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Friday, October 24, 2025

Grice e Caro

 ■ 

I 


vi/' 


DUKE 

UNIVERSITY 

LIBRARY 


Treasure'Rgom 


RETTORI  C  A 

D'  ARISTOTILE 

FATTA     IN     LINGVA 
TOSCANA 

DAL     C  0  M  M  E  3(\D  A  T  0  \E 
ANNIBAL     CARO. 

Con  Priuileoio. 


IN     V  E  N  E  T  I  A, 

Al  fegno  della  Salamandra,     M     D     L  X  X. 


rn    - 


ATI 


A    L'ILLVSTRI  SS. 

ET     REVERENDI  SS. 
SIGNORE, 

DON     FERDINANDO 

CARDINAL     DI     MEDICI. 


LVNGO  tempo,  ch'io  ho 
defiderato  occafione,  llluflrif 
(^Tieuerendif.  Signor  mio, 
con  la  quale  potere  in  qual- 
che parte  mostrare  la  diuo- 
twne  che  ho fempre  portato  à 
tutta  la  fua  Magnanima ,  6f  generofa  fami- 
glia ,  &  a  la  [uà  per  fona  inparticolare .  Ver  che 
fé  bene  io  so  quanta  humanita  ella  h abbia  ac- 
compagnata con  la  fuagrandel^a  $  nondimeno 
hauendo  più  riguardo  al  poco  merito  mio ,  che 
à  la  molta  genti  le%z,a  fna;Bimauo  che  fujje 
Jpetie  di  profuntione  il  uenire  a  prefentarmele 
innanzi  fen^a  prete  fio  alcuno .  oJìda  poi  che 
per  la  morte  del  Commendatore  aAnnìbalCara 

a     a  mio 


mio  Zio ,  rima/e  àme  l'h  ere  dita  de  le  (ùe  fati- 
che,  &  la  cura  di  procurar  loro  fattore,  &  pro- 
tettone in  mandarle  in  luce,  deliberai  \ub  ito, 
che  vna  de  le  principali  douefje  efier  quella  di 
Vi  S.  lllufrif.  Sperando  con  quefomez^TLO  ac- 
qwflarmi  ancor  io  laferuuù ,  & la  gratta fu  a . 
Onde  quanto primarfer  la  diffcuìta  de  le  pam- 
pe ,  ho  potuto  mandar  fora  la  T{ettorica  d*  Ari- 
Slot  ile,  fatta  m  Lingua  Tofcana  dal  detto  Com 
mendatorei  l'ho  fatto  [otto  il  nome  3  6f  fetta 
ì  ombra  di  V.  S.  MuBrifi.  perche  da  lei  difefa , 
■e  Ila  fé  ne  vadafemprefcura  da  le  ingiurie  de 
gli  anni ,  &  da  la  malignità  de  le  lingue .  Oh ra 
the ,  fé  è  vero ,  come  è  veri  fimo,  che  l'arte  de 
la  cI{ettorica,fconuenga  ad  <vn  Principe  quan 
to  altra  qualità  che  fi  richieda  m  lui  ;  non  e  du- 
bio  che  con  grandi f ima  ragione  io  mi  fon  moffo 
a  dedicar  quefi opera  à  V.  S.  llluftrifi. perche  ol- 
trea  quella  parte  di  quejìa  profefwne ,  chela 
Natura  ha  dato  a  lei  9  come  fa  generalment  e 
àtuttiglihuominii  Et  oltre  à  quella  che  lafua 
lingua  natiua  le  apporta  per  fuaprerogMiua  5 
Sila  rperfuc  e  epone  de'fuoi  Maggiori ,  per  par- 
ticolare 


ticolarefudio ,  &  per  continuo  effercitio  che  fa 
in  ejfa,  nel  grado  che  tiene  di  consultore  delfom- 
mo  cPontefce  ;  lapofìiede,  £5"  la  tien  cara ,  come 
veramente  fi  deue .  Or  'vegga  V*  S.  llluHrif.fè 
quell'arte  ch'altri  ha  felicemente  trattato  in  al- 
tra lingua  ;  fia  ejj?licata  hora ,  fé  non  con  mag- 
gior felicita  ,  almeno  con  eguai  facilita  in  quefta 
fua  propria  :  Da  la  quale  hauendo  il  Cauahero 
imparato  di  ben  parlar  e,  &  di  rettamente fcri- 
nere ,  crederei  di  effer  mancato  grandemente  al 
debito  de  la  gratitudine ,  quando  in  fua  vece  » 
ne  la  per  fona  di  V.S.  lllufrif.  io  non  hauefi  re  fa 
tributo  a  effa  lingua  di  quelle  compofitwni  ch'e- 
gli fece  per  opera ,  (*>per  benefit  io  fuo .  Tanto- 
piu  Rapendo  ognuno  con  effo  me ,  quanto  egli  per 
quello jacef e  prof tf ione  di  douereà  Firenze  f$ 
k  la  Tofana  tutta  :  &  per  confeguetila  a  i  Prin 
api  y&ài  Signori  d'effa  :  come  ne  fa  pi  enifi  ma 
fedeiltcfimomo  ch'egli  mede  fimo  ne  ha  Lfcia- 
to  ne  lefue  T^rme .  Tutte  quejfe  ragioni  cornea 
hanno  moffo  me  à  dedicare  a  V.S.ìllufrif.  que- 
Jìo  volume  ;  cofi  tengo  per  fermo  chefariano  ba- 
canti aindur lei  ad  accettarlo  con  quella  vron. 

teZZa 


ttX&à ,  con  che  io  le  ne  prefento  :  zZMa  io  voglio 
confidar  tutto  ne  la  fina  benignità  :  6t  creder  fer- 
mamente, che  quando  bene  il  dono  nonfujjede 
la  qualità  chi  egli  e  per  la  dignità  de  la  materia, 
perla  nobiltà  de  l'artefice ,  &  non  mi  vergogna- 
ri)  anco  di  dire,  per  la  riputai  ione  di  chi  l'ha  tra- 
dotto \  ella  fi  degnar  ebbe gradire  almeno  l 'affet- 
to de  l'animo  mio .  Qofi  adunque  la  prego  à  fa- 
re .  Et  infume  à  mofirare  che  le  fa  fiato  grato 
queflofiutto  de  l'ingegno  delCaualiero  -.perche 
cofaficurato  dal  gwditio ,  £5*  da  l'autorità  di 
V.  S.  lllufirifi,  tanto  più  liberamente  feguitarò 
a  dar  fora  lefue  lettere ,  lafua  Commedia,  &la 
fua  Eneide  di  Vergilio ,  che  mi  refiano  ancora  à 
dare  à  la  [lampa .  Et  per  vltimo  fupplicandola 
ad  accettar  me  per  queldiuotofermtore ,  che  le 
fono  flato ,  &  che  le  voglio  ejjerjempre ,  humi- 
Itfitmamente  le  bacio  le  mani.  Di  cRoma  à  li 
X11IL  di  giugno       M     D     L  X  X. 

Di  V.S.  lllufirifi  ^euerendifs. 

Efumtlif.  Seruitore  Gio.BattiJfa  Caro. 


DE  LA  RETTORICA 

D'A  RISTOTILE, 

LIBRO  PRIMO. 

I. 

<tA      RETTORICA     è    COrrì- 

(fondente  a la  'Dialettica  .pereto 
che  luna  fg)  [altra  fi  travaglia 
intorno  à  certe  co/e .,  le  quali  fi  può 
ueder  >  che  fino  in  un  certo  modo 
communi  a  tutti,  (efr  non  ad  alcu- 
na determinata fcie7i%afòttopofle* 
Onde  che  tutti  ancora  participano  in  un  certo  modo  d'am- 
bedue .  perche  non  eperfòna  3  che  fino  à  un  certo  che  3  non 
fi  metta  dal' un  canto  à  cercar  di  contradir  e  a  le  ragioni 
altrui  >  ($f  mantener  lefiue  :  ($f  da  [altro  adaccufiare  ($f 
difendere .  Jguefte  operai  ioni  3  di  molti  che  le  fanno  s  à 
certi  uengono  fatte  à  cafo3  &  à  certi  per  un'habito  acqui- 
eto per  mezzo  de  la  pratica .  éMaperciochc  in  ambedue 
•quefli  modi fi poffon fkre  ;  è  manifesto  >  che  fipoffono  an- 
co mettere  in  arte .  potendofi pur  confederare  la  cagione  3 
perche  s'abbattono  a  confèguir  l'intento  loro  *  cofi  quelli 
che  lefitimoper  confuetudine >  come  quelli  >  che  le  fanno  à 
cafb .  Che  queHa  tal  confi deration  poi  fi  faccia  per  opera 
de  l'arte  $  non  fi  donerà  negar  da  perfòna .  Ora  1  compo- 
fitoridi  quesl'arte  del  dire  >  duna  fu  a  piatola  particella 

zA         hanno 


a  De  la  Rettorica  cf  Ariftotile 

hanno  trattato .  Terche  lepruoue  folamente  fon  quelle  ] 
che  affi er tengono  à  tartifitio  •  Et  t altre  co/e  firuono per 
aggiunte  :  Et  co  Bora  de  gli  Entimemi  ,  che  fono  il  corpo 
de  lapruoua ,  non  ifiriuono  co/a  alcuna  ;  &  per  la  mag- 
gior parte  ,  fi  trauagliano  in  co/e  ,  che  fino  fuor  del  nego  - 
t io  principale  ♦  Percioche  il  dir  male  ò  ben  d'una  perfi- 
da ,  l'ira,  la  comp  a/pone ,  &  t  altre fimiti  pa/fioni  etani- 
mo>  fino  per  difjfrorre  il  Giudice  ,  gjr  non  per  giuftificar 
la  caufa .  Ver  modo  che  fi  in  tutti  igtudicijfi  fu/fe  ufito, 
come  ancora  adef/o  in  certe  Città  ,  &  mafitmamente  ne  le 
bene  inBituite  ;  co/loro  non  harebbon  che  dire .  Tercio- 
che  t  uni, o fino  diparere  ,  che  queflo  parlar  fuor  di  propo- 
sto de  la  cau/a  fi  debba  uietarper  legge,  ogia  ri  hanno  fòt 
to  diuteto,($f  to/feruano  :  come  anco  sofferua  ne  ttArio* 
pago»  fiche  drittamente  e  flato  confederato  da  loro» 
perche  non  e  bene,  che'l  Giudice  fia  diflolto  dal  giufto  con 
prouocarl&adira,  adinuidia,  oàmifiricordia .  Jmpero- 
che  farebbe, non  altramente, che  fi  uno  Borceffe  un  regolo, 
del  quale  s'haueffe  a fruire .  Oltre  di  queBo  è  chiaro, che 
ve  le  quìflioninon  sha  dafkr  altro,  che  moflrarefi  la  co  fa 
è/ò  non  è  :  òfi  è  fatta,  o  non  fitta .  Ma  che  fia  ,  ogran* 
de,opicciola,ogiufia,  ò  ingiù/la  (cofe  che  l'ordinator  de  la 
legge  non  ha  determinate)  conuien  che'l  Giudice  rihabbia 
notitia  da  fi,  benfipete  ,  fg)  non  che  ne  fia  informato  da 
quiBionanti.  Et  per  queBo  le  leggi ,  che  fino  ben  ordir 
nate,debbonofipra  tutto, ne  cafi  che  poffono  occorrere, de- 
terminar per  lor  medefime  ogni  co/a  ;  fg)  lafiiar  dmeno  , 

che 


Libro  Primo.  3 

chef  può  in  arbitrio  de'  Giudici  .prima, per  che  è  cofapiu 
■fiale  à  trouar  uno  ,  &  pochi  di  buonfèntimento  da  poter 
far  leggi*  &  giudicare ,-  che  trouar  ne  molti .  ^Dipoi  l'or- 
dinationi  de  le  leggi  fi  fanno  di  co/e  confiderate  di  lungo 
tempo  :  &  gli giuditij ,  di  quelle, che  fi  confederano  in  fui 
fatto.  La  onde  coloro  che  uoglwno  giudicare,  difficilmen- 
te fi pojfono  ben  nfoluere  di  quello  che  fi  a  giù  fio ,  (jjf  me- 
glio di  fare .  Ma  quello  che  più  importa  è  ,  che'l  gtuditio 
di  colui  chefk  la  legge,  non  e  di  cofe  particolari,^/  prefen 
ti  s  ma  future,  (^generali  :  gj  quelli ,  che  determinano  i 
par  lamenti, &  che  decidono  le  liti,  giudicano  di  cofe  ,  cItc 
fòngiaprefènti,($f  determinate .  Et  quefli  tali  fono  il  più 
■de  le  uolte  accompagnati  già  da  l'amore,  da  Iodio  ,^)  da 
l' intereffe  proprio  per  modo  -,  che  non  pò  [fono  più  confiderà 
re fifflcientemente  la  uerità .-  an%t  che  quel  piacer  e, 0  quel 
dolor  particolare  gli  accieca  del  giuditio .  Et  per  queHo 
bifògnerebbe  fkr  come  ho  detto, che  i  G -ludici fuffero  Signo 
ri  di  quanto  manco  cofe  fi  può .  éMa  U  cogntttone  ,fele 
cofè fon  fatte, ò  non  fatte, 0 far  anno,  0  non  far  anno, 0 fono  ò 
o  non  fino,  è  di  ne  ce fiit  a  che  fi  la/ci  in  arbitrio  de' Giudici, 
noneffendopofibile,  che  fieno  antiuedute  dalfondatcr  de 
la  legge .  Se  cofi  è  dunque  -,  e  manifeflo  che  coloro ,  che 
trattano  d altre  co f, che  queHe, danno  ilor precetti  imper 
t  menti  al negotio .  come  adire,  quel ,  che  fi  conuenga  al 
proemio ,.  a  la  nar  rat  ione  ,&à  ciaf  una  de  l'altre  parti . 
percioche  m  effe  non  s'affaticano  di  far  altro, che  condurre 
il  giudice  in  una  qualche  diffofitione  :  g*r  de  le  pruoue 

oA     2  artifitiofè; 


4  De  la  Rettorica  d'A  riftotile 

artifitìo/è;  cioè  del  modo  >  con  che  unoppoteffe  fkre  Snti- 
mematico  3  non  moflrano  co/a  alcuna .  Onde  che  di  qui 
mene .,  che  ejfendo  una  me  de f  ma  ma  d'infègnare  >  nel  ge- 
nere deliberanno  >  che  nel  giudici  ale  5  Et  conciofia  che  la 
"pratica  del  deliberanno fi  a  più  degna ,  &  di  maggior  uti- 
le a  la  Cit tacche  del giudit  tale  3  chefìtrauaglia  circa  le  con 
uentioni  ;  di  quella  non  dicono  cofa  alcuna  :  dr  di  quefla 
intorno  a  l'aunocare  ognun  fi  sforma  di  dar  precetti .  La 
cagwn  e  >  perche  quefto  lor  mòdo  di  dire  fuor  de  la  mate- 
ria nel  genere  deliberanno fh  men  dimefliero  :  Et  meno  e 
capace  di  malitia  il  parlar  ne  le  deltberationi  >  che  ne' giudi 
tij  :  Oltre  che  e  più  commune  :  percioche  m  quefla  parte 
colui  che  deue  determinare  j  è  deter minatore  de  le  cofèfue 
proprie,  per  modo,  che  non  bifògna,  che  li  fi  a  moflro,  fé  non 
che  la  cofa  Hia ,  come  dice  chi  lo  conpglia .  D^el giudicia 
le  quefto  non  bafìa .  ma  uifk  mefìiero  di  guadagnarfi F au- 
diente .perche  nel  giuditio  fi  tratta  de  timer  effe  del  ter- 
zo .  Onde  che  il  Giudice  mirando  0  à  lapafione,  0  à  l'in- 
tere ffe  fio  proprio  $  £57-  afcoltando  con  l'animo  più  inclina- 
to a  quefio  che  quello  sfèntentiapiu  tofto  a  compiacene  > 
che  a  ragione .  €tper  quefto  in  molti  luoghi,  come  diceua 
dianzj ,  la  legge prohibifce ,  che  nonfì  ragioni  fuor  de  la 
materiapropofla .  Ma  nel  genere  deliberanno,  fen^a  che 
uifìaprohibitione  ,  quelli  che  hanno  k  determinare  ci  fan 
no  per  lor  medefìmi  auuert  iti  tanto  che  bafìa  .  Maper- 
cheemanifeflo,  che  queHafkculta  quanto  a  quel  ch'ap- 
perttene  à  l'arte,  confi fle  ne  lapruoua;  q)  lapruoua  e  una 

fòrte 


Libro  Primo.  5 

forte  di  dimo&ratione  (perche  al/bora  mafiimamente  ere 
diamo,  quando  p  enfi  amo  che  la  co  fa  ci  fa  dimostrata)  ($f 
la  dimoHration  T{ethorica  è  entimema  :  il  quale  (affo- 
lut  amente  parlando)  e  principali/fimo  di  tutte  lepruoue; 
(jk perche  l'Entimema  e  un  certo  fillogifmo  ;  ($f  la  confi- 
deration  del  fillogifmo  y  gjr  d  ogni  fua  forte  y  egualmente 
sappertiene  à  la  Dialettica^  0  à  tutta  fò  à  qualche fuapar 
tei  e  co  fa  chiara y  che  colui  farà  più  copiofò  d  Entimemi  y 
&glifapra  meglio  ufare  ,•  che  meglio  potrà  confederare  di 
che>&  come  fifa  il  fillogifmo  :  cono  fendo  oltre  di  quefloy 
circa  qual  materia  fi  difendono  gli  Entimemi y  et  che  dif 
ferenT^afia  tra  loro>  e  ifillogifmi  de  la  Loica.  conciopa  che 
ilueroy  e  l  uerifimile  fi  confiderà  per  ma  duna  medefima 
fitcultà.  Oltre  che  gli  huomini  nafono  ffficientemente 
inclinati  à  trouar  la  uerità  y  ^)  ne  lapiu  parte  de  le  cofi 
la  confguifono .  Onde  che  farà  bene  inueBigator  de  le 
co  fé probabili  chi  può  fimilmente  inuefiigar  la  uerità.  Ha- 
uemo  dunque  dichiarato  che  gli  altri  frittori  de  Carte  in- 
fgnano  cofe  impertinenti ',  ^  fuor  dipropofito  :  &  detta 
la  cagione  perche  fi  fin gittati  più  toHo  à  dare  i  precetti 
del giudiiiale  y  che  degli  altri  due  generi .  diciamo  bora  y/tf'^  Jj  /{ 
che  la  Rettorica  è  utile .  Et  prima  per  che  le  cofi  uerey  q)  fa/tf^^  t*. 
giuHe  naturalmente  fino  migliori  de  le  contrarie .  Onde 
chef  igiudifpj  non  fino  trattati fi rondo  che  fi  conuiene y  e 
neceffarioy  che  fieno fuperate  da  le  fal/ey  &  da  l'ingiufie . 
Et  quefia  è  co  fa  degna  di  biafimo .  ^Dipoi,  perche  dicendo 
Appreffo  di  certe  perfine  (ancora  che  habbiamo  unafinifii- 


6  De  la  Rcttorica  d'Ariftotile 

ma  faenza)  non  foniamo  per  mez^o  di  quella  facilmente 
pr  onore  .  per  cloche  il parlar  che  da  la  fetenzia  procede  ,uà 
per  punti  di  dottrina  >  co  i  quali  non  epo/fibile  che  fi  per- 
Juada  loro  $  ma  è  necejfar io  fondare  i  ragionamenti  ,&  le 
pruouefipra  à  co/è  communi  3  come  diceuamo  ne  la  Topi- 
ca3  circa  i  collo quij,  chefifknno  à  la  moltitudine.  E  uti- 
le ancora  perche  ci  conuien  perfuadere  co/e  contrarie  nel 
medesimo  modo  che  s'uja  ne  le  ragioni  dialettice  :  non  già 
per /emiro  de  t  una  parte,  Q*  de  l'altra,  non  e/fendo  bene 
'  diper/uader  le  co/e  triHe  ,  maper/aper  come  le  contrarie 
Jiper/ùadono  :  {$jf  perche  fi  un  altro  ufa  inganno  nel  par- 
lare $  noi  lo  poliamo  ri/òluere .  Onde  che  niffina  de  l'al- 
tre arti  toglie  à  concludere po/ition  contrarie  >  come/anno 
folamente  la  Dialettica  ,&la  T^ettorica .  Perche  l'ima  , 
-g)  l'altra  fin  parimente  del  fi  ,($f  del  no .  Non  già  che 
no,&*fi,fipolfa  dir fimilmenie  de  le  co/e  ,  che  fin /abiette 
À  l'uno,  fé)  à  l'altra .  per  chele  co/è  uer  e,  g)  le  migliori  di 
lor  natura  (affòlut amente parlando)  meglio  fi pruouano  , 
, .     ,  <s*  medio  (ìperfuadono .     Oltre  di  queil®  ,  (è  non  poter 
/  aiutar /e Jtejjo  col  corpo ;  e  riputata  uer gogna  -,  non  e/cioc- 

chezsaÀ  non  credere  ,  chefia  uer  gogna  ancora  à  non  po- 
terfi  aiutar  colp  orlar  e, il  quale  epiuproprio  à  l'huomo  che 
tufi  del  corpo  ì  Et  fi  ben  fi  potria  dire  ,  che  que&a/h- 
t  eulta  di  ben  parlare,  quando  da  qualchuno  fia  malamen- 

te ufita  poffàgrdndifiimamente  nuocere  s  fi  rifionde ,  che 
quefio  duuiene  à  gli  huomini  communemente  di  tutti  i  be- 
ni ,/àluo  ,  che  de  la  uirtù  :  (gjr  più  di  quelli  beni  che  più 

utili 


Libro  Primo  l  7 

utili  àfono  :  come  farebbe  la  robuftezjjt,  la  finità, le  ric- 
chezze,t arte  militare  .pereto che  quelli  che  fuferanno  be- 
ne ,  gioueranno  grandemente .  ($f  quelli  ,  che  buferanno 
male  nuoceranno .  Che  la  Rettorica  adunque  nonfifien- 
dafòpra  alcuna  materia  determinata  :  ma  che  fia  come  la 
^Dialettica  s  $  ch'ellafia  utile,  è  manifeflo.  ^Manifesto 
debbe  effere  ancora,  che  toffitio  fio  non  è  di  perfùadere  , 
ma  di  trouar  le  cofe,  che  fono  atte  à  perfùadere  in  qualun- 
che  fùbietto .-  come  auuiene  ancora '  di  tutte  l'altre  arti . 
perche  ne  anco  la  medicina  e  tenuta  àfinare,  ma  fi  bene  à 
fitr  quanto  fi  può  oltre  per  condur  t  infermo  k finità  •  per* 
che  ctpoffono  effere  degli  ammalati  incurabili  ,  che  nondi- 
meno e  pofiibile  ,che poffano  effer  ben  medicati.  nAppveffo 
e  chiaro  ,  che  la  medefìma  fkcultà  confiderà  tanto  le  cofè 
e hanno  forza  di  perfùadere ,  quanto  quelle  che  parche 
l'h abbino .  Come  ancora  la  Dialettica  confiderà  ilfìllo- 
gifmo>&  quello  cheparfìllogifmo .  Percioche  Soffila  s'iti  cU  fu\  fvfi\ 
te?ìde  non  chi  può,  ma  chi  elegge fèruir fi  delfilfo.  TSenche  J 

qui  ne  la  rettorica  fi  chiama  Oratore  ,  cofi  quelli  che  può  y 
come  quelli  che  uuole .  €t  ne  la  'Dialettica  colui  che  uuo- 
le,  fi  dice  Soffia,  &  colui  che  può, fi  chiama'Dialettico. 
Hora  sformandoci  di  trattare  di  quefio  artifitio  di  dire  : 
(gjr  in  che  modo,&  con  che  cofèpofiiamo  confèguire  quan- 
to habbiamo  propoflo  ;  di  intono  cominciando  come  da 
principio  à  diffinire,che  cofifia,pafiiamo  alrefiante  • 


Diciamo 


8  De  la  Rettorica  d'  Ariftotile 

I  I. 

7  e  i  A  M  o  dunque  >  che  la  Rettorica  fia  una 
fkcultà  di  confederare  in  qualunche  /aggetto 
ctoche per  auentura  uì  ptruoua  da  poter  per- 
fìtadere .  percioche  queUo  officio  non  può  fkr  ueruna  de 
[altre  arti$  auuenga  >  che  i  precetti  >&le  perfuafioni  di 
ciafeuna  de  t  altre  fianofolamente  fòpra  al/oggetto  lorpro 
prio ,  come  la  medicmafòpra  quel  che  gioua  >  ($f  quel  che 
nuoce  à  la  fan:tà  :  la  Geometria/òpra  le  difpofitioni  >  che 
accaggiono  à  le  quantità:  [  Aritmetica fòpr a  al  numero  \ 
Et  fimilmente  l'altre  arti ,  fg)  [altre  fetente .   *Ma  la 
Rettorica  dogni  cofapropofla  (per  modo  di  dire  )par  che 
pojfa  confederar  tutto  quello  >  che  uè  da  poter perfuadere. 
(tè/ per  quefto  diciamo >  che'lfuo  artifitio  non  è  determina 
tamentefòpra  alcun/oggetto  proprio .  ^De  lepruoue,  cer- 
te fono  finzjt  ar  tifino .,  &*  certe  artifitiofè .   Senza  artifi- 
zio chiamo  io  quelle  >  che  non  uengono  da  noflra  inuentio- 
ne  s  ma  prima  haueano  l'ejpr  da  loro .  come  te&imonijor 
menti  ffiritture ,  ffifimili .    Artifitiofè  quelle  >  che  per 
ma  di  regole ,  0f  di  precetti  3  ci  pofiiamo  procurar  da  noi 
medefemiper  modo ,  che  ci  habbiamo  di  quelle  afèruire  3 
&)  di  quefle  àprouedere .  Le  procurate  da  noi  per  mezjj) 
del  parlar  e  fono  di  tre  fòrti .  certe  >  che  confeftono  nel  co~ 
Hume  del  dicitore  :  certe  neldifforre  in  alcun  modo  [Au- 
ditore -,  &  certe  ne  lafeeffa  ragion  del  dire  9  ò  dimofiran^ 
doj  o  parendo  di  dimoflrare .  "Dal  coflume fi  cauano  quan 
do  il  ragionamento  è fatto  per mo  dolche  fit  parer colui  che 

dice 


Libro  Primo  2  :  p 

dice  tale 3  che  meriti  che/è  lipreftifede.  per  cioche  àgli  bua 
mini  da  bene  generalmente  in  ogni  co  fa  crediamo  più  ,  &* 
piuprefto  che  àgli  altri  :  ma  ne  le  cofi  ,  che  non  ci  poffoìio 
e  (Ter  e  perfettamente  note  ,  &  fipra  le  quali  fin  diuer~ 
-fi pareri,  ci  rimettiamo  ancora  in  tutto  à  toppenione ,  fg) 
al  detto  loro  .  Btfigna  nondimeno  che  quefla  credenza 
proceda  da  la  forza  del  dire  ,  gjr  non  da  l'impreffion  già 
Atta  ,  chei  Dicitore  fa  di  qualche  buona  e  ondinone  .per 
cioche  io  no?i  tengo  fi  e  ondo  certi  ,  e' hanno  finito  di  que- 
JFarte  ,  i  quali  uoglwno ,  che  leffer  il  Dicitore  riputato 
huomo  da  bene  non  fa  comprefi  ne  l'artifitio  del  dire,  co- 
me  fi  ilfipcr  fiirfi  tener  per  tale  col  parlare  yfijfe  di  nullo 
momento  al  perfàadere  .  aAnzjfin  di  parere,  cha  la  mag 
gior  parte  de  la  pruoua  (per  modo  di  dire)  confitta  quafl 
nel  dar  buon'odor  di  fi  con  le  parole .  Da  la  dityofìiion 
degli  Auditori  fi  perfiiade ,  quando  col  dire  gli  hauemo 
condotti  in  una  qualche  paffion  d  animo  ,  per  cioche  non  à 
un  mede  fimo  modo  giudichiamo  quando  famo  addolora* 
ti  ,  che  quando  famo  allegri  :  h  quando  fi  amo  amici,  che 
qua?idofiamo  inimici .  Sopra  di  che  diciamo,  chefilamcn 
te  fìuanno  tv  aitagli  andò  quelli  che  bora ficr  tuono  de  t  arte 
del  dire.  Ma  quefle  cofi  fi  dichiareranno  particolarmente 
quando  uerremo  à  dir  degli  affetti .  fon  le  ragioni  ulti- 
mamente s3  acquift  a  fede,  quando  habbiamo  dimoflrato  il 
nero ,  o  quello  che  par  ueroper  quei  mezzi ,  che  m  ciaf  un 
/oggetto  ham:oforzjt  diperfradere .  €ffindo  adunque  che 
le  pruo  uè  fi  facciano  per  quefìetre  me  ,  e  manifefio  ,  che 

B  quefle 


io  De  la  Rettori ca  d'Ariftotile 

quefee  tre  cofe  bifogna  hauere  3  che  fino  >  di  chip  offe  de  il 
modo  d  argomentare  :  di  chi  può  confederare  quel che fi  ri 
cerca  intorno  à  i  co  fiumi  >($f  àie  ^vertù .  e>  la  terza  di 
chi  con ojle  quel  che  apper  tiene  àgli  affetti .  Etfaper  p  oi 
quel  che  fia  ciafcuno  affetto  3  &  quale  ,,  &  di  che,  ffl  co- 
mefefk .  Ondefègue  ,  che  la  Rettoricafea  come  un  ram- 
pollo de  la  Dialettica  j&di  quella  pratica,  che  tratta  de 
i  cofeumi  '  la  qual giufi amente  fi  deue  chiamar  neolitica . 
Di  qui  uiene  ancora  che  la  T{ettoricafi  uefee  de  la  figura 
d'effa  Politica .  Et  cofe  quelli  ,  che  ne  fanno  profejfeonefe 
fanno  chiamar  1?  olitici ,  parte  per  ignoranza,  par  te  per 
boria  ,  &  parte  per  altre  humane  cagioni  .perche  nel  ue- 
ro  ',  ella  non  è  fé  non  una  certa  particella  de  la  'Dialettica^ 
(jfrf  una  fua  fòmighanza  ,  come  dicemmo  nel  cominciare . 
per  queflo  che  niuna  di  loro  èfcienza  d'alcuna  co  fa  deter- 
minata m  quanto  à  dichiarar  la  natura  d'effa  co  fa.  ma  fo- 
no certe  fkcultà  di  trouar  da  ragionare  in  tutti  ifeggetti . 
€t  cofe  de  la  potenza  loro  ,&  di  come  fi  cor  riff  onda  (una 
à  t altra  s'è  detto  à  bafean^a .  Gl'inftrumenti  ,  che  cifer 
uono  à  dimoferare ,  o parer  di  dimoHr  are, come  ne  la  Dia 
lettica,  fono  llnduttione,il  SiUogifino ,  ($f 7 'apparente 
Sillogifmo;cofefeno femilmente  ne  la  Rettorie  a  .-percioche 
teffempio  e  l'induttione  ,  gjr  l'Entimema  ,  il  Sillogifmo. 
Et  chiamo  l 'Entimema  fiUogtfmo,non  afjbluto,ma  rettori- 
co:  yjy  teffempio,  rettorie  a  induttione .  Ora  dico  cofe,  che 
tutti  per  uia  del  dimoferare  uengono  àfkr  le  lorpruoue  ,  ò 
con  addurre  effempi  ^  ò  conformare  Entimemi .  Et  fuor 

che 


Libro  Primo.  il 

che  con  quefie  due  co/è  ,  fi  può  dire  ,  che  con  nifi/uri  altra 
fi  dimostra*  Adunque fi per  dimoflrar  qualunque  cofh> 
e  necejfario  à  qualunque  fi fia  dì  procedere  in  tutto  oper 
fillogifmo ,  oper  ìnduttione,  (la  qudcofanegli  rifelutiui 
s'è  fitta  chiara,)  neceffariamente  fi  conchiude  ,  che  ambe 
due  quelle  cofèfixno  le  medefime  con  ambedue  quefie  : 
Che  differenza  fi  a  poi  tra  l'ejfempio,  <y  t  Entimema  ,•  uien 
dichiarato  per  quel  che  fi  ne  dice  ne  la  Topica  :  doue  trat- 
tandofi primamente  del  Sillogifmo  >  &  de  t  induttione  ; 
s'è  detto ,  che  quando fi  dimoUra per  molte  co/è,  &  fimi- 
li, che  e ofiBà s  quefia dimoflratione ,  quiuine  la'Dialet- 
tic  a  è  indutùone ,  ts*  qui  ne  la  Rettorica,  ejfimpw .  Ma 
quando prefupponendofi certe  co/è ,  ne  figue  una  cert  al- 
tra di  più  ,fuor  di  quelle ,  per  rispetto  che  quelle  fin  ue- 
re ,  o  generalmente  oper  la  più  par  te;  ne  la  'Dialettica fi 
dice  Sillogifmo  ,($fnela  Tfettorica  Entimema .  Et  e  co- 
fa  chiara  >  che  la  Rettonca  ancor  ejfa  ha  timo  ,  <&*  l'altro 
di  queHi  beni  -.perche fi  come  s'è  detto  ne  la  ^Metodica  y 
che  fi  truouano  due ffetie  di  parlar  dialettico-,  cofifinoan-^c^c  //uJ-ù. 
co  due  Ifetie  di  parlar  rettorico,  l'una  ejfimplare ,  l'altra  èa**Sw  KtH 
entimematica .  Et  degli  ^Dicitori  /imamente ,  alcuni  fi- 
no effemplari ,  ffl  alcuni  Sntimematici .  fi  dire ,  che  fi 
fonda  negli  effempi ,  nonperfuade  meno  ;  ma  quello  che 
uien  dagli  Entimemi ,  commoue ,  ffi penetra  più .  De  te 
caufi  de  l'uno  ,ffl  de  F altro  di  quesli  :  &f  in  che  modo  fi 
debba  ufar  ciafiuno  de/fi,  fi  dirà  poi .  Attenderemo  ho  ra 
à  dar  di  que/ìe  medefime  co/è  più  chiara  determinatione . 

B    .2  Concio- 


li  De  la  Rettorica  cT  Ariftotile 

Concìofiache  ogniperfuafìuo  à  qualchuno  perfuada .  St  di 
queBtperfuafiui  tunofia  atto  in  unjìibito  per  fé  Beffo  à 
pcrfuadere  gj  effer  creduto  $  l'altro ,  perche  pare  y  che  fi 
poffa  dimofirar  per  mezjj  di  quello  3  che  per  fi fttffo  per- 
Juade :{£)  nefjuna  arte fkcaa  lefàe  confi deratiomjolamen 
tefòpra  d'un  particolare  §  come  la  Medicina  non  confide- 
Ta  quel  chefiafalutifero  à  Socrate .,  0  a  Calila  :  ma  quel 
che  gioita  à  un  tale3  o  àpiu  talis  (che  queBofipuo  ridurre 
in  arte 2&  gli  particolari  fono  infiniti >(ffff fiotto  certafcien 
7^a  non  fi poffono  comprendere)  co  fi  ne  anco  la  ^Rettorica 
confiderà  quel  che  fila  probabile  Rettalmente  a  uno  come  a 
Socrate  >  o  Hipptas  ma  quel  che  fi  può  perfuadere  a  que- 
fih  o  à  quelli  tali  $  come  auuiene  anco  ne  la  Dialettica  :per- 
cioche  ancor  effia  argomentanon  con  ogni  probabile  ^  che  le 
uiene  innanzi .  Effendo  che  ancora  ipazxi  habbiano  cer- 
ti pareri  à  lor  modo .  Ma  la  "Dialettica fi fèr  uè  per  argo 
mentare  di  quelle  e  hanno  btfògno  di  difputa .  Et  la  Ret- 
torica di  quelle  che  fon  già  confuete  a  uemre  in  confitta. 
*-..  Voffitio  de  fa  Rettorica  fi  flende  circa  quelle  co/è  >  de  le 
quali  ci  conuien  confultare>{£) per  arte  non  le  p  affiamo  fa 
pere .  Etglifuoi  oAuditorifono  di  qualità  >  che  non  pofi 
fon  comprendere  innanzi  molte  cofè  s  ne  di/correr  da  la 
lunga .  jlconfidtarefifit  di  cofè  j,  che  par  che  poffino  pa- 
re ne  lun  modo  ,  gjr  ne  (altro  .percioche  ntffunofi  confi- 
glia  di  quelle  >  le  quali  non  fi  può  fitr  che  fieno  fiate  >  o  che 
habbtno  à  effère  >  ò  che  filano  altramente  che  come  Hanno . 
effendo  cofi  rifiuto  chefia  >  perche  non  fé  ne  può  confultar 

piti 


Libro  Primo*  i$ 

più  che  tanto .   V  argomentare  >  el  concluder  poi  fi  fanno 
parte  dico/è,  che  fino  prima  prouate  per  altri  fillogifini  y 
parte  di  quelle 3  che  non  fin  prouate  >  ma  bifigna  che  per 
prosarle  fi  mettano  in  fi/log  fino  ■  per  non  effer  probabili 
per  lor  medefime .   Et  e  neceffario^ che  de  le  due  cofi  det-    ' 
te  una  non  fi p  off  a  facilmente  afferrare  per  la  lunghezza 
che  corre  dipruoua  inpruoua^  (perciochefi  prefippone  >    . 
che  l'  ^Auditor fia  rozso)  &  l'altra^  che  nonfiaperfikafi- 
uà,  per  non  effer  ne  de  le  concedute  >  ne  de  le  probabili . 
Di  modo  ctìeforzg,  che  l Entimema >@*  l'effèmpio>fiano 
l'uno  induttione>  et  l'altro  fi llogijmo  di  quelle  cofi  che  pò  fi 
fono  ejfiere  il  più  de  le  ttolte  ancor  altramente.   Et  è  forza   f\j. 
medefimamente  ^  che  queslo  Entimema  fia  di  poche  cofi .      >  „ 

&fiejjè  notte  di  manco  ^che  non  fin  quelle >  che  concorro* 
no  à  la  fiormation  del  primo  fiUogifmo  .   Che  fi  di  quelle 
alcuna  e  nota^non  bifò^na  dirla^  perche  l '^Auditor  mede- 
fimo fiòpplifice  ;  come  uolendo prouare  >  che  Dorico  ha  uin- 
io  il giuoco  yche  per  premio  ha  la  corona  y  bafla  adire  >  Ha 
uintogli  Olimpici.  Che  chi  uince  poi  gli  Olimpici  ^  s'inco- 
roni; non  accade  che  ui  s'aggiunga  -.perche  tutti  fiel  fan- 
no .   Et  conciofia  che  poche  fi  ano  le  cofi  neceffarie  donde 
fi  canario  ifillogifim  rettoricij  auuengache  la  maggior  par 
te  di  quelle fipr  a  le  quali fi determina^  et  fi  confiderà  pò  fi 
fino  effer  e  ^  &  non  effer  e  .percioche  gli  huomini  delibera- 
no y  (gr  confidtano  de  le  cofi  che  fanno  .  &  le  cofi  ychc firn- 
nò  fi?io  del  fio fr  adetto  genere  di  quelle  che  accagiono .  Et 
d'effe  (per  dir  cofi)  neffiuna  è  neceffaria .  €t  quelle  che  per 

lepiu 


e>tr>^  VI*) 


14  De  la  Rettorìca  d'Ariftoak 

le  fin  uolte  auuengono ,  &poj]ono  ejfere  ,  è  neceffario  che 
fieno  meffe  infillogifmo  da  altre fintili  :  &  co  fi  le  ne  cesa- 
rie, da  le  neceffarie  ,  come  apertamente  hauemo  mofirato 
ne  t  Analitica  s  è  manifefio,  che  de  le  cofè  donde  fi  forma- 
no gli  Entimemi  ,  alcune  poche  fino  necejjarie  :  &  che  la 
maggior  parte  fino  di  quelle  che  auuengono  le  più  uolte . 
Ter  cioche  gli  Entimemi  fi  fanno  di  uerifimili  ,  &  difè- 
gni .  per  modo  che  è  necejjarioj  che  ambedue  queH'ifiano  i 
me  de  fimi  con  ambidue  quelli .  perche  iluerifimile  e  quel- 
lo >  che  le  più  uolte  fio  le  ejfere  :  non  a  fitto, come  diffinifio- 
no  certi  -,  ma  in  quanto  effendo  intorno  à  le  cofè  che  accag- 
gionopuo  efière,  che  fieno  altramente,  hauendo  la  medefi- 
ma  conuemenzj,  con  quella  cofia  a  rifletto  de  la  quale  effo 
euerifimile  ,  che  luniuer fiale  col  particolare.  De'fegni 
alcuni  fono  come  certi  particolari  applicati  à  gli  uniuerfà- 
liy  (È1  alcuni  come  certi  uniuer fiali  applicati  a  1  particolari. 
Et  di  quefìi  ,  quello  che  e  neceffario  fi  chiama  tecmirio  :  et 
quello,  che  non  è  neceffario,  non  ha  nome  che  lo  fàccia  dif- 
ferente dal  genere .  Chiamo  adunque  necejfari  quelli, 
de'  quali  fi  formano  ifillogifmi  indiffolubili .  Onde  che  i 
Tecmirij  uengono  a  ejfere  di  quesla fòrte  difigni .  perche 
quando  p  enfi  amo  che  non  fi p  offa  replicare  à  quel  che  fi  è 
detto,  allhora giudichiamo  d'hauer  formato  un  tecmirio  , 
come  quel  eh3  e  dimoftrato,  &*  conclufò .  Ter  che  ™*-m  $ 
**?<*<< fecondo  la  lingua  antica  ,fignifica  ilmedefimo  che  fi- 
ne, %)  conclufione .  T>i  queUifìgni  quello,  ch'i  come  par 
ticolare  applicato  à  l' uniuer  fide,  farà  come  fi  alcuno  dicefi 

fi,  Che 


Libro  Primo .  1 5 

fè>  Chefigno  e3  che  ifauifingiufii  3  perche  Socrate  fufà- 
utOy  ftfgiufio .  Jj)uefto  di  certo  è  fimo  :  tuttauoltafi  può 
rifòluere  :  ancora  che  quello  che  ft  dice  fia  uero  > perche 
nonfkfillogifmo .  Ma  Jè  fi  dicejfe  cofe .   Éfègnochefia 
malato  perche  ha  lafebre  :  0  uer amente  che  ha  partorito  y 
perche  ha  latte $  quefio  è  necejfario  :  il  quale  infra  ifigni  è  Taw^j^  < 
fòlamente  tecmirio .  perche  filo  quando  fia  uero  3  non  fi      tn*.  h^. 
può  rifòluere .   JQuello  eh' è  come  uniuerfale  applicato  al 
particolare  >  è  come  s3 alcuno  dicejjè  ;  Segno  è .,  e' babbi  la 
fibre  >  perche ffieffo  respira .   6t  ancora  queflofipuo  ri/ol- 
uere quando  ben  fia  uero  :  perche  può  ben  ejjère  >  ch'uno 
che  non  habbia fibre  >  reffiriffejfi .   Et  ancora  qui  haue- 
mo  noi  detto  del  uerifimile  >  delfigno  >  &  del  tecmirio  y 
quel  che  fino  :  &)  che  differenza  fia  fra  loro .     <DVla  ne 
FtAnalitica  hauemo  trattato  più  chiaramente 3  &  di  que- 
fih  (§JT  de  la  ragion  perche  certi  di  quefli  fanno  buonfillo- 
gifmo>  gjr  certi  no  .      T)e  teffempio  hauemo  detto  di  fi- 
pra3  che  egli  è  quel  che  tmduttione.  Et  detto  ancora  cir- 
ca à  qual  materia  fia  ìnduttione .    Ora  egli  non  è  come  la 
parte  applicata  al  tutto ,  ne  come  il  tutto  àia  parte  :  ne  co- 
me  il  tutto  al  tutto  $  ma  come  la  parte  a  la  parte  ^e'/fimile^ 
alfimde .  quando rambidue  fin  compre  fi fitto  un  me  de  fi- 
mo  nmiuer fiale  3  ma  tuno  più  noto  de  l'altro  *    Et  e /firn- 
pio  farà  come  dir  quefio .      Che  Dionifio  domandando  la 
guardia  affira  àfkrfi  Tiranno .  perche  Pififirato  auanti  à 
lui  domando  la  guardia,  fé}  hauutache  thebbefifece  Ti- 
ranno •  Et  Theagene  m  Megara  (^f  tutu  gli  altri  y  che  fi 

fippi* 


1 6  De  la  Rcttorica  d'Af  iftotile 

fappia  batter  fitto  il  mede  fimo  fèruiranno  per  effempio  à 
prouar  cheDionifio  u' 'offrir*  ancor  ejfo  :  non  fi  facendo 
ancora  che  la  domandi  a  qucflo  fine  di  tirameggiare . 
JgueBe  cofefon  compre/è  fitto  un  me  defimo  umuer fiale  : 
il  quale  è  ,  che  chi  asfira  à  la  tirannia  domanda  la  guar- 
dia .  Ethauemo  bora  detto  di  che  coft fi  fatino  quelle pruo 
uè,  che  paiono  dimoBratiue .  Gli  Sntimcmifòno  me  Ito 
differenti .  g/  la  lor  differenza fopr  a  tutto  non  e  fiata  in- 
tefa  qua  fi  da  niuno .  Et  e  pero  la  me  de  firn  a  che  de3  fillo- 
gifi/ti  ne  la  uia  de  la  dialettica .  ^Teniochefi  come  alcu- 
ni dH  efifi fiUogifmi  apper  tengono  a  la  dialettica, &  alcuni 
altri  à  l'altre  arti,fg)  a  t  altre  f acuita  s  cofidegli  €ntime- 
mi,certi  riguardano  a  la  Rettorica,&  certi  à  l'altre  arti, 
&  à  l' a/tre facu/tà .  0  eh3  elle  fi  ano  con  effetto ,  ò  che  non 
fieno  ancora  apprefè.  Onde  auuiene,che  quelli  Entime- 
mi >che  nonfino  propriamente  Rett  orici  ,fiono  ofi uri  àgli 
^Auditori .  St  coloro,  che  gli  ufàno  quanto  più  entrano  ne 
tefiquifito  de  t  arte  donde  denuano  ,  tanto  uantiopm  lon- 
tano da  i  termini  loro.  cMaperfarpiu  chiaro  quel  che  s'è 
detto,  ne  parleremo  piti  diftefamente .  lo  chiamo  fittogifi 
mi  ^Dialettici,  &  T{ettorici  quelli,  de3 quali  diciamo  ejjè- 
re  i  lochi ,  i  quali  lochi  fin  quelli  ,  che  firuono  commune- 
mente  à  le  cofigmBe,  à  le  naturali,  a  le  ciudi,  *W  à  molte 
altre  che  fino  di  diuerfifpetie .  come  il  loco  del  più, o*  del 
meno  :  dal  quale  nonfi  traggono  fillogifini,o  entimemi pm 
de  le  cofie giuBe ,ò  naturali,  che  di  qualunque  altra  fòrte . 
ancora  chequeBe  cofie  filano  di  diuerfè  sfetie  tra  loro. 

ma 


:  Libro  PrimoV  ij 

^Maproprijfino  quelli ,  che ]ì formano  di  propofìtioni  di 
ciafcunx  spelte,  o  di  ciafiun  genere .  come  dire  ,  che  la  na- 
turale ha  certe fiie  propofitiom ,  de  le  quali  nonficauafil- 
logifìno,o  entimema,  che  faccia  per  la  morale .  Et  la  ma- 
rale  ha  medefimamente  le  fue  ,  de  le  quali  non  ci  p  off  amo 
fruire  per  la  naturale .  Et  questo  medtfmo  àuuiene  in 
tutte .  Quelli  che  fin  communi  non  infignano  cofa  alcuna 
in  alcuna  forte  di  fetenzia  .perche  non  hanno  alcun  {ogget- 
to particolare .  Et  quanto  uno  fi  e  glie  quesiti  proprij  mi- 
gliori, tanto  più  copertamente  farà  che  le  lor  propofitiom 
diuentmo  diuerfia fetenza  da  !a  Dialettica  ,fèj  da  la  Ret- 
iortea.  perche  abbattendo  fi  a  dar  ne'  principe  ,fiuedrà  , 
che  non  e  più  ne  dialettica,  ne  rettortea,  ma  quell'arte ,  de 
la  quale  fi  far  anno  prefi  i  principi j  .  Gli  Sntimemi ,  che 
dertuano  da  quefìe  fiette  di  particolari ,  &  proprij  fino 
affai .  Et  quelli  che  uengono  da  communi  fino  pochi .  '■ 
^Adunque  fi  come  hauemo  fatto  ne  la  Topica ,  faremo  an- 
cora qui  una  dmtfione  ,  ^)  de  le  saette,  de  gli  Entimemi \ 
-&  de  lochi  donde  s" hanno  à  cauare .  Et  chiamo  Fbette 
quelle  propofitiom ,  che  fino  proprie  di  ciafiun  arte ,  &) 
lochi  quelli , che  fino  à  tutte  le  materie  fimilmente  commu- 
ni .  Cominciar emo  adunque  a  dir  de  le  (fietie .  Ala  ue- 
gnamo prima  à  le  firti  de  la  T{ettorica  :  perche  diuifiando 
quante fino,  poffiamo  pigliare i fondamenti ,  /W  le  propo- 
fitiom di  ciaf  cuna . 


Le 


1 8  De  la  Rcttorica  d' Ariftotilc 

/  //. 

E  Ff>etie  de  la  Rettorica/òno  per  numero  tre . 
per aoche  altrettante  fi  trottano  effere  le  fòrti 
degli  ^Auditori .  e/fendo  che  di  tre  cofèficom- 
fon  l  Or  attorno  del 'Dicitore^  di  quel  che  fi  dice  3  &*  di  co 
lui  eh' a/colta  >  al  quale  e  indirizzato  il  fin  di  colui  che  di- 
ce .  E/"  queHo  afcoltante  e  nccejjarw  chefia^  o  gettatore  3 
ò  di/finitore .   E'I  Di/finitore  >o  de  le  co/e  p  affate  ^ode 

l'auuemre ,   Chi  determina  de  tauuenire  farà  come  dir 

j 

ConfiglierO}  Chi  de  t auuenuto  -,fi  dira  Giudice  :  St  filet- 
tatores  0  confideratore fi  chiamerà  chi  giudica  delualor  de 
le  cojèy  o  de  leperfoììe  di  chi  fi  parla .  Onde  che  di  neceffi- 
tàfarebbono  tre  generi  d'orationi  rettoriche .  cioè  Celibe 
ratino >  Guiditi  ale  ;  (gjr  ^Demo/Ir attuo .  Del  deliberanno 
una  parte  confi fle  nel  confortare >  &  l'altra  nel di/confor- 
tare .perche Jempr e  fanno  una  di  quelle  co/è  3  cofi  quelli 
che pr mattamente  configgano  >  come  quelli  che  publicamen 
te  fanno  parlamento  ,  Del  Giuditiale  >  l'una  Ha  ne  l'oc- 
cu/are  3  l'altra  nel  difendere  :  perche  o  l'uno .,  ò  l'altro  è 
ne  e  e/far  io  i  che  faccino  i  litiganti .  Del  demo flr attuo  l'una 
in  lodare .,  l'altra  in  uttuperare  .-  g^  à  ciafeuno  di  quetti 
s  attribuì/ce  ilfuo  tempo .  Al'Deliber  attuo  il  futuro  : 
perche  de  l'auuenire  conuien  che  deliberi  >  chi  conforta .,  o 
di/conforta.  aAl  Giuditiale  il  p affato  :  perche  fempre  de 
le  cofi  andate  l'uno  accufa2  (^  l'altro  difende.  Al  'Demo- 
firatiuo principalmente  ilpre/ente  .-perche  tutti  o  lodano  3 
o  ^vituperano  fecondo  le  co/è  che  fino  hora .  nondimeno  fi 

Jèruono 


Libro  Primo.  ip 

feruono  ancor  a  de  gli  altri  tempi  :  rammentando  le  co/è 
p affate ,  &*  conietturando  le  future .  il  fine  ancora  à  cia- 
fiuno  di  quefii  e  diuerfo  :  ($f  à  tre  Generi  che  fono  tre  fini 
s'affignano .   Chi  delibera  ha  per  fine  lutile  el  dannofi . 
perche  colui ,  cìoefforta  per  fi  ade  come  il  meglio  :  &*  colui 
che  di/confo  rta  dijfuade  come  il  peggio  *    De  l'altre  co  fi  % 
come  quando  piglia  a  dire  de  lagiuflitia,  o  de  lingiuftitia, 
de  Ihoncfìàfo  de  la  bruttezj^a,  non  fi  nefirue  come  de*  fi- 
ni, ma  fi  ?ì  accommoda  come  dy aggiunti .  Quelli  che  giu- 
dicano hanno  riguardo  algiufio  ,  (^f  à  lingiufio  :  fg)  d'o- 
gni altra  co/a  ,  che  confederano  fi  uagliono  à  propofito  di 
quefii .    G)uei  che  lodano,  o  uitup  erano, mirano  a  l  hone- 
fio,  ($f  al  brutto  :  ffi  à  quefii  riferì/cono  ancor  e/fi  l'altre 
co/è .  flfigno,  che  ciafiuno  habbia  tifine  chauemo  detto,  Ìf*.iwyK'  * 
è  che  in  qualunque fi fia  di  quefii  generi ,  taluolta  non  fi  r   ,J.  ^ 
fi  dubio  alcuno  fopr a  alfine  degli  altri  •  &  fipra  al  prò-  ' 
prio  fi  contende fimpr e ,  Vognam  cafi,  nelgiuditiale  non 
fi  dubiterà per  auuentura  delfino,  ne  fi  negherà  il  danno 
che  ne  firà  figuito  j  q)  nondimeno  non  fi  confejferàmai 
che' l fitto  fia  ingiufl amente  fitto  .perche  altramente  non 
bifògnaua  litigare .   Etfimilmente  quelli  che  configgano, 
pur  che  non  confeffino  mai  di  confortami  àfir  co/è  danno- 
fèy  o  difion/ortarui  da  lutili  >  non  fi  curano  talhora  à  con 
cedere  di  configliarle  dtshonefle/b  lingiufie .  auuenga  cht 
molte  uolte  non  tengono  conto  de  l 'ingiù  fi 'iti a  che  fi  com- 
mette àfoggiugare  t  uictni,o  quelli  che  non  cifinno  alcuna 
ingiuria .  Qofi  quelli  che  lodano,  o  uituperano,non  confi- 

C     2  derano 


A 


t*Xyf\ 


ao  De  la  Rettorìca  d'Ariftotile 

derano fi  colui  chyè  lodato,  o  mt  tip  erato  ha  fatto  cofi  ut  il fy 
o danno/è .  cMafieffeuolte  attribuì/cono  alaude  il  non 
predir  la  propria  utilità  per  far  co/a  honoreuole .  Si  co- 
me lodano  a/lchille  che  uolejjè  uendicar  Patroclo  fio  com- 
pagno :  /apendo  di  douerne  morire  quando  gli  tra  con- 
che ffo  di  uiuere .  Jguetta  tal  morte  ad  ^Achille  fu  di  mag- 
gior bonore .-  ?nala  ulta  gli  farebbe  Hata  utile.  Da  le  co/e 
dette  da /òpra  fi '  catia  manifeB  amente, che  di  nece/ptà  ci  bi 
fegna  hauerprimale  propoptioni  di  queBi  tre  generi  :per 
cloche  i  tecmirij  ,ìueripmiliei  figni  non  fino  altro  che 
propofitioni  ,  che  fanno  di  mejlieri  à  t Oratore .  Et  ogni 
fillogifinofifadi  propofitioni .  Et  ogni  €ntimema  e  fillo- 
gifino  comporlo  pure  de  le  dette  propoptioni.  Et  perche 
non  può  ejfere  che  le  cofi  impofpbili pano  fiate  fatte  ,  o  che 
s'h  abbiano  a  far  e  :  ma  fifin  fatte ,  o  p faranno filamcnte 
lepo/jìbili .  Et  perche  mcdepmamente  quelle  che  non  fina 
malfate,  gy  non  mai  fir anno,  non  può  effer  che  peno  Ba 
te  fatte,  o  che  ftp  o/fino  fare  ;  e  neceffario  cofi  ne'  configli  ,. 
come  negiudittj,  &  ne  l Orationi  demoflratiue  difiper  le 
propofitioni  delpo/fibile,  (0f.  de  timpofpbile .  Et  fi. la  co/a 
ì fatta,  o  ?2on fatta,  ofifirà  o  non  far  a.  Oltre  di  quefia 
perche  tutti,o  che  lodino,  o  ^vituperino,  o  che  confortino, o 
di/confortino, ò  che  accupno  o  difendano  $  intendono  dima 
firar  non/diamente  quel  chauemo  detto  $  ma  che  la  mede- 
sima cofi  utile  o  danno/a  $  honefia,  o  dishoneBa  jgiuBa  & 
mgiufta,fia  grande  ofiapiccwla  :  o  per  fi  fi  e/fa  fo  a  compa 
ration  de  l'altre,  e  manififio^chefiaria  bifigno  hauer  ancora 

le  prò- 


Libro  PriftiCK  %\ 

ie  propofitióni  del  poco  y  q)  de  l'affai  :  &  del  più,  &  del 
■meno,  co  fi  in  unmerfale,  co?ne  di  ciafcunperfe.  Pognam 
xafoyqual(ia  maggiore,  0  minor  bene ', maggiore ,0  minore 
■tu  viiàìitia  .  E  tfimilmente  de  l'altre  co/e.  Hauemo  dun- 
que detto  di  quali  co/è  neceffariamente  s3 hanno  à  pigliar 
le proPoptiom .  Hora  ci  bifognafkre  una  dimfìone  appar- 
tata di  aafcuna  fòrte  d'effe.  Come  quali  fieno  appropria- 
te a  le  deltberationi  3  quali  à  torationi  demoftratiue  >  & 
quali  ultimamente  al  dire  ne  le  cau/è gtuditialt . 

UH. 

■ 

ì^^nI  R 1  m  i  e  r  a  m  e  n  t  e  hauemo  à  uedere  colui  che 
~zJ  ^  con/ulta  di  che  beni  ,  ò  di  che  mali  con/ulta  ì 
J£>®  \  percioche  non  di  tutti  fi  può  confìdtare,  mafò- 
lamente  di  quelli  chepoffono  effère,  &  non  effère.  Stuelli 
poi,  che  neceffariamente  ofòno,  Sfaranno ,  0  uero  è  impoff 
fibde  chefian?,  0  che  fi  faccino  ;  non  hanno  bi/ògno  di  con- 
fetta .  D^e^nco  confidtiamo  di  tutti  quelli  ,  che  poffòno 
effère ,  ^  non  effère  .percioche  da  la  natura,^  da  la  fior 
U:na  ne  ucngono  certi  di  quelli  che  figliono  auuenire  ,■  fg) 
non  auuenire ,  [opra  de  quali  non  importa  confìdtare . 
£Ma  quello  è  chiaro  ,  che  l  confìdtare  fi  fa  di  quelle  cofe  > 
ile  le  quali  fi  delibera .  Et  le  deliberationifòno  di  quelle  y  ■ 
che  fi  riducono  a  noi ,  q)  che  in  noi  hanno  il  principio  del 
torna/cimento .  percioche  tanto  noi  confideriamo  una  co- 
fi.  finche  trottiamo  che  cifidpo/fibde,o  imponibile  àfizrla. 
£Ma  non  fa  bifogno  al  prefènte  raccontar  minutamente 

ciafcum 


m  De  la  Rettorica  d'Ariftotilc 

ciafcuno  di  queBi  particolari  :  ne  distinguere  in  ifpetie 
tutti  quelli  ,  chefògltono  uenire  in  pratica  de*  negotij  -  ne 
determinare  cicche  fi  può  dire  intorno  à  ciò,  fecondo  la  ue- 
rità  ;  fi  per  non  effir  queslo  offitio  de  la  Rettorica ,  ma 
d  uri  altr  arte,  che  più  fènfatamente ,  &  più  uer  amente 
ne  tratta .  Et  fi  perche  ancora  in  quello  loco  fi  fon  date  à 
effa  Rettorica  più  cofè  che  non  fino  le  fùe  proprie  sfecula- 
twni .  Tercbe  uero  è  quello,  che  ci  trouamo  hauer  detto, 
che  la  Rettorica  e  fatta  de  la  fetenza,  analitica  ,(^f  de  la 
Ciuile,che  tratta  dey  coflumi  :fimile  in  una  parte  à  la  Dia 
lettica  ,^)ne  l'altra  à  le  dtfpute  de3  Sofisti .  Et  fi  pur 
qualchuno,  hautndo  cofila  Dialettica ,  come  quefta  Ret- 
torica,non per  facoltà  ma per  fcienzj ,  fi  sforma  di  r ingran 
dirle ,  s'inganna  :  &  imponendo  loro  maggior  pefò  ,  che 
nonfòftengono  ,•  l'annullano  de  la  propria  natura,  perche 
le  riducono  à fetenze ,  che  hanno  per  feggetto  certe  cofè  > 
ft)  non  il  parlar  folamente .  Tuttauolta  le  cofè ,  che  di- 
chi  xrandofi  fanno  à  queslo  propofìto  $  ancora  che  la  confi- 
deration  d'effe  fi  debba  lafciare  à  la  fetenza  àmie  -,  è  bene 
che  ancor  qui  fi  dichiarino .  Tercioche  quelle  ,fopra  le 
quali  tutti  configliano  o  fanno  parlamento  ,  nonfitruoua- 
no  ejfer  le  principali  quafìpiu  di  cinque .  Et  fono  quefie. 
Degli  acquifti  de  la  guerra,  fg)  de  la  pace .  de  la  guardia 
del  dominio .  de  le cofè  ,  che  fi  traggono  ,  g)  mettono .  6t 
del  por  de  le  leggi .  Onde  che  chi  uuol  configliar  fopra  gli 
acquisii  harebbe  àfàpere  l'entrate  delpublico ,  quali,  O* 
quante  :  perche  fé  qualchuna  ne  fuffe  tralafciata  $  fi  ri- 
metta, 


Libro  Primo.  ij 

metta;  &fi  qualchuna  e  diminuita  s  s'accrefca .  Sapere 
oltre  di  quefio  tutte  le  Ifefe  de  la  Città  :  perche/è  qualcu- 
na ne  difòuerchio^fi  lieui  :  Et fi  qualcuna  è  troppo  gran 
defifiemi  :  per  cloche  fi  diuentapiu  ricco  ,  non  filamento 
aggiungendo  à  quel  che  s'ha  3  ma  fiemando  di  quel  che  fi 
ffende .  Et  di  queste  cofi  non  fi  può  uenire  in  confiderà- 
tionfolamente  con  t  efferien'^a  de  le  cofi  proprie  ;  ma  e  ne 
cejfario  à  uolerne  dar  configlio  hauer  ueduto  di  quelle,  che 
fin  trouate  ancora  dagli  altri .  'De  la  guerra  ,  ^  de  la 
pace  jfiper  lapoten%a  de  la  Città  3  quanta  e  di  prefinte  3 
&>  quanta pojfit  ejfire  :  di  che  qualità  fia,  &  qualfipoffa 
fitr  diuentare .  Sapere  ancora  in  che  modo  :  &  che  guer- 
re hanno  fiat  te  3  nonfòlamente  quelli  de  la  Città  propria  y 
ma  gli  uicini  ancora .  Jjhiefie  cofi  necejfitriamente  s3 han- 
no àfipere  :  o  uero  con  chi  fi  può  penfard'hauere  à  guer- 
reggiare .perche  co  i più  potenti  fi  faccia  pace, ffl  congtin 
feriorifia  in  nofìrapoteftà  di  far  guerra .  Le  potenze  an- 
cora ,  fi  fino  fimili  ,  ò  diffimilt  .-perche  cofi  fi  può  hauere 
ancora  iluantaggio  ,  o  l dijuantaggw .  Et  oltre  di  quefto 
è  necejfario  confiderare  non  fiolamente  le  guerre  proprie  , 
ma  quelle  degli  altri,  ffi  l'efito,  e  hanno  hauuto  ipercio- 
che  di  cofi fimili  fogliono  naturalmente  auuenir  fintili  ef- 
fetti .  *~De  la  guardia  del  paefi .  Sapere  in  che  modo  fi 
guarda  :  quanti,&  di  che fòrte ,&>  in  che  fitr  fino  i  lochi > 
che  s' hanno  à  guardare  (  la  qua/  cofi  è  impoffibile  à  chi 
non  è pratico  del  paefi ,  )  accioche  fi  la  guardia  non  e  ba- 
fiante  ,•  s'accrefia  ;  fflfifòuercbiasfi  lieui*  Ptcbefiguar* 

dina 


24  De  la  Rettorica  cPAriftotile 

dmo  maggiormente  i  lochi,  che  più  fino  opportuni .  De  le. 
uettouaglie  effer informato  quante  ne  logori  la  Città, (^f  di 
che  forte  :  quante  ne  ripone  del  fio  territorio  ,  &  quante 
ri  opera  de  le  fior  afe  ter  e .  ^Di  che  co  fé  ha  bifogno  cauare  , . 
fa  di  che  mettere  per  poter  fkr  leghe,  e>*  tener  commerty 
con  quelli  che  fino  buoni  à  quefto  .  perche  con  due  fiorii 
dhuomini  e  necejjàrio  ,  che  i  Cittadini  fi  prefiruino  finzjt 
daroccafìon  di  querela  ;  co  i  più  potenti  3<&  con  quelli  che 
fino  utili  à  quello  effetto .  Tutte  quefle  cofi  è  necejjàrio  à 
poter  confederare  per fi/uezjza  de  la  Città .  ma  non  impor 
ta  meno  t  effer  intendente  di  fkr  leggi  :  pcrcioche  in  effe 
cenfifte  la  fialute  de  le  Cut  à .  Onde  che  b  fogna  fap ere  di 
quante  forti  di  ciuilità  fi  truouano  :  fg)  le  cofi  ,  che  gio- 
uano  à  ciafiuna  dejfe  :  ^f)  quelle  che  7iaturalmente  le  pò  fi- 
fino  corrompere  ,  cofi  de  le  proprie  à  ejfà  ciuilità,  come  de 
le  contrarie .  'Dico  corrompere  con  le  proprie  :  perche  da 
la  perfetta  ciuilità  infuori  ,  tutte  l'altre,  ($f  declinando  , 
et  trap  affando  fi  corrompono  :  come  lo  flato  popolare  s'in- 
debolifie  ,  (^f  diuenta  gouerno  di  pochi ,  non  filamente fi 
declina ,  mafie  trap  affa  di  troppo  ,  Si  come  l 'effer  aquili- 
no >  ofìmo,  non  filamente  dechmando  mene  almez^o  $  ma 
diuenendo  o  troppo  aquilino, o  troppo  fimo  , fi concia  il na- 
fi  per  modo,  che  non  par  più  nafi .  oA  l'ordination  di  que 
He  leggi  è  utile  non  filamente  intender  qual 'ordine  fia 
buono  à  quefta  Ciuihtà  confederandolo  per  le  cofifiguite, 
ma  fiaper  le  conHitutioni  de  t altre  ;  ftj  quali  per  quali 
fimo  conuenienti .  onde  e  cofi  chiara,  che  l'andare  attorno 

peregrinando 


Libro  Primo  •  15 

peregrinando  e  di  profitto  à  tordination  de  le  leggi .  per- 
che di  qui  sha  notitia  de  le  conftitutioni  di  uane  genti . 
St  à  configli  ciudi  fino  utili  thiftorie  di  coloro ,  chefir  mo- 
no l'attiomfiguite .  <Ma  tutte  quette  cofe  s' apper tengo- 
no a  la  Colitica  a  (jfr  non  ì  la  T^ettonca .  ^ueftifiono  a- 
dunque  1  capi  principali,  che  bifogna  chepoffegga  colui,che 
uuol  confizliare .  Hora  diciamo  donde  sha  da  cauare  il 
confortare, ol  di/confortare  cofiin  quefte ,come  ne  l'altre 

V. 

I A  s  e  v  N  o  quafi  priuat  amente  ,  qJ  ognu- 
no communemente fi  propongono  un  certo  fine: 
al  quale,  come  à  bersaglio,  ponendo  la  mira  , 
ofiguono  le  cofe  chegwuano  ,  0  fuggono  quelle  che  noceto- 
nò  à  confèguirlo .  Et  quefto  (per  dirlo  mfòmma)  e  la  fé- 
licita  ,  &  le  parti  ctejfa .  Ter  la  qual  co  fa  pigleremo  co- 
me per  ejfempio  a  dichiarare  cofi grojfamente ,  che  cojafia 
felicità  :  g-r  da  quali  cofe  procedano  le fue  parti  ;  conciofia 
che  da  quesla,  &  da  le  cofi  che  tendono  à  quella  ,(^f da, 
quelle,  che  le  fon  contrarie ,  deriuano  tutte  l  ejfortationi  y 
O*  tutte  le  defòrtationi  .percioche  quelle  per  le  quali  effa  > 
ò  parte  d'efjfàs'acquifia,  0  di  minore  fi fit  maggior  e,  fi  deb 
bonofare  :  6t  quelle, che  ce  le  corrompono  ,ocele  impedii 
feono  0  ci  fanno  il  contrario  cHeffà  s  non  fidebbon  fare . 
Sia  dunque  la  felicità  un  proff  ero  fiato  con  uertute  .oun 
hauer  compitamente  per  fi  slejjo  1  bifògni  de  la  njita .  o  JcU+j 
una  uitagiocondiffima  conficurez^a  :  ò  un  buono  @Jr  fer- 

T>         mo 


26  De  la  Rettorica  cfAriftotile 

mo  si  aio  di  roba,  ,  (jfrf  di  corpi  quando  fi poffono  ufiare  ,  ($f 
mantenere .  perche  quafi  tutti  confeJfano,che  Ufi  licita  fi  a 
una  di.  quefte  cofie  ,  òpiu  mfieme .  E  fin  do  la  j e  licita  co  fi 
fiitta  s  è  necejfitrioj  che  le Jue  parti  fi  ano  nobiltà  ,  amicitia 
di  molti}  amicitia  di  buoni \  ricchezze ,  figliuoli  affai  ,  & 
buoni  y  &  prospera  uecchie^zjt .  Oltre  a  quefte  le  uertu 
del  corpo  come  finità ,  bellezza ,  robufiezjzjt,  grandezza, 
&  difpofiùon  ne3 giuochi^  0*  ne  combattimenti >  riputa- 
zione ,  honore  buona  fortuna,  njertù,  ò  le Jue  parti  ,  pru- 
denz.a,fiortezjg  ,giuftitia  ,  ($f  temperanza .  perche  co  fi 
uìio  haràper  fi  Beffò  ogni  co/a  à  compimento .  pojfiedendo 
i  beni  che  fino  in  effo,  &  fuor  d'effo .  percioche  non  fi  ne 
truouanopiu  che  quesli .  fin  effo  fino  quelli  de  t  animo  , 
-g)  del  corpo  .fuor  d'ejfio  la  nobiltà,  gli  amici ,  la  roba,  e> 
l  honore  .  Et  oltre  di  questi  penfiamo ,  che  ut  fi  richieggo, 
la  potenza ,  0*  la  fortuna .  perche  à  quefia  gufa  la  ulta 
faràficuriffima .  Ripigliamo  bora  fimilmente  ,  à  dir  che 
cofafia  ctafiuna  di  quesle . 

La  nobiltà  duna  Gente  o  duna  Città,  s'intende  quan 
do  non  fino  auuentitie  ,  o  uero  fino  antiche ,  Et  quando 
hanno  hauuto  per  lor  primi  autori  Capitani  IUuslr't  :  O* 
che  da  lorofiano  difiefi  molti fimofi  in  (quelle  cofè ,  che  fi- 
no filmate  ,  &  defiderate  da  ciafiuno .  La  nobiltà  pn- 
uata  uiene  o  dagli  huomini,  ò  da  le  donne,  fgjper  leggiti- 
ma  procr catione  da  Fune ,  &  dagli  altri .-  è't,  come  s'è 
detto  de  la  Città,  da  i  lor  primi  eccellenti,  ò  in  uertu,  ò  m 
ricchezze ,  o  in  altre  cefi  di  quelle  che  fono  in  pregio  :  ^) 

da 


Libro  Primo.  27 

da  motti  illufiri  del  capato  ,  huomini  ,  ($f  donne  ;  0f  gio- 
itimi ,  gy  uecchi . 

La  bontà,  &  moltitudine  de  figliuoli  che  cojafia  è  ma 
ni  fé  fio .  €t  in  commune  s 'intende  gwuentù  affi  ,  q)  buo- 
na .  buona  quanto  à  la  uertù  del  corpo,  s'intende  di  gran- 
dezza, bellezza,  robufiez^a,^  ualor  diperfina .  Jduan 
to  à  quella  de  l'animo  5  La  Temperanza,^  la  Fortezza   ì/oY**  v 
fono  le  uertù  de  giouini .    Priuat amente  s'intende  quan-     <]  tò  M*^ 
do  iproprij  figliuoli  cofi ma/chi,  come /èmme  fono  affai ,  et 
tali .   Le  uertù  de  le  donne  quanto  al  corpo,  fino  la  bel/ez. 
%a,  ^)  la  grandezza  ;  quanto  a  l'animo  la  temperanza  > 
fy)  la  prontezza  d'operare,  ma  nonfiruilmente .   Et  cofi 
<tncora,&*  pubicamente,  &  pomatamente .  Et  quanto  a. 
gli  huomini,  (^  quanto  à  le  donne  btfigna  cercare ,  che  ui 
fia  ciajcuna  di  quefie .  perche  quafi  per  la  metà  mancano 
deffer felici  coloro,  che  in  que  fia  parte  de  le  donne  fi  tro- 
ttano malcondittonati,  come  1  Lacedemoni^. 

Quanto  à  le  ricchezze,  le  lor parti fino  danari, poderi 
affai,  hauer  delpaefi,  de'  fornimenti,  de  firuitori ,  degli 
animali ,  che  fiano  eccellenti  di  moltitudine  ,  di  grande^ 
%a*  ($f  di  bellezza .  Le  quali  cofi  fiano  tutte  ficure  ,hono 
reuoli,&  utili .  V utili  maggiormente  chiamo  quelle, che 
fino  di  frutto  .  L'honoreuoli  quelle  che  fino  difòllazzo . 
Et  per  fruttifere  intendo  quelle ,  donde  uengono  le  rendi- 
te .  Et  per  diletteuoli ,  q)  di  filiamo  quelle ,  donde  da 
l'ufi  infuori  non  fi  caua  altro,  che  fia  di  ualuta,  L  aficu- 
rez^a  s'intende,  che  tu  lepoffegga  per  modo ,  (èfr  in  loco  > 

D      2  che 


2.8  De  la  Rcttorica  d'Ariftotilc 

che  fio,  in  tuo  arbitrio  d'ufarle .  St  in  tuo  arbitrio  fi  dirà  9 
chef  ano,  quando  babbi  lapote&à  et  alienarle .  6t  chiamo 
alienazione  la  donatione  affila  uenditione .  Ma  tejfer 
u  l  f^k'nx*  ricco  confifle  in fimmapiu  nel  tifar  queftì  beni,  che  in  pò f 
(V  yi  (£o  fiderli  -.perche l  atto ,  ($f  l'ufo  dejf  s'intende uer amente 
ricchezza .  La  Ktputatione,  è  quando  uno  è  tenuto  uer 
tuo/o  ,&  da  bene  ,  o  d'hauere  in  fé  co/a ,  che  fa  bramata 
da  tutti>  ò  da  molti,  ò  da  buoni,  ò  dafaui . 

L'Honoreeunfigno  d'ejfer  ricono  fiuto  per  benefatto- 
re .  Et  con  tutto  ,  chef  honor ino  meritamente  ,  &  {pe- 
nalmente quelli  che  ci  hanno  fitto  bene  ,  fi  fìgliono  anco 
honor  are  quelli  che  ce  ne  pojfonfre .  Jlfèr  bene  è  quel- 
lo, che  cigioua  à  la fa Iute  ,  &à  l'effere  in  qualunque  mo- 
do :  òà  la  ricchezza  ,bà  qualcb* altro  bene  di  quelli ,  che 
non  s' acquistano  cofi facilmente  3  ne  interamente  ,  neper 
tutto,  nefimprè*.  Percioche  molti  per  cofi,  che  paiono  pic- 
ciolo, fono  taluolta  honor  ati,  per  rifletto  del  modo, &  del 
tempo .  Et  le  parti  de  l  honor  e,  fino facrifici,  memorie  in 
uerfì,  0*  in  prof ,  doni ,  lochi  conficrati ,  prefdentie  ,fè- 

polchri ,  imagini,prouifìonipubliche .  €t fecondo  l'ufi  de 
Barbari,  l adorar e, e* l fuggir  da  l affetto,  e  i prefinti, che 

fino  honor ruoli ficondo  le  perfine  .percioche  il  prefintare 
è  un  dar  di  robba,  è  anco  unfigno  dhonore.   Et  per  que- 

Jlo  co  fi  gli  ambttiof ,  come  gli  auari  defìderano  defferpre 

fìntati  -.perche quefli, fé) quelli uitruouano ilbifigno  lo- 
ro .-gli  auart  la  robba,  &  gli  ambittofìlhonore. 

La  fvertù  del  corpo  e  la  finità .  Et  'quefta  s'intende 

co(i3 


Libro  Primo.  19 

cofi,  che  non  habbiamo  infermità  3  che  ci  ìmpedifia  tufi 
de  la  perfino, .  percwche  molti  fino  fini  3  che  per  conto  di 
finità  da  neffuno far  anno  mai  reputati  per  felici  3  come  fi 
dice  d'Herodico  .-perche  fi  afleneua  da  tutte  le  cofi ordi- 
narie àgli  huominij  0  da  lapiuparte . 

La  bellezza  e  diuerfificondo  ciafiuna  età .  Sarà  dun-  tu*** 
que  quella  d'ungiouine^  hauer  il  corpo  difioHo  àglieffer-  h'  Vi^r^*- 
citij,  cofi  del  correre,  come  de  laforzjt  •  St  ejfir  d 'affretto    e^t*  }c*<"+- 
do  Ice  per  effer  uiflo,  (jjf goduto .  St  per  que  [io  i  Tentatli 
erano  tenuti belliffimi  :  perche  la  natura  gli  hauea fitti fcr 
zjtti  infieme,  (gf  corridori .      Quella  dun  huomo  matu- 
ro farà  d  hauer  la  per  fina  atta  à  le  fatiche  de  la  guerra  :  * 
&  l'afietto grato  con  terrore .  Quella  d'un  uecchw3che  li 
regga  à  le  fatiche  necefjàrie  :  &  chefìafinzj,  dolore >non 
hauendo  alcuno  di  quei  difettile  he  mole  fi  ano  la  njecchiaia. 

La  Robustezza  è  unaforz^a  di  muouere  un  altra  cofi 

come  t  huom  uuole .   €t  questo  muouere  fi  fi  necejfaria- 

mente>  0  tirando 3  òpingendo^  0  alzando  >  0  deprimendolo 

ftringendo .   Onde  che  Tfobuflo  >  òper  tutti  quefli  modi  0 

per  qualchuno  d  ejfi  ss  intende  robusto . 

La  njertu  de  la  Grandezza  e  di  fiperare  molti  di  lun 
ghezjza  &  digroffezja  >  (fa  di  larghezza  tanto  di  più  > 
che  la  fiprabondan?^a  non  fàccia  1  mouimentipiu  tardi. 

La  difpojìtionper  combattere  fi  compone  di  grandez? 

za,  di  robuftezZA)  $  di  uelocità .  perche  ancora  un  che 

fia  ueloce  s'intende  robusto .  percioche  chi  può  in  un  certo 

modogittar  le  gambe  >  (^  muouerle  presto  j  &  à  lungo 

s'intende 


'f'Jjrtffl. 


jxT  De  la  Retòrica  d'AriftotiIe 

s'intende  corridore .      Chi  ha.  forza  di  ftringerè  ,&*  di 

fermar  l'auuerfirw ,  è  Lottatore .      Chi  battendolo  può 

ffingere,fi  dice  Pugile .    Chi  uale  in  queHi  due  modi  ,fi 

nomina  Pancratifta  ,  &  chi  e  dotato  di  tutte  quefte  parti 

fi  domanda  T?entatlo . 

Profilerà  uecchiez^za  s'intende,  inue  e  chiare  adagio,  et 
jènzjt  alcuna  moleflia .  per  cioche  proffer  amente  non  wuec 
chia,  ne  chiprefto  inocchiarne  chi  tardi,  ma  con  moleftia. 
Et  questa  profferita  procede  da  la  uertù  del  corpo,  &  cU 
la  fortuna,  per  cioche  uno  che  fa  infermo,-^)  non  robufto, 
nonfaràfnzjtpaffone,  nefnzjt  dolore,  ne  di  lunga  mta. 
Onde  che  non  farebbe  anco  di  proserà  fortuna .  St  oltre  a 
la  robuftez^zjt,  ($f  a  la  finita  ,  ce  f paratamente  un'altra 
uertù ,  che  fa  lungamente  uìuere  :  per  cioche  molti  finza 
quefte  uertù  del  corpo  uiuono  affai .    éMa  di  cw  trattare 
efquifìt  amente,  non  fi  punto  apropofitoper  quefta  mate- 
ria .      Vamicitia  di  molti,  et  l'amicitia  di  buoni,  è  chia- 
ra qualfa,ogni  uolta,  che  fi  fkeeia  la  diffinition  de  l'ami- 
co .  S%  dunque  l'amico  colui  ch'i  disfo fto  à  far  per  amor 
d'un  altro  tutto  quello,  chepenfa ,  che  lifìa  bene ,  #$*  non 
per  altro  conto ,  che  de  l'amico  medefimo .    Et  chi  ha  di 
questi  affai  ,fì  dice  Amico  di  molti .  €t  chi  n'ha  chefiano 
huomim  da  bene ,  fi  dice  aAmico  di  buoni .       La  Proffe- 
rita s'intende  quando  ne  fàcce  dono, ò  ci  fi  mantengono  tut 
ti,  o  la  maggior  parte  ,o  la  più  importante  di  quei  beni , 
de'  quali  e  cagion  la  fo  rtuna .     Stila  fortuna  cagion  di 
certi  beni ,  de*  quali  ancora,  e  cagion  l'arte*   Stanco  di 

molti 


Libro  Primo*  ji 

molti  che  non  uengon  da  l'arte,  come  di  tutte  le  connatu- 
rali, che  ancora pojjòn  uenire  fuor  de  l'ordine  de  la  natu- 
ra :  per cioche  de  la  finità  è  cagion  l' arte,  (èfr  de  la  bellez- 
za,  (eh*  de  la  grandezza  ,  la  natura.  Ma  quelli  beni  af- 
fòlut  amente  da  la  fortuna  procedono,  fipr  a  de'  quali  fi  di- 
ttende  l'inuidia  .  Et  anco  de  le  co/e  che  accaggtono  fuor 
di  ragione  è  cagion  la  fortuna.  Qomejè  tutù  gli  altri  fra- 
telli fino  fiati  brutti  ,&un  filo  e  bello  :  ofi  praticando 
più  perfine  doue  era  ilthefiro ,  gli  altri  non  l'hanno  uedu- 
to,  ftj  coftui  l'ha  trouato  :  ofi  di  due  ,  che  ci  fanno  à  can- 
tora colto  lafaetta  à  quefio,  gjr  non  ha  tocco  que fi  altro . 
Ofi  co  fluì ,  ch'era  ufito  di  fi-equentar  que  fio  loco  tutta- 
uia  ,  hoggifolamente  non  ci  è  capitato  :  &  altri  che  una  fi 
la  uolta  ci  fin  uenuti ,  ci  hanno  lafiiata  la  tuta .  percioche 
tutte  que  (le  cofe paiono  buone  uenture .  'De  la  rvertùpar 
leremo  determinatamente  nel  genere  demoBr attuo  >  quan 
do  fi  dirà  de  la  lode .  perche  quello  è  più  propriamente  ti 
fuo  loco .  Hauemo  dunque  dichiarate  le  cefi  che  s han- 
no a  confederare,  0  del  prefinte,  0  de  l'auuemre,  chefiuo- 
glia  cofiperfuadere,  come  diffuadere  .percioche  le  medefi- 
meper  ma  de'  contrari^  firuono  àfar  l'una  co  fa, et  l'altra. 

VI. 

A  perche  chi  configlia  ha  per  fùa  mira  t utile „ 
€t  i  configli  fi  fanno  non  per  con/aitar  delfine, 
ma  de  le  cofe  eh3 apper tengono  alfine  :  lequalt 
fon  quella  che  fino  utili J  fecondo  l  anioni  che  fi  fanno .  €t 

effenda 


$  %  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

e/fendo  che  [  utile fia  bene  >  hauemo  à pigliar  quelle  propo- 
fitioni  del  bene 3  q)  de  [ut ile >  che  fono  come  elementi  3  (Éf 
/  JL  .  principi]  d' e/fi  a/folut  amente  .Tognamo  dunque  che  bene 
fia  quella  coJa3  eh5  e  per  fi  me  de  firn  a  eligibile  :  fflper  ca- 
gion  de  la  quale  rieleggiamo  uri  altra .  St  quello  3  che  ap- 
petì/cono tutte  le  co/e.  0  tutte  quelle  e  hanno /enfi.  0 
quelle  e  hanno  intelligenza .  O  che  appetirebbono  quelle 
che  non  l'hanno 3fi  l'haue/pro .  St  quel  che  la  ragion  da- 
rebbe à  ciafiuno .  St  quel  che  la  mede/ima  in  eia/cuna  co/a 
da  à  cia/cuno  y  à  cia/cuno  e  mede/imamente  bene .  St  quel 
che  p  o/fi  dendofi  3fit  chefiflia  bene  3  (efr  che  s'habbia  ogni 
co/a  à  compimento .  St  quel  eh' è  per  fifte/fi  compito .  St 
quelctiefiittiuO)  &  confiruatiuo  diqueHecofi .  St  quel- 
lo dal  quale  ne  figuit  ano  quefletali.  Et  quelle  cofifeno 
ancora  beni3  cheprohibifiono3fè)  annullano  le  contrarie  à 
quefle .  Jlfiguitar  chauemo  detto  fi /k  in  due  modi,  o  di 
pari  3  o  dipoi .  Come  dire  3  à  [imparar  figue  il  fiaper  di 
poi  :fóJàlo  fiar  fino  figue  iluiuer  di  pari .  Et  le  cofi 
chauemo  nominate jkttiue y fino  di  tre  fini  :  certe  3  come 
[ej/èrfino  de  la  finità .  certe  come  i  cibi  de  la  finità  :  q) 
certe  come  [e/fircitio  3  che  le  più  uolte  fi  finità .  "Voile 
quefle  cofi  >•  è  necef/ario  >  che  non  folamente  [appigliarfi 
al  bene  fi  a  bene  $  ma  lafiiare  ancora  limale .  perche  à  [ap 
'  pigliar/i  al  bene  figue  il  non  hauer  mal  di  pari  :  &*  alla- 
filar  il  male  figue  [hauer  il  ben  dipoi .  Bene  ancora  fiar à 
pigliare  il  maggior  bene  in  loco  del  minore  >  e  l  minor  ma- 
le m  loco  del  maggiore  .percioche  quanto  il  minore  è/upe- 

rato 


Libro  Primo .  j  j 

rato  dal  madore,  tanto  ne  tuno  s'acqutfia  di  bene  >  & 
ne  l'altro  fi fihiua  di  male .  Et  Le  uertu  è  neceffàrio ,  che 
fi  ano  beni  3  perche  ben  dispongono  quelli  che  l hanno .  6t 
fino  fattine ,  &  attiue  di  buone  operationi .  <&Ma  di  ela- 
fi una  uertu  s  che  cofi  fia,^  quale  fi  dirà  poi fiparat  amen 
te .  fi  piacere  ancora  conmen  che  fi  a  bene .  percioche  tut- 
ti gli  ammali  per  natura  lo  defiderano  .  Onde  e  forzaglie 
le  cofi  diletteteli  >  &  le  belle  fieno  ancor  beni  ;  percioche 
finfkitiue  del  piacere .  Et  de  le  belle  certe  fino  diletteuo- 
li,  <y  certe  per  effe  Beffe  dicibili .  Stper  cominciare  à  di- 
re a  un  per  uno  s  è  neceffàrio  ,  che  i  beni  fieno  quefii .  La  0  ^^  r1* 
Felicita  :  percioche  èperfiefieffa  cligibile3  per  fi  fleffa  com  /  '  tvvu  ' 
pita  3f£)  per  fio  conto  eleggiamo  molte  altre  cofi .  La 
GiuBitia,  la  Fortezza  3  la  Temperanza  >  La  Magnani- 
mità >  La  magnificenza  >  &gli  altri  fimili  habiti .  percio- 
che fino  uertu  de  l'animo  .  Et  la  finità  j&la  bellezza  3 
&fimili  .-perche fino  uertu  del  corpo,  ?<f  fitttiue  di  molti 
beni .  come  la  finità  del  piacere  >  &  deluiuere .  Et  per 
queBo  è  te?juta  per  ottima  :  perche  da  Lei  procedono  due 
cofi,  che  da  molti  fi  reputano per pretiofiffime ,  cioè  la  ^vi- 
ta,  e"  l piacer  e .  Le  ricchezze  fino  ancor  bene  y  percio- 
che fino  uertu  delpojfèdere,  & fino  fitttiue  di  molte  cofi . 
V  amico,  gjr  tamicitia  .perche  lamico  e  de  Le  cofi  eligibi- 
liperfi  Beffo,  fg)  fkttiuo  di  molte  cofi .  Vhonore  ($f  la  ri 
putatione,  perche  fino  diletteuoli,0* fitttiue  di  molte  cofi. 
Et  per  le  più  uoltefigue,  che  quelli,  che  fino  honorati,^) 
reputati , fieno  tenuti  dhauer  con  effetto  quelle  parti  ,per 

E  le  nudi 


J4  De  la  Rcttor Ica  d'Ariftotile 

le  quali  meritino  queWhonore .  fi  poter  ff)  dire  ,  ffifa» 

re  .-perche  tutte  quefiefimili  co/e  fino  fkttiue  di  bene . 

Cojìl  ingegno,  la  memoria,  la  docilità ,  l'accortc?^a  ,  & 
tutte  cofèfimili  .perche  tutte  fono  fkcultà Jkttiue  di  bene . 
Similmente  tutte  le  fetente  ,  ffl  tutte  l'arti .  €*l  utuere 
Beffo  ,  per cioche Jè  non  nefèguiffè  altro  bene,eperfèflcffo 
eligibile .  €t  ultimamente  ilgiuBo  per  effer  un  certo  utile 
communemente  à  tutti .  Et  quefiifòno  quei  beni ,  che  da 
tutti  quafifòno  tenuti  per  bene .  Ci  reBano  quelli  che  fon 
dubij  .  €t  ifillogifmi  di  quefti  fi  cauano  da  le  p  ropofit io- 
ni ,  chefeguono  appreffo  • 

•  Jguello  è  bene }  il  cui  contrario  e  male .  Et  quello  il  cui 
contrario gioua  a  i  nemici  :  come  dire  ,fè  àgli  amici  noftri 
e  grandemente  utile  la  noHra  uiltàj  è  chiaro, che  à  noi  fa- 
YÀ grandemente  utile  la  fortezza .  Et  uniuerfalmente  il 
contrario  di  quel  che  i  nemici  uogliono  ,&di  quel  di  che 
ejfìfi  rallegrano  par,  chefia  bene  wf)  utile  à  noi .  Onde  fu 
ben  detto  . 

Quanta  gioia  nharian  Triamo,  e  i figli  ì 
Et  queHo  non  e  pero  tèmpre  -,  ma  le  più  uolte .  percioche 
non  repugna ,  che  una  co  fa  medefima  fia  utile  à  due  parti 
contrarie .  Et  per  queflo  quando  una  medefima  è  nociua 
à  luna ,  (jjf  à  l'altra,  fi fùol  dire  Che  i  mali  uni/cono  gli 
huomini . 

Et  quel  che  noni  mai  di  fouerchio  è  bene  :  &  quel  eh*  e 
più  ,  che  non  bijògna  e  male .  Et  quello  e  bene  per  lo  quale 
Ji  dura  fatica,  &*fi?fende  affai .  Che  già  per  bene  appa- 
rente 


Libro  Primo  ^  3  5 

rente  thauemo.  Et  già  tal qual egli  è,  fi 'piglia  perfine,  <{** 
perfine  di  molte  co/e .  Che' l  fine  poi  fia  bene ,  s'è  moflro 
di /òpra .   Et  per  quesito  è  Hata  detto  . 

cAi  che  fi  la/et  à  Priamo  un  fi  gran  uanto  . 
O*  alerone . 

Et  dopo  tanto  tempo  ,  &  tanto  affanno 
Tornar  con  biafmo  . 
€t  di  qui  mene  anco  il  Proucrbio,  che  fi  dice .  1/  o  R  e  1 0 
in  sv  la  porta.  Bene  ancora  è  quello  ,  che  fi  de- 
fiderà  da  molti  ?  q)  per  lo  quale  par  che  fi  debba  uenrre 
in  conte  fa  .perche  quel  eh' è  defiderato  da  tutti,  s'è  gì  a  det 
to  ,  eh' è  bene .  Et  gli  molti  par  che  fi  ano  come  tutti .  St 
quel  eh' è  laudabile,  perche  nijfuno  loda  quel  che  non  è  be- 
ne .  6t  quel  che  lodano  1  nemici, e  itrisìi .  perche  quafitut 
ti  lo  confejfiino  ,fi  quelli  ileonfentono  che  n'hanno  riceuti- 
to  male  .perche  come cofa>  chefia  chiariffima  non lapoffòn 
negare .  Si  come  fon  tristi  qu  elli,  che  fon  biafimati  dagli 
amici,  &  buoni  quelli,  che  non  fino  biafimati  da'  nemici. 
Onde  che  1  Corinthij  firecauano  à  uer gogna  che  Simonidc 
hauefjè fritto  di  loro  3 

'Di  forintho  Ilion  non  fi  r ammana  ì 
€t  quel  che  fipreferifie  da  qualche fàuio  y  0  da  qualche  buo 
noj  0  huomo ,  0  donna  chefia ,  come  lllijfì  da  Minerua  y 
He  lena  da  Te  fio ,  zAleJfindro  da  le  tre  ^Dee  y  tàr  achille 
da  Homero .  €t  uniuerfalmente  le  cefi ,  che  auanti  à  t al- 
tre fino  da  ejfer  antepofie  &  elette  da  noi . 

zAitanttà  l'altre  eleggemo  di  far  quelle  j  che  fi  fin 

E     z         dette, 


$6  De  la  Rcttorica  cT  Ariftotile 

dette  >  gj  quelle ,  che  nuocciono  anemici  3  ffi  giouano  a 
gli  amici ,  et  le  co/e poffibi/i^chefino  di  due  forti.  Di  quel- 
le  che pur fi 'fanno  >  &  di  quelle  che  fi  fanno  fàcilmente . 
Et  fàcili  s'wtendon  quelle  >  che  fi  conducono  3  bfen^a  mo- 
leftid}  o  in  poco  tempo  :  percioche  la  diffìmtion  del  difficile 
mene  b  da  la  moleflia  ^ò  da  la  lunghezza  del  tempo  .  €t 
quando  la  co  fa  fi  fu  come  l'huom  uuole  >  &  uuolfìb  nulla 
di  male  >  b  un  male^  chefia  minor  di  quel  bene .  Et  que- 
ftofarà  come  fi  la  pena  non  fi  uè  de ffe  bf off  è  poca .  St  le  co- 
fé  proprie ,  &  quelle  che  non  ha  neffun  altro .  Et  quelle  > 
che  oltre  a  le  necejfarie  ci  fino  delitiofi;  perche  fino  più  ho 
norate .  Et  quelle  che  ne  fi  conuengono .  €t  conucneuoli 
s'intendono  le  diceuoli,fecondo  il  genere  >  (^fecondo  il  uà 
lore .  Et  quelle  che  par  che  ci  manchino  ancora  >  che  fieno 
minime  .perche  non  per  quefiofiuogliono  meno .  Et  quel- 
le che  ageuolmente fi  fanno  y  perche  fon  poffibili)  &  fàcili . 
Et  ageuoli  a  fare  fin  quelle  3  che  da  tutti  s  b  da  più  ,  è  da 
pari;  b  da  inferiori  fino  fiate  condotte  •  Et  quelle  con  che 
fi  jà  piacere  àgli  amici 3  &  dispiacere  à  nemici .  Et  quel- 
le.,  chefipra  tutte  F  altre  fi  propongono  di  fare  da  coloro  3 
che  hauemo  in  ammirazione .  St  quelle  intorno  a  le  quali 
ci  par  dhauere  ingegno  j  &fierienzjt,  perche  p  enfiamo  di 
poterle  più  fàcilmente  condurre .  St  quelle  s  che  nonfipofi 
fono  confi guir  dagli  huomini  tuli  .percioche fino  maggior 
mente  laudabili.  €t  quelle  de  le  quali  fimo  defiderofi. 
percioche  quel  defiderto>  ce  le  fa  parer  non  fittamente  pik 
gioconde 3  ma  migliori.  Et  quelle  fopra  tutto ^uerfi  le  quali 

ci 


Libro  Primo.  37 

ci  trottiamo  ejfer  tali,  come  dir  contentiofi  ,  fi  fera  la  uitt» 
ria  s  ambitiofi , fé  faranno  gli  honori  ;  aitar i ,  fé  faranno  i 
danari .  tifa  altri  fimilmente .  Et  di  qucfti  capi  s 'hanno  a, 
cattare  le  perfùafioni  del  bene,  (gjr  de  l'utile  . 

VII. 

^^1|  <tA  conciofiache  molte uolte acconfentendofi ,  che 
||jy§J§  l'una  cofe,  q)  l'altra  fa  utile  -3  fi dubita  qualfìa 
più  ;  bifigna  ,  che  conseguentemente  fi  dica  del  maggior  be 
ne  ,(jfcf  del  più  utile .  Diciamo  adunque  che  la  cofe  ,  che 
eccede  fi  a  quanto  l'ecceduta,  &  da  uantaggio .  €t  che  tee 
ceduta  fi  a  quella  ,ch'è  compre  fa  da  t  altra  eh  eccede .  fi 
maggiore  >  e'ipiu  s' intende fimpr  e  à  rifletto  delmeno.  fi 
grande  ,  e 'l picciolo ,  (jjp  t affai  ,  ti  poco  $  à  rifletto  de  la 
quantità  di  molte  colè .  Quello  ,  ch'eccede  ,  e  il  grande  y 
l'ecceduto,  il  picciolo  .  Et  nel  mede  fimo  modo  s'intende  il 
molto,  e' l poco  .  Ora  ejfendofi  detto  che  7 bene  e  quello  ^ 
che  s'harebbe  à  uolerperfifiejfo,  ^  non  per  cagion  dun 
altra  cofe  •  gj  che  bene  anco  e  quello  ,  che  da  tutti  fi  defi- 
dera,  &>  quello ,chc fi 'piglerebbe per  bene  da  tutti  quelli y 
chaueffero  intelletto ,  gj prudenza .  Et  quello  chafor- 
%a  di  fitte  ,  gj  di  confèruare  quel  eh' e  bene  :  ò  quello  da 
cui  quefte  co  fi  dependono .  Et  perche  quello  per  cagion 
del  quale  facciamo  un'altra  co  fa  è  il  fine .  6t  fine  e  quello 
per  conto  di  cui  l'altre  cofe  fifunno  ;  (jfrf  ejfendo ,  che' l ben 
particolare  fia  quello,  ciò  àp  articolar  perfine}  cofi  condì- 
lionato  i  e  neceffario3  che  i  beni  che  fino  più  d'uno  0  dipo- 
chi 


1 8  De  la  Rettorica  d'Arlftotile    . 

chiy  (fi  quelT  uno  3  ò  quei  fochi  fin  comprefida  toro)fiano 
-maggior  beni .  percioche  fiprauan^ano  à  quel  che  com- 
prendono :  fg)  quel  eh' e  compre/o  è  fiprauan^ato .   Et/e 
un  maggiore  in  un  genere  eccede  un'altro  maggiore  in  un 
altro  genere  ;  ilmedefìmo  auuerrà  de  i  generi  fra  loro.  Et 
cofi  fi  de  i  due  generi  l'uno  eccederà  l'altro  ;  ancora  ilmag 
giore3cheJarà  in  queir  uno  >  eccederà  il  maggiore  di  quel- 
la altro  .pognam  cafiyfi  il  maggior  huomo farà  più  grande 
de  la  maggior  femina  -y  uniuerfalmente  gli  huommi far  an- 
no più  grandi  y  che  le  femine .    Et  fi  uniuerfalmente  gli 
huomini fino  più  grandi  y  che  lefemine  ;  ancora  il  maggior 
huomo  farà  più  grande  de  la  maggior  f emina  :  perche  gli 
ecce/fi  de'  generi  y&dele  cofi  maggiori  in  ejjl  generi  y  fi 
corrifiondono  tra  loro  inproportwne .  Maggior  bene  an- 
cora s'intende  quello  y  dal  quale  ne figue  uri  altro  >  quando 
quell'altro  nonfigue  da  lui .  Et  questo figuire fi fày  o  del 
pariy  o  dipoi y  o  m  potenza  .perche  tufi  di  quel  che figue  3 
e  compre  fi  in  quel  che  precede .  'Deipari  figue  y  come  da 
lo  fi  ar fino  il  uiuerey  ($f  non  dal  uiuer  lo  fi  ar fino  .     Di- 
poi $  come  da  l'imparare  dfapere .    In  potenzia  y  come  dal 
facrdegio  il  furto  -.percioche  chi  rubba  le  cofi  fiacre  y  fure- 
rebbe ben  le  profane .   Et  di  due  cofi  y  eh  eccedono  uri  al- 
tra terzjt  s  quella  e  maggiore y  che  maggiormente  l'eccede, 
perche  e  necejfario,  che  quellayche  trapaffa  la  terza  di  più; 
trapaffi  ancora  l'altro  maggiore .    Et  quelli  fino  ancora 
maggioriyche  maggior  bene  ci  fanno  .  già  che  quefio  e  tefi 
fir  jkttiuo  di  maggior  beni,  perche teffer  maggior bene , 

&fefièr 


Libro  Primo .  39 

&  t  effir  fattiuo  di  maggior  bene fi conuertono .  Stfimil- 
mentefon  maggiori  quelli  >  che  da  maggior  co/a  ci Jon  fat- 
ti :  per  cloche  fi  una  cofafalutifèra  e  più  defi der  abile  $  &* 
maggior  bene ,  ch'unapiaceuole  5  maggior  bene  farà  anco- 
ra la Jalnte y  che' l piacere .  Et  quel  eh 'è per fi  Beffo  degno 
eteffire  eletto  >  e  maggior  di  quello  >  che  non  e  degno 3  che  fi 
elegga  per  fi .  Come  laforzjt  e  maggior  bene  d'una  cofafa- 
lutifèra, perche  queHa  non  s'elegge  per  fi  >&  quella  fi  : 
la  qualcofa  hauemo  già  detto  ci/ è  bene .   Et  quello  ch'i 
fine  e  maggior  di  quello  3  che  non  è  fine .  percioche  quefio 
è  per  cagion  d'uri  altra  co/a  >  fg)  quello  e  per  cagionfua . 
Et  per  questo  e  minor  ben  l' effir  citio  >  che  lo  Bar  ben  de 
la  per  fina .  Et  di  due  >  quello  e  maggior  bene  3  che  manco 
ha  b  fogno  de  l altro  fò  de  l'altre  cofe ,  percioche  per  fi fiefi 
fi  e  più  compito .  Et  men  bifògnofi  s'intende  3  che  li  /àcci 
meféiero  >o  di  manco  co  fi  >  0  di  più  faci  li .   Et  quando  un 
bene  nonfia,  0  non  pojfa  effir  fin^a  uri  altro  :  &  t  altro 
fiasO*poJfa  ejfèrfin^a  lui  s  quel  che  può  effir finita  l'altro 
è  più  compito  :  onde  che  fi  uè  de  effir  maggior  bene .   Et  fé 
uno  farà  principio  3  q)  l'altro  non  principio ,  l'uno  caufa  ^ 
&  l'altro  non  caufa .  per  che  fin  za  caufa,  @J finzjt  prinó 
pio,  è  imponìbile;  che  una  cofia fia  ,  ò  fipoffa  fare .   Et  di 
dueprincipìj  quello  che  uien  da  principio  maggiore  fé  mag 
giore .  Et  di  due  caufi,  quel/a,  che  uien  da  caufa  maggio 
re 3  e  maggiore .  e>-  per  contrario  di  dueprincipìj  quello 
eh' e  principio  di  maggior  cofia  >  è  maggiore .  gjr  di  due  cau 
fi  quella  ch'i  caufa  di  maggior  cofia  è  maggiore .    E*  dun- 
que 


4<>  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

que  manìfefloper  quel  che  s'è  detto >  ch'una  cofà  può  parer 
maggiore  ne  tun  modo  >{£)ne  l  altro .  per  cloche  ci  parrà 
maggiore  cofi  quel  che  farà  principio  >ris~petto  à  quel  che 
non/aràprincipiOj  come  quel  che  non  farà  principio  >riff  et 
to  à  quel  che  farà  principio .  perche  maggiore  è  quel  che  è 
fine  j  (gjr  non  è  principio .  Onde  Leodamante  accufando 
QalliHratOy  diffe  :  Che  maggiore  ingtuHitia  era  slata  di 
luiy  chelhauea  confìgliato  y  che  di  chi  thauea  fatto  .  per- 
che non  fi  farebbe  effeguito  >fè  egli  non  thaueffe  configlia- 
to .  tAccufando  poi  Qabria  diffe  il  contrario .  Che  mag- 
giore era  fiat  a  di  chi  l'haueafatto  >  che  di  chi  thauea  con- 
figliato :  perche  il  configlio  era  nullo  >fè  non  ui  fujfè  fiato 
chi  tbauejfè  effeguito .  Che  à  quefio  effetto  fi  configlia  ^ 
perche  fi  metta  in  opera .  Et  quel  eh' è  più  raro  e  maggio- 
re di  quelch'abbonda3  come  loro  del  ferro  3  ancora  chefia 
in  minor  ufi  .per  cloche  lapojfejfion  d'effo  è  più  cara  .-per- 
che l' acquisito  è  più  difficile .  Et  per  lo  contrario  ^  quel 
cti abbonda  e  maggior  che 7  raro  >  perche  maggiormente 
s'ufa  :  per  cioebe  losfejji  eccede  le  poche  uolte .  Et  per  que 
fio  diffè  '"Pindaro  ^  Ottima  e  l'acqua . 

Et  infòmmaquetch'epiu  diffìcile  è  maggior  del  fàcile  per 
efferpiu  raro .  gf  da  l'altro  canto  il  più  facile  è  maggiore 
del  difficile s  per  che  s' ha  comunque  fi  uuole .  &  di  due  co- 
fi quella  e  maggiore  che  ha  maggiore  ilfuo  contrario  :  & 
quella  di  cui  maggiore  elapriuatione .  &  la  uertu  e  mag 
gior  bene  di  quello  che  ancor  none  uertu .  E'injitio  e  mag 
gior  male  di  quel  che  ancor  non  e  uitio .  per  croche  quelli 

attmpoho 


Libro  Primo.  4! 

attìngono  il  fin  loro, (2*  queHi  no .  Et  quelle  cofi  fino  mag 
gton  ,  topte  de  le  quali  fino  più  belle  v  più  brutte .  &  di 
quelle fino  maggiori  l'opere,  di  cui  fino  maggiori  1  uitij,  0 
le  uertu .  percioche  come  fino  le  caufi,  e  i principe  coft fi- 
no gli  effetti  loro .  Et  come  fono  gli  effetti  cofifino  le  caufi 
e  i  principi/ .  St  quelle  fino  migliori  ,  de  le  quali  e  più  eli- 
gibile,  f^)  miglior  tecceffo  .  come  la  buona  uiHa  e  più  eli- 
gibile  del  buono  odorato  .-perche  la  uiHa  e  meglio  de  l'odo 
rato .   Et  meglio  è  C eccedere  in  amar  l'amico  chel  dina- 
ro .  Onde  che  l'amor  degli  amici  far  a.  miglior,  che  quel  de 
danari .  &  cofi  per  lo  contrario  ,  gli  ecceffide  le  miglior 
co  fé  fino  migliori  :  &  de  le  più  belle,  più  belli .   Et  quel- 
le cofi  fon  migliori,  di  cui  fin  migliori,^)  più  belli  1  defide 
r/j  :  percioche  1  maggiori  appetiti  fino  di  cofi  maggiori , 
Et  cofii  defìderìj  de  le  più  belle, &  de  le  miglior  cofi,  fino 
migliori,  ^J  più  belli  per  la  me  de  firn  a  ragione .  q)  quelle 
fimo  più  belle,  f^)  più  degne  cofi  ,  de  le  quali  fino  più  bel- 
le, (dfpiu  degne  le  fetenze  .percioche  come  Ha  lafiienzji, 
cofi  Ha  la  uerità  de  la  cofi  di  che  parla .  Et  ciafiunafiien 
Zjt  da  i precetti  di  quelctiefuo  preprio .  Et  cofi proportio 
neuolmente  ancora,  le  fetente  de  le  più  belle  cofi,  e>  de  le 
più  degne,  fono  più  b  elle, fg)  più  degne .  £?*  quello, che  per 
bene,  0  per  maggior  bene  giudicherebbono  ,  ò  hanno  yiudt 
cato  i  prudenti  s  0  tutti,  ò  molti,  0  la  più  parte, ò  1 miglio- 
ri, e neceffario ,  che  cofi  fia,o ajfolutamente  ,  0  fecondo 
e  hanno  fàuiamente giudicato .  Et  queHo  è  commune  an- 
cora ne  t altre  cofi  .percioche  l'effenze,  le  quantità ,  (gr  le 

F  qualità^ 


42  De  la  Rettorica  d' Ariftotilc 

qualità,  ftanno  medefimamente,  come  da  quelli ,  che  fin* 
no  ,  fg)  che Jè  ri  intendono  fi  determinerebbe  che  Befferò . 
Mal'hauemo  detto  bora  quanto  a  beni.  Ter  cloche  se  dif- 
finito,  che  bene  e  quello,  che  eia/cuna  cofa  prenderebbe  per 
bene  ,fìfi  n'intendere .  É  dunque  chiaro  ,  che  maggior 
bene  ancor  a  far  a  quello,  che  colui  che  fé  ri  intende  dirà  che 
fi  a  maggiormente  tale .  &  quello  e  meglio ,  chefitruoua 
ne'  migliori  :  o  che  ajfolut amente fiano  cofi .  ò  mquantojà 
ranno  migliori ,  come  la  fortezza  è  miglior  de  la  robuste^ 
Zjt .  f/J  quello  e  anco  me glw,à  che  s'atterrebbe  un  miglio- 
re ofimplicemente,  o  inquanto  miglior  fojfe ,  come  riceuer 
più  tosto  uri  ingiuria  che  fiirla  .  perche  un  più giufio  co  fi 
farebbe .  fg)  quello  ,  che  più  piace  >  e  meglio  di  quello  che 
piace  meno  .per cioche  tutte  le  cofi  figuono  il  piacere  :  fg) 
per  cagion  d'cjjòfiejjo piacere  l appetì/cono,  da  le  quali  due 
conditionis'egia  dijfinita  la  natura  del  bene,  ($f  delfine . 
Et  di  maggior  piacere  s'intende  quello ,  ch'epiufenzji  do 
lore  :  &?  che  più  lungo  tempo  diletta  »  &f  le  cofi  più  belle 
Jò?jo  migliori  de  le  men  belle  .perche  ogni  bello  o  faràpia- 
ceuole,  operfifiejfo  eligibile .  &  quelli  fino  maggior  be- 
ni,de'  quali  uolemo  ejjèr  cagione  più  tosto  ànoi ,  &  àgli 
amici  nostri,  che  ad  altrui .  Et  quelli  fono  maggior  mali , 
de'  quali  à  noi ,  &)  à  nofiri  amici  meno  che  à  gli  altri  uo- 
lemo effèr  cagione .  e>*  le  cofi  che  durano  più  fin  migliori 
di  quelle,  che  durano  meno .  gjr  le pm  ferme  migliori  de  le 
men  ferme  .-  perche  quelle  potemo  ufarpiu  tempo,^)  que- 
Jìepiu  à  nofira  posta .  potendone  ficur amente  firuir  pm 

ctun* 


Libro  Primo.  4$ 

et  un  a.  co  fa,  ferma,  quando  uogliamo ..  Z)n  altra  forte  dì 
maggiore  fi  può  cauar  da  l ordine  de  le  parole,  &  da  Ufi- 
militudine  de  le  lor  cadente .  come  farebbe  a  dire.  Se  l'o- 
perar fortemente  e  meglio  ,  (gjr  più  eligibde  ,  che  F  operar 
temperatamente  :  meglio  ,  &piu  eligibtle  ancora  farà  la 
fortezza  che  la  temperanza  :  gjr  feffìr  forte ,  che  t  effer 
temperato .  Et  quello  che  tutu  s'eleggono  è  miglior  di 
quello  che  non  s'eleggono  tutti.  &  quel  che  defideranoi 
più,  e  miglior  di  quel  che  defìderano  i  pochi .  &  fé  l  bene 
e  come  hauemo  detto  ,  quel  che  tutù  defìderano  ;  il  mag- 
gior bene  deue  effer  quello  ,  che  maggiormente  e  defìdera- 
to  .  &  quello  e  meglio ,  chefìtien  da  gli  auuerfàrij  ,oda 
nemici  3  o  da'  giudici,  o  dagli  eletti  da  quefli  tali,  pero  che 
in  una  parte ,  poiché  gli  auuerfartj  lo  dicono ,  e  come  fé  o- 
gnuno  lo  diceffe .   Et  ne  t  altra  y  poiché  fi  giudica  da  tali  $ 
è  come  determinato  dafuperiori,  &  da  intendenti.  &  al 
cuna  uolta  è  meglio  quel  di  che  tutti  particip  ano .  per  effer 
dishonore  à  non  particip arne  ancor  noi .  Et  alcuna  uolta, 
e  meglio  quel  di  che  nejfuno  o  pochi  particip  ano .  per  effer 
cofapiu  rara .  &  le  co f  più  lodate  fono  migliori  ;  perche 
piuhonefle  conuien  chefiano .  £?*  le  più  honoratefìmdmen 
te .  percioche  l'honore  è  come  unafìima  de  le  cofe.  &f  quel 
le  de  le  quali  fono  maggiori  i  danni  .  ^)  quelle  cofe  fon 
maggiori,  chefdperano  quell'altre, che  da  tutti  fino  accet- 
tate, o  credute  per  grandi .   St  le  medefìme  ffì  diuidono 
m parti fitnno  moftra  maggiore .  percioche  in  più  co/e  par 
chefìa  maggior  ecceffo .    Et  pero  Homero  dice  che  S^le- 

F     2  leagro 


44  De  la  Rctcorica  d'Ariftotile 

le  agro  fu  perfuafo  da  la  moglie  di  leuarfi  à  combatte- 
re :  raccontandoli  quanti  mali  attengono  ne  laprefa  du- 
na Città, 

•  ^/Incidono  le  gentil  ardono  i  tetti  9 

Spogliano  i  tempi,  &Juelgono  (ahi  Sfittati  ) 
Icari  figli  da  i  materni  petti . 
^Maggiori  fi fiinno  ancora  le  co/e  col  comporre  ,  &  col  fi  - 
pr aporre .  comejuol  fkre  Spicarmo .  €t  maggiori  paiono 
f  arte  per  la  mede/ima  cagione  de  la  diuifione  (perche  quel 
componimento  moflra  maggiore  il  fiprauitnzj)  de  la  co/a  ) 
(^f  parte  perche  quel  tutto  par  che  diuenticapo,  gjr  cagio- 
ne di  e o/è grandi .  6t  concio  fi ache  quelle  co/è  fi  ano  mag- 
giori, che  fino  più  rare ,  gfpiu  difficili  $  la  confideraticn 
de  tocca/ioni,  de  tetà,  de3  lochi,  de  i  tempi, &  del  potere, 
le  ringrandifie  .percioche  quando  fi  ano  fiate  oltra  le  for- 
ze, oltra  l1  età,  jg)  oltra  il /olito  de  gli  equali,  o  nel  tal  mo- 
do, o  nel  tal  loco  ,  o  nel  tal  tempo  j  fg)  le  belle  ,(^ffle  buo- 
ne, (jk  legiuBe  cofi,(^/  i  lor  contrari]  diuentano  maggio* 
ri .  Et  qui  fu  fondato  l'epigramma  in  lode  di  quel  umei- 
tor  degli  Olimpici . 

^Dianzi  un  uilPefiator,  ciò  andar  fòle  a 
Col  ce  fio  in  collo  infin  daArgo  à  Tegea . 
&  Jphicrate  dafèfleffo  lodandofi  >  dijfe  • 

Che  fui,  che  fino. 
&*  quel  cioè  natino  e  maggior  del poflic  ciò  :  percioche  più 
difficilmente  fi confèguifie  *     Onde  è  uenuto  il  uanto  di 
quelToeta* 

€tio 


Libro  Primo.  45 

Et  io  delmiofauer  maefiro  fui . 
e>  inno,  co  fa  grande  la  più  >  (ejf  la  miglior  parte ,  è  mi- 
glior, tìf  maggior  co/a .    fucilo  loco  tocco  <T  ertele  ne  la 
fra  or 'ation funebre  >  quando  diffe3  che  tolta  ma  lagiouen- 
tùrim 'afe  quella  Città  come  rimarrebbe  l'anno  fin^a  la 
Primavera .   €i  quelle  cofìfon  maggiori,  che  a  fin  buone 
à  maggior  ufi .  come/è  ci  feruijfero  ne  la  uccchiezj^a  3  jg) 
ne  le  malatte .    St  di  due  indirizzate  ad  un  fine  quella  è 
maggiore,  &  migliorerei? lì  più  uicina  a  cjfo  fine .  &quel 
lo  ctie  bene  à  noi ,  e  miglior  di  quello  eh' è  femplicemente 
bene .  (gr  quel  ctie  poffibile  e  miglior  de  £  imponìbile  .per 
che  quello  e  fatto  per  noi  ,fy  q  uè  fio  no.  &  quel  che  fi 
comprende  nel  fin  de  la  vita  ,  è  miglior  di  quello  che  non 
nifi  comprende .  perche  le  cofè  cti appertengono  alfine  han 
no  più  delfine .  (g/7  le  cofe,  che  mirano  à  l' efière  fin  miglio- 
ri di  quelle  ,  che  feruono  al  parere .   St  la  diffinition  di 
quel  che  fi fit  per  apparenza  >  e,  che  fé  non  appariffe  non  fi 
farebbe .  0*per  queHa  ragione  lo  riceuer  benefitio potreb 
be  parer  più  eligibile  che3 1  far  bene  ad  altri .  perche  lo  ri- 
ceuer  s'eleggerà  di  farlo  volentieri,  ancora  che  non  fi  deb- 
ba rife pere  :  e  l  beneficar  altri fe  non  fi  tifapeffe  ,  non  par 
che  fi  douejjefitr  volentieri .  ^)  quelle  fono  anco?  miglio- 
ri, che  noi  uolemo  chefiano  più  tofio  ,  chepaia?io .  perche 
s'accattano  più  à  la  verità .   Stperò  dicono  alcvni,  che  la 
giuUitia  epiccwla  cofià  :  per  effer  meglio  il  parer  giufio  che 
te ffcre .    jl  contrario  auuiene  de  la  finità  :  perche  fi  vuol 
più  tofio  cjjer  fino  che  parere .  g^  fto&  che  fono  utili  à 

piu 


4<S  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

più  co/è  y  come  aluiuere  ,  al  ben  utuere  ,  al piacere  ,  fè)  al 
ben  operare .  &*per  quefto  le  ricchezze*  ?$>  la  finita  pa- 
iono grandijfime  :  perche  hanno  tutte  quefte  doti  in  loro  » 
(gjr  quello  e  maggiore  ,  che  non  ha  mole/ha,  (jjp  e  congiun- 
to col  piacere  :percioche  uè  più  duna  cofa  buona  .  e/fendo 
bene  il  piacere,  fg)  bene  l'indolenza .  &>  di  due  co/e ,  che 
s'aggiungono  à  una  medefima  quella  e  maggiore ,  che  fk 
maggior  quel  tutto .  &  le  co/e  che  nel  pojfeditore  appari- 
rono fino  maggiori  di  quelle ,  che  non  appari/cono .  per- 
cioche  tirano  à  l'ejfer  da  uero .  ffiper  quefto  l'ejfer  ricco  e 
maggior  bene  che'lparere .  ($/  quel  eh' è  caro  è  maggior  be 
ne,  a  certi  fi lo,  à  certi  accompagnato  con  altri  beni .  On- 
de che  non  egual  danno  firà  di  perdere  un  occhio  non  ha- 
uendonepiu  d'uno,  che  di  perder  ne  uno  di  due .  Concio- 
jìache  chi  n'ha  un  filo  re  Hi  priuo  di  quel  ch'unicamente 
gli  è  caro .  Hauemo  ora  detto  qua/i  tutti  i  luoghi  donde 
pojftamo  cauar  le perfua/ioni ,  co/iuolendo  confortare,  co- 
me di/confortare . 

Vili. 

A  il  maggior  capo ,  &  principali/fimo  di  tutti 
à  poter  per/uadere,  ($f  ben  con/igliare ,  è  pofi 
fider  tutte  le /òrti  de  gli flati  :  féjfiper  di/Un- 
tamente le  con/uetudinije  leggi  ($f  le  co  fi  utili  particolar- 
mente à  ciafiuno  d'ej/ì  .percioche  da  t  utile  (i  perfiade  ad 
ognuno .  gjr  utili  àgli  flati  fino  quelle  cofi,che  confer /co- 
no à  la  lor  confiruatione .  Oltre  di  queHofino  d'autorità 

gli 


Libro  Primo .  47 

gli' editti  de  fuperiori  ;  jg)  quefti  fino  di  tante  fòrti  3  di 
quante  fono  gli  stati .  Et  le  fòrti  de  gli  flati  fono  quattro  >   f^y  Jt  J 
cioè  Democratia,  Oligarchia,  oAriftocratia  3  (efr  éMonar-    /f^  /  •    *f. 
chia  .per  modo  che3  Ifuperiore  >  fg}  quel  che  determina  3  0 
farà  una  particella  di  quefti  flati  3  ofarà  lo  flato  tutta . 
La  Democratta  e  una  C  ittadinanzji  popolar  e  >  ne  la  quale 
i  Magistrati  fi  diftribuifono  à fòrte .  V  Oligarchia  ,  un 
gouerno  di  pochi ,  doue  gli  officij fi  danno  fcondo  lefkcul- 
tà .  U  Ariftocratia,  un  reggimento  d 'Ottimati, doue han 
no  grado  1  Cittadini  fecondo  che  fino  difciplinati3  inten- 
dendo però  di  quella  di/cip  lina,  che  Ha  ne  le  leggi  .perciò- 
che  quelli  che  non  fi  partono  dagli  ordini  Uggitimi  fono  i 
capi  di  queflo  gouerno .  St  e  neceffario,  che  quefti  tali  ap* 
p  anfano  ottimi  ,  onde  uien  loro  queflo  nome  d  Ottimati. 
La  Monarchia  e  fcondo  il  fuo  nome  quella  ne  la  quale 
uno  e  principe  di  tutti .  &)  quefla  fidiuide  in  due  :  de  le 
quali  una  procede  fcondo  un  certo  ordine  y($f  chiamafi 
Regno .  V  altra  e  di/ordinata ,  ($f  dice  fi 'Tirannide .  fi 
fine  ancora  bifgnafapere  di  ciaf  una  Cittadinanza .  per- 
che he  tutte  eleggono  difkr  quelle  co f,  che  tendono  alfine, 
fi  fine  adunque  de  lo  flato  popolare  e  la  libertà  :  di  quel 
de  pochi  le  ricchezze,  di  quel  de  gli  Ottimati,  le  cof  che 
fanno  à  la  diftplina  ,  &  offeruan-^a  de  le  leggi .  Et  de  la 
Tirannide  il  guardar  fi,  q)  t  affé  curar  fi .  é*  dunque  chia- 
ro ,  che  ci  conuiene  hauer  di  fi  imamente  notitia  de  le  con- 
fuetudini,  de  le  conftitutwni  ,&dele  commodità  che  ten 
dono  alfine  di  ciaf  uno  flato .  percioche  quefle  cof  fino 

elette 


48  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

elette  da  noi  come  me^zj  >  che  ci  conducono  n  quel  fine , 
Ma  conciojìa  che  teffer  creduto  s'acquisii  col  parlare >  che 
non fòlamenteh  abbia  lefue  dimoUrationi -3  ma  che  fifoni 
fico  ancora  ilcofiume  di  colui3  chetarla ,  (per cloche  fale- 
rno credere  al  Dicitore  fecondo  diche  conditione  cifimo- 
flra .  (^f  quefio  è  quando  ci  s'appr efinti  buono  fò  che  ci  no 
glia  bene  >  0  che  habbia  tuna  cófa ,  &  l'altra  )  ci  conuerr 
rebbe  effir  informati  delcoftumefò  natura  di  ciafiuno  s~ìa- 
to .  offèndo  che  à  ciafiuno  d'effidineceffitàfiperfiuada  fk- 
ciliffimamente  quel  eh' è  di  ciafiuno  p  articolar  natura .  Et 
la  cognizione  di  quefte  nature  ficauerà  da  le  medefime  co- 
fe3  che  fi  fon  dette .  perche  le  nature  fi  comprendono  da  i 
proponimenti  :  &  1  proponimenti  fi  riferifiono  alfine . 
*2)f  le  cofi  adunque  ,  chefknno  di  mefiien  à  quelli  che  uo- 
vliono  confortare  3  cofi  future ,  come  prefinti ,  ^)  donde  fi 
hanno  à  trar  le  perfuafioni  perche  fi presli  lorfcde  3  quan- 
do fi  tratta  defittile .  fg/per  quali  mezjy,  (g-r  comepoffia 
mo  hauer piena  cogmtione  de  le  nature .,  ($r  de  le  conftitu- 
tioni  degli  flati  %  s'è  detto  à  b  affanna  ,  per  quanto  fi  ri- 
chiede a  laprefinte  materia  :  percioche  più  diligentemen- 
te n'habbiamo  trattato  ne  la  Politica . 

IX. 

Ora  diciamo  de  la  menù  >  &  deluitio  >  ($f 
dethoneflo  3&*  del  brutto .  per cioche  qucsli 
fino  ifigni^à  i  quali  drizzano  le  loro  intenùo- 
m  quelli^  che  lodano^  &  quelli  che  biafinano .  6t  auuerrà 

che 


Libro  Primo.  t  43 

che  dicendo  di  que  Beco/è  chiariremo  infieme  queu  altre  x 
ferie  quali  fi  amo  tenuti  duna  qualche  condottone  inquan- 
to al  co  fiume .  fiche  dicemmo  dianzj,  ch'era  la  feconda 
flette  dipruoua  .perciocheper  una  medeflma  uiapoffiamo 
far degni  di  fede  cofinot  come  gli  altri  inquanto  à  la  parte 
defier  uertuofì,  ($f  da  bene  .  <y\ia  perche  fuole  auucni- 
re  dhauerfpejfe  uolte  a  lodare  co  fi fludiofamente  comefn 
za  (indio.,  non  filo  uri  intorno  3  0  un  T^io,  ma  le  co/e  inani' 
mate,  $9  de  gli  ^Itri  animali  qualunque  fi fa  $  bifigna  an 
cora  di  quefle  cop pigliar  le propofittoni  nel medi  fmo  mo- 
do, e  hauemo  fitto  ìiel genere  ddtber attuo .  Siche  diciamo 
àncora  d'effe  qualche  co/a  per  modo  deffempio . 

V Honc  fio  adunque  è  quello  ,  cti effendo per  ffleffo  di- 
cibile y  è  anco  degno  di  lode  $  ò  uero  quello ,  ch'effaido  be- 
ne',  e  anco  ddetteuole perche  e  bene .  6t  fi  l'Honefio  e  cofi 
fatto  ;  di  neceffità  figue  che  la  uertu  fia  tale .  percioche  e  fi 
fèndo  bene,  e  laudabile  .  Et  la  uertu  (come  credono  alcu- 
ni) e  una  certa  facultà  di  produrre  3  ®*  di  confiruar  le  co- 
fi  buone  •  &  difkr  molti  3  fg)  gran  beni  >  anzj  ogni  bene 
in  ogni  cofi. 

Parti  de  la  uertu  fino  Giusìitia,  Fortezza ,  Tempe- 
ranza, 3Vlagmficenza>  Magnanimità,  Liberalità, Man- 
fuetudinc,  Prudenza,  fg)  Sapienza  .  Mora  è  necejfario^ 
che  quelle  uertu  fi  ano  maggiori  di  tutte  ,  che  più  fino  utili 
àgli  altri  .già  che  s'è  diffinito  ,  che  la  uertu  è  una  facilità 
di  far  bene  fitto  .  &per  quefia  cagione  fio pr a  tutti  iuertuo 
Jìs'honorano  quelli  che  fin  giùfii  :  &  quelli  che  fin  fior  ti. 

G         perche 


5  o  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

perche  la  fortezza  ne  la  guerra  >  &  lagiuHitia  ancor >  ne 
la  pace  è  utile  àgli  huomini.  T)opo  queflifòno  honorati 
i  liberali :9  perche  donano  largamente ,  0*  non  contendono 
del  dinaro  ;  il  quale  è  da  gli  altri  Jòmmamente  appetito . 
E"  la  giufiitia  quella  uertu  perla  quale  ciafiuno  ha  quel 
cVefùo>  $  fecondo  la  legge .  É  l'ingiuflitiaper  la  quale 
ufùrpano  le  co/e  d altri  >  non  come  comanda  la  legge .  La 
Fortezza  è  quella  per  la  quale  fé mo  h  abituati  ne3  pericoli 
àfkr  opere  ualorojfè  3  come  la  legge  comanda  ;  e>  per  la 
quale  fimo  minifiri  ffl  defenfirt  d'ef/k  legge.  Et  la  timi- 
dità è  il  foo  contrario.  La  Temperanza  quella  perla 
quale  ci  regoliamo  ne3 piaceri  del  corpo  come  la  legge  co- 
manda :  ^r  l'Intemperanza  il  fio  contrario .  La  libera- 
lità quella  difiuuenir  co  i  danari  >  ($f  la  fiarfezjji  il  fuo 
'  contrario .  La  magnanimità  s'intende  quella  che  fit 
gran  benefit ìj  :  (jjf  la  magnificenza  quella  y  che fit  grandi 
ffefi .  Et  gli  oppofiti  loro  fino  la  mefihinità  >  &  la  gret- 
tezza. L a  prude nza  e  quella  uertu  de  la  ragione > per  la 
quale  cipoffiamo  rettamente  con  figliar  e  circa  quei  bem^  et 
quei  mali  che  difiprafifin  detti  che  appertengono  à  la  fe- 
licità .  Et  de  la  njertu .,  M  del  uitio  s  fg)  de  le  lor  parti 
s'è  detto  uniuerfialmente  à  baftanzjtper  quanto  fi  richiede 
a  la  prefinte  materia .  V  altre  cofè  honefle  non  fino  diffi- 
cili àfitpere .  E/fendo  chiaro  ^che  di  neceffità  le  cofè  che  fan 
no  uertu  fono  honefle  :  percioche  à  uertu  fino  ordinate . 
g)  ancora  quelle  che  da  la  uertu  fin  fatte .  e>  queflefono 
cofitfigni  come  l'opere  d'effe .  Et  poi  che  ifiegni^tgli  altri 

tali 


Libro  Primo.  51 

tali  effèttiò paffloni,  che  procedano  dal  bene,  fono  honefii^ 
qualunque  fino  toperationi  de  la  fortezza  ;  0  ifigm  de  la 
fortezza  >  0  le  co/e  che  fortemente  fino  operate  ,•  è  necejfa- 
rio  chefìano  medefìmamente  honefle .  Cofi  quelle  cofi  che 
fingiufie  >  0  giustamente  fatte ,  fino  ancor  ejfehonefle  : 
ma  non fino  già fimi/mente  honefle  lepajfioni  che  procedo- 
no da  lagiuflitta  .perche  in  queflafòla  uertu  non  èfimpre 
honejlo  quel  che  giufl  amente  fi patifie .  anzj  à  gli  conden- 
nati  è  più  uituperio  di  patir  guittamente  >  che  di  patire  à 
torto .  Et  ne  l'altre  uertu  s'intende  honejlo  ogni  cofi  nel 
modo  che  s'è  detto  de  la  fortezza .  E  quelle  cofi  fino  bone 
fle  e  hanno  per  premio  thonore.  St  quelle  e  hanno  per  pre- 
mio più  toflo  thonore  che' l  dinaro .  €t  de  le  cofi ,che  fi eleg 
gonoà  fare  quelle  fino  honefle  3  che  fi  fanno  per  interejfi 
proprio .  Et  quelle  che  affo  lut  amente  fin  buone >come  quel 
le  che  fi  fanno  per  la  patria  3  non  curando  [utilità  di  fi 
medefìmo .  6t  quelle  che  fon  buone  naturalmente ,  Et  le 
buone  non  à fi  particolarmente  .perche  le  buone  ufi  fteffi 
par  che  fi  faccino  per  proprio  interejfi .  Et  quelle  3  che  fi 
fògliono  accommodar  più  tosilo  à  i  morti  che  ài  uiui  .per- 
che quelle  che  s '  accommodano  à  i  uiui paiono  più per  noflro 
conto ,  (3jr  l opere  fitte  da  noi  per  conto  et  altri,  perche  han 
no  manco  de  t  interejfi  proprio .  E' l procurar  bene  l altrui 
cofifinzjt  noslro profitto .  Et  quel  che  s'adopera  in  bene- 
fitio  de3  benefattori  *percioche  è  atto  digiuflitia  à  ricono- 
fcerli .  &  tutti  1  benefit ij  è  la  fine  :percioche  non  fino  per 
noflro  conto ,  Et  le  cofi  contrarie  à  quelle  de  le  quali  ci 


iterro- 

4> 


5 1  De  la  Rettorica  cT  Ariftotile 

uergogniamo fino  honeBe .  peràoche  cifilemo  vergognare 
dicendo >  o  facendo  3  o  uolendo  anco  dire  o  fare  co/è  brut- 
te .  come  poeto  Safo3  che  dicendole  Alceo . 

Io  tei  direi  ma  pei  vergogna  il taccio. 
le  riffofi . 

Sozxppenfierconuien  che3 1 cor  ti  tocchi 

Toidfà  moftrarlo  fuor  vergogna,  ($f  tema 

Ti  fon  freno  a  la  lingua  y  e>  uè  lo  àgli  occhi. 

Honefie  ancor  a  fono  quelle  cofi y  per  le  quali  ci  affanniamo 

fenza paura  ;  perche  quei  beni y  che  fino  indirizzati  à  la 

gloria  fi no  di  quefla  conditione.  Et  le  uertu  &*  l'opere  di 

quelli  che  fino  più  eccellenti  di  natura  fino  maggiormente 

honefie  ;  come  quelle  de  thuomopiu  di  quelle  de  la  donna. 

Ut  quelle  y  che  fino  di  più  godimento  àgli  altri  3  che  àfè . 

&  per  quefla  cagione  ilgwfto,  0  la  gì  ufi  iti  a  è  cofi  ho  ne- 

fi  a .  e>  uendicarfi  des  nemici  più  tofto  che  riconciliar  fi con 

loro  .per cioche  da  l'un  canto  lo  ritribuire  e  cofiagiufia .-  et 

quel  eh3 e  giuflo  e  anco  honefto .    T>a  taltro  il  non  patir 

d'eJfèrumtOj  e  cofa  da  forte .  Stia  uittoria>  &f  l'honorey 

fino  nel  numero  de  le  cofi  honefie .  Che  quantunque  non 

cifiano  di  profitto , fino  nondimeno  eligibdi,  &  dimoftra- 

no  eccellenza  di  uertu .  St  le  cofi  che  fi  fknno  per  celebrar 

le  memorie  deglihuomini>  &  di  quefiè  quelle  che  fin  mag 

glori y  fino  maggiormente  honefie .   Et  quelle  che  cifiguo- 

no  dopo  la  morte  :  et  quelle  che  fino  accompagnate  da  tho 

nore .  Et  le  cofi  delitiofi,  et  quelle y  che  fino  in  un  filo  fino 

pu  honefle  ^perche fino  più  memorabili.  6t  quel  chefipof 

fede 


Libro  Primo.  jj 

fiede  fèmg  cauarne  frutto  :  perche finopiudalibera.lt.  Et 
le  co  fi  che fino  proprie  à  quefii  o  à  quelli.  &  quelle  che  fin 
fègm  de  le  cof è  lodate  appo  ciafiuno,  come  in  Lacedemonia 
ilnotrir  de'  capelli .  percioche  erafigno  di  libertà,  non  ef- 
fóndo filale  à  uno  in  capelli  far  opera  firuile .  &  non  efi 
fir citare  alcun  arte  meccanica .  percioche  il  non  uiuere  ad 
altri  e  cofia  da  huomo  libero . 

Et  i(o  le  rido  co/ì  lodare  ^  come  uituperare  ci  hauemoà 
firuire  ancor  di  quei  nomi,  che  confinano  co  i  uitìj  ò  con  le 
uertùj  in  uece  di  quelli  che  rihanno  la  propria  fignificatio- 
ne .  come  d'un  cauto, dir  che  fi  a  timido  $  dun  animofi,  che 
fi  a  mfidiatore .  Quando fia fiocco  ,  chiamarlo  buona  per- 
fiona  j  quando  ftupido ,-  dirlo  manfùeto .  ^Pigliando  il  no- 
me di  ciafiuno  da  quel  che  li  figlie  apprejfo .  &  uolendo  lo 
dare,fimpre  uerfi  il  meglio,  come  quando  uno  èfiiz^pfiy 
sfurio/o }  nominarlo fimp/ice ^  libero .  Et  cluno  ano 
gante  dir  eh  abbia  delgraue,  &  del  gran  de .  Dando  an- 
cora il  nome  delauertùà  quelli  che  trapajfimo  i  termini 
d'ejfia .  come  farebbe  a  nominar  forte  >  uno  chefojfi  auda- 
ce :  (tff  liberale  uno  chefojfi  dtjfipatore .  perche  questo  e 
un  parer  qua  fi  commune  ,  -g)  uno  inganno  ragioneuo/e . 
conciofiache  fi  uno  fi  mette  à  pericolo  doue  non  bifgnas 
tanto  più  parrà,  che  m fi debba  mettere  per  le  cofi  henefle. 
Et  fi  uno  è  largo  con  tutti  -,  parrà  che  debba  effere  ancora 
con  gli  amici  :  percioche  fir  bene  à  ognuno  e  fòpr  abbon- 
dammo, di  uertù .    Douemo  confederare  ancora  apprejfo  di 
chifiloda  ;  percioche  (come  fi  lem  dir  Socrate)  non  e  dif- 
ficile 


5  4  De  la  Rettorica  d'Arlftotile 

fiale  lodargli  Atheniefiy  tra  gli  zAtbeniefi.  Bifògna  dun- 
que) fecondo  che  l'buomofitruoua,  l  fi  a  gli  Scitico  fra  gli 
Lace  demoni  y  o  fi  a  ì  Filofofiy  dir  cofi  che  apprejfo  di  loro 
fiano  tenute  degne  dhonore  y  come  fi  uer amente  foffero . 
Et infòmmaridur l 'honoreuo/e  à  thonefio .  poiché  Inno 
far  chefia  uicino  à  l'altro .   HonesJefino  ancora  quelle  co 
Jè>  che  fi jknno fecondo  che  s'affetta  à  chi  le  fa .  come  fa- 
rebbe cofa  degna  de  gli  firn  anteceffori  :  q)  degna  de' fitti 
p affati  .percioche  felice  y  ffl  bella  cofa  e  y  d  andar  fi  au  an- 
dando tuttauia  ne  gli  honori .  0  uer  amente  faranno  ho- 
nette  y  fi  fi fitnno fuor  di  quel  che  s'affetta  :  quando  fi  uà 
megliorandoy  (sfacendo  co  fi  più  degne .  come  fi  uno  po- 
fio  in  buonafortuna  foffèmodefio  :  ò  uno  sfortunato  ma» 
gnanimo  :  o  uno  ringr andito  foffe  diuentato  migliore  y  (j$f 
più  benigno .    ^De  la  qual  fòrte  fino  quelli  effempi  detti 
innanzjiy  come  quel  d  fficrate . 

Che fui  y  che fino . 
&*  quello  deluinckor  de  gli  Olimpici. 

Tìianzj  un  uilpefiator .  &c. 
g)  quel  di  Simonide  in  commendatone  de  la  benigniti 
d'tArchedice  y  Ancor  ch'ella  foffe 

Di  Tir  anni fòrellay  {£/ figlia*  ($f  sffofà . 

Et  conciofiache  la  laude  nafia  da  l'attioni  y  O*  che  fia 

proprio  deluirtuofò  operar  con  proponimento  s  fideue  ten 

tar  di  mostrare >  che  colui  che  laudamo  habbia  operato  di 

fuo  configlio .  Et  per  far  che  ciò  paia  ygioua  à  dire  y  che 

fbabbia  fatto  più  mite .  Onde  che  le  cofèy  che  s'abbattono 

à  efere  y 


Libro  Primo.  55 

à  effere,  &  che  per  fortuna  ci  rie/cono  $  s hanno  à  mette- 
re) come  fé  noi  l'hauefpmo fitte  con  proponimento  di  far- 
le . perche  quando  raccontiamo  d'hauer  operato  molte  co- 
fi  >  ft)  fiwdi  $  par  che  facciamo  figno  dhauer  operato  per 
uertu,  &  con  proponimento .  E  la  lode  un  parlare,  che  di 
chiara  la  grandezza  de  la  uertu .   Onde  che  uolendo  lau- 
dare s  bifigna  dimoftrare  che  l' anioni  di  quelli  che  fin  latt 
dati  pano  grandemente  uertuofè .   6t  l'encomio  la  celebra, 
tion  de  l'opere  fatte .  V altre  circonpantg  poi  ,  che  u  In- 
ter uengono  ,  come  farebbono  la  nobiltà  >q)  la  di/cip  lina 
de  laperfòna  lodata  ,  aiutano  à  fhr  credere  ,  che  le  laudi 
che  le  fi  danno  fin  uere .  perche  ueripmilcofa  e, che  da  bua 
ni  padri,  ^  buoni  maeftri  uengano  buoni pgliuo  li, ffl  buo 
ni  difcepoli .  EtperqueHo  e,  che  ufiamo  di  celebrar  quel- 
li che  hanno  operato .  effèndo  che  l'opere  pano  figni  degli 
habiti.percioche  lodar  emmo  ancora  quelli  che  non  hauefi 
profitto  cofa  alcuna, fi  credefpmo  chefoffero  tali .  Oltre 
al  laudare  il  quale  è  un  r ingrandir  la  uertu,  è  il  celebrare 
clfè  de  fatti ,  che  nafiono  da  ejfis  ci  fino  il  chiamare  al- 
trui felice,  &  lo  riputar  beato .  che  l'uno  ,  &  t  altro  fino 
una  medepma  cofa  fa  loro  ;  ma  diuerfa  dal  lodare  ,  &) 
dal  celebrare .  C  he p  come  la  felicità,  ò  la  beatitudine  com 
prende  la  uirtu  -,  cop  colui  che  felice ,  0  beato  men  chiama- 
to, s'intende  ch'in  un  medepmo  tempo pa  lodato,  (gjr  cele- 
brato .    £Ma  la  laude,  e'I  conpglio  hanno  unaffietie  com- 
mune  infia  loro  :  perche  di  quel  che  ci  fruiamo  in  un  loco 
per  conpgliare ,  in  un'altro  uaria?ido  il  modo  del  parlare  3 

ci 


5  6  De  la  Rcttorica  d*Ari(lotiIe 

eipo/fiamo  ualer  per  celebrare .   Siche  fapendo  quali  co/e 
fono  quelle  >  che  s*  hanno  àfhre,  &  di  che  qualità  glihuo- 
mini  debbono  e/fere  ;  de  le  co/e  mede/ime  mutando  >  &)  ri- 
uolgendo  la  maniera  del  dire  >  cipoffiamo  ualer  per  confi- 
gli are  .  come  fi  fi  dice/fi .  Bifògna  compiacer  fi ^non  di  quei 
beni  che  ci  ucngono  da  la  fortuna  3  ma  che  confifiono  in  noi 
me  defimi .  QueBo  detto  naie  per  con  figlio .  Se  fi  di  ce  poi . 
Co  fluì fi compiace  non  di  quei  beni  che  la  fortuna  li  porge; 
ma  di  quelli  >  che  procedono  da  luifiejjo .  queBo  jèrue  per 
laude .  Onde  che  uolendo  laudare ,  hauemo  à  confederar 
quel  che  configgeremmo  .  &  uolendo  configliare  j  quel 
che  lauderemmo .   <iMa  quefle  due  forme  di  dire,  e  necef 
fario  chefiano  contrarie  infra  loro .  perche  luna  uà  con  la, 
prohibitione  >  &  l 'altra  no .    Bi/ogna  ancora  in  queBa 
pratica  del laudare  ufar  molte  di  quelle  e  ir  confante  che 
danno  accrefiimento  à  le  coje .  come  farebbe  à  dire .,  che 
qualch3 uno fu/fe fiato  à  condurre  una  co/a3  o filo /ò  primo  y 
o  con  pochi  s  o  e//o  principalmente  >  per  cioche  tutte  quefle 
fi  portano  con  loro  degnila .  ^)  raccontare  ancora  >  in  che 
tempo j  &  con  quale  occafione  ilfaccf/è  .perciochefiruono 
àmofirare  >  che  l  fitto  /offe  maggiore  5  che  non  s'afietta- 
ua .  6t  che  molte  uolte  habbia  fatto  dme  de  fimo  >  &  fem- 
ore bene .  percioche  queBo  fa  parer  la  co/a  grande  :  ^-) 
moflra  che  non fia fiat  a  fatta  à  ca/ò^ma  per/uo  proprio  con 
figlio .  Etcofidir  anco,  fi  per  conto  diluì  >  ò  per  rteonofei- 
mento  del fuo fatto  fi  farà  trouato  moltamente  9  ò  in/ìituito. 
qualche  cofaper  incitare  e>  honorar  gli  altri  che  facciano 

ilmede- 


Libro  Primo,  57 

il  me  de  fimo .  0 fi  fora  Fiato  il  primo  adejfèrne  celebrato, 
come  fu  Hippoloco .   Et  primamente  honorato  come  furo- 
no  oArmodto ,  &  Arittogitone  :  à  1  quali  furono  pofle  le 
prime fiat  uè  in  forte .  Et  co  fi  me  de  firn  amente  douemo  fie- 
re ne  gli  contrari]  ,  uolendo  aggr aitare  una  cofi  malfatta  • 
Etje  quanto  à  1  meriti  di  colui  e  he  fi  toglie  à  laudare,  non 
hauette  molto  che  dire  ,•  bifogna  correre  à  compararlo  con 
altri  ;  comejòleuafitre  ffocrateper  la  pratica  ebauea  ne 
t  or  ottoni  giuditiali .  Ma  la  comparatane  fi  deuefiire  àpa 
vagone  di  qualche  perfino  fimofà  -.perche  in  quefto  confi- 
tte Lacere/cimento,^  la  degnità  ,  che  la  perfino,  laudata 
fifkccia  migliore  di  quelli ,  che  fin  uertuofi ,  &>  da  bene . 
6t  ragioneuolmente  quefla  amplificatone  ritorna  à  laude, 
perche  e  fondata  ne  teccejfo .   Et  Lecccffo  e  tra  le  cofi  bone 
fie.   Et  per  questo  quando  ben  cifojfe  da  compararlo  con 
perfine  fimefi  5  no?j  fi dc.e lafiiar di  far la  comparatione 
con  altri,  poiché  Le  e  ceffo  mottra  dtfignificarla  uertu .  fn 
fimma  di  quefit  firme  communi ,  chefiruono  ad  ognifir 
te  d'or  ottone ,  LuAmp li ottone  e  più  appropriata  al  genere 
demofir  attuo  :  perche  quelli  che  lo  dono, 0  biafimano, han- 
no per  figge  ito  l'oper 'ottoni,  che fin  chiare,&  accettate  da 
tutti .  Onde  che  non  accadendo prouarle  ;  non  hanno  dipoi 
bifigno  ,fe  non  ctejfei  uefltte ,  fg)  ornate  di  grandezza  , 
ftf)  di  bellezza .   Et  come  Ls/lmpltatione  al  genere  dimo- 
fir  attuo ,  cofi  gli  effe  mpt fino  appropri atiffimt  al deltbera- 
ttuo  .percioebe  do  le  cofi p affate  pigliano  à giudicare  quafi 
indouinando  de  iauuenire .   Et  gli  Sntimemi fino  più  oc-  ■ 

H         commo- 


58  De  la  Rettorica  d'Ariftotilc 

commodati  al  genere  giudiciale .  Conciofiache  trauaglian- 
dojì  info rno  al  fatto }  fifr  dubitando  fi  de  la  fua  cenema  ,• 
ha  maggiormente  bifogno,  che  fé  n'affegni  la  cagione,^  fi 
uenga  a  la  dimoflratione  per prouarlo.  Et  fin  qui  hauemo 
detto  donde  fi  cauano  le  lodi,  e  1  biafimi  quafi  tutti .  &  a 
che  douemo  mirare  uolendo  lodare  0  biafimare .  St  donde 
fideriui  il  celebrare,  e'luituperare .  percioche  congiunta- 
mente co  1  luoghi  de  la  laude ,  uengono  dichiarati  ifuoi  con 
trarlj  ,&  dai  contrarìj fi  cauano  i  mtuperij . 

X. 

Ora   quanto  à  l'accufare  ,  &  difendere  $fi 
harebbe  continuatamente  à  dire  di  quante  co- 
fi,&  di  quali  fi  formano  gli  argomenti  del  ge- 
nere giuditiale  .  Et  per  quefìo fare, bifògna, che  l'Oratore 
fàppia  tre  cofe .   La  prima  da  che  cofi,  fg)  da  quante  fino 
moffigli  htiomini  àfare  ingiuria .  La  feconda  ,  come  fono 
difpoBi  coloro  ch'ingiuriano .  La  terza  quali  ,  &*  come 
fin  fatti  quelli  che  fino  ingiuriati .    Diffinito  eh  aremo 
adunque  l'Ingiuria  -3  continueremo  il  reslo .    Or  fia  l'In- 
giuriare un  nuocere  altrui  udendo  contra  la  legge .   La 
legge  e  di  due  forti,  0  propria,  0  commune .   Chiamo  legge 
propria  quella,  per  mezzg  de  la  quale  fritta  fi gouer  nano 
le  Citta .   Et  commune  quella  che  par  che  s'accetti  uniuer 
falmente  da  tutti  :  ancora  che  non  fia  feruta .    ZJ  olendo 
s'intende  far  colui, che  fa  quel  che  fi  fa,  0f  none  forzato . 
D^on  e  pero  che  le  cofe  che  fi  fanno  uolontariamente  fi  fac- 
ciano 


Libro  Primo.  5P 

cianofimpre  conpropofito  di  farle  :  ma  fi  bene  quelle,  che 
fi  fanno  con  proponimento ,  fi  fanno  fimpre  difaputa  di 
chi  lejk .  perche  non  e  mai  ueruno  che  fin  ignorante  di  quel 
che  fi  propone  di  fare  ejfo  medefimo .    Le  co/e per  le  quali 
ci  proponiamo  di  nuocere, gj  di  commetter  male  contro  U 
difioftion  de  la  legge,  fino  due  :  la  Malitia  ,  fgj  fmconti 
nenza .  perche  ognuno  che  fi  truoua  uitiofi  ,  ò  d'uno  ,  b  di 
più  uitìj  che  fi  a  macchiato  m  quel  che  s'abbattono  a  pec- 
car effifigliono  ingiuriar  altri .  come  l'Auaro  fk  torto  al- 
trui per  conto  de  la  robba  :  l'intemperato  per  li  piaceri  del 
corpo  :  un  molle  per  infingardi  a  :  &  un  timido  per  fuggi- 
re i  pericoli  :  perche  per paura  abbandona  i  compagni,  che 
fono  al  me  defimo  rifihio  con  lui .  Cofi  t  Ambitiofò  per  l'ho- 
nore  :  l' iracondo  per  ifiizxa  :  un  fiperchieuole  per  uince- 
re  :  un  ofimatoper  uendicarfi  :  un paz^o  perche  non  ha  co 
nofienzji  ne  delgiufio,  ne  de  l'wgiu&o  :  q)  uno  sfaccia- 
to  i  perche  tien  poco  conto  de  la  riputazione .  fg)  cofi  cia- 
fiun  altro  uitiofi  circa  ciafiuno  de  gli  obietti  loro .    £Wa 
di  quefle  cofi ,  parte  s'è  dichiarata  doue  hauemo  parlato 
de  le  uertu  ,  &  parte  fi  dichiarerà  doue  parleremo  de  gli 
affetti.   Re/la  bora  à  diuifare, perche  s'ingiuria  :  come  fin 
fittii  gt  ingiurio  fi  :  &  chi  fon  quelli  che  fino  ingiuriati . 

La  prima  co  fa  adunque  racconteremo  quelle  cofi,  per  de 
pderw ,  b  per  odio  de  le  quali  ci  mouemo  a,  fare  ingiuria; 
perche  chiara  cofi  è,  che  à  feAccufitorefa  mefiiero  di  con 
fiderar  quali, &  quante  ne  fino  ne  l'Auuerfarw  di  quel/e, 
per  defiderio  de  le  quali  gli  huominifino  indotti  a  far  in- 

H     2  giuria 


60  De  la  Rettori  ca  d'Ariftotile 

giuria  altrui .  St  da  l'altro  canto  che  l  reo  dette fapere  qua 
Ih  ftj  quante  fon  quelle  che  nonfino  in  lui ,  per  poter  fi ficu 
fare  .    Ognuno  fa  ogni  cofa,  o  dafc  Puffo  ,  o  non  moffb  da 
fé .  De  le  co/e  che  l'huomo  non  fa  dafé  ,  alcune  fi fanno  à 
cafò  ,  alcun  altre  per  neceffità .   St  di  quelle  che  fi  fanno 
per  neceffità,  alcu?ieperforzjt,  alcune  per  natura,  per  mo 
do  che  tutte  quelle ,  che  non  facciamo  da  noi  ,  ci  uen^ono 
fatte,  o  per  fortuna,  oper  natura ,  o  per  forza .   T>e  l'al- 
tre, che  facciamo  da  noi ,  &  che  noi  me  defimi  ce  nejiamo 
cagione  ;  certe  fi  fanno  per  confuetudme,  certe  per  appeti- 
to :  (^f parte  per  appetito  ragioneuole ,  &  parte  per  non 
ragioneuole.   ^Appetito  di  bene  con  ragione  è  la  uolontà . 
perche  neffuno  uuole  altro,  che  quei eh 'ei  ere de,  che  fa  be- 
ne di  uolere .   aAppetitifinzji  ragione  fino  due,  l'ira ,  g) 
la  cupidigia .   Onde  che  tutto  quello,  chef  fa,  eforzj.  che 
fi  faccia  perfette  cagioni  .per fortuna  :  per  forza  :per  na- 
tura .-per  confùetudtne  :per  ragione  :  per  ira  :  &per  con 
cupifienza .  Diuiderpoi  queUe  cagioni  de  t anioni  huma- 
ne  fecondo  l'età  ,  o fecondo  gli  habiti,  o  in  altri  capi  firn  ili, 
e  di fòuer  ch'io  .perche fi  bene  igtouinifòno  quelli,  né"  qua- 
li fi  truoua  quefto  accidente  d'effer  iracondi,^ '  uogliolofi; 
non  e  pero,  che  quel  che  fanno  proceda  da  la  gioventù,  ma 
da  l'ira,  ($f  da  le  uoglie,che  in  quella  età  figliano  auueni- 
re .  St  co  fi  i  ricchi,  e  ipoueri ,  che  che  fi  facci  ano,  non  ne  fi 
no  cagioni,  ne  le  ricchezze  ne  lapouertà  :  ma  ipoueri  per 
effer  bifignofi  hanno  per  accidente  di  bramar  la  rebba  :  e  i 
ricchi  per  ejjèr  licentiofi,fin  uaghi  di  piaceri  j  che  non  fono 

necejfarìj. 


Libro  Primo.  Si 

.  neccffhri] .   Onde  tutto  quello  che  fanno  ancor  queUi^non 
lo  fanno  mojfida  l'ejjer  ricchi  yoda  lefferpoueri  :  ma  fèl- 
lamente fjjinti  da  la  cupidigia .  fi  me  de  fimo  auuiene  a 
giuili>  (gjr  àgli  ingiusti  :  &  cofì  à  gli  altri }  che  hauemo 
detto j  che  operano  fecondo  gli  h  abiti  .perche  tutti  fono  in- 
dotti da  le  cagioni  medefime  :  cioè  da  la  ragione  3  odala 
paffìone  $  ma  i  ragioneuoliper  mezjj)  de  i  lor  coflumi  >  ($f 
de  le  loro  ajfetttoni  buone .  &  gli  appaffionati  per  lo  con- 
trario .   Suole  ben  auuenire,  che  fecondo  3  che  fino  buoni \ 
o  e  attilli  gli  h  abiti ,  cofì  ne  fèguono  buone  o  male  diffofitio 
ni  :  per  cloche  uno>  che  fa  temperato  per  la  fua  temperan- 
za haueràper  auucntura  in  unfubito  buone  oppemoni^ 
buoni  defiderijycirca  i piaceri .  Et  circa  i  medefmi  auuer- 
rà  il  contrario  d'uno,  (he  non  fa  temperato  .  Onde  che  do- 
uemo  lafiiar  andare  queflo  modo  di  diuidere .  et  nondime 
no  hauemo  à  confi derare ,  quali  di  quefli  capi .  da  quali  di 
ffofitionifiano  filiti  ctejjèr  accompagnati  :  che  non  tutti 
hanno  compagnia  :  perche  Ceffer  bianco  >ò  nero,  ò  grande, 
e  picciolo,  non  fi  tira  dietro  muna  confi  quenzjt  d'altre  in- 
clmationi .   £M.a  da  l' ejfèr  giouine  ,  o  uè  echio  ,  ogiufto  ,  o 
ingiufto  ;  già  fi  uè  de  ,  che  ce  differenza .   Et  infimma 
s 'hanno  à  confederar  tutti  quelli  accidenti ,che figliono  far 
dmerfità  di  coflumi  negli  huomini .  fi  come  diuerfi pojfon 
parere  in  qualche  parte,  fecondo  ,  che  à  thuomopare  defi 
fer  ricco,  opouero,  o  fortunato ,  o  sfortunato .    Ma  di  ciò 
parleremo  dipoi .    diciamo  hora  primamente  de  l'altre 
cofi  che  reftano  .  Sono  le  cofi  che  procedono  da  la  fortuna 

quelle 


6%  De  la  Rettorìca  d'Arifiotilc 

quelle  che  non  hanno  la  lor  cagion  determinata  :  q)  che 
non fi fanno fègnat amente per  un  fine,  nefimpre,  ne  come 
il  più  de  le  uolte ,  ne  con  ordine  alcuno .  fiche  fi  uè  de 
chiaramente  da  la  dijfinition  de  la  fortuna .  Le  naturali 
fino  quelle  ,  che  fi  portano  la  lor  cagione  congiunta  con 
effe  :  &  che  ordinariamente  procedono  .perche  ofimpre  , 
ò  come  il  più  de  le  mite  auuengono  in  un  mede  fimo  modo  : 
che  quelle  che  fino  oltre  al  naturale,  non  fa  mifiiero  di  cer 
car  diligentemente,  fi  uengon  fattelo fecondo  un  certo  na- 
turale ,  o  pur  fecondo  qualche  altra  cagione .  €t  potrebbe 
parer  taluolta,  che  nefoffe  caufa  ancor  la  fortuna. 

Fatte  per  forza  s'intendono  quelle ,  che  fi  fanno  da  noi 
me  defimi  *  con  tra  aldefideno  ,  q)  contraa  quel  che  la  ra- 
gione ci  detta  di  douerfare . 

Ter  confùetudme fi  dicon  quelle,  che  noi  facciamo ,  p  er 
che  l'hauemopiu  uolte fatte . 

rPer  ragione  chiamiamo,  che  fieno  fatte  quelle, le  quali 
ci  paiono  utili  a  farle ,  effindo  de  i  beni ,  che  fi  fin  detti  di 
/opra,  o  come  fini  chefiano,  ò  come  mezgi  ordinati  alfine.- 
quando  pero  fi  faccino  ,  con  animo  ,  che  pano  gioueuoli . 
perche  per  intemperanzjifi fanno  ancora  à  le  uolte  cofè  , 
che  fino  poi  digiouamento .  éMa  perche  fi fanno  non  per- 
chegiouino ,  ma  perche  dilettano  s  per  quefio ,  nonfipof 
fon  dir  fatte  con  ragione . 

Fatte  per  ir  a, &  per  rifintimento  fin  quelle  che  fi  fan- 
no a  fin  di  uendetta .  Et  è  differenza  da  la  uendetta  alga- 
figo  :  perche  ilgasligo  fi fa  per  colui ,  che  patifie .    Et  la 

uendetta 


Libro  Primo.  6$ 

uendettaper  colui  che  fri  per  fratiar  t  animo  fio  contro,  al 
nimico .  Circa  à  quali  cofi  poi  fi  trauagli  tira  sfr dirà  do 
uè  tratteremo  degli  affètti .  *JVr  concupifrenza  diciamo, 
che  fin  fatte  quelle  che  ci  paiono  diletteuoli .  Et  tra  le  di- 
lettegli s'intendono  le  con/uete  :  &  le  frequentate  :  per- 
cioche  molte  non  fino  diletteuoli  dilor  natura  ,  che  noi  le 
facciamo  con  diletto  ,  perche  cifriamo  auezgj . 

Onde  raccogliendo  questa  materia  breuemente  ;  Tut- 
te le  cofi  che  noi  facciamo  _,  ofeno  buone  ,  o  ci  paiono  buo- 
ne :ofeno  dilette  uoli  o  ci  paiono  diletteuoli .  €t  conciofìa- 
che  quel  che  noi  frecciamo  s'intenda  fritto  dinoslra  uolon- 
tà  s  £?*  che  quel  che  non  fi  fra  di  nofrra  uolontà  ,  non  s'in- 
tenda fatto  da  noi  j  ne  fegue  ,  che  le  cofi  che  noi  facciamo 
da  noslro  uolere,  frano  tutte,  o  buone  ,  o  diletteuoli  ,  o  che 
diletteuoli,  q)  buone  ci  paiano  .per  cioche pongo  in  loco  di 
bene  ancora  la  fuga  del  male  ^  di  co/a,  che  paia  male  :  &* 
la  trafrmutatione  da  un  maggior  male  à  un  minore,  offen- 
do che  quefle  cofi  fr  uogliono  in  un  certo  modo  per  elettio 
ne .  &  me  defimamente  pongo  fra  le  cofi  diletteuoli  la  fu- 
ga de  le  molefre  :  fg)  di  quelle,  che  moteUe  cifimbrano.  €t 
cofi  la  trafrnutatione  de  le  maggiori  moleflie  ne  le  minori . 

Bifigna  adunque fraper  le  cofi,  chegiouano  :  ^)  quelle 
che  dilettano  quante ,  ^  quali  fino .  £Ma  de  le  gioue- 
uoli  hauemo  detto  difipra  nel  ragionar  del  genere  Deltbe- 
ratmo .  ^Diciamo  hora  de  le  diletteuoli.  Et  bafrante  modo 
di  di  frinirle  ci  farà  quando  à  eia/cuna  diamo  la  fra  dijfrni 
tione  ;  la  quale  non  fra  ne  troppo  fittile  3  ne  troppo  ofiura. 

Et 


$4  De  la  Rettorica  d'Ariftotilc 

Et  pref apponiamo  che  l piacer  fio,  un  certo  commouimen 
te  de  t  anima  :  ($f  un  compito  rtHoro  che  fifa  tutto  in  mi 
tratto  >  q) finfibdmente  à  ricuperatane  deteffer  natura- 
le :  e3 1  contrario  di  quefto  è  il  dispiacere , 

XI. 

Ora  fé  l piacere  e  tale  i  è  chiaro  >  che  le  co/e 
diletteuolijono  quelle  ci/ introducono  la  diffo- 
fition  Chauemo  detta .  Et  da  t  altro  canto 3  che 
quelle  che  corrompono >&  introducono  dijfofìtion  contra- 
ria à  quefla  i  fono  le  mole  He  >  ts*  dtffiaceuoli .  E  \  dun- 
que neceffario  che  diletteuole  fa  l'andare  al  fio  naturale 
il  più  de  leuolte .  &  maggiormente  quando  le  co/e  che  na- 
turalmente fì  fanno  haranno  confluitola  lor  perfettione . 
(^T  che  la  confuetudine  ancora  fa  diletteuole  :  percioche  ti 
confueto  di  far  fi,  e  già  come  il  naturale .  Concwfache  tu- 
ff afmile  à  la  natura .  €t  quefio perche  quello  che  f  fa 
Sfejfè  uolte  e  uicino  à  quello  cheffafmpre .  è't  la  natu- 
ra è  quella,  cheffafmpre  :  &*  tufo  quello  ,chc fi fhf/ef- 
f  uolte .  Diletteuoli  ancor  a  fino  quelle  cefi,  che  non  fino 
uiolente  :  perche  la  uwlenzjt  è  contra  natura  .  (&f  per  que 
fio  leneceffitàfìno  dif/iaceuoli .  Onde  fu  ben  detto. 

Sempre  ogni  forza  è  noia . 
Le  cure  porgli  Budij ,  ^)  t  attenzioni  >  fino  diffiaceuoli  : 
percioche  fino  accompagnate  da  la  necejftàj  gjr  da  la  for- 
za, quando  non  f  ano  mejfe  in  confuetudine  :  perche  cofì 
tufi  le  riuolge  in  piacere .    Da  t  altro  canto  le  diletteuoli 

fino 


Libro  Primo.  65 

fono  le  contrarie  à  queste .  &  di  qui  ukne,  eh  lotto,  lin- 
filtrata,  la  trafcurtwgi'ae,  ilgiyoco  ,  tlnpofe ,  eHfonno 
fono  tra,  le  co  fé  dolci  :  pereto  che  non  fi  fanno  per  forza . 
Diletteuoli  ancora/0710  tutte  quelle,*  le  quali  f  amo  tirati 
dal  defideno  :  perche  il  àfderio  non  e  altroché  un  appe- 
tito di  co/è  che  piacetelo  .    Sono  i  defiderij  di  due  ferii  : 
certi  ragioueuoli,  &  certi  finzjt  ragione .   Chiamo  fenzjt 
ragione  quelli,  che  fono  fen^a  alcun  difiorfe  de  l'intellet- 
to :  quali  fon  quelli  che  fi  dicon  naturali,  che  no/cono  da  i 
ùifegni  del  corpo ,  come  la  fame,  &  lafie  ,($/  la  uogliay 
che  aafeuno  ha  particolarmente  d  un  cibo ,  fg)  gli  appetiti 
circa  le  co/è  del  gufo,  (gjr  quelle  de  la  Infima  ,  &  de i tat- 
to generalmente,  gjr  de  l'odorato  ?ie gli  buoni  odori,  fg)  de 
l 'udire ,  &  del  uedere .    Ragioneuoli  fono  quelli ,  che  ci 
uengono  da  qualche  impreffione,che  ci  h  abbiamo  già  fatta, 
per cioche  molte  cofì  defì deramo  di  uedere  ,{g)  di  poj/ede- 
re  ,folamente  per  hauerne  udito  parlare  :  o  per  credere 
che  (iano  tali,   €t  perche  il  godimento  del  piacer  conffte 
nelfìntirfi commouere  da  un  certo  affetto  :  et  e/fendo  lima 
ginatione  un  certo  debtlfentimento $  r.efeguiriajche  colui  , 
che  fi  ricorda  ,o  che feera ,  s3  imagmtfè  in  un  certo  modo 
la  cofa  de  la  quale  ha  memoria ,  o  s~j/cra:t^a.  Stfè  queflo  e3 
mamfeH  amente  nefgue,  che  coloro  che  grandemente  fri 
cordano  fifa  sperano,  fntono piacer  e, poi  che  ambedue  que 
fte  co/e fono finimenti .   Onde  cioè  neceffario  ,  che  tutte  le 
cofi  diletteteli  confettano,  o  nelfentir  diprefente,o  nel  ri- 
cor  dar  fi  del  p  affato  ,onelo  sperar  peri  auuenir  e .  perche 

I  le  co/è 


66  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

le  cofeprefentiffèntono  :  le  paffete  fi  ricordano  :  &*  le  fu- 
ture fi  Sforano . 

T>e  le  coffe  ncordeuoli  dunque  fino  dolci  non  folamen- 
te  quelle  ch'erano  dolci  mentre  fi guHauano  s  ma  certe  an- 
coraché ci  fono  Hate  diffiaceuoli  àpajfar le  :  quando  dipoi 
ne pa  figuito  qualche  dignità ,  o  qualche  commodo.  Et 
di,quiuiene  quel  detto . 

Dolce  memoria  del p affato  affanno . 
&  quell'altro . 

Poiché  dolcemente 
Defuoi  cor  fi perigli  huom  fi  rimembra . 
(jjf  cagion  di  que fio  piacere  ìs  chefòaue  cofà  e  ancora  il  non 
hauer  male .   I  diletti  ,  che  s3 hanno  ne  la  fperanzjt,  nafco 
no  da  quelle  cofe,  che  confeguendole , par  che  cipoffìno  da- 
re o piacere,  ò  utile  affai ,  ogioua?ncntofinza  molefiia .  é't 
in  firn  ma  tutte  quelle,  la  cui  preferita  ci  può  recar  dilett  a- 
tionecifondiletteuoli,  cofi Sperandole ,  come  ricordando- 
cene il  più  de  le  uolte .  Et  per  queflo  è  cofà  dolce  ancora  il 
tener  collera  : fi 'come  dtffe  Homero  de  l  Ira,  eh' era  più  dol 
ce  che  Imele .  perche  mai  non  ci  file  mo  adirare ,  con  chi  ci 
pare  di  non  poterne  uendicare .    D^e  mai  ci  adiriamo  ,  ò  ci 
adiriamo  più  leggiermente  con  quelli ,  che  di  gran  lunga 
fon  più  potenti  di  noi .   Molti  defiderìjfino  ancora  accom- 
pagnati da  un  certo  piacere  :percwche  ò  ne  la  ricordanza, 
comehauendo  già  confèguito  iòne  la  fferanza ,  come  do- 
uendo  confèguire  ,  ci  feniimo  in  un  certo  modo  allegrare, 
come  auuiene  à  gli  ammalati  di  febre ,  che  oppreffì  da  la 

fète, 


Libro  Primo.  6j 

Cete  >  (Intono  refrigerio  ,  0  ricordandofi  d'hauer  beuuto  $  0 
(ber  andò  et  batter  à  bere .  0  come  fògltono  gl'innamorati  > 
che  parlando  3  ofirtuendo,o  imagtnandofèmpre  quel  che  fi 
fia  de  la  co  fa  amata,  fi  rallegrano .  percioche  in  tutte  que- 
lle co  (è  la  ricordanza  deHa  in  ejfiun  certo  fèntimento  de 
l'amor  loro .  Et  allhorafipuo  dir  dumo  cominci  ad  ama- 
re, quando  non/òlamente  gioì/ce  de  laprcjènzjt  de  la  per- 
fona  amata ,-  ma  quando  ricordandojène  in  offenda  la  defi 
dera  .  Et  cofi ancora  quando  s'attrtfiiperla  lontananza 
da  quella .  Et  nel  pianto  ,  ffl  ne  rammarichi fi truoua  an- 
cora mia  certa  dolcezza  ;  percioche  la  tristezza  procede 
da  l'ejfir  lontano ,  opriuato  di  quel  che  fi  piange  :  &  U 
gioia  uien  dalricordar/ene,  daluederlo  in  un  certo  modo  > 
q)  dal  rapprefentarflo  quatera  :  &  quel che  face  uà* 
Et  pero  fu  detto . 

Sifer  tutti  alfuo  dir  di  pianger  uaghi  3 
Et  dolce  il  pianto  più  ch'altri  non  crede . 
71  uendtcarfi  ancora  e  co  fa  dilettetele  :  perche  quello  che 
ci  da  molefiia  à  non  confeguirlo  3-  conjèguendolo ,  ci  da  pia- 
cere .   Et  gli  adirati  s 'ajjliggo?2o  grandemente  quando 
non  fi poffono  uendtcare  ;  ($f  quando  Jperano  lauendetta, 
fi  rallegrano  .   €t  anco  il  sincere  e  co  fa  dolce  ad  ognuno  : 
non  che  à  quelli  che  astrano  ale  utttorie  ;  perche uincen- 
do  l'huomo  $  s'imagma  d'effer  da  più  de  gli  altri  :  la  qual 
co  fa  opoco,b  affai,  che  fi  defideri  ;  e  nondimeno  defiderata 
da  tutti .  St poiché 7  uincer  diletta  ;  e  necejfarto  ebefiano 
ancora  dtletteuoli  1  giuochi  ò  di  combattere ,  0  dtfenare  ^  ò 

I    2         d'altre 


£8  De  la  Rettorica  dtSfiftotfc 

d'altre  conte/è  chefiano  .perche  ff  ^  t  l'e  ci  interuien la 
tintoria.  Et  i  giuochi  degli  tAsl 'regali '>  de  ù  PaUa,deìrDa 
di  3  degli  Scacchi  :  ($f  fimilmente  i giuochi  graui  >&  da 
nero  :  de  'quali  alcuni  fino  diletteuol,  per  la  pratica  :  ffi 
alcun  altri  fin  grati  in  un  /àbito  :  come  la  caccia,  ffi  do- 
gni  fòrte  cacciagione,  percioche  douunque  mteruiene  il  con 
trafto  concorre  ancor  la  ^vittoria .  Et  per  quefiofi  finte 
piacere  ancora  ne  l'auuocare  >  (gjr  nel  disputa-re  da  quelli 
e  hanno  la  pratica,  e>*  lafkculù  del  dire .  L'Rcnore,  (j$f 
la  flùputationefino  ancora  tra  le  cojè  giocondijfime .  per- 
cioche fhnno  naficer  negli  huomim  una  oppenione  di  lor  me 
defimi  dhauer  qualità  3  &  njerùt  da  meritar  deffire  ho- 
Morati,  (gjr  reputati  .&  maffimamente  quando  quelli  che 
gli  honorano,  &  gli celebrano , fin  tenuti  da  e  [fi  che  dica- 
no^ che  fintano  il  uero .  Et  per  ueritierifipoffi?io  inten 
dere  quelli  che  cifianno  apprejfio  più  tofio  che  i  lontani .  Et 
i  famigliari  5  e  1  cono/centi  3ei  cittadini  più  toHo  che  gli 
Jìram  :  &J  quelli  che  fino  hora  \>  più  che  quelli  e  hanno  ad 
effere  :  &)  ifiaui  più  che  ifazjj  :  e  i  molti  ,  più  che  i  po- 
chi -.percioche  conueniente  co  fa  e,  che co  fioro  fiappiano  ^ 
dicano  il  uero  più  che  quelli  che  fono  lor  contrari .  Onde 
che  di  quelli  che  ci  fino  in  poca  Bima,  come  fino  1  fanciul- 
li $  &}  le  beflie  ;  noi  non  ci  curiamo 3che  ci  honor'mo3ne  che 
cipregino  :  dico  w  quanto  a  la  riputazione .  che  fi  pur  ce 
ne  curiamo  può  effer  per  qualche  altra  cagione .  'Dolce  co 
fa  ancora  e  l'amico  :  perche  anco  ne  l'amare  e  dolcezza  : 
conciofiache  neffuno  ami  il uino  >  che  non  n'h abbia  alle- 

grezza. 


Libro  Primo .  6$ 

grezza .  Et  ne  l'effer  amato  è  piacere .  perche  ancora  que- 
fio  ne  fa  uenire  in  quella  tmaginatione  di  noi  fle/ji,che  fia- 
mo  dotati  di  qualche  buona  parte  :  laqualmuoua  tutù 
quelli  che  la  cono/cono  a  defìderarla .  €t  fejfir  amato  non 
è  altro  ch'effer  ben  uoluto  per  conto  di  fé  medejìmo .  Dol- 
ce co/a  è  l' effer  ammirato  per  l'honore fieffò,che fi  ne  caua. 
Et  t  effer  adulato,  ffl  l'adulatore  ci  diletta  .-perche  l'adu- 
latore ci  rapprejènta  uno,  che  ci  ammiri  ,  &  ci  uoglia  be- 
ne.  S  ente  fi  ancor  a  piacere  nel  far  le  mede fìme  co/è  più 
uolte  .per  ci  oche  s'è  già  detto  ,  che  la  con/uetudine  e  co/a, 
dolce ,  ^Da  l'altro  canto  ci  diletta  il  (tartare  :  perche  la 
mutatione  è  un  tornare  albi/agno  de  la/ita natura  :  auuen 
ga  che  quel  fermar/i  fimpr  e  in  un  medefimo  flato  ,fìa  un 
trap  affare  di  la  dal  compito  h  ab  ito .  Et  però  fu  detto. 

Che  per  taluariar  natura  e  bella . 
Et  per  quefio  fin  grate  le  co/e,  ffi  gli  huomini  che  s'appre 
fintano  à  certi  tempi .  perche  ci  fimno  uariar  lo  flato  pre- 
finte .  gj  anco  perche  correndoci  mterpofition  di  tempo  ,♦ 
fi  tengono  per  cofà  rara.  Et  l'imparare,  e'imerauigliarfi: 
fin  co  fi  diletteli  oli  il  più  de  le  uolte .  fi  merauigliarfi per- 
che comprende  tldefiderio  d'imparare .    Onde  le  co/e  me- 
rauiglwfifino  ancora  defìder abili .  €t  l'imparar  e,  per  che 
uè  de?rtro  un'andare  k  la  finezza  de  la  no  firn  natura . 
IPtace  anco  ra  il  fa  r  benefit  io,  e'I  riceueme .    l\jceuerne  y 
per  effer  un  confi gttir  quel  che  fi  de  fiderà .   Farne,  perche 
porta  fico  lhauere,?jf- f  batter  più  degli  altri  :  cofi  ambe- 
due dcfidtrate .  Fj  piacendo  ilfitr  bene  -?  farà  di  piacere 

ancoro, 


70  De  la  Rettorica  d'Ariftotilc 

ancora,  il  correggere  ilprojfimo  ;  g^  fipplire  à  quel  che 
manca .  &  poiché  anco  l'imparare  e>  merauigliarji  ci  re- 
cano dilettatone  ;  è  necejfar  io, che  frano  dtletteuoli  ancora 
le  co/è 3  che  fi  diranno,  cioè  quelle,  chef  fanno  con  l'imita- 
re come  la  ^Pittura,  la  S coltura,  la  Poefa  :  &  tutto  quel 
chefrapprefntaper  uia  ctimitatione  :  ancora  che  la  co/a 
che  s'imita  non  fa  ddetteuole per fi fejfx .  percioche  la  di- 
lettatione  non  confifle  ne  la  cofa  che  fi  contrafk  :  ma  nel 
comprendere,  che  quefia  cofiàfia  quell'altra.  Onde  auuie- 
ne  che  ci  s'impara  un  certo  che .  €t  le  fubite  mutationi 
di  fortuna  :  &  l' efière fiampato  di  poco  di  qualche  perico 
lo  ,fòn  cofi  di  piacere  :  percioche  in  tutte  interuien  la  me- 
rauiglia .  Et  poiché  tutte  le  cofi  che  fono  fecondo  la  nofira 
natura  fin  dtletteuoli}  &  effendo  che  tutte  quelle,  che  fi- 
no et  un  genere fiano  naturali  infra  loro  ;  e  neceffario ,  che 
tutte  che  fino  d  un  genere ^  d'unafimilitudinefiano  ca- 
re luna  a  l'altra  il  più  de  le  uolte .  come  l'huomo  à  thuo- 
mo  ,  il  cauallo  al  cauallo ,  ffl  un  giouinetto  ad  un'altro 
giovinetto .  Donde  uengono  queip  rouerbij,  'Tari  con  pa- 
ri .  T)  io  fa  gli  huomini  &  ejfi  s'appaiano .  Le  beflte  fi 
conofiono .  Le  cornacchie  fi  conftnno .  &  detti 'fintili  • 
Et  poiché  le  cofifimili,  fg)  dun  genere ,  fi  fin  tutte  care 
infra  loro  ;  non  fi trouando  cofipiu filmile  àfi  che  effo  He  fi 
fi,  e  neceffario,  che  ognuno  fi  a  caro  àfè  me  de  fimo, chi  più, 
&)  chi  meno  : percioche  tutte  quefle  conuenienzj ,  truoua 
ciafiuno  in  fi  Beffo  più  che  negli  altri .  Et  effendo  che  tut- 
ti fino  amatori  di  lor  medefimi  ;  nefigue  necejfar iamente, 

che 


Libro  Primo .  7 1 

che  ognuno  fi  compiaccia  de  le  Jhe  co  fé  proprie .  come  di 
quel che fit,  &  di  quel  che  dice .  Et  per  quefto  quafi  tutti 
uogliamo  bene  à  gli  adulatori  :  amiamo  quelli  ch'amano 
noi  :  prezziamo  gli  honori  :  hauemo  cani  figliuoli  .-perciò 
che  1  figliuoli  fono  opere  nofire .  Diletta  ancora  il  finir  le 
co  fé,  che  fino  imperfette  ;  perche  già  dtuentano  opere  di 
quelli,  che  le fini/cono .  Et  ejfendo  dolcijfimo  il  dominare  ; 
farà  anco  dolce  il  parer  fiuto  .perche  il  ftp  ere  ,  e  come  un 
comandare,  q)  ejfer  Signor  degli  altri .  Et  è  lafipien%a, 
una  fi 'lenza  di  molte  cofi,  q-J  mirabili ,  €t  conciofiache  la. 
maggior  parte  degli  huomim fiano  ambitiofi;  è  neceffario 
che  fi  finta  piacere  di  t affare  il  compagno  :  &  che  dolce  co 
fi  fia  di  continuar  tuttauia  in  quello  douepare  à  ciafiuno 
d'auanzare  ancor  fi  me  defimo,  fi  come  diffe  Euripide. 

Ponendo  ogni  fio fiudio,  elpiu  del'hore 

aAfarfidififteJfo  anco  migliore . 
Similmente ,  perche  tra  le  co  fi  gioconde  fi  pone  il  giuoco  y 
&  ogni  forte  dipaffatempo ,  &  anco  il  ri/o  s  è  neceffario  y 
che  fiano gioconde  ancora  le  cofè  chefiknno  ridere,  0  huomi 
ni,  0 parole  ,  0  opere  ,  che  pano .  3\4a  de  le  cofi  ridicole  j 
hauemo  trattato  appartatamente  ne  la  Poetica .  Et  fino 
a  qui  basi  a  hauer  ragionato  de  le  cofi  diletteuoli .  Par- 
lar de  le  molefie  ,  f<f  de  le  ffiaceuoli  /ària  di  feuerchio  : 
perche  già  s'intende ,  che  fiano  i  lor  contrari^ .  €t  quefle 
fino  le  cagioni ,  che  muouono  gli  huomini  à  fkre  ingiu- 
ria altrui . 

XII. 


7  i  De  la  Rettorka  <f  Ariftotite 

xit. 

Ora  diciamo,  come  fin  fktti  quelli,  ch'ingiù 
nano  ;&  quelli  che  fino  ingiuriati.  Coloro 
dunque  fanno  ingiuria, che  penfano  che  [ìapofi 
fibile,  crpofiìbile  a  loro  ,  di  condir  quel  che  difignano  dì 
fhre,  ò  che  filmano  ,  che  non  fi  debba  rifapere  y  ò  rifiapen- 
do  fi,  di  nonefferne puniti,  o  puniti  leggiermente  fi ,  chela 
pena  fi  a  minor  del  commodo  ,  che  ne  uien  loro  ,o  a  chi  fin 
lor  cari .  Qualipoi  fìano  le  cofie  che  appari/cono poffibili , 
(§f  quali  l'impojfibili;  fi  diranno  più  auanti  :  percioche 
uanno  con  quelle  ,  che  fin  communi  à  tutte  le  parti  de  la 
Rettorica .  £Ma  quelli  fipra  tutti fi prefùmorio  di  poter 
fare  altrui  ingiuria,  finzjt  effir  puniti,  che  fino  eloquenti y 
che  fino  attiui,  che fino fpenmentati  in  molte  contefi .  ^ 
quelli  e  hanno  gran  copia  damici.  (^  quelli  che  fin  ricchi. 
fg}  maggiormente  fi penfino  di  poter  offiìidere,  quando  in 
lor  medefimifiano  quelle  parti  ,  che  fi  fin  dette .  e>  non 
ejfendp  ejfidi  tal  qualità, almeno  quando  fi  ano  tali  gli  ami 
ci,  o  i  miniflr i,o  i  compagni  loro  .percioche per  quefii  mc^ 
%£  fi  confidano  di  poterlo  fare  :  di  non  effere /coperti,  ($f  di 
non  hauerne  puniiicne .  St  quelli  fino  maggiormente  atti 
à  ingiuriare ,  che  fino  amici  di  coloro  ,  a  chi  fi  difigna  di 
fare  ingiuria  :  ò  di  coloro,  che  l'hanno  aggiudicare  .perciò 
che  gli  amici  non  fi  guardano  da  loro  :  &  eJfifigh  riconci 
lta.no  prima  che  fi  ne  uengano  a  rifèntire  .  Et  li  Giudici fi~ 
glionofintentiare  à  compiacenza  de3  loro  amici  :  &per 
quefio  ò  in  tutto  gli  affoluono,  o  in  poca  co/àgli  condanna- 
no . 


Libro  Primo.  73 

no  .  Occultamente  pojfono  offendere  coloro  ,  che  fino  molto 
lontani  da  lafifftition  de3  delitti  ,  che  commettono  :  come 
uno  chejìa  debole  d'hauere  affaltato,o  ferito  un  gagliardo. 
O4  uno  che  flap  ouero,<&*  brutto  ctejjer  adultero.  Fannofi 
quefie  offe  fé  occulte  in  quelle  cofè  ,  che  fino  molto  palefi , 
et  quafi  in  fu  gli  occhi  d'ognuno,  pcrcioche  non  cififitguar 
dia  per  queflo ,  che  neffuno  fi Ip enferebbe .  &  in  quelle  > 
che  fino  tali,  ftj  tante,  che  da  neffuno  fi  può  credere,  che 
fifacejfero  .percioche  ancora  in  quefle  non  fi  fk  guardia . 
perche  fi  come  non  temiamo  fi  non  di  quelle  fini  d'infer- 
mità, che  fi  fin  tr  ouate  altre  uolte ,-  cofinon  riguardiamo, 
fi  non  da  quelle  ingiurie,  chefifigliono  ufiare.  Offendono 
occultamente  quelle  per  fine, le  quali  o  non  hanno  inimici, 
o  n  hanno  molti .  quelli,  che  non  rihanno,  per  che  neffunfi 
ne  guarda .  quelli,  che  lì  hanno  affai, perche  non  par  uerifi 
rnile ,  che  habbiano  uoluto  manomettere  quelli,  chefiguar 
dano  .  ^J perche  poffono  anco  dir  per  lor  difefà  ,  che  non 
harebbono  hauuto  ardimento  di  manometterli.  Ingiuria- 
no ancora  coloro,  che  hanno  il  modo,  il  loco,  e>»  la  difbofi- 
ùon  fucile  ad  occultar  C  ingiurie , che  fanno .  Oltre  à  quelli, 
che  pojfono  ingiuriar  copertamente,  ingiuriano  quelli,  che 
fperano  ,  o  di  fuggire  il  giuditio ,  o  d'intrattenerlo  lungo 
tempo ,  o  di  corrompere  i  Giudici .  jg)  quelli ,  che  fi  ben 
non  fuggono  dgiuditio,  ne  la  condennagione  $  fi  confidano 
almeno  difihiuar  l'effecutione  de  la  pena,  o  differirla  lun- 
go tempo  :  o  uer amente  per  pouert  a  non  hanno  che  perde- 
re .  Offendono  ancora  coloro , che  fi  uè ggono  innanzi  igua- 

K  dag?n 


74  De  la  Rettorica  d'Ariftotilc 

dagn'i  mamfefli ,  o grandi ,0  fficini .-  ò  a  rincontro  la pena 
piccola ,  o  incerta,  o  lontana .  Et  quelli  ,  che  dal  mal,  che 
fanno,  cauano  maggior  commodo  ,  che  non  è  la  pena  ,  che 
n'affrettano  :  come  par  che  pano  i  Tiranni .  &  quelli,  che 
ingiuriando fanno  acquiflo  di  robba,  &  perdita /blamen- 
te dhonore .  g) per  lo  contrario  quelli  ,  che  n'acquistano 
una  certa  laude  .-  come  farebbe  fi  wfieme  coni' ingiuriare 
fìucndicaffe  del  padre  ,o  de  la  madre  ;  (il  che  auuenne  à 
Ze?2one)  &  di  pena  non  nandaffe  loro  altro,  che  danari  , 
è  effìlio,  o  cofà firn  ile .  Ch'ambedue  quefìe  forti  dhuomini 
ne  Tun  modo,  &  ne  l'altro  offèndono  :  ma  fono  di  diuerfi 
animo,  &  di  contrarìj  co  fiumi .  Arrificati  ne  l'ing  iuria- 
re  fino  coloro,  à  cui  molte  mite  e  riufcito  ,  o  di  non  effere 
fìatifoperti,  o  di  non  hauerne  haimtc  cafligo .  Et  quelli 
à  cui  molte  uoltele  cofè  fono  riufite  male .  percioche  fino 
certi,  che  ancora  in  quefle  cofe fi  mettono  à  ritentare  ,  co- 
we  ne'  combattimenti,  un  mnto  defidera  di  ricomb  attere . 
Zg  quelli,  che  n'hanno  in  continente  il  piacer  e  ,  e l dispia- 
cer dipoi  :  ò  uer  amente  hora  il  guadagno,  e 7 danno  quan- 
do che  fa .  'De  la  qualfìrtefìnog  l 'incontinenti .  Et  Fin- 
continenzj''  s'intende  di  turagli  appetiti  difordinati .  Et 
per  lo  contrario ,  quelli  e  hanno  il  dispiacere  ,ola  pe?ia  in 
principio  ,($fne  l ultimo  il  piacere ,  e' l guadagno,  che  du 
ranopoipiu  lungo  tempo,  percioche  di  quesla fòrte  cofifè- 
guonogli  huomini  continenti ,  &  quelli  che  fino  piufaui 
de  gli  altri .  Et  quelli,  chepoffono  dare  à  creder  e, che  quel 
e  hanno  commefjofìa flato  à  cafò  3  ò  sforzgtamente ,  oper 

natura 


Libro  Primo.  75 

natura,  òper  confuetudine ,  0  dhauere  errato  ,  ma  non 
ingiuriato .  ftj  quelli,  che  pereto  Sperano ,  chele  cojcjt  ri- 
ducano al  douer  e .  &  quelli  che  Jòn  trafiortatidal  bifi- 
gno  .  &)  i  bifignofi  s'intendono  in  due  modi  ,  ò  quelli  che 
mancano  de  le  cofic  neceffarie ,  come  fono  1  poueri  :  0  quel- 
li, che  fono  ingordi  di fiper fluita, come fino  1  ricchi .  Fan- 
no ingiuria  ancora  cofi  gli  huomini  molto  firn  ofì  ,  come 
quelli  che  fono  molto  infami .  I  f amo  fi  sperando,  che  per 
quefto  non  ftp  o/fa  credere  che  Ho  abbiano  fatto.  Gli  infa- 
minfeluendofi di  non  poter  ejfere  più  infami,che fiano  .  €t 
à  quesla  guijafin  fatti  coloro,  che  fi  mettono  a fitre ingiu- 
ria altrui.  ZJegnamoadir  quali  fon  quelli  che  s'ingiu- 
riano :  &  per  quali  cofifino  ingiuriati . 

Gli  efpofli  à  ì  ingiurie  fono  quelli ,  e3 hanno  le  co/è  de  le 
quali  fin  bifognofi 'gì  ingiur 'latori fò  per fupplire  à  la  neceffì 
tà  de  la  uita,  òper  cupidigia  difiprabondare ,  òper  dilet-. 
to  di  godere  .  Solem  0  ingiuriare  ancora ,  0  quelli ,  che  ci 
fanno  lontani ,  0  quelli  che  ci  fino  uicini .  Imam,  perche 
gli  hauemopiupreHo .  I  lontani,  perche  fin  tardi  k  uendi 
carft  :  come  quelli  che  rubbano  1  Cartaginef.  €t  quelli  y 
che  non  fin  cauti ,  ^)  che  non fi 'guardano,  an^i  che  credo- 
no .  perche  quefìi  tutti  fi  poffòno  facilmente  ingiuriare, che 
non  fi  nauueeghwo .  Et  gli  infingardi .  perche  gli  accu- 
rati fino  quelli ,  chefìrifintono .  Et  i  ucrgognofi perche 
non  fin  contentiofi  circa  le  cofe  del  guadagno  .  gjr  quelli 
che  fino  flati  molte  uolte  offe  fi ,  &  non  fi  fimo  mai  r  finti- 
ti,come  fin  quelli  de  quali  fi  dice  per  Prouerbio  .Preda 

K       2  DE 


75  De  la  Rettorica  cTAriftotile 

DE   M I  s  1 1 .   Et  quelli  >  che  non  fino  mai  flati  ingiuriati 3 
€>  quelli  e' hanno  riceuuto  ingiuria  affai  uolte .  perche  ne 
queHi,  ne  quelli  fi  guardano  .  quelli  >  per  non  effer  mai  lo- 
ro auueyiuto  d'effer  offe  fi  :  quelli  penfiando  che  t  ingiurie 
fian  finite .   6t  quelli  che  fino  imputati  >  ftj  fioretti  d'al- 
tri delitti^  &  che fitctlmente fi  poffono  imputare .  perche 
quefli  tali  non  pigliano  partito  di  comparire  in  giuditio 
perpaura^  che  hanno  de'  Giudici  :  ne  anco  gli  poffono  per- 
Jiiadereper  effer  odiati,  &  tnuidiati  da  loro .  &  quelli fi- 
lemo  offendere  ,  contra  i  quali  hauemo  qualche  appicco  di 
fitrlo  :per  hauere  0  effi^o  1  maggiorinogli  amici  loro  ingiu- 
riati ,  ò  neramente  hauuto  in  animo  d'ingiuriare  >  ò  noi,  0 
/  maggiori,  ogli  amici  nofiri .  percwche  come  dice  il  T?ro- 
uerùio.    Di   scvsa   ha  solamente   bisogno 
la   malignità'.    Et  gli  amici  e^  gl'inimici  ancora 
s'offendono,  perche  l' ingiuriar  gli  amici  e  fiale, &  gli  ne- 
mia,  e  dolce  .   Si  nuoce  à  quelli,  chefonpriui  d'amicitie. 
€t  à  quelli  che  nonfianno  ne  dir  ,  ne  fare .  percioche  0  non 
tentano  rifintirfi  :  0  finalmente  fi  riconciliano  :  ò  non  con 
ducono  mai  cofia  che  difignano  .   E  affi torto  finalmente  à 
coloro  à  quali  non  mette  conto  di  confiumare  il  tempo  die- 
tro à  le  liti  ,  0  d'affettar  la  fintenzjt  0  l'effècution  d'effa  : 
come  fono  1  { or  e  fi  ieri ^  lipoueri  operai .  auuenga  che  que 
fili  tali  per  poca  cofia  fii '  leu  ano  da  partito  .-  q)  fitctlmente 
s'acquetano  .   Seno  offe  fi  coloro ,  che  fin  filiti  molte  uolte 
d'offender  altri  :  0  che  hanno  fitto  ingiurie  filmili  -.percio- 
che ne  par  quafiun  non  ingiuriare  ,  quando  facciamo  al- 
trui 


Libro  Primo .  77 

trui  di  quelle  ingiurie ,  che  efifi fin  filiti  di  fare ,  come  fa- 
rebbe che  uno  ufato  a  far  degli  oltraggi^'  abbattejje  àuno 
che  rompejfe  il  capo  à  lui .  Sifòglwno  ancora  offender  quel 
li,  1  quali,  ò  ci  hanno  fatto  male,  0  ce  n'hanno  uoluto  fkre> 
0  ce  ne  fanno, 0 fin  per  far  cene  .percioche  e  dolce,  fé)  hone 
Ha  co  fi  diftrne  a  loro  :  &parquafìche  non  fa  ingiuria. 
S'ingiuriano  alcuni  per  ftr  piacere  à  gli  amici  ,oà  quelli 
chauemo  in  ammiratione ,  0  de'  quali  fi  amo  innamorati . 
0  à  quelli  che  ci  fin  padroni .    Et  infemma  à  quelli  da  chi 
la  ulta,  &  la  Speranza  noBra  depende  :  ò  che  noipenfia- 
mo  di  tr ouar  benigni,  f^)  difreti  uerfò  di  noi ,    Ci  delibe- 
riamo ancora  d'offender  coloro,  co'  quali  ci  f  amogia  ram 
mancati  ,&*fiamo  uenut ià  rottura,  come  fece  Calippo 
nel  cafò  di  ^Dwne  .  perche  ancora  in  quefto  modo ,  e  come 
non  fi fac effe  ingiuria .  e>-  quelli  ci  rifluemo  et  opprime- 
re, che  firebbono  nondimeno  oppreff da  gli  altri ,  non  ha- 
uendopiu  configlio  ne  modo  alcuno  difampare .   Una  fi' 
milcofa  fi  dice  d'&nefidemo ,  che  man/ù  l'honoran^a  de 
uafi Cottauij,  à  Gelone  occupator  di  Gela  .percioche  tha- 
ueapreuenuto ,  hauendo  ancor  effo  animo  d occuparla . 
f naturiamo  ancora  qualchuno ,  quando  da  quella  ingiu- 
ria nefigue  di  poter  fkrc  molte  co/egiufie,  quafifperando 
di  rimediar  facilmente  al  torto  chauemo  fatto ,   Ghie  [lo  è 
ficondo  la  finte  nzjt  di  lafon  Tejfalo  :  il qual diceua,ch  era 
forzjt  talhora  di  fare  un  poco  di  male ,  per  poter fk  re  affai 
bene .   Et  in  quelle  cofe  ci  afficuriamo  di  fare  ingiuria,  ne 
le  quali  tutti ,  0  molti  fino  filiti  d'ingiuriare .  percioche 

fperiamo 


78  De  la  Rettorlca  d* Arìftotile 

feriamo  di  confèguirne  perdono .  Et  in  quelle  che  facil- 
mente s'occultano,  che  fono  quelle,  chefrefioficonfuma.no 
come  co  fé  da  magnare  ,  0  che  ageuolmente  fi  trasformane 
di  figura,  0  fi mutano  di  colore  ,  0  fi confondono  per  me  fio 
lan%a,  0  che  in  molti  luoghi  fi poffono  facilmente  naf  onde- 
re,  de  la  gufa  che  fino  quelle  che  ageuolmente  fi  fonano  > 
fr)  in  ogni  poco  di  loco  s' appiattano .  &  quelle  de  le  quali 
fi truouano prima  apprejfo  à  t ingiuriatore  molte ,&}  fimi- 
li  :  ft)  che  non  fi  riconofono  per  alcuna  p  articolar  differen 
Zjt  da  l'altre .  Fannofitaluolta  di  quelle  offe  fi,  che  chi  le 
riceue  fi uer gogna  di  public  arie  :  come  farebbe  qualche 
forno ,  che  ne  foffe  fatto  ne  le  donne  proprie,  0  ne  le  perfi- 
ne noBre  ,0  de  no fin  figliuoli .  Sene  fanno  ancora  di 
quelle,  che  à  uolerfne-  rifentire  ,  fhuomo  e  tenuto  queslio 
neuok)  &faBidiofò,per  ejfer  cofi  leggiere,^  da  per  do- 
narle fàcilmente  .  Et  questo  è  quafi  quel  che  fi  può  dire  > 
circa  come  fin  fatti  quelli  ch'ingiuriano ,  &*  quelli  che  fi- 
no ingiuriati .  (ffyjf  m  che  cofi,  et  perche  fi  fanno  f  ingiurie . 

XIII. 

A  G  r  o  n  1  a  m  o  hora  d'ogni  fòrte  di  to  rto,  g) 
di  douere  .  (efc  cominciaremo  da  queflo .   Che 
le  cofgiufie,  (^f  tingjufle  uengono  determina 
te  per  due  leggi,  &  s'intendono  in  due  modi ,  fecondo  à 
chi  fi  riferì  fono .  Di  quelle  due  leggi,  l'una  chiamo  pro- 
pria, l' altra  commune .    La  propria  e  quella ,  la  quale  e 
fatta  determinatamente  per  un  loco .  €t  quefia  ancora  fi 

diuide 


Libro  Primo .  79 

diuide  in  due .  L'una  e  feruta  ,  l'altra  non  e  Jcrìtta .  ha 
commme  e  quella  ,  che  corre  naturalmente  :  perciochegli 
huomini  quafi  indouim  hanno  tutti  per  naturale  inHinto 
una  certa  notitia  di  quelctìegiufto^  nongiuHo  commi* 
nemente  ,  ffl  di  commun  confentimento  l'accettano .  anco 
ra  che  tra  loro  non  Jìa  ne  communanzji ,  ne  conuentione 
d alcunajòrte .  come  par  che  uoglia  inferir  IzAntigone  di 
Sophocle  :  dicendo  eh' era giufio  ,  che  fi deffe  fèpoltura  al 
morto  Polinice  ,  ancora  che  foffe  prohibito  dal  Re ,  come 
<ofa,  chegiuflafoffepcr  legge  naturale  :perctoche  dice . 
Jjhicfla,  legge  non  e  eh' al  mondo  uegna  ,  £ 

0  hoggiy  0  hieriy  ò  chefifappia  il  quando  y 

Fufèmpre,  &*fempreuiue,  fgjfèmpre  regna . 
€t  come  dijfè  Empedocle  me t andò ,che  non  s'ammazjj  al- 
cuna fòrte  d'animali . 

Legge  non  dritta  al  Greco ,  ò  torta  alPerfò, 

^Mafanta,  ftjfola  in  tutù,  eterna,  antica 

Tofia  da  la  natura  à  tuniuerfò . 
Jflche  diffe  me de  firn amente  Alcidamante  ne  laftta  Melfi- 
iliaca .  Jguanto  a  '"intender/i  in  due  modi  fecondo  che  fi 
riferì/cono  ,•  doppiamente fipo/fòno  riferire .  Conciofiache 
le  cofe,  che  s'hanno  kfkrefo  non fare ,  0  riguardano  alcom 
mime ,  0  riguardano  à  un  filo  de  la  communanzjt .  Onde 
che' L  torto y  e'idouere  in  due  modi  s'intende  ,  ò  tortamen- 
te, 0  drittamente  fitto  ,  0  contra  al  publico  ,  0  contra  al 
priuato  .per  cioche  uno  che  dia  de  le  ferite,  0  che  commetta 
adulterio,  fkfuperchiena  Colamente  à  un  particolare  :  ma 

uno 


8o  De  la  Rettorica  d' Aristotile 

uno  che  truffila,  paga  y  ò  che  fugga  di  combattere  ,  offende 
untuerfalmente  la  T{epublica .   Fatta  la  diuifione  di  tutte 
l'ingiurie,  &  detto ,  che  una  parte  tocca  alpublico,  l'altra 
à  uno,  optupriuati;  ripigliando  ,che  cofafia  l'ejpre  ingiu- 
riato^afferemo  alreftante .  L'ejpre  ingiuriato  adunque, 
non  e  altro  che  riceuere  un  torto  ,  che  jìudiofamente  ci  fa 
jktto  .perche già  s'è  determinato ,che  l' ingiuriare,  è  un  jnr 
torto  uolontariamente .  €t  effendo  necejfarto  ,  che  l'ingiu- 
riato ricetta  danno  ,♦  fg)  lo  rtceua  contra/ua  uoglia  ;  /  dan- 
ni uengono  dichiarati  tra  l'altre  cofi,  che  fi  fon  dette  di/ò- 
pra .  per cioche partit amente  s 'è  parlato  de  le  co/e  buone  y 
(3f  de  le  ree .  De  le  cofè uolontarie  ancora  s'è  ragionato . 
poiché  s'è  detto,  chef  no  quelle ,che fi fanno  di  nofìrafapu 
ta .  Onde  è  neceffario,  che  tutte  l'offeffifkcciano  ,  o  con- 
tra  alpublico  ,  ò  contra  al  particolare .  ò  da  uno  che  non 
fappia,(èf  non  h abbia  intention  d'offendere  ,o  da  uno  che 
offenda  Hudiofamente,&  che  uegga  quel  che  fa  .   Et  an- 
cora da  queftifiamo  offefi  in  due  modi ,  oper  elettione  ,  o 
perpaffìone .  De  l'impeto  fi  parlerà  poi  doue  tratteremo 
degli  affetti .   De  l'elettioni  ,($f  de  le  qualità  di  quelli 
che  s'eleggono ,  s'è  detto  di  fepra .  Et  perche  fyeff'e  uolte 
amitene,  che  l'accufato  confeffa  il  fatto  ,  ma  non  accetta  il 
nome  chef  li  da,  o  la  co/a,  che  con  quel  nome  fi  fignifica . 
Come  fi  rtfpondeffè  duna  cofa  tolta,  Io  l'ho  benprefa ,  ma 
ncn  l'ho  rubata  :  t'ho  prima  battuto,  ma  non  oltraggiato . 
Ho  praticato  con  quefìa  donna  ,  ma  non  adulterato  :  Ho 
predato,  ma  non  per  quefio  comeffofacrilegio  -.perche  non 

ho  tocco 


Libro  Primo  ì  8 1 

ho  tocco  alcuna  co/a  di/acro .   Ho  lauorato  queBo  campo, 
ma  non  e  delpublico .   Son  uenuto  à parlamento  congline 
mici  ,  ma  non  di  tradimento .   fin  queBi  filmili  cajì  bi/o- 
gnafiipere  la  di/finition  de  le  co/e  che fi dicono  :  &)  inten- 
dere quello  ,  che  fi  a  furto  :  quel  che  fia  oltraggio,  &  quel 
che  fi  a  adulterio. per  che  uolendo  dimoBrare  da  l'un  cantoy 
che  fia  g  (gjr  da  l'altro,  che  non  (la ,  o  queBo,  ò  quelT  altro  ^ 
p affiamo  fhre  ,  che 7  giuslo  appari/c  a .  per  cloche  in  tutte 
quefle  co/è  il  punto  ,  che  fi  diruta  e  fi  l'accu/atofi  de  uè  di 
chiararper  ingiufio,et  mal'huomo,ò per  non  ingiufio .  con 
ciofiachc  la  malitia  ,  &  l'ingiuria  confifiano  ne  la  delibe- 
rati on  de  l  animo  .   Et  quefii  nomi  furto ,  oltraggio,  &) 
filmili ,  prefiuppongono  infieme  U  deliberatione .   Onde  fi 
bene  uno  ha  battuto  un  altro  ,  non  fi  può  dire  affolutamen 
te,  che  thabbia  ingiuriato  :  ma  fi  bene  quando  Ih  abbia 
fatto  per  qualche  rifletto,  come  far  ebbe  per  dishonorarlo, 
o per  fuo piacere .   Et  cofi  nonfimpre  chi  toglie  di  no/co- 
fio  è  ladro  :  ma  chi  toglie  con  animo  di  far  danno  ,(fk  di 
tener  per  fé .  Etquefia  me  de  [ima  confi derat ione  fi  de  uè 
hauere  in  tutti  gli  altri  fintili . 

Hora  Bando  ,  che  le  cofegiuBe ,  &  l  ingiufle filano  di 
due /òrti  :  altre  cioè,  che  fino firitte ,  &  altre  che  non  fo- 
no fritte  s  de  lefiritte  s'è  già  detto ,  che  fin  quelle  ,  de  le 
quali  parlano  le  leggi .  Le  non  i/critte/òno  di  due  altre  [he 
tie .  L  una  e  circa  quelle  cofi  ,  che  mo Brano  negli  huomi 
ni  ecce/fio  di  uertu,  gjr  di  uitio .  donde  uengono  i  uituperij, 
le  lodi,  gli  honori,  i  pregi  ,($/  le  rimuneratiom ,  come  fia- 
la rebbe 


8  %  De  la  Rettorka  d'Ariftotile 

rebbe  l' effer  ricono fcitor  de  benefattori,  renditor  de  bene* 
fitij  riceuutt,fauoreuole  agli  amici, &*  firmi  co/e.  L'altra 
Jj>etie  e  l'equità,  o  la  di/cretione,  chefìpoffa  chiamare  :  la 
quale  e  quella ,  che  fipp li/ce  à  i  mancamenti  de  la  legge 
/crina .  Et  doue  non  è  particolare ,  &  propria  legge  .per- 
ctoche  quel  che  l'equità  detta  ,  e/èmbiante  di  quel  che  det 
ta  lagiufittia .  &  dettato  da  l'equità  s'intende  quelgiu- 
Jlo,  che  ?7on  e  compre/o  ne  la  legge  fritta .    G/ue/ìi  manca- 
me?itt/ogltono  accader  ne  le  leggi  ,  parte  contra  la  uolontà 
degli  ordinatori  d'effe  ;  parte  di  uolontà  loro .  Contra  lor 
-uolontà  $  quando  non  anttueggono  ogni  cofa .  Di  uolontà 
loro,  quando  nonpoffono  determinare  fepr a  tutti  gli  acci- 
denti ,  chefògliono  occorrere ,  ma  fon  forzati  à  parlare  in 
generale  :  non  fruendo  quefta  generalità ,  f  non  per  il 
più  de  le  uolte .  €t  co  fi  quando  l affano  quelle  co/e,  che  ma- 
lageuolmente fi poffon  determinare,  per  effere  infinite,  co- 
me circa  al  ferir  col  ferro .    Se  fi  uoleffi  taf/are  non  fila- 
mente  la  qualità  de  le  ferite ,  ma  la  forte  de  l'armi ,  «y  la 
quantità,  ($f  la  qualità  del  ferro .  perche  non  b  after  ta  la 
mta  de  t Intorno  à  uoler  specificare  ogni  minutia .   offèndo 
adunque  la  co/a  diche  la  legge  ha  da  par  lare  indetermina- 
t  ?  s  &  pur  bi/ògnando  che  le  leggi  fi  facciano  ,•  e  necejfa- 
rto  che  le  lor pronuntie fiano /empiici,  ($f  largamente  firit 
te  .  Onde  quando  occorr  effe  particolarmente  che  qualchu- 
no  battendo  per  auuentura  un  dipoi  di  ferro ,  ^)  aliando 
la  mano  percoteffè  un'altro  :  fico?ido  il  rigor  de  la  legge 
fcritta,  uerrebbe  condennato  ^  ^giudicato  per  ingiuri a- 

tore; 


Libro  Primo*  84 

tore  :  ma  riguardando  a  la  uerità  ,  fi dette  giudicare  ,  che 
non  h abbia  fitto  ingiuria  alcuna .  &  quefto  fi  l'equità* 
Or  jet  equità  0  la  difiret  ione,  e  quella  chejk  ciò  che  s'è  det 
to  $gUfipojfono  chiaramente  conofier  le  cefi, che  difiret  a- 
mente,  0  mdifiretame?itefifinno  :  (ejr  come  fino  anco  fit- 
tigli huommi  mdifireti .  percioche  difiret amente  ci  por- 
tiamo in  quelle  cofi.,  gli  autori  de  le  quali  meritano  rime  fi 
fione,  &  perdono .  €t  officio  di  d fi  reto  huomo  è  di  cono- 
fier che  gli  errori  non  pano  degni  de  la  mede  fina  pena  > 
che  t ingiurie .  ne  lefiiaure  de  lamcdefima,  che  ^li  errori. 
Et  fi  laure  fi  chiamano  quelli  accide?Jti ,  che  uengono  fitti 
irr.penjat  amente,  {^ffinzji  malitia .  &  gli  errori  fi  dicono 
quelli,  doue  concorre  il penfiero,  &non  la  malitia  .  3VLa 
ingiurie  fin  quelle,  che  fi 'fanno  con  penjìmento  ,  fr)  con 
malitia  .perche  concorrendola  il  defiderio  $  bijogna,  che 
ut fi adoperila  malitia .  Ojfitio  di  difiret  0  ancora  è,  di  per- 
donare à  la  fi  agilità  degli  huommi  ,&  hauer  l'occhio  non 
à  la  legge ,  ma  al  legislatore ,  non  à  le fine  parole  ,maà  la 
jàa  intentione  ,non  à  quel  che  t huomo  haj'atto,  ma  à  quel 
cheproponeua  difiare .  Confederando  non  unaparte  de  la 
cofi,  ma  il  tutto  :  non  qualjia  hora  la  per  fina  di  chi  fi  par 
la,  ma  qualjia  ftatafimpre ,  0  la  più  parte  de  lafia  mta . 
Inette  anco  un  difiret 0  ricordar  fi  più  tofio  del  bene ,  che 
del  male,  che  lifia  flato  jatto  .  Dette jòjferir paiienternen- 
te  l  ingiurie  :  contender  più  tofto  con  le  parole  che  cofani, 
rimetter  fi  pia  uolontieri  à  l'arbitrio  de  buoni,  che  à  la  fin 
tenza  de  Giudici .  Percioche l'arbitrio  riguarda  àl'eqtu- 

L      2  tà, 


84  De  la  Rettorica  d'Arift  otile 

tàj,  el  Giudice  à  la  legge .  Et  per  queBogli  arbitrìj  tifi- 
no ritrovati  3  acciocbe  preuaglia  l'equità .  De  la  quale 
equitàfìa  detto  in  queflo  modo  à  ba  fianca . 

XIIII. 

E  maggiori  ingiurie  fono  quelle ,  che  procedo- 
no da  maggiore  ingiufìitia .  Et  per  questo  tal 
uolta  le  minime  fin  tenute  per  grandijjìme  • 
Come  fui3  accufa  di  CalliHrato  contra  Medanopo^che  ha- 
neffe  frodato  à  gli  edificatori  del  tempio  tre  mezjj  oboli 
de'  danari  dedicati  à  lafabrica  d'effo  .  doue  che  ne  lagiu- 
fiitia  auuiene  il  contrario .  Et  queflo  perche  lepicciole  tra 
p affano  di  ualore .  conciojìache  chi  fi  conduce  à  diuentar 
ladro  per  tre  mezgj  oboliy  s'ha  da  pcnfare.  che  rubberebbe 
qualfi  uoglia  cofà .  Si  che  taluolta  fi  giudica  la  grande^ 
%a  del  peccato  da  la  qualità  del  male  ,  che  fi  farebbe  :  (efr 
taluolta  da  la  qualità  del  danno  che  ne  rifulta.  Et  co  fi 
maggiori  fino  quelle  ingiurie  che  fanno  maggior  danni . 
Sono  ancora  madori  ingiurie  quelle  à  le  quali  non  fi  può 
dare  egualcafligo,  ($f  à  cui  ogni  fin  e  di  fipplitio  e  mino- 
re .  Et  quelle  contra  le  quali  non  fi  troua  rimedio .  per  e  fi 
fir  co  fa  difficile  >  &  imponìbile  à  cancellarle .  Et  quelle  de 
le  quali  non  cipoffiamo  uendicar  per  ma  di  gwftitia .  per- 
che ne  anco  queflefono  rimediabili  >  effendo  che'l  caftigo  , 
&  la  pena  contrai '  ingiuriatore  fia  la  medicina  de  l ingiu- 
riato .  ft)  quando  H ingiuriato  riuolgendo  lofdegno  de  l'in- 
giuria contra  la perfinajuapr opriate  grandemente  offe- 
fi  da 


Libro  Primo .  8  5 

fi  da  fi  me  defimo .  Onde  di  maggior Jupp  litio  e  degno  l'in- 
gim 'latore fecondo  il  detto  di  Sophocle .  il  quale  parlando 
in  giudiiio  in  fauor dSutimone  ,  che  per  non  poter  fi ffer  ir 
la  bruttezza  de  l ingiuria  nceuuta  s'era  ammazzato  con 
lefue  mani  ,  D^on  ?mnorpena  (ditegli)  merita  co  Bui  di 
quella,  che  siuprefa  da/è  medefimo  l'ingiuriato.  Le  cir- 
confianzj  ancora  fanno  le  ingiurie  maggiori  ,  come  quan- 
do un  filo  habbiahauuto  ardire  d'ingiuriarci,  0  effofiafia 
to  il primo  ,  0 pochi  altri  fiano  concorfi  con  lui ,  0  quando 
più  uolte  ci  h abbia  fatto  la  medefima  ingiuria .    Et  quelle 
fino  maggiori  ingiurie,  contro  le  quali  fi  fin  cerchi  &  tro- 
uati  diuieti,  ^)  caHighi  ;  come  in  aAr^o  ,  che  uifipunifio 
no  quelli  che  fino  fiati  cagione  ,  che  fi  faccia  una  qualche 
legge,  di  nouo,  ffiper  conto  de3  quali  s'efabricata  la  pri- 
gione .  Et  quelle  fino  maggiori ,  che  maggiormente  tengo- 
no del  fero ,  fg)  del  be filale .  Et  tanto  più  grandi  fino  , 
quanto  piupenfitamente fi  fin  fatte .  Et  quelle  fino  gran- 
di ,  le  quali  afintirle  fanno  più  paura  che  compaffione . 
Maggiori  diuentano  ancora,  quando  rettorie  ameni  e  fino 
ampliate,  £?•»  accrefiiute .  come  dicendofi .  In  molte  parti 
ha  contaminata,  ff-J  preuaricata  lagiuflitia  .  ZJ  io  landò  il 
giuramento ,  mancando  de  la  fé  de  :  non  firu  andò  la  pro- 
meffa,  rompendo  iluincolo  dclparentato  .perche  co  fi  fimo 
fra  uno  eccejfo  di  molte  ojfefi .  €t  maggiori  fin  quelle ,  che 
fi  commettono  doue  fi figlion punire .  come  fin  nuelle  de 
fai  fi  te  [limoni  .percioche  doue  non  peccheranno ,  quando 
s*  arrifchia.no  di  peccare  in  concetto  del  Giudice  ì  Et 

quelle 


86  De  la  Rettoricad'Ariftotile 

quelle  fono  piti  graui>  de  la  bruttezza,  de  le  quali  ciuergo- 
gnamo  maggiormente .  Grauijfime  fiono  quando  fifa  ma- 
le à  chi  n  ha  fatto  bene  .perche  fi  pecca  in  più  modi .  facen 
do  l'ingiuria,  &  non  riconofendo  il  bene/ilio .  Maggiore 
ingiuHitia  è  da  l'un  canto  quella  di  colui,  che  pecca  contro 
la  legge  che  non  e  fritta,  perche  un'huomo  tanto  è  ?niglio- 
re,  quanto  e  manco  per  forzjt ,  che  per  forzji  s'offerita  la 
legge  fritta,  &  quella  che  non  è  fritta ,  no  .  Da  l'altro 
canto  maggiore  mgiufiitia  e  di  colui  che  pecca  contra  quel- 
la ch'i  fritta  ;  perche,  chi  non  teme  di  far  quelle  cofi ,  che 
fon  uietate ,  &f  punite  ;  farà  ben  fìcuro  à  commettere  di 
quelle  che  non  hanno  diuieto,  nepunitione .  €t  de  le  mag- 
giori ingiurie,  jg)  de  le  minori ,  hauemo  detto  quel  che 
ci  occorre  . 

X  V. 

I  s  e  o  R.  ri  a  m  o  horafpra  lepruoue ,  che  non 
ar  tifilo f fono  fiate  chiamate .  per  e  io  che  e  fen- 
do fi  ragionato  difipra  dicofigiuBe,^  mgiu- 
fie;  confguentemente  douemo  trattare  di  q<iefte ,  che  fin 
proprie  a  le  controuerfie  giuditiali .  Et  fino  di  numero  cin 
que .  Leggi,  T  e  (limoni, Conuentioni,  Tormenti;  &  Giù 
r amenti .  Primame?Jte  diremo  de  le  leggi  nel  modo  che 
s" hanno  a  tifare .  Volendo  confortare ,  &  difonfortare  3 
&  accufare,  fg)  difendere .  Ejfendo  cofi  chiara, che  quan 
do  la  legge  fritta  fa  contra  la  noftra  caufia,  ci  douemo  ua- 
ler  de  la  commune ,  &  de  l'equità .  dicendo  ch'ella  fa  di 

più 


Libro  Primo.  87 

piufincera  giuftitia  .   Et  che  quel  che  fi  dice  ,  Gì  v  d  1- 

CAR    SECONDO     IL     SENNO     MIGLIORE.,    non  è 

altro  ,  che  non  ufare  interamente  la  legge  feruta .  St  che 
tequitàefmprelamedefìma,&  che  mai  non  fi  muta  .  co- 
me ne  anco  la  legge  commune  ,  per  che  fi  guida  fecondo  la 
natura.  Et  al  contrario  auuien  de  la  legge  fritta*,  la  qual 
fi  uà  Beffe  uolte  alterando  .  Onde  e  quel  detto  difipra  al- 
legato di  Sophocle,nc  l' Antigone,  doue  rilfonde  infitta  di 
fenfione  d'hauer  co?ur  afatto  à  le  leggi  di  Creonte,  ma  non 
à  quella,  che  non  e  feruta  :  dicendo  . 

Ghtefla  legge  non  e  eh' al  mondo  uegna 

0  hoggi,  0  hien ,  ffià 
Btfggiunge . 

JQuesto  è  quelgiuflo  di  che  più  mi  e  ale 

Et  non  temo  ildiuieto  d'un  mortale . 
Bifogna  ancor  dire  che'lgiuBo  non  è  quello, che  par giufto, 
ma  quello  che  fi  porta fèco  un  certo  uero ,  q)  utile .  Onde 
che  la  legge  fritta  non  fra  giuBa ,  poiché  non  battendo 
queBc  due  cofe ,  nonfk  l'offitio  de  la  legge  .  Et  farà  bene 
a  dire  ,  che'l  Giudice  de  uè  ejfer  di f  reto  à  giudicare  il  ue- 
ro g;  ufi  0  dalfklfo  :  come  l'Argentiero  à  di/cernere  il  buono 
a  ■;  ento  da  l'Archi  mi  a .  Et  ricordare  che  vti  imo  mini  mi- 
gliori de  gli  altri  fon  quelli  che  ufino  la  kggè  non  feruta 
più  tofio  che  la  fritta,  &  di  quella  s'appagano .  HPofjiamo 
tinca  confederare,  fper  auuentura  la  legge  fritta  St  con- 
tMf approdata .  Ofe  quella  Beffa  fi contr adi cèffi .  cerne 
dire ,  che  in  un  loco  comanda  che 7  patto  fa  re.to ,  &  in 

un'altro^ 


88  De  la  Rcttorica  cT  Ariftotile 

uri  altro  >fè  leggit imamente  non  e  fatto  -3  non  fìa  rato . 
Oltre  diquefìofdeue  auuertire  >Jè  la  legge  par  laffè  dubio 
per  modo  ,  che  lapotejjìmo  riuolgere  à  nostro  propojìto . 
Et  uedere  à  quali  de  gli  due  fèntimentifì  potejje  meglio 
adattare  ilgiufìo  y  ffi  l'utile,  q)  di  quello  ualerji .  Tor- 
na anco  bene  à  cercare  >f  le  co/e  per  le  quali  fu  fondata  la 
legge  fojfero  mancate  >  &  che  la  legge  reflajjè.  Et  per 
quefta  ma  fkcendof  chiaro  ,  che  cofi  fa  y  fi  può  gittarla 
legge  per  terra.  <ZHa  quando  la  legge  fritta  feccia  inft 
uor  noflro  3  alhora  bifogna  dire  3  che  quel  ,    g  i  v  d  i  c  a- 

RE    SECONDO    IL     SENNO     MIGLIORE;,  nonecon 

ceffo  à  i  Giudici  s  per fintentiar  feondo  il  capo  loro  contra 
la  difoftwn  de  la  legge ,  ma  per  fuggir  lo  pergiuro  ,fe 
per  auuentura  no  mtedeffero  quel  che  la  legge  determina  > 
facondo  la  quale  giurano  difintenùare .  Et  dire  3  che  nefa 
fùno  fententier  ebbe  per f  fieffo  quelgiufo,  ($jf  quel  bene, 
eh' e  bene  >  &  giuflo  affò  lui amente per  ognuno  >  ma  quello 
che  fk particolarmente  à  benefitiofuo .  ffl  che  non  e  diffe- 
renza alcuna  dal  non  far  le  leggi  al  non  offèruarle .  fg)  mo 
far  are,  che  ancora  ne  le  altre  arti  non  e  bene  di  faper  più 
chefibifagni .  come  farebbe  à  dir  più  che 7 medico  .perciò- 
che  quando  bene  il  medico  erraffe,  non  è  di  tanto  nocumen 
to  quanto  affueftrfi  à  non  obbedire  à  chi  comanda.-  Et  ulti 
mamente  fkr  chiaro,  che  questo  e  quel  che  le  celebrate  leg- 
^iprohibifaono ,  chethuomo  non  debbia  cercar  d'effer  più 
fauio  de  la  legge .   6t  di  quefta  parte  bafta  quel  che  s'è 
detto  .   Vegnamo  a  testimoni . 

Sono 


Libro  Primo  »  8p 

Sono  i  testimoni  di  due  fòrti .  antichi  3  &  moderni . 
Et  di  quefli  altri  fino  à parte  del  pericolo ,  q)  altri  ne  fon 
fuori .   Gli  ^Antichi fino  i  n?oeti>  (^f  gli  altri  famofì auto 
ri  :  le  cui  finteti^  fino  chiare  >  @r  diuolgate  per  tutto . 
Onde  %li  Atheniefine  la  conte  fa  di  S  alamina  contra  iMe- 
garenfi  addujfiro  per  te/limonio  Homero  .  £>•  quelli  di 
Tene  do  poco  tempo  fa  fiualfiro  del  detto  diPeriandro  Co 
rinthio  contro  gli  Stgicnfì .  €t  Cleofonte  contra  Critia  cito 
alcuni  uerfì  duna  elegia  di  S  olone  y  per  moHrar  che3 1 fio 
C  afato  era  anticamente  flato fiorr  etto.   Chef  ciò  nonfofi 
fé  (difiegli)  non  harebbe  S  olone  fritto  . 

Saluta  il  biondo  Critta>  (^r  da  mi  a  parte 

'Dillh  afiolta  à  tuo  padre  . 
ghie  sii  fino  i  testimoni  che  s'ufiano  ne  le  cofèp affate .  ^(V 
le  future  >  gì*  interpreti  de  gli  Oracoli  firuono  ancora  per 
teftimom  .  come  fi  ne  finn  Themiflocle  :  il  quale  dicendo 
che  fi doueffi  combattere  in  mare ,  allegò  quel  chauea  ri- 
fio  fio  l Oracolo  >  che  fi fitcejfero  le  mura  di  legno.  Et  anco  i 
Trouerbi  come  s'è  detto  3  njaglwno per  te/limonante  :  co 
me  a  uolerprouare  >  che  non  ci  douemo  curar  detamicitie 
de'  ^vecchi ,  allegar  quelProuerbio  .  non  far  mai 
bene  a'vecchi.  6t  àuoler  configliare ,,  che  col  pa- 
dre >  fi  debbano  occider  anco  i  figliuoli,  ualerfi  di  quelTal- 
frodato.  chV  pazzia  d'ammazzare  il  pa- 
dre, et  lasciar  vivi  i  figlivoli.  I Mo- 
derni s'intendono  quelli  chefinhuomim  famofl ,  <&  han- 
no giudicato  alcuna  co  fa .  pcnioche  i  lor  giuditìj  fino  utili 

M  à  quelli 3 


pò  De  la  Rettori ca  d'Ariftotile 

à  quelli,  che  litigano  /opra  ilmcdtfimo .  Onde  che  Eubolo 
dicendo  in  giuditw  centra  à  C avete  ,fi  ualfe  di  quel  detto 
di  Fiatone  con  tra  Archibio  $  che  ne  la  città  er  attenuto  in 
confiuetudine  difarprofcffion  di  tritìi .  Et  quelli fono  mo- 
derni, che  parti  cip  ano  del  pericolo  quando  fi  ano  tenuti  per 
falji .  Jguefii  tali  hanno  a  depor  ne  le  lor  teBimonianzefi 
lamentefè  la  cofa  e  fiata,  0  no  .   Effe  e,  0  non  e .   Et  non 
trauagliarjì  circa  la  qualità,  del  fatto,  come  à  uoler  di/cor- 
rere, fi  giù  fio  ,  h  non  giufio ,  0  utile ,  0  non  utile  fi  a  quel 
che  depongono  .  Ma  quelli  che  fin  remoti  da  la  lite  prefin- 
te fi  no  dcgmjfimi  di  fede,  ancora  circa  effa  qualità  del  fat- 
to .  Et  di  fede  de gniffimi  fono  gli  antichi .  perche  non  fino 
filetti  di  corrosione .   è't  quanto  à  1  luoghi  daperfuade- 
re  con  le  tefìimonianze,  colui  che  non  ha  tefiimompuo  ri- 
correre à  dire,  che  fi  deue  giudicare  da  i  iteri fmili .  6t  che 
quefio  e  uer amente  ilgiuditio  delfinno  migliore .  &  che  i 
uerifìmili  nonponno  effer  corrotti  per  dinari ,  ne  conuinti 
difalfità.  Colui,  che  ^li  ha,  contra  colui, che  non  gli  ha  de- 
ue dire.  Che  i  uerifimili  non  fino  fittopofii  adcfjèv  viproua 
ti,  &)  cafiigati  delfalfo  ,  come  1  teHimoni .  &  che  non  ba 
ftano  à  trouar  la  uer  ita .  perche  fi  le  ragioni  bafi  afferò  à 
confederar  come  il  fitto  fi  a  .,•  non  h  avemmo  punto  b  fogno 
di  tefiimomanzs  •   Sono  de  le  teftimomanzj,  che  fi  fanno, 
altre  de  lapevfina  noHra,  altre  de  tauuerfirio  :  (^f  altre 
appertenenti  al  fatto,  altre  à  i  cofiumi .   Onde  fi  può  chia- 
ramente uedere,  che  non  ci  può  mancar  mai  qualche  tefìi- 
monianzjt ,  chegioui  fi  non  à  la  nofira  caufà  0  ò  uero  à  noi 

medcfimi 


Libro  Prirro.  pi 

me  defimi,  o  contro,  le  ragioni  de  la  parte  ;  almeno  inquan- 
to a  i  co/lumi,  per  molare  ,  o  che  noi  fi  amo  perfine  ragio- 
neuoli,  fg)  da  bene ,  o  che  tauucrfàrio  e  huomo  di  mala  ul- 
ta .  &per  t  altre  enfi  circa  a  i  te /timoni  ,  fi  fino  amici  ,  ò 
nemici, o  neutrali ,ò  di  buona  fama,  o  di cattiua,  o  di  mezj* 
Zjmky  o  d  altre  fimdi  differenza  :  bifiognx  ricorrere  à  quei 
me  de  fimi  lochi 3  donde  fi  cauanogli  entimemi .    Quanto  à 
le  con ut nt ioni  ,  o  patti  ,  che  fi  dicano  ,  tanto  fi  di  mettier 
che  fine  parli  ,  quanto  e  e.  erre  et  aumentarle  ,  o  di fìr ug- 
ge rie,  o  moflrarle  degne y  ò  non  degne  di  fede .   'Degne  di 
fede,  g-)  rate,  cioè  fi  fanno  per  noi  :  &  al  contrario  fi  fan 
no  per  tauucrfàrio  .   €t  à  uoler  dire  ,  o  contra  ,  o  infauer 
de3  patti  s  cifieruonofiìiza  alcuna  dijferenzjt  i  medefimi  lo 
chi,  che  uen^ono  contra,  o in  fkuor  de'  tefiimoni .  perciò* 
che  fecondo  che  fin  degne  di  fede  le  perfine  ,  che  ne  le  con- 
uentiontfìfinofittofiritte,  ò  quelle  ne  le  cui  mani  fi  truo- 
uano,  cofifono  ancora  autentiche ,  fgj  approuate  le  conuen 
tioni .   cMa  quando  i patii  non  fi  negano  ,  ftj  che  fanno 
per  noi ,-  alihora  bifogna  ampliarli  :  perciochefi  può  dire  y 
che'l  patto  è  una  legge  propria  ,  O*  particolare .  Et  cbe'l 
patto  non  ratificala  legge  :  ma  fi  ben  la  legge  il  patto  , 
quando  e  fitto  leggitim amente .   tAnzj  che  la  legge  Beffe 
m  umuerfkle,  non  e  altro  che  un  certo  patto .   Onde  che  y 
chi  difàutorc^a,  (éfr  annulla  il  patto ,  annulla  anco  le  leg- 
gi .   Oltre  di  queHofi  deue  dire  ,  che  per  ma  di  conuent io- 
ne fi mene  à  molti  contratti  di  uolontà ,  &  di  confini  ime  n 
to  de  t  una  parte,  &  de  t  altra  ,per  modo  che  fi  non  fi  o fi 

M     2         firuanoy 


2*  De  la  Rettòrica  d'Ariftotile 

fèruano,  fi  toglie  l'ufi  ,  e  l  commento  e  hanno  gli  huomini 
.Jr a  loro .  L 'altre  cofi,  chefknno  a  propofitò  di  queslo  lo- 
co >  ci  fono  per  lor  medefime  inpronto.  òMa  quando  i  patti 
ci  fino  contrari^,  ^)  chefienno  infauorde  l'auuerfiario,  ci 
pGJfiamofèrmr  contra  loro  di  tutte  quell'armi,  le  qu<ih  ha 
uemo  detto  difòpra  che  s'adoperano  à  dif elider  ci  da  la  leg- 
ge contraria .  Che  fepenfiamo  di  non  douer  obbedire  ale 
leggi  torte,&  imprudentemente  fatte  ìflrana  co  fa  fareb- 
be à  credere,  che  necefjariamente  doueffimo  Bar  fidi  a  le 
tonuenttoni .  'Dipoi  toxnabene  a  dire ,  che  i  Giudici  fon 
fatti  per  che  fi  ano  diffenfaton  de  lagiufiitia ..  Et  per  que- 
llo non  hanno  à  confederar  folamente  quel  che  fia  pai  tol- 
to, ma  quel  che  fia  più  giufto .  Et  che'luerogiu/lo  non  può 
rìceuere  ne  alter  atione,  ne  inganno,  ne  forza  :  percioche  e 
nato  da  fi,  &  le  conuentiom  fon  fitte  da  altri,  &  da  per- 
fine chepoffiono  effer  ingannate, &  sforzate .  Oltre  di  que 
Hofideue  confiderarfi  uifoffe  qualche  cofayche  repugnaf 
fi  à  qualchuna  de  le  leggi  fritte,  o  de  le  communi .  Et  cofi 
anco  a  le  cofigiufie,&  bone  fi  e .  ofefkceffe  contro  gli  altri 
contratti  o  di  prima,  o  dipoi .  Percioche  dir  em  0,0  che  l'ul- 
time conuentiom  debbano  effer  rate  ,  &)  che  le  prime  non 
fino  ualide  :  0  che  fin  buone  le  prime,  fé)  t. ultime  inique  y 
&  fitte  in  fi-aude  :  fecondo  quale  di  que  si  e  due  cofi  ci 
metta  meglio .  Sara  di  giouamento  ancora  a  uedere  fé 
l'offiruanza  di  tal  cenuentione  frceffe.  in  preiuditio  del 
Giudice  :  &  altre  cofifimdi  :  le  quali poffono finalmente >. 
sonfiderare  ancor  effe , 

I  Tor- 


Libro  Primo.  93 

I  Tormenti  fono  come  una  fiecie  di  testimoni .   Stpaf, 
che  fi  debba  lor  credere  .-perche  hanno  in  loro  una  certa  ne 
ceffità  di  far  confeffare  il  nero  .   Sopra  quefta  parte  efk- 
cil  co  fa  a  uedere  ,  ftj  dir  quel  che  Soccorre  .Et  quando  i 
tormenti  uenghino  in  no  Uro  fiiuore  ,  gli  douemo  amplia- 
re ,  dicendo  ,  che  de  le  teHimonan^e  quefìe  fole fin  uere . 
£lla  quando  faccino  contro  di  noi  ,  &  in  fhuor  de  l'au- 
uerfiario  ,s'  impugneranno  fi  ben  p  die  effe  iluero ,-  allegan- 
do uniuerfialmente  contr 'a  tutto  7 genere  de'  tormenta  che 
sformano  4  dircofila  bugia  come  la  uerità.  Et  che  i  tor- 
mentati, o  ftanno*  forti,  (jfff  non  dicono  iluero  ,  o  per  im- 
pazienza dicono  facilmente  il f al  fi ,  per  ufiir  tanto  più  pr  e 
fio  di  quel  martorio .   3Vla  b  fogna  in  quefìo  addurre  e  fi 
fèmpip  affati  ,  che  pano  noti  a  i  guidici . 

Ne  'giuramenti fi 'procede  in  quattro  modi .  cPercioche 
o  fi mette  ,  (efr fi pigliai  giuramento ,  o  non  fi  mette  ,& 
non  fi  piglia .  ò  fifa  l'uno  di  due  ,  &  quefio  in  due  modi  : 
o  che  fi  mette  ,  q)  non  fi  piglia,  o  che  fi  piglia  ,  0J  non  fi 
mette .  Oltre  di  questo ,  in  un  modo  fi  procede  quando 
s'è  giurato,  fg)  m  un'altro,  quando  non  s'è  giurato .  Et , 
diuerfamente  quando  s'è  giurato  da  noi ,  che  quando  s'è 
giurato  da  tauuerfirio .  Ora  colui ,  che  non  uuol mettere 
a  giuramento ,  cioè  che  non  uuolchetauuerfano  giuri , fi 
deuefeufar  con  quefìo  :  chefacdmeìite  per  umeere  giure- 
rebbe ilfalfò .  Et  perche  l'ha  io  da  far ,  dicendo .  Quan- 
do}} ara  giurato  non  mi  pagherà,  .gj  io.  sfero,  chefir^ 

conden- 


94  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

condennato ,  fèn%a  che  giuri .  Et  è  meglio  ch'io  corra, 
queHo  rijìco /opra  la  confiienza  de'  Giudici \  che  de  l'au- 
uerjarw  :  perche  ne  Giudici  ho  fede  s  &  in  lui  no  . 

Cc/ui ,  che  non  uuol torre  à  giurare  >  deue  dire  .  Che 
non  uuol  cheli  Jìa  dato  il  giuramento  in  cambio  de  fioi 
danari  .  è't  che  jè  f offe  mal  huomo  3  harebbe  giurato  : 
ejjèndo  meglio  def/er  triHo  per  qualche  cofa  >  che  per 
xiente .  perche  giurando  harebbe  guadagnato ,  non  giu- 
rando j  (i perde  il  guadagno .  Et  cofi  s'ha  da  credere  3 
che  non  giurando  fi  fica  a  più  toUo  per  uirtù  >  che  per 
con/cien^a  de  lo  /pergiuro .  Et  à  quefio  prop o/ito  fa 
quel  detto  di  Xenofane .  che  Gli  huomini  pij  3  non  fi- 
no prouocati  del  pari  a  giuramento  da  gl'Jwpìj  y  per 
ejfer  non  altramente  >  che  fi  un  robufio  chiama/Jè  un  de- 
bole à  dar  fi de  le  pugna  >  ò  de  le  ferite .  éMa  uolen- 
do  accettar  di  giurare  y  douemo  dire  y  che' l  facemo  per 
hauer  maggior  fede  à  noi  medefìmi  j  che  à  l'auuer/àrio. 
€t  riuolgendo  le  parole  di  Xenofane  j  diremo  >  che  cofi 
uà  del  pari  che  timpio  fi  rimetta  al  giuramento  >  ffl 
che'l  pio  accetti  di  giurare .  Et  che  graue  cofa  farebbe 
à  non  uoler  giurar  noi  in  una  noHra  caufa  ,  /òpra  la 
quale  ci  par  ben  fatto  ,  che  giurino  i  Giudici .  Qolui 
che  fi  rimette  à  giuramento  ,  deue  dire  che  3  Tfeligiofa 
cofi  e  di  riuolgerfi  à  Dio ,  Che  non  accade  che  tauuerfà- 
rio  cerchi  d'altri  Giudici  rimette  ndofi  lafinten%ainlui 
mede/imo .     Et  che  difdiceuol  cofa  e  >  che  l'auuerfirio 

-non 


Libro  Primo.  5>j 

non  uoglta  giurare  ejfo  fleffo  3  doue  fi  ha  per  bene  di 
far  giurare  i  Giudici,  che  non  ci  hanno  intere/fi .  Poiché 
hauemo  efpoflo  quel  che  s'harebbe  a  dire  in  ciafcuno 
di  que/li  cafi  /eparatamente  s  ne  uien  dichiarato  ancc- 
ra  in  che  modo  s'ba  da  parlare  quando  fi  congiungo* 
no.  Come  dire  ,  quando  fi  uuol  pigliare  y  ^)  non 
mettere  a  giuramento  :  ouero  mettere  3  &  non  piglia- 
re >o  pigliare  &  mettere  >o  non  mettere  >  &  non  pi- 
gliare .  Percioche  ejfndo  necejfario  >  che  quefii  con- 
giunti fi  jkcciano  di  /empiici  /opradetti  ;  e  necejfario 
ancora  >  che  le  ragioni  che  s 'hanno  à  dire  in  queBi 
compofli  >  fi  cauino  da  le  ragioni  de  me  defimi  fèmp  li- 
ei .  Quando  il  giuramento  fia  flato  fitto  da  noi  .,  0* 
che  ci  fia  contrario  i  douemo  mofirare  >  che  non  haue- 
mo pero  spergiurato .  perche  t ingiuria  è  co/a  uolonta- 
ria  :  ffi  lo /pergiuro  e/fendo  ingiuria  e  uolontario  ancor 
ejfo .  éMa  noi  hauemo  giurato  ,  o  sforzati  >  o  ingan- 
nati j,  che  uogliamo  dire  s  che  mene  ade/fer  non  uolon- 
tariamente .  dunque  non  hauemo  /pergiurato .  Onde 
che  bifigna  uenir  anco  à  dire  >  che  lo  spergiuro  è  quello 
che  fifit  ne  l'animo  .,  ff)  non  ne  la  bocca .  Ma  quan- 
do il  giuramento  fia  Bato  fatto  da  l '  auuerfario  :  q) 
effendoli  contrario  fi  mglia  difdire  ;  fi  dirà  y  che  ogni 
co/a  confonde  i  ^)  diflrugge  chi  non  iB 'a  /aldo  al  giu- 
ramento fio  medefimo .  Et  che  non  per  altro  s'è  tro- 
uato  z  che  i  Giudici  giurino  toj/èruanzjt  de  le  leggi* 

che 


$6  De  la  Rettorrca  d'Ariftotile  Lib.  T. 
che  perche  fio,  rato  quel  che  dicono .  Or  fi  ci  par  bene 
(diremo  noi  )  che  uoi  che  fite  Giudici .,  habbiate  ci  fi  are 
a  quel  che  fintentiate per  hauer  giurato  ;  non  ci  fl aremo 
noi  che  perno  giudicati  da  uoi  ì  Et  altre  cofi fintili  >  che 
fipojjon  dire  per  ma  d ,  ampli ficat  ione .  Et  questo  bafia 
quanto  à  lepruoue  >  che  non  fino  or  tifino  fi . 

FINE  DEL  PRIMO  LIBRO. 


DE  LA 


$7 

DE  LA  RETTORICA 

D'A  RISTOTILE, 
LIBRO  SECONDO. 


I. 


' 


A  v  e  m  o  fino  èi  qui  detto  di  che 
co/e  ci  conuten  conftgliare  >  ($jf  di- 
fionfigliare  ,  btafimare  >  &  loda- 
re  :  g)  accufàre y  &  difendere. 
€t quali  fino  licppc?2Ìoni  3  fff)  le 
propofiticni  de  le  quali  et  douemo 
Jerutre  in  ciafiuno  di  quefii  gene- 
ri per  effer  creduti.  Percioche  di  quefie  fi  fknno  3  jjy  da 
quefie  fi  cauano  gli  Entimemi  per  cefi  dire  partitamene 
fipra  ci a/cuna fòrte  di  parlamento .  Hora  j  perche  il  fin 
de  la  Rettone  a  ila  nel  giuditio  di  quelli  .,  <tì  afioltano  $ 
conciofiacofi  che  fi  giudichi  ancora  ne  configli  >  ffi  che  le 
liti  non  fi  ano  altro  che  giù  ditto  $  è  ne  cefi  ano  non  {blamen- 
te batter  l'occhio  à  foratione^  ch'ella  Jta  dimoftr  attua  >  &* 
degna  di fé de  ;  ma  eh 'e  3l 'Dicitore '■>  e3 1  deter  minatore  fi  ano 
preparati  >  <&  e ondit tonati  in  un  certo  modo .  Percioche 
molto  importa  per  acquiBarfi fede  fipra  tutto  ne  le  deltbe 
rat  ioni  j  dipoi  ne  le  liti ,-  che  duna  qualche  con  dit  ione  fi  a 
tenuto  colui  >  che  dice  :  &  che  per  bene  ò  male  affetttona- 
tofiaprefi  uerfi  quelli  eh' ascoltano  .  Et  di  più  che  gli  a- 
fioltanti  me  de  fimi  s'abbai  tino  ad  effer  in  una  qualche  di- 

N         sjofitione 


P  8  De  la  Rcttorica  d' Ariftotilc 

ff>o fittone .  L  a  con di t ione  del  Dicito  re  è  di  maggio  re  uti- 
lità ne3  configli .  €t  la  difpofition  de  t  auditore  ^  e  di  più 
profitto  ne  le  liti  .percioche  non  con  un'occhio  me  de  fimo  uè 
de  l' amico  >  che 'l ' nemico y  ne  l'adirato  che' l  manfueto  .  Ma 
le  medefime  cofè fi  rapprefèntano  loro  y  o  in  tutto  diuerfè  > 
ò  non  tanto  grandi .  Concvfia  che  f  amore  faccia  parere 
che  colui  che  s'ha  da  giudicare .,  di  nulla  3  o  di  poco  habbia 
preuaricato  à  lagiufìitia .-  (gr  che  l'odio  ne  facci  parere  il 
contrario .  C-ìfi>  chi  defederà  &  fi  era  3  fé  la  co  fa  cti  affret- 
ta le  far  a  grata .,  s'imagwerà>  ch'ella  debba  effere  >  &  ef- 
Jer  buona .  Et  per  l'oppofito  crederà  colui ,  che  non  fi  ne 
cura  ^  e>  l'ha  per  male .  Tre  fino  le  cagioni  per  le  quali  i 
dicitori  uengono  in  credito  degli  afioltanti .  perche  tre  al- 
tre fono  le  cofè  ;  oltre  à  la  dimofiratione ,  àie  quali  gli  huo 
mini prefi ano  fede  :  cioè  ^  la  prudenza  ^  la  bontà ,  &  la 
beniuolenzji ,  Onde  coloro .,  che  dicono  ^  gy  che  configga- 
no y  òper  mancamento  di  qualchuno  di  quefii  capi  3  o  di 
tutti  fi  gabbano,  percioche  o  uer  amente  per  ignorane  non 
fentono  rettamente .  ofè  rettamente fentono  >3  per  maligni- 
tà non  dicono  il  parer  loro .  o  fi  pur  fino  faui  >  jW  buoni ., 
non  far  anno  reputati  per  amici .  Et  per  quello  può  effere  > 
che  quelli  che  configli  ano  5  non  dichino  il  meglio  ancora 
che  l  conofeh  ino .  Et  oltre  àquefie  tre  cofè  non  uè  ne  ue- 
runa  altra .  folui  dunque  nel  quale  par  che  s'accozjjno 
tutte  tre  queììe  >  è  neceffarto  >  chefia  creduto  da  gli  audi- 
tori .  Etpcrfàper  donde  s'habbia  à  cauare  di  parer fauiOy 
(ej^r  buono  s  b  fogna  ricorrere  a  le  diuifioni  già  fatte  de  le 

uertùi 


Libro  Secondo .  $p 

ùertù,  con  le  quali  pofffamofkr  parer  noi  ,  &*  moHrar  al- 
tri Per  tali .   Ma  de  la  beniuolenzji  ,  ($f  de  tamicitia  y 
tratteremo  bora  infieme  con  gli  altri  affetti.   Et  affètti  fi- 
no quelli  ,  che  uenendo  accompagnati  dal  dolore  ,  &  dal 
piacere  sfanno  un  alter atione  in  noiper  la  quale  uariamo 
diziuditw  :  cornei ir 'a,  la  miffericordia ,  la  paura,  &*gU 
altriffmili ,  ffigli  contrarìj  à  quefii .   Hora  bifigna  ,  che 
dr  ciafcuno  affetto  facciamo  tre  parti .  pognam  cafò  de  l'i-i 
ra,  qual fiala  difpofition  di  quelli,  che fàcilmente  s 'adi- 
rano, con  chi  fi  fòglio  no  adirare  ,  &per  qual fòrte  di  coffe. 
Tercioche  una  o  due  di  queste parti,  che  nqi  haueffìmo  , 
ffi  non  tutte,  ci  far  ebbe  impofffbde  dtprouocarfira  degli 
afcoltanti .   Stffmilmente  dico  degli  altri  affètti .    Onde 
fi  come  difòpra  affamo  diflefia  defcriuere  lepropofftioni, 
cofihora  tratteremo  degli  affetti  dittmt amente  ,  nel  mo- 
do,  che  s'è  detto . 

IL 

Ara  dunque  tira  un  appetito  con  dispiacere 
difaruendetta,  che  paia  uendetta  ,  contra  chi 
p enfiamo  che  ci  h abbia  di/fregiati  ne  le  e  off  che 
tocchino  à  noi  ,òà  qualchuno  de  no  siri  indegnaìnente . 
Et  poiché  l'ira  è  tale  s  é  neceffità  colui  che  s'adir  a  fi  cruc- 
ciafèmpre  con  qualche  particolare  ;  come  dir  con  C leone  > 
&  non  con  la  ìpetie  humana .  Et  la  cagton  de  l'ir  a  farà  , 
perche  habbia  in  qualche  coffa  diffiaciuto  a  lui,  o  qualchu- 
no defuot ,  o  neramente  perche  habbia  uolmo  dispiacere . 

cn^  2       et 


1  ©o  De  h' Rettoria  d'Arift  otile 

€t  anco  e  necejfario,  che  ognirafia  accompagnata  con  un 
certo  piacere .  Il  quale  e  quello,  che  li  uiene  da  la  fperan- 
%a  de  la  uendetta .  Conciofiache  dolce  cofi  ne  paia  di  con- 
figli ir  quel  che  noi  defi deriamo .  Ma  nejfuno  e  ,  che  de/I- 
deri  cofi  che  fi  dimostri  imponìbile  à  lui  :  dunque  il  defi- 
derio  de  l'adirato ,  non  e  di  cofi  ch'egli  non  s'affidi  di  con- 
fegmre .  Et  pero  confiderai l  amente 'fu  detto  de  tira  .- 

Che  più  d'un  puro  mei  dolce  s'accende 

2sk: petti  ualorofi '.. 
Percioche  nefiguita un  certo  ddetto  ,  cofi  per  Uff cranzjt 
the  s'è  detta  ^come  perche  fi  truoua  con  l'animo  quafim 
atto  di  uendicarfi.  Onde  che  quella  cofi  fatta  imagìna- 
tione  partorì/ce  allhora  quel  piacer  e  s  che  fi  fùolfintire  al- 
cuna uolt  a  fognando .  Et  conciofia  che  l  dtfiregio  fia  un 
mettere  in  opera  l'oppentone  ,  che  fittene  duna  cofi  ,  che 
da  nulla  ci  paia  (percioche  le  cattiue,  (^  le  buone  cofi,  (gip 
quelle  che  fin  mezgi  del  bene,  ,  fg)  del  male ,  ci  paiono  de- 
gne di  farne  conto  :  ma  quelle,  che  fino  nonnulla ,  ò  di  po- 
chi/fimo momento,  non  et  fino  d'alcuna  confi derat  ione .  ) 
tre  faranno  le  fini  de/difiregio.  Il  non  curare  :  ilfkr  di- 
fuetto  :  &  t  oltraggiare .  percioche  quellichenon  curano, 
di/pregiano .  auuenga,  che  quelle  cofi  non  fi  curano ,  che 
di  nulla  (lima  degne  fi  riputano  .  Et  quelle  che  per  degne 
di  nulla  si,  ima  fi  tengono  fi  difbr  egiano .  Et  quelli,  che  fan 
7ìo  di/petto  ,  mofirano  di  non  curare .  per  queflo  che' l  di- 
fettare e  uno  impedimento  ,  che  noi  fkcciamo  de  le  doglie 
altrui^  non  per  hauer noi ,  ma  perche  altri  non  habbia . 

Poiché 


'       Libro  Secondo  r  101 

Poiché  dunque  dtfiregiamo  uri  altro,  finzjt  no  ftro  profit- 
to }  e  chiaro  3  che  crediamo  ,  che'l  dispregiato  non  cipolla. 
nuocere >  (che Jè  ciò  non/offe  ,  riharemmo  paura ,  ffl  non 
lo  difircgixremmo  3  )  ne  anco  pcnfiamo  ,  che  ci  poffa  fitr 
giommento  da  te?ieme  cento  :  perche  c'ingegneremmo 
dh  averlo  per  amico .  $$*  quelli  che  fanno  oltraggio  difire- 
guiìo .  perche  oltraggiare  non  e  altro  che  nuocere  3  &1  fior 
dAhiacere  in  cojè  s  che  tornino  à  mi gogna  di  chi  riceue  tot 
trapgio .  Et  quefto  non  per  acquisto  d  alcuna  cofa  di  più 
di  colui  che  l  fa  ,  neper  rifintimento  di  di/giacere  3  che  fio, 
flato  fatto  a  lui,  mafòlamente  per piacer  dififieffo  .-per- 
che quelli ,  che  rendono  loffi  fa  ricevuta  non  oltraggiano  y 
ma  fi  uendtcano  *  Et  la  cagton  del  piacer  che  glie  ne  ri/ul- 
ta, è  che  nel  far  quella fuperchieria  yfi prefùme  deffer  da, 
più  degli  altri  ~  Et  da  quinafee  che  igiouini,  e  i  ricchi  fi- 
gliono  ejfer  oltrapgioft.perche  in  quefto  poter  oltraggiare  3 
p enfiano  d ejfer  maggiori  de  gli  altri .  ì)a  l'oltraggio  pro- 
cede il  dishonore .  Gt  chi  dishonora  dispregia  ;  perche  co- 
lui che  reputa  una  cofa  danulla  ,•  non  ne  tien  conto  alcuno  y 
ne  comedi  bene  y  ne  come  di  male .  Et  per  quefto  aAchil- 
le  adir  andò  fi  dice . 

qA  mio fior  no  il  mio  pregio 
*Mi  tolfi,  fg)  ei fé  l  tiene  y  &  eifielgode* 
($) 'altroue , 

Comefiranier,  come  dhonore  indegna 
Tìishonorommi .  , 

Volendo  mostrar?  che  per  quetfe  cofèfifiojfe  adirato  .per 

ciochif 


102  De  la  Rettorìca  d'Ariftotile 

cioche  ghhuomini  fi  perfiadono  di  douer  effere  molto  ap- 
prezzati da  quelli  che  fino  inferiori  a  loro  di  /angue  ,  di 
potenzia,  di  uertu .  Et  umuerfalmente  chiunque  fi  fia  , 
che  in  quella  me  de  (ima  co  fa  jì  creda  d'auanzjtre  un  altro 
di  molto  i  tn  quella fi prefippone  di  douer  ejfer  affai  filma- 
to da  lui .  come  il  ricco  dal p onero  ne  le  ricchezze  :  un  bel 
dicitore  net  eloquenza  da  chi  non/à  parlare  :  un  Signore 
daunuaffallo  :  &  un  che  fi  reputi  degno  di  gouernare  da 
un  degno  d 'effer gommato .  Stper  quesito  fu  detto . 
Sigraue è  lira 

"Degli  alteri  da  T)io  nutriti  Regi . 
&  in  un'altro  Imo . 

<£Ma  dentro  al  petto  firba 

Ira  cb'à  nuocer  luogo ,  ($f  tempo  affiena. 
T er cioche  tenendofi  eccellenti  [òpra gli  altri  ,  nonpoffono 
tollerare  di  non  efjer  riconofciutiper  tali .  T  enfiamo  an- 
cora £ effere  filmati  da  coloro  da  chi  conuenientemente  a- 
spettiamo r  benefit  io .  Et  queslifino  quelli  ,ài  quali  ha- 
uemo  fitto,  o  facciamo  ben  noi  :  oche  fono,  òfòno  fiati  be- 
neficati da  qualchuno  de'noftri,  opernoflro  conto,  o  bene- 
ficati chefiano  ,  o  che  s'haueffe  animo  di  beneficarli .  (gjr 
già,  per  quello,  che  s'è  detto,  fi  può  chiaramente  ritrarre, 
in  che  diffiofìtione,  con  quali  perfine,  ftjper  quali  co/e  gli 
huomtni  s'adirano .  Per  cioche  quanto  àia  diffiofitione ,al- 
Ihora  ageuolmente fi  crucciano,  quando  fi  dolgono .  perche 
colui ,  che  fi  duole  qualche  cofa  defidera .  Onde  s' alcuno 
s'oppone  dirittamente  à  quel  fio  def  Imo  (  come  à  un 

chabbia 


Libro  Secondo.  loj 

chabbiafetenelbere)  &  fé  ancora,  non  cofì  dirittamen- 
te} par  che  nefegua  il  me  defimo fimilmente.  auuenga  che'l 
p attente  in  quel  termine  fi  crucci  con  ognuno  fò  che  Ufi  op- 
ponga, ò  che  non  lofòuuenga  ,  ò  che  qualch  altro  impedi- 
mento li  fàccia  mentre  fi  truoua  in  quelTeffere .  Et  per 
quefio  gì'  infermi ,  ipoueri ,  gì'  innamorati ,  gli  affìttiti  ^ 
0f  infòmma  tutti  quelli  ,  che  defiderano  ,  &*  quelli  che 
nonpoffono  confeguire  i  lor  defideri  ,  fono  uniuerfalmente 
Slizzofì ,  &  di  poca  Iettatura .  €t  maffimamente  uerfo 
quelli  che  poco  fi  curano  di  ciochepatifeono  in  quel  tempo . 
come  gli  ammalati  fi  rifèntono  ,  con  chi  ne  la  lormalatia;  i 
poueri  con  chi  ne  la  lor  pouertà  s  gli  guerrieri  con  chi  nel 
maneggio  de  la  guerra  -3  gli  innamorati  con  chi  ne  l'occor- 
renze d'amore,  o  fanno  lor  contra ,  o  non  gli  aiutano,  ò  in 
altra guifa gli  attrauerfàno .  &  finalmente  con  gli  altri 
fimili  .perche  lapaffonprefénte  tien  ciafeuno  comeauuia- 
to  à  crucctarfi  di  ciafcuna  cofa  che  gli  diffiacc'ut .  Oltre  di 
ciò  s'adirano  quando  auuien  loro  il  contrario  di  quel  ch'a- 
sfet  tauano  .  percioche  una  cofa,  che  uenga  molto  fuor  di 
pen fiero,  n'affigge  maggiormente  :  come  anco  più  ne  dtlet 
ta,fe  molto  in  affettatamente  ne'ncontra  ,pur  che  fa  co- 
me 7ioi  uogliamo .  Donde  fi  poffono  chiaramente  confide- 
rare  leflagioni,  i  tempi ,  le  dtffofitioni ,  l'età ,  quali fiano 
maggiormente  inchinate  à  tira ,  &  quando ,  &  do  uè  . 
€t  che  quanto  più  ci  trouiamo  ne  le  cofe  dette  >•  tanto  mag- 
giore inclinatane  hauemo  à  crucciarne .  Ghiefii  dunque 
cofì  fatti  fino  quelli,  che  facilmente  montano  in  colera . 

Hora 


i©4  De  la  Rettor ica  cf  Arift otite 

fiora  diciamo  con  chi  s'adirano  :  che  fon  qut  Ili  che Jì  rido- 
no di  loro  j  cheglifichernificono  >  che  gli  motteggiano .  per- 
ciocia  gli  oltraggiano ,  &  con  quelli  che  gli  offèndono  con 
altre ■  filmili  co/e ,  le  quali  pano  fiegni  d'oltraggio  :  che  ne- 
cejfiariamente faranno  quelle  3  che  nonfifannoper  uendet- 
ta  ne  per  commodo  alcuno ,  che  fé  ne  caui .  Onde  fi  può 
penfiare,  che  per  oltraggio foUment  e  fon  fatte .  Ci  adira- 
mo  ancora  con  quelli  che  ne  biafimano,  &  non  ci  prezza- 
no in  quel  che  principalmente  è  noHra  profejfione  :  come 
Ce  tenendo  riputation  di  filo fò fi ,  non  fio/fimo  /limati  ne  la 
filofòfia .  &  compiacendone  d'effir  belli  >fof]imofchemiti 
ne  la  bellezza  :  &  cofl medefimamente  ?ie  l'altre  cofe .  Et 
tanto più  fé fleffìmo  in  dubio  >  che  quelle  cofièfiofifiero  in  noiy 
òche  ne fiuffimo  priui  à fatto  .-oche  fcarfamente  l'haueffi- 
mo  :  ò  che  hauendole  non  appariffiero „  auuenga  che  quan- 
do ci  cono  fciamo  gagliardi  in  quel  che  ci  fentimo  tocchi  y 
non  ce  ne  curiamo .  &  con  gli  amici  ci  crucciamo  più  che 
con  quelli  >  che  non  àfono  amici .  perche  p  enfiamo  che  fi  a 
più  conueneuol co  fa  riceuer  ben  da  loro  >  che  non  nceuer- 
ne .  -pf)  con  quelli,  che  fò  leu-ano  honorarci  >  &  curarfi  dì 
noi  Ver  innanzi  >  quando  di  poi  fi  ne  ritragghino  :  perche 
ci  crediamo  per  queflo  che  ci  diffregino  .  che  fé  ciò  non fo fi- 
fe y  continuar  ebbono  di  fare  il  medefimo .  ($f  con  quelli  y 
che  non  ci  rendono  il  cambio  del  bene  chancmo  lor  fiktto  : 
x>  che  non  lo  rendono  pari .  &  con  quelli  che  fanno  contro, 
di  noi  quando  ci  filano  inferiori  .perche  tutti  quefli  fimU 
par  che  ci  difprezjzino  :  quelli  come  inferiori  benificati  da 

fiiperiorij 


Libro  Secondo  i  105 

fuperiori,  ft)  quefii  come  fuperiori  dispregiati  da  inferio- 
ri .  (jk  con  quelli  maggiormente  ci  crucciamo  i  quali  ci  di- 
spregiano éffindo  ejfi  di  ntffun pregio,  perche  s'ègiapropo- 
flo,  che  l'ira  uenga  dal  dispregio  ,  che  c'è  fatto  da  quelli  a 
chi non  fi cornitene .  ^)  conueneuol  co/a  non  è,  chegf  infe- 
riori dispregino  i/iiperiori .  6t  con  li  amici  fé  non  dicono 
ben  di  noi  ,  0  non  .ce  nefknno .  Et  tanto  più  fé  fanno  il  con 
trarlo  .  Et  fé  non  cono  fono  ilnoSlro  bifògno .  come  Pli- 
fìppo  indotto  da  zAnt  fonte  à  crucciarfi  con  Meleagro.per 
cioche  non  auue  der  fi  del  bifògno  de  lamico  ,  efègno  di  di- 
Spregio  ,  effcndo  che  le  co  fi  ,  che  ci  fino  à  core  non  cifiano 
nafcoSle .  Et  con  quelli  che  fi  moftr ano  fi  Slofi  de  noftri 
infortuni ,et  umucrfalmente  di  buon  animo. percioche  0  ne 
mici  0  difpregiatori  dimoflrano  d'effere .  Et  con  quelli  9 
che  non  fi  curano  di  darci  diff  lacere  .  Stper  queSio  ci  adi 
riamo  con  chi  ci  porta  cattiue  nouelle .  Et  con  quelli  che 
fentono  ,  gj  ueggono  ùolentierii  danni,  &  le  uer gogne 
no/Ire .  perche,  0  dispregiatori ,  0  nemici  parche  ci  fila- 
no .  conc  lofi ache gli  amici  fi  condolgano  de  mali  degli  ami 
ci  :  ffl  ognuno  fi  dolga  delfuo  proprio .  Et  con  quellipiu 
grauemente  ci  crucciamo ,  che  ci  di/pregiano  appo  cinque 
fòrti  di  perfine  :  che  fino  quelli  ,  co  quali  fi  de  fi  der  a  dha- 
uerehonore  :  quelli  che  noi  ammiriamo  .-  quelli  da  chi  uo- 
lemo  effer  ammirati  :  quelli  di  chi  ci  vergogniamo ,  fg) 
quelli  che fi Vergognano  di  noi .  Et  con  quelli,  che  ci  diSpre 
giano  in  cofé,  che  cifia  uer  gogna  à  non  aiutarle .  come  fon 
padri,  figliuoli,  mogli,  (gffitdditi .  €t  con  quelli,  che  non 

0         fono 


1 06  De  la  Rettorica  d'Ànftotile 

fono  grati  de  benefit ij  .perche  il  dispregiai' un  non  fitr fe- 
condo d  douere .  (gf  con  quelli  che  ironicamente  cipungo- 
no3  quando  facciamo  >  o  diciamo  alcuna  cofa  da  uero  .per- 
che {ironia  e  una  spetie  didifiregio .  Et  con  quelli  >che fin 
no  bene  àgli  altri  >  fé  non  ne  fanno  ancora  a  noi .  perche 
quesla  e  pur  una  forte  di  difpregio  y  non  degnar  uno  ,  di 
quel  che  giudica  >  che  tutti  fiano  degni .  jfl  dimenticar  fi 
ancorafafliz^ay  come  fior  darfi  de  nomi  ffi  bene  è piccola 
cofa .  conciofiache  la  dimenticanza  paia  ancor  figno  di  di- 
Spregio  .perche procede  da  negligenza,  &•  la  negligenza  e 
difpregio  .   Habbiamo  già  detto  con  chi  gli  huomini  s'adi- 
rano :  come  fin  fitti  quando  fono  in  dtfpojìtion  dJadirar- 
fi  :  &  mfieme fi  fin  fitte  note  le  cofiper  le  quali  montana 
in  ira .    Hora  e  chiaro  ch'ai  dicitore  fa  miftiero  di  difior 
col  fio  parlare  gli  afioltanti  y  nel  modo  che  fon  quelli  che 
fono  disposi  t  a  crucciarfi.  &  di  far  gli  auuerfarij  colpe  uà 
li  di  quelle  cofè  3  che  prouocano  ad  ira  ;  &  moflrar  /ora 
per  tali,  quali  fino  quelli,  con  li  quali  ci  adiriamo. 

III. 

A  poiché  t  adir arfi  et  oppofito  de  tefferman- 

fueto  s  &  tira  il  contrario  de  la  manfietudi- 

ne  j  bifigna  dichiarare  ,  come  fin  fatti  quelli  > 

che  fon  difiofii  adeffer  manfueti  :  con  chi  ci  portiamo  man 

fuet amente  yffl  le  cofiper  le  quali  uenimo  a  manfiietudi* 

ne .  diciamo  adunque  chel  tornare  à  manfietudine  fi  a 

iltemperamenta  3  &  l 'acquetamelo  de  l'ira .  St  fi  gli 

huommi 


Libro  Secóndo.  107 

huomini  s  adirano  con  quelli,  che  gli  dtfi?r  egiano .  &fel 
difpregio  e  co/a  uolontaria  ,•  e  manifesto  ,  che  con  quelli , 
che  non  ci  fanno  dispregio  alcuno,  0  non  ce  lo  fanno  uolon- 
tariamente  s  0  con  quelli, che  cipaiun  tali,  fa' remo  manfue- 
ti .  ft)  cofì  con  quelli  ,  che  uogliono  il  contrario  di  quel 
e  hanno  fitto  .  (éf  con  quelli  che  contra  loro  fi  e ff  fanno  il 
mede  fimo  :percwche  nijfunopar  che  fìa  diff>regiator  di  fi 
Beffo  .  Et  con  quelli,  che  confeffano  ,  fé)  fi  pentono  d'ha- 
uer  lo  fitto  :  perche  quel  dolor  che  n'hanno  ci  mitiga  tira  : 
come  fi  già  nhaueffero  patita  la  pena .  La  qual  co/a  fi  uè- 
de  nelcaBigo  de 'fimi .  Conciofiache  negando ,  &  con- 
tra dicendo  gli  cafiighiamo  più  fiuer 'amente .  6t  confi  fi 
fondo  £  effir  gwft  amente  puniti  $  refiiamo  d'adirarci .  Et 
la  ragione  di  queBo  è ,  che'l  negar  quel  ch'i  manifefio  e 
sfacciatagine .  ^f  gli  sfacciati  dispregiano ,  gj  Bimano 
poco  .per cioche  di  quelli  non  ci  uergognamo ,  de'  quali  pò- 
co  ci  curiamo .  ty  con  quelli ,  che  ci  fi  Immillano ,  (gjr  non 
contradicono  .-perche  mo  Brano  di  confi/fare ,  che  fino  in- 
feriori :  ftj  2J1  inferiori  temono, &  niun  che  tema  dispre- 
gia .  €t  che  l'humiltà  plachi  l'ira ,  lo  dimoBrano  ancora  i 
cani,  1  quali  non  mordon  quelli ,  chefigittanoper  terra  2 
Et  con  quelli  che  fludiofamente  attendono  a  quel ,  che  noi 
diciamo,  0  facciamo  con  ifiudio  :perciochecipare,  che  pa- 
no Budiofide  le  cofè  noftre ,  jg)  che  non  fi  curino  poco  di 
noi .  Et  con  quelli  che  ci  hanno  fatti  maggior  piaceri ,  che 
di/piaceri .  €t  con  quelli,  che  pregano ,  e>  che  fi  fiufàno , 
per  cioche  s'humiliano .  St  con  quelli,  che  non  fono  oltrag* 

0     2  giofi, 


i  o  8  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

giofi,  ne  beffatovi,  ne  diffregiatori  ,  ò  di  muna  per/dna  3  o 
de'  buoni,  o  defimdi  a  noi .  €t  uniuerfalmente  bifigna  con 
Jìderare  le  co/è  che  recano  à  manfùetudine  da  gli  contrari] 
loro,  &con  quelli  fi  amo  piaceuoli ,  de3 quali  h  abbiamo 
paura .  ($f  con  quelli  di  chi  ci  uergognamo  .-perche  in  quel 
mentre  chefiamo  coji  difiofli,  non  ci  adiriamo  per  effer  im 
poffibile  ,  che  in  un  medejimo  tempo  ci  pojjiamo  adirare  y 
ftj  temere .  e>  con  quelli  che  t  hanno  fitto  per  collera  3  ò 
non  ci  adiriamo ,  o  ci  adiriamo  meno .  perche  moflrano 3 
che  non  thabbino fitto  per  difpregio .  Et  la  ragione  e,  che 
nijfuno  adirato  diff  regia,  ejfendo  che 'l diff  regio  fiafinzjt 
pafjione,  f/J  tira  conpaffione .  Ne  manco  ci  adiriamo  con 
quelli^  che fi Vergognano  di  noi .  Quelli,  che  fino  in  diffo- 
Jitione  contraria  à  l'adirar fi \  è  manifesto  3  che  fin  diffofli 
à  manfùetudine .  cioè  chefiritruouano  in  giuochi,  in  rifi \ 
infefle,  in fuc  ceffi  profferì,  in  compimenti  de  lor  defiderij> 
C^  ne  la  pienezza  di  tutti  i  lor  bifigni .  fnfòmma  in  una 
uitapiaceuole,fèn^a  affanno  loro  ,fin%a  ingiuria  d'altri  y 
&*  con  honefìafferanzjt .  Et  quelli  fino  placabili, che  lun- 
go tempo  fono  Hati  adiratilo*  de3  quali  tira  non  effe  fica, 
per  cioche  il  tempo  la  mitiga .  Et  fé  fi  amo  adirati  con  due  3 
ceffa  tira  ,  chauemo  con  quello  ,  che  ci  ha  maggiormente 
offefi,  quando  cifiamo  prima  uendicati  con  quell'altro . 
Et  pero  Filocrate ,  quaiìdo  il  popolo,  era  adirato  fico ,  ef- 
fendo  domandato ,  perche  nonfkceua  lafua  difefà  ,•  risfofi 
fàuiamente,  che  Non  era  ancor  tempo .  St  effèndogli  repli- 
cato >  Jguefìo  tempo  quando  far  a  egli  ?  figgiunfè  >  quando 

uedrò 


Libro  Secondo.  iop 

uedro  prima  accu/ato  un'altro .  &  la  ragione  e  quefia, 
che  sfogata  chauemo  l'ira  con  uno  3  diuentiamo  più  man- 
sueti con  uri  altro  .  come  auuenne  nelcafò  d'Ergofilo  :  col 
quale  gli  sAtheniefi  erano  più  fortemente  crucciati  >  che 
con  Callifiene  >  ^f  nondimeno  t  ajfoluerono  per  hauere  il 
giorno  auanti  condennato  Calliftene  à  morte .   Ci  plachia- 
mo ancora  quando  colui  con  chi  fi  amo  adirati  yfiagia  Ha- 
to  conuinto  ingiuditio .  Et  quando  ha  patito  più  male  che 
non  gli  haremmo fatto  noi .  percicchenepar  quafi  d'efifèr- 
ne  uendicati .  Soffermo  ancora  manfuetamente  quando 
penfiamo  d'hauer  malfatto  :  &  per  quetto  non  patire  à 
torto .  perche  l'ira  non  fi  rifinte  in  uendettade  l'offefèra- 
gioneuoli  :  non  ci  concorrendo  l'oppenionpiu  d'ejjère  offe  fi 
indegnamente .   fi  che  dianzj  determinammo  3  chefuffe 
l'ira  .  Etperquefio  Infognerebbe  prima  ufare  ilcafligo  de 
le  parole  :  perche fino  ài fruì  cofi  cafligatifòpportano  più 
patientemente .   Ceffà  ancor  l'ira  3  chauemo  quando  pen- 
fiamo >  che  laperfona  contra  la  quale  ci  uolemo  uendicare ., 
nonpaperfentire  y  neper  fa' per  e, che'  l  mal  che  li  facciamo 
fa  per  ricompenfa  de  l'ingiuria  riceuuta .  percioche  l'ira 
confifte  ne'  particolari  >  come  fi  fa  chiaro  per  lafua  diffirit- 
tione .  Et  però  fu  confi  deratamente  poetato . 
Tti  ,  mi  fi  cieco 
ZJliffè  y  che  fece  Ilio  anco  dolente . 
Volendo  fir e  >  che  nonfiteneffe  ancora  uendicato  fé  Poli- 
femo  nonfàpeua  da  chij  &per  qual  cagione  era  fiato  ac- 
cecato .  Et  per  queHo  anco  non  ci  adiriamo  con  altri  ^  che 

m 


no  De  la  Rettorlca  d'Ariftotilc 

in  altro  modo  nonfintono  :  ne  con  coloro  che  fino  già  mor- 
ii :  come  quelli  e  hanno  di  già  /offèrto  leniremo  di  tutti  i 
mali  :  &  nonpojfono  più  ne  dolerfi ,  ne  fintire  :  la  qual 
cofia  e  quella,  che  gli  adirati  defiderano  .  Onde  ben  dice 
il  Poeta  nel  cafio  d Rettore  ,  uolendo  ritrarre  ^Achille  da 
l  adirar  fi  contra  al  fio  corpo  morto . 

Follira  che  procura 
Oltraggio  à  tal,  eh3  è  terra ,  &piu  non  finte . 
Es  dunque  manifefto  ,  che  a  quelli ,  che  uogliono  placare 
altrui  fifa  meBiero  difiruirfidi  que&i  lochi  .♦  cercando  di 
recar  gli  auditori  à  la  diSfofitwn  de3  manfueti .   €t  mo- 
Brar  che  quelli,  co  quali fiono  adirati,  fieno  degni  dejjer 
temuti,  o  riueriti,  o  che  habbino  fitto  loro  qualche  bene- 
ficio ,  ò  che  loro  intentione  non  fiojfie  d'offènderli,  o  che  fi 
dolgano  dhauerli  offe  fi . 

UH. 

|Ora  per  dichiarare  quali  fieno  quelli,  che  fi 
no  amati ,  {%}  quelli  che  fino  odiati  :  ($f  per 
qual  cagione  fi  ano  odio  fi,  &  amabili  ;  uegna- 
mo  à  la  diffinitione  de  t amare %  ($f  de  l'amicitia .  V ama- 
re adunque  far  a  un  uolere,et  anco  un  procurare  per  quan- 
to noi  p  off  amo  a  qualchuno  quel  che  a  noi  pare  gli  fia  be- 
ne, per  cagion  di  quel  tale ,  (gjr  non  di  noi  medefimi .  St 
l'amico  far  a  colui  che  ama,  fg)  èfiambieuolmente  amato . 
Amici  p  01  fi p  enfino  deffer  quelli ,  che  per  tali  fi  reputano 
fia  loro .   Stando  quejle  cofi  -3  necejjariamentefigue ,  che 

l'amico 


Libro  Secondo.  n  i 

I  amico  fia  quello  che  fi  congratula  del  bene,  &  ficonduo* 
le  del  male  del  altro  :  non  per  altro  rifletto  ,  che  del  'ami- 
co fieffo  .per  cloche  tutti  ci  rallegriamo  quando  ne  fàcce  de 
quel  che  noi  uogliamo .  Et /accedendone  il  contrario  ;  ce 
ri  attristiamo  per  modo,  che' Ir  allegrarci,  q)  t  attristarci 
finfigni  del  ìjoHro  uolere .  <tAmici  fi  fino  ancora  quelli  3 
i  quali  hanno  già  le  medefìme  cofè  per  bene  affile  medefi- 
me  cofèper  male  .  &  quelli  e  hanno  i  medefìmiper  amici  y 
O*  quelli  e' hanno  anco  i  me  defimi  per  nemici  :  per  cloche  e 
neceffario  che  pano  et  un  me  defimo  uolere  .  Che  fé  uno 
uuolper  un  altro  quel  che  uuole  per Je proprio  $  moBra  ef 

fèr  amico  di  quel  tale  .   ^Amiamo  ancora  quelli  ,  e  hanno 

fatto  bene  ò  à  7ioi,  o  à  quelli  di  chi  noi  ci  curiamo  :  ò  che'l 
benefitlofia  fiato  grande  >  ò  che  prontamente  l'habbiano 

fktto,  o  à  certi  tempi ,  &per  noflro  conto ,  o  di  quelli  che 
noi p enfiamo  che  ci  uogllno  bene .  £t  quelli  che  fino  amici 
de  gli  amici  nofiri.  &  quelli  che  amano  coloro  che  noi  amia, 
mo  .  £?*  quelli  che  fino  amati  dagli  amati  da  noi .  ffi  quel 
li  che  fino  inimici  di  coloro  3  con  chi  noi  tegnamo  Inimici* 
tla .  &  quelli  e  hanno  in  odio  coloro  >  che  noi  odiamo  .  e>* 
quelli  che  fina  odiati  da  gli  odiati  da  noi  ;  per  cloche  pare 
che  quello  ch'i  bene  a  tutti  quefll ,  fi  a  bene  ancora  à  noi . 

per  modo ,  che  noi  uogliamo  ancora  quel  ch'i  bene  à  loro . 

II  che  fu  eli  anzi  la  dljfinltlon  de  lamico .  Amiamo  anco  ra 
coloro,  che  fanno  altrui  bene  fitto,  gf  ne  la  robba,&  ne  la 
fallite .  Et  per  quefto  s'honoranogll  huominl  forti ,  ($f 
gli  liberali .  Amiamo  quelli  che  fin  glufil .  fg)  gli  giufti 

s'intendono 


uà  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

s'intendono  quelli  che  non  uiuono  de  [altrui  :  quali  fino 
coloro,  che  fi  fi  fi  ent  ano  de  le  lor fatiche .    Tra  queflifino 
gli  agricoltori  :  q)  tra  gli  altri  artefici  quelli  maffimamcn- 
te^  che  operano  di  lor  mano .   Amiamogli  h uomini  tempe- 
rati, perche  non  fino  ingiufii .  Quelli  che  non  fino  inquie- 
ti  per  la  medefìma  ragione .  Quelli,  che  desideriamo  dha- 
uer per  amici,  quando  fi  uede  eh3  ancor  e jfi  uogliono  l'ami- 
citia  nostra  :  come  fino  i  uertuofi ,  &  quelli  che  fino  ap- 
prouatiò  da  tutti,  o  da'  migliori  ,oda  quelli  che  noi  am- 
miriamo, ò  da  quali fiamo  ammirati  noi .  Amiamo  oltra 
di  questi glihuominipiaceuoli  nel  conuerfiar  e >$  nel  trat- 
tenere :  come  fino  certi  di  buona  natura ,  non  appuntato- 
ri,  non  fuperchieuoli  y  non  pertinaci  :  perciò  che  tutti  di 
quefia fòrte  fino  contentiofi  :  ^  quelli  che  contendono  mo 
Brano  deffer  di  contrario  uolere .  (gjr  come  fino  certi  al- 
tri, che  ne'  ragionamenti  fanno  ferire  ft}  parar  con  de- 
ftrez^a  :percioche  amendue  queHe  fiorii  dhuomini ,  ten- 
dono à  un  medefimo  figno  col  compagno  :  potendo  ejjer 
motteggiati ,  &  motteggiar  altrui  congratia .  ftj  quelli, 
che  ci  lodano  le  cofe  chabbiamo  di  buono .  &  maffimamen 
te  quelle ,  che  dubitiamo  di  non  hauere  .  Quelli ,  che  fin 
politi  ne  l'affetto,  nelue&ire ,  ^)  in  tutto  il  uiuer  loro . 
Che  non  fino  rimproueratori ,  ne  de  gli  errori ,  ne  de'  be- 
nefit ij  :  percioche  questi,  ^  quelli  fino  appuntatori .  Che 
non  fi  ricordano  del  male .  Che  non  tengono  conto  de  l *  in- 
giurie ,  ma  che  facilmente  fi  riconciliano .  percioche  noi  giù 
dichiamo,  che  quali  fino  uerfi  gli  altri ,  tali  debbono  ejfer 

uerfò 


Libro  Secondo .  nj 

uerjonoì.   Quelli  che  non  hanno  mah  lìngua.  Che  fanno 
non  i  difetti  ,  ma  le  cofe  buone  ,  o  noftre  ,  ò  d'altrui  :  La 
a u  al  cofi  è  co  fiume  degli  huomini  da  be?ie .  ^Ancora  quel- 
li, che  non  s'oppongono  àgli  adirati  :  che  non  danno  noia 
à  ?li  occupati  .-perche  questi  tali  fino  contentwfi '.    Et 
quelli  che  in  un  certo  modo  fino  inclinati  uerfi  noi ,  come 
quelli,  che  ci  ammirano  :  che  ci  riputano  per  uertuofi  :  che 
fi  rallegrano  de  la  noHra  conuerfatione .  gjr  quelli  che  firn 
mamente fi  dilettano  de  le  cofi  ,  in  che  noi  uogliamo  fipra 
tutto  parere  o  mirabili ,  ofiudwfi  ,o  piaceuolr.  &  quelli 
che  fino  fimili,  @r  dunaflejfa  profiejfione,  fg)  non  ci  gua- 
fiano  il  fitto  nofiro ,  & fi  non  uiuono  del  me  de  fimo  efjfcr- 
citio  che  noi .  perche  in  queflo  cafi  , 
La'nuidia  efia  gli  z/lrtefici . 
£t  quelli ,  che  de  fi  aerano  una  cofi  me  de  firn  a  quando  infie 
memente  ne  fofjìno  participare  :  altramente  auuerrebùe 
come  di  fipra .  Et  quelli  con  chi  fi  amo  tanto  familiari,  che 
in  concetto  loro  non  ci  uergogmamo  di  far  certe  cofi ,  che 
par  che  fi  difille  ano  fecondo  toppenion  deluolgo  ;  quando 
pero  non  lo  facciamo  per  tener  poco  conto  di  loro.  &  quelli 
inprefintia  de  quali  hauemo  uer gogna  di  quel  che  uera- 
mente  ci  douemo  uergognare .  /W  quelli  appo  de  quali  de- 
fideriamo  d'cjfcre  in  qualche  honore .  @T  quelli  amiamolo 
uogliamoper  amici,  da  iquali  cerchiamo  d' efiere  imitati , 
fgj  non  ìnuidiati ,  gj  quelli  con  chi  inficme  operiamo  qual 
che  bene  :  quando  non  fi  a  per  figuirne  più  di  male .  & 
quelli,  che  aduna  me  definì  a  gufa  amano  gli  affimi  che  gli 

P  prefinti. 


i  t  4  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

prefinti ,  & per  questo  ognuno  uuoìbene  a  coloro,  che  fin 
tali  uerfi  de  morti .  Etinfomma  quelli  che  grandemente 
fono  amici  degli  amici ,  ffi  che  non  gli  abbandonano  .per- 
cioche  de  gli  huomini  da  bene  s'amano  fipr a  tutti  quelli 
che  fino  buoni  amici  :  &  quelli  che  non  ci  fingono  :  quali 
fino  coloro y  che  ci  dicono  i  mancamenti  lorproprij .  perciò 
che  s'è  detto }  che  con  gli  amici  non  ci  uergognamo  di  far  co 
fi  y  che  paiano  difdiceuoli  in  quanto  a  l'oppenione .  Che  fi 
colui  >  che  fi  uergogna  non  ama  $  colui  che  non  fi uer gogna 
harà  fimilitudine  d  amico .    Amiamo  ancora  quelli  ,  che 
non  ci  fino  terribili .  e>  che  ci  fin  confidenti .  perche  neffiu 
no  ama  quella perfina  che  teme .   I  rami  de  t amicitia fi- 
no la  compagnia,  lafimigliarità,  la  parentela,  &/ ]gli  al 
trifimili .  Le/ùe  radici  fino  il  jkr  de  le  grafie  :  &  firle 
finzjt  ejjer  ricercate  da  chi  le  riceue  .•  &  fin^a  ejjèr  diuol- 
gate  da  chi  te  fa .  perche  co  fi '  mo frano  d'efier  fitte  per  a- 
mor  de  l' amico,  &}  non  per  altro  ricetto .    Hora  e  mani- 
festo, che  da  i  contrari^  de  l'amare ,  &  de  l'arnie  iti  a  ,  ne 
conuien uenire in confderation  de  l'immicttia ,?$>  del or 
diare .  Le  co  fi  cheftnno  £  odio  fino  l'ira  ,  il  difetto  ,  ^) 
la  calunnia ,  Onde  che  diuerfa  e  l'ira  da  l'odio  .   L'ira 
men  da  quel  che  tocca  k  noi  me  de  fimi  :  (g)r  l'odio  può  ue- 
nire  da  quel  che  non  tocca  a  noi  .per  cioche  odiamo  ancora 
perfine  ,  che  noi  penfiamo  che  pano  d'una  qualche  mala, 
conditwne .  Oltre  di  queflo  l9ira  efimpre  circa  i  partico- 
lari .  pognam  cafi  contraà  Socrate,  e  conira  a  Calila .  Et 
Codio  fi  fende  ancora  contra  i  generi  :  perche  ciaf  uno 

odierà 


Libro  Secondo .  1 1 5 

odierà  qualunque  fera  ladro  ,  e>  qualunque  fera  sftia . 
Quella  fi  medica  col  tempo  ,  ($f  quefto  non  è  medicabile  „ 
Jguella  appetifie  di  dare  altrui  dolore  :  quefto  defidera 
piutoHo  di  nuocere .  percioche  chi  s'adira  uuolcbe  quelli 
contra  chi  s'adir  a,  finta  il  mal  che  li  fe.  &  colui  ch'odia 
non  fi  cura,  che  l  odiato  il  finta,  0  no' l finta .  Le  cofiche 
danno  dolore  fi fintono  tutte  :  quelle  che  fino  maggiormen 
te  rnali^  non  fi  fintono  ,  come  l'ingiuflitia  ,  q)  lapazjja  • 
percioche  la  prefinzji  del  uitio  non  da  paffìone  alcuna  „ 
Onde  che  l'ira  uien  con  dolore  :  q)  Iodio  fin%a  dolore . 
percioche  l'adirato  lo  finte  :  ffl  quel  che  odia  non lo finte '. 
Chi  s'adira  per  molti  mali  che  l'auuerferio  patijfi ,  fi  con- 
durrebbe à  mifiricordia  :  ma  chi  porta  odio  non  per  nulla. 
Si  la  ragione  e  quefla.  che  l'uno  uuole  che  colui  con  chi  s'a- 
dir a  p  atifi  a  à  rincontro  di  quel  e  ha  fitto  patire  à  lui .  €t 
l'altro  uorrebbe  che  l'odiato  non  fiuffè  al  mondo  .  E*  dun- 
que chiaro,  che  da  quefte  cofipoffiamo  cauare  la  demoftra,- 
t'ione  degli  amici, &  de'  nemici .  Et  ejfindo  ;  mojlrar  che 
fiano }  non  ejfindo,  far  che  fieno  tenuti .  &  dicendo  effi 
che  fino }  riprouerarli .  ffipoffìamo  dire  che  l'auuerferio 
fi  fi  a  mojfo  contra  di  noi,operira,  oper  odio, fecondo  qua! 
de  le  due  cofi  ci  r  filtriamo,  che  meglio  ci  metta. 

V. 

E  L  Timore  ,  dichiareremo  al  prefinte,  che  co- 
fi,  &  che  perfine  fin  quelle  ,  che  fin  temute  > 
et  la  di/fofition  di  coloro  che  temono .  Diciamo 

.  P     2  adunque, 


I  xS  DelaRettorica  d*  Ariftotile 

adunque  j  che  l tintore  fia  un  certo  dispiacere  ,  o  una  per- 
turbatone, che  proceda  da  l'imaginatione  d'un  futuro  ma 
le,  opermtiofòyò  doloro  fi  : per vinche  non  tutti  i  mah  fi  te- 
mono :  come  non  fi  teme  l'hauere  à  diuentare  ingiusto  _,  o 
uer  tardo  $  m  afi  lo  fino  paurofi  quelli  ^  che  fino  pof Centi  di 
fare ò gran p emme >  o gran  dolore .  D%e_anco  di quefìa 
forte  temiamo  quelli  x  che  ci  fino  difiofìo  :  ma  quelli  che  ci 
paiono  uicini  à  douer  efière  ,-percioche  li  molto  lontani  non 
ci finno  paura  :  auuenga  che  tutti  fippt  amo  di  douer  mo- 
rire >  gjr  non  uedendo  la  uicinità  de  la  morte  non  ce  ne  cu- 
riamo .  Ejfendo  adunque  la  paura  quel  che  s'è  detto  3  è  ne 
cejfarw  che  quelle co  fi fieno  p  auro  fi ^  ofiauenteuoli^  ò  ter- 
ribili che  thabbiamo  à  chiamare  >  che  gran  poter  hanno  di 
difiruggerej  o  di  nuocere  in  cofi,  che  grandemente  ci  ajfìig 
gono .  {£/  per  questo  temiamo  ancora  ifegni  de  le  cofi  ter- 
ribili -perche  ce  le fknno parer  uicine .  Et  quefla  inanità 
è  quella^  che  fi  chiama  pericolo  .  ^Di  cotàl fòrte  fino  £ 'ini- 
mici•t te j  &  lire  di  quelli  e  hanno  qualche  pofianzjt  di  nuo 
'cere  :  perche poiché  uogliono >  &pojfono  >  èmamfefto3  che 
fino  apprejfo  a  tejfegmre  .  Et  l'ingiufitia  è  tale  quando 
e  congiunta  con  la  potenza  :  peraoche fi prefuppone  ,che  la 
uolontà  ci fia  fimpre  :e(fendo  che  f  ingiusto  fìaingwfto  x 
perche  fi  propone  di  uolerfhr  male .  Tale  e  la  uertu  ingiu- 
riata quando  può  anch' ella  -.perche  quanto  aluolere  >  ella, 
uuol fimpre  che  fi  finta  ingiuriare,  quanto  al  potere  5  fi  di- 
ce hora,  chepojfa .  Tale  ancora  e  la  paura  di  quelli  e  han- 
no qualche pofjànzj,  :  perche  quesli  tali  temendo  d'ejjere 

Tefì> 


Libro  Secondo.  117 

(tjfcfi,  eneceffario,  che  filano  anco prep 'arati per offendere. 
&  perche  molti fono  gli  h  uomini  e  attuti >  &firui  delgua 
dagno  ^  anco  timidi  ne'  pericoli,  e  quafifimpre  da  teme 
re  lo  fi  are  à  difcretion  d'altri .  Stper  questo  temiamo  un 
confipeuole  di  qualche  nostro  malfatto  >  che  non  ci  riueh  y 
0  non  ci  abbandoni .  &  quelli  che  fono  potenti  a  ngiur la- 
re, fono  terribili  à  quelli ,  che  fempre pojfono  effere  ingiu- 
riati :  perche  le  più  uolte  gli  huomim  ingiuriano  gli  altri 
quando  pojfono  .  Et quelli  che  fino  fiatilo  chepenfano  ctef 
fere  ingiuriati  s  hanno  da  temere .  percioche  affettano fèm 
pre  il  tempo  di  uendicarfi .  &  di  quelli  e' hanno  ingiuriato 
fi  dette  hauer  paura .  perche  filettando  non f ti  lor  rendu- 
ta  t  ingiuria(  che  queflo  s'è  prefuppofto  che  fa  da  temere) 
cercano  d'ajficurarfì .  Et  gli  concorrenti  fono  da  ejfer  temu 
ti  ,  quando  non  pojfano  mfìeme  ottener  l'uno  (^f  £  altro 
quel  che  competono  .percioche  tra  quefli  tali  èfimpre  con- 
tinua guerra  .  gjr  quelli  che  fino  terribili  à  1  maggiori  di 
noi  y- far  anno  terribili  ancora  à  noi  :  potendo  fi  maggior  men 
te  nuocere  a  minori  ,  che  a  maggiori .  Et  co  fi  quelli  ,  che 
fon  temuti  da  1  maggiori  di  noi .  per  la  medefima  ragione . 
Et  coloro  che  s  hanno  leuato  dinanzi  quelli  eh  e  fono  da  più 
di  noi .  ($f  coloro  che  manomettono  gl'inferiori  à  noi  :  0 
perche  gì  a  fino,  0  perche  crefiiutiche  fieno  faranno  terri- 
bili .  &  de  gì 'ingiuriati ,  (^f  degli  nemici,  0  degli  auuer- 
fàrÌj,fino  terribili  non  quelli :,  che  fino fiibiti  ne  la  collera, 
f£j  liberi  nel  par  lare  :  ma  che  fino  quieti y,fimuUtori,  (ifi 
fialtriti  .percioche  non  fi /coprendo ,  ?ion  fi  poffon  uedere 

fefion 


e 


1 1 8  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

Qfòn  uicini  à farci male .  @Jper  queflo  anco  non  risoffia- 
mo mai chiarire ,  che  ci  fieno  lontani .  Di  tutte  le  co/e  ter- 
ribili quelle  fono  più  da  temere  ,  doue  gli  errori  che  fi  firn- 
no  non/i po/fono  correggere  :  ma  la  lor  correzione  o  affolu- 
t amente  non  e  poffibde  ,  ò  dipende  da  gli  auuerfiari,  & 
non  da  noi .  Et  anco  quelle  contra  le  quali  ,  o  non  hab- 
biamo  aiuti,  o  diffìcilmente  ci  aiutiamo .  6  parlando  uni- 
uerfalmentes  Terribili  fin  tutte  quelle  co/e  ,  le  quali  ac-- 
cadute ,  o  che  fieno  per  accadere  à  un  altro  ci  muouono  à 
compaffione .    De  le  cofi  terribili  dunque  ,  &  di  quelli 
he  noi  temiamo  ,  queste  per  modo  di  dire  fono  qua/ile  più 
notabili .  Hora  uenendo  à  la  difpofition  di  quelli  che  temo 
no,  diciamo  ,  eh' e/fendo  già  la  paura  con  emettanone  d'ha 
uer e  à patire  qualche  male  pernitiofi  i  e  manifesto  ,  che 
neffuno  di  coloro  temerà,  li  quali  non p  enfiano  di  douerpa  - 
tire  co/a  alcuna .  J\(£  temerà  quelle  co/e ,  le  quali  non  i- 
fiimano  di  patire  :  ne  quelle  perfine  da  chi  non  [aspetta- 
no :  ne  allhora  che  non  fi1  lp  enfino .  E  dunque  necejfario 
che  quelli  temano  _,  //  quali  credono  ,  che  potrebbono patir 
qualche  co/a  :  &  patir  da  quefti  tali  :  &  tali  cofi,  &  nel 
tal  tempo .   ^Ma  quelli  non  fi  credono  di  poter  patir  cofia  al 
cuna,  che  fi truouano  in  gran  prosperità,  ^)  che  cofi paio- 
no .   Et  per  q uè Ho fino  oltr aggio  fi ,  fg)  difyregiatori ,  & 
audaci .   Et  le  cofi  che  gli  fanno  tali  fino  le  ricchezze ,  la 
forzji ,  la  moltitudine  de  gli  amici,  (efr  la  potenza .   5\V 
quelli ,  che  Bimano  d'hauer  già  /offèrto ,  q)  prouato  di 
quei  mali  che  fino  atroci ,  (e*r  che  hanno  eflint  a  ogni  sje- 

ranzg 


Libro  Secondo.  np 

ranzjt  de  t  annerire  ,  come  coloro  ,  che  fin  già  menati  al 
fupplitio  .  Ma  per  temere  bifigna  che  à  gli  huomini  resti 
qualche fferanzjt  de  lafalute  ,per  conto  de  la  qualcofaf fi- 
no anguUiaù .   €t  figno  di  queflo  è ,  che  la  paura  fi  pro- 
ceder con  conjìgho  :  (ejf  neffun  fi  conjìghare  doue  non  e 
fferanzji .   Onde  che  per  diff>or  gli  auditori  quando  fa 
meglio  di  farli  temere  3  ce  li  bifigna  acconciar di forte  ,  che 
credano  di  poter  patire,  per  hauer  patito  quelli  che  fino  da 
più  di  loro  .  &  moslrar  degli  altri  fimili ,  chepatifiono  : 
o  ucro  e  hanno  patito  :  &  da  quelli, che  nonfipenfkuano: 
&  in  quelle  cofè,  ($f  allhora,  che  non  flpenfàuano .  'Da 
la  dichiaration  del  timore  de  le  cofè  che  s' hanno  a  temere  , 
fg)  de  la  diffofìtion  di  quelli  che  temono ,  uien  dichiarato 
quello  che  fi  a  confidare  :  circa  quali  cofè  confidiamo  :  & 
qualmente  fi  ano  difiofii  i  confidenti  :  percioche  la  confi- 
denza ì  toppofìto  de  la  paura  :  &  le  cofè, che  ci  fanno  con 
fidare  oppofite  à  quelle,  che  ci  fanno  temere .   Onde  che  la 
confidenza  farà  con  tmaginatione  de  le  cofè  Jalutifere  co- 
me propinque  :  fg)  de  le  terribili  come  nonfojfero  ,  o  ueroy 
come  lontane .  Et  le  cofè  che  ci  fanno  confidenti  fino  le  a- 
troci,  ^)  permtiofè  di  lontano  :  &  quelle  che  ci  danno  ani 
mo ,  dapreffo  .  gjr  quando  ci  fia  di  poterle  ammendare . 
&  quelle  ne  le  quali  habbiamo  o  molti ,  ò grandi  aiuti .  ò 
grandi  q)  molti  infieme .  Et  doue  non  fi  amo  (lati  offe  fi, ne 
manco  h  abbiamo  offe  fi altri ,  gjr  doue  non  h  abbiamo  con- 
corrente alcuno  ,  0  che  quelli ,  che  concorrono  con  noi  non 
fin  potenti .  ofè  hanno  potenzia  fino  amici ,  ò  benefattori 

noHri> 


1 20  De  la  Rettorlca  d'Ariftotile 

noBri,  ò  beneficati  da  noi .  o  dotte  quel  che  uolemo  pire , 
torna  à  benefitw  à  la  maggior  parte,  o  àia  migliore,  o  àia 
migliore  ^J  àia  maggiore  infieme .   Confidenti  faremo 
poi  quando  ci  trottiamo  in  quefla  dijjtofitione  di  p enfiar  e  , 
che  moti  altre  cofi  ci  fieno  fuccejjè  profieramente ,  &  fin- 
%a  alcun  fini (Irò. .-  o  che  molte  uolte  cifiamo  me/fine  tratta 
glh,  &*  ne  fi  amo  ufciti  àfialuamento.  percioche  per  due  co- 
figli  huomtni  Hanno  ficuri  :  o  per  non  hauer  pr ouato  il 
male,  oper  hauer ui  il  rimedio .   Come  ne3 pericoli  del  ma- 
re affettano  fi -ano amente  ò  quelli  che  non  hanno  notitia  de 
la  tempefia  :  o  quelli,  che  per  ejfierne  efferti ,  ut  fanno  ri- 
parare.  Et  quando  crediamo  ch'una  cofia non  fia tenuta 
per  terribile  daglifimilt  à  noi .-  ne  anco  da  quelli  che  fino, 
h  che  filmiamo  che  filano  da  manco  di  noi.  gjr  da  manco  te- 
gnamo  quelli,  i  quali ,  o  li  cui  filmili  ,o  di  cui  più  poffinti 
habbiamo  fiuperati .  &  quando  noi  penfiamo  dluuer  le 
più  ,($fle  maggiori  di  quelle  cofie ,  che  fitnno  terribili  gli 
huomini,  che  n'abbondano  pm  degli  altri .  &  quefiefino 
U  moltitudine  de'  danari ,  ilualor  de  le  genti ,  la  fiortez^ 
za  de'  paefi,  la  copia  degli  amici,  &  gli  apparecchiamen- 
ti de  la  guerra ,  ò  tutti,  o  quelli  di  più  importanza .  €t 
quando  non  hauemo  ingiuriato  ,  o  ninno  ,  ò  non  molti ,  o 
non  tali  che  debbiamo  temerne .  Et  uniucrfialmente  ,quan 
do  co  fi  da  l' altre  cofi ,  come  da  i  fegni ,  (gjr  dagli  Oracoli 
conofiiamo  di  Bar  ben  con  Dio.  Percioche  l'ira  genera 
confidenza  :  e'inon  offendere  ,  &  F  efière  off  e  fi  genera  l'i- 
ra .  6t  l'aiuto  degli  Dei,fifiima  che  fia  infauor  di  quelli, 

che 


Libro  Secondo .  121 

che  ingiufl  amente  fino  offe  fi .  Sì  quando  ejjèndo  i  fri  mi  ad 
affa/tare,  f  enfiamo  che  non  ctaccaggia,  0  nonfiaper  acca* 
deva  male  alcuno  >  0  che  la  co  fi  ci  h  abbia  a  Jucceder  e  feli- 
cemente .  (gjr  de  le  cof  >  che  s*  hanno  à  temere  y  &  per  le 
quali  habbiamo  à  confidare  $  già  s'è  detto  à  baftanzjt* 

VI. 

Ppresso  dichiareremo  di  cheferte  di  co* 
fé ''y  con  chi  y  &  in  che  diffiofitione  noi  ci  uergo- 
gnamoy  ò  non  ciuergognamo  .  Etpognamo  che 
la  ^vergogna  fi  a  un  certo  di/piacere  >  0  una  perturbatane 
in  quelli  mali,  òpre/ènti  3  op  affati ,  ò futuri  3  che  à  noi  pa- 
re 3  che  ci  apportino  infamia .  Il  non  uergognarfipoi  3  che 
fia  un  diff  recare  >  g]  non  fèntir  paffone  di  quefli mali 
medefimi .  Horafè  la  vergogna  è  quella,che  s'è  diffim- 
ta  s  è  neceffrio  che  ci  uergogniamo  di  quella  fòrte  di  mali  > 
che  in  noifò  negli  nofiri  più  cari  ci  paiono  uituperof .  g^ 
queslefono  quelle  operationi,  che  procedono  daluitio .  co- 
me gittar  lofudoper  terra  ,  0 fuggire  3  che  uien  da  uiltà . 
ZJfrparfi  un  depofito,  che  uien  da  ingiufiitia .  Vfar  con 
perfine  illecite,  {$>  doue,  &  quando  non  è  lecito,  che  uien 
da  incontinenzg .  guadagnar  di  cofè  minute ,  ^)  brutte ,  h 
da  perfine,  che  nonpoffono,  come  conpoueri  fo  con  morti. 
T)ondeè nato ilProuerbio  Cavare  per  infin  dal 
morto,  che  uien  da  fi  zzo  appetito  di  guadagno,  0*  da 
fòrdidezsa .  Nonfòuuenir  con  la  robba potendo  ,  ofiuue- 
wrefcarfamente.  svoler  effer  aiutato  da  1  più  bifignofìdi 

4^,        tó." 


121  De  la  Rettorica  cTAriftotile 

lui  :  ^Accattare  per  non  hautre  à  prefUrs  :  chieder  per 
non  hauere  à  rendere  :  ridomandare  per  non  ripreftare . 
Lodare  con  difiegno  ,  che  ne  Jia  offèrta  la  ccfa  lodata .  fg) 
non  ottenendo  tornare  à  chiedere  :  le  quali  co/e  tutte  fino 
figni  difordidezjty .  (^  lodare  tnprefinzjt  efigno  d'adu- 
latione  :  lodar  anco  più  che  non  fi conuiene  le  cofie  buone  : 
ricoprir  le  cattine  ;  doler  fi  fuor  di  modo  con  un  che  fi  duo- 
le :  ($f  tutte  altre  cofi fimili  per  cioche  fino  figni  d'adula- 
tione .  V^onfifferir  quelle  fatiche ,  che  fiffèrifiono  i  uec- 
chi,  e  i  delicati  :  &  quelli  che  tengono  maggior  grado  :  et 
•umuerfialmente  chepoffion  meno  ;  figni  tinti  di  fiacchez- 
za .  Effier  lenificati  da  altri,  @}f}?jft  uolte,  &  rlwproue 
rar  loro  i  benefit  ij  fitti  da  noi  :  che  tutti  fono  figni  dtpo- 
uertà  d' animo,  $  di  mefichinità .  Variare,  g/ prometter 
molto  di  fi  me  defimo  :  qi  fir fi  bello  de  le  cofi  degli  altri  : 
che  fi  dimoslration  d  arroganza .  Etfimilmente  le  opera- 
zioni e  ifigniy  0*  le  fimiglian^e  particolarmente  degli  al- 
tri uitìj  che  fino  nei  costumi  ;  pcrcioche  fino  cofi  brutte  , 
éft  uituperofe .  Oltre  di  quefio,  ilnonparticipare  di  quel- 
le cofi  honeìie  :  de  le  quali  partecipa  generalmente  ognu- 
no, ò  tutti  quelli ,  che  fino  fimili  à  noi ,  ò  la  più  parte  .  €t 
firmili  chiamo  coloro,  che  fino  d'una  natione  ,  et  una  Città, 
duna  età,  dunparentato  :  (^funiuerfalmente, che  u anno 
deipari  con  effo  noi ,  Ver  cloche  brutta  cofi  fi  p  nfiippene 
chefia  il  non  effier  tanto  quanto  à  parte,  come  farebbe  d'u- 
na difiiplina,?$>  fimilmente  de  t altre  cofie .  Et  quefle  tut- 
te faranno  tanto  più  brutte ,  quanto  più  fi  uedrà  che  ucn- 

gcno 


Libro  Secondo.  12  j 

gono  da  noi .   Ter  che  cofi  già  fi può  dire  3  che  procedano 
più  da.  njiiio ,  che  da  altra  cagione .  Ejfendo  che  peno  fia- 
te 3  ò fieno ,  0  habbino  a  ejferper  noftro  difetto .  £Ma {ap- 
portando noi  da  altri  >  0  hauendo  fòpportato  >  0  douendo 
fip  por  tare  :  ci  ^vergogniamo  di  quelle  che  adducono  i?ifk- 
rn'niy  %) ^vituperio .  ^)  quefiefino  doue interuengonofir- 
uigi  0  di  corpo  y  ò  d'opere  chefiano  brutte  3  e>»  efiofie  àgli 
oltraggi .  CZ>*  età  quelle  >  che  appartengono  à  t incontinen- 
za fi  patifeono  toluoli  a  uolontariamente  :  ($f  taluolta  7ion 
uolontariamente .  ^-)  quelle  che  à  lafor%d,fiwpre  non  uo-    ,, 
lontariamente .  gjr  ce  ne  uergognamo  perciocché  il  tollerar- 
le,&  non  difendercene,  precede  0  dal  non  cjjèr  forteto  da 
l'cjfer  mie .    GjueBe  dunque  ,  È?*  di  queHa  fòrte  fino  le 
co  fi  s  de  le  quali  ci  uergognamo,  ($f  e  oncia  fi aco fi  chela 
^vergogna  fia  una  imagivatione  intorno  à  l'infàmia  ,  ffi 
per  cagion  de  f  infàmia  fieffa  >  fg)  non  d'altro  accidente . 
Et  duuengi.  che  ìieffuno  fi  curi  de  l'oppenione,  che p offa  na- 
ficer  di  luti  ma  fi  bene  di  quelle  perfine  ,  che  la  concepono$ 
è  7it(cjjkrw3  che  noi  ci  uergogmamo  di  quelli,  che  ci  fino  in 
qualche  conto .  &  in  cento  ci  fino  quelli ,  che  ci  ammira- 
no :  quelli^  che  7201  ammiriamo  :  quelli  da  chi  uogliamo  efi> 
fir  ammirati  :  quelli  con  chi  ci  procuriamo  honore  :  &* 
quelli  de  l'oppenion  de3  quali  non  ci  facciamo  poca  fiima . 
guanto  aluolcre  ejfire  ammirati,  0  ammirar  altri,  ci  ac- 
cade con  coloro  ,  che  fi  truouano  dotati  di  qualchuno  di 
quei  beni  ,  che  fino  honoreuoli  appreffo  degli  huomini  :  0 
che  fino  padroni  di  quelle  cofi,  de  le  quali fiamo  per  auuen 

«^     2  tura 


1 24  De  la  Rettorica  d'Àriftotilc 

tur 'd  molto  bifògnofì,fì  come  effendo  innamorati .  guanto 
•di procurarci  honore  $  lo  facciamo  co3  noftripari.  &  quan 
to  al  curarci  de  l'oppemone  $  tenerne  conto  di  quella  de3 
prudenti,  come  di  perfine  ueritiere .  q)  quefli  fono  i  uec- 
chi,  {tjgh  dotti .  Ci  uergogniamo  ancora  in  quel  che  fi fa 
palefè mente  ,  &  in  concetto  d' ognuno .  ^Donde  e  nato  il 
prouerbio ,  che ,  L  k  vergogna  sta  ne  gli 
occhi.  Et  per  quefto  maggiormente  ci  uergogniamo  di 
quelli,  che  fino  per  ifiar  di  continuo  doue  noi  :  (ffi  di  queU 
li  da  chi  fi  amo  offeruati .  perche  ambidue  quefli  cafi  fino 
pofii  negli  occhi .  Habbiamo  ancora  ucrgogna  di  quelli 
che  non  fino  inuolti  ne3  medefìmi  peccati  che  fiemo  noi  : 
ejfendo  manifeflo  che  quefli  tali  fino  di  contrario  parer  e  al 
noHro  .  Siamo  uergognofi  con  quelli  3  che  non  condonano 
fàcilmente  gli  errori,  che  par  loro  di  uedernel  compagno . 
perche  fi  dice  ,  che  non  ifdegmamo  ne  gli  altri  quei  falli  , 
che  facciamo  mi  medefìmi .  Onde  che  mn  facendoli  e  chia- 
ro >  che  negli  altri  gli fidegnamo .  6>  di  quelli  ci  uergognia 
mo,  che  ridicono  à  molti  quel  che  fanno  .-perche  nulla  dif- 
ferenza e  da  non  parere  una  cofa,  a  non  effer  ridetta  da  co 
loro,  à  chi  pare .  (tff gli  riduttori  ne  fino  gt  ingiuriati:  per 
che  ci  hanno  gli  occhi  addoffo .  ^  quelli  che  hanno  cattiua 
lingua  .-perche fi  dicon  male  di  quelli,  che  non  hanno  erra 
to  s  tanto  maggiormente  diranno  di  quelli  che  fino  in  erro- 
re .{gj  di  quelli  h abbiamo  uer gogna,  che  Hanno  continua- 
mn  te  in  fu  l'appuntare  t  difetti  d 'altri:  come  fino  i  dileg- 
giatori ;  e  i  comici .  per  cicche  quefli  tali  fino  in  un  certo 

modo 


Libro  Secondo.  125 

modo  maledici^  riduttori .  $  di  quelli  ciuergognamo3 
da  i  quali  non  habbiamo  mai  bauuta  ripulfà  :  perciocbe  ap 
preffò  di  loroflamo  come  ammirati,  fflper  queftohabbia- 
mo  ancora  uer gogna  di  quelli ,,  che  ci  richieggono  di  qual- 
che cofa  laprima  uolta  :  Come  quelli3che  non  hauendo  an- 
cora perduto  il  credito  con  loro  s  cerchiamo  y  di  mantener- 
loci .   Di  queHa  forte  fino  anco  coloro  >  che  cercano  pri- 
mieramente d'efferne  amici  :  perciochefino  mofflda  quel- 
le buone  partii  che  è  lor  par/o  di  uedere  in  noi .  &per  que 
Ho  bene  flette  la  nffofla>  che  fece  Euripide  3  àgli  Siracu- 
fiani .   Sono  ancora  di  quefìa  forte  coloro y  che  anticamente 
fino  flati  conofciuù  da  noi  >fi  di  nejjun  noHro  mancamen 
tofino  confapeuoli .  &  habbiamo  uer  gogna  nonfilamente 
de  le  cofè,  che  difoprafìfon  dette  uergognofè 3ma  de  ifigni 
*  d'effe  :  come  dire  >  non  filo  di  ufare  il  coite  3  ma  de  le  cofi> 
che  nefinfègni .  g}  non  filo  facendo  brutte  operationi^ma 
dicendole  ancora .  &  fimtlmente j  non  ci  uergognamofelo 
de  le  perfine >  che  fi  fin  dette  3  ma  de  l'altre  >  da  chip  off ono 
rtfapere  1  no  fin  mancamenti  :  come  fono  i  fimi  ^  gli  ami 
ci  loro .  €t  uniuerfalmente  non  habbiamo  uergogna  di  quel 
chefìfìa  quando  ne  facciamo  poca  Hima  y  circa  toppenion 
del  uer  0  .-perche  niffuno  fi  uergogna  de  le  beHie  >  ne  de" 
bambini .  Ne  de  le  medefìme  cofie  ci  uer^ognamo  con  quel- 
li che  cono/cerno^  che  con  quelli  che  non  conofiemo.  Ma  co* 
cono  fatiti  hauemo  uervog?ia  de  le  cofi  uer  amente  brutte:  et 
co  1  non  conofciuù  di  quelle  che  fino,  cofì  tenute  dal  uulgo , 
Jguanlo  à  la  disfo  fittone sfaranno  diffofli  àuergognarfi 

coloro^ 


1 16  De  la  Rettori ca  d* Ariftotile 

coloro,  che  bar  anno  àconuenire  con  qualchuno  dì  quelli  y 
che  difiopra  habbìamo  detto,  che  fino  atti  a fkr  che  fi ver- 
gognino .  I  quali  diceuamo  ,  chefojjero  ,  o gli  ammirati  ,  o 
quelli ,che  ammirano  ,  ò  quelli  à  chi uogliono  ejfiere  in  am- 
miratione  :  o  coloro  di  chi  hanno  bifiogno  di  qualche  co  fi  ,■ 
chenonejfiendoin  buona  oppenionloro,  non  lapojfiono  ccn- 
fieguire .  (^  qmfli,  o  perche  fi  ano  prefinti  à  uedere  (come 
diffie  Cidia  ne  lafiàa  oratione  fiòpra  la  diflributione  del  ter 
ritorio  di  Samo  $  Che  gli  Atheniefi s 'imaginaffero  d'haue* 
re  intorno  tutti  i  Greci  ,  che  uedcffero  con  gli  occhi  ,  non 
tanto  che  fojferoper  udire  quelle  cofie  ,  che  determinaua- 
no,)  ò  perche filano  lorprejjo  :  o  che  fieno  per  intender  poi. 
Et  per  quefio  gli  sfortunati  non  uogliono  cffìr  uedttti  da 
quelli ,che  altra  uolt  a  fino  flati  lor  competitori  ne  la  buona 
fortuna  :percioche  quelli  che  competono  fino  di  quelli  che 
ammirano .  Siamo  difpoflt  a  uergognarne  ancora  per  ope 
re,  o  per  faccende,  che  habbìamo  ,  le  quali  fieno  vergogno- 
fie,  o  ne  iaperfina  no  Etra,  o  de3  noflri  maggiori,  o  d'altri, 
che  in  altro  modo  ci  fieno  congiunti.  &  mfimmaper  qual 
fiuoglia  mancamento  di  coloro ,  la  uer gogna  de  quali  può 
ritornar fiopr a  di  noi .  6t  quefìifiono  oltre  à  gli  detti  di  fiò- 
pra quelli,  che  dependono  da  noi,  de  quali  noi fiamo  fiati, 
o  maestri,  o  configlieri .  Ci  uergogmamo  ancora  haucndo 
compagni,  &pari  nostri ,  co'  quali  contendiamo  dhono- 
re  .perciocheper  la  uer  gogna  che  habbìamo  di  loro,  faccia- 
mo, fg)  nonfitcciamo  di  molte  cofie .  €tpiu  ci  vergogniamo 
douendo  ejfierueduti,  ($f  hauendo  à praticare  àia ficoperta 

cm 


Libro  Secondo.  117 

con  quelli,  che  fono  confapeuolt  de'  nostri  mancamenti . 
Ut  per  quesito  Ami/onte  ti  \Poeta  ne  l'andare  al  fòpplitio 
per  coma?tdamento  di  Trioni  fio  ,  uedendo  quelli ,  che  do- 
mano morir  con  effe)  lui,  che  ufcendo  de  la  prigione ,s'incap 
perucciauano  ;  dijfe,  \Perche  ui  coprite  uot  ì  accioche  doma, 
ni  qualchuno  di  costoro  non  ui  uegga  ?  Jgueflefeno  le  co- 
fé, che  occorreuano  a  dire  de  la  uer gogna .  Del  non  uergo- 
gnarfepoi,  émanifefeo,che  bifegnacauare  dai  contmrij* 

VII. 

O  r  a  3  fe  determineremo  che  co  fa  Jìa  gratta  ; 
ci  farà  chiaro  à  chi  &*  in  che  cofe  fi  fanno  legra 
ùc>  ($f  là  difpofttione  di  coloro,  che  le  concedo- 
no .  La  gratta  adunque  diremo  che  fi  a  quella,  per  la  qua- 
le, fi  dice  >che  chi  lafa,feuuiene  albifògnofògratiofamente: 
?ionpcr  alcun  difègno ,  ne  per  profitto ,  che  glie  ne  torni  : 
mafòlamente per  qualche  commodo  di  colui,  che  ladoman 
da .  Grande  farà  quando fia fatta  0  in  qran  bifògni ,  ò  di 
cofe  grandi ,  0  difficili,  0  in  certi  tempi,  0  chefòlo,ò  chepri 
mo,  ò  che  più  largamente  degli  altri  ildonator  la  faccia  , 
dlbifoenofola  riceua .  I  bifògni  fò?jo  gli  appetiti .  O*  di 
quefìi  appetiti  ma/Jimamente  quelli  fin  bifògni, che  ne  dan 
no  difj?tacere,fe  le  cofe ,  de  le  quali  perno  btfe^nofe  non  fi 
poffono  confetture .  Di  quefì  a  forte  fono  1  defideri ,  come 
quello  de  l' amore  :  quelli  che  habbiamo  ne  le  ajHittiom  del 
corpo,  &  ne  1  perii  oli  ;  pcrciochc  defederà  ancora  coir.: , 
che  fi  truoua  in  pericolo  :  &  medefemamente  colui  e  ha  do 

lore. 


1 28  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

lore .  q)  per  quefioi  benefitij  che  fi  fanno  à  gli  huomini 
quando  fino  ridotti  inpouertà,ffi  quando  fino  in  effigilo  ^ 
per  piccioli  che  fieno  fino  tenuti  per  grandi  ;  per  la  gran- 
dezza delbifògno  y  &  per  ricetto  del  tempo .  Come  fu 
quello  di  colui,  che  in  Liceo  fina  lamico  d'una  flora .  £' 
dunque  neceffarto,  che  ifiruigi  fi -faccino  maffimamente  in 
quefle  cofi  .fi  no  $  ne  lequali  à  queste  ,o  ne  le  maggiori . 
St  poiché  s'è  dichiarato  quando, &  come  fi fk  la  gratta  3  et 
la  condition  di  chi  la  rie  e  uè  j  e  mani  fé  Ho  ,che  di  queste  co* 
fi  ci  habbtamo  à  ualere  per  dimostrare  ,  che  gli  ricevitori 
de  la  gratta  fieno  of offro  in  talbifògno,  ^  dolore,^  che 
gli  conceditori  de/fa  Ih  abbiano  fatta  in  una  tale  occorren- 
za :  fg)  che 'l firuigio fia  Bato  d'una  tal  fòrte .  &  medefi- 
mamente  uien  dichiarato  comefipojfa  annullar  la  gratta  , 
^mofirar,  che  non  ci  habbiano gratificati .  ò perche  fac- 
ciano,  o  habbiano  fitto  il  piacere  per  loro  intereffe  (  il  che 
diceuamo  non  effer  grafia  s  )  o  perche  l  habbiano  fitto  à  e  a 
fi>  operforzjt,  oper  contracambio  de  la  gratta  riceuuta  , 
^f  non  per  graùfìcatione>  o  che  lo  /appiano  che  fia  contra- 
cambio ,  o  che  non  lo  /appiano .  perche  ne  lun  modo,&  ne 
t  altro  s'intende  ,  che  fi rie  emp  enfi questo  con  quello .  0n~ 
de  che  noanco  cofi  farà  gratta .  Et  ciò  fi  deue  confìderart 
difiorrendo per  tutti  t  diece  termini  :  conciofiache  gratta 
s3  intende ,  perche  fi  concede  o  questa  cofano  fi  grande,  o  ta 
le  3  o  in  tal  tempo  ,  o  in  tal  loco  .  Et  per  figno ,  che  non  ci 
habbiano  uoluto  gratificare  in  questo,  farà,  che  non  ci  hab 
biano  uoluto  compiacere  di  minor co/a.  g/  che  habbiano 

/erutti 


Libro  Secondo.  129 

/erutti  i  nemici  0  di  co  fé  mede/irne, 0  di  pari,  ò  di  maggiori. 
Onde  fi  uè  de  mamfefi 'amente,  che  ne  anco  qucHe  fi  fknno 
per  conto  no&ro .  0  uero,fèfàpeuano  di  conceder  cofè  ,  che 
nonfufjèro  buone  :  perche  neffuno  confefferà  d  hauer  bifò- 
ono  di  co  fi  cattiue .  Hora  hauendo  detto  del  fitr  gratta  , 
&  di  non  la  fare  ,•  figuitiamo  a  dir  de  la  mifiricordia  ; 
quali  fieno  le  co/è  mifir  abili  3  di  chi  habbiamo  mifiricor- 
dia,  &  come  fin  fatti  1  mifiricordiofi . 

Vili. 

I  e  1  a  m  o  adunque  che  la  mifèricordia  fia 
una  certa  paffione  di  co/a  che  ne  s'appr  efinti 
male ,  oper?ntiofò  ,  0  dolor  ojò  m  per  fina  ,  che 
non  meriti  di  rifeontrarfi  in  ejfo  male .  &  che  chi  lo  uè  de 
potejfe  affrettar  d  hauer  lo  à  patir  ancor  ejfo  ,0  qualchuno 
de  fuoi .  <&  queflo  s'intende  quando  fia  mano  .  Onde  è 
mamfefto,  che  colui  che  deue  effer  compaffioneuole  ,fia  ne- 
ceffiriameìite  tale  :  cioè  ,  che  s*imagim  d!  hauer  e  a  patire 
qualche  male,  0  ejfo,  0  qualchuno  de3  fuoi .  &  di  tal  fòrte 
male ,  quale  habbiamo  detto  ne  la  diffimtione  ,  ofimile ,  0 
prejfo  che  quello .  (^ per  queflo ,  non  hanno  mifèricordia 
coloro, che  fino  in  eHremaperditione  iperche  hauendo  già 
fofferto  ;  non  s'imaginano  d hauer  più  oltre  a  {offerire.  Ne 
anco  coloro,  che  fi  penfano  d'effere  in  efiremafelicità  :  an- 
zi che  quelli  fino  ingiurio  fi .  perche  prefumendofi  di  ab- 
bondare di  tutti  1  beni,  e  chiaro  che  fi  credono  anco  di  non 
poter  patir  male  alcuno  .-perche  ancor  queflo  e  nel  numero 

R  de  beni. 


•Tjo  De  la  Retto  fica  d'Arfftotile 

de  beni .  So?w  qucBi  compajjioneuoli  quelli  ,  che  s'ima- 
ginano  di  poter  patire,  ($f  quelli  che  hanno  di  già  patito  > 
&  che  fono /campati  del  male .  ftj  anco  tuecchi,  co/i  per 
lo  fermo  comeperlafierien%a,chegli  hanno .  gjr  q  uè  II r  che 
fon  debili .  q)  più  quelli, che  fin  udì.  gP*  quelli, che  fin  dot 
ti,  perche  fono  di  buon fintimento .  &  quelli  e  hanno  pa- 
dri >  madri,  figliuoli,  ($f  mogli  :  perche  quefli  fino  quelli 
che  fi  dicono  effer  de"  noHri ,  &  chepojjòno  patire  i  mali 
che  fi  fin  detti .  &  quelli  che  non  fino  concitati  da  i  moti 
de  lafortezga,come  da  tira,??*  da  l'audacia  :  perche  que 
fi  tali  moti fino  inconfiderati  de  tauuemre .  et  anco  quel- 
li, che  non  fino  in  difpofitione  di  fare  oltraggio  :  ejfindo 
che  ancora  quefli  non  confederino  dhauer  a  patir  cefi  al- 
itela .  Ma  quelli  fino  còmpafjìoneuoli, che  fiatino  nelmez^- 
xo  di  quefli  cofìdifjfoftt .  e>*  quelli ,  che  non  temono  gran- 
de nente  :  perche  ne  gì'  impauriti  per  e jfer  ueffati  da  la  prò 
Priapaffione  non  ha  loco  la  mifincordia .  &  quelli  che  Hi 
mano,  che  fi  truouino  pur  de  glihuomim  dabene  :  perche 
chi  ere  de, che  niffunofia  buono  giudica  tutti  degni  del  ma 
le, che  pati/cono .  gj  uniuerfialmente  fino  mifiriccrdiofì 
gli  huominr,  quando fìano  acconci à  ricordar/i-,  che  fimili 
Raffino  auuenuti,  ò  à  lorofleffl,  ò  a  qualch'uno  de  t  loro  : 
*)  temono  che  à  effi,  o  a  i  loro  non  auuenghino .  &  de  la  di- 
Ipofltione  de'  mifiricordwfis'è  detto  à  baflan^a .  Le  co- 
fe,  che  ci  muouono  a  mifericordia  uengono  dichiarate  per 
la  diffinitione  :  percioche  de  lejfiaceuoli,  ffj  de  le  dolor o- 
fifino  mifèr  abili  tutte  quelle  >  che  fino  diHruggjtiue  :  $J 

.  quelle^ 


Libro  Secondo.'  ijr 

quelle >  chepoffono  addur  morte .  &*  quei  mali  de  quali  è 
cagion  io,  fortuna,  quando  fi  ano  grandi .    Dolo  rofi,  &  di- 
firuggitiue  fino  le  morti  3  le  battiture ,  t  afflittioni  del  cor 
pò ,  la  ueccbic^zjt  3  le  malatie  ,(gj la  fitme .   Tra  quelle, 
che  procedono  da  la  fortuna  fono  il  non  hauere  amici ,  ($f 
hauerne  pochi .    Et  per  quefla  cagione  fimo  mifir  abili  an- 
cora i  difgiun? unenti  da  gli  amici,  &  da  i  dome  Siici;  Icfi 
fèr  brutto  ,  l'ejfer  debde ,  teffere  Storpiato ,  auuenir  male 
donde  conuementemente  s 'a/ftetta  bene*  E  £  decader  fpefi 
fé  uolte  di  fimil  cofè .    7J  c?nr  qualche  bene  accaduto  cl>e 
già  fiad male  :  cornei  doni  che  furon  mandati  dal  Re  di 
Perfia  a  Diopiu  ,  chegiunfero  dopo-  che  fu  morto .  fi  non 
haiier  hauuto  mai  bene ,  ouero  hauuto  che  (ìa  non  goderlo, 
jQuefle  dunque,  &  tali  fono  le  cofè  mifir  abili „      Le  per- 
fine à  le  quali  hauemo  mifèricor  dia  fino  quelle  che  noi  co- 
noficiamo,  quando  eon  loro  non  h  abbi  amo  troppo  tiretto, 
congiuntane  :  perciò  con  queftitaltè-come  s'hanejfimo  à 
patir  nei  mede  fimi .    Et  per  quefio  aAmafi  non  lagrima 
(come fi  dice)  uè  dendo  condurre  il  figliuolo  à  morte  ,  & 
lagrimo  uè  dendo  mendicare  un  amico  :  perche  ne  l'amico 
è  cofia  mi fier  abile ,  fg)  nel  figliuolo  è  calamito  fa  .  Etdca- 
lamitofó  è  diuerfi  dal  mifir  abile  :  gy  toglie  ma  la  mifir  i- 
cordia .  z/lnzj  che  e  tyeffe  uolte  utile  àfiire  il  contrario . 
Oltre  di  quefio  habbiamo  compaffione  quando  neghiamo 
la  calamità,  uicìna .  &  fi  amo  covjpajfioneuoli  uerfo  quelli  , 
che  cifinofimilipcr  età,  per  coHumi  ,  per  habito ,  per  de- 
gnità  ,  (^fper  parentato .   Percioche  tutti  quefiifono  di 

7y^     2  quelli^ 


132  ;        DelaRettoricad'Ariftotilc 

quelli';  che  maggiormente  ci  mo Brano  ,  che  la  mede/ima 
auuerfitk  Po >ffa  toccare  ancora  à  noi  :  auuenga  che  ancora 
m  quefio  y  uniuerfalmente  s'ha  da  prefipporre  ,  che  tutte 
le  cofi,  che  noi  temiamo  che  non  auuenghmo  à  noi,  ci  facci- 
no pietojì  >  quando  leueggiamo  auuemre  à  un  altro .  ^) 
conciojiache  le  aduerjìtà  allhora  fieno  mifir  abili  ,  quando 
le  ueggiamo  dapreffo  j  gjr  che  quelle  le  quali  fin  p  affate  , 
ò  barino  à  uenir  di  miU 'anni , per p >aura,ò per  ricordanza, 
che  nhabbiamo,  o  in  tutto  non  ci  muouono  à  compaffione,o 
non  tanto  ;  e  neceffario,  che  coloro, che  ci  fino  rapprefinta- 
ti  con  la  figura,  con  le  uoci,  con  le  uefli,&  con  tutto' l firn 
biante  quali  erano  mentre  p attuano  ,fi  dimoBrino  mag- 
giormente degni  di  compajfione  .-percioche  cofi,  cififinno 
parer  daprejjò  mettendoci  il  male  dauantiàgli  occhi, o  co 
me  futuro,  o  comepaffato .  Et  le  cofi,  che  poco  innanzi  fin 
fitte,  o  dafitrfidi  corto,  per  la  me  de  firn  a  ragione  fino  più 
mifier abili .  Diuentiamo  ancora pietofi  uedendo  ifègni  et 
fintendo  t  attioni  di  coloro, che  fino  malcapitati  :pognam 
cafio  t  Icr  ueBtmenti,  ($f  cotali  altre  cofi  :  e*  le  parole  che 
ip attenti  hanno  dette  :  come  di  quelle  che  fino  in  fu  [mo- 
rire .  Etfipra  tutto  ci  muoue  à  pietà ,  quando  fi  dice  5  che 
quelli  che  fi  fino  trouati  in  quel  termine ,  fi  fino  mo (Irati 
ualorofi .  percioche  tutte  quefle  cofi  fknno  maggiormente 
compajfione  : perche  ci  rapprefèntano  il  fitto  da  preffi  :  et 
come  fi  quei  tali  foffiro  indegni  di  quella  auuerfitk .  f$?  co 
me  fi  noi  la  uè  de/fimo  con  gli  occhi . 


IX. 


Libro  Secondo.  i  jj 

/  X. 

^(Rincontro   de Ihauer compafjìone Ha 
principalmente  quel  che  fi  chiama  difdegnare  : 
per cwche  il  dispiacere  >  che  sha  de  le  indegne 
aduerfità  ,  fi  contrapone  in  un  certo  modo  a  quello  de  le 
indegne  profferita  .  €t  da  uno  fle/fo  co/lume  ,&  da  buon 
costume  procede  luna  &  l  altra  di  quefìe pajjiom .  perche 
con  quelli  che  indegnamente  hanno  male  ci  conuien  condo- 
lere, &)  haueme  compafjìone .  &  con  que Iliache  indegna- 
mente hanno  bene  ci  conuien  mofirar  di/degno  .  auuenga 
che  ingiufla  cofajia  quella ,  chefifk  contra  al  mento  .  & 
per  quello  l'indegnatione  s' attribuì/ce  ancora  àgli  Dij . 
Nel  me  de  fimo  modo  parrebbe,  che  la'nuidiafipote/fe  anco 
ra  contraporre  à  la  compafjìone  :  come  propinqua  ,  ò  come 
una  steffa  co/a  con  Ihauer  e  à /degno .   D^oridimeno  e  di  - 
uerfa  .  IPercioche/è  bene  ancor  ella  e  di/piacere  che  ne  tur 
bi,  fg)  de  l'altrui  profferita  ,•  non  è  pero  contra  uno  inde- 
gno, ma  contra  unfimile,  ?$>  pari  à  noi .  Et  quefio  di/pia- 
cere  conuien  chefia  fimilmente  in  tutti  cofì  inuidiofi  come 
difdegnofi .  non  perche  dubitino,  che  nepo/fa  incontrar  lo- 
ro altro  male  5  ma  per  conto  d!  e/fo  prof/imo .  Che fé per  con 
to  de/fi  me  de  fimi fo/fe  m  loro  quefio  dispiacere,^)  questa, 
perturbatone,  che  de  la  prosperità  di  quel  talenauuenif 
fe  qualche  male  a  loro  5  luna  non  /ària più  muidia,  ne  lai 
tro  di/degno  :  ma  farebbe  paura .   Et  è  manifesto ,  che  à 
quefli  affetti/èguono  ancora  altri  affètti  contrari^  -.perche 
colui  che  s\ttrifia  che  h abbia  male  chino' l merita  s  s'alle- 

grera> 


1 34  DelaRettorica  d'Ariftotìle 

grevi  ,  o  in  un  certo  modo  non  bara  pajfione ,  che  thabbia 
chi  l  merita  :  come  quando  i  parricidi,  e  i  micidiali  fon  pu- 
niti .perche  neffun  huomo  buono  fi  ne  deue  attristare  ^an- 
zi che  delfupptitio  di  quefti  tali,  ci  douemo  allegrare .  & 
cofi  me  de  firn  amente  del  bene  di  coloro  ,  che  l'hanno  degna- 
mente .-perche  l'uno, ,  ^)  l'altra  di  quefie  cofifon  giufie  y 
($f  inducono  gli  huomini  da  bene  kfintir  ne  piacere .  Con- 
ciojlache  effendo  buoni  douemo  neceffariamente  (per are  j 
che  quelle  co  fi  ,  che  fino  auuenute  d  noftri  fimili  pojfmo 
auuenire  ancora  à  noi .  fgf  tutte  queste  paffioni  deriuano 
dal  mbde fimo  coflume .  €t  gli  lor  contrari^  dal  mede  fimo 
contrario .  Effendo  che  l'inuidwfifia  uno  (ìejjo  con  quello 
che  s'allegra  del  male .  percioche  dolendo/i  uno, e  he  un  al-. 
tro  habbiabene,  ò  Fh abbia  hauuto, quel  me  defimo  neceffa- 
riamente fi  allegrerà  quando  nefiapriuo,v  gli  fi corrompa. 
Onde  che  tutte  quefie  cofi prohibifionò  la  mifiricordia .  et 
fi  bene  fino  differenti,  per  le  cagioni  che  fi  fin  dette  ;  à  tor 
uia  la  compaffionefino  tutte  utili fimilmente .  cDel  difide- 
gnor  e  adunque  diremo  pnmatnente  con  chi  ci f degniamo  y 
ffi  di  che  cofi,  gjr  come  fin  fitti  i  difidegnefì .  Et  dipoi  par 
leremo  degli  altri  affitti  contrari^  à  la  mifiricordia .  jg) 
questo, che  uolemo  dire  horafifit  chiaro  per  le  cofi  dette  di 
fipra  .-percioche  fi  lofidegnare  e  uno  attriftarfi  per  uno  il 
quale  ne paia,che  indegnamente  habbia  del  bene  $  e  mani- 
fèfto  in  prima  ,  che  non  tutti  i  beni  fino  atti  a  fiirnef de- 
gnare .  perche  quando  uno  fio  giufio,o  forte, o  dotato  dal' 
tra  uertùs  neffuno  fi  fidegnera  con  effluì  :  auuegna ,  che 

quando 


Libro  Secondo.  135 

quando  fujfe  il  contrario  non  gli  sfarebbe  compaffione. 
£Ma  lo  fidegno  nafte  da  le  ricche  zjzg  ,  da  le  potente ,  ty 
d  altri  fimdi  beni  :  de'  quali  (parlando  ajfolut  amente  ) 
firn  degni  gli  huomtni  buoni .  Et  quelli  che  pojfeggono  i  be- 
ni,  che  uengono  da  la  natura,  come  fono  la  nobiltà  ,  la  bel- 
lez&A)  fp ]  gb  altri  di  queftafirte .  6t  conciofiacofia  che  tari 
ticos'aecoBi  in  un  certo  modo  al  naturale  j  è  necefpirio ••_, 
che  con  quelli  e  hanno  un  mede  fimo  bene  ,  ci  /degniamo- 
maggiormente,  fi  thar  anno  per  auuentur  a  poco  tempo  in- 
nanzi acqui/lato,  quando  per  queBo  ne  pano  in  proserà 
fortuna  .percioche  maggior  difpiacere  ci  danno  gli  arric- 
chitinuouamente,  che  quelli  che  fino  fati  ricchi  per  anti- 
co >$f  per  her  edita  de  lor  maggiori .  €t  co  fi  quelli  che  in 
unfubitofiondiuenutt  IPrencipi  potenti  ,{gj  copwfi  et  ami- 
ct  ,q)  dt  buoni  figliuoli  ,  &  di  e ot ali  altre  co/è  :  &  fi  per 
quefto  ne  ri/ulta  loro  quale// altro  bene  ;  auuiene  ihnede- 
fimo  -.perche  maggior  dispiacere  ci  danno  ancora  in  que- 
fio  i  nuoui  ricchi ,  che  fi  ano  uenutiin  fignoria  per  conto 
d'effe  ricchezze,  che  quelli, che  fino  anticamente  ricchi,  et 
enfi  diciamo  degli  altri  beni .   La  cagione  è  perche  pare  , 
che  queflipojfiggano  le  co  fi  loro,  &  quelli  altri  ?jo  .  Con- 
aofiache  quello,  che  fi  uc  de  Bar  fimpre  in  un  modo  ,  ci  fi 
rapp  re  finta  come  co  fa,  che  uer  amente ,  &  leggit  imamen- 
te fi  a  .   Onde  che  i  nuoui  ricchi  non  ci  fi  rappr  e  fintano  co- 
me ueris  &  Uggitimi  p  off  datori  di  co  fi  proprie .  &  per- 
che non  ogni  bene  e  conuemente à  chi  fi  fi  a ,  che  s*  abbatta 
adhauerlo  ±  ma  tra  ejjò  bene>  eHpojfeditore  deue  efiere  in 

un 


136  Pela  Rcttorica  d'Ariftotile 

un  certo  modo  proporzione,  fg)  conuenienzjt  ,  (come  la  bel 
lezjjt  de  tarmi  fi  conuiene  al  forte,  &  non  al  giusto }  & 
le  mogli  illuslrifianno  bene  à  quelli  che  fin  nobili, qj  non 
à  quelli,  che  nuouamente fin  fatti  ricchi  s  )  ci  muoue  àfile- 
gno  unhuomo  ancora  che  fia  buono  ,  quando  li  fi  a  toccato 
un  bene ,  che  non  fi  li  conuenga .  €i  quando  un'inferiore 
contende  con  unfuperiore,  ffl  maffimamente  ne  la  me  de  fi- 
ma  profeffione .   Onde  e  fiato  ancor  detto . 

Ch'HettorfugiadzAiace  il  fero  incontro 
Poich 'altra  uolta  il  gran  Gioue  hebbe  àfdegno 
Ch'ardì  contra  àguerrier  di  lui  più  degno . 
St  quando  non  fa  anco  in  una  prof effìone  ,  ci  muoue  à  fide- 
gno  in  qualunque  modo  fia  che  un  da  manco  contraili  con 
un  da  più .  come  fi  un  mufico  contendeffi  con  un  giufto . 
perche  lagiufiitia  e  miglior  de  la  mufica .  Per  quel  che  s'è 
detto  adunque  uien  dichiarato  con  chi  cifdegnamo^per 
che  cofe  .perche  quefiefino,  ffi  cotali .  Horaglt  fidegnofi 
fino  quelli ,  che  fi  truouano  effer  degni  di  grandi/fimi  be- 
ni, &  fino  pojfeditori  di  beni  equali  con  gl'indegni  :  per- 
cioche  non  ègiufia  cofi ,  che  gli  dijfimili  à  loro  fieno  fimil- 
mente  riconofiiuti .    ^Dtfdegnofi  fino  dipoi  quelli ,  che  fi 
truouano  effer  buoni,  &  uertuofi .  perciocbe  giudicano 
rettamente,  ^)  hanno  in  odio  le  cofi  ingiufie .   Sif degna- 
no gli  ambitiofi ,  &  quelli  che  fin  defiderofi  et  effer  e  in 
qualche  maneggio  :  (èfr  maffimamente  quando  adirano  à 
cofi,  che  fono  siate  configuite  da  gli  altri ,  ancora  che  ne 
fiano  indegni .  Et  finalmente  coloro,  che  fi  giudicano  de- 
gni 


Libro  Secondo.  ijy 

gni  da  lor  me  defimi  di  quel  che  non  i/limano  Meritevoli  gli 
altri  i  con  ejfi  indegni  ,  ffl  d'effe  co/e  fi /degnano .  Et  per 
aite  fio  gli  huominifirudi,  (jjf  gli  abietti,^  quelli  che  non 
a/girano  àgli  honori  nofifino  difidegnofi  :  perche  non  è  co- 
fi  alcuna  di  che  e/fi  fi  reputino  degni .  %T>a  queHe  co/e  uien 
dichiarato  diche  ,  ffi  di  quali  perfine  ci  habbiamo  à  ralle- 
grare ,  o  non  dolere  che  fieno  infortunate  ò  afflitte  ,  o  che 
non  configuano  C  intento  loro  .  percioche  da  le  co/è  dette  fi 
mani/e Hano  gli  oppofiti  loro .  Onde  che  fi  toratione  jarà 
tale,  che  di/ponga  i  giudici  à  difide gnar fi  -,  &fie  dimoHre- 
rà,  che  quelli  che  domandano  compajjione,  o  in  quelle  cofi 
che  la  domandano  non  la  meritano  -,  anzj  che  fino  degni 
del  contrario  ;  impojfibil cofi  fiarà ,  che  s'habbia  lor  mi/è- 
ri  cor  dia . 

X. 

I  e  n  e  ancora  dichiarato  à  chi,  fg)  di  che  fi  por- 
tainuidia,  q)  come fian fatti  gì' inuidiofi '.  Efi 
findo  che  ttnuidia  fia  un  certo  di/piacere ,  che 
noifinttamo  di  qualche  prosperità ,  che  ne  paia  di  uedere 
in  quelli,  che  fin  /imiti  à  noi  ;  intorno  à  quei  beni ,  che  fi 
fin  detti  di  /opra .  non  perche  ne  uenga  alcun  danno  o  com 
modo  à  noi ,  ma  perche  ci  di/piaccia  del  ben  loro  .  'Percio- 
che inuidio/ifiranno  quelli,  acuì  certi fino ,ò paiono  equa 
li .  St  e  quali  chiamo  di  natione,diparentato,  dieta,  di  fi- 
pere,  di  riputatone  ,  {jjjf  di  fiflanzj .    Haranno  inuidia 
ancora  quelli,  à  li  quali  manca  poco ,  che  non  habbiano 

S         ogni 


1 1 8  De  la  Rcttorica  cf  A  riftotile 

ognicofa.  Et  per  que fio  fino  inuidiofi  coloro,  che  fi  tr  ma- 
gli ano  ingrandì  tmprefe  >  &*  che  ritf cono  loro  felicemente. 
Ter rtoche fi 'credono  che  tutto  quello  >  che  gli  altri  hanno 
di  bene,fifiemi  del  lo  ro .  Et  quelli  fino  inuidiofi  ,  che  in 
qualche  cofiafiono  honoratt  fòpra  gli  altri  ;  &  Specialmen- 
te ne  lafàpienza  >  gjr  ne  la  felicità .  €t  gli  ambitiofi  han- 
no più  tnuidia,  che  quelli  che  non  fino  ambitiofi.  &  quelli 
che  uogliono  ejfer riputati  fatti .  percioche  fino  ambitiofi 
ne  lafàpienza .  &  uniuerfialmente  tutti  che  cercano  d'efi 
fèr  riputati  in  qualfi uoglia  cofia  >  circa  la  me  de  firn  a  fino 
inuidiofi ..  &  gli  pu fili  animi  hanno  inutdta  -.perche  par  lo 
ro  ogni  cofia  grande  .  I  beni  circa  i  quali  fiemo  inuidiofi  fi 
fino  già  detti,  percioche  l'inuidia  confifie  quafi circa  tutte 
quell'opere,  (gjf  in  quelle  cofi,  ne  le  quali  uogliamo  ef/èr  re 
putati  dagli  altri,  honorati,  gloriati,  &  circa  quelle  cofi> 
che  fon  tenute  peruentura .  Stdi  quefie  ffectalmente  in 
quelle,  che  noi  defiderramo,  o  che  p  enfi  amo  che  ci  b  fogni- 
no, ò  de  le  quali  p  offe  diamo  poco  più,  opoco  meno  de  gli  al- 
tri .  Et  cofiuien  dichiarato  ancora  à  chi  fi  porta  inuidia . 
fonctofiache  dicendofidt  quefie  cofi,  e>  di  que  Ili  cti min- 
diano;  s'è  detto  tnfiememenie  de  gt  inmdiatt .  Tercioche 
inuidiamo  quelli  ,  che  et  fin  propinqui  di  tempo  ,  di  loco  > 
d'età,  &  di  gloria  „  Onde  è  uenuto  ilTrouerbio  *  L  \  n  - 
vidia  vien  da  presso»  Et  quelli  inui diamo  ., 
co  quali  contendiamo  d'honore .  ggf  d  honore  contendia- 
mo con  quelli,  che  h abbiamo  già  detto  :  ma  con  quelli  che 
fino  siati  già  mill'anni  *  ò  che  hanno  ad  ejfer  e  3  o  che  fin 

morti* 


Libro  Secondo.  i  ?9 

morti  ,  non  e  ueruno  ,  che  contenda.  :  ne  manco  con  quelli 
che  habitano  à  le  colonne  d'Hercole  :  ne  con  quelli ,à  chi/è- 
condo  noi,  &  anco  fecondo  gli  altri ,  penfiamo  di  gran  lun 
ga  e  [fere  a  dietro  :  ne  con  quelli,  che  di  molto  Alianti amo  . 
Et  quello  auuiene  cofì  de  le  perfine  ,  come  de  le  co/è .  W 
conciofiache  qucHo  contender  d'honore  fta  co  i  concorren- 
ti, fc)  co  i  riuali-,  e  necejjario,  che  queHitali  infra  di  loro »> 
fi  portino  maggiormente  inuidia .   Et  però  fu  detto  , 

Lanuidia  e  fi-agli  artefici . 
Et  quelli  che  difficilmente ,  ò  non  mai  confègmfcono  i  lor 
defìderi , portano  inuidia  a  coloro  ,  che prefiamentegli  a- 
dempiono  .  Jnuidiamo  quelli,  chefipojfiggono,  ì>  condu- 
cono àperfettione  una  cofà  ;  ne  torna  uituperio  a  noi .  per- 
cioche  ancora  quefii  ci  fino  propinqui,  ^  fimili  :  perche  fi 
uè  de  manifie fi  amente,  che  comparati  à  loro,  noi  non  confi- 
guriamo quel  ch'ejfi  confeguono .  fi  che  facendone  rincre- 
/cimento  ;  ne  rnuoue  anco  inuidia .  Siamo  inuidiofi  dt 
quelli,  li  quali  hanno ,  òpojfiggono  quel  che  fi  conuerr eb- 
be hauere  à  noi  :  o  che  habbiamo  hauuto  per  prima ,  Stper 
quetta  cagione  i  uè  echi  hanno  inuidia  a  igiouini .  Inuidia- 
mo  ancora  coloro,  che  conpoca  fjfreja  confeguono  ilmedefi- 
mo,  che  noi  con  molta .  T>a  quel  che  s'è  detto  mene  ancor 
dichiarato  di  che ,  g-r  /opra  di  chi  quefii  medefimi  s'alle- 
grano, Qf  come  effi fin  fitti  :  per  cioche  quando  s'allegra- 
no fino  difiofli  al  contrario  di  quando  fi  dolgono  .  Onde 
che  fi  noi  condurremo  i padroni  del  giuditw  in  quella  di- 
fiofitione ,  ne  la  qualfinogl inuidiofi ,  e  i  maligni;  &fè 

S     2  quelli 


419  De  la  Rettorica  d' A  riftotilc 

quelli  che  domandano  compajfione  ,o  che  fi  conceda,  loro 
qualche  cofia,  far  anno  di  quelli,  che  hauemo  detto  ,  che  fi- 
nofittopofliàla  malignità  q)  à  l'inuidia;  e  chiaro  >  che 
?ion  farà  loro  hauuta  mifiricordia . 

X  I. 

I  qui  fi  firn  anif e  Ho'  ^  come  fin  fitti  quelli  che 
finno  àgara  i  (gjr  in  che ,  &  con  chi  fi  gareg- 
gia .  Ter cioche fi  lagara  e  un  certo  diffiacere 
che  ci  pigliamo  quando  coloro  ,  che  di  natura  fon  fimilià 
noi,  hanno,  ò  ci  par  chabbino  di  quei  beni  honoreuolt ,  che 
ancora  noi  potremmo  configuire ;  non  perche  gli  habbino 
quei  tali  $  ma  perche  non  gli  habbiamo  ancora  noi  ,  (che 
per  quefio  lagara  è  cofia  buona  ,  &  cade  ne  gli  huomini 
buoni }  ffi  tìnuidia  e  cofia  cattiua  ,  ^)  uien  ne  gli  cattiui 
huomini  :  auegna  che  l  buono  per  gara  s'indufirta  di  con- 
figuire il  bene  per  lui  :  ^-)  il  cattiuoper  inuidia  d  impedi- 
re che  non  l'habbia  ilprojfimo  )  e  necejfario,  che  quelli  che 
gareggiano fiano  coloro,  che  fi  riputano  degni  de'  beni,  che 
non  hanno .  perche  neffuno  cerca  di  quelli  chefiglimofira- 
7io  impojfibili .  (^fper  quefio  è  che  igwuini,  e  i  magnanimi 
fin  tali,  q)  coloro,  che  hanno  di  quelli  beni,  cheficonuen- 
gono  à  huomimhonoreuoli .  I  quali  beni  fino  le  ricche  zjj ', 
i fituori,  l'amicitie,  i principati,  fg) gli  altri  fimili .  perciò 
che  queHi  tali,  come  quelli  à  chificonuenga  ctejfèr  buoni; 
conuenendofi  queHi  tali  beni  à  i  buoni;  gareggiano  per  ac- 
quetarli .  Et  quelli  j  che  fino  reputati  degni  da  gli  altri . 

ft}  quelli 


Libro  Secondo.  141 

ffi  quelli  ,gli  antichi, 0  1  parenti,  VI  capato,  0  la  gente,  ò  la 
patria  de'  quali  fino  h  onore  noli ,  cercano  à  gara  gli  bonor 
loro  .-perche li  tengono  per  co/e lor proprie  :  &  ejfì fi  ne  ri- 
putano deg?ji .  T^e  gli  beni,  fi  gli  honoreuolifòn  quelli, che 
ci  metto7io  in  gara  s  è  neceffxno,  che  ancora  le  uertù  ci  fac- 
cino gareggiare .  fg)  quelli  beni  che  fino  utili  àgli  altri,  &* 
attiàfitr  bene  fino  .perciochehonoriamo  1  benefattori,  ($f 
gli  buoni .  gjr  quelli  de'  quali  ilproffimo  ha  godimento  ^co- 
me le  ricchezze,  &  la  bellezza  ,piu  che  la  finità .  Di  qui 
uien  dichiarato  ancora  con  chi  pigliamo  a  gareggiare  :per- 
ciochefino  quelli,  che pojfiggono  queBi  ,  gjfimili  beni , 
quali  fin  quelli  che  hauemo  detti, come  lafirtezx/tja  Sa- 
pienza, il  Principato  .  ( 'per rioche  1  Principi poffonofkr  be 
ne  à  molti)  1  Capitani ,  gli  Oratori ,  (§Jr  tutti  gli  altri  che 
fino  di  firmi p  off anza .  fg)  coloro  à  chi  defiderano  dejfèr 
molti  firn-ili  y  0  molti  conofiiuti,  0  molti  amici  :  0  che  da 
molli  fino  ammirati  :  0  ucr  amente  che  fino  ammirati  da 
noi .  Et  quelli  che  fino  lodati  ,  0*  celebrati  da  gli  firit- 
tori  y  ò  poeti,  òprofàtori  chefiano .  Jgueffifino  con  chi 
gareggiamo .  Sì  gli  lor  contrarij fino  quelli,  che  noi  di- 
spregiamo .percioche  il  dispregio  e  l'oppofito  de  la  gara . 
£' l gareggiare  del  dispregiare .  Et  è  neceffario  ,  che  que- 
Bi cofi  fitti ,  che  pigliano ,  0  che  fin  prefi  in  gara,  fi  ano 
dispregiatori  di  coloro  i  quali  hanno  i  mali  contrarij  àgli 
beni  che  fi  cercano  àgara .  Stper  queflo  di/pregiamo fpefi 
fi  uoltegli  huomini fortunati ,  quando  la  lor  buona  fortu- 
na fi  a  finzjL  1  beni  honoreuoli .  6t  in  fino  à  bora  habbiamo 

detto 


142  De  la  Rcttorica  cTAriftotile 

detto  di  che  fi  fanno  lepaffioni  :  &  con  che  fi  tolgono  uia  : 
da  le  quali  co/e  uengono  le perfuafiom .  'Dopo  questo  ue- 
gnamo  adire  de3ue7$iyò  de  le  nature  deglihuomini^  quali 
fino  fecondo  lepaffioni)  gli  habiti  3  l'età  3  &*  le  fortune  3  0 
conditiom  loro + 

XII. 

L I  ^Affetti  chiamo  io  tira>  ildefiderio,  (5*  gli 
altri  firmila  de  quali  h  abbiamo  trattato  di  fi- 
fra  «  Gli  habiti  domando  le  uertù  >  &*gli  ui- 
tij .:  de'  quali  ancora  se  detto .  S'è  detto  ancora  di  quelle 
co  fi  _,  checiafcuno  elegge  di  fkre  0  -g)  de  tattioni  in  che  fi 
trauaglia .  L'età  dico  che  fino  lagiouentù,  il  mezjzo  tem- 
po ,&  la  uecchiezza .  Ter  la  fortuna  intendo  la  nobiltà  3 
le  ricchezze  >  q)  la  potenzia  >  & gli  lor  contrarij ..  ^-)  uni- 
uerfàlmentelaprofi?erità3  ffi  l' auuerfità . 

/  Giouim  dunque  inquanto  à  i  cofiumifono  uogliolofi 3 
fé}  pronti  a  cauarfi le  lor  Moglie .  Et  de  gli  defideri  che  fi 
appertengono  al  corpo  yfòno  maggiormente  inchinati  à  gli 
ueneretj  ffim  quelli  fono  incontinenti  *  Facilmente  fi  mu- 
tano ;  preHo  fi  fàùano .:  defidemno  fortemente  ^  ma  poco 
durano  1  lor  defìden .  percioche  le  lor  uogliefòno  acute  5  & 
non  molto fiffe*  come  lafite  3  (^f  la  fame  de  gli  ammalati , 
Sono  iracondi i,  ($f  difubita  colera  >  (^fila/ciano  trafior- 
tare  agl'impeti  loro *  Sono  uniti  da  tira  -,  perche  quando 
uengono  diffregiati3  per  ambitione  non  lo fòp portano  :  an- 
zj fi fiiegnano  a  penfire fittamente,  che  fi  fàccia  loro  ingiu- 
ria* 


Librò  Secondo.  14  j 

ria  •  Sonò  ben  defiderofi  ahanore,  ma  più  diuittoria  ► 
percioche  lagiouentu  defederà  di  re  Starfòpra gli  altri .  ?y 
la uit torta e come  ilmcdtfimo ychereSìar fuperiore .  {£) 
de  l 'una  ,  j^f  de  l altra  co/a  di  quefie fino  più  uagbi  che  de 
danaio .  Et  non  i Stimano  i  danari  ,  perche  non  hanno  an- 
cor prcuato  d  batter  b  fogno,  fecondo  il  detto  di  Pittaco  ad 
zAmfhiarao .  D^oti fino fialtriti, ma  {empiici  .-percioche 
non  hanno  ancora  Sperienza  di  molte  malttie  *  Credono 
fàcilmente  :  perche  non  fino  ancora  Siati  ingannati  in  mol 
te  cofè .  Sperano  fimpre  bene  :  perche  fono  tenuti  caldi 
da  la  natura  come  gli  ubbriacht  daluino  :  &  anco,  perche 
non  hanno  ancora  prouato  dar  in  fallo  molte  cofè.  U  mo- 
no per  la  più  parte  con  la  Speranza  :  perche  lo  Sperare  e  de 
l'auuenire,  ^)  lo  ricordar/i del pafj aio .  <£Ma  igiouini  de 
tauuemre  hanno  affai,  ($f  dei p  affato  poco .  Onde  che  tro- 
uandefi  ne'  primi  giorni  lo  ro  $  par  che  non  h  abbiano  da  ri- 
cordarci dt cofa\ alcuna j  £?*  da  douer fperar ogni  cofa  »  Et 
per  queSto  e  facile  ad  ingannarli,  per  che  facilmente fpera- 
no .  Sono  ancor  a  più  forti  1  perche  fino  Spinti  da  l'ira,  et 
infiammati  da  la  fperanzjt  „  de  le  quali  cofè ,  tuna  toglie 
uia  la  paura  :  l'altra  genera  confidenza  .perche  neffuno  a- 
dtrato  teme  :  gj  lo  fperar  qualche  benefit  che  l'huomo  con 
fida  »  Sono  uergognofi  :  perche  non  conofiono  ancora  al- 
tro honeSlo,  che  quanto  è  Slato  infognato  loro,  ^) prefirit 
to  fi/amente  da  la  legge .  Sono  d animo  ,  fg)  di  Spirito 
grande  :  perche  non  fimo  ancor  domi  dal  intiere ,  c>  non 
fanno  che  cofa  fia  neceffita  *  0*  anco  lo  Stimarfi  degno  di 

cofè 


f  44  De  k  Rettorica  cf Ariftotile 

co/è  grandi  ì  magnanimità .  Et  quefiaflima  di  fé  uien  da 
lofferar  bene .  £Nj  le  lo ro  attioni  s 'attengono più  toHo  à 
thoneflo  che  à  futile  .perche  nel  uiuere  guardano  pm  à  la 
creanza  j  che  al  conto  loro .  fi  conto  ha  l'occhio  à  l'utilità  : 
(jffjf  la  creanza  mira  nel  douere .  Sono  amoreuoli  de  gli 
amici  y  &  uaghi  di  compagnie  più  che  l  altre  età  :  perche 
s* allegrano  di ft are  in  conuerfaiione .  €t perche  non  giudi- 
cando ancora  cofa  alcuna  da  l'utilità^  manco  da  quella  giù 
dicanogli  amici  ,•  In  ogni  affare  peccano  ne  l'affai  >  (^f  nel 
fòperchio  contra  al  precetto  di  Chilone  .percioche fanno  0- 
gni  cofa  troppo .  Troppo  amano  >  troppo  odiano^  agri  al- 
tra cofafimilmente  .  Siprefumono>  &  affermano  difape- 
re  ogni  cofa .  Che  ancora  queBo  è  cagione  >  che  pecchino 
fempre  nel  troppo .  fngiuriano  per 'fòperchieria  >  non  per 
malitia >:  Sono.mifericordiofi  :  perche  penfano .,  che  tutti 
gli  huomini fieno  ^ioueuoli^  0*  buoni .  Et  mifur andò  gli  al 
tri  da  tinnoceniia  loro  >  fàcilmente  fi  credono  che fia  fatto 
altrui  male  à  torto .  Si  dilettano  di  co  fé  da  ridere  :  (^f 
per  ouefiofònofòUaxj^euoli .  IPercioche  il  burlare  non  è 
altro  3  che  un  ingiuriar  de  Bramente 3  fg)  fèn?^a  uillania . 
&  tali  fono  icofìumi  de'giouini . 

XIII. 

Ve  c  c  h  1  y  &  quelli  che  già  uanno  in  declina- 
itone  3fòno  per  la  più  parte  di  coBumi  quafi 
contrari]  à  quefli .  Ver  cloche  per  ejfer  munti 
moli  anni  ,♦  per  ejfer  flati  ingannati  in  molte  cojè  ,•  per  ha- 

uer 


Librò  Secondo .  14  % 

ner  molte  uolte  fatto  de  gli  errori  ,•  ffl  perche  la  maggior 
•parte  de  le  co/e  del  mondo  fino  imperfette  ,•  ninna  ne  ten- 
gono per  ferma  :  &f  in  tutte  procedono  più  rifiruatamen- 
te>  che  nonfconuiene .  Penfi  y  credo ,  potrebb'ejjère  e  lor 
fillio  di  dire ,  nulla  dicendo  difapere .  ffl  i  ogni  co  fa  fi  an 
do  infra  due  }fiwpre  ui  mettono  il  forfè  ^  l perauuentura. 
fr)  co  fi  dicono  d'ogni  co  fi .  q)  fermamente  non  offerì  fono 
mai  nulla .  Sono  malitiofì  :  perche  la  malitia  non  è  altro y 
che  ripigliare  ogni  cofa  in  mala  parte .  Sonofifiettofi  .per 
che  difficilmente  credono .  &  difficili  à  credere  gli  fi  la 
fperienza .  Et  per  quefie  medefime  cagioni  non  hanno  ne 
grande  amore  >  ne  grande  odio .  Ma  fecondo  il  precetto  di 
Biante,  amano  con  nfiruo  di  potere  odiare^  odiano  con 
rifiruo  di  poter  amare .  Sono  di  poco  animo  >  come  già  do- 
mi  dal  uiuere .  percwche  non  defiderano  cofa  alcuna  ne 
grande ;  ne  difiuerchio  :  mafilamente  quel  ch'è  necejfario 
à  uiuere .  Non  fino  liberali  :  perche  la  rohba  e  una  de  le 
cofè  neceffarie  a  la  uita .  Oltre  che  per  ifierienzj,  fanno 
quanto  fia  difficile  à guadagnarla  ,  fg)  fiale  à  mandarla 
male .  Sono  timidi,  (gjr  in  ogni  cofa  hanno  paura  del  male 
auanti  che  uenga  :  come  di  contraria  diffo fittone  a3  gioui- 
ni  :  per  cioche  effl fon  freddi  y  e  i  giouini  fino  fruenti .  on~ 
de  che  da  la  uecchiezga  è  Hata  in  loro  introdotta  la  timi- 
dità .  conciofiache  la  paura  nonfia  altro ,  che  un  certo  raf- 
freddamento .  Sono  amatori  de  la  uita  :  q)  maffimamen- 
te  ne  te  (ir  e  me  giornate  .per  e  io  che  ildefìderio  è  duna  cefi 
che  fa  lontana .  &)  di  quello  che  hanno  più  bifigno  hant.o 

T  anco 


1 46  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

Anco  più  dcjì devio .  Si  lamentano  d' ogni  coja  più  che  non 
(tconu'une  .percwcbe  ancor  quefia  è  una  certa  pufillani- 
mità .  Il  lor  uiucre  non  e  uolto  à  thonefto,  maà  l'utile  più 
che  non  fi conuiene .  percioche  fono  troppo  amatori  di  lor 
me  defimi .  Conciofia  che  t  utile fia  bene  àfefiejfo,  &*  l'ho- 
neflo  fiafimplicemente  bene .  Sonofiènza  uer gogna  più  che 
uergognofi  :  perche  non  fi  curando  tanto  de  l'honeHo  5 
quanto  de  lutile  $fiwno  poco  cotito  di  quel  che  fi  paia  ad 
altri  di  loro .  Non  hanno  quafi  mai  buona  speranza .  fi 
perche  fino  di  natura  timidi  5  come  perche  hanno  conofciu- 
toper  e  fi  er  icnza  ;  che  la  più  parte  de  le  cofe  del  mondo  fio- 
no  ree.  €t per  quefio  molte  funno  cattiua  riufeita.  ZJ  tuono 
più  toflo  accompagnati  da  la  memoria ^che  da  la  Fferanztt . 
perche  ilreflo  de  la  uita  loro  è  poco,  &  lopajjato  è  molto . 
€t  la  Iferanza  s'intende  de  l'auuerùre^  la  memoria  del 
paffato  .  Ghte  fi  a  ancora  e  la  cagione  che  lifk  ragionar  uo- 
lontieri  -.percioche  raccontano  tuttauia  de  le  cofe  andate  3 
come  quelli  ichc fi  pigliano  piacer  di  rammemorarle.  Han- 
no ancor  effii  loro  impeti  fiotti  >  ma  di  beli .  &  parte  de  le 
lor  uo?  He  fi  ne  fieno  andate  :  parte  foìio  pure  indebolite . 
Onde  che  non  fono  più  uogliolofi,  tèff fi  tr  attagliano  non  per 
le  uoglie>  ma  per lo  guadagno  .  Et  per  quefio  iuc  e  chi  paio- 
no moderati .  perche  da  tu»  canto  le  uoglte  fon  rtmeffè  : 
da  t  altro  fi  danno  al  guadagno  .  Z) tuono  guardando  più 
toHo  ài  lor  difegniy  che  à  la  creanza .  perche  ddifieqno  ha 
l'occhio  à  l'utile  :  &  la  creanza  à  la  uertu .  fngjuriano 
per  malitia  non  per  fuperchieria .  Sono  mtfericordiofi an  - 

cor 


Libro  Secondo  •  147 

cor  efjl  :  ma  non  per  la  medefima  cagione  che  i  giouini  : 
perche  quefti  hanno  compostone  per  humanità  3  (gjr  quelli 
per  debolezza  .  perche  p  enfiano  >  che  ogni auuerfità  che  ueg 
gono  ne  gli  altri jìa  uicina  à  loro .  La  qualcofa  s'èprefap- 
poflo>  che  fio  una  de  le  diffofiiioni  del  mifiricordiofò .  £t 
per  que fio  fono  fkflidiofi  >  (^  non  faceti  ne  filla^euoli  ; 
percioche  ilfkflidiofi  e  foppofito  dclfillazjuole .  Et  tali  fi 
no  i  co  fiumi  de3  giouini  >  ffl  de'  uecchi .  Onde  ejfendo  che 
ciaf  uno  appruoui  quel  dire  chef  confà  co  fuoi  co  fiumi >($f 
quelle  perfine  3  che  fino  fimi  li  a  lui ,  fi  uè  de  chiaramente  À 
che  modo  ufando  il parlare •>  pojfamo  noi  parer  tali3&fkr 
parer  le  no/Ire  orationi . 

XIIII. 

V  e  L  L  1 3  che  fi  anno  inful  colmo  de  fetà^mo- 
nifeft  amente  faranno  di  co  fiumi  infì-a  i  gioui- 
ni  >  e  i  uecchi  :  rifigando  ilfiuerchio  di  quefli  ò 
&  di  quelli  :  non  troppo  animo/i^  che  farebbe  audacia^  ne 
troppo  paurofi  :  ma  ben  conditionati  ne  l' una  parte  >  ^  ne 
l  altra .  non  creduli  >  ne  difir edenti  con  ognuno  ;  ma  p'm 
diuerogiuditio  che  altramente .  Non  riguardano  filamen 
te  t bone Bo  3  ne  filamente  lutile  5  ma  l'una  co/a  ($f  lai- 
tra.  Non  fino  far  fi \  ne  diffipaton  :  ma  fecondo  il  conue- 
neuole .  &)  fimilmente  ne  tira3  &  neldefiderio  tempera- 
ti conforteT^a^  & forti  con  temperamento.  Le  quali  ^er 
tu  ne  gli  giouìni^  ($f  ne  i  uecchi  fino  di/giunte  :  perche  igio 
uim  fin  forti  y  &  flemperati  *  O*  gli  uecchi  temperati  fg) 

T     2  timidi* 


1 48  De  la  Rcttorica  d'Ariftotile 

timidi .  fé?  per  dire  infomma,  in  e /fi  e  r  Acce  Ito  i:  freme  tut 
to  quello  di  buono,  cbelagioucìitu,^  la  ueccbie^zjt  s'ban 
no  partito  fra  loro  .  Et  in  quello  che  ambedue  quefleetà 
tr  ap  affano  3  0  mancano  ,  effi  hanno  dmifurato  ,  e'iconue- 
neuole .  In  queUo  colmo  detà  ci  trottiamo  in  quanto  al  cor 
pò  di  trenta  anni  fino  in  trentacinque ,  quanto  à  l  animo 
circa  li  quaranta  noue .  Et  de  lagiouentu,  de  la  ueccbtezj- 
2^f*j>  ffl  ddmez&p  tempo  ,  et  de  coBumi  dteiafiuna  dique 
He  età  fra  detto  à  baBan-^a . 

Ora  uenendo  a  beni  de  la  fortuna  sfiguitia- 

mo  a  dir  di  quelli ,  che  fanno  accidentalmente 

negli  huomini  una  certa  qualità  ancora  di  co- 

fiumi .  fi  co  fiume  dunque  de  la  nobiltà  farà  di  far  più  de- 

fiderò  fi dhonore  coloro,  che  lapojfeggono  .perche  tutti  che 

hanno  una  qualche  cofa,fògliono  cercar  d aggiunger ui .  et 

la  nobiltà  non  e  altro  che  unhonoranzjiche  hauemo  degli 

antecejfor  nofln .  La  qualnefk  dispregiatori  >  ^J  anco  di 

coloro,  che  fino  bora  filmili  à  ejfi  nofiri  anteceffori .  £t  que 

fio,  perche  le  enfi  di  lungo  tempo  auanti fino  più  honoreuo 

li  ,  &  dapoterfinepiu  modefiamente  uantare  ,  che  le  mo- 

■  derne,  &  finte  da  noi .  St  ben  nato  fi  dice  uno,  la  cui  cbia- 

rezsa  uien  da  la uertu  de  fitoi  maggiori .  &generofi  e  co 

lui,  che  non  degenera  da  la  lor  natura .  La  qualcofa  il  più 

de  le  uolte  non  incontra  àgli  nobili .  Conciofiache  molti  di 

loro  frano  perfine  abiette .  percioebe  ne  le  gener  adoni  de 


Libro  Secondo.  149 

eli  huomini  corre  una  certa  fertilità>come  talhora  ne  le  co  > 
Ce  de3  campi .  &  qualche  uolta  quando  un  legnaggio  e  buo 
no,  ui  no/con  n  fino  à  un  certo  tempo  buo  mini eccellenti  :  di 
poi  danno  à  indietro  .  c>  li  legnaggi  3  che  naturalmente 
fino  di  (hir  ito  3  &  et  ingegno  eleuato  3  tralignano  in  costu- 
mifurio  fi  :  come  quelli  che  fin  uenuti  da  ^Alcibiade  3  ($f 
dal  primo  Diomfìo .  £9*  le /chiatte  3  che  fino  di  quieta  natie 
ra  degenerano  in  dapocagine  3  ^)  slolide-zga  3  come  gli  di- 
fi  efida  C mone 3  da  1? ertele 3  ^f  da  Socrate . 

Costvmi  che  accompagnano  le  ricchezze y 
per  ejjère  in  confietto  d'ognuno  $  da  tutti  fi pofi 
JSJ  finofkcilmente  conofiere  ; ferciochefionofiper 
chieuoli3  (tjy  fiiperbi  :  contraendo  un  certo  che  di  uitio  da 
la  pojfi filone  de  le  ricchezze  :  che  hauendo  queste  fi prefit- 
mono  dejfier  tali  y  come  fi  tenefièro  dhauer  con  efiè  tutti 
gli  altri  beni .  e?*  queBo  perche  le  ricchezze  fino  come  un 
equiualcnte  alualor  de  l' altre  cofi  ;  onde  par  loro  che  tut- 
te fi  p affano  comprar  con  efiè .  Sono  delicati  3  &  borio  fi . 
delicati  3  parie  perche  cofifiono  neramente  :  (^  parte  per- 
che uoghono  moflrar  dìeffer  fidici .  T>  or  io  fi  3  O*fitieuoli 
ne  le  loro  oftentationi .  percioche  e fi/ito  d'ognuno  di  com- 
piacerai,  &  di  Bar  firnpre  infili  dimoBrarfi  intorno  à 
quelle  cofi  3  che  fino  amate,  f^)  ammirate  da  loro .  &  an- 
coperche  fi '  p  enfiano  3  che  gli  altri  fi an  uaghi  di  quel  che  fio- 
no  ejfi.  Oltre  che  nonfinza  ragione  fin  cofi '  condì  tionati  : 

perche 


1 50  DelaRettorica  d'Ariftotile 

perche  molti  fino  quelli,  che  hanno  bifigno  de  thauer  loro, 
Concie  uenne  quel  detto  di  Simonide,  deglifiapienti ,  e> 
de' ricchi,  il  quale  domandato  da  la  moglie  di  Hierone 
qualdi  due  fcjje  meglio  diuentare  3  o  ricco  3  ofapicnte . 
(l(icco  ,  rifpofi  :  perche  io  ueggo  (  difife  egli)  che  i  fiapienti 
s'aggirano  intorno  àie  porte  de  ricchi.  Sono  ancora  co  fi 
fitti y  come  quelli ,  che  fi  riputano  degni  di  fignoreggi are  : 
ft}  quefto3  perche  fi  credono  d'hauere  quel  che  gli ficcia  de 
gm  di  Signoria .  &  per  ridur  tutto  in  un  capo  ;  i  cofiumi 
de'  ricchi  fino  dipazgo,  e>  di  fortunato  infieme .  éMa  di- 
uerfi/òno  quelli  degli  arricchiti  di  nuouo  y  da  quelli  degli 
ricchi  per  antico  :per  ejfier  negli  nuoui  maggiormente  tut 
te  le  cattiue partii  (^peggiori  che  negli  altri .  Tercioche 
l'ejfer  nuouamente  riccone  come  hauere  una  ricchezza  fai- 
uatica .  Fanno  ingiuria  non  per  malignità >mdo  per fiper 
chierid>  òperincontinenzjt  :  come  nel  menar  de  le  mam3 
&  ne  l'adulterare . 

XVII. 

SImilmentb  fin  manifesti  quafi per  la  più 
parte  i  cofiumi  de' potenti,  percioche  alcuni 
ri  hanno  3  che  fino  ime  de  fimi  con  quelli  de  ric- 
chi >  0*  alcuni  che  fino  migliori .  Più  uaghi  de  gli  honori  > 
et  più  turili  fino  di  cofiumi  i  potenti  che  i  ricchi .  percioche 
defiderano  d*  intrometter  fi  in  quei  maneggi 3  che  hanno  fk- 
cultà  di  poter fitre  per  la  potenza.  Sono  più  accurati  .-per- 
che hauendo  il  carico  fipra  di  loro  fon  forzjiti  di  fi  are 

auuertiti 


Libro  Secondo .  151 

auuertiti  à  quel  che  fa  mesliero  per  mantenimento  de  la 
lor potenza .  Hanno  più  tofto  del  grande  che  de  l'imperio- 
fi  -.perche  la  degmt  àgli  rende  più  riguardeuolij  che  non  fi 
no  gii  altri  huomini .  Et  per  quefio  ne  le  loro  attioni  pro- 
cedono più  mifurat  amente .  ftj  la  grandezza  non  è  altro y 
cheunapiaceuole,  &  gentile  imperiofità .  0f  ingiuriando 
non  offèndono  in  co/e  leggieri  ma  di  gran  momento . 

XVIII. 

<iA  Profferita  ha  per fue  parti  i  coflumi  de' fi- 
pr adetti  :  percioche  quelle  >  che  noi  tegniamo 
che  pano  maggior  profferita  3  fi  Stendono  per 
tutti  quei  beni  che  fi  fin  detti .  gf  oltre  à  quelli  ^compren- 
dono iejfir  auenturato  ne3  figliuoli  :  q)  quanto  al  corpo  3 
[abbondar  defuoi  beni ,  I fortunati  dunque  fino  più  fu- 
perbi  j  &  più  fionfidcrati  >  che  gli  altri  huomini ,  come 
quelli,  che  fi  confidano  ne  la  lor  buona  fortuna .  ZJn  coBu 
me  nondimeno  gli  accompagna  miglior  di  tutti  gli  altri: 
che  fono  religiofi ,  ($f  in  un  certo  modo  ben  disfoBi  uerfi 
Dio  :  q)  quefio  3  perche  per fuo  b  ene fino  fi  p  enfino  deffer 
lenificati  da  la  fortuna .  Habbiamo  hora  detto  de'  coflu- 
mi appertenenti  a  [età  ,  &  à  la  fortuna .  perche  1  contra- 
ri^ di  quelli,  che  fi  fon  detti ,  per  i  lor  contrarij  fi  manife- 
fiano .  come  i  coBumi  de'poueri ,  degli  sfortunati ,  &  de 
gì  impotenti .  £Ma  conciofia  cofa  che  l'ufi  de'  parlamenti 
perfuafimfiaper  rifletto  delgiudftio  :  percioche  ne  le  cofè 
giafapute,  gj  giudicate  non  accade  più  di  parlar  e  3  inten- 
dendoti 


r  j  z  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

dendofi per  giudit io  ancora  quello ,  nel  quale  il  ragiona- 
mento  fi  uolge  ad una  fòla  perfòna  :  o  che  perjìiada  ,  o  che 
diffuada,  come  fin  quelli  che  ammoni/cono  ,  O*  quelli  che 
ejjòrtano.  che  nondimeno  hanno  quel!'  un  filo  per  giudice  : 
ejfendo  che  giudice  uniuerfalmente  s'intenda  quello ,  a  chi 
fk  mifiiero  diperfuadere  ,  cofì  dicendofi  contra  l'auuerfà^ 
rio,  comepigliandofiunfiggetto  da  fi  Beffo  .-perei oche  bi 
fógna  pur  che  fi  uenga  a  le  ragioni  di  quel  che  fi  dice  ,  qj 
che  fi  distruggano  le  contrarietà  che  uifeno,  contra  le  qua* 
li  s3  indirizzali  parlare , come  contra  l'auuerfiario .  Et  cofi 
anco  nel  genere  dimofiratiuo ,  percioche  il  dirfìriuolge  à 
lo  filettatore,  come  à  giudice .  3\da  giudice  infimma  per 
fimplice  intelligenza  fi dice  quello  che giudica  fopr •a  le  que- 
stioni de  le  controuerfie  ciudi .  Terciocbe  in  queflioni  fi 
mettono  cofi  le  cofi  che  fi  litigano ,  come  quelle  che  fi  confiti 
tano  .  nA  questo  giuditio  dico  ,  indmzjzandofi  l  ufi  de 
l3  or  ationifipr  adette  $  %$»  effindofi  de  i  coftumi  ,  che  molto 
giouano  a  quefio,  parlato  prima  nel  deliberatiuo  >  quando 
fi  trattò  de  la  natura  di  ciafiuna fòrte  di  ciuilità  s  fi  mene 
adejfèr  diffinito,  come,  &  per  quali  mez^is' hanno  kfiire 
i  ragionamenti  conformi  à  i  co  slumi  di  tutti .  ffi  conciofia 
cofi  ancora,  che3 1 fine  fia  diuerfi  in  ciafiuna  forte  doratio 
ne  :  di  questi  fini  tutti  hauendogia  prefi  le  oppenioni ,  &• 
lepropofitioni  donde  cauanolc  lor  pruoue  ,  &  quelli  che 
conjultano,  &  quelli  che  dimostrano ,  &  quelli  che  liti- 
gano .  Sthauendo  oltre  di  questo  determinato  diche  cofi 
s3 hanno  à  compor  l'orationi  accommodate  à  i  cofiumi  -,  re- 
fi a  hora, 


Libro  Secondo.  15 1 

fi  a  bora,  che  uegnamo  à  le  co/è  communi .  Ter  cloche  e  ne- 
ceffario  ch'ognuno  nel  fuo  dire  mfirifia  di  quelle  co  fé ,  che 
fon  circa,  ilpojfibile >  ffi  l' imponibile .  e>*  che  de'  dicitori 
alcuni  fi  sforzino  diprouare  a  che  una  cofafìa  per  ejfere  y 
et  alcuni  cbefìa  fiata .  Commune  ancora  à  tutte  le  forti  de 
l'orationc,  e  di  poter fitr  grande  >  gjr  piccolo  quel  di  che  fi 
ragiona .  Tercioche  tifano  di  r  ingrandir  e  >  q)  difimnuir 
le  cofi>  *g)  confortando  0  difconfòrtando  :  gf  lodando  a 
uituperando  :  gj  accufando  0  difendendo .  ^Determinate 
quefte  co  fi  ,•  ci  sforeremo  di  ragionare  de  gli  entimemi  in 
commune,  fi  h aremo  che  dirne  :  &  anco  degli  effempi . 
sAcctoche  aggiungendo  ut  bora  quel  che  ne  relìaua  à  dire  > 
diamo  perfezione  à  la  propofia  che  ne  facemmo  da  princi- 
pio .  6t  di  quefte  co  fi  communi  lo  r  ingrandir  e  (come  se 
detto)  e  appropriaùffimo  al  genere  demoslratiuo  ;  la  co/a 
fatta  al  giudiziale  y  (percioche  del  fitto  nafie  ilgmditio .  ) 
'lfoffibile>  e  l futuro  al  deliberatiuo . 


e 

XIX. 


I  e  1  a  M  o  adunque  prima  del poffibile  5  <&* 
de  timpoffibile .  Che  di  due  contrarij  >fi  uno  è 
ɧJ  poffibile  chefia  >  0  che  fi  fàccia  .parerà  che  fia 
anco  poffibile  l'altro .  pognam  cafo ,  Se  cpojfibile  che  un 
buomo  fìa  fitto  fino  y  farà  ancopoffibilc,chefifia  am?nala- 
to .  perche  una  mcdefimapoffibilità  e  d'un  contrario  >  che 
de  l 'altro  inquanto  fino  contrarij .  Et  fi  fi  può  far  cofafi- 
mite à  quefia  i/i potrà  fire anco  quefia .  &  (e  e  poffibile 

V         una 


154  Deh  Rettorica  cTAriftotile 

una  più  difficile  ,farà  anco  quefla  che  e  più  fàcile .  Et  efi 
fèndofì  potuto  far  e  una,  co/a  eccellente  >  (^f  bella  ;fi  potrà 
anco  fare  comunque  fi  fi  a  .perciocbe  più  facilmente  fi  fa 
una  cafa2  che  una  bella  e  afa .    Et  fé  et  una  ce  fa  è  pojfìbde 
il  principio  >  farà  poffibìle  anco  tifine .  perciocbe  non  fi  fa 
ne  fi  comincia  àfar  co  fa  alcuna  di  quelle  che  fono  imponi- 
bili à far  fi .  come  dire  che 7  diametro  babbi  la  mede/ima 
mifiira  col  fio  lato^mai  non  fi  comincerebbe  àfare3  ne  an- 
co fi  fa  .   Et  di  quello  che  fi  può  far  la  fine  3  fi  potrà  fare 
anco  il  principio  .-perche  dal  principio  fi  fanno  tutte  le  co* 
fé .  (^ fi  epoffibile  che  fi fia  fatta  una  cofa,  che  babbi  Uefi 
fere  >  tifa  lageneratwne  dipoi  $ farà  anco  poffibde  una  che 
l  babbi  prima .  come  per  effempio^Sefipuofare  unbuomo 
fi  può  anco  fare  un  fanciullo  .  et  potendofi fare  il  fanciullo} 
fi  potrà  far  thuomo  ancora  .-perche  il  fanciullo  è  il  princi- 
pio de  thuomo  .  Ttffibili  ancor  a  fono  quelle  cofi  >  àie  qua- 
li habbiamo  amore 3  &  defiderio  naturale  .perche  neffu- 
no  ama  le  cofi  impoffibili  ^  ne  le  de  fiderà  il  più  de  le  uolte . 
Et  quelle poffono  effere  >  (gjr  fipojfono  fare  }  de  le  quali  fi 
truouano  lefiienzj>&  lartt .  &  quelle  ycbe  hanno  ilprm 
cipio  de  l origine  loro  in  quelle  cofe3  (gjf  /;;  quelle  perfine  > 
che  noi  p  affiamo  o forzar  e  ^  o  perfuadere .  &  quefte  fono 
quelle  de  le  quali  noifiamo  ofuperiori>  ò  padroni  >o  amici. 
Ztffe  duna  co  fa  faranno  poffibili  le  parti  yfarà  anco  poffi- 
bde il  tutto  .  &finèf>ofjibtle  il  tutto  >  ne  faranno  anco  le 
parti .  perciocbe  fi  dunfaiofipoffonfare  timbuftoje  ma- 
niche 3  &  le  falde  $  fi potrà far  anco  ilfaio  intero  .  fé}  po- 
tendoli 


Libro  Secondo .  155 

tendofi  finterò,  fi  potranno  ancora  fimbuflo,  le  maniche* 
&  le  falde .  0  quando  Jia  tra  le  cofi  poffìbili  il  genere  tut 
to  sfarà  anco poffibile  lafua  (fette .  q)  quando  laffetie  t 
ancora  il  genere  .  Qsm&  dire  ,fi  fiponno  fabricar  legni  da 
nauigare  $  fi  potranno  ben  fkbricar  galere .  €tfi fi  ponno 
galere  -,fi  Potranno  anco  legni  da  nauigare .  Et  de  le  cofe 
che  naturalmente  hanno  fiambieuole  relation  fra  loro  ; 
quando  ne  jìa pojjìbile  una,  farà  ancora  l altra .  Tognat» 
cafi,fifi può  fare  il  doppio  ;  fi  potrà  anco  la  metà  :  &  fi 
f  può  la  metà ,  ancora  il  doppio  .  (^  potendoli  fitr  qualche 
cofi finzl  arte  ffl  jèn-za  apparato }  fi  potrà  anco  fare  con 
arte ,  &  con  diligenza .  Onde  ancor  dt  quefle  cofe  dffì 
^Agatone . 

Sono  l opere  noHre  amminiHrate 

tAltre  à  fòrte  da  noi , 
Et  altre  àfone ,  tf  per  neceffitate . 
€t  quel  eh3  e  p  off  bile  à  coloro  che  fin  peggiori ,  ò  minori ,  ò 
manco  prudenti  ,  farà  poffi bile  maggiormente  à  coloro, che 
fono  per  toppofito,  come  diffi  Socrate ,  chegraue  co  fa  li  fa- 
rebbe fiat  a,  fi  non  haueffè  potuto  trottar  quello  ,  che  haue- 
ua  imparato  Eutimo .  Gli  imponibili  poi  fino  manifesti  : 
perche  confiflono  ne  gli  contrari^  de' fipradetti . 

Se  la  cofa  e  fatta,  0  non  fatta,  fi confiderà  per  quefle  uie. 
^Primieramente  ,fi  e  fatto  quel  che  di  natura  è  meno  atto 
à  fkrfi  sfarà  benfatto  quel  che  più  ageuolmente  fi  fioi fa- 
re .  (^ fi  e  fatto  quello, che  efilito  far 'fi dipoi  5  fi farà  anco 
fatto  quel  che  fifa  prima .   Come  dire,  fi  uno  ha  dimcntt- 

V     z  caia 


1 5  C  De  la  Rettorica  cFAfStotile 

tata  una  co  fi  ,  l'harà  anco  imparata  qualche  uolta .  frìfi 
unpoteua,  et  lo  uoleuafare  $  l'ha  fatto,  per  eh  e  tutù  quan 
do  fin  potenti  di  far  e,  uolendo,  fanno  .  perche  none  e  coja 
che  gli  impedi/c  a  .  €tfe  uoleua,&  non  hauea  di  fiori  cofa, 
che  li  deffe  noia  $  &fe  la  cofafìpoteuafare  ,  gf  egli  era  in 
colera  j  fflfi  potata,  &  nhauea  defiderio-,  ferche  quelli 
che  defiderano  per  lo  più  potendo,  fanno  :  i  tr  fi  i  peri  neon 
tinenza,  e  i  buoni  per  defide  no  de  le  co  fé  buone .  Et  fé  la 
co/a  era  per  far  fi  $  (gjr  egli  era  per  farla  $  l'ha  anco  fatto . 
perche  uerifimilcofa  e,  che  chi  fi  auaper farei  abbia  fatto  . 
Si  far  a  ancora  fatta  una  cofa  ,  quando  farà  prima  fatta 
quella ,  che  naturalmente  e f olita  àfarfi  innanzi  >  oche  fi 
fa  per  cagion  d'effa .  Come  per  effempio .  Se  ha  balenato  , 
ha  anco  tonato .  &  fi  (ha  tentato  ,  fha  anco  fatto.  Et 
quando  fian fatte  quelle  cofe  ,  che  naturalmente  fi  foglio» 
far  dipoi  :  b  quella  per  cagion  di  cui  fi  fanno  s  fi  faranno 
ancor  fatte  quelle ,  che  fi  fanno  prima .  come  farebbe  à  di- 
re,  Se  ha  balenato  i  ha  anco  tonato .  et  fi  fha  fatto  fha  an- 
co tentato  di  far  e .  Di  tutte  q  uè  fi  e  cofe,  altre  fono  nece fa- 
né, (jfff  altre  auuengono  per  la  più  parte .  Il  non  efferfifat 
io  poi  e  manifefio  cheficaua  dagli  contrarìj  de fopr 'adetti. 
fi  futuro  ancora  fi  caua  manifefiamente  da  quefi  ilo- 
chi  medefimi .  perche  quel  che  (la  nel  potere,  gjr  neluolere 
farà .  &  quel  che  Ba  neldefiderio,  ?ie  l'ira  ,  0/  ne  la  ra- 
gione, quando  ui  concorra  anco  il  potere  ,farà  medefima- 
mente .  Onde  quel  eh"  era  già  in  precinto  di  far  fi ',  b  uera- 
mentefidoueafare  $fi  può  dir  che  fi  farà .  perche  per  lo 

£Ìt(9 


Libro  Secondo.  157 

più ,  fi  fanno  più  to fio  quelle  cofè  ,che  erano  per  effer fatte 3 
che  quelle  >  che  no .  Farajfi  ancora  una  co  fa  quando  pena 
fatte  quelle  ,  che  per  ordine  naturale  (ìfòglion  prima .  Co- 
me dire,  Se  e  nugolo  ,•  uerifimilmente  douerà  piouere .  & 
quando fa fatto  quel  che  fifa  per  cagion  duna  coja  ,•  e  ue- 
rifimile  che  ancora  quella  tal  co  fa  fi  faccia .  come  per  effem 
pio  .  Ejfendofi  fatto  ti  fondamento  d 'una  cafa  ;  fi  douerà 
fare  anco  la  cafa . 

De  la  grandezza,  &  piccolezza  de  le  coje  5  del  mag- 
giore ,  (gr  minore  :  q)  infòmma  de  le  cofi grandi >& pic- 
cole sfamo  già  chiari  per  quel  che  di  foprafe  ne  detto  . 
Ter cioche  nel  genere  deliberatiuo  s'è  trattato,  &  de  la 
grandezza  de*  beni,  &  di  quel  eh' e  più,  £>  meno  affoluta 
mente .  E  (fendo  dunque  ,  che  in  ciaf  una  guifa  da  dire  il 
fine  proposto  fa  bene  spognam  cafo  l'utile  ,  thoneBo ,  e'i 
giuflo  ;  è  mani  fé  fio  ch'ognuno  deue  torre  a  ringrandire  le 
co  fi  da  1  lochi  di  que (li  fini .  Et cercar  di  dire  altro  de  la 
grandezza,  f$  de lecceffo  affolut  amente,  finza applicar- 
la à  la  fra  materia,  farebbe  un  parlare  in  uano  .  percioche 
i particolari  de  le  co/e  ,  fino  più  appropriati  à  tu/o  che  gli 
untuerjali .  ^y  di  quel  che  può  effere  ,  &  di  quel  che  non 
può  effere  ;  &  de  l'ejfer  fatto  ,  0  ?ion  fatto  :  &  del  douer 
effere,  0  non  ejfere .  Et  oltre  à  ciò  de  lo  r ingrandire,  ffl  de 
lofminuir  de  le  cof,fin  qui  fi  a  detto  a  baitanzji .    . 


T$l* 


1 5  8  De  la  Rcttorica  cT  Ariftotilc 

XX. 
Està  che  diciamo  hora  di  tutte  le pr nòtte  che 
fin  communi  :  auuenga  >  che  de  le  proprie  s'è 
già  trattato.  Et  fino  le  cemmuni  pruoue  di 
due  forti .  L'effèmpio,  &  t  Entimema  .  perche  la  fin  ten- 
ta è  parte  (Ceffo  entimema .  "Diciamo  adunque  prima- 
mente de  l'effèmpio  .  perche  teffempio  e  fimtle  à  l'indut- 
tione .  Et  ttnduttione  è  principio .  Due  fino  le  fiorii  de 
tejfcmpw .  Vna  quando  fi  raccontano  le  cefi  già  fatte . 
l'altra  quando  fi  fingono .  &  di  queflafirte  tuna  e  Vara 
boia  j  l'altro  apologo .  come  fino  le  fkuole  d'Efipo  :  (g§r 
quelle  eh' tifinogli  <sAfricani .  L'effèmpio  e  come  fi  uno  di- 
ceffi  .  Che  bifigna  preparar  la  guerra  contro  al  Re  di  Per- 
fia>  &  non  laffar  che  fi  infignorifia  de  t  Egitto  :  peraoche 
Dario  nonpafio  ne  la  Grecia  prima  che  non  haueffe prefi 
l *  Egitto  :  $  prefi  che  tbebbe>pafio .  Et  anco  Xerfi^non 
tento  queHa  ffeditwne  >che  prima  noni' haueffe  prefi .  q) 
prefi  che  thebbepafio  .  Qofihora  coflui  >fe  fi  lofi  affi  pi- 
gliar l'Egitto  s  p afferebbe  in  Grecia .  St  per  quefìo  non  fi 
deue  permettere .  L  a  Parabola  è  quali  fino  quelle  di  So- 
crate .  come  fi  uno  dicejfe .  Che i  magi /Irati  non  fi  debbono 
trarre  à fòrte .  peraoche  farebbe  non  altramente  >  che  pi- 
gliar per  lottare >  non  quelli  e' hauejjèro  forza  ;  ma  quelli  y 
che  ufiijfero  à  uentura .  0  come  fi  de'  nautganti  3fimet- 
tejfe  algouerno  de  la  naue  quello, che  la  fòrte  deffe,^-)  non 
quello 3  che  fipeffe gommare .  V Apologo  e  come  quello  di 
Steficoro  contra  Phalari  3  &  d'Efipo  in  difenfione  et  un 

capo 


Libro  Secondo.  150 

capo  di  popolo  j  gì  ufùrpator  del  commune .  Stejìcoro  j 
hauendogli  Rimerei  eletto  per  Generale  de  E  efferato  Pba 
lari  lor  Capitano  ,•  &  difegnando  darli  una  guardia  per  la 
fuaperfina  ;  dopo  dette  Ì altre  cojèfoggiun/è  quesJa  fauo- 
la .  Stauafì  prima  il  cauallo  filo  a  goder  fi  la  prateria  : 
uenne  un  cerno  à  turbarli  il  fio  pafiolo .  de  la  quale  ingiu- 
ria >  uolcndo fi  uendicar  contr a  al  ceruo  ;  domandò  tbuo- 
mo,fepoteffe  infume  con  lui  darnegli  cafiigo .  Si  bene  (ri- 
fiofilbuomo)  quando  tu  pigliaci  il  fieno  in  bocca,&  io  ti 
fialifiifipra  con  una  lancia  in  mano .  Et  confintendo  il  ca^ 
uallo  a  quefio  ;  0f  montandoli  thuomo  adojfo  .•  il  cauallo 
in  uè  ce  di  uendicarfi  diuenne firuo  de  l'buomo .  0  ragliar - 
date  ancor  uoi,  che  uolendoui  uendicar  de'  uofiri  nemici  y 
non  uauuenga  come  al  cauallo.  ZI  01  ui fi  te  già  mejfi  il  fie- 
no ,poichauete  dato  l'imperio  à  un  capitano .  Se  gli  dare- 
te bora  la  guardta  5  ($f  l afiere  te  cbe  ut  caualchi ,  far  et  e  già 
fatti fierui  di  T baiar 1.  Efipo  in  Samo  per  difenfione  di 
quel  capo  dt popolo  fintent iato  à  morte,  dijfe .  Cbe  uolcn- 
do una  uolpe  poffare  il  fiume,  cadde  in  unafofia .  (^f  non  pò 
tendone  ufiirepatì  lungamente,  (gjr  riempifii  di  mofibe  ca 
mne .  Vn  riccio  p  affando,  per  fòrte  la  uide .  Et  hauendo- 
nc  comp^ fihnei  le  domando,  fi  uoleua  cbe  lefpiccajfe  quel- 
le mofibe  da  dojfo .  Le  rifpofi  di  no  •  et  replicando  il  Riccio 
perche  ?  Perche  (di fi  ella  )  queftefifino  già  fiatolle  fipra 
dime  sfr)  poco  [angue  mi  Juc  ciano  .  &  fi  tu  me  le  leuafii 
uerrebbono  de  [altre  ajfetate  ,che  mi  fi  beuerebbono  tut- 
to7  refi  ante  .   Cefi  dico  à  uoi  Samij .  costui  è  già  ricco,  & 

per 


i  60  De  la  Rettori  ca  d*  Ari  dotile 

per  quefio  non  ci  farà  più  danno .  Ma  fé  lo  farete  morire 
forgeranno  de  gli  altri  3  chefònpoueri  ;  1  quali  ufurpando 
ilnoBro  commune  $  ci  confideranno .  Sono  quefli  apolo- 
gi  molto  accommodati  à  1  parlamenti  popolari .  {£/  hanno 
queflo  di  bene .  Che  douefidurafktica  À  trouar  le  cofipafi- 
fiate }  che  fi  ano  fimi  li  à  le  prefintis  ejfi  fàcilmente  fi  truo- 
uano  .per  cioche  s 'hanno  da  fingere  come  le  parabole  3  pur 
che  unofiappia  cono/cere  ilfimile  .  fi quale per  uia  di  filo- 
fi  fia  fi  conofie  ageuolmente .  £'  dunque  più  fàcile  à  trouar 
di  fargli  sApologi  :  ma  per  le  con/ulte  fino  più  utili  le  cofi 
fatte .  auegna  che  per  lo  più  le  cofi  da  uenire  fi  ano  fi  mi  li  à 
le p affate .  Degli  ejfèmpi  s hanno  àfiruir  quelli  che  non 
hanno  gli  entimemi  comedi  dimofirationi  -.perche  con  que 
He  due  cofifipruo.ua .  £Ma  quelli  che  gli  hanno  gli  debbo- 
no tifare  come  per  teflimonanze  ^firuendofineper  aggiun 
ti  dopo  gli  entimemi .  per  cioche  meffl  dinanzi  fino  filmili  à 
t mduttioni  :  ffi  linduttione  non  e  appropriata  à  gli  Ora- 
torifàluo  in  poche  cofi .  Et  meffi  dipoi  ,fino  fimiliàle  te- 
Himonanze .  E'itefifimonepertutto  e  buono  à  prouar'e . 
Onde  è  neceffario,  che  chi  gli  mette  innanzi  ne  dica  molte: 
&)  à  chi  gli  mette  dipoi  >  ne  bafiafolamente  uno  .per  cioche 
unfiol  tefiimone  degno  di  fé  de  è  utile  à  prouare .  Habbia- 
mo  bora  detto  quante  fino  le  fpetie  degli  ejfempi  :  &*  a 
cheguifa>  &)  quando  fi  debbono  ufiare . 


De 


Libro  Secondo.  \6t 

XXL 

E  la fintenza(  detto  charemo  quel  eh' ella  fia) 
fi  uedrà  chiariffimamente  di  che  materia  ,  in 
I  che  tempo  y  &  *  quali  perfine  fi  conuiene  ufa- 
re  ne  l 'or  attorni! dir  fintentiofamente  .  e  dunque  lafin- 
tenza  un  detto  ,  ma  non  di  cofa  particolare  (come farebbe 
à  dire,  cheperfònafia  Ificrate,  )  ma  di  materia  uriiucr fia- 
le :  &J  non  d  ogni  unuier fiale,  (come fé  fi  die effe }  che 7 drit 
to  e  contrario  attorto  )  ma  di  quelli  uniuer fiali,  ne'  quali 
confiflono  l'attioni  degli  huomini .  &  che  in  effe  attiomfi 
no  dafiguire,  ò  da  fuggire .  Et  conciofiache  gli  entimemi 
fìano  fillogifini  quafidi  questa  tal  materia  s  ne  figue  ,  che 
cofile  conclufioni  d'efii  entimcmt,come  iprincipìj  3  toltone 
ma  ilfillogifino  ,finofintenze,  come  dire . 

V^on  è  faggio  colui 

Ch'àfaperpiu  degli  altri  i  figli  inuia, 
jQuefla  è  unafintenzjt .  Se  ui  s'aggiunge  poi  la  cagione  3 
e' l per  che  sfarà  uno  entimema  intero,  fi  come  dicendo. 

Perche  uolge  i  lor  sludi  à  dar  la  uita 

fin  preda  à  l'otto  >ftj  a  l  muidia  altrui . 
(%>  anco  queslo . 

!?{on  è  compitamente  alcun  felice . 
q)  quesf  altro . 

Huomo  non  uede  il  Sol  libero  in  terra . 
Queflo  cofi ' detto y èfinten^a.  Mafiggiungendo  apprejfo. 

Ch'altri  a  fi  fi  e  (fio,  altri  à fortuna  è  fimo  ; 
farà  entimema .  Or  fila  fenrenza  è  quello  che  s'è  detto  ; 

X  è  necejfia- 


162  De  la  Rcttorica  cTAriftotile 

è  necejpirìo  3  che  di  quattro fòrti fientenze fi truouino  :per 
cloche  o far  anno  con  Caggiunta>  ofinza  l  aggiunta.  Quel- 
le fentemg  hanno  bifògno  defflr  prouate  con  l'aggiunta  y 
che  dicono  qualche  cofia  merauigliofa3f£j  de  la  quale  di' 
uerfi3  diuerfamente  credono .  éAla  quelle  3  che  non  dicono 
fé  non  cofe  piane  y  &  credute  da  tutti  $  fiproferifiono  fen- 
%d  aggiunta .  6t  di  queBe  e  neceffario  ch'alcune  non  n'hab 
bino  bifògno  :  perche  dicono  quel  eh' era  già  noto  per  pri- 
ma 3  come  queBo .  Lo  Bar  fan o  (fecondo  me)  e  la  mi- 
glior cofày  che  thuomopojfa  hauere .  g^  non  ha  bifògno  di 
ragione  :  perche  cofì pare ancora  à  ognuno  .  Alcune  altre y 
à  chi  ci  guarda  fon  chiare  mentre  che  fi  dicono  3  come 
quefia* 

Ogn  amante fimpre  ama . 
rDi  quelle  e  hanno  l'aggiunta  alcune  fino  parte  de  t 'enti- 
mema 3  come  quella  difipra 

O^pn  e  faggio  colui .  ($fc. 
Et  alcune  altre  hanno  la  natura  de  l'entimema .  &  non-, 
dimeno  non  fino  parte  d'effò .  (g-r fino  quelle  ne  le  quali  fi 
uè  de  incorporata  la  cagione  di  quel  che  fi  dice  3  come  qui , 

Non  dee  tener  mortale  immortai  ira , 
Tercioche  dire  che  thuomo  non  deue  tenere  ira  immorta- 
le >  efintentia .  Quello  aggiunto  poi 3  effendo  mortale  :  di- 
ce la  ragion  perche .  Simile  à  quefìo  e  queB  'altro . 

Cura  fi an  dun  mortai  cofie  mortali „ 

Et  non  l'eterne  a  chi  mortale  e  nato . 
€t  da  quel  che  se  detto  e  manifeBo  di  quante  fòrti fènten- 


Libro  Secondo.  1^3 

Ztfìtruouano  ,  fé)  a  quali  cofi  ciafcuna  s'accommodi . 
Perciocbe  le  dubie,  (gjr  le  merauiglwfi  non  fi  debbono  fkr 
finza  aggiunta .  *Ma  0  neramente  mettendo  Raggiunta 
innanzi^  s'ufalafèntenzaper  conclufionc,  come  fi uno  di  - 
cejfe .  Io  perche  giudico  ,che  non f la  bene  d'ejfcre  muidiato, 
ne  deffere  otiofe  ,•  dico  ,  che  non  fh  mefliero  d 'imparar  le 
fetenze .  0  uero  mettendo  prima  lafintenza,  dir  quel  di- 
nanzi dipoi .  Ma  ne  le  cofi,  che  non  fono  merauiglwfi,  ma 
fi  ben  dubie  $  le  fèntenze  uanno  col  perche  ,  tutte  in  un 
groppo .  Sipoffono  accommodare  ancora  per  fèntenze  cer- 
ti detti  laconici ,  0*  certi  motti  a,  gin  fa  d  enigma  ,  come  fi 
fi  diceffe  quel  che  diffe  Steficoro  àgli  Locrefi .  Che  non  era 
bene,  chefojfèro  ingiurio  fi  -.perche  le  cicale  non  e  ant  afferò 
lor  di  terra,  fi  dir fintentiofamente  Ha  bene  àgli  huomì- 
ni  attempati  :  ma  di  quelle  co  fi  fero  ,  de  le  quali  ciaf  uno 
fi  truoua  efftre  efierto  .  perche  Ipronuniiar  de  le  fènten- 
ze >  fi  difdice  à  quelli^  che  non  fono  duna  certa  età,  nel  me 
de  fimo  modo  che  l fkuoleggiare .  €t  quelli  che  fi  mettono  à 
fintentiare  di  quelle  co  fé  ,  che  non  fanno  per  efferienza  ;  o 
fiocchi,  o  ignoranti  conuien  che  fi  ano .  Stperfigno  di  ciò -, 
ui  baffi  di  u  e  deve,  che  i  contadini  fino  gran  formatori,^) 
pronti  dicitori  di  fintenze .    Pronuntiare  in  uniuerfale 
quel che fi iteri  fica  filo  in  particolare  ,ficonutcne  fbetial- 
mente  nel commouere  àmifincordia,  &  àfdegno .  &  in 
quelle  fi  può  fiire ,  o  nel  principio  ,  o  dopo  che  la  co  fa  s'è 
prouata .   T)e  le  fintenze,  quando  ci  fino  utili  fi  debbono 
ufare  ancora  quelle,  che  fino  diuulgate,  et  communi,  per- 

X     2  che 


e 


1 54  De  la  Rettorica  d'Ariftoule 

he  l' ejfer  communi  le  fu  parer  buone  ^per  ejfer  come  appro- 
date da  tutti  .  fi  come  uolendo  confortare  a  metter  fi  in 
un  pericolo  3  finT^a  attendere  che  gli  augurij  fieno  prò- 
pitìj  s  dire . 

Combatter  per  la  patria  3  &*  per  fi fieffo  3 

1? elice  augurio . 
fjjf  à  quelli  che  fino  inferiori  àgli  auuerfarif^  dir  >  che  3 

Marte  è  commune . 
q)  a  uoler  che  non  paia  cofa  mal  fitta  d'uccidere  ancora  i 
figliuoli  de  nemici  per  innocenti  che  fiano3  pronunciare . 

V^on  e  faggio  colui  >  ch'uccifò  il  padre  3 

Perdona  à  1 figli . 
Certi prouerbi fino  ancorafintenzs*  come  quello  che  dice . 

Compar  di  Puglia . 
Siponno  dir  lefintenze  ancora  al  contrario  di  quelle y  che 
corrono  uolgarmente .  gjr  uolgari  chiamo  3  come  dire  . 
Conosci  te  tesso,  nvlla  di  soverchio. 
€t  quefio  quando  fi  può fiir  parer  colui  che  le  dice  3  di  mi- 
glior co  fi  urne .  0  neramente  quando  fi  dice  con  paffìone  . 
Et  con  paffione  intendo >  come  fi  uno  in  colera  diceffe .  Val- 
fi  e  quel  detto  •>  che  bifogni  conofierfi  tfejfo  •  perche  fi  co- 
fiuififoffe  conofiiuto  ^  non  harebbe  mai  domandato  d ejfer 
capitano,  f l  co  fiume  fi  migliora  quando  fi  dice  cofi .  Che 
non  fi  dette  fecondo  quel  detto  amare  >  come  fi  s'haueffe  à 
odiare .  an^i  odiare  j  come  fi  s'hauefifè  ad  amare .  Et  in 
quefio  btfògna^  che  le  parole  fan  tali>  che  moftrino  aperta- 
mentey  che  cofi  fintino  ne  l'animo .    Quando  non  ffk  di 

mefiier'h 


Libro  Secondo.  16$ 

me  fi  ieri,  che  tu  soggiunga,  la  cagione >j  dicendo 3o  ueramen 
te  in  queslo  modo  ,  Che  fi  contitene  amare,  non  come  fi  di- 
ce ,prejùf ponendo  di  poter  taluolta  odiare  s  ma  con  inten- 
tione  di  doner  fempre  amare .  perche  altramente  farebbe 
co  fa  da  traditore .  ò  neramente  in  quefl*  altro  modo,  A  me 
nonfidtsfit  quel  che  fi  dice,  che  l'huomo  debbe  amare  ,  co- 
me fefufjeà  qualche  tempo  per  hauere  in  odio  ;  auuegua 
che  un  uero  amico  deue  amare  con  animo  di  douer  amar 
fempre .  Ne  manco  mi  piace  quell'altro  ,  Nulla  di  fiòuer- 
chio .  perche  fi  conuien pure  odiar  difouerchio  gli  huomini 
cattmi .   Danno  lefintenzj  una  gran  forza,  à  l'oratione 
in  una  parte  .-  perche  toccano  gli  auditori  doue  più  fi  com- 
piacciono del lor giuditio .  Tercioche  s'allegrano,  quando 
uno  dicendo  uniuerfalmente  qualche  co/a  ,•  s'abbatte  à  dar 
ne  le  oppenioni ,  che  fino  appartatamente  loro .  Et  qui  di- 
chiarandola quefto  ch'io  dico  j  uejro  infieme  à  moslrarui 
il  modo  dipefcar  lefinten^e .   Lafintenza  (  come  dicem- 
mo di/opra)  è  un  detto  uniuer fiale .  (^f  gli  auditori  hanno 
piacere  difentir  dire  uniuerfalmente  quel  che  efifi  teneua- 
no  p  rima  per  oppenion  particolare .   Come  farebbe  uno  che 
fitnioua  mal  fidi  sfatto  de'  uicini,  o  de'  figliuoli,  s'allegra 
quando  s'abbatte  àfinùre,  che  non  ce  la  peggior  pratica 
che  deluicinato  ,  o  che  nonfipuofkr  ilpiupazj^o  acqtiifloy 
che  de'  figliuoli .   Onde  che  bifegna prima  andare  in  qual- 
che modo  odorando  quali  fieno  per  auuentura  le  imprejfio- 
ni  di  ciafiuno  ;  &  poi  /òpra  quelle  formar  le  fintenzs  in 
u  niuerfiale .   Quefia  dunque  è  una  commodità,  che  fi  caua 

da  le 


1 66  De  IaRettorica  d'Arìftotfle 

da  le  fintene .  Eccene  un'altra  migliore  y  che  s* accom- 
pagna col co/lume  3  percioche  quel  par  lare  ha/eco  il  co  fiu- 
me >  che  fcuopre  la  elettion  del  dicitore .  (gjr  quefio  firmo 
tutte  le  fintene .  perche  colui  che  le  forma ,  pronuntia 
quel  che  gli  par,  che  fi  debba  tener  per  bene  in  uniuer fiale . 
Onde  che  fi  le finten^e faranno  buone  ,•  di  buoni  coflumifi 
ranno panr  colui  che  le  dice .  Hauemo  già  dichiarato  de, 
lafintenzji  quel  ch'ella  fa  :  di  quante  forti  fienten%e  fi 
truouano  :  come  fi  debbano  ufare  .;  O*  la  forza  ch'elle 
hanno  • 

XXII. 

Iciamo  hora  de  gli  entimemi  in  uniuerfà- 
le  :  q)  in  che  modo  s' hanno  à  cercare  :  ^)  di- 
poi diremo  i  luoghi  loro .  percioche  quesiefino 
due  diuer fi  fòrti  di  cofie .  Hauemo  già  detto  3  che  l'Entime 
ma  e  un  certo  Sillogifmo .  Et  come  èfilloglfino>  0f  in  che 
fia  differente  dalfillogifino  dialettico  ,♦  auuegna  che  nonfit 
mefiieri)  ne  di  pigliarlo  da  la  lunga  >  ne  di  comporlo  di 
tutti  quei  termini  >  che  uipojfono  interuenire  .percioche  à 
quel  modo  non  ci  farebbe  chiaro  >  (allontanando/i  molto 
dalpropofìto)  e>  a  que fi  altro  ucrremmo  à  cicalar  in  uà- 
no  dicendo  cofigia  note .  Et  di  qui  procede  >  che  gli  huo- 
mini grojfi perjuadono  à  la  moltitudine  meglio  ckei  dotti  > 
come  dicono  i  Toeti. 

ch'agli  orecchi  deluolgo. 
Va  più  dolce  armonia  rozjzafiiuella. 

Per- 


Libro  Secondo.'  i6y 

Per  cloche  i  dotti  dicono /opra  co/e  communio*  uniuer fiali: 
ft)  gli  idioti  parlano  di  quel  che fanno  e/fi  :  &  uengono  à 
le  Hrette .  Onde  che  uolendo  per/itadere  ;  non  ci  hauemo  à 
fruir  di  tutte  quelle  propofitioni  3  chepaion  uere .  ma  di 
certe,  che  fino  diffinite ,  fcf  note  à  coloro  e  hanno  à  deter- 
minare y  o  uer amente  a  gli  approuati  da  loro .  Et  queste 
perche  paia  o  k  tutu,  b  à  la  più  parte,  che  cofifiano .  et  non 
s' hanno  gli  entimemi  à  cauar  folamente  da  le  co/è  neceffit- 
rie  $  ma  ancora  da  quelle  che  figliono  auuenir  per  lo  più . 
Ora  la  prima  co/a  noi  douemo  tener  quefto  :  che  ci  fiafior- 
Zjt  difipere  tutte  ,  o parte  di  quelle  co/è ,  che  caggwno  in- 
torno al /oggetto  del  quale  ci  conuien parlare,  o  ctuile,  o  di 
qualunqy altra firte /i fiala  materia /òpra  la  quale  inten- 
demo  d' argomentare  ;  percioche  niuna  fiapendone  j  di  ni  a 
nafìpuoualere  à  conchiuder  quel  che  l' huomo  uuole .  €t 
peruenireà  tejficmpio  j  come  potremo  noi  configliare  gli 
tAthemcfi,  fi  debbono  fiir  la  guerra,  b  non  la  fare  ,fi  non 
hai  hi  amo  notitia  de  la  potenza  loro  :fe  le  lor forze  fino  , 
bper  mare,  bper  terra,  b  ne  tunaparte,&ne  l'altra .  (jjp 
quanto  fieno  grandi .  &fi  nonfippiamo  l'entrate  ,  gy ]  gli 
amici,  ^)  anco  i  nemici  loro  :  e>  che  guerre  hanno  fatte  > 
{£)  come  l'hanno  fitte ,  ffl  altre  co/è  fimili  ì  Come  potre- 
mo noi  lodargli  j>  non  fipendo  la  battaglia  nauale ,  che  fi- 
cere  a  Sab.mina,ol conflitto  di  Maratona:b  laprotettione 
che  prefiro  contra  Euri  Beo  per  li  figliuoli  d'H  ercole;  a 
qualctì altra  cofa  di  qtie Ha  fine  ì  Conciofiache  tutti  pi- 
gliano a  lodare  da  quelle  buone  parti  che  cagiono  y  b  u*ra~ 

mente 


1 68  De  la  Rettorica  cTAriftotfle 

mente  che  moftrano  di  cadere  intorno  al {oggetto  prefo  • 
fg}  fimilmente  .à  uituperare  da  le  contrarie  >  confederando 
qual parte fia  opata  tale  m  quelli  che  tolgono  à  biafimare . 
come  farebbe  à  dire,  che  ridujjèro  in  fruita  la  Grecia:  che 
foggiugarono  Egma  ,  &  Potidea  :  le  quali  città  infame 
con  loro  haueano  combattuto  :  ($f  fi '  ualorcfamente  s'era- 
no portate  contra  à  i  Barbari  :  fg)  cotali  altre  cofefò  erro- 
ri e  hauejjero  fatti  ,  Nel  me  defimo  modo  procedono  gli  ac- 
cufatori e  i  difenfòn  :  confederando  quel  che  cade  ne  gli 
accufitio  diffida  loro.  La  qual  cofa  non  importa  che  fi 
faccia  ,  o  degli  sAthemefi ',  h  degli  Spartani  ,  ò  dun'huo- 
moy  o  d'un  ^Dio .   Onde  che  uolèndo  configliare  Achille  s  ò 
laudarlo >  o  biafimarlo  :ò  accufarlofò  difenderlo  s  s' hanno 
à  tor  di  quelle  cofè,  che  fenolo  che  par  che  fi  ano  in  lui  :per 
poter  di  quefie( quando  lo  uogliamo  lodare ,  o  uituperare) 
dir  quel  che  uè  d'honeflo,  o  di  brutto  :  quando  difegnamo 
d'accufàrlo  o  difenderlo  3  quel  che  uifitruoui  digiufio  ,  ò 
d' ingiusto  :  (gjr  quando  intendemo  di  configliarlo  s  quel 
che  conofeiamo  ,  che  li  fia  utile  0  dannofò .  Et  fimilmente 
in  qualunque  altra  cofa,  come  per  effempio,  uolendo  dir  de 
la  giuslitia  s'ella  è  bene ,  ò  non  bene  ,  habbiamo  à pigliare 
cioche  cade  intorno  à  la  giu/litia  ,  0  intorno  al  bene  .    La 
onde  uedendofì \  che  ognuno  à  uoler  dimostrare  procede 
per  questa  uia  ,  òftrett  amente,  0  largamente,  che  s'argo- 
menti :  per  cioche  non  fi  toglie  à  prouar  con  ogni  cofa  ,  ma 
con  quei  capi,  che  caggiono  intorno  à  ciafeun  faggetto  ,  ri- 
ducendoli in  forma  di  ragione  .per cioche  chiara  cofa  è,  che 

in 


Libro  Secondo.  169 

in  altro  modo  farebbe  impoffibile  à  dimofirare  ,•  fi  ne  caua 
manifeH amente,  chefia  necejfario  (come  fi  dice  ne  la  To- 
pica) d'hauer prima  alcune fiielte  de  le  cofè,  che  accaggio- 
no  ,0*  che  ci  fino  maggiormente  opportune .    Di  quelle 
poi,  che  in  unfubito  occorrono  ,  s'ha  da  cercare  nel  mede* 
fimo  modo  :  hauendo  l'occhio  non  à  cofè  indeterminate  ; 
ma  che  caggiono  intorno  à,  la  materia  de  la  quale  propo- 
niamo di  parlare .  $  circonfiriuendo  la  più  parte  ,  &  U 
più  propinqua  de  le fue  cir  confi anzj  .per ciò  che  quanto  più 
fine  dicono,  tanto  più fkcilmente  fi pruoua .  £f  quanto  le 
cofe fino  più  daprejfo  5  tanto  più  fino  proprie  ,  ($f  manco 
communi .   Chiamo  communi,  come  fi  uno  lodajfe  ^Achil- 
le,perche  fuhuomo  :  perche  fu  Semideo  :  perche  guerreg- 
giò fitto  Troia  :  cofè,  che  fono  ancora  in  moli' f altri .   Onde 
che  co  Bui  niente  più  loderebbe  ^Achille ,  che  'Diomede . 
£Ma  proprie  fino  quelle ,  che  à  niuno  altro  fino  auuenute, 
faluo  ad  -Achille .  come  d'hauer  uccifi  Rettore ,  il  miglior 
guerriero  di  tutti  i  Troiani  :  fé)  Cigno  che  per  effer  fatato 
impedita  tutti  i  Greci,  che  non  ifmontajfero  :  &  de  [effer 
andato  à  quella  guerra  molto  giouinetto,  &*  finza  effer 
obligato  per ficr  amento .  &•  daltre  cofifimili.  Vno  adun- 
que,ft)  il  primo  de'  lochi  topici ,  è  queHo  di  fare  le  fcielte 
fopr  adette .  Ora  diciamo  :  primi  principe  de  gli  entimemi. 
&  principio,  &loco  de  t  entimema  intendo  per  una  cofa 
medefima .   Maprimamente  diciamo  di  quel  eh3  e  necejfa- 
rio à  dir  prima .  Due  fòrti  d  entimemi  fi  truouano  :  per- 
cioche  alcuni  fino  confermatiui  de  [effer e  una  cofa ,  ò  non 

T         efere  : 


iyè  De  la  Rettor Ica  d* Ariftotile 

cjfi™  :  (efr  alcuni  altri  confutatila ,  ò  rifutatiui  che  gli  uo- 
gliarno  chiamare .  (gjr  tra  loro  e  quella  differenza  ,  che  ne 
la  dialettica  è  tra  l'elenco,  e 7 fillogifmo .  V entimema  con- 
fermatiuo  e  quello,  chepcaua  da  le  cofe,  che  fi concedono. 
E l  confuta tìuo  quello  che  raccoglie  le  non  concedute .  Di 
/opra  fi  fino  già  detti  i  lochi  quafidi  tutte  U  fjbetie  ,  che  fi- 
no  utili,  fé)  necejfarie .  percioche  fino  già  diuifate  le  propo 
Jitioni  appertenenù  a  eia/cuna  d'effe .  Onde  che  fino  à  bora 
tenemo  diche  lochi  s  hanno  a  cauare  gli  entimemi  dd be- 
ne >  fé)  del  male  :  de  Ihonefio  ,  &  del  brutto ,  &  delgiu- 
fio,  ($  de  t ingiù fio .  €t  anco  i  lochi  donde  fi  traggono  gli 
entimemi  de' co  fiumi,  ($f  degli  affetti,  &  degli  habiti  ,fi 
fònofimilmente  già  detti .  Ma  bora  uoglio  ,  che  pigliamo 
inun  altro  modo  à  dire  uniuerfalmente  de'  lochi  di  tutti 
queHi  generi  infieme .  notando  quali  fi  ano  gli  entimemi 
refut attui 3  fé)  quali fiano  i  confermatici  ,  fé)  quelli  anco- 
ra, che  paiono  entimemi, fé)  non  fio  no,  per  che  non  fino  an- 
co fi  llogifimi  .  Le  quali  co/è  dichiarate ,  diremo  de  le  folu- 
tioni,  &  de  le  obiettioni,  ò  uero  infiantie  ,  che  (i /anno per 
impugnargli  entimemi. 

XXIII. 

E  gli  entimemi  confermatiui  un  loco  è  d  a 
contraria  percioche  bi/ògna  confedera- 
re, fii  contrario  cade  nel  contr  arto  :  cioè, che 
chiripruoua  confi deri fi  non  ui  cade ,  &  chi  pruoua  fi  ui 
cade .  T)iciamoper  e/fempio .  Che  la  temperanza  e  bene, 

perche 


Libro  Secondo.  171 

perche  t  intemperanza  è  male .  Qome  anco  fi  dice  ne  U 
éMeffiniaca .   Se  la  guerra  e  fiata  cagione  di  questi  mali  * 
bifògna  che  lapacefia  cagion  d'emendarli .  St  come  quefio» 
Che  fi  dritto  non  è ,  eh' altri  s' adire 
D'offra  altrui  >fi  non  ci  offende  inprvouaj 
^{onfi dee  giouamcnto  anco  gradire 
Di  chi  malgrado  fuo  talhor  negioua . 
(^quest'altro . 

Chefìlfklfi  tra  noi  s' acqui  fi  a  fede  ,• 
Tuo  ben  effere  un  uer3  che  non  fi  crede . 
Valtrolocoe   da    simili    casi,  ouero  conivga- 
ti  i  cioèj  da  le  cadenze  de  le  uoci  y  come  fono  : giustitia  , 
giufio ,  giustamente .  percioche  bifògna ,  che  il  me  defimo 
cangia  parimente  in  tutte  quefie  uoci .  fome  fi  fi  die  effe  3 
che  non  ogni  cofàgiufia  e  buona  :  perche  farebbe  anco  bene 
quel  che  giufi  amente  fi fit .   fi  che  non  e  fimpre  :  perche 
gi  ufi  amente  morire  non  fi  piglia  per  bene .    L'altro  f  da 
correlativi,  percioche^fifàrà  che  tuno  babbi  fatto 
bene}  &  giufi  amente  una  co  fa  sfarà  medefimamente3  che 
l'altro  bene  >ftj  giufì  amente  l'h  abbi  patita .  St fi farà  sta- 
to lecito  di  comandarla  $  farà  stato  anco  lecito  di  farla . 
Come  diffe  Diomedonte  de  l'entrate  publiche  >  de  le  quali 
egli  era  appaltatore .   Se  non  è  uergogna  à  uoi  di  uender- 
le  s  manco  e  uergogna  à  noi  di  comprarle.  &* fi  farà  beney 
ftj  giù  fi  amente  incontrato  à  quelli  >  e  hanno  riceuuto  sfa- 
rà  beney  ffl giuflamente  incontrato  à  quelli  e' hanno  dato. 
$  fià  quelli  e  hanno  dato  s  ancora  à  quelli ,  e  hanno  ri- 

T     2  ceuuto. 


1 7 1  De  la  Rcttorica  d' Ariftotile 

ceuuto .  Ma  taluolta in  queflo  e  nafiofta  Ufi.  Ilaria  .perciò 
che  fé  guittamente  e  flato  morto  uno  sfarà  bengiuftamen- 
te fatto  morire  :  ma  non  farà  forfè  gm fio  chefia  slato  am- 
mazzato da  te .  Impero  bifogna  confiderar  patitamen- 
te ,fi  colui  e  ha  patito  meritaua  di  patire .  €tfi  colui  e  ha 
fatto  lo  douea  fare .  Et  poi  fruirci  di  quald'ejfl  ci  tor- 
na bene .  percioche  taluolta  questi  termini  difior  danofia 
loro .  Et  non  repugna  in  cofia  alcuna  ,  che  non  poffa  effe- 
re  :  Come  fi  uè  de  ne  t  eAlmeone  di  Teodetto .  doueejfèn- 
doli  detto, 

0  ,  non  era  tua  madre  in  odio  al  mondo  ì 
l^ifpofè  y  di  fi .  £Ma  che  btfògnaua  confi derar  la  diflint  io 
ne  ,  che  cifijk .  Et  domandando  oAlfefibea  >  Qual  diflm 
tione  sfoggiunge ,  dicendo . 

Giudicata  fu  ben  degna  di  morte  y 
<3ia  non  degna  perii  ch'io  l'uccidéffi. 
€t  come  fu  il  giudi  t  io  ,  che  fi  fé  ce  diDemoBhene ,  et  degli 
ucciditori  di  Nicànore  .percioche  efjendo  giudicato ,  che 
giustamente  l'uccidefpro  :  fu  anco  tenuto ,  chegiuftamen 
te  moriffe .  Et  come  quell'altro  di  Timolao  >  che  fu  mor- 
to à  Thebe .  del  quale  fu  comandato  che  fi  gtudicajfe  sfi 
meritaua  deffer  morto .  come  fé  uoleffe  inferire  ,  che  non 
foffe  contra gtuflitia  d'uccidere  uno,  che  foffe  degno  d'ejfè- 
reucci/o.  Vnaltrolocoe  dal   piv5et  dal   meno, 
come  à  dire,  fi  gli  D  £  i  non  fanno  tutte  le  cefi  3  tanto  meno 
lefiaprannogli  huomini .  &  quello  ì fondato fiopr a  quella 
propofitione  che  dice .  Se  dovb  piv  d  o  ve  r  e  b  b  e 

ESSER 


Libro  Secondo.  ijj 

ESSER     NON   E;   NE    ANCO    SARA    DOVE  DOVE- 

rebbe  esser  meno.  Jjhtefi *  altro  poi >  che maggior- 
mente batterà  il  memo  chi  batte  anco  il  padre  .♦  menda, 
queir  altra  regola,  Che   cavando  sia  qjel   che 

DOVEREBBE  ESSER  MENO;  SARA  ANCO,  VEL 
CHE   DOVEREBBE   ESSER     PIV.    Et  fecondo  quefto 

loco  poffamo  prouare  quel  che  più  ci torna  à  propojito  3  ò 
che  fi  a  la  cofa  >  ò  che  nonfia .    Euui  ancora  un'altro  loco 
dal   parij  quando  è  qualche  co/a  ne  più  ne  meno .  6t 
fecondo  queflo  e  quel  detto . 

Orbo  de' figli fuoi 

Sarà  tuo  padre  mi/èro .  fg)  Eneo 

£Mifiro  non  farà  >  che Ifuo  perdeo 

Ch'era  la  gloria  ,  e 7 fior  de  Greci  Heroi  ì 
($f  co  fi ,  fi  Te  fio  non  fece  male  à  rapire  He  lena  $  non  fece 
anco  male  à  rapirla  *Aleffandro .  Et  fi  Qtflore,  &  PoHu 
ce  non  fecero  ingiuria  à  Leucippo  à  tor  le  fue  figliuole  $  ne 
anco  zAleJfandro  ingiuriò  loro  à  tor  lafòreUa .  Stfi  Het~ 
tor  e  uccifi  giuflamente  Patroclo  5  ^)  Aleffand.ro  fece  Udo* 
nere  ad  uccidere  ^Achille .  Et  fi  non  fin  udi  gli  altri  art  e* 
fici  ;  ne  anco  debbono  effer  uih  i  Filofòfi .  &*>fi  FeJJèrfieJfè 
uolte  uinti^non  e  vergogna  à  i  Capita}:^  ne  anco  deue  ejjèr 
ucr gogna  à  1  SofiBi .  etfii  pnuati  hanno  à  tener  conto  de 
la  nputation  uoftra  $  0f  uoi  douete  tener  conto  di  quella 
de3  Greci.  L'altro  è  da  la  consideration 
del  tempo,  del  quale  fi  ualfè  Jficrate  ne  la  fua  ora- 
tione  comtra  tArmodio^  quando  diffe .  Se  auanti  al  fitto 

doman- 


174  De  la  Rettorica  d'Ariftotife 

domandandoti  io 3  che uoi  mhonorafte  duna  Statua}  in 
cafo  che'lfitcejfi,  me  tharefte  conceffo ,  bora  che3 1 fatto  e  fi 
,  guitti  non  me  la  concederete  ?  Non  uoglìate  dunque  affret- 
tando il bene  fitto promettere  >  &  hauendolo  riceuuto  dine 
gare .  Con  quetto  me  defimo  loco  fi  perfuader  ebbe  à  /  The- 
bani3  che  lajfiiffero  pa/Jar  Filippo  ne  l'Atheniefi  3  cofidicen 
do.  Se  quando  haueuate  bifògno  del  fio  aiuto  contrai 
Focenfi,  egli  auanti  che3 1  manda/fi  ui  hauejfi  richiefto  di 
queHopaffo  $  non  glie  nharesle  uoi  promejfo  ì  difdiceuol 
co/a  e  adunque  i  che  per  hauer  trafiurato  di  domandarlo  > 
&  confidato  d! ottenerlo  $  bora  non  lo  lafiiate  poffare . 
L'altro  loco>e>  di  rivolger  quel  che  fi  dice  di  noi  con 
tra  al  me  de  fimo  3  che3 Idi  ce .  Et  q  uè  fio  modo  e  di  molta 
forza  j  (gjr  nhauemo  effe  mp  io  nel  Teucro ,    1)1  quefto  fi 
feruìlficrate  contra  aArifìofonte  3  che  laccufaua  d  hauer 
tradite  le  nauiper  danari ,  égli  riuolgendofi  à  lui  j  F are- 
Hi  tu  (diffe)  un  tal  tradimento  f  &j  rifondendoli  di  non 
Jòggiunfi .  Tu  dunque ^chefii  Ariflo fonte  no3 1 far  e  fili  & 
tharo  fatto  io  che  fino  Ificrate  ì  Hifigna  però  j  che  colui 
che  accufafia  tenuto  più  per  huomo  da  far  quel  male  >  che 
l'accufato  :  perche  altramente  farebbe  cofa  da  ridere .  co- 
me fi  ciò  fi  dicejfe  contra  Arifiide^  quando  egli f offe  taccu  - 
fatore .   Ma  quando  l'accufatore  non  è  creduto  s  allhorafi 
deue  ufare  .perche  ordinariamente  chi  accufa  >  deue  ejjèr 
miglior  di  colui3  che  fi  difende  .    Onde  che  quefio  bifògna 
fèmpre  che  taccufàto  ripruoui>cioe>  che  l'accu/atorefia  mi 
glior  di  lui .   Et  uniuerfalment  e  grande  impertinenza  fic 

colui. 


Libro  Secondo.  I75 

colui,  che  riprende  gli  altri  ,  di  quel  che  egli  fa  ,  odi  quel 
e  he  farebbe .  0  quel  che  non  fa  ,  0  non  farebbe  egli  ,  ejforta 
che  faccino  gli  altri.  Euui  uri  altro  loco ,  da  la  dif- 
fusi! r  1  on  e  .  come  à  dire .  Che'l  Demonio  non  e  altro 
che,  0  neramente  Dio,  0  opera  di  Dio .  &  chi  crede  ,  che 
fa  opera  di  Dio  ;  è  neceffario,  che  creda  ancora  che  Dio  fi 
truoui .  &  come  fu  quello  d'Ific  rate  difendendo  fi  da  tAr- 
modio  ,  che  lo  taffaua  di  uiltà  di /angue .  Nobile(difiegli) 
fi  de  uè  chiamar  colui  ,  il  quale  e  buono  :  percioche  l'altro 
eArmodio  autore  de  la  tua  nobiltà  ,  ffi  zAriHogitone  fite 
compagno  nulla  haueano  di  nobile  auanti  che  nobilmente 
operajfero.  et  io  fon  loro  più  parente  che  non  fi  tu  :  perche 
le  mie  attioni  hanno  più  fretto  parentato  con  quelle  et  Ar- 
modiOyfg)  ctzArifìogitone,  che  le  tue .  Di  queftajòrte  an- 
cor a  fu  quello,  che  fi  legge  in  difenfion  d3 \Aleff andrò ,  che 
eqli  non  douea  effer  riputato  incontinente, poiché  s'era  con 
tentato  ctHe/enafla .  Concioftache  incontinenti  da  tutti 
Jarebbon  chiamati  coloro ,  che  non  fi  contentano  ethauer 
per  godimento  un  corpo  filo  .  Et  di  qui  uenne  ancora  il 
detto  di  Socrate .  Il  quale  chiamato  ,  &  inuitato  con  moU 
tipremij  da  ^Archelao }  rifiuto  fempre  ctandarui .  &  do- 
mandato dagli  amici  perche  lofacejfe  .perche  (diffe)fire 
fi  a  ingiuriato  à  non  poter  rendere  il  cambio  del  bene  ,  cofi 
come  à  non  poterli  nendicar  del  male .  Tercioche  tutti 
quefli,  dijfimto  che  gli  hanno  la  co  fa,  ualendofidc  lafor^a 
de  la  diffimtione,  concludono  quello ,  che  uogfiono  dire . 
L'altro  loco  è,  quando fi  mojira^in  quanti  medi  s'intenda 

una 


i  *[ 6  De  la  Rettori cà  d'Ariftotilc 

una  co/ài  comehauemo  detto  ne  la  Topicidi  que fi  a paro- 
la  Drittamente.  V  altro  confìfte  ne  la  divisione» 
come  per  effe  mp  io .  Se  tutti  gli  huomini  fknno  ingiuria 
per  trecofè3  oper  que  fi  a,  oper  quella  3  oper  quell'altra  ; 
per  le  due  prime  è  imponìbile  ch'io  mi  fa  mojjb  :  per  la  ter- 
zigli auuerfarij  me  defimi  non  lo  dicono .  L  altro  mene 
da  ti  n  D  Vt  t  ì  o  N  e  :  come  è  quello  de  la  TP ep ambia  + 
Che  le  donne  nel  ricono/cere  i figliuoli  per  tutto fògliono  de 
terminare  il  aero  :percioche  in  tAtbene  dubitando  ^Man 
tia  Oratore  del  fuo  figliuolo  s  la  madre  ne  l'accertò .  In 
Thebe  Bando  in  dubio  I/menio,  &  Stilboney  di  qualdt  lo 
rofujji  figliuolo  Tettali/co  s  la  madre  Codone  3  dichiarò 
chefoffe  tflfmenio ,  fg) ]  per  talefufèmpre  chiamato  .  Vri 
altro  tale  effempio  fi  caua  da  la  legge  di  Theo  detto .  Se  à 
coloro  (dice  egli)  e  hanno  cattiua  cura  de  li  cauagli  d' al- 
tri j  non  diamo  i  nofiri  s  ne  le  noflre  naui  a  quelli  che  fion- 
quajfano  l' altrui  $  ($f  fé  quefio  me  de  fimo  s 'ofjerua  final- 
mente in  ogni  co/a  >  ancora  noi,  di  quelli  che  fono  fiati  ma- 
li guardiani  altre  uolte  de  lafalute  degli  altri y  non  ci  do- 
uemoferuir  per  guardia  de  la  noflra .  tAlcidamante  con 
qutflo  modo prouaua^che  tutte  le  nationi  honoranoglihuo 
minifaui .  Gli  Tarij  (dicendo)  honorano  Archiloco^an- 
cora  eh  e  [offe  maldicente .  Gli  Chij  Homero  >  con  tutto  3 
che  non  [offe  lor  cittadino  .  Gli  éMitilenei  Sapho,per 
benché  foffe femina .  Gli  Lacedemoni^  fecero  Chtlone  del 
lor  configlio,  quantunque  fi  ddett  afferò  molto  poco  de  gli 
sludij .  Gli  Italiani  TPitagora .  Gli  Lampfaceni  Anaxa- 

gora 


,     Libro  Secondo.  177 

gor  à  per foraftiero  che  fojfe  Ignorarono  di  Jep  ottura.*  & 
ancor  hoggi  l'hanno  in  ueneratione .  Con  la  medefima  in- 
duzione,  fi  pruoua  che  tutte  le  T{epubliche  gouernate  da 
fapienti,  fono  fiate  felici  :  percioche  felici  furono  gli  Athe- 
niefi finche  ufarono  le  leggi  di  Solone  :  felici  furono  1  Lace- 
demoni] y  mentre  uiffero fiotto  quelle  di  Licurgo .  Et  beata 
fu  la  Città  de  Thcbam  toflo,  che  1  Filofifi  cominciarono  à 
gouernare.  L'altro  loco  è,  da  quello  che  s'è  givdi- 
c  a  t  o  da  altri,  ò  duna  co  fa  medefima,  0  d'una  filmile,  o 
et  una  contraria  .  Et  maffimamente  quando fia  cofi  giudi- 
cato da  tatti,  &fimpre  :  fi  non  ;  almeno  da  la  più  p arte > 
edaglipiufàui .  q)  di  quefiifb  da  tutti,  0  dagli  più,  ì)  da 
migliori  :  0  che  cefi  fia  fiata  giudicata  altre  uolte  ,  0  dagli 
me  de  fimi  giudici,  0  da  quelli  che  fono  approuaù  da  loro .  0, 
da  quelli  contra  al  parer  de'  quali  non  fi 'può  giudicare,  co- 
me i padroni .  0  da  quelli  à  chi  nonpoffiamo  hone fi  amente 
contradir  e,  come fono  gli  12  et ,  il  Padre,  imaeHri  :  come 
contra  Miffidemide  diffe  zAutocle  .  Se  le  furie  che  fin 
Dee,  non  fi  fon  grauate  di  comparire  in  giudicio  atlanti  à 
l'Arwpago  sfinegrauerà  Mtffedemide ,  ilquale  è  unhuo- 
mo  IO  come  diffe  Safo,  che' l morire  è  una  mala  co/a  .-per- 
che cofi  hanno  giudicato  gli  Dei .  che  fé  ciò  non  f offe ,  mor- 
rebbero ancor  effi.  0  come  AriHippo  contra  alatone  ;  il 
quale  (fecondo  lui)  affi ueraua  non  fio  che  molto  rifòluta- 
tnente,o  quelnoflro  compagno  non  dijjè  mattai cofa:uolen 
do  dir  di  Socrate .  €t  Egifippofiruendofi  de  l  or  acolo  ha 
hauuto prima  negli  Olimpi]  da  Gioue ,  domando  Apolline 

Z  in 


178  DelaRettoricad'Ariftotile 

in  Delphi,  Sceglifojjè  del  me  defimo  parer  che l padre, 
come  quello,  che  giudicaua,  che /offe uer gogna  al  figlinolo 
dir  il  contrario  di  quel  che  il  padre  haue/fe  detto .  Et  co- 
me ffcratefri/fe  d  Relena  ,  Ch'ella  era  da  bene  ,  poiché 
Tejèo  l'hauea  cofi giudicata .  Et  come  dtjji  d  Aleffandro , 
che  douejjè  ejjèr  /officiente  giudice  de  le  bellezze  :  poiché 
per  tale  era  fiato  innanzi  a  tutti  eletto  da  le  T>ee .  €t  co- 
me d'Suagoradijfed  mede/imo  ffecrate  ,  Ch'era  degno 
huomo  : perche  Conone  ne  la /uà  cattiua  fortuna  lajjando 
tutti  gli  altri ,  ricorfe  folamenteà  lui .  L altro fi  caua 
DA  le  parti;,  Come  ne  la  Topica  ,  Se  l'anima  e  mo- 
to ,  che  moto  e  ella  $  queiìo  ,  0  quef  altro  ?  G/ueflo  esem- 
pio e  nel  Socrate  di  Theodetto .  Gjual  tempio  ha  egli  mo- 
lato? qual  de  gli  Jddìjnon  ha  adorato  di  quelli  ,  che  la 
Città  tien  per  Iddij?  L'altro  da  q^vel  che  ne 
S  e  g  vi  t  a  .  perche  ne  la  maggior  parte  de  le  co/e  accade, 
che  da  loro  nefgue  qualche  bene  ,  g-/  qualche  male  :  q) 
da  queflo  bene  ,  (ejfda  queflo  male  fi  piglierà  materia  di 
confortare  ,  0  df confort  are  5  daccufare,o  di  difendere,  di 
lodar  e, 0  di  biafimare,  come  per  effempw .  l~Da  la  dottrina 
nefguitaimiidia,  eh' e  male  :  &  ne  figutta  la  fapicnzjt 
ch'i  bene ,  Ver  queHofipuo  dire  ,  che  non  bifigna  fìudiar 
di fip  ere,  perche  non  è  bene  de/fere  muidiato .  &  da  l'al- 
tro canto, che  b'ifògna  Budiare,  perche  è  bene  de/fcr fiuto. 
Sopra  quello  loco  e  /ondata  tutta  l'arte  di  Calippo ,  con 
faggiunta  del pojf bile,  ffi  de  timpoffibile,  &  degli altrt 
lochi  communi,  chef  fon  detti  di  fepra .        L 'altro  pur 

DAL 


Libro  Secondo .  179 

dal  consegvente^  f,  quando  di  due coffee  quelle 
oppofite  ci  conuien  confortare  >  et  di/confortare  una  et  effe. 
Et  ne  l'un  ca/ò>  &  nc  t  altro  uffarlo  nel  modo  >  che  s'è  det- 
to di  /opra .    Ala  c'è  quefta  differenza  >  che  quello  è  fon- 
dato in  due  quali  fi  fieno  oppofiti  3  &  queflo  in  due  con- 
trarij  .   Come  fi  due  di  quella  Sacerdoteffa  :  la  quale  non 
uolcndo  che  l figliuolo  fi  trauagli  affé  di  fitr  parlamento  al 
popolo  y  dijje  3  Se  tu  dirai  coffe guitte  ;  uerrai  in  odio  degli 
huomini  :  fé  co/è  ?ion  giufie  $  in  odio  di  "Dio .   nAnzj  (ri- 
//off  un  altro)  bi/ògna  >  che  fi  ne  trauagli  :  perche  fi  dirk 
coffe giufie  >  n  acquisterà  lagratia  di  Dio  .-fi  non  giutte  ; 
quella  degli  huomim .  fuetto  è  tutt'uno  con  quelprouer 
bio  chef  dice .    Comprare  il  mei  con  le  moffchc .    Jgueft 'a 
uia  d argomentare fi può  chiamar  da  noi  Ripiego  .  Quan- 
do ,  dati  due  contrarij ,  di  ciafiuno  de/fine  figuita  il  be- 
ney  e  l  male  contrarij  l'uno  a  l'altro .   Et  perche /coperta- 
mente non  fi  loda  quel  me  defimo  >che  nel/ècreto ,-  ma  tnpa 
le/e  fi lodano  per  lo  più  le  co/è giufie ,  &  le  buone  3  &pri* 
uat  amente  fi  defider  ano  più  l 'utili  s/arà  l'altro  loco3  che  ci 
sforziamo  di  conchiudere  l'un  di  due .  perche  di  quelli  lo- 
chi j  che  ciffruono  à  dir  contra  la  commune  oppemoney  que 
fio  e  più  accommodato  di  tutti ,  L'altro  ?  dal   venir- 
ne il  medefimo  in  proporzione .  comediffe  Ificrate  di  co- 
loro y  che  uoleuano  aftringere  il  figliuolo  à  legrauezjj  pu- 
bltcheper  effer  grande  di  per/dna  >  ancora  che  /offe  gioui- 
netto  di  tempo .   Se  giudicano >  che  i fanciulli  grandi  fieno 
huomini  giudicheranno  ancora ,  che  gli  huomini  piccioli 

Z      2  fiano 


1 8o  De  la  Rettoricà  d'Ariftotile 

Jìano  fanciulli .  Et  Theodetto  ne  la  Jua.  legge  j,  Se  fate  cit- 
tadini ifeldati  mer  cenar  ij>  come  S  trabacca ,  et  Caridemo 
per  ejfere  huomini  da  bene  s  de  medefìmi  mei 'cenar 'ij.^  non 
taccerete  de  la  Città  quelli  chanfatto  de  gli  inconuemenr 
tiì  L'altro  e  quando  di  dve  cose  ne  rifinita  una 
medesima  :  percioche  quelle  donde  la  medefima  ri/ulta; 
poffiamo  dir  che  Jìano  le  medejime  ancor  ejjè .  Vna  mede- 
(ima  impietà  (diffe  Xenofune  )è  di  coloro  che  dicono  che 
gli  Dei  fon  natij  che  dt  coloro .,  che  dicono  y  che  moriranno, 
perche  d'ambedue  queHe  oppenioni  ri/ulta  3  che  qualche 
uolta  li  Dei  nonfiano  .  Et  infòmma  bifogna pigliare  quel- 
t accidente z  che  rtfidta  de  l'ttna  cofa>et  de  l 'altra  y  per  una 
medefimafimpre .  Si  come  in  difienfion  di  Socrate  dicen- 
do à  i  giudici .  ZJoi  douete  confederare  che'l  giuditio^  che 
fifa  di  cofiui  non  e  de  lafùaperfona,  ma  de  lafuaprofejjio 
ne  .fi  hauemo  da  filo  fio  far  e  3  o  no  .  Et  come  farebbe  anco- 
ra à  -mettere  in  confi deraùone>  che  dar  la  terra  l  acqua  >  e 
il  me  de  fimo  cheferuire.  0/  che  p  art  te  ip  are  de  la  pace  com- 
muney  e  come  tuttuno  coi  far  quello  >  che  ci  fi  comanda . 
Bifògna  dunque  de  le  duecofèchene  rifàltino  >  attaccarfi 
là  quella  che  tornerà  meglio  al  proposto  noflro  .  V  altro  e 
dal  non  voler  gli  medefimifimprc la medefima 
cofit,  opnma>  opoi,  ma  diuerfè  cofe  m  diuerfe tempi ,come 
queHo  entimema .  Se  quando  erauamo  banditi^  combat- 
temmo per  ritornar  ne  la  patria  j  bora  che  fiamo  ritorna- 
tij  ce  n  andremo  per  non  combattere  ì  doue  fi  uede  la  dt- 
uerfità  de  telettione  ?  una  uolta  di  combattere  per  ritor- 
nare 


Libro  Secondo .  1 8 i 

nare  in  cafa,  l'altra  ctufiirneper  non  combattere .  V al- 
tro e ,  qva  N  DO  si  p  v  o  penfare ,  che  una  co/à  ,o  fi 
feccia,  ofia  Hata  fatta  per  uno  effetto  '}  dir  che  per  quello 
effetto  [offe  y  ì) fi  a  fatta  ,  ancoraché  non f offe  cofi  uer 'amen- 
te .  Come  fé  fi  deffe  à  qualcuno  qualche  cofa,  dir  che  lefia 
Hata  data  per  fargli  dispiacere  à  ritorcitene .  Onde  me- 
ne anco  quel  detta 

Ctià  molti  nel falir fortuna  e  pretta 

V^onper  porgere  aita  ,  ò  torre  affanno  3 

£Ma  perche  fé  più  d'alto  a  cader  uanno 

Sia  la  mina  lorpiu  manifefia . 
&  quel  che  diffe  <iAnti fonte nel  Mele  agro  ,  che  à  la  caccù 
diquel^Porco  , 

Le  e'enti  dognintorno  eran  uenute 

U^ùìi  per  di fio  di  prede 

^Ma  per  far  ampia  à  tutta  Grecia  fede 

De  la  fifa  gran  uertute .     • 
&>  quell'altro  de  P  Aiace  di  Theodetto  :  che  Diomede  uo- 
leua  Vliffe  per  compagno,  non  per  la  fi  ima  che  nefacejfe  , 
ma  perche  chi  Ifeguitauafoffe  inferiore  à  lui .    ^Vercioche 
fi  ben  Diomede  non  lofaceua  con  queftatntentione  s  fi  può 
pero  penfare  ,  che  hfaceffe .      L'altro  commune  àgli  liti- 
ganti, ff)  à  t  confìgtiert,  e  di  confi derar  le  cofe ,  che  hanno, 
forza  diperfuadere,  ò  diffuadere .   Et  quelle  per  conto  de 
le  quali  gli  huomini  fanno  ò  fuggono  di  fare  una  co  fa . 
Percioche  quando  ci  fon  di  quelle  che  perfuadono ,  allhora 
bifògna  diremo  che  fi  a  fatto,  q  che  fi  debba  far  e .  come  quan 

do 


1 8 1  De  la  Rcttorkra  d'Ariftotilc 

do  la  co  fa,  epoffibde  ,■  quando  è facile  ,  quando  è  utile  ,oà 
fi,  ò  à gli fitoi amici  :  o  quando, è  noci  uà ,  &  danno  fa  àgli 
nemici,  o  quando  la  pena  è  minore,  che  non  e  il  commodo , 
e' l  contento  di  far  lo  .perciochecon  quefle  cofifiperfùade  : 
fg)  con  le  contrarie  à  quefle  fi  diffuade .  gj  con  le  medefi- 
me  ancora  s'accufa  ,  &  fi  difende .   Si  difende  cioè  con 
quelle  ,  che  hanno  forzjt  di  diffùadere  :.  &  saccufa  con 
quelle  ,  che  hanno  uertù  di  perfùadere .  EtqueHo  loco  e 
tutta  tane  dt  Panfilo  ,  &  di  Calippo .      L'altro  è  da  le 
co/e,  che  non  fono  credibili .  g*r  tuttauolta  par  che  fi  fac- 
ciano :  per cioche  non  moBrerebbono  cteffer  fatte ,  fi  non 
foffero,  0  nonfifacejjèro  con  effètto ,  o  non  fi  auuicinaffero 
a  far  fi  :  (efr  anco,  più  chef  foffero  credibili  .per cioche  s'ac 
cettano  o  le  cofi,  che  uer amente  fono  ,  o  quelle  che  fino  prò 
babili .  'Dunque fi  una  co  fa  non  e  credibile,  ne  probabi- 
le sfarà  uer  a .  perche  que fio  parer ,  che fi  p offa  fare ,  non 
niene  ne  dal  credibile ,  ne  dal  probabile ,  ma  da  l'effer  cofi 
uer  amente .   Androcle  IPittheo,  accufando  una  legge,  fé) 
leuandofi  il  grido  contra  di  lui  :  perche  dice  uà ,  che  le  leggi 
haueano  bifegno  d'un  altra  legge, che  le  correggere  j  dtffe, 
che  ancora  ipefci  haueano  b  fogno  del  file  :fè  ben  non  pa- 
rca uerifìmile,  ne  probabile,  che  bifuni  il fiale  à  quelli, che 
fon  nutriti  nelfalfò .  6t  che  l'oliue  ne  la  lor  concia ,  hauea- 
no anco  bifògno  de  l'olio  ;  ancora  che  nonfia  credibile  ,  che 
donde  £  olio  fi  fa ,  babbia  d  olio  mancamento.      L'altro 
loco ,  e  buono  à  confutare  :  &*  mene  da   la    consi- 
dera ti  o  N  de  le  cofi,  che  ripugnano,  da  qualunque  co- 
fa  la 


Libro  Secondo.  18 j 

fa  la  repugnantiafi  catti .  di/correndo  per  tutti  i  tempi  l'at 
fiorii,  &}  le  parole .  ofilamente  de  tauuerfirio  ,  come  per 
effempio  s  egli  dice  d'amar  la  libertà  uoflra  3  fg)  nondime- 
no ha  congiurato  con  li  trenta  tiranni  contra  di  uoi .  ofila- 
mente di  fi  fiejfo  ,  come  à  dire .  CoHui  mi  calunnia  per 
buomo  contentiofi  :  ma  non  hapero  da  moftrare,  ch'io  con 
tendejfìmai  con  per  fina .  0  di  fi  fiejfo  ,  (gjr  de  l'auuerfirio 
injìeme  :  come  farebbe .  CoBui  non  preiìo  mai  del  fio 
niente  à  niuno  :  ffi  io  del  mio  ho  rifattati  molti  di  uoi . 
L'altro  e  >  qv  andò  qualche  perfina  0  qualche  co  fa  e 
flatafifietta  di  qualche  mancamento,  il  quale  non  caggia 
inloro,aJfegnar  la  cagione  de  lafiniflra  oppenione  :percto- 
che  da  qualche  co/a  il  filetto  è  proceduto  .  Come  uolendo 
una  donna  abbracciare,  &  baciare  il  figliuolo  ;  et  per  que 
fio  Firingendofì  con  lui  fu  fifiettato  ,  che  ufijfe  con  quel 
giouinetto  :  ma  detta  la  cagione  ,  cefo  la  calunnia .  (gjr  ne 
l'tAiace  di  Theo  detto,  Vliffe  ajfegna  contra  et  Aiace  la  ca- 
gione, perche  e  (fendo  efo  Vii  fé più  forte  di  luij  non  fife 
riputato  per  tale .  L'altro  è  da  la  cagione^/- 
cendo  quando  la  cagion  ce,  che  la  cofia  fi  a  -,  et  quando  non 
c'è  j  che  non  fi  a .  Ter  che  la  cagione ,  g^  quello  di  cui  è  ca- 
gione uanno  infieme .  Etfin%a  cagione  non  e  cofia  alcuna . 
Come  Leo  damante  difendendo  fi  contra  l'accufa  di  Trafi- 
bulo  :  ilqual  diceua,  che  egli  era  già  procefato  ne  la  Roc- 
ca }  ma  che  haueafiancellato  il  procefo  quando  regnauano 
1  trenta  tiranni .  CN^on  accadeua  ch'io  lofiancell affi  (r  fio- 
fi  egli  j  )  perche  trouandof fritto ,  che  io  fojfi  nemico  del 

popolo^ 


x  $4  De  la  Rettorica  d'A  rift otilc 

popolo  ;  ne Jarei  flato  in  maggior  credito  con  gli  trenta . 

L'altro  e  di  confederare  ,f  fi  potè  uà  >  o/è  fi  può  /are  al-, 
tramente  meglio  di  quello  _,  che  ci  s'oppone  >  che  noi  confi- 
gUamo /b  che /hcciamo  >o  che  h  abbiamo  /ktto  .  perche  quan* 
do  questo  fiafìmoslra  che  non  thauemofittto  .  Concio/la- 
che  nettino  di  fio  uolere  j  (^  di  /uo  cono/cimento  s'appi- 
glia à  le  co/è  cattine .  Tuttauolta  quefio  e  fiilfo  :  perche 
molte  uolte  fi  cono/ce  dipoi  quel  eh' era  meglio  che  fi  face f 
fe3  che  prima  non  fi  conojceua .  V  altro  e  di  c  o  n  s  i- 
d  erare.,  fe  fkeendofi quefta  co  fa  infieme  con  queff  al- 
tra sfiuiene  a  far  e  il  contrario  .  Come  Xeno  fané  ^doman- 
dato dagli  Eleati  yfe  facrificando  a  Leucothea  fi  douea 
piangerla  >ono  $  dette  per  configlio ,  chef  l'haueanoper 
^Dea  s  non  la  piange/fero .  Se  perfemina  >  Che  non  le 
facrificaffero .  L'altro  loco  e  cofì  accufando  come  de- 
fendendo  >  che  ci  fondiamo  ne  gli  errori  :  come  ne  U 
Medea  di  Canino  ;  doue  e/fa  uien  accufata  d'hauere  tic- 
cifì  i  figliuoli  y  uiHochenonfi  trouauano  .  percioche  ella 
hauea  fatto  l'errore  di  mandarli  ma  .  ma  da  t imputa- 
tane d'hauerli  fatto  morire .,  fi  difende  da  l'altro  can- 
to con  dire  >  Che  non  harebbe  uccifiloro  ma  Iafone  :  per- 
che in  quefio  harebbe  errato  Medea  di  non  ammalar 
lui  >  hauendo  ammazzati  t  figliuoli .  Et  in  quefio  loco,  O* 
in  quefìaferte  d'argumentatione  confi&eua tutta  larte 
uecchia  di  Theo  doro .  L'altro  è  dal  nomEj  come 
di/fe  Sofocle .  Veramente  fi  tu  Sidero,  cioè  Ferro  >  don- 
de mene  lituo  nome .  6t  come  ufauano  di  dire  in  laude  de 


Libro  Secondo.  i8f 

gli  'Dei,  Gioue  >  perche  gwua .  Et  come  fonone  chiamaua 
Trafìbolo .  Trafìbolo ,  cioè  d'audace  configlio .  ffl  come 
Herodico  dìceua  di  Trafimaco .  Sempre  tu  Jet  Trafimaco: 
cioè  audace  nel  combattere .  (jftf  di  "Tolo^fimpre  Polo^che 
uuol dir poliedro  .  St  contrarr  acone  legislatore  :  che  le 
fùe  leggi  non  erario  d'un  huomo  >  ma  d'un  Dracone  :  per- 
ciò  che  erano  troppo  dure  .  Et  come  Euripide  ne  t Ecuba 
contra  Venere >  chiamata  Aphr oditi .  Degnamente  inco- 
mincia il  nome  tuo  dal  nome  d'eAphrofini  :  percioche  jìgnì 
fica  pazzia .  <&  Cher emone  di  T^entheo^che  deriuando  da 
Tenthos,  che  uuol  dir pianto >  dijjè . 

Che  dal  futuro  pianto  era  nomato . 
Degli  entimemi  i  confutatiui  hanno  più  uiuez^a  :  et  s'af- 
ferrano meglio  >  che  i  confermatiui  :  perche  l'entimema 
che  confutale  una bneue  conclusone  de'  contrari]  .  I quali 
pofti  tuno  à  canto  a  l'altro  >  fino  più  chiari  ài' auditore .  et 
di  tutti  i  fillogifmi  cofi  confutatiui  3  come  confermatiui  y 
commtiouono  >&  penetrano  maggiormente  quelli  che  fi 
comprendono  dal  cominciare  :  ma  non  pere  befano  in  pel- 
le .p ir cwche  gli  auditori  s'allegrano  ancor  effì  dhauerli 
compre/i.  e>  anco  quelli  fono  penetratimi  i  quali  fi  ben 
s  indugia  a  comprenderli  j  tofo  però  che  fin  detti}  fo- 
no ime  fi , 

XXIIIL 


^pfH  T  perche  aumene  >  che  l'uno  è  Utr amente  fitto- 
rd   gifmo,  e>  l'altro  non  e  ,ma  par  e 


par  che  fìa  $  e  ne- 
ceffario  ancora  3  ch'uno  fa  ucr amente  enlime- 

zAtA         ma, 


1 85  De  la  Rettorica  cTAriftotile 

ma,  &  t altro  che  paia ,  &  non  fa  :  già  che  s'è  detto  che 
fet^tmema  e  un  certo fi ti 'ogifino .  Ora  dt  quelli  entimemi, 
che  paiono  s  &  non  fino  3  i  lochi  fin  quefii .  Il  primo  con- 
fi/le ne  l'inganno  de  le  parole .  €t  di  quefto  una  par 
te  e  (  come  ne  tafitcu/tà  dialettica)  quando  fin%a  hauer 
prima  prouato;  fi  uiene à concludere ,(èjf  à dire ,  Adun- 
que non  e  quefto ,  ne  quefto .  adunque  è  necejfario  che  fia 
quefto,  &  questo .  q)  dir  anco  con  certi  entimemi  flrauol 
Ùy  ft}  di  termini  contrari]  >  par  e  entimema  ,  £p*  non  è,  per 
ejftr  quefto  modo  di  dire  in  loco  d'entimema .  0f  le  cautl- 
'.  lattoni  chefifitnno  in  queslo  modo  fi  può  dir  cheftano  d  a 
LA  figvra  del  p  a  r  l  a  r  e  .  È  anco  di qualche  gì  0 
uamento  a  parer  diprouare  ,  l'accozzare  infieme  i  capi  di 
molti fillogifini .  Come  dicendo .  egli  fàluì)  quesiti,  uendi- 
co  quegli  altri>  libero  la  Grecia  :  ciafiuno  de  quali  capi  fa 
ràgiaprouatopcr  gli  altri .  Tuttauolta  rimettcndofi  in  - 
fieme  $  par  che  fi  faccia  ancora  d'effi  un  non  fi  che .  ~U  al- 
tra par  te  di  quefto  inganno  de  le  par  ole  >confift  e  ne  l'e- 
qVi  vo  C  ati  o  N  Ej,  come  à  dire,  che  3\iys  ,  chefignifica 
il  S  or  ce,  f offe  degno  dt  lode  :  perche  da  lui  fin  dette  le  più 
honoratefefie  di  tutte .  che  fino  i  mifteri .  Ofi  qualchuno 
per  celebrare  il  cane  >pigliaf[e  à  dire  infieme  delcan  cele- 
Jie  :  o  uer amente  de  IT)  io  Pane  :  perche  diffè  "T  iridar  & . 

0  beato  , 

Che  da  beati fofti  iluario  cane 

De  la  gran  Dea  chiamato . 
0  neramente  dire  ,  che  dishonoreuol  cofafia  di  non  hauer 

cane 


Libro  Secondo.  i$j 

cane  alcuno .   Et  che  per  quefto  il  cane  fi  a  co/a  honoreuole. 
o  uero  uolendo  lodar  éMcr  curio  di  liberalità  3  chiamarlo 
xotvoviMv  )  che  uuoldir  communicatiuo>  &  liberale  .perche 
fra  tutti  gli  Dij  yfilo  cMercwrio  fi  chiama  i«nV>  che  uuol 
dir  commune  infra  loro  j  &gli  h uomini .  b  come  fe  fi  di- 
ce jfe  3  che  honoreuoliffima  co/afra  ao>«V  ,  perche  gli  huomini 
da  bene  fono  **y™  >  gjr  non  di  danari  degni .  ma  l'efpr  de- 
gno Ao>o'y ,  non  s' intende  felamente  in  un  modo .     V altro 
loco  jè di  separare  le  cojè  composte > b di  compor  le 
fep  arate  :  per cioche  parendo  ciò  molte  uolte  una  co  fa  mede 
fima  3  (gjr  non  ejfendo  •.  bifogna  fare  una  de  le  due  >  fecon- 
do meglio  ci  torna .  fé)  questo  modo  di  parlar  e  3  ed'Euti- 
demo  :  0  Cejfempio  d'effe  farà  quefto .  Tufi  la  galera  y 
tu  fai  loftare  in  porto  :  adunque  tu  fai  la  galera  slare  in 
porto .  &  cofi3  tu  conofei  le  lettere  di  queflo  uerfe  ,•  adun- 
que tu  intendi  il  uerfe,  efjèndo  le  lettere  3  e  7 uerfe  una  co- 
fa  medefima  .  e>  quell'altro,  che  dice ,  Se  due  uolte  tanto 
ènociuo  ;  dunque  una  uo Ita  tanto  non  fera  fano  .perche 
non  può  Bare  infieme,  che  di  due  parti  buone  ne  nfulti  il 
tutto  cattiuo  .    Jguefta  ragione  co  fi  detta  fk  l argomento 
confutatiuo .   »SMa  detta  à  quest'altra  gufa  ;  poiché  non 
è,  ch'una  uolta  tanto fia  bene  ,  fé)  due  uolte  tanto  fìa  ma- 
le ;  lo  fu  confermatiuo .   £Ma  tutto  il  loco  mfieme  efefisli- 
co .   Cofi  quello,  che  diflfe  tollerate  di  Trafibolo  ,  che  ha- 
ueffe  sfcnti  Trenta  tiranni,  haue?ido  e  flint  a  und  tirannide 
fola,  che  era  di  trenta  :  doue  l'inganno  confifte  ne  la  com- 
pofitione .   Veffimpio  di  quel  che  mene  da,  la  diuifione  ,  e 

tAoA     2         ne 


1 88  E)e  la  Rettone;:,  4'  A  rfltotilc 

nel Or  e  fi  e  diT  ino  detto  *  dose  arcuare,  che  gin  fi 'amen- 
te haneffe  ucci  fi  la  madre  gli  fu  dire .  Giutta  co  fa  e  ,  che 
chi  fu  morir  il  nutrito,  :  nuota  ancor  effa .  Et  gufa  co  fa  e 
che  If  lincio  i-cndichi  il  padre .  (ffrf  quefto  e  quel  che  s'è 
fatto  ,  dice  Orcfie  .percioche  componendo  quefte  coft  wfie- 
me,  non  farebbe f or  fi  più  giufto  .  Si  potrebbe  anco  n/(  ri- 
re  a  queti altra  fi  ette  d'inganno,  che  fi  dice,  mancamento, 
ter  cicche  ci  manca  per  mano  di  chi-.  L'altro  loco  fi  a  N  e 
l  a  G  G  r  A  v  a  m  e  N  tO  de  la  cofà  ,  ò  di  fi ,  o  di  non,  chef 
dica .  (jk  queslo  è  quando  ìnnanzj ,  che  fi pr  noni  il  fatto  , 
fi  r  ingrandì  fé  :  percioche  quando  mene  aggrauato  dal 
reo ,  fa  parer  che  non  fa  fatto .  Ghiando  taf  grana ,  Qf 
fé  ne  ri/calda  l' accufatore  ,  moHra  che  fia  fatto .  Ma  non 
è  pero  che  fia  entimema  .  perche  l'auditore  ne  uiene  ingan- 
nato :  non  effèndoficonclufe,  ne  che  fa  fatto, ne  che  non  fia 
fatto.  L'altro  e  qvello ,  che  procede  dal 
legno  :  che  ne  anco  quefto  conclude  .  Come/e  uno  dicejfe  3 
che  gli  $A  mori  fino  utili  à  le  Citta .  perche  l' amor  d'z/lr- 
modio , 0f  d' eAriftogitone  dislrufj'eU  tirannide  d'Hip- 
far  co  .  o  comefifidiceffe ,  che  Dionifio  è  ladro  ,  perche  è 
cattiuo .  Che  ancora  quefto  nonpruoua  .-  perche  non  ogni 
cattiuo  è  ladro,  ma  fi  bene  ogni  ladro  e  cattino  .  L'altro 
uien  da  l'accidente,  come  dice  Tollerate  de'  So- 
rici, che  fide  ueano  honorareper  l'aiuto  chaueano  dato  in* 
contro  a  nemici  a  roder  loro  le  corde  de  gli  archi .  o  come 
fé  uno  dicejfe,  che  t'ejfer  chiamato  à  cornuto  è  cofa  honora- 
tijfiwa:  perche  Achilie  per  non  ejjerui  chiamato  in  Tcnedos 

s'adirò 


Libro  Secondo.  r8$ 

s'adiro  con  gli  Greci .  Ma  egli  s'adiro  ,  perche  fi  tenne  di* 
sbonorato  da  loro .    Et  ciò  fi  abbattè  ad  effere  in  questo  3 
che  non  fu  chiamato  à  coniato  .      L'altro    d  a    q^v  e  l 
che    ne    segve.  come  fi  dice  ne  l'oratione  di  \Paris> 
che  egli  fu  magnammo  :  perche  fuggendo  la  conuerfation 
dimoiti,  fi fiauafòlitanamente  in  Ida .  auuegna,che  effen 
do  gli  Magnanimi,  perfine, cofi  ritirate  ;  poiché  Paris  fu 
tale,  par  che  fi  debba  tener  per  magnammo  ancor  elfo,  fife 
perche  ueste  attillato,  &  uà  di  notte  e  adultero  :  per  effer 
gli  adulteri  tali .  {?)  fimdmente  dir  che  ipoueri  fon  fortu- 
nati, effendo  lor  lecito  cantare  ,  ^)  ballar  nel  tempio .  Et 
gli  Fuor ufii ti  per poter  h abitar  douunque  u-ovliono  .  per- 
che potendo  fortunati  far  di  queste  co/e  ;  quelli,  che  le 
pcjfjno  fare  paiono  ancor  tali  •  mala  differenza  fi  a,  nel  co 
me  lopojfonftre .   Et  pero  fi  riduce  quefio  loco  à  quel  del 
mancamento.       V altro  è   dal    porre    per    ca- 
gione quello,  che  non  è  cagione .  come  farebbe  à  dire . 
Che  la  coffa  fatta  infieme  con  quefio,  odopo  questo,  per 
cioche  pigliano  con  quefio  in  uece  da  per  questo .  (tip  ciò  firn 
no  (penalmente  quelli ,  che  fi  trauagliano  ne'  maneggi  de 
le  Kepubliche .   Secondo  quefio  loco  diffe  "Demade  3  chel 
reggimento  di Demostene  fu  cagion  d* ogni  male  :  perche 
dopo  quello figuì laguerra .   V altro confifte  nel  man- 
camento del  quando,  &  del  come .    Diciamo  per  ef 
fimpio,  Che  Paris  non  fece  ingiuria  à  rapir  Helena  :  per- 
che' 'Pindaro  fio  padre ,  le  hauea  data  libertà  di  mantarfi 
fuo  modo .  Si  prima  che  fojfe  maritata  forfè  :  ma  non 

per 


i  pò  De  la  Rettorica  cTAriftotile 

perfempre  .perche  il  padre  nera,  Signore folamente fino  à 
la  prima  uolta .  0  come  fé  uno  dicejfe  >  Che  fi  fa  ingiuria  à 
batter gli  huomim liberi .  Si  ma  non  in  tutti  i  modi  :.  ma 
folamente  quando  chi  batte  fk prima  ingiuHitia .  &fìco  - 
me  ne  le  dirute  contentiofe fi  forma  unfìllogifmo  apparen 
te  de  l'effir  una  co  fa  affolutamente  >  à  non  ejfere  ajfoluta  > 
ma  fecondo  una  qualche  parte  >  nel  modo  che  dialettica- 
mente difiutando  fi  fiioldire ,  Che  quel  che  non  è ,  fi  a: 
perche  quel  che  non  è ,  è  una  co  fa  >  che  non  e .  gy  come  fi 
dice,  chef  può fàpere  la  co  fi  incognita  .'perche  t  incognito 
è  quello  j  chef  fi ,  che  non  fi  può fip  ere  ;  (fofinela  7{etto- 
ricaf  forma  un  entimema  apparente  da  tejfer  non  affolu* 
t amente  uerifimile  bma  in  un  certo  modo .  Et  queflo  e  quel 
uerifimde3che  non  è  uniuer fiale >come  dice  anco  Agatone. 

*Altri  dirà  ,  che  uerifimilfia 

tAuuenir  cofa  àgli  huomini fluente 

Che  uerifimilmente  non  deuria . 
per cioche  fi  fiol  fitr  taluolta  quel  che  non  è  uerifmile.  On- 
de che  uerifmile  uiene  à  ejfere  ancora  quel  eh3  è  fuor  del  uè 
rifmile .  &fi  queflo  è  sfarà ,  che  una  cofa  non  uerifmile 
fa  uerifmile .  Si  >  ma  non  affolutamente .  fg)  come  ne  le 
contefè  dialettiche  fi  fk  faude  quando  non  ui  s'aggiunga 
in  che >  à  rifiato  di  che ,  e'nfino  à  che  :  cofi  ne  la  T{ettori- 
ca  s'inganna,  mettendo  per  uerifimile  affhluto  quel  che  fò- 
lamente è  uertfimite,  con  qualchuna  di  queste  circondan- 
te .  Etfòpra  queflo  loco  filo  e  fondata  tutta  l'arte  di  Co- 
race .  Onde  che  per  questa  uia  uno  accufato  d'hauer  bat- 
tuto 


Libro  Secondo.  ipi 

tut  o  un  altro,  fi  ragione  uolmente  non/è  ne  può  filettare y 
effendo  debole  ;fi  può  difender  con  dire  ,  Che  non  è  uerifi- 
mile,  che  l' bobbio potuto  battere .  &  fi  ragwneuolmente 
fi  ne  può  filettare  ,  ejfendo  gagliardo;  fi  difenderà  pur 
con  dire,  che  non  e  uerifimile,  che  l' babbi  battuto  -.perche 
doueapenfore  ,  che  uerifimilmente  quefla  fofiition  d'ha- 
uer  lo  fitto,  farebbe  caduta  in  lui,  (gjr  co  fi  me  de  fintamente 
ne  t  altre  cofi .  Ter  cloche  e  ne 'ceffono  ,  che  fi  ne  pò  fa  ,  o 
non  fi  ne  p  off  a  filettar  ragioneuolmente .  Onde  fi  uè  de 
che  l'uno  cofi ,  &  l'altra  fi  può  fkr  uerifimile .  <5Ma  l'in- 
ganno con  fi ft  e  in  quefio  ,  che  l'uno  e  uerifimile  ajfoluta- 
mente,&  l'altro  non  affolut  amente,  ma  (come  s'è  detto) 
in  una  certaparte .  &  questo  e  quel  che  dicono  i  Sofisti  y 
fkr  migliore  la  ragion  peggiore .  Onde  che  ragioneuolmen- 
te diSpiaceua  àgli  huomini  la  prof  fio»  di  Protagora  :  per 
cioche  efitlfa  ,  q)  non  uero  ,♦  ma  e  bene  un  apparente  firte 
di  uerifimile .  (^fnonfitruouoin  uer un  arte, fàtuo  ebene 
la  T\ettorica,  ft)  ne  la  Sofistica .  Hauemo  già  detto  degli 
entimemi s  cofi  di  quelli,  che  fino,  come  di  quelli  che  paiono. 
Resta  bora, che  continouiamo  à  dire  de  le  Solutioni , 

XXV. 

N  due  modi  fi  rifolue  :  ò  con  opporre  altri  ar- 
gomenti, o  con  fare  w  stanze .  fi  modo  d  op- 
porre argomentando  e  già  noto .  che  fi  può  ca- 
nore dagli  me  de  fimi  lochi, chef  fin  detti .  auuegna  che  gli 
argomenti  fino  di  materie  probabili  ;  $  probabili fi 'truo- 

uono 


ip  i  De  la  Retsorica  cf  ÀriTlotile 

nano  affai  contrari]  infra  loro .  Le  inU  anzj  dunque  (co- 
me  fi  dice  ne  la  Topica)  fi  fknno  in  quattro  modi .  0  dal 
me  defimo  •  ò  dalfimile  :  ò  dal  contrario:  o  da  le  cofi  giudi 
cate .  Dal  medefìmo  dico>  come  fi  fi formaffe  un'entime- 
ma de  f  amore >  che  foffe buona  cofi ;  l'in&anzj  farebbe 
per  dueuie .  ò  dicendo  uniuerfalmente  >  che  tutti  i  bifuni 
fin  cattiui  :  o  particolarmente ,che non  fi direbbe  per  pro- 
uerbio  >  L'amor  c  av nio  3  fi  non  ci  f off  ero  ancora 
de3  cattiui  amori .  Dal  contrario  fi fk  l'instane  3  come  fi 
l'entimema  foffe  >  che  gli  huommi  buoni  fknno  bene  è  tutti 
gli  amici  ,•  riff)ondendoJì>  che  gli  triHi  non  fanno  già  male* 
a  tutti .  Dal  firn  ile  3  quando  l'entimema  foffe  quejlo  >  che 
coloro \  che  riceuono  diff tacere  hanno  fimpre  in  odio  $  dir 
che  quelli  che  riceuono  piacere  non  amano  già  fimpre .  Le 
cofi giudicate  fin  quelle  3  che  fono  uenute  da  gli  hmmini 
degni .  Come  fi  ci  foffe  fatto  un' entimema  3  che  bifignaper 
doìiare  agli  ebbri  >  perche  peccano  per  ignoranza  •  L'in- 
fanzia farà  >  TPittaco  dunque  merita  biajmo,  che  confiituì 
maggior  pena  à  chi  peccauaper  ebriezjzjt  ì  St  concio  fi ache 
gli  entimemi  deriuino  da  quattro  cofi  :  gjr  le  quattro  cofi 
fieno  queste  $  njerifimle,  ejfempios  inditio3  etfigno  ;  per- 
cioche  da  i  ueri/ìmili  uengono  quelli  entimemi  >  che  fi  fanno 
di  cofi  che  fino  i  o  uer  amente  >  che  paiono  in  -maggior  par- 
te s  da  teff  empio  quelle  che  fi  formano  per  ìnduttione  d'u- 
na>  ò  di  più  cofifimili  •>  quando  fi  piglia  una  propoftionc 
uniuer fiale  >{%} fi  conchiude  poi  nel  particolare  $  Dal' indi- 
tio>  quelli  cheftcauano  da  le  cofi  neceffarie  >  (g{r  che  uera- 

mente 


Libro  Secóndo.  19$ 

Mente  fono  s  @J  da  i/ègni  quelli ,  che  fin  fondati  ne  le  co/è 
uniuerfali,  0  particolari  >  0  uero ,  0  fai/oche  fi  a  .parlando 
prima  degli  entimemi :3che  uengono  da  i uenfimili>  (poiché 
uerifimile  e  quello^  che  non  efimpre ,  ma  come  il  più  de  le 
uolte)  chiara  co/a  è,  che  con  fare  infanga  fi pojfono  Jem- 
pre  rifoluere .   Lafelutione  nondimeno  è  apparente  >  ma 
non  uera/èmpre  .percioche  colui  >  che  fa  l'in  ftaniti  >  non 
folue  con  dir  che  la  co/a  non  è  uerifimile  ,•  ma  con  dir  3  che 
non  e  neceffaria .  Stda  quefio  inganno  procede  >  che  tac- 
cu/ato  ha/èmpre  maggior  uantaggio  che  taccufatore .  pe  r- 
che  moHr andò  tace ufàtore per  uia  di  uerifimilt  ;  (efr  non 
tffendo  ilmedefimo  à  rifòluer ,  che  non  fia  uerifimile  >  che 
ri/oluer  che  non  fia  necejfario  y)  che  contra  al  uerifimile  fi 
puo/èmpre  fare  infanga  >  altramente  non  farebbe  uerifi- 
mile-,  ma/èmpre  uero  neceffarioy  )  il giudice ^quando  lidi 
fen/òr  mene  à  ri/òluere  >  che  noncneceffario  quel  che  s'op- 
pone ;  penfa>  0  che  non  fia  uerifimile  quel  che  taccufatore 
ha  detto  contra  di  lui  ;  ò  che  non  fia  tale  >  che  ui  debba  far 
figiuditio .   St  in  quefio  s'inganna  >  come  habbiamo  det- 
to .  perche  non  deue  egli  giudicar fimpre  da  le  co/è  neceffa- 
rie3  ma  da  le  uertfimtli  ancora .  e/fendo  quefio  quel  che  fi 
dice  il  migliore y^)  più  retto  modo  di  giudicare .  Non  ba- 
fla  dunque  à/oluere ,  che  non  fia  neceffario  ;  ma  bifigna 
fluerey  che  non  fia  uerifimile.  Et  quefio  auuerr  acquando 
tintfan^afia  tale  >chefìip  eri  il  uerifimile  yche  adduce  tac- 
cufatore y  con  un  altro  uerifimile  y  che  fia  più  filito  ad  effe- 
re  .  O*  quefia  infianT^apuo  uenir  da  due  co/e/ò  dal  tempo > 

BB  òdal 


IP4  De  la  Rettoricad'Ariftotile 

è  dal fatto .  fé)  fortiffima  faràuenendo  da  ambidue.  per- 
cloche  quando  coffa,  che  queflo  uerifimiU  fi  faccia  il  più 
del  tempo  s  ($r  nel  più  de  le  co/è  sfarà  che  fa  più  uerifimi- 
kj  che  quell'altro .  Si  rifoluono  ancora  ifgnij  fé)glien* 
timemij  che  deriuano  da  ifegni  ancora  che  fano  ueri  -,  co- 
me s'è  detto  ne  le  co  fé  di  prima  .perche  h  abbiamo  già  uè* 
duto  ne  l '^Analitica 3  che  nejfunfgnofkfillogifmo.  Contro, 
gli  ejfemp'h  fé)  gli  entimemi  che  da  effi fi  formano ,  fruirà 
quella  me  de f ma  rifilinone ,  che  contra  i  uerifimili .  per- 
che opponendofi  una  qualche  cofa  à  rincontro  >  che  non  fa, 
■  cofì  j  come  l'auuerfa rio  dice  ,•  baflaà  rifluer  ch'egli  non 
pruoua  dinecefftà .  ancora  3  che  per  la  più  parte  >  ($f  le 
più  uoltepoffa  Bare  altramente .  3\da  quando  per  lo più y 
&  le  più  uoltefia  com'egli  dice  $  allhora  bifigna  contrafta, 
re  y  che  queflo  coffa  diuerfi  da  quello  >  che  diuerfe fo- 
no le  /or  cir  confi anze>  o  che  qualcti  altra  differenza  fa  tra 
loro .  Jl  Tecmirio  3  (^f  gli  entimemi  che  dal  Tecmirio 
procedono  >  nonfi  poffono  rifluer  e  con  dire  ,  che  non  fac- 
ci fillogifmo  .  perche  ancor  queHo  hauemo  chiarito  né 
f ^Analitica .  Ci  re  fio  dunque  à  moflrar  >  che  quel  che 
touuerfirio  dice  3  non  fa  uero .  Che  quando  mamfe fo- 
rnente fio  uero  i  & fio  Tecmirio  i  non  f può  più  rifluer  e, 
perche  già  tutto  e  chiaro  per  dtmof  rottone» 


XXVL 


Libro  Secondo  J  195 

XXVI. 
'Ampliare^  el  diminuire  non  è  fra  gli  Ele- 
menti  de  l  entimema .  Et  elemento  gjr  loco  in- 
tendo tutt'uno  .-perche  l'elemento  e3 1 loco,  fino 
donde  deridano  molti  entimemi .  £Ma  l'ampliare  el  di- 
minuire fono  entimemi  à  dimostrare  che  una  cofa  fia  gran 
de  3  opiccola^ficome  àprouar  chejìa  buona  ofia  cattiua  > 
ò  giù  fi  a  ,  0  non  gi u/l a  3  0  di  qual  fi  uoglia  altra  qualità . 
€t  quefie  tutte  fon  cofè  de  le  quali  fi  formano  ifillogifmi  , 
ftjgli  entimemi .  Onde  che  fé  non  è  loco  et  entimema  ueriù 
na  di  quefle  ,-  non  farà  anco  ne  l'ampliare  3  nel  diminui- 
re .  Gli  entimemi  rifòlutiui  non  fino  d'altra  ffetie  3  che 
gli  affermatici .  percioche  è  manifefio,  chefirifolue  >  0  di- 
mostrando ,  0  facendo  tinfianzjt .  ^  dimoflrano  ambe- 
due l'oppofito  l'uno  de  l'altro .  come  à  dire .  Se  uno  ha~ 
rà  dimostrato  che  la  cofàfia  fatta ;  l'altro  dimoflrerày  che 
non fia fitta .  Et  fé  uno,  che  non  fa  fitta  $  l'altro  che  fa 
fatta .  Onde  che  quefla  non  uiene  ad  effer  la  differenza . 
fruendo f timo  3  &  l'altro  de  le  me  de f me  cofè .  Ver  che 
degli  entimemi  fi  mgliono  tanto  à  prouar  che  la  cofà  fia  ^ 
quanto  àprouar  che  non  fa .  ,5\V  anco  l'infianzjt  è  enti- 
mema :  ma  fecondo  tufi  topico  fé  un  mettere  innanzi  una 
oppenione,per  la  quale  fi fiteci  chiaro, che  £  argomento  non 
conchiude .  (jjf  che  qualche propofition fi f apre  fa ,  la  qual 
non  fia  uera .  ^)  poiché  s'è  detto  à  bafianzg  degli  effem- 
pi  ,  de  le  fintene  ,  de  gli  entimemi,  ($f  di  tutto  quel  che 
bifigna  fiapere  ,  per  e ff  rimere  i  fingimenti  de  l'animo . 

"jbb    2       et 


j$6  De  la  Rcttorica  d'Ariftotile 

€tdoue  fi  truouano  le  co  fé  che  fanno  per  noi  >  g)  come 
s'impugnano  quelle  chefitnno  per  l'auuerfàrio .      Refia 
bora  3  che  uegnamo  à  trattare  >  come  fi  dicono  :  &  come 
fi  dispongono . 

FINE  DEL  SECONDO  UBRO. 


*DE  LtA 


*$7 

DE  LA  RETTORICA 

D'A  RISTOTILE, 

LIBRO  TERZO. 

1. 

S  S  e  N  D  O  trelecofe  de  le  quali 
s'ha  da  trattare  intorno  à  l'arte 
del  dire  :  La  prima  ,  che  confìtte 
ne  l'inuention  de  leproue,  lafècon 
da  ne  lelocutione  ,&la  terzjt  ne 
la  difpofìtion  de  le  parti  del  ragìo- 
namento  che  s'ha  da  fare .  Ha- 
uemogia  detto  de  leproue  ,  di  quali  cofe,  &  di  quante  fi 
fanno  :  ^  come  fino  di  tre  fòrti,  &  quali  pano  ,  &per- 
che  tre fol amente  :percioche  ognuno  reHa  perfuafi  ò  per 
una  qualche  diffofition  difèfleffo  s  ò per  credere,  che  color 
che  dicono ,  fi  ano  duna  qualche  con  dit  ione  ,  oper  efferli 
dimoflratoper for%a  di  ragione .  Hauemo  ancora  tratta* 
to  donde  s 'hanno  à  cauargli  entimemi .  Tercioche  d'efji 
altri  fino  sfetie,  $f  altri  fino  luoghi .  Hora  configuente 
mente,  hauemo  à  ragionar  de  telocutione .  percioche  non 
bafta  hauer  che  dire  ;  chebifogna  dir  anco  come  fi  conme- 
ne :  (jfyfì  di  molta  importanza  à  fkr  parere  l'oratione  di„ 
quella  qualifiche  bifigna .  S'è  cercato  in  quefiafkculta 
di  dire,  fecondo  l'ordine  naturale  prima  quel  che  naturai- 
m  ente  e  primo  :  cioè  di  trouar  donde  le  cofi  s* hanno  spro- 
nare* 


i  $8  De  la  Rettorica  d'AriftotlIe 

uare .  Dipoi  trottate  che  fono  ,  come  s  hanno  à  mettere  In 
ragionamento,  ^)  con  quatordine .  Et  ultimamente  come 
fi  debbano pronuntiare  ,  &  recitare .  La  qual  parte  e  di 
grandiffima  forzjt  :  ma  per  ancora  non  e  fiata  ridotta  in 
arte,  per  che  non  e  molto  tempo,  che  uenne  ne  i  tragici,  £>* 
negli  epici  .percioche  da  principio  i  Toeti  medefimi  rap- 
prefintauano  le  lor  Tragedie .  Onde  che  queHa  parte  de 
la  recitatione  appertiene  ancora  à  la  Rettorica,  fi  come  ap 
pertiene  à  la  Toetica .  Et  da  Glaucon  Teio  ,&  da  certi 
altri  ne  fino  flati  dati  alcuni  precetti .  Confifie  quefta  ne 
.    la  uoce,  come  fi  debba  ufare  quando  grande,  quando  picco 
la  ,ft)  quando  mezzana .  fecondo  che  a  ciafcuna  forte 
d' affètto  fi  conuiene  *  come  ufar  gli  accenti,  cioè l 'alto ,  il 
baffo,  e' l  mezzano .  Et  che  fòrte  di  numeri  fecondo  la  qua- 
lità di  ciafcuna paffione .  Onde  che  tre  fino  le  cofi ,  che  fi 
confiderano  arcala  recitatone .  La  grandetta ,  l'armo- 
nia, e  Inumerò .   Jguefli  dunque,  che  fanno  ben  recitare  , 
fino  quelli,  che  quafifèmpre  ne  le  lor  controuerfie  ripor- 
tano l'honore  del  dir  be?jc .  ffl fi  come  borane  le  Toefie 
più  muouono  quelli,  che  le  rapprefintano  ,  che  quelli  che  le 
compongono  ;  Cofi  ne  le  conte  fi  ciudi figliono  efferfiperio- 
ri  coloro,  che  meglio ,  &*piu  uiuamente  porgono  le  lor  ra- 
gioni per  la  cor r unione  degli  ordini  cimi  «    Nondimeno 
l'arte  di  quefta  cofi  non  è  fiata  ancor  conftituita  :  percio- 
che quella  de  t elocuzione  ancor  effa  è  uenuta  tardi.  Et  uo- 
lendola  ben  confiderare  par  chefia  co  fa  molto  fa&idiofi . 
Magiche  tutta  quefia  pratica  de  la  Rettorica  infieme  ,  è 

fondata 


Libro  Terzo.  i$P 

fondata  nel  parere  $  ci  conuien  tener  conto  ancor  di  quefta. 
parte 3  non  come  di  cofa  ben  jktta  ,  ma  necejfaria .   Confe- 
derando chel  douer farebbe  di  non  cercare  altro  di  più  ne 
parlamenti,  che  porger  nudamente  le fùe  ragioni  :  ($f  con- 
tendere conia  fòla  uerità de  le  cofè .  fenzjt  uolerper  uia 
d'ornamenti,  &  d'artifitw,  attriflarè  ,  ò  dilettar  gli  ani- 
mi degli  afe ottanti  per  guadagnar/èli .    Onde  che  l'altre 
co/è,  che  fi  adducono  fuor  de  la  dimoslratione  , fino  anco 
fuor  delpropofto  .poffono  nondimeno  affai ,  come  s'è  det- 
to per  la  corruttwn  che  regna  ne  gli  auditóri .      L  orna- 
mento dunque  del  parlare, per  un  certo  che,  fi  richiede  ne- 
cejfariamente  in  ogni  fòrte  di  difiplina .  Ejfendopur  qual 
che  differenza  à  uolerbene  eff  rimere  il fuo  concetto  dal  di- 
re in  un  modo,  al  dire  in  un  altro .    Nondimeno  non  im- 
porta tanto  ne  l'altre,  quanto  in  quefla .   Ma  tutte  quefle 
cof  hanno  loco  ne  lafkntafìa  degli  huomini  :  g)  fruono 
fe  lame  nt  e  per  ade  far  gli  auditori .  ($f  da  quiuiene  ,che 
neffuno  di  quelli ,  cheinfgnano  la  geometria  procede  con 
tale  artifitio ,   ^ue fi' arte  di  recitare  quando  fi  farà  tro- 
uata,fkrà  quel me  de  fimo  eie  quella  de  gì  Ifi  rioni .  Et  di 
già  fono  [iati  certi,  che  hanno  meffo  mano  à  darne  alcuni 
pochi  auuertimenti,  come  Trafmaco  ne  le  fùe  commifèra- 
tioni .  Procede  queslagratia  di  recitare  più  toBo  da  la 
natura  che  da  l'arte .  Ma  circa' l parlare ,  nonppuofkre 
fnzjt artifitio .  gf  per  questo  dico  un'altra  uolta ,  che 
quelli  che  cw  fanno  fare  riportano  la  palma  de  le  lor  conte 
fe>  cof  come  gli  Retori  ne  la parte  >  che  tocca  à  l'attione . 

percioche 


X 


loo  De  la  Retcorlca  d'Ariftotile 

perciochefiuede,che l'or tuoni fcritt e  hanno  maggiore effì* 
cada  dal  modo  del  dire,  che  dal  fugo  de  fintimenti .    Co- 
minutarono  da  principio  i  Toeti  à  mouer  qualche  co/a  in 
quefta  parte •,  fi come  naturalmente  fi fh  .perche  ino  mi  de 
le  co/e  nonfino  altro  che  una  rapprefintation  de/fi .  &  U 
uoce  è  /òpra  tutte  l'altre  parti  attiffima  rapprefintatrice 
d'ogni  co  fa .  &  di  qui  fin  uenute  l'arti  del  comporre  uerfi 
heroici,  ^  del rapprefintare  le  compofitioni,^)  l 'a/tre  fì- 
mili .  6t  perche  i  Poeti  piaceuano  à  la  gente,  ancora  che  di 
ce/fiero  de  le fiiocchezjj  i  par  uè  che'lfauore  ,($fla  gloria 
loro  non  ueni/fe  tanto  da  le  co  fi,  che  diceuano  ,  quanto  dal 
modo  del  dirle .  &  di  qui  nacque  che  gli  Oratori  fi  dettero 
da  principio  al  dir  poetico  ,  come  fece  Gorgia .  e>  infino  à 
hoggifino  molti  poco  intelligenti  ,  i  quali  penfano  che  que- 
fi  tali/iano  ipiu  leggiadri  dicitori  di  tutti .    Il  che  non  e  : 
perche  d'una  fine  è  il  dir  che  s*appertiene  à  i  Profatori  : 
(jjf  d  un  altra  quel  che  fi  conuiene  à  Poeti .  rZ>  che  fi  fe- 
de tufanzji  che  e  figuita  dipoi,  perche  gli  firittori  de  le 
Tragedie  nonufanopiu  quel  mede/imo  modo  di  comporre. 
Ma  fi  come  dagli  Ottonar ij  fi  fino  gittati  à  i  lambici  fina- 
rij,  come  à  numero  più  famigliarne  à  la  profa  ,  cofi  hanno 
di/me/fi  quei  uocaboli,  che  fino  fuor  de  tufi  del  parlare  or 
dmario:&  quelli  che  ancor  hoggi  fin  compofitori  d  ef/a* 
metri  non  ufinopiu  quelle  uoci,  con  che  ornauano prima  le 
lor  compofitioni .  Et  per  quefio  è  una  uanità  à  uoler  imita 
re  quel  lor  modo  di  dire,  ilqualda  effi  me  defimi  e  Hato  ri* 
fiutato .  Chiara  co  fa  e  dunque,  che  non  ci  bifigna  ragionar 

compita- 


Libro  Terzo.  201 

compitamente  1 ritto  che  fi  può  dire  intorno  àtelocutione  : 
ma/diamente  intorno  à  quella,  che  diciamo  appertenere  al 
Profatore  .perche  de  t  altra  hauemo  ragionato  ne  la  Poe- 
tica .   Et  quel  che  fé  ri  e  detto  fi  a  ben  detto . 


II. 


Ora  habbiafi  per  diffinito  ,  che  la  uertù  del 
parlare  confi/la  ne  l'effer  chiaro ,  ($f  che  (la  uc- 
ro  i  uedete,  che  fé  non  s'intende  non  fk  l'offitio 
fio  .  "Dipoi ,  che  nonfia  ne  troppo  baffo,  ne  troppo /opra  à 
la  degnità  de  la  co  fa,  ma  fecondo  che  ficonuìene  à  quel  che 
fi  dice  .perche  lo  Hd poetico  non  darà  forfè  nel  baffo  ;  ^) 
nondimeno  non  harà  conuenienzjt  col  parlare  de  la  prof  a . 
Quefìa  chiarezza  del  dire  fifa  quando  le  parole  fino  pro- 
prie .  &  l'altezza ,  ffi  l'ornamento  del  parlare  procede 
da  queir  altra  forte  di  parole,  de  le  quali  hauemo  trattato 
ne  la  Poetica  .percioche  in  que&o  le  traslationi,  ffl  le  per 
mutationi  de  le  parole ,  par  che  diano  maggior  degnità  à 
loratione .  IPercioche  quel  che  auuiene  àgli  huominiin  uè 
dere gli  forefiieri ,  ($f  gli  cittadini,  auuiene  anco  àfèntir 
le  parole .  Stper  quefto  bifbgnafar  che  i  ragionamenti  hab 
bino  del  fiore  fhero  &  del  peregrino .  €t  questo  perche  la 
rarezza  fa  merauiglia .  e>*  la  merauiglia  porge  diletto . 
Ne  la  T?oefia  dunque  ne  fono  molte  di  queslajórte,&*  con 
uementemente  uifinpoBe .  perche  queflo  genere  di  dire 
cioè  poetico  s 'inalza /opragli  altri ,  co  fi circa  la  materia  > 
come  arcale  perfine .  3vla  ne  le profi fi  ri ufiano  molto  pò- 

C  C  chey 


201       •    De  la  Rettòf  Ica  d'Ariftotile 

che,  perche  fino  di  pia  baffo  figgetto .  auuegna  che  ancora 
ne  lapocfiafifèruapoco  il  decoro  àfàr  3  che  unfèruo  >  o  un 
fanciullo  mottn  troppo  de  l'efiquifito  .  Et  cefi  parlandoti 
di  cofi  troppo  minute.  Ma  leprofè  hanno  ancor  effe  la  mifii 
ra  difiringere  3  &  allargare  illor  decoro .  Onde  b fogna , 
che  i  dicitori  ?ìafcondano  l'arte  ;  &  che  faccino  leuifie  9 
che* l parlar  loro  iionfia  compoflo  ?ie  finto  >  ma  naturale  > 
<grj  corrente  .perche  queHo  ha  del perfàafiuo ,  &*  quello  - 
fa  il  contrario .   La  cagione  è  3  che  colui  cJ/ afolta  auue- 
dendoft 'che 7  parlare  e p enfiato >  &  artifitiofò ,  inffifetti- 
fee  i  gffè  ne  guarda  >  come  di  cofia  che  fìa  fatta  per  ingan- 
narlo .  Jngtiifa  che  fioretterebbe  un  beuitore  che  s'acccr 
geffè  che' luino  gli f offe  me/colato.  St  come  auttenne  de  la  uo 
ce  di  Theodor  o  Ifìrtone  ;  la  quale  fu  tanto  lodata  à  compa- 
ratone di  quella  de  gli  altri  .perche  lafiia  correndo  natii 
talmente  i  par eua  che fiofife  propria  di  colui  che  parlaua . 
€t  quelle  degli  altri  yperche  erano  sfioriate  j  mofir aitano 
d'effère  d  altre  perfine .  Jguepo  nafeondimento  de  l'arte 
fifa  bene  quando  il  par  lare  fi  compone  di  uoci .,  che  fi  ano 
fé  Ite  :  mafeltepero  da  lafauella  commune .  come  fece  et 
tnfigno  di  fare  altrui  primamente  Euripide .   Ora  concio- 
fi  a  co  fa  che  l' or  at  ione  fila  compofìa  di  nomi  >  0*  de'  uerbi  ,• 
&  trouandofi  di  tante  forti  uerbi  >  (gjr  nomi  di  quante  ha 
Memo  ragionato  nel  trattato  de  la  Poetica  s  douemo  auuer 
tire  j  che  ci  hauemo  à fruire  di  pochi  di  quelli  che  fi  chia- 
mano de  le  lingue^  compoHi^ finti .  6t  fruircene  ra- 
de uolte  >  (gjr  anco  in  pochi  lochi .  6t  in  che  lochi  fi  dirà  poi* 

La 


Libro  Terzo .  io  f 

La  cagione  e  la  mede/ima  che  s'è  dettaprima  .perche  fan- 
no riparlare  più  diuerfe  da  Cor  dinar  io  ,  che  non  fi  contite- 
ne .  ftlper  laprofafòno  accommodatt  iproprij,  i  nostrali, 
&  le  metafore  Jole .  Et  che  fio,  uero  *  auuertite ,  che  per 
metafore,  gj  per  uo  ci  proprie,  ($f  no fi raffilarne \nt e,  fuol 
parlare  ognuno  .  Onde  fi  uede  chiaramente,  che  chifiprà 
ben  maneggiar  quette  uoci  ne'fàoi  componimenti  ,  darà 
loro  quella  gratta ,  chauemo  detto  del  forestiero  :  celerà 
l'artifitio  de  l'ornamento,  (^parlerà  chiaro .  fri  che  di- 
cemmo, che  confi shua  la  uertu  del  dir  rettorico.  'Di  que- 
ftt  nomi ,  per  gli  So  fitti  fanno  quelli ,  che  fino  Omonimi  : 
perche  per  me^zo  lorofifkfraude  nel  dire .  Et  per  i  Poeti 
fino  accommodatt  t  Sinonimi .  &  dico proprìj,  fgjfinoni- 
mi,  come  per  effempto  tre,  g-j  andare  :  che  t  uno  ,  &  F  al- 
tro di  quesìifòno  proprìj ,  {effinontmi  tra  loro  .  éMaquel 
chefia  cidfeuno  di  questi  nomi,  ?$>  quante  fino  leffetie  de 
la  Metafora  :  &>  che  neluerfi  >ff-)ne  laprofi  la  metafora 
naie  affli ,  s^e  già  detto  nel  trattato  de  la  Noetica .  Circa 
quefte  cofè  tanto  più  fk  mefiiero  à  l'Oratore  d  affaticar  fi  y 
quanto  la  profix  ha  matzeo  aiuti  cbe'ltterfi .  TJifideue  an- 
cora affaticare , perche  la  metafora  e  quella  ,  che  fòpra  o- 
gn altra  co  fa  porta fico,  <&  la  chiarezjji,-^)  la  dolcezza, 
^y  la  uaghe^za,  che  dicemmo  bora  delforefiiero .  rifa  an- 
co perche  non  la  poffiamo  cauar  da  neffun  altro, che  da  noi . 
Ghie fle  metafore,  (gr  anco  gli  epiteti,  bifigna  chefìa?io  con 
uemcnti  à  le  cofè  y  che  fi  dicono .  Et  que fio  farà  quando  fi 
canino  da  laproportione  :  perche  altramente  fi  ccnofierà 

C  C     2  la 


204  De  la  Rettori cad'Ariftotile 

la  difconueneuolez^a loro .  Terche i contrari]  pofii luno' 
à  canto  à  l  altro  agcuolmente  fi  di/cernono .  fmpero  fi 
deue  confederare  ,Je  al  gioitine  Ha  bene  una  uefle  di  fcar- 
latto  ;  quel  che  fi  a  bene  alncuhio .  perche  non  una  me  de  fi' 
ma  uefieficcnuieue  à  tutti .  ts*  uolendo  adornar  quel  che 
fifia;  bijogna pigliar  la  metafora  dal  meglio  di  tutto* l  ge- 
nere .  Et  uolendo  di shonorar pigliarla  dal  peggio .  Dico 
co  fi \  perche  effindo  che  contrarijfian  pofii  in  un  medefimo 
genere  3  dicendofi  3  che  un  mendico  ambifca^  ($f  che  uno 
ambiti  ofi  mendichi  ,•  riducendofifuna,  O*  l'altra  di  que- 
lle co/e  al  medefimo  genere  del  domandare  5  fi  fura  come 
s'è  detto .  Secondo  che  diffe  ancora  Jficrate  di  CaUia^che 
egli  era  £Mitragtrte>  &  non  Caduco .  Tu  nonfeipur  de 
t  ordine  (rifpofi  C  alita)  perche  fi  ciò f offe  >  non  mhareHi 
per  éMitragirte^  ma  per  D  aduco  .perciò  che  tutti  due  que 
s7i  offitij  erano  dintorno  à  la  gran  madre  degli  'Dij .  l'u- 
no honoratOy  (jjp  l altro  no  .  C ofi  quelli  >  che  adulauano  à 
rDtonifio^da  altri  erano  chiamati  Diomfiocolaci .  Et  da  lor 
me  de  fimi  fi  chiamauano  Tecnite .  n/lmbedu  e  quesle  gui- 
fi  di  parlare  fono  metafore  3  cauate  luna  da  ude  ojfitio  y 
l'altra  da  honorato .  Ne  la  medefimagmja  1  corfari^e  i  la- 
dri fi  chiamano  hora  bufanti  s  &  procaccini .  Onde  che 
nel  medefimo  modo  ungraue  eccejfofipuo  dire  errore  :  ^) 
un  errore  fi  può  chiamare  ecceffo ..  6t  dun  e  babbi  furato  > 
fi  può  dire  3  che  habbiprefò>  ^predato ,  ^Ma  quelle  me- 
tafore non  fin  buone  >  che  non  fon  fktte  fecondo  la  degnità 
di  quel  che  fi  dice  ^come  quella  di  Telefo  in  Euripide  ^quan 

do 


Libro  Terzo.  207 

do  chiama  i  "'Remiganti  Re  de  remi .  doue  non  fi  offèrua  li 
decoro,  perche,  regnare  in  questo  loco  ,  e  maggior  che  non 
fopporta  la  bajfezsj  del  remo .  Onde  che  l'arte  non  fi  me- 
ne ad  occultare .  Si  fanno  uitiofe  ancora  per  la  ruuide?^ 
Kg  de  lefillabe  ,  quando  effe  fono  fegni  di  uoce  non  dolce  : 
come  fu  quella  diT^ionifio  dettoti  Calceo  :  che  ne  le  fue 
elegie  chiamo  la  Toefia  fiiamaz^o  di  Callìope .  perche  la 
Toefia,  e>*  lofiiamaz^ofòno  ambedue  fuono  :  la  Metafo- 
ra nondimeno  è  cattiua .  per  ejfer fatta  di  noci  non  fignifi- 
catiue  de  la  dolcezza  de  le  £Mufè .  Ch(on  fi  deue  ancora 
deriuar  la  metafora  da  la  lunga  s  ma  da  cofe  d'un  me  defi- 
mo genere  ^  (gjr  di  fimile ffetie .  nominando  quelle, che  non 
hanno  nome  per  modo,  che  quando  fi  dicono  fi  compren- 
da, chefiano  d'un  genere  con  quelle  donde  fin  nominate  ? 
come  fi  uede  in  quel  bello  Enigma  de  la  njentofa . 

fo  uidi  un  che  col  foco 

Un  bronzo  in  fu  le  (falle  gli  appiccaua . 
Ver cioche  non  hauendo  quello  attaccamento  de  la  njentofa 
uocabolo proprio,  fi  cauò per  metafora  da  la  colla ,  effendo 
che  l'attaccatura  fi  a  cofide  la  colla,  come  de  la  uentofa .  et 
uniuerfalmente,  dai  buoni,  (§jr  approuati  enigmi  fi 'caua- 
no  buone,  e>  benfatte  metafore .  Percioche  fkeendofi  gli 
enigmi  con  le  metafore  s  è  manifeHo,che  da  quelli  fi poffo- 
no  ottimamente  cauare .  Bifògna  ancora ,  che  le  metafore 
fianoprefi  da  cofè  honeHe .  fg)  l'honeBà  de  le  parole  con- 
fitte parte  (come  dice  Licimnio)  nel  fuono  de  la  uoce  :  ^) 
parte  nel fìgnificato .  Et  cofi  medefimamente  la  bruttura  j. 

Euui 


io  6  De  la  Rettorlca  d' A  riftotile 

Euui  uri  altro  terT^o  modo ,col quale fi  rifiolue  ancora  quel- 
la ragion  fio  fi fiic  a  con  che  Brifone  prouaua,  che ne  filmo  pio 
far  lare  duhonefl  amente .    La  qual  ragione  e  ,  che  fi  ben 
una  cofit  dùhonefta  fi  dice  con  altro  uocabolo  s  pur  la-me- 
defima  cofafignifìca .  percioche  quefio  è  falfò .  auuegna- 
che  un  uocabolo  e  più  proprio  ,  più  afjòmigltato,  0f  più  fa- 
migliar d'uri  altro  à  metter  quel  di  che  fi  parla  innanzi  à 
gli  occhi .   Oltre  di  ciò  una  co/a  detta  in  un  modo,  7ion  ci  fi 
rapp  refinta  la  medefima,  che  detta  in  uri  altro .    Onde  che 
bifogna  tenere,  che  più  honefiofbpiu  dishonefiofia  quefio  , 
che  quel  uocabolo .   Che  quanto  à  la  cofa,fe  ben  fun  uoca- 
bolo ,&  l'altro  honefla,  fg)  laida  ce  la  fignifica  :  non  ce  U 
figmficher anno  però ,  come  honefla,  o  come  laida  .Ouera- 
mente  ce  lafignificheranno  tale  ,•  ma  più,  gjr  me  no  .  Tlijd* 
gna  adunque,  che  le  metafore  fi  der  mino  in  quanto  à  que- 
fi  aparte  de  l' honefla  da  cofie  honette,  o  di  uoce,  o  difiignifi 
tato,  ò  diuifia,  o  di  qualch' altro fintimento fimile .  Per- 
cioche è  qualche  differenza  da  chiamar  l'aAurora  Rofata^ 
à  chiamarla  Purpurea .  Et  peggio  far  iafi  fi  dicefiè  T{oJJk . 
Gli  Epiteti  ancora,  o  aggiunti '.,  che  fi  dicano  s' hanno  àde- 
riuar  nel  mede  fimo  modo  .-percioche  le  aggiuntioni  fi  pofi 
fin  cauar  o  da  la  migliore,  o  da  la  peggior  parte .   *T)a  la 
peggiore  ì  come  farebbe  à  dire  ,  Oreste  matricida,  da  la 
migliore  $  come  nominarlo  uendicator  del  padre .  et  Simo- 
mde  Toeta  richiesto  di  comporre  in  laude  de  le  mule  d'A- 
naxila,  il  quale  hauea  uinto  il  pallio  con  effe ,  portandoli 
poco  premio  non  uolfe  farlo ,  come  fidegnandofi  di  lodare 

animali 


Libro  Terzo.  207 

animali  chefoffero  inetto  afini .  £Ma  tornando  il  me  de  fi- 
mo con  più  conveniente  mercede ,  le  lodò  dicendo . 

^Di  veloci  de firier figlie  honorate . 
pigliando  l'epiteto  dal cavallo  ,  che  e  la  parte  migliore  ,  con 
tutto,  ckefoffèro  ancora  figlie  degli  afini .  jfl  medefimo 
fi  fi  col  diminuire .  €t  nomi  diminuùuifòno  quelli  chefitn- 
no  ?ninore,  ò  il  bene,  ò  il  male ,  che figni fica  il  primo  nome 
donde  deriuano  :  come  quando  nAriflofhne  fi  burla  de*  Bd 
bilonij  :  che  per  oro,  oruzxpjper  ucfie  $  uefìicciuola  :per 
riprensione ,  ripenfìonetta ,  ^ per  malatia  diffe  malattuz^ 
Zjt .  Ma  co  fi  in  quefli  diminutivi,  come  ne  gli  Epiteti  3 
bifogna  andar  r attenuto .  gjr  ne  luna  cofa  ,(tff  ne  l'altra 
inuefligar  la  mediocrità . 

A  fieddezxA  nel  dire  fifit  in  quattro  guife. 
Et  prima  col  raddoppiamento  de  le parole  ,  co- 
me fece  Licofione ,  che  chiamo  il  cielo  ,  molti- 
fronte ,  U  terra ,  capogro(fa;  (gjr  il  Ino  Calle  Bretto  .  Et 
come  Gorgia  che  diffe .  sAdulator  ciarliuendolo ,  ffigiu- 
rafitlfò ,  ($f  giurauero .  Et  sAlcidamante ,  che  dejcriucn 
do  uno  infuriato  -,  diffe ,  che  hauea  un  uolto  colorifoco  :  La 
prontezza  efinifera  de  tìmprefè .  La  perfuafione , poni- 
termina  de  l'oratione  :  Lafuperficie  del  mare  celeflricolo- 
re .  modi  di  parlare ,  che  per  lo  raddoppiamento  de  le  paro 
le  ,ficonofie  ,  che  fon  tutti  poetici .  &  quefta  e  una  de  le 
camion-,  che  fi  la  freddezza .  l!  altra  e  quando  il  parla- 
re 


-io8  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

-  re  è  mefiolato  di  uocaboli  et  altre  lingue .  come  Licofione 
che  chiamo  Xerfè  V eloro .    Et  Sciron  ladrone  nomino 
Sinne .  St  vile idam ante  dijfe  >  che  la  Voejla  era  una  barn- 
•  bocceria .  &  la  natura  haueaprefò  un  gran  marrone .  {j* 
d'un  crucciato  3  che  gli  era  montata  la  biTgjt .  La  ter%a 
gmfa  è  negli  €f  'iteti  ,  quando  l'ufano  o  lunghi ,  ò  imperti- 
nenti',  0  troppo  fpeffi.  ^Perche  ne  la  Poefia  fi  conuien  ben 
di  dire  il  bianco  latte  :  ma  ne  la prò  fa parte  di  quefli  epite- 
ti uì  difeonuengono  :  ($f  parte  >  fi  troppo  Jfejfi  fino  ufati; 
fiuopronoeuidentemente  l'andar  poetico .  che  ne  la  Poefia 
ci  conuiene  ufarli,  perche  caua  il  parlar  de  l'ordinario,  ($f 
li  da  di  quel  forefiiero  chauemo  detto .    *Ma  douemo 
auuertire  dt farlo  conmijùra  :  altramente  farebbe  peggio 
che 7  parlare  ordinariamente .  perche  fé 7  dire  ordinario 
non  ha  del  buono  ;  l'affettato  ha  del  cattiuo .  Et  per  quefto 
le  compofitioni  d ' nAlcidamante  paiono  fiedde  :  perche  fi 
ferue  degli  epiteti  non  come  di  japoretti  >  ma  come  di  cibi 
necejfariji  tanto  gli  ufi  ffeffi3  fg)  tanto  gli  fit grandi  >  fg) 
aperti .  percioche  humido  fùdore  dirà  in  uè  ce  difudore. 
St  uolendo  dire 3  gli ffett acoli  del'ifimo  s  dirà  gli  /fett  aco- 
li de  Clftmiafòlennità .   St  de  le  città  gouernatrici  leggi  ^ 
uolendo  dir  leggi .  Ne  dirà  3  moto  ;  ma  precipitofò  moto 
de  l'animo .  Non  cMufio .,  ma  de  la  natura  Mufio  .  Non 
penfierofòy  ma  dipenfierofà  cogitatione.   Dirà  non  di  gra- 
tta s  ma  di popularefia grafia  cattatore .  fg)  del  piacer  de 
gli  afioltantt  amminittratore .   Nafcofto  non  fi- a  t  rami , 
mafia  ì  rami  de  lafèlua .   Ricoperfè  non  il  corpo  3  ma  la 

ergogna 


Libro  Terzo.  ic#' 

uergogna  del  corpo  .  'De  l 'anima  contrafiicitrice  concupì- 
fienza .  dotte  contrafacitrtcefia  doppiamente  male , per  e  fi 
Jèr  l'epiteto  doue  non  bifògnaua  ,  (jjf  per  effer  compoBo  * 
come  ancora  quest'altro  .  Soprabbondeuole  ecccjfo  di 
tritio  .  Jguelli  dunque,  che  cofi  poeticamente  parlano  3 
peri' impertinente  chefknno ,  uengonoà  cader  nel  ridico- 
lo, &  nclfì-eddo .  &per  le  dande ,  che  ci  infi 'amettono  3 
dtuentano  ofiurt  :  perche  quando  t boemo  intende  una  co- 
ja  s  tutto  quello  che  ui  s'aggiunge  di  più,  è  uno  intorbidar- 
gli tutto  quello,  che  già  gli  era  chiaro .  Mafi fiogltono  rad- 
doppiar le  parole  quando  le  co/e  non  hanno  nome  :  ($r 
quando  le  uocifa~.no  bene  in  comp  e  fittone,  come  farla  Pafi 
fatempo .  &  ancora  queffe  quando  fi  tifino  troppo  fbejfì 
fanno  l'or  adone  al  tutto  poetica .  Onde  che  lo  raddoppia- 
mento de  le  parole  e  utiliffimo  à  l 'Ditirambici .-  percioche 
uogliono  hauer  delfònoro .  Gli  noe  abolì  auuentttij  fanno 
più  per  gli  Heroici .  perche  tengono  più  delgraue,  &)  de 
l' ardito .  et  le  metafore  Rettalmente  fi  conuengono  à  [am- 
bici .-percioche  quefti  s'ujano  ho^gidì  comehauemo  detto, 
Euui  ancora  un'altro  quarto  modo  dtfieddezj^a .  71  qual 
procede  da  le  metafore.,  percioche  di  molte  fòrti  fi  ne  trtto- 
uano,  che  fino  fuor  del  conueneuole  :  alcune  per  effer  ridi- 
cole :  percioche  fino  ufiate  ancora  da'  Comici  :  alcune  per 
effer  troppo  graui ,  &  troppo  tragice .  Certe  fino  ofeure 
per  effer  tirate  di  lontano  :  come  Gorgia ,  che  chiamo  le 
faccende  pallide,  gffitnguigne .  ffl  che  d'tffe  Tufiminafii 
quesle  cofi  malamente  3  &  mala  meffura  n'hai  fatta . 

DD  Jlche 


aio  De  la  Rettorica  d' Ariftotilc 

fi  che  fu  troppo  poeticamente  detto .  €t  come  Alcìdam  an- 
te >  che  chiamo  la  Filofifia  un  basitone  de  le  leggi .  Et  10- 
diffea  un  chiaro  fiteccbto  de  la  uita  de  l'huomo .  Ter  clo- 
che quefii  modi  tutti  fono  lontani  da  la  forza  diperfuade- 
reper  le  ragioni  dette  difopra .  Mafia  i  motti  tragici  fu 
bellìjfmo  quel  di  Gorgia  a  la  Rondine, che  uolandolifepra, 
^lifihizj  adofio,  dicendole .  Quefla  è  una  brutta  co/a  Fi- 
lomena .  per  cioche  non  era  brutta  come  ad  uccello  ,  ma  fi 
bene  come  à  tergine .  Et  però  torno  bene  che  le  rimproue- 
raff'e,  non  quel  eh' era  s  ma  quel  eh3 era  fiata. 

UH. 


.  Sili  'Imagine  ancor  effa  è  metafora,  per  e  fi er 
\  któ'afl  poca dijfren'Zdtra t una > &  l'altra,  percto- 
stìsfO   che  dicendo f  ^Achille  gli  s'auuentaua  come  un 


Lione  ;  e  imagine .  gjr  dicendof  il  Itone  lifìauuentaua(tn- 
tcndmdof  d! aAchtlle)  è metafora,  cheperejferlafortez? 
?g  commune  à  l'uno,  &  à  l'altro  sfìpoteua  bene  ^Achille 
per  metafora  chiamar  Itone .  Jgueffa  figura  de  la  imagi- 
ne è  utile  ancora  à  la  profà .  ma  fi  deue  ufar  di  rado ,  per 
ejfer poetica .  L'ufi  d'ejfa  e  quel  mede  fimo  , che  de  le  meta- 
fore .  perciochele  metafore  fino  differenti  in  quel  che  s'è 
detto  .  L'efilmpiofarà  come  quella  dzAndrotio  contro, 
fdrteo .  flqualdifje,  che  fdrieo  erafimile  al  e  anelan- 
do è  fi  io  Ito  da  la  catena  :  che  morde  cioche  li  uiene  innan- 
zi jpercioche  a?icor  ejfio  uficito  di  prigione  uoleua  briga  con 
ogmmo .  Et  quella  di  Theodamante  ,  il  qual  diceua ,  che 

tArchtdamo 


Libro  Terzo.  211 

oArchidamo fòmigliauaun 'Euxeno  ,  che  nonfàpejfe  Geo- 
metria .  (gjr  queHa  ancora  uà  fecondo  la  proporzione  .per- 
cioche  Euxeno  era  medejimamente  come  un  zArchidamo 
e  haueffe  geometria .  St  quella  di  alatone  ne  la  Tolitia  > 
doue  diffè,  che  coloro  i  quali  Sfogliauano  i  morti ,  erano  co- 
me i  cani,  che  mordono  ifaffifinzjt  toccar  quelli  chelitrag 
gono  .  &  quell'altra,  che  affimiglia  il  popolo  à  un  nocchie- 
ro che  fi  a  gagliardo,  ma  che  habbia  del  fiòrdo,  (^  del  goffo* 
Et  quella  che  fi  dice  contra  i  uerfi  de  poeti  ,  che fino fimili 
à  certi  giouinetti  ,  che  fu  l  uigor  de  l'età  loro  paiono  belli 
fen%a  hauer  parte  alcuna  di  bellezza*  percioche  quelli  > 
p  affato  chefia  il  primo  fiore,  gj  quefli  fciolti  che  fieno  da. 
quel  lor  numero  ,•  non  paiono  più  deffi.  &  quella  di  T'ert- 
ele contra  1  Samìf,  che  gli  affomigliaua  à  1  fanciulli,  i  quali 
pigliano  il  pane ,  (èjf  piangono .   fi  me  defimo  affòmiglw  i 
IBoetij  a  l'Elei,  che  coficome  effe  urtandofi  fra  lor  mede- 
fimefifiacaffano ,  copi  TSoetìj  combattendo }  effi  fteffi  fi 
confumauano .  Et  DemoBhene  dijfè,  che 7 popolo  haueafb 
miglianzji  di  coloro  à  i  quali  ilnauigar  muoue  naufèa .  gjr 
Democrate  diceua,  che  gli  Oratori  eran  fittti  come  quelle 
Balie,  che  fi  magnano  la  pappa  per  loro  ,  &  ai  bambini 
danno  da  fùcciar  lafiiliua .   Et  zÀniiHene  affimigliaua 
Cefifòdoto  detto  il  fittile  àl'incenfi  •  il  quale  ne  conforta 
col confumar  fi .  Et  tutti  quefli  ejfempi  poffòno  fruire  co  fi 
per  imagmi,  come  per  metafore .  Onde  che  le  medefime  co- 
fi  che  tornano  bene  in  metafora ,  faranno  buone  per  ima- 
gmi .  Ver cioche  le  tmagim  non  fino  altro  che  metafore  che 

T>  D      2  hanno 


L 


a  1 1  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

hanno  bifògno  di  qualche  parola  di  più .  Et  la  metafora  3 
che  uien  da  laproportione  ;  bifigna,  che fempr  e  fi  ridonda 
da  l' una  p  arte, q)  da  l *  altra .  (g-r  con  co/e  ,  che  pano  fitto 
un  me  de  fimo  genere .  Come  dicendo  fi, che  la  taiga  e  lofiu- 
do  di  Bacco  sficonuerrebbe  anco  à  dire  ,  che  lo  fiudo  è  la 
taz$a  di  Marte.  Et  queslefono  le  cofi,  de  le  quali  fi  com- 
pone la  oratione. 

V. 

L  capo  principale  de  l'elocutione  e  la  corretta- 
ne de  la  lingua  :  la  qualconfifie  in  cinque  co  fi. 
Et  primamente  ne  gli  attaccamenti  ,  che  fi  ano 
cornfiondentifia  loro, fecondo  che  naturalmente  hanno  <t 
sfare ,  o prima,  opoi  :fico7ido  che  richiede  la  dependen^a 
di  certe  parole  da  cert3  altre .  Qome farebbe  fi  una  parti- 
cella cominciaffe  per ,  quantunque ,  le  rifionda  un'altra 
per,  nondimeno  so,  non  perciò .  àguifa  di  quefia .  *ZMa 
quantunque  cejfatafia  la  penai  non  perciò  è  la  memoria 
fuggita  de3  benefitijgia  riceuuti .  Et  dietro  à  Cornea  deue 
rifonder  ,  co  fi '. 

Come  e  pungente  ,  q)  faldo 
Qffi  uefiijfi  d'un  color  conforme* 
Dietro  à  Non  pure  ,figuita  Ala 

V^onpur  mortali  Ma  morto  :  &  ella  e  diua. 
fg}  dopo  fi,  uiene  apprefio ,  Che . 
Da  indi  in  qua  mi  piace 
Jguetfherbafii  cti  altrouenonhopace . 

€tbi- 


Libro  Terza.  li? 

€t  bifognafkr  rifondere  le  confèguenti  auanti  che  fi  di- 
mentichino per  l'antecedenti .  Et  non  tener  molto  fiffefà 
lacontinuation  neceffaria  con  mfiameffi  d  altri  congiun- 
gimenti .    Ver cioche  rade  uolte  farà  bene  ufato  >  come  in 
queflo  loco .   Io  poiché  finte/i  (percioche  uenne  '  C  leone  à 
ricercarmene,  qf) pregarmene  $  )  me  n  andai  con  effì .  fn 
queflo  dire  auanti  a  quella  che  douea  riffonder  fubito  ;  ci 
fi  interpongono  piti  altre  coniuntioni .   <ZMafè  l'interpone 
mento  f offe  molto  lungo  5  quello  Me  n  andai;  farebbe  con- 
fujòy  &  quafifmarrito  da  la  fua  dependenzjt .   Jgueflo  è 
uno  auuertimentoper  dir  bene  il  quaì confi fle  ne  l'attacca- 
tura .    fi 'fecondo fla  ne  la  qualità  de'  nomi .  fg)  queflo  e> 
che  fi  parli  con  uocaboli  propri]  >  ($f  non  generali  >  &  cir- 
confcritti .    fi  terzo  3  che  le  parole  non  fi  ano  di  dubio fin- 
imento :fè  non  uogliamo  però  fare  il  contrario  ftudiofà- 
mente,  come  e  fi  Ut  0  di  coloro >  che  non  hanno  che  parlare . 
(jfff  uanno  componendo  una  certa  lor  diceria  per  parer  di 
dir  qualche  co  fa  .percioche  quefli  tali  lo  fanno  ne  la  Toe- 
fia  come  Empedocle .    Ejfcndo  che  queHo  aggiramento  di 
parole 3  menando  l' auditor  per  la  lunga,  t  abbaglia ,  &  lo 
iicn  come  confufo  :  ne  laguifi  ctiauuiene  à  molti  ne  le  ri- 
Sfotte  degl'indouini,  che  quando  fin  dubìj,  applicano  l'a- 
nimo à  dar  loro  una  certa  credenza .  Come  fu  queHo. 
Crefò  d'Halì  uarcando  oltre' l  confine  5 
ny un  gran  regno  uedrà  l'ultimo  fine . 
Sogliono  ancora  quelli  che  fin  prepoHi  àgli  oracoli^  quan- 
do rtffondonoflar  più  uolontieri  in  fu  igenerali.percioclie 

uifi 


214  De  la  Rettorica  d'Arift otile 

m  fi  fa  manco  errore  ,  che  uenendo  a  particolari .  Come 
quelli,  chegiuocano  à  la  morra  s'abbattono  à  dir  il  uero 
più  facilmente  à  dir  pari  felfipari,  che  kffecificar  quanti 
fino  .  6t  cofr  s3  appongono  meglio  a  dir  che  una  cofiafira  , 
che  dicendo  quando/ara .  Et  per  queflo  gì 'indo  timi  à  quel 
che  dicono,  non  aggiungono  determinatamente  il  tempo . 
Tutti  que fri  modi  di  parlare  fino fimili  infra  loro  :  ffl  tut- 
ti s3  hanno  à fuggir  effigia  per  qualche  cagione  non  s'ufà- 
no  a  pò  fra .  fi  quarto  e  (fecondo  la  dottrina  di  Protago- 
ra) hauer  diìlinti  i generi  de3  nomi,  in  mafiulini,fèmini- 
nh  ft)  neutri  ipercioche  e  neceffario ,  che  ancor  quefiifi- 
condo  illor  genere  habbino  buona  corrisfondenzjt  fia  lo- 
ro ,  come  qui . 

Non  et  atra  tempesiofa  onda  marina . 
fi  quinto  è  la  concordanza  de3  numeri  :  cioè,  che  frano  ac- 
cozzati rettamente  infreme ,  fecondo  che  fino  di  natura  a 
d'uno,  o  di  più . 

Se  thonorata fi-onde ,  cheprefiriue 
Datemi  pace  o  duri  mieipenfreri . 
€t  uniuerfalmente  bifigna,  che  quello  chefifiriue  yfrpojfa 
fàcilmente,  &  leggere,^ pronunciare, che  m  un  medesi- 
mo modofrfk ,  La  qualcofa  non  hanno  quelle  compofrùo- 
ni,  che  fin  fitte  con  molte  legature .  6t  quelle>cbe  con  fa- 
tica fi pojfono  distinguere,  et  puntare .  come  fino  gli fir  it- 
ti dHer  adito,  che  fitticofamente  s'intendono ,  per  alcune 
dittiont,che  nonfipoffon  difiernere  fi  uanno  con  la  partii* 
cella  dinanzjy  ò  con  quelle  dipoi .   Come  fi  uè  de  nel  princi- 
pio 


Libro  Terzo.  215 

pio  del  fio  libro .  dotte  dice .    7)*  quefia  ragion,  eh* e  nera 
fempre  fono  gli  huomini  ignoranti .  Ter  cloche  non  e  chia- 
ro > fi  quel,fimpre,  s'accommoda  con  le  parole  di/òpra  ,  ò 
con  quelle  di  fitto .   Oltre  di  queftofi  fi  un'io  nel  parlare 
col  non  corri/fondere .  cioè  quando  à  due  cofi  fi  riaccom- 
moda  un  altra,  che  non  fi  confa  con  ambedue .   Come  fa- 
rebbe à  dire.  Che  tu  uedeffi  il  colore  ,  <&*  loftrepito .  do  uè 
queluerbo  di  Vedere,  fi riferifie  al  colore ,  &/  non  è  com- 
mune  con  loftrepito .  ^Mafi  in  loco  di  <uedere  dice/fi  com- 
prendere,farebbe  ben  detto  .per  che  farebbe  commune  cofi 
à  lo  Strepito,  come  al  colore .  Et  ofiura  fi  fi  toratione  > 
quando  accadendoci  molte  interpofitioni ,  non  fi  foggiati- 
gafibito  quel  che  fh  di  b fogno  .  Come  fé  fi  diceffe .  Io  di- 
fignaua  parlato  che  le  haueffidi  quefle  coffe  ,  &  di  quefie, 
&  in  queHo  m  do  ;  dipartire .    Che  più  chiaramente  fi 
direbbe .  Parlato  che  gli  haueffi  difignaua  di  partire  .  & 
quel  che  li  uoleua  dire  era  quefio  ,&quetto .  &)  Ha  in 
queHo  modo . 

VI. 

E  r.  dare  ampiezza  à  torationefiruono  quefie 
cofè .  Et  prima  in  loco  del  nome  ufar  la  dijfini- 
ttone .  fomeper  effempio,  hauendo  à  dir  circo 
lo  j  dire  una fuper fide,  le  efiremità  de  la  quale  fono  egual- 
mente dtfianti  dal  mezzo  .  che  per  breuità  fi  fk  il  contra- 
rio, riducendo  la  diffinitione  al  fuonome .  Et  abbatten- 
doci à  una  cofa,  chefia  brutta,  ffl  difdiceuole  sfila  brut- 

tezzjt 


1 1 6  De  la  Rettorica  d'AriftotHc 

tezj^afla  ne  la  diffiniiione  s  ufèremo  la  parola,  Sefla  ne  la 
parola  3  ujeremo  la  diffiniiione .  Le  metafore  ancora^  &J 
gli  epiteti  danno  ampiezza  3  &  splendore  à  foratione . 
£Ma  bifogna  hauer  ì  occhio  di  non  dar  nel  poetico ,  S'ac- 
ere  fé  ancora  quando  fi  parla  cTuna  co  fa  fòla  ;  come  fé  fof 
fero  più  -.fecondo  ilcoHume  de  poetiche  intendendo  dun 
fòl porto  ;  dicono  nondimeno^  àgli  aAcaici porti  •  6t  d'una 
filetterà  direbbono . 

G)uejìe  colfàngue  mio  uergate  carte . 
Si  rìngrandifce  ancora  il  dire  >  quando  le  dittloni  non  fi 
congiungono  infieme  :  ma  cufcuna  ftaper  fì  sleffa .  Come 
farebbe  a  direy  di  quella  donna  ,  di  quella  bella  :  do  uè  per 
breuita fi  farebbe  il  contrario  :  dicendo  congiuntamente  > 
di  quella  bella  donna .  Si  amplia  ancora  quando  le  parole 
fi  legano  con  le  congiuntioni >  doueper  breuità  la  congtun- 
itone  fi  toglie  uia  .pur  chef pojjino  pero  congiungere .  3\(V 
l'un  modo  fi  direbbe .  Lo  trouai  >  ffi  li  parlai .  Ne  l'altro: 
Trouandolo  s  li  parlai.  Vale  ancora  affai  per  allargare  il 
parlare  :  quando  non  fi  potendo  dir  de  le  cofe  quelle  partii 
che  £  hanno  >  fi  toglie  à  dire  di  quelle  >  che  non  hanno  >  come 
fece  Antimaco  di  Theumeffo . 

Siede  un  picciolo  colle  a  uenti  cFjtoflo . 
Stfguita  lodandolo  da  quelle  cofè>  che  li  mancano .  Ter- 
cloche  per  queHa  uia  foratione  riceue  accrefcimento  in  in- 
finito .  Stpuoffidir  dalma2icamento  co  fi  del  bene  come  del 
male  -.fecondo  che  à  uoler  lodare  j  o  biafimare  o  quefto  >  ò 
quello  3  ci  torna  più  commodo .  Donde  t  Poett  Greci  hanno 

cauati 


Libro  Terzo*  217 

e auati  alcuni  uocaboli*  come fono  fiieruato ,  dijfipido  :  de- 
rtuandoH  da  lapr mattone ,  cioè  dal  non  batter  questa  tal 
co  fa,  ne  delneruo,  ne  delfapore .  Et  quefio  modo  di  dire  è 
molto  approuato  ne  le  metafore,  che  uengono  da  la  proporr 
itone,  come  farebbe  quefla,  che  la  tromba  fuffe  un  /nono  , 
che  non  ha  de  la  lira. 


Ora   njenendo  al  de  co  ro  -,  diciamo,  che  ali  bo- 
ra batterà  l'orationeil  decoro  fio  $  quandclla. 
fra  affittuofa,  costumata,  $  proportionata 
al /oggetto  .  Proportionata  s'intende^  quando  non f parla 
di  CQfigraui  con  bafjèzsjt,ne  di  cof  baffè  con  granita .  ffi 
quando  à  una  parola  mie  non  s'aggiunge  ornamento  .'per- 
che fi  cade  altramente  nel  Comico  :  come  Cleo fonte ,  che 
ufaua  certi  modi  di  parlare  :  come  farebbe  à  dire ,  b  fico 
beato  .  ^Affittilo fa  farà,  fi  correndoci  ingiuria;  il  parlar 
fi  farà  con  ira .  Se  trattando  di  cof  nefande ,  q)  brutte  ,• 
fi  dirà  con  ifihifezga,  &  con  abbominatione .  Se  di  lauda 
bili,  con  baldam^a .  q)  fi  di  mtfir abili ,  con  humiltà .  & 
cofi  medefìmamente  ne  l* altre  cof .  Che  ancora  questa  prò 
prietà  di  parlare  ha  del  perfuafiuo .-  percioebe  t  animo  jj[e 
gli  huomini  s'inganna  di  quella  apparenza,  come  fi  fidi- 
cejfe  il  uero.  Et  questo  e,  per  che  infintili  cofi  quando  il  uè 
ro  fi  dice  :  coloro  che  dicono  fin  cofi  uer  amente  discosti. 
Onde  che  fi  crede,  che  la  cofi  stia  nel  modo  che  uien  detta:, 
ancora  chefiia  altramente .  et  gli  afioltanti  hanno fempre 

E  E         il  me- 


*  1 8  De  la  Rettoria  d'Arlftotile 

il  me  defimo  affitto  con  quelli  y  che  p£,lmo<jfLtiUofamèn- 
te  :  Ancora  che  mente  fi  a  quel  che  dicono  .  'ti  perciò  fin 
molti)  che  percuotono  gli  auditori  con  Auefio  commeuimen 
to  de  t  animo  :  ^)  in  un  certo  modo  gli  Hsrdìfiono .  Jgue- 
fia forte  di  dimostratone  >  la  qualfi  fitper  aia  difigni  :  è 
non  finamente  affei tuo/a  3  ma  coturnata  .  parche  s'accom- 
pagna j  gjr  s' accommoda  con^  ciafiun  genere  >  &  con  cia- 
Jcuno  habito  di  perfine .  come  dir  d'una  etàs  o  d'un  fiffo  y 
o  d'una  natione .  &*  intendo  genere  >  come  fare lue  à  dire  y 
fanciullo  s  o  gion 'ine  >  ò  uè  echio -3  huemo  ^  ò  donne  j  Sparta- 
no^ ò  Teffalo .  Habito  chiamo. quello  ^fecondo  il  quale  fi 
può  dires  che  Ihuomofia  duna  certa  qualità  di  iuta  .per- 
che non  ognhabito  informa  il  uiuer  noftro  .  eDicendofi 
dunque  parole  appropriate  à  gli  h  abiti  y fi  uerranno  à  dì- 
■mofirare  i  cofiumi,»  percioche  non  le  medjsfime  cofi  3  ne  al 
mede  fimo  modo  parlerà  un  contammo  3  che  un  dotto .  Si 
còmmuouono  ancora  in  un  certo  modo  gli  auditori  per  quel 
hguifàdi  dire^  che  pur  troppo  sfeffo  fi fuole  ufiare  da  que- 
sti compo  fit  orti  or  ationi.  qVALE  E*  COLVI  CHE 
NON,   LO     SAPPIA?    QJV'ESTO     Si     SA    PER    O- 

gnvno.  percioche  gli  auditori  per  uer gogna  l 'accetta- 
no ancor  ejfi  :  per  non  parer  d effer  fòli  à  non  fiaper  quel 
che  fi  dice 'ejfer  noto  communemente  .Ma  quando fi  a  tem- 
po d' tifarlo  >  ffi  quando  non  fi  a  tempo  ^  ui  fi  deuehauer 
quella  medefima  auuertcnza  s  la  quale  è  commune  à  tutte 
l'altre  figure  di  dire  \  &  in  quefla  0  &}  umuerfidmente  in 
tutte  l'altre  maniere  dt  parlare  doue  fi  trapajfino  i  ter» 

mini^ 


Libro  Tetto.  tip 

mìnì,douemo  tifar  per  rimedio  quel  che  volgarmente fi  di- 
ce, di  ributtar/i  „  Terrifiche  bi/ogna  ,  che  da  uantaggh 
ci  riprendi  amo  dà  noi  me  de  fimi  dhauer  detto  poco .  La 
quale  o/a  fi  parer  che  fi  dica  iluevo  :  poiché  il  dicitore  mo- 
/Ira  d'auuederfi  di  quel  che  dice .  Oltre  diqu-eslo  quanto  à 
l'ejpr  l'oration propcrtionata-,fi deue  auuertire  che  non  fi 
dtue  ufkre  ogni  co/a  nel  mede  fimo  tempo .  percìoche  non 
affettandola  proporzione  in  tutto  f  fk  il  me  de  fimo  :  ($[ 
l'auditore  non  s'accorge  de  l'arte .  St nondimeno  per  fug- 
gire urieslremo,non  douemo  cader  ne  l'altro ,  di  proferir 
le  co/e  morbide  aframente  ;  ne  l'afpre  morbidamente . 
perche  co  fi quel che  fi  dice  non  harebbe  forzji  di  pervade- 
re .  Quanto  a  quel  che  fi  diceua  di /òpra  de  nomi ,  l'ufar 
piti  epiteti  fé} più  composti,  &  uoci/òresliere,fi  conuiene 
fpetialmente  al  dire  affettuo/o.  Tercioche  a  mio  adirato  fi 
comporta  facilmente  che  con  parole  doppie  ,  dica  che  colui 
di  chi  par  la  fofi  e  uno  fiaue^acollo  ,  ò  uno  fquajfaforch*. 
ò  con  parole  forestiere  ,  che  fojfe  un  Vigliacco  ò  uero  un 
mecciante .  Si  può  fare  anco  quando  già  ci f amo  imp  atto- 
niti de gli  auditori  :  &  che  gli  hauemofkttì alterare ,ò  con 
lodarli ,o  con  vituperarli,  o  con  irritarli,  o  con  moftrar  lo- 
ro affettione .  come  fi  fficrate  ?ielrPanagirico  circa  la  fì- 
ne}  doue  dice ,  fama,m:monx*riputatio?ie ,  quale,  quanta 
sb&  da  chi  amar  e, quella  che  vivendo  n  acquifleranno,  mo 
rendo  ne  la/fìramio  ?  Et  nel  me  defimo  loco,  Chi,  quali jon 
quelli  e' hanno  potuto  /offerir  di  uederli  ?  perei  oc  he  in  tal 
gvifii  alterati  gli  afcoltatori  3  ancor  elfi  prorompono  à  dir 

E  E     2  di 


2  io  De  la  Rettorica  cTAriftotilc 

di  quefie  co/e .  Et  s'imprime  questo  parlar  negli  afcolt ari- 
ti >per  che  fino  quafi  in  unamedefima  difiofetion  con  loro . 
Et  di  qui  uiene>  che  quefie  uocifino  appropriate  à  la  Poe- 
fa  :  perche  la  Toefia  è  una  sjretie  d  alter atione3  o  di  furo- 
re .  Bifogna  dunque  ufarli>  o  ne  modi  3  che  fi  fin  detti  y  ò 
per  ma  d  ironia  >  come  fkceua  Gorgia  3  O4  come  fi  uè  de 
nel  Fedro . 

VUU 

ìA  forma  de  toratione  >  ne  in  tutto  fatta  à  mi- 
far  a  di  uer fi  3  ne  in  tutto  finza  numero  con- 
uien  che  fi  a  .percioche  Cuna  3  cioè  la  mifurata 
non  ha  delperfuafiuo .  perche  moUra  d'effere  artifitiofk- 
mente  compofia  :  g)  wfiememente  s'apparta  dal  parlare 
ordinario  .percioche  ?iefh  applicar  t  animo  à  notare  3quan 
do  un  altra  uolta  ritorna  una  firmi  cadenzatane l  medtfimo 
modo  che i putti,  quando  fi  conHituifce  il  procuratore  à 
quelli  che  fi  mettono  in  libertà  3  perche  fanno  che  C  leone 
deueeffer  nominato  dal  banditore  3preuenendo  la  fùa  uo- 
ce  $  C leone  dicono  prima  di  lui .  V altra  3  che  non  ha  nu- 
mero 3  non  ha  manco  termine  doue  fermar  fi .  6t  loratione 
deue  effer  terminata  ne  le  fue parti  :  ma  non  con  la  mifùra 
de'njerfi .  percioche  procedendo  fèn^a  alcuna  intermijfio- 
ne  .prima  3  non  ha  delpiaceuole  àfintire ,  dipoi  non  e  fu- 
cile à  comprendere .  Termtnaficgni  co  fa  col  numero .  ma 
quel  chefir  uè  à  la  forma  de  torationefi  dica  andar  nurne- 
rofòj  del  quaL  le  mifure  de  Poeti  fono  particelle .  fg)  per 

queflo 


Libro  Terzo.  ili 

quefio  dette  toratìone  ejfer  numerofa>ma  nm fitta  in  uer- 
fi  :  perche  cofi farebbe  \Poema .  et  anco  numera/o  non  trop 
pò  efquifitamente .  &  quefio  farà  quando  (i  faccia  fino  à 
un  certo  che .  Tra  i  numeri  il  piede  heroo  ha  del  grande  et 
del  rifonante .  Del  [ambo  ri/ulta  quella  medefimafauella9 
che  s'ufa  uolgar mente ,  &  per  quefio  neffuna fòrte  diuer- 
fò  efie  più  fàcilmente  di  bocca  à  color  che  dicono yche  flam- 
bici .  Et  l'oratione  bifigna  che  habbta  del graue  q)  del  ri- 
tirato dal  uolgo .  fi  Trocheo  ha  più  del  fattarello  ^  che  non 
fi  ricerca  a  l'oratione  :  come  fi  uedeper  li  uerfi  tetrametri^ 
l'andar  de  quali y  percioche  fin  fitti  di  Trochei  >  e  come  à 
fdruccioli .   T(efiaci  il  TPeane  il  quale  fu  ufato  dagli  anti- 
chi 3  incominciando  mfino  da  Trafimaco .  Manonfipeua- 
nopero  dire  di  qualnaturafifoffè .  E'  quefio  IPeane  d'u- 
na terzjtfietie  tra  quelli  che  fi  fin  detti  3  &  attaccato  con 
effi  .percioche  la/uaproporttone  è  come  del  tre  al  due .  do- 
ue  degli  altri  difipra  tunafietie  e  proportionatacome  tu 
no  ài  uno,  &  l'altra  come  il  due  à  l'uno ,    'Dopo  le  quali 
proportioni uien quella dun mezgopiu >  che Emiolio  ,  & 
fifqmaltera  fi  chiama .  &  tale  e  quella  delPeane .  Gli  al- 
tri piedi  dunque,  &per  le  ragioni  che  fi  fin  dette  >  &per 
che  fino  accommodati  a  far  uerfi,s' hanno  à  lafiiare^  uà 
lerfi de ll?eane .  perche filo  ejfo  fi  a  quelli  che  fi  fin  detti 
.non  cade  facilmente  in  uerfo .  ftjper  quefio  cela  maggior- 
mente t  arte .   Co  fioro  ufano  adejfo  unfil  Peane  :  &]  ta- 
fano fidamente  nel  principio  de  la  tirata,  ma  bifigna  che  la 
fine  fi  a  diuerfa  dal  principio .    Due  fino  le  firn  de  IPeam, 

g)  con- 


^^%  De  la  Rcttorica  cTAriftotilé 

fg)  contrarie  infra  di  loro.  Luna  fia  bene  nel  principio  3 
fi  come  tifano .  ^J  quefio  e  quello  che  comincia  con  una 
lunga,  &  fini/ce  >  con  tre  breui  come  quello . 

(jk  in  quell'altro . 

X/WM9X9/U*  lM.lt  THU  «TftV. 

L'altro  al  contrario 3  comincia  con  tre  breui 3  affini/ce  con 
unalonga3  come  per  ejfempio . 

Meta  <Te  yeti  vietiti  7'cJKittvoy  lipasi m  i>u|. 

Et  queHo  è  quello  >  che  fi  conuiene  àia  fine  .perche  la  bre- 
ve nelpofamento  per  non  hauer  del  finito  sfuma  per  modo 
di  dire,  &fit  una  gretta  cadenzg .  jfmpero  bifogna  ta- 
gliare il  parlar  di/opra^  fg)  terminarlo  da  quel  chefègue 
con  una  lunga .  £^  che  lafine  de  la  tirata  fi  a  distinta  non 
da  lofirittore>  o  dal  modo  de  lofiriuere,  ffl  del  puntare  ; 
ma  dalfuo  numero  Beffo .  (gjr  cefi  se  dichiarato  >  che  con  „ 
certo  bello  andar  numero/o,  (j^r  non  del  tuttofine  nume- 
ro deue  ejfer  l'oratione .  &  s'è  dimofirato  di  che  fine  fò- 
no  3&  come  s' hanno  à  difj>or  quei  piedi;  che  le  danno  que 
Ho  tale  andamento . 

IX. 

|TO|-%3j  qA  elocutione  enccejfmo  >  chefia  diflefa  à  di- 

'\  W^ìB  llin1p  tutta  dunpez^o  >  come  fono  le  tirate  de 

j^ytó^l  gli  cDitirambi  :  ò  uer amente  ripiegai  adorne  k 

ritornate  de  «li  antichi  Poeti .    La  diftefa  è  quella  3  che  fi 

fòleuafnre  anticamente:  come  è  fitta  quella^che  comincia. 

Quefia  e  la  fhi  ia  d'Erodoto  Turio  •    Che  di  quella  forte 

s'ufiua 


libro  Terzo.  22  t 

■  * 

s'it/àua  da  prima  per  ognuno  :  ma  bora  non  s'ufa  da  mol- 
ti ì,  c^  chiamo  diHefic  quella,  ,  e  he  per  fé  siejja  non  ha  fine 
alcuno,  finche  nonfifinifc'Q  la  materia  di  che  fi  ragiona .  et 
quesla  non  hx  dolcezza  .-perche  corre finza  ritegno .  auuc 
gna  che  h?  ognicofit  ognuno  fiuorrebbe  uedere  innanzi  ^ 
fuo  ripofo  .  Et  per  quefio  i  corridori quando  fino  à  le  riuol 
te  battono  i  fianchi,  gj  quafii  che  sy abbandonano  ;  per  clo- 
che anteuedendo  la  meta,  non  durano  prima  tanta  fatica^ 
perche  fi  ueggono  il  termine  innanzj,  €t  queflae  l'elocutio 
ne  difìejà .   La  ripiegata  e  quella,  che  confi ft e  ne3 periodi  • 
Et  chiamo  Periodo  un  gruppo  di  parole  mfieme  :  che  per 
fi  me  de  fimo  ha  il  fuo  principio, &  lafùafine .  fgjfidisten 
de  tanto  -3  che  fi  può  ficcilmente  capire .    £)ues~lo  modo  di 
parlare  è  dolce,  (§Jr  agcuolmente  s'imprende .  'Dolce, per- 
che gli  auuiene  il  contrario  che  à  l'altro,  che  non  e  termina- 
to, (^perche  l' auditore  penfitfimpr e  dhauer  qualche  cofa 
in  mano ,  effendo  che  tuttauia  fi  li  uà  rappr efintando  un 
certo  che  di  terminato  ;  come  per  lo  contrario  ha  delfasli- 
dufi  quando  non  ut  fi  ante  uè  de  ne'lfinfi,  ne 'i fine .  Sa  ap- 
prende fiicilmente , perche  fi  riduce  bene ìi  memoria.  Et 
quefio  perche 7 parlar  che  confifie  ne' periodi,  e  numero/o. 
($f  il  numero  fi  rammemora  più  che  ni  un 'altra  co/a,  (g*f 
per  questo  è  che  tutti  ci  ricordiamo  più  de*  uerfi \  che  de  la 
profia .  percioche  col  numero  fimi/arano  i  uerfi .  Ma  bijò- 
gnachc  11?  triodo  fia  compito  ancora  quanto  al  concetto, 
et  che  diutdendolo  nonfipoffa  tirare  ad  altro  fingimento  > 
come  i  [ambici  di  Sofocle  9 


1 14  De  'a  Rettoria  d'Arìftotile 

per  cloche  fecondo  le  dmerfè diftintioni  ;  diuerfi  &<  contri 
rio/ènfi  fili  può  dare  >  come  in  quefìe parole  allegate,  che 
puntandole  altramente  fi  può  cauar  da  loro,  che  Caltdone 
/òffe  ne  la  More  a,  il  che  non  è .  Sono  dt  due  fi  ni  Peno  di y 
uno  compoHo  di  membri  i 1 'altro fiempio,  òfìhietto  che  lo 
uogliamo  chiamare .  fi  fitto  de  membri  è  quello,  che  ha- 
uendo  unfuo  cor/o  intero  i  è  però  diuifi  da  più  ffattj  :  ($f 
con  un  fiato  facilmente  fi  pronuntia .  ffl  quefla  facilità 
s'intende  chefia  nonfòlamente  da  l' uno ff  atto  à  t  attronca- 
rne nel fòpr adetto  periodo >  ma  quanto  dura  tutto  inficme. 
Et  membro  diremo  chefia  una  di  quefìe  fùe  parti .  Scem- 
pio chiamo  quello  eh' è  tutto  un  membro  filo .  Ma  cofii 
membri  come  i  Periodi  conuien  chef  ano  ne  troppo  concifi 
ne  troppo  lunghi .  Ver  cloche  il  corto  falche  l' auditore  fi  uà 
fftejfe  uolte  intoppando .  &)  quefio  auuiene  >  perche  quan- 
do uno  s'hapropoflo  ne  l'animo  di  correr  à  dilungo  fino  à 
un  certo  termine  $fè  uifi  trotta  effer  giunto  prima  che  non 
s'era  imagtnato  s  necejfariamente  conuien  che  fi  ritiri  3  co- 
me s'haueffi  urtato  in  cofa  che  lo  ributtajfè .  ^Da  t altro 
canto  il lungo  fk  chefitrapaffitintention  de  l'auditor  ecco- 
me de'  medefìmi,  chefir  imitano  intorno  à  la  meta  ,  quelli 
cheuanno  di  fuor  a  traf  affano  quelli  che  girano  wfieme 
con  loro .  Oltre  chei  Teriodi  quando  fino  cofi  lunghi, di- 
ucntano  oratione  de  la fòrte ,che  difipra  hauemo  detto ,che 
fono  quelle  a  la  diflefk .  Et  di  qui  mene  il  motto  dt  'Demo 
crito  Chio  contra  éMenalippide .  fi quale  in  uece  di  farei 

fuoi 


Libro  Terzo i  22  j 

fùoi periodi  con  le  riuolte  ;  gli  picena,  tutti  à  la  diflefà. 
Onde  degliuerfìdHefìodo,  che  fino  di  queFtofcnfi> 
Fa  noia  afe,  chi  noiar  altri  intende  , 
El  mal  conflglio  il  confìggerò  offende } 
Sgli  ualendofi  del  primo  comeflaua,  &  mutando  il  fecon- 
do àfuo  propofìto  fòggiunfi . 

E'idir  disiefi  il  dicitore  offende . 
Ver cioche  il  detto  contra  al  mal  configlieli ,  torna  a propo- 
fìto ancora  contra  1  mali  dicitori ,che  fanno  i  membri  trop- 
po lunghi.  Ne  anco  quelli  che  hanno  1  lor  membri  troppo 
corti  fino  giufli  periodi .  Onde  che  per  gli  sfeffl interrom- 
pimenti,  che  uifì  truouano  ,  gli  auditori  uanno  come  ince- 
stando per  ejjì. 

Il  parlar  che  fifa  di  membri  e  di  due  maniere,  offartito 
ò  contrapoflo .  Spartito  farà  come  dire .  lo  mi  fino  più  uol- 
te  meramgliato  di  coloro,  che  fino  flati  autori  delconcorfò 
à  queflafelennità ;  O*  inuentori  di  celebrar  queftì  giuo- 
chi .  Contraposto,  quando  ne  tuno  ,&ne  l'altro  mem- 
bro, ol  contrario  rifonde  al  contrario,^  una  parola  mede 
fìmafèrue  à  legar  due  contrari]  infìeme  :  come  per  effem- 
pio .   Hanno  giouato,  «^  à  coloro,  che  fino  reflati  à  e  afa  , 
(j)f  à  coloro ,  che  fino  andati  con  ejjì.   *A  queftì ,  perche 
hanno  lor  fatto  acqui/lare  più  che  non  poffedeuano  :  à 
quelli,  perche  hanno  lajfato  lor  da  godere  àbaflanzji  .per- 
che  à  lo  Bar  m  cafà  e  contrario  t andar  conejfì.  &J  a  tha- 
nere  à  baflan-^a  è  contrario  t  acqui fto  del  più.   Cofì  s'è  fi- 
disfatto,  &  à  quelli  ch'adirano  ad  acquisi  are, et  à  quelli 

F  F  che 


125  De  la  RettonV.i  d'Ariftotilc 

che  barino  piacer  di  godere .  dotte  tacqui/io  è  oppoflo  al  go- 
dimento .  &  quello  ancora.  tAuuiene  che  in  quale  anio- 
ni ifaui j pojjono  molte  uolte  effer  malfortunati ,  t  ipazgj 
hauer  buona  fortuna .    <>Allhoraju  dato  loro  il  premio  che 
fi  contitene  a'  ualent  Intonimi  :  fifa  poco  dipoi  fi  prefro 
l'Imperio  del  mare  .  'Ter  lo  continente  pafio  con  le  nani  y 
(^  per  la  marina  a  pie  da .   VSleffonto  ccngwnfè  con  la, 
terra  >  (jfrf  CaAtbo  diutfe  col  mare .    Effndo  ctttadiniper 
natura,  che  pano  priuati  de  la  città  per  legge  .   lAltri  ìn- 
feramente perirono,  altri  uit  upcro firn  e  nte  f camparono . 
V rinatamente  uotemo  i  Barbari ànoftrofruigio  :  gr  pu- 
bicamente non  ci  curiamo  ,  che  molti  de  nofln  conjedera- 
tifruano  à  loro .  0  uiuendo  acqui 'fi  are  fo  morendo  l-, /fa- 
re .  €t  quel  che  diffe  in  giudi  tio  un  certo  contra  'Tito  Lio  y 
0f  Licofrone .   Cofloro mentre  erano  m  cafa  uendeus.no 
uoi .  Et  bora  uenendo  qui  fono  pati  comprati  efjì .   Tutti 
quefli ejfempi  funno  quella  oppoptione,  chehauemo  detto . 
la  qu  al  fòrte  di  parlare  ha  in  [è  dolce^a  :  fi  perche  i  con- 
trari^ di  lor  natura  fono  nottff  mi  :  &  tanto  più  quando 
accozjjtndofi  infieme  ,  l 'uno  fi fu  più noto  per  l'altro  -3  fi 
ancor  a  perche  s'ajjòmiglia  alfillogifmo .  percioche  quei  fi l- 
logifmo col qual fi contradice ,  non  e  altro  che  un  acco^z ci- 
mento di  cofè  contrarie .  €t  quejlo  modo  di  dire ,contr •atto- 
nimento fi  chiama ,    Euui  ancora  il  Par  pari  :  il  quale  è 
quando  i  membri  fono  equali .   Euui  la  conformità,  chef 
fu  quando  l'un  membro ,  (è)f  l  altro  fi  famigliano  ne  gli 
efremi .  Et  quefli  ejlremi  èforzg3che  smtendino  ò  nel 

■principio^. 


Libro  Terzo  ?  2 17 

princìpio,  ò  ne  la  fine .  O^el  Princìpio  fi  pongono  fèmpre 
fimi/i  parole .  Ne  la  fine,  0  fimdi  fillabe  di  diuerfe  parole  : 
0  dmerfè  cadente  d'una  parola  medefima  :  ò  ejja  parola 
fiejfa  mi altra  uolta  replicata .  Gli  effempi  de  le  parole  nel 
principio  faranno  quefli .  Penjìom  à  me  non  già  :  pajfio  ni 
mi  dette  egli  fi  bene . 

Raro  fu  di  ualor ,  chiaro  difangue . 
Effempi  de  la  firmai an%a  de  le  filiale  ne  la  fine  ,firanno 
queff altri .  fn  fi  fatta  maniera  in  or  dine  fi  metterebbe; 
che  la  prima  uolta  ch'iui  tornajfe  ma  la  menarebbe .  Qo- 
me  i  falli  meritan  punitione ,  cofii  benefit  ìj  meritan  gui- 
derdone .  La  uariatwn  de  la  cadenza  ne  la  medcfima pa- 
rola farà  come  dire .  Vuolfkr  delgiulio,  ffi  non  uale  un 
giulio .  Con  laparolaflejfafifarà  in  questo  modo  .  Men- 
tre era  uiuo  ne  diceui  male  :  &  hor  eh" è  morto  ne  fcriuì 
male .  Lafòmiglianzji  in  una fili  ab  a  farà  tale .  Come  l'hai 
comfeiuto  ,fi  non  l'hai  praticato  ?  Etfuole  auuenire,che 
mir.i  me  defimo  parlare  s'accozzano  inficine  tutte  quefte 
cefi,  e>"  la  contrapofitione,  &*  lo  Tarpan,  &  la  fimi l  e  a- 
den%a .  Et  de  i  capi  principali  de' periodi  s'è  refe  conto 
quafià  bafianza  ne  la  Rettorie  a  à  Teo dette .  Et  quanto 
àgli  contrapommenti  fi  deue  auuertire,chefè  ne  fanno  an- 
cora de'  fai  fi  :  come  quel  d  Epicarmo  ,  quando  diffe . 
0  cheftaua  io  con  loro,  0  con  lorofiaua  io . 


FF     2  Hauendo 


xi8  DelaRettoricad'Ariftotile 

X. 

I-^TS  Avendo  parlato  di  queBe  co/e;  diremo 
hora  donde  fi  caua  l' arguita  ,&  le  uaghe^zj 
del  parlare .  Quefie  fi  fknno,  oper  bontà  d'in- 
gegno, o  per forza  et  effercitatione .  £Ma  come  fi  debbano 
fkres 'apper 'tiene  à  queB'arte  d'tnfegnarlo .  Hora  uolen- 
do  dirle,  e>»  raccontarle,  cominctaremo  prima  da  questo . 
Che  tutto  quello,  che  fàcilmente  ci  da  qualche  nottua,  na- 
turalmente ci  diletta ,  Et  perche  tutte  le  parole  ci  fknno 
intender  qualche  cofa-,  quelle  che  portano  con  loro  quefla 
nuoua  intelligenza,  fon  quelle  che  maggior  dilettatton  ci 
porgono .  £Md  le  par  ole  forefiiere  non  fanno  ciò  :  perche 
non  ci  fon  note  :  fy  le  proprie  perche  già  lefapemo .  Lo  fa 
dunque  principalmente  la  metafora  .perche  dicendofi  Pa- 
glia per  fignificar  la  uecchiezjza  $  ci  fiinfègna ,  ^)  ci  fida 
nottua  per  mezxp  del  genere  di  quel  eh  e  hanno  commune- 
mente  la  paglia,  tàf  la  uecchiezjjt .  percioche  cofituna  co- 
me l'altra  fono  appaffite,  g)  fen%a  uigore  •  fi  medefimo 
fknno  adunque  le  imagtni  de'lPoeti .  Onde  che ,  fé  faran- 
no benprefè-,  riuf  iranno  ancor  effe  arguite .  percioche  da 
l'tmagine  à  la  metafora  non  ce  altra  differenza  ch'una  cer 
ta  giunta  di  più .  &  quelteffer  più  lunga  fa  che  fia  men 
dolce .  Et  e  men  dolce  amerà  -.perche  ttmagine  non  dice 
che  quella  cofà  fia  quefta  :  fg)  pero  l'animo  non  lo  cerca . 
Orai  ne  cefi  arto,  e  ofi  nel  parlare  ,  come  ne  gli  entimemi-, 
the  quelle  s'wte?idano  arguite ,  che  in  un  fìibito  ci  fknno 
Capere  qualche  coja  di  più .  (jfrfper  quefio  uolendo  uaga- 

mente 


Libro  Terzo.  aip 

mente  dire  5  ne  quelli  entimemi  fin  uaghi  che  uannoper  l* 
piana,  cioè  che  fino  chiari/fimi  à  tutti  ,  ffl  che  non  bifign* 
punto  cercargli  :  ne  quelli  1  quali  poiché  fin  detti  non  fino 
intefi '.  £Ma  uaghifino  quelli ,  che  mentre  fi pronuntiano  : 
òpoco  dipoi  che  fi  fin  pronunciati ,  ci  fi fanno  noti  fi  ben 
prima  non  erano  .percioche  in  questi, 0  mentre fi  dicono ,  0 
detti  che  fino  3  uenimo  in  qualche  cognition  di  più .  doue 
quegli  altri  non  ci  mfegnano  cofia  alcuna  3  ne  detti,  ne  di' 
cendofi .  Si  che  quanto  alfintimento  de  la  cofia  ,  che  fi  di- 
ce,  quesiti  tali  entimemi  fin  quelli  che  hanno  uagheT^a . 
cMa  quanto  à  C elocuzione  la  uaghezjjtfi  fk  con  la  figura 
del  dire .  come  farebbe  del contraponimento  in  queflagui- 
fia .  Quella  che  communemente  erapace  àgli  altri  penfi- 
uano  che fuffe pomatamente guerra  à  loro .  doue  la  guerra 
fi  contrapone  à  la  pace ,  Faffi  ancora  con  le  parole  quando 
ci  concorre  la  metafora  :  la  quale  non  uuol  effer  aliena . 
perche  difficilmente  s'afferra  in  un  tratto  quel  che  fi  dice ., 
con  quel  che  fi  uuol  dire  :  ne  uuol  effer  in  tutto  uolgare,  g^ 
efioffa  ad  ognuno  :  perche  cofinon  muoue  affetto  niuno  • 
Si  fi  me  de  finamente  quando  fi  pongono  le  cofi auanti  à 
gli  occhi  :  conciofiache  uolendo  commouere3  bifògni  rap- 
pr  e  fintarle  in  fitto  più  toflo,  che  da  far  fi.  Onde  che  per 
dar  vaghezza  al  parlare  3  ci  conuiene  hauere  in  confiderà- 
tione  quefle  trecofi ,  la  metafora,  ileontraponimento,  ffl 
la  rviuezjy .  Ma  trouandofi  di  quattro  fòrti  metafore  3 
quelle  fono  le  più  uaghe  di  tutte,  che  fi  fanno  pernia  di  prò 
pontone .  come  fu  quella  che  fece  Pericle  de3 giouini  che 

furono 


a  30  De  la  Rettorica  cT  Ariftotile 

furono  uccifine  la  battaglia  .  di-cendo  che  la  città  reBaua 
per  la  perdita  de  lagiouentù>non  altramente  che  remereb- 
be l'annofinzji  la  Primauera .  Et  queir  altra  di  Lepttne 
de'  Lacedemoni ;,  Che  nonfideuea  co?ifintir  di  ueder ,  che  ' 
la  Grecia  rejlajje  con  un  occhio  filo .   Cefifidoto  fidegnan- 
dojì,  che  Caretefaceua  una  gran  fretta  di  render  conto  de 
la  guerra  Olintiacas  dijfie .,  che  fi  Budiaua  chelifiuffe  riue- 
duto  allhora ,  perche  hauea  la  capezza  ne  Ugola  al  popo- 
lo .    jfl  me  defimo  uolendo  una  uolta  ejjòrtare  gli  aAthe- 
niefiy  che  s'erano  uettouagliati  in  D^egroponte  >  dijfie  >  che 
bifignaua  che  ufiiffie  in  campagna  il  parer  di  zMelziade . 
Et  Tficrate  hauendoper  male  >  che  gli  aÀtheniefi  hauejfero 
capitolato  con  gli  Epidaurefi,  &  con  tutta  quella  rimerà  5 
dijfie  che  s'erano  p  rinati  del  ^viatico  de  la  guerra .   St  Pi- 
tolaofioleua  dire  >  che  Varalo  era  la  mazza  del  popolo,  & 
Se  fio  l'arca  di  '"Pireo .   Et  Pericle  dauaper  precetto ,  che 
fi  douefiè  tor  ma  tifila  dSgina^per  ejfiere  un  panno  ne  gli 
occhi  di  Tireo .'   ^Merocle  >  nominando  un  gentilhuomo 
dijfie  di  fi  y  che  egli  non  era  punto  più  tnBo  di  lui  :  per  ciò- 
che  t  tifar  a  de  la  triflitia  di  quel  tale  >  era  a  più  di  trenta  > 
(éf  la  firn  fiolamente  à  diece  per  cento .    zAlejjandride  in 
quellambo  che  fece  de  le figliuole '3  che  indugiauano  troppo 
à  maritarfi  3  diffie , 

Son  quefie  mie  fanciulle 

Cadute  in  contumacia  de  le  nozjj . 
Mottetto  contro,  un  certo  Speufippo  che  in  tutte  le  parti  del 
corpo  era  Bupido  >  dijfie  che  la  fortuna  non  lo  lajfaua  Bar 

fialdoy 


Libro  Tcrzov  ajt 

faldo>  ancora  che  fhonejfi  meffo  ne  la  malatia  delPentefi" 
rinvo .    Cepfodoto  chiamano-  le  galere  Mohni  di  finn, 
^Diogene  Cinico  di  ce  uà  che  le  tauerne  erano  i  cenacoli  d A- 
ìhene .    E/ione  dtjfe  che  tutta  la  città  sJera  uerfata  in  Si- 
alia .   Jlqual parlare  è  per  metafora  :  ($f  mette  lo  co/o 
auanti  agli  occhi .    Cefi  die  en  do jì  che  la  Grecia  gridaua  3 
in  un  certo  modo  e  metafora  _,  (gT  fon  la  co/a  auanti  à  gli 
occhi.  Cefi  fidato  parlando  àgli  Athemcfi  de  le  lor  tumul- 
tuo fé  congregationi,  <*Àuuertite}dt/fe,di  non  dar  tante  uol 
te  à  tarme  ■  Et  co  fi  anco  fif aerate  contro  di  coloro  che  con- 
corre uano  ne3  Panagirict .   Li  fa  ne  l'oration  fatta  ne  t  ef- 
fe quic  de  Corintij  morti  à  Salammo  3  di/fin  que/io  mo- 
do .   'Degna  co  fa  e>  che  la  Grecia  uenga  co  i  capelli  taglia- 
ti à  quefiafepoltura  :  doue  con  la  uertu  di  quefti  Cittadi- 
ni e fi poh a  anco  ra  la/ìia  libertà .    Che  fi  ha  tuff  e  detto >  che 
rsgiom  uotmente  douea piangere  :  perche  con  ej/i  erafit- 
ttrrata  lo  uertu  >  era  meta/ or  a  y  (cjf  rapprefintation  de  lo 
co/a .  ma  dicendo  con  la  lor  uertu  lajux  libertà  $fhun  cer- 
to contraponìmento  di  più .    Ificrate  ,  dicendo  >  il  camino 
del mio  parlare 3  fiora  permezjj)  de  le  cofi  fitte  da  Care- 
te  :  u/a  la  metafora  che  uicn  da  la  proporti one  ;  &  quel 
per rne^o mette  la  cofia  attorniagli  occhi .   fi  dire anco- 
ray  che  i pericoli  e/fortino  àfeuucmre  à  i pericolile  medefi- 
mnmente itiuezj^Oy  fg)  metafora  infeme .  Licoleone  oran- 
do tnfauor  di  Qabria  $  di/fi  ,  €t  non  gli  perdonerete  uoi 
pc  r  riuerenza  di  qucfla ,  che  ut  fup plica  in  uè  ce  fio  ì  La 
quale  era  una /no  fi  ai  uà  di  broncio  .  Jjluefìa  e  meta/oro 

in 


r  i  %  De  la  Rctcorica  d' Ariftotfle 

in  quelT atto ,  ma  nonfimpre .  £*  ben  /empre  rappre/èn- 
tatione.  per  cloche  effendo  egli  in  pericolo;  s'induce  una,  [un 
fiat  uà  à pregar per  lui .  Onde  che  una  cofa  fem^anima fup- 
fhca.k  una  animata .  Et  metafora  e  medejimamente  à  dir 
eh* e/fa  statua  fo/fe  un  commentario  de  le  co/e  fatte  per  U 
Republica .  Studiauano  in  tutti  i  modi  di  Japerpoco.  Quel 
lo  studiare  3  fi  dice  per  metafora  :  perche  propriamente  è 
un  uoler  fare  acquisto  di  qualche  co/a  ,  ($f  non  perdere . 
Acce/e  ^Dio  l'intelletto  per  lume  ne  t  anima .  G)ucfta  an- 
cora e  metafora  benprefa  .perche  co/i  l'intelletto  come  tilt* 
me  3  chiari/cono  come  dir  l  o/curità .  D^on  diffoluemo  la 
guerra  ,  dice  I/òcrate  y  ma  le  prolungamo  i  termini . 
^Metafora  doue  l'unacofa&  t  altra  y  cioè  il  prolunga- 
mento de  termini  >  fg)  questa  tal  pace  3  riguardano  al  fu- 
turo .  Jguefte  conditioni  d'accordo  (dice  il  me  de  fimo  ) 
/òno  un  trofeo  de  nemici >di  maggior  gloria  3  che  quelli  che 
s'acquistano  ne  la  guerra  -.perche  quelli  per  poca  co/a3  & 
per  una  fila  buona  fortuna  fi  guadagnano  :  ($f  queste 
s'impongono  quando  s'è  finito  di  uincer  e  interamente,  do- 
ue i  trofei  >($f  le  conditioni  hanno  questo  di  communc  y 
che  tuna  co/a  (jjf  t altra  3  fino  /igni  di  uittoria .  Et  que- 
sta è  metafora  3  Che  ancora  à  le  citta  con  ej/èr  infamate 
da glihuommi  fi  danno  de' gran  castighi .  percioche  dea- 
fiigo  non  e  altro  che  un  certo  giusto  nocumento . 


Bt  gì  a 


Libro  Terzo.  23$ 

XL 
T  già  s'è  detto  ,  che  (arguite  fi  fanno ,  &*  di 
metafore  ,  che  uengono  da  la  proportione ,  & 
di  rappre/èntationi  ;  fèguiiiamo  di  dichiarare, 
che  co  fa  fa  rapprefentare  ,  &  quel  che  bifògna  per  far  la 
co/a  prefente .  Ora  diciamo  ,  che  quelle  co/e  ci  rapprefcn- 
tano  innanzi  *£^  occ^1  d  fatto,  che  moftrano  d'operar  ut- 
uamente  ,  Verbigratia  dicendofi  ,  Che  thuomo  da  bene  è 
quadrato  è  metafora  fòlamente  tratta  da  quefto ,  che  tu» 
no,  &  C altro  e  perfetto .   éMa  fé  fi  dicejjè  . 

Ne  l'età  /uà  più  uerde  ,  q)  più  fiorita  ,• 
ha  quella  forza,  che  rviuezj<a  s'è  detta.  Come  anco  quefia, 

6  de'  lacci  d^Amor,  leggiera ,  fg)  fciolta 

Vola  dman?^  al  lento  correr  mio . 
€t  come  diffe  Euripide  de  Greci . 

Subito  fon  qui  corpo,  briglia  /ciotta . 
dove  à  briglia  fiiolt a  è  metafora  >{£)  fa  uiueiga  .-perche 
e  ferirne  quella  prefezj^a .  €t  come  fece  molte  uolte  Ho- 
mero ,  attribuendo  per  uia  di  metafora  l'operatione  de  le 
co/è  animate  à  quelle  che  non  hanno  anima .  Et  in  ogni 
co  fa  col  dar  uita  <&  moto  à  quel  che  fi  dice  ;  fida  uaghezj- 
T^a  al  parlare  ,  come  fi  uè  de  in  que fi  1  lochi 

Torna  a  gran  balzj  rotolando  al  piano 

Il  faffo  irreverente . 
E  altroue . 

Volauan  le  faette 

Di  uolar  difio/è 

GG  fDi 


V4  De  la  Rettorica  cTAriftotilc 

Di  /àngue  fitibonde  in  terra  fi/fi . 

Et  bramo  fa,  di  /àngue  il  cor  gli  aperfi . 
Ter rioche  in  tutti  quefli lochi  3  per  deriuar  da  le  co/è  ani- 
mate ,  s'esprime  la  forZjt  de  tatto  uiuo  .prerche  quella  ir- 
riuerenza  >  &  quella  brama  >  &  l'altre  uiuc^e  de  gli  al 
tri  ejfempi  danno  ffirtto  à  quel  chi  fi  dice .  Et  quefle  at- 
t ioni fono  applicate  da  lui  a  le  cof finz^.  anima ,  per  meta- 
fora proportioneuole  .percioche  conia  mede f ma  propor- 
ti one  ri Sponde  d/àf/o  à  Sififo  >  che  tir  riuer ente  à  quel  che 
deue  ejfer  riuenta ,  Quefto  me  de  fimo  di  dar  fintimento 
à  le  coje  che  non  hanno  anima,  ft  mede/imamente  Homero 
ne  le  imagini,  che  fin  belle . 

Tlianchi,  curu'h/ònanti à/chieray  àfihiera . 
Percioche  egli  da  uita,  &  moto  a  tutte  le  cof  s  di  che  par- 
la ,   fi che ft  la  uiuezga  :  &  la  uiuezjjt  non  e  altro  >  che 
una  imitatione .   Ma  bifignay  che  la  metafora  (come  ha- 
uemogia  detto)  fa  cauata  da  cof  propinque ,  (gjr  non  ma- 
mfefie  ad  ognuno .   Jl  che fiprà  fare  un  che  fa  tngemofe . 
f  come  anco  ne  lafilofifiafiprà  difiernere  il f mia  ne  le  co 
fi >  per  molto  diuerfì  che  f ano  fa  loro  .  fonie  dij/e  aAr- 
chita,  che  l'arbitro ,  q)  l 'altare  erano  tuttuno  3  perche  à 
l'uno  &}  a  l'altro  confuse uano gli  aggrauati .  0  ucr amen- 
te fi  uno  dice/fi  y  che  l' ancora  >  &)  l'uncino  fi/fero  il  mede - 
fimo  :  perche  ambe  due  fanno  quafiuna  co/a  He/fa  :  fi  non 
che  quella  ttra  à  lonsu  ,  &  queflo  à  lo'ngiu .   0  dire  che 
le  città  fieno  adeguate  :  doue  fi  troua  il  firn  ile,  in  co  fi  mol- 
to di/fimdi .  confi der  andofi  l  e  qualità  ne  la  /uperficie  d'un 

piano. 


Libro  Terzo.  ijy 

piano y  &  ne  leforzj  de  le  città .  Daffi  ancor d  per  lo  più 
uaghezga  al  parlare  per  uia  di  metafora  s  quando  ci  corre 
prima  un  certo  inganno  .per cloche  fi  mene  à  fkr  più  chia- 
ro y  per  hauer  imparato  y  che  la  co/a  era  al  contrario  di  quel 
che  fi penfaua .  £t  par  che  l'animo  li  dica .  Cofi  fi  a  uera- 
mente  y  ft-J  io  m'ingannaua .  Sono  argutie  ancora  certi 
motti y  che  hanno  altro  finfo  di  quello  y  che  Jùonano  le  pa- 
role y  come  quello  di  Stefòcoro  y  Che  le  cicale  canterebbono 
lor  di  terra  .  TVr  la  medefima  cagione  fon  piaceuoli  an- 
cora i  detti  in  gufa  d  enigmi  y  per  e  io  che  ci  infègnano  qual- 
che cofay  ff-J fanno  metafora .  Fajfi  argutia  ancor vt,  come 
dice  Teodoro  mettendo  aitanti  cofè  nuoue .  Et  nuoue  s'in- 
tendono quando  fino  sii 'allaganti  yg-J  (cèrne  dice  egli)  che 
7ionriffondono al effettation  chenhauemo  innanzj >ma 
fitnno  a  fentirle  y  come  ne  le  cofè  da  ridere  le  parole  slra- 
uolte .  Jl  che  fanno  me  df imamente  quei  motti >che  p  affa- 
no in  un  altro fintimento per  mutation  di  lettere .  percio- 
che  incannano  ancora  ne'  <~verfi  ynon  riufiendo  quel  che 
l'auditore  affrettano,  chefidicejfe  y  come  in  quefio  . 

(^alzjiua  un  gentil  par  di  pedignoni . 
doue  fi  credeua,  che  fi  douejfi  dir  di  fi  arpe  y  o  difiiualetti, 
£Ma  in  queHa  forte  d' argutia  y  bifògna  auuertir  y  che  fila 
chiaro  quel  che fi  dice yfuùito  che  s'è  detto .  Et  queflt  mot- 
ti che  uengono  da  tramutamento  di  lettere  y  fanno  dire 
non  quel  che  fi  dice  y  ma  quel  che  fi  può  intendere  y  riuol- 
gendo  la  parola  in  altro  finfò .  Come  fu  quel  motto  di  Theo 
doro  y  contra  Nicone  citaredo  ,  Peraoche  fifa  le  ttisHe  di 

G  G     2  ucler 


2  3  f  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

uolerdir  Ticornmuoue .  &  fa/fi  inganno ,  perche  fi  dice  y 
che  parla  àia  Traciana .  ffi  per  quefto ,  che  ut  s' impara 
quel  che  fi  dice  dmuouo,  il  detto  è  piacevole  .-  che  fé  non  fi 
comprendere  che  D^icone  era  di  Tracia,  non  parrebbe  pia 
ceuolczgji .  Come  farebbe  à  dire  et  un  fidato  ,  che  mena 
ben  le  mani .  percioche  fifa  le  uifte  di  lodarlo  che  fappia 
maneggiar  Tarme ,  fp/aj/i  inganno  .'perche  fi  dice  uri  al- 
tra co  fa  ,  cioè  che  rubba  uolontieri .  e>  pero  piace  à  chi  lo 
comprende  .  Chef  nonfapejjè  che  /òffe  ladro  ,  non  li  par- 
rebbe il  tratto  arguto .  é'i  me dt  fimo  firebbe  à  dir  d'una 
donna,  che  /offe  d affai .  Ma  m  quesla forte  di  motti,  bi- 
fògna  che  l'una  cofi,  qj  l'altra  ,  cioè  co/i  quel  che  fi  dice  , 
come  quel  che  s'intende  di  dire  yficonuenga  al  motteggia- 
to .  gy  cofi faranno  piaceuoli .  Si  fanno  ancora  Targutie, 
come  firebbe  in  quefto  modo ,  tejjer  capo  del  mare ,  non  e 
fiato  àgli  zAthcniefi capo  de  mali  ì  percioche  e  loro  digio- 
uamento .  0  uero  al  contrario  come  dffè  Ifocrate  .  lldiutn- 
tar  capo  del  mare  è  fiato  àgli  Lacedemoni^  capo  de'  malh 
percioche  ne  Turi  modo,  &  ne  T  altro  fi  dice  quel  che  non  fi 
p  enfia  a,  che  fi  dice ffe .  (jftf  e  detto  in  modo  ,  che  ui  fi 'com- 
prende anco  il uero .  per  acche  dietndofi ,  che l capo  none 
capo  ,  ncn  ut  fi  intenderebbe  cofi  alcuna  :  ma  non  fi  dice 
cefi .  &  quel  capo  che  dìfjè prima  nonfintega,  ma  s'mten 
de  altramente .  £Ma  in  tutti  quefii  alihora  T arguita  uien 
benfatta,  quando  la  parola  fi  pon  conuementtmente  ,o  con 
tequiuoco,  o  con  le  metafore  chefi/àccia}come  à  dire  Tac- 
cio fei  Riccio ,  do  uè  fi  tiene  la  parola  mede/ima  ,  (gjr  ne- 
tti 


Libro  Terzo.  2^7 

g afi  uno  de  lignificati .  éMafifa  anco  conuenientemente> 
Jempre  che  fi  replica  lafiejjk  parola  due  uolte  >  come*nco 
in  questo . 

Foreftier  non  farai  delforefliero 

Mai  più  che  fi  conuenga . 
0  non  far  tanto  >  dicendo  di  quel  che  ti  pare,  pur  che  repli- 
chi la  par  ola  flefja .  0  uer amente  cofi .  D^oti  deue  il  fore- 
stiero ejjèrfèmpre  fiore  filerò  :  douefi  toccano  medefima- 
mente  duefigmficati .  fn  queHo  modo  fu  fatto  quel  mot- 
to  celebrato  d  Anaffandride . 

7>el  morir  pria  chuomfia  di  morte  degno 
fi  medefimo  farebbe  adire. 

éMorir  pria  chuomfia  degno  di  morire . 
0  uer  amente . 

Degno  di  morire  non  ejfendo  di  morte  degno . 

0  non  facendo  co  fa  de^na  di  morte . 
Queflo  modo  di  dire  è  un  medefimo  in  tutti  :  ma  quanto 
più  breuemente fi  fa  $  ($f  con  miglior  rispondenza  di  con- 
trapofli;  tanto  harà  miglior  gratta .  La  ragione  è  quefla^ 
che  la  contrapofitione  fa  che  fi  comprende  più  chiaramen- 
te :  gj  la  breuitàfa  che  s' afferra  più  prefio .  Ep  bifògna  $ 
che  uifia Jempre  ò  quello  3  che  tocca damper  fona  di  chi  fi  di- 
ce >  0  che  la  cofafia  ben  detta .  ZJ  olendo  che  fia  uer  a ,  O* 
che  habbta  del  recondito .  per  cloche  fi  può  far  fèp  arata- 
mente  luna  di  quesle  cofè,  &  non  l  altra  >  come  farebbe  a) 
dir  cofi .  Bifigna  che  fhuomo  fi  muoia  quando  è  fenzjt 
peccato  :  ma  non  ha  punto  de  l  arguto ,  Sì  poma  dir  an- 
cora* 


2  $  8  E>ela  Rettonca  cTAriftotile 

corayChe  unaperfòna  degna  ?  fi  deue  maritare  con  un  al- 
tra degna,  per  fona, .    Ne  anco  quefla  s'intende  arguita  y 
ma  fi  bene  quando  ut  farà  t  una  co  fa  ts*  l'altra  .come  in 
quefio  chef  e  detto .   Che  degnamente  può  morir  colui  che 
non  è  degno  di  morte .  6t  quanto  un  motto  ha  più  forti 
dt ornamenti  w  fé  $  tanto  ha  maggiormente  de  l'arguto  : 
come fi nel motto  medefimo  le  parole  uengono  da  la  meta- 
fora  :fi  la  metafora  e  de  lefelte  :  fi  uè  la  corrifponden- 
zjt  de  la  contrapo filone  3  &  delParpari .  &  fiui  s'ag- 
giunge di  più  la  uiuezjy  •  &  le  imagini  a  come  hauemo 
detto  ancor  di /òpra  >finofimpre  in  un  certo  modo  meta- 
fore di  quelle  eccellenti .  percwche  prefuppongono  fimpre 
due  cofi ,  àguifit  de  la  metafora y  che  uien  da  la  proposto- 
ne .  come  e  quella  quando  diciamo^  he  lo  feudo  e  la  tazjza 
di  Marte  >  0  chetano  e  una  ceterafinza  còrde .  Quando 
fi  dice  in  quefio.modo  adunque  fifa  che  fi  a  doppia  .  'Doue 
dicendo  che  l'arco  e  una  cètera  >  &  lo  feudo  è  una  taz^a  y 
far  ebbe fimplice .      F  affi  t  imagme  ancora  à  quefla  guifay 
che  unfonator  di  pifferi  paia  unafiimia  y  q)  uno  chefia  di 
corta  ui(la>  paia  un  lupo  bagnato  .  perche  l'uno  q)  l'altro 
firifiringono  .  .  Ma  t imagme  allhora  è  bella ,  quando  ci 
tnfjeruiene  la  metafora ..-  percwche  infieme.  con  effa  fifay 
quando  fi  dice  cheto  fiudo  e  la  taz^a  di  Marte .  €t  chet 
rottami  fino  come  gli  stracci  d una  e  afa .  Et  che  Obera- 
to foffe  come  un  Filottete  morfi  da  Tarati .  che  con  lafimi- 
litudme  di  Filottete  morfi  dal firpente  y  lo  defirijfi  Trifi- 
maco  uedendolo  ancor  a  co  1  capelli  lunghi y  fgj fqualido  fiu>- 

perato 


Libro  Terzo'.'  %%9 

croio  da  'Prati  in  cantar  njerfi .   Jn  quesle  imagim  fi- 

olionofiappucciare  più  che  in  mun  altra  cofa  t  T>oeti  per 

buoni  chefianoyje  non  le  fanno  benfare  :  cioè  che  non  dia- 

no  loro  la  comffondenzjt  >  che  uogliono  battere  >  come  non 

fu  data  à  quefta  che  fi  fece  de  le  gambe  d'un  tale» 

Che  pare  an  duefefiucht  di  finocchi . 
Et  à  quefialtfa  di  due  compagni  contentiofi . 

G)u  ali  ad  un  giogo  Filammone  3  fg)  Corico . 
Che  tutte  di  quefìa fòrte  co/e  fono  imagini .  Et  che  le  ima- 
gtni  fieno  metafore  >  s'è  detto  già  molte  uolte .  Et  anco  i 
Prouerbifino  metafore,  che  fi fknno  dafpetie  àfpetie .  co- 
me fi  d'uno  3  che  fi  procuraffe  una  cofà  donde  gli  rifultaffi 
poi  danno  ,fi  dice/fi .  come  auuiene  al  Carpatio  de  la  le- 
pre .percioche  à  luno,  O*  à  l altro  ne  farà  incontrato  me- 
defimamente  male ,  De  l'argutie  dunque,  &  dóndefica- 
uano,0*  perche  fin  tali ,  s'è  detto  quafià  bafianzjt . 

Et  t  Iperboli,  quelle  pero  che  fin  belle  ,  fino  ancor  elfi 
metafore .  come  quella  ,  che  fu  detta  contra  un  bollato . 
Egli  penso  che  fuffe  una  ce  Ha  di  more .  percioche  le  bolle 
hanno  ancor  effe  del  roffo .  Ma  la  fimilitudine  trapaffa 
di  gran  lunga .  gjr  quel  dir  che  queflo  par  queHo,^)  que- 
fio  y.  è  iperbole  ,  la  quale  è  differente  da  la  metafora  ,  per 
queflo,  che  la  forma  delparlare  è  diuerfa .  Et  imagine fa- 
rà, dteendo,  come  Fi/ammone  quando  non  uà  bene  ad  un 
giogo  con  Corico .  Ma  dicendo  ,  Rarefi  pen fato  chef  fi 
fi  Vdammone  à  conte/a  con  Corico  -.farebbe  iperbole.  Cefi 
me  de  firn  amente,  ^Pareuan  due fesluchi  di finocchi}  ima- 

gme* 


240  De  la  Rettorica  cT Aristotile 

gine .  Pensò  chef  uff n  due  fé  fuchi  di  finocchi  e  iperbole . 
Sono  l'iperboli  modi  di  parlar  e  hanno  del  finciuUefco  > 
percioche  fi  fagliano  molto .  Et  per  questo  fin  poste  in 
Jpocca  maffmamente  de  gli  adirati  /  come  e  zAchtlle  quan- 
do era  in  collera  con  <tAgammenone . 

Ch '10 fa  genero  à  lui ,  sfofo  àfùa  figlia  ì 
Non  s' eli  a f uff  di  bellezza  >  ^)  d'art.e 
Pallade .,  £?*  Citerea .  non  con  più  doni 
Che  non  hanpolue  i  campii  arena  limare . 
Gli  Oratori  zAttici^figliono  ufàre  queflo  modo  di  parlare 
più  de  gli  altri  ,•  nondimeno  in  un  <ve  echio  penalmente 
nomila  bene. 

XII, 

<iA  non  bifògna  lafiiar  d'auuertiruì  che  fecondo 
le  diuerfità  de*  generi  ;fi  attribuire  à  ciafiuno 
il  fio  diuerfo  modo  di  dire .  percioche  altra- 
mente fì/criue^che  non  fi  diruta .  Et  altro  difiutare  0  ra- 
gionare fi  richiede  ne  le  confi  Ite  che  ne  igiuditij .  et  d'am- 
bedue quefìecofi  ci  bifògna  hauer  notttia  y  dico  cofidelo 
firiuer  e  come  del  ragionare .  perche  C  U7ia  ci  da  la  correi - 
non  del  parlare  :  l'altra  ci  toglie  la  necejftà  del  tacere  ,• 
hauendo  à  conferir  qualche  cofà  con  altri .    Che  à  tacer  fi 
conducono  quelli  che  non  fanno  firiuer  e .   éMa  quel  dir 
che  fi  mette  in  carta  sta  più  ne  la  diligenza  y&nela  mae- 
fina .  Et  quello  ^  che  fi  mette  in  atto  >  confife  più  ne  la  rap 
prefintatione  3  (jjf  ne  U  pronuntia .  Questo  ultimo  e  di 

due 


Libro  Terzo-  241 

due  fòrti  :  tunx  morale,  l'altra  ajfittuofa .  Et  per  queflo 
gtlftrioni  amano  quelle  compofitioni  ,  che  eff  rimono  i  co* 
Burnì  ,  (gjr  lepaffiom  de  le  perfine .  Et  li  compojìton  de* 
federano  i  che  fi  ano  recitate  da  quelli  che  fanno  ben  contra* 
fare  ito  fiumi  ,  ($f  gli  affetti .    Quelli  ,  che  compongono 
per  ejfèr  letti  ,fino  più  approuati  da  gli  huomini  3  come 
Cheremone  .  per  cioche  procede  cfquifìtamente  y  come  fini- 
tore .   fi  medefìmofafragli  Ditirambici  Licinio .  €t  uè* 
nendofìa  la  comparation  di  quefte  due  fòrti  di  compofito- 
ri;  trotteremo  che  t  opere  de' buoni  firittori  emetterle  in 
Atto  paiono  strette .  q)  quelle  de3  buoni  dicitori ,  fi ben fi- 
no Hate  ben  recitate  5  à  leggerle  riefiono  uolgari,  (gjr  baffi 3 
per  riffetto  ,  che  fino  accommodate  per  uenire  in  campo . 
Et  per  quefìo  le  cofi che fin fatte per  rapprefintare,  auuc- 
gna,  che  tolta  uia  la  rapprefintatione  non  fanno  l'effètto 
loro  ;  paiono  fredde  j  gjfiipite  :  come  quelle  che  mancano 
de  i  lor  legamenti,  ($f  replicano  una  cofi  più  ho  Ite .  fiche 
ne  la  finitura  e  meritamente  riprouato  ,  doue  che  ne  l'at- 
tione  /ufi  ancora  dagli  Oratori .  perche  uanno  accompa- 
gnate dalgeslo,  &*  da  lapronuntia .  Et  e  neceffario  ,  che 
dicendo  le  medefime  cofi,  fi  uarij  il  modo  di  dirle ..  il  qual 
uanare  è  quafiun  indirizzo  a  rappr  efintar  le,  come fareb- 
be a  dirle .  CoHuifu  che  ni  rubo,  cofluifu  che  u  inganno  - 
co  fluì  ,  che  a  la  fine  cerco  di  tradirui .  Stcome  fitceua  Fi- 
lemone istrione ,  Nel*veccbto  pazgo  comedia  dtzAnaffan* 
dride,  quando  parlano  Radamanto  ,  e>  Palamede .    Et 
nel  prologo  de  Pietofì,  doue  fi  replica  tante  uolte  quell'IO. 

HH  Temo* 


24*  DelaRettoricacTÀriftotile 

Ter  cioche ,  chi  non  fa.  bene  atteggiarle  y  &*  pronunciarle  : 
forge  >  ( come  fi dice  per  prouerbw  )  un  piatte/in  di  quei 
mede  fimi .  fi  che  dico  ancora  de  le parole finzjt  legature. 
•Andai  3  l'incontrarlo /applicai  .per  cioche  e  nece/fiiriofitr 
poffare  duino  de  la  di/giuntura  fitto  la  couerta  de  tatto  9 
ft)  de  lapronuntia  :  &  che  non  fi  proferi/c  adorne  fi  fi  dÀ- 
ce/fe  una  co/a fila  con  la  medefima  difpofition  £  animo  3&J. 
col  mede/imo  tuono  di  uoce .  Hanno  ancora  i  di/giunti 
quefio  di  proprio  3  che  con  equale  fioatto  di  tempo  3  moflra- 
no  di  dir  più  co/e  chefifo/fero  congiunti .  per  cioche  la  na- 
tura del  congiungimento  e  di  fare  di  molte  co/e  una .  Onde 
che/èn^e/fo  e  manifeBo  3  che  d'una  fi  ne  fanno  molte . 
La  difgiuntione  adunque firue per  ampliamento,  *slndat3 
t  affrontai 3  lo  pregai,  per  cioche  quafi d'una  co  fa  fi  e/fa  /è 
ne  fanno  molte  .co fi  ancora  dicendo  3  par  uè  che  poco  fi  cu- 
ra/fi de  le  mìe  parole  3  che  poca  /lima  fàce/Jè  del  mio  parla- 
re ,  fiche  uol/èfitre  Homero  quando  diffe  - 

Nereo  d'Efimio 

Nereo  cttAglaue 

Nereo  il  bello . 
perche  quando  d una per/ona  fi  dicono  molte  co/e  _,  enecef 
fario  chefìa  nominato  molte  uolte .  Et  quel  molte  uolte  no- 
minarla fa  parer  che  molte  cofi  fi  ne  dicano .  Onde  che'l 
Toeta  ricordando  co/lui  quesìa  uoltafola  ;  nuol/è  per  uia 
di  qtieBa  ragia  ampliar  la  mentione  che  nefitceua .  come 
quelli  che  dipoi  non  era  per  farne  parola .  Udir  che  fir- 
ue à  le  con/ulte  3  è  filmile  à  putito  à  la  <?rofi?ettiua  :  che 

quante 


Libro  Terzo.  M? 

quanto  da  maggior  moltitudine  dette  ejpr  ueduta  s  tanto 
di  più  lontano  fi  deue  poter  uedere .  g*r  per  queslo  ne  luna 
(fa  ne  l'altra  la  troppa  finezza  e  difouerchio  ,  ($f  compa- 
ri/ce  anco  peggio .  Ne  i  giuditij  bifògna  che' l  parlar  fi  a 
più  fino,  &piu(lrctto .  g^  molto  più  ancora  parland-ofi 
con  un  giudice  filo  .  perche  allhora  hauendofià  fkr  colmi* 
nor  numero  d  auditori ,  è  de  precetti  de  l'arte  ,•  con  più  fa- 
edita,  &  più  da prejfo  fi  comprende  quel  che fìa  proprio  de 
la  caufa  :  &  quel  che  nonfit  àpropofito  d'effa .  Et  le  con- 
tentwni  ci  hanno  manco  loco,  per  modo ,  che' l giuditio  uie- 
ne  à  effèrpuro .  Et  dìquiuiene ,  che  non  tutti  gli  Oratori 
fanno  buona  pruoua  in  tutte  le  fòrti  del  dire .  Ma  doue 
più  fi  ricerca  l' anione  ;  quiui  manco  ci  bifògna  t accura- 
tezza .  Et  ricercafiÌL  anione  doue  s'adopera  la  uoce  :  q) 
la  uoce  grande  maffimamente ,  Onde  che  l'oraùon  dimo- 
strati uà  più  di  tutte  l'altre  e  appropriataci  la  frittura: 
fercioche fi  fi  perche  fi  legga .  ^  dopo  quesla  e  la  giudi- 
tiale .  La  diuifione  che  fanno  certi ,  che  l'oratione  deb- 
ba effer  e  dolce,  &  magnificarmi  par  che  fi  a  impertinente. 
Et  perche  magnifica,  &  dolce  più  toflo  che  temperata,^ 
libera ,  ò  con  qualfi  fi  a  altra  uertù ,  che  uenga  da  i  co  fiu- 
mi ì  perciò  che  la  dolcezza  le  fida  con  le  co  fi  già  dette  :fè 
hauemo  ben  diffimtaU  uertu  de  l'oratione.  Et  per  qual'al 
tra  cagione  hauemo  noi  detto ,  ch'ella  deue  effer  chiara  > 
che  non  deue  efjerbajfa  ,  ma  che  deue  mantenere  ilfùo  de- 
coro ?  Percioche  quando fia  troppo  diffufa ,  non  e  chiara  : 
ne  manco  quando  fia  troppo  concifa  .  Ma  quando  fiia  fra  • 

H  H      2  mezjj) 


$44  ^e  'a  Retorica  d'Ariftotilc 

mez&p  de  la  conci/a  3  ^)  de  la  dtffuja }  allhora  ftnz^a  du- 
lie* haurà  lafita  conuemen^ .  Troice  la  faranno  ancora  te 
co  fé  dette  quando  fa  fatta  con  una  buona  mefcolanzji  di 
confueto  >  diforefiiero3  dinumerofb  3  (gjr  di  perjuafiuo  fe- 
condo chefìconuiene  *  Hauemo  detto  infino  à  bora  de 
telo  cut  ione  ;  &  commtmemente  di  tutte  le  Jue  forti  :  & 
particolarmente  di  ciaf  una  »  Ci  reHa  bora  à  trattare  de 
la  diffrofitione  ♦ 

XIII. 

V  e  fino  le  parti  del  parlare .  per  cloche  le  co/e, 
'  de  le  quali  fi parla  >  necejfariamente  fi  propon- 
gono, fg) (ì diMO&rano .  Onde  non  èpoJfibtlcy 
che  chi  propone  non  dimofiri  :  & che  chi  dimoHra  non 
proponga  %  percioche  chi  dimofira^qualche  co/a  btfogna  che 
dimofiri.  ffi  chi  propone  y  che  proponga  per  dimostrare . 
^Di  que He  due  partii  l  una  fi  chiama  propo fittone  3  l'altra 
fidicepruoua.  Et  la  medefima  dittintione  farebbe  quafi 
à  dire,  che  tunafojfe  queflione,  g)  l'altra  dimofiratione. 
La  diuifione  chejknno  hora  co  fiora  è  da  ridere .  percioche 
la  narratione  apper  tiene  tnun  certo  modofolamente  al  gite 
dittale .  Et  come  può  ejfere  chel  dimottr attuo  >  c'ideltbe- 
r attuo  habbia  quella  narratione  che  efil dicono  ?  0  la  con- 
futatane de  le  cofe  addotte  da  tauuerfario  ì  o  l'epilogo  del 
genere  dimoflratiuo  ì  ^(e  anco  il  proemio  y  ne  la  colla" 
tione3  ne  la  replicatione  accaggiono  fempre  nel  deliberan- 
no :  ma  follmente  quando  ce  chi  contradica .  percioche 

'e/Te 


Libro  Terzo  *  *4j 

fie/fe  uolte  ci  interuengono  ancora  l' accu/àtione  >  (§f  la  di- 
fenfione .  ma  non  come  farti  del  deliberanno .  Ne  anco* 
t  epilogo  fi  ricerca fimpre  nel giuditiale .  come  quando  ce 
poco  da  dire .  ò  che  la  co  fa  e  facile  à  tenere  à  mente .  per» 
cioche  d'una  lunga  or atione  ^  fi  può  ben  leuare  una  parte 
per  t  epilogo  j  ma  non  già  duna  corta.  Qoncludo  adun-* 
que  che  le  parti  neceffarie  fono  due3  la  propofitione  3ffl  U 
pruoua .  Quefte  due  dico  fin  proprie  ;  ma  le  più  che  pò f 
fino  ejfere  fin  quattro .  fi  prologo  3  la  propofitione  >  U 
pruoua >  &*  l'epilogo .  percioche  quello  che  fa  contra  l'au* 
uerfario  >  e  tutto  compre/5  ne  lepruoue .  Et  la  co  Hat  ione 
è  un  ampliamento  de  le  co/è  noftre .  Onde  che  uiene  a  effe- 
re  3  come  una  certa  parte  de  lepruoue  *  Ter  che  colui  chi 
fit  la  collatione3  dimo/lrapur  qualche  co  fa .  fi  che  non  fa 
il  proemio  ne  t  epilogo  y  i  quali firuono /blamente  per  am~ 
monire  >  ($fper  ridurre  à  memoria  *  Onde  che  facendofi 
oltre  à  que  ile  >  altre  diuifioni  3  come  fi  fitnno  y/ècondo  U 
fchuola  di  Theodoro  ;  altro  uerrebbeade/fer  la  narratio* 
ne  ò  altro  l' antinarratione  y  g}  altro  la  jopranarratione . 
€t  cofidiuerfa  la  riprenfione  da  la/oprariprenfione .  Ma 
quelli  j,  che  pongono  i  nomi  a  le  cofi  ;  bi/ogna  che  mofirinoy 
che  fiano  prima  le /petie  di  quelle  cofi  >  &le  differente 
deffe  .perche  quando  non  fiano  ,•  nanamente  fon  nomina- 
te da  loro  .  ^)  impertinentemente \  Come  fa  Licinnio  ne 
la/ua  arte  x  nominando  di  nuouo  la  corroboratane  >  la  di- 
gre/fione  >  e  ir  ami. 

£  dunque 


i+6  De  la  Rettorica  d*  Ariftotile 

XUIL 
dvnqve  il  proemio  il  principio  ne  l '  orata- 
ne 3  come  il  prologo  ne  la  'Toefia^ffl  la  ricerca- » 
ta  nelfuono .  Che  tutte  quefle  cofefono  comin- 
ciarne nti,  &  come  una  pianata  per  entrare  m  quel  che  ù 
propogniamo .  £Ma  la  Ricercata  èfimile  al  proemio  del' 
genere  dimoHr  attuo .  Che  fi  come  i fonatori fonando  pri- 
ma qualche  bel  gruppo  di  fhntafìa>entrano fucceffìuamcn- 
te  nel  tuono  del  mottetto ,  o  del  madrigale  3  che  intendono 
di  fonare  ;  cofì  ne  l'oration  dimoHr attua  3  fi  può  dir  da 
principio  cioche  fi  uuo/e  >  q)  ^pp^effo  intonare  >  ^J  conti- 
nuare il  ragionamento  principale  :  ancora  chefia  di  diuer- 
fa  materia .  Et  di  queflo  tutti  adducono  per  ejfempio  il 
proemio  de  l' He  lena  d'Ifocrate  .  percioche  il  parlare  in 
quel  loco  de'  SofiHi^  non  ha  punto  che  fkr  con  He  lena . 
Oltre  di  queHo  con  tutto  che3 1 proemio fìa  flato flrauagan 
te  ;  non  fi  difdice  poi  >  che  tutta  l'or  attorie  non  fia  d'una 
me  de  firn  a  Sfetie .  Si  fanno  i  proemij  del  dimottr  attuo  di 
laudi j  o  di  uituperij .  Di  laude  come  Gorgia  ne  l'oratione 
Olimpica , dicendo .  degni  d'ammiratione  ap- 
po   DI    MOLTI     SONO     COLORO    SIGNORI 

greci  &c.  percioche  celebra  quelli  >  che  furono  primi 
adintrodur  quella  fòle nnità .  T)t  n.ntuperij  3  come  fece 
ffocrate  :  biafimandolt  che premiaffero  le  uirtu  del  corpo y 
non  proponendo  premio  alcuno  à  quelle  de  l'animo  .  Co- 
mtnetafi  ancora  dal  configliare ,  come  fece  quei  che  diffe  > 
che  fi  debbono  honorar  gli  huomini  da  bene .  (gjr  continuo 

poh 


Libro  Terrò .  *47 

fxiì,  che  per  que  fio  egli  lodano,  tArifiide  »  0  neramente  > 
che  fi  debbono  lodar  quelli,  che fono  d'una  certa fòrte ,  coi- 
rne dir,  nefamofi,  ne  infami .  ma  buoni,  ($f  non  cono/citi- 
ti  per  tali .  come  oAleJfandro  di  ^Priamo  .  percioche  colui 
che  co  fi  dice  uiene  k  dar  configlio .  Comincia.fi  anco  ra  nel 
dimoflratiuo,  co  iproemi  giuditialt .  cioè  con  dir  co/e ,  da 
fkrfibemuoli,  ($f  attenti  gli  auditori,  quando  il  ragiona- 
mento  fia  di  materia,  ò  merauigliofa ,  ò  difficile  ,  o  tanto 
diuolgata  che  uifi  ricerchi  fiufa ,,  o per  dono .  jfl  che  fece 
Cherilo  quando  dtffe . 

'Poiché  tutti  fin  qua  fi  i  luoghi  prefi . 
ffi  quel  che  fègu ita .  Onde  che  gli  efordij,  che  fi  fon  detti > 
fi'cauano  da  q uè He  co/è .   Da  la  laude,  &  dal  ^vituperio, 
dalperfitadere ,  fg)  dal  dtffuadere  :  (gjr  da  le  cofi  che  ap- 
partengono à  cattar  attentwne ,  e>*  bemuolen^a  dagli  au~ 
*dito  ri.  Et  bi fogna  che  quella  attaccatura  de/p  roemio  con 
la  nar  rat  ione fia  fatta,  ò  di  cofi  chabbtan  del  fior  efiiero  ,  o 
di  cofi  appropriate  a  la  materia  de  toratione .    I  Proemi 
delgcneregiuditiale ,  s'ha  da/àpere ,  che  fanno  ilmedefi- 
mo  che  tprologi  de  le  fituole  ,  (fy  gli  efòrdij  de  poemi  he- 
roici .   V^on  parlo  de 'principe  de'  ^Ditirambi .  percioche 
fino  fimili  à  quelli  chauemo  detto  nel  genere  demo- 
Bratiuo . 

Per  te,  per  gli  tuoi  doni,  oper  le  Sfoglie .  ffic. 
€t  enfine  le  fauole  ,come  ne  le  compofittoni  heroiche,i  proe- 
mi fono  come  faggi  de  le  /or  materie .  perche  fi fitppia  pri- 
ma di  che  s' ha  da  parlare  :  *&  non  fi tenga fòffefò  l'animo 

du 


148  Ee  la  Rcttorica  cT  A  riftotile 

di  chi  a/colta .  percioche  tutte  le  cofè3che  non  fino  determU 
nate ;  ne  fanno  uacillare  con  la  mente .  Qolui  dunque  che 
propone  quel  ch'intende  di  ragionare  *  come  fi  mettefi e  in 
mano  de  l'auditore  il  capo  di  tutto  il  fio  filo  -3fk  3  che  per  fi 
me  defìmo  può  facilmente  andar  dietro  al  re  Ho  del  r  or- 
namento .  Et  pero  propone  Homero  ne  la  jfliade  » 

€antiamfira  d 'Achille , 
&  iie  l'Odiffea . 

Vien  JMufa  à  dir  del  pellegrino  heroe + 
ft)  quelt  altro propofi  cofi . 

Ifeggi  Mufia  il  mio  canto  infine})  io  dica 

De  l'Afia  incontr  Europa  il  fero  affalto . 
/  Tragici  ancora  ufanomofirar  l'argomento  delafituola* 
0*  fi  non  cofi  fibito  come  Euripide  s  lo  mo Urano  nondi- 
meno nel  proceffo  delprologo,  come  fa  Sofocle  doue  dice  » 

Toltbo  daforinto  era  mio  padre . 
flmedefìmofalacomedia .  Onde  che  l'offitiopiu  neceffa- 
rio  >  &  più  proprio  del  proemio  e  d  accennare  il  fine  .per 
cagion  del  quale  fi  uiene  à  ragionare .  Et  pero  fi  la  cagio- 
ne enotai  &  la  cofa  e  piccola  >non fi  deue  ufiar e  il  proemio. 
L 'altre ' fòrti di  cofi  >  che  s'ufino  ne  i proemi]  fino  rimedij 
intorno  al' auditore .  St  cofi  communi  fi  e  auano  da  chi  di- 
ce >  dachiafiolta^dafauuerfarione  la  caufia^  da  la  cau 
fàfleffa .  Dalapcrfònanoslra,  ffl  de  taUùerfàriofi  caua- 
no  quelle >  che  fanno  a  liberarci  de  la  calunnialo  neramen- 
te à  calunniare  altri  :  et  non  à  un  medefìmo  modo  :  auue- 
gna3  che  chi  fi  difenderla  prima  cofa  rifonde  ala  calun- 
nia: 


Libro  Terzo.  14P 

nia  :  ffi  chi  accufe  fi  indugia  à  calunniar  ne  l'epilogo . 
La  cagione  è  chiara  .-perche  ,  chi  fi  difende,  uolendofi  m?e 
rire  eneceffario ,  che  fi  lieui prima  dmanzj  gl'impedimen- 
ti .  dunque  bifigna  prima  che  fi  purghi  da  la  calunnia .  Et 
chi  uuole  accu/àre  deue  Jèrbare  la  imputatone  ài *  ultimo  , 
per  imprimerlo  meglio  ne  la  memoria  de  gli  a/coltami . 
Quelle  che  apper tengono  à  l'auditore  ,ficauano  ò  da  l'in- 
durre à  ben.uolcn^a  ,  0  dalprouocare  adira .  Et  alcuna, 
ho  Ita  dal  far  lo  attento, 0  dal  contrario  .perche non Jèmpre 
è  beìie  di  procurar  fi  l' attenzione .  Et  di  qui  mene  che  mol- 
ti s'indu&Tiano  di  mouerlo  à  ri/o .  Docile  faremo  l'audi- 
tore (fé  quefto  farà  l'intento  noflro  di  fare  )  con  tutte 
quelle  cofi,  che  ci  pafifon far  parere  huomini  da  bene ,  per- 
ciochc  à  quelli  che  fino  tali,fiprefla  maggiore  attentione . 
€t  attento  fi  fa  col  prometter  co  fé grandi ,  cofe,  che  tocchi- 
no l'intereJfe,cofi  merauigliofe  ,  &  cofe piaceuoli .  Bifò- 
gna  dunque  fare  impnjfione  ne  l'animo  de  l' auditore  che' l 
parlar  noBrofia  di  co/e  tali .  St  tornandoci  lene  à  disi  orlo 
da  l' attentione  sha  da  proporre  il  contrario  :  che  la  cofiè 
fia  di  poco  momento,  che  fiafafìtdiofa ,  (èjf  che  ìion  apper- 
tenga  à  lui .  Auuer  tendo  pero  che  quelle  fino  parti  fuor 
de  l'oratione ,  ($f  fuor  delpropofito  de  la  caufà  :  *J  tro- 
ttate felamente  per  commouere  i giudici,  che  non  fino  buo- 
ni giudici  :  &  che  danno  orecchio  à  le  cofe ,  che  fono  imper 
unenti  à  la  caufà .  perche  co  i  buoni  non  ci  btfògna  proe- 
mio, fi  non  quanto  baila  à  toccar  Jòmmariamente  certi  ca 
pi ,  che  contenghino  per  modo  di  dire  tutto  il  corpo  de  la 

II  co  fu 


1 5  a  De  la  Rettorica  <f  A  riftotflc 

co/a .  €t  quefto  far  l 'auditore  attento  s3  ufa  communemen- 
t$  m  tutte  le  farti  de  toratione,quando  bifegni .  per  cloche 
per  tutto  s3  attende  manco  j  che  nel  principio .  Et  per  que  - 
fio  è  co  fa  ridicola  à  determinare  >  che  tattentione  fi  debba 
procurar  nel  principio  ,  quando  tutti  Hanno  attentijfimi . 
Bifigna  farlo  adunque  fecondo  che 7  tempo  ricerca,  come 
dire.  Ascoltatemi  di  gratia,  che  (^ve- 
sta NON  E*  MANCO  VOSTRA  CAVSA  CHE 
MIA.  OUerO  3  STATEMI  A  VDIREt  CHE  VOI 
NON  SENTISTE  MAI  COSA  PI  V  ATROCE  DI 
QJESTA,    OVERO     COSI     MERAVIGLIOSA..     Que- 

§lo  e  un  far  e  il  me  de  fimo  che  fkceua  ^Prodico  quando  ne- 
deua  ifuoi  di/cepoli  fònnacchiofi  :  che  per  tenerli  dcSli  in- 
frametteuanelfuo parlare  qualche  cofà  di  quella  fiia  qui- 
Jìione  j,  che  egli foleua  dire  che  ualeua  cinquanta  dramme . 
€t  che  quefle  co  fi  fi  ano  fuor  de  la  caufa  ;  q)  che  fi  uolghi- . 
no  al 'auditore  >  non  come  auditore  3  èmanifefio  .  perche 
tutti fi uagliono  de  iproemij  >  oper  imputar  l3  auuerfario  y. 

0  per  liberar  fé  da  la  paura  di  qualche  male .  come  fune 

1  Antigone  di  Sofocle  quelmefjb  che  dice . 

Signor,  temendo  di  uenirui  auanù  y  . 

^e fi  ai  più  uolte . 
1tf  doue  Euripide  fa  dire  àToante. 

Che  proemi  fin  quefii  3  che  commenti  3 

'Tarlami  chiaro . 
Jlmedefimo  auuiene  à  quelli  che  hanno  >  o  uero  fi  credono 
dhauere  cattma  caufa  à  le  mani .  percioche  /òpra  ogn al- 
tre 


Libro  Terzo  l  251* 

tra  co  fa  mette  lor  meglio  difermarfi,  che  /òpra  quella  di 
che  fi  parla .  ($f  però  ifirm  non  rifondono  à  le  domande 
che  fon  lor  fatte  ,•  ma  nanna  girando  con  le  parole  ,  sfa- 
cendo de  iproemif  .  'Donde  poi  fi  caua  il  modo  di  acqui- 
fi  ar fi  la  beniiiolen%a  de  gli  auditori  ,  &  eia/c  ima  de  t  al- 
tre co/è  tali  s 'è  già  detto  .pure  perche  quel  loco  d'Homcro 
è  molto  bello,  doue  dice 

Dammi  che  giunto  allito  de  Pheacì 

0 /è miri  amico  ,  ò  degno  dipietate  . 
fi  de  uè  auuertire  à  quefie  due  co/è ,  di  moftrarfio  beniuo- 
lo,  0  mi/er abile . 

O^el genere  Dimoflratiuo  bi/ògnafkre,  che  t auditore 
penfi,  che  infiemecon  quelli,  che fi  fin  prefi '  à  lodare ',  fi  ano 
lodati  ancor  effi,  0  la  lor  gente,  0  i  lorofiudi ,  0  qualche  al- 
tra lor  co  fa  in  qualunque  modo  .peraoche  quel  che  dice  So 
crate  ne  tOratwn  funebre  e  uero,  Che  lodargli  aAtheniefi 
fagli  z/lthemefi  non  e  diffidi co  fa  ;  ma  fi  bene  fra  gli  La- 
cedemoni .  fi  Deliberanno  ,  fi 'firue  de proemij  del  giù* 
ditiale  .percioche  di/ua  natura  non  ha  proemio .  auuegnx 
che  hanendofi  à parlare  con  auditori,  che  già  /anno  di  quel 
che  fi  con/ulta  ;fi  nha  manco  bi/ogno  an^i  non  fi  n'ha  bi- 
figno  niente  in  quanto  à  la  co  fa  per  fi  He/fa  3-  ma  fi  bene 
quanto  à  la  per/dna  nofìra ,  0  quanto  à  quelli  ,  che  non  fi- 
no del  nosiro  parere,  0  che  non  hanno  la  cofa  per  fi  gran* 
de,  0  per  fi  piccola,  come  l'hauemo  noi,  ma  di  maggiore ,  0 
di  minore  importanza .  D^el  qual  e  a/o  e  necejfario  ,  0  ac~ 
cu/ar  altri,  0  difender  fi,  0  ampliare,})  diminuire.  Che  per 

•     //      2  conto 


1 5  *  De  la  Rett orica  d' Aristotile 

conto  di  queHe  co/e ne  le  deliberai  io  ni  Inter  mene  il  proe- 
mio :  o  neramente  lùfifk  per  ornamento  :  perche  l'oratio- 
ne,  che  non  ha  principio  pare  una  co/a fatta  in  un  certo  mo 
do  à  tauuentata  3  come  quella  di  Gorgia  à  gli  Helienfi  3  il 
quale  non  à  ufo  di  buono  ghermitore  y  ma  come  noi  dicia- 
mo da  disperato fin^a  prima  dimenarfì>  o  uibrarfi punto  , 
entra  in  un  /àbito  à  mezjjt  Urna  dicendo .    H  e  l  i  d  e 

CITTA     FELICE. 

XV. 

T  quanto  à  la  calunnia  un  modo  per  difcolpare 
farà  questo  .  di  ualercidi  quelle  ragioni >  che 
fon  buone  à  tor  la  mala  impre/Jìone  :  perche  le 
me  de  (ime  fin  buone  à  tor  l' imputatone  :  auuegna  che  da 
l'ef/èr  detto  mal  di  noi  da  qualchuno  à  l'ejjer  creduto  fen- 
zjt  che  fi  dica,  non  afa  punto  di  differenza .  Ondefegue 
che  quefio  loco  e  uniuerfale .  L'altro  modo  e  d'opporfeli  3 
come  fifa  ne  le  controuer/ie  con  dire  fi  che  non  è  uero  quel 
che fi  dice 3  o  che  non  e  nociuo  :  o  che  non  nuoce  à  quel  tale: 
o  che  non  fi  a  tanto  gran  co  fa  :  o  che  non  fi  a  cofa  ingiufla  : 
opur  che  non  fia grande  tngiuflitia  3  che  non  fia  cofa  brut- 
tay  o  che  uifia  poca  bruttezza  .percioche  in  quefle  co/e  ta- 
li confi ftono  le  controuerfie .  come  fficrate  contra  V^aufi- 
crate .  fi  quale  confeffa  dhauer fatto  quel  che  gli  oppone > 
&  dhauerli  anco  nociuto  :  ma  non  già  d'hauerlo  ingiu- 
riato .  0  fi  pure  non  fi  può  negare  dhauere  ingiuriato  -sfi 
mette  à  rincontro  un'altra  cofa  >  che  fia  per  ricomp  enfia  de 

tingiuria. 


Libro  Terzo.  25$ 

[ingiuria,  come  dire ',  fi  ti  ho  fatto  danno  s  è  fiato  per  far- 
ti bonore .  Se  f ho  fatto  dispiacere  $  lo  feci  per  farti  utile . 
V  altro  modo  farà  d 'attribuirlo  ad  errore ,  0  et  imputarne 
la  fortuna,  ò  la  neceffità,  come  fece  Sophocle ,  Io  tre- 
mo, NON  PER  PARER  VECCHIO  COME  SON 
CALVNNIATO:     MA     PERCHE      SONO     d'oTTAN- 

ta   anni    a    mio   dispetto.  Mett efi  ancora  à 
rincontro  di  quel  che  s'è  fitto  quel  che  fu  cagione  che  fi  fa- 
ceffi  :  cioè ,  che  tint  emione  non  fu  di  nuocere  ,  ma  di  far 
quefta  co  fa ,  &  non  quella  che  s'oppone,  (§Jr  chel  male 
ch'èfiguitoè  fiato  per  difgratia  :  &  che  allhora  fi  meri- 
terebbe  deffire  odiato ,  fr)  perfiguitato ,  quando  ciofoffi 
fatto,  con  difigno ,  che  n'auueniffe  quel  male  che  riauuie- 
ne .   V  altro  farà  di  uedere  ,fel  calunniatore  fi  truoua ,  0 
s'è  trouato  altre  uolte  impaniato  nelmedefimo  peccato  efi 
fi,  0  qualcuno  de'fioi .    V altro,  fi  la  medefima  calunnia 
cadefepra  altre  perfine  :  le  quali  non  fi  accettino  per  col- 
peuoli  :  come  dire ,  fi  j offe  tenuto  per  adultero  un  cb'an- 
daffe  polito .  farebbe  dunque  adultero  quefìo  &  quelfaL 
tro ,  che  uanno politi .     L'altro  efi  colui  che  calunnia  te, 
ha  calunniato  altri ,  ofi  altri  han  calunniato  lui .   Ofinzg 
calunnia  s'è  fi  frettato  ,  come hora  di  coflui ,  (^d'altri, 
che  poi  fi  fin  trouati  innocenti .  L'altro  è  di  calunniare  à 
rincontro  il  calunniatore  .perciochefi  egli  non  è  deqno  di 
fede  ;  non  è  ragtoneuole  chef  creda  à  le fue  parole .   L'al- 
tro è  quando  fi  dica,  chegialacofit  è  fata  giudicata .  come 
Euripide  contra  Igienonte  in  quel  gìuditio ,  che  da  Greci 

era 


154  ?De  *a  Rettoria  d'Ariftotlfe 

e  ra  chiamato  nAnttdofì '.  the  ac  e  tifandolo  ctimpietà  condi- 
re che  egli  induceua  la  gente  à pergiurare  >  poiché fiufau* 
lo  pergiuro  con  quel  uer/ò . 

.  Con  la  lingua  ho  giurato.  &  non  col  core  s- 
Li  rifpofi3  chelifitceua  torto  à  chiamarlo  àgiuditw  di  cor- 
te >  di  quel  che  s'haueafiolamente  a  giudicare  ne  lefilenni- 
ta  di  TZaccOj  innany,  al  quale  egli  nhauea  refi  cento  ;  ($T 
era  per  renderne  di  nuouo  >pur  che  quiuifojjè  conuenuto . 
V altro  e  di  dir  contra  la  calunnia  fg)  quanto  fia  gran  ma,  - 
le .  &  (penalmente  dir  queflo  3  Che  fi  fa  per  diuertire  il 
giuditio  de  la  caufia principale  >  0«per  attaccar  nuoue  di- 
fiute  3  non  fi  fidando  de  la  fia  ragione ,     Loco  commune 
àtaccufiatore^  ($f  à  l'accufàto  e  di  uenire  àie  coniature  x 
come  ne  la  Tragedia  di  Teucro .      Vliffe  dice  contra  di 
lui  j  che  fauoriua  la  parte  di  ariamo .  percioche  Hefione 
madre  di  Teucro  erafirella  di  Triamo .   *~Da  l'altro, can- 
to Teucro  da  per  coniatura  ^  che  li f offe  contrario  :  perche* 
Telamone  fio  padre  era  nimico  "di  V  ri  amo .  &  che  egli 
non  hauea  r melate  le  spie  >  che  furono  mandate  à  Troia . 
L'altro^  e  proprio  di  chi  calunnia .  &  quefio  è  di  lodar  afi 
fai  una  co/a  piccola  per  uituperareà  dilungo .  ò  di  lodar 
come  à  la  sfuggita  i  fatti  grandi  3  o  uer amente  hauendo 
prima  detto  di  molto  bene  ;  fermar  fi  à  dire  un  male  che 
facci  per 'la  caufi.    JQuefto  or  tifino  figli  ono  ufar  quelli 
che  fino  aftutiffimi>Q)  ingiuflijfimi  ;  i  quali  cercan  di  nuo 
cer  col  bene ^  mefiolandolo  colmale .    Commune  ancora  al 
calunniatore  y  0*  à  quel  che  fi  difende  da  la  calunnia  è 

queft*  altro 


Libro  Terzo.  255 

queff  altro  loco  :  quando  un  fato  pio  uenire  da  più  cagio- 
ni, che  chi  calunnia  l '  attribufia  a  la  peggiore ,  &  chi  di- 
fende  k  la  migliore .  Come  per  ejfempw  ,  che  Biomede 
mandato  per  ricono/cere  il  campo  de'  nemici  sfcegliejjè  di 
tutu  1  Greci  Vltjfe  per  fio  compagno .  fi  difenfor  direb- 
be, che  fa  perche  lo  giudico  miglior  di  tutti .  fi  calunnia- 
tore, Per  lo  contrario ,  perche  effendo  riputato  per  uile  ; 
non  li  potè ffe  far  concorrenza  ne  la  laude  che  s'acquislaua 
di  quell a  f anione .  et  de  la  calunnia  s'è detto  à  bafian?y. 


Wfàsfyì  &4  Narratione  nel  genere  démoflratiuo  non  fi 
M  !£§Ì^  fa  tutta  m  un  loco ,  ma  fi  aridamente ,  per  ciò - 
^yi3|§|  che  bifogna  tra/correr  per  tattioni,  (jjy  da  l' at- 
timi figiata  il  parlarne,  0  con  laude,  0  con  biafimo  .  auue- 
gna  che  una  parte  del  parlamento f  fa  finzji  tarte  del  par 
latore .  perche  chi  dice  non  e  cagione  èjfo  di  quel  che  se 
fatto .  &>  t  altra  parte  fifa  con  l' ar  tifino  di  chi  parla .  Et 
quefìo  conjìfìe  in  dimofirare,  0  che  lacofit  fia  cofi  quando 
non  e  credibile,  0  che  fi  a  ta/e,ò  che  fia  tanto  grande  :  ò  ue- 
r  ament  e  tutto  infieme .  Et  che  non  b  i/ogni  tal  ito  Ita  far  la 
nar  rat  ione  tutta  in  un  loco  ,e per  quefto  -,  che  uenendofi 
/  /  ù  la  dimoflratwne  de  le  cofe  narrate ,  difficilmente  la 
memoria  fèr  uè  a  replicar  tutti  quei  capi  che  fi  fin  detti  ne 
la  narrazione  .percioche  s'harebbe  àfare  in  queffaforma, 
D  a  qv  e  s  t  e  anioni  fi  caua  adunque,  che  coHui fia  fior 
te  ;  &  da  quefie  altre,  chefiafauio,  (tffgiufio .  Et  queslo 

modo 


25  6  £>ela  Rettori  ca  d'Ariftotile 

modo  di  narrare  tutto  ctunpez£p,hapiu  delfimplice,  do- 
uè  quelT  altro  è  uariato  >  q)  non  ha  del  fonerò .  Quelle 
anioni ,  che  già  fin  note,  &  celebrate  ,  bafla  che  pano  fi- 
lamente  rammemorate .  &*  per  quefio  molti  non  hanno  bi 
fogno  di  narrazione  ,  come  per  ejfempio ,  uolendo  lodare 
^Achille ,  per cioche  ognuno  fi  le  co/è  che  fece .   Ce  ne  ha- 
uemo  nondimeno  à  ualere  con  farne  mentione .  éMa  uo- 
lendo lodar  Crìtia  ;  bifigna  narrar  le  attieni  fue  .perche 
molti  non  fanno  chi  fi  fa .  Hora  quelli  che  dicono ,  che  la 
narrazione  deue  ejjèr  breue  ,fin'o  degni  di  rifi .  perche  fi 
come  à  quelPanattiero,  che  domandò  fi  fi  doueaftr  l'in- 
trifi  duro,  o  molle  ,fu  riffiofio  -3  q)  che  non p può  intrider 
bene  ì  cofi medefimamente  auuiene  in  quefio  ,  che  non  bi- 
figna  che  la  narrazione  fi  a  lunga  ,  come  ne  anco  l 'efior dio 
ne  le  pruoue ,  per  cioche  d  bene  non  confifiein  quefio  et  e  fi 
fir  breue,  ò  d'ejfir  mozjt,ma  ne  l'effer  mediocremente  fat- 
ta .  cioè  quanto  bafla  ad  efior  la  cofi  di  che  fi  parla  :  ò  à 
fir  capace  che  cofifiapafi'ata  :  ò  che  ci  fi  a  di  danno  b  d'in- 
giuria :  ò  di  tanta  importanza  ,  di  quanta  uogliamo  che  fi 
creda  .  €t  che  à  colui,  che  ce  contra  bafiiàmoBrare  il  con 
trario.  Et  mentre  che  fi  narra  fi  deue  ufiir  t  aiuoli  a  in 
qualche  parola  che  mostri  la  nofira  uertù .  come  dire,  Io  lo 
configliauafimpre  quel  che  mipareua  chefuffe  benfatto  • 
che  non  douefiè  abbandonare  i  figliuoli  :  ò  chefiuopra  ilui 
tip  de  tauuerfiario,  come  farebbe,  chee^li  rifiondeua,  che 
douunquefoffe ,  non  limancherebbono  de  gli  altri  figliuo- 
li^ come  dice  Herodoto ,  che  rifiofirogli  Egittìj  à  Tfitme- 

thico 


Libro  Terzo.  ij7 

thico  lor  Re, quando  fi ribellarono  da  lui .  0  aero  ìnfèriruì 
qualche  co  fa,  che  flagrata  a'  giudici .      La  narraùone  di 
chi  difende  e  minore  che  quella  de  l'accu/àtore .  St  le  fot 
queftioni/òno,  o  di  non  thauer fatto,  o  che  non  gli  ha /àt- 
to  danno  :  ò  che  non  gli  ha  fatto  ingiuria  ;  o  che  non  ha  fat- 
to tanto  quanto  gli  s' oppone .   Onde  che  non  ci  douemofer 
mare  ne  le  co/è  che  fino  certe,  &  che  non  fi  poffono  nega- 
re »  fé  già  nonfifaceffe  con  intentione  dintrarein  qualche 
na  di  quelle  ,  che  fi  fin  dette .  come  à  mofirare,  che  [è  bene 
e  uero  quel  che  s'oppone^  non  è  però,  che  fi  a  ingiuria  . 
Dette  anchora  l'accufato  narrar  de  le  co f  fatte ,  quelle  i 
che facendo  fi non fono  Hate  tali  da  poter  mouere  il  giudi- 
ce, ò  à  compaffione  uerfo  colui  che  l'ha  patite ,  o  à /degno 
contra  di  lui  che  l'ha  commeffe .  per  ejfemptodi  questa  au- 
mrtenzji  cifia  [Apologo  (tzAlcino  ,  che  con  una  diària  di 
feffanta  uerfififa  fare  à  Penelope .   Et  quell'aggiramen- 
to che  face  uà  l?hailloper  non  uenire  al  punto .  €t  anco  il 
prologo  ne  la  Tragedia  d'Eneo . 

Bi/ogna  ben ,  che  la  narraùone  fi  a  costumata .  Et  co- 
ftumata  la  faremo  ,/è  ci  far  anno  note  quelle  co  fé, che  dan~ 
no  notitia  dd  co  fiume .  De  le  quali  una  e  di  mostrare  3 
con  che  e  le  tt  ione  ci  fi  amo  mojfi  à  far  quel  che  s'è  fatto . 
Ter  che  i  co  fiumi fi 'cono fono  da  telettioni ,  &)  l'elettioni 
dal  fine .  Di  qui  procede  che  l parlar  de  le  co/è  matema- 
tiche non  ha  costume  :  perche  non  ha  manco  propofito  : 
concio fiacofa  che  non  fi  propone  alcun  fine .  Ma  i  ragiona- 
menti Socratici  fon  quelli ,  chef  portano  i  coftumi  con  lo* 

KK  ro. 


258  De  la  Retrorica  cTAriftotile 

fa  .percioche  trattano  di  quelle  co/e  che  fi  indirizzano  à 
qualche  fine ,   Ziri  altra  fòrte  di  co  fé  cofiumate  ,  cioè  che 
danno  inditw  de'  cofiumifòn  quelle  che  uanno  infieme  con 
la  natura  di  ciafcuno .  come  dire  ,  Cos  1    parlando^ 
volse   le    spalle,  jfl  che  moflra  il  co  fiume  de  l'in- 
fòlen^a,  ($f  de  la  ruftichez^a .   cÀpparifce  il  così  urne  nel 
dir  ancora  non  fecondo  che  uer  amente  fèntimo  j  come  uo- 
gliono  gli  oratori  dhoggi  dì ,  ma  fecondo  il  proponimento 
che  ci  h  abbiamo  fatto .  come  dire .  Io  uolficofi ,  ^)  cofimi 
rifòluei  di  fare ,  ancora  ch'io  ftp effi ,  che  f  òffe  il  peggio 
per  me .  perche  l'una  di  quefie  co  fé  apper  tiene  al  pru- 
dente >  &  l'altra  al  buono .  auuegna  che  i  prudenti  figua- 
no  l'utile,  e  i  buoni  l'honeHo .  Et  quando  quel  che  fi  dice 
non  e  credibile  ;  bifogna  che  ci  s'aggiunga  la  cagione,  come 
per effe  mp  io  fa  Sophocle  ne  l '^Antigone  .  do  uè  dice ,  che  fi 
curauapiu  del  fratello  ,.che  del  marito  ,  gjr  de'  figliuoli  :■ 
perche  quefli perdendo  fi fi peffono  racquietare  s  ma  il  fra- 
tello, morto  il  padre,  &  lamadre  non  può  più  rinafcere  . 
St  non  potendone  affègnar  la  cagione  3  douemo  mofìrare  , 
che  noifapemo  di  dir  coje  ,  che  non  fono  facilmente  da  cre- 
dere., (gjr  nondimeno  che  lo  diciamo  perche  fiamo  di  co  fi 
fatta  natura .  altramente  per  l'ordinario  non  fi  credereb- 
be, che'l  ttoler  noflrofia  di  far  altro ,  che  quel  che  ci  torna 
utile .  barrando  ancora  s 'hanno  à  dir  cefi,  che  mo (Irina 
glt  affètti ,  &gli  atti,  che  uanno  infieme  con  gli  affitti,-^} 
che  fon  noti  a  gli  afcoltanti  :  fg)  che  fino  propriamente  a 
noftri  >  ò  di  colui  di  chi  fi  parla .,  come  per  effempio ,  Gua- 
tandomi 


Litro  Terzo ì  15  p 

tandem!  àtrauerfo andò  .dia .  Et  come  dtffè  Ufchme  di 
Cratilo  >  chefifhiauas  ffi  battèua  le  mani .  Le  quali  co/e 
hanno  del perjàafìuo  per  quefio  3  che  effendo  quefii  Jegni 
notià  gli  auditori  danno  lornotitia  di  quel  che  non/ape- 
uano  de'  coturni  di  color  che  gli  ufàno .  CZ>/  que&a  guifà 
ne  fono  molti  in  Homero  >  come  quello  > 

Co  fi  la  ^-vecchia 
Ttifife  :  &  già  fi  poma  la  mano  aluolto . 
ter  cloche  quelli  che  cominciano  à  piangere  >  hanno  per  ufàn 
Zjt  di  metter/ile  mani  a  gli  occhi .  Et  nel  raccontare  >  ci 
dottemo  in  unfubtto  accommodarper  modo  j,  che  à  l'audi- 
tor paia  di  uederci  diffiofti  3  &  conditwnati  di  una  certa 
qualità ,  c^*  che  l'auuerfario  jia  d'un  altra .  aAuuerten- 
dopero,  che  l'arùfìtio  non  fi '  cono  fi  a .  Et  che  l'auditor  fa- 
cilmente fi  muoua  per  queHa  dilfofitione  >fi  può  uedere 
in  quelli  che  uengono  con  qualche  nonella .  che  fé  bene  non 
/appi amo  quel  che  shabbino  adire  sfcondo  che  lo  uè  demo 
dtffofto  ce  ne  facciamo  una  certa  imagtnatione .  E  afila 
narrazione  in  diuerfi lochi  de  torattone  :  e>»  taluolta  non 
da  principio .  CN^el  genere  de liber attuo  non  interuicn 
quafimai  narratione .  perche  mffimo  narra  circa  le  co  fé 
da  uenire .  et  fi  pur  ci  interuienefarà  de  le  co  fé p affate 3ac- 
cioche  rammemorandole  fi  confiti  meglio  de  le  future . 
0  neramente  farà,  per  lodarle >,  oper  biafimarle .  3\ia  chi 
fa  quefto, non  loft  come  configgerò .  6t  quando  la  co  fa  non 
e  credibile  ;  fi 'dette promettere  >  &  dirne fitbito  la  cagio- 
ne :  &  offerir  di  renderne  conto  a  chi  uogliono  >  come  fa 

KK      2  locala 


2*0  De  la  Rcttorica  cf Arift  otile 

ìocafla  di  Canino  ne  tEdipode .  che  à  la  domanda  di  co» 
lui  che  cerca  il  figliuolo ,  rifonde  fiempre  promettendo . 
€tcofifitUemodiSophocle. 

XVII. 

E  pruoue  bifigna  che  pano  dimottratiue .  Et 
naficendo  la  que H 'ione '/òpra  quattro  co/è  ;  colui 
che  dimoHra  fi  deue  difiendere  /opra  quella 
doue  confi/le  ilpunto .  come  dire  fie  confisle/Jè  in  non  l'ha- 
uerfittto  sfipra  queUo  Io  non  l ho  fatto ,  uènendofialgiu 
ditio  fi  deue  uolt  are  tuttala  fior^a  del  prouare .  6t  cofi 
/opra  l'altre  tre  cofi  y  che  fino .  Jo  non  ho  nociuto  :  Non 
t  ho  fitto  ingiuft amente  :  Non  ho fitto  tanto  quanto  mi  fi 
imputa .   E'I  mede/imo  s'ojferua/e'l punto  confitte  in  ba- 
tterlo fitto  .  €t  e  dafipere  ch'in  quella  fila  controuerfid 
de  thauer  fatto  j  ò  ?ion  fitto  $  neceffariamente  una  de  le 
parti  conuien  che  dica  la  bugia  >  e>*  che  pecchi  per  maligni- 
tà -.perche  non  fi  può  in  queBofiufiar  d'ignoranza  :  come 
quando  fi  di/futa  delgiufio,  ^  de  l'ingiufio .   Et  però  ci 
hauemo  à  fermare  in  quefio  articolo  lungamente  :  ^)  ne 
gli  altri  no .   U^l  genere  dimofiratiuo  3 prefipponendc.fi 
che  le  cofi  fi  credano  ,•  la  più  parte  de  la  confermatione  fi 
fura  con  l" amplificare >  che  le  cofifiano  honoreuoli  >  gjr  uti- 
li .   HPerche  rade  uolte  occorre^  che  fi  uenga  à  la  demo- 
Hratione .  Et  quefio  quando  le  cofi  non  fino  credibili  3  ò 
che  un'altro  ne fi  a flato  cagione .  Nel  deliberatiuo  uiene  in 
confi deratione  3  o  che  la  cofi  non/àrà  >  ò  che  non/ara  giu- 

fta, 


Libro  Terzo.  161 

&a>o  che  non  farà  utile,  ò  non  tanto .  Et  fideue  auuer  ti- 
re Jè  l'auuerfàrio  non  dice  iluero  in  qualche  co/a  fuor  de  la 
caufà.  per  che  parrà  che  fiafègno  emdente  che  menti  fi  a 
ancora  ne  l'altre  cofè .  Gli  effempifòno  proprijjfimi  al  de- 
liber  attuo .  Et  gli  entimemi  fino  più  proprij  al giuditiale  y 
che  àgli  altri  generi^  percioche  ne  le  deliberationi  fi  tratta 
de  le  cofè  e  hanno  à  uenire .  de  le  quali  (perche  ancora  non 
fono  )  e  neceffariOy  che  fi  parli  per  effempi  del p  affato .  Et 
igiuditij  fi  fanno  circa  l' effere  3  o  non  effere  :  doue  inter» 
mene  maggiormente  la  dimofiratione  >  fó)  la  neceffità . 
percioche  la  co  fa  fatta  bifògna  che  neceffariamente  fia . 
Non  è  bene  che  gli  entimemi fìano  raunati  tutti  in  un  loco; 
ma  bifògna  mefcolarli  :  altramente  per  la  moltitudine 
s' impedì/cono  infra  loro .  percioche  ancora  la  quantità  ha 
ilfuo  termine  di quanta  de  uè effere >  come  fi  caua  da  quel 
loco  d'Homero . 

Carofigliuolpofcia  chat  tante  cofè 
Dette  y  quante  uri huom fàggio  ne  direbbe s 
doue  s'ha  da  notare  >  che  dice  tante }  ($f  non  tali .  V^on 
fi  deue  cercare  ancora  diprouare  ogni  cofa  per  entimemi . 
perche  non  auuenga  come  à  certi  filofòfi  3  che  pruouano  le 
cofè  più  note>  &piu  credibili,  che  quelle  donde  cauano  le 
pruoue .  €t  quando  tu  muoui  l  affetto  non  ufar  l'entime- 
ma .  altramente  o  che  l  affetto  fi  torrebbe  uia>  o  che  ten- 
timemafarebbe  uano .  Conciofiache  accozzati  infieme più 
moti  ;  l'uno  l'altro  opprimendo]}  >  òfiffengono  in  tutto .,  o 
diuentano  più  deboli .   Qofi  quando  fi  effrime  il  co  [lume  3 

non 


%6%  DelaRettorica  d'Àriflotile 

non  fa  meftìero  nel  me  de  fimo  tempo  ufir  l'entimema  .per- 
chela  dimofiratione  non  può  ftare  ne  col  co  fi  urne  >  ne  con 
l'elettivne .     Le/ènten^e  s'ufitno  cojl  nel  narrare  come 
nelprouare  .perche  fanno  l'oratton  cofiumata,  come  dire* 
lo  glie  ne  detti  con  tutto  chefapejfi,  che  non  e  bene  affidar- 
ti d'ognuno  .   éMa  con  affetto  fi  dirà  come  per  ejf empio . 
Non  me  ne  pento  ancora  che fia  fiato  maltrattato  :  perche 
il  guadagno  farà  per  lui  >  fé)' la  giufiitia  per  me .   fi  dir 
ne  le  con/ulte  e  più  difficile  che 'Idir •ne '  giuditìj .  ^)  ragio- 
neuolmente>  perche  quiui fi  disfuta  de  l'auuenire>  &  qui 
del p  affato,  il  quale  fi  può  ftp  ere  anco  per  infino  da  gl'in- 
douin'h  come  dice  Epimenide  Crete  fé .  per  ciò  che  egli  non 
indouinaua  del  futuro .,  ma  del  p  affato  chefoffe  occulto . 
Oltre  di  queHo  ne  igiuditij  hauemo  per  fondamento  le  leg 
qi,fòpra  del  qual principio  può  chi  l'hajrouar  facilmente 
la  dimoftratione .   'Dipoi  ne  le  con/ulte  non  fono  molti  di- 
uertimenti  y  come  l'infamar  l'auuerfario  :  dir  ben  di  fé 
fieffo  :  muouer  gli  affètti  :  &  cotali  co  fé .    Le  quali  ac- 
cazgiono  manco  in  quefio genere  che  in  tutti  gli  altri  _>  fi 
non  quando  efie  de  t  offiùo fio .  Bifegna  che  fi  facci  adun- 
que per  un  ricouero  >  come  ufano  gli  Oratori  aAthemefi  : 
fòt Rettalmente  Jfòcrate .  percioche  confultando  ancor* 
fiele  accujare,  come  accusò  i  Lacedemoni  nel  Panagirico . 
€tCarete  ne  l'oratione  de3  compagni .      Nel  genere  de- 
moBr  attuo  >  fi  deue  riempiere  toratione  di  laudi  3  come  fa 
Ifòcrate  che  lauda fèmpre  qualchuno  di  fuor  a  uia .  €t  que- 
Ho e  quello 3  che  diceua  Gorgia  3  che  non  li  mancherebb 


e 
mai 


Libro  Terzo .  163 

mai  che  dire .  Per  cloche  parlando  d'Achille  >  lauda  spe- 
leo >  dipoi  Baco i  dipoi  Gioue .  Cofi lauda  medefimamente 
la  fortezza  >  dicendo  che  faccia  0  queBe  co/è ,  0  quell'al- 
tre 3  0  che  eliajia  tale .  Quando  hauemo  ragioni  da  poter 
dimoBrare  ;  douemo  ualerci  de  le  demofirationi  >&deco 
fiumi.  £Ma  quando  non  hauemo  entimemi  ;  tutto  ilno- 
Bro fondamento  farà  ne3  cofiumi .  ($f  più fi fu  per  un'huo 
mo  da  bene  di  parer  buono  effo  5  che  difaper  dire  accura- 
tamente le  ragioni  de  la  fra  caufa .  Degli  entimemi  quel 
li  che  confutano  fino  più  approuati  di  quelli  che  afferma- 
no ..  Et  que  fio  perche  ilridarguire  Bringe  più  che  l'affer 
mare .  perche  due  contrari^  poflo  l'uno  acanto  a  l' altro  fi 
fio  rgono  meglio  .  Stuelli  nondimeno  >  che  fi  fanno  per  con- 
futare non  fono  d'altr  affette  che  quelli ,  chefifitnno  per 
confermare  .  aÀnzjfono  del  numero  de  leproue  -.perciò- 
che  una  parte  de  la  e  onfer  mattone  fi fàfòluendo  con  l'ijlan 
7^a  >  l' altra  col  fiUogiJmo .  CN^je  la  deliberatione  3  &  nel 
giuditio  btfogna  s  che  chi  comincia  à  dir  prima  3  metta  in- 
nanzi le  ragion  fue  ;  dipoi  rifoluere ,  ($f  eBenuare  quelle y 
che poffon fare  contra  di  lui .  Mafie  le  contrarietà  fanno 
affai  rumore  j  allhora  douemo  cominciare  da  quelle  che  ci 
fanno  contra:  come  fece  Qalliflrato  ne  la  congregation 
Mcfftmaca  :  doue  rifiolute prima  le  oppofttiont  che  lipote- 
uano  effer  fatte  da  altri  ifòggiunfè  dipoi  quel  che fk per 
lui .  <£\la  quando  ci  tocca  à  dir  pois  hauemo  à  rifondere 
prima  à  quel  eh' e  flato  detto  da  l'auuerfario  :  rifluendo , 
et  argumentando  contra  lui ,  Et  maffimamente  quando  le 

fue 


1^4  D c  'a  Rettorica  cTAriflotilc 

/fo  ragioni fof/èro  approuate  .  Tercioche  fi  come  t animo 
aborrì/ce  una  perfino,  notata  et  infamia  ;  cojì  aborri/ce  an- 
cora il  fùo  parlare  quando  pare  >  che  l'auuerfirio  habbia 
ben  detto ,  Bifigna  adunque  procurar  d'hauer  loco  ne  l'a 
nimo  de  l'Auditore ,  per  quelchauemo  da  dire .  Et  que- 
fioflfiràcoldifiruggere  il  detto  de  l'auuerfirio  ydal  quale 
era  Hato  occupato .  fmpero  combattuto  charemo>  o  con- 
tra  tutte  le  oppofitwni  che  ci  fin  fitte  da  l'auuerfario>o  con 
tra  le  più  potenti  >  ò  contra  le  approuate ,  ò  almeno  contra 
quelle  che  più  fàcilmente  fi  pojfono  confutare  >  allhora  at- 
tenderemo à  proporre  3&*  corroborarle  cofi  noslre. 
Euripide  in  q  uè  fio  loco . 

Prendendo  de  le  Dee  prima  difefa  ,• 

MoBrerò  dicofieiliniquitate . 

Ter  ch'io  Giunone. 
fg  in  quelchefiguefa  3  che  Hecuba  rifonde  à  la  più  leg- 
giera cofi  che  hauejfe  detto  Helenaperjuafiufi .  St  q  uan- 
to  à  lepruoue,  s'è  detto  à  bastanza . 

V^ela  parte  de'  coHumi  perche  Udir  bene  di  noi  me- 
defìmi  o pastori/ce  inuidia y  o  porta  lunghezza s  ò none 
fèn%a  replica  ;  oidir  mal  d'altri  è  co/a  ingiurio  fi  3  o  uera- 
mente  mllaniai  bifigna  indur  un  altro  che  parli  >  come  fa 
Ificrate  nel  Filippo  j,  ffl  ne  fcAntidofi .  <&*  come  *Ar chi- 
loco  uitupera  la  figliuola  di  Licambe  >percioche  induce  il 
padre  dir  contra  la  figliuola  in  quei  lambì . 

Che  non  fi  può  sperar  ?  Chefipuote  anco 

Giurando  ajfecurar>  ch'ejfer  non  debba  * 

{g)  Charonte 


ts> 


Libro  Tento;  16  y 

^Charontefabro  in  quegli  altri  iambi  3  che  cominciano . 

fo  non  curo  di  Gigi  il  gran  the/oro . 
&.J  come  fa  Sopbocle  che  induce  Smone  à  parlare  al  padre 
per  zAn  tigone  in  per  fona  d'altri .  Et  bifògna  taluolta  con- 
uè  rt  ir  gli  entimemi  in  fèntentie  in  questo  modo .  Quelli 
che  fono  ftu'h  debbono  cercar  di  riconciliarfi  quando  fino 
in  proferirà  :  percioche  allhora  n'hanno  miglior  partiti, 
^Doue in  forma  d y  entimema fi direbbe .  Se  allhora  doue- 
mo  cercare  di  riconciliarci  quando  poffiamohauer più  uti- 
li y  ($) ' Ptu  l^hi partiti;  cihauemo  dunque  à  riconciliare 
quando fiamo  posti  infelicità . 

XVIII. 

FW^i^  gnamo  bora  à  l'interrogare .  fi  tempo 
ty$ì0é[  principalmente  di  far  l 'interrogatane  e,  quan- 
hi^W- v^'l  do  hauendo  l'auuerfario  detto  una  parte  ;  con 
una  nofira  domanda  apprejfo  lo  facemo  cadere  in  qualche 
inconueniente .  Come  'Tende  interrogando  Lampone  de 
le  cerimonie  che  fi faceuano  ne facrifitìj  de  la  T)ea  ferua- 
trice  ;  sg)  ejfendoli  rifpofto  da  lui  >  che  chi  noti  era  entro* 
rncffo  non  le  poteuafipere  ;  egli  domandò  lui  fé  le  fapeffe  : 
ftj  rispondendo  di  fi;  Come  e  poffìbile  (li  diffej/e  tu  non 
ci  fi  imtiato  ì  N?l fecondo  modo  fifa  quando  una  co  fa  e 
chiara  ;  ^-)  l'altra  >  colui  che  interroga  penfa  >  chef  gli 
debba  concedere .  doue  fatta  che  fia  l'ima  domanda  >fèn- 
%apm  domandar  quel  ctie  già  noto  ;  bifògna  fiibito  con- 
chmdere .  come  fece  Socrate ,  che  imputato  da  3\dilcto  di 
•v'  LL  non 


266  De  la  Rettorica  d'Ariftotile 

non  creder  che  gli  ^Dij  fitrouaffero  $  gli  dijfe .  Tenfi  tu 
ch'io  creda  che  fi  truouino  i  demoni  ?  6t  rifondendo  di  fi; 
allhora  li  domandò .   J demoni  non  procedono  da  gli  Dij) 
ò  non  fono  eglino  qualche  co  fa  diurna  ì  6t  rifondendo  pur 
di  fi .   oAdunquepuo  ejfer  (  di f  egli  )  che  uno  creda  che  fi 
truouino  i  figliuoli  de  gli  ^Dij^  ffigli  Tìtf  no  ì  V^ei 'terzo 
modo  fi fa^  quando  fi  può  moflrare  >  o  che  tauuerfario  fi 
contradice,  ò  che  dice  co f  fuor  de  l'oppenion  d'ognuno . 
Nel  quarto 2  quando  crediamo  3  che  non  hauendocon  che 
rifoluerla  noffra  domanda  ;  non  pojfa  rifonder  fi  non 
fefifiicamente,  perche  rifondendo  ^  come  dire  >  Può  efie- 
re ^  non  ejfere.^f  e  fiere  in  p  arte  ^  in  parte  non  cffire: 
fg) taluoltafi ytauolta  no; gli  auditori  come  con/ufi }  fi 
perturbano .  Et  in  altro  modo  che  in  queffi ,  non  bijògna 
tentar  l'auuer/ario  con  linterrogationu  perche  rifonden- 
do con  qualche  infiantia  >  par  che  chi  domanda  refìicon- 
uinto .  ejfendo  che  rifletto  à  la  debolezza  degli  <tAf  optan- 
ti non  fi  pojfono  far  domande sfòpr a  domande.  St  per  que- 
Éo  è  bene  >  che  ancor  gli  entimemi  uadino  ferrati  il  più  che 
fi  può .   Le  rifio/ìe  à  fwterrogationi>fi  le  cofèfon  dubie  $ 
infogna  che  fi  faccino  diftinguendo>  ffi  con  parlare  à  la  di- 
Befa>  ffl  non  concifàmente .   Et  ne  le  cofe  >  che  par  che  ci 
pojfino  uemr  contra  ,fi  deue  con  la  rifiofta  fiùbito  inferir 
la  rifolutione>  auanti  che  di  nuouo  interrogando >  o  conclu- 
dendo ;  tauuerfàrio  proceda  più  oltre .    Terciochefi  può 
facilmente  antiuedere doue  egli  fondila  fua  ragione  :  & 
/opra  quali  fondamenti  fi  concluda^  &  come  le  conc/ifioni 

^rifiluono; 


Libro  Terzo.  167* 

(tri/dicono  -,  s'è  fatto  noto  ne  la  Topica .  Quando  t  attuerà 
far  io  conclude,  ^)  con  la  mede  fimo,  conclusone  interrogai 
doaemo  rifondendo  allegar  la  cagione  perche  :  come  fece 
Sòphocle  domandato  da  Pifindro  .   Sei  tu  flato  del  mede- 
fimo  parere  >  che  gli  altri  elettori  in  crear  il  reggimento  de 
gli  quattrocento  huominiì  S 1  fino  (lato gli  rifpofi.  0  come 
(  gli  replicò  )  non  tiparue  questa  co/a  malfktta  ì   cMal- 
fittta  (diffe)  mi  par  uè  .  Dunque  (figgwnfi  a  Pifindro) 
tu  hai  fatto  quello  male  à  la  Republica.  Si  (di/fe  egli)per- 
che  no n  hauea  da  fk rie  meglio .   Et  quel  L  acedemoniefè  , 
che  Banda  a /indicato  del  magi/irato  degli  Sphori  ,  fu  do- 
mandato fé  \fiip  arcua  ,  che  gli  altri fuoi  compagni  conden- 
siti de  la  utta fi/fero  ben  condennati ,  Kij/ofè  di  fi.   Li  fu 
replicato  >  Non fii 'tu (lato  mfieme  con  loro  a  decretar  que- 
fte  cof  ì  Sijòno  stato,  ditegli .    Dunque  ancora  tu  (li 
fu  detto)  meriti  di  morire  .    JgueBo  no,  rifiofe  egli  -.per- 
che co/loro  l'hanno  fitto  per  danari  y  gjr 'io  non  l'ho  fatto 
per  questo,  ma  per  che  co/i  mi  p  arcua  di  douer  fare .  Et 
pero  dopo  la  conclufone  non  bifigna  interrogare  :  ne  anco 
interrogar  la  conclu/ione  :  fé già  non  conteneffein  fi  molto  . 
del  nero  .      Et  perche  pare,  che  lefacctie,  e  1  motti  ancora 
fi  ano  di  qualche  ufi  ne  le  co?itefi  del  parlare ,-  e>*  bifignan 
do  (come  dice  Gorgia)  quando  lauuerfirio  (i  reca  in  fui 
/aldo, fìnacc orlo  colfarfìne  beffe  :  et  quando  egli  beffeggia 
colfaldo,  &  col  uero firmar  lo  j  di  questo  hauemo  parlato 
ne  la  'Poetica,  &  detto  quante  fino  le  s~petie  de  lefacetie . 
de  le  quali  parte  fi conuengono  agenti! hit  omini  >  &  parte 

LL      2  no. 


%6  8  De  la  Rettorica  d'Àriftotile 

no .  Quindi  pigliar à  dunque  ciaf  uno  quelle  che  fono  ap- 
propriate à  lui .  L 'ironia  ha  più  del  gentile  >  che  la  buffo- 
neria .perche  l'Ironico  motteggia  per  conto Juo  :  e'I  buffo- 
neper  eoìito  d 'altri . 

XIX. 

'Epilogo  fifa  di  quattro  co/e .  Vuna  è 
di/por  l'auditore  àjèntir  ben  di  noi,  gy  mal  de 
gli  auuerfarìj .  V altra  ac  ere/cere  >  &  dimi- 
nuire il  fatto .  La  terzg  a  muouere  affetto  àgli  a/co  Itami, 
Et  l'ultima ,  rinfefar  la  memoria  di  quel  che  s'è  detto . 
Ter cwche  naturalmente  dopo  Chauermoslrato  che  noi fa- 
mo  ueritieri  >  &  che  gli  auuerfàri  dico?io  la  bugia  $  lauda- 
rno  noi;  &  uituperamo  loro>  ($f  diamo  anco  una  ripajjata 
à  quel  che  hauemo  detto .  Et  bifògnahauere  in  confi dera- 
tione  una  de  le  due  co/e  ;  cioè  dimoflrare  >  o  che  noi  fi  amo 
buoni  particolarmente  a  quesli  >  o  affolutamente  buoni . 
€t  co  fi  che  l'auuerfariofia  mal'hucmo  k  quefli  >  o  affoluta- 
mente mal'huomo .  Et  gli  lochi  donde  s' hanno  à  cauar  gli 
Argomenti  per  moflrar  che  gli  huomini  fano  tali;  p  fono 
detti  difopra.  Et  medefmamente  è  co/a  naturale  >  che 
dopo  che  s'è  moftrato  che  le  coffano  >  s'ac  ere/chino  >  o  di- 
minuì fhino  .  perche  bifògna  che  cosi i  prima  il  fatto  y  che/i 
tarli  de  la  grandezza  del  fatto  >  come  è  necej]ario>  che  fa- 
no prima  i  corpi  che  l  ere  fomento  loro .  Et  ancora  de  l  am- 
pliare 3  &  del  diminuire  fi  fono  esf/ofti  i  lochi .  'Dopo  que- 
fto  ;  chiarito  che  (ìa  quali  fono  lecofètf  quanto  grandi; 

bifogna 


Libro  Terzo.  269 

bifegna  muouer  gli  affitti  de  gli  afeoltanti  :  quali  fono  la 
compaffione,  lo /degno,  tira,  l'odio,  l'inuidia,  la  gara,  q) 
la  contentwne .  1  lochi  de'  quali  fi  fono  ancor  moflri  :  per 
modo,  che  non  refi  a  a  far  altro  ,che  rammentar  le  cofègia 
dette  .  il  che  fi  fa  in  quel  modo ,  che  alcuni  dicono  chef  ha- 
rebbe  a  far  ne'  proemìj .   fiche  non  e  ben  detto .  per  e  io- 
che  danno  per  precetto ,  che  per  dar  meglio  admtender  le, 
cofe  ifi  debbano  replicarffejfè  uolte .   ^\(V  i  proemìj  dun- 
quefi de  uè  pr  op  or  fòl amente  la  materia  di  chef  dice  per- 
che fi  fappia  di  che  s'ha  da  giudicare .  Et  ne  gli  Epiloghi 
s'ha  da  replicare  quelle  cofè,per  mezj^p  de  le  quali  s'è  già 
dimoftrato  feommariamcnte ,  et  per  ma  de'  capi.  Élprinci- 
pio  di  questo  rcplicamcnto  farà  d'bauere  adempito  quel 
che  s'èpromeffo .  Onde  chef  debbono  ritoccare  quali  cofe 
fon  quelle ,  che  fi  fin  dette,  ($f  quali  fino  le  ragioni,  chef 
fono  prouate .   fiche  f  fiolfire  col  metterle  à  paragone 
con  quelle  che  fi ' f 'no  addotte  da  l'auuerftrio  .   Et  per  pa- 
ragonarle, ò  s'affrontano  infìeme  quelle  che  luno  &  l'al- 
tro hanno dettefopra al medefmo ,  ofènza  affrontarle ,p 
replicano  in  quefio  modo .   Coftut  di  queflo  dice  queflo,  et 
io  dico  queflo  per  queflo  .  Oper  tua  d ironia  ,  come  dire . 
Jgueflefono  le  belle  ragioni, che  egli  adduce .  &  io  non  {di 
hofaputo  ri/fonder  fé  non  quefle .   Et  che  farebbe  egli  ,fè 
queftefoffro  lefue  ragiom,et  ?2on  quesl  altre  ?  0  peruia 
d interrogatane ,  come  dire .   Che  manca  ch'io  non  h ab- 
bia dimoftrato  ?  0  uero,  che  cofe  ha  dimoftrato  ihnio  au- 
uerfario  ì  Onde  che fi pio fare,  0  cofe  carne  s'è  detto,  oper 

uia 


270       LeiaRettoricad'AriftotileLib.  111. 

àia  di  paragone  :  ofimplicemente  fecondo  t  or  dine  natu- 
rale, nel  modo  che  fi  fino  efyoHe  3  raccontando  copie  va- 
gì n  tue,  dipoi  fi  ti  pare  appartatamente  quelle  de  tauuer 
Cario  .  Et  ultimamente  dir  quelle  parole fciolt  e  y  che  fi  anno 
ben  ne  lafi?je,perfiar  che  fi  a  epilogo  >&  non  oratione ,  in 
quella  gmfia .  Ho  detto  3  hauete  intejò  .  Sapete  come 
paffa .    Giudicate . 

IL     FINE. 


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■  I 


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