---
Valentino Fioravanti (Roma, 11 settembre 1764 – Capua, 16 giugno 1837) è stato un compositore italiano.
Lasciati gli studi di letteratura e arte, ai quali lo aveva in precedenza destinato il padre, ebbe il permesso di studiare musica, dapprima con Gregorio Toscanelli, cantante presso la Basilica di San Pietro, poi sotto la guida di Giuseppe Jannacconi.
Per completare la formazione musicale nel 1779 si recò a Napoli, dove prese lezioni private da Nicola Sala, Fedele Fenaroli, Giacomo Insanguine e Giacomo Tritto.
Tornato a Roma nel 1781, rappresentò la sua prima opera, l'intermezzo
Le avventure di Bertoldino
-- andata in scena per la prima volta durante il Carnevale del 1784 al Teatro Ornani.
Seguì l'anno successivo con la rappresentazione dell'intermezzo
I viaggiatori ridicoli
al Teatro della Pace.
Il 31 gennaio 1788 fu data la sua commedia
Gl'inganni fortunati
al Teatro del Fondo di Napoli.
I continui successi nei teatri italiani lo avevano consacrato a compositore di fama, tanto che in ambiente partenopeo si presentò addirittura come un temibile concorrente per Giovanni Paisiello, Domenico Cimarosa e Pietro Alessandro Guglielmi.
Raggiunse l'apice della gloria con l'opera
Le cantatrici villane
rappresentata nel gennaio del 1799 al Teatro dei Fiorentini, la sua opera più popolare.
Di lì a poco Fioravanti partì per lungo viaggio attraverso l'Italia e l'Europa.
Fu a Venezia e a Lisbona, dove rappresento l'opera
Camilla
-- nel 1801, a Milano nel 1802, a Vienna nel 1805 e a Parigi nel 1806.
Nella capitale francese ripropose Le cantatrici villane ottenendo un grande successo e il 26 settembre 1807 mise in scena un'altra sua opera buffa piuttosto nota,
I virtuosi ambulanti.
Tornato in Italia l'anno successivo, per diversi anni fu continuamente acclamato come grande operista.
Nel 1816 diventò maestro del coro della Cappella Sistina, succedendo così a Nicola Antonio Zingarelli.
Nel 1824 smise di esercitare l'attività operistica e si dedicò alla composizione di musica sacra fino alla morte.
Ammirato da Cimarosa e da Rossini, seppe strappare numerosissimi consensi ai suoi tempi.
Contrariamente ad alcuni suoi contemporanei egli non cadde nella banalità.
Infatti la sua musica risulta essere flessibile, equilibrata, veloce, carica di luminosità e di grande effetto.
A Cimarosa piacevano particolarmente i suoi "parlati", ossia i passaggi tra il canto e la recitazione e viceversa.
Sebbene il suo campo d'azione fosse l'opera buffa, scrisse un elevato numero di opere serie, alcune delle quali legate alla tradizione teatrale francese.
A differenza dei lavori teatrali, le composizioni sacre di Fioravanti occupano una posizione di scarso rilievo, in quanto vengono considerate assenti di originalità, scialbe e deboli.
----
Valentino Fioravanti (11 September 1764, Rome – 16 June 1837, Capua) was a celebrated Italian composer of opera buffas.
One of the best opera buffa composers between Domenico Cimarosa and Gioacchino Rossini.
He was especially popular in Naples, and was the first in Italy to introduce spoken dialogue in the French manner in his works, sometimes using the Neapolitan dialect.
His works included some 70 operas, the most famous being Le cantatrici villane from 1799.
His eldest son, Giuseppe Fioravanti, was a successful opera singer, and his younger son, Vincenzo Fioravanti (1799-1877), also became a celebrated opera buffa composer, writing 35 stage works.
His grandsons, Valentino Fioravanti (1827-79) and Luigi Fioravanti (1829-87), had successful opera careers as basso buffos.
Opere:
Camilla
Il furbo contr'il furbo
Il fabbro Parigino
I virtuosi ambulanti
I viaggiatori ridicoli
Le cantatrici villane
Sources
The Complete Dictionary of Opera & Operetta, James Anderson, (Wings Books, 1993), ISBN 0-517-09156-9
Free scores by Valentino Fioravanti at the International Music Score Library Project.
Le cantatrici villane (The Boorish Singers) is a comic opera (dramma giocoso) in two acts composed by Valentino Fioravanti to a libretto by Giovanni Palomba.
It was first performed in Naples in 1799.
A revised one act version premiered at the Teatro San Moisè in Venice as Le virtuose ridicole in 1801.
An opera by Antonio Cagnoni based on the same libretto and entitled Don Bucefalo premiered in Milan in 1847.
Roles
Rosa, a peasant believed to be a widow (soprano)
Agata, a peasant (soprano)
Giannetta, a peasant (soprano)
Don Bucefalo, a timid and ignorant choirmaster (bass)
Don Marco, a well-to-do student of Don Bucefalo and in love with Rosa (bass)
Carlino, a young soldier who has disappeared in Spain and husband of Rosa (tenor)
Giansimone, a waiter in the local inn (tenor)
Synopsis
The action takes place in 18th century Casoria, a village near Naples.
Three country wenches have aspiration to become bel canto virtuose with the help of an ignorant choirmaster (Don Bucefalo) and another would be singer (Don Marco), but things get complicated with the unexpected return of bragging soldier and jealous husband (Carlino).
Discography
Le cantatrice villane - Alda Noni, Ester Orell, Fernanda Cadoni, Sesto Bruscantini, Franco Calabrese, Agostino Lazzari - Orchestra di Napoli, Mario Rossi - Cetra reissued by Warner-Fonit (1951)
Notes and references
Polzonetti (2011) p. 283 Casaglia (2005) Gelli (2007a) Roles and voice types based on Gelli (2007b)
Sources
Anderson, James (1993). The Complete Dictionary of Opera & Operetta. Wings Books. ISBN 0517091569
Casaglia, Gherardo (2005). "Valentino Fioravanti". Almanacco Amadeus. Accessed 13 May 2011 (Italian)
Gelli, Piero ed. (2007a). "Don Bucefalo", Dizionario dell'Opera, Baldini Castoldi Dalai, 2007, ISBN 8860731844. Accessed online 13 May 2011 (Italian)
Gelli, Piero ed. (2007b). "Cantatrici villane, Le", Dizionario dell'Opera, Baldini Castoldi Dalai, 2007, ISBN 8860731844. Accessed online 13 May 2011 (Italian)
Polzonetti, Pierpaolo (2011). Italian Opera in the Age of the American Revolution. Cambridge University Press. ISBN 0521897084
External links
Libretto
Vocal scores for two arias from Le cantatrici villane at the International Music Score Library Project
*************
LIBRETTO:
ATTORI
Rosa, contadina, creduta vedova di
Signora Cristina Cassotti Cilla ,
Acad.i Filami/ di Bologna.
Carlino, marito di Rosa, giovane militare, e di grande spirito.
Signor Giuseppe Giordani t
Acad.* Filarmi di Bologna.
D. Bucefalo, maestro di cappella, pauroso.
Signor Raimondo Onesti.
D. Marco, benestante podagroso , e dilettante di mugica.
Signor Alberto Torri.
Agata, ostessa villana.
Signora Teresa Lippi.
Giannetta, villana.
Signora Candida Pagnini.
Giansimbon, cameriere dell'osteria. *
Signor Giovanni Comno.
La Scena si finge in Frascati.
La Musica è del Sig. Maestro ValentinoFiorapanii.
Maestro al Cembalo , e Direttore,
Signor Giuseppe Castignace.
ATTO PRIMO.
S C E N A I.
Piazza di campagna; da un lato osteria di Agata , e cancello nell'orto di Giannetta , dall'altro, casa rustica di Rosa, e casa nobile di D. Marco; nel fondo veduta di campagna, con qualche casino.
Mota tifanti la tua putta lavorando collette. Giannetta setlmta avmti il eancetla del suo orto, aggomitolando una rete. Don Bucefal* mangiando nn soffritto alt'otteria; Claminone eh*serve nelt'osteria^ Agata che tta tmttndo accanto la ima osteria ; giovani che servono.
Ros. Che bel gusto è in sul mattino
Star al fresco qui a cantar;
E vedere il Milordino
Far l'occhietto, e passeggiar.
A&at. Che piacer, colle vicine,
Ros. Lavorando, e il bel cantar.
a a. Noi le belle cantariuc
A*. Di Frascati siamo già.
Bue. Oh ehe trilli , che mordenti!
Oh che voci, che portenti!
Un Giziello, un Caffarello
Non potrtbbesi uguagliar. Le Danne. Noi siam povere villane;
Mio signor voi ci burlale. Bue. Che passaggio!
Queste voci son sirene
Che eccellenza, che portento
Oh se andate sulle scene
Sentirete veramente,
In platea che la gente
Un gian sbattere farà. ,
A tal voci con li baffi
Nwimm Raffi può arrivar.
le Donne. Si burlon non vi eredea.
Tioppa lode lei ci dà. B»C. Voi che dite? chi burla? al e«yrto Apollo
Mi ridusse a venir questa mattina
Alla vostra osteria
A far la colazione:
Che gorgheggi, che trilli, che volate!
Io non vi adulo.
Mi sembra nell'udire i vostri canti
La Biitngton sentire, oppur la Bau ti".
Ros. Eh vi» non più. ( Quest'uomo è geniale. )
Bvc. ( Per bacco in questa donna non c'è male,)
Ae. Cantiamo è ver, fra noi ci divertiamo. Ma musica che sia, non lo sappiamo.
Bue. Ebben, così si canta
Adesso su i teatri. Voi vedrete
Una cantante che va cercando
E patti, e convenienze
Vuole alloggio y vestiario,,
Bovina un Impresario,
Esce tutta pomposa in sulle scene
E quando apre la bocca in conclusione
Ogni nota ti fa una spotiazione*.
CuN. Ma noi.,.
Bug. Ma voi potreste
Far la fortuna vostra. Ecco io che sono
Maestro di cappella , no conosciuto
La vostra abilita; tengo incomberne
Strepitose; di botto lesto lesto
Or vi scritturerei,
Ed in Londra a cantar vi manderei.
Gius Queste non hanno scuola,
Ite. Hanno l'orecchie?
Tantum sùfficit Io che soa maestro
Con poche lezioncine
Vi (o andar sul teatro,
Si bene ammaestrate,
Che sembrerete tante spiritate.
Ditemi un poco, come vi chiamate;
E se siete zitelle, o maritate? Ros. Io mi chiamo Rosina Baggianella.
Povero mio marito è morto in Spagna
Dove fuggì per un grave omicidio,
Che qui fece. Chiattiavasi Carlino; ,,
Qui in Frascati possiedo qualche cosà.
Lavoro sempre tutta la giornata,
E meo vivo da vedova onorata. Bue,E ben , siamo a cavallo:
Nel libro metteremo , verbigrazia ,
Cleonice regina di Fenicia ,
La signora Rosina Baggianella
Denominata la Frascatanella!
E voi signora Ostessa? Ac. Anch'io son vedova;
L'oste di qui fu mio marito. Bue. E volete imparar questa virtù? Ag. Voglio, e non voglio. Io son d'umor flemmatico
E le cose le fo, ma senza fretta, Bue. Via risolvete, da ostessa _
Diventate cantante.
E come vi chiamate?
Ac. Agata calandrili».
Bue. Ebhen dunque diremo la signor*
Agata malandrina.
Per soprannome là taVernarina. Ros. Tanto scarsa di musica non sono,
Che quando ero zitella , sono stata
Otl'anni serva d'una canterina;
Se un maestro per Sorte mi sposassi
Potrei buona cantante diventare. Bvc. Non chiamar vento a mare,
Che puoi esser fattibile la cosa.
Ac. Anch'io ho frequentati
Spesso i teatri, e la mia voee è un'aquila. Ci Ab. E Si che io la voce
Non l'hi meglio di voi? Ci ina. Signor maestro,
* Voglio imparare anch'io. \ Btc. Oh veh che folla
Di cantanti! Fiauo piano istruiti sarete
Nell'arie musicale. Andate;
Fidatevi di me, ma siate buone
Diventar vi farò professoroue.
( Cian é Giuns partonn )
SCÉNA II
D. Bue, Rosa, ed Jgata. J5dc. Non diamo retta alle seconde parti.
Via, che vogliamo fare? Ac, Io vorrei fare...
Ma ci voglio pensare. Kos. Io ci ho pensato ,
E bramo d'imparare. Bhc. Oh brava! E giusto
Un mio scolaro antico qui in Frascati
Ha un cembalo. Adesso in casa vostra
Lo faccio trasportare.
Aq, E perchè vossignoria
Non me lo fa portar all'osteria?
Ros. Io son la prima donna.
Ag, Che prima , che prima. la scena
Poi ce la vedremo.
Bue.-Oh veh c< storo già stanno in etichette,
E ancora han da sapere
Dove abita di casa alamire.
Ros. lu sei Agata mia di tardo moto;
Non sai gestir. * » '"'
Dee. L'imparerà il poeti.
A». Se fltmffla non avrei ,
Nel canto sbaglierà». » , . ., u ,.. - , r , *
Bt:c. Ci si;» il maestro, i, . .. .,
Che l'ajuta dal cembalo.
Ros. E che importa? ... . .,
Se sbaglio nel cantare
Le scuse saprò fare a modo mio.
le. E le mie scuse saprò fare ancor io?
Io diro' se nel gestire -.' *
Non avrò' l'ingegno, e l'arte ,
Che il poeta, lamia parte , ,
Il carattere sbaglio'.
Ros. Io diro', se l'aria sbaglio,
Che ho la voce buona, e bella
Ma il maestro di cappella
La sua musica sbaglio'.
Bue E fra tanto che voi due
V'aggirate sul scenario
Poveretto l'Impresario
In rovina se ne và.
Ros. Senti un pò da prima donna
Se so bene gorgheggiai, » . . .. km. Senti un pò, se col bassetto 'La so bene accompagnar.
Bue. Colla voce mia di petto .„ty, \
Or mi metto anch'io a strillar.,, a 3 ) Questo si eh e un bel terzetto
Che diletto assai ci dà. ( partono. )
SCENA Ifl.
D, Marco con suo Giacchetto , poi D. Bucefalo,
eh» ritorna.
Max. Appoggiami, vien qua. Questa mattina
La podagra mi pizzica , non posso
Vedermi in casa. Sono innamorato;
E quando un poco sto lungi da Rosa,
"~ La podagra m'affligge più del solito.
Bue. Oh Marcone mio caro.
Mar.Oh maestro mio, e come qui in Frascati?
Bue. Adesso è tempo di villeggiatura,
E perciò... ma appunto per rendermi più cara
Questa campagnata, dovresti
Ver pochi giorni farmi avere
Quella tua antichità di Cembalaccio
Che mai non fu accordato
E che al pari di te è sgangherato.
Mar. E ti par questo il modo
D'usar con un par mio
Cotesti tcrminacci dopo che...
Bue. Che... che... cosa vorresti dire?
Mar. Dire io vorrei, che dovresti
Meco pai lare eoo frasi assai diverse,
Che se io presi da te qualche lezione
Un tal scolaro ti die riputazione.
Bue. Dunque se sono chi sono
Lo devo ai gran talento
Del beatialissimo ingegnoso mio Marcone, .
Mi fai povero sciocco compassione.
Mar.Non so chi di noi due
Faccia più compassione!
Sappi intanto che io non son mai stato ,
Come te sugli avvisi beffeggialo.
Bcc. Questo • seguo evidente
Che il mio talento musicate
Spinse l'altrui invidia a dirne male.
Vuoi che parlino di le
Che sei un'asinaccio mal vestilo!
Mah. Tu cessa d'insultarmi.
Altrimenti la cosa va male a terminare
Bue. Io non insulto chi stenta a carri mare.
Mar. Seguitiamo pur di questo passo
Disonore dei maestri musicali
Se non cessi colle tue impertinenze.
Bue. Io cessare, addesso viene il buono
Uomo senza giudizio, e senza onore Ridicolo di tutti , e quel cli'è peggio Di chi ti serve ancor, sei il dilieggio, M*b. Come sarebbe a dire, spiegali mejjlio. Bl'c. Io voglio dire, che per convincermi f'he sei un uom bestiale Non ci voleva altro che quello Che conobbi sarai) tre quarti d'ora Mentre appena arrivato qui in Frascati Ho creduto venirti a salutare, Non ti trovai , ch'eri a passeggiare. M/Vm. Parla, parla , cos'hai sentito a dire. Bdc. Se lo dico, ti faccio inorridire. Ree. Mentre Francesco faceva il brodo
Cbe la signora prender doveva Si fece intendere iu certo modo E un gran bubon vi dichiaro. Mah. Oibò! Francesco
Non è un birbone
E tua invenzione
Esser non può.
Bue. Sentite poi cosa ha risposto?
Cola che abbasso gira l'arrosto
Mar. Cola... cos'ha mai detto?
Bug, Quel maledetto, ■
Di voi parlava;
Quel maledetto
Strozzar vorrei
Mar. Cola ha coscienza
Le tue fandonie
Creder non vò,
Oibò, oibò
Creder non vò.
Bwc. Ceppe ha soggiunto
Io gli farei una polpetta
Che a lui servisse «
Di passaporto ',
Per l'altro mondo. Mar* Una polpetta/
Bec. Una polpetta.
Mar. Geppe?
Bue. Geppe,
Tutti risposero
Cocchiere , e sguattero ■ ,
Servi, e domestici
Tutti risposero . Fagliela, fagliela. . • Mar. Non è possibile. .
Bue. Vho sentit'io.
Mar. Non voglio crederti.
Bue. SuH'onor mio;
', Tutti risposero
Fagliela, fagliela.
Mar. Va birichino, và maledetto
Con queste ciarle
Mi fai dispetto
Lasciami in pace
Non mi seccar.
Vanne birbone
Lontau di qua. Bue. Gnor si, gnor si
Fagliela, fagliela
Per carità.
SCENA IV.
Carlino da militare con baffi, « detti in disparte.
Ci*. 0 sospirate mura!
Ove il mio ben riposa, 't
Ove la cara sposa
Io vengo ad abbracciar. Bue, Chi è mai questo mustaccio
Mai», Che parla so1*) a solo? .
La faccia ha da bravaccio;
Vediamo d'indagar.
Ca. Ma sempre al tuo periglia
Cari in pensar tu dei,
Se conosciuto sei
Potrai pericolar.
Bue. e Ohimè, che par furente:
Ma». Mi fa un po'd'oppressione,, ■
Affé questo Saxgente V Mi dà da sospettar.
Ma». Andiamo sopra, che dal mio Giacchetta
Ti fo it Cembalo portar... ahj— ah,i...
Bec. Ch'è stato?
Min. O amico, la podagra
Mi punge un tanlinello
Di quando, in quando.
Cab. Voglio da costoro
Aver contezza di mia moglie, se abita%
0 non abita ancora in questa casa, t
. E se serbommi nella lontananza
,< Illibato il suo amor, la sua costanza.
Bue. Avdiam.
Cab. Mainer Camerate.
Bue. Che dice? . .9 .
Car. Chi star tu lantsman.
Mar. E non mrvedi? star omo.
Car. Mi te credir aio esel.
Bue. Aio esel che vuol dir?
Mar. Vuol dir un'asino.
Boe, Amico, questo è Astrologo
T'ha conosciuto subito.
Car, Canalie dite preste
Chi star patrona
Di queste essamente.
Mar* Ed a lei che glie n' importa?
Car. Spichz pu untartaifel!
A aiuer jungher man di Germanie
Far queste impertinenze!
Nix pietà, nix pietà, testa tagliar.
Bue. Amico, andiamo via.
Mar. Ali... ah! tu m'hai stroppiato.
Bnc. Ma lei cosa comanda?
Cab. Qui star main sciotz euer pelline. , 1
Mar. Ma noi, Signor mio
Non v'intendiamo. ,
Cab. Ben parlerò' italiano. Qui chi abiti?
Mar. Una vedova.
Cah. (Vedova '*
Dunque non « mia moglie, addio, men rado;
Ma voi se un'altra volta
A ciò' die vi domando
Nou rispondete a tuono, e con creanza.
Io pentir vi faro' dt tal baldanza. (ina,) Mar. Sai quanto c'è mancato
Che gli dassi la testa alla muraglia.* Bac. Chi alza il tacco e fugge nou la sbaglia. (viario.)
', S C E N A V. .**
Agata , Giannetta dalle lur case , e Gìansimone ; poi
D. Bucefalo dal portone di D. Marco seguito dui (Uac.
chi, che porta il cembalo; indi Uosa.
Ac. Giannetta che ne dici?
Giait. Io non m'inganno
Fra i] maestro, e la Rosa
È certo-, che vi passa qualche cosa. *
Gjans. E deve esser così. Mi son accorto
Anch'io da qualche occhiata.
Ag. Anch'io vidi...,Ma adagio...
Gum.Non c'è da duhitare.
Gian. Ci avesse questa b\ba
i5
Da toglierci il maestro dì cappella,
Giust'ora , che il desio
M'è già venuto d'impararmi anch'io?
Ag. Guai se ciò' fesse!
Gì Ars. Io gli sturò addosso
A far la sentinella più che posso.
Bue. Cammina presso a me.
A.a. Adagio, adagio,
Dove si va, signore, con quél cembalo.?
Bix. La dalla prima donna*
Gì4». Gii, già.
Gians. Già, già.
Ag. Il cembalo
Ila da venir da mt.,
Bue. Eh andate via:
11 cembalo ha da star nell'osteria?
L'hai preso per chitarra?
Gian, portatelo da me
Bue. Ma voi che dite?
'Questo ha da entrar coli.
Ac. 11 cembalo colà non entrerà.
Già*. Non la vinci. Piuttosto tutte quante
Prenderemo lezione sulla strada. .' *
Bue. £ che? pigliato m'hai per canta storie?
Ros. Il cembalo, maestro,
Venga in mia casa, o adesso Io fracasso. "*
Bue. Statevi ferme, che me lo scordate,.
Voglio entrare colà, e voi crepale.
Ros. Crepate , si crepate.
Bue. Entra qui dentro: ..
Fuggiam da queste incane.
Ros. lo l'ho viola, io l'ho vinta, addio, villane-, (partono)
SCÈNA Vì,
D. Marco, e Carlino.
MAh.Senz'altro quell'ingrata ine l'ha fatta'.
Cab. ( Moglie ribalda, vedova si finge
Per diventar richiamo
Ai cicisbei )
Ma», Adesso vado sopra £
E voglio, dirle..,
Cab, Ehi J
Mar. ( Vedi costui, che vuol da fatti miei
('.ab. Ditemi; voi con Rosa
Che attinenza avete?
Min. E a lei che importa?
Cini. Importa molto. Io sono incombenzato
Da Carli» suo marito,
Che morì nella Spagna , "**
E mi die la procura ,
Di avere in tutto io sol la di lei cura. . Mah.Oh! amico, s'è così, 'j| ,
Per me ti adopra. Io l'amo, ed essa ancora
M'ama, anzi m'adora.
Pensa tu a consolarmi.
Vedi, ci sto ammalato
Car. (Che fretta ha questo d'essere ammazzato!)
MàR.Andiam da lei. Se fai che io me la sposi,
. Ti regalo domaui duecavallir Cab. Andiam. Tutto si soffra,
Per il tutto scoprir. ) ''* Mar.Ma piano... piano.i.
Sento suonar là dentro: e se non erro' *
l'aie il cembalo mio, chè mi dà in testa. CYn. Suoni in mia casa! che altra istoria è questa.
SCÈNA VII. 'Carlino, e D. Marco suddetti; D. Bucefalo, e Rosa M dentro, che poi compariscono; Agata, e OiatiitVu. dalle lor case.
fece. Apri la bocca , e fi come l'ho inseguato.
Ros. Si, ni maestro amato.
Sol mi la fa re sol do.
Car. Canio in mia casa t
Mar. Dentro 'si solfeggia.
AG. Già Rosa ha incominciato.
GiAR.ll maestro ci sta troppo iinpegnató*
Bue. Fra gli scogli, e la procella.
Gian.Pentium , sentiamo. .
Ac. lo quello lo so fare.
Car. Ah! indegna!
Mar.Ah! hiibantella!"
Ros. Tra gli scogli, e la porcella.
Bue. Glie porcella? procella.
Ros. Ah procella: ho capito. *
Ac. Sentendo, anch'io m'imparo. .
"GiAH.Oh che invidia uè sento. •
Car. ( Chi può frenarsi?)
Mar Un orso già divento; ,
Ros. Maestro, ìa sO già. 'Cantar vò iri strada
Questa bella arietta,
Ver far crepare ed Àgata . e Giani/ella.
Ag. Flemma, statti con me.
tJ!A».(y4è che baggiana? )
X3ar. L'ammazzerò.
Mar Or or faccio ùm fracassò.
Ros. Faterni cui U boera, il contrabbasso* , < „
tra gli scògli, è la procella
Senza atta . e senza stella
Va sbattendo poveretta
La barchetta dal mio cor.
3 Non si parie..
Cab. Nessun parli. x
a i N<>«i si parla.
Tutti (Come óVy^to terminarla
Infra il dubbio il cor mi stà.)
Ro§. Vieni qua, Maestro mio,
I^ii si badi a tal fracasso,
Fate pure il con tra basso
Ch' »<» seguito a cantar. t*
) V'è che birba malandrina
Ag. e Gian. ) Un suo sgherro sari quello
a a ) , 'Che dat canto in sul più bello
) Ci è veuutj a d sto.bar.
Car. Tra la rabbia, e tra l'affanno,
Tra sospetto, e gelosia
Io non so la rabbia mia
Con chi l'abbia da sfogar.
Oh che chiasso, che fracasso
, :'' Che rovina voglio far. (partono,
SCENA Vili,
Ciansimona, poi D. Marco,
GiANs.S'ha da dir.per Frascati,'
Che cantanti diventati le villane, ,
E ch'io passato avrò la vita mia . *..,„.
Il garion sempre a far déll'orteria.
Mar. Oh! per bacco il maestro me l'ha falla.
Di Rosa , piano, piano * '. ,
M'ha rubato la mano. Gian». Signor Marco , „
A che state a pensa?? Mar. Penso al malàno ,
Che ha colpito me solo. Ero il Cupido .
Di tutte queste donneJ
Ma da che quel maestro è qui venuto .
Non ce ne una,, che mi guardi in faccia.
Giuli, Sentite signor Marco:
Avete occasioo di consolarvi,
Perchè a coteste femmine
Gli è venuto il piurito
Di fare le cantanti,.è meglio assai ,
Che l'abbiate nemiche ; che se Voi
Per moglie aveste preso una cantante,
Oh si, per certo ognora
N'avres.ie maledetto il punto, e l'ora. (viano. /
SCENA IX.
Jgata , e Giannetta discorrendo. #
ÀGk. Gran birba è diventata quella Rosa
Guy. F 'cev.. la bottina. ,
Aca. Ora .s'è Miiai cherata , e ben si vede,
Che s«appariva un tempo , Modesta, e virtuosa eia finzione.
Io non le ho inai creduto, e sempre ho detto ,
Che CoH'appassiona,to suo semb.ante
Ci passava in malizia tutte quante.
SCENA X.
Carlino, ed 4gata in disparte.
Car. Oh momento funesto, in cui sou giunto^
Ae. ( Che fa costui qui solo? )
Car. Rosa infedele
Ag. ( Capisco
Pur di Rosa egli è amante.)
CiB. Ma mia sarà. Vedendo
* La mia sembianza cangeià desio.
Ed ella unita a me farà in maniera »
Che quel goffo maestro mio rivale
Saià sgombrato appieno
O da un colpo di stocco , ■ ,
O dentro al viu ponendole un veleno.
Ag. ÌVÌi è sembrato sentir che unito a fV>s:
Vogliono dare un colpo, o avvelenare
Dentro del vino'il povero maestro.
Che scaltra contadina!
Muti è questa un azioni da canterina?
SCEN A tì.
D. Bucefalo , e betta.
Bue. Or che non c'è quel diavolo
Di militare, dalla vedovella
Me neutro piano piano,
Sarebbe un buon negozio
Essa canta , io scrivo , e se veniamo
A stringer i sponsali in verità 5
Virtus unita fortiOr, si farà.
Ag. Ohimè! ohimè!
Bue. Ch'e stato?
Ag. Voi dove andate?
Bue. A dare una lezione,
Ag. Salvatevi, fuggite;
Bue. l he c'è quel militare?
Ad. Adagio.
Bue. G<>me adagio?
Dimmelo presto.
ÀG. Ma io non voi rei
Esser presa in sonnet^tOi
Che so...se faccio bene, o faccio male.
Bue. No' parla che fai bene. (,'è qualche cosa?
Ag. Adagio...
Bue, E parla. . .t . ,. I
Ag. Bosa... >*.... .„.■
Bue. Rosa... che!
Ag. Ah!:
Bue. Ma figlia,
Se tu in ogni parola mi ci fai
Un sospiio di pausa quando cauti .... ;ir
Con una scena ammazzi gli ascottatiti. \'
Ag. Voi . ,
Boc. Io che... i..
Ao. Oh Dio!
Ecc. Questa è disperazioile
£ fatti uscir io spirito.
Io che...
Ao. Fra poco siete i . '< .■>
m Da clii meo vi credete... ahi crudo fato! ."
O ucciso, o dentro al vino avvelenato. (via. 1
BlJC. Aspetta.., dimmi .. senti... se n'à andata»,'
E in corpo m'ha lasciata , . i'
M"Ssa la verminara, r
Uosa.,, ucciso... vino... veleno.
Ch'io certo non bevo
Più vino fiochi campo.
Aveva fatto unione * ..
Rosa col militare! E se quel vecchio;
Ancora di Marcon per gelosia
Fosse con esso unito? * . . . .
X che posso sapere
Bisogna , che mi guardi
Da amici, e da nemici. Ohimè li denti
Mi cominciano a far trilli, e mordenti.
SCENA XII. V, Mar. e Detto, poi Uosa , indi Jg. e Car. iti disparte.
Mar Questo è tutto di Rosa , , . <
Voglio tenerlo amico. Addio maestro,
Boc. Scostati, e discorri . . .
Dieci braccia lontano.
Mar. E perchè questo? .
Che hai veduto il demonio? tuoi venire f
Ah heverti un mezzetto? *
Bue. (ah ah ! lo senti P ) ' \
Gnor nò, non bevo vino.
Mar. Ma che cos'hai? io sono uu galantuomo.
Hrc. E chi t'ha Hello ladro?
Ma scostati ti dico.
I\ur. Costui è pazzo.
Bus. Maestro?
Bue. Ah !..
Ros. Cosa avete?
Bue. Non lo sò.
Ros. Mi volete dar lezione?
Bue. Non do più lezioni.
Ros. Perchè questo mi dite?
Bue. Io non so niente, indietro olà!
Àc. Maestro.
Bue. Eh va in malora.
Car. Che si fa. ;"
Bue, Scostati dico. ...■..
Mar. Ma voi di che temete?
Bue. Picciola bagattella mi si vuol scannare,
Mi si vuol dar veleno, /
E tu ten vieni col mezzettino
Povero sciocco, non son si babuino.
Ed io starò soltanto.... ì'
Mar.Ma che inventi?
Ros. Che dici ? quest'è pazzo»
^G. Poveretto.
Bue. Io dico, che fra tante disgrazie
Ch'ebbi al mondi». Altro non mauchena
Che mi facessero la pelle. .
Mar.Ma quai disgrazie! •
Ros. Disgraziato! voi.
Bue. E quante ne soffersi. ,\ :'■.
Ma «Ila larga alla larjja." Car. Questo è pazzo davver, andiamo via. (viario. ) Bue. Più tollerare non posso
I,'in certezza crudel che si m'affanna
Da gelosia, e da imp.r/.iettra se*ito
Che un'Orlandi) furioso ora diveuto.
Non posso ciederti con me. tanto crudele
Capace «l'ingannarmi, carissima Rosina'
Alfio giunto è il immenso, in cui
Spera il mio cor d'esser contento.
Decideste ancora?
Ros. N«! ma sul vostro merta
Dubbiosa ancor mi rende
E la scelta nel core dubbiosa pende.
Bre. Ma voi promesso avete,
*Ros. £ ver promisi: ma piena di rossoiq.
Bue. Spiegati per pietà, uno dolce ararne
Ros. Vo divertirmi un poco ab'. ,
Bcc. (Jie vuoi dire quell'indente sospiro!
Ros. Abi quegli occtuacci bei "v
Son lanterne per me, la vaga chioma,
E più d'ogni altra cosa quella bocca
Che iuwio è una gran bocca; j
E m'innamora, e mi inuaniora,e tocca.
Bl'C. E' ver ciò che sento! . .
Dunque son io l'eletto
Ros. Esser potrebbe
Bue. Ma come esser potrebbe?
Kos. Potria darsi.
Bue. Mi< come potria darsi?
R s. Supponiamo.
Bue. Che supponiamo?
Ros. Nou v'incollerite, voi lo sarete, ma.
Bue. che ma? , .♦
Ros. M'udite. Pria vo sapere i p»»ti
Ai quali dovrei slare vostra sposa
Bue. Giustissima è la cosa.
Ma ancor io voglio quelli saper
Che voi vorreste qualor sia vostro sposo.
Ros. Oh troppo giusto.
Bue lo ve li dico qui. « ,
Ros. No, no faccia ni così.
Voi li direte, ed io li scriver'.
l'oi scrivete voi, io detterò. Non vogli clic seguito il matrimonio Litighiamo fra noi, quello ch'è .scritto, è.scritta Ecco qm carta , e penna, Or via «lutiate liberamente1! Jtoc. Ebbeu dunque ascoltate» In casa, e fuori. Puma di tutto Non vò servente Sia bello, o brutto. Sempre alla moglie Vo appresso stare Tutti i suoi fatti Voglio osservare Non voglio mode Non Voglio spese Vestiario all'uso Dèi mio paese Quando bisogna Voglio gridare t . E se la moglie Mi fa inquietare Anche il bastone i Voglio addoprar.
Vi persuadete? Che ve ne par?
Boa. Or voi scrivete, son qui a dettar.
Vo, che il marito
Con il servente
In casa, e fuori
Sia compiacente
Voglio , che faccia . f
Sempre il mestiere
Di non sentire,
Di non vedere
Vo in mode spendere
Quanto desio,
Vo almen cent'abiti
A modo mio
Vo, che il maritò
Di me si fidi.
Vo , che non parli,
Vo , che non gridi
Voglio esser sola Ne) comandar. Vi persuadete, che ve ne par? Ah! pettegola cospetto!
Quanti sono i patti tuoi Ah scioccone maledetto
Questi patti da me vuoi? Vada al diavolo il contratto. Vada , vada.
, Vada in pezzi ancora il foglio
Vada, vada.
Non vi voglio,
E vi mando a far squartar.
Veramente àvea trovato
Un bel tomo per marito.
Veramente capitato
M'era proprio un bel partite Sembra proprio una cornacchia Una rana par che cracchia. Ah non so che gli direi. Ah non so, che gli farei. Gli porrei le mani addosso Ma prudenza si dee usar. A me proposte tali. A me insolenze tali. No, no, per me non fate,. Vi mando andate, andate Sposatevi al demonio Ne a me di matrimonio Mai più coraggio abbiate Scioccone di parlar. Così con me parlate Così voi mi imitate
Se mi mandate al diavolo
Voi mi stimale un carolò
S;iprò voi' lo vedrete
L'oli roggio vendicar,
Rot. Ah! ah! cine sciocco! T
Bue. Ah che rabbia!
Ros. Ah qua! caso inaspettato!
i Qual piacere in seno io sento 11 contento in tal momento Mi fa il core saltellar, . ',' BfC. Vilipeso, disprezzato /
Tremo d'ira in tal momento • E nel petto il cor mi sento
Dalle furie disptezzar. ( viario.}
Afl. Non mi pare leggitima la cosa
Gran imbroglione inver è quella Rosa.
Car. Io dubito, che faccia il goffo ad arte,
Ma se ardist e in mia casa porre un piede
Il secondo omicidio qui succede, {aia.)
Ag. Che vi par signor Marco?
Mar.Mi sembra che colui faccia lo sciocco
Per non voler pagare la gabella,
Ma io gli staio a far la sentinella, (aia.)
Ag. Se s'imbroglia la cosa.
Musica addio, non son più virtuosa, (uia.)
SCENA XII.*
Camera rustica con botti, ed altri utensili da vsltaui.
Porte ne'Iaterali, ed il cembalo in mez/o.
Uosa accomodando varie cose per la stanza, poi D. Bucef
Kos. Chi m'ha tolto, poveretta,
Il maestro mio bellino ,
Qualche lingua maledetta
Disviato me l'avrà.
Qualche invidia mi sìa addosso,
Qualche pessima vicina,
Se non son più canterina,
Che piazzate voglio far.
Già )a porta slava aperta,
Sono entrato guntto , gnatto
Ora il cembalo mi gratto .
E meri vado via di qua.
Ma l'indegna sta in faccende »
Di lasciarla non ho core,
Fra la tema , e fra l'amore
Pien di dubbio io resto quà.
(Et qui sta, farò la matta;
A capriccio io vo cantar.)
f Già s'è accorta ora la gatta ,
Che il snrsielto qui si sta. )
SCENA XIII.
D Marco prima dentro , e poi fuori.
E' permesso?
Oimè fuggite.
Oh malanno!
Andate, andate.
Perchè mai?
Deh li allontana...
. La m a stima...
La mia pelle
Non ti preme di salvarJ' E' permesso?
Adesso, adesso.
Quando.'
Oh diavolo!
Qui son fritto , e buona notte. Entra presto in quella botte;
Se no sangue si farà. Dammi pur la buona notte
Clio ho finito di campar. Dite un pò, dov'è l'usanza
Di trattare con creanza
Con un uom di civiltà/3 Stavo iu casa sola, sola
Quando entra a suon «to' tromba
Il signor D. Marco Bomba
ih un'onore che vi fa.
gen: da me voi , che volete?
Voglio amore.
Oh che vergogna!
T'amo assai: questa zampogna
Fra di noi s'ha d'accordar.
\o non so, se tal zampogna
Fra di noi s'accorderà.
Accordiamola.
No , no.:* t
Cara mìa...
Stia cheto là.
Sta a veder, che adesso adesso
Quel vecchiaccio sgangherato
Ohe vuol far l'innamorato
Lo finisco di stroppiar.
SCENA XIY.
Carlino di dentro, e detti.
E* permesso qui (fentrai?
Mar. Bue. eRos. Oh cospetto il militar/ Ah badate all'onor mio. Alla pelle ho da badar. Quella botte dalla vista
Di colui vi salverà. Quella botte dalla vista
Da un malau mi può salvar. Ha di botti una provvista;
Tanti amanti ad imbottar. Qui vò stanza , qui vò alloggio;
Qui mi manda il quartier mastro
Ricevetemi , o un disastro
Colla sciabla sto per far.
Ras. Una donna poveretta ,
Che in sua casa sta toletta
Non riceve un militar. Cuti. ;Io non «o , se dice a me. Bue. ( Sta soletta , e siamo io tre. ) •
Car.. . Il maestra quel birbone
Sta celato denaro qua.
Ros, Lei non faccia il cospettone
Qui nessuno uon ci sia.
Ma*. Per paura in conclusione
Bn«i. Io nou posso respirar.
SCENA. ULTIM A.
Jfg. t Gian., Giansimone. e detti.
Ag. Il flebile ussignolo
Serrato è nel gabbiotto:
Che spasso, che consolo!
Quando si troverà.
Gian. Il dolce oanafino
Sta zitto, e non fa motto;
Vo ridere un tantino,
Quando sortir dovrà; >
Bos. Oh che grazziose scene!
Che amabili sirene!
Ah colle vostre grazie ' . .
Gareggia la beltà. . ■:
Car. Cosa vuol dirKjuel canto? . ,.
Ag. eGii5.Io mai non canto invano.
Bue. E* cantò molto ®irano:
Col qual dovrò' crepar.
Tutti II mal non è lontano
E guai a chi l'avrà.
Ag, Qui dentro m'hai* detto,
. Che agile, e desiro **
Enrrato è il maestrof ,
Lo voglio; ojre sta? , * .
Qui dentro scommetto
Don Marco c'è entrato. >
So tu l'hai celato
Or caccialo qua.
Ah lingua briccona 1 , ."
Ali labbro perverso/., ,
Non far sta canzona •
Scoperto ho l'inganno.
Questi occhi lo sanno
Che dentro" qui sia. •
Ah biiba infedele,
Or tutti sconquasso;
Quel cembalo or scasso ,
Mi vò Vendicar.
Che fai piano un poco.
Che quel non è mio
Pel cembalo., ed io .
Ti cerco pietà.
Tu dentro a una boiler'.
Per me quesi'è poco ',
Ma un'altro in quel loco .:
Rinchiuso si sta. Ah si, farfarello,
Signor m'ha tentato. Un quadro più bello
Non so, se si dà. Che risolvi ?.. fo strepito... o taccio? *
Ardo, e fremo... poi tutto m'agghiaccio.
Il rossore mi chiama a vendetta
Ma il rossore poi freno mi dà.
Ab ribaldi... ma dove trascorro?
Ti detesto, ti fuggo... ti obhorro.
Ma un susurro già par che si desta ,
D< me parla già quella, già questa;
E percosso da cento saette
Ver le lingue mi seoro di già. '* :'
Fin» dell'Atto Pnmom*
ATTO SECONDÒ.
SCÈNA I.
Agata, Giannetta y e Giansimone,
Le furberie di questa vedovella? Aga. Io da un pezzo giji n'ero persuasa. Gian. Certo sconquasseià più d'una casa. Gians.»io per dispetto suo voglio impararmi
Anche a cantare
Gian. Io , senza solfeggiare ,
Credo, che ho già la musica imparata.
A». Ci vuol tempo, ,
Giani. Che te«ripo?
Disse il maestro, bastano te orecchie.
Gian. Il tempo, Agata mia, ci fa far vecchie.
Se a cantar io bene imparo
Potiò dir , che; cambio statò
Con un caro sposo a lato
Statò lieta in liberta.
E' pur cara, è pur graziosa
Una sposa canterina
Che non è la signorina
Che passeggia la citta; (
Se m'è propizia
La saite amica
• Addio palpiti,
Addio fatica
Col dolce sposò
Strada.
Gian*. Avete voi vedute
D. Marco, D. Bucefalo, e Dette.
Mar. Nò , non serve altro tu* l'ho posto in capò Bue. Ma che sei pazzo?
'mar. Mò: senza più ciarle
Voglia far l'Impresario.
Ora scrittuto Rosa per dispetto
Di quello che m'ha visto nella botfè
Mi voglio rovinare , e buona notte.
Ag. Egli è il suo andante.
Mar. E per questo sfaccio.
Bue Ma tu qui dimmi Un poco
Note , e parole z come va la cosa
Del veleno., e la botte?
Ag. Gnu So? parmi d'averlo intf'so ,
E non inteso. Avrò sbagliato.
Bue Ghe vale a dir, che te l'avrai sognato..
Mar. A noi, a noi, facciamo le scritture.
Ora hotnandato iti Rotila due carrozze
A pigliare li meglio suonatori ,
E un abito per tè gik ho procurato ,
Affinchè facci la figura fu a.
iBuc Oh v'è costui che mai s'è fitto in testa
Insomma..,
Mar. Oggi io voglio far la prova..
Bue Ma che prova? Sei pazzo.
Mar. Qh lo spartito è lesto. Per prima opera . ,
Voglio fare il atio di Mctastasio.
Blue. Il zio di Metastasio?
Mar. E non lo sai?
Tu lo scrivesti..
Bue. Ah l'Ezio.
Mah.. Che sò , l'Ezio^ o il fcio.
Andiamo dal notaro.
Bue Aspetta: ed il prim'uomo chilo fa?
Marì Lo faccio io. *;
Bue. Ti ammazzano di botte.
Mar. Io Spendo li denari ,
E VogUo divertirmi. Voi qui intahtd
Aspettatemi ., e à fare la sua parte
Ciascuno s'apparecchi. ;i. Bue Già mi sento li fischi negli orecchi. ( *><«.)
3
A«. Oh che fortuna.'
Gu. Abbiamo mutato stato.
Eos. In che guai che m'ha posto quel militare
Io sono in gran sospetto.
Già la mala giornata me l'aspetto. Ag. Eccola pian pianino
Cominciamo a mostrarle un pod'arietta.
Gian. Certo ; or siamo chi siamo.
Rosa. Agata.
Ag. Chi è Agata?
Rosi. Giannetta.
Gian. Che Giannetta?
Rcsa. Perchè così superbe rispondete?
Forse pensate mal di.Tatti miei.
Ag. Adesso iam chi siam,
Gian. Tu sei chi sei.
Ag.gian. Ma se fossi para mia
Mi faià la stracciatina
Golle mani ti vorria
Far nel volto cicchici*.
SCENA IV.
Carlino , poi Giansimone.
Car. Ghe più deggio veder di quest'infida?
L'onor vendetta grida
Ammazzerò l'indegna , e i miei rivali,
Ed un eterno addio
Darò alla casa mia. Gians. Signor ufficiale
Anderete a veder l'opera in musica
Ghe appunto questa sera
Si fa in casa di Rosa. Gar. Opera in musica
In casa di Rosa? :. . ,
Gians. Certamente.
Il signor Marco è andato a scritturaila
Ha già mandato in Roma
A prender gl'istrumenti » . .ile i ^
E il Cicisbeo di quella . . .■H .,;].■ np io*?"
Dell'opera h il maestro di cappella. frinii . Car. Ecco , come in acconcio ;'::..,&
Il bel colpo mi vien ,;.
Si gli avrò tutti, e questa sera
La mia casa sia
Teatro ancor della vendetta mia.
Ah che forse in tal momento
Tu sospiri al par di me.
I bei giorni tu rammenti Ti»ù,a.:'"
Ch'io passai vicino a te. . J.vì-h
Furon sogno i miei contenti . r n!
Per me gioja più non v' è.
Ma verrk quell'ora
Rivederla potrò ancora
Le dirò quant'io l'amai
Le saprò destar pietà. Cvia. )
SCENA V.
D, Bucefalo vestito in gala con. spada, poi Carlin
Bue Voglio dare una scorsa allo spartito
So che queste vicarìe
Sentendolo a cantar spesso a Margone.,
gapran l'arre a memoria, e non è poco ,
Per qualche sbagtio che accadesse poi.
Golia destiezza suppliremo noi,
Car. Addio signor maestro.
Bue. Padron mio...
(Oh diavolo! )
C Ar. Voi siete vestito da signore.
Bue Questa sera
Vado in scena coll'opera, e il. maestro,
Deve stare in figura.
Car. E poi un maestro
Speso alla prima donna.
Bue. Cioè sposo...
Io dicono cosi per il paese. '""
Io per l'altro...
Car. Per altro.. c '.■"
Voi questa Sera non andrete in scena
Bue. Perchè nh : tutto è pronto. l 'Impresario,
Sta colla borsa ir. mano; i falegnami
Aggiustano l'orchestia, e i suonatori
Sono venuti, e dunque
L'opers dovrò farsi : oh questa è b< Ila
Car. Ci mancherk il maestro di cappella.
Bue Come ci mancherà , s'io sono quìi?
Car E fra poco altro qui non ci sarete.
Bue. E perchè?
Car. Perchè tutti
.n questo mondo abbiam da morire. Bue. Lo so, ma questo poi
Sarà da qua a cent'anni.
Car. Che cent'anni?
Adesso.
Bue. Adesso, che
Car. Adesso yru
Siete in punto dì morte. Bue, Lei che dice?
Io sto come Uh torretta.
Vedete.
Car. £ non può darsi,
Che una spada vi levi ora dal mondo
Bue. Alli cani»
Car. No, a voi.
Bue, Ma come c'entra
Così di punto m bianco
Questa lugubrità. Car. Eh c'entra
Perchè vi è quj^ persona *
Che l'ha con voi, e^erchè or veduto
Vi ha colla spada al fianco
Or vi disfida
Boc. Ei ne può far a meno.
Io questa me l'ho posta
Per far compita la guarnigione
Non per andar facendo questione.
Car. E avete fatto mal.
Bue. Dunque di botto'
Me la vado a l«var.
Car. No, or ci siete,
E battervi dovete.
Bue. Con chi?
Car. Con me.
Btc. ( Io già avea capito
Ma veh se passa un cane
Neppur da questa strada. Car. A noi, coraggio; ola, fuòri la spa<7;\ Bue. Mio signor, lei con chi l'ha?
Car. L'ho con te, saper lo dei.
Bic. E perciò pei fatti miei
GAn. Ora battermi dovrò.
Brc. Come come! Signornò.
Car. Ora battermi doviò.
CvcT. Viceversa sappia lei
r.h'io Uon l'ho co'fatti suoi;
E perciò pei fatti miei
Pianpianino me n'andrò.
Cai». Nò, no. 110,00,110, no, no;
Lei d'andarsene se spera
Male i conti assai si fa. Bue* (Ah che al cembalo sta s^ra
La mia peile non ci và. Cab. Quand'è le..>to , poi m'avvisa.
Brc. Doman poi l'avviserò.
Car. Che domani ! adesso. Olà!
Se più tardi, più mi sdegno.
|E da vi) t'.unmazzero.
Bue. Credi tu, ch'io mi sia di legno.-5
Per un colpo io me lo fò.
Caiu Dunque in guardia lei si metta
Bue. Un tantiu ci penserò.
Car, lo d'ucciderti ho gran fietta
Bue. Ed io fretta oibó non hò.
Car. Sei un vile, un uom codardo,
Bcc. Forse si, e forse nò.
Car. £ col braccio mio gagliardo
Or distenderti vo' qui. BtiB. For^e uo\ e forse si.
Cab. Tu DOn tremi? tremar dei.
Bue. Che bo da dirti i fatti miei?
Car. Or vedrai, se il branda mio
Ben tremar ti farà. Bue. ( Jj0 sa il Cielo, e lo so anch'io
Che allemanda il cor mi fa. ) Car. Questo par, che mi canzoni,
Ma se un colpo ormai l'avvento,
La mia vita sta in cimento:
J
Mi convien di sopportar.
Bue, (Se la sfuggo, se la scappo,
Per salvar la pelle mia
Guaito , guatto io vado via . '".
£ vittoria andrò* a cantar, (viano.)
SCENA VI, ,:
Notte. ... ,
Camera rustica , come prima, con alcuni lumi.
D. Mar., lìgsa, Agata, Gian., e Gians,
Mar. Ma io t'ho scritturata
Da prima donna: spendali denari ,
E tu, Rosa, mi vuoi precipitare. '.
Rosa. La prora s'ha da fare in casa mia ,1
Ed io per etichette, ed j puntigli,
Sono la prima donna più solenne. Mar, ( Veh costei che pretende? Ag., Mio Signore , '.
Io voglio, che la prova
Si faccia in casa mia.
Mar. Che nou seccarmi.
Gian. Mio Signor Impresario, mamma mia
Non mi manda alla prova ,
Se non ho la carrozza. Mah. Ma vedete:
Per le signore cantaride, noi
Qui in Frascati ci ahhiam commodi vaij,'
Ci sono le carrette, e 1» somari.
Ros. Somari a me?
.mar. Oh zitto;
La prova si farà
Qua per la prima volta
Rosa. Ora va bene.
Ac Me n'andrò'.
Mar. Tu che dici?
Or ti faccio intimare qui un sequestro;
ClAtrs.Prudenza, e zitto, via viene il maestro.
4o
SCENA VII.
D. Bue. con varjprofessori di musica, e delti,
BSc. Ecco qui i professori dell'Orchestra,
Lume, ed uv.or della città vicina.
Sieda , ed ognun dia mano al lor strumento
Ognun stia ben attento
A quelle Semicrome, ai forti, ai piani ,
Onde chi ascolta batta ben le mani.
Mar.Dunque a noi: situatevi, e accordate.
SCENA Vili.
Carlino con alcuni Paesani, e Det
Car. Signori...
Bue. (Ahimè! è venuto
Il partito contrario r
Cab. Mi ho preso l'ardire
Di qui condurvi
Questi miei buoni amici ad applaudir
Le virtù vostre.
Mar.Ella è sempre padrone.
Ros. ( Non mi piace codesta funzione.)
Car. (Già siamo intesi, a uu cenno mio cacci''
Subito l'armi. )
Mar. Già compatirete,
Se sto un pò raffi eddato, Car. Non importa.
Bue. Ecco le vostre parti; su accordiarr
Ma sentite che cembalo!
Volesse accordarlo una volta
Quel malandrino dell'accordatóre?
Pazienza'.., pesteremo... a noi signori;
Badino attentamente,
Che ci và della mia riputazìane.
Mar. Via figliuoli, da bravi.
Bue. Or principio si dia
Alla mia singolare sinfonia.
Unione , ed esattezza;
Le prime forti, e l'altre con dolcezza
Coro. Noi di già siamo accordati
E siam pronti qui a suonar.
Bue Tai, tai, tara , larà.
Segnitate, che va bene.
Bravi, viva, piano questa.
Dolce, dolce senza fretta.
Lei và mezzo tuono sotto
Dico a voi sior violoncello
Zitto là , che quel fagotto
. Pare un bue che và a) macello.
Forte adesso. Non stringiamo.
Con quei còrni che facciamo?"
Oh cosi... cosi va'bene
Dolce dolce senza fretta 1 . ' .
Così và, Tai, tai, tà.
Oh che chiasso, che aimonia
Oh che pratica , oh che estro
No' più bella sinfonia,
Manco Cluche la sa far.
Dite via, bravo maestro
Che la testa ho da inchinar.
Tutti. Bravo si, bravo maestro!
E' una cosa singoiar.
Bue. A noi! Ezio cou seguito, e bandiere.
Mar. Eccomi qua,
Car. ( Ci avrau poco piacere. )
Mar. Signor vincemmo, ai Ceffali, e Storioni,
Il torron nel mortale:;
Fuggitivo ritorna.
lutti. Ah, ah, ah , ah.
Bue. Marcone. tu ci ammazzi.
Mar, Che dici ? io fo furore;
Anzi lauto incontrar non mi credea, Non senti, come ride la platea? Bue. Yia facciamo la musica
L'aria di Fulvia co) recitativo.
( Io non so, se di qnà me n'esco vivo. )
Ros. Misera dove son? L'aure del tebrw
Son queste , ch'io respiro.
Per le starne m'aggiro
Di Tenghe, ed agli...
Bue. Rosa, ,,
Per carità, che non ne dici una.
Mar. Zitto, che dice bene .. ,
Bue. E tu come lo sai, che dice bene?
Mar. Perchè sono Impresario, e come tals
Devo saper...
Bue. Che sei un animale.
Appresso va: Di pur come tu vuoi
Prendi puie le rape per fagiuoi
Ros. Di tenghe, ed agli, o delle greche sponde
Di Tracene feconde. ;.
Bue. Di tragedie feconde.
R Js. Di tragedie feconde.
Vennero in questi lidi
Le domestiche ferie .u\ .
Di Paolo , di Raimo.
Elie. E di Tommaso
Rosa , per carità tu leggi a caso.
Ros. Voi m'imbrogliate. ..
Mah. Or suggerisco io.
Della prole di Cadmo, e degli Atridi.
Ros. Della prole di Cadmo, e degli Atridi
Mar.d'uu padre predicatore.
Bue. D'un padre traditore
Mah. Ah si.
Bue. Da qua, sta zitto.
Ru6. D'un padre traditore
Qua la colpa m'agghiaccia;
E lo sposo innocente ho sempre in faccia.
Oh immagini funeste!
Oh memorie! oh martiro!
Ed io parlo, infelice, ed io respiso!
Ah non son io che parlo,
E il barbaro dolore...
Maestro ho fatto errore .'
Adesso torno a incominciar.
Ah non son io, che parlo,
E' il barbaro dolore ,
Che mi divide il core
Che delirar mi fa.
Che dite? so la parte?
So il mio mestiere, so l'arie?
, Adesso coi mordenti. :~:i
Portenti saprò far.
Non cura il Ciel tiranno
L'affitino in cui mi vedo
Un fulmine gli chiedo ,
E un fulmine non ha.
Bue. Evviva , evviva Rosa!
Mah. Noi due per bacco siamo una gran cosa.
Ag. Adesso tocca a me, che sono Onoria.
Car. A voi , compagni.
Bue. E cos'è quest'istoria?
Car. Quelli schioppi ingrillate.
Mar. Oh poveretto me ! Dove mi salvo?
Boc. E chi esce più da sotto a questo cembalo.
Car. Ad un mio cenno in flotta scaricate.
Kos. Ohimè! son mezza morta.
Giam.ho trovata una porta. ( via.)
Mar. Maestro, staiti attento allo spartito.
Bada al cembalo qui. :;:;
Veli ! t he cader qualcun non me Io faccia. Bue. bado al malanno, che ti pigli in faccia. Ag. Io non trovo una via 1'
Per potermene andar pianin pianino. Car, Compagni, a voi. Or l'ombra di Carlino Dal valor vostro aspetta Contro chi l'oltraggiò sangue , e vendetta,.
Ros. (Orsù coraggio alfine. ( Chè volete
Voi dalla casa mia? ...
Sono una donna onorata.
Car. Ah indegna!
E insulti ancora il furor mio?
Ros, L'insulto io lo ricevo
Nè so per qual ragion vossignoria
Viene a far questi chiassi in casa
Voi da me cosa bramate? ^
Voi da me c >sa volete.
Voi da me che pretendete?
Ehi! là genti, qui accorrete
Che mi vonno assassinar.
Cab. Non strillar.
Mar.Strilliamo tutti.
Perchè s'alzo la mia voce
Con li miei Gesolreutti
Io stordisco una città.
Car. Malnnrìrin...
àg. Che modo audace!
P.uIrGii mio, ci lasci in pace;
Che se chiamo i miei garzoni
Ti fa bene disossar.
Cab. Donna infida, ingrata sposa
Ora estinta qui cadrai
Col tuo sangue devi ormai
L'ombra offesa vendicar.
Bue. Donna Uosa, è virtuosa
Io son maestro di cappella
I^ei non faccia un moto a quella
Che se ardisci di far motto
Col violone, o col fagotto
Te ne.suono in quantità.
Car. D'insultarmi ardisci ancora
La tua vita or qui cadrà.
Mar. Trattenetelo in malora
a 2'
B«c. * Che costui la me la fa.
Ifcos. r Ehi ta gente: chi c'è fuora.
Ag, * Accorrete ip carità.
T«a la rabbia, e lo spavento
Tra il furor che m'arde in seno.
Ros. Una smania oh Dio mi sento
Ag. ' Che mai posa oh. Dio mi dà..
Cab. Tu vieu meco.
Bue. Vengo teco,.
Ros, Meco resta.
Bue. Besto teco.
Mie cantante.siete uccise
O strillate alla gagliarda
E una sincope bastarda
Or le fate sentir qua.
Ros. Ahi ! ahi spi», mezza morta..
Ag. Acqua, aceto in carità.
Mar. Apro tosto quella porta ,
E vò l'acqua a pigliar là.
Cab. Non mi preme, non m'importa
Crepin quelle^ o, tu, sta. quà.
Ros, Crepa tu , cha pronte, e ardite
Ac. * Noi in scena andremo già,
Uve. Tutte due si &on guarite
Per vedermi ammazzar quà,
Ma che botte! che fracasso
Già le porte vanno a terra a 5. Oh che tremito m'afferra l
Oh che notte orrenda è questa!
Erra il piè, gira la testa:
Ah di me che mai sarà!
SCENA ULTIMA.
Gian. Gian*., con soldati appresso , e detti.
Gì A s. Questi, questi son quelli
Che voleano ammazzarci, Boa Ah malandrini.
Ros. Voglio giustizia,
Mar. Voglio, che li danni
Mi siati rifatti. Egli mi ha fatto
k tulte queste perdere la voce.
Ro». Legateli ben forte. Quest'i il capo
Car. Si legatemi pur; da voi non voglio
Ne pietà , né perdono;
Ma pria, sposa infedel, guarda chi sono..
Kos. Cie!? chi veggio?
A e. Qui Carlino?
Mar. Alla fin ci sei caduto
Car. E per me non c'è pietà.
Bug, Mori pure > e ti prometto
Da maestro liberale
Che un solleone funerale' * ,
Ti compongo, e fo stampar,
Car. Ah per te, crude! consorte ,
Già son preso, e vado a morte
E mi ha spinto a questo passo
Il mio amor, la fedeltà.
a 3, Ah che il core afflitto , e lasso
Ancor palpiti mi dà.
Ros. Sior Don Marco, sior maestro
Soccorrete, deh parlate
Senza sposo non mi fate
Infelice, oh Dio restar.
Car. Ag. Vi preghiamo unitamente
Date luogo alla pitta.
Mar, Bue. Per lui sento veramente
Già nel sen qualche pieià.
Mar. Mio signor, qui se burlato
Io son uomo conosciuto.
Resta a me per consegnato
Vi potete ritirar..
Car. Ah vi son troppo obbligato.
Mar. Penso io tutto d'aggiustar.
K7
Ritorniamo all'allegria
Faccian chiasso gli strumenti,
E con giùbilo, e armonia
La commedia andiamo a far.
No comments:
Post a Comment