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Thursday, March 20, 2025

LUIGI SPERANZA -- "GRICE E LIVIO"

 

Quali siano stati universalmente i principii di qualunque città, e quale è quello di Roma Di quanto spezie sono le repubbliche, e di quale fu la Repubblica  Romana. Quali accidenti facessino creare in Roma i Tribuni  della plebe; il che fece la Repubblica più perfetta che la disunione della Plebe e del Senato romano fece libera e potente quella Repubblica. Dove più securamente si ponga la guardia della libertà, o nel Popolo o ne’Grandi; e quali hanno maggiore cagione di tumultuare, o chi vuole acquistare o chi vuole mantenere. Se in Roma si poteva ordinare uno sstato che togliesse via le inimicizie intra il popolo ed il senato Quanto siano necessarie in una Repubblica le accuse per mantenere la libertà Quanto lo accuse sono utili alle repubbliche, tanto sono perniziose le calunnie. Come egli è necessario esser solo a volere ordinare una repubblica di nuovo, o al tutto fuori delli antichi suoi ordini riformarla Quanto sono laudabili i fondatori d’una  repubblica o d’uno regno, tanto quelli d’una tirannide sono vituperabili Della religione de’Romani. Di quanta importanza sia tenero conto della religione, e come l’Italia per esserne mancata mediante la chiesa romana, è rovinata Come i Romani si servirono della religione per ordinare la città, e per seguire le loro imprese e fermare i tumulti. I Romani interpretano gli auspicii secondo la necessità, o colla prudenza  mostravano d’osservare la religione, quando forzati non 1’osservano; e s’alcuno temerariamente la dispregia, lo punivano 100 dio alle cose loro afflitte, ricorsono alla religione Un  popolo USO a vivere sotto un principe, se per qualche accidente diventa libero, con difficultà mantiene la libertà. Uno popolo corrotto, venuto in libertà, si può con dit'ticnltà grandissima mantenere libero   In che modo nelle città corrotte si potesse mantenere uno stato libero, essendovi; o non essendovi, ordinarvelo Dopo uno eccellente principe si può mantenere un principe debole; ma dopo un debole, non si può con un altro debole mantenere alcun regno. Due continove successioni di principi virtuosi fanno grandi effettive come le repubbliche bene ordinate hanno di necessità virtuose  successioni: e però gli acquisti ed augumenti loro sono grandi Quanto biasimo meriti quel principe e quella repubblica che manca d’armi proprie Quello che sia da notare nel caso dei tre Orazi romani,  e dei tre Curiazi albani che non si debbe mettere a pericolo tutta la fortuna e non tutte le forze; e per questo, spesso il guardare i passi è dannoso Le repubbliche bene ordinate costituiscono premii e pene a’loro cittadini, nè compensano mai l’uno coll’altro Chi mole riformare uno stato antico in una città libera, ritenga almeno l’ombra desmodi antichi  Un  principe nnoro, in nna città o provincia presa da Ini, debbo faro ogni cosa nnova Sanno rarissime volte gli nomini essere al  tutto tristi o al tutto buoni. IniPer qual cagione i Romani furono meno ingrati agli loro cittadini che gl’ateniesi Quale sia più ingrato, o un popolo, o un principe Quali modi debbe usare un prìncipe o nna repubblica per fuggirò questo vizio della ingratitudine; e qnali quel capitano o quel cittadino per non essere oppresso da quella Che i capitani romani per errore commesso non furono mai istraordinariamente puniti; nè furono inai  ancora puniti quando, pella ignoranza loro o tristi partiti presi da loro ne fussino seguiti danni alla repubblica, lfil Una repubblica o nno principe non  dobbe differire a beneficare  gli uomini nelle sue necessitati. Quando uno inconveniente è cresciuto o in uno Stato o contra ad uno Stato, è più salutifero partito temporeggiarlo che urtarlo. L'autorità dittatoria fece tene, e non danno, alla  repubblica romana: o come lo autorità che i cittadini si toPgono, non quelle che sono loro dai suffragi liberi date, sono alla vita civile perniciose La cagione perchè in Roma la creazione del decemvirato fu nociva alla libertà di quella repubblica, non ostante che fosse creato per suffragi pubblichi e liberi Non debbono i cittadini che hanno avuti i maggiori onori, sdegnarsi de' minori Quali scandali partorì in Roma la legge agraria: e come fare una legge in una repubblica che risguardi assai indietro, e sia contra ad una consuetudine  antica della città, è scandolosissimo Le repubbliche deboli sono male risolute, e non si sanno deliberare; e se le pigliano mai alcuno partito, nasce più da necessità che da elezione In diversi popoli si veggonospesso i medesimi accidenti. La creazione del decemvirato in Roma, e quello che in essa è da notare: dove si considera, intra molte altre cose, come si può salvare persimile accidente, o oppressare una repubblica Saltare dalla urailità alla superbia, dalla pietà alla crudeltà, senza debiti mezzi, è cosa imprudente ed inutile. Quanto gli uomini facilmente si possono corrompere. Quelli che combattono pella gloria propria sono buoni e fedeli soldati  Una moltitudine senza capo è inutile: e non si debbe minacciare prima, e poi chiedere l’autorità  È cosa di malo  esempio non osservare una legge fatta, e massime dallo autore d'essa: e rinfrescare ogni dì nuove ingiurie in una città, è a chi la governa dannosissimo Gli uomini salgono d’un'ambizione ad un'altra; e prima si cercanon essere offeso, dipoi d’offendere altrui Gli uomini, ancora che si ingannino ne’generali, nei particolari non s’ingannano Chi vuolo che uno magistrato non sia dato ad un  vile o ad un tristo, lo facci domandare o ad un troppo vile e troppo tristo, o ad uno troppo nobile e troppo buono Se quelle città che hanno avuto il principio libero, come Roma, hanno difficoltà a trovare leggi che le mantenghino; quelle che lo hanno immediate servo, ne hanno quasi una impossibilita. Non debbo uno consiglio o uno magistrato potere fermare le azioni della città. Una  repubblica o uno principe debbo mostrare di fare per liberalità quello a che la necessità lo constringe A reprimere la insolenza di uno che sorga in una repubblica potente, non vi è piu securo e meno scandoloso modo, che preoccuparli quelle vie pello quali o’vieno a quella potenza. Il popolo molte volto desidera la rovina sua, ingannato d’una falsa spezie di bene: e come le grandi  speranze e gagliardo promesse facilmente lo muovono. Quanta autorità abbia uno uomo grande a frenare una moltitudine Quanto facilmente si conduchino le cose in quella città dove la moltitudine non è corrotta: e che dove è eqnalità, non si può faro principato; e dove la non è, non si può far repubblica. Innanzi che seguino i grandi accidenti in una città o in una provincia, vengono  segui che gli pronosticano, o Domini che gli predicono. La plebe insieme è gagliarda; diper se è debole La moltitudine è più savia e più costante che un principe altri si può più fidare; o di quella fatta con una repubblica, o di quella fatta  con nno principe Come il consolato o qualunque altro magistrato in Roma si da senza rispetto di età Quale fu più cagione dello imperioche acquistorono  i Romani,  o la virtù, o la fortuna Con quali popoli i Romani ebbero a combattere, e come ostinatamente quelli difendevano la loro libertà. Roma divenne grande città  rovinando le città circonvicine, e ricevendo i forestieri facilmente a'suoi onori Le repubbliche hanno tenuti tre modi circa lo ampliare lingue, insieme coll’accidente de1 diluvio delle pesti, spegno la memoria dello cose. Come i Romani procedevano nel farela guerra Quanto terreno i Romani davanoper colono La cagione perchè i popoli si partono da’luoghi patrii, ed inondano il paose altrui Quali cagioni comunemente faccino. I danari non sono il nervo della guerra, secondo elio è la comune oppinone Non è partito prudento fare amicizia con un principe che abbia più oppinione che forze assaltato, inferire, o aspettare la guerra Che si viene (li bassa a gran fortuna più colla fraude che colla forza t Ingannansi molte volto gl’uomini, credendo colla nmilità vincere la superbia Gli stati deboli sempre fieno ambigui nel  risolversi: e sempre le deliberazioni lente sono nocive Quanto i soldati ne’nostri tempi si disformino dalli antichi ordini. Quanto si debbino stimare dagli eserciti ne’presenti tempi l’artiglierie; e se quella oppinione che se ne ha in universale, è vera Come pell’autorità de’Romani, e pello essempio dell’antica milizia, si debbe stimare più le fanterieche i cavagli . Che gl’acquisti nelle repubbliche non bene ordinate e che secondola romana virtù non procedono, sonoa rovina, non a esaltazione di esse. Quale pericolo porti quel principeo quella repubblica che si vale della milizia ausiliare a mercenaria Il primo pretore  che  i Romani mandarono in alcun luogo, fu a Capova, dopo quattrocento anni che cominciarono a far guerra Quanto siano false molte volte le oppinioni degl’uomini nel giudicarele cose grandi Quanto i Romani nel giudicarei sudditi per alcuno accidente che necessitasse tal giudizio, fuggivano lavia del mezzo Le fortezze generalmente sonomolto più dannose che utili Che Io assaltare una città disunita, per occuparla mediante la sua disunione, è partito contrario. Il vilipendio e l’improperio genera odio contra a coloro che l’usano, senza alcuna loro utilità Ai principi e repubbliche prudenti debbe bastare vincere; perchè il più delle volte, quando non basti, si perde Quanto sia pericoloso ad una repubblica o ad uno principe non vendicare una ingiuria fatta contra  al pubblico o contra al privato La fortuna accieca gl’animi degl’uomini, quando la non vuole che quelli s’opponghino a’disegni suoi Le repubbliche e gli principi veramente potenti non comperano l'amicizie con danari, ma con la virtù econ la riputazione delle forzo. Quanto sia pericoloso credere agli sbanditi In quanti modi i Romani occupano le terre Come i Romani davano agliloro  capitani degl’eserciti  le commissioni libere A volere che una setta o una repubblica viva lungamente, è necessario ritirarla spesso verso il suo principio. Come gli è cosa sapientissima simulare in tempo la pazzia. Come egli è necessario, a voler mantenere una libertà acquistata di nuovo, ammazzare i figliuoli di Bruto Pag Non vive sicuro un principe in un principato, mentre vivono  coloro chene sono stati spogliati Quello che fa perdere uno regno aduno re che sia ereditario di quello. Delle congiure Donde nasce che le mutazioni dalla libertà alla servitù, e dalla servitù alla libertà, alcuna n1 è senza sangue, alcuna n’è piena chi vuole alterare una repubblica, debbo considerare il soggetto di quella Come conviene variare coi tempi, volendo sempre aver buona fortuna. Che uu capitano non può fuggire la giornata, quando 1’avversario la vuol fare in ogni modo Che chi ha a fare con assai, ancora che sia inferiore, purché possas ostenere i primi impeti, vince. Come un capitano prudente debbo imporre ogni necessità di combattere ai suoi soldati, e a quelli delli minicitorla gol. Più confidare, o innuo buono capitano che abbia l’esercp°  debole,  o in uno  buono esercito che abbia il capitano debole. Le invenzioni nuove che appariscono nel mezzo della zuffa, e le voci nuove che s’odono, quali effetti faccino  Come uno e non molti siano preposti ad uno esercito, o come i più comandatori offendono Che la vera virtù  si va ne' tempi difficili a trovare; e ne tempi facili non gl’uomini virtuosi, ma quelliche per ricchezze o per parentado  prevagliono, hanno più grazia Che non si offenda uno, e poi quel medesimo si mandi in amministrazione e governo d’importanza. Nessuna cosa è più degna d' un capitano che presentire i partiti del nimico. Se a reggere una moltitudine è più necessario l’ossequio che la pena. Uno essempio d'umanità appresso ai Falisci potette più d'ogni forza romana Donde nasce ch’Annibale con diverso modo di procedere da Scipione, fa quelli medesimi effetti in Italia che quello in Ispagna. Come la durezza di Manlio Torquato e l’umanità di Valerio Corvino acquistò a ciascuno la medesima gloria. Per quale cagione Cammillo fnsse cacciato di Roma. La prolungazione degl’imperi fa serva Roma. Della povertà di Cincinnato, e di molti cittadini romani. Come per cagione di femmine si rovina uno Stato. Come e'si ha  a nnire una città divisa; e come quella oppinione non è vera, che a tenere le città bisogna tenerle disunite. Che si debbe por mente alle opere de’cittadini, perchè molte volte sotto un’opera pia si nasconde un principio di tirannide. Che gli peccati dei popoli nascono dai principi. Ad uno cittadino che voglia nella sua repubblica far di sua autorità  alcuna opera buona, è necessario prima spegnere l’invidia: e come, venendo il nimico, s’ha a ordinare la difesa d’una città  Le repubbliche forti o gl’uomini eccellenti ritengono in ogni fortuna il medesimo animo e la loro medesima dignità. Quali modi hanno tenuti alcuni a turbare una paco. Egli è necessario, a voler vincere una giornata, fare l’esercito conattente ed infra loro, e con il  capittano. Quale fama o voce o oppinione fa che il popolo comincia a favorire un cittadino: e se ei distribuisce I magistrati con maggior prudenza che un principe. Quali pericoli si portino nel farsi capo a consigliare una cosa; e quanto ella ha più dello straordinario, maggiori pericoli vi si corrono. La cagione perchè  i Franciosi sono stati e sono ancora giudicati nelle zuffe da principio  più che uomini, e di poi meno che femmine. Se le piccolo battaglie innanzi alla giornata sono necessarie, e come si debbo fare a conoscere un nimico nuovo, volendo fuggire quelle. Come debbe esser fatto un capitano nel quale 1’esercito suo possa confidare Che un capitano debbe esser conoscitore dei siti  Come usare la fraudo nel maneggiare la guerra è cosa gloriosa. Che la patria si debbe difendere o con ignominia o con gloria; ed in qualunque modo è ben difesa Che le promesse fatte per forza non si debbono osservare Clie gli uomini che nascono in una provincia, osservano per tutti I tempi quasi quella medesima natura  E’si ottiene coll'impeto e col1’audacia molte volte quello che con modi ordinari non s’otterrebbe mai. Qual sia miglior partito nelle giornate, o sostenere l'impeto de'nimici, e sostenuto urtargli; ovvero dapprima con furia assaltargli Donde nasce ch’una famiglia in una città tiene un tempo  i medesimi costumi Che un buon cittadino per amore della patria debbe dimenticare l’ingiurie private. Quando  si vede fare uno errore, grande ad un nimico, si debbe credere die vi sia sotto inganno. Una  repubblica, a volerla mantenere libera, ha ciascuno di bisogno di nuovi provvedimenti; e per quali meriti Quinto Fabio è chiamato Massimo.

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