SAGGIO
PI RETTORIGA,
che insegna alla gioventù studiosa
i carafìeri di perfetto Oratore^
ed i mezzi a diveiiiivi
COMPILATO
DA SALVATORE DE SORTIS
NAPOLI 1824.
r
Nella Tipografia Chiasesm
Con appro^azio^<9
f
A« t
Digitized by
PREFAZIONE, '
r
^ ■
aomo deve alla tiattin il genio , #
' la dispobizlune all' eloquenza ^ ali' Ora«
icria 9 €fa« è la facoltà di rt|i§cm :iiel
rilevante oggetto di persuadere . L' arie.
Io studio 9 TMercizio coliivana m ki ^
nigtiorano , e perfezionano il genio na-
" turale. Kon giovano \ precetti deli' arie^
te 4«ieati noii trovano aetb» Sfìtriio di chi
riceve^ 1* ingegno ^ e k di^^potizionà
die poi ¥antio^ ad ecciiarst , «vilopparsi^^
, 0 ffio ierarsi saggiamente con quei preMt^
ti. Le oaiervazionir auUa aaiora delle eo«
se , la giornaliera c omiderazioae di queU-
lo elle avviene tra gli ^lomfni , la tiies»
•èoue attiva , e 1* esempio di quei pri*
»ii, e ptrfeiù Oiaiori che sono ai beim-
Musciti nei***arte lero, PoiJliià che risul-
ta a chiunque , con additargli i mesai
sicari 9 e facili ^ pèr coQstguire un in-
ieulu 9 il fine, di giovare eoo accanel
f • ajuti.
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A
ajatt lianno fatato sulle prime il :pctfi«
$ieio ui raccogliere alcune regole ^ ed
ìnsegnamtinU -pbe « poress<^rq proporsi ai
giovani , mi io modo tale di non sop-
primere in essi^u^ guastare il genio oa«
turale ed ì liberi pensamenti dell' inge-
l^no , nè renderli iaiiuto»i, o servili CQ*
pibti' dell' aUrui operazioni , ed aatoricà,
; "Quesia è. quella che dicesi arte relXOr
fica 9 .ì&tituzicio^ reitorica , oratoria^ ec;
Hettoiici 9 o preceuori di eloqueuza so*
no d^tti co4oro che ai aooo applicati «
raccogliere , ed insegnare ad altu siifatU
pr€cettù ,« Oratori, ai dicono, qiteili: cIm
ne faiiiìO uso. Ove i Rettonci non sap<^
piaao £>ruìre l'arte ioro^chi è che noia,
vede che recano danno , e pregiudizio a
coloro che iiDpicudaao ad ammaestrale?
Pacasi dettare le regole deirarte in ino^
ilo che remino liberi in chi gli appren^
de ^ i talenti , il geoìo , e i v^li di peii«i
sieri, {ij ^aaiura, non vi ha dobbio, dett
atere. sparsi àeir uomo i germi e la ibrf>.
za difibuo^ Oraiore* L'arie poi , lo siu-
4ÌQ9 e : r eiseccizio coltivano 9 fanno (}er«
^àUgUaie i^eLui dalla, natura diUusi. Es-»
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{
si sono die islrulscoup lo spirito, dan-
no le dcifinìzioDi delle oose , losegnaDO
la forza , il sionificato de' vocaboli ^ e
mettono i talenti in istato di entrare si«
cnranìente nelle com| osizioni Oratorie .
ÌLcco il fine the si propone il rettorico
nel combinare le istituzioni Oratorie «
Qaesio è il fine che mi sono propoi^to ^
e in <|tti spéro oyaere lìoscito .
4jf
J
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1 ,
« • f
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i
IN QUAWTE PARTI SOGLIONO DI-
VIDERSI LE ISTITUZIOm
DlRfiTTORICA. *
ordinario si dividono in quattro
parli 9 e si chiamano, i. Invenzione^
Disposizione. 3. Elocuzione. 4- P**^*
noncia. Eccone in breve la definizione
• 1^ ordine
L'Oratore dee sapere gli argomenti^
le fa gì ODI , i fatti proprìt a dimostrare,
dilettare 9 muovere, dee trovarli, e
necoglierli tutti. Questa dìcesi Inveii*
zione. ^ :
, Dee disporre V idee tn un discoriò ,
ciascuna al suo luògo, sicché risulti un
tutto ordinato , che quanto più voYen<»'
fieri si ascolta, tanto più penetra e mno^
ve gli animi, e tanto più resta impresa
So in meibCHrla • Questa è la Disposi*
«ione « . / , .
••4 U«ar
bigitized
8
Usar dee e&pres»ioQÌ , frasi > modi ^
sentenze , e ri^;ure che nulla abbiano del
triviale y e del basso , ma siano scelte ^
e più di tatto adattate al punto che
Ira Ita . Qne<^ta si cbian^a Elocuzione» \
Saprà io fine come recitare iiiiia0KÌ •
rispetiablle udieu^a iil suo discorso ^ col
moderare la voce ^- col regolare B^to^
e con adoperare le maniere più accon^e^
più destre e più nobili Questa v|pà
detta Pronnnclazione .
D» Ora ci darete <U cìj^scuna deil^
quattro parti una ìstruzi< ne bastante e
capace di farne acquistare tuui ì .prii|<^
oipii e le regole per ''bene u^rli; .
R. Si . Lo farò spiegai!^ con dettafi»
glio cias€uua delle patti ^ $pieg;|pdo^ ^
Dumerando tutti gli ^rticpii che ad es$^
61 riferiscono ; recando atiéora gli esepi;^
pii che confernìano quello chQ si S^pi^ga
a parte a parte» .
Lv- iiraz-on^ degli esempj sono di au«
tori Greci , Latini , Italiani y Francfsi ^
tanto socri quanto prof^ini . -
Comii^cerenio d tlia. prij^a parte delia
Rettorica cTie è T luvenzione •
*
Digiiizca by
G
i. t,
m
della R^Uorìoa cioà •
che co^ è ? • ' ^ ^
. ft» L'0rf4ore «Ke vuol mltarai a com^
porre un discorso penderà sulle prime
ili. cl)e cUa irritarci ^ e co&ì troveià
la fantasia , il genio , le sue cognizioni^
.la, pflesMQne gli foroiscono ipolti punti ^
ssfìtimeBtì topportiMii a fonaare «air4i^
scorsQ reii^eo^ e proporre un a&&uQta
wrilevaote, e pnivaifo a> ^oe ài alileitafa^ 4
muovere i^i animi Noterà tatto, peuserà
poi a .trovava aUtt argoaftenli , e mate»
riali del suo discorso. Unirà ai J^uoi pen-
«attenti U letianra 9 la meditaaiona l^n I
libiì, che trottano dell'oggetto su cui
vaol 6gli iavdUra^a cosà oiaduando aa->
prà ritrovare , e far suoi altri argomen-
ti , e ragioni • Coli' ingegno Suo creati*
vo 9 col genio eccitato nel éorso steséa
della sua composizione egli raccoglierà
latti qoami può avara |^ argoaoteÉti , i
- i :] . traslti,
tratti^ le Mtoriià.^ i 'fiettUilitnl! cK« sia-
no valevoli a proyare , a dilettare , a
mwv%r0 k Ecco ciò clm dtèeai iavensio*
se 9 la quale vien definita : ^€jcrco^i/a£io
rerum vera^wn^ «ut veriUmiHuM j qua e
valeant ad faciendam Jidem , tL ad
motus exciiaudos.
..D. Di quante sorti 80|io gli argomen*
ti oratorii ? . • . . f ' ' '
R. Gli argomenti Ora torf sono di dae
^orti, intrioseci 9 ed estrinseci , certi ^ e
firobabiU • Quegli argchneoti cbe V ora^
tore dee trovare^ e ten^r pronti per cono^
porre il suo ^disqorso^ altra mi aoaa che
pruove €'*cconce per dimostrare , ed ec^
citare gli afifettj* Sp iraggoiio ^ dalle •cieo**
ze 9 dalla storia , e dai fatti. Ma la rét-
toi^ica ci ibrcisce i me^i per tirare j e
tnantggiare tali argomeiati Essi sono
detti ancora iuoghi ^^atorii ^ o fonti, di
argoiftenii alti a provare ^ e <feito
I
r
$. li.
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.»«
I
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Definifuone .
he co^a i defiaigioM Oratoria ?
R. La definizione oratoria è nna breve^
• circoscritta spiegazione delia cosa. L^ora*
tote p«r far meglio conoscere quel che «ia
una coaa ia va spiegando con amplifica»
kione di |iar4Ìe ohe n' e^prìmafio il éa^
rattere 9 le qualità | gli atiriboti. La de*
finiaione Ortiom HM ai fa dall' Oralo*
re come fa il logico che definisce itda
cosa col geaere ^ e Mila diffi^reoaa ^ p6#
esempio : V uomo è un animale ragioW
iievol0 ^ «a eoo aUiondansa di parole 9
• di senttaMKì ^ e eoo %egli^ oroaiwnil
e figure métta in prpapiettiva luminosa y
éileuévole , e^ looeaóte tattb ciò che si
conviene, air uoma^ «ila aua iiatura^<
alia ana ptopruMà.
D: Come r Oratore formerà una defi-
nbiooe esatta ?
R. Molto più r Oratore dovrà indù-
atriarsi nel dare una spiegazione unta
p^opris^^ e carMteriat^ca di gualche vo-
calK)lo ,
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■
' ^ t
cabolo , cbe non sappiasi a fonda quel
che ^spiioìe . Considerale perciò corue ^'
e quanto vale atffiittti argonxmto oralo»
rio ad imprimere ueir nnltn » d«^gU udi-
tori più chiare ^ e* diaimte -opzioni deU
cosa cbe si defìnisce, ed a dimostrare
ci# che ai è pvoposxo ^ e come ùe acqai^
stano quella conoscenza che non aveanOj^
^..fi»rm^oo \n \fìtQ m^nte più alto ^ e grao-
dioso coucelto , e si rendono più inoli*-
nati alla persaasiope./ Cqh V Oratore
4«fioirà ruomós» nft*opere •eceellente &r^'
mau da Dlo> fornita di ragione , fatta
«4 immaginè del Oeatore^y e ^natft per
L' immortalità » • '
Coai . potrai definire eòi Ubre^ 4eUa
Sapienza : Sacrìficiiim salutare est at-»
UndUre. mamdatis ^ et €Usfmdere ab
omni iniquitate , Eccl. 35.
Sapi^nteinente anci^ra definirai la l!^
iiertà degli agenti ragionevoli. La li-
h^vlk è U pfJMoit^ . di pensare e di ppe^
rare senza fotea , ma per Tiflessione^ e.
jl^r jpre^jpi^a 3^ Ay^la de lib. e deW
Questó jjmfEQQ argte&eiètQ è ciMamato
*
>
■
d^efiolziane , o piuttosto descrizióne Ora«>
torta «
Tiumerazione delle parti.-
... • » •
P
D. he cosa è U numerazione detto
parfi 9 e che ])eso «Ha ha ? * ' ' '
«k R. Quando fOratore oél corso della snt ,
acrifìga, ei sì nuotar ruenie nelT adJurre le
pruo ve nomina qualche còsa che con«
t^nga in se altre parli , e viene poi ad
indicare . ciascnna di questa parti , nar^ .
landò di essa ciò che le conviene tela-
livao^aie al puQlo^ che si tratu ^ sarà
^ailoMin beliii^imo argonienio oraiotio
molto acconcio a provare , a convince-'
. ' i)«.^ra ìbnovere gli aflFetit 9 e persiiiadera».
Oaeirudire oomi^iaie laale cose che tut-^
te si fiferisemo- ad un soggettò prioci««?
pala^ oh i|ual lui te impressione fa neir
' al&hiM , i Qjfl mùKO di chi ascolta ì è-
cOine ragionevolmente sì cònthiade con-*' .
vwise \a uuuo ciuelio cha.si era atstiu
rjto •
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, / ...
' moi.«_Qu9Sta dicesi dai RottMi^i Eaii^
merMìoae delie pam. Hen conosce og^u«
^ no quatita forza ha (j^uest' argumeoto
quando è bea fatta JNoi lo abbiamo
iauanzì a§^li occhi quando cooipo^piamo^
e lo vediamo col. i'att<> •
D* Dateci alcuni eseoipj ?
f R» S. Gregorio Papa proacinzia jgae*»
sia sementa : Omnis creaturae aH(^iiid -
habet homo\ Va poi nurneraudo Q%a^
essere crei Mo nella sua classe, e fa nu«
' aaerazioiu di parti riferite al tutto imie^ .
me di creata ra : habet ^ dice, eommm^
^ne esse curn lapidtbus^ vi\;€re oum ar^* •
hùrìhus , sentire oum animai ibM , inn^
telligere cum Angelis ^ P estete, la ve»-
felabilità v la aeii^biliià ^ l :iutell gf osa.
' è comune all' uomo ,coh altre* creat4ir<i*
terrestri , e celesii .che sonò gli. Angeli ^'
JLibia Oratore Greco nel di**coiso qain«< '
lo lontra Àntocida questa numeraV
zione di parti » fioalmente nè il popolo,'
\.nè ^li uojurni , nè 'alcun ré ^ nò ia^cit* -
là si degnò df rièevère qudKl'o4iiloiSv L^
autore del libro dcJla Sapienza cosi mi«'
„lMr4 l^xà i càralttri.|iriaiarj dtlW 'tpi»
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iS
yiuico 9 mpitipUce^y sonile , eloquente f
mòbile 9i inimaQQUto ^ certo , doice j ,
mante del bene, pronto ^ che aleute im*
l^disq^ 'htm&qo.^ ttfiaaiio ^ beoìgoo ^
fermo V avente ogni virtù, vedente ogni
cosa , 9 valevole a fuceadere tutti |^
ispiriti . *» Oopb questi pochi esempj
9am$|ra2Ìp.n i di parti a^iangiamp a» aj[«^
tro iitew dlvM[aifilbii che dice : 9» più
contano i grandi di loio grandezza dm
ieeoli; cte uOa aooo piò, da dignità eh»
lion posseggonq , da impr^ae che^
Mo faaaiio /atio^ da ttey ^ li^ Mii
ite che vile polvere, e da moatMU^Otii
•h» ii tempo joM 4Mi<;^lat0 '
^^^^^^^^^^^^^^^ ^^^^^^^^^^^^^^^^ ^^^^
mnf m é coni usati .
• , - • \ . ■
- ; , » « .
Vt. V-rfbe cosft ^ «nàpuzlonft. del BOlll%
* «W» •! a«»<!]}racicare ? ^
9.>..Xa, argomento cbe rhiamiii ^ anno»
Ux^9^ dti ^pà», è^uellp |>er cui l'ora-
iurn
t6
•ore trm wl nómt iimm ditU o»ini
una raglaae una co/istd^raz'ton^.tale^
là quale 4ia. qaaUhe {jeso ptft- prov»ra^%
vede che e^^o die pascere dalleiinio^
logia di qualche 04>(iie^ U quale qoA
Stiinp^e si può avere ^ on(l« T Oratura
jK>n ai Jarigheià taaun di e^so ^ che cadft
in concetti puerili , «d *in ]>eil$iarl ba$<«
. ai^ come e avvenuto io alcuni tempi ^ i
|hrei9P aifeoflii Oratori ^ ^he troppo t^àa-
.no voluto a0ttilu^are su i oumi^.
Pocbi'eéemr») ^ibbiamo ; ' ieo<)) Coi»^
^eii Qonsulit patrizie i *u Yerre scber/.ò
Cicerone -pcicbè Mrraf i^iiMia,' ctòè rttbft
le coédé'QdH Giovanni nelU oosirà Uni*»
gua suona «graera ' di Olo-^^» -griti>a^*i>icf
e sul nome Gi)vaiini si iroveianno lo*
devolmeute argomenti di encomii al Pre»
curiose, dell'uomo Dio. Già si vede n.e|-
la riiMà^ione ^dél no:ne f|nani.6 cade id
acconcio , cbe ai vuol fare da Fiy:>sofo ^
e Don da pedante .
, Id:^ Ghè' dose eond' i coTnììigatr ?
dicuni es«;mpj .
-<fll. i ^^injngati aanor quBl vfiriare ìiu
vt^ca^buló^ 4ii ^iù paiole cbe posbodio na«
>^ ecece
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tcere da esso ^ ed esprìmere diversi con*
cetti • 'Servotko a meglia spiegar qualche'
cosa, e dare all' Oratore campo a spa-
ziarsi ^ * e' trovare i mezzi dì ' provare
Cosi amore 5 ami«e , amabile, ammle ^
amorevolmente ^ sono ooDjogdti • Cicero«-
ne ne più «senipj , ecconè uno .17^
ad senem senex de senectUtt^ sic in hoc
Uhro ad'-amioum i^mìchsimus de ému
citia scripsi . S. Girolamo epist. VIIL
icrtve ridèri / af ridere sécidar^Ut
relinque . I conjugati soa detti ancora'
termiai dèi^iyaiklv 'e Vd^onò, qnandè
hanno 9 esser trattati come la notazione
del QOitie éoV^ìBt quale gli abbiamo uaiti/
4t
C.. ^ V :
he cosa ò il genere ^ e la jipecie
,ifi Reilorkui? . v?. • ^
R. Genere chiamano i Rettorie! quel*
lai ca^4 che è comune altr^ ancora ,^
contiene sotto di i« T idea di altre
B
COi^
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cose clie si ^rilertscoiua aid €$M « Spcicie ^
o .iotrma cl^a.mat\a c[utìUa ^cpsa ..il cui .
Bone è p^prio solo dì essa , ed è ooa«
tenuta iffir idea d^l geoeie a, cai si lir
irrisele •
D. Che altro non^ie lir^nno , e come,
S^ fiorii. ^f^pjoaentq di essi;?'
. R. }I genere io reuorica si- pare
t^^i «^ la spec?ie ipot^^i .Di pe*a
è 1' ^gojOftMtq daj gr?»ere alla specie , a
4aila specie al gaaere. Perciò si dee ada>
prai:^, j^ii giudizio, perchè paflare oel ge<*
npr^ uoa de^ es&jare.trpppt^ )tiQ§39 q^uiio.^ .
4p 'si 4we .voaica aUf^. i^^^c^ft^ .la qual^
poi resterebbe poco provatale chi ascoi-»
ta ne seotirebba tedio • argoniento -
dalla sp 'cie al geriere si usa per Io più.
Jieir esordio , ^ nel priaaipio della, con-
fermazione..'^ Gli; esefupj soKoViiioUissim^
presso gli autori »
D. Spiegatelo eoa ufi modo p^atmo .
R., La parola virili ò il genere cb^
abbraccia lutie le virtù che seào la ipé^
eie . Or ^e noi favellando di un:i virtù
speeiale^ \ièt esempio', della^ tempera m^a ^
riduciamo il diseorio alla yixiù, generale-,
'/y . ' ' ' a ^uiu-
.Digitizedby Google
e quindi ritorniamo alla nostra specie ,
allora usinnio V argomento del genere ,
.e della specie, oppure della tesi, e dell*
ipotesi .
Cosi pure pas-ando dal genere alla
""specie , dice T autore del librow Bellezza
della Storia Universale m avendo or da-
jta una idea generale de' pregi di tutti
gli storici ( ecco il genere ) , passiamo
a dar ragguaglio di ciascun' opera parti-
tameniew ( ecco U specie ). lu ciascun*
opera poi ravvisa i pregi che si è delta
in generale dover convenire alle istorie}
e così mostra essere ogni opera in se for-
bita de' pregi , che a tutte sono esseu*^
2Ìali .
Già si conosce , che vuol dire quel
rnodo 5> richiamar l'ipotesi aliatesi j U
-tesi rfP ipoteii • , ,
t >
« .
i
TWry'\\'\7Cir\ V
V ; Causa ., ed JEff^ttg^. .
G- . ' '
^ be cof^a è li causa , e V efFetlo ?
. ^ R» C'dUSà o cagione si dice q^tiUa cj:{^
/gj^duce una cosa , la quale dicesi effet»*
té^! Questo nasce simigliauie ali^ ,cag^«
ne che la prodabe ^ e questa ^ ,e ^ellò
icoa segre^ . ed amlcheyoL riflefSQ ^tgiUf^rr
trà loro scambievQliàeQte ^ ,
^ p. Qiiaau sorie di cagf^oi .4 mm-
Jind ? . . ■ , .
R, Le cagioni In gener^lq si cljic^ma-. .
*ào !• Cagione efficiente quella chv Jui
^dato in luce quell' efFeito , Dio è la ca-
'l^iqne efficiente del moa{|i^^ ^ L' argomen-
^:U^ sarà il lodare Ì*eftetì<ai còlie d^l^
la cagione efficiente • X Cagione forma**
' te c[aeUa che riguarda il disegno , le
bellezza ^ le vir(ù j tatto il distintivo
' ^éeir effetto . S. Cagione materiale umé
i piiiicìp} co9}ponieuli dell' effetto» L'ecr
^leaM di etai ha ri$alM neH' eecellen-
<2« dell'opera. 4* Cagioae iioale è 11 fi-
Di^itjàgd by Google
il
iA«^€he altri nel produrre quell'ef-
fetto. Dove si mtmra nobile'^ utile , lo«-
^evole il fine^ crescerà lode giustamente
iiU\effè(ta . ly Oratore - farà igràoéé ^tirò
d^gU argooieati che gli somoiinisira ia
ec>psìdertfaioM di queste t[aattro cagioiii
-o iuUe^ se ci cadono , o alcune di es«
ita • K avrà sempre luogo V argomento
Kiair effetto alla cagione ^ dalla cagione
air «?«eUo • . i . '
. . D. Dateci qualcl}e esempio ,
Ecco un esempio dell' autore del
allibro détta "Capienza : opprimiamo il giu-
sto dicono gli empj ^ ( ^.^g^^^^ %^^r
•-le ) percbè è * coìkrario alle opere htkùm
iMm\^ e ci rimprovera i nostri peccati
cÒDtrd la legge b > * • ; ^ ^
Iq fine due brevi esempj di Filosofi'
Oratori fan vedere U J>eUo intreccio ^
cagione e di effetto . Uno è di Tullio
iib. I. de oi&c. cap, Qì. : In qj^ip co^
tendo causa ^ sita vitae est honestaS
omnis ( effetto ) et in n^li^endo ^iur^
pitudo • Ìj altro di Demostene nella %.
Filippica 9 presso RoUin.p^ 333* : Fi<^
4i{>pa,è debitore del ino ingrandinkenta
( effet-
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0»
( ^etto ) più alla vostra negligena^ >
cli6 al suo v%l(njs (cauaa )».
Ecco un altro esempio del Massil-
.]|on serntpn^ su i vuj • Id virtà
grandi »> Dio vi ha posti sopra gli
, «Uri fine £Ì^9 siate i pidri de* po*-
.pplt 9 i coAsoIatpri degli afflitti , V asila
deboli , il sostegno d^lia Chiesa , i
protettori della. virlù| il modello di tat*
ti i fedeli 5> .
D« Qhaiìdo %i fa uso . dell' argouwato
llella cagione , e dell' effetto ?
R» Nella discrezione di «qualche lavo»
royo di qualche asione farà grande uso
'Oratore degU.argoaieali che gli so0i.^
nioistra la coiisideraftiMie delle .q;aaÙM
ca|;ioai sopra cennate »
» * •
*
X . . . .f
» »•
f
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r
S. VII. . .
< ^
Simili y e dissimili . /
Q. . •
iiaj è 1' argomento dr' cimili ?
il. ^rgorni nlo de' simili si; il^ce quel*.
1^ il cui. U Oratore per far meglio .^^ì-
ci^Q ^miSi , la soaiigjiia cp%
a(;if-^ .oosa,^ b«pcbè di naAora di^eiEME^
> (salU (iu^le ajVrài qjualche; $omi-.
' I). Qua! è r argj^i^^nlo de' dissimili?
, M(^.i^isn4f^. m dtte W. ijityjcisa
quel punto nel quale non hanno tomU
gliaiUA^ ^ qM^^ia piiitaAP si forma
F argonieolo^ per daP^ pià. '»!>altq aJl»
CQsa questo è oiò ,(pl»e .(Uc#6Ì acgQm^Qnii.
* ;D. DMeci oca al<yii|9 ,6#etìj^io de|^i
«rgpmeQti ,de! aiiiiili ? , c , " - • v;?
^ -R. E^coQ^ uicvs^ cU D^most^j^il^i» ; com^
le qase ^ • le ^nayji ^. * k:: 4t|«iJMli^^
^ure di questa foggia deb^AO avere le;
- - ^ fAi^U ;
*
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parti ebe sumio al di aotto robastis^i-*
me j così ancora g? ingraacUiiueiili vo-
gliono avere per principio , e per £iuda^
mento la vedià 9 e 1^ gi.u^ùziA ».
DL Dateci qàalche esempio dell' argoir
mento de' dissìmili .
R. Eccepe imo di Massillon»:. gli uo^
mini ordiuafj nou sembrano nascere che *
per se soli . I prìncipi pidfnòn sembra-,
no nati che per gli altri ^ ' i vizj , e le
virlù di quelli' sono, oscuri secondo il
lóro statò;, qdèstì come stanno* alto spèt«*
.tacolo del popolo. ^ cosi sono di model,-^
lo agli altri:^ il loro costume format beiU
tosto i costumi pubblici
Còsi pure dirai : Tvàinomir iL'ISole ^
ina risorge • Tramonta la vita dell' uo«
mó 9 ma néu'^ito^na ^pfù hél mondo
Così nella Oratoria Sacra dirai con Ago-<
Slino . Jn utiis. SéMctis consumata ul^
tìmae diei merita celehrantur^. in Jà^
akne BaipÙUa etiam prima dies ^ et
ipia etiam hominis' initià 'CtìHsecrà^
tur . Serm.' ao. de Sanctis ) i Que-f
1^ te&r diM'àr^omftali • dirimiti v- '
biQiiized by Google
f .
^;;l>^ Serve molta Turio, è Taliro di
questi argomenli ? •
n R. S«rvono mx}Itrsstino a confermare lé
ragioni , e far capiVc a chi ascolta quel
di cui si tratta, quamia T oratore li sa
' maneggiaroL eoa accortezza ^ e proppelà •
§. Vili. ^
. ConUarj , € repugnanti ,
C
Ihe cosa sono i contràrj?
*' R. Contrari ^ come è chiaro , diciàmd
quégli oggetti, ^be iK>rì 'poèsooo nel me^^
desimo tempo affermarsi dèlia stessa còsà,^
, ^-D. Che diciamo repagnanti ? • *'
r^^? Rej^ugnariti chiamiamo le cose ché'
nòjfì sòna effeiiivamente tra se contrarie
^cchè possono stare èra se ; ma sòlò
r lina disconviene alP altra • -* • ^ - •
i^Hì Sjiiégaledi meglio t a difmizione de*
contiarj , é diteci gli esemj^j . ■ ;^ ' •
*- R. Chi nim vede che avendo mostralo
èsser giurtìo resta eschisa Tesistenza della
notte? 11 padre di Salomone non può
te r
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• *
iiSbergìi figlio . Il padrone non è servo ^
e così Jegli altri. Ecco poi alciiDi esennpj*^'
Tullio porla questi (Ine contrarj , che
riferiamo colle proprie parole: in officio
colendo sita vitae est honestas omnis^
et in negligendo turpitudo. Il Badoaro
xieir orazioni civili così: si aprono le-
volonià degli uomini al male^ al bene si
chiudono , , . ,^ . . ^ .
D. Dateci maggiore spiegazione , ed.
tfsempj de* repugnanli . ; ^ •
; R. Quando dico ad uno, sei Grisliinor
ripugna a tale stato vivere senza sagra»
menti ; dunque frequenta ì sagrano^ntL,
the ti convengono . Dico ad un altro 1
sei soldato ? ripugna air essere di soli-
da to il timore delle battaglia ^ e V igno-
ranza dell'arte militare ^ dunque mo^
stra valore contro i nemici, e sappi ii
tuo mestiero . In simil guisa con bello;
srrgomento di contrarli e ripugnanti dirai
col Damasceno, Ex qua omnibus vera
vita manavit , quomodo illa morMm
giistaret ? ( Orai. 2. de Dormit. B. Mt
V. ) Altri e^tnipj cadono volentieri sotto
gli occhi , e perciò non ci diurno tantai
pena
^Qa di recarli, toa pas&Iftma^ aU* tr|9«irf
manto del parifiona: >
*
Paragone. ^ ,
/
vUbe casa è argomento did ff^^^^a
R. $i dice argomenta ^ del para|^oip||
qajello per cai T oratore mette iii coq«
froDto il suo ometto co^ uq altro^ e d^
<}a«sto fa. vedece ae i'mio^ f^ TaUro iouy^
Bello sialo di eguaglianza ,^0 di a)|^
p di minore f^laaigne . . .. , ^
D. Quanti sono dnnqu# i modi 4^
grgoiiientq^del paragona^^ t . ^ . .. '^^
Si>tip tre: il primo detto £S /enii^^^
^n^do le due xpse <:oni*rQjpla[Ajf 4»7
]Diiciàiio oeU' istesso ^adp V A^^4e facciai^
ino vedere quel che vale in una cosa
df^v^ar, wl#re iifl||'aiira,» Così; Ca^ Uf^ilìi 4
Catone seguir la guerra civile : lo e|r|i
^^ora a Cicerone • Il fecondo detto a
^ffi^rì^^i^JP^^^^^.t?^ fa quando upa pofa
. ■ - Ca - ' parai
a8
paragonata coir altra la superale se noB*
cMft vale nel più y dw vakre nel meno. '
Còsi diremo coir Apostolo : Dio noa
perdonò al proprio Figlio , ma lo diede
per nostra salute ( à mùfori)'. or come
eoo Ibi noa ci darà ogni altro bene ?
( ad minus ) . Il terso a minori ad
majus si fa (j^uaiidò una coaa paragO|iata
con tiD* altra cede a qùetita ^ ondè ri»
euUa quello; che ha luogo nel meno ,
iver luogo anche nel pià » Cosi diréma
eoo S. Bernardo: se tu in presenza dì un
uomo non ardisci di commettere pn'a^ìo-»
Itlé reji ( a minori ) , non dovrai ardire'
commetterla io presenza di un Angelo
éke ci è custode ( aS majus ) . ' '
' Il genio calcolatore dell' Apostolo ài^^
CM pare »: Qui proprio Filio non pe^
percit 9 sed prò omnibus tradidit itlum
X! a fnàjori )^ qùornoda noà eiiam cum:
illù omnia nobi^ donavit i>? ad mi^
Presso Alessandro Guidi y Ragionam.
In morte del Duca dì Parma , trovasi i>;
9> Che fé voi avete dnlU pabblica fama
ià udito eoa Ubu iiigoilà favolarsi di
» hi
Digili^eu by C
\
^9
m lai e clelle cose eccellenti da lui faN
a» t« f io ho lai vedalo sella taa Kegia^
M ed ho vedutd nascere le sue chiarissi^
^ ma aziooi 9 . # aorgara a lui dUnlorao
la gloria . : ' '* . "
J$giunti .'■ •
'Cha umo |1i aggiunti, 1» ^nà m
ibrma V argomento ? * : ^ ' '
f K fili igftiiiMi «fIMlli ^lAhè
cbe accompagna 00 fa cosa ^ la quali
^ata ia vadoia, dair Oratore gisNi
Vaniàl ad aétfascere il peto - dèlie prdva%
Già ai Tede cht debfaùoo^ asai fM^^ndersi
dalU tou ataasa cbe ai tiaitu 1 f
|b|[UDarne gli argomeod • tv < ^
Vi è ateoii'atttrafNfifili»
•li »ggìnnli ? - ^ .
. R. Sivfi è^qtaliìirio iailQ'«k|tlo^d^^
rettori ci ? Quis , ^ffeli | k&ì ^ auibusf
ÌéuxiUÌ0 9 CUT 9 qiuNmda ^ fumUr^» ;
^ D. Cba caia aaprimonp ^uesia parole?
Dig
R. Eccolo . Quis j la persona chi è ^
I9 éa« qiialilà fisiche ^ e morali ec. , Qiiid^
|a cosa, azione grande^ virtuosa , lode«-
vok, o ai contrario. Uhi^ il luogo (lo«
v« un* aeiode è fatta • Qiubus auxiUis i
mezsi • Cut il motivq ^ il fine . Quo*
modo 9 la iMoitim ia cui ai è fatta •
Quando ^ il tempo .cui si è fatta •
J)« Come fi laanegglaiio c[àasii «g-
giunti ^ y
^ B, Io -cfua^^ inapier^v N^o^ si. debl^
no gli aggiunti maneggiare tutti insieme,
Jsia de' aetle; cwoaii .ora ae Pp^^a
tino, afa un altro , ora due , p tre di
^ssi daraionp^ il iqiUd dell' arg^meap , #
■4dBa f>r4Mf ;9 a^«cai debbono dare rif^aU
JlQ^ia {iciM^Uf* %l. colino if lodky. e il bi^
aHNIO^ ^.^ u V
D. Dateci ora ;q4]aIcbis, e;ieaipìo 9 . .
«^«?iJÌ. :£acoii9' aggmott
uniti da S.Bernardo per proyar^ la
^fitai 4ioillà odyi kPìP, Jiai dMtlaajre ^ li Ad*
igali alla nostra .custodia : Quis? smamma
/naj^ei^ \d^éUs suis tam
^ifèaéi» q/mm proxifnis sibi . Quid ? Ut
*4Wtfteriifltl mkjBwuUbus vus tnis «
UUÌ
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ubi ? Quando ? In hac terra , in loco
peregrinai ionis'^ (juando tentamur^quan^
do in periculo sumus , quando pugna*
mus .
MassilloQ nel Serra, per V Incarn» ce
ne fornisce ^ altio >3 Se i giandi non
» hanno alti a gloria che quella degli ^yi^
li se tuUa la grandezza loro sta nel nò-
me j se i loro (itoli sono Tunica vir-
» tù , e se fa d' uopo richiamar i se*
coli passali , per trovare essi degni
n de* nostri omaggi ^ io veggo che la
» loro nascita gli avvilisce piuttosto e
» disonora anche secondo il aipndo •
Passiamo ora agli . >•< r. ^
f • • •
• »■ e. J»
• • • ■ »
; §. XI. • ^
^ ' Argomenti Estrinseci^ /
he cosa sono gli ai^omeoti esilia*-
seci ? • * ' .
R. Gli argomenti estrinseci che non ti
traggono dalla cosa medesima 9 ma da
cose esteriori 9 sono quelli che servono
iBìi aggittngere fem igli ititrtiitfte! ^ e it
'c[iirsii Don vi sono y allora i soli #6lritt^
Mèi (mùo tutu ià, ^nàvìk . ^
D. Quanti se ne contauo ? \ \.
' E. Comuoemìetite se ne^ciiDtattO tei ^
la legge , la fama, gli scritti, il giura-?
^liièato*, i tonnenii , i leetinMa^^* Gpni
autori mettono ànche V autorità , ossia
ir detto sentenzioso di qualche s^sìliofe^
I cd aljor* tòifo^eite^ • ' , ' *
* f)« Dove, e qaaado si usaoo gU Mr«
goniètoli éslrtiifc^pci ? • -
1
ao i Tribunali -, servendo molto alP^«
> rasa ^ ed alU difese ^ ed alle prova di
un fatto 5 ma in tanto pure valgono nel
dimostrativo e deliberativo^ e nel per«»
-g^^mo , ^ nel 'féiro specialmente gli aigo«
mefiti della fama ^ e dell' autorità . Po«*
sto ciò noò oecoTM 'cbe ci t rf f|i »iai ii0
^ pub su eli ^^M^ ftpC*-
7 ' f
r . •
a
\Ai^omenti atti a muaverii^ed a .
_ he ^OM 1000 gli argomenti mi
. .R, Argomenti Mti a muover» spiiò qaellt
^^fbe adopra .r Oratore pec tpccare il coop
v« degù a^cpltaiiti , e risvegliare in as«
\ go , qqegli . affeiii e quelle commozìoiiit
cIm iias^nQ dal fonéo dM.la ^iioVa , ' t
che nuL sentiamo nello spirito alla op|»
; jiione , d4 un bene , o di nn malfi v^
^ . Nelle lezioni di Patologia è così de-
fipilo l^a%to aj Lex. Med. fastelli i;-
iiÌKH^iiiienia > Capitazione , passione èk
animo 9 che j^n jKplo comprendi il
» fimdp del cnom , e*i€»baft scuo«.
» terlo j ma gr«B. fiNPt tiene ancora di
9» tomprettden • cambiare il sangue e
^ gli spiriti vitali^ e per «isi tutti ha
^ grande iiÉlbenM if^ ìm^^'é^^
f ^ stato d«I fisico e del moraUr m • *
*• -'-^ s ité^i -si Ji. V . tf)^ Q uìi»
\
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D. Quali tono i prioi afiÌBtii cb« mae^
R« CU fittoci ne assc^aoo moUi^ chi
IMÙ f^chi OMoo, iKm ^4Ì9Ì»mo estere due
i priiiG\j^H : Amore 9 Odio, TMUi.gli
altri ti poMotfo ad essi liferire » ,
D. Come di muovono ia gea«ca)e gU
affeid? ^ ' / ' ' -
R. Tutto CIÒ elle ci piace, c'iutèresfa, .
'è iHile a noi ^ gia^lo^ glorioso , degno
'di slima 9 risveglia io nor affetti cito
^€1: trasportano ali* amore, di uua cosa .
a atto quello cbe d fiesce molesto , per*
^nidoso j ingiusto , vile ^ degno di di«
Bprejszo' prodùce' io Dot àtfetti' di odio
L'Oratore li muoverà quando sa cbe co-
"yi èssi ^jacKj e éiaìi^ggerà tutte ie reft0«*
tle delle loro mozioni* Passiamo ora aU*
• V
5. -3un.
i;.CQ«a è amcti» ì(a, generale ?
R. Amore noi diciamo quella roloBià
rfiìii ^ Jreode disfrof ti a iaf del liene ad
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Jtri , a non dispiacergli iu menoma co-
sa , rendergli ubbidienza , compiacerlo
in tulio , possederlo ancora , e farlo no-
Slro se si può • ■
D. Come si eccita V amore ?
R. Se r Oratore dimostra i benefic|\
e vantaggi che uno ci ha falli ^ o può
farci . Se i pregi che lo adornano . Se
le virtù di cui è fornito. Se lo stato ia
cui si rattrova ; sveglia allora in noi
amore verso tale oggetto .
D. Quali affezioni nascono dall'amore?
R. L' amore dà origine ad altre affe-
zioni che pure dell'amore partecipano,
dappoiché V amore , che abbiamo per
chi ci benefica dicesi gratitudine . Per
chi può , e vuole beneficarci chiamasi
confidenza . Per chi riluce in virtù si
chiama rispetto , ammirazione . Per chi
ci ama , e ci prescrive leggi , comandi ,
dicesi nbbidienza. Per chi trovasi in uno
" stato di miseria , ed ha bisogno di soc-
" corso si chiama compassione .
D. Vi sono piite àltri Wffettì dipeiì-
" denti dair amore ? - ^
? R. Eccone altri • ^^ììfitastieludiné , o
contro uno che ba meritalo il nostro o-
$ V» poi , M coxi(;Uia; ; V amore è al«-
Agrezza per cagione di un avvenimeoto
felice • È j(i)àte;pza per un avvenimeoio
eabintlaso a .c|ii . aipiamo • È consolasio*
cjuandq^si copforta Taoiiiy) abWtloto
dolora ^ JÈ ^limqf^ qc^ndo ai moatra
^la gra^dez^a ^ o ^Icioao^a. di uq p^m
in^ql^n, £. spfrapaa qiianifo.fti,rappreaen<«
ta la felicità 9 la. yicinapZiii 4f»ua bei^e a^
D t
' %. xtv.' '* ■■
1 - • ; Odio . - '
a. » ir
be cosa è odio io generale?
" R. L' odio è Vai^tto contrari? direi*
tameule air amore , Yogliam male epa
òrror9 , non curanza , fuggiamo, alloc*»
Uniamo da tiii^ «i^ ^qii »I>}>ifM
ftfi icqfaist^to odio .
D. Dipeodono daU* pdio altri ^%v^ ?
. ^.^h •.•9^J PF%'H Hra , cioè
»l
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it desiderio di vendicarsi di uo torlo
faùo a noi con ànimo deliberai • eoa'
disprezzo , con insulto , senza giusto
noiìvo • L' inde^nazioQ^ f cioè il do-
lore della feliciti ai UDO die non è de«>'
gùo difessa, Auoito più se acc[uistata per
vie torte V ''« sosieoota con soj^rbU <
Cosi di alili dpftfUi nati dall' odio ^ de*
qaali $i ipote la natura 6^ la Ibtza più
di quel che 6Ì possa spiegare . '
D. Dateci qoalcbo' eonsidara^iotiia g<« .
nerale sul muovere qtlesti affetti . ' ^
R. Senza che noi ri|^tiamo aStfaMfi
teorie y e ioatili insegnamenti^ ben ve-
de Ogiii senoAto giovane^ che 1' Oratori»
dee maneggiare le molle , e gli afiiadi;^
r arte ^ e i inezzi che sanno eccitare gU
iffetti. negli uditori ^ e' cosi arrivale it
fine proposto i In ptinio aduqqae niN9t
dee mai afòrzarsl di fvegliàre .iA altri ti«^
affetto, dil quale non sià^'egU vivameìw
.tfi ^^moMsso^ Secando^ non dkyè telata^
fe dì niòovere il cuore ^ se prima non
h$ bea convinio T intellelto « /£erso de-
^ sa^ére^u^re il linguaggio ,;e lo atile
^e conviene alle varks p^ssi^ni* Quarto
*.
jion deve prolungar soverchio la mozione; '
degli nffciiUi . I fervidi moli sono troppo^
violenti per essere durevoli . Deve so-
prcittutto fuggire eli spingere la p^^ssione
troppo oltre , td innalzarla sopra lo sta<-#
tO naturale . ^ , ^
D. Dove comunemente si usa la mo-^
zione degli affetti ?
^^/^R» Comunemente nell'ultimi parte del
discorso , nella perorazione;^ Ma V Ora-^
lore può anche usarla nel mezzo , dopo
provato un punto , secondo che egli sti-
ma ; come vedremo nella seconda parte
della rettorica .
, D. Diteci qualche cosa sul dilettare
gli udiiori . ' ^ ,
^ Per dilettare, l'oratore propriamen-
ta non usa argomenti , ma piuttosto le
figure rettonche, le bellezze cioè de' pen»,
sieri , e delle parole : di queste figure
fti Jarà discorso nella parte terza, cioè
nella Elocuzione •
D. Avete altro a dire sull' invenzione?
R. Dtjpo cennati in breve gli ai^o-
menti, che 1' Oratore dee trovare per in-
$£jgpar« X paupvere , e dilettare , dopo
' aver
Digitized^by Goog[f.
«ver recati gli esempi che permelteva ìàc
brevità di questo saggio di rettorie» , '
pare ché norf ci resta altro suU* inven-
zione . Passiamo ora alla seconda parte,
della reitorica che è la Disposizione . »^
Fine della prima parte
/
-, .X
3
■ 1 »■ ••
1 ■ >j- »
'4
• • « » -» f4
•• . . . . • *8- .N'
Di^itized by Google
'j ,
V.'^toiiLU REXTORICA.' • ,
' $. XV.
' Della Disposizione .
]>• Vjiht cosa è disposisioQt erttoria ?
Jl. La disposizione Oratoria è V ordi»
nata distribaaione degli argomenti , t
delle cose che V Oratore ha ritrovate
per compire un discorso , che nel prin*
cipio ^ nel mezzo , nel fiac sia regolato^
e diretto ad iasegoare ^ dilettare , mab-
irere .
Qaaiite dunque sono le parti d'u
dBteorso bén composto ?
K. Comunemente se ne aesegnano cia^
'^que :
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qire : Esordio , Proposizione , ConTerma-»^
. zioae 9 Coofulazione , Perorazione . Ad
alcuua di esse si riferisce qualche altra ^
che è meno principale , come vedremo
in seguito./ ^-v. ^
D. Diteci in breve la definizione ^ t
r uso di craiicuna di esse •
R. Eccolo in breve , ed in primo
5. XVI.
' Dell' Esordio .
D.. v-ihe cosa è V Esordio? " •
R. Esordio si definisce :ta |>rima par-
te del discorso^' che dispone gli uditori
a tatto il restante che viene appresso •
D. Come V esordio dispone gli adi-
tori ? •
R. Col renderli attenti , benevoli 9 do« x
cili • Cosi insegna Cicerone e Quinti*
liano . » . >
D. Che vuol dire renderli attenti ?'
R. Vuol dire cercare di fissare Tat^'
teD£Ìone d^g^^ uditori td ascoltare qùel
hi
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te le altre mauierr^ negli sguardi , nei
ge>li 5 nella voce. JNon deve però la inop
desiia ridursi a bassezza , ed abbiezipne^ *
anzi gioverà il dimostrare insieme colla
modesiia certo grado di dignità proce-
dente dalla importanza , e dalla ginslizia£^
del soggetto che si traila «w i ij. Co innne^
mente l' Esordio Vuol es^ef Condotto in
una maniera placida, e pronta. Ben di
rado la veemenza , e la passione vi può
«Ver luogo 5 questo esordio cosi veemen-^
le si è detto ex ahrupto . 5. Non dee
netr Esordio introdursi anticipatamente
alcuna parte sostanziale del soggetto^*
<^ando gli argomenti che si debbono
amplificate in appresso veggonsi già lòc^
rati , ed espressi in parte nell* Esoi^dip-^'
noìì hanno poi nella seconda comparsà^
iWttà' la grazia , e forza della novità «
Finalmente deve l* Esordio esser propor-
zionato così nella maniera al discorso .
che siegue . Lo' che si conosce qhiara»
tnénte • Passiamo ora alla • ' ' .
• * ; » / > " ^ ... . • « ..4' t%
* ... • . •
•. . . «1 • I • * • 1
• • * *" i • *» *
* •
XYir.
X Proposiuone . .
• » • • • ♦
he vuol 4 ire proposizione ?
R« La Pt'opo%izione*id«I;snggeao di cai
i' ioCende ragioaare , e quellor che .viea4
dopo r Esordio , o siilU.fioe 4i quello ^
^uol escare. cblara , di&iÌQta , ed espresn
•t io iioche. e gemplid . parol? ^ seiiM ta
luinim^ alFc'ilazIone .
D. Oafiaci altra r^otW M i caratlari
della Proposiziade .
Una propo<iizione , troppo comiiao
. oorre pericolo, /di perdere 1' atteàsiOM t
4^e procjCtirarsi di darle un* aria di }MH
vilà , la quale eocici oair odicor^ o^m
t&rta SQ&peosioQe^ e curiosila di vedef
Jdt«o$lraio ciò cbe ai propone « £gico
un e$;empio ; qtiauto un uom più sa iton
jaota 9 lama oiene dee.TaatarM di aap«r«»
la . Eccone un altro di S. Leone : i»
. umpliora adepti sumus per Christigra^
tinm 9 quam per diaboli amistramuM
Uuiidiam « . .
. by Google
4<
Quanti punti $apl tenere la pro#
K. Ne può tenere an eolo , anche
discorsi pubblici ^ ma può aoclie divi«
derst in due , o il più in tre paoli , #
questa dicesi la divisione. Certi poi^ ao*
gtion dividere ciaacnii punto in due aW
tre parti , qaando lo provano , e que«
•Ci diceai la suddi vi sioòe • ' Comuoqat
alano, tutti i punii debbon essere chla* '
riydistQti^ wbiioii , ed adattati ad i|lrui>
re I e muovere , secondo le circostanze ,
e questo può dirsi in generale sulla p|e«
jposìzione .
Vi cito in fine un altro esempio del
cel. Oritoré di Francia Ma<«iUon« i> Vi
a> propongo i caratteri della grandesaa
» d#l Figliuolo di Dio fatto uomo , ' di
3t cui disse r Angelo : questi sarà j^raOh
n det Una graodezzà 4i Santità è di
jj» misericordia : Una grandezza di per-
« petniti e di durata. Une graodeur de
» sainteié . Une grandeur de miséticor^
» de. Une grandeur de p^rpetuité « Um
» grandeur de doréè è » . . : .
. 1 ' j
i
s ' • f • " • ; . •* • • • »
■ l'I.
D. V-ihe cosa è Confermazione ?
A.' E qu(;Ua p^rte dtd discorso io cai^
|Si'|M3rtanò le ragioni , gli. argouienli o^*
^ortuni disile cau^e • '
• . D . Dove ftOQO .cennati questi argo-
nienn r . . ,
A'i|R. Si SODO tatti cennati nella ìnveoa^o-
ne j e si sono disunii io iotrigsepi..^ ,f.d
i^rini^ci.. Qui ooo porltrenio altro chè
la maniera di esporli, ajQìncbè abbia^jj?
Deir aoimo d«gU uditori ; tolta la loco
{D. Qual è il modo di ^sporre gU^ a|-
1 1
i;goaièDtt
R. Vafj ^rtifipj si sono iavepuii ,,e^i
«>/Het>boa'o éónofcere dagli ■ Oratori : essi
" si chiamano argomentazioni , ottQ «p-
«'-jèo^ le pciocipàli .di cai direaio* ìd breve
' la defìniiioDe , e I' uso , i. SillQ^ismo,
< V«« tÌ«»ÌiMin« , à. £{>icheréma , 4. ^
I
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lemma., 5. Sorite , 6. Prosillogismo, 7. r
Induzione, 8. Eseni pici .
D. Che cosa è Sillogir^mo Oratorii^ f
R. È un' argomentazione compv)Sta cr^«!l
tre proposizioni così connes^^e , the dal-
le due pi ime se ne inP^^risce (( gitiinia*
mente la terza. Le due prime ì^i dicono *
la maggiore, e la minore, e la terzi
f dicesi conseguenza .
^ D. Come l' Oraiore tratta il sillogis^.
R. L' Oratore non lo tratta ordinarif\H'^
mente come il logico il quale usa semf •
ulicemeote le tre proposizioni nelta pi^;
brev« maniera • Egli usa la nixa^giore^*
€ ne porta la prova , e la; spiega , usa .
la minore, e ne reca pure la prova ^
viene alla conseguenza , e 1* amplifica . J
Dippiù può rOraiore metter prima U
conseguenza , e poi provar^ le tlue pre*»
messe secondo che meglio stinria , « gli
riesci pel suo triplice fine , Tutto que-
élb si vedrà meglio nell' aaàUsi de* di-
.%corsi Oratorii . . 7:;, .. .f*^» *
^< D. Dateci ora on esemplai del siilo*
Sismo . "■ • • ^ r"'-"^ ri."--'^ ^
netra più negli a ni mi; j perchè così sem«
bra che fida nelV ingegna dej^i uditori -,
«^perchè finalmente itringe con più for- '
u le aat prove ^ e ferisce sempre ^ìù .
gli . »vversarj , quando ribaHe qualche
oppOiisBione che poò nascere negli anioiit r
Tulio il dippiù' SI vede wAV anelisr . .
D. Che cosa è 1* Epicher.cfpa ?
R. Si dice Epicherem no eillogitiM,
cempostp di cinqne proposizioni con«^
Msee « simigUai»^ deiki Uet\ cieè éAÌM,
ipaggiore » e della prova , della miopre«.
e della pruov» ^ e finalmewe d^lla. eon^
. segueoMt Qi|est*argoraentazione ha gran*
dissime hfMf,, M qui aqn si ve^l eg« ^
giungere^ altro perchè «i ri.%y'sca al^jfl-t
fogismor . *v * . «> •
^ JD. Che cose àDilemilia? . ^ ,
• Ri È I» ra|^i<;pa«^nia composto^
due patti eoatrerie^ I^^mIs 'ijpriscoM
4ovungtte i ^ onde ,,si .è chiamato anclp
^srgomenio oornnio , perchè non pi|6 fiiit*
,1 g^rsi 4a una.dii aenza urtare neiraj-
- m * Ecco' qn fsempi« dj , gelile W
* 4ir iqdperatore.. Trajano : I cristi§ni o 8,0-
. rei, o SODO so^eniit Se ril , psrchè
• . , . I
Digitize
ttt vieti farne inquisizione t Se Innocen*
^ ti , perchè li . condanni ? Quindi 'crtò-' ^
^ chiude ^che Tiajano per ógni verso avea'*
fatto un Jecieio iogiusio caotro i cr^*^
: itrani • 4
1). Vi ò altro da avvertire nel Oilem-» '
/ ma ? " ' ' \ '
^ Bisogna che le parti del tatto sia«'
; no ben divise,' è "che frA^lofò rroii re$ii
nulla di jmez^o ^ che quello, che si dice
di msclina- parie >ia '^ero ^ é rticobtfa*
slabile y cosi vien tolto ogf>i ripiego all^
a'wersario ; e .non pohi ^cìoglierìs il di*
lemma, nè rivolgeilo contro 1' autore.
^ B/ Ghe cosa è il Sorite ? ' •
• R. Il Sorile è una catena di proposi-
tiofìi cosi connesse fra loro ^ e dipen^
denti r ona dalP altra , che in ' fine ^
possa conchiudere del primo soggetto p
quello èbè u è afiermalò^ dell' nltitno^»
^iene dal Greco xhe significa cumulo
^ kia ragYonaméoÀ> dumulacivé* Ecco' nH
esempio ; per provare che T anima urna*
-^mé sia Immortale si può nsaife questo Sii**
* rite • L' anima è una sostanza semplice \
' Queliti ^iie è -"sempUce noa In .pani \
_i -
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5i-
quello chi non fia parti oon può divi-^r
dtrs^ ì quella . chc^ò ipciivisibiLe noa si
canompe quello eh* è incorniuibile , di ,
siM palerà.. ò iiy^4ìiArUiie,v Pv^aqu^ r «ni*
n3(la 'del r uomo ili 311% iianira à yuuapr-|
ule*'. ' T- ; ^ . ,; , _
D. ' Dateci qualche ^y^ertifoentp .$ttl^
Sorile - t .
i .4 ^rite. puq i^sere fallace , o te*
dioso^ e ji^pjita .v.alpce j ma .j^^f^l^è^^}
hìà fi^aa •oQvieoe cbe . le 4>rappsi^ioQi
scendano immedialanieuie una^ dall' al-
che i tercuini ch^ al ripelono netìe ec-
cessive piopo^aiog^ ^ ^aQo...pre^'^sei^.^
nel medesimo senso ^, siccome la stessa
Httcnzioue, ^ ^yv^*'^^ • * ' {
^ Z>. Che cosa; è il Prosilloglsmo.? < '-
. R. Il iPr9^iUogV^ino.^-jè uua. ^p^cie 4i
•jSorite ia cm^si appljca<>cU lÀsno in^ ma^
-no al Plinio ^oggeito^^u^l^ f M di .cia^
iaci^fio .de' soggetii.^i.j:»inGhtfi.de io.^ogpi
.parie • Ecco anche un, esempio qome il
«.borite sppracet^nato . si. coovért<^ jiv p^*^*";
, sillogismo : P anima, è sebsplice ^ ma èiò
che ò semplice uou ha pani •
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(
I* anima noa ha parti \ ma ciò che aoii
'Ili parti non può éiftdtrsi . Dan^ot ;
r anima è indivisibile. Ma ciò che è in* -
<Ìiviribil« Dan ' può corrompersi. Dttat|i>#
r anima è inconnttibile ^ ma ciò che è
iocorrutiibiU è immaflttl«# Dojii|ii« Ti^
sima è immortale . - - • • *
/ D« Che cosa è Iiidazione ?
K. E queirargomèiHtztaM* » Mi di
lutto un geneie^* o di tutta anà specie
^ii conchiude universalmente elio
à parte a parte si conc^iuso dt unà
specie 9 O wdividttO tbe oMU#ne 4a
quel genere^ o in quella specie . • ^
D. Date uii Riempio ^ # qualche re«
.* gola • . .. .. . (
K. Ecco l' esempio : il bambino , il
fanciullo , il giovane , 1* uomo' adulto ,
il vecchio I il decrepito hanno i loro in-
comodi . Dunque Uitie I* dell* ««no
' hanno i loro incomodi. Ecco poi la re^
gola : bisogna che tette \é parli clie si
' prendono p siano certe^ e la numeratiò-
\ M aia intéra 9 « chè ciò che ai «oa^
' chiuda ^ lealm^ote sÌ4 c«rio , e eoa-
'i-r D. Chf
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. Che cosa è f «Mmfiio f ,
. tL là esemfHa co/i cui argomenta TO.^
catara è il lurrwé ciò eh» è ay veOQtQ
ia «a £iit>a*9 eti in altri temji) « Si rifo«
fìacé ifotiteo per atàirif di prir>v« al aof^
Inetto di cui si, jTagiona,^ Già $i vede pdf
•i <Im aapare quel tale fnUo ehd ai voo«
le addurre per esempì » ^ e ben appli*
Cdfai affiupbè n« risiìlu tutta ia foraa#'
Io (ine per ma^^giore profitto su qoo«^
•lo panili y leggali», cqn la segiieote pro«
^ fKmuoM 9 U dimoatraaiotte che fa di
^raaa. S» Xieoo« Papa ( Serm. I, de
4tn0^ il#aèw ) .^Mt Wl eaMNi^ fimri: «b»
ar biamo ac^atato ^ar, T ine^ablle j^rt^i.
•'iiia>dì Caìaa», . cliié imo "if^viMM
n duto per T invidia del demooio . >»
; Chi »iMi vede^^ cha caai^ dabbft jqu) |pf%^
▼arsi ? L' iitessQ Sacro dicitore ne fom
Aiace una fagioM cb» nniii^ ^Ue altr«
Mttde in tutto piena la dÌQiO[SUa;;ioiif^«
ficcola . '
« nfime» fec* scacciare dalla felicità
* prioM , . il figKuoij» di JDùr^
• ■ • ♦ -
' ' '
* ■
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»^ é? ha ^ftcAffUTt t^ A^ri -^e^ t>a J^ .
ii'^Per \ Ascerisione di Qiriyi^o noo par
» radiso^ m% con G. sidino entrati aeU'^
1^ èU# dc^ Gffeii & Patshiftl ona -44 orira
l)aile essenziale della codfcrma2Ìoa« cbé A
* V . ^ r-- r. ^ • . i t
V^bé s' intende ger cooftUazione ? .
*<^fi. Quella pan^ JaKoai 6Ì.'dBttrngy^^
o indeboIis<:e uà argomento conlrarùi
tftì»^ fbraa ^ «il tea* U^o. iwétàii' i^discotii
si, Oi olio più se ^li argomenti degli VP-''
^ersar|^siKia^'pra|KNrti y^e^ai 4ee ribatierli
^'^mamA^^inm '^aSi mìmmVé. ^
ora a cbe-^skg bitdacc l'^Cb
R, Eccovi «Icuui avvisi. Si ^ardftC&
^'wm U pcirti «f<^ia^»ill»'wl JCM si
4tMi4à r argomenta «deil' avversad^^i «i
^esio 0^41 Mià^i «i gjpuBdwà la tcó»»
UlQlilZ
segàenza , clie 1* avversano ne ha trat-
to^ e si farà vedf^re ingiusta^ e non le^
giliimf • Non polendo questo, si dee
cericara di oi^porre dagli avversar] altri
irgomeiili , che prevalendo col numero^*
S colla (ìvzà riescano a superarlo -, tulio
^ .dippiù lo^ cposira la pratica • Pasaià-
mo alia
1 • 1 » t
A • - Perorazione . ;
TÙ^^ he '.còsa è la .iPerórasiQne f ^
* . J[, ÌÈI i* jaiiima ' |>arte del! iltscéfso 4à
CUI il dicitóre \rlà^u me gli argomenti
addotti metteodb ih tiUimo ^Ìl pià càln
zaute ^ perchè ue rimaqga negli uditori
un* imjl^ìk^'one - ylvai 9^ é proluda f
muove ancora^cOQ più for^a gli aifetii ^
•e vi ha luogo,
..D« Di j^aim parti è composta?
.R. , Di "dtife -#diiiariaiaaato ^ ^ioè V E*
pilogÉj^e la IMfil^eioBé.
J>.m^ cosa ò r £nik)go T
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R. Spilo^o ^ ossia numerazione j è
i|mUo IO cui con acUf 0 eoa br^^J^
il ripetono gli argomenii , noq tali qua»
li si aoQO dati f aia eoa nuova forza
con grazia , con ornamento di figure ,
iiccbò gli animi degli ascoltanti si aen«
tano tutt'ora rtsealdtti 9 e *?e$tin6 ioti
nna disposizione favorevole versò il 3og^
getto , e verso il dicitore . ' * *^
Che cosa ^ mozione di affetti ?
IL Già si vedè cbe quegli atfitii cbe
voratore vuol eccitare in tutto il coff#
della Oraaiooe, ti muove con forza 9 •
iU>o nuova imi>res5Ìone nel fine dK**** *
t perirò la perorazione m. è delta d^'
maestri deir arte la ' sede iJe^i affliti •
PasbiamP alla terza par te . i|4li .%^ì«i|^
che è detta- Elocaziooo • >
• f
•
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5p
TERZA PARTE
SELLA AETTORICA.
C
ElocuuoneJ
he còsa è X Elocuzione ?
^ R/ È U terza parte della Rettorrca ,
che insegna a conoscere , renderci prò»
prj^ ed osare, eoo franchezza quei modi
di parlare , e quelle figure coé per la
forma de* peo^ieri , e per la propiieià n
• coUòcazione d^te parole shtoo degni
di ìode , degni dell'Oratore.
D. Che ristaila da <]oesii; definizione^
K. Risulta quellu,.i:^e Hicfiéii stile O-
ritorio \ V Oratore ba bisagttO di pos«
•edere uno siile adattato al soggetto, chia-
ro^ oaiuraìe^ sodo , iHÌ ogoafe, e più
. di lutto a chi ascotta . Non vuole per-
ciò nè «Sàpiere scooce^ oè errori di
^ lingua.. E " / . JD. Co*
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55 ^
' D« Come si acquista Io stile ^ ed la
quanli generi si divicfe ? * '
R. La pradeate lejiura, l^acct>rta imi*
fazione di citimi modelli mìa alia rì«
Ìle:3SÌoue , ed ai « genio sempre attivo ^
ci foroiscoQo uno stile che tanto si di^
rà nobtro quanto laeuo sarà ricercato ,
e meno afil^ttato. Si distingaono poi tre
torte di stil^? : sublime j mtjdio , e bas«
so , o familiare .
• D. Spiegatemi lo stile sublime?
Km Lo stile subUmis è composto da
pensieri maguifìci ; ma nàtarali ^ e di
parole iumìno^^e che rapiscono quasi
f animo degli uditori •
^ B. Che cosa è lo stile mediocre? , ^
« R. Questo nÒQ, iha la grandezza de^
. pensieri , nè la maestà delle parole-, ma
serba nna bellezza , ed un vigore, cbe
non rapisce tanto , ma diletta insieme ,
e muove • Da JuUio ai chiama stUus
Ijloridus , aique polìtns .
0. Qual è lo stile basso ?
R. Lo isxile basso detto pur familiare,
^ semplice è queljio. che vouta una chia-
rezza , proprietà polizia di pensieri , e
" ' ^ " ' di
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di parole, slccìbè oca aclopra cosi spesso
' 1^ alto figura;, ad i modi di dire, aublw
mi j ma le parole semplici , usate però
da buoni autori, ad r pensieri facili, €
chiari. IVoii si vuol j)t^rò coiirondere col-
io stile che.si dice triviale, e .guasto per^
chè questa non deve aver mai luogo
nell* Oratore | ed ogni^ ^iova^ji deve
fuggirlo •
D» Diteci eh? qosa sono le (Igute Pr^«
torie 9 ed in ^qpìantl ranni si dividono?
R« Jje fìgure .oratorie so^o una ma*
niera. di parlare imq jotooiuffe^y Mi aflkt*
>.taca , ma sihbene nobili , ed accooce al
. fiflé deir> 0ipai9re • . Senza dir altro sQg«
giungo solo , che i Ma^^stii deir arte ue
'-^tiMo tanti i^nii quante apno le p.ai'ti
dA dicitore, cioè i. figure atte ad in-
segnare, 2. atte a dilettare , 5. atte a
m novère • Queste stesse figure ^no di*
stinte in figure di senien^ca , ^d in figa» '
; JA -piarolr • Le prime > éanaislooió m
4.>satto il pensiero che foraia la figura , la
V ^uàle resta .^aocorcbò qualche parola si
cambi i. ILe secouJe dipeudouo dalle {;^«
fole in gui$asche ;^e queste si JttiUaiiQV
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6o
ìk figura finisce , come si vedrà negli
esempi . Ora^ diremo delle figure per in*
'segnare « r
■ D. Che cosa è antitesi ?
R« E r isiesso che opposizione cioi
figura nella ^qnale it dicitore oppone seo*
lenze a sentenze ^ parole a parole / INIé
abbiamo molti esempj in tutti i baoni
scrittori , e vediamo da essi quanto ò
forte - quésta figura per far conoteeré una
casa, dalla stessa oppisizione in cui met«
'te le^ cose ; Cicerone ne porge belli ssi->
mo esempio nella li. Orazione contro
Gatilina^ ed eccolo io parte nelle pro-
•prie paròle: ex hac parte pndor pu^
*gnat illjine petulantia : eqmtas ^ tem^
perantia , fortUudo , prudentia mrtu^
ies òmnes certant cum iniquiiate , /a*
* xurìa ignavia tem^rUat^ cum uUiis
* omnibus e te.
D* Quel è lar sosientaaionè ?
' R. Q lando il dicitore nel corso dèi
discorso Yooi ravvivare Tatteazione, vuol
' eccitare gli uditori , li tiene per qual-
che poco so^pe^si in quello che dirà ^ •
^ questa è' dèlta sostentazione • ^
D. Da-
N
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6»;
D. Datene un esemplo .
R. Eccone tiao di Cicerone : nu sem*
I>ra , o Giudici, che voi aspettate ch'io
dica qual cosa MVvenne • Voi vedrete^i
delitti che comoiise il reo ; vi dirò tQt«^-
to « e vincerò la vostra .oiten^iooe •
JP» Qual è U figotft d«Ua pomunici*
Taione ?
R. quella colla quaW V prarore
tanto fida nel suo argomento , che chia-
ma» ^ hi c<HlMglia eoa .quelli a cai p^r-
la , e cerca quasi da essi quel che deb-
ba dirfr • Ecco Qii esempio di Cicerone.:
Qdt io vi prego à étf nrf ^ c|i9 che del^
ba io lare dopo questo laccoato^/ Voi
Sj^Udo mi date i' ìste^so avviso cba io
-tengo in pensiero* v . . ' .
, D* Qua! è la cormToiie ? ^ ^ , ;
R. La correzione della anche retrat-
^ioue f e. , la figura per cui V Oratore
corregge ^ , e ritratta , ossia riforma il
pensiero 9 o la parola profferita da lui ;
Ecco un esempio dello stèsso ad tore : b
^stoltezza ! ma che dissi stoltézza ? la dirò
piuttostù slacciatale non più nilita %
l)el resto gli esempj sono inuumerabili
^^Xf^o gli ieQ)lofi « -K à / §.1PÈIU
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$. xxn.
Dei/e figure atte a dilettare.
VJhe cosa è apostrofe?
R. Apostrofe, è quando il dicitort.
volge il cliscor<^o ^ e parla a per&ooe che
ó'on SÒDO con Idi, ea 'anche a cose ioa»
ni mate, chiautiandole, o a dire un faito-^.
ò a conf&cinaré un av^eDimeiilo, ù a ' ralle-
trarci, o ad altri dlTetti. Ecco un eseiapio
ì Giceroné che pai'hndd per Mildiie usa
In più luoghi questa figura. Voi chiamo^
fortinaimi unmihi; che spargeste tanto san^
gue per la Repubblica \ voi siate i giu«-
dici di questa causa* Io altro luogo dic«
vói sepolcri ed are e templi degli Alba-
ni prego , e scongiuro a far fede a quel
èbe io dico» Del restò TWò ili questa
Bgura qg^ndo è fatta a luogo apporta il
.più VIVO di tetto corna si vedrà'»
D. Qual è Ipotiposi ? •
R. È quella figura che descrive le coaé
qnatii pittorei^camt;iìte| cosicché sembrano
th^ ai . veggano ^ non aolb * ai ^aacoliino - ^
* " ' ' \ " V € si
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e Si leggano • Ora si v^de ohe V Oratore
4ee avere per q^iesta figura un gi^nio prò-»
piio perchè vuol esser viva al tempo
^esso, e forte avendo qi;alche .parte aa«
Cora neir insegnare . Ecco un esempio '
t.i;à i tanti di Cicerone: Verre a.pceso Lome
liioco di delitto , e di farore venne net
foro • Gli occhi ardevano ^ da tutto il
volto la crudeltà si fac^a vedere * Di
repente comanda che sia preso ua uomo^ '
(die aia apogUalò 9. che sia legato ^ e cba
si appresiino le verghe, qiiegli grida chf
•gli à ciitudiap R9.mauo*
: Che cosai è Prosopopea? 7^
R. È .quella figura jn cui T Ora torà,
per vaghezaa dì dire ìntrodtice a parlare
uoa pefspaa mortai et asf^eate^ p aoche
fiata cosa qualunque », Eceo un .fiiseaip^
di Tullio contro ,QatUiaa; co^i fing^. che
Roma parli eoa questo : ninna' reità è
stata per tapi' anni se non per mezza
tuo • Tante straggi tanti furti per ta
commessi. Non solo io, ma le altre città
. atiaoio io timore per t^ solo « É jqsoC»
fribile che tu resti più in patria . Parli \
^apgue..^ ,0 ^toglimi tanto timore ec.
^ E 4 ' Di Qual
DiQiiizea by
^
^ D. Qtial è r Etèpaa.
R. È. la figura che esprime ^ « quasi
dipibge r iniérno di una persplia , dcnhL
r animo ^ le sue facoltà , i desulerj , i
co$iomi e nulo ciò crh^ riguarda la niente
ed il cuore ^ Già si vede che questa fiì»
^uta..a' ijiQOQtra presso gli iscrittori , chfà
sanno piafirarl^ colla [ovMj e vivacità
del pmnrio genio .- ; •
D. Q<lal Prosopografia ? * • » . •
^ R*. È ia %ura che dipinge V estemd
una persooa.^ cioè il "volto; € tatté
le sue pai ti, il restante del corpo , \é
maniera di parlare ì di cauammare , éi
Vestire ec. Si vede pure che vuol esser
fatta eoa arte» e eoa, vefaciià.: Aggiuago
ancora che alle volte s*^ni«jCono Etopea,
« prosopografìa eoo tjiuta grazia cbe di»
léciano 9 ed iatruiscodo.i»
«-•V fc* - . ' * • r ,
DigitizecJ by LiOOgl(
65
J. XXIII.
Figura atte a muovere .
he cosa i V Esclamaiiooe ?
V R. QmHd tforM di voce che fa l*Orai-
Ipre 9 per esprimere, o muovere qualr
che affetto.; pemè ai unisce *<Ìogl* ia«
terposli , cU cui parla la Grammatica^
ègtfWteftoifr ai aoggeitor ohe ti traila nel
gran firje di ecciiare gli animi a qualun*
^e f^iiiftaei GM^ ar^etk che gir eiempi
si trovalo ia luiù gli Oratori oel pro-
prio luogo, L
^ D.iQiial è l*Epifoiiama ?
E'.pore 'ODft èfclamazione ma (al*
4M' con sMtenna ^ ' # €<m riieeaiooé ào^
|iocchò si e naraeio un fatto ^ o una se*
jrilà aorprendeote • Qtiand* eade in. no»
concio^ ogQua Tede quanta foraa ha per
• amoyert - • -
D. Qual è la pri^gfiiera * Z
E. Questa figure ai ^ ^ <{oando doQitii«»
ti ^ni jiel éieconow in .fine. deU'^ordiQ-
" • nellà
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e nella perorazione ^ perciò si pone fra
le figure che muovono « '
D. Qiwl è itti[)iecazìone ? ^
R« quella tigura colia quale sì de»
aidera male a cbi io merita , particolare-
tneote commesso qualche deliilo ^ e.fei«
tà 9 che già ha ricevuto' <il eaetigo eh*
r Oratore gli desidera « * ' . - •
• ifi» Qual* è inlevioigasiwe ? ^
' ;R. luterrogaziane cbe usa V Ofatort
ÌBt6ii, :8Ì:4a^olo per ^iaiaùdbnre^ perchè
allóra non è figura ; ma più di tutto per
iaaiacere^ per urtare ^ le per e^primecit
r affetto cbe vuole. Gasi ha^mc^ta forza
te va uoiia coir apostrofe • .Se alla in*
terrogazione Ysiegne- lé ftfj^o^ta ^ ciiia*
na la figurabili subbjeaJooe, come vedesi
•io questo «aempici : qua! eQM;.ianR> uno*
ya^ quaato^ua giovane privato metter
4» ^ieoL V eMotto^ per ila^ repubblica^
Questi Ì0; mi&e.Ja .piedi • Gov^rn^re TB»
sercito ? Lo governò • AmminiatroK gli
affari eoa ottima riuscita. amministrò.
Cioeì Cioeaoaei per tla > legge MasBiM^ • ^
D*, Qual è Preterlziione , e Reticenza?
.-.Is . ' tore
..igitized by
tore fa ve(ìere iri parole di nnn voler dire,
quello che in falli dice. Si vede che^
parole si vocili »no usare per questa fi-
gura é Non sono per dirvi , o Signori ^ ^
la virtù che usò questa re in guerra ^
ed in .pace . Passo sotto silen.5Ìo come
si^ftre amare dai buoni, ed odiare dai
cattivi , Non vi ricordo come sostenne
"il trono in prudenza , equità ec. La-
scio di dirvi ec. La reticenza è la fi*
fura colla quale V Oratore tronca qua«
si il filo del suo discorso ^ e non dice
"/{ualche cosa ^ 'chd lascia considerare a
%bi .r ascolta 4 .
t» » .. ....
^•^•••*» Delle fgitre di parole.j.i., , ^ '
ipeto qnì , . ctie le figure di parole
-presso, r Oratore sonojquelle che fini- .
.•cono di esser figure quando la parola
cii cambia • Sono dette ancona tropi • .
-..D. Diteci la Metafora? ; [^\/,
: . ft^e^jfoia ^ o traslato è la figura '
„ che
i
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che trasporta il senso della parola cUl
proprio figli rficato ad un altro per la .«tf%
inilitudine. Questo è tanto frequente cbe
Mpza'ari^ si sa. Perciò o^w. daremo cbe
poche regole dell' arte per beae ado*
|>rare .
D. Come si fa unai MMafera ? %
B. Id più maoiere. i* Quando la pa*
Yola da una cosa animata- si porla ancbt
ad una cosa auìmata di diversa specie •
Cosi bajare ebe è propria del cane ai
dice di un uomo che avesse la lingua
^ %cota j e atridente • Cosi chiamasi voljie
mi nomo maligno * 2. Si fa quando il
iFocabolo da uoa cosa ioaoimata si ira«
aporta ad una cosa anche' inanimata. Cosi
• ai di^ strii^ger le vele del discorso, o
^ aeiogliere le v^i^ . 'tlosl it; freno >lrigii1fica
"Ia 3* Quando la, parola da una
' «oaa inani malti^ ai trasporta ad mia tqfla
che ha Vaoiina. Cosi dioico i luiiii
' iieUa' società gli nòtaiini «Iré la lifehii^
rono • 4* Quando alle cose inanimate^,
, e . prive' eli aenso attribuiamo nH oaaia
senso qu^si che la vita* Cosici dice per
l^anetalbra il fiume sdegni - c^iU p^te ed
^ argine' • D» Da*
Digitized by
6g
D. Diteci ora qualche regala sali' ftw
-della metafora .
« R. lya meuiòra vuol esser presa qoìi
'4Ì)a' COSÀ' troppo basse, o indecéoii, come
^ Jieo si vede, perchè ooa ìacoQlra pr«#-
so ahi ^scoha^ non vuol ea^r preaa da
cose molto lontane , e che nou irovano ,
facilmente credenza : Noti yool e^er .fat*
la ira cose , che non hanno tra se tan«
la somiglianaa « Del resto dì ^questa
gura rO'atore trova contiUO.i esempj ia
lutti i libri • ; , .
D. Quale dicesi allegorìa?
R. .Si dice quella figara n^ìh quale >
? A eoDlìuua Tuso della metàfora ^ nosiocliè
se. ne forma tutto uu periodo^ o.un
ienso io cui tatto è figurato/ - J
Dt Dateci qualcjie regola (difesso?
\R. L' allegoria vuol ^essere conllouMita ^
' e finita colla stessa cosa dalla quale co-
uaaìmciQ Cqsì avrai presa r aU^gwiia da
una nave che sta in alto mare, per di«
noiare lo >;ato.di una cì|ttà# Colla nave
ehe aoffre tempesta , che corre pericolo,
: che y à hejaei , o male, governata f che
4 pxende fiort^.f ofjpuré^ restii. WÉijnwpw
Digitized by Google
7°
Belle otìfìe ec. d'avrai continuare, é (I«
« nire la tua allegoria \ iiiEncbè riesca ac^
coucia a. amoveie : ^ Pouai jmre o. &pie->
gare il seùso di questa figura.^ oppure
lasciarla cosi senza ^{xegaziuue | secuuda
che V uopo lo richiede • . , v
• ' D., Qual è la metonimia ? '
" R. È quella figura di parole* che ^sai
in più maniere , e sono I, Qiiando la
causa si pofie per l'effetto , e T autore
^er r opra. Cosi diòiamo ^ ho leito* Vir-
gilio , Omero ec. p<T le opere di questi
'aalòri. IL Qdaado si piglia Teffeito per
causa, così diciamo l'avarizia, per
ut^mo' avaro , il * deliuo per V oomo
che lo commette « IlL Quando la cosa
che contiene si pone per la *co^ come-
tonta • Gobi diciamo ; Roma fece plauso
la Cesare -vincitore , cioè i Romani. IV»
Quando il segno di una cosa si prende
* per la cosa che significa ; cosi T alloro
* esprime ht irittoria ; e la toga appresso
i Romnni esprimeva la pace,
* V Qnrf è la Sineddoche ?
Vi» ' R.-Qtiel tropo di parole che ha qnal*
^ A» IficiÉào^ alla netcmimia • imi da
* — essa
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essa è dlfTerenìe , è si fa in pm maoie-
• L Quaado si poae la paite di uua
cosa pe U tutto , cosi , il tetto per U
casa ^ la poppa per T iutiera ^ave |[«
Quaado il tatto ti usi per ima parle r
così: bere il fonie vuol dire l'acqua del
fi>Qte. III. Quaiido la maierià di èiti è
fatta una cosa si prende per la cosa
flessa ; cosi didamò : il legno pe 'l 1^
yoro Tauo da esso j P argento. Poro pe 'l
danaro da essi fatto « I¥« Quando la
Specie si prende pe U genere \ cosil di:-
ciaa20 : il vento ac^uìloue per qualunque
vento. V". Quando' Il genei* «i' pdìiir per
la specie** così : i'ucceUo iu ^t^ae^j[| M
lisa per V aquila ecf*
D. Qual è Ironia ? .
Ironia è una figura colla «piale dU
elenio una parola ed intendiatBO il con-»
ti^ario di quello c)ie essa dinota \ per
esemplò : Oh grande virtù per dinotar
/yisi^io ^ Óh dotto uomo ! per ignorante^ ^
0 cosi (li simili espre^jsioal . Si usa eoa
arte questa figura .9 e eoa ayvertenj^a a
•no luQgo, e tempo ; nè nchiede- allra
regole $e uou se^ aell' espirioMSM ijkil^ed^
• ' ■ • «a
uà iuooa dì TOce cha fa conoscere essere
iroDÌcQ qatd parlare, ^de^adoprandtilo;
V oiiaiprti; ;Uun iojgcinQf al certo ^ pe rchè
r nditoi-e ravvisa cha U parlare di lui
iqteode tuu' altro • , " .
IVoi ierminiatno qui le figura di *paroley
.perché altre non ne abbiauH) , che ap-
jparieogaoa all' oratoria, ^ a .ch«t alibiamo
pregi considerevoli. Se ve n ha alcun* at-
tira 9 è pìuttOdiOi G^ra grAminaticaie •
D. Abbiam altro a riferire a questa
parte d^lta i^ttorica^ ch^. è r£lociizioue?*
R« D'abbiamo» .spiegare alcQn'allra cosa
sullo,. Slmile , e su i ite geoeri j .e perciò
• diremo qui qualche cosa di pi^ rìlevaolia
sullo stile ^ubtiiQe ^ si^l semplice a. sui
mediocre . •
D. Glie ilìre ^un^ue di rileyaute suUoi^
. stile sublime ? . ^
R. Q'iesto siile , come abbiam detto ^
e9,qii^sD». di parole scelte ^ e di. seati-
menti niagfiifici s* innalza sopra V <irdf»
oaria^ . rapisca V^^^^'u^ degli uditori , e
produce ammt razione anche a cbi «iob
vuole ^ Quindi, è iche si adopra solo la
grandi cpma aoAo ì pateglriéì
;f i discorsi
f
I
i discorsi accademici , le orazioni fune-
bri che di*bl)op.9 rapire, più che isuuir^e, '
Quindi s' acquista colla lettura , e col^,*
aDalisL di ottimi autori , ma soprattutto '
coli' eserci^iio familiare che rende pron-
te , e facili le raaniere del dire, da cui
risulta cjuello ^lile . s^.c^,. ,
D. Sullo siile semplice che dite di
rilevante ? .-^
f> R. Le sue principali doti copsistonp
nella chiarezza, e riell^ poii^i^^ d^Up
parole , e dei sentimenti , perciò vuol
Asser poco in es^so V uso di quelle figu-
re , e tropi che hanno forza ad ioalzare
gli animi . Si adopra in cose leggieri ,
js familiari ^ come sono le lettere , e le
istituzioni , i dialoghi , e la v'ipqtien*
za popolare , siccome la pratica fa ap-
. prendere senz' altro avviso .
^ D. Sullo stile mediocre che altro av-
visate di particolare?.- -i- : - ,
R.* Questo siile dee avere un luogo
. di mezzo tra il sublime , ed il basso
quindi non ama la maestà delle parole,
uè la stthlimità delle senteoze ^ non vuote
pure il modo di dire basso e disadorno,
ma va temperando il suo parlare con
F paroU
tfòno fiorito , e capéce di fòrmare i tre
éo^ri dM} Ocatore t ' ia^ffllire , dil«u
tare, e muovere. Vuoisi adoperare per*
ciò in cose dMsKArià ^ e nejréiacorHÌ pa«A
f cella confermazione. Già si -vede che
«b#^iggifèr ll> etite góafto , puerile 9
fieddo I senza le||9mi ^ e senza contori-
I16 dir pil*ol9'/ o#de fitalu - il ^mMo
ermomo^ó , ed elegante. Si ricordi PCfc.
/j; tre stili wondo che il bisrtgoo rich^e*
r r<ie^ Qade f««sto basta aver jdetto
r^EtbteBzm^ . Ohi ei;^flém»f^
^^iilcfifill Cosa dt^ . qiijirta parie della Éet^
h *r!«t è'l«ip^l|»ii«i«iooe f ^^^^^
,.,v s '-^#liif tm^ Parte: : ^
QUARTA PARTE
DELLA RETTORICA.
gli è notO| più che io Ip ripeta^ ^o«»
J^^^ V Oratore aver sortito • pig^ióra»
l%o^ CQx^ M^zzì proprj^ ^upa ròbast^aia^di
^ petto 9 una fermezza^, ti^òiio ^
pieghev >lez2a di voce . ^riA giocoodiily
1 ed aggiustatela di g(^9t6 eòo ud« %l]tJ(à
^ di memoria per recitare jodevoioienl^ tt
^ wò discor&o. Cosi saprj^ ioainuarsi n^U
^ ani Odi , imprimere io ^ssi cià che à\^i
^.istruirgli y ^iilettargli ^ e muovere glli \ib^
^fetti • Cosi darà tutto il peso ^ e 1^ jk>r«
^2a alle parole che proferisce • /
Che cosa è duu^ue pronuozlazio*
ne oratoria? '/ ^ \ ,
R« YieJi defiiiJta dagli 'scrittori : Vdlfi^
. gestuumgue ♦ prò rernm^^ vcrhpmmjjue
varietale ^ d^Ha conjormatio . Sticohdo
che soijo le |)arole , ^ le co<^e che elle
esprimono ^ siano corrispónder) li i tuo-
ni drlld sQQ'y^ M eJ i uesli delle mani .
corpo . ^gy^
D. Quante cose adunque riguardano
a pronunzia .
R. La raemprl%f la voce, il gesto I
Di quesii diremo brevi avverlirnenti.* \
D. Qiial dee essere T uso della me*
lliòria nella pronunzia ? I
R. La nfìemoria che è la ferma riòór-
*danza delle tose 9 e delle parole vuol
, esser cosi pt-Qhia ^ e vivace nVl -sògg^ti-
re le immagini , ed i vocaboli , che noa
la^cl 1* Oratore in ogni uopo , e gii su'g-
-gerì coìrne bisogna la rifiolt'rtudine ,
• la qualità dé* sentimenti, e 'de^ vo(5a-
boli. Debbon quindi i giovati! coltivai.,
la per tempo avanzandosi a proff(TÌre ia
* pubblico eJ in piena adunanza' qtidlche
discorso , ondo senza timore ^ ma coq
ispirilo , e con vivacità tomiucino a fa^»
^ !\PratQre.,,,,^ .
^Jf^. Sulla -*voce cV>vvirf ti daté ?;
#
» r alU>^e<^ il. baglio. Or,gJc)va n)oiiO(h-
tjni^l Uramde . Jta pi incipio è cwft; villani;,' ^
idi' ifiQMm^ f iittsi#igfiMÌ«^ ^§iiiiui^*^
mn diveuìf rauco.' Quella larieiii,<ÌMiiip«»{
INI non§màm «la » vqp^^tai dà gi a^i||^«([^Ì49^
i># . La vipce>fakmiii iwNirtiilirtN r^ì reM>Mta
éiiai> aia|»D Ìfai w Ì piiìi II »^:4Kaiét)<i(r|.^Mw
jlj 40$»iiii« Qsw &i .U»t<aii|i grandi ^[g^ ;|
|Wt« /ir W0 reil^iri r ip^a> ^s4|tiaot#r^
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^dèe tempre adattar la voce al significalo
dèlie parole ^ ed alle tose che dice • / et
*^filb. Dale alcun avviso sul gesto ? ^ ì.
^R. Il gesto DOfl dee -esser da 8ceiia\^
elle e^'piiaie la parola , dee acceonar*.)
soltanto noD dimostrare il pensiero , me
la- MntetìKa . È conveniente V ioflessioBai
dei fianchi ^ fna forte ^ e vigile ^ noa^i
niolle . La n>ano non vuole agit^r^ coui
iBK)Ua velocità ^ Le dita seguono Boa>
preveng.ino le parole. Il braccio stia lun-
go, e teso , qual dardo del discorso
Si balte il piede sul princi|)io ^ e sul fi-jt
ne dilla contesa. Del re.<yto la grazia deit
dire è riposta nel volto . Sul volto si-
gnoreggia n gli occhi • ÌJ aziose viea^
ìs^iirata dalU vivancità delPanimo: or rini^
maginazione delT aoiato k il volro ^
r*indice del voUo sono gli occhi. Quin-
di la massima attenzione nel modeiare i
fgnardi. JNon soiio da rimproverarsi certi *
nìovinienti irrf^uolari suggeriti dal mede-
simo calor del dire, quando occorre de-.-
clfirnare contro un vizio^ eccitare vee-^i.
nienti affetti, e trattare una usr'terjajjirte-
ressante; Si avverta però ad evitare ogni^
V . c 1 . ombra
,Ofnbra d'Immodestia, ogni traccia di
lernerilà per le quali è facile degenerare
nelle inezie , e nelle scoacezze . La gra-
zia e la l'orza del recitare dipenda dall'
eofiisi^che è quel gagliardo e pieno s«o«
no, con cui. vogliamo disliiigueie le pa-^
role . Dall* accorto maneggio deirentasi
dipende luUa la vita, e lo spiiito di
ogni dibCiKSO col solo variare la col-,
locazione di quella, noi possiamo preseu-r
liire aglj uditori il medesimo . s^i4Ì4ienlo^
in aspetti affatto diversi . In tutti i di-
^.corhi preparati per avvezzarsi a collo-.,
care V enfasi ai debiti luoghi, è di mol-'
t« impoaanza il legger prima , e recU.
tarli privatamente , noiando cosi le pa-
role enfatiche in ogni sentenza , e niet-^.
terle in memoria in vece di abbandonar
re , come si fa comunemente ; questa òn
una parte essenziale detta rappresenta-*;:
zione . Dippiù dipendono dalle pause y
che sono di due specie , vale a dirte-
le enfatiche che si fanno dopo det*^\
t[|valauna C9^a di^pwùcolare jnomento,
•ti cui si vaol fissare V atieo^rone dell^^
y^i^re 1^ e queile ch^ ^%voa9^,;^oUani^
a distinguere i iensi , e nel tempo stes-
so dar campo ali* Oratore di prender
iiato. Dipendono interzo dai tuoni che
consistono nella? niddnlazìorte della vo-*
ce , o^sia nelle variazioni di suono che
n?*iamo parla fidò" irf pnbblico . Quasi ad
;ni -sentimentò è dc\ ogni gagliardo af-
t<V fa natura tia afdòttalb nn parlicolar
trìnrto' <ii voce. Ogni uòmo quando è ira-
ptBgnato à*'fWllffe di r|ualche cosa che*
^i stà'ii Cti^Sref, ' ^^nèhò nel comun Favel^'
ìàfe usa tiu tuonò eloquente, e persuasi-
Tò-; tnolid ffi'ft riél fòrb , nel pulpito
nelle adunanze^ e tìoxi dee formarsi y
Cotrté alcuni malamonle fantio, cantilene
monotone, caricate, affettali, contrarie
iHn natura. Riguardo di ^^esti, e di ciò*
che nel pubblico dirring'ite chiamasi a-
zion'é'V^ regola fondsiméntale è la sles-S*
de* tuoni , si ponga niente ai sguar-
di, ai gest!*^ ^ai moti della pf^rsona :
è siccome alcuni hantìo naturalmente
morimertli sgarbali che è rrecessario cor-^^
reggere pf^tciò^ aggìdngiaulo le seguenti
avvorrerize .
* Chi |)arfa al pubblico dee studi:tr«;i
;. ir ^ di
8t^ -
-di conservare la maggior possibile di-
gnità in tmia V aititudioe del corpo .
I)ee scegliere generalmente una positura
dritta e ferma ^ 55icchè' àbbiH ùvhi franca,
€ piena padronanza di lutti i àiioi mo-- :
ti, Ogn? inclirtdzione che aA^Pi deat
essere all' innanzi verso gli tiditòri , ec^l
eetio^ quando a ^ignifitaré TÌptìgrfàDza,o^
abborrimento . Gli occhi non debbon
esser mai fissi sopra un st)lo oggetto, mal
placidamente girarli ttitia T udienza .* '
La parte principale del gesto consiste'
nel movimento delle m*anir« Gli antichi»,
forse con tìK)ho rigore condannavano^
tutti i movimenti fatti colla ^!a sitìi^T
stra 'y ma sebbeile non veggasi abbnsian*
za^ perchè questi abbian sempre ad òf4i
fendere , è naturale però che la destra
abbia ad tisarsi piè frequentemente . i *
caldi affetti richieggono che i moli dì4 •
aìnbe le marti ^i corrispondono . Ma oi >
si gestisce colla deslm , 0 colla sinistra,^
o con ambedue , egli è regala genern-^^
le, che lutti i nioviiiieriti siano liberi*^!
e licili . ^
*^ pause
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pause , *e' nei tuoni , cosi anclie nel ge-
sti 9 e nel portaraento si fugga ogni af-
fettazione , che sempre guasta ogni di*
acorso • Le giostre maniere siano pro«:
prie', non imitate da altri , non pre-
se, da alcun modello immaginario . 1 ut-
W^quello che è nativo quantunque ac-
compagnato da qualche difetto , piace
sempre assai più , perchè ci preserltà
r uomo «eli' essere suo , e perchè mo-
stra sempre derivare dal cuore. Laddove
una maniera adorna di grazie con stu-
dio acquistate , se non è facile , e scici*
ta, si scopre 1 arte , e T affettazione noa
può almeno di disgustare •
D. Che altro ci resta a dire sulla prò*
H^iinzia ? - ^ } !.. J »' ' V « • \: ..^
. R» -^SuUa pronunzia.,' o aziooe , o de-*
clamazione ci basia quel che fìa ora ab-:
biamo detto ^ |>erchè se in tutte le altre
parti della Rettorica i precetti voglioo ^s-
ser pochi, e di moli'uso^ nella pronunzia -
■tolto più giova r esercizio in cui ua.'
fiovaqe impara lauto quanto non pyò-
ricavar da precetti astratti • Del re^lo vi .
Iffto^flft ^ik ieggei;e in mateiia 4i.Ji^UQrica
43.
7"
1. t
^hfr fl^^ bceveatente eiiu aerate
Htttorica di Rolliu , di ^lair , di Golot. ,
ai», t di «Itri «atoii cb« «ve»^ pr«•^<:
•celti . Ma come diuì leggeil© p«f "^ra* ,
»)^tKÌt^»l,fi(4p «SiN»tto sia ontoso ad ao)»^,
à«Mi Q^fiÀgg!'^ n\tifm.mi»hfi^v4 d'imi
»«p» die guardisi alte nper«, », |«ÌMik^^
^tìifstluJU^ pm Manli 1?
' -''ibi M .1^ M^ilff^^
^> .... IT- tir. t,;^-; JJ .-.r^vj!-
' - / " . '
Oitìitizi
£s§tviwÌ0 di OnUtma m 4 tt^ sbafimi*
• Tutte le quistioni nelle- qoaH^p{l&>I
tfi^gMier^ rhiaiBaii ^ il Dimo«tMl?v#^iéi>
ialite ^ ih tti umiliale ^ ià jcal si Aé0Ufi#^«»
, !)• Datemi cqd fti& dettaflUo altra.
R. Il di&tta»(rati^ dÌQe.|>ure EpicUf^
ginco. Ha per fìb4 U l^de ^ o il bìasi-
mo^ rOraiQ^ ti l'tiMl^.a. ki^^
fone , 1 felli ^ le cose y ro«-tte iasieme
tutto ciò y^À^b^ fa ptiprer nUa ^>affcp||.|4(#
ai Icida 9 a .muova alla vinà chi a4rc4{#*
^ diiGom accademici ^ i €diii|K>otiiettii
latti
Dìgili
215
^iffaltr » re', ai principi ec. entrano ^lel
genere dimostiativo. L'OralOre volendo
troppo onorare il suo Eroe ^ deve aver
rT orrhio a non dtssonorJre- se medesi-
# ino . Sl» mal asso»tisre le sue prrwi , e
/ le ika dalla sorgente dt*ir arlula^ioile
< piulloslo, che d il serto del Vero , PudU
loie s' irrita perc hè il dii itore vuoi reà*
derlo compHc^e dt sua l)8^^»(z?à?
I Panegirici sono difficilissimi a farsi,
^ È una sorte di hrorifo ct^tfcednto alla^v
^*4yÌTtù j ma lanie Volie le virtù non ba-
ttilano a raèiitare un semplice otfòre., e
i tichi si addossa tal fuozioriè, dee avete
>N|afenti nece.^^rf a beo^1l^t?H
D. Ditemi ora «ulgeneì-e dw itera ti v^O?
^rR. Qtje«*to^fr iquando si intatta di esa* v
- minare se una impresa è tr^He,'ò nò^^e -
%*fcr calcola atfefit«mente il ^ro, ed 11 Wlf*'
• tra della probabilità; «lenza laàrrar alrnftc
dolle circòSiafnzè che possono m siqiil ^
•calcolo aver Inogo. Qnì non ci ristrTngìa-
I -^Ifno a lodare la virtù, ma portiamo piic /
'snelle le ragfòrii '^he dehbrJno indurci
ad abbracci arlà /^Per riuscirvi va cono-
^sciuio a fondo u soggetto , e si consf-
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■Ih-
. ; dert in ogni aspetto non solo reale mi.
possibile. Non si cerca qiii a far mostra
di grazie, a dilqitar gli orecchi, a dilettar
la fantasia : tutto si riduce ad esporre
con f >rza, e semplicità le co^^e. Tal è la
eloquenza di D^raosttfne, se egli è ricco,
-, k pomposo, è sub per la forita del suo
^ l^peì senso ,
D. Che mi dite ora ini genere Giù*
disiale ?
R: Questo genere ba per oggetto t àc-
. casa ^ o la difes» ; le (jai<5ti<)ni di qiie-
Vt,*^o genere rig?iardano il f;»tto , ed il
reale . Se non vi fossero dritti leggiuimt
pon vi sareLl>epp torti j se non vi f>5se
-tzione libera non vi sarebbe colpa reale.
Si distinguono due sorte di diMitlluno
.JMtarale scolpito nei cnori di tutti gli
A^iiomiaij r altro civile che obbliga a faie^
noji fare certe cose per V interesse ctw
^ "^wune, o panicobre, 1 vioUip^i deliu
/tf^?fi^cWM sono cattivi cittadini, i vìo-
^^Jatori deBa legge naturale offenrlono Tu-
jmiìmùt^ Ij Oratore fa valere le autorità
'"^;£elle feggi, ed eccita Tattenzione quanJo
"' Jaìo^iià che il cornane interesse sia stato
^ Srava-
()• Qaesti tre f^oeri vwno ijmjp|p
soli
R
nato
che mai noo si uniscono ; anzi il cqii-
tra rio accade in quasi tutti i diatesi ;
{)oichè r onestà del genere dimostrativi) ^
' utilitA del delib^raefvò , e le gmidzf»
del giudiziale si uniscono per T ^^diiMt^
. rie io nn medesimo puntò •
Ed ecco eome wEi discarsa~ÌLdi €ui
*|>riimtivo oggetto sarà la lode |^ avrà
oggetti secondar) anche il c<Misi(^io ''a
fare One cosa » e la poodannà o raccus*
di altra cosa / o ' a*ibiie àoatrarie
% • « ^ ' »« < ,v;. *- ♦ V ■ •. •
leggi t ' / » .
- D. ATete eltw V dir* w dr
generi V e sulla iaoòTlà ,delF
"gederalef " ' * V^; Z]
quel cTie riguarda precetti ijd
ìnrv&i tion trovo alt?o cb^ ,s^a util^ t ei
piacevole. Per qiiello poi che tieoe
'r èSew«tio del conaporre , dico, e ripcjjjùt
' che que^o gmng« a rènder T Oratorè
\88
ftMmparano che non si farebbe eoa re*
• »
' : I ' •. ►
Il ' * ' • ' ^ ^1 k
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. A REVERENDISSIMA
MONSIGNORE ROSINI*
F|lEilDI?rTB tiELLiL GIUNTA pi fimUCk iSTRUZlOHE.
* • • • A
•>««» «• • 1 «
EeCMLLSItMji
1
9^ •
Fratelli Chianesa supplicando espoa*
gono a V. K. RevereQd,r.,'Come deside-
rano essi supplicanti dare alle stampe
un piccolo Trattato di Rettorica intito-
lato =: Saggio di Rettorica , che in^
segna alla gioi^entu studiosa i carati
ieri di perfetto Oratore , ed i mezzi
a divenirvi ^ compilato da D. Salvai
tare de Sortis . Perciò supplicano V. E.
Reverend. destinare un Revisore che mè-
glio le aggrada per ottenere indi da V.
E. Reverend, il jyermesso . E V avranno
come da Dio , " li ^ • «
'''^■ \ted by Google
wvti aij9f?^.j?ft r^*'** "
roI^AÉ^ew* di rivedere V t,p«ra sopr»
:1:;::'U Religione, ed ^/^^J^
Spv.aoità =: Il Dep«'«» .P«' ^J^^
da' LJwi o Canonico FrmM$»Gà
ECCELLEBOlà REVEaìki '
reod. di rubrica TafK>«i.4 W
fti WliioBé , e cui è il titolo/ si- AailP
Sène la :*\f'npa Z^^B£à^i<t
♦
• Digiii^^^o i y GoOgI
■ ^. l^Ópoli 30. Mor^o 1824.
presidenza della giunta per
La pubblica istruzione .
Vi
la dintoda degli StampiMcri
Fratelli Gbianese , con la quale
goDo 4 k 4 m% al ia rtamptr. ìUL,Sji§Ùf^
di Rettorica del Sig. D. Salvatore
-de Sorìiiy ^- • ^ ''^ì ' \ .\ \2.
^ Vifto . il fiNnmiK^ rappóito 44 R^gio
Eevisora Sig». A. Piagicr. ;
^ peHMKa.y^ cbe. T opera ioaicala li
aiiampr^
.» ♦
facondo penMaaò ^ che ikhi ti dbiÉ'
prima lo stesso Regio Revisore non avrà
.atteslato di aTpr rìcoo<m:iiita odi coà*
franto uniforme la itapressione ali* ofj/»
aioale ajHimvalo.^.
Il Goosultoffa di Statai Paa^daota ^
: MONSIGNOR ROSIW .
Pel Consultore Stato S«gvctaiia Gf»
aerale c Membro della GiuaU
' »
» * »
1 - ^
i' '
I
I iT ii ì ■! li ; I l I I >i I II ti j i LH .
Si i^ende in Casa dell jujt(yre sita.
^' i^ico Limoncello num. 44»
Prezzo fisso grana 3o.
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