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DUKE
UNIVERSITY
LIBRARY
Treasure'Rgom
RETTORI C A
D' ARISTOTILE
FATTA IN LINGVA
TOSCANA
DAL C 0 M M E 3(\D A T 0 \E
ANNIBAL CARO.
Con Priuileoio.
IN V E N E T I A,
Al fegno della Salamandra, M D L X X.
rn -
ATI
A L'ILLVSTRI SS.
ET REVERENDI SS.
SIGNORE,
DON FERDINANDO
CARDINAL DI MEDICI.
LVNGO tempo, ch'io ho
defiderato occafione, llluflrif
(^Tieuerendif. Signor mio,
con la quale potere in qual-
che parte mostrare la diuo-
twne che ho fempre portato à
tutta la fua Magnanima , 6f generofa fami-
glia , & a la [uà per fona inparticolare . Ver che
fé bene io so quanta humanita ella h abbia ac-
compagnata con la fuagrandel^a $ nondimeno
hauendo più riguardo al poco merito mio , che
à la molta genti le%z,a fna;Bimauo che fujje
Jpetie di profuntione il uenire a prefentarmele
innanzi fen^a prete fio alcuno . oJìda poi che
per la morte del Commendatore aAnnìbalCara
a a mio
mio Zio , rima/e àme l'h ere dita de le (ùe fati-
che, & la cura di procurar loro fattore, & pro-
tettone in mandarle in luce, deliberai \ub ito,
che vna de le principali douefje efier quella di
Vi S. lllufrif. Sperando con quefomez^TLO ac-
qwflarmi ancor io laferuuù , & la gratta fu a .
Onde quanto primarfer la diffcuìta de le pam-
pe , ho potuto mandar fora la T{ettorica d* Ari-
Slot ile, fatta m Lingua Tofcana dal detto Com
mendatorei l'ho fatto [otto il nome 3 6f fetta
ì ombra di V. S. MuBrifi. perche da lei difefa ,
■e Ila fé ne vadafemprefcura da le ingiurie de
gli anni , & da la malignità de le lingue . Oh ra
the , fé è vero , come è veri fimo, che l'arte de
la cI{ettorica,fconuenga ad <vn Principe quan
to altra qualità che fi richieda m lui ; non e du-
bio che con grandi f ima ragione io mi fon moffo
a dedicar quefi opera à V. S. llluftrifi. perche ol-
trea quella parte di quejìa profefwne , chela
Natura ha dato a lei 9 come fa generalment e
àtuttiglihuominii Et oltre à quella che lafua
lingua natiua le apporta per fuaprerogMiua 5
Sila rperfuc e epone de'fuoi Maggiori , per par-
ticolare
ticolarefudio , & per continuo effercitio che fa
in ejfa, nel grado che tiene di consultore delfom-
mo cPontefce ; lapofìiede, £5" la tien cara , come
veramente fi deue . Or 'vegga V* S. llluHrif.fè
quell'arte ch'altri ha felicemente trattato in al-
tra lingua ; fia ejj?licata hora , fé non con mag-
gior felicita , almeno con eguai facilita in quefta
fua propria : Da la quale hauendo il Cauahero
imparato di ben parlar e, & di rettamente fcri-
nere , crederei di effer mancato grandemente al
debito de la gratitudine , quando in fua vece »
ne la per fona di V.S. lllufrif. io non hauefi re fa
tributo a effa lingua di quelle compofitwni ch'e-
gli fece per opera , (*>per benefit io fuo . Tanto-
piu Rapendo ognuno con effo me , quanto egli per
quello jacef e prof tf ione di douereà Firenze f$
k la Tofana tutta : & per confeguetila a i Prin
api y&ài Signori d'effa : come ne fa pi enifi ma
fedeiltcfimomo ch'egli mede fimo ne ha Lfcia-
to ne lefue T^rme . Tutte quejfe ragioni cornea
hanno moffo me à dedicare a V.S.ìllufrif. que-
Jìo volume ; cofi tengo per fermo chefariano ba-
canti aindur lei ad accettarlo con quella vron.
teZZa
ttX&à , con che io le ne prefento : zZMa io voglio
confidar tutto ne la fina benignità : 6t creder fer-
mamente, che quando bene il dono nonfujjede
la qualità chi egli e per la dignità de la materia,
perla nobiltà de l'artefice , & non mi vergogna-
ri) anco di dire, per la riputai ione di chi l'ha tra-
dotto \ ella fi degnar ebbe gradire almeno l 'affet-
to de l'animo mio . Qofi adunque la prego à fa-
re . Et infume à mofirare che le fa fiato grato
queflofiutto de l'ingegno delCaualiero -.perche
cofaficurato dal gwditio , £5* da l'autorità di
V. S. lllufirifi, tanto più liberamente feguitarò
a dar fora lefue lettere , lafua Commedia, &la
fua Eneide di Vergilio , che mi refiano ancora à
dare à la [lampa . Et per vltimo fupplicandola
ad accettar me per queldiuotofermtore , che le
fono flato , & che le voglio ejjerjempre , humi-
Itfitmamente le bacio le mani. Di cRoma à li
X11IL di giugno M D L X X.
Di V.S. lllufirifi ^euerendifs.
Efumtlif. Seruitore Gio.BattiJfa Caro.
DE LA RETTORICA
D'A RISTOTILE,
LIBRO PRIMO.
I.
<tA RETTORICA è COrrì-
(fondente a la 'Dialettica .pereto
che luna fg) [altra fi travaglia
intorno à certe co/e ., le quali fi può
ueder > che fino in un certo modo
communi a tutti, (efr non ad alcu-
na determinata fcie7i%afòttopofle*
Onde che tutti ancora participano in un certo modo d'am-
bedue . perche non eperfòna 3 che fino à un certo che 3 non
fi metta dal' un canto à cercar di contradir e a le ragioni
altrui > ($f mantener lefiue : ($f da [altro adaccufiare ($f
difendere . Jguefte operai ioni 3 di molti che le fanno s à
certi uengono fatte à cafo3 & à certi per un'habito acqui-
eto per mezzo de la pratica . éMaperciochc in ambedue
•quefli modi fi poffon fkre ; è manifesto > che fipoffono an-
co mettere in arte . potendofi pur confederare la cagione 3
perche s'abbattono a confèguir l'intento loro * cofi quelli
che lefitimoper confuetudine > come quelli > che le fanno à
cafb . Che queHa tal confi deration poi fi faccia per opera
de l'arte $ non fi donerà negar da perfòna . Ora 1 compo-
fitoridi quesl'arte del dire > duna fu a piatola particella
zA hanno
a De la Rettorica cf Ariftotile
hanno trattato . Terche lepruoue folamente fon quelle ]
che affi er tengono à tartifitio • Et t altre co/e firuono per
aggiunte : Et co Bora de gli Entimemi , che fono il corpo
de lapruoua , non ifiriuono co/a alcuna ; & per la mag-
gior parte , fi trauagliano in co/e , che fino fuor del nego -
t io principale ♦ Percioche il dir male ò ben d'una perfi-
da , l'ira, la comp a/pone , & t altre fimiti pa/fioni etani-
mo> fino per difjfrorre il Giudice , gjr non per giuftificar
la caufa . Ver modo che fi in tutti igtudicijfi fu/fe ufito,
come ancora adef/o in certe Città , & mafitmamente ne le
bene inBituite ; co/loro non harebbon che dire . Tercio-
che t uni, o fino diparere , che queflo parlar fuor di propo-
sto de la cau/a fi debba uietarper legge, ogia ri hanno fòt
to diuteto,($f to/feruano : come anco sofferua ne ttArio*
pago» fiche drittamente e flato confederato da loro»
perche non e bene, che'l Giudice fia diflolto dal giufto con
prouocarl&adira, adinuidia, oàmifiricordia . Jmpero-
che farebbe, non altramente, che fi uno Borceffe un regolo,
del quale s'haueffe a fruire . Oltre di queBo è chiaro, che
ve le quìflioninon sha dafkr altro, che moflrarefi la co fa
è/ò non è : òfi è fatta, o non fitta . Ma che fia , ogran*
de,opicciola,ogiufia, ò ingiù/la (cofe che l'ordinator de la
legge non ha determinate) conuien che'l Giudice rihabbia
notitia da fi, benfipete , fg) non che ne fia informato da
quiBionanti. Et per queBo le leggi , che fino ben ordir
nate,debbonofipra tutto, ne cafi che poffono occorrere, de-
terminar per lor medefime ogni co/a ; fg) lafiiar dmeno ,
che
Libro Primo. 3
chef può in arbitrio de' Giudici .prima, per che è cofapiu
■fiale à trouar uno , & pochi di buonfèntimento da poter
far leggi* & giudicare ,- che trouar ne molti . ^Dipoi l'or-
dinationi de le leggi fi fanno di co/e confiderate di lungo
tempo : & gli giuditij , di quelle, che fi confederano in fui
fatto. La onde coloro che uoglwno giudicare, difficilmen-
te fi pojfono ben nfoluere di quello che fi a giù fio , (jjf me-
glio di fare . Ma quello che più importa è , che'l gtuditio
di colui chefk la legge, non e di cofe particolari,^/ prefen
ti s ma future, (^generali : gj quelli , che determinano i
par lamenti, & che decidono le liti, giudicano di cofe , cItc
fòngiaprefènti,($f determinate . Et quefli tali fono il più
■de le uolte accompagnati già da l'amore, da Iodio ,^) da
l' intereffe proprio per modo -, che non pò [fono più confiderà
re fifflcientemente la uerità .- an%t che quel piacer e, 0 quel
dolor particolare gli accieca del giuditio . Et per queHo
bifògnerebbe fkr come ho detto, che i G -ludici fuffero Signo
ri di quanto manco cofe fi può . éMa U cogntttone ,fele
cofè fon fatte, ò non fatte, 0 far anno, 0 non far anno, 0 fono ò
o non fino, è di ne ce fiit a che fi la/ci in arbitrio de' Giudici,
noneffendopofibile, che fieno antiuedute dalfondatcr de
la legge . Se cofi è dunque -, e manifeflo che coloro , che
trattano d altre co f, che queHe, danno ilor precetti imper
t menti al negotio . come adire, quel , che fi conuenga al
proemio ,. a la nar rat ione ,&à ciaf una de l'altre parti .
percioche m effe non s'affaticano di far altro, che condurre
il giudice in una qualche diffofitione : g*r de le pruoue
oA 2 artifitiofè;
4 De la Rettorica d'A riftotile
artifitìo/è; cioè del modo > con che unoppoteffe fkre Snti-
mematico 3 non moflrano co/a alcuna . Onde che di qui
mene ., che ejfendo una me de f ma ma d'infègnare > nel ge-
nere deliberanno > che nel giudici ale 5 Et conciofia che la
"pratica del deliberanno fi a più degna , & di maggior uti-
le a la Cit tacche del giudit tale 3 chefìtrauaglia circa le con
uentioni ; di quella non dicono cofa alcuna : dr di quefla
intorno a l'aunocare ognun fi sforma di dar precetti . La
cagwn e > perche quefto lor mòdo di dire fuor de la mate-
ria nel genere deliberanno fh men dimefliero : Et meno e
capace di malitia il parlar ne le deltberationi > che ne' giudi
tij : Oltre che e più commune : percioche m quefla parte
colui che deue determinare j è deter minatore de le cofèfue
proprie, per modo, che non bifògna, che li fi a moflro, fé non
che la cofa Hia , come dice chi lo conpglia . D^el giudicia
le quefto non bafìa . ma uifk mefìiero di guadagnarfi F au-
diente .perche nel giuditio fi tratta de timer effe del ter-
zo . Onde che il Giudice mirando 0 à lapafione, 0 à l'in-
tere ffe fio proprio $ £57- afcoltando con l'animo più inclina-
to a quefio che quello sfèntentiapiu tofto a compiacene >
che a ragione . €tper quefto in molti luoghi, come diceua
dianzj , la legge prohibifce , che nonfì ragioni fuor de la
materiapropofla . Ma nel genere deliberanno, fen^a che
uifìaprohibitione , quelli che hanno k determinare ci fan
no per lor medefìmi auuert iti tanto che bafìa . Maper-
cheemanifeflo, che queHafkculta quanto a quel ch'ap-
perttene à l'arte, confi fle ne lapruoua; q) lapruoua e una
fòrte
Libro Primo. 5
forte di dimo&ratione (perche al/bora mafiimamente ere
diamo, quando p enfi amo che la co fa ci fa dimostrata) ($f
la dimoHration T{ethorica è entimema : il quale (affo-
lut amente parlando) e principali/fimo di tutte lepruoue;
(jk perche l'Entimema e un certo fillogifmo ; ($f la confi-
deration del fillogifmo y gjr d ogni fua forte y egualmente
sappertiene à la Dialettica^ 0 à tutta fò à qualche fuapar
tei e co fa chiara y che colui farà più copiofò d Entimemi y
&glifapra meglio ufare ,• che meglio potrà confederare di
che>& come fifa il fillogifmo : cono fendo oltre di quefloy
circa qual materia fi difendono gli Entimemi y et che dif
ferenT^afia tra loro> e ifillogifmi de la Loica. conciopa che
ilueroy e l uerifimile fi confiderà per ma duna medefima
fitcultà. Oltre che gli huomini nafono ffficientemente
inclinati à trouar la uerità y ^) ne lapiu parte de le cofi
la confguifono . Onde che farà bene inueBigator de le
co fé probabili chi può fimilmente inuefiigar la uerità. Ha-
uemo dunque dichiarato che gli altri frittori de Carte in-
fgnano cofe impertinenti ', ^ fuor dipropofito : & detta
la cagione perche fi fin gittati più toHo à dare i precetti
del giudiiiale y che degli altri due generi . diciamo bora y/tf'^ Jj /{
che la Rettorica è utile . Et prima per che le cofi uerey q) fa/tf^^ t*.
giuHe naturalmente fino migliori de le contrarie . Onde
chef igiudifpj non fino trattati fi rondo che fi conuiene y e
neceffarioy che fieno fuperate da le fal/ey & da l'ingiufie .
Et quefia è co fa degna di biafimo . ^Dipoi, perche dicendo
Appreffo di certe perfine (ancora che habbiamo unafinifii-
6 De la Rcttorica d'Ariftotile
ma faenza) non foniamo per mez^o di quella facilmente
pr onore . per cloche il parlar che da la fetenzia procede ,uà
per punti di dottrina > co i quali non epo/fibile che fi per-
Juada loro $ ma è necejfar io fondare i ragionamenti ,& le
pruouefipra à co/è communi 3 come diceuamo ne la Topi-
ca3 circa i collo quij, chefifknno à la moltitudine. E uti-
le ancora perche ci conuien perfuadere co/e contrarie nel
medesimo modo che s'uja ne le ragioni dialettice : non già
per /emiro de t una parte, Q* de l'altra, non e/fendo bene
' diper/uader le co/e triHe , maper/aper come le contrarie
Jiper/ùadono : {$jf perche fi un altro ufa inganno nel par-
lare $ noi lo poliamo ri/òluere . Onde che niffina de l'al-
tre arti toglie à concludere po/ition contrarie > come/anno
folamente la Dialettica ,&la T^ettorica . Perche l'ima ,
-g) l'altra fin parimente del fi ,($f del no . Non già che
no,&*fi,fipolfa dir fimilmenie de le co/e , che fin /abiette
À l'uno, fé) à l'altra . per chele co/è uer e, g) le migliori di
lor natura (affòlut amente parlando) meglio fi pruouano ,
, . , <s* medio (ìperfuadono . Oltre di queil® , (è non poter
/ aiutar /e Jtejjo col corpo ; e riputata uer gogna -, non e/cioc-
chezsaÀ non credere , chefia uer gogna ancora à non po-
terfi aiutar colp orlar e, il quale epiuproprio à l'huomo che
tufi del corpo ì Et fi ben fi potria dire , che que&a/h-
t eulta di ben parlare, quando da qualchuno fia malamen-
te ufita poffàgrdndifiimamente nuocere s fi rifionde , che
quefio duuiene à gli huomini communemente di tutti i be-
ni ,/àluo , che de la uirtù : (gjr più di quelli beni che più
utili
Libro Primo l 7
utili àfono : come farebbe la robuftezjjt, la finità, le ric-
chezze,t arte militare .pereto che quelli che fuferanno be-
ne , gioueranno grandemente . ($f quelli , che buferanno
male nuoceranno . Che la Rettorica adunque nonfifien-
dafòpra alcuna materia determinata : ma che fia come la
^Dialettica s $ ch'ellafia utile, è manifeflo. ^Manifesto
debbe effere ancora, che toffitio fio non è di perfùadere ,
ma di trouar le cofe, che fono atte à perfùadere in qualun-
che fùbietto .- come auuiene ancora ' di tutte l'altre arti .
perche ne anco la medicina e tenuta àfinare, ma fi bene à
fitr quanto fi può oltre per condur t infermo k finità • per*
che ctpoffono effere degli ammalati incurabili , che nondi-
meno e pofiibile ,che poffano effer ben medicati. nAppveffo
e chiaro , che la medefìma fkcultà confiderà tanto le cofè
e hanno forza di perfùadere , quanto quelle che parche
l'h abbino . Come ancora la Dialettica confiderà ilfìllo-
gifmo>& quello cheparfìllogifmo . Percioche Soffila s'iti cU fu\ fvfi\
te?ìde non chi può, ma chi elegge fèruir fi delfilfo. TSenche J
qui ne la rettorica fi chiama Oratore , cofi quelli che può y
come quelli che uuole . €t ne la 'Dialettica colui che uuo-
le, fi dice Soffia, & colui che può, fi chiama'Dialettico.
Hora sformandoci di trattare di quefio artifitio di dire :
(gjr in che modo,& con che cofèpofiiamo confèguire quan-
to habbiamo propoflo ; di intono cominciando come da
principio à diffinire,che cofifia,pafiiamo alrefiante •
Diciamo
8 De la Rettorica d' Ariftotile
I I.
7 e i A M o dunque > che la Rettorica fia una
fkcultà di confederare in qualunche /aggetto
ctoche per auentura uì ptruoua da poter per-
fìtadere . percioche queUo officio non può fkr ueruna de
[altre arti$ auuenga > che i precetti >&le perfuafioni di
ciafeuna de t altre fianofolamente fòpra al/oggetto lorpro
prio , come la medicmafòpra quel che gioua > ($f quel che
nuoce à la fan:tà : la Geometria/òpra le difpofitioni > che
accaggiono à le quantità: [ Aritmetica fòpr a al numero \
Et fimilmente l'altre arti , fg) [altre fetente . *Ma la
Rettorica dogni cofapropofla (per modo di dire )par che
pojfa confederar tutto quello > che uè da poter perfuadere.
(tè/ per quefto diciamo > che'lfuo artifitio non è determina
tamentefòpra alcun/oggetto proprio . ^De lepruoue, cer-
te fono finzjt ar tifino ., &* certe artifitiofè . Senza artifi-
zio chiamo io quelle > che non uengono da noflra inuentio-
ne s ma prima haueano l'ejpr da loro . come te&imonijor
menti ffiritture , ffifimili . Artifitiofè quelle > che per
ma di regole , 0f di precetti 3 ci pofiiamo procurar da noi
medefemiper modo , che ci habbiamo di quelle afèruire 3
&) di quefle àprouedere . Le procurate da noi per mezjj)
del parlar e fono di tre fòrti . certe > che confeftono nel co~
Hume del dicitore : certe neldifforre in alcun modo [Au-
ditore -, & certe ne lafeeffa ragion del dire 9 ò dimofiran^
doj o parendo di dimoflrare . "Dal coflume fi cauano quan
do il ragionamento è fatto per mo dolche fit parer colui che
dice
Libro Primo 2 : p
dice tale 3 che meriti che/è lipreftifede. per cioche àgli bua
mini da bene generalmente in ogni co fa crediamo più , &*
piuprefto che àgli altri : ma ne le cofi , che non ci poffoìio
e (Ter e perfettamente note , & fipra le quali fin diuer~
-fi pareri, ci rimettiamo ancora in tutto à toppenione , fg)
al detto loro . Btfigna nondimeno che quefla credenza
proceda da la forza del dire , gjr non da l'impreffion già
Atta , chei Dicitore fa di qualche buona e ondinone .per
cioche io no?i tengo fi e ondo certi , e' hanno finito di que-
JFarte , i quali uoglwno , che leffer il Dicitore riputato
huomo da bene non fa comprefi ne l'artifitio del dire, co-
me fi ilfipcr fiirfi tener per tale col parlare yfijfe di nullo
momento al perfàadere . aAnzjfin di parere, cha la mag
gior parte de la pruoua (per modo di dire) confitta quafl
nel dar buon'odor di fi con le parole . Da la dityofìiion
degli Auditori fi perfiiade , quando col dire gli hauemo
condotti in una qualche paffion d animo , per cioche non à
un mede fimo modo giudichiamo quando famo addolora*
ti , che quando famo allegri : h quando fi amo amici, che
qua?idofiamo inimici . Sopra di che diciamo, chefilamcn
te fìuanno tv aitagli andò quelli che bora ficr tuono de t arte
del dire. Ma quefle cofi fi dichiareranno particolarmente
quando uerremo à dir degli affetti . fon le ragioni ulti-
mamente s3 acquift a fede, quando habbiamo dimoflrato il
nero , o quello che par ueroper quei mezzi , che m ciaf un
/oggetto ham:oforzjt diperfradere . €ffindo adunque che
le pruo uè fi facciano per quefìetre me , e manifefio , che
B quefle
io De la Rettori ca d'Ariftotile
quefee tre cofe bifogna hauere 3 che fino > di chip offe de il
modo d argomentare : di chi può confederare quel che fi ri
cerca intorno à i co fiumi >($f àie ^vertù . e> la terza di
chi con ojle quel che apper tiene àgli affetti . Etfaper p oi
quel che fia ciafcuno affetto 3 & quale ,, & di che, ffl co-
mefefk . Ondefègue , che la Rettoricafea come un ram-
pollo de la Dialettica j&di quella pratica, che tratta de
i cofeumi ' la qual giufi amente fi deue chiamar neolitica .
Di qui uiene ancora che la T{ettoricafi uefee de la figura
d'effa Politica . Et cofe quelli , che ne fanno profejfeonefe
fanno chiamar 1? olitici , parte per ignoranza, par te per
boria , & parte per altre humane cagioni .perche nel ue-
ro ', ella non è fé non una certa particella de la 'Dialettica^
(jfrf una fua fòmighanza , come dicemmo nel cominciare .
per queflo che niuna di loro èfcienza d'alcuna co fa deter-
minata m quanto à dichiarar la natura d'effa co fa. ma fo-
no certe fkcultà di trouar da ragionare in tutti ifeggetti .
€t cofe de la potenza loro ,& di come fi cor riff onda (una
à t altra s'è detto à bafean^a . Gl'inftrumenti , che cifer
uono à dimoferare , o parer di dimoHr are, come ne la Dia
lettica, fono llnduttione,il SiUogifino , ($f 7 'apparente
Sillogifmo;cofefeno femilmente ne la Rettorie a .-percioche
teffempio e l'induttione , gjr l'Entimema , il Sillogifmo.
Et chiamo l 'Entimema fiUogtfmo,non afjbluto,ma rettori-
co: yjy teffempio, rettorie a induttione . Ora dico cofe, che
tutti per uia del dimoferare uengono àfkr le lorpruoue , ò
con addurre effempi ^ ò conformare Entimemi . Et fuor
che
Libro Primo. il
che con quefie due co/è , fi può dire , che con nifi/uri altra
fi dimostra* Adunque fi per dimoflrar qualunque cofh>
e necejfario à qualunque fi fia dì procedere in tutto oper
fillogifmo , oper ìnduttione, (la qudcofanegli rifelutiui
s'è fitta chiara,) neceffariamente fi conchiude , che ambe
due quelle cofèfixno le medefime con ambedue quefie :
Che differenza fi a poi tra l'ejfempio, <y t Entimema ,• uien
dichiarato per quel che fi ne dice ne la Topica : doue trat-
tandofi primamente del Sillogifmo > & de t induttione ;
s'è detto , che quando fi dimoUra per molte co/è, & fimi-
li, che e ofiBà s quefia dimoflratione , quiuine la'Dialet-
tic a è indutùone , ts* qui ne la Rettorica, ejfimpw . Ma
quando prefupponendofi certe co/è , ne figue una cert al-
tra di più ,fuor di quelle , per rispetto che quelle fin ue-
re , o generalmente oper la più par te; ne la 'Dialettica fi
dice Sillogifmo ,($fnela Tfettorica Entimema . Et e co-
fa chiara > che la Rettonca ancor ejfa ha timo , <&* l'altro
di queHi beni -.perche fi come s'è detto ne la ^Metodica y
che fi truouano due ffetie di parlar dialettico-, cofifinoan-^c^c //uJ-ù.
co due Ifetie di parlar rettorico, l'una ejfimplare , l'altra èa**Sw KtH
entimematica . Et degli ^Dicitori /imamente , alcuni fi-
no effemplari , ffl alcuni Sntimematici . fi dire , che fi
fonda negli effempi , nonperfuade meno ; ma quello che
uien dagli Entimemi , commoue , ffi penetra più . De te
caufi de l'uno ,ffl de F altro di quesli : &f in che modo fi
debba ufar ciafiuno de/fi, fi dirà poi . Attenderemo ho ra
à dar di que/ìe medefime co/è più chiara determinatione .
B .2 Concio-
li De la Rettorica cT Ariftotile
Concìofiache ogniperfuafìuo à qualchuno perfuada . St di
queBtperfuafiui tunofia atto in unjìibito per fé Beffo à
pcrfuadere gj effer creduto $ l'altro , perche pare y che fi
poffa dimofirar per mezjj di quello 3 che per fi fttffo per-
Juade :{£) nefjuna arte fkcaa lefàe confi deratiomjolamen
tefòpra d'un particolare § come la Medicina non confide-
Ta quel chefiafalutifero à Socrate ., 0 a Calila : ma quel
che gioita à un tale3 o àpiu talis (che queBofipuo ridurre
in arte 2& gli particolari fono infiniti >(ffff fiotto certafcien
7^a non fi poffono comprendere) co fi ne anco la ^Rettorica
confiderà quel che fila probabile Rettalmente a uno come a
Socrate > o Hipptas ma quel che fi può perfuadere a que-
fih o à quelli tali $ come auuiene anco ne la Dialettica :per-
cioche ancor effia argomentanon con ogni probabile ^ che le
uiene innanzi . Effendo che ancora ipazxi habbiano cer-
ti pareri à lor modo . Ma la "Dialettica fi fèr uè per argo
mentare di quelle e hanno btfògno di difputa . Et la Ret-
torica di quelle che fon già confuete a uemre in confitta.
*-.. Voffitio de fa Rettorica fi flende circa quelle co/è > de le
quali ci conuien confultare>{£) per arte non le p affiamo fa
pere . Etglifuoi oAuditorifono di qualità > che non pofi
fon comprendere innanzi molte cofè s ne di/correr da la
lunga . jlconfidtarefifit di cofè j, che par che poffino pa-
re ne lun modo , gjr ne (altro .percioche ntffunofi confi-
glia di quelle > le quali non fi può fitr che fieno fiate > o che
habbtno à effère > ò che filano altramente che come Hanno .
effendo cofi rifiuto chefia > perche non fé ne può confultar
piti
Libro Primo* i$
più che tanto . V argomentare > el concluder poi fi fanno
parte dico/è, che fino prima prouate per altri fillogifini y
parte di quelle 3 che non fin prouate > ma bifigna che per
prosarle fi mettano in fi/log fino ■ per non effer probabili
per lor medefime . Et e neceffario^ che de le due cofi det- '
te una non fi p off a facilmente afferrare per la lunghezza
che corre dipruoua inpruoua^ (perciochefi prefippone > .
che l' ^Auditor fia rozso) & l'altra^ che nonfiaperfikafi-
uà, per non effer ne de le concedute > ne de le probabili .
Di modo ctìeforzg, che l Entimema >@* l'effèmpio>fiano
l'uno induttione> et l'altro fi llogijmo di quelle cofi che pò fi
fono ejfiere il più de le ttolte ancor altramente. Et è forza f\j.
medefimamente ^ che queslo Entimema fia di poche cofi . > „
&fiejjè notte di manco ^che non fin quelle > che concorro*
no à la fiormation del primo fiUogifmo . Che fi di quelle
alcuna e nota^non bifò^na dirla^ perche l '^Auditor mede-
fimo fiòpplifice ; come uolendo prouare > che Dorico ha uin-
io il giuoco yche per premio ha la corona y bafla adire > Ha
uintogli Olimpici. Che chi uince poi gli Olimpici ^ s'inco-
roni; non accade che ui s'aggiunga -.perche tutti fiel fan-
no . Et conciofia che poche fi ano le cofi neceffarie donde
fi canario ifillogifim rettoricij auuengache la maggior par
te di quelle fipr a le quali fi determina^ et fi confiderà pò fi
fino effer e ^ & non effer e .percioche gli huomini delibera-
no y (gr confidtano de le cofi che fanno . & le cofi ychc firn-
nò fi?io del fio fr adetto genere di quelle che accagiono . Et
d'effe (per dir cofi) neffiuna è neceffaria . €t quelle che per
lepiu
e>tr>^ VI*)
14 De la Rettorìca d'Ariftoak
le fin uolte auuengono , &poj]ono ejfere , è neceffario che
fieno meffe infillogifmo da altre fintili : & co fi le ne cesa-
rie, da le neceffarie , come apertamente hauemo mofirato
ne t Analitica s è manifefio, che de le cofè donde fi forma-
no gli Entimemi , alcune poche fino necejjarie : & che la
maggior parte fino di quelle che auuengono le più uolte .
Ter cioche gli Entimemi fi fanno di uerifimili , & difè-
gni . per modo che è necejjarioj che ambedue queH'ifiano i
me de fimi con ambidue quelli . perche iluerifimile e quel-
lo > che le più uolte fio le ejfere : non a fitto, come diffinifio-
no certi -, ma in quanto effendo intorno à le cofè che accag-
gionopuo efière, che fieno altramente, hauendo la medefi-
ma conuemenzj, con quella cofia a rifletto de la quale effo
euerifimile , che luniuer fiale col particolare. De'fegni
alcuni fono come certi particolari applicati à gli uniuerfà-
liy (È1 alcuni come certi uniuer fiali applicati a 1 particolari.
Et di quefìi , quello che e neceffario fi chiama tecmirio : et
quello, che non è neceffario, non ha nome che lo fàccia dif-
ferente dal genere . Chiamo adunque necejfari quelli,
de' quali fi formano ifillogifmi indiffolubili . Onde che i
Tecmirij uengono a ejfere di quesla fòrte difigni . perche
quando p enfi amo che non fi p offa replicare à quel che fi è
detto, allhora giudichiamo d'hauer formato un tecmirio ,
come quel eh3 e dimoftrato, &* conclufò . Ter che ™*-m $
**?<*<< fecondo la lingua antica ,fignifica ilmedefimo che fi-
ne, %) conclufione . T>i queUifìgni quello, ch'i come par
ticolare applicato à l' uniuer fide, farà come fi alcuno dicefi
fi, Che
Libro Primo . 1 5
fè> Chefigno e3 che ifauifingiufii 3 perche Socrate fufà-
utOy ftfgiufio . Jj)uefto di certo è fimo : tuttauoltafi può
rifòluere : ancora che quello che ft dice fia uero > perche
nonfkfillogifmo . Ma Jè fi dicejfe cofe . Éfègnochefia
malato perche ha lafebre : 0 uer amente che ha partorito y
perche ha latte $ quefio è necejfario : il quale infra ifigni è Taw^j^ <
fòlamente tecmirio . perche filo quando fia uero 3 non fi tn*. h^.
può rifòluere . JQuello eh' è come uniuerfale applicato al
particolare > è come s3 alcuno dicejjè ; Segno è ., e' babbi la
fibre > perche ffieffo respira . 6t ancora queflofipuo ri/ol-
uere quando ben fia uero : perche può ben ejjère > ch'uno
che non habbia fibre > reffiriffejfi . Et ancora qui haue-
mo noi detto del uerifimile > delfigno > & del tecmirio y
quel che fino : &) che differenza fia fra loro . <DVla ne
FtAnalitica hauemo trattato più chiaramente 3 & di que-
fih (§JT de la ragion perche certi di quefli fanno buonfillo-
gifmo> gjr certi no . T)e teffempio hauemo detto di fi-
pra3 che egli è quel che tmduttione. Et detto ancora cir-
ca à qual materia fia ìnduttione . Ora egli non è come la
parte applicata al tutto , ne come il tutto àia parte : ne co-
me il tutto al tutto $ ma come la parte a la parte ^e'/fimile^
alfimde . quando rambidue fin compre fi fitto un me de fi-
mo nmiuer fiale 3 ma tuno più noto de l'altro * Et e /firn-
pio farà come dir quefio . Che Dionifio domandando la
guardia affira àfkrfi Tiranno . perche Pififirato auanti à
lui domando la guardia, fé} hauutache thebbefifece Ti-
ranno • Et Theagene m Megara (^f tutu gli altri y che fi
fippi*
1 6 De la Rcttorica d'Af iftotile
fappia batter fitto il mede fimo fèruiranno per effempio à
prouar cheDionifio u' 'offrir* ancor ejfo : non fi facendo
ancora che la domandi a qucflo fine di tirameggiare .
JgueBe cofefon compre/è fitto un me defimo umuer fiale :
il quale è , che chi asfira à la tirannia domanda la guar-
dia . Ethauemo bora detto di che coft fi fatino quelle pruo
uè, che paiono dimoBratiue . Gli Sntimcmifòno me Ito
differenti . g/ la lor differenza fopr a tutto non e fiata in-
tefa qua fi da niuno . Et e pero la me de firn a che de3 fillo-
gifi/ti ne la uia de la dialettica . ^Teniochefi come alcu-
ni dH efifi fiUogifmi apper tengono a la dialettica, & alcuni
altri à l'altre arti,fg) a t altre f acuita s cofidegli €ntime-
mi,certi riguardano a la Rettorica,& certi à l'altre arti,
& à l' a/tre facu/tà . 0 eh3 elle fi ano con effetto , ò che non
fieno ancora apprefè. Onde auuiene,che quelli Entime-
mi >che nonfino propriamente Rett orici ,fiono ofi uri àgli
^Auditori . St coloro, che gli ufàno quanto più entrano ne
tefiquifito de t arte donde denuano , tanto uantiopm lon-
tano da i termini loro. cMaperfarpiu chiaro quel che s'è
detto, ne parleremo piti diftefamente . lo chiamo fittogifi
mi ^Dialettici, & T{ettorici quelli, de3 quali diciamo ejjè-
re i lochi , i quali lochi fin quelli , che firuono commune-
mente à le cofigmBe, à le naturali, a le ciudi, *W à molte
altre che fino di diuerfifpetie . come il loco del più, o* del
meno : dal quale nonfi traggono fillogifini,o entimemi pm
de le cofie giuBe ,ò naturali, che di qualunque altra fòrte .
ancora chequeBe cofie filano di diuerfè sfetie tra loro.
ma
: Libro PrimoV ij
^Maproprijfino quelli , che ]ì formano di propofìtioni di
ciafcunx spelte, o di ciafiun genere . come dire , che la na-
turale ha certe fiie propofitiom , de le quali nonficauafil-
logifìno,o entimema, che faccia per la morale . Et la ma-
rale ha medefimamente le fue , de le quali non ci p off amo
fruire per la naturale . Et questo medtfmo àuuiene in
tutte . Quelli che fin communi non infignano cofa alcuna
in alcuna forte di fetenzia .perche non hanno alcun {ogget-
to particolare . Et quanto uno fi e glie quesiti proprij mi-
gliori, tanto più copertamente farà che le lor propofitiom
diuentmo diuerfia fetenza da !a Dialettica ,fèj da la Ret-
iortea. perche abbattendo fi a dar ne' principe ,fiuedrà ,
che non e più ne dialettica, ne rettortea, ma quell'arte , de
la quale fi far anno prefi i principi j . Gli Sntimemi , che
dertuano da quefìe fiette di particolari , & proprij fino
affai . Et quelli che uengono da communi fino pochi . '■
^Adunque fi come hauemo fatto ne la Topica , faremo an-
cora qui una dmtfione , ^) de le saette, de gli Entimemi \
-& de lochi donde s" hanno à cauare . Et chiamo Fbette
quelle propofitiom , che fino proprie di ciafiun arte , &)
lochi quelli , che fino à tutte le materie fimilmente commu-
ni . Cominciar emo adunque a dir de le (fietie . Ala ue-
gnamo prima à le firti de la T{ettorica : perche diuifiando
quante fino, poffiamo pigliare i fondamenti , /W le propo-
fitiom di ciaf cuna .
Le
1 8 De la Rcttorica d' Ariftotilc
/ //.
E Ff>etie de la Rettorica/òno per numero tre .
per aoche altrettante fi trottano effere le fòrti
degli ^Auditori . e/fendo che di tre cofèficom-
fon l Or attorno del 'Dicitore^ di quel che fi dice 3 &* di co
lui eh' a/colta > al quale e indirizzato il fin di colui che di-
ce . E/" queHo afcoltante e nccejjarw chefia^ o gettatore 3
ò di/finitore . E'I Di/finitore >o de le co/e p affate ^ode
l'auuemre , Chi determina de tauuenire farà come dir
j
ConfiglierO} Chi de t auuenuto -,fi dira Giudice : St filet-
tatores 0 confideratore fi chiamerà chi giudica delualor de
le cojèy o de leperfoììe di chi fi parla . Onde che di neceffi-
tàfarebbono tre generi d'orationi rettoriche . cioè Celibe
ratino > Guiditi ale ; (gjr ^Demo/Ir attuo . Del deliberanno
una parte confi fle nel confortare > & l'altra nel di/confor-
tare .perche Jempr e fanno una di quelle co/è 3 cofi quelli
che pr mattamente configgano > come quelli che publicamen
te fanno parlamento , Del Giuditiale > l'una Ha ne l'oc-
cu/are 3 l'altra nel difendere : perche o l'uno ., ò l'altro è
ne e e/far io i che faccino i litiganti . Del demo flr attuo l'una
in lodare ., l'altra in uttuperare .- g^ à ciafeuno di quetti
s attribuì/ce ilfuo tempo . Al'Deliber attuo il futuro :
perche de l'auuenire conuien che deliberi > chi conforta ., o
di/conforta. aAl Giuditiale il p affato : perche fempre de
le cofi andate l'uno accufa2 (^ l'altro difende. Al 'Demo-
firatiuo principalmente ilpre/ente .-perche tutti o lodano 3
o ^vituperano fecondo le co/è che fino hora . nondimeno fi
Jèruono
Libro Primo. ip
feruono ancor a de gli altri tempi : rammentando le co/è
p affate , &* conietturando le future . il fine ancora à cia-
fiuno di quefii e diuerfo : ($f à tre Generi che fono tre fini
s'affignano . Chi delibera ha per fine lutile el dannofi .
perche colui , cìoefforta per fi ade come il meglio : &* colui
che di/confo rta dijfuade come il peggio * De l'altre co fi %
come quando piglia a dire de lagiuflitia, o de lingiuftitia,
de Ihoncfìàfo de la bruttezj^a, non fi nefirue come de* fi-
ni, ma fi ?ì accommoda come dy aggiunti . Quelli che giu-
dicano hanno riguardo algiufio , (^f à lingiufio : fg) d'o-
gni altra co/a , che confederano fi uagliono à propofito di
quefii . G)uei che lodano, o uitup erano, mirano a l hone-
fio, ($f al brutto : ffi à quefii riferì/cono ancor e/fi l'altre
co/è . flfigno, che ciafiuno habbia tifine chauemo detto, Ìf*.iwyK' *
è che in qualunque fi fia di quefii generi , taluolta non fi r ,J. ^
fi dubio alcuno fopr a alfine degli altri • & fipra al prò- '
prio fi contende fimpr e , Vognam cafi, nelgiuditiale non
fi dubiterà per auuentura delfino, ne fi negherà il danno
che ne firà figuito j q) nondimeno non fi confejferàmai
che' l fitto fia ingiufl amente fitto .perche altramente non
bifògnaua litigare . Etfimilmente quelli che configgano,
pur che non confeffino mai di confortami àfir co/è danno-
fèy o difion/ortarui da lutili > non fi curano talhora à con
cedere di configliarle dtshonefle/b lingiufie . auuenga cht
molte uolte non tengono conto de l 'ingiù fi 'iti a che fi com-
mette àfoggiugare t uictni,o quelli che non cifinno alcuna
ingiuria . Qofi quelli che lodano, o uituperano,non confi-
C 2 derano
A
t*Xyf\
ao De la Rettorìca d'Ariftotile
derano fi colui chyè lodato, o mt tip erato ha fatto cofi ut il fy
o danno/è . cMafieffeuolte attribuì/cono alaude il non
predir la propria utilità per far co/a honoreuole . Si co-
me lodano a/lchille che uolejjè uendicar Patroclo fio com-
pagno : /apendo di douerne morire quando gli tra con-
che ffo di uiuere . Jguetta tal morte ad ^Achille fu di mag-
gior bonore .- ?nala ulta gli farebbe Hata utile. Da le co/e
dette da /òpra fi ' catia manifeB amente, che di nece/ptà ci bi
fegna hauerprimale propoptioni di queBi tre generi :per
cloche i tecmirij ,ìueripmiliei figni non fino altro che
propofitioni , che fanno di mejlieri à t Oratore . Et ogni
fillogifinofifadi propofitioni . Et ogni €ntimema e fillo-
gifino comporlo pure de le dette propoptioni. Et perche
non può ejfere che le cofi impofpbili pano fiate fatte , o che
s'h abbiano a far e : ma fifin fatte , o p faranno filamcnte
lepo/jìbili . Et perche mcdepmamente quelle che non fina
malfate, gy non mai fir anno, non può effer che peno Ba
te fatte, o che ftp o/fino fare ; e neceffario cofi ne' configli ,.
come negiudittj, & ne l Orationi demoflratiue difiper le
propofitioni delpo/fibile, (0f. de timpofpbile . Et fi. la co/a
ì fatta, o ?2on fatta, ofifirà o non far a. Oltre di quefia
perche tutti,o che lodino, o ^vituperino, o che confortino, o
di/confortino, ò che accupno o difendano $ intendono dima
firar non/diamente quel chauemo detto $ ma che la mede-
sima cofi utile o danno/a $ honefia, o dishoneBa jgiuBa &
mgiufta,fia grande ofiapiccwla : o per fi fi e/fa fo a compa
ration de l'altre, e manififio^chefiaria bifigno hauer ancora
le prò-
Libro PriftiCK %\
ie propofitióni del poco y q) de l'affai : & del più, & del
■meno, co fi in unmerfale, co?ne di ciafcunperfe. Pognam
xafoyqual(ia maggiore, 0 minor bene ', maggiore ,0 minore
■tu viiàìitia . E tfimilmente de l'altre co/e. Hauemo dun-
que detto di quali co/è neceffariamente s3 hanno à pigliar
le proPoptiom . Hora ci bifognafkre una dimfìone appar-
tata di aafcuna fòrte d'effe. Come quali fieno appropria-
te a le deltberationi 3 quali à torationi demoftratiue > &
quali ultimamente al dire ne le cau/è gtuditialt .
UH.
■
ì^^nI R 1 m i e r a m e n t e hauemo à uedere colui che
~zJ ^ con/ulta di che beni , ò di che mali con/ulta ì
J£>® \ percioche non di tutti fi può confìdtare, mafò-
lamente di quelli chepoffono effère, & non effère. Stuelli
poi, che neceffariamente ofòno, Sfaranno , 0 uero è impoff
fibde chefian?, 0 che fi faccino ; non hanno bi/ògno di con-
fetta . D^e^nco confidtiamo di tutti quelli , che poffòno
effère , ^ non effère .percioche da la natura,^ da la fior
U:na ne ucngono certi di quelli che figliono auuenire ,■ fg)
non auuenire , [opra de quali non importa confìdtare .
£Ma quello è chiaro , che l confìdtare fi fa di quelle cofe >
ile le quali fi delibera . Et le deliberationifòno di quelle y ■
che fi riducono a noi , q) che in noi hanno il principio del
torna/cimento . percioche tanto noi confideriamo una co-
fi. finche trottiamo che cifidpo/fibde,o imponibile àfizrla.
£Ma non fa bifogno al prefènte raccontar minutamente
ciafcum
m De la Rettorica d'Ariftotilc
ciafcuno di queBi particolari : ne distinguere in ifpetie
tutti quelli , chefògltono uenire in pratica de* negotij - ne
determinare cicche fi può dire intorno à ciò, fecondo la ue-
rità ; fi per non effir queslo offitio de la Rettorica , ma
d uri altr arte, che più fènfatamente , & più uer amente
ne tratta . Et fi perche ancora in quello loco fi fon date à
effa Rettorica più cofè che non fino le fùe proprie sfecula-
twni . Tercbe uero è quello, che ci trouamo hauer detto,
che la Rettorica e fatta de la fetenza, analitica ,(^f de la
Ciuile,che tratta dey coflumi :fimile in una parte à la Dia
lettica ,^)ne l'altra à le dtfpute de3 Sofisti . Et fi pur
qualchuno, hautndo cofila Dialettica , come quefta Ret-
torica,non per facoltà ma per fcienzj , fi sforma di r ingran
dirle , s'inganna : & imponendo loro maggior pefò , che
nonfòftengono ,• l'annullano de la propria natura, perche
le riducono à fetenze , che hanno per feggetto certe cofè >
ft) non il parlar folamente . Tuttauolta le cofè , che di-
chi xrandofi fanno à queslo propofìto $ ancora che la confi-
deration d'effe fi debba lafciare à la fetenza àmie -, è bene
che ancor qui fi dichiarino . Tercioche quelle ,fopra le
quali tutti configliano o fanno parlamento , nonfitruoua-
no ejfer le principali quafìpiu di cinque . Et fono quefie.
Degli acquifti de la guerra, fg) de la pace . de la guardia
del dominio . de le cofè , che fi traggono , g) mettono . 6t
del por de le leggi . Onde che chi uuol configliar fopra gli
acquisii harebbe àfàpere l'entrate delpublico , quali, O*
quante : perche fé qualchuna ne fuffe tralafciata $ fi ri-
metta,
Libro Primo. ij
metta; &fi qualchuna e diminuita s s'accrefca . Sapere
oltre di quefio tutte le Ifefe de la Città : perche/è qualcu-
na ne difòuerchio^fi lieui : Et fi qualcuna è troppo gran
defifiemi : per cloche fi diuentapiu ricco , non filamento
aggiungendo à quel che s'ha 3 ma fiemando di quel che fi
ffende . Et di queste cofi non fi può uenire in confiderà-
tionfolamente con t efferien'^a de le cofi proprie ; ma e ne
cejfario à uolerne dar configlio hauer ueduto di quelle, che
fin trouate ancora dagli altri . 'De la guerra , ^ de la
pace jfiper lapoten%a de la Città 3 quanta e di prefinte 3
&> quanta pojfit ejfire : di che qualità fia, & qualfipoffa
fitr diuentare . Sapere ancora in che modo : & che guer-
re hanno fiat te 3 nonfòlamente quelli de la Città propria y
ma gli uicini ancora . Jjhiefie cofi necejfitriamente s3 han-
no àfipere : o uero con chi fi può penfard'hauere à guer-
reggiare .perche co i più potenti fi faccia pace, ffl congtin
feriorifia in nofìrapoteftà di far guerra . Le potenze an-
cora , fi fino fimili , ò diffimilt .-perche cofi fi può hauere
ancora iluantaggio , o l dijuantaggw . Et oltre di quefto
è necejfario confiderare non fiolamente le guerre proprie ,
ma quelle degli altri, ffi l'efito, e hanno hauuto ipercio-
che di cofi fimili fogliono naturalmente auuenir fintili ef-
fetti . *~De la guardia del paefi . Sapere in che modo fi
guarda : quanti,& di che fòrte ,&> in che fitr fino i lochi >
che s' hanno à guardare ( la qua/ cofi è impoffibile à chi
non è pratico del paefi , ) accioche fi la guardia non e ba-
fiante ,• s'accrefia ; fflfifòuercbiasfi lieui* Ptcbefiguar*
dina
24 De la Rettorica cPAriftotile
dmo maggiormente i lochi, che più fino opportuni . De le.
uettouaglie effer informato quante ne logori la Città, (^f di
che forte : quante ne ripone del fio territorio , & quante
ri opera de le fior afe ter e . ^Di che co fé ha bifogno cauare , .
fa di che mettere per poter fkr leghe, e>* tener commerty
con quelli che fino buoni à quefto . perche con due fiorii
dhuomini e necejjàrio , che i Cittadini fi prefiruino finzjt
daroccafìon di querela ; co i più potenti 3<& con quelli che
fino utili à quello effetto . Tutte quefle cofi è necejjàrio à
poter confederare per fi/uezjza de la Città . ma non impor
ta meno t effer intendente di fkr leggi : pcrcioche in effe
cenfifte la fialute de le Cut à . Onde che b fogna fap ere di
quante forti di ciuilità fi truouano : fg) le cofi , che gio-
uano à ciafiuna dejfe : ^f) quelle che 7iaturalmente le pò fi-
fino corrompere , cofi de le proprie à ejfà ciuilità, come de
le contrarie . 'Dico corrompere con le proprie : perche da
la perfetta ciuilità infuori , tutte l'altre, ($f declinando ,
et trap affando fi corrompono : come lo flato popolare s'in-
debolifie , (^f diuenta gouerno di pochi , non filamente fi
declina , mafie trap affa di troppo , Si come l 'effer aquili-
no > ofìmo, non filamente dechmando mene almez^o $ ma
diuenendo o troppo aquilino, o troppo fimo , fi concia il na-
fi per modo, che non par più nafi . oA l'ordination di que
He leggi è utile non filamente intender qual 'ordine fia
buono à quefta Ciuihtà confederandolo per le cofifiguite,
ma fiaper le conHitutioni de t altre ; ftj quali per quali
fimo conuenienti . onde e cofi chiara, che l'andare attorno
peregrinando
Libro Primo • 15
peregrinando e di profitto à tordination de le leggi . per-
che di qui sha notitia de le conftitutioni di uane genti .
St à configli ciudi fino utili thiftorie di coloro , chefir mo-
no l'attiomfiguite . <Ma tutte quette cofe s' apper tengo-
no a la Colitica a (jfr non ì la T^ettonca . ^ueftifiono a-
dunque 1 capi principali, che bifogna chepoffegga colui,che
uuol confizliare . Hora diciamo donde sha da cauare il
confortare, ol di/confortare cofiin quefte ,come ne l'altre
V.
I A s e v N o quafi priuat amente , qJ ognu-
no communemente fi propongono un certo fine:
al quale, come à bersaglio, ponendo la mira ,
ofiguono le cofe chegwuano , 0 fuggono quelle che noceto-
nò à confèguirlo . Et quefto (per dirlo mfòmma) e la fé-
licita , & le parti ctejfa . Ter la qual co fa pigleremo co-
me per ejfempio a dichiarare cofi grojfamente , che cojafia
felicità : g-r da quali cofe procedano le fue parti ; conciofia
che da quesla, & da le cofi che tendono à quella ,(^f da,
quelle, che le fon contrarie , deriuano tutte l ejfortationi y
O* tutte le defòrtationi .percioche quelle per le quali effa >
ò parte d'efjfàs'acquifia, 0 di minore fi fit maggior e, fi deb
bonofare : 6t quelle, che ce le corrompono ,ocele impedii
feono 0 ci fanno il contrario cHeffà s non fidebbon fare .
Sia dunque la felicità un proff ero fiato con uertute .oun
hauer compitamente per fi slejjo 1 bifògni de la njita . o JcU+j
una uitagiocondiffima conficurez^a : ò un buono @Jr fer-
T> mo
26 De la Rettorica cfAriftotile
mo si aio di roba, , (jfrf di corpi quando fi poffono ufiare , ($f
mantenere . perche quafi tutti confeJfano,che Ufi licita fi a
una di. quefte cofie , òpiu mfieme . E fin do la j e licita co fi
fiitta s è necejfitrioj che le Jue parti fi ano nobiltà , amicitia
di molti} amicitia di buoni \ ricchezze , figliuoli affai , &
buoni y & prospera uecchie^zjt . Oltre a quefte le uertu
del corpo come finità , bellezza , robufiezjzjt, grandezza,
& difpofiùon ne3 giuochi^ 0* ne combattimenti > riputa-
zione , honore buona fortuna, njertù, ò le Jue parti , pru-
denz.a,fiortezjg ,giuftitia , ($f temperanza . perche co fi
uìio haràper fi Beffò ogni co/a à compimento . pojfiedendo
i beni che fino in effo, & fuor d'effo . percioche non fi ne
truouanopiu che quesli . fin effo fino quelli de t animo ,
-g) del corpo .fuor d'ejfio la nobiltà, gli amici , la roba, e>
l honore . Et oltre di questi penfiamo , che ut fi richieggo,
la potenza , 0* la fortuna . perche à quefia gufa la ulta
faràficuriffima . Ripigliamo bora fimilmente , à dir che
cofafia ctafiuna di quesle .
La nobiltà duna Gente o duna Città, s'intende quan
do non fino auuentitie , o uero fino antiche , Et quando
hanno hauuto per lor primi autori Capitani IUuslr't : O*
che da lorofiano difiefi molti fimofi in (quelle cofè , che fi-
no filmate , & defiderate da ciafiuno . La nobiltà pn-
uata uiene o dagli huomini, ò da le donne, fgjper leggiti-
ma procr catione da Fune , & dagli altri .- è't, come s'è
detto de la Città, da i lor primi eccellenti, ò in uertu, ò m
ricchezze , o in altre cefi di quelle che fono in pregio : ^)
da
Libro Primo. 27
da motti illufiri del capato , huomini , ($f donne ; 0f gio-
itimi , gy uecchi .
La bontà, & moltitudine de figliuoli che cojafia è ma
ni fé fio . €t in commune s 'intende gwuentù affi , q) buo-
na . buona quanto à la uertù del corpo, s'intende di gran-
dezza, bellezza, robufiez^a,^ ualor diperfina . Jduan
to à quella de l'animo 5 La Temperanza,^ la Fortezza ì/oY** v
fono le uertù de giouini . Priuat amente s'intende quan- <] tò M*^
do iproprij figliuoli cofi ma/chi, come /èmme fono affai , et
tali . Le uertù de le donne quanto al corpo, fino la bel/ez.
%a, ^) la grandezza ; quanto a l'animo la temperanza >
fy) la prontezza d'operare, ma nonfiruilmente . Et cofi
<tncora,&* pubicamente, & pomatamente . Et quanto a.
gli huomini, (^ quanto à le donne btfigna cercare , che ui
fia ciajcuna di quefie . perche quafi per la metà mancano
deffer felici coloro, che in que fia parte de le donne fi tro-
ttano malcondittonati, come 1 Lacedemoni^.
Quanto à le ricchezze, le lor parti fino danari, poderi
affai, hauer delpaefi, de' fornimenti, de firuitori , degli
animali , che fiano eccellenti di moltitudine , di grande^
%a* ($f di bellezza . Le quali cofi fiano tutte ficure ,hono
reuoli,& utili . V utili maggiormente chiamo quelle, che
fino di frutto . L'honoreuoli quelle che fino difòllazzo .
Et per fruttifere intendo quelle , donde uengono le rendi-
te . Et per diletteuoli , q) di filiamo quelle , donde da
l'ufi infuori non fi caua altro, che fia di ualuta, L aficu-
rez^a s'intende, che tu lepoffegga per modo , (èfr in loco >
D 2 che
2.8 De la Rcttorica d'Ariftotilc
che fio, in tuo arbitrio d'ufarle . St in tuo arbitrio fi dirà 9
chef ano, quando babbi lapote&à et alienarle . 6t chiamo
alienazione la donatione affila uenditione . Ma tejfer
u l f^k'nx* ricco confifle in fimmapiu nel tifar queftì beni, che in pò f
(V yi (£o fiderli -.perche l atto , ($f l'ufo dejf s'intende uer amente
ricchezza . La Ktputatione, è quando uno è tenuto uer
tuo/o ,& da bene , o d'hauere in fé co/a , che fa bramata
da tutti> ò da molti, ò da buoni, ò dafaui .
L'Honoreeunfigno d'ejfer ricono fiuto per benefatto-
re . Et con tutto , chef honor ino meritamente , & {pe-
nalmente quelli che ci hanno fitto bene , fi fìgliono anco
honor are quelli che ce ne pojfonfre . Jlfèr bene è quel-
lo, che cigioua à la fa Iute , &à l'effere in qualunque mo-
do : òà la ricchezza ,bà qualcb* altro bene di quelli , che
non s' acquistano cofi facilmente 3 ne interamente , neper
tutto, nefimprè*. Percioche molti per cofi, che paiono pic-
ciolo, fono taluolta honor ati, per rifletto del modo, & del
tempo . Et le parti de l honor e, fino facrifici, memorie in
uerfì, 0* in prof , doni , lochi conficrati , prefdentie ,fè-
polchri , imagini,prouifìonipubliche . €t fecondo l'ufi de
Barbari, l adorar e, e* l fuggir da l affetto, e i prefinti, che
fino honor ruoli ficondo le perfine .percioche il prefintare
è un dar di robba, è anco unfigno dhonore. Et per que-
Jlo co fi gli ambttiof , come gli auari defìderano defferpre
fìntati -.perche quefli, fé) quelli uitruouano ilbifigno lo-
ro .-gli auart la robba, & gli ambittofìlhonore.
La fvertù del corpo e la finità . Et 'quefta s'intende
co(i3
Libro Primo. 19
cofi, che non habbiamo infermità 3 che ci ìmpedifia tufi
de la perfino, . percwche molti fino fini 3 che per conto di
finità da neffuno far anno mai reputati per felici 3 come fi
dice d'Herodico .-perche fi afleneua da tutte le cofi ordi-
narie àgli huominij 0 da lapiuparte .
La bellezza e diuerfificondo ciafiuna età . Sarà dun- tu***
que quella d'ungiouine^ hauer il corpo difioHo àglieffer- h' Vi^r^*-
citij, cofi del correre, come de laforzjt • St ejfir d 'affretto e^t* }c*<"+-
do Ice per effer uiflo, (jjf goduto . St per que [io i Tentatli
erano tenuti belliffimi : perche la natura gli hauea fitti fcr
zjtti infieme, (gf corridori . Quella dun huomo matu-
ro farà d hauer la per fina atta à le fatiche de la guerra : *
& l'afietto grato con terrore . Quella d'un uecchw3che li
regga à le fatiche necefjàrie : & chefìafinzj, dolore >non
hauendo alcuno di quei difettile he mole fi ano la njecchiaia.
La Robustezza è unaforz^a di muouere un altra cofi
come t huom uuole . €t questo muouere fi fi necejfaria-
mente> 0 tirando 3 òpingendo^ 0 alzando > 0 deprimendolo
ftringendo . Onde che Tfobuflo > òper tutti quefli modi 0
per qualchuno d ejfi ss intende robusto .
La njertu de la Grandezza e di fiperare molti di lun
ghezjza & digroffezja > (fa di larghezza tanto di più >
che la fiprabondan?^a non fàccia 1 mouimentipiu tardi.
La difpojìtionper combattere fi compone di grandez?
za, di robuftezZA) $ di uelocità . perche ancora un che
fia ueloce s'intende robusto . percioche chi può in un certo
modogittar le gambe > (^ muouerle presto j & à lungo
s'intende
'f'Jjrtffl.
jxT De la Retòrica d'AriftotiIe
s'intende corridore . Chi ha. forza di ftringerè ,&* di
fermar l'auuerfirw , è Lottatore . Chi battendolo può
ffingere,fi dice Pugile . Chi uale in queHi due modi ,fi
nomina Pancratifta , & chi e dotato di tutte quefte parti
fi domanda T?entatlo .
Profilerà uecchiez^za s'intende, inue e chiare adagio, et
jènzjt alcuna moleflia . per cioche proffer amente non wuec
chia, ne chiprefto inocchiarne chi tardi, ma con moleftia.
Et questa profferita procede da la uertù del corpo, & cU
la fortuna, per cioche uno che fa infermo,-^) non robufto,
nonfaràfnzjtpaffone, nefnzjt dolore, ne di lunga mta.
Onde che non farebbe anco di proserà fortuna . St oltre a
la robuftez^zjt, ($f a la finita , ce f paratamente un'altra
uertù , che fa lungamente uìuere : per cioche molti finza
quefte uertù del corpo uiuono affai . éMa di cw trattare
efquifìt amente, non fi punto apropofitoper quefta mate-
ria . Vamicitia di molti, et l'amicitia di buoni, è chia-
ra qualfa,ogni uolta, che fi fkeeia la diffinition de l'ami-
co . S% dunque l'amico colui ch'i disfo fto à far per amor
d'un altro tutto quello, chepenfa , che lifìa bene , #$* non
per altro conto , che de l'amico medefimo . Et chi ha di
questi affai ,fì dice Amico di molti . €t chi n'ha chefiano
huomim da bene , fi dice aAmico di buoni . La Proffe-
rita s'intende quando ne fàcce dono, ò ci fi mantengono tut
ti, o la maggior parte ,o la più importante di quei beni ,
de' quali e cagion la fo rtuna . Stila fortuna cagion di
certi beni , de* quali ancora, e cagion l'arte* Stanco di
molti
Libro Primo* ji
molti che non uengon da l'arte, come di tutte le connatu-
rali, che ancora pojjòn uenire fuor de l'ordine de la natu-
ra : per cioche de la finità è cagion l' arte, (èfr de la bellez-
za, (eh* de la grandezza , la natura. Ma quelli beni af-
fòlut amente da la fortuna procedono, fipr a de' quali fi di-
ttende l'inuidia . Et anco de le co/e che accaggtono fuor
di ragione è cagion la fortuna. Qomejè tutù gli altri fra-
telli fino fiati brutti ,&un filo e bello : ofi praticando
più perfine doue era ilthefiro , gli altri non l'hanno uedu-
to, ftj coftui l'ha trouato : ofi di due , che ci fanno à can-
tora colto lafaetta à quefio, gjr non ha tocco que fi altro .
Ofi co fluì , ch'era ufito di fi-equentar que fio loco tutta-
uia , hoggifolamente non ci è capitato : & altri che una fi
la uolta ci fin uenuti , ci hanno lafiiata la tuta . percioche
tutte que (le cofe paiono buone uenture . 'De la rvertùpar
leremo determinatamente nel genere demoBr attuo > quan
do fi dirà de la lode . perche quello è più propriamente ti
fuo loco . Hauemo dunque dichiarate le cefi che s han-
no a confederare, 0 del prefinte, 0 de l'auuemre, chefiuo-
glia cofiperfuadere, come diffuadere .percioche le medefi-
meper ma de' contrari^ firuono àfar l'una co fa, et l'altra.
VI.
A perche chi configlia ha per fùa mira t utile „
€t i configli fi fanno non per con/aitar delfine,
ma de le cofe eh3 apper tengono alfine : lequalt
fon quella che fino utili J fecondo l anioni che fi fanno . €t
effenda
$ % De la Rettorica d'Ariftotile
e/fendo che [ utile fia bene > hauemo à pigliar quelle propo-
fitioni del bene 3 q) de [ut ile > che fono come elementi 3 (Éf
/ JL . principi] d' e/fi a/folut amente .Tognamo dunque che bene
fia quella coJa3 eh5 e per fi me de firn a eligibile : fflper ca-
gion de la quale rieleggiamo uri altra . St quello 3 che ap-
petì/cono tutte le co/e. 0 tutte quelle e hanno /enfi. 0
quelle e hanno intelligenza . O che appetirebbono quelle
che non l'hanno 3fi l'haue/pro . St quel che la ragion da-
rebbe à ciafiuno . St quel che la mede/ima in eia/cuna co/a
da à cia/cuno y à cia/cuno e mede/imamente bene . St quel
che p o/fi dendofi 3fit chefiflia bene 3 (efr che s'habbia ogni
co/a à compimento . St quel eh' è per fifte/fi compito . St
quelctiefiittiuO) & confiruatiuo diqueHecofi . St quel-
lo dal quale ne figuit ano quefletali. Et quelle cofifeno
ancora beni3 cheprohibifiono3fè) annullano le contrarie à
quefle . Jlfiguitar chauemo detto fi /k in due modi, o di
pari 3 o dipoi . Come dire 3 à [imparar figue il fiaper di
poi :fóJàlo fiar fino figue iluiuer di pari . Et le cofi
chauemo nominate jkttiue y fino di tre fini : certe 3 come
[ej/èrfino de la finità . certe come i cibi de la finità : q)
certe come [e/fircitio 3 che le più uolte fi finità . "Voile
quefle cofi >• è necef/ario > che non folamente [appigliarfi
al bene fi a bene $ ma lafiiare ancora limale . perche à [ap
' pigliar/i al bene figue il non hauer mal di pari : &* alla-
filar il male figue [hauer il ben dipoi . Bene ancora fiar à
pigliare il maggior bene in loco del minore > e l minor ma-
le m loco del maggiore .percioche quanto il minore è/upe-
rato
Libro Primo . j j
rato dal madore, tanto ne tuno s'acqutfia di bene > &
ne l'altro fi fihiua di male . Et Le uertu è neceffàrio , che
fi ano beni 3 perche ben dispongono quelli che l hanno . 6t
fino fattine , & attiue di buone operationi . <&Ma di ela-
fi una uertu s che cofi fia,^ quale fi dirà poi fiparat amen
te . fi piacere ancora conmen che fi a bene . percioche tut-
ti gli ammali per natura lo defiderano . Onde e forzaglie
le cofi diletteteli > & le belle fieno ancor beni ; percioche
finfkitiue del piacere . Et de le belle certe fino diletteuo-
li, <y certe per effe Beffe dicibili . Stper cominciare à di-
re a un per uno s è neceffàrio , che i beni fieno quefii . La 0 ^^ r1*
Felicita : percioche èperfiefieffa cligibile3 per fi fleffa com / ' tvvu '
pita 3f£) per fio conto eleggiamo molte altre cofi . La
GiuBitia, la Fortezza 3 la Temperanza > La Magnani-
mità > La magnificenza > &gli altri fimili habiti . percio-
che fino uertu de l'animo . Et la finità j&la bellezza 3
&fimili .-perche fino uertu del corpo, ?<f fitttiue di molti
beni . come la finità del piacere > & deluiuere . Et per
queBo è te?juta per ottima : perche da Lei procedono due
cofi, che da molti fi reputano per pretiofiffime , cioè la ^vi-
ta, e" l piacer e . Le ricchezze fino ancor bene y percio-
che fino uertu delpojfèdere, & fino fitttiue di molte cofi .
V amico, gjr tamicitia .perche lamico e de Le cofi eligibi-
liperfi Beffo, fg) fkttiuo di molte cofi . Vhonore ($f la ri
putatione, perche fino diletteuoli,0* fitttiue di molte cofi.
Et per le più uoltefigue, che quelli, che fino honorati,^)
reputati , fieno tenuti dhauer con effetto quelle parti ,per
E le nudi
J4 De la Rcttor Ica d'Ariftotile
le quali meritino queWhonore . fi poter ff) dire , ffifa»
re .-perche tutte quefiefimili co/e fino fkttiue di bene .
Cojìl ingegno, la memoria, la docilità , l'accortc?^a , &
tutte cofèfimili .perche tutte fono fkcultà Jkttiue di bene .
Similmente tutte le fetente , ffl tutte l'arti . €*l utuere
Beffo , per cioche Jè non nefèguiffè altro bene,eperfèflcffo
eligibile . €t ultimamente ilgiuBo per effer un certo utile
communemente à tutti . Et quefiifòno quei beni , che da
tutti quafifòno tenuti per bene . Ci reBano quelli che fon
dubij . €t ifillogifmi di quefti fi cauano da le p ropofit io-
ni , chefeguono appreffo •
• Jguello è bene } il cui contrario e male . Et quello il cui
contrario gioua a i nemici : come dire ,fè àgli amici noftri
e grandemente utile la noHra uiltàj è chiaro, che à noi fa-
YÀ grandemente utile la fortezza . Et uniuerfalmente il
contrario di quel che i nemici uogliono ,&di quel di che
ejfìfi rallegrano par, chefia bene wf) utile à noi . Onde fu
ben detto .
Quanta gioia nharian Triamo, e i figli ì
Et queHo non e pero tèmpre -, ma le più uolte . percioche
non repugna , che una co fa medefima fia utile à due parti
contrarie . Et per queflo quando una medefima è nociua
à luna , (jjf à l'altra, fi fùol dire Che i mali uni/cono gli
huomini .
Et quel che noni mai di fouerchio è bene : & quel eh* e
più , che non bijògna e male . Et quello e bene per lo quale
Ji dura fatica, &*fi?fende affai . Che già per bene appa-
rente
Libro Primo ^ 3 5
rente thauemo. Et già tal qual egli è, fi 'piglia perfine, <{**
perfine di molte co/e . Che' l fine poi fia bene , s'è moflro
di /òpra . Et per quesito è Hata detto .
cAi che fi la/et à Priamo un fi gran uanto .
O* alerone .
Et dopo tanto tempo , & tanto affanno
Tornar con biafmo .
€t di qui mene anco il Proucrbio, che fi dice . 1/ o R e 1 0
in sv la porta. Bene ancora è quello , che fi de-
fiderà da molti ? q) per lo quale par che fi debba uenrre
in conte fa .perche quel eh' è defiderato da tutti, s'è gì a det
to , eh' è bene . Et gli molti par che fi ano come tutti . St
quel eh' è laudabile, perche nijfuno loda quel che non è be-
ne . 6t quel che lodano 1 nemici, e itrisìi . perche quafitut
ti lo confejfiino ,fi quelli ileonfentono che n'hanno riceuti-
to male .perche come cofa> chefia chiariffima non lapoffòn
negare . Si come fon tristi qu elli, che fon biafimati dagli
amici, & buoni quelli, che non fino biafimati da' nemici.
Onde che 1 Corinthij firecauano à uer gogna che Simonidc
hauefjè fritto di loro 3
'Di forintho Ilion non fi r ammana ì
€t quel che fipreferifie da qualche fàuio y 0 da qualche buo
noj 0 huomo , 0 donna chefia , come lllijfì da Minerua y
He lena da Te fio , zAleJfindro da le tre ^Dee y tàr achille
da Homero . €t uniuerfalmente le cefi , che auanti à t al-
tre fino da ejfer antepofie & elette da noi .
zAitanttà l'altre eleggemo di far quelle j che fi fin
E z dette,
$6 De la Rcttorica cT Ariftotile
dette > gj quelle , che nuocciono anemici 3 ffi giouano a
gli amici , et le co/e poffibi/i^chefino di due forti. Di quel-
le che pur fi 'fanno > & di quelle che fi fanno fàcilmente .
Et fàcili s'wtendon quelle > che fi conducono 3 bfen^a mo-
leftid} o in poco tempo : percioche la diffìmtion del difficile
mene b da la moleflia ^ò da la lunghezza del tempo . €t
quando la co fa fi fu come l'huom uuole > & uuolfìb nulla
di male > b un male^ chefia minor di quel bene . Et que-
ftofarà come fi la pena non fi uè de ffe bf off è poca . St le co-
fé proprie , & quelle che non ha neffun altro . Et quelle >
che oltre a le necejfarie ci fino delitiofi; perche fino più ho
norate . Et quelle che ne fi conuengono . €t conucneuoli
s'intendono le diceuoli,fecondo il genere > (^fecondo il uà
lore . Et quelle che par che ci manchino ancora > che fieno
minime .perche non per quefiofiuogliono meno . Et quel-
le che ageuolmente fi fanno y perche fon poffibili) & fàcili .
Et ageuoli a fare fin quelle 3 che da tutti s b da più , è da
pari; b da inferiori fino fiate condotte • Et quelle con che
fi jà piacere àgli amici 3 & dispiacere à nemici . Et quel-
le., chefipra tutte F altre fi propongono di fare da coloro 3
che hauemo in ammirazione . St quelle intorno a le quali
ci par dhauere ingegno j &fierienzjt, perche p enfiamo di
poterle più fàcilmente condurre . St quelle s che nonfipofi
fono confi guir dagli huomini tuli .percioche fino maggior
mente laudabili. €t quelle de le quali fimo defiderofi.
percioche quel defiderto> ce le fa parer non fittamente pik
gioconde 3 ma migliori. Et quelle fopra tutto ^uerfi le quali
ci
Libro Primo. 37
ci trottiamo ejfer tali, come dir contentiofi , fi fera la uitt»
ria s ambitiofi , fé faranno gli honori ; aitar i , fé faranno i
danari . tifa altri fimilmente . Et di qucfti capi s 'hanno a,
cattare le perfùafioni del bene, (gjr de l'utile .
VII.
^^1| <tA conciofiache molte uolte acconfentendofi , che
||jy§J§ l'una cofe, q) l'altra fa utile -3 fi dubita qualfìa
più ; bifigna , che conseguentemente fi dica del maggior be
ne ,(jfcf del più utile . Diciamo adunque che la cofe , che
eccede fi a quanto l'ecceduta, & da uantaggio . €t che tee
ceduta fi a quella ,ch'è compre fa da t altra eh eccede . fi
maggiore > e'ipiu s' intende fimpr e à rifletto delmeno. fi
grande , e 'l picciolo , (jjp t affai , ti poco $ à rifletto de la
quantità di molte colè . Quello , ch'eccede , e il grande y
l'ecceduto, il picciolo . Et nel mede fimo modo s'intende il
molto, e' l poco . Ora ejfendofi detto che 7 bene e quello ^
che s'harebbe à uolerperfifiejfo, ^ non per cagion dun
altra cofe • gj che bene anco e quello , che da tutti fi defi-
dera, &> quello ,chc fi 'piglerebbe per bene da tutti quelli y
chaueffero intelletto , gj prudenza . Et quello chafor-
%a di fitte , gj di confèruare quel eh' e bene : ò quello da
cui quefte co fi dependono . Et perche quello per cagion
del quale facciamo un'altra co fa è il fine . 6t fine e quello
per conto di cui l'altre cofe fifunno ; (jfrf ejfendo , che' l ben
particolare fia quello, ciò àp articolar perfine} cofi condì-
lionato i e neceffario3 che i beni che fino più d'uno 0 dipo-
chi
1 8 De la Rettorica d'Arlftotile .
chiy (fi quelT uno 3 ò quei fochi fin comprefida toro)fiano
-maggior beni . percioche fiprauan^ano à quel che com-
prendono : fg) quel eh' e compre/o è fiprauan^ato . Et/e
un maggiore in un genere eccede un'altro maggiore in un
altro genere ; ilmedefìmo auuerrà de i generi fra loro. Et
cofi fi de i due generi l'uno eccederà l'altro ; ancora ilmag
giore3cheJarà in queir uno > eccederà il maggiore di quel-
la altro .pognam cafiyfi il maggior huomo farà più grande
de la maggior femina -y uniuerfalmente gli huommi far an-
no più grandi y che le femine . Et fi uniuerfalmente gli
huomini fino più grandi y che lefemine ; ancora il maggior
huomo farà più grande de la maggior f emina : perche gli
ecce/fi de' generi y&dele cofi maggiori in ejjl generi y fi
corrifiondono tra loro inproportwne . Maggior bene an-
cora s'intende quello y dal quale ne figue uri altro > quando
quell'altro nonfigue da lui . Et questo figuire fi fày o del
pariy o dipoi y o m potenza .perche tufi di quel che figue 3
e compre fi in quel che precede . 'Deipari figue y come da
lo fi ar fino il uiuerey ($f non dal uiuer lo fi ar fino . Di-
poi $ come da l'imparare dfapere . In potenzia y come dal
facrdegio il furto -.percioche chi rubba le cofi fiacre y fure-
rebbe ben le profane . Et di due cofi y eh eccedono uri al-
tra terzjt s quella e maggiore y che maggiormente l'eccede,
perche e necejfario, che quellayche trapaffa la terza di più;
trapaffi ancora l'altro maggiore . Et quelli fino ancora
maggioriyche maggior bene ci fanno . già che quefio e tefi
fir jkttiuo di maggior beni, perche teffer maggior bene ,
&fefièr
Libro Primo . 39
& t effir fattiuo di maggior bene fi conuertono . Stfimil-
mentefon maggiori quelli > che da maggior co/a ci Jon fat-
ti : per cloche fi una cofafalutifèra e più defi der abile $ &*
maggior bene , ch'unapiaceuole 5 maggior bene farà anco-
ra la Jalnte y che' l piacere . Et quel eh 'è per fi Beffo degno
eteffire eletto > e maggior di quello > che non e degno 3 che fi
elegga per fi . Come laforzjt e maggior bene d'una cofafa-
lutifèra, perche queHa non s'elegge per fi >& quella fi :
la qualcofa hauemo già detto ci/ è bene . Et quello ch'i
fine e maggior di quello 3 che non è fine . percioche quefio
è per cagion d'uri altra co/a > fg) quello e per cagionfua .
Et per questo e minor ben l' effir citio > che lo Bar ben de
la per fina . Et di due > quello e maggior bene 3 che manco
ha b fogno de l altro fò de l'altre cofe , percioche per fi fiefi
fi e più compito . Et men bifògnofi s'intende 3 che li /àcci
meféiero >o di manco co fi > 0 di più faci li . Et quando un
bene nonfia, 0 non pojfa effir fin^a uri altro : & t altro
fiasO*poJfa ejfèrfin^a lui s quel che può effir finita l'altro
è più compito : onde che fi uè de effir maggior bene . Et fé
uno farà principio 3 q) l'altro non principio , l'uno caufa ^
& l'altro non caufa . per che fin za caufa, @J finzjt prinó
pio, è imponìbile; che una cofia fia , ò fipoffa fare . Et di
dueprincipìj quello che uien da principio maggiore fé mag
giore . Et di due caufi, quel/a, che uien da caufa maggio
re 3 e maggiore . e>- per contrario di dueprincipìj quello
eh' e principio di maggior cofia > è maggiore . gjr di due cau
fi quella ch'i caufa di maggior cofia è maggiore . E* dun-
que
4<> De la Rettorica d'Ariftotile
que manìfefloper quel che s'è detto > ch'una cofà può parer
maggiore ne tun modo >{£)ne l altro . per cloche ci parrà
maggiore cofi quel che farà principio >ris~petto à quel che
non/aràprincipiOj come quel che non farà principio >riff et
to à quel che farà principio . perche maggiore è quel che è
fine j (gjr non è principio . Onde Leodamante accufando
QalliHratOy diffe : Che maggiore ingtuHitia era slata di
luiy chelhauea confìgliato y che di chi thauea fatto . per-
che non fi farebbe effeguito >fè egli non thaueffe configlia-
to . tAccufando poi Qabria diffe il contrario . Che mag-
giore era fiat a di chi l'haueafatto > che di chi thauea con-
figliato : perche il configlio era nullo >fè non ui fujfè fiato
chi tbauejfè effeguito . Che à quefio effetto fi configlia ^
perche fi metta in opera . Et quel eh' è più raro e maggio-
re di quelch'abbonda3 come loro del ferro 3 ancora chefia
in minor ufi .per cloche lapojfejfion d'effo è più cara .-per-
che l' acquisito è più difficile . Et per lo contrario ^ quel
cti abbonda e maggior che 7 raro > perche maggiormente
s'ufa : per cioebe losfejji eccede le poche uolte . Et per que
fio diffè '"Pindaro ^ Ottima e l'acqua .
Et infòmmaquetch'epiu diffìcile è maggior del fàcile per
efferpiu raro . gf da l'altro canto il più facile è maggiore
del difficile s per che s' ha comunque fi uuole . & di due co-
fi quella e maggiore che ha maggiore ilfuo contrario : &
quella di cui maggiore elapriuatione . & la uertu e mag
gior bene di quello che ancor none uertu . E'injitio e mag
gior male di quel che ancor non e uitio . per croche quelli
attmpoho
Libro Primo. 4!
attìngono il fin loro, (2* queHi no . Et quelle cofi fino mag
gton , topte de le quali fino più belle v più brutte . & di
quelle fino maggiori l'opere, di cui fino maggiori 1 uitij, 0
le uertu . percioche come fino le caufi, e i principe coft fi-
no gli effetti loro . Et come fono gli effetti cofifino le caufi
e i principi/ . St quelle fino migliori , de le quali e più eli-
gibile, f^) miglior tecceffo . come la buona uiHa e più eli-
gibile del buono odorato .-perche la uiHa e meglio de l'odo
rato . Et meglio è C eccedere in amar l'amico chel dina-
ro . Onde che l'amor degli amici far a. miglior, che quel de
danari . & cofi per lo contrario , gli ecceffide le miglior
co fé fino migliori : & de le più belle, più belli . Et quel-
le cofi fon migliori, di cui fin migliori,^) più belli 1 defide
r/j : percioche 1 maggiori appetiti fino di cofi maggiori ,
Et cofii defìderìj de le più belle, & de le miglior cofi, fino
migliori, ^J più belli per la me de firn a ragione . q) quelle
fimo più belle, f^) più degne cofi , de le quali fino più bel-
le, (dfpiu degne le fetenze .percioche come Ha lafiienzji,
cofi Ha la uerità de la cofi di che parla . Et ciafiunafiien
Zjt da i precetti di quelctiefuo preprio . Et cofi proportio
neuolmente ancora, le fetente de le più belle cofi, e> de le
più degne, fono più b elle, fg) più degne . £?* quello, che per
bene, 0 per maggior bene giudicherebbono , ò hanno yiudt
cato i prudenti s 0 tutti, ò molti, 0 la più parte, ò 1 miglio-
ri, e neceffario , che cofi fia,o ajfolutamente , 0 fecondo
e hanno fàuiamente giudicato . Et queHo è commune an-
cora ne t altre cofi .percioche l'effenze, le quantità , (gr le
F qualità^
42 De la Rettorica d' Ariftotilc
qualità, ftanno medefimamente, come da quelli , che fin*
no , fg) che Jè ri intendono fi determinerebbe che Befferò .
Mal'hauemo detto bora quanto a beni. Ter cloche se dif-
finito, che bene e quello, che eia/cuna cofa prenderebbe per
bene ,fìfi n'intendere . É dunque chiaro , che maggior
bene ancor a far a quello, che colui che fé ri intende dirà che
fi a maggiormente tale . & quello e meglio , chefitruoua
ne' migliori : o che ajfolut amente fiano cofi . ò mquantojà
ranno migliori , come la fortezza è miglior de la robuste^
Zjt . f/J quello e anco me glw,à che s'atterrebbe un miglio-
re ofimplicemente, o inquanto miglior fojfe , come riceuer
più tosto uri ingiuria che fiirla . perche un più giufio co fi
farebbe . fg) quello , che più piace > e meglio di quello che
piace meno .per cioche tutte le cofi figuono il piacere : fg)
per cagion d'cjjòfiejjo piacere l appetì/cono, da le quali due
conditionis'egia dijfinita la natura del bene, ($f delfine .
Et di maggior piacere s'intende quello , ch'epiufenzji do
lore : &? che più lungo tempo diletta » &f le cofi più belle
Jò?jo migliori de le men belle .perche ogni bello o faràpia-
ceuole, operfifiejfo eligibile . & quelli fino maggior be-
ni,de' quali uolemo ejjèr cagione più tosto ànoi , & àgli
amici nostri, che ad altrui . Et quelli fono maggior mali ,
de' quali à noi , &) à nofiri amici meno che à gli altri uo-
lemo effèr cagione . e>* le cofi che durano più fin migliori
di quelle, che durano meno . gjr le pm ferme migliori de le
men ferme .- perche quelle potemo ufarpiu tempo,^) que-
Jìepiu à nofira posta . potendone ficur amente firuir pm
ctun*
Libro Primo. 4$
et un a. co fa, ferma, quando uogliamo .. Z)n altra forte dì
maggiore fi può cauar da l ordine de le parole, & da Ufi-
militudine de le lor cadente . come farebbe a dire. Se l'o-
perar fortemente e meglio , (gjr più eligibde , che F operar
temperatamente : meglio , &piu eligibtle ancora farà la
fortezza che la temperanza : gjr feffìr forte , che t effer
temperato . Et quello che tutu s'eleggono è miglior di
quello che non s'eleggono tutti. & quel che defideranoi
più, e miglior di quel che defìderano i pochi . & fé l bene
e come hauemo detto , quel che tutù defìderano ; il mag-
gior bene deue effer quello , che maggiormente e defìdera-
to . & quello e meglio , chefìtien da gli auuerfàrij ,oda
nemici 3 o da' giudici, o dagli eletti da quefli tali, pero che
in una parte , poiché gli auuerfartj lo dicono , e come fé o-
gnuno lo diceffe . Et ne t altra y poiché fi giudica da tali $
è come determinato dafuperiori, & da intendenti. & al
cuna uolta è meglio quel di che tutti particip ano . per effer
dishonore à non particip arne ancor noi . Et alcuna uolta,
e meglio quel di che nejfuno o pochi particip ano . per effer
cofapiu rara . & le co f più lodate fono migliori ; perche
piuhonefle conuien chefiano . £?* le più honoratefìmdmen
te . percioche l'honore è come unafìima de le cofe. &f quel
le de le quali fono maggiori i danni . ^) quelle cofe fon
maggiori, chefdperano quell'altre, che da tutti fino accet-
tate, o credute per grandi . St le medefìme ffì diuidono
m parti fitnno moftra maggiore . percioche in più co/e par
chefìa maggior ecceffo . Et pero Homero dice che S^le-
F 2 leagro
44 De la Rctcorica d'Ariftotile
le agro fu perfuafo da la moglie di leuarfi à combatte-
re : raccontandoli quanti mali attengono ne laprefa du-
na Città,
• ^/Incidono le gentil ardono i tetti 9
Spogliano i tempi, &Juelgono (ahi Sfittati )
Icari figli da i materni petti .
^Maggiori fi fiinno ancora le co/e col comporre , & col fi -
pr aporre . comejuol fkre Spicarmo . €t maggiori paiono
f arte per la mede/ima cagione de la diuifione (perche quel
componimento moflra maggiore il fiprauitnzj) de la co/a )
(^f parte perche quel tutto par che diuenticapo, gjr cagio-
ne di e o/è grandi . 6t concio fi ache quelle co/è fi ano mag-
giori, che fino più rare , gfpiu difficili $ la confideraticn
de tocca/ioni, de tetà, de3 lochi, de i tempi, & del potere,
le ringrandifie .percioche quando fi ano fiate oltra le for-
ze, oltra l1 età, jg) oltra il /olito de gli equali, o nel tal mo-
do, o nel tal loco , o nel tal tempo j fg) le belle ,(^ffle buo-
ne, (jk legiuBe cofi,(^/ i lor contrari] diuentano maggio*
ri . Et qui fu fondato l'epigramma in lode di quel umei-
tor degli Olimpici .
^Dianzi un uilPefiator, ciò andar fòle a
Col ce fio in collo infin daArgo à Tegea .
& Jphicrate dafèfleffo lodandofi > dijfe •
Che fui, che fino.
&* quel cioè natino e maggior del poflic ciò : percioche più
difficilmente fi confèguifie * Onde è uenuto il uanto di
quelToeta*
€tio
Libro Primo. 45
Et io delmiofauer maefiro fui .
e> inno, co fa grande la più > (ejf la miglior parte , è mi-
glior, tìf maggior co/a . fucilo loco tocco <T ertele ne la
fra or 'ation funebre > quando diffe3 che tolta ma lagiouen-
tùrim 'afe quella Città come rimarrebbe l'anno fin^a la
Primavera . €i quelle cofìfon maggiori, che a fin buone
à maggior ufi . come/è ci feruijfero ne la uccchiezj^a 3 jg)
ne le malatte . St di due indirizzate ad un fine quella è
maggiore, & migliorerei? lì più uicina a cjfo fine . &quel
lo ctie bene à noi , e miglior di quello eh' è femplicemente
bene . (gr quel ctie poffibile e miglior de £ imponìbile .per
che quello e fatto per noi ,fy q uè fio no. & quel che fi
comprende nel fin de la vita , è miglior di quello che non
nifi comprende . perche le cofè cti appertengono alfine han
no più delfine . (g/7 le cofe, che mirano à l' efière fin miglio-
ri di quelle , che feruono al parere . St la diffinition di
quel che fi fit per apparenza > e, che fé non appariffe non fi
farebbe . 0*per queHa ragione lo riceuer benefitio potreb
be parer più eligibile che3 1 far bene ad altri . perche lo ri-
ceuer s'eleggerà di farlo volentieri, ancora che non fi deb-
ba rife pere : e l beneficar altri fe non fi tifapeffe , non par
che fi douejjefitr volentieri . ^) quelle fono anco? miglio-
ri, che noi uolemo chefiano più tofio , chepaia?io . perche
s'accattano più à la verità . Stperò dicono alcvni, che la
giuUitia epiccwla cofià : per effer meglio il parer giufio che
te ffcre . jl contrario auuiene de la finità : perche fi vuol
più tofio cjjer fino che parere . g^ fto& che fono utili à
piu
4<S De la Rettorica d'Ariftotile
più co/è y come aluiuere , al ben utuere , al piacere , fè) al
ben operare . &*per quefto le ricchezze* ?$> la finita pa-
iono grandijfime : perche hanno tutte quefte doti in loro »
(gjr quello e maggiore , che non ha mole/ha, (jjp e congiun-
to col piacere :percioche uè più duna cofa buona . e/fendo
bene il piacere, fg) bene l'indolenza . &> di due co/e , che
s'aggiungono à una medefima quella e maggiore , che fk
maggior quel tutto . & le co/e che nel pojfeditore appari-
rono fino maggiori di quelle , che non appari/cono . per-
cioche tirano à l'ejfer da uero . ffiper quefto l'ejfer ricco e
maggior bene che'lparere . ($/ quel eh' è caro è maggior be
ne, a certi fi lo, à certi accompagnato con altri beni . On-
de che non egual danno firà di perdere un occhio non ha-
uendonepiu d'uno, che di perder ne uno di due . Concio-
jìache chi n'ha un filo re Hi priuo di quel ch'unicamente
gli è caro . Hauemo ora detto qua/i tutti i luoghi donde
pojftamo cauar le perfua/ioni , co/iuolendo confortare, co-
me di/confortare .
Vili.
A il maggior capo , & principali/fimo di tutti
à poter per/uadere, ($f ben con/igliare , è pofi
fider tutte le /òrti de gli flati : féjfiper di/Un-
tamente le con/uetudinije leggi ($f le co fi utili particolar-
mente à ciafiuno d'ej/ì .percioche da t utile (i perfiade ad
ognuno . gjr utili àgli flati fino quelle cofi,che confer /co-
no à la lor confiruatione . Oltre di queHofino d'autorità
gli
Libro Primo . 47
gli' editti de fuperiori ; jg) quefti fino di tante fòrti 3 di
quante fono gli stati . Et le fòrti de gli flati fono quattro > f^y Jt J
cioè Democratia, Oligarchia, oAriftocratia 3 (efr éMonar- /f^ / • *f.
chia .per modo che3 Ifuperiore > fg} quel che determina 3 0
farà una particella di quefti flati 3 ofarà lo flato tutta .
La Democratta e una C ittadinanzji popolar e > ne la quale
i Magistrati fi diftribuifono à fòrte . V Oligarchia , un
gouerno di pochi , doue gli officij fi danno fcondo lefkcul-
tà . U Ariftocratia, un reggimento d 'Ottimati, doue han
no grado 1 Cittadini fecondo che fino difciplinati3 inten-
dendo però di quella di/cip lina, che Ha ne le leggi .perciò-
che quelli che non fi partono dagli ordini Uggitimi fono i
capi di queflo gouerno . St e neceffario, che quefti tali ap*
p anfano ottimi , onde uien loro queflo nome d Ottimati.
La Monarchia e fcondo il fuo nome quella ne la quale
uno e principe di tutti . &) quefla fidiuide in due : de le
quali una procede fcondo un certo ordine y($f chiamafi
Regno . V altra e di/ordinata , ($f dice fi 'Tirannide . fi
fine ancora bifgnafapere di ciaf una Cittadinanza . per-
che he tutte eleggono difkr quelle co f, che tendono alfine,
fi fine adunque de lo flato popolare e la libertà : di quel
de pochi le ricchezze, di quel de gli Ottimati, le cof che
fanno à la diftplina , & offeruan-^a de le leggi . Et de la
Tirannide il guardar fi, q) t affé curar fi . é* dunque chia-
ro , che ci conuiene hauer di fi imamente notitia de le con-
fuetudini, de le conftitutwni ,&dele commodità che ten
dono alfine di ciaf uno flato . percioche quefle cof fino
elette
48 De la Rettorica d'Ariftotile
elette da noi come me^zj > che ci conducono n quel fine ,
Ma conciojìa che teffer creduto s'acquisii col parlare > che
non fòlamenteh abbia lefue dimoUrationi -3 ma che fifoni
fico ancora ilcofiume di colui3 chetarla , (per cloche fale-
rno credere al Dicitore fecondo diche conditione cifimo-
flra . (^f quefio è quando ci s'appr efinti buono fò che ci no
glia bene > 0 che habbia tuna cófa , & l'altra ) ci conuerr
rebbe effir informati delcoftumefò natura di ciafiuno s~ìa-
to . offèndo che à ciafiuno d'effidineceffitàfiperfiuada fk-
ciliffimamente quel eh' è di ciafiuno p articolar natura . Et
la cognizione di quefte nature ficauerà da le medefime co-
fe3 che fi fon dette . perche le nature fi comprendono da i
proponimenti : & 1 proponimenti fi riferifiono alfine .
*2)f le cofi adunque , chefknno di mefiien à quelli che uo-
vliono confortare 3 cofi future , come prefinti , ^) donde fi
hanno à trar le perfuafioni perche fi presli lorfcde 3 quan-
do fi tratta defittile . fg/per quali mezjy, (g-r comepoffia
mo hauer piena cogmtione de le nature ., ($r de le conftitu-
tioni degli flati % s'è detto à b affanna , per quanto fi ri-
chiede a laprefinte materia : percioche più diligentemen-
te n'habbiamo trattato ne la Politica .
IX.
Ora diciamo de la menù > & deluitio > ($f
dethoneflo 3&* del brutto . per cioche qucsli
fino ifigni^à i quali drizzano le loro intenùo-
m quelli^ che lodano^ & quelli che biafinano . 6t auuerrà
che
Libro Primo. t 43
che dicendo di que Beco/è chiariremo infieme queu altre x
ferie quali fi amo tenuti duna qualche condottone inquan-
to al co fiume . fiche dicemmo dianzj, ch'era la feconda
flette dipruoua .perciocheper una medeflma uiapoffiamo
far degni di fede cofinot come gli altri inquanto à la parte
defier uertuofì, ($f da bene . <y\ia perche fuole auucni-
re dhauerfpejfe uolte a lodare co fi fludiofamente comefn
za (indio., non filo uri intorno 3 0 un T^io, ma le co/e inani'
mate, $9 de gli ^Itri animali qualunque fi fa $ bifigna an
cora di quefle cop pigliar le propofittoni nel medi fmo mo-
do, e hauemo fitto ìiel genere ddtber attuo . Siche diciamo
àncora d'effe qualche co/a per modo deffempio .
V Honc fio adunque è quello , cti effendo per ffleffo di-
cibile y è anco degno di lode $ ò uero quello , ch'effaido be-
ne', e anco ddetteuole perche e bene . 6t fi l'Honefio e cofi
fatto ; di neceffità figue che la uertu fia tale . percioche e fi
fèndo bene, e laudabile . Et la uertu (come credono alcu-
ni) e una certa facultà di produrre 3 ®* di confiruar le co-
fi buone • & difkr molti 3 fg) gran beni > anzj ogni bene
in ogni cofi.
Parti de la uertu fino Giusìitia, Fortezza , Tempe-
ranza, 3Vlagmficenza> Magnanimità, Liberalità, Man-
fuetudinc, Prudenza, fg) Sapienza . Mora è necejfario^
che quelle uertu fi ano maggiori di tutte , che più fino utili
àgli altri .già che s'è diffinito , che la uertu è una facilità
di far bene fitto . &per quefia cagione fio pr a tutti iuertuo
Jìs'honorano quelli che fin giùfii : & quelli che fin fior ti.
G perche
5 o De la Rettorica d'Ariftotile
perche la fortezza ne la guerra > & lagiuHitia ancor > ne
la pace è utile àgli huomini. T)opo queflifòno honorati
i liberali :9 perche donano largamente , 0* non contendono
del dinaro ; il quale è da gli altri Jòmmamente appetito .
E" la giufiitia quella uertu perla quale ciafiuno ha quel
cVefùo> $ fecondo la legge . É l'ingiuflitiaper la quale
ufùrpano le co/e d altri > non come comanda la legge . La
Fortezza è quella per la quale fé mo h abituati ne3 pericoli
àfkr opere ualorojfè 3 come la legge comanda ; e> per la
quale fimo minifiri ffl defenfirt d'ef/k legge. Et la timi-
dità è il foo contrario. La Temperanza quella perla
quale ci regoliamo ne3 piaceri del corpo come la legge co-
manda : ^r l'Intemperanza il fio contrario . La libera-
lità quella difiuuenir co i danari > ($f la fiarfezjji il fuo
' contrario . La magnanimità s'intende quella che fit
gran benefit ìj : (jjf la magnificenza quella y che fit grandi
ffefi . Et gli oppofiti loro fino la mefihinità > & la gret-
tezza. L a prude nza e quella uertu de la ragione > per la
quale cipoffiamo rettamente con figliar e circa quei bem^ et
quei mali che difiprafifin detti che appertengono à la fe-
licità . Et de la njertu ., M del uitio s fg) de le lor parti
s'è detto uniuerfialmente à baftanzjtper quanto fi richiede
a la prefinte materia . V altre cofè honefle non fino diffi-
cili àfitpere . E/fendo chiaro ^che di neceffità le cofè che fan
no uertu fono honefle : percioche à uertu fino ordinate .
g) ancora quelle che da la uertu fin fatte . e> queflefono
cofitfigni come l'opere d'effe . Et poi che ifiegni^tgli altri
tali
Libro Primo. 51
tali effèttiò paffloni, che procedano dal bene, fono honefii^
qualunque fino toperationi de la fortezza ; 0 ifigm de la
fortezza > 0 le co/e che fortemente fino operate ,• è necejfa-
rio chefìano medefìmamente honefle . Cofi quelle cofi che
fingiufie > 0 giustamente fatte , fino ancor ejfehonefle :
ma non fino già fimi/mente honefle lepajfioni che procedo-
no da lagiuflitta .perche in queflafòla uertu non èfimpre
honejlo quel che giufl amente fi patifie . anzj à gli conden-
nati è più uituperio di patir guittamente > che di patire à
torto . Et ne l'altre uertu s'intende honejlo ogni cofi nel
modo che s'è detto de la fortezza . E quelle cofi fino bone
fle e hanno per premio thonore. St quelle e hanno per pre-
mio più toflo thonore che' l dinaro . €t de le cofi ,che fi eleg
gonoà fare quelle fino honefle 3 che fi fanno per interejfi
proprio . Et quelle che affo lut amente fin buone >come quel
le che fi fanno per la patria 3 non curando [utilità di fi
medefìmo . 6t quelle che fon buone naturalmente , Et le
buone non à fi particolarmente .perche le buone ufi fteffi
par che fi faccino per proprio interejfi . Et quelle 3 che fi
fògliono accommodar più tosilo à i morti che ài uiui .per-
che quelle che s ' accommodano à i uiui paiono più per noflro
conto , (3jr l opere fitte da noi per conto et altri, perche han
no manco de t interejfi proprio . E' l procurar bene l altrui
cofifinzjt noslro profitto . Et quel che s'adopera in bene-
fitio de3 benefattori *percioche è atto digiuflitia à ricono-
fcerli . & tutti 1 benefit ij è la fine :percioche non fino per
noflro conto , Et le cofi contrarie à quelle de le quali ci
iterro-
4>
5 1 De la Rettorica cT Ariftotile
uergogniamo fino honeBe . peràoche cifilemo vergognare
dicendo > o facendo 3 o uolendo anco dire o fare co/è brut-
te . come poeto Safo3 che dicendole Alceo .
Io tei direi ma pei vergogna il taccio.
le riffofi .
Sozxppenfierconuien che3 1 cor ti tocchi
Toidfà moftrarlo fuor vergogna, ($f tema
Ti fon freno a la lingua y e> uè lo àgli occhi.
Honefie ancor a fono quelle cofi y per le quali ci affanniamo
fenza paura ; perche quei beni y che fino indirizzati à la
gloria fi no di quefla conditione. Et le uertu &* l'opere di
quelli che fino più eccellenti di natura fino maggiormente
honefie ; come quelle de thuomopiu di quelle de la donna.
Ut quelle y che fino di più godimento àgli altri 3 che àfè .
& per quefla cagione ilgwfto, 0 la gì ufi iti a è cofi ho ne-
fi a . e> uendicarfi des nemici più tofto che riconciliar fi con
loro .per cioche da l'un canto lo ritribuire e cofiagiufia .- et
quel eh3 e giuflo e anco honefto . T>a taltro il non patir
d'eJfèrumtOj e cofa da forte . Stia uittoria> &f l'honorey
fino nel numero de le cofi honefie . Che quantunque non
cifiano di profitto , fino nondimeno eligibdi, & dimoftra-
no eccellenza di uertu . St le cofi che fi fknno per celebrar
le memorie deglihuomini> & di quefiè quelle che fin mag
glori y fino maggiormente honefie . Et quelle che cifiguo-
no dopo la morte : et quelle che fino accompagnate da tho
nore . Et le cofi delitiofi, et quelle y che fino in un filo fino
pu honefle ^perche fino più memorabili. 6t quel chefipof
fede
Libro Primo. jj
fiede fèmg cauarne frutto : perche finopiudalibera.lt. Et
le co fi che fino proprie à quefii o à quelli. & quelle che fin
fègm de le cof è lodate appo ciafiuno, come in Lacedemonia
ilnotrir de' capelli . percioche erafigno di libertà, non ef-
fóndo filale à uno in capelli far opera firuile . & non efi
fir citare alcun arte meccanica . percioche il non uiuere ad
altri e cofia da huomo libero .
Et i(o le rido co/ì lodare ^ come uituperare ci hauemoà
firuire ancor di quei nomi, che confinano co i uitìj ò con le
uertùj in uece di quelli che rihanno la propria fignificatio-
ne . come d'un cauto, dir che fi a timido $ dun animofi, che
fi a mfidiatore . Quando fia fiocco , chiamarlo buona per-
fiona j quando ftupido ,- dirlo manfùeto . ^Pigliando il no-
me di ciafiuno da quel che li figlie apprejfo . & uolendo lo
dare,fimpre uerfi il meglio, come quando uno èfiiz^pfiy
sfurio/o } nominarlo fimp/ice ^ libero . Et cluno ano
gante dir eh abbia delgraue, & del gran de . Dando an-
cora il nome delauertùà quelli che trapajfimo i termini
d'ejfia . come farebbe a nominar forte > uno chefojfi auda-
ce : (tff liberale uno chefojfi dtjfipatore . perche questo e
un parer qua fi commune , -g) uno inganno ragioneuo/e .
conciofiache fi uno fi mette à pericolo doue non bifgnas
tanto più parrà, che m fi debba mettere per le cofi henefle.
Et fi uno è largo con tutti -, parrà che debba effere ancora
con gli amici : percioche fir bene à ognuno e fòpr abbon-
dammo, di uertù . Douemo confederare ancora apprejfo di
chifiloda ; percioche (come fi lem dir Socrate) non e dif-
ficile
5 4 De la Rettorica d'Arlftotile
fiale lodargli Atheniefiy tra gli zAtbeniefi. Bifògna dun-
que) fecondo che l'buomofitruoua, l fi a gli Scitico fra gli
Lace demoni y o fi a ì Filofofiy dir cofi che apprejfo di loro
fiano tenute degne dhonore y come fi uer amente foffero .
Et infòmmaridur l 'honoreuo/e à thonefio . poiché Inno
far chefia uicino à l'altro . HonesJefino ancora quelle co
Jè> che fi jknno fecondo che s'affetta à chi le fa . come fa-
rebbe cofa degna de gli firn anteceffori : q) degna de' fitti
p affati .percioche felice y ffl bella cofa e y d andar fi au an-
dando tuttauia ne gli honori . 0 uer amente faranno ho-
nette y fi fi fitnno fuor di quel che s'affetta : quando fi uà
megliorandoy (sfacendo co fi più degne . come fi uno po-
fio in buonafortuna foffèmodefio : ò uno sfortunato ma»
gnanimo : o uno ringr andito foffe diuentato migliore y (j$f
più benigno . ^De la qual fòrte fino quelli effempi detti
innanzjiy come quel d fficrate .
Che fui y che fino .
&* quello deluinckor de gli Olimpici.
Tìianzj un uilpefiator . &c.
g) quel di Simonide in commendatone de la benigniti
d'tArchedice y Ancor ch'ella foffe
Di Tir anni fòrellay {£/ figlia* ($f sffofà .
Et conciofiache la laude nafia da l'attioni y O* che fia
proprio deluirtuofò operar con proponimento s fideue ten
tar di mostrare > che colui che laudamo habbia operato di
fuo configlio . Et per far che ciò paia ygioua à dire y che
fbabbia fatto più mite . Onde che le cofèy che s'abbattono
à efere y
Libro Primo. 55
à effere, & che per fortuna ci rie/cono $ s hanno à mette-
re) come fé noi l'hauefpmo fitte con proponimento di far-
le . perche quando raccontiamo d'hauer operato molte co-
fi > ft) fiwdi $ par che facciamo figno dhauer operato per
uertu, & con proponimento . E la lode un parlare, che di
chiara la grandezza de la uertu . Onde che uolendo lau-
dare s bifigna dimoftrare che l' anioni di quelli che fin latt
dati pano grandemente uertuofè . 6t l'encomio la celebra,
tion de l'opere fatte . V altre circonpantg poi , che u In-
ter uengono , come farebbono la nobiltà >q) la di/cip lina
de laperfòna lodata , aiutano à fhr credere , che le laudi
che le fi danno fin uere . perche ueripmilcofa e, che da bua
ni padri, ^ buoni maeftri uengano buoni pgliuo li, ffl buo
ni difcepoli . EtperqueHo e, che ufiamo di celebrar quel-
li che hanno operato . effèndo che l'opere pano figni degli
habiti.percioche lodar emmo ancora quelli che non hauefi
profitto cofa alcuna, fi credefpmo chefoffero tali . Oltre
al laudare il quale è un r ingrandir la uertu, è il celebrare
clfè de fatti , che nafiono da ejfis ci fino il chiamare al-
trui felice, & lo riputar beato . che l'uno , & t altro fino
una medepma cofa fa loro ; ma diuerfa dal lodare , &)
dal celebrare . C he p come la felicità, ò la beatitudine com
prende la uirtu -, cop colui che felice , 0 beato men chiama-
to, s'intende ch'in un medepmo tempo pa lodato, (gjr cele-
brato . £Ma la laude, e'I conpglio hanno unaffietie com-
mune infia loro : perche di quel che ci fruiamo in un loco
per conpgliare , in un'altro uaria?ido il modo del parlare 3
ci
5 6 De la Rcttorica d*Ari(lotiIe
eipo/fiamo ualer per celebrare . Siche fapendo quali co/e
fono quelle > che s* hanno àfhre, & di che qualità glihuo-
mini debbono e/fere ; de le co/e mede/ime mutando > &) ri-
uolgendo la maniera del dire > cipoffiamo ualer per confi-
gli are . come fi fi dice/fi . Bifògna compiacer fi ^non di quei
beni che ci ucngono da la fortuna 3 ma che confifiono in noi
me defimi . QueBo detto naie per con figlio . Se fi di ce poi .
Co fluì fi compiace non di quei beni che la fortuna li porge;
ma di quelli > che procedono da luifiejjo . queBo jèrue per
laude . Onde che uolendo laudare , hauemo à confederar
quel che configgeremmo . & uolendo configliare j quel
che lauderemmo . <iMa quefle due forme di dire, e necef
fario chefiano contrarie infra loro . perche luna uà con la,
prohibitione > & l 'altra no . Bi/ogna ancora in queBa
pratica del laudare ufar molte di quelle e ir confante che
danno accrefiimento à le coje . come farebbe à dire ., che
qualch3 uno fu/fe fiato à condurre una co/a3 o filo /ò primo y
o con pochi s o e//o principalmente > per cioche tutte quefle
fi portano con loro degnila . ^) raccontare ancora > in che
tempo j & con quale occafione ilfaccf/è .perciochefiruono
àmofirare > che l fitto /offe maggiore 5 che non s'afietta-
ua . 6t che molte uolte habbia fatto dme de fimo > & fem-
ore bene . percioche queBo fa parer la co/a grande : ^-)
moflra che non fia fiat a fatta à ca/ò^ma per/uo proprio con
figlio . Etcofidir anco, fi per conto diluì > ò per rteonofei-
mento del fuo fatto fi farà trouato moltamente 9 ò in/ìituito.
qualche cofaper incitare e> honorar gli altri che facciano
ilmede-
Libro Primo, 57
il me de fimo . 0 fi fora Fiato il primo adejfèrne celebrato,
come fu Hippoloco . Et primamente honorato come furo-
no oArmodto , & Arittogitone : à 1 quali furono pofle le
prime fiat uè in forte . Et co fi me de firn amente douemo fie-
re ne gli contrari] , uolendo aggr aitare una cofi malfatta •
Etje quanto à 1 meriti di colui e he fi toglie à laudare, non
hauette molto che dire ,• bifogna correre à compararlo con
altri ; comejòleuafitre ffocrateper la pratica ebauea ne
t or ottoni giuditiali . Ma la comparatane fi deuefiire àpa
vagone di qualche perfino fimofà -.perche in quefto confi-
tte Lacere/cimento,^ la degnità , che la perfino, laudata
fifkccia migliore di quelli , che fin uertuofi , &> da bene .
6t ragioneuolmente quefla amplificatone ritorna à laude,
perche e fondata ne teccejfo . Et Lecccffo e tra le cofi bone
fie. Et per questo quando ben cifojfe da compararlo con
perfine fimefi 5 no?j fi dc.e lafiiar di far la comparatione
con altri, poiché Le e ceffo mottra dtfignificarla uertu . fn
fimma di quefit firme communi , chefiruono ad ognifir
te d'or ottone , LuAmp li ottone e più appropriata al genere
demofir attuo : perche quelli che lo dono, 0 biafimano, han-
no per figge ito l'oper 'ottoni, che fin chiare,& accettate da
tutti . Onde che non accadendo prouarle ; non hanno dipoi
bifigno ,fe non ctejfei uefltte , fg) ornate di grandezza ,
ftf) di bellezza . Et come Ls/lmpltatione al genere dimo-
fir attuo , cofi gli effe mpt fino appropri atiffimt al deltbera-
ttuo .percioebe do le cofi p affate pigliano à giudicare quafi
indouinando de iauuenire . Et gli Sntimemi fino più oc- ■
H commo-
58 De la Rettorica d'Ariftotilc
commodati al genere giudiciale . Conciofiache trauaglian-
dojì info rno al fatto } fifr dubitando fi de la fua cenema ,•
ha maggiormente bifogno, che fé n'affegni la cagione,^ fi
uenga a la dimoflratione per prouarlo. Et fin qui hauemo
detto donde fi cauano le lodi, e 1 biafimi quafi tutti . & a
che douemo mirare uolendo lodare 0 biafimare . St donde
fideriui il celebrare, e'luituperare . percioche congiunta-
mente co 1 luoghi de la laude , uengono dichiarati ifuoi con
trarlj ,& dai contrarìj fi cauano i mtuperij .
X.
Ora quanto à l'accufare , & difendere $fi
harebbe continuatamente à dire di quante co-
fi,& di quali fi formano gli argomenti del ge-
nere giuditiale . Et per quefìo fare, bifògna, che l'Oratore
fàppia tre cofe . La prima da che cofi, fg) da quante fino
moffigli htiomini àfare ingiuria . La feconda , come fono
difpoBi coloro ch'ingiuriano . La terza quali , &* come
fin fatti quelli che fino ingiuriati . Diffinito eh aremo
adunque l'Ingiuria -3 continueremo il reslo . Or fia l'In-
giuriare un nuocere altrui udendo contra la legge . La
legge e di due forti, 0 propria, 0 commune . Chiamo legge
propria quella, per mezzg de la quale fritta fi gouer nano
le Citta . Et commune quella che par che s'accetti uniuer
falmente da tutti : ancora che non fia feruta . ZJ olendo
s'intende far colui, che fa quel che fi fa, 0f none forzato .
D^on e pero che le cofe che fi fanno uolontariamente fi fac-
ciano
Libro Primo. 5P
cianofimpre conpropofito di farle : ma fi bene quelle, che
fi fanno con proponimento , fi fanno fimpre difaputa di
chi lejk . perche non e mai ueruno che fin ignorante di quel
che fi propone di fare ejfo medefimo . Le co/e per le quali
ci proponiamo di nuocere, gj di commetter male contro U
difioftion de la legge, fino due : la Malitia , fgj fmconti
nenza . perche ognuno che fi truoua uitiofi , ò d'uno , b di
più uitìj che fi a macchiato m quel che s'abbattono a pec-
car effifigliono ingiuriar altri . come l'Auaro fk torto al-
trui per conto de la robba : l'intemperato per li piaceri del
corpo : un molle per infingardi a : & un timido per fuggi-
re i pericoli : perche per paura abbandona i compagni, che
fono al me defimo rifihio con lui . Cofi t Ambitiofò per l'ho-
nore : l' iracondo per ifiizxa : un fiperchieuole per uince-
re : un ofimatoper uendicarfi : un paz^o perche non ha co
nofienzji ne delgiufio, ne de l'wgiu&o : q) uno sfaccia-
to i perche tien poco conto de la riputazione . fg) cofi cia-
fiun altro uitiofi circa ciafiuno de gli obietti loro . £Wa
di quefle cofi , parte s'è dichiarata doue hauemo parlato
de le uertu , & parte fi dichiarerà doue parleremo de gli
affetti. Re/la bora à diuifare, perche s'ingiuria : come fin
fittii gt ingiurio fi : & chi fon quelli che fino ingiuriati .
La prima co fa adunque racconteremo quelle cofi, per de
pderw , b per odio de le quali ci mouemo a, fare ingiuria;
perche chiara cofi è, che à feAccufitorefa mefiiero di con
fiderar quali, & quante ne fino ne l'Auuerfarw di quel/e,
per defiderio de le quali gli huominifino indotti a far in-
H 2 giuria
60 De la Rettori ca d'Ariftotile
giuria altrui . St da l'altro canto che l reo dette fapere qua
Ih ftj quante fon quelle che nonfino in lui , per poter fi ficu
fare . Ognuno fa ogni cofa, o dafc Puffo , o non moffb da
fé . De le co/e che l'huomo non fa dafé , alcune fi fanno à
cafò , alcun altre per neceffità . St di quelle che fi fanno
per neceffità, alcu?ieperforzjt, alcune per natura, per mo
do che tutte quelle , che non facciamo da noi , ci uen^ono
fatte, o per fortuna, oper natura , o per forza . T>e l'al-
tre, che facciamo da noi , & che noi me defimi ce nejiamo
cagione ; certe fi fanno per confuetudme, certe per appeti-
to : (^f parte per appetito ragioneuole , & parte per non
ragioneuole. ^Appetito di bene con ragione è la uolontà .
perche neffuno uuole altro, che quei eh 'ei ere de, che fa be-
ne di uolere . aAppetitifinzji ragione fino due, l'ira , g)
la cupidigia . Onde che tutto quello, chef fa, eforzj. che
fi faccia perfette cagioni .per fortuna : per forza :per na-
tura .-per confùetudtne :per ragione : per ira : &per con
cupifienza . Diuiderpoi queUe cagioni de t anioni huma-
ne fecondo l'età , o fecondo gli habiti, o in altri capi firn ili,
e di fòuer ch'io .perche fi bene igtouinifòno quelli, né" qua-
li fi truoua quefto accidente d'effer iracondi,^ ' uogliolofi;
non e pero, che quel che fanno proceda da la gioventù, ma
da l'ira, ($f da le uoglie,che in quella età figliano auueni-
re . St co fi i ricchi, e ipoueri , che che fi facci ano, non ne fi
no cagioni, ne le ricchezze ne lapouertà : ma ipoueri per
effer bifignofi hanno per accidente di bramar la rebba : e i
ricchi per ejjèr licentiofi,fin uaghi di piaceri j che non fono
necejfarìj.
Libro Primo. Si
. neccffhri] . Onde tutto quello che fanno ancor queUi^non
lo fanno mojfida l'ejjer ricchi yoda lefferpoueri : ma fèl-
lamente fjjinti da la cupidigia . fi me de fimo auuiene a
giuili> (gjr àgli ingiusti : & cofì à gli altri } che hauemo
detto j che operano fecondo gli h abiti .perche tutti fono in-
dotti da le cagioni medefime : cioè da la ragione 3 odala
paffìone $ ma i ragioneuoliper mezjj) de i lor coflumi > ($f
de le loro ajfetttoni buone . & gli appaffionati per lo con-
trario . Suole ben auuenire, che fecondo 3 che fino buoni \
o e attilli gli h abiti , cofì ne fèguono buone o male diffofitio
ni : per cloche uno> che fa temperato per la fua temperan-
za haueràper auucntura in unfubito buone oppemoni^
buoni defiderijycirca i piaceri . Et circa i medefmi auuer-
rà il contrario d'uno, (he non fa temperato . Onde che do-
uemo lafiiar andare queflo modo di diuidere . et nondime
no hauemo à confi derare , quali di quefli capi . da quali di
ffofitionifiano filiti ctejjèr accompagnati : che non tutti
hanno compagnia : perche Ceffer bianco >ò nero, ò grande,
e picciolo, non fi tira dietro muna confi quenzjt d'altre in-
clmationi . £M.a da l' ejfèr giouine , o uè echio , ogiufto , o
ingiufto ; già fi uè de , che ce differenza . Et infimma
s 'hanno à confederar tutti quelli accidenti ,che figliono far
dmerfità di coflumi negli huomini . fi come diuerfi pojfon
parere in qualche parte, fecondo , che à thuomopare defi
fer ricco, opouero, o fortunato , o sfortunato . Ma di ciò
parleremo dipoi . diciamo hora primamente de l'altre
cofi che reftano . Sono le cofi che procedono da la fortuna
quelle
6% De la Rettorìca d'Arifiotilc
quelle che non hanno la lor cagion determinata : q) che
non fi fanno fègnat amente per un fine, nefimpre, ne come
il più de le uolte , ne con ordine alcuno . fiche fi uè de
chiaramente da la dijfinition de la fortuna . Le naturali
fino quelle , che fi portano la lor cagione congiunta con
effe : & che ordinariamente procedono .perche ofimpre ,
ò come il più de le mite auuengono in un mede fimo modo :
che quelle che fino oltre al naturale, non fa mifiiero di cer
car diligentemente, fi uengon fattelo fecondo un certo na-
turale , o pur fecondo qualche altra cagione . €t potrebbe
parer taluolta, che nefoffe caufa ancor la fortuna.
Fatte per forza s'intendono quelle , che fi fanno da noi
me defimi * con tra aldefideno , q) contraa quel che la ra-
gione ci detta di douerfare .
Ter confùetudme fi dicon quelle, che noi facciamo , p er
che l'hauemopiu uolte fatte .
rPer ragione chiamiamo, che fieno fatte quelle, le quali
ci paiono utili a farle , effindo de i beni , che fi fin detti di
/opra, o come fini chefiano, ò come mezgi ordinati alfine.-
quando pero fi faccino , con animo , che pano gioueuoli .
perche per intemperanzjifi fanno ancora à le uolte cofè ,
che fino poi digiouamento . éMa perche fi fanno non per-
chegiouino , ma perche dilettano s per quefio , nonfipof
fon dir fatte con ragione .
Fatte per ir a, & per rifintimento fin quelle che fi fan-
no a fin di uendetta . Et è differenza da la uendetta alga-
figo : perche ilgasligo fi fa per colui , che patifie . Et la
uendetta
Libro Primo. 6$
uendettaper colui che fri per fratiar t animo fio contro, al
nimico . Circa à quali cofi poi fi trauagli tira sfr dirà do
uè tratteremo degli affètti . *JVr concupifrenza diciamo,
che fin fatte quelle che ci paiono diletteuoli . Et tra le di-
lettegli s'intendono le con/uete : & le frequentate : per-
cioche molte non fino diletteuoli dilor natura , che noi le
facciamo con diletto , perche cifriamo auezgj .
Onde raccogliendo questa materia breuemente ; Tut-
te le cofi che noi facciamo _, ofeno buone , o ci paiono buo-
ne :ofeno dilette uoli o ci paiono diletteuoli . €t conciofìa-
che quel che noi frecciamo s'intenda fritto dinoslra uolon-
tà s £?* che quel che non fi fra di nofrra uolontà , non s'in-
tenda fatto da noi j ne fegue , che le cofi che noi facciamo
da noslro uolere, frano tutte, o buone , o diletteuoli , o che
diletteuoli, q) buone ci paiano .per cioche pongo in loco di
bene ancora la fuga del male ^ di co/a, che paia male : &*
la trafrmutatione da un maggior male à un minore, offen-
do che quefle cofi fr uogliono in un certo modo per elettio
ne . & me defimamente pongo fra le cofi diletteuoli la fu-
ga de le molefre : fg) di quelle, che moteUe cifimbrano. €t
cofi la trafrnutatione de le maggiori moleflie ne le minori .
Bifigna adunque fraper le cofi, chegiouano : ^) quelle
che dilettano quante , ^ quali fino . £Ma de le gioue-
uoli hauemo detto difipra nel ragionar del genere Deltbe-
ratmo . ^Diciamo hora de le diletteuoli. Et bafrante modo
di di frinirle ci farà quando à eia/cuna diamo la fra dijfrni
tione ; la quale non fra ne troppo fittile 3 ne troppo ofiura.
Et
$4 De la Rettorica d'Ariftotilc
Et pref apponiamo che l piacer fio, un certo commouimen
te de t anima : ($f un compito rtHoro che fifa tutto in mi
tratto > q) finfibdmente à ricuperatane deteffer natura-
le : e3 1 contrario di quefto è il dispiacere ,
XI.
Ora fé l piacere e tale i è chiaro > che le co/e
diletteuolijono quelle ci/ introducono la diffo-
fition Chauemo detta . Et da t altro canto 3 che
quelle che corrompono >& introducono dijfofìtion contra-
ria à quefla i fono le mole He > ts* dtffiaceuoli . E \ dun-
que neceffario che diletteuole fa l'andare al fio naturale
il più de leuolte . & maggiormente quando le co/e che na-
turalmente fì fanno haranno confluitola lor perfettione .
(^T che la confuetudine ancora fa diletteuole : percioche ti
confueto di far fi, e già come il naturale . Concwfache tu-
ff afmile à la natura . €t quefio perche quello che f fa
Sfejfè uolte e uicino à quello cheffafmpre . è't la natu-
ra è quella, cheffafmpre : &* tufo quello ,chc fi fhf/ef-
f uolte . Diletteuoli ancor a fino quelle cefi, che non fino
uiolente : perche la uwlenzjt è contra natura . (&f per que
fio leneceffitàfìno dif/iaceuoli . Onde fu ben detto.
Sempre ogni forza è noia .
Le cure porgli Budij , ^) t attenzioni > fino diffiaceuoli :
percioche fino accompagnate da la necejftàj gjr da la for-
za, quando non f ano mejfe in confuetudine : perche cofì
tufi le riuolge in piacere . Da t altro canto le diletteuoli
fino
Libro Primo. 65
fono le contrarie à queste . & di qui ukne, eh lotto, lin-
filtrata, la trafcurtwgi'ae, ilgiyoco , tlnpofe , eHfonno
fono tra, le co fé dolci : pereto che non fi fanno per forza .
Diletteuoli ancora/0710 tutte quelle,* le quali f amo tirati
dal defideno : perche il àfderio non e altroché un appe-
tito di co/è che piacetelo . Sono i defiderij di due ferii :
certi ragioueuoli, & certi finzjt ragione . Chiamo fenzjt
ragione quelli, che fono fen^a alcun difiorfe de l'intellet-
to : quali fon quelli che fi dicon naturali, che no/cono da i
ùifegni del corpo , come la fame, & lafie ,($/ la uogliay
che aafeuno ha particolarmente d un cibo , fg) gli appetiti
circa le co/è del gufo, (gjr quelle de la Infima , & de i tat-
to generalmente, gjr de l'odorato ?ie gli buoni odori, fg) de
l 'udire , & del uedere . Ragioneuoli fono quelli , che ci
uengono da qualche impreffione,che ci h abbiamo già fatta,
per cioche molte cofì defì deramo di uedere ,{g) di poj/ede-
re ,folamente per hauerne udito parlare : o per credere
che (iano tali, €t perche il godimento del piacer conffte
nelfìntirfi commouere da un certo affetto : et e/fendo lima
ginatione un certo debtlfentimento $ r.efeguiriajche colui ,
che fi ricorda ,o che feera , s3 imagmtfè in un certo modo
la cofa de la quale ha memoria , o s~j/cra:t^a. Stfè queflo e3
mamfeH amente nefgue, che coloro che grandemente fri
cordano fifa sperano, fntono piacer e, poi che ambedue que
fte co/e fono finimenti . Onde cioè neceffario , che tutte le
cofi diletteteli confettano, o nelfentir diprefente,o nel ri-
cor dar fi del p affato ,onelo sperar peri auuenir e . perche
I le co/è
66 De la Rettorica d'Ariftotile
le cofeprefentiffèntono : le paffete fi ricordano : &* le fu-
ture fi Sforano .
T>e le coffe ncordeuoli dunque fino dolci non folamen-
te quelle ch'erano dolci mentre fi guHauano s ma certe an-
coraché ci fono Hate diffiaceuoli àpajfar le : quando dipoi
ne pa figuito qualche dignità , o qualche commodo. Et
di,quiuiene quel detto .
Dolce memoria del p affato affanno .
& quell'altro .
Poiché dolcemente
Defuoi cor fi perigli huom fi rimembra .
(jjf cagion di que fio piacere ìs chefòaue cofà e ancora il non
hauer male . I diletti , che s3 hanno ne la fperanzjt, nafco
no da quelle cofe, che confeguendole , par che cipoffìno da-
re o piacere, ò utile affai , ogioua?ncntofinza molefiia . é't
in firn ma tutte quelle, la cui preferita ci può recar dilett a-
tionecifondiletteuoli, cofi Sperandole , come ricordando-
cene il più de le uolte . Et per queflo è cofà dolce ancora il
tener collera : fi 'come dtffe Homero de l Ira, eh' era più dol
ce che Imele . perche mai non ci file mo adirare , con chi ci
pare di non poterne uendicare . D^e mai ci adiriamo , ò ci
adiriamo più leggiermente con quelli , che di gran lunga
fon più potenti di noi . Molti defiderìjfino ancora accom-
pagnati da un certo piacere :percwche ò ne la ricordanza,
comehauendo già confèguito iòne la fferanza , come do-
uendo confèguire , ci feniimo in un certo modo allegrare,
come auuiene à gli ammalati di febre , che oppreffì da la
fète,
Libro Primo. 6j
Cete > (Intono refrigerio , 0 ricordandofi d'hauer beuuto $ 0
(ber andò et batter à bere . 0 come fògltono gl'innamorati >
che parlando 3 ofirtuendo,o imagtnandofèmpre quel che fi
fia de la co fa amata, fi rallegrano . percioche in tutte que-
lle co (è la ricordanza deHa in ejfiun certo fèntimento de
l'amor loro . Et allhorafipuo dir dumo cominci ad ama-
re, quando non/òlamente gioì/ce de laprcjènzjt de la per-
fona amata ,- ma quando ricordandojène in offenda la defi
dera . Et cofi ancora quando s'attrtfiiperla lontananza
da quella . Et nel pianto , ffl ne rammarichi fi truoua an-
cora mia certa dolcezza ; percioche la tristezza procede
da l'ejfir lontano , opriuato di quel che fi piange : & U
gioia uien dalricordar/ene, daluederlo in un certo modo >
q) dal rapprefentarflo quatera : & quel che face uà*
Et pero fu detto .
Sifer tutti alfuo dir di pianger uaghi 3
Et dolce il pianto più ch'altri non crede .
71 uendtcarfi ancora e co fa dilettetele : perche quello che
ci da molefiia à non confeguirlo 3- conjèguendolo , ci da pia-
cere . Et gli adirati s 'ajjliggo?2o grandemente quando
non fi poffono uendtcare ; ($f quando Jperano lauendetta,
fi rallegrano . €t anco il sincere e co fa dolce ad ognuno :
non che à quelli che astrano ale utttorie ; perche uincen-
do l'huomo $ s'imagma d'effer da più de gli altri : la qual
co fa opoco,b affai, che fi defideri ; e nondimeno defiderata
da tutti . St poiché 7 uincer diletta ; e necejfarto ebefiano
ancora dtletteuoli 1 giuochi ò di combattere , 0 dtfenare ^ ò
I 2 d'altre
£8 De la Rettorica dtSfiftotfc
d'altre conte/è chefiano .perche ff ^ t l'e ci interuien la
tintoria. Et i giuochi degli tAsl 'regali '> de ù PaUa,deìrDa
di 3 degli Scacchi : ($f fimilmente i giuochi graui >& da
nero : de 'quali alcuni fino diletteuol, per la pratica : ffi
alcun altri fin grati in un /àbito : come la caccia, ffi do-
gni fòrte cacciagione, percioche douunque mteruiene il con
trafto concorre ancor la ^vittoria . Et per quefiofi finte
piacere ancora ne l'auuocare > (gjr nel disputa-re da quelli
e hanno la pratica, e>* lafkculù del dire . L'Rcnore, (j$f
la flùputationefino ancora tra le cojè giocondijfime . per-
cioche fhnno naficer negli huomim una oppenione di lor me
defimi dhauer qualità 3 & njerùt da meritar deffire ho-
Morati, (gjr reputati .& maffimamente quando quelli che
gli honorano, & gli celebrano , fin tenuti da e [fi che dica-
no^ che fintano il uero . Et per ueritierifipoffi?io inten
dere quelli che cifianno apprejfio più tofio che i lontani . Et
i famigliari 5 e 1 cono/centi 3ei cittadini più toHo che gli
Jìram : &J quelli che fino hora \> più che quelli e hanno ad
effere : &) ifiaui più che ifazjj : e i molti , più che i po-
chi -.percioche conueniente co fa e, che co fioro fiappiano ^
dicano il uero più che quelli che fono lor contrari . Onde
che di quelli che ci fino in poca Bima, come fino 1 fanciul-
li $ &} le beflie ; noi non ci curiamo 3che ci honor'mo3ne che
cipregino : dico w quanto a la riputazione . che fi pur ce
ne curiamo può effer per qualche altra cagione . 'Dolce co
fa ancora e l'amico : perche anco ne l'amare e dolcezza :
conciofiache neffuno ami il uino > che non n'h abbia alle-
grezza.
Libro Primo . 6$
grezza . Et ne l'effer amato è piacere . perche ancora que-
fio ne fa uenire in quella tmaginatione di noi fle/ji,che fia-
mo dotati di qualche buona parte : laqualmuoua tutù
quelli che la cono/cono a defìderarla . €t fejfir amato non
è altro ch'effer ben uoluto per conto di fé medejìmo . Dol-
ce co/a è l' effer ammirato per l'honore fieffò,che fi ne caua.
Et t effer adulato, ffl l'adulatore ci diletta .-perche l'adu-
latore ci rapprejènta uno, che ci ammiri , & ci uoglia be-
ne. S ente fi ancor a piacere nel far le mede fìme co/è più
uolte .per ci oche s'è già detto , che la con/uetudine e co/a,
dolce , ^Da l'altro canto ci diletta il (tartare : perche la
mutatione è un tornare albi/agno de la/ita natura : auuen
ga che quel fermar/i fimpr e in un medefimo flato ,fìa un
trap affare di la dal compito h ab ito . Et però fu detto.
Che per taluariar natura e bella .
Et per quefio fin grate le co/e, ffi gli huomini che s'appre
fintano à certi tempi . perche ci fimno uariar lo flato pre-
finte . gj anco perche correndoci mterpofition di tempo ,♦
fi tengono per cofà rara. Et l'imparare, e'imerauigliarfi:
fin co fi diletteli oli il più de le uolte . fi merauigliarfi per-
che comprende tldefiderio d'imparare . Onde le co/e me-
rauiglwfifino ancora defìder abili . €t l'imparar e, per che
uè de?rtro un'andare k la finezza de la no firn natura .
IPtace anco ra il fa r benefit io, e'I riceueme . l\jceuerne y
per effer un confi gttir quel che fi de fiderà . Farne, perche
porta fico lhauere,?jf- f batter più degli altri : cofi ambe-
due dcfidtrate . Fj piacendo ilfitr bene -? farà di piacere
ancoro,
70 De la Rettorica d'Ariftotilc
ancora, il correggere ilprojfimo ; g^ fipplire à quel che
manca . & poiché anco l'imparare e> merauigliarji ci re-
cano dilettatone ; è necejfar io, che frano dtletteuoli ancora
le co/è 3 che fi diranno, cioè quelle, chef fanno con l'imita-
re come la ^Pittura, la S coltura, la Poefa : & tutto quel
chefrapprefntaper uia ctimitatione : ancora che la co/a
che s'imita non fa ddetteuole per fi fejfx . percioche la di-
lettatione non confifle ne la cofa che fi contrafk : ma nel
comprendere, che quefia cofiàfia quell'altra. Onde auuie-
ne che ci s'impara un certo che . €t le fubite mutationi
di fortuna : & l' efière fiampato di poco di qualche perico
lo ,fòn cofi di piacere : percioche in tutte interuien la me-
rauiglia . Et poiché tutte le cofi che fono fecondo la nofira
natura fin dtletteuoli} & effendo che tutte quelle, che fi-
no et un genere fiano naturali infra loro ; e neceffario , che
tutte che fino d un genere ^ d'unafimilitudinefiano ca-
re luna a l'altra il più de le uolte . come l'huomo à thuo-
mo , il cauallo al cauallo , ffl un giouinetto ad un'altro
giovinetto . Donde uengono queip rouerbij, 'Tari con pa-
ri . T) io fa gli huomini & ejfi s'appaiano . Le beflte fi
conofiono . Le cornacchie fi conftnno . & detti 'fintili •
Et poiché le cofifimili, fg) dun genere , fi fin tutte care
infra loro ; non fi trouando cofipiu filmile àfi che effo He fi
fi, e neceffario, che ognuno fi a caro àfè me de fimo, chi più,
&) chi meno : percioche tutte quefle conuenienzj , truoua
ciafiuno in fi Beffo più che negli altri . Et effendo che tut-
ti fino amatori di lor medefimi ; nefigue necejfar iamente,
che
Libro Primo . 7 1
che ognuno fi compiaccia de le Jhe co fé proprie . come di
quel che fit, & di quel che dice . Et per quefto quafi tutti
uogliamo bene à gli adulatori : amiamo quelli ch'amano
noi : prezziamo gli honori : hauemo cani figliuoli .-perciò
che 1 figliuoli fono opere nofire . Diletta ancora il finir le
co fé, che fino imperfette ; perche già dtuentano opere di
quelli, che le fini/cono . Et ejfendo dolcijfimo il dominare ;
farà anco dolce il parer fiuto .perche il ftp ere , e come un
comandare, q) ejfer Signor degli altri . Et è lafipien%a,
una fi 'lenza di molte cofi, q-J mirabili , €t conciofiache la.
maggior parte degli huomim fiano ambitiofi; è neceffario
che fi finta piacere di t affare il compagno : & che dolce co
fi fia di continuar tuttauia in quello douepare à ciafiuno
d'auanzare ancor fi me defimo, fi come diffe Euripide.
Ponendo ogni fio fiudio, elpiu del'hore
aAfarfidififteJfo anco migliore .
Similmente , perche tra le co fi gioconde fi pone il giuoco y
& ogni forte dipaffatempo , & anco il ri/o s è neceffario y
che fiano gioconde ancora le cofè chefiknno ridere, 0 huomi
ni, 0 parole , 0 opere , che pano . 3\4a de le cofi ridicole j
hauemo trattato appartatamente ne la Poetica . Et fino
a qui basi a hauer ragionato de le cofi diletteuoli . Par-
lar de le molefie , f<f de le ffiaceuoli /ària di feuerchio :
perche già s'intende , che fiano i lor contrari^ . €t quefle
fino le cagioni , che muouono gli huomini à fkre ingiu-
ria altrui .
XII.
7 i De la Rettorka <f Ariftotite
xit.
Ora diciamo, come fin fktti quelli, ch'ingiù
nano ;& quelli che fino ingiuriati. Coloro
dunque fanno ingiuria, che penfano che [ìapofi
fibile, crpofiìbile a loro , di condir quel che difignano dì
fhre, ò che filmano , che non fi debba rifapere y ò rifiapen-
do fi, di nonefferne puniti, o puniti leggiermente fi , chela
pena fi a minor del commodo , che ne uien loro ,o a chi fin
lor cari . Qualipoi fìano le cofie che appari/cono poffibili ,
(§f quali l'impojfibili; fi diranno più auanti : percioche
uanno con quelle , che fin communi à tutte le parti de la
Rettorica . £Ma quelli fipra tutti fi prefùmorio di poter
fare altrui ingiuria, finzjt effir puniti, che fino eloquenti y
che fino attiui, che fino fpenmentati in molte contefi . ^
quelli e hanno gran copia damici. (^ quelli che fin ricchi.
fg} maggiormente fi penfino di poter offiìidere, quando in
lor medefimifiano quelle parti , che fi fin dette . e> non
ejfendp ejfidi tal qualità, almeno quando fi ano tali gli ami
ci, o i miniflr i,o i compagni loro .percioche per quefii mc^
%£ fi confidano di poterlo fare : di non effere /coperti, ($f di
non hauerne puniiicne . St quelli fino maggiormente atti
à ingiuriare , che fino amici di coloro , a chi fi difigna di
fare ingiuria : ò di coloro, che l'hanno aggiudicare .perciò
che gli amici non fi guardano da loro : & eJfifigh riconci
lta.no prima che fi ne uengano a rifèntire . Et li Giudici fi~
glionofintentiare à compiacenza de3 loro amici : &per
quefio ò in tutto gli affoluono, o in poca co/àgli condanna-
no .
Libro Primo. 73
no . Occultamente pojfono offendere coloro , che fino molto
lontani da lafifftition de3 delitti , che commettono : come
uno chejìa debole d'hauere affaltato,o ferito un gagliardo.
O4 uno che flap ouero,<&* brutto ctejjer adultero. Fannofi
quefie offe fé occulte in quelle cofè , che fino molto palefi ,
et quafi in fu gli occhi d'ognuno, pcrcioche non cififitguar
dia per queflo , che neffuno fi Ip enferebbe . & in quelle >
che fino tali, ftj tante, che da neffuno fi può credere, che
fifacejfero .percioche ancora in quefle non fi fk guardia .
perche fi come non temiamo fi non di quelle fini d'infer-
mità, che fi fin tr ouate altre uolte ,- cofinon riguardiamo,
fi non da quelle ingiurie, chefifigliono ufiare. Offendono
occultamente quelle per fine, le quali o non hanno inimici,
o n hanno molti . quelli, che non rihanno, per che neffunfi
ne guarda . quelli, che lì hanno affai, perche non par uerifi
rnile , che habbiano uoluto manomettere quelli, chefiguar
dano . ^J perche poffono anco dir per lor difefà , che non
harebbono hauuto ardimento di manometterli. Ingiuria-
no ancora coloro, che hanno il modo, il loco, e>» la difbofi-
ùon fucile ad occultar C ingiurie , che fanno . Oltre à quelli,
che pojfono ingiuriar copertamente, ingiuriano quelli, che
fperano , o di fuggire il giuditio , o d'intrattenerlo lungo
tempo , o di corrompere i Giudici . jg) quelli , che fi ben
non fuggono dgiuditio, ne la condennagione $ fi confidano
almeno difihiuar l'effecutione de la pena, o differirla lun-
go tempo : o uer amente per pouert a non hanno che perde-
re . Offendono ancora coloro , che fi uè ggono innanzi igua-
K dag?n
74 De la Rettorica d'Ariftotilc
dagn'i mamfefli , o grandi ,0 fficini .- ò a rincontro la pena
piccola , o incerta, o lontana . Et quelli , che dal mal, che
fanno, cauano maggior commodo , che non è la pena , che
n'affrettano : come par che pano i Tiranni . & quelli, che
ingiuriando fanno acquiflo di robba, & perdita /blamen-
te dhonore . g) per lo contrario quelli , che n'acquistano
una certa laude .- come farebbe fi wfieme coni' ingiuriare
fìucndicaffe del padre ,o de la madre ; (il che auuenne à
Ze?2one) & di pena non nandaffe loro altro, che danari ,
è effìlio, o cofà firn ile . Ch'ambedue quefìe forti dhuomini
ne Tun modo, & ne l'altro offèndono : ma fono di diuerfi
animo, & di contrarìj co fiumi . Arrificati ne l'ing iuria-
re fino coloro, à cui molte mite e riufcito , o di non effere
fìatifoperti, o di non hauerne haimtc cafligo . Et quelli
à cui molte uoltele cofè fono riufite male . percioche fino
certi, che ancora in quefle cofe fi mettono à ritentare , co-
we ne' combattimenti, un mnto defidera di ricomb attere .
Zg quelli, che n'hanno in continente il piacer e , e l dispia-
cer dipoi : ò uer amente hora il guadagno, e 7 danno quan-
do che fa . 'De la qualfìrtefìnog l 'incontinenti . Et Fin-
continenzj'' s'intende di turagli appetiti difordinati . Et
per lo contrario , quelli e hanno il dispiacere ,ola pe?ia in
principio ,($fne l ultimo il piacere , e' l guadagno, che du
ranopoipiu lungo tempo, percioche di quesla fòrte cofifè-
guonogli huomini continenti , & quelli che fino piufaui
de gli altri . Et quelli, chepoffono dare à creder e, che quel
e hanno commefjofìa flato à cafò 3 ò sforzgtamente , oper
natura
Libro Primo. 75
natura, òper confuetudine , 0 dhauere errato , ma non
ingiuriato . ftj quelli, che pereto Sperano , chele cojcjt ri-
ducano al douer e . & quelli che Jòn trafiortatidal bifi-
gno . &) i bifignofi s'intendono in due modi , ò quelli che
mancano de le cofic neceffarie , come fono 1 poueri : 0 quel-
li, che fono ingordi di fiper fluita, come fino 1 ricchi . Fan-
no ingiuria ancora cofi gli huomini molto firn ofì , come
quelli che fono molto infami . I f amo fi sperando, che per
quefto non ftp o/fa credere che Ho abbiano fatto. Gli infa-
minfeluendofi di non poter ejfere più infami,che fiano . €t
à quesla guijafin fatti coloro, che fi mettono a fitre ingiu-
ria altrui. ZJegnamoadir quali fon quelli che s'ingiu-
riano : & per quali cofifino ingiuriati .
Gli efpofli à ì ingiurie fono quelli , e3 hanno le co/è de le
quali fin bifognofi 'gì ingiur 'latori fò per fupplire à la neceffì
tà de la uita, òper cupidigia difiprabondare , òper dilet-.
to di godere . Solem 0 ingiuriare ancora , 0 quelli , che ci
fanno lontani , 0 quelli che ci fino uicini . Imam, perche
gli hauemopiupreHo . I lontani, perche fin tardi k uendi
carft : come quelli che rubbano 1 Cartaginef. €t quelli y
che non fin cauti , ^) che non fi 'guardano, an^i che credo-
no . perche quefìi tutti fi poffòno facilmente ingiuriare, che
non fi nauueeghwo . Et gli infingardi . perche gli accu-
rati fino quelli , chefìrifintono . Et i ucrgognofi perche
non fin contentiofi circa le cofe del guadagno . gjr quelli
che fino flati molte uolte offe fi , & non fi fimo mai r finti-
ti,come fin quelli de quali fi dice per Prouerbio .Preda
K 2 DE
75 De la Rettorica cTAriftotile
DE M I s 1 1 . Et quelli > che non fino mai flati ingiuriati 3
€> quelli e' hanno riceuuto ingiuria affai uolte . perche ne
queHi, ne quelli fi guardano . quelli > per non effer mai lo-
ro auueyiuto d'effer offe fi : quelli penfiando che t ingiurie
fian finite . 6t quelli che fino imputati > ftj fioretti d'al-
tri delitti^ & che fitctlmente fi poffono imputare . perche
quefli tali non pigliano partito di comparire in giuditio
perpaura^ che hanno de' Giudici : ne anco gli poffono per-
Jiiadereper effer odiati, & tnuidiati da loro . & quelli fi-
lemo offendere , contra i quali hauemo qualche appicco di
fitrlo :per hauere 0 effi^o 1 maggiorinogli amici loro ingiu-
riati , ò neramente hauuto in animo d'ingiuriare > ò noi, 0
/ maggiori, ogli amici nofiri . percwche come dice il T?ro-
uerùio. Di scvsa ha solamente bisogno
la malignità'. Et gli amici e^ gl'inimici ancora
s'offendono, perche l' ingiuriar gli amici e fiale, & gli ne-
mia, e dolce . Si nuoce à quelli, chefonpriui d'amicitie.
€t à quelli che nonfianno ne dir , ne fare . percioche 0 non
tentano rifintirfi : 0 finalmente fi riconciliano : ò non con
ducono mai cofia che difignano . E affi torto finalmente à
coloro à quali non mette conto di confiumare il tempo die-
tro à le liti , 0 d'affettar la fintenzjt 0 l'effècution d'effa :
come fono 1 { or e fi ieri ^ lipoueri operai . auuenga che que
fili tali per poca cofia fii ' leu ano da partito .- q) fitctlmente
s'acquetano . Seno offe fi coloro , che fin filiti molte uolte
d'offender altri : 0 che hanno fitto ingiurie filmili -.percio-
che ne par quafiun non ingiuriare , quando facciamo al-
trui
Libro Primo . 77
trui di quelle ingiurie , che efifi fin filiti di fare , come fa-
rebbe che uno ufato a far degli oltraggi^' abbattejje àuno
che rompejfe il capo à lui . Sifòglwno ancora offender quel
li, 1 quali, ò ci hanno fatto male, 0 ce n'hanno uoluto fkre>
0 ce ne fanno, 0 fin per far cene .percioche e dolce, fé) hone
Ha co fi diftrne a loro : &parquafìche non fa ingiuria.
S'ingiuriano alcuni per ftr piacere à gli amici ,oà quelli
chauemo in ammiratione , 0 de' quali fi amo innamorati .
0 à quelli che ci fin padroni . Et infemma à quelli da chi
la ulta, & la Speranza noBra depende : ò che noipenfia-
mo di tr ouar benigni, f^) difreti uerfò di noi , Ci delibe-
riamo ancora d'offender coloro, co' quali ci f amogia ram
mancati ,&*fiamo uenut ià rottura, come fece Calippo
nel cafò di ^Dwne . perche ancora in quefto modo , e come
non fi fac effe ingiuria . e>- quelli ci rifluemo et opprime-
re, che firebbono nondimeno oppreff da gli altri , non ha-
uendopiu configlio ne modo alcuno difampare . Una fi'
milcofa fi dice d'&nefidemo , che man/ù l'honoran^a de
uafi Cottauij, à Gelone occupator di Gela .percioche tha-
ueapreuenuto , hauendo ancor effo animo d occuparla .
f naturiamo ancora qualchuno , quando da quella ingiu-
ria nefigue di poter fkrc molte co/egiufie, quafifperando
di rimediar facilmente al torto chauemo fatto , Ghie [lo è
ficondo la finte nzjt di lafon Tejfalo : il qual diceua,ch era
forzjt talhora di fare un poco di male , per poter fk re affai
bene . Et in quelle cofe ci afficuriamo di fare ingiuria, ne
le quali tutti , 0 molti fino filiti d'ingiuriare . percioche
fperiamo
78 De la Rettorlca d* Arìftotile
feriamo di confèguirne perdono . Et in quelle che facil-
mente s'occultano, che fono quelle, chefrefioficonfuma.no
come co fé da magnare , 0 che ageuolmente fi trasformane
di figura, 0 fi mutano di colore , 0 fi confondono per me fio
lan%a, 0 che in molti luoghi fi poffono facilmente naf onde-
re, de la gufa che fino quelle che ageuolmente fi fonano >
fr) in ogni poco di loco s' appiattano . & quelle de le quali
fi truouano prima apprejfo à t ingiuriatore molte ,&} fimi-
li : ft) che non fi riconofono per alcuna p articolar differen
Zjt da l'altre . Fannofitaluolta di quelle offe fi, che chi le
riceue fi uer gogna di public arie : come farebbe qualche
forno , che ne foffe fatto ne le donne proprie, 0 ne le perfi-
ne noBre ,0 de no fin figliuoli . Sene fanno ancora di
quelle, che à uolerfne- rifentire , fhuomo e tenuto queslio
neuok) &faBidiofò,per ejfer cofi leggiere,^ da per do-
narle fàcilmente . Et questo è quafi quel che fi può dire >
circa come fin fatti quelli ch'ingiuriano , &* quelli che fi-
no ingiuriati . (ffyjf m che cofi, et perche fi fanno f ingiurie .
XIII.
A G r o n 1 a m o hora d'ogni fòrte di to rto, g)
di douere . (efc cominciaremo da queflo . Che
le cofgiufie, (^f tingjufle uengono determina
te per due leggi, & s'intendono in due modi , fecondo à
chi fi riferì fono . Di quelle due leggi, l'una chiamo pro-
pria, l' altra commune . La propria e quella , la quale e
fatta determinatamente per un loco . €t quefia ancora fi
diuide
Libro Primo . 79
diuide in due . L'una e feruta , l'altra non e Jcrìtta . ha
commme e quella , che corre naturalmente : perciochegli
huomini quafi indouim hanno tutti per naturale inHinto
una certa notitia di quelctìegiufto^ nongiuHo commi*
nemente , ffl di commun confentimento l'accettano . anco
ra che tra loro non Jìa ne communanzji , ne conuentione
d alcunajòrte . come par che uoglia inferir IzAntigone di
Sophocle : dicendo eh' era giufio , che fi deffe fèpoltura al
morto Polinice , ancora che foffe prohibito dal Re , come
<ofa, chegiuflafoffepcr legge naturale :perctoche dice .
Jjhicfla, legge non e eh' al mondo uegna , £
0 hoggiy 0 hieriy ò chefifappia il quando y
Fufèmpre, &*fempreuiue, fgjfèmpre regna .
€t come dijfè Empedocle me t andò ,che non s'ammazjj al-
cuna fòrte d'animali .
Legge non dritta al Greco , ò torta alPerfò,
^Mafanta, ftjfola in tutù, eterna, antica
Tofia da la natura à tuniuerfò .
Jflche diffe me de firn amente Alcidamante ne laftta Melfi-
iliaca . Jguanto a '"intender/i in due modi fecondo che fi
riferì/cono ,• doppiamente fipo/fòno riferire . Conciofiache
le cofe, che s'hanno kfkrefo non fare , 0 riguardano alcom
mime , 0 riguardano à un filo de la communanzjt . Onde
che' L torto y e'idouere in due modi s'intende , ò tortamen-
te, 0 drittamente fitto , 0 contra al publico , 0 contra al
priuato .per cioche uno che dia de le ferite, 0 che commetta
adulterio, fkfuperchiena Colamente à un particolare : ma
uno
8o De la Rettorica d' Aristotile
uno che truffila, paga y ò che fugga di combattere , offende
untuerfalmente la T{epublica . Fatta la diuifione di tutte
l'ingiurie, & detto , che una parte tocca alpublico, l'altra
à uno, optupriuati; ripigliando ,che cofafia l'ejpre ingiu-
riato^afferemo alreftante . L'ejpre ingiuriato adunque,
non e altro che riceuere un torto , che jìudiofamente ci fa
jktto .perche già s'è determinato ,che l' ingiuriare, è un jnr
torto uolontariamente . €t effendo necejfarto , che l'ingiu-
riato ricetta danno ,♦ fg) lo rtceua contra/ua uoglia ; / dan-
ni uengono dichiarati tra l'altre cofi, che fi fon dette di/ò-
pra . per cioche partit amente s 'è parlato de le co/e buone y
(3f de le ree . De le cofè uolontarie ancora s'è ragionato .
poiché s'è detto, chef no quelle ,che fi fanno di nofìrafapu
ta . Onde è neceffario, che tutte l'offeffifkcciano , o con-
tra alpublico , ò contra al particolare . ò da uno che non
fappia,(èf non h abbia intention d'offendere ,o da uno che
offenda Hudiofamente,& che uegga quel che fa . Et an-
cora da queftifiamo offefi in due modi , oper elettione , o
perpaffìone . De l'impeto fi parlerà poi doue tratteremo
degli affetti . De l'elettioni ,($f de le qualità di quelli
che s'eleggono , s'è detto di fepra . Et perche fyeff'e uolte
amitene, che l'accufato confeffa il fatto , ma non accetta il
nome chef li da, o la co/a, che con quel nome fi fignifica .
Come fi rtfpondeffè duna cofa tolta, Io l'ho benprefa , ma
ncn l'ho rubata : t'ho prima battuto, ma non oltraggiato .
Ho praticato con quefìa donna , ma non adulterato : Ho
predato, ma non per quefio comeffofacrilegio -.perche non
ho tocco
Libro Primo ì 8 1
ho tocco alcuna co/a di/acro . Ho lauorato queBo campo,
ma non e delpublico . Son uenuto à parlamento congline
mici , ma non di tradimento . fin queBi filmili cajì bi/o-
gnafiipere la di/finition de le co/e che fi dicono : &) inten-
dere quello , che fi a furto : quel che fia oltraggio, & quel
che fi a adulterio. per che uolendo dimoBrare da l'un cantoy
che fia g (gjr da l'altro, che non (la , o queBo, ò quelT altro ^
p affiamo fhre , che 7 giuslo appari/c a . per cloche in tutte
quefle co/è il punto , che fi diruta e fi l'accu/atofi de uè di
chiararper ingiufio,et mal'huomo,ò per non ingiufio . con
ciofiachc la malitia , & l'ingiuria confifiano ne la delibe-
rati on de l animo . Et quefii nomi furto , oltraggio, &)
filmili , prefiuppongono infieme U deliberatione . Onde fi
bene uno ha battuto un altro , non fi può dire affolutamen
te, che thabbia ingiuriato : ma fi bene quando Ih abbia
fatto per qualche rifletto, come far ebbe per dishonorarlo,
o per fuo piacere . Et cofi nonfimpre chi toglie di no/co-
fio è ladro : ma chi toglie con animo di far danno ,(fk di
tener per fé . Etquefia me de [ima confi derat ione fi de uè
hauere in tutti gli altri fintili .
Hora Bando , che le cofegiuBe , & l ingiufle filano di
due /òrti : altre cioè, che fino firitte , & altre che non fo-
no fritte s de lefiritte s'è già detto , che fin quelle , de le
quali parlano le leggi . Le non i/critte/òno di due altre [he
tie . L una e circa quelle cofi , che mo Brano negli huomi
ni ecce/fio di uertu, gjr di uitio . donde uengono i uituperij,
le lodi, gli honori, i pregi ,($/ le rimuneratiom , come fia-
la rebbe
8 % De la Rettorka d'Ariftotile
rebbe l' effer ricono fcitor de benefattori, renditor de bene*
fitij riceuutt,fauoreuole agli amici, &* firmi co/e. L'altra
Jj>etie e l'equità, o la di/cretione, chefìpoffa chiamare : la
quale e quella , che fipp li/ce à i mancamenti de la legge
/crina . Et doue non è particolare , & propria legge .per-
ctoche quel che l'equità detta , e/èmbiante di quel che det
ta lagiufittia . & dettato da l'equità s'intende quelgiu-
Jlo, che ?7on e compre/o ne la legge fritta . G/ue/ìi manca-
me?itt/ogltono accader ne le leggi , parte contra la uolontà
degli ordinatori d'effe ; parte di uolontà loro . Contra lor
-uolontà $ quando non anttueggono ogni cofa . Di uolontà
loro, quando nonpoffono determinare fepr a tutti gli acci-
denti , chefògliono occorrere , ma fon forzati à parlare in
generale : non fruendo quefta generalità , f non per il
più de le uolte . €t co fi quando l affano quelle co/e, che ma-
lageuolmente fi poffon determinare, per effere infinite, co-
me circa al ferir col ferro . Se fi uoleffi taf/are non fila-
mente la qualità de le ferite , ma la forte de l'armi , «y la
quantità, ($f la qualità del ferro . perche non b after ta la
mta de t Intorno à uoler specificare ogni minutia . offèndo
adunque la co/a diche la legge ha da par lare indetermina-
t ? s & pur bi/ògnando che le leggi fi facciano ,• e necejfa-
rto che le lor pronuntie fiano /empiici, ($f largamente firit
te . Onde quando occorr effe particolarmente che qualchu-
no battendo per auuentura un dipoi di ferro , ^) aliando
la mano percoteffè un'altro : fico?ido il rigor de la legge
fcritta, uerrebbe condennato ^ ^giudicato per ingiuri a-
tore;
Libro Primo* 84
tore : ma riguardando a la uerità , fi dette giudicare , che
non h abbia fitto ingiuria alcuna . & quefto fi l'equità*
Or jet equità 0 la difiret ione, e quella chejk ciò che s'è det
to $gUfipojfono chiaramente conofier le cefi, che difiret a-
mente, 0 mdifiretame?itefifinno : (ejr come fino anco fit-
tigli huommi mdifireti . percioche difiret amente ci por-
tiamo in quelle cofi., gli autori de le quali meritano rime fi
fione, & perdono . €t officio di d fi reto huomo è di cono-
fier che gli errori non pano degni de la mede fina pena >
che t ingiurie . ne lefiiaure de lamcdefima, che ^li errori.
Et fi laure fi chiamano quelli accide?Jti , che uengono fitti
irr.penjat amente, {^ffinzji malitia . & gli errori fi dicono
quelli, doue concorre il penfiero, &non la malitia . 3VLa
ingiurie fin quelle, che fi 'fanno con penjìmento , fr) con
malitia .perche concorrendola il defiderio $ bijogna, che
ut fi adoperila malitia . Ojfitio di difiret 0 ancora è, di per-
donare à la fi agilità degli huommi ,& hauer l'occhio non
à la legge , ma al legislatore , non à le fine parole ,maà la
jàa intentione ,non à quel che t huomo haj'atto, ma à quel
cheproponeua difiare . Confederando non unaparte de la
cofi, ma il tutto : non qualjia hora la per fina di chi fi par
la, ma qualjia ftatafimpre , 0 la più parte de lafia mta .
Inette anco un difiret 0 ricordar fi più tofio del bene , che
del male, che lifia flato jatto . Dette jòjferir paiienternen-
te l ingiurie : contender più tofto con le parole che cofani,
rimetter fi pia uolontieri à l'arbitrio de buoni, che à la fin
tenza de Giudici . Percioche l'arbitrio riguarda àl'eqtu-
L 2 tà,
84 De la Rettorica d'Arift otile
tàj, el Giudice à la legge . Et per queBogli arbitrìj tifi-
no ritrovati 3 acciocbe preuaglia l'equità . De la quale
equitàfìa detto in queflo modo à ba fianca .
XIIII.
E maggiori ingiurie fono quelle , che procedo-
no da maggiore ingiufìitia . Et per questo tal
uolta le minime fin tenute per grandijjìme •
Come fui3 accufa di CalliHrato contra Medanopo^che ha-
neffe frodato à gli edificatori del tempio tre mezjj oboli
de' danari dedicati à lafabrica d'effo . doue che ne lagiu-
fiitia auuiene il contrario . Et queflo perche lepicciole tra
p affano di ualore . conciojìache chi fi conduce à diuentar
ladro per tre mezgj oboliy s'ha da pcnfare. che rubberebbe
qualfi uoglia cofà . Si che taluolta fi giudica la grande^
%a del peccato da la qualità del male , che fi farebbe : (efr
taluolta da la qualità del danno che ne rifulta. Et co fi
maggiori fino quelle ingiurie che fanno maggior danni .
Sono ancora madori ingiurie quelle à le quali non fi può
dare egualcafligo, ($f à cui ogni fin e di fipplitio e mino-
re . Et quelle contra le quali non fi troua rimedio . per e fi
fir co fa difficile > & imponìbile à cancellarle . Et quelle de
le quali non cipoffiamo uendicar per ma di gwftitia . per-
che ne anco queflefono rimediabili > effendo che'l caftigo ,
& la pena contrai ' ingiuriatore fia la medicina de l ingiu-
riato . ft) quando H ingiuriato riuolgendo lofdegno de l'in-
giuria contra la perfinajuapr opriate grandemente offe-
fi da
Libro Primo . 8 5
fi da fi me defimo . Onde di maggior Jupp litio e degno l'in-
gim 'latore fecondo il detto di Sophocle . il quale parlando
in giudiiio in fauor dSutimone , che per non poter fi ffer ir
la bruttezza de l ingiuria nceuuta s'era ammazzato con
lefue mani , D^on ?mnorpena (ditegli) merita co Bui di
quella, che siuprefa da/è medefimo l'ingiuriato. Le cir-
confianzj ancora fanno le ingiurie maggiori , come quan-
do un filo habbiahauuto ardire d'ingiuriarci, 0 effofiafia
to il primo , 0 pochi altri fiano concorfi con lui , 0 quando
più uolte ci h abbia fatto la medefima ingiuria . Et quelle
fino maggiori ingiurie, contro le quali fi fin cerchi & tro-
uati diuieti, ^) caHighi ; come in aAr^o , che uifipunifio
no quelli che fino fiati cagione , che fi faccia una qualche
legge, di nouo, ffiper conto de3 quali s'efabricata la pri-
gione . Et quelle fino maggiori , che maggiormente tengo-
no del fero , fg) del be filale . Et tanto più grandi fino ,
quanto piupenfitamente fi fin fatte . Et quelle fino gran-
di , le quali afintirle fanno più paura che compaffione .
Maggiori diuentano ancora, quando rettorie ameni e fino
ampliate, £?•» accrefiiute . come dicendofi . In molte parti
ha contaminata, ff-J preuaricata lagiuflitia . ZJ io landò il
giuramento , mancando de la fé de : non firu andò la pro-
meffa, rompendo iluincolo dclparentato .perche co fi fimo
fra uno eccejfo di molte ojfefi . €t maggiori fin quelle , che
fi commettono doue fi figlion punire . come fin nuelle de
fai fi te [limoni .percioche doue non peccheranno , quando
s* arrifchia.no di peccare in concetto del Giudice ì Et
quelle
86 De la Rettoricad'Ariftotile
quelle fono piti graui> de la bruttezza, de le quali ciuergo-
gnamo maggiormente . Grauijfime fiono quando fifa ma-
le à chi n ha fatto bene .perche fi pecca in più modi . facen
do l'ingiuria, & non riconofendo il bene/ilio . Maggiore
ingiuHitia è da l'un canto quella di colui, che pecca contro
la legge che non e fritta, perche un'huomo tanto è ?niglio-
re, quanto e manco per forzjt , che per forzji s'offerita la
legge fritta, & quella che non è fritta , no . Da l'altro
canto maggiore mgiufiitia e di colui che pecca contra quel-
la ch'i fritta ; perche, chi non teme di far quelle cofi , che
fon uietate , &f punite ; farà ben fìcuro à commettere di
quelle che non hanno diuieto, nepunitione . €t de le mag-
giori ingiurie, jg) de le minori , hauemo detto quel che
ci occorre .
X V.
I s e o R. ri a m o horafpra lepruoue , che non
ar tifilo f fono fiate chiamate . per e io che e fen-
do fi ragionato difipra dicofigiuBe,^ mgiu-
fie; confguentemente douemo trattare di q<iefte , che fin
proprie a le controuerfie giuditiali . Et fino di numero cin
que . Leggi, T e (limoni, Conuentioni, Tormenti; & Giù
r amenti . Primame?Jte diremo de le leggi nel modo che
s" hanno a tifare . Volendo confortare , & difonfortare 3
& accufare, fg) difendere . Ejfendo cofi chiara, che quan
do la legge fritta fa contra la noftra caufia, ci douemo ua-
ler de la commune , & de l'equità . dicendo ch'ella fa di
più
Libro Primo. 87
piufincera giuftitia . Et che quel che fi dice , Gì v d 1-
CAR SECONDO IL SENNO MIGLIORE., non è
altro , che non ufare interamente la legge feruta . St che
tequitàefmprelamedefìma,& che mai non fi muta . co-
me ne anco la legge commune , per che fi guida fecondo la
natura. Et al contrario auuien de la legge fritta*, la qual
fi uà Beffe uolte alterando . Onde e quel detto difipra al-
legato di Sophocle,nc l' Antigone, doue rilfonde infitta di
fenfione d'hauer co?ur afatto à le leggi di Creonte, ma non
à quella, che non e feruta : dicendo .
Ghtefla legge non e eh' al mondo uegna
0 hoggi, 0 hien , ffià
Btfggiunge .
JQuesto è quelgiuflo di che più mi e ale
Et non temo ildiuieto d'un mortale .
Bifogna ancor dire che'lgiuBo non è quello, che par giufto,
ma quello che fi porta fèco un certo uero , q) utile . Onde
che la legge fritta non fra giuBa , poiché non battendo
queBc due cofe , nonfk l'offitio de la legge . Et farà bene
a dire , che'l Giudice de uè ejfer di f reto à giudicare il ue-
ro g; ufi 0 dalfklfo : come l'Argentiero à di/cernere il buono
a ■; ento da l'Archi mi a . Et ricordare che vti imo mini mi-
gliori de gli altri fon quelli che ufino la kggè non feruta
più tofio che la fritta, & di quella s'appagano . HPofjiamo
tinca confederare, fper auuentura la legge fritta St con-
tMf approdata . Ofe quella Beffa fi contr adi cèffi . cerne
dire , che in un loco comanda che 7 patto fa re.to , & in
un'altro^
88 De la Rcttorica cT Ariftotile
uri altro >fè leggit imamente non e fatto -3 non fìa rato .
Oltre diquefìofdeue auuertire >Jè la legge par laffè dubio
per modo , che lapotejjìmo riuolgere à nostro propojìto .
Et uedere à quali de gli due fèntimentifì potejje meglio
adattare ilgiufìo y ffi l'utile, q) di quello ualerji . Tor-
na anco bene à cercare >f le co/e per le quali fu fondata la
legge fojfero mancate > & che la legge reflajjè. Et per
quefta ma fkcendof chiaro , che cofi fa y fi può gittarla
legge per terra. <ZHa quando la legge fritta feccia inft
uor noflro 3 alhora bifogna dire 3 che quel , g i v d i c a-
RE SECONDO IL SENNO MIGLIORE;, nonecon
ceffo à i Giudici s per fintentiar feondo il capo loro contra
la difoftwn de la legge , ma per fuggir lo pergiuro ,fe
per auuentura no mtedeffero quel che la legge determina >
facondo la quale giurano difintenùare . Et dire 3 che nefa
fùno fententier ebbe per f fieffo quelgiufo, ($jf quel bene,
eh' e bene > & giuflo affò lui amente per ognuno > ma quello
che fk particolarmente à benefitiofuo . ffl che non e diffe-
renza alcuna dal non far le leggi al non offèruarle . fg) mo
far are, che ancora ne le altre arti non e bene di faper più
chefibifagni . come farebbe à dir più che 7 medico .perciò-
che quando bene il medico erraffe, non è di tanto nocumen
to quanto affueftrfi à non obbedire à chi comanda.- Et ulti
mamente fkr chiaro, che questo e quel che le celebrate leg-
^iprohibifaono , chethuomo non debbia cercar d'effer più
fauio de la legge . 6t di quefta parte bafta quel che s'è
detto . Vegnamo a testimoni .
Sono
Libro Primo » 8p
Sono i testimoni di due fòrti . antichi 3 & moderni .
Et di quefli altri fino à parte del pericolo , q) altri ne fon
fuori . Gli ^Antichi fino i n?oeti> (^f gli altri famofì auto
ri : le cui finteti^ fino chiare > @r diuolgate per tutto .
Onde %li Atheniefine la conte fa di S alamina contra iMe-
garenfi addujfiro per te/limonio Homero . £>• quelli di
Tene do poco tempo fa fiualfiro del detto diPeriandro Co
rinthio contro gli Stgicnfì . €t Cleofonte contra Critia cito
alcuni uerfì duna elegia di S olone y per moHrar che3 1 fio
C afato era anticamente flato fiorr etto. Chef ciò nonfofi
fé (difiegli) non harebbe S olone fritto .
Saluta il biondo Critta> (^r da mi a parte
'Dillh afiolta à tuo padre .
ghie sii fino i testimoni che s'ufiano ne le cofèp affate . ^(V
le future > gì* interpreti de gli Oracoli firuono ancora per
teftimom . come fi ne finn Themiflocle : il quale dicendo
che fi doueffi combattere in mare , allegò quel chauea ri-
fio fio l Oracolo > che fi fitcejfero le mura di legno. Et anco i
Trouerbi come s'è detto 3 njaglwno per te/limonante : co
me a uolerprouare > che non ci douemo curar detamicitie
de' ^vecchi , allegar quelProuerbio . non far mai
bene a'vecchi. 6t àuoler configliare ,, che col pa-
dre > fi debbano occider anco i figliuoli, ualerfi di quelTal-
frodato. chV pazzia d'ammazzare il pa-
dre, et lasciar vivi i figlivoli. I Mo-
derni s'intendono quelli chefinhuomim famofl , <& han-
no giudicato alcuna co fa . pcnioche i lor giuditìj fino utili
M à quelli 3
pò De la Rettori ca d'Ariftotile
à quelli, che litigano /opra ilmcdtfimo . Onde che Eubolo
dicendo in giuditw centra à C avete ,fi ualfe di quel detto
di Fiatone con tra Archibio $ che ne la città er attenuto in
confiuetudine difarprofcffion di tritìi . Et quelli fono mo-
derni, che parti cip ano del pericolo quando fi ano tenuti per
falji . Jguefii tali hanno a depor ne le lor teBimonianzefi
lamentefè la cofa e fiata, 0 no . Effe e, 0 non e . Et non
trauagliarjì circa la qualità, del fatto, come à uoler di/cor-
rere, fi giù fio , h non giufio , 0 utile , 0 non utile fi a quel
che depongono . Ma quelli che fin remoti da la lite prefin-
te fi no dcgmjfimi di fede, ancora circa effa qualità del fat-
to . Et di fede de gniffimi fono gli antichi . perche non fino
filetti di corrosione . è't quanto à 1 luoghi daperfuade-
re con le tefìimonianze, colui che non ha tefiimompuo ri-
correre à dire, che fi deue giudicare da i iteri fmili . 6t che
quefio e uer amente ilgiuditio delfinno migliore . & che i
uerifìmili nonponno effer corrotti per dinari , ne conuinti
difalfità. Colui, che ^li ha, contra colui, che non gli ha de-
ue dire. Che i uerifimili non fino fittopofii adcfjèv viproua
ti, &) cafiigati delfalfo , come 1 teHimoni . & che non ba
ftano à trouar la uer ita . perche fi le ragioni bafi afferò à
confederar come il fitto fi a .,• non h avemmo punto b fogno
di tefiimomanzs • Sono de le teftimomanzj, che fi fanno,
altre de lapevfina noHra, altre de tauuerfirio : (^f altre
appertenenti al fatto, altre à i cofiumi . Onde fi può chia-
ramente uedere, che non ci può mancar mai qualche tefìi-
monianzjt , chegioui fi non à la nofira caufà 0 ò uero à noi
medcfimi
Libro Prirro. pi
me defimi, o contro, le ragioni de la parte ; almeno inquan-
to a i co/lumi, per molare , o che noi fi amo perfine ragio-
neuoli, fg) da bene , o che tauucrfàrio e huomo di mala ul-
ta . &per t altre enfi circa a i te /timoni , fi fino amici , ò
nemici, o neutrali ,ò di buona fama, o di cattiua, o di mezj*
Zjmky o d altre fimdi differenza : bifiognx ricorrere à quei
me de fimi lochi 3 donde fi cauanogli entimemi . Quanto à
le con ut nt ioni , o patti , che fi dicano , tanto fi di mettier
che fine parli , quanto e e. erre et aumentarle , o di fìr ug-
ge rie, o moflrarle degne y ò non degne di fede . 'Degne di
fede, g-) rate, cioè fi fanno per noi : & al contrario fi fan
no per tauucrfàrio . €t à uoler dire , o contra , o infauer
de3 patti s cifieruonofiìiza alcuna dijferenzjt i medefimi lo
chi, che uen^ono contra, o in fkuor de' tefiimoni . perciò*
che fecondo che fin degne di fede le perfine , che ne le con-
uentiontfìfinofittofiritte, ò quelle ne le cui mani fi truo-
uano, cofifono ancora autentiche , fgj approuate le conuen
tioni . cMa quando i patii non fi negano , ftj che fanno
per noi ,- alihora bifogna ampliarli : perciochefi può dire y
che'l patto è una legge propria , O* particolare . Et cbe'l
patto non ratificala legge : ma fi ben la legge il patto ,
quando e fitto leggitim amente . tAnzj che la legge Beffe
m umuerfkle, non e altro che un certo patto . Onde che y
chi difàutorc^a, (éfr annulla il patto , annulla anco le leg-
gi . Oltre di queHofi deue dire , che per ma di conuent io-
ne fi mene à molti contratti di uolontà , & di confini ime n
to de t una parte, & de t altra ,per modo che fi non fi o fi
M 2 firuanoy
2* De la Rettòrica d'Ariftotile
fèruano, fi toglie l'ufi , e l commento e hanno gli huomini
.Jr a loro . L 'altre cofi, chefknno a propofitò di queslo lo-
co > ci fono per lor medefime inpronto. òMa quando i patti
ci fino contrari^, ^) chefienno infauorde l'auuerfiario, ci
pGJfiamofèrmr contra loro di tutte quell'armi, le qu<ih ha
uemo detto difòpra che s'adoperano à dif elider ci da la leg-
ge contraria . Che fepenfiamo di non douer obbedire ale
leggi torte,& imprudentemente fatte ìflrana co fa fareb-
be à credere, che necefjariamente doueffimo Bar fidi a le
tonuenttoni . 'Dipoi toxnabene a dire , che i Giudici fon
fatti per che fi ano diffenfaton de lagiufiitia .. Et per que-
llo non hanno à confederar folamente quel che fia pai tol-
to, ma quel che fia più giufto . Et che'luerogiu/lo non può
rìceuere ne alter atione, ne inganno, ne forza : percioche e
nato da fi, & le conuentiom fon fitte da altri, & da per-
fine chepoffiono effer ingannate, & sforzate . Oltre di que
Hofideue confiderarfi uifoffe qualche cofayche repugnaf
fi à qualchuna de le leggi fritte, o de le communi . Et cofi
anco a le cofigiufie,& bone fi e . ofefkceffe contro gli altri
contratti o di prima, o dipoi . Percioche dir em 0,0 che l'ul-
time conuentiom debbano effer rate , &) che le prime non
fino ualide : 0 che fin buone le prime, fé) t. ultime inique y
& fitte in fi-aude : fecondo quale di que si e due cofi ci
metta meglio . Sara di giouamento ancora a uedere fé
l'offiruanza di tal cenuentione frceffe. in preiuditio del
Giudice : & altre cofifimdi : le quali poffono finalmente >.
sonfiderare ancor effe ,
I Tor-
Libro Primo. 93
I Tormenti fono come una fiecie di testimoni . Stpaf,
che fi debba lor credere .-perche hanno in loro una certa ne
ceffità di far confeffare il nero . Sopra quefta parte efk-
cil co fa a uedere , ftj dir quel che Soccorre .Et quando i
tormenti uenghino in no Uro fiiuore , gli douemo amplia-
re , dicendo , che de le teHimonan^e quefìe fole fin uere .
£lla quando faccino contro di noi , & in fhuor de l'au-
uerfiario ,s' impugneranno fi ben p die effe iluero ,- allegan-
do uniuerfialmente contr 'a tutto 7 genere de' tormenta che
sformano 4 dircofila bugia come la uerità. Et che i tor-
mentati, o ftanno* forti, (jfff non dicono iluero , o per im-
pazienza dicono facilmente il f al fi , per ufiir tanto più pr e
fio di quel martorio . 3Vla b fogna in quefìo addurre e fi
fèmpip affati , che pano noti a i guidici .
Ne 'giuramenti fi 'procede in quattro modi . cPercioche
o fi mette , (efr fi pigliai giuramento , o non fi mette ,&
non fi piglia . ò fifa l'uno di due , & quefio in due modi :
o che fi mette , q) non fi piglia, o che fi piglia , 0J non fi
mette . Oltre di questo , in un modo fi procede quando
s'è giurato, fg) m un'altro, quando non s'è giurato . Et ,
diuerfamente quando s'è giurato da noi , che quando s'è
giurato da tauuerfirio . Ora colui , che non uuol mettere
a giuramento , cioè che non uuolchetauuerfano giuri , fi
deuefeufar con quefìo : chefacdmeìite per umeere giure-
rebbe ilfalfò . Et perche l'ha io da far , dicendo . Quan-
do}} ara giurato non mi pagherà, .gj io. sfero, chefir^
conden-
94 De la Rettorica d'Ariftotile
condennato , fèn%a che giuri . Et è meglio ch'io corra,
queHo rijìco /opra la confiienza de' Giudici \ che de l'au-
uerjarw : perche ne Giudici ho fede s & in lui no .
Cc/ui , che non uuol torre à giurare > deue dire . Che
non uuol cheli Jìa dato il giuramento in cambio de fioi
danari . è't che jè f offe mal huomo 3 harebbe giurato :
ejjèndo meglio def/er triHo per qualche cofa > che per
xiente . perche giurando harebbe guadagnato , non giu-
rando j (i perde il guadagno . Et cofi s'ha da credere 3
che non giurando fi fica a più toUo per uirtù > che per
con/cien^a de lo /pergiuro . Et à quefio prop o/ito fa
quel detto di Xenofane . che Gli huomini pij 3 non fi-
no prouocati del pari a giuramento da gl'Jwpìj y per
ejfer non altramente > che fi un robufio chiama/Jè un de-
bole à dar fi de le pugna > ò de le ferite . éMa uolen-
do accettar di giurare y douemo dire y che' l facemo per
hauer maggior fede à noi medefìmi j che à l'auuer/àrio.
€t riuolgendo le parole di Xenofane j diremo > che cofi
uà del pari che timpio fi rimetta al giuramento > ffl
che'l pio accetti di giurare . Et che graue cofa farebbe
à non uoler giurar noi in una noHra caufa , /òpra la
quale ci par ben fatto , che giurino i Giudici . Qolui
che fi rimette à giuramento , deue dire che 3 Tfeligiofa
cofi e di riuolgerfi à Dio , Che non accade che tauuerfà-
rio cerchi d'altri Giudici rimette ndofi lafinten%ainlui
mede/imo . Et che difdiceuol cofa e > che l'auuerfirio
-non
Libro Primo. 5>j
non uoglta giurare ejfo fleffo 3 doue fi ha per bene di
far giurare i Giudici, che non ci hanno intere/fi . Poiché
hauemo efpoflo quel che s'harebbe a dire in ciafcuno
di que/li cafi /eparatamente s ne uien dichiarato ancc-
ra in che modo s'ba da parlare quando fi congiungo*
no. Come dire , quando fi uuol pigliare y ^) non
mettere a giuramento : ouero mettere 3 & non piglia-
re >o pigliare & mettere >o non mettere > & non pi-
gliare . Percioche ejfndo necejfario > che quefii con-
giunti fi jkcciano di /empiici /opradetti ; e necejfario
ancora > che le ragioni che s 'hanno à dire in queBi
compofli > fi cauino da le ragioni de me defimi fèmp li-
ei . Quando il giuramento fia flato fitto da noi ., 0*
che ci fia contrario i douemo mofirare > che non haue-
mo pero spergiurato . perche t ingiuria è co/a uolonta-
ria : ffi lo /pergiuro e/fendo ingiuria e uolontario ancor
ejfo . éMa noi hauemo giurato , o sforzati > o ingan-
nati j, che uogliamo dire s che mene ade/fer non uolon-
tariamente . dunque non hauemo /pergiurato . Onde
che bifigna uenir anco à dire > che lo spergiuro è quello
che fifit ne l'animo ., ff) non ne la bocca . Ma quan-
do il giuramento fia Bato fatto da l ' auuerfario : q)
effendoli contrario fi mglia difdire ; fi dirà y che ogni
co/a confonde i ^) diflrugge chi non iB 'a /aldo al giu-
ramento fio medefimo . Et che non per altro s'è tro-
uato z che i Giudici giurino toj/èruanzjt de le leggi*
che
$6 De la Rettorrca d'Ariftotile Lib. T.
che perche fio, rato quel che dicono . Or fi ci par bene
(diremo noi ) che uoi che fite Giudici ., habbiate ci fi are
a quel che fintentiate per hauer giurato ; non ci fl aremo
noi che perno giudicati da uoi ì Et altre cofi fintili > che
fipojjon dire per ma d , ampli ficat ione . Et questo bafia
quanto à lepruoue > che non fino or tifino fi .
FINE DEL PRIMO LIBRO.
DE LA
$7
DE LA RETTORICA
D'A RISTOTILE,
LIBRO SECONDO.
I.
'
A v e m o fino èi qui detto di che
co/e ci conuten conftgliare > ($jf di-
fionfigliare , btafimare > & loda-
re : g) accufàre y & difendere.
€t quali fino licppc?2Ìoni 3 fff) le
propofiticni de le quali et douemo
Jerutre in ciafiuno di quefii gene-
ri per effer creduti. Percioche di quefie fi fknno 3 jjy da
quefie fi cauano gli Entimemi per cefi dire partitamene
fipra ci a/cuna fòrte di parlamento . Hora j perche il fin
de la Rettone a ila nel giuditio di quelli ., <tì afioltano $
conciofiacofi che fi giudichi ancora ne configli > ffi che le
liti non fi ano altro che giù ditto $ è ne cefi ano non {blamen-
te batter l'occhio à foratione^ ch'ella Jta dimoftr attua > &*
degna di fé de ; ma eh 'e 3l 'Dicitore '■> e3 1 deter minatore fi ano
preparati > <& e ondit tonati in un certo modo . Percioche
molto importa per acquiBarfi fede fipra tutto ne le deltbe
rat ioni j dipoi ne le liti ,- che duna qualche con dit ione fi a
tenuto colui > che dice : & che per bene ò male affetttona-
tofiaprefi uerfi quelli eh' ascoltano . Et di più che gli a-
fioltanti me de fimi s'abbai tino ad effer in una qualche di-
N sjofitione
P 8 De la Rcttorica d' Ariftotilc
ff>o fittone . L a con di t ione del Dicito re è di maggio re uti-
lità ne3 configli . €t la difpofition de t auditore ^ e di più
profitto ne le liti .percioche non con un'occhio me de fimo uè
de l' amico > che 'l ' nemico y ne l'adirato che' l manfueto . Ma
le medefime cofè fi rapprefèntano loro y o in tutto diuerfè >
ò non tanto grandi . Concvfia che f amore faccia parere
che colui che s'ha da giudicare ., di nulla 3 o di poco habbia
preuaricato à lagiufìitia .- (gr che l'odio ne facci parere il
contrario . C-ìfi> chi defederà & fi era 3 fé la co fa cti affret-
ta le far a grata ., s'imagwerà> ch'ella debba effere > & ef-
Jer buona . Et per l'oppofito crederà colui , che non fi ne
cura ^ e> l'ha per male . Tre fino le cagioni per le quali i
dicitori uengono in credito degli afioltanti . perche tre al-
tre fono le cofè ; oltre à la dimofiratione , àie quali gli huo
mini prefi ano fede : cioè ^ la prudenza ^ la bontà , & la
beniuolenzji , Onde coloro ., che dicono ^ gy che configga-
no y òper mancamento di qualchuno di quefii capi 3 o di
tutti fi gabbano, percioche o uer amente per ignorane non
fentono rettamente . ofè rettamente fentono >3 per maligni-
tà non dicono il parer loro . o fi pur fino faui > jW buoni .,
non far anno reputati per amici . Et per quello può effere >
che quelli che configli ano 5 non dichino il meglio ancora
che l conofeh ino . Et oltre àquefie tre cofè non uè ne ue-
runa altra . folui dunque nel quale par che s'accozjjno
tutte tre queììe > è neceffarto > chefia creduto da gli audi-
tori . Etpcrfàper donde s'habbia à cauare di parer fauiOy
(ej^r buono s b fogna ricorrere a le diuifioni già fatte de le
uertùi
Libro Secondo . $p
ùertù, con le quali pofffamofkr parer noi , &* moHrar al-
tri Per tali . Ma de la beniuolenzji , ($f de tamicitia y
tratteremo bora infieme con gli altri affetti. Et affètti fi-
no quelli , che uenendo accompagnati dal dolore , & dal
piacere sfanno un alter atione in noiper la quale uariamo
diziuditw : cornei ir 'a, la miffericordia , la paura, &*gU
altriffmili , ffigli contrarìj à quefii . Hora bifigna , che
dr ciafcuno affetto facciamo tre parti . pognam cafò de l'i-i
ra, qual fiala difpofition di quelli, che fàcilmente s 'adi-
rano, con chi fi fòglio no adirare , &per qual fòrte di coffe.
Tercioche una o due di queste parti, che nqi haueffìmo ,
ffi non tutte, ci far ebbe impofffbde dtprouocarfira degli
afcoltanti . Stffmilmente dico degli altri affètti . Onde
fi come difòpra affamo diflefia defcriuere lepropofftioni,
cofihora tratteremo degli affetti dittmt amente , nel mo-
do, che s'è detto .
IL
Ara dunque tira un appetito con dispiacere
difaruendetta, che paia uendetta , contra chi
p enfiamo che ci h abbia di/fregiati ne le e off che
tocchino à noi ,òà qualchuno de no siri indegnaìnente .
Et poiché l'ira è tale s é neceffità colui che s'adir a fi cruc-
ciafèmpre con qualche particolare ; come dir con C leone >
& non con la ìpetie humana . Et la cagton de l'ir a farà ,
perche habbia in qualche coffa diffiaciuto a lui, o qualchu-
no defuot , o neramente perche habbia uolmo dispiacere .
cn^ 2 et
1 ©o De h' Rettoria d'Arift otile
€t anco e necejfario, che ognirafia accompagnata con un
certo piacere . Il quale e quello, che li uiene da la fperan-
%a de la uendetta . Conciofiache dolce cofi ne paia di con-
figli ir quel che noi defi deriamo . Ma nejfuno e , che de/I-
deri cofi che fi dimostri imponìbile à lui : dunque il defi-
derio de l'adirato , non e di cofi ch'egli non s'affidi di con-
fegmre . Et pero confiderai l amente 'fu detto de tira .-
Che più d'un puro mei dolce s'accende
2sk: petti ualorofi '..
Percioche nefiguita un certo ddetto , cofi per Uff cranzjt
the s'è detta ^come perche fi truoua con l'animo quafim
atto di uendicarfi. Onde che quella cofi fatta imagìna-
tione partorì/ce allhora quel piacer e s che fi fùolfintire al-
cuna uolt a fognando . Et conciofia che l dtfiregio fia un
mettere in opera l'oppentone , che fittene duna cofi , che
da nulla ci paia (percioche le cattiue, (^ le buone cofi, (gip
quelle che fin mezgi del bene, , fg) del male , ci paiono de-
gne di farne conto : ma quelle, che fino nonnulla , ò di po-
chi/fimo momento, non et fino d'alcuna confi derat ione . )
tre faranno le fini de/difiregio. Il non curare : ilfkr di-
fuetto : & t oltraggiare . percioche quellichenon curano,
di/pregiano . auuenga, che quelle cofi non fi curano , che
di nulla (lima degne fi riputano . Et quelle che per degne
di nulla si, ima fi tengono fi difbr egiano . Et quelli, che fan
7ìo di/petto , mofirano di non curare . per queflo che' l di-
fettare e uno impedimento , che noi fkcciamo de le doglie
altrui^ non per hauer noi , ma perche altri non habbia .
Poiché
' Libro Secondo r 101
Poiché dunque dtfiregiamo uri altro, finzjt no ftro profit-
to } e chiaro 3 che crediamo , che'l dispregiato non cipolla.
nuocere > (che Jè ciò non/offe , riharemmo paura , ffl non
lo difircgixremmo 3 ) ne anco pcnfiamo , che ci poffa fitr
giommento da te?ieme cento : perche c'ingegneremmo
dh averlo per amico . $$* quelli che fanno oltraggio difire-
guiìo . perche oltraggiare non e altro che nuocere 3 &1 fior
dAhiacere in cojè s che tornino à mi gogna di chi riceue tot
trapgio . Et quefto non per acquisto d alcuna cofa di più
di colui che l fa , neper rifintimento di di/giacere 3 che fio,
flato fatto a lui, mafòlamente per piacer dififieffo .-per-
che quelli , che rendono loffi fa ricevuta non oltraggiano y
ma fi uendtcano * Et la cagton del piacer che glie ne ri/ul-
ta, è che nel far quella fuperchieria yfi prefùme deffer da,
più degli altri ~ Et da quinafee che igiouini, e i ricchi fi-
gliono ejfer oltrapgioft.perche in quefto poter oltraggiare 3
p enfiano d ejfer maggiori de gli altri . ì)a l'oltraggio pro-
cede il dishonore . Gt chi dishonora dispregia ; perche co-
lui che reputa una cofa danulla ,• non ne tien conto alcuno y
ne comedi bene y ne come di male . Et per quefto aAchil-
le adir andò fi dice .
qA mio fior no il mio pregio
*Mi tolfi, fg) ei fé l tiene y & eifielgode*
($) 'altroue ,
Comefiranier, come dhonore indegna
Tìishonorommi . ,
Volendo mostrar? che per quetfe cofèfifiojfe adirato .per
ciochif
102 De la Rettorìca d'Ariftotile
cioche ghhuomini fi perfiadono di douer effere molto ap-
prezzati da quelli che fino inferiori a loro di /angue , di
potenzia, di uertu . Et umuerfalmente chiunque fi fia ,
che in quella me de (ima co fa jì creda d'auanzjtre un altro
di molto i tn quella fi prefippone di douer ejfer affai filma-
to da lui . come il ricco dal p onero ne le ricchezze : un bel
dicitore net eloquenza da chi non/à parlare : un Signore
daunuaffallo : & un che fi reputi degno di gouernare da
un degno d 'effer gommato . Stper quesito fu detto .
Sigraue è lira
"Degli alteri da T)io nutriti Regi .
& in un'altro Imo .
<£Ma dentro al petto firba
Ira cb'à nuocer luogo , ($f tempo affiena.
T er cioche tenendofi eccellenti [òpra gli altri , nonpoffono
tollerare di non efjer riconofciutiper tali . T enfiamo an-
cora £ effere filmati da coloro da chi conuenientemente a-
spettiamo r benefit io . Et queslifino quelli ,ài quali ha-
uemo fitto, o facciamo ben noi : oche fono, òfòno fiati be-
neficati da qualchuno de'noftri, opernoflro conto, o bene-
ficati chefiano , o che s'haueffe animo di beneficarli . (gjr
già, per quello, che s'è detto, fi può chiaramente ritrarre,
in che diffiofìtione, con quali perfine, ftjper quali co/e gli
huomtni s'adirano . Per cioche quanto àia diffiofitione ,al-
Ihora ageuolmente fi crucciano, quando fi dolgono . perche
colui , che fi duole qualche cofa defidera . Onde s' alcuno
s'oppone dirittamente à quel fio def Imo ( come à un
chabbia
Libro Secondo. loj
chabbiafetenelbere) & fé ancora, non cofì dirittamen-
te} par che nefegua il me defimo fimilmente. auuenga che'l
p attente in quel termine fi crucci con ognuno fò che Ufi op-
ponga, ò che non lofòuuenga , ò che qualch altro impedi-
mento li fàccia mentre fi truoua in quelTeffere . Et per
quefio gì' infermi , ipoueri , gì' innamorati , gli affìttiti ^
0f infòmma tutti quelli , che defiderano , &* quelli che
nonpoffono confeguire i lor defideri , fono uniuerfalmente
Slizzofì , & di poca Iettatura . €t maffimamente uerfo
quelli che poco fi curano di ciochepatifeono in quel tempo .
come gli ammalati fi rifèntono , con chi ne la lormalatia; i
poueri con chi ne la lor pouertà s gli guerrieri con chi nel
maneggio de la guerra -3 gli innamorati con chi ne l'occor-
renze d'amore, o fanno lor contra , o non gli aiutano, ò in
altra guifa gli attrauerfàno . & finalmente con gli altri
fimili .perche lapaffonprefénte tien ciafeuno comeauuia-
to à crucctarfi di ciafcuna cofa che gli diffiacc'ut . Oltre di
ciò s'adirano quando auuien loro il contrario di quel ch'a-
sfet tauano . percioche una cofa, che uenga molto fuor di
pen fiero, n'affigge maggiormente : come anco più ne dtlet
ta,fe molto in affettatamente ne'ncontra ,pur che fa co-
me 7ioi uogliamo . Donde fi poffono chiaramente confide-
rare leflagioni, i tempi , le dtffofitioni , l'età , quali fiano
maggiormente inchinate à tira , & quando , & do uè .
€t che quanto più ci trouiamo ne le cofe dette >• tanto mag-
giore inclinatane hauemo à crucciarne . Ghiefii dunque
cofì fatti fino quelli, che facilmente montano in colera .
Hora
i©4 De la Rettor ica cf Arift otite
fiora diciamo con chi s'adirano : che fon qut Ili che Jì rido-
no di loro j cheglifichernificono > che gli motteggiano . per-
ciocia gli oltraggiano , & con quelli che gli offèndono con
altre ■ filmili co/e , le quali pano fiegni d'oltraggio : che ne-
cejfiariamente faranno quelle 3 che nonfifannoper uendet-
ta ne per commodo alcuno , che fé ne caui . Onde fi può
penfiare, che per oltraggio foUment e fon fatte . Ci adira-
mo ancora con quelli che ne biafimano, & non ci prezza-
no in quel che principalmente è noHra profejfione : come
Ce tenendo riputation di filo fò fi , non fio/fimo /limati ne la
filofòfia . & compiacendone d'effir belli >fof]imofchemiti
ne la bellezza : & cofl medefimamente ?ie l'altre cofe . Et
tanto più fé fleffìmo in dubio > che quelle cofièfiofifiero in noiy
òche ne fiuffimo priui à fatto .-oche fcarfamente l'haueffi-
mo : ò che hauendole non appariffiero „ auuenga che quan-
do ci cono fciamo gagliardi in quel che ci fentimo tocchi y
non ce ne curiamo . & con gli amici ci crucciamo più che
con quelli > che non àfono amici . perche p enfiamo che fi a
più conueneuol co fa riceuer ben da loro > che non nceuer-
ne . -pf) con quelli, che fò leu-ano honorarci > & curarfi dì
noi Ver innanzi > quando di poi fi ne ritragghino : perche
ci crediamo per queflo che ci diffregino . che fé ciò non fo fi-
fe y continuar ebbono di fare il medefimo . ($f con quelli y
che non ci rendono il cambio del bene chancmo lor fiktto :
x> che non lo rendono pari . & con quelli che fanno contro,
di noi quando ci filano inferiori .perche tutti quefli fimU
par che ci difprezjzino : quelli come inferiori benificati da
fiiperiorij
Libro Secondo i 105
fuperiori, ft) quefii come fuperiori dispregiati da inferio-
ri . (jk con quelli maggiormente ci crucciamo i quali ci di-
spregiano éffindo ejfi di ntffun pregio, perche s'ègiapropo-
flo, che l'ira uenga dal dispregio , che c'è fatto da quelli a
chi non fi cornitene . ^) conueneuol co/a non è, chegf infe-
riori dispregino i/iiperiori . 6t con li amici fé non dicono
ben di noi , 0 non .ce nefknno . Et tanto più fé fanno il con
trarlo . Et fé non cono fono ilnoSlro bifògno . come Pli-
fìppo indotto da zAnt fonte à crucciarfi con Meleagro.per
cioche non auue der fi del bifògno de lamico , efègno di di-
Spregio , effcndo che le co fi , che ci fino à core non cifiano
nafcoSle . Et con quelli che fi moftr ano fi Slofi de noftri
infortuni ,et umucrfalmente di buon animo. percioche 0 ne
mici 0 difpregiatori dimoflrano d'effere . Et con quelli 9
che non fi curano di darci diff lacere . Stper queSio ci adi
riamo con chi ci porta cattiue nouelle . Et con quelli che
fentono , gj ueggono ùolentierii danni, & le uer gogne
no/Ire . perche, 0 dispregiatori , 0 nemici parche ci fila-
no . conc lofi ache gli amici fi condolgano de mali degli ami
ci : ffl ognuno fi dolga delfuo proprio . Et con quellipiu
grauemente ci crucciamo , che ci di/pregiano appo cinque
fòrti di perfine : che fino quelli , co quali fi de fi der a dha-
uerehonore : quelli che noi ammiriamo .- quelli da chi uo-
lemo effer ammirati : quelli di chi ci vergogniamo , fg)
quelli che fi Vergognano di noi . Et con quelli, che ci diSpre
giano in cofé, che cifia uer gogna à non aiutarle . come fon
padri, figliuoli, mogli, (gffitdditi . €t con quelli, che non
0 fono
1 06 De la Rettorica d'Ànftotile
fono grati de benefit ij .perche il dispregiai' un non fitr fe-
condo d douere . (gf con quelli che ironicamente cipungo-
no3 quando facciamo > o diciamo alcuna cofa da uero .per-
che {ironia e una spetie didifiregio . Et con quelli >che fin
no bene àgli altri > fé non ne fanno ancora a noi . perche
quesla e pur una forte di difpregio y non degnar uno , di
quel che giudica > che tutti fiano degni . jfl dimenticar fi
ancorafafliz^ay come fior darfi de nomi ffi bene è piccola
cofa . conciofiache la dimenticanza paia ancor figno di di-
Spregio .perche procede da negligenza, &• la negligenza e
difpregio . Habbiamo già detto con chi gli huomini s'adi-
rano : come fin fitti quando fono in dtfpojìtion dJadirar-
fi : & mfieme fi fin fitte note le cofiper le quali montana
in ira . Hora e chiaro ch'ai dicitore fa miftiero di difior
col fio parlare gli afioltanti y nel modo che fon quelli che
fono disposi t a crucciarfi. & di far gli auuerfarij colpe uà
li di quelle cofè 3 che prouocano ad ira ; & moflrar /ora
per tali, quali fino quelli, con li quali ci adiriamo.
III.
A poiché t adir arfi et oppofito de tefferman-
fueto s & tira il contrario de la manfietudi-
ne j bifigna dichiarare , come fin fatti quelli >
che fon difiofii adeffer manfueti : con chi ci portiamo man
fuet amente yffl le cofiper le quali uenimo a manfiietudi*
ne . diciamo adunque chel tornare à manfietudine fi a
iltemperamenta 3 & l 'acquetamelo de l'ira . St fi gli
huommi
Libro Secóndo. 107
huomini s adirano con quelli, che gli dtfi?r egiano . &fel
difpregio e co/a uolontaria ,• e manifesto , che con quelli ,
che non ci fanno dispregio alcuno, 0 non ce lo fanno uolon-
tariamente s 0 con quelli, che cipaiun tali, fa' remo manfue-
ti . ft) cofì con quelli , che uogliono il contrario di quel
e hanno fitto . (éf con quelli che contra loro fi e ff fanno il
mede fimo :percwche nijfunopar che fìa diff>regiator di fi
Beffo . Et con quelli, che confeffano , fé) fi pentono d'ha-
uer lo fitto : perche quel dolor che n'hanno ci mitiga tira :
come fi già nhaueffero patita la pena . La qual co/a fi uè-
de nelcaBigo de 'fimi . Conciofiache negando , & con-
tra dicendo gli cafiighiamo più fiuer 'amente . 6t confi fi
fondo £ effir gwft amente puniti $ refiiamo d'adirarci . Et
la ragione di queBo è , che'l negar quel ch'i manifefio e
sfacciatagine . ^f gli sfacciati dispregiano , gj Bimano
poco .per cioche di quelli non ci uergognamo , de' quali pò-
co ci curiamo . ty con quelli , che ci fi Immillano , (gjr non
contradicono .-perche mo Brano di confi/fare , che fino in-
feriori : ftj 2J1 inferiori temono, & niun che tema dispre-
gia . €t che l'humiltà plachi l'ira , lo dimoBrano ancora i
cani, 1 quali non mordon quelli , chefigittanoper terra 2
Et con quelli che fludiofamente attendono a quel , che noi
diciamo, 0 facciamo con ifiudio :perciochecipare, che pa-
no Budiofide le cofè noftre , jg) che non fi curino poco di
noi . Et con quelli che ci hanno fatti maggior piaceri , che
di/piaceri . €t con quelli, che pregano , e> che fi fiufàno ,
per cioche s'humiliano . St con quelli, che non fono oltrag*
0 2 giofi,
i o 8 De la Rettorica d'Ariftotile
giofi, ne beffatovi, ne diffregiatori , ò di muna per/dna 3 o
de' buoni, o defimdi a noi . €t uniuerfalmente bifigna con
Jìderare le co/è che recano à manfùetudine da gli contrari]
loro, &con quelli fi amo piaceuoli , de3 quali h abbiamo
paura . ($f con quelli di chi ci uergognamo .-perche in quel
mentre chefiamo coji difiofli, non ci adiriamo per effer im
poffibile , che in un medejimo tempo ci pojjiamo adirare y
ftj temere . e> con quelli che t hanno fitto per collera 3 ò
non ci adiriamo , o ci adiriamo meno . perche moflrano 3
che non thabbino fitto per difpregio . Et la ragione e, che
nijfuno adirato diff regia, ejfendo che 'l diff regio fiafinzjt
pafjione, f/J tira conpaffione . Ne manco ci adiriamo con
quelli^ che fi Vergognano di noi . Quelli, che fino in diffo-
Jitione contraria à l'adirar fi \ è manifesto 3 che fin diffofli
à manfùetudine . cioè chefiritruouano in giuochi, in rifi \
infefle, in fuc ceffi profferì, in compimenti de lor defiderij>
C^ ne la pienezza di tutti i lor bifigni . fnfòmma in una
uitapiaceuole,fèn^a affanno loro ,fin%a ingiuria d'altri y
&* con honefìafferanzjt . Et quelli fino placabili, che lun-
go tempo fono Hati adiratilo* de3 quali tira non effe fica,
per cioche il tempo la mitiga . Et fé fi amo adirati con due 3
ceffa tira , chauemo con quello , che ci ha maggiormente
offefi, quando cifiamo prima uendicati con quell'altro .
Et pero Filocrate , quaiìdo il popolo, era adirato fico , ef-
fendo domandato , perche nonfkceua lafua difefà ,• risfofi
fàuiamente, che Non era ancor tempo . St effèndogli repli-
cato > Jguefìo tempo quando far a egli ? figgiunfè > quando
uedrò
Libro Secondo. iop
uedro prima accu/ato un'altro . & la ragione e quefia,
che sfogata chauemo l'ira con uno 3 diuentiamo più man-
sueti con uri altro . come auuenne nelcafò d'Ergofilo : col
quale gli sAtheniefi erano più fortemente crucciati > che
con Callifiene > ^f nondimeno t ajfoluerono per hauere il
giorno auanti condennato Calliftene à morte . Ci plachia-
mo ancora quando colui con chi fi amo adirati yfiagia Ha-
to conuinto ingiuditio . Et quando ha patito più male che
non gli haremmo fatto noi . percicchenepar quafi d'efifèr-
ne uendicati . Soffermo ancora manfuetamente quando
penfiamo d'hauer malfatto : & per quetto non patire à
torto . perche l'ira non fi rifinte in uendettade l'offefèra-
gioneuoli : non ci concorrendo l'oppenionpiu d'ejjère offe fi
indegnamente . fi che dianzj determinammo 3 chefuffe
l'ira . Etperquefio Infognerebbe prima ufare ilcafligo de
le parole : perche fino ài fruì cofi cafligatifòpportano più
patientemente . Ceffà ancor l'ira 3 chauemo quando pen-
fiamo > che laperfona contra la quale ci uolemo uendicare .,
nonpaperfentire y neper fa' per e, che' l mal che li facciamo
fa per ricompenfa de l'ingiuria riceuuta . percioche l'ira
confifte ne' particolari > come fi fa chiaro per lafua diffirit-
tione . Et però fu confi deratamente poetato .
Tti , mi fi cieco
ZJliffè y che fece Ilio anco dolente .
Volendo fir e > che nonfiteneffe ancora uendicato fé Poli-
femo nonfàpeua da chij &per qual cagione era fiato ac-
cecato . Et per queHo anco non ci adiriamo con altri ^ che
m
no De la Rettorlca d'Ariftotilc
in altro modo nonfintono : ne con coloro che fino già mor-
ii : come quelli e hanno di già /offèrto leniremo di tutti i
mali : & nonpojfono più ne dolerfi , ne fintire : la qual
cofia e quella, che gli adirati defiderano . Onde ben dice
il Poeta nel cafio d Rettore , uolendo ritrarre ^Achille da
l adirar fi contra al fio corpo morto .
Follira che procura
Oltraggio à tal, eh3 è terra , &piu non finte .
Es dunque manifefto , che a quelli , che uogliono placare
altrui fifa meBiero difiruirfidi que&i lochi .♦ cercando di
recar gli auditori à la diSfofitwn de3 manfueti . €t mo-
Brar che quelli, co quali fiono adirati, fieno degni dejjer
temuti, o riueriti, o che habbino fitto loro qualche bene-
ficio , ò che loro intentione non fiojfie d'offènderli, o che fi
dolgano dhauerli offe fi .
UH.
|Ora per dichiarare quali fieno quelli, che fi
no amati , {%} quelli che fino odiati : ($f per
qual cagione fi ano odio fi, & amabili ; uegna-
mo à la diffinitione de t amare % ($f de l'amicitia . V ama-
re adunque far a un uolere,et anco un procurare per quan-
to noi p off amo a qualchuno quel che a noi pare gli fia be-
ne, per cagion di quel tale , (gjr non di noi medefimi . St
l'amico far a colui che ama, fg) èfiambieuolmente amato .
Amici p 01 fi p enfino deffer quelli , che per tali fi reputano
fia loro . Stando quejle cofi -3 necejjariamentefigue , che
l'amico
Libro Secondo. n i
I amico fia quello che fi congratula del bene, & ficonduo*
le del male del altro : non per altro rifletto , che del 'ami-
co fieffo .per cloche tutti ci rallegriamo quando ne fàcce de
quel che noi uogliamo . Et /accedendone il contrario ; ce
ri attristiamo per modo, che' Ir allegrarci, q) t attristarci
finfigni del ìjoHro uolere . <tAmici fi fino ancora quelli 3
i quali hanno già le medefìme cofè per bene affile medefi-
me cofèper male . & quelli e hanno i medefìmiper amici y
O* quelli e' hanno anco i me defimi per nemici : per cloche e
neceffario che pano et un me defimo uolere . Che fé uno
uuolper un altro quel che uuole per Je proprio $ moBra ef
fèr amico di quel tale . ^Amiamo ancora quelli , e hanno
fatto bene ò à 7ioi, o à quelli di chi noi ci curiamo : ò che'l
benefitlofia fiato grande > ò che prontamente l'habbiano
fktto, o à certi tempi , &per noflro conto , o di quelli che
noi p enfiamo che ci uogllno bene . £t quelli che fino amici
de gli amici nofiri. & quelli che amano coloro che noi amia,
mo . £?* quelli che fino amati dagli amati da noi . ffi quel
li che fino inimici di coloro 3 con chi noi tegnamo Inimici*
tla . & quelli e hanno in odio coloro > che noi odiamo . e>*
quelli che fina odiati da gli odiati da noi ; per cloche pare
che quello ch'i bene a tutti quefll , fi a bene ancora à noi .
per modo , che noi uogliamo ancora quel ch'i bene à loro .
II che fu eli anzi la dljfinltlon de lamico . Amiamo anco ra
coloro, che fanno altrui bene fitto, gf ne la robba,& ne la
fallite . Et per quefto s'honoranogll huominl forti , ($f
gli liberali . Amiamo quelli che fin glufil . fg) gli giufti
s'intendono
uà De la Rettorica d'Ariftotile
s'intendono quelli che non uiuono de [altrui : quali fino
coloro, che fi fi fi ent ano de le lor fatiche . Tra queflifino
gli agricoltori : q) tra gli altri artefici quelli maffimamcn-
te^ che operano di lor mano . Amiamogli h uomini tempe-
rati, perche non fino ingiufii . Quelli che non fino inquie-
ti per la medefìma ragione . Quelli, che desideriamo dha-
uer per amici, quando fi uede eh3 ancor e jfi uogliono l'ami-
citia nostra : come fino i uertuofi , & quelli che fino ap-
prouatiò da tutti, o da' migliori ,oda quelli che noi am-
miriamo, ò da quali fiamo ammirati noi . Amiamo oltra
di questi glihuominipiaceuoli nel conuerfiar e >$ nel trat-
tenere : come fino certi di buona natura , non appuntato-
ri, non fuperchieuoli y non pertinaci : perciò che tutti di
quefia fòrte fino contentiofi : ^ quelli che contendono mo
Brano deffer di contrario uolere . (gjr come fino certi al-
tri, che ne' ragionamenti fanno ferire ft} parar con de-
ftrez^a :percioche amendue queHe fiorii dhuomini , ten-
dono à un medefimo figno col compagno : potendo ejjer
motteggiati , & motteggiar altrui congratia . ftj quelli,
che ci lodano le cofe chabbiamo di buono . & maffimamen
te quelle , che dubitiamo di non hauere . Quelli , che fin
politi ne l'affetto, nelue&ire , ^) in tutto il uiuer loro .
Che non fino rimproueratori , ne de gli errori , ne de' be-
nefit ij : percioche questi, ^ quelli fino appuntatori . Che
non fi ricordano del male . Che non tengono conto de l * in-
giurie , ma che facilmente fi riconciliano . percioche noi giù
dichiamo, che quali fino uerfi gli altri , tali debbono ejfer
uerfò
Libro Secondo . nj
uerjonoì. Quelli che non hanno mah lìngua. Che fanno
non i difetti , ma le cofe buone , o noftre , ò d'altrui : La
a u al cofi è co fiume degli huomini da be?ie . ^Ancora quel-
li, che non s'oppongono àgli adirati : che non danno noia
à ?li occupati .-perche questi tali fino contentwfi '. Et
quelli che in un certo modo fino inclinati uerfi noi , come
quelli, che ci ammirano : che ci riputano per uertuofi : che
fi rallegrano de la noHra conuerfatione . gjr quelli che firn
mamente fi dilettano de le cofi , in che noi uogliamo fipra
tutto parere o mirabili , ofiudwfi ,o piaceuolr. & quelli
che fino fimili, @r dunaflejfa profiejfione, fg) non ci gua-
fiano il fitto nofiro , & fi non uiuono del me de fimo efjfcr-
citio che noi . perche in queflo cafi ,
La'nuidia efia gli z/lrtefici .
£t quelli , che de fi aerano una cofi me de firn a quando infie
memente ne fofjìno participare : altramente auuerrebùe
come di fipra . Et quelli con chi fi amo tanto familiari, che
in concetto loro non ci uergogmamo di far certe cofi , che
par che fi difille ano fecondo toppenion deluolgo ; quando
pero non lo facciamo per tener poco conto di loro. & quelli
inprefintia de quali hauemo uer gogna di quel che uera-
mente ci douemo uergognare . /W quelli appo de quali de-
fideriamo d'cjfcre in qualche honore . @T quelli amiamolo
uogliamoper amici, da iquali cerchiamo d' efiere imitati ,
fgj non ìnuidiati , gj quelli con chi inficme operiamo qual
che bene : quando non fi a per figuirne più di male . &
quelli, che aduna me definì a gufa amano gli affimi che gli
P prefinti.
i t 4 De la Rettorica d'Ariftotile
prefinti , & per questo ognuno uuoìbene a coloro, che fin
tali uerfi de morti . Etinfomma quelli che grandemente
fono amici degli amici , ffi che non gli abbandonano .per-
cioche de gli huomini da bene s'amano fipr a tutti quelli
che fino buoni amici : & quelli che non ci fingono : quali
fino coloro y che ci dicono i mancamenti lorproprij . perciò
che s'è detto } che con gli amici non ci uergognamo di far co
fi y che paiano difdiceuoli in quanto a l'oppenione . Che fi
colui > che fi uergogna non ama $ colui che non fi uer gogna
harà fimilitudine d amico . Amiamo ancora quelli , che
non ci fino terribili . e> che ci fin confidenti . perche neffiu
no ama quella perfina che teme . I rami de t amicitia fi-
no la compagnia, lafimigliarità, la parentela, &/ ]gli al
trifimili . Le/ùe radici fino il jkr de le grafie : & firle
finzjt ejjer ricercate da chi le riceue .• & fin^a ejjèr diuol-
gate da chi te fa . perche co fi ' mo frano d'efier fitte per a-
mor de l' amico, &} non per altro ricetto . Hora e mani-
festo, che da i contrari^ de l'amare , & de l'arnie iti a , ne
conuien uenire in confderation de l'immicttia ,?$> del or
diare . Le co fi cheftnno £ odio fino l'ira , il difetto , ^)
la calunnia , Onde che diuerfa e l'ira da l'odio . L'ira
men da quel che tocca k noi me de fimi : (g)r l'odio può ue-
nire da quel che non tocca a noi .per cioche odiamo ancora
perfine , che noi penfiamo che pano d'una qualche mala,
conditwne . Oltre di queflo l9ira efimpre circa i partico-
lari . pognam cafi contraà Socrate, e conira a Calila . Et
Codio fi fende ancora contra i generi : perche ciaf uno
odierà
Libro Secondo . 1 1 5
odierà qualunque fera ladro , e> qualunque fera sftia .
Quella fi medica col tempo , ($f quefto non è medicabile „
Jguella appetifie di dare altrui dolore : quefto defidera
piutoHo di nuocere . percioche chi s'adira uuolcbe quelli
contra chi s'adir a, finta il mal che li fe. & colui ch'odia
non fi cura, che l odiato il finta, 0 no' l finta . Le cofiche
danno dolore fi fintono tutte : quelle che fino maggiormen
te rnali^ non fi fintono , come l'ingiuflitia , q) lapazjja •
percioche la prefinzji del uitio non da paffìone alcuna „
Onde che l'ira uien con dolore : q) Iodio fin%a dolore .
percioche l'adirato lo finte : ffl quel che odia non lo finte '.
Chi s'adira per molti mali che l'auuerferio patijfi , fi con-
durrebbe à mifiricordia : ma chi porta odio non per nulla.
Si la ragione e quefla. che l'uno uuole che colui con chi s'a-
dir a p atifi a à rincontro di quel e ha fitto patire à lui . €t
l'altro uorrebbe che l'odiato non fiuffè al mondo . E* dun-
que chiaro, che da quefte cofipoffiamo cauare la demoftra,-
t'ione degli amici, & de' nemici . Et ejfindo ; mojlrar che
fiano } non ejfindo, far che fieno tenuti . & dicendo effi
che fino } riprouerarli . ffipoffìamo dire che l'auuerferio
fi fi a mojfo contra di noi,operira, oper odio, fecondo qua!
de le due cofi ci r filtriamo, che meglio ci metta.
V.
E L Timore , dichiareremo al prefinte, che co-
fi, & che perfine fin quelle , che fin temute >
et la di/fofition di coloro che temono . Diciamo
. P 2 adunque,
I xS DelaRettorica d* Ariftotile
adunque j che l tintore fia un certo dispiacere , o una per-
turbatone, che proceda da l'imaginatione d'un futuro ma
le, opermtiofòyò doloro fi : per vinche non tutti i mah fi te-
mono : come non fi teme l'hauere à diuentare ingiusto _, o
uer tardo $ m afi lo fino paurofi quelli ^ che fino pof Centi di
fare ò gran p emme > o gran dolore . D%e_anco di quefìa
forte temiamo quelli x che ci fino difiofìo : ma quelli che ci
paiono uicini à douer efière ,-percioche li molto lontani non
ci finno paura : auuenga che tutti fippt amo di douer mo-
rire > gjr non uedendo la uicinità de la morte non ce ne cu-
riamo . Ejfendo adunque la paura quel che s'è detto 3 è ne
cejfarw che quelle co fi fieno p auro fi ^ ofiauenteuoli^ ò ter-
ribili che thabbiamo à chiamare > che gran poter hanno di
difiruggerej o di nuocere in cofi, che grandemente ci ajfìig
gono . {£/ per questo temiamo ancora ifegni de le cofi ter-
ribili -perche ce le fknno parer uicine . Et quefla inanità
è quella^ che fi chiama pericolo . ^Di cotàl fòrte fino £ 'ini-
mici•t te j & lire di quelli e hanno qualche pofianzjt di nuo
'cere : perche poiché uogliono > &pojfono > èmamfefto3 che
fino apprejfo a tejfegmre . Et l'ingiufitia è tale quando
e congiunta con la potenza : peraoche fi prefuppone ,che la
uolontà ci fia fimpre :e(fendo che f ingiusto fìaingwfto x
perche fi propone di uolerfhr male . Tale e la uertu ingiu-
riata quando può anch' ella -.perche quanto aluolere > ella,
uuol fimpre che fi finta ingiuriare, quanto al potere 5 fi di-
ce hora, chepojfa . Tale ancora e la paura di quelli e han-
no qualche pofjànzj, : perche quesli tali temendo d'ejjere
Tefì>
Libro Secondo. 117
(tjfcfi, eneceffario, che filano anco prep 'arati per offendere.
& perche molti fono gli h uomini e attuti > &firui delgua
dagno ^ anco timidi ne' pericoli, e quafifimpre da teme
re lo fi are à difcretion d'altri . Stper questo temiamo un
confipeuole di qualche nostro malfatto > che non ci riueh y
0 non ci abbandoni . & quelli che fono potenti a ngiur la-
re, fono terribili à quelli , che fempre pojfono effere ingiu-
riati : perche le più uolte gli huomim ingiuriano gli altri
quando pojfono . Et quelli che fino fiatilo chepenfano ctef
fere ingiuriati s hanno da temere . percioche affettano fèm
pre il tempo di uendicarfi . & di quelli e' hanno ingiuriato
fi dette hauer paura . perche filettando non f ti lor rendu-
ta t ingiuria( che queflo s'è prefuppofto che fa da temere)
cercano d'ajficurarfì . Et gli concorrenti fono da ejfer temu
ti , quando non pojfano mfìeme ottener l'uno (^f £ altro
quel che competono .percioche tra quefli tali èfimpre con-
tinua guerra . gjr quelli che fino terribili à 1 maggiori di
noi y- far anno terribili ancora à noi : potendo fi maggior men
te nuocere a minori , che a maggiori . Et co fi quelli , che
fon temuti da 1 maggiori di noi . per la medefima ragione .
Et coloro che s hanno leuato dinanzi quelli eh e fono da più
di noi . ($f coloro che manomettono gl'inferiori à noi : 0
perche gì a fino, 0 perche crefiiutiche fieno faranno terri-
bili . & de gì 'ingiuriati , (^f degli nemici, 0 degli auuer-
fàrÌj,fino terribili non quelli :, che fino fiibiti ne la collera,
f£j liberi nel par lare : ma che fino quieti y,fimuUtori, (ifi
fialtriti .percioche non fi /coprendo , ?ion fi poffon uedere
fefion
e
1 1 8 De la Rettorica d'Ariftotile
Qfòn uicini à farci male . @Jper queflo anco non risoffia-
mo mai chiarire , che ci fieno lontani . Di tutte le co/e ter-
ribili quelle fono più da temere , doue gli errori che fi firn-
no non/i po/fono correggere : ma la lor correzione o affolu-
t amente non e poffibde , ò dipende da gli auuerfiari, &
non da noi . Et anco quelle contra le quali , o non hab-
biamo aiuti, o diffìcilmente ci aiutiamo . 6 parlando uni-
uerfalmentes Terribili fin tutte quelle co/e , le quali ac--
cadute , o che fieno per accadere à un altro ci muouono à
compaffione . De le cofi terribili dunque , & di quelli
he noi temiamo , queste per modo di dire fono qua/ile più
notabili . Hora uenendo à la difpofition di quelli che temo
no, diciamo , eh' e/fendo già la paura con emettanone d'ha
uer e à patire qualche male pernitiofi i e manifesto , che
neffuno di coloro temerà, li quali non p enfiano di douerpa -
tire co/a alcuna . J\(£ temerà quelle co/e , le quali non i-
fiimano di patire : ne quelle perfine da chi non [aspetta-
no : ne allhora che non fi1 lp enfino . E dunque necejfario
che quelli temano _, // quali credono , che potrebbono patir
qualche co/a : & patir da quefti tali : & tali cofi, & nel
tal tempo . ^Ma quelli non fi credono di poter patir cofia al
cuna, che fi truouano in gran prosperità, ^) che cofi paio-
no . Et per q uè Ho fino oltr aggio fi , fg) difyregiatori , &
audaci . Et le cofi che gli fanno tali fino le ricchezze , la
forzji , la moltitudine de gli amici, (efr la potenza . 5\V
quelli , che Bimano d'hauer già /offèrto , q) prouato di
quei mali che fino atroci , (e*r che hanno eflint a ogni sje-
ranzg
Libro Secondo. np
ranzjt de t annerire , come coloro , che fin già menati al
fupplitio . Ma per temere bifigna che à gli huomini resti
qualche fferanzjt de lafalute ,per conto de la qualcofaf fi-
no anguUiaù . €t figno di queflo è , che la paura fi pro-
ceder con conjìgho : (ejf neffun fi conjìghare doue non e
fferanzji . Onde che per diff>or gli auditori quando fa
meglio di farli temere 3 ce li bifigna acconciar di forte , che
credano di poter patire, per hauer patito quelli che fino da
più di loro . & moslrar degli altri fimili , chepatifiono :
o ucro e hanno patito : & da quelli, che nonfipenfkuano:
& in quelle cofè, ($f allhora, che non flpenfàuano . 'Da
la dichiaration del timore de le cofè che s' hanno a temere ,
fg) de la diffofìtion di quelli che temono , uien dichiarato
quello che fi a confidare : circa quali cofè confidiamo : &
qualmente fi ano difiofii i confidenti : percioche la confi-
denza ì toppofìto de la paura : & le cofè, che ci fanno con
fidare oppofite à quelle, che ci fanno temere . Onde che la
confidenza farà con tmaginatione de le cofè Jalutifere co-
me propinque : fg) de le terribili come nonfojfero , o ueroy
come lontane . Et le cofè che ci fanno confidenti fino le a-
troci, ^) permtiofè di lontano : & quelle che ci danno ani
mo , dapreffo . gjr quando ci fia di poterle ammendare .
& quelle ne le quali habbiamo o molti , ò grandi aiuti . ò
grandi q) molti infieme . Et doue non fi amo (lati offe fi, ne
manco h abbiamo offe fi altri , gjr doue non h abbiamo con-
corrente alcuno , 0 che quelli , che concorrono con noi non
fin potenti . ofè hanno potenzia fino amici , ò benefattori
noHri>
1 20 De la Rettorlca d'Ariftotile
noBri, ò beneficati da noi . o dotte quel che uolemo pire ,
torna à benefitw à la maggior parte, o àia migliore, o àia
migliore ^J àia maggiore infieme . Confidenti faremo
poi quando ci trottiamo in quefla dijjtofitione di p enfiar e ,
che moti altre cofi ci fieno fuccejjè profieramente , & fin-
%a alcun fini (Irò. .- o che molte uolte cifiamo me/fine tratta
glh, &* ne fi amo ufciti àfialuamento. percioche per due co-
figli huomtni Hanno ficuri : o per non hauer pr ouato il
male, oper hauer ui il rimedio . Come ne3 pericoli del ma-
re affettano fi -ano amente ò quelli che non hanno notitia de
la tempefia : o quelli, che per ejfierne efferti , ut fanno ri-
parare. Et quando crediamo ch'una cofia non fia tenuta
per terribile daglifimilt à noi .- ne anco da quelli che fino,
h che filmiamo che filano da manco di noi. gjr da manco te-
gnamo quelli, i quali , o li cui filmili ,o di cui più poffinti
habbiamo fiuperati . & quando noi penfiamo dluuer le
più ,($fle maggiori di quelle cofie , che fitnno terribili gli
huomini, che n'abbondano pm degli altri . & quefiefino
U moltitudine de' danari , ilualor de le genti , la fiortez^
za de' paefi, la copia degli amici, & gli apparecchiamen-
ti de la guerra , ò tutti, o quelli di più importanza . €t
quando non hauemo ingiuriato , o ninno , ò non molti , o
non tali che debbiamo temerne . Et uniucrfialmente ,quan
do co fi da l' altre cofi , come da i fegni , (gjr dagli Oracoli
conofiiamo di Bar ben con Dio. Percioche l'ira genera
confidenza : e'inon offendere , & F efière off e fi genera l'i-
ra . 6t l'aiuto degli Dei,fifiima che fia infauor di quelli,
che
Libro Secondo . 121
che ingiufl amente fino offe fi . Sì quando ejjèndo i fri mi ad
affa/tare, f enfiamo che non ctaccaggia, 0 nonfiaper acca*
deva male alcuno > 0 che la co fi ci h abbia a Jucceder e feli-
cemente . (gjr de le cof > che s* hanno à temere y & per le
quali habbiamo à confidare $ già s'è detto à baftanzjt*
VI.
Ppresso dichiareremo di cheferte di co*
fé ''y con chi y & in che diffiofitione noi ci uergo-
gnamoy ò non ciuergognamo . Etpognamo che
la ^vergogna fi a un certo di/piacere > 0 una perturbatane
in quelli mali, òpre/ènti 3 op affati , ò futuri 3 che à noi pa-
re 3 che ci apportino infamia . Il non uergognarfipoi 3 che
fia un diff recare > g] non fèntir paffone di quefli mali
medefimi . Horafè la vergogna è quella,che s'è diffim-
ta s è neceffrio che ci uergogniamo di quella fòrte di mali >
che in noifò negli nofiri più cari ci paiono uituperof . g^
queslefono quelle operationi, che procedono daluitio . co-
me gittar lofudoper terra , 0 fuggire 3 che uien da uiltà .
ZJfrparfi un depofito, che uien da ingiufiitia . Vfar con
perfine illecite, {$> doue, & quando non è lecito, che uien
da incontinenzg . guadagnar di cofè minute , ^) brutte , h
da perfine, che nonpoffono, come conpoueri fo con morti.
T)ondeè nato ilProuerbio Cavare per infin dal
morto, che uien da fi zzo appetito di guadagno, 0* da
fòrdidezsa . Nonfòuuenir con la robba potendo , ofiuue-
wrefcarfamente. svoler effer aiutato da 1 più bifignofìdi
4^, tó."
121 De la Rettorica cTAriftotile
lui : ^Accattare per non hautre à prefUrs : chieder per
non hauere à rendere : ridomandare per non ripreftare .
Lodare con difiegno , che ne Jia offèrta la ccfa lodata . fg)
non ottenendo tornare à chiedere : le quali co/e tutte fino
figni difordidezjty . (^ lodare tnprefinzjt efigno d'adu-
latione : lodar anco più che non fi conuiene le cofie buone :
ricoprir le cattine ; doler fi fuor di modo con un che fi duo-
le : ($f tutte altre cofi fimili per cioche fino figni d'adula-
tione . V^onfifferir quelle fatiche , che fiffèrifiono i uec-
chi, e i delicati : & quelli che tengono maggior grado : et
•umuerfialmente chepoffion meno ; figni tinti di fiacchez-
za . Effier lenificati da altri, @}f}?jft uolte, & rlwproue
rar loro i benefit ij fitti da noi : che tutti fono figni dtpo-
uertà d' animo, $ di mefichinità . Variare, g/ prometter
molto di fi me defimo : qi fir fi bello de le cofi degli altri :
che fi dimoslration d arroganza . Etfimilmente le opera-
zioni e ifigniy 0* le fimiglian^e particolarmente degli al-
tri uitìj che fino nei costumi ; pcrcioche fino cofi brutte ,
éft uituperofe . Oltre di quefio, ilnonparticipare di quel-
le cofi honeìie : de le quali partecipa generalmente ognu-
no, ò tutti quelli , che fino fimili à noi , ò la più parte . €t
firmili chiamo coloro, che fino d'una natione , et una Città,
duna età, dunparentato : (^funiuerfalmente, che u anno
deipari con effo noi , Ver cloche brutta cofi fi p nfiippene
chefia il non effier tanto quanto à parte, come farebbe d'u-
na difiiplina,?$> fimilmente de t altre cofie . Et quefle tut-
te faranno tanto più brutte , quanto più fi uedrà che ucn-
gcno
Libro Secondo. 12 j
gono da noi . Ter che cofi già fi può dire 3 che procedano
più da. njiiio , che da altra cagione . Ejfendo che peno fia-
te 3 ò fieno , 0 habbino a ejferper noftro difetto . £Ma {ap-
portando noi da altri > 0 hauendo fòpportato > 0 douendo
fip por tare : ci ^vergogniamo di quelle che adducono i?ifk-
rn'niy %) ^vituperio . ^) quefiefino doue interuengonofir-
uigi 0 di corpo y ò d'opere chefiano brutte 3 e>» efiofie àgli
oltraggi . CZ>* età quelle > che appartengono à t incontinen-
za fi patifeono toluoli a uolontariamente : ($f taluolta 7ion
uolontariamente . ^-) quelle che à lafor%d,fiwpre non uo- ,,
lontariamente . gjr ce ne uergognamo perciocché il tollerar-
le,& non difendercene, precede 0 dal non cjjèr forteto da
l'cjfer mie . GjueBe dunque , È?* di queHa fòrte fino le
co fi s de le quali ci uergognamo, ($f e oncia fi aco fi chela
^vergogna fia una imagivatione intorno à l'infàmia , ffi
per cagion de f infàmia fieffa > fg) non d'altro accidente .
Et duuengi. che ìieffuno fi curi de l'oppenione, che p offa na-
ficer di luti ma fi bene di quelle perfine , che la concepono$
è 7it(cjjkrw3 che noi ci uergogmamo di quelli, che ci fino in
qualche conto . & in cento ci fino quelli , che ci ammira-
no : quelli^ che 7201 ammiriamo : quelli da chi uogliamo efi>
fir ammirati : quelli con chi ci procuriamo honore : &*
quelli de l'oppenion de3 quali non ci facciamo poca fiima .
guanto aluolcre ejfire ammirati, 0 ammirar altri, ci ac-
cade con coloro , che fi truouano dotati di qualchuno di
quei beni , che fino honoreuoli appreffo degli huomini : 0
che fino padroni di quelle cofi, de le quali fiamo per auuen
«^ 2 tura
1 24 De la Rettorica d'Àriftotilc
tur 'd molto bifògnofì,fì come effendo innamorati . guanto
•di procurarci honore $ lo facciamo co3 noftripari. & quan
to al curarci de l'oppemone $ tenerne conto di quella de3
prudenti, come di perfine ueritiere . q) quefli fono i uec-
chi, {tjgh dotti . Ci uergogniamo ancora in quel che fi fa
palefè mente , & in concetto d' ognuno . ^Donde e nato il
prouerbio , che , L k vergogna sta ne gli
occhi. Et per quefto maggiormente ci uergogniamo di
quelli, che fino per ifiar di continuo doue noi : (ffi di queU
li da chi fi amo offeruati . perche ambidue quefli cafi fino
pofii negli occhi . Habbiamo ancora ucrgogna di quelli
che non fino inuolti ne3 medefìmi peccati che fiemo noi :
ejfendo manifeflo che quefli tali fino di contrario parer e al
noHro . Siamo uergognofi con quelli 3 che non condonano
fàcilmente gli errori, che par loro di uedernel compagno .
perche fi dice , che non ifdegmamo ne gli altri quei falli ,
che facciamo mi medefìmi . Onde che mn facendoli e chia-
ro > che negli altri gli fidegnamo . 6> di quelli ci uergognia
mo, che ridicono à molti quel che fanno .-perche nulla dif-
ferenza e da non parere una cofa, a non effer ridetta da co
loro, à chi pare . (tff gli riduttori ne fino gt ingiuriati: per
che ci hanno gli occhi addoffo . ^ quelli che hanno cattiua
lingua .-perche fi dicon male di quelli, che non hanno erra
to s tanto maggiormente diranno di quelli che fino in erro-
re .{gj di quelli h abbiamo uer gogna, che Hanno continua-
mn te in fu l'appuntare t difetti d 'altri: come fino i dileg-
giatori ; e i comici . per cicche quefli tali fino in un certo
modo
Libro Secondo. 125
modo maledici^ riduttori . $ di quelli ciuergognamo3
da i quali non habbiamo mai bauuta ripulfà : perciocbe ap
preffò di loroflamo come ammirati, fflper queftohabbia-
mo ancora uer gogna di quelli ,, che ci richieggono di qual-
che cofa laprima uolta : Come quelli3che non hauendo an-
cora perduto il credito con loro s cerchiamo y di mantener-
loci . Di queHa forte fino anco coloro > che cercano pri-
mieramente d'efferne amici : perciochefino mofflda quel-
le buone partii che è lor par/o di uedere in noi . &per que
Ho bene flette la nffofla> che fece Euripide 3 àgli Siracu-
fiani . Sono ancora di quefìa forte coloro y che anticamente
fino flati conofciuù da noi >fi di nejjun noHro mancamen
tofino confapeuoli . & habbiamo uer gogna nonfilamente
de le cofè, che difoprafìfon dette uergognofè 3ma de ifigni
* d'effe : come dire > non filo di ufare il coite 3 ma de le cofi>
che nefinfègni . g} non filo facendo brutte operationi^ma
dicendole ancora . & fimtlmente j non ci uergognamofelo
de le perfine > che fi fin dette 3 ma de l'altre > da chip off ono
rtfapere 1 no fin mancamenti : come fono i fimi ^ gli ami
ci loro . €t uniuerfalmente non habbiamo uergogna di quel
chefìfìa quando ne facciamo poca Hima y circa toppenion
del uer 0 .-perche niffuno fi uergogna de le beHie > ne de"
bambini . Ne de le medefìme cofie ci uer^ognamo con quel-
li che cono/cerno^ che con quelli che non conofiemo. Ma co*
cono fatiti hauemo uervog?ia de le cofi uer amente brutte: et
co 1 non conofciuù di quelle che fino, cofì tenute dal uulgo ,
Jguanlo à la disfo fittone sfaranno diffofli àuergognarfi
coloro^
1 16 De la Rettori ca d* Ariftotile
coloro, che bar anno àconuenire con qualchuno dì quelli y
che difiopra habbìamo detto, che fino atti a fkr che fi ver-
gognino . I quali diceuamo , chefojjero , o gli ammirati , o
quelli ,che ammirano , ò quelli à chi uogliono ejfiere in am-
miratione : o coloro di chi hanno bifiogno di qualche co fi ,■
chenonejfiendoin buona oppenionloro, non lapojfiono ccn-
fieguire . (^ qmfli, o perche fi ano prefinti à uedere (come
diffie Cidia ne lafiàa oratione fiòpra la diflributione del ter
ritorio di Samo $ Che gli Atheniefi s 'imaginaffero d'haue*
re intorno tutti i Greci , che uedcffero con gli occhi , non
tanto che fojferoper udire quelle cofie , che determinaua-
no,) ò perche filano lorprejjo : o che fieno per intender poi.
Et per quefio gli sfortunati non uogliono cffìr uedttti da
quelli ,che altra uolt a fino flati lor competitori ne la buona
fortuna :percioche quelli che competono fino di quelli che
ammirano . Siamo difpoflt a uergognarne ancora per ope
re, o per faccende, che habbìamo , le quali fieno vergogno-
fie, o ne iaperfina no Etra, o de3 noflri maggiori, o d'altri,
che in altro modo ci fieno congiunti. & mfimmaper qual
fiuoglia mancamento di coloro , la uer gogna de quali può
ritornar fiopr a di noi . 6t quefìifiono oltre à gli detti di fiò-
pra quelli, che dependono da noi, de quali noi fiamo fiati,
o maestri, o configlieri . Ci uergogmamo ancora haucndo
compagni, &pari nostri , co' quali contendiamo dhono-
re .perciocheper la uer gogna che habbìamo di loro, faccia-
mo, fg) nonfitcciamo di molte cofie . €tpiu ci vergogniamo
douendo ejfierueduti, ($f hauendo à praticare àia ficoperta
cm
Libro Secondo. 117
con quelli, che fono confapeuolt de' nostri mancamenti .
Ut per quesito Ami/onte ti \Poeta ne l'andare al fòpplitio
per coma?tdamento di Trioni fio , uedendo quelli , che do-
mano morir con effe) lui, che ufcendo de la prigione ,s'incap
perucciauano ; dijfe, \Perche ui coprite uot ì accioche doma,
ni qualchuno di costoro non ui uegga ? Jgueflefeno le co-
fé, che occorreuano a dire de la uer gogna . Del non uergo-
gnarfepoi, émanifefeo,che bifegnacauare dai contmrij*
VII.
O r a 3 fe determineremo che co fa Jìa gratta ;
ci farà chiaro à chi &* in che cofe fi fanno legra
ùc> ($f là difpofttione di coloro, che le concedo-
no . La gratta adunque diremo che fi a quella, per la qua-
le, fi dice >che chi lafa,feuuiene albifògnofògratiofamente:
?ionpcr alcun difègno , ne per profitto , che glie ne torni :
mafòlamente per qualche commodo di colui, che ladoman
da . Grande farà quando fia fatta 0 in qran bifògni , ò di
cofe grandi , 0 difficili, 0 in certi tempi, 0 chefòlo,ò chepri
mo, ò che più largamente degli altri ildonator la faccia ,
dlbifoenofola riceua . I bifògni fò?jo gli appetiti . O* di
quefìi appetiti ma/Jimamente quelli fin bifògni, che ne dan
no difj?tacere,fe le cofe , de le quali perno btfe^nofe non fi
poffono confetture . Di quefì a forte fono 1 defideri , come
quello de l' amore : quelli che habbiamo ne le ajHittiom del
corpo, & ne 1 perii oli ; pcrciochc defederà ancora coir.: ,
che fi truoua in pericolo : & medefemamente colui e ha do
lore.
1 28 De la Rettorica d'Ariftotile
lore . q) per quefioi benefitij che fi fanno à gli huomini
quando fino ridotti inpouertà,ffi quando fino in effigilo ^
per piccioli che fieno fino tenuti per grandi ; per la gran-
dezza delbifògno y & per ricetto del tempo . Come fu
quello di colui, che in Liceo fina lamico d'una flora . £'
dunque neceffarto, che ifiruigi fi -faccino maffimamente in
quefle cofi .fi no $ ne lequali à queste ,o ne le maggiori .
St poiché s'è dichiarato quando, & come fi fk la gratta 3 et
la condition di chi la rie e uè j e mani fé Ho ,che di queste co*
fi ci habbtamo à ualere per dimostrare , che gli ricevitori
de la gratta fieno of offro in talbifògno, ^ dolore,^ che
gli conceditori de/fa Ih abbiano fatta in una tale occorren-
za : fg) che 'l firuigio fia Bato d'una tal fòrte . & medefi-
mamente uien dichiarato comefipojfa annullar la gratta ,
^mofirar, che non ci habbiano gratificati . ò perche fac-
ciano, o habbiano fitto il piacere per loro intereffe ( il che
diceuamo non effer grafia s ) o perche l habbiano fitto à e a
fi> operforzjt, oper contracambio de la gratta riceuuta ,
^f non per graùfìcatione> o che lo /appiano che fia contra-
cambio , o che non lo /appiano . perche ne lun modo,& ne
t altro s'intende , che fi rie emp enfi questo con quello . 0n~
de che noanco cofi farà gratta . Et ciò fi deue confìderart
difiorrendo per tutti t diece termini : conciofiache gratta
s3 intende , perche fi concede o questa cofano fi grande, o ta
le 3 o in tal tempo , o in tal loco . Et per figno , che non ci
habbiano uoluto gratificare in questo, farà, che non ci hab
biano uoluto compiacere di minor co/a. g/ che habbiano
/erutti
Libro Secondo. 129
/erutti i nemici 0 di co fé mede/irne, 0 di pari, ò di maggiori.
Onde fi uè de mamfefi 'amente, che ne anco qucHe fi fknno
per conto no&ro . 0 uero,fèfàpeuano di conceder cofè , che
nonfufjèro buone : perche neffuno confefferà d hauer bifò-
ono di co fi cattiue . Hora hauendo detto del fitr gratta ,
& di non la fare ,• figuitiamo a dir de la mifiricordia ;
quali fieno le co/è mifir abili 3 di chi habbiamo mifiricor-
dia, & come fin fatti 1 mifiricordiofi .
Vili.
I e 1 a m o adunque che la mifèricordia fia
una certa paffione di co/a che ne s'appr efinti
male , oper?ntiofò , 0 dolor ojò m per fina , che
non meriti di rifeontrarfi in ejfo male . & che chi lo uè de
potejfe affrettar d hauer lo à patir ancor ejfo ,0 qualchuno
de fuoi . <& queflo s'intende quando fia mano . Onde è
mamfefto, che colui che deue effer compaffioneuole ,fia ne-
ceffiriameìite tale : cioè , che s*imagim d! hauer e a patire
qualche male, 0 ejfo, 0 qualchuno de3 fuoi . & di tal fòrte
male , quale habbiamo detto ne la diffimtione , ofimile , 0
prejfo che quello . (^ per queflo , non hanno mifèricordia
coloro, che fino in eHremaperditione iperche hauendo già
fofferto ; non s'imaginano d hauer più oltre a {offerire. Ne
anco coloro, che fi penfano d'effere in efiremafelicità : an-
zi che quelli fino ingiurio fi . perche prefumendofi di ab-
bondare di tutti 1 beni, e chiaro che fi credono anco di non
poter patir male alcuno .-perche ancor queflo e nel numero
R de beni.
•Tjo De la Retto fica d'Arfftotile
de beni . So?w qucBi compajjioneuoli quelli , che s'ima-
ginano di poter patire, ($f quelli che hanno di già patito >
& che fono /campati del male . ftj anco tuecchi, co/i per
lo fermo comeperlafierien%a,chegli hanno . gjr q uè II r che
fon debili . q) più quelli, che fin udì. gP* quelli, che fin dot
ti, perche fono di buon fintimento . & quelli e hanno pa-
dri > madri, figliuoli, ($f mogli : perche quefli fino quelli
che fi dicono effer de" noHri , & chepojjòno patire i mali
che fi fin detti . & quelli che non fino concitati da i moti
de lafortezga,come da tira,??* da l'audacia : perche que
fi tali moti fino inconfiderati de tauuemre . et anco quel-
li, che non fino in difpofitione di fare oltraggio : ejfindo
che ancora quefli non confederino dhauer a patir cefi al-
itela . Ma quelli fino còmpafjìoneuoli, che fiatino nelmez^-
xo di quefli cofìdifjfoftt . e>* quelli , che non temono gran-
de nente : perche ne gì' impauriti per e jfer ueffati da la prò
Priapaffione non ha loco la mifincordia . & quelli che Hi
mano, che fi truouino pur de glihuomim dabene : perche
chi ere de, che niffunofia buono giudica tutti degni del ma
le, che pati/cono . gj uniuerfialmente fino mifiriccrdiofì
gli huominr, quando fìano acconci à ricordar/i-, che fimili
Raffino auuenuti, ò à lorofleffl, ò a qualch'uno de t loro :
*) temono che à effi, o a i loro non auuenghino . & de la di-
Ipofltione de' mifiricordwfis'è detto à baflan^a . Le co-
fe, che ci muouono a mifericordia uengono dichiarate per
la diffinitione : percioche de lejfiaceuoli, ffj de le dolor o-
fifino mifèr abili tutte quelle > che fino diHruggjtiue : $J
. quelle^
Libro Secondo.' ijr
quelle > chepoffono addur morte . &* quei mali de quali è
cagion io, fortuna, quando fi ano grandi . Dolo rofi, & di-
firuggitiue fino le morti 3 le battiture , t afflittioni del cor
pò , la ueccbic^zjt 3 le malatie ,(gj la fitme . Tra quelle,
che procedono da la fortuna fono il non hauere amici , ($f
hauerne pochi . Et per quefla cagione fimo mifir abili an-
cora i difgiun? unenti da gli amici, & da i dome Siici; Icfi
fèr brutto , l'ejfer debde , teffere Storpiato , auuenir male
donde conuementemente s 'a/ftetta bene* E £ decader fpefi
fé uolte di fimil cofè . 7J c?nr qualche bene accaduto cl>e
già fiad male : cornei doni che furon mandati dal Re di
Perfia a Diopiu , chegiunfero dopo- che fu morto . fi non
haiier hauuto mai bene , ouero hauuto che (ìa non goderlo,
jQuefle dunque, & tali fono le cofè mifir abili „ Le per-
fine à le quali hauemo mifèricor dia fino quelle che noi co-
noficiamo, quando eon loro non h abbi amo troppo tiretto,
congiuntane : perciò con queftitaltè-come s'hanejfimo à
patir nei mede fimi . Et per quefio aAmafi non lagrima
(come fi dice) uè dendo condurre il figliuolo à morte , &
lagrimo uè dendo mendicare un amico : perche ne l'amico
è cofia mi fier abile , fg) nel figliuolo è calamito fa . Etdca-
lamitofó è diuerfi dal mifir abile : gy toglie ma la mifir i-
cordia . z/lnzj che e tyeffe uolte utile àfiire il contrario .
Oltre di quefio habbiamo compaffione quando neghiamo
la calamità, uicìna . & fi amo covjpajfioneuoli uerfo quelli ,
che cifinofimilipcr età, per coHumi , per habito , per de-
gnità , (^fper parentato . Percioche tutti quefiifono di
7y^ 2 quelli^
132 ; DelaRettoricad'Ariftotilc
quelli'; che maggiormente ci mo Brano , che la mede/ima
auuerfitk Po >ffa toccare ancora à noi : auuenga che ancora
m quefio y uniuerfalmente s'ha da prefipporre , che tutte
le cofi, che noi temiamo che non auuenghmo à noi, ci facci-
no pietojì > quando leueggiamo auuemre à un altro . ^)
conciojiache le aduerjìtà allhora fieno mifir abili , quando
le ueggiamo dapreffo j gjr che quelle le quali fin p affate ,
ò barino à uenir di miU 'anni , per p >aura,ò per ricordanza,
che nhabbiamo, o in tutto non ci muouono à compaffione,o
non tanto ; e neceffario, che coloro, che ci fino rapprefinta-
ti con la figura, con le uoci, con le uefli,& con tutto' l firn
biante quali erano mentre p attuano ,fi dimoBrino mag-
giormente degni di compajfione .-percioche cofi, cififinno
parer daprejjò mettendoci il male dauantiàgli occhi, o co
me futuro, o comepaffato . Et le cofi, che poco innanzi fin
fitte, o dafitrfidi corto, per la me de firn a ragione fino più
mifier abili . Diuentiamo ancora pietofi uedendo ifègni et
fintendo t attioni di coloro, che fino malcapitati :pognam
cafio t Icr ueBtmenti, ($f cotali altre cofi : e* le parole che
ip attenti hanno dette : come di quelle che fino in fu [mo-
rire . Etfipra tutto ci muoue à pietà , quando fi dice 5 che
quelli che fi fino trouati in quel termine , fi fino mo (Irati
ualorofi . percioche tutte quefle cofi fknno maggiormente
compajfione : perche ci rapprefèntano il fitto da preffi : et
come fi quei tali foffiro indegni di quella auuerfitk . f$? co
me fi noi la uè de/fimo con gli occhi .
IX.
Libro Secondo. i jj
/ X.
^(Rincontro de Ihauer compafjìone Ha
principalmente quel che fi chiama difdegnare :
per cwche il dispiacere > che sha de le indegne
aduerfità , fi contrapone in un certo modo a quello de le
indegne profferita . €t da uno fle/fo co/lume ,& da buon
costume procede luna & l altra di quefìe pajjiom . perche
con quelli che indegnamente hanno male ci conuien condo-
lere, &) haueme compafjìone . & con que Iliache indegna-
mente hanno bene ci conuien mofirar di/degno . auuenga
che ingiufla cofajia quella , chefifk contra al mento . &
per quello l'indegnatione s' attribuì/ce ancora àgli Dij .
Nel me de fimo modo parrebbe, che la'nuidiafipote/fe anco
ra contraporre à la compafjìone : come propinqua , ò come
una steffa co/a con Ihauer e à /degno . D^oridimeno e di -
uerfa . IPercioche/è bene ancor ella e di/piacere che ne tur
bi, fg) de l'altrui profferita ,• non è pero contra uno inde-
gno, ma contra unfimile, ?$> pari à noi . Et quefio di/pia-
cere conuien chefia fimilmente in tutti cofì inuidiofi come
difdegnofi . non perche dubitino, che nepo/fa incontrar lo-
ro altro male 5 ma per conto d! e/fo prof/imo . Che fé per con
to de/fi me de fimi fo/fe m loro quefio dispiacere,^) questa,
perturbatone, che de la prosperità di quel talenauuenif
fe qualche male a loro 5 luna non /ària più muidia, ne lai
tro di/degno : ma farebbe paura . Et è manifesto , che à
quefli affetti/èguono ancora altri affètti contrari^ -.perche
colui che s\ttrifia che h abbia male chino' l merita s s'alle-
grera>
1 34 DelaRettorica d'Ariftotìle
grevi , o in un certo modo non bara pajfione , che thabbia
chi l merita : come quando i parricidi, e i micidiali fon pu-
niti .perche neffun huomo buono fi ne deue attristare ^an-
zi che delfupptitio di quefti tali, ci douemo allegrare . &
cofi me de firn amente del bene di coloro , che l'hanno degna-
mente .-perche l'uno, , ^) l'altra di quefie cofifon giufie y
($f inducono gli huomini da bene kfintir ne piacere . Con-
ciojlache effendo buoni douemo neceffariamente (per are j
che quelle co fi , che fino auuenute d noftri fimili pojfmo
auuenire ancora à noi . fgf tutte queste paffioni deriuano
dal mbde fimo coflume . €t gli lor contrari^ dal mede fimo
contrario . Effendo che l'inuidwfifia uno (ìejjo con quello
che s'allegra del male . percioche dolendo/i uno, e he un al-.
tro habbiabene, ò Fh abbia hauuto, quel me defimo neceffa-
riamente fi allegrerà quando nefiapriuo,v gli fi corrompa.
Onde che tutte quefie cofi prohibifionò la mifiricordia . et
fi bene fino differenti, per le cagioni che fi fin dette ; à tor
uia la compaffionefino tutte utili fimilmente . cDel difide-
gnor e adunque diremo pnmatnente con chi ci f degniamo y
ffi di che cofi, gjr come fin fitti i difidegnefì . Et dipoi par
leremo degli altri affitti contrari^ à la mifiricordia . jg)
questo, che uolemo dire horafifit chiaro per le cofi dette di
fipra .-percioche fi lofidegnare e uno attriftarfi per uno il
quale ne paia,che indegnamente habbia del bene $ e mani-
fèfto in prima , che non tutti i beni fino atti a fiirnef de-
gnare . perche quando uno fio giufio,o forte, o dotato dal'
tra uertùs neffuno fi fidegnera con effluì : auuegna , che
quando
Libro Secondo. 135
quando fujfe il contrario non gli sfarebbe compaffione.
£Ma lo fidegno nafte da le ricche zjzg , da le potente , ty
d altri fimdi beni : de' quali (parlando ajfolut amente )
firn degni gli huomtni buoni . Et quelli che pojfeggono i be-
ni, che uengono da la natura, come fono la nobiltà , la bel-
lez&A) fp ] gb altri di queftafirte . 6t conciofiacofia che tari
ticos'aecoBi in un certo modo al naturale j è necefpirio ••_,
che con quelli e hanno un mede fimo bene , ci /degniamo-
maggiormente, fi thar anno per auuentur a poco tempo in-
nanzi acqui/lato, quando per queBo ne pano in proserà
fortuna .percioche maggior difpiacere ci danno gli arric-
chitinuouamente, che quelli che fino fati ricchi per anti-
co >$f per her edita de lor maggiori . €t co fi quelli che in
unfubitofiondiuenutt IPrencipi potenti ,{gj copwfi et ami-
ct ,q) dt buoni figliuoli , & di e ot ali altre co/è : & fi per
quefto ne ri/ulta loro quale// altro bene ; auuiene ihnede-
fimo -.perche maggior dispiacere ci danno ancora in que-
fio i nuoui ricchi , che fi ano uenutiin fignoria per conto
d'effe ricchezze, che quelli, che fino anticamente ricchi, et
enfi diciamo degli altri beni . La cagione è perche pare ,
che queflipojfiggano le co fi loro, & quelli altri ?jo . Con-
aofiache quello, che fi uc de Bar fimpre in un modo , ci fi
rapp re finta come co fa, che uer amente , & leggit imamen-
te fi a . Onde che i nuoui ricchi non ci fi rappr e fintano co-
me ueris & Uggitimi p off datori di co fi proprie . & per-
che non ogni bene e conuemente à chi fi fi a , che s* abbatta
adhauerlo ± ma tra ejjò bene> eHpojfeditore deue efiere in
un
136 Pela Rcttorica d'Ariftotile
un certo modo proporzione, fg) conuenienzjt , (come la bel
lezjjt de tarmi fi conuiene al forte, & non al giusto } &
le mogli illuslrifianno bene à quelli che fin nobili, qj non
à quelli, che nuouamente fin fatti ricchi s ) ci muoue àfile-
gno unhuomo ancora che fia buono , quando li fi a toccato
un bene , che non fi li conuenga . €i quando un'inferiore
contende con unfuperiore, ffl maffimamente ne la me de fi-
ma profeffione . Onde e fiato ancor detto .
Ch'HettorfugiadzAiace il fero incontro
Poich 'altra uolta il gran Gioue hebbe àfdegno
Ch'ardì contra àguerrier di lui più degno .
St quando non fa anco in una prof effìone , ci muoue à fide-
gno in qualunque modo fia che un da manco contraili con
un da più . come fi un mufico contendeffi con un giufto .
perche lagiufiitia e miglior de la mufica . Per quel che s'è
detto adunque uien dichiarato con chi cifdegnamo^per
che cofe .perche quefiefino, ffi cotali . Horaglt fidegnofi
fino quelli , che fi truouano effer degni di grandi/fimi be-
ni, & fino pojfeditori di beni equali con gl'indegni : per-
cioche non ègiufia cofi , che gli dijfimili à loro fieno fimil-
mente riconofiiuti . ^Dtfdegnofi fino dipoi quelli , che fi
truouano effer buoni, & uertuofi . perciocbe giudicano
rettamente, ^) hanno in odio le cofi ingiufie . Sif degna-
no gli ambitiofi , & quelli che fin defiderofi et effer e in
qualche maneggio : (èfr maffimamente quando adirano à
cofi, che fono siate configuite da gli altri , ancora che ne
fiano indegni . Et finalmente coloro, che fi giudicano de-
gni
Libro Secondo. ijy
gni da lor me defimi di quel che non i/limano Meritevoli gli
altri i con ejfi indegni , ffl d'effe co/e fi /degnano . Et per
aite fio gli huominifirudi, (jjf gli abietti,^ quelli che non
a/girano àgli honori nofifino difidegnofi : perche non è co-
fi alcuna di che e/fi fi reputino degni . %T>a queHe co/e uien
dichiarato diche , ffi di quali perfine ci habbiamo à ralle-
grare , o non dolere che fieno infortunate ò afflitte , o che
non configuano C intento loro . percioche da le co/è dette fi
mani/e Hano gli oppofiti loro . Onde che fi toratione jarà
tale, che di/ponga i giudici à difide gnar fi -, &fie dimoHre-
rà, che quelli che domandano compajjione, o in quelle cofi
che la domandano non la meritano -, anzj che fino degni
del contrario ; impojfibil cofi fiarà , che s'habbia lor mi/è-
ri cor dia .
X.
I e n e ancora dichiarato à chi, fg) di che fi por-
tainuidia, q) come fian fatti gì' inuidiofi '. Efi
findo che ttnuidia fia un certo di/piacere , che
noifinttamo di qualche prosperità , che ne paia di uedere
in quelli, che fin /imiti à noi ; intorno à quei beni , che fi
fin detti di /opra . non perche ne uenga alcun danno o com
modo à noi , ma perche ci di/piaccia del ben loro . 'Percio-
che inuidio/ifiranno quelli, acuì certi fino ,ò paiono equa
li . St e quali chiamo di natione,diparentato, dieta, di fi-
pere, di riputatone , {jjjf di fiflanzj . Haranno inuidia
ancora quelli, à li quali manca poco , che non habbiano
S ogni
1 1 8 De la Rcttorica cf A riftotile
ognicofa. Et per que fio fino inuidiofi coloro, che fi tr ma-
gli ano ingrandì tmprefe > &* che ritf cono loro felicemente.
Ter rtoche fi 'credono che tutto quello > che gli altri hanno
di bene,fifiemi del lo ro . Et quelli fino inuidiofi , che in
qualche cofiafiono honoratt fòpra gli altri ; & Specialmen-
te ne lafàpienza > gjr ne la felicità . €t gli ambitiofi han-
no più tnuidia, che quelli che non fino ambitiofi. & quelli
che uogliono ejfer riputati fatti . percioche fino ambitiofi
ne lafàpienza . & uniuerfialmente tutti che cercano d'efi
fèr riputati in qualfi uoglia cofia > circa la me de firn a fino
inuidiofi .. & gli pu fili animi hanno inutdta -.perche par lo
ro ogni cofia grande . I beni circa i quali fiemo inuidiofi fi
fino già detti, percioche l'inuidia confifie quafi circa tutte
quell'opere, (gjf in quelle cofi, ne le quali uogliamo ef/èr re
putati dagli altri, honorati, gloriati, & circa quelle cofi>
che fon tenute peruentura . Stdi quefie ffectalmente in
quelle, che noi defiderramo, o che p enfi amo che ci b fogni-
no, ò de le quali p offe diamo poco più, opoco meno de gli al-
tri . Et cofiuien dichiarato ancora à chi fi porta inuidia .
fonctofiache dicendofidt quefie cofi, e> di que Ili cti min-
diano; s'è detto tnfiememenie de gt inmdiatt . Tercioche
inuidiamo quelli , che et fin propinqui di tempo , di loco >
d'età, & di gloria „ Onde è uenuto ilTrouerbio * L \ n -
vidia vien da presso» Et quelli inui diamo .,
co quali contendiamo d'honore . ggf d honore contendia-
mo con quelli, che h abbiamo già detto : ma con quelli che
fino siati già mill'anni * ò che hanno ad ejfer e 3 o che fin
morti*
Libro Secondo. i ?9
morti , non e ueruno , che contenda. : ne manco con quelli
che habitano à le colonne d'Hercole : ne con quelli ,à chi/è-
condo noi, & anco fecondo gli altri , penfiamo di gran lun
ga e [fere a dietro : ne con quelli, che di molto Alianti amo .
Et quello auuiene cofì de le perfine , come de le co/è . W
conciofiache qucHo contender d'honore fta co i concorren-
ti, fc) co i riuali-, e necejjario, che queHitali infra di loro »>
fi portino maggiormente inuidia . Et però fu detto ,
Lanuidia e fi-agli artefici .
Et quelli che difficilmente , ò non mai confègmfcono i lor
defìderi , portano inuidia a coloro , che prefiamentegli a-
dempiono . Jnuidiamo quelli, chefipojfiggono, ì> condu-
cono àperfettione una cofà ; ne torna uituperio a noi . per-
cioche ancora quefii ci fino propinqui, ^ fimili : perche fi
uè de manifie fi amente, che comparati à loro, noi non confi-
guriamo quel ch'ejfi confeguono . fi che facendone rincre-
/cimento ; ne rnuoue anco inuidia . Siamo inuidiofi dt
quelli, li quali hanno , òpojfiggono quel che fi conuerr eb-
be hauere à noi : o che habbiamo hauuto per prima , Stper
quetta cagione i uè echi hanno inuidia a igiouini . Inuidia-
mo ancora coloro, che conpoca fjfreja confeguono ilmedefi-
mo, che noi con molta . T>a quel che s'è detto mene ancor
dichiarato di che , g-r /opra di chi quefii medefimi s'alle-
grano, Qf come effi fin fitti : per cioche quando s'allegra-
no fino difiofli al contrario di quando fi dolgono . Onde
che fi noi condurremo i padroni del giuditw in quella di-
fiofitione , ne la qualfinogl inuidiofi , e i maligni; &fè
S 2 quelli
419 De la Rettorica d' A riftotilc
quelli che domandano compajfione ,o che fi conceda, loro
qualche cofia, far anno di quelli, che hauemo detto , che fi-
nofittopofliàla malignità q) à l'inuidia; e chiaro > che
?ion farà loro hauuta mifiricordia .
X I.
I qui fi firn anif e Ho' ^ come fin fitti quelli che
finno àgara i (gjr in che , & con chi fi gareg-
gia . Ter cioche fi lagara e un certo diffiacere
che ci pigliamo quando coloro , che di natura fon fimilià
noi, hanno, ò ci par chabbino di quei beni honoreuolt , che
ancora noi potremmo configuire ; non perche gli habbino
quei tali $ ma perche non gli habbiamo ancora noi , (che
per quefio lagara è cofia buona , & cade ne gli huomini
buoni } ffi tìnuidia e cofia cattiua , ^) uien ne gli cattiui
huomini : auegna che l buono per gara s'indufirta di con-
figuire il bene per lui : ^-) il cattiuoper inuidia d impedi-
re che non l'habbia ilprojfimo ) e necejfario, che quelli che
gareggiano fiano coloro, che fi riputano degni de' beni, che
non hanno . perche neffuno cerca di quelli chefiglimofira-
7io impojfibili . (^fper quefio è che igwuini, e i magnanimi
fin tali, q) coloro, che hanno di quelli beni, cheficonuen-
gono à huomimhonoreuoli . I quali beni fino le ricche zjj ',
i fituori, l'amicitie, i principati, fg) gli altri fimili . perciò
che queHi tali, come quelli à chificonuenga ctejfèr buoni;
conuenendofi queHi tali beni à i buoni; gareggiano per ac-
quetarli . Et quelli j che fino reputati degni da gli altri .
ft} quelli
Libro Secondo. 141
ffi quelli ,gli antichi, 0 1 parenti, VI capato, 0 la gente, ò la
patria de' quali fino h onore noli , cercano à gara gli bonor
loro .-perche li tengono per co/e lor proprie : & ejfì fi ne ri-
putano deg?ji . T^e gli beni, fi gli honoreuolifòn quelli, che
ci metto7io in gara s è neceffxno, che ancora le uertù ci fac-
cino gareggiare . fg) quelli beni che fino utili àgli altri, &*
attiàfitr bene fino .perciochehonoriamo 1 benefattori, ($f
gli buoni . gjr quelli de' quali ilproffimo ha godimento ^co-
me le ricchezze, & la bellezza ,piu che la finità . Di qui
uien dichiarato ancora con chi pigliamo a gareggiare :per-
ciochefino quelli, che pojfiggono queBi , gjfimili beni ,
quali fin quelli che hauemo detti, come lafirtezx/tja Sa-
pienza, il Principato . ( 'per rioche 1 Principi poffonofkr be
ne à molti) 1 Capitani , gli Oratori , (§Jr tutti gli altri che
fino di firmi p off anza . fg) coloro à chi defiderano dejfèr
molti firn-ili y 0 molti conofiiuti, 0 molti amici : 0 che da
molli fino ammirati : 0 ucr amente che fino ammirati da
noi . Et quelli che fino lodati , 0* celebrati da gli firit-
tori y ò poeti, òprofàtori chefiano . Jgueffifino con chi
gareggiamo . Sì gli lor contrarij fino quelli, che noi di-
spregiamo .percioche il dispregio e l'oppofito de la gara .
£' l gareggiare del dispregiare . Et è neceffario , che que-
Bi cofi fitti , che pigliano , 0 che fin prefi in gara, fi ano
dispregiatori di coloro i quali hanno i mali contrarij àgli
beni che fi cercano àgara . Stper queflo di/pregiamo fpefi
fi uoltegli huomini fortunati , quando la lor buona fortu-
na fi a finzjL 1 beni honoreuoli . 6t in fino à bora habbiamo
detto
142 De la Rcttorica cTAriftotile
detto di che fi fanno lepaffioni : & con che fi tolgono uia :
da le quali co/e uengono le perfuafiom . 'Dopo questo ue-
gnamo adire de3ue7$iyò de le nature deglihuomini^ quali
fino fecondo lepaffioni) gli habiti 3 l'età 3 &* le fortune 3 0
conditiom loro +
XII.
L I ^Affetti chiamo io tira> ildefiderio, (5* gli
altri firmila de quali h abbiamo trattato di fi-
fra « Gli habiti domando le uertù > &*gli ui-
tij .: de' quali ancora se detto . S'è detto ancora di quelle
co fi _, checiafcuno elegge di fkre 0 -g) de tattioni in che fi
trauaglia . L'età dico che fino lagiouentù, il mezjzo tem-
po ,& la uecchiezza . Ter la fortuna intendo la nobiltà 3
le ricchezze > q) la potenzia > & gli lor contrarij .. ^-) uni-
uerfàlmentelaprofi?erità3 ffi l' auuerfità .
/ Giouim dunque inquanto à i cofiumifono uogliolofi 3
fé} pronti a cauarfi le lor Moglie . Et de gli defideri che fi
appertengono al corpo yfòno maggiormente inchinati à gli
ueneretj ffim quelli fono incontinenti * Facilmente fi mu-
tano ; preHo fi fàùano .: defidemno fortemente ^ ma poco
durano 1 lor defìden . percioche le lor uogliefòno acute 5 &
non molto fiffe* come lafite 3 (^f la fame de gli ammalati ,
Sono iracondi i, ($f difubita colera > (^fila/ciano trafior-
tare agl'impeti loro * Sono uniti da tira -, perche quando
uengono diffregiati3 per ambitione non lo fòp portano : an-
zj fi fiiegnano a penfire fittamente, che fi fàccia loro ingiu-
ria*
Librò Secondo. 14 j
ria • Sonò ben defiderofi ahanore, ma più diuittoria ►
percioche lagiouentu defederà di re Starfòpra gli altri . ?y
la uit torta e come ilmcdtfimo ychereSìar fuperiore . {£)
de l 'una , j^f de l altra co/a di quefie fino più uagbi che de
danaio . Et non i Stimano i danari , perche non hanno an-
cor prcuato d batter b fogno, fecondo il detto di Pittaco ad
zAmfhiarao . D^oti fino fialtriti, ma {empiici .-percioche
non hanno ancora Sperienza di molte malttie * Credono
fàcilmente : perche non fino ancora Siati ingannati in mol
te cofè . Sperano fimpre bene : perche fono tenuti caldi
da la natura come gli ubbriacht daluino : & anco, perche
non hanno ancora prouato dar in fallo molte cofè. U mo-
no per la più parte con la Speranza : perche lo Sperare e de
l'auuenire, ^) lo ricordar/i del pafj aio . <£Ma igiouini de
tauuemre hanno affai, ($f dei p affato poco . Onde che tro-
uandefi ne' primi giorni lo ro $ par che non h abbiano da ri-
cordarci dt cofa\ alcuna j £?* da douer fperar ogni cofa » Et
per queSto e facile ad ingannarli, per che facilmente fpera-
no . Sono ancor a più forti 1 perche fino Spinti da l'ira, et
infiammati da la fperanzjt „ de le quali cofè , tuna toglie
uia la paura : l'altra genera confidenza .perche neffuno a-
dtrato teme : gj lo fperar qualche benefit che l'huomo con
fida » Sono uergognofi : perche non conofiono ancora al-
tro honeSlo, che quanto è Slato infognato loro, ^) prefirit
to fi/amente da la legge . Sono d animo , fg) di Spirito
grande : perche non fimo ancor domi dal intiere , c> non
fanno che cofa fia neceffita * 0* anco lo Stimarfi degno di
cofè
f 44 De k Rettorica cf Ariftotile
co/è grandi ì magnanimità . Et quefiaflima di fé uien da
lofferar bene . £Nj le lo ro attioni s 'attengono più toHo à
thoneflo che à futile .perche nel uiuere guardano pm à la
creanza j che al conto loro . fi conto ha l'occhio à l'utilità :
(jffjf la creanza mira nel douere . Sono amoreuoli de gli
amici y & uaghi di compagnie più che l altre età : perche
s* allegrano di ft are in conuerfaiione . €t perche non giudi-
cando ancora cofa alcuna da l'utilità^ manco da quella giù
dicanogli amici ,• In ogni affare peccano ne l'affai > (^f nel
fòperchio contra al precetto di Chilone .percioche fanno 0-
gni cofa troppo . Troppo amano > troppo odiano^ agri al-
tra cofafimilmente . Siprefumono> & affermano difape-
re ogni cofa . Che ancora queBo è cagione > che pecchino
fempre nel troppo . fngiuriano per 'fòperchieria > non per
malitia >: Sono.mifericordiofi : perche penfano ., che tutti
gli huomini fieno ^ioueuoli^ 0* buoni . Et mifur andò gli al
tri da tinnoceniia loro > fàcilmente fi credono che fia fatto
altrui male à torto . Si dilettano di co fé da ridere : (^f
per ouefiofònofòUaxj^euoli . IPercioche il burlare non è
altro 3 che un ingiuriar de Bramente 3 fg) fèn?^a uillania .
& tali fono icofìumi de'giouini .
XIII.
Ve c c h 1 y & quelli che già uanno in declina-
itone 3fòno per la più parte di coBumi quafi
contrari] à quefli . Ver cloche per ejfer munti
moli anni ,♦ per ejfer flati ingannati in molte cojè ,• per ha-
uer
Librò Secondo . 14 %
ner molte uolte fatto de gli errori ,• ffl perche la maggior
•parte de le co/e del mondo fino imperfette ,• ninna ne ten-
gono per ferma : &f in tutte procedono più rifiruatamen-
te> che nonfconuiene . Penfi y credo , potrebb'ejjère e lor
fillio di dire , nulla dicendo difapere . ffl i ogni co fa fi an
do infra due }fiwpre ui mettono il forfè ^ l perauuentura.
fr) co fi dicono d'ogni co fi . q) fermamente non offerì fono
mai nulla . Sono malitiofì : perche la malitia non è altro y
che ripigliare ogni cofa in mala parte . Sonofifiettofi .per
che difficilmente credono . & difficili à credere gli fi la
fperienza . Et per quefie medefime cagioni non hanno ne
grande amore > ne grande odio . Ma fecondo il precetto di
Biante, amano con nfiruo di potere odiare^ odiano con
rifiruo di poter amare . Sono di poco animo > come già do-
mi dal uiuere . percwche non defiderano cofa alcuna ne
grande ; ne difiuerchio : mafilamente quel ch'è necejfario
à uiuere . Non fino liberali : perche la rohba e una de le
cofè neceffarie a la uita . Oltre che per ifierienzj, fanno
quanto fia difficile à guadagnarla , fg) fiale à mandarla
male . Sono timidi, (gjr in ogni cofa hanno paura del male
auanti che uenga : come di contraria diffo fittone a3 gioui-
ni : per cioche effl fon freddi y e i giouini fino fruenti . on~
de che da la uecchiezga è Hata in loro introdotta la timi-
dità . conciofiache la paura nonfia altro , che un certo raf-
freddamento . Sono amatori de la uita : q) maffimamen-
te ne te (ir e me giornate .per e io che ildefìderio è duna cefi
che fa lontana . &) di quello che hanno più bifigno hant.o
T anco
1 46 De la Rettorica d'Ariftotile
Anco più dcjì devio . Si lamentano d' ogni coja più che non
(tconu'une .percwcbe ancor quefia è una certa pufillani-
mità . Il lor uiucre non e uolto à thonefto, maà l'utile più
che non fi conuiene . percioche fono troppo amatori di lor
me defimi . Conciofia che t utile fia bene àfefiejfo, &* l'ho-
neflo fiafimplicemente bene . Sonofiènza uer gogna più che
uergognofi : perche non fi curando tanto de l'honeHo 5
quanto de lutile $fiwno poco cotito di quel che fi paia ad
altri di loro . Non hanno quafi mai buona speranza . fi
perche fino di natura timidi 5 come perche hanno conofciu-
toper e fi er icnza ; che la più parte de le cofe del mondo fio-
no ree. €t per quefio molte funno cattiua riufeita. ZJ tuono
più toflo accompagnati da la memoria ^che da la Fferanztt .
perche ilreflo de la uita loro è poco, & lopajjato è molto .
€t la Iferanza s'intende de l'auuerùre^ la memoria del
paffato . Ghte fi a ancora e la cagione che lifk ragionar uo-
lontieri -.percioche raccontano tuttauia de le cofe andate 3
come quelli ichc fi pigliano piacer di rammemorarle. Han-
no ancor effii loro impeti fiotti > ma di beli . & parte de le
lor uo? He fi ne fieno andate : parte foìio pure indebolite .
Onde che non fono più uogliolofi, tèff fi tr attagliano non per
le uoglie> ma per lo guadagno . Et per quefio iuc e chi paio-
no moderati . perche da tu» canto le uoglte fon rtmeffè :
da t altro fi danno al guadagno . Z) tuono guardando più
toHo ài lor difegniy che à la creanza . perche ddifieqno ha
l'occhio à l'utile : & la creanza à la uertu . fngjuriano
per malitia non per fuperchieria . Sono mtfericordiofi an -
cor
Libro Secondo • 147
cor efjl : ma non per la medefima cagione che i giouini :
perche quefti hanno compostone per humanità 3 (gjr quelli
per debolezza . perche p enfiano > che ogni auuerfità che ueg
gono ne gli altri jìa uicina à loro . La qualcofa s'èprefap-
poflo> che fio una de le diffofiiioni del mifiricordiofò . £t
per que fio fono fkflidiofi > (^ non faceti ne filla^euoli ;
percioche ilfkflidiofi e foppofito dclfillazjuole . Et tali fi
no i co fiumi de3 giouini > ffl de' uecchi . Onde ejfendo che
ciaf uno appruoui quel dire chef confà co fuoi co fiumi >($f
quelle perfine 3 che fino fimi li a lui , fi uè de chiaramente À
che modo ufando il parlare •> pojfamo noi parer tali3&fkr
parer le no/Ire orationi .
XIIII.
V e L L 1 3 che fi anno inful colmo de fetà^mo-
nifeft amente faranno di co fiumi infì-a i gioui-
ni > e i uecchi : rifigando ilfiuerchio di quefli ò
& di quelli : non troppo animo/i^ che farebbe audacia^ ne
troppo paurofi : ma ben conditionati ne l' una parte > ^ ne
l altra . non creduli > ne difir edenti con ognuno ; ma p'm
diuerogiuditio che altramente . Non riguardano filamen
te t bone Bo 3 ne filamente lutile 5 ma l'una co/a ($f lai-
tra. Non fino far fi \ ne diffipaton : ma fecondo il conue-
neuole . &) fimilmente ne tira3 & neldefiderio tempera-
ti conforteT^a^ & forti con temperamento. Le quali ^er
tu ne gli giouìni^ ($f ne i uecchi fino di/giunte : perche igio
uim fin forti y & flemperati * O* gli uecchi temperati fg)
T 2 timidi*
1 48 De la Rcttorica d'Ariftotile
timidi . fé? per dire infomma, in e /fi e r Acce Ito i: freme tut
to quello di buono, cbelagioucìitu,^ la ueccbie^zjt s'ban
no partito fra loro . Et in quello che ambedue quefleetà
tr ap affano 3 0 mancano , effi hanno dmifurato , e'iconue-
neuole . In queUo colmo detà ci trottiamo in quanto al cor
pò di trenta anni fino in trentacinque , quanto à l animo
circa li quaranta noue . Et de lagiouentu, de la ueccbtezj-
2^f*j> ffl ddmez&p tempo , et de coBumi dteiafiuna dique
He età fra detto à baBan-^a .
Ora uenendo a beni de la fortuna sfiguitia-
mo a dir di quelli , che fanno accidentalmente
negli huomini una certa qualità ancora di co-
fiumi . fi co fiume dunque de la nobiltà farà di far più de-
fiderò fi dhonore coloro, che lapojfeggono .perche tutti che
hanno una qualche cofa,fògliono cercar d aggiunger ui . et
la nobiltà non e altro che unhonoranzjiche hauemo degli
antecejfor nofln . La qualnefk dispregiatori > ^J anco di
coloro, che fino bora filmili à ejfi nofiri anteceffori . £t que
fio, perche le enfi di lungo tempo auanti fino più honoreuo
li , & dapoterfinepiu modefiamente uantare , che le mo-
■ derne, & finte da noi . St ben nato fi dice uno, la cui cbia-
rezsa uien da la uertu de fitoi maggiori . &generofi e co
lui, che non degenera da la lor natura . La qualcofa il più
de le uolte non incontra àgli nobili . Conciofiache molti di
loro frano perfine abiette . percioebe ne le gener adoni de
Libro Secondo. 149
eli huomini corre una certa fertilità>come talhora ne le co >
Ce de3 campi . & qualche uolta quando un legnaggio e buo
no, ui no/con n fino à un certo tempo buo mini eccellenti : di
poi danno à indietro . c> li legnaggi 3 che naturalmente
fino di (hir ito 3 & et ingegno eleuato 3 tralignano in costu-
mifurio fi : come quelli che fin uenuti da ^Alcibiade 3 ($f
dal primo Diomfìo . £9* le /chiatte 3 che fino di quieta natie
ra degenerano in dapocagine 3 ^) slolide-zga 3 come gli di-
fi efida C mone 3 da 1? ertele 3 ^f da Socrate .
Costvmi che accompagnano le ricchezze y
per ejjère in confietto d'ognuno $ da tutti fi pofi
JSJ finofkcilmente conofiere ; ferciochefionofiper
chieuoli3 (tjy fiiperbi : contraendo un certo che di uitio da
la pojfi filone de le ricchezze : che hauendo queste fi prefit-
mono dejfier tali y come fi tenefièro dhauer con efiè tutti
gli altri beni . e?* queBo perche le ricchezze fino come un
equiualcnte alualor de l' altre cofi ; onde par loro che tut-
te fi p affano comprar con efiè . Sono delicati 3 & borio fi .
delicati 3 parie perche cofifiono neramente : (^ parte per-
che uoghono moflrar dìeffer fidici . T> or io fi 3 O*fitieuoli
ne le loro oftentationi . percioche e fi/ito d'ognuno di com-
piacerai, & di Bar firnpre infili dimoBrarfi intorno à
quelle cofi 3 che fino amate, f^) ammirate da loro . & an-
coperche fi ' p enfiano 3 che gli altri fi an uaghi di quel che fio-
no ejfi. Oltre che nonfinza ragione fin cofi ' condì tionati :
perche
1 50 DelaRettorica d'Ariftotile
perche molti fino quelli, che hanno bifigno de thauer loro,
Concie uenne quel detto di Simonide, deglifiapienti , e>
de' ricchi, il quale domandato da la moglie di Hierone
qualdi due fcjje meglio diuentare 3 o ricco 3 ofapicnte .
(l(icco , rifpofi : perche io ueggo ( difife egli) che i fiapienti
s'aggirano intorno àie porte de ricchi. Sono ancora co fi
fitti y come quelli , che fi riputano degni di fignoreggi are :
ft} quefto3 perche fi credono d'hauere quel che gli ficcia de
gm di Signoria . & per ridur tutto in un capo ; i cofiumi
de' ricchi fino dipazgo, e> di fortunato infieme . éMa di-
uerfi/òno quelli degli arricchiti di nuouo y da quelli degli
ricchi per antico :per ejfier negli nuoui maggiormente tut
te le cattiue partii (^peggiori che negli altri . Tercioche
l'ejfer nuouamente riccone come hauere una ricchezza fai-
uatica . Fanno ingiuria non per malignità >mdo per fiper
chierid> òperincontinenzjt : come nel menar de le mam3
& ne l'adulterare .
XVII.
SImilmentb fin manifesti quafi per la più
parte i cofiumi de' potenti, percioche alcuni
ri hanno 3 che fino ime de fimi con quelli de ric-
chi > 0* alcuni che fino migliori . Più uaghi de gli honori >
et più turili fino di cofiumi i potenti che i ricchi . percioche
defiderano d* intrometter fi in quei maneggi 3 che hanno fk-
cultà di poter fitre per la potenza. Sono più accurati .-per-
che hauendo il carico fipra di loro fon forzjiti di fi are
auuertiti
Libro Secondo . 151
auuertiti à quel che fa mesliero per mantenimento de la
lor potenza . Hanno più tofto del grande che de l'imperio-
fi -.perche la degmt àgli rende più riguardeuolij che non fi
no gii altri huomini . Et per quefio ne le loro attioni pro-
cedono più mifurat amente . ftj la grandezza non è altro y
cheunapiaceuole, & gentile imperiofità . 0f ingiuriando
non offèndono in co/e leggieri ma di gran momento .
XVIII.
<iA Profferita ha per fue parti i coflumi de' fi-
pr adetti : percioche quelle > che noi tegniamo
che pano maggior profferita 3 fi Stendono per
tutti quei beni che fi fin detti . gf oltre à quelli ^compren-
dono iejfir auenturato ne3 figliuoli : q) quanto al corpo 3
[abbondar defuoi beni , I fortunati dunque fino più fu-
perbi j & più fionfidcrati > che gli altri huomini , come
quelli, che fi confidano ne la lor buona fortuna . ZJn coBu
me nondimeno gli accompagna miglior di tutti gli altri:
che fono religiofi , ($f in un certo modo ben disfoBi uerfi
Dio : q) quefio 3 perche per fuo b ene fino fi p enfino deffer
lenificati da la fortuna . Habbiamo hora detto de' coflu-
mi appertenenti a [età , & à la fortuna . perche 1 contra-
ri^ di quelli, che fi fon detti , per i lor contrarij fi manife-
fiano . come i coBumi de'poueri , degli sfortunati , & de
gì impotenti . £Ma conciofia cofa che l'ufi de' parlamenti
perfuafimfiaper rifletto delgiudftio : percioche ne le cofè
giafapute, gj giudicate non accade più di parlar e 3 inten-
dendoti
r j z De la Rettorica d'Ariftotile
dendofi per giudit io ancora quello , nel quale il ragiona-
mento fi uolge ad una fòla perfòna : o che perjìiada , o che
diffuada, come fin quelli che ammoni/cono , O* quelli che
ejjòrtano. che nondimeno hanno quel!' un filo per giudice :
ejfendo che giudice uniuerfalmente s'intenda quello , a chi
fk mifiiero diperfuadere , cofì dicendofi contra l'auuerfà^
rio, comepigliandofiunfiggetto da fi Beffo .-perei oche bi
fógna pur che fi uenga a le ragioni di quel che fi dice , qj
che fi distruggano le contrarietà che uifeno, contra le qua*
li s3 indirizzali parlare , come contra l'auuerfiario . Et cofi
anco nel genere dimofiratiuo , percioche il dirfìriuolge à
lo filettatore, come à giudice . 3\da giudice infimma per
fimplice intelligenza fi dice quello che giudica fopr •a le que-
stioni de le controuerfie ciudi . Terciocbe in queflioni fi
mettono cofi le cofi che fi litigano , come quelle che fi confiti
tano . nA questo giuditio dico , indmzjzandofi l ufi de
l3 or ationifipr adette $ %$» effindofi de i coftumi , che molto
giouano a quefio, parlato prima nel deliberatiuo > quando
fi trattò de la natura di ciafiuna fòrte di ciuilità s fi mene
adejfèr diffinito, come, & per quali mez^is' hanno kfiire
i ragionamenti conformi à i co slumi di tutti . ffi conciofia
cofi ancora, che3 1 fine fia diuerfi in ciafiuna forte doratio
ne : di questi fini tutti hauendogia prefi le oppenioni , &•
lepropofitioni donde cauanolc lor pruoue , & quelli che
conjultano, & quelli che dimostrano , & quelli che liti-
gano . Sthauendo oltre di questo determinato diche cofi
s3 hanno à compor l'orationi accommodate à i cofiumi -, re-
fi a hora,
Libro Secondo. 15 1
fi a bora, che uegnamo à le co/è communi . Ter cloche e ne-
ceffario ch'ognuno nel fuo dire mfirifia di quelle co fé , che
fon circa, ilpojfibile > ffi l' imponibile . e>* che de' dicitori
alcuni fi sforzino diprouare a che una cofafìa per ejfere y
et alcuni cbefìa fiata . Commune ancora à tutte le forti de
l'orationc, e di poter fitr grande > gjr piccolo quel di che fi
ragiona . Tercioche tifano di r ingrandir e > q) difimnuir
le cofi> *g) confortando 0 difconfòrtando : gf lodando a
uituperando : gj accufando 0 difendendo . ^Determinate
quefte co fi ,• ci sforeremo di ragionare de gli entimemi in
commune, fi h aremo che dirne : & anco degli effempi .
sAcctoche aggiungendo ut bora quel che ne relìaua à dire >
diamo perfezione à la propofia che ne facemmo da princi-
pio . 6t di quefte co fi communi lo r ingrandir e (come se
detto) e appropriaùffimo al genere demoslratiuo ; la co/a
fatta al giudiziale y (percioche del fitto nafie ilgmditio . )
'lfoffibile> e l futuro al deliberatiuo .
e
XIX.
I e 1 a M o adunque prima del poffibile 5 <&*
de timpoffibile . Che di due contrarij >fi uno è
ɧJ poffibile chefia > 0 che fi fàccia .parerà che fia
anco poffibile l'altro . pognam cafo , Se cpojfibile che un
buomo fìa fitto fino y farà ancopoffibilc,chefifia am?nala-
to . perche una mcdefimapoffibilità e d'un contrario > che
de l 'altro inquanto fino contrarij . Et fi fi può far cofafi-
mite à quefia i/i potrà fire anco quefia . & (e e poffibile
V una
154 Deh Rettorica cTAriftotile
una più difficile ,farà anco quefla che e più fàcile . Et efi
fèndofì potuto far e una, co/a eccellente > (^f bella ;fi potrà
anco fare comunque fi fi a .perciocbe più facilmente fi fa
una cafa2 che una bella e afa . Et fé et una ce fa è pojfìbde
il principio > farà poffibìle anco tifine . perciocbe non fi fa
ne fi comincia àfar co fa alcuna di quelle che fono imponi-
bili à far fi . come dire che 7 diametro babbi la mede/ima
mifiira col fio lato^mai non fi comincerebbe àfare3 ne an-
co fi fa . Et di quello che fi può far la fine 3 fi potrà fare
anco il principio .-perche dal principio fi fanno tutte le co*
fé . (^ fi epoffibile che fi fia fatta una cofa, che babbi Uefi
fere > tifa lageneratwne dipoi $ farà anco poffibde una che
l babbi prima . come per effempio^Sefipuofare unbuomo
fi può anco fare un fanciullo . et potendofi fare il fanciullo}
fi potrà far thuomo ancora .-perche il fanciullo è il princi-
pio de thuomo . Ttffibili ancor a fono quelle cofi > àie qua-
li habbiamo amore 3 & defiderio naturale .perche neffu-
no ama le cofi impoffibili ^ ne le de fiderà il più de le uolte .
Et quelle poffono effere > (gjr fipojfono fare } de le quali fi
truouano lefiienzj>& lartt . & quelle ycbe hanno ilprm
cipio de l origine loro in quelle cofe3 (gjf /;; quelle perfine >
che noi p affiamo o forzar e ^ o perfuadere . & quefte fono
quelle de le quali noifiamo ofuperiori> ò padroni >o amici.
Ztffe duna co fa faranno poffibili le parti yfarà anco poffi-
bde il tutto . &finèf>ofjibtle il tutto > ne faranno anco le
parti . perciocbe fi dunfaiofipoffonfare timbuftoje ma-
niche 3 & le falde $ fi potrà far anco ilfaio intero . fé} po-
tendoli
Libro Secondo . 155
tendofi finterò, fi potranno ancora fimbuflo, le maniche*
& le falde . 0 quando Jia tra le cofi poffìbili il genere tut
to sfarà anco poffibile lafua (fette . q) quando laffetie t
ancora il genere . Qsm& dire ,fi fiponno fabricar legni da
nauigare $ fi potranno ben fkbricar galere . €tfi fi ponno
galere -,fi Potranno anco legni da nauigare . Et de le cofe
che naturalmente hanno fiambieuole relation fra loro ;
quando ne jìa pojjìbile una, farà ancora l altra . Tognat»
cafi,fifi può fare il doppio ; fi potrà anco la metà : & fi
f può la metà , ancora il doppio . (^ potendoli fitr qualche
cofi finzl arte ffl jèn-za apparato } fi potrà anco fare con
arte , & con diligenza . Onde ancor dt quefle cofe dffì
^Agatone .
Sono l opere noHre amminiHrate
tAltre à fòrte da noi ,
Et altre àfone , tf per neceffitate .
€t quel eh3 e p off bile à coloro che fin peggiori , ò minori , ò
manco prudenti , farà poffi bile maggiormente à coloro, che
fono per toppofito, come diffi Socrate , chegraue co fa li fa-
rebbe fiat a, fi non haueffè potuto trottar quello , che haue-
ua imparato Eutimo . Gli imponibili poi fino manifesti :
perche confiflono ne gli contrari^ de' fipradetti .
Se la cofa e fatta, 0 non fatta, fi confiderà per quefle uie.
^Primieramente ,fi e fatto quel che di natura è meno atto
à fkrfi sfarà benfatto quel che più ageuolmente fi fioi fa-
re . (^ fi e fatto quello, che efilito far 'fi dipoi 5 fi farà anco
fatto quel che fifa prima . Come dire, fi uno ha dimcntt-
V z caia
1 5 C De la Rettorica cFAfStotile
tata una co fi , l'harà anco imparata qualche uolta . frìfi
unpoteua, et lo uoleuafare $ l'ha fatto, per eh e tutù quan
do fin potenti di far e, uolendo, fanno . perche none e coja
che gli impedi/c a . €tfe uoleua,& non hauea di fiori cofa,
che li deffe noia $ &fe la cofafìpoteuafare , gf egli era in
colera j fflfi potata, & nhauea defiderio-, ferche quelli
che defiderano per lo più potendo, fanno : i tr fi i peri neon
tinenza, e i buoni per defide no de le co fé buone . Et fé la
co/a era per far fi $ (gjr egli era per farla $ l'ha anco fatto .
perche uerifimilcofa e, che chi fi auaper farei abbia fatto .
Si far a ancora fatta una cofa , quando farà prima fatta
quella , che naturalmente e f olita àfarfi innanzi > oche fi
fa per cagion d'effa . Come per effempio . Se ha balenato ,
ha anco tonato . & fi (ha tentato , fha anco fatto. Et
quando fian fatte quelle cofe , che naturalmente fi foglio»
far dipoi : b quella per cagion di cui fi fanno s fi faranno
ancor fatte quelle , che fi fanno prima . come farebbe à di-
re, Se ha balenato i ha anco tonato . et fi fha fatto fha an-
co tentato di far e . Di tutte q uè fi e cofe, altre fono nece fa-
né, (jfff altre auuengono per la più parte . Il non efferfifat
io poi e manifefio cheficaua dagli contrarìj de fopr 'adetti.
fi futuro ancora fi caua manifefiamente da quefi ilo-
chi medefimi . perche quel che (la nel potere, gjr neluolere
farà . & quel che Ba neldefiderio, ?ie l'ira , 0/ ne la ra-
gione, quando ui concorra anco il potere ,farà medefima-
mente . Onde quel eh" era già in precinto di far fi ', b uera-
mentefidoueafare $fi può dir che fi farà . perche per lo
£Ìt(9
Libro Secondo. 157
più , fi fanno più to fio quelle cofè ,che erano per effer fatte 3
che quelle > che no . Farajfi ancora una co fa quando pena
fatte quelle , che per ordine naturale (ìfòglion prima . Co-
me dire, Se e nugolo ,• uerifimilmente douerà piouere . &
quando fa fatto quel che fifa per cagion duna coja ,• e ue-
rifimile che ancora quella tal co fa fi faccia . come per effem
pio . Ejfendofi fatto ti fondamento d 'una cafa ; fi douerà
fare anco la cafa .
De la grandezza, & piccolezza de le coje 5 del mag-
giore , (gr minore : q) infòmma de le cofi grandi >& pic-
cole sfamo già chiari per quel che di foprafe ne detto .
Ter cioche nel genere deliberatiuo s'è trattato, & de la
grandezza de* beni, & di quel eh' e più, £> meno affoluta
mente . E (fendo dunque , che in ciaf una guifa da dire il
fine proposto fa bene spognam cafo l'utile , thoneBo , e'i
giuflo ; è mani fé fio ch'ognuno deue torre a ringrandire le
co fi da 1 lochi di que (li fini . Et cercar di dire altro de la
grandezza, f$ de lecceffo affolut amente, finza applicar-
la à la fra materia, farebbe un parlare in uano . percioche
i particolari de le co/e , fino più appropriati à tu/o che gli
untuerjali . ^y di quel che può effere , & di quel che non
può effere ; & de l'ejfer fatto , 0 ?ion fatto : & del douer
effere, 0 non ejfere . Et oltre à ciò de lo r ingrandire, ffl de
lofminuir de le cof,fin qui fi a detto a baitanzji . .
T$l*
1 5 8 De la Rcttorica cT Ariftotilc
XX.
Està che diciamo hora di tutte le pr nòtte che
fin communi : auuenga > che de le proprie s'è
già trattato. Et fino le cemmuni pruoue di
due forti . L'effèmpio, & t Entimema . perche la fin ten-
ta è parte (Ceffo entimema . "Diciamo adunque prima-
mente de l'effèmpio . perche teffempio e fimtle à l'indut-
tione . Et ttnduttione è principio . Due fino le fiorii de
tejfcmpw . Vna quando fi raccontano le cefi già fatte .
l'altra quando fi fingono . & di queflafirte tuna e Vara
boia j l'altro apologo . come fino le fkuole d'Efipo : (g§r
quelle eh' tifinogli <sAfricani . L'effèmpio e come fi uno di-
ceffi . Che bifigna preparar la guerra contro al Re di Per-
fia> & non laffar che fi infignorifia de t Egitto : peraoche
Dario nonpafio ne la Grecia prima che non haueffe prefi
l * Egitto : $ prefi che tbebbe>pafio . Et anco Xerfi^non
tento queHa ffeditwne >che prima noni' haueffe prefi . q)
prefi che thebbepafio . Qofihora coflui >fe fi lofi affi pi-
gliar l'Egitto s p afferebbe in Grecia . St per quefìo non fi
deue permettere . L a Parabola è quali fino quelle di So-
crate . come fi uno dicejfe . Che i magi /Irati non fi debbono
trarre à fòrte . peraoche farebbe non altramente > che pi-
gliar per lottare > non quelli e' hauejjèro forza ; ma quelli y
che ufiijfero à uentura . 0 come fi de' nautganti 3fimet-
tejfe algouerno de la naue quello, che la fòrte deffe,^-) non
quello 3 che fipeffe gommare . V Apologo e come quello di
Steficoro contra Phalari 3 & d'Efipo in difenfione et un
capo
Libro Secondo. 150
capo di popolo j gì ufùrpator del commune . Stejìcoro j
hauendogli Rimerei eletto per Generale de E efferato Pba
lari lor Capitano ,• & difegnando darli una guardia per la
fuaperfina ; dopo dette Ì altre cojèfoggiun/è quesJa fauo-
la . Stauafì prima il cauallo filo a goder fi la prateria :
uenne un cerno à turbarli il fio pafiolo . de la quale ingiu-
ria > uolcndo fi uendicar contr a al ceruo ; domandò tbuo-
mo,fepoteffe infume con lui darnegli cafiigo . Si bene (ri-
fiofilbuomo) quando tu pigliaci il fieno in bocca,& io ti
fialifiifipra con una lancia in mano . Et confintendo il ca^
uallo a quefio ; 0f montandoli thuomo adojfo .• il cauallo
in uè ce di uendicarfi diuenne firuo de l'buomo . 0 ragliar -
date ancor uoi, che uolendoui uendicar de' uofiri nemici y
non uauuenga come al cauallo. ZI 01 ui fi te già mejfi il fie-
no ,poichauete dato l'imperio à un capitano . Se gli dare-
te bora la guardta 5 ($f l afiere te cbe ut caualchi , far et e già
fatti fierui di T baiar 1. Efipo in Samo per difenfione di
quel capo dt popolo fintent iato à morte, dijfe . Cbe uolcn-
do una uolpe poffare il fiume, cadde in unafofia . (^f non pò
tendone ufiirepatì lungamente, (gjr riempifii di mofibe ca
mne . Vn riccio p affando, per fòrte la uide . Et hauendo-
nc comp^ fihnei le domando, fi uoleua cbe lefpiccajfe quel-
le mofibe da dojfo . Le rifpofi di no • et replicando il Riccio
perche ? Perche (di fi ella ) queftefifino già fiatolle fipra
dime sfr) poco [angue mi Juc ciano . & fi tu me le leuafii
uerrebbono de [altre ajfetate ,che mi fi beuerebbono tut-
to7 refi ante . Cefi dico à uoi Samij . costui è già ricco, &
per
i 60 De la Rettori ca d* Ari dotile
per quefio non ci farà più danno . Ma fé lo farete morire
forgeranno de gli altri 3 chefònpoueri ; 1 quali ufurpando
ilnoBro commune $ ci confideranno . Sono quefli apolo-
gi molto accommodati à 1 parlamenti popolari . {£/ hanno
queflo di bene . Che douefidurafktica À trouar le cofipafi-
fiate } che fi ano fimi li à le prefintis ejfi fàcilmente fi truo-
uano .per cioche s 'hanno da fingere come le parabole 3 pur
che unofiappia cono/cere ilfimile . fi quale per uia di filo-
fi fia fi conofie ageuolmente . £' dunque più fàcile à trouar
di fargli sApologi : ma per le con/ulte fino più utili le cofi
fatte . auegna che per lo più le cofi da uenire fi ano fi mi li à
le p affate . Degli ejfèmpi s hanno àfiruir quelli che non
hanno gli entimemi comedi dimofirationi -.perche con que
He due cofifipruo.ua . £Ma quelli che gli hanno gli debbo-
no tifare come per teflimonanze ^firuendofineper aggiun
ti dopo gli entimemi . per cioche meffl dinanzi fino filmili à
t mduttioni : ffi linduttione non e appropriata à gli Ora-
torifàluo in poche cofi . Et meffi dipoi ,fino fimiliàle te-
Himonanze . E'itefifimonepertutto e buono à prouar'e .
Onde è neceffario, che chi gli mette innanzi ne dica molte:
&) à chi gli mette dipoi > ne bafiafolamente uno .per cioche
unfiol tefiimone degno di fé de è utile à prouare . Habbia-
mo bora detto quante fino le fpetie degli ejfempi : &* a
cheguifa> &) quando fi debbono ufiare .
De
Libro Secondo. \6t
XXL
E la fintenza( detto charemo quel eh' ella fia)
fi uedrà chiariffimamente di che materia , in
I che tempo y & * quali perfine fi conuiene ufa-
re ne l 'or attorni! dir fintentiofamente . e dunque lafin-
tenza un detto , ma non di cofa particolare (come farebbe
à dire, cheperfònafia Ificrate, ) ma di materia uriiucr fia-
le : &J non d ogni unuier fiale, (come fé fi die effe } che 7 drit
to e contrario attorto ) ma di quelli uniuer fiali, ne' quali
confiflono l'attioni degli huomini . & che in effe attiomfi
no dafiguire, ò da fuggire . Et conciofiache gli entimemi
fìano fillogifini quafidi questa tal materia s ne figue , che
cofile conclufioni d'efii entimcmt,come iprincipìj 3 toltone
ma ilfillogifino ,finofintenze, come dire .
V^on è faggio colui
Ch'àfaperpiu degli altri i figli inuia,
jQuefla è unafintenzjt . Se ui s'aggiunge poi la cagione 3
e' l per che sfarà uno entimema intero, fi come dicendo.
Perche uolge i lor sludi à dar la uita
fin preda à l'otto >ftj a l muidia altrui .
(%> anco queslo .
!?{on è compitamente alcun felice .
q) quesf altro .
Huomo non uede il Sol libero in terra .
Queflo cofi ' detto y èfinten^a. Mafiggiungendo apprejfo.
Ch'altri a fi fi e (fio, altri à fortuna è fimo ;
farà entimema . Or fila fenrenza è quello che s'è detto ;
X è necejfia-
162 De la Rcttorica cTAriftotile
è necejpirìo 3 che di quattro fòrti fientenze fi truouino :per
cloche o far anno con Caggiunta> ofinza l aggiunta. Quel-
le fentemg hanno bifògno defflr prouate con l'aggiunta y
che dicono qualche cofia merauigliofa3f£j de la quale di'
uerfi3 diuerfamente credono . éAla quelle 3 che non dicono
fé non cofe piane y & credute da tutti $ fiproferifiono fen-
%d aggiunta . 6t di queBe e neceffario ch'alcune non n'hab
bino bifògno : perche dicono quel eh' era già noto per pri-
ma 3 come queBo . Lo Bar fan o (fecondo me) e la mi-
glior cofày che thuomopojfa hauere . g^ non ha bifògno di
ragione : perche cofì pare ancora à ognuno . Alcune altre y
à chi ci guarda fon chiare mentre che fi dicono 3 come
quefia*
Ogn amante fimpre ama .
rDi quelle e hanno l'aggiunta alcune fino parte de t 'enti-
mema 3 come quella difipra
O^pn e faggio colui . ($fc.
Et alcune altre hanno la natura de l'entimema . & non-,
dimeno non fino parte d'effò . (g-r fino quelle ne le quali fi
uè de incorporata la cagione di quel che fi dice 3 come qui ,
Non dee tener mortale immortai ira ,
Tercioche dire che thuomo non deue tenere ira immorta-
le > efintentia . Quello aggiunto poi 3 effendo mortale : di-
ce la ragion perche . Simile à quefìo e queB 'altro .
Cura fi an dun mortai cofie mortali „
Et non l'eterne a chi mortale e nato .
€t da quel che se detto e manifeBo di quante fòrti fènten-
Libro Secondo. 1^3
Ztfìtruouano , fé) a quali cofi ciafcuna s'accommodi .
Perciocbe le dubie, (gjr le merauiglwfi non fi debbono fkr
finza aggiunta . *Ma 0 neramente mettendo Raggiunta
innanzi^ s'ufalafèntenzaper conclufionc, come fi uno di -
cejfe . Io perche giudico ,che non f la bene d'ejfcre muidiato,
ne deffere otiofe ,• dico , che non fh mefliero d 'imparar le
fetenze . 0 uero mettendo prima lafintenza, dir quel di-
nanzi dipoi . Ma ne le cofi, che non fono merauiglwfi, ma
fi ben dubie $ le fèntenze uanno col perche , tutte in un
groppo . Sipoffono accommodare ancora per fèntenze cer-
ti detti laconici , 0* certi motti a, gin fa d enigma , come fi
fi diceffe quel che diffe Steficoro àgli Locrefi . Che non era
bene, chefojfèro ingiurio fi -.perche le cicale non e ant afferò
lor di terra, fi dir fintentiofamente Ha bene àgli huomì-
ni attempati : ma di quelle co fi fero , de le quali ciaf uno
fi truoua efftre efierto . perche Ipronuniiar de le fènten-
ze > fi difdice à quelli^ che non fono duna certa età, nel me
de fimo modo che l fkuoleggiare . €t quelli che fi mettono à
fintentiare di quelle co fé , che non fanno per efferienza ; o
fiocchi, o ignoranti conuien che fi ano . Stperfigno di ciò -,
ui baffi di u e deve, che i contadini fino gran formatori,^)
pronti dicitori di fintenze . Pronuntiare in uniuerfale
quel che fi iteri fica filo in particolare ,ficonutcne fbetial-
mente nel commouere àmifincordia, & àfdegno . & in
quelle fi può fiire , o nel principio , o dopo che la co fa s'è
prouata . T)e le fintenze, quando ci fino utili fi debbono
ufare ancora quelle, che fino diuulgate, et communi, per-
X 2 che
e
1 54 De la Rettorica d'Ariftoule
he l' ejfer communi le fu parer buone ^per ejfer come appro-
date da tutti . fi come uolendo confortare a metter fi in
un pericolo 3 finT^a attendere che gli augurij fieno prò-
pitìj s dire .
Combatter per la patria 3 &* per fi fieffo 3
1? elice augurio .
fjjf à quelli che fino inferiori àgli auuerfarif^ dir > che 3
Marte è commune .
q) a uoler che non paia cofa mal fitta d'uccidere ancora i
figliuoli de nemici per innocenti che fiano3 pronunciare .
V^on e faggio colui > ch'uccifò il padre 3
Perdona à 1 figli .
Certi prouerbi fino ancorafintenzs* come quello che dice .
Compar di Puglia .
Siponno dir lefintenze ancora al contrario di quelle y che
corrono uolgarmente . gjr uolgari chiamo 3 come dire .
Conosci te tesso, nvlla di soverchio.
€t quefio quando fi può fiir parer colui che le dice 3 di mi-
glior co fi urne . 0 neramente quando fi dice con paffìone .
Et con paffione intendo > come fi uno in colera diceffe . Val-
fi e quel detto •> che bifogni conofierfi tfejfo • perche fi co-
fiuififoffe conofiiuto ^ non harebbe mai domandato d ejfer
capitano, f l co fiume fi migliora quando fi dice cofi . Che
non fi dette fecondo quel detto amare > come fi s'haueffe à
odiare . an^i odiare j come fi s'hauefifè ad amare . Et in
quefio btfògna^ che le parole fan tali> che moftrino aperta-
mentey che cofi fintino ne l'animo . Quando non ffk di
mefiier'h
Libro Secondo. 16$
me fi ieri, che tu soggiunga, la cagione >j dicendo 3o ueramen
te in queslo modo , Che fi contitene amare, non come fi di-
ce ,prejùf ponendo di poter taluolta odiare s ma con inten-
tione di doner fempre amare . perche altramente farebbe
co fa da traditore . ò neramente in quefl* altro modo, A me
nonfidtsfit quel che fi dice, che l'huomo debbe amare , co-
me fefufjeà qualche tempo per hauere in odio ; auuegua
che un uero amico deue amare con animo di douer amar
fempre . Ne manco mi piace quell'altro , Nulla di fiòuer-
chio . perche fi conuien pure odiar difouerchio gli huomini
cattmi . Danno lefintenzj una gran forza, à l'oratione
in una parte .- perche toccano gli auditori doue più fi com-
piacciono del lor giuditio . Tercioche s'allegrano, quando
uno dicendo uniuerfalmente qualche co/a ,• s'abbatte à dar
ne le oppenioni , che fino appartatamente loro . Et qui di-
chiarandola quefto ch'io dico j uejro infieme à moslrarui
il modo dipefcar lefinten^e . Lafintenza ( come dicem-
mo di/opra) è un detto uniuer fiale . (^f gli auditori hanno
piacere difentir dire uniuerfalmente quel che efifi teneua-
no p rima per oppenion particolare . Come farebbe uno che
fitnioua mal fidi sfatto de' uicini, o de' figliuoli, s'allegra
quando s'abbatte àfinùre, che non ce la peggior pratica
che deluicinato , o che nonfipuofkr ilpiupazj^o acqtiifloy
che de' figliuoli . Onde che bifegna prima andare in qual-
che modo odorando quali fieno per auuentura le imprejfio-
ni di ciafiuno ; & poi /òpra quelle formar le fintenzs in
u niuerfiale . Quefia dunque è una commodità, che fi caua
da le
1 66 De IaRettorica d'Arìftotfle
da le fintene . Eccene un'altra migliore y che s* accom-
pagna col co/lume 3 percioche quel par lare ha/eco il co fiu-
me > che fcuopre la elettion del dicitore . (gjr quefio firmo
tutte le fintene . perche colui che le forma , pronuntia
quel che gli par, che fi debba tener per bene in uniuer fiale .
Onde che fi le finten^e faranno buone ,• di buoni coflumifi
ranno panr colui che le dice . Hauemo già dichiarato de,
lafintenzji quel ch'ella fa : di quante forti fienten%e fi
truouano : come fi debbano ufare .; O* la forza ch'elle
hanno •
XXII.
Iciamo hora de gli entimemi in uniuerfà-
le : q) in che modo s' hanno à cercare : ^) di-
poi diremo i luoghi loro . percioche quesiefino
due diuer fi fòrti di cofie . Hauemo già detto 3 che l'Entime
ma e un certo Sillogifmo . Et come èfilloglfino> 0f in che
fia differente dalfillogifino dialettico ,♦ auuegna che nonfit
mefiieri) ne di pigliarlo da la lunga > ne di comporlo di
tutti quei termini > che uipojfono interuenire .percioche à
quel modo non ci farebbe chiaro > (allontanando/i molto
dalpropofìto) e> a que fi altro ucrremmo à cicalar in uà-
no dicendo cofigia note . Et di qui procede > che gli huo-
mini grojfi perjuadono à la moltitudine meglio ckei dotti >
come dicono i Toeti.
ch'agli orecchi deluolgo.
Va più dolce armonia rozjzafiiuella.
Per-
Libro Secondo.' i6y
Per cloche i dotti dicono /opra co/e communio* uniuer fiali:
ft) gli idioti parlano di quel che fanno e/fi : & uengono à
le Hrette . Onde che uolendo per/itadere ; non ci hauemo à
fruir di tutte quelle propofitioni 3 chepaion uere . ma di
certe, che fino diffinite , fcf note à coloro e hanno à deter-
minare y o uer amente a gli approuati da loro . Et queste
perche paia o k tutu, b à la più parte, che cofifiano . et non
s' hanno gli entimemi à cauar folamente da le co/è neceffit-
rie $ ma ancora da quelle che figliono auuenir per lo più .
Ora la prima co/a noi douemo tener quefto : che ci fiafior-
Zjt difipere tutte , o parte di quelle co/è , che caggwno in-
torno al /oggetto del quale ci conuien parlare, o ctuile, o di
qualunqy altra firte /i fiala materia /òpra la quale inten-
demo d' argomentare ; percioche niuna fiapendone j di ni a
nafìpuoualere à conchiuder quel che l' huomo uuole . €t
peruenireà tejficmpio j come potremo noi configliare gli
tAthemcfi, fi debbono fiir la guerra, b non la fare ,fi non
hai hi amo notitia de la potenza loro :fe le lor forze fino ,
bper mare, bper terra, b ne tunaparte,&ne l'altra . (jjp
quanto fieno grandi . &fi nonfippiamo l'entrate , gy ] gli
amici, ^) anco i nemici loro : e> che guerre hanno fatte >
{£) come l'hanno fitte , ffl altre co/è fimili ì Come potre-
mo noi lodargli j> non fipendo la battaglia nauale , che fi-
cere a Sab.mina,ol conflitto di Maratona:b laprotettione
che prefiro contra Euri Beo per li figliuoli d'H ercole; a
qualctì altra cofa di qtie Ha fine ì Conciofiache tutti pi-
gliano a lodare da quelle buone parti che cagiono y b u*ra~
mente
1 68 De la Rettorica cTAriftotfle
mente che moftrano di cadere intorno al {oggetto prefo •
fg} fimilmente .à uituperare da le contrarie > confederando
qual parte fia opata tale m quelli che tolgono à biafimare .
come farebbe à dire, che ridujjèro in fruita la Grecia: che
foggiugarono Egma , & Potidea : le quali città infame
con loro haueano combattuto : ($f fi ' ualorcfamente s'era-
no portate contra à i Barbari : fg) cotali altre cofefò erro-
ri e hauejjero fatti , Nel me defimo modo procedono gli ac-
cufatori e i difenfòn : confederando quel che cade ne gli
accufitio diffida loro. La qual cofa non importa che fi
faccia , o degli sAthemefi ', h degli Spartani , ò dun'huo-
moy o d'un ^Dio . Onde che uolèndo configliare Achille s ò
laudarlo > o biafimarlo :ò accufarlofò difenderlo s s' hanno
à tor di quelle cofè, che fenolo che par che fi ano in lui :per
poter di quefie( quando lo uogliamo lodare , o uituperare)
dir quel che uè d'honeflo, o di brutto : quando difegnamo
d'accufàrlo o difenderlo 3 quel che uifitruoui digiufio , ò
d' ingiusto : (gjr quando intendemo di configliarlo s quel
che conofeiamo , che li fia utile 0 dannofò . Et fimilmente
in qualunque altra cofa, come per effempio, uolendo dir de
la giuslitia s'ella è bene , ò non bene , habbiamo à pigliare
cioche cade intorno à la giu/litia , 0 intorno al bene . La
onde uedendofì \ che ognuno à uoler dimostrare procede
per questa uia , òftrett amente, 0 largamente, che s'argo-
menti : per cioche non fi toglie à prouar con ogni cofa , ma
con quei capi, che caggiono intorno à ciafeun faggetto , ri-
ducendoli in forma di ragione .per cioche chiara cofa è, che
in
Libro Secondo. 169
in altro modo farebbe impoffibile à dimofirare ,• fi ne caua
manifeH amente, chefia necejfario (come fi dice ne la To-
pica) d'hauer prima alcune fiielte de le cofè, che accaggio-
no ,0* che ci fino maggiormente opportune . Di quelle
poi, che in unfubito occorrono , s'ha da cercare nel mede*
fimo modo : hauendo l'occhio non à cofè indeterminate ;
ma che caggiono intorno à, la materia de la quale propo-
niamo di parlare . $ circonfiriuendo la più parte , & U
più propinqua de le fue cir confi anzj .per ciò che quanto più
fine dicono, tanto più fkcilmente fi pruoua . £f quanto le
cofe fino più daprejfo 5 tanto più fino proprie , ($f manco
communi . Chiamo communi, come fi uno lodajfe ^Achil-
le,perche fuhuomo : perche fu Semideo : perche guerreg-
giò fitto Troia : cofè, che fono ancora in moli' f altri . Onde
che co Bui niente più loderebbe ^Achille , che 'Diomede .
£Ma proprie fino quelle , che à niuno altro fino auuenute,
faluo ad -Achille . come d'hauer uccifi Rettore , il miglior
guerriero di tutti i Troiani : fé) Cigno che per effer fatato
impedita tutti i Greci, che non ifmontajfero : & de [effer
andato à quella guerra molto giouinetto, &* finza effer
obligato per ficr amento . &• daltre cofifimili. Vno adun-
que,ft) il primo de' lochi topici , è queHo di fare le fcielte
fopr adette . Ora diciamo : primi principe de gli entimemi.
& principio, &loco de t entimema intendo per una cofa
medefima . Maprimamente diciamo di quel eh3 e necejfa-
rio à dir prima . Due fòrti d entimemi fi truouano : per-
cioche alcuni fino confermatiui de [effer e una cofa , ò non
T efere :
iyè De la Rettor Ica d* Ariftotile
cjfi™ : (efr alcuni altri confutatila , ò rifutatiui che gli uo-
gliarno chiamare . (gjr tra loro e quella differenza , che ne
la dialettica è tra l'elenco, e 7 fillogifmo . V entimema con-
fermatiuo e quello, chepcaua da le cofe, che fi concedono.
E l confuta tìuo quello che raccoglie le non concedute . Di
/opra fi fino già detti i lochi quafidi tutte U fjbetie , che fi-
no utili, fé) necejfarie . percioche fino già diuifate le propo
Jitioni appertenenù a eia/cuna d'effe . Onde che fino à bora
tenemo diche lochi s hanno a cauare gli entimemi dd be-
ne > fé) del male : de Ihonefio , & del brutto , & delgiu-
fio, ($ de t ingiù fio . €t anco i lochi donde fi traggono gli
entimemi de' co fiumi, ($f degli affetti, & degli habiti ,fi
fònofimilmente già detti . Ma bora uoglio , che pigliamo
inun altro modo à dire uniuerfalmente de' lochi di tutti
queHi generi infieme . notando quali fi ano gli entimemi
refut attui 3 fé) quali fiano i confermatici , fé) quelli anco-
ra, che paiono entimemi, fé) non fio no, per che non fino an-
co fi llogifimi . Le quali co/è dichiarate , diremo de le folu-
tioni, & de le obiettioni, ò uero infiantie , che (i /anno per
impugnargli entimemi.
XXIII.
E gli entimemi confermatiui un loco è d a
contraria percioche bi/ògna confedera-
re, fii contrario cade nel contr arto : cioè, che
chiripruoua confi deri fi non ui cade , & chi pruoua fi ui
cade . T)iciamoper e/fempio . Che la temperanza e bene,
perche
Libro Secondo. 171
perche t intemperanza è male . Qome anco fi dice ne U
éMeffiniaca . Se la guerra e fiata cagione di questi mali *
bifògna che lapacefia cagion d'emendarli . St come quefio»
Che fi dritto non è , eh' altri s' adire
D'offra altrui >fi non ci offende inprvouaj
^{onfi dee giouamcnto anco gradire
Di chi malgrado fuo talhor negioua .
(^quest'altro .
Chefìlfklfi tra noi s' acqui fi a fede ,•
Tuo ben effere un uer3 che non fi crede .
Valtrolocoe da simili casi, ouero conivga-
ti i cioèj da le cadenze de le uoci y come fono : giustitia ,
giufio , giustamente . percioche bifògna , che il me defimo
cangia parimente in tutte quefie uoci . fome fi fi die effe 3
che non ogni cofàgiufia e buona : perche farebbe anco bene
quel che giufi amente fi fit . fi che non e fimpre : perche
gi ufi amente morire non fi piglia per bene . L'altro f da
correlativi, percioche^fifàrà che tuno babbi fatto
bene} & giufi amente una co fa sfarà medefimamente3 che
l'altro bene >ftj giufì amente l'h abbi patita . St fi farà sta-
to lecito di comandarla $ farà stato anco lecito di farla .
Come diffe Diomedonte de l'entrate publiche > de le quali
egli era appaltatore . Se non è uergogna à uoi di uender-
le s manco e uergogna à noi di comprarle. &* fi farà beney
ftj giù fi amente incontrato à quelli > e hanno riceuuto sfa-
rà beney ffl giuflamente incontrato à quelli e' hanno dato.
$ fià quelli e hanno dato s ancora à quelli , e hanno ri-
T 2 ceuuto.
1 7 1 De la Rcttorica d' Ariftotile
ceuuto . Ma taluolta in queflo e nafiofta Ufi. Ilaria .perciò
che fé guittamente e flato morto uno sfarà bengiuftamen-
te fatto morire : ma non farà forfè gm fio chefia slato am-
mazzato da te . Impero bifogna confiderar patitamen-
te ,fi colui e ha patito meritaua di patire . €tfi colui e ha
fatto lo douea fare . Et poi fruirci di quald'ejfl ci tor-
na bene . percioche taluolta questi termini difior danofia
loro . Et non repugna in cofia alcuna , che non poffa effe-
re : Come fi uè de ne t eAlmeone di Teodetto . doueejfèn-
doli detto,
0 , non era tua madre in odio al mondo ì
l^ifpofè y di fi . £Ma che btfògnaua confi derar la diflint io
ne , che cifijk . Et domandando oAlfefibea > Qual diflm
tione sfoggiunge , dicendo .
Giudicata fu ben degna di morte y
<3ia non degna perii ch'io l'uccidéffi.
€t come fu il giudi t io , che fi fé ce diDemoBhene , et degli
ucciditori di Nicànore .percioche efjendo giudicato , che
giustamente l'uccidefpro : fu anco tenuto , chegiuftamen
te moriffe . Et come quell'altro di Timolao > che fu mor-
to à Thebe . del quale fu comandato che fi gtudicajfe sfi
meritaua deffer morto . come fé uoleffe inferire , che non
foffe contra gtuflitia d'uccidere uno, che foffe degno d'ejfè-
reucci/o. Vnaltrolocoe dal piv5et dal meno,
come à dire, fi gli D £ i non fanno tutte le cefi 3 tanto meno
lefiaprannogli huomini . & quello ì fondato fiopr a quella
propofitione che dice . Se dovb piv d o ve r e b b e
ESSER
Libro Secondo. ijj
ESSER NON E; NE ANCO SARA DOVE DOVE-
rebbe esser meno. Jjhtefi * altro poi > che maggior-
mente batterà il memo chi batte anco il padre .♦ menda,
queir altra regola, Che cavando sia qjel che
DOVEREBBE ESSER MENO; SARA ANCO, VEL
CHE DOVEREBBE ESSER PIV. Et fecondo quefto
loco poffamo prouare quel che più ci torna à propojito 3 ò
che fi a la cofa > ò che nonfia . Euui ancora un'altro loco
dal parij quando è qualche co/a ne più ne meno . 6t
fecondo queflo e quel detto .
Orbo de' figli fuoi
Sarà tuo padre mi/èro . fg) Eneo
£Mifiro non farà > che Ifuo perdeo
Ch'era la gloria , e 7 fior de Greci Heroi ì
($f co fi , fi Te fio non fece male à rapire He lena $ non fece
anco male à rapirla *Aleffandro . Et fi Qtflore, & PoHu
ce non fecero ingiuria à Leucippo à tor le fue figliuole $ ne
anco zAleJfandro ingiuriò loro à tor lafòreUa . Stfi Het~
tor e uccifi giuflamente Patroclo 5 ^) Aleffand.ro fece Udo*
nere ad uccidere ^Achille . Et fi non fin udi gli altri art e*
fici ; ne anco debbono effer uih i Filofòfi . &*>fi FeJJèrfieJfè
uolte uinti^non e vergogna à i Capita}:^ ne anco deue ejjèr
ucr gogna à 1 SofiBi . etfii pnuati hanno à tener conto de
la nputation uoftra $ 0f uoi douete tener conto di quella
de3 Greci. L'altro è da la consideration
del tempo, del quale fi ualfè Jficrate ne la fua ora-
tione comtra tArmodio^ quando diffe . Se auanti al fitto
doman-
174 De la Rettorica d'Ariftotife
domandandoti io 3 che uoi mhonorafte duna Statua} in
cafo che'lfitcejfi, me tharefte conceffo , bora che3 1 fatto e fi
, guitti non me la concederete ? Non uoglìate dunque affret-
tando il bene fitto promettere > & hauendolo riceuuto dine
gare . Con quetto me defimo loco fi perfuader ebbe à / The-
bani3 che lajfiiffero pa/Jar Filippo ne l'Atheniefi 3 cofidicen
do. Se quando haueuate bifògno del fio aiuto contrai
Focenfi, egli auanti che3 1 manda/fi ui hauejfi richiefto di
queHopaffo $ non glie nharesle uoi promejfo ì difdiceuol
co/a e adunque i che per hauer trafiurato di domandarlo >
& confidato d! ottenerlo $ bora non lo lafiiate poffare .
L'altro loco>e> di rivolger quel che fi dice di noi con
tra al me de fimo 3 che3 Idi ce . Et q uè fio modo e di molta
forza j (gjr nhauemo effe mp io nel Teucro , 1)1 quefto fi
feruìlficrate contra aArifìofonte 3 che laccufaua d hauer
tradite le nauiper danari , égli riuolgendofi à lui j F are-
Hi tu (diffe) un tal tradimento f &j rifondendoli di non
Jòggiunfi . Tu dunque ^chefii Ariflo fonte no3 1 far e fili &
tharo fatto io che fino Ificrate ì Hifigna però j che colui
che accufafia tenuto più per huomo da far quel male > che
l'accufato : perche altramente farebbe cofa da ridere . co-
me fi ciò fi dicejfe contra Arifiide^ quando egli f offe taccu -
fatore . Ma quando l'accufatore non è creduto s allhorafi
deue ufare .perche ordinariamente chi accufa > deue ejjèr
miglior di colui3 che fi difende . Onde che quefio bifògna
fèmpre che taccufàto ripruoui>cioe> che l'accu/atorefia mi
glior di lui . Et uniuerfalment e grande impertinenza fic
colui.
Libro Secondo. I75
colui, che riprende gli altri , di quel che egli fa , odi quel
e he farebbe . 0 quel che non fa , 0 non farebbe egli , ejforta
che faccino gli altri. Euui uri altro loco , da la dif-
fusi! r 1 on e . come à dire . Che'l Demonio non e altro
che, 0 neramente Dio, 0 opera di Dio . & chi crede , che
fa opera di Dio ; è neceffario, che creda ancora che Dio fi
truoui . & come fu quello d'Ific rate difendendo fi da tAr-
modio , che lo taffaua di uiltà di /angue . Nobile(difiegli)
fi de uè chiamar colui , il quale e buono : percioche l'altro
eArmodio autore de la tua nobiltà , ffi zAriHogitone fite
compagno nulla haueano di nobile auanti che nobilmente
operajfero. et io fon loro più parente che non fi tu : perche
le mie attioni hanno più fretto parentato con quelle et Ar-
modiOyfg) ctzArifìogitone, che le tue . Di queftajòrte an-
cor a fu quello, che fi legge in difenfion d3 \Aleff andrò , che
eqli non douea effer riputato incontinente, poiché s'era con
tentato ctHe/enafla . Concioftache incontinenti da tutti
Jarebbon chiamati coloro , che non fi contentano ethauer
per godimento un corpo filo . Et di qui uenne ancora il
detto di Socrate . Il quale chiamato , & inuitato con moU
tipremij da ^Archelao } rifiuto fempre ctandarui . & do-
mandato dagli amici perche lofacejfe .perche (diffe)fire
fi a ingiuriato à non poter rendere il cambio del bene , cofi
come à non poterli nendicar del male . Tercioche tutti
quefli, dijfimto che gli hanno la co fa, ualendofidc lafor^a
de la diffimtione, concludono quello , che uogfiono dire .
L'altro loco è, quando fi mojira^in quanti medi s'intenda
una
i *[ 6 De la Rettori cà d'Ariftotilc
una co/ài comehauemo detto ne la Topicidi que fi a paro-
la Drittamente. V altro confìfte ne la divisione»
come per effe mp io . Se tutti gli huomini fknno ingiuria
per trecofè3 oper que fi a, oper quella 3 oper quell'altra ;
per le due prime è imponìbile ch'io mi fa mojjb : per la ter-
zigli auuerfarij me defimi non lo dicono . L altro mene
da ti n D Vt t ì o N e : come è quello de la TP ep ambia +
Che le donne nel ricono/cere i figliuoli per tutto fògliono de
terminare il aero :percioche in tAtbene dubitando ^Man
tia Oratore del fuo figliuolo s la madre ne l'accertò . In
Thebe Bando in dubio I/menio, & Stilboney di qualdt lo
rofujji figliuolo Tettali/co s la madre Codone 3 dichiarò
chefoffe tflfmenio , fg) ] per talefufèmpre chiamato . Vri
altro tale effempio fi caua da la legge di Theo detto . Se à
coloro (dice egli) e hanno cattiua cura de li cauagli d' al-
tri j non diamo i nofiri s ne le noflre naui a quelli che fion-
quajfano l' altrui $ ($f fé quefio me de fimo s 'ofjerua final-
mente in ogni co/a > ancora noi, di quelli che fono fiati ma-
li guardiani altre uolte de lafalute degli altri y non ci do-
uemoferuir per guardia de la noflra . tAlcidamante con
qutflo modo prouaua^che tutte le nationi honoranoglihuo
minifaui . Gli Tarij (dicendo) honorano Archiloco^an-
cora eh e [offe maldicente . Gli Chij Homero > con tutto 3
che non [offe lor cittadino . Gli éMitilenei Sapho,per
benché foffe femina . Gli Lacedemoni^ fecero Chtlone del
lor configlio, quantunque fi ddett afferò molto poco de gli
sludij . Gli Italiani TPitagora . Gli Lampfaceni Anaxa-
gora
, Libro Secondo. 177
gor à per foraftiero che fojfe Ignorarono di Jep ottura.* &
ancor hoggi l'hanno in ueneratione . Con la medefima in-
duzione, fi pruoua che tutte le T{epubliche gouernate da
fapienti, fono fiate felici : percioche felici furono gli Athe-
niefi finche ufarono le leggi di Solone : felici furono 1 Lace-
demoni] y mentre uiffero fiotto quelle di Licurgo . Et beata
fu la Città de Thcbam toflo, che 1 Filofifi cominciarono à
gouernare. L'altro loco è, da quello che s'è givdi-
c a t o da altri, ò duna co fa medefima, 0 d'una filmile, o
et una contraria . Et maffimamente quando fia cofi giudi-
cato da tatti, &fimpre : fi non ; almeno da la più p arte >
edaglipiufàui . q) di quefiifb da tutti, 0 dagli più, ì) da
migliori : 0 che cefi fia fiata giudicata altre uolte , 0 dagli
me de fimi giudici, 0 da quelli che fono approuaù da loro . 0,
da quelli contra al parer de' quali non fi 'può giudicare, co-
me i padroni . 0 da quelli à chi nonpoffiamo hone fi amente
contradir e, come fono gli 12 et , il Padre, imaeHri : come
contra Miffidemide diffe zAutocle . Se le furie che fin
Dee, non fi fon grauate di comparire in giudicio atlanti à
l'Arwpago sfinegrauerà Mtffedemide , ilquale è unhuo-
mo IO come diffe Safo, che' l morire è una mala co/a .-per-
che cofi hanno giudicato gli Dei . che fé ciò non f offe , mor-
rebbero ancor effi. 0 come AriHippo contra alatone ; il
quale (fecondo lui) affi ueraua non fio che molto rifòluta-
tnente,o quelnoflro compagno non dijjè mattai cofa:uolen
do dir di Socrate . €t Egifippofiruendofi de l or acolo ha
hauuto prima negli Olimpi] da Gioue , domando Apolline
Z in
178 DelaRettoricad'Ariftotile
in Delphi, Sceglifojjè del me defimo parer che l padre,
come quello, che giudicaua, che /offe uer gogna al figlinolo
dir il contrario di quel che il padre haue/fe detto . Et co-
me ffcratefri/fe d Relena , Ch'ella era da bene , poiché
Tejèo l'hauea cofi giudicata . Et come dtjji d Aleffandro ,
che douejjè ejjèr /officiente giudice de le bellezze : poiché
per tale era fiato innanzi a tutti eletto da le T>ee . €t co-
me d'Suagoradijfed mede/imo ffecrate , Ch'era degno
huomo : perche Conone ne la /uà cattiua fortuna lajjando
tutti gli altri , ricorfe folamenteà lui . L altro fi caua
DA le parti;, Come ne la Topica , Se l'anima e mo-
to , che moto e ella $ queiìo , 0 quef altro ? G/ueflo esem-
pio e nel Socrate di Theodetto . Gjual tempio ha egli mo-
lato? qual de gli Jddìjnon ha adorato di quelli , che la
Città tien per Iddij? L'altro da q^vel che ne
S e g vi t a . perche ne la maggior parte de le co/e accade,
che da loro nefgue qualche bene , g-/ qualche male : q)
da queflo bene , (ejfda queflo male fi piglierà materia di
confortare , 0 df confort are 5 daccufare,o di difendere, di
lodar e, 0 di biafimare, come per effempw . l~Da la dottrina
nefguitaimiidia, eh' e male : & ne figutta la fapicnzjt
ch'i bene , Ver queHofipuo dire , che non bifigna fìudiar
di fip ere, perche non è bene de/fere muidiato . & da l'al-
tro canto, che b'ifògna Budiare, perche è bene de/fcr fiuto.
Sopra quello loco e /ondata tutta l'arte di Calippo , con
faggiunta del pojf bile, ffi de timpoffibile, & degli altrt
lochi communi, chef fon detti di fepra . L 'altro pur
DAL
Libro Secondo . 179
dal consegvente^ f, quando di due coffee quelle
oppofite ci conuien confortare > et di/confortare una et effe.
Et ne l'un ca/ò> & nc t altro uffarlo nel modo > che s'è det-
to di /opra . Ala c'è quefta differenza > che quello è fon-
dato in due quali fi fieno oppofiti 3 & queflo in due con-
trarij . Come fi due di quella Sacerdoteffa : la quale non
uolcndo che l figliuolo fi trauagli affé di fitr parlamento al
popolo y dijje 3 Se tu dirai coffe guitte ; uerrai in odio degli
huomini : fé co/è ?ion giufie $ in odio di "Dio . nAnzj (ri-
//off un altro) bi/ògna > che fi ne trauagli : perche fi dirk
coffe giufie > n acquisterà lagratia di Dio .-fi non giutte ;
quella degli huomim . fuetto è tutt'uno con quelprouer
bio chef dice . Comprare il mei con le moffchc . Jgueft 'a
uia d argomentare fi può chiamar da noi Ripiego . Quan-
do , dati due contrarij , di ciafiuno de/fine figuita il be-
ney e l male contrarij l'uno a l'altro . Et perche /coperta-
mente non fi loda quel me defimo >che nel/ècreto ,- ma tnpa
le/e fi lodano per lo più le co/è giufie , & le buone 3 &pri*
uat amente fi defider ano più l 'utili s/arà l'altro loco3 che ci
sforziamo di conchiudere l'un di due . perche di quelli lo-
chi j che ciffruono à dir contra la commune oppemoney que
fio e più accommodato di tutti , L'altro ? dal venir-
ne il medefimo in proporzione . comediffe Ificrate di co-
loro y che uoleuano aftringere il figliuolo à legrauezjj pu-
bltcheper effer grande di per/dna > ancora che /offe gioui-
netto di tempo . Se giudicano > che i fanciulli grandi fieno
huomini giudicheranno ancora , che gli huomini piccioli
Z 2 fiano
1 8o De la Rettoricà d'Ariftotile
Jìano fanciulli . Et Theodetto ne la Jua. legge j, Se fate cit-
tadini ifeldati mer cenar ij> come S trabacca , et Caridemo
per ejfere huomini da bene s de medefìmi mei 'cenar 'ij.^ non
taccerete de la Città quelli chanfatto de gli inconuemenr
tiì L'altro e quando di dve cose ne rifinita una
medesima : percioche quelle donde la medefima ri/ulta;
poffiamo dir che Jìano le medejime ancor ejjè . Vna mede-
(ima impietà (diffe Xenofune )è di coloro che dicono che
gli Dei fon natij che dt coloro ., che dicono y che moriranno,
perche d'ambedue queHe oppenioni ri/ulta 3 che qualche
uolta li Dei nonfiano . Et infòmma bifogna pigliare quel-
t accidente z che rtfidta de l'ttna cofa>et de l 'altra y per una
medefimafimpre . Si come in difienfion di Socrate dicen-
do à i giudici . ZJoi douete confederare che'l giuditio^ che
fifa di cofiui non e de lafùaperfona, ma de lafuaprofejjio
ne .fi hauemo da filo fio far e 3 o no . Et come farebbe anco-
ra à -mettere in confi deraùone> che dar la terra l acqua > e
il me de fimo cheferuire. 0/ che p art te ip are de la pace com-
muney e come tuttuno coi far quello > che ci fi comanda .
Bifògna dunque de le duecofèchene rifàltino > attaccarfi
là quella che tornerà meglio al proposto noflro . V altro e
dal non voler gli medefimifimprc la medefima
cofit, opnma> opoi, ma diuerfè cofe m diuerfe tempi ,come
queHo entimema . Se quando erauamo banditi^ combat-
temmo per ritornar ne la patria j bora che fiamo ritorna-
tij ce n andremo per non combattere ì doue fi uede la dt-
uerfità de telettione ? una uolta di combattere per ritor-
nare
Libro Secondo . 1 8 i
nare in cafa, l'altra ctufiirneper non combattere . V al-
tro e , qva N DO si p v o penfare , che una co/à ,o fi
feccia, ofia Hata fatta per uno effetto '} dir che per quello
effetto [offe y ì) fi a fatta , ancoraché non f offe cofi uer 'amen-
te . Come fé fi deffe à qualcuno qualche cofa, dir che lefia
Hata data per fargli dispiacere à ritorcitene . Onde me-
ne anco quel detta
Ctià molti nel falir fortuna e pretta
V^onper porgere aita , ò torre affanno 3
£Ma perche fé più d'alto a cader uanno
Sia la mina lorpiu manifefia .
& quel che diffe <iAnti fonte nel Mele agro , che à la caccù
diquel^Porco ,
Le e'enti dognintorno eran uenute
U^ùìi per di fio di prede
^Ma per far ampia à tutta Grecia fede
De la fifa gran uertute . •
&> quell'altro de P Aiace di Theodetto : che Diomede uo-
leua Vliffe per compagno, non per la fi ima che nefacejfe ,
ma perche chi Ifeguitauafoffe inferiore à lui . ^Vercioche
fi ben Diomede non lofaceua con queftatntentione s fi può
pero penfare , che hfaceffe . L'altro commune àgli liti-
ganti, ff) à t confìgtiert, e di confi derar le cofe , che hanno,
forza diperfuadere, ò diffuadere . Et quelle per conto de
le quali gli huomini fanno ò fuggono di fare una co fa .
Percioche quando ci fon di quelle che perfuadono , allhora
bifògna diremo che fi a fatto, q che fi debba far e . come quan
do
1 8 1 De la Rcttorkra d'Ariftotilc
do la co fa, epoffibde ,■ quando è facile , quando è utile ,oà
fi, ò à gli fitoi amici : o quando, è noci uà , & danno fa àgli
nemici, o quando la pena è minore, che non e il commodo ,
e' l contento di far lo .perciochecon quefle cofifiperfùade :
fg) con le contrarie à quefle fi diffuade . gj con le medefi-
me ancora s'accufa , & fi difende . Si difende cioè con
quelle , che hanno forzjt di diffùadere :. & saccufa con
quelle , che hanno uertù di perfùadere . EtqueHo loco e
tutta tane dt Panfilo , & di Calippo . L'altro è da le
co/e, che non fono credibili . g*r tuttauolta par che fi fac-
ciano : per cioche non moBrerebbono cteffer fatte , fi non
foffero, 0 nonfifacejjèro con effètto , o non fi auuicinaffero
a far fi : (efr anco, più chef foffero credibili .per cioche s'ac
cettano o le cofi, che uer amente fono , o quelle che fino prò
babili . 'Dunque fi una co fa non e credibile, ne probabi-
le sfarà uer a . perche que fio parer , che fi p offa fare , non
niene ne dal credibile , ne dal probabile , ma da l'effer cofi
uer amente . Androcle IPittheo, accufando una legge, fé)
leuandofi il grido contra di lui : perche dice uà , che le leggi
haueano bifegno d'un altra legge, che le correggere j dtffe,
che ancora ipefci haueano b fogno del file :fè ben non pa-
rca uerifìmile, ne probabile, che bifuni il fiale à quelli, che
fon nutriti nelfalfò . 6t che l'oliue ne la lor concia , hauea-
no anco bifògno de l'olio ; ancora che nonfia credibile , che
donde £ olio fi fa , babbia d olio mancamento. L'altro
loco , e buono à confutare : &* mene da la consi-
dera ti o N de le cofi, che ripugnano, da qualunque co-
fa la
Libro Secondo. 18 j
fa la repugnantiafi catti . di/correndo per tutti i tempi l'at
fiorii, &} le parole . ofilamente de tauuerfirio , come per
effempio s egli dice d'amar la libertà uoflra 3 fg) nondime-
no ha congiurato con li trenta tiranni contra di uoi . ofila-
mente di fi fiejfo , come à dire . CoHui mi calunnia per
buomo contentiofi : ma non hapero da moftrare, ch'io con
tendejfìmai con per fina . 0 di fi fiejfo , (gjr de l'auuerfirio
injìeme : come farebbe . CoBui non preiìo mai del fio
niente à niuno : ffi io del mio ho rifattati molti di uoi .
L'altro e > qv andò qualche perfina 0 qualche co fa e
flatafifietta di qualche mancamento, il quale non caggia
inloro,aJfegnar la cagione de lafiniflra oppenione :percto-
che da qualche co/a il filetto è proceduto . Come uolendo
una donna abbracciare, & baciare il figliuolo ; et per que
fio Firingendofì con lui fu fifiettato , che ufijfe con quel
giouinetto : ma detta la cagione , cefo la calunnia . (gjr ne
l'tAiace di Theo detto, Vliffe ajfegna contra et Aiace la ca-
gione, perche e (fendo efo Vii fé più forte di luij non fife
riputato per tale . L'altro è da la cagione^/-
cendo quando la cagion ce, che la cofia fi a -, et quando non
c'è j che non fi a . Ter che la cagione , g^ quello di cui è ca-
gione uanno infieme . Etfin%a cagione non e cofia alcuna .
Come Leo damante difendendo fi contra l'accufa di Trafi-
bulo : ilqual diceua, che egli era già procefato ne la Roc-
ca } ma che haueafiancellato il procefo quando regnauano
1 trenta tiranni . CN^on accadeua ch'io lofiancell affi (r fio-
fi egli j ) perche trouandof fritto , che io fojfi nemico del
popolo^
x $4 De la Rettorica d'A rift otilc
popolo ; ne Jarei flato in maggior credito con gli trenta .
L'altro e di confederare ,f fi potè uà > o/è fi può /are al-,
tramente meglio di quello _, che ci s'oppone > che noi confi-
gUamo /b che /hcciamo >o che h abbiamo /ktto . perche quan*
do questo fiafìmoslra che non thauemofittto . Concio/la-
che nettino di fio uolere j (^ di /uo cono/cimento s'appi-
glia à le co/è cattine . Tuttauolta quefio e fiilfo : perche
molte uolte fi cono/ce dipoi quel eh' era meglio che fi face f
fe3 che prima non fi conojceua . V altro e di c o n s i-
d erare., fe fkeendofi quefta co fa infieme con queff al-
tra sfiuiene a far e il contrario . Come Xeno fané ^doman-
dato dagli Eleati yfe facrificando a Leucothea fi douea
piangerla >ono $ dette per configlio , chef l'haueanoper
^Dea s non la piange/fero . Se perfemina > Che non le
facrificaffero . L'altro loco e cofì accufando come de-
fendendo > che ci fondiamo ne gli errori : come ne U
Medea di Canino ; doue e/fa uien accufata d'hauere tic-
cifì i figliuoli y uiHochenonfi trouauano . percioche ella
hauea fatto l'errore di mandarli ma . ma da t imputa-
tane d'hauerli fatto morire ., fi difende da l'altro can-
to con dire > Che non harebbe uccifiloro ma Iafone : per-
che in quefio harebbe errato Medea di non ammalar
lui > hauendo ammazzati t figliuoli . Et in quefio loco, O*
in quefìaferte d'argumentatione confi&eua tutta larte
uecchia di Theo doro . L'altro è dal nomEj come
di/fe Sofocle . Veramente fi tu Sidero, cioè Ferro > don-
de mene lituo nome . 6t come ufauano di dire in laude de
Libro Secondo. i8f
gli 'Dei, Gioue > perche gwua . Et come fonone chiamaua
Trafìbolo . Trafìbolo , cioè d'audace configlio . ffl come
Herodico dìceua di Trafimaco . Sempre tu Jet Trafimaco:
cioè audace nel combattere . (jftf di "Tolo^fimpre Polo^che
uuol dir poliedro . St contrarr acone legislatore : che le
fùe leggi non erario d'un huomo > ma d'un Dracone : per-
ciò che erano troppo dure . Et come Euripide ne t Ecuba
contra Venere > chiamata Aphr oditi . Degnamente inco-
mincia il nome tuo dal nome d'eAphrofini : percioche jìgnì
fica pazzia . <& Cher emone di T^entheo^che deriuando da
Tenthos, che uuol dir pianto > dijjè .
Che dal futuro pianto era nomato .
Degli entimemi i confutatiui hanno più uiuez^a : et s'af-
ferrano meglio > che i confermatiui : perche l'entimema
che confutale una bneue conclusone de' contrari] . I quali
pofti tuno à canto a l'altro > fino più chiari ài' auditore . et
di tutti i fillogifmi cofi confutatiui 3 come confermatiui y
commtiouono >& penetrano maggiormente quelli che fi
comprendono dal cominciare : ma non pere befano in pel-
le .p ir cwche gli auditori s'allegrano ancor effì dhauerli
compre/i. e> anco quelli fono penetratimi i quali fi ben
s indugia a comprenderli j tofo però che fin detti} fo-
no ime fi ,
XXIIIL
^pfH T perche aumene > che l'uno è Utr amente fitto-
rd gifmo, e> l'altro non e ,ma par e
par che fìa $ e ne-
ceffario ancora 3 ch'uno fa ucr amente enlime-
zAtA ma,
1 85 De la Rettorica cTAriftotile
ma, & t altro che paia , & non fa : già che s'è detto che
fet^tmema e un certo fi ti 'ogifino . Ora dt quelli entimemi,
che paiono s & non fino 3 i lochi fin quefii . Il primo con-
fi/le ne l'inganno de le parole . €t di quefto una par
te e ( come ne tafitcu/tà dialettica) quando fin%a hauer
prima prouato; fi uiene à concludere ,(èjf à dire , Adun-
que non e quefto , ne quefto . adunque è necejfario che fia
quefto, & questo . q) dir anco con certi entimemi flrauol
Ùy ft} di termini contrari] > par e entimema , £p* non è, per
ejftr quefto modo di dire in loco d'entimema . 0f le cautl-
'. lattoni chefifitnno in queslo modo fi può dir cheftano d a
LA figvra del p a r l a r e . È anco di qualche gì 0
uamento a parer diprouare , l'accozzare infieme i capi di
molti fillogifini . Come dicendo . egli fàluì) quesiti, uendi-
co quegli altri> libero la Grecia : ciafiuno de quali capi fa
ràgiaprouatopcr gli altri . Tuttauolta rimettcndofi in -
fieme $ par che fi faccia ancora d'effi un non fi che . ~U al-
tra par te di quefto inganno de le par ole >confift e ne l'e-
qVi vo C ati o N Ej, come à dire, che 3\iys , chefignifica
il S or ce, f offe degno dt lode : perche da lui fin dette le più
honoratefefie di tutte . che fino i mifteri . Ofi qualchuno
per celebrare il cane >pigliaf[e à dire infieme delcan cele-
Jie : o uer amente de IT) io Pane : perche diffè "T iridar & .
0 beato ,
Che da beati fofti iluario cane
De la gran Dea chiamato .
0 neramente dire , che dishonoreuol cofafia di non hauer
cane
Libro Secondo. i$j
cane alcuno . Et che per quefto il cane fi a co/a honoreuole.
o uero uolendo lodar éMcr curio di liberalità 3 chiamarlo
xotvoviMv ) che uuoldir communicatiuo> & liberale .perche
fra tutti gli Dij yfilo cMercwrio fi chiama i«nV> che uuol
dir commune infra loro j &gli h uomini . b come fe fi di-
ce jfe 3 che honoreuoliffima co/afra ao>«V , perche gli huomini
da bene fono **y™ > gjr non di danari degni . ma l'efpr de-
gno Ao>o'y , non s' intende felamente in un modo . V altro
loco jè di separare le cojè composte > b di compor le
fep arate : per cioche parendo ciò molte uolte una co fa mede
fima 3 (gjr non ejfendo •. bifogna fare una de le due > fecon-
do meglio ci torna . fé) questo modo di parlar e 3 ed'Euti-
demo : 0 Cejfempio d'effe farà quefto . Tufi la galera y
tu fai loftare in porto : adunque tu fai la galera slare in
porto . & cofi3 tu conofei le lettere di queflo uerfe ,• adun-
que tu intendi il uerfe, efjèndo le lettere 3 e 7 uerfe una co-
fa medefima . e> quell'altro, che dice , Se due uolte tanto
ènociuo ; dunque una uo Ita tanto non fera fano .perche
non può Bare infieme, che di due parti buone ne nfulti il
tutto cattiuo . Jguefta ragione co fi detta fk l argomento
confutatiuo . »SMa detta à quest'altra gufa ; poiché non
è, ch'una uolta tanto fia bene , fé) due uolte tanto fìa ma-
le ; lo fu confermatiuo . £Ma tutto il loco mfieme efefisli-
co . Cofi quello, che diflfe tollerate di Trafibolo , che ha-
ueffe sfcnti Trenta tiranni, haue?ido e flint a und tirannide
fola, che era di trenta : doue l'inganno confifte ne la com-
pofitione . Veffimpio di quel che mene da, la diuifione , e
tAoA 2 ne
1 88 E)e la Rettone;:, 4' A rfltotilc
nel Or e fi e diT ino detto * dose arcuare, che gin fi 'amen-
te haneffe ucci fi la madre gli fu dire . Giutta co fa e , che
chi fu morir il nutrito, : nuota ancor effa . Et gufa co fa e
che If lincio i-cndichi il padre . (ffrf quefto e quel che s'è
fatto , dice Orcfie .percioche componendo quefte coft wfie-
me, non farebbe f or fi più giufto . Si potrebbe anco n/( ri-
re a queti altra fi ette d'inganno, che fi dice, mancamento,
ter cicche ci manca per mano di chi-. L'altro loco fi a N e
l a G G r A v a m e N tO de la cofà , ò di fi , o di non, chef
dica . (jk queslo è quando ìnnanzj , che fi pr noni il fatto ,
fi r ingrandì fé : percioche quando mene aggrauato dal
reo , fa parer che non fa fatto . Ghiando taf grana , Qf
fé ne ri/calda l' accufatore , moHra che fia fatto . Ma non
è pero che fia entimema . perche l'auditore ne uiene ingan-
nato : non effèndoficonclufe, ne che fa fatto, ne che non fia
fatto. L'altro e qvello , che procede dal
legno : che ne anco quefto conclude . Come/e uno dicejfe 3
che gli $A mori fino utili à le Citta . perche l' amor d'z/lr-
modio , 0f d' eAriftogitone dislrufj'eU tirannide d'Hip-
far co . o comefifidiceffe , che Dionifio è ladro , perche è
cattiuo . Che ancora quefto nonpruoua .- perche non ogni
cattiuo è ladro, ma fi bene ogni ladro e cattino . L'altro
uien da l'accidente, come dice Tollerate de' So-
rici, che fide ueano honorareper l'aiuto chaueano dato in*
contro a nemici a roder loro le corde de gli archi . o come
fé uno dicejfe, che t'ejfer chiamato à cornuto è cofa honora-
tijfiwa: perche Achilie per non ejjerui chiamato in Tcnedos
s'adirò
Libro Secondo. r8$
s'adiro con gli Greci . Ma egli s'adiro , perche fi tenne di*
sbonorato da loro . Et ciò fi abbattè ad effere in questo 3
che non fu chiamato à coniato . L'altro d a q^v e l
che ne segve. come fi dice ne l'oratione di \Paris>
che egli fu magnammo : perche fuggendo la conuerfation
dimoiti, fi fiauafòlitanamente in Ida . auuegna,che effen
do gli Magnanimi, perfine, cofi ritirate ; poiché Paris fu
tale, par che fi debba tener per magnammo ancor elfo, fife
perche ueste attillato, & uà di notte e adultero : per effer
gli adulteri tali . {?) fimdmente dir che ipoueri fon fortu-
nati, effendo lor lecito cantare , ^) ballar nel tempio . Et
gli Fuor ufii ti per poter h abitar douunque u-ovliono . per-
che potendo fortunati far di queste co/e ; quelli, che le
pcjfjno fare paiono ancor tali • mala differenza fi a, nel co
me lopojfonftre . Et pero fi riduce quefio loco à quel del
mancamento. V altro è dal porre per ca-
gione quello, che non è cagione . come farebbe à dire .
Che la coffa fatta infieme con quefio, odopo questo, per
cioche pigliano con quefio in uece da per questo . (tip ciò firn
no (penalmente quelli , che fi trauagliano ne' maneggi de
le Kepubliche . Secondo quefio loco diffe "Demade 3 chel
reggimento di Demostene fu cagion d* ogni male : perche
dopo quello figuì laguerra . V altro confifte nel man-
camento del quando, & del come . Diciamo per ef
fimpio, Che Paris non fece ingiuria à rapir Helena : per-
che' 'Pindaro fio padre , le hauea data libertà di mantarfi
fuo modo . Si prima che fojfe maritata forfè : ma non
per
i pò De la Rettorica cTAriftotile
perfempre .perche il padre nera, Signore folamente fino à
la prima uolta . 0 come fé uno dicejfe > Che fi fa ingiuria à
batter gli huomim liberi . Si ma non in tutti i modi :. ma
folamente quando chi batte fk prima ingiuHitia . &fìco -
me ne le dirute contentiofe fi forma unfìllogifmo apparen
te de l'effir una co fa affolutamente > à non ejfere ajfoluta >
ma fecondo una qualche parte > nel modo che dialettica-
mente difiutando fi fiioldire , Che quel che non è , fi a:
perche quel che non è , è una co fa > che non e . gy come fi
dice, chef può fàpere la co fi incognita .'perche t incognito
è quello j chef fi , che non fi può fip ere ; (fofinela 7{etto-
ricaf forma un entimema apparente da tejfer non affolu*
t amente uerifimile bma in un certo modo . Et queflo e quel
uerifimde3che non è uniuer fiale >come dice anco Agatone.
*Altri dirà , che uerifimilfia
tAuuenir cofa àgli huomini fluente
Che uerifimilmente non deuria .
per cioche fi fiol fitr taluolta quel che non è uerifmile. On-
de che uerifmile uiene à ejfere ancora quel eh3 è fuor del uè
rifmile . &fi queflo è sfarà , che una cofa non uerifmile
fa uerifmile . Si > ma non affolutamente . fg) come ne le
contefè dialettiche fi fk faude quando non ui s'aggiunga
in che > à rifiato di che , e'nfino à che : cofi ne la T{ettori-
ca s'inganna, mettendo per uerifimile affhluto quel che fò-
lamente è uertfimite, con qualchuna di queste circondan-
te . Etfòpra queflo loco filo e fondata tutta l'arte di Co-
race . Onde che per questa uia uno accufato d'hauer bat-
tuto
Libro Secondo. ipi
tut o un altro, fi ragione uolmente non/è ne può filettare y
effendo debole ;fi può difender con dire , Che non è uerifi-
mile, che l' bobbio potuto battere . & fi ragwneuolmente
fi ne può filettare , ejfendo gagliardo; fi difenderà pur
con dire, che non e uerifimile, che l' babbi battuto -.perche
doueapenfore , che uerifimilmente quefla fofiition d'ha-
uer lo fitto, farebbe caduta in lui, (gjr co fi me de fintamente
ne t altre cofi . Ter cloche e ne 'ceffono , che fi ne pò fa , o
non fi ne p off a filettar ragioneuolmente . Onde fi uè de
che l'uno cofi , & l'altra fi può fkr uerifimile . <5Ma l'in-
ganno con fi ft e in quefio , che l'uno e uerifimile ajfoluta-
mente,& l'altro non affolut amente, ma (come s'è detto)
in una certaparte . & questo e quel che dicono i Sofisti y
fkr migliore la ragion peggiore . Onde che ragioneuolmen-
te diSpiaceua àgli huomini la prof fio» di Protagora : per
cioche efitlfa , q) non uero ,♦ ma e bene un apparente firte
di uerifimile . (^fnonfitruouoin uer un arte, fàtuo ebene
la T\ettorica, ft) ne la Sofistica . Hauemo già detto degli
entimemi s cofi di quelli, che fino, come di quelli che paiono.
Resta bora, che continouiamo à dire de le Solutioni ,
XXV.
N due modi fi rifolue : ò con opporre altri ar-
gomenti, o con fare w stanze . fi modo d op-
porre argomentando e già noto . che fi può ca-
nore dagli me de fimi lochi, chef fin detti . auuegna che gli
argomenti fino di materie probabili ; $ probabili fi 'truo-
uono
ip i De la Retsorica cf ÀriTlotile
nano affai contrari] infra loro . Le inU anzj dunque (co-
me fi dice ne la Topica) fi fknno in quattro modi . 0 dal
me defimo • ò dalfimile : ò dal contrario: o da le cofi giudi
cate . Dal medefìmo dico> come fi fi formaffe un'entime-
ma de f amore > che foffe buona cofi ; l'in&anzj farebbe
per dueuie . ò dicendo uniuerfalmente > che tutti i bifuni
fin cattiui : o particolarmente ,che non fi direbbe per pro-
uerbio > L'amor c av nio 3 fi non ci f off ero ancora
de3 cattiui amori . Dal contrario fi fk l'instane 3 come fi
l'entimema foffe > che gli huommi buoni fknno bene è tutti
gli amici ,• riff)ondendoJì> che gli triHi non fanno già male*
a tutti . Dal firn ile 3 quando l'entimema foffe quejlo > che
coloro \ che riceuono diff tacere hanno fimpre in odio $ dir
che quelli che riceuono piacere non amano già fimpre . Le
cofi giudicate fin quelle 3 che fono uenute da gli hmmini
degni . Come fi ci foffe fatto un' entimema 3 che bifignaper
doìiare agli ebbri > perche peccano per ignoranza • L'in-
fanzia farà > TPittaco dunque merita biajmo, che confiituì
maggior pena à chi peccauaper ebriezjzjt ì St concio fi ache
gli entimemi deriuino da quattro cofi : gjr le quattro cofi
fieno queste $ njerifimle, ejfempios inditio3 etfigno ; per-
cioche da i ueri/ìmili uengono quelli entimemi > che fi fanno
di cofi che fino i o uer amente > che paiono in -maggior par-
te s da teff empio quelle che fi formano per ìnduttione d'u-
na> ò di più cofifimili •> quando fi piglia una propoftionc
uniuer fiale >{%} fi conchiude poi nel particolare $ Dal' indi-
tio> quelli cheftcauano da le cofi neceffarie > (g{r che uera-
mente
Libro Secóndo. 19$
Mente fono s @J da i/ègni quelli , che fin fondati ne le co/è
uniuerfali, 0 particolari > 0 uero , 0 fai/oche fi a .parlando
prima degli entimemi :3che uengono da i uenfimili> (poiché
uerifimile e quello^ che non efimpre , ma come il più de le
uolte) chiara co/a è, che con fare infanga fi pojfono Jem-
pre rifoluere . Lafelutione nondimeno è apparente > ma
non uera/èmpre .percioche colui > che fa l'in ftaniti > non
folue con dir che la co/a non è uerifimile ,• ma con dir 3 che
non e neceffaria . Stda quefio inganno procede > che tac-
cu/ato ha/èmpre maggior uantaggio che taccufatore . pe r-
che moHr andò tace ufàtore per uia di uerifimilt ; (efr non
tffendo ilmedefimo à rifòluer , che non fia uerifimile > che
ri/oluer che non fia necejfario y) che contra al uerifimile fi
puo/èmpre fare infanga > altramente non farebbe uerifi-
mile-, ma/èmpre uero neceffarioy ) il giudice ^quando lidi
fen/òr mene à ri/òluere > che noncneceffario quel che s'op-
pone ; penfa> 0 che non fia uerifimile quel che taccufatore
ha detto contra di lui ; ò che non fia tale > che ui debba far
figiuditio . St in quefio s'inganna > come habbiamo det-
to . perche non deue egli giudicar fimpre da le co/è neceffa-
rie3 ma da le uertfimtli ancora . e/fendo quefio quel che fi
dice il migliore y^) più retto modo di giudicare . Non ba-
fla dunque à/oluere , che non fia neceffario ; ma bifigna
fluerey che non fia uerifimile. Et quefio auuerr acquando
tintfan^afia tale >chefìip eri il uerifimile yche adduce tac-
cufatore y con un altro uerifimile y che fia più filito ad effe-
re . O* quefia infianT^apuo uenir da due co/e/ò dal tempo >
BB òdal
IP4 De la Rettoricad'Ariftotile
è dal fatto . fé) fortiffima faràuenendo da ambidue. per-
cloche quando coffa, che queflo uerifimiU fi faccia il più
del tempo s ($r nel più de le co/è sfarà che fa più uerifimi-
kj che quell'altro . Si rifoluono ancora ifgnij fé)glien*
timemij che deriuano da ifegni ancora che fano ueri -, co-
me s'è detto ne le co fé di prima .perche h abbiamo già uè*
duto ne l '^Analitica 3 che nejfunfgnofkfillogifmo. Contro,
gli ejfemp'h fé) gli entimemi che da effi fi formano , fruirà
quella me de f ma rifilinone , che contra i uerifimili . per-
che opponendofi una qualche cofa à rincontro > che non fa,
■ cofì j come l'auuerfa rio dice ,• baflaà rifluer ch'egli non
pruoua dinecefftà . ancora 3 che per la più parte > ($f le
più uoltepoffa Bare altramente . 3\da quando per lo più y
& le più uoltefia com'egli dice $ allhora bifigna contrafta,
re y che queflo coffa diuerfi da quello > che diuerfe fo-
no le /or cir confi anze> o che qualcti altra differenza fa tra
loro . Jl Tecmirio 3 (^f gli entimemi che dal Tecmirio
procedono > nonfi poffono rifluer e con dire , che non fac-
ci fillogifmo . perche ancor queHo hauemo chiarito né
f ^Analitica . Ci re fio dunque à moflrar > che quel che
touuerfirio dice 3 non fa uero . Che quando mamfe fo-
rnente fio uero i & fio Tecmirio i non f può più rifluer e,
perche già tutto e chiaro per dtmof rottone»
XXVL
Libro Secondo J 195
XXVI.
'Ampliare^ el diminuire non è fra gli Ele-
menti de l entimema . Et elemento gjr loco in-
tendo tutt'uno .-perche l'elemento e3 1 loco, fino
donde deridano molti entimemi . £Ma l'ampliare el di-
minuire fono entimemi à dimostrare che una cofa fia gran
de 3 opiccola^ficome àprouar chejìa buona ofia cattiua >
ò giù fi a , 0 non gi u/l a 3 0 di qual fi uoglia altra qualità .
€t quefie tutte fon cofè de le quali fi formano ifillogifmi ,
ftjgli entimemi . Onde che fé non è loco et entimema ueriù
na di quefle ,- non farà anco ne l'ampliare 3 nel diminui-
re . Gli entimemi rifòlutiui non fino d'altra ffetie 3 che
gli affermatici . percioche è manifefio, chefirifolue > 0 di-
mostrando , 0 facendo tinfianzjt . ^ dimoflrano ambe-
due l'oppofito l'uno de l'altro . come à dire . Se uno ha~
rà dimostrato che la cofàfia fatta ; l'altro dimoflrerày che
non fia fitta . Et fé uno, che non fa fitta $ l'altro che fa
fatta . Onde che quefla non uiene ad effer la differenza .
fruendo f timo 3 & l'altro de le me de f me cofè . Ver che
degli entimemi fi mgliono tanto à prouar che la cofà fia ^
quanto àprouar che non fa . ,5\V anco l'infianzjt è enti-
mema : ma fecondo tufi topico fé un mettere innanzi una
oppenione,per la quale fi fiteci chiaro, che £ argomento non
conchiude . (jjf che qualche propofition fi f apre fa , la qual
non fia uera . ^) poiché s'è detto à bafianzg degli effem-
pi , de le fintene , de gli entimemi, ($f di tutto quel che
bifigna fiapere , per e ff rimere i fingimenti de l'animo .
"jbb 2 et
j$6 De la Rcttorica d'Ariftotile
€tdoue fi truouano le co fé che fanno per noi > g) come
s'impugnano quelle chefitnno per l'auuerfàrio . Refia
bora 3 che uegnamo à trattare > come fi dicono : & come
fi dispongono .
FINE DEL SECONDO UBRO.
*DE LtA
*$7
DE LA RETTORICA
D'A RISTOTILE,
LIBRO TERZO.
1.
S S e N D O trelecofe de le quali
s'ha da trattare intorno à l'arte
del dire : La prima , che confìtte
ne l'inuention de leproue, lafècon
da ne lelocutione ,&la terzjt ne
la difpofìtion de le parti del ragìo-
namento che s'ha da fare . Ha-
uemogia detto de leproue , di quali cofe, & di quante fi
fanno : ^ come fino di tre fòrti, & quali pano , &per-
che tre fol amente :percioche ognuno reHa perfuafi ò per
una qualche diffofition difèfleffo s ò per credere, che color
che dicono , fi ano duna qualche con dit ione , oper efferli
dimoflratoper for%a di ragione . Hauemo ancora tratta*
to donde s 'hanno à cauargli entimemi . Tercioche d'efji
altri fino sfetie, $f altri fino luoghi . Hora configuente
mente, hauemo à ragionar de telocutione . percioche non
bafta hauer che dire ; chebifogna dir anco come fi conme-
ne : (jfyfì di molta importanza à fkr parere l'oratione di„
quella qualifiche bifigna . S'è cercato in quefiafkculta
di dire, fecondo l'ordine naturale prima quel che naturai-
m ente e primo : cioè di trouar donde le cofi s* hanno spro-
nare*
i $8 De la Rettorica d'AriftotlIe
uare . Dipoi trottate che fono , come s hanno à mettere In
ragionamento, ^) con quatordine . Et ultimamente come
fi debbano pronuntiare , & recitare . La qual parte e di
grandiffima forzjt : ma per ancora non e fiata ridotta in
arte, per che non e molto tempo, che uenne ne i tragici, £>*
negli epici .percioche da principio i Toeti medefimi rap-
prefintauano le lor Tragedie . Onde che queHa parte de
la recitatione appertiene ancora à la Rettorica, fi come ap
pertiene à la Toetica . Et da Glaucon Teio ,& da certi
altri ne fino flati dati alcuni precetti . Confifie quefta ne
. la uoce, come fi debba ufare quando grande, quando picco
la ,ft) quando mezzana . fecondo che a ciafcuna forte
d' affètto fi conuiene * come ufar gli accenti, cioè l 'alto , il
baffo, e' l mezzano . Et che fòrte di numeri fecondo la qua-
lità di ciafcuna paffione . Onde che tre fino le cofi , che fi
confiderano arcala recitatone . La grandetta , l'armo-
nia, e Inumerò . Jguefli dunque, che fanno ben recitare ,
fino quelli, che quafifèmpre ne le lor controuerfie ripor-
tano l'honore del dir be?jc . ffl fi come borane le Toefie
più muouono quelli, che le rapprefintano , che quelli che le
compongono ; Cofi ne le conte fi ciudi figliono efferfiperio-
ri coloro, che meglio , &*piu uiuamente porgono le lor ra-
gioni per la cor r unione degli ordini cimi « Nondimeno
l'arte di quefta cofi non è fiata ancor conftituita : percio-
che quella de t elocuzione ancor effa è uenuta tardi. Et uo-
lendola ben confiderare par chefia co fa molto fa&idiofi .
Magiche tutta quefia pratica de la Rettorica infieme , è
fondata
Libro Terzo. i$P
fondata nel parere $ ci conuien tener conto ancor di quefta.
parte 3 non come di cofa ben jktta , ma necejfaria . Confe-
derando chel douer farebbe di non cercare altro di più ne
parlamenti, che porger nudamente le fùe ragioni : ($f con-
tendere conia fòla uerità de le cofè . fenzjt uolerper uia
d'ornamenti, & d'artifitw, attriflarè , ò dilettar gli ani-
mi degli afe ottanti per guadagnar/èli . Onde che l'altre
co/è, che fi adducono fuor de la dimoslratione , fino anco
fuor delpropofto .poffono nondimeno affai , come s'è det-
to per la corruttwn che regna ne gli auditóri . L orna-
mento dunque del parlare, per un certo che, fi richiede ne-
cejfariamente in ogni fòrte di difiplina . Ejfendopur qual
che differenza à uolerbene eff rimere il fuo concetto dal di-
re in un modo, al dire in un altro . Nondimeno non im-
porta tanto ne l'altre, quanto in quefla . Ma tutte quefle
cof hanno loco ne lafkntafìa degli huomini : g) fruono
fe lame nt e per ade far gli auditori . ($f da quiuiene ,che
neffuno di quelli , cheinfgnano la geometria procede con
tale artifitio , ^ue fi' arte di recitare quando fi farà tro-
uata,fkrà quel me de fimo eie quella de gì Ifi rioni . Et di
già fono [iati certi, che hanno meffo mano à darne alcuni
pochi auuertimenti, come Trafmaco ne le fùe commifèra-
tioni . Procede queslagratia di recitare più toBo da la
natura che da l'arte . Ma circa' l parlare , nonppuofkre
fnzjt artifitio . gf per questo dico un'altra uolta , che
quelli che cw fanno fare riportano la palma de le lor conte
fe> cof come gli Retori ne la parte > che tocca à l'attione .
percioche
X
loo De la Retcorlca d'Ariftotile
perciochefiuede,che l'or tuoni fcritt e hanno maggiore effì*
cada dal modo del dire, che dal fugo de fintimenti . Co-
minutarono da principio i Toeti à mouer qualche co/a in
quefta parte •, fi come naturalmente fi fh .perche ino mi de
le co/e nonfino altro che una rapprefintation de/fi . & U
uoce è /òpra tutte l'altre parti attiffima rapprefintatrice
d'ogni co fa . & di qui fin uenute l'arti del comporre uerfi
heroici, ^ del rapprefintare le compofitioni,^) l 'a/tre fì-
mili . 6t perche i Poeti piaceuano à la gente, ancora che di
ce/fiero de le fiiocchezjj i par uè che'lfauore ,($fla gloria
loro non ueni/fe tanto da le co fi, che diceuano , quanto dal
modo del dirle . & di qui nacque che gli Oratori fi dettero
da principio al dir poetico , come fece Gorgia . e> infino à
hoggifino molti poco intelligenti , i quali penfano che que-
fi tali/iano ipiu leggiadri dicitori di tutti . Il che non e :
perche d'una fine è il dir che s*appertiene à i Profatori :
(jjf d un altra quel che fi conuiene à Poeti . rZ> che fi fe-
de tufanzji che e figuita dipoi, perche gli firittori de le
Tragedie nonufanopiu quel mede/imo modo di comporre.
Ma fi come dagli Ottonar ij fi fino gittati à i lambici fina-
rij, come à numero più famigliarne à la profa , cofi hanno
di/me/fi quei uocaboli, che fino fuor de tufi del parlare or
dmario:& quelli che ancor hoggi fin compofitori d ef/a*
metri non ufinopiu quelle uoci, con che ornauano prima le
lor compofitioni . Et per quefio è una uanità à uoler imita
re quel lor modo di dire, ilqualda effi me defimi e Hato ri*
fiutato . Chiara co fa e dunque, che non ci bifigna ragionar
compita-
Libro Terzo. 201
compitamente 1 ritto che fi può dire intorno àtelocutione :
ma/diamente intorno à quella, che diciamo appertenere al
Profatore .perche de t altra hauemo ragionato ne la Poe-
tica . Et quel che fé ri e detto fi a ben detto .
II.
Ora habbiafi per diffinito , che la uertù del
parlare confi/la ne l'effer chiaro , ($f che (la uc-
ro i uedete, che fé non s'intende non fk l'offitio
fio . "Dipoi , che nonfia ne troppo baffo, ne troppo /opra à
la degnità de la co fa, ma fecondo che ficonuìene à quel che
fi dice .perche lo Hd poetico non darà forfè nel baffo ; ^)
nondimeno non harà conuenienzjt col parlare de la prof a .
Quefìa chiarezza del dire fifa quando le parole fino pro-
prie . & l'altezza , ffi l'ornamento del parlare procede
da queir altra forte di parole, de le quali hauemo trattato
ne la Poetica .percioche in que&o le traslationi, ffl le per
mutationi de le parole , par che diano maggior degnità à
loratione . IPercioche quel che auuiene àgli huominiin uè
dere gli forefiieri , ($f gli cittadini, auuiene anco àfèntir
le parole . Stper quefto bifbgnafar che i ragionamenti hab
bino del fiore fhero & del peregrino . €t questo perche la
rarezza fa merauiglia . e>* la merauiglia porge diletto .
Ne la T?oefia dunque ne fono molte di queslajórte,&* con
uementemente uifinpoBe . perche queflo genere di dire
cioè poetico s 'inalza /opragli altri , co fi circa la materia >
come arcale perfine . 3vla ne le profi fi ri ufiano molto pò-
C C chey
201 • De la Rettòf Ica d'Ariftotile
che, perche fino di pia baffo figgetto . auuegna che ancora
ne lapocfiafifèruapoco il decoro àfàr 3 che unfèruo > o un
fanciullo mottn troppo de l'efiquifito . Et cefi parlandoti
di cofi troppo minute. Ma leprofè hanno ancor effe la mifii
ra difiringere 3 & allargare illor decoro . Onde b fogna ,
che i dicitori ?ìafcondano l'arte ; & che faccino leuifie 9
che* l parlar loro iionfia compoflo ?ie finto > ma naturale >
<grj corrente .perche queHo ha del perfàafiuo , &* quello -
fa il contrario . La cagione è 3 che colui cJ/ afolta auue-
dendoft 'che 7 parlare e p enfiato > & artifitiofò , inffifetti-
fee i gffè ne guarda > come di cofia che fìa fatta per ingan-
narlo . Jngtiifa che fioretterebbe un beuitore che s'acccr
geffè che' luino gli f offe me/colato. St come auttenne de la uo
ce di Theodor o Ifìrtone ; la quale fu tanto lodata à compa-
ratone di quella de gli altri .perche lafiia correndo natii
talmente i par eua che fiofife propria di colui che parlaua .
€t quelle degli altri yperche erano sfioriate j mofir aitano
d'effère d altre perfine . Jguepo nafeondimento de l'arte
fifa bene quando il par lare fi compone di uoci ., che fi ano
fé Ite : mafeltepero da lafauella commune . come fece et
tnfigno di fare altrui primamente Euripide . Ora concio-
fi a co fa che l' or at ione fila compofìa di nomi > 0* de' uerbi ,•
& trouandofi di tante forti uerbi > (gjr nomi di quante ha
Memo ragionato nel trattato de la Poetica s douemo auuer
tire j che ci hauemo à fruire di pochi di quelli che fi chia-
mano de le lingue^ compoHi^ finti . 6t fruircene ra-
de uolte > (gjr anco in pochi lochi . 6t in che lochi fi dirà poi*
La
Libro Terzo . io f
La cagione e la mede/ima che s'è dettaprima .perche fan-
no riparlare più diuerfe da Cor dinar io , che non fi contite-
ne . ftlper laprofafòno accommodatt iproprij, i nostrali,
& le metafore Jole . Et che fio, uero * auuertite , che per
metafore, gj per uo ci proprie, ($f no fi raffilarne \nt e, fuol
parlare ognuno . Onde fi uede chiaramente, che chifiprà
ben maneggiar quette uoci ne'fàoi componimenti , darà
loro quella gratta , chauemo detto del forestiero : celerà
l'artifitio de l'ornamento, (^parlerà chiaro . fri che di-
cemmo, che confi shua la uertu del dir rettorico. 'Di que-
ftt nomi , per gli So fitti fanno quelli , che fino Omonimi :
perche per me^zo lorofifkfraude nel dire . Et per i Poeti
fino accommodatt t Sinonimi . & dico proprìj, fgjfinoni-
mi, come per effempto tre, g-j andare : che t uno , & F al-
tro di quesìifòno proprìj , {effinontmi tra loro . éMaquel
chefia cidfeuno di questi nomi, ?$> quante fino leffetie de
la Metafora : &> che neluerfi >ff-)ne laprofi la metafora
naie affli , s^e già detto nel trattato de la Noetica . Circa
quefte cofè tanto più fk mefiiero à l'Oratore d affaticar fi y
quanto la profix ha matzeo aiuti cbe'ltterfi . TJifideue an-
cora affaticare , perche la metafora e quella , che fòpra o-
gn altra co fa porta fico, <& la chiarezjji,-^) la dolcezza,
^y la uaghe^za, che dicemmo bora delforefiiero . rifa an-
co perche non la poffiamo cauar da neffun altro, che da noi .
Ghie fle metafore, (gr anco gli epiteti, bifigna chefìa?io con
uemcnti à le cofè y che fi dicono . Et que fio farà quando fi
canino da laproportione : perche altramente fi ccnofierà
C C 2 la
204 De la Rettori cad'Ariftotile
la difconueneuolez^a loro . Terche i contrari] pofii luno'
à canto à l altro agcuolmente fi di/cernono . fmpero fi
deue confederare ,Je al gioitine Ha bene una uefle di fcar-
latto ; quel che fi a bene alncuhio . perche non una me de fi'
ma uefieficcnuieue à tutti . ts* uolendo adornar quel che
fifia; bijogna pigliar la metafora dal meglio di tutto* l ge-
nere . Et uolendo di shonorar pigliarla dal peggio . Dico
co fi \ perche effindo che contrarijfian pofii in un medefimo
genere 3 dicendofi 3 che un mendico ambifca^ ($f che uno
ambiti ofi mendichi ,• riducendofifuna, O* l'altra di que-
lle co/e al medefimo genere del domandare 5 fi fura come
s'è detto . Secondo che diffe ancora Jficrate di CaUia^che
egli era £Mitragtrte> & non Caduco . Tu nonfeipur de
t ordine (rifpofi C alita) perche fi ciò f offe > non mhareHi
per éMitragirte^ ma per D aduco .perciò che tutti due que
s7i offitij erano dintorno à la gran madre degli 'Dij . l'u-
no honoratOy (jjp l altro no . C ofi quelli > che adulauano à
rDtonifio^da altri erano chiamati Diomfiocolaci . Et da lor
me de fimi fi chiamauano Tecnite . n/lmbedu e quesle gui-
fi di parlare fono metafore 3 cauate luna da ude ojfitio y
l'altra da honorato . Ne la medefimagmja 1 corfari^e i la-
dri fi chiamano hora bufanti s & procaccini . Onde che
nel medefimo modo ungraue eccejfofipuo dire errore : ^)
un errore fi può chiamare ecceffo .. 6t dun e babbi furato >
fi può dire 3 che habbiprefò> ^predato , ^Ma quelle me-
tafore non fin buone > che non fon fktte fecondo la degnità
di quel che fi dice ^come quella di Telefo in Euripide ^quan
do
Libro Terzo. 207
do chiama i "'Remiganti Re de remi . doue non fi offèrua li
decoro, perche, regnare in questo loco , e maggior che non
fopporta la bajfezsj del remo . Onde che l'arte non fi me-
ne ad occultare . Si fanno uitiofe ancora per la ruuide?^
Kg de lefillabe , quando effe fono fegni di uoce non dolce :
come fu quella diT^ionifio dettoti Calceo : che ne le fue
elegie chiamo la Toefia fiiamaz^o di Callìope . perche la
Toefia, e>* lofiiamaz^ofòno ambedue fuono : la Metafo-
ra nondimeno è cattiua . per ejfer fatta di noci non fignifi-
catiue de la dolcezza de le £Mufè . Ch(on fi deue ancora
deriuar la metafora da la lunga s ma da cofe d'un me defi-
mo genere ^ (gjr di fimile ffetie . nominando quelle, che non
hanno nome per modo, che quando fi dicono fi compren-
da, chefiano d'un genere con quelle donde fin nominate ?
come fi uede in quel bello Enigma de la njentofa .
fo uidi un che col foco
Un bronzo in fu le (falle gli appiccaua .
Ver cioche non hauendo quello attaccamento de la njentofa
uocabolo proprio, fi cauò per metafora da la colla , effendo
che l'attaccatura fi a cofide la colla, come de la uentofa . et
uniuerfalmente, dai buoni, (§jr approuati enigmi fi 'caua-
no buone, e> benfatte metafore . Percioche fkeendofi gli
enigmi con le metafore s è manifeHo,che da quelli fi poffo-
no ottimamente cauare . Bifògna ancora , che le metafore
fianoprefi da cofè honeHe . fg) l'honeBà de le parole con-
fitte parte (come dice Licimnio) nel fuono de la uoce : ^)
parte nel fìgnificato . Et cofi medefimamente la bruttura j.
Euui
io 6 De la Rettorlca d' A riftotile
Euui uri altro terT^o modo ,col quale fi rifiolue ancora quel-
la ragion fio fi fiic a con che Brifone prouaua, che ne filmo pio
far lare duhonefl amente . La qual ragione e , che fi ben
una cofit dùhonefta fi dice con altro uocabolo s pur la-me-
defima cofafignifìca . percioche quefio è falfò . auuegna-
che un uocabolo e più proprio , più afjòmigltato, 0f più fa-
migliar d'uri altro à metter quel di che fi parla innanzi à
gli occhi . Oltre di ciò una co/a detta in un modo, 7ion ci fi
rapp refinta la medefima, che detta in uri altro . Onde che
bifogna tenere, che più honefiofbpiu dishonefiofia quefio ,
che quel uocabolo . Che quanto à la cofa,fe ben fun uoca-
bolo ,& l'altro honefla, fg) laida ce la fignifica : non ce U
figmficher anno però , come honefla, o come laida .Ouera-
mente ce lafignificheranno tale ,• ma più, gjr me no . Tlijd*
gna adunque, che le metafore fi der mino in quanto à que-
fi aparte de l' honefla da cofie honette, o di uoce, o difiignifi
tato, ò diuifia, o di qualch' altro fintimento fimile . Per-
cioche è qualche differenza da chiamar l'aAurora Rofata^
à chiamarla Purpurea . Et peggio far iafi fi dicefiè T{oJJk .
Gli Epiteti ancora, o aggiunti '., che fi dicano s' hanno àde-
riuar nel mede fimo modo .-percioche le aggiuntioni fi pofi
fin cauar o da la migliore, o da la peggior parte . *T)a la
peggiore ì come farebbe à dire , Oreste matricida, da la
migliore $ come nominarlo uendicator del padre . et Simo-
mde Toeta richiesto di comporre in laude de le mule d'A-
naxila, il quale hauea uinto il pallio con effe , portandoli
poco premio non uolfe farlo , come fidegnandofi di lodare
animali
Libro Terzo. 207
animali chefoffero inetto afini . £Ma tornando il me de fi-
mo con più conveniente mercede , le lodò dicendo .
^Di veloci de firier figlie honorate .
pigliando l'epiteto dal cavallo , che e la parte migliore , con
tutto, ckefoffèro ancora figlie degli afini . jfl medefimo
fi fi col diminuire . €t nomi diminuùuifòno quelli chefitn-
no ?ninore, ò il bene, ò il male , che figni fica il primo nome
donde deriuano : come quando nAriflofhne fi burla de* Bd
bilonij : che per oro, oruzxpjper ucfie $ uefìicciuola :per
riprensione , ripenfìonetta , ^ per malatia diffe malattuz^
Zjt . Ma co fi in quefli diminutivi, come ne gli Epiteti 3
bifogna andar r attenuto . gjr ne luna cofa ,(tff ne l'altra
inuefligar la mediocrità .
A fieddezxA nel dire fifit in quattro guife.
Et prima col raddoppiamento de le parole , co-
me fece Licofione , che chiamo il cielo , molti-
fronte , U terra , capogro(fa; (gjr il Ino Calle Bretto . Et
come Gorgia che diffe . sAdulator ciarliuendolo , ffigiu-
rafitlfò , ($f giurauero . Et sAlcidamante , che dejcriucn
do uno infuriato -, diffe , che hauea un uolto colorifoco : La
prontezza efinifera de tìmprefè . La perfuafione , poni-
termina de l'oratione : Lafuperficie del mare celeflricolo-
re . modi di parlare , che per lo raddoppiamento de le paro
le ,ficonofie , che fon tutti poetici . & quefta e una de le
camion-, che fi la freddezza . l! altra e quando il parla-
re
-io8 De la Rettorica d'Ariftotile
- re è mefiolato di uocaboli et altre lingue . come Licofione
che chiamo Xerfè V eloro . Et Sciron ladrone nomino
Sinne . St vile idam ante dijfe > che la Voejla era una barn-
• bocceria . & la natura haueaprefò un gran marrone . {j*
d'un crucciato 3 che gli era montata la biTgjt . La ter%a
gmfa è negli €f 'iteti , quando l'ufano o lunghi , ò imperti-
nenti', 0 troppo fpeffi. ^Perche ne la Poefia fi conuien ben
di dire il bianco latte : ma ne la prò fa parte di quefli epite-
ti uì difeonuengono : ($f parte > fi troppo Jfejfi fino ufati;
fiuopronoeuidentemente l'andar poetico . che ne la Poefia
ci conuiene ufarli, perche caua il parlar de l'ordinario, ($f
li da di quel forefiiero chauemo detto . *Ma douemo
auuertire dt farlo conmijùra : altramente farebbe peggio
che 7 parlare ordinariamente . perche fé 7 dire ordinario
non ha del buono ; l'affettato ha del cattiuo . Et per quefto
le compofitioni d ' nAlcidamante paiono fiedde : perche fi
ferue degli epiteti non come di japoretti > ma come di cibi
necejfariji tanto gli ufi ffeffi3 fg) tanto gli fit grandi > fg)
aperti . percioche humido fùdore dirà in uè ce difudore.
St uolendo dire 3 gli ffett acoli del'ifimo s dirà gli /fett aco-
li de Clftmiafòlennità . St de le città gouernatrici leggi ^
uolendo dir leggi . Ne dirà 3 moto ; ma precipitofò moto
de l'animo . Non cMufio ., ma de la natura Mufio . Non
penfierofòy ma dipenfierofà cogitatione. Dirà non di gra-
tta s ma di popularefia grafia cattatore . fg) del piacer de
gli afioltantt amminittratore . Nafcofto non fi- a t rami ,
mafia ì rami de lafèlua . Ricoperfè non il corpo 3 ma la
ergogna
Libro Terzo. ic#'
uergogna del corpo . 'De l 'anima contrafiicitrice concupì-
fienza . dotte contrafacitrtcefia doppiamente male , per e fi
Jèr l'epiteto doue non bifògnaua , (jjf per effer compoBo *
come ancora quest'altro . Soprabbondeuole ecccjfo di
tritio . Jguelli dunque, che cofi poeticamente parlano 3
peri' impertinente chefknno , uengonoà cader nel ridico-
lo, & nclfì-eddo . &per le dande , che ci infi 'amettono 3
dtuentano ofiurt : perche quando t boemo intende una co-
ja s tutto quello che ui s'aggiunge di più, è uno intorbidar-
gli tutto quello, che già gli era chiaro . Mafi fiogltono rad-
doppiar le parole quando le co/e non hanno nome : ($r
quando le uocifa~.no bene in comp e fittone, come farla Pafi
fatempo . & ancora queffe quando fi tifino troppo fbejfì
fanno l'or adone al tutto poetica . Onde che lo raddoppia-
mento de le parole e utiliffimo à l 'Ditirambici .- percioche
uogliono hauer delfònoro . Gli noe abolì auuentttij fanno
più per gli Heroici . perche tengono più delgraue, &) de
l' ardito . et le metafore Rettalmente fi conuengono à [am-
bici .-percioche quefti s'ujano ho^gidì comehauemo detto,
Euui ancora un'altro quarto modo dtfieddezj^a . 71 qual
procede da le metafore., percioche di molte fòrti fi ne trtto-
uano, che fino fuor del conueneuole : alcune per effer ridi-
cole : percioche fino ufiate ancora da' Comici : alcune per
effer troppo graui , & troppo tragice . Certe fino ofeure
per effer tirate di lontano : come Gorgia , che chiamo le
faccende pallide, gffitnguigne . ffl che d'tffe Tufiminafii
quesle cofi malamente 3 & mala meffura n'hai fatta .
DD Jlche
aio De la Rettorica d' Ariftotilc
fi che fu troppo poeticamente detto . €t come Alcìdam an-
te > che chiamo la Filofifia un basitone de le leggi . Et 10-
diffea un chiaro fiteccbto de la uita de l'huomo . Ter clo-
che quefii modi tutti fono lontani da la forza diperfuade-
reper le ragioni dette difopra . Mafia i motti tragici fu
bellìjfmo quel di Gorgia a la Rondine, che uolandolifepra,
^lifihizj adofio, dicendole . Quefla è una brutta co/a Fi-
lomena . per cioche non era brutta come ad uccello , ma fi
bene come à tergine . Et però torno bene che le rimproue-
raff'e, non quel eh' era s ma quel eh3 era fiata.
UH.
. Sili 'Imagine ancor effa è metafora, per e fi er
\ któ'afl poca dijfren'Zdtra t una > & l'altra, percto-
stìsfO che dicendo f ^Achille gli s'auuentaua come un
Lione ; e imagine . gjr dicendof il Itone lifìauuentaua(tn-
tcndmdof d! aAchtlle) è metafora, cheperejferlafortez?
?g commune à l'uno, & à l'altro sfìpoteua bene ^Achille
per metafora chiamar Itone . Jgueffa figura de la imagi-
ne è utile ancora à la profà . ma fi deue ufar di rado , per
ejfer poetica . L'ufi d'ejfa e quel mede fimo , che de le meta-
fore . perciochele metafore fino differenti in quel che s'è
detto . L'efilmpiofarà come quella dzAndrotio contro,
fdrteo . flqualdifje, che fdrieo erafimile al e anelan-
do è fi io Ito da la catena : che morde cioche li uiene innan-
zi jpercioche a?icor ejfio uficito di prigione uoleua briga con
ogmmo . Et quella di Theodamante , il qual diceua , che
tArchtdamo
Libro Terzo. 211
oArchidamo fòmigliauaun 'Euxeno , che nonfàpejfe Geo-
metria . (gjr queHa ancora uà fecondo la proporzione .per-
cioche Euxeno era medejimamente come un zArchidamo
e haueffe geometria . St quella di alatone ne la Tolitia >
doue diffè, che coloro i quali Sfogliauano i morti , erano co-
me i cani, che mordono ifaffifinzjt toccar quelli chelitrag
gono . & quell'altra, che affimiglia il popolo à un nocchie-
ro che fi a gagliardo, ma che habbia del fiòrdo, (^ del goffo*
Et quella che fi dice contra i uerfi de poeti , che fino fimili
à certi giouinetti , che fu l uigor de l'età loro paiono belli
fen%a hauer parte alcuna di bellezza* percioche quelli >
p affato chefia il primo fiore, gj quefli fciolti che fieno da.
quel lor numero ,• non paiono più deffi. & quella di T'ert-
ele contra 1 Samìf, che gli affomigliaua à 1 fanciulli, i quali
pigliano il pane , (èjf piangono . fi me defimo affòmiglw i
IBoetij a l'Elei, che coficome effe urtandofi fra lor mede-
fimefifiacaffano , copi TSoetìj combattendo } effi fteffi fi
confumauano . Et DemoBhene dijfè, che 7 popolo haueafb
miglianzji di coloro à i quali ilnauigar muoue naufèa . gjr
Democrate diceua, che gli Oratori eran fittti come quelle
Balie, che fi magnano la pappa per loro , & ai bambini
danno da fùcciar lafiiliua . Et zÀniiHene affimigliaua
Cefifòdoto detto il fittile àl'incenfi • il quale ne conforta
col confumar fi . Et tutti quefli ejfempi poffòno fruire co fi
per imagmi, come per metafore . Onde che le medefime co-
fi che tornano bene in metafora , faranno buone per ima-
gmi . Ver cioche le tmagim non fino altro che metafore che
T> D 2 hanno
L
a 1 1 De la Rettorica d'Ariftotile
hanno bifògno di qualche parola di più . Et la metafora 3
che uien da laproportione ; bifigna, che fempr e fi ridonda
da l' una p arte, q) da l * altra . (g-r con co/e , che pano fitto
un me de fimo genere . Come dicendo fi, che la taiga e lofiu-
do di Bacco sficonuerrebbe anco à dire , che lo fiudo è la
taz$a di Marte. Et queslefono le cofi, de le quali fi com-
pone la oratione.
V.
L capo principale de l'elocutione e la corretta-
ne de la lingua : la qualconfifie in cinque co fi.
Et primamente ne gli attaccamenti , che fi ano
cornfiondentifia loro, fecondo che naturalmente hanno <t
sfare , o prima, opoi :fico7ido che richiede la dependen^a
di certe parole da cert3 altre . Qome farebbe fi una parti-
cella cominciaffe per , quantunque , le rifionda un'altra
per, nondimeno so, non perciò . àguifa di quefia . *ZMa
quantunque cejfatafia la penai non perciò è la memoria
fuggita de3 benefitijgia riceuuti . Et dietro à Cornea deue
rifonder , co fi '.
Come e pungente , q) faldo
Qffi uefiijfi d'un color conforme*
Dietro à Non pure ,figuita Ala
V^onpur mortali Ma morto : & ella e diua.
fg} dopo fi, uiene apprefio , Che .
Da indi in qua mi piace
Jguetfherbafii cti altrouenonhopace .
€tbi-
Libro Terza. li?
€t bifognafkr rifondere le confèguenti auanti che fi di-
mentichino per l'antecedenti . Et non tener molto fiffefà
lacontinuation neceffaria con mfiameffi d altri congiun-
gimenti . Ver cioche rade uolte farà bene ufato > come in
queflo loco . Io poiché finte/i (percioche uenne ' C leone à
ricercarmene, qf) pregarmene $ ) me n andai con effì . fn
queflo dire auanti a quella che douea riffonder fubito ; ci
fi interpongono piti altre coniuntioni . <ZMafè l'interpone
mento f offe molto lungo 5 quello Me n andai; farebbe con-
fujòy & quafifmarrito da la fua dependenzjt . Jgueflo è
uno auuertimentoper dir bene il quaì confi fle ne l'attacca-
tura . fi 'fecondo fla ne la qualità de' nomi . fg) queflo e>
che fi parli con uocaboli propri] > ($f non generali > & cir-
confcritti . fi terzo 3 che le parole non fi ano di dubio fin-
imento :fè non uogliamo però fare il contrario ftudiofà-
mente, come e fi Ut 0 di coloro > che non hanno che parlare .
(jfff uanno componendo una certa lor diceria per parer di
dir qualche co fa .percioche quefli tali lo fanno ne la Toe-
fia come Empedocle . Ejfcndo che queHo aggiramento di
parole 3 menando l' auditor per la lunga, t abbaglia , & lo
iicn come confufo : ne laguifi ctiauuiene à molti ne le ri-
Sfotte degl'indouini, che quando fin dubìj, applicano l'a-
nimo à dar loro una certa credenza . Come fu queHo.
Crefò d'Halì uarcando oltre' l confine 5
ny un gran regno uedrà l'ultimo fine .
Sogliono ancora quelli che fin prepoHi àgli oracoli^ quan-
do rtffondonoflar più uolontieri in fu igenerali.percioclie
uifi
214 De la Rettorica d'Arift otile
m fi fa manco errore , che uenendo a particolari . Come
quelli, chegiuocano à la morra s'abbattono à dir il uero
più facilmente à dir pari felfipari, che kffecificar quanti
fino . 6t cofr s3 appongono meglio a dir che una cofiafira ,
che dicendo quando/ara . Et per queflo gì 'indo timi à quel
che dicono, non aggiungono determinatamente il tempo .
Tutti que fri modi di parlare fino fimili infra loro : ffl tut-
ti s3 hanno à fuggir effigia per qualche cagione non s'ufà-
no a pò fra . fi quarto e (fecondo la dottrina di Protago-
ra) hauer diìlinti i generi de3 nomi, in mafiulini,fèmini-
nh ft) neutri ipercioche e neceffario , che ancor quefiifi-
condo illor genere habbino buona corrisfondenzjt fia lo-
ro , come qui .
Non et atra tempesiofa onda marina .
fi quinto è la concordanza de3 numeri : cioè, che frano ac-
cozzati rettamente infreme , fecondo che fino di natura a
d'uno, o di più .
Se thonorata fi-onde , cheprefiriue
Datemi pace o duri mieipenfreri .
€t uniuerfalmente bifigna, che quello chefifiriue yfrpojfa
fàcilmente, & leggere,^ pronunciare, che m un medesi-
mo modofrfk , La qualcofa non hanno quelle compofrùo-
ni, che fin fitte con molte legature . 6t quelle>cbe con fa-
tica fi pojfono distinguere, et puntare . come fino gli fir it-
ti dHer adito, che fitticofamente s'intendono , per alcune
dittiont,che nonfipoffon difiernere fi uanno con la partii*
cella dinanzjy ò con quelle dipoi . Come fi uè de nel princi-
pio
Libro Terzo. 215
pio del fio libro . dotte dice . 7)* quefia ragion, eh* e nera
fempre fono gli huomini ignoranti . Ter cloche non e chia-
ro > fi quel,fimpre, s'accommoda con le parole di/òpra , ò
con quelle di fitto . Oltre di queftofi fi un'io nel parlare
col non corri/fondere . cioè quando à due cofi fi riaccom-
moda un altra, che non fi confa con ambedue . Come fa-
rebbe à dire. Che tu uedeffi il colore , <&* loftrepito . do uè
queluerbo di Vedere, fi riferifie al colore , &/ non è com-
mune con loftrepito . ^Mafi in loco di <uedere dice/fi com-
prendere,farebbe ben detto .per che farebbe commune cofi
à lo Strepito, come al colore . Et ofiura fi fi toratione >
quando accadendoci molte interpofitioni , non fi foggiati-
gafibito quel che fh di b fogno . Come fé fi diceffe . Io di-
fignaua parlato che le haueffidi quefle coffe , & di quefie,
& in queHo m do ; dipartire . Che più chiaramente fi
direbbe . Parlato che gli haueffi difignaua di partire . &
quel che li uoleua dire era quefio ,&quetto . &) Ha in
queHo modo .
VI.
E r. dare ampiezza à torationefiruono quefie
cofè . Et prima in loco del nome ufar la dijfini-
ttone . fomeper effempio, hauendo à dir circo
lo j dire una fuper fide, le efiremità de la quale fono egual-
mente dtfianti dal mezzo . che per breuità fi fk il contra-
rio, riducendo la diffinitione al fuonome . Et abbatten-
doci à una cofa, chefia brutta, ffl difdiceuole sfila brut-
tezzjt
1 1 6 De la Rettorica d'AriftotHc
tezj^afla ne la diffiniiione s ufèremo la parola, Sefla ne la
parola 3 ujeremo la diffiniiione . Le metafore ancora^ &J
gli epiteti danno ampiezza 3 & splendore à foratione .
£Ma bifogna hauer ì occhio di non dar nel poetico , S'ac-
ere fé ancora quando fi parla cTuna co fa fòla ; come fé fof
fero più -.fecondo ilcoHume de poetiche intendendo dun
fòl porto ; dicono nondimeno^ àgli aAcaici porti • 6t d'una
filetterà direbbono .
G)uejìe colfàngue mio uergate carte .
Si rìngrandifce ancora il dire > quando le dittloni non fi
congiungono infieme : ma cufcuna ftaper fì sleffa . Come
farebbe a direy di quella donna , di quella bella : do uè per
breuita fi farebbe il contrario : dicendo congiuntamente >
di quella bella donna . Si amplia ancora quando le parole
fi legano con le congiuntioni > doueper breuità la congtun-
itone fi toglie uia .pur chef pojjino pero congiungere . 3\(V
l'un modo fi direbbe . Lo trouai > ffi li parlai . Ne l'altro:
Trouandolo s li parlai. Vale ancora affai per allargare il
parlare : quando non fi potendo dir de le cofe quelle partii
che £ hanno > fi toglie à dire di quelle > che non hanno > come
fece Antimaco di Theumeffo .
Siede un picciolo colle a uenti cFjtoflo .
Stfguita lodandolo da quelle cofè> che li mancano . Ter-
cloche per queHa uia foratione riceue accrefcimento in in-
finito . Stpuoffidir dalma2icamento co fi del bene come del
male -.fecondo che à uoler lodare j o biafimare o quefto > ò
quello 3 ci torna più commodo . Donde t Poett Greci hanno
cauati
Libro Terzo* 217
e auati alcuni uocaboli* come fono fiieruato , dijfipido : de-
rtuandoH da lapr mattone , cioè dal non batter questa tal
co fa, ne delneruo, ne delfapore . Et quefio modo di dire è
molto approuato ne le metafore, che uengono da la proporr
itone, come farebbe quefla, che la tromba fuffe un /nono ,
che non ha de la lira.
Ora njenendo al de co ro -, diciamo, che ali bo-
ra batterà l'orationeil decoro fio $ quandclla.
fra affittuofa, costumata, $ proportionata
al /oggetto . Proportionata s'intende^ quando non f parla
di CQfigraui con bafjèzsjt,ne di cof baffè con granita . ffi
quando à una parola mie non s'aggiunge ornamento .'per-
che fi cade altramente nel Comico : come Cleo fonte , che
ufaua certi modi di parlare : come farebbe à dire , b fico
beato . ^Affittilo fa farà, fi correndoci ingiuria; il parlar
fi farà con ira . Se trattando di cof nefande , q) brutte ,•
fi dirà con ifihifezga, & con abbominatione . Se di lauda
bili, con baldam^a . q) fi di mtfir abili , con humiltà . &
cofi medefìmamente ne l* altre cof . Che ancora questa prò
prietà di parlare ha del perfuafiuo .- percioebe t animo jj[e
gli huomini s'inganna di quella apparenza, come fi fidi-
cejfe il uero. Et questo e, per che infintili cofi quando il uè
ro fi dice : coloro che dicono fin cofi uer amente discosti.
Onde che fi crede, che la cofi stia nel modo che uien detta:,
ancora chefiia altramente . et gli afioltanti hanno fempre
E E il me-
* 1 8 De la Rettoria d'Arlftotile
il me defimo affitto con quelli y che p£,lmo<jfLtiUofamèn-
te : Ancora che mente fi a quel che dicono . 'ti perciò fin
molti) che percuotono gli auditori con Auefio commeuimen
to de t animo : ^) in un certo modo gli Hsrdìfiono . Jgue-
fia forte di dimostratone > la qualfi fitper aia difigni : è
non finamente affei tuo/a 3 ma coturnata . parche s'accom-
pagna j gjr s' accommoda con^ ciafiun genere > & con cia-
Jcuno habito di perfine . come dir d'una etàs o d'un fiffo y
o d'una natione . &* intendo genere > come fare lue à dire y
fanciullo s o gion 'ine > ò uè echio -3 huemo ^ ò donne j Sparta-
no^ ò Teffalo . Habito chiamo. quello ^fecondo il quale fi
può dires che Ihuomofia duna certa qualità di iuta .per-
che non ognhabito informa il uiuer noftro . eDicendofi
dunque parole appropriate à gli h abiti y fi uerranno à dì-
■mofirare i cofiumi,» percioche non le medjsfime cofi 3 ne al
mede fimo modo parlerà un contammo 3 che un dotto . Si
còmmuouono ancora in un certo modo gli auditori per quel
hguifàdi dire^ che pur troppo sfeffo fi fuole ufiare da que-
sti compo fit orti or ationi. qVALE E* COLVI CHE
NON, LO SAPPIA? QJV'ESTO Si SA PER O-
gnvno. percioche gli auditori per uer gogna l 'accetta-
no ancor ejfi : per non parer d effer fòli à non fiaper quel
che fi dice 'ejfer noto communemente .Ma quando fi a tem-
po d' tifarlo > ffi quando non fi a tempo ^ ui fi deuehauer
quella medefima auuertcnza s la quale è commune à tutte
l'altre figure di dire \ & in quefla 0 &} umuerfidmente in
tutte l'altre maniere dt parlare doue fi trapajfino i ter»
mini^
Libro Tetto. tip
mìnì,douemo tifar per rimedio quel che volgarmente fi di-
ce, di ributtar/i „ Terrifiche bi/ogna , che da uantaggh
ci riprendi amo dà noi me de fimi dhauer detto poco . La
quale o/a fi parer che fi dica iluevo : poiché il dicitore mo-
/Ira d'auuederfi di quel che dice . Oltre diqu-eslo quanto à
l'ejpr l'oration propcrtionata-,fi deue auuertire che non fi
dtue ufkre ogni co/a nel mede fimo tempo . percìoche non
affettandola proporzione in tutto f fk il me de fimo : ($[
l'auditore non s'accorge de l'arte . St nondimeno per fug-
gire urieslremo,non douemo cader ne l'altro , di proferir
le co/e morbide aframente ; ne l'afpre morbidamente .
perche co fi quel che fi dice non harebbe forzji di pervade-
re . Quanto a quel che fi diceua di /òpra de nomi , l'ufar
piti epiteti fé} più composti, & uoci/òresliere,fi conuiene
fpetialmente al dire affettuo/o. Tercioche a mio adirato fi
comporta facilmente che con parole doppie , dica che colui
di chi par la fofi e uno fiaue^acollo , ò uno fquajfaforch*.
ò con parole forestiere , che fojfe un Vigliacco ò uero un
mecciante . Si può fare anco quando già ci f amo imp atto-
niti de gli auditori : & che gli hauemofkttì alterare ,ò con
lodarli ,o con vituperarli, o con irritarli, o con moftrar lo-
ro affettione . come fi fficrate ?ielrPanagirico circa la fì-
ne} doue dice , fama,m:monx*riputatio?ie , quale, quanta
sb& da chi amar e, quella che vivendo n acquifleranno, mo
rendo ne la/fìramio ? Et nel me defimo loco, Chi, quali jon
quelli e' hanno potuto /offerir di uederli ? perei oc he in tal
gvifii alterati gli afcoltatori 3 ancor elfi prorompono à dir
E E 2 di
2 io De la Rettorica cTAriftotilc
di quefie co/e . Et s'imprime questo parlar negli afcolt ari-
ti >per che fino quafi in unamedefima difiofetion con loro .
Et di qui uiene> che quefie uocifino appropriate à la Poe-
fa : perche la Toefia è una sjretie d alter atione3 o di furo-
re . Bifogna dunque ufarli> o ne modi 3 che fi fin detti y ò
per ma d ironia > come fkceua Gorgia 3 O4 come fi uè de
nel Fedro .
VUU
ìA forma de toratione > ne in tutto fatta à mi-
far a di uer fi 3 ne in tutto finza numero con-
uien che fi a .percioche Cuna 3 cioè la mifurata
non ha delperfuafiuo . perche moUra d'effere artifitiofk-
mente compofia : g) wfiememente s'apparta dal parlare
ordinario .percioche ?iefh applicar t animo à notare 3quan
do un altra uolta ritorna una firmi cadenzatane l medtfimo
modo che i putti, quando fi conHituifce il procuratore à
quelli che fi mettono in libertà 3 perche fanno che C leone
deueeffer nominato dal banditore 3preuenendo la fùa uo-
ce $ C leone dicono prima di lui . V altra 3 che non ha nu-
mero 3 non ha manco termine doue fermar fi . 6t loratione
deue effer terminata ne le fue parti : ma non con la mifùra
de'njerfi . percioche procedendo fèn^a alcuna intermijfio-
ne .prima 3 non ha delpiaceuole àfintire , dipoi non e fu-
cile à comprendere . Termtnaficgni co fa col numero . ma
quel chefir uè à la forma de torationefi dica andar nurne-
rofòj del quaL le mifure de Poeti fono particelle . fg) per
queflo
Libro Terzo. ili
quefio dette toratìone ejfer numerofa>ma nm fitta in uer-
fi : perche cofi farebbe \Poema . et anco numera/o non trop
pò efquifitamente . & quefio farà quando (i faccia fino à
un certo che . Tra i numeri il piede heroo ha del grande et
del rifonante . Del [ambo ri/ulta quella medefimafauella9
che s'ufa uolgar mente , & per quefio neffuna fòrte diuer-
fò efie più fàcilmente di bocca à color che dicono yche flam-
bici . Et l'oratione bifigna che habbta del graue q) del ri-
tirato dal uolgo . fi Trocheo ha più del fattarello ^ che non
fi ricerca a l'oratione : come fi uedeper li uerfi tetrametri^
l'andar de quali y percioche fin fitti di Trochei > e come à
fdruccioli . T(efiaci il TPeane il quale fu ufato dagli anti-
chi 3 incominciando mfino da Trafimaco . Manonfipeua-
nopero dire di qualnaturafifoffè . E' quefio IPeane d'u-
na terzjtfietie tra quelli che fi fin detti 3 & attaccato con
effi .percioche la/uaproporttone è come del tre al due . do-
ue degli altri difipra tunafietie e proportionatacome tu
no ài uno, & l'altra come il due à l'uno , 'Dopo le quali
proportioni uien quella dun mezgopiu > che Emiolio , &
fifqmaltera fi chiama . & tale e quella delPeane . Gli al-
tri piedi dunque, &per le ragioni che fi fin dette > &per
che fino accommodati a far uerfi,s' hanno à lafiiare^ uà
lerfi de ll?eane . perche filo ejfo fi a quelli che fi fin detti
.non cade facilmente in uerfo . ftjper quefio cela maggior-
mente t arte . Co fioro ufano adejfo unfil Peane : &] ta-
fano fidamente nel principio de la tirata, ma bifigna che la
fine fi a diuerfa dal principio . Due fino le firn de IPeam,
g) con-
^^% De la Rcttorica cTAriftotilé
fg) contrarie infra di loro. Luna fia bene nel principio 3
fi come tifano . ^J quefio e quello che comincia con una
lunga, & fini/ce > con tre breui come quello .
(jk in quell'altro .
X/WM9X9/U* lM.lt THU «TftV.
L'altro al contrario 3 comincia con tre breui 3 affini/ce con
unalonga3 come per ejfempio .
Meta <Te yeti vietiti 7'cJKittvoy lipasi m i>u|.
Et queHo è quello > che fi conuiene àia fine .perche la bre-
ve nelpofamento per non hauer del finito sfuma per modo
di dire, &fit una gretta cadenzg . jfmpero bifogna ta-
gliare il parlar di/opra^ fg) terminarlo da quel chefègue
con una lunga . £^ che lafine de la tirata fi a distinta non
da lofirittore> o dal modo de lofiriuere, ffl del puntare ;
ma dalfuo numero Beffo . (gjr cefi se dichiarato > che con „
certo bello andar numero/o, (j^r non del tuttofine nume-
ro deue ejfer l'oratione . & s'è dimofirato di che fine fò-
no 3& come s' hanno à difj>or quei piedi; che le danno que
Ho tale andamento .
IX.
|TO|-%3j qA elocutione enccejfmo > chefia diflefa à di-
'\ W^ìB llin1p tutta dunpez^o > come fono le tirate de
j^ytó^l gli cDitirambi : ò uer amente ripiegai adorne k
ritornate de «li antichi Poeti . La diftefa è quella 3 che fi
fòleuafnre anticamente: come è fitta quella^che comincia.
Quefia e la fhi ia d'Erodoto Turio • Che di quella forte
s'ufiua
libro Terzo. 22 t
■ *
s'it/àua da prima per ognuno : ma bora non s'ufa da mol-
ti ì, c^ chiamo diHefic quella, , e he per fé siejja non ha fine
alcuno, finche nonfifinifc'Q la materia di che fi ragiona . et
quesla non hx dolcezza .-perche corre finza ritegno . auuc
gna che h? ognicofit ognuno fiuorrebbe uedere innanzi ^
fuo ripofo . Et per quefio i corridori quando fino à le riuol
te battono i fianchi, gj quafii che sy abbandonano ; per clo-
che anteuedendo la meta, non durano prima tanta fatica^
perche fi ueggono il termine innanzj, €t queflae l'elocutio
ne difìejà . La ripiegata e quella, che confi ft e ne3 periodi •
Et chiamo Periodo un gruppo di parole mfieme : che per
fi me de fimo ha il fuo principio, & lafùafine . fgjfidisten
de tanto -3 che fi può ficcilmente capire . £)ues~lo modo di
parlare è dolce, (§Jr agcuolmente s'imprende . 'Dolce, per-
che gli auuiene il contrario che à l'altro, che non e termina-
to, (^perche l' auditore penfitfimpr e dhauer qualche cofa
in mano , effendo che tuttauia fi li uà rappr efintando un
certo che di terminato ; come per lo contrario ha delfasli-
dufi quando non ut fi ante uè de ne'lfinfi, ne 'i fine . Sa ap-
prende fiicilmente , perche fi riduce bene ìi memoria. Et
quefio perche 7 parlar che confifie ne' periodi, e numero/o.
($f il numero fi rammemora più che ni un 'altra co/a, (g*f
per questo è che tutti ci ricordiamo più de* uerfi \ che de la
profia . percioche col numero fimi/arano i uerfi . Ma bijò-
gnachc 11? triodo fia compito ancora quanto al concetto,
et che diutdendolo nonfipoffa tirare ad altro fingimento >
come i [ambici di Sofocle 9
1 14 De 'a Rettoria d'Arìftotile
per cloche fecondo le dmerfè diftintioni ; diuerfi &< contri
rio/ènfi fili può dare > come in quefìe parole allegate, che
puntandole altramente fi può cauar da loro, che Caltdone
/òffe ne la More a, il che non è . Sono dt due fi ni Peno di y
uno compoHo di membri i 1 'altro fiempio, òfìhietto che lo
uogliamo chiamare . fi fitto de membri è quello, che ha-
uendo unfuo cor/o intero i è però diuifi da più ffattj : ($f
con un fiato facilmente fi pronuntia . ffl quefla facilità
s'intende chefia nonfòlamente da l' uno ff atto à t attronca-
rne nel fòpr adetto periodo > ma quanto dura tutto inficme.
Et membro diremo chefia una di quefìe fùe parti . Scem-
pio chiamo quello eh' è tutto un membro filo . Ma cofii
membri come i Periodi conuien chef ano ne troppo concifi
ne troppo lunghi . Ver cloche il corto falche l' auditore fi uà
fftejfe uolte intoppando . &) quefio auuiene > perche quan-
do uno s'hapropoflo ne l'animo di correr à dilungo fino à
un certo termine $fè uifi trotta effer giunto prima che non
s'era imagtnato s necejfariamente conuien che fi ritiri 3 co-
me s'haueffi urtato in cofa che lo ributtajfè . ^Da t altro
canto il lungo fk chefitrapaffitintention de l'auditor ecco-
me de' medefìmi, chefir imitano intorno à la meta , quelli
cheuanno di fuor a traf affano quelli che girano wfieme
con loro . Oltre chei Teriodi quando fino cofi lunghi, di-
ucntano oratione de la fòrte ,che difipra hauemo detto ,che
fono quelle a la diflefk . Et di qui mene il motto dt 'Demo
crito Chio contra éMenalippide . fi quale in uece di farei
fuoi
Libro Terzo i 22 j
fùoi periodi con le riuolte ; gli picena, tutti à la diflefà.
Onde degliuerfìdHefìodo, che fino di queFtofcnfi>
Fa noia afe, chi noiar altri intende ,
El mal conflglio il confìggerò offende }
Sgli ualendofi del primo comeflaua, & mutando il fecon-
do àfuo propofìto fòggiunfi .
E'idir disiefi il dicitore offende .
Ver cioche il detto contra al mal configlieli , torna a propo-
fìto ancora contra 1 mali dicitori ,che fanno i membri trop-
po lunghi. Ne anco quelli che hanno 1 lor membri troppo
corti fino giufli periodi . Onde che per gli sfeffl interrom-
pimenti, che uifì truouano , gli auditori uanno come ince-
stando per ejjì.
Il parlar che fifa di membri e di due maniere, offartito
ò contrapoflo . Spartito farà come dire . lo mi fino più uol-
te meramgliato di coloro, che fino flati autori delconcorfò
à queflafelennità ; O* inuentori di celebrar queftì giuo-
chi . Contraposto, quando ne tuno ,&ne l'altro mem-
bro, ol contrario rifonde al contrario,^ una parola mede
fìmafèrue à legar due contrari] infìeme : come per effem-
pio . Hanno giouato, «^ à coloro, che fino reflati à e afa ,
(j)f à coloro , che fino andati con ejjì. *A queftì , perche
hanno lor fatto acqui/lare più che non poffedeuano : à
quelli, perche hanno lajfato lor da godere àbaflanzji .per-
che à lo Bar m cafà e contrario t andar conejfì. &J a tha-
nere à baflan-^a è contrario t acqui fto del più. Cofì s'è fi-
disfatto, & à quelli ch'adirano ad acquisi are, et à quelli
F F che
125 De la RettonV.i d'Ariftotilc
che barino piacer di godere . dotte tacqui/io è oppoflo al go-
dimento . & quello ancora. tAuuiene che in quale anio-
ni ifaui j pojjono molte uolte effer malfortunati , t ipazgj
hauer buona fortuna . <>Allhoraju dato loro il premio che
fi contitene a' ualent Intonimi : fifa poco dipoi fi prefro
l'Imperio del mare . 'Ter lo continente pafio con le nani y
(^ per la marina a pie da . VSleffonto ccngwnfè con la,
terra > (jfrf CaAtbo diutfe col mare . Effndo ctttadiniper
natura, che pano priuati de la città per legge . lAltri ìn-
feramente perirono, altri uit upcro firn e nte f camparono .
V rinatamente uotemo i Barbari ànoftrofruigio : gr pu-
bicamente non ci curiamo , che molti de nofln conjedera-
tifruano à loro . 0 uiuendo acqui 'fi are fo morendo l-, /fa-
re . €t quel che diffe in giudi tio un certo contra 'Tito Lio y
0f Licofrone . Cofloro mentre erano m cafa uendeus.no
uoi . Et bora uenendo qui fono pati comprati efjì . Tutti
quefli ejfempi funno quella oppoptione, chehauemo detto .
la qu al fòrte di parlare ha in [è dolce^a : fi perche i con-
trari^ di lor natura fono nottff mi : & tanto più quando
accozjjtndofi infieme , l 'uno fi fu più noto per l'altro -3 fi
ancor a perche s'ajjòmiglia alfillogifmo . percioche quei fi l-
logifmo col qual fi contradice , non e altro che un acco^z ci-
mento di cofè contrarie . €t quejlo modo di dire ,contr •atto-
nimento fi chiama , Euui ancora il Par pari : il quale è
quando i membri fono equali . Euui la conformità, chef
fu quando l'un membro , (è)f l altro fi famigliano ne gli
efremi . Et quefli ejlremi èforzg3che smtendino ò nel
■principio^.
Libro Terzo ? 2 17
princìpio, ò ne la fine . O^el Princìpio fi pongono fèmpre
fimi/i parole . Ne la fine, 0 fimdi fillabe di diuerfe parole :
0 dmerfè cadente d'una parola medefima : ò ejja parola
fiejfa mi altra uolta replicata . Gli effempi de le parole nel
principio faranno quefli . Penjìom à me non già : pajfio ni
mi dette egli fi bene .
Raro fu di ualor , chiaro difangue .
Effempi de la firmai an%a de le filiale ne la fine ,firanno
queff altri . fn fi fatta maniera in or dine fi metterebbe;
che la prima uolta ch'iui tornajfe ma la menarebbe . Qo-
me i falli meritan punitione , cofii benefit ìj meritan gui-
derdone . La uariatwn de la cadenza ne la medcfima pa-
rola farà come dire . Vuolfkr delgiulio, ffi non uale un
giulio . Con laparolaflejfafifarà in questo modo . Men-
tre era uiuo ne diceui male : & hor eh" è morto ne fcriuì
male . Lafòmiglianzji in una fili ab a farà tale . Come l'hai
comfeiuto ,fi non l'hai praticato ? Etfuole auuenire,che
mir.i me defimo parlare s'accozzano inficine tutte quefte
cefi, e>" la contrapofitione, &* lo Tarpan, & la fimi l e a-
den%a . Et de i capi principali de' periodi s'è refe conto
quafià bafianza ne la Rettorie a à Teo dette . Et quanto
àgli contrapommenti fi deue auuertire,chefè ne fanno an-
cora de' fai fi : come quel d Epicarmo , quando diffe .
0 cheftaua io con loro, 0 con lorofiaua io .
FF 2 Hauendo
xi8 DelaRettoricad'Ariftotile
X.
I-^TS Avendo parlato di queBe co/e; diremo
hora donde fi caua l' arguita ,& le uaghe^zj
del parlare . Quefie fi fknno, oper bontà d'in-
gegno, o per forza et effercitatione . £Ma come fi debbano
fkres 'apper 'tiene à queB'arte d'tnfegnarlo . Hora uolen-
do dirle, e>» raccontarle, cominctaremo prima da questo .
Che tutto quello, che fàcilmente ci da qualche nottua, na-
turalmente ci diletta , Et perche tutte le parole ci fknno
intender qualche cofa-, quelle che portano con loro quefla
nuoua intelligenza, fon quelle che maggior dilettatton ci
porgono . £Md le par ole forefiiere non fanno ciò : perche
non ci fon note : fy le proprie perche già lefapemo . Lo fa
dunque principalmente la metafora .perche dicendofi Pa-
glia per fignificar la uecchiezjza $ ci fiinfègna , ^) ci fida
nottua per mezxp del genere di quel eh e hanno commune-
mente la paglia, tàf la uecchiezjjt . percioche cofituna co-
me l'altra fono appaffite, g) fen%a uigore • fi medefimo
fknno adunque le imagtni de'lPoeti . Onde che , fé faran-
no benprefè-, riuf iranno ancor effe arguite . percioche da
l'tmagine à la metafora non ce altra differenza ch'una cer
ta giunta di più . & quelteffer più lunga fa che fia men
dolce . Et e men dolce amerà -.perche ttmagine non dice
che quella cofà fia quefta : fg) pero l'animo non lo cerca .
Orai ne cefi arto, e ofi nel parlare , come ne gli entimemi-,
the quelle s'wte?idano arguite , che in un fìibito ci fknno
Capere qualche coja di più . (jfrfper quefio uolendo uaga-
mente
Libro Terzo. aip
mente dire 5 ne quelli entimemi fin uaghi che uannoper l*
piana, cioè che fino chiari/fimi à tutti , ffl che non bifign*
punto cercargli : ne quelli 1 quali poiché fin detti non fino
intefi '. £Ma uaghifino quelli , che mentre fi pronuntiano :
òpoco dipoi che fi fin pronunciati , ci fi fanno noti fi ben
prima non erano .percioche in questi, 0 mentre fi dicono , 0
detti che fino 3 uenimo in qualche cognition di più . doue
quegli altri non ci mfegnano cofia alcuna 3 ne detti, ne di'
cendofi . Si che quanto alfintimento de la cofia , che fi di-
ce, quesiti tali entimemi fin quelli che hanno uagheT^a .
cMa quanto à C elocuzione la uaghezjjtfi fk con la figura
del dire . come farebbe del contraponimento in queflagui-
fia . Quella che communemente erapace àgli altri penfi-
uano che fuffe pomatamente guerra à loro . doue la guerra
fi contrapone à la pace , Faffi ancora con le parole quando
ci concorre la metafora : la quale non uuol effer aliena .
perche difficilmente s'afferra in un tratto quel che fi dice .,
con quel che fi uuol dire : ne uuol effer in tutto uolgare, g^
efioffa ad ognuno : perche cofinon muoue affetto niuno •
Si fi me de finamente quando fi pongono le cofi auanti à
gli occhi : conciofiache uolendo commouere3 bifògni rap-
pr e fintarle in fitto più toflo, che da far fi. Onde che per
dar vaghezza al parlare 3 ci conuiene hauere in confiderà-
tione quefle trecofi , la metafora, ileontraponimento, ffl
la rviuezjy . Ma trouandofi di quattro fòrti metafore 3
quelle fono le più uaghe di tutte, che fi fanno pernia di prò
pontone . come fu quella che fece Pericle de3 giouini che
furono
a 30 De la Rettorica cT Ariftotile
furono uccifine la battaglia . di-cendo che la città reBaua
per la perdita de lagiouentù>non altramente che remereb-
be l'annofinzji la Primauera . Et queir altra di Lepttne
de' Lacedemoni ;, Che nonfideuea co?ifintir di ueder , che '
la Grecia rejlajje con un occhio filo . Cefifidoto fidegnan-
dojì, che Caretefaceua una gran fretta di render conto de
la guerra Olintiacas dijfie ., che fi Budiaua chelifiuffe riue-
duto allhora , perche hauea la capezza ne Ugola al popo-
lo . jfl me defimo uolendo una uolta ejjòrtare gli aAthe-
niefiy che s'erano uettouagliati in D^egroponte > dijfie > che
bifignaua che ufiiffie in campagna il parer di zMelziade .
Et Tficrate hauendoper male > che gli aÀtheniefi hauejfero
capitolato con gli Epidaurefi, & con tutta quella rimerà 5
dijfie che s'erano p rinati del ^viatico de la guerra . St Pi-
tolaofioleua dire > che Varalo era la mazza del popolo, &
Se fio l'arca di '"Pireo . Et Pericle dauaper precetto , che
fi douefiè tor ma tifila dSgina^per ejfiere un panno ne gli
occhi di Tireo .' ^Merocle > nominando un gentilhuomo
dijfie di fi y che egli non era punto più tnBo di lui : per ciò-
che t tifar a de la triflitia di quel tale > era a più di trenta >
(éf la firn fiolamente à diece per cento . zAlejjandride in
quellambo che fece de le figliuole '3 che indugiauano troppo
à maritarfi 3 diffie ,
Son quefie mie fanciulle
Cadute in contumacia de le nozjj .
Mottetto contro, un certo Speufippo che in tutte le parti del
corpo era Bupido > dijfie che la fortuna non lo lajfaua Bar
fialdoy
Libro Tcrzov ajt
faldo> ancora che fhonejfi meffo ne la malatia delPentefi"
rinvo . Cepfodoto chiamano- le galere Mohni di finn,
^Diogene Cinico di ce uà che le tauerne erano i cenacoli d A-
ìhene . E/ione dtjfe che tutta la città sJera uerfata in Si-
alia . Jlqual parlare è per metafora : ($f mette lo co/o
auanti agli occhi . Cefi die en do jì che la Grecia gridaua 3
in un certo modo e metafora _, (gT fon la co/a auanti à gli
occhi. Cefi fidato parlando àgli Athemcfi de le lor tumul-
tuo fé congregationi, <*Àuuertite}dt/fe,di non dar tante uol
te à tarme ■ Et co fi anco fif aerate contro di coloro che con-
corre uano ne3 Panagirict . Li fa ne l'oration fatta ne t ef-
fe quic de Corintij morti à Salammo 3 di/fin que/io mo-
do . 'Degna co fa e> che la Grecia uenga co i capelli taglia-
ti à quefiafepoltura : doue con la uertu di quefti Cittadi-
ni e fi poh a anco ra la/ìia libertà . Che fi ha tuff e detto > che
rsgiom uotmente douea piangere : perche con ej/i erafit-
ttrrata lo uertu > era meta/ or a y (cjf rapprefintation de lo
co/a . ma dicendo con la lor uertu lajux libertà $fhun cer-
to contraponìmento di più . Ificrate , dicendo > il camino
del mio parlare 3 fiora permezjj) de le cofi fitte da Care-
te : u/a la metafora che uicn da la proporti one ; & quel
per rne^o mette la cofia attorniagli occhi . fi dire anco-
ray che i pericoli e/fortino àfeuucmre à i pericolile medefi-
mnmente itiuezj^Oy fg) metafora infeme . Licoleone oran-
do tnfauor di Qabria $ di/fi , €t non gli perdonerete uoi
pc r riuerenza di qucfla , che ut fup plica in uè ce fio ì La
quale era una /no fi ai uà di broncio . Jjluefìa e meta/oro
in
r i % De la Rctcorica d' Ariftotfle
in quelT atto , ma nonfimpre . £* ben /empre rappre/èn-
tatione. per cloche effendo egli in pericolo; s'induce una, [un
fiat uà à pregar per lui . Onde che una cofa fem^anima fup-
fhca.k una animata . Et metafora e medejimamente à dir
eh* e/fa statua fo/fe un commentario de le co/e fatte per U
Republica . Studiauano in tutti i modi di Japerpoco. Quel
lo studiare 3 fi dice per metafora : perche propriamente è
un uoler fare acquisto di qualche co/a , ($f non perdere .
Acce/e ^Dio l'intelletto per lume ne t anima . G)ucfta an-
cora e metafora benprefa .perche co/i l'intelletto come tilt*
me 3 chiari/cono come dir l o/curità . D^on diffoluemo la
guerra , dice I/òcrate y ma le prolungamo i termini .
^Metafora doue l'unacofa& t altra y cioè il prolunga-
mento de termini > fg) questa tal pace 3 riguardano al fu-
turo . Jguefte conditioni d'accordo (dice il me de fimo )
/òno un trofeo de nemici >di maggior gloria 3 che quelli che
s'acquistano ne la guerra -.perche quelli per poca co/a3 &
per una fila buona fortuna fi guadagnano : ($f queste
s'impongono quando s'è finito di uincer e interamente, do-
ue i trofei >($f le conditioni hanno questo di communc y
che tuna co/a (jjf t altra 3 fino /igni di uittoria . Et que-
sta è metafora 3 Che ancora à le citta con ej/èr infamate
da glihuommi fi danno de' gran castighi . percioche dea-
fiigo non e altro che un certo giusto nocumento .
Bt gì a
Libro Terzo. 23$
XL
T già s'è detto , che (arguite fi fanno , &* di
metafore , che uengono da la proportione , &
di rappre/èntationi ; fèguiiiamo di dichiarare,
che co fa fa rapprefentare , & quel che bifògna per far la
co/a prefente . Ora diciamo , che quelle co/e ci rapprefcn-
tano innanzi *£^ occ^1 d fatto, che moftrano d'operar ut-
uamente , Verbigratia dicendofi , Che thuomo da bene è
quadrato è metafora fòlamente tratta da quefto , che tu»
no, & C altro e perfetto . éMa fé fi dicejjè .
Ne l'età /uà più uerde , q) più fiorita ,•
ha quella forza, che rviuezj<a s'è detta. Come anco quefia,
6 de' lacci d^Amor, leggiera , fg) fciolta
Vola dman?^ al lento correr mio .
€t come diffe Euripide de Greci .
Subito fon qui corpo, briglia /ciotta .
dove à briglia fiiolt a è metafora >{£) fa uiueiga .-perche
e ferirne quella prefezj^a . €t come fece molte uolte Ho-
mero , attribuendo per uia di metafora l'operatione de le
co/è animate à quelle che non hanno anima . Et in ogni
co fa col dar uita <& moto à quel che fi dice ; fida uaghezj-
T^a al parlare , come fi uè de in que fi 1 lochi
Torna a gran balzj rotolando al piano
Il faffo irreverente .
E altroue .
Volauan le faette
Di uolar difio/è
GG fDi
V4 De la Rettorica cTAriftotilc
Di /àngue fitibonde in terra fi/fi .
Et bramo fa, di /àngue il cor gli aperfi .
Ter rioche in tutti quefli lochi 3 per deriuar da le co/è ani-
mate , s'esprime la forZjt de tatto uiuo .prerche quella ir-
riuerenza > & quella brama > & l'altre uiuc^e de gli al
tri ejfempi danno ffirtto à quel chi fi dice . Et quefle at-
t ioni fono applicate da lui a le cof finz^. anima , per meta-
fora proportioneuole .percioche conia mede f ma propor-
ti one ri Sponde d/àf/o à Sififo > che tir riuer ente à quel che
deue ejfer riuenta , Quefto me de fimo di dar fintimento
à le coje che non hanno anima, ft mede/imamente Homero
ne le imagini, che fin belle .
Tlianchi, curu'h/ònanti à/chieray àfihiera .
Percioche egli da uita, & moto a tutte le cof s di che par-
la , fi che ft la uiuezga : & la uiuezjjt non e altro > che
una imitatione . Ma bifignay che la metafora (come ha-
uemogia detto) fa cauata da cof propinque , (gjr non ma-
mfefie ad ognuno . Jl che fiprà fare un che fa tngemofe .
f come anco ne lafilofifiafiprà difiernere il f mia ne le co
fi > per molto diuerfì che f ano fa loro . fonie dij/e aAr-
chita, che l'arbitro , q) l 'altare erano tuttuno 3 perche à
l'uno &} a l'altro confuse uano gli aggrauati . 0 ucr amen-
te fi uno dice/fi y che l' ancora > &) l'uncino fi/fero il mede -
fimo : perche ambe due fanno quafiuna co/a He/fa : fi non
che quella ttra à lonsu , & queflo à lo'ngiu . 0 dire che
le città fieno adeguate : doue fi troua il firn ile, in co fi mol-
to di/fimdi . confi der andofi l e qualità ne la /uperficie d'un
piano.
Libro Terzo. ijy
piano y & ne leforzj de le città . Daffi ancor d per lo più
uaghezga al parlare per uia di metafora s quando ci corre
prima un certo inganno .per cloche fi mene à fkr più chia-
ro y per hauer imparato y che la co/a era al contrario di quel
che fi penfaua . £t par che l'animo li dica . Cofi fi a uera-
mente y ft-J io m'ingannaua . Sono argutie ancora certi
motti y che hanno altro finfo di quello y che Jùonano le pa-
role y come quello di Stefòcoro y Che le cicale canterebbono
lor di terra . TVr la medefima cagione fon piaceuoli an-
cora i detti in gufa d enigmi y per e io che ci infègnano qual-
che cofay ff-J fanno metafora . Fajfi argutia ancor vt, come
dice Teodoro mettendo aitanti cofè nuoue . Et nuoue s'in-
tendono quando fino sii 'allaganti yg-J (cèrne dice egli) che
7ionriffondono al effettation chenhauemo innanzj >ma
fitnno a fentirle y come ne le cofè da ridere le parole slra-
uolte . Jl che fanno me df imamente quei motti >che p affa-
no in un altro fintimento per mutation di lettere . percio-
che incannano ancora ne' <~verfi ynon riufiendo quel che
l'auditore affrettano, chefidicejfe y come in quefio .
(^alzjiua un gentil par di pedignoni .
doue fi credeua, che fi douejfi dir di fi arpe y o difiiualetti,
£Ma in queHa forte d' argutia y bifògna auuertir y che fila
chiaro quel che fi dice yfuùito che s'è detto . Et queflt mot-
ti che uengono da tramutamento di lettere y fanno dire
non quel che fi dice y ma quel che fi può intendere y riuol-
gendo la parola in altro finfò . Come fu quel motto di Theo
doro y contra Nicone citaredo , Peraoche fifa le ttisHe di
G G 2 ucler
2 3 f De la Rettorica d'Ariftotile
uolerdir Ticornmuoue . & fa/fi inganno , perche fi dice y
che parla àia Traciana . ffi per quefto , che ut s' impara
quel che fi dice dmuouo, il detto è piacevole .- che fé non fi
comprendere che D^icone era di Tracia, non parrebbe pia
ceuolczgji . Come farebbe à dire et un fidato , che mena
ben le mani . percioche fifa le uifte di lodarlo che fappia
maneggiar Tarme , fp/aj/i inganno .'perche fi dice uri al-
tra co fa , cioè che rubba uolontieri . e> pero piace à chi lo
comprende . Chef nonfapejjè che /òffe ladro , non li par-
rebbe il tratto arguto . é'i me dt fimo firebbe à dir d'una
donna, che /offe d affai . Ma m quesla forte di motti, bi-
fògna che l'una cofi, qj l'altra , cioè co/i quel che fi dice ,
come quel che s'intende di dire yficonuenga al motteggia-
to . gy cofi faranno piaceuoli . Si fanno ancora Targutie,
come firebbe in quefto modo , tejjer capo del mare , non e
fiato àgli zAthcniefi capo de mali ì percioche e loro digio-
uamento . 0 uero al contrario come dffè Ifocrate . lldiutn-
tar capo del mare è fiato àgli Lacedemoni^ capo de' malh
percioche ne Turi modo, & ne T altro fi dice quel che non fi
p enfia a, che fi dice ffe . (jftf e detto in modo , che ui fi 'com-
prende anco il uero . per acche dietndofi , che l capo none
capo , ncn ut fi intenderebbe cofi alcuna : ma non fi dice
cefi . & quel capo che dìfjè prima nonfintega, ma s'mten
de altramente . £Ma in tutti quefii alihora T arguita uien
benfatta, quando la parola fi pon conuementtmente ,o con
tequiuoco, o con le metafore chefi/àccia}come à dire Tac-
cio fei Riccio , do uè fi tiene la parola mede/ima , (gjr ne-
tti
Libro Terzo. 2^7
g afi uno de lignificati . éMafifa anco conuenientemente>
Jempre che fi replica lafiejjk parola due uolte > come*nco
in questo .
Foreftier non farai delforefliero
Mai più che fi conuenga .
0 non far tanto > dicendo di quel che ti pare, pur che repli-
chi la par ola flefja . 0 uer amente cofi . D^oti deue il fore-
stiero ejjèrfèmpre fiore filerò : douefi toccano medefima-
mente duefigmficati . fn queHo modo fu fatto quel mot-
to celebrato d Anaffandride .
7>el morir pria chuomfia di morte degno
fi medefimo farebbe adire.
éMorir pria chuomfia degno di morire .
0 uer amente .
Degno di morire non ejfendo di morte degno .
0 non facendo co fa de^na di morte .
Queflo modo di dire è un medefimo in tutti : ma quanto
più breuemente fi fa $ ($f con miglior rispondenza di con-
trapofli; tanto harà miglior gratta . La ragione è quefla^
che la contrapofitione fa che fi comprende più chiaramen-
te : gj la breuitàfa che s' afferra più prefio . Ep bifògna $
che uifia Jempre ò quello 3 che tocca damper fona di chi fi di-
ce > 0 che la cofafia ben detta . ZJ olendo che fia uer a , O*
che habbta del recondito . per cloche fi può far fèp arata-
mente luna di quesle cofè, & non l altra > come farebbe a)
dir cofi . Bifigna che fhuomo fi muoia quando è fenzjt
peccato : ma non ha punto de l arguto , Sì poma dir an-
cora*
2 $ 8 E>ela Rettonca cTAriftotile
corayChe unaperfòna degna ? fi deue maritare con un al-
tra degna, per fona, . Ne anco quefla s'intende arguita y
ma fi bene quando ut farà t una co fa ts* l'altra .come in
quefio chef e detto . Che degnamente può morir colui che
non è degno di morte . 6t quanto un motto ha più forti
dt ornamenti w fé $ tanto ha maggiormente de l'arguto :
come fi nel motto medefimo le parole uengono da la meta-
fora :fi la metafora e de lefelte : fi uè la corrifponden-
zjt de la contrapo filone 3 & delParpari . & fiui s'ag-
giunge di più la uiuezjy • & le imagini a come hauemo
detto ancor di /òpra >finofimpre in un certo modo meta-
fore di quelle eccellenti . percwche prefuppongono fimpre
due cofi , àguifit de la metafora y che uien da la proposto-
ne . come e quella quando diciamo^ he lo feudo e la tazjza
di Marte > 0 chetano e una ceterafinza còrde . Quando
fi dice in quefio.modo adunque fifa che fi a doppia . 'Doue
dicendo che l'arco e una cètera > & lo feudo è una taz^a y
far ebbe fimplice . F affi t imagme ancora à quefla guifay
che unfonator di pifferi paia unafiimia y q) uno chefia di
corta ui(la> paia un lupo bagnato . perche l'uno q) l'altro
firifiringono . . Ma t imagme allhora è bella , quando ci
tnfjeruiene la metafora ..- percwche infieme. con effa fifay
quando fi dice cheto fiudo e la taz^a di Marte . €t chet
rottami fino come gli stracci d una e afa . Et che Obera-
to foffe come un Filottete morfi da Tarati . che con lafimi-
litudme di Filottete morfi dal firpente y lo defirijfi Trifi-
maco uedendolo ancor a co 1 capelli lunghi y fgj fqualido fiu>-
perato
Libro Terzo'.' %%9
croio da 'Prati in cantar njerfi . Jn quesle imagim fi-
olionofiappucciare più che in mun altra cofa t T>oeti per
buoni chefianoyje non le fanno benfare : cioè che non dia-
no loro la comffondenzjt > che uogliono battere > come non
fu data à quefta che fi fece de le gambe d'un tale»
Che pare an duefefiucht di finocchi .
Et à quefialtfa di due compagni contentiofi .
G)u ali ad un giogo Filammone 3 fg) Corico .
Che tutte di quefìa fòrte co/e fono imagini . Et che le ima-
gtni fieno metafore > s'è detto già molte uolte . Et anco i
Prouerbifino metafore, che fi fknno dafpetie àfpetie . co-
me fi d'uno 3 che fi procuraffe una cofà donde gli rifultaffi
poi danno ,fi dice/fi . come auuiene al Carpatio de la le-
pre .percioche à luno, O* à l altro ne farà incontrato me-
defimamente male , De l'argutie dunque, & dóndefica-
uano,0* perche fin tali , s'è detto quafià bafianzjt .
Et t Iperboli, quelle pero che fin belle , fino ancor elfi
metafore . come quella , che fu detta contra un bollato .
Egli penso che fuffe una ce Ha di more . percioche le bolle
hanno ancor effe del roffo . Ma la fimilitudine trapaffa
di gran lunga . gjr quel dir che queflo par queHo,^) que-
fio y. è iperbole , la quale è differente da la metafora , per
queflo, che la forma delparlare è diuerfa . Et imagine fa-
rà, dteendo, come Fi/ammone quando non uà bene ad un
giogo con Corico . Ma dicendo , Rarefi pen fato chef fi
fi Vdammone à conte/a con Corico -.farebbe iperbole. Cefi
me de firn amente, ^Pareuan due fesluchi di finocchi} ima-
gme*
240 De la Rettorica cT Aristotile
gine . Pensò chef uff n due fé fuchi di finocchi e iperbole .
Sono l'iperboli modi di parlar e hanno del finciuUefco >
percioche fi fagliano molto . Et per questo fin poste in
Jpocca maffmamente de gli adirati / come e zAchtlle quan-
do era in collera con <tAgammenone .
Ch '10 fa genero à lui , sfofo àfùa figlia ì
Non s' eli a f uff di bellezza > ^) d'art.e
Pallade ., £?* Citerea . non con più doni
Che non hanpolue i campii arena limare .
Gli Oratori zAttici^figliono ufàre queflo modo di parlare
più de gli altri ,• nondimeno in un <ve echio penalmente
nomila bene.
XII,
<iA non bifògna lafiiar d'auuertiruì che fecondo
le diuerfità de* generi ;fi attribuire à ciafiuno
il fio diuerfo modo di dire . percioche altra-
mente fì/criue^che non fi diruta . Et altro difiutare 0 ra-
gionare fi richiede ne le confi Ite che ne igiuditij . et d'am-
bedue quefìecofi ci bifògna hauer notttia y dico cofidelo
firiuer e come del ragionare . perche C U7ia ci da la correi -
non del parlare : l'altra ci toglie la necejftà del tacere ,•
hauendo à conferir qualche cofà con altri . Che à tacer fi
conducono quelli che non fanno firiuer e . éMa quel dir
che fi mette in carta sta più ne la diligenza y&nela mae-
fina . Et quello ^ che fi mette in atto > confife più ne la rap
prefintatione 3 (jjf ne U pronuntia . Questo ultimo e di
due
Libro Terzo- 241
due fòrti : tunx morale, l'altra ajfittuofa . Et per queflo
gtlftrioni amano quelle compofitioni , che eff rimono i co*
Burnì , (gjr lepaffiom de le perfine . Et li compojìton de*
federano i che fi ano recitate da quelli che fanno ben contra*
fare ito fiumi , ($f gli affetti . Quelli , che compongono
per ejfèr letti ,fino più approuati da gli huomini 3 come
Cheremone . per cioche procede cfquifìtamente y come fini-
tore . fi medefìmofafragli Ditirambici Licinio . €t uè*
nendofìa la comparation di quefte due fòrti di compofito-
ri; trotteremo che t opere de' buoni firittori emetterle in
Atto paiono strette . q) quelle de3 buoni dicitori , fi ben fi-
no Hate ben recitate 5 à leggerle riefiono uolgari, (gjr baffi 3
per riffetto , che fino accommodate per uenire in campo .
Et per quefìo le cofi che fin fatte per rapprefintare, auuc-
gna, che tolta uia la rapprefintatione non fanno l'effètto
loro ; paiono fredde j gjfiipite : come quelle che mancano
de i lor legamenti, ($f replicano una cofi più ho Ite . fiche
ne la finitura e meritamente riprouato , doue che ne l'at-
tione /ufi ancora dagli Oratori . perche uanno accompa-
gnate dalgeslo, &* da lapronuntia . Et e neceffario , che
dicendo le medefime cofi, fi uarij il modo di dirle .. il qual
uanare è quafiun indirizzo a rappr efintar le, come fareb-
be a dirle . CoHuifu che ni rubo, cofluifu che u inganno -
co fluì , che a la fine cerco di tradirui . Stcome fitceua Fi-
lemone istrione , Nel*veccbto pazgo comedia dtzAnaffan*
dride, quando parlano Radamanto , e> Palamede . Et
nel prologo de Pietofì, doue fi replica tante uolte quell'IO.
HH Temo*
24* DelaRettoricacTÀriftotile
Ter cioche , chi non fa. bene atteggiarle y &* pronunciarle :
forge > ( come fi dice per prouerbw ) un piatte/in di quei
mede fimi . fi che dico ancora de le parole finzjt legature.
•Andai 3 l'incontrarlo /applicai .per cioche e nece/fiiriofitr
poffare duino de la di/giuntura fitto la couerta de tatto 9
ft) de lapronuntia : & che non fi proferi/c adorne fi fi dÀ-
ce/fe una co/a fila con la medefima difpofition £ animo 3&J.
col mede/imo tuono di uoce . Hanno ancora i di/giunti
quefio di proprio 3 che con equale fioatto di tempo 3 moflra-
no di dir più co/e chefifo/fero congiunti . per cioche la na-
tura del congiungimento e di fare di molte co/e una . Onde
che/èn^e/fo e manifeBo 3 che d'una fi ne fanno molte .
La difgiuntione adunque firue per ampliamento, *slndat3
t affrontai 3 lo pregai, per cioche quafi d'una co fa fi e/fa /è
ne fanno molte .co fi ancora dicendo 3 par uè che poco fi cu-
ra/fi de le mìe parole 3 che poca /lima fàce/Jè del mio parla-
re , fiche uol/èfitre Homero quando diffe -
Nereo d'Efimio
Nereo cttAglaue
Nereo il bello .
perche quando d una per/ona fi dicono molte co/e _, enecef
fario chefìa nominato molte uolte . Et quel molte uolte no-
minarla fa parer che molte cofi fi ne dicano . Onde che'l
Toeta ricordando co/lui quesìa uoltafola ; nuol/è per uia
di qtieBa ragia ampliar la mentione che nefitceua . come
quelli che dipoi non era per farne parola . Udir che fir-
ue à le con/ulte 3 è filmile à putito à la <?rofi?ettiua : che
quante
Libro Terzo. M?
quanto da maggior moltitudine dette ejpr ueduta s tanto
di più lontano fi deue poter uedere . g*r per queslo ne luna
(fa ne l'altra la troppa finezza e difouerchio , ($f compa-
ri/ce anco peggio . Ne i giuditij bifògna che' l parlar fi a
più fino, &piu(lrctto . g^ molto più ancora parland-ofi
con un giudice filo . perche allhora hauendofià fkr colmi*
nor numero d auditori , è de precetti de l'arte ,• con più fa-
edita, & più da prejfo fi comprende quel che fìa proprio de
la caufa : & quel che nonfit àpropofito d'effa . Et le con-
tentwni ci hanno manco loco, per modo , che' l giuditio uie-
ne à effèrpuro . Et dìquiuiene , che non tutti gli Oratori
fanno buona pruoua in tutte le fòrti del dire . Ma doue
più fi ricerca l' anione ; quiui manco ci bifògna t accura-
tezza . Et ricercafiÌL anione doue s'adopera la uoce : q)
la uoce grande maffimamente , Onde che l'oraùon dimo-
strati uà più di tutte l'altre e appropriataci la frittura:
fercioche fi fi perche fi legga . ^ dopo quesla e la giudi-
tiale . La diuifione che fanno certi , che l'oratione deb-
ba effer e dolce, & magnificarmi par che fi a impertinente.
Et perche magnifica, & dolce più toflo che temperata,^
libera , ò con qualfi fi a altra uertù , che uenga da i co fiu-
mi ì perciò che la dolcezza le fida con le co fi già dette :fè
hauemo ben diffimtaU uertu de l'oratione. Et per qual'al
tra cagione hauemo noi detto , ch'ella deue effer chiara >
che non deue efjerbajfa , ma che deue mantenere ilfùo de-
coro ? Percioche quando fia troppo diffufa , non e chiara :
ne manco quando fia troppo concifa . Ma quando fiia fra •
H H 2 mezjj)
$44 ^e 'a Retorica d'Ariftotilc
mez&p de la conci/a 3 ^) de la dtffuja } allhora ftnz^a du-
lie* haurà lafita conuemen^ . Troice la faranno ancora te
co fé dette quando fa fatta con una buona mefcolanzji di
confueto > diforefiiero3 dinumerofb 3 (gjr di perjuafiuo fe-
condo chefìconuiene * Hauemo detto infino à bora de
telo cut ione ; & commtmemente di tutte le Jue forti : &
particolarmente di ciaf una » Ci reHa bora à trattare de
la diffrofitione ♦
XIII.
V e fino le parti del parlare . per cloche le co/e,
' de le quali fi parla > necejfariamente fi propon-
gono, fg) (ì diMO&rano . Onde non èpoJfibtlcy
che chi propone non dimofiri : & che chi dimoHra non
proponga % percioche chi dimofira^qualche co/a btfogna che
dimofiri. ffi chi propone y che proponga per dimostrare .
^Di que He due partii l una fi chiama propo fittone 3 l'altra
fidicepruoua. Et la medefima dittintione farebbe quafi
à dire, che tunafojfe queflione, g) l'altra dimofiratione.
La diuifione chejknno hora co fiora è da ridere . percioche
la narratione apper tiene tnun certo modofolamente al gite
dittale . Et come può ejfere chel dimottr attuo > c'ideltbe-
r attuo habbia quella narratione che efil dicono ? 0 la con-
futatane de le cofe addotte da tauuerfario ì o l'epilogo del
genere dimoflratiuo ì ^(e anco il proemio y ne la colla"
tione3 ne la replicatione accaggiono fempre nel deliberan-
no : ma follmente quando ce chi contradica . percioche
'e/Te
Libro Terzo * *4j
fie/fe uolte ci interuengono ancora l' accu/àtione > (§f la di-
fenfione . ma non come farti del deliberanno . Ne anco*
t epilogo fi ricerca fimpre nel giuditiale . come quando ce
poco da dire . ò che la co fa e facile à tenere à mente . per»
cioche d'una lunga or atione ^ fi può ben leuare una parte
per t epilogo j ma non già duna corta. Qoncludo adun-*
que che le parti neceffarie fono due3 la propofitione 3ffl U
pruoua . Quefte due dico fin proprie ; ma le più che pò f
fino ejfere fin quattro . fi prologo 3 la propofitione > U
pruoua > &* l'epilogo . percioche quello che fa contra l'au*
uerfario > e tutto compre/5 ne lepruoue . Et la co Hat ione
è un ampliamento de le co/è noftre . Onde che uiene a effe-
re 3 come una certa parte de lepruoue * Ter che colui chi
fit la collatione3 dimo/lrapur qualche co fa . fi che non fa
il proemio ne t epilogo y i quali firuono /blamente per am~
monire > ($fper ridurre à memoria * Onde che facendofi
oltre à que ile > altre diuifioni 3 come fi fitnno y/ècondo U
fchuola di Theodoro ; altro uerrebbeade/fer la narratio*
ne ò altro l' antinarratione y g} altro la jopranarratione .
€t cofidiuerfa la riprenfione da la/oprariprenfione . Ma
quelli j, che pongono i nomi a le cofi ; bi/ogna che mofirinoy
che fiano prima le /petie di quelle cofi > &le differente
deffe .perche quando non fiano ,• nanamente fon nomina-
te da loro . ^) impertinentemente \ Come fa Licinnio ne
la/ua arte x nominando di nuouo la corroboratane > la di-
gre/fione > e ir ami.
£ dunque
i+6 De la Rettorica d* Ariftotile
XUIL
dvnqve il proemio il principio ne l ' orata-
ne 3 come il prologo ne la 'Toefia^ffl la ricerca- »
ta nelfuono . Che tutte quefle cofefono comin-
ciarne nti, & come una pianata per entrare m quel che ù
propogniamo . £Ma la Ricercata èfimile al proemio del'
genere dimoHr attuo . Che fi come i fonatori fonando pri-
ma qualche bel gruppo di fhntafìa>entrano fucceffìuamcn-
te nel tuono del mottetto , o del madrigale 3 che intendono
di fonare ; cofì ne l'oration dimoHr attua 3 fi può dir da
principio cioche fi uuo/e > q) ^pp^effo intonare > ^J conti-
nuare il ragionamento principale : ancora chefia di diuer-
fa materia . Et di queflo tutti adducono per ejfempio il
proemio de l' He lena d'Ifocrate . percioche il parlare in
quel loco de' SofiHi^ non ha punto che fkr con He lena .
Oltre di queHo con tutto che3 1 proemio fìa flato flrauagan
te ; non fi difdice poi > che tutta l'or attorie non fia d'una
me de firn a Sfetie . Si fanno i proemij del dimottr attuo di
laudi j o di uituperij . Di laude come Gorgia ne l'oratione
Olimpica , dicendo . degni d'ammiratione ap-
po DI MOLTI SONO COLORO SIGNORI
greci &c. percioche celebra quelli > che furono primi
adintrodur quella fòle nnità . T)t n.ntuperij 3 come fece
ffocrate : biafimandolt che premiaffero le uirtu del corpo y
non proponendo premio alcuno à quelle de l'animo . Co-
mtnetafi ancora dal configliare , come fece quei che diffe >
che fi debbono honorar gli huomini da bene . (gjr continuo
poh
Libro Terrò . *47
fxiì, che per que fio egli lodano, tArifiide » 0 neramente >
che fi debbono lodar quelli, che fono d'una certa fòrte , coi-
rne dir, nefamofi, ne infami . ma buoni, ($f non cono/citi-
ti per tali . come oAleJfandro di ^Priamo . percioche colui
che co fi dice uiene k dar configlio . Comincia.fi anco ra nel
dimoflratiuo, co iproemi giuditialt . cioè con dir co/e , da
fkrfibemuoli, ($f attenti gli auditori, quando il ragiona-
mento fia di materia, ò merauigliofa , ò difficile , o tanto
diuolgata che uifi ricerchi fiufa ,, o per dono . jfl che fece
Cherilo quando dtffe .
'Poiché tutti fin qua fi i luoghi prefi .
ffi quel che fègu ita . Onde che gli efordij, che fi fon detti >
fi'cauano da q uè He co/è . Da la laude, & dal ^vituperio,
dalperfitadere , fg) dal dtffuadere : (gjr da le cofi che ap-
partengono à cattar attentwne , e>* bemuolen^a dagli au~
*dito ri. Et bi fogna che quella attaccatura de/p roemio con
la nar rat ione fia fatta, ò di cofi chabbtan del fior efiiero , o
di cofi appropriate a la materia de toratione . I Proemi
delgcneregiuditiale , s'ha da/àpere , che fanno ilmedefi-
mo che tprologi de le fituole , (fy gli efòrdij de poemi he-
roici . V^on parlo de 'principe de' ^Ditirambi . percioche
fino fimili à quelli chauemo detto nel genere demo-
Bratiuo .
Per te, per gli tuoi doni, oper le Sfoglie . ffic.
€t enfine le fauole ,come ne le compofittoni heroiche,i proe-
mi fono come faggi de le /or materie . perche fi fitppia pri-
ma di che s' ha da parlare : *& non fi tenga fòffefò l'animo
du
148 Ee la Rcttorica cT A riftotile
di chi a/colta . percioche tutte le cofè3che non fino determU
nate ; ne fanno uacillare con la mente . Qolui dunque che
propone quel ch'intende di ragionare * come fi mettefi e in
mano de l'auditore il capo di tutto il fio filo -3fk 3 che per fi
me defìmo può facilmente andar dietro al re Ho del r or-
namento . Et pero propone Homero ne la jfliade »
€antiamfira d 'Achille ,
& iie l'Odiffea .
Vien JMufa à dir del pellegrino heroe +
ft) quelt altro propofi cofi .
Ifeggi Mufia il mio canto infine}) io dica
De l'Afia incontr Europa il fero affalto .
/ Tragici ancora ufanomofirar l'argomento delafituola*
0* fi non cofi fibito come Euripide s lo mo Urano nondi-
meno nel proceffo delprologo, come fa Sofocle doue dice »
Toltbo daforinto era mio padre .
flmedefìmofalacomedia . Onde che l'offitiopiu neceffa-
rio > & più proprio del proemio e d accennare il fine .per
cagion del quale fi uiene à ragionare . Et pero fi la cagio-
ne enotai & la cofa e piccola >non fi deue ufiar e il proemio.
L 'altre ' fòrti di cofi > che s'ufino ne i proemi] fino rimedij
intorno al' auditore . St cofi communi fi e auano da chi di-
ce > dachiafiolta^dafauuerfarione la caufia^ da la cau
fàfleffa . Dalapcrfònanoslra, ffl de taUùerfàriofi caua-
no quelle > che fanno a liberarci de la calunnialo neramen-
te à calunniare altri : et non à un medefìmo modo : auue-
gna3 che chi fi difenderla prima cofa rifonde ala calun-
nia:
Libro Terzo. 14P
nia : ffi chi accufe fi indugia à calunniar ne l'epilogo .
La cagione è chiara .-perche , chi fi difende, uolendofi m?e
rire eneceffario , che fi lieui prima dmanzj gl'impedimen-
ti . dunque bifigna prima che fi purghi da la calunnia . Et
chi uuole accu/àre deue Jèrbare la imputatone ài * ultimo ,
per imprimerlo meglio ne la memoria de gli a/coltami .
Quelle che apper tengono à l'auditore ,ficauano ò da l'in-
durre à ben.uolcn^a , 0 dalprouocare adira . Et alcuna,
ho Ita dal far lo attento, 0 dal contrario .perche non Jèmpre
è beìie di procurar fi l' attenzione . Et di qui mene che mol-
ti s'indu&Tiano di mouerlo à ri/o . Docile faremo l'audi-
tore (fé quefto farà l'intento noflro di fare ) con tutte
quelle cofi, che ci pafifon far parere huomini da bene , per-
ciochc à quelli che fino tali,fiprefla maggiore attentione .
€t attento fi fa col prometter co fé grandi , cofe, che tocchi-
no l'intereJfe,cofi merauigliofe , & cofe piaceuoli . Bifò-
gna dunque fare impnjfione ne l'animo de l' auditore che' l
parlar noBrofia di co/e tali . St tornandoci lene à disi orlo
da l' attentione sha da proporre il contrario : che la cofiè
fia di poco momento, che fiafafìtdiofa , (èjf che ìion apper-
tenga à lui . Auuer tendo pero che quelle fino parti fuor
de l'oratione , ($f fuor delpropofito de la caufà : *J tro-
ttate felamente per commouere i giudici, che non fino buo-
ni giudici : & che danno orecchio à le cofe , che fono imper
unenti à la caufà . perche co i buoni non ci btfògna proe-
mio, fi non quanto baila à toccar Jòmmariamente certi ca
pi , che contenghino per modo di dire tutto il corpo de la
II co fu
1 5 a De la Rettorica <f A riftotflc
co/a . €t quefto far l 'auditore attento s3 ufa communemen-
t$ m tutte le farti de toratione,quando bifegni . per cloche
per tutto s3 attende manco j che nel principio . Et per que -
fio è co fa ridicola à determinare > che tattentione fi debba
procurar nel principio , quando tutti Hanno attentijfimi .
Bifigna farlo adunque fecondo che 7 tempo ricerca, come
dire. Ascoltatemi di gratia, che (^ve-
sta NON E* MANCO VOSTRA CAVSA CHE
MIA. OUerO 3 STATEMI A VDIREt CHE VOI
NON SENTISTE MAI COSA PI V ATROCE DI
QJESTA, OVERO COSI MERAVIGLIOSA.. Que-
§lo e un far e il me de fimo che fkceua ^Prodico quando ne-
deua ifuoi di/cepoli fònnacchiofi : che per tenerli dcSli in-
frametteuanelfuo parlare qualche cofà di quella fiia qui-
Jìione j, che egli foleua dire che ualeua cinquanta dramme .
€t che quefle co fi fi ano fuor de la caufa ; q) che fi uolghi- .
no al 'auditore > non come auditore 3 èmanifefio . perche
tutti fi uagliono de iproemij > oper imputar l3 auuerfario y.
0 per liberar fé da la paura di qualche male . come fune
1 Antigone di Sofocle quelmefjb che dice .
Signor, temendo di uenirui auanù y .
^e fi ai più uolte .
1tf doue Euripide fa dire àToante.
Che proemi fin quefii 3 che commenti 3
'Tarlami chiaro .
Jlmedefimo auuiene à quelli che hanno > o uero fi credono
dhauere cattma caufa à le mani . percioche /òpra ogn al-
tre
Libro Terzo l 251*
tra co fa mette lor meglio difermarfi, che /òpra quella di
che fi parla . ($f però ifirm non rifondono à le domande
che fon lor fatte ,• ma nanna girando con le parole , sfa-
cendo de iproemif . 'Donde poi fi caua il modo di acqui-
fi ar fi la beniiiolen%a de gli auditori , & eia/c ima de t al-
tre co/è tali s 'è già detto .pure perche quel loco d'Homcro
è molto bello, doue dice
Dammi che giunto allito de Pheacì
0 /è miri amico , ò degno dipietate .
fi de uè auuertire à quefie due co/è , di moftrarfio beniuo-
lo, 0 mi/er abile .
O^el genere Dimoflratiuo bi/ògnafkre, che t auditore
penfi, che infiemecon quelli, che fi fin prefi ' à lodare ', fi ano
lodati ancor effi, 0 la lor gente, 0 i lorofiudi , 0 qualche al-
tra lor co fa in qualunque modo .peraoche quel che dice So
crate ne tOratwn funebre e uero, Che lodargli aAtheniefi
fagli z/lthemefi non e diffidi co fa ; ma fi bene fra gli La-
cedemoni . fi Deliberanno , fi 'firue de proemij del giù*
ditiale .percioche di/ua natura non ha proemio . auuegnx
che hanendofi à parlare con auditori, che già /anno di quel
che fi con/ulta ;fi nha manco bi/ogno an^i non fi n'ha bi-
figno niente in quanto à la co fa per fi He/fa 3- ma fi bene
quanto à la per/dna nofìra , 0 quanto à quelli , che non fi-
no del nosiro parere, 0 che non hanno la cofa per fi gran*
de, 0 per fi piccola, come l'hauemo noi, ma di maggiore , 0
di minore importanza . D^el qual e a/o e necejfario , 0 ac~
cu/ar altri, 0 difender fi, 0 ampliare,}) diminuire. Che per
• // 2 conto
1 5 * De la Rett orica d' Aristotile
conto di queHe co/e ne le deliberai io ni Inter mene il proe-
mio : o neramente lùfifk per ornamento : perche l'oratio-
ne, che non ha principio pare una co/a fatta in un certo mo
do à tauuentata 3 come quella di Gorgia à gli Helienfi 3 il
quale non à ufo di buono ghermitore y ma come noi dicia-
mo da disperato fin^a prima dimenarfì> o uibrarfi punto ,
entra in un /àbito à mezjjt Urna dicendo . H e l i d e
CITTA FELICE.
XV.
T quanto à la calunnia un modo per difcolpare
farà questo . di ualercidi quelle ragioni > che
fon buone à tor la mala impre/Jìone : perche le
me de (ime fin buone à tor l' imputatone : auuegna che da
l'ef/èr detto mal di noi da qualchuno à l'ejjer creduto fen-
zjt che fi dica, non afa punto di differenza . Ondefegue
che quefio loco e uniuerfale . L'altro modo e d'opporfeli 3
come fifa ne le controuer/ie con dire fi che non è uero quel
che fi dice 3 o che non e nociuo : o che non nuoce à quel tale:
o che non fi a tanto gran co fa : o che non fi a cofa ingiufla :
opur che non fia grande tngiuflitia 3 che non fia cofa brut-
tay o che uifia poca bruttezza .percioche in quefle co/e ta-
li confi ftono le controuerfie . come fficrate contra V^aufi-
crate . fi quale confeffa dhauer fatto quel che gli oppone >
& dhauerli anco nociuto : ma non già d'hauerlo ingiu-
riato . 0 fi pure non fi può negare dhauere ingiuriato -sfi
mette à rincontro un'altra cofa > che fia per ricomp enfia de
tingiuria.
Libro Terzo. 25$
[ingiuria, come dire ', fi ti ho fatto danno s è fiato per far-
ti bonore . Se f ho fatto dispiacere $ lo feci per farti utile .
V altro modo farà d 'attribuirlo ad errore , 0 et imputarne
la fortuna, ò la neceffità, come fece Sophocle , Io tre-
mo, NON PER PARER VECCHIO COME SON
CALVNNIATO: MA PERCHE SONO d'oTTAN-
ta anni a mio dispetto. Mett efi ancora à
rincontro di quel che s'è fitto quel che fu cagione che fi fa-
ceffi : cioè , che tint emione non fu di nuocere , ma di far
quefta co fa , & non quella che s'oppone, (§Jr chel male
ch'èfiguitoè fiato per difgratia : & che allhora fi meri-
terebbe deffire odiato , fr) perfiguitato , quando ciofoffi
fatto, con difigno , che n'auueniffe quel male che riauuie-
ne . V altro farà di uedere ,fel calunniatore fi truoua , 0
s'è trouato altre uolte impaniato nelmedefimo peccato efi
fi, 0 qualcuno de'fioi . V altro, fi la medefima calunnia
cadefepra altre perfine : le quali non fi accettino per col-
peuoli : come dire , fi j offe tenuto per adultero un cb'an-
daffe polito . farebbe dunque adultero quefìo & quelfaL
tro , che uanno politi . L'altro efi colui che calunnia te,
ha calunniato altri , ofi altri han calunniato lui . Ofinzg
calunnia s'è fi frettato , come hora di coflui , (^d'altri,
che poi fi fin trouati innocenti . L'altro è di calunniare à
rincontro il calunniatore .perciochefi egli non è deqno di
fede ; non è ragtoneuole chef creda à le fue parole . L'al-
tro è quando fi dica, chegialacofit è fata giudicata . come
Euripide contra Igienonte in quel gìuditio , che da Greci
era
154 ?De *a Rettoria d'Ariftotlfe
e ra chiamato nAnttdofì '. the ac e tifandolo ctimpietà condi-
re che egli induceua la gente à pergiurare > poiché fiufau*
lo pergiuro con quel uer/ò .
. Con la lingua ho giurato. & non col core s-
Li rifpofi3 chelifitceua torto à chiamarlo àgiuditw di cor-
te > di quel che s'haueafiolamente a giudicare ne lefilenni-
ta di TZaccOj innany, al quale egli nhauea refi cento ; ($T
era per renderne di nuouo >pur che quiuifojjè conuenuto .
V altro e di dir contra la calunnia fg) quanto fia gran ma, -
le . & (penalmente dir queflo 3 Che fi fa per diuertire il
giuditio de la caufia principale > 0«per attaccar nuoue di-
fiute 3 non fi fidando de la fia ragione , Loco commune
àtaccufiatore^ ($f à l'accufàto e di uenire àie coniature x
come ne la Tragedia di Teucro . Vliffe dice contra di
lui j che fauoriua la parte di ariamo . percioche Hefione
madre di Teucro erafirella di Triamo . *~Da l'altro, can-
to Teucro da per coniatura ^ che li f offe contrario : perche*
Telamone fio padre era nimico "di V ri amo . & che egli
non hauea r melate le spie > che furono mandate à Troia .
L'altro^ e proprio di chi calunnia . & quefio è di lodar afi
fai una co/a piccola per uituperareà dilungo . ò di lodar
come à la sfuggita i fatti grandi 3 o uer amente hauendo
prima detto di molto bene ; fermar fi à dire un male che
facci per 'la caufi. JQuefto or tifino figli ono ufar quelli
che fino aftutiffimi>Q) ingiuflijfimi ; i quali cercan di nuo
cer col bene ^ mefiolandolo colmale . Commune ancora al
calunniatore y 0* à quel che fi difende da la calunnia è
queft* altro
Libro Terzo. 255
queff altro loco : quando un fato pio uenire da più cagio-
ni, che chi calunnia l ' attribufia a la peggiore , & chi di-
fende k la migliore . Come per ejfempw , che Biomede
mandato per ricono/cere il campo de' nemici sfcegliejjè di
tutu 1 Greci Vltjfe per fio compagno . fi difenfor direb-
be, che fa perche lo giudico miglior di tutti . fi calunnia-
tore, Per lo contrario , perche effendo riputato per uile ;
non li potè ffe far concorrenza ne la laude che s'acquislaua
di quell a f anione . et de la calunnia s'è detto à bafian?y.
Wfàsfyì &4 Narratione nel genere démoflratiuo non fi
M !£§Ì^ fa tutta m un loco , ma fi aridamente , per ciò -
^yi3|§| che bifogna tra/correr per tattioni, (jjy da l' at-
timi figiata il parlarne, 0 con laude, 0 con biafimo . auue-
gna che una parte del parlamento f fa finzji tarte del par
latore . perche chi dice non e cagione èjfo di quel che se
fatto . &> t altra parte fifa con l' ar tifino di chi parla . Et
quefìo conjìfìe in dimofirare, 0 che lacofit fia cofi quando
non e credibile, 0 che fi a ta/e,ò che fia tanto grande : ò ue-
r ament e tutto infieme . Et che non b i/ogni tal ito Ita far la
nar rat ione tutta in un loco ,e per quefto -, che uenendofi
/ / ù la dimoflratwne de le cofe narrate , difficilmente la
memoria fèr uè a replicar tutti quei capi che fi fin detti ne
la narrazione .percioche s'harebbe àfare in queffaforma,
D a qv e s t e anioni fi caua adunque, che coHui fia fior
te ; & da quefie altre, chefiafauio, (tffgiufio . Et queslo
modo
25 6 £>ela Rettori ca d'Ariftotile
modo di narrare tutto ctunpez£p,hapiu delfimplice, do-
uè quelT altro è uariato > q) non ha del fonerò . Quelle
anioni , che già fin note, & celebrate , bafla che pano fi-
lamente rammemorate . &* per quefio molti non hanno bi
fogno di narrazione , come per ejfempio , uolendo lodare
^Achille , per cioche ognuno fi le co/è che fece . Ce ne ha-
uemo nondimeno à ualere con farne mentione . éMa uo-
lendo lodar Crìtia ; bifigna narrar le attieni fue .perche
molti non fanno chi fi fa . Hora quelli che dicono , che la
narrazione deue ejjèr breue ,fin'o degni di rifi . perche fi
come à quelPanattiero, che domandò fi fi doueaftr l'in-
trifi duro, o molle ,fu riffiofio -3 q) che non p può intrider
bene ì cofi medefimamente auuiene in quefio , che non bi-
figna che la narrazione fi a lunga , come ne anco l 'efior dio
ne le pruoue , per cioche d bene non confifiein quefio et e fi
fir breue, ò d'ejfir mozjt,ma ne l'effer mediocremente fat-
ta . cioè quanto bafla ad efior la cofi di che fi parla : ò à
fir capace che cofifiapafi'ata : ò che ci fi a di danno b d'in-
giuria : ò di tanta importanza , di quanta uogliamo che fi
creda . €t che à colui, che ce contra bafiiàmoBrare il con
trario. Et mentre che fi narra fi deue ufiir t aiuoli a in
qualche parola che mostri la nofira uertù . come dire, Io lo
configliauafimpre quel che mipareua chefuffe benfatto •
che non douefiè abbandonare i figliuoli : ò chefiuopra ilui
tip de tauuerfiario, come farebbe, chee^li rifiondeua, che
douunquefoffe , non limancherebbono de gli altri figliuo-
li^ come dice Herodoto , che rifiofirogli Egittìj à Tfitme-
thico
Libro Terzo. ij7
thico lor Re, quando fi ribellarono da lui . 0 aero ìnfèriruì
qualche co fa, che flagrata a' giudici . La narraùone di
chi difende e minore che quella de l'accu/àtore . St le fot
queftioni/òno, o di non thauer fatto, o che non gli ha /àt-
to danno : ò che non gli ha fatto ingiuria ; o che non ha fat-
to tanto quanto gli s' oppone . Onde che non ci douemofer
mare ne le co/è che fino certe, & che non fi poffono nega-
re » fé già nonfifaceffe con intentione dintrarein qualche
na di quelle , che fi fin dette . come à mofirare, che [è bene
e uero quel che s'oppone^ non è però, che fi a ingiuria .
Dette anchora l'accufato narrar de le co f fatte , quelle i
che facendo fi non fono Hate tali da poter mouere il giudi-
ce, ò à compaffione uerfo colui che l'ha patite , o à /degno
contra di lui che l'ha commeffe . per ejfemptodi questa au-
mrtenzji cifia [Apologo (tzAlcino , che con una diària di
feffanta uerfififa fare à Penelope . Et quell'aggiramen-
to che face uà l?hailloper non uenire al punto . €t anco il
prologo ne la Tragedia d'Eneo .
Bi/ogna ben , che la narraùone fi a costumata . Et co-
ftumata la faremo ,/è ci far anno note quelle co fé, che dan~
no notitia dd co fiume . De le quali una e di mostrare 3
con che e le tt ione ci fi amo mojfi à far quel che s'è fatto .
Ter che i co fiumi fi 'cono fono da telettioni , &) l'elettioni
dal fine . Di qui procede che l parlar de le co/è matema-
tiche non ha costume : perche non ha manco propofito :
concio fiacofa che non fi propone alcun fine . Ma i ragiona-
menti Socratici fon quelli , chef portano i coftumi con lo*
KK ro.
258 De la Retrorica cTAriftotile
fa .percioche trattano di quelle co/e che fi indirizzano à
qualche fine , Ziri altra fòrte di co fé cofiumate , cioè che
danno inditw de' cofiumifòn quelle che uanno infieme con
la natura di ciafcuno . come dire , Cos 1 parlando^
volse le spalle, jfl che moflra il co fiume de l'in-
fòlen^a, ($f de la ruftichez^a . cÀpparifce il così urne nel
dir ancora non fecondo che uer amente fèntimo j come uo-
gliono gli oratori dhoggi dì , ma fecondo il proponimento
che ci h abbiamo fatto . come dire . Io uolficofi , ^) cofimi
rifòluei di fare , ancora ch'io ftp effi , che f òffe il peggio
per me . perche l'una di quefie co fé apper tiene al pru-
dente > & l'altra al buono . auuegna che i prudenti figua-
no l'utile, e i buoni l'honeHo . Et quando quel che fi dice
non e credibile ; bifogna che ci s'aggiunga la cagione, come
per effe mp io fa Sophocle ne l '^Antigone . do uè dice , che fi
curauapiu del fratello ,.che del marito , gjr de' figliuoli :■
perche quefli perdendo fi fi peffono racquietare s ma il fra-
tello, morto il padre, & lamadre non può più rinafcere .
St non potendone affègnar la cagione 3 douemo mofìrare ,
che noifapemo di dir coje , che non fono facilmente da cre-
dere., (gjr nondimeno che lo diciamo perche fiamo di co fi
fatta natura . altramente per l'ordinario non fi credereb-
be, che'l ttoler noflrofia di far altro , che quel che ci torna
utile . barrando ancora s 'hanno à dir cefi, che mo (Irina
glt affètti , &gli atti, che uanno infieme con gli affitti,-^}
che fon noti a gli afcoltanti : fg) che fino propriamente a
noftri > ò di colui di chi fi parla ., come per effempio , Gua-
tandomi
Litro Terzo ì 15 p
tandem! àtrauerfo andò .dia . Et come dtffè Ufchme di
Cratilo > chefifhiauas ffi battèua le mani . Le quali co/e
hanno del perjàafìuo per quefio 3 che effendo quefii Jegni
notià gli auditori danno lornotitia di quel che non/ape-
uano de' coturni di color che gli ufàno . CZ>/ que&a guifà
ne fono molti in Homero > come quello >
Co fi la ^-vecchia
Ttifife : & già fi poma la mano aluolto .
ter cloche quelli che cominciano à piangere > hanno per ufàn
Zjt di metter/ile mani a gli occhi . Et nel raccontare > ci
dottemo in unfubtto accommodarper modo j, che à l'audi-
tor paia di uederci diffiofti 3 & conditwnati di una certa
qualità , c^* che l'auuerfario jia d'un altra . aAuuerten-
dopero, che l'arùfìtio non fi ' cono fi a . Et che l'auditor fa-
cilmente fi muoua per queHa dilfofitione >fi può uedere
in quelli che uengono con qualche nonella . che fé bene non
/appi amo quel che shabbino adire sfcondo che lo uè demo
dtffofto ce ne facciamo una certa imagtnatione . E afila
narrazione in diuerfi lochi de torattone : e>» taluolta non
da principio . CN^el genere de liber attuo non interuicn
quafimai narratione . perche mffimo narra circa le co fé
da uenire . et fi pur ci interuienefarà de le co fé p affate 3ac-
cioche rammemorandole fi confiti meglio de le future .
0 neramente farà, per lodarle >, oper biafimarle . 3\ia chi
fa quefto, non loft come configgerò . 6t quando la co fa non
e credibile ; fi 'dette promettere > & dirne fitbito la cagio-
ne : & offerir di renderne conto a chi uogliono > come fa
KK 2 locala
2*0 De la Rcttorica cf Arift otile
ìocafla di Canino ne tEdipode . che à la domanda di co»
lui che cerca il figliuolo , rifonde fiempre promettendo .
€tcofifitUemodiSophocle.
XVII.
E pruoue bifigna che pano dimottratiue . Et
naficendo la que H 'ione '/òpra quattro co/è ; colui
che dimoHra fi deue difiendere /opra quella
doue confi/le ilpunto . come dire fie confisle/Jè in non l'ha-
uerfittto sfipra queUo Io non l ho fatto , uènendofialgiu
ditio fi deue uolt are tuttala fior^a del prouare . 6t cofi
/opra l'altre tre cofi y che fino . Jo non ho nociuto : Non
t ho fitto ingiuft amente : Non ho fitto tanto quanto mi fi
imputa . E'I mede/imo s'ojferua/e'l punto confitte in ba-
tterlo fitto . €t e dafipere ch'in quella fila controuerfid
de thauer fatto j ò ?ion fitto $ neceffariamente una de le
parti conuien che dica la bugia > e>* che pecchi per maligni-
tà -.perche non fi può in queBofiufiar d'ignoranza : come
quando fi di/futa delgiufio, ^ de l'ingiufio . Et però ci
hauemo à fermare in quefio articolo lungamente : ^) ne
gli altri no . U^l genere dimofiratiuo 3 prefipponendc.fi
che le cofi fi credano ,• la più parte de la confermatione fi
fura con l" amplificare > che le cofifiano honoreuoli > gjr uti-
li . HPerche rade uolte occorre^ che fi uenga à la demo-
Hratione . Et quefio quando le cofi non fino credibili 3 ò
che un'altro ne fi a flato cagione . Nel deliberatiuo uiene in
confi deratione 3 o che la cofi non/àrà > ò che non/ara giu-
fta,
Libro Terzo. 161
&a>o che non farà utile, ò non tanto . Et fideue auuer ti-
re Jè l'auuerfàrio non dice iluero in qualche co/a fuor de la
caufà. per che parrà che fiafègno emdente che menti fi a
ancora ne l'altre cofè . Gli effempifòno proprijjfimi al de-
liber attuo . Et gli entimemi fino più proprij al giuditiale y
che àgli altri generi^ percioche ne le deliberationi fi tratta
de le cofè e hanno à uenire . de le quali (perche ancora non
fono ) e neceffariOy che fi parli per effempi del p affato . Et
igiuditij fi fanno circa l' effere 3 o non effere : doue inter»
mene maggiormente la dimofiratione > fó) la neceffità .
percioche la co fa fatta bifògna che neceffariamente fia .
Non è bene che gli entimemi fìano raunati tutti in un loco;
ma bifògna mefcolarli : altramente per la moltitudine
s' impedì/cono infra loro . percioche ancora la quantità ha
ilfuo termine di quanta de uè effere > come fi caua da quel
loco d'Homero .
Carofigliuolpofcia chat tante cofè
Dette y quante uri huom fàggio ne direbbe s
doue s'ha da notare > che dice tante } ($f non tali . V^on
fi deue cercare ancora diprouare ogni cofa per entimemi .
perche non auuenga come à certi filofòfi 3 che pruouano le
cofè più note> &piu credibili, che quelle donde cauano le
pruoue . €t quando tu muoui l affetto non ufar l'entime-
ma . altramente o che l affetto fi torrebbe uia> o che ten-
timemafarebbe uano . Conciofiache accozzati infieme più
moti ; l'uno l'altro opprimendo]} > òfiffengono in tutto ., o
diuentano più deboli . Qofi quando fi effrime il co [lume 3
non
%6% DelaRettorica d'Àriflotile
non fa meftìero nel me de fimo tempo ufir l'entimema .per-
chela dimofiratione non può ftare ne col co fi urne > ne con
l'elettivne . Le/ènten^e s'ufitno cojl nel narrare come
nelprouare .perche fanno l'oratton cofiumata, come dire*
lo glie ne detti con tutto chefapejfi, che non e bene affidar-
ti d'ognuno . éMa con affetto fi dirà come per ejf empio .
Non me ne pento ancora che fia fiato maltrattato : perche
il guadagno farà per lui > fé)' la giufiitia per me . fi dir
ne le con/ulte e più difficile che 'Idir •ne ' giuditìj . ^) ragio-
neuolmente> perche quiui fi disfuta de l'auuenire> & qui
del p affato, il quale fi può ftp ere anco per infino da gl'in-
douin'h come dice Epimenide Crete fé . per ciò che egli non
indouinaua del futuro ., ma del p affato chefoffe occulto .
Oltre di queHo ne igiuditij hauemo per fondamento le leg
qi,fòpra del qual principio può chi l'hajrouar facilmente
la dimoftratione . 'Dipoi ne le con/ulte non fono molti di-
uertimenti y come l'infamar l'auuerfario : dir ben di fé
fieffo : muouer gli affètti : & cotali co fé . Le quali ac-
cazgiono manco in quefio genere che in tutti gli altri _> fi
non quando efie de t offiùo fio . Bifegna che fi facci adun-
que per un ricouero > come ufano gli Oratori aAthemefi :
fòt Rettalmente Jfòcrate . percioche confultando ancor*
fiele accujare, come accusò i Lacedemoni nel Panagirico .
€tCarete ne l'oratione de3 compagni . Nel genere de-
moBr attuo > fi deue riempiere toratione di laudi 3 come fa
Ifòcrate che lauda fèmpre qualchuno di fuor a uia . €t que-
Ho e quello 3 che diceua Gorgia 3 che non li mancherebb
e
mai
Libro Terzo . 163
mai che dire . Per cloche parlando d'Achille > lauda spe-
leo > dipoi Baco i dipoi Gioue . Cofi lauda medefimamente
la fortezza > dicendo che faccia 0 queBe co/è , 0 quell'al-
tre 3 0 che eliajia tale . Quando hauemo ragioni da poter
dimoBrare ; douemo ualerci de le demofirationi >&deco
fiumi. £Ma quando non hauemo entimemi ; tutto ilno-
Bro fondamento farà ne3 cofiumi . ($f più fi fu per un'huo
mo da bene di parer buono effo 5 che difaper dire accura-
tamente le ragioni de la fra caufa . Degli entimemi quel
li che confutano fino più approuati di quelli che afferma-
no .. Et que fio perche ilridarguire Bringe più che l'affer
mare . perche due contrari^ poflo l'uno acanto a l' altro fi
fio rgono meglio . Stuelli nondimeno > che fi fanno per con-
futare non fono d'altr affette che quelli , chefifitnno per
confermare . aÀnzjfono del numero de leproue -.perciò-
che una parte de la e onfer mattone fi fàfòluendo con l'ijlan
7^a > l' altra col fiUogiJmo . CN^je la deliberatione 3 & nel
giuditio btfogna s che chi comincia à dir prima 3 metta in-
nanzi le ragion fue ; dipoi rifoluere , ($f eBenuare quelle y
che poffon fare contra di lui . Mafie le contrarietà fanno
affai rumore j allhora douemo cominciare da quelle che ci
fanno contra: come fece Qalliflrato ne la congregation
Mcfftmaca : doue rifiolute prima le oppofttiont che lipote-
uano effer fatte da altri ifòggiunfè dipoi quel che fk per
lui . <£\la quando ci tocca à dir pois hauemo à rifondere
prima à quel eh' e flato detto da l'auuerfario : rifluendo ,
et argumentando contra lui , Et maffimamente quando le
fue
1^4 D c 'a Rettorica cTAriflotilc
/fo ragioni fof/èro approuate . Tercioche fi come t animo
aborrì/ce una perfino, notata et infamia ; cojì aborri/ce an-
cora il fùo parlare quando pare > che l'auuerfirio habbia
ben detto , Bifigna adunque procurar d'hauer loco ne l'a
nimo de l'Auditore , per quelchauemo da dire . Et que-
fioflfiràcoldifiruggere il detto de l'auuerfirio ydal quale
era Hato occupato . fmpero combattuto charemo> o con-
tra tutte le oppofitwni che ci fin fitte da l'auuerfario>o con
tra le più potenti > ò contra le approuate , ò almeno contra
quelle che più fàcilmente fi pojfono confutare > allhora at-
tenderemo à proporre 3&* corroborarle cofi noslre.
Euripide in q uè fio loco .
Prendendo de le Dee prima difefa ,•
MoBrerò dicofieiliniquitate .
Ter ch'io Giunone.
fg in quelchefiguefa 3 che Hecuba rifonde à la più leg-
giera cofi che hauejfe detto Helenaperjuafiufi . St q uan-
to à lepruoue, s'è detto à bastanza .
V^ela parte de' coHumi perche Udir bene di noi me-
defìmi o pastori/ce inuidia y o porta lunghezza s ò none
fèn%a replica ; oidir mal d'altri è co/a ingiurio fi 3 o uera-
mente mllaniai bifigna indur un altro che parli > come fa
Ificrate nel Filippo j, ffl ne fcAntidofi . <&* come *Ar chi-
loco uitupera la figliuola di Licambe >percioche induce il
padre dir contra la figliuola in quei lambì .
Che non fi può sperar ? Chefipuote anco
Giurando ajfecurar> ch'ejfer non debba *
{g) Charonte
ts>
Libro Tento; 16 y
^Charontefabro in quegli altri iambi 3 che cominciano .
fo non curo di Gigi il gran the/oro .
&.J come fa Sopbocle che induce Smone à parlare al padre
per zAn tigone in per fona d'altri . Et bifògna taluolta con-
uè rt ir gli entimemi in fèntentie in questo modo . Quelli
che fono ftu'h debbono cercar di riconciliarfi quando fino
in proferirà : percioche allhora n'hanno miglior partiti,
^Doue in forma d y entimema fi direbbe . Se allhora doue-
mo cercare di riconciliarci quando poffiamohauer più uti-
li y ($) ' Ptu l^hi partiti; cihauemo dunque à riconciliare
quando fiamo posti infelicità .
XVIII.
FW^i^ gnamo bora à l'interrogare . fi tempo
ty$ì0é[ principalmente di far l 'interrogatane e, quan-
hi^W- v^'l do hauendo l'auuerfario detto una parte ; con
una nofira domanda apprejfo lo facemo cadere in qualche
inconueniente . Come 'Tende interrogando Lampone de
le cerimonie che fi faceuano ne facrifitìj de la T)ea ferua-
trice ; sg) ejfendoli rifpofto da lui > che chi noti era entro*
rncffo non le poteuafipere ; egli domandò lui fé le fapeffe :
ftj rispondendo di fi; Come e poffìbile (li diffej/e tu non
ci fi imtiato ì N?l fecondo modo fifa quando una co fa e
chiara ; ^-) l'altra > colui che interroga penfa > chef gli
debba concedere . doue fatta che fia l'ima domanda >fèn-
%apm domandar quel ctie già noto ; bifògna fiibito con-
chmdere . come fece Socrate , che imputato da 3\dilcto di
•v' LL non
266 De la Rettorica d'Ariftotile
non creder che gli ^Dij fitrouaffero $ gli dijfe . Tenfi tu
ch'io creda che fi truouino i demoni ? 6t rifondendo di fi;
allhora li domandò . J demoni non procedono da gli Dij)
ò non fono eglino qualche co fa diurna ì 6t rifondendo pur
di fi . oAdunquepuo ejfer ( di f egli ) che uno creda che fi
truouino i figliuoli de gli ^Dij^ ffigli Tìtf no ì V^ei 'terzo
modo fi fa^ quando fi può moflrare > o che tauuerfario fi
contradice, ò che dice co f fuor de l'oppenion d'ognuno .
Nel quarto 2 quando crediamo 3 che non hauendocon che
rifoluerla noffra domanda ; non pojfa rifonder fi non
fefifiicamente, perche rifondendo ^ come dire > Può efie-
re ^ non ejfere.^f e fiere in p arte ^ in parte non cffire:
fg) taluoltafi ytauolta no; gli auditori come con/ufi } fi
perturbano . Et in altro modo che in queffi , non bijògna
tentar l'auuer/ario con linterrogationu perche rifonden-
do con qualche infiantia > par che chi domanda refìicon-
uinto . ejfendo che rifletto à la debolezza degli <tAf optan-
ti non fi pojfono far domande sfòpr a domande. St per que-
Éo è bene > che ancor gli entimemi uadino ferrati il più che
fi può . Le rifio/ìe à fwterrogationi>fi le cofèfon dubie $
infogna che fi faccino diftinguendo> ffi con parlare à la di-
Befa> ffl non concifàmente . Et ne le cofe > che par che ci
pojfino uemr contra ,fi deue con la rifiofta fiùbito inferir
la rifolutione> auanti che di nuouo interrogando > o conclu-
dendo ; tauuerfàrio proceda più oltre . Terciochefi può
facilmente antiuedere doue egli fondila fua ragione : &
/opra quali fondamenti fi concluda^ & come le conc/ifioni
^rifiluono;
Libro Terzo. 167*
(tri/dicono -, s'è fatto noto ne la Topica . Quando t attuerà
far io conclude, ^) con la mede fimo, conclusone interrogai
doaemo rifondendo allegar la cagione perche : come fece
Sòphocle domandato da Pifindro . Sei tu flato del mede-
fimo parere > che gli altri elettori in crear il reggimento de
gli quattrocento huominiì S 1 fino (lato gli rifpofi. 0 come
( gli replicò ) non tiparue questa co/a malfktta ì cMal-
fittta (diffe) mi par uè . Dunque (figgwnfi a Pifindro)
tu hai fatto quello male à la Republica. Si (di/fe egli)per-
che no n hauea da fk rie meglio . Et quel L acedemoniefè ,
che Banda a /indicato del magi/irato degli Sphori , fu do-
mandato fé \fiip arcua , che gli altri fuoi compagni conden-
siti de la utta fi/fero ben condennati , Kij/ofè di fi. Li fu
replicato > Non fii 'tu (lato mfieme con loro a decretar que-
fte cof ì Sijòno stato, ditegli . Dunque ancora tu (li
fu detto) meriti di morire . JgueBo no, rifiofe egli -.per-
che co/loro l'hanno fitto per danari y gjr 'io non l'ho fatto
per questo, ma per che co/i mi p arcua di douer fare . Et
pero dopo la conclufone non bifigna interrogare : ne anco
interrogar la conclu/ione : fé già non conteneffein fi molto .
del nero . Et perche pare, che lefacctie, e 1 motti ancora
fi ano di qualche ufi ne le co?itefi del parlare ,- e>* bifignan
do (come dice Gorgia) quando lauuerfirio (i reca in fui
/aldo, fìnacc orlo colfarfìne beffe : et quando egli beffeggia
colfaldo, & col uero firmar lo j di questo hauemo parlato
ne la 'Poetica, & detto quante fino le s~petie de lefacetie .
de le quali parte fi conuengono agenti! hit omini > & parte
LL 2 no.
%6 8 De la Rettorica d'Àriftotile
no . Quindi pigliar à dunque ciaf uno quelle che fono ap-
propriate à lui . L 'ironia ha più del gentile > che la buffo-
neria .perche l'Ironico motteggia per conto Juo : e'I buffo-
neper eoìito d 'altri .
XIX.
'Epilogo fifa di quattro co/e . Vuna è
di/por l'auditore àjèntir ben di noi, gy mal de
gli auuerfarìj . V altra ac ere/cere > & dimi-
nuire il fatto . La terzg a muouere affetto àgli a/co Itami,
Et l'ultima , rinfefar la memoria di quel che s'è detto .
Ter cwche naturalmente dopo Chauermoslrato che noi fa-
mo ueritieri > & che gli auuerfàri dico?io la bugia $ lauda-
rno noi; & uituperamo loro> ($f diamo anco una ripajjata
à quel che hauemo detto . Et bifògnahauere in confi dera-
tione una de le due co/e ; cioè dimoflrare > o che noi fi amo
buoni particolarmente a quesli > o affolutamente buoni .
€t co fi che l'auuerfariofia mal'hucmo k quefli > o affoluta-
mente mal'huomo . Et gli lochi donde s' hanno à cauar gli
Argomenti per moflrar che gli huomini fano tali; p fono
detti difopra. Et medefmamente è co/a naturale > che
dopo che s'è moftrato che le coffano > s'ac ere/chino > o di-
minuì fhino . perche bifògna che cosi i prima il fatto y che/i
tarli de la grandezza del fatto > come è necej]ario> che fa-
no prima i corpi che l ere fomento loro . Et ancora de l am-
pliare 3 & del diminuire fi fono esf/ofti i lochi . 'Dopo que-
fto ; chiarito che (ìa quali fono lecofètf quanto grandi;
bifogna
Libro Terzo. 269
bifegna muouer gli affitti de gli afeoltanti : quali fono la
compaffione, lo /degno, tira, l'odio, l'inuidia, la gara, q)
la contentwne . 1 lochi de' quali fi fono ancor moflri : per
modo, che non refi a a far altro ,che rammentar le cofègia
dette . il che fi fa in quel modo , che alcuni dicono chef ha-
rebbe a far ne' proemìj . fiche non e ben detto . per e io-
che danno per precetto , che per dar meglio admtender le,
cofe ifi debbano replicarffejfè uolte . ^\(V i proemìj dun-
quefi de uè pr op or fòl amente la materia di chef dice per-
che fi fappia di che s'ha da giudicare . Et ne gli Epiloghi
s'ha da replicare quelle cofè,per mezj^p de le quali s'è già
dimoftrato feommariamcnte , et per ma de' capi. Élprinci-
pio di questo rcplicamcnto farà d'bauere adempito quel
che s'èpromeffo . Onde chef debbono ritoccare quali cofe
fon quelle , che fi fin dette, ($f quali fino le ragioni, chef
fono prouate . fiche f fiolfire col metterle à paragone
con quelle che fi ' f 'no addotte da l'auuerftrio . Et per pa-
ragonarle, ò s'affrontano infìeme quelle che luno & l'al-
tro hanno dettefopra al medefmo , ofènza affrontarle ,p
replicano in quefio modo . Coftut di queflo dice queflo, et
io dico queflo per queflo . Oper tua d ironia , come dire .
Jgueflefono le belle ragioni, che egli adduce . & io non {di
hofaputo ri/fonder fé non quefle . Et che farebbe egli ,fè
queftefoffro lefue ragiom,et ?2on quesl altre ? 0 peruia
d interrogatane , come dire . Che manca ch'io non h ab-
bia dimoftrato ? 0 uero, che cofe ha dimoftrato ihnio au-
uerfario ì Onde che fi pio fare, 0 cofe carne s'è detto, oper
uia
270 LeiaRettoricad'AriftotileLib. 111.
àia di paragone : ofimplicemente fecondo t or dine natu-
rale, nel modo che fi fino efyoHe 3 raccontando copie va-
gì n tue, dipoi fi ti pare appartatamente quelle de tauuer
Cario . Et ultimamente dir quelle parole fciolt e y che fi anno
ben ne lafi?je,perfiar che fi a epilogo >& non oratione , in
quella gmfia . Ho detto 3 hauete intejò . Sapete come
paffa . Giudicate .
IL FINE.
n
■ I
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