum enim affeníus conclufionis, & ptz- miffarum fint a&us realiter
dittin&ti, non apparet ratio tam neceffariz cóncxionis intcr illos , quin
poffit effe aísenfus con- clufionis fupernaturaliter abfq; a(sen(u premiffarum.
Quod conficmari adhuc potcft , quia innoftra fententia affeníus con: lalionis
dependet ab affenfu pramit farum in genere caufze efficientis,certum posi apud
Theologos tems Deum etetale genuscaula , nam in genere cfüricnts cau(z quicquid
agit cum caulis fecundisagcte pót fiac ipfisiinquit Theo- logus. Caterum
confequenter ad dicta fuperiusn. 16. 19. oppofitum eft te- nendum, dictum enim
cft ibi a(fensá có- clufionis in (uo formali,& intrinfeco có-
ceptuincludere dependentiam à premi(- fis, & talem dependentiam. effe fib:
eí(sc- tialem, vel (altim cealiter identificatam, non autcm accidentalem, &
extriníccam; praereà ditum cft ibi , quod fi intelle- &us abfq ; premiflis
eliceret propofitio- nemi iftam Tetrzus eft animal , talis " gros non
effet conclufio , quinimó cf- entialiter di tab ca conclufione. » ( licet
eífent de eode obie&o materiali ) ' quz inferretur. ex illis peemiffis ,
omnis homo eft animal, Petrus eft homo, crgo Peuus cft animal , nam bac eft
fcientia , & tertia operatio, illa.yeró fimplex pro- pofitio,& tertia
operatio ; bplicác et, ctiam dc potentia Dei abfoluta poffe eli- ci, vel
conferüari afsen(um conclufionis, vt fic, abí4; ordine ad przmiffas ob cf
[entialero dependentiam quam dicit ad illas , co mode quo dicunt Scocifle rcla-
tioncm dependere in genere cauíz cfli- cientis à fandamento, & Tbomiftz
a&ü vitalem à potentia vitali , adbuc amen ^ «ilem dependentíam à Deo
füppleti non De Séientia; 9 potfe, quia e(sentialiseft rebus fic depen
dentibus.Fundamentum Ouüied.oppofi- tum füftinentis falfum a(sumir in maiori,
nam cx dicis q.5 , afsenfus przmifsarum etfe&iüe concurrit ad afseníum
concla- fionis, & non tántümper modum condi- tionis applicantis motiuum 5
in minori etiain dubium a(fümit, nam inlib.de Aa, diíp.7.n.1 11. oftendimus nec
fupecaatu- raliter pose dati volitionem fine cogni- tione ; Ratio ctiam Poncij
inualida eft , quamuis enim in abíolaris realiter diftin &is prius per Dei
potentiam polit à potteriori feparari , vt docet Doctor 2, d.12.q.2. non tamen
é conttà , quando praefertim pofterius dependet císentiali- terà T vt cóftat de
toto, & partibus, Confirmatio, quam nos addidimus, difli- cilioris cft
(olationis , quia genus caufz cfficientis (emper à Deo fapplebile videe tur;
imó hac ratione nos Scotifte tene- mus contra Thomiftas pofse Deum pro- dacere
, & conferuare a&um vitalem in- dependenter à potentia vitali; verüm cü
dicitur à Theologis omnem talem depé- dentiam in genere e fficientis cau( cfse
à Deo (upplebilem,explicat Do&or 4. d. 12.q.1. fuprà E , & (ub S. id
intelligi debere in abíolatis,non in refpe&iuis; in propofito autem
conclufio; vt fic, ha rationem refpe&tiui,quià vt fic, intrinfe- c &
c[sentialiter dicit ordinem ad prz- miísas,vndé deducitur, licet cius aísenfus
in ratione qualitatis fit entitas abfoluc cui talis dependentia e(sentigliter ,
v faltim realiter identificaturj que folutio an (üftragetur Thomiftis
negantibus actát vitalem pofse à Dco produci , & confet- tari independenter
à potomia vitali in lib. de Anim. di(cutiemus. Alia quzdam folent hic difputari
ad formam fyllogi(- mi (pe&antia, que coníultó hic mfísa facimus, quia
(ufficienter de illis tra&a- tum c(t 1. p. Inft. ya&tj^ rc A—-— :
"ex vlu,& ire , DISPVTATIO DVODECIMA De Scientia. . d tiones nitione
pofleanaturam den gnande definitiones: € quidem CS $19 ze-qposT Trallatum de
Difcurfu, &* Syllogifmo in Communi,ad j| eius fpecies oporteret nunc
dejcendere, que funt Syllogifmus Demonsiratiuus, Topicus C Elencus , c primà de
Dem cue flratiuocateris praflantiori attamen quianaturamyG7 cona iones Demonftrationis
aptius venari no po[Jumus, nifi ex no« titia quidditatis C cüditionum Scientis
qua effeius eft De» — . " - meon[lrationis, C" ad ipsi vt ad finem
ordinatur demon[lratios - idcircà Difputationem de Scientia premittimus,
veftieys Jn 3i Pofl.c.1. oflendit dari [cientiam, deiude c. 2. ip[am
on(Irationis, eiufqy conditiones declarauit , duas a od attinet ad exiflentiam
fcientia , fatis dictum »trift. inberentes ,. iti ex ip us de : efl in 2. p.
Inflit.trati.1.c.2. vbiinnuimus contra antiquos de nouo dari fcientiam, € fi
non de omuibus, faltim de aliquibus rebus : ad effentiam igitur fciemiie de
clarandam accedamus . QvVAESTIOL Quid fit Scientia . t Cientia folet primó
diui- di inactualem , & habi- tualé , vtraque debet hic declarari, &
quidem quo ad fcientiam habitualem nó cft difficultas, hzc .n. cft babitus qui-
dain de prima fpecie qualitatis, perma- nensyintelle&ualissdif[ponens
intelle, non ad fimpliciter operandum , fed ad prompte faciliter , 7 expedit
operan- dum, ex frequentatis a& ibus fcientificis acquifitis ; que
definitio colligitur ex dc Initione habitus in cói intinuata à Scoto in
4.d.6.q. 10. O. ueut n. quilibet hibicus eit quzdam qualitas dilponens
-fubiectum non quidem. ad fimpliciter ' agendum, nam abique habitu euam po-
"tenta clicit. ali juos actus ; fed ad a- gendum fa ilicer , &
proinpté, acquifita ;ecationc illorum acutis ad quorum prod:ctioneu habirus
1nclinat , ex dicendis [a1.05 in ib. c An. ica (ciétia habituals di fponit
intellectum ad. faci- lius , & expeditius el:ciendos sétus fcien- tificosqu
&taétia actualis diciiur, ex qai- bus fuit genita ; tic hobihitas illa
demon- flrandi paron mobiltatis de corpore naturali cx frequeati cognitione.
per. de- Logit ae monftrationem acquifita dicitar fcientia philofophica
habitualis aus vero co. nitionis dicitur philofophia a&ualis ; um igitur
habitus ex a&ibus generetur, & fpecificetur i desierit eol
a&ualis,adequat it quid fit habi- tualis fcientia, ex ibus f. aGtibus geue-
rctar,& in quos a&uscliciendos inclinet intelle&um; tota ergo difficultas
erit. in explanatione actualisfcientim. — Scientia a&ualis ab Actif,
definitur - in concreto r.Poft.c.. $cire efl remper cau[am c egno[cere,propter
quam ves J quodilliuscfl caufa, & no contingit ali ter fe baberequà
definitionem explicui- mus p.2.Inftit. Log.tra&t.t .c. 3.vb! nota4 uimus
Arift. definijtle fcicntiá perfc&i- (imamáà pr:ori , & per cauíam non
folum in cogaofcendo, (ed etià in e(lendo,vide, qua i dixiaus c.4.eXplicando
particula illain definitionis demon(trationis , caM« fifq. concinfionis. Ex
ifta definitione Ícicntig ab Ari(t. tradita Do&ores dein» de
variascolligant condriones fcientiz » 3 Primaconditio eít quod fit vetayer«
ror.n. &talntasmoníunt feientia, — Secunda conditio cft ; qnód fit certa s
pro qua norant Do&torcs , vc aduertunt P.Cauclius de An.difj.3 .(cc.6.&
Auerf, q.26. (c&. d wt certitudo eft firmas
intellectus (10 acri determiuatz Ppp 3 . pau £o Difp. X IT. De Scientia. i BA;
fpei pfotitg', . C hraedjea a » dis MOXO REOR: TTE PELE zelle&u certitudo,
fed dabietas, nec fcié- Uc paratur laci materiali , qua il« tia, fed opinio ,
quz certitudo, & deferhilTurteaiteh obiectum clare , & diftintté patio
intelle&us , vel prouen& ex 3jfo- — percipitur ab oculojhac cuidentia
ortum mecobie&tosqiacesus ed (21, dedisyea.
Tinberab'obteGtücceígitaresquasntellc4 filicitor, I& dc patcnaio Deinegioat
soli« :5 e dlatimpricipit intdlie ét sc io- tei Ua Spera Ri vl xta esas
bic&tà, ofitorimacceísar ianugm alij&di«:. 31893 comnaxipurs, &
dripofrir ennorervtidosntiilesa y ablic; itl pai tits €tia2 s
abaliljsimetaphyhea ; Vcl enoneát, as mactitilifidel ue luris courir bir MED ve
ie ] indo j qrod: poteft myltipliditer occides: ae o Lusmolten pecciprre.
rationeth con rij vlr guvojonat impari il: nein hui ree e zi, vitali eráudicet
y &«nonaliter ;e9.s epa Reti. enit d às quiàniotictüc vier teet rs an i As
ebat qui rir Mm : Lors seen Hasse sionis rat d qp Adi ^ 0à cinema tinh ela.
TtLiClis GU CR torri a v ihrer duplex alia exip ope rome d iudicatur,
aíseritur. te potentiz , & dubias le spento sb aliquibus maxim authoritatis
viris, nis intime percipientis rationem conne- zin eei Le p xionis retmitprpnt;
alignex paye. obic- Mf cimnibusxerritadinaliter exc &i, & cft apritudo
il]a in ol mani- Lnles ci cnediahoNtap elim i o tac feltandi (e Cfaré &e MAS rncellectuis
,quómaioriscathbessaysoos;viriiud vufteGmac icelle&tur-Obijciturs mouc
xteditim afferenies eo finmius adhatet illàni ad fai codi onem; & plex ,
Bembo aiat ike dE A xia: 3cinediata:scüntell li- S irrefiagabilis veritatis.
h;nc. x;apprehenjione rcémin F - berum utcs!hidciuintanaNimae £erbtudinis cug?
deriuturilli propofitioi , ffea efintte (virriopíp diuino jnpixai3baliqni-—
diftin&o! iddigers S hac culdioria cft bus hzc cenitidonporzlisyosatur(.eX-
principiorum, que jmexediata dicuntur; »cepiasfiddi lupemhs táfalisceuitadine,
», alia gmedsatayeo quta non ex fimplici.ape veuar valde mator eft) wel
tandeiimeug-. prdbenfronetermvnorum mouerur imiel- &ur intelicétus ad
iudicandum. cestitndi- le&usyItd propicr aliud prin pam. Aalitoptteelses
quianaturilitermequita-. sftinétu quod cf cau(aseo MORS T -liteceueoirex
quamuis (i pliciter potbt. 3 lur Persio NE 1anem, qua » eluerfieri vt fi
viderer nocidens, [aum | euidenter: (citur; propiér. praaiísas ,jà
"hád;caictibi [übftazedübic ugs, & fi vi^ qdibusaccipit pcopriam
cuidentiam ; ip rlérét ignemapplicatum paíso ; infexcet. sataniantiia eaidens
dicirur, quia princi- eabicalctict ionem adéfse eo quia natura. ;guay € juibus
deducitur ,(ünt cuidenrias crum fic poflulatscom ramen Debs jof-. - clatum eft
cuidéntiam irgmediatam non ^et, &ccalefs£tionem) ipmpedite , &
acci- conucnite fcienuz, nam [cienraictt
cón- «dens à fubiei&a (eparare;basc dicitur cer- ; élufioniss nen
principiorum 5 dompetcre -aitüde pbyüca , adfcieniiam perfectilT- | ramen
cuideritiam mediaram nam qu- . mam .ptuma certitudo requiritur , nà fub,
ibeiconduhbo cftex: fois printipijs eui »i€ertudibe motali pót (ubelse
falsüj& fie, dentibus deducibilis ergo erit in (c egi- militer fab
certitadie phy (ica Ad (ci&Gà. dens mediate): dubinm cft de cuidcua po c
it&o.iouS perfc&à tufbcit pbyfica certi-.. senuatan df. seqnisatur,quàd
intellectus 3:£üdo vt iníray& difprq« magis patebit . clane de MN Eme tci
puat conclüf opc Hua JIerüa coditio «nod Gt evid6s eui- ,, ex prjacipijsillam
deducendo, 4 pgrehen- *. dentia rft dacitas cogniGionisqn&;ntel» ;da195
dépendentiam llo euidenug co- 5 dc€hus.claré videt obieói verateon,
Gcsiclngongab.guidenria pripipionmeso 41 ! ver trj E ga eh3ijQ UM i € i —————
W^ - 1! gré, sratiispatopije 1, abíay / idedxer illam quet «: Cip «eH poni fed
estadio. hi endens princijia y S mn atu
vceerunt, didacit dede dél IAE! 01 202122018 30221 &Ilt Sr hópihiie nedánt
háneseuidentiany K Pic ecelfadaa eísie * Ftofictre diuo A ey x chaüóais
fialitét ex te-euid eer cosofebi j «ju rórie ponunt no bran. "Ticelózisti
cfse jitopriéXcienciam,uia) vele dtdaci éónckinones cx' articulis fi- dcij à
Gwinrelet beatóriíuut pex itiiliteé congeduat fcientiam fübáliérpatae 6(s8.
verad(éientiaar i jrceliéeba datae (ciéntia Tubálrernan te;ifiprid übáherhatisà
d&d:znó. recipeiet plioerar& xem: ita Cao nM Meri yore ris in dé SAT hó
fà Lóa d a6«it:5- Cousplat;; difp.vó:Logt qoa? qui alrosciqut 27.1065 Th es
"Pese tuin se dilpraa qorzdrtd imomunt ciéntià nàfi véHoquimus Ii, &
abr Ait, deféripca in lib; Poft? circa, neceffáriam e(fe eiidentiam; velidcdaós
tiain genere 5 & ub vmucrialioriaccese pronc;& Bac aiit a eutden br,
& (olüim dicere cogmtionenvetam; & écttainde aliquo -óbiedla, quéden(a
— p concedunt "Fbeólomam: dict fcientiam "Scotus qi PEOL img ad
collar; &c3. di: dog vuv OLEUM ENDE fuftine;de ratiotic propria (éienda.
eíse cuidenga, & nónai(i mipco prid nomeunfzienuz acz cómiodarinótitid
obfcura ,.Gc rmcuidca- ti; quamaiseertiflimia, quee noníólü cft £ómunis apud
Séotrftas , (cd eviamo apud dniiquos, & ex R ecendoribus fequuntar: ! Al
cus rà&t.27.de (eie. q.1 ; dub. 9; 8c 10. Blánch; A Log;dilpueltéet: 1.
Dida-: cusà Ictu dic p. 18.q.1 X álij i. j yu no ! 6 Quamuis hzc nc nomimlis:
qua ftioyattamen dicimus tcientiá propr.e di-- tá requirere euidencia m
iteliecta tué - us, & uonitiimproprid crásterri ad actus^
ineuidentessquamurs certos ; 11a Doctor ci SC ped. e q.4iart 2, C. & quidem
qp hxc fic mens Axitt, indubirauim cit-; nog : & ding niiquz-annexaim: E
cipiaimodias; pe c(seiac (cic nrifirum ee(ültete cócluts in (üaprincipizdcbere
; Dui quiaex« mupiconfcof-í fi dcsj& faic pecie d fcruiio, hrió
oppoaontanygam ula efto Ícura yita clüraj& euidensyergoceuid fs tücít
aderat rint to fcicnu ti? Neque dirasovdlorg de:fciéntia; Atiftidet mcaynon defer
5a (ecandi generica amqepiipnéan. : ;vdlet,quix Smdccsiae qo dfreniaee emi
gemtdiffeivalyopliniogec Q quisdicedb opiniongdy («^ Gfemiarb fp candum rgo
trohedyo«mericaoy vrdiciecogbrrióneme velamrcó fimaneom cviíra ,
&Poploxbilig gon ttt éloquerau; (ed potjusaburerea üir yocabul; ic
imptopotico. du friépie zcípecta fidei dicemium; $qnapzógtet xi
Ícieamaadcdgricionzxrimneuidiicor ex undicac cnt tocdriótappro[nia, & Ly me
nidenscédt ditereximitio drujadens, veh ditlrahcasy hon fecus ac f? diceretur
fc1c02 tfà icarurá ho foc volueruat auidiog restecinde femenc ac quicun j; e Sa
&s V'astibus Théolagiaaytiotl ram (cit 2-4 viamrappellatint ;/ derqua,
reizctum age mus q.4 .art«3: vbt re[ponGiones Cosrie lut: cot iabiauis j-&
ràtiones iu/cón- tcacindifalu&nas: 2! £iUD ef ; isola 157 | Quarticovditio,
quod Grnecefsá« rid: pto ii notos Scd. tdi gs 314, 4:82 2 ép nédetlitas e(t
daptei; allizamplteiter , quà resa éxiltit vi nori pottic mon exi« ftre
jaliaeftabceümas fecaadum quid; (cà cotiplexa38 eftyquaresaliqugtaletm liabéchiibiudiaeu
uxét de , vt necesaria vnà alterad tncludác quara ione iteiles Gus conci ias:
teconmnos illacámonecele fario cómpoait vri de alzcco affioinái do , &
propter buncmeccisapiambabiqusi dincmteranorcuum teinper propofitio del illis
etipaciara eroteqd AM vdofo car & confe-,uéter wece(sarid vera , tta Vt nex
queacftificari pro qnactmqoe tcapóris; diferencia y eo 1jula propetatorcsnece(o
(atige ubilcahant d tempore y vedisi uus rip. Hitt. udeboti Cura cad. Leica:
per- Ppp 4 ftc Aur Ael LLULLILUULUMRSU"ÁGIG LL - LL fc&iífi mam non
reqnititur prima necef- fitas nam prater Dcuw omnia contiagé- ter exittant,
eriam ip(a [cientia corrupti- bilis eft ed (ecunda, quatenus talem. ha- bet
vcritatem, vt nunquam poffit contia- gcre mutari in falíam fpe&tata
quacung; potentia, & téporis diffcrentia , & in hoc fen(u de
cortuptibilibus eft (cientiaqua- tenus habent quadam predicata taliter
illisconueniétia,vt non pofliat non con- uenire 5 hzc conditio includitur
infecun da ; cá dicitur, quod debet eíse certa. cer- titudinc metaphyfica, itat
nó. contingat aliter (e habere : vide q. feq.art. 5. Quinta conditio cít, quod
fit de obic- &o vniucrfali,co quia de fingularibus nó cft (cientia,quod
poteft probari;quia fcié tia oftendit paffioné dc proprio, e * a- quato
obic&o , fed hoc non cít rc;aliter alijs indiuiduisnon competeret, etgo
crit vniuer(ale;ri(ibilitas .. nequit Petro adzquaté conuenire , (ed homini ;
quz conditio non conuenit fciétizvt fic, vt norat Daflol. q. y. Prol. att. 2.ex
Sco. q. 3. Prol. R..(ed (ciétiz de obie&o crea- to;co quia naturz creata
diuidücur in (in- pue » at fi c(set aliqua natura de (c zc,& (ingularis,cui
primó coauenirent paffioncs, vcl qua(i paffiones , qualis eft eísentia diuina ,
tanc de fingulari poteft eísc (cientia , vt q. feq. art. 5. 8 Sexta quod (it
caufata pcr difcurfum fyllogifticum, quia fcientia non cft que - libet tei
cognitio,fed eft cognitio rei per caufamsdiícurfiua,& illatiua; & quia
ina illatione potcft errare intelle&us; idcirco reqnititur, vt fit per
demóftrationem rc- &e di(pofità in modo, & figura, & hoc cít, quod
alij dicunt ,ad Ícientiam requi- ti cuidentiam confequentiz ; verum
efttamen,quodvtnotatDoctor q.4. collar. q.5.Prol.& Baísol. cit. hzc
conditio aon efl dc rationc (cientiz vt (ic , quia. dicic imperfc&tionem
tàm in (eipfa , cum can- fatio dicat dependentiam ,quàm in intel- quia prz
[upponitur potentialis po- tens de nouo recipere (cientiam,& vnum poft
aliud (circ) hinc fcicntiz diuinz non Conuenir ; nam intellc&us diuinus
vnico a&u fimuloia attingit claré,& difincte. Septima coditio additur àb alijs, gp fit Dip. XILDe
$iepia. — 0 5 505 j Tio w , ZK propter fe,nà propter ases di ipro ter Iciecias
pra&ticas à vera t: m tie exciadürsfed de hac agem.s infra q.5 .- Scd
contra przdicta, X precipué con« tra definitionem (cientiz poteit in(tari ;. À
Tum quia fi (cientia eft per caufam , da- retur procefsus io infinitum, nà hzc.
cau- fa deberet per aliam caufam (ciri , & illa — - peraliam,: Tam 2. quia
non re&à poni- tur ly quoniam illius eff cau(a,mam (i ad cogmtionem
conclufioais requititur co- gnitio propriz cau(z , quatenus eft cau- fa , tunc
omnis conclafiofc retar. fub ra- tione relariua
vt.(. caufata, & effe&us cau(z. Tum 3.quia nou re&é dicitar
uod non contingat aliter fe babere,nam Us corcuptibilibus vt fic datur
fcientia, vt patet in Phyücis,& in Poft, Arift.demon ftrat eclypfim de Luna
; qua non femper cóuenit Lunz, & de cflc&ibus per acci- dés, & e;
ew philofophia.Tà uia g» eft mutabile; & cótingens, nequit arr alig»
immurabile ,& aec ^ entia creata funt con ingentia, & mutabi- lia,ergo
nequeüt caufarc fcicatiam neccí- fatiam,& Pee TUM $«quia intelle- €tus e(t
mutabilis, ergo nequit e(Sc (ubie- &um alicuius immutab:lis, ergo non re«
quiritur ad (cientiam nece ffitas. Tandem cuidentia non affignatut ab Arift.
inter conditiones (cientiz;qua ratione Thcolo ia noftta, etfi cuidens non fit,
dicitur à San&is Patribus (cientia, quia talis habi- tus nequit redaci, nii
ad habitum fciétiae inter omnes habitus inte T1 9 Reíp.ad 1. ex dictis in 2. p.
In(tit. trac. t.c. 4.caufas (citi nó per alia fcietià, fed per apprehenfionem
terminorum, & per habitü;qui dicitur intellectus . Ad 2« concluíio
cogaofcitur fub propria ratio ne,(cd dependenter à pramifsis, quod e(t
cognofcere abíoluium cum relatione cf- fectus (altim virtualiter ; & implicité
» q» non implicat . Ad 3. iam diximus non tc- quiri incorruptibilitaté
fimpliciter quam alij vocant incomplexamyfed comlcxà » & ticde
corruptibilibus ; quatenus (unt corrujxibil;a y datur fcientia , quia. vt fic
süt incortuptibilia incorru ptibiliate cà* plexa propter necefsaiiam
habitudintin repertam iater hoc predicatum eotraptis | bile; ] - . *"A e
pem Wi. : , Quafi. I. Quid (it Scientia - üitio veritaus y fed vel demonttratur
ecylp(is ó adapcitudinem , vel eclyp(is a&ua- lisde Luna in tali (itu, &
ordine di(po(ita quemodo conficiuntur propofitiones ne cefsariz ; non tamen
cau(antes fcientiam perfe&ilsimam » vt difp.feq. q. 2. art. 3. effe&us
ctià per accidens habent (aa prze- dicata císentialia,& paísiones de ipfis
de- monftrabiles , & vt tic pofísunt dici entia neceísaria ; & à
(cienria contemplantur . Ad 4.refp.Do&tor in 1.d. 3. q. 4. L,obiez €um non
quatenus mutabile caufare no- titiam immutabilem (ui , fed potius qua- tenus
natura , & quia natura obiecti mu- tabilis habet immutabilem habitudinem ad
aliud; poterit gignere notitiam fui ip- fius immutabilem. Ad $.refp.DoGor lit.
L. duplicem mutabilitatem eíse in intelle €&u, vna eít ab affirmatione in
negationé, & e conttà,. (à non intelle&ione ad intel lc&ionem;
& é conucrfo, alia quafi à có- trario im contrarium , putaà rectitudine in
errorem à veritate in falütatem , pri« ma femper incít intelle&ui , nec
impedit fcientiam , quia opponitur immutabilita- ti fimpliciter parum n.
refert, quód fcié- tia dcflrua:ur quo ad entitatem ; Íccun- da conucnit ill; circa
complexa, quz non habent cutdentiam ex. terminis , at qua babent cx terminis
cuidentiam , poísunt cau(are notitiam immutabilem in intcl- lcétu , itaut non
pofsità (cicntia ad cr- rorem mataris& hoc (fufficit. Ad vlt. cui- dentia
datu: intelligi ab Arift. vcl per cer titudinem,vt diximus, vel pet ly quoniam
illius efl caufa , am fi intelle&us perci- pit abitadinem cauíz ad
cffe&u , & ne- Cefsitatem illationis vnius ex altero , ha- bebit dc
illo cuidentiam, & fatis declara- uitipfam, cum definiens demonflrationé
dixit ex notioribus, & immediatis con- ftare. Theologia noftra improprie,
& la- tiori vocabulo dicicur fc ientiancq; pro- prié ad vaumex quinq;
habitibus intelle- €tus reducitur » fed ad alium alterius or- dinis ; nili
velimus dicerc cum Scoto ad: f1pientiam aliquo modo fpcctare, quate- nus cft de
pe imo; fumio ente, is. 833 D c^t TT " b » z x m bile Sra phyficts Luna nó
demó. QVASTIO i 0000 frator eclypfis fi ter; nam non fie. AM o. UC fi jer
necefsaria , & f(empiternz De Ostetto $cientia. 10 (^V afciétia relatione
trá(cédé&ali referatur ad (cibile , vtad obie- &um;,onon pofsumus
exactam habete co- gnitionem naturz , & quidditaris fciétiar, nii naturam y
& conditioncs obic&i de- claremus;à quo císétialiter fpecificatue ,
& proprias (umit denominattones, & có - ditiones;vt autem di(tincté in
hac re pra cedamus,(upponendum ex dicend's in» fta (cientiam fiu a&ualem,
fiie hibituas: lei diftingat intotalein , & vartialem; fcientia actualis.
pariialis eft. cognitio. vnius conclufionis invna demonfttratios ne demonttratz
, vt cognitio hu:uscon. clationis homo eft rifib:lis,dic:tur fcien- tía
actualis partialis de homine; cognitio huius conclufionis , corpus sint a ett
mobile ; cít (cienua a&ualis partialis de corpore naturali ; (cienria habirualis
par- ualis eft habitus cuiuslibet conclufionis. generatus ex frequentatis
a&ibus circa il lam conclu(ioné,.ui fant (cientiz a&ua- les partiales ,
vt liquis fiepius conficerce hanc demóflrationem , omne habens. na* turam c(t
mobile, omne corpus naturale e(t habens naturam , ergo omne corpus naturale c(t
mobile acquireret habitum quendam in
intellectu inclinantem ad eli* citionem liuius conclu(ionis tantum, non
alterius , quia cx iftis adibus c(sct geni- tus,non cx alijs. Scientia.
actualis totalis cit ex pattialibusactualibus coflata, itaut cognitio ómnium
pafsionum demonftra tarum de aliquo (abic&o,puta de homi- no;vel corpore
naturali erit fciétia actua* lis cotalis de homine; vel de corporc natu
rali:fcientia totalis habitualis eft habitus ex fcientia totali aQuali (zepius
iterata ge- - neratus inclinans in conclufiooes (c entig totalis
actualissquomodo vcró higcfcien- tia toralis, fiue a&ualis , tiuà
habitualis y dicatur vna , declarabimusq. feq-Hocpranotato,priusdiuerías
acceptioocs fu« bicéti, dcinde conditiones (ubiecti ades quati &
attributionis Ícientiz, quod ne« mine (ubiecti (cientig datur 1ntelligt y.
apcticmus « " * ARD $34 AiR TEICVLVS d... Quid € quotuplex fic abietium M
un ce feiert MADE '1 C Voicühie mimus non pr fu- -. «9 bicéto informau onis »(cu
inbc (io nis: quo fcnfu paries. dicitur. fübiecium albedims.&
iotelle&us fubie&um fcien- tiz,inque fübic&tatur, neque pro fübie-
&o proponi onis » dequoaliud dicitur ; neq; pro-inícrioriyin qua accepuone.
Io quitac- Arilt. in illa: tegula; atepraidic uando-alterum de altera
predicatup và de fübielo:&c. vcl alia «onfimili acces tione,(ed
profübic&o;circa quod. qui « dibesfticmtiascratan quo. Aritt..1, oít. 149.
ait vDam (cieptiam vnius cle; gena zisfubieéti j & fubicctum dicitur, vel
in otdinc ad paffiones , quz de ipfo demon: ftrantur , vel quia quali.
fufteatat toram fcientiam, & balis cft ac fundamenrum ipfius ; (olet ctiam
dict obie&um s (um; gia fimilitudine ab.obie&o potémtizfi c €ut.n.cx
eo,quod obijcitur. vna ».di- citur obiectum, ita quia fübie&tam. quafi fcientie
obijcitur 5 vtabip(a cogno(cas turjdacitur obicctum;appellatar quoque
materiacirca quam , ab atte delimpta.a mctaphora;nam (icut ars circa propriam
materíam ita verlatur, vtextra illam noa tendat , ita fe; habet; fcientia
circa, pro priam fub:e&ümiquapropter hi c uomi-, na idem
tignificant,quamuis ab aliquibus erm diftinctioaffigneturs «56,5 : Hoc fübicdum
primà. diuidi. folet in €otaplexum y & inincomplexum., com^ plexurn eft
ipfa conclufio. denionftrauo nis coguitàsX Vy tole ibu(dam! obe: €&um,nam quod
fciturseft canücsio prae: dicati cclbieGid ib: denonftetilete per caufam
déoyonfiráta crgo ipfa: con-« utio '&üm fcientia squa eft; no « titia
cóclufionist. reli illud y quad.inéonclui ie ctu A pais fro ác ipfo
demonflratur;& de ifto.iniel-. ligitur communitet cà de (übiccto de,
fcientiz inftitauntar qüzftioncs, pam ex: hoc poftea maaifcflatur , quodnam
fit.o- bicétum complexum fcientiz «| 0c 12 Subic&ü incomplexum.dupliciter:
Accipi neo vcolligturex Sco, q.. 3. Dij; X LL De Qtinl cipitiyueqspa(Bo aliqua pot vete diet iat
folum pt principii, fcd eciam vc fpecics * (ue oci mcg 10;:lis confiderctur: y.
Prol.$.vel comumatiter & fic . qiodàdcicniacó dera Íestiucingr ; di piuca,
Gu paffio pozaitidici reri erp tumida. Aug. 1.de der. J» G!e&tS.Orig nis
doctrina «cl eernauefyyel va $ alio modo proprie, & forenliser, gii illad
quod» &nis (eieyi de habiety ung tiam cuiusegtera coDÁi decandur s; por:
additestitaeeeptiog di. quo Gim:trüs pco fülaiq&to poadiestuo nis » dicitur
ids quod deotnlio fcicna: cona fidexatp pragdicatit oi m MCTaDPMS
phiafophia,quódsàm deor Lip c4 depazeria y formas) caus y. ele. nentis
pradicator,cnsrauonis ;sclfecanda in: — tentio in Logica AtitUfedproprisaceee
—— prio.eftinfecuada.bgmficarione. .,o Subic&um
ineamplexum, süe ptum diüiditarin totale; Gcadequaiumi — & in pattiale
y:primuaxielt. Gn; toris (cicntiz in citius explicauioné rora (aens eere hei
eri e t it j9:9t ipijus conlideran vnde ; Biectum atrii uonin dics (olet. eo.
quia omnia in (cientia coní , att ribürios nea habent ad ipfum ; Gitimin (fe
[cis bili 4 quia vcl.(umt (pecícs cius y vel prins Mimi palfioncs , vire m RO
num riordm; aur a ja 1 Lfatiogc; E diciturtotale in ordinc ad tosalem:(e
tiamà:qua refpicixur; dicitur adasquatà y qhia;it cientiam taliter adequat.
vcnon execdaryneque excedatar ab ipía. i i ida MA nidiad perfe&tam«ogniuos
—— nem pettiocr hujus (bier c onfideretub à (cientia;& nihil
eontidereccienzia qi adipfum noriiceducatur« Subicétum pate: tiale groptiéet
i(pecies:aliqua:conrcata; fuliobicéto tetali ;quapropiet fgientia fiineGtima :
partiale s ecfide: illis; peculiares inflitaantuc era&tatusin;fciene 1
uayná r. Po. ibet (cient ia hace óc: tta diticcüco lub ;palTio , 3 prine: |
cipium;quate qu tantum-toncem; ponaipys.vebpaflionis nunquam. debeo - piro
(abiecto pattiali a(licpárt ; iaz (1 nen - | tunc V f vat. EDS "T" MO
4M "s dift. cofrtirponifabieéta partioles excm: plugs Depsin8.phyfi
foJumniodo confi», dhraiur, vt pryricipiem motus axerois ma - teBs prima copre
ene m tismaruralis y 1d eo ia po(Tant; Eo senspisad, how prier pbieétum;cxtend
Irádsy. ep qua» cynghc mode donGdbratuc à fcicurias: at cIpmeotà yquinnon
folum:fanp principia miktorumsíed-etiam-fpecies«corpausna- p pesar
4-rererlariotr eod | parvialia Pbilofophiz;Hoe fibie&nn deinde diaid;ujr in
pécncipale y quod erit digniot.fpeciesadaiquarizabiedli y & an minus
jirincipah:s:quod crit fpecies. mia kien $i quod firpet obie&tum princi: de
inielligauitidyd quo, pra cipe: x tr inÍcientiaot videtar Ouuicd, intellis
gerecontrou, 1. óg.pinc.r.am.coincis eic cum übic€toatcribucionis;quod aduer
tendi -c(tne fiia quiuocatioinnaogine, 71:34. Smitinclo in proe Theolq. 1;nui
4Ppugnat iftam diuiion£y ncgac.n.(u bieQtumadquaam formale: potic: diui« dii
plara ptcaliufobicta fed vnicum e(Teaic;& mdiuilibile;to quía per Scotum
Q»3. prol; $.De fecendo dicoy(übie&ü de- bet viraliter primó,& adequate
conti- cte omnes vcticates fcientizr;at (i. diui (i- ile effecin plura
partialia (ubieGa , non adaquaté- cótinétet, virtualiter. veritates
jnfcriorum.Sed pró impuguatione. buius £enrentias (ufficit coómgnis c us Do
-&orm cii Scozo q.3.vriiucr.ad 2. princ. ,&if principio. cuntslibec:
libri Logica; sebidiuesfa a(fignat. parrialia, fabieGa..» fluxta libéorum
vérirauemy& 1« Men qa. i& lib.6.q. x. hà diltidcttonem femper yt -vcrom
(ippoo:t;Sc pluracótra. ipíum di- ,&eiius art api&eleq.. o (082132 bt
£151 ai sHurziditpotLog.fec.r.& difp.r. Met. pit 1f e&t. 3.56 4. quei
(equitun Ar* -ffiága diíp. 2. Loga (cc. z.& Quuted. ab -Anitibdbogitz i
mpuguat diuifionera.
a(-igaamamtanquam»ocabulis ábutentem, -«& :ontufionemi. zigüencem : y».
concedit rn. bbacétadattribur ionis cífe illud 5,ad : quod àmitairedncücury
& auribtiriotiem - habent (quamtisidicreper éc i expliea- ; tione hatüs
aiuriDatipnis, vc infra árt«6. ) ^ fcd négàchoc óbicctam totalc dici» & a-
i125] .II Quid, cn qinefler ft dc io, 1. desptin ARM dplv"! elt agere
gartoomnüium;quajn feienua cognofcum. turspurà fiin Pbilofophiía ;£oum hz pro-
. pofitionescon(idetac& um e[L in», corruptibile; homo cfl riftbilisy mareria:
cfi potentialis;Celum;hómo;, X materia. cfleriradzquatü'fübie& üs&
totale; Dhys lofophigsincortuptibiles t'bilesSe-po tialc praedicará totale.
ynio adz quata ehe. fezticsiconnexiones: itatum propofà ríams&cifta tria
fubic&aytria pradicata yy & tres yhtones cfienr obiectum, MR : umi
(fecundum :n, ipfum fnbicétum difs fcrt ab-obieéto;q» (ubiectum eft, quodam,
conclufione fübrjcituz;obicétnm elt: tora, conclufio):& quodlibet (eorfim
etit pans. tialedübiectum;vnde fübicQum atttibu- tionis etit par$ adzquati
obiecti ; qp aliai nomine obieétum. proptiam.cOmuni(sis murn vocatur ab.ipío.
Quera ctiam dicéà dimodum cx noftris iudicat. probabilem Poncius difp.2.Log.q.
20a inquit (ciés tiam adbuc retinete pofie (uam.voiratemg ex patte , obicéti :
quamuis riulla ynum e(fec.ciusobicétü adzquatams(cd potius aggregátum ex
omhibus., quod e(t manie fcfté contra Scottim q; 3. vniuez(al. & q» g-poloe
li alibi frequente, |. 0n "r4 Hacth opinio-potius immer(a.mg - net in
cófufione illa, & vocabulorü abus (usqué tribuit alijsquam aliquid.
clatitae tiscontineat;etenim ab omuibus fcré Do oribus obieétum'adz quatum ,
.& tota" le cum obiecto attriburionis «afunditür -& códiuones
aísignantut , :& in quz (tio- -nibus de.homine commuhis opinio facit
veritatem; vt notat. Bart. in de »inore .Plurimum;ft.de qusfl. circa finc; pra*
iterquadi qp riegar obiectum adiequacum -& tótalcjà quo fpccificatur
fcientia, vri2 -tatem.aliqua aecefjarià babege » quod ef* - kc
falíam.oftendcemuas qe 43025220 -. | Rurfastolet obiectum diuidi in mates -riale
& formale,qua diuifio cft valde go itanda;nà cx ápía;peadet deci(io
quzitio- mis fequentis ; cd. mirumcíl, quàm ünc— -imtertevarij praeruim
recentiores tàm., ."Thomittz,quá Scocin hus rei explicae :tione;Fuétes
q.3«Log-diffa Act, 1«explt- | cát obicctá formale illud cifeycp cit ícien"
| tic adequatiquia per. [e à (ei&ria attingi tut» ZA 7 $56 tur, materiale
vete effe inadequatüi,quia ingratiam adequati obie&i contempla- £ür à
[cientia, vt color cft obie&um. fot. 1Dale vifas,albedo vero. obiectum
matc- xfale , citatq; Scotum ini 2. d.2 4. E
; ad 2. princ. Hanc eandemexplicationem, dant Recentiores przfertim Hurt.
Ouuied. & Ariiagacit. dicüt.n.obiectü formale cffe allad;quodper fe
intéditur à potentia, nó proptct aliud;materiale;p in gratiá obie- &i
tormalis cognofcitur , vel appetitur à potentia , fic inis cft obie&um
formale voluntatis , media obiectum materiale , premiflz funt obic&ü
formale fcientiz ,: «onclatio obie&um materiale; quia con- clufio
cogno(citur propter przzmiffas. " 1$ Sedcotra Fuétes eft ipfemet Do&t,
3bi cit. qui ex profeffo explicationem ill ympugnat , & valde miramar
Fuctes pro fc citatle Doctorem,cum aperte ibi dicat -albediné, quamuis
obie&um inadzqua- tum;ciTe formale obie&tam vifus,nó ma- tcriale, co
cuia color in comuni nonvid e tur,& fi nullus efletinteile&us;qui colo-
rem io cómuni abftraheret;adhuc oculus bouis videret albumj& nigrum. Tà
quia tàm adzquitum ob.e&tum, quàm inadz- quatam cit diuriibile in rónem
materias Yem,& formalem , vc corpus naturale cít Obicétum materiale
adzgquatam Phylo- fophiz, vt naturale cft formale adzqua- tom Celum eft
materiale inadaquatum, Quatenus naturam haber. fimplicem , cft ánadz quatum
formale. Per quod patet ad Huott.quamuis:n. explicatio illa reété o- :biccto
matcriali, & formali voluntatis a- dajtati poffit, non tamen refpectu
intel- Icctus;nam fic folum atttibutionis obie- lum cüiet obiectum formale. Tum
qnia "fi piamitiz c(ient obic&ü formale fcien- tiz, cum habitus ex
obie&to formali fpc- cificentar,nulla effet differentia inter ha- :
"bituto principiorum, qui dicitur intelic- €tus,& habitum fcientia,
& falsó diccre- tur fc. édam efle conclufionis , intellectü "verb
principiorum , nec cft par tó de finc teípcQu mcediorü , & pram(Tis
refpe&u " conclu(ionis , quia vt ait Doétor 3.d, 28. in fmcyibi e(t
vnica bonitas mo'iua y bic «luplex veritas;vt fuo locodicemus. Tum quia quagnis
pramüls (py aula cflici- Di, XILDesdmid i 5 "CSV (ro VERAT «vH 2» cns
conclufionis,non tamen fant finis fed potius conclufio eft finis, vndeconcedi-
—— turconclufionem cognofci per premi —— — fas, negatur verb conelufionem Aie
pos —— 2 pterpremiffsquialypropterimmuitcaus —— falitatem finalem,imo
przmiffeafumun ^ n tur in y CEDE Reus conclufionem; — — 16 Alij Thom.
obie&ü materialedio — — cunt efle, cp pet accidens à fcientia confiv deratur,
,i.non per feattingituryfedróne — obie&i formalis,& iftud erit,g perfe,
& —— rónefuiconfideratur,vtlapisróne füinó — — videtur;fed rónc coloris,
h'nclapisdicie - turobie&tum materiale , color obiedunt —— formalevifus; In
hocauté formali obies — Go duas rationes diftinguunt , rónem f, formalem
qu4,& eft res illajqua attingi tuc y & vt in efle rci confideratur, quz
o« bic&um formale quod €t vocatur, & tae —— tionem formalem fub qna,
& eft ró illa e^ per q res ineffe rei cóftituitor in effeos — — biecti,
& fcibilisetenim resaliquapoteft — eflc in fc ipía confiderata obicdtü
diuer- farum fcientiarü, vt patet de homine, qui vt ens naturale pertinet ad
Ph; lofophià ,- vt (anab;lis ad rnedicinà , vt dirigibilis in - moribusad
moralemynataralitas, (anabje — — litas, & dirigibilitas dicuntur rónes fub
— — quibusynam per ipfas homo fpecificatur, & determiatut ad hanc. vcl
illam fcicn« uam;& folet quoq;appellari obie&ü for» maleguo; Aljveró
hancrónem vocant per quamy(cà propterquam quia eft mo - uuum affenücndi
coclufioaibus , quos fe-- quitur Meuriffein Met.q. 4. proc. & ra«.— uon fub
qua aiunt effe coditioné. quàdá obic&i, tine qua nó poffet intelligi, vc
eft vniuctíalitas,vcl abítra tio à matcria,vel lumen aliquod ex paite
potentiz,quo po- t&tia ad certum determinatur affenfum, talis eft lux
refpeéta coloris, qui.l. ft im — fe viibilisltimaté ch a&uatur perlucé, — ^
& alij aliter explicant,vt dicemus q. (eq. 17 Expeditiustamen dicédáà có Do
q.3.prol.$.ex bisiuxta expofitioné. Lic. ibi. verioribus Scotiftis, imó cum ip»
[o D. Tho.2.2.q.1.ar.1.vt fatentur Com plut.difp.14prog.q. 2 .quod obie&um
ma stiale fi: res que confi deratur in (cien* tia, & dicitur materiale
obiectü proptet. indiffcrentiamquam habi , vc à Seit, c«en- t isdem ceci ^ irs
$. II. Quid, ef quaipl. fe biet Sls. o1. 935 fcientijs confiderctur,& à
Thomiftis di- £itur ro formalis qu& ; obieGum formale £ft ratio illa,(ub
quà confideratur à (cié- tia, vnde modus confiderandi dicitur , & fc habet
vt differentia cótrahens rem có. fideratam, & materiale obie&um ad de-
finitum, & proprium modam confiderá- di illius cien , per quem modum vna
Ícientia ab altéra diftinzuitur , quaniuis eandem rem«onfidecent,vt patet in
exé- plo addu&o de homine,ita Acift.z. Phyf. 17. Hictamen
eft not.cum Zab. lib. r. de nat.Log.c.8. quód cum modus contide- fandi
có(titaat obie&tum in efse obic&i talis (cientiz, & confequenter
fit ratio €ur paffio demonftretut de re confidera- ta,vt naturalitas,qua cft
modus con(ide- randi corpus naturale à Philofophia , c& mcdiü ettam demonftrandi
pa(fioncs de ipfo corpore : hinc fequitur, q» non debet modus ifte coar&are
rem confideratam lecandum effe; quod habet in fe , quaá qj res confiderata
pluribus inferioribus co- üeniat, quàm modus confiderandi, ficat babet animal
rcfpé&u rationalis , fc folü debet coar&are in efse (cibilis, qua-
tcnus.f. cadem res , quz indifferens cit, vt (ecundum diuerfa pr dicata
contidc- fctür, à modo có(iderandi coar&etor ad ,& non illam
con(iderationé;fed in t€ debent effe zqualiter communia, itaut dc quo diciturres
coafiderata , dicatuc Cc modus con (iderandi,ita fc habet natura- litas
refpc&a corporis naturalis:ratio hu jus eft, nam fi vnum excederet altcrüm
; iam cómitteretur error ab Arift. a(ligna- tus 1.Pott.c. y. .f.qubd paffiones
demó- ftrarentat de fübie&to non primo, & ina- dzquato ; puta fi aliqua
fcientia confide- farct animal quatenus rationale ; & per tationalitatem de
animali demonftraret rifibilitaté;vcl fi aliqua (cientía per fenfi- tatem de
homine demóftraret patfio- uem ipfi conticnienté,quatenus fen(ibilis «ít , iam
pa(Biones demonftrarentur de fubie&o nop proprio, & inadzquato. Poncius
hic difp. 2. 1.0g. conel. 2. valde infudat; vc affigpact obic&a formalia
diz ftinGtiua fcientiarum , vnd? ait , quod fi comparentur duz fcientiz diftinctz
ha- bitz dc cadem propo&tione qopplexa: ad (cinuicem , mom diftinguerentur
ec parteobic&i formalis, vefma:erialis vla ratione , fed ex patte
principiorum di- ucr(orum, quibus ofteaderetar illa cadc conclu(io in diuerfis
(cientijs.Sed que it. feq. art. r. n.63. oftendemus hanc ditt in- tionem ex
patre. princip. orum noa eíse primam, 2t radicale , nam ideó diuer(ía 1 funt
principia, quia diuería cft ratio fre malis obic&orü, vnde omnis
diftitdkio, & vnitas (cienciz à diftin &ione,vel vni. tate formalis obiecti
trahitorigmem. 18 Quapro tcetabíec&tim cópletam,. — kno jecificans
(cientiam, ips —— famq; áittiosueas ab alijs fciencijs nom; e(t materiale
canculn, vel formale (jlam; * fed ex vtro |;toattitatam , nam vc notat Didac. à
14i in Log q.3.proce, neqrfa^ nabilitas vt (ic conttitiat med;cindyneq ;
dirigibilitas Philofoghiam morale:n, fed lio;no quatenus fanabilis, vel
dirigibili$) & per vtrumq; coaianctm refi Pond e debemus ad interrogationem
, per qua (fubic&um quaeritur alicuius. fcientie , (ic Corpus naturale quitenus
naturale eft fubie&um Philofophiz , ens in quantam ens eft (abie&om
Metaph.vbi ly 22 q43- tim non fc tenet reduplicatiue , vt aliqui Scotiftz
a(serant , quia runc facit fen(am reduplicatiuum,quando particela;cui ad-
ditur, eft caua, vel conditio , cur przdi- catum conuenit fübiecto, vt diximus
t.p. Inft.tract.r.c.12 modó neque naturalt- ta5,n€q; tatio entis e(t cán(a,cur
hoc pre- dicatum .f. efse fubie&um adzquatuat Philofophi vel Met. conueniat
corpo- ri, vcl enti, rion .n. valet arguete , corpus naturale. eft habens
naturam, fcü liabet naturalitatem, ergo eft fübic&um Philo- fophiz , fcd
cana eft , quia hibet omaes conditionesadzquati (übie&ti ; quaproe ptetly
in quantim tenetur (pecificatiue, quia fpecificat rationem ,fecmdü quam cfse
fabie&uni competit corpori . , Verüm vt clatius páteat , quodnam af- finir
debeat pro fubie&to adequato ,8c Fibutronis in (cientia , debemus condi-
tiones necefsarib" requifitas inqüitere, quz varié
à/Do&oribusaffignantur, ita- utab aliquibus quátuordecim poaantur , irà
Bonctus 1«Vkt, 6:3. Fland. jor ue v
853 Difp. X IE fed communior fententiaelt , quod fint trcs cum $coraq.3. Vuiu.
ad quas cecerae reducuntur inftà n. $ 4.rcfctenda,ad qua- zum intcll; gentiam
faciunt feq. atc, ARTICVLVS II. An de fubietto debeat
pracogno[ci quin cft, fea existentia. 1
Vo quarit quz tionis titulus,an ? D «f. bs (ubiedto in fcientia praz- füpponi
debeat , quod habeat exi (tenu; itant nullo modo poffit in (cientia demó-
firari , deinde (i debet pre(upponi, qua- nam fit ifta, actualis n€ vel
aptitudina- lis,anfalimobie&iua. — TE nid primum , coómmnis eft opinio apud
Recentiores exiftentiá (ubie&i non ofsc demonfirari in [cientia à
prioriyfcd ené à poftcriori, ita Io.de S. Tho. q. 24. art.1. Didac.à Ieíu difp.
16. q. 2. in finc. Morif.difp. 11.q.2.ar. 2.ex Scotiftis Lich. -3«prol.$. 4d
argumenta alterius qu&« ionis, Barg. ibi. $. $eciido quia per om- né. Ttób.12.Met.q.2. Ant.And. r. Mct. 1, Faber theo. 2.
& alij . Tat. vero 2. ofl.q. 1.dub.3 concedit pofse &t à prio-
ridemonítrari , quem fequitur Amicus traGt.2 $-difp.2. q.3. dub. 4. &
probabile putat Daísol.q.5.ptol. $. /£d rones eori. Alij admittunt de partiali
negant dc tota- lijita Sonc. 1 2. Mct.q.2. Caier. 2. Poft.c. 1.dub.8. &
alij apud Amicum cit, Tan- dem Zab.lib.de trib. pricog. c 9. Suefs. 1. Met.q.
1. Baldu. in proprio queito de hac rc , abfoluté negant fübiectum inia fcicatia
demonttrari poíse,quo ad fi eff , Ícd neceísarió przfupponi . Quo ad
(ccundum;qui affirmát de cn- te tationis dari (cientiam,concedunt (uf- ficere ,
vt de (ubic&o pracognofcatur exiftentia obic&iua ; qui negant dari,de
ente rationis Ícientiam, con(equenter af- ferunt requiri:exiftentiam realem :
Sed ifti (unt. intcr fe diuiti,nà Caict. 1. Poft. €.1, Tol.q.vn. ad 5. Niger in
clyp. q. $« in Porph. a(serunt prz fupponi debere exi ftentiam actualem tcalem,
nó quam fem- . per habca:,fed faltim flatutis à natura té- poribus ,vt quod
roía in Vere exiftar,vel quod aliquando cxtitcrir )fjué in (c, fiue non
habet,nec ad inferiorem ; De $denia. | 5000 [£^ ' - in (ao contineati virtualiter,
Ruuius au- tem 1. Poft.c. 1.4.2. Blanc.in Poft. difp. 3 [c&.4. Amicus
tra&. 27. di(p. 4- q. 2. dub. 1. (uftinent hoc non e(se deratione
fcientie,ad quam fufficir;vt aptitudinalis cxiftentia (ubieGti
prz(upponatur,fed ra- tione noftri intellc&us fen(ibus alligata císe
acccfsarium, vt femel ltim habue- —. rita&ualem exiftentiam. 10 Dicimus
primó, fi (ciétia amatur pro toto proceí(su cognofcendorü in ali- qua
facultate, poterit probare exiftentià ' fubieCü tàm partialis, quám totalis à
po« fteriori,no à priori, faltim pro ftatu ifto. Conclu(io c(t Scot q. 5. prol.
V. 1. Met, P 1. & q. 5. Elench. € primó quod E 1t à pofleriori probare
exiltétiam fübie &i,(iué partialis, (iué totalis, patet; nam Deus cft
totale fübie&um in theologiag quz tamen oflendit Dcü effe, Arift.pro- bat
per raedia phy fica exiftentiam fubie. &orum partialium philofophiz,vt ex
fer ri (ur(um ad extremum exiflétiam ignis, €x unotu circulari cxi ftentià
caeli, per me dia metaphyfica exiftentiam Dei. Tum quia poterit obie&um
aliquod effe !Eno- tum, vcl faltim à proteruo ncgari,& fcic- tia habere
fufficicns medium ad oftendé- dam cxiftentiam, vt patet in exemplis ad- duds,
ergo abfq co,quod recurrat ad fü praem cientiam, ex fe poterit fuü fu
ic&tum firmare . Tum quia metaphyfica cít omnium naturalium fuprema
fciécias ergo ad ipsà pertinebit probate dari pro priam (übie&tum,non ad
fuperiorem,quá avt ar» guit Doctor in prol.cit. hzc (cientia cflct prior
roctaphyíica , ergo fi metaphyfica poterit hoc praftare, ctiam alia (cietiz »
fi propria habebüt media;cü fit eadé ró» . Secüdo quód nó poffit à priori;
prob, uia vel loquimur de exiltenzia actuali , de ifla , cum fit creaturis
przdicatum contingensá caufis contingentcr exitten tibus caufatum nog poterit
confici de- monítratio rigorofa, qua cft cx ncccífa- rijs: tum qui fcienti abit
ab cxifi contia aciuali fu- bicéti; enti veró incrcato quamus fit efz fentiale
pradicatü,non poic(t tame oftc- di à priori nili per dcitaiin, u^ nate klaLter
vt dicemus fcq. concluf. * | 4 —————D " 1 — bitum, nec repugnans , &
hzc Q.II.c/fn de fubieclo precognofc. quia eff. erlL $39 taliter nocognofcimus
, ita Doctor in t. d.i. oe vel : uimur X exiftentia apti ijqua fubié&tum
eft ens quod- dn poflibile inrerum natura non prohi quamuis ntce(sarió cóueniat
fubie&to, attamen nó poterit oftendi , nifi concipiendo faltim rationem
explicancé fübie&i nomen nul lam includere fal(itatem , néc vnam par-
ticulà alteri repugnare , vt facit Door in4 d. 1. q» 2. art. 2. oftendendo
Sacra- mentum nos vencer se ia, inquit; nulla particula defcripttonis [menor t
alteri, vnde nullam includit falfitatem , quia ex d: Met. c. de fal(o,nulla
ratio eft in (e falíay nifi partes inter (e contradicant , & per confequens
Sacramentum non erit purum non ens, & impoffibile , quia nihil eft parum im-
poffibile, nifi cuius ratio eft in fe falfa ; ficà pari eei deeie s poffibilis
exi- ftentia fübie&i ex hoc , quod tatio an fius nullam in fe includit
falfitatem ; fed hoc eft procedere à pofterioti , non à priori, quod pt » quia
veritas, vel fa!(itas (unt effe&us poffibilitatis,vel im- poffibilitatis
entis,ex eo .m. quod res eft; vcl nom cft, oratio dicitur veta , vel fal- (3,
non € contra , erzo &c. z1 Diximus fi (ciétia fumatur pro to- to
proceffu,& c. nam fi rigorosé accipia- tur pro notitia conclufionts
demóftratio- nis potiffimz , inqua paffio de fubiecto ftratur, fic neq; à
priori , neque à ofterioti poterit probarr exiftentia de abiecto, fed
przfupponi debet;quo fen- fü intelligédus eft Arift.cum r. Pott. c.2. dixit de
fuübic&to infcientia przcognofci Civ ds Diximus etiá , quod faltim pro atu
ifto nequeat à priori probari poffi- bilis exitlentiz; quia fi quis diftindté
,& in (e perciperet v.g. animalitatem , & ra- tionglitatem,poffct forcé
concludere pof fibilitaem de homine ; vt ait Doctor de .exiftemtia actnali Dei
in r.cit. Sed contra arg, primó;quod nullo mo- do poilit infciéia. demonftrari
fubieGti exiftentia . Tamex Arift. dicente fübie- €tum fupponi in fcientia , vt
finem, item exittentiamad metaphy ficum perunere » ficut quidditas ab ipfo cófideratur,qua-
ré non poteruntaliz- fcientiz oftendere exittentiam fubie&i « Tum 2.quia
fcien- tia pendet ab obiecto,& fi datur fcietia datur etíam obie&um 5
ergo (i dubitaruc de exiftentia fubiecti, dubitaretur etiam de exiftentia
(cientiz , quia fübie&ü eft bafis , & fundamentumícientiz. Tum 5,
fabie&tum cft maximé notum omnium , Pi funt in fcientia,ergo nequit eius
exi entia demonfítrati , quia demoaftratio ex notioribus procedit. Tum 4. fi
proba- retur per m , hoc effet in virtute connexionis effe&us cum caufa ,
vt li di- ceretur, fumus eft , ergo ignis eft , valet confeq. propter
neceffariam connexioné fumi cum igne , quz debet pracognofci " ergo ante
i(tam demóftrationem (uppo- nitur ignisexiftentia . Tum $. quattio fi efl ab
Acift. 2.Poft.c. r.appellatur que ftio toria uia querit ed ran vtan homo fit ,
vbi q(tio qualis fit , dicit quzftio patio red icis fit albus , nam non
quzritur totus bomo, fed aliquid de homine,quare fi quis fübie&tü (ciétiz
ne- gauetit omnia, quz funt im ipfo,auferua- tur, nec aliquid remanebit ad
demóftrar dàexifl&tiamaptum;dicitur&ab Arift. ibi-quz (tio
fimplex,& incoplexa;fed de- monftratio eft complexoram, ergo &c.- ir
Refp.ad:.fubie&um fupponi im demóftrationibus à priori , & etia in
illis à pofteriori ; in quibss concluditur alig» przdicatum (upponens
fabie&i cxiften- tiam, & effe verum ipfius; non tamen eftneceffariü
fupponi intoto proaeffu fcié- tiz in quo debet prius inueftigari,an (ur biectum
(it,fi eft igaotü ,vt poffimusde- inde demonftrare pa (Tiones de ipío;namm
fubiectum,cum fit finis, eft primum pri- mirate intentionis non
executionis,qua- rc poterit prius in (cientia tractari de ali- quibus canquam
medijs quafi inferuiéti- bus ad indagandam ipfius exiftentiam « Nec rerü
cxiltencia, & quidditas in p ticulatiad metaphyficum (pe&at, aliter
deberet ad oia genera de(cendere , & fic milia daretur alia fciétia prater
Met: fed folum in communi . Ad 2. dicimus fciene tiam poífe probare ye (ui
(abie&ti exiftenuiam,quod fufficit,vel atfumptua cffc verum dc (cientia in
rigore , non de toto " €V CBRENMGÉGG h — ——— e—— o A OT ANN totoroceffu fcientiz,in quo
poteft. dari aliqua demonftratio , qua fit politio , & quafi proic&io
fundamenxi totius fabri- €2 (cicntialis, vt patet dc domo , in cuius adificaucne
ctiam fitfundamentü. Ad 5. verum e(t modó fübiccta fcientiarum cí- fc maxime
nota, & regulariter raro pro- batur ipforum exiftentia, peterit tamerr à
pofleriori probari per aliqné effectum. nobis notior&. Ad 4. poterit
probari vcl cx non implicantia rónis formalis fubie- Gi,vt diximus in prob.conclo£
vel ab cí- fc&u,in quo repetiauir aliqua condirio!. exquainferatur connexio
effe&us cum. éau(a; & confcquenter exiftentia. caufasvtdocctScotus in
prol.cit. vbi ex depen- détia;limitatione,& imperfectione créa-- türz
arguit cxiftétiam cause independé- tis ilimitatz ,& perfectifsimz, qualis
eft proque fasé,& (übriliter deinde pro- quitur ín 1.d. 2. q, 2.à litt.
G.vel tandé (vt exemplo de fumo addu&o fatisfacia- 1nus) (i connexio
effedtus cum caufa de: ct pracoguofci ante demonftrationem;: fufficit, vcl quod
habeatur cognitio apti- tudipalis exiftentiz , vel faltim cognitio
eonditionalis,putà fi fumus cft pofsibilis, ignis ett polsibilis, fed fumus cft
ens pot- fibile,ergo ctiam ignis. Ad.$. ctiam( du-biteutc de toto fübiscto
adhuc remane- bit aliquod medium à polterioci ad oflé- dcndam ipfius exi
flenciam s icq; dicitur quettio (implex,& in Icxayqua(i Gt gpurtiendo
tecmini (implicis(cd quia. . t per propotitionem dc z.adiacente , iri epa
verbum cfe fimpliciter, & folum pr &icatur de (ubiccto,vbi in qua ít
ione qa Vis fit, fit propofitio de 3.adiacéce, X pr dicacum dillinguitar à
fübie&ro,& copus Ta: 5 imó ratio cítad oppofitum ,quia fi ati fio eft
quaflio,erit propofitio dubita- bilis , ergo'poterit probari: per fyllogif-
gnum ,crgo noti erit quid iacomplexum « vide V. Fabrum loc. cit. 33. Sccundo €
conua, qy pofsit à prio- ti demonftcari Tum quia poteft fcientia à prióri fua:
principia demonílrate, vt cà «x definitione invno genere cau(zé ofteri- dicac
definitio in altero genere , vt facit - Anf; rPolt.vbi definitionem formalem
demonfirationis probat pet. dofimitionó . puum yt prrgioni pit cone Ep 1 -
K.& 2;d. 3.9.9.B.& prob. ab ipfo , quía 1 did Pod materialem,ergo
poterit étiam fübicctd . proprium demonítrare à priori . Tum 2... quia
exiftentia aptitudinalis per fe con« uenit fübiccto in 2.modo, (cd omnis rali.
Wopohrio eft à priori demonftrabilis . ,. Reíp.ad 1.difparem e(Te rationem ,
nam: cauíz pofíunt cfic. fibi inuicem cau(z y. & idcirco poteft ynum
przdicatum. de- monftrari per aliud notius , at exifentia aptitudinalis , cum
fit modus intrin(ccus: rci, nó nifi à priori per quidditatem pof- (et
oftendi,qua pro ftatuifto nó ita pere fc&é concipitur , nifi in ordinead
com« pofsibilitatem, vel repugnantíam conce pofteriori; cui accidit quód modus in-
tcin(ecus nequit cócipi fine re cuius e(t modus,neq. poteft apprehendi res
aliqua vt verum ne potens exi(tere con cipiatur, quod eff concipere aptitudina-
lem exi(tentiam, quapropter nequit de« duci de tali cxiftentia vera € Og —
cum-conceptus huius cxiftentiz: inclu-- datur in conceptu premilfarum, &
quid — ditatis. Per hoc patet adfecundum. —— 24. Dicimus z«fi (ciétiam fumamus,
v£ communem ad.rcalei , & rationalé, nou: neceffarió prac(upponit realem
cxiften- tiam obic&i, (ed (afficit obie£tina y at (i - do (ciétia reali
(olumeftfetmo ex (c prae fupponit cxiltentiam realem aptitudi-; naleinactualeai
verb alijuando requirit ex parte noftri intelle&us .. Prima pars de
exillentia obic&iua patet. ex di&is q. pro:-art. 4«& difp.3. vbi
vidimusens ra» tionis habere fuo modo entitaté, exiften- tiam;paísiones,&
de ipfo poffe dar: fcic-- tiam,& propofitiones neceffarias forma ri.
Secundo, quód'a&ualis exiftentia noti requíratursdocetur á Scoto in 4. d.
1.9.2» fcientia abftrahit ab cxiftentia obie&t- a&ualijaliter poffet
quandoque effe , & nandoque noh effe, vnde de quibus noa unt,nec
vaquamfuetuRi , vcl cunt , de monftramus paísiones , & fufficit , quód:
haBcant vetat effe reale potentiale. T'um qnia poffet Dets fpecies rcrum
infundé- rc,cciarifi non exiftant. Tandem & pró* pter incellsibim noftrum
requiratür , qp aliqiàdo rcs aliquia extiterit, patet, M f QULA d fa i. mE j L.
CAM D ui ad cognitionem f(cientificam requiritur fpccictobiedt cócurrés ad
elicitioné il- dius,ípecies aut ,- ià Dco infundatar , ab obicáto. Me te
produci- turyvt fufiusin lib.de An.crgo requiritur, quod éxiftat obic&tum ;
maximé pro fta- tu ifto,in quo omnis noflra cognitio du- cit originem à
fenfibus . . Ob.probando requiri a&ualem exi- ftentiam; nam 1. Poft. j. gp
non eft , non pót fciti. Ncc dicas intelligt de coy nec eft;nec pót effe. Nam
pradicata non af- firmatur de fübiecto dicitor .p. homo eft rifibilisynon aüt
pot elfc rifibil;:s. Tum 2.fcientia realiter re- fcrtur ad obicétum , at
relatio realis eft inter extrema realia. Tum 3.(cientia rea liter canfatur ab
obie&o , vel à fpecie ab obic&o producta , ita vt obiectum exer- €cre
deber a&ualem caufalitat€,ad quam ncceílario requiritur exiftentia. Tum 4.
ab co,quàd rcs efl vcl non eft, oratio eft vera; vcl fal(a;ergo res debet actu
efle. ». Tum 5.fubic&um fi urquo ad as fuel an fit dicit exittéria aQtualé
, ergo & c min. ptob.quia verbum eff de fecüdo adiacente dicit exiftentiá
actualem, vnde non eft verum diccre, Antichriftus eft. 25 Refjp.ad r.vtibi&
ad impugnatio nem patet ex dictis 1. p. Inftit.traét. 1.c. 11.& track.
2,c.1. videlicet , cp in propo» fitionibus neceffarijs verbum eff abftra- hit à
quacunque temporis differétia , nec dicit realem inherenciam przedicari infa
bie&o;(ed (olum realem connexioné; ita vt fires illa exifteret,neceffarió
tale pra dicatum haberet. Ad 2.patet ex dictis d. 8.4. art. s. quód illa efi
relatio tranícen- dentalis,quz poteft ad non ens termina- ri, non
przdicamentalis. Ad 3. dicimus. fcienuiám à fpecie caufari , non ab obie-
&o immedtaté , cum fit abftra&tiua , id- Circó probat vltimam partem
concl. prz- terquam quod potcft cientia auditu , vcl le&ione acquiri;
poteft ctigm intellectus ex cognitione vnius rei cognitionem al. terius
elicere,vt ex. vifibilibus inurfibilia cognofcere. Ad 4. per ly efle, & non
cffe non intelligi a&ualem ex;fienuam ren & negationem eiufdem,ícd vel
potentiale , vci necelariam conucnizotiam » vcl dif- Lqgica , tentia,(ed
a&u, n conf atur quiae] eT. $41 Mec conucnientiam pradicati cum rci quid-
ditate, Ad 5.cx Sco.in 4.cit. pracoznit o an fit non c& de efie sagll V fed
dc uon repugoantia io effetu;feu de elfe apu - dinali,ncc femper eff de SIN
Mdaccn te dicit aGualem cxiltentia , fed ali do veram eífchtiam, quo (enfü
concede- retur bac propoficio, Antichriftus eft (ed comuniter ncgatar propter
equi: uocationé, quia potc fl dicere exiffentja - aGualem idcoqueindiget
explicatione. Sccüdo obijc. qp nulla rcguiratur exi- ftentiaobie&i, neq;
aptitudinalis, in reas li fcientia, nam Plilolophia cft fcientia realis,&
tamen multa de infinito , de va- cuo ,de priuatione demonftranerzo &c.
Refy. illas non cffe verás demonitratio- nes,nec de illis dari veram ícienti1m
po- fitiuam,fed ncgatinam , quia non habenc veras cíTentias ; vel dicendum ,
quód la- bent exiftentiam conditionalem,nà Pbi. lofophus data hypothcfi , quód
detur in- i» »vel oceani. cla deinde paí- 1oncs , quz conuenirent , darentur à
parte rei,quod füfficit, LA " FS & A J j D ei qucm x 53 VETNES ad de. ARTICVLVS Ilt. An fubietlum debeat babere quid rei ,
16 p)Racognitio quid fit ex dictisz. P In MA EA ira id nominis, & quid rci
: quod (ubic&ü debeat habere quid nominis,ab omnibus conceditur, quia hzc
eft prima oinpiunt cognitio ; quam de re al'qua hábcre potz fumus : folum
dubitatur dequid rci , feu dcfiniuone . Et quidem ex di&is dip, 1, q-4.ar.3
definitio propri? dicta, & rigo- - rosé competit folum enri pofitiuo,per (e
vno,reali ; compofito realiter, vcl (altiun quantum ad conceptus.&
vniucrfaliqua propter fi perquid rei hanc dcfinitioné volumus intelligere y nec
entia rationis , necens reale in communi poterünt effe [ubie&a fcientiarum
quod eft falfüm ; id circó per quid rci hic intelligimus. vcl definitionem
iftam , velíaltim conccpe aliquem quidditatiuum etam fimplici ter
fimplicem;qualis eft conceptus cntits co quia talis conceptus fufti cit ad
demó- ftrandas pafsiones defuo fubieQo- — Q4 Ex aliquan- - nen s i x 12; 3 A
$42 na Ae Besson sg qM v. ai Ex quibus deducitut ;, quód enti. cogis polsuur,
habere Eon re Nu (cientes, vc ibi diximus difp. 35. M &cauthotitates , quz
in contrátium ai e. ! rütitá ib;valenr defciencíarisorola , Suis firer cos ip
coi, quod propfiam quiddita- tuum conceptum haber ; per quem. paf. fioncs
demonitcantur de ipfo ;. inüper Dcusqui etfi ccalitér (mplex fit , eft ta- nica
in e€onceptu compofitus , oni cancc- ftit Vc éd inleruice »oteft ad demo-
itràüda atttibura de ile Deo;qua (c hà- Ei quát atliUncE T ; conceptus ille
bali lica gr it ad Tciedtiam; vt dixi-, diii ug 4. p. Pas 1 |j SibflanLa. fa,
cióreih fübie&i hiabeliit cx iita &onditio-, ne, vnde plares fpecies fu
iz ponu tür pao pea MALA pr a BONIPda AIL 6. Met. 1. fubf SUE demonftráu ior ;
non, WIget.,, qu eft [chfus; : lu à non con, €ludicüt vt praedi ust Oum.
clülionc,fed Uere: iectü, de quo pa fiones Ero ;ageidensex, . ifta cápite
poffum t9 Tcienufi-, co vola. propriam dcfi- Toport qnid. frati deibfo de os
evpen in math ijs qua dam accide uat: Vei ft éns, nl cratur à; leraphyfico js
Álex. d Mat. ne Sheer cr Due - um ; ad 20. per o AE t j Seul nidis To jl OlQ ce
Fr. L jeff ac pa e pee , (c de eo, quod fen es eed lau dedere 24 N, jen tur dc
accid dilpsss pone a er co. per philofdj ipe En m cenas spas eit de (ubt ania
mam E alia immicgiat, vt exponit G.non qi ej Pres D agb fd MANIERA facit
principa liosipus pis Hs Ad;ationé di 2d. Ben «dcs pria p. tigayctja t: cho
puas j9ncs). PfOI ferstopemperleconh & fi o:dinem dicat Msi peau, an
Ícientig fit, quod babes proptiam quid rei inquirendum cf, an qua: nó ba« bent
quid rei fea cócepti qui ditatiuum; poffir de ipfis cfle (cientia;talia ant.
dao, rs inia SAN 1. cit. cos pez accidens, c Anar einn primá & ootat Dod,
Mét.g., X eíl ens per. icerum Reds i spi vugd dict stan pS ret, ., fespagyfed
ex pluri cgatam vel, » fient Facete: m, vel cum, ish yt exctcitus y
vel'eumal:-, Gmasiong » Yt homo, E r) um cí cp ,accis, met ndum , quá, Aie pe
Mi, Ti à s 1 [ [s "TR ini cipaz €» YR us Mm ar eie maius E Wufyergo ^h
coliderar Vra n Tauricx fof. tij, Relp. la 1 pco Arift. non loqui de: dene en
iptépote cinicula » óc cidenre à lübfagria contradifüncto ». npa : duphcizer
(uai, fed dc e. : aceigets qua raro » Mi insi yt alij dicum. , fore, tn Cy EHE
ved ace c & Pris tí M R d E LES, aped x: pese: y i ieleanl íecundo.. 5o dn
adiu 3 s d E—- b uu t Nz IQ 12 2 ar dab eec ET Er. aai ores cepto viium fares
pi ones démón, ftcábilés vt qu ue pa: bricdererim ach eau: Ern Lue
(fionefrijséc: fie E fceindum quid. Ex u is onec osod u r4. Ae - it te 3
fcfentíari: ali &. jn cete de par étéalbó y [^ * Dente per accidens
ereridltist s t5 accidetitalitate caufar abr cene diis i titar nor dari
fcientiam cum Met. 4: fi redüplicátiue (limatüt i. vi ka f accidés eft (nà ti
ab(olàre cófidereüut y quatenüs eft tale ens ;. quig vt lic hábet propriam
emitgtem viang,& veram; po- terit ad aliquat (centia .fpettate) quod
próbatur, quid Vt fic nó habet vnám caue fai per (é déd tibinatit ti; ed
itidctermi-- fiataum& cón In&eóter cdufütur ab; illo ;. erbo: fion
etit. dé lpfo' [ciétiày ue dej pro: potitionibus pér fej& tecefatif is We
de bet: Dóbiuim eH de ente jtraccid here má teria KerEditós ;& atCidentalitare
rei , Tia Adáittrünt 3tiqu jii dati [aetia. dii Hd I'entesteu dit diti n ih
explis sten qu& feofü detur dé ipfo Moapoti- n$có: 4 tus 6. 2. Ant. Ark e
aT Fab dedipois "Yo. 'Otbel. 6; ! ha AC AST d enti! per accidens "^on
dati; leiebtiám AE: uía non eit vnam; T peciés ted dubój& [eiehtia'ab
obiecto T «dtr eár ipfo etünt dox i MI. CmUEr uid fophyt eo diit etós cuum D nm
on au. i po : ; rq ü vedi intu 5 4- ri. , él ratione Meu memet Wm qd ES | cet i
n v ;Brotm. Me QUA rincudun GE" "e es de Dod cider fcieririam' dati i
"o Dye 4 de EET váécides Yt E: $— oM s (Codd f aep uit. t pn to e; Pd dg
nequ Hz ro, after de (ono; poteft ta citata oid ehietica j n4 náv A -quando
objectum ute ptt füb Fe onini CIGUg. e illo d «itu i liM cite genetica j mo dar
1 Und 2M táliquod vnum óbiet luynicb: d noh ibile; nàm nümerüs (onorgs ot
aridam proportionem. h uS I : y poteft ad lico ge u,noti fi lon » t Ji 1e nr :
nu 2 C1 ue ue VE U- ! us y nitate e ia e dc din pud per acid 2 bs) B dupliciter
ra ne exte ari d 1c non da. una nUnis € pafionis dem illoa - ert dionsun ipie
cau Mii Ara E ia 4. blan Eo Pod. fe ir Rauius, Log. P né P dE n 3339: ie ih P e
pet áccidens concedunt. cientiam. y r caius partes ordinantur ; Tiri ye
termipans. p demi e; &ip harc: opin. incidunt Maf. .Pofi €: 10. (ed. 2. LA
md cns per accidense(fe ypü pec [45 ens cipis dur ips T3 et. T Me EY L4. Aucría
q:26.Log, (ect. 4. Mo ni.difp. 12 d: 1« Beadacrio alij ablolod negant de
aliquo. €nic per accidens dará: « pote (cientiamyita Alenf- * 6. Mit, teXsjae:
Sonc. 4: 13, Suarez dif. is Mele. Je 1:4, Io. dc S. Tho:
0.26, att.2.ad me plat.djp- A9.2« 8,6 Scorifljs ig. n 3-prol.$. Secundo quia
atis tjs Circa, 2-faiétur omaes de. fingolapiogs: ina&u eXeicito per fe
fecundo dari feien: damas pa(liones,qua per. (e. primà; dez- .monil(tur.de [pecie
Per fc fecundo. de- mon(tzantur d de indiüiduis , lic.de Cir fto inthieologià
demoaltraatur,v t homo Q4Q4. x ci, WD CEA E al $44. Dif». XILDe tft , paffiones
humanz naturz ; Ex quo rurfus patet neq.huic parti quafiti bené atisfacece
Poncium dip. cit. n. 13. dum affirmat dari fcientiam de indiuiduis , E
paffioncs [pecifice poflant. per € [ecundo de illis demonftrari ;quia neq. in
hoc fen(u concrouertitur quzfitum,cü omncs ita concedant de fingularib.fcicn-
zià dari. Qaare dubii cft de ipiis ; vt (fn- gularia funt,an poffit dati p fe
primo fcié i13, & commontor fentétia ef negatina , iDcü excipiendo ,de quo
datur perfíc&if- fima fcientia, uon fit Wc eise * €Xcipit quoq; Vafq. 1
p.d.4.c.7.fingularia snédhopabit Mrs, Quibus tic pole ipie 1c&ü falimex
matura potenuz. fcientia acquirere, quod didum Blanc.& Morif. dens,
€it.cxtendunrad omnia fingularia, — — 30 Dicimusprimó de ente per accidés mulio
modo dar: fcientiam vnà; hac con- latio colligitur ex Sco.in 2.d.3 4.4.fup.
€.& 3. d. 7* q. 1I. D.& d. 22. . & 4d. 11.9.3. FF: i qubl. r3: A A.
quibus in. locisaffcritquod quidosliquidef vium ! caliqüo dici - pct fene de
ipfó poterit aliquod praedi- fct accidensin(e , nequit. «atum per (c enonciati
vt diximus 2. p. Xuftit. tra&. 1.c. 3. fed fcientia qualibet «il de
propofitionibus pet fe; ergo nulla gropolitio fcientifica de ente pcr accidés
gpoterit formati de meote Doót. & proba tur rationc ; [cientia vna eft
cognitio in- dharenue vnius paflionis per caufam,can- t medii (quod ett ratio,
& quid- icéti) in conclutioné demou- iftratze de vno iubiecto , (ed cns per
acci- iens; ticam le (pe&teuur , tué in cffc (ci- ibis, trae in ordinc ad
paffiohcm demon dficabilem,fiué vt ordinatum ad aliquerà vfinem,fia vt conftans
cx patcibus deter n Phsbili& determunantenon habet vnà eV Tenuam , pér quam
paísio demonftre- fut ,noni cft ynam per fésnec vnaca potcft liabere paísiomem
, étgo &tc. Ma. patet, xni, prob. quod imrinfecé , & formaliter
€onuenit alicai femper 1lli conueniet, cui €ung; comparer ,nàai comparatio non
sutcrt; quod per fc, &formalitét com- peut coimparato s fed cife vnum per
acci- den5,non habere vnum pet (c conceptum jouinfecé conucme enu per
accidensscr- ptos CMS o ais s j à A RAPI M. LL prr , Maro AU. . *, "t
goquocu ; modo tonfiderettr, rtr rit vnum fübic&um, fed duo , nunq babebit
vnam per fe rationem , fed duas , nec vnicam paísionem, nam hzc ab vni-
caeílentianatacftdimanare , & vaiper — fc fubie&o conuenire,non duobus.
Tum quia,vt aliquid fit vnum pet fe ex plari- bus conftitutum;requiritur, vt
partes fe habeant per modum per fe a&us , & per Íc potentiz ; fed
nunquam talis habitudo erit inter partescomponentcs ens per ac- cidés;aliter
e(set ensper fe, ergo sép erit duo, & duas habebit quidditatcs , nec ab.
ip(ovna poteit fluere paísio ipfi inhetés, aliter idemaccidens in duobus
fubie&is. — j zin Ls 31. Dices,folü fequi de ente per- va q:2.Centrà, tunc
datur vna gencre fcien- - ta cx dicendis q. feq» quando ex- &is (pecificis,
hec doctrina eft à Scoti- ftis accepta , vt videbimus q. fequ. (ed à.—— ^
partibus componentibusensperaccidens — — nonabftrahiturtale genus , quia nume-
t0 fonoro v.g.quod eft muficz obicctü y non datur aliquod commune genus , qy
latum obie&um fit mu(icz y cua numeras, X fonas (iot diuer(orü predi- ——
camentorum. Trm quia habitus (pecifi- €i; qui de partibusentis per accidens hi
bentur , non pertinent ad candem fciea- tiamtotalem, vt liabitus de numero , 84
babiius de fono , quz fünt partes numeri fonori, non pertinent ad muficà fed
pri- mus ad Aciuhincucam;fecundus ad Philo- Íophiam ; ergo non datur vnus
habitus gcnericus continens (ub fe babitam A:i- thinctice,& Philofophiz,
aliter mon mu« fica arithmetica , (ed ani initiea maíi- éz fübalternareturs —
Sed coma ob. 1. ex Scoto in 6. Met. cit.oppofitam bi concedit (cientiam
(ubaltcrparam ef- fe dc ente peraceidens . Tum 2. quia res naturalesiniegré
poflunt coattiaere v4 nam " slc deente peracci- — Rodi ven [edé fientiam
nO —— oftendi ,neq. dari poffevnam fcientiam — qgenerejta Scotida ct eà Scoro
6. Met. p te5& q.5.prol.I. v» . T / Acceptz conuenire alterne fnt. de ente
^ » Qr. en de. fabietlo pracognofc.quid
rei. cr $aí gar caufam totalem per fe alicuius effc. Aus ,quz quidem , licet in
genere entis fit quid per accidens aggregatum , at in generc cau(z eft quid per
(c vnum ; er- £o de ifto ag. o vt Caufa poterit de. monftrarie ab ipío proucuiens. .& fic
illudaggregatü erit fübiectü fcien- tiz ; nam vt fic habebit quzdam pradi-
cata, paffiones,que nulli parti fcorlim ynuenire poffunt , & vnà actum Tum
3. quía fciétia (ub- accidens , nam ipfarum obie&a addunt accidentales
ifferentias (upra obiecta [übalternátiii : eium rat hominem vt fanabi - lem,
ethica hominem vt dirigibilem in fuis actionibus , arithmetica numerum ;
politica rempublicam s artes mechanicae «cs artificialesnó (olum vt habentralem;veltalemfiguram
, fed etiam vt ex tali ; vcl s GR C tant, verfatur circa folam figuram nauis ,
(ed iam circa pateriam 5 fic ctiam dc arte fabricaroria domus, & de alijs
dicédum ; . infuper phariachRi iore heri »& tadicibus compofita dicuntur apta
ad (a- nandos peeuliares morbos; quar tu- diné qualibet illarü herbarü (cor(im
non habet,& iíta omnia süt entia per accidés. 32 Kefj.authoritate cx 6. M ctnÓ vr- gcre,c&
oppofitum habear Do&or in lib, fent.vt vidimus in probaeconcl. ad auth. €x
prol. re[pondec Barg. ibi Doctorem loui conditionaté att. ndeo fi fcientia
fubalternata (i$ de 4liquo vno per acci- Alens pre [uppouit duas tract antes de
par tibus illius totius feparatinyimo codem modo cx ponit, locum 6. Mct,
& potcít ieduci ex $. Quod. fi. dicatur lineam vi- fualem y vbi
dubitatiuéloquitar de hac xe. Ad 2.rcíp.ex Scot. 1 .d. 3.9.7. M. & N. quod
cum ylures caule partialcs ad. .vnü dicum producendum concorrant , CX iplis.ne
vna pec (c cauía conflituiur in entitate,nec in ione cauíandi, quia quzli- bet
feorlim babet propriau) fationent.es «au(andi
& folum dicitar vna cauía. per fe va itate otdinishinc negatur dc
illo ag gr«g ato demonftrari effectum , vc dc v- nic au(a fimpliciter 5 fod vx
de phiffbus Lof$icay- vnitis; fic cum Sol,& homo zenerant ho: minem, tàm Solquàm
homo rctinct pro- prias rationes ij, &vnacauía fit folum vnitate ordinis ,
& ficut vna dici« tur caufa hac vnitateyfic ratio caufandi praedicata,
& paffiones , quz de illoag- ] eregato demonftrantut;non funt. vnam , Toup
ura .f.plures rationcs cau(andi, plu- rapradicata,, & plures paífioncs atin eri ein dh ebcie Odd RED ia etiam 1
ordinis v. pee ;vnde non cít vna demonftratio y fed plures fimul ordinate,
& voit ^j e9 vel maxime quod falíam eft illud azgrea vnico actu intelligi
propter diuer^ taté obie&torum fpecificam , & fi vnus eflet actus in
re, virtualiter tamen cíTet multi c vni (cd plures habitis cau faret;yt fufius
dicctor io libros de Anini; - 33 Ad s.defcientijs (ubalternis dice- màs infra
q.4. Medicina , & Moralistion habét pro obic&to i fed vt notant Zerb.st
Bargic it. aliquando v« lens , puta ag« Fio poppe ue Dt timur aliquo ente per
acc £regato ex fübiccto , & p pecden cd fpeciem i nie. pct piffionem
innaimus ptincipiu ipüns,co modo , quo Thomiftz dicunt , ens mobile efTc
fübic&um philofophiar vbi per. mobilitatem circum(cribunt na9 turam,quz eft
illiws paf; onis principii fic (anabilitas, & gal ipium dant inte]. ligere
principia à quibus emanant , quar fant de hominis eifentia , & vnum pet fe
faciunt cum homine, Arithmetica confi- derat numerum , non. quidem materiali.
ter pro fübttracto , & ina&u exercito , fcd formaliter ; & in actu
fignato. ,quo« modo eft vnus pcr fe conccptus;vt de eqs te pet accidens in
communi diximus , & de 1pfo poffunt proportioges quzdà. de« monítrari
canquam pafTiones , vt docuis mus difp.7.q.2.art. 1. Politica.non eftve — per
£c hibius; fed plurcs aliquo ota ine conercgati , co quia vno: ' -o Mi nat re
man e tionem plurium,& quicquid de ipfa de- monftracyr, nen cfbvnum per fe:
predi- catüs(ed aggrcgatione illis pluribus im« mcediaié cowacniens 5 idem de
arte. belli« ca re/peétaexetcirus dicendum , & de Qia 3 aie -—n 846 artibus
mechanicis, ficut.n. obie&a fcic- tiarü fpeculatiuarum maioré vnioné ha-
bent inter (cy nam vnum cífentialiter. fub: altero continetur , quàm
obie&ta artium, & labituum mora!iumyita maiorem vni- taté habebüt
fciétiz fpeculatiuz , quàm alij habitus,vt q: feq. dicemus, Tandem: pharmaca
ant aggregatum quoddam ex: diaté demonftr: luribus caufisnon vnum, fed plures
ef- :&us caufantibus nam morbus aliquan do, et(i vnus:dicatur , re
veratamen cfi quens plaribus defectibus; indifpofitionibus,ad quorum curatio-
nem plura remedia requiruntur , ex quo- rum aggregatione pharmaca conficiun-
cur, vnde cognitio alicuius medicinz pro- prie non cft vna; fed plures
demonfiran- tes plures paísiones vnitas de pluribus fubicctis vnitis , ità
notat Amicuscit. 34. Dicimus 2. de fingularibus,dépto' i JDeo;per (c primó nom
dari (cientiam; ita Doctor q.3. prol.R,& 2:d.3-9 6. M, & cumco Scotifta
omnes , Auecfa quoque Ruuius,, & Amic. cit. & probatur ex I«
Poft.45.& y. Met. 5 3. &alibi (ap? y vbi Aift.ex profeffo ncgar
scientiam de (in- gularibus;.& vnicum fuadamentum hu- 1us conclu(.eft,quód
tetigit DoGor in 2. cit. quia (ingularia vt fic non habent dc- finicionem,quat vt
medium: pofsit. infcc- vire ad'demon(trapdaspaísiones ,ncque paísiones
pcculiaresipás vt fingularibus sonuenientcs,ergo nequit , euam ex: na tura
potcaitize con(iderando intellectum, Bàberi de :pfis (cienzis antec. quó'ad
pri« "fam partem probarum fuit difpi r«q.4- anj. quo ad. pactem oftélum
fuic diíp.- $«qupar. r.cuardíiximus projrictatem ef Íp
(peciei;)nonindiuidui,& adliuc proba- mr,quiapafsiories propri funt-quzdam:
aptitudines ad operandam: ex opcratio* nibus s po(leríoricopnitasfed ríülla'opc-
ratio cxpcritur in aliquo indiaiduo;qua or poísic cíle inalio eiu(dem
fpeciei,er-. go nulla aptitudo' , & proprietas fluic à
differentia'indiurduali , (ed'omnes ab: cf- fcpcia-dimanant y. & per
confequens (unt omnibus indiuduiscommüuncs -. Tam.» quia fimgularitas-nonctt
ratio'agédi y fed potins conditio agentis y (olim: effentia: ei
pcincrpiuas& ratio agédi ; ac cfíentia Difp. X TH. De Scientia - de fe
comunis eft,'& indifferens omnibus: indiuiduis pofsibilibus illius fpeciei
Ex. qiio patet rG&cutrde Dce: ifsimo: pofsit dati (cientia;quia
ipfiuse(fentia e(t de (c hzc,neceft platibus comunicabilis: cirfui io cs dete
iic area cea pafsiones de ipfo per [e primo; & imme-- i atur 5 quz ratio
militat ét de Intelligentijs in fententia! Arift. po nentis illas neceffe
effej& de (c hatc. — emonftraz- tiones conficitur de fingularibus, vt (in-.
— latíafant , nam demonftratur eclypfis: - Luna;& Sole; vt equos: quia:
oftenditur yt liic& müc,& in i udiuiduali differemtia prouenit;ergo
iu*- tclietus concipiens hzcceitatem | Petri lantc vnitaté& hanc
diftinctioné nume- ralem. Tum 3. quia colle&io accidétiuav conuenit i vt
(ic ex Porpl;c. de* fpecic;ergo mos ipfo demonftrari -« Tü 4«ex 2. Met. rr.
hibetit nó: poffe fci- rrantequamad indiuidua veniatur.. —— Refp. 1 : " ?
quamuis: imnümero finzulari conficiantut ,ccuera: e(fe de fpecicbus Lunzt,
& Solis,nam etfi: alia'Luna ,.& alitct Sol. nameto eífent. in! -
illis(icibus, S can illisa(jwet bus; ijdc prouenirent effe&us;&
eclypfis) Ad 2: ve nitas numerica! ia vniuerfati- demonttta'- tut de fingulari
ineife gnato y-qüo in-- duit róné (pecici mec eft vera vni — Petcused idem (bi
ipfi. ab' alio dittin&us, ita neceffarió: ab hacceie tate Petri prouenire y
vt. alia conGmilis: nof potuerit caanare,fed (olum à prima: caufa dererminatur
ad lianc nuimeto vni - taté,vt diximus in Phyf.difp:&q: as art. 5 .- Ad
3.colle&tio illaveté noneft patfsio ,cü' fic plora pratdicataynonvnü; df t6
paf sio' large, quatenus pet ipfaat circüfccibiamus' hzcceitatein', &
éreperiri pot. in alioindiuiduo. Ad 4. exponit Doct. in' Met.ly indiuidu5quód
non intelligantur pi. mie [ed'vel (pecies fpecialilstma y» quatenus nonett
amplius per i" c- 7! T rodidon 3 — gTLeAbfi nquode inalia priora, -
"c propofitie 1 A . ! : : * Ex his s deducas habere quid — ote rini ex
prz- ci $ CÓ E " L . a iy ia. & Pi Mae noni (übers quod
moónhabct,excluditurab ipfa. — ARTICVLVS IV. Mn [ubiettum debeat primà
continere . virtualiter omnes veritates fcientie. 6 Q'Cotus q.3.prol.D,
dcfiniens (ubie a eu tatem gir orti lud effe, quod continet in fe primó vittua
liter omnes veritates illius habitus , cuius eft (übie&um;pro cuius notitia
aduertüt Scoti(tz, quod ly primé idem fignificat ac adequaté,& id adzquat?
cótinct,quod in continendo nop dependet ab alijs ; (cd €ontinentia,alia effentialis
, qua vnáü coa- tinet alterum in primo modo dicendi per fesalia eft
potentialis,qua fuperius conti- net inferiora, alia eft victualis , qua vnum
continet aliud in e(le producibili ab ipfo; & quia duplex cft e(fe .(.
reale , & coeoi- tum,hinc duplex cft virtualis cotinentia , vna, qua
aliquid poteftaliud in effe reali prodacere , altera ; qua poteft producere in
effe cognito;& tandem quia effe reale cft duplex; Phyficum,& yficum,
primum cít res à (ua eau(a realiter diftin Ga;fecundi eft formalitas pul- lulans
ab alia ; fic duplex eft conrinentia virtualis in effe reali,vel Phyfica,vel
Me- taphyfica;modó fubie&um nequit conti- fiere proprias paffiones
continentia vir- tuli in effe reali Phyfico , nar à fübie- 2225.54. 4.ar.
1,realiter non diftin Suuntur,ícd cotinétia Metaphyfica, quia veré ab effentia
fübic&i pullulant ex di- Gs in| is dip. 7.4.2.quzritur ergo an pres debcat
—À — ter in ee cognito omnes pa(Tiones dc i lo demonftrabiles in (cientia;vbi
nio quimur de obic&to materiali, (cd dccom - revtfupta diximus lieBum com
hvirtualitey ép, o D" $47 : pofito ex eiateriali, & formali, quz vn
«ompletum -fubie. fcientie intezra- rt lupra diximus art.1. (vt obic&tioncs
Caict. diluamus tribuentis Scoto , ipfum loqui de materiali obie&o) non quód
ca - le obic&tum eocaliter fine Dei, & intelle- «&us cencur(ü
caufet ex fe notitiam paf- fionis in intelle&u,vc malé interpretarur
Atimq.a4.prol.Do&orem noftirüs(ed par. tialiter,& in rationc
obie&ti,nim intelle- €tio cx obic&to,& potentia gignitur;füpe
pofito diuino cócurfü ex Sco. 1.d.3. q.7. 37 Ochácü (nisnomipal'bus in prol.
feot.negat fubic&tumsontinere virtuali- , tet paffiongs in c(fe. cognito
(mb ncgat etiam in cfle rcali, (zd proccdit ex co , qp agens PhyGicam cum
Mexapbyico «gca- tc confundit;putatq;ad quamlibceccond- nentciam requici
diftinclionem realem gy quod etl fallum) Comunis fenteatia | eft affitmatiua
ctim Scoto cit fcd ett diTidi- um apad Scotiftas,fi hzc conditio debe- at
conuenire (ulü (übie&of pecificoyque , €fifpecies fpecialitbma, an etiam
fübic- &o generico. quod e(t penus quodlibet , vel diaabdtchciic cades; cei
aliqui. in- diflin&é loquentes videntur vniaertali- ter loqui tàm dc
(pecifico , qui de .gcnc- rico)ira Can. 1. Phy(.q.1. Tar.q.
3.proae;Log.Otkbellusinprinc. Phy(: Smi inch q. 1.proé. Tkcol.n 47.ex coy Quod
ncgatía biectum zenericum, & dac folum (pccifi- cum;fed prfertim Bra(au.q.
3. Vn. & q. 1.qtiol, dc menre $cori allerit definitio- nem in prol. allatam
conucoire vti; fu« bie&o,licét poftca folü in modo loqucn* di differat ab
alijs Scot;(tis ; qui volüt hàé definitionem, vcl coadirionem a(Tignata efle
(abie&i (pecificinó generici, n (i re- fpc&u ptopriarum paffionum ,
quas vir- tualiter continet , pa(fioncs vcro fuoram inferiorü, nonnifi
potentialitec; ita Barg« lüper q. 3.prol.qui Paulum eitac , & Lí Faber
Theor.5 .Zetb. 1. Mct.3.2.c(tq; Au rcol.in prol.q.de fübiccto Theol. ar.
t.& Amic.tradt.27. difp.a.q. z.dub.7. 38 oe mn an i loquédo virtualiter
continet in etlecognito tanc paffiones de ipfo fmediac£, & primo dc -
monftrabiles in fcientia fiué gencricum. fit fiue [pecificam ,& per có; c
quens cm-3n illis continetur cauía in inferiorum nonnifi potentialitet, quo ad
primam partem cft Dott, cit. & alijs in locis adducédis,& probatur ab
ip- fo,quia propoticiones,qua in demonflra tione a(fumuntur, aliz (ünt
immediata" , vt principia,alig mediate, vt conclu(io , herentiz : paí-
fionis in fabie&o,que eft definitio fübie- &i;inilta continetur 1pfa
paífio de (ubie- &o demontlrata , ergo fübie&tü cft cau- fa cur ille
veritatcs cognofcantur ab. in- telle&tu;patet;quía per (uà fpecié repra-
fencat dcimtionem,q cffentialirer conti net ; hac cft caua , cur paffig
cogaolca - tur;ergo virtualiter in e(Ie cognito cóti- net omucs veritates
fcientiz,nam defini- tioton cfl ró qu« continendi,fed ró qua fubic&um
continet. Tum quia (ubiectü ett cau(a adzquata habitus, qa eft primü 1n
fcicntia primitate ada'quationis ; ergo dcbet virtualiter in effe cognito o£s
veri- 1atcs cótinere de ipfo i fci&tia cófideratas, Secundo , quód
(ubic&um genericum paffiones inferiorum potentialiter tantü contineat; eft
Scoti 6. Met.q. 1. & proba- tur euidenter, virtualiter primó contine- rc
veritates jn fcientia cft per. quodquid eft polTe f(ubic&um caufare
notitiam vc- ritatis cocluGonis, & habitudinis paíTio- nis ad proprium
fabic&um; fed genericü Íubicctum per fuam definitionem nó pót eíse
cau(a,cur paffiones ioferiorü de ip- fis demonftrentur ; ergo , &c, malor
pa. tct cx Scotoin ptol. cit. vbi ait contine- ac primo virtualiter cft ita
independens effc in continendo, vt circumfcipto omni alio adhuc contincat,
& nihil aliud conti- ncat,ni(i per tooem cius, vt corpus nattt- ralc ita
cocinet mobilitatem,vt circüfcri- pta quac 'ccic corporis naturalis,Ct omnibus
Pn kA ote xcr fud dcfiniiion&. poterit de ip(o demonítrari , & infcriora,
nonnifi per rationem corpo rjs naturalis continenr. mobilitatem in, Communi;
minor patet , quia per ronem Corporis naturalis vt fic nequit circula- ris
mobilitas v.g» de, Cclo demonftrati , aliter omnibus corporibus conoeniret. -
39 Tucbé cüaliquibus Scoufus,veram esc. genus pojentialiter concre paffio-
Difp. XIL Be Semis. 0 000- resveritates illius (cientiz , at paffiones. 1 ncs
inferiori (ed vt (ic mom tribu taté habituisfed folü vt continet inferioribus,
" ne Smifi &i in torale,& pactiale,li.m.(cientia cófi haber cum
1lla;ficut nec obieda , nullum crit partiale obie&tü ,vndé non re&té
cor- »us naturale dicetur fiibie&üin tota Ph jocos: ens in tota Metaph.nec
Git. logiímusin tota Lozica,neq; Pylofoph. aut Meraphy fica, vel Lo MT rre tica
, & vniuerfaliter qualibet (ci&tía di- ceretur vna fciétia; & male
in initio Phy- lofophiz, Logica e toas due in« Ítituetetut quz (Lio de fubiecto
ipfarum, fed (olum M per iesra (fübie&um illo- rum librorüvelillius libri,
qui primó ex« plicandus occarrit contra omnes Do&o^ res,yt ét dicemus
q.feq.quapropter eoi d rmm: cae genas aliquod pro (b- bie&to in aliqua
totali fci&tia,debemus ét alferere de ratione (übie&i f(cientiz non
effc continere virtualiter omnes verita« tes illius fcientiz., (ed virtualiter.
pro- prias ,potentialiter illas inferiorum . Poluimus in COC),ly proprid
loquendi , nam fi velimus extendere continentiam viruualem, & illam
diniderc in immedia« tam;& in proxi Are motam; hanc (umete pro. ijvt facit
Dass viderür & , in 3. d. 2.4. q:2«C.& d. 36.q. vn.L vbi contmentian virtuale
hioc [cafa tribuit (abiecto: ge». nerico,& citat fe in 6. Met;q.1.quo loco
continentiam gencrici fubie&i ait eíse virtualem, & potencialem, fic
nulla erit; ni(i de nomine diísentio . "sai Mit 40 .Obijc.1, oítédendo
fubie&tü non contünete virtual:ter notitiam patfionü . . Tüquiacntia
tationis-circa fuas. paíl;o- nes non]iabentac&ttuitatem aliquam , vt potat
illas producere 1.effe cognito, vel , reali;codem modo te babet: relatio reas .
lis,qua: nó cft dc generc acbiuorü , vndc , REQuit concurrere ad.
productioné.pro* priarüm paflionü neq; 1d earum noricdià y cum non fit obicétum
etium: inieliee: Hzcrefpoofiocoinciditcum opinios — adi, negantis. diuiionem
fubie- | - derans (pecie aliqua generisnon cit pas —— fcientiz de gencre ,
necifta connexione. — th à Luna E continetu » ^ vit- *üaliter, quia ad
cognitionemeclyp(is re- pu ) tert quie vc caufa ad. eclypfim concurtit , ac
terra notitia nea eótinctur virtualiter in Lana: efe quoq; beatificabile
cft-pafsio hominis ; & tame 'ex quidditate hominisnon cognofcitur, aliter
poflet viribus nature cognofci ip- fe Deus , qui cft cerminus hutus patlio-
nis, nequit in, cogaofci relatio aliqua; ai- fi cogno(caur terminus i
p(iusrelationis, Tum 5.euidentia vetitatis concl.non fo- tà pendet à
fübie&to, fed ét à pradicato , & à przmiffis, erzo —— primo , & a-
tiaté conunceti in fübie&to. Tii 4. fe- queretar in demonftratione à
pofteriori effe&um eísc (ubie&ü , quia cft id , quod
virtualitet-contipet verizates . Tum . fi ek hoc; q»cauía virtualiter continet
effe- &um in císc rei,coritinet etiá in ese co- gnito , ergo cx/notitia
Solis incóplexa pa- terit baberi» notitia omnium etfectaum à Sole
prodacibiliü,cp cft falfüm. Tum 6. fubié&tfi cóparatur ad (ciériá ficut
obice &um ad potétiá, fed hoc ponirat primi y & adg juatum penes.
primitaté cóitatisy non continentia» virtualis; vb patct/de co» lote refpectu
vifüs, qui-de onmibus obie &is viiibilibus praedicatur) & ens dem.
nibus obic&is intellectus, ergo &cc.quod' etiam fcruatur non (oluti'in
obicétis poz tenciarü , fed &vin (ubic&is-(ci&iat us ni in
Gconiecia cft lined5-in Acidamenea numerus, in Mecaphy(caxths, qua dc có«
fideratis in illis(ciemjsplü&iicahams - ^. - 41. Kefpzad 1; patet ex
difpi5. qp entia rinonis (uo-modo lisbent caufalitacé er- ga proprias paf&iones,reuera
tf fundamé tum entis ronis ctt , quod caufat notitiá entis rónis, & harc
notitiam pa(sioris ip- fius,qua ratione dicitur, ens rOnis, vt CO-/ guitum
cauf(ate nocitiam patfionis : rcla- tto realis noocft a&tiua phyticé , (ed
me- tà ?,ac non catfat nocittam paíSios ni$ gropriz, ni(i yt coznita, vc de
ente ra- tienib digg co quia non eft obiectuni motiuü incelle&us;(ed
terminatiuum. A d 2, cclypfabilitas;, (icut continetur virtua- liter in Lun
quoad efse tcale , xa quoad císc cogn;tugn, attamen quia ordincm di- cit ad
tétram, vel'aliud corpus opacum im eise reuli, ità quoque in e(se cogn:to de:
pédet ab illo, ex quo folum (e u;tur, 1... nam non esc caulim ade quat cogni -
tionis illius (ed requi cognitionem tcr- r£ , nontamen deducitur in Luna
virtua- liter aca contineti,vt infubiedto, quam» uis iaterta contigeatur can
quá in caufa y fion tanquad ia fübie&o : beatificabili* tasnequit cognolci
cognita homiais ef fentia, eo uia ordinem dicic ad Dei ,v& ad terminum , qa
ratione nó contineat fub obiecto naturalis atcinzentiz intelle- &kas
creatisquod eft eos initum, cuius teg miaus non ett Deus,ex Sco. quol. 14. Ad.
5:neg.confeq. non.n. d cimus (abie&um eise caufani cotülem coz ainioois
conclu* fionis, aà pra dicium, practise cona cu:tüat , fed dicimüs fuübicétam
pruay continere , quia on (luni eft cau.a- ve- ritatis conclutioais ; (ed ét
véritaris prin cipiorum;quace dus vitimaré omia cou tinet tàm- preedicatam
coal. qtiam prin- cipia. Ad 4- neq. Pane cHectus-in illa: demontiratione non
ett (abiccétiin j fed. rhedium ; & princi pium Ong .cogaoícens di. Ad y.
cac ex cognitione tdo( a deue- nimus-ta cogoicionem effe&uas virtuali ter
itiilla inclüti , quando effectus. fe bet vi paísio cdlz, nam tunc cft Conuers
tibilis càviean(: à principijs iptius ema-: nat; ficein dltero pocélE/repetiri
, bili 1n fud casís, quate exemplum Solis uon vrz ge, qiio f habet vr
(übie&tum cess IT. dn fabieibemtinen suirtaaliter g)e t L1 $49 [pettu
cffeQuum àb iplo producibiligrr & alie concaulie-tcquicuncur-, etfeGtus:
nofi ih-Solé7 (cd' extra ceperiamuir , nec neceffarió à principi js luti
1plius; quá. uis (i quis perciperet victütem 1nicrnam Solis prodiletiuim
effe&tuum pofset quo- que'incogaicioaem cffectuum deuenire, : * Ad 6.
Do&or in prol.cit. ncgat omtti- rtiodam partcatérilicér «in. cougeniancim
hoc; quód aeibo teeiniodüta ctus potena- . tiz, & faentig,
&ihialijscondiuonibusy : ytett videreapud. Bafsol. attamen diffez rütin
hoc,quód proportio ob:ecti ad po^ tentiatn ctt anociui-ad mobile, (eyagca-- ti$
ad patsum , at fübicétum (c haber vt cauí4 ad ícjentiam vt ad cfle&pum:
hinc: quodlibet obicét iuclufurn.in. obicéta : pugio ,primo ,.& adzequato
poterit agere inp o- tentiam, quia quando agens poteít agere in aliquod pafsum,
quodlibet agens ciuí- dcm rationis potcrit in illud. pa[sum age- - re,&
iftud à.quolibet agenze eiufdem ca- tionis potefi pati: at non fcquitar idé de
fubic&to, quód fi fübie&um eft caufa ha- bitus , quodlibet inclusü in
fubie&o pof- fit cau(are eundem habitum : ad exempla addué&a, dicimus
illa obie&ta efsecóma- nia obic&is partialibus, & non folum yt fic
dicuntur fabie&ta , (ed etiam vt alia confidcrata m Ícientijsad illa
reducürur, wt (unt paf;ones , & principia , quapro- ter aflignantur
fübiecta nontantam; vt jme illam predicatienem communem adinferiora, - vt Mice
virtuali- tet proptias paffioncs, & icata; vi« dc 3 Fabrum theor. $. iur -
41 Secundo obijc. oftendédo deme- te Scoti , quodlibet fübie&tum
virtualiter contincre deere omnes veritates Due tiz,& non aliquas
potentialiter . Tü quia in 3.d.14.q.2. H, habentur haec verba.» , Ifiud ét
confir.per Phylof.-Poft.25.»bi vult , quod oportet maxim cognofcere de fubietlo
quid e$t; & ratio efl quia in vóne , c? quidditate [ubietti virtualiter
dncluditurtotaro fcientie,tüc fic, quic- &juid eft ró, propter q aliquid
infit alteri, conuenit omni illicui illud ineft, €t quic- quid cft ro
diuifibilitatis, ineft formali- ter illi , g cf tali i D 2.d,5.q.4.G, fed ró ,
propter quà debc- mus dc (übic&to precognofcere quid eff, €ft inclafio sb
armar i t in obie&o, ergo. de quocung; verificatur , quód de illo fit prc
uid cj dc illo ct ellumubie ,.G virtaslirr includat totà (cicntiam, fed ifta
gnitio de quocunq. fubi fid ipesi- fcosfiué generico, fiue enti ve-
rificatur,ergo,&c. Tum 2n 1d. 3. q. 8 infine, ait pori yas [cienti af-
fignatur penes M penes 9, Jcientie diflinguuutur, uon pe- nes fnielleum, ce D
modo diftingui- do fcieptias, illa efl vna, pos »nius Jubietii primi , quatenus
obietium pri- mutp-babet contiuere fcientid illá. vir- tpaliter : idcm habet q-
7, ciufdé dift. in diuifione diuifibile, ex. um; quia illud efl, d fine,&
(upra L.ergo fi vnitasfcientig pe ncs virtualemcontinentiam fübic&i at-
tenditur, cum tribuere dittin&ti vnitatem fcientizcópetatetiam(ubiedo — —
generico, iftud on. ialierfed vir — tualiter omnia cótinebit : idem docet 5,
d.2 5.9.2, C, Tum 5. quia quol.7. N, do« cet primam principium cotinere virtuae
liter, & eminéter vctitates omniü pofte- riorü,non t&roportet, poflit
e(le caufa immediate seiolied quadcunq. po- fterius; & p.d.3. qu.2. in
primoexrra in- quit; quod quicquid tur de Dcoin Met. continetur virtualiter
primó inra- tionc entis;& q.3.$. Quantum ad 2. art, ait ens virtualiter
continere paffion« vltimas diffcrentias,& lit.M, exemplifi- cát de colorc,
qui virtualiter includitur in diffetentijs , & pa(li onibus coloris . ,43.
Refp.ad 1. 9 ficut ró icifü- biecti precoguo(ci debet refpectu paf- fionis
1pfius tübiecti ici tanquam mediü adequatum ad demonlftrandam paffionis
inbzrentiá , at rcípe&u paísio- misalicuius fpecici folüm debet przco-
guofci vt medium inadequatum , quate nus eft pars definitionis illius (peciei ;
fic alia , & alia debet cffc inclufio rica y fpecifice pallionis , illa Veeuis. ; hzc
potentialis; Doctor itaq; vel (amit vir- tualem continentiam large, vel &
meliuss ibi loquitur de fciétia vaius pafsionis in» herenus fübie&o , vt.
fe declarar; quare loquitur de (übíc&o f(pecifico, vel de ge- ncrico in
ordine vi rope pafsiones. Ad z.eodé mado reíp, nám precipue $ 7: Cit. in fine
loguitur de (peciefpecialif- Ífima,quz nonnili virtualiter cótinet paf fiones ;
& habitus iftius (pecici (amit ab ipía vnitaté sr virtualem continentiam fi
fübie&um €t genericum muluplex,pi Thcolegiá , qu c(t de- obie&o
insulardiidto »vtarguimuss eo Tp nequit virtualiter paísiones iorum coütifere:
Quod magis pater exlocisadduétis ip 3. róuc, nati 10 quol, 7. aequit intcllist
yt notat Zero. ci de o | Qr. en biet Scientia debeat effenteefscolot. IU. 851
éotitinentia virtuali propria, quia fic pof- feat per primum principium
immediate €ogno(ci poflctiora y ficut pcr qui ditate eciéi immediaté
coghoícitur paílio pecifica,.nam proprie in illa virtualiter continetur;
quapropter heevirtualiscótinentiaapud Doé&torem aliquando fu- miicur pi ru
t rp vt comunis ad dien proprié,& ad potentialem , & i ' quia ró generis
faltim fienes ; Hinc concludendum definitione datam á'Sco; prol.q. 3. effe
fubic&i (peci- fici, nam vt colligitur ex texta , loquitur de continentia
virtuali: propria : quód. etiam patebit in q.feq.- Sed noui(fi - Poncius diff.
1. Log. 1/.12.& 18.vt oftendat definitione fübie Gi ex Scoto'addu&tam ,
quod virtualiter €ontincat omnes veritates (cientiz;ctiam'
genetico.competere;ait fenfum illius nc- quaquam effe; quod (ecandum (e ,.
& fc- ü faam'rationé pracisé contineat ve ritatestotias (cientiz; neque enim
fecü- dum (e foli debet illas continere virtua- liter ita y vt (e' folo cum
intelle&u poffit omnes illascaufare ,.impoffibile .n.'ett,. (inquit) quod
ens, vt fic; quod ponitur obiectum adaquatum Metaph. cótineat omncs veritates
metaphyficas , pratfertim illas, Ty de Angelis.; fenfus ergo illius eft, vt
magis explicat n. 18. g» obiectum. adaquatum: debeat continere virtaaliter
omnes veritates fcientiz ,cu* ius eft obie&am, non fecandumfe;X (ua:
praedicata intrinfeca, fed (ecundum (e,& emniaillaquz funt ad ipfura
reducibilia Cómode :'Ceterum expoltirio ifta: contrá' Do&toris incentionem,
& literam palam müilitar,nam loc.cir.explicans quid intel- ligat per
continere primo virtualiter ;in- 1 fignificare, quod comtinere in- .
dtpendenter ab alijs rn. (ciencia coniide- ratis, & (ecundnm (uam rationem
praeci- sé; & adequaté y. (ic quodin continendo: non dependet ab'alijs,(ed
alia ab1pfo;ita- ut per iimpoflibile circüfcript o omni alio adbuc conti nere
tt diecbamus ab initio CN Sdarticuli iuxtà.cómunemomniü. Sco:ifta- rum
expofitionem ; non ergo rccedendiá cít à fententia no(Era, quam etiam tradi-
derunt politiores Scotiftz, quod Doctor ibi fübie&um fpecificum defiaiuit ,
non: genericum,licet extendendo continentia virtualem poffit etiam quoquo pado
illa défiitio applicari fubie&o generico'mo: do infinatofupra num. 39. ^
ARTICVLVS V. ; Kn fubieGium debeat eJe neceffarium;. (44 Irimus q. *" D
&4 vel ced. explicando 2; irioné (cientiz,debe- tc fcientiá effe neceífarià
non necc(firate: fimpliciter; qua(i quod ipfa (emper repe riri debeat in recü
natura;& nunquá cora rumpi, (cd neccffi tate fecundum quid, .f. quó ad
veritatem, vt nó poffit vllo pacto: in fal(am mutari, quam nece(fitatem có-
plexam appellauimus, quia eft nece lita s: propotitionis, & habitudo
neceülaria in. ter íübiectum,& przdicatum conclu(io« nis demonítrarz .
Attamen quia fcientiz omnem conditionem fumit à proprio fu biecto, (equitur
fubie&um quoq; debere dici necelTarinm;inuariabile, & tncorru- ptibile
, qua ratione cóiter aíleritur de cotruptibilibusnó dari fciéciáex 1. Po(t.
c.7.& 6; Euh. c.5 hanc nece(litatemfubie: Gi, & inuariabilitaté
explicare debemus, quanam fit ;. certum eft.n: c(fc dittin&tá à necelfitatc
Íciétiz, hzc.n. caufatur ab: illa,eft. ; alicuius cóplexi .f. (ciencia, illa
yeró eft incóplexi,qualisentitas [ubiedtie , Mirum ett, quàm varié lequantur
Do» Gres in re tàm cuidenti, vt notat Auer fa: 4.26. Log. fe&. 4. Quidam.n.
dicunt fubicctum.fcientiz debere eífe neceísa- rium, & incorcoptibile in
vniuer(ali , nom in particulari, vel per fe,non per accidése yci inpotentia,
nonina&u , vel in-acta. fignato, non exercico y vel quo adcelfen- tiam ,
noa-quo ad exiftentiam ;. quapro» prer ír fübiectum deindc íit corruptibile n
particulari , per accidens... ad' corru puonem fingularüsm ,in a&u:
excreito y & quo ad exiftentiam, vt fe habent natu» tz communes rerum
creatarurm , non de ftruit neceffi MR 4; Ite 852 fag. Ite ditin&ioncs in
hoc deficiüit, prima facic videntur loqui de incortge Subilitate fimpliciter,
& corruptibilitae te illi oppo (itayiraut fübic&ü ex (ua toe formali
non debeat per fe incipercyX de- "finerc,& (i quandoque incipit »vel
definit cífe , hoc fit per accidens ad corruption alterius, vt patet in exéplo
de naturisre- rum in vniuci falis que ad inczptionem , & dettra&:oncm
fingulariü dicuntur ge- neracty& cortmmpi, quod exemplum ad- duci (olet pro
explicatione harum diftin €iionum.Hoc autem eft falfumyquia nat- lis creatarum
rer. naturis quocuque mo do infpe&tis comperit hac let pea litasfcd
qualibct efl corraptibilis, & de- firu&ibilis etiam in vniucríali , per
fe, in atu, & quoad cffentiam, Tü quia fi cor- &opribilitas
fubic&ti; quó ad císe fufficit; yt.cognitio ni dicater neceísaria, fed va-
tiabijis, & falla, quamuis non per fe; fc fperaccidens, vel alio modo illi
ccuemat, fofficiet quoq; vt ccccm modo competat cognitioni, & lic (ciéua
f;ltim per acct- dens, vcl quando coiroptibilitas fübiccto compctet, poterit
mutari infalíam, quod efl copira rationem fcieniz, vt q-praced. diximus, al ter
igitur explicari debet baec ncce(litas.ecl faliialigd aliud deber addi. Flcrig;
quos fequi, Amice aet «17- dilj. 4.4. 2. dub 6. alia via incedüt; difuin- guát
.n«de néccflitateyquod alra fit ccm- plexa, qua teperituc. in propofitione nc-
Ge(saciá, quia nequit per quamcumqs po- tentiam mutari infálíam , ajia cfi
incom- plexas qua rcbus incomplexis conuenit & cft duplex, vcl quo ad
eísentià , & bec conuenit rcbus cx. (e ipiis babentibus cf- fcntiam,ro cx
noftro libero arbitrio , ifti opponiur concbgenua. incomplcxa cü À. tes non ex
proptia-natura*fed exlibc- ro homingm arbitrio habet císentiam,vt veftis elt
hoc, vcl illo odo £ormata. de- penden:er ab bominum. placito s alia cft
neccílitas incomplexa quo. ad exiftétiá , «quz dupliciter. explicari poteftavel
poli, tiu£ , quando (sentia rei verà neccísar €xillit, vt posee: nonéxiftere,
& jor v.0do compeut. à vel negaciue , fea przcfiuéyjuango..f. are rei non
có- iidcra;ur iB ordinc ad. habendam cxi- a; ^" - Difp. X IT. De Scieytido
007 ftentiam,fed vt ab ea pre(cindit?huic nez ce(Titat: opponitur contingentia
incom- plexaquó a tiam,vel quia. eísen. tia rei exiftit contingenter à parte
rei y vt fant omnes rescreatz , vel quia etiam ia eíse intelligibili non
preícindit ab exifté« tia contingenti, talia (ant omnia agibiliay &
(a&tibilta, qua ab habi radicis con(iderantur in ordinc ad exiftentiam
Veiineseenir erpet qrass t tem "t funt po iad ex- tra, & fecundumc
itcüftanties fant illisà parte rei conuenire , ett codiuinnpe biete P DNE tiam;
Tunc ad quet. r ',Obie- oup fcientia debere dope neceísariü m ceffitate
complexa , & incomplexa , quo ad e(senuam ,quàm quó ad exi(len- 4 eds
pofitiué, (cd praeci tiué Qua rationc agibilia pofsc císc dien mum fiot, &-
con(equnenter morales (cientias - & practicase(se veré (cientias, ^ 46
Dicendum eft, obicdtà dcbere ef- fc ncecísarium neceíTitate veritatis obiee
&iug in (ua efsentias(cü vt alij dicantnee ce(Titate coplexa
obic&iua,vei nece(firae te incomplexa quo ad eísenuam nonre« qairere taraca
noce(ltatem iucomplexá quó adcxiflenos, (iac pofitiué, fiue praeses ciliue explicesur
, e(teomimunis y quie dem, quod id fe debeat haberc Bur n 1€ veritatis obicáinà
, colligitur ex Seoe 1.d.3.. 4 L& fcq. &. patet quia fcientia requirit
banc ncceffitatem ; vc formaliree ita lit vera ; quod nallo modo poffit c[set
fala ergo obie&um ità (c debet habere in fe, vt dicat neceisariam
habitudiné ad illa pr dicata,qugd nó poflit illa non re» (picere;fi.n.potfet
aliter c habere,& alia piadicata oppofita contincre; iam (cien tia poíset
elsc fala formalitevs & hec ine trineca necc(Tius que ceperirur in obies
&o;& ex genua propriorum | jcatos ram dicicur neceflitas »quatenüs
cadi: inter, przdi Ísenci E dicituf nccefli qas inco;lex: ig , quiaobies €umin
fua «uidditate eff quid vnum in- complexam;s dicitur euam comple X4 as, vel
obicctiué , vel virualitec , quatenus ft rario, cuz de vali quidditaie formetur
AER S pto- ta5 incomplexg quó ad exiftétiam,liquet ex hoc jquod hzc neceffitas
pofitiué ex- plicata folum Deo conuenit; & tamen de alijs rebus habetur
fcientia,cü poffint de illis formari propofitiones atctna veri- tatis, quod
(afficit ad fcientiam : neq; re- quiritur quod qualibet fcientia ab ftrahat
.'&b obici exiftétia, nà fcientiz practicz nó ab(trahant,& tamen funt
(cientiz,vt «um Sco.q.4.prol. dicemus q. 5. Tü quia medicina;quicquid
docet;dirigitad opus, & res agam in vniuer(ali quidem, fed vt potentes
exiftere & in ordine ad cxi- Ttentiá
poffibilem , & tamen in medicina inultz conficiuntur propofitiones zter- nz
veritatis, qua:perveras caufasdemóo- ftrátur , ergo vt fic poffunt effe
obicétum Ícicntiz : confeq. patet » quia illud debet dici fcientic obic&um;
quod pót caufare notitiam fuarum paffionum veram , cer. tam,cuidentem,
neceflariam; & per cau- Íam , hecomnia habct medica fcientia. - 47 Inoppof.
obijc. preter authori- tates illas , quibus conantur Aducrfarij oftendete cum
Arift. facultates practicas tion c(ic (cientificas, de quibus q. 5. Tum quia
(cientia c(t ab(tra&tiua cognitio y de cuius rationc cfl , qy ab(trahat ab
exiflen- tia obiecti , per quod differz ab intuitiua coguirione, ergo debct
habere nece (Fita. té incomplexam quà ad ext(tentá abftra- &iué, Tum 2;
obiectum fcientiz debet efle inuatiabile , quod aliter fe habere no pollet; (cd
omne tale nece(larió debet ab ftrahere ab exittencia ,probatur;quia exi-
ftentia eft variabilis ; ergo quod dicit or- dinem ad ipfam;vt fi€ cric quoq;
variabi- e. Kefp.cxiftenuam rei nó toluin 1ntuiti- ue, fed ét abfiractiué
cognofci polfe, vt libet Scot2/d.3. 9.9. & 11. F. & quol. 13. L.
quando. (.non cít ratio cognoicen- motiua; (cd volun fe habet:vc resco- pons pars
obicéti ; led quicquid (x de OC, dicimus ad acg. (cienuiam necetffa zio
debereabitiahere ab cxiflencia rerü in particulatis & vc actualiter
exiitunt à parte tei, don ab ynisecfalr, & vt pofsum exiitere , nam vt fic
vecé de iplis rebus poriunciorn Migncs ncccísarig iratur nece(Ti- « IO, &
per (fente. 3$5 complesz;vt concedit etiam Amicus: e* quo euidenter fequitur
res ipfas bibere nece(Titaré obiectiua veritatis; yt quoq. concernun: aliquo
exiftentiam,nà termini in propofitione non effent necef fario connexi, nifi
infeiplis haberent nc- ceffarià habitudiné ; per quod patet ad 2. Diccs;ex 1.
Poft.181.& 6. Mer. (ciens tig (unt de ijs, quz f eueniunt;aut vt plurimum ,
ergo obie&tam non cft ne« ceffe , vt fit inuariabile , & perpetuum.«
Refp. non intelligere ibi Arift.res vt actu exiftentes,vel (emper, vel vt
plurimü, fed vt porentes exiftere , nam cum videmus cx pofitione alicuius caufz
fequi aliquem. effe&um faltim vt in plurimum, argui- mus à pofteriori
virtutem inilla caufa s producendi talem effe&um, quomodo fit vniueríalis
propofitio , & ab exiftentia a&uali ab(trahitur ; De dexonnnn à
pofteriori non potett fieri in his, qug ra» Milos cueniunt ; de quo di« fpat.
(cq. q-1, atta. uA GOTILON DA SOY. Quo fenfu fubietium ve[piciat omnia.
confiderata in Scientia. ^ 48 Vidam ex Thomiftis docent fu- Q bie&tü (cie
debere omoja in illa cótenta infpicere tanquam inferiora, de quibus
efsentialiter przdicctur, quam przdicarionis communitatem vt preci puam , imó
vt adzquatam fübic&i códf«- tionem (tatuunt . Sed hunc dicendi mo^ dum
refutauimusgrt. 1, nam 1. Poft, 2. fcientia de tribus agit, de (ubiecto, quo
pa[sionem demonttrac,de pafsione s quam demonf(lrat , & de principis, pet
uz demonftrat , que tria (unt incer fe difindta, nec poísüt coincidere, ergoeft
— contra rauonem fübie&i,quod przdices —— tur de omnibus in fcientijs
conlideratiss & inillis includatur: quandocunque igi« - M MT tur eft
aliquid , uod ldetd PR DEEU dealioytanuam de (ub fe eócento , quod tamen non
pót. habercin iliafcientia rae tionem fubie&i, (altim parrialis, quia .f
fic vel vt paísio , velfolum vt principium confideratum ab illa, illud cóc
ftatui non poieru fubic&tum , quia qued cóuenit (u« ETT Si IR SDec fiio d
oA Q. spetiorisfaltira fecupdacio debet iáferiori xoüitnirey& fi 1n fericr)
repugpary figni ,ulllens, non:eperizi im fuperioriy erae fi ze(fe per.íc
conódrracü.i án fcientia: vxparft )eílsinijafulue Quos nsc (equndario eo- TO —
quod eíbede (uhia- &fnoryusqialoys rgo née primdtió ; nec(o-
«undoxiNopueniEfüprciéri;»vide att, 4.- anicípiad 6confin p | xu
Gommnnis:opinfoeft(ubicótuni.de- bero; re(pieote ,o3a in ia co nténta axnonam
ftem .illosmjita vt adipsi bd- lbéant.azuábutioncysqua sons fabiedinm
*atribatienis appcllart (6lct:j de: non e(t eadeni oium fentenziasex quo capise
de- bear bac attributio:attendz i! nomiblátt, xdif p.v. Met.fcót. 3» quito
doGvinamper xotámillam difpi£epe ues pr adifo iJog.lrca ! ao unicdiibud zl
ánícnora cüesé penobicóta:stitibutionis án (cien js, eomentorawarór fieobicóta
"ttccibutagqgatenusimferiorzfuntintiuoe i ià gratiá cófiderantur
Jupcrigra,nó àcóe tra, ac proinde attriburionisobie d SC« pen Per (jecit
cafptcikliffim&m .- 39: Dicendü efecum Sioriy. omnia in fcientia confidér
we ordi- nem;,& attribuc Press tanquam ad finem» Scftopti vorius
(cientifica h- b:icas.q; vonmeceffarib sópcr. dtbct cífe infcriuss& fpecies
pecial E anayingo (2- Viuset.aliqu Biasiam interiora con(idczé ntpr.in. aet LS
ot 3yn-& qsà «prol. & 6 M cte rs probaturg & rà cal ei rio copa
tocdis:cit vnumqueddam anie fiat» cue» tundamenro: in rebusipfig £esnitis,
vediccmus d- feq» exgo o6s «ius Parere cites (&connexa.s Ead 'ardinata qui
finis: "n € Xàe ilie fiuit icéti;. Aeetiias.ergo Quas: qeípicient obiedtim
um (cient eene ihren guaua;: Me ce c ela spiele i NOn. Lr nga sonitu v Qa Gi
pia ápíius4 Pr ie ile m od cóc genericunry in cuius ubic&lsvel yt;partes
eompa- «afines; velar prmoipia: t pri neqiie ulpa: ai fibicdiiasuis nóu mm n lÉ
ce iorsingtis m cons yir au n l 52:58 Prebatuc aütemi mem aor rare reote ád
ayagamen is3lcuyr nocdem fb con e (cicntian dam Min eit eedFanedemllotim iamen
fape- riora, & ihtceioras in quibus inclàdunchir iilay Bo confeqüentcé fa
eo: vois ad:infoa- riorà dicant otdincin ; axtti mem meta: illa: ab
voitier(alierfibus dcaomina: tiorem (amu, diéicor. ti» praedicamen tum
fubftanrizz y predica mencari:]dantiz- tatisiqualitau, &cc, cx? intentione:
arz- tifiéisy.& diuidentis illa (uperids«eft rina cipalitcrintentum ; vnde
fiidecem fcien- tie de pr&dicamétis inttituerentury quas- libec gro
(ubie&o adésquato;à quo friecis- ficaretur , refpiceret: i propriam:
necalift iamum ,& in gratiam ipfius: mferiora có - fideraret, vc
explicaretpotenialitatéipe- fiusad interiora;non vero refpiceret (pee cic
speciali (Himas;.alitét non vna! fcien-- tiaodaretur de [ubitantia y. (ed!
pldres ; &- piutcs iuxta. fpeciécü: infimarume nàme-- rua: ficut igitur nom
obffaate-imclatids ne fapttiotis in'inferioribas; inet iora t4*
macn:dicuntur:ad'idempgesdioamegnm perninere,cagdeniq;: retuiti Coordinatioe-
mem con (tituere frepter;conuioontiá poc teutialém jy: hsbot-senetanffi mum
óto' iliorum j/adquod'dicunt-actrib sionem: A riasaziong:engpjtiaidtorum auge |
quot ad vnius pcadicamenticenititatio; -oinq ám;j&6 Miietisodciaci ce (cii
ü prem TETUEE Mision gai inim e erat reis: erc fcientia: IEEE ped premio peer
rnc rig Curio allà Béiniseex dibus prob; noflruaraffer: tritíi, fino (pdties
quáuislTint ominino dis Fparatg ititér fuy dicuntur càmen viii iri fu 6s
dicebas Perphic.de [pecide lis mires Dopnines participatioe n Vp? Vus
bómo-),&cf vnitate t didetéinasyprincipalius. Pw eed iei éxomrà fi BN qe
pmi nee bi vifit Bue cies y Sendo bei bei ditbdum; quddíekcetie(pccifice 5
quamuisinret tenonprdia nentur; visitiatat zanemin fciera ix dOrmiao hi geh
licag&«quigicaüfa viciis eb vni tas eWétis, Idorreo: erincipalitrinténzü iy
illatotahrfcieniporiógencticamajlsia &ütn ;»&tatenas caufa principalisi
corius fcietifici ardificijy N percóléquehisfjic cies habebuntcic effe
fabilpagribunioné ad genus uta fi genus no cfleb; quod fua vitate
congregarecdifper(agmoidarciur vni fticüciacroalis: ex: nex con: fatayvideq
feQsioi e : , "Norah vétó di&um eftin rdclichifio- né tion neceflató
imfcienga femper dez bere effc inferius, velfpecrem (peciali(n- rham obiectü
atrribationis;(ed fapius cf- fc'aliquod' comune genericumjin caius gratiam
interiora confideramur ip fcicnz ua j'fioraheer ( inqdam) id dictü eft ;quig
oppolitum quoq; interdum accidere poz teft quod nimirum in (ciencia (aperius
cófideretur in Bratiá inferiorisyad rllad1]; redacaturytüm tn effezci;tàm ;n
efTe (ct- bilis, & "en preterm aceidit cü iu Ície- echa ineiusgrafiür
eo: : ttiodo dependet faenriaide a cognitio pet. 68 aiftiiocenditur; in Phyfic
ens mobile &c.adicor pás m poté cuis: riavüral per fa, & bd odii Ls lis
expl poses i Bs veras heri in tui militantcontra fecunda | clatiódié'; &'
Fortes cl aic, ptus füperiótes rti fcientia QUerie M à tiàm interiorum có
fiderarrdébete 5. élithaión eftvaiued'alcec veram yoliceg ree it&potlit
accidere, vt dictücfty es etfuifetieffe Ponci ij: conclus MA i t3: in Aetas aid
enim tob. tum agriburionis jitadt: f mU dent. oppótitm conftat iiexeiiplis is
de Lógica, fic; qui quidem d fc iti fie cór TOI HEOD RI QUEM M addu
éityediindetin ds fclenti js aliquid eó* niens Gua v Ha (psties infia at
fionart probie o add jlato- Quiodquidé verü emy Rp Ue ide Seneca là
itithisfcteno je cenfideratisg te ptus quordáim nagis fi perióres: aun (t
ifitid'eórtiane y quód irretepto: pido affistiaturg Vr inL MEN eritis
Piciónisecun dz (übel tion Wohga mefita- tíoris &c/ in PhytiédicOCe
priis'entis tuas sétialisjentis t6obitis&e: ceptis ettülfinc cótititores
oihibi is c: fi detacis Sii sll 9 fedémeijey mon o slo nang eis'pro' obicttis
adi fed conitidekántàr in sfddaeh iles maii eómurnt Rid f eiramdeqs ve eda
étécity qualise id Pevopenqio: loziüsgia "ere Miri n MEAS d 1 Contra aret
siortindts vt fir BERI HAR xe] libe vohen fidis uode fe^ As ARE perfectis
actióosRétddaicndonf aitc- quiquide conz — D Rau SC T - B. e. I $56 Difp, X IT.
alterins; illud vcró eft medium, quod eft ignobilins,imperfectius, &
confert ad af- fecutionem finis ; fed in fcientia füperio- 'ris,&
inferioris cognitiones funt ita ordi patz , & cognitio fuperioris eft
ignobi- lior, & impetfectior;quia confufa,& ob- fcura , & cófert ad
cognitioné inferioris, nam bac ncquit haberi fine illa, cognitio infcrioris eft
perfe&tiorsclarior, & magis determinata, nec cófert ad cognitione fü
petioris, cum poffit fnperius cognofci nó Cognito inferiori , ergo inferioris
cogni tio crit finis, füperior:s veró medium, & confcquenter inferius crit
obiectum at- tributionis, fuperius obie&um attcibutü, Tum 2. (icut pars
effcnualitéc ordinatur ad totum, vt imperfe&tum , & incomplc- tum ad
perfectum,& completam,ita co- gnitio partis ad cognitionem totius nam Ecs
petunt cogno(ci cüimea propottionc, qua (unt, fed fupecius eft eflentialis pars
inferioris,quod eft torum,ergo,&c. Tum 3 matetia, & forma , quia (unt
e(lentiali- tcr pattes, non funt in Philofophia fübic- &um, fed conftitutim
ex eis, ergoidcm de (aperiori refpe&u inferioris dicendü. Dices,(uperius
effe quoddá torum e tétiale, cuius partes funt inferiora, & hac rónc
inferiora reduci ad fuperius, vt pat» tes ad cotum. In(tat Hurt.probando fupe
rius, ét vt totum potéiale, & vniuerfale, tcferriad inferiora , nam
vniuerfale vt fic eít pars petens cótrahiad cópofitionem ici fed vt
pars,rcfertur in cogni tionc ad totü, quod cóponit,ergo, &c. tü quia zenus
ideo dicitur totum, potétíale, quia refpicit inferiores fpecies, in quibus
clauditur, & de quibus przdicatur, (ed vt fic eft c(Tentialiter
parsfpeciei, nam clau ditur vt quid potétiale, & przdicatur per modum
partis pocentialis, ergo vt fic or- dinabitur ad cognitionem Ípecicrum. $2
Refp.hec argumenta procedere in efle rei; & quádo in doctrina feruatur idé
Ordo naturz,non veró in elfe (cibilis , &c quando ordo do&ttinz eft ab
ordine na- türz diuer(us; dixirnus.n.in q. proem. & difp.1.3.6. non femper
ícientifcum fcr- uare inttadenda aliqua facultate cundem ordinclo, quem res
(eruant inter fe nam À parte rei cognitio caufa ordinabilis cík ad coghitioné
cffe&hus , quia liec mequit haberi fineilla, non tamen cotta, & ta» men
quis poffet ordinare cognitioné ef» cai d co gutenE caufz, cames inde-
monf(tratione à non2 contra,verum fi quis przfigeret bi —— cognitioné medij
táquam nc vlumü,& — intrinfecum fuz (ciencig , tunc cognitio finis
infetuiret cognitioni mediorum , in. effe (cibilis, vt patet in-frznefa&ina
, in qua dirc&tio equi,quz cft finis, reducirur ad franum ; neq; hoc cft
repugnans natüs ris reramsquia licét non fit mutua depene dentia ine(le tci ,
pot tamen dari in eíie fcibilis quatenus vna res eft à priori. pec cauías ,
& à pofterioti p cffe&us cogno- (cibilisimó & à cócomitantibus :
poterit r quis ex fuo arbitrio cü méao tà inre,vt dicemus q.feq.atlumere aliqua
rerü (eriem declarádam, fi nis iftius obice Giuus erit res ilz , no quidem vt
(unt dif- fitz fed vt vnitz,& in vni compa&ta,nà vnionc
ageregationis.(ed cópofitionis,&c vinculo reali,quatenus in vnu cóe conue-
niunt effentialiter ,q» per differentias poft ea diuidunt,& coníequenter,g»
habet r6». ncm totius, & principalis in eíse fcibiliss erit illad cóe
conne&tens inferiorayque vt partes continet, & refpicit) ac diffcrétias
vt aliquid ipfius : finis veró formalis erit cognitio iftius cóis, qp
refpicitur ab infc- rioribus tanquà includeus ipía in eí(le fci"
bilis,& à differentijs vt diuifinis illius, & pet confequens erit hoc
cómune princi" paliter intentum à fcientifico, nà fol vt eft totü quoddá
aétualc;(ed ét potétiale, quia vt fic dat vnitaté omnib.teb.v: pof- fint vnam
materiam fcibilem, integrare $3 Ad 1. igitur dicimus maior, císe ve ram in cffe
rei, non in cffe fcibilisex fine & arbitrio (cientifici , quomodo non rc-
quiruntur illz conditiones, vt aliquid (it principaliter intétum ab attifice,
fcd (ut- ficit vt potens fit darevnitatem n atcri& y quam declarare
intédit; fac fe habet (opes rius cx dictis, ad quod inferius dicet ordi nem,
& confert ad cognirioné ipfius , fi cut connexa conferunt ad cognitionem
conncétentis, inferiora in ellc cibil:s süt conexa in vnum obicétü fcibile
adazqua- fteriori; medium ex. — E proptia natura elt ad finem — Mon tum, fur
erias eft cóne&tens tribuens illis vaitatem Obrectiuam, Ad 2. faperius im
efc rci eft parsat in efle (cib iliseft cotü y inferiora fant partes, nà (icut
partes vniü tur jn toto, ita inferiora in e(Ie ob:e&iua lifcibili vniütur
in illo comuni, fine quo non cífem mena im fcd plnra us $ta,que proportioy&
cónexio habet fun- damentum in rebus ipfis propter conae- nientiam in illo
comuni, vt diximas . Ad 3. (i quis vellet inftituere fcientià de ma- teria,
cognitio cópofiti in effe (cibili or- dinaretur ad cognitione materiz, quàuis
hzc fit pars; nó eft tà paritas omnino in- tec materiam, & genus cóe, nam
materia non c habet vt fuperius refpectu c ti nec vt totum quoddá potentiale ,
vt fe habct genus. Ad rámpugnat. illius refp. dicimus hoc,g eft ec parté
potentialem (pecierum,quamuisin efie re: fit ró ordi- nans genus ad (pecies ,
in e(Te fcibilis ta- men c(t ro, cur (peciesordinentor, & at- tributioné
dicant ad genus, quia per hanc communitaté generis (pecies interueniüt ad
conflituioné vnius obiecti adzquati Ícibilisab artifice inéti; per idem ad 2.
f4. Ex hucu(q; dictis liquet, quá re&te aflignauerit Doctor q.3. vniu.
conditio- ncs (ubic&ti fcientig ; quatum primaeft , om deipfoprz(upponantur
quod cft , quid e(L, vt vidimus art.2.& 3.Secun-
da;gp per eius quodquíd eft. demonfiren- tur de ipfo patlioncs , quod cft
continere pafliones demonttrabiles de ipfo,vt vidi- mus ar.4. & tertia,vt
ad ipfum omnia alia in (cientia confiderata reducantur , & at- ttibutionem
dicant, vt in praíenti often- dimus ; nec aliz códitiones requicuntur y nam qua
ab alijs a fignantut , vcl (ugt íu- peifluz, vcl reducuntur ad iflas ; nam qp
fubicétum non debeat effe prohibituni, hoc cft aliquod impoffibile,noo a:4uiuo-
€tmnon ens per accidens, non corrupti- biley.[cd necc[irium, non demoatlribi-
fed pra (uppofitum,pcluduntur in pri- conditione, nà li de tubic&o przíup-
potiràc quod cft , iam non demontiratur an (cientiayim(en(u tamcn expo ato
arta. j. habet. quid c(t serit dc finibile;& per co- !equa9s-poflibiltmon
prohibii om; vniuo* f) snon ge quiuocuimg per (e; ncn pcr ac- Logica n £I. c 4n
ad oliefl. debeat m nitio przdicatur de terne veritatis. Quoc habere principia,
pet. monftrentur,op fit prius; iam incladantur in primae ditione, per principia
.n.nó tellizi debét principia effendi,vt st f intrinfecé componentcs,fed intell
d!,quales (unt pramiffe demonftrarionis inquibus definitio ME mediam.Quod
dicunt ali eed tia, nam fromniaz ad ipfum reducuntur, id non excedit, neq;
exceditut à fcientia. ' Deinde , q (übie&um debeat cífe ent reale, non eft
neceffarium , quia de ente TOnis pót effe (cientia: Ln yniuer(ale y Deo
fiogulari (fi- nor requiritur , quia d: mo eft (cientia; catur, ion de f »
tandem, quód ommun iffi mt ly 1c c communitate attributionis ex plicatui vera
conditio , & e(t tertia afi ignata ,ü de communitate pra-dicationis, eft
faifag & contrarationem fuübie&ti « s Qv.ESTIO III: De Fnitate
$cientit. $5 On cft hic fermo de actuali fei& tiayhzc.n.cü fit cognitio
cóclu« fionis demonttratz, multiplex erit, ficut plares funt cóclufiones in
(cientijs,& " pote(b ab; alia (ciri,vt patet,licéc de hi: actualibus
(cientijs videbimus, quomodg vnam integtéz totalem; fed loquimur de . fcientia
habitualiquàm ex dicedisinlibe de An.(upponimus qualitatem quandam ele de prima
fpceie ab actibus productás inclinantem in fimilesaétus, nó auté eg fjecics
terü intelligibilesinter fe ordinas tà$, vt perperá quidá dixerunt ; & de
ifta habituaii fciétia quarrimus vnitatem y.quag 1anquam preprictas fequicur
entitarema ' Ant. Mirand.ib. 13. de cuer(Aing.cer« tamíect.6.X 7. lalius
Syrenusopufc, de obice«Mct.icét.3 c $ 64x 7. alij fuftieXX " Difp. X 4 ifi
viam fcienri totalé rep tct ex partialibus fciéjs- cópo- m id, & folü
Doctoià atbitrio,& volütate plures fciécias totales cíÍe "cnr Nou
doccre debent, qui Met yü- cam (latuun ita cómuné. vt ad paruicu- lariam entiua
effentias conüdcrádas de- fcendere tencatur;nam fic omncsaliz fcié tie (altim
(peculatiuz fupetfluccen: ,quia omnia ad FM Metapbyficam ertincrent.Ex aduerfo
quamplures hane [Remis de vanitate Biene vanam , fpeobsbikny & fam refpuumt
, itas m Corfimb.g. 1:proem.Phyf. $6 Media via &, uod quàuis fientar faltim
fpeculatiuará vnitas de E sani e A; fed ex funda- ipcsao. TT ibilibus reperto ;
) 1.in fin.ajditio, vbi n lis rc nis (ciet im có- p ox [ ios ade jd Mat.
"— conc i7. imgam inqui(i non vidco bs diuifioms h. ffi- iam per ali. ire
neec(J actam $off e ffe oci fed lacuit diuer[is auci oi- &ns circa diner[a
fabiecla [peculari, U 4 10t fu. ojideationi [ubdereyquat v bantar aliquá
conuenientiam in prürci- vein 12 modo confiderddi lbere;ui- dua$ noftit dici
parces inmr c; & quod fciétiz totalcs e auctorum pla-eitis ditinpaamur, X
contéqueater,quod tat dari vo totalis icien: 145 vt dice- uus di(p, 1. Mcr. q«
1. $€ quód noa me- géà acbitririé fuerit fada. hzc diuifio , fcd propier
conuenientiam. retum (cibi- lum:n Neue ipijs.& modo eoafiderandi ; dpfüm
fequuntur Meur. ia Met.:3. 6. proe. & omncs feré Receotiorcs . Primü exph-
«attir 02m vnicas íctenrie de(umitur ab " vnitate obicChi fcibilis. (cut
ergo omnia Kcibiliain ence conucniuaz, & vnum 05:c i&um totale, ad;
quacum imt egeace di- €untur fub quo omaia ran juam. partíalia €ontincmuuc ,
ità poxerit dari vna feiendatocalis «ns i22 quà obie&tum coa- fuderans, qua
plurcs partiilcsteróiias in- e am nit merci ait Mcaphyficiconiderieent, ve ety
quam partem eritis , nofT.m. a Ua. ior ratio;cur ofa (cibilia po(fint in vnum
obie&um conuenire, nom aut. (cientiae in vnam communem ; & fi.veliscum
Tho« mitis fciérias necefarió dittingui ex di- uer(a abftractioric 1 materia,
itavt fcien« tia non ex rebus,vt fic,(ed vt abttraótio- ni (ubftat à materia,
diftinguatur, de d mox art. 1. faltim ficut abítradtiones di-- uerfz à materia
cóueniunt in abítra&tios ne in communi, qua poltea im tres diai- j ames de
fcientia dici poíkr, quód de- tur vna totalis res abftractas inaeftigansy alias
partiales continens iuxta diuecüca» temabítra&ionisrerum ; hinc 3. de Aa.
38.[cientia fecati dicitue y ficuc & rese Tum quia fcientia in commoni cítge-
nus ad omncs (cientias, erpo vasa totalis generica potett dari . $7 Auamé,quia
vant cátum ponere rerum omnium magnam con- fafione.n patere poterat ; &
multip'icare fcientias tocalcs, juot fpecies catiuds, cljet in ii initum
progretin lapreoti com factum clt;vt omncs [cientiae ad cec trm ngmcruim
reducerentar yq i2 corales 6«].1.qua$ dicütur genera s na [écundée qui d;ftáte
illa Kamota díuifiooe im deceax leries rerum claritatis gratia adinuenta, Non
cftautem hec fcicaciacaar diuiz necat Doctor volarkacte facta , vt de ipfa
verifigetar dictu sad fat. pro voluntatscd habaic fundaayzntír in rebus
ipüisyita vc ticuc. pradicamento- rdm diui(royac dittriburié ex condenien ortam
duxi:,ita de fcientijs diéendumy mul de c.juoy& Angelo, quia mulla pro-
gotrüxibilibus,ali jus de '1aymobi- libas,aliqua de iomarefralibus,&ce -
tépdeit diio Anius, Mille ceteras vero fcientias abícindere fibi ali«.— 1 a ,
maxime quiaceterz (cientiz (uper- fluerent ,ergo infent, ipfius ab(urdum eft.
«o vnam (cientiam. Refj. av totales,& vnam ponebat.(. Mc- caph.contiderare
fübftantias ; ceteras ac* cidentia.; vel reprobat , quia (cientificus debet
prazcipue claritatiyordini, & facili- tati incumberein tradendis
facultatibus , & con(ufionem , tü poterit,cuitare : vehandél ardel
Mcert.non proat tra- di poterat,(ed vt fait ab. Arift.intbiruta . aq igitur E
dentur (cientiz to- tales, quarum quelibet propriam rerum (eriem ab altera
diftinctà. pra(cribit (ibi ,quarimus, vnde fumenda erit hzc vnitas (cientiz ,
& à quo habeat fpecificari (ciétia;& tria examunabimus., perfe&té
Mecca s aree tet plex qualitas,& candem qualis (1t .vnitas, quam accipit à
proprio fpecificatiuo , ARTICVLVS IL tio fcienti& . libetalio habit ,
allignat po- tet vaitas,intrinfecayquz propciá conte. altera, quà ex obie&o
dicitar. defumere , à quo (pecificatur, & cífentialiter depen. det, vnde
& obiedtiua dici folet; prima , quia non ita facilé cognofcitur , innotc.
ck nobis pet (ecandam,& de iftaloqui- fit vna à ceteris diltin&ta, co
vel maxi- mé quod idemobie&um videmus à plu. Primaopimo (quz adamullim eft
ex. quoniam celebris ctt apad Tho .) atferit diuerfitatem fcienciatü fu- j quam
(ententiam fus cxplicant ter,& in effe rei (cd oeinaliten 8c i fcibili
con(iderato , quz ratio (cibilitatis flic in hac , vel illa abítra&ione à
mace- ; pro quis . OSTEQIME ab(tra&ione fit potenrialius , & mi- nusi i
1 quia abftcahit ad actua litatibus fpecificis .(. ijs » actus. aüc e(t notior
ia; & de ita nonet fermo ; alia eft formalis; qua forma ab- ftrahitar à
materia,(eu quod e(t a&u, ab: €oQ cft potentiale; ná forma eft aas ,
materia potentía ; & cófequenter fic al - ftractum c(t magis imellig;bile,
quia de- pucacüc 2 materialibus, & potéimtinis quz impedium
inrellisibilitatem, & quia ttiplex eft materia , prima eft fingalaris -
iquiequid pertinet ad fingularitaté res rum fenübilium, vt hac caro, hic calor
hoc os, &c.(ecunda fea(ibilis , & (unt oés fenfib:les qualitates, vt
calor, frigus , co- loc ,&c.& tertia icelligibilis,que ett (ab- ftantia
corporca,feu matería prima;hinc triplex gcnus (cientiz daturloquendo de
Ípeculatiuis, prima (cientía abftrahit à fiogalari, & cft , qae confiderat
res feníibiles,vt fcafibiles (unt, no in pat- fophia ; fecanda qux abftrahit à
materia fingulari, & fenüibili , vt Mathematicazas, que quantitatem
coofiderat, non vt al- ;vcl nigram, calidam; vel frigidà; non tamen abftrahit à
míatecia inrelligibili uia &ó confidcrat quantitatem fine. (ab- ftantia
matcriali,cui ined ,& à qua depé- dct in e(fe, & in cognofti , tertia
tandem: abí(trahit ab intelligibili materiayquae ta lis diciiur qa folo
mteNectüpercipi pót ; & hzc cit Metaphyticas queres à. aate- ria abtlrictas
concemplatucvt funt , quae vel non (unt in materia, vt fubQancig fe parata, vcl
e(fe poffunt ab(que materia y (übflantie
y quiltatis;a&tus, po- ca, xc. Hec igitut immaterialicas eft Rrt z Fa. qe
er di immaterialiras crit. . diuer(z intclligibilitatis , & quia ti
-telligibilitas , & triplex genus fcientiz fpeculatiuz, Addunt tandé per
hanc ab- actionem non intelligi d enominatio- iem extrinfccam ab actu
iotellc&us ab- firahentis proucnientemyfed immateria- litatem illam
obie&iuam , & radicalem , qua £n Íiq vel fic cft hos intelligi . ...6o
Ruuq.4.proc.Log.aliter explicat bác sóné (cibi fub "ia. C quod il- Yacft
vna (ciétia ab alijs diftin&ta,qua ,p- de habet principia;quibus vtitur ad
pro- bandas Pace peque prine (e ha- * ex diuerfitate luminis (eu principiorum -
eritur (ciétiarum diuerfitas, quam expo- amplc&untur Complur. & Io. de
S. Th.& Amic.trac.27.dif.4..3. ad- - litas , nonnifi ab immaterialitatc
obic&ti ót proucpirey& confequenter tota ratio Joecificarionis erit
immatcrialitas . Alij hanc rationem (cibilis, (cu abftra- tioncm dicunt efle
diuetíum lumé , quo &um cft ccgnofcibile ; nam obie- €um materia
fcnlibiliimmer(um cft co- per fcnfus externos , a quibus oruim ducit Phyfica
fcientia ; ebicóium materja intelligibili cognofcitur ab abftraGücft ab
intelleétu fcibile : dta Ban. Lp.Q. 1-2r.3. Zum. q. 2. Alb. 1. Ehyf.tex.1.apud
Am;c.cit. Alij hanc - abftractionem declarant , coquiainprimo gradu quadam intclli- (unt, nec rc, nec ratione abfiracta à
materiayvt funt rcs phyficz ; in (ccun- quedam (unt abficaéta rationencn rc, yt
mathematica-obicéta : in 3. tandcm apud multos . in Met. cit. & alijs locis
addu- cndis in art, feq. hanc [pecificationé de- Íumit à diucrfirate
obic&orum adzqua- ,& totaliumsitavt illas £c diftim& ee
fticntiz,qua diuerfa obiecta;nullo modo. immatcrialitas;triplesquoqueeritin gra
E . Eo T ieda aliquo culo, o ad confiderationem colirgata ; intc- re vnam
totalem fcientiam : ipfum fe- (cé. 11 :Fonf.5.Met.c.7. q. 5 fe&. 2. Hur« f
difp. 1. Met. (c&. 6. & 7. Auctía q. 27« fc& 9. Wie ipn pna Met j
.q.3. Blác.difp.vlt.fec. $.& 7, & alij » 61 Dicendü eft;prima (entéia
de tri- plici abftra&ione (i explicetur, vtà Sco« ti (cntentia diuer(a, eft
omnino falía, ve- ta cft vt cüifta coincidit, non tamé cla difficultatem
explicat, vc declarat modus Scoticus . Prima pars huius con- prob.difcurrendo
circa explicationcs ad- dutas: nà primó fal(um omnino eft (pe- cificationem
fcientiz (umi ex co, gp qua dam (int entia fenübilia, quzdam 1magi- nabilia,
& quedam mcré intelligibilia « Tum quia obic&a (cientiz , nou cadunt
(ab (cníuycum fint vniuerfalia , ergo om- nia funt meré intelligibilia. Tum
quiae imaginab:lia funt ctiam (enfibilia per (en fus cxternos,à quibus
dcriuantur in phane tafiam. Tum quia dittinctio fcientiz , & vnitas debct
fumi ab co » quod per fe pet* tinet ad Ícientiam,quod autem obiectum fit pet
(enfus cogno(cibile ; per accidens fe habet, nam fi intelleótus à (enfibus nó
penderet , adhucin ipío (cienci& éflent diftin&z ,vt eft in
intelle&u (cparato. Sccundo falíam e(t abflractionem à materia , prout
przecilionem dicit, f peci« ficare [cientias, nam hac pracifio vcl di- citactum
intelle&us abftrahentem , & hic nequit dare vnitatem fcientie, cum à
(cientia non attingatur X folum fc ha- bet,vt approximatio obiecti ad (cientiá
vcl dicit denominationem. prouenienté 1n obicétum ab a&u ab(trahenie ;
& hac cum (it mera denominatio extramfeea, ens rónis matetialc ; non
potcrit rcaliter fpecificate (cientias; vel dicit ab lt rahibi litatem
obic&iuam,quatenus obicétü cft t conceptibile nó concepta bac ,vcl illa ra-
tiobe in ipfo contenta: & nequc hec po- tens eft fpecificacefcicovias ,
quia vclue formaliter folum dicit conccpium quepe : 4m Quel HLod quo fcitniid
fpecifiemtur. efr L 36g *. dam negatiuum f. pegationem affocia- , tionis
alteríus rci , vel realitatis in intelle- &ione;hoc.n.cft pra(cinderc.i,
non intel ligere przecifum cum eo , à s fit przci- fio hzc aüt negatio non cft
fpecificati- .Waícientie. Tum quia illud poni debet 16 formalis (pecifi catiua
fcientiz , quod eít ró,cur obiectum fit (cibile,& cogno- (cibile à
fcientia,fed talis non cít ifla pre ci(io, nam illud eft ró fcibilitaris in
obie- , €o, quode(tró, cur de obiecto demon- ftreur paífio in demóflratione,
talis non et przci(io à materia, non .n. per hoc , quod homo c(t ab indiuiduis
abftra&us , ideo cít rilibilis(ed quiae(t ronalis. Tü quia hzc abí(tractio
potius fe habet vt conditio intellgibilitatis obie&i , quàm - tó formalis ,
immo nec eftneceffaria ad fcicntiàm,vt videbimus in folut.arg. Tà - demin rebus
(ic abítra&is ab:omni ma- teria adhuc di(tinguenda eft ró materia-
lis,& tó formalisobie &i , nam fj yllogit- mus v.g.in Logica abftrahit
ab omni ma teriaycum fit ens ronis, & tamé in fe có- fidcratus eft obiectum materiale logicz, non
formale,ergo logica non habet fpe- €ificari ab obie&to vt ab(lra&to :
corpus nitucale in communiabftrahit à materia fiogulari ; quantitas in (e à materia
(enfi- bilii(ubftantiz feparatz, & tran(cenden- tia ab omni materia , non
ob id tamé (unt completé obicóta fcientiaram imo à plu- xibus (cientijs po(Tant
cenfiderari , ergo ab(tra&io non crit ratio formalis: fpeci- (cientias. mericam conftituentem obiectum in
ra- tione obieéti (cientie generice comple- t€ , coniinere tamen diueríos
gradus, ad quos per alias rónes. formales contrahi- turconftituitq. cum illis
diuer(as ícien- Has , Contra;ró fpecifica: diltinguens di- uer(as (ciencias
contentas (ub iila ratione iaceo (cientiz per abflractionem có- itütg: deberet
in (e cocimere abí(tractio- nemillam coumunem tanquam genus , -8. corpus
huimanü yc abitractuimm. à ma- teria i.eft quid confidcrabile à NC
abflractionem illam tanquam genus aj : ipfis contrahibile,vt fe habeat natural
in communi ad hanc, & iliam. det : tem,vnde valet dioere naturalita: , nó
valer, uod fit a nec fanabilicas eft abftra&tio muner phy(icz , &
medicinz noi abftradtió à materia fingulari. — Vel tandem per hanc. ab datur
intelligi ro formalis pofiti Gijquatenus ex füi natura includ tiz paflionis in
fübic&to,vt explicat . ui. & adhzrent Complat.& Io de S. & hzc
ctt fententia Scoti;que adhucma: là explicatur per abítra&ion m à mata*
ria. Tumquiaabftractio fotmaliter dí« cit,quod non habet res;non quod habet»
Tum quia non (ufficienter, necre&à pet.— has abítra&ioncs diuiduntut
fciétiz (pe- culatiuz totales , nam logica abftrahit agitde numero , et communi
thmetica 1 ad res materiales, & fpirituales: qua eft abítractio
metaphyfica,& tamé fub Ma« z thematica collocatur; Aftrologia quoqs mufica,
& perípe&iua , quia matliemart«
(unt , pertinent ad 2. abítra&ionenr » & tamé aftrologia'cft de
corporibus cos- leftibus,eorumq.motibus,afpectibus , & influxibus , mu(ica
de numero vt fono- rosperfpectiua de linea vt vi(bili , ? ett marcriam
fenfibilem concernere ; fciea« tía tandem moralis abftrahit à materia 2s
fingulari , quia resin vniuer(asli contidee rat,non tamen à materia fenfibili ,
nam - contemplatur humanas actiones vt diris gibi lcs, & per confequens in
ordine ad circum (tàtias corporales , & materiales s diftincta: qua ratione
impuenatar vltima expofitio huius triplicis- abftra&ionis v Conplut. &
Io. de S. Tho. cit. multum laborant, vt fuflicicntiam huius diuiffo« rónibus
ficmata. non cft immorandum 2 eo vcl maxime q» Metaphifica ip(a mule confiderat,
quaáin Phy(ica quo. tra Gantur agi: ,.n.de principijs,de cautis ae 34 — fin
pe&tetur,cum habeat pro obie&o' o fubftàtiam finitam , communé ingclis
, vt [(tatuimus q. procem. iam aget de rebus abftragentibus ab "Omni
materia quam róné fuse proícqui- tuc Aucría qur. philof. (ec. 6. ottendens Phy
icam à Metaphy(ica non di(tingui. — — 6$ Praftat igitur dicere cü Scoto di- —.
flin&ionem fcientiz , & vnitaté fumi ex —— * . nitate, vcl diftinctione
obie&i forma- —— lisiuxta explicationé tradità q. prac.ar. 1-qui modusett
ipfius Arift. 3.de An. 57. 4&38.& z.
Metz. & 4.& r. Poft. 45. v- bi Aritt. docct ynitacem fcieptiz cx. vni-.
"tate obici inueftigandam .. Tum gnia à quo re$ accipitentitatemyabco
(umir. v- . mitatemy& fpecificationem , (cienua ve- roin fua entitate dependet
al obie&o ; ( sgnapropter illa erit
vna fcienua , dug v- c cum lnbebit obicétum formale.i, qua |... "gem
aliquam contiderat fub proprio mo- do contemplandi, quo nonattingicur ab .— alijs(cientijs, quamuisrces illa
confidere- |— e 7 mw obalijs (crenrijs (ed (ub diuer(o mo- do confiderandi. Qui
modus, cü (it mc- dium cócludendi pa(Tones de fübic&o ;: erit principale
ingrediés im principis de- monftrationis , & confequenter. diucríz omnino ,
& difparata fcieptiz- habebunt. diucría principia , & modos procedendi
ad deuvotiftradas paffiones; & hino eft y quodaliqui vt. Aureol: affignant
dinerti- tacé (ciontiz cx diuerffrate. principiorü y. vcl modi procedendi ad
probandas con- clufiones;hiac aute diftinctio nou cft pri- ma;:&
radicalis,. mmvidco principia funt: dicería: , quia:diaerfa eft ratio formalis
obiectorumsideod; omnis diftin&tio; vcl vnítas (cicnus trahit origineny ab
vnita- tc, vcl dittin&ione obiecti . Ec hasc can- dcm fententiam de vnitate
,& diftinctio- ne ícientiarum nuper (ecutusc(t Oüuicd;. - contour, Log.
pun& 5.$ 4. & Poncius dilp.zz. Log-q: vlt. — — , Cctrerum atlignare
diflin&ionem om- Wiü(cientiavü non eft prafenris negouj y ficut nec.
obicéta omnium: feientiarü. ve- ftigare y quorum cognitio reqniticur y vt ys
det.ynitatem;, vel ditGinétionem (cientiarum: dogno(camus. Solum addimus, vt
opti- j mé notae Auerfa q,27. Logs (c&. 9: qnod E M uu Difr. XII. De
S$dentia .- n 354 v nó quzibet formalis ratio obiecti debet" totales
fcientias multiplicare,nimis;n.có: intelle&us;quia tot e(Tent (cic ti2 ,
quot naturz retum;, de quibus pof- fent paffioncs demon(trari; vt igitur cet--
to numero,& ordine procedatur in (cié- tijs,zationcs illa formales aliqua.
natura- li proportione; & vinculo'colligatz, & imn vna commun: róne
cObenientes in vnum: colle&s ad eandén fpeGtabunt fcientia totalem; que
veró funt inter fe diffitz , nec aliquam habent affinitatem , & pro- .
portione; diffitas,& diuerfas conflituent fcieatias;fic ien entia
materialia, vt funt fc ipfisincludunt ,habcent magnam: cóne- xioaem y.& naturale
vincülum inter fe ,: ^hacoccafione Do&oresde liis omuibus: vnam totalem
[cientiam comttruxerunr 5: idé de rebus pra&icis dicendá , de rebus:
mathematicis, & metaphy ficis , nimis .n.- longum cílet obiecta omniu
fcientiaram: rece(ere,vide Auerfam cit. fe&.7.& 8. :64. Inoppot.
arguant Cóplat.& To.de S.Tho.primó,quod'nottralententia non! fati sexplicet
punétum difficultatis ; naar cum dicitur, quod licéc eadcm res mate- rialiter
infecta poffit ad plurcs attinere' fcienas , non autcm formaliter propter diucrfüm
modum de&inichii in vna- tcié- tia,acimalia ;ceftat adhuc explicandum in
quo'con(rttat hzc diucritasin definr& do: & ex alio'capite nequit.
prouenire y ni(i cx diuer(itatetmmarerialitatis, & ab - ftrattionis; quia.
f. ex diuerío-modo' ap-- picliendédi, fequitur diueríus modus de- finiendi
Cont. non potcít in noftra (en-- tentia redd» ratio; cur tot definitionesa(-
fignata in vna (ciéria ad illam pertincát nifi ad dineríum mmn modu:n de-
uenratur znam fi dicatur lioc e(fe , quiazs omnes illa! dcfinitionesab vno
fübie&to habent coordimationem,& deperdenciá;. explicandüm rein anct ,
vnde fümaetar i (La coordinatioyquz vnitatem iftam: confti- - tuat:fi pro
radice affi diucríus nio dus definiendi,iam'iffe ex d:ucría abflra- €tione ortà
ducits(i dicatur hoc e(Te quía" omnes definiiones paraculürcs: vnian-
tur,& continentur f. b vpó cómmuni ge- ncré. Gontza cft; quia hac vn1o,
& ri i Euef IL. equo fieiie fpetfientir. o. 983 dinatio nonni(i ab
abftractione , & im. amaterialitace poteít prouenire:cergo lim. pliciter
re(pondere , ideo fcientiam effe vnam quia in ea confiderata vn:untuc in vna
rationc formali ob:e&i , e(t petitio principij;& nugatio,huius .n.
ratio inqui- ritur, Accedit tcádem;quod fi vnio in yno communi (ufficeret ad
vnitatem (cientie, jam omnium yna daretur (cientia, oec ct- fet ratio, cur
omnes mathematicz: [cien- tiz non (int vna fcientia genere, Refp. ex di&is
fatis futhc enter ex ra« tione formali obiecti explicari ynitatem fcientig,
neq: abttra&ionemaliquid có- ferte , ni(i pro ipfamet ratione formali ,
& contiderandi modo explicetur : decla- rare autem, in quo hic peculiaris
definié- di, & confiderandi modus cuiufcüq.fcien« tiz conftutnon pertinct
ad Logicam,(ed ad vnamquamq.Ícientiam in particulari z fic Phyfica docet fiaem
eius effc conli- derarc entia naturalia yt in hac commue ni rat;one
naturalitatis ;-& habendi prin« Cipium motus;& quietis conüeniunt (ub
qua deinde ratione defcendit ad inferio- ra contemplando illa, vt propriam
natus ralitatem fub naturalitate :n comuni .có- tentam h bent : M i(ica dozet
fiaem ip. fius oífe con(iderare numerum, vt fono- rum , & ip gratiam buius
varias propor- tiones, & atfe&iones ponderát «-Mathe- niauica in cómuni
babet confiderare quá - titarem fub rarione meníurab:lis , Meta- pbyíica contemplatur
omnia entia (ecun- rationcs quaídam generalcspradti- ca fciétia operationes vt
dirigibiles in ma teria morali;& fal(um eft bas diuer(as ra- tiones
formales originari à diuería ab- ftra&ione;nà preterquamquod bac ab-
ftra&io,vt communiter explica:ur non fatis explicat di(tin&ionem
(cientiarum ., tum multa vnius ab(tra&ionis confide- rentur ab alijs
fcienrijs : adhac tame hac cauf(alis non eft vcra,ideo corpus natura- "
leet conlidcrabile vt naturale quia ab- ftrahit à mareria fingulari,ncc ifla ,
idco . quantitas e(t men(urabilis , quia abftrahit à materia fingulari, &
(cnlibili; ergo hc abítractio nonerit radix fcibilitatis obic- cti : fed
radixerit. propria nauxa cuiot- cunq. obiecti: petere autein , «ur aliqua
"res ít iot:lligibilis in juaniü eft obic&ahabeantmaturasconüimiles,&
af» — faes,aliquanon, aliaratio adiuci ue — quit.nifiquia boc efthoc,
&illus c(t il. — lud.E: his liquet ad 1.confir. Ad 2. con» cedimus feq.
attamen claritatis on- moditatis gratia hanc fciéN tct totalem ín plures fecund
tales diuifam fuiffe,vc fupra 6$ Secundo quód immatei 1à di(tinctiaa, prob.
Tumquía i tia fepatabilis, eo qp intelligibile: ac fpiritpales& fp
riualitatis pr eft à materia denudatio, ergo intant eft (cibilis hoc, velillo
modo ; inquanté c(t ducr(imodé à matcria abftrah:bilis radix (c.bilitaus rei
hoc , velillo — hs modo erit diuct(aimmaterialitas : & fig." — uando
diucríz definitionesíüb eadé ab. — ra&ionc procedunt jlicét diuerías quid»
ditatcs definiant io e(fe rei ; dicuntur ta« e 4 men ciufdem fpeciei,vt
definitiones ph v fice,quiaomnescodem modo procedüt — T includendo materiam
(enübilem motui & fabie&am , omnes erunt eiuídem (pcciei- ia effe
(cibilis propter cófimilem definiés. dimodum. Tum 2.Ari(t. 6. Mct.c, t. (cié-
tiam (peculatiuam per triplicem abftra. &ionem in tres fcientias diui it T
efp.ad 1.ncg.affumptum,nam & ip» : fa indiuidua materialia (un
intelligibilia: imó per ip(a imelligimus fpititualia , vn» de itaamuc pro flatu
ito. in cognitione À rebus materialibus; & quamuis in scien tijs debca: fieri
abílraétio ab indiuiduis hoc non eft , quia indinidua finc proríus
inimelligibilia, nà adus iplelibttraótio « nis non prefupponit obieétum
abítraótüs fed quia (centia eft. tátuif vaurerfaliumy vndc hzc abftra&io
erià io. (piritualibus fieti debet ; & proprie eft abtkractio fu- petioris
ab inferior;:fal(um etiam ctt ine telligibile idem eífe;ac (pirituale 4 nà ens
tía materialia , cum finte(lcniialiter ta» lia,non potfunt vt
fpititualiaconcipi:fal- fum cít quoq, definitiones diucc(icü quid ditatum in
cilc (cibiliseiafde clie |pceiely vt att.fcq.Sed vt penitus hac rauo lolua-
tur,not.quàd cum áiferitur rcs. materiae lcs non cadere (ub fcientia; hac.
fnuna- 1crialitas requitita;vel dicit. cond:ioc€ KRrt 4 E — pradicatü
obie&i,& eft falfum , quia ?.
rehendi;neq; materialitas obiecti cft ra jo cótingentie iptius quó ad
fcibiliraté y — "quia etiam in (piritualibus dantur propo- |. Bitioncs contingentes,vt Angelus moue- —— *
"fur,intelligit,& c. vel (e tenct cx parte. » (00 porenagzsquarenus
dicit modum , & me- - ... dmm cogoofcendi, eo quia intellectus nó 3 —
materialis non poteft vt immaterialis ap- EC — prch: — —.. percipic materialia
materiali modo .i. por ^ fpccies materiales, vt fen(us,fed 1mmate- |» — —
rialiter.i.per fpecies immatetiales ; & in D hoc fenfu vere (unt ille
propotaiones, E, ; te5 materiales nó cadunt fab (cientia, ma 1erialias ;impedix
intelligibilitatetm , & — . fimiles. Ad Arift.
dicimusa(fignare fu£- ; ficientiam (cientiaram penes obiecta , & diueríos
definiendi modos ,quos circuin- fcribit per abftra&ionem à materia , re
wera tamen intendit. af[;gnare rauoncs Kormales obie&torum . ARTICVLVS H.
rut fcientia fit vna fimplex qualitas, 46 q[ Oquimaur de (ciétia roxali,&
ci- L pu habituali ; fatemur auté hanc difficulta.em e(fe. potius animafticam ,
«um fit communis omnibus habitibus , prafüpponatq; cognitionem , quomodo fiat
intcnfio qualitatum ; veram quia in quazi!.procm,cuiuícüq;fci£tiz quzri fo-
let;an illa fciétia fit vna; & quá vniraté ha bcat,nequcat explicari,niti
fim plicitas ha b/tialis (cientiz inucftigetur;idcirco hàc mo
cmus-dubitationé,gr noftro inflitu- &» iat erit,reliqua ad li.áe
an.remjttimus, Prima extrema opinio docct (cicntiá e(ic-vnum-(implice babitüi
per primà de- mon(üratiopem illius (cientiz acquifitü facilitantem intellectum,
.nonfolum cir- caillam. demon(rationem , fed ét circa emncs,quibus perficitur
per quàdam ex- tenfionem,ita D. Tho.p.2.q. $4. ar.4. vbi Caict. Med. Vafq.difp. 80. Val.q.6.de ha-. bit.pun. 3.
Salastract. 10. diíp..$. fcG. 1. Rua-q.4.proc.Log-Celeft. difj. 1. Log.
fc&.4. Compluc. difp. 19.2.4.10.dc S. T. q.17.ar.2.Dfferunt aücquo pato
babi- tus ille dicaturexcendi ad. alias conclu(: poftquam (ccundum cífenriam
per p rimá Difp. XI LDe $dentia. 55^ demóftrationé fuit acquifitus; iet. ,quód
in intellctu cf peret "n re, primam,(ecundá, tertiam , & czterig
conclu. cam habitus acquititur » perficit intclle&tum quó ad primam
potentiam , per 2. demonf(lrationem extenditar. ad perficiemdum intelledum quà
ad 1 poté- ;& fic deinceps, fiu? fint plures ifla: potentig in intelleóta ,
(íu&vpa formáli- tet &
virtualiter multiplex ; hoc modo igitur dicitur exiédi;quatenus :nrelle&us
non remanet interminatus erga 2.demon- ftrationem,fed terminatur per. hibitum ;
cut (abijcitur. Io de S. Th.ait extehdi non per
acquifitionem nove entitatis;fed per acquifitioné novarum (pecieram . Vafq. & Salas admittunt nouam entitaté in ha- bitu
per 2.demonflrationem,que tamen non fit eiufdem rationis cum ent:tate há-
bitusyfed modus quidam. uu. & Czrleft. quód fit omnino eiu(dem rationis ,
(icut intenfione acquititus. eft eiu(dem 467 Scecüda sécextrema eft «coti mul-
tiplicanris habitus ad mulcip'icationem conclufionum;& demon (fl rationü in
(ci€ ;itaut quot funt conclufioncs demone flratiestot finc hab.tus genersti
fpecie di . Met.q. 1.& q.3. prol.D,& T & 1.d.3.9.7.àd 2.
princ.& 3 .d.25. q.2.in fin.& d.31.D,& d. 56.L,ip(um (equücar omnes
Scoüftz. vt Lich. & Tar. in prol, cit. BaíTol.q.6. Ant And.6. Met.q.1. Zer.
. 3-Faber difp. 3. Mcur.q.6. prog. Met. Pari q- 1. prog. Log.&
r.poft.q.vlt.Ca- merar«q.16. Log. Fuent.q.4.Log. diff. 5, art. 2, Canon. 1.
Phyf.q.1.tem Nominales omnes, & ex recentioribus Conimb. 1,
Poft.c.25.q.vn.ar.4.Suar. difp. 44. Met. fcét.1 i. Hart.difp; 16.de An-fec.a.
Arria, difp. 1-Log.fec.5 -Aucría q.49. Phil. fe&. 7. Morif.dilp-1 2. Log.q.
4.Blác.difp. vlt. fect. 8. Amic-trac. 27. d. 4. q. 1. dub. 2.& 3:
Tol.q.7.progm.Log.& alij. Rabion.q. 7.prol.a(ferentium coclu(io- ncs in
fcientia demonftratas c(íc dupli- gencris ; vcl n. demonll rint. diucrfas
paílioncs de diuerfis partialibus. 4obie- , &-harü dantur hab;tus (pecie
diftio- Ci,vdl demonficát diucrías paílioncs de codcm Quefi.IT. c/An fit «Una
fmplese qualitasc./frei 1T..— 863 £odé (übic&o ,& hoc dupliciter, vel
fuc- €c(fiu& & diftin&is demonflrationibus , & de itis dantur
habitus fpecie dittincti partiales;vel fimul;& eode actu demóftra tiuoti
.[. de oibus paffionibus fieret vna propotitio deprzdicato copulato, vt om nis
homo ef rifibrlissadamratiuus , difci- plinabilis,&c. & tüc concedit
deiftis om nibus dari vnumhabitum fpecie infima . '* 68 Dicimus tamen ad
multiplicatione conclufionom in fcientia , (cà proprieta- tum, fiue
pluribus,fiué vnica demon(tra- tione demonftrertur , multiplicari habi- tus
(pecie ditlindtos,& cófequenter (cien tiam totalem non effe vni (pecie ,
& fim- plicem habitum,fed plures; ita Do. cit. & prob.ab ipfo duabus
praecipue rationi- bus 6. Met.:]-4.quibus tàm Nominales, q R ccentiores vtuntur
, vt e(t videre; maxi- mé adud Ccg.4. 5 .prol.art. 1. Prima ró/; aé&us
circa iilas concluf.fpecie diftinguü - tur,crgo habicus inillas 1nclinates ,
& ab yWllis actibus produé&i erant [pecie diftin- Gt isantec.
prob.actus rHi;qui funt fcientie actuales partrales, habcnt diuer(a (pecie :
c&t:, ergofpecie dittinguuntor,nà vt €um Arift.art. przced.dixunus ex
diftin- &ionc obicctorum valet. ioferre fpecifi- €am d ftinctionem actuum;
ancec. prob. actas(cientifici ; vcl (unt de pallionibue diuer(orum
fubte&toram,vel de pa flioni - bus ciufdem fübiedty, primi iam differunt
quo ad pa(fioncs,fubie&ta,mcdia, & prin ,vt cá de celo demonítratur
incor - :litas propter carentiam materiz, & contrariorum , de füublunaribus
corru- pribilitaspercompofitioné ex. materia , & coacrarijs nó. n.apparet,
quomodo ia &ibus cadere poffit vnitas fpecifi- €2, fi obic&a genere
differunt. , fimiliter principia, quibus demon(ítrantar paffio- nes illa,
(ccundi ii demon(trant pafTiencs illas eodem medio, .f. definitione fubie-
&i, adhuc obic&a proxima differant. fpe cieynam principia integrantur
ex medio , & paffionc, & contcquencer (i paffio eft diuerfa, principia
complexa erunt diuer- , quia. habent veritates euiden uas, & ioncs;idem dc
conclu(io- nibus i doce Do&.5.d. 28 , multó magis quando mcdium cft Arg.
princ. prob. Tum quia idem ebicCtum a&tus ,. Schabitusab illo pco* : : vode
actus ab obicé&tis fpecific in- tur, habitus ab actibus. Tü quia,fi actus
fpecie. diftin&ti eundem fpecie habitum poffenc caufare,non etiec ró, cur
iniurcl- le&u vnos$tantum habitus non admitte- retur. Tuin quia babitascíft
quoddamfe- men actus, in quem inclinat potentiám femina aüt (jcie differunt fi
rllorum fra Gus fan: (pecie diuerfi, Tum quiaactus illi product habitus, vt
(unt omnino di« ftin&i,& non vt in aliqua formalitate fal tim
virtualiter affimilantur , quomodo duz caufz aquiuoce ciu(dcm cffectus affimiliari,
crgo habitos produ- &i erunt fpecie diüerfi . : Refp. Thomif.a&us illos
fpecie dittin gui in efie rei ; & quó ad ronem fübic&t tormalem qnoa in
effe fcibilis , & ra- tionem fub quasquz eft vel abfractio à maretía,vcl
ratio formalis obie&i, vcl vt ait Ruu.connexio,& dependentia princi
piorum eiufdem (cientiz adinaicem:aam. licét infcientia totali fint diuerfa, fe
inui cem tamen fupponunt , & vnum ab alio dependet,vt in Philofophia
principia lib; de ccelo fa pponunt effentialiter principia communia corporis
naturalis: ,principia hb.de gen. dependent à principijs lib. de celos& fic
de alijs sidem in Losca appa- ret,nà principia lib.prio.praeexigüt prin- cipia
lib. przdicab, praedica. & petierm. C Tb.top.clenc. & poft. dependét
principijs .b.prio.& propter hanc depé ,quamtiis in e(Te rci (int diucriay:
non tamen tn cffe fcibilis. ü ; * 69 Sedi art. priced: hasrefponf. ceie éimus :
namarg. proceditde obicct's in effc (cibilihoc.n. non eft'aliud , quà co«
gnofcibilitas obie&i,non quz cüque ; fed. modo illatiuo,feu vt per demonítratione
eft (cibile, ergo (i obiecta, vtin demon ftratione famuntur,(unt diaerfa , erüc
ine efic (cibili dinerfa. Tumquia etfi hóc efz
tcibile c(ler abitra&tioà materia , ad- huic non foluitur argoméntudi ; nam
ab- fira&io,licét fi confideretár in ordine. 9 ad terminum;à quo fit , vr
süt fingulatia in prima a ;,, materia gs cse iníc^ m, $66 tia;pof(fet dici eiu(dem
rationis zattamé fi fp«&tetur terminus ad qu£, f. res abílra- à, c(t omnino
diucríz rations, ficut res ille fpecie dilinguantur , diucrfafq; paíliones,
& media includunt , ac verita- tes complexas ; (pecificat;o autem fcien-
tig nó dcbet (umi ab abftractiones vt. re- Kpicit terminum à quo , nam fic clt
cóce- pius negatiuus , fed vt refpicit terminum Ad quem; Si veró per rónem fub
qua in- 1elligatur ratio formalis obie&i, & mo- dus cófiderandi ipfius
, adhuc vrget arg, quia hzc ratio formalis eft tantum ynaz genere in fcientia
totali, vt patet in natu- ralitate ; quz genus eft ad naturam caeli
&lement, mixti; &c. Tumquia etti ea- dem fit, tamen in demonftrationc,
vt fu. ftituit diuer(a principia, & complexas ve ritates, faltim
partialiter , vt dicebamus, ergo concluliones deduce crunt diuer- fz fpecici.
Tandem connexio illa princi- non infert identitatem fpecifica, alitcr fcientia
(ubaltérnans , & fubalter- natà cílent vna fpecie fcientia , quia funt
connexa quoad principia ; tum quia ma- jor dependentia reper ituc in caulis
effen- tialitcr fabordinatis, vt (unt caufa prima, & fccunda, quaminter
principia commu nia, & particularia, at illa dependétia po tius arzuis
diftin&ionem fpecificayquam identitatem ; idem cuenit inter affenfum
conclufionis, & affenfam principiorü , & inter habitum concluf. qui
dicitur fcien- tia, & habitum principiorum, qui voca- tur intellectus;
inter primam , & fecun- dam operationem intel|eQtus , .. 7o Secunda ratio
princi. defumitur à Scoto ex Rewariomc oun rico, 9 po terit quis habere primam
concl. fcietie , & confequenter babitum facilitantem E tentiam €rga illam
conc]. non tamen erga alias, (icut habet; qui perfe&té acqui fiuit totalem
fcientiam ;imó progreíiutempo tis poteít haberi habitus circa decimam ; vel
centefimam concl. & amitti habitus circa primam, non e(t idem habitus
facilitans potentiam circa omnes cóclnf. Refp.concedendo in princ. habitum
illum non inclinare potentiam ad omncs fiones Dif». XIl.De$dmin, 0
.conclufioncs (cientiz , vel propter &am Jpecierum reprz(entancium — illas,
&& defectà applicationis , (ea exctcicij ipiius poientia ; yel quia
nouis ills a& bus pecficitur habitus , qua tóne Adem eijencialiter prius
erat ympo«ens ad ,concurrendum , poftea fit potens: ; qua: perfect o poreuc
prouenire,vel quia de- terminat intellectum fecü dum aliam, & aliam
potendiam, vt Carec.vel quiaacquí- rit de nouo mod. m qucadam diuerfe ta-
tion;sà (ciplo, vt Va q. vel tandea quia perficitur per &ddiconem entitas
ciuf- dem rationis, vt Czlefít, Jte re(ponf.non uaac. Tum quia fal-. fum eft
habitum intrinfecé habere via facilitandi porentiam ctga omncs concl, nà
habitus ex primo actu (ciétifico pro- da&us , quicquid habet virtutis ,ab
illo a&u recipit, (ed nequit a&us ille includes ite perfectionem omnium
actuum (ciens tit , ergo nequit producere habitum in« cludeatem yim facilitandi
porcenuam in omncs actus . Tum quia poteft quis poft 4» vel 6. concl. elicere
erroneum actum cítca obic&üícientiz , ergo (i vnicus cf. Íet habitus omnium
conci. idem habitus. elfet timul fcientia, & error ,quod repu gnat . Nec
valet reípó(. Caiet. quam etia approbat Arriag. non (equi repugnanià , uia non
cít reípe&u eiufdem concl. fed iuer(z. Non valet, quia error, & fciétia
funt diuerfa fpecies efscatia) iter diuidé- tes habitum in cómuni,ergo non
pofsunt eidem habitui conuenire ; fiue in ordine Ad idem obiectum,
fiugre(pe&u diucr- forumyaliter idem habitus in duabus fje- Cicbus j tum quia
vt notat Greg. cit, ad-. huc eset error, & (cicotia xefpecku eiuf- dein ;
nam fiille ralis elicuifiet loco er- ronei atus actum oppoltitü (cientific »
vcl fi pott clicitionem erroris , mutaret. fentétiam , idem babitus
inclinaretin illa oppofitam concl.vera.n, & (ic in fe c(ser fcientificus
babitasjllius concl.& tamca Ademoino incliaabat in a&tü erroris op- .
politum,ergo eífet habitas etroncus , Ácientificus rc(pe&u eiufdem ; tua
quia 5 admitteretur folum refpedtu diucr[o- ruayadhuc fequitur jntep:um, nam
error 1;coixl, eft compollibilis. cum fcientia. pr- od anth — ueft.L. Au fit ha
fuplow qualitas fir. 15. $67 rima ; incompoffibilis cari (cientia fc- cunda,
ergo: habitus (cientificus primae non eft idem cum: habitu fcicritifico fe- tificus prima eft compoffibilis
c habi- tu erroneo fecunda , cum quocít incom- liabitus fcientificus (ecunda .-
"à prima nó valet , quia etiá (i acquireré- tur (pecies de nouo' , non
ftatim rédditur facilis intellectus , fed difficulter afentit nouz conclufioni,
quz difficultas tol- litur pet exercitium, fignum euidens dari nionum habitum
im intelle&tu , nam habi- quadam facilitas potétig erga ali- quod obiectum
ex frequentatis actibus dcquifira , vrinlib.de An. dicemus. Nec re(p.
Caiet.(atisfacit » impercéptibile .n. eft , quo pato habitus detétminet intcl-
le&um fecüdum vnam potentiam, & nor fécüdü aliam, (i.n. habitas
potéseft per- funt fimul vnita ; qüo ipfum intelle&um tion perficiet fecüdü
vltimum fuz: poteni- tiz? & qüo deinde omninó' immutatus perficit de nouo;
& redditur potés,& per fc&us ? aliqua ergo mutatio erit in habi
tu.Qd' fi admittatur noua entitas moda- lis,nó cuitatar difficultas, nam actus
pro- ducens modum: poterat. primó acquiri ,. & tunc produxiflet habitum;
non modd, - tamen eft diaer(üs abalio actu, ergo non poterit babere vim
producendi cir- dem habitum, féd ali dinerfum 5 t quia poterit quis obhuifci
prima concluf. & Confequenter amittere habitum circa il lam; retinere tamen
cognitionem , & fa- eilitaré crga alias , ergo hac facilitas erit verus
habitus;nón entirasmodalis,de cu ius ratione cft, o nompollit effe (ine re y
«uius cft modus. Nec poteft dici, grillud additum (it entitas ciu(dem rónis
,quia fi $rius noff inclinabat potemiam ad. os, Tit poíL ea, caa fit eiufdem
rationis, & vircutis, & folum difcrimen fit ex parre : tum quia fi quis
eliceret actür vt 4- Citca primam cocl. alius veró'cl'ée- 4. a6tus circa. 4.
concluGiones, quorü quitibet Btynem, ifti habebant aequale tá in 5 ftameifta
opinione &ta menbhabitus primi foláinclimaret in - tónes formata contra
ptiimá; primam concluf.habitus (ecuridi in 4. && tionis non fufficit;
vt plura, & diuerfa re- fpiciat obie&a, fed'noua entitas , & alte
Ex quibus ; dia fententia ponens habitum illi ex vai« ca demonílrarione de
przdicatocopu generatum : n& praterquamqt traiftam; magisadhac refellitur,
paffiones illa , vt Mcr -€ fcuntüt; fifnt diueríz rationis , & polfünt-
habitus fpecie diftin&os producere, ex — ,quod ynitz' cognofcerentur ynó
müe — — tareht naturam, fedomninocedée(fenty — ergo non vnum, fed diueríos
producent — — habitus ; tam quia falfum cft poffe vnico' a&u cognofci, vt
dicemus . Soluuntur. Qbiettiones Z YNoppof. arguunt r. à fimili , nam 4 I
habitus PON: nom eft ab: habitu (cientiz diffin&tus, vnde Arift.6. Eth.c.7.
fapientiam ait efTe fcientiam, &c iatelle&um . Prudentia; quamuis fit
circa plurima diuerfa , & fpecie diftin&a , eft vna gx Arif.cit.c.
vlt.fidesinfu(a e(t vnus habites ,, quamuis articuli crediti fint diuerfi,
Temperátia eft vna, & ram sinis qais habere temperantiam circa ci4
um;noncirca potum, aut res vcnereas s: idé de iuftitia, & ceteris
virtutibus mo- talibus, tiué infufis, (iu& acquifitis dicen-- dum. Charitas
inclinat. inamorem Dei y & proximi;in dile&ionem amici, & inni-
miciy & e(lo (it maior difficultas circa amerem inimici ;non ob id nouus,
& di- ftinétashabitus charitatis ponitur. Potée tia cft vna, & tamé
fertac 1n diuerfa fpe- cie obieéta. Vnica
vitionc oculus fertur in imaginem , & (i. fpecies colorum fint: diaerize -.
Vnico' actu videntur fénfibile , & cómune, vt quantitas, & al-- bedo;
illa ett sénbile cómanerefpectu vi- fus,quiaett à ta&upercexibilis, ifta
eft proprium;& tamen differunt . In An9cks admittant 1 hcologí fpecics vni-
ueríales rcrum fpecie diftinQrarum; iofit- afferunt cadem vifione beatifica vj-
dere Deum ,& creaturas m Verbo , per riouun manet etiam reprobata mez-
»pouum te(pe&tum terminationis . Et tan- . demeadem rclatio extenditur ad
plures &crminos,ergo idem dicendum dc habigu ' Écientiz, .(. quod
diuerfitas obic&torum , & concluf. non inferat diftin&tionem fpe
&ificam habituum, nam fufficit vt aliquo amodo conueniaitt in vna rarionc
fcibilis . 73 Refp. hasrationcs petere longiore diíputationé in lib. de An.
velin Theol. dií(catiendam, & pracipué an habitus , & a&us[pecificentür
ab obiectis, tam for- malibus, tà materialibus, vt docét Hurt. & Arríag. an
(olum ex formalibus , vcaf- ferit cómunis cum Sco.cit. pro nunc igi- ut
brcuiter dicimus, fal(um effe,habitum principiorum cífe idem cum habitu con-
clu. nà ficut a&us princip.e(t cau(s actus .oncluf. ita habitus priaci
p.mediáte actu «ít cau(a liabitus conclaf. Aritt, autem ; de fapientia pro
qualibet fa- eultatc initellectiua,vel pro Metaphy(.cu- Aus munus eft principia
aiiarum (cientia- fum probare,quo fenfü dici potett fciért- tia, & intellectus
eminenter , non torma- fiter,& quocun3; modo fumatur , nüqua vnum habitum
fotmaliter , fed pla- zCS, vnü-veró vnitate generica, vt art. [e]. Prudentia
dicitur vna ab Arift. non fpc- €ificé, (ed genericé, vc explicat Sco. 3. d.
:36.L. Fidcsinfafa ; ia3u/t Do&or 5. d. 23. D.clt vna fpecie, quia vnica
fpecie elt ratio formalis a(fentiendi rebus fidei 'F. authoritasreuelantis Dci;
non .n« a(- fentitur eredibilibus ex proprijs ratio- nibus illorum, fed vt lunt
à Deorcue- "fata, at (cieicía tendit in concl. non taa- Xüm propter
principia lecundum propria "ycrítatem, quam principia habent ex cec- inis,
fed ét (ecundum propciamverica- em; quam ipfa conclufio habet ex cermi- misalià
à veritate princip illa. n. e(E. ve- Aita$ mediata , biéc immediata ; ideo ad.
amultiplicationé conc]. maltiplicaut fpe- €ie (ciencia ? Meurif: camen docet
fidem infufam et:à (pecie diítingui ad maltipli- &ationeurcredibilium,
contra DoE.ctr, ^ Temjpecantia, (i libet vnamrationeam fotmaln fpee (cam
honeltatis, elt via cie & Gavplex qualitas, quamuis o5íe- maéecialia fiat
diucr(a ; nec noua dif- ficolas, qa cicca ali juod: obicdiuaf. , XI. Dé Sena
2.0000 eirca potum experitur dip di- ftin&um habitum in Nollicasey ed folum
in potentijs fenfitiuis ;. nam obiecta ifta point dupliciter con(iderari , vel
inot- dine ad potentias rationales , & (ic meré materialia funt,quia ha
potentiz (olà ra- tienem formalem: virtutis in'ip(is confi- derant, &
appetunt, parücurando de di-. terfitate fpecifica inter fe, velitiordine -ad
potentias fentitiuas, & hoc modo (unt obiea formalia, propter diuer(am (pe-
cie dele&tabilitatem,quam habent, & fic diucrfos a&us , &
habitus fpecie caufa- bunt; quare habituatus circa temperátiá Cibi pot adhuc
habete difficultatem cir» ca potum; quia nouo indiget habitay nom in volicate
»fed in potécia apprehen(iuas & appetitida (enübili . Vel dicendo tem-
'erátiam -&-ceteras virtutes morales ere vnitatem genericam,nó
(pecificá,vt- priíertim de iaftitia docet Scot.3. d.31« D.& idem de
infufisdicendum , que «à Scotiftis negari f(oleut . Charitas
eft vaa fpecie, quia c(t vaius ob:c&i formalis.f. amoris Dei pp (e ,-Sc
amor proximi. fiue amiciyfiuz taimnict non differt niti mate- rialitecab amore
Dci ,vt o(lendit Sco-3« d.28. & licét aliqaa di tüiculzas fentiatuc y
hocelt propter potenti un: fcafitiuamce iracibilem ; vt de cibisd ximus. 74
Potétia e(t vas, quia. non (pecificae tur à quolibet obte&o inadze juato .
fedi ab obiecto adz juato, cá (it vniueríalory. & vniucr(alius refpicirt
obiecti, non (ig habitus; aliter vnus da zctur rcípectuom- n:ü adbud, ficuc vna
potentia , vade mc- diaarrenet vià inter potentiam, & a&tü z nam
potentia eadem numero poteit ini plures-actus (pecie tendere ; aétus ideor
numero in vnum. nuincro obiectum , at habitus idem numero ; & Gmplex io
pla- res con(iniles: actus. Oculus
nonvnicaLus viüone attingit colores imaginissfed plu- ribus,tigaum eaidens,quó
plutesfunt co digeteyvt imaginem: pro fpiciat. Quanti- tas ab oculo non vidctur
propria tpecie. (pecie coloris , vnde (e
haber qua obiectum materiale.Species illa yoiuere 1o [i adactezentur non
valeret patie lass Nara 85, quia (peciesille cllenrà Dco infufez, at habicus
quia generatar ex actibus, nó nifi in fimilcsa&us à quibus producitur,
potelt inclinare, & quia a&tus/pecie di- ftin&i habét diuer(as
fpecie a&iuitaces , vtiam tam eft , idcirco non poffunt dati habitus ifti
vniuerfales. Beati (i ten- a&ibus , vt probabiliter docet Scotus 3.
d.14.q.2.argumentum non vrget ; fi ve- to vnico a&u, vt ibid. afferit Do.
& q. 3. prol. Y.& 1.d. t.q. 2.ar. 2. dicimus crea turas effe obie&a
(ecundaria, & materia- ,non primaria, motiua, & formalía, co-
gnofcunturj.n. non fecundü proprias cui- , & in (eipfis , fed (ceundum cla.
ritatem diuine cfsentiz , idco nen eft pa. ritas nam loquimur de
obic&isformali- fpecie diertis ; & fi valeret , proba- tct etiam vnicum
habitum eíse omnium crum , ficut vnica vifione beata videri pofsunt omncs
creaturz po ffibiles. Tan- dem eee de rclatione eft falfum, yt diximus
difp;S.q.6. art.2. —7 —€— anat ratione; T quia fcictia cft vna fpecies
qualitatis;fed nulla fpecies eft cx plutibus fpecicbus cóftitu- ta,crgo nec
(cientia, ma.patetyquia re&e infertur babitus cft vna [cientia,ergo vna
qualitas. Tum 2. fcquererur, babitum.de ente cteato poíse perfc&tiorem efse
ha- bita de Dco,namiíte Git vt decé;illecon- tincat viginti habitus
particulares , quorü quilibet lit perfc&us vt vnii, includet vi» inti
gradus perfcüionis, ergo pfectior, Tum 3. qui acquifiuit habitum circa. pri-
mam concluf. facilius deinde cognofcit fecunda, ficut (ciens vnà cantioné,
faci- lius canit caeteras , ergo idem habitus. in- clibat ad actus dineríos ,
nam habitus eft Lacilitas. Tü 4» per rónem formalé fübie- &i demóftrantur
omnes paffiones de ip- foscer2o vnicus habitus harum paffionü , quia vnicum
obiectum motinum, & for- male, Tü 5. habitus ifti (ecundü nos (unt diuer(z
qualitatis ípecies, ergo séper etit verum dicere (cicntià c(se vnam fimplice
qualitaté . Tum 6. fi (cientia totalis efset quid cx plütibus aggregatum , ergo
for- maliter eíset relatio, & ordo; quod eft fal (um. Tandem eadé (cientia
eit contrario- 1 na. V: de fcientia par tiali, & vnius concluf.& de
vnitate i: ecin.- fccay& dc iftare&é infertur,quod iit vna qualitas
(pecificé,non detotali,& vnica - tcobie&iua, qua folam dicitur vna gene
ricé vt art.(eq, Ad 2.habitue de ente crea to femper crit imperfe&tior
obie&iué,li- «cé intenfiud vel extentiué fit pei qp non implicat; tum quia
illi viginti ha«- bitus non conficiunt vnü thin bitum,vt viginti, fed (unt
plures habitus, vt infra. Ad 3.qui acquifiuit habitum pris. mz conclauf.tacilius
cogaofcit ceteras ná pet facil icatem incli, in ad cogni quo modo cófimiles
proprijs atibus , nà- idé habitus per concomitantiá iurat po« tentia ad
cliciendos actus alterius ronis, quatenus i (ti conueniunt in rónc generi- cum
atibus proprijsillius habitus, &c quó magis actus ifti conueniunt , có ma«
gis habitus iuuar ; icur exercens actum vnius virtatis , facilius exercet actü
ales riusyquia per primum affucfit obed;re re- &z roni, & bonum
honcftum amare, in róne actus illi conueniunt ; & cómit. tens vnuni
peccatum,promptius aliud cà- mittit, iuxta illud J45y(Jus abyftum inua cat,quia
per primum peccatum fic proua« prior ad afpernendum rectum dictamen, 4. iam
diximus fupra, in cafu quamuis fit vnum: obicéctum formale rcmotüai s . f.
definitio fubie&i, proximum tamen.f; principia demonflrationis, funt.
diucría ; tum quia ipfamet definitio aliter fumi- turin vpa,ac
inaliademonfiratione,.f.in vna , vt eli cau(a virtualiter cotinens vnà
paffionem inalia vt virtualiter continés
aliá , bg eft aliquo modo diueríaratio — a formalis caufandi-Ad $.non negamus
has bitus formales , & partiales eí1c timplices qualitates fcd habitus
totales, & genecis cos. Ad 6.1i per (i tit agaregatio , & ordo
patualiuim habi« tuum concedimus (equelamyattamen cá« muniter vel füritue. pto
habitibus ipfis , velpro habitu generico coti» nente partiales , vc
explicabunus att. fcq. idcirco ncg«(eq. Ad vlt, oppofita Peut bY t
uantur,etgo,&c- 1 deerminaà — tionem illatum, fed perfacilitae.
indeterminate adactusalis — I2 x ad candem fcientiam, non quia cadé fpe- cie
". ri fic qum » (cd quia (cietia i$ habet explicare omnia, quz adia- arcem
aliquo pa&o funt connexa, przci- " pué in cognitione, qualiter fe
habent op. pofita nam vnius cognitio iuuat ad co- ghitiomemalterius. —— - 26
Tertiopro media fent. arg.pofsüt vnico a&u omncs paffiones fubiecti per
definitionem demonftrari , ergo (i fzpius iterctur actus ile , generabituc v-
pius hsbitus inclinans n omnes paffio- ncs (ubie&i ; coníeq. patet , Quia
fi vnica eft cauía, vnicus quoq; erit effe&tus ; an- tcc, prob. ficut pot
deomnibus przdica- tis quidditatiuis confici vnica propofitio de prz-dicato
copulato; dicédo, homo cft fübftaritia corporea, animata , (enfjtiua y
rationalis, quz vnico a&u cognofcetur , ita poteit de omnibus predicatis in
qua- le accidentale infeparabiliter, vt fuot paí fiones, confici vnica
propofitio conftans .ex prz dicato copulato, & demonflrari nitionem de
(übie&o, v.g. omne ani- mal rationale cft rifibile , difciplinabile
admiratiuum,&c. homo eft animal ratio- nale ergo eft rifibilis
difciplinabilis ad- miratiuus, & c. patet paritas, quig nó mi- nus pre
dicata Lomderi Um noftra (en- tentia diftinguuntur à (ubiecto , quàm paffiones
.f. formaliter. Refp.neg.antec.& ad probat. neg. pa- ritas,quia etfi
przdicata quidditatiua for- maliter diftinguantur à (ubieGto, attamen funt
talis natürz, vt integrent vnam rónc formalem completam ; hinc quamuis fc-
iunctim confiderata explicentur a&u fpe cic diftin&o , non tamen vc in
vno fubic- &o vnita intelliguntur;non (ic pa(Ti oncs, quz mogis formaliter
diftíngauntur à fubie&to, quàm przdicata quidditatiua ; etenim pulos fimul
fumptz non fa. ciunt vnam tealitarem completam,& có- fcquenter non poffunt
vaico a&u conct- piyfed potius plurib? a&ibus ficnul, vndé non cft vna
demonftzatio, fed plures,nec vicus gencrabitor habitus, fed diuerfi. |
ARTCVIVLS Ill. /. Qualis fit vnitas Scientie totalis. 177 auimus hatufq;dari
diuer. fas totales cientiasyq * fint | died vnas (imple habit res, quot funt
concluf. :n vna cotali (ciétia demoltratz ; videndumre(tat, quo pacto ííti
partiales habitus cóflituent.voá fcientiam totalem. Aliqui, intet quos citàtur
Nominales, docept partiales habitus v. £g. Logicales vnam Logicam conftituere
tolum vnita- tc agaccgauonis, ficut plures lapides vna cumulum faciunt . Ab his
parum diftat Hurt.difp.1. Met. $. 190. & (eq. afferens in (ciétia aptali
dari tot habitus omninó difpatatos, quot (unt fpecies fpecialiíTi- meg in ipfa
coliderauz,& omnes i(tos ha- bi:us tntegrare (cientiam totalem per ag«
regationem. Quidam vero fuftinét hos »abitus vnam [ciedam totalem fpecie in-
fima componere vnione per fe, vel in eí- fe Phyfico, vel in eífe artificialium
, quo- modo lapides,& ligua , quis in effe Phy- fico fint diuerfarum
fpccierum , attamca vnam domum coa»ponunt , quz in gene. re artificialium erit
vnum | per (c artifi- €iale in fpecie infima, Dicendum eft, fcientiá quamlibet
to- tal& cffe vná,non aggregationc, aut vnio- ne per fe Fhyfica, fcd
artificiali, quz ta- men non erit dicéda vnitas fpecifica , (ed potius generica»ita
Scot.cit, & pracipué 6. Met.q.1.cum Scotiftis; prob.primó, gp yna dicatur
non per aggregationem; tum quia partialia non conueniunt in obie&o rorali,
& adequato, vt lapides in cumulo,fed aliquo nexu per fe, ergo fcien tiz
ipforum non conttituent fcientiá to- taléjque efl de obic&o adzquato , vt
a2- grcgatione quadam vnitz. Tum quia non daretur ró,cur v. g. primo
Metaphyfica, vel Theologia ante ceteras fcientias non addifcatur , & cur
Pbylofophia ex coclue fionibus naturalibus , & logicalibus , vcl non integretur
(icut pas rum refert , qy cumulus ex his, vcl allis la- confiruatur, co quód
(unt accidé- taliter ordinati. Accedunt fpecialiter có-
tra Hurt. tationesquibus q. prz cart. vir, eftendimus inferiora in eile
(cibilis po- tius ad (apcrioga reduci , quàm € contra. 78 Secundo, quàd nó
vniaotur vniore pet fe Phy(ica,prob. quia lec vnto velt fct ex au; &
potétia, & hzc n6 ca Itin ter qualitatis fjecics perfcétus j« có, le- l5;
WX «UV. A: LE T Wu [nag ^M. MO nd proe e 879 . — Dif.XHL. De Seintia. 000
"Y (rir id E quiliber,velfalim maior pacs habituum - poffint prias, vel:
ius'alio acquiri ;& quando vna conclufio ab alia pendet, non: eft
dependétía i ages cauíz rmateria- lis, & fubie&iuzs, fed potius in
genere cau fz eéfficientis,ergo idem de illarum habi- tibus dicendum. Vcl hec
vhio effet inten- fiua ,& hoc non, quia lícét poflit.qualitas:
intcndi,nó'tamen per gradus alterius fpe: cici vt calor non intenditur per
albedinc, fed per aliam calorem'eiufdem fpeciei ; ifti habitus (pecie
diftinguuntur. Vcl tà- dé cffct vnio cxtentiua que nequit admit- ti in
rebusfpiritualibus, quz partibus ex- tenfiuiscarentytum quia partes extéfium
$üt ciu(dem fpeciei; & candem prob.quia actus, cx quibus geserantar ifti
habitus y non (unt enione per fe phyfica vn ti . Tertio ; quód hibéant vnionem
per fe in genere artificialium ; patet ex füpradi- étis , nam predicamenta
rerum dicuntur quadam opera artifieiof1,co qu'a (é bu- bent vt man(rones quada
, in quibus fpe- eiiles rerum feries fao ordine collosan- tur, non totaliter
hominany arbitrio , fed fundamento, & occafione ex rebus ipfis defumpta,
ita de (cientijs dicédum, quód Logica v.g. dicitar vna totals (cienria , quia
ex illis partialibus habitibus confla- tur debito ordine dilpofitis naturis
obie- étorü Logicalium fpetaris, (i cat domus efl vnum artificiofüm opus, non
tozaliter hominum arbitrio confita ctu ed habi- to fe[pectu ad conditiones
partium , ex quibus conflat , vt grauiora deor(ui, le- uiora furfum difponantür
, qua ratione ncxtt quodà naturali dicumtar inter fe. » vnita« Ceeterum non
dcbet haic vnitas im £eueie arcificialiem fcbiliomy dici fpecie ttim totius
[cientiz dicitur vnum, & opus quoddam artificiofam in gcnere (cibiliü,
& tame noncíl voum vt hic vmtate. » f; ceifieagfed potius ecaericaynée
obiccta parcalia ingeaere Icibiliüm (e babent vc numero di laj ergo idem «de
hibi. tatem ab obicéto defüpiat ; quanuris boc po [Tit reduci ad qutt. de
nominc. fas;necpoteritaWi gnari, quinamhabius ^ 7 sheer ii, cm a&us, cum:
7, mam fit fundamen ifti vniri d tia, & due pacto! , vel fpecie. Sco.in
Met. cit. quodi fcientia, ita fe habent; cmd esee ipfius poffunt ill i ele babA
paffioied cel fübiecti; aliqua veró potenti in vno communt , & € uidditatem
iplius non poffunt : emonítrari paffiones, (ed bene continctur potentialiter ratio
ad demonflrandi paffkoncs illas dc, fubiecto; ita fc habet genus, qu liter
cótinet proprias patfiones,qe de ipfo per fuam quidditatemd , tamen palliones
inferiorum 4 cierum nonnifi porenrialiter , v. g. rifibi tinct , quía fic
cóntinet füb: fe quidditat , per quam rifibilitas eft dem , quz continentia
veré habet f damentum inre. S. PRO 8o. Q.ioniam auté ex cominentia ali- quorum,
yt diximus, fub aliquo coma;uni fumitur vnitas (cientiz ;(equitur, inquit
Do&tot, quód triplex habitüs pót inali- qua fciétia affigoari, vnuseft
habitusfor malis, & veré (Cicniüticus , qui formalit inclinat in
cognitionem alicuius cont tualis , qui folam virtualiter ett fcientifi. cus,
quia formaliter nó inclinat in cognig tionem conclut. fcd alicuius virtualiteg
continentis paffiones de ipfo demonlt ra- bilcs, qualis cfl habitus cognitionis
quida duatisfubie&ti . Terrius tandem dicituc potcixialis quia
porencial;ier inchoat &g in cognitioncin fciéuficam, naa torma- liter
inclinat in cognitioné alicuius quide ditatis , & cx hoc virtualiter
inclinat im Cogu;tiontm proptiasum pa(fionum , & ۟ hoc poteniialiter quoq.
irklnar 10 co 2. gniuonem paztitonum inferiori de ipfis Ter proprias rationes
deimonfirabilium , formal, feu concluhionis dici- tuc vnos vaicate fpecifica;tàco
inuin(ccas quam cx trinlcea ,& obicctiua : licüt vna Ipccic 471 0 Dig XII
De. ie eft conclufío (cibilis:at habitus vir- 'tualis dicitur vnus vnitate
fpecifica intrin fece ,obic&iue tamen, quia obiectü vir- qualiter continet
plurcs cognitione fpe- &ic diítin&tas, quamuis in (c eet. (pecies
jnfima , dici poterit vnus vnitate generis ; & tandem habitus potenuali
quia communior e(t jccit minus vnus .f. vnitate generis remoti non dicetur auté
ynus vaitatc generis per pr2dicationem , itant fit genus de illis przdicabile
in gd y quia habitus quidditatis (ubiecti eft omni- nó fpecie diftin&us ab
habitibus cócluf. fed folum per virtualem continentià plu. rium (pecie
diftin&dorumquó ad cogno- ijitalcolligitur etia ex. 1.d.5.q. 7. in fin.
Dices,ti obie&um eft vnü [peciequo modo fcientia ip(ius potc(t elf. má gu
faliffimo, puta de ente folam, non dcícé- dendo ad infcrioragquo pacto
fcientiaip- fias erit vna genere proximo; fi obicctü xft remotiffimum ,&
communi flimam ? 7Refp. ex Sco. r. cit. quod (pecies fpecia- fif[ima;quamuis
fit vna fpecie infima , ta- men virtualiter includit plura fuo: modo .
iftin&a fpecie,& con(cquenter fe habet caufando veluti qnoddam geaas
:idcir- «o habitus quiddicatis illius poterit dici "?nus vnitatc. gencris
próximi incaufan- do, & virtaaliter continendo plata fpecie dillin&a .
Ad 2. fi valeret , concluderct €ognitionem vnüierfalis non debere cíle Hen
fpecie , & numero, fed gencre , vel ecie tantum; quaré diciinus , vnitatem
obieGiuam,quam habitus umit ab obic. &o,non effe inttinfecam, fed
exccin(ecá tnde non neceíTarió cade dcbet effe vni - tas (cientia,S&
obiecti fed fufficit, vt ali- quomodo fpecificetur ab obiedo : & ia in
cótinendo virtualiter proprias paf ones codé modo fe habent omnia obte- €, fiue
fint communi (Tima, tiu fpecies infima ,vel mediz , eodem modo quoq.
fpecificabumt vnam (cientiam , quod (it vuiüsgemeris proximi: tum quia vnitas
genetica obicGi eft vnitas gencris in prat- dicando;at vnitas (ciecig eft
vnitas. per ContiDen:iadse mere eese & li crit dealiquo vniuet-— &o 1
atn VASTI( dána t 1 /— De fubalteratione fcientiarum ; 61 Antur aliquz
labordinatz, aliz verb omninm. difpatate , it dignofcentur ex declara tione
illarà ,quie .n.nó habét códiciones fabordinatarum, di(parata dicétur : hzc.
igitur (abordinatio nuncupari folet (ubal ternatio , qua vnam fcientiam
fubalter« nantem denominat, illam .f. fub qua nitür alia fcientia, akera
denominat. (ub« alternatam , qug fubalternanti fupponi« tur , Ad hocautem vt
aliqua fcientia teri (ubalternata dici poffit,tres requirí tur conditiones fecundam
communioré fcntentiá, prima , vt fubalternata habeat proobiecto aliquid
contentum füb obie- fübalternancis : fecanda vt fupra hoc obic&tam addat
differentiam accidenta- lem: tertiavt fua principia demon(tcen- tar in (cientia
fübalcermnte. Si vero alie a(fignantur conditiones y velad itas reducuatut , vt
quod (cientiai fubalternans demonítret propter quid y fübakecnata demonttret.
qui4, quod fus bic£tam (ubalternata (it partim-idé, pat tin diuer(um cum
fub:eéto fubalternanz tis, & limilia:vel non (unt neceffacie có- diciones:
, talis elt conditio aí[ignata. & Dur.q.7. prol. n. t t. quod .(. finis:
(ubal- ternata peadeat X fine fübalternátis, haeo proprié veci (icatur. in
fci&dijs pra&icis,quando fubiectum vnius fc ha- bet vc initrumencum »
vel vt mcdium ce- Ípe&u (ubieéti alterius ,vt £rz num c(t fus bie&tum ,
& finis iniin(ecus frznctaóbi- ue, quz (übordinatat eque(tri , cuius finis,
& fübicétum cít cqui dire&io , ad. quam fcenum inferuit ; at i
(peculatiuis non nccetlario requiriturjnam inufica eft fci&tizad inuicem |
arithimcaeg fubordinata ,& ramen obic-... &um illius nó eft propter
obic&tüilt ius 'olíct tamen hzc conditio ad bonum (ea. :. um redaciy*fi per
ipfam dependétia prins cipiorum fubaltermarg à principife fübalternamcis detuc
intell gi .. * dHas ergo tres conditio | nes declatare de "tt M , beuw$e c
vs uaf T. De fulalurnatofe fete. ednL $15 .ARTICVLVS Explicantnv prima du&
conditiones. Sa £^ Ítca primam conditioné nor eft 4 multun aer X arae ora
conueniunt obie&um (abalternate debe- recontineci fub obie&o
fübalternantis, quatenus fi fubalte tcicm aliquam mi comtenplandi up gehe fub-
ernantis , tanquam fpecies fub genere contincbitur,ve] fi idé omnino obiectum
detat , quia tamen (apra illad addit differentiam ali acccidentalem ,. vt
dicemussadhuc cotirteri dicetur fub obic- fi Yr Re o bus, v.g. vt fic , erit ub
homine contentum ; & hac conditio afi gnatur ab Ariltor. I, Poít. 10. &
30. vbi docct Arift. obie&tü fuübalternantis debere aliquo pacto effc idem
cum obíc&o (ubalternatz ; & ratio ipfa (aadet;quia omnis conditio
fcientie pracipué ortum ducit ab obiecto , ergo fj vna (cientia altecí
(ubalternatur , & a5 i det y neceffe erit obic&a illarü vt [ubalternata
adinuicem , & ordínata. » fe habcant , qua rationc vt notat Amic.
tra&t. 27. difp. 4,3. f.dub. t. cotra Ca- ict. bec conditio nó erit
accidétalis fcié- tiz fubafterne,fed de per fc requi (ius, fi- €ut ab obiecto
principalius fcientia fpeci ficatar«Nec eft poffib;le,cy affecit Caiet, dari
polTe (ciencias fubalternas ratione principiorum , co quia principia vnius à
principijs alterius pédeát, & quod dcinde rion adír (ubordinatio
obie&orum ; erc- fim principia (cientiz in obiecto includü tur, vt diximus
queff. preccd.ergo depé- dentia principiorum, a dependentia oble €torum trahít
originem « Soldm dubitaci poffet , an ficut obic- Cum /fabalteraz incóplexum(de
quo Io eti fumus) debet effe aliquo modo idem €um obicéto (ubalternamus,idem
lit di- &endum de obicctis.complexis.(. de con- Clufionibus;itayt tài
fubaltetnans,quani ubalternata (int de 1j(d& omnino conc. fubalternantem,
& fubalternatam in hoc morifiratione quid hec vcro de- mon(trarione quia,
Lopes * 83 Oppefitü eft verius cum Scot.q. 3; Brobim nc, & 3.d,24.0. 1.
A.& H.quem cr omncs imitantur .f, quód necctla- rió diuer(e debent effe
concl. viriu(qac quM probat ;quía,vt dicemus , principia ubalternatz fumuntur
à. rnancc , quoniam ab ipfa gre ea clafionesipfius , & vbi delinit fi -
nans , ibi incipit fübalternata , onu queunt iftz (cientiz de ij(dem effe con-
cl. Tum quia eadem fclentía poterit füas concl. vtraque demonftratione demon-
ftrare,vt docet Arif. 1, Poft. 30.ergo hec differentia non confliruit(cientiam
(ub. alternantem; & fubalternatam , si ponit inter has (cientias ; quod
exemplis confirmat , nam fcientia maualis a(trolo- gia (ubalternatur, quia illa
per experiene tiam nofcit coniunctiones Stellarü in fi- gnum tépeflatis,vel
ferenitatis , hzc ves rÓ per proptiam caufam,& à priori; Ma« chinatiua
ctiam Stercometriz (ubordi- naur,quz .f. agit de corporibus. folidis s &
taincnilla experimento percipit con- ftrü&ionem zdificiorum , hec per caa
fas. Kefp.etiam Arilt.ibi docere hic dif- ferentiá in cadé rotali (cictia
reperiri pof fe; ideoq;neg. cófcq.& art.(cq«magis ex- plicabimus,quo pacto
intelligatur ibi A« rift.& Q fit huius conditionis intclligétia, Secundam
conditionemaliqui negát alTecentes differentiamgquam addit (übe alcecnata (ipia
fabalternancisobie&tums debere effe effentialem , aut faltim paf* fionem
infeparabilem , citataé. przcipuà Sonc«4. Met.4. 9.ex his vero, qui hác có-
ditionem adimittunt,eft Zab. lib, de trib, .c. 12. Smigle.difp.17.3.8. do-
centes. banc accidenialem diffescotiam
faperaddiam non habere rationza pat- tis formaits fübicétis Kid materialis; v«
gs eikc toaoc.um,qua cit diercaria à muli- ca füpra nuaerum addita , inquiunt
non clic rationem formalem obieósi mufi« €x. , [cd materialem «. - .. 84. Diédü
eft cam eommuni diffecé» tim (apcradditaa non elTe etientialem , nec pa(Iioné.n
; fed meré accidentaleimn , & (c habete vt rationem £ormalem , non
materialem 5 ita coliguog ex —- £ite 5 c og2à Coo Dif X HEC DE Sentia C pas
rima par, quod fit accidentalis d;fferé pee ex cif. fa pecit. vbi habct , gy
obiectum fuübaltermatz: debet effe ake- füm ; quod cft accidentaliter differre
ab obiecto (ubaltermantis,ná differentia ef- fentialis facit aliud ,
accidentalis facit al« terum, vt dicitur cap. de differ.idemy col- kgitur'
adductis exemplis ab Ariflot. düs 'Fum quiapequit effe c(fentialis ; nam (ic
omnes Ícientiz. deberent dici fübalter- nace Metapbyfica ; tum eriam quia füb-
akernata non depeaderet à fübalternan- te,nam baberet propria principia imme-
diata , & per (e rota , abíqueeoquód à fübalernantc rectpiat , quia
paffiones de illo obiecto demóftrabies adasquaté dc- penderem abillo cum tali
differentia, v. g-Ieicntiade homine habet propria prin- eipia immcdrata,non
probata in alia fcié 1i2, ni nifibilitas adaquaté , & primó ob :s«uidditate
fluit; confequens au- tem ett talípm,quia fubalternata ita pen- det à
(ubalternante,vt bac praciía non ha: beret, vnde (üasconcl. probaret , nec cf-
fet (ientia * & tandem non cffet (cientia diftin&ta à fübaltermante ,
(cd potius cum jlla vnam totalem con (titueret fcicntiamy ficut (cientia de
fpccie; v.g. de demólra- tionc vnam logicam totalem integrat cü: fcientia de
(yllogifmo, & fcientia de celo: eim (ciencia de corpore naturali. Neq;
poteft ce patio, nam vt notant Compl. & au. hicad: candem (cient
fpe&tac fubie&um con&deraze & pa(fiones fu- biedti , ccgo
fubalternans: coniiderabit Obicctum. vt. ft (ub illa pa(lione fupcc- addita. à
(ubulernata , & ficnon dittin- guercarur; cürquia ideo'Sonc.a(Terit hoc, wt
Áaluarct vanitatem per fc obiecti fub- it, cmt paffio (it magis minteca
(ubiectoyqua aecidentalis dif- fecentiayadhuc non facit vmm. per fc, » «um
lubic&o: , quia eft cxtra ciusquid- ditatem , crgo ftüflra eecedit. Sonc. à
€ommur (enient. iod 85 Secüda pars;quód fe habeat vt pare formalis, nom
materiulis; pcob.d P. Fabro: Thcor. 1 2.quia quód fe habet vt contta- Kns,&
alteri aducmens iamiconftituto, "mequit e(le pars mater ali$, fed formalis,
»9»oXcadinus dip. 6.q-3. differentia à fübaltetnara füperaddita vi 2/ effe fono
rum refpecbu numeri contrahit numer fpecialem co(iderationem, vbiab A-. rith.
vniderfalia$ contemplabatur , & ity toto.f. ininumero fonoro , non'nu«
meru$ intelligitar adueniréfonoco ; (ed^ foriorum trumero;ergo &t. T ü quia
mo- iderandi (e habet vt pars forma-- lisjnon materiális:hzc differentis fe
ha-- bet vt modus confiderandi , (ub quo (ub alternata speculatar obiectum
subalter-- maotis, er$0 &c. — a» Contra t parten toncl, arguitur , eo quia
diWerentia illa cum obie&to facit vnuni per accidens, & accidentaliter
di- citur de obieGto;at q. 2.art. 5. fuse oten-- dimus non pofle dari scientiam
de ente. per accidens,nam przmi(fz demonttra-- tionis debét eife per se, &
propofitiones de ente per accidens formatz: nori sunt perse cx dictis
ibid.& 2.p.Inftit.traQ. 1. c.2. T quia scientia subalternans;& sub-
alternata non nifr accidentaliter differ- rent, ficut obie&um illius
accidentalitet- differtet ab obie&o i (tius. 86 Mesp.cóiter à DDünegatibus scié- tiam de ente pec accidens. quam
respósz optime declarant Compl. disp. 9. q.. 1 qobiedtum, & difícrentia
accidenta- lis superaddita poffunt müftiplicitet su- mi, vel vt vtruamque' in
recto, & z qué có- ftietunt aliquod tertium , & lioc modo. aom
pertinent. ad scientiam ; quia non fa- ciunt vnum per sc ; vel quia vnum fit
pec sc conlideratum;alítid vcro per accidens,. & ncque taliter spe&anr
ad. scienti sub akernatam : nam vtrümqne per $e consi- . deratucab illa ,
aliter quta quod eR. per sc,potctt c(fe ine co' , qdod eftper acci denis,
poterit dari sciéuia subalternata (- néaliquo illorum: qirod per accidés con-
fideratur , vt v. g. mufíca fine mumero' , vel (ine sonorojquod ett fatsij, cü
vtr üq.. per sead muficaem pertineat; tertio pos- $unt confiderar? , quatepus
vmm ctt dc ratione alterius,non imrecto, scd mobli- quo, & lioc modo e^ nie
con. templari2]uód exéplo manifcttacur:nau vui ducc se, vt cindir ab Bar -
rhonia ,spe&at ad. P6 ys. fic nuincrus se- candum sc ad Atícdlnet.ac 1i
contidere- [2 D » »* Tyr Quai IP. De Suba lternatione fcientiarüm.cofrt.I.— 873
&ui (onus inordine ad harmoniá, & cen- «eatum;fic dependet à numcro,
qui fc ha bet vt principium, & radix ralis concen- t0s,& in hoc fenfu
vtrumque confidera- turagufica ; quo pa&o obicctum fub- alrernatz eft entm
per fe quia vnum per fe in rc&o confiderat , f mufica fonum larmonicü,
numcrum in obliquo vt prin- .Cipium,cau(am , & radice (onus harmo- anici ;
poffuntque de ipfo formari ptopo- fationes per fe& paffioncs demonftrari ;
A& cum diffarentia füperaddita pradica- tur de obie&o (übalternantis ;
vt fonorü barmonicé de nnmero fit propofitio per fc [altimin quarto modo ,
quatenus cffc- 4&us per fe. pradicatur de fua cau(a per fe,vt cum dicitur
volütas vult;quod fuf- ficit ad rationem (ciemiz faltim mon ri- otofz. Ad 2.
dicimus, nó cadem diftin- &ionc diftingui debere fcientias. inter Ícsac
obie&a,nam fcientia de fubftantia, pin icm genetis » &« tamen. op
iffeiüc plufquam senere ; ratio uia non inerinfec ,edextcinleee ciétie pe- nes.
obicet: DUM MDUA. 3 suamuis cr- So obie&ailla in efleretper accidensdi- fi,
álioguantur ,.atramen in effe [cibilis , (cu wt per (e conliderantur à.
fcientia , (uffi- «funt ad caufandas. [ricos pecie clen- talon feditlndtas Ex
quibus egui- tur, non quamcunque aceidentalear di£- ferentiam fü prem cuicungne
obie- io fufficere'ad conttitiendam fubalter- najám [cienuam, , alitcr dareter
fcientia de namcezo colorato, de linea alba
&c, [olm illas qua: pé: e rejicit obie- m fubaltcen vt principium,
ra- icemyalicuius effectus, Idem quogj di- cent *. ira y. cec di v vx | * £p
TOUS AS OREEMI De alternata evt fic pertinet E Aa 5 Dam yea evo gf phyf. fed En
» Yt fit per angulos ie&tat ad per(pectiuam,qua ratione de- pendetà linca ,
quia anguli cx lineis tan- h ex principijs conflituüntar , 9 contra fccunda
parte arg. ierentia illa cflct pars fore ternatio fcientiarum ab 1pfà ficut à
principaliori ,& fic xinctar füb rc naturali, fi- cut & viína us vero,
& linca (u b re Mathematica , (cientiz de ipiis potius Fhyficz , quàm
Mathem. (ubaltetnaicc - tur, Tum 2. quia. fübalternata diff.cc 5 fubalternante,
quiailla applicat ift ius co - «lufiones alteri materizvt v. g. uia demonftrat
partes circuli difficilius copulari , quia maximé mter e diflapt hanc eandea
demonttrationem confici chitugia, led inalia materia , quia confiderat
cizculare vulnus , non quem cunq; citculum , cum ergo ratione mate- riz
nbalternata diíferat à fubalternan- tc, differentia, quam addit;erit pars mate-
tialis . Tum 5. quia fübakernata nonde- monftra: pa(loncs cx natura , &
princi- pis illus diffecentiz, fcd potius ex natu- ra, & principijs
obic&i dubalternantis , nam principia à fübalternante defümit er go potius
obicctum ctit ratio formalis , uàmillud additum, Tum 4. idcm docct ift. 15.
Met. fum. 1.c3. diccas eadem Obicela 7atjode barmonica C7 per[petiiua eft s
entra namq. prout »i[us velpro wt vox
[pecalatur , verum prout. linca f nugneri at bac propri lorum paf- ut. pouunc,
mixti generis inter mathémati- gas Vnpowitnaeies tois ia $; di- cumur amen
potius ernatz aem. Ja (abiectumapapetial c eft ides cum pbic&o iftius, €
(ubic&tum formale osuem ut sies miutetr rae vrá fubiccto, materiali.
tauquam ipio "Leiénris mper enda e icis Acientjs,vt caum principia [RAN
(rimi y S 3 patebit ex feq, art. Ad 4» Arift. (olum 1b: docere muficam non
conti vocem vt fic , (ed vt applicatam » Ícd wt dcpendentem à numero tanquam à
prmcipio ; vade docet voecm , & . ya tic paffioncs numeri , & quod
potius mofWam íent. quamais oppofita (uam habcat proba- bilitaem.o . "Hr T
ET 876 Difp. X II. ARTICVLVS IL Tertia conditio declaratur, $8 Egàt aliqui hác
cenditioné cf- N Íc Secifra quía putác füb- etTternantem, & fabalternatà
efie de. 1jsdé concluf.& folüm differre;quód (ibuler- nans iilas demóftrat
demóftratione pro- pic? qid , fobahernata veró demonftra- tione quia.
Communiter tamen concedi- tur bzc conditio , quód fubalternata (u- mat
principia à fübalrernante ; fed diffc- «unt DD. nam aliqui volunt effe omnino
eadem principia vtria(q,yt Mirand.com. Log.ícc.4.ali; vcró docét effe diuería,
ita «t principia fübalternatz fint conclafio- ncs demonflraue in fübalternante
, inter quos eft adhuc diffidium , nam quidam putant non efie ncceffarium, vt
principia fubalternatz (int cognita vi fübafternan- tis,fed (afficere fi
experientia cogaofca - tur, & quod fübalternata fcíat refoluere fuas
coneluf.in principia caenite per fen- fum; citantur Dur.q. t. prol.n.
f2.Gillios lib.1.trac. 6. Alij dicunt fatiseffe, vt ha- bens (übal tornei
cognofcat illa princi- ia per fidem, & ex au&oritate habentis
ubalternantem, qui euidenter cogno (cit illa principia ; quare in fent. i(torum
, fi quis non haberet (cientiam fubalternan- tem , & confequenter nefrírer
euidenter concluf. quz funt. principta fübalterna- t2, crederet tamen illa
principia yt vera ropter authoritatem docentis, vel rene- cuidenter fcientijs
illa per veram fcientiam fübaltegnantem , adhuc ille di- «cremr habere
fübalternatam fcientiam , licet fubalternante careret ; ita yeriores
"Llomif: vt eft. videte apud Complut. ry art Io.de den 16, dtti.3. andem
alij requirunt. vt he princi- pia fint nota habéti rol bui ere alrerpantis in
eodem intelle&tu exiften- ' &is& fi nom haberet fübalternantensnul-
le pacto cognitio concluf. fubalternatz poffet in.illo dici fübalternata fciétía
, (cd potus T ita cxpre(fé- Do&or q. 7. prolin fin.& 3.d.24.5.ad 1: pro
1. opin. quem prater Scot. fequütur Aur. Greg. Gab.Dur. Argent.in prol. fent.
Vafq. 1.p. difp,4.c. $e 6. Val. ifp. 1s q. 1, pun. 3« " X ooet (GE. T
De Sentia. 2705 - Mol.ibíd.q. 1.72.0114. Met.q. 9. Suas tez d. 1. Mct.fec.
$.Coaim.Morcif. Blanc, Auer(a, Amicus, Ruuios hic & alij. $9 Dicédü
eft,neceffarió fubalcerna- tá debere e id Íuà principia a fubal- termante cuius
für conclafiones demon- flratz , & in eodem iniclle&u conacnire debere
vtramq;(cientiag) aliter fubalter- nata non cliet fubalterna fcientia , pc
primó quod principia à fübalternante fü- (cipiat,tum quia dependétia Ícientire
ró- ncobiedtiarguit dependentiam tn primn- cipijs, quz virtualiter in
ob/e&is centi- nentur. Tum quía fi fubatterrans ,& (ub- alternata
effent de :jsdem conclution. fed ab illa à priori demonltratis , ab tfta folüm
demonftratione quia , fruftra dae rctur fübalternata fcientia,fi de cadem te
haberetur alia perfc&tior.F.fübalternans, — qua procedit demonftraione
propter quid ; imó omnis Gcomera effet perfe- &é per(pe&tíaus , &
omnis arithmeticus perfecte maficus , abf; eo quod petípe- Guam, vel muficam
addi(cat.f. (ctenti&m illam à pofteriori. Tum quia (ubaltet- nans,&
fübalternata differunt obiedtis ergo,& conclafionibus. Tum quia fubal- -
ternata quó ad cognitionem quia,& per fenfam non pendetà (übalternante ergo
nulla ctit fubotdiatio . "m Secundó quod hzc principia fübalter- nata fint
concluionés fubaltermanris , non cadem omnino vttiu(4; prob.ex di&o Scoti
ab omnib.fere recepto,quod vbi definit (ubalternans , incipit fübal« ternata ,
fcientia verb quacunq. delinit in concluf. ergo conclufiones fubalternan tis
erant principia (übalternac. Tà quii fi eflent cadem príücipía,ergo cardé come
claf. ergo nnlla Pies tias. Tum quia hoc pater exemplo , ftrt Perpeáida
v.g.demon(trat remà - minotem apparere, qüám fit jn fe ipfa, hac
dcmonftracione, res vifa (üb an* gulo magis ptotracto videcur füb angulo
minori,& minorapparet,resá longe vie a videtur (ub anguió magis protra&to.»
ergo &c. principia Büius demonttratio" nis nàfunt principia
Geónetria', imó po tilis concluJiones, nàm Geomerría démó fitat maio. quia
fincz ab cadcm báfi pro. tacta o inter bas fcíeme e . i E) IV."De
jubaliernatione [cientiavum. c/frt.11, 4fractz quà priusconiunguntur, efficiunt
maiorcm angulum; quo msgis protrahü - tur, có minorem cauíant angulum , res. à
longe vifa videtur per lincas magis pro- tractas , ergo per minorem angulum vi-
detur, ecce quo fübalternans probat , & demonftra: principia fübalternaiz .
Hoc aürnon eft neceflario intelligendum de omnibus erincipijs, ficut ncc
fufficit , vt vnum , vcl alterum principiom demon- ftrctur à fubalternante ,
fed requititar quód principia fubalternatz pro maiori patte dependcant à
fübalternante ; hinc "quamuis, Chirbrgia quà ad hanc. conclu- psuux » quód
vulnus circulare difficile eucetur,depédeat à Gcometria,cuíus cau fam à priori
atras eodqna partcs circu Ii inter omncs figuras maximé inter. fe diftant ,
quoniam circulus ex angulis non conítat: non ob id tamen chirurgia dici- tur
geometriz fubalternata fimpliciter » fcd tantum fecundum quid' , nam in al;js
principijs nonpendetabilla. /— ^. 90 Teruó,gp fübalternás, & fübalter- mata
debcát in codem intellectu reperiri continuari;ita quod perfpe&tiaus. non
babens geometriam , (ed folü cognoícat perfidéà Magiftro;non habeat . veram
fcientia perfpectiug , prob. à Sco. cit.de rónc fcientia cft,quod fit notitia.
2 certa,& cuidens,ex pr incipijs certis , cui- denubus,& immediatis
cau(ata , notitia concluf. fubalternatz in no habéte fubal- tcrnanté nó cft
huiufmodi, crgo &c. Ma. patet cx q. 1. huius difp.& ex Ari. 1. Poft. €.
I.»bi docet non habere demonftratio- tiem,ncq.fcientiam , qui nefcit. concluf.
refolucte in principia vfq. ad prima ; & immcdíata, Mi.Prob.omné certítudin£
, & enidentiam habet conclufio à certitq- dinc,& cuidentia principiorum
, cx quo iofert Arift. principia elTe certiora , & , scd principia in nó
haberte (ub- aliermantem. | non babent certitudinem , '& cuidenuiam;quia
non sant immediata , & cx terminorum apprchentione nosci- bind per
principia subaltecnanis de- monftrabilia ,. qua tamen igno(aritir ab illo,ergo
nequeunt certitudinein , & cdi- d:nuam conclafioni tribuere ;acmo .n« dat H
quod non habct * ):icav 873 Resp.1.nó effe de ratione scientiz eui- dentiam,
sed certitudiné,quia fin:s scien- ti cftaffecotioveri , scu firma adhafio: ad
yerum qua per certitudinem habcturz at euidentia , & claritas requititur vt
al« teri deseruiens , quatenus obie&um
cui- dens firmiorem caufat allensum : modó fides bumana aliquando talé
certitudiné causat vt omné hzffitationé excludat, vt fine hz fitationc credimus
Indos e(fejaut Romá: hac certitudine credit non habés metrià principia
perspe&tiug in atte* tione Magiftri; maximé quia non cre» dit Magiílro, vt
homo eft;sed vt geome. ter,& consequenter vt habens fiimitaté ,. &
cuidentiam illoram principioróm. — . 91 Scd in primis fals cflcuidéiià n&
effe conditionem per fe ad scientiam re» quifitam,vt probanimus q. 1. cit.&
disp, $Cq*q. 3.art. 2.diccmus, nam claritas ina cognitione non solü cxigitur
propter cer titudinem, sed propter seipsam , quia cft intrinseca io
cognitionis,vnde in- trinsccé perfectior cfl cognitio clarayqua obscura,quamuis
vtraq.certa : quod non: elTet verum , fi effet tantum accidentalis conditio:quod.n.cít
de per accidens,non diftinguit ctlentialiter;at euidcntia e(fen- taliter facit
diflinguere sciétiam à fidc , Tum quia hzc certitudo non excedit. li» mites
fidei ,quantumuis maxima ,.crgo' non poterit causare certitudinem scienti ficam
, ad quam aliquid plus requiritur , Tandem fj cognitio conclus.sabalterne erit
scicntia , dummodo ipsarum princi- pia apprchendantut vt vera ; idem dc qua:
libet scientia dici poterit, f. quod fa prine cipia alicuius conclus.crcdantur
finc for- midine cognitio conclus.erit fcientificay non crgo peculiariter de
subalterna hec clict affereodum . . 1 Resp. 2, notitiam hanc radicalitet
,.&. sccondam subftantiam clle cerrà ,. & cute dentemynam ex sc
aptitudinem habet, & inclinat onem resoluédi sua principia in.
subalternantisy qeamun de fap €to non rcsoluat propter defcétum subie--
é&i. (intellectus, 1n quo non adeft subal- acrnaos, cai pollit continuari ,
hac rà» cone hatent illam non tcibuit. denomi- nationem fcicutifici TA » V
cuidenter 3 c ALME Es. Lu $78 cogro(centisi»d tcientiam 26: $c condum' fe
iufficit eid dentia cidicsbDs, nonautem &d fciem iam [ecuodum fta
üperfedtom. |$1 COÓt!aarg. cognito principtorürit £aíu € radicalicer
connderata! non liabet Certiudinem,& eatdentiani feiéüt ficá y: quia
(pe&at ad fi em , ergo rion poterit €aufare notitiam conclu(. fecundum füb-
ftantiam cerctam,& euidentemyriam cffe- élus non excedit füam caufam in
perfe- €tione conclu. eft etfectus principiotum« Tua quia qozlibet vera opino
effet fe- cündum fübftantiam fcientifica quia li- €é non ptobetur per
propriaj& euidétia principia;eX fe (amen ettec demon(trabi- lis, ham
proprias cau(as habet à. parte rei beh qe W Tum quia (icut hog atur
cognirióaliqua y quá fic radicaliter €értay& non aGuilitcrqdia ftatim ac nó
(t actualiter ێria , e(t etlentiabiter du- bia,& opinio yita neq.
dabiliseft cogni- tto radicalitér euiden$,& non a&tualicery
parita$patet , quia non minuscertitudo €ft effenualis differentia eognitisais
quá euidentia Tandein fequitur y od cum
principia (ubalter&arZ. ex fe (int refola- bifia it princ pía
(ubalterfiantis quamuis tion biabetis fobulternantem a&tu non co- gno! cat
ila cienufica cognitioà: forma fitér,cogaofcet catét cognitione fcienti fica
tadicahierjimó notitia cuiuslibet có- &Iohióris,quauis ró habeatur per
praimmf- Qa, potict aaliuc diet feietiria vadicatiter y quia eftcaliter illa
conclufio copaolcib: lis; & quicquid éórra iftud diétà: affcriec
"Ehomufla ;poteft cótraipfosrerorqueri, CORéb p. 3. principia fubakernaug
in Ca- fü ; quamuis nori e(ferít euidentia à prio vij à per principia
(ubakecdaptis ,' effent timen eurdéria 4 polterióti j& perindu- tionem à
fingularibus vt chirurgüs;ls. «ét tion babeat ptirícipium illud gcomc-
eri£s;partes circuli qaximie mcer (e ditta: &cyqqa cácec 3ngulis , pot«tit
camen fci- te créCülate vulnus dificilé fanati à po- ffriorij&
perexpertentiam.— Sed lizc tcípólio roni facit ad rem, lo- *quimuf «mde
fcientia fubalternata , vc td- lis cft;quo pacto dependencia dicit à füb-
aftcrminte in cogartiorc principiorum à Wuacunisfabalcccgantus ) cognido vero d
un cU EGET A Bep WU qc auf à Er. Difp. X 1 I- De Sent e Me I" à
pofl:cioriy & per ekperieatiam nequit - dici fcientia fubalterta, cum non
depen- dcat Z (abalternaritejita Dó&.io 3.cit. T. 93 Obijc.r.g;(übalternas;
& fubaket nata (int de ci'dé conclof; Tü quia Atift. 1. Poft.c.7.te*. 29:
ait mufícü , & perfpes &iuutm polfe demoaffrare , quz ad'gco«
inecram,& acictimeticon pédtigi ; Ac. 1o tex. 5o.in hoc,ait, differre
(ubalternan' teni à (ubalternata; cp illa demonttrat gp quid, hac verb'quia,
(.gpez dem concluf. áb vna demoniflrantur $ priori y ab altera: à potlettoriy
& via ferias, vc feipfam' ibi dcclarit; vnde videmus multos mufica pollere
(ine arichirmietica y nanmrilld'acqui- - fuot pcr experientiam. Tum 2.quia vt
di- cebamus art.prac.in 2. arg: princ. in' 2.&
3.Confir.m'oppof.(abalternata ealdé de- monttr.t concluf.fabakernantis , &
fold ditfert, quàd vbi fübalternás demóftret iri vniuerfali' y fabalternata
illas applicat determinata imaterig; vnde priacipijs v« utut eifdem, fed appl
catis proptiat mate ri , ergo nulla eft differentiamter con- cluf. vn:us,&
alteriusynihi cxrtibfeca: , 8 materialis (icut albedo à (ub:e&to abflra
&i non d. ffect e(feniiatiter à feipfa vt im fubiecto , Tum x. conclufio
pertinet ad illü habitd, ad qué (»cctat me tiastermíi- nas (ed'medius teret
205,910 fübalterna- tà vtitur,perunct ad (abalternaneim y er- go»Xc. Tandem ab
Aritt. hazlciétiz vni uoc dicuntar,ctgo nó diffecunt if&er [t Kefp.ad t.
Arii. in tcx. 20' non doce- re mufrcum & arithivieticum eie de eit- deti
conclut. (ed folum qvó4 qualite fcientia debet procedere ex proptijs, aec
licere traníceadere de genere im genus y ptaterquam quod in- fübalrermatis
iciemtijs,in quibus fapeciot quati defcendit ad genus inferioris, & rp(ius
conclu(; demó- frat faltas in vmiuc£ati, quia affiarcat habetis pencs
obic&z , vnde eognat di- ci (oleni:in tex. 30. quamuis mültum va- rient
intcr fc Do&t. breüitet dicimus. A- rift. ibi loqui dc (ubal:etnata ;ton
(olm vt dicit habitam cónclu(: dé nonit atari principia à fabalernáte accepta ,
fed 913 vt fgmBcat tibt eonchut: via , & ex peticnicia péobitaciar, &
lire 1Gac dixit [ubalternatà demó:trore quias Q.V. Te f ubalternatione
Scientianum. efl $79 iX per (en(umyn& mufica v g.cft duplex , pn
experimentalis , & hec potcft ha- iberi tinc aridhimetica cui proprie nó
füb. alteraatur; alia fcienufica, quz fuas pro- bat conclüf. per principia in
arithmetica probata , & bec proprie ctt 'fübalterna ; .cum igitur ait
Arift. 'fübalternà demon- flrare quia, & per s&(um , koi de ex- perimétali,qua
vt fic non cft reduplica- .tiue f'übaltetna, fcd folum 4pccificatiué ;
fciétifica quoq; dicitar demóflrare quia mam vt dicemus difp. (eq. duplex .eft
de- .monftratio,vna propter quid, qua: habec . emnes conditiones in
definitione. po(i- tas altera qui 4, cui aliqua ex illis deficir Coo ditioni
bug uod. ubalterna,non dc. monftcat ex immediatis , nam (ua princi- pia
demonftrantur in fubalternante,idcir :€ó non demonftrat propter quid, (cu po-
tiffima demonftratione ; vt facit (ubalter» ,Dans, (ed. demonftrat quia . 94.
Ad x.tefp.cx dictis in przced.art. Kalfum elTe has (cientias aateríaliter folü
diffeccey ia eft palTio in fbalterna- ta dem ata, & aliain fubalternante ,
vt patet ia exemplo addu&to ibi; geoine- ter -n.folii deimonftrat partes
circuli ma* ximé ditare, quia caret angulis at. chi- rurgus ex hoc deinde
concludit vulnus circularc ferius curari , quia partes cius maxim? diffant, qua
erat concluíio gco- metra; vndc falíum eflconclutionces viti ftra&a à
lubiccto, & vc ibas in (übic- &Xo;tum quia femper eft alia pa(Tio à (üb
Alternata demonttrata , quz aliquádo có- tinetur. füb pa(fione à (ubalternante
de- .monftrata; qua rone videtur cade , & [o- lum matecialiter differens;
ncq.cx hoc;qp principia fumit à (ubalternaie , debemus. ' arguere identitatem
illarum,nam tantum fequitur vnà abaltera dependere, co quia uio demonftrata
dependet vt à caufa fubie&o (ubalternanus, nec eadem om- Aino principia
def(umit in fua communi- tate accepta , (cd ad propriam matetiam fubalternatg
contracta, vt dicemus, (ignü enam additam fubiccto fubalternantis (ie pcr íc
con(ideraram à fubalternata , & paíliones ab iptius fluc- rc quidditate ; à
qua € de(umuntur adaz- .quemli .muficas purus arit flrari;ergo non i ufa;
differre inter fe, ficut albedo vt ab- p ime o quate prissivebaliemaa Ad
j.medi. ,umà (ubalternata ; contca&um atfumi- .tür ad propriam m materiam,
qua rónc non (peat proprie MED Ad 4 dicuntur vniuocz aai Tinitatem,&
cognationem, quam hab&t.obie&orü , & principiorü,nó propter/détitaté
intcr fc, Secundo, quàd non polit fubalternàs femonfirate peioapie ubilteraatae
(cd .hac à prjoti deujóftret proprias concluf, ,prob. Tumquia.fubaleruantis
concluf; abf(trabunr à materiafenfibili, quam co« (55$ BinisenCromeri ede 1nea
à materia ili abftra, &iua de linea viuali, f. de linca vt n bili,ergo
concluf. fubalternantis neque. ,unt effe principiafübalternatz. Tum 2.
fubaltetnata.demoftrar propciss concla, Pet caufam proximam,;fubaliernansinon-
ALDEA COH ergo illa.demonl rabie peste: vetà quia , & con(equenter pédet ab
ifta. Tum 2. .fequeretur Arithmeticum effe maficum , .quia ille muficus
dicitur, qui (cit conclu - fioncs muficas demóftrare ergo fi arith- metica
demóltrat propter quid , conclu, icus dicetur etiam muficus. Tum 4.(übie&um
fübalteinau, ficut habct proprias paffioncs, ita quoq; habct propriam
quidditatem;per quá po» terunt pa(Tiones ilJz propter quidydemó- *t
fubálternante.in do. Jandem.conclu(- (ubal. ternaue nondemonflrantur propter
quid à fübalternante,vt patet,ergo à (ubaiter» natasergo nlla fubordipatuio ad
(übalter- nantem,prob prima conícq.nam funt als aliqua Ícieuia. demonftrabiles
copter quidyicut prepritm ts it.caufam . -95 .Relp.ad 1.cócluf fabalternatis
sür principia (ubaltetnatz,non.quidem vt in vniuerfali demonitrantur, (cd vt ad
mace riam fubalteroatz applicantur .0:odo exe plicato in praced. (oluc, Ad 2.
caufa re» mora cft duplex, vna; gue gon cauíat c£. fedumail "er aliquas
iens con ttales contrahatur yt aniajal. iu ti. fibilis ; altcra, quz non caufat
Wm 7 nifi determinatg aaterig appliceiur , vt , mf carpi vulneratae applice-
SIT € 980 - ma cum differentia addita
fscit vnam per fe caufam, & immediata , & ideo hac ce- gn'ta;nó e(t
neceffe vlterius progredi de monftrando;fecunda;quia non conft cuit vnum pcr fe
cumillo addito , ideo nó có- ficit cà. illa materia;cui ap| licatür,pro.
pofitionem indcmonftrabilem,& immce- diátam , quapropter neceffe ett
vlcerius denióflrare medium a(fumptum per alia principiain fuperiori (cientia;
vt patet in fzpe adducto de vulnere circu- firare per caufam proximam, qua ci
non fit vnum per fe,& cffe&us dependeat rc- , & mcdiaré ab
obie&to fübalrernan- tis, non procedit ex principijs immedia- tis,& per
confequens nó demonftrat pro pter quid: fubalternans autem dicitur de-
moniftirarc propter etgreni procedit ex immediatis ad probandas proprias con-
clu(. Ad 5. ncg. feq. nam fimplex arith- meticus ,
quamuishabcat proprias con- xcluf. hz tamen non funt concluf.. mufi-
€z , & licét (int principia requiritur ta- , vt determinentur,&
applicentur fo no qui eft obie&um mufice , vt deinde inferantur
concluf.quod fine mufica fie- rincquit. Ad 4.peculiare eft obie&i sub-
altcrnatz , quód ficuc conftat ex rebus vnum pcr (e nó conficientibus modo ex -
plicato art.prgced,ita per propriá quid- ditatem pracisé ton funt paífiones
ille dcmonttrabiles , ficut nec eaufantur ab illa quidditate praecise stimpta ,
sed vt ia tali matcria , & ab obie&o subalternantis depédet:quare hoc
habét paffiones ift, vt non fint ab vna scientia demottrabiles propter quid sed
à pluribus, vna subalter sante quafi descendendo, & suppeditan- do
principia ,quz sunt ipfius conclutio- ncsalia subaltctnata ; qua(i ascendendo,
& proponendo suas conclufiones;vt pro- bénturà subalternante; in qua
continua- tione,& coniunctione principiorum con- fiftit scientiarom
subaltcrnatio: vade di- ci poffet subalternatam ptoprijs viribus , & intra
proprios limites non demonflra- te propter quid, at viribus à subalternan-
mutgatis, & ipfius auxilio demon(lca- re propter quid. Hinc pacet ad 4. à
96 Tettio qp nó requiratur nccoffarió Dif. XI IDe Scientia: 00V coniunctio
subaltermantis,& subaftern&? tz in eodem intelle&u , grob. Tum quia
de ratione conclus. eft , quod fit euidens in principijs,& ex
principijs,non in fede rationc quoq.subalternatz cft quód nou habeat proptia
ptincipia, sed sumat illa: à subaltetnáte,ergo nó cfi de ratiogc sub
alternatz,quod conclus.in ipsa subalter- fint caidétes,ergo fi effer fine
subal- ternante, adhuc eflet sciétia, T 2. A ftro. logia plurima demonftrat ex
principjs creditis sola fide,nà coniun&tio, & aspe- Cus syderum,
numerus orbium, ex mo- tul maxime diuer(itate demonftranturg qua nonn:(i longa
expetientia à pluribus succe(Tiué obseruata poteft haberi , ex quibus
principijs fide creditis scientificd reliqua demoniítrantur, ergo &c. Tam 3.
mufíicus vc muficus cft sciens , sed mufí- cus vt muficus non eft
arithmeticus,ergzo vt non arithmeticus eft sciens,ergo nó ha bensarithmeticam
adhuc habebit müti- Cam scientiam,hzc .n, etiam vt diftin&ta*
abarithinetica ett scientia. Tum 4.scien- tía subalterna vt fic supponit,non
probat gua principia , & vt fic eft scientia , ergo de ratione subalterne
scieatiz non eft; gj sciatsua principia in priora resoluere quare separata à
subalternante erit quoq. scientia. Tum f. ifti habitus rcaliter di-
ftinguuntur, ergo poffet Deus in aliquo conseruare su balternatam fine
subalter- nante , qua poffet procedere ad proban- das cóclus. vt prius,ergo
ficut antea actus eliciti dicebantur scientifici , qula ab ha- bitu scientia
causati, etiam poft scpara- tionemtales erunt; quia habitus solum ia confimiles
a&us inclinant. Tum. subs - alternata quant cft cx se inclinat in có-
clus.cuidentem vitibus subalternanmtis, er go fi aliquando acquiritar per
fidem; hoc cft pcr accidens,qua rationc non eric ine- uidens,& obscura,sed
cx se euidés;proB: scq. quia fides subftituiturToco subalter- nantís non
ratione obscutiratis , sed pro- pter certitadinem; qaam babet;ergó non
communicat sciencia obscuritatem, scd certitadinem. Tandem babitus subaltec;
natg ex se pctit continuari cum subglicr nante ctia quádo cft separatus, ergo
ti non cocinuatur atu ,ctb.ce pec accidens & QV. De fubalternatione
feientiarim. efl 88i I& quia confctuat apti tudinem , ctit (cm- iper idem
habitus (cientifi cus; hinc Acíít. 6:E:h.c.4.loquens de notitia principio-
rumait, Cram -n. aliqualiter cognita , credita: funt ipfa principia, C7 c. 797
Refp.ad1.cex Sco.in 3 cit. de rone fubaitermatz eft, quod habeat principia noia
in l'übalternaate, & (i -non e(Tent no- ta in fübalterpante, ipía non
effctícien- . tia, ficut fi coriclufio in quaeung; fcientia non cílet euidens
per principia , non cflet ftiencfica , ergo intelledui non lsbenti
fübalternátem faebalternata-non erit fcié- tia, quamuis frin fe fpcétetur,fit
[Cientia, ficut nec cóclufio demoflrabilis eft fci&& wfica nefcientr
illam demon(lrare . Ad 2. -. multa afftologi propria experiétia cogno fcunt;nam
licet nó viuant tot annis , quot vna circulatio completur, attamen ex ob-
feruatione iam habita poterunt. calculan- do deducere durationem celcftis
circu- lationis , cum cceli vniformtter mouean- tur; iii his veró, in quibas
fide procedit , non habent fcientiam , Ad 5. neg. conícq. vlt.etenim nec
ícientia eft habitus princi- piorum; vt fcientia. c(l, & ramen non po-
tcftabillofeparari; concedimus itaq; di- fiin&ionem interbas fcientias ,
non camé feparabilitetem malice , vt (ciétia eft; ab Arithmer.in codé
intellectu ; Ad 4. fub- alterna fapponit f&a principia probata in
fubalternante;non autem probat, & ideo dicitur fübalterna y fi non effent
proba- ta inilla, tunc fübakernamon eflet fcicn- tia, fic fi in aliquo hc
principia non (unc probata, & cuideniia ,1n ipfo fubaiterna non erit
(cientia ; (icut de conclut. fcibili apud intcllectü nefcientem principia di-
ximus non eflc (cientiam . Ad $. admiflo «a(u habitus ille non inclinaret in
pofte- riores fyllogifmos ; quia concluf. obate pertinerent ad fidem ; vcl íi
ad ientiam, non ad fübalternatà vt fic , (cd ad illam,que principia probat à
poftciio- Tij& per (entum, & dicitur experim:enta- lis,vt diximus . Ad
6.& 7. fübalternata.o fcientia ita per (c peuic à fübalcernáte cau- fari ,
vt fab illanoncaufatur ,.none(let hab (cienuafübalternata; ncq; 1 aétu nó con-
tinuatur, vtdeoncluf. diximus rc(pcétu principiorut; cü dicitur. quod fidcs
(ub- fLicaitury&c« re(».ex hoc ipfo, quod cut- dentià non t£butt , iam
cómunicat obfca. ritaténec tides humana e(t tabce certira- dinis, vt
certitudinem fciertie adzquct . Atift.antem,vt notat Lich.5.d.2 4.logui- tuc de
(ciétia per accidens , & fecundi quid,quod colligit ex ipfo contextu, naim
in fine illiusTitterz addit Arift, Cum .n. fidem quodsmodo adbiber quis cr
prin- cipia fibi nota funt , fiit , mam jt m "n di ctv fie conciufionis
per accidet babebit fc iem iam. p Vnàm éft hic not. quod a(fignara tfes
conditionesconweniunt (cientie füb«Iter- natz fimpliciter; fi ramen daretur
álqua [Cientia, cai yna,vcl duz conucnitéc con- ditiones, diceretur
fübalcernara illi, non fimpliciter, (cd.fecundum quid.. OvVESSTIO.Y De
divifione Scientie in fpeculatiuam.y € pratiicam . 98 T T £c áiuifio, quinis
poffit cogni- H tioni incómuni adaprari,aut fal tim cogaitioni , prout eft
cóunis fecua- de & tertiz operationi incelledtus ; om- ne .n. judiciü ,
& omnis diícuríus polfec dici pra&ticus, vcl fpeculatiums , attamen
fpecialius loquemur , vt (cio codpetit tàmaé&tuali,quam habitusli. Quapropter noriquód ficut in quolibet habitu tria in-
terueniuat ,.f.. habitus ipfeactus,in quem habitus inclinat, & obiectum
atus, cirea quod verfatur 5 fic in fcientia cám practi- 'cayquàm (jeculatiua,
nam in (ciencia fpe- culatiua adeft habitus fpeculatiuus,adef . actus; qui
dicicur (peculatio, feu cognitio fpeculatiua, & tandem eft obicctd (pecu
labileja quo tàm actus, quam habitus de- nominátur (peculatiui; m pra&icis
quoq; adeft habitus pra&ticus , cognitio p cay& obie&tü
practicabile, & operabile, qp praxis appcllari confucuit,praxis.R.e nomé
Grscá,& Latiné fonat id€, ac ope ratio,ctt]; nomcn atftractü,à quo prá-
Cticum der1uat ; vndc nó codcm n.odo (c ent praxis, pracbicü, fpeculatio, &
Ípeculabile,nà fpeculatio proprie dicitur de actu, nó de obicé&to , piox.s
€ cótiá di- citar dc obiectojnon de actu, quien ; ea CORN IONS M. $5; -— Difp. XI
I. De Scientia» ^ ,ens denominatur à praxi; hinc praxisdi.— ditionibus, &
an codem modo , vclunt ftinguitur à ccgnitione pra&ica.contra primario,
alicri fecundaréb. JBaccb.q. 4. prol. art.z.oppofirum fufti- —— Prima opinio
folas actiones externas, ncntemj& rario efl cómunis víus]oquen- & tranfcunics ponit effc praxim , non in-
cium tà Ph kfophorü, quàm Theo'ogo- ternas, & immanentes, citatur D. Tho.
1. rum cü At fl. G Eth.c.4. vbigGionem, & — 2.3.5 7.art. 1.ad 1.&
22.q.179.ar. 1. Cós effc&t o6é ponit ob'c&ascirca quz babi-. munis
tamen concedit etiam de a&ibus tus pra&tici verfanur; de quo videre Li-
immancntibus , & internis ,lic&g non de &h q-4. Frol.& P.Fabr.6. Met. difr. 1..—— omnibus, nam
quod (petat ad a&us vo- Com igitur. habitus habeant (pecificari/ Juntatis
Heor. 1.p«ar.8. q.5. ad 3. & Var. abaCtibus.& «Qus ;b cbic&tis , vt
perci-. ro 1b. 1.9.4 negant intentionem finis cf- piaius;quid effe
fpecolatiunm, & pra&i- fe praxim , fed folam ele&ionem medi cum d:
cant in habitu fciétifico, debemos | rü.. Maior lis c(t de a&ibus
intellectus, rius querere de aQu , per quid confli-. namcum poffint dupliciter
contidcrari y in tali , vel talie(ie, quod nequibi- velvcab imperio voluntatis
praícindüt, mus cogno(ccte, nifi obic&ta illorü (cia- — & antecedunt ,
vcl vtà voluntate imperá- mus,per quid differant interíe; ficileau- — tur ,
quidam volunt ét primo modo cop- tem erit cognofcere , quid fitobic&tum |
fideratos e(fe praxim, (1 func dirigibiles ; pie bile,fi prius
inucftgsbimus,quid ita Nominales omnes , vt Ocham,Gabr. It praxis, nam
perncgatonemtalisra- in prolcni.Greg.q. $.ar.1. Rübion.q.10 tionis
conftituenr's praxim explicabimus | art 1. concl. 3.&
uo ac Va- fpeculabilisde illo obic&o. «—— fq.di(p.8. Ale(. 6. M et-initio.
Fo(. 2. Mets ,€3«qu fe8.2. Suarez difp.44. Met.
(cct, "ARTICVLVS 1 eat & ePcete I. jd 3nd $5.3 . - di «II. c An.&
i pz. Log. c 1. Ar- fit "Praxis . oer iim 1. Log. fc&. 4. Morif.difp.
12. 99 V Hfücilem , fimulq; facilem diffi-
Log.q.6. Blanc. difp. 2. (c&.4.Io.de S. Th. culratem aggredimur
explican- — p.2.Log.q. 1.att. 4.Conimb.q. 4. proaeme ,&andam, d.fficilcm,
propter opimionü va- art. f. Kk uu.q.5.jrooem.Auería q. 26. (ect.
fietatem.facilem,quia pun&tuscontrouer | 5. Amic.traGt.2 7-di( p. 4. q« 4»
dub.5. Iau. fiz conflit in Do&orum placitis , cüfit 6.
Met.qt4.& alij. Quidam veró abíolu- fcré Ncminalis quzftio , rà quilibet
pro. té negant vt fic cifc praxim , ita $co« q«4» arbitratu vtitur hoc nomine
Praxis illud prolart.1.vbi Ba(fol. Lich. Barg.Vig. Ta- nimis ampliando , vcl
refi ringendo. tar.& q.2.procm Log, $.$ecundo jcien Vtautemcertaab
incertisfeparemus, dum. Ant Anda, Mti 1, Zerb.q. vlt. concedunt omnes nomine
praxis folum — Fab.in prol.difp.9.& 6. Met.difp. 1. Rad. a&ticnem
intelle&ualis naturz cum Sco. — 1. p.cótr. 3«art.1. Vulp. t.p.
di(p.4.att.1.8c 1.Met.q.7. intelligi debere , necquácun- — difp. 28.ar,
8. Smi(jnc. q- prooem. Theol.n. que, led tantum,qua aliquo pa&tó dirigi-
124.& (eq. Cauel.de An.difp.5./c&t.4.& bil.s cft, vnde
nccactionesbrutales,nec | fuper 1. Met. Scoti q. 7. & q. 4. prol. in
inanimatz,ncque ila, quz in bominibus Schol.Camcerar. te vc & ex Thomi-
paturalcs funt ; & ab imperio voluntatis j fts fequuntur Capr. q. 2. prol.
€oocl. 4» excipiuntur vc funt operationeswegeta- " Sonc. 6. Met. q. 2.
Sowsin prooem q. 4- les, &c. dicuntur praxis, quia nen (unt di- vbi Ma(ius
q.10 Did.à Ieíu q.6. Compl. rigibiles ; idcirco tria funta&tionum ge-.—
difp. 1. q.6.C cele (t. di(p.t.(e&t.a. t6 Dur. nera;quz nomen praxis
forsiri pofient ,— q.6.prol.Suetf. 1. Mct.dilp.
10 & alij. At ^f. a&ioncs intellectus, actiones volunta. y: actus
intelie&us (pe&etur , vt efl à vo- tis,& a&ionesícn(uum ;
necfolüeftdif. luntate impeta:us , adhuc eflc praxim ne. [cníio,an iftz
aCiiones (int praxisverum — gant ex Scouflis Ant. And. Lada , Sai. etiam
anabíoluté ipfisratio praxis con- — finch. Zerb. Tat, Camcrar- Vulp. Bafz ueniat, an vcro obícruatis qmbufdá con-
(ol.cit. adenittunt alij. aliquo modo cugy : «cce- ééetetis Authotibus , vt - Ef quoq;
differentia quó'ad códitio- fiesaliquas,nam Grez. Rub; & Fon. cit. aiunt
non requiri quód (ciens; fcu hibés: nitionem pra&icam lit potens eflice- te
aGionem , que dicitur Praxis j cómu- nior veró exigit poteritiam actiuam (al-
tim remotam in ipfo fcierite ita Va(o. Ac- riag. Mol. Ouaied. Auer. & alij.
Q'aidam addunt deindestalem actionem debere li- beranie(fe;quidam veró
fufficere docent; vt (it ex fc à voluntate dependens, quam- tiis nonliberé
fiatyità Ouuied.controu.1. Lo . punc. Zz- j ; : 1 Tande cft di(creparitia;eo
quia A uería fuftiniet (G5. atum imperatü'primarió efie praxim, imperaneem veró
fecüdarió, oppofitüm docetur à Scotiftis,inter quos mediat Amic. dub: $. nam
actus virtutis morales imperato$ à volüntate inquit e(le fecundatió
praxim;iimporátes vero .f-qui eliciuatur à voluütate imperante alijs po-
tcotijseffe primario ;a&tus ramen artifi- €ialcs,vt font opera artis,€
contra. f impe ratos prímatió y imperante$fecundari .- roo Dicimus primó,nullum
actü pre cédemé voluntati mpcriü efe proprie fraxim ;hec concl.eft Scoti t.
Met. q. 7. & q.4.prolaft. f. & cx parte fuit probata Q.prodei.art. $.
dum Logicam fpeculati- fcientia flaturmus , quamuis (ft ope- fationum
intellectus directiu; & ptob. adbué péimó de operatione intelic&us 4b
alia directa, quia praxis proprie lo-qué do diffett ab obiecto fpeculabiliy
namco Énitio pra&ica di (fcrt à cognitione fpeca latiua.ex hioc,gp illa cft
ad praxim, ifta ad obiectum vc ipcfülibile 4. vc neré con- em plabilc;&
cogimofcibile, vnde non fo- Ium denoayaaót diuertimodé proprias ogriiciones(ed
éc diuerfinodé diatdant áil.s, nam citca obie&tuai fpeculibile co-
f»ceulatiui denom matur veo , 1i €onforin;s eft iili tL t diffoum's; at
Cofimtio practica nó dicitur vera, vcl ral- »fedboria vci mala, ficut praxis
alia ctt ofidalta malas ac fpeculab:le vel verum, vci falfümrdicitur loquendo
de veritate, & (liicateobiectiua ergo omn $ cogni tioqua vera, velfalía
proprie denoaiiaa ' &ur aontáamcu bona yel m ala; peccat po-
peculabilis,quàm ad genus praxis", talis eft cophitio: direda abalía
cognitione, feu à' regulis logicis,nà in hac cognitione do: . ere, vel
entitatem; vel directionem pa(fiuá. inxra log;caies régulas,quz
eftillatio;& confe- quentia , eiititassctusnoo dicitur bona y. vel mala,fed
vera, vel £ilfa; vt patec,cófe- quentia quoq, dicitur vera, vel falfa &
quamuis aliquando dicatur bona; vel ma. lajhoc eft improprie, quatenus cam veri
- tatej& falfitate confunduntur,quia Doni- tas proprie dicta pcriinet ad.
voluntatis obiectum; non ad obic&um intelle&us ,. vnde quàdou; qnis
perci ses obié&i quid: diratem dieitur bené difcurrére 4i. verez T quia
cognitio direéta, vt Co2nitio eft, fpedtar ad gcnus (pcculationis quia fol
& intendit veritatis obic&tiug attingentiá y ét vt dircéta ad praximnon
fpe&ta- bit,Prob.copfeq. nam illa dice&io cft ia- ftrumentum ad
veritatis indagationé or- dinatum,táquam ad finem y ergo propri ad grius foi
finis reduci debet; nom ad ge nus*finiSoppofiti, qualisc(t praxis refpe- &u
contemplationis veritatis. Accedit : Atift. fcientiam practicam , fea actinam
[cmper detimuit in ordine a1 voluntaré y fiuc appetitum rónis; ita 6. Eth.
c.2.5.de An.46. & 49 6. Met.C. r,& alibi. — Conf. actio intelle&tus
dirigens aliam a&ionem ei uident nó eft. proprie practi- Ca,crgo actio
dire&a non cft praxis , có- Íeq. patet, antec. prob. cognitio pradt:ca
directiua cx (ua hoc hibec » quod fà maturo confilio, & prudenter frt
chicita , citm obic&ó non cóformetur y adliuc bona iudicatur , £3;
fafficiensre- gila actionum ab ipfa ditc&tarum , taut tr iuttz ipfam
eliciendar;'ünt bong, fi trà ipfo, fnt male, & hoc, quia e(t re» ula, &
menfura illartrm , crm actoacs conforaari, nón cum ob.cétoin fc, fed vt à
prudenti iudicio di&arum ,ve patct in habéte coníciéaam imiiacibilé : at
fpeciratiu: omae fuam veritate dc. cipi: ab ob esto , 1ut fi ilbinon. confotz
matur, nanquam erit vera, quanrucumg; mature, & prudeatcr eliciatur i quód
pot deduci ex Att. 6.Eih. c. 2. ted cogn tio ditigensaliain cognicionen independca-
DOM T ido t Me EL. r $82 terà vo e , vt funt regula logicales, fi non habct
contormitatem cum obie- €to, mupquam crit vera , aut rc&a ,. ergo
ipra&tica non erit,(cd fpeculatiua. Acce- dunt et;am ratioocs Ícquentis
conclu(.. Secundo prob. dc alijs actionibus fen- . fuum ;.nam praxis cx comuni
vía dicitur ilia actio, qua regulabilis eft,& dirigibi- lisà cognitione
practica, quam pro incn- fura reípicit , illamq; practicam denomi- nat,&
confequenter prafopponit illà pon per accidens , fed pcr-(e y ficuc vniuerfali-
1cr omnis men(ura prior e(! menfurato , at qozlibet actio (enlitiua , vt à
volunta- tc praícindit non cíl poílcerior intelle- €ionc, imó per sc cft
prior,vt notat Sco. €it.ergo noneti praxis . 1 101. Dicimus 2. omncs actus
cliciros voluntatis , & impcratos, cuiuscung; fint otcntie,cuia
intclicctiugs e(fe praxim in lore;quo ad 1. partem de actibus clici- fiscít
Scoti cit.& prob.ab ipío, quia oís Guselicitus voluntatis cíl cílcntialiter
"poltcrior cognitione dircétina , eftq, in otcftate cognoscentis , qux.
süt condi- tioncs praxis, vt infra. Tuum quia vt ipse arguit contra primam,
& fceuudam vià , »omnis a&us voluntatisét circa vltimü fi- né cit
dirigibilis à rc&ta rónescrgo cít pra Xis,cOseq, patet; quia praxis hic
sumitur , ,vt dicit actum regulabilem ex hoc , quod poflit bené, vclamnalé
ficri; anteced. prob. quia €e circa vlum.um hé contingit er- fare, & linon
in ordine ad obicétum, sal- tim quó ad circunfiantias ; vnde Thcolo- . Si
quaplurcs. docent. dilectione Dei pos- $c fieri malam in gcnere
moris;.fi.s.debi- fo rcmpore non cliceretur, v.g.fiquis ex - €flicio t ncretur
succurrere laboraotiin ."€xuemno periculo, attamen leuiter puta- zct,
& ccronec poflc in a&a dilectionis ; Dei peraaaere;illudq ;auxili á
omittere; , peccaret, qua tóne dicicur atus dilcétio- mis Dci
circumttantionab:lis secundum qualcynon secundum qnantum;ergo qui- Nbet
voluntauisactus elicitus erit praxis . . . Quibus rationibus prob. ét
a&tustr- geracos.ancellectas: ele praxim cócra Sco: iftascit. dam Door
2.d.6.0,2. € d.42. , &diminit peccatün-cogitacione
ergo ali- 9nainzelicétio ; wt à yolüzate imperata y U-" Dip, XH. De $üemis
. zCOMEDV ^ Ha cs 4 wd H $ ! i T erit dirigibilis in genere móris; vt bené y.
vcl.malé fiat ergo eft praxis: & explica- - tur exemplo nam prudentia
di&a: de cir * cumftantijs ftudij quo loco , & tempore : exerceri t :
item judicium credendi B. articulos fidci eft praGicum , & spectat E.
&d virtuté infusam fidei, babetq.pro obie €&o, nonfolam volitionem
actuscreden- - di,(edetiam actum ipfam , vnde merito- riusc(t, & füpetnaturalis.
—— A Reíp.quidam Scetifte cum Sco. q. 4; prol.art.1.nó fequi,ergo actus
intellectus: ynperatus-eft- praxis ». fed vel cft praxis. vcl pra&ticus ,
nam licét omnis praxis tir aus clicitus,vel imperatus,non tamen contra: ró eft,
quia veintelle&us dicatae pra&icus, debet extra (e teadere ex 5. de
An«49.Í. debet aétusaliarum potentiard regulare,vt aix regulat proprios
actusnó* extra fc tendit, Tac. in prol, cum Toleta- no re(pondct
intelle&tionem vt imperatá- non eife a&ü. intellectus, fed.alterius po-
tentia .[. voluntatis imperantis. Barg.ait
e(Ic praxim materialitery.nonformaliter. - 102 Sednullarefpótio fatisfacit: nam
— — actus ccedendi nonett praóticus , cum n^ lic regulay(ed.regulatus;nec (c
priorefsd- —— tialiter. actu voluntatis ,(ed-elfencialiter- pottecior, cum (ic
nnperatus;, crgo fi om. . nis a&us vel e(t praxis, vel e(t pra&ticus.
y» &; actus ille non.ett prackicus;ecir praxis;- Tum quiae(t formaliter
bonus in: gcne- re moris , & oppo(itus formaliter malus, ergo formaliter
prxis quia ifLas funt di£- ferenug praxis, Tum quia fatis«extra. (e tcadic
iatellectas , dà: dtrigit actum illie ,- nont fic, (cd vt à volantace
imperatum, naa primó-dicigit volücatisaótum-. Tom quia non(aluatur cótradicbio,
nam fi nó" elect praxis , non:poflee dici peccati Se« cunda:rc(pon(o
niliauat;-nam (ic nó: fo- lumaótusintelle&tus 5ícd caiufcunq. al« terius.
poten vc impcrati non cifent- actus illarà: potentiarum y. tamen Scot
tusadmitciraétus aliarum potcatiacü e[- fc praxim . Tum quia mon tantum actas »
[ed.etiam potentiz (ubduntar. voluntatis: imperioyimóactusfuübduntar medijs po-
tentijs , ccgo actus imperatus- dici. dcbet esc ietiiggp i ti impcraue. Ter tia
pcígonüuo y ti ox plicctur quad licmae- teria- " Quafi V. Quid fit Praxisc
uA, 1. — gerialitér praxis 1i fecundario, & depen- | denter,non
formaliter.i. primario, & in- "Acpendenter ; quo pacto a&us
voluntatis dicitor praxis , vt ip fcq. concl. quo fenfu etiam íntelliger eft
Scotus in 2.d.42. cít veta, & noflram confirmat fent; at fi 3y materialiter
excluditomné rónem pra 'Xis ititrinfecamin ipfo actu credendi, cft fálía, &
contra Scotum quol. 18. vbicx groteffo
oftendit aGtum cxtcrioré;.i. im- eratum addere dittinctam bonitaté,vel malitiam
actu interiori , itaut fit duplex 885 eft habitus directiuus correfpondens ia
intellectu, ab Arift. cit. factiuu: nunca- atus; cum isitar hi a&us fint
dirigi: ic: rca ratione , imó quandoq; prz cep:a regulatiua immcediat? cadant
fuper tios S,vt infrasveré dicentur praxis . i& 103 Ex di&tiscolligitur
primo de róhc praxis efle, quàd (it à principtointr nfe- €o cognofccni ex vi
cognitionis rcgulah- tisinipío cxiftentis, non quidé in co fen- fa, quo velie
vidétur Aurcol.q.2. prol.ar, 2. Caict. 1.p.q. 14.art. t6. Molin. 1.p. 9.1.
"bonitas, vna in a&u voluntatis interiori »' art, 4. difj. 1, &
alij Recem. quafi ope- *& imperante, alia m actu exteriori& im- persto
(eer a&um.n. exteriorem intelli- git ibi Do&or omnéactum alterins po-
1entiz à voluntate , vt fc declarat ibid.) 'ergo duplex ró praxis ; quia duplex
diri- wibilfus in gencrc moris,cü aliter fitcir- «umítantionabilis a&us
voluntatis impe- rans , aliter actus imperatus. Accedit. au- 'thoritas cx d ds
Et tandem impu- nantur omnes fimul, quia tora definitio "praxis tradita à
Sco. conuenit a&tui intel- AFetoriiperi odi dicere , 'qüod requi- satur
effe actam alcerius petestiz omní- n0 , videtur petiuo principijshoc.n. eft;
quod quzritat : qnomodo aucem fit cx- plicandus Scotus , dicemus infra. - Éx
bistádem ptob.altera pars de a&ti- "bis aliarum potentiarum; &àm
hi actos , :Xcl (ünrimaanentes , vt fenfationes , vel "tranfeonres;qüz
relinquüt opus poft fe, "yt opera artrficiofa:, & quilibet cft diri-
" gibilis/nam immanentes ; quia fünt epe- ^ ra vittatum moraliudspefunt
ben? , vel malé fieri in penere moris j vt à volunta- '1ei étui ad laudem , vel
vitape- riui "Inputati ,' john de "ipfis im idtelle&u habitus
prudentia: can- uá regula directnia;qui a&titius dici fo. t ab Arift. c.
Mctic. 1, & t£. Met; (am. 3«c, 1.tranfeüntes veró non folum funt di
'tigibiles qàó ad boniratern , vel malitiam in genere moris, (cd etram quó ad.
perfc- &io vclimperfectionem in genere : rust we iramuis fjnt boni in
genere tolli, 1 bfc tepore ; & loco dcbi- rís iux ca nen prudenciee,
poffunt ta- ien elfe imperfcéti in zenere arcis, (i nó fotmatentur [ecuudum cep
ulas art:s,qua ratio exerceri debeat ab illo codem , qui habet ngtitiam
regalàté vt re(pectu eiüs dicatur praxis, quo eciá fenfu Scotifta g- : plures
Do&to. & mtelligantq. 4. prolog. $. dicoigitir ,& $. fecundis
articulus, vbi innuit; praxim debere cffe à pricipio "anuinfcco
cogng(centi .Sané hoc modo imclligi nó debct, quia vriq; poteft vnus ' dirigere
a&t:onem alterius, vt v.g PraTà- tus aCtioncs fübditi , quz non tant (ub-
dito, fcd eriamip(i Przlato pracipienti, & contenti imputantur , atq; ideo
nón atum refpe&u illius , fcd ctiam refpcétu' iftius dicitur
praxís,operatio.n.in eniuct- fum dickat praxis re[pectu eius, cui ali- gue modo
poteft imputari.Et hoc n6 (à Tuneft vcrum; vt aliquidicunt , ae ido opus illud
pote(d críam ab ipfo confuien- tc produci prox:m? , vel faltim remo: ; Quia
Atchite&us manibus truncus po: ditigcre conlalendo actionem fabrorum in
doiho zdificanda, quam tamen ptoxi- mé exercendi facultatem non habet , -&
Angelus per intetnas infpirationes confu lit hominibus actus temperantiz, &
cafti . tatis , Quos ipfe nec proxim? , nec rcmo- té elicere poteft , cum
careat fenfibus, & tamen adhuc a&ioncs ciu(modi Archite - Go, &
Angelo imputátur,vt caulis in ge- nere moris. Debct ergo (ic inicliigi quod
intátum praxis dicitur femper aliqao mo do procedere à principio intrinfeco co-
gnofccnti , quia etium opcratdo d;Qata — 5Ó ab iplo [ci&e exercearut, fed
ab atio , tamen cius voluntas intcrucnit , vcin pe- rang, & applicans
dictan illi, qu€ vulc mioucre ad opus, ádcoquód cms cognitio non folum refpicit
pro obiecto opcrabili actu Li - pet NC . med 386 Difp. XIT. De 4 a&umfi
volütatis prz cipiéis;, fed 1 etiam ager id externum ab alio fa&tü 5 vndé
quia original:ter prouenit à volun- tatc ; rzcipicnts vi regulatiuz cognitio-
nis ciuídem , tdeà opus illud dicitar pro- cedere à principio intrinfcco illi
cogno- fcenti , quantum fufficit , vt etiam refpe- &u cius
dicatuempraxis;& in hoc séfu de- bet intelligi Doctor cit. praefertim in 1.
loc.loquitur.n.de voluntate, quatenus e(t caufa « &us imperati, qualis
effer, etiamfi ab alio produceretur: verum eft tamen»; ibi loqui de praxi
infent, Arift. & vt rc» gulariter in nobis contingit , quo modo operatio
exercetur. vel (altim exerceri potcft abipfomet cognofcéte;& in 2. ar. tc vcra
dif putariaé procedit, & in vtráq; partcm diifcrit Ex his foluantur argume
t& Aurcol, cit.gbus probat rog pra&tici in pra fato a tiuitatis
re[pe&u cófiftcre. 104 Colligitur 2.ad rationé praxis in
rigore requiri liberam cfle,vt poffit fieri, & non fieri ita Sco. q. 4.
prol. M. quam- loquendo,non requiratur hec li bertas proxima, fed (ufficiat
remota; pro cuius intelligentia cft not.ex dicendis in lib.de Ani.quod voluntas
eft potentia cf fentialiter libera, & nonnifi libere poteft agetc;hzc autem
libertas eft duplex ; vcl proxima , vt cam voluntas potell agere , & non
agcrc expedit : vel remota cum voluntas poflet ex fc nó agere, ed ab ex-
trinfcco determinatur ad vnàm contradi- &ionis partem, (ic Bcati süt
determinati adamandum Deum, & Chriftus ad ope- ra precepta exequenda non
habebat vo- luntatem expeditam ctiam ad (ufpenfio- nem a&uum, eo quia Deus
cum.eo habe- bat concutíüm denegatam ad oppofitum a&us, aliter fuiffet
peccabilis.In propoft - toad praxim rigoros? requiritar libertas proxima , qnia
illà actio dicitur praxis , qua efl imputabilisad laudem ; vel vitd- —
affumit,nam actio diciuir pra perium in genere moris, ve] in genere ar- tis, ad
hoc autem requiritur libertas pro. xima,qua e(t fundamentum torius impu
tabilitatis , in his .n. quz neceffaríó agi- mus,nó laudamur,ncc vituperamur.
Vc- rumiia&io neccHaria cft aliquo modo d'rigibilis, (alum retSoté , tunc
minus ri- gerose potlet dici praxis, quia ctiam po- , competere actui interno »
deinde exter- ^ J34 ^N "2 C1 4 AV | "^ . idi Iv "" mio S cfi
efe meriroria, vt videbi dar 9ycuitis a&tioncs necelfariz , & iemoié
liberzfucrunt acceptas à Deo —— ad meritum ex fpeciali difpcenfa:iones 3. mener
Scot dri efus? aplica Pie " ber jdilps a4... H E 1 , 10 Did j« Adi
vollratis eic ds tis eft primario praxis , tu$ vetÓ — fecidano ina epe quo ad
exc cutionéjira Sco.g.4-prol.ar.1, & contra — 3. viam, 1d. 42. B.3.d. 73.
& quo. 18. quibue in Jocis docet moralitatem primó no;& per confequéos
etiam cfle praxim quz formaliter eft dirigibilitas , prob, db ip(o, quia
fundamentum dirigibilitatis ir a&u cxtetno fiue immanent;,6ué rranfe- untc
eft libertas ex dictis, (ed hzc prim cópctit actui voluntatis deindé actui ime
perato. Tum qaia intelleus non dirigit alias potentias , ni(i media voluntate ,
c^ go hzc cft primo diri r,alim potens — tiz media voluntate . Tum quia fi
extere - nus cffet impoflibilis propter alig» impé- dimetum, adhuc internus
effet praxis » probat Sco.cit. nó é cótrà,ergo exter dicitur praxis dependenter
ab interno. —— Refp. Auetfa illam operationem efle - praxim perfc, que fcquitur,
&confor- — matur cognitioni practicz vt obiectü có .gnitum , &
regulatum, talis c(t a&io exe 'teriorsrationc cuius voluntas « na,vcl mala.
Amicus, licét cocedat . moralcs externos efle fecüdarjó práxim , hoc tamen
negat de actionibus attificia- libus, at[gnat zationem difparitatis; quia
perfeétio moralis,que cft bonitasprimás rió compctit a&ui volíitatis, at
perfe&uo Artificiofa eiae v. 3n exter o., & iplo mediante a&tui
voluntas quicquidfitdelbertae 3»... ., Contra Aueríam vrgctur qut iffum lac dirigibilis
à regula racionis y vt fic autcm noníolum habet ration obic&i, [ed po- tius
&ionis , nam obi iim non dicitur formaliter bonum, velmalum bonitate » vel
malitia formali, fed actis ctt, qui tà- liter denominatur, Tum quia actio cxte-
rior & impcrata cft dirigibilis non fecü- dum cfle natura (cd vc habet effe
voluüe — " fariüm» ' triam; &
liberi, quia vt à libero, & vo- luniatio pra(cindit , non e(t moraliter di.
igibilisat vt fic non habet ration&obie- (ed'a&ionis , & (ub tali
effe ab actu » Amicus veró aquiuo. €át; nam licét confiderando actus iítos
1neile lizmato , & in potentia, prius ratio: praxis, & dirigibilitatis
conueniat exter- no,quàm interno, attamen quando à par: te rei exercentur ,
implicat , quód praxis prius a&uetur & exerceatur in atu ex- terno, qui
pofterius »onitur ; quam in in- tetno, prius exiltit * to6 Es his omnibus
deducitur, opti- mam cíTe definitionem:praxis traditam à ia ma epe dixit,
praxis eff abus a potétie ab intellectu ymaturali- tev pofferior intelle ione,
natus elici co« formis vóni veélead boc vt (it refus ; in . qua definitione
tres poniitur códitiones, : X prima, quod (itaQus alterius potentia, —
quàmintelle&us , quia cum.intelle&us ;. [vt fit pra&icus, 4l;
extra. - fetendere; vt. colligrpoceft ex 3. de An. pL: —— fitit in cognitione:
eti fed vlterius procedit ad apus re- gulande illud , non quidem quodcunque
opus , fed quod eft dirigibile inmatcria morali, & practicabili, vt
excladacut er- . ror practicus;(equitur acti dire&tumon: etfe actum intelle&us,vt
inrellc&us ett ,: fedalterius quati di tincta potentia , na: intellectus wt
tic diftioguicurà (cip(o:,ve à volantate imperato, & confequenter actus
intclle&us à voltate imperatus nó eft a&us intelle&us , (ed eft
actus. intel- cótus impcrati ,S voluntati (ubiecti. Sc- cunda conditio e(t ,
qubd fit naturaliter Ifottcrior intelle&ioncyquia regulatü, Sc menfuratum;
vt eft praxis, cít poiterius xegula, & uenfura, qualis ett intellcctio:
practica. Tertia conditio, quód (it con- formis cg. ila, quia non quameung,
pra- xin definit Doctor, fed re&am , cuius re&itudo (umirur cx
conformitate. cuu regularationis , (icut irre&titudo ex ca. rentia tális
conforaitatis « f hac condi« tione imcluditur alia conditio «f. (quod tit ftuis
inctinfecus ,& per (c cognitionis: practica ,nam (i á&tus. ex propria
natura cit à ratione I$ » iain rado diri- QJV.dediw. [eientia im prac. eo*
fpeeul. - IL 887 gens cx füa quoque natura refpicit aGum illumiin quem
ordinatag; táquam in pro- prium fiaem ; hec omnia magis patebunt: foluendo
rationes incontrarium , inqui- bus aliqua authoritates Arift. adducen- tur pto
his conclu. Soluuntur Obieliones . 107 Ationes contra r.coacl. often détes
a&ü intellectus dirigibi- lem praícindendo ab actu voluntatis effe praxim,
fuerunt adduétz , & (olutz in q.- proem.art. j.dum quarcbamus,an Logt« Ca
fit fcientia praGtica, vel (peculatiua . Contra
*.concl. arg. r. q» a&us volun. tatisnon fint praxis; ex Arift. 6. Eth,c.2.
habetur ,quód electio cft cau(a cffe&tiua. aGtionis, quàm praxim appellat ,
fed cau- fa ett prior, & diftincta à cau(ato , ergo clc&tio, quz cít
voluntatis actus ; non eft xis fermaliter, (ed tàtum cau(a; vnde Commen. i.
Eth.c. r.praxis definitur, g» fit operatio fecundum electionem. Cont. habitus
pra&icus generatur ex praxibues, fcd habitus praéticus gcacratur ex agti-
bus fequent. cle&ionem, non ex electios ne, nam f; quis nom (e cxerccat
cancn- do , quamuis f:epius habeat volitionem: addifcendi mpiicam , nunquam
babicuny muficz acquiret , ergo &c. : Relp. Sco. q.4. prol. $. Contrafflud
; corfce dendo o&x actionem ab electione impceratam cífe praxim,non tamen
onmné praxim effe imperatá aGtioné , nam ibid, fubdit Arif. Elethionis autem
appetitus, € ratio, qua gratia alicnius 4. pra&i- ca; funt ./.
ptincipium,& fequitur ,Neqi. fine babita morali eji elettio .(. ré&a s
bona atíio .n. fine mo«e non eit : ex qui- bus patct habitam. virtutis priys
clicere clectioner;quam clectione mcdia actum, imperatum : ende haec authoritas
probat actum itopcratum clie praxim y quis eft. fecunga pars conc]. &
nullu:n actaan,quaí non c(t imperatus, vcl ele&io , cie pra- »im, qua eit.
peima conc. Adiliaa» de- finiionem ex Couim. ait vel nonetíc de- fcriptionem
coDucrtibilcin;vc) hicft con- ucrtibius cum.praxi Ly feendani won di- cete
folum habitudinem effcciuam , (cd etiam £oimalem », V chele AE lu 888 0 Difp
XLI De fdentia 2 mi pro £otentialibera ,& dominatima , velpro elicitione
adtus,no proadu. Ad . cófit. ait , quod in moralibus habitus pra- &icas
virtutis immediaté fit ex clediío- nibus, non ex actibus imperatis y vt. patet
£e non habente pecunias, qui fi nibilomi - nus fapius eliceret volitionem dandi
cle- mofimnr , acquiterechabitum liberalita- v sabíque aliquo imperato atu:
attamé, . inquit DoGtor ;quia eum a&us imperati fant impollibiles , non ita
[requentar cli- ciuntur volitiones, nam ex Aug. 1o. do "Erin.c.1« quod.
non creditur alicui. pof- fibile; aut ipíum non vult. auc tennitcr , vul:: hinc
eft quód non generatur habi. tus;qui-eft virtus moralis in- voluntate fi- . ne
prax busimpcratis ... A irrartificiolis non dantur habitusin voluatate , (ed.
vel folum inintcligsta , quz eritars, vcl. fal- tintin poreatiacxecutiua,
voluotas autem tatum cx fccquécadis actibus acquiritin-
clinationem.ad-imperandum aGius exter- . " nos; & hacrat:one qui
fepius: non canit y: non hibet habitum mufiez--.i,. difpofi-
tiobeiiliaminpotentiaekterna , acc Ts *clinationem y: qniaminus fcequenter
clicit: volitionescanendi , ; &a$- Secundo arg« quà a&usintello- us ve
imoeratasno fic praxis,auth, Sco- ti 4: prolart. v, vbt pofiquá docuit pra- xim
cilc actam cligum,vcl impetratum, obijciccótra fc quia tuac fequereturadtür
intejlectus cfe: praxim y quia aliquis pót clc imperata volantate,contra primá
partionlà dcfinitionis praxis , gy (it actus alterins potentiae ab intellectu
cc(podet nullam, intellectionem: e(fe praxim y (u- menda ptaxim pro
illaoperationey ad q. debeuexcédi intellectus , fed (olü* ex hoc Tepipieioi
Mino Impcidcese elt praxisvcl praóticas & hoc. sin concedit - :-Refp. Faber
cit. Do&oré loqui de in- téllcstioncy vr intellcétio elt ,.non'yt ctt
imperata, Ditg« a inicliccbionem vt im- parat cile praxim mareeialiter, noo
for- mater, vc Do&ot elavé docet in 2.d.42. &cidconegauic à Scoto hic
elfe praxim *ormalueruQaucllus. iaquit., intelloctio- -méntdcirco ncgazr effe
praxim. quia vr in placita noni operati à voluurate » igi pamccdics vcl;quta
non immediafé di- x tem imperatis efl tantum materialite ORC volent. ó
te[pon(to (atisfacit; non prima,q . rà patet Scot ibi fatal do dnte one vt
imperata , de qua vt fic, ait, (oli eic practicam , vel prazim , vt re&é-
ade uertit Smifinch. Non fecunda quia cum. Door in2.cit. ait intel cíIe mas -
tcrialiter peccatum, nonformaliter, pet; — — ly materialiter intelligit
(ecundatió per^ — ly formaliter intelligit primarió;que do- . Grinacf communis
ommbus actibus im - atis " ipfemet docet in. prol. cit«; .Contra iftud
,aic nv, coiter mon. genevas: tur babitus pratbicus:, quieft-virtus. praxibus
imperatis; [equentibuseletlioo .— né,non tamé genevatur ex illis fequenti — pu
ex eletionibu:,imquibusefefor — iter bonitas moralis, in praxibusd cumdig:tur
quilibet. actus imperacus: ma terialiter, hooefiflpunda ib Dogs is f ex hoc
capiteibi negat Do&tor. intelle €tionem effe praxim ,, debcbat Gtid aeg re:
dé oíbus imperatis . &- taraeo de alij: concedit prater ifitellecti ons,
INec tam dem folaittertia, nam Scotuüsibi cxpref^ sé ait nullam intellcétionegy
imperata cfic praxim, nod vt in plocigumy& fi tio haius e(ict y
quiarimmediaré mon dii gitur etiam hoc vrget de'alijs impetge tis'aétibus, ergo
voiucr(aliter.negaredes bebatimperatos ele praxim «525 109 Quapropter quamuis
fic difficili - 1ruslocus , attamé quoniam in alijs locis: cit. aperté concedit
intelleGbioné cile pec- catum, vel bonam; & con(equenter prae xim, debemus
hunclocum explicare , .q» nequit melius fieti y qnàm. expolitionea
Lich:ta&a;vi delices,qynó'loqustur $co- tus de omn: inrellectione imperata
yf dc ilia, quat. fimt eft cegulatiua operas : tionum; poteft.n.
voluntasimperare in« tclic&tai, vt cogitet & quzrrat de medijs
rcquifitis ad, fincm, Qaod perfi cim inquifitioncy& cogitatione qua co»
gnitio,etia vt imperatajpotius cit practie Ca, qua praxis » quia e(treculatiuay
de his cogn«tionib9s. dixit nullà 1ntelMectios nem e(Te praximsque cxpofirio
colligi tur cx iplo textua:t mn. Doctor, Gís igitur dicitur intelleciio el
imperata à Polar ' fatesergo ef? tres "on foni, fed fe- [ Iur, ergo v axi,
vel prattica, qe Cd pleri ai ipe. n. nata 8. denominari quafi. accidentaliter d
praxi, ad quam exten(ibilis eft , nonau- tem efl terminus talis extenfionis,
ecce loquitar itione , quz eft cxten- Fo 4. dire&iua, & tcgulatiua, que
vt fic nequit effe dirc&ta , non de illa , quz ton cít exten(bilis, (cd
terminus, |. quz eft dizc&a mediaté . Quomodo auté in- i fit authoritas.
illa inzeilecius telligenda e xtenfione fit pra&licus , diximus fi
exponcndo deliaiioums praxis $ed comer Log. n. 80. quamuis no- us —— i mm
ixelie- pofie effc praxim , tamen no- Éitram non tecipit expolitioncm , &
ali- tet Ls apap dg Ripe o ae itur i pet *. Meta. n. 74. v oftendi- ——
Rigcedam, eius vcrà expofiionem lacri 15 non . o oo. 410 Terto arg.qp
a&osaliarum pot£- /— wianumnd t y vt fant . «on (nc praxis, quia Acift.6. Met. c.r. & Ae Mcrfam. 2c 1. i (— Git
vcrfari circa agibile.f. circa elcGioncs, 9t (c declatac ibi , f;&iuum
vcró. circa. /* &Gioncs tranícuatce. ergo quia praxis efty R denomias
intellectum. praccicum , iym 3Gus tran(euntcs non cfle pra- ín y (cd
cffc&tionem , ficuc dift nx« 6. Kth.c. 4. vbi praxim,(cu actionem docuit
€fic aliam ab cffcGtione - . Refp. praxim inultipliciter accipi. ab Ktitt.vt
notat Vaf.cic. quandoque etum fumitar vc Áfia3nificat a&ioncm eicétiuami
tan um , quz aGceptio cft eaxia e. 1igo- toía,& ;n hoc (cn(uloquicur locis
cit. uádoque vcró nó:ta in r'gore, (cd vt di- eon à fcculitiones quo pacto coim
tün;s cft a&iont, & eticcueni , & in hoc £cniu.nos bic loquimur »
quia quzrimus dc obiecto cognitienis praece vc à (pe- eulatina duttinguitur ;.
in hoc (cafu. 1o- quutus elt 24 Mcr. 3. dum dixit fiac t pe- eulatiug: elfe
veriatem , pracuca veró opus, nà fi per ly opus intellexiilct actio- nem
firicté (mptam , noo probattet ia- acniuim , quod etat oftendere Mctophyu- ,
Logs intellc&om pe2&icü - (0 QV dedinf.flenein pratl. v foe. s. 889 cam
practicam non effc , fcd (peculari- am, vnde ex negatione , quàd cflet pra-
ctica, non pofset inferri e(se fpeculatiuá, nam poísct dici eíse factiuam
j.& 6. Eth. | €.3.dixit tationé (peculatiná nó mooere, fed practicam , pet
quam inxellexit facul- tatcm commonemactiuz, & factiuz . Quarto
conttacortolaria deducta ar- guit Arriag. Tumquia fi nonrequicete« tur,quod
principium praxis fit in cogno- fcente , (equeretur o€s (cicntias e(se pra-
€ticas , excepta Theologia , quia omnc funt de, rcbos abí(oluté factibilibus ;
imb €ognitiónem , quam habemus de diuini product;on;bus, effe practicanr, quia
e(- fet de re operabili; gy cft falfum,quia oul- 1; cognitio alicuius ocdinatot
ad inpof- fibile ibi. Tum 2. (i neccfiarió requires i vedo t Minn e poffit
errare , queretur fcientiam Dc:, itioncmg uam Angelus habet de m. uc, dictamen
prodentir »quam Chriftus ha» bebat inhac vita,vifionem Dei in Bcacit mon eíse
practicas (ed (pecolatiuas , quia ncc Deus poteft errare nec Angclus,nc- que
Chriftus, aut Beatiqui non (olum n6 oÍsunt errare, imó necefsario agunt, cedit
, quod licet po(fit ertoc contis gereante cosmtionem d:tectiuam,ta pot
directionem voluntas. pofsct deteta minari ad ncccísatrib agendum ex ——X tionc
dirccrioa prius habica, quz ex (c cf practica,quiadirig t serpo illud opus nee
ccísarium eísct praxis. Tandem ainentes non funt liberi, & tamcn. quaadoq;
cftie €;unt recte artificialia, 11 Redp.ad 1. ncg.(cq. nam vt notat Scot q-4.
prel Mead coznicioné practic& tequiritur,nó (olüm quod fic oflentiua 9»
peris , Icd et diteccua , itaut opus fiat ex vi iliius dircctionis, quod nó
accidit in ile liscognitionibus ,qua (onc mere oftenfi- uz, & ico
(peetifatinz; & Éalíum eft nat- lam cogaitionem ordinariad impoflibie le
nbi , nam vt monct Scot. ia. prel. cie. $.Conira tfi ud, 1.d.6. q. 1.
impollibile potcft císe obicccü volentotis ; cum quia licet tit fibiimpotlibile,non
cft camé ab- (oluté ii poflibile, quin poflit cadcte (ub pracc,:to, vcl
cótil;o, vt diximus de An- geld nobis confolcnte quídam acus Ttt virtu Ht $96
sirtutisci fnipo (ibiles .. Ag 2. de ratione graxis efic ; vt opus illud fiat
ex vi cogni» stionis non fimpliciter oftendéus; fcd di- &gigentis fimul;
quare requirituryquód vo Juntas t:c dirigibilis, qua rationc negatur a Scc.cum
verioribus Scotiflis (ciétiam Dei practicam eífe q«4. prol&-r. d. 38. quia
d'u'na volunras eft inobliquabilis ;. & prima rcgela in fuisoperationibus,
de eogmiionibus Anacii Chrift i, & Beato- rum concedimus practicas eife,
licét vo* Juntatesnon poíIint errare,nec actus ipr« farum hint praxis in tigore
y quia vc dice- mus art.Ícq.de rüne (cieotie pra&ice nó eitactualisdire&ia
, (cd aptitudinalis , €ü iguur.cogaitiones ill ex (eiptis- (mt "ditcétiue
y crunt practice, quamuis voi Juntetcs fint. ab exttinfeco determinat
adactionem rectam, hoc ar. cft peraccis dens; & ab extrinfeco .. Perltoc
patet, ad acont. ram quía »mfenténtiá: noftra vo» Iuhtas nunquam ab intellecta
«determi matur,vi nccefficetur ad agendi, [cd feni ger ranetiatrinfceelibera ;
vto lib. de 4áAn.dicimus. Ad 3.conf.ex ibid. diccadis oluntas inamentib, eft
edenrialitcr lrbe xa libertate nacurali,ua polsüt ageres & nonegerc,non
libertate morali, quz. fa- pra illam addit aduettentiam touiscire xa matcríam
moralem viruis, vitij j «um igitur per
amentiam fit pertütbae aus rationis víus , vt.nequeat adueriere « cognolcare ,
quanam fintopcra mo» aliut bona,«clmalay carent regula diri- qiia ibero(équener
libertate morali um hoc tamcn ftacguód quàndo; nó gercarbstur rónis víüs circa
res artificia- des, & ideo potfunt iuxta artis: precepta *opcrari quia
habé&t libertatem artificio Xamjqua dicit libercatem nataralem cua
aduertentia ad rcpulas artis. 112. Quares,sth Sco.4.d.6.3. 10.O; & 2. d. 4
1.iín calce corporis quaríiti dan- tur actus indifferentes; qui nec boni süt y
ncc mali,vt icuarc fcftucam,fticatio bar- be, &c.an ifti a&us fint
praxis. Re(g.aflir anatiué, quia cum (int deliberati, & inge erc moris,
ertic iuxta regulam 10nis nom porycu precipieniem, aut confulentem y
d.permittencem ,qua ratione a&us ifti »dicuntur impuzabiles ad laudem ;
quate- SN oo Difp; X TEDe een vo 15. "T AM P nusoperans per ipfos,
licetmof agat usc ta re gufam rationis precipienterm , tame & ron violat
illam , qua eft minimi ri - genere motis ;fed de his latius in trac, « actibus
humanis. ' — à» b^ "d ^ Contra — arguít Auerfa . uia praxis eft,que
regalatarj& ad ! motitiz pratica Brincipalicateedistur) fed talis cft
a&us imperat Piddimegne Ice, & praecepta artis;v.g.(cribendi,
di,&c.tradunrur de a&uali (criptione; " 'cántu,non de-volitioné
fcriptiems; & cá: «£03; & ad hos'aQtus im feribendi & canendi ats
iptori. eft obi siith dicitur 'attica per ordinem ad bier à peril ed
attdéimpetiam , (t obieótum notitia i uficazatcis: en s P ad hoc vt notitia
dicatec practican ufficit: y vr itd ipfam (equátur 'aGds ali nis vi is: pef mo
turali | quclat(ed ek igicar,vefequatuma fforitid* cognitus, Gc tepre(ent i
GiuésraliScftactusimperarus, oomimpe —— rans. Tui 4:ex Amic.perfectio ,&
impe — fcttio voluntatis eít boniras velsavalitim —
moralis,nóartificialis;beé.m primó ców — petit rer aruficiali inde
independentem —— a? voluntate, volüntati veró. dependencer? à re artificiali ,
ergo primatiozótus ex termus erit praxis - 113.
Refj.actü&externürdupliciter pot fc cótiderari,primó gebe rali hoc cí],srh
fpecie fua , & ex obie&o, a tcquz ab aliquo homine ffat y in cuius
tífir ! porettate et vt fit vel non tit. z. quafi im 4 actu
exercitosquatenus.f. imperatur a vo- , & applicatur ab ipfa porétia exc- i
cutiua ad operandi; primo niodo fundat- bonitaté vel malitia obiectiua in
genere attis,feu fundamental quiad fpccificas tioné, & porentialé, fecundo
modo fuse dat bonicaté,vel malitiá formalC,& actuar lem,& quó ad
exercitium; tunc ad r.die cimus concludere dc praxi, & dirigibili- tátc in
potétia & quo ad fpecificationé* non de praxis& dirigibilitate — Pos.
quo — Q.V. de diu [cientien pracLep peu. del. 89i. qub àd exercitium,
cum.n.prius fi volun tatis actus,quam adus extcrior,& vterq; fit
dirigibilis a róne, quia przerequiritur applicatio potétia tali,vcl tali
modo;im- plicat , quod ratio praxis prius exercea- tür in actu externo, quàm in
interno, E- xemplum cft in moralibus,nam actus ex- ternas: homicidjj primario
prohibctur:, & fupcr ipfum ipmediaté cadit probibi- tio, & fupra
volitionem auc (ecundarió y Quia idco volitio homicid;j eft mala , &
prohibita,quia homicidium eft malum , & prohibitum; qu caufalis cft vera ;
& hoc (i-contiderantur in cífe potentiali , & obicétiuo;quáaquáwt fic
libertas prius conueniat interno quàm externo , nam primitas malitiz non
attenditur penes primitatem libertaris,qua eft fundamen- 1um,(ed penes
primitatem prohibitionis, attamen in effe exercito volitio bomici- dij eft
primo mala , quàm homicidium. Quia primo exetcerur. ,
&.in externo dc- indc exercetur depgendenter. abinterno . : mptü valet de
praxi in effe.obie ,& poteatiali; non incíle cx ercito, actuali, Ad 2.pcr
idem; nam inob;ecto mufica includituz aliquo pa&o applica* . fio potentiz
executiue . Ad 3. dicimus a- &um voluntatis non fcqui per modü na» turali
fequela- ; immo efie per fc inten- mytáqui neceflarió & per fe primo in
exercitio regalatum. Ad 4.illa perfectio artificialis in: efle potentiali primo
«om^ petit rei artificiali, nonin effe exercito , d: dependenter à voluntatc ,
qua cít «aua illius aGus . *a414 Dices,eüdé ordiné (eruat actus internus, &
extetnus; dum fiunt n atu , quem feruant,dum funt in: potétia,vt pa- tet decffe
libero, quia. n.efíe liberü prius competit inrernoquàm externe in co fi* £16,1n
quo ambo func in petentia , idco iacu prius compxtit incerno,quà m cx-« teffio
,€rgo quia ró praxis prius compe» tit externo , quàm interno in effe potcen-
tialiji cendi, dá (unt ina&u. Tum quia ft ideo actus exterior , vt dicatur
forma is exercice , folum prze- xigit ioteriotem, vt ab co liberzaté par-
ticipet,non erit fiinpliciter verom; quod ratio praxis abactu interiori dc-
riuatur in exteriorem;(ed hoc tantum ds libertate verificabitur. Rep. non
(cmpee feruati eundem ordinem inten.ione , & executione , quando .(.
talisordo cít execationi iacompoffibilis ; vt patet da fiac, & medio ia
intentione, & executios nojibi.n. finis eft prior, hic pofterior, ita €It
in propotito,vt dixiaus;pracipué in generc moris;quia ad hoc vcaliquid pro
liibeatur primatió, fufficit quod fit libe rum, (iue primarió, fiue fecüdarió ,
proe hibitio .n. pendet a voluntate legislatos fis ; at in a&u exercito
nece(farió priug ponitur jaternus quàm externus, Ad a- líad dicimus in effe.
exercito externum non (olum accipere libertatem fed ctiaas dirigibilitatem;
quia non eft a&u dirigi bilis,nifi medio actu voluntatis hoc, vel. illo
modo applicantis; & maximé loqués do de praxi imn genece moris , nam vc ait
Door 2.d.42. B. quia voluntas cít pri mus motor in regao anime, & omnia
illi: obediant, tenetur dace re&titudinem,norr folüm fuisaétibus , fed
etià-a&tibus alias rü potentiarum; vnde bzc caufalis e(t vea rayidco
potentia exteriot deficit operane do, quia voluntas deficit imperando , dine.
ARTICVLVS Ib. Quid fit, c vnde [umenda ratio grás &ici , c fpeculatiui - ^.
11j Iücrécize pratici, & (peculadiuk D nó (olt applicant habitibus fed ét
actibus, cü hoc difcrimine, quod a loquamur dc a&ibus; tantü.de intel
lectja uis dcbet intelligi , ratio cft , quianullug potentiarum. ab
intcile&td potcft dici practicus, quamuis fit praxis 5. nom n:eí(t dirigens
,;& tegulansy ícd di- rectussat fidc habisiuseit füsmosic [à- tio faltim
practici nó (o]um tribuitucha- bitibus iatellectualibus,(ed etianyvoluns tatis
,virtatcs namq; moxales.appellaatur habitus practici , & ratio huius cft.,
quia: tàm ifti; quam illi ordimantu£ ad. praxim: Em diuetíintodé ,nà PAPAE 05 ,
vt prüdenta: , & ars ,refpicingr pra« xim dircctiué, noo.-n.habcrit aum con
ad actus altarum porentiarum, vc cx dicendis in lib.de deduptgnimumpen tC à i-
E9:z Tabitus voluntatis refpiciunt praxim elici tiue,quia phyficé concurrüt ad
proprios acus ; cum crgo fit diueríus ordo in his, & illis habia us, diucrfía
quoq. erit ratio practici. Verum quia communiter pra- ۟icum fumitur vt
diffcreniia condiftin- £ta à (peculatiuo, & hzc nonnifi bab;ti- bus
intellectus poteft cóuenirc;hux ctt, quód de practico, quod cum fpeculat;uo
diuidit hakitum intellectualem in comu ni,loquemur;& dao quzrimus,quid for-
maliter dicant , & vnde fümanuur , anf. à fine , anab obiecto ,
Prorcfolutione primz partis quafiti not. quàd ces à nobis cognofcibiles (unt
dupl:cisgeneris, qngdam ,o. funt produ- €ibiles, quzdam improducibiles , faltim
i nobis,hec non poflunt cognofci nifi (c- cüdum propria predicata in primo, X
fe- cundo modo,ac quidditates ipforum; il - la dupliciter pogunt cognofci primó
quà ad coram eílencias,& prazdicata,prefcin- dendo ab exiftentia , fecundo
etiam quà ad exiftentiam/f. quatenus (unt produci- biles inreram
natüra,con(iderando mo- dum,& circumftantias productionis illo- füm,vt
recté,& congrue fant;ptima co- goxto dicitur fpeculatiuaquia fiftit in có
tc mplatione veritatisnec vltra progredi- tur,ciufq; finis eft (cire ; Secunda cogni-
tio eít practica,quia fe extendit ad opus; iudicat.n. hoc effe profequendum ,
illud fugiendum;ciufa.finis eft opus ; qnapto- quer racio practici (ccundum
cemmun£ in cognüionc dicit ordinibilitatem ad opes , quod eft praxis . An .
1316 Scotusanté q.4.prol.art.z.dilige tjus explicans quid fit ifta
ordinabilitas, vcl exteníio ry ig qua confiftit ra- tio practii; ait dicere
duplicem rclatio- ncm aptitudinalem priotitaris naturalis » &
conformitatis; quod practica cognitio dcbcat effe prior naturaliter praxi »
pro- bat ex 6. Eth. c.3.vbi docet Arift.electio- nem rectam , qua eft praxis ,
neceflarió Iequirerc rectam rauonem , cui confor- rpatur;& patet ex dictis,
nam omnis pra- xi$ s vc] cit actus clicitus , vel imperatus voluntatis , vterq.
aoté prarfapponit acc intellectus ; tom quia regula elt prior na- turaliter
regulato. Quod deinde dcbcat Dif. X11. De Sentia. cc conformis , probat ex
eodem Arift. ibid.docente quód veritas confideratio- nis practicz eft confe(sé
.. conformitet Íc habens appetitairecto : duplex autem cít conformitas, vna
paffina, & hzc con- uenit appetitui » & praxi, alia actiua , & hac
cfi propria cognitionis practice, ga eft regulaiudicans , & dirigens quomo-
do gerere (c debeant aliz potétiz inpro* ptijs actionibos. Quare illa erit
practioa cognitio,cui ex propria natura cóueni&t haz duz relationes
aptitudintlcs, Notan- ter dixit Doctor has relationcs effc aptie tadinales,non
actuales, quia per accideng eft , quod ad rectam rationem fequatur praxisrecta
: cum.n. voluntas fit e(lene tialiter potentialibera, poteft non agc- re
propofito fibi obiecto à recta ratione practica,vel non conformitcr agcre; noa
ob id tamen cognitio directiua , & tegü- latiuá non erit,cum.n.fit ex fe
talis , nom pendet in hocá pofteriori,& effectu. Ex quibus colligitur, male
à recentio- tibus referri, Scotá fen(i (Tc illà effe pra cticam cognitionem, ad
q fequitur quos o operatio aliqua,vt amor, vali delectatio : Nunquam .n. hoc
affcrit, vt. - patet intuenti textum, imà oppofitü do cuit, dum dixit cognitioné
illam c(le pra" cticam , quz ex ín; natura cft regulatiua praxis , inter
qua fit relatio dircctiui ad directum,& regulatiui ad rcgolatum, taz lis
auem non eft qualibet actio quo* £anq;modo fequens cognit;onemyfcd i- la,quz
elicitur vi cognitionis directiua ad Fen cognitio rc . , -oll gitur 2. ad
cognitionem practicá nó(oflicere;g verfetur circa rem opera"
bilé,hoc.n.conuenit & fpcailatiuz ;tà uie Phy:ofophia,quàm moralisfcientia
yet» fantur circa act;ioncs no(trz. voluntatis » qua (unt res operabiles;ícd
adbuc reque ri,gp verfetur operabili dictck modü,& circü(tantias
acuonisfaciéda Col igitur 3. cognitionem practicam illà ciic,quae cx (ui natura
et ad. praxim extcnhbilis, ad opus oidinabilis, hice re(pectus conformitatis
actiuz , cum aptitud:nalis,e (t ccaliver idéuficacus; qua propter non.cft
códitio neceffaria , Vt fit ordinabilis cx intentione fcientis» Vc lale . 59
aft. AE " V ris RET nS shui rinqoit Do&oryea- Faélu iltá eon ordinare,
1 quig cé pisi: xinfocus fcientia qula pé- feictijs acbitrids erit quoqs acciden
is ipe untmerumcqaine on Bi 79417 fiin phus proc maios, netta pra- idi dmt nc
Qd c 1 pracci- dis & vci tpeculariuo diltinguirur «oucr piat hábicui gk
aceai im tellect uali» alitcr i lieercodiiipetituhabitus .n- in tácuqo dicitur
dirigere ; ingnaptli .eftipzoducti- n&sacios pracrics qual niediare dirigit
, f$ in hàbiam cx fc attiggis obiectum, fed pyédioatus xqui eft. imoediaté
direct: Bisp; ioc verbapuluplicitct cantingits.vr toMisicár moSco.q 4 prókarguédo corra ita qiam, Soin fn, ad fóncs
opin. nà üg aliqui poodici practicus siii dire & viftüáliter, rj: &
eft. coghiuo princir j raetiey xc quo dedugitar omclul i icétiboreieqeci inna
ilr rd fidinizeipcactici: jn ga feionti Mr MA EPDIA ME iebdigitur Piscis
ibedirecbinus fp squiliter x qi Ecxpeétse dirigg in-praxi m,sa-ef oouni dio
concitifhinis practicas hos dup iei i6H5 eb roxime er eum diétag in parts
EütorMijés Gi tu hcielfo rali eL talimode A GNMGE CL qudbdiditum UR. rit [o
iineisrin foa biles tit ats , éLiciihaghienimdhibiivsdadindg p áctüspátt&icolirczwekt
dios ,enm.die ctàtim vente: li liba ede; pnofequende m» iid opns bgodirecao
itoagibis fibsserie córhufto Ycientiei monilia fa cybilibuscéndluto
aruis,oqnetjunthebi- tisinetitiancos ádcopus in yniüesfali No- £at
infupécDoctórs dift habisesypiacr falcs diti folemápec 'y:v&ide medii, ni
diuldétut inuheocica ani, £peculazià y & iti praccicámiyndmquód farmalirer
ünt T indc ji«d quoniamxquáddo funt ali- (duo cx:tema.oppofiuà «quanto alig d
reé&dirabyho. oppobronfm , tanrp acce- dit adaliid, modo confi decauo a
paru - culari,quia eft immediate. du «cua. gra- xis à particulari proxime habet
xónem prátuci;& quántà aliquid recedic ab 1lias, tantó magis acceditad
fpcculutiuum.s &. an. Logicae Vnde [umnátwizatia hraSh Jgecal. ii. 835
haciónzhabiususvniuer(alis pot dici -/e :culatiuus yin quanpun-recedic ab
jactu. in particulari ; yndeagaab(olute c.t culis; fédcompataiud4:, 56s. Tx his
deducit Scotus, quid dicar, (ic - eulatiuum.s. gam cutmopgonatur praet: - 0,
dicit carcntiam illius otdip.stionis- 3i ópus;uaur goguitieispesulacua Grilla,
q dd cócciplatigng propri). obiecri f thc, S vitra non procedit s. hinc. Aritt.
a. Meg c zl aéciatpeculatiuadicituclibera, pra- SINCROIIA WELHMUENUA TIER EE
Anis [peculatigae cll weritas yqacticae vero «0 püsynam jlla-ci.proprerde shax
proccn Alin1,;cum: miaitira aliacü poxenuarí) -ox18:Sedeorm arzdicca i0flajuc,
quia practica & fieculaeivum: funt d; ffcrentig chuifrdüz (cieotig ja
cochmuni » ar. ku relpcctusy wel'pulvatieposet cde. diife- rétta alicuis
eeálisabloluti, qnalis eft fciée tlaergo praceicu anon dicit illos re(pe-
&rüsguccfperalarisum-cátengarb illerü. Sic(paprateicisb s Sie ealaiguo
dupli cicer pollboan i decanb wel Kecuridum id y. 4pst patze cei d;
cuntsvelikecug dam id; &.à nobisexplicintur y primémedo fuüt di ig;
e(onctales Iiontiz y fecunda mootio.dscont refpectes Bocacentià jp (ah fd
OAjlicato, (ant; potius; pafsiónes Gon? (equentes, quàm ciencals diffctentge y
iftesah circ utolfaribuntsvthotar Sao: eit, zilChrca ai preen) difficultátis
aducrten; dhm.g dex Sco,cis, ifia vod, notitia » &ohabitus pracucis
Scfpeculaciut dicürit &alcs ineran(ecég (4 forcgddireri per propa» dis
nijas cffenciales yX.de hoa non eft quaiíbio, Ccáiusrin-bs) vndocau(ali- xo
otiginausé:iesepiantifte di wd peii acpibus ve|habidbusser.quo (tqdfi- ayrnon
foutfaccrequaficoyqui re[pades habitósidia: practicos cl (pecilauuos » iquiagh
actibus pidcticisa)& (Qeculat uis icaufantutqhamuisín. actus ftat eaula;har
bituumsátcamen;:vt 00; aCdDoqier lit: E y &tactüs)fbi funt prácticiy i fpeculuuuig
xrgo bibentiauías) 4.curscaies com ineng idiffetepvias x&icontequencec ifla
xNular etant; originatiue .cawíagtes. diiérotiig illas ; d habiibussqutsre;ab
sodG lhabiwig: y &actusdbabcbuntipné practici , vel (pea culayiuiy&
deiffo qe ciens qiedipi UU 3j n 394 ' in qua difficultate certum eft
intellectum ton poffe effe talem caufam, quia intelle- &us efl cauía
comunis vtriq; tàm pradti- : co,quàm ípeculaciuo,crgo mon potefl effe. caufa
dift inctiuasaliquid aliad igitar affi - gnari dcbcbt , quod (it proprium vnius
, & non alterius. Prima opinio eft Henr.quol.4.q. 1-qué fcquitur Grcg.in
prol.q. .ar. 3. Fland. 6. Mct.q.2.2r.2,& ex parte Amic.ttac. 27. difp.4 q.
4.dub.6.fcientiam.f.dici pra&i- cam,vcl (peculatiuá à fine,nam finis pra-
€t icz cft opus, (peculatiuz vero ipfa ve- ritas,& fcitc obic&i;quá
fent. ex noflris fcquitur Baffo.q.7.prol.ar.3.Secüda (enr. cft Scoii
q-4.prol.ar. 3. & omnium Sco- tiftarum,has differentias nó fumi à fine ,
fcd ab obie&o,vcl tiobie&um , & finis coincidunt , non fami ab
illovcfine ;. fed vt obictto,quem modum dicendi fere (c. quitur Rubion.q.
9.prol.art.r. 119 Dicendücfl,aGum,& habitü dici pra&ticum,non à fine
(ed ab obic&to, idé de fpeculatiuo dicatur;ita DoGor cit. & quidem de
habitu patebit, id demóftra- bimus de a&u ; Prob. igitur à Sco. prima
pars,quod à fine non habeat,quod fit pra- &icus. Tum quia ró pra&ici
formaliter fumitur ab aliquo intrinfeco aui , có fit effentialis illi cx
dicédis art. (eq.crgoori- ginatiué erit ab. aliqua caufa extrin feca & przfappofita
illia&ui , fed talis caufa nequit cffe finis,ctgo &c.mi.prob. finis vt
finisnon cft caufa, nifi vt amatus, quia zx di&tis difp.7.Phyf.e.8 .art.3.
intà tum finis caufat, tn quantum mouct agés ad agcndum, (ed r6 pra&ici
conuenit a- &ui iue finismoucat agens; fiue non, & conf:quenter fiué
fit actu cau fajfiue nó quia (ufi cit dirc&io aptitudinalis, ergo
noncaufatur à fine ; non .n, amabilitas , & potentia ad cau(andum fufficit
quia cf fc&us, p we tecipit,à causahabct , quia cauía actu caufat;no quia
poteft caufarc . Tum quia vcl finis cft ceusa , vt eft extra productus,vcl vt
confidcratms,vel vt inté tus & amatus ;non primi, quia vt fic cft poftcrior
a&u practico, & aliquo modo Aus;faciens aüt diftinguere dcbet cf- fe
prius; (i pe ose vt ficnon cau- fat vt finis, (cd vt obicttum , quia vt fic
PMEANEDLSS iL Dip. XII. De Sdemia. .— Lo ATE T sb 4. jnon babe: rationem finis
5 ad qi quititur , vt fit amatus, fed potiu né obic&ijnec tectum, vt iam
oftési R eíp.Baffo.notitiam przcedé.é ame rem finis non c(fe pra&icam,íed
fpecula-- tiuam,quia non cit à prax: vc à fuo prin- Spas cit intentiofinis ,
vnde fol mittit pra&ticá notitià polt finis amo- rem,non crga finem, fed
erga media, Per - hocad a.ait finem vt inicnium, sea incer tionem finis caularc
notitiam practicam; & in hoc fcníu cx plicat; limitat do&ri
namtradiamde praxi. ——— — M .. Contrajintério finis eft praxis regulas bilis ex
di&is art.pracced.ergo refpicit re gulam priorem,ergo non przcedit noti«
tiam practica (cd fübfequitur. Tum quia contingit quandoq; agerc contra atua-
—— ledi&amenrónis, vt cumquis peccando —— habetconfcientiam
remurmuranté,quod — — dictamen eft pra&icum,yt patet,nà au —— dirigit
adopus,&attinetadscientiamfal — — tim moralem,& tamen non eftab inten-
—— tionc finig,quia hax potius cft illi oppofi - ta, Tum quia preícindendo à
quocunq; — a&u volütatis hoc iudicium, Deus efl se — - mà diligendus,non
eft ípeculatiuus,quia '—— non fiflitinfola contemplatione vetita" — —
tis,ergo pra&ticus,ergonó eft deratione — — notítiz pra&ticze a&tualiscóformitascum
— — praxi. Tandem je a&usbonusmo- —
raliter dicitur taliscx conformitate cum — regula rónis, vt cómuniter docent
Theo * logiin ttac. de aG.ham,(ed intentio finis cft bona formaliter , (i
cftcirca conuc- niens obiectum, ergo habet regulá prz- uiam,cui conformatur,
quz pradtica crit» quía dircétiua operationis teta. ) Amic.reíp.rónem praébici
habere efTe à fine,non caufatiué,sed terminatiué , nà vt a&u cxiftente fed
vt potente cxiftere uia effe&tus pot terminare d uz cau(z tàm vt
producibilis , quàm vt produéctus.Hac refponfio non cft ad pro potitum , nam
diftiactio per. effe&us c(t diftin&io à pofteriori,nosautem quati- mus
diítin&ionem per priora, per cau. (as,à
quibus originatur 120 Secunda pars,g fumatur ab ob:c-. &o;prob.à Sco.nam
actus (ciéua pracri- H ca cau(atur ab intellectu à pra miffis 5. 1 intcl- Qu.
Pale fu Tatelle&us non eft ratio diftinguendi, vt diximus,ergo erunt
przzmi(I, quia vt di- «emus di(p.feq.concluf. (cientifica debet elTc ex
proprijs, non cx cómunibus, cam igitur alie (int pramiffae cóclu(. practice, km
cóclu(-f; tiuz,diftinctio à prio ri ex premiffis fumi debebit » praemia: aüt
non funt cauíz originariz huius difti €tionis,quia & ipfz virtaaliter
includun- tur inaliquo priori , tale aüx eft fübiectü €x di&is q.2.ergo
caufa diftinguens pra- &icum, & am latiuum erit obic&ü pro prium
vniufcuiu(q; exemplum : hzc con- clufio practica, Dcus eft (ammé diligibi- lis,
deducitur ex his przmitfis , (ummam bonü cft fumme diligibile;Dcus eft (um- mum
bonumyin quib.vircualiter contine- rur,premi(Tz immediaré continent con-
clu(ionem rone medij, qp eft caufa conne &ens extrema , medium aüt vitimaté
có- tinetur virtualiter in fübie&o; inquo etià virtualiter continetur
predicatum.(.(um. mé diligibile. Quandoq. aüt medium eft à e o diftin&i, vt
eft reip: refpe- minis,quz ponitur finis medicin uctamen in [pens obie&um
^w qp virtualiter primó,& vltimaté cótiner, non ille finis, nam 1ntantum
hzc, vcl illa fanitas concluditut de homine , quia ho- mo cft tali, vel tali
temperamento cófti- tütus;& in fcientia morali fzlicitas poni - tur
finis,fed demóftratur de homine per proprià róné,quia idco fzlicitas talis có-
petit homini, quia cft talé animàá habens; ynde fubie&um eft faltim finis
remotus fcientiz,& idco ab ipfo (umi debét prin- €ipia,licét non in quatü
finis , fed vt obie €um.Conf.ex Arift.6.Mer. 2. & 6. Eth. € 1.& 3.de
An.5 r.vbi practicü à (pecula tiuo diftinguit penes obiecta ; clarius 1. Magn.
Mor.c. 35. Notat tamé Do&or, q» cü ró pra&ici dicat duplicem reípactam
prioritatis , & €onformitatis a&iuz , (cu dire&iuitatis , primam
rc(pcctum proprie m6 habet ab abordine potétiarü, eo quia voluntase&
regulabilis , & poíterior in- rece eu o) pe MN accipit ab Obiectosquia ideo
inccllecuis cecté di- etat eee eiie (umme diligibilem , quia D cus iníe vci
contine: ycjicascan iluus hir pratLep fpteul. ert. 1. 85; propofitionis,&
rectitudine il!à. Vbi ad- Uertit duplicem effe rectitudinem praxis eliciendz
vnam neceffariam , quando .f. indepédenter a quacunq voluntate obic- cram natum
eft terminare aliquà actio- nét patet inexéplo allato, & vniuería- liter ip
illis omnibus , quz funt intrinfecé bona,vel mala,& ideo przcepta,vel pro-
hibita;quia fant bona, vel mala;altera rg- ctitudo eft contirigens,cum
.f.obicctum eft bonum bras à ab actu alicujus voluntatis,vt fant apre on funt
bona, vcl mala,quia praccpta vel prohibita , vt fa- crificium miffz innoua lege
cft bonum , veteri lege nonerat bonum ex ordina tione voluntatis diuinz , &
in his vltimig notitia dicitur practica refpectu illius vo luntatis, quz non
e(t deterininatiua recti tudinis,nó aüt refpectuilliusquz deter. minat
rectitudinem ,& bonitaté obiectis hzc.n.non depédet ab intellectu tanqua à
regula dictante, quia eft caufa rectitu- dinis obiecti, & prima radix omnis
obic- ctiug bonitatis, Inoppof.arg. t. q iftz differentiz ra mátut à finc; Tum
ex Arift.qui 3.dc An, 49. aitintelle&à exten(ione ficri practi- cum.i.qui
cft fpeculatiuus, per ordinatio nem ad finem fieri practicum , & 1. Met.
C-I.practicam fciétiam docet ignobilios rem c[Te (pcculatiua quia eft gratia
víusy ergo vfus eft per fe finis practicz , er diitinctio (umitur à fine ;
clarius hoc ha- bet 2. Met.c.5. vbi inquit finem fpecula- tiuz cíIe veritaté,
practice autem opus. Tum 2.quia actus dicitur prascticus, quia cft moraliter
bonus, vcl malus, fed boni- tas, & malitia conueniunt actui ex circum
ftantijsjincer quas principalior eft finis ; Tum 3. obiectum , fi eft caufa
actus , eft effectiua, erzo non e(t prima radix difti ctionis, prob. conítq.
nam omne agens agit)quia mouctur à fine , ergo finis cft prima cau(a,&
radix omnis diflinctionis, Tum 4.principia practica femper fumum tur à
fine,crgo finis eft qui virtualiter in- «ludit rone repete x: 121 helíp.cs Sco.
Cit.ad arg. pro. opin. g dug triplex gradus iniclectue fecundu Arilt.primus;cum
percipi fpe- &ulabilia ; Secundus cum cogitat agiblie 3 Tit 4. bu £9&
Xinh DÓpXEEE «Be eionih. DESEE Ín vniaecfáli i6/diccado de redijsimpar
'eieutbris Tercioscum de medijsanpavri- culatteófalit propter finis
afecutioner. Hine fecüdam prit gradum intellecras eit fpeculaciuds;qui deinde extéditur:ad
copnitionem' practicam in vnime(ali, *& &ptitudinalem, qua non refpicit
finear vt amatum/f(cdvécogiritum ;fecundurftter- Sum gradum refpicit irem
amarum & voliróm & voluntate; quarencgatuy intel» Teccom extendi
ad'practic grins optér finem A did de r, et. cel p, Sco ad ire; primc.o«q:
collar. qus víG£^y. feroperario ti eft obiectum enti practicas tanceftper
fediRin- I criubfeios vt obiectum cógitieim 5 mon: Mises fa finalis fi vero
nori eft'obiecum ,. Lo Deque edu slBabeat hibitudinéad vfam;bom ded vcad perfe
fusca tncaee(t'obic- pun & quia liübitadiiémhicitad vfurri,. Vicecve ur
graclátiraltedos«óliueraram:, xRoBicéti; adlitic éóteladiuit henoliilicas
fcientia practicae. Ad id dea Met sit Tip itorh pevalátiaümprofihe iamédia- 4v
Tübere [pet ulàcionen quat d'ciuiva- "rais qui virer rton rebidit;habiui
pta- xicürmproa né: imtnediato Ttabere opus «b hosdami praceicam 3q6d diciiur:
opus; "Quis refpicit tlüd'regütandoguard: Arif. «a(Benaaie diffremiam
babiaiuiispenes: 10s os iweethid drefpiélanr) inp ra ü- witadiitinaiononidtprma
& origmh Aisgesdixirias Ad 1l $ oxcetloqridb - rudis rn: fidmerátur: AQUA
EDIT Bus ud didit Fw; d reor y s eni ons. sdproStiimtrisenrmanrd- cite *titfe
fp dueloaviuE propier "fineniyqtt meer trice de- tcr nij icone] nonc
pioréyaub vp - uer dàdine gltum: DIET ayaoudít inudofeca fudismriab: Ti.
neyoticunebiectó coirici : 5i noue dibvtoisehytialipay: -deinoritw patet t8,
tus quiz Rire Obiciti aene ipt s vopnitióy efi valérec tet,d actüs tu&. Ad
4. 2(tmpr defever(í steicdaco (eiécoe qdiefobi S piá &n6v quaa iren ice
datum tuifiüsigoprob.cóvla On& C422 cor ineróres eit BaiseQ uie Pih mre m
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tenbtiHas ree da dit ccs dé finis cflet Mig Et yquewt cóferriisintenit Sin
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89r bj" omm mié ongugko que Af in obi furis. hp an A p2210/ "dens
Saisir A ers »* esa c T6 zat e ' a minus dependet, 6i b 2 Eier vem irae i eimi
iic imosediaid Gri fn endo cau feticzaernillim vete WE TU eR meer inrer cte
piede xobie&o:dantar riotitial m 1 tíot $5 ipu E iotiarrície iz
pru&tiez At da nd eal onis ^nRetpad c ; cite quandóccau; 3 diftin&ar
funt. viiuóce ci (uis ffe fimiles, rom vrimocatio: ey c fümilirudino satum tor
diérpcucs formas. M groducic calorens,faltiti Bifihwitutibe Fire uf detti uab adefl;ccffeCtas
eft milis fuicaw» — - fron forone; fed'aomfa modoeeadifor: qmi; c cü domusc Xa
fidum ia radar (téles:adeft timaktadoin-for. e cà ta:id inflacilhus f, (ed, non
(mo id! si icavdomes: extcai Bupeioeit yii es domi.sonceà dabec:cfíe-d.
ivilligicir: iri eios? Gocogricum:juandougiat edid ctus (hot fim ies:afiqua fim
dicunt Bllarah*; uitio cdsfareffictenies (pee di- qun aova
lentioForcechiecltatenm aeorf- «tnhvetieótaulh fic ro mbec obibetare-
fipcistmraua« A dz: imeufüree (pea ae forkarabrobtectis; nd caufarentult:à Hab:
ve gerft vicessillorum «' tom qnaeónda &osditumurfpezincare prac Agatif: s
y (Gdiqwiatiabentrax mae mco AMineqiKipC i$4q. wa dpi diaBhcum, er a quias
ilpon em (he nó pendét ioh (it cauía rea- c oo ceca pof- HEN pta iic c
fpcilhtum, fioi ation formali; qua fv nitur fj» atlb4 GEM bimE wea) Miet ee
scares d fica. Mairena vary ecc p Yes e ee luimveotfideal. nem. fátioneny
continet I fpeeatátias , & dicitur virtualiter v y féciindüraliam cotuinet:
cort cas eee «onfi deracut [ 53 vtopOtediteife termi MOM OBLURID V. fts th
atcur ids penis vitàllb quomodo: Doas vil &fririim boruim: dicivit^terminus
dile» &iórks; & diligibilis ;& hoc modo dici eit^Sirunliver
practica « !s E 262131 5125: biiolo20).44 12:1... 3 SR TIPCV Lv 8 FT
"fiecibuonin conie ib git [ott s? hama cR pm rs AY defueiufic j qui
negarüealy latas-differéntias: praótici., i colunt fcieniz'in cóiconnenire , cg
quiaoéax(ciéiá fpeculariuà elled. xerity. i$ Sancixo:r Log. qrz; Valiiusaslo i»
dip. p-y/q. 4- adlyeret Amic. traót; 27» acoDey difppq.z.dab.6: cócl y. qui
Aléficital (v Mótantox.77T Ire uer, Zabs &: Bal, ; - Oppotira (ententis e(t
communis & traditar& $co:3. 4jproliad arg.pcinc« qud.
probacexAnft.& Met;c. t. vbv (cienciany diniditin practicám y & f
peculatiuam, q etiam docuit y 1-M ccm; 3:6. 1 «& li. 14 cz & lib:
sa6Xiye Gs Ei. initio. Tug quia irlibiPott.-vbrGr exaCte naturam: etplicat
(Cicntizr, mun quae excludit notis tiam praéticam a ratio fiicnsiay do
oiiies-códiciones-; quas adducic notitia racticaradaptari potlüm ipro* buius
(upra. i;arG^ fi magis: mad ipit ex-éolurjone obiefterum oii .* 115 en(tant
,namcAz for) icr; 6:2. adründ féientiavidetucéxigere y qo fir 5ratia fut. atur
alterius; vtieftpraxj ica noct . tas fedipeciiliet.ó- ih. boc allcrissnam - Gc,
1s diuidit faculvatesantcljceun «an tacul- tatem fciendi, qua res confiderat,
quarü patrz aliter fc habere nonpoffunt,& in facultatem ratiocinandi
confiderantem, que aliter haberi poffunt;primam in c.2. vocat contemplatiuam;
& c.3. diuidit in fcientiam, fapientiá, & intelle&tü, fecun- dam in
prudentiam , & artem, fcientiam di (tinguit à prudétia,& arte quia illa
e(t. «irca obicttam ncceffatium , quod aliter haberi non potcft , ifle
verfantur circa obiectum contingens , quod aliter poteft eflc , nam opetabile
dicit ordiné ad exi- flentiam , & per confequens eft variabi- lc, non
ateroü,cum igiur de ratione om- nis(cicntie fit habarc obie&um neceffa-
rium, & hzc ad contemplatiyam fpectet facultatem , notitia verà practica
fitcir- «a córingens pertinens ad ratiocinatiua , fcu a&iua, non potctit
cogniio pratica feb Icientia tanq. (ub genere contineti , 125 E efp.in 1. loco
[olà decere feien- tiá (peculatiuá5quia eft gratia fui, perfe- tiorem e(fc
pra&ica quz eft gratfa al- Meriusnomtf negare (ciétiá cffe, imó fi onctc
háx diuifionem ; & hoc modo e antellizeadus Acift.dum 2. Mct.5.
ait pra «&icanrnon confidcrare cauías per fe y .?. gratia fuisfed in ordine
ad aliud. Ad 2.di- «€eimu$ cum Sco, q-4«cit. quód (ub. nomt- anc (cientiz
comprehendit etiam moralé y» quia fae diftin&tionem. affignat ex hoc, we fcientia
eft de re demóftrabili , nà alt pradenia, at habitus vpiaeríakam. clt de £e
demonttrabili poffunt .n. de epcrabi- ibus in. vniacr(ali confideratis fieri
pro* potitioncsnecellariz ; & (olum de parci- «ularibusnequit fieti
demófkcatiosde g.- bas e(t prudétia; nec obftat obiecti cóua- itiaynam
a&tus,qui contingenter elici- zür , concluditur neceffarióy debere cfTe sar
MANN dn ic&tus; inquic r de ipfo contingenti eít (cientia quaniirad conel.
demonftra- tam ncoc (facióper aliquod. C neccffaci à conueniens contingenti ..
Vocauit auiem Arift. hanc facultacé contemplatiuaia, nó Quia (it propri
fpevulatiua » fed quia eit vniuet(alium , vbi prudentia eft finsula- 1:0m ade
modi, qao medicina diuidi folet infpecalatiux, quar eft vniuerfaliü , Difp. X
IH. De faentia. e Twp 2 E - acquiritur ; quatenus nom proxime diris git , &
in particulari . Quam i Aucría q. 16.(et. 4. cófirmat ex 1.m mor.c.32, &
33. vbi facultatem intelle- &tiuam diuidit: ex. duplici obiecto intel-
ligibili& séfibili , primumait effe obie- &ü contemplatricis, srà
obie&um confuf tricis , per primum intelligit vniuer(ale, á per si
particulare , & 6. Eth. c. 7. & 8, n clare afferit pradétiam effe
parriculariü ,. Dices 6.Eth.cit.prudentia definitur fit habitus cum reGta
ratione a&tiuus, fd hoc conuenit cuicunque notitiz pra&i- €z,crgo
qualioct (ub prudentia, non fub fcientia continetur. Tum quia c.7.ait pra
dentiam c(fe vniuer(alium ;. qnod-de arte docuit 1, Met.c.t.ergo (icut fub atte
co- tinentat habitus voiuerfalinm,& particu- lariam fa&ibiliü, ita füb
prudentia vtrü- er habitum agibilium dac intelligere b id multi cocedunt rónes
iítas, & re ndent Arift, pec fcientiam intelligere olas (peculatiuas ; quia
ift» procedüt dea monftrationibus rigorofis, nonficfciem- tiz practice , quz
(unt de minus perfc&& cegno(cibilibus in fey minnfq; eertisqu&
(peculatiug ,vt notat Doctor cit qua rez fponfio cf expeditior.
Attamenjdicimus. adhuc fuftipendo priusallatam y ad 1. ex- Sco. cit. qp
definiuo prudentig debet in telliai de babitu a&tiuo proximo, qualis: c(t
habitus acquifitus ev a&Gibus , non de remoto; quaks c(t (cientia. Ad.a.in
1». co idcirco ait prudentia cffe yniuerfaliis, quia in e(fe perfecto
prasfüpponit fcien- tià moralé vniuer(aiit in eodcm intelle- &u .
Noncurauit autem diftinguere ar- tem ab experientia » ficat feeit de pruden tia
(ciétia quia artes vt in plurimü ac —quirütur experimétis, && gui ione
fius principale crat explicare babicus: 1c 6tiuos crga agibilia, nó erga
fa&tibilia .- 136 Cum igirur practicum , & fpecu- latiuü (int
differét:g diuidentosfciéam y videndum remanet , qüo illi conuen;ant y circa
quod süt duo dis imum ett,am fint differentie ynmediaté diuidétes (ci tiam in
communi itavt qualibet fcientia fit vel
practica, vcl [pecolatiua , & nulla detur media; (ecunidü an (nt
differentia & practicày qoa ex vía fingulari aéiud ciipntiales, ap Yel
aceidentalcs « Ec QUIA Qum. pratl.erfpec [ope diuid ant crt.ll $39 — Etquidem
circa primü dubium nil oc- €urreret dicendá, cfl.n.quaftio de nomi. ne nà pédct
ex diuct(a acceptione pra&i ci & fpcculatiui , de quibus iam detctmi-
nauimus quód pra&icum dicat extétio» nem ad opus , (peculatiuum carentià
talis . extenfionis , inter quz nullum cadit me- dium, ergo omnis Ícientia ,
vcl e(t pra- Gica,vel fpeculatiua , vt cü Sco q.4.prol. art. 1, & $ Quarta
viadocuimus o. prog. art. f. oftendendo falum ec Logicá nec e&c
pra&icam , nec fpcculatiuam , ^ Verü cftó bac quaftio fit de folo no- mine,
vt diximus, Ferchius tamen nuper- timé veftig. o. valde. infüdat , vt probet
mon cffc diuifionem immed atam, fcd da- Ti medium pct abnegationem extremorü
»f.[cientiam fa&tiuam , qua nec practica, ncc [peculaciua cfl; totum cius
fundamé- um partim ex Arift. auchorit. defumptü tft , qui (cientiam diuidens
(emper vtitur tripartita diuifione , népé infpeculatiuá, actiuá, & fatiuà,
vt ex varijs locis — oftcadit popup tim ex rationesquia (cié- tia pra&ica ,
& (cientia actiua funt pror- fus idcm, & folum diffcrunt idiomate,ná
ptacticum eft vox grca, a&tiuum latina, €rgo non bxné diuiditur (ci&tia
inpra&ti- cam, & fpcculatiuamy& curfus pra cea Ls
ina&tiuam,& fa&iuam ; quia nihil poteft tanquam cómunc diuidi 4n
(cmctipfum , & inoppoficumünm, nec.n. poteft ho- . imo diuidi tatiquam
aliquod communc ad hominem; & brutum , tunc..n. idem effet communius fcipío
, & vnü oppofitum ef- fctcómune alieri oppofito;& de illo prae-
dicaretur , Nec reípondere valet, inquit ip(e, pra&ica limi communiter, vel
pro- priéipra&ica proprie eft fcientia a&tiua, & di inguina: contra
facti commu- niter veró fignificat omnem fcientiam , qua non cft fpeculatiua,
& non eft gratia vetitatis,& cognitionis folum, fed gratia operis. Nam
contra inftat;probans id cí- fcabuti vocabulo pratica , & in Schola
petipatetica a qiuocatioge ludere , quia Arift. femper accepit practicum ; vt
con- tradiftinguitur à (peculatiuo, & fa&tiuo , ergo nonlicetalhjs in
eius Schola accipe- rc pta&t;cum , vt quidcommuue ad a&i-
cmom,&factiuum. — s 127 Sed 'tota huius viri concertatio manifc(lé
demonftrat ipfum có:cxcre li» t€ de (olonomine; & de folo vocabulorü víu
cfe (oMicitü;idcirco, cü de re có ict, communis modus diuidendi fcientiam ia
pra&icam , & fpecalatiuac, non:eít de- ferendos , & rurfus in
a&iuam, & factiuam , quia effc ad finem extra in« telicétum e(t commune
ad (ciétiam a&i uam,;& factiuam; ergo ficut [cientiayquae nonhabe:
talen finem, fed folam verita. tem;dicitur (peculatiua fic é contra que hibet
talem fincm, dici poterit pra&ica vcl fi hoc vocabulum eft fa(peGum, alio
cói nomine potcrat appellari v.g. operae tiua; & ficut operatio diuiditur
in a&io« nem;& f:&tionem.i. immanenté, & trá« feuntem, fic
fcientia operatiua in activa , & factiuam fobdiuidcetur. Ruríus tal
intruditur mcdium per aboegationé exz tremoram inter Ícientiam, quz cxtebdi-
tur ad Py qualiseft, qug ponitar cis ad actiuá; & fa&tiua,& illam,
quz nó ex« tenditut ad opos, qual:seft (peculat iua y quia femper vrget ratio
DoGoris , quod 1nter extendi, & non extendi dati nequic mcediumyetiam per
abacgationem extce- morum , cü fint contradiétoria. At ref p. Ferch. c.5. ad
14. potle daci medium in; tcr contradictoria, fi "er NE iocti
pliccaturjalioquio mirabilia paralog zare poffemus, vt v.g. quod inter
bipatium, 8c. millenarium non eft oumetàs medius, (ic arguendojintet
primum;& nó ptimü nort cft medium , numerorum autem b:narius eft ptimus ,
millenarius non cft prin us etgo &c. Vcrombac (olucio probat (opi quod
iater extrema contradictionis po« teft dari mediüm , fi matcerialicer (amans
tür,nonaütem vt ftantlüb membris con. tradict;ionis formaliter , vt i pfe ibi
fate- tuc,& ex eius exeplo deducitur,quia inter binarium , &
millenarium numerum da« tür vtiq; medius numerus, denarins, qui« narius, c. qui
tamcn numcri confidera. ti, vt funt oon primi , non median inter. millenacium
& binarium, alioquin pco« bare policmus intct numerum binatiumg &
qüiinarium non dari medium (ic para- logizando,intcr parem ,& unparcm non
datur mediü , oumctorü binarias eft. pary qui- , eo6 Xi sto Dip aoo Den
feadtaon acu. quinariusimpets crgo Ko. fie; dn gropc- fito. £a£ti0a enédiace:
porch. marecialier intér a&imamwX (pcouladiuáfadforgislis ter; vt flacfib
illo, exttenocoMuadiétio, ji fisgquad.cft ex teofio ad opusimó modia.
fcd.ctbmebrü inadequatá bos essen INec fundatuoot in oppot. C mu cfquia. paw
aee posce Mi uidat tripartita djuiftone» Bon tamcn.id fem fecitbipartita:s
Y&.€x: multis locis calligicaz, quos. pe adducit €; 4. - &flà ibi
cóenéat.nán. facere weram: diuifjonem » (cd potius comparatione. 4 qnod an
oninie pófi verom, itd Airernei iet pde quia de hac xe apxij nolumus ele:
certum eft patte fcientiam diuidi B bie partita, G tripartita; ,dinifiome
zque:be- né, quia yc. diximus di(p.i«q A iart.psud- ido gcnus patcas/fi le haie
pecies,vcin pofito eft de. cientjaJcommodü eft ac vtile illnd immediate
diuiderein fingu las, & hoc fuit, an £apfa y: quod. Arift. £re-
quentius.tripartità diuifione fucrit v (so TNec etiam ratio; qua.
affercbatnpafatis vrget » imóper dift fin&Goncm ibiallaram fufficicntér
diluitur;,qnag £t de.m&- tc Ari(t..diximus (upra arte ad 3 «neque nouumcfd.
in fpecies diuidi appro- priato cuidam illaru ipfo;nomipe gend- ris,fic motus
diuidi (olet inmoti proprie i&ums& mutátionem , pomum Áigni €a oinne
genus: Samen pd «ialiter maUs Ap osDe » Jic ergo inpro- gofitoj pradtica:
fignificat promifcué om- né notitiamy qua ad opus cxtepditur.ex-
£taintelle&üu xta, mad lequédiArif, m $.Mct. 3v fpeculat ipe fimis
»exttas., pra- ti autewi opus, pcculiarieramterb pos — amu eim (olet. jenhenm
Ad. iur tli am fpeciem (cicntias qua a 5 & qa: «acabulum.practies. t gc
notitig, remped adtjnam, & fa» A illamaatitiam; qperatius quia, de nominibus
rixam no pinus, . : 1428 At inflazFercha«1a.nullonomi- nc: poe. . hane ;
mnoriuá —' um aput, quod probat cx Ar agn. mor«e-vir. vbi prse quadnon ener nii
tas tàm.ad fa on MM ? s i lup ifi^ (tia, quàmde habatuali diniioncna (ic tice R
eT pe Arif folum iznnudte velle iquodinon f j xz facultas dc fa&o. qué agat
pice pie pari rry m m nun rum avsdicau porta prd qid alti ashoc an ceriom elis,
fc concediun 4G. eid audnem. £xWa » amti cBba nid iere Quid copimiibr ia aet
«uam; &cfaétiuamby mulae ihincifincgjvb ticin ab Td niunis varias amt
pcEREAUSA QE itiarum fpeciesannqaratas concede , Trew iun pr pter e Iv Pura npe
site mde NE Ci uerb nom fpcétár ; uia. £u
itnctn,noatejontun adf d ,diftinctam, quater] dati&zmyar iple: di acts T
-pradicagw vt soin ins;cld y. -nomon oftendit, aí wuiehor »D.. em iquodamór y
eo-ántemiplo T ,amoré Sei , - ders epa tius practicam laptt ;4:€E: péculat Pale
ffo man tij & poteft exagitan iris totali; nondoquimur: autem de. ic
ípecnladaio,ptóut ànobis mamvt fic nequennt peer re unt cled Eun CIE T
uicum &, fp vt Caiet, yel
formaliter, vt fe dra quifuftinent Theologiam, & ke qe dici practicam,
& fpeculasaga Y uü d H QJ Qumprali. c) fptc. feient.dinidam. efr.II.. 901
gimus q.proarm. cit. quod alij exteadunt - etiam ad a&um, ita Amic.
tradt.27. difp. 4.q.4.dub. 10, Auería q. 27. (c&t. 4. ad. dunt Hurt.difp.1
1. de An. fcct.4. & Ac- tiag.difp.1. Log. (c&.4.cundem act fal. tim
diuinitus poffe fücceffiue dc fpecula- fiuo ficri pra&icum. 119 Dicendum
eft nullum a&á ,neq; habitum fcientificum, fiue pattialem, tiué 4otalem
poffe cfíe pra&icum , & (pccu- Jatiuum, tàm fimul , 4 fuccetfiué ,
& pet confequens has differentias effe quiddita tiuas, & effentiales;
ita Do&tor q. 4. prol, art.2. & arguendo córà Gocfr. & D. Th. quem
fequantur Scotiflz omncs , & vc- tiorcs Thomiflz,faltim loquédo de íci£-
tijs naturaliter acquifitis , quoscitant , & fcquuntur Did. à Iefa difp. 1.
9.6. & Có plut. ibid, prob. ex Arift. qui 3. de An. e gj Mct.4.& 6 Met
c 1.& 6. Erh ci. & feq & 1. Magn.mor.c.3 1. & 35. ex di- ucrütate
obicctorü arguit i diftinguit Écicntias in (peculatiuam ; & praGicam, &
cx hoc, quod vna non cft practica ,iu- fcrceffe (peculatiuam , & fi e(t
pradtica, quod nó (it (peculatiua , quod verum non €(iet , (i cadem fcientia.
fimul effe poffet Gica , & fpeculatiua, Nec faumsfacit Vafa.1.p-dif
-9.dicens in his locis Arift. &on atrendiffe (pecificam diftin&ionem
otenuarum; ed varietatem opcrationü. on valet, hoc.n. intendimus , quód ex
varietate obiecti (peculabilis , vckopera- bitis lee diftin&io [pecifica pra&i-
ez, & fpeculatiug co;nitionis. ' "Deinde prob. róne, & primo dc
actu , nam ratio pra&tica, & fpeculatiua funt op poftitz differenuz,
quz contradi&toriam oppofitionem infcrunt, vt notat Scor.cit. cognitio .n.
pra&tica fcrtur in obiectum wt opcrabile,ex fe eft directiua operatio- mis,
rcípicit obic&um in ordinc ad exi- ftcatiam: (peculatiua veró ex propria
na- «ura refpicit obic&um mfe, non:n ordi- m*« ad opus, nó cft dire&iua
operis, & ab exiftentia prz (cindit , ergo eidem actui nequeunt conuenire ,
conieq. prob. quia idem a&us tenderct , & non tenderet in 4,5,
dirigeret, & non dirigcrct ; antec. £yood attributa illa conucpiant ex
proprijs naturis, prob. quia qu& conueniunt a&tul rationc obiecti
formalis, competunt illi efientialiter, nam actus ab obiectis (pcci- ficantur,
ifla vcró attributa cóucniüt acti- bus cx obiectis proprijs formalibus, cffe
-n. practicabilc cft rat:o formalis con(ti- tuens Ícientiam practicam , ficut
fpecula. bile conftituit fpeculaciuam, vnde diuer: fz paffiones omnino
dcmóftrátur de quo libet per diaerfa media, & principia , & fi ab iliis
auferatur ratio [peculabilis , vel operabilis , non amplius remanent obic« cta
pra&cz, aut (peculaciuz fcientize. 130. Mukapliciter re(pódét primó his
rationibus fold probari no poíTe dari acti formaiiter practicá &
fpeculatiuum , noa tamcn eminenter , Sed hzc refpon(io ab omn:bus feré
reijcitur , quia quzlibet co- ghicio vel fcrtur in obice in ordine ad opus,
& fic eft formaliter practica, vel in ordinc ad fe, & fic e&t
formaliter fpecula- tia , & ficut nequit dari obiectum, g» fie
con(iderabile ab intellectu ; (ed nullo ex his modis, ita ncquit dari coguitio
, qua non fit formaliter practica , vel (peculas tiua o. : ^ Alij refp. «y
practicum , & fpeculatiuü poffunt dupliciter cófiderarlprimó adz- quaté,
.i. fecundü oés conditioncs;penes quas opponuntur, quomodo practicé di- Cit
cogaitionem cum relatione ad opus , fpeculatioum cogn:tioné veritatis cünc-
gitione relationis ad opus ;fecüdo inadz- quate, quarenos dicüt perfectiones
(inzu- loram finc mutua repugnácia, v.g. fpecue latiuum dicit cognitionem
ob:ccti fccon dum propriá naturá, & pa ffiones,non ex- cludendo fimpliciter
relationem ad opus, fed fecundum quid, .(.vt obiectum (pecu- latiug modo
confidcratur; practicü dicit cognition directiuá non excludédo (im. pliciter
róné. [peculatiai , feu cognitioné naturz,& pa(fionum , (ed fccondu quid in
primo fenfu i(tz differentia funt incó- poflibites , & conucniunt vc fic
actibus , quorum quilibet cef icit obiectim tora- liter pracicab e , vcl
cotaliter fpccatabi- le qua róac dicuntur obiecta adzquata * at íccundo modo
(unt cópoffibilia in eo- dem actusquia ille accus tunc refpicit plu- ra obiecta
vnü practicabile,aliud tpecula- bile inadz quate proptec — ; 90L : Difp. X11.
vel peifcetioné obiccti : adeft exéplü de znim: rationali,in qua vniütur
petfcctiori modo formaliter gradus vegetadi ,& fcn» tiédi in plátis, &
inbtutis difperfi;& obie «ta sé(uum externorü adaquaté proprias potentias
rcfpiciunt , vt obiectum vnius non fit alterius , at quia fenfus communis
inadzquaté refpicit omnia fenfibilia , ifta [ofiunt od vnam potentiam fpectare
. 131 Contrályreeturquia róncs practi- cab:iis,& (peculabilisnon pofsunt
inadz- quaté refpici ab codé actu , nà actus vnus non nifi «nicum pot cefpicere
obiectum, à quo fpecificatur , & nequit in plura o- biccta formalia
tendere, vt in lib. de An. dicetar,& fi plura refpicit hzc erunt ma-
terialia obiccta,non formalia , aliter non eflet ma ior ró,cur vnus a&tus
plura, & plu ranon refpiciat :quare femper inobiccto vnica formalis
róterminandi corrcefpon- dere dcbet, ergo idem actus nequit refpi-
ccrcinadzquaté obiectum practicabile, & (peculabile . Ncq. dicas refpicere
illud obiectum (ub aliqua cómuni ratione, Tü quia hzc communis ratio effet
obiectum illius actus, non tóncs inferiores practica bilis ,& fpeculabilis
: ficut actus attingens animal praícindens à rationali ,& irratio- nali,non
ob id attingit hominem, & equü fub proprijs formalibus rationibus. Tum quia
hzc ró adzquata ncceflarió deberet e(sc vel ptacticabilis , vel fpeculabilis ,
vt contra prec. refponf. arguebamus : Nec exépla adducta faciunt ad rem , nam
gra- dus vegetandi, fentiendi , & ratiecinandà €x proprijs rationibus
formalibus in com. muni non funt oppofíiti , nec fc habent vt diffctentiz
diuidétes commune genus, (i- cut fant practicum, & fpeculatiuü in or- dine
ad fcientià . Similiter obiecta (cnfuü externorum pofsunt inadzquaté. refpici à
fenfu communi , qui c(t potentia tcípi- ciens pro obiecto adzquatofenfbile (ub
rationc aliqua fuperiori , & communi fcn- fibilibus externis : at lata
differentia cft intec potentiam, & actum, eadem .n, po- tcntia pót plura
refpicere inadequaté, vt intellectus omnia intelligibilia , & fenfus
communis oia fenfibilia , non aüt cadem intellectio ompía intelligibilia, aut
plura, ncc cadem (enfació pluta e£(ibilia, (cq qd De Seientid . "oue. 0 :
TI multiplicatione obiectorum. particulertü | multiplicátur aus;vt fafius ia
lib.de An, 132 Ex his manct probata fecüda pat de habitibus partialibus: ná
caen actus fp cie diuer(i gencréc habitus (jecie diucr- fos , nec poilit
id& habitus concuttere a actus fpecificé di (tin&os ex di&is
q.3.(c« quitur,quód ficut actus pra&bcus, & fpc» "
calatiuusfpeciedifferun:itahabituscors ———— rcípondentes.Tandem probaturdeíciene
— - tijs cotalibus , (cientia .n. totalis dicitur : vna ex f'nitate babitus
alicuius quidditatis vt includeniis vel virtualiter, vcl potétías litet
veritates demon(rabiles de co cui eft quidditas, & de inferioribus (ub co
cá. tenus, itant o1a con(iderata in totali (ci tiaconucniant invna
róneíormaliconfií. — derandi;, vc! genetica , velípecifica,vtqe — 3. fuse
explicauimus ; (ed nequit dari vna cognitio alicuius quidditatis , qua refpis
ciat illam (ab rGne praCticabilis,& fpecüe labilis fimul, vel (ub rone
aliqua ES ci déte, yt probatum cft, ergo neq; babicus fimilis poterit dari , ex
cuius vnitatefüs — matur vaitas totalis fcientiz . Tum qu vnátas (cientiz
totalis pendet ex vnitat principiorum , fed nequeunt dari p ia comunia fcientiz
practicz , & fpe atiuz, fed omnino fünt diucr(a,vnc c [ gnitio principiorum
fpeculatiuz dicun tur ad habitum intelleus pertinere, cipiorum veró praGica. ad
fj xt aducrtunt Compl.cit. m Cum igitur quilibetactus, velhabitus. — ex propria
natura habeat , quód fit pra» . &icus , vel (peculatiuus , &
efleatialiter 2.—— fcquitur has differentias efle quidditati-. uas, &
cífentiales fcientiam 1n communi. diuidentes;& con(equenter nec €t diuinis:
tüs cundem actum , vel habitum pofi de, fpeculatiuo fieri practicum , quia |
Deus cffentias rerum igummtare. E qua. adhoc vt fiat talis mutatio in au, debe
rct etiam mutari obiectum, aliter non cf; Íet maiorratio , curantea erat
(jcculati. uus, modó pra&ticus,ad mutationem aü E. obiecti mutatur €t
actus,quó ad entitat&sc 133 ln oppo[-sgenis idéipteliectug |— efi practicus
, & (peculauuus, etg &ha- bius. Tum 2. fidcs eft iul Mos fpzcujatiua,
nam inclinat ad a(tus praétáe v E gotics | gtet perfc&tionem obie&i,vt
Th .- .* wel ptopter vniuerfalitatem eiufdem ; vc Agr oprijs obiettis 9T.
Quom.praci ev fpec. fcienr., diuidant. odrtIll. 9035 €0s;vt qubd Deus (it
colendus, & ad fpe. eulatinos, vt cp Deus fit vnus, indepédés, &c.que
funt concluf.metaphyficales, & pm iuz. Tum 5. operabilitas, & non
perabilitas in obiecto nó funt effenria- ksj&' ita diffetentig, ergo neq;
in acu; vel habitu; Tum 4. habitus f pecula:i- tius concurrit ad directionem ,
qua fit à pra&ico; ndm metaphyficus oftédit Deü e(Te (ummum bonum , primum
ens, infi- fiitum,&c. qua omnia rudant ad dirigen» dá voluntaté in Dei
amorem; Phy(icacó- fiderat naturam anime , & palfionü eius, faturam
herbarum, & corporis humani ; ow cognitioies inferuiunt morali y &
dicinzimó funt principia, quibus me "dicus fuas demonftrat conclufiones
pta- €icas , ergo pra&ticum , & fpeculatiuam nonfünt oppofite
differenti , vnum .n. oppofitumnon concatrit ad conftitutio- alterius oppofiti
« Tum f. virtutes its idferioribus dilperfe repetiantur vni fuperioribus, vt de
gradibus fen- E anima rátionali;et pra&ticum, & fpeculatiuüib (cien is
ordinis fpecie diftinguan- fut , tamcn in fcientia fuperiori, vel pro-
licologia, Losica;poffunt vniri, Tum G.diximus (u« pra).3. dati poffe vnam
fcientiam totalé emniü rerü , crgo hc non erít practica, sictpecohidhd fed
vtrunr]; formaliter » "Fandem íi quis haberet cognitioné pro-
dü&tionis rofz v.g.hzc cognitio e(fet fpe eulatiua, vt patct ; fi tamen hoc
actu per- manente communicaret illi Dens poten- tiam produé&tiuam co(z ,
tüc euaderet illa €ognitio practica, quia etfet de aliquo o- tabili, ergoidem
actus potcft. dc fpe- &üflatiuo ficti practicus fuccetfiué . *x34 Relp.ad
i.neg.paricaten, idé .n. jnteli e &us eil fciencificus, opinariuus, &
erroneus, & ramen idem a&us, vcl babi- gus nequit cíie fcientia,
opinio) & error, nec fimul, ncc (ucceffiué ; ratio eft quia diffcrentig:
itae accidentaliter conaeni- unc intelle&ui,& inadz quaté propter fui
sli mitationemyat a&ibus, & hab:tibuscf fcm i aliter competunt 5quia
[ümuntur cx fouvalibus. Ad 2. neg. antec. nam atus noh fpeci ficanturex à-
bic&tis materialibus,fed folum ex forma- libus, qua ratione diximus q. 3.
oésactus fidci effe eiu(dem fpeciei; & confequcn- ter vcl pra&icos ,
vel fpeculatiuos , quia vnicum habent motiuü affenticndi.f. au- thoritatem
reuclantis Dci. Ad 5. diximus etiam q.cit.differentias accidétales obie»
&iin effe rei quandoq; effe e(fentiales in cffe fcibilis,& in ordine ad
actus, vnde co guiriones ri fibilitatis, rationalitatis, & a« -
nitnalitaris fpecie, & cffentialiter diffe. runt,nomi tamen obiecta in effc
cei, Ad 4- folum fequi habitum fpeculstiuum ette virtualiter pra&icum, no
formaliter : nec repugriat vnum , & idem effc formaliter fpecülatiuum ,
& virtualiter pra&ticum » ficut aqua calida cft formaliter calida y
viraaliter frigida, vinum virtualiter cali- dum, formaliter frigidum ; tum quia
noa eft cau(à adzquáta a&us pra&tici , ad có: clutionem.n. practicam
requiruntur duae pramiffz , quarum vna ct oftenfiuabo- nitatis obfecti,alia
directiuo in gencrali y vt (ümmum bonum cft diligendum, Dcus *eft fummum bonum;
ergo d:ligédus, ma- ior eft dire&iua in genctali, remote, & formaliter practica
, minor tm fe cft for- maliter fpeculatina , at in tali fyllogifmo eft
virtualiter practica « Ad s. aifumptum non et vpiucrfaliter verum » precipue
quando di(perfía funt oppofita inter (c & imbibun: contradidtociam oppofiti
nem : vnde nec fcientia diuina , quz emi nenter continet omnes perfectiones
po(- fibiles actium intelle&us, dicitur formas liter,vel eminenter
pra&tica,& fpeculati« va fed ctt formaliter (peculatia2, vel pra
Gicaiuxta varias op:niones, Ad G.affum- ptum etfe verum de (cienajs (pecuiatiuisg
non de fciemia in communi , quamuis .ne per precifi;nem detur fcientia tanquam
genus pra(cindens à differenüijs pra&ticiy & fpceulat.ui, non tamen à
parte rei datur" hac lcientia,led femper eft in fais fpecie- bus inclu(a.
Ad rai ose cómunicaret Deus virtutem productinam rof& alicuís habet de
productione ro(a fcieptiá (je- culatiuam , quia (olum cogno(cerct mo- dum, quó
à caafis nawralibus eft produ- €ibilis non p fà&ticám , quia licét lt de te
opc- €—— —C o € —A oA c wx €€m]R 904
Difp. XII. opcrabill, non tamen operabili modo, .i. non vt à (c opcrabili,&
dirc&iuo iudicio; pof con n.unicationcm virtutis , adbuc ille actus efict
(peculaciuus , quia nulla c(- fctinipío tfa&a mutatio , necefiet rega-
Wariuus, vcl applicatiaus propriz volunta- gis, & virtutis; & per
confequens deberet alter atus produci omninó à primo di- uerfus: fic plyficus
contiderat ,quo pa- €to 3&tus lint ab anima elicibiles, contem plaur
ipforum dependentiam, non tamen e(t cognitio pra&tica , quia non confidat
opcrabili modo, & in ortine ad circam- cunflantias morales produ&ionis,
Pl'oncius died q.8. à n. g t. licet «um alijs Scoriftis dcfendat eandé fcien-
tiam partialem non pofte effc timul pta- eiicam,& fyeculatiuam, oppofitü
tamen tenct de fcientia totali comple&éte mul tasparticulares fcientias
habentes diflin- &anumero, & (pecie obiecta, quia in bu- aofinodi
fcicotia potiet vna pars dirigere praxim,& confcquenter e(le pra&tica ,
& Alia pars per fc non dirigere, & con(equé- fcr cile fpeculauua
zargumentum veró cx DISPVTATIO DECI MATERTIA Defomé.. 020007 DoGore adductum q.
4. prolog. art. s. D: ait concludere de (citu aliqua partialis -— de (cieotia
vna Coral WERE illud (olucre , prout procedit cons tra (cientiam totalem. Verüm
ioc Pearl placicü reijcitur à nobis di(p.1. Met. q n.71. vt expreísé Scoto
contrarium, taiosudem & Sem argumentum be né ponderctur,nedam de (cientia
partiae li probar effenon poffe fimul SE IU. & (peculatiuam , fed etiam de
totali , v& fatis conftat ex di&is n. 152. tàüm quite Do&tor
loc.cit.dum negat eandem fcien- tiam císc po(se (imul practicam, & fpecue
latiuam , ocdum loquitur de fcientia. a partial , (ed ctiam dc tocali ; eius
etiam. folutioncs & inftantias ad Scoti argumée -refutamus; & quidem fi
i nedum concluderenc. de quod poffit e(se (imul pra&kica ,.& (pec
laiua » fed ctiam de partiali , wt difcuge " genti patebit ;. vide dif. 1«
cic. M num, 71. De "Demonflra tionc. *» zz "Iter partes fubictié
Logic Mtrifl. principe locum obtlo.— Ai met demanfiratio, vt.q. proam.
tetigimus , Quapropter bae Di[putatio inter cateras logicales principalior erit
corree fpondcns libris Pofl. in quibusde Demofiratione agit ye ipfam vefoluendo
in principisysr conclu[ionem ; vnde bi Li- rirejolutori injcribuntur yvefolutio
.n.eft totius in pare tesy[eu principia folutiogqua duplex cfl, alia realis, qu
P oa J veali atbioneyalia perintelicéiumy quse diuiditur in pr je amy»t cám
propofito fine inquirimussscdia Cr in fpeculatiuam y'vt cum a conclufione
principiaycir cau[as inuefliganus : qus refolutio ad logicalem coe tratta efl
Plant is partes, 9 principia felatiot € quia principia fyllogi m$ alia [unt jio
e[fe m modosdr in figuray que magis commumia Junt , alid asaterialiay quales
[unt premisa fécundum debitas códitiones yf. quod fmt per fe» immediate,
priores c. binc libriyin quibus formas figu gotà de magis communibus,
dicuntue.libri Befolutory Priorumyi ra declaratur , v& : lli veróyin quibut
agitur de materia hece[jariaque minus communis eftyimfcribuntur Re[oluiorg oe
Bteriorum. Iatentum igitur Arift. in bis
libris eft. naturam y € La rper pes | saonfirationis insefligdrey *
confequentev firomentum. [cicnd» commune demonfivationi, ^ defimibioniyhae 4m
in 1. ib tum, vt militat contra (cieotiam totalem, — quas ibi affert cont
illud, validé foente fnbietium erit Demonfiratio mon ine — 20 Suef. De
effemia;eo fpecieb.Demonflr.e/t.T.— 90$ fideratnr vi medium,Cr pars
Demonflvationis, nom vt pars fubieWiua ex ditlisq. eit. c difp.1.q. 4. ita
colligitur ex $c0.q-3.F niu. C fuse oflédit P.Faber tbeor.19, dn Bot; quid ibi
videtur cnm. Zab. docere e rationem pop quid , , efte fubietium, non
dcmonflrationem in communi ad propter quid agit Jrifl. inbis lib. vt patet ex
progre[Ju ope- autem efi falfumyquia de vtr. quia ; boe V LAT M mini qmd
0o0QyESTIO L..- - De e[fentia , €" fpeciebus Demon- f vationis . : , ii Vm
Demonflratio fit fyllo- eh giímus faciens fcire, ipfius NUN cxiftenria, &
poffibilitaspé det ex poffibilitate, & cxité tia fcientia, quapropter quód
fit poffibi- s Demonftratio asia probari, vt ofté dimus (cientiz exiftenciam
a.p. Inft.trac. 1. €. 1, non negamus tamen difficulter cf. formati poffe, ficut
valde rarum cft (cie. tiam propriá reperiri, co quia proximas , Popma z vt I
eRcle — gamus; at difficultas, & raritas non infe- runt impo ffibilitatem:
vt autem nacoram, & quidditatem demonftrationis eiuf. fpecies inue(tigemus,
prius declarare de- bemus vulgaram illam d emonftrationis diuifionem in propter
quid, & quia , de- inde an hzc diuifio fit ad quata , an vc- t aliz dentur
demonftratioais (pecies , ARTICVLVS I Quid fit Demonflratéo proptet quid , €
quia. 3 py Écoléda funt,quz diximus de De- monflrationc pore quid 2. p.
Ánfi.traét 1.c.4.. f qp Dewonfiratio pra- fier quid, üt illa, qua per caufam
proxi- tham, & ada datam procedit ad proban- clam cócluf. quod cx Sco. «
ailigitur quol. 7:1. & quol.14. M. vbi docet tunc concla. fionem
demoníliari. propter quid , eum pz Ptopriaui immediata Causá pro- atut;leu
propofit onem, qu& mota tüt ex teémidi$ cuius dc nontlcatiod s duas af-
fignaut Acitlidcfini: ncs 1. Pofl. é 2. Prim; defin t:0 e(t , quod üt fj/logi
mis feiennaus (ens fcires vs per fcieptiá,vt ibi notauimus;'intelligit Arif;
proprij(fimam;X per caufam, q prius de- finierat ;aliter hzc definitio
comueniret demó(trationi quia . Dubitari tamen po- teft
circa hanc definitioné,quomodo de- monftratio dicatur cau(arc (cientiam, cá
demonítratio aliud non (it , quá difcuríus Ícientificus, feà ipía fcientia .
Pro cuius refolutione pramitzenda e(t doctrina tra- dita difp.11.3.1.de(yllogifmo
, qui mal- tiplicitet fumi pót, vel idealiter, vel exer- cité,& tunc vel
formaliter,vel obicctiué; infuper vel yt dicit przmiffas , & conclu-
fionem,vcl pramifTas folum,ve! concluf, folam, etiam de ftrarionc di- ci —
Rurfus, quód (cientia , vcl cft actualis , vel habitualis , vt difp. praced. q.r.motauimus:
his przacceptis. —— « Dicimus.g fi cum'quibufaá (u(tine- te velimus
demonfttationem hic definiri idealiter captam, tunc dicetur caufa (cien tiz
in(trumerkalis, quia vt fc dicit vnum ex in(trumeniis fciendi
dire&iaumtertig opetationi$,& con(equenter,quia denó- ftraro dirigit
cognitionem intelle& uà non quáci que,Mf(cd (Ciérifi cam, erit caufa illias
inftrumétalis. Si vero cá alijs dicas mus demonflrationem exercité fümptam
dc6airi, fed formaliter , tunc lj. per (cien- tiá intelligimus a&ualé , quz
eft cozmtio cencí. cü d:citar demó(tratio caufa fcien- tiz, dcbet (aci pro
przmniffis (olum,quae funt caufa effe&tiua coclex dict difp.t1. q.3 Si veró
intelligamus habitualé fcien- tiam, fic demóltratio definiri poterit y vel pro
cÓ.Lfola , vel vc é prmitfas figmifi- cat,ná habitas Íc.étiz. can(atur ab actu
.[. cóclutione formali, & (altsmtemote érà emifis. Arramé h demóftratio
dicatar bie dcfinita obied ué fumpta, fic quia nó femper obie&tum
phylicécócurcit adco- gniuiocem (ui, póx cxpl.cari,gp fit (ylogif- 3uu5 faciens
[circ .i, includcas fcientiam Vuu ob.e- meo X oNEGRM. Vellesnfiveilve iA Jg E
m. Bd Me RBS Cea Ne E MA eit dciérmecónedortiilé ife WEfRPR "Sea EHflisn i
Foriiha lens Yi; qued vide uci is esr mc WE? X az en &ni: riis. PoRcS dit
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Zab.cit.c.$.vcl cum ex vnorclatuuo alccrü infertur. Et quam - u sexprcíse non
atTigaetur ab Aci; tamé fatus dedoci poterit ex. ipfo contextu in princ.a
(Ienans .n.diffetétias, quibus de- monftrauo quia differt à propter. quid. ,
ait, no quidem medojfi non per imme- diata efficiatur fllogi fmus,non.n, acci-
piur prima caufa y [cientia veró ipfius £roprer quid fecundum primam causá y ut
modus vt diftin&tus ponitur ab. Aci- dora tribus enumcratis , vt pátet
legenti textum,quando ergo non ecipitur pri- ma, & immediata caufa, fit
démonoftratio quia , in dcmonftratione autem à (igno non fumitur taliscaufa . 9
Ex hisomnibus paret non recté ab aliquibus demóftrarionem propter quid
di(tin&am poni à demonítranone quia per hoc,quod illa fit sper à prioriyhec
à pofteriori, qucmodo vidctur loqui Did. à Ic(u difp. 17.3. 1. & Faber
Theorc. ro. c. 1. Nam lizc quandoque à cauía procc- dit,quód eft à priori
demonflrare . Dices Scot,u0l.7. A.ponens differen tiá inter has
demonftrationes,ait demon ftrationé propter quid císe pct caufam ,
demonftrationem qxia cfee pec effect , quód deinde probat quia omne demon-
ftrabilc per aliud dicit ordinem ad illud , vcl " ad Puce vel vt siete y
et- o demóftratio propter quid c(t (emper i priori, desire acce fteriori.
Refp-iotentum Scoti ibi efsc,(o- ]um oftendcre duobus modis aliquid de-
monftrari poíse per aliud, .(. per cau(am, & per cilc&um, bunc modü
vocauit de - gaonftrationem 44a , nam vcré cft talis eere dixit Cic demól(tra
tionem propter quid, non quód ceníctet oémi demonfirauonem pe rnm - opier
Quid,nà in quol. i. PM. de docct ad demonligaticenh pure quid requiri, vt fit
per causá vit- iter cótinenrem ctfle&tü proxime , & adzquaté , fed
loqunur antonomaíticé , & (eccundum vulgarem loquédi modum, enus ofs
demonftratio propter. quud €(t per cau(am,& à pr:ori , & omnis de-
monftratio per e in , & à poíteriori io quia,, & demonirauo -- o -9--
Difp. X111. De DemopBratipe ^ "e *t] à figno pót dici per cffe&um ,
nam vnus cítcó&us ddisenican pcr alium, Tandé ex his deduci poterit
definitio demóítrationis in có; ad propter quid , & quiajquà alli pnaui
Ariít. 1. Toy.C.t. vt nocauimus in [nítit.cit.c.4. quàd .t. fit fyiigifews ex
veris, & primis , aut eX talibus,que per aliqua prima , 7 vera eius,qua
circa tpfa e(rscognitionis prine cipium [umpfertt,breuius dici pótsquod fic
fyllogifmus verus, certus,C? eutdés y verus ad difterentià fophiftici certus ad
differentiarh topici, euidens ad : tiam thcolog ici,vt de fcientia di(p. prz»
€ed.q. 1, docuimus, ARTICVLVS IL Quot [int demonflrationis fpecies . 10
q-Xtriplici capice affignari poísüt (pecies demóftracionis, ficut crie pliciccr
diuidi poteft,vel ex parte formas vclex parte materizex qua , vclex parte.—
materiz circa quam, vt de fyllogi(mo im — cói notauimus r.p. Inftit. trac. j.c.
11.1 — przíenti aon e(t (crmo de prima& fccum —— da diui(ionc,& dc
(pccrebus ex his capi" tibus prouenientibus,idé.n.dicÉdá,quod dc
(yllogi(mo docuimus, (ed detcrtia dio — uifone, qua demóf(tratio.eft vna
(pccicg efsencialiter à copico , X clécho iyliogit- o diftincta propter matcriá
ncccísariá, Circa quà ycrfatuc bic.n. differentia non facit (olum
accidentaliter differri acc e»yt af- fcrunt Compluc.hic fed efsentialiter , vt
cum Tat. oftendimusloc. cit. & (caiug quzfiti c&,an demoaftratio
rationc mà- teri, circa quam verat y Gt diuiübilis& quiz Gat, ^00 o5. :
Prima ama pn folam dcmons rationem propter qyid admittit, ncgats c demonflvationem
quia cís& veram oft racionis (pecicm , ita Auic- Alex» Thcm.Simpl. & cx
recent. Co- pl.di(p.18.4,4. Ma(- 1. Poft.cur0-fec. 1,» t.Coniab.q.1.art. 3. Ab
lusparum zcco dit Soto 1. Pofl. q. $. qui licet concedat; dat demóflrationes
Ipecic d.ft ngui, nie gat tàmen gencrare aíscn(us couc). ipee €ie dincríos,
quando pecunent ad cadcm Ícisntiam totalem;alij veró admit ge nose * 2 bad |
QT. Deifontiai t) fptcieb. demonfhat.et. I. 909 .geerare affeníus (cientificos
diueríos, non tamen diftinétos babitus, fed eundcpi a fpecie . Secunda.
fentent. excrerna eft Aucrr.1.Poft.com.95.& 96,Zim. theor. pra regreliu
demonftr.Tetrel. tb.6. difp.Log.c.7.tres fpccies , demon- ftrationisadmitté5,
.f. demonítrationem iaydemonflrationem propter quid , & ftrationem fimpliciter
(cà porif- fimà.prima oftendit, quód res fit, (ccun- a oftendit caufam, propter
quid res fit, fepvonctiem efle, vt quando (cimus dié c,vcl Lunam
eclyp(ari,attamé demon- ftratur pet pop caufas , cur fit dies, vel eclypfetur
Lunajin bis.n. caibus fci- tur an (it,& tantü queritur propter quid fit ;
Tertia vtramq;demonttrat;& quod ves fit,& propter quid fit , vt (i quis
1gno* faret,& Lunz cclyphim,& cauíam ecl7- pis, & per
interpofitionem terra: inter Solem , & Lunam demonftre: Lunam
*eclyp(arishac demóftrarione fcirer ax fir, & propter quid [ityidcoq;
dicitur poufli- ma, fimpliciter demófttratio. Inter has «uas vltimas
demóftrationcs ab aliquib. liz affignancur differentia , vc tefert P. Faber
theor, 10«cx Zab. lib.de fpcc. dc- mon.nam demon(itatio propter quid,in-
uiant,hsbet pro medio quamlibet cau- am praster formalem;non conftat cx ter
minis conuertibilibus,pramifíg (unt no- tz folum natura,non nobis, & fiunt
no- tz per dcmonftrationem $444; at demon ftrario potiffima hibet pro: medio
(olü cau(am formalem; cóflat cx terminis re- €iprocis, & ipfius piaemifía
font nota na tuta , & nobisimiediaté pcr enum, & fine demontiratronc
q«ta«. Media fent. duas ponit inmediaias fpecics dea.ollra- tionem quias&
propier quid, licec diffe. rant authores y. an imt fpecics (pecialifli- fug ,
an vctó lübalternz , & priorcm.a pauca videtur afferere Faber eit -S ad.
Diccndücft;duascíle veras demó Iyationis (pec es 'ubalternas fa propter - quid
S quiayita Sco «juol7. Ad 2. Po- H.q- 56.
cta; cómunisnam prater Sco- tifLas ipfam fequuntur Aoctla q« 28. fec. 1.lo.de
S. Th« 1$ art 4. Blanc.diip.$. dc demó.lec.2;& e j Ruu-1« Potl.c.10. q. 1.
Did.à Y-íadifg.ag.a. 1e 2 ybi tà- Logica. mé demóft rationem propter quid (pecsé
infimam ponit. pco Ha dip. 2. q. 3 dub. 2. & 3. prob. primo, quod dcmon-
ftratio quia fit vera fpecies demonftra- T10ni$ T alijs diftincta,nà Arift. 1.
Poft. 3o. de ipía loquitur tanquam diftincta à propter qn tex.17.& 18.viramq.ait
ex necellarijs cop aieo: : dum quia duplex (cientia af gnatur ab. Arift. 1
,Poft 42. & 2. Poft.2 5.quia 5 & propter quidrer demonfratio quia crit
vcra. :monítratio . Tüquia fuit origo
omnis fcientia: propter quidnam vt ait Arift. 1, Met.c.1.cx effcctuü cognitione
philofo- phati ceperunt homincs ; qui modus eft. nobis conaturalis ex t Pbyba.
Tum quia cognitio genita pcr hanc demonftratio- nem eft certa, cuidens & pecclfaria
ab opinione cflentialiter diftincta , crgo cít fcientifica,quáuis nó fit p
causà » non .n. sd pm qua nam fpecie intelle&ualis habitus poni poflet,nifi
in [pecie (ci&tig» cum qua maiorem babet Aieiem : 11 Ex quib.exploditur
re(»ófio Co- nim. atictétiü ad (ciétiá nece(larió rcgi cognitioné c(fe pct
causá ; Quod eft til-. séyn& Arift.ciclaré hác coynitioné ab efic&tu
Ícientificam sdmifit;neq;ad róné fciétiz in communi videtur hec condi- tio
noceffaria, m fi fat quaflio de nomi- nc;cxploditur é refpontio Comyplet.ad-
mittentii quidé pcr hàc demontirationé gencrari fcientia fed valde imperfectam;
nó in róne hàbitus,(cd difpofitionis, nec fpecic diftinctà à (cientia pex.
demóftra- tioné propter quid product ,qua cit per fecti fcientia habitus habet
ront . Re- fellitar quidés nà Arift;de his locus eft tád de fpecic diocrüis,nà
iHam ait proce- dcre ex nó imediats,ncc proximis; iflam ex immcdiaus;&
adaquaus caufis; cum ergo cx diueriis procedant wiscipijta & quádoq; fint
ét concluliones diuería y 6t in codem totali [cientia, fpecie differens ex
dictis difj.praced. q. 4. confcquéter fi a&cníus ecunt f; ccificé diuerfi,
ctià ha- bias ex ills geniti, nà cx dicendis in lib. de An.actus fpecie
diucifidiucrfos habi tus (pecie producunt. Tà quia habirus, Bc ditpolitio cx
dictis dilp. 3.9. 3.ar. 2.difTe- rix pencs graduü iniéGonc;vel remiffio- Vuu j
mcam $id i o5Digokaddio Tledlgytofaaidiha v. .Q. nc;tant capéqtatieae mé
diciarhabis tus, quie prius téati fax dicebaum xdifpoft tio;erpe Halemotfl rac
uit; fiegiataroia ceraretor;it denetafct qa lidatd secéfaat &
tofcquétethabi cófab(tfy sedo mit taziaa ric bPaprér uid Fé-quia
ursgisidiflirang dersóftra offa fraprei-quédyquans ft düe demon vaaents propter
quad, tedio eciaatintadem(cimia -fpecieiiffesnt ex di puit iieiedscfici Roo S
ilgrsos : y 5célido:dy RO deturaliadpecieepre tet bis dodf;orobicxzAri[t. cite
fbioduss t20tü zllionáie dumóq rationis fpeciesi Füréifa Enitrnart Jiesiapus i
duci dcbee,erzo eui demótflrstiogpter quid, & potilh ma (pecie diffevceno 4
Biz t6 in hic cóimimi-racionccóue nfümeg damgns fitét
peansirprokiaasScimanedista Bebityrad« (a tionis fpcciv sabítrae eatit.
(icucqasgiscderméftratio-gaí4 fit diti plex fpecie y xadxa mem ponitur
táqu&irirediaa fpeéicssfobsherna fuly démottratioriein coi & iux
diuidit Acif. tcx. 30.«pet Hiocygs eft demoaftiare prim rnediata s- 8
dcmonftrace nom pez cime rüiediüta;hàgc dermortt ratione qut a, vel: uod
appelisuit jillim vevópropter qaid, "Fü quia diffzréisbaffignztarvel:si fl
«i fryvel nó (itis probát inétü «IN i prima: differétia, q» demonttratio
propter quid: e flcadar proprer qutd [it potiüliava veró eit fie, A [4 Cei rit
fft yct vanz , nam. oi demontratio priori oft édir an fitu: Yicét loc faeric
cogmitü pcxperientia, vt : «ect Scé: T. d. 3.q.4. E. má p' demon ftra- cienc a
priori a1 fit cffcébas certius & p: féGtias cosno(citut, quà pexperiéuà (o2
ki, tümqttia fi caufa remoca facic faite gs ent juiultomagis:cau(a proxuiyz;
tü'qui Vaccidésett ad-demontltation£ , qp etfes fus prinécoguofcatur; vel.n6,
(i codemy f&cdio demóttracar: Sectida ditfarengza y &t(i vct fits
vtcdicemus, auaménommte siio differt oacfs focmalis: à céterisicauv d caue ince
r fe, ergo'fi caus fa focmalis-(utiicientcr diit uvguit;demod fuation&
potilli mna; mulsiplicat(pee ics dedoflrauonis,étalia ctia cau(arum gencra
debebuns; fpecies inulriplicare y & csi iecindantemipqupnb (ut. sidera
& vU y iecwie ics fis es gramen dier vibteeatxerorinis c6m exbil: reci
hücajondüUan Ro qo bici (vmbemdiarusf OU PETEREERDUE tiené pro "peroa tà,
ibik& XQ fari etirper, aceti dehsteinbec af demoni caionecnd dai inediinvai
Poffecc(Tes aótius: )-piiemout ftrajionó uf, alcoriecó seni dor
&ápprelienfronE-, Sc c demaorfs edges rti vdd qiidyiigho soatávia Axa UI
TUE notiores ; di tto Perprai gid 5v. nod emigy csewdd sifeóta diobis, Gc
natura £o no'reqafitdhiee'cadicio 1 vide Fabel. iD Tertdojg hes fiacípecas
n&,probquadaertat ptinciprorü eifice nete (perficit achat Aq ftrácioni;at
primo pia sroccdétia abre: Cb veli cru romorit y velascocomiati i?
dcinóftriioncigó 4 &oqug prócedüng c& dsaeg(rs cau(arG zcricrznnsp n
dingnoni« dica qur, f aeciosti otov patet et di&ts diprarced. quip iotger£r
de móttrarionesab'illisacotkit nes gicrgo dea mólttatio-«puria; & propter
quidyerüt (par cies (batterie (abr demónlrariong tm €6i có émar tanqua- fub
azenerecvniuactr iri quid:doilissxzilicabilislecaobam'ali» Qatamalosia zhac uv;
non tolliz vnmo» eauionemex di&is.dil; p.m oqe$earcu: dii oppcf. arg.
r.-quodxiemonttraiar ir ho (t vera:dismofficatie z; Tàauth. Ji:
Naz«-orat,q.digenzis'di feuríuax al cf &a mo tio iciemtids (ed com:ccturams
"Tr rex Arift, qur xo Poft cans pott defia tioné (eic demonitranon saddi,.
$i dutcruofsTozias Srre iHiscanditi Yibus;góicifedemóftrationé ; *détnenft rac
(on qurenar T 1eriés illasa (lignatas«s mit cog: pec hic, demottcaxionemacquidi;
c Gciéviamsirpurabetdcfi niii t apart Lr . peccáufam pxaptiam,& a.
;«próbariim- dora gotlibiranc ca cadsqjua val dd ao 9.1. Drm noie eor. ARIA 1L
pi 3tlpotierioribiquod, Piicheo, Veni err vada ti:a demon(aa Ra eR remet aile
io & tek.15,l; juo ficura wen caufam DAY m Xlatetipetisióné eben de T. UR
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pite itipliéitetude Es dlojtieriritcogaitlosq a Re ta" laocidersqoo
iptelicsizAritempbis ipnecíor., quid 9uinis me pe ex notioribas;gpooeedefe
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ieiési tun) Aer E ll. 4 —-— m RR fc&um, (cd inter terminos (e habentes ,
vel vt fopccins , & infecius , vel yc fübie- &uin, & formam
ichzrentem. Ad 5.9» magis vrget ,dicimusex Seo. 1. d.
5, 4. 4.E. vbi doce: Do&tor,quo pa-. €&o per cxperiériam poffimus
habere de aliqua propofitiove infallibilé cognitio- ncimyinquit , quódlicét
experientia non habea:ut de cmnibug fingulatibus , fed dc plur bus,rcc quód
(emper,fed pluries, tamcn expertus infallibiliter nouit, quod ita fit
vniuerfaliter , puta quod. effedtus aliquis conueniat omnibus indiniduis,&
sépcr,& hoc per hác propofitioné,quic- uid euenit vt in pluribusab aliqua
cau ja non liberay fl effelus naturalis. illius ci «f£ , quia cau(a non libera
mon poteft producere vt in pluribus cffe&tum;ad cu- ius oppofitam
ordinatur,vcl ad quem ex forma (ua non ordinatur; & fubdit, quod quandoq;
per experiétiam (citur effc&ü congcnire (übie&to , quo (uppofito dein-
de intclle&us pergit ad indagandá causá via diuifionis , qua reperta potcft
illa có- clufio à priori cognoíci;tádé addit,quod vt habeatut coguitio
(cientifica, non de- bet (ciri a&ualis vnio extremorum , fed aptitudinalis
, quia paffioncs (unt aptitu- dincs rerum. Tota hec do&trina pót huic
rationi applicari,qüo.Cpoffit intelle&us cognofcere"prami(fas demonflrationis
ab cffedtu effe neccflarias,fi non cogno- fcithabitudinem cauíg ad
effc&um,& fi hanc cognofcit , cur non etit cognitio à priori,cum fit
per caufam . 17 Dupliciter aüc pót p effe&tà demó flrari caufam effe,vcl
propolitionc de 2. adiacente ,cdm demon(tratur ex effz&tus exiflétia caufam
exi (tere, ycl propofitio- . ne dc 3,2diacente , cü demonftratur cau - fam
alicui conuenire , quia ilii conuenit etfeQtüs;iprimo modo faciliter probatur y
nam poteft y.g. intelle&us ex multiplici cxperictia infallibiliter cognofcere
fumü rati ex igne; ex hoc inferre cxifte tiam ignis, quem non vider,ex
cxifLentia fumi , qucm videt; at [ccundo modo fi üt notz przmi(lz,co quia in
vna ipfarum. f. in maiori caufa przdicatur de effectu ,.f. ' rationale dc
rilibili,in min. effc&us ; feü paffio przdicatur de (ubie&o ; vt
rifibile Difp. X111. DeDemoifratpe: —— de hominc, & dcinde in conclaf,
caufa.fz tat onaile conciudiur cife ia fübic&o, & in homine , minor
crgo poceft (cici expes tientia inodo cx plicato,& vt nat propoe fiio
(oienuslisyintelledtus ab acta proce dit ad apt tudinem, uam concipit nece
(at:ó cOucnire lüubictto propter expcer;é- tiam plurics habitam ,non.n.
a&tus vt plu rimum conuenit alicui, maxime (i nó ab exitinfeco prouenit , n
fiiailla re efe apt tudo ad talem actum; Poteít ctià co» gno(ci praedicatum
aliquod conucaire fa bic&o necefTarió,quando prz dicati ne» quit concipi
fine illo ubic&o, t par, & impar rc(pe&tu numeri; maior autem co-
gnó(ci poi,vel yia diuinonis,vel etiá ex- perientia,fi vt plucimum experiantur
ter mini illi coniun&i , quamuis non fe ha« bcant vt caufa,&
cffc&us , (ed porius vt duz paíliones ; vel quia effc&us cft ralis
naturz , quod nonnifi ab intrioíeco prov ucnire potcft . A Ex his dicimus ad
5.neg.antec.cam x. prob.nam poteft accidens (ciri conueni- re neceffarió alicui
, & li ignoretur. cate fa, f. per experientiam;tü quia in demás ftratione
quia ignoratur;nó quidem caus fa fimpliciter, (ed causá ineffe f(übie&to 7
quod (citur in conclu(.at in pramiffis (ci- tur cau(am cóiungi cum
pafTione,& paí- fionem cum fubiccto. Ad z.probat.neg. feq. nam ad
demó(trauioné propter quid nó (ufficit fcire,quod paffio fit à tali cau fajfed
requiritar quod per caufam demo firetur fübic&o conuenire, quod non ac-
cidit in demonftratione quiayin qua folü fcitur caufam paffionis conucnite fübic-
&o per paffionem, & in hoc fenfu intel- ligi debet di&ü coe, quod
demonttcatio quia nO expriait causa paflionis.i.06de móftrat paffionem virtute
cau(z , vt per medium Ad 3.probat.neg. ta nüquam in przmilfis explicatur caulam
Ptfiocis incf[e fubicGto , vt fit in cocluf. fed (olum e(fe cum paffione
coiunctam 5 & paffionem cum labiedto, f. rifibilitate proucnire à
rationalitaté,& homini con- ucnitcc;de quo iterü dicemus q.vlt.cóc. 3.
Tertio drg.quod hz demon(tratioocs non (int c(fencialiter dittinétz ; quia can
dem fcientiam tjm a&ualem, tuin babi - walem 9 De effentia e fpecie.
demonfirat e det.17. | 914 taalem generagt quando (unt de codem Obic&to
a&ualé quia prz mig vtriuíg; funt (ub cadem ra&ionc à matctia » &
et ciu(dé (pecici in efle [ct bilis, vcl (1 panàtar diuer(z fpecici ; cum fiot
cau(z quiuocg , poterunt eundcm fpecie ati n(um fci&tificum caufare, cur
D& ignis cüdem pecie calorem pra- ducunt; habitaalem, quia Arift.hic do-
cet quando: has demon ftrarioncs ad cá- dé (cientiá (pe&are,quod
intelligitut có- muniter de habitual : Tü 2. vna fpecies, nó fic alia fpccics.,
at demonflratio 44ia poc fieri propier. quid cx 1. Poft.c.10.
Reíp.neg.affumprum; ad prob. prime partis negamus pramitlas in e(fe fcibili (se
eu(dem fpeciei, cum nà fpecificétur ababítractione à materia ex diGtis difp.
prazced.q. 5.negamus etiam poíse cundé affenfum producere, & probatio valet
de caufis :uiuocis inadequatis , & illimi- tatis, vc (unc Sol, &
ignisrefpe&tu caloris, nen dc adequate vt süt mi(szt; ad Prob. 2-partis
dicimus(cié- bo habitaalem EROR e(se vnam fpeciesled genere, vt difp.
cit.oftédimus, idcirco non vrget arg. Ad 2. non serere bi Arifl.candcm
demontirationem con- fantem ex jjfdem premiflis ex quia fieri propter quid, (ed
mutato medio, & con- clutione in alteram premilsarum 5 vnde nop cit eadem
dewonftrado . 19 Quarto arg.quod dentur aliz [pe- cies. Tü ex Arif.1.
Pott.42.vbi docet P ftátior£ císe (cientià qua fcimus 9 efl, propter quidyquà
lt casqua (cimus quod eft ,vcl propter quid; & 1. Poít.8.docet , quod
diquado cü cognouerimus r£ c(se, quarimus propter quid vm aliquando ve tó
vtrüg;fir nobis manifeftü ; & 1. Pott. à tex.5. ví. ad 30. agit de
demonflratio- ne;qua facit fcire fimpliciter, in tcx. ve- fO 30.diftinguit
demonttrationé in pro- pter quid , & quia, vbi & (ubiungit hanc
petrinere ad fubalternatam illam ad fub- altemantem, & quod contingit
lubalter- náté fcite propter quis ignorare gel & 2. Poft. 2 . declarat qo
demonttratio pro per cauías ctficiéce, B na. ;& materialem, i non meointr.
for- malis,qua ad poxitfimà fpcctat ; ex qui- bus omnibus de mente Atift.videtr
de- monfílratio propter quid à poc (liia vt fpecies diftincta posenda. Tu m 2.
uia 5 Afecunx tam ex medijs,tum ex przimi[- Éis,vt vidimus recitando opin.
Auer. Tum |A D ie quz fica,an (it, gd (ir, qua- e ity propter quid ht, duo
viima [pe- Gant ad demonftrationes quia ,. & pro- prerquid,ctgo alig dug
dari debent pri- mis duobus corrcfpondentes. Tum 4.da- tur demon(tratio ducens
ad impoffibile; item cum ex przedicato fupcriori concla ditur aliquid fupctius
cOucnite inferiori, vt cumper viucns oítenditur fübftantía dc bonae; rur(as cum
ex aliqua vniuer- (ali necefiaria infertur. fingularis propo- fitio: tandem cum
quiddixas demonflra- tur de re,& nó per cfi c&tü fed per aliud
medium,nG eft demonftrat;o q4i4, acq. eft demonftrario propter quid , nà quid-
ditas nó haber cau(aim:crgo ali dart de- bé: demóftrationis (pecies ab ittis
duab. . 40 Ad r.neg.in tex. 42. Aci[.ccs illos modos atligaare,verba.n. sür
ciétta aur. €fl certior dr prioryque ip[ius qnc pro- pter quid efl eadem, ed
non cayque [eor fim 1piusquod ab £ayqu« propter quid, quibus vcrbis (olà docet
certioté cffc fciG uáqua (cimus quod efl, & propter quid. quàm eà , qua
(cimus quod efl, (rociim à proprer qu1d,nam vt dixiruus , quod eft , poteft
(crei Gne propter quid, noo é con- trà.In tcx. £.docetquód aliquádo fcimus
quod, quarimus propter quid;-aliquan do veró quzcimus quod, & in a&uali
in- quiftione vcniajus jn cognitionem ipfi- us quod, propter quidyvt.n. notar
Zab. cit.aliud eft loqui dc qua (itis, prout ante demonftrationem qua cü:ur ,.
& aliud de. ij(dem,vt per demonftrationem (ciuntut, nam vgacantumqugítio
poc demonttra. tionem przcedere,quia nüquam duo fi - mul quzrimus;fed vnam
quaftioné poft aliam;at per demonftt ationein duo fimul, notificati pofsunt:
quarc nó datur demó. . ftratio folum norificans propter quid , X. non 40d c£],
(cd (cmper vurumq, ooufi- cat,licét aliquàdo pcefseric notitia quod; cfl
aljquandonon. Ju tex.3 o. diftinguit à demonítracione quta , demon(trationem,;
propier quidydc qua faerat outs à tese. $.Cum 9g Movspifcderr PA bÉDÉus inp.
3.9. «Cute viri fabditifubaltavamem uli- quándo neftire qvod eflsquáuts
fciatogrg- pierquid, leQuituribi qe9; efi experi tÀli;& feti cuo, AX,
Peraog nttioné eni d- é labio; quar e&di: iazaliqqmod fikeuld- re-j noh dp
co /quód hálic éivcimcelieQrida "Cog niltiórt s & per demonttietipm j
qi eft vifuor faliii qaqait aser tt pc euis [cre muera kt, 9i mplsnolra tire £l
rid wefciác quia tion aduertit. Exen. 2 5:Lolüm deducit demonfttationépro- pter
quidydo ctícifpecieinfimü/Ad $;pli- ict quómodo entis àlfigoate uión faciadt ad
ré ex dict iiyprob. conico Ad 3 o€s ias quacttiones pertinerd'adhás itr.
demonftrationés y dá fi dertón(lrávar per ropríá cali(áthy [peBátad detótt
ratio- Fate foem di Ord. simi (Bi det Efe Tero, feierte Mod AA Su onn Vue eed
F3pefte v Vebefe&basiv dl er ed Ue EM Es riq? geihdnfraeiónii d Sh fciam
eol Cx fn ixedeRi Wieauiiyc gehen üe- biccto' friei^ yidctà (- no&it Auerfa
qi-18: (bct. 5 dola j&il&is cfe deiderosfcationg iguiu» aite ü13b1u:»
2213 é propre? qii, fi ien ratur QE b X3 $i132& & onvidoriflds de ad
dcchófpracie 35au eR T/QCWSESN 5I tio:duéens ad impii diosa ri "y dio D 1C
P T ng is detmóftratio quis vnà. bpoqué. M Area T n6 ichidis eedieitiradiias
wtdblinsus ken 2 p Taft ira Gir 6. Prardichtatn ple aa 1 imme traut el rius i
per ptókiinás &adequd fitsése ybiay]tod ila pt Kar ve d rárut de esperti De
jn dias qua ftnfibile de hoailüc;cft demó ft tatio próv id dcionftrasronis,
propter tid yfi wo per.ptopri& cánfüimy vein EUN bieih 'adaquact&
exéplo dc (ubftacia pér viuens, eft demóe firatjo q8j2 . Cur de: fintulata
demon: ft ratur aliqtia paffió; quamuis noo fitis 12,8: Íciencifica
démenftrarioy cft ramen fuo niodoad- hás demonflrationes redue cibilis.. Et
tandém q. feg.dicemus 5 - pacto iip — poffit s: í í uiunxup t 3v ob Qv 4
/5-T4p-Q.v Hyocoup p ?u E cimi Benonltibiis, s PNG ode fyl zd tno t proximas
Téteritré priedicavi c (ubteóto jfeumds toriensimiinrao qimori y prie rien
tquodiibet genusc poRig D e imi ems ne,& fi Uie eia m fit ddtequaue Psy hat
vus em ie làroá actione siis cfcdoseididhsi Prid d dem cox ppm ldemóftra- € dil
icitiorren cau(gs f yr eme em i ^ ; müléoieffidiensemóc gu»;v 63 igo. Alb;
pofitiotibus; quía &$ftaeg — oQirtuprimaaoque fiet par. RUIT feeeafun
fanidpede lem pubis tfonis part ériii ed emon p prean(- n andres. ci&ucmul
rait Hel fh erre im Propeteden téià lem fblamq: tor. Gir fn Site etr ir au
foedera afia 71:08 lev oiaDPE ra ) ua á bei alib fyltosif mo. ftmaior caufarum
pene adinticit: dimus: i aci. pa etes predetto tetri Auetr. fiere'i-oflcoms i6.
pof eadtee raesent [zr rata na rer idein Vin ómcdimjor qui quiddide riget p
streftit, med demóric: V doctstoplosapp clair si$ s rii cámirátum e(fc UÍ
caufam piorima, dedans nc eUe t reg ed onftcationeYo*oper Qros « Ob po- kal
gium hmmm em Sca-siteo 22] bonae e quai vagtidy urtíica Q n: £yg- Sont» im guns
oli pude pn clafienem démoftcatoita;D9 Gs cie.-Pri- An PBi Aia octtik qtu de
Eos Rc vta jr aliter eme] :coaelquoq &t per.o1a gene» sa depooftrabijlís,.
vj pr hien aufà e fheiens fit apta raliquindo: Caufa éotraalissSe».ncs
iacelligi ur de qua Viber-caufact. per; acaidens x (ed descasfa er. (es &
eum e(Te Gu enmuertibilis.& fie plicata prob/prim anth Ati. nam 2,
hy[.22«doget xquód tunc (eimus vad- quad; cum «ogne/Giqus ? quid ; hoc
aüt:iccidia qnando sccipimos primam eaufauvproximams & 4a) gyediatà;; Sc
de» edcclaratiqaor!inr qsufatum gencras detex«68,coaclüdicqudidiquatuor süg tta
caufarysm ,& qp for maprero, 1p5i& wopter quid comprehendit s &7. Mato
. 49x 60.ait queftion& propter quid mos . gerh& refalai pec oia geocray
& 8. Mets pné rnPhyf.7o. phyiicumait per omnia iatuor gencra dcmonttrare i
clar ius. 2- (l.11- ex profefodioc mouct quaticü, affirmatiué refpódet,
poftqua.n.qua« qugr.gencra numeranjt , addidit, Qmes. tfl a per medii
moffrautnr, n demon, ratione tanquam metiiura ingredi po(- unt,& exc lis
rem oranifeftauindactiug, -, Deinde rpbirónenam ie quolibet Bex pote (t dri
caufa perfey & adaqua- da cinuseffcOtus erguper iplam poflet ecinon&tar
:preprer uid y antec. patet ex nonamplicontias (x jndu&iono nam in
generecayía foynalis poteft. v.aeíl fenti iaa, dpmonflzark per enimag (cn iiam
y. jus qticau(a (eraalis phylca y Be € pallionpar-definitiqnem (ubicz "de
3i qua e& fora tietgphy fica; E acce nct conie dg coinpetio phyüso p9s
demondkrari;pet That CHA priam yqua. cit caufa-mte- zialisex quas notat. $0.5.
222 Byitom [tc fpi nale deimelleétione potcit dc- gnon Wrap? pecfptibgalia aem.
& ioi ma- ! ust AjcBesiedieDetvenfitonque. I wpay M MMans eff «au(amatez
-iglitatis; án quain io recipitur qi. muljü m esr uir ca jndpicitua- Ji;
ficeriispotctit demóflrari vitalitas de actibus liberis, quod fc effenalis
ipfis, «ex hoc, quód à principi )svitalibusprodu cuntur; & liberas
eficptialis de actuyg- imas Quin principi iMAvepitlfique, iiam principium
vitale non*poteft opeca- xi nonc üalitet y. nec priecipium liberugv
haturaliter; tandem de cau(a finaji pacetynam domus y,g«ideo eft lapidibus, him
eps cen(iracta y.vt. pe (lit aes à plu- yia; & tempe ftatibus dctendere, deagbu
datio fic proptct (apitatem ; büc (pe&anr ftrationesAnIt«do.eclypli Lune
propter terea interpoljtionem.igter Sot lemy& Lünam;quatinterpofitio
(«haber vclutizcaufzcfhciens;& de illuminati'ong Lunz.psulatiai facta
propter: (phericam figatá qua.rcduci-poterit ad genus nríatée rialis cane,
quatenuseit conditio quedé fabiecti illuminati v Accedit, quod cut cX
hisefíe&ibus à pofteriori demonl(tgas ri poffunt ipforü caufas ctgo.a-
priori pes caufás poterit talcs effectus demóliteri.. coSecüda pars manet cx his
probata n ficut non iinplicar eiufdem efTc ctus daa ri plires cauf25 diuerfi
genoris, à quibus pet fe dependcat,nec implicab r per.illag 06s démontlrar.t
hinc Acifk.1. py. rait. bat. Twncputamusz ognofcere.yniq. CWcaufasprinas
eogpouerimusst?; pei cipia prima v(qyad elementa: exquola «oaliqui deducunt ad
pecfcétá(cienuiamy requiéi, quód per ocs can(as dean tecti Qy:dictá intelligi
dcbet de. (ciévia períe«- 6a (amplicitcty at fatficit ad (cienam im aliquo.
genere perfectam »quód demons fitct peraliquàacau(am s vtcoitce doceat
Expo(rtorcsirca illum tesiüjco yel max ximcsquod vnadetpóüratjo vpico«nedig,
Conttáre debct, vari deg: dicemus; fx wng cagí(a,& quie libet cáu(ak
propriéetenta pecícQtà natoo:gcnere; quod-oxprelline ducttri Poft. 45- Exéplo:
quos] ;-potres Mlaftzati, vcoocat;Aucifa ctiloók.3 «nan pron acie e age RUNI M
' rlicitinaactuitmoralium , &. cuta € beauusl;acmotdinatasX quia cft azens
hberés ae ctam alijscxempls adiu " on- NU WA WR 916Contra primam partem
concluf. arg. Tum quia non poteft ex fine demonftra- tijbac.n. cau(a non
praecedit effíectü , nifi intentionalitcr, quo pa&to non dicic ve fa
caufa,nec realiter proprie cffe&tus ab afa dependet,vt diximus difp.7.Phyf.
q. $.ari. 5. Tà z.quianec ex lente, quia sion adelt inter cfficientem caufam,
& cf- fc&um neceffaria connexio, nam pate(t e[Iiciés cile fine
effe&tu,vt adificator fi- nc domo:accedit, juod medium debet cf fc
intriníccum , quta demonftrat o eft ex proprijs quae funt intrinfeca, at
efficiens eft exccinfecum, (cur finis. Tum 3. neq; €x agatertali, qura medi cft
necetfariü , materia cft caufa contingétia & corcupti bilitatis,& eft
in potentia contradictio; ni$ ad cífc,& non effesitem pallio nonc greditat
à materia, fed à totocopolito, aut faltim rone for. ng ex Sco«.3 1. vni. «CÍr à
materia pallu'at (quod nó videiur verum, quia materías& efficiens nó coin.
cidunt )nó (c habebit vc caufa materialis , fed potius vc efficiens metaphyücé
. De €aufa formali dicemusart. (e. z$ Refp.ad r.finé co modo pote, vt
mediuma(fumi,& demóllrationé cx co fotmari, quo pa&o inter cau(as
numera- t0t,cam igitur finis, quamuis meraphoci- €8 caufetyadbuc imer caufas
phy(icas co £ineaturs quecenus eft radix ois aCtionis ag&usyquod allieit,Sc
mouet; vt ex plicai tnusq.ci.art. y.ad zin hoc (enfa poterit admxti ex iplo contici
po?e deimonftra- tioncs, Ad 2.cócl. ioteligi debere de cau ft efficiente it
a&u, qüo ncceífarió con- Xingitur ctn cffectu, vcl fr de cfhciene in
poteriia ctit fermo; evi de cffie&ta. in nee lo jui debemas, ia quo feníu
la ét ti&ceilariam comexionem, vt di- ximus 1.p. [attic.irac. 2.6.3. Neque
requi ritur mediire(fe wrin(ecuny rci,4uamuis dicatur elfe propriu mynó.n.
imriafeci , & ptopríiam conwertücur «; Ad 3« materia eft cauía corraptions
, & contingencia zcalis,& imcomplexancü hoc ramen ttaty quód (it caufa
nece ffitatiscompkexz, & fitionmis (empketnz veritatis, etiam cit íiccau(a
, nam vceté demronitiacut €octaptibilitas de cópotito , vt dimus 6i y.
przc.q.2, arts j.adalud dicumus gai- — Difj. X111. DeDemonfiratime, fiones o£s
totius compofiti ab ipfius na tura immediate fluere aliquas tamen fóe nc
Xlliquas róne materiz,refi quarum matctia erit caufa metaphylica radicaliter
(hànc.n. caufalitatem nog re» pugnare materiz oftédimus difp.z. Phyf, q. 8 ar.
f. ) dicitur tamen demonfiratio procedere ex caufa materiali , quatenus
caaíalitasquam erga fübie&tum demone. ftrationts exercet materia , eft
inpenere materialis caufie , & medium ponitür ia demonftratione , non folam
vt refpicit paffionem, fed etiam fübieGü,vt art.(equ Gftendemus; cum dicitar
aüt à Sco. iA fion conuenite fpecici rone forma, pet tormam ibi non intelligit
cam | v i nas à materia diftinguitur, fed indifferenter pro principio
intrinfeco ; & quacunque. parte definitiomis,ná vt ait Atift, 2. Phy(z 27.
& $. Mct. c. de caafis,omnes partes: definitionis funt forma ,
cuimsrationemy — H-quiaomni$ — affi gnat Sco.z. d. 3. q. 6. realitas fpeciftca
, quales fant definitio« nis partes,coftituit in cfTe formali,fcü in elle
quidditatiuos& realitas indiaidut.có- ftituic peecisé im effe materiali scu
come — tra&o,tleoqsilla entitas dicitac formalisg — hzc matctialis,&
quiz materia cft parsef. fenti& y poterit in hoc (enío dicj forma « 16
Secumdoarg.contfa z. parcem; má Atill. 1. Poft. f.ícientiam defimuit. pet
caufam per qdam rcs e(t. y nomrper cau(as- vt [ignificaret vnius rei vnicá cffe
caufam propriam,quod a(lerere videtur 2. loft. 25. Tum quia medii tanc eflyt
quid pei accidensaggregaterm. Refpébi. Ariit:af- figoare quod ctt fimpliciter
necelfarir- ad acquirendam fcientiam perfe&ti , faba - &m in aliquo
genet, f;quod decr falcimr vna pct fe caula , nom negare tamen quiae plutes
poffiat dare eiufdem eonela. m £y Poltidoccre idem pradicaià de vm fjyc ^ €ic
demonilratum per certam caufam. y pole de ais per eandear. demonftrari
irtahscaufa ill:scóuematy vt patet dc frtiuo per znimal demontitabile ton (o.
Id de homine fed étde equo. Ad 2.dicia thus conchit.. inm non demonftzari yni*
ca demótbiatio nc pet itlas caufas; fed pl. ribus; ioqaimur aü: de concluf. non
fora imáluer, windudiordiniad jnmopeg — | -— qnem certam , i cui tam vt Gic
diderfificator «d diuerfitatem * principiorum, fed d« cencluf. materiali-
"ter vt eft vna propofiuio demonttrabilis. ARTICVLVSII. ' De medio
demonftrationis pot ifm. 4 Emóftratio poti(fima maltipli- » Dae accipi folet à DD.
primo ipro fpecie cód;ftin&ta à demonflratione quia, y propter quidsquo
sé[u loqucba- tut Aucrr, & hanc acceptioné abiecimus q. prccd.fecundo prout
à demonflraiio. nc quia leceroitur » & vt fic conuertitur Cü demóftratione
propter quid,& nos lo cati famus in 2.p-Infl.tertio prout efl fpe -€ieslub
dew Oftratione propter quid, có- tenta ; cflq; dem óllratio propier quid ,
Aimpliciter,& perfc&iffima,& in hoc sé- fu ipsà accipimus in
przséti nà cü dc- -monitratio propter
quid ,dicat cognitio- idcatem habitam per caufam in quocüq; gencre cau(z yeró
nó inferant cerütudinem , eaiden-
tiam,& nece(fitatem, quia vnacít intrin | fec; & effentialis
alia extrinleca,vna in- fcrt certitudinem phificam, altera certitu dinem mctaphy
ficá iüxta dicta difp,pc- ccd. q. 1« idcirco per demonfirationem
potifimáinteliisimus , quz perfcétffi- Tam parit fcientiam.f. ia maxima certi-
udine, & nece(Titate, & cui fpeciali mo- do conditiones ab rye rl conue
niunt: & 1mus , an quodliber genus caue fit donc mediü ad p à talé (cientia
; verum eft tamé, cy P. Faber theor. 10. videtur loqui de deinóftracio- ne hac,
prout cü propter quid couertium, poti ífimá a » quz. procedit à eol
dliaoaiicaciont quia, quie per cffa €tum concludit;at in zheor. 14. & 15.
alit- qualem videtur ttatuere diueclitatem "Pro rcfolutione noc.caufam
cfficienté alià cffc cxiinfccá;squa agit actione trá- fcumtes.ian fuoicéxü
diftinatü, alá incrin Éccáyqua «alis dicitur, quia agit in (erpsa » & bac
cile duplice, vclun.azic actione phy fica, cum;níc producit cffectü rcalitec diitin&tü,vt
caua in fe caulat frigus y vc] aQtiooc inctaphy (ica , quando .!. pcr
Fchaitastiaq act pyficam: ab 1pla cmja-
Queft.11. De medio Demonflationis ofri-3T.— 917 nat aliquid folum
formaliter diaer(uns , vt fant paffiones rerum;& hzc cau(a non erit nifi
elientia , & quidditasfübicáti , quz in ordine ad pifTiones dicitar cau(,
efficicns metaphytica, in ordine ad (ubie &ü dicitureau(a formalis ;
quatenus cft quodqu:deft ipfius; pó: €t inotdine ad paffioncm dici caufs
formalis , vt notat Aucría q.23.(c&. 7.quia eft ró prima fore malis,qua
t4lis paffio cóuenit fübiecto ; infuper dici pót materialis caufa , quia à
fubic&o, in quo paffio recipitur, non eft realiter diftinéta,& tádé
dicetur finals, nam paffioncs ad comp lementü,& perfe - &ionem eflnriz
fubie &i ord'nantur. ' . 48 Infüper not. de paffione triptic& dari
pofle dcfinitioné, prim& formal£, in ua ponitur gcnus; & differentia
circum "an finé per (übie&tum , fiue per ter- minum , vt c lyp(is eft
priuatio luminis in Lunaà sole recepti : fec dá caulalé,in qua ponitur
tantücaufa propria, & ade - quata illius patfionis,vt eclypfis cft inter
pofitio retcez inter folem, & luná : terti ex vtraq. integratam , &ab
Arif. dicitur differre à demoofirstione fola termino- rum pofitione,& ficu,
includit .n. totum id,quod habet demonftratio , vt eclyp(s eft priuatio
luminisin lona à fole tcce- pti caafata per iaterpolitioné rcere. Tà- demex
dicendis art. (eq; in hac decion- flrationc: proprié. concludi. patlionerü de
(ubie&o : bis preacceptis. Mirücít,qui varij (inc intec fc Do&t. in hac
matecia.INos principuliores rc «cc mus fententias,Zab. lib. 2. den edio c. -
móftr.(u(tinet glibcr genus caofz dui - fit proximü , (uificere pro medio
demóltrationis pociffime: Fab riheor; 15«folam cau(atmformzitem adauttit pro medio,qvá
thcor. i4. dixit elle definitio- né fübiecti , nó quidem fecendam omncs partes
, fed (ccuodumn vlimam differcn- tiam:alij pouunt pro medio defiaitionerá
totjnalcin patlionis ,quod probabile pa- tatur ab Aucría cit, aij. intcgratam
ex viraq. ita prz(eruim Caiet. & approbant Conmnb hic; alij dcoiq.dcfini
conem cia falem pafliojis quz noa üt defiiitio lu^ bic&i, vcl fi cíi
valisynon pc nator inediü, quatenus cft(ubieétt defipit.o , (cd fold VUfpo X ef
De dieviüinfiraeiafi XA aa, e(t cauía patfionis, ita. Tjald.: AgnitatFase auo
€x 2)Poft. 61,52 e AM 16.dilpp. 49-3 dub.2-.: 5001 g33 329, d 1a o-us pus non:
dcfitiienem fora.a'tm paf(licnisjam ex caufaliy Sdes- mali »:cgratae , fcd.
caulolem saptifi med Bde n. oflrationisqiaufbu;ite Sc. gl oilig-56. Tatsgpepnl Trpeb.ó:
Mer. G1. Sonc qr 8 Amie cit alij; prob. «pri- n0. «qucd tormalisdet
nitiopaflionis, fi1, m, cdxum cx Seo, «im quiaillud aon. Hn medii im
d«monftreuone pofi ma;qiue £ogni.o «ontingiqugrere propier. qu i5 t ubieóiosl d
cognua paffiopedcío- bn &o, ge 3 «ips Íotmalcm dcfinirion&yte-
flatasfhug inquigepdaycerinfit(ubie Glo, qi quia. iia e ;eit caufa inkaren «uz
paffionis n Sc. nator patctaquía, pr: & demot een peediliee Ufl ma:
dcbeptex cantis proctdtres SX; €x immcdiats;« Tum quia definivio: palier e (ubie
to sion. pizdicatur immedias vt necipía pafíos fed mediate ,-er- aonrqut ad
:Ipiedipm 4 (Tarn qeia.pete» [s Principi me — — au Smacmefp ub s imb apium ad
Jridcodum eme foxmal;s. jMins pa(iotiss 3Turn qu jor cflct inpatural soma in
dila. tom dicretgr de definiiont »:cu iq ; secundo quod; PNDAMNA FxionpMA renis
ib dta ip gisdium s Prob; quia Arift, 22Po(o. Sx (Poft. 224 defini» tionem
diüiigit in illamspug ft principii) (eu aiedifi jin Mani que.cit
cóncinfia,& in cim que (o! a pohitiant. dificttà detuó Dirauung ; (ed
dcfinisiopoffioniscex fokr mali» & canfali intcgráta;continerat: tub Los
tto ébros£I g8 no £c medium» terxerun dcfniso «oincrderet ctum pti» $92. Tum
quia;oó cft yra;per frd dux medium au m.dclicuef]c ger; ác ynum, Tom
quialicét.yngm defidiv tioncm tonficc regt; uimcp — € medium futiopesuiul
Tationc definitionis (otmalisgkk wem fe.cliet medium s (ed per aci perd Quod
Aoiutertstdebeikio cus Gl — " UniconeuD tudiem Me ect atr quidycn 2 dole »
* n Ígd.pex.eaplaax paflionis (arisfis buic quae Ldsia mquatir caus, «ur Mp
Aoqumeigpua que vltrà querit,crgo caufa, feü s Cau- "m rhe pi rtiediptp.
qu. de 2. irse gary Cu EU Np pas di ; baee &afrfiti qiiacersusoft Nu, cur
quiliofbta dubicéio: ^T. patet uffici eri I$ dft, prae UiBoiteodr vip cx jd scd
sbto endisse demoAftrae uomis! seen d ociuulie utm demi Ee de itátiua oni ta:
iod; ( ÁTATTT t'gaufa pafl cs —: itio fübieGti cócutrit edet re een dp M83 dx
Mur se orutarmg cec priinó: réocaralr-fulbin&á sri btadaui nari ue iab can
excrinfocae nori conficiufio pcopofitionty vniueríales; pec e iai irm nm RÁÀÓ99
0 fum; quia etfi e 'perícícquatu cáofamiscaufa tamen non (empor s Vel ale
qarerdeaeryo slug cae patet derit onet fa-ecly fido di deamers laris eít-cauía
niis ;& fusd otteiidie PidlFabor citston» 1704) iiio cüaíce mon r ifice-
peo medi poaífis mae y paiccconfeqi quia perianc- mellis imoedermotidra 5 d.a
dus &iflinsa eft ocium désec qu ftio . predi toad apeirdig yero c nir
Jiexef vein eie cd fput, praeced qiie t alibi Mem horae men g debere etfi m-5312
Scgutido; : Med eren erem dran chifal ftia Ar igchiedidtus cav intimt paf
fsótie&(ablv£toi; quiacali pfá vanquar ab ada mice gu X a a &
taauferütumy cdi ees $»/TGquia ai anllüd; ep . ck j aliori voe dn Cz deer eie
[t] caüfd; Qiccalia fiit éa ida; ipfe e(t maxime cilia da r inécis;fed des Ee
Gift calfay cub áli (iat mes eirióftra actedüc ad defiaitio ás habencrónem
Schoeqa Ubrtipiéi accade ad ideni onttibie£ti qum 12iux* demonttracio ratió
Mert i atió né a diehutieius bct effc maxiihé deavsplicatanidi &o per
qienseále crit fübicéri defiaitiocAc dicaucor í uu rs&ude An. riScacde
Anis. clare docet quideft fübitétic(le caufüdydetmodfkrarius om- t ionis; Sc
hàc catione in-27PoQ gie Ufifiionc:, quia: f eff medium. o0» iodewmi pol- Zee
uc tio H$ país ; (Icinedium huiasdemon(tricionss,év £r prior Gt
alteraeffencizlicer y vt optimi: nó'ac PcFabet contra Zabu& atioyréeeg«
tiótos , (uRincnces inc pafsionibus elséniai: Wet osdisiatis: ciae polle péo
medios affümi indeaion(tiaione: pon(ssma ced fpeétu fechinddi y Fas ibshaiase(]
quia'ta Ldetnónitvatio neoeller pep verga cau» fa aciudleqBiiedaeisydamo pafsio
pripro sc? ulasitet norbctkaautopof aas 1d; -nzincer iptisctturdaet£e
ctuaav.ab6sdé cüifa tvofi ond Qoi 3A cflrGpvs| necpri) mb palsio cà Wibincto
tacivcpróporio:» rici oiriediviuvy vt (»cxet/xtno- tan dium ty quio d
haseruetiomtiaqo fic pogtsi-! mid 86d poca tiodt «ion d radioqureo Aptipcc do
Nec valed aeree aee aconolta liio p iab, tgo d'onlggn a PNE iode v giai govib
june r 7 Sus tisDelsioDoünfrMoni dI. ocn fideméonfequitsr illa doaion(lracio.
Not valet j:quia Arift; definicns demonttrz, dixitexqm iata prmiffa
tonftarcyéed excimmediatis ; de vtraq; id prm peniuepaa aetates conca 12 mam
pafsionc$ à:tota rei dnida dit ty perbom fola e osa fcd etiath chéngtoria!
conflitüitüc bx. diy &is difis Py qi rz:arirzidátcó- defi
nitióo4übie&tzponrtar mediam-fccundamr omticdy partem! quamuis: ràdicaliter
we plartata ntarformz vt dixis mus-dtticopresedd,-o 1:0 6m 419 ^31 Taodetn g
non folür fie medii, vt eft'édfá pafsionis ,verum:£c vt definitio: futic&;
Drobimedimm ermediünonfos lunid cere debet coumexionem: neceffal riain t6
predicate y (elieum puísiono fed q*o«quc cam (tib ecto-y quia ideo fübied etum
necetTinio vai cüm país;onc ii cócle(ione cóclüditur,quiaambo itprara
rhifsis-o(teridüur cám mcdio enita, erga fieut eps ara" cago — ter, vt eft
caua pafsidnis yj quia. fàb- ratione'e(É neceffa rio cónmiex e f$ pavifonmüer
vt dofihitio: roe i mlfter modiam hommaterialitervcafo [éri A cdiciquiauiqo nif
fiu ha 6 rome dis cic oicuioncam mollaiamrcafatie Qro Coutrà: primoóy:x det:mio
Bere irn. amnem dempnz fuarionépóti(sima ; Jum quia! Arift la Poltzcomis 17a:
nwdiümre e doBinsiod netilpeinhi xiremi.iopatsionisc Tüm 22 defiai ci ofóran ilis. paísiomis. c
[b. proxiitya] catüía cónexiotispalsiómis\\cabubic&taye quoa hat ccoünon x
wtiedidius prouiaims cx ríaédtapafsión jd trauy: (abi ecbi crgox
dcbevepoanódiü.Tà y:: pa(sto romodiad &wic tb proppíte dbfiniioor y: &
ipfa mest. d-anke^nettdefiaitiom fübicGti; ccaodllar dothontdvarié» e"
inedia o6 ifta zqhia ex ume diaus; Ippabdius, — ma debcteetse oiaiduns
beneris;s fed: pa ficie(t dcgremote: roo: dedi cri ipísas defimigio-fürmatis
;unz):e( id cod eui genere 5 nó disfiri pub Hectavas aliuucius. T dapgzenédri
iq metet qw t eA ne ae 0e axcdyis.n (jacit pottettas fub:e&rog, élus
pafitong y voc autéxb Dmm finitio pafTionis,quz cit prior paffione , &
poftcr:ór fübicito, definitio aüt fübie &i eft prior ipfo (ubie&o, Tum
6.defiai. £:0 paíficn;scft notior paffione. , facit propolitioncs necclarias ,
de omni , per fe,sin qipfum,& per caufam,ergo habet oés condiciones medij.
Tum?7. ex 1. de An. 11. habetur ipfam quodquideft cf- fc vtile ad aoi enda
cauías accidé ziü fübítandia quibus verbis videtur. fi- gnificari definitionem
fübictti c(le cau- fam primamnan tamen proximamyergo «aufa proxima crit
definuio accidentis , & paffionis, fed dcmonftratio potiffima e(t cx medio
proximo, ergo &c. Tandem non poteft demonftrari animal rationa- Je cfic
hominis definition , quz cft pra- dicatum,nili per definiuonem ipfius de- finitionisdicendo
omne explicans quid- ditatem rci cíl definitio rei;animal ratio- nale cft
buiufmodi,ergo &cumó ti quz- ratur , cur animalrauonale fit hominis
definitio: oprimérefpondetur , quia ex- plicat hominis quidditatem. 33 Refp.ad
1.loqui ibi Acift, de defi- mittone cau(ali ,nó tot. mali:yel inquic Do
4torsonon loqui de potiíf;ma demonftra- tionc, Ad 2.ncg affumptum aliud .n. c(t
aliquid eíIe extremü conexionis , & e(Te; «auíam connexionisjpa(fio, &
ip(ius de- finitio sür extrema cónexa cü (ubiecto , fcd caufa hiius cóncxionis
eft definitio qu£ &t cft cau(a cnticatis paffio- «is s &
conícquentecomnis habicudiuis gaffionis ad (ubie&tum. A d 2. ncgat Sco,
amcec. nam defiaitü nó inelt definitioni , ende tám paíTio y quam definttio
paílio- inis immcdiaté míunt fübiccto , licet de- fünitio notius inf1.:v raque
tamen per de- itionem fubieóti. Ad 4. neg. min. nam ptio non eft in
predicamento diítia- €oà — — ex dió " 'iq-4.art. «Ad f.ex Tat; ma.quia ad
. Sidon iemontraionia flic een wi aedi in róne cognofcibilitaus ii. q fit
cau(acur cogno(catur inhatrécia pra dicati ín (ubicéto,non aur requiritur vt
fit medium quó ad ordin priorwaus , & policcioritaus » aliter ncc cff:
ctus.q ci. , potiet e(fc mediumin deine:ira Difp. XII I. De Demonflratione 2...
tio non dicit frente quidy& caufam ine hzrentiz in (ubiecto, vnde fieret
petitio ijynam cadé cít queftio, an Luna eclypfetur , & an Luna priuetur
lumine s. an! fic rifibilis& an tit aptus ad rie. dendum,jAd 7. folum
(equitur defiaitiee nem (übie&i non cfe cau(am proximam uoad ordinem ,
nontamen quoad cau. litatem , quiaab ipfa omnia emanant £ . vcl per accidétia
intelligit accidétia com munia,per caufasaccidentium acciden- tia propria , quz
à definitione. fübic&i caufantur. Ad vlt.illam non e(le demons: flrationem
poti(fimam , nam cffe defini«. tionem formaliter dicit fecundam inten»
tionC,quz non conaenit e(fentialiter mali rationali , fed accidentaliter , vel
Auería effe quoddam catum quidditatiuü , adhuc non eílet di monftratio in
rigore , quia non demone ftraretur pa(sio(ed potius pradicatü fue - petias de
inferiori ,vt cü oftenditur ho« minem effe animal per eífe viuens feníi« tiqum,
in E przinifsz non fant coner. tibiles: & (ecundum quod ipfum , vt pa«.
tet;vide art.(eq.ad 1,contra 2.conc 34 Secundo, q definitio pafsionis ex.
formali, & caulali integrata fit medium; prob.quia Arift. 1. Poft.c. a.
docecidem cse quidefl , & propter quid , crgo me- dium debet v pie quid e,
peine ,& ter quid y crgo cx vcaque definitio« La 6rd iq ex m ib:d.me- debet
eíse cauía , vt pafsio fit (im- piu & init (ibieCto , prim praíta - it
definitio formalis, fecüdum definitio caufalis. Tam 2.medium eft adaequata s
€au(à cónexionis paísionis cum (ubiedtog ergo vicam |« definiuonem continebit s
prob. eon(eq. connexio pendet à (ubies Go, X pa(sione vtab extremis, ergo de«
finiuo. fubie&i , & definitio palsionis erunt cauía huius conncxionis,
Tum 3, mcdiü buius demon(tcationis debet. caa fare perfcótam paísionisnotitiam
, crgo omné cau(àim , tum formalem , tum eHh- cientem includere debet ; quia
cognitia perfecta cft ex omnibus caulis . Tandeua praeaniísat huius
demonttrationis debeng . elsc maxipé ; & immediatg, ers Conc quia
Adé.dcheirquia hec defini go. A eo deber pro me«- ERES 4" E' u 7? — mss ]
Q. I Demedio Demopfirationissefrt; I.— 9t. dio;nam fi foláe(fet definitio
fubic&i e( fent maxime propriz lubie&o ; non paf- fioni,(i dcfinitio
paffionis tantum, efsét - myaximé proptia paffioninon fübiecto . Rd in
Primoloco Arif. b era de d (abie&i, er quid pa(fionis , v ue o definitioni
fübie- &í,vel 6i loquitur de qxid paísionis , non eft fermo de quid
formali, fed caufali, & tandem fi loquitur de quid formali, non
intelligitur de medío pczcisé fumpto , fed vt in demonftratione cápto, & de
to M igawraj e dope deis omi tcícit que (tio pro CO EN Y verum ctiam qua
"^ Sour, faior M ?es, per quae 1o er qui pcd vela in 2. loco es car "
de finitione (übiecti,qua eft caufa vcriuf- a(sione vt ab extremis, fed à
dcfinitio- ic ubie&i pédet,vtà cá,nó à definitione pafsionis,mediam autem
fedebct habe- re vt cauía imexiftentize effecutiua. Ad 5. cau(a m notitiam in
fimpliciter,vt diximus vel &Giorem, quà aliz caufa , quia quietat
sntellectá , & quia defiaitio fübie&i aliquo modo &(tin omni genere
caufz . Ad vlc.debent (fe maxime propriz quoad. caufalitaté , -&d quod
(ufficit, vt m praemi(sis accipia- tut proxima caufa inhzrentiz , non verà
quoad formalitarem, itavt mediü fit for- malitas pafsionis ; rmó dinerfum c(fe
de- bet,cim fe habeant vt caufa, & cffe&us. 3$ Cotra 2,cócl.arg 1. qp
dlibet cau- fi proxima etiam externa poisit effe me- dium in demonftratione
potiísima. um quia illa dcbet dici pots(sima demoaftra tio,quz perfecti(simain
parit (cienciams itavt de re ni! amplius quar; poísic , fed qualibz cauía
proxima nara ett calé pa- terc (cicntiam , ergo qualibet poteft eí- fe
mediü;mi.prob.ex Arift.2.Pott.c, r. vbi docet per caufam farisfacienté quz
ftionsproprer quid (atisficri omnib, alijs qugrftionibus, & patet exemplo,
nam gu interpolitionem tecrz inter Sole, & Lu- nam poceft fatisücri omnibus
quzttio- tibus dc eclypfi an (it. quid üt , qualis fit, & propuec quid tác,
idcm de alijs de. mon(trationibus
4uàsaddacic Acitt, 2. Pott. T um 3.qua cclygus dc Lunaj& ti. Lew
milia accidétia fant per caufam propriá demonftrabilia , propter quà rcs e(t,
fed caufa eclypis, propter quam eft , cít in- terpofitio terr , ergo per hanc
ccit de- monftrabilis demonttratione potifsima. Tum 3. demonftrationes
mathematicae fant certiísimz , & poufsime , & tamen vt plurimam
procedunt ex atficcedente iam probato,nó ex defiaitione fübie&i non enim ex
definitione quantitatis pro». tar mathematicz conclufiones., Refp.ad 1.ma. effe
infafficientem,nà vltra hoc requicitar' vt'quietet intelle&ü per caufam
proximam , & neceffariam neceísitate metaphyfica, quam fola cau- fa
formalisin fenfu explicato continet y ideoque nezari debet demonttrationes ,
quas conficit Ari(t.in 2. Poft.efle potif- ftmas , vt fusé oftendit P. Faber
cir, Pec idem ad 2.nam eclypfis,K accidécia ex- terna (unt demonfítrabilia per
proprias cauías,non tái demon(lratione porifsima ern afsignatá róné. Similiter
demon rationes mathematicg à multis negátuc e(Te potiísimz quáuis fint
certiísimz,qa nó habent omnes conditiones requititas , 36 Secundo.g defin tio
fübie&: non fir mediam ,oftenditur ; Tum quia com- mitteretur petitio procu
j; nam defini- tio non eft quid diftin&umà definito, er o (i paffio
demonftratur conuenire (u« biedo definito,quia conuenit definit/o-
ni;probaretur jdem per idem;hinc. Arif, 2, Prio. c. $.ynum modi ponit
petitionis principij, quando probatur defiaitum per definitionem,velé contra.
Tum 2.(eque- retur demonitrationem non effe ex pro« prijs» quia oés pafsiones
ab cadem e(fen- tía flientes per eandem defiitioné pro- barentur , & ic non
demon(traré&ur per caufam, quz vnicuiq;tanquà propria có petatíed ex cómuni
, Tum 3-fequeretur maio. & cólu(. effe in codem modo dicé di pe: fe,..in
fccundo modo, gp e(t falsü, Tum 4.fequeretur definitione cífe cx me diacis, nà
Plio conucnit d. finitioni fu. bicóti nó imedraté,fed media propria de
finitionc;X (ecü4a paísio axcd.áre prima. Reíp.ad 1.nó peti principiü , quia
de» fiiio, dcfiaitum diltmguncur,vt dixi- n»is di( p. 1. q. 4 arta. &
paísio potiusco- uenit dcfiniioni, quàm dcrinitoj Arif. aus Xxx iem tém
loqoituryquando dcfnitio, & defini- tum fant 2qué nota refpondenti , vt ex-
plicaima$ 2.p. Inft.trac.3.c.3. Ad z. de- monftrationem cífe ex proprijs non
in- telligi de principi js sIteri non Couuenier tibus,(ed de princtpijs
conuertibilibus, & quia idem medium póx cum pluribus paf- tionibus conuctti
, idco potcft dici pro« riam refpe&tu illarü , Ad 5. neg. faltitas equei«
fa fficit. n.quàd pa(Iio notius có- neritat defiaitioni « Ad 4. dicimus paffio-
n€,& propriam definitionem itmediaté conuenire fubiecto immediatione (übic-
€i, licét definitio notius conueniat; feeit da paffio dicitar etiá (abiecto
immedia- té conutnite immediatione cauíz , nam caufa eius nó cft prima paffio ;
fcd quid- ditas (obiEGi; vide Tromb. c;t. 37 Tertio,gr non fit mediam vt dcfi-
mitio,f(ed folum vt caufa, prob. cx Sco.q. $.prol.S.docerte non oportere principia
fcibiliseffe principia in [eipfrusTubiecti y fed efTc principia lolum, per quz
ftremur paífiones de ipfo.Tà z. demon: ftratio dirigitür (olum ad cádendá (ciem
tiam maioris extremi, non minoris,ergo per accidens eft, uod medium fit defmi-
tio (übicéti . Tam 3. medi quandoq; cft etatio, jtádoq:(cla di&io, fed
dictio nc- Qui dici det nicio,qua sépét eft oratio , ergo cífe definitioné cft
acidemtale me: dio. Tum 4. medium vt medium e(t cau- fa ,quia fcire eft rcm per
caufam eogno- fcere , ergo per aceideos cft definitio vc mnedium. T um 5.
definito (nbie&ti , vt fic dicit causà inhzrétiz nec propter quid , at de
ratione medi eft, quod (it caufa in- hatentiz,& dicat propter quid. Refp.
ad 1.fufficere, vt medium fit ró qtridditatiua fübie&ti, & caufa
virtualis $ vc ducas ia z.p. Intt trac. t. c.4. Scotus adc loquituc de caufa
forumliter. Ad 2. demonltrarioné dutrzi ad cogioícemdá , rion quidcay
p:ffioncai vt fic, fed paffro- q mem in (ubicéto,idcirco requiri vt mcdi- um
cognoícatur vt:dé cum paffione , X fübic&o. A4 5. id fempcr medium debct
cíle tota o, quandoq; veró vtimüt vna pacte, (iue araccrialt, iuc for- mah , qc
vei matctia fat ridicaliter , & otiginátiue caufa. paísio- ds. ^d 4. cdi vt
inediam nó cil: cau- "Difp. X 1L. DéDenaonfratioge 2 ^. fam vt fi(ed
caufam connexionis predia cati cam fübie&o, nec cumfc xionis,(cd ilhus, qu
e(t neceífatia meta a iin quod exigitur, vc iit effentia- c lubiocto , idcoq;
medium demonftra- tionis poti (fima vt medii debet effc de- finitio fübiedtis
& caufa pa (ionis. Ad (». definitio fubiedti vt (ic precise noa di cit
cattsá inhzrétizsnec proper quidsfed.— vt definitio fübicdt, & vt efl caua.
paíse. ARTICVLIVS II. De maiori extremo demonftrationis, " 38 ia st, d
poffnt habere rónem - vasi Me , tione propter ys (nà de d ratige - nie quia
nula eft difficultas,vt (upra dixis — müs).Caccidés cómuneyaccidés propriüy rss
AGO Set eui e vel adzquata,& ex oí parte , flc continet omues caufas jac
xri demon: cas,(iué extrinfecas;à quib. res per fe pendet im effe;
eclincompleia,& inadaz- — quata, vt cunr datur pcr vni, vel duo ge« nera
caufaramt , ec fi daretur per caufam marerialem,vel formalem , apt fimilem s
vel cfficieatem, vcl pet ambas caufas in- trinfecas,materialem, &
formialeaz , find fint phyticzt; (iue metaplyyticgr. Hiec aüt difficukas
intelligi potcft cà de posto tione poti (Tiam , T aud demon(lcatione propter
quids(icut (upra ditt iaximus, ci medium demóítratioms imuire $. Zab.Gtpé cic.
fathine: tit accidens pro- priumyquám accidés có nume poffe pro" maii exccemo
inferuire eug inrdemom- ftratione par De dcftm cione vec? comunis fententia
ncgat poffe à priori, Sc deinontlcauone propter quid ti de finito , quategus
definitio e foralner capias. vt eft efscatiali s. mto, lic&; ixcerialiter
inmnpta dz: vtc(t prt dicium abfolucé acceptá polit dcmottrari,ts [X mada
juata, puta dcfnitio per causa. matcrijalé poterit có» cladt pec defimiconé
fimilis, vcl fotavalis cauíg, ta videtur séure Sco». Polt.q.5 € 39 Dicimus
priino, accidens comune foli ingredi poísc pro maiori Medis in demótcauóne nC
ade tein : tiia, pailioncmi vcrOun demon:trauionié .11. De maiori exiremo
demonitar etri. I. 913 potilTim: bec concluC fequizur ex didtis art. priced, i
prob.primo,quód accidés -«omune fir demóflratione propter quid dAemonfirabilc
de inbie&to , nam art. 1. - 'Oltendimus quà bct caufam in guocung; . gencre
aisum! poíse pro medio in hac :dcmonttratione , fcd i(lz aliquando ciu- font
aliquod accidenscommune , vt pa- ^et ip exemplis ibiallaus quando .f. ac-
"iden s aliquod per fe confequiwi, & fcm (o5 pet ad pofitionemcaufz.,
Deinde. quàd ncqucat efse maius ex- tremii in demonfl ratione potiffima, pa-
tetex di&tis art, przced. vbi folam causa formalem poíurmus pro medio. Tü
quia «onclutio demonítrationis potiffimz de « bet císc fimpliciter neccísaria,
per fe, dc «cat acr ipfum, vt q- feq. dicc- gus , fed accidens commune
non'confi- - €it cumfübicé&o propofiionem cum bis tóditionibus , quia ex
(ua ratioge forma- " Iipotcft ade fse,& abeísc, ergo non ncccf farió conucni
incft omni tcmpore " L-- epa cfl de omni pc flcrio- fiflico ; non
przdicawr per [e in primo, vcl fecundo modo , crgo non efl pcr fe , qucmodo ad
dcmófl raticnum exigitur ; ncc tandem ncceísarió copucttitur cum
fubiz&csitaut conueniat c mni, toli, & sc per»nam hoc cft peculiare
accicéus pio- prij, vt docet Porpb.c.de prop.ergo non eft quatenus ipfom . Ncc
valet relpontio Zab.hac accidentia. dici [| oísc ncceísa. ria neceffirace cauf
z , quatenusad poti- tionem talis cauíz (equuntur talia acci- dentia; licét non
tini neccísaria nece(Tita te übiecti . Non valct; quia iam conce- dit vt hc non
conficere dcmonfliationé potiffimam, & fimpliciter, ad quam re- € poufli ma
necc(Titas , & certitu- o propofitionum , vr diximusart. prz- €cd.qualis
non efset hzc necefísitas ; tum quia ncc neccísario iequütür ad. pofitio- nem
ralis cauíz , nam ab alia caula natu- rali contraria ,& maioris
viriutis,aut fal- um à Deo poísent impediri, ergo bac pc €císitas caufg non
erii implioter necef- fitas,vide P. mtheot, 14. 1$... 49 Ex hismanet probaia
alia pacs cÓ- cl.quod poísimus vti in demouftratione potiisima pro maiori Mo
palsione lub.cétismam hzc jt popelione fimpliciter necefsariam, pe fe,de omni »
X quatenus plam, cum «óucniat omni, Íoli,& femper,nec pcr poiétià D -; pof-
lit à fübicéto fciungi , & confeq cnier non cótinget (ubicckam alter ie
aaberc , Conia obijc. quod accidens commu- anc fit maius cxtreavá in
demon(tratione poiísima; Tü quia per se in secundo mo ;do dicitur
de.subie&o , nam illud przedi- catur in secundo modo,quando subie iogreditur
definitiooem ill us, accidés ay rem py Subiectu m hibet definiti. Ti 2.vel
accidcos commune per se conuen subic&to,& habctur intcotumjyel perac- —
.cidens..s. rationc alterius, idenMuzrrit dc ifto alio an per se,vcl pec
accidens d ucniat,& lic vel dabitür subic&áà, cui ine rit per sc, vcl
procederctur in infinitum Tum 3. (i perse non incífct,nó magis vai sub c&to
cóueniret, quam «lieri cuicunqg quod c(t falsum quia non quodlibet cít An
quolibet Tandem Art. 1. Poft, 22.do cct de eclyp(i dati scientiam;ait n. Eoriz,
que [ape fiunt, demonfirationes cz Jeé ti&yvt Lone dcfctlus, nep him, uod
fecundum quoa quidem tales fuut, f. m per funtieclypfis atem c(t accidens cóc;
& 1. Poft.his demontl rationibus de ac. «identibus
commuo:bus accommodat , & declarat cond tiones in 1.lib. (signatas, quz
funt demonfirationis potilsi e . -. ,Retp.ad 1.neg.alsumprum,quia vt di- ximus
m 2,p. Tot traét. 1,c 3. ad ptopofi tionem per (c (ecüdi nodi prater boc o
fubic&um ingrediatur definitionem prae dicati requiritur necesaria habitudo
cau [a cfhc cntis mctapliyicz ad effeótum, quz (olum ctt inier (ubicctum 5
& acci- .dens proptium., Ad a.dicitur per fe con- ucnire Hj. imiediaté ,
non veró per fe .i, neccísarió,quod requiritur ad demófltae - tionem. Ad
5.adhoc vt cuilibct nó infit , fufficit, vt per (e cópetat (ubiecto im quar 10
modoy,quatenus dator in aliquo (übiee &o caula 1otrin(cca accidentis có s ,
hoe aui€ nà fvfhcit,fed requiritur ilia neccf- faria babitudo ad poti(simá. deu
oftratig nem , vt non coung «c lubic tam aliter fe habere , Ad 4-tolum probat.
daride bis accidétibns demóttrationé propter quid, nou potilsimam;nec
Ault.2.loft. oa ncs €Quditauncs adaptar illis demon(tcatigs TOC A EEUU nibus ,
(tibus, [ed foli illis exeplis declarat, quo pacto mediam fit cau(a maioris
extremi, 41 Dicimns z.defininanem: non habé rem aliam cau(am prioré nó poffe de
dc- finito demótrari à priori, (eu effe maius extremü 1n demóflratione propter
qutd i at dcfiniuonem habentem aliam caufam priorem poffe cffe maius extremum,
& à priori dcinonftrari de definito per illam Cau(am, etiam vt. effentialis
e& definito ; talis autem demóftratio probabiliter vi- detur cfe propcer
quid non potilli an3;ita "Tat.2.Lolt.q 2. dub. 3. quem fequuntuc Auería
q.2 8.(c&t. 6. & Amic.2. Poft.trac. vlcq. $.dub.1. nec aliud inédit
Do& cir. fivc&é perpédatar; Prima pars probatur, uia fi carct cauía,à
qua dependeat ip ct- e non habebit medii fafficiés , quo pof- fit demó(trari à
priori de definito . Tales aüt definitiones (unt precipue adeguata, & vndequaq;
perfe&a , que.(. datur per emncs cau(as;à quibus res pendet in elfe, € .n.
omnes includat caufas, nulla rema- net accipienda, qua vti poffimus pro mc-
dio,& (i aliqua cx illis acciperetur ,cü hzc fit quoq; demonftrata in
concluf. idem demonit raretur per idé . Similiter eadem tónc definitio cótinens
omnes cauías cf- fentialcs, putà propriü genus, & proprià differentia , non
poterit per aliam cau(am e(lentialé demóftrari , vt probat ibi Sco- tus,nà
quidditas (ubiecti effet quzftio, & prz fuppof(itü (imul , & femel, cet
quz- ftio, quia demonftrarctur in tondaf! de dcfinito, effet pre(uppofitüyquia
affüme- retur vt medium, faltim fecundum parté, 41 Secunda pars, q definitio
aliá prio rem Lr isti tanquam caufam pli à priori demonftrari,ctiam vt cft
quiddita- tiua definito, cft Arif, vt infra videbimus; & prob. quia illa
eft demonftrabilis pro- politioà priori, qua habet cau(am proxi- mam
conncxionis przdicati cum (übie- &o, calis cffet ita itio , etiam vt cít
cifenualis defiaito , erbo &c. Vt au! co- gnofcamus; quz nam tint rftz
definitio- nes, agen in(picere ordinem caufarum inter (c ; nam in primis, quia
nulla caufa adequata in (uo genere alià (apponit prio rem 1n eodem generc;
aliter non cílet coe talis,fed partiaiis, ideo nulla definitio ma tecialis,
v.g. poterit demontlrari per align Difp. X ILI. De Danopfiatine, ^ ^
definitionem material£. Et quia finis di- citur prima caufa,idcirco per
definitione finalem poterit demonf(trari dere defini- tio tàm materialis , quàm
formalis, vt ex hoc , quod domus eft ordinata ad defcne dendam nos à pluuia ,
& tempeflaribus , optimé concludere poífumus debere ex tali determinata
matcria , & fpe-iali for- ma confttui, quod eft probare definitio- pem
materialem, & formalem domus ,& con(cquenter etiam vt fuountur effenria
liter; & quidditariué , rá eo i pfo quà pro» batur aliquid efle materiam ,
vcl formam alicuius, oftenditur adhuc eiie de c(jentia iliius , quia materia,
& forma funt partes eífentiales,fic de lanterna prob. quod de- beat ex
materia pcrípicua cótlarc ex fiae y quod eft illuminare ; & ex hoc, quod
ho. mo eft ád beatitudimem ordina us, dedu- citut effe füb(tantiam inrclicéuslé
, qua folum efl beatitodin s capax ; quod prz« dicatum concluditur vt
eifenniale homiie ni,(icut homo sin (uam e(fcntiam refpicit beatitudinem vt f.
nem. Caufa cff ciés LT f efi neceffaria, determinata, & cóucris Dilis caufa
alicuius prad.cati effentials of fc&us , q. (e h:bcbit vtcau(a formalis ipe
fius cf diusyin tali cafu poterit cócludere definitioné formalé cffe&tus,vt
quod pto- ucnità principio effentialiter libero » cft indifferens intrinfecé ,
& e(fencialitcr »yt poffit cflc, & nó cffe , volitio prouenit à
volü:ate,q eft princi pió effentialiter libe- tüy crgo volitio eft indifferens
efTenciali- ter &c. in hoc fyllogi(mo maior extrem? tas cft definitio
libertatis acus in genere caule formalis, medi c definitio ciuídé libettatis
data per caufam cffcdiiuà Tan- dem quia materia, & —— pacto süt fibi
inuic& caufe ex ditis d! p 8. Phyf. q.1. att. t. potetit dcfinitio formalis
pec matcrialé demóftrari& e cóccá ; vt omne conflans ex corpore organizato
"contact Éc cx anima, que cft atus calis cor poris, equos cótlat ex
corpore organiza o» crgo &c.& é conucrio; ité definitio materialis
dcmóti rationis probatur p alicrà formas lé, qu ab alijs dicitur quo juc filialis.
43 Tanié,g; he dcmóttrationes pro- babiliter reduct debcát ad propier quud» non
ad potiffimam , probati pot, non «n. faris coidanter faluangur conditiones m: Q
.IT. De siaio. esteem. Denonfivab. tiffime in illisquia premiíTz non viden. tur
cífe de es "nra fec&dum quod ipíumyaut faltim non omncs i(tz demon-
tiones,& fi oppofitum velis (uftinere, nil contra no$. oholsm ^, In
contrarium obijc. qp quzlibet dcfi- nitio poffit à priori probati, &
adgquata. T quia poterit probari perreguias logi- €ales.f.per definitionem
definitionis, ficut cü volumus oftédere alique fyllogi(mum efc in modo, &
in figura ,vtimur regulis logicalibus de (yllogifmo traditis , ic A- ift.2.
Poft. 17. ottendit dcfinitionéter- narij,g lit numerus impar primus,efíc ve
ram, & quidditatiuam definitione p re- logicales,& definitionem
definitio- nis. Tumquia bec definitio, eclypfis eft - priuatio luminis folaris
propterobic&io- fiemtertg,eít adzquacayX tamen demó- flratur , vt quod
priuatur lumine folari ropter obicétionem terra , eclypfatur , priuatur.&c.
crgo echyp(atur. - Refp.ad 1.ex Arift. a. Poft.8, vbi negat probationem illam
effe veram demó(tra- tionem, rà cít, quia 4T. logicales non fant caufa in
cffendo , (ed folam rationes cognoícendi;& notificádi, quare nó pro- cedit
cx cau(is concluf. tum quia proce- dit ex cómunibus , nam illz cegulzcuili- bet
definittoni adaptari poffunt, & tandé nonoftenditur per illas definitionem
de definito proprie loquendo,fed rantü. de- finitionem adzquatam habere codi
tiones optime definitionis. Ad 2.nec illadcfioi- tio
cít adzquata, quia deficit caufa mate- rialis,que ett Luna,nec demooftratur de
definito.f. de eclypfi,(ed de Luna,que cft fupieum, in quo recipitur cclyplis .
44 Contra z.parté opponitur 1. autho ritas Ariftor. qui 2. Pott, à c,2.
oftendit quodquid. (eu definitionem no potse dc. mofirarià priori de definito,
& 1rali]uá- do dcmonitratu: ; illam non e(Te dco:on- firauionem fed logicum
fyllogilinü ; ide t6. Met.tcx. 1. Scot.etiam 2. Fofr.q. 5 -&x profcí[so
oltendit quodquid Lorma- liter non poísc demonítrari neq; à prior! . neq; à po
fterio.i, at ab(olué fumptü &
materiali &er poíse à potteriori demóftra- Ti,À jxio rit mnc » ied aligp
non. n. vnlt de6 nitioné formale poíse per mate- rialé de moftxari, (ed &
contra materialem per fotmalem,& finalé;idem docet fü tex. Met.cit.& 6.
Met. q. 1.ad e princ. i . Vtadzquaté fatisfaciamus bk obie4 &ioni,
diligenter indagáda eft més Ari(t. inillis tcx.& quo pacto procedit ; primà
igiturin tex. 2.quarit; an def nitio, & de» monflratio (int de cadem re ;
& negati refoluit ; quia demonftratio eft accidéc complexi, &
affirmatiué, vel negatiué cludit, definitio eft efsentiz, incomple:
nccaffirmat,aut negat ,immo pro princi pio inferuit demonítrationis . Deinde à
tex, 3. vía; ad 8.difputatiué quzrit,an des finitio fit demopftrabilis; &
pro parte ne& gatiua arguit ;.tum quia nó cít demoftrae bilis (yllog;(mo
reduplicante (.f. inquo medium alsumatur m przmi (fis cum hae reduplicatióne /7
jui »«p requiritur, vt poffit deinde concludi in quid maius ex- tremum de
minori ) nam in min. petcre- tur principium y quatenus medium dice- retur 17
Quid de fub:cGo , cuiustamen idditas quzritur, ncc mcdium císet ig emonfirabile
dc (ubie&o; tum quia ne- gue demonftrari diuifionc, nam ifte mo- us
difcurrendi non eft à priori , ncc ne- celsario illatiuus , & minor eíset
probart- da, quare ille fyllogifmus non cfset dema ftratio;tü quia nó cít
demófirabilis per de finitioné dcfinitionis , vt oratio indicans hominé per
císétialia cít. defiuitioillius y animal ronale exprimit hominé per efsen tialia,
ergo &c. nà in min. petitur p'inci- pi ,idé.n. elt e(se definitione , &
expri. mcre ré per cílentialia ; cum quia n*qaig oftendi per definitioné
contrar!j, nà jro- cederet ex zquc ignotis,& poffit dar: cit culus ; &
alias rónes adducit. pro bac ray 4$ Deindc à tex. 8.incipit propriá ape rire
lenient& inillo tcx. ;t'mó diírina guit dc caufa, uod quzdà elt cadé;qua-.
dam cft alia,i. quada e(tintrin(cca, quze dam cxtrinfeca, & hzc vcl eft
demonitea-. bilis.i. poteft demó(trationi infecüire, && fic poterit
eíse medium; quo demonfire- tur quid efl feu dek;nitio, & fobdir,quod hac
nó eít deu óftrauo , fed fyllogilimus topicus, fübiungit poftea alium modum,
quo contingit [cire quid efl , ncmpcc ab cffc&u per (c demonitrando fi cfl,
à» mul deuepiimus in cognitionem quid eff, yt omnc afirum patiens
interpolitionem ferrz celypfatur, Luna patitur interpo(i- tionem teirz,ergo
eclypíatut , quo , lo- giímo fcitur / ei plis & quid eit, & gn ttid; in
fine deinde huius textus, k initio fequéeluti epilogat;quz do- tuerat,&
quod nó poffit oftedi quid eft, uando non habet caufam alià 4. extrin-
cam,quando tamen ipfam habet, poffit dcmóftrari,fed logico syllogi(mo ; addit
vIterius diuifiones quafdam definitionis , & pracipué in tex. 10. ait ,
quod quzdam dcfinitio eft principi demonftrationis, quzdam conclafio,quzdam à
demóftra: tione fola pofitione terminorá differens: & tandé in finc
huiustex. concludit, M - Wifeli igitur ex ditis, C" quomodo eft fius quid
eft demon[lratio , &r quomo- o nó eft," quorum efl C* quorü non eft,
46 Ex his colligitur primo; Ari(t.quid eJ] accepi(Te, prout eft qaid complet ex
pmnib. caufisintrin(ccis:2 fi hibet cau. fam cxtriníccá;po(fe demo (trari; 5
.hunc syllogi(mum appellatfé lózicum
& de- monítrdtionem,quod debcr etponi com- garatiué .f. in ordine ad
potiffimam de. monftrationem dicitur syilogi(mas logi. cus , fed quia eft
fyllogifmus certas , cui- dens,& per causá,crit demonttratio pro- pier quid
, cx quo magis confir. vltima pars noftrz conclu(. in hoc fenfu explica- £i
potcít in 6. Mct. Nec aliad voluit Sco. afscrere,(amptit.n. quodquid
cfl;redupli- Catiue .1, vt perfe&é explicat quiddicaté fei [fecundum omnia
przdícata e[sentia- lia, & hoc pado negat. pofsc probati à priori per alias
caufas intrin(ccas , & de- mon(tratione potiffima;in qua;in ju't,sé i cít
(appolitum, & medium, Vetü ett ibi Scot. potius recitare. feot. Expotito-
ris , quam fuppre(so nomine authoris ibi innuit, quam propriam mentem dectara-
te, vnde nezar mateciam císe caufam for- , X conleqoenter quo 1qtid tormale
Toti: de.nontt;ari pet. quo4quid matc- ziale ; & tainen potius oppolitum
eft ve- gum , vt cum codem Sco. ofteadimus di- fpar.5.Dhyf.3.3.aft,2. & 5.
eodein mo- ds exponi poceft in Mer. cir. .. Secundo ad idem atg. ratione. Tam
qiiia petercur principium, dad m m.a9- . ri medium debcrei dé (u3is&o
pradicani inquid, noa.a. quod [uid efl pot pet ihi- Difp. X I1. DeDemorfain, —
5 qüaritur in cóclu(. peteretur ét principii *. in maiori,quia maius extremü
icare- 1 tur de medio inquid, & tüc vt fit vera pre dicatio»medium debet
supponere pro sa- bicóto cócl.& fic maior nó differret à c6- cluf.quz ró
eft Arift. Tü2. predicarüin. — cócluf.demóftratiua debet efsc accidens ex.
Poft.c.1. ergo nequit efse definitio. Tum 3.dcfinitio hon poteft predicari,ni«
fi de dcfinito;at (i demon(ttraretur, debe-- ret de medio praedicari. Tü 4.
omnis des finitio immediate cópetit definito , ma« xime fi datur per cau(as
intrinfecas, crgo. quzlibet e(t indemonftrabilis; Tandése- — quitur hanc demon
t rationem, per quam scitur sabítantia , nobiliorem cfse potif- fima , perquam
(citur accidens . cot 47 Re(p.neg.(eq.a0n.n.in mia. peti-- tur principium;quia
nó eft eadem d. finis - tio,qu£ cft medium, & quae concludi n€q.1n
tmaio.nam ih maiori medium ponit pco (ubie&o diltincké cognito , feu - pro
dcfinitioae ipiius, in conclutione ves to fubie&am fwpponit pro secontusé
ca - gnito, (icut vniuersaliter definitio, & de-.— finitam differunt ,non
.n.sunt termini sy« nonimi,& hzc differcacia suflicit, vt (nc
diftin&icerimint, & nc principium peta- tur, vt diximus disp. 1.q.4. art.2.. nec aus thoritas Acilt. vrget, nan ibi
disputatiué loquitur, vt i pscaict se declárat. Ad a. ibi eft setmo de demon
(ratione potillima, i0 qua $cipet paíTio eft maius exccemü ; Ad 5
.neg.alfumptum, nam vna dcfinitio póx de alcera dici, vc syllogismus conttis €x
veris, primis; & rimaediatcs,Xc. eft tas Ciens scire. Ad 4. aísuinptum eft
veram in eodcm genere ; vt dcfiaitio materialis eft immediaca in gencee
macerialis caus. y vel vt att Doctor hi, quatlibec eft iame« diata imme atioaesabiccti
, quia inter ipsa & definicd acdhil mediat, cui peius conueniat d-fini'to ;
nontamen qualibet cíl iimnnediataiaynediatione causa . Ad $. jua mu S ex to
capite po(fic pee fectior dci demonitratio conciudens de iri is nna concludés
pa(Tionem 3 tainetr óbiccu n sciencig ett conclutio "tà pciaciprjs
depeadens; hinc quia prim. eipià potilfing nata sunt gigaere certioa— en, Qu
«fr. 1I. De premiffs Damnfirationis.tAtyt.III. 912, r&, & magis
neceísariá notitiam , d prin- cipia demóftrationis propter quid, idcit- «o
abíolut illa erit demonftratio pori ffi ma. quz facit fcire pa(fionem .
^QVAZSTIO 1l. De pramiffis Demonflvationis. T premiffas Demóltrationis de- 7 V
claremus, ipfarü códitiones etüt expendendz. Arift. 1. Poft. c.2. quafdam
conditiones aísignat pra mi(larum, quaf- dam veró cap.4. & pracipué locutus
eft de demonftratione propter quid ; condi- tiones funt ifte, vt fint verz primg , & immediata ,priores,notiores,
cauíz con- clufiohis, propriz, neceffariz , de omni ; per fe, de przdicato
vniuerfali, fecundum quàd ipfum, & primo;de quibus multa di- ximus 2.
p.Intt. tra&. 1. idcircó quz fatis ibi expohita fuerunt; bic
precermittemus; fic fe habet prima conditio, quod fint ve t2; Íccundatamen
conditio cxa&iüs erit .. ámueftiganda;quapropter in duos arc. bác gítioné
diutdemus , ia primo agemus depinipia » & immediatione pribmiffa- rum, in
2. de ceeteris conditionibus. Sed prius interim corrigendus e(t patentiffi- mus
error Ouuied.cotrou. 10. Lóg. punc. 4,n.6.vbi aitopus non cííe demonflratio-
nem conílare (emper propofitionibus , y funt pet fe , vt patet ; inquit , in
emonítrationc: Omne progreífiuam cft viuens,omnis homo eft progre(fiuus, cr- go
omnis homo cft viuens , in qua minor non przdicatur per fe de (ubic&o ;
quia progtrcffiuü non eft propta paffio homi- nis, ed animalis. Profe&o
inhoc puncto omninó hallucinatur Ouuied. nam Arift. 1 .Poft.cap. 4. diferté
docet períciratem elic q neccísitatis gtadum, qui re- periti debet. in
propotitionibus demon- ftrationem inttantibus, adcoquod fi pro- pofico non fit
in aliquo dicendi mode ex quatuor,quos ibi afsignat, fit prot(us inc- pta
onítrationeimn. cóltitaendam, vt fatis probatum eft 2 part. Inft. tract. 1.
& in demonflrarione , quam Ouuicd. ad. ducit; falfum eft illam minorem non
effe propofiuionem per (e, & przdicacum eius ncn per fe de fübie&o
piadicari .f. pro- grc(siuum de homineynam pcr primá rc- fitio per (e nota;qug
difficultas re vera fab dccem pun antepredicamenralé quicquid pes € predicatur,
de fuperiori » de inferiori Le. neceffe eft pradicari , vndé (i pro- greíliuum
de anim,li przdicatur. per fe, vt cius adzquata paífio , etiam de homi nc per
(c praedicati debet, licet nó primàg & adzquaté,íeü (ecandum quod ipfum;
itaq; hoc exéplum minime probat i inorem non eí(Ie propofitionem per f ed probat
tantüm non efle f. um d» ipíum; qui erat v timus gradus nece(fitas. tis in
propoficionibus loc.cit.ab Arift. a fignatus, neq; cum gradu períeitatis corte
fundi debet, licez enim omnis propofitio fecundum quod ipfum fit quoq; per fe,
nó ramcn € contrà, narm dati poteft pro- pofitio, qua fit per fe, licet non
fecandà quod ips, & talis cft omnis propofitio s inqua paífio (uperioris
praedicatur de in- teriori . » ARTICVLVS L. Explicatur
primitas , € immediatig pramifjarum ywbi de propofitio- — ; neperíemota. Vpponimus cx 2. pini RN E S primitatem,&
immediationem nó ef- fe duas códitioncs preemiffarum , (ed vná, & nilaliud
fignificare 3 przmiífas de- bcre cífe indemonftrabiles per aliud me- -— à
CUATRO E mis | Mee &ter qp (ipfis cá&nofcarur , vnde pec. (eoo dci ét;
hinc orta eft celebris il- - la difficultas intet veteres tá Scoti(tas ,
Thomiftas,tü Nominalcs,quid fit nomine , vt Recétiores. eb ietdan pria ia B
RERNN crit rius. fit propofie am nota in Bacxh Scoti , deinde. uo hzc conditio
competat pre. ae oy pd. im X t cc 49 Circa primam parté difficult. not, ex
Lich. 1.d.2.3.2. qp in propofitione per fc notaly per fe nó lumitur, vt
diftinguie tur cotra per accidens ,quafi quod cffe no tü dicatur de aliqua
jppofitione in aliquo modo dicendi e , (ed vt diftingunur contra per aliud itaut illa fi propofito per fe mota , qua non
habct evidéuam ab alio; hinc defimtur à Sco. 1.d.2.q.2. A t8 clle, qua cx
terminis proprijsy. qui. [ung XXX 4 ali- aliquid eiusyvt funt es, babét
cuidenté yeritatem;ex quo dcducitug non excludi cognitionem terminorü quia
inquit Do- &or, impoísibile eft, aliquá propofitioné nofci terminis illius
ignoratis , nà fe- &unda operatio intelle&us prarfupponit primá,vndé
dicebat Arift. 1. Foft.6. prin- €i, ia cognofcimus,inquantü terminos co gno'cimus;
& multà minus excludi debet étía intelle&ma pet ly pus quía no- titia
nece(larió efl ab intcllc&u; quare qp excluditur,cft omne aliud, per quod
tan- quiam per mediü moucatur intelle&us ad €liciendum affenfum in
propofitioné illá; fed ttatim ac apprehendit terminos illius htionis, vi talis
apprchenfionis co- gnofcat euidéter cónexioné inter illos, & idcirco ait
habere euidentià ex terminis proprijs;addit,» funt eius,.i.quando có- cipiuntur
in co fenfa,in quo ponuntur in- ' &egrare propofirioné illam ; nam termini
poflunt diuetfimodé eandé rem fignifica- £c. f.copfusé, vel diftin&?, vt
(unt dcfini. to,& dcfinitum,definitio.n.diflin&é G- ificat qp definit
cófuse repra(entat cx diis &is difp.1.q«4-art.2.vult erge Doctor, 2 fit
propofitio per fe-noxa, cui affen- t intelletus vi apprchéfionis terminorü
ipfius cognito co modo, quo propofi- £ioncm cópo itaüt (i terminus cofusé
zcpraentat, ex cognitione confuía iphus enoucatar intelle ad, áffeníum , vc ia
pw eroi: Doe rs totum eft n L4 e, li i ] » ex cognitione i- nta eliciat
iudicium ; non autcm erit fitio per fe notayfi ex cermino con- use figmficantc
conflatct,ramen vt afsc- titet intellectus, effet neceffe,g diftin&e
conciperet fignificatum illius termini; vt : ptzdicatiá cuidenter concipia-
&ur coouenire (ubic&to cx cognitione di- -- ftinGa écfinitionis, non
(officeret aotem cognitio confufa definiti , propofito, in qua przdicatum
diceretur de definito, nó Het per (c nota;quia indigeret, vt euiden ter
petciperetur,alio termino.f.definitio- nc;qui non effet terminus ipfius , cum
fit diuerfus à definito,ex diGis difj.cit. con- tra Thomiítas , e(fct4; per
aliud nota . $0 Hinc nó re&é Fofnan.afierit in séc, Dot requiri ad
projotitioné pct fe no- VÀ, vi [emper ex coguittonc dittuidia tct- Dif. XIII.
De Demenftratione; 5. mínorü dcbeat moueri: intelle&usad af- feníum
propofitionis ; itaut nulla tit pofitio pet fe nota, qua ex terminis cóft sé
fignifi cantibus conftet. Hoc.n.eft có- tra ipíum Scot.cit. & córra
Scotiftas feré oés,vt Lich. Tat.Barg.Fabrum, Sti tinch. Vulpes, & alios,
claté.n. DoGor ibi ait propofitioné illam effe pet fe nota, (i ex cognitione
confuía terminorü ftatimcui« denter apparcat illor( c manév s de quód diftindté
cognofcantur ;imó [ubdir » quód propofitio,quz eft fe nota terminis confusé
conceptis, eft é períe nota ter« minis diílinQté cognitis,nó tamen é cone ttà
necefíum cft propo(itionem pet fe no- tam,terminis dillindte perceptis;effe
tale, fi confuse accipiantur.Hzc tamen doris na clarior apparebit, ft dubia,
& obicétips ncs adueríariorum diffoluerimus . Primó igitur dubitari poteft
ex Caiet. dicente , quód cum prima paísio pradicae tur de definito ,
quamuisilla. io poísit per definitioné probari ; erit. pet fe nota;faltim
fecundum fe , licét non quó ad nos;quia definitio ,& definitum , i uamui$ quoad
nos differant, non tamé ceundüm rem . Attamen hzc opinio.ex plo(a manct e&
di&is difp. cit. vbi often- dimus definitionem, & dcfinitü nó dif-
f:rre folum rationc ratiocinante (ed ex. fündamcnto in re, & pet coníequens
nec fccundum rem erit pcr íe nota y fed de-. mopftrabilis demonflratione
potiffima ». que cft à priori,& per caufam, nóquidc in cognoícendo tantum,
fed etiam in e(- (endoscrgo nonfolum quoad nos erit dc móltrabilis,(cd ctiam in
fe (pc&araynan ordo cauíz in cífendo non attenditur fo- lam pencs noftrum'concipiédi
modum ; vt cft ordo cau(z in endo,quiin -demonftratione à pofteriori reperitur
» verum etiam in rebus ipfius; vade prinet- e immediata dicuntur indemonflrabi-
ia (ccundum rem , & à prioriquamuts à pofteriori , & quoad nos ficétur»
ergo quzlibct propofitioà priori demon flrabilis erit (ecundü rem
demóitrab;lise S1 Secüdo dubitari poteft ex. Mayr- coquia dàuur. mult
propotiiiones inde- montirabiles,& contequcnter per fc no" tz; &
tamcn non ex appreheniione. tere minorumyvt (unt propoficiones cogat : —
Q.1LesDepnpifitionper fewua.od.]. — 9219 -sper fenfum vc nix eft alba, ignis
eft cali- : dus;Sed teíp.faciliter has propofiuones " proprié nec
cíicindemonftrabiles , quia ' vcré inniue datur cauía per (e alb«dinis, - &
in igne caufa caloris, pcr quam dcrmo- ftratione propter. wd luo modo poterit -
calor de igne , « albedo dc niuc dcmon- /ffraci ; ncc iflas propobtiones cí!e
per fc 'motas;quia non ex apprchentione termi- - norum cognofcuntur, (cd
cognitione (ca ficiua ; & cxperimentali, & confequenter : peraliud ,
nonper fe ; vnde communiter ut propofitionem aliquam contia- ' gentem eflc per
fc moram, quia ex cogni- -tione terminorum non percipitur ipío 'tü cónexio, fcd
per aliud extrinfecü: nifi "velimus diccre e(fe per (e notas,quatenus ^o "primoà
(entibus percipiuntur, vt iofra. . Tertio dubitatur ctrca diuifioné pro- ;
pofitionig per fe notz, nà Thowitla ip- - fam diuidüt in propofitionem pcr fe
no- -tam,& per fe nofcibilem;vclin propofi- — tionem per (cnoram in fe ;
& notam no» bisgnotain fe eft , quz nullum habct mc- - dium; quo polit
probari conexio termi morum,tamen à nobis non cognofcitur e nifi per aliquod
mediü cxtrinfccum;nota nobis '& in (c eft, cum nos apprchendi- mus
conntxionem illam vi terminorum.g — dupléx;vel.n; eft nota om- -sibus tàm in
(ipientibus; :quàm fapienti- E "bus; vel fapiétibus folü, qua pacto Boct.
ánliebdom. diuiit cómnné animi conce- . | gtis&c Acif. x. Top,c. 5:diu'tic
problema. $i Iftz diufiones nó approbantur à - Sco.cit.ná prima nó cft bona
diuifio,0g " ex membris omninà diftin&tis conftarc 'debet , cadem
autem propotitio dici po- terit per fe nota,cum cft actu cogoitas & pet fe
nofcibilis, cum a&u non cognolci- tur, qug cognitio accidit propofittoni
Sccunda vetó ; vt ibi explicatur , nec va. let, quia propofitionon folum
tormalis , fed ét obiecta , vt propofitio eft , dicic ordine ad intelleciósergo
hi ternum ,cx buscóttar,no funt apt: ad caufandürafse sü,non erit per fe noca
in (e$ quaproprec ois propofitio in (c nota pet (c erit & no ta nobis,feu
poft;bilisà nobis coguolci fi termini cóciperétur ; acl) nosc ognitis terminis
nó cognoícimur eu:déetcr cóne- x:on€, figni cuidens no- (ufficcre cogut« tionem
illam,quam babemus de illis ter minis , (cd requiri cognitione pertectio- r6 d
eric diftincta , illaiaüt etit cófu(a , & có(cquéter propolitioné illà ex
fe no cíic' perfe Done Món: i rit noriuá alterius propolitionisex vermit ni$d;
(tincté fignificantibus coftáce , fi» cut.n.tecminus confuse:fignificas eft di
ueríus à dittincté ijgnificate candérem y ita propoficioncs ex illis compoti e
Nec c(t cade ro dc coi concepiu,& problema-: teni ifia nO dic ür,nitr
propoficioncs proa babilcs,d nó ex terminis immed:até poi plütor,fed ex motiuis
& rónib? probabili bus, ende re&:. qdà süt not« oibus, dà fapiéübus try
prout magis,vel midus Có- uincüt róncs:at propdfiuo p fe ngta di- citut talis c
apprehélione terminorü, 8c I tàa fapié! esq infipientes,yt cogno cant
illà;nccctlarie apprchédere debent: terminos , qui-ftatim caufant aijenfum ,*
fequituromnem. propofitionem pcr. (e: notà elfe tàié (ap tibus ,& ipli
piencibus; | ld entiores INcotherici, vt A « uet(a , &:Ruuios hanc.
diuitionem alice: explicant; .f. quód rra rt per fe no.: ta in fe;eft; qua
conttat teriimis notio-- ribus natura ; per (c nota nobis; quz ex: terminis nobis
notioribus omar $i & dicti. coincidere: cdm diu:üone illi: Ari(t .dc
notiéribüs nataray& nóbis tra dita 1.i^oft, ac8 P hy.cir Sed quáuis: recte
diuidat Ariinotiora nobis; & natu ra; quia quzdam ordine natutg prius ma«
ta funt concipisquedam veroordine do- &rinz d:cuntur nociora nobis, quia
faci - lus percipiuntur , et íuacfenfibiiora ex: — di&t.s difp.1.q.6.
tamcnin c goreloquen do propofitio per fe notanun poteft cÓ- ftarc ex
netioribus nobis, quiay vt contt4. Mayr. dix:mus;non funt apti ad caufan- dum
aticnfum cx propr:js rationibus, gouus ex cognitione (enuiiciua » & cxpes
turcntali inteilectus afienut , vt in hàc nix cft alba. d toph Aduerfari]
re(puüt. à rónc propeütionis p (e pora lcet des indc 1lià admruát. ; hae latis
de pro; ofi- tione per fe nota , vide Fabr. theor.7. &^ 1: fent. d. 14. ci
1. & alios Scoriftas cit. 3 Circa à crà qugiiti partem;an pre mif[z
ácnionttiraucn:s d cbeant efe 1m« mediatg , loquendo ac acmonftrecione po: ITE.
9030 propter quid, eft vna opinio, quod amba pramiffa: debeant e(se immediatz
,& in- demonftrabiles, non folum virtualiter , fcd ctiam formaliter,
demonftratio veró ex folum virtualiter immediats fic demo flratio quía . Alia
eft opinio , quód (uffi- ciat ad demonítrationé pa quid y cx virtualiter
immediatis conftare,dummo do dcmon(lrans fciat refoluere principia virtualiter
immediata in formaliter inde- monftrabiliajita docet Do&or 1.Polt.q. 11. in
fin. quamuis non (e declaret ex: preísé, an prima demonftratio fit propter
quid, vcl quia . Rcs eft facilis eie ji primó .n. cer- tum eft ad
demonítrauionem poti(simá requig quod conítet ex formaliter im. mediatis, &
per fe notis, cü.n. inbac dc- mon(tratione cócludatur paísio dc (ubie- &o
per definitionem fübie&i ex di&is q. przccd.iam ràm maior , quà minor
erunt immediata, in maior. namq; pafsio dici tur dc defioiwone , & in min.
definitio de definito, quz pradicara immediaté con. uenignt proprijs
fübie&tis. Tam quia ha- bere liec principia dicit perfe&ionem .f.
independentiam , ergo huic demonftra- tioni competer, At loquendo de demon-
flratiónc propter quid , in comuni vtraq; Opinio cít probabilis; prima videtor
ha- bere fundamentum in Arift.nam 1. Poft, C.2. probans hanc códirioné
principiorü ait ex primis autem indemonflrabilibus, quoniam non fciet non
babens demó(lva- tionem ip[orumyfcire.n. quorum demon- firatic cfl, non
[ecundum accidens babe- re demonflrationem efi, quibusverbis videtur innuere
principia nó per accidés fciri debere;hoc eft non per aliud, (ed (c-
ipfis,& tex. 30. docet (ubaltetnatam ícié- ,, uam demonftrare quia ex hoc ;
quod pet . principia folü virtualiter immediata pro- " &edit, vt
explicuimus dif». przced.q. 4« att.2. ad 1. princ. quo feníu declarauimus
definitionem demouftcationis traditá ab Arift. 1. Top.(üpra q. 1. art.1. in
fin.& 2, » In(t.trac. 1.6.4. Secüda veró opinio e(t is probabilis
,habetq;(ugm fundamentí) in Atitt. nà in fine cap. 2. docct aut om- nia, aut
quzdà pri ncipia mclius cognoci cóclufione, quia.f.quzdà dantur, quz de-
.déta&u non cócurrerét. Dubiüigitur Difp. XILI. De Demonfiratüna j^
fio& talia erunt principia virtualiter iaz- mediata , nec obícucé
colligitur ex verbis cit.pro altera opin. dum ait non [ciet nom babens
demonflrationem ipforum i... principia erunt mediata, oportet de ipfis habcre
demonfttrationem, aliter nulla ef- fct fcientia; quà opinionévt mag s Scori-
cà, & ccm fecuti tamus 2. p.Inft; tra&. 1. € 4.iixtà quà dici deberet
definiuonem traditam 1. Top. nó cíle demonitrationis in cómunifed propter quid
fold vc innai« mus fupraq 1.att.2- ad 1. priac. fimiliter fcientiam fubalternam
vt fic nomdemon- ftraresquia, (ed propter quid, quod etiam tetigimus
di(p.praced.q.4.art.2. refpon- dendo ad 1. princ. in fine ; inillis .n. fen-
tenuis. in quibusnon adíant rationes có- uincentes , non dcbemus determinat al-
teram : partem fequi . e : $ ubium tamen clie. j,an prim. dpi refolutio debeat
i víqrad pri- ma principia vniuer(alifsima., vt síít prine cipia mietaphy
ficalia quae p polus folent , itant demonftrans non (9- — reíolucte (uas eui
hadas vfq; incipia propria in- determinato inne, Br immedíata, fed etiam v(que
ad ima,& noti(sima , an verà fi cc- aer e principia pr » & determi-
nata. E t quidem quód neceffarió babens demonftrationem ex principis virtuali-
ter immediatis , debeat habere notitiam tincipiorum formaliter ymmediatorum,
quibus illa eflentialiter dependent , iam fuse oftédimus diíp.preced.q.4.art.2.
T uia in cau fis eísétialiter fi natis; iri» Hos nO operatur , nifi a&u
cócurrat (ü- petiorg ergo principia virtualiter 1 ia tà Honemom cau(are
(ci&tificá cóclufioné, fi principia formaliter immediata ,à qui- bus in hac
caufationc eísétialiter cp de ptimis, & vniucr(ali(simis principijs » ná
&gid. Vcn.intext. 19. & alij át. Oppolitum tamen ett verius , nam ct fü
formaliter ignoraret aliqui ilia princi- pia , poffet adhuc habere demonttrationé
peculiaris conclaf. fi propria, & immedia- ta principia ilius cognotecrct«
Tum quia vnica , vel alim pauciisimge eíscnt de- montiraciones pocilsima, tot
.f. quot cf- fcnt ilta vniucríali(sima principia Ma 9. 111. De promifis
Demonfiratianis. Aet. 1. 933 emnia alia ab iftis dependent , ergo non polfent
conítituere demonftrationé po- tifsimà , de cuius ratione eft habere prin-
cipia indcpendentia quó ad caufationem concluf. Tü quianec conclufio,nec prin.
cipia peculiaris demonftrationis quà ad cognof(ci pendent cx illis. / $5. Dices dignitatem efTe vnü ex prz- itis antc —
nftratione "pm. 1. Tü quia explicanstex. $. qua fint prin- cipia Das: tomg
viae vcio di- uidit in dignitates & pofit:oncs . ergo v- trag; cognofci
debent ante demóflratio- nem. Tandemquia veritas omnium prin- €ipiotü pendet à
veritate d'ignitatuch,er- go ad quamlibet demonftrationé cócurt te debet ét
vniuer(ali(sima pricipia. Refp. quidam per dignitatemibi exponunt prin M
propria, & immediata, vt diximus 5. p. Inft.traét. 1. c. 1.61 veró intelli
gáturvni- uer(ali(sima principia ; vcl cítíermo de - precognitis ante omnem
(cientiam,vél (i de peculiati demonf(tratione loquatur Precognofc debent nó
formaliter,fed ha- itualiter,vt f. nà ad(ic rodea oppofita inintelle&u ;
vel ti adhuc formalis cogei- tio ipforü praexigatur ad demoaftratio- nom, hoc
crit , noa quia requicantur ad cauíandam conclufionem fed rantü quia fià
proteruo negarentur. propria princi. pia, nonnifi per iila vniucríaliisima
proba rentur demóftrationc ducente ad impo(- fibile; tum quia éc in proprijs
principijs includuntur contraGa , nam fi verum ceít quodlibet aut effeyaut non
e(Je,verü quo- que erit homine vcl efse, vel non c(seani- tnal rationale, &
eonfequenter,li quis fcit hominem eísc rationaleim (sc vecà , (cit quoq;
oppofitü císe £ilfum,& hoc ettyg» ali. ui dicüt principia vaiucríalifsuma
in- cludi virtualiter in qualibet demonítta- tionc. Ad
1.ibi loquur de dignitate lac- 6, vt dicit principia cuiuslibet (cienue, in qua
dantur proprie dignitates , vt eitlo- Catus ccxt.a $» vcl l»quaur dedemonttra-
tionibus a4: hcioacicis quarum mola ex talibus prac. Js integrantur : veltandé
qe dignitages. Ingredruntur quamlibet emonitcauiogem contra&tz. pcr terini-
nos (peciuics; Ad 3 .parec ex dictis. $6 Hiac vmnediacioné hacu(; expli- €1tam
congcnite. dixigus demonitcauo - nià priori, & per caufam ; cceterum fide.
demonftratione quia, & ab cffc&u loqui velimus , ipfa quoq; debet
habere fua im- mediata principia , quibus coguitis quic« tatür in ,nec vltra
editur in- quirendo in tali ordine cognitionis, al;ter vcl daretur proceffus in
inünitum; vel có clu(io nó cflet (cientifica; hzc aüc imme diatio nó e(t eiufdé
ronis cum przcedéti, ná que conuenit demon(trationi à priori dcbet reperiri in
principijs (e ipfis cuiden tibus, & nó per alia priora; at immediatio
f£equifia ad demóftrationem à pofteriori dcbet ineffe in principijs euidétibus
nó p alia principia in ordine cognitionis à pg- fteriori;aliter nó effent
immediata, & ta- lis eft immediatio illar propofitionü , q à cognitione sé (itiua
dependet;à fenfibus n. omnis noftra cognitio origine ducit» uz propofitiones,
quàuis fint mediata, & demóftcibiles à priori,funt t à poítc- riori
indemóftrabiles, vt cü Sco.in 1.d.3- q«4. E diximus fupra q. 1.art.2.ad 2.&
(i A de (enía Thomiftg intelligüt propofi- tioné per fenotam quo ad nos, por
admi ti ipforam opinio, vt fupra oftendimus, AJMAETIGVLYVS. IL Cater£
conditiones dilucidantur ^ $7 Értia cólitio eft, quód (int prio- , "ES rts
,qua Senn i5 ec ad conciuuone:, nà aliquid dicitur primum ps nega:toné
priocis,dicitur prius per ha itadinein ad pofterius , vade aliqua pro- policio
eit priina, quia nà habet aliá prio rem , non ob i] tamen erit prior rcí(pectu
alicaius cóclufionis, vt notat Sco. 1.Poft, q-1. Ac Omme totum ej] maius. [id
para te, dicitur prima , non c(t ramen prior re- fpe& huius coaclaf, ois
homo e(tcifibi- lis,quia non dicit habitudiné ad illam tá- quam ad (uum
pofterius. Dicuntur etiam praemii priores , quia cum caufent cons cluiioné ,
przcedunt ipíam ex d,&is difp. 1140*4..jü2 conditio uic explicata conuc-
nit etiá pramilTis demoaftrationts quia nam itlz quoq; dicuntur cauíz concluf,
in cognolcendo... Arift. autem
intelligit dc prioritate cauíz ctiam in eíIcodo, quo pacto folum premiflis
demon(irationis propter qu id; conucuiz. . Quac- 632 oS Difp X ETT. De
Deiopfiratidie 5 3. "Qyiuartáconditio eft, quàd fint notio- res, occafione
hu'us oritur dubii; an pre mifit debeat effe notiotes natura,vel no
bis;folet.n.diitingui, quód aliquid cft no "tius natarasquia in fe cft
perfectas, & in " dependens, & confequétet prius;aliquid «ft
notius nobis, quod .f. facilius cogho- fcitur à nobis;quia propinquius
cftfenfi- bus,vel áliqua'alia €aufa * citcaqnamdi- vifionem dequa vide d. s.
Met;q Siart:z- «(t nor.cp quis Acift.r. Poft. 5. dicat rion eile cade
notanobis,& natura , tf hocaf- écrit, quia plerüg;id accidiz,verü poteft
iucnire,yt quod eit notius natura ficetiá rotios nobis cam .f, facilius
cognofcitur - «au(a, 4] cffc&tus , et e(t de Sole refpectu anflsétiarü. CU
igitur pmiflie dicüturdo- tiores, quia loquitur Ari(t.de demoftra- — « tione
propter quid , qua cx caufis proce- «lit, intcll.gi debet denotioribus natara »
"€] quá doq ;süc notiora vobis ; demóttra- x10 aüt qriaycü Lolü proccdit
ab cffe&u ; xft es notioribuscobis ad notiora natura. ' $8 Rurfus
aduertédü, quod pramiff per hinc conditionem dicuntur: notiores
concluliode:i.magis& perfe&ius nor quz maior perfectio tripliciter pot
con- tingerc,vel.in cerütadine , v3] ifícuiden- tia,vcl ingraduum inten(ione ;
certitudo «t fima adhafio intellectus oppofita o "formidmi jemdétia cft
claritas im cogno- Xcendo oppotita obfcuritat!, graduum in *tenlio cft duplex
propria, feu gradual , quz atteriditut penes plurcs ecadus ciuf-
^dcm'rónis.pecifice , vtalbum vt tria cft *intenius albo vc verüs vcl c(t
impropria ; (cu lubttantialis , quz fumstur i ordine ad plurcs gradus
(pecificos ; quo pacto Angclas dicitür- immaterialior anima ra- *tionali, vt
notant Con:m. ex Tar. bic. ^ Dubium igitor eft an przmila quà -ad hac cria Gnt
noriores conclu(one »; *upponimus aüc
cum cómuni ràm certi- 4udinem,quàm cuideniram. füfcipere ma *gis,&
miaus,patet dc cecasadinc,qua cü "dicat firmam adhz tionem iaiclleétas cü
«xclutione totali tormidinis,potcrit intel as magis, vel minus ficaxiter adhere
- "ze, ficat magis , vel arünoc poteft effe im- osnurabilitàs obici.
propter plures , vel 3pauxiores caulas immutabilitatis , & ma- gin d minus
neceüatiz pofignt efie ra- tióncs cflentiendi;cumquo magis,veFmi nus ftat
totalis exdlufio lormidinisde op pofito; vt Angelus cft altero immateriá« fior,
quamuis vterq. excladat omné mas tctiam,& amot eft magis , vcl minus in«
iten fas,licet totaliter careat odio «Idem. multo magis patet de euideatia, nam
idé obicétum poteft magis , vel minus claté videri j itemrecolenda funt quz diximus
devetitate dif p.10: 7490; finc. Hurt.diíp. 1 t. Log.fec.5 . Ouuied. có trou.
10, negát pra miffas effe magis cere tas; & euidétes conclu(ionc. A
rriag.difp. 16.Log.fec.3. quem hic feq. Ponc.quáai adntittat quamlibet
przmiffam polfc.effe Certiorcm,& cuidentiorem concla(ioney iiie effc
eaidentioréjnedat ramen ambas effe certiores. Alij apud Ruuium concedunt
immediatas przemiffas efTe cet tiores,& cuidentiores,nó mediatas. Cóis
opinio cü Sco. q.11. & 13; Poft.admittit przmiffas fimul,vcl fcorfim acceptas
oo tiorcs e(Te in his ttibus ip(a cócl. ita rece tiores oés , quos longum effet
recenfere « «$9 Dicendum sgitur,praemi(sas fimul vel üngillatim captas
eísecertiores, eute deoiiáres,& perfc&iores m ge Von fico ipía
cócluüone; lo uimuc atit de có clufione,quaccnus conclufio eítnó qua- tenus
propotitio,.i. vt e(t deducta ex pr cipijs, & ad tertiam (pectat operatione
Q 10d (int certiores probat Atift.cap. 2. ccicicudo concl. caufacur ,& cft
propier certitadiné premilsarumsergo maror cercitudo przmifsar(t, antec- prob.
quia certitudo propohtionis prouenit ex ve- ritate obiecti ;& ncccfitate,at
veritas S6 neccffivas conclut. eft,& caulatur à verte tarc,&
mecc(litate premilsarumyconfeq. patet ex illo axiomate Propter quod vni
quodq.tale, C iliud ragisy]uod efse ve» rum aliquibus conditionibus ob(cruatis
oftendimus z;p.In(t.trac: 1.c. 4.qua: con- ditiones adfuntin prafénti. vcintuc patebistum quia quod cx fe eft
raleyper- tcétius habet formam, quam quod pcr ali ud elt talc , quia illud
immedianius , hoe n.ediatius;qua ró de quibuícüq. pramnif. fis concludit libet
coftderaus. Refp.Hurt.quem fequitur Ouuied.cis axioma illud folum valere io
cau(a finali tefpeétu mediorum, no 1n alijs a -fion idco ignis cfl calidior
aqua ; quia ex fec cali, 5 aqua veró ab ignc, fcd quia nulla qualitas aque
operatur intensé , ac ipfa cft; ad aliam probar.ait valere de, » agentibus per
gradus intcn(ionis , non dc ' agentibus, vt dant efle (ubtlancialiter, (ic (0 7
potett efie, quod premit (int certiores - €etticud:ne graduali, noo vcró. fub&tin-
' tiali; & adducit mnftantias,qua (olcnc af- fertr coniraillud axioma . —
Sed verum effe axioma illud non folam — . . $nfinc,& medijs, verüm ctia in
alijs cau- o 7 fisibioftendimus, & praccipué ex cócef- fis arguitur ,nzm
1dco plusamator finis, - quàm mcdia, quia boniias finis mouet vo Juntarem Contain pc - fedaffen- fus pra
mifiarü n.ouct imelle&ü ad affen- "fum cócluiionis, crgo magis
affencitur in- tellcétus praemaffis,& firmius,quàm con- - clufioni, patet
conícq. quia 6 finis;quia | €lt caula motiua,magis amatur,ctià pre- 'mifie,cum
fint caufa motiug , magis crüt «crig , Quodaddit de alijs caufis ; primó
"ef dabis an qualitas poflit producere ef- - fe&ü fibi e'qualem,de quo
in lib. de Gcn. Deinde hoc adnifl o,deducitur veritas il- —— 'Jius axiomatis ,
nam poffctalia reddi ra- tio,cur qualitas non producat cffectü z- - qualem,
nifi quia qualitas eít talis (cipía, -etic&tus veró babet entitatem, abilla
, & CÓfcquenict dcficere aliquo modo debet. - Tandcm fi axioma illud valet
de agétibus rh gradus intentionem , valere dcbct de "agétbus, vt dant ctie
fübflantialequando Sut caulz zquiuoca , nam li praetuifize süc
&citiorcscertitudine gradgali, multó ma- geeeioner fübtlàialihzc.p.(ccundü
AHuit.fequitur fubftantia a&Gus;fcd (ubílà- tiaa&tus prz miliarum cft,
petfe&ior actu conci. quia huius eft caufa zquiuoca;quz "sCpcr eftiuo
cffc&u perfectior, crgo «c. "quod fint przaiiz cauts zquinocz, pa-
"ter,quia vcl prai(lz lunt immediaia, & "fic cognoicuocut habitu
intelleétus , qui fpceie aifrguitur ab habitu conclu(. cíi- ?que efenuialicer
perfcctior;ti lunt mcdia- "ur, cornofcuniur bapiur [cientiz (pecie | t;
men diltincto ab habituconcl.fed quo- | niam habitus: conc]. ab ilio dependet,
dc- bcmusin iio arguere maioié pcucétio- xé,quàmin ;fto,quiá pluribus dependet.
co Hancioncm decaufis uotis AC- Queft.1H. De premifsis Domonfirat: &rt.II..
955 riag.cit. ait cGcludere ad hominem có:ra Hutt. nó abíoluté, quia inquiz,
non id: o media minus amantur quia propter fiuc appetuntur, nam Deus amat
juftum pro- pter gratiam, nó tamé magis diligit gra- tiam, quam inftgm, fed
quia media non haben: bonitatem d:gnam amorc fic in- ten(à ; at obicitum
concluf. hibet. capa- citatem tctminandi tàm certü affenfum, ficut premilTarum
obic&um; & fic vni- uerfaliter videtut iliad axioma negate. Scd ex
ij(dem principijs rcfellitur- hzc teíponíio , nam obie&um conclutionis,,
cum babeat incdiatam veritatem ,& nc- ccffitatem, non erit capax tante
certiu- dinis, ficut obieé&tum przmiflarum, quod immediatam cótinet
veritatem, & nccef- fitatem indcpendentem , hzc .n. deca dentia in
concluGone arguit ininorcin ca pacitatem cettitudinisficut in medijs de-
pendentia ad fnemargu't. miporcin ca- acitatem amoris , € minorem bon:ta:e, um
quia fiquis diligeret Petrum, quia cít filius Pauli , quamuis Petrus (it eioídé
bonitatis cum Paulo;attamé quia motiuü amoris cft relatio ad Paulum , quia .f.
cít aliquid Pauli , remiífior ctit amor Fctri , quàm Pauli; quia intcllcétus
ideo atsc. tit conclufioni, quia cft aliquid przmit- farum , minus afientire
debebit coclulio,- ni, qoàm przmilTis. Exemplum de $tàt;a non cft ad
propolitum; quia gratia nó c(t cauía amoris Dci erga iutltuim, fed potius fe
habet vt. cffe&us, in quaniii Dcus oc- dinauit hominem ;uftum habitu
füperna- tural! gratie condecorare , aon .n. gratia iuttificat hominem ex
fuinaiura ,fed cx ordinatione diuina , vt docent Scouflz . Accedit
principaliter, quod euidentia ctt cauía certitudinis natucalis,non quad ht
adzquata , nam datur certitudo (ine cu; - dentia, (ed inadzquata, itaut
quindoad- cit, concutrit ad caufandam ccrcitudné , nà ficmius adhzremus ij$,
qua videmus , quam qua non videmus, lhcut facilius itta ncgaremus, quam ilia »
(ed premiiize (unt eutdenriorcs conclulione, vt conccdic Ar riga ,-& mox
ptobabumus » crgo func cuam ccraorcs, * 61 Sccundo q, fint euidcnt ores; Prob.
ijídem ratiombus, quia ouinem clirita ix cuidéuià coaclufio recipit à
premullis, Mdb 934 Tum quia przzmiflz babent perfc&iorem nofcibilitarem .f.
per (c; & immediata , cóclufio imperfcütiorem, quia per aliud, & mediatam
, ergo euidentius przmitla cognofcuntur , Tum quia illa propofitio eft
cuidentior ,quz vcl cft intgitiua, yel magis ad ità accedit,euidentia ,n.cft
cla. ta obie&i y: deoria, & inuito, vnde cla. rius cognofci mus rcs
fen(ib:]es , qua no- tiores nobis di cuntur; quàm infenfibiles, & falsó
negatur ab Hutt, quia res fcnfi- biles nemo negauit, Deum autem aliqui
neg:uerunt , quamuis ex fenG bilibus 1p- fius cxiftentia concludatur , qua
ratione hzc propofitio Deus efl nà dicitar per fe nota nobis yiatoribus, quamuis
euidenter fciamus res (cnfibiles cffe;ergo quia prin- cipia funr per fe nota,
vcl faltim accedunt immediatius principijs per (e noris,quam conclufio,erpnt
euidenuora conclufione, Tandem de. perfc&tione. eflentiali ma- net cx
dictis probati quia przzmi(Iz funt cau(z zquinocz conclufionissde quarum
ratione eft, quód fint perfc&iores effen- tialicer cffe&ibus , quos
virtualiter con- tinent; nec obftat , quód fint partiales ex concuríi
intelle&us ; quia contideramus ipfas inordinc ad obiedia » nam obic&tü
premifarym, quod cft vnio medij cum extremis , eft caufa obiecti conclutionis,
^f: vnionis exipemorum , ergo obiectum conclufionis erit imperfeckius
obic&o przmifiarum, Tum quia intelle&us quic quid cau(at ip
concluf;caufat vttoscunda- tus przmiffis, De perfectione graduali etiam
oftenditür, quia regulariter caufa zquinoca non caníat. cffíe&tum in inten.
fiori graduquà (it ipfa, vt lux vt tria non cauíar caiorem yt quatuor , Ícd
potius vt duo ergo fiafenías przmiffarum cft vt duo, conclufionis ailenfus erit
minor. Vc rum cft autem , quód aliunde poterit af- fco(üs conclufionis
imendi.f. ex maiori conata intelle&us;cx imperio voluntatis; hoc autem eft
de per accidens , In oppof. arg.1, quod. aon fintertio- res , aut cuidentiores;
Tum quia eodem modo vniütur extrema cui mcdto in pre- miflis, ac inter fe
inconcluGone, imó ea- dem vaione , quia vniuntur inter (c virtu- te illius
principrj Qué funt eadé vui ter- tioy[ uni cadem inccr (e, at vbicít cadem -
Difp. X 1 1I. DeDemonflranoge, ^ vnio, & idem obic&um, eft cadem certi-
tudo, ergo &c, Tum a. vn:cü eft motui, & obicétum formàle in fy!logifmo
; & conclufto,inquit Atriag. refpicit pro obie &onó folum extrema
càncxa inter fe,fed ttiam cum medio, ergo nullum difcrimen certitudinis. Tum
3.nequit affignati caus fa haius maroritatis , fi ,n, pomtur ;enmee diata
connexio. tciminorum , fit peutio principij,hoc-m. quaritur anex ea orias tar
maior cctpitodo, vcl euidendaas 6 pas nitat minor dittatia à lumine int ett
filtum, quia lumenintelle&uale no fe habet vt corporcü , minus illuminat
obiectum remotü . Ti 4.tam eft certum Chri (tum efle tibilem, quàm ine efie
ritibilem; quia illa eft conclutio Theolo- ica , quz cft certior principio
naturali , um 5, cóclufío ex princip;js fidci dedue €&ta no cít incertior
ipfisprincipijs aliter — non eflet de fide , de cuius rat/one e(t, babeat
fummam cettitudinem, et go idcm dicendum de conclufione matoralt, — . 61
Refp.ad r.ncg. codem modo, & — eadem vnione vniri exicema cum medio, - ac
inter fe,vt aduertit-Amic. tra&. 26.di- fp... q. g.dub.s. art.7. nam ynio
cinmedii eft immediata, X 1 cft mediata ,& dependens;neci cipium oppofitum
docet , imó f cum medio affignarur pro caufa vnionis extremoruminter íc,
deducitur effedi- — ueríam ynionem. Ad 2. diximus difp. €ed.q.3.art.2.cum Sco.in
3.d. 28 inh. d.23. D. aliud efe obie&ü formale con- clutionis, &
przmi(farü , quamuis obie- &um concl. quc conclu(ionem includere uma doner
xps vt vem d mus 41/0. 2. Ad 3«caufam císe 1m- very gh As .conncxío- ' nem
terminoram, nec ob id peti cipium , quia iam a([ignantur plores-ra- tiones, cur
lec immediatio caufct maio» rem ceruindinem, & cuidentiam, vc fuse
diximusin prcb. conclu: zum «uia. licét lumen intelle&us non 6t corporeum,
tà» men negati ncquic , quin difficilius attin» Bets qua magis diftátà primis
principtjss quàm «quz magisaccedunt , vc patet exe perienua , & ideo. Ic
habet quati EX — sd quia vnto — ndeat àprgmiffis; ne» — laca a €orporcun»Ad
4-fi lo-;uimur dc ifia — gom mjfteria
fidei : non » diuerfis actibus (pec ificis s (ed ciu(dé peciciy quia idet ltsbent obic&utn for.
M. -- "f reaelationerm diaibam,at conclus . LI Dé peemifiis
Demonfrationisss4r.1T. 9 3$ fofitione Chrift us e(t £iübilis, quatenus e(t
conclufio. eX illo ptinci- pio naturali horno eft tiüibilis , c(t minus
€erta;at fi confideretut,vt e(t propolitig fimplex de fide , potetit ec cettiot
, fed fil ad rcm,yloquimur. n.de ptopolitione s vréonclufio cft , non vt
propotitio , , Ad $.tieg.paritás ex Scot.3.d. 13. D. quia 4 i i feticlata non
cognofcan- ones liaberic. diüerfum obic&urn e trialc à priticipijs, nam
principijs iotcl br er Y tetminoram apprelicns fione;conclafroti vetó ex ynione
cxtre- füiorüm cum medio táguarm ex tnotiuo , & cx ip(a vnione formiali
cxitemorum anquam ratione formali Que; turti quia tion implicat liabere minorem
certitudi- | erm de conclufionibus dcdu&is cx pria €ipijs reulatisyac de
ips ptincipijs nam de iftis [iab í € ittime- tio per . diaté , de illis
liabetüc cogeitio difcarti- uentef à fide irtimediaté nó €auíata, (cd mediaié ,
& vi luminis nata- ralis intclfe£tusjvnde petriniét nod ad fi. dem;fed ad
(cientiam theologicam, 63. Sccüda ad idem ex Artiag. iffa má fat certitudo iti
premiffis , & nonin có- elaticaa fic poffet explicari s vt fi «num € duobus
effet negandum , potias ncga- tctur Condafio, quàm aliqua prschitia- tum, quía
deilla minofem hiabemas cer- fitodincm ; fed hoc nequit teperitr inter
affenfuim pramiffarum, & coocl. etgo e- qualis eft cetcirudo in oibus ;
mia. prob, obus cxcinplis,ptimum cft, in hoc f51- logifmo Deus «jl Jumma
veritas , jed Deus reuclauit je e[Je fmmam verita- demyergo efl jumma
veritassocqait dicis pe (1 neganda elíet aliqua verita ex illispotius negarctar
cóclufto j quia bac €fl eadé cum maio. sfn efl in (yi ogifmo partieulari,ná
fiin. premis (citur oés homines eic rationalescx quo deducitut Fetrit eife
ratiogié videtur impoffibi le tino € habete ceccitudiné de cocl. ac de
remiíltsyitavt potius ncgareiut. cóclu« f»yquam pramiffz,ca.n.1, 'o,gs quis cft
Ccctu5 ones homines etie rationales , & Pes á (ub ly omn, includisenuscf
cua eodem tnodo Pettameffe catíonalem. .. Refp. nó tecté maioritatem illam cx-
plicati pet pole vcl non potfe negari , repugnat eniai conclufionem negari , (i
€x premi ffis veris tete infertur , melius dcclatabitur. ex maiori ncceffitate
, & itnrüediata tetminorom Conncexióne, at fi velimus loqui ex hypothc(ü
impolfibi« li, & tanquam pet fignuar à potlctiori y pofsumus admittete
modum ill à loquen- di;quátenus minor cetüitudo e(t in con- clutionesquàc in
ptarmiffis; non quidem vt propoitiones ill fur in modo, & fi- gura
di(pofia, (cd vt confiderantar in (e ipfi$ 5 vide minor cettitudoeft in hac
ptopofitione Petrus cft rationalis, quàm in ilta eft rationalis ; quia mitior
nece(fitas.( atediaia, (cd vt (unt in fyllo- gi(ito difpo(itz, ncquit negari
coclutio , quia (imul fiegarentut ptzmiísz cx hoc, quód fe liabent vt caufa
4& effectus ; nec inferasergo eadern neceffitate (unt ne- Ce(sariz jquia
adliuc (lat, quód veritas có cl.fit mediata, & mitius ticce(saria ; (icut
pofito decreto Deisquód nác fit Petrus $ necefsatió exiftit nec potctit negati
De- trum efse, quim etiam negetut diuinung decretüm , & tarnen non eft
eadem nc- ceffitas immuabilitatis li:c , & ibi : (imi litet ex
omriipotentia Dei infertur polli bilitas creatura ,etfi hzc negarctat , au- feretur
ét Dei otpotétia,ex quo falso de duccs cádé aeceifitaié, & obicétiuà certi
tudiné cíle in antccedétis & cófeqnenti . 6$. Tertio Arif. 1.Po(L.c.2.in
fait e( fc magis credédum, aut omnibus pfifici- pijssaut quibutdá,ergo nó omnta
süt cer tora. Tum 2.conclutio aliquádo eft (en- fu nora, vel pluribus
denmonilrauionibus, €tgo in his catibus exceder. Tum jiprz- milse
demougttrations propter. quid (ci trt demon(t catione quia , etgo impeifc-
Gius,mam pcrfectior eft fcientia propter qid quàm fci&ia quia. Tàm 4.fi
minüs cuidenter conclufio (circtut, ita vt ad di- mimutionem certiudimis pre
milsatà mi nuatur certitudo concltandem e(sct de- uerieadum ad conclaf.millius
certitudi. ni5 uia f fittum pecsblationé fmiti cort faivitut. Tam $.poíset
conclutio ptoba- bilis císe inteüfior feientifica, fi ex inten fionbus
przuiffis dcducereiur , & fic peces 936 erfedtior. Tandem
axioma illud nóva- le in caufis zquiuocis , premisa fant caufi z:quidocz
conclutionis, ergo &c. Reíp. Arift. ibi loju: de perfe&iori afsen(u ,
quj dicitur intelle&tus , quo folü afsenti mur princip: js immediatis, nó
ne- sauittamé principia mediata etiam per- fctturs cognofci » qui1
mdependentius , quim conclafio , licét cognitione fcien- tifica altcrius
fpetiei. Ad z. patet ex di- &is nos loqui de conclufione, vt. pendet à pra
m (His; tum quia non císcet eadé for maliter conclofio,fed materialiter , quia
al variationem mediorum variatar. Ad 3.cum principia à pofteriori fciütury ha-
bent rationem concl.quomodo auté pof- tiat dcinde afsumi pro principijs in de*
monftratione propcer quid dicemus q; ftq. Ad 4. non magisconcludit , quàm (i
tormarétur contra oppofitam ferr. fiué alit minor certitudo concluf. (iue zqua-
lis,pofset minui,ergo veniemus ad nou.» Ccrtitadiné; quaré dicimüs talé diminu-
tioné ticri p partes proportionales, ficuc ;n. diminacione certitudinis
pmilsarum nóperuenitut ad nó cerritudinem;neq;in diminur/'cne certitudinis
conclufionts ; nam in diminutione datur. procefsus in infinitum ex diclis in
Phyf.difp. g.& 10. tam in gradibus etafdem rónis, quam di- Qeriz rois, Ad
f.eísct per accidens pet fcét:ior, (cd efsenualiter imperfe&ior,fi- cut
cogniuo fübftancz , vt duo,elt acci» dentaliter imperfé&ior , &
c(sentialitet perfcétior cognitione accidentis, vt tf1a, Ad 6.refpodct Sco, qi
13. Poft«quod quà iis sib proprias,& fpecil:cas rónes nó fint [Xoprié
cóparabilia principia, K cóclulio nes, quia conclufío eft (cita (ciécfice prin
cipia vecó per hab tà fiaperioré,attamen vt conttentunt in c6muni cognitione
cec ta,& cuidenti, pofsunt comparari , € de ipiis vc (ic verificatur illad
axioma. * "Hac do&rina euià fao modo applicati pót przmi(fis
demonttrationis ab effe. &u, nà quáu siuxta ordiné obic&orü p-
fc&iot àt cóclufio , a'tamé in ordine ad noftrá cogaitioné € contra tes fc
habet , ne tüc perfe&tius cogaofcüur effectus, * & ! s Btreuiter igitur
de hoc nouorcs dicaatur refpectu noftri 65' Quin conditio dy Gcex caufis fa
"ire cs licata 2p. Init. tfac- T.C 4 tbi * * Difp.XIT. De Demovfrating s
7^ contra Adtic.o(teridimus l'ufficere caus fas virtuales, quod poteft colligi
ex Sco. ros 7. A. & I. vbi demonftrationes co vocat propter quid;idem habet
q« 3» prol.& alibi;fusé et & fupra oftendimus s quomodo cau(z potlint
effe medium de* monftrationis pro viseniM ibas inlo* cis declarauimus fextam
coaditionem .« od lit ex proprys , Reliqoge quo3.co* ditiones (aus dilueidarz
manent in à« pe cit;c. 3.& 4. vbi fecandum co; opin. mentam Acift.
patcfecimus , nee occurrunt niti difficultates qued aioris momenti,quz paffim
apa Do&k; videri pofsunt , f« eft aot. quod (icut dantur propofi tiones de
omni. poíterio« rifticocum/f. praedicatum e om« niibus contentis (ub
fübiecto,& feimperg ita dantur titiones de nullo rioritico,quando
praedicatum nulli cone tento fu» fubieco, & nunquam tit, quz
demonftrationi-negatiua: uiunt. Rurías ad demon(crationem po* tifsimam primus ,
& 15 modus (a« lainmodo — n erp tioni propter quid,vel quia ctià alij mo»
di prt Polsuntj& ren modo intelli* gendus cít Atifc. cum r. Poft. 10. nega
dlios modos prater primum, & fecundü eíse demonftratiuos , & Scotus q.
164 Poft. car idem docet in fent. Lincon. | QvAsTIO-V. De circulo Q^
regre[fademonjivatiuo « 66 (^1 circilusin digore (amatur;efc fije S cies
fyllog:(imi à regrefsu. diftins &a,at (i fafa acceptione, (ic erit genas ad
. circalürigorosü ,& regrefsá, vodc (yllo» ifmus citcalaris dici folet,
dequo. Arif. 2.Ptio c. .& Sco.ibi q. 4. diciturque «ir^ culát;s nó
ablolucd, fed in. habi ad aliqu prioré fyllog fmt, co quód reuet- titur ad
aliquá premifsá , à quapror e logi(nus proce(sit , ficut motus circula» tis,qui
fit reuertédo ad illud, vnde venit tnobile ; quare q; huic circulari fyltogi(*
m9 cóuenit tahquá gencriserit m ci tigorofo,& regrefs. can qaam fpe
pendemus;dcindefpeciesaperiemus. ' $yllo $ lnosita ue circularis indt Duafr LV.
De cireulo, t vegre[fu demonflrat. — 937 Scor.cit, éft ex conclufione, «y
conuer- fa vnius premijiarum alterius pramif- f illatio 5 ex quo elicitur
duphcem pro- €cfsum, feu fyllogifmum interuemre, cá circulariter blogs » &
fecundus (71- logifraus eft , qui circularis dicitur in or- dine ad primum, in
hoc primo arguitur à przmiffis difpofitis in modo , & figura 1n fecundo à
conclu(tone primi cum pro. pofitione conuertente alterius. premi(sas ad
inferendam aliam premi(sam in co- dcm modo, & figura . Hinc notat Arift,
ibid. vt ex veris procedere poffit ifte fyl- logifímus, & concludere ,
debere fieri ex terminis conucrtibilibus; rat;o eft , quia wiia przmiíssrum
debet. conuerti con- uerlione fimplici
(non alia conuerfione , "aliter mutaretur quantitas , vel qualitas
propotitrionis, & fic non eser in eodem modo ) vnde fi termini non cfsent
con- uertibiles, propofitio conuertens non cí- fet vera: exemplum , omne
rationale. eft tilibile, omnis homo cft rationalis , ergo |. emnis homo eft
cifibilis , fit fyllogi(mus - «ircularisin Barbara hoc modo,omnce ri- fibile
cft rationa!e , omnis homo eft rifi- bilis, ergo, &c, in quo concluditur
min, r conclufionem , & conuertentem ma- Aoris primi fyllogifmi ; vel omnis
homo cít rilibilis, omne rationale cft homo,cr- go omnc rationale cft rifibile,
concludi- tur maior per conclufionem , & conuer- tentem minoris
primifyllogi(mi . Deinde docet Arift, an poísit in quali- bet. fizura
circulariter fyllogizari , & in quolibet modo , & dat has regulas ,
pri- ma eft, quod in modis particularibus pr mifsa vniuer(alis on pót
circulariter (y logizari, quia non concludnur vniueríali- tcr, nift exambabus
prami(sis vntuerfali- bus,& cx puris parricularibus nihil poteft inferi; ..
Secunda eft , in modis negatiuis pramiísa afficmatiua non pót circulariter
€oncludi; quia przmifsa affirmatiua infer tut ex ambabus affirmatiuis , illa:
autem in cafü ambz císent negatiug , ex quibus nil re&é lequitur , vide
Tar, m expofitio- nc textus :& hac fatis de genere... 67 Corculus , &
regre(sus dcmonftra- tiuus fuat [pecies itus (yllogi(mi , diffe- runt inter fc
, quia circulus proccdit seper 3n codé demoniirand. genere ,.f.à priori rs roo
de t & propter quid , feu per causà ; quod pát primó contingere vel in
diuerfo genere cauíz , vt cum ex caufa finali o(tendimus. caufam efficientem,
& deinde ex cau(a cf- ficienti probamus finem, fiu? cum ex for ma inferimus
materiam , & ex materia 2» formam; vel (ecüdo euenire poteft in co-
enerecaufz, vt cum ex cau(a mate« riali infertur effe&us, deinde afsumimus
effc&uin pro medio à priori in genere » materialis caufig , &
concladimus caufam materialem;qua prius erat medii, & hoc dupliciter , vcl
.n. concluditur eadem om- nino numero caufa,vel cadem (pecie. e» grcfius autem
non procedit in codem ge nere demonftrandi, fed diucrfo, nà ynus [yllogiímus
eft demonftratio quia , altct demonítratio propter quid. Vterq; aüt tàm
circulus , quàm regret- fus poteft dupliciter fieri , vt aduertunt Conimb,
Aucría; Blanc. & Io. de S. Tho. ycl quód cenclufio afsumpta pro przmif- [a
nonaliter fit nota;nifi ex vi prioris fyl- logifmi, in quo ex pramifsis fuit
illatay&£ hic difcar(us dicitur circulus , vel regref- (us
vniformis,formaliter , & proprié; vel uód non folum fit cognita per priorem
yllogi(mum, fedt alia via, itant cum lo- co przmi(sz fubftituitur , fit alijs
modis magis nota, ac quando erarconclufio,&c hic difcuríus dicitur circulus
, aut regre(- fus difformis, matctialiter, & improprie quia non rcucctitur
Dn pero notitia , ad uam per priorem ogiimum perueti- Ua es ; fcd ab alia
perfc&tiori apugr dari Circulam admiferünt. Antiqui Arift. 1.Poft. c.3. ponentes omni demonftrationem, &
(cientiam,itaut ide re[pectu eiufdem eíset cau(a, & effeQus, notius, &
ignotius . Ex oppofito Niphus 1. Poft. com. 3 j. referente Amico tract,
16.diíp.1.q.4. dub. 1. omnem refpuit cir- cularem demonf(trationem , fiué in
code, fiué in diuerío genere caufz . fent. admittitin diuerfo genere cau(z ; at
Alex.3-q.nat.c.5. Apollin.q.18. Poftar, 2. & Aic. cit. in aliquibus ealibus
con-» cedunt in codem rc, nontamen ine ki ror Sere uàáplures , aut lale Fesler
neta 2M qu Dir im tanquam e vt Neri- & Vgo Senenfisin open A d We Yn Lt 95$
Cal. Communis fenfus tüm veteram ; tei rccentioram a flirmat dati regreffum,; 8
viilem effe in fcientijs;licét fit aliquod di fcrimen,nam quidam volunt;tunc
vtilem efic regre(fum, (i demonftratio quiz pre« cedit , dcmonftratio propter
quid (abfe2 quitter jit Caiet. Bald.& Aric. quidam, vt Auctía, docent
(erbper vcilem effeyqüa lifconq. precedatdemíonftraro , — 68 Dicimus primó;
nequit c: rcules in oibusadmitti,fed in a!iuibus, ram in di: ucrfo gcnere, cuam
in eodem gcneresnotf tamen in ijfdem numero rcbus. Prob. r. qp non dctur
circulus in omnib. ex Atiff. 1, Polt.c. 3.& 2. Prio.c. 4. vbi Scotasq. 4.
nam fi de omnibus poffet dari circulus , iám quelibet prz mi(fa e(fet circularitet
demonftrabilis,quod effe fal(am oftendi mus (pra cum de fyllogifino
circulari'lo- quercmpur, & przíertimimn Ferro mulla pramiffa poteft
circulariter demonftra- ri, nón maior , quia vniuerfalis non infer: tur ex
patticulari, qualis ett minor , neq; poceft minór inferti,quia affirmatida noa
deducitur ct négátida , qualis eft maior y folu ergo ia Barbara, & cum
tetmini süt €onüertibilcs,poffant amba pramitle cir «ulariter deduci. Tum quia
nó quodlibet eit prius, & pofterius natura,caufa, & cf- fe&us ,
notius , & ignotiusmatura reípe- &tu eiuldenm,etiam in diuerfo genere
cau- fz,quod efTet néceffarium, ti de ócmibás darctut circulus, ha in ifto
femper proce. ditur demonttrarione propter quid , & «on(equeuter à
priotibüs , & notiotibus tura,& à caufis, - . 69 Sccundo, d poffit
admitti circulus m diuerío gcuere caufit , patet exdidbis -14rt.3-vbi cüm
Arift.o(tendimus pof- c vnam definitionem vnius pericris de- snonflcari pet
aliam altérius genctis de. 5 dcfinito, & é contra; X findamentü ha- bct
indicto Arift. 2.Phyf.5o quód caufg fünt (ibiiauicem cau(z, quod, quomodo fit
intelligendam, fuse explicuimus difp. S. Phyf.q. t.ar. 1. vbi hanc mutuam
caula- litatem, licét non fecundü exiíttentià cau- fatum , (ed (ccuridum
diucr(as cones po: fuimus non(olunin diacrío genere. caa- Mz (cd &in code,
dux12do aoa fiat ez 1é rp rods geacte caulz mate- ia generar vaporj& ex a-
Difp. XT TT. De Demonfraitohe 5. pore pluüia, vt ait Arift. s. Poft. 1$. &
£7 de gen. 68.:tem a&us in genetc efficiétis caufz caufant habitum, qui
effe&iué cot currit ad proda&tionem alioram a&uum: in eodé ét
genere piper calefacit ftoma- cum; & à ttomaco per alium aumero ca- lorem
calefit; ex quibus manet-probata u vItima pars concluf; Qaod autem aliqui — .
ref; ree ini his non efe perfc&um cic- b calum, «uia non regreditur ad
eandé tu- mero caufam,& in eodem genere; parunt refert,quiz ficconficiunt
queftionem de nomine ; fufficit , vt vterq. proccílus fit Ld ad quid, : ^ L ^
Dices démonftratie eft vniuer(alium , €afas addu&i dé caufis ad inuicem in
eo- dem 'éfubt particularium , mp ^3 queant de illis cónfici mds NE LZ
circularcs.Refp. etia de illisca s ficiunturvniüer(ales propoütiones, nan — —
cum vaporeft medium ad inferemdá plu- —— uiam .füpponitpro ommibusvaporibus, —
ex quibus fic ; vel eft generata plouia - generabitur , & plutrià fupponit
pro illis, quz ex vaporibus funt: tg ,velges — nerabuntut; idem é coatrà
dicendam, cüt.— vtimut pliuiapromedio s 0 — 9 —— 7o Dicimus
fecundóyrégretfuseft pof fibilis,& vcilis (ciccijs;ita Soda iA
&q.;.prol.ad 3;primc.vtmocat P. Faber — tlieor. 9.claris z.Prio.qu4t &
prob.ex Ae— "rift. 1. Poft.c/re.vbi dit duplicem demorm flrationetn quía ,
& propter quid , & ait tp quando tetmimi fant reciprocispóvfie- tt
rrantitus de vri ad aliam ; affett exeunte plum de aofí feintillatione
planetarum y — qua à priori probatur per effe prope nos, & à pofterioti
demonilrat plametarum — | Wesen maiden cioe n D atim
Luünz,&ipfiusfphernwafügurajdé — — — docet c. 5.& 1;
PhyCc. 1. vbi dat modum 1 inaeftigandi ex. tiotioribus nobis notio- ranatura
quando fizé (unt immanifeltio- raj& 8. Phyf.5 2. ex motu zterno probar ,
&teroiratem motoris, & tex. $3. €x 2ter- -- nirate mótoris oftendit
miotttm ccecnum; T.dé Áa.1 t .docecex notitia e(lenciz nos deuenire in
cogniciónem accidentium y & ex cógaitione accidentium in motidam —
eifentiz; r. Phyf.6i.ex reram corrüptibis — Ditate deasonttrát exiftentiam
materte y, 0 & rdiGewcr.exmuteriaà priosde- — m ^v ca(cow. dre Quéfe. IV
Decireuloseregrefudemonfratiuo. 912 monftrat corruptibilitatem. Tum quia a
poflibile c(t Bra epe nobis notiores uam fint propriz cauíz ; crgo poterunt
posa cus ani quia inferce. (uas cau(as ; dcinde caufas cíle.notiores natura
cogni-, tione diftin&ta: , ergo per ipfas poterunt propter quidconcludi
eHiedus.Efl etiam vtilis, quia hac yia ab. effc&tu. ad cauíam
eftnobisinnata à natura , vtait Arifl. 1, Phyf.c.1.& 1,Met,c.1.&
nonnifi hac via ex notioribus nobis fuerunt adinueniz Ícientiz ; quare.fi
deinde non liceret 1e- uerti à caufa ad effc&um,nullz, vc] pau- eiffimz
darentur cienuge propter quid. Tum quia per regrefíum à cauía ad. effe- Gam,
vbi. prius crat cffc&tus nobis.con- fusé notus, & per fen(um,fit
cognixus di- ftindé, & (cientifice, vnde alias proprie- tates poffumus
deinde de effe&u inucfti- garc; qua prius 1gnorabanuur. » vt. clarius €x
concl, feq. patebit, (155 hn. 04 ^71 Dicimus 3.neque citeulus , neque reflus
vniformis, formaliter ,& proprie potlibilis ; fed difformis, mateyialiter,
& improprié;ita colligitur ex Sco.1.Prio, ] 24. vbi vt vct fupponit
fyllogifa cir- tula tem debere procedere. ex. przini (Tis megis nous, gn primü
fyllogi(miü fue- tint cogniig;& al:js locis iofta cit, Prima pars,quod non
íufficiat in circulo vcl re- grcítu,quod procedat ex cóclíolü cogni» tà ivi
prioris (yllogifini, cft Acitt y. Pott. €:3. hocin.probát rónessquas coutra
circu Wü adducit; Tum quia idem edet nouus, & ignotius relpectu
ciu(dem,;& per (cipfum pede ndaMís prise not Pai prima conicq;- prob. natn
quiliber (ylio- gimus: dcbet; procedeie ck iae cud cx dictis q. prac. att« 2,
crgo conc], primi fyllogifa erit iguotior , & qualibet pra» mila cec
nonior, (i autemin circulo; vel regre(su aliqua. przmiffarum probare tur per
conclufione;n (olam vt cognita vi ptioris fyllogumi siam crit notiory& prz»
mifsa iila 1gootior. , &. hoc eadcm. ous nino notiria;qua prius nosccbarur
n. tam intensés Secunda conícq.et;à patet , quia fi prziniísa illaa in rcgreisu
noiceretug a concl.primi fyllogiin: tà:ju3 per cau ^ im faltim in cognolcendo,
qua conc. in p imo iyllogifmo cognofcitur per. eandé [ rzmifsam tan uam per
cauíam i pco» baretur in fecundo fyllozifmo. per feip- fam, eísetq; (eipfa ite
nod oUd. »n.cft cau(a caulz ef lo... » Ncc valet illa refpófio,quod poffit idc
efie ser prieneii rius, & poflerius in diuer(o gencre cau Mig tius. , Sc ignouus
in diuerío ordine c cendi , notius v.g. nobis, ignotius natüra.Non va lec, hoc
.n. impugnatur quod nó poffit in hoc caíu idem habere rationem cff:&us,
& caufz:pam fi conclufio vr cognita p primum fjyliogi(imum non habct maioté
- cognitioné,non potcft c(sc cauía cogna» fcendi aliquam. przmifsarum, nec in
co- dem, nec in diuerfo gencre caufz,quia vt fic eft minus nota, & vt
poíset demóllra- rey deberet perfcéius cognolci, quà prae- miísa
demon(lrabilis, Tum quia cogni tio,quam habet«onclufio pcr primà de-
monftrationem, cft cogn tio mediata, & à pofteriori fi (citar demóftratione
guias ergo vt Bic cognita non potcft in rcgref- fu vckcirculo propter quid. inferuire vi pra
mifsa,quia pramifse in hae dcmoftzas tiont dcbent cogno(ci cognitione imme-
diata; fi vero prios (citur demonflrauo- nc propter quid, cogoofcitut
cognitione. dittinéa,& minus , quàm prznfsz , er- go vt fic cognita non pór
aísumi vt prg- mna in demonít ratione quia,in qua P mifiz.fünt pot;orcs
conclufione cog tionc cónfufaj& quo ad nos, . ou 3 - Ex lispatet probatio.
fecunda partis conclu(.f; quód concl a(sumpta in circus lo,vcl cegtcísu, debet
perfcétius,& aliun- dc cognoíci, quàm fit per prioré demons
ftrationécognita - Scd valde difficile eft explicare , quo pacto conciu(io.illa
mas gis fciatur ;. duo tamen modi poterunt a(; gnari ambo «x Scoto deducti,qui
fe» ré in vnum coincidint , - 72 Primus mocus docetur à Sco, 1. d dias E. vbi
dechiás,quo pacto (ciátur €oclufioncs, nquit;quod pót baberi expe riétia de
cócl."(.quod eclypfetur Luna, & tunc per yiam diuifionis » &
refolutionig inquiritur caufa , qua via dcuenitur. qfüq. ad princi pia nota cx
termjgis , & tunc ex tali principio potcft conclulio prius tia experientia
nota ceruus cognofci.f. icien- Hhcé : fÉcinquirendo causam eclypis potcft dcucniri
ad hoc principium pet. sc au edd ue, M 940 gotum,g opacum interpofitum inter
lu» mino(üm , & perípicuuim impedit luminis mulciplicationem ad perfpicuii
, & (à pcr tzcíolutionem inuétum fucrit , gj terra cft tale corpus
interpo(icum inter Solem , & Luná;cclyptis (cictuc non folum cxper:é
tia,(ed é pp quid.Ex qua doctrina clici- tur hic proccifus in regreilu, vt
prius co» gno(catur confuse effc&tus.(. ex periécia, quod exiftat. Secundo
re(olutorié inucnia tur caufaabitrahendo ab hoc , quod «tfc- us (it, vcl son
fit in tali (ubic&o . Ter- tio demon(tr.«ione qua pec effc&tum
demonftratur caufam efle in tali (übie- éto, & totushic proceilus ett
coafulus , Qam cffc étus cunc dittincté cogno(citur, uando per cauíam fit
nctus, coufusé vc- cum via feníus percipitur; caufa etiam confusà ccgnolciuur
quia (olüm (citur , qued iit, non quid t, Tandem poflea à priori &
diftin&é ctfe&tus dcioonftratur Cauíam , qui regretlus e(l necetlarius
y «t habeatur cerifBiina cogniuo,& (cien- €'fica de rebus. 73 Secundus
modus innuitur à Sco, quo!,7. A .vt oprimé aduettit P. taber cir, explicans .n.
quomodo poflit aliqua vert- €4s de cíe&Gu c(fe euidens ab(q; eo, quód
cognof(catur propter quid;inquit, quia propter quid mon babetur. a fenfu mfi me
diante viieriori cognitione y quibus ver- bis infinuaui , quod fuse poftea dc.
lara- uit Zab. I.b. de regreiiu cap.4-& 6. vide- - licet, quod primó
demonttracione quia probetur cauía : fecundó non ftam fiat pem. fed paul;sper
iux«a maiorem , vel minorem inrclleétus petípicacitatem (0 Wtlatur in
cognitione diiin&ta cauíz in oct Ee ei igando viterrori cognitione, &
alijs ijs quid fit caula , & «qualis üt conacxio €um cffc&u,que
cognitio ent perfectior, quam illa babita per. demooftrationem qua j &
tandem poft hanc axcntis nego tiationem fit demonftrauo propier q:4d; quito
voluit fignificare 5cot. cum P- cit. dixic per diuftonem quandoq; ledeniri ad
principia nora cx terminis si. inuenta cauía ,& circa (p(am negotian- Difp-
X 11 I. "De Demonftvatione ... 3 ta. Hunc modum obfetasuit Arift. nam t.
lhyf. ex generatione inucfliga- uit. exifteatiam materiz , deinde aijs inedijs
perfe&ius aperuit naturam mate- riz mulcas patlioncs declarando, vt quód 4
fit (afceptiua contrarioruin , quorum na« tura eft mutuó (cexpellereab eodem
(ü« bie&to,qua rationc materia modo ett (ub. formaunodo fub priatrone, qua
candem ^s dittincta cogmuonefupoficad prio: de ——— I montirac? de Gen.matcriam
cilc cau(am *3 tran(iutabilitacis |. Et quonia: v. pluris mum praecedit cognito
effcctes contu(a,, idcirco regularicec regreius fica dcinous ftatione qui 2 ad
demonftiauonem pros pier quid 6 vcró prior citet d: movft a« tio propter quid ,
& deindc ctlcctus co» gnofccretuc non (olum ilia ácmonit; aio ne,íed e*
periencia, & contuccodimc, nom erit improbibile poüc tunc nci rcgref- (um
ad dcmonftrauoném quia, vamus —— prior ut frecuenaor,& potitzccgniaeni——
acconiodatior , X 3 74 Quoddi&á cft de cauía & effc in tegreijuydic
endum cc de duabus inute cem cau(is in dirculo f-.quód caufa aiiume—— pia pro
media in cir.ulo prius «hijs vije- perfc& us cognofcacur , aat habetur de
ar cognicio immediata,nam caula vt c a immediate debet cogaofu, licét vt ef»
fc&usiwmmeédiaiécognofcatur. Ex liis patet; quomodo rationes Ari contta
circulüm non ofliciant noftre fent. non.n ie-uitur idem eodem modo cogat tum
eflc notius , & ignotus, prius, & po- flerius,aut per (eip(um probari
eademta* tionc, vt dedgcebatur ex regreffu vaitor- miy& totm.liter, (ed
íolü idem vno actu cognitum etle norias cognicam alio actu, & vt fic potte efle
prius,vel pofterius, c, qua ratione hic dilcuríus diciiur circus lus,yci
icgrefsus maucrialis , quia. rcuere titur ad eandem matcriam , ille verà di-
citur formalis,quia eíset flio non (o lumad candem rem,íed etiamad eandcca
cogniioncm formalem , videte Ll. Fa- bium cit. qui rationes in contrarium fol-
uit ex profeíso , j ad »B. wes Zi Urt at *x ^ DISPYTATIO DECIMAQ To AY VARTA De
Syllogifimo Topito , €) Elencho. "e^ rllogifmüm in Communi [epius
docuimts. vatione materia ». — 6o diuidi. intres fpecies, Demonflratiuum «J.
Topicum, C Elé- vbuia:sy de Peu fatis egimus án duabus precedenibus di[p. tàm
quà ad effeium, quem parit, qu« efl Scientia , quàm quà ad inatcri amy ex qua
confici debet 5 roflat pro complemento buius operis de Topico y C Elencbo.
pertratiare , quüd in bac f^ vica difp. abfoluemus correjpódene libris Top. Q
Elench. Pt autem exatla babeatur cognitio de bis fyllegifmus, duo effent
inue[ligandayma- feria ./. ex qua componuntur? cffe£lus quos producunt; de
materia fuse diximus vir peri e domne uis vt aliqua de ejeiibus Jubiungamus
seffetlus ela $yllogimi Topici,eft o inio, $yliogi[mi Elenci y v pparentis esl
error ; quorum, vognitio maxime confert ad cogmtionem fcienti& ,cui
opponunt uryerror p.ex à - pofito.contrariatur. fcientiey opinio veró ( cum
mediet iater errorem, G* fcientia), erit oppofita vtriqs ficut colores medij
comtrarij dicumur extremis» dnm sa Qy£ZsTIO L AR ait C'quomodo à frien- (ferat.
s Ari habitam opinionis am- IA Y bigit nemo,& probat Arift. d A iplc
r.Pott.c.24. quia pee- a. *-—- ter. propofitiones. necetfa- rias dangr età
contingentes , fcd he oon poflunt cogaofci per (cientiam, vel habi- tum
principiorum » cum obicc&ta horum - habicaum (int propofitiones neceffariz
,. vt in (uperioribus vifum ett, ergo cogno« cantut per alium habiti » qui dicitur
opi- - io; claré aucem apparebit. difcrimen in- ter (cientiam, X opinionem ,
cam cxpli- catum fucrit , quid tit opinio , &in quo cius formalitas
contiftat: Arift .cit. text. 44.cam definiens. inquitquod cft exifli- matio.i«
affcnfns immediata propofitio- nis , € nonnece[Jari& ; procuiusdefini-
tionis intcll;gentia (ciendum ex Arift.ibi, quód (icut in propolitionibus
necellarijs duplex a(fignatur habirus, vnus, qui dici- tut intellectus , &
verfatur circa propofi- tiones i iimediatas;alter, qui verfatur cir- «a
mediatas, & dicitur (Ícicntia,ita etià in propofitionibus contingentibus
duplex ali znari debet habitus opinionis , vnus , qui cicca mediatasalter, qui
circa lme- diatas propo(itiones ver(etur. Rat: eit, vt norat Io.de Mag. 1.Poít.
q.vlt, quiae Logéa. — ficut datur ftatus in przdicatis effentialI- bus, ita
& in accidentalibus , & ideb cum 1n carum probatione non deueniatur ad.
propofitioncs nece(farias , quia cx necef- fario non fequitur contingens ,
peruenie- mus vtiq; ad aliquas contingétes primas y ac immcediaras , quibus
affentiamur ex probabili connexione tetminorum, qua- lis eric hzc, Omnis mater
diligit filium y ifla n. in (crie contingentium ab omni- busacceptatur , vt
vera; aliud exemplum affert Io. dc Mag. fed nos commune ad«- duximus. [taq; iba
defin tio cfl opinio- nis fime difcuríu, non aüc illius, quz cum diícurfu.
habetur , qua rurfus eft duplex ; vt ait ibid. Io. de Mag. propter qui, 8€ quia
, ficut,n. notitia alicuius ncceffati accepta per propofitiones neceffatias inm
mediatas dicitor (cictia propter quidyac- cepta verà per mediatas dicitur quia
, fic ctiá notitia alicaius vcri contingentis ac- cepta per propofitiones
immediatas, SC contingétes dicitur opinio propter quid y accepta pcr mediatas
dicitur quia . 3 Vtigitur. prafata definirio poffit ap plicari opinioni per
difcursü habitae, quae [cientia corcefpondet , loco propofitio- nis immediate
ponenda eft mediata , vt in fumma dicatar , quód opinio di(curfi- ua cfl
acceptio propofitionis mediate " nece(fari&» mà (i non (pecificetur,
quà propoliuo ft mediata , vel immediatacss Xyy 3 942 Difp. XIV. De Syllog.Top.
em Elec: d cfinitio conueniet ojinioni io commu- niad vtramq, & folet (ic
pa(imab Au- €oribus explicari, quód Opinio fit cogui tio, fex ajJcn[us
determimaims alrevius partis contrad.Clionis cum | formidine alterius, per hocs
quód dicitur cognitio, vcl ailen(us,conuenit cum fcientiay& alijs noiitijs
neceffar;js, per hoc,quod dicitur determinatus;fecernicur à dubio, & fuf pt
€ione , quia dubitans in neutram partem dcclinat fed manet anceps,vt notat S.
Th, 2.2«0:4»art. 1. füfpicans vero , cto mags in vnam parté propendeat, quàm in
aliain, quia tamen Icuibus mouetur inditijs, & conic&uris,ideó non
aifentirur li det ec- minaté , at vcró opinans , vt poté innixus magis vrgentibus,
alter! part! determina. 1& adhzercr Quia tamen adhuc ilta deter. minata
adhazi;o non cit ita fixa, & (Labi- lis, vt fit (inc vlla formidine
alterius par- tis, pet hoc fecerniturà (cienria, que ett finc vlla prorius
formidine ; cuius ró cft , quia & «x natura obicéti , circa quod vet-
fatur,quod eft necetfarium, ac impoffibile aliter (c habcre , & etiam cx
modo, quo &irca illud verfatur nimirum cum certica- diac, & cuidentia
atfeofus fcienuficus ita fe habet , vt inuoluatar in eo virtualiter in lufüm
iudicium de impoflibilitate (ui oppotiti & idco eit adha(io detecmina- ta
ad alteram partea fine focmidine ; é contrà veró quia Opinio, aut verfatur €ir-
caobiectum variab:le , vt fic , ac potens 4l ter (c habere, aut (i ver(atur
circa obie- étum nece(farium , non tamen modo ne- ccetfario quia vtitur ad.
illud medio pro- bibili, & dialeQtico , quod potcft in pro- batione
deficere , ideo formidini (em, ec obnoxia efl, aut cx vno , aut cx alio capi-
te, itaucib alfenfü opinatiuo faltim vit- tualiter, inaoluatur iudicium , quod
vcl €ius obicctum poteft aliter (e habere, vel mediü quo vtitur a probatione
deficere, 4 Scd hic dubitari folet,anj& quomo- do dcrauione opinionis fit
tormido de parte oppotita. Katio d ibitandi ettjquia propofirionibus
conctingenubus imme- diaus aifcotunar abkque. vlla formidine , &c ctiam
quibulda.« hittotijs, rmó quida fuis opinion bis ita firmier adhrcnr, vt
Dppotias proifus falías exittiment. , vc cucai ier 1595.1ta5, & Scoullas,
atqi ita notauit Ari(bipfe 7.Ethic;c;3« Aces - dit , quod formido auferre wA
eee minatronem ad alteram partem ,fi ergo talisdcterminatio cft de cílentia
opinio- nis nequit eífe formido . Hac de caufa li- cé Io.de Mag.loc.cit.&
Tat.ibid. tencát formidinem cffe de clTentia opinionis, c Camerar. nuper q.14.
Log.alij tamen Sca ; titt, vt Mair, 344.24. q.vn.arc. 6. X Bat. . fol.q. 1.
Prolog. quos fequuntuc Recen. tiorc$ quamplures, oppofitum docét, a(- fecentes.
formidinem per accidens. intcte dum aliquam opinionem comitani 4 ormia rum vcl
cx difpoticione recipientis mcd. fic non adhzrendo ficaitec , vel ex aqua.
litate rationua ad partes opiqatas. à aliquo alio accidenti , ait Biol. addi .
Mutr.fotmidinem cffe derauoucopinioe ——— — nsfaíe,nonauwemwetg. —— 150A (
Ceicrüm, fifi Scotiflz (revera —— velle videniut) intendant négste de ra» ——
tionc opin'onis cífe,vt vel at ack | ter anncxà ,vel (alti aptitudi ) midinem
de pacte oppolita , (ané audien. di non (aac ; quia ita deít difer i inter certicudioem (cienaz, &
proba tutem opinton s,quod certé alio m ignari nequit , nili dicendo, quod
fciéti; ctt cozn tio quz ex (uo genere, & cX m * tura obicÓbi circa
juoiverfaur ,SXxmo« ——— do, quocirca Mad vecfatar ; eft i A x falficatis , ac
proinde etiam formidi partfoppofita , & op. mo contra e gmrio ex (uo geusre
, cui potett fubetfe tallum,quodcóftit etiam de ipfaopinios — — nc vera, fi
,n.talis opinio. verfatur circa Obic&tum coningens, cfto quatenus vera
includat conformitatem cum eo hic, & nunc, tàmen quia obiectum eft in fe
va- riabile, poterit illa cognitio ex genere. » fuo, & ex obie&o eísc
falfa, etiam vere fccur circa obiectum neceffarium proce« dendo ad illad per
mediam probabile. s eiiamli dicat conformitate cuin co ,ad- huctamenex modo
procedendi Fr c(se falfa, uia inedium, cui innititur, licec. (t probabile;non
tamen neceísario vecum $ ergo opinio efttalis cogmtio ex gencre fuo , vt (i nG
ictu (emper habeat anncxim r formidinem , illam tamen babere potcits quia «um
cx obiecto fuo , tum ex moto procedendi poct illa [ubc[sc fius Nc€ valet) MN
LEE. Sf L Quid fic qalet, qnod a:t Ba(sol. fyllog:(mam topi- €um cx genere (ü0
non generare opinio- nem cum formidine , (cd cum adhzrentia conclaüoni opinatz,
quátum fieri poteit ipfum. Non valet ,nam pcrconramur, prie (ic hec Grmitas
adhz ionis ,vel.n. 'aciagit neceffitatem,vel non,fi primum, :ergo à (cientia
non diflert , fi fecundum , ergo abfo'uré loqnendo, & ex genere fuo potett
illi flübe(se £alütas , atq; 1deó fyllo- gi(imus topicus generat opimienem cum
a&uali- formidine , vel (altim cum apti- £udinali . : "6 Exhis ergo
concludimas formidine 'aptitudinalem efse paffionem opinionis, qus oritor ex
nacura afscníus opinatiui , :qui ex (uo genere calis e(t, vc nunquam at tingat
certitudinem , & firmitatem actus fcientifici;per quam dütaxat tollitur om-
nis formido.V erum tamen cfthanc apti- tudinem impediri poíse ne exeat in aCtü
| ^e E va capitibus M: inge- r ex ici tamen poteft przíer- bo oh »quia licét
fandame- tum a(sensus (t cx (ua cond.tione incer- tum; & fallibile ,
tamenquia multis ex - ( perienajscomprobatum chenditut, ac vt verü in plurimum,
idco acceptatur fineformidine,hac ratione abfa; vila fa- fpicione deoppofito
alsentimus propofi tionibus contitigentibus immediatis , vt quod macer dligit
filum, ac ctiá antiquis liitorijs, quiavt notat Doé&or quol. «4. $.De primo
, licét humanum teftimoniü ex (ua conditione fit fallax mediü ad a(- fentiendum
, etie tamen portet tot homi- wm autoritate firmat , vt in nobis pa- fiat
certitüdinem- quandam morale , qua de cau(a inquit Aug. 1$. de- Trinit. c. 12.
& t2.à Doctore ibi relatus abfir, vi fci- re nosnegemus , qu&
tefiimonio didici- mus aliorum , alioquin nefciremus effe Qceanum , nejciremus
effe terras , at wibes qua celeberrima fama cómendats eadem racione prudens
Scotifta, vel Tho milta poteft tàm validisfundamentis (uà ftabilire fententiam
, vt moraliter fibi fc- carus ir de fua opinione,nec cimeat de oppofita. Porcít
ctiam hoc in'erdum accidere, vt notat Tat.cit. cx temeritate , & m tte
fgpius videm? quof dam indo&tos finc (afficienti , ac (ol, -- e *inia . 943
fundamento ita pertin1citer fiis a1hzre- re opinionibus , vc non opinari , fed
vec fcire przfamant , & oppofitum :d:ccnt proríus impoffibile, quod certé
procedit, aut ex ignorantia , aut ex voluntatis per- tinacia , cuius indolis
funt Haretici , qui fua fal(a dogmata tàm vera cxiftimant, ac ipfas fidei
vecitates,yndc potius ex tam.» pertinaci adhz(ione dicuntur Haretici , quam cx
co , quod haiitenc in fide : talis quoq; iudol;s erant Philoíophi,de quibus
Acift.loqucbatur 7.Eth:c.c.;. & hicopi- nandi modus non tàin dici debet opima,
dues temeritas , & przsiiptio, vt inquit atar. Quamuis autem formido modo
redeclarato (it de. ratione opinionis inc tamen non fcquitur tolli in opinione
determinationem ad alteram partem,eti& Quando interuenit aGualis ipía
formi- do, quia hoc eft proprium dumtaxat da- bitacionis , vel (ufpicionis, vt
diximus hoc igitur folum efficit formido , quod quia a(sen(us determinatus
alterius par« tis non eít cum euidcntia, & certitudine, fic afscntitur
determinaté intellectus pae ti illi ,vt iudicet formaliter , vcl virtuali tcr
ob.ectum illud probabile pofse aliter fe haberc , vnde proprie formido tollit
firmitatem afseníus , non yeró determi nationem . 7 Inoppot. obijc.quod formido
nihid per featcincat ad opiaionem, Turn quia pót e(se opinio de aliqua
corlufionc nc- cefsariacum nimirum proceditur ad ca.m per medium topicum , (ed
in tali opinio. .ne nequit efse formido, quia talis conclu - fio nequi císe
fal(a,ergo,&c. Tuin 2.crià in probanda conclufione contingent: elt aliquis
actus , quo incclI:ctus coafidzrat ise fitionem efsc veram , nom Daikdusndo
ccsdiqoi un & talis eit fine íormidine , quia nonrefpicitoppofi- tam efse
poffibile, & calisactus cfl opi- patiuus ,cum ex ipfo generctur opinio, Tum
3. poteft angcti opjnio non a:igmé« tata formidine , multiplicaus .n. rationi«
bus probab;libus augetur opinio, & mi- nuitor formido;ac incertiiudo , e:
9» hzc ad illam non attinet . Tum 4. a&us opi- natiui noà. corrumpunt
fcicotia* , nam Arift. zpé eandem probat conc iio- nei rationibus p ilibusf,
& n cef- Yyy 4. bj» 9 44 farijs,ergo funt fine formidine, quia for- mido
non flat cum fcientia . Tum tan- dem;quia negatio certitudinis , & euiden
tiz,quz cft origo formidinis , non ctt de eísentia actus opinatiur, quia
nul'aas negatio eft de efscntia alicuius pofitiui qualis cft actus ille . 8
Refpondet ad hzc omnia Tatar. cit. dub.2. ex Greg.q. 2. Prolog. art. 4.(ed
valdé perplexé , conuictus .n. argumen- tis admittit quendam habitum medium
innominatum inter opinionem, & fcicn- tiam,quem nec ipfe intelligit , nec.
dccla- rat. Ad r.icaque dicitur poíse efse opinio- nem vtiq; de cenclofione
necefsaria, non tamcn cognita vt talis, quia per medium probabile non poteft
attingi, vt neceísa- xia » fed attingitur vt vera , abflrahendo à conacxione
neccísatia , vel contingen- ti ; & quia medium non c(t necefsatio yerum ,
ideó licét per illud afsentiamur -;Obic&o in fe nece(sario , non tamen cum
tanta firmitate , quanta requirit obiectü, & hinc relinquitur locus
formidini : tum etiam quia licétconclutioni in (e nequeat fübefse fal(itas,
poteft tamen fubefse. » ex cocapite ; quo deducitur ex medio probabili, vc in
fümma fit dicere opinio- nem de conclu(fione necefsaria pose tal- fitatem
fubire non cx natura obic&i , fed ex modo procedendi ad eius probatio- nem
, vt ditam eft ,' Ad 2, probat tan- tum pofse opinionem reperiri fine a&ua-
liformidine, quod concedimus , non ta- men fine radicali , & ayritudi;ali .
Ad 3^ parner conclud.t de formi ine a&uali quz co mapis minuitur, quo
plurcs affz runtut rationcs probabiles , radicalis ta- men fcmpcr inuariata
manet , ncc tolli potcft per multipli cationem tationum., , probabilium , (ed
(olam magis , ac magis impediri, ne exeat in actum. Ad 4. pen- det cius folutio
ex fcq. art. pro nunc di- catur probare cantum de a&ual. formidi- nc. Ad
vit. illa negatio circumfcribit no- bis differentiam quandam potitipam , vt,
pa(Tim in alijs multis euenit , 9 Quia cum opinione magnam habet affinitatem ,
non crit abs re. aliqua dc fide 1n fine huius art. (ubtexere . Fiaes igirur cfl ajfenfus determinatus
alierins parus propier auclorkatemycz teitimo- ese" Vt Difp. X I1. De
Syllog/Top.eo Elenc. P "adhuc tamen deficit quoad euidentiam , nium
dicentis ; quia veró duplex potett effe ceftimonium, cui creditur, diuinum s
vel humanum, feu cteatum , vt etiam An«- gelus compleGtatur;duplex quoque fides
diftingui (olet , humana .f. & diuina, (cu alio nomine naturalis, &
fupernaturalis , aut etiam infufa , & acquifita, vt loquitur Scotus qnol.
14.6. De primo intet quas efto plura ponat difcrimina , hoc tamen potiffimum
eft , quod quia Deus eft tee. ftis infallibils , ideo diuine fidei nequit
fabe(se falfum , vndé quoad certitudinem accedit ad (cient ram, imó ipfam
fupetat & claritatem , vndé cam definit. Paul. ad 4 Heb.11. Fides est
[perandzrum fubflan- —— tiarerum argumentum nonapparentilé ,— ob certitudmem
crgo. infallibi - diuma fecernitur ab opinione , o fcuritatem annexam à
fcientia L^ * ks A vcrà é contra humanum teftimonium.» —- falli poteft, &
fallere , ideó huma ^ dci poteft tubeíse falfum , v oi maiorem habet cum opinione
affinita-- tem, quàm d'uina, quade caufa Arift. fidem hanc (diuinam cnim non
agnovit ) frequenter vocat opinionem , & ! cum alio cófundit 2.de An.157.
t. cap.1. 4. Top. loc.67. & lien: ca, quz ad
opinionem deferuiuni fctlocum ab su&oritate. Hoc tame huc difcrimen netatur
inter nàe nam;,& opinionem,quodlicét vttag; im» — — nitatur motiuo
probabili , 5d tamen inter | c(t, quod opinio innititur motiuo intrine / feco,
.(. conpexocum obiecto , fides ve^ — — ro extrin(eco.f. teftimonio ali ho modo
conftitaunt- duo genera, vel.fpes cics habitus formidolofi . 10 Sed obijt
nónullus fidem huma ná nó pofsc proprie opinionem dici, quia hamana fides
poteit attingere phy ticam certitudinem , aut metapbylicam, curnee quit fubcffe
falfum,nunquam tamen opi- nio , Frobatur a(sumptua»nam alseníus y quem pra
bemus lute propa eni dac jU € fl, videtur certus euam phy «ce ; &.
nontantum moraliter , eo quia non po«- tüérant ; etiam pbyfcé loquendo, tot
ines, touuc Geculis affiramace ; quod Roma cft, li cc, vcra nou císec. Ac 1ftud
ditum bcae rcfclht Arrag.in fioe Logs cQa4- Quat. I. Quid fit. opinio ; e»
fides. €onftat .n. omnem a(senfüm humana fi- dcnitentem, etiamfi omnium hominum
au&oritatc fulcitetur naturaliter ,& phy- ficé efse fallibilem,cfto
moraliter fit ccr- tus,quor .o. hiftoria ntur in vna re- ione certiílimz , qua
tamen negantur ab alijs? imo quot hiftoriz ab omnibus fcriptoribus traduntur »
vt certi(Timaz: , quas tamen nullam prorfus habere (pe. Ciem vcritatis
demenftrat ingeniose , Sc- cundus Lancellotus. Abbas Oliuetanus in (uo opufculo
Italice con(cripto Farfa/ loni de gli anticbi Hi(lorici ; qug magis trita, ac
decantata , quàm illa de Hotatio Coclite , quod folus fapra pontem totius Etrafci exercitus impetum füftineret,vn- de
Petrarca cecinit Horatio fol. contro To[cana tutta , & tamen meram faba- là
císc oftédic (edulo loc.cit.idé Au&or. BL "S QE SLiO lI. | Wn
fcientia, € opinto poffint e[fe ap wl de Acces 0. If "Y T omnes hic térà
no:át pro intel ^oc V digétia;quefiti difficultas mouc- . tur non dc folo
obic&to incomplexo ,.& -remo:o , quale eft fubicé&um conclutio- nis
, fic .0. conftat. dc codem (übiccto . pofle fimul haberi (cieniam , &
opinio- nem fecundum diuería pizdicata: , qui dc illo ottenduntur, (ed de
complexo,& propinquo 4.de eadem conclylione , & difficultas eft, tum de
atibus , tum dc... habitibus ipíisifcientiz , ac opinionis . autem in hac
cclebti contro- ueríia mulie foleant. recitari fententiz , celebriores tamenad
quas cater: redu- cuntur. funt duz ; Prior acgat tam de actu ,- quàm de h:biwu
, quz communis cít inter homittas:, & Scotiftas cumza corum
Magif(lr:syid.n.aperté docuiíse . » videntur D. Tho. q. 14. de. verit. art. 9.
ad 6.& i. Poft.lec. 44.& Scotus in 4. d, n. A epi cxpreísa Arift.
[cotentia 1 -cap- 26. quai proindé (equanrur Themift,. poit.ca.4s.ibilop.com.
13 y. Auerr. Com, 201. Albert. Lincon. Ve- nct. zgid. Fundamentum huius fent,
íu- mutur cx ipfa repugnantia iater cuidca- tiam & ineuidentiam ,
cecucidiaem ; & Incerüitudiaem circa candein vericatem , t oT 945 quia aísenfus
(cientificus eft iudicium » quod rcs non potett aliter fc habere, «ur natiuus
verb iudicat. eandem poísc ali* teríc habere ; perillam plene ,.& perfe-
&é determinatur intelle&us ; & manct omnino: conui&us circa
veritatem pro* pofitidnis , pcr iftum veró non conuin- citur;catione iliius eft
omnino certus, & firmiter adhzret conclu(fioni, rationc. » Alius e(t
incertus , & formidat deilla & tandem alter cft euidens , & alter
ine- uidens: & quia illi habitus iauicem repu- gnant , quorum actus funt re
pugnantes , idcó ex tali a&uum repugnanaa dedu- cit hzc (cotentia etiam
repugnantiantas habituum , non. (olum naturaliter , fed etiam fupernaturali:cr,
& de porentia ab- folutazità videre eft apad Cóplut.qui pro hac fent.
ciraét omncs Thoiniftus d. 20. Log. q. 4. X apad Cametar q. 14. & 15, -
Log. pro cadé omacs Scoriftas (upponit , 12.^Alcrasétédáaffirmat per diuecía
media vnum ,(. demonflratiuum , aliud vero probabile pofse de cadem conclu-
fione ri fimulfcientiam , ac opinio- nem,ita Alen(.3.[.q.75. meinb.3. D. Bo- nau.3.d.2 4.art;1.q. 3. Ricar.5.d 25. q.. 1,
Argent.q.5. prolog. att. 2. Mar lil.art.3. & alij Vctercs, &
Recentiores quamplures recipiunt Hurt. difp. 10. de Anim. fec... Atriag.l.(p.6.
fec. 6. Ouuied.. conu. f de Anim, punc. 3. Amic. trac. 27. Log. di(p.2.2.7.dub.$
.& ex noftris Balsol. Mair.(upracit. imó & Tatar. ipfequam» uis priorem
proficeatur featentiam y ait tamencx itla non fequi contradi&orium illud,
qubd aliquis tii;ul afscntiatur cum formidine , & (ine formidine , nam pct
[cientiam: afsenutur (ine formidine , & per-opinionem cum formidine , hac
au- tem duononrepugnant , quia id fit per diueríos actus, non per cundcm.
Funda: mentium poti thium huius (eut, ett. ipfa experientia , & confucta
praxis proban- diconciufioncs , ex qua (c argnit. Mair. cit. imos faic
lhiloiophorum d.fci;ulog in(tcucre per auctoritates. j X dici alio- - rum , SB
is per cacioncs probabiles , ad que poft modum ad tidcrun: rariones de-
inonilraUua$: & ccr.umett, quod per auctoritates , & rauoncs probabiles
non pratcndcbant facere cuidens ,. quod «o. cbant , 946 Cebant , fed tantum
creditum, & proba- bile, & poftea pedetentim ar&ius impri- mere pcr
rationem demonflratiaam ; (cd nunquid (ait Mair.) per demonftracioncs
deflrucbant fidem, & opinignem, quam antea diícipuli conceperant de eodem
a(- fero? nequaquam, quia tunc fcuftra , & in vanum illas adduxi(sent ,
ergo (cien tia, € opin o non folum de poilibili , (ed et am de facto, &
regulariter (e compa- tiuntur in codem intelledha. 1;
Dicimus tamé, a&tü opinionis non poíse fimul haberi cum a&u fcientia de
eodem obiecto. Hanc conclufionem tenemitis cum priori fent. licét non cum tanta
rigere, (icut ip(a, vt cx probatione conftabit , quz vt facilius deducatur , no
- tandum opinionem pofíse (ami duplici- ter, Vt conftat ex di&tis quat,
prec. vel vt hibet contingentiam ex parte obieti, Circa quod verfatut , &
tunc cft, cum ver- fatur circaobiectum , quod in fe eít va- riabile: wcl
pracisé ex parte modi , quo citca obiectum verfatur , & tunc cft, €um
veríatur circa obiectum necefsa- riam procedendo ad illud medio proba- bili ,
non necefsario : & in hoc fenía rur- fus attendi poteft , vel vt
connexa-cum a&uali formidine, vel vt cft fine illa , iam 4n. diximus pofse
interdum ab. actuali formidine feparari, quocunque aucé mo- do (amatur ex his ,
inueniemus non bene fc compati cum (cientia citcaidem obie- Quin: vt patebit
di(currenáo per fingula. 14 Sieaim primo modo fumatur, vt ni mirá contingétiam
habet ex. parre obie- €ijomncs fatentur, & fateri tenétur pror fus
implicate , quód (imul cum (ciencia fit dc codem obie&o . Ratio eft , quia
fcientia petit obie&um neceísarium , & inuariabile » ergo cum opinio?
hoc modo fupponatur haberc obicétu m continges , & variabile , plané
repugnant in codem intelleétu refpcétu eiu(dem obie& is quia tunc idem
obicétum eíset , & non efset nece(s rium , &intelle&us (imul ,
& sc- mel affirmatrct contradictoria de codem, ham pcr aísensum
scientificum iudicaret catum cum subiéCto neceísarià ba- conaexioneun, per
opinarijum non habere neceifariam , sed coacingenté , & hac cit ratio qua
probauut Azüt, 1. Loft. Am Difp. XIV... De Syllog. Top. ex Eleme.
cap.vlc.opinionem in hoc sensu not. efse cum fcientia compaubilem , quia tunc
(inquit ipíc) idem intelle&us (imul exi» (tiaviret , quód resalitec le
h«berc em & quód ron poreft aliter fe babere. INec tuat dicere , porsc
intelle&um vtrumq. affirmare per diuerfa media , & per hac tol:
coatradi& oae n. Non iuda! , quia iuàd à parte rei prasdicatuin ft.
neceísa- tió conncxum cum fübiesto, vel noa ac- ccísar.ó co nexum , nà pendet
ex med'a cognof(cendt, (ed ex med o efsendi , talis namque vel taiiscoanex:o.
jxaedicati cum fabie&o no» pendet ex med.o , quo ca- gnofco,(cd ex ip(a
intrinfeca caufa inhz- rcnti vnius cum alo , cum igitur fit femper rna, &
eadem, nequit pet vid medium modo contingentem oít modo neceísariam per aliud,
Accedit , quàd opinio accepta hoz primo madd tendit inobicctum ex narura füa
con:in- gens, & variabile, ergo nequit intelle&us. ad tale obic&tum
procedere ncceifarium , quia conclufio contingens tali medio nequit oftendi ,
nam hoc. mo- do capiendo opinionem ; obie&um opis nabile non cít (cible. -
"2. I ro Lr opinio n alio ii pro afíseníu obic&i neceísarij per medii
probabile cum annexa ioi , nimirum non penctratur neceflicasobie- &:o per
illud enedium , fic*etiam impli- cat opinionem cum fcientia con(iftere de codem
obiccte , fi enim intellectus rem eu:denter pouit ita císe , & eft o certus
per afseníum (cientificum ; qe modo formidare timul poteítae ita (iC 2 Ruríus
de rationc (cientiz eft , vt tollat ab intelle&u omnoem focmidinem, &
tre» pidationem , ergo nequit fimul cum €à coníittere opin'o. cum à&uali
formidi- nc 1 Ncc bere dicebat Tarar, nullam ex hoc fequi
contradi&ioné,quia pet fciene tiam aísenticur (inc formidine , per opie
nionem cum formidine , atque 4$ noo eundem atum .. Naus formido , &c
ecuritas , fcu certitudo intet Íe ocn terrepugnant, quantumcunque ex diuers-,
fis actibus vei it ergo opin:o habens. annexam actualem formideea nequic císz
cum fciencra, quz fecum : as defert (ccurita.emiz Acceditquód Taur. LE Quéktliodo
Jui) gdspw]mefml. — "oar Tatar. inuenta (00d plures aceeptant Recentiores
1. xn ad (aluandam con- traditionem de cffs&bus repugoanti- busin eodem
(übie&o pet folam forina- tum pluralitatem elfet idoncum , poffe- mus
diccre non repugnare ctiam nata- taliter contraria in (ummo :n codem fü
bic&o,vt v.g. calorem,& frigus in aqua, a(ien(um , & dilfenfum in
iniclle&u ; & velle, ac no!le in volantate rc(pectu eiuf- dem obiecti ;
(i .n. hinc inferatur contra- diio ex repugnantia effectuum in co- dem (ubic&to
ab ils formis: procedca- tium ; ftatim dicetur non cffe contr adi - &ionem
, quia illi cffe&tus (unt ad ucr- fisformis , & quód voluntas
amplcótitar 'Obie&tum per volitioneim, refpuit il lud idem per nolitionem.
&c. quz. ceicé do&tina totam cuertit ph lotophiam , nà ex cffeGibus rep
igaancbas in codem fa- bie&o confueaetunt Ph lofophi: deduce: ibilitareim
formarum , va- e pr j Si Tatac. ergo admittere volebat fcientiam , &
opinionem eife de eodem obic&o compo(lib lem , pouus debcbat dicere
fcientiam in cali caíu im- pedite actualem forinidinem ab opimio- . me6ob
quamzepugaare videntur ; & de opinione in hoc , vel primo (en(u proce-
rationes r. fentent. 16. Si alio candé modo fuma'uc opinio nempé abfoluté , pro
affeniu probabili, pracilo actuali form dine, :n quo da nta- xat fenfu docent A
actorcs 2. tent. poife confi t-re fimul caa fcientia ,. probacur adhuc, falin
naturaliter , X regulariter non poe ttace jiinul, nam vt in uic Do- étor cit.
3. d. 34. nol. ad 3. princ. cum idocuntar nicdium. probable , & de-
monítratiuuim ad cantemconclafionem , fi bcne percipiatur v.s med;j demonttra
tiui, nuilum affcn'u«m gcacrac aiiud ine- diuin, & vcait Doctorsdulecticum
nibil faciec unpeditaim à demonftiratiuo, vclut à cau( for: 0:1 , & longe
efficacius fua- dcnie Vi& conuincence ; quod etiam no taut Tarar, cic in
boc. quart; quam ra- ti0a€ bzaé pro(cquitur Auerta dilp. 29. Log.(ec. 4. dux m.
inceilectus cordc n rau one conainc;ruran cognolceenda ali- qu: veritit eneg
git potlca raüoncs pro bioiss,& poacouupeentes, nccab eis LE * UU "^
TA. moueri dignatur; ficut fi quis ad al.quod Obie&tum vidcn um poffet vi
lumine» Solis, vtique e. iguz cand-lz luincn con- tcuncret ; & qu: dem
conflat, quód ti ad aliqua per fe. nota rationes inducantur prob.ib:les , nullum
in nob:s caufant af- fcnfu , ecgoidem dicendum cr.t ictuata proportione, fi
inducantur ad füadédam vertaccm jam dcomonítratam , & hoc etiam notauit
Greg.q.2 prolog. art. 4-ad 3. Qui et am ratione probaiur. conira Qul:os non
po(fe in rali cafa ex medio opinat.uo , & (ciencifico elici vnum , &
eundem a&um , ftante en:m cuidentia teiv-lex ipfistermin s, vcl ex medio
de- monftraciuo, prob.bile non mouet intel lectam, nec ad cundem a&um
affenfus , nec ad dittiactun . Ln fi mnoueret, prz- ftaret. dicerc moucre ad.
diftiactos fi. mulco npo(fib les , quàm ad vaum , & cundem, (»ecic, &
nunero, quia afsenfus fzient ficos. & opinatiaus d.ftinguuncut f»ecie cx
tuerfa ratione af(senueod: , er» £^ fi intel Sus refpicit intali cafa duas
rarioncs afsentiend. diftin& s , & ab v- tri; mouctur, cl'ciet daos
actus fpecie diftin&os,& non vnum, ficut oculus vi. dens fimul album,
& nigrum , elicit duas vifione[pecied (tinctas , & non vnam ; quarc
malé fibi confulunt illi Thomiltz, . qui in tali cafu , cum adhibetur medium ncceísarium
, & probabile , né concede- rent actum opinionis, & fcientiz císc
&- mul, concetserunc mcdium probabile , li. cét fe (olo nequeat aísenfum
(cientificum producere , pofse tamen cum confortio neccfsarij ficut qui fe (olo
nequit atcol'e« rc pondus eus vircs excedens , potcit ta- mcen aitcrius
conforuio , & licéccalor vt quatuor ncqucar producere ignem , po« tcft
tamcn iunctus cum calore , vtocto , Mala dottin. peiori exemplo confirma t4 nam
virtus caloriS,vt quatuor; & vt o- &o.non dff.r .nt fpecie , fed tantum
fes cundum ;nag 5,& minus, ac etiam vftrag €ieuaiua tant ponderis , vel
tanti, vndé li intendatar talis virtus per gradus eiafz dcm rationis, tandem
cffc&um attinget ; at motiuum probabile , quantumcungs crcícat m ethcac à,
nunquam tamcn pere tingit encrziam dea dire: iy: , cut Opinio, quan umcun.; in:
endatur jet ra» EH * Uopcs$ 3e. " mde 949. Difp X IV.. De Syllog.T'ep. eo
Elené "Á tioncs probabiles , nunquá attingit (cien- « tiz certitudinem .
Scd vnum, & cundem a&tum;qui (imul 6it fcientia, & opinio, ex ^
sumedijs (ciegti fico, & opinatiuo fimul có- - currentibus elici non pofse
, adhitc magis "€onftabit cx dicendis di(p.6. de Anim. q. :9.contra Hurt.
Artiag, Ouuied. & alios ARecenttores, 17 Mancat ergo nihil efficere rationes
probabiles poft demonftrationem , nec quicquam moucre intellectum ad di ft in-
«&um,vcl cundem a&tum , nec magis cor- :xoborare eandem fcienttam ,
vcquidam aiunt ; tum quia innullo gradu pofsunt atungere cerütudipem fcientiz :
tuns uia cum cx fuo genere fit noutia certa , & Í rma, non po:cfl ex motiuo
probabi- j (uapte natura labili, & fluxo maiorem fünerc foliditatem *
poteft quidem in- 1elicctus. demonflratione imbutus co* gno(cere qualis , &
quanta fit probabi- Ditis niedij topiei ad candem conclufio- nem inducti ,
tamenab ca non mouebi- tur , vndéincali caf. hibcbit rationém probibilem pro
obicéto praecisé , non promotiuo, Vcrum tamen cfl, vt notat idem. Aucría cit.
quod cim non bene percipitur vis medij demonftratiui , eft n.faus abfcondita,
& ab(trufa, vt. Arift. .Andicauita Met.tex.1 .& (ec.2 8. Probl.
3.tunconültm iuuant ad eiusvim | pet- cipicadamrationes probabiles , &
(api- entum auctoritates ; & quia ita corxin- git , Vt plurimum, hinceft ;
quod in coa- fudto modo probandi concluiioncs etia fi dcmonfliatio (uppetat ,
vlicrius indu- cuntur rationes probabiles , & auctori- tates, quz vcluti
viam difponunt ad per- cipiendam demonflrauonem;& hoc eft, quod
probat-C£1ndamentum 2. fear, per- cepta aucem femel, ac penetrata vi mce «lij
denionüiratiui , concedimus vltró. de- flrui fidem , & opinionem; quam
antea difcipulus conceperat de eodem afserto ex rationibus, probabilibus ,
& aliorum teftimonijs , vt exprcísédocuit Sco. cit. »d.24.ad 3. prin- illis
verbis , fialiquis abeat prima opinionem de aliquo » Wperueiat demon[lratio y
corrumpitur opinio, neq. hoc cít ioconucoiens,vt in- fetcbant Auctotes 2. fent.
immó | potius nec esarium;quia vt ipquit Adagium, vii BR APR. maior,
ceffet'minor y ita eft in propofi« B to quod aduenienre energia conuincen« tis
demonftrationis ceísat períuafio fa» &a anteà. per medium probabile , non
Qnia a&u pofitiuo eam refpuac intelle- &tus , & quafiab ea.
difsentiat , (ed quia de illa amplius non curat , & in hoc .fen(a dicitur
corrampi opinio a fuperaeniens te demonfltrarione , neq. ob id dicendus, erit
Magifter antea fcuttra laboraíse in- ducendo rationes probabiles,v: Mair. vt- E
ebat , per illas. n. di(pofuit incellectam , dircipal & veluti mags
promptum red- didit ad petcipicodam demoaitracioné ,. cuius vim ab initio non
1llico. penetraf- fet ob eius d. fficultatem , aciogen:;j im- becilliratem :
ficut nec agensmacarale frutlra dicitur laboraíse inducendo. di- (pofitiones in
materia ad f^rmam fub ftantialem , etiamfi in. eiu(dem adueo illz corrumpantur
in coinmuni fent, Tho mift. & Scout. NEED. 748 Quares,an faltim "n
luté- do, & de potentia Dc! opinio'hoc. fumpta pro lnplici aísensa probab
nc actuali formidine. annexa. poffit scicncia conlillere , cam eadem con fio
probatur medio topico , & d ftcatiuo ?. Resp. etse fatis probat quod ctiam
Foac. hic defendi men non eít ex eo capite probar qtio pa!lim vtuntur Auctores
£.sen nimirum non sequitar cótradictio, quod E intclle&us de eadem rc fic
fimul certus ;.— — & incertus,vt inferebát Auctoresz.sent, — — co quia id
non fit,nec pereundem atm, —— nej. per idem mcdium , nam per a*tum opinionis
flu&uat, ac trepidat , per actü scientiz firmiter adharet : per medium
demonitratiuum eft certzs , per topicum incertus,quz noa elt coacradictio , cum
21 nonfitdecodem pgr idem, H«c ratio : nonvalet , &plusprobat, quàmvelint
—. —— Au&toresilli ; non valet , quia vt-füpra 3 contra Tatar. argucbamus ;
non. Semper formatum pluralitas collit contraditios nem denominatiuumi
eidem (ub:eóto * repugnantiumjimó cum
oppolitz deno« minationcs - ab vna torma sumantur s sed semper à digcríis
;poísent semper có» tradi&oria enünciari do. pocos DPA Go abíq.
tepugaantia, quia id fierez rae —— y 223 uox x 2. in * à E HEN Ny. - dd E s -
070 v 27^ €»2*21^ Qua[l. H. en Scientia, epopinio ftem fimul. — 949 (übic&o
cxiitentium ; non ergo forma- tiué incerta, quatenus non affert ceriiu- rum
pluralitas fufficit ad tollendam con- traditionem , quandó tales producunt
cffcétus formalesqui inuicem repugnant, & vnus in codem fubic&o
poftulat ne- ceílario negacionem alterius; neq; eadem sarione (uthcit diuerfiras
caufarum oppo ficos cffcétus inducentium , nam regula- rircr loquendo
cffe&us oppotiti ,non ni- fi à diuertis caufis oriri foleat, vndé. hac
taione nunquam oftendi poífet repu- gnintia cffectuum in codem (ubiecto , uia
(emper aflignarentar diuctfz cauíz illorum , non ergo efficientia diuerfarum .
cau(aram fufficit ad collendam formalem "effcdtuum repugnantiam , quia
ipti infu- bieé&o repugnant ex fuis rationibus for- malibüs à quibufcunq;
inducantar cau. fis; quate (i medium probabile, & neccl- facium 1oferunt in
codem intellectu cffe- &us icpugnantcs, vc certitudinem ,& in-
€crtitud.nem , cuidentiam , & ineuiden- tiam, fane. non vidcrur diuerfitas
medio- - rum fuflicicns ad contradictionem rollE- dam, al:oqu.n cx d'uer(is
motiuis pofie- n.o$ (mper de codem à parte rei contra- dict.itia ver ficare
pradicata,ctiam quod dficix non iti desctam probat, quam ye lint ra fata ratio,
quia i diuecfitas actu» ua» & mediorü i ufficit ad £contradictio- nem
tellendam , poteri. d: fendi opinio- ncm flare cum Icientia nó tantum in h. c
teruo [eniu , vt eft une actuali, forniidi- ncjicd etiam in primo, &
(ecundo, quod tamcn 1pfi quoq; renuüunt , nam fcmpcr faluabutur contradictio ex
mcdiorum di- üerfitate, & actuum pruralitate , imo. de- I poicrit eaden:
racione polle etie fi- mulin codem intellcétu atlenfum (cien- tificum, &
erroncum eiuldem conclufio- nis ; quia vtiq; talcs atien(us ex. diuei fis *
med;js procederent. 19 Kauo igituryqua id probari debet, €a cíl , quia ratio ,
cur opinio foro alter opponatur (ciéug,eft 1pla a&ual.s formi- do deo,
ponto , & poliuainceititado dc uo hec D. 1bcerctado; à for- n: LGt€
opponitur certitudinr , fccutitati , qua per (cienuam hbctor ; fcd opinio vitio
modo fumpta ctt lunc actuali tormidine , & fioe j oficina inccr- Gcud.nc,
quia ees cs folum ncga- dinem inrelle&tui, sed folum probab.lita- temyergo
nil obflac , quin cum (cientia 2» compaciatur; Patet maior; Probatur , &
explicatot. minor ; cum ad probandum hominem cífe rifibilem aTumitur medi- um
nece(facium , & probabile, poteft in- tclie&tus vti. probabili
dupliciter , vel vt cxpreísé indicet ex vi talis medij aon efse ncccífariam
connexionem inter (übie&tü, & przdicatum, vel vt abfolaté iudicet ez
vicalis mcdij hominem effe rifibilemab- ftrahendo a neceífaria connexione , vcl
non neceffaria; primo modo affen(usopi- natiuus cft poficiue incertus , quia
adeft iudicium expre(fum de variabilitate obie &i, & fic ettincompoffib
lis cum fcien- tifico, qui oppofitum formaliter iudicat , nempe przdicatum effe
cum fübic&o ne- ceflario conncxum ; fecundo modo cft tantum negatiue
incerrus,quia iudicat t&- tum pte dicatum eflé com (ubie&o conne xum
praícindendo à nece(fitate , & con tingentiía conncxionis, & fic eft cü
(cien- tifico compofDibilis, Et hocaffertü con» cedunt etiam multi Au&ores
t. fent. vn- de Greg.ex illis q.2. prolog. art. 4. ad 3. inquit , quód habentes
fciétiam, vcl fidem dc aliqua conclufione , licét vtantur ra- tionibus
probabilibus , non tamen ytütur a€tibus formidolofis, feu adtibus atfentie di
cum formidine,qui (oli proprié dicun- tur actus opioatiui (cu opinionis, ira
ille. Ex quibus patet, ipfum concedere aiTen* fum probab:lem tinc formidine cà
(ciens tia compoffibilem,l.cét pottca nolit pro prié vocari opin;oncm ; idem
voluit Ta- tar, hgnificarey cum ad.;ittit potfe gene- rati habitum quendam ex
s&ibus proba- bil.bus íinc toraudine , quem nec ipfe, » vult opinionem
appellare , qoa lis ctt de folo nomine, us eft, quód oobiícü con- ucniant dc re
. Nec etiam Scotus ipie vo- luit hoc negare loc, cit. nam ratio , quam adducit
cx contiadiétorijs de ceruicudine, & incer tiiudine,procedic de opinione »
"primo, & lccundo modo accepta, & pre- Ícitim prmomodo, vt.f.
auenditur cx patte obiecti variabilis ; & contimgcatisi infcrius veró in
fol, ad 3. vbi de opinio- nc loquitur ex. parte. medij. prebibiliss cito ctiam
neget effe in hoc gcc fcicntia compoffibilcm , co quia diale&i- cumnihil
facetet impediuim d medio de- monfiratiuo , vt fupra deductum cft , fa- tis
tamen conftat eam rationem non pro- bate , mfi nawrál:ter ,& regulariter
lo- quendo,impoffib:lem efle ralem fimulta- tem , non autem de potentia
abíoluta , Quod diximus de opinione in ordinc ad fcientiam , parizer dicendam
eft de fide humana; quid veró iit de duina dicédi, noncít przícntis ncgotij
determinare , potiet tamcn feruara. proportione idem quoquc de ipfa dici ,
& iuxta allaram do- &tipam Scotus loc.cit.explicari ; quód (i
obícuritas pofitiua. ponatur de ratione fidci iuxta. d: finitionem eius ab
Apoft, traditam ad Hebr.1 1. tunc foret ncganda arias , fed huius exacta difcuflio
ad "[bcolcgum fpe&tat , 20 Sed conira nunc di&a obijcies T quia
ctiam loquendo de opinione pro fo- lo a&entu probabili ;adhuc eft e« zenere
fuo capax lormidinis , fcientia vero inca- pars crgo adhuc in. hoc (enfu
repugnant , um 2 «uia adhuc,vt fic, eft incerta , per hoc .n. à fcientia
diftinguitur; quód (i di- cas, e(fc tantum negatiué incertam .i, non ecttam ;
adhuc probatur intentum , quia fcienuia eft certa ; opinio non certa , quz duo
contradicunt. Tum 3.quia adhuc ex fcientia , & opinione (ic (umpta ; 6i
fimul eficnt, (equuntur duo iudicia repugnan- tia, vnum formale , quód res
nequit. ali- ter fe habere , alcerum falcim virtuale ex per opinionis quód
poffit aliter fc ha- re. Tum 4. quia adbuc non cuirantur omnia
contradictoria,qug ex hoc infere- bat r,fent, nam per affcníum fcientificum
manct conuictus inteile&us, per opinati» pum nop eft copui ctas, &c. T
um tandem quia videtur proríos fuperflucre actus opinionis , vbi eft a&us
Ícientiz , ficut rzcxiftente lumine Solis fruftra adhi- tür J.:men candelz , i
21 Refp.ncg. coufeq, nam calor v.g. compoflibilis eft cum (iccitate ; humidi-
tas vcró incompoffDbilis, & tamé ftant (i- mul calor, & humiditas ;
iudiciü ctl falüi - tatis capaX » apprchenfio incapax » X ta- men ftant fi mui
n codem incelle&tus& de codcm obiecto ; (olum ergo inde dedu- citur,
quód Icientia cum opinione con- Difp. XIV. De $yfog. Top. e» Elenc. iun&ta
impedit formidinem , ne in adum erumpat. Ad 2.0pinio tertio (ume pia dicitur
incerta negatiué » quatenus abftrahit à ceratudine , & incertitudine
pofitiua , & per hoc adhuc fufficienter à. (cientia diftinguitar , quz eft.
pofitiud certa*ficuc inquit Dobor 2.d.3* q. 1 1. F. & 5 d. 1449.3. B.&
4d. 45.02. D.& ali- bi (zpe notitiam abítractinam , etiamfi interdum
pertingat rei exiftentiam , ade huc tameo fufficienter ab intuitiua. di-
ftingui. , quia. non necetlario alligatut exiftentg tei , ficuc illa led
indifferen- ter reprzíentac rem » (iuecxiftat , (iue non , & idco dicitur
abitrahcre ab exi- ftcpuia rei ; Neque per hoc , quod opinta dicitur non certa
, & fcientia certa , ralis infertur contadiduo,quz arguarcorum ———
incompoffibilitatem , quaquelbetfore — —— ma difparara dicit negationem
altcrius — — in hoc fcnfu » vtalbedoncgationem dul-— — cedinis, & dulcedo
negationem albedi- — nis , & ramen (unt in codcm diae ficut non repugnat in
Phyficis vinum e e formaliter frigidum , & virtualiter cali« — dum ,&
in moralibus, qui cum aliqua im» —— debita circumftantia clicit. adtum diles
&ionis Dei,etle formaliter ad Deumcó* — veríum , & virtualirer ab eo
aueríum ; nonrepugnant duo iudicia, quorum vnd — dicat formaliter rem ita ; be
on kai — ud dicat oppolitum non formaliter y Er virtualiter tantum
,Accedit,quodinprós —— fito iudicium factum ex pronto ! ili idem affirmat ,quod
fa&um ex nccel» faro . hominem etle rifibilem abftra- hendo à.neceílaria »
vcl. non. neceffaria connexione. Ad 4. quia conuinci intel» lc&um , &
nop conuici pendet praciíe ex conditione med j » nullum videtur. in- conueniens
dicere , quod. conuincatut per vnum medium , & mon per aliud , fi- cut
inconuenicns crat quod efiet cettus » & incertus dc cadem conclufione ; nam
duo contradictoria councngr de. incelle&u refpectu d:uerlotam 3 ilta ve- ró
teípectueiuidem ; abfoluié in. co ca- fu 1intelicctus dici debct conuiccus ,;
tum quia. denominatio funi debet à medio: nobiliori & cfficaciori stunts t1 di-. ceretur non
conuictus fiae addito , cum. negatio fic mali;nanus natura, & pras. x dr.
ec- o7 Qul. IL $dfrémr. de(traat , füdicaretur intellectum non ef- fe conuictam
per medium neceffarium , Ad vlt. quamuis cognitio demonftrati. ua clarius,
& cerríus rem ofteadat ; quàm probabilis , adhuc tamen ifta non fuper.
fluit, quia eft diact( rationis ab illa, && faltim diuerfo modo tem
oftendit : fic in Beatis fimul admittütur cognitio vefper- tina, & matutina
de cadem re, & à $coto praefertim notitia abftractia , ac intiti- ua in
Angelo refpecta füi ipfius 2.d, 3. 9. 8.quamuis per matutinam , ac intuitiuam
longe clarius res oftendantur , qnàm per veípertinam , & abflractinam ;
& etram ndo effet fruftra , adhuc non probat ntenthm de potenria abfoluta
21 Exdictis facile eft refolaere quefi- tum de fimultate fcientiz ; &
opinionis , vt habitus important , nam fi (amatur o- pinio, vt fpecificatur ab
obiecto,quod eft contingens, & vatiabile,(ic habitus (cien- | tie, &
opinionis directé opponuntur;atq; id poterunt elTe fimul , nifi ad in- SP Motu
habitum contrarioram ; quatenus .[; ab initio non illic vnus al- terum deftuit
, (cd paulatim :. fi autem opinio fümarur pro afenfu probabili ab - foluté pracifa
formidine, tic poterit con- fiftere perfectus habitus opinionis cum acto, &
habitujfcientig , ac etiam actus o- piniont$ cum habitu fcientig , & hoc e-
tiam naturaliter,& regulariter loquendo, quia ratio, qui loc prohibebar de
acti- bus , non eque militat de habitibus , vt diícurrenti conftabit , QVASTIO
It. Quid fit error, C" quomodo à fcientia ; o € opinione differat. 21 ER
proptié fignificat falsü qd , AZ & ficut filsü proprié reperitur in
a&ibus intelle&us , e quia veritati op- pouitttr , quz cognitioni
tribui folet ; ita errot proprié Ipe&ar ad. intelle&tam ia fuis
opetatrom bus:tot modis autem coa- tingit errare y diccre falfum, qvot mo.
discontingit dicere veru ; quare ficut veritas (peciali modo cribuitur (ccundz
,. &terig erac ctm error , os f.llum , errot igicur proprié eft cogn fula
rcalexplicias ahter ds :j d -. di 9jt fimplex eft iudicium erit fecunda operac
tio fal(ay& correfpondebit babitu: prin- cipiorum in fyllogifmo
demonttratiuo , vel topico:(i verà erit a(Tenfus fal(us ali- cuius propofitiot's
ex vi alterius caufa- tus, erit difcurfus fal(us , & verus efíc&tag
(yllogi(mi fali , fcientiz , & opinioni oppofitus . Sed pro maiori
dilacidatione not. gj fufficit ad errorem , fi quis proferret folum pro
potitionem falíam , nifi quog; ita iudicet , & affentiat per imelicctum
itaeffe , (icut tali propotitione enuncia- tur. Hicaffentus poteft. quandoq;
effe cumformid'né , quando; cum ccrtitu- dine , experientia .n. conftat,
aliquos ita falis dogmatibus aóbarere, vt mortem fübire non dubitent ; ratio
autem huius eft,qu:a radix erroris in intelle&u oritur ex hoc,quod id, quod
in (enon ett verü , apparer intc!le&u: vcrum , quz veritas ápparens , &
exiflimata cft daplex , vel probabil;s apparens, vcl necctfaría , fi.my quod
noa eft probabile , potett apparere probabile, etiá uod eft probabile, potcft
apparere ncce(fariunm , minus m. hac dis ftant , quàm illa ; (i veritaseft
appareng probabilis. , cau(at atfenfum falfam cum formidine,fi eft apparens
neceffaria, cau fat aíIenfum falfum cum firmitate ; vnde tàm poteft errare
intelle&tus,ti qnod nom eft probabile, iudicat vt probabile,quàm fi iudicat
necetTarium, qued in fe et pro^ babile,vcl falfum ; requicitur au em hzc
veritas apparens , quia inrclledtus a 1'a(- fenfum (o!ummodo mouetur à ver?,
non à falfo , & fi vcritasnon effet apparens, & cxiftimata , fed
exi(lcns , aflenfus nom elTet falíus, fed verus ; qua ratione Arift, 1.
Elenc.c. t. definit yllozifinum capties
fumdicens , quod iit. [yllogrfmus appae rens , atq. non exi[lens « 24 Ruríüs
cft not.quod qnaudoq;oapi« hio cit dc re apparenter vera , & iníc fil-
fa,noa ob'td camen illa opinio dicetur er» roneasled pro5ib:lis, €
vera,non.a.quz« libec verici$ appatens caufat ertorem ; fed (folum illa
veritas,quz apparet probas bilis , in (c tamen eitimprobab.lis ; quae - *
:tamenan ic cftprobabilis , licéc mon. ita beat à partc rei , caufat opinionem
abiliter veram ; rano haius c(t, vt ^ D * 2 e o t 952 notat Auerf.q. 29. feci.
6. quia ex Arift. cit. probabile illu4 dicitor, quod credi- tur ab omnibus
(apientibus , aut pluri - mis, aut quibuídam in fcientijs excellen- tibus ;
improbabile e(t , quodà fapienti- bus.f:lfum ceofetur , licet rudibus ap-
pareat verum , vc quod Sol , & aftra fint exiguz quanttat;s;quando igitur
aliquid cen(ctuc verüyaut ab omnibus, aut ab ali- quibus fapienubus,quamuis aon
ita fc ha. beat à parte rei;afséíus circa illud nó dice tu: erroneus, fed
opinat uos, & probabi- lis,neg;hac apparentia excludit probabi-
litatem;quando vero apad omncs fapien- tes cit Fil(um , & folum rudibus videcut
verum,tunc aífenfus erit etror, quia quod eít improbabile apparet probabile .
1$ Quod diximas de crrore circa pro- pofiionem,dicendum quoq;erit de erro- rc
iodiícurfü-, nam tunc proprie difcur- fus dicitur erroneus , quando non
re&té €onfequens deducitur ex antecedenti , quamuis infe (it verum ,
vetitas .n. cone clutionis , vt propofitio quedam fimplex eft, de per accidens
quali (e habet ad re- éitudinem difcurfus ;. dupliciter autem potett conclufio
male deduci , vel pro- ptet defe&um in forma (yllogiftica , & dc hoc
diximus 1.p.Intt. trac. 3. dum re- ' gulas bonz argumentationis a(lignaui- mus
; vcl propter defectum in materia , quando.f.conclufio vt probabilis, vcl ne-
€effaria deduciturex motiuo improba- bili , vc! non neceffario . Ex his manifcfle
apparet diftinio in- ter crrorem ex yna parte , & fcientiam, &
opinionem cx altcca ; Ícientía .n. cít co- itio vera veritate neceflaria , cui
nequit übefie faifüm,certa, & cuidens; 1fti acce- dit opinio ; quz cft
cognitio vera veritate obabiliter apparente ; habetq, aliqua- m
cuidcotiam-(altim probabilem ; er- ror tamcn tanquam aliud extremum eft
cognitio omnino falfa , quia nec ncce(fa- tio ,ncc probabiliter apparet vera ,
Vn- dc veró proueniat deceptio intellectus nofiri pro ftatu ifle ; tetigimus
éifp. 10. € Sat Difp. X IV. DeSyllog.Top.e» Elenc; 26 Sed dubitabis; de ratione
difcur(us cft, vt conlequens inferatur vi antecedens Us , fed hoc folum
interuenit in re&o di- f-urfa, ergo nullus difcur(us eric falfus y Min.
prob. quia quando confequens in« fertur vi antecedentis,recte infertur , vn» de
dicebat. Arift, cit. fyllogifmum dcfi- cientem in formanonefífe verum fyllo.
gifmum , quia in ipfo concluiio non ne- cetfario infertuc ex premiffis. Item
vnum non nili vni contrariatur , ergo error ne« quit c(fc fícientig , &
opinioni contrari- us . Refp. neg. min. Ad prob. dicimus veram eife , ti
antecedens in (e (pecta- tum habet vim illatiuam confequentis , at quando
confequens deducitur , nonquia fic ex (c deducibile , fedquia inteliectus
concipit in. ancec. vim illatam coníe- entis, quia iudicat antecedens eíse cau-
am iftius , tunc infertur confcquens , f. non rc&é. Arift. autem loquitur
de fyl- logi(mo peccante in forma non eft (yllogifmus illatiuus, quia non re-
&é deducitur. conclufio ex pramiffis , ctiam veris, (icut re&é
infertur, qu eft in forma , quamuis przmifse fint fal. [2 , pofitis.n. his
premi(fis omnis eit lapis, Petrus efl homo , rite infertur s ergo ett lapis ,
nam illz prz mi(sz fic. di« (pofita habent vim illatiuam , quamuis non habeant
vim probariam , cua (int falfa , non loquitur autem de fyllogifino, . prout cum
quocun3. difcurfu conuetti- tur , vt fic.n. dicitur defyllogi(mo etiam -
peccaate informa , quamuis zquiuacé 5 quia poteft intelle&us aliquis
aíseníum conclaf. elicere ex a(senfu prami(sarum, im non re&é difpofit (int
in forma, vt i(pofitg camen fint apprchen(z , qui a- Gus císet cectia operatio
intelle&us , & diícur(us , non tamen re&us , fed falíus , Ad
1.(atis diximus difp. 9.q.t.attats cud hanc concratiorum proprietacem explica
uimu$S, Et hac fatis de faculrate Logica 1 Quz omnia cedant in laadem D; Anto-
ni] , incuiusSacra Domo moramur , & fab eiuídem aufpicio has €laborauimus
lucubrationes , " 3 53 I $. " WUMTRBCCCSUS ETE DB "aum TONS W^
^v Ee / M Vis tenti ^ Artisest - ?TT NEPTIS dnbie a * Ha Ile rtAticCETET HIS
TEM »-—— birticwie v Aperi Cen * Au "I $2601 )ís Cm d - 4n - pls 15) 3 ]
Nec: ' " Qe ey i ovoien Quo CURE E, oU : yit |» xb ratrtutt T Fir.
TWPWPPEUMOy P NTC T Y YcPEM
Bartolomeo Mastri. Mastri. Keywords:
implicatura, Categories and De Interpretatione, segno, segnare, segnans,
segnato, notare, nota, notans, notatum, notatura, segnatura, signifare
conceptus animae, res significata, “Amo” aequivalet “Ego sum amans” – Homo
albus aequivalet “Omne homo est albus” – Homo currit aequivalet Aliquis homo
currit, signum artificiale, ad placitum, significare naturaliter – baf, bif –
definizione di signo, tratta d’Agostino. Aquino. CICERONE. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mastri” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Massolo: l’implicatura conversazionale nelle prime
ricerche di Hegel – implicatura idealista di Plathegel e Ariskant -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Palermo).
Filosofo italiano.
Grice: “If I had to decide on my favourite Massolo, that would be his
‘historicity of metaphysics,’ way before when I was venturing with Strawson and
Pears to lecture the erudite audience of the BBC third programme on the topic!”
Dopo aver intrapreso gli studi presso il
Liceo Classico Vittorio Emanuele II, si laurea a Palermo con “L’individuo in
Rosmini, con Allmayer. Fu autore di alcuni volumi di poesia. In seguito ad un periodo di docenza nei licei
di Perugia, Catanzaro e Livorno, insegna a Urbino e 'Pisa. Ha influenzato
importanti figure del dibattito filosofico del secondo Novecento, come
Luporini, Badaloni, Sichirollo, Salvucci, Cazzaniga, Barale, Bodei, Losurdo. Gli
scambi epistolari avuti con numerosi intellettuali (tra cui spiccano i nomi di
Gentile, Spirito, Bo, Fortini, Russo, Capitini, Weil) mostrano l’alta considerazione
di cui M. godeva all’interno del panorama culturale del secondo
dopoguerra. Partecipa alla fondazione
della rivista Società, entrando nel comitato di redazione. La rivista, nel
primo anno della sua uscita, ospitò tre importanti saggi di M.: Esistenzialismo
e borghesismo, La hegeliana dialettica
della quantità, L’essere e la qualità in Hegel. Idea e fonda la collana
«Socrates» dell’editore Vallecchi, con la quale pubblicò “Filosofia e politica”
di Weil, Vita di Hegel di Rosenkranz e Dialettica e speranza di Bloch. I suoi
studi su Hegel, inclini a valorizzare la filosofia della storia e la dimensione
realistica del filosofo tedesco, contrastano tanto la lettura del neoidealismo
italiano (Croce e Gentile) quanto quella di Volpe. Nell’ambito della sua
riflessione Massolo ha posto le basi teoriche per una nuova ed originale
rilettura del rapporto Hegel-Marx, tanto da essere considerato da alcuni
interpreti l’avviatore dell’hegelo-marxismo in Italia. I suoi interessi
teoretici si sono rivolti principalmente alla filosofia classica tedesca da
Kant ad Hegel, della quale ha studiato, per più di un decennio, i principali
momenti storico-teorici. In antitesi
all’esegesi del neoidealismo italiano, che tendeva ad attribuire alle filosofie
di Fichte, Schelling ed Hegel il superamento della finitezza umana che Kant
aveva posto a fondamento della sua filosofia, M. ha proceduto alla rilettura
della genesi dell’idealismo tedesco con l’idea che esso abbia storicizzato i
dualismi kantiani in un processo che si compie nella Fenomenologia dello
spirito di Hegel. Nelle fasi più mature
della sua riflessione ha tematizzato in vari saggi la problematica della
scissione della coscienza comune (Filosofia e coscienza comune, oggi), l’idea
della completa politicizzazione del filosofare (Politicità del filosofo, Frammento etico-politico), ed il problema
della storia della filosofia con particolare riferimento al ruolo della
coscienza riflettente del filosofo, nonché al rapporto dialettico tra Pensiero
e Realtà nella città-storia» (La storia della filosofia come problema,). Si dedica alla questione della dialettica
intesa come dialogo, ovvero quell’elemento dialettico-razionale mediante il
quale è possibile conciliare le differenti rappresentazioni dell’oggetto
storico-sociale e le contraddizioni all’interno della comunità. Tramite queste riflessioni, che lo hanno
condotto a porsi in diretta polemica con Nietzsche ed Heidegger, M. ha
contrastato l’idea del sapere come visione solitaria del singolo ed ha
concettualizzato l’idea del sapere come processo essenzialmente dialogico e
comunicativo (La storia della filosofia e il suo significato). Saggi: “Mattutino,” versi (Palermo,
Trimarchi); “Adolescenza” (Palermo); “Convivio; storicità della meta-fisica” (Firenze,
Monnier); “L’analitica di Kant” (Firenze, Sansoni); “Fichte” (Firenze, Sansoni);
“Schelling” (Firenze, Sansoni); “Prime ricerche di Hegel” (Lettere e Filosofia,
Urbino); “La storia della filosofia come problema” – (Firenze, Vallecchi); “Logica
idealista” (Salvucci, Firenze, Giunti-Bemporad, “Della propedeutica filosofica”
e altre pagine sparse, Urbino, Montefeltro, S. Landucci, Arturo Massolo,
"Belfagor, Remo Bodei, Arturo Massolo, "Critica storica", Studi
in onore di Arturo Massolo, Livio Sichirollo, Urbino, Argalia, Nicola Badaloni,
Ricordo di Arturo Massolo, "Giornale critico della filosofia
italiana", degli scritti di
Massolo, Burgio, Urbino, QuattroVenti, “Il filosofo e la città: studi
Nicola De Domenico e Gianni Puglisi, Venezia, Marsilio. La ricca
letteratura critica su Massolo - tenuta viva da amici ed allie- vi,
ma rivolta non a celebrare bensì a interpretare l’itinerario filosofico
dell’amico/maestro e il suo modello teoretico, che, da Heidegger e Kant,
lo conduce verso Hegel e Marx, evidenziando così sia una ‘parabola’ della
filosofia italiana (e non solo) del dopoguerra sia la costruzione di un
mo- dello di storicismo connotato in modo assai diverso da quelli
post-cro- ciani o gramsciani, correnti nell’Italia postbellica, e
incardinato su una ontologia storica del soggetto —, tale
letteratura critica (che ha coinvolto Landucci e Sichirollo, Bodei e
Salvucci, Losurdo e Badaloni, ecc.), dice- vo, ci ha indicato - con
precisione - alcuni ‘nuclei forti’ di quel pensiero, sottolineandone
l’articolazione complessa e la significativa attualità. Sul primo fronte
sono stati il passaggio dall’esistenzialismo al marxismo, l’in-
terpretazione della filosofia classica tedesca, il rapporto (teoretico) fra
Hegel e Marx, il nesso fra «il filosofo e la città» a essere
sottolineati; sul secon- do, soprattutto, quel carattere etico-politico
del suo storicismo, connesso a un «forte e vero umanesimo» fondato sul
dialogo-nella-città e rivolto a una «costruzione della ragione nel mondo
reale», elementi che rendono il suo insegnamento «ancora fortemente
attuale», anche nell’orizzonte del postmoderno (P. Salvucci, in N. De
Domenico, P. Puglisi, 1988, passim). Proprio per leggere più intimamente
il modello storicistico di Massolo, dobbiamo sottolineare ancora:
1. il suo passaggio dall’esistenzialismo al marxismo; 2.
l’elaborazione del suo neo-storicismo negli anni Cinquanta; 3. il
modello maturo che esso assume nel lavoro dell’‘ultimo’ Massolo, cioè dal
1955 al 1966, da La storia della filosofia come problema a «En-
tiusserung», «Entfremdung» nella Fenomenologia dello spirito.
Lesistenzialismo del ‘primo’ Massolo, come emerge dagli scritti dei primi
anni Quaranta e culminato in Storicità della metafisica (1944) e in
Introduzione all'analitica kantiana (1946), risulta contrassegnato dalla
storicità, ma questa è ancora una struttura ontologica del soggetto, pro-
prio quella che è sfuggita a Kant — «da trovarsi nella loro [di coscienza
tra- Franco Cambi, Pensiero e tempo: ricerche sullo storicismo
critico: figure, modelli, attualità, ISBN 978-88-8453-782-9 (online),
ISBN 978-88-8453-781-2 (print), © 2008 Firenze University Press
178 PENSIERO E TEMPO scendentale e coscienza sensibile]
storicizzazione, nel piano, dunque, della storicità dell’esistenza umana
e di una intelligenza critica dell’uomo» - e che va messa in luce in
Heidegger, il quale ci ha evidenziato la «tempora- lità» dell’uomo
(riprendendo e approfondendo Kant, al di là dei «razio- nalismi» idealistici)
e la condizione storica (connessa all’esser «il singolo mai l’aurora»,
poiché «egli si muove in un mondo già apparso, il cui es- sere gli è
nascosto»? e su cui deve interrogarsi facendo i conti col «passa- to» che
costituisce l’orizzonte di quel mondo) del suo «esserci», in cui è la
«trascendenza pura» del tempo che impone la domanda metafisica, ma per
cui ogni risposta non sarà che condizionata e parziale, poiché è l’uo- mo
che pensa la metafisica, la pensa dalla condizione di «un’indigenza di
essere» a cui mai potrà rispondere in toto. Così alla metafisica spetta
una radicale storicità (come domanda/risposta dell’uomo-nel-tempo),
anche perché - inoltre - nel processo di fondazione metafisica la
rivelazione del mondo non significa manifestazione di qualcosa che
rimanga nel suo in sé irrevocabile alla vista, ma il suo stesso venir
pro- dotto all’essere, giacché il suo essere è il suo apparire.
È la storicità stessa dell’uomo che fonda la metafisica e la «ricerca
me- tafisica dovrà porsi il problema della storia» perché
unicamente un approfondimento della storicità può permettere di guardare
nella eccezionalità che è la metafisica come azione non del- l’uomo in
generale ma del singolo.‘ Singolo, temporalità, storicità sono qui
gli elementi ontologici su cui si attiva la ricerca di Massolo,
attraversata dalla lezione dello Heidegger degli anni Venti-Trenta (tra
Essere e tempo e Kant e il problema della metafisica), riletto anche
attraverso le indicazioni postgentiliane di Fazio-Allmayer, che nel suo
attualismo critico ha messo al centro sempre più l’uomo e ha guardato a
una umanizzazione del reale. Già Salvucci, nella sua Presentazione
al volume Logica hegeliana e filo- sofia contemporanea, che raccoglie gli
scritti sparsi di Massolo, elaborati dal 1939 al 1958, sottolinea il
«faticoso processo» del suo pensiero, che lo conduce alla «liberazione
dal predominio della logica hegeliana» e verso «il realismo», in cui
emerge il ruolo dell’uomo colto nella sua «alienazio- ne», che ne è il
contrassegno storicamente primario ed efficace. Alienazio- ne che è
storica, ma di cui la filosofia - da Kant in poi - si fa testimone e
interprete. Con Hegel, invece, la ricomposizione dell’alienazione si com-
1 A. Massolo, Introduzione all’analitica kantiana, Sansoni, Firenze
1946, p. 6. ? Id., Storicità della metafisica, Le Monnier, Firenze 1944,
p. 4. 3 Ivi, p. 11. 4 Ivi, p. 13. LO
STORICISMO DELL'ULTIMO MASSOLO 179 pie nell’orizzonte dell’Assoluto,
attraverso l’artificio della logica e la sua riconsiderazione unitaria e
pacificata dai conflitti e dalla dialettica che essi producono, e che dà
luogo alla costruzione dell’Idea filosoficamente resa trasparente a se
stessa e, proprio per questo, totalmente realizzata. Per liberare Hegel
dal primato della logica, bisogna risalire all'opera più drammatica e
aperta di Hegel stesso, a quella Fenomenologia dello spirito che pone al
centro proprio l’alienazione (e non come sola estraneazione),
l’alienazione dell’uomo colto nel suo statuto ‘tragico’. Sarà Marx, poi,
a compiere il passo successivo e decisivo: a riportare nel tempo
storico-s0- ciale (nella dimensione del lavoro e nei sistemi di
produzione economi- ca) tale alienazione, mostrando che essa «non è altro
che un prodotto di quella forma storica di lavoro che è la divisione del
lavoro»?. Lasse nuovo e il principio determinante di questo storicismo
realistico e antropologico diviene la Città («la Città-Storia» già di
Hegel, ma qui riportata ai sogget- ti e alla loro rete di azioni e
reazioni nel tempo e sul tempo). Ed è questo costituirsi nella e
relazionarsi alla città che viene a contrassegnare il filo- sofare, quale
atto di «razionalizzazione» e di «storicizzazione». Per Salvucci
qui sta il senso del lavoro di Massolo, lo stemma del suo storicismo e la
stessa angolazione da cui ricostruisce e interpreta il marxi- smo.
Marxismo come storicismo, ma qui ripensato sulle orme di Kant, Hegel e
Marx e che pone al centro, heideggerianamente, la questione della temporalità,
del tempo storico ovvero della forma antropologica di vivere la
temporalità storica. Che è - appunto - l’alienazione. I testi
raccolti da Salvucci nel 1967 nel volume citato sono un preciso résumé di
questo itinerario teoretico, in cui i vari tasselli vengono a com- porre
un cammino in ascesa verso il marxismo critico, di cui Marx e il
fondamento della filosofia è l'esempio cruciale. I conti con Hegel sono
fat- ti analiticamente nelle Ricerche sulla logica hegeliana (1943-44),
in cui è proprio l’oblio del «destino del mondo», del «nascere e del
morire» (per valorizzare il puro paradigma logico-ideale) che viene
sottolineato e fis- sato nel suo ruolo, per noi, oggi, di ‘scandalo’. Ma
l’idealismo non muore con Hegel: ritorna anche dopo di lui. Nella
tensione cartesiana del pensie- ro di Husserl, che riduce l’uomo a mente,
la mente a pensiero, il soggetto a un'isola, caratterizzato dalla
‘solitudine’ della «soggettività trascenden- tale». Saranno figure come
Heidegger, come Spirito, come Luporini, co- me Fazio-Allrnayer (con la
sua «logica della compossibilità»), come Banfi a riaprire i confini di
questo storicismo bloccato nella formula idealistica e a ricondurci sul
terreno della esperienza ‘esistenzialmente’ connotata e orientata a un
pensiero che si compie e si legittima nel processo stesso della
storicità, intesa come storia degli uomini, degli uomini concreti, cioè
dei produttori. Allora è Marx che ‘invera’ lo storicismo con la sua
«filosofia dell’uomo alienato». Ma Marx non è un ‘tribunale’ della
filosofia: è anco- $ P. Salvucci, Presentazione a A. Massolo,
Logica hegeliana e filosofia contempo- ranea, Giunti-Marzocco, Firenze
1967, p. IX. 180 PENSIERO E TEMPO ra filosofia, ma è
la filosofia del nostro tempo, che rompe ogni dualismo, che rende l’atto
filosofico segno e prodotto dell’alienazione, che la ricolloca nel suo
terreno genetico — «il lavoro» — ma da lì fa procedere anche il suo
possibile superamento, indicando nei mutamenti delle condizioni econo-
miche il varco stesso per aprire la storia alla speranza, ovvero alla
disalie- nazione. Marx umanizza la filosofia e umanizza la storia. Allora
Massolo può concludere con decisione: Il rovesciamento che
Marx opera del rapporto alienazione-lavoro, rovesciamento che ha il suo
teoretico e storico fondamento nella cri- tica al concetto hegeliano di
lavoro e perciò nella critica alla divisione di esso, impegna la
filosofia che si fa cosciente della propria origine e della sua radice
che è il lavoro, a non cercare la propria giustificazione nel mondo
dell’estraneazione che è per essa il mondo dei massimi pro- blemi, ma a
distruggere questo mondo, nel quale è l’altro di sé, mondo che non è il
suo mondo e del quale non ha bisogno, perché esso non è il suo
fondamento.® Siamo nel 1947, e il percorso del pensiero maturo di
Massolo è qui già delineato con precisione: confrontandosi con Marx,
riportare lo storicismo a nutrirsi della lezione di Marx, integrandola
però con i vettori di quell’esi- stenzialismo che pur è stato un
‘raddrizzamento’ antropologico e una re- staurazione di una corretta
concezione del tempo. Si pensi ad Heidegger. 2. La rilettura di
Hegel e Marx e lo storicismo engagé Nel 1947-48 Massolo imposta il
lavoro sul ‘suo’ Marx, distanziandolo da Feuerbach e dalla sua stessa
interpretazione di Hegel (un Hegel antro- pologico, appunto),
riportandolo verso Hegel e la sua visione dialettica e
real-razionalistica della realtà, non teologica bensì storicistica del
mondo, e un Hegel che sta al centro del Capitale e della sua riflessione
(metodo- logica e contenutistica) sulla forma attuale del divenire
storico. Rispetto a Hegel, però, Marx fa un passo ulteriore: supera la
fenomenologia (che è ancora lettura teoretica) e reclama la «realtà
rivoluzionaria», un mutamen- to prassico, storico; storico-economico,
anzi, poiché la storia è ‘sorretta’ dall’economia. Così è «il lavoro» a
stare al centro di questo programma e di rilettura di Hegel e di
interpretazione di Marx. Se Hegel legge, però, il lavoro ancora ‘in
assoluto’, sarà Marx a collegarlo storicamente alla divi- sione del
lavoro, ai conflitti sociali, alle prassi rivoluzionarie.
Attraverso le Ricerche sulla logica hegeliana e altri saggi, del 1950
(poi ripubblicato come Logica hegeliana e filosofia contemporanea con
altre ag- giunte), si arriva nel 1955 a La storia della filosofia come
problema e altri saggi, e poi nel 1958 all’ importante Frammento
etico-politico. 6 Massolo, Logica hegeliana e filosofia
contemporanea, cit., p. 188. £i 8 p P LO STORICISMO DELĽ
ULTIMO MASSOLO 181 Bene Sichirollo presentava l’orizzonte del
lavoro teorico maturo di Massolo nella Premessa alla seconda edizione,
nel 1967, di La storia del- la filosofia come problema: lì è «la
filosofia e la storia da Hegel a Marx» ad essere protagonista, e
contrassegna la stagione della coscienza filosofica nel suo
momento più maturo ed ultimo: il passaggio dal rapporto dialettico al
rapporto storico, dal- la filosofia come speculazione e identità alla
filosofia come storia e differenza, alla filosofia che si fa storica, e
sa la propria genesi dalla non-filosofia-ideologia.” Massolo
stesso enunciava l’impianto complessivo di quella sua ricerca, che
parlando di storia della filosofia, in realtà, parlava della «filosofia
sto- rica», poiché quella «mette in crisi» questa, le impone di
ripensarsi oltre la «sua pretesa di universalità» e le impone un circolo
storico. Qui essa si fa contraddizione a se stessa: verità e tempo,
insieme; verità nel tempo. Come lucidamente comprendeva Hegel, che
risolve tale contraddizio- ne nella «determinazione dell’Idea nel suo
concetto logico», ma per «diversi gradi», come scrive lui stesso. Ogni
verità filosofica è verità di e per queltempo che la produce, ma -
retrospettivamente — risulta sempre radicalmente sto- rica. Ma Hegel
sottrae il suo sistema a questo principio e fa della sua filosofia il
«sapere assoluto». E non solo: è l’autocoscienza che supera la storicità e
si ripropone - come filosofia e filosofia della filosofia - come
Assoluto. Allora gli apporti della sociologia correggono questo errore:
riportano nel relativi- smo storico tutti i sistemi filosofici, anche
quello hegeliano, mostrandone la «condizionatezza». Condizionatezza che è
storicità, è dialogo col tempo, col proprio tempo, e con un mondo che non
è tanto coscienza/autocoscienza quanto socialità, vita sociale dalla
quale dipende e sulla quale agisce. Il filo- sofo stesso è sempre «uomo
della città». Sì, nel suo pensiero «il concetto è il sistema», ma il suo
«dialogo» con la città sta prima e dopo quel «concetto». La storia
della filosofia delinea uno storicismo radicale, dialettico, aper- to, in
cui il gioco tra saperi (filosofia in primis) e forme sociali si fa deter-
minante e che non è mai disponibile a priori. La stessa storia del
pensiero «non si costruisce da sé», anzi risulta
dall’assoluta storicizzazione che di volta in volta la riflessione
filosofica compie, facendosi in tal modo logica e pensabilità delle di- verse
epoche, nelle quali di volta in volta debbono considerarsi con- cluse ed
esaurite le possibilità esistenziali dell’uomo. Ritornando sul
tema nel 1961 (La storia della filosofia e il suo significa- to) Massolo
difende lo storicismo dal nihilismo, si oppone al suo obiettivo 7
Id., La storia della filosofia come problema, Vallecchi, Firenze 1967, p.
15. 8 Ivi, p. 37. 182 PENSIERO E TEMPO di
«catastrofe» del pensiero occidentale, e lo fa valorizzando il «rapporto
vivente» che lega le filosofie al tempo storico-sociale e le rende sue
fun- zioni esemplari e rivelative. Dalla Grecia a noi centrale resta il
messaggio di un pensiero che si pensa «lungo il sentiero degli uomini».
Già per He- gel «la filosofia sorge dalla polis», dalla libera
cittadinanza e dall’incontro degli uomini, nello «spirito etico» e nel
conflitto (tragico) che la polis vie- ne a istituire. La filosofia porta
i segni di quelle origini, e li porta nel suo farsi «lo sforzo di sapere
che cosa è lo spirito», di fissare quel complesso traguardo condensandolo
nel concetto. In realtà, però, la filosofia è storia, è epoca, è tempo
della polis. Dopo Hegel è Marx a illuminare la dialetti- ca delle forme,
riportandole al lavoro concreto e lesgendole nella matrice dell’economico,
posto come «leva» delle dinamiche sociali e fattore-chiave (ma non
esclusivo: c'è anche l’ethos determinante per la filosofia e, quindi, per
il «contesto» storico) della polis. Ed è il Marx di Per la critica
dell’eco- nomia politica, con la sua dialettica tra astratto e concreto,
ad essa posto come guida. Lì è, sì, il circolo qualità/quantità a
rivelarsi decisivo, ma lo è anche — e ancor di più - la contraddizione,
non una contraddizione che da logica si è fatta storica e sociale, e
proprio perché la storia è fatta dalle società e dal brulichio delle loro
forme. La filosofia è dialogo, e dialogo con la città e nella
città. Tra logos e co- munità corre un rapporto simbiotico, se pure fatto
di differenze e oppo- sizioni. Ed «è la comunità stessa che deve decidere
come sola misura della verità. Ma la comunità non è una cosa, ma un
insieme di individui, cia- scuno dei quali è a sua volta un possibile
criterio e misura della verità», ma non sempre e necessariamente. Può
anche assumere il dialogo come forma-di-vita e come forma del logos e
farsi così soggetto-nella comunità, ad essa saldandosi e promuovendone,
con gli altri, le stesse possibilità. Già Socrate aveva posto la sua
filosofia in questa condizione, poi il pensiero moderno l’ha riscoperta.
E oggi si impone come regola, ma regola d’azio- ne. Per noi quella
«coscienza comune» non è un dato ma un compito: «Ciò che sinora era stato
il grande presupposto, può oggi semmai essere posto e creduto come
compito»?. Allora la filosofia è politica, è politicità concettualizzata
e impegno eti- co-sociale, poiché tra politica e polis corre un nesso
intimamente efficace, che si sviluppa in tensione tra pensiero e polis o
in loro integrazione, rico- noscendo - però - il loro intimo legame
dialettico, e storico. Il filosofo sa di stare-nella-storia e che
«l’essere è ora la storia stessa», nella quale il filo- sofo introduce la
«finalità universale», il compito e il traguardo da pensare e volere
sempre nella «città-storia». E da valere in funzione dell’uomo di cui e
per cui nasce la stessa filosofia. Se pure per un uomo che, anche oggi e
sempre di più, sa di essere comunità. È poi nel Frammento etico-politico
del ’58 che lo storicismo engagé di Massolo riesce a rispecchiarsi più
com- piutamente. Lì la filosofia, condotta ormai oltre Hegel, se pure
attraverso ° Ivi, p. 221-224. LO STORICISMO DELĽ
ULTIMO MASSOLO 183 lo stesso Hegel, posta in luce nel proprio
«spettro» profondo da Marx, può dispiegarsi come radicale storicismo. Di
uno storicismo della polis e di una polis di cui si sottolinea come
centrale la lotta di classe. È il materialismo storico che dispiega al
massimo questo storicismo antispeculativo e non relativistico, uno
storicismo degli uomini, per gli uomini e che antropo- logizza la storia
attraverso il loro operari rivoluzionario. Solo che ciò im- plica una
«coscienza di classe» che non è spontanea, bensì è e va costruita e si
costruisce sulla «coscienza infelice» dell’uomo, dell’uomo storico e di
quello contemporaneo in particolare. Il disegno di Massolo è compiuto:
fi- losofia e storia si congiungono, storia e economia/ethos si fondono,
la polis è il loro organismo vivente, in quella polis noi pensiamo e
agiamo, oggi la filosofia si sa come politica e in vista di una polis-comunità
fondata a sua volta sulla non-alienazione. Che è, però, concretamente,
politicamente (con Marx) tutta da costruire. Il quadro è energico e
compatto, sorretto da un suo «principio speranza» che è quello
dell’emancipazione. 3. Il vettore dell'emancipazione
A riconferma del suo «marxismo emancipativo» va riletto con preci- sione
proprio l’ultimo testo di Massolo: «Entiusserung» e «Entfremdung» nella
Fenomenologia dello Spirito, apparso su «aut-aut» nel 1966. È un te- sto
che si colloca allo sbocco di tutta una rilettura di Hegel. Una lettura
sì epocale, ma che di quel pensiero coglie più integralmente la
problematicità e la ricchezza, ma anche le interne tensioni e la
articolazione teoretica più aperta (e più antropologica) rispetto allo
Hegel «del Sistema» (che si po- ne nell’ottica, sempre e comunque,
dell’Idea). L’epocalità va fatta risalire a Dilthey e al suo studio del
1904 e alle varie interpretazioni che esso ha, via via, prodotto, fino a
Hyppolite, fino a Kojève, fino a Lukács, passan- do anche per De Negri e
della Volpe, approdando a una fitta letteratura europea tipica degli anni
Cinquanta. È il «primo Hegel» che va studiato per capirne sì le radici,
ma soprattutto le potenzialità molte e complesse. Soprattutto, ancora, la
sua vocazione antropologica: descrittiva e inter- pretativa della
condizione umana (quasi-esistenzialistica) e della forma che assume nella
coscienza, se riletta nella sua frontiera fenomenologica, cioè
dell’apparire delle sue «forme» trascendentali. Allora saranno, anche per
Massolo, le «prime ricerche» di Hegel a farsi interessanti, anzi deter-
minanti. Ad essere più squisitamente filosofiche, perché più storiche,
ri- spetto allo Hegel-del-sistema, che assegna il primato alla speculazione
e alla sua assoluta aseità. Qui no, è l'epoca, il tempo stesso e l’uomo
di quel tempo medesimo che parla, e parla in presa diretta. Colto nel suo
trava- glio spirituale, posto da coscienza/storia/spirito/città (per
dirla in termi- ni massoliani) e contrassegnato dalla contraddizione che
si fa coscienza e coscienza vissuta dell’alienazione e della sua
rimozione/superamento. Nel saggio del 1966 Massolo ancora si domanda:
«Come bisogna leggere Hegel?». Fissa sì la dialettica di essere/nulla/divenire
come centrale, ma legandola al concreto pensiero del filosofo che ben
distingue, pur intrec- 184 PENSIERO E TEMPO ciandole,
Alienazione e Estraneazione. Entfremdung è condizione della vita storica,
della stessa vita spirituale, è l’atto costitutivo della nostra stes- sa
umanità. L'uomo è in quanto si oggettiva e crea a se stesso un mondo. Lì,
però, si annida anche l’Entàusserung, che è esser-altro-da-sé, riduzio-
ne del sé ad altro, essere dominati dai fattori storico-sociali. E questa è
la condizione della coscienza storicamente determinata, epocalmente
stori- ca, anche se di una storia che coinvolge tutto l’assetto delle
civiltà. Scrive Massolo: «Entiusserung è assolutamente altro da
Entfremdung, anzi ne è l'opposto», è la «differenza» storica che contrassegna
l’uomo così come è divenuto nella storia stessa, che pur resta sorretta
dalla legge dell’Estra- neazione. L'Alienazione è «contingenza storica»
che può essere «supera- ta». La stessa «dialettica servo/padrone» si fa,
qui, «fondante» e «in senso esistenziale e genetico», sottolinea. Da qui
Massolo deduce due percorsi di indagine. Uno dentro Hegel, che mostri la
funzione (sistematica) del- l’opera (la Fenomenologia dello Spirito) e il
riconoscimento del suo ‘punto di crisi’, che la separa dal sistema. Nel
gioco delle ‘figure’ dell’opera sarà quella dello Spirito estraneo a se
stesso che va valorizzata, come decisiva e ricorrente nell’opera stessa.
La «ripetizione della coscienza lacerata» si di- lata nel percorso
storico e si attua sotto varie forme, fino al fatale 1789. La vita
spirituale, per Hegel, resta duplicazione, conflitto, rischio di ‘disgre-
gazione della coscienza stessa. Ma seguita, come un’ombra, dal bisogno,
attesa, speranza, volontà della ricomposizione nell’«essenza calma delle
cose». Negatività e assoluto stanno intrecciati, ma questo è anche
l’attesa di quel travaglio del negativo. La stessa «intellezione» si fa
«rappresenta- zione», della «vuota apparenza del mondo» ma anche del suo
riscatto, ri- composizione, salvezza integrale del suo senso.
Sotto un altro aspetto quel saggio di Massolo si nutre di (e apre a)
una filosofa dell’emancipazione che vede l’alienazione come condizione
sto- rica, storicamente rimuovibile, attraverso quel riscatto della
polis, che riesca a farsi sempre di più città degli uomini e per gli
uomini, come già ci ha indicato l’erede eretico di Hegel, Karl Marx, col
suo materialismo storico. Il materialismo storico è oggi la vera
filosofia dell’emancipazio- ne, che eredita il nocciolo duro della
riflessione hegeliana, la storicizza e fa della storia il regno non della
necessità bensì della libertà. Anzi, della liberazione. E lo stesso
Massolo fissa questo traguardo proprio a conclu- sione di quel
saggio: La coscienza che sorge dall’azione rivoluzionaria sarà una
coscienza che non incontrerà più l'oggetto come un'entità estranea (ein
Fremdes). Un mondo nuovo sorge come sua Entiusserung.!°
Il saggio su Entfremdung e Entiusserung conclude là dove si apre
lo spazio di quello storicismo attivo e emancipativo descritto proprio
nel 1 Ivi, p. 215. LO STORICISMO DELL'ULTIMO MASSOLO
185 Frammento etico-politico, allargando meglio la vista sulla
tensione antro- pologica di quello storicismo e la lettura raffinata (=
non scolastica, non- riduttiva, non-oggettivistica) e aperta del
materialismo storico, visto come prassi rivoluzionaria di e per un
uomo-della-città, ma anche di e per una città-dell’-uomo. 4.
Storicismo d'epoca? Per molti aspetti possiamo dire che siamo
davanti a uno storicismo d’epoca, con questo elaborato da Massolo. Uno
storicismo neostoricista, postmetafisico, critico, antropologico,
emancipativo. Anche uno storici- smo incardinato sul nesso Hegel-Marx, in
cui è però Marx a illuminare i connotati attuali e critici di Hegel. E un
Marx che non si fa ‘tribunale’ della filosofia, ma metodo per pensarla,
nella sua attualità e nella sua sto- ria. Uno storicismo critico e
antropologico, ma che proprio — ed è il suo punto di originalità e di
onore - nella città (polis) trova l’asse portante della propria
teorizzazione, sottolineando l’aspetto sociale e politico della storia
stessa e quindi la lettura dialettica dei condizionamenti e supera- menti
che ogni filosofia compie in relazione alla sua città. Per il presente/
futuro solo questo tipo di storicismo potrà dar corpo a filosofie
critiche che sull’emancipazione vengono a trovare la propria
legittimazione e il proprio compito. Tale aspetto complesso,
sfumato, problematico ma anche attuale e pre- gnante, carico di futuro,
dello storicismo di Massolo è stato più volte sot- tolineato dai suoi
interpreti, da Sichirollo a Salvucci, già ricordati, agli altri che in
anni anche più recenti hanno ripensato la speculazione massoliana nel suo
imprinting e nella sua densità storica e teorica. Si pensi al volume del
1988 su Il Filosofo e la città e ai richiami ancora di Salvucci alla
«forte attualità» di quel pensiero, proprio per il «vero e forte
umanesimo» che lo caratterizza e che è il frutto di un incrocio tra
dialogo/città/storia che Massolo ha teorizzato con vivacità e precisione.
Per questo Massolo, anche nel presente postmoderno, in questa età di
decentramento, pluralizzazio- ne, di a-teleologismo, può fungere da
significativo orientatore. Anche Burgio, nella stessa raccolta di
studi, parla di Massolo e il no- stro interesse per la storia,
riflettendo proprio su quello storicismo mas- soliano della maturità e
sul suo statuto teorico. La storia per Massolo non è «condizionatezza», è
possibilità, ma secondo un senso «posto da noi» e costruito nel tempo
nella e per la città. Il vettore che guida tale storicismo è quello di
una comunità politica che si impegni a vivere valori e fini col- lettivi,
e a realizzarli insieme. Cazzaniga in Individuo e mondo moderno
sottolinea ancora l’attualità di Massolo storicista. Lo chiama il
«filosofo della città» e lo vede come attento interprete e ere- de di un
marxismo dell’emancipazione, da realizzare dialetticamente nella città.
Anche Sichirollo e Losurdo si attestano sulle stesse tematiche, riman-
dandoci un'immagine di Massolo sì ‘d’epoca’, ma ancora tutta attuale, per
la vocazione politico-emancipativa e per l'identità antropologico-sociale
186 PENSIERO E TEMPO della sua filosofia, che si delinea
come uno storicismo molto avanzato, pri- vato di ogni residuo metafisico
e che si lega in modo squisitamente dialet- tico a quel nesso
storia/prassi che è un po” la ‘croce’ della filosofia moderna e
contemporanea e l’osso di seppia su cui si sono esercitati, ma anche se-
parati e contrapposti, i vari storicismi. Qui, in quello di Massolo, il nesso
è «di problema» e «di equilibrio», è aperto e sottile, ma posto come il
nucleo costante da cui emerge e per cui emerge lo stesso filosofare.
Saldando così il pensiero (filosofico) alla città, che è il luogo e il
simbolo di questo intrec- cio, ma anche lo spazio in cui l’uomo può e
deve realizzare se stesso. Bibliografia R. Bodei,
Arturo Massolo, «Aut-Aut», 96-97, 1966-67. N. Badaloni, Ricordo di
Arturo Massolo, «Giornale Critico della Filosofia Italiana», 1967,
1. A. Burgio (a cura di), Arturo Massolo, Quattroventi, Urbino
1986. N. De Domenico, P. Puglisi (a cura di), Il filosofo e la
città. Studi su Arturo Massolo, Marsilio, Venezia 1988. E.
Farulli, L'engagement de la philosophie selon A. Massolo, «Revue de
Métaphysique et de Morale», 1969, 4. S. Landucci, Arturo Massolo,
«Belfagor», 1966, 5. A. Massolo, Storicità della metafisica, Le Monnier,
Firenze 1944. — Fichte e la filosofia, Sansoni, Firenze 1948.
— Introduzione all'analitica kantiana, Sansoni, Firenze 1946.
— Il primo Schelling, Sansoni, Firenze 1953. — Ricerche sulla
logica hegeliana e altri saggi, Marzocco, Firenze 1950. — La storia
della filosofia come problema e altri saggi, Vallecchi, Firenze 1955 (poi
1967 e 1973). — Logica hegeliana e filosofia contemporanea e altri
saggi, Giunti-Mar- zocco, Firenze 1967. — Della propedeutica
filosofica e altre pagine sparse, Montefeltro, Urbi- no 1996.
Omaggio a Arturo Massolo, «Studi urbinati», 51, 1977. L.
Ricci Garotti, Heidegger ‘contro’ Hegel, Argalia, Urbino 1966. P.
Salvucci, Presentazione ad A. Massolo, Logica hegeliana e filosofia con-
temporanea, cit. — Situazione e filosofia in A. Massolo, in Omaggio
a Arturo Massolo, cit. L. Sichirollo (a cura di), Studi in onore di
Arturo Massolo, «Studi Urbina- ti», 41, 1967. M. Spinella,
recensione a La storia della filosofia come problema, «Rina- scita»,
1967, 26. G. Vacca, recensione a La storia della filosofia come
problema, «Paese Se- ra-Libri», 9 giugno 1967. F. Valentini,
recensione a Frammento etico-politico, «Società», 1958, 6. Arturo Massolo.
Massolo. Keywords: prime ricerche di Hegel, la logica di Hegel, Gentile,
implicatura idealista, Ariskant and Plathegel. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Massolo” – The Swimming-Pool Library.
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