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Friday, July 8, 2011

Grisotto

Luigi Speranza

Questo lavoro è un approfondimento dei principi della teoria della
comunicazione razionale formulati da Erberto Paolo Grice, filosofo inglese della universita di Oxford, e degli sviluppi e delle
applicazioni di tali principi nella teoria pragma-dialettica
dell’argomentazione di van Eemeren e Grootendorst.

Nel primo capitolo

«Significato, intenzioni e inferenze»

vengono
presentate la teoria del significato come intenzione e la teoria delle
implicature di Grice. Viene respinta l’interpretazione corrente secondo la
quale Grice ha cercato sempre di spiegare il significato dalla parte del
parlante e viene messo in evidenza che la definizione di significato è data
da Grice dal punto di vista del destinatario: è ciò che il destinatario
intende quando ritiene che un parlante intende dire non naturalmente
qualcosa. Viene messo in evidenza lo stretto rapporto tra la teoria del
significato e la teoria delle implicature, che sono quei significati
comunicati al di là e mediante ciò che si dice. In particolare, viene
considerata la teoria delle implicature conversazionali, quelle implicature
legate a certe caratteristiche generali del discorso definite dal Principio di
Cooperazione che è un principio di comunicazione razionale declinato in
quattro massime conversazionali. Viene sottolineato che l’implicatura
conversazionale non è resa tale da un’intenzione del parlante, ma è
attribuita al parlante dall’uditorio e viene evidenziata la razionalità del
processo realizzato dall’uditorio nell’attribuire al parlante l’intenzione di
comunicare qualcosa che corrisponde al contenuto dell’implicatura.
Infine, vengono discusse diverse interpretazioni che sono state date della
struttura inferenziale del modello di elaborazione dell’implicatura
vi
conversazionale. L’ipotesi proposta è che tale struttura inferenziale sia
analoga a quella dell’argomento conduttivo descritto da Govier.
Nel secondo capitolo «Razionalità e ragioni» viene messo in evidenza
che le teorie di Grice sulla comunicazione linguistica sono parte di una
teoria dell’essere razionale, un essere che agisce dirigendosi a scopi
ritenuti vantaggiosi sulla base d’inferenze che fanno riferimento a
credenze relative alla realtà e che si preoccupa che i suoi atteggiamenti e
le sue azioni siano ben fondati, vale a dire siano basati su ragioni.
Vengono ricostruite le teorie di Grice sulla razionalità, sul
ragionamento e sulle ragioni. Sullo sfondo di tali concezioni della
razionalità e delle ragioni viene data un’interpretazione dei concetti
fondamentali della teoria griciana della comunicazione come attività
razionale: significato del parlante e implicatura conversazionale.
Il problema centrale della riflessione di Grice è individuato nella
relazione tra il carattere d’immediatezza del processo con il quale la
gente comprende gli enunciati e i ragionamenti espliciti che potrebbe fare
per giustificare la comprensione degli enunciati. Problema che si pone
perché la gente quasi mai ragiona in modo esplicito per la comprensione
di un enunciato, ma ascolta o legge l’enunciato e comprende
immediatamente. I processi di calcolo del significato e dell’implicatura
conversazionale da parte dell’uditorio sono interpretati come attività
basate su ragioni «giustificative» che non riproducono il modo in cui il
significato e l’implicatura sono pianificati dal parlante, ma che
garantiscono la razionalità del significato e dell’implicatura, mostrando
che la loro attribuzione al parlante che ha proferito un certo enunciato
può essere sostenuta in conformità a ragioni.
Nel terzo capitolo «Grice e Habermas: due modelli di razionalità
comunicativa» viene realizzato un confronto fra la teoria della
comunicazione di Grice e quella di Habermas. Viene messo in evidenza
che entrambi i filosofi individuano nella razionalità una caratteristica
vii
propria del processo di comunicazione e che entrambi la caratterizzano
come una razionalità di tipo argomentativo. In Grice l’aspetto
argomentativo della razionalità comunicativa coesiste con l’aspetto
strumentale. Sia Grice sia Habermas mettono a fuoco la razionalità
argomentativa del processo di comprensione dei significati.
Particolarmente potenti per l’analisi dei discorsi concreti si rivelano gli
strumenti elaborati da Grice, il Principio di Cooperazione e le massime.
Habermas, invece, non offre strumenti per l’analisi dei discorsi concreti.

Nel quarto capitolo

«L’eredità di Grice nella teoria pragma-dialettica
dell’argomentazione»

viene analizzata la riformulazione di elementi della
teoria degli «scambi linguistici razionali» di Grice fatta dai teorici della
pragma-dialettica e vengono messi in evidenza i risultati da loro raggiunti
utilizzando tale riformulazione sia nell’analisi del discorso ordinario sia
nell’analisi dell’argomentazione.
Il Principio di Cooperazione di Grice è riformulato da Van Eemeren e
Grootendorst come un Principio di Comunicazione comprendente quattro
norme (chiarezza, onestà, efficienza e pertinenza) e ha uno statuto
analogo al principio griciano: è un principio di comunicazione razionale.
Nella comunicazione ordinaria il riferimento a tale principio permette
all’ascoltatore di interpretare le parole del parlante in modo tale che le
violazioni delle norme della comunicazione acquistino un significato
plausibile. I parlanti, dal canto loro, traggono vantaggio da questa
tendenza «razionalizzante» da parte degli ascoltatori per trasmettere,
attraverso una violazione delle norme della comunicazione, più di ciò che
essi dicono letteralmente, ossia di essere indiretti.
Il risultato più rilevante conseguito da van Eemeren e Grootendorst
attraverso l’utilizzazione del Principio di Comunicazione viene
individuato nella soluzione da loro data a un problema cruciale
dell’analisi del discorso argomentativo: la ricostruzione delle premesse
viii
implicite, quelle premesse che, come dicono van Eemeren e
Grootendorst, non sono espresse ma sono indicate indirettamente.
Viene messa in evidenza anche una chiara differenza fra i processi di
ricostruzione dell’implicito nell’analisi di Grice e nell’analisi pragmadialettica
dell’argomentazione. A differenza dell’analisi di Grice,
l’obiettivo dell’analisi pragma-dialettica dell’argomentazione non è
quello di elaborare le intenzioni comunicative del parlante in conformità
a ragioni, ma è quello di determinare a quale posizione in una situazione
particolare il parlante o lo scrivente può essere ritenuto impegnato,
posizione che non solo rende valido il ragionamento sottostante
l’argomentazione ma aggiunge anche qualcosa all’argomentazione
esplicita. Il metodo pragma-dialettico di ricostruzione
dell’argomentazione ha come punto di partenza la determinazione di un
«minimo logico» che rende logicamente valido il ragionamento
nell’argomentazione e ha come obiettivo la determinazione di un «ottimo
pragmatico», ossia l’individuazione della premessa non espressa. Mentre
lo schema di derivazione delle implicature conversazionali utilizzato da
Grice è di tipo conduttivo, gli schemi per l’individuazione delle premesse
non espresse cui fanno riferimento van Eemeren e Grootendorst sono di
tipo induttivo e abduttivo.
Infine, viene considerata l’ulteriore utilizzazione fatta dai teorici
pragma-dialettici dei principi griciani della comunicazione cooperativa:
l’elaborazione di un repertorio di regole per la discussione critica alla
luce delle quali valutare le argomentazioni reali. Tali regole costituiscono
l’ossatura di un’«etica dell’argomentazione» e un utile modello
normativo. Ogni violazione delle regole è considerata una fallacia. Il
risultato più rilevante di tale prospettiva è indicato nell’elaborazione di
una teoria delle fallacie che dà una definizione unitaria di fallacia come
infrazione di una regola della discussione critica e dà una classificazione
delle fallacie in base alla regola infranta. (C. Antonelli).

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