Iofepbus Tamplorut. PJJ >.
PLVTOSOFIA di F- FILIPPO GES VALDO MINOR CON. Nella quale, fi (piega l'Arte, della Memoria* con altre cole notabili pertinenti , 24. ì> . 31.. ‘ ... i r , } /T'4 T"V t'f - ì -A S. ^ v-« 'w->' X • i ' li A \h ' ’ ■■-'• IJ A V 23 f "7 ? J* * r T iù i -a •X o 3 ;. o A 1 t/i ÈiottfiW. r.'!sb su k'I II : XX Q - l ^ * ■ t br: ii;v, ; o H : d ti ic . 1 5)03 oi -A ì >1 J W 4 i4 A 4 J A O 1 ;3 A T ^ J A jl v t a h - , V.I.V. ’ • x *- x ;■ r » , .IO '•• r&v. V»* 'MCa- V,. •- > Vt et. ^•.... *T / m V >■ f?£ .*■' 1 c£$é . - w. r-^iL >«r 'v-.'vr^ : -^- v r :x’ • • J \ i-ì à • : * oliif ! oì)o:r*q A «Violai a: 7 * 4. a Ai .XXXV.v^ *&$gij ,x. \ . 41 ALLILLVSTRISS ET REVERENDISS. SIGNOR arnolpho vchanskii, CONTE DI SLVZEVVO, » . ’ .* I * j { *1 ABBATE DI SVLEOVIA. Signor mio Colendisfimo. cn > o <i miìM f O L T E volte d alcuni bel ringegni, fono (lato richie fto , di dar alle ftampo * FA R T E della Memoria, comprdà nelle X X. Lec- riorri, fpiegatedalP. Maeftro Regente^ F. Filippo Gefualdo . Diche hauendone fat- filo to motto al detto Padre , piu volte mi ha rifpolloj che le opere che s han da moflra re in luce , bifogna ch’elle fiano vide , e ri- uifterfvifte nel parto , quando come co le proprie fon amate dall’AuttoTe, riuifte do pò alcuni Anni, quando come fulfero a- liene, con miglioi giuditio^dal medefimo fon cenfurate, e corrette . Oltreche con- uiene fiano riduttein Methodo distratta- lo, c contemplate alla Platonica fedendo , e cofi raffinate eficr fatte fpecchio à gli oc- chi di bcll’wgegni : c non mefirarfi nelle /lampo , con la prima Iordclincatura,con Methodo di Lettioni , &: dettate alla Peri- patetica palpeggiando , come fi trouano al preiènto quelle XX. Lettioni , lequa- li vanno à torno per le mani di molti Sco lari profèlfori di quell ’Arto . Nondime- no perche à giuditio di tutti coloro, liqua li han villo, & letto quell’opera, e fiata giu dicata dignisfima d’elTer polla in luce 5 fi perii Methodo fingolare della inuentio- ne, e facilità della Dottrina 5 come per ha- u er l’Auttore in quella fua lettura chiari- to, c fpicgato à compimento tutto quello fi può desiderare in queSVArto : Però mi fon rifoluto alla fine con Sodisfar al deSidc rio di SludioSì, arrichir il Mondo di quell - amabilissimo Teforo, per mezzo delle Sla po . Et hò voluto drizzar queftòpra à V. S.IlIuSlrisSìma, per molti degni rispet- ti . Primieramente perche Sapendo io qua to ella tiene viuamento Scolpita nel petto ladiuotione^ della Beata CATHERINA Vergine e Martire , à cui dairAuttore Su conl'ecraca l’opraj {limo che come cofa di tal perfonaggio le farà Somma mente gra- ta Poi perche quella Plutofofìa partie- ne raggioneuolmente ad vna perSona or- nata di quegli IlIuSlri titoli Greci, c com’èV. S. IlluSlrisSìma, laqua- le può con Pitagora gloriarfi d'cSfer Filo- Sapiente, e con gli Antenati d’cSTer Sapien- te 5 eSTcndo ella ornata d’ogni humana e diuina Scienza, e come generofo Mecena- te^ ama , & oSTerua coloro , che profcSTo- ri fono di Sapienza . Oltre che degnamen te dè comparire quello Libro alla prefen- za di V. S. Illuftrisfima , laqualc cfquifita- iricntc è ornata di quefta Heroica profct fione: e molto oflcrua le virtù dell Autto- » re, chea lei fu Guida allacquifto di que- fì’Arte mirabile» . S’aggiunge finalmente il defio che ho grande , di moftrar all’Illu- ftrisfimi,e Reuerendisfimi fuoi meriti qual che fègno di riuerenzaj come fò per via di quefto dono, offerendomele diuotisfimo Seruitore,e pregandole dal Cielo ogni có- pita felicità . Di Padoa li 2/ -di Gennaro, ijp 2. " " ’t j ‘ * 1 U i - I felli i .ài Di V.S-Uluftriff.e Reuerendiff. if . . f ; '© l> Diuotisfimo feruo r : > 3 j 'Z\nii*r-Pi s Paolo Meietti. ALLA GLORIOSISSIMA. H ABITATRICE DEL CIELO CATERINA VERDINE* _ « ' <J ^Martire 3 1 Spofa di (jìcsù > ILLVMINATRICE , ET PROTETTRICE DI S^TlEJ^Tl&c. I € H E gli antichi fapienti appende - nano in Sa c/e Colonnt le compite Ope- re .loro , egli Moderni qlii nomi dì Fa mòfi & lllujlr tifimi Trencipi cort e - crar le fogliano : però battendo io da- to fine hoggi all utilis fimo Compendio della Memoria ^Artificiale ( quale per effer Teforo e ricihc^a d'ogni bima- na fapien^a , mi parue intitolarlo con parole Greche Tlutofo- fia) hò no luto raccomandarlo alh MeJJaggieri angelici, che co- lonne fono del Cielo , e confecrarlo al nome di te che feiuna delle più care Spofe di Chrifìo , & una delle più fauorite Tren cipejje del' Taradifo t Serenisftma per fangue , Illuflrisfima per lapidila , purisftma per virginità, Santisfima per gratia t Con - ftantisjima flantìsfìma per Martìrio , felicìsfima per gloria . JE fe tate non è il dono , quale ricercar ebbe t importane del foggetto t e meritarebbe la dignità dello tuo fiato ; è perà tale quale fi può da me pre/entare , in qucHa fua prima delineatura . Ideila quale t fe ui è co fa di lode , lariconofco dalle tue gra- tic , col le quali ni impetra (li gratta apprefjo il tuo e mio Signo re di formarla . E fe cofa ui è di biafimo ( coni io {limo di certo ) ante s' attribuita , che tmperfettis/imo mi ricono fco. Spero che accettando tu il dono , & aggradendo per tua pie- tà il Donatore ; ti digneraì ancora ( di che uiuamente tiprie • go ) ottenere à me lume , ch'io pojja col tempo illufìrarla di quella chiarella e perfettione , che con la prima mano non Jho laputo e potuto darle ; & à quelli che la leggeranno, gratia dinteUigen'^a ,fi che poffano arricchirli felicemente in quello foblime The loro di Memoria * Ex fi come io tenacemente ten go fcolpito il tuo gran T^ome nella mia Memoria , E femprc uiuol tuo culto fra gli diuotipcufieri della mia Mente ; coti ti fupplico che mi tengbi uiuo , tra le tue uiuaci & efficaci Intercesso», inaila. ghriofa prefen- T^a del Tadre delle mifericordte Dio , c •j diOieùi tuo Spofo,& dilla M«drc ielle gratie Mar (adergine, 1 ' J XX ■ . , alli quali con profon- da fima humiltà 1 , ’’** di CH&rt t ‘ C- a X-L - per me%p tuo faccio riueren^a. Dì Talermo li x. dil^pucmbre M. P. LXXXVUU ÌV, ' . Tuo Diuotixfimo Sento Fra Filippo Cefualdi Minor' Conuentoale. TAVOLA. TAVOLA Delle colè notabili contenute nella Plutofofia. Innumeri moftrano li fogli , la Intera a. moftra la prima & il b. moftrala feconda facciata* :uu 1 I. L E T T 1 0 Ti E. 1. ' Emoria è Teforo & Erario. Necessità della Memoria. Titolo di qutft Opera, i^c 9. Guide allukezza delle Mule* Encomij della Memoria • Memoria diumità Humana. Memoria nona Sfera Cclcttc & angelica • No«e ordini Angelici nell’Huomo. Memoria perche nuda nell’Origine. Memoria come fi uefte. Memoria prima parte dell'Oratore • Memoria rara e difficile . Pcrfonc illuftrisfime nella Memoria. Pci/onc infelici di Memoria . LETTIGHE. Clgnificati della Memoria. *^Se nell Huomo fia Memoria intellettiua. Se nella parte lènfitiua ui fia Memoria. Se li Bruti hanno Memoria. In che qualità confitte la Memoria . Tre forti d'ingegni . Caggione della tenacità della Memoria . Co'i e fi caggionano li fimolacri perla Memoria. Detti fimolacri imaginati . LETTIGHE. III. A Tto di Memoria qual fia. Due atti di Memoria. Differenza tra Memorile Reminiicenza. Come posfiamo ricordarci di colà dimenticata • Documenti per facilitar U Memoria. Muodi di facilitar la Memoria • C me fi aiuta la Memoria otturale • Rimedi j per la Memoria • ** ' J t.u i. b; a.a. 14 . a a. a. ai а. bu j. a. j.b. j.b. 4 -*. 4 «a. 4 <a.b. 4*b. Sa. J.b. б. a* 6.3. 6. b, 6.b. 7 *b. 7«b. 8 .a. 8. a; S.a.b. 8.b. pa. p.a. p.b-. 5>.b» a ff Accora / Aceorgùncntrperaiuto della Memoria • Dcirefftrrcitio. neceflario alla Memoria. Nome Hebraico della Memoria mifteriofb • Dell’Arte della Memoria. Inuentore dell’Arte della Memoria. Auttori c Scrittori dell’Arte della Memoria» Muodo d’infegnar queft'Arte. L ETT I 0 7^E. ITi C He colà fia Memoria artificiale • Nomee titolo di queftfArtc. Soggetto di qucft’Arte.. Parti tionc di qucft’Arte. Delli Luoghi perla Memoria.’» Dclli luoghi imaginati (è fumo per l’Arte. Deili luoghi Naturali fepofiono ulàrfi Delli luoghi Artificiali ottimi Conditioni perla formatione di luoghi Del Doue, prima conditionc del luogo Del Sen/àto, feconda conditone L E T T l <) • H D EIfimmobilità di luochi DcH'inuariabilità di luochi» Del diftintiuo di luochi Del Numero di luochi Della diuerfità di luochi Delli lumi di luochi Della Quantità di luochi- V Della dììl amia di Tuochi L E T T 1 0 D EIla fiiccerfione-di luochi j Dell'ordine del moto nei luochi Della Solitudine di luochi Dclfaltezza di luochi - 17 s Dclifito di luochi r j j , Della fignatione numerica di luochi. Della proportione di luochi . L E T T l Q> V * A D Ella formatione di luochi til Dell’ufo di luochi ai . s ini jqt: E. V. iDb uxa/ vM ti cruoiiE j CU adì E VU l / . f.X Della 10. a. 10. a.b. iò.a. xo.b. 11. a» 1 IUU x i.a» X i.b, ■ n.b. ri.bt 1 1.b» ia,b. a>.a. Ijb* l£.b. ì^b. X 15. su I/Jéb.. lòa. 16. b» 1 7.8» J7.b. i8.a. 18. b. ip.b» ao.a. ao.b. ao.b. ai. a. ai.b. 11. a. Detta Perfona (labile neìluocM LETTfO'KE lEtti taoCirinmiTc raTr Vili . a 6 . a. 26 ai » 7 »a* D Lh* Detti lunchiperckittwiayaf Detti luochi alternati Luochi (opra la perfona humana- LETTI Q T* E IX, L Voghi perprogreflfo rigreffo & alternati a8. 29- 30, Luoghi perla Circolatione limoli' jt. D Elle Imagini per l’Arte Duemuodi di collocar imagini- Del collocar mediato in due muodi Del collocar Concetti Del collocar le parole Della collocatone di uerbi Della collocatone delle cole L E T T 1 0 ìi É /^Ottocatione dette cofe figurate formabili Collocatone delle cofe naturali eccedenti Collocat one delle perfone. MetHt do dì collocar cofe no figurate» Collocar per limili longilinea tio ne. L ETTI 0 ^ E X T T, C ^Oilocarper Mmiimiùmeui vu^ A — “ X A tv lUHVf m ^Collocar per aggiungimento. Cotto Collocar per il nuolgimento . ■ ■ rTT " r_rT 7 L h x — 1 — j u e X 1 71. C ollocare pei ta uaiiabonc Collocar per bittitci Collo la com linone Collocar perla diuilione Alfabeti per la diuiuon £ ETTlO 7 ^ E X J V. nocar pe ma di uppoin ^Collocar perii uolontario Mcto< " • "io Arte dT 1 cTmer~le ' parole del dicitore gì. a» gi.b. 3 i.b» 31.37 ?Tbr- 3 Y-*- 3 ^ H * 3 4 - b - ■ 3 5 ,a * 3 !‘& 36.tr 3 6. bri 3 7 a « 3 # 7 as^ 39 gp.b. 40737- “ar 41.^- 4 J 7 fc- 45. b. 4473; 44 *b. Collocar Collocar per u!a di Connesfi . ' n urrio^l • \ Regole per la collocatone dell’Imagini. L ETTI 0 ?i M X V /. M Etodo di collocar li Libri. Metodo di collocar li Numeri . Metodo di collocar li Generi. i \ Metodo di collocar li Tempi. v ■; iqwq Metodo di collocar li Cali. .. Metodo di collocar li Punti.O . , LETT 10 XV II. M Etodo di collocargli Argomenti Metodo di collocai! le cotationi. Metodo di collocar li aggiunti della Cotatione i I! - ^ « n ti n * « fi f • fl r* r? ?.j. 4d.47.48. 4 9 » 50. Si*. iti o'f *T J ji.a 52 b. 5 |.a. p .......... , k K' 2 * Metodo di Dettare à pm pcrione in un’ifteflo tépo.J4.;y. L E T T I 0 Ti E X V l l /• 55 *b. 56. 56.57.58. 1 A Memo ria puoi feru re per libraria Lodi della libraria della Memoria. Metodo di farli la memoria «ngelica LETTI 0 Ti E xlx . D Elf ufo. della Memoria Icroglifichi della Memoria Necesfità & utilità della memoria. Come la memoria feruea tutte le profesfioni. Auertimenti nccelfarii per 1 ufo della memoria. Eflercitij di Demoftine imitabili. Riftoriperla Memoria. Coirle uabulà la Memoria . ^ Collocar' le parole è lodato . Intender il (oggetto aiuta la Memoria. lettio\e XX. L ’Arte di feordarfe . Metodi per l'obliuione. Fatica Guida à cjueft’Artc. 58.b. 59 a. 54.60. 60. 6o.b. 6 1 .a. 6 i.a. di.b. 6 2.3. da. a. 6 2.b. dj.64.. dij.b. .d. •C.V PLVTO- r PLVTOSOFIA DELLA MEMORIA <l4%T 1F 1 CI sALE Spiegata da F. Filippo Cefualdi minor Conuentuakj. IN XX- LETTIONI. 0 a* -t Lettione Prima. i :oì-- » f . fiò 01CH E c manifedo c chiaro, che alla magnificenza e maeftà di Regnile d’ina perij,non fblaméte conuengono le ric- chezze e li tefori, per diftribuirfi nelle occorrenze di Guerra ò di Pace,à man* tener gli etterati, cuftodir le Prouintie, fortificar le Città, munir le fortezze, ag- ^ ^-1 ' * D # grandir le pompe del Rcgno,fomcntar la maeftà reale, fouenir atti fèruenti, /occorrer alli popoli : ma fi ricercano ancora li publici Erarij ne i quali ficuramete quel le ricchezze, e tefori fian cuftoditi. Però non ci farà di maraui- . , A g !ia a y to Microcofmo , lo dotafle del publico Erario della Memo- ria, nella quale fidelmente fi cuftodiflero gli Tefòri e le ricche* xe deH’oggctti conofcibili delle cofe,indi fi diftribuiflero poi all’ ufo del contemplare, dell affettare, e del parlare • E chi non, fa che la memoria è quella fida cuftoditrice è difpenfatrice in fiero e, che fomminifira fimolacri all’Intelletto, ogetti ali’affet- to, foggetti alla lingua ? e donde prcndeno forza le belle parti oratorie le quali difpongono con 1 eloquenza concetti e paro le come tanti fchierati cfierciti per combattere glianimi del- l’audicnti,e trionfare defl'affetti Ioro,fe non dal caro albergo di quella mcmoria?comc parlareb.be congruamente il Grani matico,perfiiadcrebbe eloquentemente 1 Oratore, Syllogiza- rebbe efficacemente il Logico, contemplarcbbe fàggiamcntc il filofofo,conofcerebbc attualmente qual fi uoglia fapiente ò fcicnte fenza la facultà & aiuto di quello Erario& teforo de la memoria? Erario e teforo doue non fidamente fon fipofti li fimolacri d’argenti d’ori & d altri metalli, di gemme, di ric- chezze, d’armadi Veftimenti, c d’altrecofe fomielianti,ma an cora ui albergano elementi, cicli, {felle, tutte le cole naturali, & artificiali, anzi l’iftcsfiRcgi & Imperatori, anzi lecofe ancora che da l’occhio non fi mirano e dal fehfo non fi comprendo fio,8c il tutto con fimolacri fermi e llabi li contro qual fi uo- glia ingiuria di tempo fiero inimico delle cofe mortali. Quan ta fia la necesfità di quello teforo facilmente la conofcerà chi contempla queft’huomo efier creato di natura raggioneuole le cui nobilisfime parti fono il contemplare & il parlare, quel lo in le fteflò,quefto in refpctto ad altri , non fi parla lenza (oggetto ne fi contempla fenza ogetto, dunque grande egran dilìima Parala necesfità della memoria, la quale alla contem- plano ne porge l’oggetto , Stalla loquela fomminiftra il fog- getto . Però credo ch’alcuni fi moueffero à dire che la memo ria è madre della filofofia , fi come l’ufo è il padre , e li Poeti fingelfero lemufc efier figlie di Gioue, e # della memoria chia- mata Mnertìofina dal greco 'Efiodo,& il padre dell’eloquenza Cicerone la nominafle forza diuina, e comunemente fiachia^, nutaThcforo deU’huomo, per lò che non fenza ragione mi pare X. pare di poter intitolar l’arte «fella memoria Plutofófia dalle due parole greche rxtro & sofia che la prima uuol dir ric- chezza^ la Feconda fapienza:poiche la memoria è la ricchezza c il teforod’ogni fapienza.Ma bellisfima {limo quella contcm platione Platonica delle noue guide guidanti e conducenti all’altezza delle Mufe, fra le quali una è la memoria , poiché tre guide fono nel Cielo , tre nell’animo , tre nella terra come dottamente dilcorre il gran Ficino: Nel Ciclo Mer- curio} Febo } e Venere : Mercurio ci fpinge & anima à cer- care « come colui il cui officio c d’inucftigare , e di cercar le cole: Febo illuftrale potenze, é le cofciftefle che fi ricerca- no , c con molta chiarezza fà ritrouare : Venere madre delle gratiecon li Tuoi lieti e giocondi raggi condilce,& orna il mo do, e ciò che per Mercurio fi cerca, e Febo fi ritroua,clla {par ge & empie d’vna certa marauigliofà, e gioueuolc grada che diletta e gioua {èmprc. Nell’animo fono tre {corte , la prima una accefa uoglia e {labile, la feconda un’acutezza d’ingegno, la terza una memoria tenace.Le tre ultime guide fono vn pru dentisfimo Padre di famiglia, vn tepicntisfimoMaeflro, vn’c- Ipertisfimo Medico. E quella memoria chiamata madre della Filofofia, genitrice, e guida delle Mufe, ricchezza deSa làpien- za,Theforo deU’huomo io foglio celebrarla con l’encomij di Oceano, di Ciclo e didiuinità fiumana , l’Oceano è padre di tutte Tacque che per la Terra fi Ipargono, ne perche empia c laghi, è fonti, è fiumi, è riui, è rufcelli, fi {cerna della fua pie- nezza, così dalla memoria efoonol’oggetti che al meditare fon necefl'arij,è da lei parimente efeono Tacque de’concetti c pa- role, intanto che li più eloquenti Oratori fon chiamati torrcn ti, fiumi, e profiuuij di eloquenza; ne il meditare ,oraggio- nare, per molto che fi fia feema le ricchezze di quella memo ria, anzi con la rimembranza Taugmenta, con Tvfo Taccrefoe.il Cielo conlèrua i fuoi lumi per oggetto di chi vede 8c influen- za di chi opra: così la memoria hdelmentc conlèrua li fimo- lacri, imagini , c fimilitudini,per arricchir la* mente contem- platrice , e la Volontà operatrice.Ne vi ponga ammiratione quelTepiteto che io agionfi alla memoria dicendo ch’ella fia di (finità fiumana; perche per diuinità intendo vna creata fomi- glianza di Dio,& eccettuata la diuinità la quale rifplcnde ma A a rauiglio- MuIglIofameintÉ fedVanim* fationale , 'laquale per ragglonè d'imagine come infegnano li Sacri Theologi raprefenta con le lue tre potenze , le tre Diuinc jJerlone, ritrouo che que- lla memoria (oltra che inquanto parte intelle&uale è vna par tc dell'imagine ) ritiene vn’altisfimo veftigio di fomiglianza diuina , e per lafciarne molte ne dirò alcune.Sapete ch‘à Dio le cofe a (Tenti fono prefenti , le cofc lontane, vicine , le cole morte, viueipoiche à gliocchi fuoiogni cofa è manifefta,cosi la memoria con viuaci fimolacri le cofe attenti le moftra pre Tenti, le cofe lontane c lontani (Time di fenfo, di luogo, di tem po l’esfibifce vicine alla cognitione,elc cofe che migliara d’an ni fon pattate, ò morte; viue e prefenti le moftra alla contem platione.Iddio è ftabile , permanente & eterno ,la memoria labilmente ritiene li fimolacri che atti fenfiefterni bora fi mo flrano, hora fi nascondono. Iddio fapcte eh c infinito: la me moria è d’inefplicabilecapacitàjpoiche può riceuere innume rabili fimolacri . Iddio lommo bene che fi diffonde, fupremo lume che con marauigliofo ordine illumina le tre Hierarchic angeliche: la memoria marauigliofo bene che diffonde li (uoi oggetti alla mente, & alla virtù interpetratiua,c quafi fonte di lume fparge li fuoi lumi alle tre Hierarchie humanc, intellet to, affetto, & effetto, iddio fine vniuerfale di tutte le cofc, fine per gloria, alquale caminano le creature raggioneuoliila me- moria daFiloIofiè porta fine di tutte f altre potenze organi- che: poiché li cinque fenfi terminano al fenfo communè,que fto patta alla imaginatiua, quefta alla cftimatiua,e quefta final mente alla memoria, laquale c riporta nella deretana parte del ceru elio, e tiene il nono luogo tra le potenze organiche , quafi nona (phera tra Cieli, nono choro tra gl Angeli. La Me moria non rifiede nella prora del ceruello , ma nella poppa quafi nochiero che regge tutta la naue • Il nono Cielo fecon- do li Filofofi è il primo mobile ilquale cò moto diurno muo uc (eco tutte le Sfere e Cicli inferiorità memoria non per im perio che quefto partiene alla volontà , non perdi/corfo che quefto partiene aU’intellettoimaper fomminiftratione d’ogget ti e lumi di fimolacri muoue l’altre sfere. E quel ch’è di mag- gior marauigha che quefta memoria corrifponde alla nona sfera Angelica di Serafini,liquali illuminano tutti l ordiniànfe» riori y v - ' 3* riori. Non io fé mai vi fete accorti, come nelThuomo mera- uigliofamente fi ueggono ideate quelle noue sfere angeliche, vdite come. Gli Angeli che attendono alia cuftodia delle par- ticolari perlbnccornfpondono alli cinque lenii citeriori liqua li fono particolari intorno à particolari loggetti come dice il Filolòfo. Il fecondo choro d Archangeli quali attendono alla reuelatione di cofe maggiori, corrifpondeal fenfo commune il quale concipe tutti l’oggetti di fcnli particolari. Il terzo or dinedivirtuti, che operano cole marauigltofe, corri.ponde alle virtù, e potenze interiori organiche , Iequali fono atte à formar noucintentioni, & imaginarctiandio cofeimposfibi- li congiongendo vn limolacro con l’altro . Il quarto choro di Poteftati, Il quinto di Principati; quelli refrenano le potenze & orgogli di Satanaflo, quelli gouernano li Regni , Reggi, e Principi, correlpondono alle due virtù motiue concupifcibi- le & iralcibile'. quella eretta con laTemperanza,e correlpon de à Principati, e quella con la Fortezza e correfpondeà Po- teftati. Il fello choro delli Dominationi che reggendo com- mandano quel tanto s’ha da efeguire per gouerno dcU’Vniuer lo correfpode alla volontà Signora è Regina nel microcolmo alcui cenno Se uolere 11 mouono tutte le potenze humane . Il fettimo choro c di Troni fede di Dio per i quali il gran Mo- narca fpiega i fuoi giudici;, ecco per correlpondenza nell huo mo il giudicio della ragione ch’appartiene all’Intelletto prati co. L’ottauo choro de Cherubini, liquali hannoja pienezza della feienza corri fponde all’intelletto fpeculatiuo.Finalmen- tela memoria corrifpondcalli Serafini com’io diceuo:perche porgendo ilumidcfimolacri all’intelletto, e fpcculatiuo, e pra tico,& per confequenza alla volontà, laquale reggendo l'altre potenze, confequentcmentc non fi nega inloro Tinflulfo del- la mcmoria.Dunque grandisfima è la dignità di lei, poiché cor rifponde alla prima sìera Cclcfte , alla fuprema sfera {opra Cclefte ; anzi nel mondo Archetipo diuino corrifponde alla prima perfona, poiché li lacri Thcologi affegnando l’imaginc di Dio in quell’anima attribuifeono la volontà allo Spirito Santo, l'intelletto al Figlio , la memoria al Padre , ilqual’c la fontal pienezza d ogni produttione ad intra, & ad extra. Ma fé così nobile e quella memoria, direte perche Iddio nafecn- do 10 cela da nuda, e fpogliata d'ogni fimolacro & imagine? ri- fpondo che ciò nafcedal peccato, quale fu cagione di quefta noftra ignoranza come dilfc il Padre Agoftino. Indi creando Iddio la natura Angelica li diede la memoriaperfetta, e pie- na di tutti li fimolacri delle cole da farfi , firnilc dono fece Iddio à primi noftri progenitori nello flato dell innocéza:ma peccando eglino la milèra noftra natura delcendentc refto priua di quefto dono. Et perche hebbero li primi noftri Pa dri la memoria facultà naturale da poter riceucrc li fimolacri, e di più hebbero la pienezza di limolacri: quella e habilita , quefta e perfettione, quell’e naturale, qucft’e gratuito, non ci toglie Iddio il naturale, fi ben nò ci conferifce il gratuito:e pe rò refta in noi l'habilità laquale naturalmente per uia di lenii uienepoi à riceuerela perfettione, e pienezza delli fimolacri delle colè.E quefto obligo e Ibggettioocchenoihabbiamo al 11 lènti, io non dico che iia precilàmente pcrilcongiungimen to e ligamento naturale dell'Intelletto al fenfo,come (limano iFilofofi fiche oporteat intclligcntem phantafmatafpcculari: ma per cagione del peccato com’io diceuo al quale fra 1 altre c data quefta pena dell’ignoranza , e giuftamente protestando la legge per qua quispectat per hac &torquctur , pecco 1 huo mo difobidendo al fupcriore ch’è Iddio, & obedendo all in- feriore che è il lènto: però giuftamente Iddio per il lento Io caftiga , fòttoponcndolo in ciò alla lomminiftratione de- fenfi. Però la memoria nel noftro nafeereè come un muro bianco, & ingelfato in cui non u’è dilineamento alcuno di co- lori, quantunque habili tiamo à riceuere qual ti uoglia imagi- ne, & attualmente le riceuiamo poi per uia di Tenti, e riceuute fono l’origine in noi d’ogni faenza. 1 Quefto flimo io che altif • (imamente in tendefiero,c con bel lècreto fignificaflèro li Poe ti fingendo che Gioue con la fila contorte Giunone, eflèndo Iterili di figli, percolTe il fuo ceruello , e mandò fuora Miner- ua ò Pallade Dea chiamata della fàpienzatquclla fterilità mo ftra l’ignoranza della natura humana introdotta per il pecca- to, il percotere ci moftra la percofla dell'ogetti alti Tenti par- ticolari, li quali per uia di fimolacri trapalano le potenze irne -riori organiche finche giongano alla memoria, la quale rific- decome dicono lifilofofi nell’vltima parte delceruelloidaque 4 • 110 cerucllo poi efce in luce ogni iàpere come diceuamo.In- di la Rettorica fra le fue parti clsentiali aggrega la memoria, % la quale racoglie le parti antecedenti inuentione,difpoiìtione, & eloquenza, & honora la feguente pronuntia.E le bene qpeL Prencipe d’Oratori Demoftene tre uolte richicRo quid pri- mum in oratore, tre uolte rilpolè,pronuntiatio: non dimeno io ridonderei tre uolte, memoria:perche puoco gioua à quel- l'Oratore che habbi dal Rettorico una perfetta inucntione,di /polmone, & eloquenza, e poi in ilpiegarla manchi di fr.emo ria.Che gioua uba perfetta pronuba nellituoni di uoce , egc 111 di corpo, le poi l'oratore incapando, & inciampando con la lingua pronuntij le parole per difetto di memoria ? Dunque fondamento Si ornamento iniìeme d'ogni bel iàpe- reèla memoria, non {blamente per noi medeimi : ma an- cora per la communicatione di noRri concetti ad altri ò rag- gionando,ò Icgendo,ò inlègnando,ò predicando, odorando. E perche la memoria è Theloro di gran preggio & ornamen- to, ne fiegue ehm pochi felicemente fi ritroui. Sapete molto bene che le colè belle, e di gran preggio lono rare , e difficili ad hauerfi onde ne nacque il detto di Solone AutneSar» «<*&« Difficìlia quA pulebra , e Platone diffìcultas concomìtatur bo- nutn. Et AriRot: *4rs& uirtus in dificilibiu uerfantur. ElTen- do dunque la memoria cofa rara « bella, per con fequenza è dif fàcile ad acquillarfi , c chi felicemente la posfiede c Rimato miracololo:pero ci apporta marauiglia Pvdrrc che Mitridate Re di Ponto c di bitinta ( come raconta Plinio Solino & Aulo Gcllio)fcnza interprete ragionaua àVentidue nationi dipo- poli à lui {oggetti con li propri]* idiomi loro, e Cinta amba- Iciatorc di Pirro, come raccontano l'iResfi autori in capo di due giorni che egli gionlè à Romaconobbe & chiamò perno me tutti li Senatori Romani.TcmiRocle come dice Cicerone fù di tanta memoria che promettendoli Simonide inlègnarli l’arte della memoria, rifpolè hauer più bilbgno dell’ arte di di mcnticarfi ,che di ricordarli : poiché fi ricordaua ctiandio di quelle cofechenonuoleua,cnon poteua dimenticarfi lecolè che uoleua . Giulio Cefarc come dice Cicerone non loleua d’altro feordarfi che dcll'ingiurie, e foleua inficine leggere & fcriuere, udire, c dittare, è nell’ iRcflo tempo cole importano tisfimc rifiline dittando à quattro che fcriueano, egli (Permei la quinti litteradi propria mano, come dice Plinio e’I Pctrarca.Anzi co mediceilSig. Porta ione flati di quelli che per loro /paiTo hi dittato à dicce perlone lettere di diuerfi (oggetti , proporti in pronto in uarie lingue, c così prefto ch’à pena bartauano fers- uerli, Iafciando li periodi , c parole interrotte, & aU’ultimo eflerfi ritrouate a propofito,e poi l’han recitate tutte, e coli ha ueriano fatto à piu, /è più vi haueflero feritto. Seneca ri van- taua hauerehauuto memoria fi eccellente che non fidamente li baftaua d l’vlo, ma gli riufiiua quafi miraculo: poiché reci- taua duemilia nomi cól’iftefi’ordine chedavn’altrogli erano detti, c rccitaua duccnto verfi cominciando dal’ultimoal pri mo.L'Imperatorc Adriano. per vna volta fola chehaudTc let- to un libro, lo recitaua poi fenza errarne parola come fejiue Spartiano.Ciro Redi Perfi come riferifee Solino, & il Petrar- ca, ragionando oratoriaméteà fuo (oldati ch’erano trenta mi la li parlò chiamando ciafiuno col proprio nome . L’iftciTb riferifee Solino, c Plinio fecondo, di Lucio Scipione orando al Populo Romano.ll medefimo teftifica Cicerone de orat: di Tc mi/locle ragionando a Tuoi Cittadini. Scriue Plinio che Car- mide Greco quanti libri haueua Ietto nella libraria tutti li re- oitaua,come fc haucndoli auanti gli occhi Icgeife.Scriue Sene- ca d’Ortcnfio che fedendo tutto un giorno allineanti delle robbe che fi vendeuano, la fera poi recitò tutte le parole ch’- egli haueua intefe, eie robbe vendute, e li nomi di coloro che comprate l’haueuano: edeirifteflo(dlce Cicer: in Brut: ) che éon l’iftefle parole feriueua li Tuoi concetti, con le quali feco meditando lhauea formate. Portio latrone fù di fi eccellente memoria, che le cofe che haueua da rccitarc;mcntre le feriuc- ua parolatamenteli rcftauano à memoria , fiche non haueua bi/bgno di rileggerle. Pietro Raucnna fù fi eccellente nella me morivi Artificiale che con l’aiuto di cento & dicci mila fuo- chi, ne’quaii riporto hauea tutta la iùa feienza fi uantaua con quel gran Filosofo Greco, Omnia mea mecum porto. Ne tanto gioua &honorauna memoria perfcttajquanto offende e difc honora all’incontro una memoria obliuio/à . Scriue Seneca che Calliifio Sabino fu di fi debile memoria, che fi feordaua dcllinomi di quelli ch’egli ottimamente conofecua. Li Traci fono fono di si infeconda Memoria, che numerando non finn© trapalare il numero di quattro. Attico figlio di Herode fofi- fta fu di sì cattiua Memoria, che non fù mai posfibile^h’egli poteife imparare, etenere à mente li nomi deU'Alfabeto.Indt di gran roffore fù à Theofrado , che volendo orare dinanzi al popolo Atheniefè; raancafle di Memoria, e fuor d’ogni fpcran za ammutire, llche auuenne ancorai Demodine, dinanzi al Re Filippo figlio d’ Aminta; ad Herode attico, dinanzi à Mar- c Antonio; ad Heradito Lido Sofifta, dinanzi al PrincipeSe- ucro. Però sì ardente, e sì viuacc regna in tutti ildefiderio di quella diuina parte della Memoria , della quale volendo noi far particolar trattatoci (correremo prima breoemcntc intor no ad alcuni Preamboli, liquali non faranno mcnvtili da fi- pcrfijchc ncceflarij alfoggetto da /piegarli . Lettione l 1 E Sentenza d'Arillotele ne 1 libri del Cielo, che ogni nome che in le abbraccia molti lignificati; prima fia didimo , chediffinito. Però conuiene, che raggionando noi della Me- moria, didinguiamo in quanti modi ella fi prende; per poter poi intendere , che cola fia queda Memoria della quale noi nabbiam propodo, far particolar trattato . Prendeu dunque la Memoria in tre modi, primieramente, per la potenza memo ratiua,& habilità naturale, colla quale damo potenti Oc habt- li remotamente à ricordarci. Secondo, per il fimolacro od ima gine della colà, che lì riceuc,& imprime nella potentiamemo ratiua.aguifachela bianchezza fi riceue nel Muro. Terzo per l'attuale ricordatone, ò vero atto di ricordarli, & è quando at toa! mente ci ricordalo; cioè quando alla potenza cognitiuafi modra attoalmenteil fimolacro della colà. Della prima Me- moria dichiareremo tre colè. Primo, tè in noi fi troua Memo riaintellcttiua. Secondo, le oltre di queda fi troui la Memoria fènfitiua. Terzo, in che qualità confida queda Memoria lènfi- tiua. Quanto al primo dico, che in noi, oltre la Memoria fèn fitiua,fi troua la Memoria intellettiua, & è l’idcfio Intelletto, ilqualc ritiene li firrolacri intelligibili , llche è chiaro apprefi- ^ • B lo gli Co gli Thcologi ; poiché l'Anima lèparata ritiene la Memoria delle cofe, e l’Anima congionta al Corpo fi pente delle male vo licioni, delle quali fi ricorda; e nondimeno quelli lon'atti pai- ' lati della volontà. Nè fi può dire, che li limolacri di quelli atti paflati rimangano impreslì nella potentia lènfitiua organica corporale; poiché fon’atti della parte inorganica, e fpirituale. E quella Memoria intellettiua,che non è altro che l’Intelletto, con l’oggctti prefenti; fi ritroua negli Angeli, e ncH’Anime le- parate: quantunq; non 11 troui in Dio, non potendo egli ha- uer atto nuouo,& dopo’l tempo, come hauer lo polTono l’Ani me, e gli Angeli: Liquali hauendo alcune attioni non perpe- tue; polTono ricordarli di cola altre uolte oprata, come Luci- fero liricordad'elfer ifcacciato dal Cielo, & lì ricorda Gabric le, d’hauer (aiutata la B. Vergine. Ne olla che l’Intelletto Ha immortale, e che però non polla riceuercolè variabili & mor tali; perche quello riccuere mira la perfezione fila accidenta- le, quale lènza pregiu ditio dell’eller fuo inuariabilc , può ua- riarfi. Ne olla che Arili, nel libretto della Memoria dica, che la Memoria lia paslione del primo fenfitiuo , cioè del Senio commune; percneiui il Filolofo raggiona della Memo ria lèn- fitiua organica. Mi dite che l’illeffo Filolofo dice, cheilfimo lacro li (lampa nella Memoria, come imagine dal Sigillo del- la colà lènfibile, laquale imprimendo circonllanza di fingola- rità, che al Senio non all’Intelletto conuienejne lìegue che la Memoria partengaalla lènfitiua, non all’intellettiua parte. Vi rilpondo, chela fingolarità, non c così precilamentepropria al fen Co; che non conuenga etiamdio all’Intelletto, ilqualenó è talmehte rillretto alla cognitione dell’oggetto vniuerlale , che non li (pieghi ancora al Angolare. E però l’Intelletto ri- lèrbando l’oggctti con gli atti,c i tempi;ne lìegue, che non loia mente nella parte fendente, mà nell’intelligente ancora ui lia Memoria. Ne oliali detto d’ Arili. nel terzo dell’Anima, che dopo morte non ui fia reminilcenza nell’Intelletto immorta- le^ che perciò non partenga al lòprauiuentelntellctto la Me moria;perchc il Filofofo non ragiona della reminifeenza affo Imamente; ma' di tale reminilcenza, & con tal modo . Perche morendo la facoltà cogitatiua, & cognitiua organica ; non ui farà reminilcenza tale organica: fc bene ui farà l'intellettiua , laqualc ' 6 Uqualc non 3ependeràattoalmente da Memòria, ò Cogitati- uà organica. Ne oda, che la Memoria, non fi facci lènzalterx Ottone c permutatione degli /piriti; la doue non potendo fintile alteratione attingere la facoltà intelletti ua 7 fé ben la fènfitiua, come dice il Filolofo nel 7 . della tìfica; ne feguirà, che la Me- moria non partenza all’Intelletto. Mà chi non s’accorge, che quelialTonto Filo (ofico, raggiona della rimembranza cogniti- ua organica, ò delTà lei congionta? E però non fa al propofi- to. £ quando pure oftafle in ogni modo Arillotilc, non Co le voi (àrcte nel numero di quei Filolbfi,liquali non (limano po terfi ritrouare altra verità; (è non quella, che pende dalla boc ca d’Ariftotile, i (cordandoli dell’ ideilo Arili, nel 1 . dell'Etili- ca al 6. capo,i!quale preferifee la verità al Filofofo; e non il Fi lolofo alla verità . Del fecondo dico, che nella parte lènfitiua fi ritroua Memo ria. Ilche dichiaro in due muodi. Primo, perche fi ritroua Me moria negli Animali irragioneuoh;liquali efiendo priuid'In teIletto,ne fiegue,che la Memoria in loro fia forza lènfitiua • Nè fi deue dire, che di quella forza fenfitiua nefiapriuol’Huo mo,ch e fuperiore:edendonc dotato l'Animale irragioneuole, eh e inferiore. E per tre atti fuole (piegarli da Filoiofi,che li Bruti habbinoMemoriajprimo per l atti di Prudenza;lccondo per latti di Difciphna; terzo per latti di Giufiitia.La Pruden za fi ricorda del palfato,& dilpone le prefènti alle future colè; e chi può negare la Prudenza nelle Formiche, lequali racco- gliono l’Eftate, per l’Inuerno la vettouaglia ? Il Cafre, mentre fi vendica contro colui, che l’olfefè: & accarezza chi Ji gioua, quali vfàndo atto diGiuflitia;non vi pare, che mofiri e Ip re fia Memoria di beneficilo maletìcij riceuuttfleSimie, li Pappagai li,& altri limili Animali dilciplinabili,nó ui pare che diano efc prefio legno di tenere à Memoria, fatti, ò le parole vifte,ò inte fc?E le quella ragione di fbmiglianza no ci rendedeccrti,ch'in noi fi ntrouiMemoria lènfitiua;ne potremo ben edere certi co nolcendo la remìnifeenza, che fia una pasfione corporale : il che ci può edere manifello da tre legni, come firaccoglie d'A- rifiotclc nel fuo libretto della Memoria e Reminilcenza.il pri mo légno; perche bene (pedo auiene, che facendo noi diligcn za e forza di ricordarci d’una cofa dimenticata ; ci turbamo , e B x n’acqui- /» • i'acquiftamo ancora doglia di tcfb.il fecondo legno, perchè quelli li quali hanno il capo louerchiamente grolso in para- gone delle membra inferiori, malamente fi ricordano 'fé qua uo, perche abbondano foucrchiamcnted'humidità , per cag- gione della quale il fimolacro,che ui trapafia, nò bene ni s’im prime. LI Terzo Legno, perche li Fanciulli, e li Vecchi inalameli te fi ricordano; e quello , perche fono molto alterati neli’or- gani. Da quelli legni concludendo, che la Memoria fia pasfio ne corporale; efficacemente s’intende, la Memoria eflcr forza (enfidua. Quanto al terzo dico > che quello fi può intendere da tre cole, Complesfione, Età, & alteradone. quanto al primo, eh 'c la Complcfììone,dico fecondo lifìlofofi, che dalle due quali- tà humidità,etficcità,fi argomentano e concludono l’apprcn fiua,c la retétiua-.poiche 1 numido è atto all’app renderceli fèc "co al ritenere. Colsi fi uedel Acqua, che facilmente appréde, malamente ritiene;il Salso difficilmente apprende, tenacisfi- mamente ritiene; l’Acqua per l'humidità, il Salso per la licci* tà.Parimentc l’apprenfiua in noi confille nella qualità humi* dada retentiua nella qualità lecca del ceruello . £ fi trouano tre lord d’ingegni, alcuni nel predominio de? lécco , c quelli difficilmente apprendono; ma tenacemente ritengono, com’il Saffo. Altri nel predominio delThumido , e quelli prontilfi- mamentc apprendono; ma puoco ritengono, à guila dell’Ac- qua. Altri confiflono in una mediocre qualità d humido , & lecco, e quelli mediocremente apprendono, e mediocremen te ritengono.La caggione dunque della cattiua Memoria, è il flulftì, & il fouerchio humido del ceruello . Quanto al fccó do dell'Età dico, che dall’Età fi uedel'augmento & il manca- mento negli organi fènficiui; l’augmento nclli Fanciulli nelli quali ui c l’alteratione del nutrimento che lèmpre crelcc: fi co me nelli Vecchi ui è il mancamerto; per la quale alteratione, li fimolacri fenfibilifonoimpcdid,e periicono ; àguilà , che la forma del uolto,che fi uede ftapataaiell’Acqua penice, per l'alterationc, c mouimento dell' Acqua. Di piu dall’iflcfaEtà li uede, cheli Fanciulli fon teneri & numidi ; li Vecchi duri c fecchi: per lo che, quelli facilmente ,nceueno li fimolacri ;et in quelli ; per la durezza e ficcittàdc gli organi intcriori, diffi cilmentc _ . ,7 film erteli Gmolacri trapassano: tome fi nedc,c'hel lume tra- pala per l’Aria, thè ha del fottile è puro ; non però trapala pef il Marmo, che ha del grò (so, duro,c, fecco. Quanto al ter 20 dico, che l'alteratione può naScere, ò da pasfionc di timo* re,ò d’infermità, ò d’imbriachezza ; perle quali alterationi per turbati gli organi, non riceuono ; ò Se riceuono, non ritengo noli fimolacri Sòmmiftillrati da Senfi, E Semi dirai che li Fan ciulli hanno tenace Memoria; poiché creSciuti in età fi ricor- dano delle prime co/è, che appre/èro : e parimente li Vecchi • fi ricordano di molte colè antiche.Ri Spondo quanto alli Fan ciulli, che per due raggioni hanno quella tenace Memoria.La prima Secondo Arinotele & Auerroe; perche alli Fanciulli, le prime cole ch’apprendono Sono nuouec mirabile però con attentionc apprendendole, tenacemente le ritengono. La onde li Fanciulli meglio fi racordano d’una Semplice Fauola , che pargoletti intcScro dalla Nutrice ; che di cento altre ch’esfi medesimi huomini fatti leggano ne i Poeti . Veggiamo eSfer ciò cònaturalc à noi, che lecoSenuouc prime, e rare ci appor tano marauiglia;la marauiglia porta Sèco gagliarda attentionc nellapprendente , ilqualc inten/àmente attendendo , tenace- mente ritiene. L’ifteSlo ci rroftra l’eSperienza, che più ci ricor damo d’vna Cometa apparta, che de mille Stelle cadenti nel notturno Cielo; più d vn’Eccli/Te del Sole, che di dieci della Luna; come che la Stella crinitica , ò il Sole Eccli Sfato hanno men del frequente, c piu del nuouo e raro ; e per confequcn- za piò marauiglia apportano. La feconda ragione è d'Auiccn na, ilquale dice che li Fanciulli tenacemente ritengono quel che apprendono nella Fanciullezza; perche in quell’età Sono alieni da penfieri, cure , affanni , c trauagli : perlochc , come fgombrati da ogni impedimento fbn’attisfimi à riceuere,per ritener tenacemente le prim’apprenfioni . E quella ragione d’Auicenna , è rifiutata dal Sig.Porta,nel fuo trattato della Me moria nel capitolo vndecimo. Mà perche la ragione di AriSlo tele mira I oggetto mouentc;e la ragione d‘ Auiccna mira il fo* getto riccucntc : lolodola prima ragione mirante la dtfpofi- tione oggettiua; e non rifiuto la lèconda ragione, laquale ma rala difpolìtione del riceuenteipoiche la nouità dell’oggetto, •Ja purità del Soggetto , fanno ch’il Fanciullo tenacemente ritenga ; rìtenga;oue per cagione di qualità complesfionale non potrei be tenacemente ritenere. Al fecondo dubbio delti vecchi fi ri Iponde, chè quella facilità di Memoria nafee, per la moltiplf- catione delle meditationi, Se eflercitio , Se vfo dell'intenderej Però dice Arillotele nel fecondo capo del fuo libretto della Memoria, e Remini feenza , che Meditationes Mcmoriam confer uant reminijeendo. E quello, perche l’Intelletto viene ad habi tuarfi colla frequente meditatone; è queflhabito poi,viene à facilitare l'atto del ricordare . £ quello balli quanto al primo lignificato della Memoria ,chc è la potentia memoratiua . E • paflfando al fecondo lignificato della Memoria, che c il fimo- lacro dirò due cofe; prima, comcfi fà in noi quella Memo- ria; fecondo fe oltre latro del Senio, fi polla in noi far Memo ria. Al primo dico , che il fimolacro in noi fi caggiona prin cipalmente da Senfi, li quali riceuono lifimolacri Icnfibili, e per quelli Senfi, come per tante Finellre, e Porte, paflàno al le llanze interiori Senio comune e Memoria, doue fi ftabili- Icono e fermano : li quali fimolacri fono da le potenti muoue re la potentia cognitiua,per l’atto del conofcere . E quelli fi- molacri, idee, Se imagini fono da Filofofi chiamati fantalmi, li quali depurati poi per l’intelletto agente diuentano fimola- cri , e fpccie intelligibili. E quelli limolacri intelligibili fi ri ceueno neU’Intelletto posfibile; poiché come diceuamo l’Ani- ma lepacata, pure ritiene li fimolacri conofoibili ; il che non irebbe, fe fidamente nella Memoria finfitiua li fimolacri fi ri ceucfTero. Al fecondo dico, che la Memoria , non fidamente riceue li fimolacri, li quali intieramente fumo nei Sentì; rnà ctiandio li fimolacri imaginati formati dalla nofira Cogitatiua, la qua lehauendo li primi fimolacri nella Memoria contemplando- li, puolc congiongcrc uno fimolacro con 1 altro;ò uero racco gliere dalTifiefio fimolacro nuoue imagini, e quelli fimolacri & imagini poi fi riceuono nella Memoria . Per clcmpio nella Memoria ui è il fimolacro del Sole , Se il fimolacro del verde villi dal Senfo; prefentandofi quell» due fimolacri al a Cogi- tatiu ;li congionge, è dice, il Sole verde, Se nidi la Memoria- riceue quello fimolactodel Sole verde. È parimente fi fa de gli altri imaginati fimolacrij come del monte d’0.o,ckll’B*p ‘pocctuc. p© cerno, e della Chimera. Forma ancora delle prime figure, & idée, ò arguitiuamente, ò per ragione di fbmiglianza altri ** nuoui fimolacri; li quali fi chiameranno imaginati; perche non comprcfìda fenfi. Liquali fimolacri imaginati fono necef fari j all’Arte della Memoria: nella quale ci {bruiremo, non fò- llmente de gli fimolacri hauuti da gli Senfi ; ma ancora degli raccolti dalla Memoria,c Cogitatiua. E quello balli perla co- gnitione del fecondo lignificato della Memoria,& anco per quella Lettione . JLettione. MI* D Ouendo raggionare del Terzo lignificato delia Memo ria,ch*è l'attoal recordatione, quando attoalmente ci ra cordamo , ( il qual’atto propriamente fi chiama ricordare, fi ben’ anco li chiama con nome generale , Memoria ) diremo tre colè. Prima, come fi fa quelt'atto.Secondo in quanti muo di fi fa auefl'atto.Tcrzo in che modo fi può facilitar quell- . ^ atto , al che mira l'Arte della Memoria , della quale noi trat- tando. Quanto al primo dico, che quell’atto fi fa, quando la potè za cognitiua fiumana drizzata al Theforo della Memoria, fé li offerifeano fpeditamente,e prefentano li fimolacri, con li quali ò contemplai raggiona,ò infegna,ò predica , fecondo l’ufo delle forze interpretatiue. Quanto al fecondo dico, che l’atto della Memoria parago- nato all’impedimento antecedente , prende due nomi, l’uno chiamato ripigliamento di memoria^’ altro Rcminifccnza. Il primo quando fi frapone interrompimcnto di tempo.ll fèco do, quando fi framette interrompi mento d’obliuione, e dime ticanza. E che quelli due atti fiano differenti, appare per due ragioni Arifloteliche. La prima dall’attitudine, La feconda i dai fòggetto.Quantoalla prima chi è pronto ad apprendere^ capire, e ueloceadimpararc;è pronto, e uelocealla reminifeen za.E chi è tardo ad imparare & apprendere; è pronto alla ri membranza « Quanto alla feconda , la rimembranza ò ricor- darfi, * darti; è atto dt molti Animali: mila reminileenza ddTHuotr» lolamente,comc dirò piu inanzi . £ per darui vn cflcmpio di quelli due atti, prendo qucll’auttorità, Sapientiam fine fi filone* 0 didici, & fine inuidia communico,& bone fìat era illitts nonabfcon do . Haueudo hoggi riporto nella Memoria quell ’auttorità , e domani volendo recitarle, le inticramctela Memoria me la ra prefenrarà, quell’atto di Memoria li chiama ripigliamcnto di Memoria: perche tra l’atto d'hieri, c quello d’hoggi fidamen- te ci ètrapollo interromptmento di tempo. Mi fcdelvcrfb che hieri m’albergai in Memoria, hoggi io mi ricordo la pri- ma, e la feconda parola, e non mi ficordcrò la terza, ò quar- ta; e pcnlàndo, eripenlàfldo, dopò quella obliuione,è dimen ticanza mi lòuiene la parola dimenticata; qncfl’atto di ricor- darmi colà /cordata, li chiama atto di reminileenza ; perche vi fi c trapolla dimenticanza & obliuione.Sichela reminilceiT aa none ogni atto di Memoria, dopo qual fi uoglia interrom pimento; mà lolamcntc l'atto di Memoria dopò l'interrompi- mento di obliuione. £ quelli due atti fecondo Ariflotile fono coli differenti, che >1 primo è communc à gli Huomini & alti Giomenti; mà il fecondo , che di reminileenza conuiene lo- lamcnte à gli Huomini: perche la reminileenza c vna reflesfio f ne dell'Intelletto difcorrcnte , per ricordarli la colà dimenti- cata; fiche la reminileenza è atto dell intelletto, ò della Cogita ciua lènfitiua,congionta all'Intelletto. Quanto al terzo principale, in ch$ muodo fi può facilitar l’atto della Memoria, dico che ò pariamo dell’atto della remi- nileenza, ò del repigliamento della Memoria. Se del primo at- to, racoglicndo da quel che dice Arillotcienel libretto della Me moria c reminileenza, dico che in tre muodi noi postiamo ri cordarci di colà dimenticata . Primo hauendo l’occhio all'or- dine delle colè; Secondo al tempo ; Terzo al luogo . Quanto al primo, dico che dobbiamo mirare alle cole antecedenti, ò iòflequenti alla colà che noi ci fiamo /cordati ; che coli ci Ib- uenirà la colà mezzana; ilche fi vede per elperienza di quelli p che làpendo molti uerfi , e /cordandoti del terzo , ò quarto ; recitando il primo, e fecondo, li louiene il terzo , & il quar- to. Da quello nalcc dice il Filolofo , che alle volte ci ricor- diamo d’vna colà pafiàta d’?n gran tempo ; & una cola del riftcflfo gjornojA d’vn’altro innanzi fatta, non «i G>uiene:per» che quella cofa fouucnutaci nouamente,hà qualche collegaza & ordine có quella cofa, che noi prefcntialmcnte penfàuamo. Et il procreilo in quella colliganza fi fa in tre maniere, come dice Ariliotilc; dal limile; dal contrario : dal propinquo. Dal Amile, come le mi ricorderò di Socrate; ricordandomi di Pla- tone , ìlquale c limile à quello nella fapienza. Dal contrario, come fe mi ricorderò di AchiIIc;facendo mentionedel fuo au uerfario Hettore. Dal propinquo, fe mi ricorderò del Padre- mentre fò rimembranza del Figlio. Il fecondo muodo è mira re al tempo;perche volendoci ricordare d’vna colà paflàta,di- ftinguendoli tempi, e conAdcrando d’hora in hora potremo ricordarci della colà dimenticata. Il terzo muodo, è mirare al luogo: perche conAdcrando diparte, in parte, i luoghi ne’qua li habbiamo fatto dimora & operato, potrà louuenirci il fat- to che vogliamo . Quelli tre muodi di ageuolare la remini- Icenza, lon fondate nell’ordine, ilqualc è ottima guida per la facilita ancora del recordare. Indi A traggono d’Arillotilc a. documenti per facilitar la Memoria, e la reminilcenza. Il pri mo, chele cofe da collocare in Mcmoria,Aano ben ordinate, diftinte, e ridotte in capi : perlochelc colè malamente ordi- nate, tardamente ci lbucngono.Il lècondo, che le gli porga vna gagliarda attentione di mente: perlochc alle uolte ci ricorda-- mo piu d’vna cofa villa vna fol volta ; che un’altra villa piu, volte. Il terzo che frequentemente Aano meditate, & repetite con ordine. 11 quarto che nel volerli ricordare colà dimentica . ta, li Riabbia 1 occhio al principio della colà, ilqualc è atto atra her a fe il nello, per la colligaza & ordinejcome A tira vn luco filo, da chi prende il capo. Se pariamo del ripigliamcnto del- la Memoria, & vmuerfalmentcd ogni atto di Memoria dico chem tre muodi posAamo haucr faciltà in quell’atti; primo per natura; fecondo per clfercitio; terzo per arte. Della natu ra noi non posAamo farci maeftri; poiché c dono di Dio, il- qualc dono l’habbiamo An da forigine; & cflendonenoi do- tati eccellentemente, dobbiamo renderne lode a l’auttor del- la natura ; & eAèndonc bifognoA, dobbiamo ricorrere a fua diurna MaeAa per aiuto: poiché ìnitium omnù Sapienti*, timor Domini e/t . E ben vero , che la Memoria naturale puoi elfer C aiutata aiutata dalli Medicamenti, dairE{Tcrcitio,e dall’Arte. Dell’Ar- te, e dell’Effcrcitio diremo poi. Quanto alli Medicamenti, no reiterò di dire*, che per lo più fogliono riufcire perigliofi, e par ticolarmcntc le vntioni , che li fogliono tare alla poppa del cerucllo ( chiamata l’occiput ) per ingagliardire la Memoria. Lequali vntioni fogliono effer di qualità calida,c fecca; e per che il caldo accende li fpiritidel cerucllo, e quelli (piriti aceli & infiammati alterano, muouono, perturbano, dilordinano li fimolacri; ne fiegue che quelli liquali vfano imprudentemé te limili vntioni bene fpelfo diuentano frenetici, e pazzi. E fè pure non incorrcfiero in quello danno ; non polìono fuggire qucll’altro: perche fi sa bene, che l’ingagliardimento d’vn cò- trario,rende debole la forza dell’altro contrario; à guifà , che il calor che fubentra nell’Acqua, quanto più prende forza, tan to più fi feema e, và mancando il freddo ; c perche l’ingegno e l’acutezza dcllapprenfiua confitte nell humido; la tenacità della Memoria confitte nel fccco ; però li Medicamenti calidi, è fecchi; mentre ditteccano la Memoria , chiaro è che inga- gliardendo la retentiua, debilitano l'apprenfiua . Laonde que- fti tali mentre cercano d’hauer felice retentiua, diuentano roz' zi, (tolti, c tardi, nell’apprenfiuaj intanto, che non fon’attimè da fe fare inuentioni; nè ben faper’ imitar l’altrui; habili fola- mente à leggere l’altrui fcritti , e quelli parolatamente riporli alla Memoria, Ne per quello intendo negar affatto tali Medi- camenti: mà concedo bene poter effer vfati,col configlio d’vn efpertisfimo Medico, ilqualc conofccndo la qualità e forza par ticolare del medicamento, la qualità, la complesfione, l’età, il bifogno delmcdicato,potràopportunamenteordinare,& indi con ficurczza vfarfi l’ordinato medicamento. Fra gliremedij vniuerfali,fi recitano, Il moto, Il lauare; La tenebra, e la me- diocre attcntione. La onde fi formano quelli quattro quefiti. Il primo perche caufa quelli, che fi vogliono ricordare muo- uono il Capo. 11 fecondo, perche caufa il lauare del Capo gi.o ua alla buona Memoria. Il Terzo, perche meglio ci ricordia- mo nella tenebra, che nella luce.ll Quarto, perche fapendo noi recitar vna cefi, udendo darci molta diligenza, & attcntione; ci feordiamo di quella. Al primo rifpódo,che alle volte nell’or gano della potéza Mcmoratiua,vi è qualche oppilatione,laqua IO le impedifceil libero paflaggio dell» 1 (piriti fenfitiui: e mouédoì noi il capo , s’apre quell’impedimento , & aperto pa/Tano li Spiriti, c ci ricordiamo. Al fecondo dico, che per tal lauamen to s’aprono li pori della Tcfta, perii quali cleono fuora li fu mi, che ingombrauano il ceruello, & impediuano illuogo co fèruatiuo dclli fimolacri; la onde ufciti quelli fumi,reftando libero l’organo , facilmente ci ricordatilo. Al terzo ri/pondo, . che ne. la luce li moti de l’oggetti lenfibili efteriori , come piu gagliardi, impediuano il moto delli fimolacri interiori, che fò no men gagliardi. Per lo che fi da regola, che l’huomo per ri- cordai fi, e per collocar in Memoria, li può feruire dellatene- bra,ò naturale, ò uolontariamaturalc del luogo o/curo;uoloa taria, chiudendo gli occhi nella luce. Al quarto dico, che la fi> uerchia diligenza^ attcntionc,preci/àmcntenclli fimolacri bc ne habituati, perturba li /piriti, c muouc gagliardamente li fi- molacri riporti nelforgani ; c quefta pcrturbatione ecommo uimcnto alterando , dilfordinando, e confondendo li fimola- cri, impedi/ce l’atto perfetto della Memoria- Ma ponendo me- diocre attentione,e diligenza : non ne fiegue quefta perturba tionc,e di/ordinationeje però li fimolacri meglio fi ripigliano. Quanto all c/sercitio dico, che ottimo rimedio, per facilitar l’atto della Memoria, è l’clcrcitio mentale, e uocalejpcr Io che fi riferilee di quel Filo/òfo lettore, il quale più e più uolte ri chiefto da’Difcepoli,chc uoleflelor’infegnare l’Arte della Me moria : dopò molte preghiere, all’vltimo con Metafore di Me tonomia figurando l’e/èrcitio difse,chc fi riccucflc Scarpa fa na,c Scanno confumato.Volendo inferire, che lo Scolaro, per far buona Memoria , fuggendo li fuiamenti; debbe /edere, c uigilando /Indiar molti Libri, E chi non sà,chc fedendo affai lo Sc-nno, ouc fi fiede fi confuma ;ele Scarpe , perii ripo/ò rimangono lanc.E qudfto forfè, uolfe dire il Filo/ofo in quel fuo detto fedendo, e ejuiefcendo,Jinimns fit prudens. Indi cre- do, che Adamo /àpientemente impor endo li nomi alle co/c, chiama/Tc la Memoria con parola hebrea,Zecher. Il qual no me, c comporto di trelettre;Zain,che c Interpretata oliua. Caph,chc interpretata ,curuati funt: Res, ch’e interpretata Caput. Volendo dire, chelaMemoria confifte nel Capo cur- ilo^ per Io cheuolendoci noi ricordare d’una co/a dimentica C 2 ta, ta,curuamo & inarcamo il Capo; perche ri fedendo la Memo - ria nella parte deretana del ceruello , chinando noi il Capo al Petto, con quello moto s’aprc l’organo, e fasfi più atto, e fa cile alla fua operatione. E di più la Memoria dice Capocur- uo; perche dobbiamo curuar il Capo à lludiar li libri ; e da qui nalce poi(come dice il filosofo)cheli Studenti per lo più, hanno qualche poco di Gobba ; perche non piegano pigri il Capo alle (palle fopral'otiofe piume; mà diligenti I'incur- uano al petto, fopra gli aperti Libri . E di più il nome della Memoria contiene l'Oliua, dalla quale fi fa foglio, udendoci moftrare,che l'Huomo per acquillar buona Memoria, debbe uigilare, non folamente con la luce diurna del Sole ; màcon la notturna dcll’oglio.Oltra che il lume dell’oglio,è più atto di quello del Seuo,ò graffo, il quale col noiofo fumo , e feto re appanna gli occhi, c difturba affai il cerudlo . Auertendo ’ per fine di ciò ,che in quello capo curuo non fi prenda fred do nell’occiputjmà fi mantenga col fuo calor naturale, non ec ceduto, nè alterato da calor eitrinleco : acciò il calor’acciden tale, non perturbi l’ordine de’fimolacri :& il freddo nonag giacci,& induri l’humidojfi che fi rendano poi l’organi tardi, pigri, e difficili all’operatfone.Disfi dell’efercitio uocale, inté dendo di quelli li quali ripongono in Memoria, per recitare leggendo, predicando, od orando; perche lappiamo, che non folamente l’Intelletto è habituabile; mà ancora la Mano, eia Lingua; quella à fcriuere, quella al recitarejpcr chchauendo noi imparato uinti,ò trenta uerfi,& affoefacendoci in recitar li molti, è molti giorni, la Lingua uiene ad habituarfi, intan- to, chefenza penlarci ò darci mente recita , e feorre diuerfo in uerfo ottimamente.Dunque, perche la Lingua è cosfi ha- bituabile,e porge aiuto alla Memoria in recitare;è molto ben fatto alloggando nella Memoriale colè, e repetendoleper Ha bilirle in quella, fare che ancorla Lingua le reciti , el’efplichi con uocc quanto più fi può intelligibile ; e quello fi uederì con elperienza ,'chc apporterà grandiflimo giouamento alla Memoria. Quanto aTArte da facilitar l’atto della Memoria ; quella farà la parte, che s’ha da trattare diffufamentedanoi . Della quale, come uoglionocommunementcli periti de quell’ Arte e P 1 1 e precifàmente Cicerone, e Quintiliano, nc fu primo inuento re Simonide Melico Poeta Lirico, il quale hauendo uifto mol ti fedenti in unconuito,& efsendo poi caduta la ftanzadelcó uiuio;& vccifi, c dislìpati li cóu tati di maniera, che nó poteua no elTerconofciuti diflintamcte dalli parenti & amici, che vole uano farli gli honori funerali, SimonidcPoeta fbp radette, hauS do per prima riporti nella Memoria licóuitati , fecondo l’or- dine de’luoghi oue fedeuano; diftintamente vno p vno li rico?- - nobbe . Metrodoro feeptio fece perfetta qucft’Arte, Cicer: adHercnnio ne trattò efquifìtamente, cort Quintiliano, Sene c a, Francefco Petrarca, Pietro Rauenna ne fece un trattato ih titolato la Fenice. Fra Lorenzo Guglielmo debordine minor conuentuale, pienamente ne tratta nella fua Rhettorica . Fra Cofma Rortellio dell’ordine dc’Predicatori, ne fà un libro in- titolato, Thefàurus memoria: artificiose . E prima di lui ne trattò pienamente F.Gio. Romberch, Iacopo Publitio, Ma- theolo Perugino, Francefco Monleo & altri nelle opre della Retorica.il Sig.Dolce in forma di Dialogo, uolgarizò il Trac tato del Romberch. E finalmente il Sig.Gio:Battifta la Por- ta, n’hà fatto un bellisfimo Trattato, Io mi sforzerò, & imitan- do^ inuentando; ridur queft’Arte , àquel compito Metodo, che fi potrà maggiorc.Notando, che due colè iidefiderano in qucft’Arte; primo, Il ucro Methodo della Dottrina; fecondo la Voce uiua di chi bene l’infègni.Per difetto del primo, mol tireftanopriui di queft’Arte; per difetto del Secondo Tariffi mi ne riefeono; perche queft’Arte, à mio giuditio,è limile al- la Mathematica,c Notomia ; le quali, mentre fi fpiegano, bifo gna ch’il Mathcmatico habbi la fua tauoletta ingefsata, fbprà la quale difegni, e moftri le Figure Mathematiche: & il Noto mifta habbi dinanzi a gli occhi, e /òtto le Mani, e tagli di Prat- tici, il Corpo humanojfòpra il quale infegnando con la Lin- gua; moftri con il Dito di parte in parte, tutte le membra hu manc.Cofiì il Lettore d» que/l'Arte,bifogna che feelga uin- ti,ò trenta luoghi, e quelli uifti dalli Scolari, c ben polli in Me moria, come preamboli; fiuadipoidi parte, in parte, efplican do il contenuto dell’Arte. Lettio- Lettfone. I V- D Alle cofc fopradette raccolgo, c concludo quattro colè; Primo, la diffinitionc della Memoria Artificiale. Secon- do, il titolo dell'Arte. Terzo il foggetto . Quarto la partitio- ne. Del primo dico, che la Memoria Artificiale^ vna forza ac- quiftatacon arteficio ingeniofo, perlaquale tenacemente li fi- molacri di cofe ò di parole fi ritengono , c viuacemcnte alla virtù contemplatiua, cnarratiua fi rapprefentano. Dclfecon do dico, che queft’Arte fi chiama, Arte di Memoria ; e chi la volcfle chiamare Arte di Memoria vdita, non errarebbe ; poi- ché è vn’Artc, che conuienc,non folamentc efler iftudiata nel li Libri; ma vdita ancora da voce viua ; nella guifà che forfè Ariftotele (fecondo alcuni) intitulò li primi Libri della Fdo- fòfia,de Phifico auditu . Indi credo , che tra gli Ieroglifichi , l’Orecchia fi troua confccrataalla Memoria . E fi bene dotta- mente il Sig. Porta, intitulò queft’Arte, l’Arte del ricordare : poiché la Memoria Artificiale mira, & attende à facilitar l’at- to della Memoria, che è il ricordare;non però ne ficgue, che il titolo antico, e communc diqueft’Arte debbia edere rifiuta- to; poiché e daFilofofi,e daThcologi, tanto la potenza della Memoria; quanto il fuo fimolacro,c l’atto, fon chiamati Me- moria, com’io disfi nella feconda Lcttione. E fe ben affermo , che queft’Arte mira anco la reminifccnzajquando ne i limola cri albergati, foccedeffe obliuione : nondimeno conueniente- mcntefù chiamata da gli antichi Rettorici, Arte di Memoria ; non fedamente dal fine, come dice il Sig. Porta: poiché il tutto fi fa per accrefcere la Memoria; ma perche ogni atto di ricor dare, e chiamato Memoria, com’io disfi. Del Terzo dico, che il foggetto di queft’Arte, c il Luogo ideato per ricordarci;inté dendoper l’Idea il fimolacro,la fimilitudine,I’imagine, la qua- le fi colloca nel Luogo ftabile: acciò viuacemcnte ci raprefèn ti la co(à,ò parola della quale vogliamo ricordarci.E da que» fto foggetto, io prendo la partitione dell'Arte , laqualc è diui- fa,in Luoghi, & Imagini.E fèbene il Signor Porta aggiongala Perfona,tra il Luogo, e l’Imaginc j nondimeno diremo al fuo luogo,fe quefta Perfona, fi deue ammettere in queft’Arte . Et ammettendofqla redurremoal Luogo, ò allTmaginctfi che re ftafofficientela partitione,in Luoghi & Imagini.il luogo è come Materia; l'imagine come Forma; Il Luogo ca guifa del la carta nella quale li fcriuc: L knaginec à guifa della (cattu- ra che fi (tende (òpra la carta, e come dice Quintiliano con Cicerone il Luogo c come tauoletta incerata , l'imagine, co- me lettera. Si che il Luogo, è quella parte materiale , (labile, diftinta, e proportionata, laquale c bafe della Imagine, Figura, è fimilitudme della cofa,ò parofa,come vn’Angolo d’vna Cel- la. L’imagine c la Forma,!* Figura, la Similitudine, ó Segno di quella cofa,ò parola, che noi vogliamo ricordarci, come la forma d’vn’Huomo, ò d’vn Leone, quale con la noftra Men- te, noi collocamo nel Luogo.Del qual Luogo, e poi dell’Ima- ginctrattarcmo. Delli Luoghi . D irò ordinatamente tre colè delli Luoghi, ’la Partitiotie, le Conditioni,ò Regole, & il muodo da formarli nella Me- moria . Quanto alla Paninone, ò diuifionede i Luoghi, dico che il Luogo c di tre (orti ^ Imaginato. < Naturale. ^ Artificiale. Il Luogo imaginato, è quello, che fi forma con la noftra i- maginatione;come (e in un Defèrto, m’imaginaffi un Palazzo, ò vn Teatro &c. Il Luogo Naturale, c quello, che fitroua fatto dalla Natu ra,comc l’Aria, l’Acqua, la Terra, la Pianta, l’Animale, l’Vccel-' Io, la Pietra, e limili. Il luogo Artificiale è quello, che c formato dall’ArtetCome un Pahzzo,una Chicfa, una Città . Tutti quelli, tre Luoghi, pono feruire à quell’ Arte della Memoria Artificiale; non di- meno, Il Primo è buono, Il Secondo migliore , Il Terzo otti- mo. E perche il Luogo artificiale cottimo, come diremo:però lafciati gli altri, di quello ui feruirete. a DcIIi Luoghi imaginati . C icerone hauendo aflegnatelecondittioni de i Luoghi, co elude ; che fe noi non potcsfimo ritrouarc tutte le con- dittioni ne i luoghi, potiamo fingere una Città, in una folitu dine: e quiui fattici Architettori, ce la dilegniamo à modo no ftro,con tutte le circonftanze posfibili.il Rombcrch,c Icco il Dolce, fingono la Città con le manfionidtftinte per alfabeto, oltre il lungo trattato che fanno de gliluochi finti.ll Rofsel- lio uuoleche tutti li Luoghi formati, mdiuerfe bande, le ridu ciamo in un Conuento ,ò Clauftrato luoco , & iui ordinati per uia d’alfabeto ci habbino à fèruire . Il parere di Cicero ne, del Rcmbcrch,e del Rolsellio,lono manifeftamentc cótro la clperienza,la quale c’inlcgna ; che tali luoghi Imaginati fo nouani,pcrigliolì,& oueroli.Sono primieramente uani: per- che hauendo li migliori, e gli ottimij indarno uogliamo fcr- uirci dell' imaginati, con pericolo, e grauezza della Memoria. Sono inoltre Periglio!!; perche non hauendo losfiftenza fuo ri nel Senio , facilmente nel ramentarli , la Memoria uacilla. Indi per quanto fi raccoglie d’Arift. nel libr. della Memoria, le cole leniate per lcmcdelìme,conuengono alla Memoria : male cofcinlènfibili , li conuengono per altri ~ perche bifo- gna, colè tali legarle con altre colè che fiano leniate, & coll polfono clTer poi ricordatc.Da quello principio forge il Me- todo di queft'Arte, nellaquale s’attendea far ageuolmente ri- cordare le fentenze/à parole, per uia d’appoggi fenfàti . Final- mente li Luoghi imaginati lòno onerofi; perche la Memoria yicnc ad eflerc aggrauata doppiamente, e per Immagini, e per li Luoghi: la doue, hauendo li Luoghi ftabili , e formati da Senfij non ha altra fatica, che d'inuentar, e collocar l’Imagini. Dunque perche in queft’Arte noi cercamo di dar tenacità, e uiuacità alla Memoriamo la maggior faciltà che fìa poslibile : però è ottimo configlio, la feiando da parte li Luoghi Imagi- nati, e finti, formar nella Memoria Luoghi reali, Naturali, ò Artificiali, uifti, e comprefida’Senfi, liquali fono origine, e fondamentodellifimolacri, che per le potenze intcriori palfa no ad albergare nella Memoria.E le bene,li Luoghi delRoflel ho, non Ibno uani ; nulla di meno la trafmutationc , ch'egli fa t. 1 3 Gl di Luogo, à Luogo, è cofa perìgliósi, & onero(à,per Tideffe raggioni,che fon dette delti Luoghi finti. Neconuiene , per ordinar li Luoghi Communi inliemc; diflordinar, e confon* derli iimolacri, contro l'ordine impreffo da Senfi , alli quali Tempre drizza il Tuo (guardo la Mente; e non trouando corri-, fpondenza, vacilla, e s'arreda, & in tal atto s’aggionge fatiga, c fi porge occafione di alicnatione,e dimenticanza. Dclli Luoghi Naturali. IL Roffellio fa lungo trattato delti Luoghi Naturali, Celedt^ * & Elementari: aggiungendo le Tue diftributioni, Infernali , Terrene, Elementari, Celedi,& Empirici: come fà anco, pri- ma di lui il Romberch.Metrodoro(comefcriuc Quintiliano) fece i fu (Luoghi nelle dodici Imagini del Zodiaco, dabilen do tanti Luoghi , quanti gradi fono in tutt’il giro , che fono Gradi trecento fèffanta. Quedi Luoghi Naturali» quantunq; migliori fiano,chel'f .i aginati: nondimeno esfi ancora debbo no effer da noi tralafciati: poiché hanno del foperfluo,hauen do noi gli Artificiali, che fono più atti e facili , men periglio- fi^ onerolì. Anzi tali Luoghi per la maggior parte, fono d non vidi dal Senfo, ò fe pur vidi, non hanno didintiuo ; Si- che per la vniformità, e fomiglianza , fi rendono inettisfimi , & incommodisfimi al nodro propofito. Perloche la fatiga di Metrodoro era infopportabile; e quella del Roffellio, & Rom berch è inutile. Perche qual Senfo mortale , ha vidolc Man- fioni Ccledi dell'Empireo , le tre reggioni del Fuoco , le tre dell’ Aria, le tre dell'Acqua , e quelle del profondo della Ter- ra? E dunque vna fciocchezza , voler fare tre fatighe, poten- do con vna fola gionger’ alla perfettione di qued Arte. Chi fi fèrue delti Luoghi Artificiali , non ha altra fatiga , che di far Tlmagine; poiché & il Luogo, & il didintiuo li comprende , e tocca col Senfo; L doue nell i Lu ghi di Metrodoro , bifogna fi rmar Luògo, formar didintiuo, & anco Tlmagine, & il fimi le nella maggior parte delli Luoghi del Roffellio. Se parli poi dell) Midi, con e Sasfì, Piante, Animali , & Huomini; quedi per la loro fomiglianza , e n obilità fono inetti à qued’Àrtè ; eccetto che, fc di quedi ci voglian o feruire per Imagini , ò D anco anco per Luoghi, (labilendoli in luoghi (labili: come Ce (labi lirò vnHuomo,in vn Luogo, e (opra di queft’Huomoio fa- rò molti Luoghi particolari; cosìd'vna Pianta, cosi d’vn’Ani male; Ce bene io non configlio à (èruirui eccetto de IHuomo (bpra’l quale potremo formar quaranta, e più Luoghi, come dirò poi'. Notate però che quelli Luoghi Naturali , ponno (eruire per Luoghi nellidifcorfì,ó formatione di fimilitudini, ò materia che fi diftendefle ordinatamente , fecondo l ordine di Cicli, di Elementi, del Paradilo , e de l'Inferno ; che in tal calo, tutti quelli luoghi ui poflono feruire, collocando inefi- fi li Concetti da fpiegarfi . Come s’hauefte àdilcorrcre degli Angeli, di Cieli, di Elementi, di Regioni Infernali, ordinata- mente: potrefte adoprare li Luochi ìftesfi Naturali . Delli Luoghi Artificiali . L I Luoghi Artificiali , ottimi da c(Ter’eletti,e (celti in que- (l’Arte ; (òno quelli , che per Arte fon fatti . E quelli fon di due forti; Communi, e Particolari , Communi come una Città, una Cafà,vn Tempio, una Naue,& fimili,li quali conte gono molti luoghi Particolàri.Li Particolari,come vn’Ango* lo,vn Pila(lro,una Porta,vn Armario, vn Scpolchro &c. Que- lli Luoghi , che fiano ottimi, ce lo moftra l'e(perienza,e la rag gione infieme; poiché in esfi fi trouano tutte le condittioni, che fi richiedono al Luogo per idearli in quell 'Arte. Delle Condittioni di Luoghi. P Er dicci (ètte Capi, dichiarerò quel tanto partiene alle con dittioni di Luoghi, Il Primo farà del Doue, Il 2 . del Sen- ato. Il 3 . della, Immobilità. li ^.deH'Inuariabilità. 11 5 . del Di ftintiuo 11 6, del Numero. Il 7 . della Diucrfità. L’ 8 . de i Lu- mi. Il p.dclla Quantita.il x.dclla Di(lanza.L’xi. della Soccesfio neill xij.delFOrdine del Moto.Il.xiij. della Solitudine. Il xiiij* dell' Altezza. Il xv. del Sito. Il xvi. della Signatione numerica. Il xyij.della Proportione. Primo Primo, Del Douo . P Rimieramcntc ci bilogna lapcre, douc habbiamo noi ad eleggere i luoghi. Dico che ciafcuno li può eleggere nella fila Patria, quando ui dimori, & habbi tempo da eleggerli, for inarli, e ftabihrli nella Memoria. E quando qucfto non fi pof fa; ò li Luoghi non lìano (officienti ,Ii può eleggere in quella Città, douc habita,e particolarmente in quella Città, douc ha maggior lodisfattione, & amicitia; & inloirma, douefilàrà più opportuno. Se bene io ftin'o ancora, che l’hauer Luoghi in molte Città, gioui aliai; poiché la diuerfitàccaggione,che meglio fi ritengano i Luoghi. Nelle Città poi fi fcelghino li Teiripij,c Chiefc,e quelli Palazzi, c Calè, che il formante ha- ucrà più in pratticatnon falciandoli Conuenti clauftrali, do- uc fi pofiono Icieglier molti Luoghi foccesfiui alle Chiele . Il Pctrarcha, ilche fiegue il Romberch al propofito della Memo ria, non vuole che perluochi di (ludi j fi lèclgano verdeggian ti Prati, ameni Campi, vaghi Fiumi, ò dilettcuoli Bo!chi,ouc s’oda vario concento d Vgelli ; affinché*! penfiero da quella vaghezza rapito, non fi dillolga dalla fila attentione. Quello t (limo vero del luoco di Studiare;non del luoco da ricordare. Perche iui l’oggetto è prelènte; qui alfcntc. E però, c piùga gliardaqur,che lì l'attentione à non Tafciarfi diftogliere . Ol- tre che per quella ragione figuirebbe, che li Luochi di altre lòdisfattioni, farebbero inetti per l’Arte della Memoria; ilchc è contra li Canoni dell’Arte. E vero fecondo me , che non li dcuono elegger Luoghi Particolari, douc la perlòna forman- te, hà riccuutc graui offefe,& hauuto perigli, infermità e ma- lisfin c lodisfattioni . Mà quello c , non perche fidillolga la Mente; mà perche con la mcflitia graue,fe li rellringe il Cuo re, & perde l’allegrezza, che dà viuezza& luce mcrauigliolà ai la Memoria, laquale però non fi perde, per la dolcezza, e va-* ghezza di Luochi . Secondo, Del Senfàto. P Erche la nollra Memoria in quello fiato, fi forma originai mente per via di Senfi : Però èdibifogno al Formator di -r«, 'Di Luoghi Luoghi, che non /celga Luogo, fè prima non Pha vifto’, reui- fto, tocco, e ritocco con l’occhio, e mano. E quello non fola- mente dico del Luogo; mà del diftintiuo del Luogo; quando il diftintiuo fia reale, e non imaginato . E quella Regola olTer uata, apporta facilità grandislima alla Memoria. Indi li Luo- ghi Imaginati, ò li Luoghi Naturali non villi ; ò li villi ; mà lenza diftintiuo, lono di gran carco alla Mente. Pero ilimo inutile, l’acquifto de’Luochi,che in legna il Romberch, e (èco iHDolce, per via di Cofmografi , facendo lungo trattato delle Parti della Terra, dell' Alia, dell' AfFrica,e dell Europa, delli Re eni, Prouintie e Regioni; poiché tali Luoghi, quantunque rea lì fiano; nondimeno le dal Formatore non lon vidi , li làran* no come Luoghi imaginati, Lettione V • f' ! ■ t ’ Della Immobilità. P Erche gli Edificij,pcr edere ftabili, ricercano faldi fonda- menti ; però udendo noi fabricar le Imagini per ricor- darci , bifogna che quelle fiano ftabilitc fopra làidi , e fermi Luoghi. Bilogna dunque, che il Luogo, che è bafe di tutto’l fatto, (ia Luogo (labile, come lono le fabriche di Citta, di Tcm pij, di Palaggi,e di Cafe.E perche, non tutte le cofe artificiali fono immobili ; ma ci potresfimo anco leruire d una Naue, ò altra colà limile ;in tal calo ftabililcafi la Naue in porto, Ieri za fortuna di Mare, e con le lue Ancore in Mare , e funi a ter ra,che la fermino, e così fi facci d’altre cole mobili, ftabilendo le però in luoghi couucnienti à tali cofe ; perche non conuie nc ripor’ una Nauclopra un Colle. E quello fia detto per am pliarla dottrina, non ch’io confegli, chehabbiamo à feruirci di cofe mobili; mentre posfiamo abondantemente hauer co- fe, che habbino del fermo, (labile, & immobile, come di Tem pij,& habitationi. E per caggione di quella regola, le ben am miro , e lodo Pmuentione , non però ofleruarei l’ulb di coloro , li quali prendono cento perfone, diuerfe di età, con dittione, ftato,c patria, & in un Teatro finto , & imaginato le dabihfcono in giro, per luoghhfbpra le quali persone poi, allogano le Imagini: perche il primo Luoco,che è baie, e fo- degno, e delle per Pone, e, dell Imagini, deue edere reale, (en- fino, e (labile; non finto, imagmato , e di niuna confidenza. E chi toglie queda prima dabilità; porge alla Memoria, e fa tica è periglio. Si auerta,che la faccia del Luoco,doue lì driz za l'occhio dal Formatore, non fia aperta, e uana:perchc altri- mente l’occhio trapaflarebbe nel uacuo,à mirar cofc lontane, e fi fuiarebbe ancor (èco la Mente.Però bi fógna nel deiignar i Luochi, trouar il pieno, ò uelar li uacoi, come finedre, bal- coni, gradiate, e fimili,& cofi pieni dabilirli nella Memoria . E quel uelare fi facci, ò con cofèreali,© con colèimaginaté . Quarto, Della Inuariabilità . DErchcnon (blamente nel Luogo fi mira la fermezza della *■ (bdanza; ma fi mirano ancora le figure, e le qualità del Luo go, come Ce c quadrato, ò triangolare, ò vecchio, ò nuouo,ò diquedo, ò di queU'altro colore,& occorre alle uolte,che ta li figure diquahtà fi uariano, perlequali uariationi, fuole la Memoria patir danno, e La Mente difficoltà . Però io giudico efTerben fatto, che in elegger il Luogo, non fi miri & attenda ad ogni minimo particolare di figurò , di qualità, e di orna- mento, e dilórnamento; ma fidamente fi miri il Luogo fèm- plice, con un (blo didintiuo ,che polla efficacemente didin- guere il Luogo, dall’altro Luogo. E (e occorrede, cheil Luo- go fi uarialfc; non mirate la uariationcima date (aldi nel pri- mo fimolatro,e fèpur li mirate, non ci dateattentionc; e (c pur ci darete attentione,e uideflefadidioil ueder tal uariatio ne, prendete Ianuoua forma, col nuouo didintiuo; ò fcancel lato il primo fimolacro, ui fi collochi il fecondo, e nuouo fi- molacro . Quinto , Del Diftintiuo . * ^TEl prender il luogo, bifbgna mirar neceflàriamcfite il Didintiuo : altramente farebbe una confufione nel lo- carli Luoghi alla Memoria. Chiamo didintiuo quel legno, e quella e quella nota reale, ò imaginata, la quale diftingue un Luogo » dall altro.Per esempio, prendo tre Luoghi, Il primo alla Por- ta , Il 2. all’Angolo della ftanza, il 3. alla Ftnedra . La Porta è legno didintiuo, che fà differente il Luogo della Porta dal Luogo dell’Angolo, e dal Luogo della Finedra. La Finedra, è un legno didtntiuo , che fà differente il Ltiogo della Fin c- ftra, dal luogo della Porta , e dal luogo dell’ Angolo . E cosfi l' Angolo, c legno di ftintiuo, diftinguente il Luogo dell Ango lo, dal Luogo della Porta, e dal luogo della Finedra. E quello dillintiuo, è di due l'>rti, il primo Reale, il j. imiginato. Il pri roo e quello , che nel Luogo ucde il Senio ,comc nel primo Luogo ci troua la Porta, nel fecondo l’Angolo,nel terzo la Fi ncllra.Iinagmato c quello, che ut formala Mente; per clfem- pio le da Angolo ad Angolo di una danza ui foffe uno fpatio troppo grande per un luogo , ecapacedt due Luoghi, c‘ che non ci foffe in tale fpatio niunodidintiuo ; io pollo for- marcene uno, con la mente, collocandoci una Pcrlona, una Fi gura, un colore, un’altro limile fegno ;ò pure le uoi hauede commodtcà, farebbe bene farci un fegno reale, come làreb- beà dire prender un Banco ò Caffa,ò altro artificiato, e por 10 in quello fpatio per fegno ; ò pure appendere nel Muro qualche colà con un chiodo, come un Quadro, una Figura, ò ergerui un’Altare, fè pure non uiuolede (bruire del Muro per carta di pazzi, dipingendoci un legno col carbone, o altro co lorante. Equedi fegnifian uidi, reuidi,e maneggiati; c poi fermati,e repetiti nell.; Memoria. E fc bene fi rimouinoqucl 11 fegni da i luoghi , fi ritengano però fempre nella Memoria , come la prima uolta ui fi uiddcro.Auucrtendo (opra il tutto, che il fegno del didintiuo, non fia troppo piccolo; perche nó darebbe quella uiuezza che fi dcfidcra . Seftò, Del Numero . I L numero di Luoghi, mira il bilogno di chi li forma; per- che chi uuole Luoghi per li Concetti , un mediocre nu- mero li bada; chili uuole ufare anco per le parole di molto numero n’ha-btfogno, fi come colui ,che fcriucpoco, di poca carta hàbtfogno; mà chi Icriue molto , di molta è bifrgnolbr J 6 Il Raaenna fi uanta d’hauerne formati cento diece mila . Il Rolfellio ftima , che il gran numero offende alla Memoria . Cicerone ftimò,che fidamente cento luochi baftalfcro. S.To- mafTo con Teglia ad hauerne molti. Il Petrarca, il Rauéna,Gio: di Michiele, Matheo Veronefèò Perugino, ìsibuto, e Chirio, & con quelli il Romberch fi dilungano da Cicerone. Voi for- matencne prima cento, per rclfcrcitio j e poi di mano in ma- rno formatene dell’altri, hor collocando vnaChiefa ,hor un Palazzo, hor un’altra Chiclà, finche haueretc la lèmma d’un mille luoghi. E le quelli non ui baftalTero, potrete formarne, de gli altri; purché non pasfiatc à formar li Luoghi della fe- conda Chiefa,ò Palaggio;fe prima non haurete molto bene Ila biliti nella Memoria li luoghi formati nella prima Chiefà ò Palazzo, ch’altrimente facendo, offendcrelle la Memoria, e con la confu fione, e con la fatica. Settimo, Della Diuerfìtà. ■ -zf . % N On è colà doue fi ricerca tanta uarietà,c diuerfità, quan toin queft’Artc; per lo che l’uniformità , ò Gmilitudine delle colè,c diametralmente oppofta alla Memoria di Luoghi. Però in un Clauftro,doue fi ueggono Archi, e Colonne tutte limili , non fi polTono formar Luoghi;!! come nc meno nelle Celle di Dormitori; di Rcligiofi, parlo di quelle che tutte ha no le porte, e diftanze fimili. Si ben’ alcuni uolcndofi feruire di tali Luoghi fimili, diano Regola delli Diftintiui imaginati; come legnarcon la mente le Colonne , una con una Croce, un’altra con una Mano , vna Cella con un Santo , l’altra con un’altra Figura;non dimeno quello mi pare uano c fuperfluo, si perla difficoltà, che s’aggiongealla Memoria, come per ha ucr noi ampia commodità da poter cIegger’aItrfLuoghi,qua li per la dilfomiglianza,c diftintiui reali fon più atti, e facili al la Memoria, lènza lottomcttcrci Se à quella nuoua fatica, & à tal pericolo di uacillarnclli fimili. E ben uero, che le noi nel formar di Luoghi , doùesfimo palTar da Luogo Commune ad altro Luogo Commune, come palfarda una Cielàad una Sacreftia; e per congiongcr quelli due Luoghi Communi, ci conuenilfe palTar, per un Clauftro colonnato, e che le Colon ne fu- nefuflero poche in numero, come tre,ò quattro ; non nega- rei il palTat per quelle, e diftinguerle con qualche legno reale pofto ad tempus^com’io disfi nel Capo quinto del Diftintiuo, ò collocandoci perfone familiari, fecondo le regole che fi di ranno delle perfone ftabili , ò almeno diftinguerle con fegni imaginati. Delle Celle fimih di Dormitori, s’auerta ,che ce ne potiamo lèruirc,ò palpando, ò entrando; le palTando,e tut te le Porte, e le dirtanzc,tra Porta, e Portalono uguali, e fimi li: è difficoltà a i oprarle, àchi non le li fàprattiche,diltinguc dole per diftintiui efficaci, c particolarmente per Peritane che ui habitano, quando lon molto ben conolciute dal Formato . re. Se entrando è gran commodità ; perche col diftintiuo ef ficace ritrouata la Cella, fi portono dentro di quella ordina- tamente formare alcuni Luoghi , & ufeendo da una paflarc per lo fpatio tra mezzo alla lequente Cella. Ocrauo Dell* Lumi, DErche forniamo fi Luoghi,per collocarci l’Imagini, e talmé *•' teli raprelentano alla Mente l’Imagini, quafi l’hauesfimo dinanzi à gli occhi: però bilogna,che il Luoco fia illuminato; acciò Mangine fi posfimortrareallofguardo. La onde il Luo go oleuro, non catto per queft’ Arte; perche fèpelifce, uela,& acceca Tlmagine.E fi come l’Imagine porta in aperto Luogo, perii fouercnio lume fi rende all’occhio fbuerchiamentefplc dente, d’occhio irtelso s'offulca in mirarla , ne può diurna- mente, e commodamente contemplarla; cofi la Mente non ef fìcacemente apprende , nè uiuacemente la Memoria csfibilce qucll'Imagine, cheda foucrchto lumeè illuftrata . E però le Strade aperte; le Piazze , le Muraglie, che fono dalla parte di fuori dell’Edificii, non fono troppo atti per quert’Arte. E qua to aH’ofcurità,il Sauona dice,cheil Luogo oleuro, fi può far luminolo: le fi confiderà, efi forma con un lume di Lucerna, e Tempre fi mantenga nella Memoria cosfi illurtrato,come fu uifto con il lume quella prima uolta.Ma quello io l'ammetto, quando quel Luogo oleuro forte neccrtario all’ordine di Luo ghi, per non interromperli; fi che per continuarli bilognaflc palfar per un Luogo oleuro. Il limile dico dclli Luoghi aper ti, che per cotinuar Luogo Còmfflune , al Luogo Comma ne, mi bi/bgnaffc pattar per vn'Andito, ò per vna Strada ,ò per vn Cortile': potrei in tali Luoghi aperti, formar i Luoghi diftinti.E quando fodero /ouerchiamenie luminofi :fitor- mino i Luoghi in tempo nuuololojò nell’hore, quando s’itn bruna il giorno la /era , ò quando fi chiarifce la mattina. E nel modo che furo vidi la prima volta che fi formaro ; così fiano Tempre ramcntatt. Et auertail Formatore, di non eflcr troppo fcrupoloio intorno alli Luoghi aperti; perche ctten- do aperti uerio il Cielo, e per il progretto , nondimeno fono chiufi a faccia, con mura & habitationi non troppo dittanti» come /bgliono ctter le ftrade per le Città;e s’ofl'crui quelche fi dirà della folitudinc,e fic detto di lumi, di formar i luoghi in certe hofe del giorno , quando e men frequentati, e men luminofi fi veggono; non c dubbio che permisfibili fono alf- Artè. • Nono Della Quantità. m P Erche ne gli Luoghi fi collocano l’Imagini corporali, di- ftefe per larghezza, & altezza;però bifogna, che li Luoghi habbino la loro debbita grandezza. Et perche il Luogo trop po piccolo, non potrebbe capir l'Imaginc ; e fe fotte troppo grande fuiarebbe lo /guardo, & confequentemente la Men- te # laquale ila attenta alla Memoria, che è fondata nel fenfo: però fi attegna la larghezza di otto ò noue palmi, òpiedi;per che in tanta larghezza, fi può à braccia aperte, e fpiegatedi- ftender vn’Huomo.Nó meno, acciò nello fpiegar delle brac ciad’vna perfona,noningombratteilLuogointanto: che nò reftatte fpatio per l’altra Per/ona, quando per occorrenza del l'Imaginc bifbgnatte fimilmcnte fpiegar le braccia.Non più» perche noi uogliamo feruirfi delti Luoghi , non /blamente per li Concetti: ma anco per le Parole. E fi come malamen- te leggiamo le parole, quando le lettre, fillabe, ò le parole an Cora /on'troppo dittanti l’vna dall’altra: così tardamente /om minittra la Memoria, quando li fimolacri non hanno tra lo- ro vna cofiueniente vicinità» come diremo nelfeguente Ca- po della Dittanza. E Decimo Della Diftantia.' C icerone vuole, che un Luogo Ila dittante dall’altro trenta Piedi, ilchc lìcgue ilMonlco. Il Rottcllio vuole, che 30 . Piedi, s’intenda del Luogo ampio; ma del particolare , quin- dici ò vndici Piedi. Il Sig. Porta dice, che Cicerone vlàua i Luoghi per li Concetti giudicali, douebifognaua hauer fpa tio grande, per depingcrci gran fatto: ma per le noftre Re- gole batta la diftanzadi otto palmi . Alche fottoferiuo io di ccndo y col detto Sig.Portarche le per calò ogni otto palmi* non s’ihcontrafle Angolo^Porta^ Fineftra, ò dtftintiuo nel Muro ; mà il dittintiuo fotte puoco amati, 11 che bifognal^ fc dittender’il Luogo altri due palmi, non importa che la di- dimi Ila di dieci palmi . Si come incontrando il dittintiuo nel lètti mo palmo, e nelfottauo non ci fette ; non farebbe er rorc, il fermarfì nel dittintiuo.E la dittanza s’intende, dal cé- tro,e dal mezzo del Luogo, al centro dell’altro Luogo : lì che ne fìegue,che li Luoghi habbino ad etter fbccesfiui , e conti- gui . Il Rauenna adegua la dittanza di cinque ò Tei piedi : il che le ben potette pattare,nondimcno è più lìcuro darli la Iar ghezza d'vn huomo,con le braccia (piegate e diftefejaccio occorrendo farli Ipiegar le braccia non s’ingombrino le Per ione tra loro.URomber eh oltre che (lima ottimala Regola dclRauenna,aflegna ancora la dittanza di due piedi quando l’Angolo,ò altra cola lègnalata,abbracciafle i luochi.Ilche le s’i mende da centro à cétro, forfè pattarebbe, per la collocano ne immcdiata:ma non è congruo perla cJlocatione media- ta, laquale ricerca Pcrlone Se Imagini,lequali douendofi fpie gare per larghezza,non li ballano due piedi; le pure per pie- di, non intendefle due moti, e pasfi. Ma s’egli intende della di flanza,tra il fìne di vn Luogo, & il principio del feguente : fe la necessitaci conftringe à far quello* c permetto com’io dif fi col Sig.Porta. - . • ,■ f ! ?, -, Icttioiic Lettionc VI* Vndccimo Della Soccesfione, T A loccesfionc di Luoghi, ò s'intende tra Luogo Comma *-'ne,e Commune:ò tra Particolare, è Particolare . Quanto alla prima foccesfione , (irebbe bene in vna Città, hauendo più Luochi Communi:chc il Formatore (ì sforza (Te ordinar li, conforme al (ito ideilo che fi trouano;paflàndo da Luogo Comtnune al Luogo Commune ordinatamente:cioc da un Luogo Commune, li pas(i all'altro Luogo Commune più ui cinoje co(i poi al terzo, c poi al quartoje girando, ò caminaa do per dritto ordinatamente, pauarall altri foccesfìuamente. E non potendoli ciò fare di tutti; (i faccino in due ò tre par* tite.Et perpaflar da vn Luogo Commune, ad vn’altro Com mune, coinè da vna Chieli ad vn Palazzo, da quedo ad vn al- tra Chicli: (irà ben’incatenar quedi Luoghi Communi, con alcuni Luoghi Particolari;purche il uiaggio da brcue,cli Luo ghi fi posfino formare commodamcnte, come disli nell’otta uo.capodelli Lumi, e nel (èttimo della Diucrfità. E queda (òcceslìone tra Luoghi Communi c vtile: perche collocando voi vna T*redica,od Oratione , e li Luoghi Particolari d’vna Chieli, non ui badalsero , perlochc ui bilognalse paflar ad vn’altro Luogo Commune:gioua il paflirci,per un mezo con tiguatojaltrimente la Memoria fuariarcbbc.È notate, che que fio paflagio li fà in due modi nel recitare , primo conpaulà, fecondo lenza paufa.Con paula c poli, per elfempio hauen- do finito il Prohemio , il dicitore prende fiato, epoi ripiglia la Narratiua:in queda polita , può il dicitore far paesaggio da Luogo Scontiguato,ad un Luogo Dilcontiguato ; c non (blamente da Luogo Commune, ad vn’altro Commune, che lia in unaidefsa Città:tna ad un’altro Luogo Commune, che fia in vn’altra Città.Pcr efempio, hauerò collocato il Prohe- mio, nclli Luoghi della Chiefa di San Francefcodi Palermo; polso collocar la prima Parte della Predica , nclli Luoghi di San Domenico di Palcrmojò nelli Luoghi della Minerua di £ a Ro- Roma, e la feconda parte, in vn’altrà Chicli . E così, non è in- conucniente pattar da Luogo feontiguato ,à Luogo feonti- guato;& ctiamdio lontano, quando li prende fiato . Mal nel fecondo muodo,tjuando bifogna farpaiTaggio lènza paulà, e fenzapofata: è pericolofo,il pattar da Luogo Commune, à Luogo Commune , lènza qualche mezo. Per eflempio,la prima parte d’vna Predicabile va fcguita lènza pofata ; bilbr gna collocarla in un Luogo Commune.E fé un Luogo Com munc non baftaflè ? Dico che collocandola tu ledeui darai- tergo in un Luogo Commune, che fiacapace:e così fuggiti pericolo.E le per mancamento di Luoghi , ò per inauertenza te la troui collocata in un Luogo Commune, e poi fei forza- to pattar ad vn’altro Luogo Communc:dico chedeui pattare advn’altro Commune vicino, quale però fia contiguato per Luoghi Particola ri, co m’io diceua. E le quello non fofic có modo difarfi? Dico che bifogna adoprarl’allutia, fingendo qualche coliche ti dia tanto di Paulà; quanto commodamc te la Memoria , con la Mente uoliiio al principio dell’altro Luogo Commune, e trouato il principio lèguir la Narratiua. Per efsempio predicando, quando farògiutoal finedelli Luo ghi Particolari d'vna Chiela,c douédo pafsar ad vn’altraChie falontana;fingerò che mi venghi vnatofse, ò cheti Compa- gno michiama;c mentre ltarò,ò à tosfire e purgarmi, ò uol- tandomi parlar, ò attenderai Compagno; pafserò con la Me moria, e con la Mente, al principio dell’altro Luogo Comma ne, e trouatolo e ben polsedcndolo, ripiglio il ragionamento, ■e così con l’Arte, e con l’allutia cuopro il difetto . E quello fia detto della lòccesfione de’ Luoghi Communi , che della lòccesfione di Luoghi Particolari, non occorre dir altro: poi che quella li conchiude dalle due Regole antecedenti, Quanti •tà, e Dillanza , alle quali necefiariamente ficguc la contigua- tionc,e lòccesfione. Duodecimo Dell’ordine del Moto. L ’Ordine del Moto , s’intende dell’ordine che li de tenere dilcorrcndo per li luochi : fe fi deue cominciare da man delira, c campando finire nella man finillra; ò difeorrere al v - -- con- IP contrario.il Raucnna parche cominci dalla delira. Si bené il Rombcrch r duca il Rauenna al mot* perla deftra;ma co- .minciaudo dalla liniftra.il Roffcllio vuole, che lì cominci da man finiftraj (è bene non rifiuta il contrario.. Il Porta lodai’* rn’è l’altro;purchc li fèguiti l'ordine, che cominciando dall- yna,fi Unifica all’altra.Che dalla delira fi de cominciare, cc Io- perfuade il Filofofo diccnte, ch'il moto comincia dalla parte delira. Che dalla liniftra lo proua il Rofcelho: perche queft*- Arte,è poco differente dall Arte di Icriuerc, come dice Cicero ne:e perche noi lcriuendo,e leggcndo;fcriuemo,è lcggemo,Co minciaudo dalla f!niftra,e cammamoalla dcftra;però li de ca minar. per i luoghi dalla Anidra alla delira. Alcuni ftimano, che quelli che ucggono bene col l’occhio deliro, come lon’- io; e poco e niente coll’occhio lìniftro , Icofrefsero dalla de- lira alla finiftra; quelli che vgualmente ueggono, con ambe- due gli occhi, pofsono indifferentemente di /correre dall’ vna, e dall’altra parte.Nódimeno l’elperienza moftra , che èco- sì facile cominciar da vna parte, e finir nell’altra : come co- minciar dall’altra, e finir nell’vna.EIa raggione,non è, nè l’v- na,nèl’altra asfignata dal Rofsellio : perche l’vna, efclude l’al- tra. Che fe fofse,pcr il moto dello fcriuere: non farebbe faci- le vgualméte il leggerete i Luoghi al rouerlo , come l’efpe- rienzaci moftra. Se fofseil mote, che comincia dal deliro : ci farebbe difficile il cominciar da man manca,ilchenon c vero: fi che ne l’vna nel altra raggione, elattamente,& elquifitamé te ci quieta.La ondeùn quello fatto ftimo, che ò pariamo de la collocatone dell’Imagini : ò della formatone di Luoghi. • Quanto alli Luoghi , vgualmente è facile rallentarli, per vn verlo;comc per l'altro . Quanto airimagini,ò fono Imagini intere e Iole, di concetti, ò di parole intiere i E così, perche o- gni Luogo hi la fua intiera Imagine; parimente è così facile i difeorrere per un uerfo,come peri altro.Mà fel'Imagini fof lerodi parole, & Imagini fpezzatc, cbilògni leggerle, nel muo do è uerfo,che fi leggono le fìllabe al dritto non al riucrlb : così è più facile difcorrer’à quel verfo,chc fon collocate. Per elsempio,nel primo Luogo ci metto quelle parole, te Ibl’ado ro. per T. ci metto vna pei fona chiamata Tiberio, alqualc dò in mano un Tridente, colquale fora una fòlad’oro . e così da da Tiberio , hòilT.dal Tridente l'E,e dalla fclàdioro,que* Ile due parole fol’adoro,e tutte tre quelle figure fanno,te fol* adoro.Qucde tre figure le pofso collocare in due muodi,pri mo all’vfo hebreo, che legge dalla delira alla fmiftra, fecon- do all’ vfo greco, ò latino, che fcriue,e legge dalla fin idra alla dedra.Se io le colloco al primo muodo, 'più facile farà proce der poi, dalla dedra alla finidrarperchccon quclVordinc io tengo albcrgatcncllaMcmoria.Se le colloco al fecondo muo do;più facilmente procederò, dalla lìmdra alla dedra parte . Mà feillmagincc intiera d’vna fola figura, come fe nel j^ri- ’ ino Luogo ci metterò queda parola Geronimo, 1 eper quedft parola ci colloco l’Imagine di vn San Geronimo, colpetto ignudo, e col fallo alla dedra mano : pollo ugualmente ben ricordarmi queda parola, ò dalla dedra , ò dallj linidra par- te, ch’io cominci.E la raggionc, perche la nodra Memoria, & al dedro,& all’oppodo muodo vgualmcntc esfibifee , credo che fia: perche non mira l’ordine del moto di nodripiedi;ma l'ordine che ritroua nelle colè uide dall’occhio. E perche nel le cole uide, non /blamente ui c l'ordine dal primo al fecon- do, e daquedo al terzo,ecofi loccesfiuamentc fin’ull’vltimo j ma vi è parimente l’ordine dall’infimo focccsfiuamente fino al primo:pcrò ordinati ncU’idelTò muodo li fimolacrì, puo- le la Memoria fondata nel lenfo,&al dritto,& al rouerfo esfi birh fenza difficoltà alcunaifi come l’occhio con l’ide/fa faci lità,che mira gli oggetti dalla dedra alla finidraj puolc mirar li dalla finidra alla dedra. • ■ • . S 4 - ' • • * • * * * ’ * * i XIII. Della Solitudine. N On parlo di quella /olitudine, chefinfe Cicerone del- la Città da formarfi da noi cò l’imaginationein vn De (èrto, per darli tutte le conditionidi Luoghijperchc di queda ne raggionaiyquando disfi delli Luoghi imaginati : ma inten- do dclìi Luoghi artificiali reali, liquali fecondo 1 ide/To Cice fonedeuono efler eletti, in Luoghi folitarii , non frequenta» da gcnte;pcrche la frequentia.il pa/feggio,lo drepito delle gé ti,didurba,e debilita li fegni delFlm?gini , che all’incontro la lòlitudinc conlerua integre llmagioìdi fimolacri.il Rauenni dima ftinuuana ropinione della fblitudine, ciocche non fi elegga- no Luoghi,d >uec frequenta di gente, come le piazze publi che, le ftradc della Città frequentate: perche balla hauer uifti quelli Luoghi qualche uolta lolita rii, e lènza gente. loftimo che quel che dice il Raucnna fia uero delle Chielè,e Tempii, liquali in certe horelòn uacue,e lènza gente: & inqucll’bo- re noi poslìamo formar li Luoghi;!! che balla la prima uol- t.i haucruilli tali Luoghi uacui. Ma delle piazze, e llrade fre- quentate d’ognihoradiurna, non so come le poslìamo ueder folitdrie,e uacuejeccétto che lèm’empilTe l’orccchiedi bom- bacc,ò cottone,pcr non lèntir’il tumultojc con 1-occhi facef fi un’eftàfe mctaphilìcale, e non attendere ad altro con gli oc chi Cc non à ucdcr’e formar i Luoghi; ò pure formar iXuo- ghi, nella prima hora del giorno, quando tali Luoghi foglio- no elfer quafi igombri di gentc,com'io disfi nel cap.8. à pro- pofito di lumi. Et in quella maniera, potresfimo ancora for- mar Luoghi in tali Luoghi frequentati; Ma potendo hauer* altri Luoghi più com modi, io non mi metterei à quella im« prelà faticofa, e periglio là. XHII. Dell’Altezza. I L RauennauuoIe,che li Luoghi non fiano alti:ma coli iti lpofti,che mettedoci l’Imagine dcll’Huomo, tocchi il Luo go dcfignato.& à mio giudicio, poiché haueteintelo della Iar ghezza del Luogo, douete anco hauer Regola dell’ Altezza, che mira la !ommità,ela baie del Luogo. La lommità,e bafe,fta- bilitcla con l'altezza d'una perlbna humaua:fiche il piedcye balè del Luogo, fia il tcrreno,ò l’aftricatOjò il mattonato, ò folaroda fommità fia. (òpra il capo , tanto quanto può gion- ger col braccio dirtelo insù, e toccar conia fommità della ma no.E quello,pcrche occorrerà alle uolte,dar gefto alla pérlo na di braccio alzato uerlb il ciclo, ò darli qualche colà in ma- no, quale per fila conditti one ricerca TAltezza;comelè tenef. fè una bandicra.Et il piede l intendo in Luogo , che l'occhio poflà mirar tutta la perfona albergata . E fe nel Luogo ui fia banco, poggio, ò grado, fi potrà ftabilir la perlbna, con li pie- * di fopra di quellijsforzandofi però per quanto più fi potrà. che li Luoghi fiano pari, e di fimile altezza, quando la {labili tà di Luochi,non ricerchi far’altrimcnte, come nelle fcalc, nel li afcenfi Src.Epcr la parità di Luoghi, che da cofc mobili fuf fè impedita: fi potrebbe, o ad tenipus,o con 1 imaginatione fi muoucrc quelle cofe,& formar nella Memoria li Luoghi pa XV. Dei Sito. ; %» j 4 j , , . . . \ ; -, ■ . - ' J - • . • Z N On balla hauer il Luogo particolare : mabifogna co- nofeer la parte del Luogo, douc s’ha da fituare rimagi ne;e quella parte deuc cller’il mezzo del Luogo particolare. E (ebene il Roflcllio dubita, e difputa fiele Figure fi debbo- no colle care ne gli Angoli, ò nelTlnterflitii tra Angoli, Se Aa go!i; non dimeno noi hauendo asfignata la quantità, e la di- ilanza de’ Luoghi particolari, con la mifiira della larghezza . d’vn’Huomojconfequcntementc concludiamo la Figura, e l’I- magine doucr effer fituate,nel centro; difendendole poi dal l*vna,e l'ajtra banda, delira e finiftra, tanto quanto ricercherà la grandezza & quantità delle Figure, & Itnagini . E fé in un Luogo occorrerà collocar più Figure: fi potranno collocare proportionataipentc compartendoli Luogo , fi che ciafcuna Figura habbi il filo didimo, e conueniente Sito.il Romberch non loda gli Angolitperche la ftrettezza,che farebbero le col locate Imagini,&l’ombra & ofeurità, impedirebbero la didin tione,& chiara uifta. Nondimeno quello impedimento fi to- glievo! giuditiodel collocante; mentre non ingombrerà fo- 4i erchiatnente il Luogo; ma in tal mifura , che le Imagini fi modrino all’occhio lueidee didime. XVI. Della Signatione Numerica. V Volc Cicerone, che per ogni quinto Luogo particola re; fi ponga un fegno numerale.Per efiempio, al quinto Luogo mettere una Mano d’oro, che con le cinque dita mo- ftra un cinque, e così (occcsfiuamente . Il Signor Porta (lima quella Regola di Cicerone /uperflitiofà, e difiutile.Ermippo, come dice Iacopo Supplitio,uuole che ciafcun Luoco fia fe- gnato col numero. Alberto, che ogni decimo Luoco habbi U j ~ ' fuo „ t ir Tuo mimero,Qulntiliatio con Ciceron.chc ogni quinto. Que flinumeriòli pongono per dirtimiui, ò per recitartele per diftintiui fon fuperflui: poiché cialcun Luoco hi il fuodt- (lintiuo, fenza far quella terza fatica. Se per recitarli, il nu- mero è parte d lmagine,c pero mobile, non immobile ; poi- ché nè à tutti li Luochi fcrue, ne in ogni occafione . L per le occafioni , bada ad hauer li Luochi numerali dclli quali dirò poi. E quella Regola Ciceroniana fia da me riferita, più torto, per non lafciar cofa intatta, per la intiera notitia di que {l’Arte; che ci habbia* o à lèruir di quella. E perche molti Scrittori quali Dilcepoli Pitagorici, feguendo chi prima fcrif fe c dille, empiono le loroprc di dottrine fuperflue, mutili, & alle volte nociue, con poco profitto di chi le Icgqe;laonde per auertirui rtn conftrctto alle volte trattar di cofe à fuga, non a lèquela.Comc anco firn sforzato dirui di quella rego ia'che dà il Roinberch , che li Luoghi non liano circolari : perche il Circolo non hà principio, ne mezzo, ne fine. Nul- la è quella Regola; perche parlando noi dclli Luoghi perii quali li dilcorre; le ben c’incontramo in vna danza Circo- lare, cffendoci la parte per la quale s’entra; bilogna , che ci fia la faccia dcringrello, &. indi la parte delira, e limftra ; e dalle parti dell’ingrediente, c caminante lòcccsliuamente , li formano li Luoghi con li fuoidirtintiui . XVII. Della Proporcione' . I L RolTcllio affegna quella condittione nelli Luoghi , che habbmo proportione con le cole Iocate;perchc volendo ra contar Panni di Sacrcrtia,più colimene collocarli in Sacre- ftia; clic in Cantina, ò in Cocina. Io rtiinarei quella Regola efler bona, quando com meda mente fipotefle lare: perche le racconterò molte cofe,c l’albergarò in vn Palazzo;c gtongcn dpal mezzo, non conuiene, douendo idear colà Sacra, lenza paula lalcia r li Luoghi locccsliui , per entrar* in Sacrertia ; ma fi deue continouar nelli Luoghi cominciati ; perche col lalto ad altro Luogo communc, non loccesliuo , fuariareb- be, e li perderebbe la Memoria . Oltra che la cola in lolita , F apporta apporta con la nouità maggior atttntione: Uche fuppli&e, » quel che manca della proportionc. Letti one VII- P Ropofi la Partitione,e le Condittioni di Luoghi, & an co laformationc di quelli} hauédo à baftanza detto del primo c del fecondo ; reità che breuemente tratti del ter- zo , e poi dica dcU’vfo di Luoghi , c delle Perfòne , coni io prumilì • • i t >* i r .1 . > ;)} Della Formationo di Luoghi . - H Auendovoi ben iftudiateli foprapofti d ieci fette capi, an darete alli Luoghi communi;& iui conforme alle Con ditioni,e Regole aslignate, formarete i Luoghi. Laqualfor- mationc, nura tre cole, IlDengnare,U Colli care, & il Rcpc tere Primo, con l’occhio ben mirate , e rimirate il Luogo » col foo diftintiuo; edifcgnato il primo Luogo particolare, defignate il fecondo , e coli focccsfiuamente procedendo , finche giongerctc al fine del Luogo communc. E fatto que Ito al dritto, ritornerete àriuedcrli alrouerfo, e tante uolte ciò fate, finche habbiate perfettamente il difegno di Luochi. Secondo, ben difegnatilt Luoghi, con le regole fopradette in mano,cominciarcte a collocarli in Memoria, uno per vnc; collocandone una uolta dieci, poi altri dicci, e così di uolta in uolta in più giorni collocaretc tutti. Terzo li repctirete , più e più uolte, dt à dritto, & à rouerfo; fin tanto, che fenza alcun’impedimento, c difficoltà , da per uoi lontano dalli Luoghi, li fàprctc così ben recitarejcome felhauefte attoal- mente dinanzi à gli occhi. E non ci rincre(ca(dice il Signor Porta) recitarli trenta è cinquanta uolte il giorno ; poiché quello c il fondamento dell opera. E come diccilRauenna, quelli Luochi coli formati, li repetano,tre,o quattro uolte il Mele: perche la repctitione di Luoghi, non è prezzo che Ri- mar la nosft . < ì' Dcll’vlb di Luoghi » - ■ - I m ’xi ' - •-. - ’ • ; a 1 ' ' : J 1 | ‘ f • r» \ - ri » f. ♦ /■_. CE bene dalle Recole date fi cauano alcune cote pert'nea ^ti all'ufo: nondimeno qui mi retta à dirui della uariatio- ne, che fide far nell'ufo , cioè, che fe hoggi adopran o cen to Luoghi, dimane hauendo à leruirci di cento Luoghi, bi- fogna che prendiamo altri Luogh ,non quelli di quali ci fia mo Icruiti hoggi; perche feadopraremo fittesi!, ciconfon- deremo ; attcntochc le prime Imagini offerendoli all . Meo te, con le feconde, apportano confufionc e diflurbo .E per aiutar quell'ufo, fcruirà l’Arte di fcordarli , ci Ila quale fog- gillaremo quello nollro trattato. E quella uariatione io l'ia tendo focccslìua in tutti li Luoghi uacoi , nudi, e fpogliati; di quali s’èanicch tod formatore Perche, hauendvi peref- lempio mille Luoghi, e mi badano cento per Predica, Ora- tionc,ò Lcttione; ineiafeuno giorno uado uariando, finche compifco tutti li mille, in capo di dicci giorni; c nell’undeci- roo giorno poi, ripiglio quelli che mi leruiro il primo gior no. E quella uariatione la faccio;& perla facilità, e per futi lità.Per la facilità: pcrchecol tempo di dieci giorni , uanno maggiormente in obhuione lelmagini , eh m ui collocai ; che non fi farebbe fra tre ò quattro giorni. Eia dimenticali za r!eirimagini,lafciando li Luoghi uacoi, c nudi, là ch’io piu facilmente ui alloghi, & alberghi nouc Figure; di quel che non farei , fe fri poco tempo ingombrati le troualfe dalle prime Imagini. Perl'vtilità , perche feruendomi loccesfiua- mentedi ruttili Luoghi , coll’vfo li riueggo , riuedendoh H ripiglio, e riftampo con maggior tenacità nella Memoria; fi- che non farei, fe Tempre mi ieruillé di cinquecento, egli altri cinqueccntojcon l’vlo non li rmcdeflc mai. Della PcrfoniU. D isfi già, che tutta queft’Arte,è diuifa in Luoghi, & Inta- glili; con tutto cheakuni allignino la Perlina media. Dal principio ch’io apprefi quell’ Arte , Tempre mi piacque F i ufar tifar in alcuni Luoghi lePcrfbne; & hauendo poi uido, clic il Signor Porta loda il medcfimo , tanto più mi fo- no in ciò confirmato : fc bcn’io , non tutti li Luoghi; mi alcuni ho ulàto d hauerli perfonati . Et ammettendo all'Arte quede Pctlone , dico che fi riducono alli Luoghi : poiché fi pongono per fodegno delle Imagini,come appare nell'vfojle ben le perfine, che fi pongoho giornalmente , e mobilmente, fi riducono all 1 magmi. Per elfempio,al primo Luogojui metterò una Perlona, che dia eternamente dabili ta in quel Luogo;& alla giornata poi formando 1 Imagine, la pongo in quella Perlona; c (cancellando i’Imagine, refta la Perlona col Luogo;qucda petfona, fi riduce alla (labilità del Luogo.Mà fé hauerò il Luogo nudo,fenza Perlona (la- bile , e uorrò nel primo Luogo metterci vna Formica , la quale per eflcr picciola , e non mouente l'occhio , bilogna metter nel Luogo una Perlona, che me la prefenti ; c Can- cellando la Formica parimente tolgo uia la Perlona, eredi nudo il Luogo come prima : quella Perlona fi riduce alla mobilili della Imagine. Dunque laPerfona fi riduce, ò al- li Luoghi, ò alle Invagini; Di quella Perfona dirò quattro colè . Primieramente il muodo da metterla per Luogo nel Luogo.Secondolecaufe, perche tal Perlona li ponga per Luogo. Terzo perche fi pó gono ancora Luoghi nudi, lenza Perlòne.Quarto fcioglicrò alcune difficoltà, intorno alle Pcrlonc. Quanto al pruno , fi deuc far (celia di molte Persone da noi ben cono le iute C uille, e di diuerfe Nationi, patrie, cofiu rtv, e qualità, Huomini, Donne, Fanciulli, Fanciulle, Vecchi, Giouani, Maritati, non Mari ati, Preti, Secolari ,Rcligiofi, Monache, Prcncipi, Signori, Schiaui, Nobili, Ignobili, Artc- giani, Nani, e limili. Equede p^rfone da noi vide, econo- fciute,le fermeremo in un foglio, ordinandole con diuerfità, come à dire, nel primo luogo porre vii Vecchio, nel fecondo TnaG ouane, mi terzo un Faciullo,iicl quarto vnoSchiauo, nel quinto vna Monaca , nel fedo vn Prencipe , nel lèttimo vn Nano, nclfottauo unaFanciull ’,e così con diuerfità ref- ordinate, fiano collocate nelli Luoghi formati come di l'opra. E funo collocate nclU Luoghi, che diano in piedi 9 dritte, dritte, nude,con le /palle al muro, e con le braccia pendenti, «che Tocchio noftro fcuopra tutta la per fona. E così collo- cate, cominciate colla Mente à contemplarle in quei Luoghi, •come fe iui fuflcro;e paftegiando (aiutatele, toccatele, chia- matele per nome, di/correte con loro, miratele, e rimiratele à fronte, à fianchi. E quefto eftercitio, fatelo per due, ò tre giorni continoi, ò più; finche ottimamente uederete, che la Memoria, e la Mente le prc(èntano,c contemplano, à drito, & i rouerfo ; quali che dinanzi a gli occhi fufl'ero prefenri. Etauertafi che/ommamentegioua, collocar delle Perlbne, <hc ci lìano per grande affettione molto imprefle nel cuore; e cofi delle Pcffonc eccesfiuamcnte ò belle, ò brutte, ò ridi- colofe; perche quefti Ecccsli maggiormente /bn rapprelènta. ti dalla Memoria. E perche non lì può hauer tanto nume- co di Perfonc di tal eccello, per tanti Luoghi ; però quelle Perlbne eccelliti e, lì pptrunno compartirc,&r per ogni quar to, ò quinto, ò fettim^ò decimo Luogo, collocarne una; ac ciò la Memoria recitando, ò prelèntando, come fianca e lafi la, per ogni tanti pasfi ritroui Luogo, doue li rip lì, e fi ria franchi, ò coni' eccetto.,, ò con la loamtà dell’aftcttione . E quefto badi, quanto al mtiodo di collocar le Perlbne . Le caufc, perche fi loda il collocar quelle Perfine netti Luoghi, fono quattro. La prima, perche nelle Imagini,che fi pongono ne i Luoghi, per dimoftrar vn fatto, òvn gello,fi fuole cercar una Pedona, chele prelènti, & in cercar quella Perfona, ui li Ipcndc fatica e tcmpo;Ii doue ritrouando noi nel Luogo la Perfona (labile, potremo in uq fubito accom- modarla al fatto, ò al gefto che noi uogliamo clprimere , ò Spogliandola^ veftendola, ò dandole li modi, atti, c gcfii, li- quali faranno neccflàrij al propoiiiol La feconda perche ta- li perlbne mcrauigliofameme diftingono Luogo, da Luogo; e li sì di quanta ncceslità fiano h diftintiui nelh Luoghi, p facilitar la ricordanza della Memoria.La tersa nelle cole pic- cole^ inanimate, quando lì pongono per i magmi, fi lòglio no porre Perlbne uiue>che le dimoftrino, e faccino parere; dunquegran facilità farà à tutti quefti bifogni , il ritrouar ne i Luoghi le Perfone . La quarta perche con grande alle- grezza^ chiarezza li viene al Luogo,oue fu una Perfona, la- quale dii porga merauigl!a,ò II apporti diletto. La onde le tn Muronud >ò altra Pcr(oua>nt , n così circonlìantionata, ci fa ricordare vna fola parola; quella ci porgerà vn veri© m tiero,come chfcfe ci preferita chiara» lumino!* , desiderata, amata, diletteuole,"e : lrabilita.E le bene per vn numero con ucnicnte e mediocre di Luoghi, comedi cento, ò ducano, lì potrebbe far quella diligenza delle pecione inondimene in un numero grande di cinqueccnt , e mille, e più Luoghi , lì tratta co fa molto difficile il v<>ler aggeauar la Memoria di quella doppia fatica. Gkrachc farebbe vn’empir i Luoghi di perfbnc communi, lcquali non farebbono ni una gagliar- da motionc, come le foprapolle,e però a colui, che ha nume ro grande di Luoghi, ne li reftano molti nudi. Olirachc in certe occafioni*fon più atti li nudi, che li pfònati;come in ro ler recitare vinti, ò trenta Santi, ò eflemptgò Auttomà lóro* & effondo note à noi lelor figure ; più facile ci farà albergar ne i Luoghi nudi, quelle figure grandi proportionate,e quali Ttue,che il uolcr addattar la perlòna,chc fìanel Lu' go,chc prenda figura di quel Santo: perche in collocar quel Santo , nò lolo letica d: colVcarlo;mà far che la Pcrlona del Luo- go, me lo rapprclcnti,hò due fatiche, la pr.ma di fpogliar- mi della fila qualità, è pervadermi, che lia un’altro , e poi datali quella figura, a llocarla nella Memoria; fi che con l’c- Ipcricnza, riefee più facile il primo muodo . Il limile dico, in uolcr recitare molti nomi di Pcrfoneconofciute;chepiù facile mi làrà,fubbito nel Luogo nudo collocar la Pcrfòna cóno!ciuta,che m ler con l'imaginationc, formar’ altra Ima gine,ò Figura nella Perfona (labile del Luogo. li fimilc di- co di molte Imagini, che lì formano dalla conuenicnza del la lcrittura,ò pronuntia, come diremo al fuoLuogo;lc quali imagini, più fpeditamenre & cfijuifitamente fon raprefenta te.ptfrle proprie imagini delle Pcrfonc, che dalle aliene. • InoItrc,fc uorremo ufarc I Alfabeto perlonalc del Rauea. na, che ogni lettera hà la fua Perfona,come A. Antonio B* Bifliano C.Carlo &c. ,fàrà un metter Perii ma nella perfo-- na,fe il Luogo none ignudo da altra Perlòna.Oltra cheuo- fendo noi effigiare la Pcrlona flante,non Icmpre conucrrà à lei l’effigie dcliderata : che te uorrò l’effigie d’Androtnc- Ja,ò di Lucrerò)» trouado nel Luogo un‘huomo uecchio,' molto ben da.mé coup Aiuto, come lo fatò Donna , fenza «he gran repugnanza mi fi dia, e nel Collocai la, e nel ramen- tarla-ln olircela Perfona,per la Aia friabilità, è inetta à ro- llar Tempre col luoco; perche à quella Perlòna,che fi trou* collocata, puole Tuccedere alla giornata cafo di morte, e di morte orwbde,ilcheal formatore, come amico, apporte- rà difgufto & borrorp,e difturbo graude ogni uolta , che Te li tara incontro rimembrando, llqual difturbo, quanta fu nociuo all’ufo della memoria; la elperienza l’infegni. Per quefte caggioni dunque c per lelpericnza iftefla conclu do, che non conuiene,haucr tutti li Luoghi perfonati.E le d’alcuni lo concedo, non oftaranno leraggioni, che fi po£ fono addurre in contrario , Non ofta primieramente eh? gli Antichi, non deflero quello Mctodo:perche l’Arti col tf po fon crefciute, migliorate, augmenrate,c fatte lèmprepii); perfette,, con le nuoue raggioni, inuentioni , Scelperienze, Nc olla fecondo, che il Metodi della Perfona, aggionge fa <ica,à fatica; poiché faranno tre fatiche , la prima della l'or r - mationcdcl Luogo, la feconda della Perfona, la terza dcll’|r magine,la doue baftarebbono due: perche la fatica feconda^ fatta vna fola volta allcgcri Tee la Memoria, c la Mente di cen to fatiche, che s'harrcbbono à fa re ogni giorno . Ne oft» terzo, clic indarno, li fi per maggior numero di cole ilfat to, alquale ballano poche, percnc non cosi bene fi fà que- llo fatto col iVit'ue/o di meno, come col nupiero di più; per locbcnon fon. indarno quelle $o,lc, che yxili c gioucuoh Ip* no al fatto; accio meglio riefca,c con maggior facilità c co modità. Ne olla quarto, la variabilità della Perfona:pcrche, yna vai iata, le li può dar il cambio dWaltra. Neofta quin- to, qual fi veglia altra raggi<>ne;poiche l’efperienza, laquale r uerace maeftra delle cole c* infegna,che quelle Perfone ap- portano all Arce merautgliofogiouamento, & inelphcabiJc ageu dezza, c facilità alla Memoria, e chi noi crede, ne facci lc(pcricnza,e poi parli. E quello balli delle Perfone. Lettione f fi iWt* 4 " P Er compimento della coguitlone di Luoghi , voglio m quella Lcttionc raggionaredi alcuni metbodi Angolari degni da faperli, il primo di Numeri , il fecondo dell» Luo- ghi per dritto, e per riuerfo, il terzo 'per ogni verfo dal capo, dal piede, dal mezzo, quinci, e quindi , il quarto Luogo per la circjlationc color rettoria? -••(«li..; . Dclli Luoghi Numerali . ' ; Lettione Vili- t ... .d <o I O m’ho fatto tafttt familiari li numeri da vno infino a ceit to , e da cento fin ad vno che di quelli in certe occafioni me ne firuo per Luoghi, e fpiegarò per alcuni capi il tutto. Primo bilogna pigliar li numeri da vno fin’a ccnto e farteli fàmiliarisfimi enn l’ i n 'agl fiat i o riesco mè fuilcro cen o Luo- ghi, c quelli recitarli , eramrntarli al dritto-, & al 'ouerlb fiche lenza int ppo, & impedimento li lapp arne» b.n rcci? tare al riuerlo.Secondo volendo collocare le parole , prima le firmerete in carta con li fuoi mimerà froi-t , t-poi pad- reggiando porrete in memoriale parole, naie una al fiio nu- mero. Con quell’ordine p ri. v.jera mente collocare e IVnità, e decine, & collocando recitate al dr tto,& al temer o finche lì lappiate bene, poi collocate Iccìnquire c fintpre recitati do quelle, e le decine finche bene le lappiate, poi collocate le paroledelli Numeri pari c quelte recitate al dritto , & al riucrlò con tutte 1 altre decine, c cinquine finche btnlelàp- piate per ogni ver lo, vltimo collocarctc le parole delli nume ri fpari col medefimo modo . •’ » . i‘.' * ii! . I r- I" J> -’-O* J • *>- ‘fj ... fi* * i Elfempio. r, -mi ■)! ■ •un ijl *5 E S S E M P I O . ■’*> Parole che s’han da col-- locare làran XX. Videlicec. < il I. Rota . :ia ilj; ; ’ a. Pena. .0 » { oTr.:i 3. Pietra. ’Ól PO' t < 4. Pane. 0U.1J i 5. Luce. 1^(3 C il ! x. ~ 6. Vita. J ?{01 • 7 * Via. ; 1.1 tM 8. Verità. | , > ■ 0 *i L L ( 9, Morte. ’UI CliO' io. Porta. li. Inferno. i2.Cie'o. iflitfD •: 1 3. Sole. u sA iy -iì 14. Luna. ; HHli'l « • if.Orizonte. ' o ( ina3i i< 5 .R.iggio, 1 ». * k iq at Mi < ly.Patre. 18. Figlio. *J >il j O .5 ip.Marc. • oq «fati ao.Tempio. 1 &i>Oili 0. ./od i\ »OT 3 t 5 ;i ; , - >• b " • ’J • l«- i* /(. li 1. 1 ■ L pftiarri (.1 f|o r j 0 i> ; .V . * : 1k /.'Vc-mb ù Riti -sxapaiibnu tlkuaiaiip tlciSOlU T -il 3.1 . Modo di Collocarle. ■ 1 11 1 ■ ■ ■ — ■ 1 — — — ' Tr'mo le finità e Decine, I. Rota. io.Porta. ao.Tempio. Secondo per le Cinquine, 5. Luce. ij.Orizonte. ■fi ■■ '* Terzo per li Tari . .... a. Pena. 4. Pane. 6 . Vita. 8. Verità. 12 . Cielo. i4.Luna. 16. Raggio. l8,F»gho, >1 t :« *e •‘ P t<lqi ..'a le btf iii.iOO'f tì . oliti ‘lp* t.'o.l ou : ;.on io>t 1 tO’j-Ó lì XtJDii starno? 1*1 noa oiu' xi « • t ' . . ' •* . .u / ;>q ìm si sr » * 4 \ £. Pietra. 7 -V^ 5. Morte. ^ >,oìtìi. 1 li. Interno. etnico >1 IJ.Solc. < C/'ICIlh il 17-Patre. •>,. n , jp.Marc. G Oltre « .1 Oltre di ciò nel collocarle parole, bifogna collocarle im- mediatamente fenza imagincima folamente fiano quelli nu- meri come la carta neHa quale Hanno ferine leproprieparo le, fenza Imagini.E s’aucrra che collocando à memoriali nu n eri con le parole, non fi fermino ò dabililcono in Luoghi ò nella carta:perche v’apportarebbe confusone col ricorre- re à duebande,& alli Luoghi imaginati, & al luogo ou’cra fermo il numero, e la parola. Ma folamente prendete il lem plice nome ò parola col fuo numero, e collocateli in memo- ria. Et di più nel recitar bilogna non (blamente recitar le pa role, malinameri congiouti con le paiole, perche hauendo noi familiari li numeri, dicendo il numero lubito ci rappre- fenra la parola collocata nel numero, e con efplicar* il nume ro fi prende tempo tra pareli, e parola , fiche lì può.com- modamente e penfare, e pigliare la paro a fcguente.E per far quello bifogna al principio proporre tutt’il numerò intiero dclli titoli, ò nomi,ò cofe da recitarle , e cofi propofte poi condì numeri ordinali recitarti, per eflempio dirò . SanMat theo che (criue la Genclogia di Chrido con. quarantadue perlonaggi, il pnmo è Abramo, il fecondo Ilàac, il terzo la cob, il quarto Giuda, il quinto Pharcs , e così Seguiterai fi- no al 42. e poi volendo dir concetti, ò fpiegar vno per vno, ù coimnci dal 42. retrocèdendo linai primo.E quello badi quanto alli Numeri, per Luoghi numerali, quali àmerielco no facili per il cotid ano edcrcitio che ci ho latto.Ma perche noi non lodainolt luoghi imaginati potendo haucr li reali; però potrete fcruiruid’vn’altro modo numeralc,ilqualcèdi neceslità che fi facci in queft'arte, cioè che lì habbi uno, ò due Luòghi communi, chchabbino cento, ò ducente Luoghi, e quelli tutti lianb ordinatamente fegnati con li numeri.1.2. $ .4. c così procedendo, c quelli Luoghi liano podi in memo ru con li fuoi numeri, fiche lappiate recitarli al dritto , & al riucr(o,e làppiatbàll'tmprouilopigliar qual lì uoglia nume- ro contenuto ndccmo, o nclli ducento . Le note numerali £ di riino nel trattato dcllìmagini.E quando vorrete recitar molte cole numerate, collocarne le parole con l'imagini in detti Luoghi, e potretc-lermrui di quelli ad ogni verlb. mio w Peni Dclli Luoghi per dritto, e riucr fo . .* n. r.: • ... . ; : , . (} (r I L recitare al dritto>& al riuerfo fi può Far in due modi , ò con le parole fole,ò con le parole e numeri, del primo le io Uoglio recitar lènza numero, li patri della Gcntlogu dirò, Mactheo racconta (antenati di Chrifto,ehe fon quelli, Abra mo,I/aac, Giactb, Giuda, Fares,&c. quelli nomi li collocale rò per-via d’Imagini nelli Luoghi ftabih nudi ,ècon l’ifteffa facilita li diro al dritto che al, riuerfo . Del foco n do le io vo- glio non folamentc dir quelli nomi; ma h numeri ordinali dicendo Abramo il primo,il fecondo Ifaac, il terzo Giacob» il quarto Fares , Sic. per quello recitare io mi fornirò dclli Luoghi numerali, quali fon neccllarij in quell’arte, e quelli lou di due forti come diifi nel palfato capo, li Luoghi di nu meri foli,ò luoghi {labili fognati con li numeri, l’vm, e l’al- tri poflono foruir à quello effetto, li ben li fecondi fon mU ghori . Dclli Luoghi Alternati . ' »L recitare non fidamente à dritto, & al riuerfo, ma ancora f dal capo e dal fine alternata méte, per effempiod1rel142.no mi della Genclogia di Chrilto cominciando d’Àbramo fino a Chnllq,ficondo far regreffo cominciando da Chrillo e ri tornando fino ad Abramo, Terzo prendere Abramo, e Chri do, Ifaac eh e il focoudo,& il penultimo, e cosìalternatamé te pigliando vno al dritto, Se vn’altroal riuerlb,uno dal pria cipio, l'altro dal fine: fi può fare in tre modi , primo con li Luoghi d’vna perfona humana , fecondo con li Luoghi da- bili fucceslìui, terzo co li Luoghi dabtli che danno à faccia* . Quanto al prun> della pcriòna humana fi uede l'effehi pio apprefio, doue fono numerati 4*. Luoghi . Il primo al- la punta del piede, tl ai calcagnoli £. al ptfoione della gam ba,il 4. al «inocchio, e così il 5. alle cofoie, alla Centura il 6 . al fegato il /.all’afoella 1 8. Al gomito il 9. alla giuntura della mano il x. al dito auncularc l’i i* al duo anolarc il 1 a. al 4i- G x to to mezzano il i $. al dito indice i! 14. al dito police il r y. allofTo tra la mano, e’1 gomito il 16. nelloflo tra il gomito, C la fpalliil ^.nclla altezza della fpalla il i8.nella gola il ijfc Yiell’orccebia il 20. nelli capelli il 21.& altri tanti aU’aliro lato procedendo di maniera, che li Luoghi liano fegnati l’vno di 1 impetro all’ altro nelli lati, come lì vede, l’orecchio con 1 al tro orecchio. £ praticati nella voftra ifteifa perlona quelli Luoghi, volendo collocare li nomi, partiteli per metà,& Vna parte méttete da vn lato, e l’altra metà dall’altro lato, comm ciaiido à cóllocar dal capo difendendo al ballo finche ui (a ranno nomi, e poi prender 1 altri dall altro lato fin al capotac ciò il primo nome li rincontri e llta di rimperto coll'vltimo, & il fecondo col penultimo, & in quella guifa potrete reci tarli al dritto , al riucrfb, c d'ambe 1? parti alternatamente. Notando che quelle parole li pongono lènza Imagine,& im mediatamente à guifa che fanno le parole fritte fopra la Carta.E di quella perfona cosi difpofla,vi potrete anco fr- uire nelle parole con li numeri ordinali, udendoli recitare per ogni ucrfo,e col proceflò alternato. •idsnflitn lt ^ ; ^*i:l>i 0 o r,. . .1 .ili* 7*4} 'HO n taf 040! <» tieufrV- } iv.O ,0‘nfKÌ/ -■ 0 ' i.: * 0 yj:mi -) • 0 U'< li il (toi oni ’icf \ -iii ir '* r.i il . T Ut ««: h: *« ì : afri ‘1 tlliStf -U <• n .ile} u . J ' »» - iWsriUiWJm »pR .. 1: al . I oli 5 « .1 irti id - r [ -L 1 »k cfi.il*} li . 'i-' 11J (tónfi ili < q nilsk -no.lil '*. - . r i ,t l .&•’ dq Isti i- uq *V ,ìj . . 1; ]?«••*• j ‘ ’j ^i!‘ 1 i 0 » ut* li *• i • i» - : ' ’ --i. . • ! • U .i£.; -• ì • o- fiv ' - tri T'ts:» in • 'V 1 3 * \ OJlMtOJ sii, "4^ il*. U'-b 'JT li c.n *. tu *; Rat *bjb oh i SSjb'J E quello mo do della perlbnarfiuman» le fiori bau effe tal to numero di Luoghi, quanto ui bifognalTero.quando vole- re recitare piucofc ò parole di 43. potete fèruirui delh mo di feguenti, fé bene potrete giongerc al capo della pedona qualche ornamento, che facclfe quattro altri Luoghi, & uno fcabello alti piedi che ne faceflc altri quattro fiche in tutto (àrebbono cinquanta Luoghi. E quei Luoghi della perfona fateli nella propria uoflra perfona, perche ui renderà mag- gior facilità bruendola auanti gli occhi, llqual ipuodo della perfona humana, perche neh hà proportionata grandezza dei Luoghi, e perche non può riceuere l'Imagincche fono la perfettione dcllartc , lira forfè da rifiutarli con, e Gio: Michicje fp reggi a l’inuentioue di Guidone fuo Padre, ilqualc fopragii Animali diftinti in cinque parti capo, piedi anterio ri, ventre, piedi deretani , e coda lormaua cinque Luoghi / nelliquali collocaua pqi l’Imagini. llche riprende anco il Ró berch; perche la grandezza di tal Luogo non è proportiona ta aU‘Ìmagine,fe non per forza di fantafia. Ma perche io af- fegno quelli Luoghi della perfona per lacollocatione ifr.me diata fenza Imagini,non conuengo con < iui one. Lodo.nó- dimeno il feruirui dell» Luochi proportionati e grandi , fe- condo le regole dell’Arte come iaràil muodo fequente. Lettìone IX- D EI fecondotrodo dico che ui potrete feruirc dclli Luo ghiftabih foccesfiui , con replicar tre volte le paro- le, fiche fe vorrete direfei parole bifogna hauer 18. Luo- ghi foccesfiui, accio nelli primi fei Lu ghi 0 mettiate le fei parole ordinate per dritto, c poi replicate al rouerfo le pa- role nelli feiLut ghi feguenti, e finalmente le fei parole alter- nate le collocarete nell altri lei Luoghi feguenti , come appa re in quello elfempio. L -'f; •A L V O CHI | LVOCHI •il t c 1 Auc i ■*vì Maria ì 5 Gratia 3 4 Piena 4 5 Dominus li 5 6 Tecum. 6 «q . '■ - '] t v. Ic 7 Tecum 6 i 8 | Dominus 5 9 Piena 4 IO j Gratia Ir 1 1 Maria 2 V 1 .la Aue. I 13 Auc I *4 Tecum 6 *5 Maria 2 1 6 Dominus 5 >7 Gratia 1 3 18 Piena 1 4 1 . N EI quale eflcmpio appare come è cofàfacilisfima far quelli progresli,e regredii, & alternati; Te ben all auditii te appare gran cofa quel uaj-iare , come quello che non sà l’Arte: che yòi dicendo al nucrfo, e prendendo in qua, & in li le parole, tutte nondimeno le recitate per la drittura, è foccesfioue ord nata di Luoghi . Anzi dico di più, che po« trete. far n iT medclimo; eoo xij. Luoghi, che /ararono un ter- zp manco, e faranno èflfcttojdixviij. Luoghi, c quello fi fi, collocando l’vlti ma parola njcl primo Luogo, e nel fèllo ui', fia la prima, enelli figucriti vi. Luoghi collocateci le paro- le alternate # e recitando cominciate dal fèllo Luogo i ritornando al primo: poi ripigliate il primo Luogo, c fegu ite fia' al xij. e così ha- ll. r "o : il uerctc dette le 6. parole tre uolte, peti dritto, per riucrfo,& af- ter^ natamente, eme appa- re inqueflo et l • — -- I i i - il } I io. DI n •a ■' Fi i r»-i r vi /Si, . - 1 . _ . ■ j> j sn*M j t r • ^ììgj'^ìc va l : ,1 -4 stv>n 1 «» ! I ; £,; * ° I 1 LVOCHI x. lanieri di Luoghi , che in tutto fono XII. »!> ' LVOCM 1 • • » 1 4 .li . Tcctlljl 0 lfr! » • ' “* * i Dominus - 5 ? ii|' • Piena 4 Progteflo OJP jS 4 -,n Grada . 3 il -ri: 5 Maria _ • . i 6 • « i Auc i ■ 7 Aue ( -a 8 • Tecum os 1 1 0 o o 9 Maria l o 1 tu ro Donvnus 5 ni ■-i a 1 1 Gratta 3 tu rt II Piena 4 H RegrefTo /?\ Vanto al muodo delti Luoghi {labili,' che danno à fap eia. Dico che quello fi potrà fare, quando il forma* tore potelfe incontrarle in vna corfia di Luoghi , ò camere dentro Camere, che habbino quelle Conditioni . Prima , fiano i Luoghi dalle Bande l’vn contra Palerò . Secondo i Luochi di quà,c di là, non funo troppo dittante; e fe folfc* ro diftanti o'jò, ò diesci piedi, làrebbono ottimi. Terzo da* no li Luoghi particolari àiuerfi , 6 che per la fimihtudìne , non fu.irij la.Memoria. Perq le camere dentro camere, quan do le porte danno nej mezzo , e Tvna di rimpetto all'altra , fon atte , sì perla dmerlità J come ancp perche fi Ipoflonq formar Luoghi l’f n contro l'altro, per 1 Angoli , Se. i Interdici). Quar^oifiano dedgnàti li Lqo^ ghi particolari , t che l’vri dia dirim- petto' all’altro; fiche dando tu in mezzo, pof . . tr riveder li y j * . ' 8 Luoghi , fenza troppo giro doc^ chi. Comcapparc nel te- r guentc edempio . „ [ tz «IjVÙ) CI 1 i - j ° t -r i V>« -Si %x ...{ . 1.1 . , r« . ! .{* ! 1 1 1 1 X I r 3J Z r ,J! 5 I -j {.r.U^' t? -' iàiAì tj G a .ti •■3 jì: ÌÌ»i/£ ■ i i jtn^u; omiiq, TPOÌ . . JàJ r <1 ilhn o.v i? 9 gori 1 ianj/t* » ob U «y-jUji j>rton li o ; U 11 , B II !, ai ... •! l fQf ni i.!).cij 16 *7 ’ 't 1 ‘V • c j <V' ; •lAol i.L(ivK«o*in»<j‘0 II 18 - ■ - — T \ . _ • , ) : _ _ f ==) 10 * 9 C IO 9 ! « ■• a [ju fV|fcj.p Ly V ■ ■Jb’iiii oinfh-i.ui >- ' 1. : ni .‘.fi oj ait uno-ld^Jog ii> ■;> y s.ic I iì ‘-> *•> ' ’ - 11 > , * 3 (* i *4 , . : . •: .< CiOBI- 4 B ì; , r iti ? ,.i' : • rty4 ■ :r ! . • t • ■un: cK.; «' vC'u-tl. 9 ; 4;* tnd ó oi'iVo'-i ! ==),i A. 17 ) f' :Vi . i. ±6 1 18 : ■i n 1 v Q Vefto (opra poftod?fègho,é di camere dentro carnea re. L’A-rcoftra la porta c EmgrclTo. II B. moftra il quadro della camera, li numeri mi Brano li luoghi à faccia* 3 uali 11 pofTono formare, per eflempio II. primo col »B.alle ue facciate delle mura dell’ingreiro.ll (e ondo &a7.al de- liro ,e fimftró della porta . il terzo & 2(5 alle due prime mura della camera, e coli feguendo. Col quale ordine potre te proceder à dciito,da uno fina 28; al riupr^o da 28.fin ad imo; & alternatamele prendendo un dal principio, c l’altro dal fine. E quefto con facilità; poiché fempre l’uno s’incon tra con l’altro.E nel collocar, ò piu,ò meno; s olTcruila re- gola detta della Perfona, prendendo tanti luoghi, quanti b a «ano ; e ponendo (empre l’uhimo dirimpetto ài primo, e (è la camera folle grande e capace ; ir potrebbono forma re cinque luoghi per banda, cioè urtò ncH’intcrftit’o , che c tra la po'ta eUaflgolo,il fecondo nellang' lo, il terzo nell’in teftitio tràiangoloik angolo, il quarto nel fecondo angolo* il quinto niello fpatio & interftitio finalla porta,& altri eia que daPlaltra banda della Camera. Et in ftmilqlnur do di Camere dentrp camere, fi potrebbono anco troUar ò coi fiq dilhntcjò (calè dritte c feguite: fi bene querfe, e quelle dif- ficilmente trouar lì pollone. Il < Jn ■ * M< . Jj- .-Il Dcili'luoghi per la Circokitione'. »* — — - % JJ . _ ■ T A Circolinone è un color rettorico,il quale prende al •‘-'cune paròle, c quelle replicado più volte, con nuoui ag £u iti, e per dritto, e per riuerfo, richiede gran forza di me- moria à poterne riufcire felicemente . Per Ioche ho voluto dar’il muodo particolare, da poterla collocare à memoria. Si può dunque collocare in due modi , primo per li luoghi /qcccsfiui, dando alli Luoghi le parole deferitte nel dilcor- lo; e quefto modo c chiaro . Il fecondo muodo s’intende per l’infrafcritti capi. Primo fi elegga vn Luogo alquanto e- minenteparo,clungo;e (opra il poggio ò banco liano col- locate tante Perfone, quante fon le prime parole della Cir celatione . Secondo, quelle Peritine liano vguah di datura • ■ Terzoj'queftc Perlònfc ftiano con fc Spalle al murOjcTvna toc chi l’altra col lato, nngroppan doli con le braccia . Quarto nel cimiero, ò capello, fi formi vn légno, che inoltri la paro la, fiche al primo li dia la prima parola della Circolatone» al fecondo la feconda, la terza al terzo , la quarta al quarto» &c. Quinto li fecondi aggiunti della Circolatone, fi ponga no alla fronte, li terzi all occhi, li quarti al nafo, li quinti al* la bocca, li felli alla barba, li lèttimi alla gola, li ottaui al pct to, li noni al ventre, li decimi al velo, li vndecimi alle colcic» li duodecimi alle ginocchia, li decimiterzi alle tibie, li decimi quarti all) piedi . b fe più aggiunti fodero , bi log na nell’al- tezza del pog ,io formar fcalmi, e gradi; e variarli di colori, e légni, & in quelli collocar gli altri aggiuntale ben credo che • li quattordici adeguati , iiano fufficienti per qual fi uoglia Circolatone. Il muodo di far quella Circolatone, io la ìpic go neli’Arte,e Methodo di moltiplicar i Concetti, che farà in titolato il CORN VCOPIO. Douc appare, che colali» Circolatone, come fi formi, egli elTempij di quella, alli qua li riferendomi, balli per quello Luogo hauer datoli muo- do di collocarla à memoria: acciò nel recitarla, ci nella fe- licemente, come merauigliofàmcnte orna il dire.E qui dan- do fine à tutta la matèria de i Luoghi; rella che nella fegueo te Lcttionc , li pasfi alla miglior parte di qucll’Artc > che è delle imagini . .. ob.'*; : l . Q S 1 orr.tiu !. CI v! a ù ut I O t Ill^> ; < Letti one X- Dello Imagini . [■ti j; 0 ^p; nqa- li oLc'Oin. L a SitiSraTsd» ‘ L ’Imaginecommunementeè chiamata quella parola, ò figura, che li colloca nel Luogo ; acciò ci rapprefenti quello, di che ci uogliamo ricordare . E li come il Luogo c 1 adoni igl iato alla caria; così 1 Imagine è corrilpondcnte alla Itrittura dillefà nella carta. E fi come in due modi li lcriue,ò immediatamente con parole; ò mediatamente con figure ie- rolifichc-, dalle quali li caua la parola, come faceuano gli E- g'ttij . «itti). Liquali (fu per e (tempio) per quella ptjpofafuror^ fcriucuano vn Leone, per il pigro un Camelo, per fa Terra vn Bue, per la Foltezza la parte anteriore d'vn Leone, erosi dcllalcri Icr. litichi, lrquali pervia di condittione naturale rapprctentauano quelle parole • Con noi collocamo nella Luoghi, in due modi, primo in mediatamente le parole foli; lènza Imagme: tecondo mediatamente le parole per uia d Ir magi ui. Ellempio del primo , io colloco quella parola paté* nel primo Luogo, sfaccio chc'l Luogo mi rapprelcmi que? (la parola come mela rappretentarebbe la carta, doue c terit ta. Del fecondò muodo, io c< liceo nel primo Luogo mio Padre, ò la perfona d’un'altro padre, con li Tuoi Figli, quale mi rappretenta quella parola Pater. Il primo muodo è ten* za Imaginc, il (ècondo con 1 Imagme. Il primo conuicne itf li Luoghi formati nelli Numeri, c nelle Perlone . Il tecondo conuicnc allt Luoghi (labili , formati con la debita grande!» za, diftanza, & altre conditticnu dell* Arte. Del Collocar Mediato. ; Ci colloca mediatamente in 'due modi , il primo quando fi M colloca un’int ero concetto , ò latto, il tecondo quando fi colloca una fola parola. Il primo modo c facile , il fecondo in molte parti è difficile Del primo te: predicando uorrò raC contare il Digiuno di Chr Ilo ; porrò nel luogo , Chriflo , nel muodo che fiuicdc dipinto in un deferto, col tentatore, che l’eslibifceli fa.fi. Del fecondo feuorrò dire Agnello, porrò nel Luogo un pallorell • , che tien ili braccio un A- gnello . Equi uogho rifolucreun dubbio, che ui potrebbe no.iarein molte collocatiom d'Imagtni. Il dubbio c quello, fend-Luogo ritrouo il Paltorello, e 1 Agntllojche cola mi f* diftinguere: che io giungendo al Luogo, non dica il Palio* rello, mà 1* Agnelli;) poiché vi trouo l’vna, e l’altra figura? Rifpondo <he il Luogo ò è perfonato, ò nudo ; fe perfuna- to già il paltorello è per Luogo, e fi riduce al Lu go, e cosi- lo non miro il Paltorello,n a 1 Agnello. Se A Luogo, è, nud^, teche & il Paltorello, e l’Agnello fon mobili j dico che l ordi»; v ‘ * ne pollo Ile po frodai princìpio, e poi piu vòlte repente, 'mi dipingere, fiche dica Agnello non Paftorello ; attentoche io dal princi- pio pofi il Paftorello per l'Agnello, non l’Agnello per il Pa- ilorcllo,& hauendo ftabilito nella mente , che in tal Luogo ci deuo dir Agnello, e quello ifteflo replico più volte; la me te fi;nza intoppo, non curandoli del Paftorello , penfa e di- ce Agnello, non Paftorello, & il limile fi dica de gl'alui cali fintili, ò di parole, ò di concetti • Del Collocar Concetti . * V-. A |t . J „ V ”, . • — N On è difficile imprelà il collocar Coftcetti,e fatti fotte» ri . E quello fi fà in due modi , primo per agenti, & at- tioni , fecondo per lèntenza , ò periodo di parole . Del primo quando fi vuol narrare vn fatto , nelquale u’intra- uiene qualche agente , c qualche anione; & in quello bi- fogna pighàr la principal perlona,ò agente colla principali attiònc.Coine fc’uolelfe dire , che Elia perfeguitato da leza bele fogge, fi ripofa fbtto’l ginèbro , è fuegliato dall’ Ange- lo, fi ciba , e poi cantina 40 giorni final monte Oreb , ouo parla con Dio. Quello concetto, che hi fico perfone& a- genti,& attioni; lo polfo efplìc re, con metter in un luogo Elia, clic la leu i dietro un gmebro, un ualo d’Acqua, e l’Aw gelo, e Hi in uiaggio uerfo un monte, e quello è traodo bre ue . Vi è un’ altro muodo , ch’è lungo , il quale riduce alla maggior brjeuiti,e poco numero di perfonc,ò agenti che lì può; e quelli fi collocano in piùlu< ghi, e così (1 collocano le follone, le fauolc &c:Per eflèmpio, nel prinoluogo por- rò lezahele,che fà atti fdegnofi contro Elia. Nel fecondo-, Elia, 1 che dorme fotte» unginebro. Nel terzo Elia fueghato^ dall Angelo, col pane,c uafo. Nel quarto Elia in piedi , che- Uà in camino uerfo un Montc.Nel quinto Elia che Uà alTm grefio d’uria Ipelonca. r • Del fecondo muodo, per lèntcnze ,e periodi di parole* 3 uefio è in due modi, primo quando nella lèntenza, e pcrio o delle parole ui è qualche agente Si anione , ò qualche: ferfòna. Et allora fi può collocar la lèntenza, formando l’I- * magine* I ' * ■ - - t — A tnag!ne,con le perfone, ttattioni; Per effempio doglio rac cordarme di quefta fentcnza.Cum ieiunas,ungc caput tuu, -& faciemtuam laua ; io pongo nel luogo una pedona elle nuata, magra Se affamatalo due fanciulli, l’uno alla delira, chctien’ un italo d oglio, e 1 altro alla liniflra,chc tien un uafo d'acqua ,& ella con la man delira defoglio, fi -unge il capo, c con la liniftra dell’acqua, fi laua la faccia . Il fecon- do muodo, quando nella fen lenza e. periodo, non ui fufle p fbna,attione,& agente; e quello fi fa in due modi, primo po nendo alcune paroje pnì principali della fcntcnza, come le uorrò dire, triplici ter diciturgeniis , pongo una perfona, che alza la ma finiftra,có tre dna alti e due basfi , c có la de lira ii ano tiene il ginocchio ,<1 quale cium aduli Clcnu , rat rapp>étagenus,Sul tri pi iciter 1 intédo, dalle tre dita della ma Zioalzate.il fccódo muodo, ponedo la prima parola fola, p laquale il recitate hi legno di tutte le parole fequcti ( p elle po)p raccordarmi quella femeza. Specie» eft qu* predica - tui,3ic. porrò nel Luogo fola mente la parola Ipec.e», dan- do in mano d'vna perfora un ncartocc-o, o un tacchetto di fpetie,ò pure una piperà. Auertcndo per co p mcio di tut to quefto,ci.equando nelle parole, li vainueft gaiidoffcUi fi troua attionc;nò loio intendo 1 attuane immediata éte ftgnifì cata per la parola; ma anco 1 anione, clic (i j otti, e med ata- mente rurarc dalla parola . Dell’ Attiene immediata fu queflo esempio. Voglio metter quella fcntcnza, Sede e cft verbum infinitum . La parola federe immediatamente può cfTer’ideata ,pcrvno che licda m vno Scanro: mà fe dirò , Aue giatia piena, Se benedilla, quell Aneli può ridurre al- l'attione d’vno che faluu vn'altro;e coli la parola bened <£b, aJl’attione di vno, che con alzar la mano, bencd.ce colui che li Ili dinanzi inginocchiato . £ quello balli quanto al muo- do di collocar li Concetti . ; , . D^l muodo di Collocar le parole** * ‘ ■ L A collocatione delli: Concetti è affai fa-ileiaco^pA^WO ne della collucationc delie parole ; e tanto più fi troua " u.al’a- V nal’ageitole quella parte, quanto che gli Auttorì «fi quell’ Ar te,ò l'han trattata con molta bréuità ,ò con lunghezza, d vna faraggine fenza Methodo, ilquale èneceflariisfimo ìnqucft’- Arte, precifamentè per collocar all’improuifo, doue bi fogna vn Methodo col quale polTa il formatore in vna occhiata for mar l’Imagine. Perloche (limo, òche gli Autton farro fi , e profeflori merauiglioiì di quetta facoltà. per inuidia nò han riuelatoin carta quello Meihodojò che esfi piùto(lo,pcrfe licita d’ingegno & à calo, che per Methodo di Arte fono Ha ti merauiglioiì ncU’elfercitio della Memoria artificiale. Pcr- loche è degno di molta lode il Sig. Porta, ilquale con bcllisfi- mo Methodo arncchiice il Mondo del fuo Teforo . Io fin qua ho alfegnaro il Methodo di coll» car li Concetti : rella ch’io pasfi al Methodo di collocar le patole, chiamate da Gra- natici, Ditttoni,e da Logici Termini. E per fondamento del tutto prendali quella dillintione . La parola fignifica *£ C °k Se colà ^ * figurata Dirò di tutte di- {attione. 40 non c figurata. ftintamente, cominciando dalle parole lignificanti , attione, e gefto . Delle Atcioni . T E parole che lignificano Attioni , fono li Verbi, e li pa t- *-*ticipij chiamati da Grammatici, come quefto verbo Leg- go, quello participio Leggente . Le attioni fon' di due forti, tranlit:uc,& inrranhtiuc. Le prime, che padano dall’agente à J pwlchc altra cotàfuora. Le feconde, (.he reflano nel mede- imo operante. Delle prime, come uccidere, occidente, per- cuotere, percotentc. Delle foconde, odiare odiante , utuere vaiente, e (mi ih. £ quelle e quelle atcioni, poflono eflerfigni ficaie dalle parole in due modi, di rettamente, & indircttamé- te. Direttamente, quella parola toccar la mano, lignifica quel l’atto di mano à mano rn legno di pace. In direttamente e non co i immediatamente , fignifica la Pace, laquale può cller* clprelfu, per quel le ccamento di mano. E li noti quella di- ftiutionc, imperché oltra li verbi , c particip j , e parolc*ò <• I nomi nomiucrba1i,e participiali «che lignificano attione,o ponno efler efpreflc per Tattioni; ui fono molte parole lequah per qualche anione, ò per ma di perfone agenti, c pattentrj pò4 fona efler efprcflecon imagini di tali anioni , fi che per 16 attìoni formo quattro regole.La prima ,fc 1 anione &. u ge- ilo palla in altra colà, fitormi l'Imaginc da tre capi dall a- gcllatore,ìì primo è uerbo,il fecondo participio j, me inerbale; prendo un’huomo ,che tiene il flagello , ecco Tacente; prendo un fcruo che li ftà fotto , ecco il pallente; fò che il primo con la man delira alzi il flagello, c con la U niftra tenghi llrcttamcnte il fecuo . E daqucll'Imagine dc- fcrittadalì agente, patiente,e forma,ò muodo, comprendo, benifiìmo l’attionc del flagellare, del flagellante, e del flagel- latore, & il limile fi facci d’ogni altra anione, hauendo lem pre locchio alle tre caufe,St aggiógendoall agente 1 iltrume to, come al flaggellante il flagello, all’occidente la fpada, &c. Se Tattione non fi uede paflar in altra cofa fuori deU agente quell e di due forti , la prima fi moftra per atti ellrinieci, come il ridere, la feconda per atti interiori, come il contem piare. Delle anioni, che non paflano in altra cofa tuora;ma lon efteriorijfi deferiueno per Tiftesfi gelli eftnnfeci, e per li oggetti. Come ridere, fi può defcriuerc con un ridente, co la bocca aperta, e co‘l uolto aperto , e con qualche oggetto oppoflo degno di tifo. Coli un dolere, òun dolente ,con li getti dimesfi c dogHofi,con qualche oggetto degno di do glia. E quella fia la feconda regola . Seie anioni ton occol- te ; fi mirino latti c gelli, che logliono efler colhgati e con- • fequenti a quelli atti occohi; e da quelli atti con li ogetti , altri aggiunti, li facci llmagine . Per eflempio , io uoglio tar Tlflpagine,à quella parola inuidiare,ò inuidiante jdepmgc- rò vn Giano, che con una faccia gaudiofamiraun Mortole con l’altra dolente mira un fedente in felicità; udendo in ferire, che Tinuidente.fi duole del ben del prosfimo;fi come fi rallegra nell altrui male , e quella fia la terza regola .T» quarta fu delle parole, che direttamente non dicono anio- ne; nondimeno accade, che fiano congiunte, con qualche getto, ’i 34 '• getto, per loche col getto pònno eflcr ifpiegslte, tome disfi de Ila pacc,dcLTauc,& della Benedittionc. Pelle cofe fignificatc, . • • - " P Èrcofa, intendo quel lignificato della parola , che non è attione, come la Pietra, il Leone, 1’Huomo, il Legno ,< fimil». C^efte cofe lignificate, ò fon figurate, ò non fon fi- gurate.Se fon figurate, e poflono eller vide daH’occhio . Quelle fon di due f.rti. Le prime fon formabili. Le fe- conde non formabili « Formabili intendo quelle figure, che polfimo elTer riceuute per Idee nella Memoria Arti- ficiale; come vn Huomo , vn Cauallo ,e limili. Altri non fon cosi formabili, come la Tenebrala Luce, il Giorno, la Nutte, la moltitudine delle Stelle, l’arco Celefte,& altri fimi h,liqnali non lono cosi eoa. modamente foi nubili come li primi. Perloche in figurar quelle cofe,bifogna adoprar ntrat ti, & imagini artificiali , per la tenebra il nero , ò il chiuder de gli occhi, per il giorno il Sole, per la notte la Luna, per Tot tauo Cielo vna Sfera materiale, per l'arco Celelle vn’arco laroo azurro, per il lume vna torcia accelà , ò ricorrer à gli Mcthodi delle cofe non figurate . ^ Lettione XI- Delle cole Figurate formabili . /**\ Velie cofe che non fidamente fon figurate ; ma cortir ^ J modamente li poiTono formare per Idee nella Memo ria artificiale, fon di quattro forti. ( Per Natura . . , J Per Arte. . > Figurate, j p cr Volontà. ^ ' Per Ingegno. . 4 Le cofe figurate per Natuta, ò fono Huomini, ò altre co- I i fc fotto fc fottocelefti . Per Arte lecolc materiali formate dell* Arte. Per Volontà come gli Angeli, e ii Demoni j, che in certe oo cafioni piendono forma Humana ; e le Diurne perfone che vna lì vede d Humanità , che fù il Figlio che fi riè huomo in tempo, lo Spirito Santo appare in forma di Colomba, & il Padre ancora ci vien dipinto in forma Maieftofa d’vn Vec- chio fedente nel Trono Reale. Per Ingegno come fono le £» magini figurate, e fìnte di tanti Dei, con li loro Pegni, & im> prelè, Giquc con li Fulmini , Saturno con la Falce , Marte con la Lancia, Venere col fuo Cupido, Amore arcicro,Dia naia Fonte, Mercurio con l’Alce’! Caduceo, Apolline col Parrò, e cofi de gli altri . Così anco le Imagini , delle virtù Morali, e Theologali, delle fcicnze,& Art» hberali,delle Mu- ie, della Morte, della Vita, e filmili. Delle figurale per inge- gno, e per volontà, dò unacoirmune Regola, chcoccorren dori fintili cofc, le potiamo collocare con le loro Imagini, nel muodo, cheli formatore 1 ha utile, depinte ; e conforme a quel che bà letto, le fonnacon la imaginatione talmente, quafi che rhaueffe dinanzi à gli occhi Delle colè Artificia- li fi dice il medefimo, eccetto fe fodero eccedenti, che in ta^ calò bifogna ricorrer’ al limile ritratto ; conte fi dirà poi in altro propofito ,che farà delle cofe Eccedenti , nel lèguen- ie capitolo . . * *• Delle cofe Nariuali > & eccèdenti. L E cofe Naturai, ò fon‘Huomini,ò nò. Trattamo delle feconde , quali ò fon proportionate al Luogo ; ò fono improportionate, & eccedenti. Se nel primo modo , quelle iftelfe colè fi poffono collocare. Se fuflcro Eccedenti, bifo- gna ò con la forza della mente invaginarle piccole c propor nottate; ò attender alla foitanza della colà, lènza far troppo penficro della grandezza; ò uero ( ilche meglio mi pare, e più fccuro) collocar nel luogo la imagine di qualche figu- ra artificiale dipinta, ò fcolpita di quella cola Pcreflempio, mi bifogna collocar una Città ,un monte una gran torre, una naue,una Chicfa,un palaggio,una lèlua, una uigna,una quer- qticrcia'& altre cote fimi!! naturali & artificiali. 11 collocar nel luogo cofe tali, è una improportione grande ; peròbi» fógna ricorrer’ alle tre regole adegnate, cioè ò {limandole piccole, ò non attendendo fé non alla fi>llanza,ò feruendo- fi delli ritratti loro, Il che lèrue ancora, per le cote cclefticor forali; & per qual fi uoglia alrra coti troppo eccedente , E te quello non bafta,ò non piace; fi ricorra alle ^regole del le parole non figurate. 1 ; • ’j : , ; e , ' ■) ’ . Delle Perfone. N EI collocar le perfone ne 1 luoghi ; io miro à tre colè, al proprio , aH'Imaginc,al limile. Chiamo proprio la j>erlona propria tale dame mila, e conolciuta facialmente, E quello farà il primo muodo di collocar Ieperlóne ; quan do ci metterò le proprie perfone,perloro diede. Per eflem piouorrò dire il Papa, il Re, 1 Imperadorc ; porrò nel luo go l'i(let(ì, Papa Rè,&. Imperadore da me uilli ecopolèiutl 11 fecondo muodo è , quando la perfona io non l’ho uill* facialmente; ma fi bene per ritratto, e pitturalo fcultura, c quello muodo lèrue, per collocar li Santi, li Profeti, li Patr j archi, e tutte quelle perfone, le quali ci fon note per piuu «,ò fcultura II terzo muodo è dal limile, che mancando- mi 1 Imagini delle perlonc uilte facialmente, ò per ritratto 1 di pittura, ò fcultura ; io ricorro al fimilc( per elfempio) udendo dir Papa Sifta, collocherq.un papa da me uifio, che per habito papale, mi rapprelenta il prefèntc Papa, i Coft uolendo metter quelli tre nomi, Pietro, Martino e Fra cefco; io metterò alii luoghi tre perfone, che hanno fimi- le nome, e fon da me conol’ciute.Le quali fc bene non fono. Ti delle perfone, delle quali fi raggiona; fono nondimeno fi- ntili di nome. Enel collocar delle perlóne bi fogna sforzar fi, per quanto p ù fi potrà, collocar delle perfone più note, e conofciute; perche più efficacemente mucuono.Nemi Icor. do delle perfone, quali dieesfimo douer eflèr’ in alcuoàLuo- ghi ; non mobili , mà immobili ; che eflèndoui tali perlo- ue immobili, bifjgnarcbbe dar à loro il tutto, e trasformar ' , ~ " l«>per D fc, per p«rcp.«rcl fi nomi che noi uoghW * ben l «e rnre che nel particolare di nomi nefea piu fac.Ie,& cfped» «b,il metter Ie P propne,d dipinte, à fintili p(one,delchcinl rimetto all’efpertenza, e quello baRi per hora. Delle Cofe non figurato. Jsfi abattanza delle parole di anioni , e delle cofe fìgtl- -Jratc* refta trattar della difficd.siima parte delle Im agi- rla qulle confitte intorno alle cose non figurate E pre- fupponco una diftintione.chc le cofe non figurate lono in due modi.Le prime non figurate dallocchio, le feconde no figurate da mun fenfo, Le prme fondi oggetti dell. quac. tro fenfi, vd.to.gutto, odorato e tatto;come.l duro , A gol le, il caldo, .1 freddo, l'amaro, il dolce, 1 odore, il fuono.Q^c fte colereali, e perccpute dagl, alm leni», non pcio fon ^ fte da gl. occhi, li chenepasfi Idea perla Memoria at tttic.a le. Come dunque collocaremo no. .1 do ce, tamaro, 1 odo- re, il fuono , e limili > R.fpondo che b. fogna ricorrere alle Caufe,airelfet. ice, alla materiale, & all, getticeli ,ftesl. fenfi. Primieramente b.fogna uederc,dachi natte, e procede, “ fa; c così fi porrà l’efficiente F cr 1 effetto ; cosi la can pana, per il fuono, li cantanti per la uoce. fecondo mirateti og- getto, e la materia in cui f. troua quella colmici f ggeto ponete, per la cofa Aggettata; e cosi porrete ^^co per.l caldo, la neue per il freddo, .1 P ;,mo per 1 odore,.l fatto per ilduro, l’acqua per il molle, il fauo per .1 dolce, I per l'amaro, e così d. fimili, sforzandofi di Pender .l fogget to in cui eccesfiuamcntc fi troui quella qual.tà fcnfibile.l er 20 mirate li getti di fenfi patienti, e così il capo piegato coir Parecchie erfe, moftrail fuono; le nari ritratte col pomo in, nanzi, moftrano 1 odore, &c. E fe mi d.ra. come (. formerà Immagine del tuono Celefte, ò del Lampo ? R.fpondo dh .1 Tuono lo formo, con poner un Arteghana dinanzi a Gio-, ue, ilquale con la Saetta llda fdocd je così hauerete Lan po ; Fulgore , & fracalTo del Tuono. Quello fi* detto delle co ft, che non hanno Irnagme daU’occhio; fe bene dall altri tta - ** fu Dell’altré co Teglie da neflun fenfola Memoria Artific/a le prende le Tue Imagini,dirò eoa quella .maggior facilità, c Mcthodo> che làrà posfibile. '• ■ • - . ?• Quelle Imagini fi formano io * ’ • •. •*. ; ; ' ■; -ù * - I. In Si- 1 | gnifica- i.In- a rei J tione. * » : "4i il Si- i a.In Vo< Vnili» » • i Per i inile Due^ Modi i f t i.Pcr il Dif^ limile { i.Perl- Oppo- fico. a. Perii Volon tario. Per il Cónef fo. tiera ■ i.PerrAggiongimcto» i. Pcr il Mancamento» 5. Per il Riuolgimento. a. In 4. Per la Variamone. t Parte , j. Pcr l’Agnomiatione., 6 . Per la Cópolirìone. I 7 Per la Diuifionc • ' ■ ' - ■ - 1 ’ . li 'J TM quelli Dodici Capi, faremo- didimamente trattato, ^--'cominciando dalli limili ; e primieramente dirò della limilitudine quanto al lignificato, alla quale limilitudine di lignificatoci riducono li Icrolifichi di Égitii,come diremo» ; Dclli Simili in Significanonc* • Q Veflo muodo e quello, che ulàuano gli Egitti! , li qua ^ li in uece di lettere e parole, dipingeuano Animali, pietre, herbe, e limili; attendendo ad alcune proprietà limi li, tra la colà lignificante , c la lignificata . Qmndi diciamo * che falcierò e lignificato perii Cauallo, il pigro per un* Ali no, il forre per un Leone, il mordace per un Cane, il uora» ce per un Lupo, if prudente per una Formica, il lalcruo pef un Porco, l’ingeniolo per un Ragno, & cosi de gli altri fimi li lignificanti. Li quali fon chiamati Ieroghhchi, dallcduc parole Greche 7X119^ & /*(o»,chc glifi uuol dire fò pire Se . intagliare, & lctos-cofa facra ; perche pili figure & 1 magmi gli Egitii le fcriueano Se intagliammo in marmi, bronzi, o al tre cole Sacre , liquali icroghifichi fi formano per le prò prictà limili , ritrou atetra.il lignificante ed fignificato; co- me nel Leone fi troua la fortezza, nella formica la pruden- za &c. E l’Arte da formar li limili , è data da me nell Arte di moltiplicar i Concetti, douc trafto del muodo d’inuen- tarle S.militudini; fi come anco di formar gli Ieroghfichi, ad imitatione de gl' Egitii. l’elTempio di quelli limili in li- gnificatione,larà il collocar quella lemenza , Fid.lis lertius» & prudens. Metterò nel Luogo un feruo dame cono fci uto, il quale m una mano tenghi allalalcia un Canc,& coni al- tra li facci fegno d'alfiltar un Serpente ; intendendo per il Cane il fidtle,& per il Serpente d prudente. li cane hai uà todi fidtltà uerfo il padrone; & il Serpente hi ImgolarEpi tetodi prudente; poiché in ditenfionc del capo» mette à sba raglio tutt’il corpo.Et 1 tifar quefti limtli , è parte Heroica, e molto eccellente, e non r.efce fe rte n ad ingegni cfquiliti, cllendo fide da Cothumt, e non da Zotchi • ; . Letti one XU* Dclli Simili per voce intiera . S I formano Fttoagini perii fimili in uoce, quando non fi ergerintelletto à contemplar lignificati limlh;ma folos’at tende à quel chefuona la uocc,ò importi la fcritturaiE que Ho li fi m due modi > primo quando auuiene che la uqcc tutta intiera lignifica cola, disfunilem colà, limile in noce • Per cflempio, incontrandomi in quella parola auuerbiule. Àncora, metterò nel Luogo l i nagincd'un’Ancora di Na- uc; poiché quello nomee quell auueib.o han limile fcsétttt.* r i ■ fa, Te ben fon disfimili ih lignificato, & accento. Cosi ìncoii tran domi in quella parola Porrò: metterò nel Luogo in ma no d’yna perfona vn porro. E fe la parola tutta ioticra'non c Amile ad vn'altra parola, che lignifichi cola figurata ; bilo- gna ricorrere al fecondo muodo della fimilitudine in voce , fecondo alcuna parte, e quello com'io propoli li fà in (et- te muodi. i ’ i '■ ■ t » y DcU’Aggiongimento. | , _ r * * au ~ , i ^ ,r t • i » f P Er ritrouar rimagine in parola Amile in parte, conuicne alterarla con aggiungerli qualche fillaba o lettera. Perciò fèmpio, uolcndo collocar quella parola Per. ui aggiungo un'A. nel principio, e fi forma la parola Aper, laquale figni fica colà Figurata, e cosi pongo nel luogo un Porco lèluag- gio,e mi raprefenta il Per. E quello aggiungimcnto fifa in tre muodi, nel principio, nel mezzo, e nel fine . Liquali tre muodi, fon le tre Figure allignate da Grammatici , e Poeti, la Protefi, laquale aggiunge nel principio . L'Epentefi, Che aggiunge nel mezzo. LaParagoge, che aggiungenel fine. Si che hauendo parola di cofa Infigurata, fi dilcorra perle lette re, e per le fiUabc, aggiungendo nel principio, poinel mezzo, poi nel fine: è riufeendo parola che fignifìchi colà figurata , quella fi collochi nel Luogho . Della prima figura alTegno quattro elTempi,il primo elfempio del per, 3t Aper, detto dì /opra. 11 fecondo elfempio del Che, alla quale parola aggiun gendo un’o,farà la parola oche. Laonde mettendo in mano d’uua perfona due oche, mi rapprelènterà il che. Il terzo e£ /èmpio di quella parola , Scire, ui metterò il Sarto col fuo cufure; perche allo (ciré aggiungendo la fillaba cu, fà cuci- re. 11 quarto elTempio di quella parola Amo , allaquale ag- giungendo la lettera h, fà la parola hamo di pefeatore . Della feconda figura, che aggiunge al mezzo, fia il primo ef /èmpio, quella parola, pena, allaquale aggiungendo la lette ra n, fi fila parola penna di fcr;uerc,ò altra. Il fecondo c£ fempio ila quella parola, Alium, allaquale aggiungendo un 1, fi fa la parola Album, fiche dando una penna, ò Aglio in K mano mano d’una perfòna , mi rapprefenterà la parola pena,© ali u m. Interzo eflempio di quella parola, forme, aggiungen do'oci linaio la Intera A, fila parola, foramejficbe la perfò na inoltrante il forame dun muro , mi rapprcfenter4 quella pacala forme . Della.terza Figura ,cheaggiimgenel fine, fia. per eflempio quella parola , ò articolo, uolgarejAH», à - cui aggiungo la lìHaba um, e farà album. II fecondo eflèm- p : o diquetta parola Vcl, allaquale giungi un’o,e-farà Velo. Il terzo di quella parola, Vdut,aggiungafi un’o,c fifaràla parola Veluto . Mà bi fogna hauerla Regola della coltoca* none delle parole , cosi figurate coll’aggiongimento , & è, •che fi ponga legno aila.cofa, perequale fi conofca , clic bi- fogna tome qualche colà dal principio,© dal mezzo, ò dal fi ne. £ lidie per lane fi farà, con la nudità: nelle bcftié, con li fccwtitdtura, ò troncatura di membra ; nelle piante , con la fcorticatura, ò inedionc; ncU’attioni, col mancamento ncll- iilrumenti,ò coliègno nelle perfonej nelle cofc tenute dalle perfone,con uelami,ò fógni nella perfona tenente. E quelli fegnidi faccino ordinatamente ; fiche per la prima figura , xhc aggiunge al principio, fi facci il legno al capo , ò princi pio della colà, per la feconda al mezzo, & per la terza al fine? Per eflempio alfApcr, li tronco, ò fcorticoilcapo , che mi moflra douerfi torre la prima Intera, e fillaba; alloche pari mente le ‘faccio moflrare lenza Telta;al cufcire fnudo il brac ciò al Sarto. Alla penna la'nigrcggio nel mezzo, all’Aglio lo fò tenere e coprire Con la mano nel mezzo; e così la penna, dirà pena; c l’allium , alium. Al uclo, farò che uno lo tagli dal piede, e co ì dal uelo, haurò uel. Marni dirai, ieoccor- reficychc il nome hauefle quattro, ò cinque fillabc: comefa rò à conofccr fc dal mezzo deuo lcuar la terzi, ò la quarta •’ Ti rifpondo, che quello fi può fare, con dillinguerla perfò na in lette parti,capo,petto,Ucntre,uelo,colcie,gambe,piedi, & in.quelle parti ordinar le lillabe, la prima al capo, la fècóda al petto, la j. al neutre, la 4. al uelo, la j.alle cofcie,la d.Jallc ga ’ be,la 7 .àib picdi;(ìcbe perla prima fiaséprealcapo,el’ultinia fillaba all* piedi. (è la parola è di tre fillabe,la fècóda al petto, le c di quattro, la terza al uentre. le è di cinque la quarta al uel 0,' c coti lcguendo>L douc fi fàl’aggiuntione, là fi pon- ^ il'lègno.E le quello fi FI nd T eBefliV, fi “diifidalà bdH* •infette parti, in capo, < ‘ollo>pcttó con piedi d’innanzMj-feen tre, groppa con piedi di dietro, Coda, Es’olferui! iftéflò òfr- dinc,che della perlona. E quello dico ddle Bcftie di debi- ta & atta grandezza; perche nelle Hdlie ò inette, ò ptecò- lc;i legni li faranno nella perlona. 11 che fi oflèrui nellipt ante, tir altre cole, che commodamente non pòflono ricelie 're tale dillintione. PerelTempio uogliodiré fante, e prendo • un’elefante; lo trouo col capo tronro,c collo (corticato* 8c ho légno, che leggendo lafcio le due prime fillabe, e profè- rifeo fante; Se uorrò dire l’amaro, darò in mano della pcr- fona,un caIamiro,c farò comparire la perlona ,;con la tè- da e barba ra(à,il che mi fegna,ché fi debbe tor la prima fil laba. Volendo dir polue, pongo in mano della perlona un poluerino,e li fnudo il uentre con tutto ilreftòin giu, e cò sì leggendo ; leggo le due prime fillabe , e trouando Tallire parti nude,m’arrcfto . E (opra I tutto la facilità di qneftì fe- gni,nafce dall’atcentione della mente deftgnatricc di eslr; là quale hauendo dcfignaro,coH >cato nella Memoria, e ftabilf- tò il tutto con la repetitione,fenza intoppo riefee nella con templatione,ò narratone, precifamcnte «eirAggiurigimcn- to delle lettere. : • i . - . ... • ò Del Mancamento . C OrrilponJe il Mancamento al filo òppofto aggiungimi? tò*fi che camina con l’iltclsc reg le ; perche nòh’rìufcé da di ritrouar, parola figurata per raggiungi tódntóy ricorre mo al mancamente), togliendo dal principio, ò dal mezzo, ò dal fine. Indi le tre figuri dd'm'ahcànìcrtto,chramaté, Afe4‘ relì > Sìneopa,& Apocope, la'prifrfa* che tòglie dal principiò,!! 1 ' feconda dal mezzora terza del fine. Del primo hò da coi-, locar quefta parola, malignojtolgo uia la prima lìllaba,emì' reità hgno , & un legno colloco in fpalia ad una perlona. CoìÌ di quella parola, doue; li tolgo la prima lettera, creila oue. Coli di quella parola, dementa, li tolgo eie, e rella mé ta; e da quella paioli contingi t,leuo uia il con , e rella tin- K a gir, git, petli quali ponendo rimagm! , il legno mi darà mali- gno, la menta dementa) un cedo d’oue il doue , un tintore .che tinge il panno mi dara il contingit.E (èmi domandi, co me li conoscerà che il legno uuol dire maligno, la menta e- IementaPci rifpondo che lo conofccrai in tre modiche ti fèr ueranno per Regole, la prima per la prefìssone della tua mente, che così ttabili , del che tu ti ricordi . fecondo per quel clic manca, tu puoi collocar lettere, ò altre figure ; on- de per dir maligno, ui colloco una pcrlona chiamata Anto- nio, che mi rapprefental’A, per la Intera MJi dò nella man delira un tridente, colquale percuote un legno che flà al la to iìniftro. fé ben quello muodo partienc piu rollo alla di- uilìcne,che al mancamento.terzo per quel che manca, li può dar un fegno alh luoghi afsegnati già di fopra, nella perfo- na,ò corpi di beftie; come al tintore dare in fronte un tu- more,© una gonfiagione. per le quali fi conofce, che bilò- gna aggiungere. Della feconda figura y quando fi toglie dal mezzo, per elfempio udendo dire caulà, ui metto una cala, per conolcie cdcie;& il légno del mancamento fi può for- mare conforme alle tre Regole, aflegnate di fopra nel manca mento dal principio. Della terza Figura che toglie dal fine, uolcndo collocar principiti, ui métterò principi, per fblemo Iole, pcrcanit due cani. E peraflegnar li légni da conoféer il mancamento, e 1 aggiungimento, che fi de’ fare; fi ofTeruino le tre Regole di fopra, uar>ando 1 ordine j perche nella pri* ma figura , per la terza regola , li fegni fi danno nel capo , nella feconda nel mezzo, e nella terza ideili piedi . 11 tintore hà'l tumore nella fronte; chi indirà la cafa l'hà nel petto, h cani nelli piedi, per liquali légni al tingit dico contingit, a cafa caulà , a cani canit ; alli principi li darò le podagre Belli piedi, per li quali intendo , che ci bilògna aggiunger qualche colà . E quello badi dell aggiungimelo , e man- camento . Et fiano ben notate le Regole aflegnate , per intrichi , aflegnati d'alcuni in quelli pro- ponti . * r Del i Del Riuolgimento . S E bene ogni tralponimento irebbe al proposto; nondi- meno della fola Riuolutione, hò fatta mcntione; Rimati do quella tra gli altri e flcr men difficile. Io tre muodi fi può trafporre ma parola , ò riuolgendola dal fine al principio» come Amor, Roma, fecondo cangiando fito delle fillabe,co me core, reco. Tento variando fito delle lettere , come alto, lato . Siche per il primo muodo,in luoco di Roma , porrò Amore.pcr il fecondo per reco, porrò rn core.E cóforme al terzo.per alto, porrò lato. La regola delriuolgimento è, che la colà fi ponga al riuerlò ; accio fi conofca che al riuerfo li proferifee la parola, cosi per Roma ponendo Amore , por- rò Cupido col capo in giù, e con li piedi in sù.E quella Re gola del riuoIg!tnento,non è trpppo familiare, nell'ufo del- lArte. 1 ■ t . . t • • 1 i • • . , . : ■ ■ .J « y M 1 . f 1 ' 1 ' Lettione XIII- Della Variationc. ^ L A Variationc, è quando la parola lèrbando rifleflo ordì ne delle parole, fe li caogia qualche lettcrajcomeper que Ila parola, mente, cangiando 1 m. in u. dico uentre, & per mentre colloco nel luogo un uentre. E quelle parole fi tro uano,col difeorfo delle lettere dell’Alfabeto, rimouendo le confonanti , & in uece di quelle ponendo dell’altre, ò nella r ima,ò nella feconda.ò in altra fillaba, finche riefea paro- . che lignifichi cofa atta da poter cller collocata. Per cficm pio dirò mentre, poi rimofso l’m. comincio à decorrere per le lettere confonanti, bentre, centre>dentre, fentre, gen- ttc,ientre,»entre, uentre, pentre,rentre,fentre,tentre,uentrc. Ecco che fri tutte quefte paro le, non ritrouo altre, che cen- ttc * CU£n trc, fiche ò ui pongo un uentre, ò molte Centre, fe io intendo quello uocabolo di centre, per quelli chiodct- ti piccoli chiamiti, «iure, A centrcBc.o tacce.o uccietw. E re timone, >do la prima Confonante non , mi fufte nuli., ta parola lignificante, haurci rimolfo I n. e fatto 1 iftcflo dl- <i«fo,cosrat,co deli-altre. Et quella Regola feruc anco m molti Cafi, particolarmente nell inucntioni di tatti»*, atti quàti fi può ridurre quefta Regola della uariationc ; Te ben parc.chc habbi luogo dillinto, li fi prcnde d bill, eoo per i» . nariatione e cangiamento di lettere uocali. La regola della uariatione (ararne li fequenti bifticci. ìii f>* tHHVu DcirAgnominatione'. » L *Agnominationé, e Bifticcio ,i!qnale è uno fchcrzo/di parole, per uariationc di Lettcrejè regola molto al prò polito per formar l'imagini. Li bifticci fono per elk mpio; ponnoj panno; benché, banca; palla , perla ; lagg'a» menica, manico; ora, ara; pena, pane; loco, luto, e limili. Si- che, per pena, porro pane, per faggio icgg'a» P cr benché ba che, per parla, perla, per ponnò, panno, o penna.Pcr liqua li Bifticci li notino tre cofc, primo come li formino, fecon do 1 vfodi quelli, p la memoria, terzo il fogno, che 'e li dà per nò cófoivkrf, nel ramétarli Quanto al pruno, vedete, li mici Methodi di moltiplicar i Cócetti;doucio a degno il n-.uo o db fori ar li B.fticci.E qùì balli fapere, che tale formaturne,!» fa fcccrédo.ple 5 .vocali;p cficpio m’incótro in qiicfta parp h>póno,difcorro per le quattro uocah, panno, penna, pinna, puuuo;duedi quelli nomi fon' al propofito, cioè peqna, p panno; poiché lignificano cole figurate, & atte pcr cfler fol locate. Quanto al fecondo dico che in i qucft'A myion fola mente fi riceuono bifticci regolati , ma anco di quelli che fon goffi; anzi piu goffi, e feonfer ati fono, purché habbinòi la fomiglianza della uoce) maggiormente muouono .come fece colui éhe per l’Ariofto poneua un pezzo d'Arrofto Quanto al terzo dico, che nelle cofe collocate, ùi fi può tot mar fegno;còme fi formang , nclli Age.pnglmènti «i df fa . prà, ponendo il lègBÒ ; àl'lùógo-doiie e latta lùlictàtione, o nella primari nella lecouda lillaba. Della Compòfitione*. L À compofitione congiunge le parole, che li douerebbo t no diuidcre, e quefto non folamente fi fà delle parole intiere;mà delle litiabe. Per elTempio,quefte fon due parole,^ qui,es, componendole faralfc la parola , quies , e coli per quelle due parole, metterò vn che fi ripofa , <;he mi prefen ta la quiete. Così per quelle due parole volgari, per, la, quel le prepofitione, quell articolo; porrò una perla. E per que ile due iillabe, ftrum, quo, l’vna fine della parola nodrum,. l’altra principio della parola, quotidianum; formando que- lla parola ftrunco, di fletterò lattione d’vno fìruncante.^ ll fègno di quello muodo compolitiuo; farà il dar una ditti là alla perlona, cheli modri, ò diuilo di membra, ò di velli mento, ò di colori, ò della cola ideila . Così per le due pa- role, per, la, porrò ò la perla diuila , ò la perfetta chela tic ne farò, che fia diuila, ò habbi vna calzetta, e manica roda, e l’altrc negre, c così fi dica de limili •_ Della Diuifiono. Q Veflo muodo è il rtcouero, o’I refugio ultimo di tutte ^ le cofe non figurate; perche la parda fi diuide , ò in parole, ò in fillabe,ò in lettere. Se le parole diuife lignifica- no cric figurate, ci lèruiremo di quelle ; fenon fignificano colè figurate, ci {bruiremo delle iillabe, ò delle lettere. Quan to al primo fia per eifempio queda parola, amorofa; diui- do queda parola, in Amo, e Rolà, l’vn'e l’altra fignifica colà figurata^ laonde per Amo, pongo vn hamo,e per Rofa,una rolà: Coli per fàlere, un Sole, & un Re; per Apdlodòro -, vn’ A pollo indorati ; per quedo verbo fudineamus,ui metto lue, tinca, mus.il porco , la tignola con la vede inalzata al- la luce , & il Sorice dato alla Gatta . Mà ui bilogna il le-' gno , per conofcere che le cofc pode uan congiunte ; il- che li può fare , primo con fare che alle cofe pode , h manchi qualche parte ò membro ; come fc al Re man- chi eh! parte del capo, fecondo conglungCndò le cole fra lo- ro, con catene, ò,!acci,ò altri legni di congiuntone. Quaa to alle fillabe, bi fogna ricorrere à cofe figurate, le cui paro le cominciano da quella fillaba;per cfsempio uorrò dire fa mane , per quelle tre fillade, fa, ma, ne, prendo una fatua» che in mano habbia un manico, e nell’altra Nefpola , cosi chiamata la Schiaua d'un tale.Ecco che dalla fatua,preudo fa, dal manico, ma, è da Nefpola, ne. Il limile fi facci d’ogni altra parola filmile, uolendo lèruirci delie fillabe. Et in que fto muodo fi noti di nò preder fillaba rotta ; perche potrei» befar crrare;mà fi prèda iillaba intiera, come s'hauclie dato alla fatua un martello, perche fr. uà col mà, potrei dire fa marne, in uecc di damane . Secondo fè in un nome ui fofà lero due fillabe, che poflono feruirc,fi prcndinojpur che (ia no immediate. Pereflempio uorrò dire , dclorehippocon driaco; per collocare Hippocondriaco , prima prendo una perdona chiamata, Hippolito, e da lui prendo le due prime fillabe; per la fillaba con, ui metto un Contener l’altre, altre perfone,ò cose. Terzo non bifogna fcruirfi cosi precifamé tcdellcfillabe,chcinficmcnonci posfiamo mefcolare delle lettere;quando non mi lòuuenifie pcrlon.i,ò colà dacui pof là commodamente, hauer la prima fillaba. Per eflempio, quel Poeta, à cui fon note le Ninfe, porrà due Driade,pcr le • due fillabe dria della parola Hippo Condriaco; fi come per d’ultima fillaba, co, ui metterà un core. Mà chi non ha noti eia delle Driade,ò altro nomechc habbi quefa prima filla- ba dri, vi Porrà per 1 R.un chiamato Rocco, ò RafFacle;pcr il D.nna mezza 1 u na, alla man delira, & perii, una candela ateelà alla finillra.Quarto per li Pegni di quelle fillabe tron che dalle parole; fi ofierui quel che fi è detto, dclfaggiungi mento proportionatamente. ' i Quanto alle Lettere, fi bene li Scrittori di queft’Arte,prc cilàmenteil Kóberch,col Dolce, il Monleo,& il Rollellio sdegnino diuerfi Alfabeti: nondimeno io laudo quattro Al • fabeti. Il prin o delle perfòne amate , ò ben conofciute . Il fecondo dell‘officij,e dignità. Il terzo delle Bdlie. Il quar- to de11'illromcnti,ò cofedi Arte . Quanto al primo ciafcu- no fi formi ,?n Alfabeto di tante pecione , quante lettere fono (brio nelPAlfaWtò ; li ddi nomi ordinattnfiehte : eomin<iino dalle lettere dell* Alfabeto; e le perfone fiano di quelle, che più fbn’à cuore; e più note al Formante . E quelli nomi il Formatore 1» fàppia ordinatamente) così bene, come sà le let tcre dell'Alfabeto. E fi pofTono formare due Alfabeti,- uno di Haomini, e l’ahro di Donne, Per eflempio, faranno <pic (li Alfabeti de gli Huomini,c delle Donne, A Antonio . A Angiola. B Bernardo. B Beatrice. C Carlo . C Caterina. D Dominico. D •« Dorothea. E Enea. E Emilia. F • Francefco. F -Fauflina. G Geronimo. G Giulia. H * Horatio. H Hippolita, I Iacomo. I Ifàbella. L Lucio. L . Lucretìa. M Marco. M Marfifà. N Nicola. N Natalina. O Orfeo. O Octenfia. P Pietro. • P ' Portia. -, CL Quintino. Quintiniana, R Raimondo. R Rachele. S Siluio. S Siluia. T Tiberio, T Tarquinia- V Vincenzo. V Vittoria. X Xerfe.‘ X z Zeufi. Z Zcnobia . Q Vanto al fecondo , fi formi vno , ò due Alfabeti , con _ l’iftcfió ordine di tante perfone, che hanno offici; , dignità , & arte; c le perfone fiano note benisfimo al for- mato re. Per effempio. • A Abbate. ouero B Barbiere. C Cirugico. ^ A Alchimifta. B Bifolco. C Cuoco. L. D Dottore. D % Decano* . > E Erto rcifta. E fi, U. ; ' r *1 ! F Fabro. F Fondcchiero . G Gouernatore, , G Geometra. H Hofle. , H Hifloriografb . I Imbiancatore. <1 Intagliatore, t'/.b 1 Librato. _[ . L Lottatore. M Medico. M Mufico • N .Notare . N Nocchiero. O . Orificé. o. Ortulano. , P Pittore. r> P Poct*. 3 Q. Quo «aio. (£ R JL-’. ;1 R Ricamatore. S .Spedale. S Sartore . T Trombettiere* T Tcslitorc. V Vcfcouo . V Vaiato. X X rrj'.-Arf J z . Zeccato re . z Zoccolaro. M A à quelle perfonc,bi fogna darli vn fcgno:acciò non fi prenda il nome della pcrfona, in vece del nome dei- lane, dell'officio, ò della dignità . Quanto al Terzo Alfabetto fia per elfempio. K Aquila. A Agnello. B Bue. y B Bufalo . C Cane. C Cerno. D Drago. D Delfino. E Elefante. E F • Falcone. ' .• 'r F Fagiano. G Gallo. G Gatto . H Harpia. H 1 Iftrice . I L Leone. L Lupo. M Montone. M Moietta. N Nottola. N Nibbio. O Oca. O Orlò. PpjCO p Porco • P Pallone.^ CL, Quaglia. . i R Rinocerote,Ródmclla. R Regolo. s Si mia. S Satiro. T Tigre. T Toro. ì V • Volpe. ‘<-*3 > i V Vacca.. X X .i y yj z , rii • z iof/.-. ibi.uirt s Idbntniii r z * ' . . J * . ' u E Perche le medefime co fir, fi potrebbono prendere anco ra per Imagi ni: però bi(ogna chc’l Formatore,dia uh (e gno à quella colà, che fi determina per lettera, come il Leo ne con vn monticai collo, fia per Lettera; lenza monile, fia per Imagine . .1 - . . . . i ■Quanto al Quarto Alfabeto . Q Vefto Alfabeto, non fi prende dalle Lettere delle paro ^ le, come li tre precedenti ; mà dalla forma , e figura della cofa, laquale é limile alla figurac carattere della lettera; per lochc ridee più facile di tutti li altri, come che alla pri- ma occhiataci rapprefenta quella figura di lettera, quale fia mo vii di veder con l’occhio legendo. Delquale Alfabeto no ftro latino, fi reggono le figure nel Rombcrch, nel Dolce, e nei Rottdho, le ben da altri anco lono ferirti. Et io nc fa rò qua vna feelta delti più noti . • t/l Vn Archipendolo di Muratori . Vn comparto grande di legno , con li ferri in terra , quale vlino i Legnai- uoli . B Vn Liuto col manico verfo il Cielo , e conlecorde al- la finiftra. Vn Acciaiuoleò focile da gittar fuoco. C Vna Comma di Pottighom. Vn ferro di Cauallo.Vnà • Luna piccola, quale fi mira di fette giorni. D Vna mezza Luna. Vna tetta di Toro , con vn còrno in terra , c col mulo alta delira . Vna tetta di fanciullo , col nafi> alla delira». Vn t$?zzo circolo, con l’arco alla L a dcftia. i delira. * . . * M £ Vn pettine caualliiio di denti larghi dritto.Vna metta rota, col rotto a man delira. Vna lega dritta, con li tre legni alia man delira. F Vua falce di mòrte, col ferro in sù . Vna fcfmitatra f con la. punta in terra , e col pendente del manico à man delira. G Vnacornamufa, ò ciramella e Piua di pallore .Vna falce col piede in terra, e col taglio à man delira. H Due colonne larghe , e con un trauerlo che li lega f e llringenel mezzo , come li uede l’Imprclàdel Plus 'ultra. J Vna Colonna, Vna torre, Vn campanile, tali quali li ueggono dipinti. Vna uerga. Vna, candela. I Vna accetta grande, col ferro in terra, e manico in sù, Vna Zappa nel medefimo muodo . Vn capo fuo- co. ' Vn tre piedi di caldaia . Vn tridente di Nettuno. Vn paro di forche, cól fuotrauerfo. Vn paro di mol lette di fuoco. Vn paro diBilancic. 0 Vnallrolabio circolare. Vn cerch o di tauerna . Vna Corona. Vna Girlanda. Vna medaglia. 2» Vn Palio rale di Vefcoui. Vn uentagho.Vn manico di forbice di Cimbatore. Vn pozonctto,ò padella col manico in giù,& alquan to pendente ; ò un ramaiolo nel medefimo muodo. R Vn paro di Tenaglie. . S Vna Tromba torta. T Vn Martello. Vn Succhiello,© triuclla grande di Le- gnaiuoli. V Vn rafolo mezzo aperto in sù. Vn compaflo aperto in sù. X Vnacroce. VnaSeggia. Z Vna Zappa col ferro in sù uolto à man finiftra,&alqua to ripiegata. Le figure di quello Alfabeto fi ueggono nel RolTclUo , c con miglior intaglio nel Sopplitip , nel Romberch, & nel Dolce. Doler. Se bene alcuni ih cambio di quelle figure,adoprst no l’iflesfi caratteri di Lettere, invaginandoli grandi, come li capitoni ò maiufcole.E farebbe anco bene formarli la pri ma uolta di cartone, e tali quali fi uiddero, collocaro, c re* pctiro la prima uolta le invagini di quelli caratteri ; tali ro- llino lempre nella memoria. Quelli quattro Alfabeti fatti familiari dal formatore, le he fornirà nelle parole non figurate , auertendo prima che è beneiluariar le lettere & Alfabeti, ordinandole con giudi ciò, fi che habbino corrifpondenza infieme, e particolarme te ordinandole con le perfòne . Per efiempio uorrò dire. Anima, prendo dal terzo Alfabeto l’Agnello, dal fecondo il Notaro,dal quarto una uerga. E per ordinarle infieme, pó go il Notaro,chc con una fune tirai’ Agnello, nell’altra ma- no tien la uerga , c dinanzi à lui ci fia Antonio , che con un tridente ribatte ilNotaro.Dall'AgnelIo hò l'A.dal No- taro IN. dalla verga IT. d’Antonio , hòl’A.e dal tridente l’m.E Umilmente fi faccino l’altrc figure da collocarli, per uia di Lettere. Auertail formatore, che il primo & fecondo Alfabeto, fc li potrà formare anco di nomi Latini , fecondo li ucrrà più commodo: purché fimoflri la lettera , per cui flabilifce la perfona’. Il terzo Alfabeto Io può formare, ò dell’ Animali podi per effempio da me, ò di altri qyali più aggradiranno ad efTo; purché fiano noti,&atti fecondo l'ar te. E parimente il quarto Alfabeto , fclo potrà formare ò delle figure polle da noi, ò di altrcjpurche uiuamentc Iirap prefentano il defiderato Carattere. E fè occorrerà fcriucre in greco, in hebreo, ò in altri i- diomi,che uariafTero caratteri e figure, il formatore fi for- mi le figure conforme all’Idioma. :iij - > * u 'ìojafti uy ovint**- . : ; f . &&&& Lcttionc '• -'.il i X - D lfsi che fi formano Fimagini dalli firodi, e dalli diflimi Iij se hauédo detto à ballaza delli limili, retta che breue . mente diciamo delli diliìmih,e primo dcUVppofiti . Non ftarò à riferirui la molciplicita dell oppofiuonc : poiché mi pare fuperfluo in quello luogo* non douendo noi adopra- re, (e non alcune cole in certe uolte , quando ci mancatici* perfetta notitia dello ppofiti. Et à mio giudicio ,ci posfia- no f ruire delli relatiui,come porre il feruo per il patrone, quando quello mi fufè noe* »e quello m c ignoto ; porre il Dtlcepolo peni Maftro, il Figho per il Padre, quando quel li mi fuJlero noti,e quelli ignoti. Màbilogna darli legno, per ilquale s’intenda, che non eslì per fc ftesfij mà per rapprefen Urei altri, in quel luogo lon collocati . Del Volontario . Q Velia Regola fu molto commendata dagli antichi Gre ci; fc ben Cicerone par che la rifiuti. Il modo uolon torio è far una leelta di cento, ò ducento parole, che più lon ■frequentate nella profeslione del formatore, c parole che nò hanno lignificato figurato, come le coniuntiorii,le disiuntio ni, h fincatego remati, li articoli, aduerbij, e fintili, e pcrcia- feuna di quelle parole a (legnarli vna cofa materiale, & oc- correndo poi la parola, ripor fubito nel luogo quella cola . Per elTempto, quelle parole. Et. Àn. Vel. In. Quia. Ad. Per A, pongo vn melone; per An, vna Zucca; per Vel, un Ce- dro; per In, pongo un Granato; per Quia, vna Noce ; per Ad, vn Cocomero , c così de gli altri. Quello modo vfato nelle p<role non figu rate, c bello; nè credo chea quelli’ fen fo Io rifiuti Cicerone; e le à quello fcnfo intendeano li Gre ci ottimamente faceano;mà le ltGreci indifferentemente u là uano Lettione XIV Dell’oppofito. nano quefto modo uolontarip, era ona fatiga uana.infop- portabile,e forfè à quefto (enfo lo rifiata Cicerone. Sia pur quel che fi uoglia di loto, baftaa noi, che il modoc bello, & utilisfimo,diche mi riferifcoaH’efperienza.Se benho per fuggir la confulìone, e l inconueniente, che potrebbenu- fcir nel formar l’Imagini, adopro un muodo migliore , & è delle perfonc. Perche, le per formar >oo. parole infigurate prendo ducento colè materiali, che ftanno fempre per quel le parole, io diuento pouero dlmagini; perche le perla pa rola vcl, tengo vn Cedro, e per vn’Et, vn Melone; fo m’oc- corrcllc fcruirmi del Melo ne, e del Cedro per altra Imagine, che per le dae parole Et, e Vel; io fon priuo di quelle colè à poterle collocare. E (è pur le uorrò collocare, mi confon- derò, mentre il Cedro nou (blamente è imagine del Cedro; mà del Vcl Se ben per torre quella confulìone , potresfi- mo fegnar la figura con vn fogno diftinguenrela parola dal l’Imaginè;noivdimciio io à quefto effetto mi forno delle per iòne, perche (bruendomi fempre di cento, ò ducento perfo ne, (blamente i quefto effetto, io non m'impoucrifto d’ima ' gim, non mancand-uni d'altre perfonc da ftru’nni in altri btfogni.N.- miti genera confufione, poiché quelle pfone nò mi (eruono ad altroché |> tal’effetto.Dunq; li olferuino que Ile Regole, per riufeirehonoratamente in quefto modo uoló tar o. Pruno, fi cófideri, in che arte, ò jpfesfione,ò eifercitio,vi uorrcte fornire del modo uolontario,fo in latino fo inuolga re,fo in Logica, fo in Grammatica, foin Filofofia,fo in Theo logia, fom predicare die: e da quella profestione & eflerci- tio,(ì prendano le parole più ufitate e manco figurate. Se- condo, quelle parole lì formano in un libretto ordinatami te; c dirimpetto àciafouna parola,!! fcriua la perfona . Ter- zo, fiano collocate con frequentato elfcrcnio nella memo- ' ria, in tanto che indire ò incontrarli leggendo, ò in udir im- parando quella parola , Tubilo ui fi raprefonn la perfona. Per cllempio nella Grammatica, prendo quelle parole,dan dolile Tue Pcrfone dirimpetto. Et Et Antonio. n; • ?;i o/licp orto In Vincenzo. N. i» nifi vilkitnoq Ad * Tornado. N. un ti -di Sur» Ab Piero. N. ì. ■■ litorali zìi: ni :-5 Quia Paolo. N. ir. Jirioa t! 'lijj’.UI Cuna Francelco. N. ... •rmioil-i ìwi De Sempronio ' N. .snclvjq ^tab Ex Natalitio. N. .-•conrjph clqrvq Propter Lorenzo. -N. D Ol pioT. ql?! Per Filippo. N. , E così dell’altre parole , facendo il'fimile in altra prorcslìo-* re & eflercitio. Ne fi Igomcntila pcrlona al primo incon- tro, quafi il far quello lìa fatica grande: poiché è cola mira bilisiimamcnte utile e gioueuole , & una fatiga fola di otto giorni, in pratticar qucfte parole e pcrfone , dura in eterno^ e con apportar mcrauigliofii facilità alla ipemoria,iog le la fatiga grande, che fi ha informar l’imagini^ alle parole infigu rate; poiché in fentirquclla parola, ò trouàdola , fubbito col loco la perlona, quale mi rapprelenta uiuamente la parola. Quello modo lerueacoljro,che udendo lettione, ò predi- ca, ò altro, collocano con merauigliofa preftezza . Et quelli che fanno profesfione di fcriucre ad uerbum , fotto lauiua uoce di Lettori, Oratori,ò predicatori; li termino con 1 i- flelTo modo tre cento , ò cinque cento parole, ò più o meno delle più ufitate in queUcflercitio ; & a quelle dianoli luoi fègni, ecarattcriuolontarii,liquali fatti tamiliari allo fent- tore,làrà men ueloce i' dicitore à recitare , che lo fermare à fcriuere. E chi uolelfe far quella profesfione , olTerui l in- fra Icritte Rcgole.Pri no fi fcriua in un libretto le parole piu ufitate in quella facoltà, & eflercitio . Secondo, lormi li le- gni, ecaratteri dillinti per cialcuna perlona.Tcrzo,licaratte rifiano breui,edi pochi tratti di penne; accio nonuadi piu tempo a Icriucre il carattere, che la parola. Quarto, alle par role breui e piccole,fi diano li caratteri più piccoli ; alle pa- role piùgrandi, fi potranno dare li caratteri maggiori, man co grandi però, che fi potrà. Laonde fc non faranno futfi- cienti li caratteri d’vn Ibi tratto di penna, bifognando ler- uirfi di Caratteri formati di più tratti di penna, quelli lì dia no fio allupatole maggiori. Qajnro,' li caratteri potranno clfe- re lettere di Alfabeti, Latino, Greco» Hebraico ; caratteri di nutnèri, tratti Geometrici & altri legni volontarij ad arbi- trio del formatore. Sello, potrà formar caratteri dalle pri- me lettere delle parole; auertendo pecche vn carattere nq fia fimile all’altro. Settimo, lipotran formar caratteri , per abbreuiaturc, Icquali lon familiari alli Greci,& anco all» La tini, Logici, c Filoli-fi. Ottauo, ilriufcirin quello particola re è cofa diffìcile, per la gran fatica che bifogna à farli fami Ilari li caratteri; nondimeno, perche è vna profesfione par- ticolare, allaqualc alcuni totalmente lì dedic .no; pcròlcirer citio grande li farà facile il tutto. E lederemo fi facci con pi gliar (critturc, Latine, e Volgari, & quelle traferiuendo per Caratteri elfercitarfi ; intendendo che li caratteri liano non di tutte le parole, mà delle più frequentate comedislì. Con 4 quello Methodo flimo fulìe notata tutta la oratione , che hebbe Catone in Senato, contro i Congiurati di Catilina,e contra il voto di Celare , come racconta Plutarco . £ Tuo Vcfpafiano,comeriferifce Suetonio» raccoglieua velocisti*» mameute le altrui parole . 1. v ‘ C -• ■* ■' . ' » ì .1 Del ConnefTo. I L terrò modo propollo delli disltmili» c il ConnefTo»ilqtu ic riduco à fei capi. i, Ugello. > 1 i. L’Etimologia . ■> . M j. Il legno. w; - l- ’ q.. L’inlegna, & imprelà. * •• i >•' ( J j.L’inllromento. < '■ d.Ilfohtodirc . Per ConnelTo intendo quella cofa, laquale lebene è disli- mile, nulla dimeno è in qualche modo congiunta, e Connef là con la colà efplicata. Per elTempio , per guerra porrò un Timpano; il Timpano non c guerra, fe bene c conncllQ dei la guèrra, per laqual connessone, il Timpano mi raprelènta la guerra. Il Gelto è quello atto lènlibile d’vuacola op„era/i ' te, per cSèmpio il-Prcdicatorc predicando muoue le labbia» alzale mani, perequali atti e gefli visibili, poiché la roee non è vifibiIe,io formo l’Imaginc della predica , e del predi- catore. Auertalì che li lòttantiui mediatamente li defcriuo- no, per l’iftesfi getti , con liquali immediatamente f« ^'feri- ne 1 aggetti uo; onde per quelli gcfti del predicante,, io pollo dcfcriuere il predicatore, e la predica } e per far differenza tra t foftantiuo,& aggettiuo, feu attratto e concreto , fi può dar quello contralegno , che nell» loftantiuila perfonaalai gli occhi contemplarmi al Cielo, nelli aggettiui la per fona basfi gli occhi gneui verfo la Terra. Ne mi direbbe il getto li contiene nelle anioni: perche là raggionaLdell attioneuer bo, còrrte li figura; qua raggiono di nomi,ò fofiantiui,o ag- gettiui, là (per clìcmpio) del predicare, qua del predicatole e predica. L’Etimologia è l’interpretatione dclnome;cor mcTorniica, forans micas, Lapis, ledens pedem . Indi per quello nome Filippo, s’cgli non mi lara noto, porrò jvn Ca ualierc da me conolciuto, il quale molto «ma li Cauallijpoi che Filippo fecondo le parole Greche , e interpretato ama- tor di Caualli . Il tegno è quella nota ò contrafcgno,alqua- le li conolce vna cola; così li formano 1 Imagini dclli nomi di degniti, di officile di molte feienze, 1 Abbate con la eroe eia, il Vefcouo con il Paftorale e mitra . Il Papa con ìIRc- gnum mundi, l' Arciuefcouo con la Croce, il Rè con lo Scet tro, l’Imperadorc con la corona couerta ,c cosi dell altri f il Giudice con li Falci, il Dottore còl Libro ,il Predicatore col Pergolo ; fiche per quettt légni pollo^formar^l imagine delle cole non figurate. Inlègiie,J}c imprefb fono 1 armi del- li Regni, Prouintie, ò famiglie, e quefte léruono per li nomi patriaii; perche occorre dire Francefcc,Spagnuolo , Alema- no, Inglclé, Pugliele, Siciliano, e limili, così le diuerlena- (ioni c culti, quali fi defcriuino per farmi, & imprefe loroj così per dir Pietro Francete , colloco vno da ine conolciu- to, ch’è chiamato Pietro, e li dò in mano vn giglio , che fi- gmfica Francefc; & il firmile fi facci de gli altri. E quelli che non fanno l’inlcgne, 8c imprefè , li formino volontariamen- te da qualche accidente noto ad esii formatori. L inftromc ti fono quelli, per liquali gli Artefici operano > e quelli ter- uono per formar 1 Imagini delle Arti, , & Ariette» di qual li soglia forte; onde per il Zappatore fi ponga la «appi, perii Notaro la penna, per il Soldato la Spata, e l’Elmo, per lAr* tore l’aratro con li buoi. Il folito di dire c vn contingente , che mira qualche perfona , laqualc frequentemente dice ò ▼na parola , ò vna fentenza ; laonde incon randomi poi in quella parola ò fentenza da collocarvi metto quella perfo- oa, laquale c lolita dir quella parola ò fentenza . Indi per- il Quamquam, pongo una perfona, che lèmpre comincia il fuo parlare , con il Quamquam. Per quella iententia, Auaritia «Il Idoloru n feruuus; pongo vna perfona, che in tutti li prò pofitil'hà in bocca, ccofì li intenda dell* altre Umili parole, o fèntcnze.É quello balli delti Conncsfi,3c inficine di tutto il Methodo di formar l’Imagini, ilqualc con ellrema fatica, c molte vigilie, e flato da me inucntato,e prolequito; fe bea quanto al fatto, in qualche parte fi ritroui dottrina diciò ap predo h Scrittori di quell’Arte. Retta mò,chepasfiamoaUc Regole deU’Imagini. Letti one XV • Regola per rimaglili . pRopofi di trature delle Regole dcll’itnagini, per compii JL mento dell’Arte della memoria Artificialejlc quali Rcgo le io le ridurrò ad alcuni capi, quali confiderà» c pondera- ti , daranno compiu notitia di quanto fi defidera fopr» Ciò, Primo, in Collocar le perfone, fi habbi auertenza di dar li quelle attioni, che conuengono alla fua qualitàjpcrchc no Corni iene ad un muritore darli atto di predicare , ne ad un predicatore darli atto di murare, quando fi poffono haue* re le perfine appropriate; e parlo dcUi luoghi nudi , lènza perfone immob.li. ■ li. L’imaginehabbia qualche moto, e (è fufTc cola immo bile, fi ponghi nel luogo perfona, che la rapprefenti . E per colà immobile s’inreude colà, che non è animale. Ma Le III. Le imagini non filano odo fé ; perche non moucreb bono con uiuezza; pcrò,clTendoui nel luogo un Cauallo» fate che con la zampa zappi il terreno, ò tiri di calci ; il lu- po, che dcuori pecora; il pallore, che minacci l'Agntllo .Et eflcndo imagini congiunte con altre cofc; con qucllliftelTe facciano li atti c gedi. . IV. Se la cola è animata , mà c piccola , comeFormica Mofca, zenzala,pulice; bilogna metterai pcrfona, cheli mo dri. Mà come li farà, per uederlc? Dico che lì ucdrà primo perla prefissone delia mente . Secondo perle cofeannefi» le àtali animali; come, fe fbpra un piatto di mele la pcrlo na (tenderà un paramediche , lì cnnolceranno le Molche; & come le formiche, nel mucchio di Grano. Terzo perii ap- propriati di alcune perfone; come fece il Raucnna, che ha- uendo uifto uno die ftropicciaua un puhee, lo chiamaua e colloca ua per pulice . Così fi potrebbe far degli altri. Mà fe uorrò dire Formica,e non Formiche; come farò, (e tan- te e non una fi mette nel luogo? Rifpondo, che la perlona nuda,moltrail (ingoiare; 1; cpme ucllita, il plurale, come fi dirà poi al fuo luòco. V. Se molte Imagini fi collocano in uno delio luogo, ò pure perla continuationc della parola didima in piuluo chi c ben fatto per quanto più fi può, darle continuatone di attionefra loro. Per efiempio, udendo collocar per let- tere queda parola , Deus, pongo nel luogo Dominico, i! quale con un pettine, pettina un uitello, tenuto da Siluia. Da Dominico hò il D. dal peuine l’E dal vitello I V. da Silula l.S. ; VI. L’Imagini liano proportionate al luogo non ecce- . denti; e c fodero eccedenti, già disfi che modo s’hà da tene re. Il che s’hauede confiderato il Monlco, non harebbe ri- prefo il Supphcio , il quale nell’Alfabeto d’artificiati, pofè per 1. una torre, c per X. una naue; poiché le colè ecceden- ti, ò per liinaginanone,ò per le figure, fi rendono propor- ticna:c,come disfi. Vii. Le perlonc che fi collocano nclli luoghi habbino del grande, del uiuo, dell efficace quanto più fi può ; perche più efficacemente muouono. La . VITI. La Figura & imagine,non (la /olita à (tare in quel luogo dòuè fi colloca; perche eflendoui /olita, non muoué efficacemente ; attento che giungendo nel luogo , crederai che tal cofa non fia indagine; mà parte ordinaria di quel lùo go, E per ouiarc à quello inconueniente , olferua la regola di uariar quella cofa con l’imaginatione, dandoli qualche ua riatione inlolita; per eflempio giungendo ad un luogo do- ue fia una feggia,e uorrò in quello luogo porre per indagi- ne una feggia, io metterò quella feggia trauerfatain terra, per lo qual fegno efficacemente conofcerò,che la feggia nò fi troua nel luogo, come cola ordinaria ; ma come Cola for mata per imagine. IX Nel collocar all'improuifo , bada metter una ima" gine per luogo; ;icl collocar pofatamente le cofe che fi ftu diano à bel agio, non è inconueniente, porre molte imagini in un luogojpurche fiano didime, c commodamcnte fiucg ghinoc rapprefentino.. X. Vogliono comunemente li profclfori di qucft’Arte , che le imagini fiano collocate in atti fporchi, laidi, c ridicelo fi ; perche quanto più fi uederanno goffe e fporche , tanto maggiormente meucranno . Il che potendofi Tare lènza fcrupolo di mouimento indegno nel formatore; nudereb- be molto utile all’Arte . Per lo che non laudo la dishoneftà delle imagini. XJ. Dottamente difeorre Cicerone intorno alla viuezza delle imagini ; perche quelle cofe, che noi per efperiqhza co nolciamo, che ci muouono à conofccrle attentamente fc à ucderle anfiamentc, quelle lon’al propofito di moucr cffica cernente e uiuamcnte la noftra Memoria, in ricordarli. Pe- rò le cofe nuoue,lc cofe merauigliofe,le cofe rare, le cofe di letteuoli,le cofe brutte , fporche, e ridicolofe, le cod horri- bih e fpaucntcuolijlc cod di gran uarictà, le cod eccesfiue in bellezze, eccesfiue in brutezze, come una faccia tagliata , vn nafo grande, vna gobba monftruolà. Così le cofe ecccl- fiuc in degniti, come vn Rè, vn Impcradorc,vn lommo Pon tcfice; e limili; le colè eccesfiue mpouertà è mendicità , co- me un pouerello ftracciato ccncioIofo,e fimili oggetti, (cm- attislìim alla viuezza deil’Imagiai. Et à fimili accidenti deuc hauer » li uadi (èmprè ri . perendo; per elfcmpio polla la prima figura fi pasfi alla fe- conda, e poi fi ripigli la prima recitando , c contcplando, c porta la terza fi ripeta di nuouo c la feconda, e la primate portala quarta fi repctano l’antecedenti, e porta la x.fi repe tano le antecedenti per folto, la prima, la fèptitna. lanona.la Tetta la quarta, per le fpari per le pari, al dritto al riuerfo,chc cofi tenacemente fi (colpirono le Imagini nella Memoria. XIII. Sehoggi hauete collocato per imaginc una cofa ; auertite dimani, non collocarla per'Imagine d vii altra cofa diuerfo. Come le hoggi per quefta parola Agnus , hauete porto vn* Agnello, dimani non porrete l’Agnello per l’inno cenza; perche vi potrebbe apportar confuhonc , mentre ui rapprefenta due parole; le pur non fufte dimenticati della prima fignificationc,ò pure forte variata 1 Imaginc con le- gni, ò bene rtabilità con li dirtintiui della mente , c con la prefisfione della ripetitione . XIV. Quando fi ha da collocar à memoria vna oratione, ò periodo,parolatamentc; prima fi legghi due e tre volte pia namente,e diftintamente,come vuole Cicerone, ilchc appor (a non poca vtilità . XV. Collocando le parole , fi dia proportione al Gene- re col fèllo; perche fe uoglio dir ricchezza , eh e di Genere feminino, meglio è collocarci vna donna ricca , chevnhuo- mo ricco . XVI. Se vorrete collocar periodi intieri ò parole , & oc- correndo di ritrouar otto, ò dieci , o piu , ò meno parole , quali noi fiprece molto ben recitare , fcnz’akra collocatio- he; non occorre far fatica d’Imagini interno alle parole che voi fopetej mi balla collocarne una principale, quale ricor- data u apporta cohfequcntcmente tutte l’altre. Et quello in- tendo, nelle coltocationi delle panie , lcquali recitate, noa curamo chccì reftino à memoriamo ne delle Orationi, Prc diche , Comedie, &c. XV II. Le Figure, & Imagini habbino proportionata al- tezza, fiche l’occhio. 'non habbi fatica d alzarli troppo, pc® vederle; nè all'incontro abballarli ioucrchiamcnte per con- tem- fuuerl'occhlo il formator di quefl’Artè * YiL Nel collocar le Figure, & Imagini lem piarle. Indi fiate cauti nelTordirfàtione , che fa il Roi»: berch dellìmagroi l ena fopra l’altra, peiche hauendo noi luoghi commodi da far progreffo per la.go , non occorre aggrauarla memoria, laquale memorando procede con lo ftabdimento del fenfo. ^ _ . r , j XVIII. Formando rimagini, non fiate prefittoli m rubi- lo collocarle, quando agiatamente potete formarle e collo- carle* pche occorrendoui poi vna Imagine piu atta,& elqui- fita della prima ui irebbe difficile in collocar la feconda, ha uendo collocatala prima; ò vi farebbe graue tralasciar la fe concia, elTcndo miglior dcllaprima. Dunque peniate, e ri- pense prima, fe altra miglior u occorre, e poi collocate le Imagini formate. , . ,. r * XIX. Sopra il tutto fate, chele Itnagmi fiano di cote ja *oi note, è notisfime;e però ui douete attenere dalle imagi- ni finte, potendo hauer le reali » e dalle ignote hauendo le note, e dalle men note haueodo le piu mahifcftc. ^ XX. Si come nuoce la fotniglianza tra li luoghi, nella for mattone di luoghi; cosi la fomigltanza tra le figure , nelp formationc delle imagini. Però ui sforzerete di farle, quan- do più fi potrà diuerfe e di filmili; accio non u’ingannatc ntf la fomigltanza di elle; perloche hauendo à dire tre Francc- fchi, dtllingueteli perle Cicatrici, ò per gli atti,e gelti, un gobbo, un monoculo, un fenzanafo,e cò altri limili accidcn ti Eccesfiui. # . . VT . XXI. Siate cauti nelti Sinonimi, & equiuoci.Nelli Equt- tioci, accio ponendo il cane, per il can celefie ; non diciate cane, che rode l’olio . E nelli Sinonomi,come pietra faflo^ accio una ftcflfa co(a hauendo piu nomi } non li dichi 1 un nome per l’altro, il che fi può diitingucre, per Iattentione della mente, nel collocarle e ripeterle, piuiiolte;o pure co qualche altro diftintiuo, pollo neUa cofa, o di lettera o d’- »le picolc,e quello per non ingombrar tanto il luogo , e per (farlo più capace Onde ne fiegue ,che minor numero di luoghi farari neceflarn ; c li così picm.per la diucrfità , rie* /cono più efficaci. Per cflempio per quella parolaffauen- tc, pongo nel luogo un’Huomo chiamato Nicola, ilquale nella man delira tiene Un piatto di faue, che lo porge ad un fuo Figliolino che li Uà alla delira , e nella man finiflra ~ tenga un Martelli, cól quale minacci e fcacci una fanciulla chiamata Emilia . E così legerete dal piatto Fauc.Dalla per fona. Nicola, N. Dal Martello, T. Da Emilia , E. e da tutti l'intiera parola faucnte.Laonde larà benfatto ,tra gli Alfa- beti di perlòne, hauerdue Alfabeti, vno di Fanciulli, l'altro di Fanciulle, oltre li due di Huomini,e di Donne. XXIII. Nel collocare, prendendo le parole ò concetti dal lacarta,e riponendo nelli Luoghi, non fi facci memoria nel la carta e parti fue; Mà (blamente nelli luoghi; perche làreb be doppia fatica in ricordarti è delti luoghi, e della carta . Oltra che apporta gran confufione, perchela mente uedea do, e. nella carta, e nclliluoghi uacilla, e fi confonde ; men- tre a due parti fuggelo (guardo ,e quella Regola li noti molto bene , XXIV. Nel collocarc,e ripetere l’Imagini,fi auertifca,di non far’altri geflr,chc quelli che fi ricercano opportunaméte fecondo l'Arte della pronuntia nel Recitatore. E-fi guar- di il Formatore dinonappKarfi, ò collocado,ò ripetendo ; à qualche geflo intcnlàmcntc fuor dell’Arte , come il con- tar con ledita^ener il capo faldo & erto, mirar in sù,piegar fi in giù; ma indifferentemente redi libero d’ogni intenfa ap plìcatione di fi nifi atti; perche alrrirrt^nte facendo, il Recita ' tore recitando farà poi l’iftcsfi gclli inconuenicnti,c periglio li j inconucnicntijperche concro l’Arte ; pcriglioli , perche le in qualche accidente mutalfe gefto li fuiarcbbela Memo * ria, e fuariarebbe la mente. Per mancamento di quella Re- gola, hò uillo alcuni Recitanti, Ila re come che hau elferoin giyctita una fpada , inflasfibili Hi erti; c con gli occhi fitti al ìjjuro , che Ila lor dirimpfctto , quali che fuiferò fiatar. la /quii Uò.fanon (blamente difdicc aitili; ma fciiopre l’Arte,il- che èflifettuo(b,làpCndo elfer principal dell'Arte , il làp'ec celar l'Arte, intanto che quel che l 'Intorno fi per Arte,coiU ’ libqrfa dd’li gclli, e' domiiniò de gli atti , moliti che lo facci per •• i ■ f.TI I W M M per felicità di natura. £ quello piace affai , e giuramento de piacere, e dilettare ; poiché nell’Arte fi fcuopre l’inge- gno notro, e nelli doni della natura la bontà influente del 1 Auttor della natura. E conuieneohe piu. ci aggradi l'opra di Dio, chela notraje che la prima laude , honorc, e glo- ria fia di Dio, non della creatura, laquals fc per Arte, ò per ingegno fa, ò sà, ò può cofa, il tutto ultimamente de rife- rire à fua Diurna Maeftà . Letti one XVI- R icerca queft’Arte della Memoria per fila compita per- fettione,chc hauendoui trattato delle fueprencipi par ti, Luogo, & Imaginc; tratti alcune cole particolari , vtili , e neceflarie da làperlì. E tralalciando l'altreal giudicio, ingc gno,e fatica del Formatore; tratterò preedàmente, delmo- do di collocar li Libri, li Numeri, li Generi, li Tempi , li Cali, li Punti, li Argomentale Quotationi. Dirò poi delle Dittature, della Libraria,e dell vfo della Memoria, e fògilla- ro alla fine il tutto, con l’Arte dcll'Oblmione • Della Collocatione di Libri . O ccorrendo collocar Libri di qual li voglia profesfione, è di necesfijp haucr l’Imagini formate di cialcun di lo ro. Laonde cftrtcuno fi potrà formar l'Imagini dclli Tuoi Li- bri, intorno a quali vcrlà;comelo Scrtttorale formi Mma- gini dclli Libri della Sacra Bibia, Il Thcologo delti Scolati- ci, Il Filolòfo della Filofbfia, il Medico della Medicina , Il Canonifta di Canoni, Il Giunta delle Leggi, il Logico del la Logica, ecoii faccino tutti gli altri. E nel formar l’Imagi- ni olferui quete Regole . Primo fi fcriua in vn foglio tutti li Libri, intorno a quali uerla il Formatore . Secondo for- mi, l’Imagine da vn fatto principale di quel Libro, ò dal ti- tolo, ò dall’agente, ò dalla prima parola del Libro, ò di qual’ altro capo fi yoglia;purche Ila reprefentatiuo del nome del N Libro* Libro.Terzo queft’Imagìnc ò la ponga (opra vn Libro, ò la ponga nel luogo col Libro» ò vi metta la perfona che rap prefènci il nome del Libro . Quarto nel collocar li Libri » può il formatore. Icruirli dcirAuttore di quel Libro, come fe in citar Paolo, vi metterò S. Paolo col Libro in mano, e per faper qual libro Ha, vi metterò la fua Imagine ,come le fard illibrodi Corinti, ui metterò vnCore . Coli le uorrò collocar l’auttorità dell'Euangelio , vi porrò l’Euangcltrta , col libro, e fua figura, Giouanni con l’Aquila, Mattheo con FHuomo alato, Marco col Leone , Luca col Vitello . E le vu’Auttorc hi comporto più labri, vi pongo i fegni per di ftingncrli, per dTempio , Giouanni hàfcritto l’Euangclo » . , l’Epiftola» l'ApocahlIc; per l'Euangclo lo pongo ledente, predicante, per l’Epiftola lo pongo Icriuente , pcrl'Apoca- lilTe lo pongo con gli occhi merauigliofi alzati al Cielo, co- me in atto d; ueder colèi aulita te e noue. San Luca che ha. fcritto rEuangcto, egli atti Apoftolici ; per l’Euangelo lo pongo con Chrilio, per gli Atti lo pongo con gli Aportoli. Mole che hà comporto, e le ritto il Pentateuco, Geneti, Efo* do, Leuitìco, Numeri, Deutoronomio ;nel primo lo pon- go con Adamo, Se Eua, nel fecondo con Faraone, nel terza col Sacerdote , nel quarto con gl’Elìcrciti , nel quinto con le Tauole della Legge. E pattando à gli altri Libri , li Libri di Reggi li formarctecon li Reggi, il primo con Saul, & Da uid Fanciullo, iUècondo con altri; ò pure balia hauer libro c Rè, e poi li numeri porli per caratteri nu.i erali , come fi dirà poi. Coli il L bro di Giofuc con Gi^lue, di Giud ci con Sanlbnc, di Ruth con Ruthapprcflb i mietatori, Efter col Rè Alfuero, Giudit con Oloferne , li Profeti con loro medelimi, Efiua con la Slega, Geremia ch’è porto nel Lago, Daniele fra Leoni, Ezechiele fra Rote,8c animali alati, Gio- na nella bocca della Balena, e h libri di Machabei con Giu- da Machabco, di Solomone con elfo in fedia Regale giudi cante,& il. limile degli almLibri fi facci in qual li uogUafcic za e profesiìone . Dclli i 5» Dclli Numeri . P Er numeri, altri adoprano caratteri formati da varij in- ftromenti. Altri adoprano perfone, dando loro li nume ri. Altri. adoprano cofe Materiali ,allequali volontariamen- te attribuirono li numeri, come che il Melone lia vno,il Ce druolo due, la Zucca tre, il Cedro quattro . Quello modo l’hà.per mirabile il Monleo,il fecondo lo fieguc il Rauennaj il primo mi pare piu atto di tutti. Oppone il Monleo al pri- mo modo dicendo, che li caratteri non fi muouono. Alche Rilpondo,chc tali caratteri fi pongono in pcrlona morente, come fi dirà poi: per loche Reità che fiano attisfimi tali ca ratteri. Il modo delle perfone c bello; ma è alquanto diffici Ic,& intrigato. Il terzo mi pare che apporta poucrtà c con-- fufione al formatore; poiché fc li tolgono le cole materiali delle quali potrebbe liberamente fcruirli , per imagini. Ne è il fimilcdelli caratteri noflfri ; poiché noi ci feruimo loia- mente di noue cole , dou’egli nc prende cento . Il modo e fecondo, c terzo lòn belli, e chi li vuol leguire ved i li lopra- detti Auttori; à me balla darui le Regole , per lèruiruidcl primo modo . Si prendono dunque noue colè materiali , c quelle lèruino per l’vnità , e per gli otto'primi numeri , per cllcmpio . I. Vn Spiedo, ò vn Pugnale • a. Vn paro di Forbici. 3. VnTriangolo. ' • 4. Vn Quadrangolo, j. Vn Serpe ritorto. 6 , Vna Lumaca, ò chiocciola grande marina col ca- po fuor del gufeio . 7. Vna Squadra di Muratori. 8. Vna Zucca a fialco , che ha due ventri lWn lo- pra l’altro . 9. Vn’Alciadi Legnaiuolo . Quelle Figure noue, ò altre noue che parranno al for- matore , lèruono per tutti numeri occorrenti’, olTeruando l’infrafcrittc Regole. Primo per fuggirla confu (ione di que- N a fte ite Soue co fé, perche potrebbonò eflcr prefe tal uolta per Imagine; Ciano diftintc ; per elTempio Io Spiedo che fta per cola fu con carne, quando (là per numero dia con vcello; il pugnale quando c cola lia nudo, quando numero lia fodra to; li forbici percola fiano con panno, per numero lènza; il triangolo per colà lia di legno , per numero lia di ferro ; cofi il quatrangolo ; il lerpe per numero lia nero, per colà fia pinto; la chiocciola per colà habbi il capo ritirato , per numero lo Sporga in fuora;la Squadrali vari jjcon legno e fer re; la Zucca fi vari; in figura , ^perche non mandano delle Zucche, e tonde, e larghe da poter feruire per colà;l'A(cia fi vari} con manico ligneo, e ferreo, e cofi fi friggerà la con- fusione. Secondo perche li numeri altri (on d’vnità , altri di decine, altri di ccntenaia, altri di migliaia; l'ifteftè figure icr uiranno per tutti li numeri , con quell’ordine, che quando la figura, è nella man finiftra, dice vnità; quando nella Spalla finiftra, dice decine; quando nella fpalla delira , dice ccnte- naia; quando nella man delira f dice migliaia- Per elf^mpio vorrò dire 1345. pongo alla delira mano della pcrlonalo Spiedo, che infilzi il triangolo che Uà alla Ipalla delira, e paf Ando per fiotto il mento infilza il quadrato, che Uà alla Ipal la finiltra, e co la punta trapallà il Serpe che Ila alla man fini- flra. Terzo quelle figure filano polle con la perlòna, laquale S uanto più farà posfib ile, habbi e facci qualche attione,còle ette figure, come ho mollrato có lo Spiedo, triàgolo quadra to, e lèrpe. Quarto le li numeri limili fi moltiplicano, Ciano anco moltiplicate le figui e limili, come fie uorrò dire 1551» porrò due pugnali; uno alla man delira, e l'altro alla. man finiftra, e due Sèrpi uno alla fpalla delira , e l'altro alla Spalla finiftra della perlòna, la quale con pugnali impugnati , e co braccia curue ferole Sèrpi . Quinto bilognando moltiplicar le migliaia per decine, e centenaia;bilògna per le decine por le figure alla Centura delira, per li centinaia allo Ginocchio deliro . Onde udendo dire 182659. cento ottantadue mi la lèi cento cinquanta noue;porrò nella cintura delira d’un Eremita la fialchetta , & al Ginocchio un Fanciullino , che con uq pugnale ò Spiedo, fora la fialca ; e nella man delira della perfiona un paro di forbici colliquali tronca le corna alla alla lumaca , quale ftl alla /paHa delira'; é con l'A/cia dell» man Anidra percote il Serpe, che ila alla /palla fmiftra . £ Infognando moltiplicar per migliaia ,fi ponghino le figu. te alla piedi ; onde «olendo dire ,5182659. aggiungo fra li piedi dell’Eremita, che portailfiafco,unferpe,chcuà amor der’il fanciullo il quale fora con lo Ipiedo il fufco . E biso- gnando aggiungere altri numeri (i ponghino ordinatamen- te nel poggio, c fcabello della per/ona del luogo ; ò uero fi ponghino nel luogo antecedente, nell’altra pcrlòna. Eque ilo badi quanto ahi Numeri aritmetica!!, che quanto alti nu meri grammaticali /ingoiare e plurale^ dira nel capo dell» Cafi. * • J J f * ' d _ _ * * • ili | . ‘ r ' - M Dclli Generi. ; - - • > • * • ! ‘ • » • - • * • J . • • k s } poiché li Generi fi nominano con li nomi di/esfi , perii genere ma Tedino farete che la perfòna fia mafchiaje per il genere feminino fia donna. E per didinguer il ma/colino e feminino dal neutro,quando occorreflc, per quelli generi mafcolino e feminino, Alcuni fanno che le per/one habbi- no fuelati li uafi genitali; e perii neutro l'habbino uelatij/c ben io li didinguerei col uariar uela e, dando per l'unoe laltro fedo le mutande ò codiali, e perii neutro il uelo ag- groppato. ’ : •" * ' xr. \ ' .. 3 Dclli Tempi. D Elli Tempi , habbiamo da fàpere il modo di collocare l'Annijli Mefi,liGiorni,rHore,il prelente, spallato, il fa turo . Per l’Anni fi collochi un fcrpente,che fi morda la co da, al modo che faceano gli Egitti; lignificando che l'Anno fi rincuruae ripiega in le defiò, mentre fi congiunge il fine, al principio. Li Meli fi podono figurare in tre modi . Primo per li fo- gni ò caratteri delti dodici legni del Zodiaco, ponendole figure idede, un Montone per Marzo, Toro per aprile, gemi su tu per Maggio, ò li Caratteri ufati <la gli Altrofogi, quali ritrouarctc ncirAlmanacco, e nella Sfera &c. Secondo per Tappropriati diMeft, come Maggio per li fiori, Aprile per le uerdure, Marzo per la ficcità di Venti, Febraro per le Ac quc,Gennàro per il bifronte Giano, c così de gli altri, Ter- 20 per le figure di Meli , le quali fi trouano nelli Calen- dari, alli quali mi riferifeo . Li Giorni fi poflbno figurare in due modi, prima per li caratteri di Pianeti ufàti da gli A- ftrologi,pcr Dominica Vn cerchio, per Luna un mezzo cir- colo, pcrMarte una filetta, e così de gli altri caratteri, polli da gli Atlrologi, come ritrouarete nell’ Almanacco, e Sfera.Se- condo per le figure dell'iftesfi pianeti, come per Domenica Apollinecol carro del Sole, per Luna Diana , per Marte Marte armato, per Mercore Mercurio col fuo Caduceo, per Giobbia,Gioue con li fulmini, per Vcnerdi, Venere col fuo Cupido, per Sabbato Saturno conia Tua falce. . L'hore fi rapprefèntano,con un’Orlogio dipolue,& per che le horc lono 24. , io le formo così , Legato l’orlog- gio alla man finifira, fi alzino le prime cinque horc , con le cinque dita.Legato al gomito finiflro dice cinque, e cinque se n’alzino con le cinque dita della man finifira, che fan die ci. Legato l’Orlogio alla fpalla finifira, dice dieci, e cinque altri fe ne moflrano con le dita della man finifira , che fon quindici. Legato alla fpalla delira dice quindici, e cinque fc ne moflrano con le cinque dita della man delira, che fon Ulti. Legato al gomito deliro fon uinti,c quattro altri fi pof fono inoltrare con le dita della man delira , che finifeono il numero delle 24. hore. E però uolendo collocare quella fèntenza di Chrifto , nonne duodccim fiora; flint diei ? pó go l’Orlogio legato e pendente alla fpalla finifira della per fona, c li lo alzar due dita della man finifira, che mi inoltra no le Dodici hore. Il tempo fi figura con un Vecchione barbato, con le eroe eie, con l’ali , e con una palla à piedi . E fc uorrai dire tetn po prefente miri la terra, fé futuro miri il Cielo, fe pafiato fa che ritorca e ripieghi il capo à mirar ucrfole (palle, e que ilo balli dclli Tempi. T Dclli Cai!. P Erche occorrerà il uoler ricordarli dell! Cali, fi oficrui quella Regola; eh: la perfona con lei parti moftri li Tei cali, il capo inoltri il Noinimtiuo > la man delira il Geniti* no, la fimltra il Dattilo,]! petto l’Acculàtiuo,il piede e gara ba delira il Vocatiuo,il fimftro l’Ablatiuo.Si che, fc la pa- rola è in calo nominatiuo , fi ponga in telta ; le ablatiuo fi ponghi al piede fimftro.E per faper anco li numeri s’ofler- ui,chc la parte nuda rnoftra il numero (ingoiare ; la parte ucllita mollra II numero plurate . Per esempio uorrò di- re, Ego fum panis. Porrò un cello di pane in capo alla per fona, e che il capo lìa (nudato ; il capo mi mollra il noini- mtiuo , c la nudità mollra il numero (ingoiare. E le l'ima gineè perlòna,li puòconolcereil cafo,ò per la parte, ò per il Pegno, per la parte > Te Francclco hauendo tutto il redo uellito, (blamente mi mollra la manfiniftra nuda , inteud® ildatiuo. per il legno, fètutta la perfona è nuda, che midi il (ingoiarmi rnoftra la man finiftra ferita , al qual legno intendo il calo datiuo. Dclli Punti, C Onuiene che le parole habbino i Ior punti , per non ap portar contusone al legentc, come li punti finali ,pcr fine del periodo, li mezzi ponti per prender fiato ; così con- uicncchc anco in quella cóllocatione della fcrittura della Memoria ui fiano le diftanze debite, non (blamente tra leu tenza e Temenza, n.à anco tra parola c parola: accio le lette- re duna ,non paslìno alla compofitione dell’altra parola* E quello oltra che fila, da una certa diftanzache fi de da* realleimagini , nfulta ancora dalla repetitione del Forma- tore, il quale collocando prefigge con la mente, douefi co- mincia, e doue fi fini Ice. E fecondo, quello lì può Tare con alcuni geftì, per ellempio,ncl punto finale, fare chela perlo na ultima del periodo dia di fianco,con la faccia riuolta al rocchio rocchio del legènte. Enel mezzo punto fare , che feafid* con le fpalle al luogo, riuolti fidamente la faccia alla delira, yerfol’occbio dellegentp. Terzo, nella diftintione delle pa- role fi può fare, che la perlona donde cominciala parola , facci qualche gcflo, contro la perfona dell’ antecedente pa- rola, e quella perfona fi ririti in un certo modo , dandoli quella ò con un pugno, ò con vn calcio, ò con altro fecondo che occorrerà, per l'opportunità deUTmagine , & delli annesti* -!iJ Lettione, XVII’ Delli Argomenti. L 'Argomenti, che fi fanno vniuerfalmcnte, fi riducono al- ti tìUogifmi,& alle confequenze di Entimcme, delli quali balla qui dire della formatione dell’Imagini , e del modo di collocarli. Quanto alla formatione fi tenghi il Methodo vni ucrfalc, ò formando Immagini per li conr etti, ò per le paro- le, e fi sforzi il formatore formar 1 In aginc del mezzo ter- mine. Quanto al modo di coll car l’argomenti, ò fon Syllo gifmi, ò Entimcme. Li S,llogifmi,che hanno tre propnfitio- ni, la maggiore fi colloca alta man delira, la minore allaman finiftra,laconclulìone al capo . Se bilbgna prouar la mag- giore, le proue fiano collocate al lato deliro ordinatamele. Seia minore, fiano collocate le proue nel lato fini(lro,e feoc corre fare un profìllogifmo dalla conclufionc, che enei ca- , pórli tiri la minore nel petto, la Conclufione nel ventre. Se l’argomento Ha in confequcza;l’antecedentc llia nella ma de fera, il cófequcte nella finiftra.E fe bilògna prouarconfequé za, fi collochino le proue alla faccia, petto, e vctrc.E felatcce détcs’ha da ^puare, fi collochino le proue al Iato fuo deliro, e quelche bilògnafle per ileonfeguente, fi collochi nel lato fi- ni(lro,haucndo memoria delti luoghi, ch'io formai ordinati mente nell! lati della pedona fiumana, e quello Modo balla per fiatelligenti,à quale fofficicnte in tal propofito collo *car Immediatamente, mà ehi uoleflfe collocar ogni colà me- diatamente per imagini » potrà (cruiriì dclli luoghi {labili ordinatamente. Dello Cotationi. P Er Cotationi Intendo quel riferire » che fi fà delli Libri, delli Numeri de Libri, ò di capitoli, ò di titoli, e di limili. Lequali fi uariano, fecondo la uarietà delle profeslìoni;onde il Theologo cota dift. par. ar. memb. Il Filofofo tex.com. Il Lcgillaìeg. glof. tit. $. confil. Il Canonifta quell, can.&c. c tutte le Cotationi , io le riduco a tre capi, Libro, Nome di Libro, & Aggiunto, dclli quali dirò didimamente . Della Cotationc di Libri, c Nomi di libri, mi riferifeo à quel ch'io disfi, nella Lctt. 1 5. della collocatone di Libri ; aggiungendo, che li Nomi di libri, ò titoli di libri, fi pollo- no ideare con l’iflcsfi libri; quali noi vlàmo gornalmcnte,c di quali damo polfcfibri. Laonde fc uorrò citare Ai ili. nel- la Metafilica , io pongo nel luogo, in mano d'Arifiotcle il mio libro della Mctafifica . E le vorrò citare il Macllro delle fentenze, vi pongo l'iflcflo mio libro delle fentenze del Mae ftro. E cosi fi può far de gli altri libri, in qual fi voglia prò fesfionc. E di più, fe li nomi di libri d’vna profesfionc tufi, {èro pochi, come tre ò quattro , fi potrebbono diftingucre con li colori, vn nero, vn bianco, vn rollò, vn giallo, &c. co me San Giouanni che ha fcrittotre libri, Euangelo, Apoca lille, & Epillola , diftinguerò quelli tre libri con tre colori rofTo,ncro,uerde, per l'Euangelo colloco il libro rollo , in mano di San Giouanni, per l’ApocalilTe il nero, per FIEpi- flolu il verde. Con fimil muodo facci il Filo fofo, il Legilla, c qual fi uoglia profefiorc . Dclli Aggiunti della Cotationo . * S ’Aggiunge al Libro, c Nome del libro, il capitolo , il nu* meiOjò limili. Quello aggiunto alle volte precede il no * O me me del Libro, alle volte fosfieguè ; precede quando l’Autto rehà comporti molti libri in vn medefimo (oggetto , come fe diccfte, Agoft. lib. 1 2. de ciuitate Dei , all'Auttore dò il Libro, fieguc il numero, quale precede il nome dell’opera e libro. Alle volte lòsliegue,& è di due (òrti, immediato, me- diato. L'aggiunto immediato c la particolar cotatione di ca pitoli, di dift. di terti,e limili, come s’io dicelle , Aug. libr. xij. de Ciuitate Dei cap.4. quella parola cap. è aggiunto im mediato, fi come il numero 4. c l’aggiunto mediato. Eque rto aggiunto mediato, alle uolte fi fa per numero; come nel J'addutto elfempio . Alle uolte fi fà per parola , come vfa il Legifta,c Canonifta, che adduce la prima parola della legge, Pan. in c.tua nos. e con l'ifteftb progrefi'o, ò di numeri, ò di parole, fi fanno molce Cotationi mediate, fecondo ladiuer fità delle profesfioni . Per le cotationi di numeri s’auer a, primo, difarle ordinate , il numero del libro fi ponga alia parte del libro, & il numero del capitolo ail’altra parte ; ac- cio il formatore non fi confonda, per elfempio dicendo Au- { ;uft. Iibr.a.de Ciuitate Dei cap.7. nella man delira li dò il ibro, e con fiftelTamano li fò moftrare due dita fpiegate, che mi moftrano li due, e nell’altra mano li dò lo sguadro » colquale tocca U capo; e coli hò dal capo il capitolo, e dal- lo sguadro il 7. Si noti fecondo, che quelli numeri fi poP fono formare , con l’irtelfe dita della perlina ; e quando il numero trapalfa il cinque, fi pongano l’imagini di nume ri alle parti del corpo della pcrlona , conforme alle Regoli date di numeri, nella Lettione xvi. La Cotatione della parola , del capitolo , del titolo , ò della legge , tkc. fi formi con le Regole deljlmagini delle parole figurate, ò non figurate. Laonde per la parola de vfu ns, quel formatore poneua vn Hebreovfuraro . De gli aggiunti di capitoli ,.di tedi, com. gioii leg. $. e limili , fi pollino formare in tre modi; primo , per Ima- gini , conforme al Methodo allignato della formatione dell’Imagini . Secondo , dipingendo , ò (colpendo nel li- bro , in lettere maiufcole quelle Cotationi; ò ponendoli caratteri del quarto Alfabeto nella perlina . Terzo, per via Notariaca dal nome , che principia con la prima lettera della della Cotationè , fcruendol! ùell’irteffa perfoha j Laonde ! >er cap. coiti, can. conf. tocchi il cappello, o’I capo, o’I col o, ol cigl o ; per tit. tex. tocchi la tempia j Per dirti Dub, tocchi li denti; per legg. Iett. tocchi la lingua , ò le labbia ; per Glof. la guancia; per num. tocchi il nafo. In fimil mo- do fi formino laltre, con li nomi ò volgari , ò Latini della perfona humana . Mi lì guardi ilfoamatore di non feruir- li d’vn’iftelfa parte humana , per due Cotationi , quando nell'ufo l’occorra l’una, c l'altra Cotatione;perche l’appor- tarebbe confu (ione, fe pure non la dirtingueilecon qual- che legno, come fe il labbro corallino dica Legge , il lmi- do c nero dica Lettione ; il capo biondo dica cap. il nero com. il bianco confi e coli de gli altri . I * ' Delle Dittature» . P Er dittature intendo lo rtupcndo dittare d'alcuni profef- fori di queft’Arte , hquali in vn medefìmo tempo han dittato à cinque, ò dieci e più Scrittori , con dire dieci pa- role di dieci (oggetti ordinatamente, e poi fèguitare le tra- lafciate di mano in mano ,fenza errar un iota dal propofi- to foggetto di ciafcuno . Il far quello perdono (opra na- turale c (opra noftro humano , non cade (otto le Regole dell'Arte ; mà il farlo per Arte, in quanto poslìamo noia- feendere , mi pare (i facci in qucfto modo cioè . Che il dit- tatore formati h (oggetti diuerfi, ò di Lettioni,òdi Predi- che, ò di lettere milione , ò di qual (ì voglia altro (ogget- to, e difpofte le parole in tanti fogli , quanti fon li (og- getti ; prenda ordinatamente le parole alternatiuamcnte da ciafcun fogl o, He le alberghi nelli Luoghi . Per cflempio, la prima parola del primo loglio nel primo Luogo , la pri- ma del fec ndo foglio nel fecondo luogo , la prima del ter- zo foglio nel terzo luogo, e coli di mano in mano finche faran collocate tutte le prime parole delli dieci fogli . Poi fi ricominci, c la feconda parola del primo foglio, (ìa collo- cata nel vndecimo luogo, la feconda del fecondo foglio nel O ^ duo- duodecimo luogo, e eoli feqnendo. E finite le feconde, fia^ no con l'illcffo ordine collocate le terze , poi le quarte , poi le quinte, finche fitran finite tutte le parole. E udendo dit tare facci diftributione delli (oggetti alli Scrittori, fecondo l’ordine delli fogli fcritti , già collocati . E facendo fcriuere vna parcla per vno ordinatamente , alla fine ciafcuno Scrit- tore ritroueràil fuo (oggetto compito . E quell’ordine che fi tiene delle parole, fi può tare ancora delli concetti, òdcl le fentenze ; fc bene il primo delle parole pare più (tupen- do. E chi 'voleflc dittare per ogni uerfo , primo dal primo all’vltimo, poi dairvlcimo al principio, potrà con fimil mo- do collocar le parole, che giungendo all vltimo non fi rico- minci dal primo, ma dall’vItimo.E chi di quello mo- do fi feru i (le per raggionare , farebbe un mo- do di raggionare allo fpropofito ; fe ben’ordinate poi le parole ,cia- fcuna al fuo (oggetto, ri u- feirebbono al propo fito li raggio- namenti , come .j appare in quello effem- pio di quattro dittata- E-tv, -- - •- - — ». , Per quello uerfo fi Collocano, e dittano. *3 Ci i-i i Aue * 2 Benedid* Ti Nunc 4 Magnificat 'o pp 0 < 5. Maria 6 Dominus 7 . Dimittis 8 Anima O «-I o- n t> o ' 9 Gratia IO Deus I 1 Scruum I 2 Mea c 3 0 rp "-i 1 3 Piena *4 Ifrael *s Tuum I 6 DominCi u> n ciT >■— . c • . o •no 1 7 Dominus i 8 Quia *9 Donnine 20 Et £0 •*t 0_ o • 2 I •Tecum 22 Vifitauit *3. Secudum 14 Exultauit. 1 , Li Numeri moftrano li luoghi iuccesfìui. '•V*' . i _ . » Quello (la detto del dittare 1 molti per Arte ; lafctamfo di qqcl che fi polla per felicità d ingegno, come credo facef fc Giulio Cefare, Uguale dittaua à quat o, & egli per qutn . to fcriuea altro figge to, come credo, anco lacelle Origene Adamantio ( non però lenza fuperior dpno)il quale di co- tinouo dittaua à lètte Icrittori ; per lo che non e incredibi* Icych'cgli componefle fei milia uolumi,qluli tellifica hauct Midi San Geronimo. Lettione XVII- X* » .] • , . * / f . * l '■ y . «» • Della Libraria della Memoria^ . E Tanta la forza di quello ricco tcfbro della Memoria, chcdiuenca anco Biblioteca ò Libraria, e con maggior felicità e facilità delle librarie, nelle quali fi gloriano com- munemente gli huornini (ludi oli . Non attendendo che 1 ha ucr libraria, non c perfettioneperleità; ma imperfetta , che (opplilce all’in perfetto de gli huornini. A Ili quali mancan do la memoria fecónda piena & adorna, con la tenacità e e permaoentia perpetua dell' fimoIacri,(bn conllretti tener copia dij'bri , dalli quali. posfmo riccucr li primi concetti delle colè, e nuocar li dimenticati . Per lo che Iddio ch’c 'perfettiifimo , non ha quella che da noi è chiamata pcrlet- tiotiejpoichc neH’illeira effenza lua, come in terlislimo fpcc chio uede e contempla ogni cola. Gli Angeli ancora, non han bilògno di libraria ; poiché per la cognitione uefpcr- tina, cheè delle creature nelli lor propri! generi , hanno la memòria perfetta, fin da la lorcreatione, quadofu 'or data ogni pienezza di fimolacri, così tenacemente impresfi ,che tempo non può Scancellarli . Simile dono lù fatto a primi noftri primi Progenitori; la onde non hauerebbono hauu- to bifi gno di libraria , poiché nella lor memoria per dono gratuito albergauano tutti li limolacri.E perche il peccato, quali ladro ei lpoghò,e tra gli altri beni ci lolle ancora què Ho dono,& introdulTc per peggio noltro l’ignoranza.erim he- becillita; per l’Ignoranza ciascuno nafce con la memoria no . da,come ingelfata parete ; e per la imbecillità alle fatiche' dell’acquillati fimolacri bene fpeito foccede obliuione. In- 1 di per fouenir’ He all’ignoranza, & all’obliuione ; l’Arte hi. introdotto l’aiuto dclli libri . Li quali ancora lopplifcono. à due imperfettioni,dillanza,e morte ; perche non elfendo prefente la uocc dell’Auttorc ò maftro, fopplifcela fcrittu ra del fuo libro ; et eflendo egli morto , uiue nella fcrittura del libro, per lo che li Rudenti mentre ftudiano (come fi di ce per prouerbio)parlano con li morti.Se bene dunqueli li bri (ono utili ,cneceirarii al noftro (iato imperfetto; non dimeno (ludiati che fi fono una uolta, meglio è hauer la Me moria per Libraria, che 14 Libraria di carte e (critture; poi che la Libraria cfatta,per fopplimento della Memoria. C fe così è , meglio è hauer la memoria , che c il principale) chela Libraria che è il fopplimento ; fi come meglio è ha- uer la gamba e piede di carne c d’olfa, che di legno. In oh ire quella Libraria apporta fatica, fpcfa,pcfo,trauaglio ; que (fa non è d'altra fatica, che di ufiria . Di più la Libraria è in uno ò alcuni luoghi 1 , non in tutti feuza grandisfima in- corri modi ci; quella l’haucte doue ui trouate , e lènza pagar altro nolo che della uoltra perfona la portate vofeo doue uo lete. Quella conuiene (blamente à ricchi , & à chi abbonda in denari; quella c commune anco à poueri. £ fe quella ui fa Huomini, quella ui fa fimili all’Angeli,& à Dio , li quali ogni feientia hanno fempre feco . Echi non sà che le cofe quanto piùs’auuicinano al perpetuo e necelfario, tanto più fon perfette ? l'uniuerfile,come cheaftrahe da tempo e luo go c più a(lratto,c confequentemente più perfetto del (in- goiare, il quale c immerfo nel tempo e luogho;la memoria ha ptùdcll’adratto che la libraria ; poiché li libri con l’ufo e tempo s’inuecchiano e confumano, la memoria con l’ulb e tempo fi perpetua; quelli perifcono, quella fempre refla; nè (ì puole commodamcnte hauer per ogni luogo quella Si blioteca come quella, che uiue e dimora lèmpre col forma- tore. L’Oracoli parlano à uocc prefentialmente,& Oraco- li fono (limati quei làpienti,li quali all'improuifo , fenza gi- rar l’occhio alh libri, rilpondono elquiiitamente ad ogni propo- . proposto della lor profesfionc; «Come fifa quello Te noti con l’aiuto della libraria della memoria, la quale toglie quel rinconuemente,chc dille una uolta un filofofo di quel Me dico equiuoco,ilquale refpexit librum,& mortuuscft aigro tus.E fé ben’io ammiro l’induftrta di Gordiano Jmperado- re,il quale lìimaua camole lettere eie fcienze,che più atte (èall’acquillo di Libri , che al teforo d’argenti , d’ori , e di gemme. La onde li legge, che raccolte nella Tua Libraria tef tenta due india uolumi. Lodo la diligenza di 1 irannione Grammatico, (che uilTeà tempi di Pompeo magno) ilquale liebbe in fuo polle fio tre milia libri. Stupifco delle Perga- mene Librarie, le quali , come riferifee Plutarco, haucano ducento milia uolumi.Ofieruo grandemente Tolomeo Fi- ladelfo , ilquale per compir la Tua Libraria, quale ordinaua in Alelfandria , ottenne dalli Gerofolimitam tettanta dclli più teuii & clpcrti nelle l'acre lettere , c pr «felibri dcllVn’e l’altro Idoma , acciò li traducelfero la Bibia (aera da he- breo in greco. Mi più ammiro, lodo, celebro, & ofleruo la Libraria della Memoria, che hvbbe Lsdra, ilquale come ri- feritee Eulèbio,hauendo li Reggi Caldei prelì li libri tecri di Mofe , egli tutti ad Verbum h recitò , e dal fuo recitare furnodittati in quella maniera, che poi la Sinagoga 1 ado- praua. E perche non me chia&o , fc quella Libraria di Ete dra, folte artificiale , mi balìa auteporui I’cltempio del Ra- uenna, ilquale tanto fi gloria di quella Libraria delia Memo ria chedice,Cum patriam relinquo, ut peregrinus urbes I- talia? uideam,dicerc polTum, Omnia mea mecum porto. E perche non mancheranno di quell’, che uoranno formarli quella perfetta Libraria;pcrò allignerò alcuni Capi, dalli quali potrete raccogliere il modo. Primo , c di neccsfità haucr m’gliarac migliara di Luoghi, quali fi potranno for . mare alla giornata, fecondo che con 1 occafione dello (India . re, creile il bilògno del formatore.Secondo, Quel tanto ch’- il formatore alla giornata ordinatamente, fecondo l’ordine della Scicntiaò Artc,(ludia della fua profesfione ; gtornal- . mente collochi il tutto nell 1 formati Luoghi, non tralafcian do colà che Ila necelfaria Terzo, Quelli Luoghi pieni firn pre rellano piente per hauer la fermezza c tenacità della Memo- M€nàona,cbe 6 dcfidcra eotitrtl’óbliul olle > tH« e il Urlo e. la poluè,che rode e dftirugge quella Libraria; bi fogna rive- derla con l’vfo della ripetitione. E quello fi può fare con pi gliar* vn giorno di vacanza della fertimana, c ripetere quel che nouamente fi è collocato in quella lèttimana,3c in un'al trhora ripetere vna parte cominciando dal principio , s for- zandoti che fia tal notate compartita la ripetitiope , che per ciafeun Mefc fia npetita e rcuifta tutta la Libraria . Per la qual ripetitione ancora fi potrà dare quell hora, eh il forma torc fi troua difbccupato daU’efiercitij diurni, ne i giorni fc ftiui • Quarto, ficomc nelle Librarie fogliono alcuni tener Qija dri dipinti, con ritratti d’Auttori, di Sapienti, o potenti, di fe mcdefimi,ò d’alcun'altre pitture bene fpeflo vane, e lafci ue; il formatore di quella Libraria vi ponga Quadri di San» tif eleggendoti vn certo numero di Prencipi del Paradilb , Angeli, & Huomini, c quelli fi conftituifca per Protettori di quella bella imprela, raccomandando à cialcuno di loro vn libro, ò vna fetenza, ò vna materia , fecondo che meglio pa- rerà al diuoto formatore, & à quei Santi il formatore oiicri Ica, voti, digiuni, oratio.ni, fecondo la (uà diuotione,5cc. Quinto la Libraria come fcriue Vitruuio debbe cfler fat ta dirimpetto all’Oriente , poiché l'vlo di libri ricerca il lu- me mannaie; c perche la Libraria della Memoria adopra lu- me interno, però io aucrtilco il formatore, che li sforzi d ha ucr r.Oricnte Spirituale che c Chrillo, chiamato oriente da vn Profeta , Ecce vir Oricns nomcn eius . Anzi Chrillo c il Sole, come di ife vn’altro Profeta, Orieturvobis timcntibus. nomen meum Sol iuftitiat. E1 Oriente diquello Sole,quan to alla deità è il Padre eterno, e l’Oriente quanto alla tem- porale huinanità è Maria Vergine. Dirimpetto à quelli oric ti c lumi debbe il formatore drizzai lafua Libraria; sforzan doli di fuggirli peccati, e conferuarfi nella gratia di Dio, poi che,Imtium Sapicntia: eli timor Domini . Sello, ficome nelle Librarie li libri (on polli con ordine, fiche in vna parte fon ripolli quelli della Logica , in vn’al- tra quelli della Eliofoba, in queiraltro canto quelli della Geo mctna,&c. coti bifegna ordinarli luoghi communi, che trà P loro i toro fiano di'ftintì . Per esemplo , neHI luoghi tTvft* Ciftà -cojloco là Logiea,& in quelli d’vo’aitraJi FilofoAa, in quel- li della terza la Theologia , & in un luogo comniune della feconda Città ei colloco il primo della Fiiica, nel fecondo il fecondo, e co fi procedendo nell» fequenti libri della Filoib* fìa. Equeft’ordine èneceflfarioj, per poter fubito ri tcoaara li libri, eli (oggetti , che A defidcrano . E fc mi dirai , che quella Biblioteca hà del fa ti còlo affai . Secondo, pare che la Memoria, nó porta (offrire tanto pefo.Terzo,parc vn Chaos di confttAonfc» Ache l’Huomo non puole à Aia voglia ritro* uare le materie c (oggetti. Quarto, come A farà, in voler for mare vn raggionamento da quefta Libraria . Quinto, fe oc- correre all» giornata aggiungere alli foggetri albergatrnuo" ui concetti j' non A potrà far quello lènza confusone dello prime imagini. Sedo, come A potrà contemplare in quefta Libraria. Settimo, come porrà il formatore feruirft di Iuq» ghi va coi. Ottano, fe conuienc à Padri di famiglia £ar che, IL Figli ftudiofi Aano arricchiti di quefta Libraria. Rifponderò didimamente à quefti otto Capi , per compimento di que- fta Libreria Al primo, dico che A come il pefeatore non pup hauen pefei lenza bagnarA ,nè l'auido trouar The Airi fenza rom- per Terra e làsli; coli non può l’huomo-far’acquiftodiquc-t ft'inclphcabile vtdità, fenza gran fatica. Laquale pare gran- de, perch’è infolita e non polla in vfo;ma cominci il forma torèconle dueguide, diligenza, e patienza,à farne dpcrien 2 a,e conofeeri che, mi dithcile volenti . Fingono li Poeti, che Giafone con fatato di Medea acquifta il Vello doro ; mi non però fenza vincer e domar Tori, arar terra , femi- nar denti, armarfe contrafchierearmate, fupcrar Draghi « Medea c 1 Arte della Memoria, Giafone il formatore, Tori* Draghi, dicroti fon le fatiche, li Pudori, le vigilie, f impcdi_ menti, li patimenti, che s’offerifeono alle frontiere di que_ fta imprefa, quali peròdcuono efter foffriti, e vinti da colui, che alpira alia palina c corona d’vna tanta felicità. Al fecondo, dico che la memoria, quando con bel’agio , & à poco à poco uien' alla giornata ripiena, non fentepelb edifturbo, anzi diletto e follcuamento; poiché col riccuer nuoui nàoui tìmolacrl <f lucnta perfetta,*; qnintipiù nericeue,taa tó maggiórmente crelcc nella (uà pcrfcttione.Fugga, dunque il' formatore l’ecceflbyhaueodo dinanzi alloccbio quel mos to, Apprime in u»ta clfevtile, vt ne quid ounis. Eli guardi dal troppo collocare ih un’ifteirotempo^poicheadoprancfo e (énfi, e potenze intrinleche organiche, patendo quelle ftan chczza, offendono fenza dubbio la Libraria della Memoria, ilchc non licgue , olferuando mifura modo e tempo nel collocare . •Al terzo, non ui farà Chaos di confu (ione; ma lume di di* ftintione nelli (oggetti; perche, ficome nella tua Libraria , occorrendoti vn (oggetto, lai in qual parte , & à qual libro dar di piglio; coli nella Libraria della Memoria, già che li|là bri, e li log gettile le faenze fono ordinatamente albergate* come li dille nel capo 6. Et fi come hauendo il nome del li- bro fubito drizzi l'occhio, e ftcndi la mano al banco,doucè il libro; ci *fi con l'occhio della mente voli à quel luogo coni mune, dotte fi troua il (oggetto defiderato. Al quarto, nel modo che tu formi li raggionamenti , eoi ricorrer con la mano e l’occhio alti libri; coli ricorrendo cò la mente a<Ii luoghi Communi . Anzicon maggior facilità • commodità; perché là confumi loglio, la uilfa, li libri; quà llando ripofàto in letto, all’ofcuro, fenza conlumar la vita al freddo, al vento, all'aria, puoi ottener l’intento . Al quinto, fi può aggiungere, con prefisfione della mcn te per collocatone immediata , s'aiuti il formatore , con la memoria ordinaria naturale. Si preuaglia dell’imaginati ag- giunti alli luoghi, cpcrlbne. Può il formatore preualerfi del lo (patio dinanzi al luoco, ponendoci ò Menfa, ò Altare, ò Conuito, ò ( 'ololìo; ò aprendo al tergo con imaginatione, facendo apertura che pasti, & facci vna corfia di Luochi. Si può dinanz'i al luoco formar vn Altare con gradili molti . Può fcruirfidelli Animali dilhnti, delle perlonc diftmtein molti luochi. £c in lomtna con giudicio, tempo, patienza, e ripetitione più del (olito, adempirà quel che delia. £ le ‘ in fingere, ò aggiungere non fi olTeruallein tutto l’Arte, nó fi Igomenti, poiché nccesfitas non habet legem. Al fedo , coll iftelfo modo- che con libri , e con maggior P a faci- * faciliti: poiché l’hiuete prefènti, lènza tanta difficoltà. Ol- tra che per quella Biblioteca, s’acquifta fcgnalato habito nel le dottrine, col quale il formatore giudica, contempla, tro- va, difeorre, &c. ' ■ . • 1 Al fettimo, oltre li luoghi pieni, habbi il formatore luo^ § hi uacoi, delliquali polla feruirfi alla giornata , E nel mo- o che ftudiando li libri caua li raggtonamemi c li colloca nella carta; cofi per carta puole adopra-re li luoghi, nelliqua li può collocare li fuoi concetti, &c. E cofil auarocomc db* te ubi altri auanzerà la carta l’Inchioftro, e le penne, &c. < All’ottauo, è ottimo coniglio ad vn Padre di Famiglia , che arricchire il Figlio di quella Libraria , Et il modo farà quello, che quando il Giouanetto lata ben inftruuo nella Grammatica , e che congruamcnte parla , & ha mediocre ingegno da poter con qualche giudicio apprender quell Ar.- te, e formar l’imagini; lo facci inllruire in quell Arte. Et ha uendola ben’apprefa, formi luòghi fecondo le Regole delp- Arte, e quando n’hauerà mediocre numero , cominci ad v- dir Lettioni,ò di Rettorica, ò di Legge, o di Logica, o di Ma thcmatica, ò di altra profeslìone, alla quale ha dcfignato di attendere, e vedendo, c ftudiando collochi il tutto , fecondo le Regole difopra affegnate. Et quello badi per compimen to della Libraria della Memoria, laquale fe bcn’apporta qual che danno alli Stampatori, alh Librari, alh Cartari; apporte rà nondimeno giouamentoalh poueri Studenti, auanzo al- .auari Scolari, diletto e felicità alli belfingegni'. S Ti mano alcuni effer affatto inutile l’Arte della memoria, dicendo che meglio ritengono esfi fimpliccmente le co- cche con quello ingombro di luoghi & imagini . Eriulce do loro più fac.le il collocar à memoria immediatamente, a damo Rimano trattarfi quelli mezzi di luoghi & imagi* Letti one Jt Deirvfo della Memoria. % Sii: perche Fruftra fi t per plurù,quod potcìlfien fferpaurio ra,& eque bene, come diffe il Filo fofo.La onde le l’ufo èua no & inutile; inutile e uana farà ancor l’Arte . Quella rag gione dialettica c fauorita molto dalTIppoino,edal Càriior rino,liquali con giuditio conforme à lor nome, tanto flirna- no l’arenc d'Etiopia, quanto le perle orientali ; e tanto gu- idano la manna di fibariti,quanto le ghiande di Chaonia; Se •in quel preggio tengono il nettare di Dei , che terrebbono il uin lorbitico. Prefupponendo noi con uerità , che e l’Ar <ey e per confequenza l’ufo della Memoria, lìa utile e gioue «ole ; con bell* Allegoria fpiegaremo quelli tre Ieroglificbi, che fi raccolgono dal Valeriano Pierio, attribuiti alla Memo ria, Cane, Orecchio, & Afcia . Li quali epiteti mi danno tre forti di pcrfonc , quali afcoltano quell’ Arte , li primi fon quelli che con Ippoino la beffeggiano, li fecondi fon quelli chcl’alcoltano uolcnticri,mà non la pongono in ufo, li terzi fon quelli che non la rifiutano con li primi, l’afcoltano con H fecondi Se afccltandola con diligenza l’adoprano. Li pri- mi fon Ideati col Icroglifico dell’Afcia , li Secondi dcll’O- Tccchia,li Terzi del-Canc.il Cane moltra la Memoria : per- che uerfa merauigliofamente intorno alle cofe paffate, ricor dandoli delti benefici! riceuuti ; perloche non manda mai in obliuione quelle perfonc, dalle quali hariceuuto benefi- tio. Onde fi legge del Cane di Vliffe, che riconobbe il pa dronc dopò lo fpatio di uenti anni. Et ordinariamente fi ue de, che condotto un Canein lontanisfimo luogo, dafe mt- delìrno sa ritornare alla cafadel Padrone. l’Orecchia è con- iàcrata alla Memoria: perche è uicinaal luogo dell’Organo delia Memoria. Laonde dille Plinio, Eli in Aure ima, me- moria: locus, quem tangentes atteftamur. Che però toccati do l'Orecchia, con le due dita, pollice, & indice, era Icrogli fico di recordatione; Onde il Maronc Poeta, Cinthius au- rem uellir,& admonuit. L’Afcia è fegno di Memoria : per- che l’antichi folcnano riporre la fecuree l’Afoia , nelli lor fcpolchri, per lignificare chela memoria del defonto , non douea effer già mai fcanccllata dal Sepolcro. l’Afcia io la dò all’^poinie Camorrini, udendo moflrare, che illorgiu- dicio ètanto groifale, che bifognarebbe adoprar l'Afciaà polir- rfflìt«rio,£{ àggmttarlo, comefifà delti torti egrosfi legnijp rpej'chc'fiiiQpmattìatcner lAfcia di Marangoni, chela YpfqfladeUe.Mufc . L’orecchia la dò alti fecondi :perchcno adpprahc» altro che l'adire, e l’indice raano,o dclmallrp, del libro. Il Cane patientei roder lofio duro , lo dò al ..formatore di qucft’Arce , il quale eoa patienza uinccogni fatica, per arricchirli di quello gran teloro . Quelli terzi li laudono, li fecondi fi permettono, li primi fi rifiutano. Et • accio s’intenda , perche ad alcuni rielce facile il collocar à memoria, fcmdaiuto di queft’Arte: douerc làperc, cheque» Ha facilità ò è ucra , ò imaginata .se vera, dico che quella pro.uicne d Ha felicità della Memoria naturale,!aqualeè tà- _ta elquilìtàjche non hàbilògoo d’Aite, lapcdo noi chcl'Ar tc,comedottaniente dice il Filoiòfo, èdata per aitare c (op- piare al .difetto della natura. E quelli tali opn debbono bia- simare l’Arte ; mà lodandola lodar più viuamcntc Dio, che di natura fi eccelleuteli dotò, imitando quel fimo, che non biafima,mà fi diletta nella bellezza d’vnaSpct aria, d’ondcft cauano li rimedii per vn'infermo.Se la facilità di collocare jn Memoria è mediocre , che maggiore potrebbe eflere per l’Artej quella facilità ch’è (limata da Ippoino maggiorejc facilità imaginata, non reale- £ quella fuaimag.natione na* icedaH’alTuefattione,dairinefpeneinia, e daJl’mauertcnza . , JlMoro nella fua patria, che èvloà veder volti humaninc .ji,ftima brutto il volto Italiano ch’èchiaro,e più brutto il boreale ch’è candido. Coli il uoftro Ippoino c tanto alfuc fatto à ripor d memoria à uenro; che nulla (lima, anzi bufi ma il riporre per uia di fermi Luoghi, e uiue Imagini, fi co me qppl poliedro, più (luna un cedo d’orgio,chc una fiato- la di confettioni.Nalce ancora dall inelpcncnza: perche no hauendo esfi fatta efperienza delle ricchezze ricondite di queft’Artejcome potranno con anlietà abbracciar li mezzi faticofi delli Luoghi & Imagim? Eli; li frutti perfidii, chc in Pcrfialbn uelenofi,& in Europa lon nurritiui,non fufle- ro fiati la prima uolta afiaggiati da uno , & il fecondo non hauefie creduto al primo, & il terzo al fecondo,&aI primo, eh e non erano.amaro ueleno,mà foaue cibo ; come larebbc ’u*fo fatto communc? così còuicne all'Ippoini creder à quel lì > . Jr,che con lelperienzartegionano-dr quella utilisfima e ne «diària ptofesilonc.Nc chiami inutile ingombro , e fatico» fo impacciò, il teloro utilisfimo,elucidisiimo di fimolacrt. Poiché li Luoghi & Iinagini,fono come penne ciuanni, che aggiungendo pelo all’ Vccllo, rapportano facilità & agilità , inerauigliola al aolojcosi mentre s'accolla la Memoria Luo ghi,8t imaginiycon qacfti come con due ali uola con facili- tà itupenda^pcr l’altezza della contemplatione,& attione in terpetratiua JE J fe quelli mezzi fon difficili; fegoo à che il fi N * ie è di gran preggio-E chi mira l’afprezza del mezzo foll- mente^ non l’agcuola con la dolcezza del fine,c incauto & impcudenccvpoichcfauio,c prudente è colui, che contrape’ findoiljialore&: il preggio del ficee dcll’acquifto, difpo- necon prudenza, intende con fapicnzajabbraccia'cori' ror- : . *ezza , lìegue con patienzali debiti mezzi' . E non peflo fi 1 non marauigliarmi d’Ippoino, ilquale biafima l’Arte del- la Memoria ,. e pur fenc fcrue ; perche fi non è eie-- co, quand’egli collocai un’gratnone à Memoria, non fa egli-' Memoria IocaIc,nelli fogli delfi carta feri nailon de prende* le parole ò concetti, elicgli colloca?e fibenequcflameriio ria locale, non cl’ Arte fpicgata,è nondimeno Arte confa»* < fi: poiché non è Cen za Luoghi,# imagini . Refta dunq; che qucft’Arte e l’vlo fuo, fia vide; e come Arte vtilisfima fu si*’ pre accettata da Saui j, e come ulo gioucuolisfimo,& hono' ratislìmo fu. Tempre lodato dalli dotti, & ammirato findalU* plebe.Et a quante cofefi' eftenda queft’vlo della Memoria/ non occorre ch’io dica altro; poiché per la prima , & altre 1 ’ Lctcioni, e per l’efpericnza appare cltcr’ in molte parti utile commodo à mola. E non- follmente alli predettijmà anCo- ra alli Mercanti, Negotianti, Fattori , & eflecutori , per fi- bretto di Ricordo, alli Segretari) per memoriale da riferir' lettere, e negotij al luo Signore , e ricordarli poi delle rilpo- ftc,& elpeditioni hauute à voce, per ifpicgarle in carta. Gio ua ancora alle pedone contemplatine, per riporli punti -del- le loro contemplationi , & anco li mifterij del Santo Ro- firio , & altri (oggetti fruttuofi . ilche firà di marauiglio- i fò giouamento all’attentionc , per fuggir le diftrattioni che * apporta il vagardclla mente, Scrue parimente alle perfone * con - « CBtjjcientiaÉé flc diuate;leqnaK uogliono Intieramente co8 fefiYrfi,& à Dio,& al Padre Confelfore, mentre cflam man- do giornalménte la Gonfcienria, ripongono alh luochi ordì natamente li peccati commesfi, quelli ripetendo con contri rione, & lagrime: acciò fi tampino nella Memoria , & indi con maggior prontezza di effetto, pofTa il penitente dire al Signore. Recogitabo libi omnes aianos mco$ , m a marito*» dine anima: mea: . E femi fofTc lecito anco in particolare t)i haoflrarei, come fèrue à molti Giuochi d’honeftc ricrea rioni, c particolarmente al giuocho di Scacchi; potendoli formatoregiocarc lenza hauer l’occhi allo Scacchiere e Scac chi» c prolequirc tutto il giuoco fin’al colpo matto del Re.- Comécon iftupore grande fà il Signor Siracufàno , di che ne po(To io render teflimonianza, che fpinto dal curiofb delio, perla certezza di quell' Arte; ho uoluro ucdcrlo giuo care.Ethollo uifto jpfèquircc finire cutt’d giuoco» lènza mi rar egli tau oliere, ò fcacch ;mà fidamente una terza perfòna, riferendoli li colpi dcllauerlario, n:oueua li pezzi, fecondo- che da detto Sig. Siracufàno l’era comandato . Et il limile modo fi può tenere, nel g : uòco di Sbaraglino. Mila Ician- do quelle fatiche all’ingegno del formatore t r attero’ d’ale u- niauertimenti, intorno ali ufi) della Memoria Artificiale • 1 Quali auertimenti c dot umenti» ? in parte fi pofiono hauerc dalle Regole adeguate perii luoghi e per l’>magini,dclle tpia li diccsfm.o; ìSc ii> parte hauerli pofiono, da quel che fìegue. Priipo,per utilisfimo documento, hab >i il formatore qual- cheparticoiar diuotionc, per li luoghi, per la collocatione- deHimagini,c per il recitare. Per li Luoghi formandoli habi bia l’occhio fé ui troua figure di Santi , Altari , Ctocififiò Jmagine di Maria Vergine, e per ogni luogo commufcc fi a-, legga tre, quattro, ò cinque, più ò meno ( fecondo la copia di luoghi, e fecondo la diuotionc del formatore ) di quelle finte Figure, & alli lor figurati, con effetto pio raccoman- x di la tutela della Memoria, sforzandoli che il primo»& ul-> timo luogo fiano figurati . E quando ripetendo i lunghi ui- palla Culi la mente, "li facci il formatore riuerenza,con qual chfcdiuota Oratione. Il limile facci prima cbenelli Luoghi; collochi l’ImaginijC prima che recitile collocate; diodo un • 4003 * S ,ro _ 6i giro con ti mente, per quelle defignate figure Sante, è eia-' leuna offerendo calda oratione,c mentale, e uocàlc. Secondo, auerca il formatore di non effer fcru polo fo in- torno al veder lume prima chcegli uadi à recitare ; perche quantunq; fia ben fatto dimorar in tenebre, & in luogo ri*c tirato, e (olitario,e lontano da ogni ftrepito , mentre ripone le Imagini à memoria, e coli in quel tempo che è immedia- to il recitare: Non dimeno ftar tempre cofi , e non ueder mai lume, fenò quello ch'egli uede quando recita, è colà perighofà;perche i’infolito apporta dirturbo e confusone. Però (limo ch'il f amatore debba una uolta à luce aperta^ ripeter le Tue cote . Terzo, ripeter fra ftrepiti e fragori gioua: perche asficu- ra la Memoria intanto, che per qual fi “voglia ftrepito ò ca fo che auenghi poi fra’l recitare, non fi (marritee il dicito- re. Indi è da effer notato, & imitato l'effcrcitio di Demofti- nc,ilquale per telleuarfi d’alcuni difetti di natura, come r.fe ri tee Valerio Misfìmo , combattendo con la natura, la uin- fe con i'artificial effercitio. Imperochc effondo egli Bacco di fianchi, e debole di lcna,& perciò impotente al dire, s’inga- gltardì con la fuica, & effercitio; auczzandofi à recitar mol ti ucrii ad un (iato, e pronunciando mentre con ncloci paf fi (àliua per uiefaticolc, & erte. Oraua dirimpetto alli fra* gori marini che pcrcoteuano li (coglie li lidi ; fi per fortifi* car la lena, come anco , acciò afluefatte l’orccchie à quel rumore e ftrepito del ripercotimento del Mare, potettero patientemente al rumore della ragunata moltitudine perfe- ucrarc, non sgomentandoli nel (ènte , nè uacillando con la Memoria. E per hauer la lingua piu fpedita e fciolta alla lo- quela, ulàua pariarea lungo, con te pictruzze in bocca ; ac- cio uacoa folte poi più pronta, & efpedita.Et hauendo la uo ce tettile e molto a fpra, e noiofa aU’audienti; col continuo ef fermio, c grande induftria, la ridufse al maturo, graue, egra to fuono. E perche nel principio della fua giouentù , quali fulinguato,non poteua bcn'cfprimere la lettera che noi chia marno R. laqualo principia il nomò dell' arte Retto ri ca, che egli imparbua ; usò tanta diligenza che muno dipoi la proferiua meglio di lui- . Quarto, bifogqa rifuegliar le tepitc, e Ranche forze del- i i> Q^. te I le potenze, quando fi ua 1 recitare , con raiutl /pirituali, e corporali; li primi di orationi à Dio, & à Santi , li fecondi •con alcuni riftoratiui, come nell’Eftate rifrelcarfi il uolto,e mani, neirinuerno prender un’alito di fuoco , odorar cole grate, purché non fiano dieccesfiua qualità; toccarfi le na- rici e polli, con odorifero uino,e limili, fecondo il coniglio del perito Medico . Quinto, habbi l’occhio il formatore di lenirli della Me mona, non come fine ultimato ;-mà come fine ordinato ad altro fine, cioè feruirfi di quella all’ultimo fine dell’orare , eh e il perfuadere,e ricordili che non li troua la maggior per ucrfità, che peruertir l’ordine, e lèruirfi del mezzo per fine ; Ilche accenna Agoftino in quel detto , Summa pcruerfitas cft frui utendis. Le parti oratorie fon fini , mà però ordina tiall’ultimofinedel perfuaderc; però non conuiene affettar tanto quelle parti, che all'ultimo l’audiente lòdi quella ò qwe fi altra parte, fenza che relli uinto, prcfo,emoflo dalla per fualionc intenta. Dedalo uola per mezzo,’ nè col gelo baffo soggiaccia, nè colcalor loprano fi liqueface; mà Icaro incau to, ilquale inuaghito delle nuoue, & inlohte penne, affetta con troppo alto eccelfo il uolo; fapete che ruinofo cade nel 1 \ l’onde falle. Coli quelli che allontanandoli dalla prudente mediocrità, pongono tutta la lor mira nell’cccelfo di Memo ria; cadono per l'imprudenza , perche non mirano il fine ^ che deu’elfer fine ultimato;e perche mirano il proprio hono re,& una uana pompa, non l'honor e gloria di Dio, di qua li può ben dire il falmeggiante Dauid. In fecuri,& Afciade iecerunt eam. Parla il Profeta di quelli, che dislì pano la Chic fa, con ilparolarc,e memorare, che fon parti di chiraggio- m - na. La fecure c la lingua ò parola, per loche Dimolline fi> lea dire, che il fuo auer fario oratore Fedone era vna fecur re; perche con breue, mà acuta oratione molto li refifieua , e contradiceua. L’Afcia come fi dilfe mollra la memoria, per lochenci Sepolcri gli antichi fcriueuano quell’Elogio.Sub JVfciam dedi vetuit . Con quelle armi ;gli Eretici cercano disfipar la Chiefa, c li vani Oratori poco frutto l'apporta- no, mentre s’aggregano al numero di quei Maellri;di qua* li predille S. Paolo. Ad fua defideria coaceruabunt magillros prurientcs auribus. Dilettano l’orecchio, con puoco frutto J del 6 % détto rptrito: vogliono parer ftupendi, còito felicità di Memo ria,6t afFettatione di parole, nè curano d’efFer fruttuosi à co uèrtir gli animi à Dio. Dunque conftituifcafi l’oratore per fine quel che deeefler fine cioè, l’acquifto dell’audienté * S ual’è feopo, per cui è ordinato il Tuo officio; c per quello ne poi; fenza afFetiatione, farà lecito adopr.tr come mezzi le nobilislime parti della Memoria . Serto, verte in dubbio tra gli formatori, (è è meglio ripor à memoria le parole, ò li concetti nell’vfo dell orare, predi care, craggionarc, in diuerfe profesfioni.Collocar parole c quando li fcriuono cento ò ducento parole in vn loglio ,e coli fcritte fi ripóngono in memoria, c le iflefFe collocate c fcrittc poi fi recitano . Collocar concetti è quando il forma tore fi forma il concetto, & cfphcandolo poi con la lingua » non s’obliga à premeditate parole ; m^ lo fpiega con quella fauella, che all’irpprouifo la maftra natura gli fomminirtra . . Chi ha tempo da farlo, c fenza dubbio meglio ripor le pa- role: perche l’Oratore humano ò Ecclefiaftico,non direbbe cofa e parola, (è non premeditata , fecondo il detto dì Da* uid, che dcfcritle le parole del Signore eflèr premeditate cfà minate, & raffinate fette volte. Eloquia domini , eloquia ca- rta, argentum igneexaminatum, probatum terrac , purgati feptuplum. E come premeditate farebbero proprie , fccl- te , ornate d’eloquenza , abbellite di colori rcttorici ;• non uaneggurebbe il ^dicitore fuor di termini defignati , non difcorrcrebbe con digreslìoni lunghe, e noiofc,ollcruarebbc l’amata breuità , aggiungerebbe di parte in parte al dire futili gerti del corpo, c tuoni della ucce, che richiede un'* cfquilita pronuntia.Mà perche non tutti li foggetti ricerca- no quert’obligo parolato ; nè tempre à ciò fare il tempo è commodo c (officiente ;t brache in alcune occafioni, fom- Kninirtrando lo fpirito celerte nuoui penfieri e nuoui colo ri in premeditati, non deue il dicitore farli reftrtenza, òpor -fi impedimento: però il collocar concetti ancora non è , da eflcr biafmato. Settimo, Nel collocare e prccifàmente i concetti, per fa- cilitar la memòria all’ufo del parlare,!! sforzi il dicitore d’m ftttitfef efquifuamenre il concetto, e diffonderlo anco in car ta; c prima cheto fpieghi in publico x 1 efplichi da fe folo, ì z uocc noce quanto più li pud intelligibile : perche pofledendo be ne il fatto, con facilità e habile à narrarlo. E fcriuendo, e re citando uien‘ada(Tuefarf), & habilitarfi maggiormente ; & affuefaccndofi , s’apre la firada alla chiarezza maggiore del (oggetto, alla qual chiarezza fìegue poi prontezza c, uiuaci tà maggiore neidire. Letti one XX • Larto di fcordarfc/. \rA i‘ ■ ;i:> < . n > . .) i il ii. t atti ■ _>t S E bene,oppofitorum eadem difciplina, ir. tanto che ha uendo noi detto a badanza della memoria , potrebbe eia feuno da fé (ledo intender che cofa lia il fuo oppofto eh’ è l’obliuione; non dimeno perche daU’obliuione lì prendono alcune utilità in qued’Àrte, è bene à trattarne, non inquan to e didruttiua, mà in quanto per certa confcquenzaaccU dentale è perfettiua della rimembranza . Perche hauendo fcoggi recitata un’oratione,e udendo din ani fcruirmi del— rdleslì luoghi, trouandoli in gorobrati dalle precedenti ima ginij come me ne potrò io feruire, tènza grandiffima diffi- coltà e confufione ? Dirò tre cofe, primo a che cofa ferue qued’obliuionc, fecondo a chi è facile per natura, terzo fé per Arte fi può far dimenticanza.Qiiant’al primo dico, che noi collocamo Della memoria tre forti di cofe , le prime del le quali uogliamo fempre ricordarci. Le feconde delle quali uorresfimo,fe poteslìmo fempre ricordarci . Le terze delle quali uorre>fimo fubito fcordarccne . Le prime fono i luo- ghi dabili,e quelle imagini di dottrina , quali noi colloca- mo, acciò tèmpre diano uiue nella memoria , per la felicità •del fapere, come fece il Raucnna che tutto quello che ha- uea dudiato, lo collocò nelli luoghi intanto , che non har uea bifogno d’adoprar libri, e per chiarezza di ciò, noi hab* daino dato il modo di far la Libraria della Memoria . E rifpctto a queda memorià , noi non uogliamo obhuionfc 9 dimenticanza ; e fe pur fe ne tratta, l’intento è di trattarne* come fàil medico de gli Vcneni, il Grammatico deH’inco» gtuo o, il Logico del fallo, per fuggirli , non per feqnirli. Le ècondc colè fon quelle, delle quali fe fu lfe posfibilc uorref fimo lempre ricordarci , come fono le prediche ò le partì principali di quelle, le quali haueresfimo molto caro che ci feftafleno Tempre nella memoria , mentre dura l elfercitio del predicare ; accio douendo farle , c recitarle altre uolte, lènza ugual noua fatica di collocarle, ci reftalfero tenaci, e urne nella memoria. Mi perche quello è difficile , però fat te e recitate una uolta ,non curandoci che fian fepolte nel» lobliuione, defiderando li luoghi uacoi, defidcramo Meto- do da poterci dimenticare di quelle, & a quello fcruel’Ar te dell’obliuione. Le terze cofe fon quelle , che le colloca- mo alla memoria per fcruircenc una uolta fola, e poi dclide raresfimo chcfubitoct ufciflcro di mente; come fono le Comedie, & altre cofe fimili collocate da recitatori. A que (lo anco ferue l’Arte de l’obliuione ; fi che non e inutile il trattarne, accio non habbiate a lamentarui, come faceaTe- miftoclecon Simonide , che più torto dcfidcraua l’Arte di dimenticarli, che del ricordarli . E lìa fempre lodato Giu- lio Celare, che così facilmente fifeordaua dclfingiurie rice- uute; oue nel reftantchauea felieisfima memoria , la qual- Arte è più torto Chriftiana , che pagana ; per lo chedicca. Nulla Laudabile Obliuio,nifi Iniuriarum . Quanto al fecó do, dalle cofe dette nelle prime lctt oni della memoria natu rale,in qual temperamento e qualità c fondata, lì trahe pep confèquenza , che quelli liquali fon felici nell* apprenfiua per l’humido, facilmente alTequifcono l’effetto di queft’ Ar- te; ma con molta difficoltà quelli, che fono per la complefr fione fccca tenaci & aridi. Quanto al Terzo dico, che l’Ar- te gioua aliai, per farci feordare ; fe bene nefee più difficile che il ricordarci , e quello per mancamento del tempo , il quale e padre dcll’obliuione . La doue uòlendo noi in un fubito,e fenza lunghezza di tempo dimenticarci, fi tratta uia eftraordinaria, c potenza maggiore fi ricerca , per ottener l’intento.Oltra che effondo la memoria perfezione dcllana tura, lobliuione imperfettionc ; più inten fan ente è quelli riccuuta,c più caraméte ritenuta. Ma quale lìa quello muo do di far lobliuione, non e facile dimortrare. Li Poeti ci mandarebbero à ber l’acqua di Lethe fiume dcU’Abifio, del s* cui cui fiumare gufando fS dimenticare tutte le colè paflàtcj* onde e detto Lethe da lithis,che uuol dire obliuìonc. LiCof mografi ci manderebbono ò nell’ilbla di Zca,oapprelTo Cli 1 tone Città d’Arcadia,douc fon’acque delle quali chiane bc- ucdiuenta (memorato; ò pure ui condurrebono inBoetia, ouc fon due Fonti, l’un de quali fà buona memoria) e Tal* tra fà fcordare ogni colà. Il Rombercli dice, il profelforc di queft’Arte habbi molti luoghi : accio polla uanargior-, nalmente,fi.che palTa col tempo la memoria dellimagmi « Mà quello fcordare,non c per Arte,elTendo per uia del tem po, il quale per il corlo naturale apporta obliuione. Il Mó lco rifiutando molti mod'jftimache balli il tralalciar il pea fiero delle imagini; perche così uanno in obliuione. M i, chi non s'accorge che quello eaiuto piu tolto di natura, per via del tépo;chc Regola d'ArtcPIo tralafciando quelli aiuti nali,che fono manifelli:farò raccolta d’alcuni aiuti artificiali, liquali congiunti inficme,porgeràno facilità all’obliuionc.Li quali aiuti e modi, lon nftretti ncll ifralcritti Capiò Regole, Primo, hauendo recitate, e udendo mandar in obliuione le Imagini; òdi giorno con gli occhi chiufi,ò di notte fra le te nebre,lì uadicon la mente girando per tutti li luoghi ideati* con invaginarci vn’olcurisfuna tenebra notturna,chccuopra tutti h luoghi, e cofi procedendo, e retrocedendo piu uoltc con la mente, e non uedendoci imagini facilmente fuamfee ogni figura . Secondo, fi uadi /correndo per tutti li luoghi co la méte,* dritto, à roucrfo,c fi ccntéplino uacoi e nudi, tali quali la pri ma uolta lenza alcuna imagine turno formati, c quello di? Icorlò fi facci più uolte. Terzo , fc le peritine tacili luoghi lono llabili,fi riucggtó no con la mente per ogni uerlò più uoltc, c fi contemplino nel modo come ^rima ui furo llabiIite,col capo chino, con le braccia pendenti, e lènza imagini aggiunte. Quarto, fi come il pittore ingclfa e di di bianco alle pit* ture, per /cancellarle; così noi con colori polli fopra le imi gini posfiamo /cancellarle. £ quelli colori , ò fia il bianco* o’I ucrde,ò’l nero; invaginando /opra li luoghi , tende biant- che,ò lenzuoli uerdi,ò panni neri, condifcorrer più uolc«, per li luoghi, có tal uelo di colori.E lì poflouo ancora ima ginare ^ 64 gtnare li fuòchi, pieni <fi pagliati fienosi legnici merci, &c. Quanto, (limo bellisfitna Regola quella della collocatone «Tllenuoue figure;pche ficomcl’vn chiodo (caccia l’altrojcofi il formar le no ucimagini, e collocarle nclli luoghi già ideati» (cancella le prime imagini dalla memoria . E ben uero che 3 ue(le feconde imagini, bifogna con molta attentione e grl ’isforzo di mente imprimerle, e ripeterle più e più uolte » precilàmente nelle tenebre,e nella quiete della notte ; acciò l’mtcnfà e uiuace idea delle feconde, (caccile prime Idee. Se(lo,imaginarfi una gran tempefladi venti, di grandini, di polue,di ruine di caf;,di luoghi, di tépij,d’inondatione d’ac- que, che confonda ogni colà; e poi che farà durato vn pezzo quello noiolò penfiero,e replicato ancora più uolte, 'alf ulti mo (i facci con la mente una paleggiata perii luoghi, ima- ginando il tempo chiaro, quieto c tranquillo, con riueder li luoghi nudi, e uacoi, come prima furo formati. Settimo, Paflato il maggior intcruallo di tempo che fi po tra, fingali un’Huomo inimico,horribilc,elpauentolò,(equa to più haurà del fiero, c be(liale,e nemico meglio (àrà)ilqua le con una comitiua di cópagni armati, entri e pasfi con im- peto p li Luoghi, e co; flagelli, bilioni, & armi fcacci li fimo lacri, percuota le pcrfone,fracasfi le imagini, facci fuggire per le porte e (aitar per lefenellre tutti gli animali, e perfone mo bili, cheerano nei luoghi.Intanto che paflato ilfracaflo, e la rouina,riuedendo i luoghi con animo quieto da quello fpa- uéto,fi ucdcranonudi,c uacoi come prima. E fe quella roui na fi faccfle fare da cflerciti nemici, come da Turchine Paga- ni farebbe di maggior facilità; poiché quello fpauento con- fonde, e mada ogni cofa foflopFa.Rifiutaquefta fettima rego la il Róberchjlliraando difficile il dimenticarfi p quella uia, «olla quale ramétando ritornano in memoria l‘imagini,mà nó s’accorge , che fi ben la rimembranza confirma la memo ria;nondimeno la rimembranza con tale imaginationc uiua ccjk intenfa dello (pauento di quel di!lurbo,& confufionc, .difturba confonde & fcancella l'Imagini . Da quelle lètte Regole fi poflono ritrare l’aiuti arti- ficiali, di facilitar l’obliuionc;4èruen<lofi il formatore , ò di tutte fuccesfiuamentc,ò d’una,ò d’alcune come li parerà » purché fi facci coti gran quiete cftcrna,con uehemente aj- tcn- tent!one,e co taf efficacia d! penderò, quali che la óofà fu de uera, reale, & oculamcnte fi contemplale .Ne uoglio trala Iciar di dire, quelche dittando in quello punta mi fouuie- ne. Poiché fi uede che ghhuomini crefeendo in dignità. Co gliono mancar di Memoria, che (cordandoli delle cofe bak 7c,non apprezzano le perfone, che altre uoltc l’erano molto care ; però per ifeordarmi , cominciando io à lambicarmi il ceruello, entrarci in fantafia.chc folle inalzato ad una delle maggiori dignità, che fi trouano, e che non curandomi del le cofe ripolle in memoria, (correndo per li luoghi di palio in palio , accompagnato da quella comitiua checonuienc al gradoni contemplarci nudi e uacoi,con Sdegnarmi delle cole e perlone già collocate indetti luoghi. E con quelli intenti penlieri ritirato in cella, dirtelo (opra il letto, mi n- mergerei nel Tonno; e rifucgliandomi poi,mitrouarei lenza dignità, e lenza Imagini. E quello modo fé ben i me non rielce - non dimeno riufeirebbe molto à chi nell’am bitioni di Dignità fi lambicca il ceruello incautamente . E quello fia perfine di quella Lett:o»e,e dell’Arte della dimentican- za & Ooliuione, La quale nonTcnza propofito c fogg ilo dell'Arte della Memoria; poiché rari in quell' Arte fiorifeo no; non per difetto dell' Arre, ina delle gentile quali uorrtb bonofenza fatica riufeit merauighofe . Mà tal marauiglia & efquifitczza ottener .non fi può lenza gran fatica, eflerci- tio,e partenza, così nella formazione dclli Luoghi, come del rimagiui.Efe incofi ualfe il detto del Poeta,Multa tulit fc citq; puer,infudauit & alùc ; in quella profeslìonc è molto *1 propofito,comeanco il detto di Elìod >,che Virtute u po fu e re Dii fudore parandam. Alla qual Arte le uoi con pa^ tienza uigilia & timor diDio atttende rete; hauendo per Me todo quello mio trattato, mi rendo certo, che uoi nufciretc pierauigliofi nell’ufo StclTercirto della Memoria , col fauor * di Dio N jftro Signore, alli cui piedi, e della fua Clvefi San . ta CathoUca & Apoftolrca Romana gitto me'ltellb,e lòtto- pongo ogni mio detco e fcritto,ora e fempre.Amcn . • r',\ ~i '• 5ÌQ '}} 3 J'jì -jL *i I vi IL FINE. * » Cf ’* _ • Con Licenzia de Superiori . M. D. XCII.
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