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Friday, October 24, 2025

Grice e Simoneschi

 , IL VELLO D'Ofe 

Ouero 

LARETTORjrra 

veneziana, 

Doue  principalmente  co'  pregi 
Angolari  di  V E N E Z l A , c 
con  molti  farti  gioriofi  degii 

EROI  VENEZIANI 

SUftfegna,  l'Arte  del  ben  parlare: 

DELP.  FRANCESCOSIMONESCHI 
della  -Compagnia  di  G 1 E S V * . 


tJ  aCQVI,E  Vlg-y^ENtORRo 


1 


f 


Digilized  by  Googl'.  i 


ALL’ILLVSTRISSIMO 

]Ed  'Eccclkntifsinio  Signore.j 
Padrone  'Coleadifsìmo 

■ II,  •SI.G.NOB^^ 


VE  S A R O 
3?rocurator  di  S.  Marco» 

Zi  Scrittori  non 
bene  apbagati  •di 
auer  data,  foia- 
mente 'vna  vita  t ed  vna 
luce  n'  parti  de’ loro  intel- 
letti colla  fampa  mezjuo 
totentiCsimo  ' contra  la 


4 


hnorfe , eie  ombre  di 
(ta  : Illujtrifs.  ed  EcceU 
lentifsimo  Signore-  cercai 
ron  fèmore  cU rendi  rii  dop~ 
piamente  chiari , e vitali . 
Qmndt  è che  furon  dedi- 
cate opere  nobilifstme  à 
E er fonaci  riguardemli , 
acciocché  col  nome  loro 
giugnejfero  agli  Autori^ 
ed  a'  libri  nmua  vita , e 
nuQUo  fplendore . Or  che 
non  potrò  io  /per are  fatto 
ardito  ma  non  temeraria- 
mente 3 ■ àggìugnendo  al 
mio  Ideilo  d’oro  vn  altro 
maggior  di  preZjZjò  '/  e di 
lume  qual  è Hnome  dell’^ 


ty. 


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M.  che  nella  fua  nobi^ 
lijsima  , e anttchifsima 
famiglia  fuò  moftrar  piti 
Guerrieri ^edEroi  di  (Quel- 
li che  la  famofifsima  Na^ 
uè  d\Argo  rinchiufe  nel 
feno:  più  Sauij  che  non  fu- 
rono nell'  Areopago  di  A- 
Tene  : piìt  gioì  iuj?  dcfl  en- 
denti  che  non  ebbe  Nipoti 
ia  celebrata  Berecintia 
non  tanto  cinta  di  Torri 
Guanto  coronata'  da  Se- 
midei ? E tutti  furono  fi 
ammirabili  in  ogni  tfer- 
ciz^io  laudeuole  à cui  fi 
diedero  , che  pochi  eguali 
conobbero ,ed  a niuno.  ith- 

A J uìdiai 

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s* 

mdi arano  la  maggior an-^- 
Zja,  Forfè  i f mi  Mag- 
giori non  fiiron.  chiama- 
ti. ne’  Campi:  delle,  hatta^- 
glie.  veri  Marti  .y  mentre’ 
operarono:azjioni’ pih  ma-- 
rauigUjafe  diMdcte  fauor- 

lofo: , ed  ingrandito:  dalla- 
t faromi  antr- 
mirati,  maggiori  di  Gio-- 
ite  comUattente  co’ Gigan- 
ti mentre  col  fulmine  del- 
lo  ' fgaardo:  terribile-  fen- 
Zja  l fulmine’ della-Jpada 
riduffero  in  cenere:  t.  Cor- 
pi, e gli  acciai  degli:  Ar- 
mati ? ' Non  ’ arrecarono 
co:  i cadamri  delle  vccifh 


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tegionìilcorp)  fùriofo.d^ 
fiumi i^accioche  la  gloria 
che.  fenZiOi  intoppo,  volaua 
per  la Tierra^correffé:  an- 
cor iWer amente  per  le  ac- 
quei' N^mparuerOì  fen~ 
fauiezjCi^  i.  Sette  S a- 
Wfif  della.Grecia  ^e-fenz/- 
eJòquenZja  lè  due.  lingue^- 
principale  di  Roma-y  e di 
^tene  ) quando,  f e nt tron- 
fi' difcorrere.  della  Pace , e 
detta  Guerra  -,  e degli  affa- 
ri piu  alti, gli  Oratori  del- 
la fua  CafaiS  Onde- Po- 
ma , ed- Atene  non: furon 
piu-  inuidiate:  da.  V^ene- 
Zjia  yfna  quelle,  inuidiaro— 

A.  4i  »»' 


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no  a V'eneZjia  la  facondia 
degli  Oratori  natiui . ìdè 
ii'JHonda  ^otè  fentir  fen-» 
Z>a  noia  gli  altri  JOicitO'^ 
ri  dopo  di  auere  vditi  % 

, Jidaefri^e  U Idee  deira- 
'gt onare . / primi pejt  ono- 
remli  delle  dignità  collo- 
car onji  dada  Kepuhhlica 
fopra  i fmi  Maggiori i-che 
non  mai  filmarono  il  cari- 
co eccedente  le  proprie  for*> 
za  i ma  fempr e da'  mede- 
fimi  fa  giudicato  leggie- 
re . Ne  ftc  cercato  t ono^ 
re:  ma  l’onore  fu  tratto  à 
'mua  f or  Zia  dal  merito 
nella  chiarifsima 


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9 


da  Pefkro , donde  prejcj 
Z^elanti-  Arciuefcoui  per 
gouernar  le  Chiefe , ^m- 
hafciadori  eJperPÌ  per  re^ 
golareinegozjij' , Senatori 
prudenti  , e facondi  per 
difcorrere  j e rtfoluere  nel- 
l’uìjfemblte , Procuratori 
atitoreuoli  per  mojlrar  lo 
fplendore  , e la  Mae  (la 
delia  Fatria  , Generali 


magnanimi  per  guidar  le 
jlrmate  di  Terra  , e di 
Mare  : offendo  necejfarij 
due  capactfsimi  elementi 
alla  grandez^z^a  dell’ ani- 
mo -,  dell’imprefe  , e della 
loro.fortez^z^a.  In  quefa 

A 5 Ca[cì:> 


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I 


lO^ 

Ga([a'  medèjtmd  ih 
ilìèjfp  - tempo)  con:  iiittpor  • 
del  ’Jldòndo  comparuero  le  ’ 
dite  F.enici  de’Combatten-' 
ti.  Giacomo:,  e:  Benedetto  > 
congiunti  per  fangue  tj  ’ 
per  ‘virtù  ; a’  quali,  perche  ■ 
la:  fortezJLia  : non  fapea  ' 
ben  difiìnguere.chLfojfcj' 
più  forte  , diedé  nen  difsi- 
mili:  onori:, , ajfegnando  all 
primo:  il  Generalato  delle 
fchiere: Pontificie  ,,  ed  al 
fecondò  delle,  armi:  della: 
Repubblica:  Ser.enifsima 
E Roma  •,  e.  Venez^ia.  ‘vi- 
dero in  amenduei‘vnito  ciò  ’ 
che  di  grande , e d ammi- ■ 

rubile;  ‘ 


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Ifr 

rahilé  fì  dàlia  M.àraui— 
dia  diuifo  ne’  Campioni’ 
piu  fortunati  •,  piu  glorio-  ■ 
' f p epiti  fòrti'.  Le  fopr ad- 
dette,’digrtit  a ed  i:  titoli 

pregiatifsimi,  e quaf  ere-  - 
ditarij  di.  tal  famiglia  f 
accrebbero:  dalla,  maefià  , . 
esdallà  ' grandèZi^as  nella 
elezione  deli  Serenifsimo 
L)oge  C ’ fùo:  gran  Zio< 
Giouanni.  da;  Pefaro  a 
cuiLanto  fi  de  e;,  che  quan- 
tunque, tutti  s’impiegajfe- 
ro  per  celebrarlo: , nondi- 
meno. farebbero  femprc^ 
'Dehit.ori:,ed  eglt  Credito- 
re , 2s[è  mancarono  nella 

A 6 fita 


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iaP'  , -,  ' I 

Jftta  profapÌ4:Mae!frt,  tJ' 

Scrktori  ; fiche  all’ E.  V, 
fiù>  conceduto  l’ aueìr  chi  | 
facejfie  imprefè  da  ejfercj' 
firitte  , .e  chi  ficriuejfe  cò- 
fie  da  ejfer  lette . lo  fiola^^ 
mente  hù  ^accennati  alcu-  ' 
ni  Eroi,  che  germogli  aro^  J 
no-  nell  Albero  di  orò  della' 

I »; 

gran  Cafada  Pefiaró  :efi  ' 
fendo  tanti  di  numero,  che 
ne  l’occhio  , . ne  l’orecchio  ^ • 
potrebbono  fenz^a  Han- 
cheZjZ^a  mirar  li, vdir~ 
li  yC  tutti  così  fignalati, 
che  dalla  grandeZjZja  de  He 
virtù , e delle  aZjionffin'- 
z>a  ver  un  altro  contrajfen 

&>«  ■ ■ 

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^gnù  rauuìfanfi  ejfsre  fiati 
del  fuo  lignaggio . In  tan- 
to compiacciajl  di  gradire 
ejuefio'  V elio  d" orò  che  Icj 
prefinto  ^il^uale  non  vie<^ 
ne  ^ioléntemente  come 

: »■* 

• antic^di  Coleo  snelle  ma-- 
ni  digli  Eroi  della  Gre  cidi' 
n^  ^lentieri  y e pronta- 


UnZjA  4?  {jjftiale 

uendo  'vn  ricchifsimo  Vel- 
lo d’oro  dslU  fue  proprie^ 
doti  3 chiaramente  dimo- 
fira  , che  ancora  jenZiA 
il  preiiofo  retarlo  delle 
glorie  lajiiatele  da'  fnoi 
Mrot  3 farebbe  abbondan^^ 


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14? 

temente:  fplendìda  -, , e ric- 
ca». 


DallaX.'afà  PJofcflidiyeneziai 
14^  Aprile  16^7,. 


Btll’E.V.. 


,'lGanì&I2i'«eti&5f,Obbb‘g£Ser^^^ 

t , 

{ 


M^ncefiòS  ìmvnefchi  delU  t 
Compagnia  dt  G ieju . . 


A’LET^ 


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r 


rprefénto  , Lettori , vhì 

Libro  di  due  nomi , de'- 
quali  non  sò  qual  fìa  piu  i 
chiaro , e ricco , . ò quel 
di’ Vello  d’óro‘ , ò di 


Rettorica.Vèncziana  ..  11  nome  d i 
Vello  d'oro  fii  sì  luminofo  , che  - 
mandò  il  fuo  riucrbero  fin  dairifo- 
là  Coleo  nella.  Grecia^- e col  fur* 
fplendòre additò  là  nauigaziorie^  &: 
illuminò  la-ftrada'  da-  tencrfi  dagli 
Eroi  ’ nominati j Argonauti  auari 
vguaJmente.d*oro  > c. di  gloria,  e->. 
Gon  ameiiducfàtti  gloriòfi  »♦  ed  ar- 
Hcchiti*  Il  nome  Veneziano  e si; 
^Icndidò  , c si ;dòuÌ2Ìofo. di  rag- 
gi ehc,rendcXà:cnifsimo  il^  CieL 


i , (ìuo^Ie 


h6 

natio»  e tutta  TEuropa  ; cfolamen^ 
te  ofFuAra  i regni  Ottomanni  con‘C- 
cli/Tare  à quefh*  la  Luna  ; ond*è  piii= 
marauigliolo  del  Sole  , mentre.^ 
nel  tempo  Heììo  e nello  .lìefso 
mifperio  à chi  reca  il  giorno,  eà. 
chi  la  notte.  La  cagion  poi  d’inti»- 
toiarlo  \^clJo  d'oro  si  è ; perchè  !'• 
adunazion  degl*  infegnamenti  ; e 
delie  orseruazioniintorno all’Arte* 
delben<Iife  fono  ricchezze  ineftì'* 
mabili  delia  fapienza  e femprc- 
dureuoii  come  à punto  è l’Animo  di  • 
chi  rapprende;  per  lacui  conqui^ 
ila  non,  è ncccfsario  viaggiare  , ^ 

volar  colie  vele  , ballando  fola- 
mente  il  volere  . L’altro  titolo  di; 
Rettorica  Veneziana  fi  è dato  per- 
alcuni  fatti  più  fingitlari.,  cd: 
illuflri  degli  Eroi  Veneziani cd  i 
fregi  più  i Jguardeuoli  dcll’inclita.,. 

. e fempre  libera  Citta  di  VENEZIA 
fi  coucengono  principalmente  in^ 
quell  Opera  ; onde  e si; da  contez- 
za (li  iiioUe  Storie , c marau.igJie_> , 
es’infcgna  TArte del  dire.  Dui]  coii-'- 
tenerii  alcuni  fatti  dc’VcneziauL, 

cd. 


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^7 

td  alcuni  frcgi<ii  Venezia  : perchè," 
quantunque  molti  altri  ne  riferbi 
per  altri  miei  Libri , non  farebbono 
però  ballcuoli  tutte  k penne  , e 
lingue  vnitc  infieme  per  Hcriuerli 
tutti  y ifpiegarli ; nèpotrebbon- 
fi  rinchiudere  in  molti  volumi, ben- 
ché colla  loro  moltitudine  mille 
ben  ampie  librerie  colmafscro.  Che 
fc  ,'ò  Lettori , farà  il  prefente  Vek 
lod’oro  daroi  gradita  , e mirato 
col  leggerlo  ; io  v'afficuro  di  farlo 
comparire  in  breue  di  nilouo  piii^ 
douJziofo , e più  rpJcndido,  SI  che  lo 
vagheggerete  nelle  (urte  edmevo- 
flro  dono;  e farete  più  rairab’lidi 
Mida , mentre  folamence  r.  )1  guar- 
dare farà  da  toì  accrefcii,^.^  la 

c la  valuta  del  Vello  d’oro  o i 

1 


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*1  % 

Riformatùr} deUoSiudio  dì  TaicuÀc-, 

Avendo  veduto  per.  fede  del  Padre 
Inguifirore  nel  Libro  intitolato  il  J 
Vello  d'oro , onero  Rettorica  Veneziana  » . 
non  cficiùi  cofa. alcuna. centra  la  San-, 
ta  Fede  Cattolica , c parimente:  per  atte- 
ftato  dei  Segretario  noftro,nientc.contra  i 
Prencipi  ) ebuoni  coftumi»' concediamoli-, 
cenza  à!Gio: Pietro PinejH  di  poterlo  liam-- 
parc  jofferaando  gli  ordini  &c._ 

Dat<  à 5.  Gennaio  1666... 

I Andrea  Contartni C xu^Proe.Rifo^* . 

I rigelo  Correr^  Card.  Prec,  Rifar, 

\ N:cofq^  Sagreda  Cau^t  Prec.'  Rifer, 

Angelo  Nicolofi  Segf» .. 

1^^7.i.Màrzp.  Regiffrato  nel  Magiftrato  » 
Eccellenti is  della  Bfaftema., 

CarL*jdnt9niojGradenigo.Nod,‘. 


FacultasReit.  V;F*fit4teris  SoCilefU, 

3^  Go , inf rafctiptusi^  Ludouicus  5 Bom- . 

ij*  planuS/SOGretatislefuriiì,  Prouincia.» 
Veneta  Viiiìtator,  poreBatead  Id  mihi  fa- 
tta ab  admodum  Ri  P.-  Noftro  Io;  Paulo  . 
Oliua  Prìcpofito  Generali  » fàcultatem  fa- . 
ciò , vt  Liber  infci  iptus  ••  F dorot  onCm . 
re  Rettorica  ffemzjana  Authore  P.Fran- 
ciico  Simonefeo  Societatis  NòftraeSacer- 
dotc  r &.eiufdem  Societatis- grauium,  & ■ 
ineadem  .Arte  pcritorum  iudició  approba- . 
tus  9 typis  mandetur  * . In  .quorum  fìd.  &c. , 
Mantus  2^«  Decemb;  1666.: 

l.ud9H.BomplartHS,^ 

DEL, 


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DEL 

VELLO  DORO. 

Oucro' 

BELLA  RETTORICAv 
VENEZIANA.- 


"Broemio' 


lun’Artc  giammai 
. cultà  fece  pompa  di  taiu 
tcmaiauigJicjquantcne; 
mod  rò  l’Arte  dei  bciu.  ^ 
parlare.  E chi  tutte  le 
potefse. accennare  , non  che  ridire 
farcbbe:certamente  marauigliofo  . 
Cominci, Pericle  a tonar  colla  vo- 
ce", à.fulminarcoiréloqucnza  , che 
tutta  la  Grecia  fpauentata.  imma- 
ginerai di -riuedere-  Salmoneoigià 
fulminalo  i ò crederà  che  Gioue  ra- 
gioni 


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IO  ttyeUo  ^Oro  ] 

gioni  frà  turbini, òche  que*del  Cielo 
Yogiiano  fcendere  in.Terra  per  vdir 
Pericle  dicitore . S’infiammi  da  M. 
Antonio  con  giiardori  dclla'Retto- 
rica  il  Popolo  Roraanojche  immane 
tenente  dà  quefto  fiJafcera  iicacKaue<» 
ru  diCefai  e mezzo  confumato^e  tol- 
to il  fuoco  delia  pira  brucerà  prima 
i palagi  de*  Congiura ti,,c he  fieno  ri- 
dotte in  cenere  le  olfa  di  quel  Mó- 
na rea  . Verfi  Arjftidc  dagli  occhi  la- 
grime artideiofe , e mandi  lagrimc- 
uoli  paroJc  da Jid  buc£«ì  ìa  coin- 
pafsitme  di'Sinima , che  piagnen- 
do Antonino  rifiorerà  la  Citta  , e. 
rederi  lo.fpentD  Jiime.  ali*Ionia  pri- 
ma che  fi  afe  fughino  gli  occhi  im- 
periali. Sìa  fpaiancata  la  Reggia^di 
Sapore  ad  Euftauo,  che  fubito  que- 
fiifarà;parereàquelPrincipc  le  yì- 
uande  /quifite  aifatto  infipide  ;.c 
le  collane  d*oro  legami> di  ferro.. 
Tirteocolla  fua  Toce  fonora  dà  il 
fiato,  ed  il  Tuono  aJic  trombe  guer- 
riere-.. Tuli  io  colPimpcto  regolato 
del  dire  fcaccia  Càtiiiua  diRoraa , a 
cui  apparecchiaua'.va*lacend  io  col- 
la ' 


k 


Digitizec; 


Ouerola^eètoyicaFem^khi',  i? 
le  fiamme , c coi  fangue  va  diiuuio  T 
Di  Paolo  con  eloquenti  catene  le- 
gai! Roma  , che  tenea  rifiretto  il 
Mondo  colle  fiie  leggi ..  Qaeft’arte 
trafse  tonti  di  lagrime  dagli  vomi- 
ni  duri  à guifa  di  felci  ; accefe  igno- 
ri piu  freddi  del  ghiaccio  ; agghiac- 
ciò i petti  più  ardenti  del  Mongi- 
belio  ; feofse  le  armi  dalle  mani  dì 
coloro  che  poncano  fottofopra  ì 
Regni»  eie  Prournzie  ; dièie  for- 
2e  à*  deboli , a*  pigri  le  penne  yC  fe- 
ce quad  tanti  Dei  mettendo  in  pof- 
fefso  delle  volontà  » c dc’Cuori , tC" 
foro  più  pregiato  de  gfLnperij . 

Or*io  difeorrerò  di  quell*  Arte 
potentiffima , la  quale  per  auer  pie- 
no il  luo  trionfo  vd  ir  più  piaufi 

non  votò  il  Mondo  colPvccilionc 
de’ Popoli  , come  fecero  molti 
[Trionfatori,  mà fenza  tante  ftragi 
proccurò  di  confcruar  la  vita  dr- 
mortali  per  auuiuar  maggiormea- 
le  lue  gloria. 


CA- 


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■li  lìl  ytUo:dtOro,l 

LI  BAD  PKIMX). 
CAPO  PRIMO. 

i€me  fope.troMta  J^ettoricaJ 


^ron  poftc  <JalIa  Natura  le  fcin- 
itiJJc  di  qucft’Arte  Jiobililfinia^ 
nel  petto  dcgii  .vomini , i quali  ta- 
lora imòftrarono  gli  Ipkndori  di 
quelle  . ;Così  veggiamo  alle  volte 
vomini  rozzilfimi  auuczzi  al 
campo.  :fe  accade  qualche  loro  ÌQ« 
tcrcàe  , difeorrere  afauor  della.» 
propria  caufa  come  appunto  fan.j 
quelli  che  fono  vfati  al  Teatro  , ed 
al  Pergamo Si  tratti  nc’tribunali- 
diconfircare  i beni  , ò di  porre  la 
mannaia  fopra’ixollo  d i.alcuno>che 
tofto  per  tema  della  pouertà , c del- 
la morte  diuenta  ricco  di  parole , 'C 
mandafuori  del  Aio  capo  ancor  in- 
tero tante  Minerue  . Qual  arce  non 
adopera  per  incantare  il  ferro , e-» 
la  pena  ,acciochecòn  piè  frcttolo- 
Tq  non  corrano  contraia  Tita , e !la 

robba 


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Ou€roU^(Utùrì€ayent:^<tM\  ij 
robbaddKco?  Che  non  tenta  per 
raflerenarc  il  volto  accigliato , e-» 
•nuuoldfo  ^el  <jiudicc  , acciocho» 
‘non  piombino  i fuimìni  dello  fdc- 
•gno^c  della  Morte  ? Or  veggendo 
xiò  coloroTopra  i quali  per  benigni* 
'tà  della  Natura  che  volea  fecondar 
ringegno,  erano  cadute  le  piogge 
piii  àbbòndariti , e preziofe  di  quel-, 
la  venuta  già  fopraìDatiaè:determ?- 
narono  di  fiftfign'erc  fi  à i confini 
deirArtcciòchc  andaua  feni'ordi- 
nc,  c fenzA  legge  vagando  ; e di 
rendere à tutti  comune  quel  che  pa^ 
rea  paftiediarc  di  pochi  . Laonde,# 
fcrifiero  eccellenti  volumi , co’qua- 
li  infcgnaronla  viadi  trouar  ì*EIo- 
‘quenza  non  ben  additata  dallaNa* 
tura . E con  fide  rando , ed  òflTcruan- 
do  in  fc  ,'c  negli  altri  da  qùal  cofa,* 

principalmente  folTefo  molsi  : e-» 
Ycggendp  ciò  riufcirquafiremprc  » 
preferifiero  il  modo  da  tenerfi  nel 
nmouergli affetti  vmani  •.  Per  ca- 
gion  d’efenipio  , S’auuidcro  che-* 
ognvno  fi  muòue,  ò dai  diicfcteuolc, 
daUVcik  ; ò dall'oncflo  # c perciò 


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14,  W retto  d'Oro  ì 
làrciaronofcritto , che  per  tirare  il 
Giudice  à fauoreggiar  la  caufa  fi 
proponclTcro  il  diletto  , ò l'vtilità 
fe  v'erano , ò roneftà  per  isfiiggiic 
ogni  ombra  d'infamia  : oucro  i eoa» 
trarij  de*  fuddetti  beni  quando  fi  ?o- 
Icfse  fralloruare  alcuno  dal  feguir 
ciò  di  che  fi  trattaua . Videro  le  lo* 
di , e la  filma  «iTer  potenti  catene 
per  tirar  gli  animi  di  ciafeuno  ; on* 
de  auucrt irono , che  negli  Efordi j 
fi  doueflero  render  docili , c bene- 
noli  gli  vditori , ò coModarli , ò coi 
mofirar  di  farne  gran  conto  accio- 
che  fu’l  principio  efiendo  mezzo  le- 
gatinonauelTerpoi  forze  bafieuoH 
per  rcfiftcrc  . Gli  ornamenti  piii 
pellegrini  delle  figure  fiiron  prefi 
da  quei  f che  dotati  di  maggior  in- 
gegno /pandetiano  nelle  priuate-» 
Accademie,  ne' Teatri,  ene'Ro- 
firi  i tefori  della  fap lenza  ne*loro 
petti  rinchiufi , 


CAPO 


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Ouen  U Veneziana,  if 

: • ’t 

* » 4 ( 

I 

I ' / « • \ 

^ •* 

Delia  Dtffini7^‘$nt  , d€Ìl**jficio , del  finct 

’ j€  della  materia  4f^(i  Bjsttorlee  , [ 

’ ''  ■ -■’ 

PRim^  ckc  io  dia  la  diffinìzioni, 
dclla,Rc;^cifriea , fi  dcc/a|)eife^ 
in fegqajjfì, nelle;  Scuole  douerfi  «cr- 
ear Smprc  il  genere  ppo’fìimò  -,rei'- 
vltiraa  differenza  >■  e poi  > diffinjr^ 
che, che  fia.  Mifpicgo  coii’efct)àpio. 
Chivuolda-re  ynadiffiniziond  ade- 
guata , e compita  dejl’vorao  y dirà 
chte.lJvpmo  èAoimaJ  razipnale.Anh 
male  fi  eh iaaaa  genere  i raa^onalefi 
appella  diterenza,la  quale  difiereii* 
2Ìa;,lVorHo.  da* Bruti;.  Prefuppofto 
ciò  Q diffinirà  laRcccorica  in  tal  ma. 
niera . La  Rettorica  è vn*  Arte,  ò fa- 
cultàd/  bcn  parlare  ..  Arte  farà  il  ge- 
mere de/lAM<?ttorica,.ncl  quale  con- 
uìene  cpììa  .]^*a  J ect  ica . > coli  a Gra- 
ma§icai&c^Pi  he  parlare,(àrà  la  dif- 
ferenza » colla  quale  fidiucrfifica  la 
Rettorica . L’Arte  fi  chiama  quella 
che  dà  infegnamenti  per  for  fenza^ 

B errore 


CAPO 


{).  i' 


SECONDO. 

...  / , \ ' 


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x(5  U Felh  «rOf®, 
errore  quanto  fi  dee  operare  1 Per 
efempjo.;  CIÒ  òhe  regola  J '^fedi*  di 
ehi  balia  9 ò le  mani  di  cb/i  Tuonai 
hà  il  nome  di  Arte  ; ed  è impoflìW- 
ie  fallare  le  fi  ofieruano  le  regole  da 
quella  prclcritte , Che  fi  troui  quefl* 
Arte  di  ben  parlare  pruouaffi  mani- 
fedamente , Peroch4»fe  l’Arte  fi  dee 
dare  qualora  le  ópcrazioriifi- tK>r» 
fon  fare  indiflperentementè  bene;  d> 
male:.'  ne  fégue  per cOnfeguenta-^ 
aucrfi  à porre  vn  Arte  regolatrice!^ 
della  noflra  lingua  § e de'noflri  di- 
fcorfi  >'  pofioche  tutti  non  abbiali^ 
quefta  cccelkflza  di  benparlaY‘é,'rtc 
fien  Tulliii  ntDeteòfij^i  , i qua- 
li xolia-  potenza  della  lingua  ma  ^ 
neggiauanò  àlor  talènto  le  Città  ,-c 
leProuinaic  . L’vffició  dèlia  Ret- 
torica  fi  è il  dir  cofe  atte  à perfua- 
dcre;  il  fine  è indurre  gli  vditorià 
qtì auto  vuole  . Se  polli  coìifiderala 
Materia:  la Rettoriea non  paleg- 
gia per  vn /blo  Teatro;  inàtrapàfia 
le  colonne  d’Èrcole , c le  Vic'del  So- 
le , ed  entra  nc’confini  di  tutte  1^ 
Scienze  . La  Medicina  non  lì  dilun- 
N=  ‘ ^ ga 


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C^ero^laPyjPttor,f^'ene:(iana,  27' 
ga'dai  corpo  vmano  ; Ja  Matèmad-* 
ca  dalia  foa  quantità:  l’Aritmetica 
da'/uornumcrijinà  la  Rettbrica  ra* 
gionadè'humeri,deJJaquantità,deI 
corpo  Villano e di  tutto  ciò'che_j 
può'cadère  in  difcorfo  : onde  la  ma» 
tcriavdi'efsa  faranno  tutte  le  coCc^,  > 
come  fé  auefse  il  dominio e*l  pof* 
lèfso  dell’vniuérro',> 


CAPO  TERZO'. 


JDelU  Tè  fi , e iellklpotep, 

_ • 

ATtcndcndoTOratoread  vn'- 

Arce,  che  fporge  la  Jiinghez- 
za'delle  fue  braccia  oltre  i Mondi 
dh  I • Fiiòfofo  Ahafsarca  immagina- 
ti, e gli  fpazij  figurati  dalla'noRi'a 
mente  fuori  delia  grandezza  fmifu' 
ratade*  Cieii,  fi  arrolìifce  di  com- 
parire fa  aperto  , c dinanzi  alla:.. 
Gente  pouero,  e mendico  aucn- 
dò  il  retaggio  diAKalO  rC’J’  patri- 
monfò  di  Crefo- palcfarfi*  per  vnii 
Irò  ; fi  vergogna  die  gli  manchino^ 
prima  le  parole  chc*i  tempo  j;c  che 
le  vele  fpiegate.  dell’eloquenza  re- 

B 2 fliaa 


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^8  llì^ elio  <t  Òro'f 

ftino  fenza  vento  nel- mezzo  del' 
corfo  j,  ferucfi.perciò'  della  Tefi,- 
quando  teme  che  l?Ipotefi  abbia—»» 
da  cfser  mancheuole  di  materia»  La> 
Te/lcrcfce  nella  bocca  del  Dicito»--  ' 
re  i Fattoli  ,ed  i fiumi  d’oro delFe* 
Joquenza;.  efà  che  la  fonte  nori-j* 
manchi.»  nèii  difecchi.-  LaTefì»  di-- 
feerre  generalmente  del  genere  >'  0: 
della  vniuerfalità  per  coachitider 
nclia.fpeJsfè,  c nel  particolatrev  Mi  ‘ 
fpiego  colFefempio.^Vorràperau-- 
uentnra  moftl•arl’0^atDreche  la^< 
feienza  delle  cofcnaturali  fidebba* 
da  tutti  defiderare:  e temendo  di 
non  efsereicarfo  d’argomenti  in  tal: 
materia,  lafceràJa  rpczic>«  fe  n’an- 
drà al  genere,- prouandoànvniuer- 
l'ale  che  ogni  feienza  èdéfiderabile;^ 
perchè Ja  feienza  perfeziona  Ì-In^- 
telletco  ,ammaeflra  l*vomo>,  c lo* 
follcLu  dal  volgo  ignorante, « e lo' 
rende.fi  m i ! c à.D  io . . Confermata  la» 
Tefi  con  ragioni  , e.  con’ autorità,,  ; 
fi  conferma  necefsariaracnte  Tipo-  i 
t-efi  ; chc  la  feienza  delle  cofe  natu-^ 
i*\Ji  abbia-dadefiderarfi..  Il  checca. 

qjieftc»  \ 


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Onero  la  ^etiorka  Vene^^am . ip 
queflo  entimema  fi  manifclta_»  ! 
Ogni  fcienza  è difiderabile:  dunque 
la /cicnra  delle  caie  naturali  fi  dee 
dcfiderarc.  Parimente  cb-i  dubitaf* 
^ di  non  potere  abbellire,  ed  infio  ’ 
Tareàraflìcienza  l’orazioncntlde' 
fcriucreilRc>  eia  Reina  de*  fiori, 
il  Gìglio,  e la  Rofa:  potrebbe  loda- 
re il  fiore  che  è genere  della  fpczie 
dc*fiori;efatto  ciò  rifult  crebbe  la-j 
lode  ancora  nel  Giglio,  e nella  Ro- 
fa  . Sì  fa  ripotefi  quando  dal  gene- 
re ,.e  dali'vniuerfale  fi  fccnde  alla^ 
fpczic,  ed  al  particolare  ; come  pa- 
Icfafi  coll'efcmpio  apportato,  nel 
quale  il  dicitore  dalla  lode  della*» 
(cienza>edel  fiore  gcncralmcHte, 
viene  fpecificatamente  airaggran- 
dimento  della  feienza  delle  cole  na^ 
turali , e del  Giglio , e della  Rofa  * 
Similmente  fc  volendo  alcun  pro- 
uare douerfi  fuggir  l'inuidia, non-» 
auefle  abbondciiolematcriada  co- 
feguir  l’intento,  potrebbe  tronare 
argomenti  , i quali  inoltrino  che_> 
ogni  vizio  è omicida  dell'Anima  ; 
perche  ilabilito  ciò  ne  feguc  percÓ!^ 


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so  ìlVtU%^0f9y. 
fegu  enza  don  er /i  de  tcftar  1*1  im  idia, 
come  pefte  veleno  ddl'Xnuidio- 
fo  - Nienteditnenogaardiftcialcii- 
DO  di  non  andar  vagando  qui  , e 
là  troppo  iiberamen{|te  colle  Tefi 
la  neceffità  priiia  di  leggi  non' 
violenta  ) perchè  acquifterebbe  far- 
ina di  leggiere  >e  dq'ngcgno  molto 
limitato  Icuandoli  facilmente  per 
l'ària  i yolo  Ccaza  prcTcrinerfi-  ter-r 
mine  alcuno.  ' . ^ 


CAPO  QV ARTO. 

Pétrti  della  t^ittcnea. 


Cinque  ^no  le  parti  ^ e quaft  le 
membra  delie  quali  è cumpov 
£o  il  corpo  ragguardcuolc  della.^ 
Rettorica.La  prima  parte  ii  appcK 
la  Inucnzionc  ^ e confifte  nel  troua* 
mento  di  ragion  i , e d*argomen ti  òr 
v eri , ò probabi li  co* qilali  l'Orator 
pofla  pcrAiadere . E quella  Xnuen-  ^ 
aione  richiede  maggior  ingegno  di  * 
verun'altra  parte , effendo  il  parto 
piamirabile  ,,e  piindifficile  della., 

noUra  < 


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h ^H»haf^ene:(iana.  j t 
^odra  mente.  I.a  fccoada  diedi  Df- 
fpofjzionc  >la  quale  difponc,  ed  or- 
dina  lecofe  troqate  dall^Inuentore 
mettendole  j^c*ioro  luoghi^,  e fenza» 
la  difpQiì^ione  noa  fi  rapprcrente- 
rebbe  va  MoadQ  ben  dipinto  > mi 
Yndifordtinatifilmo  Caos.  Ed 
quefto  di/ponimcnto  ricercali  noa 
tanto  l’ingegnò  quanto  la  prudenr- 
«a  >eM  giudizio  di  porre  ordinata- 
mente ÌMoMà  penfieri . ,Xa  terza^» 
vjeu  detta  Looszionè^à  cui  s^ppar* 
tiene  il  rinuenir  i’ornameatoi. delie 
parole  latine,  ò volgari,  e non  bar- 
bare>  efitote , c non  a/pre*vftrc,  c; 
non  tròppo  antiche.  DallaLocu- 
zione  fiaccpneiano , fi  rifondano  i 
periodiacciòcchè  fien  volubili, li« 
fisi  ^epiilui  àguHadi  $ferz.:  Da)^ 
lafielfaLlocuziòneii  abbcili&e  il  di-* 
fcorfi3  colle  fentenze  ,colk^ure,. 
e con  tutte  le  gaJcpolfibiiiy  come  fé 
fiornafie,  ed  imperJafic  vna  Reina*. 
Si  acquiiìa  la  fauella  .ornata  coliO' 
lludio  de’buonì  Autori>e  colla  con^ 
tinua  faticai  cui  niente  è malagc<% 
uole . La  Memoria  che  è la  quarta 

B.  4 parte 


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\ . « 


^ X tt  falsilo  • 

parte  è iiuefacutta  in  mancare  à 
Bicntc  ,ed  in  ritener  fermamente-^ 
tiò  che  farà  trauaco  dal  Dicitore; 
ed  èdono  principalràcntedcllaNa- 
tura  , benché  coJfaiu  co  dell'Arte-» 
ancora  ll'poifa  perfezionare^  ed  ac- 
quiftare . L’vltima'fi  è laPronun- 
ziazione  ; e quella  contiene  I gcHi , 
l'alzamento , e fabbalfamento  del- 
la voce>  e tutti  i conueneuoli  moni- 
menti  del  corpo  : fenza  che  Tora* 
zione  pare  tnezzo  morta>  anzi  fei^ 
z'Aairna.  ' 

* * -»  V'  * • 

CAPO  QVINTO; 

De  luoghi  degfi  Urgomuti; 

. . . - i i 

* , ».  • 

ESfcndoli  detto  nel  capo  pr ecc^ 
dente , che  nelfinuentare  com^ 
parifee  maggionnetc  la  Ibttigliez- 
za  dell'ingegno , aifegneremo  > ed 
inregneremonel  capitolo  prefenie 
ilufoghì , nc'quali  rifiedono,  cftan- 
zianogli  argomenti.  E prima  di 
additarla  ilrada^  che  alla  Reggia 
diqiielli  d conduce > lì  decfapcce 

tra- 

j 


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Ouer» la  Retòrica  P^ene^ìana. 
trouarii  due  forti  di  luoghi,  Vna  fi 
nomina  degli  argomenti  intrinfi  ' 
chi  « perchè  prendonii  dalia  iheffa^ 
cola  di  cui  £ tratta.  Per  cagion  d'e* 
fempio . Se  tu  diraidoiierfi  fuggire 
ogni  colpa  perche  dififormaPAni-' 
ma  immagine  delia  Diuinità>  farà 
argomento  intrinfeco^efiendo  pror 
prietà  deUa  colpa  macchiar  la  bel* 
lezza  delPAnima , L'altra  dicefi  de* 
gli  argomenti  eftriniechi,ò  rimotf> 
perchè  non  fi  cauarvo  da  ciò  diche 
fi  ragiona  , mà  d'altronde  - Argo- 
mento eltrinfeco  farebbe  il  dire >do- 
ucrfi  fchiuarc  ogni  vizio  perchè 
cofiordinano>ed  infegnanoi  fauij, 
cd  i Santi  Maefiri  del  Mondo^eficn* 
do  tal  ragione  lontana  dalla  colpa^ 
c dal  vizio . Sedici  danze  fi  conta^ 
no  donde  pigliahfi  gli  argomenti 
intrinfcchi. Alcuni  fi  prendono  dal- 
ia DifGnizione  > dalla  Numeria- 
zion  delle  parti^dalPEcimologia^ò 
Deriuazion  delie  parole  , da*  C on- 
iugati  dal  Genereidalk  Spezie, dal- 
la Similitudine,  dalla  Drlfinaigliaii- 
^ altri  da*  Contrari^  , dagli  Ag- 
/ B j giunti. 


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j4'  li  Keliò  d*Or<fy 
^uDti,  dagli  Antecedenti,  da*  Corf^ 
ftguenti,  da’Ripugnanti,  dalle  Ca- 
gioni) dagli  Effetti , dalla  Goinpa'- 
razion  dc’maggforì,  ò minori, oue-- 
ro  vguali  y e di  tutti  ragioneremo 
infegnando  prima  il  modo  d^iargo- 
mcntar  dà  ciafcun  luogo  intr  in/ìco^ 

' cd  eftrinfcco  ^e  dopo  di  amplifica-- 
rc.XjHi  argomenti  efirinfcclii  pren*' 
dbnfi  da  fei  luoghi  fecondò  il  parer 
di  Quintiliano  r dal  pregiudizio  r 
dallafàma  ,da*fcormenti , dalleta*-^ 
uolc  delle  leggi  ,dal  giuramento,  c 
daMeftimoni;  >chc  fonoifcrarmo 
potentiifinae  per  difènder  fé  fteflb>^ 
cd  oflfendcrrAuucrfario. 

CAPO  SESTO. 

De//ir 

t • 

LA.diffiniztone  è vii  parlar  che 
• palefa  chiaramente  l*efieredr 
che  che  fia.  Verbigrazia.  Animale* 
razionale  farebbe  la  diffinizion  del* 
l^Voraodiffinito . Cofi’ argomente-. 
uebbe  TOratorc  dà  quello  luogo. 

Quel 


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Ouero  lor  I{ettùrtc4  ì^ene^ana,  ^ 
Quel  Monarca  è Tiranno  che  è in^ 
tc/b  foJaniente  alla  propria  vtilità  r 
Caligola  è tale  ;:aduncjac  è Tirà no.- 
In  quello  liUogirmo  cpJJa  diffini- 
iioiidel  Tiranno  lì‘  pruoua  quanto- 
pretende  di  far  veder  l'Oratóre-»  ; 
che  è il  dimoftrar  Tiranno  Caligo- 
la  caligine  di  Roma  fole,  delle  Cit- 
tà, e diuorator  delle  Ailianze  d'vn 
mezzo  Mondo  colla  rinifaratezza- 
della  Tua  gola Il  modo  di  amplifi- 
car da  quello  luogo  è Pinueftigar 
diuerfe  diffinizioni  non  cofi  rigo- 
rofe  , € perfette  come  quelle  vfate 
da'Filofofi , e poi  accozzarle  infie^ 
me,donde  traggono  il  nome  di  con- 
globate, cioè  adunate  . Ecco  l’e- 
fempio  neli’amplificazion  di  Vene- 
zia , di  cui  attellò  ad  vn  Pontefice- 
Maffimo  vn  gran  Letterato  , cifcrc 
vn'impolTibiie , fc  confiderauafi  là 
grande2za,e  la  magnificenza  della 
Città , pollo  nelJ*impoffibilc , cioè 
su  l’acquc,  le  quali  con  ragione  in- 
fuitano  alla  Terra  che  non  hà  fimi^ 
li  marauigJie  nel  fuo  feno. 

Che  altro  è Venezia  fé  non  vrL^ 

B (5  mi’- 


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^6'  U Patito  ^ Oro, ^ 

miracoladella  Natura»  e délI’Ar^ 
te  , anzi  fola  mente  dclPArte?  vni^ 
Ciel  terrcftre,vn  pkcol  Mondo  <lo- 
ùc  fono  rtft  rette  le  bellezze  pm  ra- 
ire , le  più  pregiate  ricchezze , leu 
marauiglk  più  marauigliofe?  Que- 
fta  Città  è il  cuore  della  maeftà , c 
del  v^alor latino:  la  Reggia  eletta 
daÌlaVirtù  ,c  dalla  Partuìia:  il  Ri-  • 
fttgiodella  Pietà, e della 'Rcligio*- 
né  sbandeggiare  dalla  fierezza  de" 
Barbari  , perfeguitate  dall’Impie- 
tà , efiliatc  dairidalatria . Quella  è 
srn*  Antiraaro  centra  Pinonda- 
zion  di  Marte , quando  con-  vn*  di- 
luu  io  d'arnie  turchefche  Tokffe  ri^  I 
coprir  Pitalia  . E il  Cielo  fempre 
fcreno  del  Scrcniflimo  DOGE  fole  I 
coronato  da*Pianeti , c dalle  Stei  le 
di  prima  grandezza,  da' Padri,  e da^ 
Senatori  chiarùfimi.  E la  Reggia 
della  Libertà  difefada  va  Lione-» 
alato,  che  vola  per  la  terra,  e per 
Pacqua,c da* Cittadini  ebe  hanno 
fortezza  di  Leone  nell'afirontarc  i 
pericoli , e villa  piu  acuta  dell  A- 
qaile  neU'antiucdcrli . E Venezia 

vna 


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Otmo  U ^eftorica  f^eneT^iani,  fy 
rnaCibcle , la  quale  con  .fecondità 
non  mafd menata  Aerile  hè  parto- 
riti i e partorifee  non  cento  , mà  in- 
niiraerabiJi  £roi^  epiù  di  quelli  che 
ammirò  la  cieca  Gentilità  ria  quale 
trauide  quando  affermò  di  rauui^ 
farli  fràleftellc  nel  cielo  . E vn_» 
Teatro  douc  combatte  innocente- 
mente  Pallade  colle. Grazie  r la^ 
fc lenza  colla  Cortelìa;  doue  feor- 
gonfi  le  felue  fubitatnente  trasfor- 
mate in  fuperbifiìinenaui  > edin^ 
galeazze  torreggìanti  i effendo  la^ 
Città  Maefira  ingegnofa  di  limili 
trasformazioni  non  amnurate da- 
gli àbitaDti  , perche  vfìà  vederle^ 
continuamente  nell* A rfeoale  . ba- 
llante à fabbricare  >ed  à riceuer  piu 
nauirchenon  furon  quelle  della^ 
Grecia  fpinte  contro  a*  Troiani  ^ .c 
di  Serfe  r d'Antonio,  c d'Augufto  a’ 
qualifhanguflol'Oceano.  . 

In  quella  lode  fono  Hate  pofie^ 
▼arie  diffinfzioni  adunate  : Mira- 
colo della  Natura»  e dell'Arte, Cie- 
lo terrdlrc,  piccol  Mondo  &c  per 
lodare  vnaCittàdicuipiù  pregiali 

Nettu- 


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n reUo 

Nettuno  , che  di  tutte  le  fiic  perle 
nafeofte  yperkiquaii  fortemente-» 
tempeUano  con^  tante  battaglie  le-' 
armate  di  Mane;. 

Il  luogo  dfcJle  difònizioni  dàima»- 
tcria  infinita  airOi-atore,potendofii  ' 
accoglierc  diffinizionidiuer/e  prC' 
fe  dalla  numcrazion  delie  parti,, 
dalla  fimilitudine  , dalla  difieren,* 
za  >,daJle  cagioni dagli  cfletti , c 
dagli. altri  luoghi  accennaci.  Chi 
dicefle  : Roma  cflere  vn  foie  lumi- 
nofofimo , che  prod  igo  d;ineftima> 
bill  tefori>  non  imptònerifee  giàm- 
mai>raridiffinizione  tolta  dalia*-., 
iimilkudine  . Se  dirà,  che  hà.  fette' 
monti' per  fette  Rocche  fbrtiflìnie  ^ 
il  Teucre  per  foira,iTCampidoglio- 
per  rkouero , il  famofifiìino  fepoL- 
cro  d*^vlriano  per  Mbngibellopie* 
no  di  fiamme  rinchiufe  nelle  bom^ 
barde , farldiffinizione  prelà  dàlia' 
aumcrazion-déliè  parti.  E.fe  affer-» 
mera  efler  quella  che  troncata  pik. 
volte  dalle  fpade  Cartaginefi , da* 
Goti da*  Vandali  ,.e  dagli  Vhni 
germogliiò.ccuxpiù  teftctcdópo  lc 

ftragi: 


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(5uerùlkl{ettorica  P'ereT^iana, 
rtragi  prcflb  al  Ticino , al  Traiirac^ 
no  , c<l  à Canne  fife  fentfr  con' mag- 
gior fremito , farà  rn*elogfo  dagli 
ertetti yCi  che  dalla  fola  diffinizione 
come  da  vna  miniera  copiofiiflima  fi 
poflbno  trarre  tcfdri  da  render  do- 
uìziofo-  qualunque  difeorfo . 

} 

C A P O SETTIMO  : 

DcllaVumerAV^on  delle  partii 

PEr  leruirfi-  bene  dalia  didribu- 
zion  delle  parti  fi  me/liere  di 
annouerar  le  parti  delle  cofe  tanto' 
iielPàmpli^cazione , quanto  nell- 
argomentazione  . Sotto  nome  di 
parti  s'intcndorjonon  folamcntele’ 
parti  integrali',  verbigrazia  nci- 
l'voino , il  capo , gli  occh  i,  le  brac- 
cia , il  petto  &c.  in  vn  palagio  ; il 
tetto  ,de  volte , le  finellre,  gli  vici  ; 
mà  le  parti  elfenziaii  ancora,  come 
la  materia  ,e  la  forma  ncTuggetti 
comporti  ;€  oltre  à ciò  le  doti , e le 
grazie  <^peziali  ottenute  da-  Dio, c 
dalla  Natura  vertendo  quelle  come 

tante 


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4<>  //  fatilo  d'Oro^ 

Unte  parti  > Je  quali  adornano  TeL> 
foftanze  j c le  cofe  fatte.  E però» 
ancor  gli  Angeli  fi  poflbno  lodare 
dall'agilità^  dalla  fottigliczza^dal- 
rintendimento , dal  la  forza , dall* 
bellezza  > c Iddio  fu  danza  incorpo- 
rea > cd  infinita  dallafiipieDza,daJ- 
la  bontà , dall’onnipotenza , e da  , 
ciòcie  èproprio  di  quella  efienza 
Diuina  ^ c indiuifibiie , e prima  ca^ 
gionc  d*ogni  elTere»  .Sc  l’Oratoro 
vole/feprouareargomcntando^che 
Eranccleo  è ottimo  Capitano,  po- 
trebbe formare  vna  Idea  di;vnCon* 
doteiere  d’efcrcitir  edipoimoftrar 
Francefeo  fitaiie  all’ercmplare  for- 
mato. Il  buon  Capitano  dee  efler 
fortunato  nell’iinprefc  , forte  nelle 
zuffe  , perlpicace  nel  preuedere  f 
pericali,gmfio  nel  premiale  &c,- 
in  Francefeo  tutto  ciò  rkrouafi  ; 
adunque  egli  è ottimo  Capitano* 
Neiramplificazion  dalie  parti  dob- 
biam  contar  le  parti  componenti 
vn  tuttq.^^  A c.igion  d'efcinpiojnel- 
la  deferizi on  di  Venezia  ( fé  pur  fi 
può  dcfcrùicre  l'Idea  della  Beltà)  fi 

> dou-. 


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Onero  la  ^ettoricaP^ehi^iafta,  41 
dourchbc  ridirc'iJ  mare  della ''gente 
ondeggian  te  ne  Ile  pubi  ic  he  lìrade 
il  dallo  , e rifladb  del  Popolo , Ja 
magnificenza,  e vaghezza  de*  pa- 
lagi non  inferiori  alla  Reggia  del 
Sole  > il  quale  darebbe  volentieri  Ja 
fua  reale  abitazione  per  auer  gl*im  - 
pareggiabilicdifiziidi  Venezia,  la 
Piazza  di  S.  Marco  fi  mirabilepei- 
le  fabbriche  fiupendilfiiiie  che  la^ 
coronano  , e fi  fmifiirata  neiraiii' 
piezza,chegliocchi  fiftancano  in 
vagheggiando  l'architettura  più 
che  da  Dedalo,  Sci  piedi  nel  paf- 
feggiare  vno  /pazio  qua  fi  troppo 
grande  ad  vn  Mondo  fe  quiui  fi  ra- 
gunafie , Ja  bellezza  de*Tcmpi; , i 
quali  raflerabrano  faflbfi  Olimpi , 
le  ftradc'ondofc  fatte  da  Nettuno 
per  nauigare  a diportola  fua  Città> 
la  moltitudine  fenza  numero  di 
ti  Rè  quanti  fono  i Caualieri , ed  i 
Senatori  ballante  cialcuno  à gouer- 
nar  più  Mondi,  il  gran  numero  del- 
le botteghe, doue  fi  contiene  l'O- 
landa , il  Perii , l'India  , e laSabea» 
E co  fi  andrai  difcorrcndo  per  Pai- 

tre 


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41  iirt»0é:oyo  y . . 
tre  parti  che  ùumo  va  compoda  df 
miracoli . Eccoti  vna  inunagiae  di 
vna  Città  diftrutta  ombreggiata^.  , 
dalla  nerezza  dcll'incbioftro  ^ 

A pena  SII  iameaza  notte  entrò 
nella  Città  iefercitò  barbaro,ò'per 
dir  meglio  il  fnrorcxoa  ’ tutte  le  fn* 
rie  > che  incontanente  la  Cittè  cre- 
feinta  in  molti  fccoli  rcftò  in 
punto dirplata^  ed  annichilata.  La 
Tua  Reggia  principale  è cintada^ 
coronala  minofa  di  fiamme  non  già 
per  hre  apparhr  là  pompa  , e k 
maefià-dl  ^eHa  ,mà  per  moftrar 
la  pira  preparata  a*  Ciittadini . Si 
lerifccna  co*  bronzi  degli  arieti  le 
mur a, jie  qiiaiipeafauaiio  di  firoiir 
teggkrc  >e  di  refifiere  alla  violen- 
za > ed  alla  forza  dei  te^a»  e di 
ilar  forti  cotro  alEetèrnità^  SI  rom- 
pono k /lame  ancor  viuentLfe  ere» 
di  agli  occhi , acquifiate  dagiiEroi 
col  troncamento  delle  membjm  nel- 
le battaglie  . Abbattuta  >e  disfatta 
Reggia  fi  ricca  coll*inccdimento  di- 
fpo^lk  innumerabiJi  tolte  da’Cit- 
tadini  à mìMeiciiierc  rpogliàte>.voj> 


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la  in  vn  tratto  a*ùcsrJTcmpi>ia  fie- 
rezza portata  dalle  penne  dello 
fdegno , e del  furore  ; e q^iui  fi  at- 
terrano gii  altari^  fi  lacerano  Pim- 
maginide*Sanw,fcroftanfii  marmi 
^'pauimenti  biancJieggianti  con' 
inutdiaefeiiavia  lattea  ^ ammaflafi* 
l'oro  , € l'argento  1 iquefatiojimpp- 
nerendo  egli  vortvini,^  cd'i  Saqti'  / 
Cqi^umatek  Chiefii  fi  venerabili  / 
e Ipiranti  ancor  dalle  mine  terre- 
re  yG  maeftà  ^commc^allO‘i  Sarban 
ad  inc'oMelir  control  i pàiig^ld?  no  ■ 
bili  yc  le  cafe  de*  pkbci  colte  fìàin^ 
tne,c  col  ferro,  cofltra'l  latte  de* 
ianciulii , e’J  ùLagne  delle  matrone, 
e dcHc  trqrgini>  c partite  fra  loro  le 
contrade  >^|Mggjano  ehi  pih  prc- 
ftamentcooU*  fpada  ,ccolfixocolc 
diftrugga,.  «?cJm  abbia  pih  aflSIèto 
l’acciaio , c pih  forfora  la  fidfontìtV 
Ardono'  molte  famiglie  nelle  lor 
cafe  f & hanno  la  totaba , é laplra 
douegià  cbberola  cnlla^hre  vfc^ 
tc  colla  cenere  nel  capo , è doUe  la*  ' 
gr ime  negli  occhi  ad  ammanfer  la 
ferocia  >iono  raifèrabilmente  fean"*; 

nate 


Hi-,  ‘ . i by  GtiOgle 


*44  llTettéd'Oro^ 

. fiate  perchè  auellero  pennato  dì 
trouar  Ja  pietà  ne’Barbari  differen^ 
ziati  dalle  tigri  folamente  nciraP* 
petto»  AJenne donne t e fucinili 
auendo  patito  ogni  oltraggio,  fod- 
disfanno  all'appetito  del  ferrabra- 
mofo  di  fangue  fi  puro . In  fomma 
è intanto  guafta c diflformata  la 
Città,  che  non reilando  falfi  da  in- 
tagliami  la  memoria,  fi  pudferiuer 
fol  nelle  ceneri»  Qiu  fu» 

CAPO  OTTAVO. 

itelPgtinfkgia^» 

PVòdsr  larga  campa  ^argo^ 
mentare  ,ed  ali’ampliar  l*£ti* 
mologia  9 ouer  interpretazion  del» 
le  parole»  Confifie  ^cfto  luogo 
ncU’kiueftigar  donde  tragga  l'ori- 
gine il  vocabolo.  Ptr  efempio  » 
Vorrai  prouar  non  efler  racriteuo* 
le  del  nome  di  Rè  chi  hà  la  corona 
nel  capo»,  e loicettro  -nelle  mani  i e 
per  £àr  ciò>  iniicftighcrai  da  qual 
fonte  origini  il  nome  di  Rè..  Non 

d'ai- 


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Oum  la  ^ eU. 

d’altronde  fi  deriua  qiieftovocaboio 
iì  adorato  di  Rè  fé  non  dal  r%ginié- 
to  de'fuggcni  y e delle  proprie  paf- 
/ìoni  ,€  dai  nonefler  Rgnoreggiato 
dal  renfoiadunque  non  è Rè  chi  non 
regge  nè  i fuddhi , nè  i fuoi  affetti ,, 
L’interpretaméto  del  nome  porge- 
Irebbe  abbondcuol  materia  alle  lodi; 
di  Roma  ,che  procededalla  parola 
greca  l{omf  che  Tuona  robuflezza  y e 
fortezza.. 

L’emula  del  Ciclo'  meritaua  ih 
nome  gloriofo  di  Roma,  che  vale^ 
apprefso  i Greci  gagiiardia,c  vigo- 
re.Equal  vaiétia  maggiore  che  fo« 
flentar  con  gli  omeri  Tuoi  Tette  mó-- 
ti,i  quali  TeruifTero  di  Teak  per  pog- 
giare airEmpirco?  Qual  valore  reV 
fi  fiere  a 11’ Affrica  col  far  fronte  ad' 
Annibaie  Marte  di  CartagineProm-- 
per  IcTcttccorna  del  Nilo  coll’ab- 
battimento diCleopatra?  deprimer 
l’alterigia  dell’Eufrate  coll’abbaT- 
Tamento  de’  Parti  ? auer  le  tre  parti 
del  Mondo  oonofeiuto  congiurate 
a’  danni  del  Campidoglioje  niente^ 
meno  Grondare  à-  quelle-  gli  allorii 

dèli 


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llydlin^OWi- 

del  capo  , cfpez^ar  Tarmi  delle  de- 
lire furibonde?-  Qual  valore  palesò- 
quàdo  Aiperando  lEartaginc  (limata^  . 
inuincibile  domò  tutti  i Leoni  del- 
TAffricai^cioè  gli  Annibali , gli  A- 
milcari,  e gli  Afdrubali?  Roma  per 
cagìon  della  Tua  forza  fu  {celta  dal' 
la  Diuina  prottidènza  iioilenereia^ 
terra  la  macchina  del  Cielo: 
Lafeiando  la  più  vera  Etimolo-^ 
g ia  d i Vcne2Ìà,detta,comeivoglio-' 
no  Seruio  >.ed  altri  quali  £nezia« 
per  cagjon  dc’Popolr  Ebeti  fi  lo- 
derà ,dcriuandòla  dal  venulto  del- 
le grazie,e  vaghezzeaccennate  dal" 
nome  >ò  fi  confideri  la  bellezzadel? 
fangue,  del  fito  vdcgli  edifici  ji.dèllc' 
pompe  , &c.  ouero  potremmo  in- 
nalzarla coaderiuare  il  vocabolo 
fecondo  il  Sanfouino  ,da  veìii  etiam 
qua  fi  ia  Cittàinuiti  > ed  alletti  i fo- 
rellieri à contemplarla  di  nuouov 
Riduconfi  à quello  luogo Tèqui-' 
vocazioni  lignificanti  colediucrfe 
Di  tal  forte  è quel  celebre  diflico' 
fatto  contra  Nerone  moftro  di  fcr-,- 
ro  abitante  in  vn  palagio  > à cui  la 

quan- 


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Ouerola^ettorica  Vtnc7;jìMa,  47 
quantità  deU’oro  maggior  delle 
pietre  dalle  quali  fh  in  parte  com- 
porto/diede  J*appélla2ÌQn  di  Cafa 
d*oro ' ' ■ 

ilmsneget^neanatfmde  flirpe  Keri- 
nem?  ' 

SHflulU  hìc  7iiatrem,fuflMlì(  iUeVattem, 
L*equiuoco  rtà  in  quella  parola 
[uflulit  , che  rtgnirtca'  vccidere  , e 
portare  ;’crtendò'rtato  Nerone  vc- 
ciditor  delia  Madre , degna  forledi 
morte  , perche  partorì  Dragoni  , 
Sfingi , Chimere , &■  Idre  , c tutte  le 
fiere  più  mortruofe  deii'Affrica  , c 
dcli’inferaonei  mandare  alia  luce 
vji  parto  fi  nero  > c dirtbrme  per  la 
bruicczza del  V12ÌO.  Simile  fièle- 
quiuocamento d’Augurto  allorché 
di  ile  dì  non  sò  chi  il  quale  rompeua 
coll’aratro  il  fepolcro  di  Tuo  Padre. 
Tiks  ille  > eximtèentm  Vatrem cólti; 
feberzando  col  verbo  coliti  che  vale 
riuerire,coltiiiare,  ed  arare.  Le  pa- 
role parimente  didotte , e deriuatc 
da  vocaboli  appartengono  al  capi- 
tolo prcfentc,  come  farebbe  ^mor 
canato  da  l^orna , .ddulator  > da  Lau- 
ti Ator , 


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4»  . llreUo  iTOw, 
dator,  c tutti  gli  anagrammi,  Final- 
racnte  il  moftrarc  alcuno  fimUe , ò^ 
dtólmilc  ad  altri  dello  fteflo  nome  , • 
prendendo  dà  ciò  occafionc  di  loda*t. 
re,  òbiafimarcc  proprio  di  quefto', 
luogo.  Perefempio:  Chi  fi  chia- 
maife  Coflancino  potrebbeii  lodare 
col  ùr  veder  laPcrfona  lodata  fi- 
milc  al  Sole  degl*Iraperadori:  ò bia*:' 
funarla  col  moftrarla , molto  difll- 
miJc , fmcntcndo  il  nome  importo-, 
le,  il  quale  collo  fplcndore  faccia 
comparir  più  chiaraiaente  la  notte . 
del  vizio . 


CAPO  NONO. 

De'Cùrtgiogath  . . 


CHiaraanfi  Congiogaci'  quelle 
parole  ,.leqiiali  òfeaturifeo- 
no  ^ vn  fonte.fteilb , ò non  hanno 
ipòita  diucrficà , , come  .fono  Jt*^s , 
lufiitiéi t forti ff  fortitcr , foriit^Or  la* 
uiezza  ,fauiamciite , grandc,graTi- 
dezza , reggere , Rè , Venezia,  Ve- 
neziano, c limili.  AppeJlanli  Con- 


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Ouerolaf^tf^dyené^  4P 
giogac)>perc1ic  ifon  Cotto  molto  dU 
fìadfi  Giilla^miiittidine  del  nome>e 
fon  qaafi  pofti  fottt^ló  fteflb  giogo. 
Ecco  l^rgòmcrito.  La  prudenza  fi 
hà  in  grànpregiò'dallc'Gittà  ; dun- 
que l'vomo  prudente  molto  fi  ap- 
prezza. Il  Regno  è foggetto  a*  cafi 
fortunofì  : adunque  i Rèfotìo  fot-  ^ 
topófti  aUc  fortune  tcmpeftofe^ , 
Eccò'  l*efempfo  nell'aaiplificaziq- 
ne  deJl*antica  Roma  da^congiogati. 

L’antica  Ronià  tantoiii  ragguar- 
deuole  nell’ampiezza  delle  fabGri- 
che  , nelle  pompe  degli  rpcttacolf  ,c 
del  le  pubbliche  fefte,  nelle  douizie, 
e nel  valor  de’Gittadini,  che  lodan- 
doli  alcuna  cofa , diciamo'auer  d-el 
Romano,  Se  mira  fi  rn  pompofo 
palagiochc  abbiala  cima  nel  Cie- 
lo, c le  fondimelita  ncll’lnfemo , 
ampio  nel  giro  i forte^  e maificcio 
«nelle-mura  , einruperabiie  agli  Vrci 
degli^rictifdel’témpo  ? fpleridido 
nel  luft'fodc^  marmi  pareggiati , c 
ripùlifidali’ArihicèttUra,  e dalla^ 
•leggiadria^  ftibita  ménte  fi  efcJama  : . 
qiiclV*édificio  tapprefénta  le  mac- 
tii*  ^ G chine 


^hiiK  Romai^  .v^Se  irCirta^i  >jSiii 
modrft  nelle  pm«aei^:€iiìé'J>c4tri4i 
abiti<  4i6aiM*oi?a  fcmptÀMi  Ài 
giwmet  e ^9ue  oi^eggfi^'  ii  Tago» 
il  PattQÌtì4)eJ*£ filtra  ; Tc  fpfegano 
iiuree>eiiujou€lfeggeL<li  in- 

jucoute  da  Misem%^  dal  'Caprtc- 
<io:  gridali  tali  appunfioiCiTere  :fta- 
te  f u^Je  degli  ant^Jbl  Romani^^el 
rieeiii^eato  de^  pr  oftf  i; , c dè'iofc- 
Rieri  Monarclii  . '6evi%aui;  mani- 
fcflaflli  pcff  vomiai  non  ordinari; 
oo'Joro  tonfigli  nel  Campo , e nelle 
^al<^  j ^>appiia«dc  à>qttelli;€raJcan^ 
d^  i xetme  Maefir  i>  4i  An  ime  gr  a o - 
4i^ualia'Sef)atori  dt^oma>^aLr 
' Àii ime :Ro mane*  r<  : ..  . > 

;:t,Epjcr4ionaihiogarmi  da.ycncr 
a:ia  Ci  età  fingi!  la  re  ,-eche  Jià  ogni 
cofa  fiflguJariffima:<}utìfla  s’innal- 
zerebbe da  quello  luogo  così. 

...  Cbi  ynpie  aggr  and  ire  voaC  i ttà^ 
e ceiebrarJa  .pfir:dou[ìaiofe<^i  per  fa- 
uia»  perndbile  > pctiinagnéfioìi  per 
,a,ni  Rate  dclJUiÌferii>diceiiQb 
ricchezze  di'  Venezia, , rì^  qhaleL-» 
coadeae. tncce le  miniere:!  la  pru- 
denza 


/ 


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^MYù  la  Heti&rica  Venetiana  t 

<lcnza  dei  icuzto  Veneziano  com- 
podo  di  prudenti  tliini  Senatori/ln* 
teJl igenze  Tu (Ìì cianci  al.  volgime nco 
di  piii  Mondi:  Ja  nobiltà  Veneziana 
ricercata,  & anibjca  4al  iore , e dal 
fregio  deli’Eur^a,  da^PrÌHCÌpi;Chc 
fono  i piitnogeniti.deJia  maeilà  : là 
fp  cz  i o fi  tà  delle  * Re ggic  V enea  iane 
da  cui  rArehiceteura,  e la  Magnifi- 
cenza prefero  il  modello  : l’amore 
di  Ven<?zia  verfo  la.  libertà  mante- 
nuta per  tantifccoli.col  lenno  .,  c 
colla  mano  armata  ^ ^<^uando  xjuafi 
tutta  l’Europa  era  incatenata  fra^ 
ceppi  de’Barbari,  che  liberi  ,e len- 
za ritegno  accompagnati  dali'  In- 
,ferno feorreuano  la  miglior  parte 
ideila  Terra  ^ e’i  Paradilo  di  gue- 
^flo— >.« 

Riadopera  talora  guefioduogo , 
quando  fi  fa  largura  nomata  da_t 
Retori  Iperbole,  che  vale  cccefib 
neli’ingrandire , ò*nello  feemaro . 
Di  tal  fatta  è quel  verfo  di  Marzia- 
le contra  Zoilo  folamentc  à fc  fiefip 
eguale  nel  vizio. 
tion  vUioftiS  hmo  ts  ZoilCffed^itìumt 
C % e quel 


ji  ^ il  Velhi^oW 
c tjucrdctto'di  Tullio'ftelle  Ver- 
rine t méì  àón  vtiHS  h$mo  impro^ 
bus  ifpprimendus  fii  t ied  omnìnè  om~ 
ms  mprohitas':  ' Ói  firn  il  foggia  fono 
<que*mòdi  f ìJonèbcllo>  naà  lafte{-  ' 
fa  beltà:  non  è fiero  >màla  ftefla-^ 
fierezza  ♦ Là'figdra  àncora  detta 
Paronomafià  V ò' Annominaziorte 
feruefi  de*  Còngiogati  y facendo  da 
Cétlum  cd4tHittj  da  morum  immrnlu 
tatem , aggiùgrjiendo , togliendo , c 
mutando , coiii*è  fama , e fiamma  , 
idea /e  Dea , amare,e  mare,ficlJa, 
e (lilla,  ridere  J e ridire,  Marte , c i 
morte  ,e  fimiglianti'  fcherzi'  detti 
bifiicci.  Di  ciò  abbiamo  gli  efempij 
àpprelTo  i Jliatini,ed  ltaliani.  Mar» 
ziale  nel  fecondo  libro  de* Tuoi  ar- 
guti epigrammi  dille  ; 

-rt  morte  fugeret  Je  tannius  ipfe  peremi t» 

Die  rogo,  num  furor  efi  ne  morUre  mori  ? 

’E  quel  Poeta  Tofcano: 
jtUor  che  dier  dalle  feamate  gole 
‘ Sangue  in  vece  di  voc^  /r  dipàrolè , • 
*E'colui‘: 

Marta  che  merla  mirto  4 morte  m*vrta* 

Ì,a' figura  Traduzione  , ò-Re^ 

-*  oli- 

A 


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OuetoUK^etmieAf^enc^imu,  5^ 
piicaziòne  della  Ite  Afa  «parola  , ^6 
mutando  il  cafo,ouero  il  fenfo>  mi- 
lita fotto  i Coagiogati  - Ne  lia  per 
cfempio  sud  detto  di  €iccrone.^irf 
whil  habet  in  vita  iucundtm  viPat^is  cuf» 
virtHte  vit am  tiMpoteii colere  di*» 

uerfificano  i Congiogaci  daJl*inter» 
pretàmento  dei  vocabolo  in  ciò  : 
che  rEtimologia  dacci  materia  da 
ragionare  coli’inqnifizion  dell^ 
parola  ; ed  i CoUgiogad.colyarià- 
mento  del  vocabolo >ora  nel  verbo> 
ora  nel  nome,or  neirauuerbio  cam^ 
biando  fembianza  à guifa  de*  Corti- 
giani Protei  Camaleonti  delle.*. 
Corti  femprc  differenti  ^ e ferapfe 


IL  Genere  confiderà  Co  filo/bfìca»* 
mcnteè  quello  che  comprende^ 
fotto  dife  la  fpezie,  e fi  dice , ouero 
fi  predica  effenzialmentc  delie  coft 
come  pane  fuilanziale  > raàefami.r 


CAPO  decimo. 


•I 


. Cenere^ 


G 1 nata 


llydlùiOtOt 

f^co  rettorìcainence  9 e non  recoa-' 
do  Je  leggi  reueriHime  della  Filofo* 
fia  i è eliche  hà  lótcòpòfta  la  ipe-* 
2^:  verbigrazia.  Animale  ègene-; 
ré,  predicatonella^ropofizione^ 
déiiaTpezie^dicénaoii.  LVomo 
animale  :<3ittà  è genere  perché  di« 
eiamo  di  Ròma  ^ e di  Venezia  v Ro-  ' 
ma  >c  Vèneziafron  Città  r' fiore  è 
gémere  perche  abbraccia  le  Rofe^lc 
Violei  i Gigli  > ed  i Gfacrnti  ; Gem- 
ma è genere  còmuìie  al  diamante  f 
allò  ' fmeraidò  s ' ab  topazio  &c« 
L'Oratore  coli  argomenterebbe^» 
.Non  è virth:  dunque  non  è nè  pru« 
denza>nègiufiizia>nè  temperanza# 
nè  fortézza  dtc.cónténute  nel  gene* 
redellà  virch  Néiraraplificazio- 
nc  fi  bà  dai  cercare  il . genere  di  che  • 
che  fia /ridondando  la  lodéjò'l  vita- 
pcriqdelgenerenellà  rpezie.  £ co- 
sì chi  volelfc  oniàr  co*fiori  delTelo- 
quenza  la  Réina  piu  adorna  de’  fio- 
ri, e la  Diana  delle  fiélle  fiorite  > 
odorofe  del  Cielo  de’prati;cd  eleuar 
là  maefià  del  giglio  fole  biancheg- 
giante ,e  fermo  del  Popolo  di  Flo^ 

ra,  • 


Ofkero  la  I(èt^ricit  Fen 
i'Ty  àggrandfrà  ihgcnere  labclJe^- 
za de'tìòri^  ChidìfiafTe df trafigge- 
rccolla  punta  dello  ftilc  y,  c dclla_^ 
lingua  yn  Tiranno  particolare  /la=- 
Ctr^rà  gémerai  mente  il  Tiranno  fa^ 
ria  ac*Rrgrir,e  Cariddi  dcll'aiter  dc^ 
P'òpoffi  Vcggiamo'l'àmplificazion 
diai  genere  - ne  Ha  lode  di  Venezia-i 
che^utio  contiene  . 

Ogni  Città,  marita  particolare 
ofiare'i-bènchè  altro' pregio  noa^ 
àuèfiTe  che  PéfférCittàiJhnpercioc-»  ' 
clì^  alle  Gittàricorreft, dàlie  Terre 
circdnnicfne  quando  il  firòno  delle 
trómbe  ^ e de^  tamburi  nemici  di- 
nun^ia  il  disfacimentó  alle  ville',  il 
guèlfe  alle  campagncVil  rufe^men- 
tó  alle  gregge  } ed  àgi  i - armenti  , la 
mortè  à'coltiuàtorrdc^ampr.  Que- 
lle fònoi  gli  argini  alzati  cónira.» 
gli  irhpctuofi  torrenti  di  Marte , c 
drBellonà  ^ ed  il  ricoucro  della  Ce- 
te sbigottita  dàl  rembiantc'del  Ter- 
rore, dal  ceffo  della  Morte",  da*  ful- 
mini delle  Tpàde',  dall*mgordigia 
della'  crudeltà  famelica  ^ che  cerca 
disfamarli  coi  corpi  vccifi  , c dalla* 

C 4 ' fete 


. ..'U  ytUO  \ . 

fece  dèlia  fteiTa  bramofa  non  dì  vii 

^ ^ * i • 

nume  >fnàdWn'0-ccano  dilah'guc , 
L’Airembkenclie  quali  fi  ftatuifce 
di  fp/gnere  le  arante  nel  inave. „al- 
lÒr  che  i Corfari  Arpie  màrine  Pin4 
fèftano,  e di  mandar  gli  cTcrciti  4 
raffrenare"  il  furore  featénatp  , 
fparger  fangue  per  fai;  ricolta  Ài 
piu  palme  che  pompeggino  nelÌ*lV 
dumea,  nelle  Città  iì,:ragunano. 
(facile pubblicalo  leggi , c iiampar 
hb  edittali  qualifbnfremVecatcnc 
fen^a  ferro;  per  mancamento.dièui 
partiVebbe  la  pace  , ràmpre , Jaj  li* 
berta  I eUfecol  doro  >.c^vcrrebbonq 
in  lor  vece  la  difebrdia  f«  da 

Icruitii,  e TEtà  dèi  ferro.  Qui  fì  ùa* 
noiconfueti  mercati , ne;  Vu4y  ,i| 
yedecó  vnofgqardo’quaiitQ  ha  Ce- 
rere ne'  piani, .Po ne’campi  , 
Bacco  nelle  colline  rBlora  ne^praii, 

^ .Commendate  le  Città  dal  generi 
rifui ta  la' glòria  nella  fpezie^e  ncir- 
Indìuiduodi  Venezia  verameiue-# 
vnica,  e /ìnguìare com*è  il  Jolp^fra* 
Pianeti , e la  Fenice  fra  gli 'v^celli'. 
Abbia  peròrigiurdo  rOratpre  di 

non 


OMro  h B^ettoricii  P^enèT^ana . 5 'f 
nondi/lender/I  foperchienolmeiTté 
col  genere  j Cagionajidofi  dal  trop- 
po delle  viuande  aneora.pm  fapori- 
i€  ,;c"  migli  oj*i  la  naufea  olcrecfaej:> 
non  fi  palefa  il  Dicitore copiofo  co- 
me la  terra ,.che  èabbondeuoJe  noli 
folamente  d^oro , mè  di argento  , c 
di  varietà  ,di-  genime  Juminofe*  fi- 
gliuole del  Sole  partorite  nel  {cen- 
tro della  notte  , e vicino  airinfer-  - 
no,doue  giugne  animofaracnte  TA- 
uarizia ^ 


capo’ 


Dc///i.  spezia; 


SE chiedèrafli al Peripato-,  cd al 
Liceo  qual cofa  fia  fp'ezie  > ri* 
Iponderanno-efler  auclloi  che  pre- 
dicafidi che  che  fia  difièrente  di  nu- 
mero y cioè-  non diuerro  eflcnzial- 
nicnteìòfoftanzialmcntc,  Vomoè 


fpezìe  : FrancefeojPaolojGiouan- 
jii  fono  grindiuidui  di  quella;  dW 
ccndofi  Francefeo  è vomo:  Paolo  e 
vomo'  ^ La  Rettorica  però  yfata. 

C J 


5^^ 

tómprc  alle  delrzic?  c tnorbrdei^^' 
fiori  non  hà'tantst  ed  afprezza  , • 
ed  aufieriià  fonde  fecondo  i Reto»' 
ri  ; lui  iarid  eh  limerà  Ili  genere:  Sa*  » 

bihoj  Perugino  ,Sanefé , Roncano , ' j 
Veneziano  farcbbèf^e’zié  : Galea  ' ' 
galeazza  i gtmdola sfarebbe  fpezic  j 
com prefa  da  ogfir  legno  atto  alla 
uauigazione  ;-Or  prOfeguiamo  la'  j 
tela  ordita 'dal  geftei'é'  col  l'aiutò  ‘ 

della  fpezie  continiiando  Teccel  len . 
za  di  Venezia  femprc  Serenilfima 
nel  chiaro  della  pace , e nel  torbido 
tótà  Merrav , /;  •/  . ; 

' ^ Venezia  riuer ita  dal  marc_>  ^ 
chè'  leià  ólTé^R>  > c la  còrteggia 
còlle  acque  > tanto  eccede' le  altre 
Cfttà  quàntd  il  mare  fdrmonta  i 
fiumir^liVi  iquali  hanno  per  tri* 
butJfri;  cctìtd'dumi  ;‘c  cento  monti 
ncuofi  : e quanto  fcedri  del  Libano 
còlPeminenza  loro  fdpràuanzano 
il Vnlgò  delle  piante  minori . Ve- 
nezia natà^  per  fignoreggiàre , hd 
mianténuta  la  padrònanza  piò  di  . 
mili^ahni  >ed  bà  cóiiferiiata  la  Li*  ' 
bèrtà^yeràràcote  d*oro  non  tocca  -' 


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onero  ia^ettòrica  Fene^ana 
•ma i dal  ferro , e da'lcgami^de- Bar- 
bari / ed  elfendoVVenezia  nata  t e 
crefciutà  lib^ra^  fdiolta , e 1 ibera  fi 
confeHierà  infiiia-  allò  fcioglimen  - 
tó  della  Natura,  ed  ài  fcpolcro  deli' 
Vhiucrfo  f-  Quella  • Città>iltuata«, 
hcll'afeque  non-arfe  neil'àbbrucia- 
mento  delle  Prbuirfzie  , ne  pérdè  la 
rerenitàVnel  ftìmo  dell'Europa  iA- 
ccnerita  v Qdà  ricorfero  còm'àPa-* 
tfia  comune  le  Genti*  deìritalia 
sbàndé’ggiate  dagli  Vhfii , e da’Goti, 
ppffeditod  d'ògni  luogp , votò  d'a- 
bitatori i«  ripieno  di  guerre , C'  di 
miferie . ?Sotoc>  l'ómbìf?a  di  ycnézià 
riporàronogli  Akffandri,ed  i Pon- 
tefici Soli  del  Vaticanerfuggendo  la 
vainpadegf  infocati  Tiranni  dall'i- 
ra i e dall'inferno V AfATenezia  nel- 
la defortnicà  deVègniguafti  dall'ar- 
minon  fii  tolta  la  bcUezzà^  neH’oi- 
curità  la’ chiarezza  ^ nelle  cadute  la 
fertnez;^ , nell^àbbalTanaento  l*al- 
tezzài,  nell'infelicità  la  fortuna  , 
nellàiiedlitàlavrrtb.di  produrre  i 
c multiplicare  PèrfoRaggi  efimij 
nella  fortezza  1 Dclcónfigiio,e  nel-; 

- c ^ U. 


I il  u.Ct  '0 

la  letteratura-.,  q cornjjadlfcra  jtol‘ 
Campp  > ònelje’Corti  i'  pfac^lciM-  • 
femblee  »<  ò nelpAccadefhtCji'.^oè 
ne*  Teatri  di  A4F;irt«'.i  dk  Miade 
togata  ,•  & armata,^,  li  dèiidefio  'di 
veder  l^cneziadà^lcali  a'iptedi^dè* 
Pòpoli  >e*i  voloalle  xV«le;/pigifc;iÉ- 
dòle  dal  CicI  natiio.al  Croi'  topirc’ 
Serenijlìmo  delia-Reioadcli’Adnaf  ' 
tipo  .-  ,,  ^ , {,At:^n'p 

fpeztc  potrà'  fecondar 
J: ingegno  a?  Lodatori  dé|ja  rpezie’ 
ymam.,  fc  porraiiàp^en.!d3eafe(.ar 
pregi;  di  T quella*  •(>  ]&c?iebè  rranurio  | 

quantunque  ereataì^  T^ra>jitìidj  } 
teri^.fbeanto  appt^zjaato.dallaDf§ 
ainità>  che  4ià^d^4riii^rèfca;tco 
del  fsngb',^iimto{b^ 

gli  argenti , C le  gemmè  Idóli  ,d«l^ 
udo  idolatra^.  C;S^r  dégl^  irò*»  ' 

m ini  diueniiti  Tijrefie'^llo  i^^iondo  * 
rè  di  ei^  iperphè.fkanJilepofeagli 
4^geli  fuOaaae  ÌncorruiiijbiÌJi>i  ne 
fogg lacci j ti  alia  inortc  vi  quali npa 
ebbero'  rattcnimeoto  nel'  ipfèèipi^ 
zio  ne  alzamento neliài  caduta  i 
perché*  là  Biuini  cà  v^lJlo?ànPQHì|^ 

, :ì  rarfi- 


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' f • . ^ J 

Óufroù^ncricaKefie^idm, 
rar/ì  nel  catalogo  degli  v.omini  > ed 
aiilmantarfi  di  (poglie  niorttliiperr 
chè-  lo  pofe  ne  - feggi  célefti  ;«*  quali 
non' folle  contento  il  .Gonfiftoro; 
e’I  Senato  del  Cielo  non.  vedendoui 
l’.vomo  AfielTore  j'.c’  j'erafia'Diu  ir 
n.o.fbire  p onero  fenza  la..vUfà'  dei 
noilio  fango ..  • 


©APO  DVOÉ^ECIMO.' 


- fi  ! • Della  Sitnilitudmei  ^ 

“ - > - - : ' i'*  !».  Li-  . 

djnfegnar  la  raani«ra-j 
A d’argomentare, e diiefcm^ifica- 
rrpei* .via d i /imilitndinc  èìVópo  fa^ 
per  ,dhe  fì*poflbnogli  Oggetti  i co- 
iiifcere  òi  colla  cognizioa  iertipli: 
ce  ,edaflfoluta  , oiiero  rirpettitia-j. 
Sénie/i  della  fempiicc  cognizione 
l'Intelletto  quando  rimira  Tempii- 
ccmente  gli  Oggetti  non  attcndenr 
do  fé  lecofe  fieno  fimili  ,'òdi{fimiii 
ad  altriOggCtti  nella  qualità ,e  pro- 
prietà. Adoperali  dallo- ftefio  la»^ 
cognizionrifpcttiua , quando  con- 
fidecati  gli  Oggetti  rimira  gli  altri 
^ * con- 


con’ofleruar  fe^abtyiano 
zz  9 ò idiilsiàfg] ismz  ifrà  loro  • ' Per 
. efempiOé')  Si^uÒ£on^ì^ie^a^  IVomo 
aifbliitaizìeìate  inr<^ftefib>  con  fide»  * 
randofintend  imeneo  ^la.fòrtezza  4. 
il  vizio  i e ie  altrc  ^uaHtàdnteikci 
turali , emoraii rtton  ba« 
dando  alla  OmilitudineràevhàcolU' 

' Intelligenze  perPiùtelligenzai  eoa . 

* 

fenioniiper  cagion  del  vizio  ; c S v 
può  contemplare  oflcrUzndò  la  diP> 
iknilitudine^ò  la  fimilitudihe. 
do  c^’IntellèttOradopéraii  queiFd’' 
fecondp  modo  Ja:£militudine>Ài  ^ 
dilEmilimdinei  la  quale  confiftentl  ^ 
nxoilifaid&nili  ^ ò diÀFérentigdi  ; 

g[étti^:M(ortre  auucrtafi  che  la  fimi** 
litùdincie  difiimilitudine  riguarda*' 
nqrgidfio^  gHnregnnaiemi  de*  mi* 
gliori  Autori  tu  tte  loCategorie  : kr^ 
Ca  tegoria  della'  V à;cu i ap* 

partèn^miio  la  bèi lezza,  e la  brut-^ 
rezza  ^ia'tbiàttzza  ye  l’ofcufkàf  il 
vifibile  l^nuifibileyin  delicatez* 
za>  e l'àlpfezza  del  Tuono  f kibaui^ 
tà:^  e la^fpiqceuokzza  degli.odòri 

la: 


r* 


: i , Google 


Ouero la  ^cttorìea  Vene^óna,  .àj ' 

Jà  dolcezza  y c J*a  marezza  dc’pipo- 
ri , il  caldo , e’J  freddo , la  liceità , c 
J^vittid/tà;  il  biafimo,  e*l  vituperio,' 
la  nobiltà,crig‘nobilitàdelIa’Àjrpe, 
la’  fa’nità , e l'infermità  ; lo  fpiàcen- 
tc , e'I  diicttcuolei l'allegrezza ’>  c 
làmalincbniaVl'odio  » c Tamore^Ia 
IpeVanza',  c la  difperazioftc  y-  il  ti- 
more , c Tardimentò , la  fciénza V c 
rignìoranza',  la  giuftizia'^  c l'ifigiii-’ 
{ìizia , i vizi)  ye le  virtùì  e le  altre 
quà^lità  proprie  de»  fenfi“,'  ed  atte-  . 
nenti  àll’Anima  5 ed  al  Corpo  : la  ' 
Categbria'della  quantità  ^del  lito , * 
dell  aMerc  i c tutte  le  altre  iriregna- 
te  dallà  FiJofolia.-Oirerui/i  però 
che  quàìEìdo  lì  pone  nel  difcòrfb  pib, 
ò meno  ; ò agguaglianza  di  gradi 
nélla  qualità  y'  e ncil*àltrc  Catego^  ' 
rie  ; non  è più  limilitudinc  ,ò  dilfì^ 
miglfanza,màGbmparazione‘,  di  " 
cui  è proprio  auer  rifpetto  alla  pa- 
rità ,'òdifpàrità.-  Verbigrazia  .Se 
io  dirò  che  Venezia  è più  faggià-, 
deirantico  Senato  di  Róma , e del- 
rAreopagòd’Atene  reputati  fcuo-  ' 
k^di  fapienza,  farà  Comparazione?  ’ 


^ ‘ A yHtù  £Ot0'y  > : - . o 
inà  fe  ià  aftcrmcrò  cifer  fimiJcà  <^èi 
modeili  di  prodènia'  ^farà  fimilitU'- 
dinc  'ji  non  a^nhanHo  ; difaggua- 
gliaitì:*  Vò'aggtiàgJ lamento  v L’ar- 
gomento da  Ulmtle  farebbe  taJe.  Si 
come  la  moilczsia  delia  cera  diucr- 
fameotefguran  jCoiì^Ja  tenerezca 
della Gkmeutb» arrendeuolc  all- 
altruryolontà  riceuendo  facilmen* 
tele  6>rme  del  vizio  , ò della  virtù. 

Si  come  la  for^  de*  venti  dllena^ 
maggiore  alle  fiamme  ,.cofi  ià  vio- 
lenza dcdla.fòrtnna:. contraria  dà 
polfol^agliacdo  alia  vir tfichiama« 
ta  ragtóneuolmente  ardente  dalla 
poefia  vmentre  indir  izza  inuerfb 
il  Cielofuot Centro c f«a  Pàtria* 
Ecco  vn  faggio  d i qu  dìo  luogo  nel 
lodamento  di  Venezia  i . . 

.Altro  non  trono  degno  d’cflerc 
aflimigliato  à.  V.ejiezià  cfieilCielo» 
di.cui.può.iofiiperb^irft.la  Natura .. 

Se  quello  còlla  fccond  itài  delle  ac-, 
que  innaffiala  Terra  ,xlic  poiiin-- 
porpora  le  ro/c  , inargenta  i gigli 
indorale  vuc,fnial£.e'Jc  campagne 
Venezia  .coil’ybertà  dd  Lingue^  — 

IJ)adb 


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( 


0«ero  la  ^ 

fparfo  da’  flipi-  Guerrièri  nan  f»l 
Jiberalmente , mà- con  prodigali^ 
fecondò  icinprc,»FiuiHÌ  j^^fy^ari 
k , e CaippagnCipr'Qducitrici  di  più 
allori  di  pìd  che  «on-finfe 

Ja  poefia  iwJ  iùQ'JParnafojè 
.trici  di  tutto  -e^ciiue  aòhifognana 
per  l*Ìntrccciat^ù3»a  delie  eoroact  da* 
9Ìgnerc  Libera  ìionidi  Città  ^fSalit^ 
ri'di  mura  ,Corifcfiiadoridi  rfigrrib  - 
.Condottiw  di  o(er,<;in>dòisiCì  tori,  di 
fe  ittoria  più' cacai  i\  peccilii'  > 

piurat^  Se’l  Qicio colla. bellez^i 
de*  iupi  piauetii> occhi  volubili  i.  ed 
erranti  di  quel  gran  corpo  trae  ccn^ 

, to  5 C;  mille,  oqch i à contempla r lo»* 
.tTen  ezià  coll^  Aia' Yflgbe2«a  dolce- 
Impat^  ìY  ibjqa^  gl  iiftr  a nieri>  ^ 

li.uato  (àrebbeii*  apa'tY  ed^^  queft»i 
.Gittà.,  qyanto^aqa'ritTiÌFare  il  So  •' 
ie  ch-iaiu^O'  da'iÉindarQ*  <»lonna> 
d*oro  ,Ja  quale  roAenta'rvniuerfo , 
e feruq  di  ^uida  e agli  animali  ^ .*« 
agli  vqmini . Se  qucfto  colla  follcr 
citudinc , e cqiraccortezz:a  di^vnL,* 
Argo  cuAc^iTcedinottcfl-^ 
y caccia  ,collà^coftùn«a'  y 


^infiniti  V ed  * accdf^  ■ 

guarda  l’JtaJia  Mondo  di  bellezze  : 
daJJa  Luna  oitomarina',che.  non_* . 
Contenta  del  Cidi  della  Tracia  vor- 
rebbe iàir  mofìra  dhfe  ftcffà  nel  no — 
Uro  Giclò  piu  pura,  r più  fcrcno,ht  ; 
infetto . dalla  Jita  pcftifef  o di  quel- 
limmondo  > ed  afFamatifiTlma  Cer- 
bero non  faaiodVn  mezzo^Mondo  » 
inghiottita , Se*r  Cielo  collinten- 
dinaentadeir  Intelligenza  èàggira- 
to  confi  bciròrdihes. Venezia,  ed  il , 
fu(H  EJbrmaio^  fi^riimouV  ordinata- 
mente^  còli'^uertenza^  di  accorti 
•Regolatori  ii  quali  han.  mantenu- 
ta JaRèpubblfCa  nel  perturbamento  • 
delle  Monarchie  diiòrdidate  ; > 

quello  hnalU^nte  col  rimbomba 
dé^  tuoni  > e vColI'òrribiJità  de*  fui  ^ 
mini  atterrirceli  ed  àtterfa  : ^quella 
Città  CoVuggitidel  fuoLèonc  fò  di- 
uentar  p^riuti  per  cagion  dello 
Tpauento  i Nemici  più  arditiy  c fa 
perdér  le  ale  a’Barbàri  piu  veloci . 

Voi  fcòrgete  in  queftò' alzamen- 
to di;  Venezia  dal  Simile  eflerfi  1*0- 
ratOf^fcruito  della  Categoria  della 


0'uerala  Rett$rì€fyne^ana.  6f 
qualità  *pcr  qualificare  vna  Ciccè 
pcraeùuta  à tal  altcz«a>che  l'occhio 
noii  v'afriuà  >c  che  farebbe  cagioa 
di  vertigine  à chipofto  hell^eima 
d i quella  miraiTe  le  fóndaméntà  $ e 
là  bafe  Ai  la  qualclU  coJlocata.Ghe 
fc  alla  fecòiiditàybellezza , prùdèn- 
za>ed  acconézzà  s'aggiugnelTe'  piii, 
eguale  ^^^diccndo  con  piu  beUezza  , 
cori  pari  prudàiza  , la  fimìlitudine 
fi  trastórmerebbc'  ia  Coriiparaz io- 
ne . Taluolta  fenza^la  xóatinua- 
zione  d'àlcuhà  fimilitudlne]^  niét- 
tonfi  infieme  piu  fimilicudioi Ec- 
cone l’efcmpio  « ' . , . 

Pompeo  feiubrà  vn  Sole  nel  con- 
durre pel  Mondo  il  gloriolb  carro 
dclle'fue  vittorie  > e de  Tuoi  trio^  : 
vn  fuljBiiùe  helTincenen  tanti ‘^àl- 
lori  nelle  fronti  d'ihfifiitrM^nafchi 
creduti  potere"  eflef^illefi^dallc-;» 
fiamme  Romane  ; vuo  Tcogiib  nel 
rompimento  d'inriumerabiii  legni 
che  córfeggiauaoo  nel  mare  qm*» 
bratofialle  velcdc  Corfari  Arpi^ 
dell'acque:  vn  Mòngjbello  iicJrin- 
cendiraento  delle  Città  > e dc^regnii 

cii> . 


nrtUùétOrOy^  ^ ' 

tìrcoodati  da’^UH3Ì>  e da'marir  vn  * 
Oceano  nel  l’ingoiar  le  ricchezzeu 
d’va  Mondo»  ponendole  nel  lèno  d i 
Roma  » acciocché  la  pouertà^  e la 
doufzia  ddl’vniuer/b  dependefse^ 
dallaCitrà  di  Marte  : vaGioiie  del 
Campidoglio  Romano  tonahte:^ 
colle  macchittcgueciere  » e fuimt* 
nan te  col  ferro , 

Che  le  alcuno  volere  allungar 
dalla  lìmilitudàne  la  grandezza  di 
Pompeo  > potrebbe  flenderii  piu 
' che  non  fé  (piel  Gigante  Romano 
co?  pafsf  vittorioii  • 

Riducooii  à quello  luogo  la  Pa« 
i‘ aboia-,  l*il  pok^o  y < l'RTempio. 
L^Efempio  è vn  detto^ò  i^tto  vma^ 
no->doue  appariice  qualch’cfsere^ 
fi  mik  alla  cofa  di  cui  li  tratta.  La^ 
Pa  rabola  è vn  fingimento  fìtto  dal^ 
i Oratore , ò da  altri  dirizzata  al  fi- 
ne preteib.  Sia  erempiodell’Bfem- 
pio  J Orazio  Coelite  ruppe  ^ il;poa^ 
te  pcc  :£irCiVn*'arginc  ;ali'monda- 
zioneaiell'armìtoifcanef  c*l  Conte 
Nidolò  di  Sdriao  disfece  vn  liin*- 
ghifsimo.pontc  ,'donde  i Turchi  fi- 


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Ottórù  U \etmìcdì^é1^tdrfà\  6g 
gurauanfi  di  dare  il  pafsagsio  al  fu- 
rore Citante  al  4Ci|net!e|^  ^ lu- 
cerna diuenne  Sole  di  Sapienza  ; sì 
che  i fonnólenci  ché  han  Tempre  gli 
occhi  chkh  non  vedranno  giam- 
mai alcun  faggio  di  SfajÀ 

efempio  delia  paraboia^e  deiTApà- 
logo  ciò  che  rtferiice  'AriiloeH^  JLa 
-Volpe  non  volle  /cacciar.  <Jàdei<L> 
mofché  permonpronarne  aJffépià 
noiofe , ed  arrabbiate  ^ ondcj,ferà 
bene  Toppòrtac  qualche  Bìuaratb- 
re già  pieno  deiraucre/edcl  fangnc 
de*  fudditi,  acciochc  non  venga  vn 
Arpia  più  famelica;,  e .vbi*ace  , c 
.qualche  Cerbero il  quale  roda  in- 
-iin  all*o/fa,con  cui  fQftengon/ilHò- 
poli  digiuni,  e Voti  per  la  Sazie- 
tà, e pienezza  dcli*Auarizia*  Mo- 
ftro  il  piùpouero  , e /brdido  , an- 
corché fia  pieno  d’oro,  mancando- 
gli egualmente  ciò  che  hà  ? e.  ciò 
chcnonhài  .v. 


Capo 


DUr‘ 


jù  JktithdVi^o, 


CAPO  XIIL 

:t  ideila  > 9 Di§enn^* 


• * 

,*1  L Piffimile  9 ouero  Pliferente  è 
nome  gemrico  che  comprende  i ^ 

, dió^ràtl  > 1 ripugnanti  contrari  j 
i priuaoti^  ed  i contra^ittorij.  So 
, no  difparati:  amare,  edormsre,leg- 
%ctc,t  combattere;  fono  ripugnan-  | 
ti  ramare  9 e fui  Maneggiare  ; edere 
ramile , e difubbidire;  fono  contra- 
rii , amare , <5codiaix  > perdonare  , 
incrudelire;  fono  priuanti , ce- 
, chéaza  di  talpa,  e aquilina  ,veduu, 
Sordaggine , & ,vdica cpntraddi- 
' centi  d addimandano  edere , x non 
edere",  viaggiare , e non  viaggia- 
re ; del  che  ragioneremo  con  bre* 
iiità  nel  capo  feguentc.  L'argomen- 
to dal  di^mik  il  formerebbe  cosi . 

^ Se  non  dobbiamo  edere  auari  di  lo- 
de verfo  vn  guerriero  prodigo  del- 
la vita  ; non  perciò  dobbiamo  fem- 
prc  unorafe  v*i  Campione  non  cu- 
rante delia  fama,  c del  buon  nome . 


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tiHcrola  K<^ttciriic0^ìl^jp^’^anà‘'jx 

Uincemperanza  :C<^i^inuitjplick^ 

dclk  viuande  jdd: 

vmoaggi^ua4^eorpQr,ìea  ofifùfca  i. 

cd  accieca  il 

'dunqu.éla  temperan^ay  clafobrie- 

tà  ^graua<|  allcMcidfcc 
bra,_e  rende  l!LireTletto  più  Qctìtiu- 
todi  Argo  ye.pjua.cuiodéjJcAqui- 
ie.  Orlodiamo^omaGriftiaiQa  ,^ 
Tanta  dàlia  difi^iinilijudiuei(;l ì p i;  ? i ; 

QuantkdiTsimilcfRoojài^tó 
ca^a  dal  vero  Dio à'Rooia  fiipfirfti- 
ziofa  , ed  empia  profanata  dalJeii 
Deità  menzoniere.  Roma  profa- 
na  , e gentiJecongui/fò  J.a'  fignoria 
dd  Mondo  eoJ  :tcrror.deJie  aririì 
portate  dalle  fu  Jinina  mici  Ibgicmi $ 
Roma  Tanta»  c cattolica  fecefS  oapo 
cleli'Vniuerfo  col  timor  delia  rcli^ 
gione  , eddla  fede  Tparfada  vru 
drappello  difarmato  , c pacifico 
dVomini  Apposolici . Roma gen. 
tile  fpiegando  l' Aquile  nelle  ban- 
diere di  porpora , effigiate , adunai 
infinite  nazioni  fotto  leale  deìla> 

Regina  de’volantkRomacriftiana 

mofirando  la  Croce  inalberata-, 

vide 


y &'sibba(Fà*ta 
Italteaiia  d<5^M<i>h5rch  i ■ I^à  pftoà’ 
ft  uòbdikò  ^ue^ggii&  i Aioi 
£ra^ro«ot9ÌÌ^aKÌé»c<Stt(^  di  Marte';  ia 
tóoàdiirdhi  ulgàk f AìoC  editci  alTuo* 
jjo  gracflfsitnÒJ  dsclk  trombe  Appo- 
, A(^lche  .l<a  prima  colia  chiarezza' 
deJ|?éro  > € dcli^-a^nto  rendè 
ixWno£ila^ada'^per^tktear  g^f  vó* 
mini  all'X^icienté  dette  Città  5 ' la  ‘fe-* 
cofidaèdlia  pouertà:&th‘tò  la  gente 
ài0rifto  vero  Sole  di  ^*u  fti aia  I Mò- 
flrò<jùetta  le  fiie-grandé^zc  nel  fab^ 
bricar  Teatri  , dotte  1* Armenia , la 
Libia>  éMrcama^4fÌhdia  ,e^  tutta 
'Ìaffierczza>deil^Adrka  mandàfono  ' 
'J'igri  ^'ILiohi ,'  edcifiléfdnt  i ; ^ quefta 
m^irifcilò  la  tnagnifibènzànell* 
erger  Tempij,  c BafilicheaJIa  pie- 
tàr^^d-alla  religione  nemiche  della 
crudeltà , e che  non  vogHon  tfgner 
raipmanio  braiurhiràmò  nd  fan- 

♦ 'I  ' . * ’j»  • ' • ■ » 

<,,i(^cfia^Dil^imrilrtudine  darebbe 
ampia  materiale  volefte diitìblìliai’ 
la  differenza  di  Roma , e di*  Venè- 
zia'. Imperciocché  Roma  fb^fonh 
: . V data 


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X3uer9la^enmca  Venè:^ana,  7| 
<latacon  gli  aufpici;,&  augurij  de- 
gli A uoltoi  dar  dueirateJJi  a liat tat  i 
da  vna  Lupa  vn  de*  quali  nìoftrò 
torto  coftumiiiijjisni  nell'vccifione 
dell’altro  ; ed  iifegnò  a’  fuoi  di- 
fcendcnti  colia  rapacità  degl  i ve- 
celli^e  d*vna  Lupa  il  predare  il  Mó* 
do  : doue  Venezia  tìi  accolta  nel  fe- 
no  della  pietà , e rtr infe  colle fué-f 
fafee  la  religione  JafciandoJa  in  re^ 
maggio  a*  porteri , chela  conferua- 
rono  incera , epura  nell*  Europa-i 
rotta  dagli  arieti  delPIdola cria  ; c 
macchiata  dalle  lordure  della  Ai- 
perrtizione  ^ e colle  mani  ancor  te- 
nere innalzò  vn  Tempio  all’Appq- 
iioJo  S.Giacopo  • Roma  fh  ftabili- 
ta  nella  fermezzadella  terra  , ^ 
Venezia  nella  mobilità  dcil'acque . 
Roma  ebbe  per  forta  il  Teucre  , c 
Venezia  l’Adriatico.  Roma  fu  gui- 
data dalJ’AquiJe  i e Venezia  volò 
sii  le  ali  del  Tuo  Leone  Signore  della 
terra  # e del  mare  « 


p C A- 


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74  ItVtUe^Oro, 

C A P Ò X I V. 

ìk’  Cmtr»if  t 

» * • 

Le  fcaole  rauuiTano  fei  forti  d* 
oppofizione , ò per  cagion  di 
concranetà  > ò di  r ipugnanza  > ò di 
priuazione^òdi Joacananza  9 òdi 
rifpetto  , ò di.  contraddir  ione  ^ c 
quefteoppofizioni  formano  i con- 
trari') , i ripugnanti , i priuanti  , i 
difparati>  i rifpetBÌui , ed  i contrad- 
dicenti  • I contrari;  /bno  quelli  che 
arrolatì  fotto  l*infcgnc  dVno  fteflTo 
genere  molto  fi  difcofiano  , com’è 
bianco , e nero,  che  auendo  il  colo- 
re per  genere  nondimeno  fono  op- 
polli  . Si  chiamano  ripugnanti 
quelli , che  non  contraria  no  di  ric- 
taracntc  ; come  ramare , e’I  dir  ma- 
le . Si  addimandano  priuanti  quelli 
che  denotano  la  priuazion  deiral- 
tro , còme  fono  luce , c tenebre  : li- 
gnificandoli dalia  luce  la  priuazion 
delle  tenebre , e dalle  tenebre  la  nc- 
gazìon  del  lume . X difparati  fareb- 

bono 


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O^ero  la^éttorkn  Vine^ima,  75? 
bono  dormire  > c fludiare  non  con^ 
trarij  immediatamente  , e di  mag** 
gior  lontananza  de*  ripugnanti  . I 
rifpetdui  fono  fi  fattamente  con- 
nefii , c congiunti  fra  loro,  che  non 
fi  poffbno  conofeere  fenza  gli  altri 
co* qualifbno  vni ci, Padre  ,e figli- 
uolo , Padrone , c feruo  diconfi  rif- 
peteiui , perchè. non  può  eiTcre  al- 
cuno Padre , e Padrone  fenza  figli- 
uoli , e fenza  ferui , c niuno  fi  può 
interamente  conofeere  fenza  l’al- 
tro i I contraddittori;  negano  l’af- 
fermato , ed  affeonano  ciò  che  fi 
niega , come  farebbe;  Pietro  è fred- 
do : Pietro  non  è freddo  . L’argo- 
mento da  contrari;  è quello . Non  è 
corpo  lcggiere,dunque  è grauej  da’ 
ripugnanti  è quello  . Pietro  ama_j 
Francefeo  , dunque  non  lo  faetta 
colla  malcdiccnza  ; da*  priuanti  è 
tale  . Non  è viuo,dunque  è morte  ; 
Da’  difparati  è di  tal  forte  . Fran- 
cefeo  dorme  , dunque  non  va  alla 
caccia  'y  da*ril]5ettiui  potrebbe  efle- 
re.  E Isolare , dunque  hà  Madiro  ; 
da’  contraddittori;  farebbe  quello  , 

JD  ^ Pie- 


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7<?  Il  Vello  d'Oro , 

Pietro  è ciotto  , dudquc  non  è non 
dotto . Intorno  a*  contrari;  auuer- 
tafiche  dalla  negazion  d'vn’oppo- 
Ilo  non  ficgue  Pafl^erma^ion  dall’al- 
tro quando  v*è  mezzo  intra  Joro  « 
verbigrazia  , E faJfa  la  confegiicn- 
za  in  qucft’argonaento.  Non  è bian- 
co , dunque  è nero  , perchè  frà’J 
bianco , c*l  nero  vi  fono  altri  colori 
verde,  giallo,  azzurro , &c. 

Amoiirar  la  vita  de' guerrieri, 
e de' gentiluomini  di  qualche  Città 
farebbe  à proposto  il  luogo  de* 
contrari; , e degli  altri  limili . 

I cittadini  della  Città  viuono 
pacificamente  , ed  oziofi  ne'CieJi  ' 
ftel lati  decloro  palagi , mentregii  ! 
Eroi  bellicofi  fpinti dal  fuoco  mar-  ' 
zialefi  gettano  dentro  alle  guerre 
orribili^  rompendo  colla  durezza 
de’  loro  petti  diamantini  le.  feJuc 
foltilfime,  non  che  le  fiepi  dell'a/le: 
inquieti  a guifa  di  generofi.  deftrie- 
ri eccitatidal fuono  delle  trombe, 
c de'  tamburi . A*  foldati  feruc  di 
morbido  letto  la  rigidezza  degli  ac 
ciai  peranti,e  degli  arnefi  militari; 


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Onero  la  ^ett&fkiVenetlma . 77 
. e i tengati  ripo(ano  fri  le  d^licaccz- 
• ze  delle  piutne  pifrkggiere  del  ven- 
to • I foldati  trouanli  fri  le  neui 
/quagliate  dairardor  de*  ioracuori; 
c gli  abitanti  pacifici  temperano'  il 
verno*  fudando  preflb  al  fuoca  , 
quando  il gh  laccio  toglie  la  libertà 
^fiumi più  rayidi,e liberi  ftrignen- 
doli  con  ceppi  tenaci  . Cecili  col 
rclpirar  nel  puzzo  dell’aria  da*  ca« 
daucri  ammorbata  mantengono  io 
fpirito  vital  della  Patria  : quefti  ai- 
traggono  gli  odori  pìii  grati  della 
Sa  bea  fpogliata  dc’  fuoi  -profu  mT  ^ 
Quegli  odono  le= fir ida , cd  i pianti 
^ feliicrc  nimicltc:  diuoratC  ' da  ila 
rfame  del  ferrò  : quefti  veggono  il 
filo  r efentono  le  grida  di  giubilo 
tra  le  amiche  conipagniè  che  £èm« 
prc  fcftcggmno.  ^eìlHbnofuof^ 
^ ufcitiglorioll  j e volontari importan- 
do fempre  mai  la  Patria  nel  petto  : 
queftiaoo  abbandonano  la  Città  ef* 
ièndo  figliuoli  troppo  amanti  della 
lor  madre  • Quelli  (bno  accecati  > 
& aflbrdatidai  poJuerio  , e dallo 
ftfcpko  del  campo  ; quefti  godono 

T>  3 va 


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7^  ' Il  fucilo 

vn  Ciclo  quieto , c fercno  che  fcnza 
velo  alcuno  fcuopre  il  volto  alle- 
gro > e ridente  . Quellifinalmcote  - 
cercano  ,^e  trouano  la  vita  della  fa- 
ma fra  cadaueri  ; e quelli  vogliom^ 
morirefrà  viui . . 

Con  quelle  contrarietà  ritrae* 

- rebbefi  al  vino  il.zclo,c  la  pietà  del-  * 
la  Repubblica  Veneziana',  c l*im*- 
. pietà  dell’Ottomanno  , che  feemo 
di  ceruello  hà  per  inlègna  la^  Luna  - 
fcema.  . 

Sciolgoafida'p^tilc  galee  tm>- 
chelciie  auide  della  ca trinità  de’ 

C r illianiip^ton  da  V enezià  i legni  • 
ben  corredaci  yx  perclià  Ibno-  fot* 
to*i  comando  di  Capitaniallettatii  j .*• 
ed  allattati  dalia  libertà  i ^ bramane^  - 
di  vcdcrliberii  regiiaci  di  Grillo  é 
Oonfianli  le  veleOttomanne  aliar 
deprel&one  deUa.CrJRianità  ^ vola- 
. no  le  naui,e  le  Cicladi  della  Sereni^  ■ 
-fimaRcpubblica  all'efaltazionc  del- 
.la  Repubblica  Cattolica  . Sucntola 
, negli  llcndardi  della  Tracia  la  Lu- 
na , che  fignoreggiando  la  notte 
r gyuda  vn  Popolo  cieco  > & ottener 

braco 


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Onero  la  I{ettoyica  y‘e»e:^ana  l.  7p 
brato  da  mille  errori  : muouefi  nel* 
l*infegne  Veneziane  ij  famofo  Leo- 
ne, /rifilale  collo  /plendor dorato 
de*  Tuoi  crini , c colla  luce  della  fpa- 
da  fà  la  fcorta  a^foldati  , & alle 
‘ compagnie  cattoliche  iiluftrate  dal 
Sole  del  Vangelo. moHrato  negli 
- flendardi  Veneziani  agii  occhi- di 
tutt’il  mondo , e difefo  colia  fpada 
vicina  ..  Si  faplaufo  dalle  annate 
Ottomanne  col  tuono  di  cento 
bombarde  all’infame  Maometto  a- 
dorato  nella.  Meca  lignificante^  le 
laidezze  df  queir  Animale  impuri f- 
limo  ; felleggiafi  dagli AJiieui  del* 
la  Repubblica  colio  flrepito  dc’mc- 
talli  tonanti  per  onorar  Grillo  ,c  la 
.Vergine  difcnditrice  d’vna^  Città 
conferuata  vergine  nella  fua  libertà 
non  mai  violata  da^lcgami  /eruilii 
1 Turchi  altro  non  vorrebbon  ve- 
der che  Mefchite , douecon  facriJe- 
go  culto  S'irrita  il  Ciclo  : ed  i Vene- 
ziani fono  intenti  all'cdificamento 
de’ Tempii,  ne* quali  colie  orazio- 
ni fi  tolgon  le  ale  a’fulmini  del  Gie- 
lo/dcgnato  ,'c,s*impenna  la  Pietà. 

D che 


•-  -.ijoglc- 


So  . Il  fucila  f oro  y 

che  vola  iin'aJrEinpireo;* 
Auuerta/i  che  TiiJiio.  difcoflofìi 
tla’Pilofofi  nella  diffiflizione  d*^ku* 
nicontrarij  come  notò  Boezio  nel 
comcnco  fopra;  la  Topica  di  Gipe^ 
rone,  non  vcntilandoli’moltecpfe 
con  tanta  diligenza  da-  Rétori  co* 
me  dee  fare  il  FiJofbfo , il  quale  al- 
lora s'ammette  nel  Tempio  delJ'O* 
nore , e della  Gloria  quando  catta 
in  quello  della  verità  c galleggia 
fopra  tutti  quando  mnS)il&  n«il 

profondodclicfcienze  ^ : ìì. ìoq 

^ * 


C,A-T'0,v;x^;Vr^ 

De* 


) i 


/ » . » • . . t 

, *ni  Ipugnantifotìoquelli  clwiiòn 
Xv  fono  dirittamente  auuerfi  frà 
. loro  , c tuttatija.noniI<;on£mfK)[nè 
pofsoflo  /lare^iaiiemc.Per  efempiò: 
amar e>6e  odiare  fon  contrari j.-amiu 
r e , e non  beneficare  altrui  fono  r i- 
pugnanti  nonaceordandofi  l’amo» 
. re  col  non  far  beneficio . Di  tal  fat- 
ta è Targo  mento^  daiqueito^  luogo  *. 
Pietro  lamico  di  Francefeo  : 


que 


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fiumk^ettùrhaFenetiam. 
qu'c  non  tende  inedie  aJJa  vita  , écf 
airiionordi  queJk)  ..  Qiefti  ripu- 
gnanti apprcfterebòonoic  armi  c 
io  feudo  per  tJifender  l^nnocenzai,» 
degli  antichi  Criftiani  da*  Gentili 
Galunniatorf,.  * - 

E perchè  ò Tiranni  rinoua te 
uenzionidi  Scini»diProcufte,diPe- 
riilo,  di  Diomede , di  Mezenzio 
Dioniginomf  reftatr  neiJa  memo- 
ria de*'  pofkri  per  abbominarli  ? 
perchè  gli  condannate  alPInfèrno 
feppclicndoli  viui  nelJfc  vifeerepiù 
cupe  delle  montagne  coi  desinarli 
àcauar  metalli,  fenza  godere  altro 
Jumefaluo  qirclloche  fcintilla  dal- 
Targento,  e dalforo  ? Sono  forfcL^ 
llurbatori  della  pace,  e della- quiete 
de’Regni  ?f  mà  quelli  efortano  i Pò- 
poli à non  fott  tarli,  a’ lega  mi  delle 
leggi , àrimirar  con  occhi  ritìeren- 
u la  maeftide*  Principi  , rendfer 
tributo  a*  Cefari  . Sono  auidi  del 
fangue  quellichepKcrentanfiauan- 
ti  i Tribunali  pregando  i Giudici  à 
.fiìioglier  le  catene , ed  à reftituirei-» 
^cilaiibectà  P quelli  cheporgon 
, ‘ D 5 pie- 


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sìL-  * . 

pittore  ru'ppJichc  acciochè  *1*iraw 
non  dià  nelle  mani  de  Carnefici  i 
condannati  ? quelli  che  colPargen;* 
to  mendicato  > c Tparfo  à pienema- 
m perle  corti  , rompono  il  ferro’ 
de*  prigionieri  ? quelli  che  oflfefi  di- 
uentano  difenfori  de*  loro  nimici  ? ' 
Son  forfè  rubatori  delPaiier  altrui  ? " 
perchè  dunque  odiar  tanto' i nomi 
grandi,  efpeaiofi  de'  Crefi  , e de*  ' 
Crain , e defiderar  quelli  degl*Iri , > 
edellapouertà?  perchè  chiuderle 
porte  alle  grandezze  > alle  pompe , - 
e.apririe  alla  mendicità  ? ’ 

Voglio  porre  vn’altr^érempio  • 

- nell*  àggrandimento  ' del  G^nal 
grande  da*  ripugnanti  i 
. Corre  pel  mezzo  di  Venezia  vn  ^ 
lunghiflimo , c /paziofiflimo  Cana- 
le ^ che  più  toftó  può  chiamarfi  vn^ 
maretje  corre  non  fdlamente  per 
portar.!’ Adriatico  in  tributo  alia 
fila  Réina,  n>à  per  vagheggiare  an- 
cora le  glorie,  e le  bellezze,  che 
in  Venezia  non  fuggono  come  le:; 
acque,  nè  fono  frali , e caduche  , 
quantunque  fieno  fondate  nel  rc- 
, gao  ' 


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Overd  f^èneXiatmi 

gno  della  mobiJiti-,  e di  Nettuno  ^ 
Chinauig^inqucftoCaflaJc  li  può 
. dir  che.lia  portai»  in  vn  Mondo^ 
miouo , vedendaienapre  noiiità  di 
- j belleaze  ripugnanti  fri  loro  > mi 
concordinell*appagar  l'occhio  de' 
nauiganti  > i q^ali  non  fanno  ridire 
fé  Ha  pili  bello  ciò  che  lafciano  > ò 
ideilo  che  trouano  nell'andar  pià^ 
innanzi  .Se  (ii  girila  viHa  per  l*ac-' 
qua  ; tiii  o£EeriH:ono  Gondole  infir 
nite  , cioèLcamere  mokllj>Te  dai  vn' 
occhiata  alle  fpònde  vedi  cafamen- 
ti  reali  aflbdati  nel  lubrico  d’vn'e- 
lemento  incoflante . 1 legni  che  vo* 
lano  tIfcrmaoQ  à contemplarli  i 
palagi  che  ti  fi  prefentano  fprona- 
no  all'ands^  oltrn:  . I pafiaggieri 
nobili  chc-  riiuigaho  muouoho  a^, 
fpiarne  la  chiarezza  del  fangue  ; i 
riguardanti  fermati  ne*  balconi  de' 
palagi  t'inuitano  à .inuefiigarne  la 
ftirpe. . Sotto  di  te  rimiri  criflalli 
chcondcggiano  ; da/iatidcl.  Cana- 
le ti  dilettano  i vetri  trafparcntiiar* 

. tificiofa mente. commeifi;  . IISoIcl^ 
addoppiato  ,.e  che.  nelPacqua  ri- 

D ò.  flette 


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' 8if  It  elio  d*UWr 
flette  i Tuoi  raggi , ricrea  ; i marttit 
cglifpecchi  lumino  fi  accecano  gli- 
occhi  col’ ripercotimento  della  lu-' 
ce  . L’egualità  deli-onde  appianate 
• apporta  diletto  allo* fguat-do  ^ gli 
fporti , ed  i rifai  ti  delle  pietre  ^en^*' 
vfcir  dal  diritto  ,»e  dalla  modanatu- 
ra dell’arte  lo  ftancano>tittto  inten- 
to al  veder  l'artificioìdell’Architet^ 
tura.Finalmente  il  viaggiar  fenza^^ 
mouimento>,  auualora  |l’àuuoiger- 
ficol  penfieroin  vnlaberinto  d'og- 
getti ieoza  poter difeernere  à»  quaF 
debbafila  palma  > opprime  rvomó 
colio  flu  pore  9 e lo  fà  ondeggiare  in  - 

rn  pelagadi  dubbiezze . 

, ^ 

CAPO  XVlv 

Digli 

E* Pìb' còpiòró  della  ftefla  abbori-’'  | 
danza  il  luogo  degli  Aggiunti,  ! 
così  chiamati  perchè  fono  corf^ 
giunti  colie -cofe-y  nè  di^  neCeffità- 
conchiudono  come  gli  Antecedéfl- 
ti,e  i Confeguenti , Hanno  ancòra^a  • 

il* 


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Óueto la  ^ttèorica  P^ene^ioHa,  8 f 
il  nome  di  circo  danze,  quafi  circuvi- 
fienf  yr  (ìiàtìo  intorno  agli  oggetti  . 
Per  efempiò . Venezia  Joderebbe/1 
dagli  Aggiu^tiUodandoJa  dà'  fon- 
datori miracolofi  y che  più  poffenti 
diSerfe  fecero’ non  vn  ponte  , mi 
vna  Città  nel  mare  ; dalla  religion 
'modrata  nelle  culle  , e nel  nafci- 
mento  ergendo  vna  Chiefa- in  onor 
di'S.Giacomo  con‘  idupor  dell’ac- 
que,  le  quali  vn'altra  ne  videro  fab- 
bricàtà  nel  mare  per  gloria  di  San_^ 
Clemente  r dalla  Imighezza  della 
Libertà , che  fii  come  Vn’albero  d'- 
oro non  mai  fchiantato  dal  ferro 
delle  nazioni  armate  : da' Sereni flì- 
mi  Dogi  , i quali  colla  robuftezza 
degli  omeri  fenza  Taiuto  d’Ercoie_^ 
foftetinero  la  Patria  nel  cadimento 
deiralcre  monarchie , e colla  canu- 
tezza del  fenno  la  liberarono  dall'’ 
infidiedi  più  Sinoni;  da* Capitani,' 
che  fouentc  fpennarono  le  ali  alla 
fortuna  fauoreuole  de'  Saracini' , e 
ruppero  il  carro  delle  vittorie  all' 
infolcnza  della  crudeltà  fortunata  : 
daUettcrati  che  impallidendo  su  lo- 
ca 


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ss  . UKeitoà*ùfO  f 
-ue  acconciane  le  vele , ic  cammina- 
te, e corr  idori  Junghilfimi  doue  la- 
uoranii  farce , e canapi  ^ che  per 
lunghezza  rapprefentanorinfinito^ 
negato  da  moiti  FiJofofi  , le  piazze 
i^rghifljme  raà  coperte , in  cui  fab- 
bricafi  ogni  forte  di,  legni  cen  tal 
prefte^a  ,.c  faciliti,  chele  aJtroac 
I nauilij  da  combattere  fi  fanno  da- 
gli Artefici  ,,  par  elle  nafeano  nell’ 
Arfcnal  di  Venezia  ben  corredati 
i canali  comodi  fiimi  pipr  varar  le 
, Galee  , e ie^Galeazze,  iniacchinc  olr 
tre:mpdafmifurateje  pur  con  granr 
de  ageuolej^a.tirate  in  acqua  ,.tanr 
coche  fiupirebbe  Archimede  fecib- 
vedeficoc  il  qpale^  van^auafi  di  poter 
muouere  a ed  aggirare  iJfVafiifiimo- 
Corpp  della  Terra ;:iJ  numero  fenza 
numero  degli  Òperai  d^^cui  èpopo-r 
lato  l'Arfeaaie  CJiici^fieme  per  la^ 
fuagrandez2a  veCittadelJa  perle 
mura  ,,per  ic  torri.  , c per  l’acque 
che.i’aificujjano,e,ia<coronano:.dalr 
la  Merceria  ricca ,, che  la  fuper- 

bia , e la  rÌ9chc224  fé  vpJefiero,  far 
pompa  degli,  ornamenti,  loro  par-- 

reb- 

I - - 


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Óuero  laB^fUt'wicà  ytnè^/ma.  * Sfp 
rcbboab  fcarfe  / è mendiche  ih  pa- 
Fagon  di  quella  : fi  varia , che  fiah- 
cafi  la  curiofità  di  vagheggiare  : fi 
abbondante  > che  potrebbe  foddis- 
fare  alle  voglie ^infaziabili  dell'A- 
uarizia  felà  policdelle  j e fàdubitan 
fe’iMondo  abbiartutto  il  preziofo 
trafportató  in  Veneziar'.  In  fine  fi' 
poflbno  contar  gli  altri  aggiunti , i 
quali  fon  tanti  che  fanno  danno  a 
a loro  fteffi  non  troùandofi  Oratori 
che  il  polla  minutamente,  an'noue-' 
rar,  nbn  che  lodare.  Gosji  argomen . 
jtcrebbe/r  dagli  aggiunti . ,E  verifi  * 
ra  ile  che foife  iVccifor  di  Franceico  * 
chi  era  p ih  potente  di  for^c  , e di 
danaro  ; Paolo  era  cale  : adunquc_  > 
è probabile  che  Paolo  abbia  com- 
melib Pomicidio.  Tutti  gliaggiùn- 
ti  compreniionfi  da  quello  verfo . 

Q^isyipiidy  vBì>  quibus  auxUijs,  cur  y 
quomodo  y quando , 
denota  la  Feriona,che  fi  pren- 
de à lodare,  ò biafimare , nella  qua- 
le fi  può  vedere  la  chiarez2ra>ò  l*of- 
curità  de*  natalizia  bellezza  delcor-f 
po  fimile  à Turno  , ò là  bruttezza 


8S  , Il  reito  d*(ko  , - 
uè  acconcian/i  le  vele , Je  cammina- 
te, e corridori  Junghillimi  doue  Ja- 
uoranii  farce , e canapi , che  per  Ja 
lunghezza  rapprefcntano  Tinfinito^ 
negato  da  moiti  Fiiofofi , le  piazze 
larghiflìrne  mà  coperte , in  cui  fab- 
bricafi  ogni  forte  di  legni  con  tal 
preftezza  , e facilità,  chefe  aJtroae 
i nauilij  da  combattere  G fanno  da- 
gli Artefici  ,,  par  che  nafeano  nell’ 
ArfenaJ  di  Venezia  ben  corredati 
i canali  comodilGmi  pjcr  varar  le 
Galee , ej e Galeazze,  .macchine  ol- 
tre  modo  fraifurate^e  pur  con  granr 
de  ageuolezza  tirate  in  acqua  ,,tanr 
Co  che  flupirebbe  Archimede  fecib 
vedefie  ,5  il  quale,  vantauafi  di  poter 
niuouere  , ed  aggirare  il  vallilfiiTio- 
Corpo  della  Terra;  il  numero  fenza 
nu.nero  degli  Operai  da  cui  è popor 
Iato  l'Arfeaale  Città* 'i/)Geme  perla' 
fua  grandezza-,  e Cittadella  perle 
mura,,  perle  torri.  , c per  facque 

che  i’a/fic^rano,.ela;coronano;.dalr 

la  Merceria  ,^sìriccr»  fnne’^ 


Óuero  la-J^cUoricà  yené^tma,  ' 
rcbbonb  fcarfe , t mendicheih  pa- 
Fagon  di  quella  : fi  varia , che  ftah- 
cafi  la  curiofità  di  vagheggiare  ; fi 
abbondante  > che  potrebbe  foddis- 
fare  alle  voglie  infaz labili  dell'A- 
uarizia  fé  là  pòlTcdefle  j e fà  diibitap; 
fe’iMondo  abbia.tutto  il  preziofo 
trafportato  in’ Venezia^ . In  fine  fi* 
poflbno  contar  gli  altri  aggiunti , i 
quali  fon  tanti  che  fanno  danno  a 
adoro  fleffi  non  trouandofi  Oratori 
che  li'  polla  minutamente  an’noue-  • 
rar,  nbn  che  lodare ..posit  argomen . 
jtcrebbefi dagli  aggiunti  .’E  verifi' 
ralle  chcfoiTeUVccifor  di  Francefeo 
chi  era  pih  potente  di  forze  , e di 
danaro  : Paolo  era  cale  : adunqiie_;^ 
è probabile  che  Paolo  abbia  com- 
mefioPonlicidio,  Tutti  gli  aggiun- 
ti comprehdonlida  quefto  verfo . 

QhìSì  quidy  vbiì  quibus  auxMìjSy  cur  y - 
quomodo  y quando', 

la  Ferfona,che  fi  pren- 
de 'are, nella qua- 


7 


' rezza,  ò l’ol- 
ezza del  co:^ 
là  bruttezza 


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. Il  re/lo  d’Oro  , ' 

ue  accoiìcian/I  le  vele , Jc  catnmina-^ 
te , e corridori  Junghilfimi  doue  Ja- 
uoranfi  farte , e canapi , che  per  Ja 
iunghezza  rappre Tentano  Tinfinito^ 
negato  da  moiti  Pjlofofì , le  piazze 
larghi/Ume  mà  coperte , in  cui  fab^ 
bricafi  ogni  forte  di  legni  con  tal 
prefte^a  , e facilità,  chefeaJtroae 
i nauili;  da  combattere  fi  fanno  da- 
gli Artefici  ,,  par  che  nafeano  nell* 
Arfenal  di  Venezia  ben  corredati 
i canali  comodiffimi  .per  varar  le 
Galee , e le  Galeazze,  .macchine  ol- 
tre  modo  Tnaifurareje  pur  con  grane 
de  ageiiolezza  tirate  in  acqua , tan- 
to che  llupfrebbe  Archimede  feciò 
vedefic  > iJ  quaJe  vantauafi  di  poter 
muouer.e  , ed  aggirare  il  vafiiffimo- 
Corpo  della  Terra;  il  numero  fenza 
nuiiiero  degli  Operai  da  cui  è popor 
lato  1’Ar.feaaie  Cittivi/jfieme  per  la- 
Tua  giandezza->  e Cittadella  perle- 
mura  ,pprJc  torri.  , e per  l-acque- 
che  i’aificurano,c  la>coronano;.dalr 
la  Merceria sì ricc.T  ^ fu oe* 


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Ùuero  U'BjcUorfàà  F€Hé:(iéina/ 
rcbbonò  fcarfe e men diche  ih  pa- 
Fagon  di  queJla  : fi  varia , che  fian- 
cai Ja  curiofità  di  vagheggiare  : fi 
abbondante  > che  potrebbe  foddis- 
fare  alle-  voglie  infaziabili  dell'A- 
iiarizia  fc  là  pólTcdefle  ^ e fa  dubitar. 
fe*I  Mondo  abbia.  tutto  il  preziofo 
trafportato  in  Veneziar'.  In  fine  fi' 
pofibno  contar  gli  altri  aggiunti , i 
quali  fon  tanti  che  fanno  danno  a 
adoro  fieffi  non  trouandofi  Oratori 
che  li’  polla  minutamente  an’noue-’ 
rar>  nbn  che  lodare.  Così  afgomen . 
jterebbe/r  dagli  aggiunti  /,E  verifi' 
mile  chefofie  IVccifor  di  Francefeo* 
chi  era  pih  potente  di  forze  , e di 
danaro  ; Paolo  era  cale  : adunque.^ 
è probabile  che  Paolo  abbia  com- 
mellò  Pomicidio.  Tutti  gli  aggiun- 
ti comprendonfi  da  quefto  verfo . 
^iSf  quidy  vbi>  qmbus  au:citqs,  cur 
quomodo  , quandi' , 

*ona,chefipren- 
'arc,hellaqua- 
rezza,  ò Pof- 
ezza  del  cor-f 
la  bruttezza 
pari 

/ 

y 


4. 


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8^  , llFtitod*Oro  f 

uc  acconcjanfi  le  vele , ic  cammina- 
te, e corridori  lunghillimi  doue  Ja- 
uoranfi  farce , e canapi  , che  per  la 
lunghezza  rappre Tentano  l’infinito^ 
negato  da  moJtiFiJofofi , le  piazze 
larghi/Ume  ina  coperte , in  cui  fab- 
bricali ogni  forte  di  legni  con  tal 
preftezza , e facilità,  chefe  aJtroae 
i nauilij.da  combattere  fi  fanno  da- 
gli Artefici  , par  che  nafeano  nell’ 
Arfena I di  Venezia  ben  corredati 
i canali  comodilfimi  per  varar  le 
Galee  ,,  e le  Galeazze,  macchine  ol- 
tre:modo  fnaifurateje  pur  con  granr 
de  ageuolezza  tirate  in  acqua  ,,tanr 
Co  che  llupirebbe  Archimede  fcciò- 
vedefie  , il  quale  vantauafi  di  poter 
muoucre  , ed  aggirare  iLvallilTimo- 
Corpo  della  Terra;  fi  numero  fenza 
TiUiiiero  degl]  Operai  da  cui  è popor 
Iato l'ArfeaaJe  Cictà"ijhfieme  perla» 
fua grandezza,  c Cittadella  perle- 
mura.,.  p’“’*  le  torri.  , e per  J*acque 

nanoidalr- 

elafuper- 


V ole  fiero,  far 
'^ti.ioro  par-^ 


reb- 


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Óuero  la-Bjttt'orfCà  if^enéxjtsna,  * 
rcbbono  fcarfe  ,■  ’e  mendiche  ih  pa- 
Fagon  di  quella  : fi  varia , che  fiah- 
cafi  la  curiofità  di  vagheggiare  ; fi 
abbondarne  > che  potrebbe  foddis- 
fare  alle  voglie,  infaziabili  dell' A- 
ii’arizia  fclà-poflcdefie  j e fàdiibitan 
fe*i  Mondo  abbia:  tutto  il  preziofo 
trafportató  in  Veneziar'.  In  fine  fi' 
polfono  contar  gli  altri  aggiunti , i 
quali  fon  tanti  che  fanno  danno  a 
a loro  fleffi  non  trouandofi  Oratori 
che  li’  pofia.  minutamente'  annone-  ' 
rar,  nbn  che  lodare.  Gosìargomen . 
ter ebbefi  dagli  aggiunti  * veri/ì  ^ 

m ile  che folTe  l’vccifor  di  Francefeo  * 
chierapihpotchte  di  forze  , e di 
danaro  : Paolo  era  tale  : adunque.^ 
è probabile  che  Paolo  abbia  com- 
mefib'Pomicidio.  Tutti  gli  aggiun- 
ti comprendonfi  da  quefto  verfo . 

Quis»  quid,  vbi>  qmbus  auxUijs,  cuy 
quomodo , quando , 

i^wr.  denota  la  FerIona,che  fi  pren- 
de à lodare,  ò biafitnare , nella  qua- 
le fi  può  vedere  la  chiarezzra,ò  l’of- 
curità  de*  natali>la  bellezza  del  cor«f 
po  fiimle  à Turno  , ò la  bruttezza 

pari 


'84’  Il  reltù  d'ÓWr  ' 
flette  i Tuoi  raggi , ricrea  ; i marHif 
c glifpecch  i lumino  fi  accecano  gli- 
occhi  col' ripercotimento  della  lu-- 
ce . L'egualità  dell- onde  appianate 
• apporta  diletto  allo  i^uaedo';-  gli 
fporci , ed  iYifalti  delle  pietre  ^en^*' 
vfeir  daldirktoj^e  dalla  modanatu- 
ra deli-arte  Io  ftancano, cauto  inten- 
to al  veder  l'artificiodeJI'Architet*- 
tura.Final(nent6  il  viaggiar  fenzo^> 
mouimento,auualorafl*àuuoiger- 
fi  col  penfieroin  vnlaberinto  d'og- 
getti ienza  poter  diicernere  à*  qual- 
debbafila  palma , opprime  rvomó 
collo  flupore  9 e lo  fà  ondeggiare  in  < 
ra  pelagodi  dubbiezze . 


CAPO"  XV  t 


Degli  jiggiunti  * 


E*]Piiicòpiòrodellà  IklTa  abbon-’ 
danza  il  luogo  degli  Aggiunti, 
cosi  chiamati  perchè  fono'  conh 
giunti  colie -cofe  y <nè;di>  neceflìtà- 
concbiudono  come  gli  Anteceden- 
ti,ci  Confeguenti, Hanno  ancora*.  < 

il 


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Óuero  la  I(€ÌÌ(nriM  ^enèi(iiÀa, 
il  nome  di  circo ftanze>quàii  circum* 

' ^nt  y iliàRo  intórno  agli  oggetti  . 
Per  efériipiò . Venezia  loderebbefii 
'dagli  Aggiunti  lodandola  dà^‘  fon-^ 

1 datori  miiracolofi  > che'più  póffenti 
di^erfe  fecero*  non  vn  pónte  , mà 
Vna  Città-nel  mare  :•  dallareligion 
- imóftrata  nelle  culle  , è nei  nafci- 
iKéiitó  ergendo  tna  Cbiefa  * in  onor 
♦dr^;Gia’comó  Con^  iftnpor  delPaó» 
iquer  léqùali  vn’alfra  ne  videro  fab- 
ivricatamcl  mare  per  gloria  di  San_^ 
Clemente  r idalla' lunghezza  della 
Libertà , che  fii  come  Vn’albero  d'- 
oro non  mai  fchiantatò  dal  ferro 
delle  nazioni  armate  ; da'  Serenili!-' 
mi  Dogi , i quali  colla  rObuftezza 
degli  omerifeaza  Paiutò  d'ErcoleL» 
foftehnd^ò  ' la  Pàtria  nel  cadimento 
deifaltre  monarchie , c colla  canu-^ 
tezzadel  ienno  la  liberarono  dall-’ 
iniidiedi  più  Sinoni;  da’Capiwni,’ 
chefouente  fpennarono  le  ali  alla 
fortuna  lauqreuole  de*  Saracifti’ , e 
mippero  il  carró^dclle  vittorie  all'* 
infoicnzaddlacrudeltàfortunata 
da?  letterati  che  impallidendò  sù  le* 

carter 


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carte  dmenncro  fitniii  alla  mortei»* 
v inta  da  loro  coil'immorcaJità  del- 
la fama  : dalla  quantità  det  Nobili ,, 
che  hanno  più  Palladi  nclle  lor  ie- 
lle da  r^ger  piùR^pubblicfeeidagli 
Artefici’cccellentiin  tutti  i meUie- 
ri,  da*qualirArtepetrebbe  impa- 
rar l'artificio  ; da* palagi  piu  .ricebi  t 
della  Gl  fad  oro  di  N«rone; dall* in-, 
finito  numero  de*  ponti»  che  veggo- 
no folto  di  fei*altcre«aa  delfacque:  ; 
dalle Uradc  che  formano  mille  la- 
beri  nti  donde  fuiluppafi  fenza’i  filo^ 
d*  Ari anne  : dalla  copia  de*  ìnàrmi  ' 
canati  fin  dairinferno  per  onora- 
re il  Cielo  co*  Tempii^;,  ne*  quali  li  ^ 
può  confiderar  I*  architettura  , Ja. 
maellria  » la  vaghe2^a  delle  pitture 
fatte  dalie  Penici^  c dagli  Apelii  de* 
Dipintori:  dalle  felle  , e dagli  Ipet- 
tacoii  che  tirano  feazqncanio  , e-», 
magia  tutta  l'Europa  ;.dalla  diucr- 
fita  de*  Jegniche  approdano  a*  poi> 
ti  di  Venezia  > , i quali  portano  1*0- 
ricnce , c ^Occidente  i dalia  varietà , 
dc’foreftieri  che  ci  dimorano  ; ,onr 
de  colio.ltare  in  quella  Città  fi iCo» 

no? 


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O^^iaRétùYÌcà  P^ène:^ana , 87  " 
néfcorioicoftumi  f e fi  odono  leJ  - 
lingue  di  tutto  il  Mondo;  dallcgcn' 
tiehe  vengono  , c partono  , e tor- 
nano di  nuouo  perchè  Tempra  mi- 
ranfinouità  ; da'Caftéllifortiffimi 
che  Tafficurano  , eflendo  vniti  il 
Mare,  eia  Terra  per  difcfk  di  Ve  ^ 
nezia  ; da'  fiumi  che  fcorroiio  nelle  ' 
lagune  , riconofeèndofi  tributarij' 
non  tanto  del  mare , quanto  di  Ve- 
nezia: dall'Arfcnale  che  ralTembra  • 
l’Armeria  del  Cielojpoichè  foprab-^ 
bondantementc  egli  è proaueduto. 
di  tutti  gU  arnefi  , e militari  ftru- 
méti  necclTarijper  le  guerre  terre- 
firi,e  marittime;  di  fpàde,  di  afte, di 
pifiole,  di  morchettiydi  artiglierìcj 
ed'ogni  guernimento  d*arme  por- 
tato per  difefa  della perfona , fi  bea 
difpofH>&ordinati,che  veramentca  ■ 
Bello  in  fi  belli  vifla  ancì^è  l* orrore^ 
Di  piu  s’hanno  à coniìderar-  le3 
fucine  , le-  ferriere  , le  botteghe 
innumerabili  douc  fi  ftr'uggono  i 
metalli,  fi  fondono  le  bombarde  , 
fi  formano  l'ancore  , fi  tengono  i 
ferramenti  ; le  fale  capaciflime do-  - 


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, llFeikd'Orù , v ‘ i 
,uc  acconcianfi  le  vele , ic  cammina- 
te, e corridori  lunghilfimi  doue  Ja- 
uoranfi  farte , e canapi  y che  per  la'. 

lunghezza,  rapprefentanorinfinito> 

negato  da  moiti  Filofbfi le  piazze 

coperte , inciiifab' 
bricalì  ogni  forte  di  legni  cen  tal 
preftfi^a , e facili ti,xheiè  altroac 
1 nanilij  da  combattere  fi  fanno  da- 
gli Artefici  ,,  par  che  nafeano  nell’ 
Arfenal  di\renezia  ben  corredati 
i canali  comodilfimi\|^r  varar  le 
,Galeè  ^^(^Icaj?zea«iiac€hi*nc  ol- 
tre^mf^aimlfuràteje  pnr  con  granr 
de^euolej^aitirate  in  acqua  ^.tanr 
co  che  Àupirebb.e  Archimede  fé  ciò- 
vedeflc>jlqpalè  vantauafi  di  poter 
muouere  , ed  aggirare  iJcvafiilIìmo^ 
Corpo  ddJa.Terra;;!!  numero  fenza 
nuiiiero  degli  Óperai  da  cui  èpopor 
Iato  l'Arfeaaie  CJiitidiiafieme  per  la» 
Tua  grandezza , e Cittadella  perle 
mura  perle  torri.  , c per.  i*acque 
che  i’aXficwi^'ano^c,  lacoronanordalr 
la  Merceria  si  ricca  ,,chela  fiiper- 
bia , e la  ricchezza  fe  vplefiero,  far 
pompa  degli, ornamenti,  loro  par- 

r.cb- 

I 


by  Google 


Ùuero  U’^ett'wiàà  9^€né:^ima,  ' ìfp 
rcbbonb  fcarfe  / e mendiche  ih  pa- 
ragon  di  quella  : fi  varia , che  fian- 
ca fila  curiofità  di  vagheggiare  ; fi 
abbondante  > che  potrebbe  foddis- 
fare  alle  voglie  Jnfaziabili  dell' A- 
iiarizia  fclà-pòficdeffe  ^ e fadiibitan 
fe*lMondo  abbia:tutto  il  preziofo 
trafpòrtatóin  Veneziar'.  In  fine  fi- 
poffono  contar  gli  altri  aggiunti , i 
quali  fon  tanti  che  fanno  danno  a 
adoro  fteffi  non  trouandofi  Oratori 
t che  li”  polla  minutamente;  anhoue* 
rar>  nbn  chiodare.  Cosi  argomen , 
jlcrebbcfi dagli  aggiunti . ;E  verifi  * 
m ile  che  fofie  i’vccifo r di  Francefeo  ^ 
chierapifipatehte  di  forze  , e di 
danaro  : Paolo  era  cale  : adunque,^ 
è probabile  che  Paolo  abbia  com- 
mefibl’brnicid  io.  Tu tt i gli  aggiù n- 
ti  comprendonfi  da  quefto  verfo . 

■ Q^isr.quidy  vbh  quibus  auxMijs 9 cuy  y 
quomodo  y quando , 
denota  la  Ferfona,che  fi  pren- 
de à lodare,  ò biafimare , nella  qua- 
le fi  può:  vedere  la  chiarezza,ò  l*of- 
curicà  de*  natalizi  a bellezza  del  cor-f 
pofiimJeà  Turno  , ò la  bruttezza 

pari 


‘,^5 ..  Hi  Ì^Uù  ^ iO 

I pari à quella diMargitc  ; h gran- 
dezza  della  ilatura  da  .Giga ate  , 
la  piccolezza  da  Pimmco>  le  paru 
del  corpo , la  fto^te  ^ gUoCchi  ^ la 
èoc^  ,Jc  braccia!,  il  coiot  del  iitoi- 
to  bianco , ònero  ,'ic  virtù  visti},. 
la.  prudenza,  Tinapr  udenza  ^ la  giu* 
ftizia  , l*ingiuftizia  ;,  ^arci  , eie 
fcicnze , rarchitcttura  , la^mufica 
larettprica,  lafUofoba  , gliabiti^ 
poueri  ,. ricchi^  e tutti  i beni^  èma* 
ii  della  natura  , , c dellafornihat; , U 
ìao^  degli  ^iunuaguzzb^io  Iti* 
IcL  di  Mar'zhlè  :^oi^a 
prontatocon.tuttri^ìliiRM  ^dellz; 
malizia , e con  mimo  della  bontà* 

/l(eai  mag^am  ftdflaSiZmUjft  kmus^^l, 
lignifica  ilnegpzio.i  e la  cola 
di  cui  fi  traua^ifgitilia^iù  ingiurta,. 
facra>  ò profana,  lodeUole  ,òbiafi* 
mcuoic , vtile , ò nociua  alpubbli- 
€0 , al  priuata,a?buoai,a’  maluagi, 
allaCittàj  allaProuinzIa  , i ' 
yln  i abbraccia  Je  cirooftanze  dei 
luogo  buono  ,.ò  reo , paidè,  occul- 
to, 

•« 


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(HieroUiBitmiitkéVm  pi  ' 
to>  aito,  baffo,  ricino,  lontano,  aA 
prò,  ameno,  gloiiofo,  infame,  dan-!*  ' 
nofo , falutctiole , fattodall'arteJ , ’ 
dalla  natura,  dalcàfo,  aprico , om- 
bro(b  ,efpolto  al  tento  , fulmini 
del  Cielo  , ò di  Marto . 

Q^dmsmsMfjsi  addita  i mezzi  ché>  ^ 
V ageuolanoil  negozio,tutti  gli  ftrù-  ' 
menti  animati  , ò inanimati  come  " 
fono  le  fpade  yle  bombarde , i mo- 
fchetti , gliamici  % i nimici , i Citta-  : 
dini > i foreAkri^iX^olicf  i gli  ' 
BreticiGerioni  di  tante^leifle  quanti  * 
fono  i Capi  dcJ^crcfiej  c delle  fette . 
Curr  rifff ^nametc  le  caufe  > c fpe- 
ziaimcntclac^on  finale  . A ca- 
gion  d*  éfempio  . ’ In  vn  misfatto  ‘ 
commefib  fi  pbtrebbono  diligente» 

menteGercareléeagfoniv^lkfcc'* 
IcratezM  , lo /degno  . l*odip  la.^ 
necefiìtà , il  cafo  il  fine  auùtòdal  ^ 
maluagio'di^eacquifio  d'onori, 
di  ricchezze,  di  vendicar  l'offcra-. 
iriceuuta  ^ di  torre  del  mondo  l'og- 
getto più  odiofo  , e di  troncar  cooj 
vn  colpo  vnldra  di  più  capi;,  efer» 
tikdipiù  noofiri . - * 


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pi  II  Fello  (torà, 
liuomodo:  abbraccia  i Yarij  modi 
del  fatto  • fi  così  nel  rapprefenta- 
mento  d’vna  battaglia  fi  potrà  dire, 
come ii azzufi^rouo i pedoni,  icà« 
uaJieri  ,J  ibidati  nouelli , i vetera- 
ni, i Generali  >.  come  fii  fcliierato 
rc/breito  >la  vanguardia  > la  retro-' 
giiard  a > il  corpo  delia  battaglia  », 
come  furono  tramifehiati  i mo- 
fchettieri  co’foJdati  armati  di  lan- 
cia » con  qual  ordine  difpofle  le  ap* 
tigijerie  elle  danno  le  ale  ai  piom« 
bo>  cdai.ferro.  ~ 

: comprendie  fe  differenze 
del  tempQu»ierena»ablHtiaco , d*in* 
ucrnpAdi  primaueravpailkta,  pre* 
fènte>.antJco9  moderno, ieffiuo,  fe- 
riale>.determioàto,^incerto,  cheto  # 
venfofo  ^ lumiaoCó  per  liraggi  del 
Sole  > ò pure  per.  gli  fplcndori  fii- 
ne/lidc.*  baleni  ,,  c dc^fiilmmifurie 
ferpeggiaxitidcll’aria . Bccouf  da- 
gli aggiunti  aperto  il  modo  di  de- 
tcriuerc  Centrata,  e la  crudeltàdVn 
eièrcito  baldanzofo  > c vittoriofo 
dentro  ad  vna  Città . 

Già’l  Soie  aùca tolto  il.  fuo.liime 

. •'  - agl* 


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/ 

Onero  la  fifettorìca  V^èe(janil  p 
agli  òcchi  dei  «oftro  Mondo  , e 
compartitolo  agii  abitanti  del  nuo- 
uo , quando  i nini  ici  rotte  le  mura  » 
€ le  porte  entrarono  furiofamente 
nella  Città , auendo  accefo  il  fuoco 
per  le  contrade  > il  quale  edera  fo- 
gno d*aiJegre2za  , e moftraua  JsL-« 
itrada  a’  vincitori , acciocché  fenza 
intoppo  ’CorrelTero  al  fangue  , ed 
alle  rapine  . I Cittadini  sbigottiti 
dagli  vrli,  e dalle  Urida  non  ofaua- 
noopporfiallefchicre;  e à ciafeun 
d'clTi alleala  paura multiplicati  gli 
Oggetti , Ogni  Soldato  rapprefen- 
tana  vn  Centimano , ed  ognifpada 
che  s' aggirano,  facea  trauedere  : 
penfando  i Cittadini  che  molte  fc 
ne  mouelTero . Le  penne  degli  elmi 
non  erano  d*  vccelli  pacifici  j ed 
alieni  dal  fangue , mà  di  quelli  ehc 
fpopolano  l’aria , e la  terra  ; onde 
al  comparir  di  quelli  figurauali  nel- 
la mente  il  Popolo  Tacchi  9 e prede 
di  foftanz(’,  e d'onore . 11  rimbombo 
de’mofchctti  parea  va  ta^mo  che 
defie  il  fcgiio  de*  fulmini  che  lofio 
doueang  cadere  ad  inuolare  la  vi- 
ta. 


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ìlVtlMOfOi  ‘ 

ta  • Ne  fti  vana  la  credeva  degl* 
impauriti^  perchè  fubitatnente  fen- 
. tironogli  vrti  alle  porte  , e com- 
paruero  n^lle  magioni  quelle  fiere 
, veftitc  più  di  fierezza,  che  di  ferro. 

, Comandano  i foldati  che  fi  confe- 
{ gni  l’oro, e l'argento  nafcofo  fé  non 
. vogliono  i Padri,  e le  Madri  perde- 
. re  i figliuoli  parti  più  preziofi  ; mi 
eflendo  egualmente  potente  la  fete 
del  fangue  nella  vendetta ,e  dell’oro 
neirAuarizia  ,riempiutichefpnoi 
Barbari  di  tefori  vccidono  imman- 
; tenente  quelli , -ehe  penfauano  col 
lume  di  que*  metalli  renderli  alla^ 
morte  inuifibili  ; Giungono  intan- 
to  altre' marnadc  mofle  dagli  vrli 
de'  moribondi  ; ed  accorteli  eflcre 
fiato  tolto  loro  da* compagni  più 
veloci,  appiccano  fiera  mifchia  col 
r ferro . Molti  fon  forzati  à sborfare 
, al  furore  il  fangue , c l'oro;  pernxet- 
, tendo  il  Cielo  , che  chi  voka  trop- 
po colmarli  di  ricchezze  reftaflc 
l voto  ancor  di  fangue  . Il  fumo  del- 
. Città  che  arde  ,,  la  poluere  delle 
£ cafe  cad^nti,Ucalpefiio  delle  fchie- 


R;r:;:r;;  ti  Googir 


Onerosa  9^ tf ani',  p j 

.re  che  corrono^  l*an^iiif:4e^c4UaJIrV 
4c  voci  confafe  di  ciimtìofC  »,  : e di 
chi  ferifee , i pianai  def  fanciulli,  le 
ilrida  delie  donne  delie  co/e  or* 
ribili  le  meno  , fpaaentèùo/i  . Coi> 
rono  per  le  firade  humi  di  fangtie 
mefeedato  colle  lagrime . Apparif^ 
cono  nelle  piazze  monti  di  cadane* 
ri  > e veggonfi  caualli , e cauaiied , 
vinti , e vinckori,.nobili , eplebei 
ammaflati  , godendo  la  morie  di 
auere  innalzato  nella  Città  viUr 
Campidoglio  a*  fuoi  trionfi  . 

CAPO  XVII. 

Degli  AnteeedtwU  $ e de*  ConfegnedH  # 

Dlftinguonlì  gli  Antecedenti,  e 
i Confeguenti  dagli  Aggina*  ' 
ti  in  quello  ; che  gli  Aggiunti  non 
fono  congiunti  di  neccfficà  colla  co* 
là  come  gli  Antecedenti  > e i Confe* 
guenti , Per  efempio  i fe  io  dirò  : E 
nato  il  Sole , dunque  è flato  parto* 
ri^o  il  giorno  : è comparfo  ilgioi> 
no , dunque  il  Cefare  de*  pianeti  gi^ 

ra  ^ 


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ra  col  Aio  carro  intorno  al  Tuo  re- 
gno : il  primo  farà  vn’argómento 
prefo  dagli  Antecedenti  » U fecon- 
do  da*fuAegoenti  . Seio  dirò  : Il 
ibnno  non  mi  dà  noia^  dunque  roc- 
chio del  Sole  è già  aperto  ^ e l’alba 
inargentai!  Cielo  -,  argomenterò 
dagli  Aggiunti;  perchè  i’effcr  deAo  ) 
non  è fe^no  infallibile  , ché’l  Cie- 
lo , il  quale  era  vn*Argo  portante  j 
Àelle  occhi  luminoA  della  notte , 
tenga  folamente  diichiufa  la  fua^  I 
lumiera  maggiore  , e fia  .giorno  « 

£ fallò  Marc*  Antonio  confonden- 
do gli  aggiunti  con  gli  Anteceden- 
ti, c coi  Conscguenti  giufta  la  nar- 
razion  di  Tullio  nel  fecondo  libro 
de  Oratore  che  li  di/linfe . Per  dare 
à diiiedcr  che  Roma  s’/ngannò  nel  I 
prometrerfi  J’etern/tà  colle  fabbri*  | 
che  fmifura ce  potremmo  adoperar  j 
quello  luogo  degli  Antecedenti . 

Stolta  fìi  l'antica  Roma  , edido-  | 
latra  penfando  che  i Suoi  fterminati 
edificijfoirerocome  il  Cielo  noa^ 
foggettoallacorruzionc  ; emeoti 
quel  Poeta , il  quale  cantò  , che  le  i 

opere  ' 


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:1buer9U^(SthHci(Ven  97 
6pcrc  fatte  (falle  mani'  de*  Gcfafi 
coiponacj  d’alloro  non  erano  fotc<i^ 
polle  a*  fulmini  della  mòrte  i Co- 
potàa  r^erace  fai»  erpetiN(4  eol- 
ia fodczza^degli  ait^hiideii’aguglie» 
delle  piramidi , de*  cololfi , de-  tea- 
i tri , c de*  paiaglCittà  da  vn  fol  Pa- 
drone abitate^  c popolate  dà'vna— 

! famiglia, efendo  fattura  ^’vominij 
che  «di  natura  frflgTlrfarino  leeòfe 
deboli , -è  dì  poca<durata^  1 J figliuo- 
li generati  da-Roma  -come  che  vo- 
' laflero  fin  alle  ttelle^  efcorgelTcro 
folto  di  & le  nazioni  dome  noiij 
erano  fi  migliatiti  à Dio  , che  può 
dar  rimihortàlità^^  render-digiuno 
iitcniplo  - c rpczzargfi  i dentiti,  -fi 
che  iion  pofla  dmorare  • .Nè  indoro 
balia  ebbero  il  Cielo  a cui  pocefTero 
? comandare  , che  nonfulminafle^ 
Roma , nù'foia  mente  fquapciaffe  il 
Caucafo  , vci'Atlante  Giganti  de* 
monti  i e che^hanno  le  cime  frà  Je^ 
fiamme  delle  fieJlé  ^ e ifondamenti 
fri  quelle  dell*Jnfc/-ho^è  i marmi 
aueano commettiture  da  refifiere^' 
agli.arictidimiikrecoli*  ' 

I ' - ^ :E  Da* 


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ilarda  grandc^a  «^*$tliUiiaga}fi$;iHir 
jaa'de|l*asidl3a%iO04fl  > >n  I jvI  ;>>  r q 

ra(Ci  eà  f ccelìtK;^i9^i3aftteÌÌQGE^p^^^ 
corgiaceiitii*  X0nKr^ià(l(oriirpPÌi- 

aiadelC9loltGkB9rp[i/QaiQ3cljSpl<^ 

CÀ&nwailc^ 

dfi^  mani))  fparfe  p^i f»oja,T.  im  W’» 
gina*  0ltdfi  e no  gii  apanziiopp  rifcy  na 
Ciwà  moofe^ft:CÀ€-p«c6a 

PAflfriqaai*ia  jèranaiHfiipi  monci 
dtmacigtti^  « . quafi  Ro^ 

mafasé^c  i/àt^  cóiii^jù.{ki0&nci.« 
erc^^‘iiai(To(^pc^ 

piitflfèa(^;  pconyapa1agio;^HHMi- 
to/abWcanrimiHc  abitaaio^i^ 
ordamciici  dcT^mpH^,  e deli^^^ 
Itche  lareiati  dall'  aiiariaia 
cte'  Baifearij  ia  qnaJcAon 
tomuttìh  nè  wnii  b§i|aatì/al 

rapimeh  to>  e {y-^ipoitob 
rplciQididaolen(a  j ì^i 
Chic^c^*  Le  itacjie  timaRtor^apo 
le  Sale , ed  i>Giar4ini<ii  niiiksPrta»- 

tì  pi , 


Dtfi'-rlir  : C'iìc^llc 


^Omo  U ^eU9tica  pp 

< cipi  f eie  piazze  di  mille  Cictà.^  ^ 
pure  quei  popoladi/^fiTo 
prouò  i colpi  dLcenÌQ|N42ÌoQÌ  é;;; 

I Confeguenti.Aacora^rcr;MÌrel>^  • 

. bono^l Dicitore,  fe  ^vòkfleiifar  fc^» 

, de  della  prodezza  de*  fptldatiiVcae* 
zianiy  i quali  epUa>fpstdav£CÌferói 
nimiciy  cauuiuaroaaetern^^te 
fclklfinclla  pofterità  . I *.%  ,j/ 

. Se  voleté^pcèla  brauura:>a  ^ c fa 
fortezza  de’fulinini  delia  guerra!, 

. entrate  ne’  palagi , ;c  nelle  fale  d,e* 

. nobili  ,'eulc’  Cittadini  j^iloue  le  te* 
Ie»e  le  parati  più  in£aperbi7èono  per 
rimprefe  colorite  dal  pcnnéllo>che 
• per  ^eccellenza  deli’arte«  ciie  al  vi- 
no refprede:  .bencJic  iPittori  ,chc 
. le  rapprefentarono.,  ecHCampipni 
/ che  le  fecero  fieno  .eccellentiffimi  . 

^ Quiui  nelle  Città  fumanti  '&  ar- 
denti companTcé  chiaro  il  valor  di 
efii  ; ne’  mari  ondeggianti  la  Joro 
immobilità;  ndi*armatc  fomnierfe 
la  virtù  galleggiante  : nelle  fchicre 
imprigionateJalibercà  difefa»:  ne* 
cadaueriinaalzaàfaltczga  dcJla-j 
gloria.  Entrateneuempij . 

£ s le 


féflatue  àatble  yt  fredde  t^knt> 
liftn61^rdd(e  y *c  Ì*4rdfr  nel  cotti* 
battéPé  ì^I tt|«ikri  gleriofi  ridico- 
ìiò  4 pB^àHeri  "de*  barb^l  ilafcìacf 
fbhza’fèpohttra:  e leittlbrlaióni^fat- 
te'dagti'Tcar^lii  raecontanp  i fatbt 
retini  eòlia  ^uttta'  del^ièrro  nel 
eàttipagne  àllagaie  dtifangne  • Mi* 
rateJ*Arrenalt|«  <|umi  lòfòretre^  , 
gii^rcbl'i  le^Giite-»nléce}àte  ;^gli 
fdiM  1 y&  cdrà^tey  i hiólèberti , 'Jei 
bòiUMrde  ; e gJiiltff  arnefi‘ftrbAti 
per  còli  tra  flfcgilb  della  virtii  y e per 
àggingttepc’ -ftittiol  i * ' fi’i  pófteri ’ nel 
co^o  di  eflay  moftraiìo  che  PAdriaV 
ti  (fó  mtthdò'fcni  p re  ai^  a luce,  vd  nvi- 
VaiorbfilQm  i auuej^^i'  à nòn  ire- 
iiier  ttè  Tacque  de'  mari  ,aè*l  fuoco 
delle  guerre  V ' ' • { * - 

; Dagli  Antecedenti  aurebbono 
potuto  comprendere  i -Cittadiivi 
Veneziani  con  qual ìm agni ficenzal;. 
fidouelfe  fabbricar  TincomparabiI 
Ponte  di  Rialto  fotto  di  cui  doueai^ 
pa  (fa  re  il  mare  non  >come  triott^A- 
tc,  màcomc  vinco;  la  Chie/aipJcn- 
d i lifHraa  di  S,  Marco crefe iuta  co^- 
^ . lo 


/ 


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(XuerohJ{€it.y^ne\ìaH9 , loi 
lo  rptanamento  de*  monti  > e collej» 
profondftà'della  terfanda  cui  furon- 
cauatiimarmi  : ilpalagioricchif- 
fimo  delia  Signoria  ^ c della  piazza  * * 
di  S.  Marco il  quale  ora  è rinoma^ 
to  dalla  fama>chc  al  veder  magione' 
tale  Jià  tralafciato  di  'celebrare  cd^ 
rac  inferiori  le  Rcggie  di  Nerone:^^ 
di  Ciro,  e dei  Sole  cantate  da*  Poeti 
Gignidi.Parnafo*,  c trombe  dlA^ 
polla*.  ■’  ’ • 

E qùai  miracoli  ( potea  dir  frati-* 
ctmeate  Venezia  ) vedranno  gii 
occhi  naiei  ?r  I ferridogoratr , e le 
mani  nel  tagJiamento  delie  rupi  , 
e de*  monti  ; lenaui,  cTAdriatfco 
eh  c appena^po  iTon  reggere  il.  • pefo 
delle  colonne  : il  lìor  %gli  Artefici 
prefi  dalPi  (alia  giardino  delbEuro* 
pa:  J'apparccciiiQtdegtì  ordigni 'i 
che  fmuouerebbono  11  Mondo.  : i 
mucchi  de*;  canapi  fi  forti/che  terV: 
rebbono  il  furore  ^.promettono  iaj.» 
giunta  di  pili  miracoli  à'  fettc  mira^ 
colidell’Vniuerro*.  1 Pittori,  egli 
Scultori  , i quali  :con  diuerfi  ftru^ 
menti dan  .vita  : gli  vni  alle tcle-j-, , 

E C gli-: 


roxr.  , i ^f^(M*Oirpì  » c ì. 

Cigli  altri  a',  marmi  accrefceranno  * 
i’iiifiaitaqiiaocità  del  mio  popolo  , • 
con  taldmereoaa  > cheglianimaiti: 
da!  peoaeili>cda»^&arpclli  auranndi 
vita  più  Jung^  Iftcfóri  dcirorò'  • 
e ddrarg<^toamixiairato  fa^ 

Cieli  ilèJiatineiie  volte  i nelle  ctth: 
ppUi  , e ne*  Coatti  / ftellc  de*  qua* 
li  rirplendéranao  alla  prefenza  dei 
Sòie  > nè  maitcamonceranna» 
parmidi  vederlarglìidiràc  Sakdo^ 
uc'd  farannalé'  adunanze  déf  Sena- 
tor  i j e de*  liobili/e  doue  là  Pruden** 
za  vk  Sauiezza>  il  Configlio , c laLr 
Giufiizia  - bilanceranno  gli.  affari: 
più.impoft^ti  > eiciógikfaanò»  r 
gioppi  più  aimodats  ; Giàioiasagi-* 
sóakre  S^e  meno  fpaziok:  y mk 
IRMI men  vaghe  deputate à^pniden» 
tii2ìinf«Magi(h^fi>  eltèggitori^dcf 
quali noniù^iùgiuila^^eilà  finta  i 

Ddaxhiamafta  dagli  antichi  Afirea  # 
che  nòaurehbè  prefò  il  vólo  al  Cie- 
lo fc  in  que*fempi  fi  fòfie trottata  la 
mia  Hlépubblica.'.  Già 'antiueggo 
che  rEiiropaxredeià  vere  le  opere 
mirabili  deU*£gttto  yperchè  Vene-  ' 


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OuerùlàtI{Hì^^}Fenè7^iana^, 

»a  vedrèponcivpalagii  eTcmpi^^. 
più.raàrau^igiiòli*’ 


ii- 

•*» 


( 


CLA:P  0^  XVIII.; 


^ . *1-^-  l . 

«i  . it'i:  V*  ^ ' 

• 4 4 

? % . * 


1 


i:  l 


ì * 


u* 


Aria  è Ja  dmiUon  delle  Ca- 
V gipni  fatta  dà*  fiJofofi  y mà  i 
rìdiiconÀ  nondimeno  à tjuattro , al-* 
rEfiffcientóiallà^Màteriaic,  Fornirà* 
lè y^é  Finale  ^;dclle  quali  darò vna 
fenaplicenotiziaj  V nè, cosi  piena' y , 
toccandó  alla  filòfbfii  la  Cottile  diO* 
culfione  di  quelle  . Là  caufà  effi'-- 
dente  fi  è quella  donde  derma  l’cf- 
fettor'i^  IlSòk  dlcefi  caufa  produci- 
tricè  V*c‘-PàdrC'  iHiiftrè  d’Vn  parto 
lùmiric^ , ^clkifclà  !óc6‘i.'dcIi*èro  , 
dclFargcnto  , :b  di‘  tu tcH  metalli  , 
che:  nati  preflo  an*;Infeirno.  regno 
della  difeordia  mcttoafottofiDpra  il 
Móndoy  e cag  ionana  tante  guei‘re  : 
de*  fióVii  che  reale  (Ielle  che  hanno 
ròccà/b’  y c di  tutte  le  vaghézze  di- 
pinte^/ e-cPlbrite  da. quelI’A pelle 
celefié  j il  ^ùale  maouefi  ^ e infieme  • 

E 4 pcn- 


pcnncHcggi>-.  Lrargoraepco  dall4- 
caufa  efficienté  è qùpfto . Pietro 
dia  : dunque  diuencerà  dotto  « ca> 
gionando/WaHo  (tudioia  dj^tcrma. 
Querta'caglon  ‘effieìenw  cfà'  riiòìta 
materia  sì  ncllaipde-^^^csi  nel  biafi- 
mo  . Vna  Città  (i  può  lodare  , 
biaiìiiiarc  dal  Fondatore , e daJl’ixn- 
prcfe  fatte:  yn  palagio,  vn  tempiò, 
vna  llatua  daÌi*.ArchitettOjdalFAF-' 
teficc  : i libri. dagli  Scrittori' le' 
rcicnzedairinueqtore  , i ^ìg^iuol'i^ 
da*  Geaicori,  dal  Capitano  ic  gucr-: 
re  j le  Repubbliche  da’^Dogi.  > e da*r 
Senatori  , gli  vomini  dal/cterna* 
Sapienza  > e dall*  Artefice  Diuino. 
che  formoUtcoU*aiÌii}enza  « e cpi 
configlio  delié  trè;  Pér.fone  facefv^ 
nei  Paradifo.  terree  lire*  yn'aitrp  P^a» 
radifcKanhnatp  beììczze  . 41  fu ^ 
perbo  Anfiteatro  di -Roma  in  tal 
foggia  potrebbefi  defi:riuere,dalla 
cau(k  efficiente ... 

. Per  formar  qucfl*Ahfiteatro,c he 
ancor  ^dopa  tanti  fccoli  faperba- 
mente  pompeggia , auendo.colia^. 
.maefià Tpauencato  il^ tempo  >,ie:  là 

nior^ 


U \ett . f'ene^ana  \ i o 

morte  si  che  qooHl'ol'traggìalTero  -, 

vennero  i Maeftri <dcU*artc  » c le ci^ 

mede*  Maeftri^'dairiùik',  -dalla^ 

Grecia  , dall’Egitto  -,  c>d^l*altrei> 

p^ti  del  mondo , le  quali  - a* /ècte-> 

colli  di  Roma.inchinanafì(t>  volete 

do  Roma  come  la^prima  deUe* Città 

auere  i primi  Artefici  nelle-: fa bbr ir 

che.  Quelli /affi , c-  quelle  dimez 

2a  ce  montagne  fono  fiate.polli 

le  braccia  di  tutte  le  nazioni  , -Je-> 

quali  concorferoad.vn’opera*,  che 

douca  dar  diletto  colla  zuffa  dellej) 

fiere  > colla  pugna  fanguinQfa  , 

colle  fazioni  orribili- dc’^comfiatti- 

tofi . Gli'lcarpelIiiaudeuoJmente 

g^reggiauan  fra  loro,  nell’  abbelli- 

mentodeUe  pietre,  effcndó;gi}  brr 

namentì  di. quelle  fregi,  di  qUcili  -. 

Gli  altri  ftru  menti 'adoperati  ■>  e:> 

maneggiati, da. mille,  mani  volcn- 

tier i logof aron  li  ne  1 ter mina.rc  V'fia. 

macchina  capacedi.tutti  gli  vomì- 

nÌ7i/eitu.tùfi  foifero-raganati  neli^ 

AnfiteatrOf^!'^  > 

^ • • 

innanzichè  s*  Inregni*!  modo  d* 
amplfficar-dalla  caufa  matcrialcL^  ; 

B 5;T  notili 


,1^'  U rèUòdWùt^ 
notifi  che  la  cagfdit  materiale  preu^  ^ 
deli  taltioltà  perdio  primò  /oggetto  - 
nel^uak  riceue/i  e'  s’imprDnta  la  - 
fórma»  11  qifal'fdggettd  perla  cor- 
raziori  della  forma  * non  mai  fi  gua"* 
Aftr€  volte:plgliaft  per  tutto  > 
ciò  éhe  cóme  materia  ferue  al  com- 
ponidumfo  de'gn  Etièi  » fohò  il  Cui 
fi^fcatò  i i legni la  calce  ed  i ^ 

faisnitradnofÉateria'della'  cafa'-:  il  > 
marmo  e'I  Bfónzó^/àrannro  mate- 
ria dcllà  fiatila  ; Paùorio , rdro , c'  ' 
ràrgento  ; del  ^afò  Oltre  à .ciò  di-  « 
cefi  Materla;qtfèlfo,ltiforno  * 
slmpieganple- ì^lrtù -i  le  Arti  le  ' 
Sclefiae>«.dtc;:  li'piaceréraràmàte- 
rm  delia  tempera]aza':  le^op^a^io- 
nideiPInteliettò  i ò il  {illógifftto  . 
deìià  iJbgica  ; perchè  pnma  è m-' 
tefàCallìf  moderazitmf^e*gu 
uerefaij  e airaddirfezàmetfto  delle  ' 
operaxfonilfebnceve  diftòrce,  là  fe- 
conda' . L'argòmentó  prefo  da  quc« 
ftò  luogo  è di  tal  fohe  ; Era  laila-'  ' 
tifa  falca' d'óro  » e di  gemme  : adun- 
que èra'  peeziòfa  . Là  Règgia  del  2 
SoldApotrebbefi'  più  chiaramente  ^* 

. .*  1 dalla 


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OUtrù  la  K étt*  Féne^iana  : . 1 07  ' 
JaJJa  caufa  materiale  con  • 
* amplificazione  illnftiFare. . • 
Compariua  ncJ  fnezzo  del  Cielo  • 
yn’aJtra  Cielo  più*  rifpJendente , 
cioè  la;  Reggia  Jum  inorata  del  Sole  . . 
Xè  colonne  à^^cui  apppggiauafi 
magion  sì  fitperbà  eraacomppfie  di  • 
quelle  gemmo  le  quajf  pcr  eflerc  • 
Itate  pili  vicineainbferBaeranpiii 
chiare  . Nè  monte^veruno  fdegnò  • 
di  rendercele  Aie  vifeere  preziofe 
generate<la,*  faggi  Solari  . Le  mu- 
ra; eram  fatte  d’;òra>finìnimo  -,  e 
che  meritaua.  Ip  fccitro  frà^gtì  ori 
più  purgati;  neffèiio^èi  quale  mi- 
rauanfi  gcmme|e  diamanti  sì  accéfi 
che  parcano  viue  fiamme  ^ infiam- 
matLforfe  dal  rofibr  della  verg(> 
gna.  di  ' non-  mandar  ’ tanti , raggi 
quanti  ne  meritaua  l’Abitatore<del 
palagio  reale . Ne*  roffitei  vagheg- 
giauafi,.cbanov  ed>/auGPÌò  ; i 'quali 
col  nero-,  croi  bianco  denotauano 
e fiere  il  Sole  apporta  tor  del  gior- 
no, ; e della  notte'.  Nel  pauimento  - 
caloefiàuanfi  piropi  , e topazi]  , 
ambizioficl*eiler  tocchi  , e calcati 

E 6 da/ 


toS-i  it  ^ .0 

da’.j>iccii(ielRèjdelk!luòe;>  p6rcSè 
più  fpkndidi  Si*  pud  Ér 

gurarcoHa&oieiiteqitalfoflek  ma- 
guificcnza  della  Reggia  dal  peniàr 
.die.  le  ftalle-dc*  deftrieri  del  Sole 
erano,  pid  riccho  delPabkazion«  di 
Ciro  > * nella  quale  rArfe  , da  Ma*- 
gnificenza>  c^a^pòtenza  feceri)  l’rli* 

timo  S&ljZQ  ‘ ;/i . : ;i f 

) terza caufà.vJen  dàaa  fbrmà«>' 

le  i edùiideii  in*  caafa  formale  :fu« 
fknziale  v^cd  ^cidentale  t'.  La 
i?apaialci!vdi£6ftike.ediu'  quella^  ^ 
phe  è d^ermèiatittaidella*matcriau 
indeterinmata^^y  -àdeiocch^^iia  .Tnii 
ÈntC'jiCitrn  ccMnpoRozes^!HL^bi« 
graziai . , l^Aiilina»  è.  forma  ftifbib 
ziale^  > perchè  perelfa  li  conftimtpi 
cono  le  Ipczie-ie  gi*indiuiduii  l'vo** 
m«,  Pietro , Pdolo.dtc.  cdhàil 
nje  i^tna  pci'cióccM  informa  Ja^ 
materia  rpo^kta  d'ognibìaJrezza'V 
La  ..forma  aaciden^le»  negli  Enti- 
animati  »>  ed.dna^aimatj  èqòteliafi<* 
gura  efteriore  > Ò apparenza  efirin^ 
Ifica#  che  vedefi  negli  voroini;  ncglf 
aiumalix.ne’  palagi  ^quadri  > riton^ 

di,." 


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§ùeroU^t$.f^fne7;kna;  lep" 
(H,  angolari  > c in  altre  fogge  fab’? 
bficatH  e figurati  .•  Cfiianaanfi  an  • 
cora  forme  accidentali  intrinfeciie, 
li  faplenaa , l'ignoiranza , la  gene- 
roficà , la  codardia,  cviltià  ^c.  per- 
chè l’vomo  da  talifornxc  appellai  ^ 
codardo , gencrofo , fauio  , eigno- 
rante.  . Dalla^  forma  cq$ì  formafi^ 
J’argomento‘*.’jQueft*Entc  è priuq 
d*aninia  razionale  ;;adunquc  nonè- 
vomo  ymc  può  difcorrerc . Equan^ 
co  è più  nobile  là  forma  tant*c  più 
pregiato  it  com pollo  . L? Anima_j  ^ 
che  è Jà  forma  fu/ianziaie  deiiVo^ 
mò  darebbe: al J'Orator  materia -fe^ 
volefle  mofirar  la  nobiltà  di  quella, . 
?inamortalità;,'l^'inte]ligenza , la- 
/bttigJiezaa  , la  velocità  , la  fimi- 
glianza  conODio  , i e lealtre  doti  « . 
Dalla  forma  e/lrinfcca  eccoui  ab- 
bozzatoFitone  trafitto  dalJefaetEC; 
d'A pollo.  ' . 

Dappoi  che*i  Mare  , • el  Cielo  ^ 
moUra tonfi  >fdegnati  coll* inonda- 
zion  delFacquc  , . c con  vn  diluuio  ’ 
Aniruraco  di  piogge , colle  quali  fe-  • 
cero  vna  mobile  fcpultnra  alia^ge— 


• vmaiw)  còitetìcei  /ote 
mcaw'itól-tiiio  !:  jiancor  la< /iWrà  ? 
volle;  m f Iiioami  dei ^ fua  rdegno  * 
producendò  Pitone* Tpaacaieuoie 
riftretto  déll’cie^ore  delia  fierez- 
za . Eraidi  corporatura  sivfiermi— 
nata  che  aureftì  detto  efiere  vno  • 

fcoglichaninaato  j,\sì  difForme  che  ^ 
parca  vftvritrattódeVmoati  piìi*: 
moftruofi  délla*terra  Jafieme-coh- 
fufi  • Afatfca  fi  poteadjTcernere /e  < 
la  bocca  foflc,viia.rpeJonca,di  vn_j 

monte  i ouero  la  voragine  di  quel  ^ 
ferpente.vaftiflìpio*  ,,re»lmoto  con- 
wnùociò  non.aucfic;accerMto  j Gli  ^ 

occhi-;f|^ÌFauano . fiamme  fulftìt^e 
colle:  qua  1 1 s*  illusiiiià  ita  - là  inette  ^ 
delle  membra  caliginofe  . Era  co-  - 
lóflb'sl  grande  armato  d*  vn*vsbcr^, . 
go  dmpenetrabile:  c he*  potea /rom- 
pere la  fteirz, durezza.,.  Lànciaua  ■ 
dalla  Aia  lingua  non;  già  tré  faette,  . 
màcentof  c caiitc  àpunto  quati  èra-  • 
no  i Còrpi  che  ogni  giorno  diuora** 

Utì  .Né  qifcfto  Mofiro  ftrifciaua  Tem- 
pre pelliioló>  mà  ralora  voiaua  per 
1 ariaxomc  Padrone  di  più  elemcci. 

Laviti- 


Onerò  la  Véne^ana  / 1 1 x ’ 

L'vJtfma  delle  cau/è  fiè  k Ca- 
gfon  firiale  diffihìia  da’  filófofi  efler 
qiTdla  da  cui  è mollod'cf  crantc  « 
Per  dfc'mpidiGli  dtìóri  fontì  'cagion  •' 
fihalcdell*a‘mbizforò>  il  guadagno  ’ 
dcìl’auaro  ; perchè  à^^tal  fine  dirìz- 
zanola  loro  iirtenzioiìe  col  porre 
ta'ntrm  ezz  iV  (^efia  éadfifèla  pri- 
ma  nell’inteDzionc  > ò pAftóro  di  ■ 
chf  opera  /‘cPvltirna  ftéiré^cttfeio»’"  • 

nei  pcmràhddfi  da’ll*àhibizid^' 

fov  c dall’a'uaro  altóricchcz!^  i ed 
agli  onori  ^ ché  poi  fònoglf  tritimi 
ncll'acquifto  i c fi  ótte/igond  dopo 
radóperamehto'  dc’mezzi*‘pé6por*-''*’ 
ziònati  ; L’argomcntó'daJ-fihcfifa 
ihtalmcxlo  v LVomoè  ftatòCrea- 
tó  per  goddrc  ‘ Iddio?  ed  1 

eterno  bene  : addnqùc  iibtì  dce  pòr-  *■ 
re  il  fuo  fihencvbéni'yaai'>  e traafi* 
torij A riprender  gli  vdnìlnf'p'ro- 
fonda ti’  nel  Ornare-  de’  piaceri  mon-  * 
dani , che  agitanorìnòfifo cuore , 
giouerebbè  molto  laicagidn  fidale . 

Non  per  altro  iVomb  èfiatO  fòr-  ‘ 
mató  nel  PItradifò  tCrVefirc  dal  ce- 
léfte  Promcceo  i (è  non  perchè  à diC-' 

petto  > 


».u  «nic 

|!iccto pcfo  fc;iTttio:^*j|i2iakì al  ; 
Cielo  d!imtp.ao^ 

do  ^oimile  icoi^arii)  >.  erb^uttarfi; 

fa«gp4cllai|ÌMkjilt^r« , ftgóde  dì 
atòraeciarla  , i^ii^giàf  er  diuenir/ 
Signorc4'if9per|>i^Qm  <j«el  capi- 
UDpllogiaaojtQii^^^tpode.*  r^oi  af- 
fetti . &%|Q  falco? 5 ^11^^  faccia  :in,i 
ucria^'HeliCi  % acc^^t^egeado: 

getiiiCidillllllY  diKcuoii  »i?  fiaf 
rn^Af^ocj<qacecnpli#;lc  beljc^- 
z.e^PQf>Ì(en)«  , . ed  k^^trucubili  ^ 

(jicÓ£(a^rgWc^»v«l'^ 
.^3Ì  rfQjidaik^lrte  Iper* 

meg^af«oÌ5Ìfi?olÌL.  e l^rAieli^c^ 
At^càimede^  Cckh?: 
ra  defidccoio.d^uof ; la^ 

^’g«Q?i%4i  p&^pàtfef  .dipQJece 
-wi/cppiciby  Agm^ì  pikgraa-y 
di  jnèiiaiJan^ei^delk  tew^tolcc* 
à/orza^fel^f^  i e (di  ^re.ali'Apihir^, 
zìqner(ps^Q0^mQ  i^mpò  da  rpaf*  ^ 
feggiar:tii4*SiiipiaHiia  > e eofoi^at-" 

te  per  Iq  %ariimf  tKo  di , to  piuito/;, , 
qual  ap  pup£9  èia  ÌJcrfa  in:eompa~  ^ 


€hinoUì(£tKyeiè^(mal  ìif 
ràzione  dcl  Cieloi-'  E ftato  forni** 
to  di  ragione  colla:  quale  E diflin^ 
iU^Brut  t e jmre.opcra  coroo 
fo4c  vno  4cBa  lor  gregge non^v 
c^nofceBclailob^U.  dello  dziox,  e 
delfuo^ne^  : » Mir h ^ì:  V ^ 

- : Che  (è  volete  auere  va  di  ' 

tutte  .dàrolJo  coifaccen> 

narhreueinente  1 opeta  magnifica.^' 
ed^AimirabiledelPonte  di  RiaUo 
doueii  Ipefero  oltrc  à^dugcntó  ciii’- 
quautia  mila  dueati.  e fUrmodelló* 
(BAntaj^hdAÌ  Ponte  > che. 
r Arte  > e le  BelTo  rendutoliwHa 

Terra  colle  fabbriche  immortale  , 
volleaQCQra.eternarli  nell* Acque  » ^ 
, jq eldi/egno  di  quello  Ponce  Ban 
carpale- menti  degli  Architetti^ 
pili  ingegno^  nel  ritrouare  Idee 
non  più  immaginate  > gli  Arcehci  ' 
pili  efpcrti  nei  dar  forme  la:’  marnii  - 
più  rozzi  9 Jcbraccla  più  nerborute 
nel  cauarli  dairinferno  à cui  diero* 
no  la  luce  eolia  profondi  tà  dèlie  ca» 
ue , kruaui  più  forti  nel  traportar* 
li  dairiltria , che  impallidì  alla  ve** 
duca  di  tantefotterraneè  rpcJoiichc, 


c dijfcpokridd!  vini  Dodici  ;milà? 
pali^d'iolmtjt  fìwpfttifimpmfònciajti- 
nic^c..nclpacqirt"y,a^qi^aJr 
foprappofle  groflì/firae;  ta  uoJe-i  c 
faldillimc  pietra  si  fòrteriictiee  ‘Con- 
catenate i che  dalie  furicf  Ara  telate  • 
dell'Adriatico  nort  faranno  giam^ 
‘niaiftomnae/Te  # La  forma;  dr  mac- 
^ china  si  mirabile  raflembra  noiLj  . 

tanto  vn  Ponte.' , .quanto.  Vn'Arco 
! )eriòni^le  cretto.,  alla  magnificenza . 

1 del  ScnatG^Vcneziano , aliar  gloria . 

deli* Architetto  >.  e ad  onta  deh  ma- 
re >.ch'e  prigion  iere , c vinto  d i fo t-  - | 
to  riinirafi  . Oltre  alla  moltitudi- 
ne della  Gente  j . ventiquattro  bot- 
: teghe  piene  di  merci  “dall'Arco  fo-  I 

! Aengonfi»  che  dal  Mare  inchinato 
, iJV’cnezia  5,  imparò  adiJirteuruarA  > 

, per  riuerir  la-  medéfima\  £'  fé  la 

{ Germania  conflderalTe  il  • famofo 

ponte  fhnoda^T>aiano:t3el 
I bio  y e'hPónte4J  Riàito>  certami 

1 re  direbbe  , ,chV*  qUei  chVCdfiredi 

[ taato%ri^tatodaque^'d^^^^  i 

i zia  > 1 di  duantoi  fiunii  tóifoi  fopra- 

[ aanaatidaifnare  *.  Per .n^olti gradi  : 

ì mon- 


H 


Outro la 7 tt$' 
mònta/i  alia  Commìtà  cfcll’opera^  ? 
donde  fcernefi  moltitudine  di  bar* 
ch^ > di  palagi  > e di  popolo  ; cioè  (i 
veggono  le  pc^pedel  Mare  Ve  del- 
la Terra  -, . I fregi , e glì'órnamenti 
deH’artey  che  accòlnpagriario'  1^ 
maeftàdiRialtòfrègiano  il 
deirirìuéhtore  > e la  Serenità  del 
Doge  Pafguale  Cièògna  , - fotto  i 
cuiaurpicij  furòndfacti  Val  qnale^ 
non  dijffic ile  il  p<yriire^il  giogo  a- 
nemici -V  . fc  ancor  lo  pófc  aimar^^^- 
co* Ponti; j.»  ^ j ho' 


'Ai 


G A^P  Ó-  X i 


sfitti 


I ^ *-i: 


ììrij. 


- » ' •'  i.  i) 

^ • 


HiàrnàdéfFctto  tiitto  cià  cheè 
\^j  originato  c prò^ttó  dallè^' 
caufe  . 11  giorno  è cfFcttode^SoIe: 
lo  ilerininio  delle  cà  mpaghe'V  la  di- 
ftruzion .'delle*  famiglie  i la  mina 
delle  gregge  J iWifértamcnto  delle 
Città  Vde  riùólte  "de’rèahiirbnd  ef- 
fetti dclia^gucrra  .Mà'dura 
la  Veneziana  liberta  i la  rclìfrériza 

fatta , 


&tta  da*; Veneziani,  ali* Afla  > eé* 
a 11’ Affrica  congiurate  j:ed  armate^ 
contra  la  Repu^lica  > Jìabbondaa^.^ 
za  deila  ▼ettouàgliai  ^ laiconoqrdiaf 
de!  Citudini , ia  paccidcllo  Stato 
1 a %M«^zza  del  trafficò  >, , la  tcan^ 
qpillitàdeli'Adinaticòinon  infeila*; 
to  t qè  rconunoffb  da’  Corfiiri  i , Ja» 
hmtzu  della.  Gattoiica  ReiigióT 
ne^^..iaf>ace  dcil’italia  Ibno  effetti 
deràu.aoti  dal  prudentèOimo/gòuerii 
no4cli^<fliÀnioDoge:»  cdc!Se<- 
natori  lllaftrifliini  t ed  ecceUendHb 
mi  perla  nobiitàdel  fangue , e per 
lo  fplendor  delle  vàrtù  . Son  quat- 
rro  le  forti  degli  effetti  , emendo 
quattro  le  Ca|^ioqi  ».  ^i  fonti  di  ef* 
fetti  varii  , e particolari . Per  cfetn- 
pio . . Che  r^omo  fi^poffa  toccarcL# 
occupi  luogo  > non  fia.  penetrato  5 
procede  dalla. materia  generaciua 
della  quantità , donde  taliproprie-* 
tà  fon  pródotte  ; t che  prontamente 
viifeorra  di  qualunque  materia^che 
abbia  nella,  fu  a mente  gii  auneni' 
menti  di  tutti  irccoli>  gli  annali  y 
e le  fforie  delie  nazioni  tanta,  va* 

riera 


I 


Ouero  yenè:^na  ",  If  f 

rìetà  d'OggGCCjy  e Cwliy  e mari,  e 
€umi , e monti,  e vaiJi  ,'e  ielue , c 
le  feerie  delle  cofe  create , -e poiSbili 
ft  origina  daJia  forma  fnftanzlalc 
dellf  Anima  ; che  auanzi  nella  nobil- 
tà della  forma  tutti  gli  Enti  mate- 
riali , cxrorporéi'fi  dee  alla  primi 
caufa  efficiente  , cioè  Dio  y cht  ài 
quella,  informolio chelafci  fpon- 
taneamcntc  Hcchi  patrimoni/  , e 
retaggi.;  diCproggi  titoli^  enomi 
gloriofi  , e li  fpofi  Còlia  t^ónertà  , 
òc  Vmiltà  : che  fi  fucila  degli  am- 
manti pompoli , e lì  ricuopra  con.:. 
abito  vile,  fugga'l  Spie,  e fi  nafeon- 
da  ne*  Monilleri  , ò nelle  fehic  piu 
forcllc,e  nèdiferci  più difabi tati, 
rien  dalla  Caufa  finale^  dà  cui  è 
mollo  l*vomo  , creato  per  vn  re- 
gno eterno , il  quale  fi  guadagna  i 
e fi  compera  più  facilmente  col  get- 
to de*  cefo  ri.,  c delle  mondane  ’fpc- 
ranze,  ecolla  perdita  degli  Amici . 
Sia  r argomento  dagli  ^effetti  . E 
giórno  ; dunqne  è nato  il . Sole -j'  di 
cui  fia  l’amplificazione , 

.Se  le  poucre  , c nude  montagne 


- fìÌFilh^Or$i 

, fuori  t dentro  fon  ricche  > & 

. dobbate  d’oro  « e di  ^ ciò 

. ^cbbcuaQ alcole  » il  quale^^inail’iai? 
. oofe  òperchè  fiemicQdelle  glork 
i Yu^kelarJciue  grazie,  r.ò  perche 
. amico  degli^vomini . vuol  ‘fotcrarre 
. que*  /-  fpkndpri  v che  accecano  ;il 
^9Hdo,>  e ghidano^coliumeioro  le 
r Mcordic$  e le  gacrre;ali’ecéidib;jde* 
Monarchi;Sedomahdate.aile:cam'^ 
pagne/Chicdia'^lhro  :l*ammàwto  jiJi 
tanta-vaf  ictà.ieflu  tp  ruvi  f ifpQdde- 
, rant^  effere  iifSole  > il  quaie*dà  l’o- 
itro^lieroic  rapito  ahlAurora  / le 
j»epÀfiQfitc,a*ig^ttpJtè  all’Alba^, 
dcT colori  a’igarbfani 
, e agli«altri  fiori  alJrlrifeinuoIata^ 
Jlonoaile  biade,  i &a*frutti'fenza 
• chicgli  . di  Solerà  prò 

, d c'  mortalidiuenuco  dipintore»  co* 
iorifee  ogni  cofa  lenz’ombre:  fatto 
Arpicrc , cbikihcttc  dcr  raggi  feri* 
, {cola  notte  1 Q^eftpcomcxondot**. 
f^ere  accortOL^  neli’andataal  ntioiuel 
rtiondo  lakia’;vna  vfchicrh 
a i 1 a g u a rdia  del  noftro'Emifpcriò 
, co  me  Spirito  vitale  raanticn  viua  la 

terra; 


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OutYQ  la  Hettjy^ci^e^Mfia  I t ip 
• tcrraj  cpme<urforje>\^ek)ci®mo  ac- 
correi 

deJJe  deli^-PrimàUcra  ‘fio- 

f ^ del  Verno  s^rftp,  Scila  State 

ofidcggiancedi  tìade  deU’A^utun- 
no  biondeggiantc  di  frtitta  depende 
dal  Sole  .‘Gii  alimenti  degli  «anima- 
li e degli  voniiiii  fon  giitati  dal 
carfoi^r.atp  de^  Sole  ,;che  più  libc- 

Monarca,  ogni 
.giorno  abbondenòlmente  /li  com- 
parte . 11  giubilo  , e" l'allegrezza 
deli^/^atura  featurifee  das^uèl  ma- 
re chiariflirao  che  Tomnierge  ogni 
noia,  b malinconia. 

Eifetti  della  grandezza  > c della 
i^^?§^ih^cnza  del  Senato  ; Venezia- 
no furono  le  pompe , ie^fefie^  e gli 
fpettacpli  fplcnniffimi  >co'  cj.^al  i fti 
accolta  in  Venezia  la  Maéfta  di  Er- 
rico Terzo,aJlor  che  lafciato  il  re- 
gno delia  Polonia ,fu  chia  ma  to  co- 
m’Ercole  à Tollcnere/il  pefo  eredi- 
•tariodella^Francìa  pér  cagion  del- 
la morte  di  Carlo  fuo  fràtello  che 
n*era  fiato  /‘Atlante . 'Onefit  appa. 
•recchiamenti  -eguali  aifaltezz  i d* 

' . va 


Vn  Pr  inielpetsi  graiide , e^*ma'  Rè* 
^bf^jct^i^hequà^pi^^  ijtéB^^ 
IdìbMf^è  'lèi^a  i ^ìóà  r&èdìÉi^ 

/ nòit 

f dté^&et^rifticKir.eoà  parókPHki^ 

«QrfkabaèVv^*^^^-'' 

' R ^àLmarad^rfencm 
dùcè  qa&rko  «dalla  potenf;sa  ckll* 
ammliiibil  Seaàt<y  Vcùicz 
rate  ? Vldè  à^èodapeaedt^^^ 
Irffimo^Sèrfe  èÌÙ6|>èito  l’AdCihIcJéé 
barche  I dfgoddòk  y d^briganci^ 
ni  ydi  fbffc  j di  galee  > di  fiiicbìtorl» 
^he^egdìcatiaao  :V  eidadcompagna* 
uano  vna  Galea  ittfìipeH>ìtà  >cred* 
40  'fpter^èpot^4tì ’iK)^ 
dollà^lUaYòrttina  vkià^càf^i 
iiiqamf  eràA  Seiìacai^iy  i ^^à}f  i^^èeàh 
corona  àMoro  -^Dòge  ^ -èd  à 
gran  Rè  Córonàco  ricènutó  in  quel* 
ia  Galea  che  potea  chiamar/i^là 
Réiiià  frà  P altre  , CJuiui  Errko 
potè  vagheggiar  gli  effetti  dell'àr  té 
più  arcificioS  negNnt^h\«  enellè 
figote  d j rilieùo  certamente Vhie' i 
sné'  fatte  immobili  dallo ^iliipòrc'; 
nc*  ricami  finiifimi^douc  Jc  telépiù 

itima- 


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ùutt%U%^.Vtne^0nk\  iii 
IHmacc  , c l'oro  piu  puro  reputa- 
uaiifi  di  poco  pregio  in  compara- 
zion  deliauoro;  che  vinceua  la  pre- 
zioHca  delia  materia  * nelle  ricche  ^ 
epompofeliuree  , nonfol  dc'Scr- 
ui  y mà  de*  Rematori  9 dalle  nobili 
ailife  de’  quali  fi  poteano  conghiet* 
turar  gli  abiti  della  Nobiltà  , c de' 
Pignori,  Vide  Archi  trionfali  ab- 
belliti dal  ferro  , c dal  pennello  ^ di 
flatue , d'imprefc^  e di  pitture  rap- 
pcelentanti  la  fuga  « e la  feonfìtta^ 
degli  eferciti , che  aueano  attuto 
ardimento  di  adfrontar/I  con  ellb  ; 
onde  ancora  gli  /corni , « Pignomi- 
nie  de*  nimicigiugneuano  gloriò-» , 
ed  onori  alle  pompe  del  Monarca_> 
Francefe  • Ammirò  diletteuoii  Ra- 
gatte , cioè  ynreorfo  generale  di 
barche,  e di  gondolcper  la  via  lar- 
ghiiiima.,  uià  ondeggiante  del  Ca- 
nal grande,  le  quali  volando  lenza 
le  aleaueanper  termine  del  volar 
loro  il  Palagiodel  Rè,  meta  delJe^ 
grandezze  terrene  , c per  premio  . 
palme  , ecoconeda  tutte  le  Deità 
fiuolofe  del  mare  polle  quiui  nell* 

P acque 


acque  in  vna  fpclonca  fatta  Reggia 
ddfOnore y il  quale  onoraua'i  Vin- 
citor^,  éhc  piìidfìduftfiofi  di  Dcda-' 
lo  aùean  date  le  petinèa*  legni , co», 
quali  erano  innalzati  jal  Ciel  della 
Gloria  gl*Inuentori  ;Apprcfentò  ‘ 
ancora  la  rmagniiìcenza  biella  Re.- 
pubblica  agli  occhi  di  Errico  quat- 
trocento guerrieri  armati  delle  due*, 
celebri  fazioni  di  Venezia,  de*  quag  - 
li tome  bdlicoTo  che  egli  era  godè, 
fommamente  1*  animo  di  queU’JE- 
roe reggendo  in  va  Ponte  ch*cra 
piccol  punto  à tanta  gente  diipen'- 
diflfìaic  proue  pari  all’animofo  fat- 
to di  Colite , che  dimoiìrÒ  valere 
vn  folo  Romano  per  rn’efercito , e 
che  zanti  efeteiti  erano  inRoma^  ' 
quanti  v*auca  ‘Soldati^  £ per  óno- . 
rarcil  Sol  de* Regnanti  fè  compa- 
rir d'arabclc  parti  del  Canal  regio 
nelle  fincftre  de* palagi  quantità  in-  ‘ 
finita  diiumii  foggiadi  corone  >di  ‘ 
gigli , c di  piramidi  ^ che  fifieiten-  ^ 
do  nelfacqua  mofirauano  npikro  : 
Cielo  fommerfo  nel  (mare  tempe^. 
flato  di  più  flclle  , che  noti  fono  le 


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Omo  h \eU  Venexj^i, 
rfcintiJlanti  fopra’l  noftro  Mon^o 
. annoucr4tedall*AftroIogia>Ia  agua- 
le non  potè  ailora  ,contar  guellc  ^ 

, che  tramontate  , c tuffate  nejrac- 
qua»  di  mezza  notte  forni auano  vn 
mezzo  giorno  ^ benché  il  Ciclo 
foffe  quieto  9 je  ferehiflimo  parea.* 
che  tonafle , c tempera  flc  coMuoni 
delle  bombarde  , falutando' colle 
frequenti  falue  il  Fulmine  ideila 
guerra  ^ Tralascio  i con  ulti  fplen- 
didi  y e lautilllnii  eccedenti  i conutti  . 
fauolofidcgPJddij  : le  /Infonic  piìi 
foaui  dell'armonia  fentita  da  Pita- 
gora ; i balli  piu  ineftrigabili  del  Ja^ 

. berinto  Ai  Aedalo  ,,  che  farébbefi 
. fmarrito  frà  gli  auuiluppamcnti  or- 
dinati deli*arte,  fe  nella  terra^e  nel- 
l^ria  jfolTero  ;qucgrintrighi  artifi- 
cioli rimali.  -Inroraraa  sì  grandi  , 

.c  magnifiche  furono  le  dimoftran- 
ze  TerfolaMacftà  di  ;Errico  >'  che  • 
ammutolì  Ja  fama , non  ballandole 
cento  bocche  per  ridirle . • ^ ^ ♦ 

■ - : ’ ~ ’ ''i;  ^ k% 

. f 

Vi  CA- 

— - k-, 


41  r elio  d'ori 

CAPO  XX. 

DeHa  CmpgraT^one  » 


L’Vltimo  luogo  intrinCcco  fi  è là 
Comparazione^  Ja  quale  in^ 
tré  maniere  fi  può  fore , ò parago- , 
nando  vguali  con  vguaìi , òininori 
co*  maggiori  ò m iggiori  co*  mi* 
nori  . Per  diilinguerbene  la  Com* 
parazione  dalla  Similitudine  fia 
quefia  regola  generàle  : che  nella 
Comparazione  Tempre  mofirafi  e-  < 
gualicà>òdirparjU;ilchenoQfifà  ' 
nella  Similituciine  • appagata  nel 
far  veder  folamente  la  conuenienza 
d*vn*Oggcttocoli*aJcro.  Perefem- 
pio:  fé  nel  deferiuere  Ja  ferocia  d*vn  | 
guerriero  y dirò,  cheTU «fiume  ac-  i 
ccefeiuto  da  tutte  le  neui  deWAlpi , 
c dell'Appenino , eche  non  par 
gliuolo  del  mare , mà  vn’Occano  i . 
che  vn  turbine  proccllofy  furia  del- 
la fpelonca  d'Eolo  : che  vn  fulmine 
arme  più  violenta  dell’armeria  del 
Cielo;  che  vn  cremuoto  ariete  fot- 
' ter. 


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I 


OutrolcL  1{en,  renctiand . ri'5 
terraneo  del  Mondo,  non  pareggia- 
no , mà  (òno  inferiori  al  furor  dèl^ 
Goinbawéte,{aranno  Comparazio- 
ni ; la  doue  fc  io  diccHì-,  chc  impc- 
tuofi  fiumi  , turbini  furiofi , acccifi. 
fulmini tremuoti  rpauentcuoli  c- 
rano  fimiJi aii'Ach'ilJe , ed  al  Bria> 
reo  furibonda , farà  SimiJirudinc  a- 
ftraente,  come  dicono  i filofofi , dal. 
pili  > e dai  meno . L’argomento  da- 
gli vguaiidl^fò  quando  Vi  g.  dima^ 
Itrafi  eficr  degnadi  pari  onore  , ò' 
vitupero  vna  perlbna*,  che  l’altra', 
noneflendodifpari  di  affluenza 
ricchezze,  di  nobiltà  di  natali  , di 
grandezza  di  virtù  * di  pienezza  di 
vizi!  , e.d’akro  » JPer  cftmpio.  Il 
giòUaTc  Ìa*^Cittàdihr col  configlio  , 
c coil-aiutò  répùtafi"  d*  egual  gioi- 
rla : dunque  in  parigrado  di  gloria 
fi  deono  auer  quei  che  configliaho> 
c quei  che  difendono  i Cittadini.  P 
argomento  da^maggiori  a’ minori 
è ; quando  proiuamo  valer  nel  mi- 
nore quéi  che  vai  nei  maggiore . A 
cagion  =d»  efempio' . Se  Francefeo 
non  rirpettai'fuoiCenitoficagioni 

F I deli’ 


.r2,(T  . 

dc]Peflcre>£  della  fortuna  ; qual  ri-  • 
ucrenza  porterà  a*  lontani  di  fan- 
gue , e di  parcnieia  l pa^  miaòn  a' 
è quando  dàfli  àdiucdcre 
.X  iò  che  valnci  nainprp  v^ere  ancor 
nel  maggiore  V Vi  g;  f rancefco  ^ 

è.  fi  liberale  e cortc/e  verfqquei" 
chea  pena  conofce  r quai  fonti  di 
grazie  , e di  fàuori  non  verferà  /b^  ' 
pr a gli  Amici  ycd  i còngiunii  f Po-1  * 
iremmo  valerci  de?  maggiori  a*mj- 
nori  à por  re  in  palcféla  crudèltà  di  ' 
SilJa^,  Scilla^  che  ingoiólà  nobiltà 
deU-'itaJiar*  ^.c  fè"  correre?  vn*  altro  ’ 
Teucre^  , anzi  va  mar?  di  fanguc 
per  iàCit^dì  Roma 
^ Ancorà^iLfà^^ 
corre  perle  tódedcÙa,  Città 

a 

come  d*prp  ardoi^Uc  ' 

pofte" dal  fiero  a* palagi  di  Roma  . 
eda  pplueredelle  abitazioni  caden* 
,ti,.oon  hà'  diTueldta»  la>  faccia,  dei 
Giclo  y nà  i’óndjeggiardcVtorrcnti 
fangqipbfiy  c deghaceadij-hà  Qmh 
merfp  > e focato  lo  fdégno  diSilJa  ; 
le  lagrime  delie  famìgli  > pia^ 

gneati  " 


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Cfmo  la  Vém^ana,  <127 
’gncnti  hanno  ammolJito , c fpeti:a- 
toqueJ  cuor  diraflb  nè  il  hienzio 
funcfto  delle  contrade;  difòlatc^è 
fiato  efficace  Oratóre  à perfuader 
là  pictàv:c  lacompafffòne  à quell* 
^empio  , c crudele*  :.or  che  farà  col- 
ràltrc  Città y fé  ricuoprc  con  tanto 
fàngne  ifette  colli' di.  Rbma?',.  che 
amororamente  gli  porfe  il  latte  ? fé 
vuoi  vccidere  il  Mbndó  col  troncar  * 
JàtcHà  al  Capo  di  tutto  il  Móndo , . 

aJzaj:©  à le  ile flb/ nelle  pianure 
làtriier;va,Gampidóglio  di  cui  egli 
iìà  jf  .Giòue  che  tuoni  »'  c fulmini  ' 
oollarpada  ? Non^hà-piotuto  rite- 
ner Jèmanidi.quc/io  Buiiridc  mici- 
diale il  legame deU’àfjffnità'»  e: dell’ 
.am  iacr  iheaife . sii 

4*^altare»dell?Irai’innoccn2à'  di  lan^ 
ti  or  con  qual  furore  mai^gerà . 
lè  armi  contro  à Nimici , ch'e  àuea- 
no  polle  all’ord/nc  per  legarlo  le 
catene  fabbricate  nella  fucinardel- 
jl’òdio  ?i  £ fehàJarciatcrolànjcnce.»  - 
le  pictrc\,fl  che  additino  iLfepolcro  ■* 
dèlia  Pàtriagiimoria;  nè  mèno  la- 
fteràp  oca  poiuere;  in  cuifi  fcriua  il  • 

^‘4:.  nome 


I 


/ 

tirano  d'OrQ'i 

aomc  dell'aJcreCitiàjcJafìcrezza 
per  cffcf  più  fiera  non  rorrà  vefti- 
gio  alcuno , ncJtjuaJe  i furori  degli 
altri  pofiano  sfogarli , volcndo^iiil- 
la  efl'er  folo  nella  vendetta , - . 

Terminiamo  la  Comparazione^' 
teon  quella  iiuoglw  intrinfechi  col 
paragondi  Roma , òdi  Venezia»» 
c delia  Repubblica  d'amendue . - 
Pargokggiaua^ielJa  cullala  Roh 
^.rnana  libertà  , quando  i Tolcani  , 
i Volici,  gli  Equi,  i^abini',  cd^f 
Fi  ancefi  apparecchiauanle  ' colle 
armi  là  morte , e con  gli  Ibcidi  la  ba» 
ra  i e ladibertà  di  Venezia  inuidia* 

. ta  , < che  aueiTegittattiiìioi  fondai 
'menti  neiFacqueà'RialtO:,  il  quale 
€0Ìf^tezzA4d  tnomof  pronoilicaua  ^ 
•k  gràadezzatloue  orarègiuataicoii 
deftino  fiù  ciatada  vn^iticen- 
dio  di  guerra , tentando  gii  Vani,  e 
gl*aJcri&rbari  fepotefierodiuorar 
col  iìioco*viia  Repùbblica  non  in* 
goiata  dal  mare vmà  rifpettata', 
adorata  dall’Adriatico  v La  Répùb«  ^ 
blica  Romana  Tide  il  • predpizió , 
uiclao  , cTbairo  deile  fuefuenture 

allor 


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Ouerc  la  ^ett,  V t% y ’ 
alJor  che  Brcnno  coflrinfcìl  fiordi 
della»  Giouenth  à riconcrarfi  nella 
RupeTarpea  , e del  /àllbimmóbì^ 
Ite  del  Campidoglio  dbue  li  ruppe  il’ 
carro  della  Fortuna  de*  Senoni;  ed 
il  Senato  Viniaiano  con  timor  pa« 
ri  mirò  raltnra  del  fiiafeggio  qua- 
iì  abbattuto , e dtprcflò  quamio  Pi^ 
pino  lo  fpinfc  coll*"impeto  dell’  ar- 
mi^ e col  vento  fauoreiiolc  dclla-i 
profperitià  Rialto , donde  poi  vit- 
toriofa*  r & allegra  Vinezia'  con- 
templò  l’armata  nemica  fommerfa' 
nel  Canal'Orfano  i à cui-forlc  diede 
fi  lagrimeaolt  dinominazionè  l*a- 
uer  cagionato  vn  mar  dì  pianto  agli 
occh  i di  tanti  fanciulli  rimali'  orfa- 
ni nella  Francia*  per  la*  mortte  d& 
loro  Genitori  affogatr  ncll'àcqucL> 
non  iolo  amare  , mà  amarifflme  ad 
vn^fereito  , che  auca  lungamente 
affapofati-i  frutti»  dolci  di  molte 
vittorie  profperamente  ottenutc.il 
Porto  di  Cartagine  colle  fquadre^ 
nauali  mandò  Tempre  tempefte  di 
guerre neJlefoci  del  Teucre,  c nel- 
le Ipiaggc  Romane  e dal  mare  di 

F S Ge- 


09^  ' ,i" 

volarono,  miile  legni  piii^ 
tenjpeftòfi  dell’AHriatico  contra  la  - 
Reina,di  q9eftò;Batf  agliò  Jòngh  i^ 
irmamentcRòma  con  Mitridate , il 
quale  per  efler eyn  Gérióne  non», 
fu  vinto  le  non  dalie  trfe  Ahimc 
gtafidi  diSilla  di  Lncttllo  » e di 
PòJÌpep  i gucrreggtò  molto  tempo 
Vénezià(icól  Gènouefi»  c cof  Virebn-  - 
ti , , chc|Mi£uer,oyn*^^  at- 

terratp'qnan4*era>più  V icibo  alla-»  • 
Terra  ; Finalmente  i Rbmani  creb- 
ber  tanto  ,,che  altri  Guerrieri  noa  • 
témettéro/alup  fe  fteflì  ; ed  i Vini- 
ziani  adatto  fimilià*  Romani’  com- 
^Uéndóxóntinnamcntèfcóii  l'Otr<' 
tóraanno,ch'e.nelnomc:mQflr4  d*eP  - 
fer  Gigante, di piìiinani , ipaKefano.  • 
che  fe  dalli  Luna  deLCielo  R può 
cclilTare  ilSolc;la  LunadèljaTracia 
non  può  torre  lófplendòre  à Véne' 
zia  Sole  del?  Adriatico  ‘,11  quale  no 
teme  nèècclilli nèoccafo  fc  non_i 
nelFvltima;  eRnalejcuina  del  Mon-. 
dò  ',  ; che  vedrà  cadenti.  leReliè  , e ’ 
ottenebrati  i pianeti  maggiori , c : 
ffforgerà  la  pompa  funerale  dèi  Ge% 

nere 


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citerò  là  Féneo^ani  ; i^v 
nere  vinario  priua.c}i  Ju^nì  >^.'1  quali  ■ 
fbgliono  eflerc  vn  chiaro  argomen- 
to d^lilvita-g  ii;;fpenta/ e.  deliaci- 
notte  agli occtìifoprauuenuta e . 


CAPO)  XXP. 

r^Occobr€ncmcnte5.i luoghi  da** 
quali  prendóniigli  argomen- 
ti eflrinfcchi  ò remoti  perchè 
non  fón.cosidifficoJltoii,  nèrichieg-. 
gpno  tantq'ngegno  Si:‘dinomina*' 
no  ancor  fen^’arte  benché  ricerchi- 
no artificio  , perchè  i*Òratore  non . 
traeli^allc  vircere;déjla  cau  far^^co? 
rae  parlano  i Retori  , nèldalla  co- 
fa  dicui  trattali; ,,  mà  dagli' altri  . 
V!  g.  Il  dir  con  Màrziale  della  Cit- 
tà marziale  di  Rbraa% . > ' • . loi, 


Terrarum  Dea  , Gentìumqut  l[oma  * 
Cut  pM  cjì  nib  ly  & rubi  l Jtc undur/i:  ' 
conClaudiaao Poeta  tuttq. fiorito  > 
e che  tutti'!  pili  bei  fiori  colfe  dalle 
prateriè.di  Eàrnaro',;le  quali  fono  i 
Campi  Elifij  delie Mufe  ; • , . 

^6,  Quà 


rji  nrmnrè] 

Qìfk  tàhU  in  tcnircmplelfit^^ 

dther;  ' ■ 

CmusnecffnaimvipéM,  netcwia  iee§^ 
rem^ 

>Jfelau4em'y§»vU9€afi$  : quà  lUecS 

tmiUi 

t^muU  vicimfalìigiatiiifmrajhrit’; 
,<Amorum,  UgHmqttefo^s , iptdfimditf 
ÌHùmncs>  . 

Ifitperiim]pMqìie  déiìfeitnMéiiurith'* 
Hac  efi  exigiHtsqiuffimbusitrti  tctendh 
In  gemincs  »^xtr,paruaq;  aftdtprofeU'it 
Difperfii  eum  Soltrmatms^ 
ò chiamarla  con  Atnmiano:  Tmperiji* 
virtutìimqyimMiitm  tarem,  ò còHàltff 
Penice  nata'dàMa  Pira  di'Troialj 
Aquila  feorpreintefita',  c in  mi* 

rare  il  SoJdcila  glorià  y Pàtria  co* 
munc'di  tutte  le  naziòni* Rifugio^' 
deJPctàr-deJJ’òro  difcacciatà  dal  fe- 
coloxli  ferro  , Reggia  ftabile  dcllàf 
fortuna  che  hà-  rotto  il  fu0‘ carro' 
per  non* dipartir /ì‘ , che  fon  titoli- 
gloriosi , e grandi  dàti  à^quclla  Cit* 
là  da'  Scrittori  vguali  al  nome  t c' 
alla  grandezza  di  Ròma,^  allega* 
reaJjtreautoriù  per  corroborazio* 


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6uero  la  tt'ett.  ìTcne:itana  rj  j* 
he  dcllcJodi  di  Roma , fono  argoì 
menti  cflTfnfcchf,  c tcftimonianzc 
prcfc  di'fuori . 

r luoghi  cftrinfcchr  da*' quali  fi» 
piglianogli  argomcrtti  remoti , fe- 
condo Quintiliano , fon  quefti  • Il 
Pregiudicio',  il  romórci  la  fema  > il 
tormento,  leTauolé , il  girirameri^ 
to,e’lTeftfmonio. . Il Pregiudicio 
flgni'fica  ciò  che  determinato  ne*' 
gitidicijfatti  altre  volte  è di  grand'' 
importanza  alla  Caufa  , al  ne'» 
gozib  • Remore  fi  è vn  grido  vano’ 
fparlb  per  Radunanze  degli*  vomi- 
rti, il  quale  non  cflendo  appoggia’^  . 
to  al  fondamento  d*àlcuna  ccrta,cd’ 
auròreuolepcrfona  , èpocodurc^ 
uolc,  cà'pena  rparfoedirperfo  , c 
diiiien  nulla  . Eafàmaè  diuolga^* 
mento  di  bene , òdi  male  , che  hàì 
per  bafe  la  ferma  opinion  degli  vo*- 
mini,edi'qualche  perfona'  grauc 
la  quale  colla  Tua  grauità  gli  dà  pe- 
fo,  acciocché  non  così tofib  fi' porti’ 
via  dalla  leggerezza',  c dalla  vclo-- 
cità  del  tempo , Il  Tormento  com^ 
prende  le  pene  afflittiuc  > clic  foni^^ 


r , UVtUfi  d’iOfoi 
lecfhuuiac  cuori ym^oi 
tre  4i  pa^^gpnc  vche  fpnoft^rc  ; 
Wverità  j e là  falfità  ,.,S6^:to!f*nQ(nc" 
di  tjMmcnto  tvengono^ancoiai  Ic  ' 
preghiere  ^ le  minacce  ri  vezzi,glr  j 
H»  apàzziil  premi;  le  priiiazioni  ^ 
de'  bcpi  |vi  conuiti  , ne' quali  per 
me^Q  del  vino  ciie  èvn  ; dolce  c^r  * 
ncHcp^dòJ cernente'  fi  violentano  gli  ^ 
atìfcttideil’yómo  /, ; eii  in  fònama  fi- 
gnificanfi  iuttei'inóenzióni  troua-  - 
te  da*  Tribunali  per  iruelar  ja  men- 
zogna figliuolà  della  viltà'.  L'eTa- 
iioleabbra^  Ì-le  ' 

^uàli  fonò  flegàinT^ 
itÌ2^V.e  dàilàtP^^^^^^ 
teftìmpnìànze  fiàmpate>.òicrittc  . 
fciìdf ed  arme  potentHiime  dà^ofJ-  ' 
■fendere  i e dà  difenderfi;  JTgiiira*^' 
mento  è:  va’àtto>  cofcquale^fixhia-  ■ 
mano  Iddio  i.i  Santi  ,^’iécofè  ci'ea-  ^ 
te  per  corroborare:  il  fatto , e quan-  ' 
X(M  diciàmo-r  cficndo  la  religione  ; 
^ijrumento-  efficaciffimo>  neVgiudi- 
eij-i;  e colla  riuerenza  ,-e  coLterror 
di  eiT^  fò^^p;  fiati >, intir,  alcuni  petti  ■ 
coi^tra  i quali  èrano  fià te  adopera'- 

te 


DìQmì7:  ; oy  Googlc 


Gumik  Bjtiti  Veneziana  , ìjj 
té  mdarno  macchine  delia  - fie- 
rezza per  batterli  per'  cfTer  veftiti  ‘ 
dell*  vsbergo  di  Marte  compoftb  de* 
piÌKluri  diafpri , e diamanti . 1 Te. 
flimonìj  fon  lè  perfone  chc^attefìa-'  ^ 
no , prefenii‘,òJontane  *jamiche,ò 
nemiche , di  ninno , è di  molto  cre- 
dito, di  rei  , ò di  buoni  coftumi , di 
quefta%,  òdi  quella  nazione  ; in* 
tìuendó.indirettamentè  Id  Terra , e ■ 
gli afpettidél Cielo', i e de’pianeti’ 
negli  animi  noftri',*c  non  diretta-' 
mente  con  isforzarla  volontà^  co- 
me fognanfi  alcuni  Aftrolaghii  che 
tolgono  la  libertà  • acciocché^ piu  ^ 
liberamente  fi  pecchile  per  rénder- 
fi  più  famofi  àHcoF  infamano' il- 
Gielo  . Tutti  i' luoghi  fòpraddetti 
fon  comprefi  dà;  Cicerone- fotto’i-^ 
Teftimonio  ,che  fidiuidé  nel  Diui- 
no',  e nell*vmano  Il  Diuino  con- 
tiene gli  oracoli,!  prcdicimenti 
gl  i aufpicij , , e gli  auguri  j prefi  dal 
canto  ,e.dal. volò  degli  yccelli , eJ 
dall’ofieruazione?degli  altri  ogget- 
ti; le  rifpofte  de'Sacerdòti,  dègrin- 
terprcti  de’  fognii  e degli  Àrufpici  sì 

die- 


tjé  * M'FtUè  ttOnr  • 
che  confiderano  ie  vittime  de/Hha% 
te  al  facrifizio  ,11  teftimonio  vma-» 
uo  contiene  glieiethpij>,,le  /enten^ 
ze  yiproucrbijv  giiemfaiemi  > i ic- 
toglmci  td'imprele  > e cofe  fimiii  ^ 
le  leggi , §Ji  editti , iprcg indici;  > 
i teilimoni;  ji  giuramenti , i patti  ^ 
le  conuenzioni , i tormenti tutto* 
ciòche  dcpcndc  dalPantorità.  dcglt 
vomini  ilhidrf  9 dalla  volontà  de^ 
Principi  „ delle  I^puBblichc , delp 
adunanzc>e  dai  parlar  volontario  > 
ò sforzato  com*è  quello  del  Reo  , 
chci  f]H>ntan6ainénte  confelfa  > ' ò 
sforzatam^e  ài.  cagion  de*'  tor- 
menti'*'  Da 'qpefti  luoglif  eUrinfe** 
chidl.pojSbiìcauareragioniper  lo» 
dare>,òòiaiimare  ’>  per  difendere 
e condannare^  * Per  condannare  va. 
Reo'potrebbe  cosi  aringare  i^Accu«> 
fatore.  ; ^ . . t 

Non  mcritadr  goder  lapubblica 
luce  delSole^xhi  elTcndo  maluagió>. 
& pdiandopcrciàilgiornb  corami^ 
le  di  notte  v n misfatto , col.qnaie-> 
contaminò  gii  Splendori  purifliiiii 
deile  ftellc,  c dinigrò  la  bianchezza 

della 


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r _ 

éutn  la  ^ettl^éHétiétta  I 1 1 7 
della  via  del  Ciclo  » che  fi  è tutta  di 
latte.  Chi  per  ricoprir  la  colpa  cer- 
cò l’ainanto  delle  tenebre  fia  imiol- 
to  dal  velo  caliginofo  della  inorte,I 
no  Uri  Maggióri  punirono  con  firn  il 
pena  molti  altri  non  di/fomiglianti 
à coftw  nella  fceleragine  . Nè  v*è 
fofpetto  che  la'confeflion  fatta  dal 
Reo  (ia  (lata  finta-,  oucratfifefto  di* 
viltà  cagionato  dalla  temenza  di- 
maggiòrgafiigó , da  cui  apprcnfió- 
ne  abbia  feopertà  la  malfiàgfrà  ce-' 
lata  ne’  nafeondigh*  del  cuore  , c tì*^  ‘ 
data  all*òrcurità  della  notte  . I 
(limonij  ; che  non  fon  di  due  lingue 
eorae  i Cartaginefi  , nè  le  hànUo- 
vcnalitomeiGuriòni  mà  ebbero 
Tempre  r innocenza  kel  cuore  ac- 
compagnata da  yno  iluolò  di  vite b*- 
]e  ^uaii  Jorendóno  infiiperabile  al» 
la  potenza  degli  afTettf,  atiUerfar 
dImeAichi  , mà- non  mai  del  tutto 
dimeiticad  , affermano^  Teccefib' 
commefib^  £a  fam a fb rhAa 'di  p i u > 
occhi , che  non  fono  i lumixidttur^ 
ni  del  Ciclo  > c dfpiù  Voci  dellaièli 
uà  loquace  di  Dodona  9 PatcefisLi»  ^ 

Le 


. ti P^eU0  d^Orai.  y > 

Le  leggi,  cioè  le  Maeftre  ,,vche  ad- 

dottriiwno  fèi^z^  fiancar  fi  , ed  in^e* 

gnanoseza  niiC^^dèi  e fc^pi  fileni , , 
.che  ra^cengonp  le  p^òaiji 
/fé,  e sffenatejigiudicanc^^pi^OjQun- 
zianadègno  deiirvjcinu^iUpplK:^' 
coflui>  che  fìi  il  primo  ^e^ribaidi, , 
c vn  Moflro  nuHàvimuu^ptum , , 
ilqualc  perchè  fii  ainmapfira,io  nel- 
la fcìjoladeilà  fcclèrat^a:>,  ed  in^ 
dlffóliiziq^  difpfcgiè  ^ 
griiifégnamen ti  deìl^  pci^ènza  , c * 
dcKà  giùfl^i^/  >*/C*ruppC'  f' legami? 
dèll'oncfl^i/q(^qualiira<^ 
ticnci  e viue^ihiiberft^^ 

del  vizìp-^P^t^^’iho^^ll^giora- 

te^ii^ntj  fóq|[^cntW2et4«^ 
JRel^iòi^contral  ì9a|^^ 
^Suafqttrarfia^^^^^^ 
quefla  èzoppica^CjiVn  ^ 

chzarezza  del  giórno  > perchè 
ilcurato  dàlia  notte  > e dal 


deUcùàllti^  ,,  .:,r  . • , , ; , 

; £ìpéréJtóyéne^-4:C 

non  crc&c  perde  Jpdì  a j tr«  j ^ - 

cre/ceàiizi  gìòrie  a^ódàtóiMiì^ 

fri.  mólti  alcuni  clógij  ;>. 


co*. 


Di-j;;:,-  ; by  Google 


Ouero  la  F^eiK  ì^i(iana:  jp 

co*  quali  fubJimaroho  fe  ftelTc  lei» 
penne  di  fòl Jéuatf  Scrittori  neJl'al- 
zàmentó  di  Venezia".  Il  che  feruir*  > 

V d'erempioàchivoleirecómmefida* 

xcdairautorità  V-c  da:  vn  luògo  e- 
Itrinfccò  qualchèCittà  i che  oltre  i 
proprij  fregi  i edintrinlechi  auelTe 
ancora  gli  altrui;  egli  èfrériòr  h - ^ 

1 Poeti  migliori  V cd  iCigfti  piu  : 
(qauidiParnaro  y gJi  Oratori  piu 
:fàcóndi>  fgli5torÌci*  piii  rinomati  ' 
col  cant09.colla  linguà;  colia  penna 
cfàltarono  PaJteàza  diVénezia%  e 
degli  abitatori  . 11  Sannazaró'  Pàn- 
tèpofe  al  primo  miracolò  della  Ter-  ^ 
ra , Roma  ; c cantò  che  Venezia 
tùata  nelle  pianure' dell'acqua  era 
più  eccelfadclla  Città  di  Marte  in  ^ 
sù  i fette  còlli  jjòggiàta;percIi'è  Rb» 
ma  era  vn'opera  pólIìBile  àfàrfi^,-  e 
già  fiibbricata  dagli  vòmini  ;/là  do- 
ue  Venezia  era  impólfibilè  à'C^afcu^ 
noeccéttò  alla  potenza'di  Jjio . - 
lUmhmmii'  iices  , hant 

Dc$Sf'  \ i - »:4  . .-.‘Si  2-  ' * 

c pufe?eircndo  anche  quella  Vmano  ^ 
lauoro,;raccoglicfi  thè  i fondatori 

du 


. Ì40  U fatilo  ttùw  i - 

di  Venezia  ebbero  dei  /bprvma*- 
no^ . Chi  la  chiamò  Rcina  dell’A- 
driatico/erniu  dà  Tcddc  y e da  tut- 
ta la  famiglia  dei  mare  > che  per  ai- 
crojDurabile  par  che  abbia  mutata 
natura  neiradoperarii  cosi  coRaii- 
temente  à prò  di  queda  Città  coro- 
nata^ : ' ^ 

tÀdftaei  ^^egmémarit^Ham  ferué  "ptre* 
tnr, 

Titbys  9 €$  ^bftfuijs  VMdéoaUms  ambii: 

fon  parok  4*vii  moderno  inferiore 
folamenfie  ragli  antichi  Boeti  nel, 
tempo  > e queiii  ^ife  ancor  con  r»> 
gione^,  che*i  dommio  del  mare  ia^ 
prima  è de*  Veneti  r«poi de*  venti 
laonde;  douean  procurare  i nau^ 
ganti  d-au€f  i*aura  fauoreuole  d’a*^ 
iii^nd^er  ; - r ‘ 

iPf^tmtpsiaHtm  > pentif^ae  irate  fk- 

Caiiìodoro  col  fuo  flile  dorato  fcrif*» 
fc;  elfere  vn^dunanza  diCaualieri 
e che  fé  le  altre  Città  fon  popolate 
di  nobili  , c di;picbci  , in  quella  fi 
CQteneua  vjQi*Airembka.di  Grandi.. 

.r"'  . ' ££ 


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Ouerd  laì[nt, 

prxdicabUes  plcM  nobilibus  T 
Il  Giouio  Jc  diede  titolò  di  beata., , 
e di  aniLTiirabiie  da  cui  la  feiicité , c 
la  marauiglia  non  mai  dilungoffi  . 
Sid  e a anté  stias  et  lieata , etadmirdbìlis 
extftimatur  , nulùfque  opportuna  bo^ 
fUum  miuritt.  Leandro  Alberti  nonfii- 
nolJa  gran  genitrice  d*  vomini 
grandi , c d'ingegni  maggfori  fem- 
pre  piu  feconda  nel  prodarii . ^Frbe 
bfcmaximorstmammorum  homines  , et 
ingenia  pradara  femper  magna  niultitu- 
dine  k^buit  • Filippo  Onorio  affer- 
ma , àie  à ninna  Città  cede , e tutte 
eccede  nonfopportando  nè  premi- 
nenza , nè  agguagJianza  . VenttioM^ 
Ctuitas  efi  pulcherrima  , ac^ngutari  fuo 
fitu  admtrabUis  pra  cateris  Cimtatibus  » 
quibusnulUcedit . Il  Sodino  nciiibro 
terzo  della  Tua  Repubblica  là  dà 
per  inuincibile , e per  più  forte  del- 
la Torre  di  Danae  , mentre  Vene- 
zia non  fi  ia/cia  corrompere  da*  do- 
ni degli  ftranieri  , ed  è impenetra-  ' 
bile  alle  piogge  d'oro  ^ le  ^uali  io- 
neate  han  tolto  il  Juftro  alle  Città 
più  ciliare  ^ e foauneria  la  libertà 


14^  ili  y elio 

. de*  Popoli  * Sedhoc  inprtfnis  Senatori 
. eauendum  ejlyne  peregrinorum  Vrincipum 
largitiombus  deptanari  fe  > gut  vllo  bene» 
fiiio0gati  patigtur  ; ^uodtmetftcapi^ 
tale  effe  debet  i JtihiL  tamen  frequentius  in 
. omnium  ,oculos  incurrit  4 excipto  Vene- 
itaYum  Cmitatem  , >qua  ab  hoc  fordiunu 
g/enere  pttrum  babtt  Senatum . Tutti  fi- 
nal mente  confelTano  effere  vna  for- 
. tezza  inefpugnabile  , la  quale  refi- 
ilendo  alla  ferocia  dePmarc  dimo^^ 
fira  non  auer, timore  della  Terra*, 
quando  congiu rafie  al  disfacimen'* 
to  d*yna  Città , che  trafeorfa  vna^ 
,breue  puerizia  fi  è conferuata  fem- 
pce  inyna  lunghilfima , e robufìiffi* 
iBagiouentù  , Ja  quale  noninuec- 
^chiata nello /pazio di  mille,  e piti 
.anni  > non  hàprouati gli  accidenti 
.della  vecchiaia?  ciocia  debolezza  , 
.e  la  caduta;  che  peròBaldaflfarBo- 
nifaziPappellòin  vna  Tua  lettera  ,, 
.Vrbem  teternam  nonnifi  cum  rerum  natu^ 
ya,  ac  Mundi  machina  perii  uram  .'Nè 
fono.minori  i vanti  dati  a'.figliuoli' 
d*vna  Madre  fi  gloriofa  augu- 
■fi^.  Dal  Card  inai  Arnpldo  Ofiato 


Ouero  la  \ett . P^ene^ha . i 4^ 
nella  piftoJa  ,^  colla  Tua  pennaj 
pitrpureateftiiìca/i , chcdHor  della 
prudenza'jfioriTce  nel  petto  de'  Vi- 
niziani . Veneti  res  fuas  tanta p^uden-^ 
^tia  agmt  auàm  àUus  quiuis  ^rinctps^àzì 
■Giouio  ?Fel.primo  libro  delle  Sw; 
rie  ; x:he  nel  vento  /econdo  dellaj 
•fortuna  prospera  piu  del  doucreL» 
non  lì  gonfiano  ^ ^nè  mancando  -, 
fmarrilcono^  nè  fan  getto  delia  co- 
ilanza  il  che  è la  ?vera  Idea  d'vn_i 
Eroe . ^ hontmes  in  aducrfa  rerum 
. fortuna  coriflantes  > numquant 

/OTWod/r/ dal  Tuani  nei  libro  37. 
che  l*amicÌ2Ìa  de’medeifìmi  come-* 
gioiellodi  graa  valore  ii  dee  gua- 
dagnare , e comperare  ad  ogni 
prezzo  da'  Monarchi . Kullum  TV»-- 
cipem  èffe  tota  Italia  > 'excepta\epultUc9 
V eneta  1 in  cuius  atuicitia  tomparandé^» 
J{ex  multum  elaborare  debeat . •£  final- 
mente nei  libro  2j.  affermali  dal 
medefimo  , che  folamente  nel  Se- 
nato auguffiffimo  di  Venezia  tro-‘ 
uafila  prudenza  intera , la  quale.» 
nelle  fue  parti  è diuilà  fra  le  altre.» 
Repubbliche  > eleaitrcSig"^»***»  - 


I 

i 

; 

i 

i< 

J 


i 

\ 

i 


:H4^tU0'<POf0$  ’ 

della  Terra  . Fenetus  Senatus  meriti 
cmnis  duilis  fmlentiéi  officina  vocari 
4ebe$  , ;E  per  mo/irarfi  i Veneziani 
inai:au<jglioficom'èla  Ciuà  loro  « 
non.i^iartirono  i fiumi  in  piccoli  - 
rigagnoli^  nè  tol  fero  il  nome  di  fiu* 
Oaeà  Pinde , il  che  fi  fece  da  Ciro  ;; 
màdirperfero  in  mille  canali  l'A* 
4riaW(:o  Tacendoli  {correre  per 
Venezia:,  quafi  abbiano  In  balia  il 
mare,# . elo  pofTan  tramutare  in  va 
rmQ  ,f  leuando  alfOceano  il  titolo 
dteàcr  Padre  de*  fiumi . 

Comparisce  però  più  ricco  d'in- 
;gegno  quell’Qratorc  , che  non 
pceadeinprefianza  di  fuori  , per 
€QSÌ  dice  $ gli  abbellimenti  dcldif- 
corTo , e da*  luoghi  efirinfechi , mi 
^grintrinfichU  in  quellaguira^  ^ 
ci^evVngentilvoQio  itimafi  piu4o- 
uizioio  qualora  nel  riceuimento  d’ 
Vii  Principe  nonferuefi  degli  araz* 
zijC  degli  ornanaenti  altrui  j inà 
de’  nobilifiimi  arredi  della  Tua  guar. 
daroba  ; che  è la  Penicia  j e POJan- ; 
da  dei  palagio.  Molti facri  Orato*  r 
ri  difettano  nel  (buerchio  adopera- 
7 ' ^ - - • - 


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Ì4f 

rafcnto  de*  luoghi  eftrin/echixrolma'* 
<io  le  prediche  loro  d*aucoricà  X)iui? 
ne , ed  v mane, di  Scritta re^xl^adrii^ 
di  Autori gentilii,ieGattóliciynè  ad-. 
- ducendo  fe-nonldi  rado;  gli  argo-^ 
nienti  intrinfechi,  che  fono  Inanimi* 
de*  ragionamenti , e gli  arieti  for* 
-tifiìmi  deireJoqucnza  , co5  quali  li 
perciiotonp  gii  Vdkori  per  ibr-. 
prendere , ed  occupar  la  Rocca  deh 
cuore.  Oiiindiiiafce  la  filatèra  de^ 
difeorfi  non  mai  finita  > à puntacorr. 
me  la  teJa di  Penelope  - perchè 
fcndoinfiniti  gli  Autori  che  fi  pdfi-* 
fono  allegare  i fi  può  allungare in^, 
iflfinko  la  diceria^  ^ c dire  à^cofioro* 
ciò  che  dilTe  Marziale  ad  vn'Mae- 
firo  : pis  Quantum  óthpitptcUtmestAC- 
cipere  vr  uccàs  jpotcndofijegua  Ime  n- 
tc  pagare  ii  fiicnzio-,  ed  il  parlare  • 
E fi  come  nella  Filofofìa  / c neJI^ 
Teologia  non  mer  ita  lai  aurea  di 
Maeltro  chi  cita  folaraentei  tedi 
de*  primi  Maefc'  del  Mondo  Ago-' 
nino , e Tornmafo  > Platone  , ed*A- 
riftotile  , sh  I fondamenti  de*  quali 
fentenze,  vfaudo  queir 
G ìpfe 


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^11  y elhdfùro  ^ 
dtxU  de’ Pi  ctagorici  fenz*  ap-  I 
porcare  alcuna  ragione  del  detto  : 

~ cosi  non  fi  dee  annouerar  frà  gli  O-^ 
ratori  artificiofi  chi  vuole -4A>«4e  in  • 
umifere  fama  9re,viìerfi  folamente.^ 
de*  JuogHi  nominaci  fenz’arte;  qua- 
li l*  £loqucnzarToflcpouera  di  ra- 
gioni iatrinfichc  > c mendica  di  ricr 
chezzc  proprie  9 c non  piìi^tofto  fi- 
mile  ;à  quella  'Reina  dcfcritta  dal 
Saloiilta::  jtdfUttt.  l^egma^'t^ 

‘ deauratn  ctrcumdatavartetate , ceinpe-. 
Rata. d*oro , e di^perle  » e liftata  dc*{ 

, pib  bei  fregi dclVlride  .Torri  V i 
prouarvi^twlche  Predicatore , chc’l. 
peoeatci  àdetcft^bilé;  e per  far  ciò; 
Sà  prima  vn  grande  ftudio  nelle  Po-  | 
liancee , acciocché  pofia  riempiere-  ! 
da  ca po  à pie  i c ne*  margini  » d*au- 
torica , c diserti  ifuoi  libri  , i quali 
paiono  y fummi  piena iam  margine  libri 
Scrfptus  & in  ter^o  , needm  fnitm 
fOrefles . 

Qiiiui  (Iveggon  vari;  titoli  appro- 
piati  dagli  Autori  al  peccato  • di 
pelle , d i Serpente , d’idra , di  Cer- 
bero, di  furia,  perifpauentarpoi  | 

dal 


'^Ouiro  ^^^ianì  ", 
r’dal  p'crganto  i pece»  tori;  j*r  riè  ccim 
; k ragioni  piÉi  forti , rii^ktramè^zt 
i le  te^moriiaiize  in^ 

tririfcchi , "<k*;qtfaljj<coriS€k}ajtanti 
; Ipecchi^rappref^ifi:  lal^branezza 
. del  vizio  à^ife^feetì tanti , e :douc  lì 

> veggano'i;njàli:cagionati  dal^ipcc- 

> caco . '^ìE  «guai  torrenti  di  ;dirc  noii^ 

: ilgorghcfanno  rper  inondarci!  pec* 

. cato  quando  l'Oratore  abbia  l’arte 
f d’apfirc  quc'  fcdici^Juoghi  della-. 

, Rettor  ica ...  -1  foli  cflTetti  del  pecca* 

; tò  eki|ueitti^a»Qtefl^^  t di* 

ilefi  fono  vn  Nilo  di  fette gran  boc* 
che . che  feconderanno  Torazione 
. c renderanno  facondo  rOratorcL»; 
; fQprabfecuidzntenicnte  non  che 
; fófficienzaleiiza  ficortb  alle 
. nizionr.aJlc  caufe  vagli  Aggiun tl v 
e alle  altrefonti:/  impcrcioechè»i 
peccato  fìi  quello:,  ^he 'bruttò  nel 
Ci  e Io  J a^  bellezza  del  le  Softa  ozeo 
fpirituaii,  ed  annerl>C0llc4lrrc  lid- 
ie Lucifero  dPianeta  ;p  iù  ^luminolb 
degli  altri' 5,  mentre  volle  aggua* 
gliarli  al  Dinln  Sole  • il  peccato 
ruppe  col  Aio  pefo  la  fodezza  delle  ' 

G z sfere 


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«fere  celefti  fondtitc  guato  il  dctté- 
ài  Giobbe  à gii  brbn2Ìo:  accedi 
fc  col  fu©jghtaocio'l*lnfernoi  ;:  ifè. 
sfiorir  coJd’aHtò  da  Bafi  liTch  io 
verdura  della  dèrra^;  armò  colla  fiaai 
fierezza,  di  a^le,  ^xli  rpìoetrtUUdlò' 
alpcimò  Genitore  Adamo  ; cacciò' 
deli  regno  dcl  ripofo  gli  abitator  i* 
del  Paradifo  terreftre , eli  còndaijH 
nò  ad  vha  eterna  ' fatica'  t:  prinoIJi- 
del  retaggio  della  figiniolanza^di; 
Dio , del  -patrtuionio  delPimmor^l 
talità  ,dcll’iniieftituradcl  Cieloy  dir 
lotti  i tcforiic  di  tutte  le  felicità  to^ 
glicndo  loro  Iddjoiyfc.pcr  Ja  doJccz- 
zajd'ni  p(>niia>àfirapaÈra to . fè  affag-. 
giar  Pàflcnztay  e’dffidc  d^ogni  ama- 
rezza la  Adamo  vocifo  ammazzò 
lii  difcendèiiza  prima  chCinafcci&V 
eicon  vn  colpo  fdce  ftragi  maggióri- 
di  -quante  nciinixaiTe.Marte.iiellc 
battaglie  catàpali  * .Lo  fpoglia- 
mfcnto  de’ doni  naturali  y e foprv-. 
mani dell'. innocenza  , , della rgra- 
2Ìaf>.  ddla.tranquillità  deicnorò  '■> 
ddclxiaròr  della  mente  la  priuh- 
zion  del  reamè^tC  dei  dominio  fopra 


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Outrolaì{W,  Fent^Una. 
le  Creature:ed  hi  lor  vece  la  feruitìf» 
la  cacciuità  , rofFu/cazion  deirin*- 
tellctto  ,.i>éunwilti  degli  affètti , Iti 
fcompiglio  internò^ ,^Ja  maluaghà 
porpaia,-  furono  gli  effetti  del'  pec- 
cato! i.Qudlofugata^'età. dell’oro 
portò^elJa  del  ferro,-  tonò',  e ful- 
sahiò  co*  metalli  nei  campo  , fla- 
gellò xo*  remi  la  sfrenatezza  dei 
marea,;? fcom pagnò^  Il amiciz^fe  de^ 
compagni , i.  Tefei  ^ ed  i Pirìtoi 
>difttoiia  congiurizion  delic-pareai- 
tdiCv,ie  dcffangue  t accoppiò  id 
Ìealiiy/&.i  ribaldi  fotta*!’  giogo  del 
vizio  >c  defcriifc  al  ruolo  la  Super- 
bia., Tlnuidia  /.lo  Sdegno , l’Anaric» 
zia  / egli  aitrimòftri  vfciti  non  dai 
icnadcli'iAflfrÌGaj/npà^all*apercurà 
d'vn  pomo,caJla,  quale  fidifohiu  fé» 
£o  a,ncora'^,dapeftiknza,/la  fameii^ 
la  magrezza,  eia  fcbiera  di  più  ma- 
lattie che  non  furon  quelle  , chej> 
vennero,  nella  dilcefa  fauol^fa'di 
Prometeo  dalCielocol  fuoco  rapif 
lo , daeuinon  furon  arfe  tanteCit- 
tà' quante. nc  furon  confumate  da* 
mali  cagionati  dalla  colpa.Le sfer^ 
- ‘ G i zate 


o"  , ìl,FeUc  doro  r ' 

^icefordc  come  dice  il^atirico  , c * 
rinternc  ambafce;  iencite  di- giorno  ' 
da*  rei  i Je*-viii6niórribiliii.  c Jc  fpa- 
neatofe  iaruc  vedute  da’mcdc/inii 
di  notte  ne^iboni  torbidi>  & inquie* 
ti  ombreggiate  coJi’oTcuro  dell*c»iio 
bre  >.^ebberò  principiò  dal  peccato  " 
fatta:  carnefice e.JDfpintòrCipcr 
iftraaiare  i Albi  fcguaci  1 timori  - 
del  fijggitiiio ' Cà^  che  > temeiaa*  ' 
c fie  fe  Ite  ITo;  veci for  del  l e fiere  ^ ' 
fiera  del  Alò  fratello  ingiù  Aàmeiitie  - 
ammazzato  : :gli  vrli^diNerone> 
trafitti^  da  mille-  punture  d'animò  ' 
ne’ letti  di  rofe  'ì;  é/iodcok  da.’  colpi  * 
mormli  qu^l^i^tté.dri^dbd^  * 

gttardié  i : 

ietdinpeflfe  fielpettòidr  Giona:  più  > 
fiiriÒfddellé  pròce  i le  del  mare  : 
fiamme  cadute  dalì€^ófdprai(]pel*  ^ 
riufami  Città^dl  ifmorzarè  ibiuo* 
co  delle  t:òiKUpifi:ci^  : il'diluuio^" 
d^adque:infiai per:  fbmmérgcrej»  ^ 
fiH  vomini^i-  efié  nelTun^  tàlrmritb  ' 
poncano  allà' toror’ - 
unti  altri  ga Qigti i h che  ■ leggo*  ^ 
nomeUe  Storie  (acre  > eiprofane  - 

featu-^ 


Oigiii  Cd  i -jOOgll 


Oìtero  la  I{ett  VéntT^am  \ i j i ' 
(caturironadai  peccato  . 

Or  vedére  che  larga  vena  deriua 
da'  (oli  e^cti  che:béne  ampli £ca^ 
ti  > e ppndérati  daranno  à^diueder 
4'Oratorc'pjÌLCopiofò  dell^Occano 
òrigioe  di  tanti  fiumi  reali  > à cui 
per eflcr  mari  null'altro  manca 
non  il  nome>  e i'amarezza  dell’ac^ 
que.. 

€ Jt  P O)  X XI  K 

^ . . 14 

ÌltUé>€aU^rÌ€  filofcf  étè  donde  p 
e^woì.rnanrU.daltVtamtm^ 

I . ‘ 

©Van tunqu c c anafic. il  Cigno  ^ 
dell'Arno;: 

- Tómrarytonuàavdfihftfài 
purellaèàguiia;degl>àntichi  • 
ni  j adèntrariccà , ©fòrnata  ,òco-  ^ 
me  le  montagne  che  afconddno  To- 
ro idi  fuori  nude,  cpriiie infili del- 
iferbè  i mà,ÌBternamenteripicné di^ 
tefòri  i c di  gemme",  flcyé-fifié  par- 
torite^algirameiiradd  Sòie-,  c dal  ^ 
riuoigimento  dc>CliBlfi^c  affidata^  - 
alla  notte  piii  buia  Le  miniere 

p : 4i  dun-  - 


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Vfz  11  4*0ro  > . 

dunque  colle  qyaii  ci  arricehi/be  l2i^ 
Eilofofia»e  donde  fi  può  cauar  ma- 
teria  preziprq^ailli\i»ÌQar  la  yiai;^, 
per  cui  v^affiallaRettorica  ^ e da-s. 
impcrlareidifcorfir,  ' fono  le  .dieci 
famofe  CatcgoFÌc  la^Softanza , la. 
Quantità, la  QuaJiti,  la  RcJaaione>  • 
l’Azione,,  la  Pa  filone,  il  Sito  , il 
Tempo,  il  Luogo , e l’Auere . 

La  Softanza  , che  è quel  che  jfo- 
ftencaii  dffe  Ile  fio  , contiene  leSo- 
ftafize'ìnateriàJi , edimftiàtferiàli  , 
.cwpprec , ed  incorporee  , razipn^ 
li,’ ed  irrazionali anima  te , ed  ina* 
fìiinate,  come  fono  nel  Cielo  Iddio» 
gU  Angeli , i Beati  , & i pianeti  i 
ncirarià  le  Comete,  i fulmini; nellii 
Terra  gli  vomini  , ,,&  i Bruti  , le 
Piante  le  pietre , i fiori , ed  i me>^ 
.tàlli  : .nell!acqua  tutte  le  fpezie  de* 

...  ..  .• 

. .La  Quantità  M.chc  dinomina 

quantLgli  Oggetti  racchiude  la 
jpQoic,  il  nu^ro , il  pefo  > c la  ili- 
ma  : V.  g*  lapiccolezza  , la  gran» 
dqzza , la  lunghezza , là  cortezza  ^ . 
H rs^ccoltà:de’  numeri  y erutta 


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Óu€Yo  Vml^ana\ 

r^kme|ijCj^>,v»Q>:4ie  yenti,  cèinto^i 
rlpi  il  jiui^ 

la  a laij^«c^«a  *>i  iajkggerezza , i le 
mìfi-W , jeipairti , ili  ÈtiEto>Ì*égaaii- 
, la  ^iTaggaaglkaza , ^^-aper  prò- 
,pQrzioa$  ^òifcQmiencaza.,(  dkiiflo' 
j à l^dTfiieìibdwMbilc,  tei;- 
iiuiiej^  òtPelTe^^  P’ 

4uer  compimènttbiyiC  perfezione  3Ò 
lielTcyre  iqap.ef.(et{Q  , la  iprczioità  >, 
e la  viltà-ehè  fono  yna  cerÉa  quanti- 

^^àdi  ftinia  V,  ^ rv.il' ' • » ■•  'I 

o ;La  ftalica?,  mcdiaiite  - la^quale 
fia^odettlqualiv  ha  rotfco‘.d»  folte 
qualità  pertinenti  a*  fénfi,  Je  figufèV 
lte.qualitadcU’i\pimà e che  dà 
e.fterioW  diftetminazion  j.  mtótót}- 
ta  fon  tutti  iqolorijche  rendono 
go  yò  difformed*Oggettof^  piaccio- 
no jòrgradiroono.ail-occh  io,  i'fuo- 
4 i gra^  i-,  ò fpi*a  ceni  i a li‘o(r  è cch^io  91 
fepqrfche  confortano  yòd  ifeonfo», 
tanoiil  gallo  y Jeprimeqiialitài.cal* 
4oj,7freddo,vmidp,,rcccócoTifbr*nie- 
VoU,  òdifoonuenienti  al  tatto  » Jc 
qjinlitàìder;iuate.daJle  prinicj,  la 
ipte|^n«a>iadifperazione.,ilti.mo- 
'iii.:  G f rcy 


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^4‘‘  ilM&iPÓfòlf  ^ 
ré)  Fau^cia  ^lamalinconlajl  l'alfa- * 
grczzax6llciateiré  paffiofli-;  quelle  • 
élìé  apparté%onò'aHMittdiete<>  ',  ^ 
edme  1^  àcuteaza  ‘ r*  grò ilczara  ‘ 
dcll’ihgcgno  ; . e la  virtù , c*!l  - 

viziò  còlte  altrc'im>r^f;  fanità  ^ • 
riaféCmttàjèollé  ^fiàeùi^Ji  iuterne^  t ' 
e finalritenuquoite' qualità^  ',  ch^ej» 
Ndaanò'vafie  appcllaaiònièllef/ori,  « 
còme  ròiro  là  buona  > è rcaifòrt una  , ^ 
la  lode , il  biafìmo  jiÌàMiòilà'7^  - 
fd  icità,’dà  che  dicefi  bùotìo,  ò mal- 
Uàgiò  9 felice ,Ì  òiinfelice  il  Sogget*^ 
tQ^  fono  della  Catègoria  della  * 

ÌM.:  ; ' . .;-’ìV 

. Alla  Relazione  è fottopoftò  tuc-^^ 
td  :ciò  che  fi  riferi/cc  ad  altri V e dice  ' 
dcpcndcnza-  ; Per  efémpio  : tutte^ . 
-le  cagionrdi  cui  abbiàm  f ag  ionacò, 
dicendo  relazione  alloro  effetti  -,  e 
quéftiaHécagion'i  ; ; la  ni* 

miila  > la  fiinigl?ànza  , la  dilfimi* 
glianza  ,l*cffer  Padre figliuolo  • 
signore , ò Soggetto' &cj.  fono  di 
qUéfiàCaiegória  ; perchè  Peffer  Si- 
gnore-importa  l*aucr  fòttò  di'te^  ^ 
vaffalli  i;Pefler  Padri  aucfifiglÌQ'^  ' 

, ’ j lan^  ■ 


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OmolàHett,f^éne7^Maì 

dèf]^  dailcCagioiiiii  • - •' 

• £’*A2Ìonè'fi  è}iqi|cll^a  ' 

qtìale  gli  Agenti  óperand  , 'fe^i^ida- 
cònfitidl'ittoi  4a’qùal  forma  ivicn  ^ 
bietta,  mòdò‘,.daJlaFj]óÌbJfà  ; tìù*  ^ 
Pilfioiie  diik>t^’q^Iuifqué  rkeu^ 
mento  ^ òiìa 

nèj  Ò'còntfaalla  hatuiràdcgli  Èntì>  • ' 
Per  cagion d’efétòpiò  r • P illumina- 
ziòiiddSoJc,  l-edificazion  deirAr-  ' 
chitettò^,.  la  caleiazioH  del  fuoco  ^ 
chiaxhanfìàziónb  mèdrànte  k qua- 
(li  rifcaJda  ìIjìuocó  , fabbrica  fAr- 
^itetto  illumina*!  Sole  i lai  fteffa  ' 
itìùmin3zìdric>,e4*édrficamcn  ri- 
ceuut  i ne  Soggètti  '3ppelfàfi'  Pa  f- 
iìottc . Siippofìò  cièc  ogni  òpèraz  io- 
ne naturale^  ò fóprvmaòa,  com’è 
il  creare  i il  produrre,  il  raffredda- 
re^il  rifcaldàre,  il'f  idércrif  piagne- 
re fòlio  azioni;  il  condannare , Taf- 
fòluerc,  fofFendere , jl  dififendére^ 
fono  Operazióni  della  Politica  .*  ’ il 
4abbbicare  > i a tterrareiòno  azioni 
dèlia  Mcccankd';  prerupponendo 
però  fempr  e , die  qu  c de  o p e f az  f 

G 6 ni. 


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jai;CQxifi<leraéjDcll*AgeDté  che  ope»’ 
ra  prendono  il  nome  di  azione , e_^ 
^oggetto'  hanno  quel- 
Ip' dy  Pa  Alone . ’ 

; - Il  Sito.vuoldirè  la'  pofitura  , ò? 
iItuazion4elJà  cofa'jfc  ftia  nel  mez*- 
zo,  à deftf  a , ò;à  iiniftra , fé  ilia  gii- 
xence  i diritta  > penderne  > baila  ò ' 
fiiblfrne»'', , . . . 

-i>r  li  Tempo-cÙffinito  dà!  Filofbfi  efì^ 
.ftrla  mifuradel  mouimertto  , com? 

, prende  la  durabilità,la  mancanza 
l’intermiinonc , la  continuazione  ,« 
•l’3.ntiehicàii*cl&r  moderno^nuouo»- 
eiimiglianti: 

: : Nel  Luogo  >-'chc  altró'non 
non  la  fuperficic  , edil  Ternainei»' 
contenente i Corpi,  confiderai  la 
pienezza,la  vacuità,  la  ftreteezza 
la  capacità  &c.^ 

Lvitima  Categoria  dell*  Aucre 
altro  non  è fecondo  • Arifiotile  , fc 
non  vn  atto  di  mezzò  frà-chi  hà-,  c 
ila  cofa  auuta  , e conticn  tutto  ciò 
xheftà -dintorno  aSug^etti-,  come 
ibno  gli  abiti,  e gli  ornamenti  delle 
dkife , delle  liuree  ,;deU’ariìie^&Cv 


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Òuero  la  I{€tt,  Vem^am,  157 
da*  quali,  fi  dinomina  il  Soggetto 
poiiero , rieco , negletto  , pompe- 
fo  . . ' 

Di’quante  ricchezze  fieno  ripie- 
ne quefte  dieci  miniere  vedralfi  col- 
refempio  nella  Città  di  Vene2Ìat_  , 
la  quale  peraltro  ricchiffimà  di  io- 
di potrebbefi  ancor  più  arricchire 
per  mezzo  delle  Categorie  , colle 
quali  altresì  1* Llluftrifiìmo  Conte 
è.  Emanuel  Tefauro  a cuì  furoni^ 
confegnate  tutte  le  ricchezze  dalia 
Sapienza,  nel  Tuo  Canocchiale  che 
vai  più  di  molti  cefori , lodò  mà  più; 
breuemeotc  la  Città  di  Roma . . 

1 i Calla  Sofitinza  i 
Venezia  ; Scoglioincui  fono  fiate 
rotte  TArmate  Octomanne. , e de* 
Corfari  ; Baluardo  pollo  à fronte 
deli*  Adriatico  , e di  Marte-,  e di 
Bellona:  Armeria  da  poter  prouue- 
der  le  quattro  parti  del  Mondo  : 
Arrenale  da  ingombrar  colle  vele 
de*  legni e colflfole  finiluratedél- 
•le  Galeazze  l’Elemento  dclfacqua  :: 
GaJaifia  terreflrc  .tempeftata  di 
ftellc  de*  Nobili  ; Iride  mirata  dal- 
le 


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15^  il  Fello 

le  Nazióni  come  fegna  della  pace  " 
comune . . > 

Dàlia  Quantità  ; - 

Città fingularei  fimifc^jcui  l'Arte,  - 
e la  Natura  vnite  non  ne  faranno  ^ 
vnaltra  : Parte  miglior  dell’Euro- 
pa i cdellVniuerfo  : *Riftrctto  mi- 
rabile déglfOggettrpiii  rari:  Guer-  ' 
riera  combàttente  con  cento  mani  ^ 
contrai  l'idólàtcià  : Mifura  delle  ' 
grandezze  terrene  : Comporto  do* 
ue  ogni  parte  contiene  piii miraco- 
li' : Mondò'  piccolo  collocato  nel.^ 
mare  , e fe parato  dalla  Hérra  : Fi- 
gura compaflàta  nell'acqua  dalla»» 
ma ertriaxIelJa  Natura  : Città  fórni- 
ra  d r più  braccia  di  Briareo  i colle  ' 
quali  Itrigne  Tèrre,  Màri,  cd  Ifolc. . 

Dàlia  Qualità^ 

Reggia  bèJlrflima  porta  è rincontro  - 
della  bellezza  : j GJocia.deiia  gloria 
rteila  : Fregiò  della  macilà  ' , e del  ■ 
valor  latino  ; LucenonjTcolórina»>  > 
dalia  caligine  delle  guerre  r.  Clria-  ^ 
rezra  non  ouenebratafdàMé  ombre « 
della  Tiaciàinèdal^fiàtoanuelena-; 
to  delCérberoXDttomanno  : / Allé? 

grezza 


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Omok%ett.<$^€nttMna  \ ' 

igtezfeà  dtila 

deità  Aèliifon’d  Af^iétótrtà  (pa-  ' 
-uèntatà  da*  ruggiti  -tó  itóbóiy  Vii^- 
• zranò  ; ^Compiàciiiienti^ 
che  vinféfc  ftcfla  nel  iifeiirièa^r  Cit- 
tà fi  magnifica  : Inuidi'à‘(le^lÌNàtn-^ 
ifà  chct  ihùidiòr-air-^Attè  'Òpera  fi  ■ 
•beila  ,'  *-  • , i.'  j.  .. 

. . ' -Dalla  Rclazldiiè Y *"  • - 
Madre  non  di  vn  ternariò  di  gra-  ’ 
zie , mà-d’infitìitc  : Nu^cééhe  diè  • 
ifempre  il  latte  dèlia  pietà  i e'dèlJa  ’ 
KcHgiÒnc  a’fuòi  Allièui  : Màeftrk  ' 
^cbcinfiiJlòlà  vèr^  fàpiètìza^/  e le 
4irtit»tté^ir€gnarè^*rnè^^  ■ 
Dónatricé  della  p^imogénittìt^  del-  * 
la  libertà  a*  Gitfàdiiii  : Friihoge^ 
della  Libértà'rifurta' i^fFItarlia  : 
Nem  ica  de*  Moftr i , > dt*  qd^l?  p fù  > 
liè  ftrangolò’ colle  fafcefncila  Gul- 
là  c he  nò n ne  firozaò  ‘E^Òk'ch e ' 
teòrfè  alle  vittorie  priÉa  ^iipòter 
camminare  :Mediàtrice  iofiente  c* 
déttàper  comporre  i ^ìitigijdi.Max-/ 
‘ieiediPàllàde.>  / 

Dall*  Azione!  • 

Aànazónè  la  qulak  col  filò  dellà£a'^ 
’.T  l]^^adav 


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rpada. fe)dà di ilsl^ao^ro- i 
gi*oppÌ:pÌH»jhÉièi^  ;^0Qdi(:«rj'cc  dó- 

incìtiice^iie  Èuric 
yfciccda  Tripoli  ,*&,  A4gieri  ad  ii>- 
feilarl'Adrijatico  :.  |licpgiitrice  de* 
Poq^qì  , degJiiAJpda^dpi  ,.e  degii 
Eredi  del  Criflianefimo  sbandegr 
giati  daU’pdio  : j^^ittà  clle  fpofa  t 
MariperauerJi  in  to  chei# 
sfpr;?^i:teQDÌ  à fermar/i  negli  Stea^ 

. dardi  della  Repubblica?  c da  loro  le 
: che  tronpò  tutta  iTdwmea^- 
cofpija^fi.dipdincrcheritc^^ 
J?;%r,tuoa  fuggenti' 

5^iÌgf£ai6pQer.>.i . , ,, 

Rocca  indarno  battuta  dalla  potcn#- 
za  d.e;.Priiy:ipi  vnitirfenj:a.prd,cen- 
dall^»<^ietM-e  lega  di  Cambrai> 
da-q^aJenon^iirriplS  glfanirai^ei- 
JaìRep^hAica  > mà.piu  fortemeiue 

allardifefa  ddla.liberfà;;Q[v 
R^gfl?*;ap,ei:tinapetiiente  da* 

ueli  fenza  riportare-alti-Q^di  tanice 
guerre  oftinatilSaje,chA  la  gloria^ 
t$5f|ZQnatacQn  yen?z.ia  f,  i^- 
' fldik" 

« A ^ 


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Óuerola^^^t,  KekeijUm,  aói 
iidiata  dalie  congiure  occulte , fco- 
pcrte  però  dalla  vigilanza  del  Sc^ 
nato  ci\e  non  mai  aifonnò  > e dei 
Lione  che  ancor  dormendo  tien  gli 
occhi  aperti  per  cuilodir  la  libertà^ 
trauagliata  da  Turchi  sbranati  nel- 
le ha  ttaglionauali  dagli  artigli  dei 
Kè  delle  Fiere  militante  à.  fauor  dir 
Venezia . . 

Dal  Sito';"  • 

Olimpo  di  gloria  appoggiato  sii  là 
baie  .della  prudenza  : Imperadrice:^ 

. fedentefopra’i  dorfo  di  Nettuno  •: 
Combattitrice  fempre  fublime  che 
auuezza  frà Tacque  non  toccò  ma  i, 
cadente  la  Terra  : Campidogliodi- 
,fleTo  nel  piano' aggranato  dalial^^ 
moltitudine  de*  trionfi  i e delle  fpo- 
glie  : Centro  doue  terminano  tutte 
Iclinee  della  bellezza  Bunto  nel 
quale  concorrono  tutti  i raggi  delia 
. gloria^  che  riflettendo  addoppiano^ 
.il chiarore.:  Città riuolta  inuerfol 
.Cielo  à riguardar  le  Corone  appa- 
-recchiate  \a’  Campioni  VinizianF 
i3hc  battagliano  contra  l’Inferno 


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Dal  Tempo 

Città  inucccfawa  ndle  vittorie  , c ■ 
nata  qiwndò.iimicochiàiia  libertà 
de J 1*301/ ca  Itoma  ; aoamo^  da  Jh 
volubili  ruote  dèi  tempo  tv:>vjè -più  . 
creiciu ta  col  trefeimen to  degli  a n - 
ni  che  aumen tanfi  neiidmancanae  .* 
u\quiJanon  ringiouanita>^,  perchè 
non  fù  mai  decrepita , màfèmpre-» 
giouane  : -viuaèe  Yràlc,  morti  della  ' 
Città  r c de[  Popoli  vccinda^'Bsrbk-^ 
ri  : Sòlèche  {lette  ftmpre  fermo  nel  ^ 
mezzodidclk  glorie  fenaa  dichina? 
re  all'òccafiJi;^ 

- . Dal  Lunga;. 
Cam^MlinòdtgU  Eroi  t .Zodiaco^ 
laniirióibjfiNcgiaio  diinaraui^^  t > 
Giardino  borito  per  cui  palleggia* 
no  à diporto  le  Mule  > e dóue  canta*  - 
no  i Cigni  de! più  fòaui  Poeti  : Ma- 
re ic'reniinino  delle  Sirene  più  dol- 
ci ; Màgico  Pàlàgip  ii"quale  incanta  » 
i forefiicri  che  nom/c^ncpolTòno  * 
dipartire  : AnSteatrodii  cu  iNctta- 
no  fiì.inoftra:  de*  fuor  ijjcttacoli  : * 
Parnafò  di  più  Apollini  : fa  mofo  A»  - 
rcopagordoucilànzia  la  Giuftizia-® . 

in . 


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Ouerola^eU.^tmT^na» 
ili  compagnia  d’Aiirca  , che  fug- 
gcndqfermolIinclCteKdi  VcQ^ia  ; ' 
Ifoia  fortunata neUa  qdale  ripofa  ^ 
ia  làiuesza  >>  e *la^f(»f^iia'  c^di  tanti  ' 
Pòpoli. 

’b3> . 

Città  che  hàAper  fiifegaa  vn  fortif-  ' 
ilmo  Lionei  datole'  dalla'  magnani- 
^mità«^pef«reg^àle^delUimprefè  glò- 
ritide^thernellà^’Féi^ra^e  à^èlMare  t 
ichè  hà^ihfiniti  fplèndÒri  tolti^àlk 
Xuiià  dor^  ^urchi^milie  ' Vò^^ 
rata^  dàl^  ^rìttièrVSiié^  1^^gia- 
tà  coll?  ignominie  rkcuut^^ 
OttomadiMnelleicònfitte  :che  t ten- 
ie chiaui  della  pace e della- 
gòecra  ••  che  poftavne^  fiiòi  aàmlij  ' 

tórrcg^ianti;  càellcfuc^rrH  ' 

ia^nti  Mleiflimi  AfgonàikP^ehdiia*  ' 
■uiganoàllà  eimqùilla  dè’véllt  (fòro 
rdhati  ài  CrilUant/imò  dalla' ' 
ckadcgJ|ìdotótr 


/JlFell(td*Oroi 

vii  , e quelle  meatali  Soilanze  piU 
^ piefte  ddjienlìeroc::.  il  Sole  cu rfor 
.'  veloce^  e volator  fcriza  penne.::  i4' 
fafqia  c4;:colaf  cdcolia  ;.qualc  A-^z 

ikolagh  jtjhJ^pnp^legatHant^^ 
lutninolì  dì  SerjJcntij  e di  iDragonf, 

. cU  Torùc  di  Leoni  , c di  Cani^i^za 
^ che.  inficrifeano  co*  denti  , coHeLr 
cornac  e co^veieni:  Qrionedl  quale 
cóUa  ipada  taglia  i,Jcgami  a*  verici^ 
-c  gtìrpWginnaddlecauem  • 

, mandiandoli  neii'aperto  del  mare»-^ 
Marte  che  rpira  tèrr.orc,e  morte  ; il‘ 

. SagmarìQ.iche  np  ceda  ma  idi  votar 
, di  inette  la  fua  fai^etra.  Sotto  iòdi 
e fopra^tutti  gliLiementi  ili  poflo 
ilfupcp  dichiarato  Monarca  fri  lo-  ^ 
rQ.daJla  pòrppra  delle  fue  fiamme^: 
fononi  tuoni  tronche  guc?:£iére  dei- 
l*aria  : i fulmini  arme  potcntiffime 
di  qucirArmeriafTourana^:  i lampi 
.che  mplfranp^colla  luce  fubitanea 
iifegno  da  colpirli  ; >ed  i;venti  furie 
Jnuihbili.^  Nell'acqua c nelmare 
fono  le  tempere  ,'^oljc  qualifi  di- 
jbatte  quel  Modro  come-LioneaJlor- 
, che  alia  battaglia  s'accende  .•  fono 

^ ' g>* 


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Ouiro  URetUVev^na,  1^87 

rgli  rcógii  baluardi. oppiQ^i  daJJaJ 
Natura  alla  batteria  Vdell‘ondc  ; le 
’ voragini  bocche  ^eauernófc  dell'O- 
' ceano,  chc'inghiottcde  Città  no^ 
taati  de*  legni  ^ Nella  Terra-fono 
le  montagae , i (^ucafi , "gli-Olim- 
pi , le  Alpi,  egli  Appennini,  douc 
sfogali.,  e H rompe  ^impeto  primo 
dei  GieJo  fdegnato:  Je  fèJue  in  cui 
pr»mpeggiaao«  Pini  , ed  Abeti  , e 
"Cedri  ^ e Querce , che  d*altro  non 
:fan  perdita  nella  ‘ZuflPa\^coV venti 
fuorché  di  poche  foglie  .•  nclleTcl- 
ue  fono  le  fiere,  Leoni,  Oi  ìi,Tigti, 
^Pantere  ,*R  in  oceroti , ed  Blefònti  9 
i quali  fenza  intermitìione'Contra' 

Ita  no  del  primato  Topra  gli  altri 
-animali'*  Aggiugnete  à qUefio'Jc 
cole  fatte  dall'Arte , Arieti*,  'Bom- 
barde, Bombe,  e ie  altre  inuenaioni 
trouate  neiretà  cadente  del  Mondo 
per  mandarlo  con  fretpa  maggiore 
al  precipùio , ed  al  fepolcrò ..  Or* 
auendoui  polii  auaoti  gli  occhi  v 
tutti  quelli  oggetti  potrete  auere^ 
infinite  fimilitudini c compara- 
zioni da  far  comparire  qualunque 

com- 


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f^ìlVeUo^i'Orol 

;]i  y e quelle meatali  Softanafe  plii 
. preftc  ddjienfiero  >•  il  Sole  cu rfor 
, veloce  jiC  volatQT  jfciiza  penne.::  ;i4‘ 

. faffaia  cfrcolaf  e.;^ol^^ 
ilrola^j[t)^ano.legatkanci;^^  < 
luoainoli  diSerpenti,  e di  Dragoni, 

. di  TQrÌf«-^i  Leoni  ,c  di  Canifcpzz 
^ che,  in  fieri  feano  co*  denti. , >col  le^» 
cornai  e co!  veleni-:  Orione.dl  quale 
còlla  fpada  tag  lia  iJcgami  a*  velici,  ^ 
- c gtófprigionaddlecanern  ■ 

, niandindoli  neirapicrto  del  mare^ 
Marte  chefpira  térrorc,e  morte  ; ilr 
. Sa gittari0jche  np  cefla  ma  i di  votar 
di  ìaette  la  fuafa  retra . :Sotto  i Òdi  ^ 
efopra  tutti  gli^Eiemenli  ila  pollo 
il fupco  dichiarato  Monarca  fri  lo*  - 
ro  dalia  porpora  delle  fue  iìamme.<2 
fono.i  tuoni  trombe  -gueitiÉiérc  dei- 
ràfia;  i fiilmiai  arn^c  potcntjffìme» 

,di  qucirArmetiaffourana  : i lampi 
.che  mpllranpjcoJla  luce  fubitanea 
ilfcgno  da  colpirà  ; ,ed  i verjti  furie 
. jnuifibiii.il  'Nell'acqua  e nelmafc 
fono  le  tempere  ,Scolje  quali  fi df- 
, batte  quei  Moftro  come-Lione  allor. 
,cfie  alla  battaglia  s'acccnde  .*  fono 


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Onm laRetKVew^Àna^  j<f7 
:'gH  fcógii  baluardi.oppi0ffti'daJla_I 
Natura  allabacceriaìdeU^oode  : le 
voragini  bocche  ^caucrnófc  dell'O- 
' ceano^  chc'dngh  lotte - Je  Città  no^ 

• tanti  de*  legni  ^ Nella  . Terra  fono 
le  montagne , i Gaucaii , "gli  Olim- 
pi, le  Alpin  e gli  Appennini,  douc 
s foga  fi , e fi  ro  m pe  J*i mpeto  primo 
dei  Gieioidegnator:  le  fófoe’^in  cui 
pompeggiaao:e  Pini  , cd  Abeti,  e 
Cedri , e Querce , 'che  d’altro  non 
:fan  perdita  nella  ‘zuflFa\^coWenti 
fuorché  di  poche  foglie  .•  neJle’fèl- 
ue  fono  le  fiere,  Leoni,  Or fi,Tigfi, 
^Pantere  ,*Rinoceroti , ed  Blefontt  » 
i quali  ^en^a  interni iiSone  scontra- 
llaao  del  primato  Topra  glivàltri 
animali'*  Aggiugnete  à quello  le 
cole  fatte  dall'Arte , Arieti , "Bom- 
barde, Bombe,  e le  altre  inueagioni 
trouate  nell’età  cadente  del  Mondo 
per  mandarlo  con  fretta  maggiore 
al  precipizio,  ed  al  repolcrb Or* 
auendoui  pdfti  auaoti  gli  occhi  ^ 
tutti  quelli  oggetti  potrete  /auei^ 
infinite  fimilitudini  c compara- 
zioni da  far  comparire  qualunque 

co  in- 


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/Il  Felhd^Oro;  ‘ ' ' 

>li  , c quelle  mentali  Softanze  f ìir. 

^ piefte  ddjienfiero  > il  Sole  cu rft>r 
veloce  il  c volatQr  feniza  penne;:  là?* 

; faf(3ia  circoiare-jeoll^s.qualc  ^ìh  A^z 
jirolagjhi  legati  ta^  < 

lumiflolì  diSerpcnii,  e di  Dragoni, 
di  TqriVe  ^i  Leoni,  c di  Canii^za  i 
, che.  infierifeano  co*  denti  , *coll^j 
cornai  e co!  veleni.:  Qrionedl  quale 
còlla  fpada  taglia  i,  legami  aVveiìti,  ^ 

.e  giirprigijpna  dalle  cattemcd*£òlo 
, mandandoli  neiraperto  del  mare^ 
Marte  che  fpira  térrore,e  morte  : il 
. SagittarÌQ;chenp  ceda  maidi  irotar 
, di  fiettc  la-fua  fa  netra.  Sotto  j Òdi  < 
e fopra  tufd  gli,EJen|enti  ilà  pollo . 
il^pep  dichiarato  Monarca  frd  lo* 
rodali^  porpora  delle  fue  iìamme:t: 
fpno'i  tuoni  trornbe  ‘guepciére  dei- 
l*aria  ; i fulmini  arn?c  potentiffìme 
. di  qucirArmeriarTourana^:  i lampi 
,chc:mQftrano:;colla  luce  fubitanea 
ilfcgno  da  colpirli  ; <ed  i;venti  furie 
. iiiuifibili  é Neil' acqua  e nelmaf e 
Ibnole  tempefte  ,'^oHe  quali  fi  di- 
, batte  quei Mofiro  comc-Lione  aJlor 
che  alia  battaglia  s'acccnde  .*  fono 

^ gli 


D-.  i?:i  by  Gdiiglf 


Ou:ro laRettVevì^na'i  i"^7 
rgli  ^cógil^ba]uardi.of>po(ftl^daJIaLJ 
Natura  ailai>acceriaidd}*onde  : le 
voragiui  bocche  cauernofc  dell'O- 
ceano, chc-anghiottc-Je  Gittàno- 
tanti  de'  legni  ^ Nella  Terragno 
le  montagne , i Gaucali , "gli-Olitn- 
pi , le  Alpi,  egli  Appenniai,  douc 
sfogali , e fi  rompe  l’impeto  primo 
dei  Cielo  /degna cor:  le  ifelii e'^^^in  cui 
pompeggiaaoePini  , cd  Abeti,  e 
Cedri , c Qu^erce , che  d’altro  non 
:fan  perdita  nella  ‘2uflra\? co'  . venti 
fuorché  di  poche  Foglie  .•  nelIeTél- 
ue  fono  le  fiere,  Leoni,  Oi  fi,Tigfi, 
Pantere  ,*Rinoceroti , ed  Elefanti» 

' i qual  i fenza  interm  iiSone  -contr a^' 
Itaao  del  primato  Topra  ^li  altri 
animali*,  Aggiugnete  ^ quello  de 
cole  fatte  dall'Arte , Arieti  -,  ^Bom- 
barde, Bombe,  e le  altre  inuengioni 
trouate  nelfetà  cadente  del  Mondo 
per  mandarlo  con  fretta  maggiore 
al  precipizio , ed  al  fepolcrò  v.  Or* 
auendoui  porti  auaoti  gli  occhi  v 
tutti  quelli  oggetti  potrete  /auer^ 
infinite  firailitudini e compara- 
zioni da  far  comparire  qualunque 

coin- 


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/JlFell(y<rOroi 

vii  , c quelle  mentali  Soilanze 
^ pie(ie  dd  penfiero  ;;  il  Sole  curipr 
. veloGO  jiC  voJgtQT  ifeiiza  penné;;  44' 
I fafqia  ckc&laredcoll^  i^quale  j|gii  ^ 
ilrolaghj[M^iH>.legati  ta  :* 

lunainolì  diSerpenti,  c di  Dragoni,  ' 
, di  Ìo?Ì>«  ^i  Leoni,  c di  Canifcpza. 

^ che.  infierifeano  co*  denti^ , ‘ColIei-»i 
cornai  e co*-velenj\:  Qrionedl  quale 
còlla  fpada  taglia  iJegami  av  velici, 

. c glirprigipna  ddle  caÉuerned^òlo^ 
, mandandoli  aeirapierto  del  mareu^f? 
Marte  chefpira  térrore,c  morte  : ilr 
. Sa gittariQche  np  ceila  ma  idi  votar  < 
, di  inette  la  fua  faretra.  Sotto  iòdi 
efopracufti  gli,EJernenM.iià  pofto  * 
JlfupQo  dichiarato  Mojiarcafrà  io*  - 
ro'daJla  pórpora  delle  Aie  iìamme^s 
fonol  tuoni  tron^be  gucctìérc  deÌ-J 
rafia  ; i fulmini  arme  potcntifiìme  = 
di  qucirArmeriadburana-:  i lampi- 
.chc-mpftranQjcolla  .luce  fubitanea 
ilfcgno  da  colpir  A ; .ed  i;venti  furie 
. imiiAhili  i!  ■ Nell' acqua,  e nelmare 
Ibnoietempcfte  ,’^olje  quali  fi  di- 
, batte  quei  Mofiro  come-Lione  allor 
che  alia  battaglia  $*acccnde  .*  fono 

. gJi 


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Ouiro  laRett.y^emi^na  “ 1K7 
rgH  fcògii  baluardi  oppiafti>daJla>I 
Natura  aila^attermìcleil^aode  : le 
' voragini  bocche  ^cauerno/c  dcll'O- 
‘ ceanQ-,  'chc-dngh  lotte - le  Città  nO' 

• tanti  de*  legni  ^ Nella  Terra  fono 
-le  montagne , i Gaucafi , "gli  Olim- 
pi , le  Alpin  e gii  Appennini,  doue 
sfogali , e fi  rompe  l'impeto  primo 
dei  Gielo Tdegnato:  deiefoe  ^in  cui 
pompeggjaaoePini  , cd  Abeti,  e 
Cedri , e Querce , "che  d’altro  non 
:fan  perdita  nella  'zuffa  ^co*  venti 
fuorché  di  poche  foglie  : nel  le  Tel- 
ue  fono  le  fiere,  Leoni,  Oi  fi,Tigfi, 
ipantere  ,*Rinoceroti  « ed  Elefonti  > 
i quali  fenza  interni iifione  ‘Contra- 
Itano  del  primato  Topra  gir  altri 
animali^  Aggiugncte  à qucfio^le 
cole  fatte  dall'Arte , Arieti , "Bom- 
barde, Bombe,  e le  altre  inuenziohi 
trouate  nell’età  cadente  del  Mondo 
per  mandarlo  con  fretta  maggiore 
al  precipizio , ed  al  repolcrb ..  Or* 
auendoui  pdfti  auaoti  gli  occhi  v 
tutti  quelli  oggetti  potrete  /auerCL-» 
infinite  firailirudini  c compara- 
zioni da  far  comparire  qualunque 

coin- 


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f . liP^^o  d*Or^  > V 
Dal  Tempo  - . 

Città  Inueccinii^a  ndJe  vttiork  , c ■ 
nata  qmndò  iimeocbiòi  la  libertà 

deìl’aniìcaRomarMoamoSkdaJh  * 

volubili  ruote  del  teqfipp  t viè  più  ' 
crefciu ta  col  crefciàiea to  <icgJi  an • 
ni  clic  aumentali^  ^neià^tnaAcanac  • ' 
Aquila  nomriagiouaaita-,  perchè 
non  fù  mai  decrepita , màfempre-» 
giòuanc  : .vm^e  fràlt,mottidella'  • 
C]ittà , c dclPapolivccifiiia*'Barba- 
ri~;Sbie  che  ftettefòmpre  férmo  nel  : 
mezzodi  delie  glorie  fénza  dichina? 
reall'òccafii^^s^ 

- . Dal  Luogo;. 
Campp.£lifiò  ^gJi  Eroi  : .Zodiaco  » 
Juniinóféjfécgiató  divinarauigJie  « ; 
Giardino  borito  per  cui  jpaiféggia* 
no  à diporto  le  Mùfé  > e dóue  canta*  • 
no  i Cigni  dc!  più  foaui  Poeti  ; Ma  - 
re  férenifllftio  delle  Sirene  più  dol- 
ci : Màgico  Palagio  il  quale  / 
i foreAieri  che  nomfé  ncpolTòno  • 
dipartire  : Anfiteatro-ili  cu  iNctta- 
no  fé.mofira,  de*  fuor  ijièttacoli  : - * 
Parnafo  di  più  ApoiJinufemofo  A-  - 
rcopagofdpucfianzia  la  Giufiizia-». 

in  c 


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Ouerolal{en.^tmì(iana»  . 

ili  compagnia  d*Aiirca  , che  fug-  ' 
gcndc^fermoIfincl'^Wi  VcQ^ia;  ' 
Ifola  fortunata nella  quale  ripofa  ' 
la  làluezaa  V e*la^f<»(^na''^dHanti  - 


Pòpoli. 

. - •Dcli*AÌcFC  '>  f ‘^‘’  " 

Città  che  M>pec  ti]|fegn£  vn  fortif- 
fimo  LÀàtté  dàtolé‘  dàlia'  m%nani' 
>xnitàipef<i  fegnàie^  dell^imprciè'  glo~ 
riblel&itlèncil^Tc*;^  nèlMare  t 
hà^ihdniti  fplèndÒri  tolcFàlla 
•Lunà'  deri  ^urchi^mlile  'Vò^dfèa- 
ratà:  dàlld'  artsè^Venò#  ^ ^gia- 
ra colP  ignominie  * rkeuu  dagli 
Ottomadoi  nelle  icondtte  :che  tkn 


le  chiaui  della  -pacc  *V  c della- 
g^ccra  : che  poftavne*  iuòi  nàtt  ' 

tórreggianti;  eàellcitì^^  ' 

Janti  Micifliau  Afgonàuti^/chena*  * 
lufganoàUà  cònqùilFà  de'vdlt  d’oro 
rubati  ài  Cridianciimò  dalla  tàba’!^  ’ 
tf^dcj^ldolatri,  ' - 


^ s.llytUod'Oro: 

€ A P O;%X^ 

' C i * •'  • » ■•  l-‘*  • ,.  » il  u IJ  } i'.‘  I X 

^ SI!pH  ^ItTQ.  mdp.fer  frollar mUerU  • - 


« lx\ * « V Jk. 


SE  TAuariziii'.rcofiiatail  della 
- rnanatura  ,*  c della  tfcaàcitàito 
naca  moflradliberaliiniBadreirochi 


le  addili  nuputoodiid^^rieq^^ 
c^^Piqjift  la  cga-  palefecalB  Ut  «nr 
WW*  ViCr/^di,oi<ldlàuariaiii 
CG^inqo^^bjle  di!;<^^  iaf;^ 
pknz^ f«Ìp|nregn0,jvaj?iévie  per 
i ^foiiideilfi/^enzie  fen* 

za^  valica  di 

daf©>y  npqcswe  ^qualcii^ 
fainofoqUalQite  fc^ 
fu  ar  celtjb- 

ic^'l  volo  delle  -vele  Sgonfie  d41  i^ca- 
ta  acòiacchè  ^à^velacemente  fi 
volaifc  alla  mprtCj^  ;MQflb;.duoquc 
da  ciò  voglio  da ryi  vn’alc^a  ini^eiv- 
zione>  colla  quaJé  poflìate  non  dico 
fu pcrficial mente  indorare  il  difeor- 
fo  , raà  renderlo  ancora  tutto  d’" 
oro  fenzUdoperar  quella  piètra^ 
fiJofofica  » chCvhà.  infrante  le  tc* 


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Ouero  la  ] i 

Bx  à wnti  fil(>rofanti‘.‘^- ' 

'.  A lodare' vn  doraggiofòbapìtàBl 
Vlniziano  > ò d'ak-ra  na^fotie  tutto 
cnore;,e  tutto  l^irieoS  e pfÈlìiSérribf- 
lé  dc4»  ^fulminfe?  da'^Gti  ló- 

pi , e delch'ctof  rtell’Bneìda  ,-’potre- 
Ite  Còlia  - velocità  dell- Intelletto 
Bando  , imtiiùbìli  ndle  voftre  ftan- 
zeli  ivoJarpet  rampi  ezz'ade-i  Wni- 
uèofo  a 'ed-óiièrbar  gii  O^getti  pià 
ckifei;rheerprimano  la  fodèzz^del- 
le  iiìenibra  ner^borùtè' •;  le  còie  più 
fpauentcuoli  , che*‘  r itra  ggàno  ini# 
parte Ja  terribilftà  ‘del  Campione  > 
c>tutto  ciò  che  fi  è proporzionato  à 
figurar  la  potenza , la  fortezzà  V la 
vedocitày e lealtre'doti  àpprò'pate  ^ 
daHatfania  je^dalle  penne  degiis^ifit- 
tori. aglrEroifa cti  dalfa  > propniaiL* 
mano  rmmorta  li , e dal  1 d in a«$  • al- 
trui  dercriuendoli  nelle  carte  ..'  Per 
c/empio  : NclCielo  oJtre-alla  natia 
durezza  come  voglioha  àlcuni  a'fi*  ' 
iodati  nella  l^ro  fèncenza  pci'Ie’pa*' 
roledi  Giobbe , che  parue'-dibron-' 
20  a**  colpi  deWa  fortunaVii'p<>iron0  . 
confiderar  quelle  Menti  fokauzia^ 


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fìireUortOroi 

vii  , c quelle  mentali  Softanie  plùT. 
^pf  ette  ddjwnfieto  ;;  iJ  Sole  cur(pr 
, veloce  voJatQr  ifepza  penne.  : 

. faffjia  circqdar cdColla..qualcj|^^^  A^z 
iUolaghj;  h^qiK>legati\tahti;^M  ‘ ^ 
luminolì  di  Serpen  ti , e di  Dragon  i,  ' 

, di  Tori>e  di  Leoni,  c di  Caniiwza . 

. che.  infierifeano  co*  denti  j ‘collii 
cornai  e co^-velcnM  Or ionedl  quale 
còlla  fpada  taglia  i,legami  a*  verici» 

.e  giirprigijonaddleca^^^ 

. mandandoli  neiraperto  del  mare»^ 
Marte  che  fpira  cérrore,e  morte  : il  ; 
SagittariQiiche  np  ceda  ma  idi  votar 
di  ^ettc  la  fua  fa  retra . Sotto  i Odi  < 
e fopratntti  glìLiementi  ilà  po^o  < 

Monarca  fri  lo*  ^ 
Aie  fiamme^: 
.ibno'i  tuoni  trombe  ‘gucctière  dei- 
paria  r i Ailmini  arme  potcntiflime 
. di  qucirArmeriarfourana^:  i lampi 
.che  mpArano^colla  luce  Aibitanea 
il/cgno  da  colpirfi  ; ^ed  inventi  Airie 
inuifibili  ^ NdPacqua  e neimare 
fono  le tempefte  ,’^olle  quali  fi  di- 
{batte  queÌMoftro  come  Lione  allor 
che  alia  battag  lia  s’accende  .•  fono 


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0«*TO URett,Veve^na~  ìiS^y 
rgli  fcògll^ba^uardi  oppoffti'daJla-T 
Natura  ^ila batteria  idell^ondc  : le 
voragini  bocche  cauernofc  deiJ'O- 
‘ ceano^  chc-inghiottc- Je  Gittà  nO' 
taati  de*  legni  ^ NeJJa  TcrraYono 
4e  montagne , i Gaucafi , "gli  Olim- 
pi, le  Alpi,  egli  Appennini  ,. douc 
sfogali , e fi  rompe  l’impeco  primo 
del  GieJo  /degnato:  ieiciue’’^iij  ciii 
pompeggiano:ePini  , cd  Abeti,  e 
Cedri  ^ e Querce , che  d*aitro  non 
fan  perdita  nella  '2u6ra\^co-  venti 
fuorché  di  poche  foglie  .•  nclJeTcl- 
ue  fono  le  fiere,  Leoni,  Oi  fi,Tigfi, 
pantere  ,*Rinoceroti , ed  Elefònti» 
i quali  Cerna  interni iiSone  ‘Contra- 
llaao  del  primato  Topra  gli  altri 
animali  *,  Aggiugnete  à quello 'le 
co/e  fatte  daJPArtc , Arieti , "Bom- 
barde, Bombe,  e le  altre  inuen.2Ìoni 
trouate  neH’età  cadente  del  Mondo 
per  mandarlo  con  fretta  maggiore 
al  precipùio,  ed  al  repolcrò Or* 
auendoui  polii  auaoti  gli  occhi  , 
tutti  quelli  oggetti  potrete  auere^ 
infinite  firailitudini e compara- 
zioni da  far  comparire  qualunque 

coin- 


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nSS  . il  moderò 
combattente  più  feroce  , Cosi  fccé 
H Taflò  9 Virgilio  volgare  in  quetì' 
ottaua  terribile  deferiuendo  il  Sol- 
cano. . • ' . ; ■ ^ J 

€<>ne  innanT^  tl  S<rlian0t9  giugne'd  queUà  ^ 
Confitfa  ancor- , e mordmata  guarda  9 
Rapido.  $i  che  torbida  procella 
Da  cauernofi  monti  efee  piti  tarda  9 
fiume  che Mrbori  infume  yt  caje  juella 
fclgore  ibe  le  Torri  abbatta  ardt:  • 
Terremoto  che*l  Mondo  empia  d*  orrore  - 
Son  picciolo  JembtanT^e  al  juo  furore , ’ 

E Virgilio  , .Tallo  latino  nel  ii, 
dell*  Eneida  • 

„ murali  concita  numquam 

Tormento fic  faxa  fremunt , nec  fulmine 
tantt 

Digultantcrepìtus  'y  volai  atri  turbinis  in- 
flar 

%xitium  dirum  hafla  ferens  • 

Seguitando  la  medefìma  traccia  po- 
trete trouar. materia  da  lodare  v.g. 
la  bellezza  de’Bcati  paragonandoli 
ai  Cielo  quando  fenza  ingóbramen- 
to  di  nuuole  difeuopre  il  fcreno  del 
voitoraliavia  lattea  quando  le  ftelle 
inargentano  i campi  cekfti  al  car- 
ro 


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Vuero  UHétt,  f^ene:^ana, 
ro  delia  notte  .•  al  Sole  quando  nd 
inezzodi  ftà  nel  mezzo  , e nel  cen-^ 
tro  delle  fue  pompe:alMride  quan- 
do colParcoda-fliille  colori  Jiftato 
tira  gli  occhi  de’curiofi  alle  rofc 
allor  che  imitando  r Aurora  dif^ 
piegano  su*l mattino  le  porpore^ 
le  quali  collodore,  ecdl  colore  pili 
fenfi  ricreano;  a"  gigli  ricchi  d’oro, 
e d’argento,  e di. ruttigli  odori  del- 
la Sabea  ; .a*  prati  nel  tempo  che  la 
‘Primauera  gl’infiora  in  fegno  del 
•verno  fuggitine .il  quale  eflendo 
Tquallidofugge'la  cagion  dell’ame- 
mità  : alle  perle  con  cui -1  mare  ade- 
fea  i’Auarizia  de’  nauiganti^  ^ poi 
.toglie  loro  Ja  vita  : alle  gemme , le 
qualigenerace  dagli  ardori  del  Sole 
■portano. gHneendó*  «el  iMondo  , e 
.nel  mondo  piccolo  dellVomo.  AI- 
tri  Oggetti  rapprefentanti  la  bel- 
tà de*  Santi  trouerete , fe  andrcte_> 
pellegrinando  colla  mente  noa_, 
perciò  raminga  per  tutte  le  fpezie 
piu  Ipcziofe , e /iugulari  delle  cofe , 
•ò animate , ò inanimate  che  fieno , 
Le  feiuerc  degli  oggetti  medefimi 

H da- 


tfjQ  j'^flVeUod*Orà§  . \ 
daranno  cofe  contrarie  ».cio^  mate^ 
ria  di  biafìiPQ  > come  appunto  ]’a ila 
d* Achilie  feruiua  di  medicamento  , 
c di  veleno,  ferendo  » -e lana ndo 2 
qua  fi  quel  prode  guerriere  aue  | 

^tcasfufala  fiia  valentia  ancor  neir  | 
afià'nuouo  (Irumento  da  vccider  la 
mòrte  nel  campo,  doueqncfta  frà 
mille  ftragi  cerca  d’immoctalairfi, 

..  t'  : i -:  ’ > •*. 


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Beile  Figure  delle  'Senten%e*  , 


Niìn  qui  abbiamo  data  la 
materia  preziofa  in  ve?* 
n’tà,mà  tuttauia  incorna 
pofla,  efcnza  J*Aniraa 
della  forma;  tal  che  ii  può  dire  co- 
me già  diffe  Oau  fdio  del  Caos, rudis, 
indigfftaque  moles ^ "dobbiamo  perciò 
in  regnare  il  modo  di  pulirla  e di 
figurarla , giacché  il  lavoro  fiimafi 
aJ  paridelJa  preziofitàdella  mate- 
ria^ an^i  quella  fouente  da  quello 
é vinta.;  onde  afferma  il  Poeta  co'» 
ronacbàncor  nel  nomerà  * 

Che  vinta  è U materia  dal  lauorot  • ' 
^Ouuidio  difie  prima; 
ìdaterkm  Jumabae  e^us  . » 

; ‘ H X Sì 


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17X  Itytlloii^nì 
'Hi  fà  quedo  ricamo  > c fi  dà  <}uéd^ 
'fcrma  colle  parola , e colle  /enten- 
zt  ; mà  ora  tralafièiandp  le  parolte-* 
figurate,  m*accjngoàfaue!lardcl- 

Je^tìjgiire  dtllc^ìfhtenzè  > colle  quJ^i 
• fida  lume  alla  Eloquenza,  accioc- 
^ ’chè  iion^aia  cieca;  e fixende  forte^ 
" '^■^robuilàda  poter  fuperare  la  per- 
tinacia , eroftinaziondeile  volon- 
tà , c compariTec  più  màeftofa 
Prima  però  di  trattarne  è nece fifa- 
rio  fapere,  come  auuertono  iFilo- 
fofi  > quid  rei & quid  nominiti  che  co^ 
fa  fia  figura;:  perchè  fi  chiami  così’, 
&.in  che  differifeano  le  figure  delle 
fentenze  da  quelle  delle  paroJc.Di- 
co  dunqueefi'er  la  figura  vna  foggia 
di  parlar  diuerfo  dal  dir  comune  , 
«-triuiak  . Appellali  figura  perchè 
ècome  vna  ibriim  daK:ui  viene 'inr 
formatoci  difcorfo  ed^comevir 
ammanto  col  quàlc  acconciamente 
fladorna  i c fi  figura  l'Eloquenza- 
ytfejiis  Matrona  moueri  tuffa  dtebus  « i 
Si  dtderènziano  le  figure  delle  /en- 
tenze  da  quelle  delle  parole  in  quC* 
’fto  : che  iefigute  delie  paiole  fi  dif^ 


Oitmk^ttt,yenex}<tnèi~*  175 

figurano  col  mutamento  delle  pa^ 
Fole  i mà  le  figure  delle  fentenzc 
non  fi  fuiTano  , nè  guafiano  col  to- 
glimento,  nècol  cambiamento  del- 
le parole-  V.g.  Se  voi  diceftc  di  Kc* 
rone  ; Qualxrrudeltà  fù  con  vn  di-^ 
iuuio  di  fiamme  far  la  pira  ad  vna^ 
intera  Citti  >•  Capo  delle  Città  , 
cdel Mondo,  figurando  a*  difcen- 
denti  da^  Troiani  col^incendimen- 
to  diiloma  rimmagine  lagrimeuo- 
‘ le  di  Troia  bruciata  ? Qual  crudel- 
tà fonare  vn  bène  acc-ordato  firu- 
mento  fràle  voci  confufe  di  varie 
gcnti,che  vedeano  le  loro  abitazio** 
ni  nel  fuoco  accefo  da  Nerone  ? da 
cui  quali  fceieratezze  non  doueano 
aipettare  i Romaiìi  , fe  per  giuoco 
eonfumaua  con  vn  MongibeiJo  di 
fiamme  la' Patria  ?-  Qual  crudeltà 
fuifeeràr la  Madre infegnando  vn^  ‘ 
altro  modo  mà^ barbaro  di  prender 
gliaugurij  dalie  vifcere  de* Geni- 
tori ? farà  figura  delle  parole  , la-> 
quale  confifie  neh  r ipetere  ; Qual 
orudeltà  il  che  tolto- fi  perderà 
quella fi:>ggia  figurata  i.mà Ja  figu<» 

i ^ i 


if4  li  KiUoitChtoì  < ‘-*- 

sz  deile  fencen^c  rimane  intcraS' 
quantunqucli  rimuouana  lc  paro- 
le ^ come  lì  può  veder  ncircfempio' 
addotto , doiie  /è  diraffi  ^Qual  cru- 
deltà fula  tua  ò'Neronc  neitrasfor^ 
mare  in  Troia  fumantcrla  Città  di 
Roma?  nel  trasferir  nella  Patria^^ 
Tfitna  i ed  il  Vefuuio  ? ael^mifchia« 
rc  i fuoni  dèlla  lira  > e*l  canto  dalla 
voce  con  gir vrli , e colle  Arida  del 
Popolò  ^mano^  neliVccidèria^- 
tuaGcnitcicci  auuenttirofófrà  tan-* 
te  difgrazie,  f>erchè  non  douea  ve*  * 
derJa  Oe  Aiaiità  d'Va/ìio'A^iuolo  > 
il  quale  col /angue  de^  Cittadini 
fioÌMÒic  arene  y e le  acque  dòrate 
del  Teucre?  re  Aa.  nond  ime  no  Intera 
rogazioiie  ,r  la  quale  dicefi  fìguraU 
delie  fencenze;  Auuertafi  pèrò^  che^ 
fcntenza  ih;  queAò^  luogo  AgniAcà 
&ncimento  >.  e concetto  delPatifmo 
{pienti  colle  parole  ; nè  prendèfi 
per  que*  dcctiic  per  quelle  propoli* 
z ioni  vniti  crralijpertcnéti  allcazlo- 
ni  vmane;  come  rono:  ùacentqumim 
cent  : Sp^ranm'éuntfpnaniusi  Gli  fikgìé 
ddmrtali  non  (Uono  ^cìsfìm^nìili  :r 
! - ^ l€. 


, Google 


Onero  fa  ì{etù  Fenéiìana . 
iàgtbriaèyiuaÀilfmi  i è morta 
'mortir: 

Il  cibo  d*Vfta  voglia  all*  altra  è farne; 
filmili , che  ccouanfi  negli  Autori  ' 
miglidrr,  i quali  pei:  prezio , c ri^ 
compeiifaL  datino  à chi  li ‘legge  ? 
gemme  tali  nate  dai  Sole  della  Sa* 
picnza'e-  •' 

^ CAPÒ  IL 

ÙeUìt  Trofofopeiàl:  ^ ‘ 

PRo/bpopeiafIgnifica  finziondi  - 
perfona  .Conquefta  figura  in* 
trodìiciamo  àpadatc  Pedone  viuc» 
ÒmórtcyCfttàvITegn^  Mari,  Móni 
t i>  ScIucì;  Animali, y iz  i;>Vi^tìi  &c; 
Chi  Yolefler  ihtrbdiirrè  à ragiona^ 
Gerulàl&mme  per  efbrtare  i Princi^ 
piCrifiiahi  à:  la/ciar  le  guerre  frà 
foroacàgiierrcggiar  iolamcnte  per  ^ 
torre  il  giogo»  pofto  alla  Città  dì 
Cr  ifib  ,•  potr  ebbe  fa  r cosi,  - • ^ 

- Nòn.vdicécheahcòr’ie pietre  di- 
.Gièi:nralèmiùè  aùànzatc  ai  furor* 

^ ' • H.  4;  dei 


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-IiyeHìid'Gìrè'i  ^3 
ilei  cempp  y e de*  Rooiani  anfmand’ 
can incredibile  efficacia^gli  Ercoli 
del  CrilUandìnipi  porre  in/ieme  le 
loro  forze  per  inficuolirc  la  roba»* 
/tézza  Occomana»  critqrledimap^ 
la  Ciccà  Santa  ? Perchè>(dioono)coa 
eterne  nuuole  dffumo  cagionate  da 
macchine  guerriere  ofcurate  ilSplc 
de*  voftri  regni,ed  imperi; , e lafcia* 
te  rirplendere  la  Luna  della  Tracia^ 
con  luint  pib  funefìQ  di'^queìlo  del*' 
le  comete  , e peggiore  delle  tene-' 
bre  d*£gittQ  l Perche  <^rcate  le^ 
tombe  nelle  campagne  Cattoliche 
fenz’acquiftar  vcrafema  « potendo' 
recare  pih^plorior^ent&  fepolti 
nella  Pale  Ama  , doue  ammutolì- 
l*eterno  Verbo  , e mori  la  Vita  del  ^ 
Monda?!  voftri  ièpokripotrebbo* 
no  infultar  qpelli  de*  Catoni  y e d^  ' 
Pompei:  perchèie  quelli  combatte^, 
rono.per  la  Terra voi  guerreggia-' 
ile  per  la  difela  di  Criilo  , e perla- 
conquilladel  Cielo  ..  Godrebbonp' 
iéÉeÙe  raoll^ar  ca’lumi  ìe  yoll.ro 
fepolcure  a*  paflaggierij,  Cfodc  il* 
Tiranno  deirAlia  veggfadpM  i.  pc;^  ' 


Cfmt  Ik  Féi^ànà}  i'^fy 
wrc  colle  voftrcjnani  ^perchè  crc-“ 
frc  nelle  voftré  mancanze  , s*  in»- 
gra Ha  nelle  voftre  magrezze  , ar- 
rechi fcé  colla  poucrià  de*  Gattoli- 
ci>  edifica  code  voftre  pruine,  e viue^' 
«ollemorti  del  Crifliàncfirao . 

« N el  giro  d'vn'altra  Prolbpopcia^ 
voglio  riftrignerc  molti  fccoli , - e 
«on  vnafoia  figurai  voglio' abboz^ 
zar  ^ tutte  l*itfipreie  de!  iV^cneziani 
figli  ra  te  .nella  .Terra  • c ;ncl  l'acqua 
ngn  con  altro  frumento  > che  con 
quello  delia  fpada^  nè  con  altro  co-» 
lóre  che  del  fangue.;  efiendo  fta+ 
ti  in.vnntcmpo  fiefib:  marauigiio- 
Q Operatori , e Scrittori. di  marauit 

glicv--  U'  ' > {f  .‘-  ' .t 

' ; Interrogate  là  voftra  Patria  ò:fi^ 
gliuoli;  ehiarilfimid’vna'Città  11111-?- 
firilfima'  g^CQ  desiderate  auer-contett?* 
sm  delle  proiie-gloriofe  degli  Atioi* 
li,o  de* vófii*^ Compatrioti  .Ella 
wdirà.  Io  vidi  le  armate  nauali  di 
Vitige,c;dJ  Tòtilalbfiegno  de*  Goti 
- (confitteapprefib  Raùenna,ed  An- 
oo!na  da'lcgni  de'mieiGiierrieriiChe 
4peoa>  nati  in  vna  Repubblica  par- 
. , U 5,  go-' 


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TjS^  nrettùéatéV 
goleggiante  paruero.'vcramcntcJ* 
Giganti  é^Jo  vidi:  IJdiprando  co*' 
fiioi  Longobardi  Icgativ  cd‘  incats*^ 
nati  col"  ferro  apparecchiato  aUc 
micrchierc.  i.  confclTàr  finalnacnte^ 
che  la  Fòrtnna , la ATittoria  , il 
no , ed  il' valóre  lanciata  la  Terrà 
aueano  fcclca  per  Reggia  Ja^  Reina^ 
del  Marc:..  lò-vidi  le.  nani  di  Pipinoi? 
si  fàttamehtè  conquaffàte  daVVène-r  ^ 
ti , che  quafi  ruinà  maggiòre  non-*> 
aurebbonoapportatai  fulmini  tu|-/ 
ti  del  Cielo  ^ onde  quei  Monarca  di- 
anzi Signor  di  molco  nauiiio;  fti-' 
mò  gran  venturavl'àuer  trouato  per 
ifeanspo  vtìissiiérolegno'f  'c  troua— 
tolò , auer  paflato  per  le  acque  im- 
pedite dalle'  membra  tronche  de’ 
fuoi  foldati , i quali  eflendo  morti 
parucrof  ribelli  ali  loro?  Capitano- 

ferrandog!i*rpaffó  colla  moltitudi- 
ne de’cadàueri  ; I Saradni  didipati 
nellà.Sicilia e neilaCàlabrià',  IH*»' 
mnrono.'che  i miei  foldàti  foflbro-’ 
veri  £ ncelàdi , non  fauolòfi . I Na- 

rentuni  ,-gIi  Adrienfi  rCqucrdiZa- 

xa  y che  àguifad*  Anteo  tante  volte' 

cran- 


by  Googic- 


Gueroh^jstt,f^ene^àna\ 
caduti , c rifurti , dagli  EreolE 
miei  furondomatije  rintii.Gli  Abi- 
tatori' di  Gomacchio  nelle  ncque 
prouarono  le  fiamme  de*^micrCam- 
piòn'i  GII  Vnni'  che  prima  della 
zuffa  co'  VcnetleranD  innumerabi- 
li, terminata  la  pugna  molti  pochi 
Gomparuero  teilimon/j- del  pcopio 
fictminio  ,cdclla Vittoria  ,c  della 
brauura:  Veneziana  ..  Murcimiro 
ancora*  Signor  della-  Croazià  col 
domandar  perdono  a*  Veneti  teme- 
rariaracnce  prouocati',.  e colPòtte- 
nerlbteftimoniòeffer’  propictà.  de* 
Lioni  il  perdonare,  à chi  diponc 
Talterigia  , e fi  abballar  ràitezza 
fquerchia.  dell*'aniino^..  Nella  So- 
- ria  però  il  Lione*  della  Repubblica 
fèfentire  rruggiti;  più  furibondi  a* 
Barba  ricche  nona fpetrandò  gli  ar- 
tigli aprirono  le  porte  di'molre  CiC. 
tà  vrcendòne  l.’Idolatrià,  ed  cntran-v 
doui la’ Religione  , che  dopo  vn_» 
lungo  efilio  ritbrnaua  à veder  le  fue 
Reggie*.  E‘ perchè  fiozio  è il  tarlo 
delì*Animegrandi  ri  Veneti  Jafeia- 
cala  Pakfiiiiagran'Tèatrò  dclla-.^ 

H 6 fede 


ifò-  ìl^èll<r  iùtiv 
F«dc.cattolicà>e  delia  SuperfHzfon0‘ . 
in (ìcmexombatteìiti -,  voltarono  Ic- 
grojrocontra  Gaioìanni  ,*  ed  Ema-.r 
Duélc  lippcradori  de*  Greci  Rug^ 
gicrp  RMcllaSkilia  ;/  c poi  dirià’*; 
zaran  Pàrme  contra  i Padonani 
Eerrarefi , Anconitani , Bologncli  » - 
Bifani>Genouefi,  Inglefi,  Gandiot-,- 
ti  y,  c a - danni  de?  VifeontGx  degii> 
altd  Propoli  circonuicifti  .♦  Nè  fii' 
difificiie  la  vittoria,  à-quelli  > che^ 
aueano  foggìogato  vn^Mondo  diJ 
Barbari  nella  Soria  . Golia  die  • 

facìjità  feonfiflero  l’armata  di  Fc^ 
derigo Ifnpei?adorci;  e la  Terra  , i 
venti,  ilCicIo , ed  ì!  mare  militaro- 
no a fauor  della  Repubblica , xoU*  ' 
armi  co*  foffi  j , co'  fulmini , x col  -- 
onde,  vnendofi  la  Naturaperdife-i' 
fa  del  gran  Pontefice  Aleflandro  ^ il 
quale  per  opera  del  mio  Lione  vide- 
Federigo.  diuenuto  vnVAgnello 
c-inirò  ppoflrato  in  Terra  chi  pcn- 
fauad’auerlatefta^frà  le  ftclle  , e 
volea  più  innalzarli  tentando  fòllp' 
mente  di  porre  il  fuofèggio  Ibpra’l  ; 
capo  dei  \^icatip  di  Crifto^O  quan* 


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(SìitroU  R cft»  ene^idna , x 8 1 s 
tb  crebbe  coiralzamento  del  Pon- 
tefice Alcffandro  e coiraccrcfci- 
mento  della  Cbiefa  la  gloria  di  v e-" 
nezia  ! Dicanlo  que*  Scogli  famofi 
de*  Cnrzolari  bagnati  nonfenza  or-  ‘ 
rore  dà*  due  mari  d’àcqpa,  e di  fan-^ 
gueTurchefeo  . Qu^iui  PAfiaquafi 
tutta  refiòfommerfa-,  efuron  rot-- 
te  le  corna  della  Luna  Ottonlanna 
Quiuidifeccò il  fiorevdG|lle  milizie' 
Afiatiche  . Quiuiperdèilfilo  del- 
le Tue  fpade  il  Griftianefitno  nell* 
Tccifion  di  tanti 'Turchi  , e furoiiù 
vendicate  dàuar.zo  TlfolediRodi 
c di  Ci pri , ^ e le  altre  Città  ò prefe-> 
per  tradimento , ò ingiuftamente^:^ 
occupate  dàirCttomanno  j che  hà 
per  legge  ninna  legge  ofleruare-»  . 
Dicanlo  iGorfari  a' quali  fii  rotto 
il  corfo  delle  loro  fufte,  ,,e  furon_. 
troncate  le  fperanze  dieorfeggiare  ‘ 
dal  volo  degli  alati  L'iohi  nìolto  piu 
veloci  de’  venti , dalle  cuì  penne^ 
cran  portati  i Vàfcelli  ,.e  le  Saettic 
dell» Affrica  . Dicanlo  finalmente  le' 
fpiagge,  ed  i liti,  dòue  furono  eret- 
ti pju  trofei  che  non  aueano  arene  ; ; 

ac^- 


ttf^éllùd'OìrS^l 

acciocché  tutti  i haùigànti  /ape/fé-^ 
ro  i-'che  re*l  litó  era  vn-Argihe  foi> 
matòrdàlla  Diuina  Pfóuidetiijà_*. 
cóntro  al  furore  dclMaré  ,i  Veneti^ 
erano  vho  Scoglio  femprc:  pppofto> 
all  a furia  de*  Corfarr. . 

* * I 


C A P O II  E. 


SI  chiama  rpén‘pofi  quclla, fìgu*- 
ra'i  colJaquale  li  efpriraono  in 
tal  guifà  gli  Oggetti',  che  pare  agli  ■ 
VditorL  di  non  fcntirli  dèferitti.  ^ 
djaJl!Oratorc',.  éd^*'L6ttoridinon. 
JeggcrHvmà  di  vederli  : pcnnclleg^ 
gjandoìlDicitorccolIe  parole  le-»- 
cole  , delle  qual  i ragiona ..  Con  que- 
ffa:  figura  fi  potrebbe  efpriraere  il: 
conuitoidi  Erode  Sardanapaio  del- 
ia Paieltina- c rvbbriacJiezzà  de* 
CbnuitàcrApicijdi  Geruralemme 
’ Era  imbandito  in  vna  menfà  d* 
auono  vn  conuito  sìfplendidb , c sì 
ÌaiTto>  chepoucri,,  emendicipò- 
teano  chiamar/i  t coniriti  deliai», 

Rcina 


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- Cueh  ' 

Reina  di  Cartagine  apparecchiati 
ad  Enea  , le  cene  fatte  da  Lucullp 
nel  Tuo  Apollihe  e Hinbadigioni; 
fauolòfe  di  Giòuc alle  Deità  >» 
quali  falfàmcnte  ftimatc  piene  di 
Diuìnità  fenciiiano  il'  male  dèl  di- 
giuno , e dclla  vacuità  dello  Itoma- 
co..  Di  tante  viuande  abbondaua’ 
che  farebbono  auanzate’à  piti:  re- 
gni » non  che  alla  Paleftma  ..  Gli 
Elementi'  arricchendò  là  'mcnfa.  dii 
Erode  impouerirono . Imperocché 
P'E  J emcnro  d el  lacqu  a v jdc  fcem  ato  - 
il  Aio  valore auendò  perduti  i pe^ 
fei  più  pregiati . L’Ariiireftò  fpo* 
polàta  nel  Aio’  regno  elTendble  ftàti 
tolti  gli'  vccelli  dall*£pulone’  db]  lai 
Giudea,  che  àfòggia  di  àuoltoio  la 
faccheggiò  y e per  la  ffefla  cagione- 
Ib  felueTimafero'  mutole  » efl'endo- 
priuede*  medelimi , chcrompeua- 
noad'cflc  il  fijènzio  . La- 'Terra  . 
dolféche  le  lue  frutta,  eie  fue  carni 
fofTero  dcftihate  folàmente  alpafto- 
d’Erode , auendolè  aflegnate  ad  va 
Mondo  ;e’l  fuoco,  Aetti  per  dire:^ , 
iàidò  ,,an2Ì  perdèiliuo  calore  nell  i 

cottu- 


^ iiv  tmmèy 

cottu  ra  di  Wntc  viuandc^^Lc  CoJli-^ 
né  pik  a prichc  aiicano  inaiati . i Jo-^ 
rò  4 iq[uori  nella^ Gi udea-  per  rifcal-» 
dare  1 cuori  dagli  ardori  delhlnfcr^ 
no  infiamuiati , c dalle  fiamme  del-* 
la  impudicizia . Era  il  primo  Ero-- 
de  neirordine  dello  ilare  alla  raen-^ 

(a  s ^Élfendo  il  iburano  trà^  Principi  ^ , 
edill^rincipetrà*  golofiyed  infami;^ 
Pa^an)Coroiia^al  nouello  Bacco 
Santrijgli-Ariftippii  i Damafippi,- 
c quelli  • che  adorauano  il  ventre-»-  ■ 
per  loro- I)io  , - non  chinando  pe-? 
rò  Ja  teftaperriucrenzarenon  is^ 
fórzatidalvinoche  li-*  violentaua  ; • 
Gli  occhr  erao  fimi! i àcquei vd'vnj*. 
forferaiatò  » che  crede-  doppi j tu  ttt^ 
gli  Oggetti , e-  immagina  dire  Soli^ 
nel  J'Emifpcrio  ; -eal  -giranìento  deli 
Aio  capo -penià  che  fia  volubile  là- 
Terra  come  le  sfere  ccidli  . Delle: 
guanceBacco  eraflato  il  ^Dipinto»' 
re.  Igeili  nonerano  fenon  ifconci^ . 
e gliattierantutti  dirordinati:eui<r 
dente  indizio  -degli ;affetti  tumuK 
t’uantf.  Ondeggjauanoi  vini  nel  pa* 
u imeneo  j ed  i Conuitati  erano* 

* fcom*> 

4 


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(TuerdUI^,  Ttnt^Anì  ^ fSj 
fcocDcnofii  dalle  tempeile  di  que*  Jf* 
quori  : onde  barcoUauano  benché 
non  naviga irero,.cd  erano  /pinti  or 
quà  > or  là  fecondo  che  i marpii  di  ' 
Bacco  agicauanp  le  loro  menti . 

Colia  medefima  Jfigura  porreb-* 
beqnafìauanti  gli  occhi  di  chi  neL> 
fh  lontano^  il  facto  generofo  di  Ma«^' 
rin  Capello  Prounedicore- dell'Ara" 
mata  Veneta  , e di  Lorenzo  Mar- 
cello Capitano  di  due  Galeazze  al- 
lor  ch’entra  ti  nei  • p orto  della  V al- 
lena tolfero  > e rimorchiarono  i le^ 
gni  de-  Corfari  che  prima  parean_> 
j)iù  toflo  Signori  baldanzofi  dcl^ 
mare  ^che  ladroni  timidi  fuggi- 

tiui . L’azione  dimcrebben  fauolo*^ 
fa  fe  non  fi  parlafl'e  degli  Eroi  Vi-’ 
niziani  > che  rendon  pofiibile  ciò’ 
che  dagli  altri  fi  giudica  impolfibi*^* 

Gonfi;  di  baldanza  ^ e di  vento 
feorreano  il  Golfo  dell* Adriatico  i 
legni  barbarefehi,  i quali  col  terror 
del  nome  » e dell -armi  aueanosbìr 
gottite  non  pur  le  riqiere  vicin;?-;  'y  > 
mà  i mari  che  .non  aueanoardiredi  ' 

afial^ 


^^J-nyeìt9d^Óyoi 
inlfalttrJi  co}k/t«inpéàé  ; quahJc^ 
MaciaCapellU^récorl-eiido  i ven- 
ti, e.  la  £nxia<^  /uo  àrrina li  fa- 
praggiiiafè  ai  ^rto  dellà  Vallona 
5ouc  tutta  lafiàiP&ei^'^pbeò  au^ 
"Tebbe  pàtitaif^àaufìragk^.  1 0orfàr 
«Mi  eòme  cof  porto  èra»  dfféfi  dall*' 
inipeto  d€JJ’acque>.  pèid^tiafìo  > 

d’elfér'ficurfc  dalla,  furia,  del'  fiiocO' 
rinchiufo  nelle  bombarde  de*  Vi^nc^- 
ti . Mà  il  CàpelJb  ffimandò.  perdità. 
il  vincer  tardi  c fnen  belle  la  glo- 
ria K tlà  palina  TUngamehteaQ)et» 
tate  i penètréf  téraggiòfamente  nel 
por ta  ^ -e  nel:  centr<i  de.'per ito! i .. 
Fulmlnaua.  liitanta  incelTàntemen* 
te  la  Fòrteijza  delia  ValJbnàco’  tiri 
delk  artiglierie  ; ed  Vna  dénfà  gra^ 
gnubia  di  palle  a oeà  ih.  tal  modò^ 
rièhipÌHta  l*ària  #;  ehekmbraiia  cA  ^ 
l'cr  diuenutadi  bronzo^ . rNimkfi 
^ibartóti  già^  in  te^  fulmioahàno 
co'^orciictti  -y  • col  le  bomba  rde-»  ,, 
e eo*  fuochi  artificiati  da'^ripari  , 
C'dalle  trincèc^  tenta  rido  dieonleri. 
uaitrleGàlee- , ^ k erario  1*  Al?- 

ihQ^ilC:  de-  l?if airn  i‘  dellfaé- 


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0umla  Kene^tana:  ■ 1S7 
^c,  e Jo  Spaucnto  del  marc„  Vota!-' 
uano  gli-Arcieri.tutce'lc  faretre^  ,, 
volcnda  colle  penne'  delle  faettc 
fermare'  iJ-  voJo'  ali^alato'Liòne  '9- 
che  già  già  ftàua  per  aflferrarc  i Le* 
gni Sallt>  piómbi yfcrri'i  dardi  > e 
ciò  che  fuole  adoperar  la  djfpera* 
isione  quando  è per  dare  gli  vitimi 
trattiy  tutto  fìi  dalla  raaluagità  vfa- 
tò»là  quale  è piu  audace,  cTigoro- 
fà  quando  è preflb  all’eUreino  della 
potenza  »,  edclia  yfe  ^ Il  Capello- 
però veggendo nel  piccolo  cerchio 
di  vn  portò  vii  largo  campo' al  fuo 
- valore'  » fra*  tanti  rifehi'  diuenuco 
più  ardito,'  anzi  cuttòardòrev  ha- 
Jenaua collo  /guardo- c lampcg* 
giaua  colla;  fpada,  c ancor  fulmina* 
ala  re  dalle  Galeazze  che  coprhiano' 
^lc  galee  ,j  e à'  quelle  faceano  feudo 
da'  colpi,  e dalle  batterie',  /caricò 
tante  tempeftedi  morti,  e di  fiam- 
me quante  non  ne  auuentano  il 
Mongibello>  c'I  Vefuuiò  j si  che  i 
Bàrbari priui  d'animo*,  e di  conli- 
^lio  lafciarònfi  prendere  vilmente 
ledici  galee , le  quali  perfegno  del^ 

- • *'  fcr 


ftr  vinte  feguirono  come  fcliiauelK- 
gate  , e rimofcJuate  J'Armata  dei 
cVincitorc  f 6àJe  quali  v’era  ia  Ca- 
pitanaid’AJgkrixonclotta  inìtrioo^ 
fo^  e poiia  neirArfena  I di  Vxnczia^ 
douc  fi  mirafiìe  prigioniere^uel  Ic^ 
gno  Padróne  già  dei  mare>  e carce- 
re a pparcccluato  alia  libertà^  de^  ' 
Popoli..  ’ . - v ^ 


e A P 0 I Ti 


./  is 


♦-T" 


SI: fà;  rÀpoiirofe quando  intei^ 
roaipenda  il  parlar  diretto  voK 
giamo  il:JK)Ìlro.  ragionamento  ad ' 
altri , ò Ha  Iddio  > égli.  Angioli 
iieno  perfone  lofuane  ò prefenti^' 
ò morte^  ò v4ue,  ò monti , ò pianta 
-ie  > ò mari  ^ à fiiuni  > ò noi  fteffi  » 
perciò  vieoeancor  detta  Conucrilo- 
. ne: ...  Chi  lodafle  vn  Capitano  vfe- 
rebbe  quella  figura*  * fc  volgelTc^  il 
faueilare  a*  nemici , rkbicdendolià 
ratificar  quato  narra  ; cficndo  la>fede 
deglt^^farij  fenza  : rofpcttò  d* 
i adiit-? 


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"^ueròU^tH.^enè^mt.  'Tip 
fidolàzione , ò di  mefizogiia  ereriié 
nimichc  ddk  verità  ciie  ^ammina 
r^z'ammanto  ^ ia  doue  quelle  non 
vanoofonon  ricGperce.|>er  non  ef- 
fer  conofciiite . 

Voi  chiamodn  tcftimoixio  di  ciò 
cheiadico  > ò Barbari , Non  pen/à* 
ile  voi  che  queft'Eroe  folle  /alito 
nel  Ciclo^ome  Prometeo  a rubare 
- non  i raggi  del  Sole  >,  mài  fulmini 
Go*qualidillruggeire  le  vollre  CUh 
tà  ? Quanti  allori  incc'neri  nelle  vo« 
ilrc.  fronti  , ’ che jndarno  fi  fecero 
feudo  con  quelle  frondi  vincitrici 
dalle fiammecelcfii  ? Quante  foi^ 
tc22c  prefe  in  breue  tempo  in  coi 
fudarono  gli  altri  molti  ftcoli  i pet 
coUquillarle  Quanti  'Capitani  ^ 
guanti  Rèyedelle  pendere  da’  cenni 
di  eflb,  cbe  prima  da u ano  leggeva  11^ 
Vniuerfoi  Noncredefie  che  auef* 
>/e  le  penne  'Volando  fopra  de  xnoip» 
^agne  al  Cielo  confinanti^  che  fo  fle 
^ompollo  di  fuoco  ilruggendode 
meui , ed  i ghiacci,,  cbcaucan  fatti 
arefifienza  al  Sole  più  cocente 
, Per  onorare  vn'Eroc  moderno  :> 

> . ed 


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«po  'Il  ■ 

^ in  quello  lia  mia  penna , vri'àkrp 
efeippioaddurxoiiai  nel  GeneralK^ 
fimo  dclMare^  eProcurator  drSan 
iMarcoZaiigi  Moccnigo  Secondo,  il 
quale  fe  folle  viuuto  nel  tempo  de**. 
gilEeoifarebbe  flato  antepofto  al« 
i'Achille  de*  Greci , all’Ettore  dcJ*» 
Troiani  1 airOclandó  de*Prancefi> 
ed  a tutti  quei  die  nella  Romana^ 
Repubblica  furon  giudicati  pib  eh  è 
vernini  auendo  j&tcc  azk>nitralcen< 
denti  le  forze , e la  condizione  delP 
vomo  • Imperocché  elTendo  flato 
prefo  il  Baluardo  Martinengo  della 
Citti  di Candia  da’ Turchi,  i quali 
con  batterie  continue^,  con  aflalti 
multipiicati,  con  minefotterraneci 
cóll'ingegno  ,col  «arti , collo  afor- 
*o  dc’Balià  piìifamolì , c coliiiror 
di  tutta  TAfia  fauean  finalmente 
fuor  della  loro  credenzaconquilla- 
Co  coli'iaalbcrarni  molte  Jnfegne 
perdimofirarne  il  pofiefib  , e i2L^ 
vittoria  s trattaua  la  guarnigione  di 
pochi  Difcnibri , cd  iiiipotente  ad 
arrenare  il  d iluu io  fempre  crefeen- 
te  de*  Barbari  di  ceder  la  Piazza^  , 
, e nel- 


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0«f la  1{ett, Vent^tfnà  T 
X neWa  Piazza  i|Regao  ^ l’onor  dclf 
JaRcpubbi/ca  , Jach,iane  delPJca-. 
lia,  c dell*  Adria  tico , e tfa  Jtri  mari  ,* 
e*i  freoo  che  ratticn  Ì*imperio  Tur- 
•chcfco^l  eh  è armato  non  corra  nel- 
TEuropa . A JJora  il  Mocenigo  pri- 
mo nella  digniri  , nel  coniigllo  • 
neJPardire  , nella  prodezza , xneJi* 
amore  verfo  la  Rcligfon  Cattolica  » 
c la  Repubblica  fpignendo/i  guanti 
con  la  fpada  ignuda  ^ cagioncol- 
refempio  che  i Soldati  combatter- 
fero  da  Capitani  alla  pre^nza  di 
Luigi,  a cui  l*età  fenile  noti  mai  di- 
feccò  il  vigor dciranìmo  viepiù  5o* 
rito-,  e robullp;  laonde  appena  la^ 
LynacompariraneJ  Baftione  , dif- 
paruc;  ediJeguaronlì  i TurchiVchc 
non  riputarono  - diVbnorata-  la,  fu- 
ga difcacciatidalPonor  delle  fchie^ 
re  dal  Moccnigo  ; al  quale  PEc- 
xellentìflimo  Luigi  Mocemgo  Ni- 
pote , c ancor  Procurator  di -San 
Marco  , e deli’ordine  de* Sani;  del 
gouerno  ,ed  ora  dal  prudentilSmo 
Senato  di  Venezia  eletto  Ambafcia-^ 
dorè  Rraordinario  alla  Maeftà  di 


rcttà^Oròj 

'Carlo  Secondo  Monarca  delle  Spa^ 
ignei  ià  fabbricato yn  Sepolcro  ma- 
gnifico > dégno  del  grado  che  ^hà- 
nellà  Repubblica;  del  legnarlo  iH 
luftrifiimo^e  d’vn  chiariflìmo  Eroe, 
il  quale  per  la  difefa  di  Ca odia  fi 
può  dire  che  ficomperafle  viia'Cit--» 
tà  intera  per  Maufoleo , Or  illu» 
Rriamó’quefto facto  per  via  d*Apo-^ 

itròfc,  ^ " 

'Non  ammiraft  i tu, Candì  a;,lè-pfo- 
de2ze  del  Mocenigo , quando  volò 
nell’altura  dVn  Baluardo  per  efier 
veduto  da  tutta  1 ditola' di fenfor  dev- 
ila ^Città  mèzzo  ^efa  dal  Campo 
Thrcheféo?quàdoPcQjJofpÌPÌtabd- 
Jicòfoj&ardentedcl-ruo  petto  ani- 
.mò  il  prefidio  della  Città  qùafi  dilà''* 
nimato,  ^agghiacciato-?  quando 
sforzò  il  Pianeta  Ottomannp  àfi* 
uolg'ère  indiètro  vitupcrora mente 
il'cò  rlo,c<fqua  rciò  gl  iilcnda  rd  iTu*r- 
ehéfcbi,chc  ondeggiando  minaccia- 
uanoi  Candia  vn  naufragiodi  (ah- 
gne?Nó  ifcorgefti  che  vna  fpada  dai 
bràccio diLuigi aggirata  diè  il  mo.  ' 
uimcnto  alle  altre- fpade  moflc  con 

tal 


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Vumla^jstt»P^ehe:(fahi,  ipj 
tal  preftezza , che  fi  vedeano  cadu- 
ti , e morti  gl*Infcdeii , con  già  ca- 
denti, e feriti  ? Nonièntift  i quelle 
animofe  parole  : Mocenfgo  non^ 
rende  Piazze , fé  non  quando  non^ 
hà  piu  fanguecelle  vene  da  sborfà- 
re  , nè  può  <auar Jo  dal  petto  degli 
Auuerfarij?  Mocenigo  non  abban- 
dona la  Repubblica , nc’I  Tuo  Prin- 
cipe fé  non  allorché  fugge  la  vita— 
vfeendo  da  mille  ferite  , e da  mille 
porte  fanguinofe  ?Se  ancora  ò Can- 
gia godi  il  titolo  di  libera  Reina  fi 
dee  à Luigi , che  cinto  da  vna  folta 
corona  d'armati  mantenne  la  tiia_9 
libertà  . Se  ancora  i LioniVeneti 
fuentoiano  nelle  tue  mura  ricono ' 
fello  dal  tuo  Liberatore  più  forte^ 
de'Lioni , mentre  non  ebbe  paura 
•delfuocodi  Marte  ^ Ja  douc  il  Re 
delle  fiere , ilTiranno  delk  felue_> 
dgomcntafi  aJl'apparir  del  Principe 
luminofo  degli  filementf  . ^cPIm- 
pietà  non  iicorrc  liberamente  nè  le 
pianure  del  mare  , nè  del  tuo  Re- 
gno è effetto  di  Luigi, che  nclPaper- 
to  dVn  Baluardo  chiufe  alla  Tracia 

i Pcn^ 


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Ip4 

rcntrata , RiuenTci  Ja  fpa^a  dì  Mo- 
cenigo  degna  d’efler  porta  predo  à 
quella  d’ Orione  ncjl’aitczya  del 
Ciclo:  acciocché  la  Superrtiaione-» 
Ottomanna  quando  vorrà  contem- 
plar la  Tua  Luna,  vegga  il  fulmine-» 
da  cui  fi2  abbattuta  nel  Regno  <4i 
Candia . 


CAPO  V. 

Della  InterrogaT^ione  » 


SI  parla  qui  non  deJl*Interroga» 
zione,  e delia  fempiice  doman- 
da , che  talora  fi  fà , come  farebbe  : 
Che  ora  è ? qual  è il  tuo  nome  ? mà 
di  quella  ebeii  adopera  dall*  Ora- 
tore per  muoucre  gli  affetti  , ò fia 
fdegno  , ouercompallìone  6cc,  ò 
per  comandare,  ò per  prouar  qual- 
che cofa  con  maggior  gagliardia  ; 
come  farebbefi  da  chi  voleflè  mo- 
rtrarc , chegli  Auuerfari;,  eie  au- 
uerfità  rendono  piu  chiaro  IVomo  : 
in  quella  guifa  che  i contrari)  porti 
di  rincontro  più  viuacemente  cam- 

peg- 


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•Oum  la  ^ett,  Ven%i^ana . jpj 
pcggiano  • Per  efcmpfo  . 

Chi  c/aJterebbe  Ercole  > fc  Giu- 
none con  animo  auueJenato  non 
inuianafniiruracirerpcnti  alla  pic- 
cola culla  di  quell*£roe  bambolcg- 
gianÈc  > il  quale  coJJa  linguanon 
ancora  fnodata  non  potea  celebrar 
le  Tue  vittorie?  Chi  Taurcbbe  ado- 
rato come  vn  Dio  sui  fette  colli  di 
Roma  fe  non  aUaua  contro  ad  elTo 
i fette  capi  l’Idra  Lernea  più  ricca 
nelle  perdite,  più  Ikura , c fertile 
e iTendo troncata , più  viuacc  quan- 
to parca  più  vicina  al  morire?  Chi 
i’aurebbe  collocato  frà  le  fìelle  fc 
non  dilcendeua  nell* Inferno  ? Sa- 
rebbe forfè  flato  diuolgato  dalle 
bocche  della  fama  per  le  quattro 
parti  del  Mondo  fe  non  traca  dal 
grembo  della  notte  alla  pubblica-, 
luce  Cerbero  colle  fue  tré  voragini 
fpaiaacate  ? Che  ancor  le  tronìbe 
della  Poclia  facciano  rimbombare 
il  gloriofo  nome  d’Ach  file , non  ne 
^ la  cagione  U famoElGmo  Ettore, 
in  cui  tanto  li  aliicuraua  Troiai.» 

quanto  nel  fuo  Palladio  ? Che  Sci^ 

I % pione 


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1^6  il  Potilo  d'Òro  / 

pione  colle  ricchezze , e coJJ’impe-  ' 
rio  tolto  all’Affrica  prendefle  an- 
cora il  nome  di  quella  parte  del 
Mondo,  non  fiafcriae  ad  Anniba- 
ie', che  fpauentò  Gioue  Capitolino 
più  de*  Giganti  ? 

Convna  Interrogazione  fatta  à 
Mu ftafà  Generale  del J*e/erciro  T u r- 
chefco  desinato ail’ìmpreri  di  Ci- 
pri, efakiamo  la  magnanimità  del  , 
ProuiieditorGenerale  diCipriMarc* 
Antonio  Bragadino  , c mo/triaino 
che’l  Bafsà  indarno  s’affatica  nell* 
cfortare  il  Oaualicrc  à ceder  la^ 
Piazza  di  -Famagofta  , e poi  fattolo 
prigione,  nel  tentar  che  lafci  Ja  fe- 
de . Imperocché  quelli  dopo  d’auer 
foflenuta  infaticabilmente  la  carica 
deiroffizio , e della  guerra , e dife- 
fa  la  Città  dalle  fcolfe  deli’Afia^.  , 
palefandofì benché fo (Te Capo,  fol- 
dato  prìuato  CGli’afllinto  delle  fatf- 
che , non  fi  volle  rendere  fc  non  per 
diretto  non  d’animo  , mà  di  gente 
disfatta  dalla  guerra,  dalla  pelle  , 
dalle  vigilie,  cda’difagi  : perchè 
Marte  folo  non  era  fufficicnte  ad 


/ 


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Óumh'\ttt*Vmtx^cmei , ipy 
abbatterla . Mà  chi  può  credere  al- 
la Infedeltà  ? li  barbaro  MuHafà  9 
il  qpaic  non  accogl iena  fotto  i Tuoi 
padiglioni  nè  la  pietà  > nàia  fede  : 
dopodÌTaucr  perduto  li  tempo  ^ e le 
parole  JufiiiglieuoJi  neirefortare  il 
CauaiieFerendutonàpatti  di  buo- 
aa  guerra*  » acciocché  lafcialTe  la^» 
vera  religione  , e folTe  infedele  à 
E)io  come.ii.Bafsà  era  disleale  agli 
vomitH  r comandò  che  folle  il Bra^ 
gadini  crudelmentelkaaiato  ; e gli 
fi  troncalTero  gli  orecchi  lordi  allo 
lufinghc,^  c gli  iltiacfle  da  tutto  il 
corpo  la  pelle  viua  per  vendicar 
nella  vita  > e neilamorte  di  vn  folo 
la  morte d*inhnjti<Turehi* , c farlo 
morir  lentamente  nelle  membra  la- 
cerate p le  qualiaueano  cooperato 
alla*  vcci/ion  degli  Ottomanni  f e 
finalmente  per  riportare  in  Collana 
tinopoJi  colle  fpogliedi  Cipri'la^ 
pellefiimata  daSelim  vn  Vello d! 
oro  , perchè auca  la  Repubbiica-j^ 
perduto-  vn  Campione  eccedente 
ogni  preazo .. 

. Perche  ò.Mu/ìafà rifola  di  Cipri 

I j doue. 


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t^8  li  retto  d'Oro  , 

<fouc  ora  Tei  attendato  fu  creduta- 
fèmpre  mai  pia  torto  Reggia  di 
Venere^  che  drMarte>  immagini 
che  i Leoni  di  Venezia  dalla  Circe 
del  piacere  /ieiio-rtati  trasformaci 
in  codardi  Aniraaiiv  che  fidandola 
falute  alla  vciocicà  de' piedi  penrt* 
no  di  sfuggire  le  faette  alate  della; 
mortef  cUe  i Capitani  delia  Repub- 
blica non  abbiano  altro  di  militare 
cccetta  gii  abiti'  guerrieri  ? diel 
Bragadinf  Coman Jator ' d?  eferciti- 
fia  rtgnore^iato  dalia  viltà  , e dal 
timore?  Voa  lai  por  c/pcr lenza  chC’ 
dallo  fcodinento  dell' 1/bia  cagio- 
nato da*  cremuoti  delle  tue  bom- 
barde fi  fermò  più  faldamentc  l'ani. 
modi  Marc' Antoniofdalleterted^ 
Cattolici  affiflc  , ed  alzate  full'aflc 
dalla  tua  fierezza  fù  folleuata  Ja^ 
mente  ad  imprefe  più  alte  ? dalla 
morte  di  Nicolò  Dandolo  d’vnai^ 
rtefla  Patria  , c virtù  , ed  Illuftrilfii' 
mo  pel  fanguc  auuto  da*  fuoi  Ante- 
nati 9 e da  to  per  la  difenfionedi  Ci^ 
pri , e dellaRcligionc  > fù  auuiuato^ 
in  tal  modo  alla  vendetta  giurtifib»- 

ma^ 


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Ouerù  la  t{en,  t^€iKS(jana . i pp 
ma,  che  fèce  abbrunar  tutta  PAfiia 
per  la  Mòrte  d’muuracrabili  Mao- 
mettani ? € pei?  poco  fangue  ftct 
/pargere  vn  mar  di  faugut  > e di  la- 
tgrime  y cfentirgli  vrli  nella  vaftà 
inonartfaia  dell’imperió  turchefco? 
Alla  propofla  di  rimetterfi  neirar- 
bitrio  del  Vineitorenòn  fentifti  rif* 
ponderti  €he  glianimiiorti  allo- 
ra fi  rendono  per  vinti  y e ogni  ra- 
gion cedono  quando  non  hanno  nè 
mani  da  difenderla  , nè  fpada  dà 
fciorre  i viluppi  della  Caufa  ? Per- 
chè dunque  tenti  d’ inchinar  l’ani* 
mo  infleffibile  del  Bragadini  or  col* 
le  minacce»  ora  colle  lufinghe  , le 
quali  fono  le  due  maechiné  poten^ 
tilfime , à cui  chi  non  s*arrende  mo** 
lira  di  non  hauer  cuore  dì  carne  » 
mà  di  bronzo,  ed efler  frà  gii  vomi-*^ 
ni  vomo  folamcnte  di  nome  ì Che 
fè*l  torbido  del  tuo  volto  accigliato 
non  hà  potuto:  leuar  dal  petto  di 
Marc’ Antonio  la  candidezza  della 
fède  promcfla  ed  al  Senato , ed  alla 
Patria,  nè  la  ferenità  della  tua  frena- 
te ofcurarc  la  Veneta  lealtà  : ftime- 

I 4 rai 


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200  . li^diocrOrOr 

Fai  forfè  colle  arti  adoperate  dallo 
Spauento^  e dalla  Lulinga  torre  dal 
cuore  del  Cai:ialier  Crilliano  diue^ 
outo  tuo  prigioniere  ^ la  vera  fede 
giurata  £rà  poche  gocciole  d’acqua 
nel  battefimo  di  conferuare  ialino  ' 
alnaufragio  della  vita  nel  fangue  ì- 
Se  le  onde  dell- Adriatico  doue  è- 
natogli  han  data  fortezza  da  non 
elTere  rmoiTa.dalia  fedeltà  douuta^ 
alla  R^^ubblica*  : il  facro  fonte  in 
cui  è rinato  non  gli  aurà conceduta' 
coftanza  dà^non  intenct  irlicol  moK 
le  de*  vezzi  > nè-darompcrlì  col  du-^ 
ro  delle  rigidezze  ^ fatto  fimile  all 
corallo^  che  cauato  dall^cqua  vie^' 
più  indura f-  Vezzeggia  pure,  mi- 
naccia , e tormenta  : che  altro  farai 
pietofo , e fpietato  fé  non  dichiarar 
il  Bragadini  Vincitor  di  te  Beifo». 
della  tua  fierezza , de*  tuoi  Jufinga* 
menti,  e della  fortuna  contraria^ 
cioà  di  quattro  Niaiici  ? 


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6mo  la  ym:(iana.  20  ii 

CAPO  y L 

. i - I 

Della  Iroma  ^ 

BEnchè.la  lingua  fià  frequente^ 

! mente  interprete  veridica  del» 
Ja mente>,  edeJ cuore,  nondimeno 
nella  figura  Ironia  è mefiaggiera^ 
mentiuice  ;perchè  l*Oratore  ligni- 
fica il  contrario  di  ciò  che  dice  Il 
tutto  fi  eonofee  da*'gelli , dalla  vo- 
ce ,e  dal  modo  di  ragionare ciie> 
palefano  per  bugiardi  la.  lingua^»  , 
e*i  cuore . Si  viencancora  in  cogni»* 
ziondell-oppofitadalia  Perfona  di 
cui  fauellafi.  Perelcmpio.  Ghidi^ 
cefiediCatiiina  , auer  amata  più 
delfuocuore-la-Gittàdi  Romacuo:- 
re  del  Mondo,  dalla  quale  diffonde^ 
uanfi  gli.  fpiriti  vitali  per  tutt*il 
corpo  del PVniuerfo  , mofirerebbe 
chiaramente  dirli  ciò  per  ironia:.,  , 
cper  giuoco . Il  contrario  ancora^-, 
s'intende  in  quefl'konia  compofia 
per  dileggiar  Margite  slcontrafFat- 
to>  chela  Deformità  ftupì  d*eficr 

5^  via- 


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reo;  U f^eUàitOì^oi 
vinta  nella  bruttezza  ; simoflhio^ 
fo , chci'Atfricadifperòcli  gencFar 
Moftri  più  sformati  ; tanrigporan’^ 
cc , che 

Bosotumin  craffb  iurares^am  natumr 
c tanto  paiirofo  , che  ognileggicr 
fofiìo  di  vento  era  Tempre' accom-- 
pagnato  dalle  grani  cadute  d(  Mar^ 
gite  sbigottito . 

V era  mente,  ò Margitc,>colla  tua* 
vaghezza , fapienza , e fortezza  »> 
Jodeuolmeffte  hai  rubati  aiSole , a 
Gioue , à Marte  i loro  nomi . Se  io 
contemplo  il  «uo  volto,  poflb  dire  r 
Parti  pure  ò Sole  dalnoflro  Emil^ 
perio  j c Te  non  vuoi  rimaner  fenza- 
regno  ,renz*àmmiratori,.efenza'P 
cor  teg  g io  1 u m inofo  delle  {felle,  ie  r-^ 
m Iti  nel  Cielo  degli  Antipodi , do**- 
ue  troueraialtrofcettro,  altri  va^ 
gheggiatori  , ed  altri  lumi  cheti- 
coronino  . Mhi-gite  co*  raggi  fuot 
d.ira  lume  foprabfaondànte  ai  no*^ 
(b  o Mondo  , farà  Poggetto  degli 
occhi  ,c  della  marauiglia  ,e  regne* 
rà  fcnzi  Compagno  Tempre  Tòrpet^ 
ro  riegl’impcri|..  E voi  Apclle cjj 


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Ouetif  h 

Zcii/i  ftemperatc  i coJori  , appa- 
Eccchiaccpennclji  tele  per  ri- 
trarre vn’c^gic  sì  bella  j,  eflfcndo' 
conuenieiìtccbe  da’ Soli  della  Pit- 
tura 4 dipinga  vn  Sole  nouclio 
dente  da  ogni  macchia , cd  eccliffi . 
Voi  Fidia  PraffiteJe , che  non  in- 

feriorià  Deucalione  , e Pirra  fape- 
te  animare  ì marmi  collo  fcarpello^. 
formate  più.  Goloflp  acciocché  fie- 
no à Margite  innalzati  ; e Rodi  co-  - 
nofea  che*!  fino  Sole  ÌRi  mcn  vago  , 
mentre  d*vn  folo  ColoiTo  fò  mer  ite*- 
noie  . Se  confiderò  la  tua  fapienza: 
veggio  dal  tuo  Capo  venute  alla», 
luce  più  Palladf  re  Con  priuilcgio 
non  conceduto  à Gjoue>le  hai  man- 
date fuori  fenza  dolore . Laonde  >ò 
come  gli  Scrittori  fhrari  chiara  la 
tua  gloria  colla  nerezza  dec  loro  in- 
chioftri  ! O quante  penne  de*  Lette- 
rati s'vniranno  per  fare  alfa  tua  fa- 
ma leali  maggiorile  più  robufle  ; 
il  che  giugnendb  in  Terre  non  co^ 
nofeiute  fi  rida  de’ termini  d’Èrco- 
le 9 e di  Bacco  f La  tua  Fortezza  è; 
^igrande/  che nonconofei altro  ti- 

I 4 more. 

— ^ 


: ■ z jd  by 


zo4‘  Il  Fèllo 

more  faluo  jueJlo  , che  apporti 
tuoi  Nemici . £ perchè  tutti  hanno 
sfuggito  il  paragone,  ed  il  combat- 
ter teco  , quindi  è che  tùò  Margitc 
puoi  ben  contar  mille  vittorie , 
niuna  battaglia . 

Ironie  limili  pungenti  , e moiS' 
daci  potrebbonfi.  aguzzar  per  tra*^- 
figgen  Luterà , che  fi  facea  chia-^ 
mare  Appoftolo  , e volea  vn*  al* 
tra  vita  coll*  ©fiere  animato  ncV 
.marmi  da  quel] i , che  lacerando  i- 
raffi  col  ferro , ferifeono  il  tempo 
eia  morte  : e vantauafi  di  giouare; 
al  Mondo coiroperercoll*efempio>j 
e colia  penna;;  © pure  in  tutto  men- 
tiua  : perchè  in  verità  fii  Lutero  vn> 
Lucifero noue Ilo  , chc  pofcil  fuo* 
feggio  neirsAquilone  : il  Dragone  9^ 
che  aurebbe  tratta  non  la  terza  par»' 
te  ,-mà  tutte  le  fieli©  ncll-Inferno  fé 
le  forze  rifpondeuano^  a’  defiderij 
facrileghi  ; il*  turbine  che  atterrò' 
noni!  palagio  di  Giob,mà4  Cieli di> 
tante  Chiefe  magnifiche  ,fdoue  an- 
cor di  giorno  rifplendeuano4  giiifa  ' 

iifieile  I^fane  $ e lumi  non  mai  { 

C»or^ 


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OuerolaKittùFeneziana",  lof 
fmoraiati  , mantenuti  dalla  pietà 
fempre  acccfa  nel  cuor  de*  Fedeli  ; 
quel  ventus^vrens  , che  difeccò  i fio* 
riti  Giardini  d’innumerabiliMoni* 
fieri?  doue  le  Virtìi-riftrette  con  più 
largura pafleggiauano  , edondel’ 
Amor  terreno  era  fiato  sbandito 
dairAmorDiuinoche  neraCufto- 
de  : vn  fuoco  >'  chediuorò  molti  li-' 
bri  degni  d’efler  conferuati  frà  ci« 
prelfi  a’ quali  perdona  la  Morte  per 
eflerc  amici  dcTepolcri  : la  Idea  da 
cui  potea  prender  la  forma  ogni  vi- 
2Ìo  : il  Banditore  infame  delle  leggi 
dcirinfcrno  :■  e finalmente  lo  Scrit* 
rorc  deteftabiie  de*  libri  non  fola»* 
mente  lotoicnti  r come  Tuona  il  no- 
me  di  Lutero  màpefiilenti>  fi  eh  è' 
TAutore  fii  mcritcuolc  del  torchio 
da  cui  folle  fortemente  firetto  , cd 
infranto* 

Io  mi  afiengo  dal  porre  PeTempio 
dcirironia  centra  taPErefiarca,  ac* 
ciocché  gPignorantidelPArte-9  chè 
inrcgno;&della  vita  maluagia  diLu^ 
cero  non  penfino  che  io  lodL  quanr 
daartificiofaaientelobiaiiinailì .. 


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2o6  ’ tlVellà 

Pór  Poppofito  colia  mcdc/im4 
Ironia  , colla  quale  fi  potrebbe  de- 
primer Lutero , polfiam  fiiblimarc' 
la  fedeltà  dei  Screniffimo  Domeni- 
co Micheli>  il  quale  Condottierc  di‘  « 
dugento  legni  Veneti  fi?  era  vnito> 
ili’fora'c  Ve  di  volere  colle  armi  con- 
federate de*  Cattolici  al  racquifio 
di  Terra  Santa  profanata  da'pofleii- 
fori  Maomettani  : eirendodifdice-  « 
noie  che*]  Ciel  della  Paleftina  douc 
ebbePOricnte,  e POccafoil  Diuin; 

Sole  folTc  ingombrato  dalla  Luna 
Turchefea^  , crucciofa  che  altrò 
Pianeta  vi  rirplcndefle  .Stanano  al- 
Pafiedio  di  Tiro  Città,  creduta  inefii 
pugnabilc  dalla  fteffa  Fortezza  , i* 
Principi  confederati  quando  la. 
leggerezza  della  fama , di  gran  pe- 
fo  negli  affari  della  guerra  fparfe 

perPefercito  , che  P Armata  Vini- 
ziana  vinta  dal  tedio  della  guerra 
e d*Vn*àfiedio  silungò , edimpauri- 
ta  dali'efpettazion  del  foccorfo  vt- 
cino»,  meditaua  pi£i. torto  la  j6jga  „ 
che  la  partenza  > aiutata  dalle  aJt> 
del  vento , delle  vele  ,>  cdel  Leone., 

Icoins 

^ I 


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eumU  ^ett\  f^enexjana . loj 
I compagni  delia  lega  > c de*  traua*- 
gji  temendo  , col  ritorno4c*Vene- 
ti  non  partilTe  la  Vittoria  datCami- 
po  Criftiano  , fparlauano  del  Mi*- 
cheli,  perchè'eflcndo  quafi  hcl  por*, 
to  del  ripofo  dopo  tante  feticke  , 
volcflcfar  vela  , c laftiarli  -frà  le 
tempefte  dVna  guerra  perietylofa  . 
Untefo  ciò  dal  Micheli ’v^llc  mo- 
ftrarfi'  ben  corredato  di  v^irth  • cCi 
principalmente  di  fedeltà  ; léonde-^ 
sforni  tutta  la  fua  Armata 4àgìì 
redi  naual  i ,c  marinarefclii,  d'anco^ 
re , di  vele , difarte  ,<c  d'ar.nH  ; e di^- 
polirò  il  tutto  nelle  mani  dò*  Colile- 
gati  per  pegno  del  lai  ftia^ede  al  lora 
fliinata  fermiffima  quandò  videro* 
tutto  ilnàu ilio  inetto  alla  nauiga^ 
alone , ed  almouimentò  . Or  com^ 
mcndiamo  quefto  fatto  oolia^pre- 
lente  Figura  . 

Certamente  ò' Principi  pièni  di 
2elb , e di  valore  , raucr  votaci  i le- 
gni di  tutti  gli  arnefi  e Fornimen- 
ti, è fcgnoche  fi  è/pogliatod-ogni 
fede  , e che  le  promefle  fatte  dar 
Micheli  loao  icci  voto  » e che  dal*» 


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^ ti'F^hiTOlroY 

Ija  iBobilità  delie  acqpe  appre/e  ad' 
e0er  collante  folatnente  nella,  leg- 
gerezza . Il  voftro  Campo  reUerà^ 
debilitato-,  fneniacoj  e vile  per  la^^ 
perdita  de*  Lioni  ,.cioèdella  forza 
edeila  generolicà  ..  Non  temer  piCi^ 
ò foriilfima.Citta.di:Tiro  della  tua: 
cauiuità>.  mentre  le  nani  non  haa- 
no  più  rarteda  legar  l'antenne  ,^nè: 
gopaonc.da;teuer  l'ancore  ..  Or  orai 
parti ila  forxuna  prolpera  dalJe^.' 
ieb  ici  e C ri  11  lane , eh  e lono  amma  ^ 
nate  e riftrettc  le  vele  per  noa*»^ 
prender  pili  vento  * il  quale  feccia^  ' 
volargli  alberi.perl*eJemento  dell*' 
acqua ..  Correte  à Saradni  à-portar' 
ioccorlò  nella  Biazza  aflediata  li^ 
curi  d*intromctterio,;Chc*I  Dogc;>. 
Veneto  vuol  ritornare  al.CieJ  natiV 
uo fenza  la'  prouuilìone  neceflarià 
alla  nauigazione , e alla  vita  . Bugr 
giteò  guerrieri  vnicidi  fede  „ e di; 
volontà,  dalirimpugnazion^  dellk&4 
Cittànimica  fenon  volete  voiflclfi: 
cUcre  gli  alfedìati  da  vn- cerchio 
foltiiiiino  di  Barbari  ed  clTere  il 
centro  delie  iaettc>  e deiBahe 


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gu  ite  re/cmpio  del  Micheli , che> 
per  elTerefpcdito  alla  fuga  hà  fen- 
dute immobili  ^ edifadatceleGalee 
al  viaggiov 

In  que(l*amplifieazione  fi^cono^ 
fee  apertamente  il  contrario  ^ norn 
clfendo  argomentodi  paura  r nè  dr 
mancamento  di  coflanza  , e di  fede 
difarmare  il  nauilioj  anzi  di  brauu-' 
»a  » e di  lealtà-compagne  indilfolu- 
bili  nel  petto  del  Micheliv  che  me- 
ritamente auea  il  cognome  dVn^j 
Arcangeio  Campione  fidàtiiilmo  ih> 
quel  combattimento  celeile  y in  cu  i 
iucifero  e gli  altri  Spiriti  ribel Ji 
perderòno  in  vn  momento  quella 
gran  giornata  campale  y e la  /pc-^ 
xanza  di  mentar  la  battaglia  ». 

CAPO  VII. 

^ila  VreurìT^jont  ^ 


MEttiamo  in  vrolàPreterizio^ 
_ ne  quando  diciamo  di  nonu 
voler  dire  , e di  voler  paflàr  fotta 
filenzio  quello  che  più  . francamene 

te. 


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xio  H VeìklfOirO  r 
tc^  ccopiofa mente  narriamo 
fendo  fimili  à Batto  quando  afFer- 
mianìo  d’éflerc  Arpracrati  , ed  òf- 
feruatori  del  fiienzio  Pictagorico  y. 
che  dee  ftatìziaré  frà  le  llrfettezzc:^ 
dc’chioftri  , e 1*  ampiezze  dclltj^ 
Rcggie , fe  i Rè  , ed  i Mònarehi 
medicano  imprefe  da  effér  celebra- 
te fino  alla^nchezza  delie  lingue 
dituccii  fecoii . Fermiamoci  colià; 
Preterizione  in  Galuino  c trapali 
fiamoJo  colio  flilc  dell'Oratore.  Pe* 
rocchè  queft*cmpio  Erefiarca  fliniò 
perduto  quél  giorno  , in  cui  nom 
nuefle  aggiunta  qualche  ferita  allè: 
Chiefa  > c iègnollo  cól  bianco  quan^ 
do  vide  roffeggiar  fiuouo  fzttgùt' 
grondante  dalle  pia^e  dé^edeli  ; 

Io  non  voglio  raccontare  ò Cai- 
nino  , il  qiiale  porti  Pvbbriaèhez^ 
za , e*l  vino  nel  nome  che  per  ope- 
ra tua  pubblicamcte  ar/b  là  Santità 
neiriminagini  abbruciatede’  Santi; 
che  nelle  Ghiefe  Teatri  di  melodia, 
e di  concenti  co*  quali  fi  placa  j e€ 
addòlcifcelà  Giuft/zfa  Diuina  fu* 
roafcntici  anitrir  cauaJii  : che  nelle 

blenfc 


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Ouero  a^r  t 

Men(e  facro/ance  degli  alcari'dou^ 
colia  efficacia  delle  parole  Sacerdo- 
tali li  trac  dai  Ciclo  noti  la  manna  ^ 
mà  lolite  Ho  Iddio  furono  apparec-' 
ohiati  profani  * ed  empi;  ebaniti*' 
ali’Erefia:  che'l  Dinihiflimo  Sag’ra-^ 
mento  cibo  degli  Angeli  fii  oatO' 
con  abbomincuole  facrilegio  a?  Ca- 
ni , che  d’altro  palio  noncràn  dé- 
gni fuorché  delle  carni  degli  Ercti-^ 
ci.  Tralalcio  le  ribellioni  de*  Popo- 
li centra  ilorodcgittiini ',Srgnori 
cioè  delie  membra  còntì^‘  i-  iffioi 
Capi  cagionate  dalla  nouità'  delia 
tua  dottrina^ò  perdir  meglio  igno-' 
ran^a  , c da*  tuoi  maluagi  configli 
co* quali  erano  inftigatc  le  genti  à 
tor  via  ogni  legge  Dfuina,cd  Vma- 
na , per  non  foggiacéirtèi  Dio^jJ  nè 
agli  vomini,*  mà  folamentc  à Luci- 
fero « che  sprofondònclPabilfo  non* 
volendo  abballarli  à riucrirper  fuo 
Signore  vn  Dio  che  fì  douea'  vma- 
narc . Non  ridico  la  difeordia  pplìa 
da  te  nelle  Città  , nelle  cale  dc^pi- 
tenti  ,e  degli  amici , dilgiugntndp’ 

gli  vaiti  per  legamento  dì  fangue  / 

* 


Di  j;:i2ùd  by  Googk 


Ityelfoé^Or&, 

di  fede>d*amicizfa9  e di  Patria^  per* 
chèJa  tua  Setta  non.  altrimenti  ac^ 
coppiar  il  poteà iè  non  col  fepara*- 
mento  de^li  animi  • 1 disfacimenti: 
delle  Citta,  le  difolazioni  de’ Rear 
mi. & i difertamenti  delle  campar 
gjne  fi  tacciano , mentre  ognun  si. 
che  J’Ereda  è accompagnata  dalla' 
folicudine  ,,  nè  in  altra  maniera^ 
vuoi  efler  celebrata,  che  dal  iilenr 
zio  rpauenteuole  latto  dal  terrore^. 

E perchè  parrebbe  che  io  folli 
fiato  preifoiecatadupi  del  Nilo  dor 
ile  gli  abita tori/bn  lordi  ,,fe  io  non 
lentirn  fi  rimbombo  ancor  durante 
della  fòmanifìmai  vittociariportar 
ta.da;  Cc.  ttQilici  coilegati.neliconir 
battimento  nauale  attaccato  colle 
fur  ie.Ottomanne  ^ vferòJa  fuddetta 
figura  nel  deferiuer  folamente  il 
pr  imo  conqua  flb  de*  legni . tnichefT 
chi  fatto  dalie  Ter  Galeazze  dclla^ 
Repubblica;  delle  quallcraCapir 
tpno  Francefeo  Duodo  ;icur  aliena 
do  sì  fei /cernente  principiato  >;ipoa. 
ragione  fi:  può  a feria  ere  la  metis 

deli'òpera  j cdèll*impre/a  > nella^ 

■ 


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Vuero  . iìj 

quale  ili  qiiafi  affatto  Alenato  il  Gc« 
rion  della  Tracia  dalle  fpade  di  D, 
Gio;  d*  AuAria  , di  Marc'Antotìio 
Colonna , di  Sebaftian  Veniero  Gc^ 
nerali,  di  Francefco  Duodó , e d’al- 
tri infingi  Capitani,  i quali  fc  aucA 
fero  profeguita  la  vittoria  , aureb- 
bon  vedutigli  vitimi  tratti  della.» 
monarchia  cnrchdca  ychè  ancor  al 
folo  nome  pàuenta  di  quelli  gran(^ 
vomini  maggiori  di. Archimede  ; 
perocch-è  fenza  porre  il  piè  fuor  del 
Mondo  lo  fcoflcro  colla  potenza.»' 
deirarme. 

Perchè  non  hò  io  nè  la  voce  -di 
Stentore  , nè  le  cento  bocche  della 
Fama,  tralafcio  di  contare  gli  effet- 
ti uiarauiglioli  delle  Galeazze 
macchine  ftupende  , & orribili  , c 
fuobiliMongibeili»  che  fenza  eoo* 
fumarle  vifeere, continuamente  aa« 
i^entano  fulmini , c co’ fulmini  mil- 
le morti  ^ Nè  mi  fermo  à narrare  il 
treraor  de’  barbari  palpitanti  , c 
commoflicomc  il  Marc  agitato  da 
remi , e gii  ftendardi  da’  venti  : il 
pallor  deila  faccia  difegnata  dal 

color 


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2.1^.  ttP^elhitOrai 
color  cfclla  morié,  la  quale  rappre^ 
(èntaua  i Turchi  morti  prima  del 
morire,:  la  dubbietà  de*  Capitani. 
Qttomanni  fs  doucflcro  fuggire  , ò 
combattere , mentr*erano  accertati 
da  tanti  f^ni  infaufti ,,  del  riufei- 
mento  infaice  : la  confu  fion  de  Sol- 
dati , a*quali,parea  di  ritrouarli  in 
vnCaos::  lemaledùioni  dateallo*- 
xo  Macometto  ferendo  colla  lingua 
^uel  fallo  Profeta  :per  cui  lì  erano 
eQ^oftl  a'  colpi  mof  tali,,  ed  ineuita- 
.bili  . Nè  meno  voglio  delcriuere  la 
iuria  colla  quale  da  prora  , e da 
poppa , dalcorpo,  e da*  lati  rèinpe- 
ilàuano  que*  legni  ùni furati  colle 
artiglierie,  contale  continuaaion 
di  tiri  ^ e con  fracaflb  si  orribile  ^ 
che  credeuano  vicendeuolmentc 
fulminare  or  la  Terra  , ora  il 
Cielo. , ouero  generarli  i fulmini 
dentro  alle  bombarde  , Icuoterfil* 
Vniuerfo^ , ed  elìère  ^rig jonati  i 
venti  , i quali  fofpigaeuano  le 
nuuole  del  fumo  nella  faccia,tiencl- 
le  naui  de*nimici  , acciocché  non 
vedeliero  la  morte  , nè  la  cagion 

del 


à 

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Ouero  la  I{en,  Vene^4na]  % f 5 
del  morire  , nè  Tap^lfero  doue  voi- 
gerfi  per  isfugg/rJa  . Megiio  è noa 
far  menzione  di  vcJe , c d*JnfegncLf 
farciate  ^ di  traforategalee,  di 
Combattenti,  ò morti,  ó mortal- 
mente, e miTerabiimente feriti,  di 
remi, d’antenne,  e d’aiberi  , 
fpezzati  da  impetuoiìflimi  cUpi 
del  cannpne  fraica  ffauano,  c sfraed'* 
lauano  c ciurme,  c nocchieri , e fot- 
dati,  e capitani  tradhi  da' loro  le- 
gni,  da*  cjua-i  i h annichi  iaua  l'atsaa^ 
«o  della  gente  non  tocca  dalle  pal- 
le: come  fei  pini  , e gli  a beri  tur- 
chefehi  fo/lero  collegati  a*  danni 
de*  mede^mi  Turchi . Si  taccia  dico 
tuttociòrperchè parrebbe,  chef' 
Oratore  ó Jpcrboicggìaffe  , ò fin- 
gere come  Poeta  , E parcanche-> 
da  vn  finto  aggrandimento  non  A 
parcggerebbela  verità  delia  gran^ 
ruina  incoininciata  dalle  galeazze; 
dondeoriginoffi  vn  fine  gloriofilfi- 
mo  della  battaglia , e delle  fatiche  ; 

. ed  li  principio  dell’onore  immorta- 
le acquifiato da*  Veneti, ed  vn’eier- 
130  feorno  riportato  da*  Turchi , de* 

quali 


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zid  cTOrOf 

quali  tanto  fangue  fì  fpar/è>  cheai^ 
rebbe  (oilenuta  J’Armata  , fe  per 
ventura  leccato  fi  fofle  il  Mare , in 
cui  tempefta  maggiore  non  prouè 
mai  i’Qttoxnanno  • 

CAPO  VI  IL 


SoficHtas;jcne , 


Oratore fuole alcuna  voltate^ 

I ner  fofpcfi , e dubbiofi  gli  Vdi* 
tori  9 edopo  foggiugnere  qualche 
cofa  non  afpettata  9 ò grande  , ò 
.piccola  9 ÒTÌdicoio/a«  ò Jagrimeuo- 
le  ; e quando  fi  ciò  ù.  la  hgura  So** 
tentazione  • Potremmo  adoperar 
la  Sonentazionenelia  prefadiCri^ 
ilo  foilegnodd  Mondo  ^ 

Efce  di  notte  vn’empia  ma&ada 
jìimicadeila  Juce  • Porta  nelle  ma* 
niaccefefacelle  ^ perchè  que*  lumi 
ccldli  non  vogJiono  rifplendere  in 
ieruigio  della  fceleraggine V*è 
Giuda  per  guida  yche  conducei  Sol- 
dati accecaci  dal  furore , e che  non 
veggono  il  rentier  noto  , c tame-^ 

volte 


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X)ueròlal^ett,Fene7ikHÌ''.  xij 
vohe  caJpeftato . L’afìc , lefpadc  t 
gliarchi,lcfaettc,IefromboJe  , i 
baftoni,  e le  mazze  non  j7paucn- 
tano  tanto  , quanto  da» terribilità 
del  volto  non  d’altra  armadura-, 
guernito,  ehc  dell’orrore  natiuo  • 

E perchè  falli  vn’apparecch lamen- 
to «ì  grande  ? Forfè  le  fchicre  van- 
no ad  alTalir  qualche  Rè  ^ cke^ 
vicn  di  notte  per  ifpianar  Gerufa- 
lemme  9 c recarle  l’vltimo  giorno  « 
c fommergere  il  Sol  della  Palcftina 
in  vn  mar  di.fanguc , e di  lagrime  ? 
Forfè  inuianfi  contro  a qualche-? 
Città  ribellata  per  diftruggerla  del  - 
tutto  lardandole  le  pietre  per  lapi- 
da fepulcrale?  Forfè  torreggerà  di 
nuouo  qualche  GigàntcFiliHeo  ri- 
foluto  di  terminar  la.  battaglia 
quando  non  i^Herà  pih  Soldato  ve- 
runo da  e Sere  vcciCo  » c la  vita  farà 
«bandeggiata  dal  regno  della  Giu- 
dea i Gran  cofe.pcr  certo  fi  volge* 
ranno nellrmente  di  ognuno  cor- 
rifpondenci  alla  orribilità  delle.? 
fchierc  . Efercito  sìlìero  , edam- 
maefirato  nella  fcuola  dellaCmdeU 

li  tà. 


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21»  llf^dto£Orol 
tà>  ordinato  dal  l’Orrore  ^ aauam^ 
pantc  per  le  fiamme  dlnferixo»  gui« 
dato  dal  Tradimento  > m^cia  coo_s 
patii  da  Gigante  inuer/b  vn’orco 
non  per  abbatter  Tiranni , Fortcz-» 
ze  j e Tifei  3 nià  il  noftro  Grido  3 
quale  da  Leone  di  Giuda  che  egli 
era  è diuenuto  vn*Agnd!toj  &eflèn? 
do  Gigante  lì  è oltre  mlura  impic*» 
colito,rilcuando  i^omo  abbaflàto, 
e riimalzandolo  a 'maggiori  graa>* 
dezze . 

L’aucr  nominate  grandezze  mi 
fa  fouuenirc  deU'atto  magnanimo 
del  Doge  Domenico  Micheli  /opra 
menzionato 9 il  qualericusò  il  tito^ 
lo  di  Rè  , ed  il  rea  me  delia  Sicilia 
offertogli  da  que*  Popoli  , che  io 
celebrarono  maggiore  del  grande.-». 
Aleffandro , mentre  il  Macedone-# 
donaua  Città , e*l  Micheli  ridonaua 
la  corona  già  data  : facendo  dubi- 
tare chi  auclTemoft  rato  animo  pih 
reale  ,i  Donatori  dello  Scettro , ò’I 
Doge , che  lo  rifiutò  ; e dimoftran- 
do  alia  Romana  Repubblica  , che 
la  Repubblica  di  Venezia  aueua  an^ 

cora 


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OMroUR€ttyenc:(ima  , 
coraiTuoiFabrizi;  contenti  d’cfTcr 
tenuti  degni dcJl* imperio  nella  eoa-* 
dizion  di  priuato . Q^edo  fatto  che 
donrebbe  orna  rii  con  tutti  i colori 
della  Rettorica  nelle  carte  , c dalla 
Pittura  nelle  tele,  farà  efpreffo  dal-* 
la  figura  Sofientazione . ^ 

Quali  dimofiraiize  d onore  noit^ 
ricusò  nella  Siciliail  Doge  Micheli 
Sole  de*  Capitani  nel  ritorno  fatto 
dairOricnte  co*  fuoi  legni  v ittorio» 
fi  carichi  di  merce  gloriofa  inficme, 
e di  fpoglic  ? Ognuno  immagina 
che  quel  Capitano , il  qua  le  col  pe- 
fo  dell'arme /ue  incuruò  più  volte 
ralterezzadc*Saracini  non  volefie 
Archi  trionfali  piegati , ed  inarca- 
ti; chc'non  accetta  tfe  tornea  menti , 
cgioftrcdoue  con  finte  battaglie  fi 
combatte  , auuezzo  à veder  zuffe 
vere  nelle  arene  di  Marte  : che  ri- 
gettafie  ozioG  fpettacoli  il  nobile 
Dirpregiator  della  quiete , e l'ama- 
tor  delle  fatiche  : le  pubbliche  alle- 
grezze TAdducitor  d'eterno  pianto 
a'  Saracini  ; raccompagnamento 
dellaNobiltà  chi  era  fiato  cinto  dal- 

K X le 


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lad 

le  folte  fchierc  de*  Barbari  dirada  tc 
dalla  rpada da  cui  era  fiata  aperta 
la  via  al  carro  del  (uotrionfo.Azio* 
ni  piìi  gloriofe  s’afpettano  da  vil^ 
Principe , cheeflendo  il  primo  del- 
la Repubblica  voirefierc  fuperiore 
nell*  opcrazion  delle  marauiglie 
Non  accettò  l*aiToÌuxa  Signoria 
della  Sicilia  > nè  lafcioin  piegare 
dalla  violenza  dell'ambizione  ^ nè 
dalle  preghiere;  la  doue  molti  per 
la  cupidigia  del  dominare  falirono 
al  trono  fopra  tanti  cadaueri  di 
gente  vccifa  , che  quafi  perderono 
il  titolo  di  Rè  non  rimanendo  Po- 
poli da  efserc  fignoreggiati. 

c A p o I X. 

DeUa  Snbie:iime^ 

QVando  rOratore  fà  qualche 
interrogazione  à fcllefso,  e 
fi  rifponde  , sfacendola  ad  altri , ò 
parlando  con  efìi  non  afpctta  la  rif- 
polla  j raà  immantenentc  lafoggiti' 
gne  , formala  Subiezione  : della 

qua- 


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OtueroUl^ètÈ.f^enè^àna, 
quale  daremo  vn’efempio  in  Ero* 
de;  incuicoJnafcimento  diCrifto 
nacque  fubitamenceJa  paura  , da 
gelofia  dello  Stato:  aquile,  ed  auol* 
toi  della  Reggia  , c del  petto  del 
Rè  della  Palcftina , benché  non  fof- 
fc  ancor  diftefo  per  li  noue  iugeri  di 
Tizio  > nè  legato  con  Prometeo  aH 
Icrupi  del  Caucafo  men  duro  del 
f uor  d*Erodc  • 

, : Perchè  veggo  la  tua  fronte  offuA 
cata  ò Erode , mentre  inBettelcm^ 
me  anche  di  mezza  notte  il  Sole  ri* 
fplende  ? Temi  che’J  natale  d’vnJ. 
pacifico  Bambino  intitolato  Prin* 
cipedellapace  debba  far  riforgere 
le  guerre , e le  difcordie  già  fpenté  t 
Odia  lo-llrcpito  dèlie  trombe , e de* 
tamburi , c gli  vrli  degli  cferciti  af* 
frontati  chi  eficndo  la  Voce  , el 
Verbo  delPeterno  Padre  nafee  nel 
filenziodi tuttcleCrcature . Temi 
di  vederlo  vgualmentc  armato  d* 
acciaio,  e di  fdegno  cbntra  Gei u- 
falemme  ? Kionè^atta  la  tenerezza 
delle  membra  àfollenerc  il  duro  pe* 
fo  degli  elmi , e degli  vsbsrghi.  Du* 

K 3 bitl 


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^ X22,  il  y cUo^Orù  , 

bici  che  fatto  grande  non  voglia  fa- 
Jire  ai!  altezza  dei  tuo  Trono  con 
y ioJenza  ? Non  coglie  l reami  ter* 
reni  chi  ^ abbbandonò  di  prnpìa  ^ 
volontà  il  regno  del  Cicloj  nè  ccrc^ 
le  Signorie  altrui  chi  non  appreg*^ 
zando  il  fuo  dominio  hà  prefa  il 
contralTegno  > e la  condizion  di 
^cruo . Le  fteUe  comparfe  di  nuoua 
nell  aria  a u ranno  perauuentnra  ^ 
turbato  il  eh  iaror  della  tua  mente  r 
perchè  le  credi  òComece  Prefiche  , 
le  quali  piangano  le  mottidclMon* 
do  colie  chiome  tiifciol  te , ò le  Himi 
fiaccole  funerali  per  la  fepoitura^  f 
Sappi  efler  nuoui  occhi  aperti ^ dal 
Cielo  cariofodi  rimirar  pienamen- 
te le  felicità  delia  Paldtina  . 
der  nouelliRè  venuti  dall 'Oriente^ 
c dalla  culla  dei  Soie  a quella  del 
nato  Fanciullo  ti  parrà  iniàuito  an* 
nunzio , ed  augurio»  c che  predica 
diminuimcnto-d'lmperio  ? Aurai 
nel  ruolo  de*  tuoifudditi  il  Monar- 
ca dell*Vniuer/b  >e  Iddio  a cui  è de- 
bitrice tutta  la  Natura  ti  pagherà 
il  tributo  « ' 

Darò 


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Onero UHjstt,Ì^ene:^iana,  iz^ 
Darò  Jucc  più  chiara  • , e aJla  fi- 
gura* e a*  Candidaci'ddJa  eloquen- 
za facendo  vedere  vn'aJtr'efempio 
della  Subiezione  col  porre  auaoti 
gli  occhi  vno  fenz'occhi  , Arrigo 
Dandolo,  gran  lume  della  Patria  , 
accecato  da  Emanuello  Imperador 
de*  Greci  con  infocatibacini , men- 
tre queglicon  giufto  ardore  aringa- 
na  come  pubblico  Ambafciadore  , 
cd  Oratore  à fauor  della  Patria , ri- 
chiedendoil  tolto  fraudolentemen- 
tc  nelle  guerre  pa fiate , e ritenuto  > 
c negato  a*  Mercatanti  Vin/ziani  ; 
che  aucan  prona  to  più  fedele  , 

Hien  ingordo  il  Mare  paragonato 
alla  dislealtà,  edauarizia  diEnaa- 
nuello , il  qualeà  man  falua  , e fen- 
za  pericolo auea  rapite  lericchez- 
" zc  guadagnate  da*  Mercatanti  di 
Venezia  in  molte  battaglie  fatte-* 
con  tuttigli  Elementi , e con  tutti  1 
rifehi  più  pericolofi . 

■ ’ Sci  Emanuello  vn  T irefia  (c  non 
neglrocchi,aimenofieinntelletrof 
ed  hai  nella  mente  la  mezza  notte  ^ 
mentre  penfidi  kuare  al  Dandolo 

K 4 il 


Dk 


ii*Sole  delle  allegrezze  togliendo^ 
gli  la  luce  degli  occhi  che  fono  i due 
Soli  ncUVouiOi  Giubila  il  Dandolo 
mentre  mette  in  chiaro,  che  la  Pa« 
tria  gli  è più  cara  degli  occhi  > de?  | 
quali  volentieri  fi  priua  . E vero  : 
non  vede  più  nel  Teatro  dellaNatu^ 
ra  la  Scena  delle  cole lempre  varia  r 
c ferapre  mioua f ma  è felicità  il  non-  , 

mirargli  Oggetti  cagione  che  gli  j 
voiiìini  foueate  fi  tramutino  in  £ra«^  i 
eliti . Non  perde  già  la  beniuolenza 
de*  Aioi  Cittadini  ora  che  non  hà 
più  fperanza di  riuedere il  giorno*' 
Tù  fai  che  1* Amore  amato  da  tuttfr 
è cieco  , e rendefimili  à fe  i Tuoi  Se-^ 
guaci.  Non  vagheggerà  più  Ja  molr 
titudine  degli  amici>  nèÀrà  riguar^ 
datoF  del  Popolo  nel  ritorno  allai^: 
Patria  : mà  farà  onorato  fpettacola' 
della  Città-j  la  quale  diuenteràvn^' 
Argo  per. rimirare.  Arrigo  , che-> 
fempre  riguardò  Ponore  della  Re-» 
pubblicaci  il  comodo  della  Città  9 e 
Pvtilità  de*  Cittadini . Saràmentre  1 
viucj  ricoperto  dal  velo  della  not- 
te ii>  naà  quelle  ipcziofè.  tenebre  ac*^ 


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Onero  U f^eneT^iana',  i 

ci*efceranno  la  luce  alla  famiglia  il* 
luftrinima , agli  Antenati  Chiarini-» 
mi , & a'  dirccnclenti  ne*  quali  fi  i 

trasfonderà  col  fangue  la  chiarezza 
deriuata  ancor  dalle  tenebre , 


l' ondeggiamento  de*  nofirr 
penficri  ,e  la  diibbietàdeirOratore 
irrefoluto  fc  debba-parlarc  ò tace- 
re , à qual  partito  appigliarfi , e fé 
lo  debba  decidere  , ò lafciar  pen- 
dente ; Qiiefia  figura  fi  è allora  pib 
vaga  quando  non  è fchietra,  nè  pu- 
ra , ma  mifebiata , e per  dir  cosi  in- 
neiiata  nella  Subiczionc  ; in  quella 
guifa  che.i  Compo/H  >,ediMifti  fo 
iientemente  fon  -piu  belli , e pregiar- 
ti de*  Semplici  . Premetterò  in  pri- 
ma l’efempio  diquefta  figura  ,-mà 
comporta  lodando  il  Beato  Liuigi 
Gonzaga  della  mia  Compagni^ 
Giouane  purilliinOfC  cheparue  vna 


€ A p X. 


Delia  DubitaT^one-, 
Ortr/àrao  collà  Bubirazione 


K j So- 


Google 


r livello  £ Orty , 

Saftanza  incorporea  > eiemplfclA 
fiina  . 

Qual  VirtLi  principalmente  deb- 
bo io  raccontare  di  queft* Angelo 
terrcftre  ? Sceglierò  la  fna  Miodc- 
ftia,  la  quale  fempre  gli  tenne  il  ve*» 
lo  innanzi  agIIocch;i,e  perciò^traea 
gli  occhi  di  tutti  à rimirare  vn  Già- 
uanc  guidato  lìcuramente  da  vna- 
Guida  benché  bendata  ? ma  la  Pu- 
rità , che  donogli  per  iniegna  va 
bianchiffimo  giglio  > ed  èTemprc 
mai  Compagna  della  Modelìia  non 
v«uol  eflcr  dilgiunta  nelle  Iodi.  Om- 
mettendo queftedueVirtà, darò  à 
diueder  la  grandezza  deU^animo 
maggiormente  aggrandito  col  te- 
ner rotto  il  Mondo  > difpregiando 
la  primogenitura  si  ricca.^mà  il  Di- 
fpregiamento  » anzi  l’Odio  porta- 
to al  Aio  corpo  lacerato  , e Iquar* 
ciato  dalle  catene  , collc'bocchc  di 
molte  piagge  Alamcntercbbe  dell* 
Oratore , fe  tralalclaflc  la  Peniten- 
za armata  di  ferro  contra  la  carne 
di' Luigi  tutta  fraca  fiata  per  man* 
tenerla  intera.  Loderò  la  Fortezza, 

la 


r 


■>C  i,U 


Oum  la  ^ett.  ytncT^a . 2 17 

la  quale  meritò  due  corone;  perchè 
fii  vincitrice  dei  Padre  fdcgnato  > c 
dclJ'amor  nella  Madre,  che  Tacca' 
irczzaua  : fé  PAft  faènza , c*l  Digiu- 
no pcfauano  feueriflìmamente  il 
mangiar  di  Luigi  > le  pur  il  nulla 
( che  cosi  poteaii  chiamar  la  picco- 
lezza del  Cibo  ) contrappefaua  nel- 
la bilancia  del  Rigore.  Anteporrò 
à tutte  quefteVirtìiTamorc  inuerfo 
Crifto  j appiedi  del  quale  aurebbe 
voluto  mandar  fuori  dagTocchi  il 
cuore  disfatto  in  lagrime  ; delìde- 
rando  però  di  ritenere  i lumi  per  ri- 
guardareil  Saluatorc  ; fe  l’amore 
portato  a’ Proffimiauea  trasforma, 
to  in  Argo  Luigi  ofleruando  dili- 
gentemente le  loro  neceflìtà  ? 

Della  femplicc  Dubitazione  da- 
rò vn  faggio  in  Agoitin  Barbarigo 
fauiffìmo,  c fortiflìmo  Prouueditor 
Generale  dclTArmata  a’CurzoIari, 
il  quale  fcelfc  il  luogo  pi^  per  ico- 
lolo  nella  pugna dòuc  queft*Argo 
perfpicacifiirao  , c vigilantiffimo 
della  Repubblica  hauenck)  perduto 
pcrcagioud’vna  factta  va  occhio  > 

K e per 


r2ff:  . llrèUoà'àìùl  \ 

e per  la  malignità  della  ferita  ancof  ' 
la  fauella:  nondimeno  dando  la  lia*^ 
gua,  c la  voce  alle  mani  ^ non  rifin^> 
congedi  (d’animare  alla  continua-*' 
zion  della  vittoria  i ftroi  Soldati  , » 
nelle  braccia  de* quali lafciò  la  luce* 
della  vita  non  fenza  vendetta  ; poK 
chè.quefli  auuiuati vie  & fa’* 
uigoriti  dalla  mortedel  Capitano  s* 
fecero  Scontare  a*;  Tiirch  i la  perdita^ 
della  luce,e  della  vita  con  vn’ecclif*' 

11  mortale  apportato  in  quel  gior* 
no  alla  Luna . . 

Qual  titolo  darò  ad  Agollin  Bar*^  • 
barigo , che  non  fu  fola  mente  libe-*  • 
ra le , ma  prodigo  del  fanguc , c del-  | 

la  vita  PChiamcrollo  Fulmine  , che 
del  Tuo  furor  momentaneo ^ la fei 
eterni  fegni  ? ò Leone  che  Itimi  de- 
gna corona  vna^lìcpc  d’afte  , c di^ 

' fpade,echetrionfi  nel  regno  della 
Fierezza  ? Darogli^fno  me  d’Argo  , 

non  mai.aftonnato  , mcntre  collc 
lue  vigilie  recò  vn  licuro  ripofoaU 
la  Patria  ; c furandoli’!  fonno  rubò  : 
le  pàlme,  eJefpoglfea’Nemici,  c 
con  infaticabile  vigilanza  prouui-;^ 


Omota<^eft.yene7^ana , 2.29- 
dea*bifognidelle  fuefchiere?  Ko- 
mintìfollo  Reggitore  prudcntiai- 
mo  dèll*àrmata  perchè  era  ottimo ^ 
regolator  de  fuoi  affctti?  òpure  Sol  - 
dato  cflcndo  il  primo à battagliar' 
Gongli  Auuerfarij  ^el’vltimoà 
trarfi  : ihprimo  à fottoporfi  al  gra- 
uiflSmo pefO'dcJle  fatiche  > e iVlti': 
moàrgrauarfenc?^  La  perdita  del-- 
l’occhio  mi  sforza  à pareggiarlo  à 
Goclite-diuenuto  chiarillimo  nella' 
cecità  : mà  J’ardirc  incomparabir 
k , a*  Gefari , a’  Pompei,  à’  Catoni, 
ed  a'  Bruti  fpauentofi  aL  Mondo^ 
perchè  di  nulla  temeuaho.  L’auc- 
re  à vile  la  vita  lo  dimoftra  per  * 
Vfl*Eroc  ineftimabile  tmàreffer  far 
condo  fenza  parlare , e cp’gefti  mur 
tuli ,, e loquaci  accendere  i foldatii 
al  combattimento  lo  paiefano  per 
ammirabile.  > 


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2J0  il 

CAPO  XI. 

DcHa  ^iftribni^ione  • ' 

La  DiftribuzioM  partitaracn»* 
te  diui/a , e diuidegJi  Oggtt* 
ti  9 acciocché  diflintamefìce  fi  veg* 
gaognì  co/à  da  chi  non  auendala 
vifta  aquilina  y nè  l'acutcaaa  ccr- 
HÌcra 9 non  la  pcnetraflc.  Per  eicm- 
piov  fe'l  DicitorcauelTc  talento  d*il- 
lufirar  quella  chiaridima  Donael* 
la  di  Cipri,  la  qualecoi  fuoco  dato 
al  Galeone  di  Meeniet  fublijmò  fiw 
alCielale  neui  della  purità,e  naan^- 
dò  in  aria  gl*  infami  difegni  del’ 
Bafsà , potrebbe  à parte  à parte  di-^ 
moftrar  lo  fpiendore , ci*l  Sole  de* 
natali  piè  luminofo  nel  tramon- 
tare 9 che  nello  fpuntare  : l’età 
faociullefca  , & acerba  9 adulta^ 
però  9,  c matura  per  la  gloria  : la 
iieuolezza  del  felfo  ingagliardita 
daUlamor  dell’onellà;  lagenero/i- 
tà  dcli*animo  , che  non  temette^, 
nè’l  Vefuuio  delle  fiamme , nè  la 

''  toin- 


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ùum  Vtnnrjkna.  zj  r 
tomba  ddJ’acquc  : reca- 

ta à Tuoi  Compatrioti  liberanKÌo- 
li  dalla  cattiiiità  più  raotefta  del- 
lo fcioglimcnto  della  vita  : l’^ac- 
cortczza  ingegnosa  ncilo  fuiJup»- 
pare*!  nodo  delle  mi/èrie  per  vo-- 
larfenc  alla  beatitudine  del  cielo 
per  vna  ilrada  renduta  illuftrifli- 
ma  > & additata  dalle  àrifee  dei 
fuoco . 

Allora  quefta  figura  è più  va- 
ga quando  l'Oratore  alle  'Cofe  pro- 
pofte  aggiugne  le  fue  pr^e  » le^ 
quali  feruano  d’appoggio  al  di- 
feorfo  * JLaonde  per  comprouar 
ninna  cofa  e/Tcr  mancata  àRoaia> 
acciocché  nell'altezza  de* fette  col- 
li foflc  riguarefeta  con  maratiiglia 
dal  Mondo  , potrebbefi  diftribuirc 
il  ragionamento  m più  parti  colla 
giunta  delle  ragioni. 

A Roma  non  mancò  la  Fortu  - 
na , la  quale  benché  cieca  é nccd- 
fùria  per  guidar  Fimprefe  j né  la 
Fortezza  , che  lafcia  prima  la  vi- 
ta , che*Ì  luogo  prefo  nel  campo 
ddla  battaglia  i né  la  Pruden- 
za» 


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pKeJfóiPOrèr, 

y che  è la  bafc  i rénzaciii  prc^ 
cipitofamente  ruinano  le  monar<» 
chic  y nè.  la  Sapienza  , che  interi' 
nandó/i  dentro  *1  fegreto  delle  ca-  - 
gioni  ; fcuoprc  gli  effetti  piìi  oc«» 
culti  , nè  la  Eloqtienza  chc  di’* 
rozza^gli  vomini  feabrofi  , ed  in» 
canta  fenza  magia  ; nèlaTempe- 
ranza^  che  legando  i fenfi  li  ren» 
de  piùi  liberi  ; nè  la  Liberalità , U 
quale  tanto  più*  acqaiffa  quanto^ 
pib.  dona^  c col  donare  vnagenH 
ma  rapjfce  vn*  Eritreo  ..  Rimi- 
ra i natali  di  Roma  pargolcg* 
giante  nelle  falce,  e>  vedrai  che  , 
la  Fortuna  difende  Romolo , c Re^ 
mo  dalle  acque  del  13euére , don* 
de  farebbono  vfeiti  in  proceffo  di- 
tempo tanti  incendi^  di  guerra 
ad  incenerir  l’Vniucrro  j e prouui*- 
de  loro  di  Nutrice  viia  Lupa  per 
lignificar  ,xhc  le  Nazioni  pib  fie- 
re doucano  fpremere  il  lattea 
dcllc^  ricchezze  per  allattare  i Ro-« 
mani  , Se  vuoi  conofcerJa  For» 
rezza  ^ , contempla  i -Mnzij  co* 
me  mutoli  fra  gli  fpafimi^delle:!, 

mani 


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' Cuero  Ul^ett,  .2^5 

mani  bruciate  : i Curzi;*'  che  2^^ 
GorcianfI  la  vita  col  gettarli  nel^ 
le  voragini  : gli  Orazij  , che  ac-; 
cecati  nel  faito  da  vn  ponte  for- 
montano  al  cfel  dell'onore  , nè 
perdono  di  vifta  la  Patria  : Jc-^ 
delie  notatrici  nel  Teucre,  e vin- 
citrici de*  fiumi;  come  fe  Mhzìo,' 
e Clelia  fi  foflcro  accordati  , Tv- 
na  di  vincer  l*acque>  Paltrodifu- 
pcrare  il' fuoco  .'Se  vuoi  faper  la; 
Prudenza , offerua  quelPauguftif- 
fiino  Senato  vecchio  d*anni  y e di 
ienno,.il  quale  Teppe  accoppiare 
fotto  il  ^iogo  impofio  al  Mondo 
Popolidi  coflumi',  di  linguaggio , 
odj  cielo  diuerfii  La  Sapienza  carr.- 
peggia  nelle  Tauoie  delle  leggi  , 
colle  quali-  ftt  facto  Pargine  al  tor- 
rente della  Licenza*,  eih  imprigio- 
nata la  Liberta  del  viucre.  I TuS 
lij , gli  Antoniji  e gli  Ortenzij,  che 
ebbero  la  Dea  Suada  nelle  lin- 
gue, e co!  fiumi  d?oro  del  dire  fe^ 
cero  vedere  à Roma  iT  Gange 
l’Ermo  c*l  Fattolo  > palcfimo' 
fEloqucnza  , I Fabrizi.i  .J  Cu-' 

r' 


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tip , cd  i Valeri^ , che  per  meri-? 
tar  fèmpre  il  trionfo  vinfero  fensr 
prc  la  Fame  ,.c  furomx  accompa- 
gnati al  Campidoglio-  dalia  Po^ 
uertà  , manifèAaiiola  Temperan'^ 
aa  • 1 Pompei  che  riempiono  i 
teatri  di  combattenti  « e di  bere 
col  votar  le  loro  teforerie;.  iMc- 
cenati  y che  fpontaneamente/i  fan- 
no tributari;  del  Parnafo  » ridico- 
no la  Liberalità  > colla  quak  ali- 
mentarono i Cigni  de*  Poeti  > che 
fi  mofirarono  altrettantoliberali, 
impiegando  le  penne  > ('*!•  canto 
nel  portar  per  tutta  il  mondola^ 
fama  de*  Mecenati*  ed  in  far  ri^< 
nare*l  non^  glotriofo  del  Benefat- 
tore. 

SebaiHan  Vcnicri  Gcacrali^- 
Hio  dcIPArmata  Veneziana , epoi 
Doge  Sercni(fimo,tcmpeftagtter^ 
riera  * che 'dnlipb,  c conquàrsò  a* 
Curzoiari  tanti  legni  mrchefchi 
«lirpergcndoli  pér  tatti  f mari  per 
fegno  della  vittoria  ottenuta  * e 
mandandoliancora  innanz-r  come 
annunziatoti  della  Confitta'  de^ 

Bar-^ 


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(fueroh^ett,jrpieiffana . ,^35 
Barbari,Jodcfcbbefi  dalia  fìg^t^  di- 
flribuzionein  caJgui/à, 

Al  Venicri  ncm  mancò  paffio 
alcuna  per  dicbiararJo  CsLpkaiu 
de*  Capitani , ed  ^eole^  de*  jfgira  ; 
sV  che  (^nuno  di^era  di. pareg* 
giarJo  , auendo  polla  la  meta  al 
valore  vmano . Non  gli  itiapcò  la 
chiarezza  dei  (àngue  ; mentre  leL> 
iùc  culle  paruero  quelle  del  Sole 
tutte  compone  dei  fior  delia  lu- 
ce ^ anzi  fiiron  piu  jumi£p(e;.per 
la  riucrberazionc  di  taoii.  Soli 
quanti  fiiron  gli  £roi  nad  daÌ!*<D' 

riente  d'vn'lilufiriiSmo  kgnag' 
gio . Non  gli  mancò  la  felicità  ; 
mentre  ebbe  non  folatnente  collc' 
gati  j mà  in  ina  balia  s Vendi  1 
^uali  al  fuono  delie  trombe  gtì- 
lliane  venuti  anch'elfi  nella  bat- 
taglia  (pin/èro  il  fiimo  negli  oc** 
chi  de*  Turchi  , coprendogli  col- 
le tenebre  deil*aria  , che  doueano 
recar  loro  l'ombre  della  mortc_>  • 
Non  la  fortezza  : perchè  fofte* 
nendo  coi  vigor  ddVanìmó  il  pe^ 
fo  degli  anni  > c delia  età  cadea* 

«*  Mri 

te. 


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kjif  "il  FeUo^Orày 
tc  > e dalle  membra  ferite , oppreÀ 
fe  con  vna  mina  irreparabile 
Turchia  . Non  la  fpcrienza  ficu- 
ra  maeflra  della  vita  : cflendo  nel 
Venicri  gli  anni  minori  de  cimen* 
ti  aóutj  nelle  battaglie , nelle  qua- 
li nulla  di  nuoito  fi  tentò  da'  Nc^ 
mici , che  non  fqfle  antiiredato  da 
chi  era  inuecchiatO'  negli  affari 
della  guerra . Finalmente  non  gH 
mancò  la  pietà  apprefa  nel  chiù-* 
fo  del  palagio  paterno , econdot*- 
ta  ncirapcrto  del  ca^o  ; perchè 
ferito-inuitaua  i Tuoi  foldatià  fé* 
rir  mortalmente  l'impietà  de’Tur'^ 
chi  > cd  à fora mergere  ncl-mare^ 
più  di  fangue  > che  d’acqua  la  Su^ 
perdizione  > acciocché  non  mai 
poteflc  galleggiare  a*  danni  dclJit 
Fede  Cattolica».  ' • ' ^ 


CAPO  XI  r 

I 

, / .' 

Della  Conciffiofie»  ' i 


Q 


tVandò  l'Oratore  concede:> 
che  che.fia  > ,acciachèle  coi^. 

da. 


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Ouerò  , f^ene^wi  l %ij 
d/rfi  compariTcano  maggiori  fi 
Ja  figura  Conceflìoae  , di  citi  da- 
Fouui  vn’cfempio  in  NeFone , che 
concedette  à fé  ile  fio  quanto  gli 
dettò  il  Vizio,  neJJa  feuoJa  del  qua- 
k tanto  auanzofli,  che  fHpcrò  il 
Maeftro  fatto  poiDifccpoJo  di  q^uel 
Monarca  nero  nclnorae^encriifi- 
mo  nell'animo . 

L'auere  incrudelito  contro  alla 
Nobiltà , perchè  Come  Tarquinio 
temeuajchei  papaueri  nói  pareg« 
giaflero,e  fodero  cagione  dVn  ibn** 
no  mortale , fi  taccia.  Altri  JPrincl-» 
pi  fecero  il  limile  , non  vojendo  al^ 
tra  rublimità nelle  loro  Metropoli^ 
c ne^loro  Regni  (e  non  l'altezza  del 
loro  Trono.  L'auer  toitaia  vita  al- 
le gentildonne  Romane , ed  à Ro- 
ma vna  molticudmed'Rroii  che-» 
farebbono  nati  dalla  fecondità  di 
quelle:,  fi  perdoni  à Nerone.  Altri 
larebbonfi  moftrati  vili, e codardi 
Yccidendo  ledonne,  perchè  auca- 
no  effi  animo  femminile  , nè  ba- 
llante à venire  à battaglia  aperta.^ 
co i Coinbattciici  n-cl  campo.  Sei 
' ' . Cr.N 


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V 


1 ja  tl  VtUi^  d*0r<fj 

Criftiani  per  comandamento  di 
>jerone  furono  efpofti  aJ  Jaccra- 
mento  delie  Fiere  ne*  Teatri^  douc 
videro trafportaca  la  Libia , cTAr* 
njcnia,  e nel  tempo  fteffo  sfamaro* 
noFauidità delle  Tigri,c  de* Leon 
tìi,e  la  brama , che  aucano  i Ho- 
manidi giuochi  ^ e di  tralfullKan- 
che  quello  fii  da’  Succeflbri  vfato,  i 
quali  fc  non  foffero  flati  più  crude- 
li dcllaLupa  di  Romolo  aurebbo* 
no-  perdonato  all’Innocenza  di- 
chiarata colpcuolc  per  non  effer 
rea  di  peccato  verm^.  Se  nell*ab- 
bruciamento  d’vna  Città  moRròa’ 
Romani  rinferno  y e fece  in  vm_» 
j^nto  ad  vn  Mondo  di  Popolò  il 
fepolcro  , e la  pira  > fi  fopporti 
come  cofa  leggiere  : Auguftocon- 
fumò  coi  fuoco  Perugia , pofeia»» 
dioorainata  augufia  da*  due  Cela, 
ri , dal  Celare  di  Roma , c degli  E- 
len^enti  . Altre  federa  rezze  più 
enormi  commife  Nerone, Moftr® 
tanto  più  fdolto , e sfrenato^quan*- 
to  più  era  incatenato  da’  Vizi;  , 
che  ogni  giorno  trionfauano  / 

fiira- 


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0»mi/4t  ^£tt,  renella  T 2 
ftrafcinando  come  vinto  per^laJ 
via  trionfale  Hnapcrador  ;cii  Robi- 
nia . Fece  aprir  col  ferro  le  vilcc» 
dMgrippina  Aia  Madre,  che-» 
erano  itale  il  conile  dVn  Agliuo* 
Jo  beftiale  ; e pofe  per  bersaglio 
del  furore  il  ventre  materno  ; for- 
fè fcioccamente  temendo  , 
vn  altro  Nerone  Amile  , *ò  peg- 
giore non  A generane  , dal  quale 
ò fofle  Alperato  nella  maluagità, 
à gli  A contraftaffc-la  palma.  . 

Se  vi  ho  fpauentati  coirorror 
d*vn  Cefare  cinto  d'alloro^  noru» 
per  difender  ia'  Patria  da*  fulmi- 
ni , mà  per  fulminarla,  vogliori^ 
creami  con  vn  Caualicre  doppia- 
mente corona  to , di  nmne  » edi  vir- 
tù , delle  quali  /più  fc  ne  conta- 
no , che  non  furono  i v-iaii  abitan* 
ti  già  nella  Corte , c nel  petto  di 
Nerone.  Il  CauaJier  dicui  parlo 
e Stefano  Contarini,  che  neila^ 
feonAtta  data  al  Viiconti  nel  La** 
go  di  Garda  , fu  siffattamente-, 
ammaccato, e peAo  nella  tefta  da 
vna  grandine  di  ferro  , c di  falli, 

che 


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tlVélloitOrol  , 

i:hc  quafi  eifendoii  la  celata  fnca'* 

^ Arata  nel  capo ,,  fu  neceAario  à 
poco  a poco  romperla  per  corla 
via . Nè  in  vn  martorio  si  crude-  ' 
le  datogli  dalle  arme  Aie,  moArò 
fegno  veruno  di  dolore  .;  onde  ri-  ' 
portò  -vna  feconda  vittoria  degna 
di  più  .trionfi-,  vincendo.fè  Aefiò^ 
fe  nella  prima . dVn  folo  trionfo  fu 
meriteuole  . La  figura  Concefiio* 
ne  fporràil  tutto  con  parole , 
la  fortezza  fe  mutolo  il  Contare 
ni,. 

X'auer  trasformato  il  Lago  di 
Garda  in  vn  mare  di  fangue  : do- 
uc  le  membra  «tronca  tede*  nemici 
dalle  mani  di  Stefano  , e dalle,> 
febiere  ViniziancpafcclTero  la  fa- 
me dc*pcfci , .e  delle  Qjadc  vinci- 
crici , fi  dia  per  azione  ordinaria 
nd  Contarmi , non  mai  contento, 
fe  non  .quando  egli  operaua  im- 
prefe  oltre  all’vfo  comune,chc  pa- 
la nouità  vinceffero  i fatti  mara- 
iifgiiofi  degli  antichi  Capitani,  li 
io  p portare  vna  tempefia  di  fa  (fi , 
che  poi  gli  formaiì'cEo  vnaltilfi- 

: rao 


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t>umU^^eft.  P^ene^anM.  A41 
mo  M'au/dJeo  > e Ja  rendéffei  o fi* 
jnile  al  .primo  martire  Stefano  ,il 
quale  comfeattendo  con  ammirabil 
arte  ebbe. -per  dfpetratorè  dellal^ 
iiiaéflria  il  Ciclo  aperto  > e 

10  .Grillo  Diaia  Macftro  del  fuó 
Campione:  > (non  meriti. che  tutte 
le  pietre  il  figurino  in  viue  fiatoc 
rappre/entanti  à guifa.di  maìcigno 

11  Contarino  immobile  ncll’oltina- 
.zion  delia  battaglia.  L’andar  con- 
tro à móni  diucrfe  i c tante , quan- 
t’erano  le  varietà  cielié  armi  lan- 
ciate^non  fi  fcriuadagli  Storici  , 
che  impennano  ancor  i morti > eli 
fan  volar  gloriofamcnte  per  ogni 
elima  t II  non  lafciar  la  pugna  fc 
non  quando  le  fpade  auean  per- 
duto la  punta  , .c  *1  braccio  la  le- 
na , e i corpi  le  membra  da  efier 
ferite , e,  le  membra^  il  fangue  da:^ 
mandar  fuori , confento  che  non  fi 
narri  ; mà  il  non  auere  fparfa  vna 
lagrima  , nè  I^eflerfi  lagnato  nel- 
lo rpezzamcnto  dVna  celata  , la-j 
quale  incafirolfi,  e quali  nella  te- 
Ita  del  Contarmi  dalla  violenza-. 

L de* 


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’ ti  fletta  iOrùi 

de'coJpi  s’ianellò>  merita  che  Ste* 
fa  no  fi  eterni  dalie  pchae  nelle^ 
carte  , da*  pennelli  nelle  tele  « da' 
fcarpelli  ne*  bronzi  ::  congiurando 
gli  Scrittori :>i  Pittori  i e gli  Scul- 
tori à lacerare  il  tempo,  la  morte , 
c Pobliaione;  per  onorar  le  feri- 
te del  Caualiere  colle  piagJie  di 
•tre  Nemici. 


CAPO  XII I. 

I , , - 

t>elU  Termijpóne , 

f 

La  Permiflionc  intanto  è fimì- 
le  alla  Concefllonc , che  pa- 
ioii  differenti  folamentc  nel  nome, 
non  già  nelle  fattezze  ond’è  che 
gli  Autori  difficilmente  potendo.- 
le^  raffigurare  , e diftinguere  ne* 
lineamenti  del  volto  , dicono  la«3 
Conce ffione  auer  più  gagliardia^ 
della  Pcrmiffionc  , che  è . più  fiac- 
ca , e più  feema  di  forze  i e fi  ado- 
pererà da  noi  contra  Ezzelino  Ti- 

' ran- 


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'Oueroìa  Hett.  Vtnezum^ . 24^ 
ranno  dì  Padoua  y sì  fiero  % che  t 
Cittadini  dcfidcrarono  d'aucr  pih 
tofto  nella  loro  Città  tutt*i  Tiran* 
ni  vnici  intìemc>  chc^qnclibJoTi*» 
ranno  , il  quale  fh  vinto  da*  Vini? 
;2Ìani  » che  purgarono  colla  morte 
d*vn  Mofiro  la  bella  Italia  Ida  vn'f 
Affrica  mofiruo/à  . 

Se  n pareò  Ezzelino  » che*l  tuo 
palagio  non  fia  ben  ornato  fé  la^ 
Morte  orribilmente  non  J’abbelli* 
fee  con  tronche  membra  « e con  te* 
fchi  di  morti^efei  pure  della  Cit- 
tà; riè  corri mà  vola  fra  Saraci- 
rii,  e fra  Mori.  luì  tagliagli  or- 
namenti barbari  , xhe  appaghino 
la  tua  vifia^  e gli  occhi  della  tua 
fierezza  . SeSa  rpada  ti  pare  ozio- 
fa,  c fenza  lume,rc  in  ogni*  mo- 
mento non  fi  maneggia , c non  fi 
lorda  nel  fangue  de’ Cittadini , im- 
brattala con  quellodegli  Sciti;  nè 
xeflfa  dalla  vccifione  infin  che  non 
vedi  le  loro  neui  rofieggianti  , e 
le  montagne  minori  degli' ammaf- 
fati  cadaueri.  Se  non  V aggrada^ 
il  pafieggiar  quando  non  è inter- 

L z rotto 


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244  jSU^€Ìtà(Mro'f  » y 
ifotto  da*  corpi  giacenti  nelle  pub- 
bliche vie  ,e  nelle  piazze nelle_> 
pianure  dell^Libiaiiinaizane  can* 
lì  ck&  tolgano  hutni  il . corfo  nel 
mare  .*  £.*auarizia  ti  ‘fppona  ? Fi 
volar  colle  .vele  le  Armate  fra  gl'- 
Indiani  ^rpoglia:  le  miniere  deirOr 
riente , delle  gemme,  e de’  ;metal- 
li  ;c  vota  gli  erari;  dati  dal 
in . caftodia  >ndla  .profondità  de/ 
monti  alla  Noti»  icnz’occhi , e dal 
Ciclo  all’Infèrno;  ruba  le  perle-# 
della iPcfcheria  xlcjquali  fonil'efca 
con  cui.  IVngord^ia  del  Mare  .hà 
pre/i  tanti  PefcatoH  ingoiati  , 
C’ambizione . ti  gonfia  i àbbafla-. 
Palterigit  de* Tiranni  j mettili  fat- 
to il  giogo; ed i'Nemici della  con'» 
cordia  tirino  vnitamcnte  il  car- 
ro del  tuo  trionfo , c delia . tua  for- 
tuna ; rompi  le  catene  polle  da  .te 
à molte  Città  d’Italia  ; altrimenti 
vedrai  , che  la  Libertà  , la  <}iia- 
Jc  è' tutta  d’oro  farà  cagione  d’vn 
fecolo  di  ferro;  ed  eflendo  cornea 
il-  fuoco,  più  .fiera  imprigionata-- 
che  fciolta,  prenderà  per  fuoi  Con- 


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Ou^ìù 

dbttieri  i Bruti,  gli  ErcoJi  , ejd  f 
Sahfoni  nati  nel' gèrmogJiamcrito 
de*  moitri , & aura’  fecó  i Lioni  Vi^ 
ntóiani  yche  fempre  liberi  odia ncy 
ràltruicattiuità  ie  tutti  alati  non 
poffono  veder  libera  la  Tirannia 
ff Ezzelino  . ^ ’ 

Al'  faraofo  Marcella  più  toiìò 
moftrato  , che  dato  alla  Romana^ 
Repubblica  /mentre  la  Morte  au a** 
ra  coire  quel  pomo  d'oro  ancor  im- 
maturo, nè  ben  colorito  da' raggi 
dèi  Sole;  e interamente  eolie  om- 
bre mortali  appanni  chi /àrcbbel» 
flato  lo ‘fpecchio  dèi  valóre-  a’ 
Guerrieri  ; e con  vn  furto  mille  ne 
commift  libando  in  - vn  Fanciirllo 
a*  Genitori  la  /J>er^2a-,  *èd  à’R'o< 
ma  la  pietà, la  fede  , e la  fortc2^ 
za  5 onde  Virgilio  qua/i  prefago 
cantò:  ■’  j . ' t i . . \ 

Puer  Iliaca  qmftju^  di  gente  Latincs 
m tantum  fpe  tolietauos  ; nec  ì{cmulan 
quondam  : .i  ! 

ff  llofi  tantum  Tellu^iaSiìtbìt  lAlutmto  ;; 
Heu  pietasiheu  prifcafidVs,mm2kq'yheih 
Dtxtcra; 


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Jt4^  llf^eU9tr0r§r  • 
à qucflo  MarceJlo  ,dico  , al  cut 
fepaicro  lameii{;euolmente  fonò  ia; 
tromba  del  Poeta  9.potrcbbelI  con' 
trapporrc  per  via  di  Pcrmiifione-» 
dalla  Repubblica.  Viniziana  il  Gc* 
neraliilimo.Lorenzo  Marcello  lul^ 
mine  animato  vccifo  da  vn* altra» 
fulmine  ^da  vna bombarda  neJJa^ 
vittoria  riportata  ^*  Dardanelli.E 
così.  Venezia*  à penaj  vide  il.  primov 
trionfo^  di  Lorenzo  mà  trionfo^ 
vgualc  a molti  iufieme , che  per-' 
dè  il  Trionfatore  ;,la.RcligÌQn  --  ài 
pena  Tenti  le  sgrida.  fis^Dìue:  della^ 
Vittoria  >.chc.  vdi . •TpiantO:vniucr-  ' 
falc;  dell'Amtata  ; ja  quale^Tòtto  la*, 
feorta  di  taK  Capitano aurebbe  po-> 
Ao  nel  dei!  della!  Luna^  ottoman-' 
na  il  (egao^vittorioTadeT  Lione  jt 
Cittadini  à pena.mirarono.il  lorO' 
Amore  in  terra  ^ che  iubitamente 
fpari  portato  dalle: ali»  della/ua^ 
Gloria  frale  Aeliey  che  cedettero  iL 
miglior  luogo  à:  Marcello . . 

, Efalti  pur  Virgilio  colTaltcz^ 
zadella  fuaMufa  il  . piccolo  Mar- 
cello, Gliaflegni  per  corona  voj, 

P«: 


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Oueto  I^ene^ana , 147 
perfettiflìmo  ternario  di  Virtù  , 
dcJla.  Pietà  >.  della  Fede  >.  c del- 
la. Fortezza . Dica  - che  farebbe 
riufeito  vn  Guerriero  pietofo  ver- 
fo  la  Patria»  mà. nemicodmplaca- 
bile  contrai  Barbari;  e che  fareb- 
be. flato. vn'altro  Gioue  Capitoli* 
no. col  fulmine  della  fpada  ; che«^. 
aurebbe.  moBrata  la  fedeltà  à Ro- 
ma. coL  nafeonderfi*,  ed  auuolgerli 
fra  le  fchicrc.  de’Combattentr,  e 
collfapertura:  delle.- ferite,  riceuute 
nel:  petto  ;^che  terminate  le  batta- 
glie principierebbe  la:  pugna:  col- 
le fiere:  nelle:  felueperfeguitando 
i.  Cinghiali , gli  Or/ì  ,.ed  i Leoni ,, 
c lafciàndo.arCompagni  cacciato- 
ri ,,  Cerui'j^c.  Daini’  meno,  terribi- 
li ; che  ferrato  nella,  tomba  aureb- 
be chiufì  , ed’accccati ginocchi  del 
Popolo  Romano  per  la  pioggia», 
continua  delle.lagrimc  ; e che*l  Te- 
ucre perfegno  di  compalfionc  gli 
bagnerebbe,  la;  fepQltura.  colfac- 
que  ; Venezia  celcbrerà.il  Aio  Mar* 
cello  tanto  pietofo  inuerfo  la  Cri* 
flianità  j checoJPArmata  chiufelc. 

L.  4.  boc^- 


becche  del  Mare  di  Codantinopa-* 
li  per  foffùczrc  il  TiraonodelÌa«»t 
Tracia,  c darJ’alito,  elardpira-i 
zione  a*  Cridia-ni  opprefii  ; canto* 
fedele , che  fece  l’vltijno  fregio  alr 
la  Tua  fede  col  fanguc  ; e co*  pallo'^ 
ri  della  morte  d<iiioftrolla  più  vi-; 
ua , e più  bianca  : tanto  forte , che. 
per  atterrarlo  fer uifsi  la  Morte-»' 
d*vaa  bombarda  , tremuoto  ,c  fuli- 
mine.degliererpci , e nàacchinóL^ 
yfata  contra  i’ Badioni  > e le  Roc- 
che : tanto  apprezzato , che  la  per- 
dita d'vn  tal  Capitano  fU  giudica- 
ta maggiore  del-  guadagno  fatto  in 
3»ia.  vittoria. memorabile  per 

data,  all* Imperio^  Turche?^ 
fco  x e per  la  lira gc  d^nfiniti  Tur- 
chi » e per  la  liberazione  di  Tei  mi- 
laTchiaui  Cridian i , le  curcatene-^ 
pofeia  inferrar^^ao  i Barbari  , mif 
feri  auanzi  allo  fdegpo  , ed  alla  fa* 
me  ddle  fpadeGridiane:.Baalmen* 
tc  tanto  amato  che  come  foife 
morto  il  Padre  alla  Patria  , Veae^ 
zia  tutta  fuenne  alia  nuoua  della* 
morte  i e recuperato  poi  lo  fpiritoà 
. : - abbrii* 


by  Googic 


9Hero  là  Venitimit  ",  245? 

abbrunofit;  onde  » Marcello  colla^' 
v.ittoria?tolfè  il  lume  allà^  Luna  ,cl 
colla  morte  lo.  fp-lcndore:à  Venè- 
zia inuolca  ncirombra,.c  nella  not;r 
te  d' V n abi to  ner 01,  e lugu br C'u . ^ 


G A PO  XIV. 

X)e/^4  Correi^wirff  . . - . ^ ' 

I « • * ' . 

T Oglicfi  colla  figura  Còrrezìò^ 
ne  qualche  incera  fentenza , ò > 
parola  : ’ diTd icendofi-J’Ora tore  *,  da. 
cui  fi  pongono  in  krogo! del  detto 
altre  fentenze  j òpàrok;  Perefem» 
pio  ; Ppr  hvìYtkmon/amtS'nh  p adoro  : 
Non  fcefe  nò  {nreciprtàdi  fèlla  ; Cht^ 
dift  mangiai aiUora  , Dificnderò  vn** 
efempio  della  ■ Gorrezionc'  contr* 
Arrio  ^ilquale  fitidiolfi  forte , che*! 
Mondo  dall’erefia  fiia  p rèndei!© ài 
pome , e £r  dinom ina  fl è A rria npi» 
non  appagandoli»  che  vna-Cittài 
ò vn  Regno  fofiero  intitolati  dal 
nome  d*Arrio:  la  doue  Romolo  > 
AlelTandro , Conftantino  > ed  'altri 
contea taronfi  che  Roma , Àlefian- 

L 5 dria,. 


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ryoe  11  Fello  à'Otù  ] 
dìria^e  Conftanrìnopoli  ferbaffero  ì£ 
nome  de*Fondàtori^  acciocché  que* 
(li  non  auetfcro  Ja  feconda  morte^ 
delia 

Non  fu-Arrioauuerfo  alla  Reli* 
gion  Cattolica  , mà  capitai’ nemi- 
co i il  quale  Con.  defidèrio  facrilego> 
bramò  che  tutti  i Fèddi aucflero  vn 
folo  capoxhe:  dadui  fi’potcflc  tron- 
care: auidoempiaincnte  d’àuuilup- 
parfi  con  vn  taglio  fra  mille  omici- 
dij , e con  vn  colpo  fra  mille  colpe . 
Non  fìj  difoncfto  , mà  la  ftefla  im- 
purità > odiando  come  ferpc  Todor 
de*  gigli  icroglifici  deirihnocenza , 
nella*  quale  l’Afpidò  infernale  di 
Arno  infptrémit  fpiracHlum  mortis  col 
foffiòauucienato . Ribellò  le  Cit^* 
tà  ,an2Ì  le  Prouinaie , ed  i Regni  à« 
Dio*  prima  per  fotcrarli  pofeia-j 
piu  faciimente a*^Pcincipia* quali  fi 
apparteneuano  perdòppio  titolò , 
e pcF  diritto  di  rangue,c'per ragion 
di  virtu  odiata  intalguifa  dalmo*» 
ftrod’Arrio,  >com'Arriberaodia- 
to  dalla  Virtìi.  Studiò  del  continuo 
i libri  delia  Menzogna  i volli  dire 


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GumlaRttkf^titeT^iana  ] 
dèi  Maefira  della. bugia  » ToJendo* 
ofcurarla^  veeitl  dcb  Vangelo  , • 
le.  vigilie  furono  indirizzate  à tor- 
re il  Tónno  , e lai  quiete,  a*  Catto- 
lici ,.ò.  pili  toila  à.  cagionare  yri^ 
Tonno  mortifero  al!  CrìfHàneiimo  - 
inftigando  i Ceiàri;  à.  Graziare  i 
SeguacidiiCrifto  ed:  à cancella- 
re: ogni  orma. di.  vera  fédeed  Tan- 
gu  e . . A rriònonibTorrcntCiil  qua- 
le con  va  corfo.  momentaneo^  re- 
chi vn*eterno/ pianto  j a’  Padroni 
delle  Ville  , e delle;  campagne^» 
ma  vn’immenTo  Piume i^che.voglia 
entrar  fempre;  nei- mare;  eoa  vna^ 
pompa  iagrimcuolè’  d*àrmc’nti , e 
di  felucVnon.  vna  Voragine  i che  fi 
chiuda  come  quelladi  Curzio  col- 
rmghiottìre  vn  ToJo,  mi  Scilla  , c 
Cariddi  , delle  quali  miriamo.Tem- 
pre  la  fame  ^ noa  mai  la.  fàzietà  i 
non  tremuoto  y,  che  ftuota-  per  po- 
che ore*  la  Terra  „ mi  che  ftia_> 
contìnuamente'  in  moto  per  iTmuo- 
uerià  fe  fofle  poflU^ile  dal  centro 
<it  j Mondo  ‘y  nè  meno  fh  vn  Fuoco , 
cliè  nel  diuoramento  d*vn  regno 

L d hnal- 


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£naJmente  & fazij^  y mà* 
l?Ì4mmaj<»f.ché'  incrudeUi  aacoroLr* 
coatra- lerccnéri  del*  \roado  con*»' 
fumato  , c disfatto  ; nè  volle  Ja*^ 
fciare.  ^ fegni  dciringorda  voraci-*- 
td  . parcndogl  f debole , e lento  fu«i- 
rorc  ^udlo  cherè^rfermato^dalla^w 
mobiiità-i delle- ceneri bene  nès 
Torrenti , nè  Fium  i , nè  Vora gini  > 
nè.  Tremuoti  , nè  Fiamme  adegua- 
no il  mio.  concetto  ;.  raà  gli  hà^ 
adoperati  .perchè  quella,  è la  Gom- 
pagaia  piii' terribile  dallà»  quale  iV 
Tèrrore;:accofnpaghafii^  . t 
^*iii  vergogno  d*auer  macchiato' 
il  candor.  delle  carte  col  nome^^ 
dVn".Arrio  , al  cui  comparire  quali 
annottò  il  Mondo  laonde  correg-*' 
gerò  Terrore  c on*  vn’altrai  Cor- 
rezione , neHa^quale  campcggerà  . 
iTnome  Sercniffimo  dei*  Doge  Se-^ 
ba diano  piatii,.,  che  portolfi  dai* 
Alèlfandro‘ combattendo  per  Jadi- 
flTa  di  Aleflandro.Tcrzo  gran  Fon» 
teiice  nelTaltezza^  del . Vìaticano 
e.  della  fortuna , e Maflimo  quan« 
do  fi. trouò  nei. baffo  della  infeli» 

V , • V 


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0um  la  \ett  Vene^ma  ",  25 
cita  j donde  fu  di  nuouo' /blleua-' 
tò  dalle  penne  del  Lione  Vene-- 
ziano,  che  allora  più  ferocemen- 
te  ruggècontra- Federigo  Jmpe<a- 
dore  , e conigli  artigli  fquarcjò» 
FArmata  I mperiale  di  fettantacin^ 
que  legni  ben  corredati , ed  arma- 
ti Irtiperciocchèf4opò;  d-effercL^ 
ftato.acooJto  da*  Figliuoli  della  Re- 
ligione il'  Padre  comune  con  tali 
onori che  Aleflandro  trouò 
Aia- Roma*  in  Venezia  » ed>ij  Teuc- 
re nell’Adriatico  : con  tanta  pre^ 
Oezza.  lì-  fabbricò  per  comanda- 
mento’ dell*  Auguftiifimo*  Senato^ 
vna  buona  quantità  di  galee  con- 
tra  Federigo  y che  paruead ognu- 
no , e maHìmamente  aJFlmpera- 
dore  che  fodero  create.  Sebaftia- 
no  Ziani  Capo  della^RepubbJica-o* 
fù  dichiarato  ancora  Capo  dell’Arr 
mata,  colla  quale  fèp):igiv)i}ierc,. 
è fconfiflc  Ottone  figlinolo  di  Fe>- 
dcrigo,:  il  quale  per  rf’auere  il  fi- 
gliuolo di  polltò-,  an^i  dipofc  l'o- 
dio contra’l  Pontefice^  à cui  baciò  ’ 
il  piede  ,.con  grandconore.  del  zia^* 

ni  j.  ' 


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%$4  Vtllo^  étOrùy  ^ 
ni>  che  auea  dì  due  Capisi  gran* 
di  l’vno.  innaJzatodal  baffoVe  l'al* 
ero  atterrato  dal  fomìno . IJ  Zia* 
ni  che  correffe  ,,,  e caftigòbtoli'ar*' 
me  la  maluagità  di  Federigo  fìa^. 
onorato,  colla,  figura.  Correzioi> 
ne*. 

Ancora  ih  vn.  fecolo  nel  quale; 
gl’Inn  pera  dori  pregiandofi.  di  fie* 
rezza  erano  Enobarbi  di  nora^ 
ed  aueano  il  bronzo,  nei  cuore  ». 
lampeggiò.  Sebaftiano  Ziani  Prin'» 
cipe.  tutto  d’oro..  Falli  la  penna»* 
fcriua.  Prisicipe  tucto,di  ferro,  mcn* 
tre  inclinato  all'arme  tramutò  l’am- 
manto^ Ducale  nell'  armadura  di, 
Marte,  e affrontoflì con, Ottone,, 
iacui  prima  che  peruenifle  ilm- 
pcrio.  era  caduto  il  retaggio  del- 
la crudeltà  paterna ,,  e lo  ‘ vinfe , e; 
lo.  condufle  prigioncin,  Venezia»,, 
nel  Ceno,  della  libertà,,  non  per  go- 
dert^e.  la  dolcezza,  màper  guftar- 
ne  iamarezija  eif€ndoiegato.,An- 
cor  quando  l'Ln pietà,  credeuafi  in- 
uincibile  aueiido  fugato  vn’AJef- 
fandro  dai  Mondo  , cioè  da  Ro» 

ma , 


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ro  Fenev^0ia\  i f f 
naa , trouolfì  vn  Scbaftiano  pieno 
di  coraggio  ; mi  corregjgo  :;picnò 
ancor  di  Religióne  ri pofta  da  Jui 
nel  Trono dèr  Vaticanovirimetten- 
doni  *1  Pontefice  che  per  cagioiL^ 
d*  vn  fatto  fi  gloriofo.dfedc  a* 
Viniziani  •J  .polfeflb^  MareL. 
Adriatico  ogni  anno  fpofato.  j co^ 
me  per  contratto  inditìnlubile  >.e 
di'  tanta  durata  9 di  quanta; farà  jl 
mouimento  deli'acque  , e la. fer- 
mezza di  Venezia  . Kè' terminò 
la  vittoria  del  ziani  colla  cattiui-  , 
ràdi  Ottone  9 ma  sforzò’ Federi- 
go : che  difli  ? cofirinfela  5&perBìa 
ad  vmiliarfialPoatcfice  9 e à der 
porre  nel  porto*  di  Venetia  il^ven-  ^ 
to  col  quaJeauea^  violeaeement^ 
feofia  la  Nauicclla:  di  Pietro- , e 
gixtato  il  Piloto  da  quella  nel  Mar 
re  fortunofo  delle' difgrazie  fgonr 
fiato  9 e tranquillato»  dal  Ziani^  , 

t . ■ 

* ' . * Iti  , . 

r . . , ' **  • 

CA-. 


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• 5.1  i/'!.  •.  ,':  V .'* 

‘''‘C'A-'-FÒ.:’  XV.. 

ì3felUi  Cmunicas(ione  i 


COlJa;  Comunicazfone  domani- 
dia  md  ad  altri  à qual  particè^ 
faf€bi^n(}  appigliati;^  qual  via:^. 
terrebbero' fc  fi  fodero  troua ti , ò. 
fieficfO' ai  prefente  in  limili  cir* 
coftatìize'.iSe  rOratore^lefle  in-» 
dui:teJ^  Giudici  Romanità  riuoca* 
rc'y  éi^niiullar  la  lentenzadi  mor? 
te  fuliiiunata  ' contr'Otazro  lpirito . 
vital  della  Pàtria  , pèrche  vccife_> . 
fua  forctoV'Ja^  quale  immatura-^ 
mente  piagneà  lo  Spofo  de*  ' Curia**  - 
zijgià  deftiaatole  ammazzato  nel 
Campo- da  Orazio-,*  potrebbe  int 
terrogare  ique’ Saui i>Areòpagiti  di 
Roma. dicendo^. . - = . 

Che  a»rcbbe».fattarqualunque^ 
di  - voi  ò Giudici  , fé  ritornando^ 
vitioriofo  a Roma  co*  trofei  di  tre- 
CurÌ5iZJj  , cioè  dì  tre  Anime  gran- 
di vguali  à tre  efcrciti  fi  folle  in-- 
coatrato  in  vna  ,.la  qpaJe.fi  Jagnaf? 


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Ouero  la  Kené^ana . 2 57 
/è'pcr  le  palme  come  farebbcfi  per 
li  cipreffi  j e perla  vittoria, come 
per  vna  Tconfitta  ? Non  l’aiircbb© 
volentieri  oCertaper  vittima  aliar 
Patria  , mentre,  daua  fegno  col 
pianto  dolerli  che  Roma  noii^  foP* 
fe  à tal  facrificio  deputata  ? men- 
tre miraua  gli.  ornamenti  trionfa- 
li del  fratello,  come  ammanti  lu- 
gubri y e nel  feréno  delle  pubbli--^ 
che  allegrezze  aueartorbido  il  vol<* 
to  , e mandaua  dagli  occhia  melH 
piogge  di  lagrime  ? mentr*era  pib 
potente  la  memoria  dello  Spofogià* 
^ento  per  accenderla  alla  coni- 
palsionc,  che  la  vifta  dei  firatelio' 
vino  per  ifmorzade  quell*affetto 
acerbamente  caldo  nella* maturità 
delle  felle  apparecchiate  a i>  trion-* 
fo  ? 11  delidcrar  la  faluezza  dello 
Spofo  era  vn  bramar  i’eccidio  del 
fratello  > e lafpargiraento  del  pro^ 
prio  fangue  ; c*l‘ pregare  il  Cielo 
che  non  cadeHero  i Curiazij , era 
vn  far  voti  acciochè  ruinaffero  le 
fendamenta  di  Roma.  Or  da  chi' 
CU-  v-oi  non^  farebbe/ì  tratta^  la  fpa- 

da 


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xjt  ìlydlùttOrar 
da  per  trafiggere  viia  crudele , che 
coJ  defidcrio  era  già  fatta  omici- 
da della  Patria  i,e  nella  Patria^,, 
diivoi  che  auete.  l'vrna  Adle  ma- . 
ai  donde  fi  è canata,  la  dinonzia^ 
alone  della  tomba  ad  Orazio  ?; 
Quantunque  fofle,  fiata  yna  voftra 
figliuola  quella,  che.  amaramente 
lamentanafi , anrebbe  sforzati  voi. 
ad  efierne  Vcciditori  che.  auete-», 
per*  Madre  la  Patria  ; Dunque  per 
non.  condannar  voi.  ftelii:  aifoi  uetc.: 
Orazio  ;.e  fi  perdoni  ad  vn  Gioua- 
ue  , ad,  vn  Soldato,  vn'ecc.eflb  fat- 
to nel  bollore:  deli  fmgoc  i.dcgiiì 
annfi^  e.  neh  ftruor  ddla.  vittorjia'i. 
mentre,  le.  lagrime.  d^rna^Donzel- 
•Ja  potean  caminu onere jerifeai da* 
re  gli  animi  ancora:  pifi- freddi  , C: 
più  languidi,. 

Se  vi  fiere  fiupìti  veggendo  la: 
firada  triónfaU'  d*Orazlo macchia? 
ta  col:  fangue  d'vna.  Romana  , e^ 
dVna:  forejla. ,,  come.fe  fofie  vna^ 
nemica  Aibancre/ ,, durerà Jamara?  • 
ujglia  vdendo  che  *i  Doge*  Anto- 
nio  Veniero  Bruto  > e MalJio  di 


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Onero  la\etLVent^ma, 

l^énezia  fè  mecfiere'  in  prigit>ne  la 
Tua  vita , cioè  l'vnico  Aio  Figlino- 
lo  per  non  sò  qual’ misfatto:  g/cn 
uaniJe;  c nel  carcere  Jafciò  chcfi 
fpegnelTc  la  fcintilia  deiia  Aia  fred- 
da vecchiaia , e che  ruinaife  il  fo- 
Aegno.  ibpra  *1  quale  appoggia- 
uaii  la  cala  già;  cadente  . > Colia 
•Comuoicaziòne:  fporrò-  il  fatto*  del 
Venicri  ,;xhc’  perduto  il  Figliuolo 
nella^  prigione  per'  ca^on  dèlia 
moleAia^  e del  tedioj/moltnctfai  yc- 

JX)  Padre  della  Patria.^  

A chi  di^voinon^  fi  gelarcblK)- 
no  le  parole  fu  Ic  labbra^nd  profe- 
rimento' d'vna'  fentfenza'  ,xhc  po- 
tefie  ‘ recar  freddo:  di'  morte  ad  vit, 

figliuolo^-  il  quale  mantenefir  ac^ 
cefe  le  Iperanae , c viiio  ilcalor  pa- 
terno? Chi  larcbbe.  fi  dbror  che_> 
non  fcnti&  le  facttc:  dclPamore 
allora',  piu  afièfiàte:  quando  fi  aii- 
uentano  più  da  ptefib  ? Chiaureb- 
bc  ordinato i che  fr  chiudèfic  nel 

carcere  pubbAcoda;metàidi.  feftcf- 
fo*  c permeflb  ch’entra  Afe  neilao. 
prigione  la  Moric,Jaquaicdipur 

ro 


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r 


ItVelhd^Oro^ 

ro  ftcnto^  e lenfamente  vcci'defle 
affatto -iJ  Figliuola  V e lafciafle  if 
I Genitor  mezzo  ‘ mortò‘?*'Chi  fa- 

I rebbcfi'  mofiratoifleforabileaUeii» 

I preghiere , asciutto  fra:'l  piamo  de* 

I parenti , e della  Citta  cieco  alla 

vifta  deirocchio  piìi  càrb^,<^fefi»o 
nella' caduta  d*vo  Gióuanc'da  cui 
la  Subliiuità  del- Padre  potea  rile^ 

I uarlo.?  fi  pure  Antonior  VenierL 

I quali  adottando  per  figjitfoli  tut- 

[ di  Iboi  Cittadini  : nè  riconofeen^ 

i do. per  fuo  il  Figliuolo-  sformata' 

j dalla  bruttezza  del  fallo  r nè  vo- 

I lendo  nel  fu©  innocente  palagi®- 

la  colpa;.*  con<tal’  franchezza  d'a- 
nimo confegnollo  alla-  Giuftizia>. 
colla,  quale  laMnedefima  Giulìizià’- 
' era  lìatawiolata  da -Luigi  ; coai 

1 qneir‘ allegrezza  fegnò-  1*  vltimo 

i,  giorno  della  vita  di  Luigi  >collaij 

quale  auea  notato  il  primo  gior* 
> no. della  nafeita  ; c fece. impallidir 

Venezia  fpauentata  dalla  ìeuerità 
|!  del  Véoierii  , volle  - più  tofto 

autre ’frà  i ritratti  de’*  Mgggiori 
; la  figuita  4cl  mortoXuigi  r 

I 

S 


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^ OueroUU^ett.Veneo^kna, 
vmere  più  Jung^Tience  neJ  Figlia©: 
lo  immagine  viua  del  Padre , * 


• “ ^ f • , ' #•  ' r . 


CAPO  XVI. 


i . 


” si>9WEt(^Ì4^ 


•'  \ ' 


L'Ecopeia  benché  non  abbia  tìè 
pennelli  ji  nè  colori , nondime' 
no  qo-%(  parale  .rapprefea^^  frbc- 
nc  i ^gai  elì^rioridelpQrpp  ,>chiC 
ci  dà  noti^ia:deli'indoJe della  di- 
(poiìzione  , e della  inclinazione 
altrui . Talora  internafi  negli  ani- 
mi, e Icuopre  gli  abiti^buoni  , i 
rei  coftumi , ed  affetti  celati  ,con^ 


vna  profondilfima  caligine^  onde 
feorgonfì  adeinpiutii  mediante  T- 
E topeia  i de/ìderij  di  que’  Filofofi , 
che  voleano  vn*apcrtura  nel  petr 
to  vaiano:  oueroche  gli  huomiaf 
fodero  diafani,  e fi  poteffe. dire: 
Lateat , ^ Iwent . CoilVaiuto  deir 
E topeia  figurerò  Antonio  fdegna- 


lo , ' 


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nVetMOrOf 

to  , e furiofo  qiiftildo  comandò 
che  ' s'TCcidcfse  Tullio  ; volendo 
nel  dicapitamento  di  CiceFone-> 
troncare  all’Eloquenzala  tcfta , e 
commettere  vn’  enorme  parrici- 
dio neli’ammazzamento  del  Padre 
delia  Patria, 

Tralucca chiaramente  in  Anto- 
nio il  misfatto  macchinato  : miP> 
fatto  > che  nei  lilenzio  mortifero 
d*vna  lingua  douea  fare  ammuto- 
lir per  lo  llopor  rVniuctfoj  am- 
morzando il  fulm  ine  ► centra  • gli 
fcélerati  ;'  priuandoll  Cid  diRo-< 
nia  d’vn  tuono  , e l’Italia  d*vn  fe- 
condo<rioue  tonante , e folminan - 
te  coll'eJoqucnza . La  fronte  in- 
crefpata  di  rughe , c difuguàle  co- 
me d*vomo  inuecchiato  nélla-j 
malizia:  gli  occhi  rofl'eggianti  à 
guifa  di  maligne  comete  , che  li 
rpengono  quando  s'accendono  i 
torchi  nel  mortorio  de’Grandi  ; la 
variazion  de* colori  del  volto  più 
mutabile  del  Camaleonte,  e di  Pro- 
teo': lo  fpeflb  mouimento  della^ 
perfona  da  vn  ternario  di  furie  agi- 
tata. 


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^ueroU^,ett.VnexUn^^ 
ntata , cda  vna  kgioa di  Baccanti: 
le  mani  non  mai  ferine , e sbattute 
fra  loro,  :ciie  pareano  di  due  cor- 
pi contrari?  li difcorrimento con- 
tmuo  perla  iàla dei  palagio,  diue- 
nuto  Cestro  d’yn  foi'/cnnato  : il  pcr**^ 
cuocere  dcVpiedi  nel  pauimcnto 
che  lenza  tremuoto  era  fcoflb:  le 
parole  non  articolate , c tronche 
limili  à quelle  d' vn  fanciullo  il  qua- 
slegato  dalle  fafce  non«. 
sa  fnódarela  lingua, erano  indizi/ 
man ife/fi  della  rceieratezza  da  or- 
dinarli à Carnefici  , di  recargli*! 
capo  mozzo  di  Cicerone , che  colia 
fola  feconda  Fiiippicaauea  dichia- 
rato Antonio  il  primo  fra‘Mollri’ 
del  VIZIO,  ei*aueà  mortalmente, 
cd  immortalmente  ferito . 

Se  dalJ’Etopeia  fi  è adombrata  la 
«otte  del  vizio  , fi  Colorì  la  luce-» 
delia  virtù  che  rirpiendè  in  Violi- 
no e Marco  Giufiiniani,  i quali 
fé  purnonfuron  fratelli,  taJifen- 
za  dubbio  fi  mofirarono  per  la  li- 
roiglianza  dclfamore,  edella for- 
tezza , quando  nella  piazza  di  San 

Mar- 


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'2ì^4  ‘ ttOra7f  • 

:Marco  fatto  Teatro  della  pugna->J 
c doue  per  premio  era  pofta  la  li- 
bertà della  Repubblica , fconfilTero 
i Congiurati  ^ che  più  difennati 
de'.pa^zi , ddiberacameiite  volean 
-comperare  col  fangue  proprio  la 
icruitù , eie  catene  alia  Patria  lem* 
pre  libera , ed  à fé  medefimi  nati 
nella  Reggia  della  Libertà . v 
Lampeggiauano  più  per  lo  fplen- 
xìor  della  virtù , che  del  ferro  ignu- 
do , Marco  VgolinoGiuftinia- 
ni  j a*  quali  la  Giudiziali  Tuo  no- 
me auea  dato  adottandoli  per  figli- 
uoli • Coltuono  della  voce  anima- 
nano  i Compagni  ad  auuentare  i 
fulmini  della  vendetta  contra  quel- 
ji  chenella  pubblica  piazza  volean 
venderla  libertà , e la  Patria , e_> 
portare  il  marchio  bruttidimo  di 
i'chiauo  nella  Città  di  Venezia , la 
quale  nemeno  quando  nacque  nel- 
l’Adriatico volici  legami  delle  fa- 
rce per  Pamor della  libertà.  Colla 
terribilità  dello  fguardo  dauano  a 
conofeere,  che  iLioni  non  erario 
folaraentc  dipinti  ncirinfegne  del- 


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Onero  la  ^eU . VeneT^t&va  l 
la  Repubblica  > mà  chci  veri,  ^ 
buoni  Cittadini  veramente  erano 
tali  . Uiiifocamento  della  faccffl_> 
procedeua  dall'ardente  carità , che 
auea  infiammati  i Giuftiniani , & 
agghiacciati  i Traditori  . L’aggi- 
ramento della  fpada  con  tanta  bra** 
uura , e maeftria  rotata  , che  pa- 
rca per  li  colpi , e per  l’innume- 
rabili  morti  quella  dell*  Angelé 
fìenninator  dell'efercito  di  Senna- 
cherib,  era  fegno  d'vn'animo  aman- 
te della  Repubblica  piìi  che  del  cor- 
po .in  cui  i’x^nimo  aibcrgaua  . Il 
gettarli  fra  le  fpadc  nemiche , co- 
me fe  araendue  fofsero  di  diaman- 
te , nè  foggetti  alle  ferite  daua_> 
giulta  cagione  di  dubitare  fe  fofl'ej 
in  elfi  maggioreil  defiderio  d\cci~ 
dere , ò di  morire . E fecero  tanto 
coll-efempio  , coll’animo,  c colla 
valentia  , che  coqfcfsò  Vcnce:!a_> 
non-  efserlc  fiati  di  minore  aiuto 
contra  gi’interni  nemici  di  quello 
che  fofse  fiato  l'Adriatico  contra 
gli  ‘ftranieri . 

• M • CA- 


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x66  Myeìlo’^Ofùi 


CAPO  XVII. 

'DeW  Efclmàv^jow . 

L’Efclamazionc  altro  non  è che 
vn  erpreìfion'  di  dolore  , di 
fdegno  ,di  raarauiglia  , ò d'aitra_> 
cominozion  d’animo  jc  allora  è più 
grata  , c dilctteuole  quando  s*ag- 
giugnc  à ciafcun  periodo , c propo- 
fizione  . EccoJ’efempio  in  alcuni 
Eroi  di  Roma  gran  Madre  di  Fi- 
gliuoli maggiori . 

Muzio  che  valfe  piii  alla  difefa 
di  Roma>  fenza  la  mano,  che  fe-» 
fode  flato  Centimano  , pone  sii’l 
fuoco  la  delira  ^ acciocché  Forfè- 
na  mon  faccia  la  pira  alla  Par 
tria  . ‘O  amore  più  ardente  delie 
fiamme  verTo  Ja  Repubblica-»  l 
Orazio  nel  mezzo  d’vn  Ponte  non 
teme  due  Fiumi , vno  d’Armati , e 
l’altro  d’acque  in  cui  fi  getta  . O 

Eroe 


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OmoUl^ttt.Keiiei^tdna.  zoy 
Eroe  da  .npn  eflcr  fomùicrfo  dal* 
racquc  di  Letc^  e delPObblmionc  1 
CurziochiudeiSdeatro  ad  vna  Vo* , 
ragine , che  yolea  cfterc  il  Tepol* 
.ero  di  Roma . .O  v omo  degno  vd^er* 
fere  immortale,  e libero  dalla  tom- 
ba ! Ritorna  E^egulo  a Cartagine-» 
.Reina  deli' Aflfrica  , e della  fierez- 
za , Q animo  reale .!  O Capitano 
da  rimunerarli  ,con  più  reaimi  ! Spu- 
rina  col  ferro  fi  sfregia  il  volto , ac- 
ciochè  la  ,fua  pudicizia  mafehera-  ' 
ta , e trauifata  fé  ne  andafse  più  fi- 
cura  perle  vie  di  Roma,  O Gio- 
,uane  da  eCscrc  trafportato  nella», 
ftrada  lattea  del  Cielo  . !.  JScipione-i 
ne  meno  vuoi  veder  la  bellezza  del- 
le fue  prigioniere , per  non  efeere-* 
incatenato  .da  quelle  ch*erano  le- 
gate • O azione  che  merita  in  ri- 
compenfa  flmperio  dell'Affrica  ! 

E acciochè non penfàfie  alcuno , 
che  .folamente  gli  Eroi  V iniziani 
fieno  fiati  fecondifsimi  di  virtù  ; 
foggiugnerò  molte  virtù  mofiratc 
dalle  Gentildonne -di  Venezia  nel  ' 
fouuenire  a*  prigioni  Genouefi , e 

jfì  a,  prou- 


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OutYO  la  1{ett,  yerev^am . 
pouertà de’ Nemici,  che  erano  flati 
cagione  d'vn* allagamento  di  fan- 
gue  • O clemenza  inaudita  ! An> 
cor  vedeanfl  gli  abiti  lugubri , e la 
notte  nelle  Matrone  bagnate  di  fre- 
fche  lagrime,  e nelle  Spofe  per  Toc- 
cafo  de* Conforti;  e con  tutto  ciò 
allegerirono  dal  pe£b  infopportabi- 
k delle  miferic  i Prigioni , i quali 
colle  Armate  aueano  aggrauato  P- 
Adriatico  aflbiidar  Tlmperio  > 
e la  Libertà  di  Venezia , O nuoua 
vittoria  da  onorarli  con  inufitatr 
trionfi  ì Non  lafciaronfl  gonfiare 
dal  vento  fauoreuolc  della  Fortu- 
na , che  più  non  riempieualeveJe-» 
deirArmata  contraria  ^ O fermez- 
za incredibile  nella  Virtù  ì Non  in^ 
fultarono  confuperbe  parole  quel- 
li , che  auean  cagionato  va liJenzia 
lagrimeuole  alla  Patria  per  la  vio* 
lenza  del  dolore . O raodeflia  ine- 
fplicabile,  che  raffrenando  la  lin- 
gua , colla  taciturnità  fu  Jodatrrce 
verace  delle  Gentildonne  Venezia* 
ne, che  volendoauer  parte nella^ 
vittoria  , e nel  trionfa  , legarono» 

M ^ colle 


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3 jo  ìlV' dio  ^Oro'y  • 

colle  virtìi  rodiote  lo  fdegno  con*' 
tra  i Nemici , e collo  ftaporc  non? 
folamente  la  Repubblica^  Gènouc- 
. fe  I mà  i'Vnmerfo  attonito  per  la-a* 
grandezza  del  fatto  ! 

CAPO  xviir. 

OdU  Deprecandone- 

E^Bbe  tal  nome  la  figura  dettàJr 
»'  d2L*Lztmi  DeprecatiQ  9 dai  prega-* 
re  iufiantemente  chi  che  fia  à con- 
cederci quanto  domandiamo  ,’  ef- 
fendo  la  preghiera  trionfatrice  di^ 
tiuci;  e mofirando  i trofèi  della  fua 
potenza  nella  Terra  , e nel’  Ciclo  •• 
C^ol  mezzo  dellé  preghiere  le  Dòn- 
ne Sabine  pacificarono  i Sabini , ed^ 
i Romani',  i Suoceri , ed  i Gèneri^  c- 
fecero  che  le  deffre  congiunte  in  fc* 
gnoida  micizia  fofsero  apportatrici' 
di  pace  ; la  douc  prima  recaua no  le* 
ftragii  e la  morte  nella  fpadà,  e vo- 
Ican  torre  à Ròma«  tutti' gli  vomi- 
ni  ,fequefta  violentemente  auea.** 
rapitealla  Sabina  le  Dònne:  le  qua- 
. li  potrebbonfi' Còlla  Deprecazione' 
introdurre  Sragionare  in  tal  guifa.- 

Deh^ 


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Ouero  U Vtnvj^ima . 171 

' I>eh  non  vogliate  ò Sabini , 
Romani  con  tanto  fuoco  di  guerra 
darfegno.fiìncfto  deJPamore  chcj. 
arde  ne*  voftri  petti*.  Vói  ò Sabini . 
coll’vccifiòn  de*  noftri  Mariti  Ve- 
dòuc  ci  rendèrete . Voi  ò Romani 
coll’ammazzamento  * de*^noftri  Ge- 
nitori ci  condannate  ad  efsere,  orfa- 
ne. Nonpcrmctcetc  che  termina-, 
tala  Ute,-.c  vinta  la  caufa  e (Ten- 
done giudiccil  ferro , , abbiam  Tem- 
pre da  viuerc;  con,  chi  odioTo  ci  fa- 
rà per,  là  morte  degli  Spofi~,  ò per 
quella  de!  noftri  Padri  ; che  per  al- 
legrezzar  pubtflicadejle  nozze  veg- 
giamo  i giiìochi-di  Marte  nel  Cam- 
P^b  Romana / che  si  tofto  cambia- 
tilo ih  ammanti  lugubri  le  velli  nu- 
ziali : : che  per  voftra  , cagióne  Ro- 
ma'^, e la  Sabina  rimangano  fenz*  ^ 
aromini  c noi  reHiamo  foggette-> 
a!  cafi  pm.fórtunoli..Vi  preghia- 
mo.che  le  noftrc  lagrime  vedute  da  , 
voi  vaglian . si:  che  non  : m ir  iàmo . ' 
fiumi  di' fangue  . Se  le.  armi  fono  ; 
fiate  prefe  per  Panaor  che  ci  porta- 
te:; lo  fieffo  amore  vi  sforzi  à de-- 

M,  4^  por-  ' 


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T.TL  livellò d" Oro . j 
porle,  acciochèconofciamo  dfe.^^ 
vgualraente  ci  amate . 

Se  le  Sabine  luron  mezzane  del- 
la pace  , le  Cittadine  Veneziane 
colla  forza  delie  preghicrc  fpmfe- 
ro  le  Armate  della  Patria  , e coile 
lagrime  accefero  i Cittadini  àper- 
feguitarei  Trieltini , da*  quali  fur- 
tiuamentc  con  Legni  armati  acco-r 
fiatili  alla  Chiela  diGaftellojdou’e- 
rano  ragunate  molte.DózelJe,  que- 
lle furono  rapite.Mà  fu  breue  Talk» 
grczzadelPanimo:  perchìè  improu- 
uiramente  fopraggiunti  : i Vene- 
ziani fecero  due  acquifti,  delle  Gio- 
uani , c de*  Trieflini  5 sì  che  il  com^ 
batter  di  quelli , ePeffer  vinti , p- 
auer  rapita, e perdutala  preda  fti^ 
▼n  tempo  folo* 

Andranno^  ( diceano  le  Donne 
dolenti  di  Venezia  ) i Legni  fciolti 
de*  Tricllini  colle  noftre  figliuole 
incatenate  ? Millanterannofi  d*auer, . 
rubata  merce  fi  - prcziofa  a' Leoni 
generofi  di  Venezia  auuezzi  à pre- 
dar le  Armate  piti  forti  dè*  Saraci- 

ni^c  dcgl*lnfcdcli  ? Sel*ardor  del- 

* • « 


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Oìterù  là  - 

la  gloria  , che  fempre  fi  mantenne* 
accefo  ne'vofiri  petti  fràie  acque 
dell’Adriatico  : : Se  gli  fpiriti  gcnc^ 
refi  non  fon  fuggiti  dal  voftro  cuo-- 
re  coli*  allontanamento  del  vofiro '• 
fang  ue  rapito  da*  Triefiini  : Se  1’- 
amor  verfo  le  voftre  Conforti  non  : 
fi  può  difgiugnerc  fe  nonxol  taglio 
della  morte  , vi  domandiamo , che 
immantencntepcrfegniiiatc  iTrie- 
fiini , edi  Predatori  che  la  fama 

• del  voftro-arriuo  fia  preuenutadal 
volo  dell’Armata  Veneziana  . Xa 
Patria  dogliola  nell’allegrezza  de- 
gl’inimici: iÀlaggiori.vilipefinel** 
la  gloria  de’  Vincitori  : i pofteri  che 
nafccranno  macchiati  ne’ fregi  de’ 
Ilubatori ,,pec  le  noftre  bocche  vi 
preganoad  afsalire ìTriefiini  non 
occultamente , màallafcoperta  con 
magnanimità  Veneziana  \ à vincer- 
li nell’Adriatico  , il  quale  per  cTser 
Seruo della  Repubblica  aintcrauui 
alla  vittoria , àritorre , e ricondur- 
re la  preda , perchè /appiano  cfse- 
rc  in  balia  de’ Veneziani  il  tagliar 
Ic.alcalla  fuperbia  de’baldanzofi , e 

M 5 dar 


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274'  > ’ 

dar  le  penne  alla  lentezza  déllai^* 
Vendétta  ; . 


C A P O)  xix:. 

DiU*Ifìtpreca7^tìne:. 

» 

L^Imprecaziónc'i  onero  Efecra-  - 
zione  prega  ad  altri  ogni  ge-  - 
nere , ed  ogni  Tpezie  di  malese  per-  ■ 
che  non  hà  mani- colie  quali  armeg- 
gi  i ferifea  V & vccida , nuoce , ed  ' 
ammazza  coJ>  de/idério  y e con  que-  ' 
fio  è omicida  Coll’Imprecazione 
défidériamo  *,  che  fi  voti  l’armeria 
del  Ciélo  > e fi  riempia  il  Móndo  di  j 
guerre  : che  da  Eòlo  fi  tolga  Jofeo, 
gljo  > che  chiude  la  bocca  dell’Eo- 
lia : che  fi  (carcerino  i Vénti  Tiran- 
ni, c fchiere  volanti ddrVniuerfò , • 
acciochètanto  muouano  in  giro  1*- 
Atmate  nel  laberintodel  marefin- 
chè  perdano  la  llrada,  e la  fpcranza  i 
d’i/fcirne  : .eiie’lMàre  coii’àlzaincn-  ' 

to,/  . 


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Ouerola  ì{ett.  VémT^ana  ; i yy r 
tai  c coJl'abbafsamento  delle  onde: 
getti  nel  cielo i hauiganti , eli  pro^ 
fondi  nell*abifso  : colli, bianchezza. 
della,  fpuftia;  colori  : il  ;palJol:  della 
morte  «nmiiicnte  : ;co  : j fcogli  fac- 
cia la  lapida  fépulcrale  ; che  la  Ter- 
ra ncll’àpertKra  dèllc_voragini  mo- 
ftri  le  cauerne  di  Cerbero  appa- 
recchiate ad  inghiottire  gli  fede- 
rati*; . Coirimprecaaiòne  preghia- 
moiche  Cerere  perda  l'Oro  nel iej» 
campagneLondèggiànti  di  bade  , 
ETora  rammanto  cempeftàto  di  fio- 
ri > BaccOyi  rubini  i ed  i pifopi  pen- 
dènti ddl'vue.  Cóiriraprecazio- 
ne  preghiamo  chela  Fortuna  pre- 
cipiti dal  carro  i nofiri  Nemici: 
che:  la  Difeordià  con  vna  lègion  di 
furie.penetri  nelle  : cafc.de!  paren- 
tii  e li  disgiunga  : il  Furore-entri  fra 
i.  fratelli  che  tocchi  dalla  sferza 
fi  tramutino  in  Atrei  > ed  in  Tiefìi  : 
chC;  lai  Morte,  accompagnata  da’ , 
lamenti , e.dà^prànti  colTaricte  ab- 
batta le* torri  de'  Grandi , e col  poi- 
uerio  delle  ruine.  cuopra  il  fumo 
della  fupcrbia:chkleMalattie,  e 

M 6,  io 


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X7^'  Il  ideilo  d*(Xroi 
lePcftilenzc  difcrtino  i regni  i -c  - 
ne  faccian  folitudini  . Ne  meno 
PEfecrazione  perdona  à que’  chc:^ 
nafceranno,  a"  quali  prega  che  vcn» 
gano  alla  luce  Talpe , eTirefie-»  > 
Margiti , e Terfiti  >ò  con  più  capi 
come  Idre,  ò con  più  forme  mo- 
fìruofe  come  Sfingi , e Centauri  ; si 
brutti  9 che  fuperino  colla  vera  de? 
formità  la  fauolofa  de^Mofiri-^.*  si 
neri  che  paian  figliuoli  della  Not? 
te  : che  crcfcano  lordati  di  tanti 
vizi; , che  non-abbiano  eguali  co 
cettofcfteflì:  che  non  trouino  chi 
li  riconofca  per  fuoi parti  rchc nel 
corfo  d'vna  vita  efecrabile,  dilono? 
rata  , & affannofa  trouino  il  Ter-» 
mine  de’Malfattori,  e fciolgano  il 
groppo  d*vnaT4*agedia.  intrigati^ 
lima  col  nodo  d’vn*infame  laccio 
nel  collo.  Talora  col PEfecraz io- 
ne mandiamo,  e.pronuDziamo  con- 
tro à noi  fielfi  il  male,  rendendoci 
volontariamente  Rei  , e foggetti 
alla  fpada  della  Maladizione  fc 
mancheremo  di  parola,  c di  fede. 
Gon  quella  figura-  li  .fabbricano- 


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Cfuèro  la  ^ett»  . xy? 

quell'arme , auuelenate  pofeia  dalT 
rodio  intitolate  Dir<c  cioè  Impre^ 
jcazioni,  fcagliate  principalmente' 
da’Poeti  i come ibn  quelle  d’Giuii^ 
dio  comra  Ibi  nome  finto  dal  Poe- 
ta, acciochè,  non fapendofi , nin- 
no imponefle  ad  altri  nome  side- 
tcftabile  ; quelle  eontr*Erode  dei 
P-adre  Bernardino  Stefonio  della:.^ 
mia  Compagnia,  il  quale^  ebbe  i: 
coturni  maggiori  di  que*  di  Sofo- 
cle per.  innalzar  la  Tr  aged-ia , 
colfe  tutt’i  fiori  delllbla , e dell'-'  - 
Imctto,ctoire  tutte  le  perle  dell'- 
Oriente per  abbellirne,  la  fua  Elo- 
quenza , la  quale  comparue  più  ; 
pompofa  delle  Reine  d'Egitto  ; c. 
per  vendicarli  del  rapimento  fat- 
to da' Romani  alla  Sabina  ouenac*- 
que , rapì  tutta  Roma  colla  bdkz: 
za  del  dire . 

Io  per  adoperar-  giuftamenteJ^ 
fenz’ ofFefa  degli  vomini  PEfecra- 
zione , l'vferò  contr'  vna.  naue  di 
Demoni; , che  nell'anno  mille  tre- 
cento trentanoue  cagionarono  sì. 
grande  accrdcimcntQ  d'acque  neK 


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178' 

la  Città  di  Venezia , ,che  le  Lagn-  - 
ne  perduto jal  nome , ,vn’altro  A-  • 
driatico  nominar,  fi  poteuano  . 1' 
Cittadini  fommerfi  in  vn  mare  dii 
lagrime,  temeano il  fecondò  nau- 
fragio dclJ'acque, . Mà  i tré  Santi  i 
Protettori  di  Venezia , S$n  Marco, . 
San  Nicolò , e San  Giorgio  entrati  ; 
invna  barca.d^vn  pouero  Pefeato-  - 
re,,mà.ricca  per  tre^tefori  cekfUi 
che  portaua , , e.  ficura  non.per  la_i , 
fortuna  diCefare , ,mà  di  tre  gran  i 
Monarchi  deJXiclo  non  conofeiu- 
ti  : e fa  nifi  condurre  al  porto  di  San  • 
Nicolò,. fecero  innabilTare  quegP  ' 
InfernaJiCJorfari,che  voléano  pre- 
dar aJA’Adriatico.Vcnezia  , ed  il  * 
fuo  VèJlo  d*oro  a licitai  ia  ; onde  fu-  - 
bitamente  mancarono  le  acque fo-  - 
prabbondanti  alle  Lagune  > e ic  la- ' 
grimea' cittadini  * . 

Itene  ò; turbatori. del  noftro  A-  - 
driatico.ad  ondeggiare  in,vn  mare  ; 
di  fiioco , chetanto  v'agiterà.quan- 
to  dureranno  le  ruote  del.  tempo, , 
edei]*rcc'*nira  i Qaiuì: colia:  perpe- 
tuità. dello  Ipirito  immortale  .fienp 


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Otiero  la 

i naufragf;  eterni  fenza  la  vitia  di 
lito , òdi  porco  giachè  godete  del- 
le tcm  pelle  . E perchè  voIeuate_> 
mettere  infondo  Venezia  Sole  del- 
TAdriatico  dciritalia , e deJl’Eu- 
rópa  pfouiate  vna  caliginofilfima 
notte , nella  qualé  altro  lume  non  fi 
mirifé  non  quello  de’  baléni , c de' 
fulmini  Precurrórifpauenteuolidel  * 
Furore  j e della  Vendetta  . Per  Fru- 
mento . déll’Adr ia tico  ;crefcano  le_^ 
voftre  pene  à^difmirura  fcnza  • fpe-  - 
ranza  che  fi  fcemino;  per  leJagri- 
me  fparfc  fènz'.jnterrópimento  da' 
Cittadini  fi  multiplichino  fémpre  i 
voftfi  tormenti , e tuttod’Inferno:» 
vnifòrmcmenté  s’accordi  àtormen' 
tar  voi  , ehc  congiurane  cóntra.^ 
vna  Repubblica  i la  qualé  fu  fein-’ 
pre  libera , e fciolta , . perchè  vnita.; 
con  gli  animi  de'  Cittadini  > e firec- 
ta  co*  legami delle  léggi  fauifiìme . 
EtìiMaue  dcteftàbilc  che  folli  ri- 
cetto dè’Móftr j efiliari  dall’Etnpi- 
reo , nè.voleui  più. vedere  il  capo  di 
Venezia  innalzatofrà  Tónde  > ^ abbi 
periuogo  di  ricouero  il  profondo/ 

del. 


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i8o  nydh^Oto-s  • 

*iel  marc^eiìj  airinfcrno  vicinai . 
tu  che  lo  portafH  nel  fcno  . E fe  mai  ■ 
dairAdriatico  come  legno  floma- 
cheuolc  farai  vomitato  , diuenti 
palèo  di  tutti  i venti  ; e finito  il  gi^* 
uoco  , furiofa mente  ti  fofpingano  ^ 
nelle  punte  degli  fcogli  àxonquaf* 
iarti,  c sfracellarti . .Ltuoi  minuzr 
zoli  fieno  confumati  da*  fulmini,  e*l 
fuoco  di  quefti,  fia  tant*ingprdo  , 
che  diuori  ancor  le  ceneri  rifiutate 
dairaltre  fiamme  . La  Terra  in-j 
cui  germogliarono,  le,  piante  per 
fabricarti , frà  le  altte  Terre  fecon?- 
defterile  Tempre  fi  vegga ,, nè. 
fa  effer  piii. madre  ;^e’i  Ciclo  diuc» 
nuto  di  bronzo  le  nieghi  le  piogge 
per  inaffiaria , ed  ammollarla , ia^ 
pena  d*auer  prodotta  la  materia  da 
fare  , e corredare  vnaNaue,  la^ 
quale  vn*altro  mare  portò  nel  ma’? 
- re,  perchè  PAdriatico  vbbidiento 
a*  foli  cenni  di  Venezia  ricusò  di 
fommcrgcrc  la.  Città 


G A* 


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OutYola  ^m,FmzMna  • 2^1 


€ A p O XX. 

Ì>clP£fìfonma. 

- - . . 

L*Epifonetna  è vn  detto  deriiu- 
to,ouero  vna  confeguenza^ 
rifuitante  dado  che  habbiampre^- 
meffo,ò  raccontato.  Cosi.Virgi- 
ho  dopo  di  auer  'compendiofamen- 
te  narratele  cagioni  ddlo  fdegno 
centra  i Troiani  perfeguitatr  da^  . 
Giunone  Dea  moflruofa  per  efser 
moglie 9 e fbrclJa  infieme  di  Gio- 
ue  : e dopo  d’auer  fuecintament«=‘.  ^ 
accennato  piii  d»vn* Iliade  di  mali 
fofifert  i da  Enea  I il  quale  col  lo  fc  li- 
do non  di  Vulcano  » mà  della  inu  in- 
. cibile  tolleranza  non  folamente  fo^ 
Henne,  mà  ruppe  tutte  le  armi  de  ^ 
gli  elementi  congiurau;  e col  nic> 
defimo  in  tal  guifa  fi  coperfe , che 
i dardi  lanciati  da  Giunone  dal  Gic--, 
lo , e di  lotto  dairinferno , fitti  nel^ 
lo  feudo  ^ vn’ altro  ne,  formarono  ‘ 

P 


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^S^\  llKèllò^Oro^. 
per  difenderlo  da*  feritori  dopo-, 
(dico)  vna.breuiflìma narrazione* 
foggiunfe  queH'Epifonema...  (terni . 
Tantit,  mohs  erat  [{omanam  coni  ere  Gen^ 
quali  le  fondamenta  delPaltilIìma-^. 
Ciitàdi  Roma  non  fi  poteffer  get- 
tare le  non  fopra  vna  grauofa  mole  ; 
d^aflfanni', , e le  Enea  non.  li  vedea~* 
dalie  tempefte  del  mare  appreflato, 
al  cielo  »€  depreflb  all’Inferno  dah 
la  violenza  delie  furie  , . 

Terminerò  con  due  Epifònemi  / 
due  fate i : :lVno  moftrato  dalla  Re- 
ligione in  ..Pietro.  Zeno c*  l’altro , 
dalla  Fortezza'  in- Marcò  Barbaro  ^ 
M osé  flagellatore.; del Califè  >.  Fa»  - 
raonedciì*^figittOi,  * ^ 

Pietro  Zeno  pietra  fermilfimaj  » 
oue  s’appoggiaua-  il  pefò-  grauiflir 
RIO  del  farme y enczianc , e che  non  ; 
lolamentcnoa  fufcommoira'da'trc-  - 
muoti  del  furor  turcb'crco  > , mà  col»  - 
la.fiiagrauczzaoppreire>e  fchiac- 
ciò  più  volte  la.teftaideljÌDragonc  : 
Octomanno  : mentre  > vn  giorno , . 
che  fa  J’vJcimo  dé’  fuoi  : triónfi  nel- 
la/terra  > , c'J  primo  della  fiia  glo-  * 

ria^ 


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Oif ro  ta  . Vm^ana . 28/ 

ria  nel  Cielo  , diuQtiflìaiamente  af- 
iìileua  ai  purilfuiio  facrrfieio  delia 
Me/Fa,  e porgeua^  il-  cuòre  à Dio, 
feofferiua  il  Sacerdote  airAltiifìmo 
rOftia  iinmaculata'  , fii  auuifato 
apprclTarli*JCampo  Turchefcoi  c 
che  perciò  era  vicina  la  morte  fé-» 
Pietro  non  s*alloacanaua , nè  volea 
cader  vittima-  con  tale  feempio  a- 
uantialFaltarevche  ninna  (iiiia  al 
fangue  gli  reftaife  nel  corpo  , per- 
chè tutte  Parme  nemiche  aurebbo- 
no  voluto  alTaporare  il  fangue  di 
chi  non  mai  fazioiZi  di  fparger 
quello  de*  Turchi.'  Il  Zeni  à cui  era 
Itato  Tempre  ignoto  affetto  il  timo-- 
re , fece  religiòfa'  la  Fortezza , e-» 
forre  la  Religione , la  quale  gli  ap* 
parecchiaiia  vn*àltro  Tempio  nelT- 
Empireo;  Afpettò  i nemici , cheJ 
ricònoTeiuta  nelle  ginocchia  pie- 
gate» ed  atterrate  la  Tublimità , e P- 
infié^ibilitài  dell'ànimo’  Venezia- 
no:, con  pìh  cólpi  Pvccilcro  : c col- 
la loro  barbara  vittoria'  furon’  ca- 
gione à Pietro  di  più  palme , c co-* 
rone,.che  non  furono’  i'innumera- 

Bili. 


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^ iSj.  Tl pretto  ttOr$> 

bili  riportate  dal  Zeni , e foprab* 
bendanti à molti  efereiti,non  che 
à molte  legioni.  Quanti  allori au- 
rebbe  perduti  il  Zeni  > fe  ò l’odio  era 
minore  neTurchi>ò  minore  in  Pie- 
tro Tamor  della  Religione! 

Non  (ì  feompagni  dal  Zeno  Mar* 
Go  Barbaro  Prouueditor  Generale 
de  li’ Armata  contra’l  Califa  d’Egit- 
to; giachè  amendue  furono  dcllsL,» 
fteffa  Patria,  & ebbero  la  ftefla  for* 
rezza  nelPanniehilar  gl'infedeli  ,e 
trouo^  vnfoi  volete  la  due  Anime 
generofe. 

Era  flato  tolto  rn  vna  battaglia 
nn  naie  alla  galea  del  Barbaro  da.» 
vn’altra  Galea  barbarefea  lo  fleip- 
dardo  inalberato  ; Inlfegna  della,» 
Repubblica  > del  proprio  valore , e 
della  Nazione . Doleuafi^^  Barba- 
ro che*l  Nilo  inferiore  d'acque  al- 
TAdriatico  i douelic  ftùnarfi  fupe- 
r iore  di  forze  ^ c vantar  colle  fue-> 
fette  bocche  d’auer  vinto  vn-  vero 
Leone  d'vn  Capitano  si  prode  , col 
raoftrare  agli  Egiziani  vn  dipinto 
Lione  rapito  nel  combattimento 

delle 


V 


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Onero  la  \€tt,  t^cnezìana  \ 3 f 
delle  naui . Freineiia  che*l(uo  Le- 
gno folle  creduto  vn  ricetto  d'ani- 
me vili  non  comparendo  i Cefari 
gencrofi  delle  fiere  ; e vergogna- 
uafi  di  rientrar  ne’ porti  di  Vene- 
zia nccellìtato  ad  auuicinarfi  per 
efler  riconofeiuto  qual  era  parti- 
to I non  potendo  da  lungi  effer  raii- 
uifato  allo  fuentolar  della  ban- 
diera : onde  braraofo  di  vendicar^ 
de’Saracini  Rei  di  due  furti , dell'o- 
nore, e dell'Infegna , e d'accerchiar 
con  tanti  ammontati,  cadaueri  lo 
ftendardo  predato  , che  nè  dalle-» 
mani  de  Barbari,  nè  dalfoffiode-*' 
venti  fi  potefle  agitare  ; impetuo- 
fiifiinainente  lanciofli  fra  Nemici; 
i quali  fé  non  fofle;fiato  fereno  'i 
ciclo  : ai  tonar  della  voce , al  lam- 
peggiar della  fpada , aurebbono  te- 
nuto che  vfci/fevn  fulmine  della-» 
poppa  donde  prefe  il  falto  improu- 
uifo.  Pofeiadatofi  anch'egliàpre- 
dare , quali  furti  generofi  commi- 
fé!  Tolfe  al  Capitan  del  legno  , c 
de' Ladroni  colla  fpada  la  tella_; 
troncogli  *jn  braccio  infame  opera- 


x%6  II  KelhitOroi 
tor  ài  mille  ftragi  , e rapine  ; fjpp* 
gliò  la  fuperbià  del  capp.sfafci^n- 
do  il  turbante  ; e ponendo  ic  ,fafc^ 
in  yn*afta  fpiegoile  in  vece  di  ften- 
dardo>raoftrando,cofi  le  glorie  del- 
ritalia.,  e l*ignominie  .deirEgittoj 
impadroniffi  della  galea^di  jcui  di- 
anzi auea  prefoil  ppflello  con  quel 
falto  magnanimo  ; ricuperò  il  fup 
perduto  Leone , che  col  moto  con- 
tiouo  palefaua  d’efler  libero  dalla 
fua  breue  cattiuità  piii  torto  mo- 
ft rata  gli  , che  prouata.  Fra  tanti 
gloriortacquirti  volle  guadagnare 
ancor  colle  perdite  . Perciocché 
togliendo  à fe  rt  cflb  il  cognome  il- 
lultriflìmo  di  Magadefi  , e volendp 
cfler  dinominaco  Barbaro  per  ca- 
gion  de'  barbari  vccifi , e prigio- 
nieri, diuenne  no.minatilfimo,men' 
tre  sforzò  il  nome  obbrobriofo  dc^ 
vinti  a feruire  alle  glorie  del  Vin- 
citore; con  prefagiocertirtìmo;  che 
nella  Città  di  Venezia  debbano  tra- 
fportarfiielpoglie,  e le  ricchezze 
de* Popoli  bàrbarelchi,  il  nonne  de‘ 
quali  già  vi  è rtato  trasferito.  Tan^ 


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^ OueroÌa1{en.Vene7^na.  2,8 j 

’to  bene  deriuar  fi  potè  in  Marco 
Barbaro  dal  male  fattogli  dalflni* 
‘mico  ^j  chc'dee  auer  fra  documenti 
politici;  non  recar  talora  nocumen- 
to per  cagionar  4danno  m^giore-> 
•airAuucrfario. 


C A P O XX  1: 

t 

jipoftopefi, 

T ’Apofiopefi , ouero  troncamene 
to  di  parole  fi  è vna  cal  iìgura, 
'<he  dice  piu  col  tacere , che  col  par- 

1 ‘A^’pocrate  Iddio 

eJ  nienzio  > e più  loquace,  dj  Batto 
trasformato  in  vn  freddo  ^ado  in^ 
pena  della  caldezza  della  lingua  , c 
sforzato  aliar  Tempre  fermo  addi' 
^*P^iì^ggicri  la  Brada  , pèr- 
che fu  mobile  di  fede , e riudò  i Te- 
greti  commeflìgli  da  Mercurio  Dio 
tauolofo  de*  Dicitori  , e de’ Ladri, 
il  quale  rubò  più  cuori  colia  lingua 
dacoada  > che  non  fece  furti  colle-» 

mani 


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l 


i68  tlKetlo  cTOro» 
mani  d'Arpia  . Dall*Apo{5opefl  il  ' 
poffono  raanifcftar  tutti  gli  affetti 
dell’Animo.  Nettuno  apprclTo  Vir- 
gilio con  due  parole  : Quos  ego  : det- 
te brufca  mente  a’  venti  palesò  >i 
tcommouimento  , e la  turbazioa_. 
dell’Animo  più  agitato  del  mare 
terapeftato  da  Euro , e da  Zeffiro , 
Tentane  vos generis  tenuit  fiducia  vefiri  i - 
Tarn  Calum  yTerramqufmeo  finetiumi^ 
ne  ifenti 

ynifcere , & tantas  audefis  tollere  moles  ? 
Sìuosego» 

E volle  dire:  lo -vi  gaflfgherò  C€Ki 
foprapporre  montagne  sì  fmi/urate 
alia  voftra  caùerna , che  ne  meno  la  ' 
potenza  d*EoIo  pofFa  rmuouerle;c 
vi  farò  flagellar  con  più  -furore  , 
che  l’onde  non  battono  gli  fcogli, 
c le  naui  d’Enea  . Mneìleo  dimo- 
ffrò  nel  quinto  dell’Eneida  il  defl- 
ÒCi/o  di  vincere  con,  Quanquamò] 
i^on  iam  prima  peto  Mnefiheus  , ncque 

vincere  certo , J^amquam  o ! 

cioèi  fc  bene,  fc  io  fbfsì  il  primo 
fra’ Vincitori  mi  reputerei  il  pri- 
nogenito  fra  I fortunati. . 

Dagli  , 


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'OumlalRetUVent^tana , rSp 
Dagli  Oratori  oltrcU  modo  fo- 
p raddetto  fi  fa  l'Apofiopefi  quando 
-fingono  di  non  poter  parlare , nè 
profeguire  il  difcorfo  , qualunque 
ne  fia  la  cagione:  come  vedrafli  nel- 
la defcrizion  della  pefiilenza , che 
incrudelì  contra  Roma  nel  tempo 
di  San  Gregorio-,  Magno  per  da  fu- 
blimità  del  lignaggio  , della  fanri- 
.tà»  della  fapienza  , e della  dignità 
•pontificale,  c gran  fofiegno,  e con- 
iortoalJa  grandezza  de*  mali  fotto 
■j  quali  gemeuano  i fetteGolli  diRo- 
•ma  fatti  maggiori  dalle  montagne 
de*  cadaueri-ammafsati.. 

Dopo  hvnmerfale  allagamento 
‘del  Teu ere  cominciò  yn’al tra  inon- 
dazione mortifera  di  mali , e di*mi- 
ferie  nella  Città  di  Roma  , imper- 
ciocché fé  nello  Icemamento  di 
'queirantico.,^c  fauolofo  diluuio  di 
Rirra  crebbe  vn  Pitone  fmiTunua- 
incnte  aggrandito  più  tofto  da’Poc- 
ti,'  che  dalla  Terra  ; dalia  pofatura 
delTeuere  furierò  infiniti  , c veri 
Serpenti,  c Pitoni,  che  coll’alito 
pclifienziale  .^uuclcnarono  l’aria  ; 

Ne  cosi 


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ipo  11  Veltàd^OrOf 
c cosi  due  Clementi  rAria  , e TÀC- 
qua  difolarono  Ja  Cittàfc  que*  Mo« 

. ftri  co’fifchi  /pauentofi  chiamaro- 
no la  Fede.  Immanténcnte  queda 
xomparue  ^niàron.vna  fembianza 
da  metter  paura  a*  mede/imi  Mo- 
dri^chefauean  chiamata.  Nella 
fronte  caliginofa , ed  ofeura  legge- . 
uafì  chiaramente  fcritta  Fillade 
delle  calamità . Gli  occhi  affo  flati, 
ed  incauernàti  addìtauanoi  fepol- 
cri  : le  chiome  rcompìgliate  » t 
confufe , il diTordinaraento , c la_» 
confufione  : Ja  bocca  sformata-** 
mence  fpalancata  il  chiudimento 
de' Tribunali,  e de’palagi  i i den- 
ti rugginofij  'e  diradati  la  rqdalli- 
dezza  della  Città  , e Ja  rarità  de^ 
Cictadini,chedouean  rimanere  in 
vn  Diferto  popolato  da'  modri  . 
Tutto  verifìcoffi  , AJJ’aprir  delle 
porte  alla  Fede  chiurcro  i Fori 
della  Giudùia  & a’  Giudici  y & a' 
litiganti  ;nè  altro  tribunale  li  ve- 
deua  innalzato  eccetto  quel  delia 
Fede,  da  cui  jriafcun  era  dichiara- 
to indifferentemente  Reo  di  Morte, 

11 


^^uerotaHett.yene:(ixna. 

U*  pòtcciiìorirceracaura  bafìeuole 
per  aucr  la  fcntenza  capitale , A’ 
fanciulli  fu  troncata  la  tela  della 
vita  mentre  s'ordiua . A*  Giouani 
n^l  mezzogiorno  dell  età  inafpet- 
tatà mente  s’annottò  . A’ Vecchi 
oltre  al  freddo  della  decrepità  , ed 
oltre  alle  neui  de* capelli s’aggiun- 
fe  il  gielo  mortale.  Nè  volle  la_,* 
Pelle  afpettar  que’breui  momenti, 
e que’ pochi  palli , che  a*  Vecchi  re- 
flauano  per  andare  al  fepolcro  ^ 
laonde  non  andarono  , mà  furon_j 
tratti  violentemente  alla  tomba  . 
Le  donne , delie  quali  lo  fchermo , 
e lo  feudo  piu  forte  per  difenderli  è 
la  debolezza  à cui  fi  fuol  perdona- 
re , furon  come  colpeuoli  fentcn- 
jziate  alla  pena  degli  altri  j abbor- 
réndolìla  fecondità  da  quella  Furia 
Gontagiofa , che  trionfa  nella  fear- 
fczza  del  bene,  e nellV-bbondcUiza 
delle  drfamienture;  fiche  Roma_, 
tutta  in  breuediuenne  vn  gran  lè- 
poiero  di  gente  innumcrabile  non 
fcpolta , la  quale  ancor  morta  era 
omicida  de*  viui  col  fetore  intollc- 

N z rabi- 


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'Il  Ideilo  d*t>ro  / 

rabile  . Le  pubbliche  ftradc  Houé 
ondeggiaua  di  prima  la  calca  dé' 
Romani,  ed  erano  angufte  a tan- 
to mare,rairauanfi  fenza  Tonde.* 
del  Popolo  • Nelle  piazze  dianzi 
sì  frequentate  paffcggiaua  folica- 
ria  la  Morte  . LeReggie,  lequaH 
colTaltezza  loro  dauan  certa  noti- 
zia d^efl'er  abitate  dalle  cime  de’ 
Perfonaggi  , cde*  Sourani  •;  ele-> 
cafe  minori  per  la  balfezza  degli 
edifici],  e delle  perfone-,  tutt*era- 
no  vn  ridotto  della  Malinconia  , c 
del  Pianto  fatti  dimeltichi  , e fa- 
miliari, mà  feoiprepiù  Jeri  fenza 
poter  dimeftica rii , ò ammanfarfi , 
c Padroni  delPabitazione  collo 
fcacciar  gli  antichi  pofle fiori,  Ve- 
deuanfi  file  lunghiflime  di  defunti 
non  mai  interrotte  fé  non  quando 
quelli  che  portauan  la  bara  fubita- 
mentc  cadeuano , e fi  troncaua  lo- 
roJavita,  eia  via.  La  Morte,  la 
quale  come  cieca  indiftintamcnte 
auea  mietuto  colla  falce,  non  die- 
de diuerfità  di  fepolcro  ; e perciò 
negli  ftefsi  cimiteri  eran-feppel  li- 
ti 


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Okaro  là  ^ett,  P^èneT^rank,  2p j 
ti  quelli  che  vilfero  differenziatt 
dalla  natura^  dalla  virtù,  e dalla 
fortuna^,  e poca  poluere  coprì  chi  , 
flette  fotto-1  cielo  immobile  delle 
volte  , e delle  foffitte  dorate  , e. 
pofledette  immenfe Tenute  da  ftan-- 
c-are  il  volo  deiraquile;e  chi  dor- 
mi come  pouero , e giacque  fottoT 
fopraccielo  dell’Empireo  & eb- 
be forfè  pili  terra  nel.  morire  che 
nonaoea  poffeduta  quando. vide 
I«e  ceneri  di  Roma  non  furon  già^ 
contrafsegno  del  fine  di  tanfinceii-j? 
dio  fenza  damme  ; anzi  la  pelle . 
Non.poflb  pih.ionoltrarmi  coldi-r 
fcorfo  ;.pcrchè  la  peflilenza  fu  fl; 
mortifera  , che  anche  dopo  il  voK 
gimeatoidt  pih.  fecoli  fé  non  veci» 
de  colla  memoria^  funefla  ,,  rende 
almeno  < gli  vomini  ò fmemorati  ; 6 
femiuiui.. 

Dalla  mcdeflma  dgura  , chejì^ 
ama  il  flienzio  prudentemente , e 
flrettirsimamente  ofleruato  dall*- 
auguflifsimo. Senato  Veneziano  dì 
cui  fono  impenetrabili  i fegreti  , 
odi  .trattati  per  eiTer.  commefsi  a! 

■ N.  I per;- 


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XP4  ìt  fusilo  (toro  y 

psdoaaggi  più  fidaci  delia  Fedeltà^ 
e che  non  parlano  ncque  clamy  me 
eum  fcrobe,  come,  dice  il  Satirico; 
dalla  raedefi.na  fignra , dico  >.  vo- 
glio lodar  la  delira  de*  Guerrieri 
Viniziani  i effenda  coniteneuole-^ 
impiegare  il  dire  nella  commenda- 
zione di  chi  col  fila  non  della-» 
lingua  > mi  delia  fpada  difdcle-^^ 
ragioni  » e la  caufa  dells-  Patria-*, 
nelle  campagne  defiJnate  a*  giu* 
dici; , ed  à litigi;  crudeli  di  Mar- 

Inuittirsima  Delira  che  valeltr per 
mille  mani  ne*Briarei  Vencziani,ne* 
Valieri,ne*^Morefini>ne*Falicri,ne!- 
Corrari  , ne*  Loredani,  ne'  Mocc- 
nighi  , ne’  Comari, ne’ Fofcoli, ne* 
Capelli , ne’  Vcnicri,ne*Marcclli ,, 
ein  altrIEroi  infinici,ilcuinume- 
ronon  li  potrebbe  fommarc:  dall'- 
Aritmetica ; i cui  fatti  nonfi.  po- 
trebbono  annouerare  lènza  fianca* 
mento da  Stentore  ; la  cui  granj. 
fortezza  fà. credere,  piccola,,  c de* 
bole^^ucllà  del  grand*  Alcflandroy 
df Ercole,,  e d’Achille  ;;  c. la  cui  fa? 


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Ouerotdl{etti  Kene^^ana . ipf 
ma  più  fonora  delio  ftrepito  in/op* 
portabile  del  Nilo  aflbrda  i*vno  > e 
raJtro  Mondo  : inuictilliaia , e glo- 
riofifllma  delira  : folamente  àtc  dc«. 
laSerenidima  Repubblica  le  palmc^^ 
egli  allori  riportati  nella  Patria  in 
taata  copia»  chele  fronti  degli  al- 
tri Vincitori.hanno  à pena  con  che. 
inghirlandarfi . A te  ildeono 
Q)oglie  ,,e  l’arme  >,che  ora  feniono 
di  gloria  >e  di  dffefa fe  giàlerui-- 
ronoa’Barbari?  d*ornamcnto , e di 
offefa;  A te  fi.  déono?  gli  Arrenali 
fjpieni,chepoffon  fornir  l’ Arma- 
te di  tutti  i Potentati  Tu  arrelta-^ 
RiTvQJoalJe  naui  de* Barbari,. 
troncafii  le  penne  maefire  alla  Borì* 
lima  degli  Q^omanni»  Se  i nauH 
ganti  non.  tèmoa  prù>  doppieum- 
pelle  ncll’j^driaiico>'4eironde»  e- 
ce*  Corfari  Se  l’Italia  non  mira^ 
ncl/uo  Cielo  due  I«,uae.*Tna Tempre, 
varia  ,,eralu:ade]iaTracia  fempre. 
fccpia  : fc  la  quiete  di  Venezia  è: 
rotta  folamente  dal  frenaito  del  ma'* 
re>,c  non  dal  remore  delle  bombar- 
denemiche ; Te  nellev  campagne  mK 

K 4.  tali. 


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^9^  ItyelMOfBy 
r-afi  l’oro  di  Cerere  nelle  Ipighe  ma» 
ture , e non  il  ferro  di.  Marce  ; fe  in- 
ogni  luogo  regna  Tabbondanza  ef* 
fendo  sbandeggiata  la  careftia  , 
tuodonoòdeflraiiberalifldma*  La. 
Libertà  non  prigioniera , le.  Artì 
non  oziofe  ,le  Virtù  corteggiate-» 
la  Religione  non  macchiata , . da  te. 
riconoibono.il  candore lacomici'< 
ua  , l’attiuitài,  e la  fignoria . Tui 
colfàrdir  bellicoib  ammorzafti  ii 
fuoco  delie  guerre  Vincendo  i.Gott 
portarono  gfJnccndij  daf  Set- 
tentrione Reggia  eterna  del  rigo- 
re, e del  verno.;,  colla  tua  gagliar- 
d ia  gettaiH  à terra. quel  gran  Tifeo; 
di  Federigo  Imperadore  > che  auea 
ridouata  la  guerra  contra’f  Cielo 
mentre  coll*  armir  perfeguitaua  iL 
Vaticano , e volea  precipitar  dalla^ 
Rupe  tarpea>iionche.dal  trono  il 
Sommo  Pontefice  Alcflandro  Ter-: 
zo;  colla  tua  robufiezza.indeboii^ 
jfli^anziiheruaiHle  forze  di  Viti<? 
ge»  di  Totila^  di  Dcfidcrio,  di  Pipi-, 
noi  di  Guifcardo  > di  Murcimiro>  di 
Ruggiero^  di  Ottone^i  Ludouico>. 


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^ (ÌUerolaI{ett,yène^ana', 

di Alcffio,, di  Leopoldo,  diBiicf-- 
. nardo^delCaJifè,del5aladino,e  de- 
gli Imperadori  Ottorhanni.  Tucol- 
la  tua  fermezza jcagionalìi’l  tremo- 
re , poi  le  cadute  ai  le  Tórri\  d*innu->- 
mcrabili  Città  , acciochè  non  cn-* 
trafle  vn  cauallo  .comc  in  Troiai , , 
noà  ordinatamente  màrciallcro  eferi 
citidipedoni  ^ edi  Gaualieri  fra  la 
confufiòn  de*  nemici , a*  quali  tanto- 
pili  era  chiufo  il  paflb , quanto  più.. 
erano  aperte  le- mura:.  Tu:  màlà 
Reticenza  mi  comanda  ,che  io  tac? 
eia  , perchè  nè  io  hnir ei  di  ridire  ^ 
nè  1*  Editore  d*afcoltare  ,nè  il  Let- 
tore di  leggere  l'azioni  d^Vna  deftra 
infaticabile , Qacfto  iìle.nzioperò 
egli  è.vn  lunghiisimo  elogio;  men- 
tre fece  tanto  la  mano  ,~che  fé  beob 
ella  non  filmila nea  neli*operare,può- 
colla  numerazion  dciropere  am* 
mirabilirecar  diminuimento  di  for- 
ze alBicitorc , attediar  gli  orecchi 
degli  Ascoltanti  ,.  c accecar  la  vifta 
di  chi  legge,. 


N.  S:  CAr 


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CAP a xxm 


ùiì£l  imerfreu^i$nel 


FAcciàmo)  IMntcrpretazfòne:^» 
quandainoiirponiàmo  qualche' 
dètco , ò fàtroifcgnalàto  coli*é  fatni- 
uar  diligentemente  qnanto<juiui  fi* 
contenga , c col  farne  vna:minuta  », 
ed  efquifita;  notomià  ..  Ponderiam. 
qucfto  fatto  ..  Padòiiaoccupata  g»à* 
dagl’ Imperiali  fh<  recuperata:  dai'. 
ProuueditoreAndrea^Gritti , c po- 
feia  Sèrcnifsimo'  Dòge  „ che;  v’  in- 
introdursc.  i Leoni  dilcacciàtene  le- 
Aquile . Pérmeg}iò< intender  ciò  :: 
fi  hàda  fapere  , che  da'Conféderati 
eisendò  fiate  tolte:  molte' Città.,  c* 
Fortezze  alla  Repubblica.  Vinizia-- 
na , siche  quefta  combatteua:  nom.*' 
più  per  la  v.ittoria  > mà  per  la  liber- 
tà , e per  la  falutcr  Andrea*  Gf itti: 
nouello  Gamillo  dii  Venezia  »,  con- • 
fertato  conalcuni  del  contado  > che; 

nell*. 


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Gutf^là'?y;(^ttùr»  P^pteT^anai 
Ofijrentrare  in.  Padoua  impediirero* 
la  porta,  mezza  aperta  co!  loro  car^ 
ri,  da  richi.  di  fieno  ,,e  di  Ararne  ::  fo- 
praggiunfeimprounifaméte.co’ruoi; 
fbldad , cd  impadronifJì;  della;  Git- 
tàprima  ,,  chei  Tcdcfchi  non  dico > 
potefsero  accorrere  ,,mà.  fapeffero 
la  lorprefa  >,ed‘entrdda  trionfante, 
non  da.  combattente  per  la  porta , 
la  quale  chiufe  le  fperanze  a^nemi* 
ci, edaperfe il paflb  alla  Fortuna, 
cd  alla  V ictoria , che  per  Tanuenire 
militarono  fedelmente,  in  faupre-» 
de!  Veneziani^ 

Colla^caduta  di  Padòua:  mirabil- 
menterifurfe  la.  Repubblica  Vene- 
ziana;ed  vn*acqu iftodmprottuifo fii 
cagione  di  molte  vittorie  inalpet'* 
late  • Quella,  porta,  fpalancata  al- 
largò  di  nujouo  ii.dominio  riftretto 
neirAcque,cnell'lible,  c diede  più 
fpazioiò  campo  al  Leone  di  potere 
àfuatalento  parseggiare Brcfcia, 
Rergainoj.Vkenza,.  Vèrona  colle:-» 
altre  Terre. furono  racquiftacc.  col 
rjcoueramento  di  Padoua  . La  fu- 
ga de*  Collegati  , ralJontanamemo. 

i N 6 delle 


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tl  ytltò  y 

4èlie  arme  dalJ’Italia,il  ritorno  dèi*» 
ikPaceebberororigine  dal  difcac-* 
ciamento  degli.ftranieri fatto  dal: 
Gritcicolla  prefa-dVna  Città  i dal- ^ 
le  cui  porte  vrdroaola  Guerra  ,ed^ 
il  Furore , i quali  -minacciauano  di  » 
fareardereJe  acquedelI'Adriatico;, 
c ritornarono  al  Ciel  natio  fpaucn^ 
tari  dall’apparir  del  Gritti  vgual- 
mente  prode  ,>  & accorto  nelPado-* 
perar  felicementcor  la  forza , oraj 
l’inganno . Che  la  Città  di  Vene-* 
zia  mezzo  a (Tediata  non  reftafse  in-*; 
teramente  cinta  dalle  {chiare  Au-* 
(Triache  : che  la  Brenta  non  portai^ 
fé  auanti  gli  occhi  de*  Cittadini  glit 
auanzi  delle  Ville  bruciate  annuari 
ziatricefunefta  del  Contado , che.-» 
ardeua:  che  la  caualleria  degli  Aii- 
uerrarijnonircorrefse  per  le  cam- 
pagne facendo  di  tutte  vna  pira  iru. 
cui  il  conrumafsGro  le  fatiche 
fpefe , c le  Tperanze  degli  Agricol- 
tori : che  gli  - Abitatori  di  Venezia^ 
piu  non  perdeflfero  il  Tonno  col  yeg- 
ghiar  continuamente- per- la  difela- 
non  dell’Orto  deU’Efperid i > mà  di, 

, ' . va. 


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OMìùìàJ^eH.VehjximM.  JÙT 
vn  Paradifo  di  delizie  qual  è V enc-^ 
2ia,fù  operato  col  ritor re  all* Aqui- 
la Ja  Qiltàdi  Padoua , . la  . quale  fin- 
ché durerà  celebrerà  le  glorie  di 
Andrea  veramente  gloriofiflimo  ,> 
che  in  vece  di  Piramidi , di  Coloflì, . 
c di  Statue;  glorie  comuni  àmol^- 
ti , confcruò , e fé  ilare  in  piedi  Ca- 
ilclli , Terre  , e Città  per  contraife- 
gni  doreaoli  •>  ;C  fingala  ri , dei  - Tuo  - 
nome.  - s. 

Gloriofiffima  altresì . fii  nella^ 
Terra,  c.nel/acque  colle  Armate; 
ViniziancilGeneralePietro  Lore- 
dano  ,il  quale  sì  forte  moftrolii  ,* 
die  non  potè  mai  efiere.  dalla  For- 
tuna ilrauolto  , che  feraprcaggK 
rafi  àfuo  talento  ; e parue , . che  lai 
medefima  prendeife  il  foldo,ò  zh 
meno  fofse  venturiera  fottoPinfe-; 
gne  del  Loredano.  Quelli  non  fi 
eXpofemai  fra  le  tcmpeile  di  fedi-  - 
ziofe , c turbolente  Città , che  non 
Ic  componelTc  j etranquillafl'e,  vo» 
lefidole  .icrene , mentre  la  fua  Re- 
pubblica era  Sercnifsima;  non  fi  po- 
fé.  airafledio  d*  alcuna  Città  im^ 

“ . , Rcner 


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SOL  TirelloiTOrc;, 
penetrabile  che  non  l’aprilTc  da£l 
più  lat i , donde  poteffero  entrar 
più  carri  Yittoriofi  ,, della  Olona 
della  Vittoria , e del  Trionfo  ; non. 
affrontorsi  nemici  nelle  batta- 
glie tcrrertri>.  che  non  tra  nauta  (Te  - 
le pianure  in.  fejue  trionfali  di  pal- 
me , ed  in  montagne  dicadauerii  nè: 
combattè  colle  Armate  nel  Mare-> 
che.  non.incenerifle  con.gfincendij; 
di;  Marte  i legni  degli  Auuerfari|< 
facendo,  nafeere  vn.'  Mbngibello. 
nell’acme.  Il  fatto  però.più.mc- 
morabiie  fù  la  /confitta.data  daTuoi  > 
l;.cgni,  alle  galee  Qttomannci  colla, 
qiiale  sforzò,  l’alterigia  della  Lunàr. 
ad  inchinarfi  al  Leone , e à doman- 
dar fupplicheuoimcnte  la  pace  , ri-, 
conolcendo  per  Superiori  L Vene-  ' 
^iani,come  le  fiere  cenffflano.per 
lóro  Monarca.il.  Leone , c TAdria- 
tico  pcr/ua.  Rcina , Venezia  . Or 
moftriamo-  colT  interpretazione, 
quefto.  fattoci 

Qu^anto  grande  fu , la  • gloriai  def 
Loredano:  aJlor  che  mirò  YmiJiato. 
i'OtÈomanna>'  il  quale:  credendoli 
X clTcr 


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QueKala<I(fttoK  F^ene^anr»  j>cr|.‘ 
effcc  Sigporc  > ed  aucr  riiiucfiuurai 
dèi  Cielo  porta  neirihfegnc’  la  Lu- 
na l Quanto  grande  fti.  la  rotta^ 
mentre  mo/lrorsi  abbattuta  Iflmpe- 
riò:  Turchefeo  nell*  abbaffamento* 
dèlPImperador  dc'Turehi  ! Dòpo 
il  fatto < del  Loredàno  fpiegaronifi . 
aLvento.fiburamentc  le  vele  fen^a^ 
timor  dell’Eolo  della  Tracia  . , Car 
ricaroniì  di  preziofe  mei^L  le  nani 
lenza  temer  l’Arpie  dii  Collantino' 
poli . L!  Adriatico:,^ ribnio  > il  Me- 
diterraneo, c l’Arcipclàgp  non  fu-, 
ron  più.  fòi^ctti &c  inlidJofi  nella* 
bonaccia  9 e nella,  quiete  opportu-^^ 
nea' Golfari, .che  recauanguerre  ^ 
edifturbi  maggiori  quàd’èra.  il  ma-, 
re  più  tranquillo:,  ^ pacifico  ; Non 
vdifsi  più. ftrepito  di  trombe,;  edi; 
Bombarde  ; che  non.fòcendò  feiitire. 
i gemiti , e gli  vrli  de'ferkftogliefM 
feroià.compaisione  ,.eTdolore  del-': 
Laltrui  pene,e  milhrie . Noa  fi  vc-> 
tarono  glh  erarii:  per.  fornir  le  Ar- 
ma te  d'arme  ,:  di.  munizione  ,, -e  di 
ibidati  ,,che  refiàficro  priui:  di  lani 
gue  beuato  dal.  ferro  j-  e di  fpir ito» 


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J04*  ilTèlhd^Ofòì. 
predato  dalla  morte . ^on  pian(c*^ 
ro  le  Madri  colle  chiome  diiciolto 
i figliuoli  ò legati >ouero  vccifi  da^ 
Barbari  fefleggianti  per  la.  preda,, 
e per  li  vita-rapita.  Nonfi..vide— 
ro  leCittà  fra  le  ombre  degli  abi-?* 
ti  bruni  lugubri  per  la  perdita> 
de»Cittadini,e  de’Capitani  Soli  bel- 
licofi  fòmmerfi-nel  fangue  . Ne  ri ^ 
mafero  difabitate  Tlfole , elfcndo  iL 
mare  popolato  da*  Barbari; .si  chc: 
la  frequenza  de*  Popoli,  le  ricchez- 
ze. delle  pubbliche  teforerie,  la-j.- 
quiete,  eia  pacc,iircrcno  delle  Cit^^ 
tà  ,.i*Jllegrczza  de*  Genitori , la  fi- 
curezza  dei  mare  il  mouimcnto. 
delie  naui furono  apportati  dalla-u . 
viitCria  di  Pietro  : di  cui  dubitò  la 
Repubblica  fe  fofle  maggiore  la  co-^ 
pia  del  fangue  Turchefeo  cauato. 
dal  ferro  del  Loderano,  e fparfo  per. 
J’acquc;.ò  la  ricolta  de*  benefici/, 
dopo  vno.fpargimemo  sì  lietoalla. 
Religione , e sUagrimcuolc  all*Im'; 
pietà . 

Lo  fieflb  mo do  proporziona I- 
mente  fi.hà. da  teneremeiifinterpre^ 

tazio9 


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OtteroUT^emr^ì^iene^ìan** 
tazioncdc  i detti  nobili,  ed  eccel- 
lenti, de'  quali  abbondaronTempre 
i Saui  di  Veneziavincitricc  dc'Cor» 
pi,  e degli  animi  co*  fulmini  della^ 
eloquenza  nella  lingua,  e della  for^ 
tezzancllamano^  < 

t ‘ ' 

CAPO  xxitl: 

\ « 

^ iUllàCoUocwi^QWÌ^ 

1p|i  Er  via  dèlia  Collocuzione  par- 
r liamo  fra  noi,  c domandiamo , > 
criTpondiamo  à noi  ileffi  >■  come  fe 
fofsimo  dueperione:  ed  vna  infe- 
gnafse  , e l'altra  , imparale  ^ ouero  * 
difcorriamo  con  altri-  introducen'^ 
doli  à ragionare  rapprefentando  i ' 
coHumi , i peniieri  della  mentej,  e : 
gli  aflfetci . dell'animo c tutto  ciò  > 
che  folamente  à Dio  palelè , ed  à . 
cui  ogni  cofa  è vno  (f>ecchio  ter/if- 
fimo  ,e  che  hà  piti  chiara  notizia^ 
dcllVomo , che  non  hà  Tvomo  di  fe: 
medefimo,. 


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itùro^y,  I 

~ Sti  rapprefeatcrà  da  qucfta  figii-^  ] 
ra  il  fatto,  fegnaiato  di  Gior  Dolfi- 
no  • Picouasdiiiòféic  drftnfoc  d ITvt* 
uigi  alTcdiato  iftf  Jià<è3!*i(3Q»  Riè  d*^ 
Vngheria;  .Quiptìi  ;eff€iridtìglj^or«  J 
tefemcntc  dormadato  dàt énato 
che  lafciaflc:  liberamente  vreir  del» 
la  Città,  il  Capo,  della.  Libertà,  il.  | 
Dolfino^letto  ^ià  Dóge,,  ^gò  la 
grazia  richieila.  Laonde.  Giouan- 
n ì , bcnchài^irolQ  follcvn^cfcrci»- 
tobafteuolc  airimprera,coadugen-*  > 
tpcaaaUit  fecola  ftradà  per  mez- 
zo^eitefièpLcdelJe  feine  dcJleaftc,. 
delieipadie^>.e  «cime  iel icemente:>. 
à;pre^^;i|>^eqe«ia  LinfcgncLdeL  ’ 
^^cl  fao.  valore:!:  ap^^ 
g^^^andcH.mara  Italia, , e Ipaaewtp, 
al  Camponemico  >.cjte:  abteadcmà< 
Par3^dió>dabjcaadov  deli^ 
di.6ibuaaiùJiberaàffatco^>!lè  d ' 
da^  V na.  corona,  d^arm^^à  era^ilato^ 
cosirpauenteiiole  ;,&3U^^eiitan* 
do.  dalla?  libertà:  dell^Eroc:  poterli 

bene  Ifeigpfire  w^ 

<»%ig?fre^.c  legare;  la-IJb^à  di 


Digitized  t . .riogit 


OuiroU  \ett, Veneziana  . 

GJoriauafi  Ludouico  di  ftrignerc 
fortemente  in  Treuigife  naia  Cittì 
di  Venezia , il  Capo  almeno  di  Ve- 
neziane della  Repubblica . Aggiu- 
gnerà  alle  mie  glorie  > dicea  j ch^ 
dichiara  tali  Venezia  imponente  di 
vincer  Ludouico  vktonoCo  colla»» 
violenza  delle  arme>  ha  ricor  fa  alia 
forza  delle  prieghierc  per  elpu« 
gnarlo  n,e  che  tìon  efsendo  fu  fficicn- 
te  la  mano  n abbia  rocco  adoperata 
la  lingua  ► Infuperbirà  la^nua^V^^ 
gheria  veggendo  vn  ià 

quaieirvanta  d’auerc  jiifuabalia  le 
furie  dell'Adriatico  • Dubiterò^ for- 
fè che  la  Fortuna  non  roi  dia  per 
foggettala  Nobiitàdella  Repub- 
blica Se  mi  hi  conceduto  qjuafi: 
prefoilCapo  non  mi  negherà  la^ 
feruitii. delie  membra ..  Si  flaoche- 
ranno  le  mie  fchierc  per  la  tardane 
za  si  lunga?  Sopporteranno  ogh’- 
indugioauualorate  dalla  fperanza 
diaucc  nelle  manichi  hànel  pug/io 
lo  Statole  limperiov  Le  mura  ^.ed 
i petti  degli  afsed  iati  rcndonocinef* 
pugnabile  la.  Città  di  Trcnigi  ? li 

ÙLz- 


• by  Google 


llnUoé^Olrol  ) 

lapcr,  Giouanni  efler  chiiifo , apri--  1 
rà  k porte  a'  rQielcombattenti.Fre- 
meua  di  nobile /degno  il  Dolfino,  c 
fra  feragionaua , Odo  ftà  lo  ftre- 
pito  delle  trombe  gl*Ìnuki  gloriofi: 
ai  Trono  Ducale  fattimi  dalla  Pa- 
tria . Sento  Ja  Madre  della  Liberti 
che  brama  di  veder  Giouanni  fuo- 
h^liuolo  fuor  degli  argini  di  Tr cui-* 
gl , c delle  mura  di  ferro -fabbricate 
dalle  fchicre  di ;Ludouico>i  E per- 
chè non  volo  frale  braccia  di  Vc^ 
nesia  Dunque  la  paura  può  rea* 
dcrc  alati  gli  vomini  jiiè  Ì*Amore4 
me  darà  le  fue  penne?  Diranno  h 
Nemici  e/àere.ftato  più  potente  ili 
timorcperritrarmi>chc  pcr.atlrar- 
mi  l'Amore  ?■  Ciò  detto  ^ fece  apri* 
revna  porta  ^ che  parne  quella. di' 
Giano  ) donde  vici  Giouaniil  con^. 
quel  furore , col  quale  fiiolc  vfeire . 
vn  fulmine  del  reno  delle  nuuole-»*. 
Penetrò  frà le  fchicre; dilHpò  gli  ar-- 
mat/i>  volò  frà  mille  morti,  che  sbii* 
gottite  dal  volto  di  Giomanni  • e dal 
ferro  amenduc  fulmmanu  > non  eb- 
bero ardimento  di  lanciar  le  arme,^ . 

^ di. 


/ >1 


"OueìùU^jstuFenexiann,  jop 
'di  ferire  il  Dolano  ,'à  cui  lì  fece  poi 
phafain  Venezia  cornea  Doge,  c 
tome  à Trionfatore . 

Nè  minore  animo  dimoftrò  il 
Prouircditore,  e rAchiiJe  della-,. 
Città  di  Cattato  Gio:  Matteo  Bem» 
bo  capace  ben  sì  della  morte,  ma 
non  già  del  timore  di  eifa . Infuper- 
b ito  Barbarofla  perla  preia  di  Ca- 
Belnuouo  inaiò  lettere  piene  d'al- 
terezza, e di  minacce , dalle  quali 
ancor  Cerna  CotuoCcvizione  rauuilàc, 
di  poteua  il  nome  del  Barbaro , In- 
timaiia  con  efle*,  che  il  Beiiibo  gli 
fpalancaffe  le  porte  fe  non  volea.» 
•veder  mille  aperture  fatte cnellc-f 
mura  dalle  bombarde  , e mille  vie 
aperte  dai  ferro  nel  Aio  petto,  ed 
in  quello  de*  Cittadini  per  le  quali 
entraflero  mille  moni  , di  Prou- 
’ueditorc  coraggiofamcntc  rifpa- 
fe , che  i Leoni  creCciuti  nella  Tra^ 
eia  non^  eran  più  forti  de*  nutriti 
® Ipezialmenie  nella^ 
Città  di  Venezia  : de' quali  aureb- 
be  toAo  Tentiti  i ruggiti , e prouaci 
Bìi  artigli,;,aonde  il  vile,  e^odardo. 


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3to  II  F elio  £ Ora, 

Barbaro ffaperdè  tutto  l'animo  , c'l 
cuore  allVdir  della  rifpofta  genero-’ 
fa,  cairapparirehc fece  il  Bem- 
bo «il  le  mura  di  Cattato  co'  fuoi 
foldati , che  videro  bensì  Jc  fpalle3 
del  Barbaro  fuggiduo  ^ mà  non  la^' 
faccia , vergognandoli  di  moBrarc 
il  pallore  agli  occhi  del  Bembo  > e 
della  Città  spettatrice  della  magna- 
nimità del  Prouueditore , e della_j 
viltà,  del  Barbaroffa.  • lo  efporrò: 
per  raez^o  della  Collocuzióne  lo, 
idegno  fcopcrto  nel  volto  del  Bem-  . 
boneiraprirche  fece  le  lettere  del 
Capitan  Turchefeo  baldanzofo  nc’ 
4ctti,ne’fatti  viliflimo , 

*;i  J>unquesi  poco  pregia  il  valor 
de^  Bembo  il  Barbaroffa  .,  che  pen» 
fa, veder  difehiufe  tutte  le  porte-» 
della  Città  nell'aprimento  d'vna-*.. 
lettera^  eche  nel  terminar  di  leg-. 
gerevn  foglio  debbafi  finir  l'afse* 
dio  , jc  J'imprefa  incominciata-^  ? 
che  la  bianchezza  delia  carta  dair- 
inchioBro  annerita  debba  mutar  di 
colore  il  mio  vifo  , e tignerlo  di 
pallidezza  ? A ppreflati  pure ò Bar- 
. , baro 


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'Cuerol4Ì{ett.Vem^na , 
baro  coJlc  tue  fchiere  aJia  Città,” 
che  potrai  ieggcre  ne'  volti  nottri 
riflotia  cfel  male  yche  Ci  è vficino , e 
Scorgere  il  cahdor  della" mia  fe‘cle->. 
La  caduta  di  Caftclnuouo  hà  follc- 
uata  la  tua  fuperbia  à temerarie-» 
fperan^e  ? vedrai  totto  colle  morti, 
le  quali  voleranno  dalle  noftre  ma- 
ni nel  tuo  Campo,  fpennatd  le  ale 
della  Speran;2a  troppo  credala  , e 
dell'Alterigia  preAinfuorajcdarro- 
gantc- . Sù  Cittadini,  c Soldati> 
compariam  nelle  mura  fagliami 
ìic*  Baluardi . Caderanno  agli  Ot- 
■tqmanni  le'armi  > e gli  animi  ^ ^ ipa- 
-rirà:il  Campo  nemico  , Tutto  fii 
vero.  Al. primo  apparir  dc*Lioni 
Vinùiani  guidati  dal  Bembo:  à i 
primituoni,  e fulmini  delle  Bora*- 
barde  della  Città,  sidileguò  Bar- 
barolsa , che  feppe  tonare  > e fulmi- 
nar centra  Cattare  , e contra'l 
Betnbo , mà  colle  lettere , colie-» 
quali  ndlà  Fortezza  entrò  fola- 
mente  il  nome  dell*  Otcomanno 
Scrittore  ^ludacifllmo  ,•  c.  vìlilSmo 
Capitano , 

CA- 


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3 II  :ll;Vt\h  (fOr»ri 


CAP  O XXIV. 


I 

ìDtlULicerv^a , 


L a Licenza  non  è altro  che  vna 
confidanza  d'animo , ed  vnsui 
iicurtà  di  poter  liberamente  tacere, 
ò, parlar  di  che  che  fia  > e manifefia-- 
re  i noftri  fentimenti , egrinterni 
^concetti dell'animo . Sogliono  pe- 
rò gli  Oratori,  acciocché  la  licenza 
non  fia  troppo  libera,  e quali  licen- 
.zio/a,,  moderarla  talora  ,.c  render- 
la modefta.Se  in  vn  pubblico  ragio- 
namento fatto. alla  prefenza  dcll- 
inclito  Senato  di  Venezia  volefse^ 
l'Oratore  commendar  di  quella-^ 
ii'iacfiora,ereaJe  Adunanza  lama- 
uiiirà,lafauiezza,la  prudenza  ,la 
defirczza , Ia.ragacità,rautoreuq- 
is  fembianza,  la  nobiltà , la  capaci- 
tà delle  menti  che  racchiudono  i 
negozij  d’vn  Mondo  troppo  picco- 

- lo  ^ 


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Ouerotal{ett.yenè(janal  jTj 
lo  alia  grandezza  degl*  Intelletti 
vivrebbe  taJi,  ò limili  forme  i - 

Sòchei’eminenza  delle  virtù  ri-'^ 
chiederebbe  -non  mè  per^  elTe>pi 
fentito  che  fono  vn  baffo  Dicitore 
àparagon  dell'altezzadi  quelle^, 
mà  vn’Oratore  il  quale  parcggiaffe 
la  loro  Aiblimità  : nondimeno  la 
prontezza  grande  d'afcoJtar  chi. 
che  (la  m'affida  di  ragionar  franca- 
mente. 

Sono  sì  grandi  le  virtù  di  quell* 
Hccellb  Senato  , che  non  temendo 
d’efsere impiccolite,  liberamente-^ 
permettono  di  lodarle,  alla  baffez' 
z^  di  qualunque  Oratore , 

/ Non  mi  ritengo  di  celebrar  Je_j 
^irtu^benchc  luhlimi;  perchè  que- 
flemafficurano  d'innalzare  il  mio 
Itile  co'  loro  aggrandimenti . 

Taluolta  con  libertà  maggiordi 
quella  che  li  concede  a'Pittori  dalla 
mutola  poe/ia , e dalia  pittura  lo- 
quace a Poeti , dicono  gli  Oratori 
quanto  loro  aggrada,  nè  tempera- 
no la  licenza  con  giro  artificiofo  di 
parole, perchè  vogliono  lenza  mi- 

P ftura 


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J14  instilo  f Croi 

ftura  di  modeftia  la  libertà  tutta  li- 
bera. lo  metto  in  pratica  > edòT* 
«femplo  di  quella  feconda  maniera  > 
mentre  termino  quello  fecondo  Li- 
bro lenza  leggiadria  di  formerete  ! 
loriche  y sì  perchè  dalla  figara  m i è 
permcllà  quella  libertà  non  -miT-  ’ 
•chiata,  nè  alterata  ^ si  perchè  farò 
piu  gradito  dalla  Città  di  V enezia> 
che  non.  altcrazion  di  li. 

beri^  pcllum  mutabilità  del  fuoCìe^ 


L i- 

t 


DIgitizedb  i-o.'ik 


J*5 


ZIBRO  TERZO. 
CAPO  I. 


Tropi. 

On  cfsendo 

t:a  rnaDonna  priuata, 
efenza  grado  didigni* 
ti , mi  vna  Reina  pò* 
tentillinia»  tiene  ancor 
nelle  fuc  guardarofcc  pompofe^ 
grandìllima  quantità  d*abiti  sfog- 
giacijche  hanno  pih  colori  deJilri- 
de  f à cui  non  iTdegna  *J  Sole  idea 
della  beikzza  di  fregiare,  e di  Jiitar 
rammanto,  in  tal  maniera  ; che  fe*J 
Sole  è ammirabile,  l’Iride  fi  è Piglh 
uola,anzi  IVIadrc  delia  marauiglia. 
fiche  fia  il  vero.:  oltre  agii  orna*, 
menci  delle  figure  delle  fentenze . 
^ ^ pi  le 


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\ 

11  Fello  d' Orò  ^ 
le  quali  concorrono  aJl'abbelIimen*^ 
to^deireloqucnza,  vi  fono  i ftegiiÌ4* 
tropi  » e delle  figure  delle  parole^  V 
che  le  variano  iti  tante  guifei  vefìi* 
menti  reali,  che  folamente  cono- 
fcefi  effer  de^a perchè -fempre 
chi  la  rimira  raffembra  vn’alcra  ;c 
fempre  èrauuirara,perclTerc  inua- 
riabile  nelle  fuc  mutabilità , e noui- 
tà . Tratterò  prima  de  Tropi,  e poi 
delle  figure  delle  parole  fuccinta- 
mente,  equafi  alla  laconica  , rnà 
con  vna  breuità  , la  quale  a’dcìldc- 
rofi  del  Vello  d’oro  accorci  lafira^ 
da,  non  allunghi  la  fatica  , ed  il 
cammino à chi  viaggia. 

Il  Tropo"/ècondo  i Macfiri  della 
eloquenza  è vna  mutazion  dei  fi- 
gnificato  proprio  del  vocabolo  in 
altra  (ìgnilicazion  mén  propria,per 
ragioii  delia  lìmiglianza  che  ritro- 
uaiì  fra  gli  oggetti.  Verbigrazia. 
Se  io  dirò  dell’ Adriatico  quando 
coll’altezza  dcll'onde  vuol  mofìra- 
rea  Venezia,  ed  alla  Terra  le  fuc 
montagne  d'acqua  ; Il  Marc  è fdc- 
gnato  : farò  vn  tropo  ; perchè  Io 


by  t . j _ 


OueroUl(eff.rené^itna\  jiy 

i^legnò  prójxrietà  deli’voino  fi  adafr 
ta  ^,e.fi  actritmi/ce  aJ  Mare  ^come-fe 
vn’eicmeoto  mfcnfato  ,foflel  vno 
fhiifiiratx).Gigf^nte  pieno  di  sdegno*. 
£ con  Tagioaii  pu»  dir  del  :Marej» 
guado  tempera  rdl  Mare  ccruccio- 
fo.  percjiè;fi  corae  l’ira  fcommuoue 
tutto  l'vomo  y cofi ’J  Marc  allor 
ch*è  imperiierfafOk,  mteo  fi  Ribatte 
Se  io  dirò  quando  J’arnpiczza  della 
piazza  di  S,  Marco  è rimena  di  gen- 
te :laPiazzà'ondeggia:farà  tropo> 
perchè  l’ondeggiamento  che  è pro- 
prió.dell’aeque  applicafi  alla  quatì^ 
citàddPopolouchc  vrta  > ediacal* 
za  ,ia  quella  gutTa  che  vn’onda  Cpi^ 
gne  iPàitra»  verfo  *i  l ito  delPAdriat  h* 
co:>doueiìfcangon[o>  ea*abbalfané 
ui  regno  di  riuerenza , la  quale  por^ 
tsano  alla  loro  Reina  Venezia  < 
diffinizion  data  dei  tropo  comp'rcn** 
de  tutti’  iTropi;,che  fono  vndick 
la  Metafora , laSineddoche,  la  Me- 
tonimia., PAntonoàiafia,i’Oncrma** 
topeia  ,^Ja  Catàcccfi , la  Metaielfi?, 
i*Allégorià  ,.‘iaPcriifrafii,  Tlpèrba^ 
to>.  ci’Lperbole  i- delia  quale,  fono  ^ 
O ^ amicif? 


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amiciilimi  i milianutori  ^ ed  i (u^ 
perbi  > che  noa  &^auuegg,ona  di  I ce- 
mar  le  grandezze  iora  quando  col- 
l'iperbole I^efaltano  ;,e  di  compari- 
re vomiaidi  mezzana  Aaturaj^anzi 
Pigmei  quando  voglbno  foprau* 
uanzar  le  montagne  ediGiganci*. 

CAPO  IK 

HtlLtMiiapréi 

• *f  ** 

La  Metafora  è vna  traslazione 
di  vn.  vocabolo  prefa  da  va^ 
luogo  di  cui.  eraproprio,.etrasfe* 
rito  in  altro,  luogo  » Dicefi  Traf- 
lazione  9 perchè  par  che  s'imidno  I 
Giardinieri^  ed  i Coltiuatoci^  dCj' 
campi  >chefouentecauanole  pian* 
te  da  vna  terra>ele  trafportanoin 
altea  terreno  j^come  fé  la  Tèrra  in. 
vn  luogo  foiiè  Matrigna  > e altro- 
ue  vna  vera  Madre  •.  Sarebbe  me* 
tafora  il  dir  delle.  Galeazze  porta* 
te  da]lealede^remi>,e  delle  vele: 
Le  Galeazze  volano  i perchèil  vo-< 

‘ la  " 


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Omoh^jtn.yai^atia . 
to  conucniente  agli  vccelli  (ì  ap^ 
propriccebbc  a*  qpe‘  legni  ftcrmi- 
nati  , quali  vn  fola  vai  quanta 

vna  grande  Armata  ^ Di  moke->^ 
metafore  è ilata  inuentrice  là  Ne« 
ccllitàtpiu  ingegnofa  nel  rinueni- 
re  quando  è più  mendica  > e à cui 
l'ofcura  della  pouertà dà  lume  per 
trouar  le  ricchezze  y onde  gli  Ora- 
tori di^era,gelfaf»a^f,  deli'vuc  jh  C: 
de  rampolli  quando  mettono  la^ 
^pamsi  /òpulliilano  ; e ckianuro- 
na  y r il  vigor  fouerchia 

delle  piante  „ perchè  aueana  fcar- 
lizza , e careftiadi  vocaboli  per  el^ 
primcrc  quel  puìiulamcnto,e  quel- 
la foprabbondanza^  Nè  farebboni 
venute  alla  luce  quelle  gemme  « e^ 
quelle  pompe  difauellare  y fela^ 
NecelKtà  non  fófk  fiata  priua  di 
ricchezze^ edifiegL  SimSmente> 
^e’^modi  nel  linguaggio  ItaHanor 
V orna  rotto  > di  chi  facilmente  fi 
rompe  ^epr^rompc  ncltiraivomo 
afieoatadi  chi.£enza  redini  corre> 
p^ipitolàmcntc  perla  firada  del 
vizia£Vomo>  ruuido  j.  & afpro  di 

Q 4-  chi 


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jiO  llFeltoétOvo  j 
chi  non  èripulito,  e lifciato  dallfe 
mani  della  Virtù;  poeik  tenebrore 
di  que’ componimenti  poetici /che 
difficilmente  s*intendono , e che  ri- 
chieggono non  Joribla  lucerna  di 
Cleante, mà  ’l  Sole  ffeflb  per  farli 
chiari  ; orazioni  chiare  di  quelle> 
che  fenza  molta  ^tica  fi  capifeo^- 
no , e fono  rimili  alla  cima  deirO 
limpo  hoa  ingombrato  da  nuuolc 
e mille  altre fogge^i  parlare meta*- 
fotico  fcaturirono  per  cagion  delia 
Neceflìtà , che  volca  ben  efprimc-7 
re  i concetti  della  mente , e gli  og?/ 
getti.  La  maggior^  parte  però  del* 
le,  metafore  adoperafi  non  perne-f 
cclfitii  màper  cagion  di  apportar 
diletto  alla  mente  , la  quale  colla 
traslazione  acquifia  in  vn  tempo 
fieffbr  più*  notizie  d'oggctti  diuerfi,. 
e.  vola  coirinteadimento  a Catego-;Ì^ 
rie  molto  lontane,  e difsimili,^  Vcr- 
bigrazia  . Il  dir  di.  Venezia;  eflcr  là. 
pupilla,  più  dilicata  nclgrancorpo 
dell'Europa , lo  Specchio,  delfita- 
lia  non  mai  appannato- dalle  mac« 
chic  della.  fuperlUzione  ,:rEclitt^ 

ca  " 


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\ 

Okero  Vtrtej^am  , ^rr 

' ^-ncJla  quale  ilà/emprc  immobile' 
iiJ  Sol  4di  a ^gloria  ,,la.Fenice  non  in^ 
ieericriita  fra  tante  fiamme  di  guer-- 
a?e  ^ Vii  Par-adiTo  terrdlre  doue  non 
f€Ati*o rii  Serpente  deJJ’IdoJauia,  fo» 
no  traslazioni  fatte  non  dalia  ne* 
ficfsitàsj  mà  dal'  piacere  ;;poiehè  non 
fD^ocano;  forme  ,,nè  vocaboli  pro^ 
prij  da  ipi^aro. Venezia  non  eiTe-» 
re  fiata  mai  occupata  dalla  falfa  ro 
ligione,,nè  vinta  da* Barbari nè 
mai  eflerviuuta  fenza  gloria , per- 
chè non  fù  mar  inferrala  - dall  a_j 
fchiauitudine , nè  fatta  Imida  dal 
ferrot  di  catené  fclnuiiy  La  Gogion 
perchè  rechino  tanto  piacer  le  me- 
tafore fi  à quella  dianziaccènnata:, 
ciocjJ  farci  venire  .in  cognizione'di 
eofediuerre  . Imperciocché  dicen* 
doli  fempiicementerVenezia  èmol^ 
to  bolla r-  r^ipprefentafi  la  Colava^ 
ghezza  della  Città  però  adope? 
rafi'J  tropo  :;Vcnezia.è.vn  Paradifo 
terrellre.-fon  portati  gli  Vditori,nel 
deliziolirsimo  Giardino  d’Adamo  4 
raffigurarne  in  parte  la  fimiglian- 
ZÀ  y trouandofi.  nella  Città  di  Vc- 
^ S nczia,. 


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il  KfltoctCfroi  . 
nczià , e acque  >,eddizie>.e  /icùrez- 
za  > e quiete  >.ed allegrezza.  ISecoli' 
trapalTaciaodaroapiù.  rattemitidel 
noiiroSeeolaxieirenurfi  delle  meta* 
£i>re;^chegl£  vomialmodemifieno' 
più  dati  al  piacere ceccato>  ancor  ne*' 
vocaboli  ò che  iiéno  più.  anaci  del 
tempo  e pih  paucod  di:  perderlo  :: 
mentrecQa.vnaparola  vogUoapiù: 
cofe  incontanente  comprendere  „ 
ed  imparare*. 

CAPO'  III: 

quante  forti  fio.  UMetafora  i 

SI  può  formar  Ta:  Metafora  fecoa» 
do  Ariflotilein  quatcra  manie-* 
re . Ih  ptimaquandoiignijSchiamo' 
col  Genere  la  Spezie,  A cagion  d*e- 
fempio..  Se  io  dirò  : Il  ferraVini- 
ziana  hitradtUi  più.  volte  la:  gola. 
dclPOttomannoiqucJla  parola,fer- 
ro  7 è nome  generico  fìgnificante-»* 
Tafte  ,.e  le  fpade  ^ le  qualiibno  la 
Spezie..  Similmente  con  qudlò  no- 
mc,mortalc,  che  pur’è  generico  in-^ 


9uef^»  k ^ett,  remxjana  - jiSf 
tendiamoj‘1  nome  fpccifico  ddi’vo'^ 
mo  ..  Seconda damence  quando  la^ 
Spczicfiponcmvccc  del  Genere;: 
cóme  farebbe  fe  ia  dkefsi.*.  1 Pini 
delle  Galee ò,  delle  Galeazze,  io-.> 
luogo  di  dire  tglt  albcrL  Talora^ 
ciàchc  comiienil  ad.  vna.  Spezie  fi 
attcibui&eadlaltraSpezie*.  Vèrbi- 
grazia  ::l*Incendiadei$ole  reflendo 
Pincendiopropciamcntcdclfuoco . 
Finalmente  fi.^ia.metafiì}ra.  per  via 
^ pcQporzfonocomc  farebbe  fe^ 
io  chiamarsi  le  gemme  r Stelle  fifle. 
dèlia  Terra  c appcllaffi  le  ftcllt^ 
fifie  del  firmamento  Gemme*  im- 
moblItdelCielo  ó diccfsi  dell’età 
decrepita- ,,cflcre  il  verna  della  vi- 
ta;.e  del  Verno  eflcr  la  vecchiezza 
dclPanno  ,.  canuto  per  iè  ncui,,  lc-> 
qpa  1 i notano  col  bia  neo  non  i g ior- 
ni fdici,,mà i piìi sfortunati,^  e lu- 
' gubri  dalla  fiagibne., 

^iegheréh  in  altra  maniera  pib 
le  Spezie  delle  metafore  jac- 
ciòchcfeaicunonoik  fópeflc  il  Ge- 
nere > e la  Spezie?  nè  auefse  ancor 
Borseggiato  ilportico  delia  Filofo- 

O fia,. 


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p:4'  (tOrffr  ^ 

fin,  pofsa  comprenderli  ageuoU 
lìjcntc  • Allor  li  fà  la  metafora^' 
quando  fi  pone  che  che  fiaconue^ 
niente  ad  vna  Sofianza  animata  in*, 
cambio  d’aitra  Softanza  pure  ani- 
mata . Per  efempio^  L’Ottomanna 
latra  indarno  contrari  Leon  di  Ve» 
nezia  ' Ben  fi  v«de  che  il  latrar 
proprio  de*  cani  è fiato  pofio  per 
minacciare  >. che  conuienealie  So- 
fianze  animate  ^ouero  nell*  adope* 
rar  cofe  inanimate  per  Taltre  inani- 
mate;  come  II. vizio* tempefia  'L 
cuore  degli  Scelerati iqucJ,  tempc— 
fia  è pofio  per  altra  cofa  equina-'* 
lente  >e  fi  piglia  pel  rimorfo  della; 
cofeienza ,, detto  dagli  Autori,  fin- 
derefi  proprietà,  del  peccato  ;.oue- 
ro  ncl  porre  oggetti  nomanimati' 
per  gli  animati  ,come  fe  io  dicefsi  v 
li  Marcelli  ,i  Mocenighi,  i Loreda- 
ni  fono  fiati  turbini  ,-che'hanno. 
fcofso  Plmpcrio  de*  Turchi  quél- 
turbini,  prcndefiiper- Capitani  , 
Guerricriterribili‘ ...  Vltimamente 
quando  fi  mette  vna  cofa  animata 
per  va  altra. cofa  inanimata ..  Cosìi 

potrei^  . 


QumU^ttt.Vtìifs^ìma*  ^zf 
potreidir  poeticamente  deiraltifli^ 
mo  Gampanil  di  S-  Marco  donde-> 
mirali  tutta  Venezia,  come  già  dal> 
là  famofa  Torre  di -Troia  fcopriàfi^ 
la  Città,  il  Mare,  le  Naui tutto’l- 
Campo  de’ Greci  ,.  Quella  macchi' 
na  fublime  tiene  il  capo  fradcHelle, 
che  la  coronano  come  Rema  fra  1* 
altre  fabbriche-  Ih  quell’èfempio  ; • 
li,  capo,paneprincipalc  degliani- 
mati  lignifica  qudl’altezza  propia 
delle  fabbriche . Dee  però  l’Orato- 
re .guardarli ‘di  non  mettere  .in  viò’ 
certe  metafore  concedute folamen-  • 
te  a?  Poeti  ,che  foggiòraando  nellv 
altura  di  Pindo , c del  Parnafo  j dn 
lettanli  ancora  della fuòliraicà delle' 
metafore,*  il 


CAPO  IV.  ‘ 

* Velia  Sineddoche . , , , j . ' 

1'  A Sineddoche  feruefi  della  -par-  > 
L#  te  per  lignificare  il  tutto,  e4ci- 
tutto  per  dinotarla  parte  . Perciò* 
pone  la  poppa,  e la  proda  parti  del'  * 
a.  naue  per  tutto  il -legno  :•  il  tetta» 


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3i6  iireUofO^l  ! 

per  tutta  la  cafa  :.il  fonte  >^4£umè 
chcLfono  il  tutto,  per  vna  quantità: 
«kteanmata  d'acqua . Vfa  ligcne- 
re  per  la  rpezie^^chiamandafempli- 
cernente;  animale  queUb^  cke  fari  < 
Leone^ouec  Orfoj^vccellava'AquK 
la*.  CosVfece  Virgilio:: 

. — Trétdmq^  ex  tmQtilms des:  • 
Trdedi  fitmio  9. 

intendendo  l'Aquila  la  fpezie  pel! 
genere  càJamanda  chi  à.omkida^. 
coi  nome  parrkida>.che  vale-»  », 

V ccifot  dcIPadre..  Pone  larmateria: 
per  racofa'fatta Ecoskdir^lferf^ 
io>  ilpino  xl*àbeteperiafpada 
per  la.  naue  *.  Intende  per  l'vnicà  la^ 
xnoJutu^ne  rxome  IL  Venezianoi 
hl/crltucollafua  fpada  ifuoi  trio-- 
£>.e  col/aAguedegPIniedeli  ;>cioè.  li 
Capitani  > ed  iSoldatldellaR'epub* 
biicav  MollVa  con  gli  antecedenti 
I confcgueotl  eoa  dire..  GJài*òmr 
bre:  fi  fata  maggiori  : per  hgnihcar 
la-natte  ràeuxcpapailldi/  gig^to 
prccorroni’Qmbre  mclTaggicre ,,  c: 
figlinole:  d’vnai  madire  tenebro  fa*., 

Olà  il!  viuo;  lume  delie,  ilelk  s^am? 

mor- 


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GmùUt^ett,frene^}mil  jir 
nìortiTce>  pec  dichiarar  la  profliini* 
tidel  giorno  9 che  Qoa  ha.  bi/bgnO' 
delia  luce  di  quelle Adopera  final- 
mente i coo&gpcnd  per  c^rimer 
gli  antecedenti ..  Per  efempio  dirà. 
L’Armata.  Veneziana;  ritornad  a..* 
Dardanelli  aggrauandone^itorno 
pihl’Addatico  2 chenell’àhdata.^  : 
per  ifpiegare^  che  è.  terminata  la. 
battagliale  checitorna.pecla^uà- 
tità.  della:  predacoa  lenta  nauiga- 
zione  :noa  ballando:  nè  la  iorzsu» 
deli^àcque  nèla  violenza  de'remi^ 
uè  la  g^liardiadel vento  àfpigner: 
liaui^e  Gìaleesicarlche». 

C A F O V* 

DdlAWetùmma,^ 

La  Metonimia  pone  la  cagion:^. 

per  l’effetto  ^l’inuentore  l’- 
Autore per  le  cole  trouate^  e fia  tee . 
Ditallortelbaque*  modi  di  fauel> 
lare . Cerere  biondeggianellecam- 
pagne:  cioè  le  biàde>4i  cuifècondo 
lefimole&cUa  rinneasrice . Sillà 


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in  forfè  à eh  i defeha  Marte  aggiiscB^ 
.car  la  licci  cioè  fi^dul>iia,qa.aijdegli' 
efer.citi  farà . vittoriofoiieto  guevr 
ra , la /quaJe'fi  aferiue  à Nfefce;;  Hò  ^ 
letto  Piatone  ,xd  Ariftotjle  , .pcr  li- 
gnificare  i volumi'  di  que*  due Soli^ 
che  illuminarono  nel  tempo  Acfso* 
la  Grecia . iPone  l’cffcttoper  latcar 
gionc  Quindi  nacqu  ero  quelle:^ 
formefigurate:.*.  Si  èitfouato  il  fur^ 
to,  cioè  il  Ladro  :ia-Morte pallida^, 
la  Pouertà  miferabiie  ^ il  Furor  cie- 
co, la  Vecchiezza  curua  : perchè  la 
V ecchiaia  incur.ua  glii vominià  cif 
mirar  la  comba^iii^urorcibenda»  ed 
acdecagrinteJiettipiù  occhiuti 
Pouertàr/ende' miferi  gli  vomini  9 e 
gli  fcriue  nei  ruolo  deirinfelicità  j; 
la  Morte  fi  impallidirci  voltico- 
loriti da  JPo  Aro  più  viuace . Pone-», 
quei  che  contiene  pd  comenuto.  In 
quello,  fenfot  dicia mo  : ; V euez ia , fii 
fempre  libera> volendo  additare  i 
Vinizìaai  : contenuti^  daiia=  Città  * 
mà  non  maida?  legami  della. ferui- 
..tìi,efugge2Ìonead  alcun  Principe. 
MettcJli^oileAQre.per  la^cofa;  pofj 


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Onero  la  ^ent^ana  ] '^tp 
feduta  , il  Capitan  per  l'efercito 
Cosi  Virgilio  yc^ciido  iig^'ficare, 
che  J'aSitazion  d’Vcalegonte  arde-* 
ua , ed  ^a.  occupata  da*  V uJcano , 
difle  : Arde  VcaJcgonte  . 

■■■-  ■■  iam^proxmns'afdH 
ytaUgon^  ' r-  ^ ^ 

Annibaie  à Canne  y al  Trafimeno 
- Alenò  il  corpo  della  Repubblica^ 

' Ròmanaj  cioè  i foldati  d'Anniba- 
le . Altresì  moAra  col  legno  gli  og- 
getti da  quello  rappreleata ti . Re 
porpore  roiTeggianti  non  lo  fpa- 
uentarono  ^ nè  Io  colorarono  di 
pallore;  cioè i Rè,  ed  i Monarchi 
vcAiti  di  porpora  non  Rattcrriro- 
no  « 1 Leoni  alati  volano  per  i’A* 
/ driatico;  cioè  i Veneziani , Ghc^= 
hanno  per  Infegna  vn  pennuto* 
Leone , il  quale  ò arriua  gli  Otto- 
inanni  ^ ò gli  sforza  à fuggire  fa^ 
cendo  per  la  paura  nafeer  Lro  Io 
penne*  r - - 


,C 


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cAfo  vr. 

f » 

i 

T ’Anioiijbmafid  fi»l^ec€r^ip0^ 
X4  ii  nodiè  proprioiaciopera^aK 
che  altra  èora  equiuaknte  i quello*. 
Per  elèmp]o>  diri;  la  Reioa.deJ]*A* 
dr iatf co>  il  Ri  delle  fiere,  la  PrJad- 
peAa  dc*^^jfiQrrkil  Frihcipedcìnetal-- 
hj,  il  Fiumedclla  RomanacIoqucn-> 
Ita'^.UXoaentct  notk  malmancante. 
delia  grcc^  fiicondia^».  inrendienda» 
Venezia,  il  leeone  >,la  Rp/a,.l*Qro  > 
€iceiConr»e  IJemDltene  ^ Auuertal^, 
pe^>.chc^pecfar  PAntonomafia^. 
noafipoiròao  fiiftitnrre  altri  voca« 
boli  inluogp  dei  propria  nome , 
non.  quandale  vocifiirrogatc  con-^ 
neogona  alIeSofiaDzei^.daliOrato-. 
rerÒL.dal  ^eta  nomihate,per  cagio  ; 
delle  circo(ìanze',edegliaggmnti . 
Per^  non:  difeoltarmi  dali^Antono* 
mafia  di Veneziadetta  Reiiia deli- 
Adriatico  , edaiLeofle>pnorato  col 
titolo  diRèdelR  fiere  l benebèrfie^ 
“ ao!* 


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no  altre  Citti  fondale  sii  Tacque^ 
deirAdrmtico  t tuHauja.  perchè 
quelle  Cittàcedono  i Venezia  >.che 
hàlo  fcettradellflniperio  » & ecce- 
de tutte  dìgr^dezza»  dinobiltà>di  ~~ 
ricchezze  > di  frequenza  di  popolo^ 
à ragione  merita  li  maeftoianome 
Reina  : Benché  il  Leone  iia 
peraco  di  corporatura  ,,e  di  fmifu*» 
ratezzadi  membra  da  gli  Elefanti: 
di  velocità  , c di/poftezza  dalle  Ti- 
gri; di  lunghezza  di  denti  da'  Cin- 
ghiali; con  tutto  ciò  perché  dalla 
Natura  n è adunato  ael  Leone  ciò. 
che  difpensò  , e comparti  fra  gli  al- 
tri animali  ^ dandogli  grolTczza^a. 
proporzionata»  ed  agilità»  e fortcz^ 
za  > eocchi  viuaci  j^e  crinidorati,  e 
altre  doti  ; non  per  grazia mà  per 
merito,  hi  il  nome  reale , c l'Impe- 
rio foprale  Fiere,, le  quali  inchina- 
m Leone  nato  Rè^  non  elettOo. 


O A.- 


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' ^ty  -i  ' ::•*  * t'  » r*<  5 i '.y-'H:  •„;.; 

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• ^ ^ ^ » li  *,  ‘ ^ i.  - ✓ " * 

. ..  4^0WiQnpmaHffm*  . .:  \ y‘^^ 

■ I .i  .^‘:pis:- o\, 

Xa  OflQOiatopeia  inipoite  il  tìomr 
cfprciliuadegJi  oggeWÌfigni£- 
cafijjc  cà€  hà  firaiglianza  colle  cofò 
«lanifera  te . Quindinacquero,  cer^ 
ti  v.ocabplf , clic  hanno  TiiA"jaJ.YÌrr 
tildi  fare  intendef e gH  oggetti  aur- 
che  ag|;igpQrantijkedi.po5i  auai^ 
tiagli;ocehicoIièmplice  fuono,di?^ 
uenuto /onoro  Maeftro  dcgPindotr* 
ti  ^.e  di  chi  fbflc  ailcuato  fra  le  folì^ 
tudini  >c4  i iUenzii-  deik  frlue  > nir 
aucir«  ydita  Ja  viua„VQ€e  ,ncJleu» 
fcuQle  delie  CitÉa„ , A eagion  4*e^ 
frmpio  ; il  tarihtaearitrQuato4a-^ 
ÉnoiojtiiQtihca  fubito  il  (non  della 
tromba  > c della  neJiajnentc  le  fpA- 
zie.di  qnelio  /lrùto.éQto  militaroy > 
chefueglia  gli  fpiritide'foldati  ne- 
ghittofi , & addormentati . ^dlc 
V od  ronzare  , Jatrare,  an  itr ire, v r ^ 
Jarc^muggire,  ruggirete  fimigliam 
ti  mani^aao  facilmente  il  ruott,, 

ddi’‘ 


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Duèrolal^t.yent^mnà]  . 
^irApi,  dél  Cane,  del  CaTjaJlo,’ del 
Liapo>dcJjBue,e  delL«bnc,ii  quale  Tc 
sbigotÉiTce  Vluò  nelle  'feJaétro*  rug- 
gitile colla  raacftà  gl  i * dtiimaUì  eÌÈ? 
già  to  negli  ìftendardi  V cnezianireCa 
fpauefitò'a*  Nem  ici  della’' fede  Cat- 
to! ica.  A ppartegònoàquèlk)  luogo 
inomitrouati  da'colòfo , che  van- 
rio  fantàfticando , e vagando  còlla 
imiiag inazione:^  c grimpongóriò 
alle  ’pcrfonéèpvere  , ò iinte'che  fie« 
no»  facendólefimiif  à B’acco'chéebi 
be  più  nomi , H come  auea  auute-»’ 
più- Madri,  - WS.,  u 


C:APO  Ym. 

' > 


De//a  Catacrcfi^ 


i'  ; 


La  Catacresi  ancor  ella  Yfa co*^ 
me  la  metafora  i vocaboli  prò- 
pri j dvn’oggectoi  egli  applica  ad 
vn’akrò  j mà  condono  molto  diffi- 
mili  fra  loro,  nè  molto  difFerifco- 
no  nel  lignificato  ; Nei  chc^per  mio 
auuilb  k'Catacreli  è difiTercnziata 
dalla  ntewfora,  la  quale  poncle-» 


/ 


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Vrello^Of^i 

voci  alquanto  piu  diuerfc  » che  non 
ta  la  Catacreiì.  Sarebbe  Catacre li 
fé  io  diceffi  delle  migliala  degli  Ar- 
tefici > che  lauorano  iiell*inefiinia» 
bile  Àrfenal  di  Venezia, iiquale  per 
l’ampiezza  del  circuito , e per 
quantità  degli  Operai , fi  può  chia- 
mare vii’altra  Città  di  Artefici  po- 
lla nella  Città  di  Venezia:  farebbe 
dico  Catacrefi  fe  io  diceffi . 1 La- 
uoranti  edificano  le  Galeazze  Cit- 
tà di  legno  ,che  tuonano , c fulmi- 
nano da  ogni  banda  ancor  quando 
j1  Cielo  è fereno,  c pacifico:  perchè 
adoperoquella  parola , edificano  » 
che  dicefi  propiamcntc  degli  edifi- 
ci; dell  e muraglie.  Virgilio  pari- 
mente dille: 

j il  fior  moniis  tquum  diurna  TaUadis  arte 

parlando  del  Cauallo  di  legno  ,che 
eli  notte  partorì , e mandò  in  luce  i 
Caualicri  della  Grecia , i quali  tol- 
lero colie  fiamme  lo  fpleado^ 
Aiia,Troia,e  priuaronoi  Cittadini 
Troiani  dèlia  pira  benché  ardeise- 
roneilmccndio  della  Patria, 
CA* 


Ok 


r* 


CAPO  IX. 

ì)eU4  Tii€talt$  • 

I Poeti  principalmente  vaglìonfi 
della  Mctalcfli,  dalla  tonale  fi 
pone  qualche  parola,  al  cui  vero  fi» 
gnificato  fi  giugne  dopo  varie  opc» 
fazioni  dcll*Intellctlo  > che  da  vna 
notizia  pafla  in  vn’aJtra  difeorren» 
do , e mentalmente  viaggiando . E 
pare  che  la  Metalclli  voglia  in  ciò 
imitare!  Poeti , che  ne* compóni- 
menti  eh  iamaii  Epici  l^nao  più  gi- 
rauolte  d’Vlifsc  > ed*£nea,  prima^ 
che  arriuinoai  termine  dclPazioa 
principale.  Prendiamo  Peìempio 
da  Virgilio , ìlquale  volendo  figni» 
ficar:  dopo  molt*anni:  dille . 
Tt^aliquot  fni4  rrgnz  vi4ens  tmratof 
aitasi 

doue  dalle  refie , che  ibn  quelle  fot- 
tiliilime  fila  ìÌìqìJì  alle  ietole>appic« 
catc  alla  prima  fpoglia  del  granel- 
lo , trafeorre  alle  fpighe , da  quelle 
ai  gambo,  daliiifto  alla  Itatele  dal» 


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liyell^d'Orèl  : 

la  Itate  agli  anni . Équefto  diicor- 
riinento  della  niente  diuer/ifica  il 
prefente  tropo  dàlia  Catacrefi  ^ e 
dalla  metafora.  Parimente , fé  di- 
rafsi:  la  Guerra  di  Candia  hà  mira- 
te cadute  al  Aiolo  molte  friitta;  fi 
farà  lo  fieflb  cammino  dall’intellet- 
to j e dalla  maturità  paflerà  alPa* 
cerbezza  de*  pomi,  dall’acerbità  al 
iiorir  de  gli  alberi , e da  queftol  all - 
/\Ìitunno,e  poiaglianni  fpefi  ge- 
nerofamente  dalla  cofianza  delbin- 
uindbile  Repubblica  Veneziana.^ 
nello  sborfar  tanto  fangue  nobile^ 
de*  fuoi  foldati , e nel  trarne  molto 
più  da*  Turchi  per  riauereil  domi- 
nip,  libero  di  tutCil  Regno  di  Can- 
dìa  Ve  riporre  i Leoni  neiialtre,^ 
Città , e Terre  di  quella  grand’lfo- 
la  occupata  ingiuftanienteda*  Cani 
delia  Tracia . 


CA- 


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GueroU  ^ett,  Vcne^ana  \ y 

CAPO  X.  ^ 

* V * , * . 

. DelbMlegom»  . 


4. 


ALtro  dimpftrafi  dan*AJlegoria 
colie  parole , altro  col  fen/b, 
c col  /ignificato  diquclle  ; onde  le 
■parole  non  Ì1  prendono  letteral- 
mente ?.  e fupertficialmente 
Tuonano  ; tPer  quella  cagione  l'Al- 
legoria pare  imitatrice/e  bene  non 
interamente  dcirantico , c miilerio- 
To  Egitto , il  quale  con  que'ieroglT 
lìci , e con  que*  corpi  figurati  di  fer- 
penti ^e di  coccodrilli  volca  figni-  . 
ficare  altri  9oncetw%  e Tcgreti  i '^  fa- 
cendo , che  1*  orrore , e la  bruttezza 
‘delle  Pierete  de'raoftri  fofiero  inae- 
dlrid'inTègnainenti  bellifiim.i,c  pel' 
Icgrini.  Efeinpió  del  parlare  alle- 
gorico Tono  que’duc  verfi  di  Virgi- 
,lio  > il  quale  per  dimoftrare  elìcr 
■giunto  al  fine  del  fecondo  libro  del- 
;la  Gcorgfca,e- della I materia  trat- 
- tata^^xd  cfler  già  fianco  di  ragiona- 
..rc^reriiilTi  deirallcgoria  d'vn  eoe- 

P eh  io 


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I 

5^8  • il  Vello  d'Oro  ^ 

chio  tirato  da  cauaJJi  per  lungo 
tratto  d'vna  immenfa  pAnura  > che 
aurebbeftancate  Jc  Cauaìi'ejFauoJo- 
fé  nateda*  VetìCfprcffoalTago  piti 
ratte  de* Genitori,  e degrinfacica' 
bili  deftrieri del  Sole . Allegoria^ 
più  lunga  , e continuata  è quella-. 
d’Ora 210  in  tutta  quèìi’ode  14,  dei 
primo  iibro  , il  cui  principio  ii  ò : 

0 nauis^rtferent  'in'Man  tenoui  i : 
ftuChis.'ò^uid^agti!  fortitir  ocatpa 
Tùrtim  ' ; i : :' 

fignfficandofi  alicgoncamente  col- 
la naue  Setto  Pomprco  , col  marcia 
guerra  &c.  * ■ ^ ì ... 

^queiraitradel^oetaTofcano.  * 
TaffaUnnmmiOf^iUf^i  d'oblio 
Daronne  vn'altroefcmpio  ^ c col 
velarne  deirallegòria  nafeonderò 
le  glorie  di  Venezia , mà  in  tal  mo- 
do , che  trafparifcaco  come  quell’a- 
pe, la  quaTcbbe  vn  fepolcrod’am- 
bra'jper  ricompenfa  del  inele  ambra 
dolciflfiuii  larganicnte  donata',  'Al 
Leon  di  Venezia  non  furonorinai 
fuelte  le  penne , nè  furon  poili . le- 
gami icioè  Venezia  fu  ben  cinta_j 

dal- 


jii.  c.,ji  Googic 


0' 


"OueroU  Veneziana  , 

< 3alracquc  dell’Adriatico  per  farM 
più  libera  j-mà  non  già  dalle  itatene 
de*  N etnici,  in  quello  tropo  peccai 
- quando  , -verbigraiia  , ^com  inciali 
ColMlegoria  dVna  cofa  dell'acv 
-qua  &c.  c li^nifce  col  fuoco, il  qua* 
le  colle fuc^am me, mollra  il  poco 
lume,  e la  pocajiotÌ2:ia  dicchi  di- 
feorre,  Edèdiiaitfopregio  l'alle- 
goria , che  alcuni  portano  ifermif- 
iiina  opinione , i Poemi , ed  i parti 
• chiarilsirai  del  cieco  Omero,  e degli 
altri  Poeti  effere^inuòlti fra  le  nu- 
uqle  delPallcgoriaj  come  fé  la  Sa* 
pienza  terrena fofleromigliante  al- 
la Diu  ina , che pòfuitJenebras  lattl^u^ 
' • ^cggsfi^pra  'CIÒ  i’eru- 

ditifsimo  , e dottifsimo  Mazzoni 
nella  diuina  difefa  .della  diuina_, 
^Commedia  'diT)ante  doue  trattali 
' dell* Allegoria^  c nel  capo  trentefi- 
mo  delPArte  ideilo  llile,  l’Emfncn- 
.tiisimo  Card;  Sforza  PalJauicino 
'della  Compagnia  di  Giesù  gran  Fi- 
lo/qfo.  Teologo, ed  lilorico,e  gran- 
de in  tutto  ciò  doue  impiega  facu- 
Jtezza  della  penna  ,c  dcJJ’intclJctto 

Pi  >c.ni- 


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J4&  d^OrB  ] , 

'^minentirsirao , c vicmo'à  Pallate  > 
cioè  alla . Sapienza  > come  fuona  il 
nome  deirEroe  porporato  , che^ 
sforata  9 . e vince  colla  gagliardia  del- 
le ragioni  quanto  gli  aggrada  « La 
lunghezza  diflfereiizia  rÀllcgoria 
dalla  metafora  > la  quale  è più  bre- 
uc  . ColJ*aIlegcxria'' quando  è più 
ofeuraii  formano  gli  enigmi . E di 
tal  materia  dilcorrerò  nella  Poeti- 
ca, che  già  preinedito  de  comporrei 
/e  vedrò  che  quello  Vello  d’Orori- 
efea  preziofo  ,e  iion  vile , nè  abbia 
bifognodel  fuoco  per  conofcerela 
fchiettezza,  eia  realtà  del  metallo, 

C A P O X I. 

• * * - • 

Dell'Ironìa. 

, f 

L’Ironia  non  fòlamcnte  altro  de- 
noti col  parlare,  cd  altro  col 
fignificaco , mà tutto  loppofto > il 
che  non  fà  dall'Allegoria;  SidiTcer- 
ne  il  parlare  ironico  , ò dal  modo 
di  fiuellare , ò dalla  Peribna  di  cui 
ragionali , ò dalla  natura  di  che  che 

'fia. 


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Ouerola^^f.f^ene^iànal  J41' 
fià  • E rironifl  quand’è  tropo  è piii^ 
breue  ; quand’è  figura  delle  fentcn*' 
2€  è più  lunga;  Conofeerebbefi  1*0* 
rator  parlar  per  Ironia  fedicèfle  di 
Catilina , che  Volea  torre  non  pur 
gli  a Jlori>n]à il  capo  alla' Città  di’ 
Roma , e da  lingua  deirEloquenza 
ncllVccider  Tullio  : Catilina  amò‘ 
come  Madre  la  Patria  che  gli  diè  il’ 
latte  ,elò*fè  nafccre  nel  Peno  della 
Romana  libertà . Vfedrebbefi  pari' 
mente  efierevn’apcrta' ironia  il  di- 
re'. 11  fenato  diVenezia  non  rimc*^ 
f itòcon  larga  mano  i Capirani^che 
ftrinfero  colla  delira  il  ferro  per  di* 
fender  la  Repubblica  j nè  rimunerò 
gli  altri che  s?impiegarono  alla-i 
conferuazion  della  Città  , ouérola 
celebrarono  co*Joro  fcritti  ; e eolie 
penne  le  accrebbero  il  volòiaccioc*- 
chèpib  velocemente  giugnclTc  alla 
Gloria;  farebbe  dico  vn- aperta  irO* 
nia;. poiché  appare  nelle  liorie  efie* 
re  Rate  Tempre  Compagne  nondh- 
Punite  iaEibtrtà,e  laLibcralitànel- 
la  Città  d i Venezia  , . Premiò  iGon- 
zaghi , gli  Elknlì  ,-gli5caligeri 
’ B Car?;^ 


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yellbiTOrirr 

C^rarcfl , i MaiatcftfT  i Brandolì-.- 
ni , i Rangoniv  l Criftofori  da  To-^ 
lentino  y.gli  Aatottclli  SièiU^  , 
Giouanni  de'Còoti , i Kbfli i Gol-  ' 
) Jconi,  c milleaJtri:  i Rjuelatori  del— 
k congiure  coil^aggregazionO- 
ailanobilt4;>  àcon  grofle , c pcrpcr/ 
tue  prouiiiironi  di  danaro >.  ò cóllW 
Gnor  delie  Statue  ,;^ò-  con^altre^di* 
moftranze  ,?gloriofG  nonetnetio^  ’ 
benificati  ,.che:  a*  Rimuneratori  . . 
Freroiò  gli  Scrittoridèlk  Borie  Vi- 
niziànc,  in  cui  s’imparano'i'fatd  ^ 
non-di  vnPóppJo  ><  mà  del  Genere  ' 
ymano  veli  JiLnotizia  de*climi  i de*  ^ 
coBumr^ddk  forze v-deJlc  Città  , c ' 
dèll?JUl^è^i^Q;*iiMond6  k da*  ’ 

ycacziàtii  p ili  colle  vittoriei  che  co  ‘ 
i palli  Che  più  ? ‘ Vn’Epigramma 
del  Sànnazaro>nei  quale  fi  conchiu- 
de Vènez ia  eflereBata  vn  opera  fo-  - 
prumana  fii*  ricompenfato  con># 
buona  fommad*oro  > dimofirandofi 
dàlia  prcziofità  deLmetallo  Tcccel- 
Icnza^  del  componimcnto^  ^^e  dèi  ' 
Componitore > che  prouò  migliori  ■ 
dcii’àcque  di  Pànmlo  quelle  del? A-  • 

. ' i ‘ dria-  . ' 


Ouero  liu  1{ettu  ì^eneT^a . j 4 j 
dHàtÌGofecondeancor.d*oro . LE- 
ptgramma benché  notiiBrao , e mi- 
rabile aJ  pari  delia  nomina  tilfima,  c 
iniracolofilfiraa.-Véne2Ìa,  e dcgno> 
cTcflcrclcrmo  à lettere  d’òro , nón- 
coll^inchioftrov  ,.e:tale.: 
yjderatHadmcUf^enetamìiepm 
vndisi 

State  f^rbc,&  tato  ponete  tur ari  ; 
Hunc  mihtT.arpeias  ^umtumuis.luppiterr 
' j^rcesj.  . . .. 

- ù.bijeey&illà  tui  mpen^'Martis  y aiti- 
StiTeiàgOi  Tibrim  prafèrs^,  Frben^afpite  * 
THramquey 

Uhm  hominesdices  i han&  fpfuijje  beoti. 


C XII. 

Delhi  Terjftt^  ,.  } 


1-* 


APpcIlàfi  Pèrifra/i.  quando  cotti 
lunghezza,  di  parole  in  par- 
t«;mctafQriehe  fpiegalì  ciòiche  bie- 
uethentedir  H poteua  i,e  s.'aggira  i* 
,lhtelleUo  deir.Vditore  ,.ò:.del  Lct-* 


:t3ore  per  varie  ilrade  prima  d’arri- 
•uare  ai  termine  deli*  intero  fenti*?- 

R 4f  mento. 


\ 


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j*44*  yelto  d'Ofo^f  ‘ 
mento  deIi*Oratore , Che  però  vien*' 
detta  la  ? cn  fra  fi , tircuitus  loquendi  :• 
prefa  la  metafora  da*  Viandanti ^chfr 
ò per  errore,. ò per  capriccio  allon-: 
unandofl  dalla  (Irada  maefìra 
più  compendiofa , e diritta, prendo-^ 
no  il  cammino  non  folito  più  lun-^ 
go,  c più  torto . Hò  detto,  che  la.* 
Ferifraiì  richiede  lunghezza  di  pa* 
rolenon  proprie  , raà.in  parte mc-f 
taforiche , acciochè  il  verifichi  la^ 
diffinizion  del  tropo  > la  cui  diffini- 
zion  già  data  è comunc  alia  Per i-*“ 
frali  ; altrimenti  non  fi  vedrebbe  la 
mucazion  delproprió  fignifica  to  ia 
altra  fignificazion  men  propria  i e 
percpnTeguenzala  Périfrafi  non  fi 
potrebbe  riporre  fra*  tropi . A mo- 
ftrar  che  Venezia*  fhfempre  fccon* 
da  d*vomini  forti , c dotti,potrci  dir 
cosi  con  circuito  di  parole  . Lafe- 
condità  di  Venezia  non  ebbe  mai 
fierilità  di  quegli  vomini,  i qu|iU 
col  lume  deli-ingegno  fecero  vA^ 
giorno  chiarifsimo  alle  loro  glorie, 
ed  alla  fronte  vna  luminofacorona: 
ò/coila  .luce  dell’arme  fecero  trjH 
• raon^ 


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Oì\  ?f 0 U f^ttu  V'eMzmha  \ 
inontare  il  Sol  della  vicaa’loro  Nò-- 
mici  nef  più  i^iTpJeirffcdte  meriggio.- 
Ditali  cii'conrcfizioni  feruonfi  piùi 
diradò  gli  Oratorfjic^  più  frcquen-» 
temente  i Pocti^  ne* cui  componi*' 
in  éntinondirpiacoion  tanto>,quan^ 
to  nelle  orazioni^enellc  prede.  La 
ragione come  notò  PBmineriiifli- 
raoPailaiiicini  nell;Arte..dello.ftiie> 
fi-trae  dalla diuerfità  del  fine , chei* 
Ora tore,e’i  Poeta  fi  preferiuono . I 
Dicitori  hanno  iolamcnte  la>mira-i 
di  perfuadcce , perchè  colla -pccfua-' 
fioae  colpifcono,e  Wneono  giiVdi-* 
tori , e gii  Auuerfari>>  laonde  tutto 
quello  che  ricarda’Mal.  vincer,  pre-? 
llaracntcjr  fi  reputa^  fé  non  viziedb  j 
almeno,  difutilc^j.  il.  che  - cagionali 
dalla  Perifrafij  e dail^proJiflìtà;.mà 
Ifoggetto  vnico  de  Poeti  èpiù  tofto 
i4  piacere,  chc.l'inregnare  ; .e  perciò 
iLettorlnon  adiranfi mà  godono 
di  vederfiallungata  la  firada per 
fcntir.più  Jutrgamente  il  piacere  rjfir 
dato  loro.dalia>rccnadi  più- oggetti 
^PP^c^^ntati  ailadmmaginaxione. 


' Il  l^ellò  d*0iro',4 


C APO;  XI li:. 


Ùdl'ìfprbatov 


maniera,  cJb£  ancora  iidifdrdine  ci- 
' agg^àrcomrappuntovnoicom- 
pigiiato  efercito  vedato  mym;  tc-  ' 
la  d'vn-  vaiente  ,.  &:  ordinatiiflmo^ 
Dipintore  , ÒV Scuramente  mirato ^ 
in  vn Campo  di  battaglia,» non  è' 
fj^ceuoJe  ajróccliio , . mà.  dilette*^ 
noie  : iProfacori  Latini  gualiano>» 
edcoinpongono^hórdine.  delie  voci 
pcrmaggiorc.clcganza^,  facendosi 
cosi*]  parlare  pib'acconciò , e com- 
porto v-  Pcrcagioa  d*cfempip^,  diiTc^ 
Tnliio  nelf/orazìone  pro^  Cluent. 

^mnmdHtrtr^udtceSromtiem'-^ccHfàtù^- 
tis  omifonemm  duas^iuifamefié- partei: 
in  vece-idi  dire  : in  dkas  futrtes^diuifam^ 
effe,  come  lichkdeua  l'ordine  i per-' 
chè  elfcndo-l'òrdinc^ perturbato  fii 
fjendè  la  dettatura*  più  ordinata:’,  c* 
l^giadra  . Per  la  cagion  medefi-? 

ma. 


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Ohm  là  Retti  ytnt7^Am\ 
ma  il  meclefimo^fcriirc Ter  mthli 
gf:ìatHm€rit  ::  efl^adò  più  gratoi  e più  ^ 
grazipib,che  il  dhc:,Tergrjtimm^ 
Ù»  ent . . li  Poeti  ; talora  fon  coftrctt  i j 
àtva  ler  fi  d c ll^^Ipcr  bìa  tadal  là  necclfi- 
là;  non. potcndò. correre,. e formar-» 
ITI.  verfQ.fenza:  loJtbrpio  ^per  dir 
cosf>  e guafiamentaJèlic  parole:^ . • 
Gùierpecàidi'flieVirgilio;  :,  > 

— — — — Septemluhie^A  Tr  inni  : : 
non asnmettendò Kefametro  quella- 
vocevnita  i Septmtrmi  ,.  Alcune-> 
volte  i medefimi  Vaglionfi  di  quello 
trpp«> per/àr  piùxljijc^tjo  ,,e  pai  i to 
H.-verfo cjQ^n€.,^parc^  in  quello 
uerfo  purdi^^VirgilioneL  t^zp  del- 


Dotte  quel,  perì  porpoflb  mollifica, 
ÉtUotencriice  il-vcilo  ,.il.  quale  al- 
trimenti iarebbie  duro.,.e  feogJ  iò.fp  ». 
/Uroua fi  quello  tropo  anehe,  nelì*’- 
idiòmaiiaiianpj^pnde/arebbe, Iper- 
bato il:  dire;  il  Cor,po  pregiati  ìli-- 
modi  S.Marco  trarportato  da  Alef- 
^ndtia  Città  deiPEgitto,  recò  leco 
: E 6 vruv 


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I 


lfVellò^^CfÌ‘òi  ' 

vfltì  piena  di  grazicve  di  fàùorii'. 
maggior  di  quella  dell’àcque , colle 
quali  èinódàto  rEgiwodàl  Nilo;  e i 
portò'' nella ‘Repubblica  la  fortima-  • 
di  gran  lunga  Superiore  alla  fortu-  I) 
na  del  grand'  Aleflandro  fondator 
d’Aleflfandria . L'Iperbato  fi  è inij  " 
miella  parola^,  feco^pofta  incambio  ' i 
di  Con  fe  ; coftiinAandòiì^  nel  lin*  | 
guaggioTofeanodiporporrclai;,-,  ; 
Con, .è  di  farne  tna  dizione  col  tor- 
re la  , N, come  fi oiferua nelle  va*- 
ci»  Meco V eTecò^'i  la  quale  regola 
ò praticata  in  parte  da’  Latini, che  * 
dicoilo,Src«;»  yTAecwm  ìTtcuntì  e fo*^  j 

miglianti . Auuercafiche  la  diffinn 
2Ìon  del  tropo  non  fi  dee  rigorofa- 
mente  prendere  y acciochè  pbfik:^  - 
conuenire  ancora  all*I  perbato  >c  à ^ 
Ritti  l 'Tropi  dc'Retor  fi  Egualmen-  , 

te'da'Poeti  Latini',  c Tofcanifi  dir-»^ 
giungono  i vocaboli , quando  vo^ 
gliohdileggiarealtrui'iò’purctra-' 
fitìljarfi';  Di  tal’fatta  fon^ue*dù^- 
vcrfi  efa  metri  fópravn  Poeta  chia^^  ' 
mato  Foffa  : . ' | 

infoca  mir4yUis  offai  • , 

I 


Rk:  ! 2^--  -,  -’.ooglc 


Ouero  U 

fibh  condendo  verjmìcere  commimìt 
- brumi-  ' 

doué  col  troncamento  della  parola, 
Cerebrùm , fi  mollra  lo  ftordimento,  ^ 
e*l  rompimento  del  oaporca^ionà- 
toà quel  Poeta  dal  mormorio  betìr 
chè  fóaue  delle  fontane  di  Parnafo, , 
dalla*  cui  fommità  prccipicò.  iaar- 
petta  ta  mente  nella  fofla;.  ^ j-i 


GAP  © XIV. 

. . . .f; 

nella  JferboU^  . . . 

T j ' • 

*v*.'  ^ .. 

'IperhkOlc  ingrandifee  >ò  impic’*^ 
colifce  ftraordinariamente^  ^ . 
ond’è  natada  voce  | iperboleggia v 
re  i.che  wiol  dire , » fcerimrc  , ò a 
mentare  fuor  di  mifura.  ^ Quefio 
tropo  non  hà  luogo.  nella^Città  di 
Venezia  y perchè,  non  fi  può  nè- 
croppo  >.nèà.bafianza  lodar,  dagli 
Oratori  , viche.  Tempre  part^anno* 
fcarfi,  quantunque  foffero  più  prò* 
dighi  d i iodi  « che  non  fù  la  Greciai 
verfo  le  cole  proprie Si  farebbon» 
^le  iperboli  ^d’vna^d’aggrandimcr- 


• * # • 4 


tOoi> 


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5jraj  IlKtttòifOHrr.  ] 

to,  c l’altra  di  rcemamento,dicendo>  ' 

di  ducdcftrieri^veloGÌ(Iìmi  ;,:Se>fofr 
fero  accoppiati  al  cocchio  del  Sole  : 
farebbero  i giorni  più*  Breui  del fo^- 
lico',  e à pena  fi  conofe crebbe:  il  na-  ' ^ 

fcercjed  il  tramontar.delSole  i,edii 
due.CauailLtardifliaai  j;Pofti^  nel- 
punto  d'vncirxolanonmaiiidifco-' 
llerebbono  col  muoucrfiidal  centro  i 
della,  circonferenza^  Ecco,  due  al- 
tre, iperboli.delle  Galeazze  Sono  ^ ^ 

grandi  Armerié.  vagantii  per  l’A*- 
driatico',  Sònadue.  (cogli  ^.doue-»  < 
'vrtandode  Armate.  Qctomannej^j., 
feinpre furono  rotte i.e.  friacafiate  •>. 
33aJla,  Iperbole  fi.-  traggommoltó^ 
arguziedette  volgarmcnteconcet- 
ti  perocché,  fono,  i parti;  più  pre- 
giaci conceputi  dal  noftr.o  InteJlet-- 
to , e dati  alla. luce:  per  Jllwminar  le* 
menti; altrui'.,  E quapt'è.maggior 
l’iperbole  ,,e  l’aggrandimento^tan.-- 
to  più  riefee,  marauigliofo  ih  con-  • 
cctto *-Mi  fpicgo.coli efempio .Pa- 
rca; grande  amplificazione:  reflerc : 
llaco.  detto  dal  Tallo  deli  e;  figure^. 
fcoJpite*  su  le  porte  dd' palagio  in-- 

cani- 

. ^ 


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(fumlàK^^niVmzma.  jfJ" 
càiitato'i  il  qpaleincantaija'»  equa- 
fàcea  diuenire  altre^  Sfatu.e.  per 
Jamarauigliai  Vàgheggiàtòri  di 
q^el intaglio  anlflsato  ; contai  dif- 
ferenza > : ehe  gli-A"fflmiratqri  fcm- 
brauano  eifer  morti;, ^ Ja  dòuc  gli 
oggetti  rappreféntàti  ^ viueano  nel- 
l’intaglio iparcai.diooi  gr^'efag' 
gerazione  l’aiférmare  ^ i : ; ; - ; 

quando -ivedcfir  piì^in  alto  tórmon- 
tar  refaggcrazioncr  colfòjtrp.  vet“  * 

£b  ;;  , ' ./  •• 

"^Itnanca  quejìo  ancor  fé  agjU  occhi  cv  edili 
come  fe.  gli  - occhi  ; non  aueller.  po- 
tuto difeerncre  il  verodal-  fàlfo  fcn-' 
za  il  giudiciò  deili  orecchi  ;>iche' 
vn  • fordòj  yj^gpnufii  au  r alFcr- 

matOi  quelle  mutole  ^èdinìénfate^ 
figure,  fentireveramenteiedilcbr^^ 
rerc..  E tanto  balli  d*aucr>dctto  in-- 
tofnotavtropi , il  eaioiumcrb  fé  vq- 
gliàBarigprolamente  filòfofóre;  Ai-* 
moefier4nenodèll’àanouerato*  £* 
quandanelBOhonm^eia , eaéll’- 
Iperbato  &c;  non.  v*abÌ3iiat  ciò'ch^ 
dicemmou:  r ichicdcxfiw  dalla  di 
“ . ' ziwi 


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; 


‘ ■ '\ 


^ UV'ellò  i'Oìro\  • • 

zìon  del  T^opò  ; gluftàmente  Tro^  ' 
pi  notninarnod  fi  potranno . Q&sì\ 
ancora  fcnte  il  "Mazkoni  : nel-  tapa>' 
didqtte^mo  del  priitió^  libroidelia. > 
difefà  d(‘  Dante  5 Mà  ' io  ha  voluto  t 
più  toftòictondar  gli?  ancichrM^c* 
Ziri  deilà' clòquenzà ‘9  che  andar* 
contro^lk^rrentéde*  toedcfimi  ; 
richi^èndo  - la  gratitudine  idei b» 

. Scbiàèè>ll1rfon  far  doro  aperta  guer-' 
ra  coìcontradd ir  palesemente  ,mà^ 
tacere::  rendendo  il  filenzio  agli» 
llelfi  per  ricompenfa  dcgl’infegnar* 
menti  dèiòea^parilare..  - 

. c a p o : XT. 

, » * %• 

DtUtfigmrdelUfmlei 

titUà  e dilì^ altre  ftguYer 

f^e  €oÌl*jtgg{ugniraenta., 

ti  ^ ^ ^ 

^ l’fiùla  Jllei^tizione  quando  fiire-^ 
plica^iaitèfiaiparola  ».  ^eo 
/em pio > nell’  ’impr efe  generofe  di 
Bietro^ocenigo  ,colle.  quali  ren- 
derò più- figurata  , ed  ornata  la-prc* 

lènte  figurava  - • C 

— - " Chi' 


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/ 

Ouero  U 55  ^ 

Chi  prcfc  PaiTaggio  Città  dell'A- 
fìa  con  tal  prefleizxa  > che  nonpar-' 
uc  dimora  d’vn  Campione  accam- 
pato >mà)Veramef^vh  paifaggio 
d*vn  Campo  vittoriofo  che  mar- 
eialTé  ? Chfpoiè  a&cco  leSmlrnev 
eClazomene>arricchendò  i foldati 
di  preda  re  fé  ileflb  di  glorie^ehe^ 
ronolefpoglie , delie  qualimè  meo 
la  Morte  può  fùeiUre  ?<  Chi  acqui* 
dò  Sechino  > e Corico  sforzati  à ce'^ 
dercr  impauriti  pih~ dal  rimbombo 
della  ftma  < dci>  Capitano  ■,  che  ^ da^ 
tuoni>  e da'itilmini  delle  bombarde? 
Chi  atterrò  le  mura  di  Stleucia  per 
dar  luogo  alla  ^Vittoria  Venezìana^  ^ 
cheaififaneiruo  cocchio  trionfale 
ir^atròlChi  Tàlicò  le  folfe  profon- 
diliime  della  medefimaCittà^  e lé 
riempiè  fuor  di  modo  col^  fangue^ 
degli adediati  vccifj  > e disfatti?  Chi 
abbafsò  ^alterigia  de'  Barbari  col 
prender  la  Città  di  Mira>  lituata  fo- 
-pra  Paltézaa  di  yn  Monte , (è  non  il 
Boge  Pietro  Moccnigo , à cui  fcrùì^ 
di  glorioio  , e fterminato  CololTo^ 
qiicll'emiaente  montagna  • : 

....  i C-À'!* 


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3J4^  Il  Fello  . 

e A p xvr.. 

*•  I . j . / j « i 

DeUé^Cmmeìfieneà.  > 

^ •,  'li  ^ 

El4;  GonpcrfiòBC  quando^  .yol^- 
gCfé  6 xiirizzst  ii  pariareàjqùil* 
che  parola  /pciTc  volte.'  replicaULj 
Con-,  quella  figura:  loderò^  breuc- 
mente  i*  ^cceJlcntirsixnoGcncral  di; 
Dalmazia  Procùratop.  di  S^Marco 
Iieonardo  Pofcola,  cpoi  Generali  f»- 
fimadel'Màre^tfmifattr  ancora  ec-- 
ceirentiisimi  iarannQÌlmgbifsima« 
mente^ianziTempre  rcplicatifcnzas 
fianciiezara  dèiiaJ?ama>e  lenza  noia^ 
dcglicVditoriv,  ' 

Bramate:  di.  vedére:  atterrata^:. 
llmpictàturchefca>raentre  i:  Eèoài c 
yeaeziani:  con^  voJo^,  magnanimo^ 
gwng9no;nell!aJto  dcrBàlUardi  deir’ 
erpugbate  FòrtezzeP.di. vederla  me-  - 
dica  ncl'giuilafpogliamento^  delle: 
Città,  Ottomanne refiale:  lènza  rie*-- 
chezzc>  carènza  mura  ?:  diìnirariaL». 
fpirante>  o poftànell*efi|«mQ;  fra  le 
firagi.de!  i qualif 

non* 


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Oìtero  ìf^ène^ana  , 

non  furoa  tagliati  dal  ferra else»<io  • 
morti  per  le  fpauento  del  valor  yi- 
niziano  ? Tutto  ciò  fò^operato  dal 
Fofcolo  V Perocché,  la  < caduta  > di 
Ghnin  ,Ài  Ri^oìNadin  / e di  2e- 
monico  fortezza  ^difsima  > da  cui 
era  roflèntàtala  SupérilizióneiSue' 
couari  V Pólifsano  i IsIaovcdJàlùre:-» 
Terreai^ate  à ruba<  meritamente 
per  cfftcr  loggettc  à*  Turchi  Ladro- 
ni dcllàTcrrarC  del  Mare  ; l*erércÌT  - 
to-  Tufphélcp^À . innumcrabilc  . nel 
p/incipio  dèli'ai^edio  rnhinttiiofo 
pùlldintornc)  àSebenico  y C pofeià- 
diminuitodi  g.ente , di  forze  c di 
credito  , ' Ci  diuenitto^oggetto'  di^ 
feberno  » futoiio-  e^ti«  nod  mara*  ' 
ttiglioii'i  pec  eiser  eóó^ti  Veagio* 
nati.  dalAÈofcolo  Gli/sav  ebe^  allor 
credéa  di  poter'  temere;^  quandó  gii 
vomini  fatti  alati?  Dèdali'aùcfser  - 
potuto  calar  dal.  Ciclo*  denyo*  alle 
fue  murafòrtii&ime  ebb  ilimauanli 
eterne  ,iin  tredici  giórni^ fb  prefà-» 
dal  Fofcolo;  Nouegradilritolto  a’ 
Turchi  che  fì*érano flati  vliirpà* 

tori 7 e.poi diflmtto dalfen o Ve daL 

4». 


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llrtUoétGr9\ 

• jboco  del  Vincitore , fò  racquiila^ 
to,  «disfatto  dal  fofcolo.. 


C A P O xYii; 

• >>  h » ; 

iHUa  empitomi. 

f AComplbfiione  come  Tuona  il 
Jkji.  nome^abbraccia  la  Repetizio«- 
Ac>elaCoDucrfione  ^cftendo  comr 
poìla  d’ameadue.  Biacemi  colla-^ 
9nirchianza.dj.due:  figure  > cioè  coR 
la.  Complefiiòne  accennar  ciò  che 
fece  il  Generai.  Benedetto  PeTaro  t 
che  parue  contrari  * Turchi  vn  fii  !♦ 
mine  coeapofiq^iaiE«nco-»dinembi.^> 
dlturbiai^  di  tcùypeiie^  di  tuoni , di 
balenìi  ài  ^oco>  d!orrore  $ e di  tut^ 
to  ciò  che  trouafi  di  furioTo > di  vio**: 
lento  r edi^aucnteuolenegli  eJe^ 
mentii  e nell*inférnòi  conae  ^unto 
era  queLdlGione'defcritto  ’il  bene 
nellfottauo  dcilTneida  che  recala 
Tpauento  al  ipari  dèi . fulmine  rea*' 
gliato  dal.  Cielo  * ! 

• ChisfUppene’Mari  delIa.Grcciài 
c pr^oiojStretto  di-Coftaqtinopo  - 


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Onero  la  ^tttor,  yene^iana, 
licon  aHd(jppiata  fortezza  moJtò 
G'O Jee rinforzate  de'  Turchie fgra- 
uò  gli  Schiatti  Criftiani  jdal  pcfo 
delle  catene , e della  Cattiuiti  la-> 
quale  opprime  tutt'il.Co«?po , ed  in- 
catenò i Barbari  iti  quc’  Legni ch*e- 
rano  ila  ti  Carcere  pcnofii«imo  a'Fc» 
deli  diCrifto,  e. Reggia  più  toftò 
della  Licenza , che  della  Turchefca 
Libertà  ? il  Pcfaro.  - Chi  entrato  nel 
Golfo , e poi  nel  Porto  della  Preuc- 
la  fra  nembi. di  faette  , diluuij  di 
fuochi  arrificiati,grandini  di  piom- 
bo > turbini  di  ferro  >,e  di  bronzo 
cagionati  dagli  archi,  dalle  bombe, 
da'mofchetti,  e dalle  bombarde,  dis- 
fece parte  de'  Legni  Ottomanni 
quiui  cremati::  parte  nediè  al  fuo- 
co , ed  all'acqua  ;e  parte  ncrimor- 
chiò  conducendoli  legati  in  trion- 
fo , cóme  Rei  d'aucr  portata  la  Su-  . 

perftizione,cioè  la  Pelle  dell’Orien- 
te? il  Pefero.  ChiprcfcIUnco,  Alcf- 
fia , Metelino,  Carifto  ,Tenedot 
S.bjaura , la  Samotracia , la  Cefa- 
Jonia , cd  altre  Fortezze,  ed  Ifole.*  c 
colla  fchiauitudine  fciolfc  i Turchi 

dal- 


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^58  ìlyelkitOnl 
da  Jradcmpimcnto  di  molti  voti  fa- 
criJcghi  fatti  al  falfo  doro  Profeta 
.Maometto -lordo  alle  preghiere ,, 
edimpotentea  difenderlidal  Cam- 
pione :!\^cnc2Ìano:?  ilPefaro.  'Chi 
iìnaimentecoHrinfe  3aiazeteà  do* 

, mandar  la  pace,  J>er.tema  di  .non-» 
perdere  colla  xontinuazion  della..» 
guerra  il  titolo  di  'Monarca.,  e còl 
titolo  l’Imperio  della  Turchia  ? il 
Pe/aro. 

I^eirvfo  però  di  gucftafgura-*^ 
c d’altre  Umili  ii  dee  andar  molto 
racienuLto,,  perchè. troppo  all aTco- 
pcrta  palefano  l’Arte  aJJof  piùbel» 
la  > guandaraeno  apparifee  , e che 
più  toedhi  aTliguardanti  per 
eliiT.vaghcggiata guandella  .è  pih 
»chiufa.:  . 

CAPO  XVIIL 

J>el  I{addojìpìamemà, 

f • ; ■ • 

IL ‘Raddoppiamento  détto  da.? 

Lmrìi,CondupiÌ€4tiOjr2àdoppÌ3^ 
Ja  parola;  con  che. s’accrefcc  la  va- 

ghez*  ‘ 


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'Ouerù  la  VenCT^i  T 3 
■ghezxndcl parlare, c*|  diictto  aglì 
orecchi , ed  aJ^Je  ménci  deg^i  ATcol" 
tanti',  che  veggòn  puJltilar  dadue 
parole  due  pregiarìlfimi  oggetti  ,la 
bellezza  ,& il  piacere,  ‘Ciò  che  il 
replica  fi  può  porre  ò vicino,  òJoft- 
tano,  ò nel  mezzo , ò dopo  qualche 
interiezione  , come  fi  vede  in  quefti 
efempii  prefi  da  Cicerone , , 

^ ^furs  nm  ud  iUponendam  , {cd  ai 
confirmandam  maactam  . T^lidti  , 
graucs  doiùtes  Vfiuenti  pannùbus^^  prò* 
pimjuis  multi . ^onat  miferum  ìne»  (con^- 
fumptis  tnim  iacrymrs  tamen  infixus  hjt  - 
m dolor  ) bona , inejuam  , Cnetj  Pompeij 
acerbiffimavoci  fubieBa  praconis  , Vir- 
gilio fece  da  repiicazion  nel  mez- 
zo:* ■ , 

Te  nemus  Angitm  'vUreà  u Pùcim 
..vndà^ 

la  qual  replica  fà  comparir  co mej> 
in  vno  fpecchio»  ed  in  vn  criftallo 
ra  rtific io  dei  Poeta . 

jCoI  raddoppiamento  farò  vnj 
foloperfodo  fopra-  la  prodezza  di 
vna  Naue  del  Capitan  Tommafo 
JMorofini , la  quale  roftenne , e via*'  ^ 

feda 


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il  Vello £0ro] 

fc  Ja  furia  di  quaraaca  Galee 
chefchej  concbiudendo  i Barbari, 
iche  fc  vaa  Naue  Viniziana  trionfò 
d*yna  intera  Armata:  tutte  le  Ga- 
lee , c Galeazze  vnite  deila  SercnìA 
lima  Repubblica  aurebbono  meiQ 
in  conquaifo  tutti  i Legni  di  Serfe , 
di  Marc*Antonio , d’Augufto , e de* 
.Greci  andati  à Troia , fe  foffe  fiata 
mai  poffibilc  in  yn  tempo  ftefloR? 
ynion^di  tanti  Monarchi,  ed  vn_^ 
combattimento  nel  mare  centra  i 
-Veneziani  . 

V na  fola  Naue , non  erro , nè 
iperboleggio  , vna  fola  Naue  piìi 
■valente , e piìi  coraggiofa  d’vn* Ar- 
mata , cpiùamnairabiJcdi  quella  , 
che  portò,&  ebbe  il  fior  degli  Eroi, 
e de’.mctalli  gli  Argonauti»  e'I  Vel- 
lo d’oro , fi  auucnne  in  quaranta_> 
Lr.ì  Ice  turchcfche,  & efTendo  più  ton- 
ilo i’afiaiitrice  di  quelle che  l’aiTa? 
iica,  e bruciandone  alcune  perac- 
cciider  fuochi  d’allegrezza,  & altre 
Sommergendone  per  aucrc  il  Tea- 
.tro  del  mare  aperto,  e lihero,lafciò, 
<r.edfÌ9  , Jafeiò  voÌQnta,rianient_eJ 

fug- 


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Onero  ìaJ{€tt,P^enexjanal 
fi»ggirc  il Telante  de*  legni  laceri,  c 
fracaifati^aGciocchè  moftralTero  i 
fègni  dcUa  loro  viltà  ,.c  delia  fcòn- 
fitta  icideiraniraofieà  ,c  della  Vitr. 
tòrta  f4iclla  Mane  dei  Morefini  > c 
dominque  giugneffero  attcllaflcro , 
ogni  Armata  Qttomanna  cfferc  in' 
fcriore  di  forze  ad  ogni  Nane  della 
Repubblica;  c che  quaranta  Galee 
turchcfchc  pàriicro  vnafola  Nane 
porta  à .fronte  dcirArmata  Vene-^ 
2 lana . comporta  lolamentc , ; dViui 
Legno, 

, C A P O XIX. 

De//a  Traduzione,,  , 

, ^ i,  \ * ' ’J 

La  rraduzionc /i.£ì quando tor- 
nafi  à dir  di  nuouo  qualche  pa-f 
roJa , mutandole  ò il  numero , ò il 
genererò’]  tempo >ò’J  cafo.  Darò: 
•l*ercmpialatino,  per;cflcr  poiimc-' 
glio  intefo  nell’  altr’  efempio  volf 
gare . nihtl  babet  in  vita  iucimdius 

vita,  is  cum  vinute  vitant  non  poteft  co- 
dere , La  Traduzion  confi fte  inquel 

imi' 


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-^6%  • c" 

mutamento  di  caii  poncadoCi,  FitMy 
or  in  vno/or  in  vn’altro  caCo , .. 

Col  va riamcnto’ delia  Tcaduzio- 
nc  ìpiegli'crò  inftVittor’PiCini  più 
volte  GcneraJcji'iinmiatabilifà  dell* 
animo  non  akeratodal  timore, nel- 
la molfa  delI’armeGenouefi,  cCar- 
rarefì  contra  la  Repubblica,  e'la_. 
Città  di  Venezia  , dalia  quale  fug- 
g irono  g li  A iTa i i tori  con  rnagg  ioc 
preftezza  di  quella  con  cui  eran  ve- 
nuti^ onde  nella  venuta  >”«' nell  a::, 
partenza  ebber  le  ale . 

Scorrcano i Nemici  perle  cam- 
pagnefdel  Dominio  V^n^ziano,,  e 
per  le  Lagunedi  Venezia  j inà  de^* 
Nemici,  molti  che  pannerò  alati  nel 
giugnerc  inafp^ttaràmente , noru 
potcrón  poi  ne  meno  lentamente^» 
tornare , elTendo  lUto  lor  ironct) 
tutt’il  corpo , non  che  i piedi,  dal 
ferro  del  Pifani  femprc  ardito  , 6c 
intrepido. j il  quale  non  .cersò  di  ta- 
gliare k fchiere,  fé  non  quando 'il 
ferro.cra  già  fazio  di  far.  più  ftrage: 
onero,  i rimali  eran  Soldati  viiiili- 
mi  i nè  degni  deflere  vccili  dalfcr- 
: ro 


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OuerolaI{Htw,yenexjana,  ^6^ 
TÓd’vnCaualiere  sì  nobile.  Alfic- 
parono  gli  Auucrfari;  con  alTcdio 
ftrettiffimaJa  Città  di  Venezia.,  e-> 
le  bocche  de*  Canali;  raà  lìdicboc- 
-che  furon  ertati  canti  ca  datteri  , 
chedagliAuncrfariJ  furono  rendu- 
té  angudecol jnarire^^ ikhedel  lut* 
lo  non  aueatì  potuto  opcrarrocn- 
tre  vincano.  Cosi  fri  queiie  Uree* 
tezzc  ooniparuepiù  grande  lai  glo- 
ria .dei  .Vincitore',  c piii  ampb  • il 
trionfo  dei  Pifaed c biama to  pere  iò 
Padre  dellàipatrfa  , e dèlia’ Libertà, 
figliuole  ancor  viuenti  ; in  cui  fono 
viue  rimmagine , e la  memoria  di 
Vittore:^piliquaic  à tutto  ciò  che^, 
prometccafi  dal  nome^corrj/pofel» 
' collc  vittcJrie^^  : r . : ,»>!.  : - : 

C :A  PO  , X X. 

' Dc//a  Smaimia , 

- ^ 

SI  può  formar  la  Sinonimia  iru 
duemaniere.  L'irna ècol  por- 
re varij  Sinonimi  , e-vocidiuerfcL.» 
matctialmente , per  vfare  vn  ter- 

CL  2.  mine 


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' ‘UFélhitùroi 

mine  delle  fcuolc:  le  quali  voci  no- 
dimeno  fignifich ino  1*  ide/To  con- 
cetto della  mente  , & efprimanò  l'- 
oggetto medeixiìio  edendo  fola- 
mente  di  Tuono  t cd  in  apparenza.^ 
diuerfeicomc  fono  appreffoi  La- 
tini 7 Gladtus,  ScEnfis , ainendiie  fi- 
gn ideanti  la  fpada^  e appo'i  Tolca- 
ni, ammazzare» 6c  vccidere , efi- 
miglianti . E tanto  à punto  fuona-* 
il  mero,  e puro  nome  di  Sinonimia; 
mà  quella  prima  maniera. di  Sino- 
nimi è viziofa  c però  niun  dirà 
mai:  LVccifc»  el’ammazzò. 

L’altra  maniera  c,  quando  fi  ado^ 
perano  altri  vocaboli , li  quali  ben- 
ché manifeftino  Tideflo  concetto  , 
oggetto,  tuttauialo  rapprefea- 
tano  colJ’imprimer  varie  immagi’ 
ni  nella  mente,  e cpl  pcnnelleggiar: 
lo  con  vàri;  colori  ; Imftandofi da* 
Retori  i Dipintori»  da  cui  talvolta 
- col  verde,  e col  giallo  figurali  la.* 
ftclTacofa.  Di  quella  feconda  forre 
di  Sinonimi  feruonfi  talora  i Poeti, 
e gli  Oratori , e fpczialmcnte  nell* 

erprclUon  di  qualche  affetto , ò nd- 

fin- 


Oumla  f^enei^ana , ^6$ 
Pintrodurre  qualche  paflionato; 
perchè  clTendo  cicche  le  paflìoni> 
non  guardano  fe/kno  lèmedeiimci 
ò diuerfe  leformedel  parlar&>«ie 
frali  ^edersendoimpotendàraffìre-» 
narh^non  poiTono  ritenerli.dal  rid^ 
re  indirettamente  rifleiro>  con  di* 
ueriìtà  dfaggiunti  * . Veggafi<  la  fce- 
na  feconda  deirAtto  quarto  nella 
Tragedia  notiiiima  ed  incompa- 
rabile del  Crifpo  compofìa  da  £er^ 
fiardino  Stefonio.Sabino:  nella  cui 
morte  li  può.  dir  con  verità , che  s** 
abbrunafle  tutt*il  Parnafo  ,-e  che  le 
Grazie»^ e le  Mufe.  inficme  coil_. 
Apollo>  concorreHero  à Modena^ 
doue morirà  fargli  la  pompa  fune* 
rale«  Ilioaeo.ancoranel^prinioJiv 
bro  dell*  £ndda > volendo  fìgni£ca« 
re  : Se  viue  Enea  ; Pcfprejfc  con  va- 
rie forme  rapprefentantil’ifterso 
Qum  fi  fata  yirum  leruànty.fiyefàm 

■'?  awfAf.  [ \ ::  j 

v^theti^ynecndhuccruiebhiu  octubat 
vmbàist 

le  quali  parole  lUi  (bflanza  fanno 
vkcnir  nella  nòtizia  di  quello  corh 

Q-  i,  cetr 


^^5  . Il  I 

cctco  : Se  vitie  Enea  iJ  qual  eoa-  ' 
cetto  ènocincatacoll’aria , e mani-' 
fella^to  còirombre>  ciìe  fontuccje^ 
imoaa:gÌni  differenti.;,  la  doue  GU* 

Mhs  > & EnfU  ^y còdice  ,.6c  ammaz'^  I 
zarc , figucanacoile  fieife  fpe2.ie->>,. 
ed  inunagmi  la  fpada  lamorte  , 

L’auer  nominata  la»  morte , mi  fi 
fouuenir  delle:, ferite  mortali^  ri- 
ceuute  mentre  difendano-  Cipri  ,v 
Bernardino  Poiàni  , Gib: Baveri 
cd  Antonio  Quirino , che’  fempre-» 
volleroefferegllvlciini  nelritrarfi 
dalle  fcaraniucce^  edà'coinbatti* 
menti  fangu  ino  (1  fatti  in.quell’ifola; 
iiion data  da’  Turchi  : dichiarando- 
fi  coireiTccgli  vltimi  nella  ritirata^, 
f primi  nel  valore;iexui  ferite j le 
quali dierono  loro  lamorte  ve  don** 
de;  V feì;  pih:gloriàixlte  fàngue^  colla 
Sinonimia  potrebbero  ’cosl  com?; 
fncndarfl  ; =. ..  . . 

Colle  porte,  fùnefte-  del  petto  fi* 
a{^fe  l*entcà4a alla  Morte 
le  vccife  i tre  Achilli  Vcnczianichc  | 
chiudevano' il.  pafibiallc  fchiercj» 
Ottomanne  ;,mà.  dali'ifiersefurono; 
ov  ^ f ia- 


V 

I 


Ouero*Ul{ett,  Venei^ana^ 
Hitrodótti  ndla  Reggia  dcJI^Im-^, 
morcalfcà  . Coll’ aperture  crudeli 
ferraronfi.  gl  i occhi  a*SoJ  i de*  Ca  pi-^ 
cani  ;;mà  dalle  medeiìme  IL  ^&hiu- 
fc  il  Ciclo r dòue  andarono  à va- 
y c godere  il  fònte  diui- 
nadi  quella  lucejdfcui*!  Sole terre- 
no è vn!omhra  . Q^elleboccheran- 
guinolc.  recarono  vn’ eterno  filen- 
2LÌo  fra;  mortali  ;:mlfiiron  cagione: 
che  ancor  elsi  fhodarsero  le  voci 
fra  le'meloudie  /baui  de*  A1jufici  ce- 
lefti  parteadbi  d^<  Campo  romo- 
regghnte  ,,  e-  tumultuante  dcila_j. 
Ter;  a . Que*  fegni  mortiferi  im- 
prelfi  nel  petto  Reggia, -c  Seggio 
dei  Cuore  ,,  edella  hor  teziza  ,,'fece- 
cosi.ciieàt  penadaiSaldati}  firauui* 
faflcro , elTcnda  mancati  ,,c:  fpariti 
Ìcoloridelìa:Vita  ; à.qucftinondh- 
meno  luccedettero  altri  fregi,  da_>» 
quali  fii  abbellito i Animo  nel  Cie- 
h>  ;aperto,iCred?io,  quando  i colpi 
nemici  allargarono.il  petto,  doue-» 
fiauaitrinchiull  il  Zelo,  della  fede: 
CattoIica>e  l?Amor  verlb  la  Patria ,, 
alterni,  ed  occulti^  Abitatori  ,.al  dii 
I.:  . Q.,  4.  fuori 


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irreUdiTOrOg 

fuori  già  manifcftati  col  dormire*,’ 
elfcndo  coperti , ò per  dir  meglio 
opprcfli.  dairarmadure  d’accia/o  : 
col  vcgghiarfoucnte  fottoi*apcrto 
dei  Cielo: col feppeliirfi  viui  nelle 
cane  profondHsiine  delie  mine,  mé« 
tre  appareccliiauano  le  tombe  à 
Maomettani  : scolio . dar  nelle  foile 
dell’ acqua  tfommerfi,  mentre  por<^ 
tauano'  ferro , e fuoco  : J*vnò  per 
affondar  nel  proprio  iàngne  i Bar«« 
bari  veci  fi  , -e  Taltro  per  ardere  , e 
confilmare  gli  ordigni  , ede  mac-* 
eh  ine  da  guerra  ; coll'cfsere  inuolti' 
fra  la  peduere  innalzata  nel  Cam- 
po>  e fra*l  fumo  cagionato  dalle 
bombarde!  : coll’ internarli  nelle 
fchiere  foltifsime  ::e  finalmente^ 
coirampiezza  delle  piaghe fpalan- 
eate , le  quali  moftraron  ranimo 
largo,  e liberale  d’vn  Ternario  no- 
bilifsimo  ,che  volca  perla  Religio- 
ne, e per  la  Patria  verfar  non  poche 
gócce , mà  fiumi  eternamente  cor« 
renti  , fe*l  corfo  delle  cofe  terrene 
fempre  fofse  dureuolc , ed  cfserpo* 
tersefenza  termine. 

In 


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OmrorlaB(jtn,  ffene7;màl 
l.  ' In  quiefta  lode,  fono  ftatì  poftf< 
vaH|aggiunti:/;£  vari€  forme  : - co^ 
me  fono , porte  funcflc , aperture 
crudèli  e che  iurono^introdotti 
nella  Reggia  dcll'immortaliti:  an- 
darono à^vagheggiar  Tctcrno  Sojc 
&c.  per  lignificar  con  immagini  di- 
uerfe  gl*ifi«flfi  Oggetti ,,  cioè  le  fc* 
ri  te,  c la  mortC'di  tre  Nobili  Ve» 
neziani , .più4cgli  altri  degni  di 
ta , percbc.piii.di  tutti  difprcgiaron 
la  mortCi  e degni  dell’immortalità^ 
ò almeno  di^morirgli  Wtimi  fra>gli 
vernini  del  loro  Secolo  j ^eTsendo 
ftàti  gli  vltimi  à-  ritirarli  dalle  auf? 
2C , jc  daUebattaglic:* . 


C 4 P O XXK 

-V  , ùeLVoUfindeto^  .. 


figura  in  cui  ritrouanfi  mol- 
^ te  congiunzioni  appellali,  Po- 
lifindeto  ;-e  con  quelle-  particelle^ 
fiabbellifce  mirabilmente  il  parla* 
re; dall' abbellimento  del  quale  nar 
lbe‘ il. fletto  nel  Lettore>:ò  negli 
“ ii;  V 5 vair 


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^Wtori.  ■ EccofercTempio'  prefa;  dal! 

t<|rzo  Libro  ddla  Gfiorgic^rdiVir-:' 

gjlio:  ^ rrc  ; - « 

Et  fpumas^tni  Icintkr^jM-  y,  cSr.fulpbura; 
Viudr  ' 

IdMfque  fices:,  &^^ingues:vngmne  ce^ 

• ras,  - '.iioj-ifiyi  \ 

Scyliami^t,  hcUtlkmfque'graues:  , tur- 
gYunuiM  bitvdnsn-j.'^^'  ^ i ^ 

Per  Góngiunziònimon.  falamente_j' 

iutcndbnfi  le  particelle'  copulaciue,. 
edi  vnitiue  , come  fono , 4C , atqftc  i 
c2T!tielPidioina.  LaJtiho'  >.--e  ncLiinr 
guaggio  Tofcaoóy  E-,:Et  ,edi,j  ma; 
Paltrc  particellc^ancora  >;ò  fienò.fe|^ 
paratine.,, coaie  ^ ® ' 

infèrifcano  cDnclufione,come 

ergo  y ò fieno  riempierne  &c.  ddie^ 
quali  le  fpezie,  il  nn inero,.la  forza,, 
e i'vfiìcio  fi:  poffon.vedetc.  appreso, 
i Gradatici .. 

•La  Repubblica  Viniziana>^ 
fétn-pix'  furono'  accoppiati  il  ricof 
nofeimento  ,.-e  la:  memoria  de;bene- 
fidi  riceuucL dal  Cielo , .e  pero; an- 
ch’ella degna  d’eterna  ricognizi^ 

nc , e ricordanza , commenderafli; 

- ) da. 


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Ouero^  là  I{etL  ^ir 

da  quefta  figura.,  Ja  quaJc  con  pie- 
coJepartfceiJe  congiugne  vn  gran- 
fi' cg  i X ed  ornamento  . 

ò’e'l  Cielo  non.  mai  dimenticofli 
di  fauorir  la  Città  di  Venezia,  que- 
fia  fìi  femprcrricordenole^dc’  henefi' 
d;  largamente  riceuuti;  ; onde  /ì 
p^à.  dir  con  verità , che:  fel  Cielo 
tutto  fi  apterfe , acciocché  da  ogni 
IktoJcendeffcnQnvVn  Ternario  ,=mà 
vn’infinita moltitudinedi  grazie-^; 
anche  Venezia  tutta  impiegollì  nel 
riconofeere  il  benefattore  con  mil- 
le. d i moitrazion i d!òiTequ  io  > e d i 
gratitndine’.  E'  perdo.  Ì*àugufiiffì- 
nio  Scnatojc  alzò  di  nuouo  la  Chie- 
fà  cadente  di; San.Giàcomoifofiegno 
ferrairaimo:  alla  Città  nafeente , e-» 
Bi*otettoi*e  chiarirsimo  fmorzando 
a fuoco  » il  quale  coile  fiamme  vo- 
léa confumar  la  culla  di  Venezia :e*l 
medefirao  Senato  edificò  S:  Maria_,' 
del  Pia^ntQcagioa  dell’allegrézza  , 
c;  del  rifo  ,,e;fugatrice.dclla  guerra 
f^inta  dalla.  Tracia  nell’Italia:  e 
fabbricò  la  Chiefa  del  Redentore 
p.er  mezzo  di  cui  rifeoflero  i Citta.- 

dini 


'Il  VMlà)tÙfOi  • „ 

'^inì  la  fan  irà  , -e  lafaluezza  occii-’ 
paca  dalla  pefter  ed  ereffe^òpra-» 
tanti  marmi  Pamitiirabilc  y e nia- 
gnificcntifsimo’  Tempio*  dedicato, 
alla  Madonna  della  Salate  , la  qua* 
le  vccife  la  Morteci  claPcftiienza 
bmidde>  che  ognvno  giudicònon 
e (Ter  re  ftate ‘pietre  nelle  montagne^, 
colie  quali  potefscdàPofterkàdh- 
naizare  altri  edifici],  MoftroTsi  an- 
cora riconofeente'fplendido>  dwo-^ 
to  , e liberale  j ò^con'procefsiòni' 
chiarifsimeper  la^juantità  dc*Tor- 
chi , e de‘Lumi  della  Città  , cioè  de** 
Nobili  mcfsi  in  ordinanza;  ò col-^ 
porre  sii  gli  altari  il  Diuin  Sole 'Ve- 
lato dalle  niiuole  degli  accidenti 
fra  cere  bianehifsìme  ,efraleneui 
che  ardono,cridÌ6fanno,bcnchè  il^ 
Sole ccleftecuopra , e temperi  gli’ 
ardori,  &ifuoi'raggi;òcon  tèflii-' 
monianze  foaui , e fonore  di  bcn'ac-* 

eordati-firumcnti^edimuficàliicò- 

fcrti  ne*_Tempij  : ò collo  fpargere  • 
argento,  òìkìto  ffa^oueri'toglicn-  • 
doli  dal  regno  della  Mifcria,c della' 
Neccfsilà  : o cóll’andate  folcnni  à; 

Saa- 


Cruero  la  Vm^làna,  j 

San  Vito , ed  àS.Ilìdoro  perla  vita* 
conferuata  al  la  Patria,  c per  la  li- 
bertà più  prcziofa  deJPoro:  òtà  S. 
Marina  perla  tranquillitàottenuta,’ 
clfendofi  abbonacciato  vn  Mare  fu  ^ 
riofifsimo  di  guerre,che  volea  foni' 
mergere  lo  Stato  della  Repubblica:' 
o à S.Maria  Pormofa  per  lo^racqui-» 
lìo  delle  Donzelle , e della  bellezza 
rapita  : o à S.  Nicolò  , nome  che 
fuona  trionfi  , e vittorie^  per  lo 
feonfitta  data  nel  Mare  alP Armata 
di  Federigo  che  tempeftaua  il  Va- 
ticano, e tentauadi  affondare  il 
grand*  Alefs'andro  Terzo-  Sanefe 
Sommo  Pontefice,  e Piloto  legitti- 
mo della  Naiie  di  S.*  Chiefa  ; o à SS. 
Gio:  e Paolo  per  la  rotta  riceuuta 
da’  Turchi  a*  Dardanelli , o per  dii^ 
meglio  per  moke  aiiute  in  vna  roc-: 
ta  ; o finalmente  a S.  Giuftina , nel 
cui  giorno*  la  Repubblica  con  gli 
altri  Collegati  renduti  animofi  dal- 
la caufa  ^iuflifsima,  e dall’innato 
valore»  vinfero  prefso  a’Curzolari  - 
rOttomanno  tanto  ficuro  dèlia  vit- 
toria , ohe  non  credendo  cfser  vinr- 

cibile.,. 


j74’  liydMOir(ti\ 
cibile* pensò  poi di  traueder^  ^uan^' 
dò  veramente  tale  ' quat’cfa.-.com- 
paruc  ràiianzo-  deU/Arn^ta  fattaci» 
e corredata,  in  mo]t!a nni;^  disfatta 
iiipoch*òrc ..  Nòn  yoglio’  confer- 
mar nè  con.aiti  e andate  ,,nè  con  al^ 
tri  contrajTegpfciò  diche  difeorrq,^^ 
perchè  lì.deono  pre&ppprr©^.  iipn 
prou  a quand  aragio  na  fi:d  j = Venq^ 
zia , la.quale vide  ngJ vtc;mpor 
i-  fuoifondamenti  ,,e.  quelli.deJia^* 
Religióne  , neJi*ediicainento>  deli 
Tempio  ded2catQ.àS.Giacomo< . 


C A P X X II. 

’ BtUa  GradoTilpner,, . 


EBbc  tal  nome'  la  Gradazione-» 

, perchè  forma  col  ripeter  del- 
le paroleqwafr  canti  gradij,pcr,  cui 
polla  l’Oratore,  ageuolmcnre,  fall— 
re,  y à fc cadere e cosi  giugnere  al- 
te rmiae  d e’  /li  oi  deli  de  ri  j' ,.cd.  al  ma-: 
n i fcliainento  de’  fuoi.  fenll ,,  e con- 
cetti..  E.queRa  è . là  prima  manie- 
radifar  la  Gradazione  , Il  fecon- 


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merola^^FmT^mtl  jjf 
db  motto  è qfuaado  non  fit  rcpcte  Ja 
paròla  > roà  con  tnrtoci^fir  và  ere- 
tondo , /ed  afcendendo  > ò calan- 
do col  parlare  Efetnpio  deirac- 
crercimento><  & afcendimcnto  ìiij 
quefta  feconda  guifa,  fia,  quello 
Fu  grande  ioìpietà  de*  Giudèi  le- 
. gar  Grillo  vera  libertà  dèlMondo* 
incatcxmtDda*;vÌ2JÌj;,raà4tm.^ggJo^^^ 
re  battcF  con  fùnj , e con'vergbc  di 
ficrro  il  flagello  deli-inferno  :.coro  ' 
nar  dirpinedii-iwnmai  punlefe^ 
conigli  Scelerati^^cbc  ag^a^auanp  r 
anzi  ffàbhriéauano:  contro:  afe  lleiTi 
le  armi  rdt  i fulmini  ;^ddoflar  lai-. 
Croce  pianta  grauoEffima  deila_>. 
morte  alFAJbero  dèlia  Vita  ; in- 
chiodar chi  ferinblaFélici^fuggi- 
tiua|.e  trafilfe  il  Principe  de  gli  Spi- 
riti r ibelli ilquaie;  yan^i^-  d?cf- 
fer  ificuro-cda  ogni  -colpo u mà^u. 
grandiisimaimpietà  torre  la  paro- 
la >rc‘  la  V j |a<al  V erbo  Eterno,  ed 
àii^^Veciior della  Morte  .. 

' L’dempio  della  diminuzione  ,c 
del  difcendimcnto  fi  potrete  fare* 
è&cMne.  fofift  vago  > dcfcriwcp^^ 

' ìh  ' “ m 


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I-Y 


invm^ota^^  " 
iimulti  3 IVccìfionì,  e le  guerre 
re  non  per  cagion  di  patrimoni; 
Città, di  Reami, c d*lmperijfi  mà, 
percofe  vilifsime.-  Ercole,  ed  Ip^ 
pocoonte,!  Popoli  Pitti,  e gli  Scoz- 
zeli  per  vn  Cane  combatterono 
rabbiofamentei  e s'aperfe  vn’lnfer- 
no  di  guerre  : come  fé  Cerbero  foP- 
fc  jftato  danneggiato  j' e percoiTo^ 
Gli  Egizi;  per  ?n  Gatto  fubiMmen-» 
le  contra  i Romani  tumukuarono>- 
jftimando  i Barbari  che  in  quell’A^ 
nimalefofleroftate  oflTcfc  le  Deità 
moftruofc  d*ifide , d’Anubi,  e d’Od^ 
ride . Anzi  per  vna  Secchia  rapita. 
fi  armarono,  e /ìazz^uflfarono  i Bo’* 
logne/i , & i Mòdonefi  ,-come  fe.:s 
folfc  flato  il  rapimento  dVn’Ele* 
na:i,  - - 

Gr  moEHamo  il  ^ moida  pr  imicra 
ài  farla  Gradazione  ncll'annouc-^ 
rar  folameiite  i 'Pontefici , i Rèi  le 
Re  ine  , c gPlmperador#  venuti  à* 
Venezia  trala/cfando  gli  altri 
Princip  ♦ , e Priherpefse  m inori , col 
numero  -de*  quali  (i sfarebbe?  non  dia 
co  Vi>a  figura  > tiSà  Veàapiercbboao 

piuu 


Ouerola^jsU.l^en$^itnii'i  ^77 
pib  volumi  j perchè  (oucnte  tanta 
moltitudine  ne  concorfe  in  quella 
Città , che  vniti  formcrebbono  vn 
ampia  Città  tutta  popolata  dauJ, 
Principi;. 

Perchè  Venezia  è /lata  fèmpro' 
Teatro  della  Libertà  ^ della  gran- 
dezzate delia  mac/là  ; perciò  vol- 
lero venire  iricourarfì  in  efsa  ^ ò i 
vagheggiarla  , ed  ammirarla  le^ 
Potenze  terrene,  legate  foJ amento 
dalle  fafce  nei  nafcimento,  e riftrct^ 
te  dal  cerchio  delle  Corone  Reali 
nella  loro  folenne  coronazione > e 
che  daH’aJtczza  delGieJo  de' loro 
troni  mae/lofi  ò mandan  raggi  per 
benifìcare^^u  fcaglian  fulmini  per 
incenerire  . Vennero  : mà  tratti 
da  violenza  dolce  t;  e da  violenta 
dolcezza  di  veder  Venezia  , An- 
drea Rèsd’Vnghcria  , Errico^Tcr- 
zo  prima  della  Polonia , e poi  Re 
di  Francia»  que’di  O'pri,  e del* 
la  Dacia , le  Reine  di  Cipri , d'- 
Vnghcria,  della  Polonia  , c del- 
la Dacia  • Nè  vennero  i foli  Rè , e 
le  fole  Reine,  mà  grimpcradori  » 


Ltidouico  Secondo , Ottone  Se*- 
CQDidp  f Errico  Quinto  , Federi- 
go Barbaro/sa  „ Feder^o  Secondo^ 
AJcfsio,  Rohecm,Giòiianni  «.Fe- 
derigo: Terzo  > CalQÌanni«,  e Cac-- 
lo  Quinto  ; Nè  (blaincni3e>gllm 
pcradori  mà  Benedetta  Tcjrzo ,, 
Leone  Nono  c Aki^aneferoj  Ter- 
zo Sommi  Pontefici  Pvltimodc*^ 
quali  crouò;  £iiioreuolc«,c  iccon’* 
da  la.  Fortuna,  nell*  Adrjaticp,.prQf- 
uata  contrariai  prciso.  all'  acque-». 
del  Tenere  5*  e vide  in  Venezia-*, 
caduto*  a’  Tuoi  picdiFcderigo , at- 
terrato dii'  fui  mini:  auuentati  da: 
gl  i occhi fianìmeggianti  del  Leone: 

¥ iniziano.  «.  c dclla.ipada  dcJL^jùuii;. 

' ♦ 

CAPO  XX  III. 

l^llt  figure  fatte  cùl  togUmemo^. 
i^U^Dìfiùlmfiùnel, 

( : 

- - .3  ' i ■ . 

F Rà  lc!figurc>  che  fi  fannoi  ccil' 
torre ,,  vna.  fi;  è la;  Difli^uzio- 
ne  chc:  potremmo,  dire  fc iogìiì* 

men.to> 


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OmoUBj^tt^KentT^ìana’l  ^7p’ 
mento  r colla  quai:£gura  il  tolgosi 
via  tutte  le  congiunzioni  ; ondisi 
quella  figura  è del  tutto  oppoila  al 
roJifiadetOr  perchè  quello  ama^I' 
vniòne  ,,c  quella^  vuolclaDifgiua^. 
zionc  . Mon  fii  difforma  però  la 
bcllezza  del  parlare  leuandò 
particclleV’  che  han  forza  d'vnire , 
c per  cosi  dire  commettere  il  di- 
feorfo  , mà  rendefi  piu  leggiadra  ^ 
quantunque  nelle  Città,  ne’Regni,. 
e nelle  Repubbliche  fi  gnalli  affat- 
to ogni  figura  , c forma  di  gouerno 
lenza,  rvnionc  tanto  apprezzata  > 
che  òqueffa  diede  il  nome  alla  per- 
la detta  da*  JLatini»  ymo  y.  o-  dalla 
perla.fu  dinominata.  fVnione . 

E giacchi  demmo  di  Ibpra  qual- 
che debito  tributo  di'  lodi  alla  de  - 
lira  de*  Guerrieri  Veneziani , coL* 
la  quale  fi  difefe  la  Patria  da  ogni 
lìniftro  auuenimento  : par  conue- 
neuole  ilcomracndar  JaMano , con 
cui  dagli  Storicinatiuldi  Venezia 
furono  fcritte  le  cofe  memorabili 
della Repubblica.,  e de*  Cittadini,  c 
R tenne  lontano  i*obblio',.che  è la. 

pelle,; 


j8o  ìlViìkimoy 
‘pcftc  ,cd  vn*akra  morte  de^viuen* 
ti  » e de*  tra pafsati.  Mi  doglio  beni» 
fòrte  di  non  potere  iùuftrar  le  mie 
carte  con^ualclie  rpkndidò  elogio 
d*Tn*liJiikri£mo  >cd  £ccelkntiflSi« 
mo Scrittore > Procuratore  diSan^ 
Marco , e CaualierefiattiAaMant^, 
fijpcrchèia  mia  penna  non  è vgira- 
icalla  Aia , anai  di  ^raii  lunga  infe* 
ri ore-iii 'perchè  hò  dcterm»ato  di 
no{i]odarei>\^iueati  y.per  non-  ira* 
correre  in  dóppio  {degno:  de’ loda- 
ti , ferendo  collo  ftilela  loro  mode- 
itià^. onero ;nofi  cfaJtandoli  fecon- 
do che  HchiedeA^dali^ltezza  del-' 
la  virtb > dcgllsommcm  » non  facen- 
donex>noraca  memoria  : come  'fò  ' t - 
fecondi  folTer. veramente  fecondi^ 
nell'eminenzai  in  paragon  de*  primi. . 
llfoddisfar  poi  à tutti  è impoflìbi- 
le  ^Acoroeegl'  è Jmpoflìbik  vn'al» 
traVenezia  Fenice  aelieCittà^voi» 
ca , e iingularci;  Beco  dunque  cok 
la  Biflblùzione  ,e  coUa  pifgiùn* 
afone  accoppiate  : le  ^ lodi  dellai» 
Mano  fiigatrice  dell*  obbliùione 
a difcnditricc.ddic  memorie  glo^ 

" ' ria? 


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, ^ Onero  la  J{en.f^ènet (Otta'. 
riofc  degli  vomirli  . 

•Fii  più  feconda  dì  marauiglie-»^' 
che  di  caratteri  .Ja  Mano  ammira- 
bile degli  Scrittori  Vencziani  ,chc 
benificarono  colle  ilorie  i contem- 
poranei;, ed  i poileri . Quella  col 
defcriner  l*ardor  delle  battaglic,in- 
iìammò  i Lettori  icnza’I  Tuono  bel- 
licoTo  delle  trombe:  col  figurar  nel- 
le carte  le  fughe  de' nemici  auuili- 
ti , arredò  per  lo  lluporede  menti 
à vagheggiare  il  coraggio  Italia- 
no , che  gli  cacciò  : coll'erprimcr  le 
tronche  inembra.dcgli  Octomanni  ^ 
Colorò  viuamente  fenza  pénnellt 
la  virtù  de*  Combattenti  Viniziani. 
Quella  infegoa  fenza  parlare,  e fen- 
za  lingua  ; coll*ofcuria  delTin- 
ch  iodro  mette  in  eh  laro  le  cagioni 
più  nafcoile  delle  guerre  , i tratta- 
ti più  Tegreti  delle  Corti,  le  trame 
più  occulte  ; raccoglie  in  breui  fo- 
gli gli  affari  difperfi  per  le  Reggie, 
e per  le  Repubbliche;  aduna  i fe- 
coli  fra  loro  lontanifiimi;fà  prefen- 
ti  i tempi  trapaffati  ; rapprefenta 
di  mioiio  gli  Ijpcttacoli  iagrimeuoli 

delle 


jfs  il  Veifod^rè,  * ' 
delle  guerre  fatte  già  nel  Teatro  crf 
Marte  ; riftrigae  dentro  al  giro  di 
pochi  periodi  molti  alTcdij  co' 
ii«fiwQn^intc  le  FortC22Ee  piii  ficu- 
re  > é più  libere  ; moftra  i iacchi>e 
^^incendii^delle  Città  fenza  timor 
^<hllegge^  railembra  in  talguifà 
l'orrore , che  fpau cn ta  , ed  alletta . 
Quella  ci  fà  cauti  col  porre  auami 
l^imprudenza  dcgl^incòn fiderati  ^ 
ci  cagiona  ipcrànza  con  gli  .àcci- 
denti.quafi  difperati  jepoX  inàfpet- 
natamente  i c cantra  ogiù  creden- 
2a^raflicura't4  rende  mature  Icno- 
Hre  diiibcrazioni  co  i configli  al- 
trui troppo  frettolofì  , & acerbi , e 
infciicementcriufeiti;  ci  fa  córrer 
lenta  mente  all*im  prefe  malageuoli 
colia  temerità  di  chi  più^eldoucre 
iì  cónfidò  nelle  Tue  forze.  ^Quefta  fi- 
na i mente  dona  Pimmortaiità  del 
nome  vgual mente  a’ buoni  , ed  a* 
maluagi,  aglianioiofi  , ed  a*  vili  ; 
mà  con  tal  difparità , che  la  rcelera- 
lezz'à»,  e la  codardia' fono  eterne  > 
acciocché  Icmpre  la  poficrtrà  polla 
merkamenie  pungérilc , è lacerarle 
‘ . colla 


\ 


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Onero  U ctt.  V tnerlmna.  j 
xolJa  lingua  ; eia  bontà,  e’J  Valore 
fono  imnlorta li  nella  me^noria  de*' 
gli  vominiy  acciocché  fieno  fimuJa^ 
cri  ,&  oggccci  d’ammiraz/onc;  nè 
mai  pofliam  Ji  dsi  dimenticarci,  cf^ 
fendo  fcolpiti,  ed  internaci  nell’ani- 
mo nofiro , fe  non  ifmarriamoia-» 
memoria  di  noi  iìefsi. 


CAPO  xxiv: 


ì>ell*^ggìugnimen  to» 


NEIPAggiugnimento  , onero 
Aggiunzione  vn  foì  verbo 
pollo  nei  principio,  ò nel  fine,  reg- 
ge , e foilenta  tutui  fentimento , c 
dircorfo.i  onde  fe’i  verbo  fi  toglicf- 
le  cadcrebbe  affatto , c fi  guafiereb- 
be  tutt’ii  figni Acato  della  fentcnza  , 
nè  potrebbefi  piu  intendere.  E ben- 
ché quella  figura  paia  sì  breuc,  con 
tutto  ciò  fi  poflbnfare,  per  dir  cofi> 
dall’Intelletto  fabbriche  ingegno- 
fifsiine , e lunghifsime  d’ifcrizionf  » 
e di  componimenti  ad  vn  folo  ver- 
bo appoggiati.  Così  à punto  fu  fat- 
to ' 


584  IlTeUo  drOro,'  . 
dalla  gran  penna  del-  Caualier 
Marini  quell'elogio > che  comincia. 

' AlHminortalità  &c.  - . ; ; v ’ 

lo  .ancora  collocherò  fopra  làp 
bafe  d'vn  vcrbo  > molti  titoli  nóbi^- 
iifsimi  datial  SerenifsimoDogedi 
Venezia  in  varij.terapi  da*.Berfo- 
naggi  > e Monarchi  dXuerfi  . ^ 

Col  titolo d'illuftrirsimo  da’Po'' 
poli  della  JDalinazia»  e:^deHlftria , 
diSérènifsimò , ed  Éccèllcntiféimo 
da  molti  Rè, diStrennifsinio  da  Co- 
iomàno  Rè  d*Vngheria,di  Principe 
della  Repubblica  infigne,  di  grami. 
Briiieipe  , Signor  di-Padl>  e di  Pro- 
uincic  , d'Araminiftrator  di  gfufti- 
zh  -9  di  pofleditor  del  vero  modo  di 
goùernare , tenuto  e nominato  fra  i 
maggiori  Principi  della  genteCri- 
iliana , ornato  di  gloria.,  d'onore, e 
di  potenza,  ripieno  di  maeftà,  di 
^^randezza  ,e  dtfdicità , daPRèdi 
Pelila',  d'illuftre  da  Federigo  Se- 
condo , d'egregio  da  Andronico,  di 
iauio:,  di  Criftiano , e di  difereto  da 
ErricoQuarto,  eScitò,  diglòrio- 
riofilfimoda  Roberto  tutti  Monar- 
• ,./  ^ chi. 


d by  ^ìr>o<^Ic 


OuiYoU^ett.yene:-mna . 
chi  j ed  liuperadoiij  fu  onerato  il 
Pianeta  niaggiorc  , ma  non  erran- 
te > Ja  prima  InteJJigen^a  regoJa- 
tr ice  dei  mouimento  , il  Sole  noru' 
^ mai  editato  daiJa  Luna  deJia  Tra- 
cia , il  PjJoto  non  mai  adonnato 
quando  fi  deflano  Je  tcmpeile  con- 
tra  Ja  Nane  delia  Repubblica,  il 
Cuore  da  cui  diffondefi*!  vigore-> 
pei-.tuccvii'Cor4?odd  Dominio,  1' 
Anima  tu tt’ impiegata  nel  confer- 
uar  la  vita  de»  Popoli,  Ja  viua  Idea 
donde  fu  ritratta  J*lmmagine  della 
prudenza,  io  Specchio  adoperato 
•dalie  Viftii  per  abbeJJirfi  , vn’pg^ 
getto  in  cui  vagheggianfi  molti  og- 
getti di  marauiglie , cioè  il  Doge  di 
Venezia,  dal  quale  fbnIontaneJe 
macchie , c i ombre  eilcndo  /eniprc 
ScrcaiiTimo . . 

CAPO  ’xxy.' 

: i ■ *M 

Della  Dtfgiurr;(me , 

f ♦ 

Q Velia  lìgiira  fi  doiiea  collocar 
luì  quclicchc  il  fanno  cojp- 

i- 

* > t i L.  't 

4.  ^ 


àggtagnitnenCQ  7 mà  fi  fone  quìy 
perchè  cflcndo  qt^eflacocm-aria^ll^ 
Aggiunz  iaac  >confiparifca  pfii  chia-’ 
raaacnte  là  lon>  tjppdilzi-d^  V Si  fà 
la  Di  fgiuixzionéj^àa^dò  ogni  Cóla 
di  cui  ragionali,  è circolcritta,  e-> 
rinehiufa  dal  fuo  verbo,  che  può 
elTerc  accompagnaco  , Ò ^dmpa- 
giiato.dalIi5partióeIie  còpùlatiue . 

• Paréà  osfó  actonfia  la  Dirgian- 
ztpae  à ditnoflrat*  hattOiì  magnani- 
mo d*Orfo  ParticipàiloSeèondd 
BacJoaro,  di  PieiroOrfeòlò'^  di  Vi- 
lal  Caadianoi  ài  Sanato,  di  Tribuno 
Memo.,  di  Orio  Malipiero  7 e di 
PietmZunisichc  ehèndó  Dogi  fir 
nu jiziatonò  PaJeezift  della  d ignicà, 
c deJfonorc,  alla  quale  erano  (lati 
portati  dàllaTublimitàde’  meriti, 
e delle  virtù:  e prefero  rabito  reli- 
giofo,  per  viner , polii  nel  Mondo, 
d i fgìaati  dal.  Mon<f&:  i ^ua ì i nond  i - 
meno  lafciando  la  Serenità  del  gra- 
do ,diucnnero  più  chiari,  cd  ìllu- 
Uri . ■ 

Nè  raltezzi.del  Seggio  riera fle  i 

prenominati  Dogi  dalla  balFcz^a, 
■ ia 


I 


Onero  la  ymziana  . 
in  édi'/^óntaneaiitentc  tadeuaóol* 
nè  l’am^mc^fignòrile',*  epòmpo* 
fo  gl ì rikiòfft  Hàl  preti dére  vn^ab?-* 
to  abbietto  ^ eiiimaco  qua/i  fcruil^ 
apparecchiatodalJa^  RcJigione  ; nè 
Tar^iczzà  ,.«3a  grandezza  <ìc*  pa- 
lagi pofleduti,gli  ritardò  dall*abitar 
.camcre-bàifé  i ed  aiigùflé  5 nè  Ja  co^ 
pia  de^  ScVtìÌ^rì'gl|.rÀfcéniic  dall*^ 
andar  fotto  l'altrui  podcllà  j nè  la 
libertà  dipreltriueMeg^i>gli  arre- 
ilò^al  farli  efccutori  folleciti  de^’ 
cenni  d'altri  Superiori  ; nè  lo  ftfc- 
pito  diletteuòle  della  Citd>  e la  fr^ 
quenza  del  ?opoio,gli  ipatiemò  cól 
metter-eauantragJi  occhi  iaToHtu- 
dine,  ed'ii  filenzio  de*  Monifteri  ; 
nè  gli  agi , ed  i piacéri  oheUi  godu- 
ti ^ &auuti  nelle  loro  Reggie,  gli  fè 
dciiiaf  dal  cammino  iau'errò  la  Re- 
ligióne, in  apparenza  fpinofa  , eli 
/piacente;  ma  con  aniiim maggior 
•delJeminenzàdcl  grado,à  cui  ci  ano 
flati fnblimaci  davna  /bpremineri- 
te'Repubblica , e con  palli  gcnero- 
ii,  egrandi;fugg  iron  dal  Mondo  ; il 
quale  onorò  la  fuga  magnanima , e 

R z no- 


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^8  8 Xl  iTOro  > 

iiobiliilima  collagloria,  e co*  trionr 
ri,  acni  gli  vomini  più  s’apprelfa- 
no  i.allor  che  da  .quelli  più  & di*/co^ 

HaQO«  r ::i  • j . 

» * » ' ♦ " 

C A P O XXVL 

/ l ? ‘ * 

Delle  figure  fatte  pfr  mezp^  della  fimi-- 
•^lianxfi.f^eontrmetàc^ 

Deirj^nominaxìone  * . • 

r- 

PEr  trarre  bifticci , e motti  gìe- 
coli  > è molto  acconcia  la  figu- 
ra dettada*  Greci  Varonomafia , e da’ 
Tofeani  AliiteraaiGne,  ouer  An* 
nominazione;  e fi  può,  fare  o coiJ*- 
aggiiignere.,  ò col  torre .»ò  col  mu- 
tar le  letterc'i  onero  col  trafportar- 
le  da  vn  luogo  ad  vn’alcro  ; del  che 
pcrvciafcun  modo  porrò  .duecfem- 
pi,  l’vno  Italiano  , c l’altro  Latino, 
La  fama  è più  veloce  di  qqalfiuo- 
glia fiamma.:  Libri funt  liberti  i\otu, 
arnandofi  meno  i parti  deli*  inge- 
gao , che  i propri;  figliuoli.  Io-p 
quelli  efcinpi  fi  vede  raggiugni-  ' 


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Onero  ta  reneì^ana . jSp 
mento . Si  fà  talora  col  torre . Per 
nauigar  flcuramente  rAdrinticor  è 
riècelTàriò  atier  fauoreuoJi  più  i Ve> 
'fleti  / Chei venti,  - Cùria  ejì  magna 
ra  dieefi^JàCorte , doue  còBa-j 
lunghèzza^deHe'  fptranze  *s*accòf^ 
eia  a’Cortigiani  la  vita  .-  G àòl  mul- 
tai: k lèttere.  E vn'Oratore  siru- 
■flico e difadorrio  nella  dettatursLj, 
e nello  ftile  / che  par  più  torto  vn*^ 
‘AratoreVcd'vn'Còléiuacor  de  Gatti?- 
pi , aimezzp  à naancggiare  i ràftri^ 
•nò  à d^rèsù  i RortrijC  sii  le  Wnghie^ 
tede  iDiciton'.  B’Vn*aItr^*Orat0^ 
re  GhiamatoRulio,  Jù  detto  ; ^ 

\uilur  eris  triuijsj  at  mihi  nullus  eris , ^ 

G col  trafportar  le  lettere  da  vn  luo?» 
go  ad;vn*altro . riiaudatorilbuenrt  - 
fonò^Àdtilatori  r i quali  cóJ  màhtò 
del  vetó  cuopronola  mctjzogiiaajì. 
Di  Vtt  jyiocolo  dt  Ratura^,  mà  granii  " 
dcy  e ’gigantenel  vizio  fù  fcritto,’ 
Tàruufy  fid prauns O còlPaccrefce- 
re  i e Jcuar  qualche  rtllaba . La 
eondia  fù^  cagión  feconda  di  molt^ 
mali>coin€  accadde  à Demoftéh^>. 
caUms  màgìM  fuit  caUmitas  « Si^ 

' ’ ' K I mili  ^ ' 


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jpx  H f^éUo  i^Uéa^  v . 

tj  a>  Verre,  nuouo  Dionifio  della  Si** 
cilia  . Eli  idem  f^ems  qui  fuitfemper 
vi..ad .audendum^prouBus  , fic  paratus 
ad  audiendum;  nel  qual  luogo^panu 
tUsy^pmeSusrfOudèndùmy  0’  aiidien- 
dum  fono  ne*  cali  inedefimi.  Nè^par- 
laftqui  foÌa*nieflte'de*-cajì  de’ nomi, 
mà  de*  verbi  ancora  , i quali  dicon/i 
auere  i cali  limili  quand’  hanno  i 
tcmpi^  eleperfonefterse  i come  fa?» 
rebbc  : yenitipercu$t  ahfcèjjki  detto 
daFioro  dèi  falmioe;e ciòichedi*- 
cea  Ceferedi  fé  ftefso  i^eoi^vidiyvh 
ci  : il  che  lì  dee  pacimentelntcndere 
nell'  idioma  italiano  ; nel  quale-» 
quantunque  non.  li  did inguano  i 
cali de’nomi  perle  cadenze  y&pof^ 
fon  tutcauolta.  rauuifar  da*  fegni  > e 
dagli  articoli . 

Rapprefenteròqucfta  figura  nel 
linguaggio  italiano^  c dimollrerò 
nella  figurala  virtù  di  Andrea  Ciu-^ 
rani , il  quale  dopo  d’auer  combat*^ 
tufo  à corpo  àcorpo  col*  GapitanLi. 
nemico , offeritolo  mortalmente^ 
nella  faccia,  vinfe,  e fugò  vngrolso 
corpa  d!cfercito>  caduto^  d’animot 
^ --  - •• 


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Guero  h ^^€tt . Fene'^atut  1 
6*1(14 ‘fperan^ày  €^  venuto  menò  nclì 
trmbiJCimcntò  del  CondottiereL»  „ 
dhè  era  lo^fpirfto  da  ciii  eràno  ani*- 
naaìce  > e moire  le*  mani'  de*  roidati 
•aella  battaglia „ . ‘ ' 

- Andrea  Cìurani  /bperò  moki  in 
vn  folbf  percliè’ egJi  fblodemppe  , 
ivalfe  per  molti  ne^combattimen»- 
‘ti  y & (ìbbegli  fpiriti  d^viì  eferci*- 
to  intero*  * adunati'  in  vn.  petto*^ 
Suisò  con  ferite  notabili  aU’Au- 
ucrfàrio'i/.  VoUto  ^ perchè  vqlle^ 
fregiar  fe  flefib  , éd  ornarli  col- 
la sformazion  deJl^mulp  i'  -'Jer- 
minò  pili  zuffe  quand’atterrò  il 
Campion.  nem*ico  e*  m'erkò  ; 

Golfe  piè^'^palme  quando*  vba  fo- 
la ne  tsoife;  Egli  fit  cagione / ciré 
i foJdati  Viniziani  maneggia flfero 
ferocemente  le  mani  neiCampo^ 
gelido  abbattuto’!  Capo  ; e - che 
i medefimi  folscro  Ercoli  cadu- 
to i^Anteò  / e che' brilJarsero  ge- 
Uerofamenic 'i  Cuori  , perduto  *! 
Jiwigu'e’di  Givi  ct?a  ircuore  deiicL^ 
-fehiere  contraric  . Egli  monrolTi 
eguale  alla  grand’anima  di  Brino».  ' 

R ^ il 


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jpi  H fucilo  V . ' 

cj‘a>  VerrCj  nuouo  L ionifio  della  Si» 
ciiù  . E{i  idem  rems  qui  fuitfemper 
vt  ^ad .aitdendumipronBus  , ftc  paratus 
ad  audiendum  ; nel  qual  luogo, para>r 
0ÉfSy&.prcte^ufyfauddndum,  0r  audien- 
dum  fono  ne*  cali  medefimi.  Nèi^ar- 
laiì  qui  foianiemc  de*-caiì  de'  nomi , 
mà  de*  verbi  ancora-,  i quali  dicon/i 
auere  i cali  limili  quand’  hanno  i 
tcmpi>,eleperfonefterse  ,comefa^ 
rebbé  : y evihpmu^t  ahfcèjjiti  detto 
daFloro  dèi  ftilmiae  ; e ctòichedii* 
cca  Ceferedi  fé  flefso 
tfi  ; il  che  lì^dee  parimcntcdntcndere 
nell’  idioma  italiano  ; nel,  quale:-> 
quantunque  non.  li  did inguano-  i 
cali  de’nomi  perle  cadenze  >6  poi» 
fon  tuttauolta.  rauuifar  dà’  fegni , e 
dagli  artìcoli . 

Rapprefenteròquclla  figura  nel 
linguaggio  italiano;  c dimofirerò 
nella  figurala  virtù  di  Andrea  Ciu-; 
rani , il  quale  dopo  d’auer  combat-^ 
cutoà  corpo  à corpo  coLGapitanL». 
nemico cferitolo  mortalmente:# 
nella  faccia,  vinfe,  e fugò  vngrofso 
jcorpa  d!efcrcito>  caduto*  d'.^imOf 


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Ouero  la>  l^ett . Fene’^am  1 
crdi'fperan^a  V efvcnutomcnò  nel! 
trafmbi?cfmcn  tb  del  CoiidotciereL»  „ 
dhc  ecà  lo^^rpirito  da  Guierano  ani*- 
naa^cc  ^ e ' mc>irG  le-  mani'  dé*‘  fol  da  ti 
■Bdla  battaglia  ^ ^ 

Andrea  Cìiirani  Aipcrò  moki  ih 
vn  foibf  perché 'egli  fbJodempi;^  , 
jvalfe  per  molti  né^ combattimene 
‘ti  y Se  ebbe  gli  fpiriti  d^vh-eferci*' 
to  intero*  ■ adunati’ in  vn.  petto». 
Suisò  con  ferite  notabili  alfAii- 
uenfàrio'i/jyolito  ^ “perché  volle^ 
fregiar  fé  flelTo  , ed  ornarli  col^ 
la  ^ormazion  déll^mulp  ^ 'Ter- 
minò pili  zuffe  quand’atterrò  il 
Campion.  nemico  e*  naerkò  > é-> 
Golfe  piiF  palmc  quafìdo*  vha  fo- 
la ne  oolfc;  Egli fà  cagione,*  ciré 
i folddti  Vlniziani  maneggia ffero 
ferocemente  k mani  nel‘Campo> 
dlendp  abbattuto’!  Capo  ; e *chc 
i medefimi  fbfscro  Ercoli  cadii« 
tO  ' Anteo  e clic*  brHiarsero  ge- 
nerofamentc  i cuori* -,  perduto  *! 
.fa>ngu’€ 'di ' clvi  cita  il  'cuore  delle^ 
'khiere  contrarie-.  Egli  moUrolTi 
€gH  ale 'alla  grand’anima  di.  Bruto,.  ' 
• • R ^ il 


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1 


jpx  nrn  frdlo  ^ ' 

tj*a:  Verre,  nuouo  Dionifio  della  Si<» 
cilfa  . E{i  idem  f^erres  qui  fuitfemper 
vi.  ad .audendum^proUBus  , ftc  paratus 
ad  audiendum  ; nQÌqvLAÌÌuogcyypara^ 
iitSy^ipmeBHSyfaudendum,  0-  audien- 
dum  fono  ne*  ca/i  inedefimi.  Nèipar- 
Jali  qui  foi  adente*  de*-cafi  de*  nomi , 
mà  de*  verbi  ancora-,  i quali  diconli 
auere  i cali  limili  quand’  hanno  i 
tcmpi^eleperfoneftefse  icomefa*- 
rebbé  : yemhper€u$t  abfcèjjki  detto 
daFJoro  dèi  fulmine fe  ciòtchedi*- 
cca  Celare  di  fe  ftefso  i-^eah  vidi^yh 
ci  : il  che  (i  dee  paErmenceIntendere 
nell’idioma  italiano;  nél.quale^ 
quantunque  non.  lì  didinguano-  i 
cali  de’nomi  perle  cadenze 
fon  tuttauolta.  rauuifar  da’  fegni  > e 
dagli  articoli . 

Rapprefenteròiquclla  figura  nel 
linguaggio  italiano;  c dimollrerò 
nella  figurala  virtù  di  Andrea  Ciu-^ 
rani , il  quale  dopo  d’auer  combat-^ 
tuto  à corpo  àcorpo  cohCapitanLi. 
nemico , e»feritolo  mortalmente:^ 
nella  faccia,  vinfe,  e fugò  vn  grofso 
Sorpa  d!efercito>  caduto*  d'anjmo. 


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/ 

Oueroh  1{ett . Fene'^nct  1 “jp  j 
c'  dijfperan^a  v €f  venuto  meno  nclì 
trarmbi^iiim’cntò  cieJ  CondottiereL»  „ 
bhc  ecà  lD.\fpirfto  da  Guierano  ani*- 
•nia»te>  e 'nioffe  le*  mani'  de’* foidati 
•nella  ba/ttaglia  „ . 

Andrea  Ciurani  Aaperò  moki  ih 
vn  foiby  perché' egli  /blodemppe  , 
ivalfe  per  molti  ne^combattimen»* 

‘ti  ^ &o  ebbe  gli  fpiriti  d^vn^eferci*- 
to  incerO'  ' adunati'  in  vn.  pettO’ . 
Suisò  con  ferite  notabili  airAii- 
uerfàrio- il.  Volto  perchè  volle,» 
fregiar  fe  flefib  , éd  ornarli  col- 
la sformazion  déll^Emulp  ì'  'ter- 
minò pili  zuffe  quand’atterrò  il 
Campion- nemico  nà'erkò  > 
colfc  pitF^pòIme  quando*  vha  fo- 
la nc  colfe;  Egli  fu  cagione  v 'chre 
i folddti  Viniziani  maneggia flero 
ferocemente  le  mani  neiCampo^ 
ciiendio  abbattuto’!  Capo  ; e - che 
i medefimi  fofscro  Ercoli  cadit» 
to  ' Anteo  e clic*  briilafsero  ge- 
uerofamcntc  i cuori  , perduto  *! 
Ja>iigì*di'Glvi  ettd  il  'cuore  delleL> 
leh iere  contrarie  . Egli  nioEroffi 
egH ale ’àJla grand’anima  di.  Bruto».  ' 
: - R 5-  il  ' 


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SiWf,  H Vello  v 

tj  a/VerrCj  nuouo  Cionifio  della  Si»  ' 
cilia  . Eli  idem  Verres  qui  fuitfemper 
vt.  ad.  audendum  oprate  &u$ , fic  paratus  < 

ad  audienium  ; nel  qual  ìuoga^pariu 
tksy  ^cfroieSHiifOudàndum,  0-  audien^ 
dum  fono  ne*  cafi  oiedefimi,  Nèlpar- 
J ail'quì  foi  a*meiite‘de*'Gafi  de’  nomi, 
mà  de*  verbi  ancora-,  i quali  dicqnli 
aucre  i cali  limili  quand’  hanno  i 
tempi) , e le  perfpne  ftefse  j come  fa^* 
r ebbe  : : VeniP,  percH$t  abfcèffiti  detto 
da  Floro  dèi  fai  mine  yc  ctóxhediv 
cea  Cefere  di  fé  ftefso  : Vetti,  vidi^vh 
d:iì  che  lìdee  parhnentcintcndere 
nell’idioma  italiano;  nel  quale-» 
quantunque  non>  lì  diUinguano'  i 
cali  de’nomi  perle  cadenze 
fon  tutcauolta  rauuifar  da’  fegni , e 
dagli  articoli . 

Rapprefenteròquellà  figura  nel 
linguaggio  italiano;  c dimollrerò 
nella  figurala  virtù  di  Andrea  Ciu-> 
rani , il  quale  dopo  d’auer  combat*^ 
tufo  à corpo  à corpo  col>  CapitariLi 
nemico eiferitolo  mortalmente^» 
nella  faccia,  vinfe,  e fugò  vngrofso 
^corpa  d!efc«;ito>  caduta  d’animot 


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Ouero  l<p  ^€tt.  VtntT^am  \ 
c*^^  di  ?fperan^ji  V e venuto  menò  nell 
trarnibi?iiiracntò  del  Condottiei'eL» ,, 
’éhc  ecar  lo^fpii•fto  da  euieràno  ani** 
e 'mofle  le*  mani'  de*'  roldati 
‘Delia  battaglia  ^ ' 

-Andrea  GiuranHìapcrò  molti  in 
vn  foib;  percliè'egJi  iblodempFe  , 
ivalfe  per  molti*  ne^ combattimene- 
‘ti  y &o  ebbe  gli  fpiriti  d^vh-ererci*- 
to  intero- ^adonat^' in  vn.  petto-  . 
Suisò  con  ferite  notabili  all’ Ali- 
ucn/ario' il: Volto  ^‘perchè  volle^ 
fregiar  fé  ftelTo , éd  ornarli  col^ 
la  sforma 2 ion  déll^mulp  ì’ Ter- 
minò pili  zuffe  quand’atterrò  il 
Campion  nemico  e*  meritò  i 
colfe^  piip^palme  quando*  vha  fo- 
la ne  oolfei  Egli  fò  cagione  , • chrc 
i foJddti  Vini?;iani  maneggia  fiero 
ferocemente  le  mani  nelCampo> 
efienda  abbattuto’!  Capo  ; e - che 
i noedefimi  folscro  Ercoli  cadu« 
to' Anteo  e chc"  brHiarsero  ge- 
ncrofafneotc'i  cuori  , perduto-*! 
.fàngiie’di  Givi  eità  il  'cuore  deilcL^ 
Ghiere  contrarie-.  Egli  niofirofii 
cgH ale !àJla grand’anima  di.  Bruto,.  ' 

R ^ il 


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notuiiilima  colla  gloria,  e co*  trìon? 
ii.,  àcui  gli  vomini  più  s’appr^ira-^ 
no  ,,allpr  di?  da  .quelli  piufi  dilco^. 

__  ftaQO«  ;i'.  I . t',  . J ,.J-  .i.  .> 


CAPO  XXVL 


Delle  figure  f Atte  per  mezp^o  della  fim^. 
^Uan%^A  it eorttranetd:^  , 

. S ; ' , M'  ■ ' l.i 

DeWAnnominascìone^  . • 

' * • . r- 

; ' . ' I 

P"^  Er  trarre  bifticci , e motti  gìe- 
. coE , è molto  acconcia  la  figu- 
ra detta  da’  Greci  Varonomafia , e da* 
tofeani  A li  iterazione,  ouer  An» 
nominazione^  e fi  può  fare  o coll*- 
aggÌLigner^., òcol  torre.,òcol  mu- 
tar le  lettere  louero  col  trafportar- 
le  da  vn  luogo  ad  vn’alcro  del  che 
per  ciafeun  modo  porrò  duecfem- 
pi,  l'’ viio  Italiano.,^  l’altro  Latino. 
La  fama  è piu  veloce  di  qualfiuo- 
glia  fiamma.:  Libri  funt  liberi  : ppnj, 
arnandofi  meno  i parti  dell’  inge- 
gno , che  i propri;  figliuoli.  L'U 
quelli  efempi  fi  vede  l'aggiugni- 

nicnto 

• i.»  J , 


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Ouerùia  rene:^ta»a , jSp 
mento . Si  fà  talora  col  torre , Per 
nauigar  flciiramente  TAdriatico,  è 
riece/Tario  auer  faiioreuoJi  piii  i Ve^ 
lieti  > che  i venti.  Curia  efl  magna  tu- 
ta dieefi  della  Corte , doue  coiJa«» 
Jungheiza  deHe  fpcranze  s’accor^ 
da  a’Cortigiani  la  vita  . G eoi  mul- 
tar le  lettere.  E vn*Oratorc  sìru- 
flico , e clifadorno  nella  detta tura_j, 
e nelloEile,  che  par  piu  torto  vn*^ 
Aratore>  ed*vir Colduator  de  Gam^- 
pi  , auuezzoà  maneggiare  i ràrtri» 
nó  à dire  sii  i Rortri,e  sii  le  ringhici 
re  de  i Dicitorf.  D’Vn^^Itr^  Orato^ 
re  chiamato  Rullo,  fu  detto  ; 

Hjillus  eris  trìuijs^  at  mihi  nullus  eris , 

G col  crarporta rie  lettere  da  vn  luo» 
go  ad  vn*altro  .1  Laudatori  /buentc 
fono  Adulatori  > i quali  cól  manto 
del  veró'cuopronola  menzogna^ 
Di  vn-piceolo  di  rtatura,  mà  gran-  " 
de  ,*  e gigantenel  viziofìi  fcritto,' 
Taruusyfedprauus,  G colPaccrefcc- 
rc , e Icuar  qualche  rtllaba . La  ftt- 
Gondia  fii‘Cagion  feconda  dimoiti 
maIi,come accadde  à DemoftenO,. 
calamus  magna  fuii  ealamitas . Sh- 


Dfc  • 


allicerazioni  deonfì  adoperare' 
ifcarfamente  nc*<:ompoftin3cnti  gra- 
ni, c ferii  perchè  collivlcggercz- 
dell’agno  miiiazionj  /itprre^hh^ 
fagraniti  i m^^^rpiacpMpli,  e gip- 
eofi  fi  poflbn;rpetìUrc:p 
te.àp^enc.  manica 
Còir<|uefleatinoinii^zÌQni  fipa* 
crebbe  rchcrzarcfopraledue  Scatue^ 
di  bronzo  dette  iduc  Morii  dai  Vol- 


go ^ i'^nali:  bactòfio  à^vicendà  Ja^> 
Campana  dèli*àr ti^iofi aìmo  Ori- 
uolaneila.  Piazzai  di;S*  M^rco  v cj» 
diftinguon  ;]e  prie  :cofl  dire  Che 
diie  Mori  rchéfi  miranaaJdi.  fuori 
arinatly  fembrano  efsere  anuiiiacf 
^e|itrOidalÌ-^:te,^Ja  qaaie  alloi^mcr' 
ròa  d’cfsere  (ueiata;  agli  oqchi^di 
tu  tti,.quando  èpih  velata  ncU*artir 

fick)  : che  àgui(a>di  Bfontifp^cuo* 
tono  i bronzile,  i colpi  lorp-fémprc 
ma  j febeemente  colpi/c^^  or- 

dinatamente : che*]  Tuono  feruc;  iii^ 


vece  :d i ypccy col  quale  regplafi  dj 
notte  iUonno dclJar  pittici,  e; fiidà: 
regolale  agliozi  jyedVg!  n^pzii  del 
giorno  ; che,  col  bronco  ioro  quafi 


con. 


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Onero  ta\tU,Vinexìana , _jpr 
con  fonora  tromba>  Ja  tomba  rieoi?* 
dano  ; e.  che  (enza  «mentire,  ammo- 
niicon  le,  ménti  de’Mor  tali  i.  Morte 
auer le  ali'&e»  n ■ 

- . .Con  queUiivbl/iiqoi  è compoflo^ 
qucliVerfo 

Marta  che  mertamrfor,  à mòrte  mortai 
Queftie  leggerezze  però  riefeon  di 
pefo  alioc  che  contengono  q^ualehc 
pefatay  e graiie>fentfiH2a.>còinc.  è 
quella  £'  Doeent  del  Patire 

Famiana  Stradà«  deila^  Compagnia 
di  GicsfefamofoincJ  Acme >. nelle: 
3^iriù  ,^nc*  libri  ; dacui  fiiinfegnar 
caia  via  divgiugncrc  al  Tempio  dclr 
^Immortalità,  c di  ayn  cfser  morto, 
nèmcndopojnorre , ncchiiiija.ben^ 
chcriftreoadai  iepokro  *.5  r i - 


; » , , . r. 


€ A F <i>  xxvm 


I f 


- ^ tteUa  fgWfa  liml€  nt'eaft\. 

4.^  •'i*  * ■ *> 

- ' ' I ' 

I-  A £guradcna:da’LatHU,fMlr^ 
ayter  caienSi  oonMcnel  porrele 
^rolemelcafi.  Udii  ^ Prenderò' l*c~ 
tuB£Ìo  dai  Cicef  ojie  ,^che  difte  con* 
' ‘ R 4 tra.  " 


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jpLi  nry,  H Ktìla  v , . ' 

ti'ajVerre,  nuouo  Dionifio  della  Si» 
cilfa  . Efi  idem  f^ems  qui  fuìtfemper 
vt.ad .ctudendum^^proitBus  /fie  paratus 
ad  audiendum ; nel  cjual  luogo, 
tUsy^pmeSusyfOudendum,  ^ audien* 
dum  Cono  ne*  ca/i  medefimi.  Nèlpar- 
Jafrqui  foia^mentcde'^ca^  dc’iromr, 
Tuà  de*  verbi  ancora-,  i quali  diconli 
auere  i cali  firn  ili  quand’  hanno  i 
tempi),  e le  pevfpne  ftefse , come  fa- 
rebbe : Fenitipmul^  abfcèjfa»  detto 
' da  Floro  dèi  fai  mine  ; e ciófichedi*- 
c'ea  Cefere  di  feilerso  : ^enh  vidi,vh 
ci  : il  cbe  (i<àte  pacimentelntcndere 
nell'  idioma  italiano  ; nèh  quale-> 
quantunque  non.  lì  diflinguano'  i 
cali  de’ nomi  per  le  cadenze 
fon  tutcauolta  rauuifar  da'  fegni , e 
dagli  articoli . 

Ràppréfenteròqiaiclte  figura'ittel 
linguaggio  italiano;  e dimoflrerò 
nella  figurala  virtù  di  Andrea  Ciu-^ 
rani , il  quale  dopo  d'auer  combat-^ 
tuto  à corpo  àcorpo  cohGapìtan^ 
nemico  > e<feritolo  mortalmente^ 
nella  faccia,  vinfe,!e  fugò  vngtofso 
jcorpa  d*efcrcito>  caduto-  d’-^imot 

I ■'  — -r  Qfii 


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/ 

Oueroh  1{ett . VentT^m  \ j 

c'di‘fperan^3V  €f  venuto  fncnó  nelì 
trafmbi?iiimcntb  <ieJ  Condottiereb ,, 
bbèbua  .lo^» Spirito 4a  cuferano  ani*- 
naaite^  e mofle  le  mani'  de*' faldati 
ijella  battaglia  ^ . • ' ' ' 

: Andrea  Ciurani ibperò  molti  in 
vn  folby  perciiè  egJi  fbJo'femppe  , 
ivalfe  per  molti  né^ combattimeli- 
*ti  r ^ ebbe  gli  fpiriti  ^^vn  eferc l'- 
io intero*  - adunati  ' in  vn.  petto*  • 
Suisò  con  ferite  notabili  ali’Aii- 
uenfario-  i/;.  Volto  perchè  volle^ 

fregiar  fe  flclTo  , éd  ornarli  col- 
la ^ormazion  déll'Emulp  Ter- 
minò pili  zuffe  quand’atterrò  il 
Campion-  nemico  e*  nà'eritò  i 
Golfe. pitp'jpalme  quando*  vha' fo- 
la ne  oolfe;  Egli  fù  cagione / chre 
i foldciti  V/niziani  maneggia  Aero 
ferocemente  le  moni  neiCampo> 
cfl'endo^  abbattuto’!  Capo  ; e - che 
i medefimi  fo/sero  Ercoli  cadii* 
to  - Anteo  e ciie*  brHlarsero  ge- 
nerofamentc  i eoorr  , perduto-*! 
Aangu’e’di  Givi  cita  il  Vuore  delieL> 
-tehiere  ^contrai  rie  . Egli  moAro^ 
eguale  alla  grand’anima  di.  Brino».  ' 
- R 5- ■ il  ■ 


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llF'eUùi^jOrofy,  jr* 
ih  cjùiak  iColla  morte*  d'  Arunte^* 
Tchiantò:  il  rampollo  delia  Super- 
bia ; alla  ^fìibi  ime  ibttezza  di.  Mal- 
dio  Torquato  »>,  che  nella- .cadiita-j 
dell’Auucc^rio^j-ipotftòliiomc  »mc 
la  teftaTCorouata  :*aU*incomparabi- 
le animoiìtldi  Lucio  Valerio Cor- 
uioo  ,>  che;  nelle:  tenebre  mortali 
dfel Barbaro  Spento  ,.via  piii  illuftrò; 
ja;  luce , ed  il.vaior.  del  nome ( . • 


- I li. 


C;  A P O X'X  VirL 

. ì)  ! 

mila  figura  fimile  nella  definenTii^^ 

*T  T N’aitra  figu ra  nomina ta  da” 
V;. (Retori,  pmiliter  dtfinens , hà  li- 
mile la  terminazione  , 6 la  defineii- 
za.in  vna  ,.  onero  in.piìi  fillabc . Di. 
tal  fatta  è queft'cferapio'  di  Cicero- 
ne, prò /fgc  Tdnt'  felìx  lm~ 

peratpY'i  vt  eiusjrmper  volmttHbus 
noìii  modo  ciues  afj'enfer'int  y focif^oMcm* 
perarinty  hofle.s.  ebediennt  }.  fed^  etUnLf» 
rjenti , tempeliàiefque^  obfècundarint  *. 
Diderifce  quella  figura. dall'altra^ 
dinanzi  mentouata,friquello:che  la 

figli-; 


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Oum  y'et^^and] 

cadenryrichkàtfoìz!^ 
meotc  ii  ponimcnto  deiJe  parole^ 
0^'  caii  fìi^Jj  pofttiiiqoaJ  fi  fia  Juo- 
go'^  oà  può  tròùar/fc  negli  auuerbij 
prilli  di  cali  ria  dout  nclJa  figura^ 
chiamatar/^iMf^/f/:  dèfinens^  in  parte 
rfchiedeil  nel  £oe  dtiroraztonc  5,  ò- 
de*  periodi  hi  ftejSa  termina  e 
definénza  >1.  la:  qnaie  trouafi  ancor 
ncgU  auucrbi;,c<Mnctojgcii  in  que- 
ft’aitro  compio  „ E!ufdem,non  efi 
ficere  firùtèr , ^ •muenutrpitèr\.  Nè 
queita  defincnza  ,*  è.  foggettt.  alle 
leggi  ii  rigprofc  deila;  rima  ; onde 
fe  bene  , per  efempio  affen-, 

/érinr*  farebbon  falfada  rimalatina  ; 
non*  gnafferebijona  la  fguta:’ pre- 
•fcntc  xdandolc'q.ucilc  due  parole-» 
ornamenti. baftcaoJr,  La.Hefla:  li- 
bertà li  può  proporzionalmente^^ 
oileruare  da  chi  Icriue  nell’idioma 
fciorto> onero  ih  profa  pin,  cui  ò. 
potranno  rirpondcrll  le  rime  im- 
perfette V.  G..  leggere combaite- 
le , fcriucre xX  fchaiglianti  ; ò po- 
tranno adoperarli  ma  radiUìma- 
^ mente  le  rime  perfette  ^ acciocché, 

R 6 gli 


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gli  Veditori' , ed.  i>  Lettori  non  ibA 
pettino  di  qualche  - inuhtata  tras* 
forraazìonei^c  che.g]i  Oratori  iica 
dìucniiti  Cigni  di  Parnafo>  come-» 
cantarono  di  fé  ftelIi  Orazio- , ed  il 
Caporali  primo  dfe’quali  diffe 
lànt  iàm  re fidunt  cruribus  alperA 
Velia  9 & album,  mutar  in^Utenp 
■:SupernètynA[cunmr^e  Uues.  . - ^ 

Ter  drgitas , bum  erofque  piuma  : - 

& il  fecondò 

Crà  mi  par  à'auerì^de  agili  delire  y 

dà  fuor  mi  [punta  il  beccOit  mi  fi  fantf» 

. Le  dita  delle  man  penne  maefire^ 
I{uuida  Icoì^  » e dmapellem  hanno 
, Cinti  gli  fiinchi^tal  che  dir  mi  lìce  r 
* ^jtfiate  à dio  eal%etti  miei  di  panno. 
Colle  leggi prefcriue  dalla*  figura- 
di  cui  trattari,  rirtrigncròvaienco- 
uiio:fopra*i  Capitan.  Generale  deh 
Marc.G-iacomo  Hofearini , al  quale 
fcrulper  larga  piazza  deLfuo  trion- 
fo.  ' i’a  m p i ezz  a dcH’'Ad  in  a tico.: . pere- 
diè-  Colia  fola  fa niaid’è (Tei- Generai» 
le, talmente  fpaaEÒ.l*Artnata  dicen- 
to fclfanta  legni  turchefehi,  che  gli  • 
Qà  toinanni  non  cbl^eroanimp  d^en» 


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Ouero  laI{ttìor.  Vtnti^nniL.  ^97 
trar  nelGblfbrper  tema  cPincon  tifa- 
re il  Fofcarihi,  più  fpauentcuòie  a 
Joroideglifcogli  ye  deJlctenipélle'> 
c cosi-fù  €gU  vincitordenza  com- 
battere , e terminò  la  battaglia  ù>- 
lamentecol  terror  del  nome. 

Quanto,  il  Fofcarini,nelle  batta- 
glie precèdéiiti,  còlla  IJia  in- 

foperabile  òperò,  fe  per'armé  po- 
tentifldme , anzi  per  malceifcfaiei  c 
feruìgli  ancora  il  nome,  col  quale 
centinaia  di  legni , e migliaia  d’ar- 
mati fugò!  Golia  luce  degli  occhi 
piu  fpauenteuoli  di  quelli  di  Mario, 
àquantii nemici  l’vJtinaa  notte  re- 
caua  ,:f€  prima  di  Scorgere  , edefler 
veduto  dagli  Auuerfarij  , per  JaiÀ 
paura  gli  acciecaua,  e gli  abbattea  ! 
Collafugade  Barbari  diede  all’A^ 
driaticO‘  minacciato  d’elfer  eh iufo 
dairArmata  de’  Turchi , la  libertà^ 
& a’Nauigantì  Ghriftiani^sbandite 
k tempelk  deilagucrra,  1‘ 
antica  tranquillità  ;,  ed  à Vcnezia-.ì 
coU’allontanar  le  v^lc  delia  Tracia^ 
dalie  quali  eran  coperte-,  & ombra-* 
te  le  acque  rendè  la  folitaXecenità.; 
~ * L’Iiìria^ 


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VMrh  rU  Friaii ,,  lac  Dàlona2Ìa:,.c: 
tutta  iUta!lia».canfersò;  iiuggioir  di 
Cciàrcil  fòfcàdflilocoLi^atorc: . 
pcrchè/cnfea  nader  gJiOtiDoaanni, . 
coU*anmiQzio.<ieiiaì  V enuta  >gl  i v iaì*  ' 
fc.. 


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4 ./ 1 ; I - * * ► ^ 


C A P 0»  XXIX. 

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23fÌ/à^C(Maf:^oeeÌ€uer(^Cifttfr^»'  « 

. : f ofi^9ne  ^ ’ 

■ • 1 

• I ' 

Ella:  figuri:  Contrappofizio^ 
(nor  detta,  Contenziooc  da 
Tullio  i.  H veggono^  vaiti:  infie** 
me  i contrari; „ ciie  ida?' Greci i fi ‘ 
cliianiano  Antiteti  ;)della  còngiun* 
z^Ton.  de*  quali  goder  raicabilmcnte: 
rintcilfiUo:  in  quella;  guilàà  pun- 
to.  che  l'occhio  prenderebbe  granii, 
diletto^  fe  potelie  vagheggiar  fieu-. 
ramcntcin.rji*àmpioSéEraglio,tut- 
le  lefpczic,  coni  carie:  delle  fiere:,,  C' 
r im  karc:  adunar  oTQrrore,e  lai  Fic-^ 
irezza  di  tutte  le  feliie , ò amman/àr 
la  ,:*o  pur  combattitrice  coJiVarmc, 
aatie'4u>a.  m ^ 

' Da: 


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Gum  U K€tt.  Kene^ìana . 599 

Da  firn  ili  contrari;  loderò  Fede- 
rigo Cornaro  Pifcopia , che  giunfe 
nupuo  lume  ad  vna  famiglia  chia- 
-rifsima  ;;  fé  pure  ftpuò:  aggiugnerc 
fplendore,non  dìcoad vn  Sole,ina 
ad  infiniti  Soli  di  luminofiffimiÉroi 
dello fiefso lignaggio.  E perchè  à 
cominendar  Federigo  dalle  virtù  , c 
da  tutte  le  Tue  azionij  non 
be  la  lingua;  di  Tullio  , che  hcbbc 
l’ingegno;,.e  la  facondia  eguale  alla 
grandezza  dell'Imperia  Romano 
C'verrebbono  meno  gli  Oratori  più 
robufti  r io  fra  molti  fccglierò  fola  - 
mente  quell’atto  dalla'fua  liberalità 
operato  ,,quanxlo  con  vna  pioggia 
anzi  vn  diliiuio  d’oro  fouuenne  nel- 
la guerra  di  Ghioggia  alla  Repub- 
blica-> la  quale  con  vn  Diluuio  d’ar- 
inati  era  quali  fommerfa  e larga- 
mente diede  le  fue  ricchezze  alla—^ 
Patria  ftretu mente  afsediata  dalia 
.nccefsità  ; ed  a cuidi'preziofp^akro 
non  rekaua , che  la  Libertà  ,,  pre- 
giatifiìma  dote?  fcmpte  jnter^amen- 
te  confcruata  nella  Città;  di  Vene: 
zia  *.  '■ 


4C«5.  • tlrtìh  d^ai" 

Non  fu  di  rainor  giouamentGrai-- 
fa  difera  della  Patria  col  petto  'dii- 
fcop’erto  j Federigo  difarmato  y'd‘i 
\|uc]chc'fòflefò  rCic'tàdihi:,  & i fòl- 
dati armati^  c ricoperti  d’acciaio-. 
Combatteuàn  quefti  nello  ftr igne- 
ré  irferro:Colla  dèftra  incallita  , & 
induràtà-nelParitìc  : gucrreggiaim 
qué^fféblPallargar  le  mani  ba^nà*- 
tC',  émoHida-coni  imie  i ' c ‘ppoziò  f e 
vene  aperte  dalla  Liberal  iti , 1 fol- 
dati  co’iailipi  mortiiféri  dèlie  fpadt 
iccccaiianò  i Nbmici  ‘>  acciocché 
non  ffcorgéflcro  i fulmini*  auucnta- 
tir  'Fédcrigo^rolla  luce  vitale  deK 
Poro  rifchiaraua  gJiocchi  dc’Gonr- 
battitòri  Vértcziàni'j  a,cciocché^V'c- 
deirero,é  sfuggiireroi  colpi  fcaglia- 
ci  dagIi‘Auuerfàrij’.  1 foldati  eofiL, 
ofcuriifime  nuuole  formate  ncJI*<> 
ria  d*allcmorti  voIanti>abbiunau^ 
no  le  febiere  degli’offeaditorn  'Fe- 
d cr  igo  con  Vna  1 u mi  nciflllìma  co  p fa 
di  rag^‘  dorati, ài  tri  Sol  i recaua  nel 
eadipode^difénlbri;  Quèlltéol  vòt- 
traVJé  Ve  ne  di  /angue  agli*  Aflalito- 
ni  di  yenc;ìia,.togiieuano  loro  iivi- 

gore». 


/ 


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Oueroh^fitUVmi^na^  404 
gore , e la  forza , il  Cornaro  col  fe- 
condo fanguc  delle  ricchezze  riem- 
piendo gliamatQri  della  l<ibertà  , 
/gli  auualorana tutti  alla  battaglia  • 
'àiizi’l  Comaco  anche  lontano cb- 
;be  pih  pa«i:c  nella  pugna  > c nella^^ 
vittoria.»  Perocché  egli  eiTcndofo- 
loparèa^uhàplicato^  nonché  rad- 
doppiato» fneattccoi^a  potenza^ 
del  danamraoueale  màili  di  tutti  ^ 
trouandoiinel  chiuib,  del  palagio  » 
era  prefente  ndllhpcrto  delOarapor 
praticando  con  gli  ^ici  > aggira- 
uafi  fra  le  genti  nemiche  f c quando 
moftraua  dfefler  difoccupato , tutto 
s’impicgaua  per  la  faluezza  dello-» 
Repubblica , per  cui  prontifsima- 
mente  priuau^dell*argenta>  e deir 
4»oro  fcnz*impouerire  ; con  reflar 
doui^iolb  dellalibertà>della  Patria  i». 
delPatfezione,.del  cuore  de^Cittar 
dini , deirimmortalità  del  nomei^ 
comperati  convazione  fifplendida  : 
le  quali  cofe  prefc»  non  dico»  vnitat 
mente  ,màfeparatamentc,:vaglion|^ 
.piìi  delle  perle  i deile  genxmeitedei 
fflCtaUi  piii.-ragguardeubli;  delto. 

' " " - monr 


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40L  ^ V-  0 

montagne  j c de  Mari-i,^.  j , r*(  ? 

' ' Vogiio  dar  fine  à qucft*Vitiina  fra^ 
Je  e vltìmare  ecoronarc il 

-Trattato  d i effe  ì^aratiuhenta r la 
‘ liberali  inuérài  KÒifògRón  vfata 
dal  privalo  Patr^ca  di vWezìa^  dal 
dS. Lorenzo  Giuftmianòia,cui  la  Sa- 
pienza^^  iiberalffsjs^^jniofflio^i  ‘9. 
aprendogli  le veae^pìff/pure  >i  empiii 
iimpide  ddie  /ieiei^ze);^  la^itiAiafa 
diè  le  fue  bilance  gin  ffifsimè:  coi  co^ 
gnomcorigiiutttdàflgritff^^  Pru- 
denza R'einaddJié.Vicriì-,lla  corona 
jreaie  tolta  di;  capaà  ic  ilcffa  : lau^ 
7'cmpcranza , Tàffolutò.  iìgnoreg- 
g iainenCD.lbpra^  Ia:TJbeiiione^e  con- 
tumacia del|*appemo$  sellai  poren<* 
ara  concupilcibilc , forzata ifcmpl?c 
àfoggettarfi^ed  à fèruireailaLrag^' 
ne  riafoctezza  9 iolbUda  dirtele* 
ra  fi  Buona  > che  le.  armt  Icag^iàtel» 
da  ha  Fòrmna  9Ìn  quello  fpùtauànn:  : 
]a;NòbiÌtà.>  piò  raggi  che.‘flon  hai 
Sóle  quandò  iie]'  mezzov  giòrno^>  t: 
^neli’altò,  delle  fuc^grahdìezief  pià. 
maeffofo  pompeggia  : 'e  4 cuiftuttc. 
le  Virtù  donarono:  i lòroabBiglià*- 

menti». 


= ?d  1 , Google 


D 


Ùuero  la  lettor,  Veneziana]  40  j 
menti , e le  diiuTe^iù  vaghe^  il  qua- 
le pclrdiuentar  piariccoj  c pompo- 
fo  gittò  nel  fenadclla  Pouertàitaiit* 
oro',  ed  argento^,  che  fi  fece  voloo  - 
tario  Debitorc,pcrcfler  poi  Credi- 
tore dclGielo  e poter  contare  Io 
ftclfo'  Dio'  fra  Debitori  . Di  queftp 
fatto  darò  Tampllhcazione  da*con- 
trarij.  ^ 

Echidiràche  la  Pbuertà  fia  vi- 
le , oBBrobriofa , lorda , ftomache- 
noie  , e moftruofa,  c’ degna*  d’èfser 
collocata  da* Poeti  alla  porta  dell*- 
InferqiQ  quafi  che*  ella  cònduca  i 
Poucri  nel rabiffo' d'ògni  pena: , e 
miferia , mentre  fu  reputata’ di  tan- 
ta fiinia',  di  tanta  glòria,  e chiarez- 
za, di  tale  allettamento  , e co/ì  at- 
ttattiua'j  dal  B.  Lorenzo  Giuftinia- 
no  ,cKe  percoraperarlà  vendè  lar- 
ghifsimi  patrimoni;  5 e per  eflerne 
pofsefsoce  afsoluto , diè  ò>ontanea  - 
mente  qiianto‘pofsedèua  nelMon- 
do  ? Anzidiuenuto  lai;dàbirmentey 
c fantamente.  inuidiofo  , ed  auaro 
del  teforo  ricefaifsimo  della  Poiier- 
tà,  tutto  lo  volle  perfe;  nc^  jijòlem 
n tien 


tkii  mirandòlòip  à^ltrui  > arrfccJìi 
'tiiftìi  bifogriòlf  c^'Iiarfi  pouero;  gli 
vefti-  collo  "fpogJiar ‘ lìe  guardarob- 
bè  ifegl  i arredi',*  e de*'  fornimenti  le 
■jtìiifW  del)  palagio')^  gli  fóHeliò’  Hàl 
centrò; àtlle  c^hiniià  èof  carkàHi 
•S  debiti  ) ed  acciocché  qtìtìlr  anéf- 
tùlio , nulla  Tctbofsf/  -i  ^'co- 
li d*oro,  le  piogge  preziofe/e  furòh 
fàfiróle  nel  tempo  di;  e di 

Gioue  ) furon  y^tHsime  flòrie  nei^ 
l’età  délp^imjb  Patriatea  di  Vene** 
vsla , la  quale  iridfe  fémprc  ilfuo  Pre- 
•laNro^into  disdire 'ftliwrc  : Tvoa  de’ 
Poueri  , e die^merchini*e  Kalicra  del-^ 
Je  Virtù  ,cdc1Perfona^i  nobihTsi^ 
m i ) Ja^  prima  era  eòmitiua  conftJc^ 
ta  della  Liberalità,  e diiLorenzo  : lìt 
feconda,  dellafantità^.  e*  dell^dign^ 
tà  di  PaCriarca.  \ ’ . i - , - , ( 

. M^t'akr^  figure  dellfif  p^rok  ^ è 
delle  ftìlten^e  erbuanfi  apprefso  gli 
Autori  i tnàli'tralafòiano',.0  pérchè 
Iba'  facili,  e non  tanto  necefsariè  ) ò 
pefchèmoa  fono  così  capaci  d*cfte^ 
re^amplificate  promettendo'  però 
difjWégade  i?  c di  darne  notizia*,  co- 
» ‘ muli? 


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Outro  la  ^etù  Veneziana  1 
munque  fi^no , neJJa  giunta  che-» 
farà  ai  pre(ènté:^^iKcac(T9>  ^at<tf 
faprò,  piu  rincrcrcfere  a’I^ttoriiÌL^ 
piccolezza  > che  la  .graode^^^el 
Libro  > e la  multiplicazion  defogli: 
cgT  quaJf  ;^aluoIU  fomc''CdWevpenn^ 
maeftre  ; fi  vola  piSrfpeditamènte  , 
•e  velócemente  al  Cielo  4eIJa  Sa- 
pien^av'‘^' 

'.I  *1  A 3 


Ih 


Dr--,.:!bvC 


LIBRO  jOJ^ARXO., 


tnódo  d( compor  lè  Oratemi  • 

J! 

CAPO  I. 


DeWinvenTÌton  deWargomtntB,, 


■ •■'f  > 

Vendo  g/à  ne* libri  pre- 
cedenti  aperte  Je  minie- 
re de"]ubghi,ropfci,dQn- 
’dc{ì  trae  prcziofa  matc- 
.ria  .dalla  Rettorica  : c 
l'palancafe  k guardarobbe  o oue  fo- 
no ripoflégii  abiti  AobiJr.,  ed  i fregi 
fuperbi  della  Eloquen2a:cancora_/ 
mfcgnaca  la  maniera  di  lauorarli^ e 
di  tefserli  : ora.moRrercmo  il  modo 
di  comporle  orazioni , nelle  quali 
fi  han  da  porre  gli  ornamenti , cd  i 
ricami  ma  con  moderazione  : ac^ 
, ciò» 


/►-}  Lv  GoogI< 


Ouero  laì{etf,J^m:^kua, 
ciocch  è rOi-atò  re  .coi  la  CtmcrchisLJ 
luce  delie  gale  > c ddlè  pLoibpe,iion 

illumiai  taimcnce  il  firò  Jaiiòror^c^^ 

òBfu/chL  gli  occhi  de*  riguardanti 
conglì  fplehdori  ; hè  poTsan  rimi- 
rare ciò  che  egli  grandemente  defi« 
dera  che  fi  vagheggi  J Prima  però 
che  io  tratti  di  tutte  e tre  le  forti-  di 
Caule , Dimofiraciaa,  Giudiciarfa, 
t DiJiberatiua  , accennerò  - varie 
ftrade,lc  quali  condurranno  alJ*ln- 
uenzion  d*ognì  argomento  non  fo- 
lamcnte  ordinario,  e dozzinale  , 
mà  ipeziofo , cdingegnofo , ;c  che 
faccia  degno  icì  Viaudne  l'Orato- 
re, prima  che  gii  Vditori  fi  dipar- 
tano dal  Teatro:  c renda.  iJ  Dicito- 
re mer iteuole  delle  prime  lodi  an* 
<hc  nel  principiodel  dire . 

JNeJ  genere  Dimoftratiuo  di  cui 
ragiono  ( non  e/sendo  negli  altri 
due  generi  nccersaric  tante  ìnuen^ 
zionì)  alciinc  volte  fi  trae  l'argo- 
mento dal  nome  j il  cheli  può  fare 
in  piìiguife,  - ' -.1 

Se  alcuno  aura  qualche  nome , ò 
cognome  ragguardeuole,  e nobile  , 
c . Ver- 

•«4 


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408^  . Il  ^elló'(fOr&^  ‘ ' 

Verbigrazià  , di  Maffimò  .*  potrà 
prouarc'il  Dicitore  con  varierà- 
gioni  ^ che  ilPerfonaggiò  lodato  fiSr 
Maiiìaio  nelle  virtù  > c nelle  azioni 
operate:  e che  pareggiò  la  grandez* 
za  del  nome,  come  à punto  diffe 
Ouuidiodi  Mafiimo: 
maxime  qui  tanti  menjuram  nomims  im^ 
fleti 

Se  altri  fi  appellafle  Stefa- 
no, chein  greco  Tuona  Corona  : fi 
potrebbe  moftraré  aliegori  camen- 
le.,  ellerc  (lata  vna  corona  non  fab- 
bricata di  gemme.,  e di  .metalli,  che 
fon  cuori , ed  idoli  dell’Auaro  , mà 
diiinilfime  » e di  pcrfettifiìrae  vir*- 
^ù , che  fono  Pamorc-?  c l'oggetto 
diDio'j  ouerofi  potrebbe  dire , che 
ad  ogni  operazione  per  la  fua  ec* 
ccllenzaA  douea  vna  corona  reale  j 
3Ì.cJicpef.fimili  ritrouamenci  gio- 
verà molto  il  viedere  quhl  cofa  fi- 
goilichi  ,evagiiadl  nome  apprefiò 
-ic  Na^zioni  ,cd  i loro  linguaggi . 

L'inueltigare  ancora  donde  ila., 
originato  > e dcriuato  il  nome,  farà 
l'origine  ^ e la  fonte»  da  cui  Icamr^ 

ranno 


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Ouero  lof^ett.  ^^nt^anà , 40P 
ranno  moJti  argpmcnti  V.G.  Il  no- 
medi chi  fi  eh  fama  fle  Giuftiniana;, 
parche  fia-didotto  dalla  giuftizia , 
jedaligiufto  : di  Roma,  dalla  robu- 
(lezza  fignìficata  dal  vocabolo  gre- 
co row/,  del  Senato  iSenibus  fecon- 
do che  accennò  Quuidio  in  quel 
rverfo  ; . ' 

^ Senibusnomen  mite,'Stnatushhalf€t. 

.£  così  in  Giiiftiniano  fi  loderebbe^ 
il  giuilo,  ei’integrità  de*co/lumL: 
dn  Roma  la  fortezza  ;-nel  Sena  to  la 
•prudenza , la  quale  è più  vigorofa, 
;C  frefea  nella  canutezza , e debolez- 
za de*  Vecchi,. 

E perchè  oltre  à nom  i , c fopran- 
nomr;  foglionfi  dare  altri  titoli  a* 
.Razionali,  edjrr  aziona  li.  V.  G,  di 
.Grande  ad  AlelTandro , àPompeo  !, 
ad  Errico  Quarto  Rè  di  Francia,  di 
Padre  della  Patria  à Bruto , ed  àCi« 
.cerone, di.Felice  à Siila,,  diDottoad 
Adriano.,  di  Pio  ad  Antonino  7 à 
iNerua  di  Buono  , à Traiano,  di  On 
timo  i à Galerio  di  Bello, aiMaflì* 
miJiano  di  Liberale,  à Commodo  di 
Ercole , di  Giufio  à Luigi  Decimo* 

' * • 5 terzo. 


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410  il  yeitoi^Oroy 
terzo  I che  neli’cfpugnazione  » c di- 
folazion  della  Roccella  vinfe,&  ab- 
battè la  Rocca  delJaErefiai-*  di  For^ 
te  al  Leone , alla  Volpe  di  Aftuta  , 
di  Crudeli  alle  Tigri  ^ di  Prudenti 
agli  Elcfanti,di  Fedeli/Unaa^di  Fer- 
rile , di  Forte,  diSauia,  diGuerrie- 
ra>  di  Potente  &c.à  molte  Città: 
quefìi  titoli  feruirebbono  d’argo- 
mento agli  Oratori..'  R Verìezia-?, 
che  fi  chiama , ed  è lingula  re , noo^ 
darebbe  vn  raro  argomento  à chi 
moiftraire  c fière  fiata  cosi  merita- 
mente detta?  Qnefta  è fingulare: 
perchè  delle  altre  Città  veggonfi  in 
parte  fc non  ’Mdec,  ^Irìiseno  le  fo- 
jnìgliaDze  ; mà  Venezia  è vn’efem- 
piare  di  cui  ai  tra  imitazione  iion_, 
fi  feorge  > dirperandoTArte  ftefsa, 
che  ne  fu  Mae'ftra  , di  farne  vna  fi- 
mile^  £ fingulare:  perchè  éflendo 
fituata  nei  regno  ddl’acqne,  non  è 
foggettaimà  Reiaa  dclMare,  di 
cui  non  teme  le  batterie  j e lontana 
daJlàTerr.a  è fiCura  di  xtopfentir  da 
prelfo  gli allàlti  terreftri . E fingu- 
larc  ; perchè  la  Città  > e la  Libertà 
. J iuiN 


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Ouero  la  f^ene^Qona . 4 1 1 
rAirfcro  nel  Jcinpoilefso  dall’acque; 
il  che  fii  indizio  ccr.tilSnio , che  la 

I T 

' libertà  jkhi  viuerebbe  mai  fenza^ 
Venezia , nè  quella  fenza  la  vita  di 
quella,  E llngulare^*  perchè  ebbe 
si  bene  le  acqueialmallre  milchiate 
con  quelle  di  fette  -fiumi  j del  Ta- 
gl lamento  j della  JLiuenza  > delia^ 
Piauej  della  firepta  ^del  Pò , deli*- 
Adige  ,edel  JBacchiglione  : mà  dal 
rdi.  nel  qualcjiacque  xió  vide  giam- 
mai il  candor  del  latte  della  Cat- 
»toiica  Religione,  confufo  colla  ne- 
rezzadcl  tolficodeiridolatria 
della  Super ftiz ione.  B fingu laro: 
perche. galleggiò  iempre  la  fua  Li- 
^bertà  ncllinondazion  de’Aarbarij 
>pccchè  per  più  miglia dillantc  dal- 
la Terra,  èpiùcopiofa  delle  Città 
.fondateiiella  Terra , e nel  feno  dei- 
JaFertilùà , & Abbondanza  . La^ 
moltitudine  ancora  de*  Magiar  a ti 
fcnzaconfufione,  la  prouidcnza__, 
KquafiJDiuinancl  prouuedcre  fenza 
flanchezzaallaTerra,  aJMare 
airifoie,  la  frequenzadi  tante  con- 
iulte con  tanta  fcgrete2za,Ja  cqntf- 

S » nua- 


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4 IX  Itytttó  d^Oréy  v .o 
niiazioni  della  guerra  con^tanta 
nerofità,  non  folamente  per  Ja  con- 
:feru32Ìon  della  Fede  Cattolica , mà 
‘per  Faccrcfcimentò , tanta  diuerfi- 
tà  di  gradi  nobiiifsimi  di  Doge^^di 
Procuratori  jdi  Configliertr  di  Se- 
natori , di  Saui , di  Giudici , di  Ge- 
neralifsinii  ,di  Prouu editori  gene» 
rali , e d'altri  Capi  infiniti  fra  quali 
è diuifo  il  gouerao  intero  della  Re- 
pubblica : etant'altre  marauiglie-, 
le  quali  fon  molte , non  già  fette  , la 
dichiarano  per  fingularCr 

Quando  però  i nomi , ed  i titoli 
non  hanno  fpeaiqfità‘,  -nè:  rappre- 
fentarto  oggetti’cfi  grandezza:,"  con 
tu teò- 'CIÒ  pòrgerà  nno^  argomento 
rllufire , e grande  a'Lodatori  ,Te  di- 
ranno non  confa rfi  alle  Perfone  lo- 
da te,  ò edere  flati  poftr  pcranti- 
frali , come  dicono  i Retori  , e per 
contrarietà,  colla  quale  il  bofeo  di* 
cefi  Incus qnia  Mow/#icrGla  guerra 
ìu , ^>e//«?e  GlotOyLachefi, 

cd  Atropo  diconfi  Pàrfte  ^ quia  mUii 
pÀrcunt . Qiiindi  deriuarono  que*ti- 
titòii , cd  quelle  infcrizioni  de’iPa- 
- ■ ne- 


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Ouero  la  I{en.  yene^ant 41^ = . 
negirici;  LeSublimità  dìS.  BalFo,’: 
le  Chiarezze  di  S.  Eofca , il  Candor 
di  S.Filippo  Neri> le. Grandezze  del 
Minioio>cioè  di  § J?fanceico  di  Pao-  , ^ 
la  Eondator  de  Minimi , ed  altre-» » 
fenzalnumeco^..'  ■*  : 

• Mà  chi  vorrà;  tefler  .Verrine  , e . 
Filippiche  , e biafimar  che  che  fia , . 
dourà.  tutto  Poppofto  alle  cofe_>  - 
predette, operare . Se  ilSuggetto 
che  fi  vvitupera  farà  nobilitato , 
aggrandito .dairAltczza , e daJla_j 
Gloria  de*  nomi  : sforzerarsirOra- 
tore  di  fate  apparire.,che  nel  biafi- . 
niato  nulla  fii  di  gloriofo,  e di  fplé-  - 
dfdo  fuorché*]  nome,  al  cui  chiaro^  - 
refividerapiùdifiintaraente  l*om-  ' 
' bre , e ic  brutture  i e che  - fu  feonue-. 
neuoJe  fregiar  co’.guernimenti  del 
titolo  chi  doueator la  bellezza  col-  ' 
la  deformità  del  vizio  , e chi  aureb-- 
be  fmentiti  come  bugiardi  quelli, 
ohe  tal  nome  gli  diedero. . Se  il  Sug- 
getto  anrà  vn  nome  odiofo , vilifsi- 
mo  , c ridicolofo  ; fi  .dirà  ellerfi.  ve- 
rififcato  quanto  fignificàuafi  dal  no-- 
iUCimmolo  parlatoj’o.  yerbigi;a- 


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414"  IlVeìtod^Cfr(ti  .:*»-  • 
zia.  Nerone , c Caligola  che  ebbe-* 
rola  caligine  , e la  nerezza  nel  no* 
me  rnonchene’coftutnijxlarebbono' 
argomento  di  prbuare , cheda  que- 
lli fii  olcur^tb  ilSòledegWmpcrij 
e ia:  Monarci)  ia  Romania  ::  che  Elio» 
gaba lo-  nom  adempiè  quanto  prò- 
metteuafi' dalla;  chiarezza  del  no-  - 
me  r.fignificandò , iliosy  ìì  Sole  appo  > 
i Greci  ;xhe  AlèiTand  ro- Magno  m-  - 
ti  to  la  to  figl  iuoladivGiòue  i^non  fo- 
laincnte  non.fù  Iddiòi  màmenqche^ 
vomo  per  là  fuperbiaieper  gli^ltrii 
Tizi;  datquali  fu-dominato  il  Signo^ 
reggiator  ^ei  Mondò“.  - 

Talora  dal  nome  -, , c dal-,  t itoto  s’  ' 
accenna  qnalch’e-vir  tùó,  6 vizio^co-  * 
, me  da  Pio  s’àddita  là'Bktà>dà  Giu- 
ftiniano  là  Giuftizia  v da  Ecdelc  ia  ^ 
Fede , - la  Còftànzaìdà.Cóftàntino  > < 
là  Pcrtihaciada  PcrtihaccjdàCal?-  - 
uinoia.Vinolénza , e PVbbriachcz-  - 
za:  le  virtu,ed  i Yizi}:dc*  quali  potrà 
fbruir  d'argomento  rdimofti'ando 
che  campeggiàronoprinoipalfiie»- 
tcne»  Soggetti*  lodati , òiblafimatì . - 
SogtiàDttp^ncoraparagoiiart  firav 

loro*»  ^ 


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Guerola^^ettor,f^€He7^ana,  415* 
lóro  quelli  che  hanno  vn  nomejcon^. 
gli  altri  nella  fteffa  guifa  nominati.- 
Chi-uppcilafi  Alelìandro , può  ino- 
IhrarhJn  tutta  i’òrazione  limile  al 
grande  AJèlTandro.  che.llimò.  pic- 
colo. cam|K)  a?  fuoi  paflr.  v ittorioli, . 
eda  Giganterii  giro  fmifùrato  dei- 
la.  Terrai;  chi. Pelagio , à.Pélagio' 
Errcfiàrca>pelago  di  tuttehiniquità.. 
Da qucftoluogò per  viadi  cópa- 
ra2Ìòner,fàrcbbelii  vn*.  lunghiHìino’ 
Panegirico  > Ibpra-  Peloquentilfiraa^ 
Giouanni'délJa  Famiglia  Ulii/lriUL- 
ma.de’  Gorrari*  nonfoJo  feconda^-.,. 
iBà-fecondilIìnia  d*Er o i moki  de* 
qi^i  furon.Marti  nd.Gampo5,akrr 
fòrmi.  Gatoni-  ndhAlTemblee  ,,  6c. 
Angeli.  dicQttligim>.  altri  vdi- 
rontì^com&  oracoiPmellaì  Città.  diO 
Roma  volendc^la  Fòrtezza  > la^ 
Eradcnza  >.la  Religione  r. e le  altre: 
’viftÉL  aucr  Tempre  avvicenda  qual- 
che Allicuo  dellà  gran  Cala  Corra  • 
ra  t:  farehb€£.>dico,v,vn  Eàncgìrico^ 
fòpra  Giòuannir  aiHinig|ià^olo 
nella  facondia à,San.Giouanni>  co* 
gpomiàato.Crirollbmo  >.  cioè:  £oc« . 

S»‘  4^  ^^3»' 


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41^'  llVeìItod^OtOf 
cadoroi  poiché  Venezia  dalPélo--. 
quenza  ^el  Tuo  Giouanni  vide  Po-.- 
polì , Città , c Regni  dolcemente--»  / 
incantati,  ed  incatenati , e’ che. ài 
quello  dehderauano  cento  bocche  , \ 
e.  cento  lingue , ' acciochè  non  ‘fi  > 
fiancalfe  di  ragionare  ,iion  eflfendo  - 
ehi  mailadì,  e lazi;  di  fentirlo  . 

Vn’altro  mododi  troua-r l'argo- - 
mento  fi  è i il  vedere  quali  contraT- 
fegni  s’appropijno  à ciafcuno . - Per  t 
cfein pio  : Perchè  S.Girolamo  fi  di-r 
pigne  col  Leone,  e S. Giouanni  col-/ 
l’-Aquila , IVno  Rè  delle  Fiere , ei>  ? 
Taltra  Reina  de*  volanti  : non  fenzai 
ragione  S.Girolamo  fi  comparereb;jjr 
be  per  via  d*aJiegopia  al  Leone  > 

Sin  Giouanni  all’Aquila  ; giacché - 
quegli  co*  fuoi  ruggiti  fpauenté  >e-' 
fugò  le  fiere*  edi  inoftri  degli  Ere^  -r 
tici  i ^ e'queftrcoHuovolo  arriuàar. 
Seggio , ed  alla  cima  della' lleflai*- 
Sublimità . Ouero  * nel  primo  fi  có-.> 
naenderebbe  laFortczzapropia  del;- 
Leone;  nei  fecondo.  J^ilntelletto  piii  j 
perfpicace  délPacutiffima  villa  dcl-r 
l’Aquila , Quelle  infegne,^  fcgnalF 
^ " fono. 


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ermo  la  Vmi^na;  41 77 
fóno  ancora  propij  delle  Famiglie,  =, 
delle  Città,  de*  Regiiiydelle  Repub-.~ 
bliche;  auendo  la  Sereniflìma  Re-^ 
pubblica  di  Venezia  il  Lione  alato  5 
&c.  onde  facilmente  infegneranna 
l*a.rgomento  di  lode , òdi  bia/imo  . . 

Oltre  à-.ciò«fl  v4a  di -comparar, 
quel]  i eh  e hanno  va  nome,  ad  altri 
bcnch  è.  diuerh  di  nome,  e di  n aiu  ra^ , 
e inoftrarii  limili , ò diflìmili . . Per. 
cren) pio  : . Qualche  Santo , ò Bea  to 
fi  paragonerebbe  conS;  Paolo , coa> 

S.  G io:  fiattifta,  eoa  gl i ADgeli,cofi 
Dio  : Vii  Capitana  con  Ercole,  . con^ 
Sanfone,  eoa  Achille,  con  Etft>re3; 
vh  Sauio  con  Solone , con  '.Catone  : : ^ 
va'Eloquen^  :con  Tullio  jtConDerì 
moEene;  viro  Seul  torcìoon  Ridia,  e 
con  PrafiS  tele  ; .vn  Dipimore:  coft.. 
Apelle,  coAMicherAngelo>,  coxiÀ 
Raffaele,  e Tiziano  , i quali  ncir-i 
cfcrcizio  loro  paruero  FenicH 
Maeliri  dellaNatura,  e dell’Arte-;.. 
Penconuerfo  ; J.Viii,gli  (lolti  j egP 
ignoranti  fi  coinparérébhoiio  ad  ab 
tri  dellhfl€irafatta,chc  iufònòfòg?* 
gcttadelIoicher.no , &:aurebbòno 

- ' Sl  J:  caua-T 


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4i8’  U f^iUó  ^Ofo; ^ 
cauate  le  rifa  eziandio  ad  Eraclito^# 
cd  'agl  i'T:fciti  della  fpelonca  idi  Tro^  ' 
f6nio«> 

Sòuente  adóperanfi  lè 'Allegorie  r 

fàccnJoiVcdcrcchechciià,firmlcali 

Giclo,  al  Sole>allaEuna  &ic:  e pro- 
uandó^auer  auute  in^partele  lóro* 
proprietà ..  DI  queftc  Allègoriefo^  • 
no^ripicoi^niolt^pancgirici  degli 
Scrittofi^niodérm',^che"preiero  il 
più  vagodelGiélo  j^edelHAria',-  il* 

più  prcziòfò  della  Tèrra*, c dcl’Mà*»^ 
re';  ; crrappropriaronoagli"  Eroi^ 
ooramcndàii;  S.  ^Tonaaiafo*  Angelo  ^ 
di  codumi  ; e-d*lrig^oj  eicKe  ebbe  : 
l’eceraa  Sapiènza  pcrr  Approna tri^ 
cedellà-dòttrina  pura  , c (incera  * al 
pari:  dclki vitai innocenti (5ma  , r fù  ^ 
efpreffóTòttO’Pàllègorià  dèi  Sole  ; 
S^lgnazió  EondatprdelIa?naia-'Rè- ' 
ligionet.utc*àrdòrenel  nome'*,  e nel  • 
cuore  eichepurgò , e rinonòcome  - 
lo  fpirito  Diuinoda.  fupcrficié . dèi*  * 
ia-Tèrra';ct  colle  fiamme. fpenfe  lai 
vitande*  Mòftri-,  e gl!incendi>.’man*  * 
dati  dàlleboGche'diinillc.Cùimere- 
dd  bdliali  Eirefiàrchi , ili  rapprefen»- 

UtO;j 


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f 


Okero  Ih  4 r 

rato  coli'àlJcgpria:^cJ  fuoco.  Altri' 
fwon^oftrati  vguaii  alle  Stellci  .a*  * 
Bhn  yat  FJàmh^^^^^  come  : 

apparifccne!  pa  ncgifich  de’Modcr-^ 
ni  ; coli*c(cmpio  de*VjuaIi;  poUbno  > 
feufariì  r,c  difenderli  quellÒGhe  tef- 
ft>noi.  fuoi.  CDmponimcnttJCoii.  tali  : 
a-llcgpric;  continuate  parendo  à: 
mecche  faccia  megliòxhi  fe  ne:aliie«- 
ncs,,  e;rendè:  coir.  aJtri;argontejiti  = 
p iù  g?gliarda,.e  ma  tura^rórazione. , 
Eiux)lcre.Xefentcnzc  ,&i’  detti 
nTemqràbuJ  i giòuanó'pcr;  li  f ittoua* 
inentLdi  cui  fauelliamo  Per.  cTém^ 
pio  :il  détto  di  Mùziò«Sc€uolà>,che  • 
rece  piu  fénza  là'mano~,iClic  moitejfv 

regioni  con  molte  dèftre  : : 

«*■  mu  Kmmum  e/l  , . 

feuireb^  àx hi  voléffe:  loda r Sàa_* 
Erancefeov  Sàuerio,  della;  Compa- 
gnia.di)  Giesù  ^idimoflrandó-eflcre' 
fiato  proprio:  di  Erancefeo  ciò  che 
3^ibuì  a'fuoi.  Ròmani/  quell,*Eroe 
pià  chiacoidel  ;fdoco>  coEquale  con- 
la;  Tua;  delira . L’altro  detto 
^QrazionelPAf  re^poetica  :: 
T"^^^iocnÒHS  e^e  Toetis , 

S 6.  ìion 


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ì^<m  Dtj  ,nùn  homincs  ^ non  conceffìsre  eo^* 
ilirwwig;  potrQbbefi  adattar,  fcnz’adu-  - 
lazbiic  agH  Eroi  :di  Venezia  , aV 
quali  non  tnai  ptacque  ia  mediocri-  - 
tà  nelie virtù»  mà  iercaron©  fem-  • 
pre  in  quelle;raJcczza,nTaggiore-j . > 
All’incontro  pen-tvicuperarealtrui, , 
pread^emoraltfi  <detti> . e.dkenio . 
Cifferii  =tutt(i  ciò  verificato  : - : ' . 

t ApprelTo  i Moderni  trouanfi  al-  ■ 
tri  ca  pricciir,  e^ghiribizz  i d’drgomé-!  * 
ti.  Sono" fiati  Artefici  d*Aguglié  3 » 

' di Parami4i.,.<liColofii> di  Tempii/, 
di  Statue-/  ienz-à do perare  gli  fear- 
peili  nell|ingcgnofp  Ja;Uoro;di  ,Gal-  * 
leric,e'di  Q^adri/èhza  inacinàr  CO' 
lori  ,c  coloni*  le  tele.  L’Artificio  di. 
tali  componimenti  è di  tale , ò fimil . 
fatta;  • Dirà  l’Oratore  > che  non  fa^ 
pendo  maneggiar  ferri,  e-pennclli 
per  intagliare , e dipignerc-,  t mi  la  .* 
lingua  folamente  j infègncràciò  che 
fi  dee  fcolpire  ne! iaffi  / ed  imprimcrr 
iic’  lini  ; pregando  -i  Parrafij  / » ed  < i ^ 
Miroii  i 5 gli  ApeJJi,  ed  i Tizianidel  • 
Tuo  Secolo  à cominciar  Tòpera  dife-. 
gi;ia Cv/  nel  peniiero,  Pofeia  narrati 

. ' tutte*-  ‘ 


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OHerù  ìa  I{en.  Fénezidna,  42,1  J 
tutte,  le  azioni  da  cappr^rcntarfi  ’ 
dalla  Scultura,  c dalla  Pitturale  ter-  - 
minerà  il  difcorlb  con  dire,  che  fe-' 
delraente  il  tutto  efeguifcano  -,  per- 
chè in  tal  goifa  li  eternerà  ne*,  ' mar- 
mi , enelle Taualc  noumeno’  il  no- 
me del  lodato,  che  degli  Artefici  * 

La  llefta  maniera  proporzjcmaL 
mente  douerafsi  tener. da.  chi  , sper 
eiempio , v oklfe  .innalzare  Yn*Àr- 
co  trionfale  al  Serenìfsimo  DogC-^  ’ 
Lorenzo  Priuli , cheiVCcire.vnGc-’ • 
rione  mollfuofifsimo,  cioè  la  Pelle, 
la  Eamei'e  la  Guerra  , t mofteandofi, 
maggior.d*Ercole , 'mentrci  (menti  ‘ 
l’antico  prouerbio  .*  Nrr  Hereidai^con-’- 
uà  duot  ; col  vincer .trcvmotlri  àppa-r* 
riti , € dileguati  nel  fuo  principato. 
La  lollanza  del  difeorfo  potrebbe.;» 
elìer, quella  \ .Elfendofi . collumato’ 
nelle  Citta-di  piegare;  in  Arch i . le.' 
piet re,  ed;  i marmi  di  Pa ro>  e d i N u - 
midia  ipcronorar  gli  EroiabbalTav 
ti  èd-incui  nati  focto*  I.pefo  delles^  • 
palme.,  e deglialiori  : conuien  che  , 
da^Cìttadini;vn  akrodè  jie  fabbri- 
chi con  > abbellimeiui  ;di  llacue.j  > dii 
- ^ ‘ 


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4X1’.  lWeiìÒ^€fHih 
ff egi-v  c di  pittare  adombranti*!:-  ló*  ' 
me.della.  Patria  Lorenzo,  PriuJi- 
d'amparifcano  la  Peflilénza  > e . ^ 

Morte  vnitc  ifificme,lè  qaaii.colgi- 
rar  della  fpadà^  c.dcllà.iólcefpicu- 
ta  miètano^  e tagiinovlevite  matu- 
re, flèaccfbc  dégli  'roaaim  polle; 
medeiiòrcfiVeggiaootcoll^nne  rot- 
te dàrilalJa:  fuga,  aL  compar  ir  dii 
Lorenao  perchè: quelli:: fiiirAui- 
ma  » la  quale  confer uà ;V4UaJa:VIta , « 
che  noD'^  potcaficuramchtcjpafleg»  * 
già r,  per  l’intoppo id i tanttxadàue'* 
ri. . Qgeili  difarmò  qne!nioAri>àcuii 
là  molticudinedel  P,ópoi6,,.addop- 
pià^é  fòrze  ; Scorg^da  Famepa  r— 
to  abbiomiiieiioieL;  generaxofdàlla;:^. 
peililenziofà  mortaiicà  i^ccupare  v 
pafsr , per  vietare,  il  trafporto degli  ; 
adimenti’,  collàinancanza  de’ quali; 
arefcela  feme;  e poi  mirifi'l*Abbon-' 
da  nzai  .per  opera^dcLPriuli,  entrar 
vJctòriofa  in  .Vènezià  ^iàcchèXo-  * 
renzo  r.il  qqalé;diède  la  vitaa’  Cit- 
mdinii  collo:  fcacdamento^  della.», 
morte  -,  ,prouuide.a*  med  éfimi  anco-  * 
saidi  cibo^  pecr  cnnr€raazion;dellà:,^ 


niriiJizcd  by  Googli 


Vita  . yàgbeggiri  da  vn  lato  Mary 
te  col  fuo  cawo  (correre  >al4aozo- 
famente  per  ritaliàie  dàU*àJ»o  fi 
contempli  - lo  ^ ftérso-  ftrarciàato  - da  I • 
fuococcliio  medcfiinoj.di  cui  la^ve- 
lòcìtà^  féruì  per  condurrc^  l’Arbitro 

della  gucrra.c©np.rcftéa:aa  maggia 
re,  alla  morte.  ImperocebièilBdu- 
li  colla  fua  prudénzaie  defirc^^a  fè 

ohe  la  Guerra  entrata:  neUUtaliaiJ  , 

non  ci  fifennafse  ; . onde:  parne*che 
le  arme  fólàmente  pellc^inafsero 
ne*paefi circonuicini;  Sicno  jSguray 
tlMàri , .Terrei  ed  Ifole  > douc  da* 
fiioi  Antenati  vgual  mente*  fórtifii^ 
mi  ,e  nobilifslmi  fnronarcrctti  Ar-* 
chiicGolónneal  valòr  delie lòr  de  » 
firc,aòiidè'nacquc  la  tra»qnn^  e 
là  ferenità  del  G icl-deJlaPatria»  -dee . . 

Con  tale  artificio  fi  pof$on  eom- 
mcndàrei  ed  erpriraeretutte  le  altre 
opere , e' dòti  del  Sercnifiimo  l-o^ 
renno  Friuli . • 

Apprcfso . .Collumafi  ftdoperarei 
i problèmi  i .ccrcandò  qual . vktii , e 
dote*  pib  campeggi'  ncb^rfoaag- 
gio  ;/e  la  fortczj&avA^l^  p^denza,, 

C»*  _ . ^ 


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tì Fétt'é'iTOyoi  ^ ' 

UGiuftizia  , ò J a temperanza.  Sid, 
Gosi  vn’Orator  facro  propofe<  per* 
via  <11  problema  :<e*lB^Èo  Francc-, 
feo  Borgia  deJla  mia  Compagma,£L» 
maggiormcnce'dìfgianto  da  fc  AeF- 
fOiòcoagiantocoftDio  k . 

E altrcsi  potrcbbfefi  cercare  nel. 
Sereniflimo  ‘ Doge  Franecfeo  daii 
Moliao  '^  -fe  fo&  più  liberale  cich 
fangue  in  prò  della  Repubblica , .6- 
dell’argencò>  etlcli*oro  inbcnifìcia  - 
de*pGueriv.  Se  foffepià  allento  Di’? 
rcepolò  neirimparar  le  dottrine-» 
tklGiela^  ò Maedro  piùxiiligente  , • 
c fegnaJato  nell’mfcgnarlealia  Pa-. 

^ tr ia  : poiché  egli  dòpo  le  caricb e^». 
piii  onorcuoJ-i  amile  nella .Citta^  e 
nel  Campo  fatto  • Generaliflìmo 
delVArmata  di  n^re,intrepidamenK 
te  li  efpolè'al  fuoco  della  guerra  /ed  ? 
aJl*acijire  fortunofe  deirAdriatkoi . 
e dell’lo’nio . E fé  la:  malattia 
pjouuifa  , ,e  la  podagra  non  impe-f 
dtuano  più  il  rcorfo  della  vittoria 
Che  de*  ].  iedi  : il  carro  deJlafortu- 
nh  prolpcf  euole.de*  Barbari  yfareb» 
beli  mafo  indubitatamcAtc  òr  otto/  ^ 

oucr 


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Guevo  U yene^^iana  l 41  y. 
ou«r  inchiodato,  figli  vfato  4 man-- 
dar  piogge , e tempefte  di  fnoco  for 
pra  gli  Octomanni  > niandauadilu-*' 
uij  d’oro  ibpra  i Poucri , che  vide** 
ro  noaelli  humi  > il  Gange,  r£rmo> 
e*l  Fattolo  fcorrere  per  le  La gune-» 
di  Venezia  . Egli  continuamente- 
frequentaua  i faeri  Tempii  pubbli- 
'che  fcuolc  ; doue  fcnza  voci  parla 
ed  ammaedra  ]*£ terna  Sapienza^  ^ > 
nellé  qualiapprele  quanto  pofcia-* 
infegnà  colla  vo€e>jecoirefempio,  ' 
Grator  pKi  facondot > ed  efifìcace  d’-J' 
,ogni  Dicitorei  e che  da- tutti  s’iiW* 
tende/:/  ' , " 

Di  pili  il  luogo  dé*Contràrij  è 
fécondiflimod’argomenti  mirabili; 
come  à punto  daJia  contrarietà  de- 
gli Elementi  dali'cterno  Artefice_>  ' 
accozzati  ; nacque  la  fabbrica  di  { 
quello  gran  Mondo  > e del  picco!  i 
Mondo  >.che  è rvomo . Con  que£q  ; 
luogo  furon  formaci  quegli;  argo« . 
menti  : Le  felicità  infelici  degli  vo^ . 
mini  mondani  : La  Pouertà  ricca^*  • 
de*  Poucri;  Le  Ricchezze  ntóndi*  ■ 
^ dc*^  Ricchi  ; vLe  ^uuerfi.tà  ft-; 
i > conr^  - 


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ìlV^iUo^OltO'r 

conde  de*  Giunti  ;;Le,  Fortune  sfor^* 
lunate  de’  maluagi  TuiKMagpus,  ò . 

S;.Gii;  Battàftay.c  ccm’* 
altre:'  f>ropofiaioiu  ;.le  gaalWircor- 
di  per  àltro>  fon  cbncordtnelrecare^ 
ag  1 i.V  d itoci  dile  ttO' , e inarauiglia 
e plauroall'Oratoire', 
Contaii.oppdiìziòni  fi-compor^- 
rcbbe.vJi.vagliifltoo  Fancgirico  m<  ‘ 
lode,  del  Sereniffimo-  I>ogc.  MarinL» 
Giorgiymoftfaodù^ia^q  r La^ 
Giott«Atifeamttave.nutura«  E.chet 
ila-  il  vero  ::  L’andarcoEnpQiìo/.  in_» 
ijuella  gttfikcJfe  andrebbe  Ja^  V ir tm 
ìc  pore&  vmanar/I',.c  prcndèi:  cor- 
po fra  glt  nomini  ;c  i patfi  che  dinìo-  - 
(ira  nano  ,,  efei  f^cedario;  ap- 

pettare il  cor  folongo  deJlretà,  per:  ^ 
giugnere  aìia/omrmtàdelbdGdoeia;: 
la  Modeilia  deglinccKi  cièest.iE£>Ió% 
ta r iàmen te  agl ibggeitiìdéii^Ter* 
ra  > . e pero>.  vagheggiata. dalla  Ter- 
ra c.'  dalCklo  : fòi  ferole,  di  tamo^« 
pefò  , C'  perciò}  non/grattoféadaP 
cunò  gl'  infegnamentkfàlticeuoli/ 
feguiti.  dagli^  altri  cEendoneMa- 
rifló^Aooc diamente:  MàcB:rof^  > mà» 


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&ueroUì^m^Vkn^0na',  417' 
0p^ràcore  di  ciò  ch&  infc^iiaua^ 
tutti  gWatti  della  periòna^Acia  mai 
ozioii  mà  fcmj;)CC''  attiù  i V ed  ' ope- 
ranti^ effetti^  marauiglioli'  di  com- 
punzione e:  d'ammirazión&  nella 
Città  di-Vènezia  , non"  eran^le^ni 
d*y  na  età  raatuf  ad’anni  Ve  di  virtù? 
Ciò  gli  diè  dav  prima  il  cognomi 
di  Santol  e dappoi  il  Trono  di  Prin- 
cipe nellaPàcria  > che  lo  fè  fuo  Ca- 
po,-donde  fàcilmente  li  diffefe  la^ 
fanticà  per  luttoM  Corpo  della  Re- 
pubblica.. i . . 

Alcune  volte  formali  da  nói  ftefli- 
nella  nolb^mentc  Pldca*  d’vn  Prin- 
cipe perfee tó , .d* V n - eccellènte  Ca- 
pitano d*vn  prode  Gùerfiere , di- 
vnpi^éntilfìaK)  Sèna tóre  ; ?dicen- 
do  chcperéllcré“ottimo  Prineipe  , « 
è necellaria^làv  Vigilanza , là  Gin- 
Rizià  la  Ribcralitài&'c;  e por rao- 
firaiicb  ritronarlL  nel  Principe  lo ■* 
dato  •'  Per  via  d'idea  è compòRa^ 
rórazionpwl^f  , 

nella  quale  d crebra  , cd  cfalta  il 
gran  Pòmpeo  più- fecondòdi  palme 
all’Imperio  Romano  ,,  che  non  è 

fer-^  ' 


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• • 


-fmiìédl:  biade  il  Nilo  alPEgitCo  >\ 
dòuegià’cqire  decapitato  il  Capo  dv 
tantfcferciti  ; e doue  morilà  Liber*‘ 
tà  Latina,  rifurta  pofcia  nelf  Adria-. 
tieo  ;e  cnllbdita •,  e dife/a*  per  taati^ 
fecoiì..  *•' 

còli  I^éa  ‘{ìfniglBnte/  it  figurc-^^ 
, rebbè  vii.Panegit'Kòid^a-'»chr'delldeV 
' rafle  rapprefentare- vn  verifiSmo^ 
Ritratto  de!  Doge  Giouanni  Pefa-- 
1*0.  Direbbe  ,icagiond*crempio-#'. 
Chi  è innalzatò'al  Tronodagli  E-^i 
lettor^ , i quali  lòao  il  fiore  e l'e-- 
Tein piare  dellà"  vera  prudenza  , è: 
vapò  che  habbia  chiarezza  di  na-- 
tali  ,.douendò  efférc  vn  Sole  nei- 
Cfclò  delle  terrene  grandezze  ; Re-i- 
iigione  -incontaminata  j -perche.hà?^ 
da  tener  femp^i^c  impughatoil-ierro^ 
contila u’  Turchi»  dcllé  fàeue.de->*/ 
quali  qu  cila^è ‘berlhglfe  r pru  deiizài 
incomparabile  i ; effendo^pofto  aU 
reggimento  non  fòlàmetìtc-  del-  Po- 
polo -9  mà  d'hifiniti  Principi , come: 
fono  i Nobili ‘Veneziani  Mac/lri< 
dèi  gotiernare-  : àffabiJitò  -c  pia- 
ccuoiezza  di  coirmi  > colie  quaJi  IL. 

kgan. 


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Onero  ta  '^ett . Veneziana . «41^ 
•legan  'gli.  Anim  irparce.fiiigl  iore  de- 
gli V omini  ; Vigilanza  • fcmpre  dè- 
cita per  eonferuare  il  ripofo  de*  Sud- 
diti ; Giuitizia  che  tien  ieiiiprc  Ja^j 
bilancia  pari,,  e dii'icca,>non  aggra- 
aiata  dal  peib  di  palfionc  alcuna  ; c 
con  fatti  particola^icoinfermereb- 
rbe  la  Tua  propoiìziQne.:  donde  rifui- 
•terebbe  eflere  'dato  if  .5ereni(nmo 
Pefaro-vn  modello  de*Pr  incip  i,pcr- 
chè  ebbe  quanto  abbiam  detto  ri- 
-chiederfi  da  vn  Principe . 

Chi  però  aueise  difficoltà  nel  fi-’ 
igurancoJla  mente  PJdea  d’vm  Prin- 
cipe; può  fifamen  te,  e conattcn- 
.zipne  ri  mira  re  il  Seren  i ffi  mo  > DO- 
M£NICO  CONTARINI  , Ri- 
^tratto  non  immaginario  , mà  viuo^ 
e regnante;  e che  ancora  eccede  i 
d elìder ij  quando  /bno  piu  audaci.,Sc 
-àrdenti  nelle  brame  ; ondej.giuÌla- 
.mentC’fi.può  dire  hiunquam  - voto 
Ifaltem  concipere^/uccurne  fimUc/n  buie  ' 
vtd^tìMs  j fil  che  fu.  iperbole  d£ 
■Plinio  in  Traiano ^ed-è  -verità  nel 
Aerenifsimo  DOGE  Contarmi.* 
«Perocché  quefii  al^loriofo  retags 


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4J0  11  fottio  d*Oro  ', 

gio  dato  aTuoi  Maggiori  daliaFor* 
auna  ^ .edalla^Vj’rtù ^ .che  laudabil- 
rmoitc  garcggiaron  fra  Joro  ncil!ac- 
créfccr,nuóuo  Juroc  adivna  iplendn 
.da  «ed.aatichiffima  iamìglia  i .da^ 
vCui  nacquero  più  Sercniflìmì:  ag- 
giutìfe  altri  patrimon fj  d i grandi- 
2C , c di  propie  virtù  > si  etóre,  che 
àncora  fenza  ,J*aJtrui  Splendore  > e 
degli  Antenati.,  era  .vìj  jprincipjo 
iuminq/iffimo  .'la  quefto  Ja'i)iari- 
. chezza  dellechiome  nioftra  iJ  can- 
dordeJpanimq',  e. delia  ;Caótitezz^ 
.del  fenno:  col  qualc/oftcnta  la  gra? 
uezza  degl  i anni,  eh  e di  anno  benj. 
•Si  vicinate  le  forze  del  corpo,  mà 
accrcfciuto  il  .vigor  .della  mente-# 
per  felicitar  .la  .Repubblica,  c di- 
fender  la  Religione,  .della  .quale-» 
V f/ Amazzone  lì  ,è  Venezia,  femprc 
-coiiibattence  centra  l'Jìxvpietà , c /a 
perfìdia  deipOttoitianno..  Che 
i*a  pprou  amento  d*  vn  ^U;ii(^  f ù pro- 
ua  bafteuQie.à  dichiarar'bUòha  > e 
giuda  Ja  moffadeirarmc  fatta  da 
ÌHompco  ; laonde  caniò^  Lucano 
.della  guerra  ciuik;  • . * 


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. Ouero  l4^,en.  , 

"■  ■■  Qtffi  iufliùs  itjiiuit  arm€ 
Scire  nefas  xmqgno /e  fudice^Mtfquctue- 
twr^ 

f^ì^rix  'caufa  ’Dtis  :fUmt  » fsd  viUtu» 
CalQUìi 

il  Contarmi  non  potrà  «on  efscrejr 
ottimo  Principe , mentre  ih  eletto» 
ed  approuato  da  vna  intera  Adu- 
nanza diSauò'^  e dairAdemblea^ 
'delle  V irtu  concordcuoimcnte  vnì- 
te , periar -laielezioned^vn  virtttor 
/ifs  imo  Doge >. 

J-a  peuuitima maniera  di  far  Taiv 
;gomento  quando  fi  hiafitna,  è pren- 
der qualche  fatto  , ò vizio  folo  in.» 
cui  fù  fegnalatamente  , e famofa* 
mente  intame  la  Pcrfona  che  fi  yl*’ 
tu  pera,  e poi  tonare  , e fulminee 
pili  di  Pericle^  e fcagJiar  contro  à 
^uellatufte  le  anni , chefuole  ado- 
perar l'Eloquenza  quando  fi  tra- 
muta in  Ainazzone,ò  inPalladc-» 
bellicofa  . E cosi  aurebbefi  da  ri- 
prendere in  Werone  la  crudeltà , la 
quale  fiisi  grande , che  feffere  vru 
I<erone  ,val  tanto , quanto  1*  cfferc 
crudele  ; la  doppiezza  in  Tiberio,  Ì 


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t 


4^  ' ^ ììyelio  avrò  i , ->■ 
cui  fcnfi  occuJùTsimi  , nè  meno  (k 
Edipo  farebbonli  rinucnuti;  e 
cui  rifpoftc  parean  qucJJe  degJi 
oracoli  antichi  : .la  golofità  in  Api- 
zio  > che  viuea  per  mangiare  ,>non 
mangiaua  per  viuere , ed  era  Idola- 
^tra  del  cibo  • Non  fi  vieta  però, an- 
zi è bene  intrecciare  artificio/a- 
niente  nel  dilcorfo'gli  .altri  vizij~a 
vfando  le  figure rettoriche , le  Prò- 
•fopopeie.,  le  Apoftrofi,.le  Preterì 
zioni,e  limili . Verbigrazia  . Io 
•non  racconto  le  crapule , le  difone- 
ftà , i furti.,  le  rapine..^  i facrilegij 
^c,  perche  la-folavCrudeità  diNc- 
•A'one balla  per  cagionare  orrore , e 
' .jìanchezza.è  aiP.Oratore-,  e>  agli 
Afcoltanti . Altre  infinite  maniere 
di  narrar  dazioni  federate  fi  por- 
geranno dalla  varietà  dell'aJtre  fi- 
gure. Per  conuerfo;  nclie-lodr:  di 
t/aitcrà  qualche  fatto  fublime'  ; e 
s’ il luflrerà  qualche  virtù  più  rag- 
giiardeuole che  col  Tuo  fplendore 
abbngliàuagli  occhide*  riguarda  n- 
vi . Perefempio  : 

* in  Giacomo  Tiepoli,  farebbe  tie- 

gaa 


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Ouero  4^ 

gmad’éffer  magnificata,  c Tubi  ima-* 
ta  la  grandezza  dell'ànimo  , ch« 
mofiyrò;  quando  fi  oppofe  al  Popo- 
lo , il  qualeTenza  Ifaliènfo  de'Seaa' 
tori , e de'  Padri volea  crearlo  Do- 
ge con  gioriofa  fuga -fi  allentò 
dalia  Patria»  ixifinattanto  che  dal 
Senato» , con  piena. libertà,  yn'al* 
trofìi  collocato  nel  Trono  rifiutaT 
to  dal  Tiepoli  ; perchè  in.vna  Cit- 
tà<libera,non  era  Elettrice  dei  Prin- 
cipe , nè  Conduci trice  al  Seggio,  la 
Tiberxà  del  Senato . E benché  per 
Pauiienire  viuclse  priuato,era  non- 
dimeno come  Princ-ipe  riuerito; 
auendo  il  principato  di.fe  fteflb.,  c 
c de'  Tuoi  aftècci , più  difficile  ad  ot  ' 
tenerli  , perchè  fi  han  da  vincere 
gl'interni  Tiranni;  e più  malage- 
uole  à conreruarfj  .,  perchè  cofp^ 
raiio  continuamente à ribeilarfi  al- 
la Ragione  Gouernacrice  dcilaRe- 
pubblica  interiore  dellVomo  , La- 
onde fé’!  Tiepoii  non  ebbe  i voti  di 
tutti  per  eiser  Doge  della  Patria. 
fu  però  da  tutta  la  Patria  dichiara- 
to PrincipenelRcgno  della  Virtù,. 

T In 


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454  11  Vello  d^Ordf", 

luGiouanni  Bafadonaa  j fi  com* 
mendercbbe  principalinente  Ja  de- 
flrezza  nel  trattare  i pubblici  ne<* 
gozij  ; che  p«rÒ  dalla  Repubblica, 
lenza  teina  di  pericolo  ;lii  ampolla 
la  mole  degli  affari  pib  grauofì , à 
quell* Atlante  non  birognofo  dial- 
tr’Ercole  5 e fìi  mandato  .Amba- 
feiadore  al  Duca  di  Milano  , al  Rè 
di  FranGÌa.,- airimperador  -Carlo 
Quinto, e al  iomino, Pontefice Fao- 
lo  Terzo,  che  erano  altri  Atlanti 
fodenitori  di. Stati,  di  Regni , di 
Monarchie,  e di  Mondi  .Ed  accioc- 
ché la  Vita , c la  Mort^.,  di  pari  fof- 
fero  riguardeuoli^:  ;Giq:  nato  rin.:» 
Venezia  Reggia  delia  Maghificcn- 
za,fpirò  neifeaodiRo  na  Teatro 
della  Grandezza  1 e fra  i plauli  dati 
alia  fuaLegazione  interrotta  dalla 
morte  : erscado  il  Bafa donna  cari-» 
codi  onori-,  e di  glorie,  peficon- 
fueti  dati  dalla  Virtù , quando  vuol 
maggiormente fubiimar  gli  .vomi- 
ni  gr  indi  ; & alleggerir  loro  gli 
grami  delle  f.itiche,  tollerate  pec; 
folleiiamento  della  Fa  tria . 

L'vI- 

^ ^ j 


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'Oucrol4Reim,  yeneì;iana,  437 

L’vicima  maDÌera  il  è il  narrar 
, tutta  Uyita.^  tutte ic.4oti  , e virtù 
d’a^cuno.fen^a  .comparazioni , Al- 
legorie Idee  . JE  perche  ciò  è 
Cile  : il  d^  art^icchir  Jarpnncrtà  del- 
I*argomcnto,cpn  tutto  i*£ritreo-,  e 
1 i (tari  orazione  ^olle  .forme , e col- 
. le  figure  più  . sfoggiate !e  fontuofe 
del  dire  , ,e profumarla  con  quante 
ambre  , & pdori.hà  la  Rcttorica_, . 
E ben  vero  non  eflcr.ne,ccrsario  tan- 
to ludo  d’ornamenti  • «quando  il 
fondoè preziofo:  e chi  fi  loda,  è 
douiziolQ  dc’beni  della  Fortuna , e 
..della  Virtù  ^ 

,Tale  à punto  fu  Marin  Grimani, 
.che  .vide  nel  fuo  ,na(cere  doppio 
chiarore  , del  Sole  , c de'  fuoi  Ante- 
nati nobihTsimij  i quali  quantun- 
que fpenti  auean  conferuata  viua_, 
la  luce , e trarinefsaJa  a*  N ipoti , cd 
a’Pofterù  per  illuminare  .a  qu.efii 
laftrada.  Per.taleftrada  caminiiiò 
il  Grimani , fatta  via  più  rifplen- 
dence  da*  raggi  della  propia  virtù, 
che  gli  diede  i gouerni  più  apprez- 
zati , le  più  celebri  legazioni,  le  di^ 

T X gni- 


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' ugello  d'òro^ 

^nità  più  riguardeuoli,  e pofch  ll 
•'{ommo  degli  onori , con  farlo  Do- 
ge . Nri  fuo  Principato  fpenfe  il 
^oco  delle  guerre  ‘ accefo  nella--, 

' Dalinaziia , e nelPiftria  : incatenò 
il  furore  , ehe  fcorrea  per  quelle^ 
Prouincie  ; e còme  Signor  del  Ma- 
re , aflicurò  ancora  dalla  ferocia-» 
de' fiumi  il  Dominio  della  Repub- 
blica . La  careifia  sbandeggiata  y 
l'Erario  accrefciuto  , la  Città  ab- 
bellita ,-Ia  pace  fermata  , 'furono 
opere  della  prudenza , delia  Jibera- 
lioà,  della  magnificenza,  della  de* 
ffrezza  del  Grimani  riucritonoa^ 
folamente  dall^Occidencer,  mà dall* 
Oriente  ancora  per  mezzo  dVii*- 
Ambafeìadore  inuiato  dal  Rè  di 
Perfia , con  lettcre«sì  gentili  : che-=» 
paruero  non  venir  da  vn  clima-* 
ftraniero , e da  vn  barbaro  Monar- 
ca , mà  da  vn  cof  tefillìmo  Cielo  > e 
da  vn  Principc  coronatodalla  Gen- 
tilezza, 

In  qiieftvlc ima  Foggia  potrebbe^ 
ancor  di  nuouo  far  comparir  nel 
Teatro  del  Mondo  PAppoftolo 
- - ' c'I 


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Oktrt  lOrì\eit,  Ì^ène^mì,  l 4^ 7 \ 
e<I  primo  Marcire  ddPVnghcriaLa^ 

San  Gerardo  Sagredo  Vefcouo  di> 
Canadio:  fe  TOratore- col- corib» 
facondo  d'vna  ben  d ifl-efa , . n è in-- 
terrotta  orazione , ii  fermaffe  ncK 
la  carriera  marauigiiofa  della  vita» 
del  Sagrcdo:  ò quelli  fi  confideri  nel 
principio  delle  moflc , ò nel  mezzot 
del  corio.,  ò nel rapprolfiinazionc-A 
al  termine , ò nella  nieca ; cioè  nella 
puerizia , nella  giouentìi,nella  ma«i 
turi  cà , nella. veccàiezza , e . nélla^  ^ 

morte,- 

Nell'età  di  cinque  anni , lafciata 
l'àflilà  del  Mondo  > prende  la  liurea  ^ 
di  Grifto  i vedendo  fi  d’abito  mona^  - 
calcin-S^Giorgio  maggiore, *e  quan« 
do  appena  ferme  allodaceauea 
le  piante,fenza  gli  ordigni d^Archif» 
mede  , /cuoce  da  fe  il  Mondo  coa> 
poiTa  mirabile;  del  qua  le  Tgr^uato, 
co  pochi  palOG, perchè  tutti  erano  da 
Gigante, arriuò  all’erta  della  - per»> 
fezione  ; .doue  nel  gjro  di  molto 
tempo»  difficilmente  giungon  quelv  - 
lidie  fono  aggrauad  daglianni-. . 
Laonde  chi  rimiraua  il  fembiante, , 

% 2^ 


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4#  tir  elfo  (fora  ? 

eie  fattezze  di  Gerardo,  non  potea;’ 
non  giudicarlo  fanciullo;,  mà  chi 
s’afìfifaua  intentamente' nelle  azio*^ 
ni,c  ne’coftìimi  , ftimaualo  inea» 
nutito  nella  Scuola  'della-  Keligio^ 
ne;  L*aumenio»dégliabitfcvii‘tuaiÌ,- 
crebbe  col  crcfcère  df  Sagredo  ; nè  i ' 
fuoi  coetànei  gli  fùron  pari  ycòcet' 
to  nel  numero  degli  anni  ; poiché  ‘ 
GcvzlL^  ferapre  gli"  auànzò-  in^ 
quello  delle  virtù,  £.per  andar  con- 
tinuamente innanzi  ; volaua  colla  ' 
mente  su  Jè  ali  dcli’orazionci  nel 
eliclo; Gàricaua fi  di  férro,e  di  cioc- 
cio >pefi  coiUi>etf  dèlia  penicenzà  f ' 
dimagraua  ;.6i  jridebòl/ua-  ifeorpo 
con  frcquenttd/giijnf;,ca’quaiìi’a'*  ' 
nimo  più  vigo:  oro  ; epicu6;diuie-  ' 
ne  ; nélifciaua:  parte' intera  ìiella^  - 
fùa  carne  Vfquarciata  dalia  terope» 
fla  dè  fTageJli  icon  chè  fana  fi  con- 
lerua  l'iritcgr  i tà  /e  fi  nnoCénzà  .Fat- 
to gì  ènei  l*età  maturo , chi  fu  tale-»  ' 
ancora  nell’accerbèzza' della  pne*- 
tizia  ; e riputato-  degniffimo  dico-  ' 
'mandale  ; chi nori^fù  inaiiìgnorcg*»  " 
giato  dal  vizio;  co*  voti  di  tutti 
. con» 


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Oitm  là  ^eU.VeneT^ani:  4 
con.  piena  allegrezza  del  Moniftc* 
ro  y è innalzato  alSeggjo  > ed  alla** 
dignitàdi  Abate  ^volendó  i Monac  iv 
fignificac  colla  preminenzadei  gran- 
de ^Tàltezza  de'meriti  dell'Eletto.- 
Spintopofcia  dal  delia’ drriucrirc 
il  Santa  Sépolerov  cagion  della  Ter  • 
conda  V ita' dell* vomo  fpento  neV 
Eàradi/o  térreftrei  s'inuiò  co*  palfi. 
dóu*era^giuntój  col  defidério  mà 
dàlie  reali  preghiere  del  Santo  Rè 
Stefò  no  y e dallà  fòrza  dèlie  ragioni 
deirAbacc  Ràlino,  af  re/làto  Sàgrc» 
do  nell*  Vnglieria  t coll  efficaciaL» - 
della  predicazióne  a ppo/lòJica e ' 
eoll*èfémpió:  fenaalingùa  fàcùndo> . 
lègQ  tahnentegliViigheri  ,.che  vi* 
lEendo  ilMcmtca  natioo  vn*altro 
ancóra  ne  videro , cioè  Gerardo  aC* 
ióluto  Signore  dèglràittrmii  Rifor-» 
mata  eoa  fante  Icggr  1* Vhghèria-^ 
parue  che  voléffématàrc  ancora  le 
fiere  dèlié  foreftè  y poiché  ri  tira  tofi  : 
nella  folitudine  popolata  dagli  An- 
geli che  lo  corteggiatiano'iquiurrer» 
ni diMèdico V- e di  Céruiico ad  Viu 
£upp  ferito  da*Gacciatori,e  rifana-  - 


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f^dló  'd*Onff  > 

te  dai  Sagrcdo , e di  Nutrice  ad 
Genio.  Btauendo  al  primo  tolta 
la  fierezza , ed  al  fecondo  i’inftfnto 
di  vagare  : e in  tanta  diùerfita  di na-- 
ture,  fattili  concordi, gli  ebbe  Com- 
pagni nelferenio,  e Ammiratori  di 
ciò  che  fi  operaua  dal  Santo  > degnar 
di  più  fpettacori , /e  di  più  nobile^ 
moltitudine,  V'ien  per  tanto  sfor- 
zatoà  Jafciare  il  fiknzio,  le -feluca  • 
Je  fiere  , l'ombre^  e gli  orrori  ; .ed  è-' 
condotto , anzf  trattò  fra  do  fife  pi» 
to  > fra  le  Città , fra  gli  vomini  i e lo 
chiarezze , colJ’efler  fatto  - Vefcouo  ' 
di  Canadio , E fe  fra  i bofchi diè  • la  ' 
fanità  ',  e lamanfuetudine  a* bruti  5; 
nelle  Gictà»  dalla  vita  brutale  riduP» 
fe  in  prima  gli  abitatori  ad  cffere->  ' 
vominh  & indi  ad  effer  fanti  i & ac<^ 
compagnò la iankà  delf animo  eoa» 
quella  de*  corpi  ; volendo  che  i*ai-» 
bergo  deJl*anima , eia  Reggia  del- 
^innocenza  nonfpfiero  afiediatlda^ 
malori,mentre  non  erano  più  ricet- 
to del  vizio . Mà  i Succeflbri  dei  rc^ 
gno,  e gli  Eredi  della  corona  ; mon 
già  della  fantità  di  Stefano,  amando 


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OUero  ; 44i> 

pfh  i?ieffer  ciechi  nella  notte  dell*I-  ' 
dolatri^che  l’effer  veggenti  nella 
luce  d^V-angelo,  Cfdella  verità^  :è 
godendo  pih  del  giogo  pefantifllmo 
qeirimpjetà.  nella  licenza  del  re- 
gnare , che  del  foaitc  di  C r ifto  nella 
vera  libertà de’figliiipli  diDia,efoi> 
tarono  i Popoli à fpegnere  il  Sole, 
ed  à fciorre  ì legami  della  vita,  dei 
niiouo  Liberatore,  eoli*  vccidcr  Ge-f 
rardo,  Vn-tempofola  fh>reibrtarc 
olfatto  deteftabke<,-e  Pefeguirlo.  . 
Eerocchè  da*  MaJuagi  fopraggiun*^ 
toil  Sagredo  pienod’anni  ^ e di-pa-< 
tiinenti  nell’vltimou  viaggio  fatto 
per  PVngheria , e>nel  primo*^,  coi 
qualealGielo  peruennc  ; tentaron 
quelli  di  lapidarlo^  •’è  di-rendere  il 
p rimo-  Ma  r t ire  d e J 1*  V'iig  h cria  ,11  m i-^ 
le  à Stefano  Protomartire  . Mà  lei> 
pietre. con.  doppio  miracoio  diuc^? 
niiteJeggieire  ,e  pietofe-,  reftarona 
rorpefe  neli’arKi , nèoffe-Tero  il  San-« 
to,  cheLcrmòcuirorazione  i fulmi- 
ni nelCicJo-y  i quali  già  precipita-, 
uario  fopra  gli-  empi; , che.aueano 
vneuore  più  duro  de^raflì  lanciati 
„ A.  T 5 Non 


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U ’ 

Non  rattengon  però  le  pietre  arre-; 
fiate  il  fiiror  di  que*  barbari  ; anzi 
fatti  pili,  fariofi;  gettan  prima  dal 
carro  ; e poi  di  m’altiflSma  balza  • 
G(Èrardo;  acui,quant'éra  più  alta  la 
rupe,  tanto  più  fublime  gli  fi  appa- 
recchia u a là  gl  òr  m*  Nè. con  tutto 
ciò  puntò  fce mando  l'ira  \ diTcendo»  ' 
no  doue  il.  Santo  giacca  Gli  "tra-  ' 
figgonòdFpeita’cóa  vnà' lancia,  e 
gii  sfracellano  il  capo-in  vn  maci-  ' 
gnojChcafperfddrfangiTe  non.  vol- 
le mai  lafciar  quel  nobiliffimo  frc-  ' 
gio  : benché  là  violenza  \ e’ la  cor- 
rente irapetuofa. del  Danubio  jV  per  ' 
fétte  anni  lobagnafie  ; tentando  di 
rapirJò  colie  acque  perchè  quel 
£uinerealé  volcfsé  cancellare  i fé-* 
gni  crudeli  de'fuoi'Abìtatorijò  per-  ' 
cliè  fofse  ambiziofo  d*auer  parteJ»  ■ 
dclJ’órnamento  y-  colqpale'  pòférsc  ' 
co n ^magg io r p om  pa ,’e • fplénd óreJ»  ' 
sboccare  ncrm  a re , Tal  fuil  corfo 
dellàvitadiGérardójcHénócefsò  di 
accórrere  dòpalà  mortéairàiuto  di 
chi  afiféttuofamente  Pinu'ócò;  Prc- 
garoniò  i ciechi  defiderofi  più  di  ve-  ' 

dére. 


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Ouero  U ^tti,  Vmii^ank\  44)* 
i^i^H'corpo  del  Santo  , che  laJ* 
luce,  del  giórno  ;;  e"  fubitamcntC 
sniderò  rofcritta  la  lùpplicai  Pre* 
garoolo-gli-  attratti;. e folamen*' 
te  collo  fcòrrcr  degli  occhi  r c col 
àTolgerli  verfo  il  cadàuero( giacché  ■ 
il  mouimentò  deli  e al  tre  membra-, 
non'  aucàno*’)'  ricuperarono'  Tvfo  ‘ 
delie  parti  - perdute  v L*ihuocaroru, 
qticlli  che  dalfuoco  delle  febbri  era 
lentamente  bVucciatirquelli  che  dal 
freddò  de'veleni  erano  mortalmen** 
téagghiacciàti ;,'cd  i' primi  prona-- 
reno  v'n'aura.frcrchiffima'che  tem» 
però,  loro  gli  ardori  ; ' ed  i fecondi 
Riebbero  il  caldo  vitale  che  dileguò 
preftàmentei  rigori  ; E fu  tant’ami- 
00  di'  lollèuarer  i Cuoi-  Diuoti  dagli 
affanni  ',  e dàlie  pene  :.che  nè  meni. 
Volle  s’àfFaticaflero  nel  reggere  il 
piccolò  nauilio  , da^  cui  tragittar  fi 
dòiiea.  ii‘  cadauero  di  Gerardo  v il- 
quale  trouauafì;g>à.cner ficurillìmo. 
pòrto  dèi  Ciclo  ; laonde  fcrz’aiuto 
df  remi,  e di  vele , e folamcnte  fpin- 
to  dali'àuta  dellò-  Spirito  Diuino  x 
giànfc  il  legno  alla  riua  dei  fiume . 

T ó Che 


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444  ^ UP^eltìidWoi  . : 

, ^ Che  fc  la  femplice,e  nuda  narfà*^ 
zione  farebbe  vna  sfoggiata,e  pom» 
pofa  moflra  fenza  i fregi  ;ed  i rica^’  ' 
mi  mendicati  daJl'arte  i farebbe  del 
certo  niarauigliora,quando  fi  aprif-i 
fero  tutti  i Tuoi  fumi  d*orodali*Elo«ì  ^ 
q^enza  * per  arricchirla  ^ e J*Orato-‘ 
re  peraggiugnerpre^ioadoperaffo 
gli  aggiuati.  J confiderando'l'anti^- 
chitàd’vnafamigiia  nobiliffima^,  cd  ' 
inuecchiata  negli  onori  . Tempre-»- 
lìoriti  di  Huouomct  lignaggio  del?* 
Sagredo  : la  tenerezza  ddTetà^qu5-« 
do  la  fottopofc  al  giogo  della  RelH 
gione;  la  fugstdel?  Mondo  ^quando?  ■ 
appena  fa  pea  muoirerei  pa/Tirla^s 
generofitd  nell'andare  incontro . a*^ 
pericoli , fenz’afpetmr  che  venire- 
ro  ; la  pcouidenza  occhiuta,  ed  ala^< 
ta  nel  preuederl’akriirneceffità , 
nel  prouuedore  à tutti^:^  rodio  dì  Te^ 
lleffo  facendo' tali.  Icempij  del' Tuo» 
corpo  , quali  nè  meno  aui*ebbon_i’ 
fatti  i Tirannia  Te  foflero  fiati  tor- 
mentatori di  Gerardo  j la  nobile^- 
prodigalità neliò fparger  tanto  fu-# 
dorè , dal  quale  l’Vngheria  bagna*« 

: . . . ta--’' 


/ 


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Òimla  I(éti'6r.  Venì^anà, 
tà  Vcdeffe  tòrto  nafcerJa  Fede , e lei 
Religion  GrrrtiaDa  , e da  cui  fo/Te  ' 
l’impietà  ibramerra>  c l’Idolatria.^: 
il'giubiloiieldar  per  Chriftó  il  fan- 
gue,il  qualedefiderò  più  aperture  ' 
ndle  membra  ferite , acciocché  fu- 
bitamente  vfccndo,  palefafle  laJ^ 
prontezza  del  Donatore  : la  libera- 
lità de' Genitori  nelFòfFerire  à Dio  - 
il  figliuolo  in  sù*l  primo'  fiore , da 
cuipoteanolperar  mólti  frutti  d- 
oto  ,ehe  aurebbòno^  pompeggiato  " 
nelJ*  Albero  d'oro  della  famiglia  : ' 
la  quale  nondiméno  per  l'atto  ma' 
gnanimo  ndlo'fpropiarfi  di  Gerar- 
doj-fù  maggiormente  affiochita  ; - 
non  folamente‘3  perchè' ih  pregio  * 
della  famità  deJ-figiiuoIode  accreb-  ’ 
be  il  valore  : mà  perchè  dal  medefi-'  • 
moj  coll'infltienze  celefti  fi  rendè  - 
TAlbero, fecondiiTimo  di  Senatori,* 
di  Capitani  , d’Ainbafciadoi  i > di  * 
Oaualieri',  e di  Procuratori  , che 
produflero  altri  frutti  pur  doro. 

Innumerabili  fono  gli  altri  ag-  ■ 
giunti  da’  quali  fi  potrebbe  trar ma-* - 
teria  dà  lodare  il  Santo  j che  acqui"<  * 

rtòò  ^ 


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44^1 

fìòÌ?dmordeiMoa<Jor.e  dopa  /etó’ 
traffead  amrR.i'i^arJef  glòrie  del  Sa»* 
grcdojcoaqofft'vuica  inuenzióncj  - 
ed  arte  ; col  fuggire  & odiare  la^ 
Terra.. 

Dà  tutte  le  fontrpredétte  donde 
attingonfi  gli  argomenti  ,.fi  cawanQ  ' 
i titoli  da  porre’  ncrprincipjj  i e ne' 
froatifpi^jjfdcll’órazioni  . . Verbi- 
grazia  . Se  taluno  aurà  prouato  , • 
che  TEroe  è.  ftató  vn  Sole vn’Er-»  ' 
colè,  vn’A'tlantei  T Idèa  de’  guerrie-^ 
ri  &c  , potri  pof  metter  per  ticolo:  ' 
II  Sole , l'EfcoleilTdéade'guerrie- 
ri  ...  Se  aurà  Jòdata' vnaTbià?  virtii  • 
Ex;c.  là  prudenza  > la  giiillizia  ,^  la.' 
liberalità'  &e»^  porrà'  nel.  fronrifpi-/ 
2Ìó  tali  parole. , La  Prudenza  ; , 
Giuftizia  ,-la  Liberalità- &c.  Lo^ 


flèflb  E olTerucràne^panegirici  lati- 
ni’,. Sol  alter  : feu  de  S-  L hotm^A^tth' 
mie^\  Ignis  : feu  de  5 . IgnatiO'  Loyoìa , , 
Tbaumaturgus  l icudé’  S>  Francifeo  Xa* 
nmo  Inaia<umu^ppJìotò  i e fimiJi..- 
£ benché  balli  quanto/hò'’  detto  * 
per  troirare  a»  gomenti  in  ognilor-- 
te  d’orazioni  ; tuttaupltad  perchè' 


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Omo  li  Vinè^kM  ] 44Ì 
quella  mia  fatica  è dirizzata  fpe-' 
zialmentéa’PrincipiantJVcd  a'No- 
uiziì'heirartè  del  dire  > dficcndcrò 
ad  alcune  fpezie-diorazióniiaccen* 
nando  1* kiuenz ione'  degli  ' argo- 
menti. 

' Nelle  orazioni  appellate  Gene- 
tliache i che  fi  fanno  nel  na/cimen- 
tó  di  qualche  Priricij5e?  fi  può  far  la  ' 
comparazione  col  natale'  degli  al- 
tri Principi  V che  ebbero  lo ' ftelTo  “ 
nome ouer  diuerfo  é / Si  può  mo- 
Arar  per  via' di  prcdicimento  la_f 
grandézza,  futura  del  nato  Bambi- 
no, conghìettnrandola  daf  régni  Ve-' 
duti^  e dalle  altre  circoftanze-.  Per 
efempiò,'.  Se  il  Sole  fi  è ecliflatofdi- 
rà  rOratore*^  che  dalle  azioni  chia-  ^ 
riflìtiie' che'  opererà-,  faranno*  gli»' 
. Eròi  pili  illufiri  oftufcati;* Se  fono  * 
preceduti  tfemuoti  ; che  fcuotérài  • 
ed  abbatterà ié  C“ittài  ed  i Régni  de  • 
giiAuuerfàrij.Sé  è venuto  alla  luce  ' 
ih  giorno  dihoràinato  dà  Marte  j.ò- 
da  Gioue  : chV/aràb'ellicofò  ed  in*' 
d inaio  all’à r me , e g iouerà  a* fùoi 
Eopoli.  Se  rtelmcfe  V.gr,.  d'Algtk^- 


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44^' 

fbr>  ; ciie  raràauguililTinio  » Se  neK  - 
rAutuano^che  farà  maturo,  e gra* 
uc;  darà  i frutti  ^ quando  prefii 
parrebbono  i fiori . Se  hà  qualche^, 
nota , e (egao  militare  > ,pome  nar-ì 
rafidi  Scanderbech  nato  coUa-figivr._ 
ra  d>na  rpada  effigiata  nel  bracqio: 
chefara  yn  fegno  a Nemici  , più, 
fpauenteuole  .di  Orione  a*  Naui-r 
ganti  &c,  .Potrà  prouarfi  ancora.^, 
col  matàlc. del  Principe  ; effer  nata» 
PaUegrczzaa*  Popoli,,  alU-VirtS 
ailaReligione ^ e a’ Ribelli , 
zi) , calia  Siiperilia ione  , la  malia-*, 
conia. . 

Con  poca  diiromi^ianza  dallè-», 
orazioni  ^genetJiaclie',  4i  componi-, 
gon  quellc  ,,  quando  fi  pone  il  nome., 
àchi,c  ricentcìncnte  nato  ,lcquaÌL 
d ieonfi  luftr  iche,'pprchè»di«  lufira'* 
/{Ichiamauafiquelgiptmo  in  cui  il. 
dàùa  il  nome.  Si  potrà  prouare>che. 
le  azioni,  future,  à, quanto  fi  prò -j 
mette mel  nome , .rifponderanno  j.: 
che  :fara  fi  nule  a’.Pcrfonaggf  nella... 
(leda  guiià  dinominaci &c.  Appara 
icngpap  aacor  à quello  luogo  i pa-c  - 


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merola^étt.Fm’^ana'.  44^^ 
ncgirici  fatti , quando  tal*vno  nel-/ 
la  guerra , ò nella  pace  aura  confc^ 
guito  qualche  cognome  gloriofo  di 
Grande , di  Giufto  > di  Fortunato 
&C.  e li  potranno  narrar  le  cagioni 
per  le  quali  li  coniienga  tale  appeK 
lazione , colla  quale  li  conofcc  la«»  • 
dìuerlìtàdeglivoHiini  grandi  > da*" 
dozzinali#' 

: Nelle  orazioni  fotte  per  qualche 
vlttoriaiotcenuta '9  dette  ancora^ 
Epinici; , ,può  feraiìr  ^argomento 
là  tiàrraz  ione  del  ^ fatto , elprelTa  fi  ^ ' 

viuamente^  che  gfi  Vdicori  diuen-^ 
gano*  Veditori  della  pilgna  ; ò la  fc-  ’ 
licità.  recata  nella  Patria  col  prò- 
fpero  auuenimentó^ò  il  fin  pollb  à ^ 
molte -guerre -col  terminare  vnaLs  * 
battaglia  $ ò*  ra/sicuramento  dello  ' 
Stato  , e della  Città  colPauer  vinto  ' 
ilNemiccrcagion  d*ògni  traiore. 

Nelleorazioni  nelle  quali  li  rin-  ; 
grazia  , nòminate  EucarilHche , li  ^ 
efporrà  la-grandezza  del  benificio,  • 
ò la  prontezza  del  Benefattore,  ò il  ’ 
poco  inerito  del  benificato',  per  far 
comparir  maggiore  la  grazia  : ò la  ' 

~ cb^ 


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ilV^òd’Orol- 

conmnevtilità:  volendo^  dal  Do^- 
nacoreimicareil  SoIè,iI quale  coni' 
patxc  i doai  chiàriisimide*ruoirag- 
gi'fiaifizrtutto  CéJikffot  al'pubblico  , 
per?  obbUgarli'gliraaimi  di*  laitti  : 
Quero  laJiberalità.che  fempre  ac- 
qua fta:  piu  di  ciò  che  dòjia>  perchè  : 
V iene  ih  po ireTsiooc  /déJi’àoiore  a c 
dclcuore,ceróradè*rudditijioafòg- 
getta  alla:  rapacità^ dèlia  Eórtuca . 

. Se  q ual che  Eriad pe il  hàda  com*» 
laemlace V ^cchèidel  continua  vl 
riuedenda,,e^vÌ6tandòr  il^ùo  Do- 
miato  .'  pocràrcompararil  al  Solevi  il  " 
«'[ua  k rcmpre-Yolgefi  attorno  all  a.». 
Terra  > come  àrcentra  amati/simo 
4^.  quel  piaiittta^^  ctxi^aa^oeeeAC  be* 
nilicare  fàTsi  hello  ile  db  momento  p 
effeudo  impaziente  d^adugio,.  Po- 
tràlodà  rii  la  vtg  tJanza  v ctexogl fe 
la  pigrizia^  e la  fonnQknaadè'Vaf-r 
falli , e manticQ  delle,  le  Arti , e le-» 
Virtù..  Poti^magurficarfil^amorci 
che  tuttodì  fuoco  oom  p^ò  Hat  fer^ 
mo  fe  non:  g iugne  alla,  fiia  sfea; . j 
Nei  riccuimentodi  vn  P?erlbnag-» 
gio  eminente  nella  Gittà^rommini-?- 
: ' Arali.  ^ 


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OuerolaI{,eU,^ems(kijaZ  4jk' 
ftrafi  Targomento  dalla  comune  al*" 
leg rezza ^-palefatà'  col  lume  dc^fuo* 
chi  acccfi  nelle  pubbliche- piaazc , 
Co*^tuoni  dilcttcuoli  V e co-  fulmini 
innocenti  delle  bòmba^dcV  con 
chi  trionfali  alla ’ra^cftà^del  For^ 
fticrc’accolto , ' inchinati  V còf^lf 
arazzi  > che  Aldina  rafFcttò  de^  Riè 
Céuitori  col  coprirle  Sale,  e lèAan* 
2C  apparcGchiate  > e con  altrrrégni 
d*applau(ò>  laonde  il  Dicitore  pò- 
trcbbè  prender  per  téma  la  venuta,  - 
e i'cntra tà  del  Friiicipe  cfscre  ftata 
vhiuerfalmente  gradita;  I.b  fpie- 
gare  ancora  le  cagioniVdi accòglie- 
ifé  con  apparecchi  maghifichi  gli 
vòmihi  grandi  riceuuti  nel  narcerej 
dàlia  C^bHà^e  dàlFÓhore,  farà  vn- 
alccòhcifsimo  argomentò  e * 

Nelle bràziònt  funerali  da  recf-  ' 
taf  A nella' mòrte  d’àìcuho  oltre  à 
molti  mòdi  udditati  di  fòpra  pof- 
fiam  valere fò’uihhitè  al^^ 
d*Ì3)impi  fupériòf  i à’moiiti  > ed  al 
fiirof  del  Cielo  , df  Fortezze  di^ 
tòrto  le  anime'déllc  Mbharchfe , df" 
^icli  che  giranA'i  acciòcchè- non 

ftan-  " 


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nvem^ofo;^ 

fianchi  la  Fòrtuna  nel  volgeri  ini  - 
prò  mortali:  di  bafe , edi  fonda- 
menta fopra  cui  appoggiali  la  feli- 
cità de  Regni-,  e delie  Repubbliche 
&c;  comparando  il  morto  alle  cofe 
fuddette.  E fi  mi  li  alJcgorkv  ferui- 
ranno  ancora  nelle  lodi  delle  Vii> 
tti , delle  quali  s’muefliglierannolv 
eflenze,  Jc  propietà.,  e-gli  vffieij 
per  jdifcorrcnieacconc  iamente.Per 
oppofito:  nelbiafimodel  \fizìo:  di« 
ralftcfserc  vn'ldra.  feconda  di  raor-» 
ti , per . fare  fterilc  lé  virtù  .•  vn  Ba^ 
àiifehioi^  che  dapprclTa,  £ da  lun^  - 
gi , col-vclenodifecca  i'oncflà  45Ì11.4 
jhoi'ita  : vn  .Vefuuio  inceflantcmeni 
tc  auuampante , col  fuma  an« 
neraogni  lullro di  bellezza,  ecoH 
faoco  toglk  fardore  a'  cuori  pili  < 
inhammati  nell*  amore  inuerfo.  il  i 
Ciclo  iv  > t 

< Ne*  dif<J®ri3  appartenenti  alleai 
nozze > detti  Epitalami; , fi  può  fa-r 
re  apparir  regualità  de»  Conforti 
nella  nobiltà , e nella  virtù  ^ ouero 
li poHon  pronofticar  felicità,  ed à 
quelli,  gd. alla  Patria  per  cagiona  , 

della.. 


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Ouero  la  . ^enec^na  4f 
<Jella'prole,  che  nafcerè/Viaifica- 
trice  delle  fperanze  mezzo  rpcntc.> 
oconferuatrice  delle  già  nate>  eu 
crefcmte  ; ouero  fi  dirà  che  miglior 
matrimoniojnon  fi  porca  contrarre^ 
-icui  legami  auuenturofi  ftrigneràr 
no  con  indiflblubii  nodo  la  bcnt^ 
uolcnza , .e  la  concordia,  Hcfae  aoa 
mai  fi  dipartano.  >1, 

iSe  talVno  douerà  confegurre  la*# 
laurea  di  Dottore , ò di  Poeta,  la 
quale  non  inaridircefe  non  col  fred* 
do  della  morte;  moftreraiEcon  va- 
rie ragioni  >dall*Orato re , che  la«. 
Sapienza , come  Reina , è meritc-; 
uole  di  corona  ; che  gli  vo  nini  dot-* 
tifoni)  tanti  Rè.,  e perciò  deono 
auere  vn  contralTegno  reale:  cliele 
cerimonie  vfate  in  tali  pubbliche.*, 
azioni  non  fon  vote,  mà  piene  di 
mifierij.,de*quali  iarà  Interprete# 
ed-Efpofitorechi  ragiona.  Scaltri 
aura  ottenuto  qualch’ altro  grado 
onorato  nella  Patria  , e nella  Re- 
pubblica, per  efempio,  la  dignità 
di  Procuratore  in  Venezia;  fiften'- 
deràilJQicitore  nel  dare  à diuede- 

re# 


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4]T4  ^lAVeìlò  ^Orol 
re , che  le  qualità  fingulari  (del  Np* 

: bile , h agguagliano  alia  Aibliuiità 
ddì onore  : che  la  Repubblica  ri* 

, cóndafì  di  chi  non  perde  mai  la  me- 
morìa  della  Patria  ; che  in  V^cnezia 
la  V/ia  fieura  per  correre  alle  digni- 
tà > è quella  la  quak^è  pi ìi  lu  brica , e 
mollé'.per  lo  Jpargimenco  del  jjroi* 
prio  fudore . Che  fé  l’Oratore  vor- 
rà valcrfi  delle  Allegorie,  edelle.» 
Comparazione , trouera  ingegno* 
iiiiìmi  irgomcnti . -Il  modo  poi  dj 
teff^  le  Praz  ioni |>er  via  di  alle- 
goriche diparagoni  fi  è quello,. 

Si  cercano  le  prppietà >gJ  i effetti^ 

, e gii  ilnri  aggiunti , e circofianze-» 
, dcll^Óggetto  con  cui  fi  fà  iljparago- 
ne*,,  e pofeia  prouafi  ritrouarfi  pel 
Pei  fonaggio^  ,e  nella  cufa  lodata *• 
Per  crempio.  J1  Sole  illumina , rì- 
icaida  , produce  pel  fondo  deile-» 
Montagne»  e del  Marc  l’oro  > ie-> 
gemme,  le  perle  cagioni  del  nau- 
kagio, della  vita  , e di  tanti  fepolcri 
à*  mortàliscoptinuamente  muouefi 
come  famiglio , anzi  Cur/bre  per 
ferii  igiq  dtgli  vpraini  6rc.  ora  fei 


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Òuero  la  P'^ettìfzknà  7 4^5 
D fcicor.e  Ejkc.  rauniicrà  in  S.Praa^ 
cefco  Sauerio  dcWa^  ;ii^a  /Compa- 
^gnia  tutto  x:iò;j  é prouèrà  celie  ri- 
fchiaròiCOiliaJucc  ^l’^Vangclo  pift 
d'vn  milione  , ■dugcnto  mila  Ido-. 
lauri  Tepol ti, non  chegiacenci  nella 
notte  deiPinfedcltà?  infiaiU.nò  eoa 
fuoco  falutifero  4*Qricnte , in  tutte 
le  (lagioni  deifaano  , a^g  liiccia- 
.to , & intirizzato  dal  freddo  morti- 
fero del  trizio  : ih  nafeer  di  nuouo 
l*età  dell’oro  col  produrr  e le  Virti 
-in  que' petti  di  ferro  : ii  aio  Je  di  co- 
. tinuo , ed  infaticabilmeuce  , faccn^; 
«do  piti  di  cento  mila  miglia  per  ii^ 

' uolgere  dallatlrada  della  perdizio* 
me  *vn  Mondo  nuouo  > ed  iauiario 
inuerfo*JlQieio  &c;auràdinioiirato 
>e(fer  (iuìileal  SoleFraneefco  ISaue* 
rio , à cui  non  mancò  l’Occidentejt 
morendo  , e tramontando  tieii’Q^ 
-diente,  " 


V 


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\ 


CAPO  II. 


0*alfune  €ofec§muni-  negli  Eferd^ 

\ trifémfe^Giudtctanai  Omo*  ' ‘ • 

. BtamtiiC  Delihmttua,  ^ 

^ ,f  i.-  .• 


i • 

TRouato  l'argomento  ^ fi  princi- 
. pierà  rEfòrdio , col  quale  fi 
deono  difporre  , c.  preparare  gii 
animi  degli  Vditori  acciocché  vo- 
lentieri , e cortefementc  afcoltino 
il  nofiro  difcorfo . • Siifà  tal  dilpofi- 
«ione  ,e  preparamento  col  rendere 
^ii  Afcoltanci  b^eublii  attentile 
.docili  I cioè,  che  agèuolracnte  ap- 
"|>refidano  ; ^ ' * 

V . -Si  confeguirà  la  heneuoknzaiCpl 
raccontar  le  cofe  operate  dal  Dici- 
tore in  ferufgio  della  Città , della^ 
Repubblica/de*  Giudici,  degli  Vdi- 
ì;pi  i : col  rammentar  l’amicizia  ^ la 
parentela  con  chi  ode , requicà  del- 
la càufa , la  fincerità , e candidezza 
deli’afictto  non  mifchiata  > nè  an- 
nebbiata dall’ iriterelTe , da'.nuiioli 
del  quale  pochi  fono  liberi,  ed  efen- 


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t)uer9  U I{elt . f^em^ana  l 4 
ti:  col  moilrar  la  ngfeiltà  e 

dciracfiufatojla  pQuertà,Jej*icche2* 
ze , i’iagpgao , la  virtù  , il  fanguc,  e . 
Toro. fpLdfQ  per  la  Pàtria,  rintegrità 
dc'.Qiudici , la  prudenza,  palefata-;# 
negli  aierigiudieij , la;pied,‘&com4 
paflione  de*  medefimi  verfo  i cala- 
raitofì^  ed  afflitti  ,la  potenza , c !*• 
ambizione  degli  AccufarnH,  kiCru- 
deltà  efercicate^etcoic  romigliantij 
fecond.q  jcffetón  le  Caufe  nià  prin-^* 
cipalmentc  neUc' Giudiciarjc •.  Nel 
Genere •ditnoftratiuo  «‘otterrà  lai:* 
l^eniuolenza,,  figuiiicando  il  timor 
.di  ragionare  alla  prefenzà  dVonii- 
ili  vditicon  plaufo  ne'Roari  ,ene* 
Licej.,  tiueriti.  per  la  moiticudinfc 
4egii  acmi  > e degli  onori  auuti,per 
Ja  verdezza , e gagliardia  del  feano 
nella -vecchiaia  i d*vna  Città  in  cni 
gli  Oratori  più  fioriti  fpiegarono 
la  pompa  delle  loro  amenità  ; d’vn 
Principe  che  hàJa  preminenza  del 
grado , e del  fauelJare  , effendo  non 
mcn  potente,  che  facondo.  Altri 
fimiii  aggiunti  metteranno  in  poA 
Xelib  dell’affezione  bramata  . Nel 

' . y Ge- 


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43fS 

' Geoere  Delibcrailtiofi  cattmeraoì^ 
no  gli  Animi .y-ìiicendo  di  (tupi^ 
che  vn*Arcopa^  d’voTriiirf  accor- 
e prùdeaci/simi  àbBia^fecito 
per  rifotòcre  eh j è pitibifogad^D  di 
riceuere^  *cheatto4  dar  .còniigiio  : 
che  paclctàtlibcranicnte  inon  per 
configiiare  .9  mà  per  foddisfare  al 
defiderio  .dell’Adunanza.:  chè  eia* 
(cun  degli. adunati 9 auendo  la  Dea 
Suada  helia  diagua^xon  paròle  pili 
cfficaci^epci^ualhiera^Diiercbbe: 
che  la  corUfia  dèll’Airenibiea  y c la 
gentilezza;!  che  .traJuce  nel  volto,* 
inulta i’Oratore  al  iiilcorrere  * e dà 
iume  per  «xrooare  acconce  cagioni 
idaperruadere  i Con  guclle^ò  alene 
for ine  d i dire  dpefe  neireffordio  , A 
guadagiicrà  ìl’affetto  nè  potremo 
.dubitar  della  >YÌctoria.,  edl.condur 
gli  AGrol tanti  » .anz’  di  tirargli  do* 
ue  d piacerà  * velfendo  già  mezzo 
vinti  * e per  poco  incatenati  nei 
principio  dell’orazione , 

Aurafsi  l’attenzione  col  protnet- 
ter  la  breuicà , la  chiarezza  > ouero 
di  voler  narrar  cole  grandi  > ammi* 
. ara*^ 


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'Onero  la  Kett  , 459 

^ r abili  f ncccfsarje  y gioueuoii  > Te* 

„ condo  che rlch federi  il  genere  delle 
1 Caufe  da  trattarli  • 

Finalmuite.  rcnderanfì . dodi  i gli 
.V d itor^ fe^ióigcainent^^  & iara- 
, nente  iènza^coi^^  ofcuri* 

, tà  faremo  la  proporzione.,  e prò* 
porremo.  lVargòmemo;>  Jl,qualc^ 

, quantop]ujè.^Jiuouo , c pellegrino 
tanto.più  dilctta^E  tal'cócdlcnza,  c 
rari|à  fi  può  Jare  .agli  argomenti 
, triuiaii  .col  feniirfi  de’  iuqghi  rai^ 
gliori  nel  -Capo  precedente  inic- 
gnati.,  £x.c.,  Argomento  dozzinale 
farebbe  . Ricchi  .fono  ^infelici  , 
Quefta  prpppliziot^  pqueca  , & 

, igiiuda  dibell.czza  ,4iuerrcbhc  leg- 
giadra , criccad'ariiamciiti  jcoli’a- 
* doperarla  Comparazione  : Tutti 
gli  Itau , e i gradi  dc*pÌM.mifcri,  fon 
piii  felici  della .condizion -de’  Ric- 
chi ; ò^eryi.a  di.contrarii  > c di  pa» 
radofsì  y ciojè  detti  aiarauigJiofi  ; 
Tutti  i Ricchi  iquanto  più  fon  pie- 
ni, canto  più  IbaYoti  di  felicità  : La 
gran  ricchezzaè  il  fonimo  delle  mi- 
.ierie  : ò per  Idea  : 11  Ricco  è vn  vt- 

V z rilsi- 


f 


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4<Jo  ■ 'ftVéUò^Ùró'^ 
rifsimo  Ritratto  delPinfcIicità  &c^ 
E vuoili  metter  gran  diligenza  nel- 
Tabbellir  PEfordio  , aGciocchè  il 
primo  a jjparir  deirOratorc ‘V  del- 
la Eloquenza  sà'i-RoÀri'»  iSa'eótne 
quello  del  Sole,  sl’adorno  nella  pri- 
ma Tua  moEra  acll^Oricnte  , e si  v i- 
ilofo , che  auendo  fugata  la  notte , 
quali  vn  altra  ne  reca  agli  occhi 
coiuabbagliarli . ‘ • ' 


C A PO 


Begli  Ef»r4ij  vieciofi , 

SArà  difettnofo  quell’ Efordio , 

! che  può'fcruire  à molte  Gaufe, 
ò hà  fupcriiaita  di  parole , e^dì  fen- 
tenze  ; ouero-è  troppo  lontano  dal- 
la Caufa  , nè  renderà  gli  Vditori 
beneuoli , attenci  5 e docili , nè  aura 
leggiadria , ed  eleganza  dì  forme  ; 
oucro  fe-conv  troppo  affettato  ftile  ' 
farà  comporto,,  cioè  con  ifquifitez- 
za  > ricercata  con  fouerchio*  affet- 
to, e • più  del  dòucre  'a'rtificiòféLj. 
Apprefso  ; fon  riputaci  puerili,  c 

con 


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QutrèlalMtmryen^ana»  4^1  ^ 
confcguentemcnte  prìui  di  maturi- 
tà quegli?  Efbrdi  j ne'  quali;  l’^Ora* 

torq  con  filatera, ^ feiunghe^a- 
parole  deprime , ed  abballa  pii^dei 
douercJa,  fcajcfezaia  del  proprfpdnt 

gcgho,  dèiràrte>  e della  eloquenza^ 

perchè  con,  fora iglianti  finzioni 
moftrafi  veraracncc  maneheuoledi 
prudenzà'i  cdiifenno  ; ed  i fuoi.  ifin-?! 
giraeptiidiuei%oareali>  ed  vo. 
eisctcdiiciò' che.  dice 


CAPO  IV. 


prmapiQ  tfeglt  Efàrdij  nel 


. ^ : 


i i 


Nei  genere  Dimoft'ratrwio  v 
cui  l'Ora torev  impiega 
torno  alla  lòde^.ouero  biafimo,può 
dar  principio»  alfEfordio  qualche 
fauola,.illoria,finiiìitudine,.dettOi 
e fentenza  j con  che  fiaoilraente  ci 
ageuplererao  la  ftrada  peisgiugne^ 
re  aftermine  r & airargomento  , q 
foggetto,delquale  fi'vuol  difeorre*^ 
^ t II  giorno»  il  tempo^la  moltitu^ 
..  y ^ dine 


/ 


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4^'  Uf^ellotPOfnr 
dine  degli  Vditori,  il  luogo  doue  ’ 
ragionali  yC  tutele  altre  circo/lan- 
zc-,  de  aggiun  tr contenuti  da  quei  ' 
Verro:'  * - * 

fwhùsauxU^s,  ntr, 
miidó'fftiaHdoi - 

pòffbna  giouareai  cómmdamenr^ 
to  del diibórfo ; Per'  etempio  ^ Se* 
qùàlcttb'  nOuella  comeca'Taré  fiata  - 
veduta  neiia  mortèdi  ta^i*vno  t an- 
cor quélMumC  '*  ardenté^nel  Cielo  ! 
qxianda  fi  e^ihguóno  L MònarchP 
Soli  dèlia  Ter  ra  >dara  Idee  ai  Dici-  ' 
tòrc;il  ^ùaie'pòtridire  : Che  non_*  ' 
crfiendó  b^fièuòli' gli  occhi  delia 
Terra-per  piàgnerc  li  mòrte  dei^' 
Pìtiocipé?r6ento>iiCièlb  volle  apri* 
reTal  tri  oècbi  per  lagr  imslfe  che^l^^' 
Cielòpér  fare  va'ofreqùiò^lamino* 
fò  ^<^e<ìilluflri?'elequie  aPpèfunto  , ' 
accèréàuóùidoppi'eri^  Tàlóra  nel- 
le orazióni'  funerali  conainciafi  ex  ■ 
ah»pf(r^.  Hai  pure  ò'Mòrté  attcr- 
ra^iigraO  Coloflò  dei^Sòlè  ;ònde  - 
cl  ttòufàmo  in/Àjuèfiò  Tèmpio  co*  " 
me  neU^  Règgia  dèllà  nòttefiaima- 
la^dà  ^iièfiii<  pomj^a  fiiòèlla-  d*ani^  ' 

manti^ 


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/ 

OèerólàHett^rwTdanal 
mafie e da  ^iieft’ómbre  pendenti  ' 
dàlie  ' pareti  •'  Lodàadòfi  < qualche 
Brihcfpc'nato  i-  fe- fono 'precedute  ‘ 
guerre  li  può  dire  : ^ che  le  morti 
di  umifoao  ftatc  lacghiÀtimmen* 
te  ricompenfòte  coa3  vna^  vita  che 
VAÌ  per  tutte  *.  Se  è precorrà  la  pa* 
ce  > li  dirà  ;;che’i  Principe  non  farà 
giammai  accompagnato  da*  tu mul-^^ 
ti>  e dalle  guerre  ^ mentre  dàllà  pa» 
ce  fi»  corteggiato  i e córonatofielia 
calla/»-  Eodàtviod' qualche^ Nobile  * 
v^apiu^bilita  ta  nella  Repubbl  fca  ' 
ddgli  onorii.  VérbigEazià;dàlla  di- 
l^tàdiPi?ociifatorc  in  Venezia  > 
poctàprincipiar  PErordio  vaarran-' 
ddlè  pompe<sfoggiate>.e  lerchiàrif- 
iime  dimoli^az^i  fitterdalla  Cit* 
tà  f e da’-Cittadmi  idi  Arclir  l quali  ’ 
férifcon^gli  occhi  colla  i fplendore 
dèllamagnificenza  jje  colla  varietà  ' 
del  colori  fan;^crederev  che  gli  Ar- 
cfóbalenid^  Ciclo  lampeggino  in  > 
Venezia  trdr  quadri  ,e^  diritture  à 
eutdiviùo«alcranon~manca  vfàluo 
il  mouimento  > tolto  apcora  a’  Ri* 
gj^ardanti  fermati  come  immobili 

V 4+  va.- 


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^4  ' ll'ytih-iCO'm  ‘ ' 

vagheggiarle  i di  ^Ritratti  del  Per- 
fonaggiò  a tale  dlterzaifablimato  r 
sì  viul  l’oreoch  f cred^do  chc- 

phrlinoVftupifcònd  dinon  (ctìtirle 
parole  ^di  inoilre  fuperbiflìnlc  fat- 
te liella^Merceriaj;  pércui'fi  và'iiel*- 
la  Piazza  magnjficeótksima  di  Saa' 
Marco,  amendut  kinmtrabilijonde 
fc  la  primafofte'ftata  veduta-daglr 
antichi  , e gentili  Poeti- ^aurcbbc 
imutodà  quelli  ir nome  della  forno- 
fo , e faUolòfa dirada  degriddi;^e  la* 
feconda  farebbe  fiata  detta  da'  me- 
defìmi  il  Paradiro  dellelognate  loro* 
DeitàiSi  può  ditela  calcadellaGéte^ 
ché  eolia  Aia  fpcflezza  fo  piò  raro  il; 
trionfo  : 'la  cómitiaa  de*  Nobili - 
che  paiono  in.  quei*  giorno^ Pianeti 
erranti  > e che  camminino  néiri’iclo' 
immobile  di  Venezia  ; il  tutto  ve- 
duto da  me mentre  componeua  H> 
préfente  Trattato  : quando* vn*ll- 
iU  ftriliìino  ed  EccellentiflìmO  Per* 
fonaggio  fh  creato  Procurator  di 
S*Marco>  e fiiammiraco  «/wry 
idein appunto  come  il  Sole  quando  * 
wnafce'dàidnarc..  - 


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» * I ^ J t '*  ■***.**.?■ 

j)iL  pnftcf^o  éegli  2[ordij  mlgentr9r. 

. * ' Ciudiciate,.  -.  . 


ALl’Efbrdiò  nel  ‘ GjeiiereGiudi^ 

, ciale^ jn  cui  trawa/i.  d'accuf^- 
i:e,e  difédetcjpoflbnodarc  acconcio 
comiiiciamento,  gli  affetti  dell'ani- 
mo.. V.gr.il  timor.e  ; con  dire  ; effe? 
re  fpaueniato-,  vedendo  tanti  Emù? 
li , ed  Au  wfarij.  potentilfimi  con- 
giurati contra  deii’innocente;  ouero 
craggerando-gii  appoggi  tóle,  ric- 
chezacre  delle  parentele , fppm.le-» 
qìi^i  fon  .fondate  le  fperanze  degli 
Àccufatori  3 ò rallegrandoli  che  fie? 
ho-  prefenti  tali  Giudici ,,  da'quali 
fpei:ar.  li  poffa vn  feliciUìmo  riu fei^ 
mento -in.  vna..  caufa,pcr  altro  ine? 
llrigabiki  ò.facendo  animo  à fe  llcÀ 
fo>  conhdado  neii^  equità-della  cau«> 
fe  ,ehe  fuole  incoraggiar  glianimi 
piii  aùuiliti,.e  quali  diranimati..  Se*! 
Reo  prefentaio  a'Xribunali^è  ami? 
co  ddròratqre:  potrà  dire > effere-^ 
«foràiftto  à porre  ogni  diligep^za  per 


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^ lìf^eltoiTOròf  ^ 

difender  TAmico,  parte  miglforè->j>  * 
c l'Ahinu  dctDìeitprci  E fe  TAccu* 
fatò  è ftrcttò  con  ihdilfolubil  nodo  ' 
d^micìzh>  ò^ì  paréncéià 
ciVdiVà,.ccrtiìlIìmaménterpera  di  * 
niifuppàrlòyda'groppi  i e da*  làcci 
dcHéràceùfe  cólTaiuto  de*mcdciimi  ’ 
GfudiciV  i^uali  còlla  coiidanitó  ’ 
deli*Ami(^  ihnòcente  >e  congiunto  " 
di  fangue , nòri  vórranno  ;^dalla  Fa-  ' 
mi  > chc:^hàpiàtòcché>efl’w  accu-^’ 
fàticoìhe  ReMrmolte  colpe  d*in« 
gratitudine  dislealtà  xd*ihgiùfti«  ' 
zia , t di  crude! tà;.col  tradir  Fàmicif 
zia  9 la  fedé>l*ihnÒcénza>  e là  pàren- 
tela.v  Finalméntéf  fette  generi  de-' 
S^ràgè^i^tiàflegnatidà’Rètori  ; à ' 
cbiàtténtàmèntè^licónlìd^  fbn^ 
cótoc  Infette  bocche  del  Nilo;  laon-  " 
devi* Eloquenza  coi^nezzodi^iièlli 
fiòù'rèiférà  ina i àfau^ta9^mà:iarà  vh  ‘ 
tìti  thè;  gigante  ancói^qhàndohàfce , 
e^llà  c ullà  9 cherpòi^dilùngandofi  ' 
dai^[^ipnté;e  ingfeiian  e infu- 
perbchdò  per  là  fópf abbondanza.»^ 
delle  piène  ; diuehga  vn  mare  , mà  - 
feazal'àhtarèzzà» 


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€ Af  O*  VI. 

M ffmipj&dé  gli Efwdij  nel  genere' 
DeUberatino:,' 

* h 

E1  ^nere'  Deliberatiuo  m cui  ' 
4t^  fi  cercarie' debba  fi  ftre  Toa^^ 
ò tralà(ciarè;gli  B&dijife  del 
tutta 'non -fi.*  omaieetóna'V  ' alineno  * 
fon  bréiùfiìmi/  j;  non  rklliédéndofi- 
procàccià^cón molte  parole  la  be* 
nitiolénza  ; rperclièf trattali  ' della^ 
comune  vtilicà , clic  tiene  ognuno* 
atteiitiflìrao  )..e  dà  iVdito' ancora  à- 
chlfQffcpjìtiordQ  degli  fcóglr  d*I- 
càro  > che.  mòilròPpiu  ’ tòffo  d'àucr 
ttfratìcòn  ceragli^orccchì  V.chc  in- 
cècateie  penne  non^ientendó/  gli/ 
auùèrtibentidiDédàlò;*  Ihvariej 
gilife  potrà  cominciar  rOratóre  i (e 
benein  tutte  le  forti  delle  Catife i 
pftnctpi  j;  cadati  €3èvi{cenibus?Caufs  » 
cioè  dàile  còfe  dà  tratta rfi.>fo no  piu 
Ihudàbiii  itònaccénnarealla  sfiigr 
gitaglrargomfcativchepoi  compa- 
tiranao  con  tutta  la  loro  pompa  > c 

V 6 ro- 


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Umettò  xtOrù'r  ^ 

robiiftezza  nel  di fcorfo. Ringrazici 
rà  il  Popolo  della  ftima  che  ‘fà  del- 
Dicitore/chiatiiàto  à' ragionare  nei- 
Confi^  iodé  Ha  fte^Ta  S aii  iezza  .Pro- 
raetteri-di.paléfar  liberaméte  i fuor 
penfìeri  ;di  non  ircoftaril.pnnto  dal- 
1*  Qfldlà*  ■ Dirà  che  le fqc:paro3c' 
raiino  vcradiflKneDiniQftratrjci’àel 
C9pre  ^ihq|ia|e  ve4r^  fenza  J5apcr^ 
tura  del  pettor.cicercata  datquel'Fi^^ 
lòfofo , per  ailicurarfi  dalla  Simula- 
zkj:ne?'di  cui  è propri  età  innata  il;: 
pprt^r  fenapre  la  mafchcra>.e  le  fin-, 
tedjuife  in  quello  .gran  Teatro  deh 
Mondo.,.;  , ' ui.::-  ; 


■K 


e A PO 

i^Ua  Ni»ra:(iont* 


. II.  . . 

ACciocchèla  Narrazione  quan^' 

,i'do  faràneceliàriai  liabiiona^» 
fa?inertiere  chevclla  fia^  breue , ichiar 
i*a ,.e a*edibile . Sarabreuc , fe  noji^ 
allungheremo  di-  fouerchio^  il  di- 
feorfo  > ne  tot  neremo  à.dir  di nuouo- 
lèn  za  nccellUa-,  la  coie  già  • detto  ^ 

j SÀra^ 


Digilized  b/  Cooglc 


Onero  làl(ett.  Kem^iana  ] 

Sarà  Ghiaia  fé  non.  v^eremo  paroJé 
troppo  antiche  > diificiJi 
glie  Sarà  credibile , fe*I  ràeconta? 
mento  non  centrar  ierà  à’iuoghi,  al- 
le perfone,  cd  aJr-aitre  circofianze:; 
Interno  alla  Narrazionefidee; fa^ 
pere  trouarfenediic  forti  i vnà.vien: 
detta  Naturalfc^e  i*àl  tramiceli.  Artf^ 
ficiofa*.  Allora  fi  fà  la  Naturaleij  , 
quando  feguiam  rordine  della  Na** 
tura . Per  eferapio:;  le  .lodando  vn 
Perfonaggio  > racconteremo 'le  Qolft 
operate  nella  fanciullezza  ^iiella^ 
giouentiu  » . iiclla  maturità.  * nella 
vecch ia  k > ■ farà  narraziom  natura-* 
le.  E.  tafordine  à mioìgiudicioià 
bene  ohe  fi  tenga  nelle  * Allegorie  > è 
nelkComparazioni.Làondeie"!  pa-. 
ragone  V.  gr;  ii(  fà  col  Soie > ò cant 
Ercole ^ meglio  ècom inciar  da’  na- 
tali d’àmcnduc  ,cfinir  colfoccafo ,, 
e colia-  moi«^  del  kCQndq>c  del  pri-  ; 
mo  >che  perturbare  ogni  cofa:  fe^‘ 
gnendo  l’Epica-  poefia  ,da  quale-»- 
preferiue  a*  Poeti  di  non  dar  princi- 
pio all’azione  ,<e  al  fatto  dell'Eroe’ 
da  càtarfi>col  principiar  dal  fonceip: 


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47®  ' • ^ yeUo  é^Oro  lr 
dairórigine.  L'Artificiofa  èi  quan^  1 
do  confondiamo  ròrdinc  dcJJa  Na-* 
tura>  edeiretàrdiccndò  in^pfima-»^  i 
della. vecchiezza  >epoi  ò:deUa  pue-  ' 
riàia  *,  6déirétàpcrfecta  ; Dal  ' che  ‘ i 
raccoglicfi  • errar  ^ coloro  1 quali 
penfano  ychc:  nel- tefsen  panegirici- 
iopra  iSanti  lòàltre  Pèrfone^fi-deb* 
baremprccQcnindardallaCuila  ,e- 
ttrmihar  colladepoltura  Vch'c  chiu- 
da il  ragiònamentò;del>  Dicitore-» 
a come  chiiife  il  corpo  dèi  trapafsa- 
to  v Auucrtafi  però  che  quando  " 
rOratorcfproponerdàiàuellarc  or- 
dina tamente  prima  d'vna^  virtù  > C'  f 
fecondàriàmcnted?vn!àJtra  ydee  of-’ 
feruar  Tòrd/ne  propoftò  ;alcrimen-  - 
ti  ( per  noftdircaltro)  faràxreduto^ 
fmemoirato;ved  vn  Oratore  non  for- 
mato pecfectamentcdàllemanr  del- 
la^ Eloquenza' mancandogli  voav 
p^t£>cke  è ia  Memoria  «L 


Dijiii  — : 1»  GisOgU- 


471 


C A P Q ' Vili. 

Del  j^ineipfò  itili  ììmAwne  j e tfe* 


* * / * ’ - 

Jt  E forme  vfatc  nèirirtcommcia»  ‘ 

Li  ìmcntodella^j^arraz^^ 
quefteie  fómigjiantrf  Per  dar  prin- 
cipio at  mia  SirèorfQ . Per  dir  nel 
primo  luògo  della  Temperanza!» . 
Per  dimoftrar  quanti  hò  ^ proppfto 
eflcr  vero  J-  eccoric  le  prÓHc  1 • V eg- 
g^ramò'ciòchVp^in^iei^^^^^  pòli  ‘ 
nel lapaf  t JzJÓnc V TralaTciò^ le  co- 
fé  opcratcncllWfanciullèz  ; pe^ 
chè  fé  bénefon>  pàaraùigliòfe , ' piu 
inYrabili  fon’  quelle  cH'c  ii  'vaghégr 
giano  nella  Giòuljntù'.  Aìcùhi  co- 
miheianoper  via'di  dubitazioni , 
Pòndfe  cómmcerÒ?Pamplificàzi 
dèi  fatto  ? ' Di  iqual  virtìi  ih  priraài» 
ràgiònerà<l*ÓiratÒTc  ?,Ate 
déue  figure  PreteriziÒheVGónùer- 
fioncVConcc^one  j.edi  tutte  le  al** 
&e  di  Topra  infégnate  • 

Intorno  a*pa&ggiuDolte  fórme 

di 


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ijPe  . p-^cUc  <r<7r#r  ! 

Jidjré,e  mólte  figure  adoperatei:!? 
f?cr  iflGominciap’^a  Narrazione^ 
aiucafiò  rOratoì*e  accio<iohè‘àrtifi- 
ciof;^mentc  faccia  vn  figurato  pafi- 
raggiò  da  vna  cofaVia  vn’altra  . E, 
]uefio?  tranfito  rendefi  pili  artifi- 
r fQfo>^  legg iadro  ^^qualqr^'  nel  li- 
ne ^òm  a{u:;a parte  4ei  peiiiodò , 
beilo  fiùdiò  qualche  paiola  fi  pone., 
ia  9viale/e?ua  di.cómocTó^d  oppor- 
hinò  tragittp  cagion  .d’èTemr 
pio,  Dapod’aucr  ddcrittele  bat^ 
taglie  terreftri.de*  Veneziani  : fe  fi? 

V pie  1 fe  paftarearid  ir  le . puguera^ 
ri  tjcim  c jl  fi  { porrebbe  bel  j"  per iodò^ 
precedente  la  pùrbla,in^ 
pci;tibenYeaÌxxiar,e,i  e poi^  potreb- 
be Hire.  IJ  nome. di  mare  mi  riduce 
alia  memoria  i combattf^mcnu  fatu^ 
ne]]*Adria tico.^  neÌJCv  cui,  ac^ue  fu-  ^ 

ron, colorile  jcol  f^ngu.e  de*  Nemici, 
le,yittprie|dè*  Ve^e  .Già  cheii 
ho  fa  t^  '^Azióne  bel  mare/ voglio  • 

quello  inol-f 

t«armi,^/empré  fecondo  di  cipreflì;  ^ 
4 *toftantÌnopbJi  ,e  di  palme  a Ve^- 
nezia;..  Appò^tatamente  iii  quello 
;ì  ' ■ iuó' 


■■  ‘ wk 


luogo  collocai  alcune  ct^eap^a'ifcP 
ncncial  mare  ,lperchè  iblTerocomo 
legni  > perf mezzore*  quali  fi'ricotff 
dafle  il  Dicitore  di  contar  l’òpereù 
fcgnalate  fatte  da  Venezia  nell’Alt 
cipelàgo  > e nell'Ionio  contra  de-> 
Turchr,  che  telson  piìr  i Lionidi' 
Venc^ia  ,che  quelli  uell’AfFrllca^J 
Nelfinuclligamcnto  ditali  paffag- 
gi , fi  dee  molto  impiegar  l'ingegno 
di  chi  profefla^dificn  parlare  / ac* 
ciocché  i fàlti  ancora  ( per  dir  còsi  ) 
del  l'Oratore  da  va  luogocin  vn'al- 
tro , fieno  ben  redolati  / cd  il  tutto 
artificiofo  > e meritenole  del  fiaudite 
intero  ^nondimezzato'.  N^imite* 
rà  molti  Oratóri  facr i > e profani/ 
che  pafiano  da*  Tn.  luogo  all’àltvo 
mirabilmente  V perchè  fm  medio:  ~ 
guifa  d’Angeliitjhc  giufta  l'opiriioni 
d’alcuni/  poflbno  trasferirli  dooe> 
loro  aggrada  lenza  mezzo  veruno.' 
Veggafi  cièche  dice  PlinioSecondo’ 
nel  libro  terzo  ndla  pillola  decima*; 
terza , parlando  dcirordine  s • 
tranfiti , e ^ellc  figure  del  fuo  pancA 
girico  ? à cni  la  Verità  con  ragiono 


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474  UVdUitOnBLy. 
pvMareii'  titolo  d*ottimo>4ato  gii: 
dalì*Aduhziorìe  à Traiàoo  ^allora 
quando^  attribuhil; /bniiiio  ^ 
delia,  bontà  i.e  l'òttima  à^Princ^pI^ 
•Gentili,.  . . - 


A i- 


C A F O IX^ 

* * ; * 

. DtlU^  C wiffrma^ont 


* I ’ * * '•* 

La  . Confermazione  altro  non  è'* 
cbempcoime  i,.e  ftàhilir  con 
fenncragioni  quantaii  è propofto , - 
Nella  cofifermazion  «per  mia  au* 
uifo^meglió  è poereii^rima  le  ra- 
gjonf  ptafàldciegagiiardè^^  c poii 
lè  meaviggi^o&s.€Lpm£àccbc^ 
dièi*yditorenerprÌQCipió  àlplb  at** 
tento  r nè  trouan^fi'  ftànco/  è pibi 
&cj]èadàcrenderiii.ed  èpiÙLefpofto^ 
a’^colpi  délPBioquenza  ^ e 
£ìlnunatrice  « la  quale  non  férifce. 
ta  ^a>  nè  calp^e  sl^  bene  j^qi^ando 
gU  AfóDJtantrronain&ilMiti  > . 
flracclypcclà^diccriàdcll’Ofatorc.^ 
laonde  nellerbattaglié’ fatte::  da^*r 
fictofiàttwène^il  eontranadiqueli 

che. 


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, OmoIaì^eu.  f^iHep'amt,  4.7S 
che  fucccde  neile  pugne  dèi  Cam-  ‘ 
pò;  in  cui  pfùmàla^^  fi 

vìncono  ; 'e  s’àct<à*rana'^aèlPÌflÌco* 
minciameiit6^dèirà^2uff^^ 
dègii^'Acmati  d 
allor  che  I vIntimóUl  d , e 

di  radòre»innaH)ànalepaimè  data* . 
gliarfir  é raccòj^ièf&^foiàniente  da” 
Vincitori  i c bagnandò  là- ter^  ' 
filrucciòlanoye  càdono‘nèl  fèpol«  ^ 
cro^  c néfTcnaf  dei  Ja^moi^e . Non  fi 
nìcga  pcrò-il  ferbar^^ 
rÒi^rj^mHtnda  collo^^  fi* . 

nt  dèlTa^Cònfè'rihaziohe'^^ 

dàll'Óràtore  fi  rin^  pùgh^;  C fi 


dire  » argbihènèi  sicònuiacèntf > co*' 
me  da'  Filofofi^mettèr^ia  iCc&ieraiJ  ^ 
cd  à ftbnte'prim^^^  glr  ar- 

|r6^ntlpiù  l^robabiJi^ic  ' 

j din&ffóatiui  > e pofciaa  mén  prò* 
bàbiliy  chc^talora  fonò  più 'pène* 
tranti  9 pcfchè'^più^pchetrati  d^^ 
sdoltitùdinè’^  non^àuùèiàa  alle  fot*  ^ 

tifica* 


moitrrcT^MierquelJàforza^che  già 

ebbe  hcipwnci^^^  E 

perche  non  ^acp  itdonodagliOrst^ 
tónicòmc^SDfégnàDo^fMà 


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* ^ ìi*f^eltoétOfol  ^ 
tigìkzzQ  ytd  airacme  maneggiàtè 
Ilei  Liceo . Sono  gli  argomenti  in- 
triniichi  p iù  fortixtegli  eftrinfeehiji, 
dir.  còl  vàgìionfi'frequentcnientì^ 
molti  ^Predicatoci  mon  difetto 

d'j  ngegno  V ra  à per  ; abborr  imcn  to  > 
ò,pcr  dir  meglio  per l&iga’  di  fatica> 
la  quale  come  fpauenteuoJe , fù  pon- 
ila da  Virgilio,  alla . porta  dell'I% 
jferno-.’::i  . '•>  ' 1 


1 A ■ ia  ^ • • 1 f5 J • 

C 'A  P 0‘  Xt 


. * J . .■  . 


Della  Ter9raziiwt'i 


La  Perora3Ìonevltima|>af te  del? 

; ‘ ragionameato  > ààda  compar 
l ir  la  prima- ,.c  la  piìuriguardeuplr 
uèirartificio  ; E pcrciòife'l  pici-* 
torc  nel:  corfo  dell'orazione  allagò' 
i Roftri’,^.c  rVdienza  co* torrenti 
del  dire,giunto  alla  meta  dee  fpani» 
der-fiurai grandi,  e reali'..  Se  caldo 
moftroffi-nd  principio  ,>  e neldnez-* 
£o  ; nel  fine  donerà  tutfardem  ^ ,.e 
Spirai*;  jfiammecome*lMongibello,. 
& Eflcdado ..  SefìLfimileàTttlijoi, 
" ■ &.à. 


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Ouero 

^ à Demoftenc  nell  ar»N  afc^i  ione 
e C«onferma;^ion&:  nella  Perorazio- 
ne farà  vn  Pericle,  & vni@ioue>cÌie 
tuonino , e che  fulminino . Sforze- 
ralfi  ncH*cftrerao  del  difcpffo^di  ca- 
gionar tutti  i mouimenti  délPani* 
mo, d*odia,  d’amore  , di  fdegno  , di 
^co  m pafTì one,  d i paura , « d^gli  altri 
affetti,  fecondo  che  richiede  Pargo- 
menco  j ' sì  che  oralletci , or  Hiftpl- 
*ga , ^raccenda  , or’agghiàcci^' or* 
inanimi  ora  fgometìti  , 'òr  fac- 
cia impietrare  or^ammoJifca:^ 

Si  fà  la  Perorazione;  col  riepilo- 
gar le  cofe  détte,  cóirefortarcal- 
la  fuga  del  vizio  , al «fegui tomen- 
to de  lla  virtù  , alPantor  ' dell'ione - 
fbo  ,v  all'odio  dello  ^ohaeneoòie 
Talora  termina  CoK  riuoJgerfi 
à Dio,  a’ Giudici  col  porre  lin- 
nanzi  la  fclicicàv  , e lasmifèrnulpte 
con  mille  altre  guife  icomefìpaò 
veder  negli  Oratori  di  primo  ^nó- 
me» e fpezialmente  in  Tullio  , a 
cui  V'elido  diede  il  titólo  'di 
lejhffimt  oris  i e ia>  cui  lingua  fh 
piu  poffente  per  difendere  Plm- 


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perio  Romano  $ cht*l  fulmina  ><ti 
r Gioue  adonto  4aHa  vGeotiii tà  nel 
^Campidoglio.  ^ . 


^APO  yLTiMa 


Dd  frìmfh  diUaTerora^hiu^ 

NRlIe  orazioni  funerali  S pu<& 
VfipjTCCon  finoiJi^òpocodif- 
fei^ntlfe^  . fi  chi  puà.xattcncir 
Jc  lagrime , aucndo  perduta  Ja  ca- 
gioQ  delpaiicgrezzà  , e del  rifo^ 
lecito  pianto 

<|uc^o^giòrnaÌieti<^  ,al  Defun- 
to , al- 

ia Re^là^eila  LVita  jè  yolàjtp*  D 
^.tc^peatùr^oc^^^  atJ^iuato  in^ 

* vn  Rc^o , ficuw  4alla  jvoli&ili^ 
:d^la  Fortuna  • £ jche , fa^mo  In- 
taotò  noi  yditofi  ? ll  Giclo  acqui- 
' /Vató^da  qucil^  Anima  graqdc  , ci 
;fpSgacà  rallegrarci  con  effa  ; 
Iperdiu  dà  noi  fatta 4/^51  pregiato 
.Eroe , ci  sforza  Jaceffancemcfltc  À 
lagrimare^  6ti  dolercene  . 

altre 


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^Jtrc  orasionitaJora  ri  dice  thTf  - - 
«acme  -di  voJcr.iei!nrmare  ìJ 
> ^iionauer,pn:i 
fi  nella  cameideS^ef 

Jungheaaa 
'«UI  ancorio 
«hè  non 
•della  ■nauigaaion 

.mofi£roi4rtìArS^t  ^ 

-pcrflaxoHanzam^ra??  - ’ 

PO  . Chenar^  '"’  VII  COf. 

quanto  TompoZ"d”fo^oTd^? 

iprcmioilVtìJoj-oro: 

|k-s™£s!E^“ 

■tra  inafo  di  couiDarirA?^  ?^  **’*’» 

fpeaWo,e  riS".  W«mente 

<*a  di  i cfte-por. 

elio  cToroic  dj 

PiNiE*  ‘; 


4VW 


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• /■ 


A V T O R I 


'X)‘c*'ilHàiifiiferuitol*‘AHt6re  ntlie  cofQ 
\ i ? nf^tenenU  f^enez^a^ed  ' » 
» ■ -'  \',n.{‘JEr6i  f^enfz.iani. 


Amqldo  jVv  fon  ♦ iw  t 

5^tiilaNani« 

^efarp  pampana  J 
Filippa.  Onorio. 

Franoìrco  : Sanfooipo 
Gafparo  Contarmi.  _ , 

Gjo;Ìaitiila  Gontariniv 
^io;3attifta Vero.  . < 

Gip: Nitido.  ^ 
GiuftinianMartinioni^  « 

Gui4o  Cafoni.* 

Lcan^.o  Alberti.'  . 

Leone  Marina . . ' / 1 

1)^.  Antonio  Sabellfco  I 
NicplòCralTo'.^- 
J^icp^^jpoglioni.  • i)  . 

Paolo  Morolìni . 

Paolo  Parata. 

Pietro  Bcnabo^  • ’»  - * 

Pietro  Giuftiniano. 


IK 


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I N D I C E 

DE'  C A P I* 

- ' • « * * 

L IB  RP  PRIMO , 

^ • r 

♦ / 

Capo  I. , 

Come  foflc  trouata  la  Rcttonca.  cart.22 
CAPO  2^ 

Della  Diffinìzione  > dclPvficio  > delfine»  c 


della  matena  della  Rertorìca  • 

C A P 0 3, 

! • 

Della  Tcfi,  e della  fporcfi . ' 

27 

C A P 0 4. 

Delle  Parti  della  Rertorica . 

30 

CAPO  5- 

• 

De’  Luoghi  degli  Argomenti. 

32 

CAPO  6. 

Della  Diffinìzione . 

34 

Capo  7. 

Della  Numerazion  delle  Paro. 

• 37 

CAPO  8, 

Dell*Eriraologia  . 

44 

CAPO  9. 

De*  Congiocati. 

48 

CAPO  IO. 

Del  Genere . 

53 

CAPO  li. 

Delia  Spezie. 

57 

CAPO  12. 

Della  Similitudine. 

61 

a 

CA- 

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Capo 

Della  Di(Tìmilirndine>  è Diffcrewa . 70 
CAPO  14. 

De’-Coritrarf.  ■ d (i  74 

-CAPO  15. 

Dc^RipugnanrU  «Q 


CAPO  16, 


S4 


Degli  Aggiunti. 

C-A.P  O 17. 

Degl  i Antecedenti  c dc*Con (éguetiti.  95 

CAPO  ,18. 

Delle  Cattfe, 

G'A  P O 1^. 

Degli  Effetti- 

CAPO  2a 
Della  Compar. zione. 

CAPO  21, 

De’ Luoghi  c(f  infcchi, 

* LAPO  22t 

Delle  Categoiie  fìlofofìchc  donde  fi  può 
cauar  maceria  dall’Oratore.  151 
CAPO.  23. 

D’vn’alcro  modo  per  trouar  materia.  1^4 

L IBRO  SECONDO . 


103 

115 

X24 


Capo  I, 
Delle  Figure  delle  fenicnzc. 

C A .P  O 2, 
Della  Profopópeia . 

CAPO  % 
Della  Ipotipofi  . 


* > 


171 

*75 


182 

CA- 


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CAP  O 

4* 

\ • 

Ocl!*A4>oftrof€. 

188 

C i»  P O 

5-  - 

Dell*  Interrogazione . 

m. 

CAPO 

6. 

- 

Qjetla  Ironia . 

- ■ 

301 

C^APO 

7*  ' ■ 

Delia  preterizione . 

À 

: acf. 

CAPO 

s: 

. . 

Della  Softentàzionè . 

CAPO 

9- 

Della  Subiczipnc . 

,C  A P O 

320 

'lÒ.  ' 

» • 

Delibi  Dubitazione  • 

325 

CAP  O 

il. 

Della  Diftribuzionc. 

23Ò 

CAPO 

13. 

Della  Conccflìonc . 

256 

CAPO 

13- 

Della  Pcrmiflfìone. 

capo' 

243 

14. 

Della  Correzione. 

. 349 

CAPO 

IJ- 

. 

Della  Comunicazione . 

256 

CAPO 

16. 

DcU’Eropeia . 

261 

CAPO 

17* 

DelfEfclafnazione  - 

ti6 

CAPO 

18. 

Della  Deprecazione  . 

' 170 

CAPO 

Dell'Imprccazioi^.  ' 

. >74 

« t 

Ou 

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CAPO  20.' 
Déll’Epifonema . 

Capo  21. ‘ 

Dell’Apofiopefi.  - 

C A P O 22. 
DelI’Intctprctazione.  . ' 
C'APO/2g. 
Della  Collocuzione.  ' , 

C A P O ^ 
Dèlia  Licenza . 


iS 

LìS: 

29 

il 


L ÌB  RO  - terzo 

C A,  P p 1. 

De‘ Tropi. 

C A P O a. 

Della  Metafora. 

CAPO 

Di  quante  fòrti  fia  la  Metafora, 

C A P p . ^ 

Della  Sineddoche  . 

CAPO  5v' 

Delia  Metonimia . 

G.  A P O ^ 
Dell’Anconomafìa . 

CAPO  7. 
Dell’Onomaropei  a . 

C A P O S. 

Della  Catacrefi . 

C A P O 

Della  Melale fTi . 

CAPO  IO, 

Deli*  Allegoria. 


il 
■'  31 

il 
.12 

.ai 

'il 

il 

13 

C A- 


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5. 

340 
345r 
. 34^1 
349. 


CAPO  11% 

Dell’J-ronìa . - 

CAPO  12. 

Della  Perifràfi . ' 

CAPO  13, 

Dcll’Ipcrbaro  i 

■ CAPO  14.; 

Deiriperbolc. 

CAPO  if. 

Delle  Figure  delle  parole 
Della  Reperizione,  c dell’altro  ^gure  fat- 
te coll’aggiiignimento.  352 

. C A-  P O 2^.^  . 

Della  Conuei  (ione . ^ 354. 

CAPO  17. 

Della  Compleflìone  * 356 

CAPO  la 

Dd  Raddoppiamento.  3^a 

C A P O 15?. 

Della  Traduzione . • 3614 

C A.P  O,  20. 

Della  Sinonimia . 263 

CAPO:  ni. 

Del  Polifindcto  « - 369» 

C A P'O^  aié. 

Della  Gradazione  • . 374:* 

CAPO  13., 

Delle  Figure, fatte  co^toglimentò  • 
Della  Difloluzione.  • 278; 

CAPO  24... 

DelI^Aggiogniracnto-  383' 

C:  A. P O.;  25, 

DelkDifgiunzione.  ‘ ' 38^; 

a.  CA- 


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I N DICE 

Delle  colè  notabili,. 


E principalmente*  di  ciò  che  ap- 
. partiene  à Venezia  , ed  agli 
Eroi  Veneziani. 

■ A • . 

AGgiugnimenco.  . ^ caivjSJ 

Aggiunti!  quali!  e quanti  fieno.  84 
c 89- 

AgoftinoBarbarigo\  ni 

.Al efiandro  Terzo  Sommo  Pontefice  dife- 
lo  dalla  Repubblica  di  Venezia.a5;t.37  ; 
Allegoria!  Tuo  efempio , piegio,edin eh; 
fi  di iferenzijjdalla Metafora ..  33'3 

538.  &c.  ^ 

Anagrammi  appartengono,  all  .EtimoJo 
già*  4I 

Andate,  folenni  del  Sereniflfimo  Doge  c 
Venezia  a vmc  CbielC! perche..  37 
AnurcaCiurani.'.  39 

Andrea  Gritti  Doge.  29I 

Anfiteatro  di  Roma . io, 

Ange’  ' come  fi  pollano  lodar  dalla  rfliimc 
lazion  delle  parti • ^ j4 

Anima  razionsdccagione  di  v«ri j cifetti . 

ufi.  ■ , 

Annominazione.  ^ 3° 

Annominazioni,  òbifticci  foprai’Oritrol 
della  Piazzadi  S.  Marca.  ■ 35 

An-y 


/ 


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MMcc<fèiitt  ibndìóerfidagli  if^iunrì 


^ • i"  ' ' 

Antonio  dal  Pome  Arcb’ietto  del  Pont»: 


di  Rialto.  . Il) 

Antonio  furiofa  comanda  cheli  vedda^ 
Cicerone. 

Antonio  Qdri  no . 3^^’ 

Antonio  V enicro  Doge  258’ 

Amonomafìa.  350 


Apologo  della  Volpoiìfcrito  da  Atinotiie, . 
69. 


Apofìopelii  287 

Apofirefe.  188-^ 

Argomenti  f ed  ampirficazioni  dalla  Diffi-* 
nizronc  vdalla  Nómerazion  delle  parti 
dall’Etimologìa,  &rc.vedii  loro'Capì..  ^ 
Argomenti , ed  ^amplificazioni  daMuoghi 
•efirinlechi*  vedi  iiCapp  21. del  Libro» 
primorf. 

Argomenti  intrinlichi, ed  efiriMecbijqna-  - 
W,  e quanti.  33* 

Argomenti  percornporrc  varie  orazióni . 


407 

. Arguzie  rpcCTe  volte  fi  traggono  dall’Iper* 
bolci  3 50'. 

Armata  delCalifè  d’EgKto  rotta  da  Mar- 
co Barbaro.  284 

Atmatadel  Vifeonti  Iconfitra  nelLagodi-: 
Garda,  da  Stefano  Contarmi  i 239.  dì 
Fedengo  BarbarofiTadal  Doge  Stbaftià-  • 
no  Ziani . 253..  de*  Genouefi  dal  Gene- 
rale Virtor  Piiani . 36Ì. 

Aimatade’Tuicbi  d^£acta  da  Mario  Ca^> 

a^  5.  peHoj- 


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pello  , ’e  Lorenzo  ^LatceUò'iHdhPbeco' 
della  Vallona.  185  da  Scbaftiano.ye- 
2 ?niero  ,e  da’jGóUegatì  aVCTufrisóIafrìrii  3JI 
{ da  Lorenzo  Marcello  a*Dardanèih’éi46, - 
i jdà  Pré  litQ  Epcddaoo^ao  z:'  dà  Bèncdctro 
z Pefaro  allo  Stretto  di  CoftanrinopoTiV  c 
>>  nel  Porto  della  Preuefà;  . c 
Armate  varferotte  da’Vinfefanu  I78;z96,, 
Armare  de  Venezianf  fono  alla  jdrfefà  del^ 
. la  Cattolica 

Arrigo  Dandolo.  " 2^5, 

Arrfgo  ni.Re  dìFrànda  ricGuutòalla  rea- 
*•  in  V enezia . tro. 

Arrio’,  e.due  fceJecaeezBe.^''*/!  - .-^149^ 
Ar-ienale  ammiraBilo<li  Venezia;  87.354. 
Ajrejqual  cofa  fia.'  .r.  ^ 

Attenzione  come  fi*  confeguiica  nell’E- 

fordio.  r ^ 458, 

Auuerfarij , ed  Aàiufrfità  rendon  iVomc 
. , fMVrd^i^roi'  • ; .'j - , 1 ' * :•  195 

11'  ; » ■ ' :4 

BAibar«(2^-fugac9  dalla  Città^  di  Cac 
• raro.  ^ .310 

Bactitìa  Nani  Caualière  rC  Procurator  d 
S.  Marco,. llluftriflimo,  ed  EcceHentif 
fimo  Iftorieo*-  i • i . ' ' 38C 

Bellezza  de’ Beati  . . m j6{ 

Bellezza  del  <.'anal  grandedi  Venèzia.  8: 
Benedetto  Pefaro;  ,,10^351 

Beniuolenza  neirEFordio'  ctìme.fe  ptten 
- V V :!  • ' , viT'- %5é 

Bernardino  Poiani.  - ' 505 

B^nardioo  St«fon«s^5abIoo  Com 
. : ’ -V.  ' ' ' giliì-' 


IT 

.tlJagniVdi  €iesuy  gran  l^eta»ed  Orato^ 

,v.;JC».  .,  ù •.. 277^36-5;^ 

Bilica  quando  fi  ftimìno.  'i-:.  f -o.  59 

\r-.'’.\r.i  ir'  ' C ; / 'Xi  ;>•  ir'  i 

C Agiorf  finale  cagiona  vatit«ffctti  tìei-’ 
t!vomo*;  ;•  . ’>  i . ?■ ’ jr  117' 

Caloino,  e fnoi  fatti  detefiabiliirt-. 210; 
Cainpanilrdi  SiMatco^  ■ . 325;, 

Canai  grade  di  VcQeTàaftC  fna  .vaghczza^gi». 
Caml  Òrfano  donde  rraeirq  il  nome. 
Oipii3aoa'4*Algtori)ptefe  da-  Màrin  CapcU  - 
i tornei  Porto  della  .Yaljonay.e  ripòfta^ 
opelPArfenal  di  Venezsa  . ' t ' •.  388I. 

Capitano  lodato  dall’Àpoftrofe;  ’ iZ^ì  ' 
Capitano  fonnato  dalla  Numerarion  deU 
,'le|«ifti*n  ’ ■-  ^ 40. 

Caftelli-tjtedifcodoiìo^-Venezia..  '87.. 
Catacrefi*,  ' ':"533;* 

Categorie  de’FilofofivtiliffìmeaiPOrato^ 

\re  per  trouartnaCc^ia^  ed  amp^càre^. 

Caufe,  loro  diuifionc,e  diflinzioné*,>io3. 
Chiefedi  S Giacomo, di  S.Mafia*dcl  Piati- 
to,del  Rcdentor‘e,della  Salute,  per  qual’ 
cagionefabbiicatein  Venezia.  371- 
Chieda  defla  Salute  fabbricata  con  grande 
fpefa  dairAuguftifliino  Senato  Vene- 
ziano. : j 372. 

Chiefa  di  J.  Marco.**  » 1.  ' ioa 

ChieiainnalzataàS:Giacomo  nella  fon- 
dazion  di  Venezia. 

Cittàdi  Candia  difefa  da  Luigi  Mocenig^' 
Secoiuio»  . i9<aL 

a é Ci&- 


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peIlo  , 'c  Lorenzo  MatcriIò'<i«dhPbrttJ 
della  Vallona.  185  da  Sebaftiano-Ve- 
e ?ntcfo , e da’jGóHegari  a^drttòlaìirilr 

j da  Lorenzo  Marcello  a*Dardantóh*H46. 

Rfé®o  EpccfdanDt^oi;  da  Bbnédetrc 
I P.cfsronllo'Strcttodi  Coftantinopoli^c 
ò nel  Porto  delia  Preuefa;  . .•  n '«6 

Armare  vanerotteda’Vinfeìani:i78;^^, 

Armare  de  Venezianf  fono  alla -difcfà  del- 
. la  Cattolica  rKei^onè*  •/  r,.l  >0  o;: 
Arrigo  Dandolo.  ‘ 

Arrigo  HI.Rè  diFrancia  riceuuto alla  rea 
in  Venezia. 

Arrio',  ejue  fccletaee*ee.^«*<  r • .-1145 
Arrenale  ammiraBiledl  YèneZia;  87.72.1 
A/r^iqual  cofa  (ìa.- 
Arreninone  come  fi  coafeguiica  ncìl’É 
fc)rdio.  ^ f*'  ^ ^ k.5? 

Auuerfai  ij , ed  Aàiuerfità  rendon  J vom 
.f)ÌÙc|iH>rOi!  .5  ' -..119; 

BAi  Nrefi^  fogaro  dalla  Città  di  Ca 

/^ro.  ^ 

Bactifta  Nani Caualière *e Pro^rator  > 
S.  Marcoj-lHuftriffimoi'ed EcceHenii 
fimo  Idopieo*-  : ’ 1 . ‘ ‘ 28 

Bellezza  de’ Beati  . . m .j<< 

Bellezza  del  <.:anal  grandedi  Venèzia,  i 
Benedectp  Pefaro.  j a* 

Benfuotenza  nel rEbrdio- come  ifc  otte 

ga»  , ' ;t  • ' . 

’’-rnardino  Polani.  - : V30 

aurdiiio  Stefonìft  Sabina  déHài  Con 


It 

.xpagniVdi  GiesùV  gran  Foeta»ed  Orato^ 

BìÀìcd  quando  fi  ftimìno.  ri-. -o  > 39Ù 
ì C'  ' •■  C •;  / tJM  :■■  li-  i 

C Agiori  finale  cagiona  varit«feti  iid-‘ 

Cvomoi;  ; . , . p 7f’  ' UT* 

Calaino,  e fnoi  fatti  detefiabiliirr  *.v  a io. 
Cainpanilrdi  S^Marco/  • ;:u 

Canai  gride  dl.Veaezàasc/aa  vaghezza^^i» 
Canal  Òrfano  donde  traefie  fi  nome.  129^ 
03piÈaoai4*A)gitrifprefe  da*  Màrin  CapcU  - 
4 kinel  Porto  della  .Yallona  j.e  ripòlla_> 
•^neirArfcnal  di  Venezia  , » - ) ' •-  38SH. 
Capirano  lodato  dall’Apòftrofe;  1^.'  ' 
Capitano  formato  dalla  Numcrazion  deU 
:lef>artr.rì  ^ ,T*f'  ■ . > 40* 

Caftclii  che  difendono  ..Venezia,-  * -87,. 
Cacacrefi,.  ' ^ 333^* 

Cate^rie  de’Filofofi  vtiliflìmeail’Oratoi- 
^e  per  trouar  matefia-»  «d  arap^càrc^A. 

i i'"”  4 ■ ■ • lO  ».  . ' » '*  - • ^ 

Caufe>  loro  diuifione,e  dfflinzioné^.ao^. 
Chiefedi  S Giacomo, di  S.Maria'dcl  Piana- 
to,del  RcdGntor'e,dclla  Salute,  per  quaV 
cagionefabbricate  in  Venezia.  371' 

Ch  ie^a  della  Salute  fabbricata  con  gra  nde 
fpela  dall’Auguftiffimo  Senato  Vene- 
ziano. \ • . 372f« 

Chiefa  di  5.  Marco.'-  • . 1.  ' . ioa 
ChieiainnalzataàS:Giacorao  nella  fon- 
dazion  di  Venezia. 

Cìtiàdi  Candia  difefa  da  Luigi  Mocenig^^ 
Secondo.  19<SL 

A é Ci&* 


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pello , ’c  Lorenzo  ^fa^celIò'^ Hd^Pbrto 
della  Vallona.  185  da  Scbaftiano.yé- 
3 ?nrero  >e  da^jGóHcgatì  aVCdrirólaririi  2. 
f da  Lorenzo  Marcello  a*Dardanèlh’lÌ46, 
P#é(ito  EpcddaoD,ao2;''da  Hèncdettc 

^ Pefaroallo  ScrcttodiCoftanrinopolire 

>,  nel  Porto  della  Preuefa;  . _ ,1  -'j^6 
Armare  vanerorte  da*Vjnfefanì'i78:f95, 
Armare  de  Venezianf  fono  alla  del- 
. Ih  Cattolica  -R^%ioqe.  ’ ' rJ  m>  o; 
A^ri?o  Dandolo.  2^^ 

Arrigo  I ^I.Rè  diFrancia  rieemitoaHa  rea 

F in  V enezia . . . ^ ^ 1 : 1 ir 

Arrios  e.tuB  fccJcr^tzEe.^*».V- > ,-7245 
Af-ienale  ammirabile  di  Vènezia;  87.35^ 

Attenzione  come  fi' confeguifea  neìl’É 
fordio.  • , ■ ,.< 

Auuerfari j , ed  iàiuerfità  rendon  rv'om 
_.f)ÌÙc|^rosj  •••:  > :..M9 

. » . .r 

Al barefiA  ftigacp  daila  Città  di  Ca 
>raro.  ^ 

Ba  r titla  * Nani  Caualiére  yc  Pro^raror 
S.  Marco,. Illuftriffimo,  ed  EcceHenti 
fimo  Iftopfeo..-  : • * . ‘ ‘ 38 

Bellezza  de’ Beati  . ^ ^ * r< 

Bellezza  del  L'anal  grandedi  Venèzia,  l 
Benedetto  Pefaro;  ' ..xp.^> 

Beniiiolcnza  neli’Honjiò-ctìmc'è^  otte 

- 'i  d ■ ' . 

^•crnardino  Polani.  • ’ - ^ 

ruardiao  St«fon2a  Sabino  dyiài 

‘ • V.  ■.  -piu 


xt 

di  Giesu  y gran  Foeta»ed  Orato* 

.uJTjt».  'wf'-iodr»  ./  •’  - •:  ■..»77*^36> 

Bilica  quando  fi  ftimino.  i- r 

ir'  ’ € ■.  / ‘in  :•••  *j-'  i 

C'Agionfiàalc  cagiona  variiieflfettinel- 
,'Cvoino*  ; : . Il'T' 

Calainoj  e Tuoi  fatti  deteftabili ir?  aio; 
CampanU'dl  S„Marco.  325^;, 

Gan'al  gride  di  Venezia ne/na  .vaghczza^gi' 
Canal  Òrfano  donde  rraefie  il  nome, 
Chpiiaoa'd’Al^Ti/pirefe  da-  Màrin  Capei*  - 
4 la  nel  Porco  della  .y^ljojiaj'.e  ripòftaj 
.inell’A'rfenal  di  Venezia  , - ' i ■'  ••  a88l. 
Capitano  lodato  dal l’Apòftrofe.  • 189; 
Capitano  formato  dalla  Numerazbn  dcU 
Jci?artr..l  •'  *'  •''*  t t'  - 40. 

Caftelliete  difendono  .-Venezia,.  ■*  87.. 
Catacrefi».  ' ^ "'  333»* 

Categorie  de’Filofofi  vtiliflìme  ail*Orato^ 
ze  per  crouar  maiìifia'»  ed  amp^càrc^À . 

"V  ' «o  » , .’}<  À 

Caufe^  loro  djuifionc,e  diflinzione.,*io3. 
Chiefedì  S Giacomo, di  S.Maria*del  Pian* 
to,del  RGdenrof‘e,della  Salute,  per  qual' 
cagionefabbiicare  in  Venezia.  371- 
Chie^'a  della  Salute  iabbricata  con  grande 
fpefa  dairAugutìifiìmo  Senato  Vene- 
. ziano.  ! . . 372f. 

Chiefa  di  Marco.'  *i  ».  h ' . looi 
Chieia  innalzata  iS:Giaconjo  nella  fon- 
dazion  di  Venezia.  85^ 

Cictàdi  Candia  difefa  da  Luigi  Mocenige'' 
Secondo.^  . i9ql 

' a é Osn 


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CAPO  io.  . 

Déll’Epifonema . . i8  j 

Capo  21. 

Dell’ApofiopeG.  - , ‘ 

. C A P O 22.  > 

Dell’Interpretazione.  . ‘ ' ‘ 29? 

CAPO  ag. 

Della  Collocuzione.  / ' . ' ^0] 

C A P O 2^ 

Dèlia  Licenza.  ^ 

LIBRO  - terzo. 

• • - » 

C A ,P  p 1". 

De’Tropi.  ..  ••  ■ $r 

C A P O 2. 

Della  Metafora.  3 il 

CAPO  3- 

Di  Quante  forti  fia  la  Metafora , 3 ri 

C A .P  p 

Della  Sineddoche  . . - . .32! 

CAPO  5> 

Della  Metonimia . 32: 

e . A p o 

DeirAntonomaGa . - 33» 

CAPO  7: 

DeU’Onomaropei  a . 33 

CAPO  8. 

Della  Catacrefi . 33 

CAPO  9^ 

Della  Mctalefliì . 33 

CAPO  IO. 

Dell’Allegoria.  ^ 33 

C A- 


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5. 


V I 


CAPO  lu 

Dcll’I^onja . - 

CAPO  12. 

Della  Perìfràfi . ' 

CAPO  13, 
Deiriperbaro  * 

' - CAPO,  lA, 
Pciripcrbole . 

C A PO  if. 

Delle  Figure  delle  parole 
Della  Repetiziòne,  cdell’altre  figure  fat- 
^ te  coll'aggiugnimcnto. 

C A.P  O 1^ 

Della  Conuci  (ione . 

CAPÒ  17. 

Della CompleflSonc  ' , ..  . 

c A p o ..  la. 

Dd  Raddoppiamento. 

CAPO  19p 
Della  Traduzione.  . « 

„C  A.P  0»  20. 

Della  Sinonimia . 

C A P a ali. 

Dd  Polifindeto  • 

C A P aa* 

Della  Gradazione  • . 

CAPO  23., 

Delle  Figure  .fatte  col^cogIimemò  • 
Della  Diflòluzione.  378; 

CAPO  34. 

DelPAggiugniracmo.  383: 

CAPO.;  >5, 

DcUaDirgittnzione.  " ^ 389; 

a.  CA. 


340 
. 343: 
: .34* 
f 349. 


35» 

r 

354' 

35« 

35^ 

3^1, 

3^3 

3<9' 

374V 


CAPO  26. 

''  Dcllfc  figure  fatte,  per  mezzo  cfella^ 
fomiglianza,  e cootrapietà. 

Deli*  Annommazione . ' 38^ 

CAPO  27...  ,,  , 
Della  Figura  fimile  nc’  cafì . ' ag 

C A p O 28 

Della  Figura  fimile  nella  definenza , 29^ 
CAPO  29. 

Della  Contenzione , oucro  Contrappofi 
adone.  ^ ^ 39^ 

LIBRÒ  gvjiBiro. 

'''' 

‘Del  modo  di compof  le  Orazioni. 
Capo  !.. 

Dell*Inucnzion  dell’argomento , aoì 
CAPO  ^ 

D*slcuneco(tcomuni  negli  Efordij  allc^ 
tre  Caule , G^’udiciaria  > Dimofliatiua, 
e Deliberar  jua.  ' 

CAPO  3..  . 

Degli  Erordijfviziofi.^. 

C A P O 4. 

Del  principiodegli  Bordi  j^nclgcncrcDi- 
moftratiuov^  • ' 4<5i 

C A P C 5.' 

D*l  principio  degli  Efordij  nclgcncecGiu- 
dieialc.  - ’ * 46* 

^ c CAPO  ' 

Dtl  princf  pio  digli  ÉTordiinei genere  De- 
lÌD'eratiuo ..  ' ' ^ J. 

' * CAr- 


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CAPO'7-  ' 

Della  NarcazÌGnc . 4^ 

CAPO  8. 


Del  princi'pio  della  Narraiionc  > e de*  paf- 

taggi*  , , « 47^ 

- CAP  O 9. 


Della  Confermazion»,'  - ■ 474 

CAPO  w.  . 

Della  Perorazione.  47^^ 

CAPO -VI rimo* 

Del  principio  della  Perocazìonie.'^ 


Di' 


I N DICI 

Delle  colè  notabili,. 

E principalmente-  di  ciò  che  ap* 

, partieneà  Venezia  , cd  agli 
Eroi  Veneziani . 

"a  ■ . 

AGgìugnìmento.  . ^ caivjSg; 

Aggiunti)  quali)  e quanti  Geno.  84. 
c 89- 

AgoftinoBarbarigov  228 

.AlelTandro Terzo  Sommo  Pontefice  dife* 
fo  dalla  Repubblica  di  Venezia.25,2.573- 
Allegoria , Tuo  efempio , picgio led  in  chs 
fi  differenzi jjdalla Metafora ..  337*  ■ 

338. 6cc.  ^ ^ 

Anagrammi  appartengono,  all. Etimolo- 
gìa. 4^/ 

Andate,  folcnni  del  Sereniffimo  Doge  di 
Venezia  a varie  Cbielcjperchc.,  372- 

AnurcaOurani.',  391^ 

Andrea  Gritti  Doge.  29»; 

Anfiteatro  di  Roma-  104,. 

AngeH  come  fipoffano  lodar  dalla  Nunic- 
razion  delle  parti  • 

Anima  razionaiccagionc  di  vari|  effetti  - 

Annominazione.  ^ 3°"’ 

Annominazioni,  òbiftiai  fopraJ’Onuolo- 
della  Piazzajdi  ii.  Matea.  - 390- 

An» 


Di. 


Aìtfeccdemìibftclìóerfi  dagli  Aggiunti 

Antonio  dal  Ponto  Afcb'tecto  del  Pont»: 
di  Rialto.  ..  Il) 

Antonio  foriofa  coinaDda  cheli  yccida.! 

Cicerone*.  2^2'^ 

Antonio  Quirino  » ' 3^^» 

Antonio  V enicro  Doge^.  2 5 8 ’ 

Amonomaln. 

Apologo  della  Volperìferito  da  Afinotiie, . 

69. 

Apofiopefi;  287: 

Apofirefe.  i88~^ 

Argomenti , ed  amplificazioni  dalla  Diffi** 
nizioinc  vdalla  Nómerazion  delle  parti  >- 
dairEtimologia}  fifc.vedii  loro^Capì..  ^ 
Argomenti  » ed  amplifieazioni'daMuoghì 
• cfiriniechi*  vedi  iiOpp  21. del  Libro* 
primo;.  ' 

Argomenti  intrinfichijcd  cftriMecbijqoa- 
e quanti.  33' 

Argomenti  per  comporre  vatie  orazióni . 
407 

. Arguzie  fpcCTc  voke  fi  traggono  dall’Iper* 
bolci  350'. 

Armata  del  Califè  d’Egkto  rotta  da  Mar- 
co Barbaro.  2^4 

Armata  del  ViTconti  ftonfiita  nelLagodi  ; 
Garda,  da  Stefano  Contatimi  23^.  di 
Federigo  Barbaroffadal  Doge  Sebaflià-  > 
no  Ziani . 25  3..  de*  Genouefi  dal  Gene- 
rale Victor  Piiani . 36Ì. 

Armata  (te*  Dirchtr  disfeita  da  Mario  Ca^- 

a^  5:,  pelloj- 


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peHo  j ’c  Lorenzo  Màfccrilò'iiirfhPbm)’^ 
della  Vallona.  185  da  Scbaftiano.^e- 
3?nrero  »eda’jCjòilegati  aVCiìrt56larìriia,4i 

{ da  Lorenzo  Marcello  a*Dardanèlli:Ì45., 
ujdà  P^è(itQ  EpcddanD.3or.'  da  Bènedetto" 
Pefaroallo  Stretto  di  CoftanrinopohV  c 
ò nel  Porto  della  Preuefa;  . v , c 
Armare  vanerorte  da’Vinfefanui78;Z9^.-. 
Armare  de  Veneziani  fono  alla  xiffefà  del»-- 
, la  Cattolica  -Keligtoqé.  r..l  - b r ; 

Arriso  Dandolo.  " 2^^,, 

Arrigo  HI.Re  diFrancia  riceuntòalla  rea*^ 
p in  Venezia . . . ^ ntioS; 

Arrio',  e.  lue  rccJctactMe.^-^/.  ■^2492^ 
Af-ienale  ammirabile  di  Venezia;  87.354. 
Ajrc  jqual  cofa  fia.'  . 

Attenzione  come  fi'  confeguiica  ncll’É- 
fordio._  • „ , • ....  ^,.58., 

Auuerfarij , ed  Aaiuerfità  rendon  rvomo- 
,f)iAc^Ìar<>S!  ‘ '•.'/'ì-  ;i  ' '.I9JV 
< . 'A 

I^  Aibar«fla.-fugar9  dalla  Città  di  Cae- 

^ b3io'i 

Bartifta  Nani  Caualière  > c Procurator  di- 
S.  Marco,. liluftriffimo,  ed  EcceHentif-- 
fimo  Iftopìeo--  : . < ’ 

Belleafza  de’ Beati  . 

Bellezza  del  Canal  grandedi  Venezia.  8z. 
Benedetto  Pefaro;  j ■ 10.356 

Beninotenza  ncirBocdio' come  fi'otten* 

- V , lì 

Bernardino  Polani.  ^ ^ 

Bernardino  St«foni&  Sabino  dèilài  Com.- 


.iJwgniVdi  Giesùy  gran  Poeta»  ed  Orator 

il? r-  ■ *Ì  •..»77*:36''5;ì 

Bilica*  quando  fi  ftimìno.  -'j-.  r 591/ 

ir'"  € •;  '•  -f‘,  / *in  ;>•  ìì*'  i 

C'Agiorffaiale  cagiona  vatifeflfetii  tìel- 
’ttvolnoi;  ; •)  J . 

Caloino,  e fuoi  fatti  dotefiabiliiff. ..  a jcr. 
CampanUrdi  S*Marco.f  • . 

Canai  grado  df  Veaesa»e;rHa  .vaghc2:za*^i' 
Canal  Orfano  donde  traefie  il  nome.  129.' 
©apilaoad’Algèériipcefa  da-  Màrin  Cape!-.-  - 
, kinel  Porto  della  .ValJonay.e  trpòfta^ 
•>nell’Arfcnaldi  Venezia  , • - ! • • a8?3l. 
Capitano  lodato  dall’ Apòftrofe;  • tSpì 
Capitano  formato  dalla  Nuoacrazion  del# 
:lc'paftf..l  ■'  .jT“t  ‘ ' 40. 

Caftellicbedifcndono,.Vei»e2Ìa,-  •*  '87.. 

Ca  racrefi».  . ‘ ‘33  3 

Categ:oTÌe  de’Filofofi  vtiliflìmeail’Orato# 
i:e  pa- trooarmattìfm  od  anop^càrciA- 

Caufe>  loro  diuifione,e  diflin2Ìonc^.^ro3. 
ChiefediS  Gjaet>mó,di  S.Maria*delPian# 
tOjdel  Rcdentof‘e',della  Salute,  per  qual' 
cagiontffabbiicare  in  Venezia.  371- 
Chieda  della  Salute  fabbricata  con  grande 
fpela  dall’ Augufii (fimo  Senato  Vene- 
ziano. 1:  ì . ' . 373» 

Chiefa  di  5.  Marco.-  . v.  i i.  ' ioa 
Cbieiaj*nnalzataàS:Giaconao  nella  fon- 
dazion  di  Venezia. 

Citiàdi  Candia  difefa  da  Luigi  Mocenig^' 

Secondo#  . I9<3l 

..  / ' ’ a < Cia- 


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ri 

Città  <l!ftru«ac!èftritta\  - 4*5. 

Cirtàicome  fi  loderebbe  dalle  Caufe.  X04 
Gìrrà  coirmendate  dal  Genera  ^ 5 y 

Cittadine  Veneziane  animano  i Soldati 
della  patria  ojntraiWd^^  ' zjìb. 

Glazomene  > c Corico  prefi- da vpietror 
Mocenigo.;  . 553.'. 

Cliffa  prela  da  Leonardo  Fbfcolo.'.  355, . 
Cognizióne  fempiicaexirpetcma#  . éi. 
Collocuzione»  , r 305» 

Comparazione  ; ed  in  che  fidinerfi^b» 
dalla  Similiiudinc. . ' 1 . 124. 

Complelfione.  'r  \ '356. 

GornunicazionCi'.  - • • • 

Gonccfifonc’; 

Concetti,  ed  arguzie  fouente  fi ‘traggono 
dal)’Iperbote>  edaU’Annoiiùnaziono^ 
350.388. 

Gongiógati»..  ’ ‘ ' ,481 

Confermazione  dell'Orazione  ; ^ 474* 

Confcguenti  ditferilcono  dagli  Aggiunti . 

95- 

Conr  enzionciouero  Cótrappofizionc.  3^8 
ConucrfioDc.  354. 

Conuito  di  Erode.'  • 182. 

Conuitr  rplendidi  farti  ad  Ernco  Terzo 
- Rè  di'Ftancia  dalla  Repnbblhra . 123. 

Corpo  di  S.  Marco  rralportato  dalla  Città 
di  Aleffandria  in  V cnczfa.'  347. 

Correzione.'  247 

Corecoimmi  alle  tre  Gaufé , Giudiciaria  « 
Dimoftratiua,  c Dilibcraiiua  • 456. 

Crii\iaui  anticbì»  8u. 

Crx*p- 


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GrìOo  prclb  di*  Giudei  i - 2?i  6 

DEprecazìone.  270 

Deftra  de*  Soldati  Vimzlamcómen- 
daradall’Apofiopefi.  ^ 294 

Diflfinizìone  come  fi  faccia . 2.5. 34* 

DIffinizion  della  Rcttorica . ^ 25 

DiÌgIun:?LÌonc.  • 3^5  • 

Difpofizione.  3^ 

Dì  (fi  milirudine.  oucro  differenza.'  70 

Dìffoluzione;  378 

Difinbuz'one;-  230* 

Dogi  di  Venezia  onorati  con  vari)  titoli 
da*  Popolile  Principi diuerfi.  3S4 
Domenico  Conrarini  Doge  viuentet  viua-. 

Idea  de’ Principi.  ^ ^ 4^9; 

Doraenreo  Micheli  Doge  Condottlcre  di 
diìgento  Legni  > c cagion  della  pref’a  di i 
Tiro.  206.  llmedefimo  rifiuta  il  Reame 
della  Sicilia  k 218' 

Donzella  di  Cipri  che  bruciò  il  Galeone.^ 
delBafsà.  230 

Dubitazione^  225 

E 

I*  Ffetti  dell’Animo  fi  crprlmonotalora 
jConfinonimi.  3^4 

Effetti  dell’Arte  Rcttorica.  i9  e 20> 

Eff^etti  del  gouerno  V iniziano.  J 1 5 
Bfi^etti  della  grandezza , c della  magnifi- 
cenza della  Repubblica  Veneziana.  119 
Effetti  di  quante  forti  fieno  k • i * 

Eloquenza  d’Antonio  > di  AriBide  > dì  bu*- 

A&»- 


14^  . . 

ftaziò^  di  S.Paolòjèdi  Pòricic.,i^i 
Eloquenza dcll’amjca  Roma.  23-2x2^ 
C o;Emanucl  Tefauti$ gran  letterato.  1 57. : 
Epi'foncma ..  . ? ^r. 

Equiuoco  detto  tfa*'Augufto  * ; . ' Ò \ 47.. 
Equ fiochi  riducono  ali’EtimolGgia.,  *4^ 
Eicole*  ...  , I - . il , ^ ]r  . , 

Equiuoco fopra Nerone,  ■.  . 4/6I 

Erqde  turbato  nel  nafeimento  di  Grifto . • 

I 221.  _ ^,-j 

Eroi  Romani/  ^ Qì;?;  u:r  .■  266*. 

£rpi Veneziani,.  , . 'i;  294; 

Errico  Dandolo , vedi  Arrigo . . ' 

Erriec^  Tvrpo  Rd  df  Francia  accolto  coni 
j.Sgrandifnmapompa  dalla  Rep^biVene- 
^ jzianav  vedi  Arr^o . , 

Erdàmazfonc*.  ’ ; .^6. 

ECecràzione  centra  vna  Nane  di  Dcmonij* 
...  cbcLvoleano  fommer^^re  ycmrzia.277>. 
Eh  mpiò  appai  ricneallacSimilitadinc. , 68. 
Eiercitocneiacchcggia  vna  città.  • 42- 
Erucdio,eiucvfiìcio.  ; . » 456. 

Elordio  nel  genere  Dimofitatmo^  461.. 
: Giudioialc.  463^.  Diliberatiuo.  467. 
Elordio  yjzioio.  . 460... 

Etiniolo^'a  comprende  l’Equiuocazione , 

: e gli  Anagrammi.  4^047; 

, 261^ 

Ezeiino  Tiranno  diPadòua  Aia  crudeU 

■ . . 2434 

P' 

FAbbiiche  dell*àntica  Roma . . 96.98) 
Famapei  celiai  cofa  fi.  prenda. 


Digiiized  i'/ Ciwigli 


Fàtìfi^oftà  difcfo  dà  Marc’Àntoniò  Bra* 
'gadino.  ‘ ‘ 

Fartiiaflo  Strada  dcllèCòmpagrifa  fefc- 

*'sà. • 

F^déltiy ^"^égretciaa  de*  Vctìerfàiir . 29 3^ 
Federigo  Cornato  PiTcopià.  \*  ' 5^^, 

Federigo  Impcradore  fi  vmilia  ttì  Venezia 
jad  Alcffandto  Terzo  Sommo  Pontefi- 
vce.  lSo.253.c253f 

Figure  delle  parole.'  ‘3^^ 

Figura  fimile  ne’èafi . 3'^i;  nellà  definen- 
? za . • ’ 394  ' 

Figure  dèlie  fentenze , petefiedi  chiamina 
^ così , cd  in  che  fieno  diuerfe  dalle  figu- 
‘ te  dèlie  parole.  lyt' 

Fine  della  Rctton*ca\  ' 26 

Fioricomefi  lodino  dal  genere  / 54^ 

f/umi^che  sboccano  nelle  Lagune  di  Ve- 
\ nezìa . ■ ’ ' , • * 411 

FonuDa,e  fortezza  dell’antica  koma.2  3 F 
£rauc^'co^)a5’do  foile  G^azzedàvn^ 
felice  principio  alla  famofa-  Viaoeiiu 
Nauale.  ‘ 2ir 

Hrancefeo  da  Molino*  Doge  424 

S.Francefco  Sauerio  della  Compagnia  d? 

' Giesù* ' - 41^ 

G • 

j.J  ' >■  i 

G‘ Alcazzc  Vèneziànc'; 

I Le  medefime  ca^o&dttlla*  Fittpr ià 
' a’  Curzolati„  1;  213? 

.Galea  fuperbiffima  nel^  ticeutmento  di' 
ifiòca  Terzo  Rè,  di,  Fsaneia^  ih  Ven«»^ 
* « . auiw 


Genere  come  fi  diffiniTcà . fi 

GeotildjCtfuic  yepe2»2ine)  e loro.vtrtìb-  267  ; 
S.Gerardo  Sigredo . 436 

Gei;uiralcm  efortai  Princìpi.Chiu(Uani\i7 
Giacomo  Fotearioì . 39§ 

Giacoma  Pefaro . lOj 

S,  Giacomo  fmotza*)  fuoco  nel. pnócipio 


/ 


371 

43^ 
434^ 
4J5 
30^ 
366. 
309 

42& 

374 

177 

99.294t 


della,fondaz»ondi  Venezia 
Giat^omo  Ticpoli . 

Gioùapni  Bafadonna^. 

G’o:  Corraro . 

G io:  Dolfiiìo  Doge» . 

GiotfaW'cri. 

Gipf  Matteo  Bembo . 

Gi,c:<la  Pefaro  Dogev. 

Gitiramento.,, 

Gi,'adazipne.. 

. G u^re  de*  Veneziani . 

Veneziani. 

Guerf ier  Veneziano  > 9 d*aIo:e  città . 

. 

l 

1;r^io  cagione  della  nobiltà deB*voma> . 

5 ii.17/  ..  . 

Iddio  ù può  lodare  dalla  Nuxncrazron  del- 
le parti . 

S.  iKnazio  Fondatore  della;  compagnia  di  • 
-Giesù*  •’  4i3 

■Im|aètàtd<.**Ijirchi. . 

Imprccazic  ne . 2.74  ■. 

' Irap'  ^e^gucfrci  € ’Vittorfe  de’  Veneziani. . 

<;►  In- 


Digitized  by  GoogU* 


*7 

Innocenza  de'Cbriftìani.  ^ ^ p. 

Intelletto  adopera  lacogni?ionrifpetuua 
per  far  la  fimiliiudinc*  ^ 

Interpretazione.  • 

Interrogazione.  . ^94 

Iniienzione.  . „ ^ 

Ifiuenzion  per  tiouar  materia  nelle  ora- 
zioni. 

Inuenzion  degK  argomenti  per  leorazio- 

Iperbato.  34^ 

Iperbole.  . 34:9 

Ironia . aoi^  benché  fecondo  alcuni 
Allegoria»  può  efler-diuerfa  dall’A  llcgo- 
ria.  340 

Ipetefi.  3.7 

Ipotipofi- 
Inorici  Veneziani^ 

ì r.  . 

LEonardo  Fofcolo 3-54: 
Lcone,e  fuoi  pregi.  ^ , _ 330 

Liberalità  delle  Gentildonne  Vencaianc^ 
vetfoi  Nemici  prigiomi» 

Liberalità  del  Senato  Veneziano  nel  pre- 
miare.- 34^ 

Libertà  di  Venezia  Tempre  conferuata.  5 1_. 

Licenza. 

L«'Cuzione.  3^ 

B#LorenzpGiuftinian<^-.  - ^ 

Lorenzo  Marcello.  i85»Z4^ 

Lorenzo  Priuli  Doge.  ^ ^ 4ZI- 

Luigi  figliolo  del  Doge  Antonio  V ènieto . 

B^Luigi 


Digfeed  by  Gnogli 


iS 

B.  Luigi  Gonzaga  della  Compagnia  dì 
Gicsù.  J > 225 

1 uigi  Mocenìgo  Secondo . ■ 1 

Luoghi  donde  prcndonfi  gli  areomeTuT 
inrriBfichf, quali,  equanti.  32 
Luoghi  eftrinfcchi,  c perchè  détti" (cnz’ar- 

te  «.  • . iT?  7:.  ■ j ; ‘ y 

Luoghi  imrinijchi  della  Rpr  torica  Oó*iòro- 
argomcnti,e  còlPitòjpliifeaiioni.  34.  fi-- 
noà  ' 

Lutero>craobiafima.  - vjoì 

M 

MArc’Ahtònio  Éragàdinò  « • ^ jo6 
Marcello'  celebrato  da  Virgifio  • 


245«246  ^ 

Marco  Barbaro, 

Marco  GiufiiniaoiV 

Marfitc^  i ■ - 

Mann  Cap«llo  - J. 

Marin  Giorgi  Doge  ^ ' 

Marin  Grimani  ^ge,~  ' 

Mareriaf ciiioì effetti. jO  . 

Materia  della  Retiotìtt^  ' - 
Memoria.^"''  ^ •i;:* 

Merceria  tìcchifflinadi  Venezì», 

Metafora.^  ' ' : • / 

Mctaforad(quanrelctejffai. 

MctalelTì. 

^^étommia,  j 

Modo, per  trouar  raaterià'  pes  ìe  OraziW 
V , ^ 1&4. 

Mòdo  di/en^riidellai&um  Licena»  a tat 
- ^ Natasi* 


2S4 

àg| 

202l 

424 

tl& 

ax 

a® 

sa 

51? 

35X 


Di0"i7',d  by  Gtv.^q 


*9 


NArrazìonc  > c Tue  doti  45S*ruopriii« 
cjpio.  . . 471- 

Narrazion  naturalie»cdartificjof8«  469 
Naue  dì  D&monii  (ommcrìada*  SS.  Mai^ 
- co , Giorgio  y c Nicdiò.'  Z77. 

Naue  dì  Tommalo  Morcitnt  combatte.^ 
con  quarwca  galee  mrehefebe.  5^7* 
NecefìTicàìnuencrìce  dì  molte  metaforcr 

319-  , 

Nerone  vituperata.  ^ t73;  *37«' 

Numcrazion  delle  paró.-  39* 

• a 

ONoraatopefa 33^» 
Oppofizioni  quante  fieno;  74* 
Oratori  moftrano  piiVingcgnò  rerùendoii 
de’ luoghi  ìntrìnfichìr  <44« 

Ora  zìoni  diuerfe  come  fi  teffiuio , 447* 
Orazio  R ornano  vecifor  della  Stìrcl!a.a56 
OrioMalipieroltì)oge.  — 384* 

Ontiolòdella  l^azzadì  S.Mareo*  ^ 35^^** 
Oifo  Partìcipazio  1 1.  òBadoaro  Dogo  •• 

' 386;  . * ' 

Ottone  figKuolc  dìFederigolmper.  vìnto 
ZiamV  ' 

p . 

PhAlagìo della  Signorìa  dì  V’cneafà.ioii . 

Parabola  rìducefi  a!làSrmìiìtudìne.48r . 
Pani  della  Rcttorìca.  ' ' i ' 30--  - 

Pafquale  Cicogna  Doge.  ^ 1x5* 

Paffaggi  artificìofi  neirorazìonc  . , 471» 
Pcccato,cfuoieffctti.  • 147, 

Pcrifrali>e  peich&adoperata  più  fpeFb  da* 

Poe- 


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20 


Poeti, che  dagli  O^tori.  343*e  545 

Permiffione.,  242 

Perorai^  onc . 47^ 

.Grc- 
289 
AI 


M v/*lV  • 

PcfHIenza  in  Kom  nel  tempo  di  S. 

gorio  Magno.  • , 

Piazza  incornpatajjJUcdi  S.M^rcQ; 


Pietro  Lx>redano, 
Pietro  Mwenigo, 


301 

35S 

380 

2H2 

386 

W9i 


Pietro  OriVolo  Poge .. 

Pietro  Zeno - 

Pietro Ziani Doge.  , , 

Pitone  Serpente  ftpifuratQ^ 
pompa  in  Venezia  quando  fi  creano  i Pro- 
curatori di  S.Marco,.  45S 

Polifindeto.v  ,3^' 

Pompeo  Magno.,.  , ^ 

Ponte  dì  Rialto.  ^ loi.  e i<i  3 

ì’ontc  faap.  da.Traiano  fu*l  Danubio . 1 1 4> 
Pontefici  .venuti  à Vcne?ia^  376 

T^rciwdicjocbefia.  ^ 133/ 

rceftezza  ,ne!  farle  A uniate  in  Venezia^. .. 

, , . . j. 

rrctfrizione.  ao9 

Principi  venuti  à Venezia . . • 376  < 

Ptipeipio  della  Perorazione#^  47jg 

Fronbnziazionc.  ^ ,32 

Profopopeia^i . I75;r 

Prudenza  dejJ’anncaRoma.,  233^ 

Pugna  de*  pugni  in  Venezia^  taz  J 

Q-. 

•:  .*  . K 

R,  Addoppiamento . 35^  ' 

#.,IieggiadcISpJe..  107 

Rex 


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21 

Rfclìgion  Cattolica  femprc  cònferuata  in 
Venezia . 41 1 

Reò  condannato  da’luoghi  eftrihTechi.i  36 
Repùbbliche  come  fi  lodino  dalla  Cau/a* 

i<54 

Repubblica  Romàna,  e Veneziana,  ng 
Repubblica  Veneziana  femiprelibera . 5 1, 

4H.  ' 

Ripugnanti . 2o 

Ritrouamento  dell’Aì'te  Rettotica.  25 

Roma  idolatra.  ‘ 9$ 

Roma  lodata  da*  luoghi  cftrinfechi.  1 31 

Roma  lodata  da*  luoghi  intrinfichi.38.4y. 
49*  98.  , , 

Roma  fuperftiiiola,  e Tanta.  71 

Roraore»  che  figli! fichi.  135 

S Abine  mezzane  intra  i Suoceri,  ed  i 
Generi . 2jo 

Sébafiiano  Venicro  Doge.  254^ 

Sebaftiano  Zianf  Doge  V-  - 252" 

Segretezza  de*  Veneziani^  29J  : 

Senato  Aug;utlifiìmodi  Venezia.  142.3^2  r 
Sentenza  che  fia . i74r 

Sepolcro  magnifico  fabbricato  à Luigi  , 
Mocenigo  Secondo  in  Venezia.  19% 

Sforza  Paliauicino  Cardin.  della  Compa-r 
gniadi  Giesù 

Silenziovtilea*Prindpi.  210 

Siila,  e Tua  crudeltà  . . 126 

Simile  ne*  cafi  , e nella  definenzà  fig.  391^ 

.394.  , 

Similitudine  che  fia,  e quante  Categorie, 

com- 


Digitized  by  Googic 


6z 


117 

zi£ 


57 

442 

220. 


coti^renda. 

Sineddoche. 

Sinonimia. 

Sole,  «fuoi  effetti. 

.Softcntazionc. 

Spezie  pre0o  i Retori»  c Filofofì . 

Spezi^  Varie  d'Oraz.foni. 

Stefano  Contarini. 

Subiezione. 

T 

TAuole  9 e Tcftjmontj  quali  cofe  de- 
notino. I34‘<^*35- 

Tcfi^cGii.  i8- 

Tcfi°eonfi  fuggir  <W10t*tor«.  ’ 30. 

1 eliimonio  Diuino  » ed  vmano.  Ij5* 
Tiro  (,ittà  affediata  da  CoUcgati>c  da  Do* 
rrcnico  Micbcli  Doge . ao<J. 

Titoli  van  j dati  a* Prtficipi.409  a’Dogi dt 
Venezia.  ^4. 

Titoli  delle  Orazioni.  44^. 

S.Toinmaiod*Aqaiiio.  41^» 

Tommalo  Morolini . 

Tormento  quali  cofe  abbracci.  13^ 
Tribuno  Memo  Doge. ^ ^ ^6. 

Trieftini  vinti  da*  Veneziani.  272» 
Triuigi  Città  affediata  da  Ludouico  Rè 
‘ d’Vnghcria.  %o6. 

Tropi  loro  diffinizine.  Ji4.  fonovndicT» 
' perche l*Ironia  è fpczic^AUegoria.  317 
Tropi  non  fem  tanti»  quanti  ne  pongono* 
',:^]Rcton\  . 351. 


VdU 


■ 1 


V - ' 

VDiron*  come  fi  rendano  bencuoli’, 
attenti , c docili  neil’Efordio.  456. 
458.^9.  . 

Vello  d*Oro,  perché  fia  cofi  intitolaioif 
•Libro.  , , 16. 

yeneziae  fijoi  pregi  bdacida  luo^n*  in- 
trinfichidellakettonca.dal|aDi(Bnizlo- 
ne.  35. 36. 37.dallaNumerazió  delle  par^ 

. li  40..^i.dairEtimologia.46.  da’Con- 
g10gati.50.51.  dal  Genere.  55.  5^.  dalla 
Spezie.  58.59.60.  dalla  Similinjdinc.64. 
65.66.  Ó7.  dalla  Difiìmilirudine.  72. 73. 
da’Contrarij.;8.  79.  da'Ripugnanti.82. 
83,84. dagli  Aggiunti.  85.86.  87,88.89* 
da  gli  Antecedenti,  cda’C.onregucmi  99 
loo.ior.ioa.dalle  Caure.113.u4  dagli 
Edettùi  19.220. 12 1. 122. 123  dalla-  ora- 
parazfone.  » 28. 129. 130.  da*  luoghi  c- 
ftrinlechi.138. 1 39. 140, 141. 142. 143  144. 
dalle  Categorie  filolofiche  *.  157.  finoà 
163.  * • 

Venezia  (empre  Cattolica.32 374.  fcm- 
pre  libera  36.58.159.  399.  41 1.  fmgula- 
re,  perchè  410.41 1,41 2.  ricordeuoledc* 
benefici j riceuuci  dal  Cielo.  370, 
Venezia  è vnimpoflìbile  pofto  nell’im- 
pofiìbile. 

Venezia  in  pericolo  d’cITer  fommerfa  da* 
Demoni j , c liberata  da  SS,  Mai  co,  Ni- 
colò» e Giorgio.  ^77-278. 

Veneziani,  c loro  lode.  140. 143. 

V fficio  della  Kettorica, 

Vgo- 


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24  ' 

Vgolino  GiuftlnSan! . tS  j.  264. 26$ 

V irtù  delleGentildonne  Veneziane.  268. 
269 

Virtù  dciranticaR0ma.23i.252.233.234* 
Vital  Candianoj  ò Sanato  Doge.  386 
VittorPìfani . 362 

Vittorie  de  Viniziani . 1 28. 1 29. 1 30. 177. 
294 

Vomì  ni  guerrieri,  ed  oziofi.  70 

Vomini  che  pongono  il  fine  loro  nel  Mò- 
do. .V  ■ HI 

Vomolodatodalla  ipezic.  éo 


Il  PINE. 


ledbyCooQl 


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