•Digitized by Google
PRECETTI
D I
R ETTO - RICA
Dettati a’ suoi Discepoli>^UCT£C4^ n
r»ATT* A • T> A rr, „ r ' .
DALL’ ABATE W$0 y
D. ANTONIO ADAMI,
E adattati alla capacità de’ Giovanetti .
AL VIRTUOSISSIMO GIOVANE
SIGNOR
r
Da DOMENICO
MASTELLONE.
IN NAPOLI MDCCLXX.
Per Vincenzo Mazzola-Vocola.
Con licenza de Superiori »
Digitized by Google
XjO&J rois ) M £ ilTSI fate '.(ù TXTU9 •
Ifocrates Orat. 2.
* * : * 4
Ut ere < 6 / 5 , vel quccre mcliora . t
Digitized by Google
LETTERA DELL’AUTORE
/ %
ALL’ TLLUSTRISS. SIGNOR
D a DOMENICO
MASTELLONE-
» A Rettorica pei Giova-
netti a niun altro , gen-
tiliffimo Signor D. Domenico 7
* 2 fuor-
-À-è- \
5 )
Digitized by Google
fuorché a Voi, che liete un ot-
timo Giovane , dedicar fi dovea.
Voi , che già nel corfo di fei an-
ni onorafte la mia Scuola, tal
profitto facefte colla mia debole
fcorta nello ftudio delle belle let-
tere , e delle fcienze , che ora
non effendo ancor giunto al
quarto luftro dell 5 età voftra , e
pel fapere , e per altre nobiliffi-
me doti , onde liete fregiato ,
vi rendete a chiunque ha la
forte di conofcervi affai caro ed
amabile . Egli è quello un
effetto così del voftro raro talen-
to , e dell’ indole nobile al buo-
no , ed all 5 onefto inclinata , che
dalla natura fortifte, come ezian-
dio dell 5 ottima educazione ? e
dell*
Digltlzed by Google
dell’ affettuofa- cura , che han
ferbato per voi Ja voftra ,one(tif-
fìma e virtuofa Madre 5 e ’1
degniffimo i voftro) Signor Zio
D. Francesco, che per ìa Tua in-
tegrità y dottrina , e zelo per la
giuftizia è giunto finalmente per
molti gradi d’ onori dir inclito
eccelfo pregio di leder togato tra
ifupremi Àlìniftri del noftro glo-
riofo Regnante . Egli il faviffi-
mo Uomo ben conofcendo qual
grave danno recar fogliono ai
Giovanetti i Teatri , le Veglie ?
le Converfazioni ? i Feftini , i
Corteggi , vi ha Tempre allonta-
nato da que* luoghi > che il vo-
ftro bel coftumepotean macchia-
re , e corrompere; Vi ha fem-^
* 3 pre
Digitized by Google
prc con amore , e con gelofia cu*
ftodito ? affinchè non mai dal
dritto fenderò della Virtù devia-
fte , Coftui certamente , affai
meglio di me , pub dirfi il fortu-
nato Agricoltore d’ una pianta
sì nobile , qual fiete Voi , che
fotte degno germoglio di un Pa-
dre fantiffiino , il quale già fino
all’ ultimo de’ fuoi giorni fu del-
la pietà criftiana , e d’ ogn’ altra
Virtù il modello , e F efempio .
Or fe nel più verde fiorito Apri-
le dell’ età vottra imitando le
belle doti e del Genitore , e
del Zio fate rifplendere in Voi
quel fenno, quella faviezza ? e
quel fapere , che appena in altri
d’età già matura fogliono ammi-.
rar-
Digitized by Google
rarfi , oh quai frutti di verace
onore, e di gloria Voi produr-
rete nel fertiliffimo Autunno de-
gli anni voftri ! Se non temetti
d’ offender la rara modeftia , e
la bella umiltà , che vi adorna ,
oh quanto eftendermi potrei nel-
le voftre lodi ! Taccio adunque
per non difguftarvi $ e vi priego
foltanto a gradir F offerta , che
vi fo , di queff Operetta in pic-
ciol fegno di quel {incero affetto,
e di quella ftima , con cui fin
dalla voftra fanciullezza vi ho
riguardato . Sarà proprio di un
cuor tenero e gentile , quaF è il
voftro , il non ifijegnar il picciol
dono d’ un affettuofo Mae-
ftro , il di cui nome , oltre il
* 4 fuo
Tuo merito , di molta luce avete
arricchito : Sarà gran vanto di
quefto mio libricciuolo il portar
in fronte il bel nome di un Gio-
vane bennato , che nello Audio
delle ottime difcipline , e nelFac-
quifto di ogni V irtù potrà folo
fervir di norma a quanti altri
Giovanetti lo avran tra le mani . «
A me intanto rimane F obbligo
di porger fuppliche al Cielo, per-
chè Fano e falvo vi confervi per
gloria della voftra 'oneftijflìma
Cafa , per mio dolce ornamen-
to , e decoro , e per alto fre-
gio di quefta Città noftrà , al
di cui bene , e vantaggio - fe-
licemente nafcefte . Così farò
io fino a tanto che avrò fpirito
e vi-
Digitized by Google
c vita , gloriandomi ài efler
fempre
Voftro
, Di Cafa 27 Aprile 1770,
«
k \
l V
I
t ;
Divoti/s . Obbltgàtifs. Serv, ver*
Antonio Adami* /
PRE-
Digitized by Google
PRE FAZIONE
AL LETTORE-,
D Ovrai certamente al primo afpetto
maravigliarti , o Amico Lettore ,
che ritrovandofi già pubblicati tanti ot-
timi Metodi per apprender l' Eloquenza,
abbia voluto anch' io pubblicar quelli po-
chi precetti , e replicar in ejji quel che
tanti valent Uomini avean prima di me
dottamente infegnato . Ma cejferà fenza
dubbio la meraviglia , fe gentilmente ti
compiacerai di udir infteme , ed appro-
var le ragioni , che a cib fare mi han
mojfo .
lo per verità farei giujìamente ripu-
tato uno fciocco , Je non confejfajjì , cbe
oltre agli antichi Mae/ìri di Re teorica ,
quali furono già Arijlotile , e Demetrio
F alereo nella Grecia , Cicerone , e Quin-
ti-
Digitized by Google
tìlìano in Roma , parecchi altri recenti
Autori vi fiano , che colla /corta de
primi felicemente compofero , ed a noi
lafciarono compiuti metodi per appren-
der /’ Arte di pervadere . Gherardo VoJJio y
Domenico de Colonia , Martino de Cygne r
Carlo Majello , Marcellino de Luca y il dot -
tijftmo Bernardo Lami , ed altri molti f/ì-^
mi fono flati eccellenti nel dar precetti
di ben ragionare . Non pub negarfi pe-
ro , che le dette e lodevoli Op ere di co-
floro , ftccome ben adattate farehbono al-
la capacità de' Giovani provetti y dai
quali il /olito corfo degli fludj fiafi già
terminato , così difficili , anzi che no y
rie/cono ai Giovanetti , che non ancora
al terzo luflro dell' età loro fon perve-
nuti . Ejfendo adunque in Italia invec-
chiato il co fiume d' in/e gnar fi l' Eloquen-
za non già ai Giovani in età matura
( il che forfè affai piu profittevole riti-
fcirebbe ) ma a coloro , che appena han-
no apprefa la fintajfi , fia i.il giudo
fituamento delle patti dell' Orazione la-
tina , ho ftimato ejfer meglio il porre
nelle di loro mani il preferite facili fi-
fune
Digitized by Google
fimo Metodo per Apprender la Retto-
ria , che al di loro intendimento mi
è fembrato piu acconcio , e meno intri-
gato .
Nel ciò fare io non ho pretejo di ac-
quifìar lode o per la novità della ma-
teria , o per la maniera ingegnofa di
nobilmente trattarla . Imperocché Cicco-
me r umana ragione è fata , e farà
fempre la fiejfa , e tutti gli Uomini fono
fiati fino ad oggi , e faranno in avveni-
re dalle medefime pajfioni agitati , così
non può inventar fi un arte nuova di
pervadergli , che in foftanza fa diver-
ga da quella , che finora fi è praticata .
Darò dunque i precetti medefimi , che
han dati gli altri , ma in certa manie-
ra piu facile ; ed in tutte le parti del-
la mia Rettorica feguirò /’ ordine fìeffo ,
che quafi tutti han feguito .
Dirà forfè taluno , che nella f celta
degli efempj , * quali giovano incredi-
bilmente a render chiari i precetti , io
molti ne ho prefi dai tefìé lodati Maefìriy
che mi han preceduto . Ingenuamente il con-
ancorché potrei rifpondere d’aver-
Digitized by Google
gli tratti da que fonti medefimi , onci
EJfi ricavati gli aveano . Mi perfuado ,
cbe ciò non mi ft debba imputar a col-
pa , ftccome nè pure t aver tradotti dal
latino in tofcano alcuni de ' cennati efem -
pj : avendo' io ciò fatto non già per
vana pompa di comparir poeta , ma fol-
tanto affinché meglio dai Giovanetti in-
tender fi potejfero .
Qui potrebbe altri foggiugnere : E per-
chè mai dar precetti di Rettorie a nell
italiana favella , ed allontanar fi dall'ufo
antico e comune di tanti altri Mae/lri ,
che del latino linguaggio ft fon piutto-
fìo ferviti ? Rifpondo , che due motivi
a ciò fare mi hanno indotto : il primo ,
affinché quejlo picciolo libro ai Giovani
italiani , che qui in Napoli da me fono
iflruiti , riufeiffe piu facile : il fecondo ,
per così uniformarmi a moltiffimi dotti
Uomini , che già da piu anni nell Ita-
lia nofìra privatamente infegnano , ed
han pubblicate ancora molte opere loro
per far apprender le belle arti , e le
fetente nel noflro volgar idioma . Tan-
to per /’ appunto inculcava mai femprei
ed Egli fleffo infegnando face a il mio
éostijjtmo Maeflro y il cbiarijftmo , e non
mai per la fu* profonda dottrina bafìe-
•vclmente lodato Sintonia Genovefe . Per-
chè mai y diceva Egli , farci noi ammae -
firar da una lingua y che come ftraniera
ft confiderà qual tioftra Madrigna , an -
zi che dall italiana , che nofìra Madre
può dirft ? Egli è per avventura la no-
jlra favella meno feconda , meno efpref-
ftva di quanti altri linguaggi fono fla-
ti , e fono nel Mondo , così che col di
lei mezzo le ottime Difcipline apparar
non ft pojfano ? I Greci una volta , e
ì Romani del proprio idioma fervivanf y
ed oggi le nazioni piu cult e d ’ Europa
nell ifìruir la Gioventù della propria
lingua f antri ufo . Noi foli farem così
vili y che imitar non vogliamo un co/lu-
me sì bello y che riefee di tanta gloria
alla nofìra lingua , e d' incredthil van-
t aggio a coloro , che nell Italia allo /ìn-
dio delle lettere fono applicati ?
. A quello mio fentimento f oppongo-
no alcuni y i quali credono , che di gran
giovarne tifo farebbe 1 ifìruir i Gipvani
... co l
Digitized by Google
col metodo latino , poiché così nel tetri-
po feffo e i precetti , che lor s * info-
gnano , e quella lingua eziandio appren-
derebbono . Come? Stimati forfè coforo y
che il latino apprender fi pojfa , o che
taluno pojfa in quello perfezionarft coi
precetti dell ’ Arti , f ^//<? Scienze ? Se
penfano così , oltremodo s ingannano .
Dai fonti , 7/0» g/tf Rufcelli la ve-
tta e pura lingua del Lazio apprender
fi deve . Egli è tf uopo , che i Giovani
dopo lo Jludio della Gramatica , per lun-
go tempo abbian per le mani gli ottimi
latini Scrittori del buon fecola , e colla
fcorta degli eruditi Maejìri , e coll'aju-
to de migliori Interpetri di quella lin-
gua giungano a gufarne il fapore: nien-
te importando , che la Rettorica , o al-
tra facoltà con altro linguaggio fia loro
infegnata .
Io certamente indovinar non faprei
qual giudizio fi abbia a formare di que-
fla mia picciola Operetta . Spero alme-
no , o difcreto Lettore y che fa per in-
contrar il tuo gradimento , il quale avrà
rapporto , fe non ad altro } al buon de-
Jì<k-
Digitized by Google
fiderio , cbe in me ritnvafi , di giovar
al Pubblico colla debolezza del mio ta-
lento , e di render pik agevole , e men
faticofo ai Giovanetti lo /ìndio delC
Eloquenza . Addio ,
i .
' ; • « v
Digitized by Google
^ MfSÈiaSSCtìSJ!^^
^s^&w&pSjlw^ài
DELL’ ARTE RETTORICA
PROEMIO..
CAP.
~ ^LT'¥U|U".
Della natura , e del fine della Rettorie a .
A Rettorica è un’ Arte, o fiauna
facoltà di ragionar bene, cioè or-
natamente amn di perfuadere . Vien
detta così dal Verbo greco p*« y
che lignifica dico , poiché quell’
arte infegna la maniera di dire , o fia di
ragionar con affluenza di parole , e di fen-
timenti .
Differifcono tra di loro la Rettorica, e 1* Elo-
quenza, perchè la Rettorica contiene i pre-
cetti di ben ragionare , 1* Eloquenza fa ufo
di que precetti medefimi per formarne un’
Orazione . Di qua anche fi vede qual dif-
ferenza palli tra il Rettorico , e l’ Oratore.
A II
Digitized by Google
2 ;
Il fine , e l’uffizio dell’uno , e dell’altro
non fono gli fteffi. Il fine del Rettoria) è
il formare un perfetto Oratore : l’uffizio
è lo fpiegar con chiarezza , e 1* infegnar i
precetti di ben ragionare . Il fine dell’ Ora-
tore è appunto il perfuadere : 1 uffizio è il
formare un Ragionamento , che perfiiada .
Qjiefta voce perfuadere non altro lignifica , fe
non f? difporre gli animi degli Afcoìtanti
o a credere, o a fare, o a fuggir qualche
cofa. Or l’ Oratore ottiene ilfuo fine, cioè
perfuade, fe in ragionando dimoftra , dilet-
ta , e muove . Dimoftra cogli argomenti ,
e coll* argomentazione : diletta col parlare
adorno e fiorito : muove coll’ amplificazio-
ne, e cogli affetti.
Noi qui {limiamo fuperfluo il far parola della
dignità della Rettorica , e del vantaggio ,
che dall’ Eloquenza alla Repubblica gior-
nalmente ridonda . Ballerà leggere il libro
primo de Oratore , in cui Cicerone , affai
meglio di quel che potremmo far noi, con
maravigliofa facondia innalza al Cielo con
lodi quell’ arte sì nobile , ed alla civil fo-
cietà così neceffaria , e vantaggiosa.
CAP.
Digitized by Google
/ *f
‘3
CAP.. II.
Della materia dell ’ Eloquenza .
D Icefi materia di un Arte quell’ appunto,
intorno a cui 1’ arte ftefla raggirali . Così
la materia della Pittura fono i colori , della
Scoltura il marmo, il legno &c.
Siccome tutte le Arti aver lògliono una certa
e determinata materia , così 1’ Eloquenza
non ha una materia determinata e finita.
Imperocché quanto ritrovali, e quanto av-
viene nella natura delle cole create , e ’i
Creatore medefimo con tutti i Tuoi divipi
attributi poffono fervir di materia all* Ora-
tore , intorno a cui può Egli ornatamente
ragionare . Così Cicerone nel lib. z. de Orat.
Bene dicendi xArs non habet definitala ali.
quam regionem , cujus tenninis Jepta conti,
neatur .
Tutte le cofe adunque poflono effer materia
dell’Eloquenza , non già della Rettorica ,
come volgarmente s’infegna . Imperocché
la Rettorica ha foltanto per materia i pre-
cetti medefimi di perfuadere , intorno a cui
fi aggira.
Da ciò fegue , che ogni queftione , o fia cau-
fa , che all’ Orator fi propone , dicefi mate-
. A a ria
Digitized by Google
4
ria dell’Eloquenza : e quella può edere o
infinita, cioè univerfale, che dai Greci chia-
mali Thefts , o finita , cioè particolare, che
in greco dicefi Hypotbejìs . Queftione uni-
verlale, o fia Tefi dicefi quella , che non
è limitata da alcuna circoftanza o di per-
fona , o di luogo, o di tempo. Tal fareb-
be quella pròpofizione : Le lettere fon di gio-
vamento alle Repubbliche . Si dice all’ incon-
tro propofizione particolare , o fia Ipotefi
quell’ appunto , che vien limitata da qual-
che circoftanza o di luogo , o di tempo , o
di perfona . Tal farebbe quella: Le lettere
fon di giovamento ai Giovani , che ora Jlu -
diano in quejìa Città di Napoli .
Tutte lequeftioni, o fiancaufe, che può trat-
tar l’Oratore , fi polfono ridurre a tre ge-
neri , che dai Rettorici fon detti delibera-
tivo, dimoftrativo, e giudiziale . Nel pri-
mo l’ Oratore o perfuade , o difluade : Nel
* fecondo o loda , o vitupera : Nel terzo o
accula } o difende *
GAP.
I
I
Digitized by Google
s
CAP. III.
• Degli ajuti delP Eloquenza.
S iccome la maniera di perfuadere può dirli
naturale , ed innata in tutti gli Uomini ,
i quali naturalmente col folo ajuto della
ragione ritrovano i mezzi di muover gli ani-
mi altrui , così quella , che Rettorica na-
turale può dirli , non è ballevole a formar
un eloquente e perfetto Oratore - Egli è
d’ uopo , che la natura venga ajutata dall’ arte,
dall’ efercizio , e dall’ imitazione . Nell’ ap-
prendere qualunque difciplina , come inde-
gna Gherardo Volito , natura incipit , ars di -
rigit , ufus , & imitatio perficit .
L’ arte confille ne’ precetti , che vengono in-
fegnati dai Rettoria : 1’ elercizio nell’ ufo
continuo di leggere le opere degli Oratori
più dotti , di l'crivere , e di aringare . Fi-
nalmente F imitazione confitte nel render fi
eguale nel dire a qualche ottimo Oratore .
Nell’ Eloquenza fovra tutti imitar fi dee il
noftro Tullio , di cui parlando Quintiliano
così lafciò fcritto : Ille fe profecijje fciat ,
cui Cicero valde placebit .
Nell’ imitare dobbiamo fcegliere quel ch’c ot-
timo aie’ buoni Scrittori : nè fi debbon le-
A 3 gui-
>
Digitized by Google
6 \
guire appuntino le parole , e 1* efpreflioni
altrui , la qual farebbe un’ imitazione fcioc-
ca e fervile , ma a quel , che imitiamo ,
dobbiamo aggiugnere qualche cofa del no-
ftro . Così Demoftene fu imitato da Cice»
^rone, Omero da Virgilio, Pindaro da Ora-
zio .
Può farfi l’imitazione in tre maniere:
I. Con lafciar il fenfo dell’ Autore , e pren-
derne le parole , mutando foltanto quelle ,
che non fono adattate al foggetto , di cui
fi ragiona . Eccone 1* efempio . Difle una
volta Cicerone contro di Catilina : Quou-
fque tandem abutere , Catilina , patientia nojlra?
quandiu nos etiam furor ifie tttus eludet ?
qttem ad finem fe fe effrenata ja&abit auda-
cia ? Nibilne te noBumum praftdium Pa-
latti , nihil "Urbis vigilia , nihil timor Po-
' pulì , nihil confenfus honorum omnium , nihil
hic munitijjimus habendi Senatus locus , nihil
horum ora , vultufque moverunt ? Patere tua
confili a non fentis? Tutto ciò ragionandoli
contro un Uomo viziolo e malvagio imi-
tar fi potrebbe in quella guifa : Quoufquc
tandem abutere, "Hominum fcelejliffime, patien-
tia divina ? Quandiu hanc etiam tua ifta
eludet improbitas ? Qttem ad finem fe fe in-
veterata jaSabit audacia ? Nibilne te im-
pendens mortis periculum , nihil atema im--
piorum pana , • nihil tot fcelerum confricati a,
nihil
Digitized by Google
7 .
nibil feverifjimum Dei Judicis tribunal , ni-
hil hujus os , vultufque movcbunt ? Patere
tua flagitia non fentis?
II. Si fa l’imitazione con lafciar le parole di
qualche Scrittore, e prenderne /olamente il
lenfo . Se a cagion d’ efempio imitar vor-
rai quel fentimento d’ Orazio : Mors equo
fede pulfat pauperum tabernas , Regumque
turres , potrai fcrvirti o di quelle , o di fi-
ntili efpreflioni : La morte colla fua falce
ineforabile miete alla rinfufa te Vite degli
Domini : non vi è for^a , non vi è potenza ,
che le refifla : i gran Prencipi egualmente
che i poveri al di lei colpo fatale fono ine-
vitabilmente f oggetti .
III. Finalmente ottima farà l’ imitazione , le
lafciando fenfo, e parole imiterai foltanto il
periodo , lo Itile , i palfaggi , e tutto il fi-
lo dell’ Orazione . Ma per ciò fare egli è
d’ uopo , che per lungo tempo fi abbia tra
le mani , e fpelfo rileggali quell’ Autore ,
, che prendefi ad imitare.
CAP.
IV.
Delle Parti della Rettorica .
# .
T Re fono le parti principali della Retto-
rica , cioè l’ Invenzione , la Difpofizio-
ne, e l’Elocuzione: imperocché dee l’Ora-
tore I. Ritrovar gli argomenti , che fiano
atti a perfuadere: II. Dee ben ordinare , c
difporrt gli argomenti medefimi, e tutte I*
altre parti dell Orazione : III. finalmente
deve adomar con parole tutte le cofe ordi-
natamente difpofte. A quelle tre parti co-
munemente fi aggiugne la quarta , cioè il
pronunciamento dell’ Orazione medefima.
Quindi noi divideremo in quattro Libri que-
lle Inllituzioni rettoriche. Nel primo trat-
teremo dell’ Invenzione , nel fecondo della
Difpofizione, nel terzo dell’ Elocuzione, nel
quarto finalmente della maniera di ben pro-
nunciare .
Dell’
Digitized by Google
9
Dell’ Arte Rettorica
LIBRO I.
Dell' Invenzione in generale.
L * Invenzione non è altro , che il ritrova*
mento delle ragioni , o fia degli argo-
menti veri , o probabili , i quali vagliono
così a dimoftrar vero, o verifimile quel che
fi è propofto , come anche a muover gli
animi degli Afcoltanti.
Or ficcome a dimoftrare noi ci ferviamo de-
gli argomenti, ed a mudver gli animi fac-
ciati! ufo dell’Amplificazione, e degli affet-
ti , così procedendo con ordine divideremo
quello primo Libro della Rettorica in tre
parti: nella prima tratteremo degli argo-
menti, nella feconda dell’ Amplificazione ,
e nella terza della Mozion degli affetti
ragioneremo .
Dopoché dell’Invenzione in generale degli ar-
gomenti, dell’Amplificazione, e degli Af-
fetti ragionato avremo , brevemente da noi
fi tratterà dell’ Invenzione in particolare ,
che fpecialmente rapportafi ai tre generi de-
. liberativo, diraoftrativo, e giudiziale.
DELL 1
Digitized by Google
IO
DELL’ INVENZIONE
PARTE L
Degli Argomenti .
L * Argomento fi definifce : Una ragion ve-
ra, o probabile, che giova a pervadere.
Si ricavano gli argomenti dai luoghi Ora-
torj, i quali da Cicerone fon detti argu-
mentorum fedes , m quibus latent , & ex
quibus funt depromenda.
Que’ luoghi Oratorj , onde ricavanfi gli argo-
menti , poffono effere o intrinfici , o eftrin-
feci . Si dicono intrinfici quei , che fono
uniti e congiunti colla cofa medefima , di
cui fi tratta. Si dicono eftrinfeci, o rimoti
quei , che fi prendono fuor della cofa , di cui
fi ragiona . L’ argomento e. g. , che prendefi
dalla numerazion delle parti , dicefi ricavato
da un luogo intrinfico , perchè le parti fono
unite, e congiunte col tutto . Ma 1’ argo-
mento prefo dalla teftimonianza altrui , fi
dice ricavato da un luogo eftrinfeco , per-
chè i teftimonj fon fuori del fatto , che
cade in giudizio.
Quindici fono i luoghi * che fi chiamano in-
trinfici , cioè la Definizione , la Numera-
zio-
Digitized by Google
zione delle parti, l’Etimologia del Nome,
i Derivati, il Genere, la Forma, la Somi-
glianza, la Diffomiglianza , la Comparazio-
ne, i Repugnanti, gli Aggiunti , gli An-
tecedenti , i Confeguenti, le Cagioni, e gli
Effetti .
CAP. I.
Della Definizione,
L A Definizione è un difeorfo , che breve-
mente fpiega la Natura della cofa .
Per effer perfetta la Definizione dee collare
di due termini, che fi dicono dai Filofofi
genere , e differenza . Uno di elfi dee
■ convenire così alla cofa definita , come
ad altre cofe , che fono fotto il genere me-
delimo: l’altro deve effer particolare e pro-
prio della cofa definita . Se dicefi , che 1’
Uomo è un animale ragionevole , ottima fa-
rà la definizione. Imperocché P effere ani-
male è il termine generico , per cui l’Uo-
mo conviene con tutti gli altri viventi : 1’
effere ragionevole è il termine proprio c
particolare, che all’Uomo compete , e per
cui da tutti gli altri animali Effo dilli n«
guefi .
Il Filofofo, e 1’ Oratore diverfamente definì-
« ' ' ) fcQp
fcono le cofe . Il primo dovendo definir 1*
Uomo, brevemente dirà : Homo ejl animai
ratione praditum . Il fecondo ornatamente y
e più alla lunga dovrà dire : Homo efl exi-
tnium opus a Deo ^iformatum , rationis par-
ticeps , ad ipjìus Dei imaginem conditum , at~
que ad immortalitatis gloriam natura . Que-
lla chiamar fi dovrebbe deferizione orato-
ria , anzi che accurata definizione .
Tullio nell’Orazione prò domo fua dalla defi-
nizione del Popolo Romano dimoltra, che
nella legge di P. Clodio , ond’ egli fu con-
dannato all’efilio, diedero il voto non già
i veri Cittadini di Roma, ma una molti-
tudine di Schiavi prezzolati , di Uomini
poveri e facinorofi : 0 fpeciem , dignitatem -
que Populi Romani , quam Reges , quam na -
tiones exter a , quam gentes ultima pertime-
■ feunt , multitudinem bominum ex fervis con -
• duStis, ex facinorojìs , ex egentibus congrega -
tam ! . . . Ille populus efl Dominus regum y
-wiftor , atque imperator omnium gentium.
»
V
CAP.
»
Digitized by Google
f
CAP. II.
• Della Numerazione delle parti .
L A numerazione delle parti fi fa quando il
tutto fi diftribuifce nelle fue parti . Qui
per tutto s’ intende o il tutto materiale ,
come la Cafa , che contiene il tetto , le mu-
raglie, il pavimento &c. o il tutto Civile,
come il popolo , che comprende i Vecchi,
i Giovani , le Donne , i fanciulli , i nobi-
li , i plebei &c. o il Genere , che contie-
ne le fpezie , come la virtù , che abbrac-
cia la prudenza, la giuftizia , la fortezza &c.
o finalmente la fpezie, che può diftribuirfi
ne’ fuoi individui .
Si ricava argomento da quello luogo , fe af-
fermando, o negando le parti , fi afferma,
o fi nega il tutto. Affermandoli le parti ,
non è auopo, che tutte fiano annoverate ,
ballerà, che fi affermino le principali . Co-
sì Cicerone nell’ Orazione prò lege Manilla
dimollrò, che nel gran Pompeo rifplendea-
no la fcienza militare, il valore, l’autori-
tà, e la felicità* e quindi conchiufe bene,
che in Elfo lui eran tutte le doti di un
gran Comandante.
Che fe le parti fi negano , per quanto fi può, 1
ne-
Digitized by Google
negar fi debbono tutte . Nell’ Orazione pofil
reditum ad Qutrites provò Cicerone, che in
Roma non vi era Repubblica allorché Egli
fu efiliato , perchè non vi erano Confoli ,
nè Senatori , il popolo non era libero , non
fi facea conto de’ Magiftrati , delle leggi ,
e delle coftumanzc de’Maggiori.
CAP. III.
g t
Dell ’ Etimologia del Nome.
Q Uefto luogo vien detto dai latini Nota-
tio nominis . Può alle volte 1* * Oratore
* ricavar 1’ argomento dall’ Etimologia ,
cioè dall’ origine di un nome . Eccone 1’
efempio di Cicerone in Pifonem : Conful efl
ili e , qui patria confulit ; non igitur Pifo
Confitti i qui eam evertit.
Si fa ufo di quello luogo allorché 1’ Oratore
dal nome di alcuno ricava o lode , o vi-
tupero . Cicerone fcherzando affermò , che
Verre non fenza ragione era così chiama-
• to, perchè omnia ver re re t , cioè tutto fco-
• pava , dichiarandolo così un gran ladro.
CAP.
Digitlzed by Google
De Derivati,
D Ai latini conjugata , da noi derivati fi
dicono quelle voci , che hanno l’origi-
ne da un folo vocabolo , e variamente fi
mutano nell’Orazione, come viBus , invi -
Bus , deviBus , viBor , viBoria &c. che tut-
te derivano dal verbo Vinco . Da quello luo-
go egregiamente dimoftrò Cicerone nell’ O-
yione prò Marcello , che il folo Cajo Cela-
re meritava il titolo di Eroe veramente in-
vitto. Ecco le fue nobili efpreflioni : Ce -
teros quidem omnesViBores bellorum Civilium
jam ante a qui tate , & mifericordia viceras:
hodierno vero die te ipfum vicijli
Ipfam ViBoriam vicijfe videris , cum eaipfa ,
qua illa erat adepta , v'tBìs remifijli . Nam
cum tpfius viBorite conditione jure omnes vi -
Bi occidiffemus , clementi a tute judicio con-
fervati fumus, ReBe igitur unus inviBus es y
a quo etiam ipfìus viBoria conditio , vifque
deviBa ejl.
GAP.
* i
C A . P.
V.
Del Genere , e della Forma .
D A’ Rettorici chiamati Genere quel Nome,
che a molte cote è comune , e che lot-
to di fé molte cote comprende; La Virtù
è voce generica , perchè è comune alla pru-
denza , alla fortezza , alla giuftizia , alla
pietà , ed a tutte 1* altre virtù particolari .
Ricavati l’ argomento dal Genere allorché l’ Ora-
tore volendo dimoftrar vera un’ ipoteti , cioè
una propofizione particolare , ricorre alla tefi,
cioè alla generale , che fotto di te la par-
ticolare comprende . Nell’ Orazione prò *4r-
chia volendo provar Cicerone , che codefto
gran Poeta dovea tenerti in gran conto ,
con arte maravigliofa patsò da quell’ ipoteli
alla tefi , e generalmente lodò la poeta., e
■gli altri lludj , che all’ umanità appartengo-
no , per quindi conchiudere , che Archia
qual dotto Poeta dovea dai Romani tom-
. inamente ftimart .
La Forma , o Ila la Spezie è quella cota par-
ticolare , che fotto la generale condenti .
Tale è la voce fortezza , che fi contiene
t fotto il nome generico della virtù.
Prendefi l’ argomento dalla fpezie allorché l’Ora-
. to-
Digitized by Googli
tare per dimoftrar la verità di una Teli ,
cioè di una propofizione univerfale , ricorre
all’ipotefi , cioè alla particolare . E.g. fi
vuol dimoftrare , che generalmente le belle
arti, e le fcienze giovano alla Repubblica,
prende!! l’argomento dalla Rettorica , dalla
Logica, dalla Geometria, dalle Scienze fi-
fiche , dallo ftudio delle Leggi , e da altre
* particolari difcipline , che tutte alla civil
focietà fono giovevoli.
t
CAP. VI.
;
Della Somiglianza , e della Diffomiglian^a .
L A fomiglianza è il paragone di due cofe
diftinte , che in qualche qualità fra di
loro convengono . E. g. 1* Uomo fdegnato ,
e la Tigre lòn due animali diverfi, ma con-
vengono nel furore , e nella crudeltà ‘ quin-
di tra 1* Uomo fdegnato, e la Tigre vi è
la fomiglianza.
Nell’ Orazione po/l redi tura ad Quirites da que-
llo luogo cosi Cicerone argomenta : Tan.
quam bona valetudo jucundior ejl «V, qui e
gravi morbo recreati funt , quam qui ntmquam
agro corpore fuerunt ; ftc ea omnia ( cioè le
cofe da lui perdute coll’ efilio da Roma , e
JB poi
18 .
poi riacquifhte ) deftderata maga, quanta/-
fidtie percepta deleBant .
Ecco una fomiglianza belliffima, che Ovidio
ritrovò tra l’oro, e tra la fedeltà d* un ve-
ro Amico: -
Scilicet ut fulvum [peBatur in ignibus aurum ,
Tempore fi: duro eli infpicienda fides .
Come appunto del fuoco entro 1 ardore
-:.i L’Oro h feorge fe fia puro c fchiettoi
Così tra le feiagure
Tutto fi feopre il core
r D’ un Amico fedel vero e perfetto .
La Diflòmiglianza è un difcorfo,con cui tra due
cofe diftinte dimoftrafi un’ affezione , o fia
una qualità difuguale . Così Catullo car. 5 .
. Soler decidere , & redire folent : -
LJobis cum femel occidit brevis lux ,
No* eft perpetua una dormiettda .
Si foggiugne un altro d'empio , che addita la
, diiùguaglianza, che paflà tra la Virtù, e 1
Vizio : Il Vizio , e la Virtù portan j eco ama -
e pi^ere.’ La virtù fui principio re-
ta un a*iar«zZ a 1 che P* 0 dnra * wa P oi P r0 '
duce un piacere , che non ha fine , Il vigio
parta fico un piacere , che ben tofto [vani -
fee j ma poi cagiona un affanno infinito t
perpetuo .
*
CAP. VÌI.
Della Comparatone .
• ) 1 i .£ • • «
L A comparazione fi fa quando due , o più
perfonc , o pure due * o più cofe fi pa-
ragonano infieme in una qualità , che loro
è comune.
Si argomenta da quello luogo o a pari , o a
majori ad minus , o a minori ad majus .
pari . Cic. prò P. Sylla : Potè Ortenfio di-
fender P. Siila reo di congiura * dunque pel
medefimo delitto può difenderlo ancor Ci-
cerone . ' ' • n *. '
majori ad minus . Ovid. Trijh . 1 ».
Cur ego pojfe negem leniri Cafarir iram y
Cum videam mites hoftibus effe Deos ?
-A minori ad majus. Cic. prò leg. Man: Ma -
jores vefiri ftepe Mercatoribus , ac Navicttla-
toribus injurioftus tractatis bella gefferunt :
Vos tot Civium Romanorum millibus uno
nuncio , atque uno tempore necatis , quo tan-
dem animo effe debetis ?
Qui è da notarfi , che la comparazione far fi
dee fra due cofe del medefimo ordine * quin-
di fe a majori ad minus io dicefli .• Tigio
ha potuto fare un gran Palagio ; dunque po-
trà formare un picciol poema , la compara-
li 2 zÌ 0 -
Digitized by Google
IO
zione farebbe falfa ed inetta , perchè il Pa-
lagio , e’1 poema fon cofe di differente na-
tura .
Differifce la Comparazione dalla fomiglianza,
perchè nella fomiglianza fi ha riguardo fol-
tanto alla qualità fimile : nella Compara-
zione fi bada alla quantità di una terza
cofa , che fra due , o fra più ritrovali o egua-
le, o maggiore., o minore.
• C A P.' , Vili.
• « * *« , . ,
Df Repugnanti .
X •
S I dicono repugnanti quelle cofe , che nel
tempo fteffo non poffono ritrovarfi infie-
me nel medefimo Soggetto , come 1* odio , e
l’amore verfo una medefima perfona.
Quattro fono le fpecie de’ repugnanti , cioè
Contrarj , Relativi , Privativi , e Contrad-
dicevi .
I. Contrarie fon dette quelle cofe, che mol-
to tra di loro differirono , ancorché fìano
fotto il medefimo -genere . Così il Vizio,
e la Virtù, benché fiano fotto il medefimo
. genere di qualità , fono contrarj , perchè
molto differifcono tra di loro . Dai contrarj
fi argomenta così : la Virtù rende l'Uomo
. beato ; dunque il Vi^to lo rende infelice .
- ' Ih
Digitized by Google
2.1
II. Sono relative quelle cofe , delle quali una
non può Stenderli lenza dell’altra . Tali
fono il Padre, eì Figlio, il Marito, e la
Moglie, il Principe, e ’l Suddito, il Ser-
vo, e’i Padrone, il Maeftro, e’1 Difcepo-
lo &c. Da quello luogo così può argomen-
tarli : II Principe può comandare ; dunque il
Suddito dee ubbidire . £’ cofa onejla /’ infe-
gnar le lettere ; dunque onejla cofa è anche
' V apprenderle .
III. Privativi fi dicono gli abiti , e la priva-
zione di efli, come la Vita, e la Morte»
le tenebre , e la luce , la feienza , e l’ igno-
ranza . Così Tullio nell’ Orazione prò Mar-
cello r Cefare dopo la civil difeordia conferva
in vita i fuoi nemici , a cui potrebbe dar la
morte • dunque fe foQe pojfibile , richiamereb-
be in vita i fuoi Nemici già ejlinti .
IV. Contraddicevi fon detti due termini , un§
de’ quali nega l’ altro , come dotto , e non
dotto, beato, c non beato, ricco, e non
ricco . Ecco 1* argomento ricavato da que-
- fio luogo : Se Clodio tramò infidie a Milo -
ne , perchè non dovrà chiamarfi injidiatoreì
B
3
CAP.
Digitized by Google
Degli. Aggiunti. • •
• • * I 4 « » .
G Li Aggiunti , o iìan le Circoftanze fon
quelle cofe , che necclfariamentc , o. pro-
babilmente accompagnano quel l'oggetto, o
quel fatto , di cui li parla . Da quello
piuechè da ogn’ altro luogo può ricavar 1* Qra-^
, tore argomenti, e ragioni. La perfona , il
luogo, il tempo, ed altre moltiflime circo-
ftanze pofiòno a lui fomminiftrar abbondan-
te materia di perl'uadere . Qui non v* ha
bifogno d’ elcmpj r balla legger le Orazioni
di Cicerone , per aver folto gli occhi infi-
niti argomenti , che da quello fertilifiimo
> luogo lbn da lui ricavati.
Per ajuto della memoria qui li foggiugne un fol
vedo per altro notiflimo nelle fcuole de’
Rettorici , in cui fi comprendono i princi-
pali aggiunti , ai quali tutti gli altri fi pof-
- tono rapportare: . ....... 4
Quii, quid , ubi ì per quos , quotiti , cur, quo -
modo , quando .
Quii lignifica la perfona, e tutte le circoftan-
ze, che alla perfonà appartengono , come
la famiglia, l’educazione, gli ftudj, la pa-
tria , f ìndole , l’ età , il felTo , la parente-
. ‘ , la >
Digitized by Got)gl
2 3
la , la fama , le virth , i vizj & c.
Quid addita il fatto, l’azione, o l’affare, di
' cui trattafi .
Ubi diiegna il luogo , dove il fatto è fucce-
duto .
Per quos dimoftra i compagni , che han dato
ajuto ad effettuar qualche cofa : oltracciò
i mezzi , gli {frumenti &c.
Quoties dinota quante volte una cofa fi ah fatta.
Cur efprirac il fine o buono , o cattivo di un’
azione.
Qttomodo lignifica la maniera , con cui f* * è
fatta una colà .
Quando dinota la circoftanza del tempo.
CAP. X.
Degli Antecedenti , e de ’ Confeguenti . ■
• ‘ r • . •
Q uantunque da Cicerone lì dicano pro-
priamente antecedenti, e confeguenti quel-
• ’ le cofe , che neceflarianvente precedono,
• o fegoono un’ altra , come appunto la na-
feita di neceflità precede la morte , e la
morte neceffariamente fegue la naferta : non-
dimeno vi fono antecedenti , e confeguenti,
che folo probabilmente polfon precedere , o
feguire . Un arbore , a cagion d’ efempio , t ca-
rico di fiorii dunque probabilmente , non gid
B 4 di
»
34
di necejfità produrrà molte frutta . Cajo in
quefta Città è fiato uccifo , nè fi sa Facci-
fiore: Ti^io nel tempo fiefifo è fuggito in fret-
ta di qua col volto pallido e timorofio ; dun-
que è probabile , non è già indubitato , c/j Egli
fia F Om ic ida .
Davo preffo Terenzio nell’Andria Att. 2. Scen.i.
dagli antecedenti argomenta , che non fon
vere , ma finte dal Padrone le nozze del fuo
figlio : Solitudo , egli dice , ante ofiium , &
introire neminem tjideo , exire neminem : in
éedibus nihil ornati , nibil tumulti / & puer
olera , & pificiculos minutos fert obolo in ca-
nam Seni.
Cicerone dall’inimicizia, dall’odio, dalle con-
: tefe , che Clodio ebbe già con Milone , dal-
le minacce di Clodio fatte al fuo nemico,
dai peflimi collumi , e dalle ribalderie di
quel furiolìflimo Uomo , dal luogo , ove li
pofe in aguato , dagli Uomini armati , che
feco condufle , dimoflrò ad evidenza , che
Clodio ufcì con animo rifoluto di uccider
Milone . Egli è quello un’ efempio ben chia-
ro dell’ argomento prefo dagli antecedenti*
CAP.
i
Digitized by Google
le
Velie Cagioni.
L A cagione è quella , che di fua natura ,
ovvero colla fua forza , ed abilità pro-
duce un effetto , come il Sole è cagion del-
la luce , lo Scultore della ftatua &c.
Può effer la cagione o efficiente , o materia-
le, o formale, o finale.
I. La Cagione efficiente è quella, che giàab-
biam definita . Ecco 1* efempio dell’ argo-
mento prefo dalla Cagione efficiente : Il
Mondo è flato creato da Dio dunque è un
opera perfettiffima .
Marziale ad fe ipfum nel lib. io. dimoftrala
felicità dell’ Uomo dalle molte cagioni, che
la poflono produrre . Ecco i fuoi verfi , che
per intelligenza de’ Giovani fi fon tradotti in»
italiano :
Vitam qua faciant beatiorem ,
JucundijJìme Martialis , hac funt.'
Res non parta labore , fed relitta,
Non ingratus ager , focus perenni s ,
Lis nunquam , toga rara , mens quieta ,
Vi res ingenua , falubre corpus :
Prtidens flmplicitas , pares Ornici,
• C<»».
SonviBus facilit , fine arpe menfa ,
Nox non ebr!a y fed foluta curis ,
* 'To fi** bri f*s, **«•*'*
# Somntts , qtt'r fac'tat breves 'tenebrai :
Quod fts y effe velis y mhilque malis ,
Summum nec metuas diem , «se optes.
Le Cagioni, onde l’Uom falli beato,
Dolce diletto Marzial , fon quelle :
Roba con sran fatica; e lungo ftento
Non acquietata, ma in retaggio avuta:
Un fertile podere, e un Focolajo,
In cui fempre fi vegga il fuoco accefo:
Non aver mai litigj, e ben di rado
Trattar faccende , e fiiora ufeir di cada:
Forze robufte, ed animo tranquillo.
Il Corpo fono, e non foggetto a’ morbi:
Efler femplice si, ma ufar prudenza:
Non difuguali aver gli Amici , e fpeffo
Starne amfo con Efli in lieta menfa ,
Che imbandita con arte eflèr non deve:
Placide aver le notti, e fenza cure:
fr Dormir quieto , e non fentir la noja
Delle tenebre lunghe : Elfer contento
Del proprio fiato , e non aver giammai
Alcun defio di migliorar la forte:
Non mai temer , non mai bramar la morte.
H. La Cagion Materiale è la materia ftefia,
da cui una cofa è formata , come il mar-
mo è la cagio» materiale della Statua , le
pietre dell’ edifizio , il corpo umano dell*
Uomo
e a^R.>*XK
Digitized by Google
Uomo. Dalla cagion materiale fi argomen-
ta cosi : II Corpo dell L'onto è /oggetto alla
corruzione , ed alla morte ; dunque è ragio-
nevai e , che ferva, e fia fottopoflo all ’ ani*
ma immortale ed incorruttibile .
.Così Ovidio deferive lodando la Reggia del
Sole per la materia , ond’ era formata :
Met. li’o. z.
Regia Salis erat fublimibus altaColumnis,
Clara micante auro , fiammafque imitante
Pyropo ,
Cujus ebur nitidumfafligia fumma tegebat:
sergenti bifores radiabant lumino valva.
Materia»» fuperabat opus.
III. La Cagion formale è quella forma, o fia
quel fegno imprelfo dalla Natura nelle co-
le di quello Mondo , per cui la cofa è
quel che è» e da tutte 1* altre fi diftingue.
C051 la mente , o fia 1* anima ragionevole
è la cagion formale dell’ Uomo, per cui da
tutti gli altri viventi 1’ Uomo diftingueii .
Se aleuto dicefle : L y anima ragionevole di
fu<\ natura è molto eccellerne ; adunque fer -
vm nm dive ai terreni piaceri , farebbe
quello un. argomento ricavato dalla cagion
formale dell Uomo - Si afcolti a propo-
sto il gran Cicerone, che nel lib. z. de
• Offic. così dice : Si aonfiderare velimus qua
fit in. heminis natura ex celienti a , & digni-
tas , intelligemus quam. fa turpe diffiuerclu-
xu-
Digitized by Google
ì8
xuria , ac delicate , molltter vivere .
IV. La Cagion finale è il fine medefimo T
per cui qualche cofa prendefi a fare . Cosi
• la vittoria , e la pace fono la cagion fina-
le della guerra, poiché per la pace , e per
la vittoria la guerra intraprendefi . Ecco 1*
argomento , che Cicerone ricava da quefto
luogo Philip. 7 . Si pace volumus frui ,
bellum gerendum ejl ; fi bellum omittimtis ,
pace nunquam fruemur .
C A P. XII.
* * ’
Degli Effetti .
G Li Effetti fon quelli , che vengon pro-
dotti dalle Cagioni . Cicerone nell’ Ora-
zione prò leg. Manil. efpofe agli occhi de’
Romani i buoni effetti , che dovea produr-
re la guerra nell’ Afia , cioè il confervar la
gloria del Popolo Romano , la falvezza de*
Confederati , i Dazj piu ricchi della Re-
pubblica coi beni di molti Cittadini pri-
vati ; e così dimoftrò , che quella guerra,
come neceffaria , non era da trafeurarfi .
In quefto luogo ritroverà prove abbondantif-
fime chi prende a lodar la virtù , o a vi-
tuperar il vizio, col dimoftrar i buoni ef-
fetti, che derivano dalla virtù , gli effetti
per-
Digitized Google
perni ciofi , e i mali , che dal vizio proven-
gono .
C A P. XIII.
. • .
De luoghi ejlrinfeci .
S Eì luoghi eftrinfeci , o fian rimoti fi am-
mettono da Quintiliano, cioè le Leggi',
la Fama , le Scritture , il Giuramento , i
Tormenti, e i Teftimonj .
I. Se ragionando abbiam qualche legge , che
lìa favorevole alla noftra caufa , ne farem
ufo, rapportando le parole medefime , con
cui la legge vien efprefla . Gioverà anche
addurre (autorità dei pili dotti Giurecon-
fulti , che l’hanno a favor noftro interpe-
. trata , e quafi adattata al noftro cafo . ■
Se mai in qualche caufa confimile da qualche
Supremo Tribunale fiali fatto decreto, che
ci favorifce , anche quello da noi fi pprte-
rà in giudizio . I decreti già fatti nelle cau-
fe fimili dai Romani eran detti pr<ejudicia %
ed avean forza di leggi . . -
Ohe fe vi farà qualche legge, che forfè fem-
bra elfer contraria alla noftra caufa, dovrà
da noi confutarfi . In tre maniere fi può
. confutare una legge :
x. Col dimoftrare , che la legge da lungo tem*
po
3 ° . „
po non o (ferrata è andata indifufo, e quiiw
di non ha più vigore.
2. Coll’ opporre alla legge un’altra legge piu
recente, da cui la prima è fiata o in tut-
to, o in parte annullata.
3. Col dimoftrare , che una tal legge nelle
circoftanze prefenti non più giova , anzi è
perniciofa alla Repubblica , e per confeguen-
aa non deve offervarfi .
II. La Fama è una voce fparfa tra il popo-
lo , fenza faperlene l’autore. Se k fama è
a noi favorevole, diremo, che il fentimen-
to comune del popolo è di grande ancori-
ti, e fi dee riguardare come una fpèzie di
oracolo . Sogghigneremo con Plinio nel Pa-
negirico a Trajano.* S'ingaii dectptrt , oc vie-
cip i poffnnt , netno onvtes , Menti toM orttnes
fefellerunt.
All’incontro fe la Fama ci è contraria, dob-
biamo amplificar la di lei malignità , ed in-
coftanza . Diremo , che ordinariamente là
Fama oltremodo ingrandire le cofe , e fa
comparir Colomba chi è Corvo, Corvo chi
è Colomba. Rapporteremo cosi ilfentimen-
To di Seneca , il quale ditte ; pelimi argti -
Mtntum turba #/?, come la definizione della'
Fama, che ci lafciò Quintiliano .' EJi fa.
ria , egli dice , finto valgi fi» tt itilo auBo.
re, & capite difperfiis , cui malignìtds ini-
- fin/» dederit, iflcreMcntum credulità s.
• -■ III.
Digitized by Googl
flL Sotto il nome di fcritture , che dai lati-
ni diceanfi Tabulo : , s’ intendono le conven- ’
zioni in ifcritto , i contratti , i teftamemti ,
i codicilli , ed altre fcritture di fimi! fatta,
* che prefentandofi in giudizio pofTono fervir
. di pruova alla tioftra caufa.
Le fcritture fi poffon confutare dimoftrando ,
che fian falfe , o falfificate , oppur latte fen-
• ' za le folennità legittime .
Se mai portanfi in giudizio le carte antiche,
come Privilegj , Diplomi , ed altre fimili
fcritture de’fecoli andati , per conofcere , che
non fiano fuppofte, o falfificate , è d'uopo
oflervar le regole critiche propofte da Mon-
fauconc nella fua Paleografìa , e la Diplo-
matica de’ PP. Benedettini .
IV. Il Giuramento è un atto di Religione,
e fi fa quando in giudizio fi chiama Dio
in teftimonianza della verità , che fi alTe-
rifee. Vale molto quello luogo a perfuade-
re , fe chi ha giurato fia Uomo dabbene
ed onefto . , . .. .. <
Il giuramento fi può confutare col dimolìrarfi,
che fiafi fatto da perfoae indegne di credi-
to, e folite a mentire.
V. Per qualche atroce misfatto non può il
Reo condannarli alla morte , fe di fua boc-
ca non confefli il commelfo delitto . Il Re 0
- non confeflàndo fi efamina coi tormenti }
purché però vi fian pruoVe Sufficienti per
la
3 Z ,
la tortura . S’ Egli confetta nell’ atto , eh’ è
tormentato , affinché tal confeflione abbia
forza di pruova , dee da lui ratificarfi fuor
de’ tormenti . Che fe con replicata tortura
>1 Reo non può indurfi a confeffare , egli
è quello un grand’argomento della fua in-
nocenza .
Se alcuno ne’ tormenti abbia già confettato ,
potrebbe difenderft col dire , che vana e fal-
lace è la confettione , che fi fa nella tor-
tura . Imperocché fe taluno può tollerar i
tormenti , non confetta , benché fia reo : Se
non può tollerargli , confetta , benché fia in-
nocente , come piò volte è avvenuto . Quin-
di fondatamente dicea il dottiffimo Ugon
Grazio , che tra i tormenti mentìtur qui
ferro potefi , mentìtur qui ferre non potejl.
VI. I Teftimonj fon coloro, che in giudizio
fono efaminati affin di provar la verità di
qualche fatto . Si aggiugne gran pefo alla
teftimonianza, fe i teftimonj fiano oculati,
fe fiano efaminati con giuramento , fe fia-
f no Uomini onefti , e di buona fede , fe il-
luftri, e doviziofi, e fe finalmente non fia-
no indotti a far teftimonianza da qualun-
que paflione.
Cosi Tullio in difefa di Archia Poeta , ad-
« duce la teftimonianza di L. Lucullo , e dei
t Deputati di Eraclea t ^fdeji Vìr fumma au -
• pi ori tate , & religione ., & fide L. Lucullus ,
qui
I
Digitized by Googte
ss
qui fe non opinasi , feci [ciré , non- audivi jfe,
fed vidiffe , non interfuijfe , fed egiffe dicit :
sAdfunt tìeraclienfes Legati nobilitimi tìo-
mmes.
Si può confutar la tellimonianza col dimoftra-
rc , che i teflimonj fono Uomini o infa-
mi, o incollanti, e facili a mentire, o fer-
vi , o domeftici , o amici , o in qualunque
maniera fofpetti . Se non convengono - tra
di loro , o pur l’uno contraddice all’altro
nelle circoftanze del fatto , è fegno mani-
» fello della lor falfità . Se fiapo' di' vii con-
dizione , e poverelli , diremo , che probabil-
mente fono flati fubornati co’ prem j.
rm
r
DELL’ INVENZIONE
PARATE II.
Dell * Amplificazione .
L " 1 Amplificazione è una parte la più im-
i portante dell’ Eloquenza , e a guifa del
fangue, che fcorre per tutto il corpo uma-
no , deve elfere fparfa e diffida per tutta
l’Orazione. Vien definita da Tullio: gra -
vior qucedam affirmatio , qute motti animortim
concili at in dicendo fidem : cioè 1’ Amplifi-
ca ca-
cazione è una certa maniera più copiofa
e più veemente di ragionare , che muove gli
animi , e perfuade ,
Siccome amplificar fi poflòno o le cofe, o le
paròle , cosi noi qui prima tratteremo deH’am-
plificazione delle cofe, indi della maniera,
con cui le parole fi amplificano.
* « r
CAP, I,
. . • < - ,
Dell' Amplificazione delle cofe.
I N otto maniere fi poflono amplificar le
cofe. . .
i. Con molte definizioni unite infieme , le
quali tutte alla cofa medefima poffono con-
venire . Cosi Cicerone prò Mil. ampli-
fica la Maeftà del Senato Romano : Cu-
ria templum fan&itatis , amplitudini s ì men-
tis , confilii publici , caput Orbis , ara focio-
rum , portus omnium geriti ab univerfo
populo Romano conceda uni ordini .
2. Per gli aggiunti, cioè per le circoftanze..
Tullio fteflò prò Marcel, amplifica mirabil-
mente la clemenza di C. Cefare dalle cir-
coltanze della perfona , del luogo , e del
tempo . La perfona era C. Cefare , contro
di cui i fuoi Nemici avean guerreggiato, e
per légge di guerra dovean tutti morire ;
Digitized by Google
* Egli però in tempo della fua vittoria , al-
lorché il Vincitore fuol effer infoiente e
fuperbo, in mezzo alla Città di Roma , ove
allora fi ritrovava nella poteftà fommà di
tutte le cofe, frenò il gi urto sdegno contro
i Cittadini già vinti, e generofamentc lor
diede il perdono.
3. Colla numerazion delle parti . Amplifica Ci-
cerone il gran valore di G. Pompeo nell’ Ora-
zione prò leg. Man. numerando diverfi luo-
ghi del Mondo, cioè l’Italia, la Sicilia,
1 Africa, la Gallia, la Spagna, tutti i mari,
tutti i porti , tutti i golfi , e le fpiagge ma-
rittime , in cui quell’ invitto Eroe lafciò
fegni del fuo divino incredibil valore.
4. Le cagioni , e gli effetti uniti inficme gio-
vano anche all’ amplificazione delle colè . In
quella maniera amplificar fi potrebbe l’ igno-
ranza de’ Giovani d’ oggidì , annoverando
cosi le cagioni di quella , come gli effetti
cattivi , che ordinariamente proti uce : V ozio,
il fonno, la crapula , il ballo , i giuochi , la
ratifica, la fc berma , i fe/iini , i team , i pub.
bltci spettacoli , il tempo , che inutilmen-
te fi perde nel fregiar la chioma con af-
fettata diligenza, per imitar la moda cf In-
ghilterra , e di Francia , e fovratutto la
Soverchia indulgenza , che hanno i Genitori
pei loro Figli , la di cui educazione trafeu-
rano, fono appunto le funefte cagioni , onde i
C a Gio -
3 6 , .
'Giovani marcifcono nell ’ ignoranza , m ck»
nacquero . _D<* ciò infelicemente avviene , che
in età più adulta sforniti di quelle doti , c/fo
/’ intelletto adornano , fpregiati fono e vilipefi
da tutti .* e dall ’ o^/’o trafeinati ne ’ più abbo-
minevoli vigj riefeono perniciofi alla Repub-
blica , £ fon forcati a vivere tra le infelici -
- fi , e le mi ferie .
5. Si poflbno anche amplificar le cofe da ciò , che
lor fegue . Così Virg. nel 4. dell’ Eneide
deferive Ja notte amplificando le cole ,
che ordinariamente quel tempo foglion fe-
guire :
Nox erat , & placidum carpebant feffa foporem
Corpora per terras,/ìlvaque , & fava quierant
' . JEquora , cum medio volvuntur fiderà lapfu,
Cum tacet omnis ager &c.
6 . Si fa l’amplificazion delle cofe con aggiu-
> gnere ad.eflé una fomiglianza, o un clem-
pio. Virgilio medefimo nel lib. 4. dell’ Enei-
de amplifica il vivace afpetto del Giovane
> Pallantc poco prima uccifo da Turno , pa-
- ragonandolo ad un fiore appena l’velto dal
fuo gambo:
Hic Jtivenem agrejli fublimem in firn mine
. ponunt , > < >
Qiir.lem Virgineo demeffum pollice florem
\ Seu mollis viola , feti languentis kyacintbi.
Cui neque fulgor adhv.c , needum fua forma
recejpt .
1 - , Così
Digitized by Googl
I
I
1
I
I
Così Torquato Tallo nel Canto 3. della
lua Gerufalemme amplifica con una Ibrni-
glianza il gran piacere dell’ Elercito Cri-
ftiano , allorché giunfe a veder la bramata
Città , che volea conquidere :
Ecco apparir Gerufalem fi vede ,
Ecco additar Gerufalem fi feorge .*
Ecco da mille voci unitamente
Gerufalemme f aiutar fi fente.
Così di Naviganti audace fiuolo ,
Che muova a ricercar efiranio lido , • 1
E in mar dubbiofio fiotto ignoto polo
Provi l' onde fallaci , e 7 mar infido .*
Se al fin di f copra il defiato fiuolo , • ■
Il fialuta da lunge in lieto grido ,
E /’ uno al! altro il mofira , e intanto oblia
La noja , e 7 mal della paffuta via .
7. Dai contrarj ancora può farli l’amplifica-
zione delle cofe . Così Cicerone in Catili-
nam c-Qmsferre poffit inertes homines forti fi 1
fimis infidiari > Jlultijfimos prudentififimis ,
ebriofios fiobriis , dormientes vigil antibus .
8» Finalmente fi fa quell’ amplificazione per
incrementum , come dicono i latini , cioè
quando l’Orazione quafi per gradi va cre-
. feendo, finché giunga al fommo . In que-
lla maniera Cicerone amplifica l’empietà
di Verre: Facinus efi vincite Civem Roma -
num , prope parricidium necare , quid dicam
in Crucem tollero ? Nihil addi jam videtur
C 3 . ad
Digitized by Google
3 » ....
ad hanc amenti ara , improùitatem , cmàdita-
temque poffe .
CAP. II.
Dell? Amplificazione delle parole .
L E parole amplificar fi poflono in cinque
maniere .
I. Con altre parole metaforiche . Virg. nel
lib. i %. dell’ Eneide così amplifica lo fde-
gno di Enea:
. . . . irarumque omnes effundit habenas.
2. Con altre parole iperboliche, le quali efpri.
mono affai più di quel che in fatti è la
cofa » Ne abbiamo l’efempio in Cicerone
. prò lege Man. Pompejus cum hojle conflixit
fapius quant quifquam cum inimico concerta -
vite plura bella geffit , qnam alii legerunt .*
plures provincias conjecit , quam alii conca «
pivernnt .
3. Con altre parole Anonime, che quafi haru*
no il medefimo fignificato . Cicerone par-
lando di Catilina , che già era ufcitq di
Roma così diffe : Abiit , exeejfit , evaftt ,
erupit .
4. Con parole più efpreHive e. piu nobili.
Quel che da Cicerone femplicemente polca
■ dirli : Vicifii , Cafar , innumerof barbarti ,
ac
Digilized by Coogle
39
ac fortijpraas populos , pili nobilmente fu
efpreflò cosi .• Domuifli gentes immanitate
barbara* y multitudine innumerabiles , locis in-
finita * 1 omni copiarum genere abundante* .
. Finalmente fi amplificano le parole colla
parafrafi , che dai latini fi dice Circumlocu-
tio , allorché con un lungo giro di parole
fi efprime quel che con una fola parola efpri-
mer fi potea . Virg. nell’ Egl. I. in vece
del fo!o verbo advefperafcit usò quella pa-
rafrafi :
Et jam fumma procul Vili arnia culmina
fumant y
Majorefque caclunt alti s de Montibus umbra.
DELL* INVENZIONE
PARTE III.
Degli Affetti.
N On balla , ficcome altrove dicemmo , che
l’ Oratore fi sforzi a perfuader colle ra*
, gioni » e cogli argomenti y è d.’ uopo ezian-
dio , che muova gli animi degli Uditori ;
nel che confilte la Vittoria , e ’1 trionfa
dell’ Eloquenza. Ciò egli ottiene per mez-
zo, deli’ amplificazione, e della mozionde-
c 4 gli
4° . f . .
gli affetti , o fia delle pa filoni dell’animo.
Dell’ amplificazione abbiam ragionato ne’
due precedenti Capitoli : qui degli affetti
dobbiamo didimamente trattare .
L’ Affetto, cioè la paffione , fi definifce un
certo impulfo veemente dell’ animo , onde
V Uomo fi muove o a defiderare , o ad ab-
borrir qualche cofa .
Quattro fono gli affetti primarj : due riguar-
• dano il bene s cioè la fperanza, c ’l godi-
mento : altri due han per oggetto il male,
cioè il timore , e ’l dolore . Dai Filofofì
fi ftabilifce un gran numero di affetti, ma
• fe ben fi riflette , tutte le pafiioni dell’ani-
mo ad una fola fi potrebbono rapportare ,
cioè all’ Amor proprio . Noi qui trattere-
mo foltanto di quegli affetti -, che per lo
più fogliono muoverfi dagli Oratori.
• . * * * • #
C. A P. I.
• «
Dell' jfmore , e dell ’ Odio.
- ' * r * • » f i
I T ’ Amore è un affetto dell’ animo , che
• J i ci muove a defiderar bene ad altrui ,
; ed a procurarcelo fenza fperarne ricompenfa.
Si muove 1’ affetto dell’ amore dimoftrando
• agli Afcoltanti f utite , che in cfli ridon-
da dall’ oggetto amabile , e i benefizj , che
ne
\
Digitized by Google
w .. . . , 41 .
ne han ricevuti . Cosi Cicerone per conci-
liar la benevolenza de’ Giudici verfo di Mi-
lone, efaggera i molti benefizj da quell’ot-
timo Cittadino conferiti alla Patria .
Si muove anche 1* amore da una virtù rara
ed eccellente, la quale ha sì gran forza fu
g'i animi noftri , che fpefle fiate ci movia-
mo anche ad amar coloro , che non mai
abbiam veduti : ut fepe eos , quos nunquam
vidimus , diligamus .> Cic. prò Marcel.
II L’ odio è un affetto dell’animo , che ci muo-
ve ad abborrire quel che fi fiima efier ma-
le . Si muove quella pa filone col deferì ve-
re agli Uditori qualche oggetto abbomine-
vole da cui efli han ricevuto , o poflon
- ricevere alcun danno .
Con quell’ arte Cicerone accefe un grand’ odio
contro di Catilina , di Verre, di M. Anto-
‘ . nio , di Clodio , c di Pifone , efaggerando
• ai * Romani i vizj enormi di coftoro , e i
graviflimi danni da efii cagionati alla Re-
pubblica .
Non così dobbiamo far noi , che generalmen-
te poflìamo eccitar l’ odio contro i vizj ,
non già contro i viziofi, i quali ancorché
ci abbiano offefi, da noi amar fi debbono,
fecondo i dettami della Religione , che
• profefliamo . ’ t -■ •
CAP.
4 i
CAP. II.
Del Timore.
m
S I definisce il timore un dillurbo, che na-
fte nell’animo dell’Uomo per l’idea del
male , che gli fovrafta .
Per eccitar quell’ affettò , fi dee dimoftrare ,
che il male da temerli non folamente è gra-
ve , ma anche imminente . Imperocché
gli Uomini non fogliono temer alcun male
ancorché graviflimo , anzi neppur la ftefla
morte , qualora fe la figuran lontana .
Nell’ Orazione z. in Catti. Cicerone efagge-
rando al vivo le ftragi , gl’ incendj , e i lac-
cheggiamenti minacciati da Catilina al/a
Patria, dimoftrò, che quelli mali gravilfi-
mi fovrallavano già alla Città di Roma*
e così mode i Romani a temer quell’ em-
pio infamiflimo Cittadino .
— . — ■ ■ .11 , .
C A P. HI.
Della Speranza , e dell' Ardimento .
>
ITA Speranza è un defiderio di confeguir
I u il bene, che non ancor fi pofliede.
Si muove quell’ affetto con amplificar il bene,
che
Digitized by Google
. .J
. che fperafi , e col clini pftrare efler quello un
bene grande ed onorto . E’ d’ uopo ancora
propone i mezzi facili , e ficuri per confc-
guirlo. Tali efler poflono le ricchezze , le
forze, l’ indolir ia , la prudenza, gli amici,
il divino ajuto , e la debolezza degli Av-
verfarj .
T ullio nella 2 . Oraz. in Catilinam efiendo già
ufcito di Roma quel Congiurato , eccitò ne’
Romani, la fperanza di fuperarlo colle armi,
dimoftrando il gran bene, che in cfli ridon-
dava dgUa di lui (confìtta.. (Stracciò pro-
pofe i mezzi facili per foggiogarlo , cioè
le truppe della Repubblica affai valorofe,
e avvezze al combattere , ed al contrario
l’efercito di Catilina comporto di Uomini
. effeminati vili e codardi .
II L’ Ardimento , che dai latini dicefi Au-
dacia , Confiàentia , è quell’ affetto , che ani-
ma f Uomo a l'uperar un gran male . Dif-
ferirti dalla fperanza , perchè quella fya per
oggetto il bene da confeguirfi , quello il
male da fiiperarfi .
Si muove l’ardimento col minorar la gran-
dezza del male , e col, proporre i mezzi piii
facili a fuperarlo. Così Annibaie pr-eflo di
. T. X-ivio dee. 3 . avendo già valicato il fiu-
me Rodano incoraggi i Ipoi Soldati , che
diffidavano di pafTar le Alpi Monti altirti,
mi, e tutti pieni di ghiaccio: Quid al sud
.... ... ~4lpes
44 .< .
dlpes effe eredita , quam Montium altitudì -
«m ? F ingite al ti ore s Pireeneis : ^fn Terras
aliquas Calura contingere , & inexpugnabiles
bimano generi effe ereditisi
Cosi parimente il Re Turno animò i fuoi
Soldati a combatter coraggiofam.ente con
Enea. Virgil. lib. io. dell’ Eneide:
In mani bus Mars ipfe , Viri: nunc Coniu-
gi s ejlo
Qiiifque [tue , teclique memor : nunc magna
referto
Fatta Patrum , laudefque: ultra occurramus
ad undam ,
Dum trepidi, egrefftque labant vejiigia prima:
y/fudentes fortuna juvat .
C A ' P. IV.
Della Mifericordia .
L A Mifericordia è un’ afflizione dell’ animo
cagionata dal male altrui . Si muove
quell’ affetto dai feguenti motivi :
Dal cambiamento dello flato felice in un al-
tro infeliciffimo .
Dall’ efler alcuno abbandonato dagli Amici nel-
le fue feiagure.
Dai tormenti, che foffre nel corpo.
Dalla fua povertà , fpeciajmente fe prima fi|
• ricco e doviziofo. Dal-
Digitized by Googl
45
Dalle circoftanze della perfona , che patifcrt
E. g. fe fia Perfonaggio illuftre, innocente,
e benemerito della Patria.
Dagli aggiunti del luogo . E. g. fe taluno ri-
trovali in ofcuro Carcere , oppur nell’efi-
lio , tra popoli, barbari , o in una folitudi-
ne privo di tutti X comodi della vita?.
Dalle circoftanze del tempo , ccJme fe fia vec-
chio , o giovanetto , o da molti anni ri-
trovafi fra le miferie. o. i ; _ •. i
Dal fine , per cui patifce -* E. g. per difender
la Religione, o la Patria.
Cesi preflò di T. Livio P. Orazio il vecchio
muove il popolo Romano a compalfione di
Orazio fuo Figlio Vincitor dei Curiazj con-
- dannato alla morte per aver uccifa la fua
Sorella : Hunccine quem modo decoratum ,
ovantemque vittoria incedentem vidijlis , Qtii-
rites , eum fub furca vinttum inter vergerà,
&• cruciatus videre potejlis ? QuoA vix *Al-
banorum oculi tam deforme fpettaculum ferre
poffent . I Littor , colliga manus , qua paulo
ante armata Intperium populo Romano pepe-
rerunt: I caput obnube Liberatori bujus Ur~
> bis, arbori infelici fufpendc ,
.-CAP.
*
CAP. V.
Dello Sdegno i e dell ’ Indignazione .
• » " . /• > s~ ' . .. •.
I. T ejl ftiror : Così Orazio defini-
JL fce lo fdegno Noi diciamo , che lo
ìdegno è un aceefo defiderio di vendicarli
per qualche affronto ricevuto.
Si eccita lo fdegno col far menzione dell’ in-
giuria , fpecialmertte fe ; fi dimoftra , che all’
ingiuria fu unito anché il difpregio . Ci-
• cerone muove V fdegno i Romani contro il
^ Re Mitridate nell’ Orazione ptrv log. man.
Et quoniam femper appetente s gloria prater
•> ceteras gentet , atqtte avidi laudis fltiftis, de-
, tenda ejl vobis illa macula Mitridatico bel -
lo fuperiore fufcepta , qua penitus jam infe-
. dit , atqtte inveteravi in populi romani no-
- mine . Indi rammenta al popolo il grave
affronto a lui fatto da Mitridate, che con
infolita crudeltà fece'- uccidere in un fol
• giorno molte migliaja di Cittadini Roma-
- ni j che fi ritrovavano nell’ Afta .
II. L’Indignazione è un dolor , che fi fente
per la profperità di un Uomo , che (limali
indegno di tal fortuna . Differifce 1’ indi-
gnazione dall’ invidia , la quale è un dolo-
re , che nafce dalla felicità di alcun Uomo,
che per altro è meritevole di quel bene ,
che- gfrde. Fa-
Digit? od by Googli
Facilmente fi muove quell’ affetto col metter
fotto gli occhi degli Uditori la fuperbia ,
la potenza, e le ricchezze di alcuno , che
prima nella fua viliflima condizione era po-
vero ignobile e tapino. Così Orazio con-
tro di un certo Mena , che fu liberto di
Pompeo il Grande :
Licet fuperbus ambula pecunia .
Fortuna non mutat genus .
Videfne , fatram mettente te via>n
Cum bis ter ulnarum toga ,
Ut ora vertat bue & bue euntium
Liberrima indignatiti
SeElus fiagellis bit triumviralibus
Pr aconi s ad fajlidiutn * .
vfrat Falerni mille fundi jugera ,
Et o4pptam mannis ferita
Sedilibufqtte magnus in primis Equa ,
Othone contento fedet .
Noi , che proferiamo una Religione fanti/fi-
ma , da cui fi vieta non folamente la ven-
detta , ma anche il defiderio di vendicarli,
- non dobbiamo ( come praticavano gli an-
tichi Gentili ) accender negli animi altrui
lo fdegno, e f indignazione. Polliamo fol-
tanto eccitar quelle paliioni contro del vi-
zio , ficcome abbia m cernuto nell’ affetto
dell’ odio .
CAP/
CAP. VI.
i •
, il . •
Della Clemenza .
' v.' .
L A Clemenza, o fia la manfuetudine, è un
affetto dell’ animo , per cui lo fdegno fi
placa , e fi perdona l’ ingiuria . .
Si placa lo fdegno, e fi muove la clemenza:
i. Colla fincera confeflione della colpa. Così
Cicerone placò C. Cefare fdegnato contro
di Ligario : Patrem loquor: erravi te-
mere feci , paenitet: ad clementiam tuam con-
f ugio i delitti veniam peto , ut ignofcas oro .
I. Col dimoftrar la gloria, che ricavafi dal-
la clemenza , la quale è propria di un Cuor
magnanimo e generofo , ed all’ incontro i
danni , che porta feco la vendetta proibi-
ta perciò dalle leggi umane e divine.
3 . Con ifcufar la colpa, dicendofi, che fiali
. commeffa non già con animo deliberato dì
offendere , ma per errore , per inganno , per
umana debolezza, per certo dettino &c. Si
può leggere 1’ Orazione di Cic. prò Mar-
cello , ove con fomma deftre^za il gran
Maeftro degli Oratori tratta quello luogo
in prefenza di C. Cefare. 4
GAP.
Digitized by Google
49
C A P;' VII,:
* * Dell? Emulazione .
L ’Emulazione è un certo affanno, chefen-
• riamo per le virtù , per gli- onori , per
* la dottrina , e per la gloria altrui , non già
‘ perché altri fia fregiato di quelle doti , ma
perchè noi ne fiamo privi . E’ quella una
' paflione lodevole,' perchè coll* efempio degli
altri ci sforziamo anche noi a far acquillo
' di que’ pregi sì nobili . "1 -r;
Si muove 1’ Emulazione col celebrar le glo-
‘ riofe azioni degli Uomini grandi , e Col
‘ proporre i premj , che fon dovuti ai vir-
; tuofi . Cicerone nell’ Orazione prò Sextio
muove i Giovarti Romani ad imitar la
gloria de’ loro Antenati Vos ^fdalefcentès,
qui nobtles ejlis ad majorum veftrorum imi-
tationem excitabo Hate ejl una vìa!
mi hi credite , & laudis , & digiiitatis , &
honoris . . . . Hate imitamini per Deos im-
mortale* , qui dignitatem , qui laudem , qui
< gloriam quanti s . Hac ampia funt : hac di-
vina , hrec immortalia : hac fama celebr/M-
tur f monumenti s annalium mandantur , pò-
fter itati propagantur. 1 ■
' ' ’ • ... . fC. .
- • • • , * y
D CAP.
\
Digitized by Google
Del Godimento , e del Rojfore .
I. TL Godimento , o fia V Allegrezza fuol-
I nafcerc dall’ idea del bene prefente . Si
muove queft’ affetto con amplificar il be-
ne, che. prefentemente fi gode -, dimpftran-
do agli Uditori effer effi felici ed aventu-
rofi , perchè; godono un bene vero ed one-
fto , come fono le virtù, la pace, la tran-
quillità, la grazia di Dio, e generalmen-
te tutti i beni , che nel Mondo concorro-
no a felicitar alcun Uomo. Si muove an-
che queft’ affetto con efaggerar il male gra-
ve % o qualche gran periglio , che fi è fu-
peratb. Cicerone muove 1’ allegrezza nell
Offtz. iw Pifonem , e nell’ E lord io della z.
. in Catilim*-. r \ a ' r
U. Il Roffore,®. fiala Vergogna fi definiice un
dolor, che fi fonte per aver commeffi que*
«ìali , che portan feco difonore , ed infa-
mia. Si eccita queft’ affetto col rammenta-
re agli Abitanti le lor vergognofe azioni,
^pur quegli affronti , che con infamia, han
. ricevuti dagli ditti . Ciclone muove no
Romani il roffore nell Or-az. ifr in- Vt*\
dove racconta la viltà delle truppe di C.
Verre , che furono disfatte da’ Corfali , ed
Digitized by Googl
infegitìte fin dentro il porto di Siracufa :
indi così efclama : 0 fpetiacufam miferum ,
atque acerbumì ludibrio effe Urbis gloriar n ,
populi Romaài nonrefi ! :
Nelle Orazioni, che riguardano i coftumi può effer
la mozione di quell affetto a fiat vantaggiofa
agli Afcoltanti , fe lor fi dimoftri il gran di-
fonore,a cui fi efpongoòo i viziofi , allorché
agii altri fi manifeflano le lor cattive fichi»
* fiale azioni .
Generalmente per la mozione degli Affetti
Cicerone dà quello avvertimento: che tutti
i movimenti dell’ animo , che 1’ Oratore
vuol eccitar negli Afcoltanti , prima in elfo
lui fi veggano impreffi . Non mai certa-
mente coloro, che afcoltano , fi moveran-
. no a fdegno, a timore, a compalfione, fe
prima 1’ Oratore coi fentimenti , colle pa-
role , colla voce , e coll’ afpetto non dimO-
ftrerà, che quegli affetti fianfi in eflb già
eccitati . Quindi dicea Orazio nell’ arte
poetica : . ;
... Si vis me fiere , dolendum e/l
Priraum ipfi tibi .
i
D 2
I
Dell’
Digitized by Google
5 *
Dell’ Invenzione' in particolare .
C A P. I. .
Del Genere dimojlrativo .
... ;; 1 ...i. .. j ./, ; . . .
S I rapportano al Genere dimoftrativo , co-
me altrove abbiam detto , le Orazioni ,
che contengono o la lode , o il vitupero
di alcuno .
Primieramente fi poflon lodare Iddio , e gli
Angioli . Gli argomenti per lodar Dio fi
prendono dai Tuoi divini attributi . Gli An-
gioli fi lodano dalle lor proprietà , e dagli
uffizj , a cui da Dio fon deftinati .
Secondariamente lodar fi poffono o le perfo-
ne , o le cofe .
I. Nella lode di qualche perfona 1’ Oratore
dee diftinguere tre tempi : il tempo della
nalcita , della vita , e della morte .
x. Nel tempo della nafcita fi potran lodare
tre cofe : la famiglia, la patria, e le pro-
fezie , o i fegni , che forfè han predetta la
nafcita di colui, che fi loda.
Se la famiglia , e la patria fiano nobili ed
illuftri , ? una , e f altra potranno breve-
mente lodarli . Si è detto brevemente , per-
chè il nafeere in una Città celebre , e da
nobili Antenati, giufla T opinione de’Savj,
• • - 0 nien-
Digitized by Google
* . 53 -
o niente , o poco ridonda a gloria di un
Uomo . A propofito dicea Seneca : Qui ge-
nus laudai fuum , aliena laudat. Ed Ovidio
nel lib. 13. delle Metamorf.
Et genus , & proavos , & qua non feci-
mus ipji ' ■
Vix ea noflra puto .
Un certo Anacarfe della Scizia per difpre-
gio fu chiamato barbaro da un Greco , a
cui egli così rifpofe Mi hi quidem patria
probro efl , tu vero patria.
Che fe la famiglia, e la patria fiano ignobi-
li e ofcure , fi dirà , che ciò ridonda a
maggior gloria di colui , che lodali , il qua-
le colle lue virtù è fiato il primo ad illu-
ftrar la fua patria , e la fua famiglia . ,
a. Nel tempo della vita fi lodano in primo
luogo le virtù morali , e tra quelle prin-
cipalmente la Religione , e la pietà verfo
Dio, verfo i Genitori , e verfo la patria:
'' indi la clemenza , la beneficenza , la libera-
lità , la moderatezza dell’ animo , la giu-
• ftizia &c.
In fecondo luogo fi lodano le virtù intellet-
tuali , quali fono le fcienze , e le belle ar-
. ti . Finalmente tutte le azioni illuftri ma-
ravigliofe ed eroiche .
Qui ci fi permetta avvertire i Sacri » Ora-
tori , che lodando i Santiflimi Crifiiani
Eroi del la noftra Religione, prender debbo-
D 3 no
I
54 . . :
no gli argomenti della lode dalle loro vir-
'tU, non già dai miracoli. Baderà, che que-
fti fian cennari ne’ Panegirici de’ Santi , i
quali {blamente fi confiderano come mezzi,
e d rum enti di quell’ opere portentofe , che
oltrepaflano le forze della Natura , e che
immediatamente a Dio fi debbon rifondere.
Nel corpo fi lodano le naturali ederiori fat-
- tezze , come la robudezza , la fanità &c.
Se taluno abbia avute quede doti , fi dirà,
che ne abbia fatto buon ufo, accoppiando-
le colle virtù .
Può anche taluno lodarfi dai beni di fortuna.
Tali fono le ricchezze , e gli onori . Ri-
guardo alle ricchezze potrà dirli , che fi Co-
no acquidate con onede fatiche, ed impie-
' gate in opere lodevoli di carità in fovve-
nimento de’ poveri.
Riguardo poi agli onori fi dirà , che quedi
fi fono acquidati per merito . Sarà degno
di maggior lode, chi abbia avuti gli ono-
ri, « gli abbia per umiltà rirufati.
3. Nel tempo della morte fi pollono confide-
rar due cole, cioè il modo , e la cagion
di morire . Il modo r fe taluno morendo
- abbia dati legni di pietà, e di Religione,
e fe abbia riguardato con intrepidezza il
volto orribile della morte . La cagione , fo
fiafi ridotto a morire per difender la Re-
- ligione, o la patria.
Se
Digitized by Googlé
J
Se la morte di taluno abbia recato gran lut*
to agli Uomini onefli , fe al Defunto fian-
fi fatti pubblici onori , e fe fianlì eretti
- monumenti al di lui nome , fon quelle cir-
coftanze , che accrefceranno la gloria del
’ foggetto , che vien lodato . Cicerone nell’
Ora^. prò lejr. man. lodando il gran Pom-
peo ci ha lanciato pjefempio di un perfetto
Panegirico . Dopo di quello abbiamo anche
il gran Panegirico di Plinio ali’ Imperator
Tra j ano .
IL Oltre alle perfone , fi poflbno anche lodar
le cole onelte , come fono le Virtù, le Scien-
ze , e le Arti in allratto . Oltracciò polfo-
no lodarli gli animali irragionevoli dalle
lor proprietà , come i Cani , i Cavalli &c.
. e le cofc eziandio inanimate, come le pro-
vince , i regni , le Città Òcc,
La lode delle Città fi prende dai lor fonda-
tori , dall’ antichità , dai Cittadini , e dall*?
lor gella , dall’ amenità del clima , dal fito,
dalla fertilità delle campagne , dalle ric-
chezze , dalle arti , dalla forma del gover-
no , c dalle leggi , con cui vengono rego-
late . Gio: della Cafa ha celebrate le glo-
rie della Città , e Repubblica di Venezia
in un pregiatiflimo Panegirico , a cui man-
ca il compimento con grave danno dell’
Eloquenza .
Nel vituperar le cofe , o le perfpne ci fervi-
D 4 re-
Digitized by Google
5 * .
“ remo degli argomenti contrarj a quelli, eher
' fervono per lodare . Si leggano per efem-
pio le Orazioni di Cicerone contro di M.
‘Antonio, diC. Verre , di Pifone, di Ca-
* tilina , e di Vatinio . ,
* ' ’ -•* ■ *. •
■° c a p. • ir.
Del Genere deliberativo .
S Ono di quello genere le Orazioni , con cui
o fi perfuade , o fi diffuade qualche cofa.
Pervadendoli una cofa , dee dimoftrarfi effer
•onefta , utile , neceflaria , polfibile, facile,
-e gioconda. All’incontro dilTuadendofi , fi
■' dimoftrerà efler la cofa difonefta , inutile ,
non neceflaria , impoflibile , difficile , e di-
fpiacevole . »
Dicefi one/lo quel che in fe fteflo è lodevole,
e defiderabile: Tali fono le virtìi. Si dice
■ utile quef che per comodo fi ricerca , o por-
‘ ti con le decoro , come la gloria , 1’ ono-
* re , la dignità , o pur non fia decorofo ,
* come le ricchezze , e la falute del corpo .
1 Neceffaria fi chiama una colà , fenza di cui
~ la falute , e ’1 decoro non può confervarlì.
Si dice pojfibìle quel che può eflere, o può
farfi: Facile quel che può farfi con picciol
travaglio . Finalmente gioconda fi dice quel?
.. la
Digitized by <
la cofa , che porta con fe onefto piacere .
Nelle Orazioni , che appartengono a quello
genere , fi deve aver riguardo a chi ragio-
na , alla cofa , di cui ragionafi , ed agli:
Afcoltanti .
Chi ragiona deve elfere Uomo onefto pru-
dente ed affezionato agli Uditori , affin-'
che fia creduto . .
La cofa , di cui fi ragiona , come già ab-
biam detto , deve elfere onefta , utile , ne-
, ceffona , facile , e gioconda .
Riguardo poi agli Afcoltanti fommamente im-
porta il badare all’ indole , alla condizione,
al felfo, all’età, ai collumi di coloro, che
fi han da perfuadere . Ragionandofi in pre-
- fenza de’ Prencipi , d’ Uomini nobili , o
virtuofi , conviene , che lor fi ufi rifpetto,
e che fi propongano ad elfi cofe onefte e.
lodevoli . Siccome quelli con agevolezza fi
fan perfuadere , cosi molto difficile riefce
- il perfuader la plebe , che fuol chiamarfi
una bcllia di molte telle . Suole il volpo
ignorante amar 1’ utile, e ’I piacevole affai
più, che il decorofo, e l’onefto. Ciò fapen-i
dosi dal prudente Oratore procurerà , come
-..fuol dirsi , di prender tutti coll’ efca pro-
pria .
Molto ancora gioverà a chi deve in pubblico^
, ragionare il conofcere i collumi, e l’incli-
i fazioni di quel popolo ? a. cui s’ indrizza
il
s*
il fuo ragionamento. A tal fine qui noi bre-
vemente faremo il carattere di alcuni Po-
poli Europei .
Gl’ Italiani fono ingegnosi , di mente fubli-
me , atti a governare , affabili , bellicosi ,
abiliffimi ad apprender 1’ arti , e le feien-
ze , ma non molto amanti della fatica .
I Francesi fono avvenenti, amici de’ foraflie-
ri , fplendidi , applicati agli ftudj , « buoni
foldati .
I Popoli della Germania fon forti, coraggio-
fi , fofferenti del travaglio , fedeli , e come
dice Scaligero , veri amici , verique hojìes .
Gli Spagnuoli fono collanti , favj , e tandi nel
conxigliare : foffrono volentieri la fatica , e
la difciplina : fono alteri , e non mai in-
traprendono impiego , che fia vile .
I Polacchi fono bellico!!, e feroci.
Gl’ Inglefi fono uomini ferj , e buoni guer-
rieri : lodevolmente fono applicati così al-
la cultura dell’ ottime Arti , e delle Scien-
ze , come alla navigazione , ed al com-
merzio .
I Mofcoviti fono afiuti , ardimentofi , e ben
efercitati nella milizia . Chi brama faper i
collutni delie altre nazioni legga il tratta-
to de Icone animorum di Gio: Berclajo .
Dovrà inoltre 1’ Oratore difeernere delle varie
età degli uomini l’ indole , le propenfioni ,
e i coftumi . . Quelli al vivo fon deferitti
da
Digitized by Google
. 59
da Orazio nell’ art. poet. ne’ feguenti verfi,
che da noi rozzamente li fon tradotti in
tofcano .*
Reddere qui vocts jam fcit puer , & pe-
de (erto
Signat humum , gejlit paribui colludere ,
& tram
Colligit , & ponit temere , & mutatttr in
bora! .
Imberbi! Juvenis , tandem cujlode remoto ,
Gaudet Equis , Canibufque , & aprici gra-
mine campi ;
Cereus in vitium fletti , monitoribus afper,
Utilium tardar provifor, prodigai aris ,
Sublimi! , cupidufqtte , & amata relinque -
re pernix ,
ConverJÌ! Jludiis <etas , animufque virili!
Quterit opes , & amicitias , inferii t bonari’.
Commijjjfe cavet , qttod mo * mutare laboret.
Multa fenem circumveniunt inconmoda , ve l
quod , ...
Quarti , & inventis mifer abjlinet , ac ti -
met ufi
Vel quod res omnet fimide , gelideque mi-
nifirat :
Dilatar ,fpe lottgus , inori y avi dufque futuri ,
Difficili! y querului , laudator tempori! atti
Se p nero y cenfor } caftigatorque minorum .
Il Fanciul, che già parla , e già ficure
* L’orme imprime pel fwol. Ieri corre lieto
. A icher-
6o .
A fcherzar co’ fuoi pari : Egli ben torto
D’ ira fi accende , ed incollante ognora
Torto fi placa, e’1 fuo furor depone.
Colui , che appena nell’ età più verde
Di lanugine bionda il volto ha fparfo.
Se dal fuo Direttor lungi fi trova.
Ne’ Cavalli , e ne’ Cani alto piacere
Incontra , e allegro follazzarfi gode
Dell^aprica Campagna infra l’ erbette.
Ben prefto al vizio inclina , e de’ più faggi
Con amara impazienza ode i configli .
Tardo nel prevedere al fuo vantaggio,
Prodigo del quattrin , fuperbo , altèro :
Delle fue brame Egli ha diverfi oggetti.
Ma di quel , che bramò, torto fi anno) a.
L’ Uomo , che giunto è nell’ età virile ,
Cangia voglie , e penfieri , e con prudenza
Cerca ricchezze , ed amicizie , e afpira
Con mezzi onefti a degno fin d’ onore :
Schiva il cammino , onde diffidi vede
Ritrarre il piè fenza roflore . Al vecchio
Stuolo di cure intorno erra , e fi aggira
Egli fi affanna in acquiftar , ma poi
Sparmia le fue doviziè , ed ufar teme
Le cofe , di cui feo lunga ricerca :
Timido fempre -, e con freddezza ei tratta
Le fue faccende , e andar d’ oggi in domane
Suole il ; mefehino , e molte cofe fpera ,
Ancorché fian dal fuo defio lontane
Pigro , e bramofo d’ aver lunga vita ,
, : - . ' Afpro
Digitized by Google
6 1
Afpro così , che mai non è contento ; -
Ognor grida , e fi lagna , e al Ciel con lodi
Ergendo il tempo antico , allorché egli era
Fanciullo ancor , de’ Giovani riprende
Rigorofo Cenfor 1’ opre , e i coftumi ,
CAP.
n\>
Del Genere giudiziale
S iccome nel genere giudiziale 1’ Oratore o
accufa , o difende , così la materia de’
Ragionamenti ,*• che fi fanno in giudizio fo-
no le caufe , che dai Forenfi fi dicono ci-
vili , o criminali . Primachè da noi fi efpon-
gàno i luoghi particolari , onde rica vanii
gli argomenti in quello genere di aringa-
re , fa d’ uopo llabilir qual fia lo fiato del-
la queftione, che cade in giudizio .
Di tre fpezie diverfe può elfer lo fiato della
queftione .
I. Se trattafi d’ inveftigare fe da taluno fiali
fatta qualche cofa , e. g . fe Clodio abbia
tramate inftdie a Milone , dicefi fiato di
Congettura . . .
a. Se poi fi tratta di veder fe la cofa fia ta-
le , qual appunto fi afferifce , e. g. fe C. Ce -
fare fu Tiranno di Roma , fi dice fiato di
Definizione . ...
. 3-
6i
3 . Se finalmente trattali di ftabilire , fe una
cofa fiali fatta rettamente , e con ragione,
e. g. fe Milone ragionevolmente uccife Clodio y
fi dice fiato di qualità .
Nello fiato di Congettura , in cui devefi di-
moftrare' fe da taluno fiafi fatta qualche co-
fa , e. g. fe Tizio abbia commeflo un omi-
cidio , gli argomenti fi ricavano dall’ indo-
le , dal cofiume di Tizio, che reo fi fup-
pone : dai mezzi , e dagli finimenti , di
cui potea fervirfi : dalle circoftanze o ante-
cedenti , come dalle inimicizie , che già
avea colf uccifo , dalle minacce &c. o con-
- feguenti , come dalle armi , e dalle fue ve-
fti tinte di fangue , dalla fua pallidezza, e
timore , dalla fua fuga Scc. < Gioverà an-
cora il ricercare fe la morte di quell’ Uo-
mo potea giovare al fuppofto ucciforc , fe-
■ condo 1* antica regola del Giureconfulto
Caflio : Cui botto . >
Nello fiat» di Definizione è d’ uopo conofcer
bene la natura , e le proprietà delle cofe ,
: per ben faperle definire . E. g. fr dubita fc
- C. Cefare debba chiamacfi Tirano© , o Re
: j legittimo di Roma : è necefiàrio aver pron-
te le definizioni del Re , e del Tiranno ,
per quindi dedurne qual delle due conven-
- gaia C. Celane , e cosi determinare fe con
: ragione a. lui competa il titolo di Tiran-
no , o di Re.
Nel-
Digitized by Google
6 3
Nello flato di qualità , in cui ricercali fe una
cofa fiafi fatta regionevol mente , e con giu-
fliria , egli è d’ uopo , che fi abbia una
piena notizia del dritto naturale , e delle
leggi divine , ed umane , fiano quelle o
leggi univerfali delle Genti , o fian civili,
cioè particolari di qualche popolo . Con
quella faenza legale farà facile flabilirfi fe
un fatto fia lecito e ragionevole , o ille-
cito ed ingiufto , - ,
Deh’ Arte Rettorica.
L I B. II.
. r .. /» -4»
Della Difpofizjcttc .
L A Difpofizione , come da Tullio fi defi-
nite , è un ordinato diftribuimento del-
le cofe già ritrovate dall’Oratore per otte-
ner il fuo fine . Egli è quella una parte im-
portantiffima , e neceifaria a perfuadere. Im-
perocché ficcome non bafta a riportar vit-
toria del nemico che un efperto Capitano
abbia foidati forti e generali , ma inoltre
richiede^ , che quelli fiano in battaglia ben
ordinati e difpofti , così l’ Oratore non mai
trionferà su gli animi degli Uditori 1 fe non
fappia ben difporre , ed ordinare Je pruove,
*4 . ,
f le ragioni , e generalmente tutte le parti
del fuo Ragionamento.
Tutta T Orazione può ordinatamente diftribuir-
fi in quattro parti , le quali fono : Efordio,
Narrazione , Confermazione , e Perorazio-
ne . ’ * *
La Narrazione ha luogo foltanto nelle Caufe
giudiziali , in cui dopo l’ Efordio fi efpone
il fatto , che cade in giudizio . Nell’ altre
Orazioni del genere deliberativo , e dimo-
flrativo folo accidentalmente a me fembra
poter quella aver luogo : e piuttofto di-
greflione , che narrazione chiamar fi do-
vrebbe , come quella , che ferve non già ad
efporre il fatto , ma a dilucidar meglio la
materia , che trattafi .
Vogliono alcuni, che la Propofizione, e la Con-
futazione fi debbano anche annoverar fra le
parti dell’ Orazione . Ma eflì non riflettono,
che la Propofizione fi contiene nell’ Efordio, •
e la Confutazione ( che non fuol cadere in
' tutte le Orazioni ) alla Confermazione rap-
' portafi . Quindi conchiudiamo , che nel ge-
■ nere giudiziale le parti dell’Orazione lbn
* quattro ; cioè l’ Efordio , la Narrazione , la
Confermazione , e la Perorazione : Nel ge-
nere Dimoftrativo , e Deliberativo non lò-
no più che tre : l’ Efordio, la'Conferma-
* zione , t la Perorazione.
vi ‘ C A-
Digitized by Googl
Dell ’ Efordio .
L * Efordio , o fia il Proemio , fi definifce da
Cicerone : pars Orati onis auditorum ani-
mos idonee comparans ad reliquam diftionem,
cioè una parte dell’ Orazione , che acconcia-
mente difpone gli animi degli Afcoltanti ad
intender bene quel che dir fi deve in tut-
to il corfo dell’Orazione.
Può effer l’ Efordio di due forte : dicefi uno
Efordio giufto e legittimo : l’altro dai la-
tini vien detto Exordium abruptum , o pu-
re ex abrupto . Il primo è quello , che vien
formato giufta le leggi dell’Arte : il fecon-
do , che impropriamente dicefi Efordio r fi
fa quando 1’ Oratore quafi rapito fuor di se
da qualche veemente affetto , fenza difpor-
re gli animi degli Uditori , a ragionare in-
comincia . Tal fu 1’ Efordio della prima
Orazione di Tullio contro di Catilina :
Quoufque tandem abutere , Catilina , patien-
tia nojlra ? &c.
Quattro fono le doti principali dell’ Efordio
vero e legittimo : la proprietà , l’accura-
tezza , la modeftia , e la brevità .
1. L’ Efordio deve effer proprio, cioè adatta-
to alla materia , che trattafi . Sarà viziofc,
E fe
66
fe fia comune , e ad altre caufe poTTa adat-
tarli .
Z. Deve elfere accurato , cioè formato con
fomma accuratezza , e diligenza . L’ Efor-
dio è il capo dell’ Orazione r se non farà
perfetto , gli Afcoltanti annojati dalle prime
cofe , che odono , tutto il retto udiranno con
, tedio .
3 . Deve efler modello, cioè dee l’Oratore fui
principio del ragionare far comparire in se
ftelTo una certa modeftia, e verecondia così
nei volto , come nel getto , e nelle parole;
il che giova a conciliarli la benevolenza
degli Uditori.
4. Deve elfer breve, anzi che lungo : in ma-
niera però , che 1’ Elordio effendo il capo
fia proporzionato a tutto il corpo dell’Ora-
zione .
CAP. II.
De varj fonti , onde Jì pub pruder
l'Efardio.
E Ssendo molti e varj que’ luoghi , onde
f Oratore può premiere il principio del
luo difcorfo , noi qui cenneremo i fonti
principali , da cui per lo più 1’ Efordio
può ricavare.
I. Pri-
/
Digitized by Google
i. Primieramente fi può prender l’Efordio dal-
le circoftanze del luogo, del tempo, e del-
la perfona ✓ Il gran Maeftro dell’ Eloquen-
‘ za quafi Tempre da quello luogo incomincia-
va a ragionare , ficcome olfervar fi può quafi
in tutte le fue Orazioni.
Che fe nell’ Efordio oltre alle circoftanze, che
fono proprie della materia , che trattali , fi,
vanno ancora fpargendo alcuni Temi di quel-
le ragioni , in cui fpecialmente la caula fi
appoggia , un tal Elòrdio dai Rettorici fi
dice ricavato ab intimis confa: vifceribus .
z. L’ Efordio fi può prendere da qualche detto
fentenziofo , o da qualche efempio il’uftre,
che leggefi nella Storia sacra, o profana . Così
incominciò C. Cefare prelfo di Salluftio in
difefa di Catilina : Omnes bcmines , qui de
rebus dubiis confultant , ab odio , amentia ,
ira , atque mifericordia vacuos effe decet . Co-
sì anche oggidì gli Oratori l'acri fogliono
incominciare da qualche fentimento , o da
qualche efempio prefo dalla Sacra Scrittura .
3. Si può prender l’Efordio da qualche nobi-
le queftione . Cicerone così principiò il fuo
libro de inventione Rhet. S<epe , & multum
hoc mecum cogitavi boriine , an mali plus at-
tui eri t homiuibus , & Civitatibus copia di-
cendi , ac fummum Eloquenza Jludium y &c.
Da quello luogo il poeta Claudiano cominciò
il fuo poema contro a Rufino:
E l S<e-
ÓS
S<epe mihi dubiam traxit fententia mentem ,
Curarent fuperi Terras, an nullus inejjet
ReBor , & Incerto flucrent mortalia cafu .
lAbftulit bunc nobis Rufini paena tumultum y
lAbfolvttque Deos .J am non ad culmina rerum
Injujlos crevijfe queror : tolluntur in altum ,
Ut lapfu graviore ruant .
4. Può farli T Efordio colla figura fofpensio-
ne , cioè col tener fofpefi per qualche tem-
po gli Afcoltanti , e col non farfi fubito ad
elfi intendere qual fia la materia , che dall’
Oratore fi abbia a trattare. Tale è l’ Efor-
dio della prima Orazione di Cicerone con-
tro di C. Verre.
5. Si può prender 1 ’ Efordio dalla propofizio-
ne contraria a quella, che fi vuol dimoftra-
re . Quell’ Efordio , che richiede arte, ed in-
dullria, fuol elTer bellilfimo, allorché l’Ora-
tore aftuto e giudiziofo fui principio rap-
porta quelle cofe , che fono oppolle alla fua
Caufa, e poi col mutar fentimento a poco
a poco procura di trarre gli Afcoltanti nel-
la verità della cofa , che ad elfi vuol per-
fuadere .
Alelfandro il Grande preflo di Q. Curzio vo-
lendo efortar i fuoi Soldati a continuar la
guerra nell’ Indie , nell’ Efordio del fuo di-
Icorfo fa moftra di approvar il defiderio,
eh’ elfi aveano di ritornar alla Patria : Ecco
le fue parole : Magnìtudinem rerum , qv.as
;
Digitized by Google
6 9
geffi/lis , Mllites , intuenttbus vobis , minime
mirum ejl & defiderium quietis , & J atleta -
tem glori* occurrere ; Ma poi con diverfc ra-
gioni a poco a poco gli perfuadc a prol'e-
guir le conquide in que’paefi ricchiffimi.
CAP. III.
Dell' Ufficio dell ' ' Efordio .
N EH’ Efordio dee 1’ Oratore conciliarfi la
benevolenza , e l’ attenzione degli Afcol-
tanti , ed oltracciò dee far la propofizione,
a cui rapportali tutto ciò, che vuol dimo-
ftrare .
I. Per conciliarfi la benevolenza , 1’ Oratore
dovrà parlar con modedia della fua perfo-
na , e con molta dima degli Afcoltanti .
Gioverà anche il dire , che la fua Caufa ri-
guarda il di loro bene, e vantaggio.
2. Per conciliarfi 1’ attenzione dovrà promet-
tere , che nel fuo ragionamento tratterà di
cote grandi , maravigliofe , gioconde , ed
utili agli Uditori , purché realmente fian
tali , perchè altamente fi dirà di lui quel
che Orazio dicea d’ un certo antico Scrit-
tore :
Quid dignum tanto feret bicpromlffor hiatu ?
Parturient montes , nafcetur ridicuhis mur .
E 3 Dell’
7 °
Dell’ attenzione alle volte foglion pregarli gli
Afcoltanti nel fine dell’ Efordio . Così Ci-
cerone 'nell’ Orazione prò Se*. Rofcio: Qua-
propter vos oro , atque obfccro , Judices , at-
tente , bonaque cura venia verba mea audia-
tis .
In quelle Caufe , in cui l’ Oratore non dubi-
' ta della benevolenza , e dell’ attenzione di
chi l’ afcolta , il conciliarli l’ una , e 1 altra
non farà neceffario.
3. Nel far la propofizione dee badar l’ Orato-
re , che quella fia femplice , ed una , cioè
che contenga un fol fentimento : in oltre che
fia fatta con chiarezza , e facilmente s 1 in- /
tenda .
Alle volte affinchè la propofizione fi renda più
chiara , fi fuole dividere in due , o tre par-
ti , che volgarmente fi dicono punti . Così
Cicerone nella Filip. 7. Cur pacem nolo ?
Qiiia turpis ejl , quia periculofa , quia ejje
non potejl .
CAP. IV.
Della Narrazione .
L A Narrazione può efiere o Storica, o Poe-
tica, o pure Oratoria . Lo Storico efpo-
ne il fatto così come è avvenuto , e non
de-
. Digitized by Google
7 »
j deve punto dipartirli dal vero , Il Poeta
. efpone un fatto o tutto da lui finto , o in
parte vero , in parte favolofo . Finalmente
1 ’ Oratore efpone il fatto , che cade in giu-
. dizio .
Qualunque Narrazione deve effer chiara , pro-
babile , breve , e piacevole .
i Sarà chiara , fe farà ben ordinata , e fe fi fa-
i rà con parole proprie , nè fia interrotta da
lunghe digrelfioni .
Sarà probabile , cioè facilmente farà creduta ,
> fe colui , che narra , farà Uomo degno di
. fede , e fe fi racconti il fatto colle lue cir-
coftanze fenza ornamenti affettati , ma fem-
plicemente ficcome è avvenuto.
, Sarà breve , fe non avrà principio da circo-
ftanze affai lontane , e come fuol dirli ab
odo : e fe nel fatto fi tralafcino quegli ag- '
giunti , che non fono a propofito . Chi rac-
conta però dee badare , che la foverchia bre-
vità non offenda la chiarezza , e che con
Orazio non abbia a dire :
. . . . Brevit effe labaro ,
Obfcurus fio.
Sarà finalmente piacevole la Narrazione , fe
in effa il parlare farà acconcio ed ornato ,
e fe fi farà ufo di quelle figure , che fono
piU proprie al racconto de’ fatti . Tali fo-
no la fofpenfione , la reticenza , e l’ ipoti-
pofi , di cui parleremo nel 3. lib.
E 4 Nel-
Digitized by Google
7 1
Nelle Caufe giudiziali dopo l’Efordio dovrà
feguir la Narrazione , purché prima non fi
abbia a rifpondere ai pregiudizj , ficcome in
difefa di Milone già fece il gran Tullio .
In quella Orazione abbiamo l’ elempio di
una perfettiffima Narrazione Oratoria .
Della Confermazione.
L A Confermazione è quella parte dell’ Ora-
zione , in cui non folo fi portano gli ar-
gomenti per dimoftrar vera la noftra propo-
lìzione , ma anche fi confutano le ragioni ,
che fon contrarie alla noftra Caufa.
Si fa la Confermazione cogli argomenti , c
coll’ argomentazione . Degli argomenti cosi
intrinfici , come rimoti già abbiam tratta-
to nel primo libro.
L’ argomentazione differifce dall’ argomento ,
come la cofa dal modo . Imperocché l’ ar-
gomento è la materia fteffa dell’ argomenta-
zione , l’ argomentazione è la maniera , con
cui l’argomento fi tratta. . ..
Le fpezie dell’ argomentazione fono fette : Sil-
logismo , Entimema, Induzione, Efempio,
Dilemma, Sorite, ed Epicherema .
CAP.
Digitized by Google
I
73
CAP. I.
Del Sillogifmo.
I L Sìllogìfmo , che dicefi anche Ratiocina-
tio , preffo* i Filofofì cofta di tre propofi-
zioni , di cui la prima dicefi maggiore , la
feconda minore , la terza conchittflone , o con -
feguenga . E.g.
Omne bonum efl amandum .*
Virtus efl bona •
Ergo Virtus efl amanda.
Preffo gli Oratori il Sillogifmo può collare di
cinque parti , di cui la prima dicefi propo-
fizione maggiore , la feconda prova della
maggiore , la terza propofizione minore , la
quarta prova della minore , e la quinta
conchiufio ne .
Nelle Scuole de’ Rettorici si fatto Sillogifmo
fi dice Oratio quinquepartita , e la propofi-
zione minore fi dice anche s/f[ fumtio.
Se nel Sillogifmo la propofizione maggiore, o
la minore fia così chiara , ed evidente , che
non abbia bifogno di prova , quella fi può
tralafciare. •-
Qui vogliam foggiugnere l’ efempio di un Sil-
logifmo Oratorio , in cui fi vuol dimo-
- ftrare , che Cicerone fu un perfettilfimo
Oratore .
• Da
• Digitized by Google
Da un Filofofo un tal Sillogifmo così breve-
mente farebbe propofto : Il le ejl perfettivi,
mut Orator , qui de omnibus rebus diferte ,
& copiofe difputare poteft: fed Cicero de omni-
bus eloquenter difputavit ; ergo fuit perfe-
ttijjimus Orator .
Da un Oratore però quello medefimo Sillogismo
farebbe trattato nella maniera feguente:
Proporzione maggiore.'
N Eminem profetto ignorare arbitrar Virum
illum , qui eloquenter de qualibet re difpu-
tare poffit , verum ,, perfettumque Oratorem
effe exifiimandum .
Prova della maggiore .
Is entra mihi eloquens , difertufque yidetur ,
qui de omnibus rebus , qua in difceptatio-
nem veniant , prò rei cujufque natura , pof-
fit copiofe , ornateque dicere : qui rerum o-
mnium , de quibus dici potefi , fcientiam com-
plettatur : qui demum ad hanc ipfam ernnt-
genam fcientiam ornatwn etiatn elegantiffima
erationis adjiciat . Qua omnia ita in Orato-
rem corweniunt , ut fi quid horum in eo for-
taffe defideretur, perfettus ì confummatufque nul-
lo modo poffit baberi. ✓ Pro»
Dìgitized by Google
75
Proporzione minore .
Quod cum ita fit , quis unquam po/l homines
natos inventus ejl , qui uno Tullio excepto
univer/am hanc rerum omnium feientiam com-
plexus , dulci quodam facundite flamine y ac
fumma dicendi vi , copiaque quibusvis de re-
bus mirifice di/putaritl
Prova della minore.
Unus ille litteris omnibus imbutus vere , perfe-
cieque Eloquenti e difficillimum iter confe-
cit . Quid enim in hac f acuì tate difficilius ,
quam hominum mentes in quameumque par •
tem , prout Oratori libet , impellere ? Cicero
impellit : Jlb ira ad lenitatem , ab odio ad
bettevolenti am revocare? Cicero revocate Ju-
ra Civium moderari ? Populo leges prò uni-
verse Reipublica falute , ac dignitate con/li -
tuere ? Omnes ingenuas artes , queeque ad vi-
tam human am vel tuendam , vel ornandam
pertinent , oratione illujlrare ? Cicero modera-
tur , conflituit , illu/lrat . J am vero ampli/,
flmorum hominum res geftas , qua veteri coti-
tinentur memoria , Tullius nitide , ornate -
que commemorat . Bhyflca,, Morali a , Civu
Ha,
Digitized by Google
Ita , omnia demum tum bumana , tum etiam-
divina [eletta verborum copia , & Orationis
venujlate perfequitur . Dono quodam Provi -
dentile genitus vifus ejl , in quo fuas omni-
no vires Eloquentia experiretur. Par imperio
Romano ingenium , os magnum , fapiens , bea-
tum , ac nettare diffiuens , quo profetto ni -
hil potefl effe facundius . Tot effulget virtù -
tibus , quot funt genera dicendi : quot ejus
fententiie , tot ornamenta , quot verba , tot
fiores . In ejus Orationibus omnes Rbetorum
colore*, omnes elegantiarum delicite, omnes in-
geniorum dote s mira quadam varietate luxu -
riant .
Conchiufione .
«
O fummum , perfettumqde Eloquentia fpecimen !
O maximum Oratorem omnium , qui funt ,
fuerunt , eruntque facile eloquenti jfmum !
CAP. IL
Dell' Entimema .
L * Entimema è una fpecie di argomentazio-
ne , che corta di due parti , di cui la
prima vien detta dai Logici Antecedente ,
la
Digitized by Google
77
la feconda Confeguente . Dicefi anche Sillo-
gifmo imperfetto , perchè manca in eflò o
la maggiore , o la minore . E. g.
Orane Corpus efl grave •
Ergo jfer ejl gravi s .
Qui manca la minore.
t/ler ejl Corpus ;
Ergo ejl gravis .
Qui manca la maggiore.
Prpndefi anche l’Entimema per una maniera
di argomentare , in cui dai fegni vuol di-
moftrarfi qualche cofa . E. g. Cajo afcolta
con tedio il Maeftro , che infegna • dunque
non ha volontà di fapere.
CAP. III.
Dell' Induzione , e dell' Efempio.
S I fa l’ Induzione , allorché da molte cofè
particolari numerate infieme qualche cofa
per fomiglianza fi conchiude. E. g. fi vuol
provare , che niun Principe può tollerare,
che un altro gli fia compagno nel Trono,
con quella induzione potrà ciò dimoftrarfi:
Romolo J offrir non poti , che Remo fuo Fra -
fello feco regnaf/e y nè Cefare potè foffrir Pom-
peo nell' Impero , nè Jtugujlo /offrì M. Anto-
nio • adunque ninno può tollerare , che al-
Digitized by Google
7 *
tri gli fia compagno nel Trono.
L* Induzione filofofica differifce alquanto da
quella , come nella Logica s’ infegna .
Se in quella fpecie di argomentare 1’ efempio
farà uno , fi dirà induzione imperfetta , o
femplicemente efempio . Così Cicerone coll*
«fempio di M. Orazio , il quale perchè fi
credea, che con ragione avea uccifa la fua
forelja, dal popolo fu alfoluto , dimollrò ,
che anche Milone non dovea foggiacere ad
alcuna pena , perchè fupponeafi , che ragio-
nevolmente avea tolta a Clodio la vita.
CAP. IV.
'Del Dilemma .
I L Dilemma è un argomentazione , che co-
lla di due propofizioni contrarie , tra le
quali non effendo alcun mezzo , a cui l’Av-
verfario polla fuggire , per neceflità fi ri-
trova nelle anguftie di elfer convinto o dall’
una , o dall’ altra . Così Cicerone in Pifo-
nem .* Vel triumpbi , vel prada cupiditas te
ad provinciam petendam rapiebat : JNon trium-
pbi , ut tute profitetis ; ergo pneda .
Uno Schiavo baftonato dal fuo Padrone , a lui
così dicea : Io o fon buono , o fon cattivo.’
- Se fon buono , perche mi bafloni ? Se fon
cat.
Digitized by Googlc
cattivo , perché mi tieni in cafa tua ?
II Dilemma difficilmente fi può fciogliere. In
due maniere fcioglier fi potrebbe .* o col
rivolgerlo contro dell’ Avverlario , da cui
fi è propofto , o col ritrovar qualche mez-
zo tra le due propofizioni contrarie ,
Un’Infermo diceva.* Io con quejlo morbo o mor-
rò , o fuperandolo rimarrò in vita : Se ho
da morire , i medicamenti fono inutili .* Se
rimarrò in vita , fono fuperjlui . Ma rivol-
to quello dilemma contro di lui , fu fciol-
to così : Nel dubbio fe hai da morire è pru-
denza far ufo de ’ medicamenti / dunque non
fono inutili : Se hai da foprawtvere , i me-
dicamenti con più faciltà ti faran fuperar
quejlo morbo ; dunque non fono fuperjlui .
Allo Schiavo ballonato così fu rifpollo dal Pa-
drone : Io non intendo baflonarti , perchè fei
tu buono ; ma ti gajligo , affinchè da catti-
vo , qual fei , buono diventi . Così ritrova-
to un mezzo tra 1’ efler buono , e 1* effer
cattivo , rellò fciolto il Dilemma .
CAP. V.
Del Sorite , e dell ’ Epicherema .
I L Sorite , che vien detto da Cicerone Syl*
logifmus acervalis , è un’ argomentazione
in
Dìgitized by Google
8o
in cui fi unifcono infieme molte propofizio-
ni difpofte in modo , che il predicato del-
la propofizione antecedente fia foggetto di
quella, che fegue, fino a tanto che il (oggetto
* della prima fi accoppi col predicato dell’
ultima .
Serva d’ efempio il feguente Sorite , in cui
dimoftrafi , che il Sole è neceffario alla ve-
getazione delle piante: >Alla vegetazione del-
le piante è nece faria la pioggia : per la
pioggia fon neceffarie le nubi ; per le nubi
i vapori : per follevar i vapori è neceffario
il Sole ; dunque il Sole è neceffario per la
vegetazione delle piante .
jj Epicherema è un fillogifmo accorciato, che
fi efprime con una fola propofizione , nel-
la quale però fi contiene un perfetto Sillo-
gifmo . E. g. "Perché mai non deve V Uomo
feguir la virtù , che lo rende felice ? In que-
lla fola propofizione il feguente sillogifmo
fi racchiude : V Uomo dee feguir tutto cib y
che lo rende beato : ma la virtù beato lo
fende ; dunque /’ Uomo dee fegtiirla ,
.7 .i r >
Digiti2;ed by Google
Si
CAP. VI.
Della Confutatone .
L A Confutazione è quella parte dell’ Ora-
zione , in cui fi fciolgono , e fi confu-
tano le ragioni contrarie .alla noftra caui’a .
In tre maniere fi può rifpondere alle obbie-
zioni dell’ Avverfario .
1 . Col negare affolutamente la cofa , che a noi
•* fi oppone , di inoltrando efler quella incre-
dibile ripugnante falla ed affurda .
Cicerone nell' Orazione prò Dejotaro cosi con-
futa il delitto oppofto a quello Re, il qua-
le fra 1’ altre cole fu accufato, che ubbria-
co erafi meifo a faltar in prefenza de’ fuoi
convitati pel gran piacere di aver faputo ,
che C. Celare era aflèdiato in un Coltello.
Non è credibile , egli dice , che un Re
vecchio prudente ferio e moderato in tali
debolezze trafportar fi facelfe.
a. Si fa la confutazione con ammettere il
fatto a noi oppofto , e col dimoftrare non
effer contrario alla ragione , alle leggi , ed
all’ oneftà . Cicerone medefimo concede , e
confefta , che Milone uccife Clodio ; ma
lo feufa col dimoftrare , che giallamente
1’ uccife .
T 3* Al-
Digitized by Google
Si
3 . Alle volte effendo 1’ oppofizione cosi de-
bole , che o niente , o poco può nuocere
alla noftra caufa , quali da noi difpregian-
dofi ad efla non • fi rifponde , o pur fi mette
in dcrifo 1’ Oppositore . Tullio in difefa di
Murena in tal maniera confutò le colpe op-
pofte al fuo Clientolo dagli accufatori Ca-
tone , e Sulpi^io , che feguivano la fetta
degli Stoici . .
CAP. VII.
1
Della "Perorazione .
L A Perorazione , o fia l’ Epilogo , è 1’ ul-
tima parte dell’ Orazione , in cui l’Ora-
tore con maggior veemenza procura per-
fuader agli Alcoltanti la verità della fua
propofizione .
In quella parte due cofe far fi debbono dall’
Oratore :
I. Deve egli ripetere in compendio , e quafi
efporre ad un folo afpetto tutto ciò , che
alla lunga ha dimollrato in tutta l’Orazio-
ne , affinchè le prove , e gli argomenti
reftino più impreffi negli animi degli Udi-
tori .
2 . Deve muover gli affetti , i quali fpecial?
mente nella perorazione aver debbono la
lor
Digitized by Google
8q
lor fede . Qui con ifpecialitk dee I’ Orata-
re aprir tutti i fonti dell’ Eloquenza , e
per mezzo dell’ amplificazione , e colla mo-
zion degli affetti ular deve tutta 1’ arte
e l’ indultria , per accender gli animi degli
Afcoltanti , e quafi forzargli a pervaderli.
Sono varj gli affetti , che nella Perorazione
muover fi poffono fecondo i varj generi
dell’ Orazioni . Nel genere dimoftrativo ,
allorché fi loda, fi muovono gli affetti dell’
amore , e dell’ emulazione : allorché fi vi-
tupcra 1’ odio , lo sdegno , e 1’ indignazio-
p ne . Nel genere deliberativo fi muove la
fperanza , 1' ardimento, e’1 timore. Final-
mente nel genere giudiziale pofTono con-
correre tutti gli affetti .
In quella parte l'pecialmente fi vide rifplen-
dcre 1’ incomparabile Eloquenza del gran
Tullio . Si o Iter vi la perorazione da lui fat-
ta nella difefa di Milone , che ha princi-
pio dalle parole : Sei finis fit , ncque enim
prce lacrimi s jam loqui poffum Ò“c. , nella
quale con artifizio così mirabile egli muo-
ve f affetto della mifericordia , che le fue
elpreffioni anche da noi legger non fi pof-
fono fenza un’ interna commozione.
f .2 Dell’
Digitized by Googl
Dell’ Arte Rettorica
L I B. II L
«
)
Dell' Elocuzione .
Q Uelta parte della Rettorica fi definifce :
la maniera di adattar parole fcelte , e
nobili fentimenti a tutto ciò , che nell*
Orazione fi efprime . Ciò far fi deve colle
figure , col periodo , e collo Itile , poiché
quelli fono i tre mezzi , onde 1’ Oratore
ornatamente ragionando può recar diletto
agU Afcol tanti . In quello libro adunque
delle figure , del periodo , e dello Itile dob-
biam trattare • e ciò facendo procureremo
di ufar fempre quella chiarezza , e brevità,
che abbiamo ufata finora .
Delle Figure .
L A figura è un certo ornamento dell’Ora-
zione , o fia una maniera di ragionare
piu nobile , che differifcc dal difcorfo fa-
migliare e comune . Con !altro termine
dicefi fchema , che prelfo i Greci lignifica
habitus , perchè la figura è come un abito,
e un fregio dell’ Orazione .
So»
Digitlzed by Google
... . «5
Sono le figure di due fpezie : Altre fervono
• a fregiar i fenti menti , o fiano i concetti
della mente : altre ad Ornar le fcmplici pa-
role . Dell’ une , e dell’ altre ne’ feguenti
Capitoli noi ragioneremo .
CAP. I.
Delle Figure de ’ pentimenti .
L E Figure , che fpecialmente poffon fervi-
re adornar i fentimenti dell’animo, fo-
no quindici : 1* Efclamazione , la Dubit'azio-
r ne la Preghiera , 1’ Interrogazione , la
' Preterizione , la Reticenza , 1’ Epifonema , /
- T Apoftrofe , 1’ Ipotipofi , la Profopopeja ,
• 4 !’ Etopeja , 1’ Antitcfi , la Sofpenfione , la
Comunicazione , e la Correzione .
I. L’ Efclamazione è un alzamento, e sforzo
• della voce , con cui fi efprime la grandez-
• za di una cofa , e qualche veemente affet-
to dell’ animo . Così Cicerone in Catil. O
'tempora , o mores ! Senatus hac intelligit ,
Confai videt ! hic tamen vivit ! /
Quefta figura ufar fi deve dopoché fi è dimo-
ftrata , o narrata una cofa grande , e ma-
ravigliofa , poiché 1 * efclamazione nelle co-
te picciole e minute riefce fredda e pue-
* • rile .
F 3 a. La
Digitized by Google
Só .
a. La figura dubitazione fi fa quando 1* Ora-
tore dubita , e per qualche tempo fta fo-
fpefo non fapendo quel che abbia a dire ,
o a fare . Eccone un efempio in Cicerone
prò Rofc. xA'mer. Quid primum querar * aut
unde potijfimum exordiar Judices ? aut quod y
aut a quibus auxilium petam ? Deorumne
immortai ium , Populine Romani , tejlramne y
qui fummam potejlatem babetis , hoc tempo-
re fìdem implorem ?
3 . La preghiera fi fuol fare per quelle perfo-
ne , o per quelle cofe , che piU care rie-
. fcono a colui , a cui la preghiera s’ indriz-
za Così Cicerone a C. Cefare nell’ Oraz.
prò De/ot. Per dexteram te ijlam oro , quam
Regi Dejotaro hofpes hofpiti porrexijli : ijlam
inquam dexteram non tam in belli s , & in prie-
liis , quam in promijjis , & jìde firmiorem .
4. L’ Interrogazione non è figura , allorché
s’ interroga per faper una cofa , che non
fi fa : ma far fi dee per aggiugnere mag-
gior foiza al difcorfo , Se Cicerone aveffe
detto a Catilina: Patent .tua confili a , con -
juratio tua omnium confcientia conjìrifìa te -
nctur , quid egeris nemo ignorai , al certo il
fuo parlare non avrebbe avuta tanta forza,
quanta n’ ebbe col dire : Patere tua conftlia
non fentis ? ConJìriBam jam borum omnium
cflnfcientia generi conjurationem tuam non vi-
de* ? quid egeris , ubi fueris , quos convoca -
• ris
Digitized by Googl
8 ;
ru quei» noftrum ignorare arbitrarli ?
Che fe all’ interrogazione iì foggiugne la ri-
fpofta , quella dai latini fi dice fubjeclio .
Cic. prò Icg. man. Quid tam novum , quarti
i/fdolefcentulum privatum exercitum difficili
Reipubliece tempore confìcere ? confecit : buie
praeffe ? prajuit : Rem optime duciti fuoge-
rere ? geffit .
5. La Preterizione fi fa quando 1 ’ Oratore fin-
ge o di non volere , o di non faper dire
una cofa , ma nel tempo fteflò la dice .
Così Cicerone nell’ Orazione medefima lo-
dando G. Pompeo : Non fum pradicaturus,
Quirites , quantas ille res domi , mìliti a: que,
terra, mari que , quantaque felicitate ge [ferite
ut ejus femper voluntatibus non modo Cives
affenfcrint , focii òbtemperarint , hofles obe-
dierint , fed etiam venti , tempejlatefque ob -
fecundarint .
6 . La Reticenza fi 'fa quando taluno ragio-
nando interrompe il fuo difeorfo , e lafcia
di dir qualche cofa , che può intenderfi da-
gli Uditori . Virg. nel lib. 1. dell’ Eneide
introduce a parlar Nettuno Dio del Mare
ai Venti , che fenza il fuo permeilo avea-
no rifvegliata nell’ onde una fiera tempefta:
Jam Caelum , Terramque meo fine numine ,
Venti ,
Mifcere , & tantas audetis tollere moles }
Qua Ego . . . Sed motos prerfiat componete
fluttui . F 4 Qui
88
Qui Nettuno interrompendo il fuo parlare ta-
ce il gaftigo , che vuol dare ai Venti ,
perchè ora affai più gli cale il mettere in
calma il Mar tempeftofo .
7. L’ Epifonema è un’ Efclamazione fenten-
ziofa , che far fi fuole dopoché fi è prova-
ta una cofa mirabile e grande . Virg. nel
medefimo lib. dopo aver narrati i travagli
dell’ armata navale d’ Enea cosi efclama :
Tanta mol'ts erat Romanam condere gente m !
E nel 2. della Georg.
. i . . *Adeo a teneri s ajfuefcere magnata eft !
8 . L’ Apoftrofe fi fa qualora rivolgefi il par-
lare o a qualche perfona , o a qualche cofa
inanimata . Così Cic. prò Balbo .• Vos muta
Regiones imploro , & fola terrarum ultima -
• rum : Vos maria , portus , infui a , & litora :
qua ejl enim ora, quce fedes , qui locus , in
quo non exjlent bujus cum fortitudinis , tura
vero bumanitatis , tura animi , tum confiti
imprejfa vejligia ?
Quella figura fi ufa fpeffo dai Poeti . Qui per
tralafciar ogn’ altro elempio , un folo ne ad-
durrò del nollro Jacopo Sannazzaro , che
nel famofo Epigramma in lode della Città
di Venezia finge , che Nettuno con Apo-
llrofe bclliflima rivolga a Giove il fuo par-,
lare:
Viderat ^Adriaci s Venetam Neptunus in ttndis
Stare Urbem , & foto ponere jura Mari
, JSunc
Digitized by Googt
8p'
Thtnc mihìTarpejas quantumvis ,Juppiter , >Arce&
Objice, & illa tui Mirila Martis , ait :
SÌ Tibrim Pelago prtefers , Urbem afpice utramque;
lllam Homines dices , batic pofuiffe Deos .
p. L’ Ipotipofi è una figura , che fi fa quan-
do le cole fi efpriniono con colori si vivi,
che fembrano non già udirfi cogli orecchi,
ma vederli cogli occhi . Cicerone nella 4.
Aringa contro a Catilina defcrive al vivo
r que’ mali , che da lui fi temeano : Videor
mibi bone Urbem videre lucem Orbis Terra-
rum , atque jfrcem omnium Gentium fubito
‘ uno incendio concidentem : Cerno animo fepul -
’ tam Patri am, miferos , atque infepultos acer-
vos Civium: Ver fatar mibi ante oculos afpe -
Bus Cetbegi , & furor in vedrà cade bac -
ebantis.
Qui vogliam fermarci alquanto in quella no-*
biliflima figura , la quale dovrebbe aver
luogo in tutte le parti , che nell’ Orazione
fi vogliono al vivo deferì vere . Ella fi ap-
poggia fu la perfetta imitazione così de*
coftumi , e delle azioni degli Uomini , co-
me delle proprietà , e qualità delle cofe na-
turali . Chi fa bene ftudiàr la natura , fa-
prà eziandio dal di lei feno ricavar imma-
gini cosi vive , che poi dipingendole fem-
brerà , che dagli Afcoltanti le cofe fi e (fé
originalmente fi veggano . I colori , che fi
adoprano per formar codefte immagini fono
ap-
. 5 >°
appunto le parole proprie ed efpreffive .
Anche le verità note e volgari con diletto
di chi afcolta per mezzo di quella figura
fi poffono egregiamente dipingere . Per ciò
fare , ficcome abljiam detto , fa d’ uopo
fludiar la natura ; e perciò dicea Quinti-
liano nel cap. 3. lib. 8. Hujus fummo; vir-
tutis faciliima ejl via : Naturam intueamur ,
batte fequamur . Allorché noi fcrivendo ci
rapprefentiamo nella fantafia le azioni di
• un Uomo sdegnato , gli affetti di un timo-
rofò , i coflumi d’ un prode Guerriero ,
d’ un Eroe coraggiofo e magnanimo , e cen-
to e mille altri oggetti diverlì , facilmen-
te ne fapremo copiar con evidenza , e con
energia le figure di maggior rifalto , e piu
meravigliofe , ficcome dalla natura medefi-
ma da noi ben intefa ci farà infegnato.
Tra gli antichi Scrittori , che abbian faputo
far vive deferizioni colla figura ipotipofi ,
e che abbiano ancora ben imitata la natu-
ra , rifplende a meraviglia il gran Virgi-
lio . Egli , per qui traìafciar infiniti altri
efempj , nell’ 8. lib. dell’ Eneide al vivo
deferive i Ciclopi nell’ atto che lavoravano
nella fucina di Vulcano , e col fuono flef-
fo de’ verfi efprime la forza , con cui efli
innalzavano i martelli , e fa quafi afcoltar
i colpi , che davano fu le incudini :
ufiii ventojts /alliba auras
Digitized by
9 1
. vfccipiunt , redduntque : alti Jìridentia tingunt
JEra lacu: gemit impojitis incudibus antrum.
UH inter Je [e multa vi bracbia tollunt
In numerum^verfantque tenaci forcipe majfam.
Nel gran numero degli Scrittori moderni, per
quanto noi Tappiamo , uno de’ primi nel
descrivere mirabilmente le cofè colla figu-
ra , di cui prefentemente fi tratta , è fiato
il celebre Tommafo Ceva cotanto lodato
dal dotto Autore della perfetta Poefia lib.i.
cap. 14. Egli per efempio nel poema inti-
tolato Puer Jefus defcrive un Conduttor di
Cammelli , il quale ritornato da Egitto in
Nazzarette , vien interrogato da que’ Cit-
tadini , e dà lor le rifpofte intorno alla
Vergine Madre, che col fuo Figlio colà fi
era ricoverata . Ecco una circqftanza natu-
raliflima , che in tal contingenza felicemen-
te defcrivefi dalla fantafia del Poeta:
Nane fequar, Hofpes alt , fitccis permittite
labris ,
f ( Nam erudii coepis vox afpera faucibui
htefit )
Tanti [per liquido verba irrorare lyceo .
Sic ait , appofitoque mero , ut gens prifea
folebat ,
Implevit pateram , manibufque utrinque prò
ben f am
( Qp°d foli* , fotti , fau/ÌUmque fi t omni-
bus ) baufit , .
Bif-
Digitized by Google
9 * .
Blfque interrupit finceris laudibus haufiunt r
Inverfaque manu barbar » , atqne ora bifpida
terftt .
Il dottiffimo Ludovicantonio Muratori do-
po aver rapportati i cennati verfi del Ceva,
cosi foggiugne.* Avendo la fantafia del for-
tunato Poeta ben affi [fato lo J guardo in quel
co/lume , in quell' atto Pajlorale , ha pofcia
efpreffo il tutto con parole mirabilmente figni-
ficanti . Quel chieder del vino per bagnar le
parole , effendofegli irruvidita la voce per aver
mangiate cipolle crude , quel prendere con amen-
due le mani la tagga , bere alla falute di tutti ,
due volte interromper la bevuta per lodar il
vino , quelP aggiunto di Jìncere alle lodi ,
quell' afciugarfì la barba col roverfcio della
mano , fon viviffme immagini , e colori fiam-
meggianti , che dipingono con evidenza , e
fan vedere le cofe .
Io. La Profopopeja fi fa quando per bocca
dell’ Oratore s’ introduce a parlare una per-
fona morta , o lontana , o vero una cofa
inanimata . Ecco 1’ efempio molto vivo di
quefta figura propoftoci dall’ Autore ad He-
rennium : Quid fi nunc L. ille Brutus revi -
vifcat , & heic ante pedes veflros adfit ,
* non hac utatur oratione ? Ego Reges ejeci ,
vos Tyrannum introduciti s Ego libertatem ,
qua non erat , peperi , vos partam férvare
non vultis .* Ego capitis mei periculo patriam
li-
. Digitized by Googli
liberavi , vos liberi Jìne periculo effe non cu •
ratis .
E’ belliflimo il feguente Epitaffio , in cni l’Au-
tore fa parlar dal fepolcro una giovane Don-
na al fuo Conforte rimafto in vita :
Immatura peri , [ed tu felicior annos
Vive tuos , Conjux optime , vive meos.
Sventurata' io dalla morte
Giovanetta fui rapita.*
Reità intanto , o mio Conforte ,
Più di me felice in vita ;
Ed a’ tuoi fi aggiungan gli anni
Tolti a me dai Dei tiranni .
il. L’ Etopeja è una viva efpreflione de’ co-
ltumi , dell’ indole , delle inclinazioni , e
dell’ altre qualità dell’ animo di alcuno .
Plauto in ^'ulularla efprime al vivo i
coftumi d’ un Vecchio avaro , il quale
ufcendo di cafa cosi ordina ad un fuo Ser-
vidore : '
Cave quemquam al'tenum in eedem intra -
miferis .*
Si quifpiam qucerat ignem , ex tingui volò ,
Ne caufte quidjìt , quod te quifque quaritet:
T.um aquam effugiffe dicito .* Si quii petet
Cultrum , fecurim , pijlillum , mortarium ,
Qua utenda vafq femper vicini rogitant ,
Fures veniffe , atque abjluliffe dicito.
Che fe fi voglia al vivo defcrivere il volto , e
là difpofizione di tutto il corpo , fi farà col-
1 »
Digitized by Google
la figura , che dicefi Profopograpbia . Mar-
ziale cosi dipinge un certo Zoilo difforme:
Crine ruber , niger ore , brevi s pede , lamine lafus :
Rem magnam prajlas , Zolle , fi bonus es.
Roflo , o Zoilo , il crin ritieni ,
Nero il volto , e zoppo un piede:
Lefo ancora un occhio tieni *
Un portento ognun ti crede,
Se in queft’ orrida perfona
Si nafconde un’ alma buona .
12. L’ Antitefi, o fia Opposizione , fi fa quan-
do o fentimenti a fenti menti , o parole a
parole fi contrappongono . Cic. prò Mura-
ria : Vigilai tu de notte , ut tuis Confulto-
ribus refpondeas , il le , ut co , quo intendi t y
mature cum exercitu perveniat .• te gallorum y
illum buccinarum cantus exfufcitat : tu attio-
nem injlituis , ille aciem inftruit : tu caves
ne tui Confultores , ille ne urbes , a ut cajlra
capiantur : ille tenet , & fcit ut bojlium co-
pia , tu ut aqua pluvia arceantur.
13. La figura fofpenfione fi fa quando l’Ora-
tore per qualche tempo ritiene gli Afcol-
tanti dubbiofi ed incerti intorno a ciò, che
ha da dire , e che poi finalmente da lui fi
dice . Così Cic. nella 7. Oraz. in Verrem:
Quid deinde ? quid cenfetis ? furtum fortaJfe y
aut pradam aliquam ?... Etiamnum mi-
hi exfpettare videmini , Judices , quid deind'
fattttm fit t Exfpettate facinus quarti vultis
im-
Digitized by Cooglj
improba*» , vinca*» tamen e^eBationem ve -
ftram ; e poi finalmente fa fapere a’Giudi-
ci il gran delitto da C. Verre commeflb .
Marziale ci lafciò 1’ efempio di quella figura
nel feguente Epigramma del lib. 6.
Quod convivaris fine me tam fajie , Luperce ,
Inveni noce am qua rat ione tìbi .
Irafcar , licet ufque voces , mittafque , rogefque :
Quid facies ? inquis : faciam ? veniam.
Spello avvien , Luperco mio ,
Che tu fai de’ bei conviti ,
E a cenar me non inviti !
Io farò pagarti il fio
Per codello ,
Che a me rechi , amaro fcorno i
Se richiello
Forfè un giorno
Con illanze , e con fincere
Tue preghiere
Io farò da te invitato ,
Teco irato
Oh che farò .
Mi dirai :
Tu che farai ?
Vuoi faper ciocché farò ?
A cenar con te verrò .
14 . La Comunicazione fi fa quando 1* Orato-
re dimanda configlio o agli Afcoltanti , o
ai Giudici , o anche agli Avverfarj ..Co-
sì Cic. prò Rabirio .• Tu denique > Labiene t
/
Digitized by Google
9& m V
quid faceres tali in re , ac tempore ? E nel-
la feconda in Verrem : Nunc Ego , Judices y
jam vos confalo , ’ quid mihi faciendum pu~
tetis ?
15 . La Correzione è una figura , con cui
1’ Oratore ritratta , ed emenda quel che pri-
ma avea detto . Cic. prò Caelio : 0 fiulti-
tiam ! Jlultitiamne dicam , an impudentiam
fingularem ?
CAP. IL
Delle Figure delle parole .
L E Figure, che fervono ad ornar le paro-
le , fono di due forte : fe cade la figu-
ra in qualche parola , che non ritiene il li-
gnificato proprio, fi dice tropo: fe cade fu
la parola , che non muta fignificato , fi di-
ce femplicemente figura nella parola . E. g.
Se dicefi prata rident , - quella figura farà
tropo , perchè la voce rident non ritiene il
Lignificato proprio , e {fendo il ridere non
già proprio de’ prati , ma degli Uomini .
All’ incontro fe dicefi xArator faBus efi Ora-
• tor , farà quella una femplice figura , che
, confitte nelle due parole rat or , ed Orator y
■ le. quali fon quafi fimili . Che le in vece di
t «4’rator, ; fi dirà «Agricola , la figura fvanifce-
i
Digitized by Googl
97
Il tropo adunque è un cambiamento , che fi
fa d’ una voce , o d’ un fentimento intero
dal lignificato proprio in un’ altro . Code-
fto cambiamento far fi deve in maniera ,
che aggiunga all’ Orazione maggior leggia*
dria , ed ornamento , poiché le mai avvi-
lire , o difforma il difcorfo , farà meglio
che non fi faccia.
In quattro maniere può trafportarfi una paro-
la a fignificarne un’ altra ; onde quattro fo-
lio i tropi primarj , a cui tutti gli altri fi
polfono rapportare , cioè la Metafora , la
Metonimia, la Sinecdoche, e rironia. Noi
qui prima de’ tropi , indi dell’ altre figure,
che propriamente fi dicono delle parole , ne’
feguenti Capitoli ragioneremo.
CAP. III.
Della Metafora.
L A Metafora è un tropo , in cui qualche
voce dal fignificato proprio fi trafporta
a fignificarne un altro per certa fomiglian-
za , o proporzione , che palTa tra la cofa ,
da cui la voce fi prende , e tra quella , a
cui fi trasferifee . Dicendofi i prati rido-
no , fi fa una Metafora : perchè la voce
«ridere dagli Uomini ai prati vien trafpor-
G ta-
P*
tata per la fomiglianza , che pafla tra l’Uo-
mo , che ride , e tra i prati adorni di er-
bette , e di fiori, avendo così l’uno, come
gli altri un afpetto lieto cd ameno.
Generalmente può prenderfi la Metafora da
tutte le cofe , da cui li prende la fomiglian-
za . Quintiliano riduce a quattro i fonti
principali di qualunque Metafora . Quelli
fono :
1. Da una cofa animata ad un’ altra anche
animata . E. g. Scipionem a Catone folitum
allatrari , come dicea T. Livio . Tal Me-
tafora farebbe ancora chi dicefle : Quefio è
. un Cavallo , che vola.
2. Da una cofa inanimata ad un’ altra anche
inanimata . E. g. il freno delle leggi .
3. Da una cofa inanimata ad un’ altra ani-
mata . Tal farebbe quella: il fiore de' Gio-
vani, in vece di un Giovane adorno di vir-
tù nobili e rare : E quell’ altra : lo fplen-
dor de' Cittadini , in vece di un Cittadi-
no eccellente ed illuflre .
4. Da una cofa animata ad un’ altra inani-
mata , dandoli a quella quafi il fenfo , e la
vita . Virgilio parlando dell’ Aralfe fiume
dell’ Armenia così dilfe :
. . . Pontem indignatus Jfraxcs .
Così anche Cicerone prò big. Quid enim ,
Tubero , tuus ilio diflriShis in acie Pharfa~
lica gladi ut agebat ? Cujus latas mucro il le
pe-
Digitized by Google
petebat ? Qui fenjus erat armotum tuorum ?
La Metafora non deve prenderti dalle cofe
fordide e vili , che difformano l’Orazione,
anziché adornarla. Perciò Cicerone rimpro-
verò chi dicea , che un certo Glaucia era
10 fterco del Senato Jlercus Curi <e, per di-
notare un Senatore viliflìmo.
Si han da fuggire eziandio le Metafore , che
fon troppo dure, come quelle, che si pren-
dono da cofe troppo lontane , e che non
han fomiglianza con quell’ altra , a cui si
trafportano . Inetto e ridicolo farebbe chi
lodando un grand’ Eroe diceffe : Le virtù,
e le ge/ìa di queJV Uomo incomparabile ,firi-
«r fi dovrebbono fu le pergamene de Cielt
a caratteri di Jlelle . Il noftro Orazio usò
una Metafora affai dura , allorché diffe , che
11 vento Euro
Per fieni as equitavit undas' y
Ma a lui , perchè Poeta , una tal durezza
può condonarsi.
Benché la Metafora sia il più bello , e’1 più
nobile di tutti i tropi , nondimeno non de-
ve effer molto frequente nell’Orazione. Im-
perocché gli ornamenti più ricchi quanto
fono più rari , tanto più fogliono recar di-
letto, e piacere.
Alla Metafora si rapporta 1’ Allegoria, la qua-
le è Una Metafora continuata, in cui altro si
dice, ed altro s’intende. Così Cicerone in
G 2 ' Pi.
Digitized by Google
IOO
Pifonem : \Alios Ego vidi ventos , alias prò-
: fpexi animo procellas , aliis impendentibus
tempejlatibus non ceffi , Jed unum me prò
omnium falutf obtuli . Qui 1’ Oratore pei
venti , e per le tempefte intende le fciagu-
re, e i perigli, a cui era flato l'oggetto per
difender la Patria .
E’ nota a tutti l’Allegoria di Orazio in un’
Ode del lib.i. che principia:
O Navis referent in mare te novi
FluBus &c.
In quella perfettiflima Allegoria prende
Orazio la Nave per la Repubblica, le on-
de procellofe per la guerra Civile , il por-
to per la pace, i remi pei Soldati & c.
CAP. IV.
Della Metonimia .
L A Metonimia è un tropo , che fi fa in
quattro maniere: . .
i. Allorché fi ufa la cagione per 1’ effetto, o
l’ inventore per la cofa inventata , o pur 1’
Autore per l’Opera da lui fatta . E. g. Il
Sole rifcalda la Terra , cioè il calore del
Sole : Noi leggiamo Cicerone , cioè 1’ Opere
di Cicerone . Così alle volte fi ufa da’La-
tini Mars prò bello , Vulcanus prò igne ,
Bac -
Digitized by Googte
IOI
Bacchus prò Vino , perchè codefti falfi Nu-
mi dagli Antichi fi credeano inventori del-
la guerra, del fuoco, del Vino &c.
A quella prima maniera fi riduce la Metoni-
mia , allorché fi ufa il polfelfore per la co-
fa polfeduta . Così Virg. lib. 2. dell’ Eneid,
. . . Jam proximus ardet
Ucalegon ,
cioè la Cala di Ucalegonte .
2. Si fa la Matonimia quando fi prende l’ef-
fetto per la cagione . Virg. nel med. lib.
Recipe nunc Danaum injtdias , & orimi -
ne ab uno
Difce omnes ,
Qui la voce crimen , che fi confiderà come
un’ effetto dell’ Uomo fcellerato , fi prende
per la cagione, cioè per l’Uomo fteffo mal-
vagio e ribaldo . Dicendosi la Virtù è fil-
mata , la fuperbia è abborrita, per la Vir-
tù s’intende l’Uomo Virtuofo , per la fu-
perbia 5’ intende l’Uomo fuperbo.
Così anche farà Metonimia fe quel eh’ è pro-
prio dell’ effetto si attribuifee alla cagione.
Ciò fpecialmente si ufa dai Poeti. Da Virg.
nel 6 . dell’ Eneide fi chiamò malinconica la
Vecchiaja triftis Seneftus , pallidi i Morbi
pallentes morbi . Da Orazio si diffe anche
mors pallida , perchè la malinconia è un’
effetto della Vecchiaja , la pallidezza è un
effetto della morte , e de’ morbi . .
G 3 3. Si
Digitized by Google
102
3. Si fa la Metonimia allorché la cofa , che
contiene, si prende per la cofa contenuta.
E. g. Roma pei Romani , 1 ’ Italia per gl*
Italiani .
4. Finalmente farà Metonimia, fe si ufa il fe-
. gno per la cofa fegnata. Cic. prò Marc. No-
Jìra confitta toga Jocia, non armorum fuerunt.
Qui per dinotar la pace , e la guerra si
ulano le voci arma , e toga , che fono fe-
gni della guerra , e della pace .
I Romani per dinotare alcuni Magiftrati ufa-
vano le voci fafces ì fecures , perchè in Ro-
ma i fafci di verghe , e le fcuri di certi ,
Magiftrati erano infegne .
C 4 P. V.
Della Sinecdocbe .
L A Sinecdoche si fa in quattro maniere.
Quando si ufa la parte pel tutto. Cosi
. dai Latini fi pone tetìum prò domo , mucro
prò enfe , puppis prò Navi . Così anche al-
lorché si ufa il singolare pel numero del
più . Virg.lib. a. dell’En.
tìojlis habet muros . Hofiis invece di Hojles.
2. Si fa la Sinecdoche quando il tutto si ufa
per la parte. Virg. nel 12 dell’En.
. . . Yontemque , ignemque ferebant .
Qui
Digitized by Google
103
Qui ' fontem si uia per l’acqua.
Così parimente quando si pone il plurale pel
numero del meno. Dille Cicerone: Nospo -
pulo impofuimus , & Oratores vi fi fumus ,
ancorché Egli parlava di Te folo.
3. Si fa quello tropo allorché si prende la ma-
teria, di cui è formata una cofa perla co-
fa medesima. Così dicefi dai Latini ferrum
prò enfe , pinus prò navi , argentum prò pe-
cunia ex argento.
4.. Si fa la Sinecdoche quando fi adopra il ge-
nere per la fpecie , o la fpecie pel genere.
Virg. Prcedamque ex unguibus *Ales projecit
fluvio : qui ^4les voce generica è ufata per
l’ Aquila . Orazio usò Mare Myrtoum , Ma-
re Carpathium per qualunque Mare .
A quello Tropo rapportafi 1’ Antonomafia ,
che fi fa quando fi ufa un nome per un*
altro, come il Dillruttor di Cartagine, in
vece di Scipione Africano: il Principe del-
la Romana facondia, invece di Cicerone.
\
« 1 ' 1 : ' I
CAP. VI.
J)ell' Ironia.
L ’ Ironia è un tropo , che fi fa quando s’
intende l’ oppollo di ciò che fi dice , e
dalla maniera Itefia , con cui fi pronunzia,
G 4 fi
fi fa conofcere , che altro fi dice , altro s’
intende - Cicerone prò Mil. parlando della
morte di Clodio ironicamente dice così r
Clodii mortem aquo animo nemo forre poteft:
luget Senatus , mceret equefler orcio , tota Ci-
vita* confetta fenio efl : fqualent Municipi a,
afflittane Colonia ! , agri denique ipfi tam
beneficierà , tam falutarem , tam manfuetum
Civem defiderant.'
CAP. VII.
Delle Figure delle parole , che non fono
T ropi .
L E Figure propriamente dette delle parole
poflòno ridurfi a dieci , e dai latini fi di-
cono : Repetitio , Gradatio , Synonymla, Po -
lyfyntheton , Reticentia , <Ad)unttio , Disjun-
ttio , Paronomafta , Similiter cadens , e Si-
militer definens .
I. Repetitio si fa quando nel difeorfo piti
volte fi replica una voce . Cic. prò Marcel.
Omnes nojlrorum imperatorum , omnes exter a-
rum gentium , omnes clarifflmorum Regum rei
ge(l<e &c. E contro di Catilin. Vivis , &,
' vivis , &c.
z. Gradatio si fa quando una, o piti parole,
talmente fi trafportano da un tenti mento
ali’
Digitized by Google
I°s
all’altro, che quali per certi gradi va ere-
feendo 1 ’ Orazione . Eccone un efempio :
Neque vero fe populo folunt , fed etiam Sena*
tui commi fit , nec Senatui modo , fed publi -
co pr cefidio , & armis , neque bis tantum ,
fed etiam ejus potefiati , cui Senatus totam
Rempublicam commi fit . Cic. prò Mil.
3. Synonymia è 1 ’ unione di più parole , che
hanno il medefnno lignificato . Così Cic. in
M. ofntonium : Non feram , non pattar , non
finam : e nell’ Orazione prò Mil. >An vero
vos foli ignoratis ? Vos hofpites in hac Ur-
be verf amini ? Veflra peregrinantur aurea ,
neque in hoc pervagato Civitatis fermone ver*
fantur ?
4. Polyfyntheton è una figura , che fi fa col
ripetere più volte una Congiunzione. E. g.
Ctefar & juftitia , & fortitudine , & cle-
menti a , & bonitate , & ceterarum Virtutum
■ laude fioruit .
5. Reticentia si fa quando avanti all’ infinito
li tace il verbo finito . Virg. lib. 12. dell’
Eneid.
%At vero Rutulis impar ea pugna videri ,
Qui fi fottintende il verbo capit.
E nel lib. 5.
. . . Mene incepto de fi fiere virami
Qui dee fupplirfi il verbo decet.
6 . tAdjun&io si fa quando nel periodo ritro-
yafi un fol verbo , il quale è retto da più
« no-
Digitized by Google
io 6
nomi foftantivi . E.g. Vieti pudorem libido ,
timorem audacia , ratienem amentia.
7. DisjunEiio è una figura , che fi fa col ta-
cer nel difcorfo tutte le Congiunzioni . Cic.
prò yA'rcbia : Hxc Jludia adolefcentiam alunt ,
fenefìutem obleblant , fecundas res ornant , ad-
1 verfis perfugium , ac folatiutn prtebent : De-
leftant domi, non impediunt foris: pernoctant
nobifcum , peregrinante , rufticantur . Quelli
• lludj delle lettere l'ervon di alimento agli
animi de’ Giovani , recan piacere ai Vec-
chi : fon di ornamento nelle profperità , por-
gon follievo , e rifugio nelle fciagure : Di-
lettano in Cafa , fuor di Cafa non fono d’
impedimento : fon con noi in tempo di
notte , con noi ne’ viaggi , con noi nelle
Ville .
8. Paronomafìa si fa quando fi ufano voci , che
quafi fon Umili nel fuono , ma differifcono
nel fignificato . Cic. Ex aratore faftus Ora-
tor.
p. Similiter cadens è una figura, che fuol farli
allorché nel periodo i nomi terminano nel
medefimo cafo , o i verbi nel medefimo
tempo . Cic. prò leg. man. >A'c primum quan-
ta innocentia debent effe Imperatores , quan-
ta deinde omnibus in rebus temperantia , quan-
to ingenio , quanta humanitate\
IO. Similiter dejìnens si fa quando nel perio-
do terminano le parole col medefimo fuo-
no.
Digitlzed by Googk
i©7
no . 'Cic. prò leg. man. Pompejus bellum ex -
trema bieme apparavit , ineunte vere fufcepit y
media refiate confecit.
Dopoché per uniformarci a tutti coloro , che
han dati precetti di Rettorica , abbiamo già
efpofte quelle figure , che fon di ornamen-
to all’ Orazione , crediamo effer qui neceffa-
rio il dar a’ Giovani ftudiofi della vera Elo-
quenza il feguente avvertimento.
Egli è vero , che così i Tropi , come l’ altre
figure concorrono a formare un nobil fregio
al difeorfo , ma ufar non fi debbono con
induftria , e con arte , quali a forza trafei-
nandole nell’ Orazione . Egli è d’uopo , che
naturalmente vi cadano, allorché debbon fer-
vire o a render più fenfibili quelle cofe, dì
cui trattiamo , o a ricrear gli Afcoltanti
colla lor vaghezza , o a muover gli affetti,
o ad amplificar le parole , e le cofe .
Si è detto , che le figure naturalmente cader
debbono nell’ Orazione , Imperocché ficco-
me naturalmente avviene , che un’Uomo
commoffo da qualche veemente affetto dell’
animo ufa le metafore , e l’ altre figure , co-
sì è permeilo anche agli Oratori di ulàrle,
allorché fono o accefi di sdegno , o ricolmi
d’allegrezza , o di dolore , o da altre paffio-
ni agitati . In fatti le figure non altro fo-
no , che il naturai linguaggio degli affetti i
. Se taluno è addolorato, efclaraa, rivolge il
fuo
io8
fuo parlare al Cielo , interroga , accrefce ,
o ingrandire gli oggetti , e naturalmente
fa ufo di altre figure , che rendono più vi-
ve le fue efpreflioni . Così far dee l’ Orato-
re , allorché anch’ eflo da qualche gagliardo
affetto fi fente invertito .
Che se la materia non porta feco codefto mo-
vimento di paffioni , nè 1’ Oratore da alcun
affetto vien agitato , non dovrà affatto ufar
certe maniere di parlar figurato , per non
offender la natura , eh’ egli deve imitare .
Vi fono taluni , che a fangue freddo, cioè
■quando la materia noi comporrà , ufano le
fclamazioni , le apoftrofi , ed altre forme di
ragionare , che fon proprie di coloro , che
da qualche paflione fono commofli . Non
fanno coftoro ben imitar la natura , le di
cui orme in ragionando fi debbono mai fem -
pre feguire, ficcome colla feorta del gran
Tullio noi non ha guari neH’Ipotipofi roz-
zamente infegnammo.
Un guazzabuglio di figure , e di tropi , che
troppo fpeffo, e quali cogli argani vengon
tirati nell’Orazione , additerà , che F Ora-
tore non è ben iftruito nella Scuola della
natura, ed anzi che Orator dotto e pruden-
te, lo farà comparire uno fciocco ed inet-
to Declamatore .
Sono le figure, come faviamente dice il dot-
tifiimo Bernardo Lami , nelle mani dico»
lui,
Digitized by Googl
I0(?
lui , che a luogo , e a tempo non sa ado-
prarle, come le armi nelle mani de’ matti
più furiofi , i quali alla rinfufa le rivolgo-
no contro ad ognuno, che lor fi para da-
vanti. L’ Orator favio ed accorto con giu-
dizio farà ufo dei traslati , e delle altre fi-
gure, non tanto per aggiugner puerili orna-
menti al fuo Difcorfo , quanto per infinuarfi
con più agevolezza negli animi di coloro,
a cui la verità , che ha propofta , vuol
perfuadere . -, . .
CAP. Vili.
Del Perìodo .
I L Periodo fi definifce un breve e perfetto
fentimento , che colla di certe parti , che
diconfi membri , una delle quali fcambie-
volmente dipende dall’ altra , e tutte fono
infieme connelfe e ligate . Dicefi periodo
dal vocabolo greco vipioìos , che fignifica
circolo , o giro.
Ariftotile lib. 3. Rbet. definifce così il perio-
do : periodus ejl oratio , qua habet princi-
pìum , & finem , qua uno qua fi afpeBuper -
luflrari facile poffit . La qual definizione ot-
timamente conviene colla noftra. Imperoc-
ché il principio , . di cui parla Ariftotile ,
aj-
• 1
no
altro non è , elle il primo membro del pe-
riodo, il quale aver deve il fenfo fofpefo
in maniera , che di neceflità debba eflerfe-
guito da un altro membro . Il mezzo poi,
e ’1 fine fono appunto gli altri membri, che
con certo giro di parole han da conchiude-
re tutto il periodo, il quale deve efler breve
anzi che lungo, affinchè quali ad un’occhia-
ta porta tutto oflervarfi.
Per fomiglianza dunque il periodo dai latini
dicefi ambitus , cioè circolo , o giro : per-
chè ficcome il Cerchio è una figura , che
formasi col far intorno girare una linea cur-
va , la quale termina col ritornar in fe ftef-
sa in quel punto , ond’ era partita ; così nel
periodo debbono le parole andar girando in
maniera , che l’ultimo membro vada a con-
netter col primo , e tutti i membri uniti
infieme facciano un fenfo perfetto e com-
piuto .
Colla il Periodo di certe parti , di cui altre
fono maggiori , altre minori . Le parti mag-
1 giori , come abbiam cennato , fi dicono
membri, e con termine greco xiv* : le mi-
' nori dai latini fi dicono ìncifa , in greco
* zón[i*rx . " * ' ’
Il membro adunque è una parte maggiore del
periodo , che contiene il fenfo fofpefo ed
' imperfetto . E. g. J Se i Cittadini Romani
r non fojferv fiati atniì^jofi di regnare : Egli
è que-
Digitized by Google
rii
è quefto il membro di un periodo , in cui.
fi vede il fenfo fofpefo : Si farà poi un pe-
riodo perfetto , fe a quel primo membro fi
aggiunga quell’ altro : al certo le civili di-
scordie non avrebbono rovinato quel va/liffi -
mo Impero .
Siccome il membro è parte del periodo, co k
si gl’ incifi fono picciole parti del membro,
che fono efprefTe con un fol verbo . Ecco
1’ efempio di un membro , che tre incifi
contiene : nibil e/l virtute formo/tus , nihil
pulchrius , nibil amabilius .
Per conofcere quanti membri contenga un pe-
riodo , bifogna offervare quanti fiano i fen-
ti menti , che in quello fi efprimono con
<• varj verbi differenti . E. g. Nunquam enim
temeritas cum fapientia commifcetur , ncque
ad con/ìlium cafus admittitur Quefto è un
periodo di Cic. prò Marc. , che coda di
due membri , perchè in eflò fi efprimono
due cofe coi due verbi differenti commifce-
tur , e admittitur .
Segue l’ efempio di un periodo di tre mem-
bri : Nam cum antea per retatem nondum
hujus auBoritatem loci contingere auderem .*
fiatueremque nibil bue nifi perfeBum inge-
nio , elaboratum tnduflria afferri oportere ;
omne meum tempus amicorum temporibus tranf-
mittendum putavi . Cic. prò leg. man.
Ecco finalmente 1’ efempio di un periodo di
quat-
\
Digiti?ed by Google
ira
quattro membri : Si quantum in agro , lo -
- cifque deferti* audacia poteft , tantum in fo-
ro , atque judiciis impudenti 'a valeret .• non
minus in caufa cederet Jf. Ctecinna Sex. JEbu-
tii impudenti/e , qu3[itum in vi facienda cef-
ftt audacia . Cic. prò Jf. Cacinna .
Un periodo di un fol membro , ancorché que-
llo fia lungo , non può dirli propriamente
periodo . Ordinariamente il perfetto perio-
do non conterrà meno di due membri , nè
più di quattro . Alle volte in Cicerone
s incontrano periodi di cinque , e di più
membri , qual appunto è il primo periodo
nell’ Orazione prò jSrchia ; ma non fonò
da imitarfi - Imperocché il periodo perfet-
to non deve eccedere i quattro membri ,
ficcome infegnò Cicerone ftelfo , e ’1 cele-
bre Demetrio Falereo , che dal greco fu
tradotto in latino da Pietro Vittorio , e
poi felicemente commentato da Francesco
. Panicarola .
CAP. IX.
,
Del fuono del Periodo , e della maniera
. di amplificarlo .
I L Periodo facilmente potrà amplificarli, le
avrà nel principio alcune di quelle parti-
, : celle.
Digitized by Google
I
celle , che fi dicono fofpenfive , le quali
neceffariamente da altre debbon elfer fe-
guite . Tali fono jn latino : Et fi , quam-
•vis , quamquam , quemadmodum , fi cut , cu>n,
, quoties , quantum , quali * , non m'tnus &c.
. alle quali corrifpondono : tante w , verumta-
mcti , m.bilomwus , , tum ,
- tum , tali* ,
Inoltre chi fa bene amplificar fé cofe , e le
parole , facilmente fa anche amplificar il
periodo . E.g. non farebbe un periodo per-
. ietto chi dicefie: Cicerone efiiiato da Roma
fempre afflitto piangea . Perfetto il farebbe,
fe amplificando un tal fentirnento dicefle
così : // gran Principe della Romana Rio*
quercia ingiufiamente efiiiato da Roma di
affanni fol tanto , e di fofpiri pafceafi, e nel-
la ftia funefia feiagura la notte , e 7 dì fpar-
geva un fiume di amaro pianto dagli occhi .
J1 fuono del Periodo oratorio non è già quel
concento , e quell’ armonia , che fi ricerca
ne’ componimenti poetici . Egli è tale , che
da noi non fa definirfi : fi può dire fol tan-
to efier quello un certo fuono , che nafGe
dal fituamento delle parole , e efie piacen-
do agli orecchi fommamente diletta . Gra-
tifiimo , a cagion d’ efempio , è il fuono,
che fentefi in quello . periodo di Cicerone
prò Marc. Tantus efi enint fplendor in laude
'vera , tanta in magnitudine animi , & confilii
H di-
Digitized by Google
dignità! , ut btec a virtute donata , estera a
fortuna commodata effe videantur . Che fe
quefte parole medefime fiano diverfamente
limate , il Tuono dei periodo fi vedrà affat-
to fvanito . Così avverrebbe fe taluno di-
cefle : Tantus entra in vera laude fplendor
ejl 1 tanta dignità s in magnitudine confitti,
& animi , ut hac a virtute videantur dona -
nata , a fortuna commodata cetera .
Il Periodo farà fonoro , fe farà terminato con
voce , che abbia buon fuono , e fe in effo
fi farà la trafpofizione delle parole , filman-
dole in maniera , che una dolce e dilette-
vole fenfazione all’ orecchio producano .
Noi qui filmiamo fuperfluo il dar altre rego-
le , onde il periodo far fi poffa fònoro, lic-
come han fatto altri Maeftri d’ Eloquenza:
imperocché portiamo opinione , che ri-
ouardo al fuono del periodo , in paragone
di quante regole fi poflon mai dare, la piti
facile , e la più profittevole fia quella di
legger di continuo qualche ottimo Orator
latino , o tofeano , il di cui periodo fi vo-
glia imitare . Senza quello efercizio ogni
precetto farà vano ed inutile .
i
/
CAP. X.
Digitized by Google
CAP. X.
Dello Stile Oratorio .
L A voce Sttlus preflo de’ Romani dinota-
va un ago , o fia uno ftrumento acuto ,
con cui formavano le lettere fu le tavolet-
te incerate . Si prende ancora dai Rettorici
per la maniera ftefla di fcrivere.
Di tre fpecie è lo Itile , cioè fublime , fcm-
plice , e mediocre .
Lo Itile fublime è quello , che colta di fen-
timenti nobili , di parole fcelte , e di ot-
time frafi ; e perciò fommamente diletta ,
e quasi per meraviglia rapifce fuor di fe gli
Afcoltanti .
Per acquiltar quello Itile fa d’ uopo amplifi-
car le circoltanze più illultri della cofa ,
che trattasi , e lafciar quelle , che fono vi-
li y da cui 1’ Orazione non può ricavare
alcun frégio . Oltracciò 1’ ufo delle meta-
fore giova incredibilmente alla grandezza
dello Itile .
Sovratutto per acquiltarlo è necelfario , che
fpelTo si leggano gli eccellenti Scrittori ,
che 1’ hanno ufato . Gli efempj dello Itile
fublime s’ incontrano nell’ Eneide' di Vir-
gilio , e nelle Orazioni di Cicerone , fpe-
H 2 , cial-
Digitized by Google
\i6
cialmenfe in quelle , che fi dicono fcelte .
Lo ftile femplice è quello , che fi ufa nelle
materie umili e balfe , come fono le let-
tere , che fi mandano agli Amici , i Dia-
loghi , i precetti delle Arti , e delle Scien-
ze .
Il periodo nello ftile femplice nòn deve efler
lungo : 1’ ufo delle figure farà in eflb mo-
derato . Molto fi loda in quefto ftile la
chiarezza infieme , e la purità della lin-
gua . Virgilio nell’ Egloghe , e Fedro nel-
le lue favole ci han lafciato il modello del-
lo ftile femplice e baffo .
Lo ftile mediocre è quello , che tiene il luogo di
mezzo tra i! fublime, e ’l femplice. fu que-
llo non dee ritrovarli quell’ altezza di [en-
timemi , e quella nobiltà di parole , che
fi richiede nel fublime : nè il parlare effer
deve cosi ballo ed umile , come fi ufa ntf
femplice . Abbiamo F eferttpio di quefto
ftile nella Georgica di Virgilio y in T. Li-
vio , in Salluftio , e negli altri Scrittori di
Storie .
CAP. XI.
Digitized by Google
*1
CAP.
XI.
Dello Jlile Laconico ed affatico .
L O ftilé Laconico è mi! parlar breve acm»
to rìftrettò e cohdtfo , che in poche
parole efprime molto . Prefe il nome da-
gli Spartani, che anche diceaitfi Lacones , i
quali molto abborrivano il parlar lungo e
diffufo . C. Gelate in- una lettera indrizza-
ta al Senato Romano dopo la {confitta di
Farnace Re di Ponto , ci diede V efempio
dello ftile Laconico . Contertca la fila let*'
tera tre fiale/ parole : Veni vidi vici ..
Lo ftile Afiatico è quello , chie abbonda di
parole foverchie , di coffe troppo amplificai
te ,<■ e di periodi molto lunghi e diffufi .
Dicefi anche ftile ampollofo . Diedero il
nome a quello ftile i popoli dell* Alia , a
etri molto piacer la lòverchia e fmoderatt*
affluenza di ragionare . Il prudente Orato,
re dovrà fuggir quello ftile , in cui molto
in apparenza } ma in foftanza affai poco fi
dice .
CAP.XIL
Digitized by Google
CAP.
XII.
Dello Stile Vi^iofo .
S Arà viziofo lo Itile , fe fia gonfio, o fred-
do , o troppo fciolto , o fecco . .
Lo Itile gonfio è quello , in cui ritrovafi un* *
affettata magnificenza di fentimenti , ,e di
parole .
Lo Itile freddo abbonda di ornamenti pueri-
li , d’ infipide lepidezze , e di fciocche al-
lufioni .
Lo ftile alTai fciolto è quello , in cui le pa-
role fon fituate fenza fuono , fenz* arte , e
fenz’ alcun ligamento .
Finalmente lo Itile fecco è quello , in cui le
parole , e i fentimenti fono umili baffi e
volgari .
Dell’ Arte Rettorica
* *4 .
L I B. - IV. ..
Del Pronunciamento.
I L Pronunciamento può definirsi un’ accon-
cia maniera di porgere l’Orazione col ge-
tto,
Digitized by Gooole
1
fio , e colla voce . Cicerone ftimò quella
parte dell’Eloquenza così importante, che
fu chiamata da lui ad Brut. Senno cor-
poris .* e nel trattato de Orat. così lafciò
fcritto .* Ncque tam refert qualia ftnt , qua
dicas , quam quomodo dicantur .
Tre cofe concorrono a recitar bene un’ Ora-
zione : la memoria , la voce , e ’I gelto .
CAP. I.
Della memoria , e della voce.
L A memoria è una pronta facoltà di rite-
ner 1’ idee delle cofe , e di efprimerle
per mezzo delle parole. Elfendo quella una
naturai potenza dell’anima , si dee ricono-
fcer dalla natura . A colui , che non ha
memoria molto felice , potrà fommamente
giovare il leggere una volta il giorno tut-
ta intera quell’orazione , che ha da reci-
tare . Coll’ efercizio di quella replicata le-
zione egli vedrà , che dopo alquanti gior-
ni con picciol travaglio laprà tutto a me-
moria il fuo Componimento.
Intorno alla voce notar fi poflòno tre cofe :
I. Che le parole fian pronunziate con chia-
rezza in maniera , che 1’ una non fi confon-
da coll’ altra , e tutte le fillabe si facciano
interamente fentire. a. Che
/
Digitized by Google
4
120
z: Che ria voce non abbia Tempre il me-
desiato tuono, e le parole non si profferi,
fcano quasi cantando.
g. Che si varj .la voce fecondo ,la varietà de-
gli argomenti , e degli affetti , che si han
da muovere. .Devesi anche variar la voce
fecondo le varie parti dell’ Orazione .
L’ Efordio richiede una voce più tofto baffa,
che alta . Dopo l’ Efordio feguendo la nar-
razione , quella far fi deve con voce fem-
plice e chiara , quafi come fi ufa ne’ fa-
miliari difcorfi. Nella confermazione ado-
prar fi deve una voce più alta ,e più for-
te . Finalmente nella Perorazione fidato T
Oratore alla bontà , ed alla prudenza degli
Afcoltanti, e già credendo di avergli per-
fuafi , quafi trionfante ufar deve tutto lo
sforzo della fui voce. Ma fi ricordi , co-
me già abbiam detto , di variarla fecondo
i varj affetti , che fpecialmeote in queft’
ultima parte dell’ Orazione muover fi deb-
• , tono . \
» i
j ' ' ■ * • ; ~ T | — -r!
C A P. II.
J)d Cejlo.
L A voce deve accompagnarli dal Getto, il
quale non è altro 3 che 1’ anione , e’1 mo-
vimento del Corpo. Il
Digitized by Googli
/
121
Il Getto non fia molle ed effeminato , nè
deve affettarli, ma fia femplice e naturale.
Al contrario non fia rozzo ed incivile.
Tutto il Corpo ftia dritto , e non fia qua e
là agitato con ifmoderati movimenti . Si
guardi l’Oratore dallo ftar immobile agui-
fa di Statua , come fe aveffe inghiottito
uno fchidone, potendo il corpo con mode-
ratezza o davanti , o lateralmente piegarfi.
Il Capo non deve agitarfi fpeffo . Si può muo-
ver però moderatamente con far fegno odi
sì , o di nò .
Il Volto fi moftri or lieto, or metto, or pia-
cevole, or accefo di fdegno fecondo la di-
verfità degli affetti , e degli argomenti .
Le Braccia non si han da tener pendenti ed
immobili , nè 1 moderatamente si han da
agitare .
La mano siniftra non dee geftir fola , come
può far la delira : può quella foltanto ac-
compagnar il moto di quella. Le mani col
gellire non mai eccedano il Capo , anzi
nè pur giungano a coprir il volto .
E’ cofa fconcia e ridicola 1’ alzar inegualmen-
te , e’1 piegare fpclfo le dita . Si può fo-
lamente coll’ indice qual che cofa additare *
I Ec
\
Digitized by Google
122
m
E Ccoci al termine dei precetti , che foglion
darsi intorno all’ Arte Rettorica . An-
corché quelli sian facili e chiari , per-
chè tutti illuftrati cogli efempj più vivi de-
gli Scrittori più celebri , non fono però ba-
ftevoli da per le foli a far si , che un Gio-
vane dopo avergli ben intefi , formi con elfi
un compiuto Ragionamento . A ciò fare ,
oltre all’ efercizio da noi più volte incul-
cato , come quello , eh’ è necefiario per tut-
te le difcipline , e fpecialmente per 1’ arte
, di perfuadere , vi bifogna ancor la materia,
fenza di cui chi Icrive rimarrà Tempre nel
fccco , nè mai dalla fua penna ufeir potrà
. un perfetto periodo. E come mai potrà uno
Scultore, ancorché fia efpertiflimo nell’arte
fua, formar una Statua, fe a lui manca il
marmo, e’i legno, che fon la materia, on-
de può quella formarli ?
II Giovane dunque non ifperi con quelli foli
precetti diventar dotto ed eloquente Oratore,
l'c la fua mente non fia prima arricchita di
. quelle varie cognizioni , che formano general-
mente la materia del ragionare . Egli deve
. per tanto applicarfi prima allo ftudio della
Filol'ofia , c da tutte le fuc parti acquiftar
le idee, e le notizie di quelle cole , che
dall’ Uomo fi polfon fapere , ed intendere .
Tal fu anche ii fentimcnto di Orazio, il
• < 1! qua-
Digitized by Google
. . I2 3
’ quale gii nell’Arte poetica infognò, chela
materia di fcrivere ricavai» li dee dalle Car-
te di Socrate, cioè dai libri di coloro, che
fono flati Maellri in Filolofia :
Rem ùb 't Socratica poterunt oflendere chartx .
Oltracciò per giugner taluno all’ eccellenza
<li quell’ arte , deve attendere a legger di
continuo non l'olamente i primi Oratori Gre-
ci , Latini , e Tofcani , ma anche ^ ficco-
me avverti Cicerone) i Poeti più fcienzia-
• ti e più dotti . Sogliono quelli , allorché
parlano Effi , o introducono altri a parla-
• re , non ufar que’ fentimenti noti e trivia-
li , che per lo più nafeono in niente agli
Uomini , o fi afcoltano ne’ ragionamenti ci- ,
vili : ma quelli , che più feelti, più nobi-
li , più pellegrini , pofiòno ufeir di mente
ad un Eroe , ad un Uomo erudito , e ad
altre fimili perfone .
Adopranfi in oltre dai Poeti, per efprimer i proprj,
o gli altrui concetti, non già le frafi volgari, e
le comunali parole , ma quali Tempre le più vi-
ve , le più armoniofe , le più efpreflive , le
più maellofe , che pollano convenir al l'og-
getto , eh’ effi han per le mani , e che con
maggior vaghezza , e nobiltà poffimo ador-
narlo . Laonde farà fommo il vantaggio,
che 1* Oratore ricaverà in leggendo 1 i più
• eccellenti Poeti ; poiché nel delcri ver le co-
’• fe , e nel muovere gli affetti , uferà egli
<. la una
una certa vivezza , un certo brio, ed una
> maeftà , che non uferebbe , fe mai fermato
non fi folle a converfar colle Mufe .
Qui però non è mio intendimento il propor-
re ai Giovanetti alla rinfufa tutti i Poeti,
le di cui opere facilmente potrebbono allon-
tanargli dal fentiero della virtù, e del buon
collume . Gli Scrittori di quella forta leg-
ger fi debbono con cautela , e con riferba :
nè i Giovani fi faccian lecito di fcorrerc
alla cieca per ogni campo , affinchè men-
tre cercano di raccoglier mele , non tran-
gugino il veleno . Gli antichi Poeti Gre-
ci , e Latini egualmente che molti Tofca-
ni i quali già in amorofe ciance , e fra-
fcherie i lor fublimi ingegni indegnamente
logorarono , mal fi confanno all’età frefca
e giovanile .
Per efercizio così della Poefia , come dell’ Elo-
quenza fi polfono con ficurezza aver tra le ma.
ni le Poefie facce di Girolamo Vida, di Tomma-
fo Ctva, di Francefco Itemene.' rilegger fi pof-
fono le Rime del Senator Vincenzo da Fi -
licaja . Imperocché effendo codelli Poeti e
puri e netti , non può temerfi , che delfi-
no negli animi altrui alcun penfiero, che
all’ onellà fia contrario . Le cennate Poe-
lie, con altre confimili, han per materia fol-
tanto cofe facre , ed eroiche : i lor dottif-
fimi Autori non offendono punto il collu-
me.
Digitized by Google
-J
me , ficcome han Fatto tant’ altri , che ufan-
do Foverchia libertà nello fcrivere han cre-
duto di acquiftar gloria, o con isFogar can-
tando le proprie , o col deFcrivere al vivo
le altrui difordinatc p a fiioni.
Or da ciò , che abbiam detto , conchiudeFi
che quattro coFe affolutamente concorrono a
formar un perfetto Oratore : i precetti del-
1’ Arte , lo Audio della Filofofia , la lettu-
ra degli Oratori , e dei Poeti , e’i conti-
nuato Efercizio.
il fine
Lode a Dio.
f
EMI-
Digitized by Google
* EMINENTISSIMO SIGNORE .
*Y T Incenzo Mazzola- Vocol a fupplicando efpo-
'V' ne à V. Em. come defidera ftampare i
Precetti di Rettorica dettati a ’ fuoi Difcepoli
dall'\Abate D. Antonio cAdami . Per tanto l'ap-
plica V. E. a commetterne la revifione a chi
meglio le parerà , e 1 * avrà a grazia ut Deus.'
■ Jfctm. Rev. Dominus D. Salvator %Aula S.Th.
P. & in xAula jfrch'tep. litterarum bumanarum
D. revideat , & in fcriptis referat . Datum die
24. xAprilis 1770.
Jofeph Sparanus Can. Deput.
EMINENTISSIME DOMINE.
O Pus , hunc prae fe ferens titulum : Pre-
cetti di Rettorica dettati a' fuoi difcepoli
dall' lAbate D. ^Antonio ^Adamt , tuo , Eminentif-
lime Princeps , imperio legi : in eoque cum ni-
hil Catholicae Fidei , morumve probi tati abfo-
num , tum vero plurimum in virtutem ftudium
pallini emicans deprehendi . Cum autem ad
eam fit ipfum oratoria artis tradendaz rationem
comparatum , ut commendandum non minime
effe videatur ; e re adolefcentium fore cenfco ,
fi, accedente E. Tuse nutu, inpublicum produ-
cano*. Neapoli xiv. Kal. Sextil. an. mdcclxx.
Em. T.
• t/Tddi&ifs. & Obfequentifs .
Salvator Àula .
Attenta relatione Domini Reviforis imprima*
tur. Datum die zi. Julii 1770.
Jofeph Sparanus Can. Dep.
S.R.M.
Digitized by Coogli
S. R. M.
V incenzo Mazzola-Vocola Stampatore , fup-
plicando efpone a V. R. M. come de,
fiderà (lampare i Precetti di Rettorie a dettati
a ’ ftioi Difcepoli dall ’ aliate D. Antonio Adami :
Per tanto lupplica V. R. M. a commetterne
la revifione a chi meglio le parerà , e 1’ avrà
a grazia . ut Deus . ,
Magnificat U. J.D. D. Janaarius Vico in
hac Regia St odiar um Univerfitate Profejfor , re-
videat , & in fcriptis referat . Datum Ncapoli
die 23. menfis Martii 1770.
. . » V
Nicolaus Epifcopus Put. C. M.
ILLUSTRISI E REVEREND. SIGNORE.'
P Er ordine di V. S. Illuftrifiima con fommo,
mio piacere ho letto 1 ’ Opera intitolata ,
Precetti di Rettorica \ di D. Antonio Adami .*,
F ifteflo argomento, la giuflifica . da ogni qua-,
lunque menomo fofpetto : anzi ho grandemen-
te ammirato la giudiziofa condotta del nobile
Autore, che ha voluto ingegnofamente dimo-
ftrare , che le Arti anche nella di loro ftrut-
tura poflono la natura imitare ;, la quale ne’
piccioliffimi corpi sa egualmente efprimere
tutte le parti , di cui i più valli ed enormi
fono comporti . Cosi Egli da abile Maeftro
con fomma brevità e chiarezza infieme ha
Cer-
Digilized by Google
cercato raccorre in un’ Enchiridio T quanto da-
gli altri Retori in ampj Volumi fi è mai in-
ternato . Quindi la ftimo degniflima della pub-
blica luce , ove V. S. Illuftriflima così fi com-
piaccia . Napoli 12. Giugno 1770.
Di V. S. Illuftrifs. , e Reverendifs.
Divotifs ., ed Obbligatifs. Servidore
Gennaro Vico.
Die 20. Menjìs Julii 1770. Neap,
Vifo refcripto fu<e Regalis Maje/latis fub die
14 . correnti s menfis anni , ac relatione U.J.DoB.
D.Januarii Vico de commiflione Reverendi Regii
Cappellani Major il , ordine prafata Regalis Ma-
jejlatis
Regalis Camera S.' Clare providet , decernit ,
atque mandat , quod imprimatur cum inferta for-
ma prafentis fupplicis libelli , ac approbatione
difti Reviforis • Verum in publicatione fervetur
Regia Pragmatica , hoc fuum &c.
- ' r » . < . 1 1 #
Gaeta . Paoletti .
Vidit Fifcus R.C.
III. Marchio Citus Pr^sidens , &
esteri Illuflres Aularura Praefeéìi tempore
fufefcriptionis imped.
Reg. fai.
». ■* .i ' \
Carulli . Athanafius .
WG 2c\A^éZ
Digitized by Goo<
No comments:
Post a Comment