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Thursday, October 23, 2025

Grice e Sortis

 SAGGIO 


PI RETTORIGA, 

che insegna alla gioventù studiosa 
i carafìeri di perfetto Oratore^ 
ed i mezzi a diveiiiivi 



COMPILATO 

DA SALVATORE DE SORTIS 




NAPOLI 1824. 

r 

Nella Tipografia Chiasesm 
Con appro^azio^<9 



f 



A« t 



Digitized by 



PREFAZIONE, ' 



r 



^ ■ 

aomo deve alla tiattin il genio , # 
' la dispobizlune all' eloquenza ^ ali' Ora« 
icria 9 €fa« è la facoltà di rt|i§cm :iiel 
rilevante oggetto di persuadere . L' arie. 
Io studio 9 TMercizio coliivana m ki ^ 
nigtiorano , e perfezionano il genio na- 
" turale. Kon giovano \ precetti deli' arie^ 
te 4«ieati noii trovano aetb» Sfìtriio di chi 
riceve^ 1* ingegno ^ e k di^^potizionà 
die poi ¥antio^ ad ecciiarst , «vilopparsi^^ 
, 0 ffio ierarsi saggiamente con quei preMt^ 
ti. Le oaiervazionir auUa aaiora delle eo« 
se , la giornaliera c omiderazioae di queU- 
lo elle avviene tra gli ^lomfni , la tiies» 
•èoue attiva , e 1* esempio di quei pri* 
»ii, e ptrfeiù Oiaiori che sono ai beim- 
Musciti nei***arte lero, PoiJliià che risul- 
ta a chiunque , con additargli i mesai 
sicari 9 e facili ^ pèr coQstguire un in- 
ieulu 9 il fine, di giovare eoo accanel 

f • ajuti. 



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A 

ajatt lianno fatato sulle prime il :pctfi« 

$ieio ui raccogliere alcune regole ^ ed 
ìnsegnamtinU -pbe « poress<^rq proporsi ai 
giovani , mi io modo tale di non sop- 
primere in essi^u^ guastare il genio oa« 
turale ed ì liberi pensamenti dell' inge- 
l^no , nè renderli iaiiuto»i, o servili CQ* 
pibti' dell' aUrui operazioni , ed aatoricà, 
; "Quesia è. quella che dicesi arte relXOr 
fica 9 .ì&tituzicio^ reitorica , oratoria^ ec; 
Hettoiici 9 o preceuori di eloqueuza so* 
no d^tti co4oro che ai aooo applicati « 

raccogliere , ed insegnare ad altu siifatU 
pr€cettù ,« Oratori, ai dicono, qiteili: cIm 
ne faiiiìO uso. Ove i Rettonci non sap<^ 
piaao £>ruìre l'arte ioro^chi è che noia, 
vede che recano danno , e pregiudizio a 
coloro che iiDpicudaao ad ammaestrale? 
Pacasi dettare le regole deirarte in ino^ 
ilo che remino liberi in chi gli appren^ 
de ^ i talenti , il geoìo , e i v^li di peii«i 
sieri, {ij ^aaiura, non vi ha dobbio, dett 
atere. sparsi àeir uomo i germi e la ibrf>. 
za difibuo^ Oraiore* L'arie poi , lo siu- 
4ÌQ9 e : r eiseccizio coltivano 9 fanno (}er« 
^àUgUaie i^eLui dalla, natura diUusi. Es-» 



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{ 



si sono die islrulscoup lo spirito, dan- 
no le dcifinìzioDi delle oose , losegnaDO 
la forza , il sionificato de' vocaboli ^ e 
mettono i talenti in istato di entrare si« 
cnranìente nelle com| osizioni Oratorie . 
ÌLcco il fine the si propone il rettorico 
nel combinare le istituzioni Oratorie « 
Qaesio è il fine che mi sono propoi^to ^ 
e in <|tti spéro oyaere lìoscito . 



4jf 



J 

I 



1 , 



« • f 



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i 

IN QUAWTE PARTI SOGLIONO DI- 
VIDERSI LE ISTITUZIOm 
DlRfiTTORICA. * 

ordinario si dividono in quattro 
parli 9 e si chiamano, i. Invenzione^ 
Disposizione. 3. Elocuzione. 4- P**^* 
noncia. Eccone in breve la definizione 
• 1^ ordine 

L'Oratore dee sapere gli argomenti^ 
le fa gì ODI , i fatti proprìt a dimostrare, 
dilettare 9 muovere, dee trovarli, e 

necoglierli tutti. Questa dìcesi Inveii* 

zione. ^ : 

, Dee disporre V idee tn un discoriò , 

ciascuna al suo luògo, sicché risulti un 
tutto ordinato , che quanto più voYen<»' 
fieri si ascolta, tanto più penetra e mno^ 
ve gli animi, e tanto più resta impresa 
So in meibCHrla • Questa è la Disposi* 
«ione « . / , . 

••4 U«ar 



bigitized 



8 

Usar dee e&pres»ioQÌ , frasi > modi ^ 

sentenze , e ri^;ure che nulla abbiano del 
triviale y e del basso , ma siano scelte ^ 
e più di tatto adattate al punto che 
Ira Ita . Qne<^ta si cbian^a Elocuzione» \ 
Saprà io fine come recitare iiiiia0KÌ • 
rispetiablle udieu^a iil suo discorso ^ col 
moderare la voce ^- col regolare B^to^ 
e con adoperare le maniere più accon^e^ 
più destre e più nobili Questa v|pà 
detta Pronnnclazione . 

D» Ora ci darete <U cìj^scuna deil^ 
quattro parti una ìstruzi< ne bastante e 
capace di farne acquistare tuui ì .prii|<^ 
oipii e le regole per ''bene u^rli; . 

R. Si . Lo farò spiegai!^ con dettafi» 
glio cias€uua delle patti ^ $pieg;|pdo^ ^ 
Dumerando tutti gli ^rticpii che ad es$^ 
61 riferiscono ; recando atiéora gli esepi;^ 
pii che confernìano quello chQ si S^pi^ga 
a parte a parte» . 

Lv- iiraz-on^ degli esempj sono di au« 
tori Greci , Latini , Italiani y Francfsi ^ 
tanto socri quanto prof^ini . - 

Comii^cerenio d tlia. prij^a parte delia 
Rettorica cTie è T luvenzione • 

* 



Digiiizca by 



G 



i. t, 

m 

della R^Uorìoa cioà • 



che co^ è ? • ' ^ ^ 

. ft» L'0rf4ore «Ke vuol mltarai a com^ 

porre un discorso penderà sulle prime 

ili. cl)e cUa irritarci ^ e co&ì troveià 
la fantasia , il genio , le sue cognizioni^ 
.la, pflesMQne gli foroiscono ipolti punti ^ 
ssfìtimeBtì topportiMii a fonaare «air4i^ 
scorsQ reii^eo^ e proporre un a&&uQta 
wrilevaote, e pnivaifo a> ^oe ài alileitafa^ 4 
muovere i^i animi Noterà tatto, peuserà 
poi a .trovava aUtt argoaftenli , e mate» 
riali del suo discorso. Unirà ai J^uoi pen- 

«attenti U letianra 9 la meditaaiona l^n I 

libiì, che trottano dell'oggetto su cui 
vaol 6gli iavdUra^a cosà oiaduando aa-> 
prà ritrovare , e far suoi altri argomen- 
ti , e ragioni • Coli' ingegno Suo creati* 
vo 9 col genio eccitato nel éorso steséa 
della sua composizione egli raccoglierà 

latti qoami può avara |^ argoaoteÉti , i 

- i :] . traslti, 



tratti^ le Mtoriià.^ i 'fiettUilitnl! cK« sia- 
no valevoli a proyare , a dilettare , a 
mwv%r0 k Ecco ciò clm dtèeai iavensio* 

se 9 la quale vien definita : ^€jcrco^i/a£io 

rerum vera^wn^ «ut veriUmiHuM j qua e 

valeant ad faciendam Jidem , tL ad 
motus exciiaudos. 

..D. Di quante sorti 80|io gli argomen* 
ti oratorii ? . • . . f ' ' ' 

R. Gli argomenti Ora torf sono di dae 
^orti, intrioseci 9 ed estrinseci , certi ^ e 
firobabiU • Quegli argchneoti cbe V ora^ 
tore dee trovare^ e ten^r pronti per cono^ 
porre il suo ^disqorso^ altra mi aoaa che 
pruove €'*cconce per dimostrare , ed ec^ 
citare gli afifettj* Sp iraggoiio ^ dalle •cieo** 
ze 9 dalla storia , e dai fatti. Ma la rét- 
toi^ica ci ibrcisce i me^i per tirare j e 
tnantggiare tali argomeiati Essi sono 
detti ancora iuoghi ^^atorii ^ o fonti, di 
argoiftenii alti a provare ^ e <feito 



I 



r 



$. li. 



Digitized b^Gc 



.»« 



I 



c 



Definifuone . 



he co^a i defiaigioM Oratoria ? 
R. La definizione oratoria è nna breve^ 

• circoscritta spiegazione delia cosa. L^ora* 
tote p«r far meglio conoscere quel che «ia 
una coaa ia va spiegando con amplifica» 
kione di |iar4Ìe ohe n' e^prìmafio il éa^ 
rattere 9 le qualità | gli atiriboti. La de* 
finiaione Ortiom HM ai fa dall' Oralo* 
re come fa il logico che definisce itda 
cosa col geaere ^ e Mila diffi^reoaa ^ p6# 
esempio : V uomo è un animale ragioW 
iievol0 ^ «a eoo aUiondansa di parole 9 

• di senttaMKì ^ e eoo %egli^ oroaiwnil 
e figure métta in prpapiettiva luminosa y 
éileuévole , e^ looeaóte tattb ciò che si 
conviene, air uoma^ «ila aua iiatura^< 
alia ana ptopruMà. 

D: Come r Oratore formerà una defi- 
nbiooe esatta ? 

R. Molto più r Oratore dovrà indù- 
atriarsi nel dare una spiegazione unta 
p^opris^^ e carMteriat^ca di gualche vo- 

calK)lo , 



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■ 

' ^ t 

cabolo , cbe non sappiasi a fonda quel 
che ^spiioìe . Considerale perciò corue ^' 
e quanto vale atffiittti argonxmto oralo» 
rio ad imprimere ueir nnltn » d«^gU udi- 
tori più chiare ^ e* diaimte -opzioni deU 
cosa cbe si defìnisce, ed a dimostrare 
ci# che ai è pvoposxo ^ e come ùe acqai^ 

stano quella conoscenza che non aveanOj^ 
^..fi»rm^oo \n \fìtQ m^nte più alto ^ e grao- 
dioso coucelto , e si rendono più inoli*- 
nati alla persaasiope./ Cqh V Oratore 
4«fioirà ruomós» nft*opere •eceellente &r^' 
mau da Dlo> fornita di ragione , fatta 
«4 immaginè del Oeatore^y e ^natft per 
L' immortalità » • ' 

Coai . potrai definire eòi Ubre^ 4eUa 
Sapienza : Sacrìficiiim salutare est at-» 
UndUre. mamdatis ^ et €Usfmdere ab 
omni iniquitate , Eccl. 35. 

Sapi^nteinente anci^ra definirai la l!^ 
iiertà degli agenti ragionevoli. La li- 
h^vlk è U pfJMoit^ . di pensare e di ppe^ 
rare senza fotea , ma per Tiflessione^ e. 
jl^r jpre^jpi^a 3^ Ay^la de lib. e deW 

Questó jjmfEQQ argte&eiètQ è ciMamato 
* 



> 



■ 



d^efiolziane , o piuttosto descrizióne Ora«> 
torta « 

Tiumerazione delle parti.- 

... • » • 

P 

D. he cosa è U numerazione detto 

parfi 9 e che ])eso «Ha ha ? * ' ' ' 
«k R. Quando fOratore oél corso della snt , 
acrifìga, ei sì nuotar ruenie nelT adJurre le 
pruo ve nomina qualche còsa che con« 
t^nga in se altre parli , e viene poi ad 
indicare . ciascnna di questa parti , nar^ . 
landò di essa ciò che le conviene tela- 
livao^aie al puQlo^ che si tratu ^ sarà 
^ailoMin beliii^imo argonienio oraiotio 
molto acconcio a provare , a convince-' 
. ' i)«.^ra ìbnovere gli aflFetit 9 e persiiiadera». 
Oaeirudire oomi^iaie laale cose che tut-^ 
te si fiferisemo- ad un soggettò prioci««? 
pala^ oh i|ual lui te impressione fa neir 
' al&hiM , i Qjfl mùKO di chi ascolta ì è- 
cOine ragionevolmente sì cònthiade con-*' . 

vwise \a uuuo ciuelio cha.si era atstiu 

rjto • 



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, / ... 

' moi.«_Qu9Sta dicesi dai RottMi^i Eaii^ 
merMìoae delie pam. Hen conosce og^u« 
^ no quatita forza ha (j^uest' argumeoto 
quando è bea fatta JNoi lo abbiamo 
iauanzì a§^li occhi quando cooipo^piamo^ 
e lo vediamo col. i'att<> • 
D* Dateci alcuni eseoipj ? 

f R» S. Gregorio Papa proacinzia jgae*» 
sia sementa : Omnis creaturae aH(^iiid - 
habet homo\ Va poi nurneraudo Q%a^ 
essere crei Mo nella sua classe, e fa nu« 

' aaerazioiu di parti riferite al tutto imie^ . 
me di creata ra : habet ^ dice, eommm^ 

^ne esse curn lapidtbus^ vi\;€re oum ar^* • 
hùrìhus , sentire oum animai ibM , inn^ 
telligere cum Angelis ^ P estete, la ve»- 
felabilità v la aeii^biliià ^ l :iutell gf osa. 
' è comune all' uomo ,coh altre* creat4ir<i* 
terrestri , e celesii .che sonò gli. Angeli ^' 
JLibia Oratore Greco nel di**coiso qain«< ' 
lo lontra Àntocida questa numeraV 
zione di parti » fioalmente nè il popolo,' 

\.nè ^li uojurni , nè 'alcun ré ^ nò ia^cit* - 
là si degnò df rièevère qudKl'o4iiloiSv L^ 
autore del libro dcJla Sapienza cosi mi«' 

„lMr4 l^xà i càralttri.|iriaiarj dtlW 'tpi» 



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iS 

yiuico 9 mpitipUce^y sonile , eloquente f 
mòbile 9i inimaQQUto ^ certo , doice j , 
mante del bene, pronto ^ che aleute im* 
l^disq^ 'htm&qo.^ ttfiaaiio ^ beoìgoo ^ 
fermo V avente ogni virtù, vedente ogni 
cosa , 9 valevole a fuceadere tutti |^ 
ispiriti . *» Oopb questi pochi esempj 
9am$|ra2Ìp.n i di parti a^iangiamp a» aj[«^ 
tro iitew dlvM[aifilbii che dice : 9» più 
contano i grandi di loio grandezza dm 
ieeoli; cte uOa aooo piò, da dignità eh» 
lion posseggonq , da impr^ae che^ 
Mo faaaiio /atio^ da ttey ^ li^ Mii 
ite che vile polvere, e da moatMU^Otii 
•h» ii tempo joM 4Mi<;^lat0 ' 



^^^^^^^^^^^^^^^ ^^^^^^^^^^^^^^^^ ^^^^ 

mnf m é coni usati . 

• , - • \ . ■ 
- ; , » « . 

Vt. V-rfbe cosft ^ «nàpuzlonft. del BOlll% 
* «W» •! a«»<!]}racicare ? ^ 

9.>..Xa, argomento cbe rhiamiii ^ anno» 
Ux^9^ dti ^pà», è^uellp |>er cui l'ora- 

iurn 



t6 

•ore trm wl nómt iimm ditU o»ini 

una raglaae una co/istd^raz'ton^.tale^ 
là quale 4ia. qaaUhe {jeso ptft- prov»ra^% 
vede che e^^o die pascere dalleiinio^ 
logia di qualche 04>(iie^ U quale qoA 

Stiinp^e si può avere ^ on(l« T Oratura 
jK>n ai Jarigheià taaun di e^so ^ che cadft 
in concetti puerili , «d *in ]>eil$iarl ba$<« 

. ai^ come e avvenuto io alcuni tempi ^ i 
|hrei9P aifeoflii Oratori ^ ^he troppo t^àa- 

.no voluto a0ttilu^are su i oumi^. 

Pocbi'eéemr») ^ibbiamo ; ' ieo<)) Coi»^ 
^eii Qonsulit patrizie i *u Yerre scber/.ò 
Cicerone -pcicbè Mrraf i^iiMia,' ctòè rttbft 
le coédé'QdH Giovanni nelU oosirà Uni*» 
gua suona «graera ' di Olo-^^» -griti>a^*i>icf 
e sul nome Gi)vaiini si iroveianno lo* 
devolmeute argomenti di encomii al Pre» 
curiose, dell'uomo Dio. Già si vede n.e|- 
la riiMà^ione ^dél no:ne f|nani.6 cade id 
acconcio , cbe ai vuol fare da Fiy:>sofo ^ 
e Don da pedante . 

, Id:^ Ghè' dose eond' i coTnììigatr ? 
dicuni es«;mpj . 

-<fll. i ^^injngati aanor quBl vfiriare ìiu 
vt^ca^buló^ 4ii ^iù paiole cbe posbodio na« 
>^ ecece 



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tcere da esso ^ ed esprìmere diversi con* 
cetti • 'Servotko a meglia spiegar qualche' 
cosa, e dare all' Oratore campo a spa- 
ziarsi ^ * e' trovare i mezzi dì ' provare 
Cosi amore 5 ami«e , amabile, ammle ^ 
amorevolmente ^ sono ooDjogdti • Cicero«- 
ne ne più «senipj , ecconè uno .17^ 

ad senem senex de senectUtt^ sic in hoc 
Uhro ad'-amioum i^mìchsimus de ému 
citia scripsi . S. Girolamo epist. VIIL 
icrtve ridèri / af ridere sécidar^Ut 
relinque . I conjugati soa detti ancora' 
termiai dèi^iyaiklv 'e Vd^onò, qnandè 
hanno 9 esser trattati come la notazione 
del QOitie éoV^ìBt quale gli abbiamo uaiti/ 



4t 



C.. ^ V : 

he cosa ò il genere ^ e la jipecie 
,ifi Reilorkui? . v?. • ^ 

R. Genere chiamano i Rettorie! quel* 
lai ca^4 che è comune altr^ ancora ,^ 
contiene sotto di i« T idea di altre 



B 



COi^ 



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cose clie si ^rilertscoiua aid €$M « Spcicie ^ 

o .iotrma cl^a.mat\a c[utìUa ^cpsa ..il cui . 
Bone è p^prio solo dì essa , ed è ooa« 
tenuta iffir idea d^l geoeie a, cai si lir 
irrisele • 

D. Che altro non^ie lir^nno , e come, 
S^ fiorii. ^f^pjoaentq di essi;?' 
. R. }I genere io reuorica si- pare 
t^^i «^ la spec?ie ipot^^i .Di pe*a 
è 1' ^gojOftMtq daj gr?»ere alla specie , a 
4aila specie al gaaere. Perciò si dee ada> 
prai:^, j^ii giudizio, perchè paflare oel ge<* 
npr^ uoa de^ es&jare.trpppt^ )tiQ§39 q^uiio.^ . 
4p 'si 4we .voaica aUf^. i^^^c^ft^ .la qual^ 
poi resterebbe poco provatale chi ascoi-» 
ta ne seotirebba tedio • argoniento - 
dalla sp 'cie al geriere si usa per Io più. 
Jieir esordio , ^ nel priaaipio della, con- 
fermazione..'^ Gli; esefupj soKoViiioUissim^ 
presso gli autori » 

D. Spiegatelo eoa ufi modo p^atmo . 

R., La parola virili ò il genere cb^ 
abbraccia lutie le virtù che seào la ipé^ 
eie . Or ^e noi favellando di un:i virtù 
speeiale^ \ièt esempio', della^ tempera m^a ^ 
riduciamo il diseorio alla yixiù, generale-, 
'/y . ' ' ' a ^uiu- 



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e quindi ritorniamo alla nostra specie , 
allora usinnio V argomento del genere , 
.e della specie, oppure della tesi, e dell* 
ipotesi . 

Cosi pure pas-ando dal genere alla 
""specie , dice T autore del librow Bellezza 
della Storia Universale m avendo or da- 
jta una idea generale de' pregi di tutti 
gli storici ( ecco il genere ) , passiamo 
a dar ragguaglio di ciascun' opera parti- 
tameniew ( ecco U specie ). lu ciascun* 
opera poi ravvisa i pregi che si è delta 
in generale dover convenire alle istorie} 
e così mostra essere ogni opera in se for- 
bita de' pregi , che a tutte sono esseu*^ 
2Ìali . 

Già si conosce , che vuol dire quel 
rnodo 5> richiamar l'ipotesi aliatesi j U 
-tesi rfP ipoteii • , , 



t > 



« . 



i 



TWry'\\'\7Cir\ V 



V ; Causa ., ed JEff^ttg^. . 

G- . ' ' 
^ be cof^a è li causa , e V efFetlo ? 

. ^ R» C'dUSà o cagione si dice q^tiUa cj:{^ 
/gj^duce una cosa , la quale dicesi effet»* 
té^! Questo nasce simigliauie ali^ ,cag^« 
ne che la prodabe ^ e questa ^ ,e ^ellò 
icoa segre^ . ed amlcheyoL riflefSQ ^tgiUf^rr 
trà loro scambievQliàeQte ^ , 



^ p. Qiiaau sorie di cagf^oi .4 mm- 
Jind ? . . ■ , . 

R, Le cagioni In gener^lq si cljic^ma-. . 
*ào !• Cagione efficiente quella chv Jui 
^dato in luce quell' efFeito , Dio è la ca- 
'l^iqne efficiente del moa{|i^^ ^ L' argomen- 
^:U^ sarà il lodare Ì*eftetì<ai còlie d^l^ 
la cagione efficiente • X Cagione forma** 
' te c[aeUa che riguarda il disegno , le 
bellezza ^ le vir(ù j tatto il distintivo 
' ^éeir effetto . S. Cagione materiale umé 
i piiiicìp} co9}ponieuli dell' effetto» L'ecr 
^leaM di etai ha ri$alM neH' eecellen- 
<2« dell'opera. 4* Cagioae iioale è 11 fi- 



Di^itjàgd by Google 



il 

iA«^€he altri nel produrre quell'ef- 
fetto. Dove si mtmra nobile'^ utile , lo«- 
^evole il fine^ crescerà lode giustamente 
iiU\effè(ta . ly Oratore - farà igràoéé ^tirò 
d^gU argooieati che gli somoiinisira ia 
ec>psìdertfaioM di queste t[aattro cagioiii 
-o iuUe^ se ci cadono , o alcune di es« 
ita • K avrà sempre luogo V argomento 
Kiair effetto alla cagione ^ dalla cagione 
air «?«eUo • . i . ' 

. . D. Dateci qualcl}e esempio , 

Ecco un esempio dell' autore del 
allibro détta "Capienza : opprimiamo il giu- 
sto dicono gli empj ^ ( ^.^g^^^^ %^^r 
•-le ) percbè è * coìkrario alle opere htkùm 
iMm\^ e ci rimprovera i nostri peccati 
cÒDtrd la legge b > * • ; ^ ^ 

Iq fine due brevi esempj di Filosofi' 
Oratori fan vedere U J>eUo intreccio ^ 
cagione e di effetto . Uno è di Tullio 
iib. I. de oi&c. cap, Qì. : In qj^ip co^ 
tendo causa ^ sita vitae est honestaS 
omnis ( effetto ) et in n^li^endo ^iur^ 
pitudo • Ìj altro di Demostene nella %. 
Filippica 9 presso RoUin.p^ 333* : Fi<^ 
4i{>pa,è debitore del ino ingrandinkenta 

( effet- 



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0» 

( ^etto ) più alla vostra negligena^ > 
cli6 al suo v%l(njs (cauaa )». 

Ecco un altro esempio del Massil- 
.]|on serntpn^ su i vuj • Id virtà 
grandi »> Dio vi ha posti sopra gli 
, «Uri fine £Ì^9 siate i pidri de* po*- 
.pplt 9 i coAsoIatpri degli afflitti , V asila 
deboli , il sostegno d^lia Chiesa , i 

protettori della. virlù| il modello di tat* 

ti i fedeli 5> . 

D« Qhaiìdo %i fa uso . dell' argouwato 
llella cagione , e dell' effetto ? 

R» Nella discrezione di «qualche lavo» 
royo di qualche asione farà grande uso 
'Oratore degU.argoaieali che gli so0i.^ 
nioistra la coiisideraftiMie delle .q;aaÙM 
ca|;ioai sopra cennate » 



» * • 



* 



X . . . .f 



» »• 



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r 



S. VII. . . 



< ^ 



Simili y e dissimili . / 



Q. . • 
iiaj è 1' argomento dr' cimili ? 
il. ^rgorni nlo de' simili si; il^ce quel*. 
1^ il cui. U Oratore per far meglio .^^ì- 

ci^Q ^miSi , la soaiigjiia cp% 
a(;if-^ .oosa,^ b«pcbè di naAora di^eiEME^ 
> (salU (iu^le ajVrài qjualche; $omi-. 

' I). Qua! è r argj^i^^nlo de' dissimili? 
, M(^.i^isn4f^. m dtte W. ijityjcisa 

quel punto nel quale non hanno tomU 
gliaiUA^ ^ qM^^ia piiitaAP si forma 
F argonieolo^ per daP^ pià. '»!>altq aJl» 
CQsa questo è oiò ,(pl»e .(Uc#6Ì acgQm^Qnii. 

* ;D. DMeci oca al<yii|9 ,6#etìj^io de|^i 
«rgpmeQti ,de! aiiiiili ? , c , " - • v;? 
^ -R. E^coQ^ uicvs^ cU D^most^j^il^i» ; com^ 

le qase ^ • le ^nayji ^. * k:: 4t|«iJMli^^ 
^ure di questa foggia deb^AO avere le; 

- - ^ fAi^U ; 



* 



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parti ebe sumio al di aotto robastis^i-* 
me j così ancora g? ingraacUiiueiili vo- 
gliono avere per principio , e per £iuda^ 
mento la vedià 9 e 1^ gi.u^ùziA ». 

DL Dateci qàalche esempio dell' argoir 
mento de' dissìmili . 

R. Eccepe imo di Massillon»:. gli uo^ 
mini ordiuafj nou sembrano nascere che * 
per se soli . I prìncipi pidfnòn sembra-, 
no nati che per gli altri ^ ' i vizj , e le 
virlù di quelli' sono, oscuri secondo il 
lóro statò;, qdèstì come stanno* alto spèt«* 
.tacolo del popolo. ^ cosi sono di model,-^ 
lo agli altri:^ il loro costume format beiU 
tosto i costumi pubblici 

Còsi pure dirai : Tvàinomir iL'ISole ^ 
ina risorge • Tramonta la vita dell' uo« 
mó 9 ma néu'^ito^na ^pfù hél mondo 
Così nella Oratoria Sacra dirai con Ago-< 
Slino . Jn utiis. SéMctis consumata ul^ 
tìmae diei merita celehrantur^. in Jà^ 
akne BaipÙUa etiam prima dies ^ et 
ipia etiam hominis' initià 'CtìHsecrà^ 
tur . Serm.' ao. de Sanctis ) i Que-f 
1^ te&r diM'àr^omftali • dirimiti v- ' 



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f . 



^;;l>^ Serve molta Turio, è Taliro di 
questi argomenli ? • 
n R. S«rvono mx}Itrsstino a confermare lé 
ragioni , e far capiVc a chi ascolta quel 
di cui si tratta, quamia T oratore li sa 
' maneggiaroL eoa accortezza ^ e proppelà • 

§. Vili. ^ 



. ConUarj , € repugnanti , 



C 



Ihe cosa sono i contràrj? 
*' R. Contrari ^ come è chiaro , diciàmd 
quégli oggetti, ^be iK>rì 'poèsooo nel me^^ 
desimo tempo affermarsi dèlia stessa còsà,^ 
, ^-D. Che diciamo repagnanti ? • *' 
r^^? Rej^ugnariti chiamiamo le cose ché' 
nòjfì sòna effeiiivamente tra se contrarie 
^cchè possono stare èra se ; ma sòlò 
r lina disconviene alP altra • -* • ^ - • 
i^Hì Sjiiégaledi meglio t a difmizione de* 
contiarj , é diteci gli esemj^j . ■ ;^ ' • 
*- R. Chi nim vede che avendo mostralo 
èsser giurtìo resta eschisa Tesistenza della 
notte? 11 padre di Salomone non può 



te r 



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• * 

iiSbergìi figlio . Il padrone non è servo ^ 
e così Jegli altri. Ecco poi alciiDi esennpj*^' 
Tullio porla questi (Ine contrarj , che 
riferiamo colle proprie parole: in officio 
colendo sita vitae est honestas omnis^ 
et in negligendo turpitudo. Il Badoaro 
xieir orazioni civili così: si aprono le- 
volonià degli uomini al male^ al bene si 
chiudono , , . ,^ . . ^ . 

D. Dateci maggiore spiegazione , ed. 
tfsempj de* repugnanli . ; ^ • 

; R. Quando dico ad uno, sei Grisliinor 
ripugna a tale stato vivere senza sagra» 
menti ; dunque frequenta ì sagrano^ntL, 
the ti convengono . Dico ad un altro 1 
sei soldato ? ripugna air essere di soli- 
da to il timore delle battaglia ^ e V igno- 
ranza dell'arte militare ^ dunque mo^ 
stra valore contro i nemici, e sappi ii 
tuo mestiero . In simil guisa con bello; 
srrgomento di contrarli e ripugnanti dirai 
col Damasceno, Ex qua omnibus vera 
vita manavit , quomodo illa morMm 
giistaret ? ( Orai. 2. de Dormit. B. Mt 
V. ) Altri e^tnipj cadono volentieri sotto 
gli occhi , e perciò non ci diurno tantai 

pena 



^Qa di recarli, toa pas&Iftma^ aU* tr|9«irf 
manto del parifiona: > 



* 

Paragone. ^ , 



/ 



vUbe casa è argomento did ff^^^^a 

R. $i dice argomenta ^ del para|^oip|| 
qajello per cai T oratore mette iii coq« 
froDto il suo ometto co^ uq altro^ e d^ 
<}a«sto fa. vedece ae i'mio^ f^ TaUro iouy^ 
Bello sialo di eguaglianza ,^0 di a)|^ 
p di minore f^laaigne . . .. , ^ 

D. Quanti sono dnnqu# i modi 4^ 

grgoiiientq^del paragona^^ t . ^ . .. '^^ 
Si>tip tre: il primo detto £S /enii^^^ 

^n^do le due xpse <:oni*rQjpla[Ajf 4»7 
]Diiciàiio oeU' istesso ^adp V A^^4e facciai^ 
ino vedere quel che vale in una cosa 
df^v^ar, wl#re iifl||'aiira,» Così; Ca^ Uf^ilìi 4 
Catone seguir la guerra civile : lo e|r|i 
^^ora a Cicerone • Il fecondo detto a 

^ffi^rì^^i^JP^^^^^.t?^ fa quando upa pofa 
. ■ - Ca - ' parai 



a8 

paragonata coir altra la superale se noB* 
cMft vale nel più y dw vakre nel meno. ' 

Còsi diremo coir Apostolo : Dio noa 
perdonò al proprio Figlio , ma lo diede 
per nostra salute ( à mùfori)'. or come 
eoo Ibi noa ci darà ogni altro bene ? 
( ad minus ) . Il terso a minori ad 
majus si fa (j^uaiidò una coaa paragO|iata 
con tiD* altra cede a qùetita ^ ondè ri» 
euUa quello; che ha luogo nel meno , 
iver luogo anche nel pià » Cosi diréma 
eoo S. Bernardo: se tu in presenza dì un 
uomo non ardisci di commettere pn'a^ìo-» 
Itlé reji ( a minori ) , non dovrai ardire' 
commetterla io presenza di un Angelo 
éke ci è custode ( aS majus ) . ' ' 
' Il genio calcolatore dell' Apostolo ài^^ 
CM pare »: Qui proprio Filio non pe^ 
percit 9 sed prò omnibus tradidit itlum 
X! a fnàjori )^ qùornoda noà eiiam cum: 
illù omnia nobi^ donavit i>? ad mi^ 

Presso Alessandro Guidi y Ragionam. 
In morte del Duca dì Parma , trovasi i>; 
9> Che fé voi avete dnlU pabblica fama 
ià udito eoa Ubu iiigoilà favolarsi di 

» hi 



Digili^eu by C 



\ 



^9 

m lai e clelle cose eccellenti da lui faN 
a» t« f io ho lai vedalo sella taa Kegia^ 
M ed ho vedutd nascere le sue chiarissi^ 
^ ma aziooi 9 . # aorgara a lui dUnlorao 
la gloria . : ' '* . " 



J$giunti .'■ • 



'Cha umo |1i aggiunti, 1» ^nà m 

ibrma V argomento ? * : ^ ' ' 

f K fili igftiiiMi «fIMlli ^lAhè 

cbe accompagna 00 fa cosa ^ la quali 
^ata ia vadoia, dair Oratore gisNi 
Vaniàl ad aétfascere il peto - dèlie prdva% 
Già ai Tede cht debfaùoo^ asai fM^^ndersi 
dalU tou ataasa cbe ai tiaitu 1 f 
|b|[UDarne gli argomeod • tv < ^ 

Vi è ateoii'atttrafNfifili» 

•li »ggìnnli ? - ^ . 

. R. Sivfi è^qtaliìirio iailQ'«k|tlo^d^^ 
rettori ci ? Quis , ^ffeli | k&ì ^ auibusf 
ÌéuxiUÌ0 9 CUT 9 qiuNmda ^ fumUr^» ; 

^ D. Cba caia aaprimonp ^uesia parole? 



Dig 



R. Eccolo . Quis j la persona chi è ^ 
I9 éa« qiialilà fisiche ^ e morali ec. , Qiiid^ 
|a cosa, azione grande^ virtuosa , lode«- 
vok, o ai contrario. Uhi^ il luogo (lo« 
v« un* aeiode è fatta • Qiubus auxiUis i 
mezsi • Cut il motivq ^ il fine . Quo* 
modo 9 la iMoitim ia cui ai è fatta • 
Quando ^ il tempo .cui si è fatta • 

J)« Come fi laanegglaiio c[àasii «g- 

giunti ^ y 

^ B, Io -cfua^^ inapier^v N^o^ si. debl^ 
no gli aggiunti maneggiare tutti insieme, 
Jsia de' aetle; cwoaii .ora ae Pp^^a 
tino, afa un altro , ora due , p tre di 
^ssi daraionp^ il iqiUd dell' arg^meap , # 
■4dBa f>r4Mf ;9 a^«cai debbono dare rif^aU 
JlQ^ia {iciM^Uf* %l. colino if lodky. e il bi^ 

aHNIO^ ^.^ u V 

D. Dateci ora ;q4]aIcbis, e;ieaipìo 9 . . 
«^«?iJÌ. :£acoii9' aggmott 

uniti da S.Bernardo per proyar^ la 
^fitai 4ioillà odyi kPìP, Jiai dMtlaajre ^ li Ad* 

igali alla nostra .custodia : Quis? smamma 
/naj^ei^ \d^éUs suis tam 

^ifèaéi» q/mm proxifnis sibi . Quid ? Ut 

*4Wtfteriifltl mkjBwuUbus vus tnis « 

UUÌ 



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ubi ? Quando ? In hac terra , in loco 
peregrinai ionis'^ (juando tentamur^quan^ 
do in periculo sumus , quando pugna* 
mus . 

MassilloQ nel Serra, per V Incarn» ce 
ne fornisce ^ altio >3 Se i giandi non 
» hanno alti a gloria che quella degli ^yi^ 
li se tuUa la grandezza loro sta nel nò- 

me j se i loro (itoli sono Tunica vir- 
» tù , e se fa d' uopo richiamar i se* 

coli passali , per trovare essi degni 
n de* nostri omaggi ^ io veggo che la 
» loro nascita gli avvilisce piuttosto e 
» disonora anche secondo il aipndo • 
Passiamo ora agli . >•< r. ^ 



f • • • 

• »■ e. J» 



• • • ■ » 



; §. XI. • ^ 

^ ' Argomenti Estrinseci^ / 



he cosa sono gli ai^omeoti esilia*- 

seci ? • * ' . 

R. Gli argomenti estrinseci che non ti 
traggono dalla cosa medesima 9 ma da 
cose esteriori 9 sono quelli che servono 



iBìi aggittngere fem igli ititrtiitfte! ^ e it 
'c[iirsii Don vi sono y allora i soli #6lritt^ 

Mèi (mùo tutu ià, ^nàvìk . ^ 

D. Quanti se ne contauo ? \ \. 

' E. Comuoemìetite se ne^ciiDtattO tei ^ 

la legge , la fama, gli scritti, il giura-? 
^liièato*, i tonnenii , i leetinMa^^* Gpni 

autori mettono ànche V autorità , ossia 

ir detto sentenzioso di qualche s^sìliofe^ 
I cd aljor* tòifo^eite^ • ' , ' * 

* f)« Dove, e qaaado si usaoo gU Mr« 

goniètoli éslrtiifc^pci ? • - 







1 





ao i Tribunali -, servendo molto alP^« 
> rasa ^ ed alU difese ^ ed alle prova di 
un fatto 5 ma in tanto pure valgono nel 
dimostrativo e deliberativo^ e nel per«» 
-g^^mo , ^ nel 'féiro specialmente gli aigo« 
mefiti della fama ^ e dell' autorità . Po«* 
sto ciò noò oecoTM 'cbe ci t rf f|i »iai ii0 

^ pub su eli ^^M^ ftpC*- 



7 ' f 



r . • 



a 

\Ai^omenti atti a muaverii^ed a . 



_ he ^OM 1000 gli argomenti mi 

. .R, Argomenti Mti a muover» spiiò qaellt 

^^fbe adopra .r Oratore pec tpccare il coop 
v« degù a^cpltaiiti , e risvegliare in as« 

\ go , qqegli . affeiii e quelle commozìoiiit 
cIm iias^nQ dal fonéo dM.la ^iioVa , ' t 
che nuL sentiamo nello spirito alla op|» 
; jiione , d4 un bene , o di nn malfi v^ 

^ . Nelle lezioni di Patologia è così de- 
fipilo l^a%to aj Lex. Med. fastelli i;- 
iiÌKH^iiiienia > Capitazione , passione èk 
animo 9 che j^n jKplo comprendi il 
» fimdp del cnom , e*i€»baft scuo«. 
» terlo j ma gr«B. fiNPt tiene ancora di 
9» tomprettden • cambiare il sangue e 
^ gli spiriti vitali^ e per «isi tutti ha 
^ grande iiÉlbenM if^ ìm^^'é^^ 

f ^ stato d«I fisico e del moraUr m • * 

*• -'-^ s ité^i -si Ji. V . tf)^ Q uìi» 



\ 



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D. Quali tono i prioi afiÌBtii cb« mae^ 

R« CU fittoci ne assc^aoo moUi^ chi 
IMÙ f^chi OMoo, iKm ^4Ì9Ì»mo estere due 
i priiiG\j^H : Amore 9 Odio, TMUi.gli 
altri ti poMotfo ad essi liferire » , 

D. Come di muovono ia gea«ca)e gU 
affeid? ^ ' / ' ' - 

R. Tutto CIÒ elle ci piace, c'iutèresfa, . 
'è iHile a noi ^ gia^lo^ glorioso , degno 

'di slima 9 risveglia io nor affetti cito 
^€1: trasportano ali* amore, di uua cosa . 

a atto quello cbe d fiesce molesto , per* 
^nidoso j ingiusto , vile ^ degno di di« 

Bprejszo' prodùce' io Dot àtfetti' di odio 

L'Oratore li muoverà quando sa cbe co- 
"yi èssi ^jacKj e éiaìi^ggerà tutte ie reft0«* 
tle delle loro mozioni* Passiamo ora aU* 



• V 



5. -3un. 



i;.CQ«a è amcti» ì(a, generale ? 
R. Amore noi diciamo quella roloBià 
rfiìii ^ Jreode disfrof ti a iaf del liene ad 



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Jtri , a non dispiacergli iu menoma co- 
sa , rendergli ubbidienza , compiacerlo 
in tulio , possederlo ancora , e farlo no- 
Slro se si può • ■ 
D. Come si eccita V amore ? 
R. Se r Oratore dimostra i benefic|\ 
e vantaggi che uno ci ha falli ^ o può 
farci . Se i pregi che lo adornano . Se 
le virtù di cui è fornito. Se lo stato ia 
cui si rattrova ; sveglia allora in noi 
amore verso tale oggetto . 

D. Quali affezioni nascono dall'amore? 
R. L' amore dà origine ad altre affe- 
zioni che pure dell'amore partecipano, 
dappoiché V amore , che abbiamo per 
chi ci benefica dicesi gratitudine . Per 
chi può , e vuole beneficarci chiamasi 
confidenza . Per chi riluce in virtù si 
chiama rispetto , ammirazione . Per chi 
ci ama , e ci prescrive leggi , comandi , 
dicesi nbbidienza. Per chi trovasi in uno 
" stato di miseria , ed ha bisogno di soc- 
" corso si chiama compassione . 

D. Vi sono piite àltri Wffettì dipeiì- 
" denti dair amore ? - ^ 

? R. Eccone altri • ^^ììfitastieludiné , o 



contro uno che ba meritalo il nostro o- 
$ V» poi , M coxi(;Uia; ; V amore è al«- 
Agrezza per cagione di un avvenimeoto 
felice • È j(i)àte;pza per un avvenimeoio 
eabintlaso a .c|ii . aipiamo • È consolasio* 
cjuandq^si copforta Taoiiiy) abWtloto 
dolora ^ JÈ ^limqf^ qc^ndo ai moatra 
^la gra^dez^a ^ o ^Icioao^a. di uq p^m 
in^ql^n, £. spfrapaa qiianifo.fti,rappreaen<« 
ta la felicità 9 la. yicinapZiii 4f»ua bei^e a^ 



D t 



' %. xtv.' '* ■■ 



1 - • ; Odio . - ' 

a. » ir 



be cosa è odio io generale? 
" R. L' odio è Vai^tto contrari? direi* 

tameule air amore , Yogliam male epa 

òrror9 , non curanza , fuggiamo, alloc*» 
Uniamo da tiii^ «i^ ^qii »I>}>ifM 
ftfi icqfaist^to odio . 

D. Dipeodono daU* pdio altri ^%v^ ? 

. ^.^h •.•9^J PF%'H Hra , cioè 

»l 



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it desiderio di vendicarsi di uo torlo 
faùo a noi con ànimo deliberai • eoa' 
disprezzo , con insulto , senza giusto 
noiìvo • L' inde^nazioQ^ f cioè il do- 
lore della feliciti ai UDO die non è de«>' 
gùo difessa, Auoito più se acc[uistata per 
vie torte V ''« sosieoota con soj^rbU < 
Cosi di alili dpftfUi nati dall' odio ^ de* 
qaali $i ipote la natura 6^ la Ibtza più 
di quel che 6Ì possa spiegare . ' 

D. Dateci qoalcbo' eonsidara^iotiia g<« . 
nerale sul muovere qtlesti affetti . ' ^ 

R. Senza che noi ri|^tiamo aStfaMfi 
teorie y e ioatili insegnamenti^ ben ve- 
de Ogiii senoAto giovane^ che 1' Oratori» 
dee maneggiare le molle , e gli afiiadi;^ 
r arte ^ e i inezzi che sanno eccitare gU 
iffetti. negli uditori ^ e' cosi arrivale it 
fine proposto i In ptinio aduqqae niN9t 
dee mai afòrzarsl di fvegliàre .iA altri ti«^ 
affetto, dil quale non sià^'egU vivameìw 
.tfi ^^moMsso^ Secando^ non dkyè telata^ 
fe dì niòovere il cuore ^ se prima non 
h$ bea convinio T intellelto « /£erso de- 
^ sa^ére^u^re il linguaggio ,;e lo atile 
^e conviene alle varks p^ssi^ni* Quarto 



*. 



jion deve prolungar soverchio la mozione; ' 
degli nffciiUi . I fervidi moli sono troppo^ 
violenti per essere durevoli . Deve so- 
prcittutto fuggire eli spingere la p^^ssione 
troppo oltre , td innalzarla sopra lo sta<-# 
tO naturale . ^ , ^ 
D. Dove comunemente si usa la mo-^ 
zione degli affetti ? 

^^/^R» Comunemente nell'ultimi parte del 
discorso , nella perorazione;^ Ma V Ora-^ 
lore può anche usarla nel mezzo , dopo 
provato un punto , secondo che egli sti- 
ma ; come vedremo nella seconda parte 
della rettorica . 

, D. Diteci qualche cosa sul dilettare 
gli udiiori . ' ^ , 

^ Per dilettare, l'oratore propriamen- 
ta non usa argomenti , ma piuttosto le 
figure rettonche, le bellezze cioè de' pen», 
sieri , e delle parole : di queste figure 
fti Jarà discorso nella parte terza, cioè 
nella Elocuzione • 

D. Avete altro a dire sull' invenzione? 
R. Dtjpo cennati in breve gli ai^o- 
menti, che 1' Oratore dee trovare per in- 
$£jgpar« X paupvere , e dilettare , dopo 

' aver 



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«ver recati gli esempi che permelteva ìàc 
brevità di questo saggio di rettorie» , ' 
pare ché norf ci resta altro suU* inven- 
zione . Passiamo ora alla seconda parte, 
della reitorica che è la Disposizione . »^ 



Fine della prima parte 



/ 



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3 



■ 1 »■ •• 



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'4 



• • « » -» f4 

•• . . . . • *8- .N' 



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'j , 



V.'^toiiLU REXTORICA.' • , 




' $. XV. 
' Della Disposizione . 

]>• Vjiht cosa è disposisioQt erttoria ? 

Jl. La disposizione Oratoria è V ordi» 
nata distribaaione degli argomenti , t 
delle cose che V Oratore ha ritrovate 
per compire un discorso , che nel prin* 
cipio ^ nel mezzo , nel fiac sia regolato^ 
e diretto ad iasegoare ^ dilettare , mab- 
irere . 

Qaaiite dunque sono le parti d'u 
dBteorso bén composto ? 

K. Comunemente se ne aesegnano cia^ 

'^que : 



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qire : Esordio , Proposizione , ConTerma-»^ 
. zioae 9 Coofulazione , Perorazione . Ad 
alcuua di esse si riferisce qualche altra ^ 
che è meno principale , come vedremo 
in seguito./ ^-v. ^ 

D. Diteci in breve la definizione ^ t 
r uso di craiicuna di esse • 

R. Eccolo in breve , ed in primo 



5. XVI. 
' Dell' Esordio . 



D.. v-ihe cosa è V Esordio? " • 

R. Esordio si definisce :ta |>rima par- 
te del discorso^' che dispone gli uditori 
a tatto il restante che viene appresso • 

D. Come V esordio dispone gli adi- 
tori ? • 

R. Col renderli attenti , benevoli 9 do« x 
cili • Cosi insegna Cicerone e Quinti* 
liano . » . > 

D. Che vuol dire renderli attenti ?' 

R. Vuol dire cercare di fissare Tat^' 
teD£Ìone d^g^^ uditori td ascoltare qùel 



hi 



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te le altre mauierr^ negli sguardi , nei 
ge>li 5 nella voce. JNon deve però la inop 
desiia ridursi a bassezza , ed abbiezipne^ * 
anzi gioverà il dimostrare insieme colla 
modesiia certo grado di dignità proce- 
dente dalla importanza , e dalla ginslizia£^ 
del soggetto che si traila «w i ij. Co innne^ 
mente l' Esordio Vuol es^ef Condotto in 
una maniera placida, e pronta. Ben di 
rado la veemenza , e la passione vi può 
«Ver luogo 5 questo esordio cosi veemen-^ 
le si è detto ex ahrupto . 5. Non dee 
netr Esordio introdursi anticipatamente 
alcuna parte sostanziale del soggetto^* 
<^ando gli argomenti che si debbono 
amplificate in appresso veggonsi già lòc^ 
rati , ed espressi in parte nell* Esoi^dip-^' 
noìì hanno poi nella seconda comparsà^ 
iWttà' la grazia , e forza della novità « 
Finalmente deve l* Esordio esser propor- 
zionato così nella maniera al discorso . 
che siegue . Lo' che si conosce qhiara» 
tnénte • Passiamo ora alla • ' ' . 

• * ; » / > " ^ ... . • « ..4' t% 

* ... • . • 

•. . . «1 • I • * • 1 
• • * *" i • *» * 



* • 



XYir. 

X Proposiuone . . 

• » • • • ♦ 

he vuol 4 ire proposizione ? 
R« La Pt'opo%izione*id«I;snggeao di cai 
i' ioCende ragioaare , e quellor che .viea4 

dopo r Esordio , o siilU.fioe 4i quello ^ 

^uol escare. cblara , di&iÌQta , ed espresn 

•t io iioche. e gemplid . parol? ^ seiiM ta 

luinim^ alFc'ilazIone . 

D. Oafiaci altra r^otW M i caratlari 
della Proposiziade . 

Una propo<iizione , troppo comiiao 

. oorre pericolo, /di perdere 1' atteàsiOM t 
4^e procjCtirarsi di darle un* aria di }MH 
vilà , la quale eocici oair odicor^ o^m 
t&rta SQ&peosioQe^ e curiosila di vedef 
Jdt«o$lraio ciò cbe ai propone « £gico 
un e$;empio ; qtiauto un uom più sa iton 
jaota 9 lama oiene dee.TaatarM di aap«r«» 
la . Eccone un altro di S. Leone : i» 

. umpliora adepti sumus per Christigra^ 
tinm 9 quam per diaboli amistramuM 

Uuiidiam « . . 



. by Google 



4< 

Quanti punti $apl tenere la pro# 

K. Ne può tenere an eolo , anche 
discorsi pubblici ^ ma può aoclie divi« 
derst in due , o il più in tre paoli , # 
questa dicesi la divisione. Certi poi^ ao* 
gtion dividere ciaacnii punto in due aW 
tre parti , qaando lo provano , e que« 
•Ci diceai la suddi vi sioòe • ' Comuoqat 
alano, tutti i punii debbon essere chla* ' 
riydistQti^ wbiioii , ed adattati ad i|lrui> 
re I e muovere , secondo le circostanze , 
e questo può dirsi in generale sulla p|e« 
jposìzione . 

Vi cito in fine un altro esempio del 
cel. Oritoré di Francia Ma<«iUon« i> Vi 
a> propongo i caratteri della grandesaa 
» d#l Figliuolo di Dio fatto uomo , ' di 
3t cui disse r Angelo : questi sarà j^raOh 
n det Una graodezzà 4i Santità è di 
jj» misericordia : Una grandezza di per- 
« petniti e di durata. Une graodeur de 
» sainteié . Une grandeur de miséticor^ 
» de. Une grandeur de p^rpetuité « Um 
» grandeur de doréè è » . . : . 



. 1 ' j 



i 

s ' • f • " • ; . •* • • • » 

■ l'I. 

D. V-ihe cosa è Confermazione ? 

A.' E qu(;Ua p^rte dtd discorso io cai^ 
|Si'|M3rtanò le ragioni , gli. argouienli o^* 
^ortuni disile cau^e • ' 

• . D . Dove ftOQO .cennati questi argo- 
nienn r . . , 

A'i|R. Si SODO tatti cennati nella ìnveoa^o- 
ne j e si sono disunii io iotrigsepi..^ ,f.d 

i^rini^ci.. Qui ooo porltrenio altro chè 
la maniera di esporli, ajQìncbè abbia^jj? 
Deir aoimo d«gU uditori ; tolta la loco 

{D. Qual è il modo di ^sporre gU^ a|- 



1 1 



i;goaièDtt 



R. Vafj ^rtifipj si sono iavepuii ,,e^i 
«>/Het>boa'o éónofcere dagli ■ Oratori : essi 
" si chiamano argomentazioni , ottQ «p- 
«'-jèo^ le pciocipàli .di cai direaio* ìd breve 

' la defìniiioDe , e I' uso , i. SillQ^ismo, 

< V«« tÌ«»ÌiMin« , à. £{>icheréma , 4. ^ 



I 



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lemma., 5. Sorite , 6. Prosillogismo, 7. r 
Induzione, 8. Eseni pici . 

D. Che cosa è Sillogir^mo Oratorii^ f 
R. È un' argomentazione compv)Sta cr^«!l 
tre proposizioni così connes^^e , the dal- 
le due pi ime se ne inP^^risce (( gitiinia* 
mente la terza. Le due prime ì^i dicono * 
la maggiore, e la minore, e la terzi 
f dicesi conseguenza . 

^ D. Come l' Oraiore tratta il sillogis^. 

R. L' Oratore non lo tratta ordinarif\H'^ 
mente come il logico il quale usa semf • 
ulicemeote le tre proposizioni nelta pi^; 
brev« maniera • Egli usa la nixa^giore^* 
€ ne porta la prova , e la; spiega , usa . 
la minore, e ne reca pure la prova ^ 
viene alla conseguenza , e 1* amplifica . J 

Dippiù può rOraiore metter prima U 
conseguenza , e poi provar^ le tlue pre*» 
messe secondo che meglio stinria , « gli 
riesci pel suo triplice fine , Tutto que- 
élb si vedrà meglio nell' aaàUsi de* di- 
.%corsi Oratorii . . 7:;, .. .f*^» * 

^< D. Dateci ora on esemplai del siilo* 

Sismo . "■ • • ^ r"'-"^ ri."--'^ ^ 



netra più negli a ni mi; j perchè così sem« 
bra che fida nelV ingegna dej^i uditori -, 
«^perchè finalmente itringe con più for- ' 
u le aat prove ^ e ferisce sempre ^ìù . 
gli . »vversarj , quando ribaHe qualche 
oppOiisBione che poò nascere negli anioiit r 
Tulio il dippiù' SI vede wAV anelisr . . 
D. Che cosa è 1* Epicher.cfpa ? 
R. Si dice Epicherem no eillogitiM, 
cempostp di cinqne proposizioni con«^ 
Msee « simigUai»^ deiki Uet\ cieè éAÌM, 
ipaggiore » e della prova , della miopre«. 
e della pruov» ^ e finalmewe d^lla. eon^ 
. segueoMt Qi|est*argoraentazione ha gran* 

dissime hfMf,, M qui aqn si ve^l eg« ^ 
giungere^ altro perchè «i ri.%y'sca al^jfl-t 

fogismor . *v * . «> • 

^ JD. Che cose àDilemilia? . ^ , 
• Ri È I» ra|^i<;pa«^nia composto^ 
due patti eoatrerie^ I^^mIs 'ijpriscoM 
4ovungtte i ^ onde ,,si .è chiamato anclp 
^srgomenio oornnio , perchè non pi|6 fiiit* 
,1 g^rsi 4a una.dii aenza urtare neiraj- 
- m * Ecco' qn fsempi« dj , gelile W 
* 4ir iqdperatore.. Trajano : I cristi§ni o 8,0- 
. rei, o SODO so^eniit Se ril , psrchè 




• . , . I 



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ttt vieti farne inquisizione t Se Innocen* 

^ ti , perchè li . condanni ? Quindi 'crtò-' ^ 
^ chiude ^che Tiajano per ógni verso avea'* 
fatto un Jecieio iogiusio caotro i cr^*^ 

: itrani • 4 
1). Vi ò altro da avvertire nel Oilem-» ' 

/ ma ? " ' ' \ ' 

^ Bisogna che le parti del tatto sia«' 

; no ben divise,' è "che frA^lofò rroii re$ii 
nulla di jmez^o ^ che quello, che si dice 
di msclina- parie >ia '^ero ^ é rticobtfa* 
slabile y cosi vien tolto ogf>i ripiego all^ 
a'wersario ; e .non pohi ^cìoglierìs il di* 
lemma, nè rivolgeilo contro 1' autore. 
^ B/ Ghe cosa è il Sorite ? ' • 

• R. Il Sorile è una catena di proposi- 
tiofìi cosi connesse fra loro ^ e dipen^ 
denti r ona dalP altra , che in ' fine ^ 
possa conchiudere del primo soggetto p 
quello èbè u è afiermalò^ dell' nltitno^» 
^iene dal Greco xhe significa cumulo 
^ kia ragYonaméoÀ> dumulacivé* Ecco' nH 
esempio ; per provare che T anima urna* 
-^mé sia Immortale si può nsaife questo Sii** 
* rite • L' anima è una sostanza semplice \ 
' Queliti ^iie è -"sempUce noa In .pani \ 



_i - 



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5i- 

quello chi non fia parti oon può divi-^r 
dtrs^ ì quella . chc^ò ipciivisibiLe noa si 
canompe quello eh* è incorniuibile , di , 
siM palerà.. ò iiy^4ìiArUiie,v Pv^aqu^ r «ni* 
n3(la 'del r uomo ili 311% iianira à yuuapr-| 

ule*'. ' T- ; ^ . ,; , _ 

D. ' Dateci qualche ^y^ertifoentp .$ttl^ 

Sorile - t . 

i .4 ^rite. puq i^sere fallace , o te* 
dioso^ e ji^pjita .v.alpce j ma .j^^f^l^è^^} 
hìà fi^aa •oQvieoe cbe . le 4>rappsi^ioQi 

scendano immedialanieuie una^ dall' al- 

che i tercuini ch^ al ripelono netìe ec- 
cessive piopo^aiog^ ^ ^aQo...pre^'^sei^.^ 
nel medesimo senso ^, siccome la stessa 

Httcnzioue, ^ ^yv^*'^^ • * ' { 

^ Z>. Che cosa; è il Prosilloglsmo.? < '- 
. R. Il iPr9^iUogV^ino.^-jè uua. ^p^cie 4i 
•jSorite ia cm^si appljca<>cU lÀsno in^ ma^ 
-no al Plinio ^oggeito^^u^l^ f M di .cia^ 
iaci^fio .de' soggetii.^i.j:»inGhtfi.de io.^ogpi 

.parie • Ecco anche un, esempio qome il 

«.borite sppracet^nato . si. coovért<^ jiv p^*^*"; 
, sillogismo : P anima, è sebsplice ^ ma èiò 
che ò semplice uou ha pani • 



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( 



I* anima noa ha parti \ ma ciò che aoii 
'Ili parti non può éiftdtrsi . Dan^ot ; 
r anima è indivisibile. Ma ciò che è in* - 
<Ìiviribil« Dan ' può corrompersi. Dttat|i># 
r anima è inconnttibile ^ ma ciò che è 
iocorrutiibiU è immaflttl«# Dojii|ii« Ti^ 
sima è immortale . - - • • * 
/ D« Che cosa è Iiidazione ? 

K. E queirargomèiHtztaM* » Mi di 
lutto un geneie^* o di tutta anà specie 
^ii conchiude universalmente elio 
à parte a parte si conc^iuso dt unà 
specie 9 O wdividttO tbe oMU#ne 4a 
quel genere^ o in quella specie . • ^ 

D. Date uii Riempio ^ # qualche re« 
.* gola • . .. .. . ( 

K. Ecco l' esempio : il bambino , il 
fanciullo , il giovane , 1* uomo' adulto , 
il vecchio I il decrepito hanno i loro in- 
comodi . Dunque Uitie I* dell* ««no 
' hanno i loro incomodi. Ecco poi la re^ 
gola : bisogna che tette \é parli clie si 
' prendono p siano certe^ e la numeratiò- 
\ M aia intéra 9 « chè ciò che ai «oa^ 
' chiuda ^ lealm^ote sÌ4 c«rio , e eoa- 

'i-r D. Chf 



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. Che cosa è f «Mmfiio f , 
. tL là esemfHa co/i cui argomenta TO.^ 
catara è il lurrwé ciò eh» è ay veOQtQ 
ia «a £iit>a*9 eti in altri temji) « Si rifo« 
fìacé ifotiteo per atàirif di prir>v« al aof^ 
Inetto di cui si, jTagiona,^ Già $i vede pdf 
•i <Im aapare quel tale fnUo ehd ai voo« 

le addurre per esempì » ^ e ben appli* 
Cdfai affiupbè n« risiìlu tutta ia foraa#' 

Io (ine per ma^^giore profitto su qoo«^ 
•lo panili y leggali», cqn la segiieote pro« 
^ fKmuoM 9 U dimoatraaiotte che fa di 
^raaa. S» Xieoo« Papa ( Serm. I, de 
4tn0^ il#aèw ) .^Mt Wl eaMNi^ fimri: «b» 
ar biamo ac^atato ^ar, T ine^ablle j^rt^i. 
•'iiia>dì Caìaa», . cliié imo "if^viMM 
n duto per T invidia del demooio . >» 

; Chi »iMi vede^^ cha caai^ dabbft jqu) |pf%^ 
▼arsi ? L' iitessQ Sacro dicitore ne fom 
Aiace una fagioM cb» nniii^ ^Ue altr« 
Mttde in tutto piena la dÌQiO[SUa;;ioiif^« 
ficcola . ' 

« nfime» fec* scacciare dalla felicità 
* prioM , . il figKuoij» di JDùr^ 

• ■ • ♦ - 

' ' ' 

* ■ 

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»^ é? ha ^ftcAffUTt t^ A^ri -^e^ t>a J^ . 

ii'^Per \ Ascerisione di Qiriyi^o noo par 

» radiso^ m% con G. sidino entrati aeU'^ 
1^ èU# dc^ Gffeii & Patshiftl ona -44 orira 
l)aile essenziale della codfcrma2Ìoa« cbé A 

* V . ^ r-- r. ^ • . i t 

V^bé s' intende ger cooftUazione ? . 
*<^fi. Quella pan^ JaKoai 6Ì.'dBttrngy^^ 
o indeboIis<:e uà argomento conlrarùi 
tftì»^ fbraa ^ «il tea* U^o. iwétàii' i^discotii 
si, Oi olio più se ^li argomenti degli VP-'' 
^ersar|^siKia^'pra|KNrti y^e^ai 4ee ribatierli 
^'^mamA^^inm '^aSi mìmmVé. ^ 

ora a cbe-^skg bitdacc l'^Cb 

R, Eccovi «Icuui avvisi. Si ^ardftC& 
^'wm U pcirti «f<^ia^»ill»'wl JCM si 
4tMi4à r argomenta «deil' avversad^^i «i 

^esio 0^41 Mià^i «i gjpuBdwà la tcó»» 



UlQlilZ 



segàenza , clie 1* avversano ne ha trat- 
to^ e si farà vedf^re ingiusta^ e non le^ 
giliimf • Non polendo questo, si dee 
cericara di oi^porre dagli avversar] altri 
irgomeiili , che prevalendo col numero^* 

S colla (ìvzà riescano a superarlo -, tulio 
^ .dippiù lo^ cposira la pratica • Pasaià- 
mo alia 



1 • 1 » t 



A • - Perorazione . ; 




TÙ^^ he '.còsa è la .iPerórasiQne f ^ 
* . J[, ÌÈI i* jaiiima ' |>arte del! iltscéfso 4à 
CUI il dicitóre \rlà^u me gli argomenti 
addotti metteodb ih tiUimo ^Ìl pià càln 
zaute ^ perchè ue rimaqga negli uditori 
un* imjl^ìk^'one - ylvai 9^ é proluda f 
muove ancora^cOQ più for^a gli aifetii ^ 
•e vi ha luogo, 
..D« Di j^aim parti è composta? 

.R. , Di "dtife -#diiiariaiaaato ^ ^ioè V E* 
pilogÉj^e la IMfil^eioBé. 

J>.m^ cosa ò r £nik)go T 



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R. Spilo^o ^ ossia numerazione j è 
i|mUo IO cui con acUf 0 eoa br^^J^ 
il ripetono gli argomenii , noq tali qua» 
li si aoQO dati f aia eoa nuova forza 
con grazia , con ornamento di figure , 
iiccbò gli animi degli ascoltanti si aen« 
tano tutt'ora rtsealdtti 9 e *?e$tin6 ioti 
nna disposizione favorevole versò il 3og^ 
getto , e verso il dicitore . ' * *^ 
Che cosa ^ mozione di affetti ? 

IL Già si vedè cbe quegli atfitii cbe 

voratore vuol eccitare in tutto il coff# 
della Oraaiooe, ti muove con forza 9 • 
iU>o nuova imi>res5Ìone nel fine dK**** * 
t perirò la perorazione m. è delta d^' 
maestri deir arte la ' sede iJe^i affliti • 

PasbiamP alla terza par te . i|4li .%^ì«i|^ 
che è detta- Elocaziooo • > 



• f 



• 



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5p 

TERZA PARTE 

SELLA AETTORICA. 



C 



ElocuuoneJ 



he còsa è X Elocuzione ? 
^ R/ È U terza parte della Rettorrca , 
che insegna a conoscere , renderci prò» 
prj^ ed osare, eoo franchezza quei modi 
di parlare , e quelle figure coé per la 
forma de* peo^ieri , e per la propiieià n 
• coUòcazione d^te parole shtoo degni 
di ìode , degni dell'Oratore. 

D. Che ristaila da <]oesii; definizione^ 
K. Risulta quellu,.i:^e Hicfiéii stile O- 
ritorio \ V Oratore ba bisagttO di pos« 
•edere uno siile adattato al soggetto, chia- 
ro^ oaiuraìe^ sodo , iHÌ ogoafe, e più 
. di lutto a chi ascotta . Non vuole per- 
ciò nè «Sàpiere scooce^ oè errori di 
^ lingua.. E " / . JD. Co* 



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55 ^ 

' D« Come si acquista Io stile ^ ed la 
quanli generi si divicfe ? * ' 

R. La pradeate lejiura, l^acct>rta imi* 
fazione di citimi modelli mìa alia rì« 
Ìle:3SÌoue , ed ai « genio sempre attivo ^ 
ci foroiscoQo uno stile che tanto si di^ 
rà nobtro quanto laeuo sarà ricercato , 
e meno afil^ttato. Si distingaono poi tre 
torte di stil^? : sublime j mtjdio , e bas« 
so , o familiare . 
• D. Spiegatemi lo stile sublime? 
Km Lo stile subUmis è composto da 
pensieri maguifìci ; ma nàtarali ^ e di 
parole iumìno^^e che rapiscono quasi 
f animo degli uditori • 
^ B. Che cosa è lo stile mediocre? , ^ 
« R. Questo nÒQ, iha la grandezza de^ 
. pensieri , nè la maestà delle parole-, ma 
serba nna bellezza , ed un vigore, cbe 
non rapisce tanto , ma diletta insieme , 
e muove • Da JuUio ai chiama stUus 
Ijloridus , aique polìtns . 
0. Qual è lo stile basso ? 
R. Lo isxile basso detto pur familiare, 
^ semplice è queljio. che vouta una chia- 
rezza , proprietà polizia di pensieri , e 
" ' ^ " ' di 



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di parole, slccìbè oca aclopra cosi spesso 
' 1^ alto figura;, ad i modi di dire, aublw 
mi j ma le parole semplici , usate però 
da buoni autori, ad r pensieri facili, € 
chiari. IVoii si vuol j)t^rò coiirondere col- 
io stile che.si dice triviale, e .guasto per^ 
chè questa non deve aver mai luogo 
nell* Oratore | ed ogni^ ^iova^ji deve 
fuggirlo • 

D» Diteci eh? qosa sono le (Igute Pr^« 
torie 9 ed in ^qpìantl ranni si dividono? 

R« Jje fìgure .oratorie so^o una ma* 

niera. di parlare imq jotooiuffe^y Mi aflkt* 

>.taca , ma sihbene nobili , ed accooce al 
. fiflé deir> 0ipai9re • . Senza dir altro sQg« 
giungo solo , che i Ma^^stii deir arte ue 
'-^tiMo tanti i^nii quante apno le p.ai'ti 
dA dicitore, cioè i. figure atte ad in- 
segnare, 2. atte a dilettare , 5. atte a 
m novère • Queste stesse figure ^no di* 
stinte in figure di senien^ca , ^d in figa» ' 
; JA -piarolr • Le prime > éanaislooió m 
4.>satto il pensiero che foraia la figura , la 
V ^uàle resta .^aocorcbò qualche parola si 
cambi i. ILe secouJe dipeudouo dalle {;^« 

fole in gui$asche ;^e queste si JttiUaiiQV 



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6o 

ìk figura finisce , come si vedrà negli 

esempi . Ora^ diremo delle figure per in* 
'segnare « r 
■ D. Che cosa è antitesi ? 

R« E r isiesso che opposizione cioi 
figura nella ^qnale it dicitore oppone seo* 
lenze a sentenze ^ parole a parole / INIé 
abbiamo molti esempj in tutti i baoni 
scrittori , e vediamo da essi quanto ò 
forte - quésta figura per far conoteeré una 
casa, dalla stessa oppisizione in cui met« 
'te le^ cose ; Cicerone ne porge belli ssi-> 
mo esempio nella li. Orazione contro 
Gatilina^ ed eccolo io parte nelle pro- 
•prie paròle: ex hac parte pndor pu^ 
*gnat illjine petulantia : eqmtas ^ tem^ 
perantia , fortUudo , prudentia mrtu^ 
ies òmnes certant cum iniquiiate , /a* 

* xurìa ignavia tem^rUat^ cum uUiis 

* omnibus e te. 

D* Quel è lar sosientaaionè ? 
' R. Q lando il dicitore nel corso dèi 
discorso Yooi ravvivare Tatteazione, vuol 
' eccitare gli uditori , li tiene per qual- 
che poco so^pe^si in quello che dirà ^ • 
^ questa è' dèlta sostentazione • ^ 

D. Da- 

N 



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6»; 

D. Datene un esemplo . 

R. Eccone tiao di Cicerone : nu sem* 
I>ra , o Giudici, che voi aspettate ch'io 
dica qual cosa MVvenne • Voi vedrete^i 
delitti che comoiise il reo ; vi dirò tQt«^- 
to « e vincerò la vostra .oiten^iooe • 

JP» Qual è U figotft d«Ua pomunici* 

Taione ? 

R. quella colla quaW V prarore 

tanto fida nel suo argomento , che chia- 
ma» ^ hi c<HlMglia eoa .quelli a cai p^r- 
la , e cerca quasi da essi quel che deb- 
ba dirfr • Ecco Qii esempio di Cicerone.: 
Qdt io vi prego à étf nrf ^ c|i9 che del^ 
ba io lare dopo questo laccoato^/ Voi 
Sj^Udo mi date i' ìste^so avviso cba io 
-tengo in pensiero* v . . ' . 
, D* Qua! è la cormToiie ? ^ ^ , ; 

R. La correzione della anche retrat- 
^ioue f e. , la figura per cui V Oratore 
corregge ^ , e ritratta , ossia riforma il 
pensiero 9 o la parola profferita da lui ; 
Ecco un esempio dello stèsso ad tore : b 
^stoltezza ! ma che dissi stoltézza ? la dirò 
piuttostù slacciatale non più nilita % 
l)el resto gli esempj sono inuumerabili 

^^Xf^o gli ieQ)lofi « -K à / §.1PÈIU 



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$. xxn. 

Dei/e figure atte a dilettare. 



VJhe cosa è apostrofe? 
R. Apostrofe, è quando il dicitort. 
volge il cliscor<^o ^ e parla a per&ooe che 
ó'on SÒDO con Idi, ea 'anche a cose ioa» 
ni mate, chiautiandole, o a dire un faito-^. 
ò a conf&cinaré un av^eDimeiilo, ù a ' ralle- 

trarci, o ad altri dlTetti. Ecco un eseiapio 
ì Giceroné che pai'hndd per Mildiie usa 
In più luoghi questa figura. Voi chiamo^ 
fortinaimi unmihi; che spargeste tanto san^ 
gue per la Repubblica \ voi siate i giu«- 
dici di questa causa* Io altro luogo dic« 
vói sepolcri ed are e templi degli Alba- 
ni prego , e scongiuro a far fede a quel 
èbe io dico» Del restò TWò ili questa 
Bgura qg^ndo è fatta a luogo apporta il 
.più VIVO di tetto corna si vedrà'» 
D. Qual è Ipotiposi ? • 
R. È quella figura che descrive le coaé 
qnatii pittorei^camt;iìte| cosicché sembrano 
th^ ai . veggano ^ non aolb * ai ^aacoliino - ^ 

* " ' ' \ " V € si 



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e Si leggano • Ora si v^de ohe V Oratore 
4ee avere per q^iesta figura un gi^nio prò-» 
piio perchè vuol esser viva al tempo 
^esso, e forte avendo qi;alche .parte aa« 
Cora neir insegnare . Ecco un esempio ' 
t.i;à i tanti di Cicerone: Verre a.pceso Lome 
liioco di delitto , e di farore venne net 
foro • Gli occhi ardevano ^ da tutto il 
volto la crudeltà si fac^a vedere * Di 
repente comanda che sia preso ua uomo^ ' 
(die aia apogUalò 9. che sia legato ^ e cba 
si appresiino le verghe, qiiegli grida chf 

•gli à ciitudiap R9.mauo* 

: Che cosai è Prosopopea? 7^ 

R. È .quella figura jn cui T Ora torà, 
per vaghezaa dì dire ìntrodtice a parlare 
uoa pefspaa mortai et asf^eate^ p aoche 
fiata cosa qualunque », Eceo un .fiiseaip^ 
di Tullio contro ,QatUiaa; co^i fing^. che 
Roma parli eoa questo : ninna' reità è 
stata per tapi' anni se non per mezza 
tuo • Tante straggi tanti furti per ta 
commessi. Non solo io, ma le altre città 
. atiaoio io timore per t^ solo « É jqsoC» 
fribile che tu resti più in patria . Parli \ 
^apgue..^ ,0 ^toglimi tanto timore ec. 
^ E 4 ' Di Qual 



DiQiiizea by 



^ 

^ D. Qtial è r Etèpaa. 

R. È. la figura che esprime ^ « quasi 
dipibge r iniérno di una persplia , dcnhL 
r animo ^ le sue facoltà , i desulerj , i 
co$iomi e nulo ciò crh^ riguarda la niente 
ed il cuore ^ Già si vede che questa fiì» 
^uta..a' ijiQOQtra presso gli iscrittori , chfà 
sanno piafirarl^ colla [ovMj e vivacità 
del pmnrio genio .- ; • 

D. Q<lal Prosopografia ? * • » . • 
^ R*. È ia %ura che dipinge V estemd 
una persooa.^ cioè il "volto; € tatté 
le sue pai ti, il restante del corpo , \é 
maniera di parlare ì di cauammare , éi 
Vestire ec. Si vede pure che vuol esser 
fatta eoa arte» e eoa, vefaciià.: Aggiuago 
ancora che alle volte s*^ni«jCono Etopea, 
« prosopografìa eoo tjiuta grazia cbe di» 
léciano 9 ed iatruiscodo.i» 

«-•V fc* - . ' * • r , 



DigitizecJ by LiOOgl( 



65 

J. XXIII. 

Figura atte a muovere . 

he cosa i V Esclamaiiooe ? 
V R. QmHd tforM di voce che fa l*Orai- 
Ipre 9 per esprimere, o muovere qualr 
che affetto.; pemè ai unisce *<Ìogl* ia« 
terposli , cU cui parla la Grammatica^ 
ègtfWteftoifr ai aoggeitor ohe ti traila nel 

gran firje di ecciiare gli animi a qualun* 
^e f^iiiftaei GM^ ar^etk che gir eiempi 
si trovalo ia luiù gli Oratori oel pro- 
prio luogo, L 

^ D.iQiial è l*Epifoiiama ? 

E'.pore 'ODft èfclamazione ma (al* 
4M' con sMtenna ^ ' # €<m riieeaiooé ào^ 
|iocchò si e naraeio un fatto ^ o una se* 
jrilà aorprendeote • Qtiand* eade in. no» 

concio^ ogQua Tede quanta foraa ha per 
• amoyert - • - 

D. Qual è la pri^gfiiera * Z 

E. Questa figure ai ^ ^ <{oando doQitii«» 



ti ^ni jiel éieconow in .fine. deU'^ordiQ- 

" • nellà 



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e nella perorazione ^ perciò si pone fra 
le figure che muovono « ' 

D. Qiwl è itti[)iecazìone ? ^ 
R« quella tigura colia quale sì de» 
aidera male a cbi io merita , particolare- 
tneote commesso qualche deliilo ^ e.fei« 
tà 9 che già ha ricevuto' <il eaetigo eh* 

r Oratore gli desidera « * ' . - • 
• ifi» Qual* è inlevioigasiwe ? ^ 
' ;R. luterrogaziane cbe usa V Ofatort 
ÌBt6ii, :8Ì:4a^olo per ^iaiaùdbnre^ perchè 
allóra non è figura ; ma più di tutto per 
iaaiacere^ per urtare ^ le per e^primecit 
r affetto cbe vuole. Gasi ha^mc^ta forza 
te va uoiia coir apostrofe • .Se alla in* 
terrogazione Ysiegne- lé ftfj^o^ta ^ ciiia* 
na la figurabili subbjeaJooe, come vedesi 
•io questo «aempici : qua! eQM;.ianR> uno* 
ya^ quaato^ua giovane privato metter 
4» ^ieoL V eMotto^ per ila^ repubblica^ 
Questi Ì0; mi&e.Ja .piedi • Gov^rn^re TB» 
sercito ? Lo governò • AmminiatroK gli 
affari eoa ottima riuscita. amministrò. 
Cioeì Cioeaoaei per tla > legge MasBiM^ • ^ 
D*, Qual è Preterlziione , e Reticenza? 

.-.Is . ' tore 



..igitized by 



tore fa ve(ìere iri parole di nnn voler dire, 
quello che in falli dice. Si vede che^ 
parole si vocili »no usare per questa fi- 
gura é Non sono per dirvi , o Signori ^ ^ 
la virtù che usò questa re in guerra ^ 
ed in .pace . Passo sotto silen.5Ìo come 
si^ftre amare dai buoni, ed odiare dai 
cattivi , Non vi ricordo come sostenne 
"il trono in prudenza , equità ec. La- 
scio di dirvi ec. La reticenza è la fi* 
fura colla quale V Oratore tronca qua« 
si il filo del suo discorso ^ e non dice 
"/{ualche cosa ^ 'chd lascia considerare a 
%bi .r ascolta 4 . 



t» » .. .... 



^•^•••*» Delle fgitre di parole.j.i., , ^ ' 



ipeto qnì , . ctie le figure di parole 
-presso, r Oratore sonojquelle che fini- . 
.•cono di esser figure quando la parola 
cii cambia • Sono dette ancona tropi • . 
-..D. Diteci la Metafora? ; [^\/, 
: . ft^e^jfoia ^ o traslato è la figura ' 



„ che 



i 



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che trasporta il senso della parola cUl 
proprio figli rficato ad un altro per la .«tf% 
inilitudine. Questo è tanto frequente cbe 
Mpza'ari^ si sa. Perciò o^w. daremo cbe 
poche regole dell' arte per beae ado* 
|>rare . 

D. Come si fa unai MMafera ? % 
B. Id più maoiere. i* Quando la pa* 
Yola da una cosa animata- si porla ancbt 
ad una cosa auìmata di diversa specie • 
Cosi bajare ebe è propria del cane ai 
dice di un uomo che avesse la lingua 
^ %cota j e atridente • Cosi chiamasi voljie 
mi nomo maligno * 2. Si fa quando il 
iFocabolo da uoa cosa ioaoimata si ira« 
aporta ad una cosa anche' inanimata. Cosi 
• ai di^ strii^ger le vele del discorso, o 
^ aeiogliere le v^i^ . 'tlosl it; freno >lrigii1fica 
"Ia 3* Quando la, parola da una 

' «oaa inani malti^ ai trasporta ad mia tqfla 
che ha Vaoiina. Cosi dioico i luiiii 
' iieUa' società gli nòtaiini «Iré la lifehii^ 
rono • 4* Quando alle cose inanimate^, 
, e . prive' eli aenso attribuiamo nH oaaia 
senso qu^si che la vita* Cosici dice per 
l^anetalbra il fiume sdegni - c^iU p^te ed 
^ argine' • D» Da* 



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6g 

D. Diteci ora qualche regala sali' ftw 

-della metafora . 

« R. lya meuiòra vuol esser presa qoìi 
'4Ì)a' COSÀ' troppo basse, o indecéoii, come 
^ Jieo si vede, perchè ooa ìacoQlra pr«#- 
so ahi ^scoha^ non vuol ea^r preaa da 
cose molto lontane , e che nou irovano , 
facilmente credenza : Noti yool e^er .fat* 
la ira cose , che non hanno tra se tan« 
la somiglianaa « Del resto dì ^questa 
gura rO'atore trova contiUO.i esempj ia 
lutti i libri • ; , . 

D. Quale dicesi allegorìa? 
R. .Si dice quella figara n^ìh quale > 
? A eoDlìuua Tuso della metàfora ^ nosiocliè 
se. ne forma tutto uu periodo^ o.un 
ienso io cui tatto è figurato/ - J 

Dt Dateci qualcjie regola (difesso? 
\R. L' allegoria vuol ^essere conllouMita ^ 
' e finita colla stessa cosa dalla quale co- 
uaaìmciQ Cqsì avrai presa r aU^gwiia da 
una nave che sta in alto mare, per di« 
noiare lo >;ato.di una cì|ttà# Colla nave 
ehe aoffre tempesta , che corre pericolo, 
: che y à hejaei , o male, governata f che 
4 pxende fiort^.f ofjpuré^ restii. WÉijnwpw 



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7° 

Belle otìfìe ec. d'avrai continuare, é (I« 
« nire la tua allegoria \ iiiEncbè riesca ac^ 
coucia a. amoveie : ^ Pouai jmre o. &pie-> 
gare il seùso di questa figura.^ oppure 
lasciarla cosi senza ^{xegaziuue | secuuda 
che V uopo lo richiede • . , v 

• ' D., Qual è la metonimia ? ' 

" R. È quella figura di parole* che ^sai 

in più maniere , e sono I, Qiiando la 
causa si pofie per l'effetto , e T autore 

^er r opra. Cosi diòiamo ^ ho leito* Vir- 
gilio , Omero ec. p<T le opere di questi 

'aalòri. IL Qdaado si piglia Teffeito per 
causa, così diciamo l'avarizia, per 
ut^mo' avaro , il * deliuo per V oomo 
che lo commette « IlL Quando la cosa 
che contiene si pone per la *co^ come- 
tonta • Gobi diciamo ; Roma fece plauso 
la Cesare -vincitore , cioè i Romani. IV» 
Quando il segno di una cosa si prende 

* per la cosa che significa ; cosi T alloro 

* esprime ht irittoria ; e la toga appresso 
i Romnni esprimeva la pace, 

* V Qnrf è la Sineddoche ? 

Vi» ' R.-Qtiel tropo di parole che ha qnal* 

^ A» IficiÉào^ alla netcmimia • imi da 

* — essa 



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essa è dlfTerenìe , è si fa in pm maoie- 
• L Quaado si poae la paite di uua 
cosa pe U tutto , cosi , il tetto per U 
casa ^ la poppa per T iutiera ^ave |[« 
Quaado il tatto ti usi per ima parle r 
così: bere il fonie vuol dire l'acqua del 
fi>Qte. III. Quaiido la maierià di èiti è 
fatta una cosa si prende per la cosa 
flessa ; cosi didamò : il legno pe 'l 1^ 
yoro Tauo da esso j P argento. Poro pe 'l 
danaro da essi fatto « I¥« Quando la 
Specie si prende pe U genere \ cosil di:- 
ciaa20 : il vento ac^uìloue per qualunque 
vento. V". Quando' Il genei* «i' pdìiir per 
la specie** così : i'ucceUo iu ^t^ae^j[| M 
lisa per V aquila ecf* 
D. Qual è Ironia ? . 

Ironia è una figura colla «piale dU 
elenio una parola ed intendiatBO il con-» 
ti^ario di quello c)ie essa dinota \ per 
esemplò : Oh grande virtù per dinotar 
/yisi^io ^ Óh dotto uomo ! per ignorante^ ^ 
0 cosi (li simili espre^jsioal . Si usa eoa 
arte questa figura .9 e eoa ayvertenj^a a 
•no luQgo, e tempo ; nè nchiede- allra 

regole $e uou se^ aell' espirioMSM ijkil^ed^ 

• ' ■ • «a 



uà iuooa dì TOce cha fa conoscere essere 
iroDÌcQ qatd parlare, ^de^adoprandtilo; 
V oiiaiprti; ;Uun iojgcinQf al certo ^ pe rchè 
r nditoi-e ravvisa cha U parlare di lui 

iqteode tuu' altro • , " . 

IVoi ierminiatno qui le figura di *paroley 
.perché altre non ne abbiauH) , che ap- 
jparieogaoa all' oratoria, ^ a .ch«t alibiamo 
pregi considerevoli. Se ve n ha alcun* at- 
tira 9 è pìuttOdiOi G^ra grAminaticaie • 

D. Abbiam altro a riferire a questa 
parte d^lta i^ttorica^ ch^. è r£lociizioue?* 
R« D'abbiamo» .spiegare alcQn'allra cosa 
sullo,. Slmile , e su i ite geoeri j .e perciò 
• diremo qui qualche cosa di pi^ rìlevaolia 
sullo stile ^ubtiiQe ^ si^l semplice a. sui 
mediocre . • 

D. Glie ilìre ^un^ue di rileyaute suUoi^ 
. stile sublime ? . ^ 

R. Q'iesto siile , come abbiam detto ^ 
e9,qii^sD». di parole scelte ^ e di. seati- 
menti niagfiifici s* innalza sopra V <irdf» 
oaria^ . rapisca V^^^^'u^ degli uditori , e 
produce ammt razione anche a cbi «iob 
vuole ^ Quindi, è iche si adopra solo la 
grandi cpma aoAo ì pateglriéì 
;f i discorsi 



f 

I 



i discorsi accademici , le orazioni fune- 
bri che di*bl)op.9 rapire, più che isuuir^e, ' 
Quindi s' acquista colla lettura , e col^,* 
aDalisL di ottimi autori , ma soprattutto ' 
coli' eserci^iio familiare che rende pron- 
te , e facili le raaniere del dire, da cui 
risulta cjuello ^lile . s^.c^,. , 

D. Sullo siile semplice che dite di 
rilevante ? .-^ 
f> R. Le sue principali doti copsistonp 
nella chiarezza, e riell^ poii^i^^ d^Up 
parole , e dei sentimenti , perciò vuol 
Asser poco in es^so V uso di quelle figu- 
re , e tropi che hanno forza ad ioalzare 
gli animi . Si adopra in cose leggieri , 
js familiari ^ come sono le lettere , e le 
istituzioni , i dialoghi , e la v'ipqtien* 
za popolare , siccome la pratica fa ap- 
. prendere senz' altro avviso . 

^ D. Sullo stile mediocre che altro av- 
visate di particolare?.- -i- : - , 

R.* Questo siile dee avere un luogo 
. di mezzo tra il sublime , ed il basso 
quindi non ama la maestà delle parole, 
uè la stthlimità delle senteoze ^ non vuote 
pure il modo di dire basso e disadorno, 
ma va temperando il suo parlare con 

F paroU 



tfòno fiorito , e capéce di fòrmare i tre 
éo^ri dM} Ocatore t ' ia^ffllire , dil«u 
tare, e muovere. Vuoisi adoperare per* 
ciò in cose dMsKArià ^ e nejréiacorHÌ pa«A 

f cella confermazione. Già si -vede che 
«b#^iggifèr ll> etite góafto , puerile 9 
fieddo I senza le||9mi ^ e senza contori- 
I16 dir pil*ol9'/ o#de fitalu - il ^mMo 
ermomo^ó , ed elegante. Si ricordi PCfc. 

/j; tre stili wondo che il bisrtgoo rich^e* 
r r<ie^ Qade f««sto basta aver jdetto 

r^EtbteBzm^ . Ohi ei;^flém»f^ 
^^iilcfifill Cosa dt^ . qiijirta parie della Éet^ 
h *r!«t è'l«ip^l|»ii«i«iooe f ^^^^^ 

,.,v s '-^#liif tm^ Parte: : ^ 



QUARTA PARTE 

DELLA RETTORICA. 





gli è notO| più che io Ip ripeta^ ^o«» 
J^^^ V Oratore aver sortito • pig^ióra» 
l%o^ CQx^ M^zzì proprj^ ^upa ròbast^aia^di 
^ petto 9 una fermezza^, ti^òiio ^ 

pieghev >lez2a di voce . ^riA giocoodiily 
1 ed aggiustatela di g(^9t6 eòo ud« %l]tJ(à 
^ di memoria per recitare jodevoioienl^ tt 
^ wò discor&o. Cosi saprj^ ioainuarsi n^U 
^ ani Odi , imprimere io ^ssi cià che à\^i 
^.istruirgli y ^iilettargli ^ e muovere glli \ib^ 
^fetti • Cosi darà tutto il peso ^ e 1^ jk>r« 
^2a alle parole che proferisce • / 

Che cosa è duu^ue pronuozlazio* 
ne oratoria? '/ ^ \ , 

R« YieJi defiiiJta dagli 'scrittori : Vdlfi^ 



. gestuumgue ♦ prò rernm^^ vcrhpmmjjue 



varietale ^ d^Ha conjormatio . Sticohdo 
che soijo le |)arole , ^ le co<^e che elle 
esprimono ^ siano corrispónder) li i tuo- 
ni drlld sQQ'y^ M eJ i uesli delle mani . 
corpo . ^gy^ 

D. Quante cose adunque riguardano 
a pronunzia . 

R. La raemprl%f la voce, il gesto I 
Di quesii diremo brevi avverlirnenti.* \ 
D. Qiial dee essere T uso della me* 
lliòria nella pronunzia ? I 
R. La nfìemoria che è la ferma riòór- 
*danza delle tose 9 e delle parole vuol 
, esser cosi pt-Qhia ^ e vivace nVl -sògg^ti- 
re le immagini , ed i vocaboli , che noa 
la^cl 1* Oratore in ogni uopo , e gii su'g- 
-gerì coìrne bisogna la rifiolt'rtudine , 
• la qualità dé* sentimenti, e 'de^ vo(5a- 
boli. Debbon quindi i giovati! coltivai., 
la per tempo avanzandosi a proff(TÌre ia 
* pubblico eJ in piena adunanza' qtidlche 
discorso , ondo senza timore ^ ma coq 
ispirilo , e con vivacità tomiucino a fa^» 
^ !\PratQre.,,,,^ . 

^Jf^. Sulla -*voce cV>vvirf ti daté ?; 



# 



» r alU>^e<^ il. baglio. Or,gJc)va n)oiiO(h- 
tjni^l Uramde . Jta pi incipio è cwft; villani;,' ^ 

idi' ifiQMm^ f iittsi#igfiMÌ«^ ^§iiiiui^*^ 

mn diveuìf rauco.' Quella larieiii,<ÌMiiip«»{ 
INI non§màm «la » vqp^^tai dà gi a^i||^«([^Ì49^ 
i># . La vipce>fakmiii iwNirtiilirtN r^ì reM>Mta 

éiiai> aia|»D Ìfai w Ì piiìi II »^:4Kaiét)<i(r|.^Mw 
jlj 40$»iiii« Qsw &i .U»t<aii|i grandi ^[g^ ;| 

|Wt« /ir W0 reil^iri r ip^a> ^s4|tiaot#r^ 



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^dèe tempre adattar la voce al significalo 
dèlie parole ^ ed alle tose che dice • / et 
*^filb. Dale alcun avviso sul gesto ? ^ ì. 
^R. Il gesto DOfl dee -esser da 8ceiia\^ 
elle e^'piiaie la parola , dee acceonar*.) 
soltanto noD dimostrare il pensiero , me 
la- MntetìKa . È conveniente V ioflessioBai 
dei fianchi ^ fna forte ^ e vigile ^ noa^i 
niolle . La n>ano non vuole agit^r^ coui 
iBK)Ua velocità ^ Le dita seguono Boa> 
preveng.ino le parole. Il braccio stia lun- 
go, e teso , qual dardo del discorso 
Si balte il piede sul princi|)io ^ e sul fi-jt 
ne dilla contesa. Del re.<yto la grazia deit 
dire è riposta nel volto . Sul volto si- 
gnoreggia n gli occhi • ÌJ aziose viea^ 
ìs^iirata dalU vivancità delPanimo: or rini^ 
maginazione delT aoiato k il volro ^ 
r*indice del voUo sono gli occhi. Quin- 
di la massima attenzione nel modeiare i 
fgnardi. JNon soiio da rimproverarsi certi * 
nìovinienti irrf^uolari suggeriti dal mede- 
simo calor del dire, quando occorre de-.- 
clfirnare contro un vizio^ eccitare vee-^i. 
nienti affetti, e trattare una usr'terjajjirte- 
ressante; Si avverta però ad evitare ogni^ 
V . c 1 . ombra 



,Ofnbra d'Immodestia, ogni traccia di 
lernerilà per le quali è facile degenerare 
nelle inezie , e nelle scoacezze . La gra- 
zia e la l'orza del recitare dipenda dall' 
eofiisi^che è quel gagliardo e pieno s«o« 
no, con cui. vogliamo disliiigueie le pa-^ 
role . Dall* accorto maneggio deirentasi 
dipende luUa la vita, e lo spiiito di 
ogni dibCiKSO col solo variare la col-, 
locazione di quella, noi possiamo preseu-r 
liire aglj uditori il medesimo . s^i4Ì4ienlo^ 
in aspetti affatto diversi . In tutti i di- 
^.corhi preparati per avvezzarsi a collo-., 
care V enfasi ai debiti luoghi, è di mol-' 
t« impoaanza il legger prima , e recU. 
tarli privatamente , noiando cosi le pa- 
role enfatiche in ogni sentenza , e niet-^. 
terle in memoria in vece di abbandonar 
re , come si fa comunemente ; questa òn 
una parte essenziale detta rappresenta-*;: 
zione . Dippiù dipendono dalle pause y 
che sono di due specie , vale a dirte- 
le enfatiche che si fanno dopo det*^\ 
t[|valauna C9^a di^pwùcolare jnomento, 
•ti cui si vaol fissare V atieo^rone dell^^ 
y^i^re 1^ e queile ch^ ^%voa9^,;^oUani^ 



a distinguere i iensi , e nel tempo stes- 
so dar campo ali* Oratore di prender 
iiato. Dipendono interzo dai tuoni che 
consistono nella? niddnlazìorte della vo-* 
ce , o^sia nelle variazioni di suono che 
n?*iamo parla fidò" irf pnbblico . Quasi ad 
;ni -sentimentò è dc\ ogni gagliardo af- 
t<V fa natura tia afdòttalb nn parlicolar 
trìnrto' <ii voce. Ogni uòmo quando è ira- 
ptBgnato à*'fWllffe di r|ualche cosa che* 
^i stà'ii Cti^Sref, ' ^^nèhò nel comun Favel^' 
ìàfe usa tiu tuonò eloquente, e persuasi- 
Tò-; tnolid ffi'ft riél fòrb , nel pulpito 
nelle adunanze^ e tìoxi dee formarsi y 
Cotrté alcuni malamonle fantio, cantilene 
monotone, caricate, affettali, contrarie 
iHn natura. Riguardo di ^^esti, e di ciò* 
che nel pubblico dirring'ite chiamasi a- 
zion'é'V^ regola fondsiméntale è la sles-S* 
de* tuoni , si ponga niente ai sguar- 
di, ai gest!*^ ^ai moti della pf^rsona : 
è siccome alcuni hantìo naturalmente 
morimertli sgarbali che è rrecessario cor-^^ 
reggere pf^tciò^ aggìdngiaulo le seguenti 
avvorrerize . 

* Chi |)arfa al pubblico dee studi:tr«;i 
;. ir ^ di 



8t^ - 

-di conservare la maggior possibile di- 
gnità in tmia V aititudioe del corpo . 
I)ee scegliere generalmente una positura 
dritta e ferma ^ 55icchè' àbbiH ùvhi franca, 
€ piena padronanza di lutti i àiioi mo-- : 
ti, Ogn? inclirtdzione che aA^Pi deat 
essere all' innanzi verso gli tiditòri , ec^l 
eetio^ quando a ^ignifitaré TÌptìgrfàDza,o^ 
abborrimento . Gli occhi non debbon 
esser mai fissi sopra un st)lo oggetto, mal 
placidamente girarli ttitia T udienza .* ' 

La parte principale del gesto consiste' 
nel movimento delle m*anir« Gli antichi», 
forse con tìK)ho rigore condannavano^ 
tutti i movimenti fatti colla ^!a sitìi^T 
stra 'y ma sebbeile non veggasi abbnsian* 
za^ perchè questi abbian sempre ad òf4i 
fendere , è naturale però che la destra 
abbia ad tisarsi piè frequentemente . i * 
caldi affetti richieggono che i moli dì4 • 
aìnbe le marti ^i corrispondono . Ma oi > 
si gestisce colla deslm , 0 colla sinistra,^ 
o con ambedue , egli è regala genern-^^ 
le, che lutti i nioviiiieriti siano liberi*^! 
e licili . ^ 

*^ pause 



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pause , *e' nei tuoni , cosi anclie nel ge- 
sti 9 e nel portaraento si fugga ogni af- 
fettazione , che sempre guasta ogni di* 
acorso • Le giostre maniere siano pro«: 
prie', non imitate da altri , non pre- 
se, da alcun modello immaginario . 1 ut- 
W^quello che è nativo quantunque ac- 
compagnato da qualche difetto , piace 
sempre assai più , perchè ci preserltà 
r uomo «eli' essere suo , e perchè mo- 
stra sempre derivare dal cuore. Laddove 
una maniera adorna di grazie con stu- 
dio acquistate , se non è facile , e scici* 
ta, si scopre 1 arte , e T affettazione noa 
può almeno di disgustare • 

D. Che altro ci resta a dire sulla prò* 
H^iinzia ? - ^ } !.. J »' ' V « • \: ..^ 
. R» -^SuUa pronunzia.,' o aziooe , o de-* 
clamazione ci basia quel che fìa ora ab-: 
biamo detto ^ |>erchè se in tutte le altre 
parti della Rettorica i precetti voglioo ^s- 
ser pochi, e di moli'uso^ nella pronunzia - 
■tolto più giova r esercizio in cui ua.' 
fiovaqe impara lauto quanto non pyò- 
ricavar da precetti astratti • Del re^lo vi . 
Iffto^flft ^ik ieggei;e in mateiia 4i.Ji^UQrica 



43. 



7" 



1. t 



^hfr fl^^ bceveatente eiiu aerate 

Htttorica di Rolliu , di ^lair , di Golot. , 
ai», t di «Itri «atoii cb« «ve»^ pr«•^<: 
•celti . Ma come diuì leggeil© p«f "^ra* , 

»)^tKÌt^»l,fi(4p «SiN»tto sia ontoso ad ao)»^, 

à«Mi Q^fiÀgg!'^ n\tifm.mi»hfi^v4 d'imi 

»«p» die guardisi alte nper«, », |«ÌMik^^ 

^tìifstluJU^ pm Manli 1? 
' -''ibi M .1^ M^ilff^^ 

^> .... IT- tir. t,;^-; JJ .-.r^vj!- 

' - / " . ' 



Oitìitizi 



£s§tviwÌ0 di OnUtma m 4 tt^ sbafimi* 



• Tutte le quistioni nelle- qoaH^p{l&>I 
tfi^gMier^ rhiaiBaii ^ il Dimo«tMl?v#^iéi> 

ialite ^ ih tti umiliale ^ ià jcal si Aé0Ufi#^«» 

, !)• Datemi cqd fti& dettaflUo altra. 

R. Il di&tta»(rati^ dÌQe.|>ure EpicUf^ 

ginco. Ha per fìb4 U l^de ^ o il bìasi- 
mo^ rOraiQ^ ti l'tiMl^.a. ki^^ 
fone , 1 felli ^ le cose y ro«-tte iasieme 
tutto ciò y^À^b^ fa ptiprer nUa ^>affcp||.|4(# 
ai Icida 9 a .muova alla vinà chi a4rc4{#* 

^ diiGom accademici ^ i €diii|K>otiiettii 

latti 



Dìgili 



215 

^iffaltr » re', ai principi ec. entrano ^lel 
genere dimostiativo. L'OralOre volendo 
troppo onorare il suo Eroe ^ deve aver 
rT orrhio a non dtssonorJre- se medesi- 
# ino . Sl» mal asso»tisre le sue prrwi , e 
/ le ika dalla sorgente dt*ir arlula^ioile 
< piulloslo, che d il serto del Vero , PudU 
loie s' irrita perc hè il dii itore vuoi reà* 
derlo compHc^e dt sua l)8^^»(z?à? 

I Panegirici sono difficilissimi a farsi, 
^ È una sorte di hrorifo ct^tfcednto alla^v 
^*4yÌTtù j ma lanie Volie le virtù non ba- 
ttilano a raèiitare un semplice otfòre., e 
i tichi si addossa tal fuozioriè, dee avete 
>N|afenti nece.^^rf a beo^1l^t?H 




D. Ditemi ora «ulgeneì-e dw itera ti v^O? 
^rR. Qtje«*to^fr iquando si intatta di esa* v 
- minare se una impresa è tr^He,'ò nò^^e - 
%*fcr calcola atfefit«mente il ^ro, ed 11 Wlf*' 
• tra della probabilità; «lenza laàrrar alrnftc 

dolle circòSiafnzè che possono m siqiil ^ 
•calcolo aver Inogo. Qnì non ci ristrTngìa- 
I -^Ifno a lodare la virtù, ma portiamo piic / 
'snelle le ragfòrii '^he dehbrJno indurci 

ad abbracci arlà /^Per riuscirvi va cono- 
^sciuio a fondo u soggetto , e si consf- 



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■Ih- 



. ; dert in ogni aspetto non solo reale mi. 
possibile. Non si cerca qiii a far mostra 
di grazie, a dilqitar gli orecchi, a dilettar 
la fantasia : tutto si riduce ad esporre 
con f >rza, e semplicità le co^^e. Tal è la 
eloquenza di D^raosttfne, se egli è ricco, 

-, k pomposo, è sub per la forita del suo 

^ l^peì senso , 

D. Che mi dite ora ini genere Giù* 
disiale ? 

R: Questo genere ba per oggetto t àc- 
. casa ^ o la difes» ; le (jai<5ti<)ni di qiie- 
Vt,*^o genere rig?iardano il f;»tto , ed il 
reale . Se non vi fossero dritti leggiuimt 
pon vi sareLl>epp torti j se non vi f>5se 
-tzione libera non vi sarebbe colpa reale. 

Si distinguono due sorte di diMitlluno 
.JMtarale scolpito nei cnori di tutti gli 
A^iiomiaij r altro civile che obbliga a faie^ 
noji fare certe cose per V interesse ctw 
^ "^wune, o panicobre, 1 vioUip^i deliu 
/tf^?fi^cWM sono cattivi cittadini, i vìo- 
^^Jatori deBa legge naturale offenrlono Tu- 
jmiìmùt^ Ij Oratore fa valere le autorità 
'"^;£elle feggi, ed eccita Tattenzione quanJo 
"' Jaìo^iià che il cornane interesse sia stato 
^ Srava- 



()• Qaesti tre f^oeri vwno ijmjp|p 

soli 

R 

nato 

che mai noo si uniscono ; anzi il cqii- 
tra rio accade in quasi tutti i diatesi ; 

{)oichè r onestà del genere dimostrativi) ^ 
' utilitA del delib^raefvò , e le gmidzf» 
del giudiziale si uniscono per T ^^diiMt^ 
. rie io nn medesimo puntò • 

Ed ecco eome wEi discarsa~ÌLdi €ui 
*|>riimtivo oggetto sarà la lode |^ avrà 
oggetti secondar) anche il c<Misi(^io ''a 
fare One cosa » e la poodannà o raccus* 
di altra cosa / o ' a*ibiie àoatrarie 

% • « ^ ' »« < ,v;. *- ♦ V ■ •. • 

leggi t ' / » . 

- D. ATete eltw V dir* w dr 

generi V e sulla iaoòTlà ,delF 
"gederalef " ' * V^; Z] 

quel cTie riguarda precetti ijd 
ìnrv&i tion trovo alt?o cb^ ,s^a util^ t ei 
piacevole. Per qiiello poi che tieoe 
'r èSew«tio del conaporre , dico, e ripcjjjùt 
' che que^o gmng« a rènder T Oratorè 



\88 

ftMmparano che non si farebbe eoa re* 



• » 



' : I ' •. ► 



Il ' * ' • ' ^ ^1 k 



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. A REVERENDISSIMA 

MONSIGNORE ROSINI* 

F|lEilDI?rTB tiELLiL GIUNTA pi fimUCk iSTRUZlOHE. 



* • • • A 



•>««» «• • 1 « 



EeCMLLSItMji 



1 



9^ • 



Fratelli Chianesa supplicando espoa* 
gono a V. K. RevereQd,r.,'Come deside- 
rano essi supplicanti dare alle stampe 
un piccolo Trattato di Rettorica intito- 
lato =: Saggio di Rettorica , che in^ 
segna alla gioi^entu studiosa i carati 
ieri di perfetto Oratore , ed i mezzi 
a divenirvi ^ compilato da D. Salvai 
tare de Sortis . Perciò supplicano V. E. 
Reverend. destinare un Revisore che mè- 
glio le aggrada per ottenere indi da V. 
E. Reverend, il jyermesso . E V avranno 
come da Dio , " li ^ • « 





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wvti aij9f?^.j?ft r^*'** " 

roI^AÉ^ew* di rivedere V t,p«ra sopr» 

:1:;::'U Religione, ed ^/^^J^ 

Spv.aoità =: Il Dep«'«» .P«' ^J^^ 
da' LJwi o Canonico FrmM$»Gà 

ECCELLEBOlà REVEaìki ' 

reod. di rubrica TafK>«i.4 W 
fti WliioBé , e cui è il titolo/ si- AailP 

Sène la :*\f'npa Z^^B£à^i<t 



♦ 

• Digiii^^^o i y GoOgI 



■ ^. l^Ópoli 30. Mor^o 1824. 

presidenza della giunta per 
La pubblica istruzione . 



Vi 



la dintoda degli StampiMcri 

Fratelli Gbianese , con la quale 

goDo 4 k 4 m% al ia rtamptr. ìUL,Sji§Ùf^ 

di Rettorica del Sig. D. Salvatore 
-de Sorìiiy ^- • ^ ''^ì ' \ .\ \2. 
^ Vifto . il fiNnmiK^ rappóito 44 R^gio 
Eevisora Sig». A. Piagicr. ; 

^ peHMKa.y^ cbe. T opera ioaicala li 
aiiampr^ 




.» ♦ 



facondo penMaaò ^ che ikhi ti dbiÉ' 

prima lo stesso Regio Revisore non avrà 
.atteslato di aTpr rìcoo<m:iiita odi coà* 
franto uniforme la itapressione ali* ofj/» 
aioale ajHimvalo.^. 

Il Goosultoffa di Statai Paa^daota ^ 

: MONSIGNOR ROSIW . 

Pel Consultore Stato S«gvctaiia Gf» 

aerale c Membro della GiuaU 



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1 - ^ 



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I 

I iT ii ì ■! li ; I l I I >i I II ti j i LH . 



Si i^ende in Casa dell jujt(yre sita. 
^' i^ico Limoncello num. 44» 
Prezzo fisso grana 3o. 



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