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LA y • f ARTE DEL RICORDARE DEL SIGNOR CIO. BATTIST DELLA PORTA NAPOLITANO. Se yendeno per Marco Antonio P affari d Sergio Capuano, Jofephus Tavjplona. V.lJ), ir- ■ ' V y ; H T :51 A. AK-HDia jaq a^Aa-'iooia i a " T A T 2 I T T A a .O l.S : -1 O ‘I A J aaa P.tfATUO'IAM •'.'7 • a CIÌCTIkA «UlM WJOIlillttV .V-. A^jO 0»5^2Ì!> .fi .1.^ .iKcViWtfT CHS? C O'fA; SIA!- MEMO o rcnunifcensa. Cap. Primo. • ./ r ‘" •« •:'>»«-* >• ,-v E L L E cofi^«alùnqK€Ìefifianttd)dhU * ò memorilo remtmfeer^apChe, cofe ft firn è l’una,è l'altra il dichiareremo, y fendo ncHofcriut re{ come fi dice ) vnafiu craffit M inerba, accio* che le hofìre regole con piu chiare zsa fi intenda* ifOilàfdando' dtffifctè le varie}* dtjjicfli opinioni de Etltfefe^hehimìòfefira ctbftrtfàyptf'nènefo luoghi di raggioname-. Vujjki*delaimagmami là qtMa-Ufud flanta nel capo )fi è di femore per me^zo delle finefireftejhffetógUoCchifym chiede l nafe t cjalti efimilifiguifà d’ un pittore eccettcntcjvti ritratto deli le cofe materiali r dtiìfignàt Wlfió permèìlo neÙajdemìm , che come vna muoia ben acconcia lejìa dinanzi-accio che venendoci poi uolunti di ricordarci di qttcUo,per mezzo dell'intelletto, che tpflo alla memoria ricor* te* qui quella r-jcor^mo delle cofe che rft» vogliamo à punto come feci fijfero prefcntlfiglioixhiyE'vòm^mlfr veggia w,cbeh per difetto della molalo pur di cduiyìhedfegnando non preparane compartì bene i coloricene dopo qualche tempo quella littori a [conciar fi, fi ella farà talmente guafia,cbe non ui appaiano punto ifuoi prifìini lineamenti, noi ci ritrouiqmohauerpeifo il ritratto di quella cofe if téme con la me^oriarMtfemto^y^in piè, che il pittore con Va* iu:o di quel pòco circonfcridendò htoàrgm intorno^ tjimdo da vn capò ali' altro lalìnèà.nepub rfferciredxpttu'ra^ùr ilritrattofenereintegra, la memoria riprende vita : E qufioèfeeHo’chevhtamiamo il ricordarci * D ‘ f*fi Con $* vriairitìera finora enfio fo * ÌH quella tou'daàtimmitfo m zhimiamo:0erebro ; ttcminejcenz*} trtcorjdrtfoi}' quello] ài qigfc ftcvfàJJéohipftJu&ri jiio ejftpfjftomf farò veglio intens dere, Io imparai qqejló yerfi. ' ' iì - Nel tempo che rinuoua i miei fijfiiri. ; Se le i magmi di cfuejìe parole mi JLinno cofi chiare nel cerebro , confi i prima ve le difcgnciimaginatiu<h dfro , che hb memoria di quejlo verfo, Mafie ne faranno per aueytura Cadute alcune , come. RÌNVOVA , & I MIEI (Con i aiuto disutile chejlifnno in piedijcome NEI TEMPO CHE; òr SOSPIRI mi ricorderò del tuito*ll per che mi pare , ch'imi propriamente glijnacbi Rbc&rici chiamajfèroqueffa, Arte dt memòria poi che è proprio atte di Remici fiienza>,fe pur nqnVh^owfi chiamata dal fine, poi che il tuttofi fa per accrescere la memoria, perche pojfiamo S\. n? zH. ’.r; a Y : j r?i ù Z \\ f.y i !rA5i«y.V;;55 vroìjjtwta';. ’ 4?- « >\wh àm>i o , Chela Renrtiwfcensa ila naturale & , 5 j • j- ' artificiale. Cap* a* : I. •' Il f; f •♦••*?? I* • ■ j.t*c ' ' - - . * . * : Q VeflaReminificenza edi'due maniere, l'unac naturale , l'Atra e artficiefe, la naturale^ quella thcconwiijlfffi najcej’ artificiale che còn-regp1é.m<rfitafeà dalla natura, mutak confirmar le cofcfiaputtfiLr i fini r it or dapfirfueUfabe mori [oppiamo v-Qcli^ naturale fi legge mob n degli antichi effer filari dalla natura.ampiamcnte dotati . Scriue Plinio che hebheil ReCiro,vna mmoria cofipcrfittajche cpnofiem e chiama* ua à nome tutti ifAAu^delftiofficniteL R mede fimo dice \ hauer fitto JU- Scipione K ow«aw ; Alicv!«^rie R e Jé Potite.roggionaua di y intidue hngue fivTa intorpyete.ib popult 4 hi- figge tti • V» certo Cora ne**g nude greco, quanti voltimi hauèa le t torneila likrariaji recitava tuttijcome fi bgefftiàr hauejfi éut su gltocchi . Il fiomgUantt feriue S partiano deb J ’I mpèrae lor^H advatòsitywle fW Hto* volta folaghe hauejfie letto unita, ho lo rfiùtm più finwtrr**,fic far : ^^DeU[arrficialc nefu pmjfim* «i A j, Simonide Mefcb.e la fica poi perfètta Metro fa* Sceji» ytl quale tutte le co fc lette, Ir intijc recitaua perle mede f me parole . t Cinéfl ambafcia tare di Pi rrbo in capo diJùogiórni doppò.ch'egli giunft tnRoma, conobz he* chiamò per nome tvUiiSenam , trgentilhuoéw principali dilla CittlScriue SeneCa,cbe fedendo Hottenfo tutto vngiornoàglt incanti, recitò poi la fera tutte le parole ch’egli hauea intefe, t le robbe vendute,^ è i nomi di coloro che comprate l haueano* che P orfio Lattone, rccitaua j-, mete tutte l’orahoni,cb’e][o hauea fitte* diceua effer.un perder di tempo, à fcriuere in cartojpoi che fi potvua ogni cefi fcriuere nella memoria* di pmùhe egli recitaua duo nàia nomi à dritto , Ir à reuefiio , e dugento V cr f latini ì che li fijfero att’lwfrt letti , Onde cbt ha ttifla memoria può con quefiarti farla buona ;e chila ha buona , può affai fùria miglio b. . re. La naturafi l'huomo hakik farti *1 fificilefejfircttio^iracoloJòiE, l’arte e per fupplire doue la natura manca. Magli arajìcij 3 chefi foglio y no v fare per quefla reminifeenzafino di due mmiere,òcon rìmedij me * dicinali,'e di ciò non è quefl o il fio luogo di raggionare,o con ejjèrcitioìcht fi fi di luoghi, di perfine ,e diimagim. M tutto fi l’ejfercitio ,dice Mar* tiano Capelli i precetti fono pochi , ma befferemo è grande . Raggiona*. remo adunque noi parhcular mente di cifiuno di quejli } è prima de luo* > ibi, e la caggione , onde fi fia introdotte à pori » . • t r Onde fi a nato il poi de luoghi in quella :;"ìv ^aite di Reminifceiiza* Cap* 3. » P Er mojfrare che queJT arti di ricordare fa tolta dalle naturali ifi rieme faremo qui chiaro, come non Jènza caggione gli antichi cojlia tuironojchc fi debbano primieramente el igere i luoghi . Noi vediamo no* ruralmente >che chiunque vuole ricorda fi di vn lungo fotti) fi forza fempre di ricor darfi de luoghi prima , doue quel fittigli auetàjfe ; e poi ari K. gii Jkmh T ordine^ luoghi} fitto intier amento racconta . Introduce limai rmgliofc Poeta non fcrtza mifìerio Enea, che battendo h raccontare a Di* (Ione ciò, che accaduto li fijfi doppò la prej S di Troia, per ricordarft di tut te le cafri puntola rimemorandofi i luoghi prima, dotte quelle accadute particolarmente li fino . Partito di Troia fine viene in Tracia. Qmktra ra la crudel morte di Polidoro . Indi ne viene in’ Deio , doue defcriùe d empio, c fi mentione del vaticinio di Apollo. Ne viene apprejfo in Gre ta,e quella bombile peJlilenzaracconta.Comc pòi nell'lfde Strofidi rag* giona delle Har pie. Nella Città del monte Leucate, attacca alle pone deb Tempio il feudo jebe tolfr ad Ab ante greco. Neita Cifrò di Buti-oto riuc# de Andromaohejùr Hàlcno . Ne va in Sicilia \ vede Bina, i Ciclopi ,« gli more il padre . Simonide Melico ( come Cicerone, è Quintiliano firi^ uono ) per che fi ricordo l'ordine^ il luogo de corniti iti > cb’eran inòrti' nella rouina di quella cajà, venne ageuolmente à ricordarf di tutti’cbe al* cimenti non fipeuemoi parenti riconofcerlijper frpelirli. E di qui ne uens tleegli inpenjiero di firnef arte del ricordare. Ne mi ptjjò imagginare htomò cojì infinfato efàocco^chépaj] andò per un luogo non uenga tofloi foieord'arfianchcrjcbe ejfi non uogliaji cofrche qui gli accadevo fi# ceffi fé àie di molto piacere,}) difiiacere li fijfi. li caùallo di D ario pafi findo per quel luogo,doue la fira innanzi hauea della Caualla goduto , tofìo fi ricordò del fitto,ir annu endo fi caggione } che il fio Gaualiero nefiljc, corte vuol T rogo, della corona di Perfia adornoMediamo ancho che ciafcbuno che vuole ricordarft di vn detto, i fitto yfi u^fempre firz randa incominciar da capo, e figuir poi per ordine : per ciocbe da quello come da vn filomene à poco à poco à ricordarft del tutto. Ci ricordiamo con maggior agevolezza delle cofe di Mathematica , le quali fi feguorm luna l'altra, che non degli A pborifmi di Hipocratt,che fino finza ordine. Le fiuolèfi le bijìorie^per^uejìacaggior.e fi imparano à mente ancho dui dònnkctuokfida contodini,ppr che fi comincia daun-espo ,efiuàpmpft\ tardine fine al fini ; Dice Atriflohle nel libre (Idia Rèmmfcema,(he Vm nimo nojlro fi motte con molta ageuolezza ne’ luoghi , E quantunque ab- etini per h luoghi iute ridano, l? interpretino i luoghi T opic t ; non dimeni T bemiflio eccellente Veripantico intende di qufiìi luoghi materiali . M« che cofi potrà far maà.che con piu ordine un ricordo proceda , che ojjei guari o a i luoghi de fi figliano l’un l’altro } . Per che dotte non e ordine j iut e confusone .Ei poi che fi trouano tutte quefie cofi ne’ noflri luoghi, incominciamo à dijhnguerli,&- à raggioname particolarmente • ' -V ' . : ; .1 ..'- 4 a. . .'l- §*. * * ■ A * + x % .,!3 I \ i ♦ ‘v* > . ’l V r u \ «3 rM "i* Come fi debbano clegcre i luoghi* Gap* 4* * *•■<» *t . • ■ £ i •’ I* * • ; , _ * 01-1» lr*r, E Glifi dee fare elettrone del luogìyo vniuerfàlrprimadefii uenga t no a difhnguere i particolari. Chiamo io luogho ymunfàle queliti che contiene in fi i particolari, e chiamo luogo particolare quella fipcrjUié del muro fignata da alcuni differenza accidentale, come fonò poi ta > fine * flra, angolo# filmile. Nella ekttione di quejlo luogo ymuerfale bifegna éuertire alcune conditiom . Prima che in cfi'o noi halinamo } o uerfidmé ontinouamente,e che ne jappiamo ogni minima particella \ I peregrini eli ganfi quello, doueefìnati fieno} douehabliano battuta qualche lor dolce fidtsfimoneyche quefli piu de gli altri ci fighono refìar impreft nella mea» moria. Apprejfo, che le parti fue fumo dfifitenttl'una dall'altra, come fis nò camere, file, fiale, i loggia, palchi^entratr, portichì,0' altri fimili ; Ori* de debbiamo fiiggire 17 beatici Colonnati,! giardini le firade, 1? altri " cofi fimiglianti , poi che non è cofi doue tanta varietà fi ricerchi , quanto in quefila . Di più che fiano figuenti l’un ì* altra, ciò e che dalle ficaie fi fa* glia in filabile camere ,djr da quefie alle loggie,e palchi fienza intvrromi pimento alcuno fra loro,? finalmente fiano quefìi luoghi chiari, & lumia nofi, perche hauendo à locarui dentro le pitrure delle parole , la poca luce 1 farebbe lorjòfichi i colori,e le pitture infieme con la luce ifltffa monchi #4 / • Imi 9 r <mJe bijòg na che e (fi cWt \ rfflendcnti fumò . Trottati) il luogo; circhi fi ti camino per lambito del muro,doue hauremo poi à dffinguerc' t hoghi,e cominciar emo dall entrata da man dejlra , caminando uicino al \ muro, monteremo poi lef ale, entreremo nelle camere ptdi alle loggic. Et vf tendo da man mancato al contrario, come meglio ne piacerà, pur che Jèmainterfècar l’ordine prfifi fica per i' altra mano dande entrammo) Coft debbiamo, dr al drittc,ir al rouerfcio tante volte caminarui Jìn * che habbiamo bene à memoria d camino eletto . Nella dffintione de iiia»t ghi particolari ci fruiremo di alcune regole . Egli bifogna, che ejjì fi am ordinati l’un doppi V altro . Per ejjèmpto daremo il primo luogo al limi z ture della entrata, il f condo alla portoci terzo alla finejlra , ò anguhjò ah Ira che ci'incontri;ckeyucJìc differenze ci certffchinojtjui fiaun luogo~qiu ttefià vn’altro^uejlò figuiua <pucfi’ altro . E fià forquefla varietà n il in conte afferò mura dritte } gradi # colonne, che non hanno differenza fra lorOyma fono ftmili, bifegna di neceffità imaginarci tauolejetti, poggi, caf • (c,c firmi t majjcriti e di cafa,che fogliono fare nelle camere prejjo t muri* E voglio chef ano pianti vgualmente l* imo dall’altro , e che la diffami* fa £ otto palmi, àccio che imaginandoft ne' luoghi alcune perfine dritte it. quali difendano le braccia, non fi uenghino a toccare Tuna l’afoa.Efè per tafo ogni otto palmi non fi incontrale angolo, porta , 5 fin fra nel muro ; pur che un angolo, o alcun altro incontro ci porga qucfla comodità , non ci importa, che un luogo fia lontano dall* altro diccelo pur fette palmi . Ma fi hauranrìo tultte le già dette conditiom, farà migliore : Per che i luoghi in egualmente dffanti fino caggione, che nel recitare non fi fiuuenghino le, f parole con vgual differenza di tempo : il che e cofa affai fionda. Chef faranno vicini molto, nel porre delle imagini fi intricheranno infiemefa loro . Le dittioni troppo uicine o lontane non fi legono volentieri , per che Iccchio ifiuria , Lr cofi in tutte le cofe fi ricerca la conueneuole , e debita proportene. Quanto ai numero de luoghi, chi haura da recitar affarne ha de bifogna * n ,\ V de lifogno Ai molti ,chi poco, Ai pocUjomc chi vuole ficriuere molto , lifot gna che moka carta habbia * Noè potremo eleggerne cento , e ferircene per ej]ercitio,checofitpoine potremo far molti . Eletti i luoghi a dieci Asr a venti per udita, e necejfiario pajfiegiarui piu fiate daprcjjò , toccarli con mano,cofit a Aritto , cerne a rouerficio > e fitr ciò tante uolte , finche gU habbiamo ottimamente in memoria, tal che firmi in un luogo con gli occhi chiufi, e AifcorrenAo con la imaginatiua It vaiamo > come fi prefinti ci fijjero . Nc cirincrefca reiterarli trenta , e cinquanta uolte il giorno, che quejìo è il fendamene dell'opera . Per ciò che non ejjèndo quefii luoghi ben fondati, e fijji nella memoria ,fi nói ui Jnbrichcremo [opra altre ima a gimmonifiuno fiera caufa della deflruthone fie rouina dell’altro Quelle lofi , chcgiouano d Jàrci ricordare di quello , che non Zappiamo , btfigtta ohe elle ottimamente fi fippianojaltrimente fi fibrica f òpra l'arena’ Di alcune opinioni confutate* Cap* r# j ^ S I potrà adunque per do raggioneuolmente incolpare MetroAoro di vanagloria, è di pazziajpoiche uolendo manififì arci gli unii precetti della memoria, fi ( come fcriue Quintiliano )i fiuoi luoghi nelle dodeci imagtni del Zodiaco, doue trecento fijfantn luoghi vi defifie, ponédone un $ per grado : E chi non fi } che ejfindono tutti quefii luoghi filmili, Lr urna firmi turberanno non poco la memoria nel recitare f e che cfji filano mos bili, e luoghi tuli, che mai fu huomo che li uedejfie ? Vuole Cicerone, che fi non potrà alcuno ritrouare tutte le già dette conditioni ne’ luoghi , che fi •hdnoda cllcgerc,fingafii da fi JleJJòutta Città in una fiolitudine,e quiui a fi a uolutotà i fuoi luoghi fi eìega } & imagini . la quale opinione aedo io che dislaccia à tutti coloro, die hanno qualche ifperienza di quefii’ arte, per t io che potendo noi ritrouare le già dette conditioni reali in ogni luogo, per de fiopra le imaginationi ordinarie uogliamo noi aggrauar dtpiula memo % di altre Soie ìmagìnatiorn )Ì phantafini l Die? parimente) che per ogni decimo luogo fi finga una mano d'oro : le quali coffe a me paiono fu* perflitioni difutili . Che fi pur ci aggrada far quefile difl in fiotti , potremo in ogni camera/o fiala locar diece luoghi, òr bauremo d medefimo coma m odofinza ingombrarci luoghi d'altre nuoue imaginatìont . Se alcuno in Cicerone legejfcji luoghi douer ejfier lontani trenta piedi l’uno dall'ala irò, òr alcune altre regole dalle nofìre differenti, non fi ne marauigli , poi che il fuo intento , è fiato affai differente dal nofìro . bjfo fi Jèruiua di que fila arte ne’giudttij,doue bifogna recitar concetti ,e non parole ; òr haueg di bifigno t di luogo ampio , doue hauejfe potuto accomodare diucrjc perfioa ne, che rapprefèntaffèro ilfitto;&à noi ha mqjlro laijferienzajche co'l nojlro modo poJJiamo fruirci dell'arte j Lr perii concetti , ir perle paa rele,òr per ogni (Atra coffa occorrente ; quello,chc non potrà firfii col fiuo. Onde Ha natoli porre delle perfone ne’ luoghi* Cap. 6 . 7 A > ' * 3 ? P lEr ciò che io fino il primo ,fie non twi inganno che uoglb.chc ne y hot ghigia eletti fi accomodino le perfine, quello, di che gli altri ne fin* nodi fienza;parmi di fir beneà mo/lrar alcune caggioni,che m'hanno i/iof fio i ciofire. Coloro, che fiorifero di quejl'arte } quafi per tutte le 'magmi) ehe figurano per dimofìrar un fatto , ò ungejlo, uanno cercando fra i lo* ro amici , quale fiia piu attojche fi debba à quello ufi accomodare, & in porre in cjficutionc quefiio penJiero,ui fi tr amette # fende fitiga, e tema po;la doue noi ritrouando una perfino dritta in quel luogo, e Rapendone tutti icoJìumi,e conditi oni ( come diremo appreffò) in un punto nell’atto de fiderato Accomodiamo ; e potremo fogliarla, e ueflirla ; e figurarla in tutte quelle ; tozze, e modi che parrà che bifigni. Vediamo anchora, cìie fi nel luogo Me cofi piemie, et inanimate non fit pone alcuna perfim uiua. de le dimoflri} fitdaparerqqgeudtmenié tette dimentichiamo, la dotte con quefia ne trrrannofimpte la memoria e piu defilale piu uiua . A ppref fi chi non fi, de a figure un luogo ji firlo dagl' altri differente ( de in quefia arte è molto necejfttrio ) non fi potrebbe ntrouaec cofi piu utile ne piu commoda, che illocarci perfine utue,che ne djflinguano i luohit\c* drà ancho chi fitrrà delle noflre regole ifferienza con quanta aUegrczza$ e chiarezza fi uiene al luoco.ouefia collocata alcuna pei fina goduta} o dea fiderata ; che doue le altre perfine ci danno il ricordo d’urta fola parola > quefia ne mofirarà un uerfi # e duo uerfi ««(imi : E come in quefìo luogo ci parrà quefia imaginc uiua,rifilei]<ìente,e lumtnofi.cofi negli altri luo* ghi poco dell’ altre curandoci, ci fi moleranno elle nel ripeterle } adomlrs te, morte, è fifche . Non mancherà firfi cIjì ne riprenda di quello } cl>e noi riprendiamogli altri, per che noi aggrauiamo la memoria di molte nuoue iaaginationi . Alche non accade eh’ io rifionda altro , fe non che fi noi, grauiamo la memoria di cofi alcuna per una uolta , la difgr aitiamo all'ino contro d’ \nfimte altre nclfeJfirciào,che noi lodiamo « Come H debbano locare leperfone , Cap* 7. N O i porremo ne’ già detk luòghi alcune perfine da noi piu conofiiu tejnongia qualunque ci capiterà per le mani jìici uerrà in finta (io, ma firemo una feelta de piu cari amici , di dieceo uentt donne beh fiime, 'le quali habbiamo godutelo amate, 0 reuerite , e di altre tante perfine ridia ' cole, come fino bufoni , e fimilifC ini mefcolarcmo matrone } perfine no* lih ffime,e perfine uilifftme e con cofloro ancho infìeme firati, preti, fra* tcelli, fanciulli ,1? altri, che fra loro facciano uarta mcfcolanza, e di tutti quefii Infogna fiperne i cofiumi ,eilor fitti à pieno con le cofi di loro oc* cadutecele giocofi principalmente . E ne porremo un per luogo nt? già difegnati prima, in gu\ fi, che fra loro uengano mefcolaU inficine, • £ * V»i dorma, un ’gmanèìvn fraterna finte, un parente : un uecchto finche, tutti i luoghi riempiamo .E fi non pojjiamo di quefhhauer tanto numeroy effendo poveri di amici;empiendo i luoghi di perfine communi rijcrberca \ mo per ogni terzo/) quinto luogo una di quelle, accio che in effe la memo a. ria come fianca armando ui fi ripofi . guffìe perfine fi uogliono cotto? care in piè dritte nel luogo con le fratte al muro, e con le braccia pendentif accio che poffiamo noi poi accomodarle in quelle atooni f cbe ne farà necefis - firio , Hor locate , die le hauremonel luogo , bifigna con gli occhi detta mente stempiarle al quanto , cpme fi uiue fiffero , ir poffeggtare loro molte uolte ùicinof toccarle con mano,è chiamarle per dritto, e per rouera feto tante uolte >che ritrouandoci poi lontani dal luogo ce ne ricordiamo, eoa me fe prefintiui fòjftmo . 1/ quale effercitio faremo noi per duo giorni contmoui. Quando vedremo poi che la memoria finza fruga alcuna Jè ne ricor da, e dopp'o befferemo non ne refla turbata, potremo ben dire , che quefìoèfigno ch’ella ottimamente le fippia. *i. . "♦* 7 * > »v f* L : ’-giflY t V *. . . • . à. *. Come fi debbano fingere rimaglili de concetti. Cap* a. tT Abbiamo ragionato detuoghi , è delle perfine ;ragg\omeifìo JLl h ora dette imagini , (he è la terza parte e la piu difficile delnojlto effercitio ; e doue confijle V accortezza ,el giudicio del recitare . Chiamo io imagine , fimihtudine, idea, firma ,ò fimulacro,(che cofi leritrouo chiaz mate dagli antichi) quella pittura animata che recamo nella imaginauua per rapprefentare cofi un fitto, come una parola. P arlaremo prima come ' ft fingono i fotti, o concetti, e poi paffaremo à dire dette parole, cheèpm difficile, Per ciò che ogni cofi che fi può fireftpuo dipingere, ma non eoa fi una par ola, che nónfippiamo,come fia fatta. Q uefle imagni di concetti _ faranno o fimpìiafi compojle . Chiamò fimplici quelle , che fi potino una parola diptngcre)Compoflc quel? altre, che con piu f una fatela, quara io bifigna raccontarfi il fattoinaero. Per cfjempio.s’io uoglio raccordate mi Jòlo della fàuoltt di Andromeda , fingerà la perfina del luocò ignuda, legata a un fioglio con catene di fèrro, tutta tramortita^ piangente . Ma fi io vorrò ricordarmi duna Jauola ò btjloria intiera,doue interuengono pia perfine, ridurrò il fitto in quella breue fcmma,e di perfine , e di co fi > chi Jta pojftbile, accomodandola al luogo > Et inqueflo mi piace imitar i pitto? ri^ouero gli poeti Xragici,'oC omicide Jctpprerappre fintano la lor fiìh la con quelle piu puocbe perfine che poffonoi Ne ehij hria cofì piena di varietà di cofi,che diece perfine non b fiino a rappre fintarla . Se a me piace di ricordarmidella hijloria degli Ke,quàndofurono cacciati di R ot ma. Tingo rieia prima imagine T arquinio inbabim reale ò con vna ffada •n manose ch’habbia vna donna ignuda infino nel fecondo luogo, la quale fingerò che fia L ucretia,che piangendo uolgagliocchi al dèlo in atto, che dimoflri cedere à fòrza alla uoglia dtshonejla fila. Tingeremo, terza pefia n a parimente Lucretia afflitta ir dogliofàraggionareaUa quarta per fia ttaufiita da Collcttino ,il quale fla attonito ad ofiolatria; Ir ella cauacofi Impugnata difètto la utflè y fincfcrifcamomlmente il petfo.lAquinta per fina wimagincanchiRealc con la corona toltali di tejlafe dal fuo folio dea poflafiràmedefmamcnte T arquinio. E coft nel medefmo modo firn* pre ci onderemo dipingendo la bifloria tutta Philomena in queflo modo iifinfiintolaUhfioriàde’fioifùcceJftjquandolamfirQà Progne fua fittila ; doue ejfireffi. tutti quegli atti principaliirte* quali confifleua la ina telligentia del fiuto. Di qufia maniera era la memoria di Cicerone, berta thè egli in un luogo filofingefft [a hifloria tutta ; la douenot co*l nojlrt ordine Tbabbiamoancbo effreffad firfi con piu ordine racconterajfi • : P affiamo bora a raggionar delle parole. , i [' ■ < *• r Come debbiamo noi dimenticafci delle • <k. j ,*K /[ A prima, che pffiamo a ragionar delle parole > et fileremo alt A. V A quanto per trattar di cofi non poco necejjaria alle noflre regole ; E firkyche hauendo infegnata , e mojlra l’arte del ricordare } magniamo qui anebo l’arte deldtmenticarft • Di quffo noflro ejjcrdtio una parte ne è jhbilcjunaltra mobile . Stabde fino i luoghi, e le perfine . Mobile fino limagini cofi de concetti, come delle parole « Uluoco fa quello effetto in quejio efferctio,chefa la caria inuernicatv,o pietra de compofitori di Mu fica . Le perfine fino le righe, che iui fino, le imagini fino le note, che ui fi fanno di fipra>cfiruito >chcfièil compofmre di quelle , firegadole con fi>uto,b con un panno bumido le manda ùia, per firuirfi della carta per l' al tra wlta . Noi delle cofi, che recitiamo, di alcune uogliamo a fatto dimena tic arci te altre uogliamo che tomamente ne refiino nella memoria. Vos 'Aliamo dimenticarci di quelle parole, ò concetti, cheti poniamo in memoria ’éarà di per affidar art,e difi orzar l’ingegno, e recitate che l habiamo y non te ne firuiamo piu dirimente . Il medefmo dico di quelle cofi , che redo Homo a pompdfa ai oJ1entmonc,quafi per vn gran miracolo / una tana ta fiUati, di memoria. E ne ho ueduti io non pochi farne le marauiglie. Vogliamo anelo dimenticarci delle comedie f deHeletuniy delle Orattoni, e Prediche/percbe fatta U rapprefintatione poco adiriamo, che elle ci rea fiino ; anzi procuriamo dliauer i luoghi uacùi.e netti per poter firuirccne deir altre uoltr, Il per che bifigna imitare i pittori ,i quali dijfiaccndo loro il ritratto,con ingejfire di nuouo la tcuola y la redono bianca r preparati per la nuoua pittura . A quejìo modo bfigna,clje noi con vnaffogrta in* tinta di rubrica tfcancelhamo tutte k imagini fatte , e con gli occhi della mente vediamo tutte le perfine ignudo, e con le braccia penderti , o rac a coltela lenzuola biancheirte andiamo difeorrendo con la memoria tre fa quattro volte } facendo penfiero,tomc fi mai noi figurate l’hauejjimo f € che mai ptù nonjvi ritornino. Di quefiiprecctà banca di bjfigno The a melode ( come feriti^ Cicero**) che ejfindg dimandato da S moiude , fc egli volata imparare Torte ài ricordarft , rjfiofi > eh ejfo lenirebbe piu volentieri l’arte di dimenticar fi apparati , per potere di quelle cofi dimenticar fi , che ejfo defideraua di [[cancellar fi dalla memoria . Ma quelle cofi che vogliamo ricordarci , che ci paiono vtili j e necejprrie : bis j legna doppo di hauerle recitate in quefo modo otto , e dieci volte , indi à poche bore far il medefmo , cofi per alquanti giorni , e la notte in quel fts lenti o , che gli occhi fin riuocati dalle cofi finfibili , à vero la mattina per far il cercbro meglio dijfojlo , per ejferegia digejìi , e confumati i va* pori del cibo , bifigna far ancho firmo penfiero alle imagini recitando* accio che s’imprimano bene nella memoria ; che poi fi ben vogliamo , non ce ne pofftamo dimenticare ; per non ejfir altro memoria , ch’un habito di tener firmo le imagini . Però veggiamo i tardi di memoria dopp'o, che hanno imparata vna cofi non dimenticar {eia più : per ciò che confidando poco a fi Jlejft , fanno con tutto il penfiero all’effetto 4 el ricordare, la dos ucgli ingenioft confidati nella bontà dell’ingegno , poco dopp'o d'kauera ! recitato fi ne dimenticano. • i Come pofliamo ricordarci delle parole : dal Proprio. . Cap* io* H Orrt raggionaremo , come pojffimo ricordarci delle parole , opri più difficile dalla pajfata . A ciò fare terremo vna regola da Aris Jloicle nel libro della remmjcenm , che ci ricordiamo delle cofi > ò dal proprio * ò dal fimile * o dal contrario . Noi di ciafcbeduna di quejle fi* remo particolar raggionamento , cominciando dal Proprio * Le parole , che ci occorrono à ricordare , altre hanno le loro imagini , altre ne fan* Hodifinxa . Chiamo io quelle parole bauereje imagini , che dinotano* cofi materiali jomeTAVOLA)che è un legno piano, ò PIETRA, che Jèra calce * marmo ,'ocrtta cotta : A kun altre ne faranno di finita* ft come qoefla proli PERCHE ,\yw T £ N T O, àieTun dinota v« dimandar c<tggmt,Y altra una quantità . Noi chiama* mo ricordar dal proprio )Jcmpre che ci ricorderemo parole, ch'hanno le loro imagini >è cominciaremo da quef1e>cke fi fon dette) per ejfer piu fk t cili : per che ciafcùno hauendo à dipingere quejle nella memoria, [apra me glio dipingere una mola ò pietra ; che un perchefo tanto j che non fa come fumo fitti . Co/i l'ingegno di colui, che fi eserciterà, s auezzerà à pocojà poco à ricor darfi . Ajcolta:Not della prima parola, che uogliamo ricordar esporremo l’imagine in mano della prima perfona , che habbiamo lacata nel primo luogo, e la dipingeremo qui con laimaginatiua,come diremo Off prejfofe fingeremo quella perfòna tenerla in quello atto , che fi con fà più Con l’età , co'l portamento , e co’ fuoi cofium 't ; che come habbiamo prima ietto, bijògnahauerlilenijfimo conofciutì « Se darà per cafo VCELLO.j e toccherà ad un figliuolo, ci imaginaremo un vcellaccio grande, che lo ten ga abbracciato, e cinto, come habbtam uifio l’aquila con Ganimede. Se toc? cherà il medefmo ad una meretrice, la fingeremo tenerlo nel grembo Jlret lo, come habbtam uifio Leda tener Gioue mutato in Cigno.Se toccherà ad un cuoco che lo Jlia,ad arrojlire . Ma jè per cafe dirà T ORO; è tocche* rà ad vngiouanc gagliardo, lo fingeremo Jìarin quell’atto co*/ toro, che habbiamo uifio in più-ritratti H ercole con Acheloo, Se ad un uillano, nella gufa che Argo pafceua lo vacca. Se ad una vergine 3 che ui feda fipra, e ut Jcherzi,e lo inghirlandi) come fi legge di Europa : Se ad una meretrice qual ne deferiueno i Poeti , Pafifi congionta con quello . Daremo urialà^ tro ejfempio , Se dirà CORNO , e toccherà ad un facerdote)Ct imagmere * ino un fàcerdote antico che tenga una uitnma per unxprno. V na uergine> (he l’habbia pieno di fiori, e di fiuta ncliaguifà che le ninfi Notaci tengo# no il Cornucopia# che unànergine fi-fàccia dormir nel grembo un Leo a corno ) che co’l fùono della Citerà , ue lo halite indotto ,‘Vn cacciatore 4 qual habbiam uifio Adone per le Jèlue . Vn infime detia moglie, come A leeone lacerato da-Qm ; e filmili imaginano ni cfxpvffpno ejjert infinte^ - « fr.U fr. Il mete fimo firn alla feconda parola, dipingendola aìU feconda Peri fina, co ft della terza in fino all‘ulama,Jìn die fiano ripieni i luoghi Dopo» comincieremo a recitarle da capo tutte, e dimenticandoci di akunajlcjvres mo di nuouo la figurationc;apprcJfi le reciteremo a rouerfeio , poi trala* /daremo le Jparijpoi reciteremo le trdafàate : ne penfire che fia piu dijji àie dirle a rouerfcio t che a dritto,per che hauendo le parole dipinte ne’ luo ghi ( come colui ,che ha le parole deferitte fipra vna carta) poco li fard cofi . dal capOiCome dal fine recttarlc;e do farai il giorno tante uolte, finche eoa nqfcerai, che db ft faccia poi finza fatica veruna. . t *>, *MÌk « **!.**» m* j . V- ■ • Hs'*« it- ik - Alcune conditioni che (i ricercano alle r Imagini. Cap« n. Perche auiene Mora, che dipingendo Umagine d’una parola , 0 fatto non ne fouuiene con quella ageuolezza,che noi uorremo, 0 no ce ne ricordiamo punto;per do che non di tutte le figuratiorn , che fingia 0 «no, ci poffiamo noi ricordare;rcnderemo noi la caggione,onde pojfa acca 9 dere, aedo che effircitandod in qucflo,ricorriamofimprc in quel modo di imaginare,che ne tenga,la memoria e piudefla , e piu yiua ; e non dicano gli poco esercitati al ricordare, che piu lofio fi ricorderanno da per loro di una parola finza l’aiuto diqucfl* arte jche per quella fila parola non farano no in ricordar fi del luogo, detta per fina, e della Imagine . Noi per confa guir qurflo lamineremo per quella firada , per la quale la natura iflcjfi « c guida jn tutte le cofi artefice marauigliofa . Mediamo naturalmente, che dette cofi prime, e nuoue d ricordiamo affai uolctiticri: Io mi ricordo me # gito dette fiuolc mal compoflc } cbc mi recituua la bada mia qua/tdo io era fnnciullo t cbe di quelle ,che leggo ogni di ne’Poeti;pcr affimi in quel lem po ogni cofi prima è nuoua,come dice Aratotele, e non come dice Attieni : i fanciulli Uno lantani da oem {enfierò Jt C da noiofc fàjlidió , Veliamo anchórd:che ri ricordiamo Ielle eojè marauta gl iofejper che la marauiglia najce Ma nouita,Ci ricordiamo anchora dei le cofe rare, ir inufitare per che ne taufino marauiglia, eia furo fi ricora Aera piu d’un C ometn apparsele delle J Ielle, che habbia vifìe Ceffate dia Jtorrere per lo (telo, piu d’un EcliJJe del Solere della Luna;ptu d’ur, ara co celejle di notte, che dt giorno, per ejjere cofe più rare . Per ciò che delle eojc.che ogni giorno facciamo ci dimentichiamo affai uoluntieri . Ci ria cordiamo ancho delle cofe fàcilmente, che ne muouono à giuoco , i i rt(è; Per che il rifi najce dalla marauigUa,e le cofe piu tofìo dtshonefìe^e bruto te ci fanno ridere ,che le buone . Ci ricordiamo piu della gentil dorma, e dell’ a fino, die ne defenue Apuleio, cìie delHionorato atto di Regolo j ò di MutioSceuola. Ci ricordiamo anchora delle cofe che ne piacciono, ir an chora,che non uoglidmo la memoria ce le rapprefinta dinamica doue de fa te. cofe, che ne diffiacciono gonfilo non ce ne ricordiamo , ma le alhorrfa mo ancho co'l penfiero,e fuggmo piu che pojfamo il ricordo di loro con la imaginatiua . Le cofe bombili, e ffaucnteuoli ci danno anchora caufa di . ricordo ; per che l’borribiltà del fatto, d tiene per qualche tempo l’animo fercoffo,e foJfefo,e cbicordiamo piu di coloro, che muoiono per fet^a di . gtrocijfmcgiuflitic, che di coloro, che muoiono di film, ò d’altre malattie . ... Ci ricordiamo anchora delle cofè varie fra loro, e differenti ,chefe ne ■ òli 3 e nella Mufuacida piu diletto la varietà , che l’abondan^a , nelle cofè della j ittura , e della martoria fono non filo vtdi , ma necejj'arie ; di • vna pittura di Michel Agnolo, o di Tittano ci ricordiamo meglio , che di quella d’un pittore comune ; perche doue in quejìe fi veggono ogni : giorno cofè filamenti Ordinane , cofi in quelle fi veggono dtuerfi mouia menti , ir infilile attitudini ♦ Se adunque ciò conojciamo , per che non -, debbiamo noi figuir quello , thè fa Natura ifleffa ri rnofìra 1 Hora con ogni noflro penfiero alfigurarc facciamo le imaginationi nelle perfine » de gagliardamente muouano le membra , che imitinogli atti degli Ijlria . ni , piu del fiUito granii , ornati ii colori splendenti l e viui, <& dtuerfi fin , di bellezze > t bruttezze incomparabili , e di altri p radicamenti , che ne rapprefintmo all'animo una nuoua forane, marauigliofi , mu finita + piaceuole , varia , c faauenteuole pittura . Si io voglio ricordarmi ii INNAMORATO; non fingerò la perfino del luogho ben ve a fiita , ir acconcia fijjnrare > e fir fintili altre co fi conuementi ad vn gentiluomo innamorato ; ma la dipingerò qual deferiue Ouidio Polifit ■ mo innamorato, con la falce raderfi la barba , co’l rajìro pettinar fi la tea fia;ffacchiarfi nell’ acqua; con vnflr omento di mufica forano finare,e cantare . Per che ejfinio cofi ridicola timagine , mi defiera con maga gior ageuolezza il ricordo nella memoria . Il fonile farai ancho nettale • tre cofi* Onde fia nato il ricordar dal Simile; e come fi faccia* Cap« 12. S Jamogiontìiraggionarc, come fi pojfano dipingere quelle parole J chejìanno finza le loro imagini ; il che è opra dijficiùjfima , e doue fia tutta l'importanza dell’arte. Per do che dice Ariffotelc, ejjer net eejfario k ciafauno j che faecola > che vada fae colando l’imagim & queU la cofi t ne può l'intelletto noflro vfir il fuo vfacio , fi £ intorno non fi gli rapprejènta Immagine di quella . Onde non confijlcndo in altro quet fi* arte > che nello cfarimerc intieramente in difigno nella memoria il rit tratto delle parole ; come potrà chi far il volefie a gufi di eccellente pitt tore fi ngcrc con l'imaginatiua,ò mojhrar in difigno cofajche egliifìcjfi no fàppia come fatta fi fiaitìora duque forziamoci di moflrar molte rego kjc uie, accio che hauédole J* esercitate dindzi tutte ) fi uada firuendo di quelle, che più proto li uegono,e più comode fi le ritrouaie co queflo fi reco f c/i la fatiga del faito.U feudo modo adùque, che babbiamo detto di [opra Jìc il ri cordar/ dal Sfatile, e queflo modo daremo noi a quelle parole, che non hanno imagmi . Chiamo io queflo modo dal fimile.per ciò che non ha uendo le lor proprie imagini quefìeparolejaremo loro le propinque, affi* ni, e fi non in tutto, almeno raffomiglianti in qualche parte. Ma prima, che di quejlojàcciamo parola, parmi conueneuole a narrare alcune caggiìrà > , onde filmiamo noi che queflo modo ne pojfa efiergioucuole in qualche par. te . Che vnjimile ci faccia ricordare d'uri altra cefi fimile/ecofi funda* tu fui naturale, e l if peri mentiamo ogni giorno . Ogni madre, che uedrà un JìgUuolotch’habligliocchiye la faccia, e le mani ,e'lgeJlo di alcun fio, figlio^chegia gran tempo non hahbia ueduto,fine ricorda fibitv. Andro machc uedendò Afcanio figliuolo dt F neaper la fimiglianza degli occhi, delle mani, e del volto fi ricorda del fùo Ajhanatte , onde piange, egli (à prefinti . Sempre, che ueggo una donna, che quando parlalo ride fi certi mpuimenti di labbra,e di facciami ricordo dt un* altra donna conofciuta, che ridendo, ò parlando ficea fimiì atti. Sempre thè fintiti) cantare l'aria Sun madrigale, ch’hablia alcuna fimiglianza con alcun altro, mi ricordo di quello^ di chi lo cantaua . La fimiglianza c nel predicamene della ree , lattone : conofciuto un e [Iremo , e fòrza che Ji conofca l’altro . C ofa di troppo gran fiocco, e finza mente firia,che hauendo locata una parola fio mile ad un'altra, e finttndo,o ueggendo quella non cene fitiuenga fibito. E fi ben fintiamo in noi un cere che di /confidarci , non ce ne /marnami però punto. per che la memoria nofira ancbora,chc non uogliamo,lo ci torà ita per fina fa mente. Come polliamo ricordarci dall’ Aggiuns , ^ * - ti od e* Gap* 15. ' > . • - r’ «L itfr V T ™ •»; ^7?.' r\ * *'£'■ * r l ' J ^** . r **» * ' a H Oro trattiamo k flette detSimileJe quali fino molte, e le Jiuideo remo in due parti/ una terremo dalla intesone dela parola? l'dtrp. dalla frittura, dai con fiderando come ellafìl, cmincktremo h quefìa, che e lene afficurarààn quella, ch‘è piu certa dell’ altre. La chiamo dalla fcrit tura, per che occorrendo una parola, la cui fignificatione non ajjomiz glia ad alcuna altrado alterando quelle lèttere, ò frllabe > che la componga no de darò famigliatila nel fuono . De’ modi d‘ alterarla non mi fi untene bora piu di cinque. Aggiungere, Mancare, Trajjwrre, Mutare,}: Parure. C ominciaremo dall* aggiungere j il (piale può ejftrc nel principio, è nel ~.me^zo,b nel fine della ditaone . Chiamo io aggiungere nel principio della ditti onestila figura cb’igr ematici chiamano Prolhefis, de fifa aggiungendo una fillaba,b al meno una lettera al principio, come con magi gtor prontezza ,ò comodità ne occorre in mente . S’io uorro ricordarmi di CH E, non fitprei,chc imaginarmi da porre in mano delle perfine, ò ne* luoghi , ma , aggiungendo una lettera O nel principio della ditaone diri OCHE, che fino le Papere, quejìi animali in mano della perfetta mi fa ranno ricordare di ChE.llmcdcfimo faro a LOMBO, per aggeuolan mi tifilo ricordo, per che fi io aggiungo la fillaba CO nel principio, barn rbCOLOMBO,quefìo animale adunque mi farà ricordare dùLO M BO. Farò amhora nel mezzo della dittione l’ aggiuntone di una fillabafi lettera, Ì7 4 e da Grammatici chiamata quefla figura Epcnthefi. Se io cera co ricordarmi di R I A, che non fi come fìtafitta , aggiungendo un V nèl me^zo dirà RIVA, vna rtua adunque, b vero vn colie fiorito in quel luogo mi darà il ricordo di RI A; cofi per ricordarmi di I N S T R Q, porrò nel mezzo CHIO.è dirà INCHIOSTRO) le manilla fàccia dela per fina del luogo imbrattata di inchi<flro>tni firà ricordare di I N* ST RO. Qucflo parimente faremo nel ultimo , aggiungendoui pur una fillaba come per ricordami di FINE aggiungerò ST R A, e fàrà T h NESTR A, che fi bene come fia fittmeoft à DI aggiungerò vn O fedi ÙD I O, chiamata pur da Grammatici Proparalejfifi Paragoge* > . Hf* 1 ■ -***- ■« ■ Come portiamo ricordarci dal % v Mancamento» Gap» ' > S Egutil Mancamento, che e il contrario di (fucilo, che habbiamo dettò, mancando dal principio ; dal mezzo , edal fine della dittione alcuna lettera ,ò fillaba ; e prima ragioneremo del principio y chiamando tfuejìa figura con i Granatici Apherefijir auerra,chc terremo al principio del la dittione.lncontrandomi a ricordar di SPERO j togliendo il primo <S. dirà PERO . vn arbore adunque di P ero con frutti mi farà ricordar di SPERO j edito CORI , di alcuno animale mi finì ricordar di DE* COR I . F aremo queflo ifieffo, quando ci occorre, al mezzo della dìfaot ne come babbiam fitto al principio, Se mi ricontrerà ARIDE , togliendo I Ij di mezzo, dirà ARDE» figurerò un fioco che arda alcuna cofi M«. vii potrò ricordar SCONOSCI E ,chenonfò come fitto fi fia , fi non tolgo uia quella fillaba di mezzo NO > e dirà COSCIE : fingerò aduna ape la perfina del luoco moftrarmi le cofcie , e mi Jòuucrrà ancho fubito di CONOSCE ,eda Grammatici c chiamata quejla figura di torre di mezzo la dittione > Sincopa. Atterrii il medefmo alla fine della dittione^ Occorrerà CAN IT ferrò l’ultima, e dina CANI > Ecco duo cani in* fieme mi daranno C ANIT . Se uorrò ricordarmi di SOLEMO , vn SO LE mifirà ricordar di SO LEMO : togliendo parimente quella [il* laba MO tire detta quejla Apocope * k ' r v.,." * * & -*•' W " * * * rv V v ì -‘‘-t Come polliamo ricordarci pet lottai » fponimento* Cap* ir» I L traffonimcnto auiene ogni uolta,che le lettere, ò filiale della dittione mutano luogo fia loro.P rima diremo del traffonimcnto delle lettere* Ciò è della prima aU'ultima,della feconda alla penultima, e cofi di mona, in mano dell’ due. Se mi uorrò ricordar di ROM Avvolgerò tutte le fd tale al touerfciofi irta A MOR , vrt Cupitine m mattò, curro all'ract àato con la per fona del luogo mi porràinmentojROMA.Si trafiongos no medefimantfnto le filiale , cóme dicendo R EGO ; che non fi come fa fittvìvolgo Infeconda fittala al primo luogo } t la prima àtt’t ihma,c dirò CORE, potrà meglio dipingerfiun CORE, che vn R ECO . Cefi di R 1SEM I , porro fióre MISERI ; che ficn le filiale riuolte.Si potranno anchora trofporre le lettere altiimcnte ponendo la fecondò al primo luogo • non mutando le ah e } come vedendo ricordarmi di ALT O , porrò la Jet tonda lettere L al primo luogo poi quelle, che figuono, e dirà LATO, la perfino del luogo tvccandofi il lato, mi fitrà ricordar di ALTO . Il me* dejmo porremo far attefittabe: Se per tifo eeicarò ricordarmi LO ME* N l, pongo la feconda fittala M E manzi ,e dirà cofi trafijwfiìa M ELO* NI» Ecco duo meloni in mano delt afifidente del luogo, mi fiora ricordare del primo . Il fimile fiorai degli altri traff>oriimenti,ché pofifono effereim Jmti t e bqfimo quefiìi effempi.per non efijèr piu lungo. * ' v ■ Come polliamo ricordarci per la ' ' mutatione. Cap. i<s. ?5 Affiamo bora atta Mutati one dette lettere ,e fittale perfigwr foriti *■ tiegia dettoti?- è quefia una dette ffecie di alterar la dtttione la piu utile delle paffete , che filamento di quejla fila ci potremofiruir per tutto: cbiamafi ne’ tropi delPelocutione da Greci Retborici Pcronomofa.da las Arti Agno mina none : noi uolgarmente dumo Bisguizzt,che è un gioco , 9 rompimento di lettore \e fi incontrar anno fimpre } che fii mutano le uocali al pmcipio,mezzo fi fiine detta dittióne^àr infieme conefijc qualche uolta ab cuna confin jnto.Come fi per auentura uorro ricordami di POSSO , mutando l O in A , dira PANNO , v» pezzo di panno al jug luogo nn fiora tojlo ricordare di PONN O; co fi finendo proua nel medefmo loco dell* altre vocali dirà PENNA, Vna pena no , 0 vero yn gran pennacchio di diuerft colori mi fiori rtcorJar di PONNO* Vorrò }>er cafi ricordarmi di SELO , utdo ìb mutando le uocali potrà dir SOLO, anchora SALE, e SOLE. Se narrò gncborn ricordarmi di una donna chiamata MENICA, me ne ricorderò fingendo vn MANICO di fiata/* di Qppa, fingendo parimente vn iMONACO,e ftmiU.Per SA GG IO ; SEGGIA , per BENCHÉ vn BANCO , per PARLA, PERLA : tAa pajiamo alla diutfione. I L diuidere,che faremo della dittione in piu fillttbe,e una di quelle par? tijche fono ytìlifftmc a farci ricordare.pcr che ne nafcenonjolo il por? te a memoria ogni cofa che occorre j ma di qualunque nomejìrano , bar? laro,& inulto, che fùffe . Ma parliamo prima come fi fàccia quefìa dia ui fotte in partì fignificatìue , per che fegliono occorrere, alcuni nomi, de ancho diuift figtòfi canone poi riforniremo di quelli, le cui parti nonfàps piamo a chi aJfomigliarle.Occorrendo per.auentura AMOROSA >s'io {fluido per me^zo quefìa parola diri) AMO , ROSA J fìngendo dun~ que vn Amoda prender pefc i , & yna pùnta di Kofi mi fòri ricordar \ A MOROS A , che , fi intiero fife non faprei ritromlo . Il medefi mofrrcmoàSOLEKE'ChediufodiràSQLEieKE'VnReaiun* que yefìito col Scettro^ conia corona, e con yn Sole di legno, quale ftam filiti veder dipinto, ci farà ricordar di quello. Coftanchora di APOL* LO DORO* Vn A polline indorato. Vegliamo b era all’altra parte . Di* uidaft il nome Jlranoin tutte le Jueftllabe,c daremo per ognifillaba alcun fogno mannaie in mano dela perfina del luogo, il cui nomo cominci da , % quella ftlkka r Con yneffimpio mi farò meglio intendere V olendomi t Come polliamo ricordarci dalla diuifione* Cap* 17 . U /empiici A Diofcòtidc, 'cfimAi Cmè STÀEfLODEttDR A} li prima fillaba e STA. trio fingerò la prima perfona tener in mani una Jìatua A marmo . FI nell’altra un ramo A fico : LO > ne* pick una locujìa. DEN , chef altra perfona co una mano fi tocchi uniente.DRA e con l’altra abbracci un D ragoneionde legenda le prime fiUabe di <jue* Jle dirà ST A FILODENDRI Ccnqucjìo modo io Jhmoeffer affi vttlefaffuejàrfi à recitar nomi barbari : perciò che bifigna ajjùefitrft ala le cofe difficili, chi uuole poi ricordarfi bene delie fàcili . Chi vuol recitar bene uerfi affuejàcciafi prima alla profane e piu diffìcile, c chi uuol rea citar una profa, affuejàcciafi à quejìi nomi, che non fola non fi poffono di$ pmgere,ma ne ancho intendere cfuelche figrùficano Ji Coloro che hanno i Combattere ( dice Quintiliano )fi affuejànno primacon le ffadc \mpiomz late , accio chele [olite paiano loroleggiere: I faltntori er i corrieri t fi effercitmo con le /carpe impiombate,acciocbe tvltepoi quejlt m rejlinp della perfetta piujùeùi,Ì7‘ piuleggieri • r. 'uy « C. f> 1.! - j t o. r ; Coti che fegno debbiamo fegnaile ^ n, jff Z'm <f9®U ; altfiate* < Cap* (jitynftni i.nA U ti/. ìVn4 r. un -r..\ it t> un A T A perche patria dir colui, chela da fir effreitio A epuffarte , à 1’ Ichcfcgno potrò conofcereio t fi in la figura ui è aggiunto, mancar io jfrdjpojlo.fò altramente alterato i perciò che guardandoti mfap ri piu Affetti à ricordarmi A ciò che-mi magmi , che dela fola parola ifìeffa . A queflp noi ripareremo con uuabreue regola, che dobbiamo cefi figurarci la pittura come è la co fa ifìeffa . S e io ho aggiunto alla dittione > torri alla figvra,efi ho tplfp ui aggiungerò ,ò la mtarò mediche parte, come pcreffempio, (colendo ricordarci di CHE mifinfi 3ueOCHE> per Amojlrart chefa letterati capo, della ditone c fouerchiaj smammi Capo all’oche ,e le fingeremo cofi, acfipchc il mancamento Alle teff alti pH ! <Mfl di ttionkdauerfiprel MedefmìntenteCÓ* liQ&fcfi Qpkr.fi dztrffilmpqr mqjbar LOM BO: A quella riua fiorii ttprìma figliata-, Icfitrtfiownfifioxel me^ 2 a,fcr cjjcrui fiuerchià ài véntre.Ecofijàk'ltilE vm me ^ za finefira fenza fine^per mcflrare, thè il fine, erà fiuerfio . Alladiminutume delle dimori aggiungeremo d t^po^entreiopìededellafiguradQUehMai. 'AUSERÒ' figureretrió" tindgranfipdùfip)rà,ebe rixatqmmcxmtò lo S: Sopra alle GxSsg IB nd mézzo lefigar areno rauuolte di fif eie, che dinoti , che nel mezzo alcuna afiùmadcbi&t RÌ SOLE vna gran chioma di tdggifie h penda. Al Pàfiòmmento riuolgcrcmod’lmogine fotta-aU’ ingru per ejjer cofi routrz piata la diltionr.' A MORito i pie di /opra è lattjla fitto dirà ROA4A éi CORE-crò laànta ih sài'pet cjfir il fio naturale jlsr. ingiù : iri ÌM 1SBR ( appéfi perii piidi'. Ailamutmone > muttrafi parimente ifs tUnW fiu VnfliENNAflratmdinmaccn le piume ritcrte^un BAN* CO rifinito , un SO L E cdifjaàjt tenebrò fc, òr una PERLA tqal con da in quella parte mutata, doue habbiamo di lei fitta la mutotione.La Db uifione fi una ROSA cui manchilo aktyfìe^altdti’jÀPQÌ&QtndoratD: rotto per mezzo, et fimili figurati ori come piu n piacciono^ ti uegono à uerfo.Ne ti w r* jy m j „ jti '*jri i » . o pen fi » tfijnd’ u tòtrinciàua c<j[ efienttnmi recitsndàndeafimpre, pek tià<tbf wfiàti'a ùèrirVtmqgmtiori nella memorile k par ole ih <boccà fitea.thiioùoleffif r\pmfifenìotomt,mehtrk(prdm ^ 1 ] ^ A i» ' «.itso.iìik i% tìmsi^ od oi rii . Ó\oì d *: *s;uc*> irosi 'in fcr mt&c |?|* .‘^1 ri ©drtfcfofà lafctitttì£i <3 HO dcgH 'Egitti}* Gapk-i?. la^arolaìhòraht^òna/remo di quelle che fi kghono Uà figli* fila fi<mc r *cWd fecondò mo&tàchabbiimo pomejTo'di raggwÀtfepft . i ricordarci dalfimile .A ciò fare terremo il modo dalli Egitti j, i quali non haueniokterecon che potefibrafc^iuereicomcttidé.gltanimioro , òrr a ci oche, piu fàcilmente fuenejjèro.Àmemoria le ytiltfiectt atoni dell# Tilofofia , rttrouomo 2o fcriuerc con le pitture , jèruendofi di imginidb quadrupedi, di vcelli,di pefci j di pie tre, di herbe , e di fintili cojc in uece delle lettere : la qual cof anoi habbiamo giudicato molto fole per le npflre > regole,che altro noi non vogliamo xth'uftre interini in uece delle le t ter e t per patrie depingcrc nella memoria .Il T empo lo dipingeano figurane Jo il Sole ,x là, Lurknii faggif* cbequtflì fmetmrù o emfdfe m fo ..Perii Moruk dipittgeanavo Serpe.lon inbocca-jjl Serpe è punteggiate di oro 3 òr dipinte dt fiutane , che r effe mkaH jietvtm la jlelle , è rotondo fenkh 'principio 3 e fcn^ofne^Qmé tl 'cmkofd&klo:} rinuoua di fiogUa alla primauera ,<ome il rnondoin qmlivnpp Hnucna tutte . Per i Anno dipingeano vn arbore dt Palma ) pencheba proprie? fa di buttar fiori ogni.mejè vn ramo. Per Dio dipingano unSprauicro,, per ejfer queflov ocello di molta vita * òhi limite, ficwdUi\iP,fxfl tutti gli v ocelli per tenergli occhi fijfial Sole v nè rappi'efèuia una imagine. del Sole : dinoto## ho altezza , per che ogntyccc lische] altejeuar jt vos glia uà per obliquo , la doue egli fi alza fèmpre per dritte ‘.dinota ancho hiimii fà ; per difender ai baffo calando à piombo ,il àhe non pojfono fir gli altri vaelh.l dtnofyprfftflntid , perefj'er ilpjù predante dt tuUvJinoto fangue r cbe djquffio fi pafitye neh, f^acquo^dmoU parimene (*\%itt1rvr ; *be vwf ognivccfi^ Peri è^ombatitndo ^maltro piu potente di lui , panendefii giacere fifino yolgfifld fàccia & tugne^dl yifa delMUombaltente?,, il che non y^do l' altro tnidef a manente, ‘fir^ ^en:^ dpU'& 0 1 del guerrfygwe » figge 4M fa dtp itohvMwrsm, Lùmih 1 9 w. ; D, * Pitti® Variano . Onde io vorrei che pofoci (liquefo cefi a mente < I che con quefle regole ageuolmenteforcmo )cene firuiffimo poi; alla cui frmiglianza da noi JleJJi potremo componemeinfir.itcjcke non tanto per lo a ro foffe,nc potranno effere ytdi guanto chezte danno norma di riti ouare dell’ alti e . ' d > • •v-Và 1* Y;V.'U-A ‘ • V é*< » ;y • ^ w v # in. ì* • i , Come ci poliamo ricordare dal r v ! Gcftcw Cap* ao* *n*> : 5 **>$•*. r '« r ’ i . r r- m iwfci&t "t\r: o* T "yOtremo parimente col Gejlo effimere alcune fgwfimonidi paro A le ; e ne diremo piu particolarmente quache non barbiamo fitto rag ? gionando delle I magini de* concetti, e dtquejlo potremo fruirci con molta comodità, per ciò che à firci ricordare la perfino del luogo figurata inquel gffio; ne porge molto vtile , e quella pittura figurata in un decente gefìoj quantunque taccia, che non paia che raggioni , & efjrimi « fio* con detti piu che la voce vma tVn muto effitme coi Gejlo ciò che egli de fiz dera ,'V fóndo le mani in uecedi lingua » Philomena efireffi col gejlo dia ferrila più chiaramente la violenza vfatde daTereo , che non fice con la pittura* N efil cifignificano quijli atti nelli hnomini , ma neUi animali ondo, che io*i filo mouerfi ci accennano ciò che ejfi defiderano. Chi non giudica /thè dinoti humiltà vn capo chef a inchinato alla dea fira , vnritto arroganza , piegato innanzi accetta, ti pendente in dietro neghi deche con bocca, mani , e con ogni altro membro del corpo non fi fojfino dimjk'are infinite pajfmi fi parole ì Chi non giudicara mejlo, et di mah voglia vno ,che ft veggSpalhdonel volto ,con la fronte dea prefiy col collo languido , e pigró intuiti ifinfi,e nelle fòrze dir un* altro infiammato (tira, thè hahbiail colore gli occh gonfi ,cr (facondo, t rutre le membra nfiritite, e fiia èon tutta la perfimtin moto gagliar difi fimod Jf of occorrendoci adunque (come per cafifi IMBRIACO ^ a ' ' V* * - a I •• # ^ v -* ■ fìngeremo quella perfètta in imagine , quale veliamo deferita Sileno da Vergilio ;Jìar dijlefo in terra me^go finnacchiofi , con le vene gonfie di vino , con vna corona difirondi di vite, con yn fiafeo , che gli fenda via cino , a cui la N infa Egle dipinga la faccia di mora rojjc ♦ V cigliamo ria cordarci di I N VI DIOSÒ, fingeremo quella perfena guaine deferiite O uidio l’inuidia ,Jederin terra facendofi cibo de jer penti ,femprc meta ero , fofairando , e piangendo } di faccia pallida ,col guardo torto , co denti ruggmofi ) egli difiilli veleno dalla bocca . Se anchora dicejli OCCI* DE j qual ancho Vergilio ne dejcriue Enea fipraTumo, il quale confe braccia JòpplicheuolijCt djflejò interra chieda perdono^ Enea minaccia te gli habiiafittu la Spada nel petto . Il filmile farai nell’ altre parole, che ft potranno efarimcrc co’lgejlo.Cofi chi con le braccia aperte,chi con dia Jlefi t chi dritti , chi piegati ,et finalmente tutti in diuerfe attioni faggen a do quanto fi pojfa ? atto dell’uno rajfomigliarfi con l’altro, acciochcal rea àmre non pigliammo errore. V w . Come ci polliamo ricordare dal " ; ’ r - ' 1 -3 ' Contrario ♦ Cap* ai. j Vf 7 % . 0» , ^ 73 Efìami quejla terza j Ir vltima parte a trattare , ciò e come ci pof fi amo ricordare dal contrario > il che io promifi al principio , quatta io infegnai et ricordar dal proprio . Il ricordar dal contrario ci porge non piccola vnlità ;per ciò che ciafcuno per vno ejìremo fi ricorda dcllaltro eferemo . 1/ color nero mi farà ricordar del bianco , nella infamità mi ricorderò della finita > e nella infelicità fempre della pajfita felicità . Ina Produce Euripide tìccuba nella fra T rageìta, che ritrouandofi nel colmo della infelicità che hauea dt bifogtto d’ognt cafi, rtcordarfi del colmo della Jùa felicità ; dclrcgno dejf flfia> de cinquantafigli , e cinquanta nuore, del Marito , della cafi tonto ricca : ir iHuflre .Nel caldo ci ricordiamo \ Helfeido, 1 caualierì Tranztfi combattendo neU'cJferdto di Morto Craffo contro i Parthijper lo caldo che fintiuano fi ricordauanodelfed do di Francia, e per lafite che papuano j fi ricord auano di tutte quelle ac 0 guef’iui haueano vfie. , Ma prima , che mi parta di raggiane di queflo, racconterò anchora un al tira regola, che non fife la debbo dal contrario, ò da altro chiamare, che fi fi ra fra quante ne babbiamo raccontate digrandiffimogiouamcntv. La refi ■gobi c quejla,che colui haura da fcruirfi di quefl'arte , elegaft primierafi •niente in de vfifi nt haura a firuire , ciò e fi in predicare, b in ree idre O rationifi altre co fi fé pojforìo ejfcrc tafanitele fra queflo fio v (ò eleg ■gafi da dufcnto ò trecento parole , che ptìtgli firuorw, e piu gli .intinte# rgono,e che meno fi pojfino ajfomgliare , per ciò .che quejìe parole piu dell’ altre ci f cglione effir molefic al ricordare . Soia ci fama di quelle daremo un figno manale jò dal contrio/o dui diffamile, a come a lui meglio piacerà elegerle, e quefie notarle in un librone porfile beniffimo à memo; tiaytedo che occorrendo al ricordare le potigli in mano delle perfine del luogo in uece defle'parolé . Fingerò fa me j che una gran 'Zucca dica POI CHE, vn Melone dica POSCIA, vn Ccdruolo DAL, vw Tomo P ER y e fmilijcofi con molta prefie^a locaremo le imagini alle parole fenza andar molto vagando con l'tmaginatiua per porle , e pat irne» te con molta prefezza uedendole con l'intelletto ci ricordiamo delle parò* le . Quel la regola è tolta da coloro f e raccogiicuano le orationi antica mente dalli vtua voce mentre fi recitauanont’l Senato f e con certe tifica^ refi caratteri da loro imaginati alle parole piu occorrenti } le Jcriueuano (on molta jtgeuole^za.e.Fu quefia regola molto commendata da Greci per mio parere fé fcrijfero dt qu fi’ arte, ammonendo coloro f e hauea* noà fr tpieflja profcJfione,ne haucjfcro à memoriiynagran moltttydi fi, La quaU opinione à torto Cdcerom. la ri prende, intendetiJojtfpiwenfy U da quello f che faa.penfindofi., che 'a tutte le Rarefi che,pq^
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