, IL VELLO D'Ofe
Ouero
LARETTORjrra
veneziana,
Doue principalmente co' pregi
Angolari di V E N E Z l A , c
con molti farti gioriofi degii
EROI VENEZIANI
SUftfegna, l'Arte del ben parlare:
DELP. FRANCESCOSIMONESCHI
della -Compagnia di G 1 E S V * .
tJ aCQVI,E Vlg-y^ENtORRo
1
f
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ALL’ILLVSTRISSIMO
]Ed 'Eccclkntifsinio Signore.j
Padrone 'Coleadifsìmo
■ II, •SI.G.NOB^^
VE S A R O
3?rocurator di S. Marco»
Zi Scrittori non
bene apbagati •di
auer data, foia-
mente 'vna vita t ed vna
luce n' parti de’ loro intel-
letti colla fampa mezjuo
totentiCsimo ' contra la
4
hnorfe , eie ombre di
(ta : Illujtrifs. ed EcceU
lentifsimo Signore- cercai
ron fèmore cU rendi rii dop~
piamente chiari , e vitali .
Qmndt è che furon dedi-
cate opere nobilifstme à
E er fonaci riguardemli ,
acciocché col nome loro
giugnejfero agli Autori^
ed a' libri nmua vita , e
nuQUo fplendore . Or che
non potrò io /per are fatto
ardito ma non temeraria-
mente 3 ■ àggìugnendo al
mio Ideilo d’oro vn altro
maggior di preZjZjò '/ e di
lume qual è Hnome dell’^
ty.
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M. che nella fua nobi^
lijsima , e anttchifsima
famiglia fuò moftrar piti
Guerrieri ^edEroi di (Quel-
li che la famofifsima Na^
uè d\Argo rinchiufe nel
feno: più Sauij che non fu-
rono nell' Areopago di A-
Tene : piìt gioì iuj? dcfl en-
denti che non ebbe Nipoti
ia celebrata Berecintia
non tanto cinta di Torri
Guanto coronata' da Se-
midei ? E tutti furono fi
ammirabili in ogni tfer-
ciz^io laudeuole à cui fi
diedero , che pochi eguali
conobbero ,ed a niuno. ith-
A J uìdiai
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s*
mdi arano la maggior an-^-
Zja, Forfè i f mi Mag-
giori non fiiron. chiama-
ti. ne’ Campi: delle, hatta^-
glie. veri Marti .y mentre’
operarono:azjioni’ pih ma--
rauigUjafe diMdcte fauor-
lofo: , ed ingrandito: dalla-
t faromi antr-
mirati, maggiori di Gio--
ite comUattente co’ Gigan-
ti mentre col fulmine del-
lo ' fgaardo: terribile- fen-
Zja l fulmine’ della-Jpada
riduffero in cenere: t. Cor-
pi, e gli acciai degli: Ar-
mati ? ' Non ’ arrecarono
co: i cadamri delle vccifh
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tegionìilcorp) fùriofo.d^
fiumi i^accioche la gloria
che. fenZiOi intoppo, volaua
per la Tierra^correffé: an-
cor iWer amente per le ac-
quei' N^mparuerOì fen~
fauiezjCi^ i. Sette S a-
Wfif della.Grecia ^e-fenz/-
eJòquenZja lè due. lingue^-
principale di Roma-y e di
^tene ) quando, f e nt tron-
fi' difcorrere. della Pace , e
detta Guerra -, e degli affa-
ri piu alti, gli Oratori del-
la fua CafaiS Onde- Po-
ma , ed- Atene non: furon
piu- inuidiate: da. V^ene-
Zjia yfna quelle, inuidiaro—
A. 4i »»'
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no a V'eneZjia la facondia
degli Oratori natiui . ìdè
ii'JHonda ^otè fentir fen-»
Z>a noia gli altri JOicitO'^
ri dopo di auere vditi %
, Jidaefri^e U Idee deira-
'gt onare . / primi pejt ono-
remli delle dignità collo-
car onji dada Kepuhhlica
fopra i fmi Maggiori i-che
non mai filmarono il cari-
co eccedente le proprie for*>
za i ma fempr e da' mede-
fimi fa giudicato leggie-
re . Ne ftc cercato t ono^
re: ma l’onore fu tratto à
'mua f or Zia dal merito
nella chiarifsima
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9
da Pefkro , donde prejcj
Z^elanti- Arciuefcoui per
gouernar le Chiefe , ^m-
hafciadori eJperPÌ per re^
golareinegozjij' , Senatori
prudenti , e facondi per
difcorrere j e rtfoluere nel-
l’uìjfemblte , Procuratori
atitoreuoli per mojlrar lo
fplendore , e la Mae (la
delia Fatria , Generali
magnanimi per guidar le
jlrmate di Terra , e di
Mare : offendo necejfarij
due capactfsimi elementi
alla grandez^z^a dell’ ani-
mo -, dell’imprefe , e della
loro.fortez^z^a. In quefa
A 5 Ca[cì:>
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I
lO^
Ga([a' medèjtmd ih
ilìèjfp - tempo) con: iiittpor •
del ’Jldòndo comparuero le ’
dite F.enici de’Combatten-'
ti. Giacomo:, e: Benedetto >
congiunti per fangue tj ’
per ‘virtù ; a’ quali, perche ■
la: fortezJLia : non fapea '
ben difiìnguere.chLfojfcj'
più forte , diedé nen difsi-
mili: onori:, , ajfegnando all
primo: il Generalato delle
fchiere: Pontificie ,, ed al
fecondò delle, armi: della:
Repubblica: Ser.enifsima
E Roma •, e. Venez^ia. ‘vi-
dero in amenduei‘vnito ciò ’
che di grande , e d ammi- ■
rubile; ‘
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Ifr
rahilé fì dàlia M.àraui—
dia diuifo ne’ Campioni’
piu fortunati •, piu glorio- ■
' f p epiti fòrti'. Le fopr ad-
dette,’digrtit a ed i: titoli
pregiatifsimi, e quaf ere- -
ditarij di. tal famiglia f
accrebbero: dalla, maefià , .
esdallà ' grandèZi^as nella
elezione deli Serenifsimo
L)oge C ’ fùo: gran Zio<
Giouanni. da; Pefaro a
cuiLanto fi de e;, che quan-
tunque, tutti s’impiegajfe-
ro per celebrarlo: , nondi-
meno. farebbero femprc^
'Dehit.ori:,ed eglt Credito-
re , 2s[è mancarono nella
A 6 fita
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iaP' , -, ' I
Jftta profapÌ4:Mae!frt, tJ'
Scrktori ; fiche all’ E. V,
fiù> conceduto l’ aueìr chi |
facejfie imprefè da ejfercj'
firitte , .e chi ficriuejfe cò-
fie da ejfer lette . lo fiola^^
mente hù ^accennati alcu- '
ni Eroi, che germogli aro^ J
no- nell Albero di orò della'
I »;
gran Cafada Pefiaró :efi '
fendo tanti di numero, che
ne l’occhio , . ne l’orecchio ^ •
potrebbono fenz^a Han-
cheZjZ^a mirar li, vdir~
li yC tutti così fignalati,
che dalla grandeZjZja de He
virtù , e delle aZjionffin'-
z>a ver un altro contrajfen
&>« ■ ■
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^gnù rauuìfanfi ejfsre fiati
del fuo lignaggio . In tan-
to compiacciajl di gradire
ejuefio' V elio d" orò che Icj
prefinto ^il^uale non vie<^
ne ^ioléntemente come
: »■*
• antic^di Coleo snelle ma--
ni digli Eroi della Gre cidi'
n^ ^lentieri y e pronta-
UnZjA 4? {jjftiale
uendo 'vn ricchifsimo Vel-
lo d’oro dslU fue proprie^
doti 3 chiaramente dimo-
fira , che ancora jenZiA
il preiiofo retarlo delle
glorie lajiiatele da' fnoi
Mrot 3 farebbe abbondan^^
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14?
temente: fplendìda -, , e ric-
ca».
DallaX.'afà PJofcflidiyeneziai
14^ Aprile 16^7,.
Btll’E.V..
,'lGanì&I2i'«eti&5f,Obbb‘g£Ser^^^
t ,
{
M^ncefiòS ìmvnefchi delU t
Compagnia dt G ieju . .
A’LET^
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r
rprefénto , Lettori , vhì
Libro di due nomi , de'-
quali non sò qual fìa piu i
chiaro , e ricco , . ò quel
di’ Vello d’óro‘ , ò di
Rettorica.Vèncziana .. 11 nome d i
Vello d'oro fii sì luminofo , che -
mandò il fuo riucrbero fin dairifo-
là Coleo nella. Grecia^- e col fur*
fplendòre additò là nauigaziorie^ &:
illuminò la-ftrada' da- tencrfi dagli
Eroi ’ nominati j Argonauti auari
vguaJmente.d*oro > c. di gloria, e->.
Gon ameiiducfàtti gloriòfi »♦ ed ar-
Hcchiti* Il nome Veneziano e si;
^Icndidò , c si ;dòuÌ2Ìofo. di rag-
gi ehc,rendcXà:cnifsimo il^ CieL
i , (ìuo^Ie
h6
natio» e tutta TEuropa ; cfolamen^
te ofFuAra i regni Ottomanni con‘C-
cli/Tare à quefh* la Luna ; ond*è piii=
marauigliolo del Sole , mentre.^
nel tempo Heììo e nello .lìefso
mifperio à chi reca il giorno, eà.
chi la notte. La cagion poi d’inti»-
toiarlo \^clJo d'oro si è ; perchè !'•
adunazion degl* infegnamenti ; e
delie orseruazioniintorno all’Arte*
delben<Iife fono ricchezze ineftì'*
mabili delia fapienza e femprc-
dureuoii come à punto è l’Animo di •
chi rapprende; per lacui conqui^
ila non, è ncccfsario viaggiare , ^
volar colie vele , ballando fola-
mente il volere . L’altro titolo di;
Rettorica Veneziana fi è dato per-
alcuni fatti più fingitlari., cd:
illuflri degli Eroi Veneziani cd i
fregi più i Jguardeuoli dcll’inclita.,.
. e fempre libera Citta di VENEZIA
fi coucengono principalmente in^
quell Opera ; onde e si; da contez-
za (li iiioUe Storie , c marau.igJie_> ,
es’infcgna TArte del dire. Dui] coii-'-
tenerii alcuni fatti dc’VcneziauL,
cd.
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^7
td alcuni frcgi<ii Venezia : perchè,"
quantunque molti altri ne riferbi
per altri miei Libri , non farebbono
però ballcuoli tutte k penne , e
lingue vnitc infieme per Hcriuerli
tutti y ifpiegarli ; nèpotrebbon-
fi rinchiudere in molti volumi, ben-
ché colla loro moltitudine mille
ben ampie librerie colmafscro. Che
fc ,'ò Lettori , farà il prefente Vek
lod’oro daroi gradita , e mirato
col leggerlo ; io v'afficuro di farlo
comparire in breue di nilouo piii^
douJziofo , e più rpJcndido, SI che lo
vagheggerete nelle (urte edmevo-
flro dono; e farete più rairab’lidi
Mida , mentre folamence r. )1 guar-
dare farà da toì accrefcii,^.^ la
c la valuta del Vello d’oro o i
1
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*1 %
Riformatùr} deUoSiudio dì TaicuÀc-,
Avendo veduto per. fede del Padre
Inguifirore nel Libro intitolato il J
Vello d'oro , onero Rettorica Veneziana » .
non cficiùi cofa. alcuna. centra la San-,
ta Fede Cattolica , c parimente: per atte-
ftato dei Segretario noftro,nientc.contra i
Prencipi ) ebuoni coftumi»' concediamoli-,
cenza à!Gio: Pietro PinejH di poterlo liam--
parc jofferaando gli ordini &c._
Dat< à 5. Gennaio 1666...
I Andrea Contartni C xu^Proe.Rifo^* .
I rigelo Correr^ Card. Prec, Rifar,
\ N:cofq^ Sagreda Cau^t Prec.' Rifer,
Angelo Nicolofi Segf» ..
1^^7.i.Màrzp. Regiffrato nel Magiftrato »
Eccellenti is della Bfaftema.,
CarL*jdnt9niojGradenigo.Nod,‘.
FacultasReit. V;F*fit4teris SoCilefU,
3^ Go , inf rafctiptusi^ Ludouicus 5 Bom- .
ij* planuS/SOGretatislefuriiì, Prouincia.»
Veneta Viiiìtator, poreBatead Id mihi fa-
tta ab admodum Ri P.- Noftro Io; Paulo .
Oliua Prìcpofito Generali » fàcultatem fa- .
ciò , vt Liber infci iptus •• F dorot onCm .
re Rettorica ffemzjana Authore P.Fran-
ciico Simonefeo Societatis NòftraeSacer-
dotc r &.eiufdem Societatis- grauium, & ■
ineadem .Arte pcritorum iudició approba- .
tus 9 typis mandetur * . In .quorum fìd. &c. ,
Mantus 2^« Decemb; 1666.:
l.ud9H.BomplartHS,^
DEL,
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DEL
VELLO DORO.
Oucro'
BELLA RETTORICAv
VENEZIANA.-
"Broemio'
lun’Artc giammai
. cultà fece pompa di taiu
tcmaiauigJicjquantcne;
mod rò l’Arte dei bciu. ^
parlare. E chi tutte le
potefse. accennare , non che ridire
farcbbe:certamente marauigliofo .
Cominci, Pericle a tonar colla vo-
ce", à.fulminarcoiréloqucnza , che
tutta la Grecia fpauentata. imma-
ginerai di -riuedere- Salmoneoigià
fulminalo i ò crederà che Gioue ra-
gioni
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IO ttyeUo ^Oro ]
gioni frà turbini, òche que*del Cielo
Yogiiano fcendere in.Terra per vdir
Pericle dicitore . S’infiammi da M.
Antonio con giiardori dclla'Retto-
rica il Popolo Roraanojche immane
tenente dà quefto fiJafcera iicacKaue<»
ru diCefai e mezzo confumato^e tol-
to il fuoco delia pira brucerà prima
i palagi de* Congiura ti,,c he fieno ri-
dotte in cenere le olfa di quel Mó-
na rea . Verfi Arjftidc dagli occhi la-
grime artideiofe , e mandi lagrimc-
uoli paroJc da Jid buc£«ì ìa coin-
pafsitme di'Sinima , che piagnen-
do Antonino rifiorerà la Citta , e.
rederi lo.fpentD Jiime. ali*Ionia pri-
ma che fi afe fughino gli occhi im-
periali. Sìa fpaiancata la Reggia^di
Sapore ad Euftauo, che fubito que-
fiifarà;parereàquelPrincipc le yì-
uande /quifite aifatto infipide ;.c
le collane d*oro legami> di ferro..
Tirteocolla fua Toce fonora dà il
fiato, ed il Tuono aJic trombe guer-
riere-.. Tuli io colPimpcto regolato
del dire fcaccia Càtiiiua diRoraa , a
cui apparecchiaua'.va*lacend io col-
la '
k
Digitizec;
Ouerola^eètoyicaFem^khi', i?
le fiamme , c coi fangue va diiuuio T
Di Paolo con eloquenti catene le-
gai! Roma , che tenea rifiretto il
Mondo colle fiie leggi .. Qaeft’arte
trafse tonti di lagrime dagli vomi-
ni duri à guifa di felci ; accefe igno-
ri piu freddi del ghiaccio ; agghiac-
ciò i petti più ardenti del Mongi-
belio ; feofse le armi dalle mani dì
coloro che poncano fottofopra ì
Regni» eie Prournzie ; dièie for-
2e à* deboli , a* pigri le penne yC fe-
ce quad tanti Dei mettendo in pof-
fefso delle volontà » c dc’Cuori , tC"
foro più pregiato de gfLnperij .
Or*io difeorrerò di quell* Arte
potentiffima , la quale per auer pie-
no il luo trionfo vd ir più piaufi
non votò il Mondo colPvccilionc
de’ Popoli , come fecero molti
[Trionfatori, mà fenza tante ftragi
proccurò di confcruar la vita dr-
mortali per auuiuar maggiormea-
le lue gloria.
CA-
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■li lìl ytUo:dtOro,l
LI BAD PKIMX).
CAPO PRIMO.
i€me fope.troMta J^ettoricaJ
^ron poftc <JalIa Natura le fcin-
itiJJc di qucft’Arte Jiobililfinia^
nel petto dcgii .vomini , i quali ta-
lora imòftrarono gli Ipkndori di
quelle . ;Così veggiamo alle volte
vomini rozzilfimi auuczzi al
campo. :fe accade qualche loro ÌQ«
tcrcàe , difeorrere afauor della.»
propria caufa come appunto fan.j
quelli che fono vfati al Teatro , ed
al Pergamo Si tratti nc’tribunali-
diconfircare i beni , ò di porre la
mannaia fopra’ixollo d i.alcuno>che
tofto per tema della pouertà , c del-
la morte diuenta ricco di parole , 'C
mandafuori del Aio capo ancor in-
tero tante Minerue . Qual arce non
adopera per incantare il ferro , e-»
la pena ,acciochecòn piè frcttolo-
Tq non corrano contraia Tita , e !la
robba
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Ou€roU^(Utùrì€ayent:^<tM\ ij
robbaddKco? Che non tenta per
raflerenarc il volto accigliato , e-»
•nuuoldfo ^el <jiudicc , acciocho»
‘non piombino i fuimìni dello fdc-
•gno^c della Morte ? Or veggendo
xiò coloroTopra i quali per benigni*
'tà della Natura che volea fecondar
ringegno, erano cadute le piogge
piii àbbòndariti , e preziofe di quel-,
la venuta già fopraìDatiaè:determ?-
narono di fiftfign'erc fi à i confini
deirArtcciòchc andaua feni'ordi-
nc, c fenzA legge vagando ; e di
rendere à tutti comune quel che pa^
rea paftiediarc di pochi . Laonde,#
fcrifiero eccellenti volumi , co’qua-
li infcgnaronla viadi trouar ì*EIo-
‘quenza non ben additata dallaNa*
tura . E con fide rando , ed òflTcruan-
do in fc ,'c negli altri da qùal cofa,*
principalmente folTefo molsi : e-»
Ycggendp ciò riufcirquafiremprc »
preferifiero il modo da tenerfi nel
nmouergli affetti vmani •. Per ca-
gion d’efenipio , S’auuidcro che-*
ognvno fi muòue, ò dai diicfcteuolc,
daUVcik ; ò dall'oncflo # c perciò
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14, W retto d'Oro ì
làrciaronofcritto , che per tirare il
Giudice à fauoreggiar la caufa fi
proponclTcro il diletto , ò l'vtilità
fe v'erano , ò roneftà per isfiiggiic
ogni ombra d'infamia : oucro i eoa»
trarij de* fuddetti beni quando fi ?o-
Icfse fralloruare alcuno dal feguir
ciò di che fi trattaua . Videro le lo*
di , e la filma «iTer potenti catene
per tirar gli animi di ciafeuno ; on*
de auucrt irono , che negli Efordi j
fi doueflero render docili , c bene-
noli gli vditori , ò coModarli , ò coi
mofirar di farne gran conto accio-
che fu’l principio efiendo mezzo le-
gatinonauelTerpoi forze bafieuoH
per rcfiftcrc . Gli ornamenti piii
pellegrini delle figure fiiron prefi
da quei f che dotati di maggior in-
gegno /pandetiano nelle priuate-»
Accademie, ne' Teatri, ene'Ro-
firi i tefori della fap lenza ne*loro
petti rinchiufi ,
CAPO
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Ouen U Veneziana, if
: • ’t
* » 4 (
I
I ' / « • \
^ •*
Delia Dtffini7^‘$nt , d€Ìl**jficio , del finct
’ j€ della materia 4f^(i Bjsttorlee , [
’ '' ■ -■’
PRim^ ckc io dia la diffinìzioni,
dclla,Rc;^cifriea , fi dcc/a|)eife^
in fegqajjfì, nelle; Scuole douerfi «cr-
ear Smprc il genere ppo’fìimò -,rei'-
vltiraa differenza >■ e poi > diffinjr^
che, che fia. Mifpicgo coii’efct)àpio.
Chivuolda-re ynadiffiniziond ade-
guata , e compita dejl’vorao y dirà
chte.lJvpmo èAoimaJ razipnale.Anh
male fi eh iaaaa genere i raa^onalefi
appella diterenza,la quale difiereii*
2Ìa;,lVorHo. da* Bruti;. Prefuppofto
ciò Q diffinirà laRcccorica in tal ma.
niera . La Rettorica è vn* Arte, ò fa-
cultàd/ bcn parlare .. Arte farà il ge-
mere de/lAM<?ttorica,.ncl quale con-
uìene cpììa .]^*a J ect ica . > coli a Gra-
ma§icai&c^Pi he parlare,(àrà la dif-
ferenza » colla quale fidiucrfifica la
Rettorica . L’Arte fi chiama quella
che dà infegnamenti per for fenza^
B errore
CAPO
{). i'
SECONDO.
... / , \ '
Digitized by Coogle
x(5 U Felh «rOf®,
errore quanto fi dee operare 1 Per
efempjo.; CIÒ òhe regola J '^fedi* di
ehi balia 9 ò le mani di cb/i Tuonai
hà il nome di Arte ; ed è impoflìW-
ie fallare le fi ofieruano le regole da
quella prclcritte , Che fi troui quefl*
Arte di ben parlare pruouaffi mani-
fedamente , Peroch4»fe l’Arte fi dee
dare qualora le ópcrazioriifi- tK>r»
fon fare indiflperentementè bene; d>
male:.' ne fégue per cOnfeguenta-^
aucrfi à porre vn Arte regolatrice!^
della noflra lingua § e de'noflri di-
fcorfi >' pofioche tutti non abbiali^
quefta cccelkflza di benparlaY‘é,'rtc
fien Tulliii ntDeteòfij^i , i qua-
li xolia- potenza della lingua ma ^
neggiauanò àlor talènto le Città ,-c
leProuinaic . L’vffició dèlia Ret-
torica fi è il dir cofe atte à perfua-
dcre; il fine è indurre gli vditorià
qtì auto vuole . Se polli coìifiderala
Materia: la Rettoriea non paleg-
gia per vn /blo Teatro; inàtrapàfia
le colonne d’Èrcole , c le Vic'del So-
le , ed entra nc’confini di tutte 1^
Scienze . La Medicina non lì dilun-
N= ‘ ^ ga
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C^ero^laPyjPttor,f^'ene:(iana, 27'
ga'dai corpo vmano ; Ja Matèmad-*
ca dalia foa quantità: l’Aritmetica
da'/uornumcrijinà la Rettbrica ra*
gionadè'humeri,deJJaquantità,deI
corpo Villano e di tutto ciò'che_j
può'cadère in difcorfo : onde la ma»
tcriavdi'efsa faranno tutte le coCc^, >
come fé auefse il dominio e*l pof*
lèfso dell’vniuérro',>
CAPO TERZO'.
JDelU Tè fi , e iellklpotep,
_ •
ATtcndcndoTOratoread vn'-
Arce, che fporge la Jiinghez-
za'delle fue braccia oltre i Mondi
dh I • Fiiòfofo Ahafsarca immagina-
ti, e gli fpazij figurati dalla'noRi'a
mente fuori delia grandezza fmifu'
ratade* Cieii, fi arrolìifce di com-
parire fa aperto , c dinanzi alla:..
Gente pouero, e mendico aucn-
dò il retaggio diAKalO rC’J’ patri-
monfò di Crefo- palcfarfi* per vnii
Irò ; fi vergogna die gli manchino^
prima le parole chc*i tempo j;c che
le vele fpiegate. dell’eloquenza re-
B 2 fliaa
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^8 llì^ elio <t Òro'f
ftino fenza vento nel- mezzo del'
corfo j, ferucfi.perciò' della Tefi,-
quando teme che l?Ipotefi abbia—»»
da cfser mancheuole di materia» La>
Te/lcrcfce nella bocca del Dicito»-- '
re i Fattoli ,ed i fiumi d’oro delFe*
Joquenza;. efà che la fonte nori-j*
manchi.» nèii difecchi.- LaTefì» di--
feerre generalmente del genere >' 0:
della vniuerfalità per coachitider
nclia.fpeJsfè, c nel particolatrev Mi ‘
fpiego colFefempio.^Vorràperau--
uentnra moftl•arl’0^atDreche la^<
feienza delle cofcnaturali fidebba*
da tutti defiderare: e temendo di
non efsereicarfo d’argomenti in tal:
materia, lafceràJa rpczic>« fe n’an-
drà al genere,- prouandoànvniuer-
l'ale che ogni feienza èdéfiderabile;^
perchè Ja feienza perfeziona Ì-In^-
telletco ,ammaeflra l*vomo>, c lo*
follcLu dal volgo ignorante, « e lo'
rende.fi m i ! c à.D io . . Confermata la»
Tefi con ragioni , e. con’ autorità,, ;
fi conferma necefsariaracnte Tipo- i
t-efi ; chc la feienza delle cofe natu-^
i*\Ji abbia-dadefiderarfi.. Il checca.
qjieftc» \
Digitized by Google
Onero la ^etiorka Vene^^am . ip
queflo entimema fi manifclta_» !
Ogni fcienza è difiderabile: dunque
la /cicnra delle caie naturali fi dee
dcfiderarc. Parimente cb-i dubitaf*
^ di non potere abbellire, ed infio ’
Tareàraflìcienza l’orazioncntlde'
fcriucreilRc> eia Reina de* fiori,
il Gìglio, e la Rofa: potrebbe loda-
re il fiore che è genere della fpczie
dc*fiori;efatto ciò rifult crebbe la-j
lode ancora nel Giglio, e nella Ro-
fa . Sì fa ripotefi quando dal gene-
re ,.e dali'vniuerfale fi fccnde alla^
fpczic, ed al particolare ; come pa-
Icfafi coll'efcmpio apportato, nel
quale il dicitore dalla lode della*»
(cienza>edel fiore gcncralmcHte,
viene fpecificatamente airaggran-
dimento della feienza delle cole na^
turali , e del Giglio , e della Rofa *
Similmente fc volendo alcun pro-
uare douerfi fuggir l'inuidia, non-»
auefle abbondciiolematcriada co-
feguir l’intento, potrebbe tronare
argomenti , i quali inoltrino che_>
ogni vizio è omicida dell'Anima ;
perche ilabilito ciò ne feguc percÓ!^
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so ìlVtU%^0f9y.
fegu enza don er /i de tcftar 1*1 im idia,
come pefte veleno ddl'Xnuidio-
fo - Nienteditnenogaardiftcialcii-
DO di non andar vagando qui , e
là troppo iiberamen{|te colle Tefi
la neceffità priiia di leggi non'
violenta ) perchè acquifterebbe far-
ina di leggiere >e dq'ngcgno molto
limitato Icuandoli facilmente per
l'ària i yolo Ccaza prcTcrinerfi- ter-r
mine alcuno. ' . ^
CAPO QV ARTO.
Pétrti della t^ittcnea.
Cinque ^no le parti ^ e quaft le
membra delie quali è cumpov
£o il corpo ragguardcuolc della.^
Rettorica.La prima parte ii appcK
la Inucnzionc ^ e confifte nel troua*
mento di ragion i , e d*argomen ti òr
v eri , ò probabi li co* qilali l'Orator
pofla pcrAiadere . E quella Xnuen- ^
aione richiede maggior ingegno di *
verun'altra parte , effendo il parto
piamirabile ,,e piindifficile della.,
noUra <
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h ^H»haf^ene:(iana. j t
^odra mente. I.a fccoada diedi Df-
fpofjzionc >la quale difponc, ed or-
dina lecofe troqate dall^Inuentore
mettendole j^c*ioro luoghi^, e fenza»
la difpQiì^ione noa fi rapprcrente-
rebbe va MoadQ ben dipinto > mi
Yndifordtinatifilmo Caos. Ed
quefto di/ponimcnto ricercali noa
tanto l’ingegnò quanto la prudenr-
«a >eM giudizio di porre ordinata-
mente ÌMoMà penfieri . ,Xa terza^»
vjeu detta Looszionè^à cui s^ppar*
tiene il rinuenir i’ornameatoi. delie
parole latine, ò volgari, e non bar-
bare> efitote , c non a/pre*vftrc, c;
non tròppo antiche. DallaLocu-
zione fiaccpneiano , fi rifondano i
periodiacciòcchè fien volubili, li«
fisi ^epiilui àguHadi $ferz.: Da)^
lafielfaLlocuziòneii abbcili&e il di-*
fcorfi3 colle fentenze ,colk^ure,.
e con tutte le gaJcpolfibiiiy come fé
fiornafie, ed imperJafic vna Reina*.
Si acquiiìa la fauella .ornata coliO'
lludio de’buonì Autori>e colla con^
tinua faticai cui niente è malagc<%
uole . La Memoria che è la quarta
B. 4 parte
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\ . «
^ X tt falsilo •
parte è iiuefacutta in mancare à
Bicntc ,ed in ritener fermamente-^
tiò che farà trauaco dal Dicitore;
ed èdono principalràcntedcllaNa-
tura , benché coJfaiu co dell'Arte-»
ancora ll'poifa perfezionare^ ed ac-
quiftare . L’vltima'fi è laPronun-
ziazione ; e quella contiene I gcHi ,
l'alzamento , e fabbalfamento del-
la voce> e tutti i conueneuoli moni-
menti del corpo : fenza che Tora*
zione pare tnezzo morta> anzi fei^
z'Aairna. '
* * -» V' * •
CAPO QVINTO;
De luoghi degfi Urgomuti;
. . . - i i
* , ». •
ESfcndoli detto nel capo pr ecc^
dente , che nelfinuentare com^
parifee maggionnetc la Ibttigliez-
za dell'ingegno , aifegneremo > ed
inregneremonel capitolo prefenie
ilufoghì , nc'quali rifiedono, cftan-
zianogli argomenti. E prima di
additarla ilrada^ che alla Reggia
diqiielli d conduce > lì decfapcce
tra-
j
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Ouer» la Retòrica P^ene^ìana.
trouarii due forti di luoghi, Vna fi
nomina degli argomenti intrinfi '
chi « perchè prendonii dalia iheffa^
cola di cui £ tratta. Per cagion d'e*
fempio . Se tu diraidoiierfi fuggire
ogni colpa perche dififormaPAni-'
ma immagine delia Diuinità> farà
argomento intrinfeco^efiendo pror
prietà deUa colpa macchiar la bel*
lezza delPAnima , L'altra dicefi de*
gli argomenti eftriniechi,ò rimotf>
perchè non fi cauarvo da ciò diche
fi ragiona , mà d'altronde - Argo-
mento eltrinfeco farebbe il dire >do-
ucrfi fchiuarc ogni vizio perchè
cofiordinano>ed infegnanoi fauij,
cd i Santi Maefiri del Mondo^eficn*
do tal ragione lontana dalla colpa^
c dal vizio . Sedici danze fi conta^
no donde pigliahfi gli argomenti
intrinfcchi. Alcuni fi prendono dal-
ia DifGnizione > dalla Numeria-
zion delle parti^dalPEcimologia^ò
Deriuazion delie parole , da* C on-
iugati dal Genereidalk Spezie, dal-
la Similitudine, dalla Drlfinaigliaii-
^ altri da* Contrari^ , dagli Ag-
/ B j giunti.
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j4' li Keliò d*Or<fy
^uDti, dagli Antecedenti, da* Corf^
ftguenti, da’Ripugnanti, dalle Ca-
gioni) dagli Effetti , dalla Goinpa'-
razion dc’maggforì, ò minori, oue--
ro vguali y e di tutti ragioneremo
infegnando prima il modo d^iargo-
mcntar dà ciafcun luogo intr in/ìco^
' cd eftrinfcco ^e dopo di amplifica--
rc.XjHi argomenti efirinfcclii pren*'
dbnfi da fei luoghi fecondò il parer
di Quintiliano r dal pregiudizio r
dallafàma ,da*fcormenti , dalleta*-^
uolc delle leggi ,dal giuramento, c
daMeftimoni; >chc fonoifcrarmo
potentiifinae per difènder fé fteflb>^
cd oflfendcrrAuucrfario.
CAPO SESTO.
De//ir
t •
LA.diffiniztone è vii parlar che
• palefa chiaramente l*efieredr
che che fia. Verbigrazia. Animale*
razionale farebbe la diffinizion del*
l^Voraodiffinito . Cofi’ argomente-.
uebbe TOratorc dà quello luogo.
Quel
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Ouero lor I{ettùrtc4 ì^ene^ana, ^
Quel Monarca è Tiranno che è in^
tc/b foJaniente alla propria vtilità r
Caligola è tale ;:aduncjac è Tirà no.-
In quello liUogirmo cpJJa diffini-
iioiidel Tiranno lì‘ pruoua quanto-
pretende di far veder l'Oratóre-» ;
che è il dimoftrar Tiranno Caligo-
la caligine di Roma fole, delle Cit-
tà, e diuorator delle Ailianze d'vn
mezzo Mondo colla rinifaratezza-
della Tua gola Il modo di amplifi-
car da quello luogo è Pinueftigar
diuerfe diffinizioni non cofi rigo-
rofe , € perfette come quelle vfate
da'Filofofi , e poi accozzarle infie^
me,donde traggono il nome di con-
globate, cioè adunate . Ecco l’e-
fempio neli’amplificazion di Vene-
zia , di cui attellò ad vn Pontefice-
Maffimo vn gran Letterato , cifcrc
vn'impolTibiie , fc confiderauafi là
grande2za,e la magnificenza della
Città , pollo nelJ*impoffibilc , cioè
su l’acquc, le quali con ragione in-
fuitano alla Terra che non hà fimi^
li marauigJie nel fuo feno.
Che altro è Venezia fé non vrL^
B (5 mi’-
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^6' U Patito ^ Oro, ^
miracoladella Natura» e délI’Ar^
te , anzi fola mente dclPArte? vni^
Ciel terrcftre,vn pkcol Mondo <lo-
ùc fono rtft rette le bellezze pm ra-
ire , le più pregiate ricchezze , leu
marauiglk più marauigliofe? Que-
fta Città è il cuore della maeftà , c
del v^alor latino: la Reggia eletta
daÌlaVirtù ,c dalla Partuìia: il Ri- •
fttgiodella Pietà, e della 'Rcligio*-
né sbandeggiare dalla fierezza de"
Barbari , perfeguitate dall’Impie-
tà , efiliatc dairidalatria . Quella è
srn* Antiraaro centra Pinonda-
zion di Marte , quando con- vn* di-
luu io d'arnie turchefche Tokffe ri^ I
coprir Pitalia . E il Cielo fempre
fcreno del Scrcniflimo DOGE fole I
coronato da*Pianeti , c dalle Stei le
di prima grandezza, da' Padri, e da^
Senatori chiarùfimi. E la Reggia
della Libertà difefada va Lione-»
alato, che vola per la terra, e per
Pacqua,c da* Cittadini ebe hanno
fortezza di Leone nell'afirontarc i
pericoli , e villa piu acuta dell A-
qaile neU'antiucdcrli . E Venezia
vna
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Otmo U ^eftorica f^eneT^iani, fy
rnaCibcle , la quale con .fecondità
non mafd menata Aerile hè parto-
riti i e partorifee non cento , mà in-
niiraerabiJi £roi^ epiù di quelli che
ammirò la cieca Gentilità ria quale
trauide quando affermò di rauui^
farli fràleftellc nel cielo . E vn_»
Teatro douc combatte innocente-
mente Pallade colle. Grazie r la^
fc lenza colla Cortelìa; doue feor-
gonfi le felue fubitatnente trasfor-
mate in fuperbifiìinenaui > edin^
galeazze torreggìanti i effendo la^
Città Maefira ingegnofa di limili
trasformazioni non amnurate da-
gli àbitaDti , perche vfìà vederle^
continuamente nell* A rfeoale . ba-
llante à fabbricare >ed à riceuer piu
nauirchenon furon quelle della^
Grecia fpinte contro a* Troiani ^ .c
di Serfe r d'Antonio, c d'Augufto a’
qualifhanguflol'Oceano. .
In quella lode fono Hate pofie^
▼arie diffinfzioni adunate : Mira-
colo della Natura» e dell'Arte, Cie-
lo terrdlrc, piccol Mondo &c per
lodare vnaCittàdicuipiù pregiali
Nettu-
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n reUo
Nettuno , che di tutte le fiic perle
nafeofte yperkiquaii fortemente-»
tempeUano con^ tante battaglie le-'
armate di Mane;.
Il luogo dfcJle difònizioni dàima»-
tcria infinita airOi-atore,potendofii '
accoglierc diffinizionidiuer/e prC'
fe dalla numcrazion delie parti,,
dalla fimilitudine , dalla difieren,*
za >,daJle cagioni dagli cfletti , c
dagli. altri luoghi accennaci. Chi
dicefle : Roma cflere vn foie lumi-
nofofimo , che prod igo d;ineftima>
bill tefori> non imptònerifee giàm-
mai>raridiffinizione tolta dalia*-.,
iimilkudine . Se dirà, che hà. fette'
monti' per fette Rocche fbrtiflìnie ^
il Teucre per foira,iTCampidoglio-
per rkouero , il famofifiìino fepoL-
cro d*^vlriano per Mbngibellopie*
no di fiamme rinchiufe nelle bom^
barde , farldiffinizione prelà dàlia'
aumcrazion-déliè parti. E.fe affer-»
mera efler quella che troncata pik.
volte dalle fpade Cartaginefi , da*
Goti da* Vandali ,.e dagli Vhni
germogliiò.ccuxpiù teftctcdópo lc
ftragi:
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(5uerùlkl{ettorica P'ereT^iana,
rtragi prcflb al Ticino , al Traiirac^
no , c<l à Canne fife fentfr con' mag-
gior fremito , farà rn*elogfo dagli
ertetti yCi che dalla fola diffinizione
come da vna miniera copiofiiflima fi
poflbno trarre tcfdri da render do-
uìziofo- qualunque difeorfo .
}
C A P O SETTIMO :
DcllaVumerAV^on delle partii
PEr leruirfi- bene dalia didribu-
zion delle parti fi me/liere di
annouerar le parti delle cofe tanto'
iielPàmpli^cazione , quanto nell-
argomentazione . Sotto nome di
parti s'intcndorjonon folamcntele’
parti integrali', verbigrazia nci-
l'voino , il capo , gli occh i, le brac-
cia , il petto &c. in vn palagio ; il
tetto ,de volte , le finellre, gli vici ;
mà le parti elfenziaii ancora, come
la materia ,e la forma ncTuggetti
comporti ;€ oltre à ciò le doti , e le
grazie <^peziali ottenute da- Dio, c
dalla Natura vertendo quelle come
tante
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4<> // fatilo d'Oro^
Unte parti > Je quali adornano TeL>
foftanze j c le cofe fatte. E però»
ancor gli Angeli fi poflbno lodare
dall'agilità^ dalla fottigliczza^dal-
rintendimento , dal la forza , dall*
bellezza > c Iddio fu danza incorpo-
rea > cd infinita dallafiipieDza,daJ-
la bontà , dall’onnipotenza , e da ,
ciòcie èproprio di quella efienza
Diuina ^ c indiuifibiie , e prima ca^
gionc d*ogni elTere» .Sc l’Oratoro
vole/feprouareargomcntando^che
Eranccleo è ottimo Capitano, po-
trebbe formare vna Idea di;vnCon*
doteiere d’efcrcitir edipoimoftrar
Francefeo fitaiie all’ercmplare for-
mato. Il buon Capitano dee efler
fortunato nell’iinprefc , forte nelle
zuffe , perlpicace nel preuedere f
pericali,gmfio nel premiale &c,-
in Francefeo tutto ciò rkrouafi ;
adunque egli è ottimo Capitano*
Neiramplificazion dalie parti dob-
biam contar le parti componenti
vn tuttq.^^ A c.igion d'efcinpiojnel-
la deferizi on di Venezia ( fé pur fi
può dcfcrùicre l'Idea della Beltà) fi
> dou-.
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Onero la ^ettoricaP^ehi^iafta, 41
dourchbc ridirc'iJ mare della ''gente
ondeggian te ne Ile pubi ic he lìrade
il dallo , e rifladb del Popolo , Ja
magnificenza, e vaghezza de* pa-
lagi non inferiori alla Reggia del
Sole > il quale darebbe volentieri Ja
fua reale abitazione per auer gl*im -
pareggiabilicdifiziidi Venezia, la
Piazza di S. Marco fi mirabilepei-
le fabbriche fiupendilfiiiie che la^
coronano , e fi fmifiirata neiraiii'
piezza,chegliocchi fiftancano in
vagheggiando l'architettura più
che da Dedalo, Sci piedi nel paf-
feggiare vno /pazio qua fi troppo
grande ad vn Mondo fe quiui fi ra-
gunafie , Ja bellezza de*Tcmpi; , i
quali raflerabrano faflbfi Olimpi ,
le ftradc'ondofc fatte da Nettuno
per nauigare a diportola fua Città>
la moltitudine fenza numero di
ti Rè quanti fono i Caualieri , ed i
Senatori ballante cialcuno à gouer-
nar più Mondi, il gran numero del-
le botteghe, doue fi contiene l'O-
landa , il Perii , l'India , e laSabea»
E co fi andrai difcorrcndo per Pai-
tre
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41 iirt»0é:oyo y . .
tre parti che ùumo va compoda df
miracoli . Eccoti vna inunagiae di
vna Città diftrutta ombreggiata^. ,
dalla nerezza dcll'incbioftro ^
A pena SII iameaza notte entrò
nella Città iefercitò barbaro,ò'per
dir meglio il fnrorcxoa ’ tutte le fn*
rie > che incontanente la Cittè cre-
feinta in molti fccoli rcftò in
punto dirplata^ ed annichilata. La
Tua Reggia principale è cintada^
coronala minofa di fiamme non già
per hre apparhr là pompa , e k
maefià-dl ^eHa ,mà per moftrar
la pira preparata a* Ciittadini . Si
lerifccna co* bronzi degli arieti le
mur a, jie qiiaiipeafauaiio di firoiir
teggkrc >e di refifiere alla violen-
za > ed alla forza dei te^a» e di
ilar forti cotro alEetèrnità^ SI rom-
pono k /lame ancor viuentLfe ere»
di agli occhi , acquifiate dagiiEroi
col troncamento delle membjm nel-
le battaglie . Abbattuta >e disfatta
Reggia fi ricca coll*inccdimento di-
fpo^lk innumerabiJi tolte da’Cit-
tadini à mìMeiciiierc rpogliàte>.voj>
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la in vn tratto a*ùcsrJTcmpi>ia fie-
rezza portata dalle penne dello
fdegno , e del furore ; e q^iui fi at-
terrano gii altari^ fi lacerano Pim-
maginide*Sanw,fcroftanfii marmi
^'pauimenti biancJieggianti con'
inutdiaefeiiavia lattea ^ ammaflafi*
l'oro , € l'argento 1 iquefatiojimpp-
nerendo egli vortvini,^ cd'i Saqti' /
Cqi^umatek Chiefii fi venerabili /
e Ipiranti ancor dalle mine terre-
re yG maeftà ^commc^allO‘i Sarban
ad inc'oMelir control i pàiig^ld? no ■
bili yc le cafe de* pkbci colte fìàin^
tne,c col ferro, cofltra'l latte de*
ianciulii , e’J ùLagne delle matrone,
e dcHc trqrgini> c partite fra loro le
contrade >^|Mggjano ehi pih prc-
ftamentcooU* fpada ,ccolfixocolc
diftrugga,. «?cJm abbia pih aflSIèto
l’acciaio , c pih forfora la fidfontìtV
Ardono' molte famiglie nelle lor
cafe f & hanno la totaba , é laplra
douegià cbberola cnlla^hre vfc^
tc colla cenere nel capo , è doUe la* '
gr ime negli occhi ad ammanfer la
ferocia >iono raifèrabilmente fean"*;
nate
Hi-, ‘ . i by GtiOgle
*44 llTettéd'Oro^
. fiate perchè auellero pennato dì
trouar Ja pietà ne’Barbari differen^
ziati dalle tigri folamente nciraP*
petto» AJenne donne t e fucinili
auendo patito ogni oltraggio, fod-
disfanno all'appetito del ferrabra-
mofo di fangue fi puro . In fomma
è intanto guafta c diflformata la
Città, che non reilando falfi da in-
tagliami la memoria, fi pudferiuer
fol nelle ceneri» Qiu fu»
CAPO OTTAVO.
itelPgtinfkgia^»
PVòdsr larga campa ^argo^
mentare ,ed ali’ampliar l*£ti*
mologia 9 ouer interpretazion del»
le parole» Confifie ^cfto luogo
ncU’kiueftigar donde tragga l'ori-
gine il vocabolo. Ptr efempio »
Vorrai prouar non efler racriteuo*
le del nome di Rè chi hà la corona
nel capo», e loicettro -nelle mani i e
per £àr ciò> iniicftighcrai da qual
fonte origini il nome di Rè.. Non
d'ai-
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Oum la ^ eU.
d’altronde fi deriua qiieftovocaboio
iì adorato di Rè fé non dal r%ginié-
to de'fuggcni y e delle proprie paf-
/ìoni ,€ dai nonefler Rgnoreggiato
dal renfoiadunque non è Rè chi non
regge nè i fuddhi , nè i fuoi affetti ,,
L’interpretaméto del nome porge-
Irebbe abbondcuol materia alle lodi;
di Roma ,che procededalla parola
greca l{omf che Tuona robuflezza y e
fortezza..
L’emula del Ciclo' meritaua ih
nome gloriofo di Roma, che vale^
apprefso i Greci gagiiardia,c vigo-
re.Equal vaiétia maggiore che fo«
flentar con gli omeri Tuoi Tette mó--
ti,i quali TeruifTero di Teak per pog-
giare airEmpirco? Qual valore reV
fi fiere a 11’ Affrica col far fronte ad'
Annibaie Marte di CartagineProm--
per IcTcttccorna del Nilo coll’ab-
battimento diCleopatra? deprimer
l’alterigia dell’Eufrate coll’abbaT-
Tamento de’ Parti ? auer le tre parti
del Mondo oonofeiuto congiurate
a’ danni del Campidoglioje niente^
meno Grondare à- quelle- gli allorii
dèli
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llydlin^OWi-
del capo , cfpez^ar Tarmi delle de-
lire furibonde?- Qual valore palesò-
quàdo Aiperando lEartaginc (limata^ .
inuincibile domò tutti i Leoni del-
TAffricai^cioè gli Annibali , gli A-
milcari, e gli Afdrubali? Roma per
cagìon della Tua forza fu {celta dal'
la Diuina prottidènza iioilenereia^
terra la macchina del Cielo:
Lafeiando la più vera Etimolo-^
g ia d i Vcne2Ìà,detta,comeivoglio-'
no Seruio >.ed altri quali £nezia«
per cagjon dc’Popolr Ebeti fi lo-
derà ,dcriuandòla dal venulto del-
le grazie,e vaghezzeaccennate dal"
nome >ò fi confideri la bellezzadel?
fangue, del fito vdcgli edifici ji.dèllc'
pompe , &c. ouero potremmo in-
nalzarla coaderiuare il vocabolo
fecondo il Sanfouino ,da veìii etiam
qua fi ia Cittàinuiti > ed alletti i fo-
rellieri à contemplarla di nuouov
Riduconfi à quello luogo Tèqui-'
vocazioni lignificanti colediucrfe
Di tal forte è quel celebre diflico'
fatto contra Nerone moftro di fcr-,-
ro abitante in vn palagio > à cui la
quan-
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Ouerola^ettorica Vtnc7;jìMa, 47
quantità deU’oro maggior delle
pietre dalle quali fh in parte com-
porto/diede J*appélla2ÌQn di Cafa
d*oro ' ' ■
ilmsneget^neanatfmde flirpe Keri-
nem? '
SHflulU hìc 7iiatrem,fuflMlì( iUeVattem,
L*equiuoco rtà in quella parola
[uflulit , che rtgnirtca' vccidere , e
portare ;’crtendò'rtato Nerone vc-
ciditor delia Madre , degna forledi
morte , perche partorì Dragoni ,
Sfingi , Chimere , &■ Idre , c tutte le
fiere più mortruofe deii'Affrica , c
dcli’inferaonei mandare alia luce
vji parto fi nero > c dirtbrme per la
bruicczza del V12ÌO. Simile fièle-
quiuocamento d’Augurto allorché
di ile dì non sò chi il quale rompeua
coll’aratro il fepolcro di Tuo Padre.
Tiks ille > eximtèentm Vatrem cólti;
feberzando col verbo coliti che vale
riuerire,coltiiiare, ed arare. Le pa-
role parimente didotte , e deriuatc
da vocaboli appartengono al capi-
tolo prcfentc, come farebbe ^mor
canato da l^orna , .ddulator > da Lau-
ti Ator ,
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4» . llreUo iTOw,
dator, c tutti gli anagrammi, Final-
racnte il moftrarc alcuno fimUe , ò^
dtólmilc ad altri dello fteflo nome , •
prendendo dà ciò occafionc di loda*t.
re, òbiafimarcc proprio di quefto',
luogo. Perefempio: Chi fi chia-
maife Coflancino potrebbeii lodare
col ùr veder laPcrfona lodata fi-
milc al Sole degl*Iraperadori: ò bia*:'
funarla col moftrarla , molto difll-
miJc , fmcntcndo il nome importo-,
le, il quale collo fplcndore faccia
comparir più chiaraiaente la notte .
del vizio .
CAPO NONO.
De'Cùrtgiogath . .
CHiaraanfi Congiogaci' quelle
parole ,.leqiiali òfeaturifeo-
no ^ vn fonte.fteilb , ò non hanno
ipòita diucrficà , , come .fono Jt*^s ,
lufiitiéi t forti ff fortitcr , foriit^Or la*
uiezza ,fauiamciite , grandc,graTi-
dezza , reggere , Rè , Venezia, Ve-
neziano, c limili. AppeJlanli Con-
Digitìzed by Google
Ouerolaf^tf^dyené^ 4P
giogac)>perc1ic ifon Cotto molto dU
fìadfi Giilla^miiittidine del nome>e
fon qaafi pofti fottt^ló fteflb giogo.
Ecco l^rgòmcrito. La prudenza fi
hà in grànpregiò'dallc'Gittà ; dun-
que l'vomo prudente molto fi ap-
prezza. Il Regno è foggetto a* cafi
fortunofì : adunque i Rèfotìo fot- ^
topófti aUc fortune tcmpeftofe^ ,
Eccò' l*efempfo nell'aaiplificaziq-
ne deJl*antica Roma da^congiogati.
L’antica Ronià tantoiii ragguar-
deuole nell’ampiezza delle fabGri-
che , nelle pompe degli rpcttacolf ,c
del le pubbliche fefte, nelle douizie,
e nel valor de’Gittadini, che lodan-
doli alcuna cofa , diciamo'auer d-el
Romano, Se mira fi rn pompofo
palagiochc abbiala cima nel Cie-
lo, c le fondimelita ncll’lnfemo ,
ampio nel giro i forte^ e maificcio
«nelle-mura , einruperabiie agli Vrci
degli^rictifdel’témpo ? fpleridido
nel luft'fodc^ marmi pareggiati , c
ripùlifidali’ArihicèttUra, e dalla^
•leggiadria^ ftibita ménte fi efcJama : .
qiiclV*édificio tapprefénta le mac-
tii* ^ G chine
^hiiK Romai^ .v^Se irCirta^i >jSiii
modrft nelle pm«aei^:€iiìé'J>c4tri4i
abiti< 4i6aiM*oi?a fcmptÀMi Ài
giwmet e ^9ue oi^eggfi^' ii Tago»
il PattQÌtì4)eJ*£ filtra ; Tc fpfegano
iiuree>eiiujou€lfeggeL<li in-
jucoute da Misem%^ dal 'Caprtc-
<io: gridali tali appunfioiCiTere :fta-
te f u^Je degli ant^Jbl Romani^^el
rieeiii^eato de^ pr oftf i; , c dè'iofc-
Rieri Monarclii . '6evi%aui; mani-
fcflaflli pcff vomiai non ordinari;
oo'Joro tonfigli nel Campo , e nelle
^al<^ j ^>appiia«dc à>qttelli;€raJcan^
d^ i xetme Maefir i> 4i An ime gr a o -
4i^ualia'Sef)atori dt^oma>^aLr
' Àii ime :Ro mane* r< : .. . >
;:t,Epjcr4ionaihiogarmi da.ycncr
a:ia Ci età fingi! la re ,-eche Jià ogni
cofa fiflguJariffima:<}utìfla s’innal-
zerebbe da quello luogo così.
... Cbi ynpie aggr and ire voaC i ttà^
e ceiebrarJa .pfir:dou[ìaiofe<^i per fa-
uia» perndbile > pctiinagnéfioìi per
,a,ni Rate dclJUiÌferii>diceiiQb
ricchezze di' Venezia, , rì^ qhaleL-»
coadeae. tncce le miniere:! la pru-
denza
/
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^MYù la Heti&rica Venetiana t
<lcnza dei icuzto Veneziano com-
podo di prudenti tliini Senatori/ln*
teJl igenze Tu (Ìì cianci al. volgime nco
di piii Mondi: Ja nobiltà Veneziana
ricercata, & anibjca 4al iore , e dal
fregio deli’Eur^a, da^PrÌHCÌpi;Chc
fono i piitnogeniti.deJia maeilà : là
fp cz i o fi tà delle * Re ggic V enea iane
da cui rArehiceteura, e la Magnifi-
cenza prefero il modello : l’amore
di Ven<?zia verfo la. libertà mante-
nuta per tantifccoli.col lenno ., c
colla mano armata ^ ^<^uando xjuafi
tutta l’Europa era incatenata fra^
ceppi de’Barbari, che liberi ,e len-
za ritegno accompagnati dali' In-
,ferno feorreuano la miglior parte
ideila Terra ^ e’i Paradilo di gue-
^flo— >.«
Riadopera talora guefioduogo ,
quando fi fa largura nomata da_t
Retori Iperbole, che vale cccefib
neli’ingrandire , ò*nello feemaro .
Di tal fatta è quel verfo di Marzia-
le contra Zoilo folamentc à fc fiefip
eguale nel vizio.
tion vUioftiS hmo ts ZoilCffed^itìumt
C % e quel
ji ^ il Velhi^oW
c tjucrdctto'di Tullio'ftelle Ver-
rine t méì àón vtiHS h$mo impro^
bus ifpprimendus fii t ied omnìnè om~
ms mprohitas': ' Ói firn il foggia fono
<que*mòdi f ìJonèbcllo> naà lafte{- '
fa beltà: non è fiero >màla ftefla-^
fierezza ♦ Là'figdra àncora detta
Paronomafià V ò' Annominaziorte
feruefi de* Còngiogati y facendo da
Cétlum cd4tHittj da morum immrnlu
tatem , aggiùgrjiendo , togliendo , c
mutando , coiii*è fama , e fiamma ,
idea /e Dea , amare,e mare,ficlJa,
e (lilla, ridere J e ridire, Marte , c i
morte ,e fimiglianti' fcherzi' detti
bifiicci. Di ciò abbiamo gli efempij
àpprelTo i Jliatini,ed ltaliani. Mar»
ziale nel fecondo libro de* Tuoi ar-
guti epigrammi dille ;
-rt morte fugeret Je tannius ipfe peremi t»
Die rogo, num furor efi ne morUre mori ?
’E quel Poeta Tofcano:
jtUor che dier dalle feamate gole
‘ Sangue in vece di voc^ /r dipàrolè , •
*E'colui‘:
Marta che merla mirto 4 morte m*vrta*
Ì,a' figura Traduzione , ò-Re^
-* oli-
A
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OuetoUK^etmieAf^enc^imu, 5^
piicaziòne della Ite Afa «parola , ^6
mutando il cafo,ouero il fenfo> mi-
lita fotto i Coagiogati - Ne lia per
cfempio sud detto di €iccrone.^irf
whil habet in vita iucundtm viPat^is cuf»
virtHte vit am tiMpoteii colere di*»
uerfificano i Congiogaci daJl*inter»
pretàmento dei vocabolo in ciò :
che rEtimologia dacci materia da
ragionare coli’inqnifizion dell^
parola ; ed i CoUgiogad.colyarià-
mento del vocabolo >ora nel verbo>
ora nel nome,or neirauuerbio cam^
biando fembianza à guifa de* Corti-
giani Protei Camaleonti delle.*.
Corti femprc differenti ^ e ferapfe
IL Genere confiderà Co filo/bfìca»*
mcnteè quello che comprende^
fotto dife la fpezie, e fi dice , ouero
fi predica effenzialmentc delie coft
come pane fuilanziale > raàefami.r
CAPO decimo.
•I
. Cenere^
G 1 nata
llydlùiOtOt
f^co rettorìcainence 9 e non recoa-'
do Je leggi reueriHime della Filofo*
fia i è eliche hà lótcòpòfta la ipe-*
2^: verbigrazia. Animale ègene-;
ré, predicatonella^ropofizione^
déiiaTpezie^dicénaoii. LVomo
animale :<3ittà è genere perché di«
eiamo di Ròma ^ e di Venezia v Ro- '
ma >c Vèneziafron Città r' fiore è
gémere perche abbraccia le Rofe^lc
Violei i Gigli > ed i Gfacrnti ; Gem-
ma è genere còmuìie al diamante f
allò ' fmeraidò s ' ab topazio &c«
L'Oratore coli argomenterebbe^»
.Non è virth: dunque non è nè pru«
denza>nègiufiizia>nè temperanza#
nè fortézza dtc.cónténute nel gene*
redellà virch Néiraraplificazio-
nc fi bà dai cercare il . genere di che •
che fia /ridondando la lodéjò'l vita-
pcriqdelgenerenellà rpezie. £ co-
sì chi volelfc oniàr co*fiori delTelo-
quenza la Réina piu adorna de’ fio-
ri, e la Diana delle fiélle fiorite >
odorofe del Cielo de’prati;cd eleuar
là maefià del giglio fole biancheg-
giante ,e fermo del Popolo di Flo^
ra, •
Ofkero la I(èt^ricit Fen
i'Ty àggrandfrà ihgcnere labclJe^-
za de'tìòri^ ChidìfiafTe df trafigge-
rccolla punta dello ftilc y, c dclla_^
lingua yn Tiranno particolare /la=-
Ctr^rà gémerai mente il Tiranno fa^
ria ac*Rrgrir,e Cariddi dcll'aiter dc^
P'òpoffi Vcggiamo'l'àmplificazion
diai genere - ne Ha lode di Venezia-i
che^utio contiene .
Ogni Città, marita particolare
ofiare'i-bènchè altro' pregio noa^
àuèfiTe che PéfférCittàiJhnpercioc-» '
clì^ alle Gittàricorreft, dàlie Terre
circdnnicfne quando il firòno delle
trómbe ^ e de^ tamburi nemici di-
nun^ia il disfacimentó alle ville', il
guèlfe alle campagncVil rufe^men-
tó alle gregge } ed àgi i - armenti , la
mortè à'coltiuàtorrdc^ampr. Que-
lle fònoi gli argini alzati cónira.»
gli irhpctuofi torrenti di Marte , c
drBellonà ^ ed il ricoucro della Ce-
te sbigottita dàl rembiantc'del Ter-
rore, dal ceffo della Morte", da* ful-
mini delle Tpàde', dall*mgordigia
della' crudeltà famelica ^ che cerca
disfamarli coi corpi vccifi , c dalla*
C 4 ' fete
. ..'U ytUO \ .
fece dèlia fteiTa bramofa non dì vii
^ ^ * i •
nume >fnàdWn'0-ccano dilah'guc ,
L’Airembkenclie quali fi ftatuifce
di fp/gnere le arante nel inave. „al-
lÒr che i Corfari Arpie màrine Pin4
fèftano, e di mandar gli cTcrciti 4
raffrenare" il furore featénatp ,
fparger fangue per fai; ricolta Ài
piu palme che pompeggino nelÌ*lV
dumea, nelle Città iì,:ragunano.
(facile pubblicalo leggi , c iiampar
hb edittali qualifbnfremVecatcnc
fen^a ferro; per mancamento.dièui
partiVebbe la pace , ràmpre , Jaj li*
berta I eUfecol doro >.c^vcrrebbonq
in lor vece la difebrdia f« da
Icruitii, e TEtà dèi ferro. Qui fì ùa*
noiconfueti mercati , ne; Vu4y ,i|
yedecó vnofgqardo’quaiitQ ha Ce-
rere ne' piani, .Po ne’campi ,
Bacco nelle colline rBlora ne^praii,
^ .Commendate le Città dal generi
rifui ta la' glòria nella fpezie^e ncir-
Indìuiduodi Venezia verameiue-#
vnica, e /ìnguìare com*è il Jolp^fra*
Pianeti , e la Fenice fra gli 'v^celli'.
Abbia peròrigiurdo rOratpre di
non
OMro h B^ettoricii P^enèT^ana . 5 'f
nondi/lender/I foperchienolmeiTté
col genere j Cagionajidofi dal trop-
po delle viuande aneora.pm fapori-
i€ ,;c" migli oj*i la naufea olcrecfaej:>
non fi palefa il Dicitore copiofo co-
me la terra ,.che èabbondeuoJe noli
folamente d^oro , mè di argento , c
di varietà ,di- genime Juminofe* fi-
gliuole del Sole partorite nel {cen-
tro della notte , e vicino airinfer- -
no,doue giugne animofaracnte TA-
uarizia ^
capo’
Dc///i. spezia;
SE chiedèrafli al Peripato-, cd al
Liceo qual cofa fia fp'ezie > ri*
Iponderanno-efler auclloi che pre-
dicafidi che che fia difièrente di nu-
mero y cioè- non diuerro eflcnzial-
nicnteìòfoftanzialmcntc, Vomoè
fpezìe : FrancefeojPaolojGiouan-
jii fono grindiuidui di quella; dW
ccndofi Francefeo è vomo: Paolo e
vomo' ^ La Rettorica però yfata.
C J
5^^
tómprc alle delrzic? c tnorbrdei^^'
fiori non hà'tantst ed afprezza , •
ed aufieriià fonde fecondo i Reto»'
ri ; lui iarid eh limerà Ili genere: Sa* »
bihoj Perugino ,Sanefé , Roncano , ' j
Veneziano farcbbèf^e’zié : Galea ' '
galeazza i gtmdola sfarebbe fpezic j
com prefa da ogfir legno atto alla
uauigazione ;-Or prOfeguiamo la' j
tela ordita 'dal geftei'é' col l'aiutò ‘
della fpezie continiiando Teccel len .
za di Venezia femprc Serenilfima
nel chiaro della pace , e nel torbido
tótà Merrav , /; •/ . ;
' ^ Venezia riuer ita dal marc_> ^
chè' leià ólTé^R> > c la còrteggia
còlle acque > tanto eccede' le altre
Cfttà quàntd il mare fdrmonta i
fiumir^liVi iquali hanno per tri*
butJfri; cctìtd'dumi ;‘c cento monti
ncuofi : e quanto fcedri del Libano
còlPeminenza loro fdpràuanzano
il Vnlgò delle piante minori . Ve-
nezia natà^ per fignoreggiàre , hd
mianténuta la padrònanza piò di .
mili^ahni >ed bà cóiiferiiata la Li* '
bèrtà^yeràràcote d*oro non tocca -'
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onero ia^ettòrica Fene^ana
•ma i dal ferro , e da'lcgami^de- Bar-
bari / ed elfendoVVenezia nata t e
crefciutà lib^ra^ fdiolta , e 1 ibera fi
confeHierà infiiia- allò fcioglimen -
tó della Natura, ed ài fcpolcro deli'
Vhiucrfo f- Quella • Città>iltuata«,
hcll'afeque non-arfe neil'àbbrucia-
mento delle Prbuirfzie , ne pérdè la
rerenitàVnel ftìmo dell'Europa iA-
ccnerita v Qdà ricorfero còm'àPa-*
tfia comune le Genti* deìritalia
sbàndé’ggiate dagli Vhfii , e da’Goti,
ppffeditod d'ògni luogp , votò d'a-
bitatori i« ripieno di guerre , C' di
miferie . ?Sotoc> l'ómbìf?a di ycnézià
riporàronogli Akffandri,ed i Pon-
tefici Soli del Vaticanerfuggendo la
vainpadegf infocati Tiranni dall'i-
ra i e dall'inferno V AfATenezia nel-
la defortnicà deVègniguafti dall'ar-
minon fii tolta la bcUezzà^ neH’oi-
curità la’ chiarezza ^ nelle cadute la
fertnez;^ , nell^àbbalTanaento l*al-
tezzài, nell'infelicità la fortuna ,
nellàiiedlitàlavrrtb.di produrre i
c multiplicare PèrfoRaggi efimij
nella fortezza 1 Dclcónfigiio,e nel-;
- c ^ U.
I il u.Ct '0
la letteratura-., q cornjjadlfcra jtol‘
Campp > ònelje’Corti i' pfac^lciM- •
femblee »< ò nelpAccadefhtCji'.^oè
ne* Teatri di A4F;irt«'.i dk Miade
togata ,• & armata,^, li dèiidefio 'di
veder l^cneziadà^lcali a'iptedi^dè*
Pòpoli >e*i voloalle xV«le;/pigifc;iÉ-
dòle dal CicI natiio.al Croi' topirc’
Serenijlìmo delia-Reioadcli’Adnaf '
tipo .- ,, ^ , {,At:^n'p
fpeztc potrà' fecondar
J: ingegno a? Lodatori dé|ja rpezie’
ymam., fc porraiiàp^en.!d3eafe(.ar
pregi; di T quella* •(> ]&c?iebè rranurio |
quantunque ereataì^ T^ra>jitìidj }
teri^.fbeanto appt^zjaato.dallaDf§
ainità> che 4ià^d^4riii^rèfca;tco
del fsngb',^iimto{b^
gli argenti , C le gemmè Idóli ,d«l^
udo idolatra^. C;S^r dégl^ irò*» '
m ini diueniiti Tijrefie'^llo i^^iondo *
rè di ei^ iperphè.fkanJilepofeagli
4^geli fuOaaae ÌncorruiiijbiÌJi>i ne
fogg lacci j ti alia inortc vi quali npa
ebbero' rattcnimeoto nel' ipfèèipi^
zio ne alzamento neliài caduta i
perché* là Biuini cà v^lJlo?ànPQHì|^
, :ì rarfi-
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' f • . ^ J
Óufroù^ncricaKefie^idm,
rar/ì nel catalogo degli v.omini > ed
aiilmantarfi di (poglie niorttliiperr
chè- lo pofe ne - feggi célefti ;«* quali
non' folle contento il .Gonfiftoro;
e’I Senato del Cielo non. vedendoui
l’.vomo AfielTore j'.c’ j'erafia'Diu ir
n.o.fbire p onero fenza la..vUfà' dei
noilio fango .. •
©APO DVOÉ^ECIMO.'
- fi ! • Della Sitnilitudmei ^
“ - > - - : ' i'* !». Li- .
djnfegnar la raani«ra-j
A d’argomentare, e diiefcm^ifica-
rrpei* .via d i /imilitndinc èìVópo fa^
per ,dhe fì*poflbnogli Oggetti i co-
iiifcere òi colla cognizioa iertipli:
ce ,edaflfoluta , oiiero rirpettitia-j.
Sénie/i della fempiicc cognizione
l'Intelletto quando rimira Tempii-
ccmente gli Oggetti non attcndenr
do fé lecofe fieno fimili ,'òdi{fimiii
ad altriOggCtti nella qualità ,e pro-
prietà. Adoperali dallo- ftefio la»^
cognizionrifpcttiua , quando con-
fidecati gli Oggetti rimira gli altri
^ * con-
con’ofleruar fe^abtyiano
zz 9 ò idiilsiàfg] ismz ifrà loro • ' Per
. efempiOé') Si^uÒ£on^ì^ie^a^ IVomo
aifbliitaizìeìate inr<^ftefib> con fide» *
randofintend imeneo ^la.fòrtezza 4.
il vizio i e ie altrc ^uaHtàdnteikci
turali , emoraii rtton ba«
dando alla OmilitudineràevhàcolU'
' Intelligenze perPiùtelligenzai eoa .
*
fenioniiper cagion del vizio ; c S v
può contemplare oflcrUzndò la diP>
iknilitudine^ò la fimilitudihe.
do c^’IntellèttOradopéraii queiFd’'
fecondp modo Ja:£militudine>Ài ^
dilEmilimdinei la quale confiftentl ^
nxoilifaid&nili ^ ò diÀFérentigdi ;
g[étti^:M(ortre auucrtafi che la fimi**
litùdincie difiimilitudine riguarda*'
nqrgidfio^ gHnregnnaiemi de* mi*
gliori Autori tu tte loCategorie : kr^
Ca tegoria della' V à;cu i ap*
partèn^miio la bèi lezza, e la brut-^
rezza ^ia'tbiàttzza ye l’ofcufkàf il
vifibile l^nuifibileyin delicatez*
za> e l'àlpfezza del Tuono f kibaui^
tà:^ e la^fpiqceuokzza degli.odòri
la:
r*
: i , Google
Ouero la ^cttorìea Vene^óna, .àj '
Jà dolcezza y c J*a marezza dc’pipo-
ri , il caldo , e’J freddo , la liceità , c
J^vittid/tà; il biafimo, e*l vituperio,'
la nobiltà,crig‘nobilitàdelIa’Àjrpe,
la’ fa’nità , e l'infermità ; lo fpiàcen-
tc , e'I diicttcuolei l'allegrezza ’> c
làmalincbniaVl'odio » c Tamore^Ia
IpeVanza', c la difperazioftc y- il ti-
more , c Tardimentò , la fciénza V c
rignìoranza', la giuftizia'^ c l'ifigiii-’
{ìizia , i vizi) ye le virtùì e le altre
quà^lità proprie de» fenfi“,' ed atte- .
nenti àll’Anima 5 ed al Corpo : la '
Categbria'della quantità ^del lito , *
dell aMerc i c tutte le altre iriregna-
te dallà FiJofolia.-Oirerui/i però
che quàìEìdo lì pone nel difcòrfb pib,
ò meno ; ò agguaglianza di gradi
nélla qualità y' e ncil*àltrc Catego^ '
rie ; non è più limilitudinc ,ò dilfì^
miglfanza,màGbmparazione‘, di "
cui è proprio auer rifpetto alla pa-
rità ,'òdifpàrità.- Verbigrazia .Se
io dirò che Venezia è più faggià-,
deirantico Senato di Róma , e del-
rAreopagòd’Atene reputati fcuo- '
k^di fapienza, farà Comparazione? ’
^ ‘ A yHtù £Ot0'y > : - . o
inà fe ià aftcrmcrò cifer fimiJcà <^èi
modeili di prodènia' ^farà fimilitU'-
dinc 'ji non a^nhanHo ; difaggua-
gliaitì:* Vò'aggtiàgJ lamento v L’ar-
gomento da Ulmtle farebbe taJe. Si
come la moilczsia delia cera diucr-
fameotefguran jCoiì^Ja tenerezca
della Gkmeutb» arrendeuolc all-
altruryolontà riceuendo facilmen*
tele 6>rme del vizio , ò della virtù.
Si come la for^ de* venti dllena^
maggiore alle fiamme ,.cofi ià vio-
lenza dcdla.fòrtnna:. contraria dà
polfol^agliacdo alia vir tfichiama«
ta ragtóneuolmente ardente dalla
poefia vmentre indir izza inuerfb
il Cielofuot Centro c f«a Pàtria*
Ecco vn faggio d i qu dìo luogo nel
lodamento di Venezia i . .
.Altro non trono degno d’cflerc
aflimigliato à. V.ejiezià cfieilCielo»
di.cui.può.iofiiperb^irft.la Natura ..
Se quello còlla fccond itài delle ac-,
que innaffiala Terra ,xlic poiiin--
porpora le ro/c , inargenta i gigli
indorale vuc,fnial£.e'Jc campagne
Venezia .coil’ybertà dd Lingue^ —
IJ)adb
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(
0«ero la ^
fparfo da’ flipi- Guerrièri nan f»l
Jiberalmente , mà- con prodigali^
fecondò icinprc,»FiuiHÌ j^^fy^ari
k , e CaippagnCipr'Qducitrici di più
allori di pìd che «on-finfe
Ja poefia iwJ iùQ'JParnafojè
.trici di tutto -e^ciiue aòhifognana
per l*Ìntrccciat^ù3»a delie eoroact da*
9Ìgnerc Libera ìionidi Città ^fSalit^
ri'di mura ,Corifcfiiadoridi rfigrrib -
.Condottiw di o(er,<;in>dòisiCì tori, di
fe ittoria più' cacai i\ peccilii' >
piurat^ Se’l Qicio colla. bellez^i
de* iupi piauetii> occhi volubili i. ed
erranti di quel gran corpo trae ccn^
, to 5 C; mille, oqch i à contempla r lo»*
.tTen ezià coll^ Aia' Yflgbe2«a dolce-
Impat^ ìY ibjqa^ gl iiftr a nieri> ^
li.uato (àrebbeii* apa'tY ed^^ queft»i
.Gittà., qyanto^aqa'ritTiÌFare il So •'
ie ch-iaiu^O' da'iÉindarQ* <»lonna>
d*oro ,Ja quale roAenta'rvniuerfo ,
e feruq di ^uida e agli animali ^ .*«
agli vqmini . Se qucfto colla follcr
citudinc , e cqiraccortezz:a di^vnL,*
Argo cuAc^iTcedinottcfl-^
y caccia ,collà^coftùn«a' y
^infiniti V ed * accdf^ ■
guarda l’JtaJia Mondo di bellezze :
daJJa Luna oitomarina',che. non_* .
Contenta del Cidi della Tracia vor-
rebbe iàir mofìra dhfe ftcffà nel no —
Uro Giclò piu pura, r più fcrcno,ht ;
infetto . dalla Jita pcftifef o di quel-
limmondo > ed afFamatifiTlma Cer-
bero non faaiodVn mezzo^Mondo »
inghiottita , Se*r Cielo collinten-
dinaentadeir Intelligenza èàggira-
to confi bciròrdihes. Venezia, ed il ,
fu(H EJbrmaio^ fi^riimouV ordinata-
mente^ còli'^uertenza^ di accorti
•Regolatori ii quali han. mantenu-
ta JaRèpubblfCa nel perturbamento •
delle Monarchie diiòrdidate ; >
quello hnalU^nte col rimbomba
dé^ tuoni > e vColI'òrribiJità de* fui ^
mini atterrirceli ed àtterfa : ^quella
Città CoVuggitidel fuoLèonc fò di-
uentar p^riuti per cagion dello
Tpauento i Nemici più arditiy c fa
perdér le ale a’Barbàri piu veloci .
Voi fcòrgete in queftò' alzamen-
to di; Venezia dal Simile eflerfi 1*0-
ratOf^fcruito della Categoria della
0'uerala Rett$rì€fyne^ana. 6f
qualità *pcr qualificare vna Ciccè
pcraeùuta à tal altcz«a>che l'occhio
noii v'afriuà >c che farebbe cagioa
di vertigine à chipofto hell^eima
d i quella miraiTe le fóndaméntà $ e
là bafe Ai la qualclU coJlocata.Ghe
fc alla fecòiiditàybellezza , prùdèn-
za>ed acconézzà s'aggiugnelTe' piii,
eguale ^^^diccndo con piu beUezza ,
cori pari prudàiza , la fimìlitudine
fi trastórmerebbc' ia Coriiparaz io-
ne . Taluolta fenza^la xóatinua-
zione d'àlcuhà fimilitudlne]^ niét-
tonfi infieme piu fimilicudioi Ec-
cone l’efcmpio « ' . , .
Pompeo feiubrà vn Sole nel con-
durre pel Mondo il gloriolb carro
dclle'fue vittorie > e de Tuoi trio^ :
vn fuljBiiùe helTincenen tanti ‘^àl-
lori nelle fronti d'ihfifiitrM^nafchi
creduti potere" eflef^illefi^dallc-;»
fiamme Romane ; vuo Tcogiib nel
rompimento d'inriumerabiii legni
che córfeggiauaoo nel mare qm*»
bratofialle velcdc Corfari Arpi^
dell'acque: vn Mòngjbello iicJrin-
cendiraento delle Città > e dc^regnii
cii> .
nrtUùétOrOy^ ^ '
tìrcoodati da’^UH3Ì> e da'marir vn *
Oceano nel l’ingoiar le ricchezzeu
d’va Mondo» ponendole nel lèno d i
Roma » acciocché la pouertà^ e la
doufzia ddl’vniuer/b dependefse^
dallaCitrà di Marte : vaGioiie del
Campidoglio Romano tonahte:^
colle macchittcgueciere » e fuimt*
nan te col ferro ,
Che le alcuno volere allungar
dalla lìmilitudàne la grandezza di
Pompeo > potrebbe flenderii piu
' che non fé (piel Gigante Romano
co? pafsf vittorioii •
Riducooii à quello luogo la Pa«
i‘ aboia-, l*il pok^o y < l'RTempio.
L^Efempio è vn detto^ò i^tto vma^
no->doue appariice qualch’cfsere^
fi mik alla cofa di cui li tratta. La^
Pa rabola è vn fingimento fìtto dal^
i Oratore , ò da altri dirizzata al fi-
ne preteib. Sia erempiodell’Bfem-
pio J Orazio Coelite ruppe ^ il;poa^
te pcc :£irCiVn*'arginc ;ali'monda-
zioneaiell'armìtoifcanef c*l Conte
Nidolò di Sdriao disfece vn liin*-
ghifsimo.pontc ,'donde i Turchi fi-
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Ottórù U \etmìcdì^é1^tdrfà\ 6g
gurauanfi di dare il pafsagsio al fu-
rore Citante al 4Ci|net!e|^ ^ lu-
cerna diuenne Sole di Sapienza ; sì
che i fonnólenci ché han Tempre gli
occhi chkh non vedranno giam-
mai alcun faggio di SfajÀ
efempio delia paraboia^e deiTApà-
logo ciò che rtferiice 'AriiloeH^ JLa
-Volpe non volle /cacciar. <Jàdei<L>
mofché permonpronarne aJffépià
noiofe , ed arrabbiate ^ ondcj,ferà
bene Toppòrtac qualche Bìuaratb-
re già pieno deiraucre/edcl fangnc
de* fudditi, acciochc non venga vn
Arpia più famelica;, e .vbi*ace , c
.qualche Cerbero il quale roda in-
-iin all*o/fa,con cui fQftengon/ilHò-
poli digiuni, e Voti per la Sazie-
tà, e pienezza dcli*Auarizia* Mo-
ftro il piùpouero , e /brdido , an-
corché fia pieno d’oro, mancando-
gli egualmente ciò che hà ? e. ciò
chcnonhài .v.
Capo
DUr‘
jù JktithdVi^o,
CAPO XIIL
:t ideila > 9 Di§enn^*
• *
,*1 L Piffimile 9 ouero Pliferente è
nome gemrico che comprende i ^
, dió^ràtl > 1 ripugnanti contrari j
i priuaoti^ ed i contra^ittorij. So
, no difparati: amare, edormsre,leg-
%ctc,t combattere; fono ripugnan- |
ti ramare 9 e fui Maneggiare ; edere
ramile , e difubbidire; fono contra-
rii , amare , <5codiaix > perdonare ,
incrudelire; fono priuanti , ce-
, chéaza di talpa, e aquilina ,veduu,
Sordaggine , & ,vdica cpntraddi-
' centi d addimandano edere , x non
edere", viaggiare , e non viaggia-
re ; del che ragioneremo con bre*
iiità nel capo feguentc. L'argomen-
to dal di^mik il formerebbe cosi .
^ Se non dobbiamo edere auari di lo-
de verfo vn guerriero prodigo del-
la vita ; non perciò dobbiamo fem-
prc unorafe v*i Campione non cu-
rante delia fama, c del buon nome .
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tiHcrola K<^ttciriic0^ìl^jp^’^anà‘'jx
Uincemperanza :C<^i^inuitjplick^
dclk viuande jdd:
vmoaggi^ua4^eorpQr,ìea ofifùfca i.
cd accieca il
'dunqu.éla temperan^ay clafobrie-
tà ^graua<| allcMcidfcc
bra,_e rende l!LireTletto più Qctìtiu-
todi Argo ye.pjua.cuiodéjJcAqui-
ie. Orlodiamo^omaGriftiaiQa ,^
Tanta dàlia difi^iinilijudiuei(;l ì p i; ? i ;
QuantkdiTsimilcfRoojài^tó
ca^a dal vero Dio à'Rooia fiipfirfti-
ziofa , ed empia profanata dalJeii
Deità menzoniere. Roma profa-
na , e gentiJecongui/fò J.a' fignoria
dd Mondo eoJ :tcrror.deJie aririì
portate dalle fu Jinina mici Ibgicmi $
Roma Tanta» c cattolica fecefS oapo
cleli'Vniuerfo col timor delia rcli^
gione , eddla fede Tparfada vru
drappello difarmato , c pacifico
dVomini Apposolici . Roma gen.
tile fpiegando l' Aquile nelle ban-
diere di porpora , effigiate , adunai
infinite nazioni fotto leale deìla>
Regina de’volantkRomacriftiana
mofirando la Croce inalberata-,
vide
y &'sibba(Fà*ta
Italteaiia d<5^M<i>h5rch i ■ I^à pftoà’
ft uòbdikò ^ue^ggii& i Aioi
£ra^ro«ot9ÌÌ^aKÌé»c<Stt(^ di Marte'; ia
tóoàdiirdhi ulgàk f AìoC editci alTuo*
jjo gracflfsitnÒJ dsclk trombe Appo-
, A(^lche .l<a prima colia chiarezza'
deJ|?éro > € dcli^-a^nto rendè
ixWno£ila^ada'^per^tktear g^f vó*
mini all'X^icienté dette Città 5 ' la ‘fe-*
cofidaèdlia pouertà:&th‘tò la gente
ài0rifto vero Sole di ^*u fti aia I Mò-
flrò<jùetta le fiie-grandé^zc nel fab^
bricar Teatri , dotte 1* Armenia , la
Libia> éMrcama^4fÌhdia ,e^ tutta
'Ìaffierczza>deil^Adrka mandàfono '
'J'igri ^'ILiohi ,' edcifiléfdnt i ; ^ quefta
m^irifcilò la tnagnifibènzànell*
erger Tempij, c BafilicheaJIa pie-
tàr^^d-alla religione nemiche della
crudeltà , e che non vogHon tfgner
raipmanio braiurhiràmò nd fan-
♦ 'I ' . * ’j» • ' • ■ »
<,,i(^cfia^Dil^imrilrtudine darebbe
ampia materiale volefte diitìblìliai’
la differenza di Roma , e di* Venè-
zia'. Imperciocché Roma fb^fonh
: . V data
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X3uer9la^enmca Venè:^ana, 7|
<latacon gli aufpici;,& augurij de-
gli A uoltoi dar dueirateJJi a liat tat i
da vna Lupa vn de* quali nìoftrò
torto coftumiiiijjisni nell'vccifione
dell’altro ; ed iifegnò a’ fuoi di-
fcendcnti colia rapacità degl i ve-
celli^e d*vna Lupa il predare il Mó*
do : doue Venezia tìi accolta nel fe-
no della pietà , e rtr infe colle fué-f
fafee la religione JafciandoJa in re^
maggio a* porteri , chela conferua-
rono incera , epura nell* Europa-i
rotta dagli arieti delPIdola cria ; c
macchiata dalle lordure della Ai-
perrtizione ^ e colle mani ancor te-
nere innalzò vn Tempio all’Appq-
iioJo S.Giacopo • Roma fh ftabili-
ta nella fermezzadella terra , ^
Venezia nella mobilità dcil'acque .
Roma ebbe per forta il Teucre , c
Venezia l’Adriatico. Roma fu gui-
data dalJ’AquiJe i e Venezia volò
sii le ali del Tuo Leone Signore della
terra # e del mare «
p C A-
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74 ItVtUe^Oro,
C A P Ò X I V.
ìk’ Cmtr»if t
» * •
Le fcaole rauuiTano fei forti d*
oppofizione , ò per cagion di
concranetà > ò di r ipugnanza > ò di
priuazione^òdi Joacananza 9 òdi
rifpetto , ò di. contraddir ione ^ c
quefteoppofizioni formano i con-
trari') , i ripugnanti , i priuanti , i
difparati> i rifpetBÌui , ed i contrad-
dicenti • I contrari; /bno quelli che
arrolatì fotto l*infcgnc dVno fteflTo
genere molto fi difcofiano , com’è
bianco , e nero, che auendo il colo-
re per genere nondimeno fono op-
polli . Si chiamano ripugnanti
quelli , che non contraria no di ric-
taracntc ; come ramare , e’I dir ma-
le . Si addimandano priuanti quelli
che denotano la priuazion deiral-
tro , còme fono luce , c tenebre : li-
gnificandoli dalia luce la priuazion
delle tenebre , e dalle tenebre la nc-
gazìon del lume . X difparati fareb-
bono
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O^ero la^éttorkn Vine^ima, 75?
bono dormire > c fludiare non con^
trarij immediatamente , e di mag**
gior lontananza de* ripugnanti . I
rifpetdui fono fi fattamente con-
nefii , c congiunti fra loro, che non
fi poffbno conofeere fenza gli altri
co* qualifbno vni ci, Padre ,e figli-
uolo , Padrone , c feruo diconfi rif-
peteiui , perchè. non può eiTcre al-
cuno Padre , e Padrone fenza figli-
uoli , e fenza ferui , c niuno fi può
interamente conofeere fenza l’al-
tro i I contraddittori; negano l’af-
fermato , ed affeonano ciò che fi
niega , come farebbe; Pietro è fred-
do : Pietro non è freddo . L’argo-
mento da contrari; è quello . Non è
corpo lcggiere,dunque è grauej da’
ripugnanti è quello . Pietro ama_j
Francefeo , dunque non lo faetta
colla malcdiccnza ; da* priuanti è
tale . Non è viuo,dunque è morte ;
Da’ difparati è di tal forte . Fran-
cefeo dorme , dunque non va alla
caccia 'y da*ril]5ettiui potrebbe efle-
re. E Isolare , dunque hà Madiro ;
da’ contraddittori; farebbe quello ,
JD ^ Pie-
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7<? Il Vello d'Oro ,
Pietro è ciotto , dudquc non è non
dotto . Intorno a* contrari; auuer-
tafiche dalla negazion d'vn’oppo-
Ilo non ficgue Pafl^erma^ion dall’al-
tro quando v*è mezzo intra Joro «
verbigrazia , E faJfa la confegiicn-
za in qucft’argonaento. Non è bian-
co , dunque è nero , perchè frà’J
bianco , c*l nero vi fono altri colori
verde, giallo, azzurro , &c.
Amoiirar la vita de' guerrieri,
e de' gentiluomini di qualche Città
farebbe à proposto il luogo de*
contrari; , e degli altri limili .
I cittadini della Città viuono
pacificamente , ed oziofi ne'CieJi '
ftel lati decloro palagi , mentregii !
Eroi bellicofi fpinti dal fuoco mar- '
zialefi gettano dentro alle guerre
orribili^ rompendo colla durezza
de’ loro petti diamantini le. feJuc
foltilfime, non che le fiepi dell'a/le:
inquieti a guifa di generofi. deftrie-
ri eccitatidal fuono delle trombe,
c de' tamburi . A* foldati feruc di
morbido letto la rigidezza degli ac
ciai peranti,e degli arnefi militari;
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Onero la ^ett&fkiVenetlma . 77
. e i tengati ripo(ano fri le d^licaccz-
• ze delle piutne pifrkggiere del ven-
to • I foldati trouanli fri le neui
/quagliate dairardor de* ioracuori;
c gli abitanti pacifici temperano' il
verno* fudando preflb al fuoca ,
quando il gh laccio toglie la libertà
^fiumi più rayidi,e liberi ftrignen-
doli con ceppi tenaci . Cecili col
rclpirar nel puzzo dell’aria da* ca«
daucri ammorbata mantengono io
fpirito vital della Patria : quefti ai-
traggono gli odori pìii grati della
Sa bea fpogliata dc’ fuoi -profu mT ^
Quegli odono le= fir ida , cd i pianti
^ feliicrc nimicltc: diuoratC ' da ila
rfame del ferrò : quefti veggono il
filo r efentono le grida di giubilo
tra le amiche conipagniè che £èm«
prc fcftcggmno. ^eìlHbnofuof^
^ ufcitiglorioll j e volontari importan-
do fempre mai la Patria nel petto :
queftiaoo abbandonano la Città ef*
ièndo figliuoli troppo amanti della
lor madre • Quelli (bno accecati >
& aflbrdatidai poJuerio , e dallo
ftfcpko del campo ; quefti godono
T> 3 va
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7^ ' Il fucilo
vn Ciclo quieto , c fercno che fcnza
velo alcuno fcuopre il volto alle-
gro > e ridente . Quellifinalmcote -
cercano ,^e trouano la vita della fa-
ma fra cadaueri ; e quelli vogliom^
morirefrà viui . .
Con quelle contrarietà ritrae*
- rebbefi al vino il.zclo,c la pietà del- *
la Repubblica Veneziana', c l*im*-
. pietà dell’Ottomanno , che feemo
di ceruello hà per inlègna la^ Luna -
fcema. .
Sciolgoafida'p^tilc galee tm>-
chelciie auide della ca trinità de’
C r illianiip^ton da V enezià i legni •
ben corredaci yx perclià Ibno- fot*
to*i comando di Capitaniallettatii j .*•
ed allattati dalia libertà i ^ bramane^ -
di vcdcrliberii regiiaci di Grillo é
Oonfianli le veleOttomanne aliar
deprel&one deUa.CrJRianità ^ vola-
. no le naui,e le Cicladi della Sereni^ ■
-fimaRcpubblica all'efaltazionc del-
.la Repubblica Cattolica . Sucntola
, negli llcndardi della Tracia la Lu-
na , che fignoreggiando la notte
r gyuda vn Popolo cieco > & ottener
braco
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Onero la I{ettoyica y‘e»e:^ana l. 7p
brato da mille errori : muouefi nel*
l*infegne Veneziane ij famofo Leo-
ne, /rifilale collo /plendor dorato
de* Tuoi crini , c colla luce della fpa-
da fà la fcorta a^foldati , & alle
‘ compagnie cattoliche iiluftrate dal
Sole del Vangelo. moHrato negli
- flendardi Veneziani agii occhi- di
tutt’il mondo , e difefo colia fpada
vicina .. Si faplaufo dalle annate
Ottomanne col tuono di cento
bombarde all’infame Maometto a-
dorato nella. Meca lignificante^ le
laidezze df queir Animale impuri f-
limo ; felleggiafi dagli AJiieui del*
la Repubblica colio flrepito dc’mc-
talli tonanti per onorar Grillo ,c la
.Vergine difcnditrice d’vna^ Città
conferuata vergine nella fua libertà
non mai violata da^lcgami /eruilii
1 Turchi altro non vorrebbon ve-
der che Mefchite , douecon facriJe-
go culto S'irrita il Ciclo : ed i Vene-
ziani fono intenti all'cdificamento
de’ Tempii, ne* quali colie orazio-
ni fi tolgon le ale a’fulmini del Gie-
lo/dcgnato ,'c,s*impenna la Pietà.
D che
•- -.ijoglc-
So . Il fucila f oro y
che vola iin'aJrEinpireo;*
Auuerta/i che TiiJiio. difcoflofìi
tla’Pilofofi nella diffiflizione d*^ku*
nicontrarij come notò Boezio nel
comcnco fopra; la Topica di Gipe^
rone, non vcntilandoli’moltecpfe
con tanta diligenza da- Rétori co*
me dee fare il FiJofbfo , il quale al-
lora s'ammette nel Tempio delJ'O*
nore , e della Gloria quando catta
in quello della verità c galleggia
fopra tutti quando mnS)il& n«il
profondodclicfcienze ^ : ìì. ìoq
^ *
C,A-T'0,v;x^;Vr^
De*
) i
/ » . » • . . t
, *ni Ipugnantifotìoquelli clwiiòn
Xv fono dirittamente auuerfi frà
. loro , c tuttatija.noniI<;on£mfK)[nè
pofsoflo /lare^iaiiemc.Per efempiò:
amar e>6e odiare fon contrari j.-amiu
r e , e non beneficare altrui fono r i-
pugnanti nonaceordandofi l’amo»
. re col non far beneficio . Di tal fat-
ta è Targo mento^ daiqueito^ luogo *.
Pietro lamico di Francefeo :
que
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fiumk^ettùrhaFenetiam.
qu'c non tende inedie aJJa vita , écf
airiionordi queJk) .. Qiefti ripu-
gnanti apprcfterebòonoic armi c
io feudo per tJifender l^nnocenzai,»
degli antichi Criftiani da* Gentili
Galunniatorf,. * -
E perchè ò Tiranni rinoua te
uenzionidi Scini»diProcufte,diPe-
riilo, di Diomede , di Mezenzio
Dioniginomf reftatr neiJa memo-
ria de*' pofkri per abbominarli ?
perchè gli condannate alPInfèrno
feppclicndoli viui nelJfc vifeerepiù
cupe delle montagne coi desinarli
àcauar metalli, fenza godere altro
Jumefaluo qirclloche fcintilla dal-
Targento, e dalforo ? Sono forfcL^
llurbatori della pace, e della- quiete
de’Regni ?f mà quelli efortano i Pò-
poli à non fott tarli, a’ lega mi delle
leggi , àrimirar con occhi ritìeren-
u la maeftide* Principi , rendfer
tributo a* Cefari . Sono auidi del
fangue quellichepKcrentanfiauan-
ti i Tribunali pregando i Giudici à
.fiìioglier le catene , ed à reftituirei-»
^cilaiibectà P quelli cheporgon
, ‘ D 5 pie-
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sìL- * .
pittore ru'ppJichc acciochè *1*iraw
non dià nelle mani de Carnefici i
condannati ? quelli che colPargen;*
to mendicato > c Tparfo à pienema-
m perle corti , rompono il ferro’
de* prigionieri ? quelli che oflfefi di-
uentano difenfori de* loro nimici ? '
Son forfè rubatori delPaiier altrui ? "
perchè dunque odiar tanto' i nomi
grandi, efpeaiofi de' Crefi , e de* '
Crain , e defiderar quelli degl*Iri , >
edellapouertà? perchè chiuderle
porte alle grandezze > alle pompe , -
e.apririe alla mendicità ? ’
Voglio porre vn’altr^érempio •
- nell* àggrandimento ' del G^nal
grande da* ripugnanti i
. Corre pel mezzo di Venezia vn ^
lunghiflimo , c /paziofiflimo Cana-
le ^ che più toftó può chiamarfi vn^
maretje corre non fdlamente per
portar.!’ Adriatico in tributo alia
fila Réina, n>à per vagheggiare an-
cora le glorie, e le bellezze, che
in Venezia non fuggono come le:;
acque, nè fono frali , e caduche ,
quantunque fieno fondate nel rc-
, gao '
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Overd f^èneXiatmi
gno della mobiJiti-, e di Nettuno ^
Chinauig^inqucftoCaflaJc li può
. dir che.lia portai» in vn Mondo^
miouo , vedendaienapre noiiità di
- j belleaze ripugnanti fri loro > mi
concordinell*appagar l'occhio de'
nauiganti > i q^ali non fanno ridire
fé Ha pili bello ciò che lafciano > ò
ideilo che trouano nell'andar pià^
innanzi .Se (ii girila viHa per l*ac-'
qua ; tiii o£EeriH:ono Gondole infir
nite , cioèLcamere mokllj>Te dai vn'
occhiata alle fpònde vedi cafamen-
ti reali aflbdati nel lubrico d’vn'e-
lemento incoflante . 1 legni che vo*
lano tIfcrmaoQ à contemplarli i
palagi che ti fi prefentano fprona-
no all'ands^ oltrn: . I pafiaggieri
nobili chc- riiuigaho muouoho a^,
fpiarne la chiarezza del fangue ; i
riguardanti fermati ne* balconi de'
palagi t'inuitano à .inuefiigarne la
ftirpe. . Sotto di te rimiri criflalli
chcondcggiano ; da/iatidcl. Cana-
le ti dilettano i vetri trafparcntiiar*
. tificiofa mente. commeifi; . IISoIcl^
addoppiato ,.e che. nelPacqua ri-
D ò. flette
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' 8if It elio d*UWr
flette i Tuoi raggi , ricrea ; i marttit
cglifpecchi lumino fi accecano gli-
occhi col’ ripercotimento della lu-'
ce . L’egualità deli-onde appianate
• apporta diletto allo* fguat-do ^ gli
fporti , ed i rifai ti delle pietre ^en^*'
vfcir dal diritto ,»e dalla modanatu-
ra dell’arte lo ftancano>tittto inten-
to al veder l'artificioìdell’Architet^
tura.Finalmente il viaggiar fenza^^
mouimento>, auualora |l’àuuoiger-
ficol penfieroin vnlaberinto d'og-
getti ieoza poter difeernere à» quaF
debbafila palma > opprime rvomó
colio flu pore 9 e lo fà ondeggiare in -
rn pelagadi dubbiezze .
, ^
CAPO XVlv
Digli
E* Pìb' còpiòró della ftefla abbori-’' |
danza il luogo degli Aggiunti, !
così chiamati perchè fono corf^
giunti colie -cofe-y nè di^ neCeffità-
conchiudono come gli Antecedéfl-
ti,e i Confeguenti , Hanno ancòra^a •
il*
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Óueto la ^ttèorica P^ene^ioHa, 8 f
il nome di circo danze, quafi circuvi-
fienf yr (ìiàtìo intorno agli oggetti .
Per efempiò . Venezia Joderebbe/1
dagli Aggiu^tiUodandoJa dà' fon-
datori miracolofi y che più poffenti
diSerfe fecero’ non vn ponte , mi
vna Città nel mare ; dalla religion
'modrata nelle culle , e nel nafci-
mento ergendo vna Chiefa- in onor
di'S.Giacomo con‘ idupor dell’ac-
que, le quali vn'altra ne videro fab-
bricàtà nel mare per gloria di San_^
Clemente r dalla Imighezza della
Libertà , che fii come Vn’albero d'-
oro non mai fchiantato dal ferro
delle nazioni armate : da' Sereni flì-
mi Dogi , i quali colla robuftezza
degli omeri fenza Taiuto d’Ercoie_^
foftetinero la Patria nel cadimento
deiralcre monarchie , e colla canu-
tezza del fenno la liberarono dall'’
infidiedi più Sinoni; da* Capitani,'
che fouentc fpennarono le ali alla
fortuna fauoreuole de' Saracini' , e
ruppero il carro delle vittorie all'
infolcnza della crudeltà fortunata :
daUettcrati che impallidendo su lo-
ca
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ss . UKeitoà*ùfO f
-ue acconciane le vele , ic cammina-
te, e corr idori Junghilfimi doue la-
uoranii farce , e canapi ^ che per
lunghezza rapprefentanorinfinito^
negato da moiti FiJofofi , le piazze
i^rghifljme raà coperte , in cui fab-
bricafi ogni forte di, legni cen tal
prefte^a ,.c faciliti, chele aJtroac
I nauilij da combattere fi fanno da-
gli Artefici ,, par elle nafeano nell’
Arfcnal di Venezia ben corredati
i canali comodi fiimi pipr varar le
, Galee , e ie^Galeazze, iniacchinc olr
tre:mpdafmifurateje pur con granr
de ageuolej^a.tirate in acqua ,.tanr
coche fiupirebbe Archimede fecib-
vedeficoc il qpale^ van^auafi di poter
muouere a ed aggirare iJfVafiifiimo-
Corpp della Terra ;:iJ numero fenza
numero degli Òperai d^^cui èpopo-r
lato l'Arfeaaie CJiici^fieme per la^
fuagrandez2a veCittadelJa perle
mura ,,per ic torri. , c per l’acque
che.i’aificujjano,e,ia<coronano:.dalr
la Merceria ricca ,, che la fuper-
bia , e la rÌ9chc224 fé vpJefiero, far
pompa degli, ornamenti, loro par--
reb-
I - -
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Óuero laB^fUt'wicà ytnè^/ma. * Sfp
rcbboab fcarfe / è mendiche ih pa-
Fagon di quella : fi varia , che fiah-
cafi la curiofità di vagheggiare : fi
abbondante > che potrebbe foddis-
fare alle voglie ^infaziabili dell'A-
uarizia felà policdelle j e fàdubitan
fe’iMondo abbiartutto il preziofo
trafportató in Veneziar'. In fine fi'
poflbno contar gli altri aggiunti , i
quali fon tanti che fanno danno a
a loro fteffi non troùandofi Oratori
che il polla minutamente, an'noue-'
rar, nbn che lodare. Gosji argomen .
jtcrebbe/r dagli aggiunti . ,E verifi *
ra ile che foife iVccifor di Franceico *
chi era p ih potente di for^c , e di
danaro ; Paolo era cale : adunquc_ >
è probabile che Paolo abbia com-
melib Pomicidio. Tutti gliaggiùn-
ti compreniionfi da quello verfo .
Q^isyipiidy vBì> quibus auxUijs, cur y
quomodo y quando ,
denota la Feriona,che fi pren-
de à lodare, ò biafimare , nella qua-
le fi può vedere la chiarez2ra>ò l*of-
curità de* natalizia bellezza delcor-f
po fimile à Turno , ò là bruttezza
8S , Il reito d*(ko , -
uè acconcian/i le vele , Je cammina-
te, e corridori Junghillimi doue Ja-
uoranii farce , e canapi , che per Ja
lunghezza rapprefcntano Tinfinito^
negato da moiti Fiiofofi , le piazze
larghiflìrne mà coperte , in cui fab-
bricafi ogni forte di legni con tal
preftezza , e facilità, chefe aJtroae
i nauilij da combattere G fanno da-
gli Artefici ,, par che nafeano nell’
ArfenaJ di Venezia ben corredati
i canali comodilGmi pjcr varar le
Galee , ej e Galeazze, .macchine ol-
tre modo fraifurate^e pur con granr
de ageuolezza tirate in acqua ,,tanr
Co che flupirebbe Archimede fecib
vedefie ,5 il quale, vantauafi di poter
niuouere , ed aggirare il vallilfiiTio-
Corpo della Terra; il numero fenza
nu.nero degli Operai da cui è popor
Iato l'Arfeaale Città* 'i/)Geme perla'
fua grandezza-, e Cittadella perle
mura,, perle torri. , c per facque
che i’a/fic^rano,.ela;coronano;.dalr
la Merceria ,^sìriccr» fnne’^
Óuero la-J^cUoricà yené^tma, '
rcbbonb fcarfe , t mendicheih pa-
Fagon di quella : fi varia , che ftah-
cafi la curiofità di vagheggiare ; fi
abbondante > che potrebbe foddis-
fare alle voglie infaz labili dell'A-
uarizia fé là pòlTcdefle j e fà diibitap;
fe’iMondo abbia.tutto il preziofo
trafportato in’ Venezia^ . In fine fi*
poflbno contar gli altri aggiunti , i
quali fon tanti che fanno danno a
adoro fleffi non trouandofi Oratori
che li' polla minutamente an’noue- •
rar, nbn che lodare ..posit argomen .
jtcrebbefi dagli aggiunti .’E verifi'
ralle chcfoiTeUVccifor di Francefeo
chi era pih potente di forze , e di
danaro : Paolo era cale : adunqiie_;^
è probabile che Paolo abbia com-
mefioPonlicidio, Tutti gli aggiun-
ti comprehdonlida quefto verfo .
QhìSì quidy vbiì quibus auxMìjSy cur y -
quomodo y quando',
la Ferfona,che fi pren-
de 'are, nella qua-
7
' rezza, ò l’ol-
ezza del co:^
là bruttezza
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. Il re/lo d’Oro , '
ue accoiìcian/I le vele , Jc catnmina-^
te , e corridori Junghilfimi doue Ja-
uoranfi farte , e canapi , che per Ja
iunghezza rappre Tentano Tinfinito^
negato da moiti Pjlofofì , le piazze
larghi/Ume mà coperte , in cui fab^
bricafi ogni forte di legni con tal
prefte^a , e facilità, chefeaJtroae
i nauili; da combattere fi fanno da-
gli Artefici ,, par che nafeano nell*
Arfenal di Venezia ben corredati
i canali comodiffimi .per varar le
Galee , e le Galeazze, .macchine ol-
tre modo Tnaifurareje pur con grane
de ageiiolezza tirate in acqua , tan-
to che llupfrebbe Archimede feciò
vedefic > iJ quaJe vantauafi di poter
muouer.e , ed aggirare il vafiiffimo-
Corpo della Terra; il numero fenza
nuiiiero degli Operai da cui è popor
lato 1’Ar.feaaie Cittivi/jfieme per la-
Tua giandezza-> e Cittadella perle-
mura ,pprJc torri. , e per l-acque-
che i’aificurano,c la>coronano;.dalr
la Merceria sì ricc.T ^ fu oe*
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Ùuero U'BjcUorfàà F€Hé:(iéina/
rcbbonò fcarfe e men diche ih pa-
Fagon di queJla : fi varia , che fian-
cai Ja curiofità di vagheggiare : fi
abbondante > che potrebbe foddis-
fare alle- voglie infaziabili dell'A-
iiarizia fc là pólTcdefle ^ e fa dubitar.
fe*I Mondo abbia. tutto il preziofo
trafportato in Veneziar'. In fine fi'
pofibno contar gli altri aggiunti , i
quali fon tanti che fanno danno a
adoro fieffi non trouandofi Oratori
che li’ polla minutamente an’noue-’
rar> nbn che lodare. Così afgomen .
jterebbe/r dagli aggiunti /,E verifi'
mile chefofie IVccifor di Francefeo*
chi era pih potente di forze , e di
danaro ; Paolo era cale : adunque.^
è probabile che Paolo abbia com-
mellò Pomicidio. Tutti gli aggiun-
ti comprendonfi da quefto verfo .
^iSf quidy vbi> qmbus au:citqs, cur
quomodo , quandi' ,
*ona,chefipren-
'arc,hellaqua-
rezza, ò Pof-
ezza del cor-f
la bruttezza
pari
/
y
4.
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8^ , llFtitod*Oro f
uc acconcjanfi le vele , ic cammina-
te, e corridori lunghillimi doue Ja-
uoranfi farce , e canapi , che per la
lunghezza rappre Tentano l’infinito^
negato da moJtiFiJofofi , le piazze
larghi/Ume ina coperte , in cui fab-
bricali ogni forte di legni con tal
preftezza , e facilità, chefe aJtroae
i nauilij.da combattere fi fanno da-
gli Artefici , par che nafeano nell’
Arfena I di Venezia ben corredati
i canali comodilfimi per varar le
Galee ,, e le Galeazze, macchine ol-
tre:modo fnaifurateje pur con granr
de ageuolezza tirate in acqua ,,tanr
Co che llupirebbe Archimede fcciò-
vedefie , il quale vantauafi di poter
muoucre , ed aggirare iLvallilTimo-
Corpo della Terra; fi numero fenza
TiUiiiero degl] Operai da cui è popor
Iato l'ArfeaaJe Cictà"ijhfieme perla»
fua grandezza, c Cittadella perle-
mura.,. p’“’* le torri. , e per J*acque
nanoidalr-
elafuper-
V ole fiero, far
'^ti.ioro par-^
reb-
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Óuero la-Bjttt'orfCà if^enéxjtsna, *
rcbbono fcarfe ,■ ’e mendiche ih pa-
Fagon di quella : fi varia , che fiah-
cafi la curiofità di vagheggiare ; fi
abbondarne > che potrebbe foddis-
fare alle voglie, infaziabili dell' A-
ii’arizia fclà-poflcdefie j e fàdiibitan
fe*i Mondo abbia: tutto il preziofo
trafportató in Veneziar'. In fine fi'
polfono contar gli altri aggiunti , i
quali fon tanti che fanno danno a
a loro fleffi non trouandofi Oratori
che li’ pofia. minutamente' annone- '
rar, nbn che lodare. Gosìargomen .
ter ebbefi dagli aggiunti * veri/ì ^
m ile che folTe l’vccifor di Francefeo *
chierapihpotchte di forze , e di
danaro : Paolo era tale : adunque.^
è probabile che Paolo abbia com-
mefib'Pomicidio. Tutti gli aggiun-
ti comprendonfi da quefto verfo .
Quis» quid, vbi> qmbus auxUijs, cuy
quomodo , quando ,
i^wr. denota la FerIona,che fi pren-
de à lodare, ò biafitnare , nella qua-
le fi può vedere la chiarezzra,ò l’of-
curità de* natali>la bellezza del cor«f
po fiimle à Turno , ò la bruttezza
pari
'84’ Il reltù d'ÓWr '
flette i Tuoi raggi , ricrea ; i marHif
c glifpecch i lumino fi accecano gli-
occhi col' ripercotimento della lu--
ce . L'egualità dell- onde appianate
• apporta diletto allo i^uaedo';- gli
fporci , ed iYifalti delle pietre ^en^*'
vfeir daldirktoj^e dalla modanatu-
ra deli-arte Io ftancano, cauto inten-
to al veder l'artificiodeJI'Architet*-
tura.Final(nent6 il viaggiar fenzo^>
mouimento,auualorafl*àuuoiger-
fi col penfieroin vnlaberinto d'og-
getti ienza poter diicernere à* qual-
debbafila palma , opprime rvomó
collo flupore 9 e lo fà ondeggiare in <
ra pelagodi dubbiezze .
CAPO" XV t
Degli jiggiunti *
E*]Piiicòpiòrodellà IklTa abbon-’
danza il luogo degli Aggiunti,
cosi chiamati perchè fono' conh
giunti colie -cofe y <nè;di> neceflìtà-
concbiudono come gli Anteceden-
ti,ci Confeguenti, Hanno ancora*. <
il
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Óuero la I(€ÌÌ(nriM ^enèi(iiÀa,
il nome di circo ftanze>quàii circum*
' ^nt y iliàRo intórno agli oggetti .
Per efériipiò . Venezia loderebbefii
'dagli Aggiunti lodandola dà^‘ fon-^
1 datori miiracolofi > che'più póffenti
di^erfe fecero* non vn pónte , mà
Vna Città-nel mare :• dallareligion
- imóftrata nelle culle , è nei nafci-
iKéiitó ergendo tna Cbiefa * in onor
♦dr^;Gia’comó Con^ iftnpor delPaó»
iquer léqùali vn’alfra ne videro fab-
ivricatamcl mare per gloria di San_^
Clemente r idalla' lunghezza della
Libertà , che fii come Vn’albero d'-
oro non mai fchiantatò dal ferro
delle nazioni armate ; da' Serenili!-'
mi Dogi , i quali colla rObuftezza
degli omerifeaza Paiutò d'ErcoleL»
foftehnd^ò ' la Pàtria nel cadimento
deifaltre monarchie , c colla canu-^
tezzadel ienno la liberarono dall-’
iniidiedi più Sinoni; da’Capiwni,’
chefouente fpennarono le ali alla
fortuna lauqreuole de* Saracifti’ , e
mippero il carró^dclle vittorie all'*
infoicnzaddlacrudeltàfortunata
da? letterati che impallidendò sù le*
carter
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carte dmenncro fitniii alla mortei»*
v inta da loro coil'immorcaJità del-
la fama : dalla quantità det Nobili ,,
che hanno più Palladi nclle lor ie-
lle da r^ger piùR^pubblicfeeidagli
Artefici’cccellentiin tutti i meUie-
ri, da*qualirArtepetrebbe impa-
rar l'artificio ; da* palagi piu .ricebi t
della Gl fad oro di N«rone; dall* in-,
finito numero de* ponti» che veggo-
no folto di fei*altcre«aa delfacque: ;
dalle Uradc che formano mille la-
beri nti donde fuiluppafi fenza’i filo^
d* Ari anne : dalla copia de* ìnàrmi '
canati fin dairinferno per onora-
re il Cielo co* Tempii^;, ne* quali li ^
può confiderar I* architettura , Ja.
maellria » la vaghe2^a delle pitture
fatte dalie Penici^ c dagli Apelii de*
Dipintori: dalle felle , e dagli Ipet-
tacoii che tirano feazqncanio , e-»,
magia tutta l'Europa ;.dalla diucr-
fita de* Jegniche approdano a* poi>
ti di Venezia > , i quali portano 1*0-
ricnce , c ^Occidente i dalia varietà ,
dc’foreftieri che ci dimorano ; ,onr
de colio.ltare in quella Città fi iCo»
no?
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O^^iaRétùYÌcà P^ène:^ana , 87 "
néfcorioicoftumi f e fi odono leJ -
lingue di tutto il Mondo; dallcgcn'
tiehe vengono , c partono , e tor-
nano di nuouo perchè Tempra mi-
ranfinouità ; da'Caftéllifortiffimi
che Tafficurano , eflendo vniti il
Mare, eia Terra per difcfk di Ve ^
nezia ; da' fiumi che fcorroiio nelle '
lagune , riconofeèndofi tributarij'
non tanto del mare , quanto di Ve-
nezia: dall'Arfcnale che ralTembra •
l’Armeria del Cielojpoichè foprab-^
bondantementc egli è proaueduto.
di tutti gU arnefi , e militari ftru-
méti necclTarijper le guerre terre-
firi,e marittime; di fpàde, di afte, di
pifiole, di morchettiydi artiglierìcj
ed'ogni guernimento d*arme por-
tato per difefa della perfona , fi bea
difpofH>&ordinati,che veramentca ■
Bello in fi belli vifla ancì^è l* orrore^
Di piu s’hanno à coniìderar- le3
fucine , le- ferriere , le botteghe
innumerabili douc fi ftr'uggono i
metalli, fi fondono le bombarde ,
fi formano l'ancore , fi tengono i
ferramenti ; le fale capaciflime do- -
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, llFeikd'Orù , v ‘ i
,uc acconcianfi le vele , ic cammina-
te, e corridori lunghilfimi doue Ja-
uoranfi farte , e canapi y che per la'.
lunghezza, rapprefentanorinfinito>
negato da moiti Filofbfi le piazze
coperte , inciiifab'
bricalì ogni forte di legni cen tal
preftfi^a , e facili ti,xheiè altroac
1 nanilij da combattere fi fanno da-
gli Artefici ,, par che nafeano nell’
Arfenal di\renezia ben corredati
i canali comodilfimi\|^r varar le
,Galeè ^^(^Icaj?zea«iiac€hi*nc ol-
tre^mf^aimlfuràteje pnr con granr
de^euolej^aitirate in acqua ^.tanr
co che Àupirebb.e Archimede fé ciò-
vedeflc>jlqpalè vantauafi di poter
muouere , ed aggirare iJcvafiilIìmo^
Corpo ddJa.Terra;;!! numero fenza
nuiiiero degli Óperai da cui èpopor
Iato l'Arfeaaie CJiitidiiafieme per la»
Tua grandezza , e Cittadella perle
mura perle torri. , c per. i*acque
che i’aXficwi^'ano^c, lacoronanordalr
la Merceria si ricca ,,chela fiiper-
bia , e la ricchezza fe vplefiero, far
pompa degli, ornamenti, loro par-
r.cb-
I
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Ùuero U’^ett'wiàà 9^€né:^ima, ' ìfp
rcbbonb fcarfe / e mendiche ih pa-
ragon di quella : fi varia , che fian-
ca fila curiofità di vagheggiare ; fi
abbondante > che potrebbe foddis-
fare alle voglie Jnfaziabili dell' A-
iiarizia fclà-pòficdeffe ^ e fadiibitan
fe*lMondo abbia:tutto il preziofo
trafpòrtatóin Veneziar'. In fine fi-
poffono contar gli altri aggiunti , i
quali fon tanti che fanno danno a
adoro fteffi non trouandofi Oratori
t che li” polla minutamente; anhoue*
rar> nbn chiodare. Cosi argomen ,
jlcrebbcfi dagli aggiunti . ;E verifi *
m ile che fofie i’vccifo r di Francefeo ^
chierapifipatehte di forze , e di
danaro : Paolo era cale : adunque,^
è probabile che Paolo abbia com-
mefibl’brnicid io. Tu tt i gli aggiù n-
ti comprendonfi da quefto verfo .
■ Q^isr.quidy vbh quibus auxMijs 9 cuy y
quomodo y quando ,
denota la Ferfona,che fi pren-
de à lodare, ò biafimare , nella qua-
le fi può: vedere la chiarezza,ò l*of-
curicà de* natalizi a bellezza del cor-f
pofiimJeà Turno , ò la bruttezza
pari
‘,^5 .. Hi Ì^Uù ^ iO
I pari à quella diMargitc ; h gran-
dezza della ilatura da .Giga ate ,
la piccolezza da Pimmco> le paru
del corpo , la fto^te ^ gUoCchi ^ la
èoc^ ,Jc braccia!, il coiot del iitoi-
to bianco , ònero ,'ic virtù visti},.
la. prudenza, Tinapr udenza ^ la giu*
ftizia , l*ingiuftizia ;, ^arci , eie
fcicnze , rarchitcttura , la^mufica
larettprica, lafUofoba , gliabiti^
poueri ,. ricchi^ e tutti i beni^ èma*
ii della natura , , c dellafornihat; , U
ìao^ degli ^iunuaguzzb^io Iti*
IcL di Mar'zhlè :^oi^a
prontatocon.tuttri^ìliiRM ^dellz;
malizia , e con mimo della bontà*
/l(eai mag^am ftdflaSiZmUjft kmus^^l,
lignifica ilnegpzio.i e la cola
di cui fi traua^ifgitilia^iù ingiurta,.
facra> ò profana, lodeUole ,òbiafi*
mcuoic , vtile , ò nociua alpubbli-
€0 , al priuata,a?buoai,a’ maluagi,
allaCittàj allaProuinzIa , i '
yln i abbraccia Je cirooftanze dei
luogo buono ,.ò reo , paidè, occul-
to,
•«
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(HieroUiBitmiitkéVm pi '
to> aito, baffo, ricino, lontano, aA
prò, ameno, gloiiofo, infame, dan-!* '
nofo , falutctiole , fattodall'arteJ , ’
dalla natura, dalcàfo, aprico , om-
bro(b ,efpolto al tento , fulmini
del Cielo , ò di Marto .
Q^dmsmsMfjsi addita i mezzi ché> ^
V ageuolanoil negozio,tutti gli ftrù- '
menti animati , ò inanimati come "
fono le fpade yle bombarde , i mo-
fchetti , gliamici % i nimici , i Citta- :
dini > i foreAkri^iX^olicf i gli '
BreticiGerioni di tante^leifle quanti *
fono i Capi dcJ^crcfiej c delle fette .
Curr rifff ^nametc le caufe > c fpe-
ziaimcntclac^on finale . A ca-
gion d* éfempio . ’ In vn misfatto ‘
commefib fi pbtrebbono diligente»
menteGercareléeagfoniv^lkfcc'*
IcratezM , lo /degno . l*odip la.^
necefiìtà , il cafo il fine auùtòdal ^
maluagio'di^eacquifio d'onori,
di ricchezze, di vendicar l'offcra-.
iriceuuta ^ di torre del mondo l'og-
getto più odiofo , e di troncar cooj
vn colpo vnldra di più capi;, efer»
tikdipiù noofiri . - *
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pi II Fello (torà,
liuomodo: abbraccia i Yarij modi
del fatto • fi così nel rapprefenta-
mento d’vna battaglia fi potrà dire,
come ii azzufi^rouo i pedoni, icà«
uaJieri ,J ibidati nouelli , i vetera-
ni, i Generali >. come fii fcliierato
rc/breito >la vanguardia > la retro-'
giiard a > il corpo delia battaglia »,
come furono tramifehiati i mo-
fchettieri co’foJdati armati di lan-
cia » con qual ordine difpofle le ap*
tigijerie elle danno le ale ai piom«
bo> cdai.ferro. ~
: comprendie fe differenze
del tempQu»ierena»ablHtiaco , d*in*
ucrnpAdi primaueravpailkta, pre*
fènte>.antJco9 moderno, ieffiuo, fe-
riale>.determioàto,^incerto, cheto #
venfofo ^ lumiaoCó per liraggi del
Sole > ò pure per. gli fplcndori fii-
ne/lidc.* baleni ,, c dc^fiilmmifurie
ferpeggiaxitidcll’aria . Bccouf da-
gli aggiunti aperto il modo di de-
tcriuerc Centrata, e la crudeltàdVn
eièrcito baldanzofo > c vittoriofo
dentro ad vna Città .
Già’l Soie aùca tolto il. fuo.liime
. •' - agl*
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/
Onero la fifettorìca V^èe(janil p
agli òcchi dei «oftro Mondo , e
compartitolo agii abitanti del nuo-
uo , quando i nini ici rotte le mura »
€ le porte entrarono furiofamente
nella Città , auendo accefo il fuoco
per le contrade > il quale edera fo-
gno d*aiJegre2za , e moftraua JsL-«
itrada a’ vincitori , acciocché fenza
intoppo ’CorrelTero al fangue , ed
alle rapine . I Cittadini sbigottiti
dagli vrli, e dalle Urida non ofaua-
noopporfiallefchicre; e à ciafeun
d'clTi alleala paura multiplicati gli
Oggetti , Ogni Soldato rapprefen-
tana vn Centimano , ed ognifpada
che s' aggirano, facea trauedere :
penfando i Cittadini che molte fc
ne mouelTero . Le penne degli elmi
non erano d* vccelli pacifici j ed
alieni dal fangue , mà di quelli ehc
fpopolano l’aria , e la terra ; onde
al comparir di quelli figurauali nel-
la mente il Popolo Tacchi 9 e prede
di foftanz(’, e d'onore . 11 rimbombo
de’mofchctti parea va ta^mo che
defie il fcgiio de* fulmini che lofio
doueang cadere ad inuolare la vi-
ta.
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ìlVtlMOfOi ‘
ta • Ne fti vana la credeva degl*
impauriti^ perchè fubitatnente fen-
. tironogli vrti alle porte , e com-
paruero n^lle magioni quelle fiere
, veftitc più di fierezza, che di ferro.
, Comandano i foldati che fi confe-
{ gni l’oro, e l'argento nafcofo fé non
. vogliono i Padri, e le Madri perde-
. re i figliuoli parti più preziofi ; mi
eflendo egualmente potente la fete
del fangue nella vendetta ,e dell’oro
neirAuarizia ,riempiutichefpnoi
Barbari di tefori vccidono imman-
; tenente quelli , -ehe penfauano col
lume di que* metalli renderli alla^
morte inuifibili ; Giungono intan-
to altre' marnadc mofle dagli vrli
de' moribondi ; ed accorteli eflcre
fiato tolto loro da* compagni più
veloci, appiccano fiera mifchia col
r ferro . Molti fon forzati à sborfare
, al furore il fangue , c l'oro; pernxet-
, tendo il Cielo , che chi voka trop-
po colmarli di ricchezze reftaflc
l voto ancor di fangue . Il fumo del-
. Città che arde ,, la poluere delle
£ cafe cad^nti,Ucalpefiio delle fchie-
R;r:;:r;; ti Googir
Onerosa 9^ tf ani', p j
.re che corrono^ l*an^iiif:4e^c4UaJIrV
4c voci confafe di ciimtìofC », : e di
chi ferifee , i pianai def fanciulli, le
ilrida delie donne delie co/e or*
ribili le meno , fpaaentèùo/i . Coi>
rono per le firade humi di fangtie
mefeedato colle lagrime . Apparif^
cono nelle piazze monti di cadane*
ri > e veggonfi caualli , e cauaiied ,
vinti , e vinckori,.nobili , eplebei
ammaflati , godendo la morie di
auere innalzato nella Città viUr
Campidoglio a* fuoi trionfi .
CAPO XVII.
Degli AnteeedtwU $ e de* ConfegnedH #
Dlftinguonlì gli Antecedenti, e
i Confeguenti dagli Aggina* '
ti in quello ; che gli Aggiunti non
fono congiunti di neccfficà colla co*
là come gli Antecedenti > e i Confe*
guenti , Per efempio i fe io dirò : E
nato il Sole , dunque è flato parto*
ri^o il giorno : è comparfo ilgioi>
no , dunque il Cefare de* pianeti gi^
ra ^
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ra col Aio carro intorno al Tuo re-
gno : il primo farà vn’argómento
prefo dagli Antecedenti » U fecon-
do da*fuAegoenti . Seio dirò : Il
ibnno non mi dà noia^ dunque roc-
chio del Sole è già aperto ^ e l’alba
inargentai! Cielo -, argomenterò
dagli Aggiunti; perchè i’effcr deAo )
non è fe^no infallibile , ché’l Cie-
lo , il quale era vn*Argo portante j
Àelle occhi luminoA della notte ,
tenga folamente diichiufa la fua^ I
lumiera maggiore , e fia .giorno «
£ fallò Marc* Antonio confonden-
do gli aggiunti con gli Anteceden-
ti, c coi Conscguenti giufta la nar-
razion di Tullio nel fecondo libro
de Oratore che li di/linfe . Per dare
à diiiedcr che Roma s’/ngannò nel I
prometrerfi J’etern/tà colle fabbri* |
che fmifura ce potremmo adoperar j
quello luogo degli Antecedenti .
Stolta fìi l'antica Roma , edido- |
latra penfando che i Suoi fterminati
edificijfoirerocome il Cielo noa^
foggettoallacorruzionc ; emeoti
quel Poeta , il quale cantò , che le i
opere '
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:1buer9U^(SthHci(Ven 97
6pcrc fatte (falle mani' de* Gcfafi
coiponacj d’alloro non erano fotc<i^
polle a* fulmini della mòrte i Co-
potàa r^erace fai» erpetiN(4 eol-
ia fodczza^degli ait^hiideii’aguglie»
delle piramidi , de* cololfi , de- tea-
i tri , c de* paiaglCittà da vn fol Pa-
drone abitate^ c popolate dà'vna—
! famiglia, efendo fattura ^’vominij
che «di natura frflgTlrfarino leeòfe
deboli , -è dì poca<durata^ 1 J figliuo-
li generati da-Roma -come che vo-
' laflero fin alle ttelle^ efcorgelTcro
folto di & le nazioni dome noiij
erano fi migliatiti à Dio , che può
dar rimihortàlità^^ render-digiuno
iitcniplo - c rpczzargfi i dentiti, -fi
che iion pofla dmorare • .Nè indoro
balia ebbero il Cielo a cui pocefTero
? comandare , che nonfulminafle^
Roma , nù'foia mente fquapciaffe il
Caucafo , vci'Atlante Giganti de*
monti i e che^hanno le cime frà Je^
fiamme delle fieJlé ^ e ifondamenti
fri quelle dell*Jnfc/-ho^è i marmi
aueano commettiture da refifiere^'
agli.arictidimiikrecoli* '
I ' - ^ :E Da*
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ilarda grandc^a «^*$tliUiiaga}fi$;iHir
jaa'de|l*asidl3a%iO04fl > >n I jvI ;>> r q
ra(Ci eà f ccelìtK;^i9^i3aftteÌÌQGE^p^^^
corgiaceiitii* X0nKr^ià(l(oriirpPÌi-
aiadelC9loltGkB9rp[i/QaiQ3cljSpl<^
CÀ&nwailc^
dfi^ mani)) fparfe p^i f»oja,T. im W’»
gina* 0ltdfi e no gii apanziiopp rifcy na
Ciwà moofe^ft:CÀ€-p«c6a
PAflfriqaai*ia jèranaiHfiipi monci
dtmacigtti^ « . quafi Ro^
mafasé^c i/àt^ cóiii^jù.{ki0&nci.«
erc^^‘iiai(To(^pc^
piitflfèa(^; pconyapa1agio;^HHMi-
to/abWcanrimiHc abitaaio^i^
ordamciici dcT^mpH^, e deli^^^
Itche lareiati dall' aiiariaia
cte' Baifearij ia qnaJcAon
tomuttìh nè wnii b§i|aatì/al
rapimeh to> e {y-^ipoitob
rplciQididaolen(a j ì^i
Chic^c^* Le itacjie timaRtor^apo
le Sale , ed i>Giar4ini<ii niiiksPrta»-
tì pi ,
Dtfi'-rlir : C'iìc^llc
^Omo U ^eU9tica pp
< cipi f eie piazze di mille Cictà.^ ^
pure quei popoladi/^fiTo
prouò i colpi dLcenÌQ|N42ÌoQÌ é;;;
I Confeguenti.Aacora^rcr;MÌrel>^ •
. bono^l Dicitore, fe ^vòkfleiifar fc^»
, de della prodezza de* fptldatiiVcae*
zianiy i quali epUa>fpstdav£CÌferói
nimiciy cauuiuaroaaetern^^te
fclklfinclla pofterità . I *.% ,j/
. Se voleté^pcèla brauura:>a ^ c fa
fortezza de’fulinini delia guerra!,
. entrate ne’ palagi , ;c nelle fale d,e*
. nobili ,'eulc’ Cittadini j^iloue le te*
Ie»e le parati più in£aperbi7èono per
rimprefe colorite dal pcnnéllo>che
• per ^eccellenza deli’arte« ciie al vi-
no refprede: .bencJic iPittori ,chc
. le rapprefentarono., ecHCampipni
/ che le fecero fieno .eccellentiffimi .
^ Quiui nelle Città fumanti '& ar-
denti companTcé chiaro il valor di
efii ; ne’ mari ondeggianti la Joro
immobilità; ndi*armatc fomnierfe
la virtù galleggiante : nelle fchicre
imprigionateJalibercà difefa»: ne*
cadaueriinaalzaàfaltczga dcJla-j
gloria. Entrateneuempij .
£ s le
féflatue àatble yt fredde t^knt>
liftn61^rdd(e y *c Ì*4rdfr nel cotti*
battéPé ì^I tt|«ikri gleriofi ridico-
ìiò 4 pB^àHeri "de* barb^l ilafcìacf
fbhza’fèpohttra: e leittlbrlaióni^fat-
te'dagti'Tcar^lii raecontanp i fatbt
retini eòlia ^uttta' del^ièrro nel
eàttipagne àllagaie dtifangne • Mi*
rateJ*Arrenalt|« <|umi lòfòretre^ ,
gii^rcbl'i le^Giite-»nléce}àte ;^gli
fdiM 1 y& cdrà^tey i hiólèberti , 'Jei
bòiUMrde ; e gJiiltff arnefi‘ftrbAti
per còli tra flfcgilb della virtii y e per
àggingttepc’ -ftittiol i * ' fi’i pófteri ’ nel
co^o di eflay moftraiìo che PAdriaV
ti (fó mtthdò'fcni p re ai^ a luce, vd nvi-
VaiorbfilQm i auuej^^i' à nòn ire-
iiier ttè Tacque de' mari ,aè*l fuoco
delle guerre V ' ' • { * -
; Dagli Antecedenti aurebbono
potuto comprendere i -Cittadiivi
Veneziani con qual ìm agni ficenzal;.
fidouelfe fabbricar TincomparabiI
Ponte di Rialto fotto di cui doueai^
pa (fa re il mare non >come triott^A-
tc, màcomc vinco; la Chie/aipJcn-
d i lifHraa di S, Marco crefe iuta co^-
^ . lo
/
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(XuerohJ{€it.y^ne\ìaH9 , loi
lo rptanamento de* monti > e collej»
profondftà'della terfanda cui furon-
cauatiimarmi : ilpalagioricchif-
fimo delia Signoria ^ c della piazza * *
di S. Marco il quale ora è rinoma^
to dalla fama>chc al veder magione'
tale Jià tralafciato di 'celebrare cd^
rac inferiori le Rcggie di Nerone:^^
di Ciro, e dei Sole cantate da* Poeti
Gignidi.Parnafo*, c trombe dlA^
polla*. ■’ ’ •
E qùai miracoli ( potea dir frati-*
ctmeate Venezia ) vedranno gii
occhi naiei ?r I ferridogoratr , e le
mani nel tagJiamento delie rupi ,
e de* monti ; lenaui, cTAdriatfco
eh c appena^po iTon reggere il. • pefo
delle colonne : il lìor %gli Artefici
prefi dalPi (alia giardino delbEuro*
pa: J'apparccciiiQtdegtì ordigni 'i
che fmuouerebbono 11 Mondo. : i
mucchi de*; canapi fi forti/che terV:
rebbono il furore ^.promettono iaj.»
giunta di pili miracoli à' fettc mira^
colidell’Vniuerro*. 1 Pittori, egli
Scultori , i quali :con diuerfi ftru^
menti dan .vita : gli vni alle tcle-j-, ,
E C gli-:
roxr. , i ^f^(M*Oirpì » c ì.
Cigli altri a', marmi accrefceranno *
i’iiifiaitaqiiaocità del mio popolo , •
con taldmereoaa > cheglianimaiti:
da! peoaeili>cda»^&arpclli auranndi
vita più Jung^ Iftcfóri dcirorò' •
e ddrarg<^toamixiairato fa^
Cieli ilèJiatineiie volte i nelle ctth:
ppUi , e ne* Coatti / ftellc de* qua*
li rirplendéranao alla prefenza dei
Sòie > nè maitcamonceranna»
parmidi vederlarglìidiràc Sakdo^
uc'd farannalé' adunanze déf Sena-
tor i j e de* liobili/e doue là Pruden**
za vk Sauiezza> il Configlio , c laLr
Giufiizia - bilanceranno gli. affari:
più.impoft^ti > eiciógikfaanò» r
gioppi più aimodats ; Giàioiasagi-*
sóakre S^e meno fpaziok: y mk
IRMI men vaghe deputate à^pniden»
tii2ìinf«Magi(h^fi> eltèggitori^dcf
quali noniù^iùgiuila^^eilà finta i
Ddaxhiamafta dagli antichi Afirea #
che nòaurehbè prefò il vólo al Cie-
lo fc in que*fempi fi fòfie trottata la
mia Hlépubblica.'. Già 'antiueggo
che rEiiropaxredeià vere le opere
mirabili deU*£gttto yperchè Vene- '
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OuerùlàtI{Hì^^}Fenè7^iana^,
»a vedrèponcivpalagii eTcmpi^^.
più.raàrau^igiiòli*’
ii-
•*»
(
CLA:P 0^ XVIII.;
^ . *1-^- l .
«i . it'i: V* ^ '
• 4 4
? % . *
1
i: l
ì *
u*
Aria è Ja dmiUon delle Ca-
V gipni fatta dà* fiJofofi y mà i
rìdiiconÀ nondimeno à tjuattro , al-*
rEfiffcientóiallà^Màteriaic, Fornirà*
lè y^é Finale ^;dclle quali darò vna
fenaplicenotiziaj V nè, cosi piena' y ,
toccandó alla filòfbfii la Cottile diO*
culfione di quelle . Là caufà effi'--
dente fi è quella donde derma l’cf-
fettor'i^ IlSòk dlcefi caufa produci-
tricè V*c‘-PàdrC' iHiiftrè d’Vn parto
lùmiric^ , ^clkifclà !óc6‘i.'dcIi*èro ,
dclFargcnto , :b di‘ tu tcH metalli ,
che: nati preflo an*;Infeirno. regno
della difeordia mcttoafottofiDpra il
Móndoy e cag ionana tante guei‘re :
de* fióVii che reale (Ielle che hanno
ròccà/b’ y c di tutte le vaghézze di-
pinte^/ e-cPlbrite da. quelI’A pelle
celefié j il ^ùale maouefi ^ e infieme •
E 4 pcn-
pcnncHcggi>-. Lrargoraepco dall4-
caufa efficienté è qùpfto . Pietro
dia : dunque diuencerà dotto « ca>
gionando/WaHo (tudioia dj^tcrma.
Querta'caglon ‘effieìenw cfà' riiòìta
materia sì ncllaipde-^^^csi nel biafi-
mo . Vna Città (i può lodare ,
biaiìiiiarc dal Fondatore , e daJl’ixn-
prcfe fatte: yn palagio, vn tempiò,
vna llatua daÌi*.ArchitettOjdalFAF-'
teficc : i libri. dagli Scrittori' le'
rcicnzedairinueqtore , i ^ìg^iuol'i^
da* Geaicori, dal Capitano ic gucr-:
re j le Repubbliche da’^Dogi. > e da*r
Senatori , gli vomini dal/cterna*
Sapienza > e dall* Artefice Diuino.
che formoUtcoU*aiÌii}enza « e cpi
configlio delié trè; Pér.fone facefv^
nei Paradifo. terree lire* yn'aitrp P^a»
radifcKanhnatp beììczze . 41 fu ^
perbo Anfiteatro di -Roma in tal
foggia potrebbefi defi:riuere,dalla
cau(k efficiente ...
. Per formar qucfl*Ahfiteatro,c he
ancor ^dopa tanti fccoli faperba-
mente pompeggia , auendo.colia^.
.maefià Tpauencato il^ tempo >,ie: là
nior^
U \ett . f'ene^ana \ i o
morte si che qooHl'ol'traggìalTero -,
vennero i Maeftri <dcU*artc » c le ci^
mede* Maeftri^'dairiùik', -dalla^
Grecia , dall’Egitto -, c>d^l*altrei>
p^ti del mondo , le quali - a* /ècte->
colli di Roma.inchinanafì(t> volete
do Roma come la^prima deUe* Città
auere i primi Artefici nelle-: fa bbr ir
che. Quelli /affi , c- quelle dimez
2a ce montagne fono fiate.polli
le braccia di tutte le nazioni , -Je->
quali concorferoad.vn’opera*, che
douca dar diletto colla zuffa dellej)
fiere > colla pugna fanguinQfa ,
colle fazioni orribili- dc’^comfiatti-
tofi . Gli'lcarpelIiiaudeuoJmente
g^reggiauan fra loro, nell’ abbelli-
mentodeUe pietre, effcndó;gi} brr
namentì di. quelle fregi, di qUcili -.
Gli altri ftru menti 'adoperati ■> e:>
maneggiati, da. mille, mani volcn-
tier i logof aron li ne 1 ter mina.rc V'fia.
macchina capacedi.tutti gli vomì-
nÌ7i/eitu.tùfi foifero-raganati neli^
AnfiteatrOf^!'^ >
^ • •
innanzichè s* Inregni*! modo d*
amplfficar-dalla caufa matcrialcL^ ;
B 5;T notili
,1^' U rèUòdWùt^
notifi che la cagfdit materiale preu^ ^
deli taltioltà perdio primò /oggetto -
nel^uak riceue/i e' s’imprDnta la -
fórma» 11 qifal'fdggettd perla cor-
raziori della forma * non mai fi gua"*
Aftr€ volte:plgliaft per tutto >
ciò éhe cóme materia ferue al com-
ponidumfo de'gn Etièi » fohò il Cui
fi^fcatò i i legni la calce ed i ^
faisnitradnofÉateria'della' cafa'-: il >
marmo e'I Bfónzó^/àrannro mate-
ria dcllà fiatila ; Paùorio , rdro , c' '
ràrgento ; del ^afò Oltre à .ciò di- «
cefi Materla;qtfèlfo,ltiforno *
slmpieganple- ì^lrtù -i le Arti le '
Sclefiae>«.dtc;: li'piaceréraràmàte-
rm delia tempera]aza': le^op^a^io-
nideiPInteliettò i ò il {illógifftto .
deìià iJbgica ; perchè pnma è m-'
tefàCallìf moderazitmf^e*gu
uerefaij e airaddirfezàmetfto delle '
operaxfonilfebnceve diftòrce, là fe-
conda' . L'argòmentó prefo da quc«
ftò luogo è di tal fohe ; Era laila-' '
tifa falca' d'óro » e di gemme : adun-
que èra' peeziòfa . Là Règgia del 2
SoldApotrebbefi' più chiaramente ^*
. .* 1 dalla
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OUtrù la K étt* Féne^iana : . 1 07 '
JaJJa caufa materiale con •
* amplificazione illnftiFare. . •
Compariua ncJ fnezzo del Cielo •
yn’aJtra Cielo più* rifpJendente ,
cioè la; Reggia Jum inorata del Sole . .
Xè colonne à^^cui apppggiauafi
magion sì fitperbà eraacomppfie di •
quelle gemmo le quajf pcr eflerc •
Itate pili vicineainbferBaeranpiii
chiare . Nè monte^veruno fdegnò •
di rendercele Aie vifeere preziofe
generate<la,* faggi Solari . Le mu-
ra; eram fatte d’;òra>finìnimo -, e
che meritaua. Ip fccitro frà^gtì ori
più purgati; neffèiio^èi quale mi-
rauanfi gcmme|e diamanti sì accéfi
che parcano viue fiamme ^ infiam-
matLforfe dal rofibr della verg(>
gna. di ' non- mandar ’ tanti , raggi
quanti ne meritaua l’Abitatore<del
palagio reale . Ne* roffitei vagheg-
giauafi,.cbanov ed>/auGPÌò ; i 'quali
col nero-, croi bianco denotauano
e fiere il Sole apporta tor del gior-
no, ; e della notte'. Nel pauimento -
caloefiàuanfi piropi , e topazi] ,
ambizioficl*eiler tocchi , e calcati
E 6 da/
toS-i it ^ .0
da’.j>iccii(ielRèjdelk!luòe;> p6rcSè
più fpkndidi Si* pud Ér
gurarcoHa&oieiiteqitalfoflek ma-
guificcnza della Reggia dal peniàr
.die. le ftalle-dc* deftrieri del Sole
erano, pid riccho delPabkazion« di
Ciro > * nella quale rArfe , da Ma*-
gnificenza> c^a^pòtenza feceri) l’rli*
timo S&ljZQ ‘ ;/i . : ;i f
) terza caufà.vJen dàaa fbrmà«>'
le i edùiideii in* caafa formale :fu«
fknziale v^cd ^cidentale t'. La
i?apaialci!vdi£6ftike.ediu' quella^ ^
phe è d^ermèiatittaidella*matcriau
indeterinmata^^y -àdeiocch^^iia .Tnii
ÈntC'jiCitrn ccMnpoRozes^!HL^bi«
graziai . , l^Aiilina» è. forma ftifbib
ziale^ > perchè perelfa li conftimtpi
cono le Ipczie-ie gi*indiuiduii l'vo**
m«, Pietro , Pdolo.dtc. cdhàil
nje i^tna pci'cióccM informa Ja^
materia rpo^kta d'ognibìaJrezza'V
La ..forma aaciden^le» negli Enti-
animati »> ed.dna^aimatj èqòteliafi<*
gura efteriore > Ò apparenza efirin^
Ifica# che vedefi negli voroini; ncglf
aiumalix.ne’ palagi ^quadri > riton^
di,."
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§ùeroU^t$.f^fne7;kna; lep"
(H, angolari > c in altre fogge fab’?
bficatH e figurati .• Cfiianaanfi an •
cora forme accidentali intrinfeciie,
li faplenaa , l'ignoiranza , la gene-
roficà , la codardia, cviltià ^c. per-
chè l’vomo da talifornxc appellai ^
codardo , gencrofo , fauio , eigno-
rante. . Dalla^ forma cq$ì formafi^
J’argomento‘*.’jQueft*Entc è priuq
d*aninia razionale ;;adunquc nonè-
vomo ymc può difcorrerc . Equan^
co è più nobile là forma tant*c più
pregiato it com pollo . L? Anima_j ^
che è Jà forma fu/ianziaie deiiVo^
mò darebbe: al J'Orator materia -fe^
volefle mofirar la nobiltà di quella, .
?inamortalità;,'l^'inte]ligenza , la-
/bttigJiezaa , la velocità , la fimi-
glianza conODio , i e lealtre doti « .
Dalla forma e/lrinfcca eccoui ab-
bozzatoFitone trafitto dalJefaetEC;
d'A pollo. ' .
Dappoi che*i Mare , • el Cielo ^
moUra tonfi >fdegnati coll* inonda-
zion delFacquc , . c con vn diluuio ’
Aniruraco di piogge , colle quali fe- •
cero vna mobile fcpultnra alia^ge—
• vmaiw) còitetìcei /ote
mcaw'itól-tiiio !: jiancor la< /iWrà ?
volle; m f Iiioami dei ^ fua rdegno *
producendò Pitone* Tpaacaieuoie
riftretto déll’cie^ore delia fierez-
za . Eraidi corporatura sivfiermi—
nata che aureftì detto efiere vno •
fcoglichaninaato j,\sì difForme che ^
parca vftvritrattódeVmoati piìi*:
moftruofi délla*terra Jafieme-coh-
fufi • Afatfca fi poteadjTcernere /e <
la bocca foflc,viia.rpeJonca,di vn_j
monte i ouero la voragine di quel ^
ferpente.vaftiflìpio* ,,re»lmoto con-
wnùociò non.aucfic;accerMto j Gli ^
occhi-;f|^ÌFauano . fiamme fulftìt^e
colle: qua 1 1 s* illusiiiià ita - là inette ^
delle membra caliginofe . Era co- -
lóflb'sl grande armato d* vn*vsbcr^, .
go dmpenetrabile: c he* potea /rom-
pere la fteirz, durezza.,. Lànciaua ■
dalla Aia lingua non; già tré faette, .
màcentof c caiitc àpunto quati èra- •
no i Còrpi che ogni giorno diuora**
Utì .Né qifcfto Mofiro ftrifciaua Tem-
pre pelliioló> mà ralora voiaua per
1 ariaxomc Padrone di più elemcci.
Laviti-
Onerò la Véne^ana / 1 1 x ’
L'vJtfma delle cau/è fiè k Ca-
gfon firiale diffihìia da’ filófofi efler
qiTdla da cui è mollod'cf crantc «
Per dfc'mpidiGli dtìóri fontì 'cagion •'
fihalcdell*a‘mbizforò> il guadagno ’
dcìl’auaro ; perchè à^^tal fine dirìz-
zanola loro iirtenzioiìe col porre
ta'ntrm ezz iV (^efia éadfifèla pri-
ma nell’inteDzionc > ò pAftóro di ■
chf opera /‘cPvltirna ftéiré^cttfeio»’" •
nei pcmràhddfi da’ll*àhibizid^'
fov c dall’a'uaro altóricchcz!^ i ed
agli onori ^ ché poi fònoglf tritimi
ncll'acquifto i c fi ótte/igond dopo
radóperamehto' dc’mezzi*‘pé6por*-''*’
ziònati ; L’argomcntó'daJ-fihcfifa
ihtalmcxlo v LVomoè ftatòCrea-
tó per goddrc ‘ Iddio? ed 1
eterno bene : addnqùc iibtì dce pòr- *■
re il fuo fihencvbéni'yaai'> e traafi*
torij A riprender gli vdnìlnf'p'ro-
fonda ti’ nel Ornare- de’ piaceri mon- *
dani , che agitanorìnòfifo cuore ,
giouerebbè molto laicagidn fidale .
Non per altro iVomb èfiatO fòr- ‘
mató nel PItradifò tCrVefirc dal ce-
léfte Promcceo i (è non perchè à diC-'
petto >
».u «nic
|!iccto pcfo fc;iTttio:^*j|i2iakì al ;
Cielo d!imtp.ao^
do ^oimile icoi^arii) >. erb^uttarfi;
fa«gp4cllai|ÌMkjilt^r« , ftgóde dì
atòraeciarla , i^ii^giàf er diuenir/
Signorc4'if9per|>i^Qm <j«el capi-
UDpllogiaaojtQii^^^tpode.* r^oi af-
fetti . &%|Q falco? 5 ^11^^ faccia :in,i
ucria^'HeliCi % acc^^t^egeado:
getiiiCidillllllY diKcuoii »i? fiaf
rn^Af^ocj<qacecnpli#;lc beljc^-
z.e^PQf>Ì(en)« , . ed k^^trucubili ^
(jicÓ£(a^rgWc^»v«l'^
.^3Ì rfQjidaik^lrte Iper*
meg^af«oÌ5Ìfi?olÌL. e l^rAieli^c^
At^càimede^ Cckh?:
ra defidccoio.d^uof ; la^
^’g«Q?i%4i p&^pàtfef .dipQJece
-wi/cppiciby Agm^ì pikgraa-y
di jnèiiaiJan^ei^delk tew^tolcc*
à/orza^fel^f^ i e (di ^re.ali'Apihir^,
zìqner(ps^Q0^mQ i^mpò da rpaf* ^
feggiar:tii4*SiiipiaHiia > e eofoi^at-"
te per Iq %ariimf tKo di , to piuito/;, ,
qual ap pup£9 èia ÌJcrfa in:eompa~ ^
€hinoUì(£tKyeiè^(mal ìif
ràzione dcl Cieloi-' E ftato forni**
to di ragione colla: quale E diflin^
iU^Brut t e jmre.opcra coroo
fo4c vno 4cBa lor gregge non^v
c^nofceBclailob^U. dello dziox, e
delfuo^ne^ : » Mir h ^ì: V ^
- : Che (è volete auere va di '
tutte .dàrolJo coifaccen>
narhreueinente 1 opeta magnifica.^'
ed^AimirabiledelPonte di RiaUo
doueii Ipefero oltrc à^dugcntó ciii’-
quautia mila dueati. e fUrmodelló*
(BAntaj^hdAÌ Ponte > che.
r Arte > e le BelTo rendutoliwHa
Terra colle fabbriche immortale ,
volleaQCQra.eternarli nell* Acque » ^
, jq eldi/egno di quello Ponce Ban
carpale- menti degli Architetti^
pili ingegno^ nel ritrouare Idee
non più immaginate > gli Arcehci '
pili efpcrti nei dar forme la:’ marnii -
più rozzi 9 Jcbraccla più nerborute
nel cauarli dairinferno à cui diero*
no la luce eolia profondi tà dèlie ca»
ue , kruaui più forti nel traportar*
li dairiltria , che impallidì alla ve**
duca di tantefotterraneè rpcJoiichc,
c dijfcpokridd! vini Dodici ;milà?
pali^d'iolmtjt fìwpfttifimpmfònciajti-
nic^c..nclpacqirt"y,a^qi^aJr
foprappofle groflì/firae; ta uoJe-i c
faldillimc pietra si fòrteriictiee ‘Con-
catenate i che dalie furicf Ara telate •
dell'Adriatico nort faranno giam^
‘niaiftomnae/Te # La forma; dr mac-
^ china si mirabile raflembra noiLj .
tanto vn Ponte.' , .quanto. Vn'Arco
! )eriòni^le cretto., alla magnificenza .
1 del ScnatG^Vcneziano , aliar gloria .
deli* Architetto >. e ad onta deh ma-
re >.ch'e prigion iere , c vinto d i fo t- - |
to riinirafi . Oltre alla moltitudi-
ne della Gente j . ventiquattro bot-
: teghe piene di merci “dall'Arco fo- I
! Aengonfi» che dal Mare inchinato
, iJV’cnezia 5, imparò adiJirteuruarA >
, per riuerir la- medéfima\ £' fé la
{ Germania conflderalTe il • famofo
ponte fhnoda^T>aiano:t3el
I bio y e'hPónte4J Riàito> certami
1 re direbbe , ,chV* qUei chVCdfiredi
[ taato%ri^tatodaque^'d^^^^ i
i zia > 1 di duantoi fiunii tóifoi fopra-
[ aanaatidaifnare *. Per .n^olti gradi :
ì mon-
H
Outro la 7 tt$'
mònta/i alia Commìtà cfcll’opera^ ?
donde fcernefi moltitudine di bar*
ch^ > di palagi > e di popolo ; cioè (i
veggono le pc^pedel Mare Ve del-
la Terra -, . I fregi , e glì'órnamenti
deH’artey che accòlnpagriario' 1^
maeftàdiRialtòfrègiano il
deirirìuéhtore > e la Serenità del
Doge Pafguale Cièògna , - fotto i
cuiaurpicij furòndfacti Val qnale^
non dijffic ile il p<yriire^il giogo a-
nemici -V . fc ancor lo pófc aimar^^^-
co* Ponti; j.» ^ j ho'
'Ai
G A^P Ó- X i
sfitti
I ^ *-i:
ììrij.
- » ' •' i. i)
^ •
HiàrnàdéfFctto tiitto cià cheè
\^j originato c prò^ttó dallè^'
caufe . 11 giorno è cfFcttode^SoIe:
lo ilerininio delle cà mpaghe'V la di-
ftruzion .'delle* famiglie i la mina
delle gregge J iWifértamcnto delle
Città Vde riùólte "de’rèahiirbnd ef-
fetti dclia^gucrra .Mà'dura
la Veneziana liberta i la rclìfrériza
fatta ,
&tta da*; Veneziani, ali* Afla > eé*
a 11’ Affrica congiurate j:ed armate^
contra la Repu^lica > Jìabbondaa^.^
za deila ▼ettouàgliai ^ laiconoqrdiaf
de! Citudini , ia paccidcllo Stato
1 a %M«^zza del trafficò >, , la tcan^
qpillitàdeli'Adinaticòinon infeila*;
to t qè rconunoffb da’ Corfiiri i , Ja»
hmtzu della. Gattoiica ReiigióT
ne^^..iaf>ace dcil’italia Ibno effetti
deràu.aoti dal prudentèOimo/gòuerii
no4cli^<fliÀnioDoge:» cdc!Se<-
natori lllaftrifliini t ed ecceUendHb
mi perla nobiitàdel fangue , e per
lo fplendor delle vàrtù . Son quat-
rro le forti degli effetti , emendo
quattro le Ca|^ioqi ». ^i fonti di ef*
fetti varii , e particolari . Per cfetn-
pio . . Che r^omo fi^poffa toccarcL#
occupi luogo > non fia. penetrato 5
procede dalla. materia generaciua
della quantità , donde taliproprie-*
tà fon pródotte ; t che prontamente
viifeorra di qualunque materia^che
abbia nella, fu a mente gii auneni'
menti di tutti irccoli> gli annali y
e le fforie delie nazioni tanta, va*
riera
I
Ouero yenè:^na ", If f
rìetà d'OggGCCjy e Cwliy e mari, e
€umi , e monti, e vaiJi ,'e ielue , c
le feerie delle cofe create , -e poiSbili
ft origina daJia forma fnftanzlalc
dellf Anima ; che auanzi nella nobil-
tà della forma tutti gli Enti mate-
riali , cxrorporéi'fi dee alla primi
caufa efficiente , cioè Dio y cht ài
quella, informolio chelafci fpon-
taneamcntc Hcchi patrimoni/ , e
retaggi.; diCproggi titoli^ enomi
gloriofi , e li fpofi Còlia t^ónertà ,
òc Vmiltà : che fi fucila degli am-
manti pompoli , e lì ricuopra con.:.
abito vile, fugga'l Spie, e fi nafeon-
da ne* Monilleri , ò nelle fehic piu
forcllc,e nèdiferci più difabi tati,
rien dalla Caufa finale^ dà cui è
mollo l*vomo , creato per vn re-
gno eterno , il quale fi guadagna i
e fi compera più facilmente col get-
to de* cefo ri., c delle mondane ’fpc-
ranze, ecolla perdita degli Amici .
Sia r argomento dagli ^effetti . E
giórno ; dunqne è nato il . Sole -j' di
cui fia l’amplificazione ,
.Se le poucre , c nude montagne
- fìÌFilh^Or$i
, fuori t dentro fon ricche > &
. dobbate d’oro « e di ^ ciò
. ^cbbcuaQ alcole » il quale^^inail’iai?
. oofe òperchè fiemicQdelle glork
i Yu^kelarJciue grazie, r.ò perche
. amico degli^vomini . vuol ‘fotcrarre
. que* /- fpkndpri v che accecano ;il
^9Hdo,> e ghidano^coliumeioro le
r Mcordic$ e le gacrre;ali’ecéidib;jde*
Monarchi;Sedomahdate.aile:cam'^
pagne/Chicdia'^lhro :l*ammàwto jiJi
tanta-vaf ictà.ieflu tp ruvi f ifpQdde-
, rant^ effere iifSole > il quaie*dà l’o-
itro^lieroic rapito ahlAurora / le
j»epÀfiQfitc,a*ig^ttpJtè all’Alba^,
dcT colori a’igarbfani
, e agli«altri fiori alJrlrifeinuoIata^
Jlonoaile biade, i &a*frutti'fenza
• chicgli . di Solerà prò
, d c' mortalidiuenuco dipintore» co*
iorifee ogni cofa lenz’ombre: fatto
Arpicrc , cbikihcttc dcr raggi feri*
, {cola notte 1 Q^eftpcomcxondot**.
f^ere accortOL^ neli’andataal ntioiuel
rtiondo lakia’;vna vfchicrh
a i 1 a g u a rdia del noftro'Emifpcriò
, co me Spirito vitale raanticn viua la
terra;
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OutYQ la Hettjy^ci^e^Mfia I t ip
• tcrraj cpme<urforje>\^ek)ci®mo ac-
correi
deJJe deli^-PrimàUcra ‘fio-
f ^ del Verno s^rftp, Scila State
ofidcggiancedi tìade deU’A^utun-
no biondeggiantc di frtitta depende
dal Sole .‘Gii alimenti degli «anima-
li e degli voniiiii fon giitati dal
carfoi^r.atp de^ Sole ,;che più libc-
Monarca, ogni
.giorno abbondenòlmente /li com-
parte . 11 giubilo , e" l'allegrezza
deli^/^atura featurifee das^uèl ma-
re chiariflirao che Tomnierge ogni
noia, b malinconia.
Eifetti della grandezza > c della
i^^?§^ih^cnza del Senato ; Venezia-
no furono le pompe , ie^fefie^ e gli
fpettacpli fplcnniffimi >co' cj.^al i fti
accolta in Venezia la Maéfta di Er-
rico Terzo,aJlor che lafciato il re-
gno delia Polonia ,fu chia ma to co-
m’Ercole à Tollcnere/il pefo eredi-
•tariodella^Francìa pér cagion del-
la morte di Carlo fuo fràtello che
n*era fiato /‘Atlante . 'Onefit appa.
•recchiamenti -eguali aifaltezz i d*
' . va
Vn Pr inielpetsi graiide , e^*ma' Rè*
^bf^jct^i^hequà^pi^^ ijtéB^^
IdìbMf^è 'lèi^a i ^ìóà r&èdìÉi^
/ nòit
f dté^&et^rifticKir.eoà parókPHki^
«QrfkabaèVv^*^^^-''
' R ^àLmarad^rfencm
dùcè qa&rko «dalla potenf;sa ckll*
ammliiibil Seaàt<y Vcùicz
rate ? Vldè à^èodapeaedt^^^
Irffimo^Sèrfe èÌÙ6|>èito l’AdCihIcJéé
barche I dfgoddòk y d^briganci^
ni ydi fbffc j di galee > di fiiicbìtorl»
^he^egdìcatiaao :V eidadcompagna*
uano vna Galea ittfìipeH>ìtà >cred*
40 'fpter^èpot^4tì ’iK)^
dollà^lUaYòrttina vkià^càf^i
iiiqamf eràA Seiìacai^iy i ^^à}f i^^èeàh
corona àMoro -^Dòge ^ -èd à
gran Rè Córonàco ricènutó in quel*
ia Galea che potea chiamar/i^là
Réiiià frà P altre , CJuiui Errko
potè vagheggiar gli effetti dell'àr té
più arcificioS negNnt^h\« enellè
figote d j rilieùo certamente Vhie' i
sné' fatte immobili dallo ^iliipòrc';
nc* ricami finiifimi^douc Jc telépiù
itima-
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ùutt%U%^.Vtne^0nk\ iii
IHmacc , c l'oro piu puro reputa-
uaiifi di poco pregio in compara-
zion deliauoro; che vinceua la pre-
zioHca delia materia * nelle ricche ^
epompofeliuree , nonfol dc'Scr-
ui y mà de* Rematori 9 dalle nobili
ailife de’ quali fi poteano conghiet*
turar gli abiti della Nobiltà , c de'
Pignori, Vide Archi trionfali ab-
belliti dal ferro , c dal pennello ^ di
flatue , d'imprefc^ e di pitture rap-
pcelentanti la fuga « e la feonfìtta^
degli eferciti , che aueano attuto
ardimento di adfrontar/I con ellb ;
onde ancora gli /corni , « Pignomi-
nie de* nimicigiugneuano gloriò-» ,
ed onori alle pompe del Monarca_>
Francefe • Ammirò diletteuoii Ra-
gatte , cioè ynreorfo generale di
barche, e di gondolcper la via lar-
ghiiiima., uià ondeggiante del Ca-
nal grande, le quali volando lenza
le aleaueanper termine del volar
loro il Palagiodel Rè, meta delJe^
grandezze terrene , c per premio .
palme , ecoconeda tutte le Deità
fiuolofe del mare polle quiui nell*
P acque
acque in vna fpclonca fatta Reggia
ddfOnore y il quale onoraua'i Vin-
citor^, éhc piìidfìduftfiofi di Dcda-'
lo aùean date le petinèa* legni , co»,
quali erano innalzati jal Ciel della
Gloria gl*Inuentori ;Apprcfentò ‘
ancora la rmagniiìcenza biella Re.-
pubblica agli occhi di Errico quat-
trocento guerrieri armati delle due*,
celebri fazioni di Venezia, de* quag -
li tome bdlicoTo che egli era godè,
fommamente 1* animo di queU’JE-
roe reggendo in va Ponte ch*cra
piccol punto à tanta gente diipen'-
diflfìaic proue pari all’animofo fat-
to di Colite , che dimoiìrÒ valere
vn folo Romano per rn’efercito , e
che zanti efeteiti erano inRoma^ '
quanti v*auca ‘Soldati^ £ per óno- .
rarcil Sol de* Regnanti fè compa-
rir d'arabclc parti del Canal regio
nelle fincftre de* palagi quantità in- ‘
finita diiumii foggiadi corone >di ‘
gigli , c di piramidi ^ che fifieiten- ^
do nelfacqua mofirauano npikro :
Cielo fommerfo nel (mare tempe^.
flato di più flclle , che noti fono le
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Omo h \eU Venexj^i,
rfcintiJlanti fopra’l noftro Mon^o
. annoucr4tedall*AftroIogia>Ia agua-
le non potè ailora ,contar guellc ^
, che tramontate , c tuffate nejrac-
qua» di mezza notte forni auano vn
mezzo giorno ^ benché il Ciclo
foffe quieto 9 je ferehiflimo parea.*
che tonafle , c tempera flc coMuoni
delle bombarde , falutando' colle
frequenti falue il Fulmine ideila
guerra ^ Tralascio i con ulti fplen-
didi y e lautilllnii eccedenti i conutti .
fauolofidcgPJddij : le /Infonic piìi
foaui dell'armonia fentita da Pita-
gora ; i balli piu ineftrigabili del Ja^
. berinto Ai Aedalo ,, che farébbefi
. fmarrito frà gli auuiluppamcnti or-
dinati deli*arte, fe nella terra^e nel-
l^ria jfolTero ;qucgrintrighi artifi-
cioli rimali. -Inroraraa sì grandi ,
.c magnifiche furono le dimoftran-
ze TerfolaMacftà di ;Errico >' che •
ammutolì Ja fama , non ballandole
cento bocche per ridirle . • ^ ^ ♦
■ - : ’ ~ ’ ''i; ^ k%
. f
Vi CA-
— - k-,
41 r elio d'ori
CAPO XX.
DeHa CmpgraT^one »
L’Vltimo luogo intrinCcco fi è là
Comparazione^ Ja quale in^
tré maniere fi può fore , ò parago- ,
nando vguali con vguaìi , òininori
co* maggiori ò m iggiori co* mi*
nori . Per diilinguerbene la Com*
parazione dalla Similitudine fia
quefia regola generàle : che nella
Comparazione Tempre mofirafi e- <
gualicà>òdirparjU;ilchenoQfifà '
nella Similituciine • appagata nel
far veder folamente la conuenienza
d*vn*Oggcttocoli*aJcro. Perefem-
pio: fé nel deferiuere Ja ferocia d*vn |
guerriero y dirò, cheTU «fiume ac- i
ccefeiuto da tutte le neui deWAlpi ,
c dell'Appenino , eche non par
gliuolo del mare , mà vn’Occano i .
che vn turbine proccllofy furia del-
la fpelonca d'Eolo : che vn fulmine
arme più violenta dell’armeria del
Cielo; che vn cremuoto ariete fot-
' ter.
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I
OutrolcL 1{en, renctiand . ri'5
terraneo del Mondo, non pareggia-
no , mà (òno inferiori al furor dèl^
Goinbawéte,{aranno Comparazio-
ni ; la doue fc io diccHì-, chc impc-
tuofi fiumi , turbini furiofi , acccifi.
fulmini tremuoti rpauentcuoli c-
rano fimiJi aii'Ach'ilJe , ed al Bria>
reo furibonda , farà SimiJirudinc a-
ftraente, come dicono i filofofi , dal.
pili > e dai meno . L’argomento da-
gli vguaiidl^fò quando Vi g. dima^
Itrafi eficr degnadi pari onore , ò'
vitupero vna perlbna*, che l’altra',
noneflendodifpari di affluenza
ricchezze, di nobiltà di natali , di
grandezza di virtù * di pienezza di
vizi! , e.d’akro » JPer cftmpio. Il
giòUaTc Ìa*^Cittàdihr col configlio ,
c coil-aiutò répùtafi" d* egual gioi-
rla : dunque in parigrado di gloria
fi deono auer quei che configliaho>
c quei che difendono i Cittadini. P
argomento da^maggiori a’ minori
è ; quando proiuamo valer nel mi-
nore quéi che vai nei maggiore . A
cagion =d» efempio' . Se Francefeo
non rirpettai'fuoiCenitoficagioni
F I deli’
.r2,(T .
dc]Peflcre>£ della fortuna ; qual ri- •
ucrenza porterà a* lontani di fan-
gue , e di parcnieia l pa^ miaòn a'
è quando dàfli àdiucdcre
.X iò che valnci nainprp v^ere ancor
nel maggiore V Vi g; f rancefco ^
è. fi liberale e cortc/e verfqquei"
chea pena conofce r quai fonti di
grazie , e di fàuori non verferà /b^ '
pr a gli Amici ycd i còngiunii f Po-1 *
iremmo valerci de? maggiori a*mj-
nori à por re in palcféla crudèltà di '
SilJa^, Scilla^ che ingoiólà nobiltà
deU-'itaJiar* ^.c fè" correre? vn* altro ’
Teucre^ , anzi va mar? di fanguc
per iàCit^dì Roma
^ Ancorà^iLfà^^
corre perle tódedcÙa, Città
a
come d*prp ardoi^Uc '
pofte" dal fiero a* palagi di Roma .
eda pplueredelle abitazioni caden*
,ti,.oon hà' diTueldta» la> faccia, dei
Giclo y nà i’óndjeggiardcVtorrcnti
fangqipbfiy c deghaceadij-hà Qmh
merfp > e focato lo fdégno diSilJa ;
le lagrime delie famìgli > pia^
gneati "
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Cfmo la Vém^ana, <127
’gncnti hanno ammolJito , c fpeti:a-
toqueJ cuor diraflb nè il hienzio
funcfto delle contrade; difòlatc^è
fiato efficace Oratóre à perfuader
là pictàv:c lacompafffòne à quell*
^empio , c crudele* :.or che farà col-
ràltrc Città y fé ricuoprc con tanto
fàngne ifette colli' di. Rbma?',. che
amororamente gli porfe il latte ? fé
vuoi vccidere il Mbndó col troncar *
JàtcHà al Capo di tutto il Móndo , .
aJzaj:© à le ile flb/ nelle pianure
làtriier;va,Gampidóglio di cui egli
iìà jf .Giòue che tuoni »' c fulmini '
oollarpada ? Non^hà-piotuto rite-
ner Jèmanidi.quc/io Buiiridc mici-
diale il legame deU’àfjffnità'» e: dell’
.am iacr iheaife . sii
4*^altare»dell?Irai’innoccn2à' di lan^
ti or con qual furore mai^gerà .
lè armi contro à Nimici , ch'e àuea-
no polle all’ord/nc per legarlo le
catene fabbricate nella fucinardel-
jl’òdio ?i £ fehàJarciatcrolànjcnce.» -
le pictrc\,fl che additino iLfepolcro ■*
dèlia Pàtriagiimoria; nè mèno la-
fteràp oca poiuere; in cuifi fcriua il •
^‘4:. nome
I
/
tirano d'OrQ'i
aomc dell'aJcreCitiàjcJafìcrezza
per cffcf più fiera non rorrà vefti-
gio alcuno , ncJtjuaJe i furori degli
altri pofiano sfogarli , volcndo^iiil-
la efl'er folo nella vendetta , - .
Terminiamo la Comparazione^'
teon quella iiuoglw intrinfechi col
paragondi Roma , òdi Venezia»»
c delia Repubblica d'amendue . -
Pargokggiaua^ielJa cullala Roh
^.rnana libertà , quando i Tolcani ,
i Volici, gli Equi, i^abini', cd^f
Fi ancefi apparecchiauanle ' colle
armi là morte , e con gli Ibcidi la ba»
ra i e ladibertà di Venezia inuidia*
. ta , < che aueiTegittattiiìioi fondai
'menti neiFacqueà'RialtO:, il quale
€0Ìf^tezzA4d tnomof pronoilicaua ^
•k gràadezzatloue orarègiuataicoii
deftino fiù ciatada vn^iticen-
dio di guerra , tentando gii Vani, e
gl*aJcri&rbari fepotefierodiuorar
col iìioco*viia Repùbblica non in*
goiata dal mare vmà rifpettata',
adorata dall’Adriatico v La Répùb« ^
blica Romana Tide il • predpizió ,
uiclao , cTbairo deile fuefuenture
allor
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Ouerc la ^ett, V t% y ’
alJor che Brcnno coflrinfcìl fiordi
della» Giouenth à riconcrarfi nella
RupeTarpea , e del /àllbimmóbì^
Ite del Campidoglio dbue li ruppe il’
carro della Fortuna de* Senoni; ed
il Senato Viniaiano con timor pa«
ri mirò raltnra del fiiafeggio qua-
iì abbattuto , e dtprcflò quamio Pi^
pino lo fpinfc coll*"impeto dell’ ar-
mi^ e col vento fauoreiiolc dclla-i
profperitià Rialto , donde poi vit-
toriofa* r & allegra Vinezia' con-
templò l’armata nemica fommerfa'
nel Canal'Orfano i à cui-forlc diede
fi lagrimeaolt dinominazionè l*a-
uer cagionato vn mar dì pianto agli
occh i di tanti fanciulli rimali' orfa-
ni nella Francia* per la* mortte d&
loro Genitori affogatr ncll'àcqucL>
non iolo amare , mà amarifflme ad
vn^fereito , che auca lungamente
affapofati-i frutti» dolci di molte
vittorie profperamente ottenutc.il
Porto di Cartagine colle fquadre^
nauali mandò Tempre tempefte di
guerre neJlefoci del Teucre, c nel-
le Ipiaggc Romane e dal mare di
F S Ge-
09^ ' ,i"
volarono, miile legni piii^
tenjpeftòfi dell’AHriatico contra la -
Reina,di q9eftò;Batf agliò Jòngh i^
irmamentcRòma con Mitridate , il
quale per efler eyn Gérióne non»,
fu vinto le non dalie trfe Ahimc
gtafidi diSilla di Lncttllo » e di
PòJÌpep i gucrreggtò molto tempo
Vénezià(icól Gènouefi» c cof Virebn- -
ti , , chc|Mi£uer,oyn*^^ at-
terratp'qnan4*era>più V icibo alla-» •
Terra ; Finalmente i Rbmani creb-
ber tanto ,,che altri Guerrieri noa •
témettéro/alup fe fteflì ; ed i Vini-
ziani adatto fimilià* Romani’ com-
^Uéndóxóntinnamcntèfcóii l'Otr<'
tóraanno,ch'e.nelnomc:mQflr4 d*eP -
fer Gigante, di piìiinani , ipaKefano. •
che fe dalli Luna deLCielo R può
cclilTare ilSolc;la LunadèljaTracia
non può torre lófplendòre à Véne'
zia Sole del? Adriatico ‘,11 quale no
teme nèècclilli nèoccafo fc non_i
nelFvltima; eRnalejcuina del Mon-.
dò ', ; che vedrà cadenti. leReliè , e ’
ottenebrati i pianeti maggiori , c :
ffforgerà la pompa funerale dèi Ge%
nere
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citerò là Féneo^ani ; i^v
nere vinario priua.c}i Ju^nì >^.'1 quali ■
fbgliono eflerc vn chiaro argomen-
to d^lilvita-g ii;;fpenta/ e. deliaci-
notte agli occtìifoprauuenuta e .
CAPO) XXP.
r^Occobr€ncmcnte5.i luoghi da**
quali prendóniigli argomen-
ti eflrinfcchi ò remoti perchè
non fón.cosidifficoJltoii, nèrichieg-.
gpno tantq'ngegno Si:‘dinomina*'
no ancor fen^’arte benché ricerchi-
no artificio , perchè i*Òratore non .
traeli^allc vircere;déjla cau far^^co?
rae parlano i Retori , nèldalla co-
fa dicui trattali; ,, mà dagli' altri .
V! g. Il dir con Màrziale della Cit-
tà marziale di Rbraa% . > ' • . loi,
Terrarum Dea , Gentìumqut l[oma *
Cut pM cjì nib ly & rubi l Jtc undur/i: '
conClaudiaao Poeta tuttq. fiorito >
e che tutti'! pili bei fiori colfe dalle
prateriè.di Eàrnaro',;le quali fono i
Campi Elifij delie Mufe ; • , .
^6, Quà
rji nrmnrè]
Qìfk tàhU in tcnircmplelfit^^
dther; ' ■
CmusnecffnaimvipéM, netcwia iee§^
rem^
>Jfelau4em'y§»vU9€afi$ : quà lUecS
tmiUi
t^muU vicimfalìigiatiiifmrajhrit’;
,<Amorum, UgHmqttefo^s , iptdfimditf
ÌHùmncs> .
Ifitperiim]pMqìie déiìfeitnMéiiurith'*
Hac efi exigiHtsqiuffimbusitrti tctendh
In gemincs »^xtr,paruaq; aftdtprofeU'it
Difperfii eum Soltrmatms^
ò chiamarla con Atnmiano: Tmperiji*
virtutìimqyimMiitm tarem, ò còHàltff
Penice nata'dàMa Pira di'Troialj
Aquila feorpreintefita', c in mi*
rare il SoJdcila glorià y Pàtria co*
munc'di tutte le naziòni* Rifugio^'
deJPctàr-deJJ’òro difcacciatà dal fe-
coloxli ferro , Reggia ftabile dcllàf
fortuna che hà- rotto il fu0‘ carro'
per non* dipartir /ì‘ , che fon titoli-
gloriosi , e grandi dàti à^quclla Cit*
là da' Scrittori vguali al nome t c'
alla grandezza di Ròma,^ allega*
reaJjtreautoriù per corroborazio*
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6uero la tt'ett. ìTcne:itana rj j*
he dcllcJodi di Roma , fono argoì
menti cflTfnfcchf, c tcftimonianzc
prcfc di'fuori .
r luoghi cftrinfcchr da*' quali fi»
piglianogli argomcrtti remoti , fe-
condo Quintiliano , fon quefti • Il
Pregiudicio', il romórci la fema > il
tormento, leTauolé , il girirameri^
to,e’lTeftfmonio. . Il Pregiudicio
flgni'fica ciò che determinato ne*'
gitidicijfatti altre volte è di grand''
importanza alla Caufa , al ne'»
gozib • Remore fi è vn grido vano’
fparlb per Radunanze degli* vomi-
rti, il quale non cflendo appoggia’^ .
to al fondamento d*àlcuna ccrta,cd’
auròreuolepcrfona , èpocodurc^
uolc, cà'pena rparfoedirperfo , c
diiiien nulla . Eafàmaè diuolga^*
mento di bene , òdi male , che hàì
per bafe la ferma opinion degli vo*-
mini,edi'qualche perfona' grauc
la quale colla Tua grauità gli dà pe-
fo, acciocché non così tofib fi' porti’
via dalla leggerezza', c dalla vclo--
cità del tempo , Il Tormento com^
prende le pene afflittiuc > clic foni^^
r , UVtUfi d’iOfoi
lecfhuuiac cuori ym^oi
tre 4i pa^^gpnc vche fpnoft^rc ;
Wverità j e là falfità ,.,S6^:to!f*nQ(nc"
di tjMmcnto tvengono^ancoiai Ic '
preghiere ^ le minacce ri vezzi,glr j
H» apàzziil premi; le priiiazioni ^
de' bcpi |vi conuiti , ne' quali per
me^Q del vino ciie èvn ; dolce c^r *
ncHcp^dòJ cernente' fi violentano gli ^
atìfcttideil’yómo /, ; eii in fònama fi-
gnificanfi iuttei'inóenzióni troua- -
te da* Tribunali per iruelar ja men-
zogna figliuolà della viltà'. L'eTa-
iioleabbra^ Ì-le '
^uàli fonò flegàinT^
itÌ2^V.e dàilàtP^^^^^^
teftìmpnìànze fiàmpate>.òicrittc .
fciìdf ed arme potentHiime dà^ofJ- '
■fendere i e dà difenderfi; JTgiiira*^'
mento è: va’àtto> cofcquale^fixhia- ■
mano Iddio i.i Santi ,^’iécofè ci'ea- ^
te per corroborare: il fatto , e quan- '
X(M diciàmo-r cficndo la religione ;
^ijrumento- efficaciffimo> neVgiudi-
eij-i; e colla riuerenza ,-e coLterror
di eiT^ fò^^p; fiati >, intir, alcuni petti ■
coi^tra i quali èrano fià te adopera'-
te
DìQmì7: ; oy Googlc
Gumik Bjtiti Veneziana , ìjj
té mdarno macchine delia - fie-
rezza per batterli per' cfTer veftiti ‘
dell* vsbergo di Marte compoftb de*
piÌKluri diafpri , e diamanti . 1 Te.
flimonìj fon lè perfone chc^attefìa-' ^
no , prefenii‘,òJontane *jamiche,ò
nemiche , di ninno , è di molto cre-
dito, di rei , ò di buoni coftumi , di
quefta%, òdi quella nazione ; in*
tìuendó.indirettamentè Id Terra , e ■
gli afpettidél Cielo', i e de’pianeti’
negli animi noftri',*c non diretta-'
mente con isforzarla volontà^ co-
me fognanfi alcuni Aftrolaghii che
tolgono la libertà • acciocché^ piu ^
liberamente fi pecchile per rénder-
fi più famofi àHcoF infamano' il-
Gielo . Tutti i' luoghi fòpraddetti
fon comprefi dà; Cicerone- fotto’i-^
Teftimonio ,che fidiuidé nel Diui-
no', e nell*vmano Il Diuino con-
tiene gli oracoli,! prcdicimenti
gl i aufpicij , , e gli auguri j prefi dal
canto ,e.dal. volò degli yccelli , eJ
dall’ofieruazione?degli altri ogget-
ti; le rifpofte de'Sacerdòti, dègrin-
terprcti de’ fognii e degli Àrufpici sì
die-
tjé * M'FtUè ttOnr •
che confiderano ie vittime de/Hha%
te al facrifizio ,11 teftimonio vma-»
uo contiene glieiethpij>,,le /enten^
ze yiproucrbijv giiemfaiemi > i ic-
toglmci td'imprele > e cofe fimiii ^
le leggi , §Ji editti , iprcg indici; >
i teilimoni; ji giuramenti , i patti ^
le conuenzioni , i tormenti tutto*
ciòche dcpcndc dalPantorità. dcglt
vomini ilhidrf 9 dalla volontà de^
Principi „ delle I^puBblichc , delp
adunanzc>e dai parlar volontario >
ò sforzato com*è quello del Reo ,
chci f]H>ntan6ainénte confelfa > ' ò
sforzatam^e ài. cagion de*' tor-
menti'*' Da 'qpefti luoglif eUrinfe**
chidl.pojSbiìcauareragioniper lo»
dare>,òòiaiimare ’> per difendere
e condannare^ * Per condannare va.
Reo'potrebbe cosi aringare i^Accu«>
fatore. ; ^ . . t
Non mcritadr goder lapubblica
luce delSole^xhi elTcndo maluagió>.
& pdiandopcrciàilgiornb corami^
le di notte v n misfatto , col.qnaie->
contaminò gii Splendori purifliiiii
deile ftellc, c dinigrò la bianchezza
della
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r _
éutn la ^ettl^éHétiétta I 1 1 7
della via del Ciclo » che fi è tutta di
latte. Chi per ricoprir la colpa cer-
cò l’ainanto delle tenebre fia imiol-
to dal velo caliginofo della inorte,I
no Uri Maggióri punirono con firn il
pena molti altri non di/fomiglianti
à coftw nella fceleragine . Nè v*è
fofpetto che la'confeflion fatta dal
Reo (ia (lata finta-, oucratfifefto di*
viltà cagionato dalla temenza di-
maggiòrgafiigó , da cui apprcnfió-
ne abbia feopertà la malfiàgfrà ce-'
lata ne’ nafeondigh* del cuore , c tì*^ ‘
data all*òrcurità della notte . I
(limonij ; che non fon di due lingue
eorae i Cartaginefi , nè le hànUo-
vcnalitomeiGuriòni mà ebbero
Tempre r innocenza kel cuore ac-
compagnata da yno iluolò di vite b*-
]e ^uaii Jorendóno infiiperabile al»
la potenza degli afTettf, atiUerfar
dImeAichi , mà- non mai del tutto
dimeiticad , affermano^ Teccefib'
commefib^ £a fam a fb rhAa 'di p i u >
occhi , che non fono i lumixidttur^
ni del Ciclo > c dfpiù Voci dellaièli
uà loquace di Dodona 9 PatcefisLi» ^
Le
. ti P^eU0 d^Orai. y >
Le leggi, cioè le Maeftre ,,vche ad-
dottriiwno fèi^z^ fiancar fi , ed in^e*
gnanoseza niiC^^dèi e fc^pi fileni , ,
.che ra^cengonp le p^òaiji
/fé, e sffenatejigiudicanc^^pi^OjQun-
zianadègno deiirvjcinu^iUpplK:^'
coflui> che fìi il primo ^e^ribaidi, ,
c vn Moflro nuHàvimuu^ptum , ,
ilqualc perchè fii ainmapfira,io nel-
la fcìjoladeilà fcclèrat^a:>, ed in^
dlffóliiziq^ difpfcgiè ^
griiifégnamen ti deìl^ pci^ènza , c *
dcKà giùfl^i^/ >*/C*ruppC' f' legami?
dèll'oncfl^i/q(^qualiira<^
ticnci e viue^ihiiberft^^
del vizìp-^P^t^^’iho^^ll^giora-
te^ii^ntj fóq|[^cntW2et4«^
JRel^iòi^contral ì9a|^^
^Suafqttrarfia^^^^^^
quefla èzoppica^CjiVn ^
chzarezza del giórno > perchè
ilcurato dàlia notte > e dal
deUcùàllti^ ,, .:,r . • , , ; ,
; £ìpéréJtóyéne^-4:C
non crc&c perde Jpdì a j tr« j ^ -
cre/ceàiizi gìòrie a^ódàtóiMiì^
fri. mólti alcuni clógij ;>.
co*.
Di-j;;:,- ; by Google
Ouero la F^eiK ì^i(iana: jp
co* quali fubJimaroho fe ftelTc lei»
penne di fòl Jéuatf Scrittori neJl'al-
zàmentó di Venezia". Il che feruir* >
V d'erempioàchivoleirecómmefida*
xcdairautorità V-c da: vn luògo e-
Itrinfccò qualchèCittà i che oltre i
proprij fregi i edintrinlechi auelTe
ancora gli altrui; egli èfrériòr h - ^
1 Poeti migliori V cd iCigfti piu :
(qauidiParnaro y gJi Oratori piu
:fàcóndi> fgli5torÌci* piii rinomati '
col cant09.colla linguà; colia penna
cfàltarono PaJteàza diVénezia% e
degli abitatori . 11 Sannazaró' Pàn-
tèpofe al primo miracolò della Ter- ^
ra , Roma ; c cantò che Venezia
tùata nelle pianure' dell'acqua era
più eccelfadclla Città di Marte in ^
sù i fette còlli jjòggiàta;percIi'è Rb»
ma era vn'opera pólIìBile àfàrfi^,- e
già fiibbricata dagli vòmini ;/là do-
ue Venezia era impólfibilè à'C^afcu^
noeccéttò alla potenza'di Jjio . -
lUmhmmii' iices , hant
Dc$Sf' \ i - »:4 . .-.‘Si 2- ' *
c pufe?eircndo anche quella Vmano ^
lauoro,;raccoglicfi thè i fondatori
du
. Ì40 U fatilo ttùw i -
di Venezia ebbero dei /bprvma*-
no^ . Chi la chiamò Rcina dell’A-
driatico/erniu dà Tcddc y e da tut-
ta la famiglia dei mare > che per ai-
crojDurabile par che abbia mutata
natura neiradoperarii cosi coRaii-
temente à prò di queda Città coro-
nata^ : ' ^
tÀdftaei ^^egmémarit^Ham ferué "ptre*
tnr,
Titbys 9 €$ ^bftfuijs VMdéoaUms ambii:
fon parok 4*vii moderno inferiore
folamenfie ragli antichi Boeti nel,
tempo > e queiii ^ife ancor con r»>
gione^, che*i dommio del mare ia^
prima è de* Veneti r«poi de* venti
laonde; douean procurare i nau^
ganti d-au€f i*aura fauoreuole d’a*^
iii^nd^er ; - r ‘
iPf^tmtpsiaHtm > pentif^ae irate fk-
Caiiìodoro col fuo flile dorato fcrif*»
fc; elfere vn^dunanza diCaualieri
e che fé le altre Città fon popolate
di nobili , c di;picbci , in quella fi
CQteneua vjQi*Airembka.di Grandi..
.r"' . ' ££
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Ouerd laì[nt,
prxdicabUes plcM nobilibus T
Il Giouio Jc diede titolò di beata., ,
e di aniLTiirabiie da cui la feiicité , c
la marauiglia non mai dilungoffi .
Sid e a anté stias et lieata , etadmirdbìlis
extftimatur , nulùfque opportuna bo^
fUum miuritt. Leandro Alberti nonfii-
nolJa gran genitrice d* vomini
grandi , c d'ingegni maggfori fem-
pre piu feconda nel prodarii . ^Frbe
bfcmaximorstmammorum homines , et
ingenia pradara femper magna niultitu-
dine k^buit • Filippo Onorio affer-
ma , àie à ninna Città cede , e tutte
eccede nonfopportando nè premi-
nenza , nè agguagJianza . VenttioM^
Ctuitas efi pulcherrima , ac^ngutari fuo
fitu admtrabUis pra cateris Cimtatibus »
quibusnulUcedit . Il Sodino nciiibro
terzo della Tua Repubblica là dà
per inuincibile , e per più forte del-
la Torre di Danae , mentre Vene-
zia non fi ia/cia corrompere da* do-
ni degli ftranieri , ed è impenetra- '
bile alle piogge d'oro ^ le ^uali io-
neate han tolto il Juftro alle Città
più ciliare ^ e foauneria la libertà
14^ ili y elio
. de* Popoli * Sedhoc inprtfnis Senatori
. eauendum ejlyne peregrinorum Vrincipum
largitiombus deptanari fe > gut vllo bene»
fiiio0gati patigtur ; ^uodtmetftcapi^
tale effe debet i JtihiL tamen frequentius in
. omnium ,oculos incurrit 4 excipto Vene-
itaYum Cmitatem , >qua ab hoc fordiunu
g/enere pttrum babtt Senatum . Tutti fi-
nal mente confelTano effere vna for-
. tezza inefpugnabile , la quale refi-
ilendo alla ferocia dePmarc dimo^^
fira non auer, timore della Terra*,
quando congiu rafie al disfacimen'*
to d*yna Città , che trafeorfa vna^
,breue puerizia fi è conferuata fem-
pce inyna lunghilfima , e robufìiffi*
iBagiouentù , Ja quale noninuec-
^chiata nello /pazio di mille, e piti
.anni > non hàprouati gli accidenti
.della vecchiaia? ciocia debolezza ,
.e la caduta; che peròBaldaflfarBo-
nifaziPappellòin vna Tua lettera ,,
.Vrbem teternam nonnifi cum rerum natu^
ya, ac Mundi machina perii uram .'Nè
fono.minori i vanti dati a'.figliuoli'
d*vna Madre fi gloriofa augu-
■fi^. Dal Card inai Arnpldo Ofiato
Ouero la \ett . P^ene^ha . i 4^
nella piftoJa ,^ colla Tua pennaj
pitrpureateftiiìca/i , chcdHor della
prudenza'jfioriTce nel petto de' Vi-
niziani . Veneti res fuas tanta p^uden-^
^tia agmt auàm àUus quiuis ^rinctps^àzì
■Giouio ?Fel.primo libro delle Sw;
rie ; x:he nel vento /econdo dellaj
•fortuna prospera piu del doucreL»
non lì gonfiano ^ ^nè mancando -,
fmarrilcono^ nè fan getto delia co-
ilanza il che è la ?vera Idea d'vn_i
Eroe . ^ hontmes in aducrfa rerum
. fortuna coriflantes > numquant
/OTWod/r/ dal Tuani nei libro 37.
che l*amicÌ2Ìa de’medeifìmi come-*
gioiellodi graa valore ii dee gua-
dagnare , e comperare ad ogni
prezzo da' Monarchi . Kullum TV»--
cipem èffe tota Italia > 'excepta\epultUc9
V eneta 1 in cuius atuicitia tomparandé^»
J{ex multum elaborare debeat . •£ final-
mente nei libro 2j. affermali dal
medefimo , che folamente nel Se-
nato auguffiffimo di Venezia tro-‘
uafila prudenza intera , la quale.»
nelle fue parti è diuilà fra le altre.»
Repubbliche > eleaitrcSig"^»***» -
I
i
;
i
i<
J
i
\
i
:H4^tU0'<POf0$ ’
della Terra . Fenetus Senatus meriti
cmnis duilis fmlentiéi officina vocari
4ebe$ , ;E per mo/irarfi i Veneziani
inai:au<jglioficom'èla Ciuà loro «
non.i^iartirono i fiumi in piccoli -
rigagnoli^ nè tol fero il nome di fiu*
Oaeà Pinde , il che fi fece da Ciro ;;
màdirperfero in mille canali l'A*
4riaW(:o Tacendoli {correre per
Venezia:, quafi abbiano In balia il
mare,# . elo pofTan tramutare in va
rmQ ,f leuando alfOceano il titolo
dteàcr Padre de* fiumi .
Comparisce però più ricco d'in-
;gegno quell’Qratorc , che non
pceadeinprefianza di fuori , per
€QSÌ dice $ gli abbellimenti dcldif-
corTo , e da* luoghi efirinfechi , mi
^grintrinfichU in quellaguira^ ^
ci^evVngentilvoQio itimafi piu4o-
uizioio qualora nel riceuimento d’
Vii Principe nonferuefi degli araz*
zijC degli ornanaenti altrui j inà
de’ nobilifiimi arredi della Tua guar.
daroba ; che è la Penicia j e POJan- ;
da dei palagio. Molti facri Orato* r
ri difettano nel (buerchio adopera-
7 ' ^ - - • -
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Ì4f
rafcnto de* luoghi eftrin/echixrolma'*
<io le prediche loro d*aucoricà X)iui?
ne , ed v mane, di Scritta re^xl^adrii^
di Autori gentilii,ieGattóliciynè ad-.
- ducendo fe-nonldi rado; gli argo-^
nienti intrinfechi, che fono Inanimi*
de* ragionamenti , e gli arieti for*
-tifiìmi deireJoqucnza , co5 quali li
perciiotonp gii Vdkori per ibr-.
prendere , ed occupar la Rocca deh
cuore. Oiiindiiiafce la filatèra de^
difeorfi non mai finita > à puntacorr.
me la teJa di Penelope - perchè
fcndoinfiniti gli Autori che fi pdfi-*
fono allegare i fi può allungare in^,
iflfinko la diceria^ ^ c dire à^cofioro*
ciò che dilTe Marziale ad vn'Mae-
firo : pis Quantum óthpitptcUtmestAC-
cipere vr uccàs jpotcndofijegua Ime n-
tc pagare ii fiicnzio-, ed il parlare •
E fi come nella Filofofìa / c neJI^
Teologia non mer ita lai aurea di
Maeltro chi cita folaraentei tedi
de* primi Maefc' del Mondo Ago-'
nino , e Tornmafo > Platone , ed*A-
riftotile , sh I fondamenti de* quali
fentenze, vfaudo queir
G ìpfe
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^11 y elhdfùro ^
dtxU de’ Pi ctagorici fenz* ap- I
porcare alcuna ragione del detto :
~ cosi non fi dee annouerar frà gli O-^
ratori artificiofi chi vuole -4A>«4e in •
umifere fama 9re,viìerfi folamente.^
de* JuogHi nominaci fenz’arte; qua-
li l* £loqucnzarToflcpouera di ra-
gioni iatrinfichc > c mendica di ricr
chezzc proprie 9 c non piìi^tofto fi-
mile ;à quella 'Reina dcfcritta dal
Saloiilta:: jtdfUttt. l^egma^'t^
‘ deauratn ctrcumdatavartetate , ceinpe-.
Rata. d*oro , e di^perle » e liftata dc*{
, pib bei fregi dclVlride .Torri V i
prouarvi^twlche Predicatore , chc’l.
peoeatci àdetcft^bilé; e per far ciò;
Sà prima vn grande ftudio nelle Po- |
liancee , acciocché pofia riempiere- !
da ca po à pie i c ne* margini » d*au-
torica , c diserti ifuoi libri , i quali
paiono y fummi piena iam margine libri
Scrfptus & in ter^o , needm fnitm
fOrefles .
Qiiiui (Iveggon vari; titoli appro-
piati dagli Autori al peccato • di
pelle , d i Serpente , d’idra , di Cer-
bero, di furia, perifpauentarpoi |
dal
'^Ouiro ^^^ianì ",
r’dal p'crganto i pece» tori; j*r riè ccim
; k ragioni piÉi forti , rii^ktramè^zt
i le te^moriiaiize in^
tririfcchi , "<k*;qtfaljj<coriS€k}ajtanti
; Ipecchi^rappref^ifi: lal^branezza
. del vizio à^ife^feetì tanti , e :douc lì
> veggano'i;njàli:cagionati dal^ipcc-
> caco . '^ìE «guai torrenti di ;dirc noii^
: ilgorghcfanno rper inondarci! pec*
. cato quando l'Oratore abbia l’arte
f d’apfirc quc' fcdici^Juoghi della-.
, Rettor ica ... -1 foli cflTetti del pecca*
; tò eki|ueitti^a»Qtefl^^ t di*
ilefi fono vn Nilo di fette gran boc*
che . che feconderanno Torazione
. c renderanno facondo rOratorcL»;
; fQprabfecuidzntenicnte non che
; fófficienzaleiiza ficortb alle
. nizionr.aJlc caufe vagli Aggiun tl v
e alle altrefonti:/ impcrcioechè»i
peccato fìi quello:, ^he 'bruttò nel
Ci e Io J a^ bellezza del le Softa ozeo
fpirituaii, ed annerl>C0llc4lrrc lid-
ie Lucifero dPianeta ;p iù ^luminolb
degli altri' 5, mentre volle aggua*
gliarli al Dinln Sole • il peccato
ruppe col Aio pefo la fodezza delle '
G z sfere
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«fere celefti fondtitc guato il dctté-
ài Giobbe à gii brbn2Ìo: accedi
fc col fu©jghtaocio'l*lnfernoi ;: ifè.
sfiorir coJd’aHtò da Bafi liTch io
verdura della dèrra^; armò colla fiaai
fierezza, di a^le, ^xli rpìoetrtUUdlò'
alpcimò Genitore Adamo ; cacciò'
deli regno dcl ripofo gli abitator i*
del Paradifo terreftre , eli còndaijH
nò ad vha eterna ' fatica' t: prinoIJi-
del retaggio della figiniolanza^di;
Dio , del -patrtuionio delPimmor^l
talità ,dcll’iniieftituradcl Cieloy dir
lotti i tcforiic di tutte le felicità to^
glicndo loro Iddjoiyfc.pcr Ja doJccz-
zajd'ni p(>niia>àfirapaÈra to . fè affag-.
giar Pàflcnztay e’dffidc d^ogni ama-
rezza la Adamo vocifo ammazzò
lii difcendèiiza prima chCinafcci&V
eicon vn colpo fdce ftragi maggióri-
di -quante nciinixaiTe.Marte.iiellc
battaglie catàpali * .Lo fpoglia-
mfcnto de’ doni naturali y e foprv-.
mani dell'. innocenza , , della rgra-
2Ìaf>. ddla.tranquillità deicnorò '■>
ddclxiaròr della mente la priuh-
zion del reamè^tC dei dominio fopra
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Outrolaì{W, Fent^Una.
le Creature:ed hi lor vece la feruitìf»
la cacciuità , rofFu/cazion deirin*-
tellctto ,.i>éunwilti degli affètti , Iti
fcompiglio internò^ ,^Ja maluaghà
porpaia,- furono gli effetti del' pec-
cato! i.Qudlofugata^'età. dell’oro
portò^elJa del ferro,- tonò', e ful-
sahiò co* metalli nei campo , fla-
gellò xo* remi la sfrenatezza dei
marea,;? fcom pagnò^ Il amiciz^fe de^
compagni , i. Tefei ^ ed i Pirìtoi
>difttoiia congiurizion delic-pareai-
tdiCv,ie dcffangue t accoppiò id
Ìealiiy/&.i ribaldi fotta*!’ giogo del
vizio >c defcriifc al ruolo la Super-
bia., Tlnuidia /.lo Sdegno , l’Anaric»
zia / egli aitrimòftri vfciti non dai
icnadcli'iAflfrÌGaj/npà^all*apercurà
d'vn pomo,caJla, quale fidifohiu fé»
£o a,ncora'^,dapeftiknza,/la fameii^
la magrezza, eia fcbiera di più ma-
lattie che non furon quelle , chej>
vennero, nella dilcefa fauol^fa'di
Prometeo dalCielocol fuoco rapif
lo , daeuinon furon arfe tanteCit-
tà' quante. nc furon confumate da*
mali cagionati dalla colpa.Le sfer^
- ‘ G i zate
o" , ìl,FeUc doro r '
^icefordc come dice il^atirico , c *
rinternc ambafce; iencite di- giorno '
da* rei i Je*-viii6niórribiliii. c Jc fpa-
neatofe iaruc vedute da’mcdc/inii
di notte ne^iboni torbidi> & inquie*
ti ombreggiate coJi’oTcuro dell*c»iio
bre >.^ebberò principiò dal peccato "
fatta: carnefice e.JDfpintòrCipcr
iftraaiare i Albi fcguaci 1 timori -
del fijggitiiio ' Cà^ che > temeiaa* '
c fie fe Ite ITo; veci for del l e fiere ^ '
fiera del Alò fratello ingiù Aàmeiitie -
ammazzato : :gli vrli^diNerone>
trafitti^ da mille- punture d'animò '
ne’ letti di rofe 'ì; é/iodcok da.’ colpi *
mormli qu^l^i^tté.dri^dbd^ *
gttardié i :
ietdinpeflfe fielpettòidr Giona: più >
fiiriÒfddellé pròce i le del mare :
fiamme cadute dalì€^ófdprai(]pel* ^
riufami Città^dl ifmorzarè ibiuo*
co delle t:òiKUpifi:ci^ : il'diluuio^"
d^adque:infiai per: fbmmérgcrej» ^
fiH vomini^i- efié nelTun^ tàlrmritb '
poncano allà' toror’ -
unti altri ga Qigti i h che ■ leggo* ^
nomeUe Storie (acre > eiprofane -
featu-^
Oigiii Cd i -jOOgll
Oìtero la I{ett VéntT^am \ i j i '
(caturironadai peccato .
Or vedére che larga vena deriua
da' (oli e^cti che:béne ampli £ca^
ti > e ppndérati daranno à^diueder
4'Oratorc'pjÌLCopiofò dell^Occano
òrigioe di tanti fiumi reali > à cui
per eflcr mari null'altro manca
non il nome> e i'amarezza dell’ac^
que..
€ Jt P O) X XI K
^ . . 14
ÌltUé>€aU^rÌ€ filofcf étè donde p
e^woì.rnanrU.daltVtamtm^
I . ‘
©Van tunqu c c anafic. il Cigno ^
dell'Arno;:
- Tómrarytonuàavdfihftfài
purellaèàguiia;degl>àntichi •
ni j adèntrariccà , ©fòrnata ,òco- ^
me le montagne che afconddno To-
ro idi fuori nude, cpriiie infili del-
iferbè i mà,ÌBternamenteripicné di^
tefòri i c di gemme", flcyé-fifié par-
torite^algirameiiradd Sòie-, c dal ^
riuoigimento dc>CliBlfi^c affidata^ -
alla notte piii buia Le miniere
p : 4i dun- -
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Vfz 11 4*0ro > .
dunque colle qyaii ci arricehi/be l2i^
Eilofofia»e donde fi può cauar ma-
teria preziprq^ailli\i»ÌQar la yiai;^,
per cui v^affiallaRettorica ^ e da-s.
impcrlareidifcorfir, ' fono le .dieci
famofe CatcgoFÌc la^Softanza , la.
Quantità, la QuaJiti, la RcJaaione> •
l’Azione,, la Pa filone, il Sito , il
Tempo, il Luogo , e l’Auere .
La Softanza , che è quel che jfo-
ftencaii dffe Ile fio , contiene leSo-
ftafize'ìnateriàJi , edimftiàtferiàli ,
.cwpprec , ed incorporee , razipn^
li,’ ed irrazionali anima te , ed ina*
fìiinate, come fono nel Cielo Iddio»
gU Angeli , i Beati , & i pianeti i
ncirarià le Comete, i fulmini; nellii
Terra gli vomini , ,,& i Bruti , le
Piante le pietre , i fiori , ed i me>^
.tàlli : .nell!acqua tutte le fpezie de*
... .. .•
. .La Quantità M.chc dinomina
quantLgli Oggetti racchiude la
jpQoic, il nu^ro , il pefo > c la ili-
ma : V. g* lapiccolezza , la gran»
dqzza , la lunghezza , là cortezza ^ .
H rs^ccoltà:de’ numeri y erutta
Digitizod by Googl»
Óu€Yo Vml^ana\
r^kme|ijCj^>,v»Q>:4ie yenti, cèinto^i
rlpi il jiui^
la a laij^«c^«a *>i iajkggerezza , i le
mìfi-W , jeipairti , ili ÈtiEto>Ì*égaaii-
, la ^iTaggaaglkaza , ^^-aper prò-
,pQrzioa$ ^òifcQmiencaza.,( dkiiflo'
j à l^dTfiieìibdwMbilc, tei;-
iiuiiej^ òtPelTe^^ P’
4uer compimènttbiyiC perfezione 3Ò
lielTcyre iqap.ef.(et{Q , la iprczioità >,
e la viltà-ehè fono yna cerÉa quanti-
^^àdi ftinia V, ^ rv.il' ' • » ■• 'I
o ;La ftalica?, mcdiaiite - la^quale
fia^odettlqualiv ha rotfco‘.d» folte
qualità pertinenti a* fénfi, Je figufèV
lte.qualitadcU’i\pimà e che dà
e.fterioW diftetminazion j. mtótót}-
ta fon tutti iqolorijche rendono
go yò difformed*Oggettof^ piaccio-
no jòrgradiroono.ail-occh io, i'fuo-
4 i gra^ i-, ò fpi*a ceni i a li‘o(r è cch^io 91
fepqrfche confortano yòd ifeonfo»,
tanoiil gallo y Jeprimeqiialitài.cal*
4oj,7freddo,vmidp,,rcccócoTifbr*nie-
VoU, òdifoonuenienti al tatto » Jc
qjinlitàìder;iuate.daJle prinicj, la
ipte|^n«a>iadifperazione.,ilti.mo-
'iii.: G f rcy
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^4‘‘ ilM&iPÓfòlf ^
ré) Fau^cia ^lamalinconlajl l'alfa- *
grczzax6llciateiré paffiofli-; quelle •
élìé apparté%onò'aHMittdiete<> ', ^
edme 1^ àcuteaza ‘ r* grò ilczara ‘
dcll’ihgcgno ; . e la virtù , c*!l -
viziò còlte altrc'im>r^f; fanità ^ •
riaféCmttàjèollé ^fiàeùi^Ji iuterne^ t '
e finalritenuquoite' qualità^ ', ch^ej»
Ndaanò'vafie appcllaaiònièllef/ori, «
còme ròiro là buona > è rcaifòrt una , ^
la lode , il biafìmo jiÌàMiòilà'7^ -
fd icità,’dà che dicefi bùotìo, ò mal-
Uàgiò 9 felice ,Ì òiinfelice il Sogget*^
tQ^ fono della Catègoria della *
ÌM.: ; ' . .;-’ìV
. Alla Relazione è fottopoftò tuc-^^
td :ciò che fi riferi/cc ad altri V e dice '
dcpcndcnza- ; Per efémpio : tutte^ .
-le cagionrdi cui abbiàm f ag ionacò,
dicendo relazione alloro effetti -, e
quéftiaHécagion'i ; ; la ni*
miila > la fiinigl?ànza , la dilfimi*
glianza ,l*cffer Padre figliuolo •
signore , ò Soggetto' &cj. fono di
qUéfiàCaiegória ; perchè Peffer Si-
gnore-importa l*aucr fòttò di'te^ ^
vaffalli i;Pefler Padri aucfifiglÌQ'^ '
, ’ j lan^ ■
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OmolàHett,f^éne7^Maì
dèf]^ dailcCagioiiiii • - •'
• £’*A2Ìonè'fi è}iqi|cll^a '
qtìale gli Agenti óperand , 'fe^i^ida-
cònfitidl'ittoi 4a’qùal forma ivicn ^
bietta, mòdò‘,.daJlaFj]óÌbJfà ; tìù* ^
Pilfioiie diik>t^’q^Iuifqué rkeu^
mento ^ òiìa
nèj Ò'còntfaalla hatuiràdcgli Èntì> • '
Per cagion d’efétòpiò r • P illumina-
ziòiiddSoJc, l-edificazion deirAr- '
chitettò^,. la caleiazioH del fuoco ^
chiaxhanfìàziónb mèdrànte k qua-
(li rifcaJda ìIjìuocó , fabbrica fAr-
^itetto illumina*! Sole i lai fteffa '
itìùmin3zìdric>,e4*édrficamcn ri-
ceuut i ne Soggètti '3ppelfàfi' Pa f-
iìottc . Siippofìò cièc ogni òpèraz io-
ne naturale^ ò fóprvmaòa, com’è
il creare i il produrre, il raffredda-
re^il rifcaldàre, il'f idércrif piagne-
re fòlio azioni; il condannare , Taf-
fòluerc, fofFendere , jl dififendére^
fono Operazióni della Politica .* ’ il
4abbbicare > i a tterrareiòno azioni
dèlia Mcccankd'; prerupponendo
però fempr e , die qu c de o p e f az f
G 6 ni.
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jai;CQxifi<leraéjDcll*AgeDté che ope»’
ra prendono il nome di azione , e_^
^oggetto' hanno quel-
Ip' dy Pa Alone . ’
; - Il Sito.vuoldirè la' pofitura , ò?
iItuazion4elJà cofa'jfc ftia nel mez*-
zo, à deftf a , ò;à iiniftra , fé ilia gii-
xence i diritta > penderne > baila ò '
fiiblfrne»'', , . . .
-i>r li Tempo-cÙffinito dà! Filofbfi efì^
.ftrla mifuradel mouimertto , com?
, prende la durabilità,la mancanza
l’intermiinonc , la continuazione ,«
•l’3.ntiehicàii*cl&r moderno^nuouo»-
eiimiglianti:
: : Nel Luogo >-'chc altró'non
non la fuperficic , edil Ternainei»'
contenente i Corpi, confiderai la
pienezza,la vacuità, la ftreteezza
la capacità &c.^
Lvitima Categoria dell* Aucre
altro non è fecondo • Arifiotile , fc
non vn atto di mezzò frà-chi hà-, c
ila cofa auuta , e conticn tutto ciò
xheftà -dintorno aSug^etti-, come
ibno gli abiti, e gli ornamenti delle
dkife , delle liuree ,;deU’ariìie^&Cv
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Òuero la I{€tt, Vem^am, 157
da* quali, fi dinomina il Soggetto
poiiero , rieco , negletto , pompe-
fo . . '
Di’quante ricchezze fieno ripie-
ne quefte dieci miniere vedralfi col-
refempio nella Città di Vene2Ìat_ ,
la quale peraltro ricchiffimà di io-
di potrebbefi ancor più arricchire
per mezzo delle Categorie , colle
quali altresì 1* Llluftrifiìmo Conte
è. Emanuel Tefauro a cuì furoni^
confegnate tutte le ricchezze dalia
Sapienza, nel Tuo Canocchiale che
vai più di molti cefori , lodò mà più;
breuemeotc la Città di Roma . .
1 i Calla Sofitinza i
Venezia ; Scoglioincui fono fiate
rotte TArmate Octomanne. , e de*
Corfari ; Baluardo pollo à fronte
deli* Adriatico , e di Marte-, e di
Bellona: Armeria da poter prouue-
der le quattro parti del Mondo :
Arrenale da ingombrar colle vele
de* legni e colflfole finiluratedél-
•le Galeazze l’Elemento dclfacqua ::
GaJaifia terreflrc .tempeftata di
ftellc de* Nobili ; Iride mirata dal-
le
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15^ il Fello
le Nazióni come fegna della pace "
comune . . >
Dàlia Quantità ; -
Città fingularei fimifc^jcui l'Arte, -
e la Natura vnite non ne faranno ^
vnaltra : Parte miglior dell’Euro-
pa i cdellVniuerfo : *Riftrctto mi-
rabile déglfOggettrpiii rari: Guer- '
riera combàttente con cento mani ^
contrai l'idólàtcià : Mifura delle '
grandezze terrene : Comporto do*
ue ogni parte contiene piii miraco-
li' : Mondò' piccolo collocato nel.^
mare , e fe parato dalla Hérra : Fi-
gura compaflàta nell'acqua dalla»»
ma ertriaxIelJa Natura : Città fórni-
ra d r più braccia di Briareo i colle '
quali Itrigne Tèrre, Màri, cd Ifolc. .
Dàlia Qualità^
Reggia bèJlrflima porta è rincontro -
della bellezza : j GJocia.deiia gloria
rteila : Fregiò della macilà ' , e del ■
valor latino ; LucenonjTcolórina»> >
dalia caligine delle guerre r. Clria- ^
rezra non ouenebratafdàMé ombre «
della Tiaciàinèdal^fiàtoanuelena-;
to delCérberoXDttomanno : / Allé?
grezza
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Omok%ett.<$^€nttMna \ '
igtezfeà dtila
deità Aèliifon’d Af^iétótrtà (pa- '
-uèntatà da* ruggiti -tó itóbóiy Vii^-
• zranò ; ^Compiàciiiienti^
che vinféfc ftcfla nel iifeiirièa^r Cit-
tà fi magnifica : Inuidi'à‘(le^lÌNàtn-^
ifà chct ihùidiòr-air-^Attè 'Òpera fi ■
•beila ,' *- • , i.' j. ..
. . ' -Dalla Rclazldiiè Y *" • -
Madre non di vn ternariò di gra- ’
zie , mà-d’infitìitc : Nu^cééhe diè •
ifempre il latte dèlia pietà i e'dèlJa ’
KcHgiÒnc a’fuòi Allièui : Màeftrk '
^cbcinfiiJlòlà vèr^ fàpiètìza^/ e le
4irtit»tté^ir€gnarè^*rnè^^ ■
Dónatricé della p^imogénittìt^ del- *
la libertà a* Gitfàdiiii : Friihoge^
della Libértà'rifurta' i^fFItarlia :
Nem ica de* Moftr i , > dt* qd^l? p fù >
liè ftrangolò’ colle fafcefncila Gul-
là c he nò n ne firozaò ‘E^Òk'ch e '
teòrfè alle vittorie priÉa ^iipòter
camminare :Mediàtrice iofiente c*
déttàper comporre i ^ìitigijdi.Max-/
‘ieiediPàllàde.> /
Dall* Azione! •
Aànazónè la qulak col filò dellà£a'^
’.T l]^^adav
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rpada. fe)dà di ilsl^ao^ro- i
gi*oppÌ:pÌH»jhÉièi^ ;^0Qdi(:«rj'cc dó-
incìtiice^iie Èuric
yfciccda Tripoli ,*&, A4gieri ad ii>-
feilarl'Adrijatico :. |licpgiitrice de*
Poq^qì , degJiiAJpda^dpi ,.e degii
Eredi del Criflianefimo sbandegr
giati daU’pdio : j^^ittà clle fpofa t
MariperauerJi in to chei#
sfpr;?^i:teQDÌ à fermar/i negli Stea^
. dardi della Repubblica? c da loro le
: che tronpò tutta iTdwmea^-
cofpija^fi.dipdincrcheritc^^
J?;%r,tuoa fuggenti'
5^iÌgf£ai6pQer.>.i . , ,,
Rocca indarno battuta dalla potcn#-
za d.e;.Priiy:ipi vnitirfenj:a.prd,cen-
dall^»<^ietM-e lega di Cambrai>
da-q^aJenon^iirriplS glfanirai^ei-
JaìRep^hAica > mà.piu fortemeiue
allardifefa ddla.liberfà;;Q[v
R^gfl?*;ap,ei:tinapetiiente da*
ueli fenza riportare-alti-Q^di tanice
guerre oftinatilSaje,chA la gloria^
t$5f|ZQnatacQn yen?z.ia f, i^-
' fldik"
« A ^
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Óuerola^^^t, KekeijUm, aói
iidiata dalie congiure occulte , fco-
pcrte però dalla vigilanza del Sc^
nato ci\e non mai aifonnò > e dei
Lione che ancor dormendo tien gli
occhi aperti per cuilodir la libertà^
trauagliata da Turchi sbranati nel-
le ha ttaglionauali dagli artigli dei
Kè delle Fiere militante à. fauor dir
Venezia . .
Dal Sito';" •
Olimpo di gloria appoggiato sii là
baie .della prudenza : Imperadrice:^
. fedentefopra’i dorfo di Nettuno •:
Combattitrice fempre fublime che
auuezza frà Tacque non toccò ma i,
cadente la Terra : Campidogliodi-
,fleTo nel piano' aggranato dalial^^
moltitudine de* trionfi i e delle fpo-
glie : Centro doue terminano tutte
Iclinee della bellezza Bunto nel
quale concorrono tutti i raggi delia
. gloria^ che riflettendo addoppiano^
.il chiarore.: Città riuolta inuerfol
.Cielo à riguardar le Corone appa-
-recchiate \a’ Campioni VinizianF
i3hc battagliano contra l’Inferno
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Dal Tempo
Città inucccfawa ndle vittorie , c ■
nata qiwndò.iimicochiàiia libertà
de J 1*301/ ca Itoma ; aoamo^ da Jh
volubili ruote dèi tempo tv:>vjè -più .
creiciu ta col trefeimen to degli a n -
ni che aumen tanfi neiidmancanae .*
u\quiJanon ringiouanita>^, perchè
non fù mai decrepita , màfèmpre-»
giouane : -viuaèe Yràlc, morti della '
Città r c de[ Popoli vccinda^'Bsrbk-^
ri : Sòlèche {lette ftmpre fermo nel ^
mezzodidclk glorie fenaa dichina?
re all'òccafiJi;^
- . Dal Lunga;.
Cam^MlinòdtgU Eroi t .Zodiaco^
laniirióibjfiNcgiaio diinaraui^^ t >
Giardino borito per cui palleggia*
no à diporto le Mule > e dóue canta* -
no i Cigni de! più fòaui Poeti : Ma-
re ic'reniinino delle Sirene più dol-
ci ; Màgico Pàlàgip ii"quale incanta »
i forefiicri che nom/c^ncpolTòno *
dipartire : AnSteatrodii cu iNctta-
no fiì.inoftra: de* fuor ijjcttacoli : *
Parnafò di più Apollini : fa mofo A» -
rcopagordoucilànzia la Giuftizia-® .
in .
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Ouerola^eU.^tmT^na»
ili compagnia d’Aiirca , che fug-
gcndqfermolIinclCteKdi VcQ^ia ; '
Ifoia fortunata neUa qdale ripofa ^
ia làiuesza >> e *la^f(»f^iia' c^di tanti '
Pòpoli.
’b3> .
Città che hàAper fiifegaa vn fortif- '
ilmo Lionei datole' dalla' magnani-
^mità«^pef«reg^àle^delUimprefè glò-
ritide^thernellà^’Féi^ra^e à^èlMare t
ichè hà^ihfiniti fplèndÒri tolti^àlk
Xuiià dor^ ^urchi^milie ' Vò^^
rata^ dàl^ ^rìttièrVSiié^ 1^^gia-
tà coll? ignominie rkcuut^^
OttomadiMnelleicònfitte :che t ten-
ie chiaui della pace e della-
gòecra •• che poftavne^ fiiòi aàmlij '
tórrcg^ianti; càellcfuc^rrH '
ia^nti Mleiflimi AfgonàikP^ehdiia* '
■uiganoàllà eimqùilla dè’véllt (fòro
rdhati ài CrilUant/imò dalla' '
ckadcgJ|ìdotótr
/JlFell(td*Oroi
vii , e quelle meatali Soilanze piU
^ piefte ddjienlìeroc::. il Sole cu rfor
.' veloce^ e volator fcriza penne.:: i4'
fafqia c4;:colaf cdcolia ;.qualc A-^z
ikolagh jtjhJ^pnp^legatHant^^
lutninolì dì SerjJcntij e di iDragonf,
. cU Torùc di Leoni , c di Cani^i^za
^ che. inficrifeano co* denti , coHeLr
cornac e co^veieni: Qrionedl quale
cóUa ipada taglia i,Jcgami a* verici^
-c gtìrpWginnaddlecauem •
, mandiandoli neii'aperto del mare»-^
Marte che rpira tèrr.orc,e morte ; il‘
. SagmarìQ.iche np ceda ma idi votar
, di inette la fua fai^etra. Sotto iòdi
e fopra^tutti gliLiementi ili poflo
ilfupcp dichiarato Monarca fri lo- ^
rQ.daJla pòrppra delle fue fiamme^:
fononi tuoni tronche guc?:£iére dei-
l*aria : i fulmini arme potcntiffime
di qucirArmeriafTourana^: i lampi
.che mplfranp^colla luce fubitanea
iifegno da colpirli ; >ed i;venti furie
Jnuihbili.^ Nell'acqua c nelmare
fono le tempere ,'^oljc qualifi di-
jbatte quel Modro come-LioneaJlor-
, che alia battaglia s'accende .• fono
^ ' g>*
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Ouiro URetUVev^na, 1^87
rgli rcógii baluardi. oppiQ^i daJJaJ
Natura alla batteria Vdell‘ondc ; le
’ voragini bocche ^eauernófc dell'O-
' ceano, chc'inghiottcde Città no^
taati de* legni ^ Nella Terra-fono
le montagae , i (^ucafi , "gli-Olim-
pi , le Alpi, egli Appennini, douc
sfogali., e H rompe ^impeto primo
dei GieJo fdegnato: Je fèJue in cui
pr»mpeggiaao« Pini , ed Abeti , e
"Cedri ^ e Querce , che d*altro non
:fan perdita nella ‘ZuflPa\^coV venti
fuorché di poche foglie .• nclleTcl-
ue fono le fiere, Leoni, Oi ìi,Tigti,
^Pantere ,*R in oceroti , ed Blefònti 9
i quali fenza intermitìione'Contra'
Ita no del primato Topra gli altri
-animali'* Aggiugnete à qUefio'Jc
cole fatte dall'Arte , Arieti*, 'Bom-
barde, Bombe, e ie altre inuenaioni
trouate neiretà cadente del Mondo
per mandarlo con fretpa maggiore
al precipùio , ed al fepolcrò .. Or*
auendoui polii auaoti gli occhi v
tutti quelli oggetti potrete auere^
infinite fimilitudini c compara-
zioni da far comparire qualunque
com-
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f^ìlVeUo^i'Orol
;]i y e quelle meatali Softanafe plii
. preftc ddjienfiero >• il Sole cu rfor
, veloce jiC volatQT jfciiza penne.:: ;i4‘
. faffaia cfrcolaf e.;^ol^^
ilrola^j[t)^ano.legatkanci;^^ <
luoainoli diSerpenti, e di Dragoni,
. di TQrÌf«-^i Leoni ,c di Canifcpzz
^ che, in fieri feano co* denti. , >col le^»
cornai e co! veleni-: Orione.dl quale
còlla fpada tag lia iJcgami a* velici, ^
- c gtófprigionaddlecanern ■
, niandindoli neirapicrto del mare^
Marte chefpira térrorc,e morte ; ilr
. Sa gittari0jche np cefla ma i di votar
di ìaette la fuafa retra . :Sotto i Òdi ^
efopra tutti gli^Eiemenli ila pollo
il fupco dichiarato Monarca fri lo* -
ro dalia porpora delle fue iìamme.<2
fono.i tuoni trombe -gueitiÉiérc dei-
ràfia; i fiilmiai arn^c potcntjffìme»
,di qucirArmetiaffourana : i lampi
.che mpllranpjcoJla luce fubitanea
ilfcgno da colpirà ; ,ed i verjti furie
. jnuifibiii.il 'Nell'acqua e nelmafc
fono le tempere ,Scolje quali fi df-
, batte quei Moftro come-Lione allor.
,cfie alla battaglia s'acccnde .* fono
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Onm laRetKVew^Àna^ j<f7
:'gH fcógii baluardi.oppi0ffti'daJla_I
Natura allabacceriaìdeU^oode : le
voragini bocche ^caucrnófc dell'O-
' ceano^ chc'dngh lotte - Je Città no^
• tanti de* legni ^ Nella . Terra fono
le montagne , i Gaucaii , "gli Olim-
pi, le Alpin e gli Appennini, douc
s foga fi , e fi ro m pe J*i mpeto primo
dei Gieioidegnator: le fófoe’^in cui
pompeggiaao:e Pini , cd Abeti, e
Cedri , e Querce , 'che d’altro non
:fan perdita nella ‘zuflFa\^coWenti
fuorché di poche foglie .• neJle’fèl-
ue fono le fiere, Leoni, Or fi,Tigfi,
^Pantere ,*Rinoceroti , ed Blefontt »
i quali ^en^a interni iiSone scontra-
llaao del primato Topra glivàltri
animali'* Aggiugnete à quello le
cole fatte dall'Arte , Arieti , "Bom-
barde, Bombe, e le altre inueagioni
trouate nell’età cadente del Mondo
per mandarlo con fretta maggiore
al precipizio, ed al repolcrb Or*
auendoui pdfti auaoti gli occhi ^
tutti quelli oggetti potrete /auei^
infinite fimilitudini c compara-
zioni da far comparire qualunque
co in-
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/Il Felhd^Oro; ‘ ' '
>li , c quelle mentali Softanze f ìir.
^ piefte ddjienfiero > il Sole cu rft>r
veloce il c volatQr feniza penne;: là?*
; faf(3ia circoiare-jeoll^s.qualc ^ìh A^z
jirolagjhi legati ta^ <
lumiflolì diSerpcnii, e di Dragoni,
di TqriVe ^i Leoni, c di Canii^za i
, che. infierifeano co* denti , *coll^j
cornai e co! veleni.: Qrionedl quale
còlla fpada taglia i, legami aVveiìti, ^
.e giirprigijpna dalle cattemcd*£òlo
, mandandoli neiraperto del mare^
Marte che fpira térrore,e morte : il
. SagittarÌQ;chenp ceda maidi irotar
, di fiettc la-fua fa netra. Sotto j Òdi <
e fopra tufd gli,EJen|enti ilà pollo .
il^pep dichiarato Monarca frd lo*
rodali^ porpora delle fue iìamme:t:
fpno'i tuoni trornbe ‘guepciére dei-
l*aria ; i fulmini arn?c potentiffìme
. di qucirArmeriarTourana^: i lampi
,chc:mQftrano:;colla luce fubitanea
ilfcgno da colpirli ; <ed i;venti furie
. iiiuifibili é Neil' acqua e nelmaf e
Ibnole tempefte ,'^oHe quali fi di-
, batte quei Mofiro comc-Lione aJlor
che alia battaglia s'acccnde .* fono
^ gli
D-. i?:i by Gdiiglf
Ou:ro laRettVevì^na'i i"^7
rgli ^cógil^ba]uardi.of>po(ftl^daJIaLJ
Natura ailai>acceriaidd}*onde : le
voragiui bocche cauernofc dell'O-
ceano, chc-anghiottc-Je Gittàno-
tanti de' legni ^ Nella Terragno
le montagne , i Gaucali , "gli-Olitn-
pi , le Alpi, egli Appenniai, douc
sfogali , e fi rompe l’impeto primo
dei Cielo /degna cor: le ifelii e'^^^in cui
pompeggiaaoePini , cd Abeti, e
Cedri , c Qu^erce , che d’altro non
:fan perdita nella ‘2uflra\? co' . venti
fuorché di poche Foglie .• nelIeTél-
ue fono le fiere, Leoni, Oi fi,Tigfi,
Pantere ,*Rinoceroti , ed Elefanti»
' i qual i fenza interm iiSone -contr a^'
Itaao del primato Topra ^li altri
animali*, Aggiugnete ^ quello de
cole fatte dall'Arte , Arieti -, ^Bom-
barde, Bombe, e le altre inuengioni
trouate nelfetà cadente del Mondo
per mandarlo con fretta maggiore
al precipizio , ed al fepolcrò v. Or*
auendoui porti auaoti gli occhi v
tutti quelli oggetti potrete /auer^
infinite firailitudini e compara-
zioni da far comparire qualunque
coin-
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/JlFell(y<rOroi
vii , c quelle mentali Soilanze
^ pie(ie dd penfiero ;; il Sole curipr
. veloGO jiC voJgtQT ifeiiza penné;; 44'
I fafqia ckc&laredcoll^ i^quale j|gii ^
ilrolaghj[M^iH>.legati ta :*
lunainolì diSerpenti, c di Dragoni, '
, di Ìo?Ì>« ^i Leoni, c di Canifcpza.
^ che. infierifeano co* denti^ , ‘ColIei-»i
cornai e co*-velenj\: Qrionedl quale
còlla fpada taglia iJegami av velici,
. c glirprigipna ddle caÉuerned^òlo^
, mandandoli aeirapierto del mareu^f?
Marte chefpira térrore,c morte : ilr
. Sa gittariQche np ceila ma idi votar <
, di inette la fua faretra. Sotto iòdi
efopracufti gli,EJernenM.iià pofto *
JlfupQo dichiarato Mojiarcafrà io* -
ro'daJla pórpora delle Aie iìamme^s
fonol tuoni tron^be gucctìérc deÌ-J
rafia ; i fulmini arme potcntifiìme =
di qucirArmeriadburana-: i lampi-
.chc-mpftranQjcolla .luce fubitanea
ilfcgno da colpir A ; .ed i;venti furie
. imiiAhili i! ■ Nell' acqua, e nelmare
Ibnoietempcfte ,’^olje quali fi di-
, batte quei Mofiro come-Lione allor
che alia battaglia $*acccnde .* fono
. gJi
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Ouiro laRett.y^emi^na “ 1K7
rgH fcògii baluardi oppiafti>daJla>I
Natura aila^attermìcleil^aode : le
' voragini bocche ^cauerno/c dcll'O-
‘ ceanQ-, 'chc-dngh lotte - le Città nO'
• tanti de* legni ^ Nella Terra fono
-le montagne , i Gaucafi , "gli Olim-
pi , le Alpin e gii Appennini, doue
sfogali , e fi rompe l'impeto primo
dei Gielo Tdegnato: deiefoe ^in cui
pompeggjaaoePini , cd Abeti, e
Cedri , e Querce , "che d’altro non
:fan perdita nella 'zuffa ^co* venti
fuorché di poche foglie : nel le Tel-
ue fono le fiere, Leoni, Oi fi,Tigfi,
ipantere ,*Rinoceroti « ed Elefonti >
i quali fenza interni iifione ‘Contra-
Itano del primato Topra gir altri
animali^ Aggiugncte à qucfio^le
cole fatte dall'Arte , Arieti , "Bom-
barde, Bombe, e le altre inuenziohi
trouate nell’età cadente del Mondo
per mandarlo con fretta maggiore
al precipizio , ed al repolcrb .. Or*
auendoui pdfti auaoti gli occhi v
tutti quelli oggetti potrete /auerCL-»
infinite firailirudini c compara-
zioni da far comparire qualunque
coin-
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f . liP^^o d*Or^ > V
Dal Tempo - .
Città Inueccinii^a ndJe vttiork , c ■
nata qmndò iimeocbiòi la libertà
deìl’aniìcaRomarMoamoSkdaJh *
volubili ruote del teqfipp t viè più '
crefciu ta col crefciàiea to <icgJi an •
ni clic aumentali^ ^neià^tnaAcanac • '
Aquila nomriagiouaaita-, perchè
non fù mai decrepita , màfempre-»
giòuanc : .vm^e fràlt,mottidella' •
C]ittà , c dclPapolivccifiiia*'Barba-
ri~;Sbie che ftettefòmpre férmo nel :
mezzodi delie glorie fénza dichina?
reall'òccafii^^s^
- . Dal Luogo;.
Campp.£lifiò ^gJi Eroi : .Zodiaco »
Juniinóféjfécgiató divinarauigJie « ;
Giardino borito per cui jpaiféggia*
no à diporto le Mùfé > e dóue canta* •
no i Cigni dc! più foaui Poeti ; Ma -
re férenifllftio delle Sirene più dol-
ci : Màgico Palagio il quale /
i foreAieri che nomfé ncpolTòno •
dipartire : Anfiteatro-ili cu iNctta-
no fé.mofira, de* fuor ijièttacoli : - *
Parnafo di più ApoiJinufemofo A- -
rcopagofdpucfianzia la Giufiizia-».
in c
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Ouerolal{en.^tmì(iana» .
ili compagnia d*Aiirca , che fug- '
gcndc^fermoIfincl'^Wi VcQ^ia; '
Ifola fortunata nella quale ripofa '
la làluezaa V e*la^f<»(^na''^dHanti -
Pòpoli.
. - •Dcli*AÌcFC '> f ‘^‘’ "
Città che M>pec ti]|fegn£ vn fortif-
fimo LÀàtté dàtolé‘ dàlia' m%nani'
>xnitàipef<i fegnàie^ dell^imprciè' glo~
riblel&itlèncil^Tc*;^ nèlMare t
hà^ihdniti fplèndÒri tolcFàlla
•Lunà' deri ^urchi^mlile 'Vò^dfèa-
ratà: dàlld' artsè^Venò# ^ ^gia-
ra colP ignominie * rkeuu dagli
Ottomadoi nelle icondtte :che tkn
le chiaui della -pacc *V c della-
g^ccra : che poftavne* iuòi nàtt '
tórreggianti; eàellcitì^^ '
Janti Micifliau Afgonàuti^/chena* *
lufganoàUà cònqùilFà de'vdlt d’oro
rubati ài Cridianciimò dalla tàba’!^ ’
tf^dcj^ldolatri, ' -
^ s.llytUod'Oro:
€ A P O;%X^
' C i * •' • » ■• l-‘* • ,. » il u IJ } i'.‘ I X
^ SI!pH ^ItTQ. mdp.fer frollar mUerU • -
« lx\ * « V Jk.
SE TAuariziii'.rcofiiatail della
- rnanatura ,* c della tfcaàcitàito
naca moflradliberaliiniBadreirochi
le addili nuputoodiid^^rieq^^
c^^Piqjift la cga- palefecalB Ut «nr
WW* ViCr/^di,oi<ldlàuariaiii
CG^inqo^^bjle di!;<^^ iaf;^
pknz^ f«Ìp|nregn0,jvaj?iévie per
i ^foiiideilfi/^enzie fen*
za^ valica di
daf©>y npqcswe ^qualcii^
fainofoqUalQite fc^
fu ar celtjb-
ic^'l volo delle -vele Sgonfie d41 i^ca-
ta acòiacchè ^à^velacemente fi
volaifc alla mprtCj^ ;MQflb;.duoquc
da ciò voglio da ryi vn’alc^a ini^eiv-
zione> colla quaJé poflìate non dico
fu pcrficial mente indorare il difeor-
fo , raà renderlo ancora tutto d’"
oro fenzUdoperar quella piètra^
fiJofofica » chCvhà. infrante le tc*
Digitiz.-il by Google
Ouero la ] i
Bx à wnti fil(>rofanti‘.‘^- '
'. A lodare' vn doraggiofòbapìtàBl
Vlniziano > ò d'ak-ra na^fotie tutto
cnore;,e tutto l^irieoS e pfÈlìiSérribf-
lé dc4» ^fulminfe? da'^Gti ló-
pi , e delch'ctof rtell’Bneìda ,-’potre-
Ite Còlia - velocità dell- Intelletto
Bando , imtiiùbìli ndle voftre ftan-
zeli ivoJarpet rampi ezz'ade-i Wni-
uèofo a 'ed-óiièrbar gii O^getti pià
ckifei;rheerprimano la fodèzz^del-
le iiìenibra ner^borùtè' •; le còie più
fpauentcuoli , che*‘ r itra ggàno ini#
parte Ja terribilftà ‘del Campione >
c>tutto ciò che fi è proporzionato à
figurar la potenza , la fortezzà V la
vedocitày e lealtre'doti àpprò'pate ^
daHatfania je^dalle penne degiis^ifit-
tori. aglrEroifa cti dalfa > propniaiL*
mano rmmorta li , e dal 1 d in a«$ • al-
trui dercriuendoli nelle carte ..' Per
c/empio : NclCielo oJtre-alla natia
durezza come voglioha àlcuni a'fi* '
iodati nella l^ro fèncenza pci'Ie’pa*'
roledi Giobbe , che parue'-dibron-'
20 a** colpi deWa fortunaVii'p<>iron0 .
confiderar quelle Menti fokauzia^
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fìireUortOroi
vii , c quelle mentali Softanie plùT.
^pf ette ddjwnfieto ;; iJ Sole cur(pr
, veloce voJatQr ifepza penne. :
. faffjia circqdar cdColla..qualcj|^^^ A^z
iUolaghj; h^qiK>legati\tahti;^M ‘ ^
luminolì di Serpen ti , e di Dragon i, '
, di Tori>e di Leoni, c di Caniiwza .
. che. infierifeano co* denti j ‘collii
cornai e co^-velcnM Or ionedl quale
còlla fpada taglia i,legami a* verici»
.e giirprigijonaddleca^^^
. mandandoli neiraperto del mare»^
Marte che fpira cérrore,e morte : il ;
SagittariQiiche np ceda ma idi votar
di ^ettc la fua fa retra . Sotto i Odi <
e fopratntti glìLiementi ilà po^o <
Monarca fri lo* ^
Aie fiamme^:
.ibno'i tuoni trombe ‘gucctière dei-
paria r i Ailmini arme potcntiflime
. di qucirArmeriarfourana^: i lampi
.che mpArano^colla luce Aibitanea
il/cgno da colpirfi ; ^ed inventi Airie
inuifibili ^ NdPacqua e neimare
fono le tempefte ,’^olle quali fi di-
{batte queÌMoftro come Lione allor
che alia battag lia s’accende .• fono
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0«*TO URett,Veve^na~ ìiS^y
rgli fcògll^ba^uardi oppoffti'daJla-T
Natura ^ila batteria idell^ondc : le
voragini bocche cauernofc deiJ'O-
‘ ceano^ chc-inghiottc- Je Gittà nO'
taati de* legni ^ NeJJa TcrraYono
4e montagne , i Gaucafi , "gli Olim-
pi, le Alpi, egli Appennini ,. douc
sfogali , e fi rompe l’impeco primo
del GieJo /degnato: ieiciue’’^iij ciii
pompeggiano:ePini , cd Abeti, e
Cedri ^ e Querce , che d*aitro non
fan perdita nella '2u6ra\^co- venti
fuorché di poche foglie .• nclJeTcl-
ue fono le fiere, Leoni, Oi fi,Tigfi,
pantere ,*Rinoceroti , ed Elefònti»
i quali Cerna interni iiSone ‘Contra-
llaao del primato Topra gli altri
animali *, Aggiugnete à quello 'le
co/e fatte daJPArtc , Arieti , "Bom-
barde, Bombe, e le altre inuen.2Ìoni
trouate neH’età cadente del Mondo
per mandarlo con fretta maggiore
al precipùio, ed al repolcrò Or*
auendoui polii auaoti gli occhi ,
tutti quelli oggetti potrete auere^
infinite firailitudini e compara-
zioni da far comparire qualunque
coin-
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nSS . il moderò
combattente più feroce , Cosi fccé
H Taflò 9 Virgilio volgare in quetì'
ottaua terribile deferiuendo il Sol-
cano. . • ' . ; ■ ^ J
€<>ne innanT^ tl S<rlian0t9 giugne'd queUà ^
Confitfa ancor- , e mordmata guarda 9
Rapido. $i che torbida procella
Da cauernofi monti efee piti tarda 9
fiume che Mrbori infume yt caje juella
fclgore ibe le Torri abbatta ardt: •
Terremoto che*l Mondo empia d* orrore -
Son picciolo JembtanT^e al juo furore , ’
E Virgilio , .Tallo latino nel ii,
dell* Eneida •
„ murali concita numquam
Tormento fic faxa fremunt , nec fulmine
tantt
Digultantcrepìtus 'y volai atri turbinis in-
flar
%xitium dirum hafla ferens •
Seguitando la medefìma traccia po-
trete trouar. materia da lodare v.g.
la bellezza de’Bcati paragonandoli
ai Cielo quando fenza ingóbramen-
to di nuuole difeuopre il fcreno del
voitoraliavia lattea quando le ftelle
inargentano i campi cekfti al car-
ro
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Vuero UHétt, f^ene:^ana,
ro delia notte .• al Sole quando nd
inezzodi ftà nel mezzo , e nel cen-^
tro delle fue pompe:alMride quan-
do colParcoda-fliille colori Jiftato
tira gli occhi de’curiofi alle rofc
allor che imitando r Aurora dif^
piegano su*l mattino le porpore^
le quali collodore, ecdl colore pili
fenfi ricreano; a" gigli ricchi d’oro,
e d’argento, e di. ruttigli odori del-
la Sabea ; .a* prati nel tempo che la
‘Primauera gl’infiora in fegno del
•verno fuggitine .il quale eflendo
Tquallidofugge'la cagion dell’ame-
mità : alle perle con cui -1 mare ade-
fea i’Auarizia de’ nauiganti^ ^ poi
.toglie loro Ja vita : alle gemme , le
qualigenerace dagli ardori del Sole
■portano. gHneendó* «el iMondo , e
.nel mondo piccolo dellVomo. AI-
tri Oggetti rapprefentanti la bel-
tà de* Santi trouerete , fe andrcte_>
pellegrinando colla mente noa_,
perciò raminga per tutte le fpezie
piu Ipcziofe , e /iugulari delle cofe ,
•ò animate , ò inanimate che fieno ,
Le feiuerc degli oggetti medefimi
H da-
tfjQ j'^flVeUod*Orà§ . \
daranno cofe contrarie ».cio^ mate^
ria di biafìiPQ > come appunto ]’a ila
d* Achilie feruiua di medicamento ,
c di veleno, ferendo » -e lana ndo 2
qua fi quel prode guerriere aue |
^tcasfufala fiia valentia ancor neir |
afià'nuouo (Irumento da vccider la
mòrte nel campo, doueqncfta frà
mille ftragi cerca d’immoctalairfi,
.. t' : i -: ’ > •*.
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Beile Figure delle 'Senten%e* ,
Niìn qui abbiamo data la
materia preziofa in ve?*
n’tà,mà tuttauia incorna
pofla, efcnza J*Aniraa
della forma; tal che ii può dire co-
me già diffe Oau fdio del Caos, rudis,
indigfftaque moles ^ "dobbiamo perciò
in regnare il modo di pulirla e di
figurarla , giacché il lavoro fiimafi
aJ paridelJa preziofitàdella mate-
ria^ an^i quella fouente da quello
é vinta.; onde afferma il Poeta co'»
ronacbàncor nel nomerà *
Che vinta è U materia dal lauorot • '
^Ouuidio difie prima;
ìdaterkm Jumabae e^us . »
; ‘ H X Sì
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17X Itytlloii^nì
'Hi fà quedo ricamo > c fi dà <}uéd^
'fcrma colle parola , e colle /enten-
zt ; mà ora tralafièiandp le parolte-*
figurate, m*accjngoàfaue!lardcl-
Je^tìjgiire dtllc^ìfhtenzè > colle quJ^i
• fida lume alla Eloquenza, accioc-
^ ’chè iion^aia cieca; e fixende forte^
" '^■^robuilàda poter fuperare la per-
tinacia , eroftinaziondeile volon-
tà , c compariTec più màeftofa
Prima però di trattarne è nece fifa-
rio fapere, come auuertono iFilo-
fofi > quid rei & quid nominiti che co^
fa fia figura;: perchè fi chiami così’,
&.in che differifeano le figure delle
fentenze da quelle delle paroJc.Di-
co dunqueefi'er la figura vna foggia
di parlar diuerfo dal dir comune ,
«-triuiak . Appellali figura perchè
ècome vna ibriim daK:ui viene 'inr
formatoci difcorfo ed^comevir
ammanto col quàlc acconciamente
fladorna i c fi figura l'Eloquenza-
ytfejiis Matrona moueri tuffa dtebus « i
Si dtderènziano le figure delle /en-
tenze da quelle delle parole in quC*
’fto : che iefigute delie paiole fi dif^
Oitmk^ttt,yenex}<tnèi~* 175
figurano col mutamento delle pa^
Fole i mà le figure delle fentenzc
non fi fuiTano , nè guafiano col to-
glimento, nècol cambiamento del-
le parole- V.g. Se voi diceftc di Kc*
rone ; Qualxrrudeltà fù con vn di-^
iuuio di fiamme far la pira ad vna^
intera Citti >• Capo delle Città ,
cdel Mondo, figurando a* difcen-
denti da^ Troiani col^incendimen-
to diiloma rimmagine lagrimeuo-
‘ le di Troia bruciata ? Qual crudel-
tà fonare vn bène acc-ordato firu-
mento fràle voci confufe di varie
gcnti,che vedeano le loro abitazio**
ni nel fuoco accefo da Nerone ? da
cui quali fceieratezze non doueano
aipettare i Romaiìi , fe per giuoco
eonfumaua con vn MongibeiJo di
fiamme la' Patria ?- Qual crudeltà
fuifeeràr la Madre infegnando vn^ ‘
altro modo mà^ barbaro di prender
gliaugurij dalie vifcere de* Geni-
tori ? farà figura delle parole , la->
quale confifie neh r ipetere ; Qual
orudeltà il che tolto- fi perderà
quella fi:>ggia figurata i.mà Ja figu<»
i ^ i
if4 li KiUoitChtoì < ‘-*-
sz deile fencen^c rimane intcraS'
quantunqucli rimuouana lc paro-
le ^ come lì può veder ncircfempio'
addotto , doiie /è diraffi ^Qual cru-
deltà fula tua ò'Neronc neitrasfor^
mare in Troia fumantcrla Città di
Roma? nel trasferir nella Patria^^
Tfitna i ed il Vefuuio ? ael^mifchia«
rc i fuoni dèlla lira > e*l canto dalla
voce con gir vrli , e colle Arida del
Popolò ^mano^ neliVccidèria^-
tuaGcnitcicci auuenttirofófrà tan-*
te difgrazie, f>erchè non douea ve* *
derJa Oe Aiaiità d'Va/ìio'A^iuolo >
il quale col /angue de^ Cittadini
fioÌMÒic arene y e le acque dòrate
del Teucre? re Aa. nond ime no Intera
rogazioiie ,r la quale dicefi fìguraU
delie fencenze; Auuertafi pèrò^ che^
fcntenza ih; queAò^ luogo AgniAcà
&ncimento >. e concetto delPatifmo
{pienti colle parole ; nè prendèfi
per que* dcctiic per quelle propoli*
z ioni vniti crralijpertcnéti allcazlo-
ni vmane; come rono: ùacentqumim
cent : Sp^ranm'éuntfpnaniusi Gli fikgìé
ddmrtali non (Uono ^cìsfìm^nìili :r
! - ^ l€.
, Google
Onero fa ì{etù Fenéiìana .
iàgtbriaèyiuaÀilfmi i è morta
'mortir:
Il cibo d*Vfta voglia all* altra è farne;
filmili , che ccouanfi negli Autori '
miglidrr, i quali pei: prezio , c ri^
compeiifaL datino à chi li ‘legge ?
gemme tali nate dai Sole della Sa*
picnza'e- •'
^ CAPÒ IL
ÙeUìt Trofofopeiàl: ^ ‘
PRo/bpopeiafIgnifica finziondi -
perfona .Conquefta figura in*
trodìiciamo àpadatc Pedone viuc»
ÒmórtcyCfttàvITegn^ Mari, Móni
t i> ScIucì; Animali, y iz i;>Vi^tìi &c;
Chi Yolefler ihtrbdiirrè à ragiona^
Gerulàl&mme per efbrtare i Princi^
piCrifiiahi à: la/ciar le guerre frà
foroacàgiierrcggiar iolamcnte per ^
torre il giogo» pofto alla Città dì
Cr ifib ,• potr ebbe fa r cosi, - • ^
- Nòn.vdicécheahcòr’ie pietre di-
.Gièi:nralèmiùè aùànzatc ai furor*
^ ' • H. 4; dei
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-IiyeHìid'Gìrè'i ^3
ilei cempp y e de* Rooiani anfmand’
can incredibile efficacia^gli Ercoli
del CrilUandìnipi porre in/ieme le
loro forze per inficuolirc la roba»*
/tézza Occomana» critqrledimap^
la Ciccà Santa ? Perchè>(dioono)coa
eterne nuuole dffumo cagionate da
macchine guerriere ofcurate ilSplc
de* voftri regni,ed imperi; , e lafcia*
te rirplendere la Luna della Tracia^
con luint pib funefìQ di'^queìlo del*'
le comete , e peggiore delle tene-'
bre d*£gittQ l Perche <^rcate le^
tombe nelle campagne Cattoliche
fenz’acquiftar vcrafema « potendo'
recare pih^plorior^ent& fepolti
nella Pale Ama , doue ammutolì-
l*eterno Verbo , e mori la Vita del ^
Monda?! voftri ièpokripotrebbo*
no infultar qpelli de* Catoni y e d^ '
Pompei: perchèie quelli combatte^,
rono.per la Terra voi guerreggia-'
ile per la difela di Criilo , e perla-
conquilladel Cielo .. Godrebbonp'
iéÉeÙe raoll^ar ca’lumi ìe yoll.ro
fepolcure a* paflaggierij, Cfodc il*
Tiranno deirAlia veggfadpM i. pc;^ '
Cfmt Ik Féi^ànà} i'^fy
wrc colle voftrcjnani ^perchè crc-“
frc nelle voftré mancanze , s* in»-
gra Ha nelle voftre magrezze , ar-
rechi fcé colla poucrià de* Gattoli-
ci> edifica code voftre pruine, e viue^'
«ollemorti del Crifliàncfirao .
« N el giro d'vn'altra Prolbpopcia^
voglio riftrignerc molti fccoli , - e
«on vnafoia figurai voglio' abboz^
zar ^ tutte l*itfipreie de! iV^cneziani
figli ra te .nella .Terra • c ;ncl l'acqua
ngn con altro frumento > che con
quello delia fpada^ nè con altro co-»
lóre che del fangue.; efiendo fta+
ti in.vnntcmpo fiefib: marauigiio-
Q Operatori , e Scrittori. di marauit
glicv-- U' ' > {f .‘- ' .t
' ; Interrogate là voftra Patria ò:fi^
gliuoli; ehiarilfimid’vna'Città 11111-?-
firilfima' g^CQ desiderate auer-contett?*
sm delle proiie-gloriofe degli Atioi*
li,o de* vófii*^ Compatrioti .Ella
wdirà. Io vidi le armate nauali di
Vitige,c;dJ Tòtilalbfiegno de* Goti
- (confitteapprefib Raùenna,ed An-
oo!na da'lcgni de'mieiGiierrieriiChe
4peoa> nati in vna Repubblica par-
. , U 5, go-'
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TjS^ nrettùéatéV
goleggiante paruero.'vcramcntcJ*
Giganti é^Jo vidi: IJdiprando co*'
fiioi Longobardi Icgativ cd‘ incats*^
nati col" ferro apparecchiato aUc
micrchierc. i. confclTàr finalnacnte^
che la Fòrtnna , la ATittoria , il
no , ed il' valóre lanciata la Terrà
aueano fcclca per Reggia Ja^ Reina^
del Marc:.. lò-vidi le. nani di Pipinoi?
si fàttamehtè conquaffàte daVVène-r ^
ti , che quafi ruinà maggiòre non-*>
aurebbonoapportatai fulmini tu|-/
ti del Cielo ^ onde quei Monarca di-
anzi Signor di molco nauiiio; fti-'
mò gran venturavl'àuer trouato per
ifeanspo vtìissiiérolegno'f 'c troua—
tolò , auer paflato per le acque im-
pedite dalle' membra tronche de’
fuoi foldati , i quali eflendo morti
parucrof ribelli ali loro? Capitano-
ferrandog!i*rpaffó colla moltitudi-
ne de’cadàueri ; I Saradni didipati
nellà.Sicilia e neilaCàlabrià', IH*»'
mnrono.'che i miei foldàti foflbro-’
veri £ ncelàdi , non fauolòfi . I Na-
rentuni ,-gIi Adrienfi rCqucrdiZa-
xa y che àguifad* Anteo tante volte'
cran-
by Googic-
Gueroh^jstt,f^ene^àna\
caduti , c rifurti , dagli EreolE
miei furondomatije rintii.Gli Abi-
tatori' di Gomacchio nelle ncque
prouarono le fiamme de*^micrCam-
piòn'i GII Vnni' che prima della
zuffa co' VcnetleranD innumerabi-
li, terminata la pugna molti pochi
Gomparuero teilimon/j- del pcopio
fictminio ,cdclla Vittoria ,c della
brauura: Veneziana .. Murcimiro
ancora* Signor della- Croazià col
domandar perdono a* Veneti teme-
rariaracnce prouocati',. e colPòtte-
nerlbteftimoniòeffer’ propictà. de*
Lioni il perdonare, à chi diponc
Talterigia , e fi abballar ràitezza
fquerchia. dell*'aniino^.. Nella So-
- ria però il Lione* della Repubblica
fèfentire rruggiti; più furibondi a*
Barba ricche nona fpetrandò gli ar-
tigli aprirono le porte di'molre CiC.
tà vrcendòne l.’Idolatrià, ed cntran-v
doui la’ Religione , che dopo vn_»
lungo efilio ritbrnaua à veder le fue
Reggie*. E‘ perchè fiozio è il tarlo
delì*Animegrandi ri Veneti Jafeia-
cala Pakfiiiiagran'Tèatrò dclla-.^
H 6 fede
ifò- ìl^èll<r iùtiv
F«dc.cattolicà>e delia SuperfHzfon0‘ .
in (ìcmexombatteìiti -, voltarono Ic-
grojrocontra Gaioìanni ,* ed Ema-.r
Duélc lippcradori de* Greci Rug^
gicrp RMcllaSkilia ;/ c poi dirià’*;
zaran Pàrme contra i Padonani
Eerrarefi , Anconitani , Bologncli » -
Bifani>Genouefi, Inglefi, Gandiot-,-
ti y, c a - danni de? VifeontGx degii>
altd Propoli circonuicifti .♦ Nè fii'
difificiie la vittoria, à-quelli > che^
aueano foggìogato vn^Mondo diJ
Barbari nella Soria . Golia die •
facìjità feonfiflero l’armata di Fc^
derigo Ifnpei?adorci; e la Terra , i
venti, ilCicIo , ed ì! mare militaro-
no a fauor della Repubblica , xoU* '
armi co* foffi j , co' fulmini , x col --
onde, vnendofi la Naturaperdife-i'
fa del gran Pontefice Aleflandro ^ il
quale per opera del mio Lione vide-
Federigo. diuenuto vnVAgnello
c-inirò ppoflrato in Terra chi pcn-
fauad’auerlatefta^frà le ftclle , e
volea più innalzarli tentando fòllp'
mente di porre il fuofèggio Ibpra’l ;
capo dei \^icatip di Crifto^O quan*
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(SìitroU R cft» ene^idna , x 8 1 s
tb crebbe coiralzamento del Pon-
tefice Alcffandro e coiraccrcfci-
mento della Cbiefa la gloria di v e-"
nezia ! Dicanlo que* Scogli famofi
de* Cnrzolari bagnati nonfenza or- ‘
rore dà* due mari d’àcqpa, e di fan-^
gueTurchefeo . Qu^iui PAfiaquafi
tutta refiòfommerfa-, efuron rot--
te le corna della Luna Ottonlanna
Quiuidifeccò il fiorevdG|lle milizie'
Afiatiche . Quiuiperdèilfilo del-
le Tue fpade il Griftianefitno nell*
Tccifion di tanti 'Turchi , e furoiiù
vendicate dàuar.zo TlfolediRodi
c di Ci pri , ^ e le altre Città ò prefe->
per tradimento , ò ingiuftamente^:^
occupate dàirCttomanno j che hà
per legge ninna legge ofleruare-» .
Dicanlo iGorfari a' quali fii rotto
il corfo delle loro fufte, ,,e furon_.
troncate le fperanze dieorfeggiare ‘
dal volo degli alati L'iohi nìolto piu
veloci de’ venti , dalle cuì penne^
cran portati i Vàfcelli ,.e le Saettic
dell» Affrica . Dicanlo finalmente le'
fpiagge, ed i liti, dòue furono eret-
ti pju trofei che non aueano arene ; ;
ac^-
ttf^éllùd'OìrS^l
acciocché tutti i haùigànti /ape/fé-^
ro i-'che re*l litó era vn-Argihe foi>
matòrdàlla Diuina Pfóuidetiijà_*.
cóntro al furore dclMaré ,i Veneti^
erano vho Scoglio femprc: pppofto>
all a furia de* Corfarr. .
* * I
C A P O II E.
SI chiama rpén‘pofi quclla, fìgu*-
ra'i colJaquale li efpriraono in
tal guifà gli Oggetti', che pare agli ■
VditorL di non fcntirli dèferitti. ^
djaJl!Oratorc',. éd^*'L6ttoridinon.
JeggcrHvmà di vederli : pcnnclleg^
gjandoìlDicitorccolIe parole le-»-
cole , delle qual i ragiona .. Con que-
ffa: figura fi potrebbe efpriraere il:
conuitoidi Erode Sardanapaio del-
ia Paieltina- c rvbbriacJiezzà de*
CbnuitàcrApicijdi Geruralemme
’ Era imbandito in vna menfà d*
auono vn conuito sìfplendidb , c sì
ÌaiTto> chepoucri,, emendicipò-
teano chiamar/i t coniriti deliai»,
Rcina
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- Cueh '
Reina di Cartagine apparecchiati
ad Enea , le cene fatte da Lucullp
nel Tuo Apollihe e Hinbadigioni;
fauolòfe di Giòuc alle Deità >»
quali falfàmcnte ftimatc piene di
Diuìnità fenciiiano il' male dèl di-
giuno , e dclla vacuità dello Itoma-
co.. Di tante viuande abbondaua’
che farebbono auanzate’à piti: re-
gni » non che alla Paleftma .. Gli
Elementi' arricchendò là 'mcnfa. dii
Erode impouerirono . Imperocché
P'E J emcnro d el lacqu a v jdc fcem ato -
il Aio valore auendò perduti i pe^
fei più pregiati . L’Ariiireftò fpo*
polàta nel Aio’ regno elTendble ftàti
tolti gli' vccelli dall*£pulone’ db] lai
Giudea, che àfòggia di àuoltoio la
faccheggiò y e per la ffefla cagione-
Ib felueTimafero' mutole » efl'endo-
priuede* medelimi , chcrompeua-
noad'cflc il fijènzio . La- 'Terra .
dolféche le lue frutta, eie fue carni
fofTero dcftihate folàmente alpafto-
d’Erode , auendolè aflegnate ad va
Mondo ;e’l fuoco, Aetti per dire:^ ,
iàidò ,,an2Ì perdèiliuo calore nell i
cottu-
^ iiv tmmèy
cottu ra di Wntc viuandc^^Lc CoJli-^
né pik a prichc aiicano inaiati . i Jo-^
rò 4 iq[uori nella^ Gi udea- per rifcal-»
dare 1 cuori dagli ardori delhlnfcr^
no infiamuiati , c dalle fiamme del-*
la impudicizia . Era il primo Ero--
de neirordine dello ilare alla raen-^
(a s ^Élfendo il iburano trà^ Principi ^ ,
edill^rincipetrà* golofiyed infami;^
Pa^an)Coroiia^al nouello Bacco
Santrijgli-Ariftippii i Damafippi,-
c quelli • che adorauano il ventre-»- ■
per loro- I)io , - non chinando pe-?
rò Ja teftaperriucrenzarenon is^
fórzatidalvinoche li-* violentaua ; •
Gli occhr erao fimi! i àcquei vd'vnj*.
forferaiatò » che crede- doppi j tu ttt^
gli Oggetti , e- immagina dire Soli^
nel J'Emifpcrio ; -eal -giranìento deli
Aio capo -penià che fia volubile là-
Terra come le sfere ccidli . Delle:
guanceBacco eraflato il ^Dipinto»'
re. Igeili nonerano fenon ifconci^ .
e gliattierantutti dirordinati:eui<r
dente indizio -degli ;affetti tumuK
t’uantf. Ondeggjauanoi vini nel pa*
u imeneo j ed i Conuitati erano*
* fcom*>
4
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(TuerdUI^, Ttnt^Anì ^ fSj
fcocDcnofii dalle tempeile di que* Jf*
quori : onde barcoUauano benché
non naviga irero,.cd erano /pinti or
quà > or là fecondo che i marpii di '
Bacco agicauanp le loro menti .
Colia medefima Jfigura porreb-*
beqnafìauanti gli occhi di chi neL>
fh lontano^ il facto generofo di Ma«^'
rin Capello Prounedicore- dell'Ara"
mata Veneta , e di Lorenzo Mar-
cello Capitano di due Galeazze al-
lor ch’entra ti nei • p orto della V al-
lena tolfero > e rimorchiarono i le^
gni de- Corfari che prima parean_>
j)iù toflo Signori baldanzofi dcl^
mare ^che ladroni timidi fuggi-
tiui . L’azione dimcrebben fauolo*^
fa fe non fi parlafl'e degli Eroi Vi-’
niziani > che rendon pofiibile ciò’
che dagli altri fi giudica impolfibi*^*
Gonfi; di baldanza ^ e di vento
feorreano il Golfo dell* Adriatico i
legni barbarefehi, i quali col terror
del nome » e dell -armi aueanosbìr
gottite non pur le riqiere vicin;?-; 'y >
mà i mari che .non aueanoardiredi '
afial^
^^J-nyeìt9d^Óyoi
inlfalttrJi co}k/t«inpéàé ; quahJc^
MaciaCapellU^récorl-eiido i ven-
ti, e. la £nxia<^ /uo àrrina li fa-
praggiiiafè ai ^rto dellà Vallona
5ouc tutta lafiàiP&ei^'^pbeò au^
"Tebbe pàtitaif^àaufìragk^. 1 0orfàr
«Mi eòme cof porto èra» dfféfi dall*'
inipeto d€JJ’acque>. pèid^tiafìo >
d’elfér'ficurfc dalla, furia, del' fiiocO'
rinchiufo nelle bombarde de* Vi^nc^-
ti . Mà il CàpelJb ffimandò. perdità.
il vincer tardi c fnen belle la glo-
ria K tlà palina TUngamehteaQ)et»
tate i penètréf téraggiòfamente nel
por ta ^ -e nel: centr<i de.'per ito! i ..
Fulmlnaua. liitanta incelTàntemen*
te la Fòrteijza delia ValJbnàco’ tiri
delk artiglierie ; ed Vna dénfà gra^
gnubia di palle a oeà ih. tal modò^
rièhipÌHta l*ària #; ehekmbraiia cA ^
l'cr diuenutadi bronzo^ . rNimkfi
^ibartóti già^ in te^ fulmioahàno
co'^orciictti -y • col le bomba rde-» ,,
e eo* fuochi artificiati da'^ripari ,
C'dalle trincèc^ tenta rido dieonleri.
uaitrleGàlee- , ^ k erario 1* Al?-
ihQ^ilC: de- l?if airn i‘ dellfaé-
Digilized by Cooglc
0umla Kene^tana: ■ 1S7
^c, e Jo Spaucnto del marc„ Vota!-'
uano gli-Arcieri.tutce'lc faretre^ ,,
volcnda colle penne' delle faettc
fermare' iJ- voJo' ali^alato'Liòne '9-
che già già ftàua per aflferrarc i Le*
gni Sallt> piómbi yfcrri'i dardi > e
ciò che fuole adoperar la djfpera*
isione quando è per dare gli vitimi
trattiy tutto fìi dalla raaluagità vfa-
tò»là quale è piu audace, cTigoro-
fà quando è preflb all’eUreino della
potenza », edclia yfe ^ Il Capello-
però veggendo nel piccolo cerchio
di vn portò vii largo campo' al fuo
- valore' » fra* tanti rifehi' diuenuco
più ardito,' anzi cuttòardòrev ha-
Jenaua collo /guardo- c lampcg*
giaua colla; fpada, c ancor fulmina*
ala re dalle Galeazze che coprhiano'
^lc galee ,j e à' quelle faceano feudo
da' colpi, e dalle batterie', /caricò
tante tempeftedi morti, e di fiam-
me quante non ne auuentano il
Mongibello> c'I Vefuuiò j si che i
Bàrbari priui d'animo*, e di conli-
^lio lafciarònfi prendere vilmente
ledici galee , le quali perfegno del^
- • *' fcr
ftr vinte feguirono come fcliiauelK-
gate , e rimofcJuate J'Armata dei
cVincitorc f 6àJe quali v’era ia Ca-
pitanaid’AJgkrixonclotta inìtrioo^
fo^ e poiia neirArfena I di Vxnczia^
douc fi mirafiìe prigioniere^uel Ic^
gno Padróne già dei mare> e carce-
re a pparcccluato alia libertà^ de^ '
Popoli.. ’ . - v ^
e A P 0 I Ti
./ is
♦-T"
SI: fà; rÀpoiirofe quando intei^
roaipenda il parlar diretto voK
giamo il:JK)Ìlro. ragionamento ad '
altri , ò Ha Iddio > égli. Angioli
iieno perfone lofuane ò prefenti^'
ò morte^ ò v4ue, ò monti , ò pianta
-ie > ò mari ^ à fiiuni > ò noi fteffi »
perciò vieoeancor detta Conucrilo-
. ne: ... Chi lodafle vn Capitano vfe-
rebbe quella figura* * fc volgelTc^ il
faueilare a* nemici , rkbicdendolià
ratificar quato narra ; cficndo la>fede
deglt^^farij fenza : rofpcttò d*
i adiit-?
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"^ueròU^tH.^enè^mt. 'Tip
fidolàzione , ò di mefizogiia ereriié
nimichc ddk verità ciie ^ammina
r^z'ammanto ^ ia doue quelle non
vanoofonon ricGperce.|>er non ef-
fer conofciiite .
Voi chiamodn tcftimoixio di ciò
cheiadico > ò Barbari , Non pen/à*
ile voi che queft'Eroe folle /alito
nel Ciclo^ome Prometeo a rubare
- non i raggi del Sole >, mài fulmini
Go*qualidillruggeire le vollre CUh
tà ? Quanti allori incc'neri nelle vo«
ilrc. fronti , ’ che jndarno fi fecero
feudo con quelle frondi vincitrici
dalle fiammecelcfii ? Quante foi^
tc22c prefe in breue tempo in coi
fudarono gli altri molti ftcoli i pet
coUquillarle Quanti 'Capitani ^
guanti Rèyedelle pendere da’ cenni
di eflb, cbe prima da u ano leggeva 11^
Vniuerfoi Noncredefie che auef*
>/e le penne 'Volando fopra de xnoip»
^agne al Cielo confinanti^ che fo fle
^ompollo di fuoco ilruggendode
meui , ed i ghiacci,, cbcaucan fatti
arefifienza al Sole più cocente
, Per onorare vn'Eroc moderno :>
> . ed
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«po 'Il ■
^ in quello lia mia penna , vri'àkrp
efeippioaddurxoiiai nel GeneralK^
fimo dclMare^ eProcurator drSan
iMarcoZaiigi Moccnigo Secondo, il
quale fe folle viuuto nel tempo de**.
gilEeoifarebbe flato antepofto al«
i'Achille de* Greci , all’Ettore dcJ*»
Troiani 1 airOclandó de*Prancefi>
ed a tutti quei die nella Romana^
Repubblica furon giudicati pib eh è
vernini auendo j&tcc azk>nitralcen<
denti le forze , e la condizione delP
vomo • Imperocché elTendo flato
prefo il Baluardo Martinengo della
Citti di Candia da’ Turchi, i quali
con batterie continue^, con aflalti
multipiicati, con minefotterraneci
cóll'ingegno ,col «arti , collo afor-
*o dc’Balià piìifamolì , c coliiiror
di tutta TAfia fauean finalmente
fuor della loro credenzaconquilla-
Co coli'iaalbcrarni molte Jnfegne
perdimofirarne il pofiefib , e i2L^
vittoria s trattaua la guarnigione di
pochi Difcnibri , cd iiiipotente ad
arrenare il d iluu io fempre crefeen-
te de* Barbari di ceder la Piazza^ ,
, e nel-
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0«f la 1{ett, Vent^tfnà T
X neWa Piazza i|Regao ^ l’onor dclf
JaRcpubbi/ca , Jach,iane delPJca-.
lia, c dell* Adria tico , e tfa Jtri mari ,*
e*i freoo che ratticn Ì*imperio Tur-
•chcfco^l eh è armato non corra nel-
TEuropa . A JJora il Mocenigo pri-
mo nella digniri , nel coniigllo •
neJPardire , nella prodezza , xneJi*
amore verfo la Rcligfon Cattolica »
c la Repubblica fpignendo/i guanti
con la fpada ignuda ^ cagioncol-
refempio che i Soldati combatter-
fero da Capitani alla pre^nza di
Luigi, a cui l*età fenile noti mai di-
feccò il vigor dciranìmo viepiù 5o*
rito-, e robullp; laonde appena la^
LynacompariraneJ Baftione , dif-
paruc; ediJeguaronlì i TurchiVchc
non riputarono - diVbnorata- la, fu-
ga difcacciatidalPonor delle fchie^
re dal Moccnigo ; al quale PEc-
xellentìflimo Luigi Mocemgo Ni-
pote , c ancor Procurator di -San
Marco , e deli’ordine de* Sani; del
gouerno ,ed ora dal prudentilSmo
Senato di Venezia eletto Ambafcia-^
dorè Rraordinario alla Maeftà di
rcttà^Oròj
'Carlo Secondo Monarca delle Spa^
ignei ià fabbricato yn Sepolcro ma-
gnifico > dégno del grado che ^hà-
nellà Repubblica; del legnarlo iH
luftrifiimo^e d’vn chiariflìmo Eroe,
il quale per la difefa di Ca odia fi
può dire che ficomperafle viia'Cit--»
tà intera per Maufoleo , Or illu»
Rriamó’quefto facto per via d*Apo-^
itròfc, ^ "
'Non ammiraft i tu, Candì a;,lè-pfo-
de2ze del Mocenigo , quando volò
nell’altura dVn Baluardo per efier
veduto da tutta 1 ditola' di fenfor dev-
ila ^Città mèzzo ^efa dal Campo
Thrcheféo?quàdoPcQjJofpÌPÌtabd-
Jicòfoj&ardentedcl-ruo petto ani-
.mò il prefidio della Città qùafi dilà''*
nimato, ^agghiacciato-? quando
sforzò il Pianeta Ottomannp àfi*
uolg'ère indiètro vitupcrora mente
il'cò rlo,c<fqua rciò gl iilcnda rd iTu*r-
ehéfcbi,chc ondeggiando minaccia-
uanoi Candia vn naufragiodi (ah-
gne?Nó ifcorgefti che vna fpada dai
bràccio diLuigi aggirata diè il mo. '
uimcnto alle altre- fpade moflc con
tal
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Vumla^jstt»P^ehe:(fahi, ipj
tal preftezza , che fi vedeano cadu-
ti , e morti gl*Infcdeii , con già ca-
denti, e feriti ? Nonièntift i quelle
animofe parole : Mocenfgo non^
rende Piazze , fé non quando non^
hà piu fanguecelle vene da sborfà-
re , nè può <auar Jo dal petto degli
Auuerfarij? Mocenigo non abban-
dona la Repubblica , nc’I Tuo Prin-
cipe fé non allorché fugge la vita—
vfeendo da mille ferite , e da mille
porte fanguinofe ?Se ancora ò Can-
gia godi il titolo di libera Reina fi
dee à Luigi , che cinto da vna folta
corona d'armati mantenne la tiia_9
libertà . Se ancora i LioniVeneti
fuentoiano nelle tue mura ricono '
fello dal tuo Liberatore più forte^
de'Lioni , mentre non ebbe paura
•delfuocodi Marte ^ Ja douc il Re
delle fiere , ilTiranno delk felue_>
dgomcntafi aJl'apparir del Principe
luminofo degli filementf . ^cPIm-
pietà non iicorrc liberamente nè le
pianure del mare , nè del tuo Re-
gno è effetto di Luigi, che nclPaper-
to dVn Baluardo chiufe alla Tracia
i Pcn^
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Ip4
rcntrata , RiuenTci Ja fpa^a dì Mo-
cenigo degna d’efler porta predo à
quella d’ Orione ncjl’aitczya del
Ciclo: acciocché la Superrtiaione-»
Ottomanna quando vorrà contem-
plar la Tua Luna, vegga il fulmine-»
da cui fi2 abbattuta nel Regno <4i
Candia .
CAPO V.
Della InterrogaT^ione »
SI parla qui non deJl*Interroga»
zione, e delia fempiice doman-
da , che talora fi fà , come farebbe :
Che ora è ? qual è il tuo nome ? mà
di quella ebeii adopera dall* Ora-
tore per muoucre gli affetti , ò fia
fdegno , ouercompallìone 6cc, ò
per comandare, ò per prouar qual-
che cofa con maggior gagliardia ;
come farebbefi da chi voleflè mo-
rtrarc , chegli Auuerfari;, eie au-
uerfità rendono piu chiaro IVomo :
in quella guifa che i contrari) porti
di rincontro più viuacemente cam-
peg-
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•Oum la ^ett, Ven%i^ana . jpj
pcggiano • Per efcmpfo .
Chi c/aJterebbe Ercole > fc Giu-
none con animo auueJenato non
inuianafniiruracirerpcnti alla pic-
cola culla di quell*£roe bambolcg-
gianÈc > il quale coJJa linguanon
ancora fnodata non potea celebrar
le Tue vittorie? Chi Taurcbbe ado-
rato come vn Dio sui fette colli di
Roma fe non aUaua contro ad elTo
i fette capi l’Idra Lernea più ricca
nelle perdite, più Ikura , c fertile
e iTendo troncata , più viuacc quan-
to parca più vicina al morire? Chi
i’aurebbe collocato frà le fìelle fc
non dilcendeua nell* Inferno ? Sa-
rebbe forfè flato diuolgato dalle
bocche della fama per le quattro
parti del Mondo fe non traca dal
grembo della notte alla pubblica-,
luce Cerbero colle fue tré voragini
fpaiaacate ? Che ancor le tronìbe
della Poclia facciano rimbombare
il gloriofo nome d’Ach file , non ne
^ la cagione U famoElGmo Ettore,
in cui tanto li aliicuraua Troiai.»
quanto nel fuo Palladio ? Che Sci^
I % pione
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1^6 il Potilo d'Òro /
pione colle ricchezze , e coJJ’impe- '
rio tolto all’Affrica prendefle an-
cora il nome di quella parte del
Mondo, non fiafcriae ad Anniba-
ie', che fpauentò Gioue Capitolino
più de* Giganti ?
Convna Interrogazione fatta à
Mu ftafà Generale del J*e/erciro T u r-
chefco desinato ail’ìmpreri di Ci-
pri, efakiamo la magnanimità del ,
ProuiieditorGenerale diCipriMarc*
Antonio Bragadino , c mo/triaino
che’l Bafsà indarno s’affatica nell*
cfortare il Oaualicrc à ceder la^
Piazza di -Famagofta , e poi fattolo
prigione, nel tentar che lafci Ja fe-
de . Imperocché quelli dopo d’auer
foflenuta infaticabilmente la carica
deiroffizio , e della guerra , e dife-
fa la Città dalle fcolfe deli’Afia^. ,
palefandofì benché fo (Te Capo, fol-
dato prìuato CGli’afllinto delle fatf-
che , non fi volle rendere fc non per
diretto non d’animo , mà di gente
disfatta dalla guerra, dalla pelle ,
dalle vigilie, cda’difagi : perchè
Marte folo non era fufficicnte ad
/
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Óumh'\ttt*Vmtx^cmei , ipy
abbatterla . Mà chi può credere al-
la Infedeltà ? li barbaro MuHafà 9
il qpaic non accogl iena fotto i Tuoi
padiglioni nè la pietà > nàia fede :
dopodÌTaucr perduto li tempo ^ e le
parole JufiiiglieuoJi neirefortare il
CauaiieFerendutonàpatti di buo-
aa guerra* » acciocché lafcialTe la^»
vera religione , e folTe infedele à
E)io come.ii.Bafsà era disleale agli
vomitH r comandò che folle il Bra^
gadini crudelmentelkaaiato ; e gli
fi troncalTero gli orecchi lordi allo
lufinghc,^ c gli iltiacfle da tutto il
corpo la pelle viua per vendicar
nella vita > e neilamorte di vn folo
la morte d*inhnjti<Turehi* , c farlo
morir lentamente nelle membra la-
cerate p le qualiaueano cooperato
alla* vcci/ion degli Ottomanni f e
finalmente per riportare in Collana
tinopoJi colle fpogliedi Cipri'la^
pellefiimata daSelim vn Vello d!
oro , perchè auca la Repubbiica-j^
perduto- vn Campione eccedente
ogni preazo ..
. Perche ò.Mu/ìafà rifola di Cipri
I j doue.
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t^8 li retto d'Oro ,
<fouc ora Tei attendato fu creduta-
fèmpre mai pia torto Reggia di
Venere^ che drMarte> immagini
che i Leoni di Venezia dalla Circe
del piacere /ieiio-rtati trasformaci
in codardi Aniraaiiv che fidandola
falute alla vciocicà de' piedi penrt*
no di sfuggire le faette alate della;
mortef cUe i Capitani delia Repub-
blica non abbiano altro di militare
cccetta gii abiti' guerrieri ? diel
Bragadinf Coman Jator ' d? eferciti-
fia rtgnore^iato dalia viltà , e dal
timore? Voa lai por c/pcr lenza chC’
dallo fcodinento dell' 1/bia cagio-
nato da* cremuoti delle tue bom-
barde fi fermò più faldamentc l'ani.
modi Marc' Antoniofdalleterted^
Cattolici affiflc , ed alzate full'aflc
dalla tua fierezza fù folleuata Ja^
mente ad imprefe più alte ? dalla
morte di Nicolò Dandolo d’vnai^
rtefla Patria , c virtù , ed Illuftrilfii'
mo pel fanguc auuto da* fuoi Ante-
nati 9 e da to per la difenfionedi Ci^
pri , e dellaRcligionc > fù auuiuato^
in tal modo alla vendetta giurtifib»-
ma^
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Ouerù la t{en, t^€iKS(jana . i pp
ma, che fèce abbrunar tutta PAfiia
per la Mòrte d’muuracrabili Mao-
mettani ? € pei? poco fangue ftct
/pargere vn mar di faugut > e di la-
tgrime y cfentirgli vrli nella vaftà
inonartfaia dell’imperió turchefco?
Alla propofla di rimetterfi neirar-
bitrio del Vineitorenòn fentifti rif*
ponderti €he glianimiiorti allo-
ra fi rendono per vinti y e ogni ra-
gion cedono quando non hanno nè
mani da difenderla , nè fpada dà
fciorre i viluppi della Caufa ? Per-
chè dunque tenti d’ inchinar l’ani*
mo infleffibile del Bragadini or col*
le minacce» ora colle lufinghe , le
quali fono le due maechiné poten^
tilfime , à cui chi non s*arrende mo**
lira di non hauer cuore dì carne »
mà di bronzo, ed efler frà gii vomi-*^
ni vomo folamcnte di nome ì Che
fè*l torbido del tuo volto accigliato
non hà potuto: leuar dal petto di
Marc’ Antonio la candidezza della
fède promcfla ed al Senato , ed alla
Patria, nè la ferenità della tua frena-
te ofcurarc la Veneta lealtà : ftime-
I 4 rai
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200 . li^diocrOrOr
Fai forfè colle arti adoperate dallo
Spauento^ e dalla Lulinga torre dal
cuore del Cai:ialier Crilliano diue^
outo tuo prigioniere ^ la vera fede
giurata £rà poche gocciole d’acqua
nel battefimo di conferuare ialino '
alnaufragio della vita nel fangue ì-
Se le onde dell- Adriatico doue è-
natogli han data fortezza da non
elTere rmoiTa.dalia fedeltà douuta^
alla R^^ubblica* : il facro fonte in
cui è rinato non gli aurà conceduta'
coftanza dà^non intenct irlicol moK
le de* vezzi > nè-darompcrlì col du-^
ro delle rigidezze ^ fatto fimile all
corallo^ che cauato dall^cqua vie^'
più indura f- Vezzeggia pure, mi-
naccia , e tormenta : che altro farai
pietofo , e fpietato fé non dichiarar
il Bragadini Vincitor di te Beifo».
della tua fierezza , de* tuoi Jufinga*
menti, e della fortuna contraria^
cioà di quattro Niaiici ?
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6mo la ym:(iana. 20 ii
CAPO y L
. i - I
Della Iroma ^
BEnchè.la lingua fià frequente^
! mente interprete veridica del»
Ja mente>, edeJ cuore, nondimeno
nella figura Ironia è mefiaggiera^
mentiuice ;perchè l*Oratore ligni-
fica il contrario di ciò che dice Il
tutto fi eonofee da*'gelli , dalla vo-
ce ,e dal modo di ragionare ciie>
palefano per bugiardi la. lingua^» ,
e*i cuore . Si viencancora in cogni»*
ziondell-oppofitadalia Perfona di
cui fauellafi. Perelcmpio. Ghidi^
cefiediCatiiina , auer amata più
delfuocuore-la-Gittàdi Romacuo:-
re del Mondo, dalla quale diffonde^
uanfi gli. fpiriti vitali per tutt*il
corpo del PVniuerfo , mofirerebbe
chiaramente dirli ciò per ironia:., ,
cper giuoco . Il contrario ancora^-,
s'intende in quefl'konia compofia
per dileggiar Margite slcontrafFat-
to> chela Deformità ftupì d*eficr
5^ via-
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reo; U f^eUàitOì^oi
vinta nella bruttezza ; simoflhio^
fo , chci'Atfricadifperòcli gencFar
Moftri più sformati ; tanrigporan’^
cc , che
Bosotumin craffb iurares^am natumr
c tanto paiirofo , che ognileggicr
fofiìo di vento era Tempre' accom--
pagnato dalle grani cadute d( Mar^
gite sbigottito .
V era mente, ò Margitc,>colla tua*
vaghezza , fapienza , e fortezza »>
Jodeuolmeffte hai rubati aiSole , a
Gioue , à Marte i loro nomi . Se io
contemplo il «uo volto, poflb dire r
Parti pure ò Sole dalnoflro Emil^
perio j c Te non vuoi rimaner fenza-
regno ,renz*àmmiratori,.efenza'P
cor teg g io 1 u m inofo delle {felle, ie r-^
m Iti nel Cielo degli Antipodi , do**-
ue troueraialtrofcettro, altri va^
gheggiatori , ed altri lumi cheti-
coronino . Mhi-gite co* raggi fuot
d.ira lume foprabfaondànte ai no*^
(b o Mondo , farà Poggetto degli
occhi ,c della marauiglia ,e regne*
rà fcnzi Compagno Tempre Tòrpet^
ro riegl’impcri|.. E voi Apclle cjj
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Ouetif h
Zcii/i ftemperatc i coJori , appa-
Eccchiaccpennclji tele per ri-
trarre vn’c^gic sì bella j, eflfcndo'
conuenieiìtccbe da’ Soli della Pit-
tura 4 dipinga vn Sole nouclio
dente da ogni macchia , cd eccliffi .
Voi Fidia PraffiteJe , che non in-
feriorià Deucalione , e Pirra fape-
te animare ì marmi collo fcarpello^.
formate più. Goloflp acciocché fie-
no à Margite innalzati ; e Rodi co- -
nofea che*! fino Sole ÌRi mcn vago ,
mentre d*vn folo ColoiTo fò mer ite*-
noie . Se confiderò la tua fapienza:
veggio dal tuo Capo venute alla»,
luce più Palladf re Con priuilcgio
non conceduto à Gjoue>le hai man-
date fuori fenza dolore . Laonde >ò
come gli Scrittori fhrari chiara la
tua gloria colla nerezza dec loro in-
chioftri ! O quante penne de* Lette-
rati s'vniranno per fare alfa tua fa-
ma leali maggiorile più robufle ;
il che giugnendb in Terre non co^
nofeiute fi rida de’ termini d’Èrco-
le 9 e di Bacco f La tua Fortezza è;
^igrande/ che nonconofei altro ti-
I 4 more.
— ^
: ■ z jd by
zo4‘ Il Fèllo
more faluo jueJlo , che apporti
tuoi Nemici . £ perchè tutti hanno
sfuggito il paragone, ed il combat-
ter teco , quindi è che tùò Margitc
puoi ben contar mille vittorie ,
niuna battaglia .
Ironie limili pungenti , e moiS'
daci potrebbonfi. aguzzar per tra*^-
figgen Luterà , che fi facea chia-^
mare Appoftolo , e volea vn* al*
tra vita coll* ©fiere animato ncV
.marmi da quel] i , che lacerando i-
raffi col ferro , ferifeono il tempo
eia morte : e vantauafi di giouare;
al Mondo coiroperercoll*efempio>j
e colia penna;; © pure in tutto men-
tiua : perchè in verità fii Lutero vn>
Lucifero noue Ilo , chc pofcil fuo*
feggio neirsAquilone : il Dragone 9^
che aurebbe tratta non la terza par»'
te ,-mà tutte le fieli© ncll-Inferno fé
le forze rifpondeuano^ a’ defiderij
facrileghi ; il* turbine che atterrò'
noni! palagio di Giob,mà4 Cieli di>
tante Chiefe magnifiche ,fdoue an-
cor di giorno rifplendeuano4 giiifa '
iifieile I^fane $ e lumi non mai {
C»or^
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OuerolaKittùFeneziana", lof
fmoraiati , mantenuti dalla pietà
fempre acccfa nel cuor de* Fedeli ;
quel ventus^vrens , che difeccò i fio*
riti Giardini d’innumerabiliMoni*
fieri? doue le Virtìi-riftrette con più
largura pafleggiauano , edondel’
Amor terreno era fiato sbandito
dairAmorDiuinoche neraCufto-
de : vn fuoco >' chediuorò molti li-'
bri degni d’efler conferuati frà ci«
prelfi a’ quali perdona la Morte per
eflerc amici dcTepolcri : la Idea da
cui potea prender la forma ogni vi-
2Ìo : il Banditore infame delle leggi
dcirinfcrno :■ e finalmente lo Scrit*
rorc deteftabiie de* libri non fola»*
mente lotoicnti r come Tuona il no-
me di Lutero màpefiilenti> fi eh è'
TAutore fii mcritcuolc del torchio
da cui folle fortemente firetto , cd
infranto*
Io mi afiengo dal porre PeTempio
dcirironia centra taPErefiarca, ac*
ciocché gPignorantidelPArte-9 chè
inrcgno;&della vita maluagia diLu^
cero non penfino che io lodL quanr
daartificiofaaientelobiaiiinailì ..
Digilized by Googlc
2o6 ’ tlVellà
Pór Poppofito colia mcdc/im4
Ironia , colla quale fi potrebbe de-
primer Lutero , polfiam fiiblimarc'
la fedeltà dei Screniffimo Domeni-
co Micheli> il quale Condottierc di‘ «
dugento legni Veneti fi? era vnito>
ili’fora'c Ve di volere colle armi con-
federate de* Cattolici al racquifio
di Terra Santa profanata da'pofleii-
fori Maomettani : eirendodifdice- «
noie che*] Ciel della Paleftina douc
ebbePOricnte, e POccafoil Diuin;
Sole folTc ingombrato dalla Luna
Turchefea^ , crucciofa che altrò
Pianeta vi rirplcndefle .Stanano al-
Pafiedio di Tiro Città, creduta inefii
pugnabilc dalla fteffa Fortezza , i*
Principi confederati quando la.
leggerezza della fama , di gran pe-
fo negli affari della guerra fparfe
perPefercito , che P Armata Vini-
ziana vinta dal tedio della guerra
e d*Vn*àfiedio silungò , edimpauri-
ta dali'efpettazion del foccorfo vt-
cino», meditaua pi£i. torto la j6jga „
che la partenza > aiutata dalle aJt>
del vento , delle vele ,> cdel Leone.,
Icoins
^ I
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eumU ^ett\ f^enexjana . loj
I compagni delia lega > c de* traua*-
gji temendo , col ritorno4c*Vene-
ti non partilTe la Vittoria datCami-
po Criftiano , fparlauano del Mi*-
cheli, perchè'eflcndo quafi hcl por*,
to del ripofo dopo tante feticke ,
volcflcfar vela , c laftiarli -frà le
tempefte dVna guerra perietylofa .
Untefo ciò dal Micheli ’v^llc mo-
ftrarfi' ben corredato di v^irth • cCi
principalmente di fedeltà ; léonde-^
sforni tutta la fua Armata 4àgìì
redi naual i ,c marinarefclii, d'anco^
re , di vele , difarte ,<c d'ar.nH ; e di^-
polirò il tutto nelle mani dò* Colile-
gati per pegno del lai ftia^ede al lora
fliinata fermiffima quandò videro*
tutto ilnàu ilio inetto alla nauiga^
alone , ed almouimentò . Or com^
mcndiamo quefto fatto oolia^pre-
lente Figura .
Certamente ò' Principi pièni di
2elb , e di valore , raucr votaci i le-
gni di tutti gli arnefi e Fornimen-
ti, è fcgnoche fi è/pogliatod-ogni
fede , e che le promefle fatte dar
Micheli loao icci voto » e che dal*»
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^ ti'F^hiTOlroY
Ija iBobilità delie acqpe appre/e ad'
e0er collante folatnente nella, leg-
gerezza . Il voftro Campo reUerà^
debilitato-, fneniacoj e vile per la^^
perdita de* Lioni ,.cioèdella forza
edeila generolicà .. Non temer piCi^
ò foriilfima.Citta.di:Tiro della tua:
cauiuità>. mentre le nani non haa-
no più rarteda legar l'antenne ,^nè:
gopaonc.da;teuer l'ancore .. Or orai
parti ila forxuna prolpera dalJe^.'
ieb ici e C ri 11 lane , eh e lono amma ^
nate e riftrettc le vele per noa*»^
prender pili vento * il quale feccia^ '
volargli alberi.perl*eJemento dell*'
acqua .. Correte à Saradni à-portar'
ioccorlò nella Biazza aflediata li^
curi d*intromctterio,;Chc*I Dogc;>.
Veneto vuol ritornare al.CieJ natiV
uo fenza la' prouuilìone neceflarià
alla nauigazione , e alla vita . Bugr
giteò guerrieri vnicidi fede „ e di;
volontà, dalirimpugnazion^ dellk&4
Cittànimica fenon volete voiflclfi:
cUcre gli alfedìati da vn- cerchio
foltiiiiino di Barbari ed clTere il
centro delie iaettc> e deiBahe
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gu ite re/cmpio del Micheli , che>
per elTerefpcdito alla fuga hà fen-
dute immobili ^ edifadatceleGalee
al viaggiov
In que(l*amplifieazione fi^cono^
fee apertamente il contrario ^ norn
clfendo argomentodi paura r nè dr
mancamento di coflanza , e di fede
difarmare il nauilioj anzi di brauu-'
»a » e di lealtà-compagne indilfolu-
bili nel petto del Micheliv che me-
ritamente auea il cognome dVn^j
Arcangeio Campione fidàtiiilmo ih>
quel combattimento celeile y in cu i
iucifero e gli altri Spiriti ribel Ji
perderòno in vn momento quella
gran giornata campale y e la /pc-^
xanza di mentar la battaglia ».
CAPO VII.
^ila VreurìT^jont ^
MEttiamo in vrolàPreterizio^
_ ne quando diciamo di nonu
voler dire , e di voler paflàr fotta
filenzio quello che più . francamene
te.
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xio H VeìklfOirO r
tc^ ccopiofa mente narriamo
fendo fimili à Batto quando afFer-
mianìo d’éflerc Arpracrati , ed òf-
feruatori del fiienzio Pictagorico y.
che dee ftatìziaré frà le llrfettezzc:^
dc’chioftri , e 1* ampiezze dclltj^
Rcggie , fe i Rè , ed i Mònarehi
medicano imprefe da effér celebra-
te fino alla^nchezza delie lingue
dituccii fecoii . Fermiamoci colià;
Preterizione in Galuino c trapali
fiamoJo colio flilc dell'Oratore. Pe*
rocchè queft*cmpio Erefiarca fliniò
perduto quél giorno , in cui nom
nuefle aggiunta qualche ferita allè:
Chiefa > c iègnollo cól bianco quan^
do vide roffeggiar fiuouo fzttgùt'
grondante dalle pia^e dé^edeli ;
Io non voglio raccontare ò Cai-
nino , il qiiale porti Pvbbriaèhez^
za , e*l vino nel nome che per ope-
ra tua pubblicamcte ar/b là Santità
neiriminagini abbruciatede’ Santi;
che nelle Ghiefe Teatri di melodia,
e di concenti co* quali fi placa j e€
addòlcifcelà Giuft/zfa Diuina fu*
roafcntici anitrir cauaJii : che nelle
blenfc
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Ouero a^r t
Men(e facro/ance degli alcari'dou^
colia efficacia delle parole Sacerdo-
tali li trac dai Ciclo noti la manna ^
mà lolite Ho Iddio furono apparec-'
ohiati profani * ed empi; ebaniti*'
ali’Erefia: che'l Dinihiflimo Sag’ra-^
mento cibo degli Angeli fii oatO'
con abbomincuole facrilegio a? Ca-
ni , che d’altro palio noncràn dé-
gni fuorché delle carni degli Ercti-^
ci. Tralalcio le ribellioni de* Popo-
li centra ilorodcgittiini ',Srgnori
cioè delie membra còntì^‘ i- iffioi
Capi cagionate dalla nouità' delia
tua dottrina^ò perdir meglio igno-'
ran^a , c da* tuoi maluagi configli
co* quali erano inftigatc le genti à
tor via ogni legge Dfuina,cd Vma-
na , per non foggiacéirtèi Dio^jJ nè
agli vomini,* mà folamentc à Luci-
fero « che sprofondònclPabilfo non*
volendo abballarli à riucrirper fuo
Signore vn Dio che fì douea' vma-
narc . Non ridico la difeordia pplìa
da te nelle Città , nelle cale dc^pi-
tenti ,e degli amici , dilgiugntndp’
gli vaiti per legamento dì fangue /
*
Di j;:i2ùd by Googk
Ityelfoé^Or&,
di fede>d*amicizfa9 e di Patria^ per*
chèJa tua Setta non. altrimenti ac^
coppiar il poteà iè non col fepara*-
mento de^li animi • 1 disfacimenti:
delle Citta, le difolazioni de’ Rear
mi. & i difertamenti delle campar
gjne fi tacciano , mentre ognun si.
che J’Ereda è accompagnata dalla'
folicudine ,, nè in altra maniera^
vuoi efler celebrata, che dal iilenr
zio rpauenteuole latto dal terrore^.
E perchè parrebbe che io folli
fiato preifoiecatadupi del Nilo dor
ile gli abita tori/bn lordi ,,fe io non
lentirn fi rimbombo ancor durante
della fòmanifìmai vittociariportar
ta.da; Cc. ttQilici coilegati.neliconir
battimento nauale attaccato colle
fur ie.Ottomanne ^ vferòJa fuddetta
figura nel deferiuer folamente il
pr imo conqua flb de* legni . tnichefT
chi fatto dalie Ter Galeazze dclla^
Repubblica; delle quallcraCapir
tpno Francefeo Duodo ;icur aliena
do sì fei /cernente principiato >;ipoa.
ragione fi: può a feria ere la metis
deli'òpera j cdèll*impre/a > nella^
■
Digilìzed by Googic
Vuero . iìj
quale ili qiiafi affatto Alenato il Gc«
rion della Tracia dalle fpade di D,
Gio; d* AuAria , di Marc'Antotìio
Colonna , di Sebaftian Veniero Gc^
nerali, di Francefco Duodó , e d’al-
tri infingi Capitani, i quali fc aucA
fero profeguita la vittoria , aureb-
bon vedutigli vitimi tratti della.»
monarchia cnrchdca ychè ancor al
folo nome pàuenta di quelli gran(^
vomini maggiori di. Archimede ;
perocch-è fenza porre il piè fuor del
Mondo lo fcoflcro colla potenza.»'
deirarme.
Perchè non hò io nè la voce -di
Stentore , nè le cento bocche della
Fama, tralafcio di contare gli effet-
ti uiarauiglioli delle Galeazze
macchine ftupende , & orribili , c
fuobiliMongibeili» che fenza eoo*
fumarle vifeere, continuamente aa«
i^entano fulmini , c co’ fulmini mil-
le morti ^ Nè mi fermo à narrare il
treraor de’ barbari palpitanti , c
commoflicomc il Marc agitato da
remi , e gii ftendardi da’ venti : il
pallor deila faccia difegnata dal
color
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2.1^. ttP^elhitOrai
color cfclla morié, la quale rappre^
(èntaua i Turchi morti prima del
morire,: la dubbietà de* Capitani.
Qttomanni fs doucflcro fuggire , ò
combattere , mentr*erano accertati
da tanti f^ni infaufti ,, del riufei-
mento infaice : la confu fion de Sol-
dati , a*quali,parea di ritrouarli in
vnCaos:: lemaledùioni dateallo*-
xo Macometto ferendo colla lingua
^uel fallo Profeta :per cui lì erano
eQ^oftl a' colpi mof tali,, ed ineuita-
.bili . Nè meno voglio delcriuere la
iuria colla quale da prora , e da
poppa , dalcorpo, e da* lati rèinpe-
ilàuano que* legni ùni furati colle
artiglierie, contale continuaaion
di tiri ^ e con fracaflb si orribile ^
che credeuano vicendeuolmentc
fulminare or la Terra , ora il
Cielo. , ouero generarli i fulmini
dentro alle bombarde , Icuoterfil*
Vniuerfo^ , ed elìère ^rig jonati i
venti , i quali fofpigaeuano le
nuuole del fumo nella faccia,tiencl-
le naui de*nimici , acciocché non
vedeliero la morte , nè la cagion
del
à
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Ouero la I{en, Vene^4na] % f 5
del morire , nè Tap^lfero doue voi-
gerfi per isfugg/rJa . Megiio è noa
far menzione di vcJe , c d*JnfegncLf
farciate ^ di traforategalee, di
Combattenti, ò morti, ó mortal-
mente, e miTerabiimente feriti, di
remi, d’antenne, e d’aiberi ,
fpezzati da impetuoiìflimi cUpi
del cannpne fraica ffauano, c sfraed'*
lauano c ciurme, c nocchieri , e fot-
dati, e capitani tradhi da' loro le-
gni, da* cjua-i i h annichi iaua l'atsaa^
«o della gente non tocca dalle pal-
le: come fei pini , e gli a beri tur-
chefehi fo/lero collegati a* danni
de* mede^mi Turchi . Si taccia dico
tuttociòrperchè parrebbe, chef'
Oratore ó Jpcrboicggìaffe , ò fin-
gere come Poeta , E parcanche->
da vn finto aggrandimento non A
parcggerebbela verità delia gran^
ruina incoininciata dalle galeazze;
dondeoriginoffi vn fine gloriofilfi-
mo della battaglia , e delle fatiche ;
. ed li principio dell’onore immorta-
le acquifiato da* Veneti, ed vn’eier-
130 feorno riportato da* Turchi , de*
quali
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zid cTOrOf
quali tanto fangue fì fpar/è> cheai^
rebbe (oilenuta J’Armata , fe per
ventura leccato fi fofle il Mare , in
cui tempefta maggiore non prouè
mai i’Qttoxnanno •
CAPO VI IL
SoficHtas;jcne ,
Oratore fuole alcuna voltate^
I ner fofpcfi , e dubbiofi gli Vdi*
tori 9 edopo foggiugnere qualche
cofa non afpettata 9 ò grande , ò
.piccola 9 ÒTÌdicoio/a« ò Jagrimeuo-
le ; e quando fi ciò ù. la hgura So**
tentazione • Potremmo adoperar
la Sonentazionenelia prefadiCri^
ilo foilegnodd Mondo ^
Efce di notte vn’empia ma&ada
jìimicadeila Juce • Porta nelle ma*
niaccefefacelle ^ perchè que* lumi
ccldli non vogJiono rifplendere in
ieruigio della fceleraggine V*è
Giuda per guida yche conducei Sol-
dati accecaci dal furore , e che non
veggono il rentier noto , c tame-^
volte
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X)ueròlal^ett,Fene7ikHÌ''. xij
vohe caJpeftato . L’afìc , lefpadc t
gliarchi,lcfaettc,IefromboJe , i
baftoni, e le mazze non j7paucn-
tano tanto , quanto da» terribilità
del volto non d’altra armadura-,
guernito, ehc dell’orrore natiuo •
E perchè falli vn’apparecch lamen-
to «ì grande ? Forfè le fchicre van-
no ad alTalir qualche Rè ^ cke^
vicn di notte per ifpianar Gerufa-
lemme 9 c recarle l’vltimo giorno «
c fommergere il Sol della Palcftina
in vn mar di.fanguc , e di lagrime ?
Forfè inuianfi contro a qualche-?
Città ribellata per diftruggerla del -
tutto lardandole le pietre per lapi-
da fepulcrale? Forfè torreggerà di
nuouo qualche GigàntcFiliHeo ri-
foluto di terminar la. battaglia
quando non i^Herà pih Soldato ve-
runo da e Sere vcciCo » c la vita farà
«bandeggiata dal regno della Giu-
dea i Gran cofe.pcr certo fi volge*
ranno nellrmente di ognuno cor-
rifpondenci alla orribilità delle.?
fchierc . Efercito sìlìero , edam-
maefirato nella fcuola dellaCmdeU
li tà.
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21» llf^dto£Orol
tà> ordinato dal l’Orrore ^ aauam^
pantc per le fiamme dlnferixo» gui«
dato dal Tradimento > m^cia coo_s
patii da Gigante inuer/b vn’orco
non per abbatter Tiranni , Fortcz-»
ze j e Tifei 3 nià il noftro Grido 3
quale da Leone di Giuda che egli
era è diuenuto vn*Agnd!toj &eflèn?
do Gigante lì è oltre mlura impic*»
colito,rilcuando i^omo abbaflàto,
e riimalzandolo a 'maggiori graa>*
dezze .
L’aucr nominate grandezze mi
fa fouuenirc deU'atto magnanimo
del Doge Domenico Micheli /opra
menzionato 9 il qualericusò il tito^
lo di Rè , ed il rea me delia Sicilia
offertogli da que* Popoli , che io
celebrarono maggiore del grande.-».
Aleffandro , mentre il Macedone-#
donaua Città , e*l Micheli ridonaua
la corona già data : facendo dubi-
tare chi auclTemoft rato animo pih
reale ,i Donatori dello Scettro , ò’I
Doge , che lo rifiutò ; e dimoftran-
do alia Romana Repubblica , che
la Repubblica di Venezia aueua an^
cora
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OMroUR€ttyenc:(ima ,
coraiTuoiFabrizi; contenti d’cfTcr
tenuti degni dcJl* imperio nella eoa-*
dizion di priuato . Q^edo fatto che
donrebbe orna rii con tutti i colori
della Rettorica nelle carte , c dalla
Pittura nelle tele, farà efpreffo dal-*
la figura Sofientazione . ^
Quali dimofiraiize d onore noit^
ricusò nella Siciliail Doge Micheli
Sole de* Capitani nel ritorno fatto
dairOricnte co* fuoi legni v ittorio»
fi carichi di merce gloriofa inficme,
e di fpoglic ? Ognuno immagina
che quel Capitano , il qua le col pe-
fo dell'arme /ue incuruò più volte
ralterezzadc*Saracini non volefie
Archi trionfali piegati , ed inarca-
ti; chc'non accetta tfe tornea menti ,
cgioftrcdoue con finte battaglie fi
combatte , auuezzo à veder zuffe
vere nelle arene di Marte : che ri-
gettafie ozioG fpettacoli il nobile
Dirpregiator della quiete , e l'ama-
tor delle fatiche : le pubbliche alle-
grezze TAdducitor d'eterno pianto
a' Saracini ; raccompagnamento
dellaNobiltà chi era fiato cinto dal-
K X le
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lad
le folte fchierc de* Barbari dirada tc
dalla rpada da cui era fiata aperta
la via al carro del (uotrionfo.Azio*
ni piìi gloriofe s’afpettano da vil^
Principe , cheeflendo il primo del-
la Repubblica voirefierc fuperiore
nell* opcrazion delle marauiglie
Non accettò l*aiToÌuxa Signoria
della Sicilia > nè lafcioin piegare
dalla violenza dell'ambizione ^ nè
dalle preghiere; la doue molti per
la cupidigia del dominare falirono
al trono fopra tanti cadaueri di
gente vccifa , che quafi perderono
il titolo di Rè non rimanendo Po-
poli da efserc fignoreggiati.
c A p o I X.
DeUa Snbie:iime^
QVando rOratore fà qualche
interrogazione à fcllefso, e
fi rifponde , sfacendola ad altri , ò
parlando con efìi non afpctta la rif-
polla j raà immantenentc lafoggiti'
gne , formala Subiezione : della
qua-
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OtueroUl^ètÈ.f^enè^àna,
quale daremo vn’efempio in Ero*
de; incuicoJnafcimento diCrifto
nacque fubitamenceJa paura , da
gelofia dello Stato: aquile, ed auol*
toi della Reggia , c del petto del
Rè della Palcftina , benché non fof-
fc ancor diftefo per li noue iugeri di
Tizio > nè legato con Prometeo aH
Icrupi del Caucafo men duro del
f uor d*Erodc •
, : Perchè veggo la tua fronte offuA
cata ò Erode , mentre inBettelcm^
me anche di mezza notte il Sole ri*
fplende ? Temi che’J natale d’vnJ.
pacifico Bambino intitolato Prin*
cipedellapace debba far riforgere
le guerre , e le difcordie già fpenté t
Odia lo-llrcpito dèlie trombe , e de*
tamburi , c gli vrli degli cferciti af*
frontati chi eficndo la Voce , el
Verbo delPeterno Padre nafee nel
filenziodi tuttcleCrcature . Temi
di vederlo vgualmentc armato d*
acciaio, e di fdegno cbntra Gei u-
falemme ? Kionè^atta la tenerezza
delle membra àfollenerc il duro pe*
fo degli elmi , e degli vsbsrghi. Du*
K 3 bitl
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^ X22, il y cUo^Orù ,
bici che fatto grande non voglia fa-
Jire ai! altezza dei tuo Trono con
y ioJenza ? Non coglie l reami ter*
reni chi ^ abbbandonò di prnpìa ^
volontà il regno del Cicloj nè ccrc^
le Signorie altrui chi non appreg*^
zando il fuo dominio hà prefa il
contralTegno > e la condizion di
^cruo . Le fteUe comparfe di nuoua
nell aria a u ranno perauuentnra ^
turbato il eh iaror della tua mente r
perchè le credi òComece Prefiche ,
le quali piangano le mottidclMon*
do colie chiome tiifciol te , ò le Himi
fiaccole funerali per la fepoitura^ f
Sappi efler nuoui occhi aperti ^ dal
Cielo cariofodi rimirar pienamen-
te le felicità delia Paldtina .
der nouelliRè venuti dall 'Oriente^
c dalla culla dei Soie a quella del
nato Fanciullo ti parrà iniàuito an*
nunzio , ed augurio» c che predica
diminuimcnto-d'lmperio ? Aurai
nel ruolo de* tuoifudditi il Monar-
ca dell*Vniuer/b >e Iddio a cui è de-
bitrice tutta la Natura ti pagherà
il tributo « '
Darò
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Onero UHjstt,Ì^ene:^iana, iz^
Darò Jucc più chiara • , e aJla fi-
gura* e a* Candidaci'ddJa eloquen-
za facendo vedere vn'aJtr'efempio
della Subiezione col porre auaoti
gli occhi vno fenz'occhi , Arrigo
Dandolo, gran lume della Patria ,
accecato da Emanuello Imperador
de* Greci con infocatibacini , men-
tre queglicon giufto ardore aringa-
na come pubblico Ambafciadore ,
cd Oratore à fauor della Patria , ri-
chiedendoil tolto fraudolentemen-
tc nelle guerre pa fiate , e ritenuto >
c negato a* Mercatanti Vin/ziani ;
che aucan prona to più fedele ,
Hien ingordo il Mare paragonato
alla dislealtà, edauarizia diEnaa-
nuello , il qualeà man falua , e fen-
za pericolo auea rapite lericchez-
" zc guadagnate da* Mercatanti di
Venezia in molte battaglie fatte-*
con tuttigli Elementi , e con tutti 1
rifehi più pericolofi .
■ ’ Sci Emanuello vn T irefia (c non
neglrocchi,aimenofieinntelletrof
ed hai nella mente la mezza notte ^
mentre penfidi kuare al Dandolo
K 4 il
Dk
ii*Sole delle allegrezze togliendo^
gli la luce degli occhi che fono i due
Soli ncUVouiOi Giubila il Dandolo
mentre mette in chiaro, che la Pa«
tria gli è più cara degli occhi > de? |
quali volentieri fi priua . E vero :
non vede più nel Teatro dellaNatu^
ra la Scena delle cole lempre varia r
c ferapre mioua f ma è felicità il non- ,
mirargli Oggetti cagione che gli j
voiiìini foueate fi tramutino in £ra«^ i
eliti . Non perde già la beniuolenza
de* Aioi Cittadini ora che non hà
più fperanza di riuedere il giorno*'
Tù fai che 1* Amore amato da tuttfr
è cieco , e rendefimili à fe i Tuoi Se-^
guaci. Non vagheggerà più Ja molr
titudine degli amici> nèÀrà riguar^
datoF del Popolo nel ritorno allai^:
Patria : mà farà onorato fpettacola'
della Città-j la quale diuenteràvn^'
Argo per. rimirare. Arrigo , che->
fempre riguardò Ponore della Re-»
pubblicaci il comodo della Città 9 e
Pvtilità de* Cittadini . Saràmentre 1
viucj ricoperto dal velo della not-
te ii> naà quelle ipcziofè. tenebre ac*^
Digilized by Googlc
Onero U f^eneT^iana', i
ci*efceranno la luce alla famiglia il*
luftrinima , agli Antenati Chiarini-»
mi , & a' dirccnclenti ne* quali fi i
trasfonderà col fangue la chiarezza
deriuata ancor dalle tenebre ,
l' ondeggiamento de* nofirr
penficri ,e la diibbietàdeirOratore
irrefoluto fc debba-parlarc ò tace-
re , à qual partito appigliarfi , e fé
lo debba decidere , ò lafciar pen-
dente ; Qiiefia figura fi è allora pib
vaga quando non è fchietra, nè pu-
ra , ma mifebiata , e per dir cosi in-
neiiata nella Subiczionc ; in quella
guifa che.i Compo/H >,ediMifti fo
iientemente fon -piu belli , e pregiar-
ti de* Semplici . Premetterò in pri-
ma l’efempio diquefta figura ,-mà
comporta lodando il Beato Liuigi
Gonzaga della mia Compagni^
Giouane purilliinOfC cheparue vna
€ A p X.
Delia DubitaT^one-,
Ortr/àrao collà Bubirazione
K j So-
Google
r livello £ Orty ,
Saftanza incorporea > eiemplfclA
fiina .
Qual VirtLi principalmente deb-
bo io raccontare di queft* Angelo
terrcftre ? Sceglierò la fna Miodc-
ftia, la quale fempre gli tenne il ve*»
lo innanzi agIIocch;i,e perciò^traea
gli occhi di tutti à rimirare vn Già-
uanc guidato lìcuramente da vna-
Guida benché bendata ? ma la Pu-
rità , che donogli per iniegna va
bianchiffimo giglio > ed èTemprc
mai Compagna della Modelìia non
v«uol eflcr dilgiunta nelle Iodi. Om-
mettendo queftedueVirtà, darò à
diueder la grandezza deU^animo
maggiormente aggrandito col te-
ner rotto il Mondo > difpregiando
la primogenitura si ricca.^mà il Di-
fpregiamento » anzi l’Odio porta-
to al Aio corpo lacerato , e Iquar*
ciato dalle catene , collc'bocchc di
molte piagge Alamcntercbbe dell*
Oratore , fe tralalclaflc la Peniten-
za armata di ferro contra la carne
di' Luigi tutta fraca fiata per man*
tenerla intera. Loderò la Fortezza,
la
r
■>C i,U
Oum la ^ett. ytncT^a . 2 17
la quale meritò due corone; perchè
fii vincitrice dei Padre fdcgnato > c
dclJ'amor nella Madre, che Tacca'
irczzaua : fé PAft faènza , c*l Digiu-
no pcfauano feueriflìmamente il
mangiar di Luigi > le pur il nulla
( che cosi poteaii chiamar la picco-
lezza del Cibo ) contrappefaua nel-
la bilancia del Rigore. Anteporrò
à tutte quefteVirtìiTamorc inuerfo
Crifto j appiedi del quale aurebbe
voluto mandar fuori dagTocchi il
cuore disfatto in lagrime ; delìde-
rando però di ritenere i lumi per ri-
guardareil Saluatorc ; fe l’amore
portato a’ Proffimiauea trasforma,
to in Argo Luigi ofleruando dili-
gentemente le loro neceflìtà ?
Della femplicc Dubitazione da-
rò vn faggio in Agoitin Barbarigo
fauiffìmo, c fortiflìmo Prouueditor
Generale dclTArmata a’CurzoIari,
il quale fcelfc il luogo pi^ per ico-
lolo nella pugna dòuc queft*Argo
perfpicacifiirao , c vigilantiffimo
della Repubblica hauenck) perduto
pcrcagioud’vna factta va occhio >
K e per
r2ff: . llrèUoà'àìùl \
e per la malignità della ferita ancof '
la fauella: nondimeno dando la lia*^
gua, c la voce alle mani ^ non rifin^>
congedi (d’animare alla continua-*'
zion della vittoria i ftroi Soldati , »
nelle braccia de* quali lafciò la luce*
della vita non fenza vendetta ; poK
chè.quefli auuiuati vie & fa’*
uigoriti dalla mortedel Capitano s*
fecero Scontare a*; Tiirch i la perdita^
della luce,e della vita con vn’ecclif*'
11 mortale apportato in quel gior*
no alla Luna . .
Qual titolo darò ad Agollin Bar*^ •
barigo , che non fu fola mente libe-* •
ra le , ma prodigo del fanguc , c del- |
la vita PChiamcrollo Fulmine , che
del Tuo furor momentaneo ^ la fei
eterni fegni ? ò Leone che Itimi de-
gna corona vna^lìcpc d’afte , c di^
' fpade,echetrionfi nel regno della
Fierezza ? Darogli^fno me d’Argo ,
non mai.aftonnato , mcntre collc
lue vigilie recò vn licuro ripofoaU
la Patria ; c furandoli’! fonno rubò :
le pàlme, eJefpoglfea’Nemici, c
con infaticabile vigilanza prouui-;^
Omota<^eft.yene7^ana , 2.29-
dea*bifognidelle fuefchiere? Ko-
mintìfollo Reggitore prudcntiai-
mo dèll*àrmata perchè era ottimo ^
regolator de fuoi affctti? òpure Sol -
dato cflcndo il primo à battagliar'
Gongli Auuerfarij ^el’vltimoà
trarfi : ihprimo à fottoporfi al gra-
uiflSmo pefO'dcJle fatiche > e iVlti':
moàrgrauarfenc?^ La perdita del--
l’occhio mi sforza à pareggiarlo à
Goclite-diuenuto chiarillimo nella'
cecità : mà J’ardirc incomparabir
k , a* Gefari , a’ Pompei, à’ Catoni,
ed a' Bruti fpauentofi aL Mondo^
perchè di nulla temeuaho. L’auc-
re à vile la vita lo dimoftra per *
Vfl*Eroc ineftimabile tmàreffer far
condo fenza parlare , e cp’gefti mur
tuli ,, e loquaci accendere i foldatii
al combattimento lo paiefano per
ammirabile. >
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2J0 il
CAPO XI.
DcHa ^iftribni^ione • '
La DiftribuzioM partitaracn»*
te diui/a , e diuidegJi Oggtt*
ti 9 acciocché diflintamefìce fi veg*
gaognì co/à da chi non auendala
vifta aquilina y nè l'acutcaaa ccr-
HÌcra 9 non la pcnetraflc. Per eicm-
piov fe'l DicitorcauelTc talento d*il-
lufirar quella chiaridima Donael*
la di Cipri, la qualecoi fuoco dato
al Galeone di Meeniet fublijmò fiw
alCielale neui della purità,e naan^-
dò in aria gl* infami difegni del’
Bafsà , potrebbe à parte à parte di-^
moftrar lo fpiendore , ci*l Sole de*
natali piè luminofo nel tramon-
tare 9 che nello fpuntare : l’età
faociullefca , & acerba 9 adulta^
però 9, c matura per la gloria : la
iieuolezza del felfo ingagliardita
daUlamor dell’onellà; lagenero/i-
tà dcli*animo , che non temette^,
nè’l Vefuuio delle fiamme , nè la
'' toin-
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ùum Vtnnrjkna. zj r
tomba ddJ’acquc : reca-
ta à Tuoi Compatrioti liberanKÌo-
li dalla cattiiiità più raotefta del-
lo fcioglimcnto della vita : l’^ac-
cortczza ingegnosa ncilo fuiJup»-
pare*! nodo delle mi/èrie per vo--
larfenc alla beatitudine del cielo
per vna ilrada renduta illuftrifli-
ma > & additata dalle àrifee dei
fuoco .
Allora quefta figura è più va-
ga quando l'Oratore alle 'Cofe pro-
pofte aggiugne le fue pr^e » le^
quali feruano d’appoggio al di-
feorfo * JLaonde per comprouar
ninna cofa e/Tcr mancata àRoaia>
acciocché nell'altezza de* fette col-
li foflc riguarefeta con maratiiglia
dal Mondo , potrebbefi diftribuirc
il ragionamento m più parti colla
giunta delle ragioni.
A Roma non mancò la Fortu -
na , la quale benché cieca é nccd-
fùria per guidar Fimprefe j né la
Fortezza , che lafcia prima la vi-
ta , che*Ì luogo prefo nel campo
ddla battaglia i né la Pruden-
za»
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pKeJfóiPOrèr,
y che è la bafc i rénzaciii prc^
cipitofamente ruinano le monar<»
chic y nè. la Sapienza , che interi'
nandó/i dentro *1 fegreto delle ca- -
gioni ; fcuoprc gli effetti piìi oc«»
culti , nè la Eloqtienza chc di’*
rozza^gli vomini feabrofi , ed in»
canta fenza magia ; nèlaTempe-
ranza^ che legando i fenfi li ren»
de piùi liberi ; nè la Liberalità , U
quale tanto più* acqaiffa quanto^
pib. dona^ c col donare vnagenH
ma rapjfce vn* Eritreo .. Rimi-
ra i natali di Roma pargolcg*
giante nelle falce, e> vedrai che ,
la Fortuna difende Romolo , c Re^
mo dalle acque del 13euére , don*
de farebbono vfeiti in proceffo di-
tempo tanti incendi^ di guerra
ad incenerir l’Vniucrro j e prouui*-
de loro di Nutrice viia Lupa per
lignificar ,xhc le Nazioni pib fie-
re doucano fpremere il lattea
dcllc^ ricchezze per allattare i Ro-«
mani , Se vuoi conofcerJa For»
rezza ^ , contempla i -Mnzij co*
me mutoli fra gli fpafimi^delle:!,
mani
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' Cuero Ul^ett, .2^5
mani bruciate : i Curzi;*' che 2^^
GorcianfI la vita col gettarli nel^
le voragini : gli Orazij , che ac-;
cecati nel faito da vn ponte for-
montano al cfel dell'onore , nè
perdono di vifta la Patria : Jc-^
delie notatrici nel Teucre, e vin-
citrici de* fiumi; come fe Mhzìo,'
e Clelia fi foflcro accordati , Tv-
na di vincer l*acque> Paltrodifu-
pcrare il' fuoco .'Se vuoi faper la;
Prudenza , offerua quelPauguftif-
fiino Senato vecchio d*anni y e di
ienno,.il quale Teppe accoppiare
fotto il ^iogo impofio al Mondo
Popolidi coflumi', di linguaggio ,
odj cielo diuerfii La Sapienza carr.-
peggia nelle Tauoie delle leggi ,
colle quali- ftt facto Pargine al tor-
rente della Licenza*, eih imprigio-
nata la Liberta del viucre. I TuS
lij , gli Antoniji e gli Ortenzij, che
ebbero la Dea Suada nelle lin-
gue, e co! fiumi d?oro del dire fe^
cero vedere à Roma iT Gange
l’Ermo c*l Fattolo > palcfimo'
fEloqucnza , I Fabrizi.i .J Cu-'
r'
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tip , cd i Valeri^ , che per meri-?
tar fèmpre il trionfo vinfero fensr
prc la Fame ,.c furomx accompa-
gnati al Campidoglio- dalia Po^
uertà , manifèAaiiola Temperan'^
aa • 1 Pompei che riempiono i
teatri di combattenti « e di bere
col votar le loro teforerie;. iMc-
cenati y che fpontaneamente/i fan-
no tributari; del Parnafo » ridico-
no la Liberalità > colla quak ali-
mentarono i Cigni de* Poeti > che
fi mofirarono altrettantoliberali,
impiegando le penne > ('*!• canto
nel portar per tutta il mondola^
fama de* Mecenati* ed in far ri^<
nare*l non^ glotriofo del Benefat-
tore.
SebaiHan Vcnicri Gcacrali^-
Hio dcIPArmata Veneziana , epoi
Doge Sercni(fimo,tcmpeftagtter^
riera * che 'dnlipb, c conquàrsò a*
Curzoiari tanti legni mrchefchi
«lirpergcndoli pér tatti f mari per
fegno della vittoria ottenuta * e
mandandoliancora innanz-r come
annunziatoti della Confitta' de^
Bar-^
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(fueroh^ett,jrpieiffana . ,^35
Barbari,Jodcfcbbefi dalia fìg^t^ di-
flribuzionein caJgui/à,
Al Venicri ncm mancò paffio
alcuna per dicbiararJo CsLpkaiu
de* Capitani , ed ^eole^ de* jfgira ;
sV che (^nuno di^era di. pareg*
giarJo , auendo polla la meta al
valore vmano . Non gli itiapcò la
chiarezza dei (àngue ; mentre leL>
iùc culle paruero quelle del Sole
tutte compone dei fior delia lu-
ce ^ anzi fiiron piu jumi£p(e;.per
la riucrberazionc di taoii. Soli
quanti fiiron gli £roi nad daÌ!*<D'
riente d'vn'lilufiriiSmo kgnag'
gio . Non gli mancò la felicità ;
mentre ebbe non folatnente collc'
gati j mà in ina balia s Vendi 1
^uali al fuono delie trombe gtì-
lliane venuti anch'elfi nella bat-
taglia (pin/èro il fiimo negli oc**
chi de* Turchi , coprendogli col-
le tenebre deil*aria , che doueano
recar loro l'ombre della mortc_> •
Non la fortezza : perchè fofte*
nendo coi vigor ddVanìmó il pe^
fo degli anni > c delia età cadea*
«* Mri
te.
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kjif "il FeUo^Orày
tc > e dalle membra ferite , oppreÀ
fe con vna mina irreparabile
Turchia . Non la fpcrienza ficu-
ra maeflra della vita : cflendo nel
Venicri gli anni minori de cimen*
ti aóutj nelle battaglie , nelle qua-
li nulla di nuoito fi tentò da' Nc^
mici , che non fqfle antiiredato da
chi era inuecchiatO' negli affari
della guerra . Finalmente non gH
mancò la pietà apprefa nel chiù-*
fo del palagio paterno , econdot*-
ta ncirapcrto del ca^o ; perchè
ferito-inuitaua i Tuoi foldatià fé*
rir mortalmente l'impietà de’Tur'^
chi > cd à fora mergere ncl-mare^
più di fangue > che d’acqua la Su^
perdizione > acciocché non mai
poteflc galleggiare a* danni dclJit
Fede Cattolica». ' • ' ^
CAPO XI r
I
, / .'
Della Conciffiofie» ' i
Q
tVandò l'Oratore concede:>
che che.fia > ,acciachèle coi^.
da.
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Ouerò , f^ene^wi l %ij
d/rfi compariTcano maggiori fi
Ja figura Conceflìoae , di citi da-
Fouui vn’cfempio in NeFone , che
concedette à fé ile fio quanto gli
dettò il Vizio, neJJa feuoJa del qua-
k tanto auanzofli, che fHpcrò il
Maeftro fatto poiDifccpoJo di q^uel
Monarca nero nclnorae^encriifi-
mo nell'animo .
L'auere incrudelito contro alla
Nobiltà , perchè Come Tarquinio
temeuajchei papaueri nói pareg«
giaflero,e fodero cagione dVn ibn**
no mortale , fi taccia. Altri JPrincl-»
pi fecero il limile , non vojendo al^
tra rublimità nelle loro Metropoli^
c ne^loro Regni (e non l'altezza del
loro Trono. L'auer toitaia vita al-
le gentildonne Romane , ed à Ro-
ma vna molticudmed'Rroii che-»
farebbono nati dalla fecondità di
quelle:, fi perdoni à Nerone. Altri
larebbonfi moftrati vili, e codardi
Yccidendo ledonne, perchè auca-
no effi animo femminile , nè ba-
llante à venire à battaglia aperta.^
co i Coinbattciici n-cl campo. Sei
' ' . Cr.N
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V
1 ja tl VtUi^ d*0r<fj
Criftiani per comandamento di
>jerone furono efpofti aJ Jaccra-
mento delie Fiere ne* Teatri^ douc
videro trafportaca la Libia , cTAr*
njcnia, e nel tempo fteffo sfamaro*
noFauidità delle Tigri,c de* Leon
tìi,e la brama , che aucano i Ho-
manidi giuochi ^ e di tralfullKan-
che quello fii da’ Succeflbri vfato, i
quali fc non foffero flati più crude-
li dcllaLupa di Romolo aurebbo*
no- perdonato all’Innocenza di-
chiarata colpcuolc per non effer
rea di peccato verm^. Se nell*ab-
bruciamento d’vna Città moRròa’
Romani rinferno y e fece in vm_»
j^nto ad vn Mondo di Popolò il
fepolcro , e la pira > fi fopporti
come cofa leggiere : Auguftocon-
fumò coi fuoco Perugia , pofeia»»
dioorainata augufia da* due Cela,
ri , dal Celare di Roma , c degli E-
len^enti . Altre federa rezze più
enormi commife Nerone, Moftr®
tanto più fdolto , e sfrenato^quan*-
to più era incatenato da’ Vizi; ,
che ogni giorno trionfauano /
fiira-
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0»mi/4t ^£tt, renella T 2
ftrafcinando come vinto per^laJ
via trionfale Hnapcrador ;cii Robi-
nia . Fece aprir col ferro le vilcc»
dMgrippina Aia Madre, che-»
erano itale il conile dVn Agliuo*
Jo beftiale ; e pofe per bersaglio
del furore il ventre materno ; for-
fè fcioccamente temendo ,
vn altro Nerone Amile , *ò peg-
giore non A generane , dal quale
ò fofle Alperato nella maluagità,
à gli A contraftaffc-la palma. .
Se vi ho fpauentati coirorror
d*vn Cefare cinto d'alloro^ noru»
per difender ia' Patria da* fulmi-
ni , mà per fulminarla, vogliori^
creami con vn Caualicre doppia-
mente corona to , di nmne » edi vir-
tù , delle quali /più fc ne conta-
no , che non furono i v-iaii abitan*
ti già nella Corte , c nel petto di
Nerone. Il CauaJier dicui parlo
e Stefano Contarini, che neila^
feonAtta data al Viiconti nel La**
go di Garda , fu siffattamente-,
ammaccato, e peAo nella tefta da
vna grandine di ferro , c di falli,
che
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tlVélloitOrol ,
i:hc quafi eifendoii la celata fnca'*
^ Arata nel capo ,, fu neceAario à
poco a poco romperla per corla
via . Nè in vn martorio si crude- '
le datogli dalle arme Aie, moArò
fegno veruno di dolore .; onde ri- '
portò -vna feconda vittoria degna
di più .trionfi-, vincendo.fè Aefiò^
fe nella prima . dVn folo trionfo fu
meriteuole . La figura Concefiio*
ne fporràil tutto con parole ,
la fortezza fe mutolo il Contare
ni,.
X'auer trasformato il Lago di
Garda in vn mare di fangue : do-
uc le membra «tronca tede* nemici
dalle mani di Stefano , e dalle,>
febiere ViniziancpafcclTero la fa-
me dc*pcfci , .e delle Qjadc vinci-
crici , fi dia per azione ordinaria
nd Contarmi , non mai contento,
fe non .quando egli operaua im-
prefe oltre all’vfo comune,chc pa-
la nouità vinceffero i fatti mara-
iifgiiofi degli antichi Capitani, li
io p portare vna tempefia di fa (fi ,
che poi gli formaiì'cEo vnaltilfi-
: rao
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t>umU^^eft. P^ene^anM. A41
mo M'au/dJeo > e Ja rendéffei o fi*
jnile al .primo martire Stefano ,il
quale comfeattendo con ammirabil
arte ebbe. -per dfpetratorè dellal^
iiiaéflria il Ciclo aperto > e
10 .Grillo Diaia Macftro del fuó
Campione: > (non meriti. che tutte
le pietre il figurino in viue fiatoc
rappre/entanti à guifa.di maìcigno
11 Contarino immobile ncll’oltina-
.zion delia battaglia. L’andar con-
tro à móni diucrfe i c tante , quan-
t’erano le varietà cielié armi lan-
ciate^non fi fcriuadagli Storici ,
che impennano ancor i morti > eli
fan volar gloriofamcnte per ogni
elima t II non lafciar la pugna fc
non quando le fpade auean per-
duto la punta , .c *1 braccio la le-
na , e i corpi le membra da efier
ferite , e, le membra^ il fangue da:^
mandar fuori , confento che non fi
narri ; mà il non auere fparfa vna
lagrima , nè I^eflerfi lagnato nel-
lo rpezzamcnto dVna celata , la-j
quale incafirolfi, e quali nella te-
Ita del Contarmi dalla violenza-.
L de*
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’ ti fletta iOrùi
de'coJpi s’ianellò> merita che Ste*
fa no fi eterni dalie pchae nelle^
carte , da* pennelli nelle tele « da'
fcarpelli ne* bronzi :: congiurando
gli Scrittori :>i Pittori i e gli Scul-
tori à lacerare il tempo, la morte ,
c Pobliaione; per onorar le feri-
te del Caualiere colle piagJie di
•tre Nemici.
CAPO XII I.
I , , -
t>elU Termijpóne ,
f
La Permiflionc intanto è fimì-
le alla Concefllonc , che pa-
ioii differenti folamentc nel nome,
non già nelle fattezze ond’è che
gli Autori difficilmente potendo.-
le^ raffigurare , e diftinguere ne*
lineamenti del volto , dicono la«3
Conce ffione auer più gagliardia^
della Pcrmiffionc , che è . più fiac-
ca , e più feema di forze i e fi ado-
pererà da noi contra Ezzelino Ti-
' ran-
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'Oueroìa Hett. Vtnezum^ . 24^
ranno dì Padoua y sì fiero % che t
Cittadini dcfidcrarono d'aucr pih
tofto nella loro Città tutt*i Tiran*
ni vnici intìemc> chc^qnclibJoTi*»
ranno , il quale fh vinto da* Vini?
;2Ìani » che purgarono colla morte
d*vn Mofiro la bella Italia Ida vn'f
Affrica mofiruo/à .
Se n pareò Ezzelino » che*l tuo
palagio non fia ben ornato fé la^
Morte orribilmente non J’abbelli*
fee con tronche membra « e con te*
fchi di morti^efei pure della Cit-
tà; riè corri mà vola fra Saraci-
rii, e fra Mori. luì tagliagli or-
namenti barbari , xhe appaghino
la tua vifia^ e gli occhi della tua
fierezza . SeSa rpada ti pare ozio-
fa, c fenza lume,rc in ogni* mo-
mento non fi maneggia , c non fi
lorda nel fangue de’ Cittadini , im-
brattala con quellodegli Sciti; nè
xeflfa dalla vccifione infin che non
vedi le loro neui rofieggianti , e
le montagne minori degli' ammaf-
fati cadaueri. Se non V aggrada^
il pafieggiar quando non è inter-
L z rotto
Digitized hy Googlc
244 jSU^€Ìtà(Mro'f » y
ifotto da* corpi giacenti nelle pub-
bliche vie ,e nelle piazze nelle_>
pianure dell^Libiaiiinaizane can*
lì ck& tolgano hutni il . corfo nel
mare .* £.*auarizia ti ‘fppona ? Fi
volar colle .vele le Armate fra gl'-
Indiani ^rpoglia: le miniere deirOr
riente , delle gemme, e de’ ;metal-
li ;c vota gli erari; dati dal
in . caftodia >ndla .profondità de/
monti alla Noti» icnz’occhi , e dal
Ciclo all’Infèrno; ruba le perle-#
della iPcfcheria xlcjquali fonil'efca
con cui. IVngord^ia del Mare .hà
pre/i tanti PefcatoH ingoiati ,
C’ambizione . ti gonfia i àbbafla-.
Palterigit de* Tiranni j mettili fat-
to il giogo; ed i'Nemici della con'»
cordia tirino vnitamcnte il car-
ro del tuo trionfo , c delia . tua for-
tuna ; rompi le catene polle da .te
à molte Città d’Italia ; altrimenti
vedrai , che la Libertà , la <}iia-
Jc è' tutta d’oro farà cagione d’vn
fecolo di ferro; ed eflendo cornea
il- fuoco, più .fiera imprigionata--
che fciolta, prenderà per fuoi Con-
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Ou^ìù
dbttieri i Bruti, gli ErcoJi , ejd f
Sahfoni nati nel' gèrmogJiamcrito
de* moitri , & aura’ fecó i Lioni Vi^
ntóiani yche fempre liberi odia ncy
ràltruicattiuità ie tutti alati non
poffono veder libera la Tirannia
ff Ezzelino . ^ ’
Al' faraofo Marcella più toiìò
moftrato , che dato alla Romana^
Repubblica /mentre la Morte au a**
ra coire quel pomo d'oro ancor im-
maturo, nè ben colorito da' raggi
dèi Sole; e interamente eolie om-
bre mortali appanni chi /àrcbbel»
flato lo ‘fpecchio dèi valóre- a’
Guerrieri ; e con vn furto mille ne
commift libando in - vn Fanciirllo
a* Genitori la /J>er^2a-, *èd à’R'o<
ma la pietà, la fede , e la fortc2^
za 5 onde Virgilio qua/i prefago
cantò: ■’ j . ' t i . . \
Puer Iliaca qmftju^ di gente Latincs
m tantum fpe tolietauos ; nec ì{cmulan
quondam : .i !
ff llofi tantum Tellu^iaSiìtbìt lAlutmto ;;
Heu pietasiheu prifcafidVs,mm2kq'yheih
Dtxtcra;
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Jt4^ llf^eU9tr0r§r •
à qucflo MarceJlo ,dico , al cut
fepaicro lameii{;euolmente fonò ia;
tromba del Poeta 9.potrcbbelI con'
trapporrc per via di Pcrmiifione-»
dalla Repubblica. Viniziana il Gc*
neraliilimo.Lorenzo Marcello lul^
mine animato vccifo da vn* altra»
fulmine ^da vna bombarda neJJa^
vittoria riportata ^* Dardanelli.E
così. Venezia* à penaj vide il. primov
trionfo^ di Lorenzo mà trionfo^
vgualc a molti iufieme , che per-'
dè il Trionfatore ;,la.RcligÌQn -- ài
pena Tenti le sgrida. fis^Dìue: della^
Vittoria >.chc. vdi . •TpiantO:vniucr- '
falc; dell'Amtata ; ja quale^Tòtto la*,
feorta di taK Capitano aurebbe po->
Ao nel dei! della! Luna^ ottoman-'
na il (egao^vittorioTadeT Lione jt
Cittadini à pena.mirarono.il lorO'
Amore in terra ^ che iubitamente
fpari portato dalle: ali» della/ua^
Gloria frale Aeliey che cedettero iL
miglior luogo à: Marcello . .
, Efalti pur Virgilio colTaltcz^
zadella fuaMufa il . piccolo Mar-
cello, Gliaflegni per corona voj,
P«:
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Oueto I^ene^ana , 147
perfettiflìmo ternario di Virtù ,
dcJla. Pietà >. della Fede >. c del-
la. Fortezza . Dica - che farebbe
riufeito vn Guerriero pietofo ver-
fo la Patria» mà. nemicodmplaca-
bile contrai Barbari; e che fareb-
be. flato. vn'altro Gioue Capitoli*
no. col fulmine della fpada ; che«^.
aurebbe. moBrata la fedeltà à Ro-
ma. coL nafeonderfi*, ed auuolgerli
fra le fchicrc. de’Combattentr, e
collfapertura: delle.- ferite, riceuute
nel: petto ;^che terminate le batta-
glie principierebbe la: pugna: col-
le fiere: nelle: felueperfeguitando
i. Cinghiali , gli Or/ì ,.ed i Leoni ,,
c lafciàndo.arCompagni cacciato-
ri ,, Cerui'j^c. Daini’ meno, terribi-
li ; che ferrato nella, tomba aureb-
be chiufì , ed’accccati ginocchi del
Popolo Romano per la pioggia»,
continua delle.lagrimc ; e che*l Te-
ucre perfegno di compalfionc gli
bagnerebbe, la; fepQltura. colfac-
que ; Venezia celcbrerà.il Aio Mar*
cello tanto pietofo inuerfo la Cri*
flianità j checoJPArmata chiufelc.
L. 4. boc^-
becche del Mare di Codantinopa-*
li per foffùczrc il TiraonodelÌa«»t
Tracia, c darJ’alito, elardpira-i
zione a* Cridia-ni opprefii ; canto*
fedele , che fece l’vltijno fregio alr
la Tua fede col fanguc ; e co* pallo'^
ri della morte d<iiioftrolla più vi-;
ua , e più bianca : tanto forte , che.
per atterrarlo fer uifsi la Morte-»'
d*vaa bombarda , tremuoto ,c fuli-
mine.degliererpci , e nàacchinóL^
yfata contra i’ Badioni > e le Roc-
che : tanto apprezzato , che la per-
dita d'vn tal Capitano fU giudica-
ta maggiore del- guadagno fatto in
3»ia. vittoria. memorabile per
data, all* Imperio^ Turche?^
fco x e per la lira gc d^nfiniti Tur-
chi » e per la liberazione di Tei mi-
laTchiaui Cridian i , le curcatene-^
pofeia inferrar^^ao i Barbari , mif
feri auanzi allo fdegpo , ed alla fa*
me ddle fpadeGridiane:.Baalmen*
tc tanto amato che come foife
morto il Padre alla Patria , Veae^
zia tutta fuenne alia nuoua della*
morte i e recuperato poi lo fpiritoà
. : - abbrii*
by Googic
9Hero là Venitimit ", 245?
abbrunofit; onde » Marcello colla^'
v.ittoria?tolfè il lume allà^ Luna ,cl
colla morte lo. fp-lcndore:à Venè-
zia inuolca ncirombra,.c nella not;r
te d' V n abi to ner 01, e lugu br C'u . ^
G A PO XIV.
X)e/^4 Correi^wirff . . - . ^ '
I « • * ' .
T Oglicfi colla figura Còrrezìò^
ne qualche incera fentenza , ò >
parola : ’ diTd icendofi-J’Ora tore *, da.
cui fi pongono in krogo! del detto
altre fentenze j òpàrok; Perefem»
pio ; Ppr hvìYtkmon/amtS'nh p adoro :
Non fcefe nò {nreciprtàdi fèlla ; Cht^
dift mangiai aiUora , Dificnderò vn**
efempio della ■ Gorrezionc' contr*
Arrio ^ilquale fitidiolfi forte , che*!
Mondo dall’erefia fiia p rèndei!© ài
pome , e £r dinom ina fl è A rria npi»
non appagandoli» che vna-Cittài
ò vn Regno fofiero intitolati dal
nome d*Arrio: la doue Romolo >
AlelTandro , Conftantino > ed 'altri
contea taronfi che Roma , Àlefian-
L 5 dria,.
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ryoe 11 Fello à'Otù ]
dìria^e Conftanrìnopoli ferbaffero ì£
nome de*Fondàtori^ acciocché que*
(li non auetfcro Ja feconda morte^
delia
Non fu-Arrioauuerfo alla Reli*
gion Cattolica , mà capitai’ nemi-
co i il quale Con. defidèrio facrilego>
bramò che tutti i Fèddi aucflero vn
folo capoxhe: dadui fi’potcflc tron-
care: auidoempiaincnte d’àuuilup-
parfi con vn taglio fra mille omici-
dij , e con vn colpo fra mille colpe .
Non fìj difoncfto , mà la ftefla im-
purità > odiando come ferpc Todor
de* gigli icroglifici deirihnocenza ,
nella* quale l’Afpidò infernale di
Arno infptrémit fpiracHlum mortis col
foffiòauucienato . Ribellò le Cit^*
tà ,an2Ì le Prouinaie , ed i Regni à«
Dio* prima per fotcrarli pofeia-j
piu faciimente a*^Pcincipia* quali fi
apparteneuano perdòppio titolò ,
e pcF diritto di rangue,c'per ragion
di virtu odiata intalguifa dalmo*»
ftrod’Arrio, >com'Arriberaodia-
to dalla Virtìi. Studiò del continuo
i libri delia Menzogna i volli dire
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GumlaRttkf^titeT^iana ]
dèi Maefira della. bugia » ToJendo*
ofcurarla^ veeitl dcb Vangelo , •
le. vigilie furono indirizzate à tor-
re il Tónno , e lai quiete, a* Catto-
lici ,.ò. pili toila à. cagionare yri^
Tonno mortifero al! CrìfHàneiimo -
inftigando i Ceiàri; à. Graziare i
SeguacidiiCrifto ed: à cancella-
re: ogni orma. di. vera fédeed Tan-
gu e . . A rriònonibTorrcntCiil qua-
le con va corfo. momentaneo^ re-
chi vn*eterno/ pianto j a’ Padroni
delle Ville , e delle; campagne^»
ma vn’immenTo Piume i^che.voglia
entrar fempre; nei- mare; eoa vna^
pompa iagrimcuolè’ d*àrmc’nti , e
di felucVnon. vna Voragine i che fi
chiuda come quelladi Curzio col-
rmghiottìre vn ToJo, mi Scilla , c
Cariddi , delle quali miriamo.Tem-
pre la fame ^ noa mai la. fàzietà i
non tremuoto y, che ftuota- per po-
che ore* la Terra „ mi che ftia_>
contìnuamente' in moto per iTmuo-
uerià fe fofle poflU^ile dal centro
<it j Mondo ‘y nè meno fh vn Fuoco ,
cliè nel diuoramento d*vn regno
L d hnal-
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£naJmente & fazij^ y mà*
l?Ì4mmaj<»f.ché' incrudeUi aacoroLr*
coatra- lerccnéri del* \roado con*»'
fumato , c disfatto ; nè volle Ja*^
fciare. ^ fegni dciringorda voraci-*-
td . parcndogl f debole , e lento fu«i-
rorc ^udlo cherè^rfermato^dalla^w
mobiiità-i delle- ceneri bene nès
Torrenti , nè Fium i , nè Vora gini >
nè. Tremuoti , nè Fiamme adegua-
no il mio. concetto ;. raà gli hà^
adoperati .perchè quella, è la Gom-
pagaia piii' terribile dallà» quale iV
Tèrrore;:accofnpaghafii^ . t
^*iii vergogno d*auer macchiato'
il candor. delle carte col nome^^
dVn".Arrio , al cui comparire quali
annottò il Mondo laonde correg-*'
gerò Terrore c on* vn’altrai Cor-
rezione , neHa^quale campcggerà .
iTnome Sercniffimo dei* Doge Se-^
ba diano piatii,., che portolfi dai*
Alèlfandro‘ combattendo per Jadi-
flTa di Aleflandro.Tcrzo gran Fon»
teiice nelTaltezza^ del . Vìaticano
e. della fortuna , e Maflimo quan«
do fi. trouò nei. baffo della infeli»
V , • V
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0um la \ett Vene^ma ", 25
cita j donde fu di nuouo' /blleua-'
tò dalle penne del Lione Vene--
ziano, che allora più ferocemen-
te ruggècontra- Federigo Jmpe<a-
dore , e conigli artigli fquarcjò»
FArmata I mperiale di fettantacin^
que legni ben corredati , ed arma-
ti Irtiperciocchèf4opò; d-effercL^
ftato.acooJto da* Figliuoli della Re-
ligione il' Padre comune con tali
onori che Aleflandro trouò
Aia- Roma* in Venezia » ed>ij Teuc-
re nell’Adriatico : con tanta pre^
Oezza. lì- fabbricò per comanda-
mento’ dell* Auguftiifimo* Senato^
vna buona quantità di galee con-
tra Federigo y che paruead ognu-
no , e maHìmamente aJFlmpera-
dore che fodero create. Sebaftia-
no Ziani Capo della^RepubbJica-o*
fù dichiarato ancora Capo dell’Arr
mata, colla quale fèp):igiv)i}ierc,.
è fconfiflc Ottone figlinolo di Fe>-
dcrigo,: il quale per rf’auere il fi-
gliuolo di polltò-, an^i dipofc l'o-
dio contra’l Pontefice^ à cui baciò ’
il piede ,.con grandconore. del zia^*
ni j. '
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%$4 Vtllo^ étOrùy ^
ni> che auea dì due Capisi gran*
di l’vno. innaJzatodal baffoVe l'al*
ero atterrato dal fomìno . IJ Zia*
ni che correffe ,,, e caftigòbtoli'ar*'
me la maluagità di Federigo fìa^.
onorato, colla, figura. Correzioi>
ne*.
Ancora ih vn. fecolo nel quale;
gl’Inn pera dori pregiandofi. di fie*
rezza erano Enobarbi di nora^
ed aueano il bronzo, nei cuore ».
lampeggiò. Sebaftiano Ziani Prin'»
cipe. tutto d’oro.. Falli la penna»*
fcriua. Prisicipe tucto,di ferro, mcn*
tre inclinato all'arme tramutò l’am-
manto^ Ducale nell' armadura di,
Marte, e affrontoflì con, Ottone,,
iacui prima che peruenifle ilm-
pcrio. era caduto il retaggio del-
la crudeltà paterna ,, e lo ‘ vinfe , e;
lo. condufle prigioncin, Venezia»,,
nel Ceno, della libertà,, non per go-
dert^e. la dolcezza, màper guftar-
ne iamarezija eif€ndoiegato.,An-
cor quando l'Ln pietà, credeuafi in-
uincibile aueiido fugato vn’AJef-
fandro dai Mondo , cioè da Ro»
ma ,
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ro Fenev^0ia\ i f f
naa , trouolfì vn Scbaftiano pieno
di coraggio ; mi corregjgo :;picnò
ancor di Religióne ri pofta da Jui
nel Trono dèr Vaticanovirimetten-
doni *1 Pontefice che per cagioiL^
d* vn fatto fi gloriofo.dfedc a*
Viniziani •J .polfeflb^ MareL.
Adriatico ogni anno fpofato. j co^
me per contratto inditìnlubile >.e
di' tanta durata 9 di quanta; farà jl
mouimento deli'acque , e la. fer-
mezza di Venezia . Kè' terminò
la vittoria del ziani colla cattiui- ,
ràdi Ottone 9 ma sforzò’ Federi-
go : che difli ? cofirinfela 5&perBìa
ad vmiliarfialPoatcfice 9 e à der
porre nel porto* di Venetia il^ven- ^
to col quaJeauea^ violeaeement^
feofia la Nauicclla: di Pietro- , e
gixtato il Piloto da quella nel Mar
re fortunofo delle' difgrazie fgonr
fiato 9 e tranquillato» dal Ziani^ ,
t . ■
* ' . * Iti , .
r . . , ' ** •
CA-.
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• 5.1 i/'!. •. ,': V .'*
‘''‘C'A-'-FÒ.:’ XV..
ì3felUi Cmunicas(ione i
COlJa; Comunicazfone domani-
dia md ad altri à qual particè^
faf€bi^n(} appigliati;^ qual via:^.
terrebbero' fc fi fodero troua ti , ò.
fieficfO' ai prefente in limili cir*
coftatìize'.iSe rOratore^lefle in-»
dui:teJ^ Giudici Romanità riuoca*
rc'y éi^niiullar la lentenzadi mor?
te fuliiiunata ' contr'Otazro lpirito .
vital della Pàtria , pèrche vccife_> .
fua forctoV'Ja^ quale immatura-^
mente piagneà lo Spofo de* ' Curia** -
zijgià deftiaatole ammazzato nel
Campo- da Orazio-,* potrebbe int
terrogare ique’ Saui i>Areòpagiti di
Roma. dicendo^. . - = .
Che a»rcbbe».fattarqualunque^
di - voi ò Giudici , fé ritornando^
vitioriofo a Roma co* trofei di tre-
CurÌ5iZJj , cioè dì tre Anime gran-
di vguali à tre efcrciti fi folle in--
coatrato in vna ,.la qpaJe.fi Jagnaf?
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Ouero la Kené^ana . 2 57
/è'pcr le palme come farebbcfi per
li cipreffi j e perla vittoria, come
per vna Tconfitta ? Non l’aiircbb©
volentieri oCertaper vittima aliar
Patria , mentre, daua fegno col
pianto dolerli che Roma noii^ foP*
fe à tal facrificio deputata ? men-
tre miraua gli. ornamenti trionfa-
li del fratello, come ammanti lu-
gubri y e nel feréno delle pubbli--^
che allegrezze aueartorbido il vol<*
to , e mandaua dagli occhia melH
piogge di lagrime ? mentr*era pib
potente la memoria dello Spofogià*
^ento per accenderla alla coni-
palsionc, che la vifta dei firatelio'
vino per ifmorzade quell*affetto
acerbamente caldo nella* maturità
delle felle apparecchiate a i> trion-*
fo ? 11 delidcrar la faluezza dello
Spofo era vn bramar i’eccidio del
fratello > e lafpargiraento del pro^
prio fangue ; c*l‘ pregare il Cielo
che non cadeHero i Curiazij , era
vn far voti acciochè ruinaffero le
fendamenta di Roma. Or da chi'
CU- v-oi non^ farebbe/ì tratta^ la fpa-
da
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xjt ìlydlùttOrar
da per trafiggere viia crudele , che
coJ defidcrio era già fatta omici-
da della Patria i,e nella Patria^,,
diivoi che auete. l'vrna Adle ma- .
ai donde fi è canata, la dinonzia^
alone della tomba ad Orazio ?;
Quantunque fofle, fiata yna voftra
figliuola quella, che. amaramente
lamentanafi , anrebbe sforzati voi.
ad efierne Vcciditori che. auete-»,
per* Madre la Patria ; Dunque per
non. condannar voi. ftelii: aifoi uetc.:
Orazio ;.e fi perdoni ad vn Gioua-
ue , ad, vn Soldato, vn'ecc.eflb fat-
to nel bollore: deli fmgoc i.dcgiiì
annfi^ e. neh ftruor ddla. vittorjia'i.
mentre, le. lagrime. d^rna^Donzel-
•Ja potean caminu onere jerifeai da*
re gli animi ancora: pifi- freddi , C:
più languidi,.
Se vi fiere fiupìti veggendo la:
firada triónfaU' d*Orazlo macchia?
ta col: fangue d'vna. Romana , e^
dVna: forejla. ,, come.fe fofie vna^
nemica Aibancre/ ,, durerà Jamara? •
ujglia vdendo che *i Doge* Anto-
nio Veniero Bruto > e MalJio di
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Onero la\etLVent^ma,
l^énezia fè mecfiere' in prigit>ne la
Tua vita , cioè l'vnico Aio Figlino-
lo per non sò qual’ misfatto: g/cn
uaniJe; c nel carcere Jafciò chcfi
fpegnelTc la fcintilia deiia Aia fred-
da vecchiaia , e che ruinaife il fo-
Aegno. ibpra *1 quale appoggia-
uaii la cala già; cadente . > Colia
•Comuoicaziòne: fporrò- il fatto* del
Venicri ,;xhc’ perduto il Figliuolo
nella^ prigione per' ca^on dèlia
moleAia^ e del tedioj/moltnctfai yc-
JX) Padre della Patria.^
A chi di^voinon^ fi gelarcblK)-
no le parole fu Ic labbra^nd profe-
rimento' d'vna' fentfenza' ,xhc po-
tefie ‘ recar freddo: di' morte ad vit,
figliuolo^- il quale mantenefir ac^
cefe le Iperanae , c viiio ilcalor pa-
terno? Chi larcbbe. fi dbror che_>
non fcnti& le facttc: dclPamore
allora', piu afièfiàte: quando fi aii-
uentano più da ptefib ? Chiaureb-
bc ordinato i che fr chiudèfic nel
carcere pubbAcoda;metàidi. feftcf-
fo* c permeflb ch’entra Afe neilao.
prigione la Moric,Jaquaicdipur
ro
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r
ItVelhd^Oro^
ro ftcnto^ e lenfamente vcci'defle
affatto -iJ Figliuola V e lafciafle if
I Genitor mezzo ‘ mortò‘?*'Chi fa-
I rebbcfi' mofiratoifleforabileaUeii»
I preghiere , asciutto fra:'l piamo de*
I parenti , e della Citta cieco alla
vifta deirocchio piìi càrb^,<^fefi»o
nella' caduta d*vo Gióuanc'da cui
la Subliiuità del- Padre potea rile^
I uarlo.? fi pure Antonior VenierL
I quali adottando per figjitfoli tut-
[ di Iboi Cittadini : nè riconofeen^
i do. per fuo il Figliuolo- sformata'
j dalla bruttezza del fallo r nè vo-
I lendo nel fu© innocente palagi®-
la colpa;.* con<tal’ franchezza d'a-
nimo confegnollo alla- Giuftizia>.
colla, quale laMnedefima Giulìizià’-
' era lìatawiolata da -Luigi ; coai
1 qneir‘ allegrezza fegnò- 1* vltimo
i, giorno della vita di Luigi >collaij
quale auea notato il primo gior*
> no. della nafeita ; c fece. impallidir
Venezia fpauentata dalla ìeuerità
|! del Véoierii , volle - più tofto
autre ’frà i ritratti de’* Mgggiori
; la figuita 4cl mortoXuigi r
I
S
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^ OueroUU^ett.Veneo^kna,
vmere più Jung^Tience neJ Figlia©:
lo immagine viua del Padre , *
• “ ^ f • , ' #• ' r .
CAPO XVI.
i .
” si>9WEt(^Ì4^
•' \ '
L'Ecopeia benché non abbia tìè
pennelli ji nè colori , nondime'
no qo-%( parale .rapprefea^^ frbc-
nc i ^gai elì^rioridelpQrpp ,>chiC
ci dà noti^ia:deli'indoJe della di-
(poiìzione , e della inclinazione
altrui . Talora internafi negli ani-
mi, e Icuopre gli abiti^buoni , i
rei coftumi , ed affetti celati ,con^
vna profondilfima caligine^ onde
feorgonfì adeinpiutii mediante T-
E topeia i de/ìderij di que’ Filofofi ,
che voleano vn*apcrtura nel petr
to vaiano: oueroche gli huomiaf
fodero diafani, e fi poteffe. dire:
Lateat , ^ Iwent . CoilVaiuto deir
E topeia figurerò Antonio fdegna-
lo , '
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nVetMOrOf
to , e furiofo qiiftildo comandò
che ' s'TCcidcfse Tullio ; volendo
nel dicapitamento di CiceFone->
troncare all’Eloquenzala tcfta , e
commettere vn’ enorme parrici-
dio neli’ammazzamento del Padre
delia Patria,
Tralucca chiaramente in Anto-
nio il misfatto macchinato : miP>
fatto > che nei lilenzio mortifero
d*vna lingua douea fare ammuto-
lir per lo llopor rVniuctfoj am-
morzando il fulm ine ► centra • gli
fcélerati ;' priuandoll Cid diRo-<
nia d’vn tuono , e l’Italia d*vn fe-
condo<rioue tonante , e folminan -
te coll'eJoqucnza . La fronte in-
crefpata di rughe , c difuguàle co-
me d*vomo inuecchiato nélla-j
malizia: gli occhi rofl'eggianti à
guifa di maligne comete , che li
rpengono quando s'accendono i
torchi nel mortorio de’Grandi ; la
variazion de* colori del volto più
mutabile del Camaleonte, e di Pro-
teo': lo fpeflb mouimento della^
perfona da vn ternario di furie agi-
tata.
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^ueroU^,ett.VnexUn^^
ntata , cda vna kgioa di Baccanti:
le mani non mai ferine , e sbattute
fra loro, :ciie pareano di due cor-
pi contrari? li difcorrimento con-
tmuo perla iàla dei palagio, diue-
nuto Cestro d’yn foi'/cnnato : il pcr**^
cuocere dcVpiedi nel pauimcnto
che lenza tremuoto era fcoflb: le
parole non articolate , c tronche
limili à quelle d' vn fanciullo il qua-
slegato dalle fafce non«.
sa fnódarela lingua, erano indizi/
man ife/fi della rceieratezza da or-
dinarli à Carnefici , di recargli*!
capo mozzo di Cicerone , che colia
fola feconda Fiiippicaauea dichia-
rato Antonio il primo fra‘Mollri’
del VIZIO, ei*aueà mortalmente,
cd immortalmente ferito .
Se dalJ’Etopeia fi è adombrata la
«otte del vizio , fi Colorì la luce-»
delia virtù che rirpiendè in Violi-
no e Marco Giufiiniani, i quali
fé purnonfuron fratelli, taJifen-
za dubbio fi mofirarono per la li-
roiglianza dclfamore, edella for-
tezza , quando nella piazza di San
Mar-
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'2ì^4 ‘ ttOra7f •
:Marco fatto Teatro della pugna->J
c doue per premio era pofta la li-
bertà della Repubblica , fconfilTero
i Congiurati ^ che più difennati
de'.pa^zi , ddiberacameiite volean
-comperare col fangue proprio la
icruitù , eie catene alia Patria lem*
pre libera , ed à fé medefimi nati
nella Reggia della Libertà . v
Lampeggiauano più per lo fplen-
xìor della virtù , che del ferro ignu-
do , Marco VgolinoGiuftinia-
ni j a* quali la Giudiziali Tuo no-
me auea dato adottandoli per figli-
uoli • Coltuono della voce anima-
nano i Compagni ad auuentare i
fulmini della vendetta contra quel-
ji chenella pubblica piazza volean
venderla libertà , e la Patria , e_>
portare il marchio bruttidimo di
i'chiauo nella Città di Venezia , la
quale nemeno quando nacque nel-
l’Adriatico volici legami delle fa-
rce per Pamor della libertà. Colla
terribilità dello fguardo dauano a
conofeere, che iLioni non erario
folaraentc dipinti ncirinfegne del-
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Onero la ^eU . VeneT^t&va l
la Repubblica > mà chci veri, ^
buoni Cittadini veramente erano
tali . Uiiifocamento della faccffl_>
procedeua dall'ardente carità , che
auea infiammati i Giuftiniani , &
agghiacciati i Traditori . L’aggi-
ramento della fpada con tanta bra**
uura , e maeftria rotata , che pa-
rca per li colpi , e per l’innume-
rabili morti quella dell* Angelé
fìenninator dell'efercito di Senna-
cherib, era fegno d'vn'animo aman-
te della Repubblica piìi che del cor-
po .in cui i’x^nimo aibcrgaua . Il
gettarli fra le fpadc nemiche , co-
me fe araendue fofsero di diaman-
te , nè foggetti alle ferite daua_>
giulta cagione di dubitare fe fofl'ej
in elfi maggioreil defiderio d\cci~
dere , ò di morire . E fecero tanto
coll-efempio , coll’animo, c colla
valentia , che coqfcfsò Vcnce:!a_>
non- efserlc fiati di minore aiuto
contra gi’interni nemici di quello
che fofse fiato l'Adriatico contra
gli ‘ftranieri .
• M • CA-
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x66 Myeìlo’^Ofùi
CAPO XVII.
'DeW Efclmàv^jow .
L’Efclamazionc altro non è che
vn erpreìfion' di dolore , di
fdegno ,di raarauiglia , ò d'aitra_>
cominozion d’animo jc allora è più
grata , c dilctteuole quando s*ag-
giugnc à ciafcun periodo , c propo-
fizione . EccoJ’efempio in alcuni
Eroi di Roma gran Madre di Fi-
gliuoli maggiori .
Muzio che valfe piii alla difefa
di Roma> fenza la mano, che fe-»
fode flato Centimano , pone sii’l
fuoco la delira ^ acciocché Forfè-
na mon faccia la pira alla Par
tria . ‘O amore più ardente delie
fiamme verTo Ja Repubblica-» l
Orazio nel mezzo d’vn Ponte non
teme due Fiumi , vno d’Armati , e
l’altro d’acque in cui fi getta . O
Eroe
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OmoUl^ttt.Keiiei^tdna. zoy
Eroe da .npn eflcr fomùicrfo dal*
racquc di Letc^ e delPObblmionc 1
CurziochiudeiSdeatro ad vna Vo* ,
ragine , che yolea cfterc il Tepol*
.ero di Roma . .O v omo degno vd^er*
fere immortale, e libero dalla tom-
ba ! Ritorna E^egulo a Cartagine-»
.Reina deli' Aflfrica , e della fierez-
za , Q animo reale .! O Capitano
da rimunerarli ,con più reaimi ! Spu-
rina col ferro fi sfregia il volto , ac-
ciochè la ,fua pudicizia mafehera- '
ta , e trauifata fé ne andafse più fi-
cura perle vie di Roma, O Gio-
,uane da eCscrc trafportato nella»,
ftrada lattea del Cielo . !. JScipione-i
ne meno vuoi veder la bellezza del-
le fue prigioniere , per non efeere-*
incatenato .da quelle ch*erano le-
gate • O azione che merita in ri-
compenfa flmperio dell'Affrica !
E acciochè non penfàfie alcuno ,
che .folamente gli Eroi V iniziani
fieno fiati fecondifsimi di virtù ;
foggiugnerò molte virtù mofiratc
dalle Gentildonne -di Venezia nel '
fouuenire a* prigioni Genouefi , e
jfì a, prou-
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OutYO la 1{ett, yerev^am .
pouertà de’ Nemici, che erano flati
cagione d'vn* allagamento di fan-
gue • O clemenza inaudita ! An>
cor vedeanfl gli abiti lugubri , e la
notte nelle Matrone bagnate di fre-
fche lagrime, e nelle Spofe per Toc-
cafo de* Conforti; e con tutto ciò
allegerirono dal pe£b infopportabi-
k delle miferic i Prigioni , i quali
colle Armate aueano aggrauato P-
Adriatico aflbiidar Tlmperio >
e la Libertà di Venezia , O nuoua
vittoria da onorarli con inufitatr
trionfi ì Non lafciaronfl gonfiare
dal vento fauoreuolc della Fortu-
na , che più non riempieualeveJe-»
deirArmata contraria ^ O fermez-
za incredibile nella Virtù ì Non in^
fultarono confuperbe parole quel-
li , che auean cagionato va liJenzia
lagrimeuole alla Patria per la vio*
lenza del dolore . O raodeflia ine-
fplicabile, che raffrenando la lin-
gua , colla taciturnità fu Jodatrrce
verace delle Gentildonne Venezia*
ne, che volendoauer parte nella^
vittoria , e nel trionfa , legarono»
M ^ colle
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3 jo ìlV' dio ^Oro'y •
colle virtìi rodiote lo fdegno con*'
tra i Nemici , e collo ftaporc non?
folamente la Repubblica^ Gènouc-
. fe I mà i'Vnmerfo attonito per la-a*
grandezza del fatto !
CAPO xviir.
OdU Deprecandone-
E^Bbe tal nome la figura dettàJr
»' d2L*Lztmi DeprecatiQ 9 dai prega-*
re iufiantemente chi che fia à con-
cederci quanto domandiamo ,’ ef-
fendo la preghiera trionfatrice di^
tiuci; e mofirando i trofèi della fua
potenza nella Terra , e nel’ Ciclo ••
C^ol mezzo dellé preghiere le Dòn-
ne Sabine pacificarono i Sabini , ed^
i Romani', i Suoceri , ed i Gèneri^ c-
fecero che le deffre congiunte in fc*
gnoida micizia fofsero apportatrici'
di pace ; la douc prima recaua no le*
ftragii e la morte nella fpadà, e vo-
Ican torre à Ròma« tutti' gli vomi-
ni ,fequefta violentemente auea.**
rapitealla Sabina le Dònne: le qua-
. li potrebbonfi' Còlla Deprecazione'
introdurre Sragionare in tal guifa.-
Deh^
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Ouero U Vtnvj^ima . 171
' I>eh non vogliate ò Sabini ,
Romani con tanto fuoco di guerra
darfegno.fiìncfto deJPamore chcj.
arde ne* voftri petti*. Vói ò Sabini .
coll’vccifiòn de* noftri Mariti Ve-
dòuc ci rendèrete . Voi ò Romani
coll’ammazzamento * de*^noftri Ge-
nitori ci condannate ad efsere, orfa-
ne. Nonpcrmctcetc che termina-,
tala Ute,-.c vinta la caufa e (Ten-
done giudiccil ferro , , abbiam Tem-
pre da viuerc; con, chi odioTo ci fa-
rà per, là morte degli Spofi~, ò per
quella de! noftri Padri ; che per al-
legrezzar pubtflicadejle nozze veg-
giamo i giiìochi-di Marte nel Cam-
P^b Romana / che si tofto cambia-
tilo ih ammanti lugubri le velli nu-
ziali : : che per voftra , cagióne Ro-
ma'^, e la Sabina rimangano fenz* ^
aromini c noi reHiamo foggette->
a! cafi pm.fórtunoli..Vi preghia-
mo.che le noftrc lagrime vedute da ,
voi vaglian . si: che non : m ir iàmo . '
fiumi di' fangue . Se le. armi fono ;
fiate prefe per Panaor che ci porta-
te:; lo fieffo amore vi sforzi à de--
M, 4^ por- '
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T.TL livellò d" Oro . j
porle, acciochèconofciamo dfe.^^
vgualraente ci amate .
Se le Sabine luron mezzane del-
la pace , le Cittadine Veneziane
colla forza delie preghicrc fpmfe-
ro le Armate della Patria , e coile
lagrime accefero i Cittadini àper-
feguitarei Trieltini , da* quali fur-
tiuamentc con Legni armati acco-r
fiatili alla Chiela diGaftellojdou’e-
rano ragunate molte.DózelJe, que-
lle furono rapite.Mà fu breue Talk»
grczzadelPanimo: perchìè improu-
uiramente fopraggiunti : i Vene-
ziani fecero due acquifti, delle Gio-
uani , c de* Trieflini 5 sì che il com^
batter di quelli , ePeffer vinti , p-
auer rapita, e perdutala preda fti^
▼n tempo folo*
Andranno^ ( diceano le Donne
dolenti di Venezia ) i Legni fciolti
de* Tricllini colle noftre figliuole
incatenate ? Millanterannofi d*auer, .
rubata merce fi - prcziofa a' Leoni
generofi di Venezia auuezzi à pre-
dar le Armate piti forti dè* Saraci-
ni^c dcgl*lnfcdcli ? Sel*ardor del-
* • «
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Oìterù là -
la gloria , che fempre fi mantenne*
accefo ne'vofiri petti fràie acque
dell’Adriatico : : Se gli fpiriti gcnc^
refi non fon fuggiti dal voftro cuo--
re coli* allontanamento del vofiro '•
fang ue rapito da* Triefiini : Se 1’-
amor verfo le voftre Conforti non :
fi può difgiugnerc fe nonxol taglio
della morte , vi domandiamo , che
immantencntepcrfegniiiatc iTrie-
fiini , edi Predatori che la fama
• del voftro-arriuo fia preuenutadal
volo dell’Armata Veneziana . Xa
Patria dogliola nell’allegrezza de-
gl’inimici: iÀlaggiori.vilipefinel**
la gloria de’ Vincitori : i pofteri che
nafccranno macchiati ne’ fregi de’
Ilubatori ,,pec le noftre bocche vi
preganoad afsalire ìTriefiini non
occultamente , màallafcoperta con
magnanimità Veneziana \ à vincer-
li nell’Adriatico , il quale per cTser
Seruo della Repubblica aintcrauui
alla vittoria , àritorre , e ricondur-
re la preda , perchè /appiano cfse-
rc in balia de’ Veneziani il tagliar
Ic.alcalla fuperbia de’baldanzofi , e
M 5 dar
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274' > ’
dar le penne alla lentezza déllai^*
Vendétta ; .
C A P O) xix:.
DiU*Ifìtpreca7^tìne:.
»
L^Imprecaziónc'i onero Efecra- -
zione prega ad altri ogni ge- -
nere , ed ogni Tpezie di malese per- ■
che non hà mani- colie quali armeg-
gi i ferifea V & vccida , nuoce , ed '
ammazza coJ> de/idério y e con que- '
fio è omicida Coll’Imprecazione
défidériamo *, che fi voti l’armeria
del Ciélo > e fi riempia il Móndo di j
guerre : che da Eòlo fi tolga Jofeo,
gljo > che chiude la bocca dell’Eo-
lia : che fi (carcerino i Vénti Tiran-
ni, c fchiere volanti ddrVniuerfò , •
acciochètanto muouano in giro 1*-
Atmate nel laberintodel marefin-
chè perdano la llrada, e la fpcranza i
d’i/fcirne : .eiie’lMàre coii’àlzaincn- '
to,/ .
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Ouerola ì{ett. VémT^ana ; i yy r
tai c coJl'abbafsamento delle onde:
getti nel cielo i hauiganti , eli pro^
fondi nell*abifso : colli, bianchezza.
della, fpuftia; colori : il ;palJol: della
morte «nmiiicnte : ;co : j fcogli fac-
cia la lapida fépulcrale ; che la Ter-
ra ncll’àpertKra dèllc_voragini mo-
ftri le cauerne di Cerbero appa-
recchiate ad inghiottire gli fede-
rati*; . Coirimprecaaiòne preghia-
moiche Cerere perda l'Oro nel iej»
campagneLondèggiànti di bade ,
ETora rammanto cempeftàto di fio-
ri > BaccOyi rubini i ed i pifopi pen-
dènti ddl'vue. Cóiriraprecazio-
ne preghiamo chela Fortuna pre-
cipiti dal carro i nofiri Nemici:
che: la Difeordià con vna lègion di
furie.penetri nelle : cafc.de! paren-
tii e li disgiunga : il Furore-entri fra
i. fratelli che tocchi dalla sferza
fi tramutino in Atrei > ed in Tiefìi :
chC; lai Morte, accompagnata da’ ,
lamenti , e.dà^prànti colTaricte ab-
batta le* torri de' Grandi , e col poi-
uerio delle ruine. cuopra il fumo
della fupcrbia:chkleMalattie, e
M 6, io
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X7^' Il ideilo d*(Xroi
lePcftilenzc difcrtino i regni i -c -
ne faccian folitudini . Ne meno
PEfecrazione perdona à que’ chc:^
nafceranno, a" quali prega che vcn»
gano alla luce Talpe , eTirefie-» >
Margiti , e Terfiti >ò con più capi
come Idre, ò con più forme mo-
fìruofe come Sfingi , e Centauri ; si
brutti 9 che fuperino colla vera de?
formità la fauolofa de^Mofiri-^.* si
neri che paian figliuoli della Not?
te : che crcfcano lordati di tanti
vizi; , che non-abbiano eguali co
cettofcfteflì: che non trouino chi
li riconofca per fuoi parti rchc nel
corfo d'vna vita efecrabile, dilono?
rata , & affannofa trouino il Ter-»
mine de’Malfattori, e fciolgano il
groppo d*vnaT4*agedia. intrigati^
lima col nodo d’vn*infame laccio
nel collo. Talora col PEfecraz io-
ne mandiamo, e.pronuDziamo con-
tro à noi fielfi il male, rendendoci
volontariamente Rei , e foggetti
alla fpada della Maladizione fc
mancheremo di parola, c di fede.
Gon quella figura- li .fabbricano-
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Cfuèro la ^ett» . xy?
quell'arme , auuelenate pofeia dalT
rodio intitolate Dir<c cioè Impre^
jcazioni, fcagliate principalmente'
da’Poeti i come ibn quelle d’Giuii^
dio comra Ibi nome finto dal Poe-
ta, acciochè, non fapendofi , nin-
no imponefle ad altri nome side-
tcftabile ; quelle eontr*Erode dei
P-adre Bernardino Stefonio della:.^
mia Compagnia, il quale^ ebbe i:
coturni maggiori di que* di Sofo-
cle per. innalzar la Tr aged-ia ,
colfe tutt’i fiori delllbla , e dell'-' -
Imctto,ctoire tutte le perle dell'-
Oriente per abbellirne, la fua Elo-
quenza , la quale comparue più ;
pompofa delle Reine d'Egitto ; c.
per vendicarli del rapimento fat-
to da' Romani alla Sabina ouenac*-
que , rapì tutta Roma colla bdkz:
za del dire .
Io per adoperar- giuftamenteJ^
fenz’ ofFefa degli vomini PEfecra-
zione , l'vferò contr' vna. naue di
Demoni; , che nell'anno mille tre-
cento trentanoue cagionarono sì.
grande accrdcimcntQ d'acque neK
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178'
la Città di Venezia , ,che le Lagn- -
ne perduto jal nome , ,vn’altro A- •
driatico nominar, fi poteuano . 1'
Cittadini fommerfi in vn mare dii
lagrime, temeano il fecondò nau-
fragio dclJ'acque, . Mà i tré Santi i
Protettori di Venezia , S$n Marco, .
San Nicolò , e San Giorgio entrati ;
invna barca.d^vn pouero Pefeato- -
re,,mà.ricca per tre^tefori cekfUi
che portaua , , e. ficura non.per la_i ,
fortuna diCefare , ,mà di tre gran i
Monarchi deJXiclo non conofeiu-
ti : e fa nifi condurre al porto di San •
Nicolò,. fecero innabilTare quegP '
InfernaJiCJorfari,che voléano pre-
dar aJA’Adriatico.Vcnezia , ed il *
fuo VèJlo d*oro a licitai ia ; onde fu- -
bitamente mancarono le acque fo- -
prabbondanti alle Lagune > e ic la- '
grimea' cittadini * .
Itene ò; turbatori. del noftro A- -
driatico.ad ondeggiare in,vn mare ;
di fiioco , chetanto v'agiterà.quan-
to dureranno le ruote del. tempo, ,
edei]*rcc'*nira i Qaiuì: colia: perpe-
tuità. dello Ipirito immortale .fienp
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Otiero la
i naufragf; eterni fenza la vitia di
lito , òdi porco giachè godete del-
le tcm pelle . E perchè voIeuate_>
mettere infondo Venezia Sole del-
TAdriatico dciritalia , e deJl’Eu-
rópa pfouiate vna caliginofilfima
notte , nella qualé altro lume non fi
mirifé non quello de’ baléni , c de'
fulmini Precurrórifpauenteuolidel *
Furore j e della Vendetta . Per Fru-
mento . déll’Adr ia tico ;crefcano le_^
voftre pene à^difmirura fcnza • fpe- -
ranza che fi fcemino; per leJagri-
me fparfc fènz'.jnterrópimento da'
Cittadini fi multiplichino fémpre i
voftfi tormenti , e tuttod’Inferno:»
vnifòrmcmenté s’accordi àtormen'
tar voi , ehc congiurane cóntra.^
vna Repubblica i la qualé fu fein-’
pre libera , e fciolta , . perchè vnita.;
con gli animi de' Cittadini > e firec-
ta co* legami delle léggi fauifiìme .
EtìiMaue dcteftàbilc che folli ri-
cetto dè’Móftr j efiliari dall’Etnpi-
reo , nè.voleui più. vedere il capo di
Venezia innalzatofrà Tónde > ^ abbi
periuogo di ricouero il profondo/
del.
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i8o nydh^Oto-s •
*iel marc^eiìj airinfcrno vicinai .
tu che lo portafH nel fcno . E fe mai ■
dairAdriatico come legno floma-
cheuolc farai vomitato , diuenti
palèo di tutti i venti ; e finito il gi^*
uoco , furiofa mente ti fofpingano ^
nelle punte degli fcogli àxonquaf*
iarti, c sfracellarti . .Ltuoi minuzr
zoli fieno confumati da* fulmini, e*l
fuoco di quefti, fia tant*ingprdo ,
che diuori ancor le ceneri rifiutate
dairaltre fiamme . La Terra in-j
cui germogliarono, le, piante per
fabricarti , frà le altte Terre fecon?-
defterile Tempre fi vegga ,, nè.
fa effer piii. madre ;^e’i Ciclo diuc»
nuto di bronzo le nieghi le piogge
per inaffiaria , ed ammollarla , ia^
pena d*auer prodotta la materia da
fare , e corredare vnaNaue, la^
quale vn*altro mare portò nel ma’?
- re, perchè PAdriatico vbbidiento
a* foli cenni di Venezia ricusò di
fommcrgcrc la. Città
G A*
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OutYola ^m,FmzMna • 2^1
€ A p O XX.
Ì>clP£fìfonma.
- - . .
L*Epifonetna è vn detto deriiu-
to,ouero vna confeguenza^
rifuitante dado che habbiampre^-
meffo,ò raccontato. Cosi.Virgi-
ho dopo di auer 'compendiofamen-
te narratele cagioni ddlo fdegno
centra i Troiani perfeguitatr da^ .
Giunone Dea moflruofa per efser
moglie 9 e fbrclJa infieme di Gio-
ue : e dopo d’auer fuecintament«=‘. ^
accennato piii d»vn* Iliade di mali
fofifert i da Enea I il quale col lo fc li-
do non di Vulcano » mà della inu in-
. cibile tolleranza non folamente fo^
Henne, mà ruppe tutte le armi de ^
gli elementi congiurau; e col nic>
defimo in tal guifa fi coperfe , che
i dardi lanciati da Giunone dal Gic--,
lo , e di lotto dairinferno , fitti nel^
lo feudo ^ vn’ altro ne, formarono ‘
P
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^S^\ llKèllò^Oro^.
per difenderlo da* feritori dopo-,
(dico) vna.breuiflìma narrazione*
foggiunfe queH'Epifonema... (terni .
Tantit, mohs erat [{omanam coni ere Gen^
quali le fondamenta delPaltilIìma-^.
Ciitàdi Roma non fi poteffer get-
tare le non fopra vna grauofa mole ;
d^aflfanni', , e le Enea non. li vedea~*
dalie tempefte del mare appreflato,
al cielo »€ depreflb all’Inferno dah
la violenza delie furie , .
Terminerò con due Epifònemi /
due fate i : :lVno moftrato dalla Re-
ligione in ..Pietro. Zeno c* l’altro ,
dalla Fortezza' in- Marcò Barbaro ^
M osé flagellatore.; del Califè >. Fa» -
raonedciì*^figittOi, * ^
Pietro Zeno pietra fermilfimaj »
oue s’appoggiaua- il pefò- grauiflir
RIO del farme y enczianc , e che non ;
lolamentcnoa fufcommoira'da'trc- -
muoti del furor turcb'crco > , mà col» -
la.fiiagrauczzaoppreire>e fchiac-
ciò più volte la.teftaideljÌDragonc :
Octomanno : mentre > vn giorno , .
che fa J’vJcimo dé’ fuoi : triónfi nel-
la/terra > , c'J primo della fiia glo- *
ria^
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Oif ro ta . Vm^ana . 28/
ria nel Cielo , diuQtiflìaiamente af-
iìileua ai purilfuiio facrrfieio delia
Me/Fa, e porgeua^ il- cuòre à Dio,
feofferiua il Sacerdote airAltiifìmo
rOftia iinmaculata' , fii auuifato
apprclTarli*JCampo Turchefcoi c
che perciò era vicina la morte fé-»
Pietro non s*alloacanaua , nè volea
cader vittima- con tale feempio a-
uantialFaltarevche ninna (iiiia al
fangue gli reftaife nel corpo , per-
chè tutte Parme nemiche aurebbo-
no voluto alTaporare il fangue di
chi non mai fazioiZi di fparger
quello de* Turchi.' Il Zeni à cui era
Itato Tempre ignoto affetto il timo--
re , fece religiòfa' la Fortezza , e-»
forre la Religione , la quale gli ap*
parecchiaiia vn*àltro Tempio nelT-
Empireo; Afpettò i nemici , cheJ
ricònoTeiuta nelle ginocchia pie-
gate» ed atterrate la Tublimità , e P-
infié^ibilitài dell'ànimo’ Venezia-
no:, con pìh cólpi Pvccilcro : c col-
la loro barbara vittoria' furon’ ca-
gione à Pietro di più palme , c co-*
rone,.che non furono’ i'innumera-
Bili.
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^ iSj. Tl pretto ttOr$>
bili riportate dal Zeni , e foprab*
bendanti à molti efereiti,non che
à molte legioni. Quanti allori au-
rebbe perduti il Zeni > fe ò l’odio era
minore neTurchi>ò minore in Pie-
tro Tamor della Religione!
Non (ì feompagni dal Zeno Mar*
Go Barbaro Prouueditor Generale
de li’ Armata contra’l Califa d’Egit-
to; giachè amendue furono dcllsL,»
fteffa Patria, & ebbero la ftefla for*
rezza nelPanniehilar gl'infedeli ,e
trouo^ vnfoi volete la due Anime
generofe.
Era flato tolto rn vna battaglia
nn naie alla galea del Barbaro da.»
vn’altra Galea barbarefea lo fleip-
dardo inalberato ; Inlfegna della,»
Repubblica > del proprio valore , e
della Nazione . Doleuafi^^ Barba-
ro che*l Nilo inferiore d'acque al-
TAdriatico i douelic ftùnarfi fupe-
r iore di forze ^ c vantar colle fue->
fette bocche d’auer vinto vn- vero
Leone d'vn Capitano si prode , col
raoftrare agli Egiziani vn dipinto
Lione rapito nel combattimento
delle
V
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Onero la \€tt, t^cnezìana \ 3 f
delle naui . Freineiia che*l(uo Le-
gno folle creduto vn ricetto d'ani-
me vili non comparendo i Cefari
gencrofi delle fiere ; e vergogna-
uafi di rientrar ne’ porti di Vene-
zia nccellìtato ad auuicinarfi per
efler riconofeiuto qual era parti-
to I non potendo da lungi effer raii-
uifato allo fuentolar della ban-
diera : onde braraofo di vendicar^
de’Saracini Rei di due furti , dell'o-
nore, e dell'Infegna , e d'accerchiar
con tanti ammontati, cadaueri lo
ftendardo predato , che nè dalle-»
mani de Barbari, nè dalfoffiode-*'
venti fi potefle agitare ; impetuo-
fiifiinainente lanciofli fra Nemici;
i quali fé non fofle;fiato fereno 'i
ciclo : ai tonar della voce , al lam-
peggiar della fpada , aurebbono te-
nuto che vfci/fevn fulmine della-»
poppa donde prefe il falto improu-
uifo. Pofeiadatofi anch'egliàpre-
dare , quali furti generofi commi-
fé! Tolfe al Capitan del legno , c
de' Ladroni colla fpada la tella_;
troncogli *jn braccio infame opera-
x%6 II KelhitOroi
tor ài mille ftragi , e rapine ; fjpp*
gliò la fuperbià del capp.sfafci^n-
do il turbante ; e ponendo ic ,fafc^
in yn*afta fpiegoile in vece di ften-
dardo>raoftrando,cofi le glorie del-
ritalia., e l*ignominie .deirEgittoj
impadroniffi della galea^di jcui di-
anzi auea prefoil ppflello con quel
falto magnanimo ; ricuperò il fup
perduto Leone , che col moto con-
tiouo palefaua d’efler libero dalla
fua breue cattiuità piii torto mo-
ft rata gli , che prouata. Fra tanti
gloriortacquirti volle guadagnare
ancor colle perdite . Perciocché
togliendo à fe rt cflb il cognome il-
lultriflìmo di Magadefi , e volendp
cfler dinominaco Barbaro per ca-
gion de' barbari vccifi , e prigio-
nieri, diuenne no.minatilfimo,men'
tre sforzò il nome obbrobriofo dc^
vinti a feruire alle glorie del Vin-
citore; con prefagiocertirtìmo; che
nella Città di Venezia debbano tra-
fportarfiielpoglie, e le ricchezze
de* Popoli bàrbarelchi, il nonne de‘
quali già vi è rtato trasferito. Tan^
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^ OueroÌa1{en.Vene7^na. 2,8 j
’to bene deriuar fi potè in Marco
Barbaro dal male fattogli dalflni*
‘mico ^j chc'dee auer fra documenti
politici; non recar talora nocumen-
to per cagionar 4danno m^giore->
•airAuucrfario.
C A P O XX 1:
t
jipoftopefi,
T ’Apofiopefi , ouero troncamene
to di parole fi è vna cal iìgura,
'<he dice piu col tacere , che col par-
1 ‘A^’pocrate Iddio
eJ nienzio > e più loquace, dj Batto
trasformato in vn freddo ^ado in^
pena della caldezza della lingua , c
sforzato aliar Tempre fermo addi'
^*P^iì^ggicri la Brada , pèr-
che fu mobile di fede , e riudò i Te-
greti commeflìgli da Mercurio Dio
tauolofo de* Dicitori , e de’ Ladri,
il quale rubò più cuori colia lingua
dacoada > che non fece furti colle-»
mani
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l
i68 tlKetlo cTOro»
mani d'Arpia . Dall*Apo{5opefl il '
poffono raanifcftar tutti gli affetti
dell’Animo. Nettuno apprclTo Vir-
gilio con due parole : Quos ego : det-
te brufca mente a’ venti palesò >i
tcommouimento , e la turbazioa_.
dell’Animo più agitato del mare
terapeftato da Euro , e da Zeffiro ,
Tentane vos generis tenuit fiducia vefiri i -
Tarn Calum yTerramqufmeo finetiumi^
ne ifenti
ynifcere , & tantas audefis tollere moles ?
Sìuosego»
E volle dire: lo -vi gaflfgherò C€Ki
foprapporre montagne sì fmi/urate
alia voftra caùerna , che ne meno la '
potenza d*EoIo pofFa rmuouerle;c
vi farò flagellar con più -furore ,
che l’onde non battono gli fcogli,
c le naui d’Enea . Mneìleo dimo-
ffrò nel quinto dell’Eneida il defl-
ÒCi/o di vincere con, Quanquamò]
i^on iam prima peto Mnefiheus , ncque
vincere certo , J^amquam o !
cioèi fc bene, fc io fbfsì il primo
fra’ Vincitori mi reputerei il pri-
nogenito fra I fortunati. .
Dagli ,
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'OumlalRetUVent^tana , rSp
Dagli Oratori oltrcU modo fo-
p raddetto fi fa l'Apofiopefi quando
-fingono di non poter parlare , nè
profeguire il difcorfo , qualunque
ne fia la cagione: come vedrafli nel-
la defcrizion della pefiilenza , che
incrudelì contra Roma nel tempo
di San Gregorio-, Magno per da fu-
blimità del lignaggio , della fanri-
.tà» della fapienza , e della dignità
•pontificale, c gran fofiegno, e con-
iortoalJa grandezza de* mali fotto
■j quali gemeuano i fetteGolli diRo-
•ma fatti maggiori dalle montagne
de* cadaueri-ammafsati..
Dopo hvnmerfale allagamento
‘del Teu ere cominciò yn’al tra inon-
dazione mortifera di mali , e di*mi-
ferie nella Città di Roma , imper-
ciocché fé nello Icemamento di
'queirantico.,^c fauolofo diluuio di
Rirra crebbe vn Pitone fmiTunua-
incnte aggrandito più tofto da’Poc-
ti,' che dalla Terra ; dalia pofatura
delTeuere furierò infiniti , c veri
Serpenti, c Pitoni, che coll’alito
pclifienziale .^uuclcnarono l’aria ;
Ne cosi
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ipo 11 Veltàd^OrOf
c cosi due Clementi rAria , e TÀC-
qua difolarono Ja Cittàfc que* Mo«
. ftri co’fifchi /pauentofi chiamaro-
no la Fede. Immanténcnte queda
xomparue ^niàron.vna fembianza
da metter paura a* mede/imi Mo-
dri^chefauean chiamata. Nella
fronte caliginofa , ed ofeura legge- .
uafì chiaramente fcritta Fillade
delle calamità . Gli occhi affo flati,
ed incauernàti addìtauanoi fepol-
cri : le chiome rcompìgliate » t
confufe , il diTordinaraento , c la_»
confufione : Ja bocca sformata-**
mence fpalancata il chiudimento
de' Tribunali, e de’palagi i i den-
ti rugginofij 'e diradati la rqdalli-
dezza della Città , e Ja rarità de^
Cictadini,chedouean rimanere in
vn Diferto popolato da' modri .
Tutto verifìcoffi , AJJ’aprir delle
porte alla Fede chiurcro i Fori
della Giudùia & a’ Giudici y & a'
litiganti ;nè altro tribunale li ve-
deua innalzato eccetto quel delia
Fede, da cui jriafcun era dichiara-
to indifferentemente Reo di Morte,
11
^^uerotaHett.yene:(ixna.
U* pòtcciiìorirceracaura bafìeuole
per aucr la fcntenza capitale , A’
fanciulli fu troncata la tela della
vita mentre s'ordiua . A* Giouani
n^l mezzogiorno dell età inafpet-
tatà mente s’annottò . A’ Vecchi
oltre al freddo della decrepità , ed
oltre alle neui de* capelli s’aggiun-
fe il gielo mortale. Nè volle la_,*
Pelle afpettar que’breui momenti,
e que’ pochi palli , che a* Vecchi re-
flauano per andare al fepolcro ^
laonde non andarono , mà furon_j
tratti violentemente alla tomba .
Le donne , delie quali lo fchermo ,
e lo feudo piu forte per difenderli è
la debolezza à cui fi fuol perdona-
re , furon come colpeuoli fentcn-
jziate alla pena degli altri j abbor-
réndolìla fecondità da quella Furia
Gontagiofa , che trionfa nella fear-
fczza del bene, e nellV-bbondcUiza
delle drfamienture; fiche Roma_,
tutta in breuediuenne vn gran lè-
poiero di gente innumcrabile non
fcpolta , la quale ancor morta era
omicida de* viui col fetore intollc-
N z rabi-
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'Il Ideilo d*t>ro /
rabile . Le pubbliche ftradc Houé
ondeggiaua di prima la calca dé'
Romani, ed erano angufte a tan-
to mare,rairauanfi fenza Tonde.*
del Popolo • Nelle piazze dianzi
sì frequentate paffcggiaua folica-
ria la Morte . LeReggie, lequaH
colTaltezza loro dauan certa noti-
zia d^efl'er abitate dalle cime de’
Perfonaggi , cde* Sourani •; ele->
cafe minori per la balfezza degli
edifici], e delle perfone-, tutt*era-
no vn ridotto della Malinconia , c
del Pianto fatti dimeltichi , e fa-
miliari, mà feoiprepiù Jeri fenza
poter dimeftica rii , ò ammanfarfi ,
c Padroni delPabitazione collo
fcacciar gli antichi pofle fiori, Ve-
deuanfi file lunghiflime di defunti
non mai interrotte fé non quando
quelli che portauan la bara fubita-
mentc cadeuano , e fi troncaua lo-
roJavita, eia via. La Morte, la
quale come cieca indiftintamcnte
auea mietuto colla falce, non die-
de diuerfità di fepolcro ; e perciò
negli ftefsi cimiteri eran-feppel li-
ti
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Okaro là ^ett, P^èneT^rank, 2p j
ti quelli che vilfero differenziatt
dalla natura^ dalla virtù, e dalla
fortuna^, e poca poluere coprì chi ,
flette fotto-1 cielo immobile delle
volte , e delle foffitte dorate , e.
pofledette immenfe Tenute da ftan--
c-are il volo deiraquile;e chi dor-
mi come pouero , e giacque fottoT
fopraccielo dell’Empireo & eb-
be forfè pili terra nel. morire che
nonaoea poffeduta quando. vide
I«e ceneri di Roma non furon già^
contrafsegno del fine di tanfinceii-j?
dio fenza damme ; anzi la pelle .
Non.poflb pih.ionoltrarmi coldi-r
fcorfo ;.pcrchè la peflilenza fu fl;
mortifera , che anche dopo il voK
gimeatoidt pih. fecoli fé non veci»
de colla memoria^ funefla ,, rende
almeno < gli vomini ò fmemorati ; 6
femiuiui..
Dalla mcdeflma dgura , chejì^
ama il flienzio prudentemente , e
flrettirsimamente ofleruato dall*-
auguflifsimo. Senato Veneziano dì
cui fono impenetrabili i fegreti ,
odi .trattati per eiTer. commefsi a!
■ N. I per;-
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XP4 ìt fusilo (toro y
psdoaaggi più fidaci delia Fedeltà^
e che non parlano ncque clamy me
eum fcrobe, come, dice il Satirico;
dalla raedefi.na fignra , dico >. vo-
glio lodar la delira de* Guerrieri
Viniziani i effenda coniteneuole-^
impiegare il dire nella commenda-
zione di chi col fila non della-»
lingua > mi delia fpada difdcle-^^
ragioni » e la caufa dells- Patria-*,
nelle campagne defiJnate a* giu*
dici; , ed à litigi; crudeli di Mar-
Inuittirsima Delira che valeltr per
mille mani ne*Briarei Vencziani,ne*
Valieri,ne*^Morefini>ne*Falicri,ne!-
Corrari , ne* Loredani, ne' Mocc-
nighi , ne’ Comari, ne’ Fofcoli, ne*
Capelli , ne’ Vcnicri,ne*Marcclli ,,
ein altrIEroi infinici,ilcuinume-
ronon li potrebbe fommarc: dall'-
Aritmetica ; i cui fatti nonfi. po-
trebbono annouerare lènza fianca*
mento da Stentore ; la cui granj.
fortezza fà. credere, piccola,, c de*
bole^^ucllà del grand* Alcflandroy
df Ercole,, e d’Achille ;; c. la cui fa?
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Ouerotdl{etti Kene^^ana . ipf
ma più fonora delio ftrepito in/op*
portabile del Nilo aflbrda i*vno > e
raJtro Mondo : inuictilliaia , e glo-
riofifllma delira : folamente àtc dc«.
laSerenidima Repubblica le palmc^^
egli allori riportati nella Patria in
taata copia» chele fronti degli al-
tri Vincitori.hanno à pena con che.
inghirlandarfi . A te ildeono
Q)oglie ,,e l’arme >,che ora feniono
di gloria >e di dffefa fe giàlerui--
ronoa’Barbari? d*ornamcnto , e di
offefa; A te fi. déono? gli Arrenali
fjpieni,chepoffon fornir l’ Arma-
te di tutti i Potentati Tu arrelta-^
RiTvQJoalJe naui de* Barbari,.
troncafii le penne maefire alla Borì*
lima degli Q^omanni» Se i nauH
ganti non. tèmoa prù> doppieum-
pelle ncll’j^driaiico>'4eironde» e-
ce* Corfari Se l’Italia non mira^
ncl/uo Cielo due I«,uae.*Tna Tempre,
varia ,,eralu:ade]iaTracia fempre.
fccpia : fc la quiete di Venezia è:
rotta folamente dal frenaito del ma'*
re>,c non dal remore delle bombar-
denemiche ; Te nellev campagne mK
K 4. tali.
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^9^ ItyelMOfBy
r-afi l’oro di Cerere nelle Ipighe ma»
ture , e non il ferro di. Marce ; fe in-
ogni luogo regna Tabbondanza ef*
fendo sbandeggiata la careftia ,
tuodonoòdeflraiiberalifldma* La.
Libertà non prigioniera , le. Artì
non oziofe ,le Virtù corteggiate-»
la Religione non macchiata , . da te.
riconoibono.il candore lacomici'<
ua , l’attiuitài, e la fignoria . Tui
colfàrdir bellicoib ammorzafti ii
fuoco delie guerre Vincendo i.Gott
portarono gfJnccndij daf Set-
tentrione Reggia eterna del rigo-
re, e del verno.;, colla tua gagliar-
d ia gettaiH à terra. quel gran Tifeo;
di Federigo Imperadore > che auea
ridouata la guerra contra’f Cielo
mentre coll* armir perfeguitaua iL
Vaticano , e volea precipitar dalla^
Rupe tarpea>iionche.dal trono il
Sommo Pontefice Alcflandro Ter-:
zo; colla tua robufiezza.indeboii^
jfli^anziiheruaiHle forze di Viti<?
ge» di Totila^ di Dcfidcrio, di Pipi-,
noi di Guifcardo > di Murcimiro> di
Ruggiero^ di Ottone^i Ludouico>.
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^ (ÌUerolaI{ett,yène^ana',
di Alcffio,, di Leopoldo, diBiicf--
. nardo^delCaJifè,del5aladino,e de-
gli Imperadori Ottorhanni. Tucol-
la tua fermezza jcagionalìi’l tremo-
re , poi le cadute ai le Tórri\ d*innu->-
mcrabili Città , acciochè non cn-*
trafle vn cauallo .comc in Troiai , ,
noà ordinatamente màrciallcro eferi
citidipedoni ^ edi Gaualieri fra la
confufiòn de* nemici , a* quali tanto-
pili era chiufo il paflb , quanto più..
erano aperte le- mura:. Tu: màlà
Reticenza mi comanda ,che io tac?
eia , perchè nè io hnir ei di ridire ^
nè 1* Editore d*afcoltare ,nè il Let-
tore di leggere l'azioni d^Vna deftra
infaticabile , Qacfto iìle.nzioperò
egli è.vn lunghiisimo elogio; men-
tre fece tanto la mano ,~che fé beob
ella non filmila nea neli*operare,può-
colla numerazion dciropere am*
mirabilirecar diminuimento di for-
ze alBicitorc , attediar gli orecchi
degli Ascoltanti ,. c accecar la vifta
di chi legge,.
N. S: CAr
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CAP a xxm
ùiì£l imerfreu^i$nel
FAcciàmo) IMntcrpretazfòne:^»
quandainoiirponiàmo qualche'
dètco , ò fàtroifcgnalàto coli*é fatni-
uar diligentemente qnanto<juiui fi*
contenga , c col farne vna:minuta »,
ed efquifita; notomià .. Ponderiam.
qucfto fatto .. Padòiiaoccupata g»à*
dagl’ Imperiali fh< recuperata: dai'.
ProuueditoreAndrea^Gritti , c po-
feia Sèrcnifsimo' Dòge „ che; v’ in-
introdursc. i Leoni dilcacciàtene le-
Aquile . Pérmeg}iò< intender ciò ::
fi hàda fapere , che da'Conféderati
eisendò fiate tolte: molte' Città., c*
Fortezze alla Repubblica. Vinizia--
na , siche quefta combatteua: nom.*'
più per la v.ittoria > mà per la liber-
tà , e per la falutcr Andrea* Gf itti:
nouello Gamillo dii Venezia », con- •
fertato conalcuni del contado > che;
nell*.
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Gutf^là'?y;(^ttùr» P^pteT^anai
Ofijrentrare in. Padoua impediirero*
la porta, mezza aperta co! loro car^
ri, da richi. di fieno ,,e di Ararne :: fo-
praggiunfeimprounifaméte.co’ruoi;
fbldad , cd impadronifJì; della; Git-
tàprima ,, chei Tcdcfchi non dico >
potefsero accorrere ,,mà. fapeffero
la lorprefa >,ed‘entrdda trionfante,
non da. combattente per la porta ,
la quale chiufe le fperanze a^nemi*
ci, edaperfe il paflb alla Fortuna,
cd alla V ictoria , che per Tanuenire
militarono fedelmente, in faupre-»
de! Veneziani^
Colla^caduta di Padòua: mirabil-
menterifurfe la. Repubblica Vene-
ziana;ed vn*acqu iftodmprottuifo fii
cagione di molte vittorie inalpet'*
late • Quella, porta, fpalancata al-
largò di nujouo ii.dominio riftretto
neirAcque,cnell'lible, c diede più
fpazioiò campo al Leone di potere
àfuatalento parseggiare Brcfcia,
Rergainoj.Vkenza,. Vèrona colle:-»
altre Terre. furono racquiftacc. col
rjcoueramento di Padoua . La fu-
ga de* Collegati , ralJontanamemo.
i N 6 delle
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tl ytltò y
4èlie arme dalJ’Italia,il ritorno dèi*»
ikPaceebberororigine dal difcac-*
ciamento degli.ftranieri fatto dal:
Gritcicolla prefa-dVna Città i dal- ^
le cui porte vrdroaola Guerra ,ed^
il Furore , i quali -minacciauano di »
fareardereJe acquedelI'Adriatico;,
c ritornarono al Ciel natio fpaucn^
tari dall’apparir del Gritti vgual-
mente prode ,> & accorto nelPado-*
perar felicementcor la forza , oraj
l’inganno . Che la Città di Vene-*
zia mezzo a (Tediata non reftafse in-*;
teramente cinta dalle {chiare Au-*
(Triache : che la Brenta non portai^
fé auanti gli occhi de* Cittadini glit
auanzi delle Ville bruciate annuari
ziatricefunefta del Contado , che.-»
ardeua: che la caualleria degli Aii-
uerrarijnonircorrefse per le cam-
pagne facendo di tutte vna pira iru.
cui il conrumafsGro le fatiche
fpefe , c le Tperanze degli Agricol-
tori : che gli - Abitatori di Venezia^
piu non perdeflfero il Tonno col yeg-
ghiar continuamente- per- la difela-
non dell’Orto deU’Efperid i > mà di,
, ' . va.
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OMìùìàJ^eH.VehjximM. JÙT
vn Paradifo di delizie qual è V enc-^
2ia,fù operato col ritor re all* Aqui-
la Ja Qiltàdi Padoua , . la . quale fin-
ché durerà celebrerà le glorie di
Andrea veramente gloriofiflimo ,>
che in vece di Piramidi , di Coloflì, .
c di Statue; glorie comuni àmol^-
ti , confcruò , e fé ilare in piedi Ca-
ilclli , Terre , e Città per contraife-
gni doreaoli •> ;C fingala ri , dei - Tuo -
nome. - s.
Gloriofiffima altresì . fii nella^
Terra, c.nel/acque colle Armate;
ViniziancilGeneralePietro Lore-
dano ,il quale sì forte moftrolii ,*
die non potè mai efiere. dalla For-
tuna ilrauolto , che feraprcaggK
rafi àfuo talento ; e parue , . che lai
medefima prendeife il foldo,ò zh
meno fofse venturiera fottoPinfe-;
gne del Loredano. Quelli non fi
eXpofemai fra le tcmpeile di fedi- -
ziofe , c turbolente Città , che non
Ic componelTc j etranquillafl'e, vo»
lefidole .icrene , mentre la fua Re-
pubblica era Sercnifsima; non fi po-
fé. airafledio d* alcuna Città im^
“ . , Rcner
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SOL TirelloiTOrc;,
penetrabile che non l’aprilTc da£l
più lat i , donde poteffero entrar
più carri Yittoriofi ,, della Olona
della Vittoria , e del Trionfo ; non.
affrontorsi nemici nelle batta-
glie tcrrertri>. che non tra nauta (Te -
le pianure in. fejue trionfali di pal-
me , ed in montagne dicadauerii nè:
combattè colle Armate nel Mare->
che. non.incenerifle con.gfincendij;
di; Marte i legni degli Auuerfari|<
facendo, nafeere vn.' Mbngibello.
nell’acme. Il fatto però.più.mc-
morabiie fù la /confitta.data daTuoi >
l;.cgni, alle galee Qttomannci colla,
qiiale sforzò, l’alterigia della Lunàr.
ad inchinarfi al Leone , e à doman-
dar fupplicheuoimcnte la pace , ri-,
conolcendo per Superiori L Vene- '
^iani,come le fiere cenffflano.per
lóro Monarca.il. Leone , c TAdria-
tico pcr/ua. Rcina , Venezia . Or
moftriamo- colT interpretazione,
quefto. fattoci
Qu^anto grande fu , la • gloriai def
Loredano: aJlor che mirò YmiJiato.
i'OtÈomanna>' il quale: credendoli
X clTcr
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QueKala<I(fttoK F^ene^anr» j>cr|.‘
effcc Sigporc > ed aucr riiiucfiuurai
dèi Cielo porta neirihfegnc’ la Lu-
na l Quanto grande fti. la rotta^
mentre mo/lrorsi abbattuta Iflmpe-
riò: Turchefeo nell* abbaffamento*
dèlPImperador dc'Turehi ! Dòpo
il fatto < del Loredàno fpiegaronifi .
aLvento.fiburamentc le vele fen^a^
timor dell’Eolo della Tracia . , Car
ricaroniì di preziofe mei^L le nani
lenza temer l’Arpie dii Collantino'
poli . L! Adriatico:,^ ribnio > il Me-
diterraneo, c l’Arcipclàgp non fu-,
ron più. fòi^ctti &c inlidJofi nella*
bonaccia 9 e nella, quiete opportu-^^
nea' Golfari, .che recauanguerre ^
edifturbi maggiori quàd’èra. il ma-,
re più tranquillo:, ^ pacifico ; Non
vdifsi più. ftrepito di trombe,; edi;
Bombarde ; che non.fòcendò feiitire.
i gemiti , e gli vrli de'ferkftogliefM
feroià.compaisione ,.eTdolore del-':
Laltrui pene,e milhrie . Noa fi vc->
tarono glh erarii: per. fornir le Ar-
ma te d'arme ,: di. munizione ,, -e di
ibidati ,,che refiàficro priui: di lani
gue beuato dal. ferro j- e di fpir ito»
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J04* ilTèlhd^Ofòì.
predato dalla morte . ^on pian(c*^
ro le Madri colle chiome diiciolto
i figliuoli ò legati >ouero vccifi da^
Barbari fefleggianti per la. preda,,
e per li vita-rapita. Nonfi..vide—
ro leCittà fra le ombre degli abi-?*
ti bruni lugubri per la perdita>
de»Cittadini,e de’Capitani Soli bel-
licofi fòmmerfi-nel fangue . Ne ri ^
mafero difabitate Tlfole , elfcndo iL
mare popolato da* Barbari; .si chc:
la frequenza de* Popoli, le ricchez-
ze. delle pubbliche teforerie, la-j.-
quiete, eia pacc,iircrcno delle Cit^^
tà ,.i*Jllegrczza de* Genitori , la fi-
curezza dei mare il mouimcnto.
delie naui furono apportati dalla-u .
viitCria di Pietro : di cui dubitò la
Repubblica fe fofle maggiore la co-^
pia del fangue Turchefeo cauato.
dal ferro del Loderano, e fparfo per.
J’acquc;.ò la ricolta de* benefici/,
dopo vno.fpargimemo sì lietoalla.
Religione , e sUagrimcuolc all*Im';
pietà .
Lo fieflb mo do proporziona I-
mente fi.hà. da teneremeiifinterpre^
tazio9
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OtteroUT^emr^ì^iene^ìan**
tazioncdc i detti nobili, ed eccel-
lenti, de' quali abbondaronTempre
i Saui di Veneziavincitricc dc'Cor»
pi, e degli animi co* fulmini della^
eloquenza nella lingua, e della for^
tezzancllamano^ <
t ‘ '
CAPO xxitl:
\ «
^ iUllàCoUocwi^QWÌ^
1p|i Er via dèlia Collocuzione par-
r liamo fra noi, c domandiamo , >
criTpondiamo à noi ileffi >■ come fe
fofsimo dueperione: ed vna infe-
gnafse , e l'altra , imparale ^ ouero *
difcorriamo con altri- introducen'^
doli à ragionare rapprefentando i '
coHumi , i peniieri della mentej, e :
gli aflfetci . dell'animo c tutto ciò >
che folamente à Dio palelè , ed à .
cui ogni cofa è vno (f>ecchio ter/if-
fimo ,e che hà piti chiara notizia^
dcllVomo , che non hà Tvomo di fe:
medefimo,.
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itùro^y, I
~ Sti rapprefeatcrà da qucfta figii-^ ]
ra il fatto, fegnaiato di Gior Dolfi-
no • Picouasdiiiòféic drftnfoc d ITvt*
uigi alTcdiato iftf Jià<è3!*i(3Q» Riè d*^
Vngheria; .Quiptìi ;eff€iridtìglj^or« J
tefemcntc dormadato dàt énato
che lafciaflc: liberamente vreir del»
la Città, il Capo, della. Libertà, il. |
Dolfino^letto ^ià Dóge,, ^gò la
grazia richieila. Laonde. Giouan-
n ì , bcnchài^irolQ follcvn^cfcrci»-
tobafteuolc airimprera,coadugen-* >
tpcaaaUit fecola ftradà per mez-
zo^eitefièpLcdelJe feine dcJleaftc,.
delieipadie^>.e «cime iel icemente:>.
à;pre^^;i|>^eqe«ia LinfcgncLdeL ’
^^cl fao. valore:!: ap^^
g^^^andcH.mara Italia, , e Ipaaewtp,
al Camponemico >.cjte: abteadcmà<
Par3^dió>dabjcaadov deli^
di.6ibuaaiùJiberaàffatco^>!lè d '
da^ V na. corona, d^arm^^à era^ilato^
cosirpauenteiiole ;,&3U^^eiitan*
do. dalla? libertà: dell^Eroc: poterli
bene Ifeigpfire w^
<»%ig?fre^.c legare; la-IJb^à di
Digitized t . .riogit
OuiroU \ett, Veneziana .
GJoriauafi Ludouico di ftrignerc
fortemente in Treuigife naia Cittì
di Venezia , il Capo almeno di Ve-
neziane della Repubblica . Aggiu-
gnerà alle mie glorie > dicea j ch^
dichiara tali Venezia imponente di
vincer Ludouico vktonoCo colla»»
violenza delle arme> ha ricor fa alia
forza delle prieghierc per elpu«
gnarlo n,e che tìon efsendo fu fficicn-
te la mano n abbia rocco adoperata
la lingua ► Infuperbirà la^nua^V^^
gheria veggendo vn ià
quaieirvanta d’auerc jiifuabalia le
furie dell'Adriatico • Dubiterò^ for-
fè che la Fortuna non roi dia per
foggettala Nobiitàdella Repub-
blica Se mi hi conceduto qjuafi:
prefoilCapo non mi negherà la^
feruitii. delie membra .. Si flaoche-
ranno le mie fchierc per la tardane
za si lunga? Sopporteranno ogh’-
indugioauualorate dalla fperanza
diaucc nelle manichi hànel pug/io
lo Statole limperiov Le mura ^.ed
i petti degli afsed iati rcndonocinef*
pugnabile la. Città di Trcnigi ? li
ÙLz-
• by Google
llnUoé^Olrol )
lapcr, Giouanni efler chiiifo , apri-- 1
rà k porte a' rQielcombattenti.Fre-
meua di nobile /degno il Dolfino, c
fra feragionaua , Odo ftà lo ftre-
pito delle trombe gl*Ìnuki gloriofi:
ai Trono Ducale fattimi dalla Pa-
tria . Sento Ja Madre della Liberti
che brama di veder Giouanni fuo-
h^liuolo fuor degli argini di Tr cui-*
gl , c delle mura di ferro -fabbricate
dalle fchicre di ;Ludouico>i E per-
chè non volo frale braccia di Vc^
nesia Dunque la paura può rea*
dcrc alati gli vomini jiiè Ì*Amore4
me darà le fue penne? Diranno h
Nemici e/àere.ftato più potente ili
timorcperritrarmi>chc pcr.atlrar-
mi l'Amore ?■ Ciò detto ^ fece apri*
revna porta ^ che parne quella. di'
Giano ) donde vici Giouaniil con^.
quel furore , col quale fiiolc vfeire .
vn fulmine del reno delle nuuole-»*.
Penetrò frà le fchicre; dilHpò gli ar--
mat/i> volò frà mille morti, che sbii*
gottite dal volto di Giomanni • e dal
ferro amenduc fulmmanu > non eb-
bero ardimento di lanciar le arme,^ .
^ di.
/ >1
"OueìùU^jstuFenexiann, jop
'di ferire il Dolano ,'à cui lì fece poi
phafain Venezia cornea Doge, c
tome à Trionfatore .
Nè minore animo dimoftrò il
Prouircditore, e rAchiiJe della-,.
Città di Cattato Gio: Matteo Bem»
bo capace ben sì della morte, ma
non già del timore di eifa . Infuper-
b ito Barbarofla perla preia di Ca-
Belnuouo inaiò lettere piene d'al-
terezza, e di minacce , dalle quali
ancor Cerna CotuoCcvizione rauuilàc,
di poteua il nome del Barbaro , In-
timaiia con efle*, che il Beiiibo gli
fpalancaffe le porte fe non volea.»
•veder mille aperture fatte cnellc-f
mura dalle bombarde , e mille vie
aperte dai ferro nel Aio petto, ed
in quello de* Cittadini per le quali
entraflero mille moni , di Prou-
’ueditorc coraggiofamcntc rifpa-
fe , che i Leoni creCciuti nella Tra^
eia non^ eran più forti de* nutriti
® Ipezialmenie nella^
Città di Venezia : de' quali aureb-
be toAo Tentiti i ruggiti , e prouaci
Bìi artigli,;,aonde il vile, e^odardo.
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3to II F elio £ Ora,
Barbaro ffaperdè tutto l'animo , c'l
cuore allVdir della rifpofta genero-’
fa, cairapparirehc fece il Bem-
bo «il le mura di Cattato co' fuoi
foldati , che videro bensì Jc fpalle3
del Barbaro fuggiduo ^ mà non la^'
faccia , vergognandoli di moBrarc
il pallore agli occhi del Bembo > e
della Città spettatrice della magna-
nimità del Prouueditore , e della_j
viltà, del Barbaroffa. • lo efporrò:
per raez^o della Collocuzióne lo,
idegno fcopcrto nel volto del Bem- .
boneiraprirche fece le lettere del
Capitan Turchefeo baldanzofo nc’
4ctti,ne’fatti viliflimo ,
*;i J>unquesi poco pregia il valor
de^ Bembo il Barbaroffa ., che pen»
fa, veder difehiufe tutte le porte-»
della Città nell'aprimento d'vna-*..
lettera^ eche nel terminar di leg-.
gerevn foglio debbafi finir l'afse*
dio , jc J'imprefa incominciata-^ ?
che la bianchezza delia carta dair-
inchioBro annerita debba mutar di
colore il mio vifo , e tignerlo di
pallidezza ? A ppreflati pure ò Bar-
. , baro
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'Cuerol4Ì{ett.Vem^na ,
baro coJlc tue fchiere aJia Città,”
che potrai ieggcre ne' volti nottri
riflotia cfel male yche Ci è vficino , e
Scorgere il cahdor della" mia fe‘cle->.
La caduta di Caftclnuouo hà follc-
uata la tua fuperbia à temerarie-»
fperan^e ? vedrai totto colle morti,
le quali voleranno dalle noftre ma-
ni nel tuo Campo, fpennatd le ale
della Speran;2a troppo credala , e
dell'Alterigia preAinfuorajcdarro-
gantc- . Sù Cittadini, c Soldati>
compariam nelle mura fagliami
ìic* Baluardi . Caderanno agli Ot-
■tqmanni le'armi > e gli animi ^ ^ ipa-
-rirà:il Campo nemico , Tutto fii
vero. Al. primo apparir dc*Lioni
Vinùiani guidati dal Bembo: à i
primituoni, e fulmini delle Bora*-
barde della Città, sidileguò Bar-
barolsa , che feppe tonare > e fulmi-
nar centra Cattare , e contra'l
Betnbo , mà colle lettere , colie-»
quali ndlà Fortezza entrò fola-
mente il nome dell* Otcomanno
Scrittore ^ludacifllmo ,• c. vìlilSmo
Capitano ,
CA-
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3 II :ll;Vt\h (fOr»ri
CAP O XXIV.
I
ìDtlULicerv^a ,
L a Licenza non è altro che vna
confidanza d'animo , ed vnsui
iicurtà di poter liberamente tacere,
ò, parlar di che che fia > e manifefia--
re i noftri fentimenti , egrinterni
^concetti dell'animo . Sogliono pe-
rò gli Oratori, acciocché la licenza
non fia troppo libera, e quali licen-
.zio/a,, moderarla talora ,.c render-
la modefta.Se in vn pubblico ragio-
namento fatto. alla prefenza dcll-
inclito Senato di Venezia volefse^
l'Oratore commendar di quella-^
ii'iacfiora,ereaJe Adunanza lama-
uiiirà,lafauiezza,la prudenza ,la
defirczza , Ia.ragacità,rautoreuq-
is fembianza, la nobiltà , la capaci-
tà delle menti che racchiudono i
negozij d’vn Mondo troppo picco-
- lo ^
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Ouerotal{ett.yenè(janal jTj
lo alia grandezza degl* Intelletti
vivrebbe taJi, ò limili forme i -
Sòchei’eminenza delle virtù ri-'^
chiederebbe -non mè per^ elTe>pi
fentito che fono vn baffo Dicitore
àparagon dell'altezzadi quelle^,
mà vn’Oratore il quale parcggiaffe
la loro Aiblimità : nondimeno la
prontezza grande d'afcoJtar chi.
che (la m'affida di ragionar franca-
mente.
Sono sì grandi le virtù di quell*
Hccellb Senato , che non temendo
d’efsere impiccolite, liberamente-^
permettono di lodarle, alla baffez'
z^ di qualunque Oratore ,
/ Non mi ritengo di celebrar Je_j
^irtu^benchc luhlimi; perchè que-
flemafficurano d'innalzare il mio
Itile co' loro aggrandimenti .
Taluolta con libertà maggiordi
quella che li concede a'Pittori dalla
mutola poe/ia , e dalia pittura lo-
quace a Poeti , dicono gli Oratori
quanto loro aggrada, nè tempera-
no la licenza con giro artificiofo di
parole, perchè vogliono lenza mi-
P ftura
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J14 instilo f Croi
ftura di modeftia la libertà tutta li-
bera. lo metto in pratica > edòT*
«femplo di quella feconda maniera >
mentre termino quello fecondo Li-
bro lenza leggiadria di formerete !
loriche y sì perchè dalla figara m i è
permcllà quella libertà non -miT- ’
•chiata, nè alterata ^ si perchè farò
piu gradito dalla Città di V enezia>
che non. altcrazion di li.
beri^ pcllum mutabilità del fuoCìe^
L i-
t
DIgitizedb i-o.'ik
J*5
ZIBRO TERZO.
CAPO I.
Tropi.
On cfsendo
t:a rnaDonna priuata,
efenza grado didigni*
ti , mi vna Reina pò*
tentillinia» tiene ancor
nelle fuc guardarofcc pompofe^
grandìllima quantità d*abiti sfog-
giacijche hanno pih colori deJilri-
de f à cui non iTdegna *J Sole idea
della beikzza di fregiare, e di Jiitar
rammanto, in tal maniera ; che fe*J
Sole è ammirabile, l’Iride fi è Piglh
uola,anzi IVIadrc delia marauiglia.
fiche fia il vero.: oltre agii orna*,
menci delle figure delle fentenze .
^ ^ pi le
Digiti- r.i by Googl
\
11 Fello d' Orò ^
le quali concorrono aJl'abbelIimen*^
to^deireloqucnza, vi fono i ftegiiÌ4*
tropi » e delle figure delle parole^ V
che le variano iti tante guifei vefìi*
menti reali, che folamente cono-
fcefi effer de^a perchè -fempre
chi la rimira raffembra vn’alcra ;c
fempre èrauuirara,perclTerc inua-
riabile nelle fuc mutabilità , e noui-
tà . Tratterò prima de Tropi, e poi
delle figure delle parole fuccinta-
mente, equafi alla laconica , rnà
con vna breuità , la quale a’dcìldc-
rofi del Vello d’oro accorci lafira^
da, non allunghi la fatica , ed il
cammino à chi viaggia.
Il Tropo"/ècondo i Macfiri della
eloquenza è vna mutazion dei fi-
gnificato proprio del vocabolo in
altra (ìgnilicazion mén propria,per
ragioii delia lìmiglianza che ritro-
uaiì fra gli oggetti. Verbigrazia.
Se io dirò dell’ Adriatico quando
coll’altezza dcll'onde vuol mofìra-
rea Venezia, ed alla Terra le fuc
montagne d'acqua ; Il Marc è fdc-
gnato : farò vn tropo ; perchè Io
by t . j _
OueroUl(eff.rené^itna\ jiy
i^legnò prójxrietà deli’voino fi adafr
ta ^,e.fi actritmi/ce aJ Mare ^come-fe
vn’eicmeoto mfcnfato ,foflel vno
fhiifiiratx).Gigf^nte pieno di sdegno*.
£ con Tagioaii pu» dir del :Marej»
guado tempera rdl Mare ccruccio-
fo. percjiè;fi corae l’ira fcommuoue
tutto l'vomo y cofi ’J Marc allor
ch*è imperiierfafOk, mteo fi Ribatte
Se io dirò quando J’arnpiczza della
piazza di S, Marco è rimena di gen-
te :laPiazzà'ondeggia:farà tropo>
perchè l’ondeggiamento che è pro-
prió.dell’aeque applicafi alla quatì^
citàddPopolouchc vrta > ediacal*
za ,ia quella gutTa che vn’onda Cpi^
gne iPàitra» verfo *i l ito delPAdriat h*
co:>doueiìfcangon[o> ea*abbalfané
ui regno di riuerenza , la quale por^
tsano alla loro Reina Venezia <
diffinizion data dei tropo comp'rcn**
de tutti’ iTropi;,che fono vndick
la Metafora , laSineddoche, la Me-
tonimia., PAntonoàiafia,i’Oncrma**
topeia ,^Ja Catàcccfi , la Metaielfi?,
i*Allégorià ,.‘iaPcriifrafii, Tlpèrba^
to>. ci’Lperbole i- delia quale, fono ^
O ^ amicif?
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amiciilimi i milianutori ^ ed i (u^
perbi > che noa &^auuegg,ona di I ce-
mar le grandezze iora quando col-
l'iperbole I^efaltano ;,e di compari-
re vomiaidi mezzana Aaturaj^anzi
Pigmei quando voglbno foprau*
uanzar le montagne ediGiganci*.
CAPO IK
HtlLtMiiapréi
• *f **
La Metafora è vna traslazione
di vn. vocabolo prefa da va^
luogo di cui. eraproprio,.etrasfe*
rito in altro, luogo » Dicefi Traf-
lazione 9 perchè par che s'imidno I
Giardinieri^ ed i Coltiuatoci^ dCj'
campi >chefouentecauanole pian*
te da vna terra>ele trafportanoin
altea terreno j^come fé la Tèrra in.
vn luogo foiiè Matrigna > e altro-
ue vna vera Madre •. Sarebbe me*
tafora il dir delle. Galeazze porta*
te da]lealede^remi>,e delle vele:
Le Galeazze volano i perchèil vo-<
‘ la "
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Omoh^jtn.yai^atia .
to conucniente agli vccelli (ì ap^
propriccebbc a* qpe‘ legni ftcrmi-
nati , quali vn fola vai quanta
vna grande Armata ^ Di moke->^
metafore è ilata inuentrice là Ne«
ccllitàtpiu ingegnofa nel rinueni-
re quando è più mendica > e à cui
l'ofcura della pouertà dà lume per
trouar le ricchezze y onde gli Ora-
tori di^era,gelfaf»a^f, deli'vuc jh C:
de rampolli quando mettono la^
^pamsi /òpulliilano ; e ckianuro-
na y r il vigor fouerchia
delle piante „ perchè aueana fcar-
lizza , e careftiadi vocaboli per el^
primcrc quel puìiulamcnto,e quel-
la foprabbondanza^ Nè farebboni
venute alla luce quelle gemme « e^
quelle pompe difauellare y fela^
NecelKtà non fófk fiata priua di
ricchezze^ edifiegL SimSmente>
^e’^modi nel linguaggio ItaHanor
V orna rotto > di chi facilmente fi
rompe ^epr^rompc ncltiraivomo
afieoatadi chi.£enza redini corre>
p^ipitolàmcntc perla firada del
vizia£Vomo> ruuido j. & afpro di
Q 4- chi
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jiO llFeltoétOvo j
chi non èripulito, e lifciato dallfe
mani della Virtù; poeik tenebrore
di que’ componimenti poetici /che
difficilmente s*intendono , e che ri-
chieggono non Joribla lucerna di
Cleante, mà ’l Sole ffeflb per farli
chiari ; orazioni chiare di quelle>
che fenza molta ^tica fi capifeo^-
no , e fono rimili alla cima deirO
limpo hoa ingombrato da nuuolc
e mille altre fogge^i parlare meta*-
fotico fcaturirono per cagion delia
Neceflìtà , che volca ben efprimc-7
re i concetti della mente , e gli og?/
getti. La maggior^ parte però del*
le, metafore adoperafi non perne-f
cclfitii màper cagion di apportar
diletto alla mente , la quale colla
traslazione acquifia in vn tempo
fieffbr più* notizie d'oggctti diuerfi,.
e. vola coirinteadimento a Catego-;Ì^
rie molto lontane, e difsimili,^ Vcr-
bigrazia . Il dir di. Venezia; eflcr là.
pupilla, più dilicata nclgrancorpo
dell'Europa , lo Specchio, delfita-
lia non mai appannato- dalle mac«
chic della. fuperlUzione ,:rEclitt^
ca "
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\
Okero Vtrtej^am , ^rr
' ^-ncJla quale ilà/emprc immobile'
iiJ Sol 4di a ^gloria ,,la.Fenice non in^
ieericriita fra tante fiamme di guer--
a?e ^ Vii Par-adiTo terrdlre doue non
f€Ati*o rii Serpente deJJ’IdoJauia, fo»
no traslazioni fatte non dalia ne*
ficfsitàsj mà dal' piacere ;;poiehè non
fD^ocano; forme ,,nè vocaboli pro^
prij da ipi^aro. Venezia non eiTe-»
re fiata mai occupata dalla falfa ro
ligione,,nè vinta da* Barbari nè
mai eflerviuuta fenza gloria , per-
chè non fù mar inferrala - dall a_j
fchiauitudine , nè fatta Imida dal
ferrot di catené fclnuiiy La Gogion
perchè rechino tanto piacer le me-
tafore fi à quella dianziaccènnata:,
ciocjJ farci venire .in cognizione'di
eofediuerre . Imperciocché dicen*
doli fempiicementerVenezia èmol^
to bolla r- r^ipprefentafi la Colava^
ghezza della Città però adope?
rafi'J tropo :;Vcnezia.è.vn Paradifo
terrellre.-fon portati gli Vditori,nel
deliziolirsimo Giardino d’Adamo 4
raffigurarne in parte la fimiglian-
ZÀ y trouandofi. nella Città di Vc-
^ S nczia,.
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il KfltoctCfroi .
nczià , e acque >,eddizie>.e /icùrez-
za > e quiete >.ed allegrezza. ISecoli'
trapalTaciaodaroapiù. rattemitidel
noiiroSeeolaxieirenurfi delle meta*
£i>re;^chegl£ vomialmodemifieno'
più dati al piacere ceccato> ancor ne*'
vocaboli ò che iiéno più. anaci del
tempo e pih paucod di: perderlo ::
mentrecQa.vnaparola vogUoapiù:
cofe incontanente comprendere „
ed imparare*.
CAPO' III:
quante forti fio. UMetafora i
SI può formar Ta: Metafora fecoa»
do Ariflotilein quatcra manie-*
re . Ih ptimaquandoiignijSchiamo'
col Genere la Spezie, A cagion d*e-
fempio.. Se io dirò : Il ferraVini-
ziana hitradtUi più. volte la: gola.
dclPOttomannoiqucJla parola,fer-
ro 7 è nome generico fìgnificante-»*
Tafte ,.e le fpade ^ le qualiibno la
Spezie.. Similmente con qudlò no-
mc,mortalc, che pur’è generico in-^
9uef^» k ^ett, remxjana - jiSf
tendiamoj‘1 nome fpccifico ddi’vo'^
mo .. Seconda damence quando la^
Spczicfiponcmvccc del Genere;:
cóme farebbe fe ia dkefsi.*. 1 Pini
delle Galee ò, delle Galeazze, io-.>
luogo di dire tglt albcrL Talora^
ciàchc comiienil ad. vna. Spezie fi
attcibui&eadlaltraSpezie*. Vèrbi-
grazia ::l*Incendiadei$ole reflendo
Pincendiopropciamcntcdclfuoco .
Finalmente fi.^ia.metafiì}ra. per via
^ pcQporzfonocomc farebbe fe^
io chiamarsi le gemme r Stelle fifle.
dèlia Terra c appcllaffi le ftcllt^
fifie del firmamento Gemme* im-
moblItdelCielo ó diccfsi dell’età
decrepita- ,,cflcre il verna della vi-
ta;.e del Verno eflcr la vecchiezza
dclPanno ,. canuto per iè ncui,, lc->
qpa 1 i notano col bia neo non i g ior-
ni fdici,,mà i piìi sfortunati,^ e lu-
' gubri dalla fiagibne.,
^iegheréh in altra maniera pib
le Spezie delle metafore jac-
ciòchcfeaicunonoik fópeflc il Ge-
nere > e la Spezie? nè auefse ancor
Borseggiato ilportico delia Filofo-
O fia,.
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p:4' (tOrffr ^
fin, pofsa comprenderli ageuoU
lìjcntc • Allor li fà la metafora^'
quando fi pone che che fiaconue^
niente ad vna Sofianza animata in*,
cambio d’aitra Softanza pure ani-
mata . Per efempio^ L’Ottomanna
latra indarno contrari Leon di Ve»
nezia ' Ben fi v«de che il latrar
proprio de* cani è fiato pofio per
minacciare >. che conuienealie So-
fianze animate ^ouero nell* adope*
rar cofe inanimate per Taltre inani-
mate; come II. vizio* tempefia 'L
cuore degli Scelerati iqucJ, tempc—
fia è pofio per altra cofa equina-'*
lente >e fi piglia pel rimorfo della;
cofeienza ,, detto dagli Autori, fin-
derefi proprietà, del peccato ;.oue-
ro ncl porre oggetti nomanimati'
per gli animati ,come fe io dicefsi v
li Marcelli ,i Mocenighi, i Loreda-
ni fono fiati turbini ,-che'hanno.
fcofso Plmpcrio de* Turchi quél-
turbini, prcndefiiper- Capitani ,
Guerricriterribili‘ ... Vltimamente
quando fi mette vna cofa animata
per va altra. cofa inanimata .. Cosìi
potrei^ .
QumU^ttt.Vtìifs^ìma* ^zf
potreidir poeticamente deiraltifli^
mo Gampanil di S- Marco donde->
mirali tutta Venezia, come già dal>
là famofa Torre di -Troia fcopriàfi^
la Città, il Mare, le Naui tutto’l-
Campo de’ Greci ,. Quella macchi'
na fublime tiene il capo fradcHelle,
che la coronano come Rema fra 1*
altre fabbriche- Ih quell’èfempio ; •
li, capo,paneprincipalc degliani-
mati lignifica qudl’altezza propia
delle fabbriche . Dee però l’Orato-
re .guardarli ‘di non mettere .in viò’
certe metafore concedute folamen- •
te a? Poeti ,che foggiòraando nellv
altura di Pindo , c del Parnafo j dn
lettanli ancora della fuòliraicà delle'
metafore,* il
CAPO IV. ‘
* Velia Sineddoche . , , , j . '
1' A Sineddoche feruefi della -par- >
L# te per lignificare il tutto, e4ci-
tutto per dinotarla parte . Perciò*
pone la poppa, e la proda parti del' *
a. naue per tutto il -legno :• il tetta»
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3i6 iireUofO^l !
per tutta la cafa :.il fonte >^4£umè
chcLfono il tutto, per vna quantità:
«kteanmata d'acqua . Vfa ligcne-
re per la rpezie^^chiamandafempli-
cernente; animale queUb^ cke fari <
Leone^ouec Orfoj^vccellava'AquK
la*. CosVfece Virgilio::
. — Trétdmq^ ex tmQtilms des: •
Trdedi fitmio 9.
intendendo l'Aquila la fpezie pel!
genere càJamanda chi à.omkida^.
coi nome parrkida>.che vale-» »,
V ccifot dcIPadre.. Pone larmateria:
per racofa'fatta Ecoskdir^lferf^
io> ilpino xl*àbeteperiafpada
per la. naue *. Intende per l'vnicà la^
xnoJutu^ne rxome IL Venezianoi
hl/crltucollafua fpada ifuoi trio--
£>.e col/aAguedegPIniedeli ;>cioè. li
Capitani > ed iSoldatldellaR'epub*
biicav MollVa con gli antecedenti
I confcgueotl eoa dire.. GJài*òmr
bre: fi fata maggiori : per hgnihcar
la-natte ràeuxcpapailldi/ gig^to
prccorroni’Qmbre mclTaggicre ,, c:
figlinole: d’vnai madire tenebro fa*.,
Olà il! viuo; lume delie, ilelk s^am?
mor-
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GmùUt^ett,frene^}mil jir
nìortiTce> pec dichiarar la profliini*
tidel giorno 9 che Qoa ha. bi/bgnO'
delia luce di quelle Adopera final-
mente i coo&gpcnd per c^rimer
gli antecedenti .. Per efempio dirà.
L’Armata. Veneziana; ritornad a..*
Dardanelli aggrauandone^itorno
pihl’Addatico 2 chenell’àhdata.^ :
per ifpiegare^ che è. terminata la.
battagliale checitorna.pecla^uà-
tità. della: predacoa lenta nauiga-
zione :noa ballando: nè la iorzsu»
deli^àcque nèla violenza de'remi^
uè la g^liardiadel vento àfpigner:
liaui^e Gìaleesicarlche».
C A F O V*
DdlAWetùmma,^
La Metonimia pone la cagion:^.
per l’effetto ^l’inuentore l’-
Autore per le cole trouate^ e fia tee .
Ditallortelbaque* modi di fauel>
lare . Cerere biondeggianellecam-
pagne: cioè le biàde>4i cuifècondo
lefimole&cUa rinneasrice . Sillà
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in forfè à eh i defeha Marte aggiiscB^
.car la licci cioè fi^dul>iia,qa.aijdegli'
efer.citi farà . vittoriofoiieto guevr
ra , la /quaJe'fi aferiue à Nfefce;; Hò ^
letto Piatone ,xd Ariftotjle , .pcr li-
gnificare i volumi' di que* due Soli^
che illuminarono nel tempo Acfso*
la Grecia . iPone l’cffcttoper latcar
gionc Quindi nacqu ero quelle:^
formefigurate:.*. Si èitfouato il fur^
to, cioè il Ladro :ia-Morte pallida^,
la Pouertà miferabiie ^ il Furor cie-
co, la Vecchiezza curua : perchè la
V ecchiaia incur.ua glii vominià cif
mirar la comba^iii^urorcibenda» ed
acdecagrinteJiettipiù occhiuti
Pouertàr/ende' miferi gli vomini 9 e
gli fcriue nei ruolo deirinfelicità j;
la Morte fi impallidirci voltico-
loriti da JPo Aro più viuace . Pone-»,
quei che contiene pd comenuto. In
quello, fenfot dicia mo : ; V euez ia , fii
fempre libera> volendo additare i
Vinizìaai : contenuti^ daiia= Città *
mà non maida? legami della. ferui-
..tìi,efugge2Ìonead alcun Principe.
MettcJli^oileAQre.per la^cofa; pofj
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Onero la ^ent^ana ] '^tp
feduta , il Capitan per l'efercito
Cosi Virgilio yc^ciido iig^'ficare,
che J'aSitazion d’Vcalegonte arde-*
ua , ed ^a. occupata da* V uJcano ,
difle : Arde VcaJcgonte .
■■■- ■■ iam^proxmns'afdH
ytaUgon^ ' r- ^ ^
Annibaie à Canne y al Trafimeno
- Alenò il corpo della Repubblica^
' Ròmanaj cioè i foldati d'Anniba-
le . Altresì moAra col legno gli og-
getti da quello rappreleata ti . Re
porpore roiTeggianti non lo fpa-
uentarono ^ nè Io colorarono di
pallore; cioè i Rè, ed i Monarchi
vcAiti di porpora non Rattcrriro-
no « 1 Leoni alati volano per i’A*
/ driatico; cioè i Veneziani , Ghc^=
hanno per Infegna vn pennuto*
Leone , il quale ò arriua gli Otto-
inanni ^ ò gli sforza à fuggire fa^
cendo per la paura nafeer Lro Io
penne* r - -
,C
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cAfo vr.
f »
i
T ’Anioiijbmafid fi»l^ec€r^ip0^
X4 ii nodiè proprioiaciopera^aK
che altra èora equiuaknte i quello*.
Per elèmp]o> diri; la Reioa.deJ]*A*
dr iatf co> il Ri delle fiere, la PrJad-
peAa dc*^^jfiQrrkil Frihcipedcìnetal--
hj, il Fiumedclla RomanacIoqucn->
Ita'^.UXoaentct notk malmancante.
delia grcc^ fiicondia^». inrendienda»
Venezia, il leeone >,la Rp/a,.l*Qro >
€iceiConr»e IJemDltene ^ Auuertal^,
pe^>.chc^pecfar PAntonomafia^.
noafipoiròao fiiftitnrre altri voca«
boli inluogp dei propria nome ,
non. quandale vocifiirrogatc con-^
neogona alIeSofiaDzei^.daliOrato-.
rerÒL.dal ^eta nomihate,per cagio ;
delle circo(ìanze',edegliaggmnti .
Per^ non: difeoltarmi dali^Antono*
mafia di Veneziadetta Reiiia deli-
Adriatico , edaiLeofle>pnorato col
titolo diRèdelR fiere l benebèrfie^
“ ao!*
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no altre Citti fondale sii Tacque^
deirAdrmtico t tuHauja. perchè
quelle Cittàcedono i Venezia >.che
hàlo fcettradellflniperio » & ecce-
de tutte dìgr^dezza» dinobiltà>di ~~
ricchezze > di frequenza di popolo^
à ragione merita li maeftoianome
Reina : Benché il Leone iia
peraco di corporatura ,,e di fmifu*»
ratezzadi membra da gli Elefanti:
di velocità , c di/poftezza dalle Ti-
gri; di lunghezza di denti da' Cin-
ghiali; con tutto ciò perché dalla
Natura n è adunato ael Leone ciò.
che difpensò , e comparti fra gli al-
tri animali ^ dandogli grolTczza^a.
proporzionata» ed agilità» e fortcz^
za > eocchi viuaci j^e crinidorati, e
altre doti ; non per grazia mà per
merito, hi il nome reale , c l'Impe-
rio foprale Fiere,, le quali inchina-
m Leone nato Rè^ non elettOo.
O A.-
Digiij^ed by Google
' ^ty -i ' ::•* * t' » r*< 5 i '.y-'H: •„;.;
" -e Af^^o YW
u r *• ' • » ■* ■ l '*4 Vfc
• ^ ^ ^ » li *, ‘ ^ i. - ✓ " *
. .. 4^0WiQnpmaHffm* . .: \ y‘^^
■ I .i .^‘:pis:- o\,
Xa OflQOiatopeia inipoite il tìomr
cfprciliuadegJi oggeWÌfigni£-
cafijjc cà€ hà firaiglianza colle cofò
«lanifera te . Quindinacquero, cer^
ti v.ocabplf , clic hanno TiiA"jaJ.YÌrr
tildi fare intendef e gH oggetti aur-
che ag|;igpQrantijkedi.po5i auai^
tiagli;ocehicoIièmplice fuono,di?^
uenuto /onoro Maeftro dcgPindotr*
ti ^.e di chi fbflc ailcuato fra le folì^
tudini >c4 i iUenzii- deik frlue > nir
aucir« ydita Ja viua„VQ€e ,ncJleu»
fcuQle delie CitÉa„ , A eagion 4*e^
frmpio ; il tarihtaearitrQuato4a-^
ÉnoiojtiiQtihca fubito il (non della
tromba > c della neJiajnentc le fpA-
zie.di qnelio /lrùto.éQto militaroy >
chefueglia gli fpiritide'foldati ne-
ghittofi , & addormentati . ^dlc
V od ronzare , Jatrare, an itr ire, v r ^
Jarc^muggire, ruggirete fimigliam
ti mani^aao facilmente il ruott,,
ddi’‘
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Duèrolal^t.yent^mnà] .
^irApi, dél Cane, del CaTjaJlo,’ del
Liapo>dcJjBue,e delL«bnc,ii quale Tc
sbigotÉiTce Vluò nelle 'feJaétro* rug-
gitile colla raacftà gl i * dtiimaUì eÌÈ?
già to negli ìftendardi V cnezianireCa
fpauefitò'a* Nem ici della’' fede Cat-
to! ica. A ppartegònoàquèlk) luogo
inomitrouati da'colòfo , che van-
rio fantàfticando , e vagando còlla
imiiag inazione:^ c grimpongóriò
alle ’pcrfonéèpvere , ò iinte'che fie«
no» facendólefimiif à B’acco'chéebi
be più nomi , H come auea auute-»’
più- Madri, - WS., u
C:APO Ym.
' >
De//a Catacrcfi^
i' ;
La Catacresi ancor ella Yfa co*^
me la metafora i vocaboli prò-
pri j dvn’oggectoi egli applica ad
vn’akrò j mà condono molto diffi-
mili fra loro, nè molto difFerifco-
no nel lignificato ; Nei chc^per mio
auuilb k'Catacreli è difiTercnziata
dalla ntewfora, la quale poncle-»
/
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Vrello^Of^i
voci alquanto piu diuerfc » che non
ta la Catacreiì. Sarebbe Catacre li
fé io diceffi delle migliala degli Ar-
tefici > che lauorano iiell*inefiinia»
bile Àrfenal di Venezia, iiquale per
l’ampiezza del circuito , e per
quantità degli Operai , fi può chia-
mare vii’altra Città di Artefici po-
lla nella Città di Venezia: farebbe
dico Catacrefi fe io diceffi . 1 La-
uoranti edificano le Galeazze Cit-
tà di legno ,che tuonano , c fulmi-
nano da ogni banda ancor quando
j1 Cielo è fereno, c pacifico: perchè
adoperoquella parola , edificano »
che dicefi propiamcntc degli edifi-
ci; dell e muraglie. Virgilio pari-
mente dille:
j il fior moniis tquum diurna TaUadis arte
parlando del Cauallo di legno ,che
eli notte partorì , e mandò in luce i
Caualicri della Grecia , i quali tol-
lero colie fiamme lo fpleado^
Aiia,Troia,e priuaronoi Cittadini
Troiani dèlia pira benché ardeise-
roneilmccndio della Patria,
CA*
Ok
r*
CAPO IX.
ì)eU4 Tii€talt$ •
I Poeti principalmente vaglìonfi
della Mctalcfli, dalla tonale fi
pone qualche parola, al cui vero fi»
gnificato fi giugne dopo varie opc»
fazioni dcll*Intellctlo > che da vna
notizia pafla in vn’aJtra difeorren»
do , e mentalmente viaggiando . E
pare che la Metalclli voglia in ciò
imitare! Poeti , che ne* compóni-
menti eh iamaii Epici l^nao più gi-
rauolte d’Vlifsc > ed*£nea, prima^
che arriuinoai termine dclPazioa
principale. Prendiamo Peìempio
da Virgilio , ìlquale volendo figni»
ficar: dopo molt*anni: dille .
Tt^aliquot fni4 rrgnz vi4ens tmratof
aitasi
doue dalle refie , che ibn quelle fot-
tiliilime fila ìÌìqìJì alle ietole>appic«
catc alla prima fpoglia del granel-
lo , trafeorre alle fpighe , da quelle
ai gambo, daliiifto alla Itatele dal»
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liyell^d'Orèl :
la Itate agli anni . Équefto diicor-
riinento della niente diuer/ifica il
prefente tropo dàlia Catacrefi ^ e
dalla metafora. Parimente , fé di-
rafsi: la Guerra di Candia hà mira-
te cadute al Aiolo molte friitta; fi
farà lo fieflb cammino dall’intellet-
to j e dalla maturità paflerà alPa*
cerbezza de* pomi, dall’acerbità al
iiorir de gli alberi , e da queftol all -
/\Ìitunno,e poiaglianni fpefi ge-
nerofamente dalla cofianza delbin-
uindbile Repubblica Veneziana.^
nello sborfar tanto fangue nobile^
de* fuoi foldati , e nel trarne molto
più da* Turchi per riauereil domi-
nip, libero di tutCil Regno di Can-
dìa Ve riporre i Leoni neiialtre,^
Città , e Terre di quella grand’lfo-
la occupata ingiuftanienteda* Cani
delia Tracia .
CA-
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GueroU ^ett, Vcne^ana \ y
CAPO X. ^
* V * , * .
. DelbMlegom» .
4.
ALtro dimpftrafi dan*AJlegoria
colie parole , altro col fen/b,
c col /ignificato diquclle ; onde le
■parole non Ì1 prendono letteral-
mente ?. e fupertficialmente
Tuonano ; tPer quella cagione l'Al-
legoria pare imitatrice/e bene non
interamente dcirantico , c miilerio-
To Egitto , il quale con que'ieroglT
lìci , e con que* corpi figurati di fer-
penti ^e di coccodrilli volca figni- .
ficare altri 9oncetw% e Tcgreti i '^ fa-
cendo , che 1* orrore , e la bruttezza
‘delle Pierete de'raoftri fofiero inae-
dlrid'inTègnainenti bellifiim.i,c pel'
Icgrini. Efeinpió del parlare alle-
gorico Tono que’duc verfi di Virgi-
,lio > il quale per dimoftrare elìcr
■giunto al fine del fecondo libro del-
;la Gcorgfca,e- della I materia trat-
- tata^^xd cfler già fianco di ragiona-
..rc^reriiilTi deirallcgoria d'vn eoe-
P eh io
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I
5^8 • il Vello d'Oro ^
chio tirato da cauaJJi per lungo
tratto d'vna immenfa pAnura > che
aurebbeftancate Jc Cauaìi'ejFauoJo-
fé nateda* VetìCfprcffoalTago piti
ratte de* Genitori, e degrinfacica'
bili deftrieri del Sole . Allegoria^
più lunga , e continuata è quella-.
d’Ora 210 in tutta quèìi’ode 14, dei
primo iibro , il cui principio ii ò :
0 nauis^rtferent 'in'Man tenoui i :
ftuChis.'ò^uid^agti! fortitir ocatpa
Tùrtim ' ; i : :'
fignfficandofi alicgoncamente col-
la naue Setto Pomprco , col marcia
guerra &c. * ■ ^ ì ...
^queiraitradel^oetaTofcano. *
TaffaUnnmmiOf^iUf^i d'oblio
Daronne vn'altroefcmpio ^ c col
velarne deirallegòria nafeonderò
le glorie di Venezia , mà in tal mo-
do , che trafparifcaco come quell’a-
pe, la quaTcbbe vn fepolcrod’am-
bra'jper ricompenfa del inele ambra
dolciflfiuii larganicnte donata', 'Al
Leon di Venezia non furonorinai
fuelte le penne , nè furon poili . le-
gami icioè Venezia fu ben cinta_j
dal-
jii. c.,ji Googic
0'
"OueroU Veneziana ,
< 3alracquc dell’Adriatico per farM
più libera j-mà non già dalle itatene
de* N etnici, in quello tropo peccai
- quando , -verbigraiia , ^com inciali
ColMlegoria dVna cofa dell'acv
-qua &c. c li^nifce col fuoco, il qua*
le colle fuc^am me, mollra il poco
lume, e la pocajiotÌ2:ia dicchi di-
feorre, Edèdiiaitfopregio l'alle-
goria , che alcuni portano ifermif-
iiina opinione , i Poemi , ed i parti
• chiarilsirai del cieco Omero, e degli
altri Poeti effere^inuòlti fra le nu-
uqle delPallcgoriaj come fé la Sa*
pienza terrena fofleromigliante al-
la Diu ina , che pòfuitJenebras lattl^u^
' • ^cggsfi^pra 'CIÒ i’eru-
ditifsimo , e dottifsimo Mazzoni
nella diuina difefa .della diuina_,
^Commedia 'diT)ante doue trattali
' dell* Allegoria^ c nel capo trentefi-
mo delPArte ideilo llile, l’Emfncn-
.tiisimo Card; Sforza PalJauicino
'della Compagnia di Giesù gran Fi-
lo/qfo. Teologo, ed lilorico,e gran-
de in tutto ciò doue impiega facu-
Jtezza della penna ,c dcJJ’intclJctto
Pi >c.ni-
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J4& d^OrB ] ,
'^minentirsirao , c vicmo'à Pallate >
cioè alla . Sapienza > come fuona il
nome deirEroe porporato , che^
sforata 9 . e vince colla gagliardia del-
le ragioni quanto gli aggrada « La
lunghezza diflfereiizia rÀllcgoria
dalla metafora > la quale è più bre-
uc . ColJ*aIlegcxria'' quando è più
ofeuraii formano gli enigmi . E di
tal materia dilcorrerò nella Poeti-
ca, che già preinedito de comporrei
/e vedrò che quello Vello d’Orori-
efea preziofo ,e iion vile , nè abbia
bifognodel fuoco per conofcerela
fchiettezza, eia realtà del metallo,
C A P O X I.
• * * - •
Dell'Ironìa.
, f
L’Ironia non fòlamcnte altro de-
noti col parlare, cd altro col
fignificaco , mà tutto loppofto > il
che non fà dall'Allegoria; SidiTcer-
ne il parlare ironico , ò dal modo
di fiuellare , ò dalla Peribna di cui
ragionali , ò dalla natura di che che
'fia.
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Ouerola^^f.f^ene^iànal J41'
fià • E rironifl quand’è tropo è piii^
breue ; quand’è figura delle fentcn*'
2€ è più lunga; Conofeerebbefi 1*0*
rator parlar per Ironia fedicèfle di
Catilina , che Volea torre non pur
gli a Jlori>n]à il capo alla' Città di’
Roma , e da lingua deirEloquenza
ncllVccider Tullio : Catilina amò‘
come Madre la Patria che gli diè il’
latte ,elò*fè nafccre nel Peno della
Romana libertà . Vfedrebbefi pari'
mente efierevn’apcrta' ironia il di-
re'. 11 fenato diVenezia non rimc*^
f itòcon larga mano i Capirani^che
ftrinfero colla delira il ferro per di*
fender la Repubblica j nè rimunerò
gli altri che s?impiegarono alla-i
conferuazion della Città , ouérola
celebrarono co*Joro fcritti ; e eolie
penne le accrebbero il volòiaccioc*-
chèpib velocemente giugnclTc alla
Gloria; farebbe dico vn- aperta irO*
nia;. poiché appare nelle liorie efie*
re Rate Tempre Compagne nondh-
Punite iaEibtrtà,e laLibcralitànel-
la Città d i Venezia , . Premiò iGon-
zaghi , gli Elknlì ,-gli5caligeri
’ B Car?;^
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yellbiTOrirr
C^rarcfl , i MaiatcftfT i Brandolì-.-
ni , i Rangoniv l Criftofori da To-^
lentino y.gli Aatottclli SièiU^ ,
Giouanni de'Còoti , i Kbfli i Gol- '
) Jconi, c milleaJtri: i Rjuelatori del—
k congiure coil^aggregazionO-
ailanobilt4;> àcon grofle , c pcrpcr/
tue prouiiiironi di danaro >. ò cóllW
Gnor delie Statue ,;^ò- con^altre^di*
moftranze ,?gloriofG nonetnetio^ ’
benificati ,.che: a* Rimuneratori . .
Freroiò gli Scrittoridèlk Borie Vi-
niziànc, in cui s’imparano'i'fatd ^
non-di vnPóppJo >< mà del Genere '
ymano veli JiLnotizia de*climi i de* ^
coBumr^ddk forze v-deJlc Città , c '
dèll?JUl^è^i^Q;*iiMond6 k da* ’
ycacziàtii p ili colle vittoriei che co ‘
i palli Che più ? ‘ Vn’Epigramma
del Sànnazaro>nei quale fi conchiu-
de Vènez ia eflereBata vn opera fo- -
prumana fii* ricompenfato con>#
buona fommad*oro > dimofirandofi
dàlia prcziofità deLmetallo Tcccel-
Icnza^ del componimcnto^ ^^e dèi '
Componitore > che prouò migliori ■
dcii’àcque di Pànmlo quelle del? A- •
. ' i ‘ dria- . '
Ouero liu 1{ettu ì^eneT^a . j 4 j
dHàtÌGofecondeancor.d*oro . LE-
ptgramma benché notiiBrao , e mi-
rabile aJ pari delia nomina tilfima, c
iniracolofilfiraa.-Véne2Ìa, e dcgno>
cTcflcrclcrmo à lettere d’òro , nón-
coll^inchioftrov ,.e:tale.:
yjderatHadmcUf^enetamìiepm
vndisi
State f^rbc,& tato ponete tur ari ;
Hunc mihtT.arpeias ^umtumuis.luppiterr
' j^rcesj. . . ..
- ù.bijeey&illà tui mpen^'Martis y aiti-
StiTeiàgOi Tibrim prafèrs^, Frben^afpite *
THramquey
Uhm hominesdices i han& fpfuijje beoti.
C XII.
Delhi Terjftt^ ,. }
1-*
APpcIlàfi Pèrifra/i. quando cotti
lunghezza, di parole in par-
t«;mctafQriehe fpiegalì ciòiche bie-
uethentedir H poteua i,e s.'aggira i*
,lhtelleUo deir.Vditore ,.ò:.del Lct-*
:t3ore per varie ilrade prima d’arri-
•uare ai termine deli* intero fenti*?-
R 4f mento.
\
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j*44* yelto d'Ofo^f ‘
mento deIi*Oratore , Che però vien*'
detta la ? cn fra fi , tircuitus loquendi :•
prefa la metafora da* Viandanti ^chfr
ò per errore,. ò per capriccio allon-:
unandofl dalla (Irada maefìra
più compendiofa , e diritta, prendo-^
no il cammino non folito più lun-^
go, c più torto . Hò detto, che la.*
Ferifraiì richiede lunghezza di pa*
rolenon proprie , raà.in parte mc-f
taforiche , acciochè il verifichi la^
diffinizion del tropo > la cui diffini-
zion già data è comunc alia Per i-*“
frali ; altrimenti non fi vedrebbe la
mucazion delproprió fignifica to ia
altra fignificazion men propria i e
percpnTeguenzala Périfrafi non fi
potrebbe riporre fra* tropi . A mo-
ftrar che Venezia* fhfempre fccon*
da d*vomini forti , c dotti,potrci dir
cosi con circuito di parole . Lafe-
condità di Venezia non ebbe mai
fierilità di quegli vomini, i qu|iU
col lume deli-ingegno fecero vA^
giorno chiarifsimo alle loro glorie,
ed alla fronte vna luminofacorona:
ò/coila .luce dell’arme fecero trjH
• raon^
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Oì\ ?f 0 U f^ttu V'eMzmha \
inontare il Sol della vicaa’loro Nò--
mici nef più i^iTpJeirffcdte meriggio.-
Ditali cii'conrcfizioni feruonfi piùi
diradò gli Oratorfjic^ più frcquen-»
temente i Pocti^ ne* cui componi*'
in éntinondirpiacoion tanto>,quan^
to nelle orazioni^enellc prede. La
ragione come notò PBmineriiifli-
raoPailaiiicini nell;Arte..dello.ftiie>
fi-trae dalla diuerfità del fine , chei*
Ora tore,e’i Poeta fi preferiuono . I
Dicitori hanno iolamcnte la>mira-i
di perfuadcce , perchè colla -pccfua-'
fioae colpifcono,e Wneono giiVdi-*
tori , e gii Auuerfari>> laonde tutto
quello che ricarda’Mal. vincer, pre-?
llaracntcjr fi reputa^ fé non viziedb j
almeno, difutilc^j. il. che - cagionali
dalla Perifrafij e dail^proJiflìtà;.mà
Ifoggetto vnico de Poeti èpiù tofto
i4 piacere, chc.l'inregnare ; .e perciò
iLettorlnon adiranfi mà godono
di vederfiallungata la firada per
fcntir.più Jutrgamente il piacere rjfir
dato loro.dalia>rccnadi più- oggetti
^PP^c^^ntati ailadmmaginaxione.
' Il l^ellò d*0iro',4
C APO; XI li:.
Ùdl'ìfprbatov
maniera, cJb£ ancora iidifdrdine ci-
' agg^àrcomrappuntovnoicom-
pigiiato efercito vedato mym; tc- '
la d'vn- vaiente ,. &: ordinatiiflmo^
Dipintore , ÒV Scuramente mirato ^
in vn Campo di battaglia,» non è'
fj^ceuoJe ajróccliio , . mà. dilette*^
noie : iProfacori Latini gualiano>»
edcoinpongono^hórdine. delie voci
pcrmaggiorc.clcganza^, facendosi
cosi*] parlare pib'acconciò , e com-
porto v- Pcrcagioa d*cfempip^, diiTc^
Tnliio nelf/orazìone pro^ Cluent.
^mnmdHtrtr^udtceSromtiem'-^ccHfàtù^-
tis omifonemm duas^iuifamefié- partei:
in vece-idi dire : in dkas futrtes^diuifam^
effe, come lichkdeua l'ordine i per-'
chè elfcndo-l'òrdinc^ perturbato fii
fjendè la dettatura* più ordinata:’, c*
l^giadra . Per la cagion medefi-?
ma.
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Ohm là Retti ytnt7^Am\
ma il meclefimo^fcriirc Ter mthli
gf:ìatHm€rit :: efl^adò più gratoi e più ^
grazipib,che il dhc:,Tergrjtimm^
Ù» ent . . li Poeti ; talora fon coftrctt i j
àtva ler fi d c ll^^Ipcr bìa tadal là necclfi-
là; non. potcndò. correre,. e formar-»
ITI. verfQ.fenza: loJtbrpio ^per dir
cosf> e guafiamentaJèlic parole:^ . •
Gùierpecàidi'flieVirgilio; :, >
— — — — Septemluhie^A Tr inni : :
non asnmettendò Kefametro quella-
vocevnita i Septmtrmi ,. Alcune->
volte i medefimi Vaglionfi di quello
trpp«> per/àr piùxljijc^tjo ,,e pai i to
H.-verfo cjQ^n€.,^parc^ in quello
uerfo purdi^^VirgilioneL t^zp del-
Dotte quel, perì porpoflb mollifica,
ÉtUotencriice il-vcilo ,.il. quale al-
trimenti iarebbie duro.,.e feogJ iò.fp ».
/Uroua fi quello tropo anehe, nelì*’-
idiòmaiiaiianpj^pnde/arebbe, Iper-
bato il: dire; il Cor,po pregiati ìli--
modi S.Marco trarportato da Alef-
^ndtia Città deiPEgitto, recò leco
: E 6 vruv
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I
lfVellò^^CfÌ‘òi '
vfltì piena di grazicve di fàùorii'.
maggior di quella dell’àcque , colle
quali èinódàto rEgiwodàl Nilo; e i
portò'' nella ‘Repubblica la fortima- •
di gran lunga Superiore alla fortu- I)
na del grand' Aleflandro fondator
d’Aleflfandria . L'Iperbato fi è inij "
miella parola^, feco^pofta incambio ' i
di Con fe ; coftiinAandòiì^ nel lin* |
guaggioTofeanodiporporrclai;,-, ;
Con, .è di farne tna dizione col tor-
re la , N, come fi oiferua nelle va*-
ci» Meco V eTecò^'i la quale regola
ò praticata in parte da’ Latini, che *
dicoilo,Src«;» yTAecwm ìTtcuntì e fo*^ j
miglianti . Auuercafiche la diffinn
2Ìon del tropo non fi dee rigorofa-
mente prendere y acciochè pbfik:^ -
conuenire ancora all*I perbato >c à ^
Ritti l 'Tropi dc'Retor fi Egualmen- ,
te'da'Poeti Latini', c Tofcanifi dir-»^
giungono i vocaboli , quando vo^
gliohdileggiarealtrui'iò’purctra-'
fitìljarfi'; Di tal’fatta fon^ue*dù^-
vcrfi efa metri fópravn Poeta chia^^ '
mato Foffa : . ' |
infoca mir4yUis offai • ,
I
Rk: ! 2^-- -, -’.ooglc
Ouero U
fibh condendo verjmìcere commimìt
- brumi- '
doué col troncamento della parola,
Cerebrùm , fi mollra lo ftordimento, ^
e*l rompimento del oaporca^ionà-
toà quel Poeta dal mormorio betìr
chè fóaue delle fontane di Parnafo, ,
dalla* cui fommità prccipicò. iaar-
petta ta mente nella fofla;. ^ j-i
GAP © XIV.
. . . .f;
nella JferboU^ . . .
T j ' •
*v*.' ^ ..
'IperhkOlc ingrandifee >ò impic’*^
colifce ftraordinariamente^ ^ .
ond’è natada voce | iperboleggia v
re i.che wiol dire , » fcerimrc , ò a
mentare fuor di mifura. ^ Quefio
tropo non hà luogo. nella^Città di
Venezia y perchè, non fi può nè-
croppo >.nèà.bafianza lodar, dagli
Oratori , viche. Tempre part^anno*
fcarfi, quantunque foffero più prò*
dighi d i iodi « che non fù la Greciai
verfo le cole proprie Si farebbon»
^le iperboli ^d’vna^d’aggrandimcr-
• * # • 4
tOoi>
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5jraj IlKtttòifOHrr. ]
to, c l’altra di rcemamento,dicendo> '
di ducdcftrieri^veloGÌ(Iìmi ;,:Se>fofr
fero accoppiati al cocchio del Sole :
farebbero i giorni più* Breui del fo^-
lico', e à pena fi conofe crebbe: il na- ' ^
fcercjed il tramontar.delSole i,edii
due.CauailLtardifliaai j;Pofti^ nel-
punto d'vncirxolanonmaiiidifco-'
llerebbono col muoucrfiidal centro i
della, circonferenza^ Ecco, due al-
tre, iperboli.delle Galeazze Sono ^ ^
grandi Armerié. vagantii per l’A*-
driatico', Sònadue. (cogli ^.doue-» <
'vrtandode Armate. Qctomannej^j.,
feinpre furono rotte i.e. friacafiate •>.
33aJla, Iperbole fi.- traggommoltó^
arguziedette volgarmcnteconcet-
ti perocché, fono, i parti; più pre-
giaci conceputi dal noftr.o InteJlet--
to , e dati alla. luce: per Jllwminar le*
menti; altrui'., E quapt'è.maggior
l’iperbole ,,e l’aggrandimento^tan.--
to più riefee, marauigliofo ih con- •
cctto *-Mi fpicgo.coli efempio .Pa-
rca; grande amplificazione: reflerc :
llaco. detto dal Tallo deli e; figure^.
fcoJpite* su le porte dd' palagio in--
cani-
. ^
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(fumlàK^^niVmzma. jfJ"
càiitato'i il qpaleincantaija'» equa-
fàcea diuenire altre^ Sfatu.e. per
Jamarauigliai Vàgheggiàtòri di
q^el intaglio anlflsato ; contai dif-
ferenza > : ehe gli-A"fflmiratqri fcm-
brauano eifer morti;, ^ Ja dòuc gli
oggetti rappreféntàti ^ viueano nel-
l’intaglio iparcai.diooi gr^'efag'
gerazione l’aiférmare ^ i : ; ; - ;
quando -ivedcfir piì^in alto tórmon-
tar refaggcrazioncr colfòjtrp. vet“ *
£b ;; , ' ./ ••
"^Itnanca quejìo ancor fé agjU occhi cv edili
come fe. gli - occhi ; non aueller. po-
tuto difeerncre il verodal- fàlfo fcn-'
za il giudiciò deili orecchi ;>iche'
vn • fordòj yj^gpnufii au r alFcr-
matOi quelle mutole ^èdinìénfate^
figure, fentireveramenteiedilcbr^^
rerc.. E tanto balli d*aucr>dctto in--
tofnotavtropi , il eaioiumcrb fé vq-
gliàBarigprolamente filòfofóre; Ai-*
moefier4nenodèll’àanouerato* £*
quandanelBOhonm^eia , eaéll’-
Iperbato &c; non. v*abÌ3iiat ciò'ch^
dicemmou: r ichicdcxfiw dalla di
“ . ' ziwi
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;
‘ ■ '\
^ UV'ellò i'Oìro\ • •
zìon del T^opò ; gluftàmente Tro^ '
pi notninarnod fi potranno . Q&sì\
ancora fcnte il "Mazkoni : nel- tapa>'
didqtte^mo del priitió^ libroidelia. >
difefà d(‘ Dante 5 Mà ' io ha voluto t
più toftòictondar gli? ancichrM^c*
Ziri deilà' clòquenzà ‘9 che andar*
contro^lk^rrentéde* toedcfimi ;
richi^èndo - la gratitudine idei b»
. Scbiàèè>ll1rfon far doro aperta guer-'
ra coìcontradd ir palesemente ,mà^
tacere:: rendendo il filenzio agli»
llelfi per ricompenfa dcgl’infegnar*
menti dèiòea^parilare.. -
. c a p o : XT.
, » * %•
DtUtfigmrdelUfmlei
titUà e dilì^ altre ftguYer
f^e €oÌl*jtgg{ugniraenta.,
ti ^ ^ ^
^ l’fiùla Jllei^tizione quando fiire-^
plica^iaitèfiaiparola ». ^eo
/em pio > nell’ ’impr efe generofe di
Bietro^ocenigo ,colle. quali ren-
derò più- figurata , ed ornata la-prc*
lènte figurava - • C
— - " Chi'
DIgilized by Google
/
Ouero U 55 ^
Chi prcfc PaiTaggio Città dell'A-
fìa con tal prefleizxa > che nonpar-'
uc dimora d’vn Campione accam-
pato >mà)Veramef^vh paifaggio
d*vn Campo vittoriofo che mar-
eialTé ? Chfpoiè a&cco leSmlrnev
eClazomene>arricchendò i foldati
di preda re fé ileflb di glorie^ehe^
ronolefpoglie , delie qualimè meo
la Morte può fùeiUre ?< Chi acqui*
dò Sechino > e Corico sforzati à ce'^
dercr impauriti pih~ dal rimbombo
della ftma < dci> Capitano ■, che ^ da^
tuoni> e da'itilmini delle bombarde?
Chi atterrò le mura di Stleucia per
dar luogo alla ^Vittoria Venezìana^ ^
cheaififaneiruo cocchio trionfale
ir^atròlChi Tàlicò le folfe profon-
diliime della medefimaCittà^ e lé
riempiè fuor di modo col^ fangue^
degli adediati vccifj > e disfatti? Chi
abbafsò ^alterigia de' Barbari col
prender la Città di Mira> lituata fo-
-pra Paltézaa di yn Monte , (è non il
Boge Pietro Moccnigo , à cui fcrùì^
di glorioio , e fterminato CololTo^
qiicll'emiaente montagna • :
.... i C-À'!*
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3J4^ Il Fello .
e A p xvr..
*• I . j . / j « i
DeUé^Cmmeìfieneà. >
^ •, 'li ^
El4; GonpcrfiòBC quando^ .yol^-
gCfé 6 xiirizzst ii pariareàjqùil*
che parola /pciTc volte.' replicaULj
Con-, quella figura: loderò^ breuc-
mente i* ^cceJlcntirsixnoGcncral di;
Dalmazia Procùratop. di S^Marco
Iieonardo Pofcola, cpoi Generali f»-
fimadel'Màre^tfmifattr ancora ec--
ceirentiisimi iarannQÌlmgbifsima«
mente^ianziTempre rcplicatifcnzas
fianciiezara dèiiaJ?ama>e lenza noia^
dcglicVditoriv, '
Bramate: di. vedére: atterrata^:.
llmpictàturchefca>raentre i: Eèoài c
yeaeziani: con^ voJo^, magnanimo^
gwng9no;nell!aJto dcrBàlUardi deir’
erpugbate FòrtezzeP.di. vederla me- -
dica ncl'giuilafpogliamento^ delle:
Città, Ottomanne refiale: lènza rie*--
chezzc> carènza mura ?: diìnirariaL».
fpirante> o poftànell*efi|«mQ; fra le
firagi.de! i qualif
non*
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Oìtero ìf^ène^ana ,
non furoa tagliati dal ferra else»<io •
morti per le fpauento del valor yi-
niziano ? Tutto ciò fò^operato dal
Fofcolo V Perocché, la < caduta > di
Ghnin ,Ài Ri^oìNadin / e di 2e-
monico fortezza ^difsima > da cui
era roflèntàtala SupérilizióneiSue'
couari V Pólifsano i IsIaovcdJàlùre:-»
Terreai^ate à ruba< meritamente
per cfftcr loggettc à* Turchi Ladro-
ni dcllàTcrrarC del Mare ; l*erércÌT -
to- Tufphélcp^À . innumcrabilc . nel
p/incipio dèli'ai^edio rnhinttiiofo
pùlldintornc) àSebenico y C pofeià-
diminuitodi g.ente , di forze c di
credito , ' Ci diuenitto^oggetto' di^
feberno » futoiio- e^ti« nod mara* '
ttiglioii'i pec eiser eóó^ti Veagio*
nati. dalAÈofcolo Gli/sav ebe^ allor
credéa di poter' temere;^ quandó gii
vomini fatti alati? Dèdali'aùcfser -
potuto calar dal. Ciclo* denyo* alle
fue murafòrtii&ime ebb ilimauanli
eterne ,iin tredici giórni^ fb prefà-»
dal Fofcolo; Nouegradilritolto a’
Turchi che fì*érano flati vliirpà*
tori 7 e.poi diflmtto dalfen o Ve daL
4».
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llrtUoétGr9\
• jboco del Vincitore , fò racquiila^
to, «disfatto dal fofcolo..
C A P O xYii;
• >> h » ;
iHUa empitomi.
f AComplbfiione come Tuona il
Jkji. nome^abbraccia la Repetizio«-
Ac>elaCoDucrfione ^cftendo comr
poìla d’ameadue. Biacemi colla-^
9nirchianza.dj.due: figure > cioè coR
la. Complefiiòne accennar ciò che
fece il Generai. Benedetto PeTaro t
che parue contrari * Turchi vn fii !♦
mine coeapofiq^iaiE«nco-»dinembi.^>
dlturbiai^ di tcùypeiie^ di tuoni , di
balenìi ài ^oco> d!orrore $ e di tut^
to ciò che trouafi di furioTo > di vio**:
lento r edi^aucnteuolenegli eJe^
mentii e nell*inférnòi conae ^unto
era queLdlGione'defcritto ’il bene
nellfottauo dcilTneida che recala
Tpauento al ipari dèi . fulmine rea*'
gliato dal. Cielo * !
• ChisfUppene’Mari delIa.Grcciài
c pr^oiojStretto di-Coftaqtinopo -
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Onero la ^tttor, yene^iana,
licon aHd(jppiata fortezza moJtò
G'O Jee rinforzate de' Turchie fgra-
uò gli Schiatti Criftiani jdal pcfo
delle catene , e della Cattiuiti la->
quale opprime tutt'il.Co«?po , ed in-
catenò i Barbari iti quc’ Legni ch*e-
rano ila ti Carcere pcnofii«imo a'Fc»
deli diCrifto, e. Reggia più toftò
della Licenza , che della Turchefca
Libertà ? il Pcfaro. - Chi entrato nel
Golfo , e poi nel Porto della Preuc-
la fra nembi. di faette , diluuij di
fuochi arrificiati,grandini di piom-
bo > turbini di ferro >,e di bronzo
cagionati dagli archi, dalle bombe,
da'mofchetti, e dalle bombarde, dis-
fece parte de' Legni Ottomanni
quiui cremati:: parte nediè al fuo-
co , ed all'acqua ;e parte ncrimor-
chiò conducendoli legati in trion-
fo , cóme Rei d'aucr portata la Su- .
perftizione,cioè la Pelle dell’Orien-
te? il Pefero. ChiprcfcIUnco, Alcf-
fia , Metelino, Carifto ,Tenedot
S.bjaura , la Samotracia , la Cefa-
Jonia , cd altre Fortezze, ed Ifole.* c
colla fchiauitudine fciolfc i Turchi
dal-
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^58 ìlyelkitOnl
da Jradcmpimcnto di molti voti fa-
criJcghi fatti al falfo doro Profeta
.Maometto -lordo alle preghiere ,,
edimpotentea difenderlidal Cam-
pione :!\^cnc2Ìano:? ilPefaro. 'Chi
iìnaimentecoHrinfe 3aiazeteà do*
, mandar la pace, J>er.tema di .non-»
perdere colla xontinuazion della..»
guerra il titolo di 'Monarca., e còl
titolo l’Imperio della Turchia ? il
Pe/aro.
I^eirvfo però di gucftafgura-*^
c d’altre Umili ii dee andar molto
racienuLto,, perchè. troppo all aTco-
pcrta palefano l’Arte aJJof piùbel»
la > guandaraeno apparifee , e che
più toedhi aTliguardanti per
eliiT.vaghcggiata guandella .è pih
»chiufa.: .
CAPO XVIIL
J>el I{addojìpìamemà,
f • ; ■ •
IL ‘Raddoppiamento détto da.?
Lmrìi,CondupiÌ€4tiOjr2àdoppÌ3^
Ja parola; con che. s’accrefcc la va-
ghez* ‘
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'Ouerù la VenCT^i T 3
■ghezxndcl parlare, c*| diictto aglì
orecchi , ed aJ^Je ménci deg^i ATcol"
tanti', che veggòn puJltilar dadue
parole due pregiarìlfimi oggetti ,la
bellezza ,& il piacere, ‘Ciò che il
replica fi può porre ò vicino, òJoft-
tano, ò nel mezzo , ò dopo qualche
interiezione , come fi vede in quefti
efempii prefi da Cicerone , ,
^ ^furs nm ud iUponendam , {cd ai
confirmandam maactam . T^lidti ,
graucs doiùtes Vfiuenti pannùbus^^ prò*
pimjuis multi . ^onat miferum ìne» (con^-
fumptis tnim iacrymrs tamen infixus hjt -
m dolor ) bona , inejuam , Cnetj Pompeij
acerbiffimavoci fubieBa praconis , Vir-
gilio fece da repiicazion nel mez-
zo:* ■ ,
Te nemus Angitm 'vUreà u Pùcim
..vndà^
la qual replica fà comparir co mej>
in vno fpecchio» ed in vn criftallo
ra rtific io dei Poeta .
jCoI raddoppiamento farò vnj
foloperfodo fopra- la prodezza di
vna Naue del Capitan Tommafo
JMorofini , la quale roftenne , e via*' ^
feda
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il Vello £0ro]
fc Ja furia di quaraaca Galee
chefchej concbiudendo i Barbari,
iche fc vaa Naue Viniziana trionfò
d*yna intera Armata: tutte le Ga-
lee , c Galeazze vnite deila SercnìA
lima Repubblica aurebbono meiQ
in conquaifo tutti i Legni di Serfe ,
di Marc*Antonio , d’Augufto , e de*
.Greci andati à Troia , fe foffe fiata
mai poffibilc in yn tempo ftefloR?
ynion^di tanti Monarchi, ed vn_^
combattimento nel mare centra i
-Veneziani .
V na fola Naue , non erro , nè
iperboleggio , vna fola Naue piìi
■valente , e piìi coraggiofa d’vn* Ar-
mata , cpiùamnairabiJcdi quella ,
che portò,& ebbe il fior degli Eroi,
e de’.mctalli gli Argonauti» e'I Vel-
lo d’oro , fi auucnne in quaranta_>
Lr.ì Ice turchcfche, & efTendo più ton-
ilo i’afiaiitrice di quelle che l’aiTa?
iica, e bruciandone alcune perac-
cciider fuochi d’allegrezza, & altre
Sommergendone per aucrc il Tea-
.tro del mare aperto, e lihero,lafciò,
<r.edfÌ9 , Jafeiò voÌQnta,rianient_eJ
fug-
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Onero ìaJ{€tt,P^enexjanal
fi»ggirc il Telante de* legni laceri, c
fracaifati^aGciocchè moftralTero i
fègni dcUa loro viltà ,.c delia fcòn-
fitta icideiraniraofieà ,c della Vitr.
tòrta f4iclla Mane dei Morefini > c
dominque giugneffero attcllaflcro ,
ogni Armata Qttomanna cfferc in'
fcriore di forze ad ogni Nane della
Repubblica; c che quaranta Galee
turchcfchc pàriicro vnafola Nane
porta à .fronte dcirArmata Vene-^
2 lana . comporta lolamentc , ; dViui
Legno,
, C A P O XIX.
De//a Traduzione,, ,
, ^ i, \ * ' ’J
La rraduzionc /i.£ì quando tor-
nafi à dir di nuouo qualche pa-f
roJa , mutandole ò il numero , ò il
genererò’] tempo >ò’J cafo. Darò:
•l*ercmpialatino, per;cflcr poiimc-'
glio intefo nell’ altr’ efempio volf
gare . nihtl babet in vita iucimdius
vita, is cum vinute vitant non poteft co-
dere , La Traduzion confi fte inquel
imi'
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-^6% • c"
mutamento di caii poncadoCi, FitMy
or in vno/or in vn’altro caCo , ..
Col va riamcnto’ delia Tcaduzio-
nc ìpiegli'crò inftVittor’PiCini più
volte GcneraJcji'iinmiatabilifà dell*
animo non akeratodal timore, nel-
la molfa delI’armeGenouefi, cCar-
rarefì contra la Repubblica, e'la_.
Città di Venezia , dalia quale fug-
g irono g li A iTa i i tori con rnagg ioc
preftezza di quella con cui eran ve-
nuti^ onde nella venuta >”«' nell a::,
partenza ebber le ale .
Scorrcano i Nemici perle cam-
pagnefdel Dominio V^n^ziano,, e
per le Lagunedi Venezia j inà de^*
Nemici, molti che pannerò alati nel
giugnerc inafp^ttaràmente , noru
potcrón poi ne meno lentamente^»
tornare , elTendo lUto lor ironct)
tutt’il corpo , non che i piedi, dal
ferro del Pifani femprc ardito , 6c
intrepido. j il quale non .cersò di ta-
gliare k fchiere, fé non quando 'il
ferro.cra già fazio di far. più ftrage:
onero, i rimali eran Soldati viiiili-
mi i nè degni deflere vccili dalfcr-
: ro
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OuerolaI{Htw,yenexjana, ^6^
TÓd’vnCaualiere sì nobile. Alfic-
parono gli Auucrfari; con alTcdio
ftrettiffimaJa Città di Venezia., e->
le bocche de* Canali; raà lìdicboc-
-che furon ertati canti ca datteri ,
chedagliAuncrfariJ furono rendu-
té angudecol jnarire^^ ikhedel lut*
lo non aueatì potuto opcrarrocn-
tre vincano. Cosi fri queiie Uree*
tezzc ooniparuepiù grande lai glo-
ria .dei .Vincitore', c piii ampb • il
trionfo dei Pifaed c biama to pere iò
Padre dellàipatrfa , e dèlia’ Libertà,
figliuole ancor viuenti ; in cui fono
viue rimmagine , e la memoria di
Vittore:^piliquaic à tutto ciò che^,
prometccafi dal nome^corrj/pofel»
' collc vittcJrie^^ : r . : ,»>!. : - :
C :A PO , X X.
' Dc//a Smaimia ,
- ^
SI può formar la Sinonimia iru
duemaniere. L'irna ècol por-
re varij Sinonimi , e-vocidiuerfcL.»
matctialmente , per vfare vn ter-
CL 2. mine
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' ‘UFélhitùroi
mine delle fcuolc: le quali voci no-
dimeno fignifich ino 1* ide/To con-
cetto della mente , & efprimanò l'-
oggetto medeixiìio edendo fola-
mente di Tuono t cd in apparenza.^
diuerfeicomc fono appreffoi La-
tini 7 Gladtus, ScEnfis , ainendiie fi-
gn ideanti la fpada^ e appo'i Tolca-
ni, ammazzare» 6c vccidere , efi-
miglianti . E tanto à punto fuona-*
il mero, e puro nome di Sinonimia;
mà quella prima maniera. di Sino-
nimi è viziofa c però niun dirà
mai: LVccifc» el’ammazzò.
L’altra maniera c, quando fi ado^
perano altri vocaboli , li quali ben-
ché manifeftino Tideflo concetto ,
oggetto, tuttauialo rapprefea-
tano colJ’imprimer varie immagi’
ni nella mente, e cpl pcnnelleggiar:
lo con vàri; colori ; Imftandofi da*
Retori i Dipintori» da cui talvolta
- col verde, e col giallo figurali la.*
ftclTacofa. Di quella feconda forre
di Sinonimi feruonfi talora i Poeti,
e gli Oratori , e fpczialmcnte nell*
erprclUon di qualche affetto , ò nd-
fin-
Oumla f^enei^ana , ^6$
Pintrodurre qualche paflionato;
perchè clTendo cicche le paflìoni>
non guardano fe/kno lèmedeiimci
ò diuerfe leformedel parlar&>«ie
frali ^edersendoimpotendàraffìre-»
narh^non poiTono ritenerli.dal rid^
re indirettamente rifleiro> con di*
ueriìtà dfaggiunti * . Veggafi< la fce-
na feconda deirAtto quarto nella
Tragedia notiiiima ed incompa-
rabile del Crifpo compofìa da £er^
fiardino Stefonio.Sabino: nella cui
morte li può. dir con verità , che s**
abbrunafle tutt*il Parnafo ,-e che le
Grazie»^ e le Mufe. inficme coil_.
Apollo> concorreHero à Modena^
doue morirà fargli la pompa fune*
rale« Ilioaeo.ancoranel^prinioJiv
bro dell* £ndda > volendo fìgni£ca«
re : Se viue Enea ; Pcfprejfc con va-
rie forme rapprefentantil’ifterso
Qum fi fata yirum leruànty.fiyefàm
■'? awfAf. [ \ :: j
v^theti^ynecndhuccruiebhiu octubat
vmbàist
le quali parole lUi (bflanza fanno
vkcnir nella nòtizia di quello corh
Q- i, cetr
^^5 . Il I
cctco : Se vitie Enea iJ qual eoa- '
cetto ènocincatacoll’aria , e mani-'
fella^to còirombre> ciìe fontuccje^
imoaa:gÌni differenti.;, la doue GU*
Mhs > & EnfU ^y còdice ,.6c ammaz'^ I
zarc , figucanacoile fieife fpe2.ie->>,.
ed inunagmi la fpada lamorte ,
L’auer nominata la» morte , mi fi
fouuenir delle:, ferite mortali^ ri-
ceuute mentre difendano- Cipri ,v
Bernardino Poiàni , Gib: Baveri
cd Antonio Quirino , che’ fempre-»
volleroefferegllvlciini nelritrarfi
dalle fcaraniucce^ edà'coinbatti*
menti fangu ino (1 fatti in.quell’ifola;
iiion data da’ Turchi : dichiarando-
fi coireiTccgli vltimi nella ritirata^,
f primi nel valore;iexui ferite j le
quali dierono loro lamorte ve don**
de; V feì; pih:gloriàixlte fàngue^ colla
Sinonimia potrebbero ’cosl com?;
fncndarfl ; =. .. . .
Colle porte, fùnefte- del petto fi*
a{^fe l*entcà4a alla Morte
le vccife i tre Achilli Vcnczianichc |
chiudevano' il. pafibiallc fchiercj»
Ottomanne ;,mà. dali'ifiersefurono;
ov ^ f ia-
V
I
Ouero*Ul{ett, Venei^ana^
Hitrodótti ndla Reggia dcJI^Im-^,
morcalfcà . Coll’ aperture crudeli
ferraronfi. gl i occhi a*SoJ i de* Ca pi-^
cani ;;mà dalle medeiìme IL ^&hiu-
fc il Ciclo r dòue andarono à va-
y c godere il fònte diui-
nadi quella lucejdfcui*! Sole terre-
no è vn!omhra . Q^elleboccheran-
guinolc. recarono vn’ eterno filen-
2LÌo fra; mortali ;:mlfiiron cagione:
che ancor elsi fhodarsero le voci
fra le'meloudie /baui de* A1jufici ce-
lefti parteadbi d^< Campo romo-
regghnte ,, e- tumultuante dcila_j.
Ter; a . Que* fegni mortiferi im-
prelfi nel petto Reggia, -c Seggio
dei Cuore ,, edella hor teziza ,,'fece-
cosi.ciieàt penadaiSaldati} firauui*
faflcro , elTcnda mancati ,,c: fpariti
Ìcoloridelìa:Vita ; à.qucftinondh-
meno luccedettero altri fregi, da_>»
quali fii abbellito i Animo nel Cie-
h> ;aperto,iCred?io, quando i colpi
nemici allargarono.il petto, doue-»
fiauaitrinchiull il Zelo, della fede:
CattoIica>e l?Amor verlb la Patria ,,
alterni, ed occulti^ Abitatori ,.al dii
I.: . Q., 4. fuori
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irreUdiTOrOg
fuori già manifcftati col dormire*,’
elfcndo coperti , ò per dir meglio
opprcfli. dairarmadure d’accia/o :
col vcgghiarfoucnte fottoi*apcrto
dei Cielo: col feppeliirfi viui nelle
cane profondHsiine delie mine, mé«
tre appareccliiauano le tombe à
Maomettani : scolio . dar nelle foile
dell’ acqua tfommerfi, mentre por<^
tauano' ferro , e fuoco : J*vnò per
affondar nel proprio iàngne i Bar««
bari veci fi , -e Taltro per ardere , e
confilmare gli ordigni , ede mac-*
eh ine da guerra ; coll'cfsere inuolti'
fra la peduere innalzata nel Cam-
po> e fra*l fumo cagionato dalle
bombarde! : coll’ internarli nelle
fchiere foltifsime ::e finalmente^
coirampiezza delle piaghe fpalan-
eate , le quali moftraron ranimo
largo, e liberale d’vn Ternario no-
bilifsimo ,che volca perla Religio-
ne, e per la Patria verfar non poche
gócce , mà fiumi eternamente cor«
renti , fe*l corfo delle cofe terrene
fempre fofse dureuolc , ed cfserpo*
tersefenza termine.
In
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OmrorlaB(jtn, ffene7;màl
l. ' In quiefta lode, fono ftatì poftf<
vaH|aggiunti:/;£ vari€ forme : - co^
me fono , porte funcflc , aperture
crudèli e che iurono^introdotti
nella Reggia dcll'immortaliti: an-
darono à^vagheggiar Tctcrno Sojc
&c. per lignificar con immagini di-
uerfe gl*ifi«flfi Oggetti ,, cioè le fc*
ri te, c la mortC'di tre Nobili Ve»
neziani , .più4cgli altri degni di
ta , percbc.piii.di tutti difprcgiaron
la mortCi e degni dell’immortalità^
ò almeno di^morirgli Wtimi fra>gli
vernini del loro Secolo j ^eTsendo
ftàti gli vltimi à- ritirarli dalle auf?
2C , jc daUebattaglic:* .
C 4 P O XXK
-V , ùeLVoUfindeto^ ..
figura in cui ritrouanfi mol-
^ te congiunzioni appellali, Po-
lifindeto ;-e con quelle- particelle^
fiabbellifce mirabilmente il parla*
re; dall' abbellimento del quale nar
lbe‘ il. fletto nel Lettore>:ò negli
“ ii; V 5 vair
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^Wtori. ■ EccofercTempio' prefa; dal!
t<|rzo Libro ddla Gfiorgic^rdiVir-:'
gjlio: ^ rrc ; - «
Et fpumas^tni Icintkr^jM- y, cSr.fulpbura;
Viudr '
IdMfque fices:, &^^ingues:vngmne ce^
• ras, - '.iioj-ifiyi \
Scyliami^t, hcUtlkmfque'graues: , tur-
gYunuiM bitvdnsn-j.'^^' ^ i ^
Per Góngiunziònimon. falamente_j'
iutcndbnfi le particelle' copulaciue,.
edi vnitiue , come fono , 4C , atqftc i
c2T!tielPidioina. LaJtiho' >.--e ncLiinr
guaggio Tofcaoóy E-,:Et ,edi,j ma;
Paltrc particellc^ancora >;ò fienò.fe|^
paratine.,, coaie ^ ® '
infèrifcano cDnclufione,come
ergo y ò fieno riempierne &c. ddie^
quali le fpezie, il nn inero,.la forza,,
e i'vfiìcio fi: poffon.vedetc. appreso,
i Gradatici ..
•La Repubblica Viniziana>^
fétn-pix' furono' accoppiati il ricof
nofeimento ,.-e la: memoria de;bene-
fidi riceuucL dal Cielo , .e pero; an-
ch’ella degna d’eterna ricognizi^
nc , e ricordanza , commenderafli;
- ) da.
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Ouero^ là I{etL ^ir
da quefta figura., Ja quaJc con pie-
coJepartfceiJe congiugne vn gran-
fi' cg i X ed ornamento .
ò’e'l Cielo non. mai dimenticofli
di fauorir la Città di Venezia, que-
fia fìi femprcrricordenole^dc’ henefi'
d; largamente riceuuti; ; onde /ì
p^à. dir con verità , che: fel Cielo
tutto fi apterfe , acciocché da ogni
IktoJcendeffcnQnvVn Ternario ,=mà
vn’infinita moltitudinedi grazie-^;
anche Venezia tutta impiegollì nel
riconofeere il benefattore con mil-
le. d i moitrazion i d!òiTequ io > e d i
gratitndine’. E' perdo. Ì*àugufiiffì-
nio Scnatojc alzò di nuouo la Chie-
fà cadente di; San.Giàcomoifofiegno
ferrairaimo: alla Città nafeente , e-»
Bi*otettoi*e chiarirsimo fmorzando
a fuoco » il quale coile fiamme vo-
léa confumar la culla di Venezia :e*l
medefirao Senato edificò S: Maria_,'
del Pia^ntQcagioa dell’allegrézza ,
c; del rifo ,,e;fugatrice.dclla guerra
f^inta dalla. Tracia nell’Italia: e
fabbricò la Chiefa del Redentore
p.er mezzo di cui rifeoflero i Citta.-
dini
'Il VMlà)tÙfOi • „
'^inì la fan irà , -e lafaluezza occii-’
paca dalla pefter ed ereffe^òpra-»
tanti marmi Pamitiirabilc y e nia-
gnificcntifsimo’ Tempio* dedicato,
alla Madonna della Salate , la qua*
le vccife la Morteci claPcftiienza
bmidde> che ognvno giudicònon
e (Ter re ftate ‘pietre nelle montagne^,
colie quali potefscdàPofterkàdh-
naizare altri edifici], MoftroTsi an-
cora riconofeente'fplendido> dwo-^
to , e liberale j ò^con'procefsiòni'
chiarifsimeper la^juantità dc*Tor-
chi , e de‘Lumi della Città , cioè de**
Nobili mcfsi in ordinanza; ò col-^
porre sii gli altari il Diuin Sole 'Ve-
lato dalle niiuole degli accidenti
fra cere bianehifsìme ,efraleneui
che ardono,cridÌ6fanno,bcnchè il^
Sole ccleftecuopra , e temperi gli’
ardori, &ifuoi'raggi;òcon tèflii-'
monianze foaui , e fonore di bcn'ac-*
eordati-firumcnti^edimuficàliicò-
fcrti ne*_Tempij : ò collo fpargere •
argento, òìkìto ffa^oueri'toglicn- •
doli dal regno della Mifcria,c della'
Neccfsilà : o cóll’andate folcnni à;
Saa-
Cruero la Vm^làna, j
San Vito , ed àS.Ilìdoro perla vita*
conferuata al la Patria, c per la li-
bertà più prcziofa deJPoro: òtà S.
Marina perla tranquillitàottenuta,’
clfendofi abbonacciato vn Mare fu ^
riofifsimo di guerre,che volea foni'
mergere lo Stato della Repubblica:'
o à S.Maria Pormofa per lo^racqui-»
lìo delle Donzelle , e della bellezza
rapita : o à S. Nicolò , nome che
fuona trionfi , e vittorie^ per lo
feonfitta data nel Mare alP Armata
di Federigo che tempeftaua il Va-
ticano, e tentauadi affondare il
grand* Alefs'andro Terzo- Sanefe
Sommo Pontefice, e Piloto legitti-
mo della Naiie di S.* Chiefa ; o à SS.
Gio: e Paolo per la rotta riceuuta
da’ Turchi a* Dardanelli , o per dii^
meglio per moke aiiute in vna roc-:
ta ; o finalmente a S. Giuftina , nel
cui giorno* la Repubblica con gli
altri Collegati renduti animofi dal-
la caufa ^iuflifsima, e dall’innato
valore» vinfero prefso a’Curzolari -
rOttomanno tanto ficuro dèlia vit-
toria , ohe non credendo cfser vinr-
cibile.,.
j74’ liydMOir(ti\
cibile* pensò poi di traueder^ ^uan^'
dò veramente tale ' quat’cfa.-.com-
paruc ràiianzo- deU/Arn^ta fattaci»
e corredata, in mo]t!a nni;^ disfatta
iiipoch*òrc .. Nòn yoglio’ confer-
mar nè con.aiti e andate ,,nè con al^
tri contrajTegpfciò diche difeorrq,^^
perchè lì.deono pre&ppprr©^. iipn
prou a quand aragio na fi:d j = Venq^
zia , la.quale vide ngJ vtc;mpor
i- fuoifondamenti ,,e. quelli.deJia^*
Religióne , neJi*ediicainento> deli
Tempio ded2catQ.àS.Giacomo< .
C A P X X II.
’ BtUa GradoTilpner,, .
EBbc tal nome' la Gradazione-»
, perchè forma col ripeter del-
le paroleqwafr canti gradij,pcr, cui
polla l’Oratore, ageuolmcnre, fall—
re, y à fc cadere e cosi giugnere al-
te rmiae d e’ /li oi deli de ri j' ,.cd. al ma-:
n i fcliainento de’ fuoi. fenll ,, e con-
cetti.. E.queRa è . là prima manie-
radifar la Gradazione , Il fecon-
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merola^^FmT^mtl jjf
db motto è qfuaado non fit rcpcte Ja
paròla > roà con tnrtoci^fir và ere-
tondo , /ed afcendendo > ò calan-
do col parlare Efetnpio deirac-
crercimento>< & afcendimcnto ìiij
quefta feconda guifa, fia, quello
Fu grande ioìpietà de* Giudèi le-
. gar Grillo vera libertà dèlMondo*
incatcxmtDda*;vÌ2JÌj;,raà4tm.^ggJo^^^
re battcF con fùnj , e con'vergbc di
ficrro il flagello deli-inferno :.coro '
nar dirpinedii-iwnmai punlefe^
conigli Scelerati^^cbc ag^a^auanp r
anzi ffàbhriéauano: contro: afe lleiTi
le armi rdt i fulmini ;^ddoflar lai-.
Croce pianta grauoEffima deila_>.
morte alFAJbero dèlia Vita ; in-
chiodar chi ferinblaFélici^fuggi-
tiua|.e trafilfe il Principe de gli Spi-
riti r ibelli ilquaie; yan^i^- d?cf-
fer ificuro-cda ogni -colpo u mà^u.
grandiisimaimpietà torre la paro-
la >rc‘ la V j |a<al V erbo Eterno, ed
àii^^Veciior della Morte ..
' L’dempio della diminuzione ,c
del difcendimcnto fi potrete fare*
è&cMne. fofift vago > dcfcriwcp^^
' ìh ' “ m
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I-Y
invm^ota^^ "
iimulti 3 IVccìfionì, e le guerre
re non per cagion di patrimoni;
Città, di Reami, c d*lmperijfi mà,
percofe vilifsime.- Ercole, ed Ip^
pocoonte,! Popoli Pitti, e gli Scoz-
zeli per vn Cane combatterono
rabbiofamentei e s'aperfe vn’lnfer-
no di guerre : come fé Cerbero foP-
fc jftato danneggiato j' e percoiTo^
Gli Egizi; per ?n Gatto fubiMmen-»
le contra i Romani tumukuarono>-
jftimando i Barbari che in quell’A^
nimalefofleroftate oflTcfc le Deità
moftruofc d*ifide , d’Anubi, e d’Od^
ride . Anzi per vna Secchia rapita.
fi armarono, e /ìazz^uflfarono i Bo’*
logne/i , & i Mòdonefi ,-come fe.:s
folfc flato il rapimento dVn’Ele*
na:i, - -
Gr moEHamo il ^ moida pr imicra
ài farla Gradazione ncll'annouc-^
rar folameiite i 'Pontefici , i Rèi le
Re ine , c gPlmperador# venuti à*
Venezia trala/cfando gli altri
Princip ♦ , e Priherpefse m inori , col
numero -de* quali (i sfarebbe? non dia
co Vi>a figura > tiSà Veàapiercbboao
piuu
Ouerola^jsU.l^en$^itnii'i ^77
pib volumi j perchè (oucnte tanta
moltitudine ne concorfe in quella
Città , che vniti formcrebbono vn
ampia Città tutta popolata dauJ,
Principi;.
Perchè Venezia è /lata fèmpro'
Teatro della Libertà ^ della gran-
dezzate delia mac/là ; perciò vol-
lero venire iricourarfì in efsa ^ ò i
vagheggiarla , ed ammirarla le^
Potenze terrene, legate foJ amento
dalle fafce nei nafcimento, e riftrct^
te dal cerchio delle Corone Reali
nella loro folenne coronazione > e
che daH’aJtczza delGieJo de' loro
troni mae/lofi ò mandan raggi per
benifìcare^^u fcaglian fulmini per
incenerire . Vennero : mà tratti
da violenza dolce t; e da violenta
dolcezza di veder Venezia , An-
drea Rèsd’Vnghcria , Errico^Tcr-
zo prima della Polonia , e poi Re
di Francia» que’di O'pri, e del*
la Dacia , le Reine di Cipri , d'-
Vnghcria, della Polonia , c del-
la Dacia • Nè vennero i foli Rè , e
le fole Reine, mà grimpcradori »
Ltidouico Secondo , Ottone Se*-
CQDidp f Errico Quinto , Federi-
go Barbaro/sa „ Feder^o Secondo^
AJcfsio, Rohecm,Giòiianni «.Fe-
derigo: Terzo > CalQÌanni«, e Cac--
lo Quinto ; Nè (blaincni3e>gllm
pcradori mà Benedetta Tcjrzo ,,
Leone Nono c Aki^aneferoj Ter-
zo Sommi Pontefici Pvltimodc*^
quali crouò; £iiioreuolc«,c iccon’*
da la. Fortuna, nell* Adrjaticp,.prQf-
uata contrariai prciso. all' acque-».
del Tenere 5* e vide in Venezia-*,
caduto* a’ Tuoi picdiFcderigo , at-
terrato dii' fui mini: auuentati da:
gl i occhi fianìmeggianti del Leone:
¥ iniziano. «. c dclla.ipada dcJL^jùuii;.
' ♦
CAPO XX III.
l^llt figure fatte cùl togUmemo^.
i^U^Dìfiùlmfiùnel,
( :
- - .3 ' i ■ .
F Rà lc!figurc> che fi fannoi ccil'
torre ,, vna. fi; è la; Difli^uzio-
ne chc: potremmo, dire fc iogìiì*
men.to>
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OmoUBj^tt^KentT^ìana’l ^7p’
mento r colla quai:£gura il tolgosi
via tutte le congiunzioni ; ondisi
quella figura è del tutto oppoila al
roJifiadetOr perchè quello ama^I'
vniòne ,,c quella^ vuolclaDifgiua^.
zionc . Mon fii difforma però la
bcllezza del parlare leuandò
particclleV’ che han forza d'vnire ,
c per cosi dire commettere il di-
feorfo , mà rendefi piu leggiadra ^
quantunque nelle Città, ne’Regni,.
e nelle Repubbliche fi gnalli affat-
to ogni figura , c forma di gouerno
lenza, rvnionc tanto apprezzata >
che òqueffa diede il nome alla per-
la detta da* JLatini» ymo y. o- dalla
perla.fu dinominata. fVnione .
E giacchi demmo di Ibpra qual-
che debito tributo di' lodi alla de -
lira de* Guerrieri Veneziani , coL*
la quale fi difefe la Patria da ogni
lìniftro auuenimento : par conue-
neuole ilcomracndar JaMano , con
cui dagli Storicinatiuldi Venezia
furono fcritte le cofe memorabili
della Repubblica., e de* Cittadini, c
R tenne lontano i*obblio',.che è la.
pelle,;
j8o ìlViìkimoy
‘pcftc ,cd vn*akra morte de^viuen*
ti » e de* tra pafsati. Mi doglio beni»
fòrte di non potere iùuftrar le mie
carte con^ualclie rpkndidò elogio
d*Tn*liJiikri£mo >cd £ccelkntiflSi«
mo Scrittore > Procuratore diSan^
Marco , e CaualierefiattiAaMant^,
fijpcrchèia mia penna non è vgira-
icalla Aia , anai di ^raii lunga infe*
ri ore-iii 'perchè hò dcterm»ato di
no{i]odarei>\^iueati y.per non- ira*
correre in dóppio {degno: de’ loda-
ti , ferendo collo ftilela loro mode-
itià^. onero ;nofi cfaJtandoli fecon-
do che HchiedeA^dali^ltezza del-'
la virtb > dcgllsommcm » non facen-
donex>noraca memoria : come 'fò ' t -
fecondi folTer. veramente fecondi^
nell'eminenzai in paragon de* primi. .
llfoddisfar poi à tutti è impoflìbi-
le ^Acoroeegl' è Jmpoflìbik vn'al»
traVenezia Fenice aelieCittà^voi»
ca , e iingularci; Beco dunque cok
la Biflblùzione ,e coUa pifgiùn*
afone accoppiate : le ^ lodi dellai»
Mano fiigatrice dell* obbliùione
a difcnditricc.ddic memorie glo^
" ' ria?
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, ^ Onero la J{en.f^ènet (Otta'.
riofc degli vomirli .
•Fii più feconda dì marauiglie-»^'
che di caratteri .Ja Mano ammira-
bile degli Scrittori Vencziani ,chc
benificarono colle ilorie i contem-
poranei;, ed i poileri . Quella col
defcriner l*ardor delle battaglic,in-
iìammò i Lettori icnza’I Tuono bel-
licoTo delle trombe: col figurar nel-
le carte le fughe de' nemici auuili-
ti , arredò per lo lluporede menti
à vagheggiare il coraggio Italia-
no , che gli cacciò : coll'erprimcr le
tronche inembra.dcgli Octomanni ^
Colorò viuamente fenza pénnellt
la virtù de* Combattenti Viniziani.
Quella infegoa fenza parlare, e fen-
za lingua ; coll*ofcuria delTin-
ch iodro mette in eh laro le cagioni
più nafcoile delle guerre , i tratta-
ti più Tegreti delle Corti, le trame
più occulte ; raccoglie in breui fo-
gli gli affari difperfi per le Reggie,
e per le Repubbliche; aduna i fe-
coli fra loro lontanifiimi;fà prefen-
ti i tempi trapaffati ; rapprefenta
di mioiio gli Ijpcttacoli iagrimeuoli
delle
jfs il Veifod^rè, * '
delle guerre fatte già nel Teatro crf
Marte ; riftrigae dentro al giro di
pochi periodi molti alTcdij co'
ii«fiwQn^intc le FortC22Ee piii ficu-
re > é più libere ; moftra i iacchi>e
^^incendii^delle Città fenza timor
^<hllegge^ railembra in talguifà
l'orrore , che fpau cn ta , ed alletta .
Quella ci fà cauti col porre auami
l^imprudenza dcgl^incòn fiderati ^
ci cagiona ipcrànza con gli .àcci-
denti.quafi difperati jepoX inàfpet-
natamente i c cantra ogiù creden-
2a^raflicura't4 rende mature Icno-
Hre diiibcrazioni co i configli al-
trui troppo frettolofì , & acerbi , e
infciicementcriufeiti; ci fa córrer
lenta mente all*im prefe malageuoli
colia temerità di chi più^eldoucre
iì cónfidò nelle Tue forze. ^Quefta fi-
na i mente dona Pimmortaiità del
nome vgual mente a’ buoni , ed a*
maluagi, aglianioiofi , ed a* vili ;
mà con tal difparità , che la rcelera-
lezz'à», e la codardia' fono eterne >
acciocché Icmpre la poficrtrà polla
merkamenie pungérilc , è lacerarle
‘ . colla
\
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Onero U ctt. V tnerlmna. j
xolJa lingua ; eia bontà, e’J Valore
fono imnlorta li nella me^noria de*'
gli vominiy acciocché fieno fimuJa^
cri ,& oggccci d’ammiraz/onc; nè
mai pofliam Ji dsi dimenticarci, cf^
fendo fcolpiti, ed internaci nell’ani-
mo nofiro , fe non ifmarriamoia-»
memoria di noi iìefsi.
CAPO xxiv:
ì>ell*^ggìugnimen to»
NEIPAggiugnimento , onero
Aggiunzione vn foì verbo
pollo nei principio, ò nel fine, reg-
ge , e foilenta tutui fentimento , c
dircorfo.i onde fe’i verbo fi toglicf-
le cadcrebbe affatto , c fi guafiereb-
be tutt’ii figni Acato della fentcnza ,
nè potrebbefi piu intendere. E ben-
ché quella figura paia sì breuc, con
tutto ciò fi poflbnfare, per dir cofi>
dall’Intelletto fabbriche ingegno-
fifsiine , e lunghifsime d’ifcrizionf »
e di componimenti ad vn folo ver-
bo appoggiati. Così à punto fu fat-
to '
584 IlTeUo drOro,' .
dalla gran penna del- Caualier
Marini quell'elogio > che comincia.
' AlHminortalità &c. - . ; ; v ’
lo .ancora collocherò fopra làp
bafe d'vn vcrbo > molti titoli nóbi^-
iifsimi datial SerenifsimoDogedi
Venezia in varij.terapi da*.Berfo-
naggi > e Monarchi dXuerfi . ^
Col titolo d'illuftrirsimo da’Po''
poli della JDalinazia» e:^deHlftria ,
diSérènifsimò , ed Éccèllcntiféimo
da molti Rè, diStrennifsinio da Co-
iomàno Rè d*Vngheria,di Principe
della Repubblica infigne, di grami.
Briiieipe , Signor di-Padl> e di Pro-
uincic , d'Araminiftrator di gfufti-
zh -9 di pofleditor del vero modo di
goùernare , tenuto e nominato fra i
maggiori Principi della genteCri-
iliana , ornato di gloria., d'onore, e
di potenza, ripieno di maeftà, di
^^randezza ,e dtfdicità , daPRèdi
Pelila', d'illuftre da Federigo Se-
condo , d'egregio da Andronico, di
iauio:, di Criftiano , e di difereto da
ErricoQuarto, eScitò, diglòrio-
riofilfimoda Roberto tutti Monar-
• ,./ ^ chi.
d by ^ìr>o<^Ic
OuiYoU^ett.yene:-mna .
chi j ed liuperadoiij fu onerato il
Pianeta niaggiorc , ma non erran-
te > Ja prima InteJJigen^a regoJa-
tr ice dei mouimento , il Sole noru'
^ mai editato daiJa Luna deJia Tra-
cia , il PjJoto non mai adonnato
quando fi deflano Je tcmpeile con-
tra Ja Nane delia Repubblica, il
Cuore da cui diffondefi*! vigore->
pei-.tuccvii'Cor4?odd Dominio, 1'
Anima tu tt’ impiegata nel confer-
uar la vita de» Popoli, Ja viua Idea
donde fu ritratta J*lmmagine della
prudenza, io Specchio adoperato
•dalie Viftii per abbeJJirfi , vn’pg^
getto in cui vagheggianfi molti og-
getti di marauiglie , cioè il Doge di
Venezia, dal quale fbnIontaneJe
macchie , c i ombre eilcndo /eniprc
ScrcaiiTimo . .
CAPO ’xxy.'
: i ■ *M
Della Dtfgiurr;(me ,
f ♦
Q Velia lìgiira fi doiiea collocar
luì quclicchc il fanno cojp-
i-
* > t i L. 't
4. ^
àggtagnitnenCQ 7 mà fi fone quìy
perchè cflcndo qt^eflacocm-aria^ll^
Aggiunz iaac >confiparifca pfii chia-’
raaacnte là lon> tjppdilzi-d^ V Si fà
la Di fgiuixzionéj^àa^dò ogni Cóla
di cui ragionali, è circolcritta, e->
rinehiufa dal fuo verbo, che può
elTerc accompagnaco , Ò ^dmpa-
giiato.dalIi5partióeIie còpùlatiue .
• Paréà osfó actonfia la Dirgian-
ztpae à ditnoflrat* hattOiì magnani-
mo d*Orfo ParticipàiloSeèondd
BacJoaro, di PieiroOrfeòlò'^ di Vi-
lal Caadianoi ài Sanato, di Tribuno
Memo., di Orio Malipiero 7 e di
PietmZunisichc ehèndó Dogi fir
nu jiziatonò PaJeezift della d ignicà,
c deJfonorc, alla quale erano (lati
portati dàllaTublimitàde’ meriti,
e delle virtù: e prefero rabito reli-
giofo, per viner , polii nel Mondo,
d i fgìaati dal. Mon<f&: i ^ua ì i nond i -
meno lafciando la Serenità del gra-
do ,diucnnero più chiari, cd ìllu-
Uri . ■
Nè raltezzi.del Seggio riera fle i
prenominati Dogi dalla balFcz^a,
■ ia
I
Onero la ymziana .
in édi'/^óntaneaiitentc tadeuaóol*
nè l’am^mc^fignòrile',* epòmpo*
fo gl ì rikiòfft Hàl preti dére vn^ab?-*
to abbietto ^ eiiimaco qua/i fcruil^
apparecchiatodalJa^ RcJigione ; nè
Tar^iczzà ,.«3a grandezza <ìc* pa-
lagi pofleduti,gli ritardò dall*abitar
.camcre-bàifé i ed aiigùflé 5 nè Ja co^
pia de^ ScVtìÌ^rì'gl|.rÀfcéniic dall*^
andar fotto l'altrui podcllà j nè la
libertà dipreltriueMeg^i>gli arre-
ilò^al farli efccutori folleciti de^’
cenni d'altri Superiori ; nè lo ftfc-
pito diletteuòle della Citd> e la fr^
quenza del ?opoio,gli ipatiemò cól
metter-eauantragJi occhi iaToHtu-
dine, ed'ii filenzio de* Monifteri ;
nè gli agi , ed i piacéri oheUi godu-
ti ^ &auuti nelle loro Reggie, gli fè
dciiiaf dal cammino iau'errò la Re-
ligióne, in apparenza fpinofa , eli
/piacente; ma con aniiim maggior
•delJeminenzàdcl grado,à cui ci ano
flati fnblimaci davna /bpremineri-
te'Repubblica , e con palli gcnero-
ii, egrandi;fugg iron dal Mondo ; il
quale onorò la fuga magnanima , e
R z no-
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^8 8 Xl iTOro >
iiobiliilima collagloria, e co* trionr
ri, acni gli vomini più s’apprelfa-
no i.allor che da .quelli più & di*/co^
HaQO« r ::i • j .
» * » ' ♦ "
C A P O XXVL
/ l ? ‘ *
Delle figure fatte pfr mezp^ della fimi--
•^lianxfi.f^eontrmetàc^
Deirj^nominaxìone * . •
r-
PEr trarre bifticci , e motti gìe-
coli > è molto acconcia la figu-
ra dettada* Greci Varonomafia , e da’
Tofeani AliiteraaiGne, ouer An*
nominazione; e fi può, fare o coiJ*-
aggiiignere., ò col torre .»ò col mu-
tar le letterc'i onero col trafportar-
le da vn luogo ad vn’alcro ; del che
pcrvciafcun modo porrò .duecfem-
pi, l’vno Italiano , c l’altro Latino,
La fama è più veloce di qqalfiuo-
glia fiamma.: Libri funt liberti i\otu,
arnandofi meno i parti deli* inge-
gao , che i propri; figliuoli. Io-p
quelli efcinpi fi vede raggiugni- '
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Onero ta reneì^ana . jSp
mento . Si fà talora col torre . Per
nauigar flcuramente rAdrinticor è
riècelTàriò atier fauoreuoJi più i Ve>
'fleti / Chei venti, - Cùria ejì magna
ra dieefi^JàCorte , doue còBa-j
lunghèzza^deHe' fptranze *s*accòf^
eia a’Cortigiani la vita .- G àòl mul-
tai: k lèttere. E vn'Oratore siru-
■flico e difadorrio nella dettatursLj,
e nello ftile / che par più torto vn*^
‘AratoreVcd'vn'Còléiuacor de Gatti?-
pi , aimezzp à naancggiare i ràftri^
•nò à d^rèsù i RortrijC sii le Wnghie^
tede iDiciton'. B’Vn*aItr^*Orat0^
re GhiamatoRulio, Jù detto ; ^
\uilur eris triuijsj at mihi nullus eris , ^
G col trafportar le lettere da vn luo?»
go ad;vn*altro . riiaudatorilbuenrt -
fonò^Àdtilatori r i quali cóJ màhtò
del vetó cuopronola mctjzogiiaajì.
Di Vtt jyiocolo dt Ratura^, mà granii "
dcy e ’gigantenel vizio fù fcritto,’
Tàruufy fid prauns O còlPaccrefce-
re i e Jcuar qualche rtllaba . La
eondia fù^ cagión feconda di molt^
mali>coin€ accadde à Demoftéh^>.
caUms màgìM fuit caUmitas « Si^
' ’ ' K I mili ^ '
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jpx H f^éUo i^Uéa^ v .
tj a> Verre, nuouo Dionifio della Si**
cilia . Eli idem f^ems qui fuitfemper
vi..ad .audendum^prouBus , fic paratus
ad audiendum; nel qual luogo^panu
tUsy^pmeSusrfOudèndùmy 0’ aiidien-
dum fono ne* cali inedefimi. Nè^par-
laftqui foÌa*nieflte'de*-cajì de’ nomi,
mà de* verbi ancora , i quali dicon/i
auere i cali limili quand’ hanno i
tcmpi^ eleperfonefterse i come fa?»
rebbc : yenitipercu$t ahfcèjjki detto
daFioro dèi falmioe;e ciòichedi*-
cea Ceferedi fé ftefso i^eoi^vidiyvh
ci : il che lì dee pacimentelntcndere
nell' idioma italiano ; nel quale-»
quantunque non. li did inguano i
cali de’nomi perle cadenze y&pof^
fon tutcauolta. rauuifar da* fegni > e
dagli articoli .
Rapprefenteròqucfta figura nel
linguaggio italiano^ c dimollrerò
nella figurala virtù di Andrea Ciu-^
rani , il quale dopo d’auer combat*^
tufo à corpo àcorpo col* GapitanLi.
nemico , offeritolo mortalmente^
nella faccia, vinfe, e fugò vngrolso
corpa d!cfercito> caduto^ d’animot
^ -- - ••
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Guero h ^^€tt . Fene'^atut 1
6*1(14 ‘fperan^ày €^ venuto menò nclì
trmbiJCimcntò del CondottiereL» „
dhè era lo^fpirfto da ciii eràno ani*-
naaìce > e moire le* mani' de* roidati
•aella battaglia „ . ‘ '
- Andrea Cìurani /bperò moki in
vn folbf percliè’ egJi fblodemppe ,
ivalfe per molti ne^combattimen»-
‘ti y & (ìbbegli fpiriti d^viì eferci*-
to intero* * adunati' in vn. petto*^
Suisò con ferite notabili aU’Au-
ucrfàrio'i/. VoUto ^ perchè vqlle^
fregiar fe flefib , éd ornarli col-
la sformazion deJl^mulp i' -'Jer-
minò pili zuffe quand’atterrò il
Campion. nem*ico e* m'erkò ;
Golfe piè^'^palme quando* vba fo-
la ne tsoife; Egli fit cagione / ciré
i foJdati Viniziani maneggia flfero
ferocemente le mani neiCampo^
gelido abbattuto’! Capo ; e - che
i medefimi folscro Ercoli cadu-
to i^Anteò / e che' brilJarsero ge-
Uerofamenic 'i Cuori , perduto *!
Jiwigu'e’di Givi ct?a ircuore deiicL^
-fehiere contraric . Egli monrolTi
eguale alla grand’anima di Brino». '
R ^ il
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jpi H fucilo V . '
cj‘a> VerrCj nuouo L ionifio della Si»
ciiù . E{i idem rems qui fuitfemper
vt ^ad .aitdendumipronBus , ftc paratus
ad audiendum ; nel qual luogo, para>r
0ÉfSy&.prcte^ufyfauddndum, 0r audien-
dum fono ne* cali medefimi. Nèi^ar-
laiì qui foianiemc de*-caiì de' nomi ,
mà de* verbi ancora-, i quali dicon/i
auere i cali limili quand’ hanno i
tcmpi>,eleperfonefterse ,comefa^
rebbé : y evihpmu^t ahfcèjjiti detto
daFloro dèi ftilmiae ; e ctòichedii*
cca Ceferedi fé flefso
tfi ; il che lì^dee parimcntcdntcndere
nell’ idioma italiano ; nel, quale:->
quantunque non. li did inguano- i
cali de’nomi perle cadenze >6 poi»
fon tuttauolta. rauuifar dà’ fegni , e
dagli artìcoli .
Rapprefenteròquclla figura nel
linguaggio italiano; c dimofirerò
nella figurala virtù di Andrea Ciu-;
rani , il quale dopo d’auer combat-^
cutoà corpo à corpo coLGapitanL».
nemico cferitolo mortalmente:#
nella faccia, vinfe, e fugò vngrofso
jcorpa d!efcrcito> caduto* d'.^imOf
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Ouero la> l^ett . Fene’^am 1
crdi'fperan^a V efvcnutomcnò nel!
trafmbi?cfmcn tb del CoiidotciereL» „
dhc ecà lo^^rpirito da Guierano ani*-
naa^cc ^ e ' mc>irG le- mani' dé*‘ fol da ti
■Bdla battaglia ^ ^
Andrea Cìiirani Aipcrò moki ih
vn foibf perché 'egli fbJodempi;^ ,
jvalfe per molti né^ combattimene
‘ti y Se ebbe gli fpiriti d^vh-eferci*'
to intero* ■ adunati’ in vn. petto».
Suisò con ferite notabili alfAii-
uenfàrio'i/jyolito ^ “perché volle^
fregiar fé flelTo , ed ornarli col^
la ^ormazion déll^mulp ^ 'Ter-
minò pili zuffe quand’atterrò il
Campion. nemico e* naerkò > é->
Golfe piiF palmc quafìdo* vha fo-
la ne oolfc; Egli fà cagione,* ciré
i folddti Vlniziani maneggia ffero
ferocemente k mani nel‘Campo>
dlendp abbattuto’! Capo ; e *chc
i medefimi fbfscro Ercoli cadii«
tO ' Anteo e clic* brHiarsero ge-
nerofamentc i cuori* -, perduto *!
.fa>ngu’€ 'di ' clvi cita il 'cuore delle^
'khiere contrarie-. Egli moUrolTi
€gH ale 'alla grand’anima di. Bruto,. '
• • R ^ il
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1
jpx nrn frdlo ^ '
tj*a: Verre, nuouo Dionifio della Si<»
cilfa . E{i idem f^erres qui fuitfemper
vi. ad .audendum^proUBus , ftc paratus
ad audiendum ; nQÌqvLAÌÌuogcyypara^
iitSy^ipmeBHSyfaudendum, 0- audien-
dum fono ne* ca/i inedefimi. Nèipar-
Jali qui foi adente* de*-cafi de* nomi ,
mà de* verbi ancora-, i quali diconli
auere i cali limili quand’ hanno i
tcmpi^eleperfoneftefse icomefa*-
rebbé : yemhper€u$t abfcèjjki detto
daFJoro dèi fulmine fe ciòtchedi*-
cca Celare di fe ftefso i-^eah vidi^yh
ci : il che (i dee paErmenceIntendere
nell’idioma italiano; nél.quale^
quantunque non. lì didinguano- i
cali de’nomi perle cadenze
fon tuttauolta. rauuifar da’ fegni > e
dagli articoli .
Rapprefenteròiquclla figura nel
linguaggio italiano; c dimollrerò
nella figurala virtù di Andrea Ciu-^
rani , il quale dopo d’auer combat-^
tuto à corpo àcorpo cohCapitanLi.
nemico , e»feritolo mortalmente:^
nella faccia, vinfe, e fugò vn grofso
Sorpa d!efercito> caduto* d'anjmo.
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/
Oueroh 1{ett . Fene'^nct 1 “jp j
c' dijfperan^a v €f venuto meno nclì
trarmbi^iiim’cntò cieJ CondottiereL» „
bhc ecà lD.\fpirfto da Guierano ani*-
•nia»te> e 'nioffe le* mani' de’* foidati
•nella ba/ttaglia „ .
Andrea Ciurani Aaperò moki ih
vn foiby perché' egli /blodemppe ,
ivalfe per molti ne^combattimen»*
‘ti ^ &o ebbe gli fpiriti d^vn^eferci*-
to incerO' ' adunati' in vn. pettO’ .
Suisò con ferite notabili airAii-
uerfàrio- il. Volto perchè volle,»
fregiar fe flefib , éd ornarli col-
la sformazion déll^Emulp ì' 'ter-
minò pili zuffe quand’atterrò il
Campion- nemico nà'erkò >
colfc pitF^pòIme quando* vha fo-
la nc colfe; Egli fu cagione v 'chre
i folddti Viniziani maneggia flero
ferocemente le mani neiCampo^
ciiendio abbattuto’! Capo ; e - che
i medefimi fofscro Ercoli cadit»
to ' Anteo e clic* briilafsero ge-
uerofamcntc i cuori , perduto *!
Ja>iigì*di'Glvi ettd il 'cuore delleL>
leh iere contrarie . Egli nioEroffi
egH ale ’àJla grand’anima di. Bruto». '
: - R 5- il '
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SiWf, H Vello v
tj a/VerrCj nuouo Cionifio della Si» '
cilia . Eli idem Verres qui fuitfemper
vt. ad. audendum oprate &u$ , fic paratus <
ad audienium ; nel qual ìuoga^pariu
tksy ^cfroieSHiifOudàndum, 0- audien^
dum fono ne* cafi oiedefimi, Nèlpar-
J ail'quì foi a*meiite‘de*'Gafi de’ nomi,
mà de* verbi ancora-, i quali dicqnli
aucre i cali limili quand’ hanno i
tempi) , e le perfpne ftefse j come fa^*
r ebbe : : VeniP, percH$t abfcèffiti detto
da Floro dèi fai mine yc ctóxhediv
cea Cefere di fé ftefso : Vetti, vidi^vh
d:iì che lìdee parhnentcintcndere
nell’idioma italiano; nel quale-»
quantunque non> lì diUinguano' i
cali de’nomi perle cadenze
fon tutcauolta rauuifar da’ fegni , e
dagli articoli .
Rapprefenteròquellà figura nel
linguaggio italiano; c dimollrerò
nella figurala virtù di Andrea Ciu->
rani , il quale dopo d’auer combat*^
tufo à corpo à corpo col> CapitariLi
nemico eiferitolo mortalmente^»
nella faccia, vinfe, e fugò vngrofso
^corpa d!efc«;ito> caduta d’animot
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Ouero l<p ^€tt. VtntT^am \
c*^^ di ?fperan^ji V e venuto menò nell
trarnibi?iiiracntò del Condottiei'eL» ,,
’éhc ecar lo^fpii•fto da euieràno ani**
e 'mofle le* mani' de*' roldati
‘Delia battaglia ^ '
-Andrea GiuranHìapcrò molti in
vn foib; percliè'egJi iblodempFe ,
ivalfe per molti* ne^ combattimene-
‘ti y &o ebbe gli fpiriti d^vh-ererci*-
to intero- ^adonat^' in vn. petto- .
Suisò con ferite notabili all’ Ali-
ucn/ario' il: Volto ^‘perchè volle^
fregiar fé ftelTo , éd ornarli col^
la sforma 2 ion déll^mulp ì’ Ter-
minò pili zuffe quand’atterrò il
Campion nemico e* meritò i
colfe^ piip^palme quando* vha fo-
la ne oolfei Egli fò cagione , • chrc
i foJddti Vini?;iani maneggia fiero
ferocemente le mani nelCampo>
efienda abbattuto’! Capo ; e - che
i noedefimi folscro Ercoli cadu«
to' Anteo e chc" brHiarsero ge-
ncrofafneotc'i cuori , perduto-*!
.fàngiie’di Givi eità il 'cuore deilcL^
Ghiere contrarie-. Egli niofirofii
cgH ale !àJla grand’anima di. Bruto,. '
R ^ il
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notuiiilima colla gloria, e co* trìon?
ii., àcui gli vomini più s’appr^ira-^
no ,,allpr di? da .quelli piufi dilco^.
__ ftaQO« ;i'. I . t', . J ,.J- .i. .>
CAPO XXVL
Delle figure f Atte per mezp^o della fim^.
^Uan%^A it eorttranetd:^ ,
. S ; ' , M' ■ ' l.i
DeWAnnominascìone^ . •
' * • . r-
; ' . ' I
P"^ Er trarre bifticci , e motti gìe-
. coE , è molto acconcia la figu-
ra detta da’ Greci Varonomafia , e da*
tofeani A li iterazione, ouer An»
nominazione^ e fi può fare o coll*-
aggÌLigner^., òcol torre.,òcol mu-
tar le lettere louero col trafportar-
le da vn luogo ad vn’alcro del che
per ciafeun modo porrò duecfem-
pi, l'’ viio Italiano.,^ l’altro Latino.
La fama è piu veloce di qualfiuo-
glia fiamma.: Libri funt liberi : ppnj,
arnandofi meno i parti dell’ inge-
gno , che i propri; figliuoli. L'U
quelli efempi fi vede l'aggiugni-
nicnto
• i.» J ,
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Ouerùia rene:^ta»a , jSp
mento . Si fà talora col torre , Per
nauigar flciiramente TAdriatico, è
riece/Tario auer faiioreuoJi piii i Ve^
lieti > che i venti. Curia efl magna tu-
ta dieefi della Corte , doue coiJa«»
Jungheiza deHe fpcranze s’accor^
da a’Cortigiani la vita . G eoi mul-
tar le lettere. E vn*Oratorc sìru-
flico , e clifadorno nella detta tura_j,
e nelloEile, che par piu torto vn*^
Aratore> ed*vir Colduator de Gam^-
pi , auuezzoà maneggiare i ràrtri»
nó à dire sii i Rortri,e sii le ringhici
re de i Dicitorf. D’Vn^^Itr^ Orato^
re chiamato Rullo, fu detto ;
Hjillus eris trìuijs^ at mihi nullus eris ,
G col crarporta rie lettere da vn luo»
go ad vn*altro .1 Laudatori /buentc
fono Adulatori > i quali cól manto
del veró'cuopronola menzogna^
Di vn-piceolo di rtatura, mà gran- "
de ,* e gigantenel viziofìi fcritto,'
Taruusyfedprauus, G colPaccrefcc-
rc , e Icuar qualche rtllaba . La ftt-
Gondia fii‘Cagion feconda dimoiti
maIi,come accadde à DemoftenO,.
calamus magna fuii ealamitas . Sh-
Dfc •
allicerazioni deonfì adoperare'
ifcarfamente nc*<:ompoftin3cnti gra-
ni, c ferii perchè collivlcggercz-
dell’agno miiiazionj /itprre^hh^
fagraniti i m^^^rpiacpMpli, e gip-
eofi fi poflbn;rpetìUrc:p
te.àp^enc. manica
Còir<|uefleatinoinii^zÌQni fipa*
crebbe rchcrzarcfopraledue Scatue^
di bronzo dette iduc Morii dai Vol-
go ^ i'^nali: bactòfio à^vicendà Ja^>
Campana dèli*àr ti^iofi aìmo Ori-
uolaneila. Piazzai di;S* M^rco v cj»
diftinguon ;]e prie :cofl dire Che
diie Mori rchéfi miranaaJdi. fuori
arinatly fembrano efsere anuiiiacf
^e|itrOidalÌ-^:te,^Ja qaaie alloi^mcr'
ròa d’cfsere (ueiata; agli oqchi^di
tu tti,.quando èpih velata ncU*artir
fick) : che àgui(a>di Bfontifp^cuo*
tono i bronzile, i colpi lorp-fémprc
ma j febeemente colpi/c^^ or-
dinatamente : che*] Tuono feruc; iii^
vece :d i ypccy col quale regplafi dj
notte iUonno dclJar pittici, e; fiidà:
regolale agliozi jyedVg! n^pzii del
giorno ; che, col bronco ioro quafi
con.
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Onero ta\tU,Vinexìana , _jpr
con fonora tromba> Ja tomba rieoi?*
dano ; e. che (enza «mentire, ammo-
niicon le, ménti de’Mor tali i. Morte
auer le ali'&e» n ■
- . .Con queUiivbl/iiqoi è compoflo^
qucliVerfo
Marta che mertamrfor, à mòrte mortai
Queftie leggerezze però riefeon di
pefo alioc che contengono q^ualehc
pefatay e graiie>fentfiH2a.>còinc. è
quella £' Doeent del Patire
Famiana Stradà« deila^ Compagnia
di GicsfefamofoincJ Acme >. nelle:
3^iriù ,^nc* libri ; dacui fiiinfegnar
caia via divgiugncrc al Tempio dclr
^Immortalità, c di ayn cfser morto,
nèmcndopojnorre , ncchiiiija.ben^
chcriftreoadai iepokro *.5 r i -
; » , , . r.
€ A F <i> xxvm
I f
- ^ tteUa fgWfa liml€ nt'eaft\.
4.^ •'i* * ■ *>
- ' ' I '
I- A £guradcna:da’LatHU,fMlr^
ayter caienSi oonMcnel porrele
^rolemelcafi. Udii ^ Prenderò' l*c~
tuB£Ìo dai Cicef ojie ,^che difte con*
' ‘ R 4 tra. "
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jpLi nry, H Ktìla v , . '
ti'ajVerre, nuouo Dionifio della Si»
cilfa . Efi idem f^ems qui fuìtfemper
vt.ad .ctudendum^^proitBus /fie paratus
ad audiendum ; nel cjual luogo,
tUsy^pmeSusyfOudendum, ^ audien*
dum Cono ne* ca/i medefimi. Nèlpar-
Jafrqui foia^mentcde'^ca^ dc’iromr,
Tuà de* verbi ancora-, i quali diconli
auere i cali firn ili quand’ hanno i
tempi), e le pevfpne ftefse , come fa-
rebbe : Fenitipmul^ abfcèjfa» detto
' da Floro dèi fai mine ; e ciófichedi*-
c'ea Cefere di feilerso : ^enh vidi,vh
ci : il cbe (i<àte pacimentelntcndere
nell' idioma italiano ; nèh quale->
quantunque non. lì diflinguano' i
cali de’ nomi per le cadenze
fon tutcauolta rauuifar da' fegni , e
dagli articoli .
Ràppréfenteròqiaiclte figura'ittel
linguaggio italiano; e dimoflrerò
nella figurala virtù di Andrea Ciu-^
rani , il quale dopo d'auer combat-^
tuto à corpo àcorpo cohGapìtan^
nemico > e<feritolo mortalmente^
nella faccia, vinfe,!e fugò vngtofso
jcorpa d*efcrcito> caduto- d’-^imot
I ■' — -r Qfii
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/
Oueroh 1{ett . VentT^m \ j
c'di‘fperan^3V €f venuto fncnó nelì
trafmbi?iiimcntb <ieJ Condottiereb ,,
bbèbua .lo^» Spirito 4a cuferano ani*-
naaite^ e mofle le mani' de*' faldati
ijella battaglia ^ . • ' ' '
: Andrea Ciurani ibperò molti in
vn folby perciiè egJi fbJo'femppe ,
ivalfe per molti né^ combattimeli-
*ti r ^ ebbe gli fpiriti ^^vn eferc l'-
io intero* - adunati ' in vn. petto* •
Suisò con ferite notabili ali’Aii-
uenfario- i/;. Volto perchè volle^
fregiar fe flclTo , éd ornarli col-
la ^ormazion déll'Emulp Ter-
minò pili zuffe quand’atterrò il
Campion- nemico e* nà'eritò i
Golfe. pitp'jpalme quando* vha' fo-
la ne oolfe; Egli fù cagione / chre
i foldciti V/niziani maneggia Aero
ferocemente le moni neiCampo>
cfl'endo^ abbattuto’! Capo ; e - che
i medefimi fo/sero Ercoli cadii*
to - Anteo e ciie* brHlarsero ge-
nerofamentc i eoorr , perduto-*!
Aangu’e’di Givi cita il Vuore delieL>
-tehiere ^contrai rie . Egli moAro^
eguale alla grand’anima di. Brino». '
- R 5- ■ il ■
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llF'eUùi^jOrofy, jr*
ih cjùiak iColla morte* d' Arunte^*
Tchiantò: il rampollo delia Super-
bia ; alla ^fìibi ime ibttezza di. Mal-
dio Torquato »>, che nella- .cadiita-j
dell’Auucc^rio^j-ipotftòliiomc »mc
la teftaTCorouata :*aU*incomparabi-
le animoiìtldi Lucio Valerio Cor-
uioo ,> che; nelle: tenebre mortali
dfel Barbaro Spento ,.via piii illuftrò;
ja; luce , ed il.vaior. del nome ( . •
- I li.
C; A P O X'X VirL
. ì) !
mila figura fimile nella definenTii^^
*T T N’aitra figu ra nomina ta da”
V;. (Retori, pmiliter dtfinens , hà li-
mile la terminazione , 6 la defineii-
za.in vna ,. onero in.piìi fillabc . Di.
tal fatta è queft'cferapio' di Cicero-
ne, prò /fgc Tdnt' felìx lm~
peratpY'i vt eiusjrmper volmttHbus
noìii modo ciues afj'enfer'int y focif^oMcm*
perarinty hofle.s. ebediennt }. fed^ etUnLf»
rjenti , tempeliàiefque^ obfècundarint *.
Diderifce quella figura. dall'altra^
dinanzi mentouata,friquello:che la
figli-;
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Oum y'et^^and]
cadenryrichkàtfoìz!^
meotc ii ponimcnto deiJe parole^
0^' caii fìi^Jj pofttiiiqoaJ fi fia Juo-
go'^ oà può tròùar/fc negli auuerbij
prilli di cali ria dout nclJa figura^
chiamatar/^iMf^/f/: dèfinens^ in parte
rfchiedeil nel £oe dtiroraztonc 5, ò-
de* periodi hi ftejSa termina e
definénza >1. la: qnaie trouafi ancor
ncgU auucrbi;,c<Mnctojgcii in que-
ft’aitro compio „ E!ufdem,non efi
ficere firùtèr , ^ •muenutrpitèr\. Nè
queita defincnza ,* è. foggettt. alle
leggi ii rigprofc deila; rima ; onde
fe bene , per efempio affen-,
/érinr* farebbon falfada rimalatina ;
non* gnafferebijona la fguta:’ pre-
•fcntc xdandolc'q.ucilc due parole-»
ornamenti. baftcaoJr, La.Hefla: li-
bertà li può proporzionalmente^^
oileruare da chi Icriue nell’idioma
fciorto> onero ih profa pin, cui ò.
potranno rirpondcrll le rime im-
perfette V. G.. leggere combaite-
le , fcriucre xX fchaiglianti ; ò po-
tranno adoperarli ma radiUìma-
^ mente le rime perfette ^ acciocché,
R 6 gli
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gli Veditori' , ed. i> Lettori non ibA
pettino di qualche - inuhtata tras*
forraazìonei^c che.g]i Oratori iica
dìucniiti Cigni di Parnafo> come-»
cantarono di fé ftelIi Orazio- , ed il
Caporali primo dfe’quali diffe
lànt iàm re fidunt cruribus alperA
Velia 9 & album, mutar in^Utenp
■:SupernètynA[cunmr^e Uues. . - ^
Ter drgitas , bum erofque piuma : -
& il fecondò
Crà mi par à'auerì^de agili delire y
dà fuor mi [punta il beccOit mi fi fantf»
. Le dita delle man penne maefire^
I{uuida Icoì^ » e dmapellem hanno
, Cinti gli fiinchi^tal che dir mi lìce r
* ^jtfiate à dio eal%etti miei di panno.
Colle leggi prefcriue dalla* figura-
di cui trattari, rirtrigncròvaienco-
uiio:fopra*i Capitan. Generale deh
Marc.G-iacomo Hofearini , al quale
fcrulper larga piazza deLfuo trion-
fo. ' i’a m p i ezz a dcH’'Ad in a tico.: . pere-
diè- Colia fola fa niaid’è (Tei- Generai»
le, talmente fpaaEÒ.l*Artnata dicen-
to fclfanta legni turchefehi, che gli •
Qà toinanni non cbl^eroanimp d^en»
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Ouero laI{ttìor. Vtnti^nniL. ^97
trar nelGblfbrper tema cPincon tifa-
re il Fofcarihi, più fpauentcuòie a
Joroideglifcogli ye deJlctenipélle'>
c cosi-fù €gU vincitordenza com-
battere , e terminò la battaglia ù>-
lamentecol terror del nome.
Quanto, il Fofcarini,nelle batta-
glie precèdéiiti, còlla IJia in-
foperabile òperò, fe per'armé po-
tentifldme , anzi per malceifcfaiei c
feruìgli ancora il nome, col quale
centinaia di legni , e migliaia d’ar-
mati fugò! Golia luce degli occhi
piu fpauenteuoli di quelli di Mario,
àquantii nemici l’vJtinaa notte re-
caua ,:f€ prima di Scorgere , edefler
veduto dagli Auuerfarij , per JaiÀ
paura gli acciecaua, e gli abbattea !
Collafugade Barbari diede all’A^
driaticO‘ minacciato d’elfer eh iufo
dairArmata de’ Turchi , la libertà^
& a’Nauigantì Ghriftiani^sbandite
k tempelk deilagucrra, 1‘
antica tranquillità ;, ed à Vcnezia-.ì
coU’allontanar le v^lc delia Tracia^
dalie quali eran coperte-, & ombra-*
te le acque rendè la folitaXecenità.;
~ * L’Iiìria^
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VMrh rU Friaii ,, lac Dàlona2Ìa:,.c:
tutta iUta!lia».canfersò; iiuggioir di
Cciàrcil fòfcàdflilocoLi^atorc: .
pcrchè/cnfea nader gJiOtiDoaanni, .
coU*anmiQzio.<ieiiaì V enuta >gl i v iaì* '
fc..
>itl
4 ./ 1 ; I - * * ► ^
C A P 0» XXIX.
, .JC ' (' > ;* *
. <
23fÌ/à^C(Maf:^oeeÌ€uer(^Cifttfr^»' «
. : f ofi^9ne ^ ’
■ • 1
• I '
Ella: figuri: Contrappofizio^
(nor detta, Contenziooc da
Tullio i. H veggono^ vaiti: infie**
me i contrari; „ ciie ida?' Greci i fi ‘
cliianiano Antiteti ;)della còngiun*
z^Ton. de* quali goder raicabilmcnte:
rintcilfiUo: in quella; guilàà pun-
to. che l'occhio prenderebbe granii,
diletto^ fe potelie vagheggiar fieu-.
ramcntcin.rji*àmpioSéEraglio,tut-
le lefpczic, coni carie: delle fiere:,, C'
r im karc: adunar oTQrrore,e lai Fic-^
irezza di tutte le feliie , ò amman/àr
la ,:*o pur combattitrice coJiVarmc,
aatie'4u>a. m ^
' Da:
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Gum U K€tt. Kene^ìana . 599
Da firn ili contrari; loderò Fede-
rigo Cornaro Pifcopia , che giunfe
nupuo lume ad vna famiglia chia-
-rifsima ;; fé pure ftpuò: aggiugnerc
fplendore,non dìcoad vn Sole,ina
ad infiniti Soli di luminofiffimiÉroi
dello fiefso lignaggio. E perchè à
cominendar Federigo dalle virtù , c
da tutte le Tue azionij non
be la lingua; di Tullio , che hcbbc
l’ingegno;,.e la facondia eguale alla
grandezza dell'Imperia Romano
C'verrebbono meno gli Oratori più
robufti r io fra molti fccglierò fola -
mente quell’atto dalla'fua liberalità
operato ,,quanxlo con vna pioggia
anzi vn diliiuio d’oro fouuenne nel-
la guerra di Ghioggia alla Repub-
blica-> la quale con vn Diluuio d’ar-
inati era quali fommerfa e larga-
mente diede le fue ricchezze alla—^
Patria ftretu mente afsediata dalia
.nccefsità ; ed a cuidi'preziofp^akro
non rekaua , che la Libertà ,, pre-
giatifiìma dote? fcmpte jnter^amen-
te confcruata nella Città; di Vene:
zia *. '■
4C«5. • tlrtìh d^ai"
Non fu di rainor giouamentGrai--
fa difera della Patria col petto 'dii-
fcop’erto j Federigo difarmato y'd‘i
\|uc]chc'fòflefò rCic'tàdihi:, & i fòl-
dati armati^ c ricoperti d’acciaio-.
Combatteuàn quefti nello ftr igne-
ré irferro:Colla dèftra incallita , &
induràtà-nelParitìc : gucrreggiaim
qué^fféblPallargar le mani ba^nà*-
tC', émoHida-coni imie i ' c ‘ppoziò f e
vene aperte dalla Liberal iti , 1 fol-
dati co’iailipi mortiiféri dèlie fpadt
iccccaiianò i Nbmici ‘> acciocché
non ffcorgéflcro i fulmini* auucnta-
tir 'Fédcrigo^rolla luce vitale deK
Poro rifchiaraua gJiocchi dc’Gonr-
battitòri Vértcziàni'j a,cciocché^V'c-
deirero,é sfuggiireroi colpi fcaglia-
ci dagIi‘Auuerfàrij’. 1 foldati eofiL,
ofcuriifime nuuole formate ncJI*<>
ria d*allcmorti voIanti>abbiunau^
no le febiere degli’offeaditorn 'Fe-
d cr igo con Vna 1 u mi nciflllìma co p fa
di rag^‘ dorati, ài tri Sol i recaua nel
eadipode^difénlbri; Quèlltéol vòt-
traVJé Ve ne di /angue agli* Aflalito-
ni di yenc;ìia,.togiieuano loro iivi-
gore».
/
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Oueroh^fitUVmi^na^ 404
gore , e la forza , il Cornaro col fe-
condo fanguc delle ricchezze riem-
piendo gliamatQri della l<ibertà ,
/gli auualorana tutti alla battaglia •
'àiizi’l Comaco anche lontano cb-
;be pih pa«i:c nella pugna > c nella^^
vittoria.» Perocché egli eiTcndofo-
loparèa^uhàplicato^ nonché rad-
doppiato» fneattccoi^a potenza^
del danamraoueale màili di tutti ^
trouandoiinel chiuib, del palagio »
era prefente ndllhpcrto delOarapor
praticando con gli ^ici > aggira-
uafi fra le genti nemiche f c quando
moftraua dfefler difoccupato , tutto
s’impicgaua per la faluezza dello-»
Repubblica , per cui prontifsima-
mente priuau^dell*argenta> e deir
4»oro fcnz*impouerire ; con reflar
doui^iolb dellalibertà>della Patria i».
delPatfezione,.del cuore de^Cittar
dini , deirimmortalità del nomei^
comperati convazione fifplendida :
le quali cofe prefc» non dico» vnitat
mente ,màfeparatamentc,:vaglion|^
.piìi delle perle i deile genxmeitedei
fflCtaUi piii.-ragguardeubli; delto.
' " " - monr
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40L ^ V- 0
montagne j c de Mari-i,^. j , r*( ?
' ' Vogiio dar fine à qucft*Vitiina fra^
Je e vltìmare ecoronarc il
-Trattato d i effe ì^aratiuhenta r la
‘ liberali inuérài KÒifògRón vfata
dal privalo Patr^ca di vWezìa^ dal
dS. Lorenzo Giuftmianòia,cui la Sa-
pienza^^ iiberalffsjs^^jniofflio^i ‘9.
aprendogli le veae^pìff/pure >i empiii
iimpide ddie /ieiei^ze);^ la^itiAiafa
diè le fue bilance gin ffifsimè: coi co^
gnomcorigiiutttdàflgritff^^ Pru-
denza R'einaddJié.Vicriì-,lla corona
jreaie tolta di; capaà ic ilcffa : lau^
7'cmpcranza , Tàffolutò. iìgnoreg-
g iainenCD.lbpra^ Ia:TJbeiiione^e con-
tumacia del|*appemo$ sellai poren<*
ara concupilcibilc , forzata ifcmpl?c
àfoggettarfi^ed à fèruireailaLrag^'
ne riafoctezza 9 iolbUda dirtele*
ra fi Buona > che le. armt Icag^iàtel»
da ha Fòrmna 9Ìn quello fpùtauànn: :
]a;NòbiÌtà.> piò raggi che.‘flon hai
Sóle quandò iie]' mezzov giòrno^> t:
^neli’altò, delle fuc^grahdìezief pià.
maeffofo pompeggia : 'e 4 cuiftuttc.
le Virtù donarono: i lòroabBiglià*-
menti».
= ?d 1 , Google
D
Ùuero la lettor, Veneziana] 40 j
menti , e le diiuTe^iù vaghe^ il qua-
le pclrdiuentar piariccoj c pompo-
fo gittò nel fenadclla Pouertàitaiit*
oro', ed argento^, che fi fece voloo -
tario Debitorc,pcrcfler poi Credi-
tore dclGielo e poter contare Io
ftclfo' Dio' fra Debitori . Di queftp
fatto darò Tampllhcazione da*con-
trarij. ^
Echidiràche la Pbuertà fia vi-
le , oBBrobriofa , lorda , ftomache-
noie , e moftruofa, c’ degna* d’èfser
collocata da* Poeti alla porta dell*-
InferqiQ quafi che* ella cònduca i
Poucri nel rabiffo' d'ògni pena: , e
miferia , mentre fu reputata’ di tan-
ta fiinia', di tanta glòria, e chiarez-
za, di tale allettamento , e co/ì at-
ttattiua'j dal B. Lorenzo Giuftinia-
no ,cKe percoraperarlà vendè lar-
ghifsimi patrimoni; 5 e per eflerne
pofsefsoce afsoluto , diè ò>ontanea -
mente qiianto‘pofsedèua nelMon-
do ? Anzidiuenuto lai;dàbirmentey
c fantamente. inuidiofo , ed auaro
del teforo ricefaifsimo della Poiier-
tà, tutto lo volle perfe; nc^ jijòlem
n tien
tkii mirandòlòip à^ltrui > arrfccJìi
'tiiftìi bifogriòlf c^'Iiarfi pouero; gli
vefti- collo "fpogJiar ‘ lìe guardarob-
bè ifegl i arredi',* e de*' fornimenti le
■jtìiifW del) palagio')^ gli fóHeliò’ Hàl
centrò; àtlle c^hiniià èof carkàHi
•S debiti ) ed acciocché qtìtìlr anéf-
tùlio , nulla Tctbofsf/ -i ^'co-
li d*oro, le piogge preziofe/e furòh
fàfiróle nel tempo di; e di
Gioue ) furon y^tHsime flòrie nei^
l’età délp^imjb Patriatea di Vene**
vsla , la quale iridfe fémprc ilfuo Pre-
•laNro^into disdire 'ftliwrc : Tvoa de’
Poueri , e die^merchini*e Kalicra del-^
Je Virtù ,cdc1Perfona^i nobihTsi^
m i ) Ja^ prima era eòmitiua conftJc^
ta della Liberalità, e diiLorenzo : lìt
feconda, dellafantità^. e* dell^dign^
tà di PaCriarca. \ ’ . i - , - , (
. M^t'akr^ figure dellfif p^rok ^ è
delle ftìlten^e erbuanfi apprefso gli
Autori i tnàli'tralafòiano',.0 pérchè
Iba' facili, e non tanto necefsariè ) ò
pefchèmoa fono così capaci d*cfte^
re^amplificate promettendo' però
difjWégade i? c di darne notizia*, co-
» ‘ muli?
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Outro la ^etù Veneziana 1
munque fi^no , neJJa giunta che-»
farà ai pre(ènté:^^iKcac(T9> ^at<tf
faprò, piu rincrcrcfere a’I^ttoriiÌL^
piccolezza > che la .graode^^^el
Libro > e la multiplicazion defogli:
cgT quaJf ;^aluoIU fomc''CdWevpenn^
maeftre ; fi vola piSrfpeditamènte ,
•e velócemente al Cielo 4eIJa Sa-
pien^av'‘^'
'.I *1 A 3
Ih
Dr--,.:!bvC
LIBRO jOJ^ARXO.,
tnódo d( compor lè Oratemi •
J!
CAPO I.
DeWinvenTÌton deWargomtntB,,
■ •■'f >
Vendo g/à ne* libri pre-
cedenti aperte Je minie-
re de"]ubghi,ropfci,dQn-
’dc{ì trae prcziofa matc-
.ria .dalla Rettorica : c
l'palancafe k guardarobbe o oue fo-
no ripoflégii abiti AobiJr., ed i fregi
fuperbi della Eloquen2a:cancora_/
mfcgnaca la maniera di lauorarli^ e
di tefserli : ora.moRrercmo il modo
di comporle orazioni , nelle quali
fi han da porre gli ornamenti , cd i
ricami ma con moderazione : ac^
, ciò»
/►-} Lv GoogI<
Ouero laì{etf,J^m:^kua,
ciocch è rOi-atò re .coi la CtmcrchisLJ
luce delie gale > c ddlè pLoibpe,iion
illumiai taimcnce il firò Jaiiòror^c^^
òBfu/chL gli occhi de* riguardanti
conglì fplehdori ; hè poTsan rimi-
rare ciò che egli grandemente defi«
dera che fi vagheggi J Prima però
che io tratti di tutte e tre le forti- di
Caule , Dimofiraciaa, Giudiciarfa,
t DiJiberatiua , accennerò - varie
ftrade,lc quali condurranno alJ*ln-
uenzion d*ognì argomento non fo-
lamcnte ordinario, e dozzinale ,
mà ipeziofo , cdingegnofo , ;c che
faccia degno icì Viaudne l'Orato-
re, prima che gii Vditori fi dipar-
tano dal Teatro: c renda. iJ Dicito-
re mer iteuole delle prime lodi an*
<hc nel principiodel dire .
JNeJ genere Dimoftratiuo di cui
ragiono ( non e/sendo negli altri
due generi nccersaric tante ìnuen^
zionì) alciinc volte fi trae l'argo-
mento dal nome j il cheli può fare
in piìiguife, - ' -.1
Se alcuno aura qualche nome , ò
cognome ragguardeuole, e nobile ,
c . Ver-
•«4
Digitized by Googlc
408^ . Il ^elló'(fOr&^ ‘ '
Verbigrazià , di Maffimò .* potrà
prouarc'il Dicitore con varierà-
gioni ^ che ilPerfonaggiò lodato fiSr
Maiiìaio nelle virtù > c nelle azioni
operate: e che pareggiò la grandez*
za del nome, come à punto diffe
Ouuidiodi Mafiimo:
maxime qui tanti menjuram nomims im^
fleti
Se altri fi appellafle Stefa-
no, chein greco Tuona Corona : fi
potrebbe moftraré aliegori camen-
le., ellerc (lata vna corona non fab-
bricata di gemme., e di .metalli, che
fon cuori , ed idoli dell’Auaro , mà
diiinilfime » e di pcrfettifiìrae vir*-
^ù , che fono Pamorc-? c l'oggetto
diDio'j ouerofi potrebbe dire , che
ad ogni operazione per la fua ec*
ccllenzaA douea vna corona reale j
3Ì.cJicpef.fimili ritrouamenci gio-
verà molto il viedere quhl cofa fi-
goilichi ,evagiiadl nome apprefiò
-ic Na^zioni ,cd i loro linguaggi .
L'inueltigare ancora donde ila.,
originato > e dcriuato il nome, farà
l'origine ^ e la fonte» da cui Icamr^
ranno
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Ouero lof^ett. ^^nt^anà , 40P
ranno moJti argpmcnti V.G. Il no-
medi chi fi eh fama fle Giuftiniana;,
parche fia-didotto dalla giuftizia ,
jedaligiufto : di Roma, dalla robu-
(lezza fignìficata dal vocabolo gre-
co row/, del Senato iSenibus fecon-
do che accennò Quuidio in quel
rverfo ; . '
^ Senibusnomen mite,'Stnatushhalf€t.
.£ così in Giiiftiniano fi loderebbe^
il giuilo, ei’integrità de*co/lumL:
dn Roma la fortezza ;-nel Sena to la
•prudenza , la quale è più vigorofa,
;C frefea nella canutezza , e debolez-
za de* Vecchi,.
E perchè oltre à nom i , c fopran-
nomr; foglionfi dare altri titoli a*
.Razionali, edjrr aziona li. V. G, di
.Grande ad AlelTandro , àPompeo !,
ad Errico Quarto Rè di Francia, di
Padre della Patria à Bruto , ed àCi«
.cerone, di.Felice à Siila,, diDottoad
Adriano., di Pio ad Antonino 7 à
iNerua di Buono , à Traiano, di On
timo i à Galerio di Bello, aiMaflì*
miJiano di Liberale, à Commodo di
Ercole , di Giufio à Luigi Decimo*
' * • 5 terzo.
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410 il yeitoi^Oroy
terzo I che neli’cfpugnazione » c di-
folazion della Roccella vinfe,& ab-
battè la Rocca delJaErefiai-* di For^
te al Leone , alla Volpe di Aftuta ,
di Crudeli alle Tigri ^ di Prudenti
agli Elcfanti,di Fedeli/Unaa^di Fer-
rile , di Forte, diSauia, diGuerrie-
ra> di Potente &c.à molte Città:
quefìi titoli feruirebbono d’argo-
mento agli Oratori..' R Verìezia-?,
che fi chiama , ed è lingula re , noo^
darebbe vn raro argomento à chi
moiftraire c fière fiata cosi merita-
mente detta? Qnefta è fingulare:
perchè delle altre Città veggonfi in
parte fc non ’Mdec, ^Irìiseno le fo-
jnìgliaDze ; mà Venezia è vn’efem-
piare di cui ai tra imitazione iion_,
fi feorge > dirperandoTArte ftefsa,
che ne fu Mae'ftra , di farne vna fi-
mile^ £ fingulare: perchè éflendo
fituata nei regno ddl’acqne, non è
foggettaimà Reiaa dclMare, di
cui non teme le batterie j e lontana
daJlàTerr.a è fiCura di xtopfentir da
prelfo gli allàlti terreftri . E fingu-
larc ; perchè la Città > e la Libertà
. J iuiN
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Ouero la f^ene^Qona . 4 1 1
rAirfcro nel Jcinpoilefso dall’acque;
il che fii indizio ccr.tilSnio , che la
I T
' libertà jkhi viuerebbe mai fenza^
Venezia , nè quella fenza la vita di
quella, E llngulare^* perchè ebbe
si bene le acqueialmallre milchiate
con quelle di fette -fiumi j del Ta-
gl lamento j della JLiuenza > delia^
Piauej della firepta ^del Pò , deli*-
Adige ,edel JBacchiglione : mà dal
rdi. nel qualcjiacque xió vide giam-
mai il candor del latte della Cat-
»toiica Religione, confufo colla ne-
rezzadcl tolficodeiridolatria
della Super ftiz ione. B fingu laro:
perche. galleggiò iempre la fua Li-
^bertà ncllinondazion de’Aarbarij
>pccchè per più miglia dillantc dal-
la Terra, èpiùcopiofa delle Città
.fondateiiella Terra , e nel feno dei-
JaFertilùà , & Abbondanza . La^
moltitudine ancora de* Magiar a ti
fcnzaconfufione, la prouidcnza__,
KquafiJDiuinancl prouuedcre fenza
flanchezzaallaTerra, aJMare
airifoie, la frequenzadi tante con-
iulte con tanta fcgrete2za,Ja cqntf-
S » nua-
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4 IX Itytttó d^Oréy v .o
niiazioni della guerra con^tanta
nerofità, non folamente per Ja con-
:feru32Ìon della Fede Cattolica , mà
‘per Faccrcfcimentò , tanta diuerfi-
tà di gradi nobiiifsimi di Doge^^di
Procuratori jdi Configliertr di Se-
natori , di Saui , di Giudici , di Ge-
neralifsinii ,di Prouu editori gene»
rali , e d'altri Capi infiniti fra quali
è diuifo il gouerao intero della Re-
pubblica : etant'altre marauiglie-,
le quali fon molte , non già fette , la
dichiarano per fingularCr
Quando però i nomi , ed i titoli
non hanno fpeaiqfità‘, -nè: rappre-
fentarto oggetti’cfi grandezza:," con
tu teò- 'CIÒ pòrgerà nno^ argomento
rllufire , e grande a'Lodatori ,Te di-
ranno non confa rfi alle Perfone lo-
da te, ò edere flati poftr pcranti-
frali , come dicono i Retori , e per
contrarietà, colla quale il bofeo di*
cefi Incus qnia Mow/#icrGla guerra
ìu , ^>e//«?e GlotOyLachefi,
cd Atropo diconfi Pàrfte ^ quia mUii
pÀrcunt . Qiiindi deriuarono que*ti-
titòii , cd quelle infcrizioni de’iPa-
- ■ ne-
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Ouero la I{en. yene^ant 41^ = .
negirici; LeSublimità dìS. BalFo,’:
le Chiarezze di S. Eofca , il Candor
di S.Filippo Neri> le. Grandezze del
Minioio>cioè di § J?fanceico di Pao- , ^
la Eondator de Minimi , ed altre-» »
fenzalnumeco^..' ■* :
• Mà chi vorrà; tefler .Verrine , e .
Filippiche , e biafimar che che fia , .
dourà. tutto Poppofto alle cofe_> -
predette, operare . Se ilSuggetto
che fi vvitupera farà nobilitato ,
aggrandito .dairAltczza , e daJla_j
Gloria de* nomi : sforzerarsirOra-
tore di fate apparire.,che nel biafi- .
niato nulla fii di gloriofo, e di fplé- -
dfdo fuorché*] nome, al cui chiaro^ -
refividerapiùdifiintaraente l*om- '
' bre , e ic brutture i e che - fu feonue-.
neuoJe fregiar co’.guernimenti del
titolo chi doueator la bellezza col- '
la deformità del vizio , e chi aureb--
be fmentiti come bugiardi quelli,
ohe tal nome gli diedero. . Se il Sug-
getto anrà vn nome odiofo , vilifsi-
mo , c ridicolofo ; fi .dirà ellerfi. ve-
rififcato quanto fignificàuafi dal no--
iUCimmolo parlatoj’o. yerbigi;a-
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414" IlVeìtod^Cfr(ti .:*»- •
zia. Nerone , c Caligola che ebbe-*
rola caligine , e la nerezza nel no*
me rnonchene’coftutnijxlarebbono'
argomento di prbuare , cheda que-
lli fii olcur^tb ilSòledegWmpcrij
e ia: Monarci) ia Romania :: che Elio»
gaba lo- nom adempiè quanto prò-
metteuafi' dalla; chiarezza del no- -
me r.fignificandò , iliosy ìì Sole appo >
i Greci ;xhe AlèiTand ro- Magno m- -
ti to la to figl iuoladivGiòue i^non fo-
laincnte non.fù Iddiòi màmenqche^
vomo per là fuperbiaieper gli^ltrii
Tizi; datquali fu-dominato il Signo^
reggiator ^ei Mondò“. -
Talora dal nome -, , c dal-, t itoto s’ '
accenna qnalch’e-vir tùó, 6 vizio^co- *
, me da Pio s’àddita là'Bktà>dà Giu-
ftiniano là Giuftizia v da Ecdelc ia ^
Fede , - la Còftànzaìdà.Cóftàntino > <
là Pcrtihaciada PcrtihaccjdàCal?- -
uinoia.Vinolénza , e PVbbriachcz- -
za: le virtu,ed i Yizi}:dc* quali potrà
fbruir d'argomento rdimofti'ando
che campeggiàronoprinoipalfiie»-
tcne» Soggetti* lodati , òiblafimatì . -
SogtiàDttp^ncoraparagoiiart firav
loro*» ^
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Guerola^^ettor,f^€He7^ana, 415*
lóro quelli che hanno vn nomejcon^.
gli altri nella fteffa guifa nominati.-
Chi-uppcilafi Alelìandro , può ino-
IhrarhJn tutta i’òrazione limile al
grande AJèlTandro. che.llimò. pic-
colo. cam|K) a? fuoi paflr. v ittorioli, .
eda Giganterii giro fmifùrato dei-
la. Terrai; chi. Pelagio , à.Pélagio'
Errcfiàrca>pelago di tuttehiniquità..
Da qucftoluogò per viadi cópa-
ra2Ìòner,fàrcbbelii vn*. lunghiHìino’
Panegirico > Ibpra- Peloquentilfiraa^
Giouanni'délJa Famiglia Ulii/lriUL-
ma.de’ Gorrari* nonfoJo feconda^-.,.
iBà-fecondilIìnia d*Er o i moki de*
qi^i furon.Marti nd.Gampo5,akrr
fòrmi. Gatoni- ndhAlTemblee ,, 6c.
Angeli. dicQttligim>. altri vdi-
rontì^com& oracoiPmellaì Città. diO
Roma volendc^la Fòrtezza > la^
Eradcnza >.la Religione r. e le altre:
’viftÉL aucr Tempre avvicenda qual-
che Allicuo dellà gran Cala Corra •
ra t: farehb€£.>dico,v,vn Eàncgìrico^
fòpra Giòuannir aiHinig|ià^olo
nella facondia à,San.Giouanni> co*
gpomiàato.Crirollbmo >. cioè: £oc« .
S»‘ 4^ ^^3»'
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41^' llVeìItod^OtOf
cadoroi poiché Venezia dalPélo--.
quenza ^el Tuo Giouanni vide Po-.-
polì , Città , c Regni dolcemente--» /
incantati, ed incatenati , e’ che. ài
quello dehderauano cento bocche , \
e. cento lingue , ' acciochè non ‘fi >
fiancalfe di ragionare ,iion eflfendo -
ehi mailadì, e lazi; di fentirlo .
Vn’altro mododi troua-r l'argo- -
mento fi è i il vedere quali contraT-
fegni s’appropijno à ciafcuno . - Per t
cfein pio : Perchè S.Girolamo fi di-r
pigne col Leone, e S. Giouanni col-/
l’-Aquila , IVno Rè delle Fiere , ei> ?
Taltra Reina de* volanti : non fenzai
ragione S.Girolamo fi comparereb;jjr
be per via d*aJiegopia al Leone >
Sin Giouanni all’Aquila ; giacché -
quegli co* fuoi ruggiti fpauenté >e-'
fugò le fiere* edi inoftri degli Ere^ -r
tici i ^ e'queftrcoHuovolo arriuàar.
Seggio , ed alla cima della' lleflai*-
Sublimità . Ouero * nel primo fi có-.>
naenderebbe laFortczzapropia del;-
Leone; nei fecondo. J^ilntelletto piii j
perfpicace délPacutiffima villa dcl-r
l’Aquila , Quelle infegne,^ fcgnalF
^ " fono.
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ermo la Vmi^na; 41 77
fóno ancora propij delle Famiglie, =,
delle Città, de* Regiiiydelle Repub-.~
bliche; auendo la Sereniflìma Re-^
pubblica di Venezia il Lione alato 5
&c. onde facilmente infegneranna
l*a.rgomento di lode , òdi bia/imo . .
Oltre à-.ciò«fl v4a di -comparar,
quel] i eh e hanno va nome, ad altri
bcnch è. diuerh di nome, e di n aiu ra^ ,
e inoftrarii limili , ò diflìmili . . Per.
cren) pio : . Qualche Santo , ò Bea to
fi paragonerebbe conS; Paolo , coa>
S. G io: fiattifta, eoa gl i ADgeli,cofi
Dio : Vii Capitana con Ercole, . con^
Sanfone, eoa Achille, con Etft>re3;
vh Sauio con Solone , con '.Catone : : ^
va'Eloquen^ :con Tullio jtConDerì
moEene; viro Seul torcìoon Ridia, e
con PrafiS tele ; .vn Dipimore: coft..
Apelle, coAMicherAngelo>, coxiÀ
Raffaele, e Tiziano , i quali ncir-i
cfcrcizio loro paruero FenicH
Maeliri dellaNatura, e dell’Arte-;..
Penconuerfo ; J.Viii,gli (lolti j egP
ignoranti fi coinparérébhoiio ad ab
tri dellhfl€irafatta,chc iufònòfòg?*
gcttadelIoicher.no , &:aurebbòno
- ' Sl J: caua-T
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4i8’ U f^iUó ^Ofo; ^
cauate le rifa eziandio ad Eraclito^#
cd 'agl i'T:fciti della fpelonca idi Tro^ '
f6nio«>
Sòuente adóperanfi lè 'Allegorie r
fàccnJoiVcdcrcchechciià,firmlcali
Giclo, al Sole>allaEuna &ic: e pro-
uandó^auer auute in^partele lóro*
proprietà .. DI queftc Allègoriefo^ •
no^ripicoi^niolt^pancgirici degli
Scrittofi^niodérm',^che"preiero il
più vagodelGiélo j^edelHAria',- il*
più prcziòfò della Tèrra*, c dcl’Mà*»^
re'; ; crrappropriaronoagli" Eroi^
ooramcndàii; S. ^Tonaaiafo* Angelo ^
di codumi ; e-d*lrig^oj eicKe ebbe :
l’eceraa Sapiènza pcrr Approna tri^
cedellà-dòttrina pura , c (incera * al
pari: dclki vitai innocenti (5ma , r fù ^
efpreffóTòttO’Pàllègorià dèi Sole ;
S^lgnazió EondatprdelIa?naia-'Rè- '
ligionet.utc*àrdòrenel nome'*, e nel •
cuore eichepurgò , e rinonòcome -
lo fpirito Diuinoda. fupcrficié . dèi* *
ia-Tèrra';ct colle fiamme. fpenfe lai
vitande* Mòftri-, e gl!incendi>.’man* *
dati dàlleboGche'diinillc.Cùimere-
dd bdliali Eirefiàrchi , ili rapprefen»-
UtO;j
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f
Okero Ih 4 r
rato coli'àlJcgpria:^cJ fuoco. Altri'
fwon^oftrati vguaii alle Stellci .a* *
Bhn yat FJàmh^^^^^ come :
apparifccne! pa ncgifich de’Modcr-^
ni ; coli*c(cmpio de*VjuaIi; poUbno >
feufariì r,c difenderli quellÒGhe tef-
ft>noi. fuoi. CDmponimcnttJCoii. tali :
a-llcgpric; continuate parendo à:
mecche faccia megliòxhi fe ne:aliie«-
ncs,, e;rendè: coir. aJtri;argontejiti =
p iù g?gliarda,.e ma tura^rórazione. ,
Eiux)lcre.Xefentcnzc ,&i’ detti
nTemqràbuJ i giòuanó'pcr; li f ittoua*
inentLdi cui fauelliamo Per. cTém^
pio :il détto di Mùziò«Sc€uolà>,che •
rece piu fénza là'mano~,iClic moitejfv
regioni con molte dèftre : :
«*■ mu Kmmum e/l , .
feuireb^ àx hi voléffe: loda r Sàa_*
Erancefeov Sàuerio, della; Compa-
gnia.di) Giesù ^idimoflrandó-eflcre'
fiato proprio: di Erancefeo ciò che
3^ibuì a'fuoi. Ròmani/ quell,*Eroe
pià chiacoidel ;fdoco> coEquale con-
la; Tua; delira . L’altro detto
^QrazionelPAf re^poetica ::
T"^^^iocnÒHS e^e Toetis ,
S 6. ìion
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ì^<m Dtj ,nùn homincs ^ non conceffìsre eo^*
ilirwwig; potrQbbefi adattar, fcnz’adu- -
lazbiic agH Eroi :di Venezia , aV
quali non tnai ptacque ia mediocri- -
tà nelie virtù» mà iercaron© fem- •
pre in quelle;raJcczza,nTaggiore-j . >
All’incontro pen-tvicuperarealtrui, ,
pread^emoraltfi <detti> . e.dkenio .
Cifferii =tutt(i ciò verificato : - : ' .
t ApprelTo i Moderni trouanfi al- ■
tri ca pricciir, e^ghiribizz i d’drgomé-! *
ti. Sono" fiati Artefici d*Aguglié 3 »
' di Parami4i.,.<liColofii> di Tempii/,
di Statue-/ ienz-à do perare gli fear-
peili nell|ingcgnofp Ja;Uoro;di ,Gal- *
leric,e'di Q^adri/èhza inacinàr CO'
lori ,c coloni* le tele. L’Artificio di.
tali componimenti è di tale , ò fimil .
fatta; • Dirà l’Oratore > che non fa^
pendo maneggiar ferri, e-pennclli
per intagliare , e dipignerc-, t mi la .*
lingua folamente j infègncràciò che
fi dee fcolpire ne! iaffi / ed imprimcrr
iic’ lini ; pregando -i Parrafij / » ed < i ^
Miroii i 5 gli ApeJJi, ed i Tizianidel •
Tuo Secolo à cominciar Tòpera dife-.
gi;ia Cv/ nel peniiero, Pofeia narrati
. ' tutte*- ‘
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OHerù ìa I{en. Fénezidna, 42,1 J
tutte, le azioni da cappr^rcntarfi ’
dalla Scultura, c dalla Pitturale ter- -
minerà il difcorlb con dire, che fe-'
delraente il tutto efeguifcano -, per-
chè in tal goifa li eternerà ne*, ' mar-
mi , enelle Taualc noumeno’ il no-
me del lodato, che degli Artefici *
La llefta maniera proporzjcmaL
mente douerafsi tener. da. chi , sper
eiempio , v oklfe .innalzare Yn*Àr-
co trionfale al Serenìfsimo DogC-^ ’
Lorenzo Priuli , cheiVCcire.vnGc-’ •
rione mollfuofifsimo, cioè la Pelle,
la Eamei'e la Guerra , t mofteandofi,
maggior.d*Ercole , 'mentrci (menti ‘
l’antico prouerbio .* Nrr Hereidai^con-’-
uà duot ; col vincer .trcvmotlri àppa-r*
riti , € dileguati nel fuo principato.
La lollanza del difeorfo potrebbe.;»
elìer, quella \ .Elfendofi . collumato’
nelle Citta-di piegare; in Arch i . le.'
piet re, ed; i marmi di Pa ro> e d i N u -
midia ipcronorar gli EroiabbalTav
ti èd-incui nati focto* I.pefo delles^ •
palme., e deglialiori : conuien che ,
da^Cìttadini;vn akrodè jie fabbri-
chi con > abbellimeiui ;di llacue.j > dii
- ^ ‘
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4X1’. lWeiìÒ^€fHih
ff egi-v c di pittare adombranti*!:- ló* '
me.della. Patria Lorenzo, PriuJi-
d'amparifcano la Peflilénza > e . ^
Morte vnitc ifificme,lè qaaii.colgi-
rar della fpadà^ c.dcllà.iólcefpicu-
ta miètano^ e tagiinovlevite matu-
re, flèaccfbc dégli 'roaaim polle;
medeiiòrcfiVeggiaootcoll^nne rot-
te dàrilalJa: fuga, aL compar ir dii
Lorenao perchè: quelli:: fiiirAui-
ma » la quale confer uà ;V4UaJa:VIta , «
che noD'^ potcaficuramchtcjpafleg» *
già r, per l’intoppo id i tanttxadàue'*
ri. . Qgeili difarmò qne!nioAri>àcuii
là molticudinedel P,ópoi6,,.addop-
pià^é fòrze ; Scorg^da Famepa r—
to abbiomiiieiioieL; generaxofdàlla;:^.
peililenziofà mortaiicà i^ccupare v
pafsr , per vietare, il trafporto degli ;
adimenti’, collàinancanza de’ quali;
arefcela feme; e poi mirifi'l*Abbon-'
da nzai .per opera^dcLPriuli, entrar
vJctòriofa in .Vènezià ^iàcchèXo- *
renzo r.il qqalé;diède la vitaa’ Cit-
mdinii collo: fcacdamento^ della.»,
morte -, ,prouuide.a* med éfimi anco- *
saidi cibo^ pecr cnnr€raazion;dellà:,^
niriiJizcd by Googli
Vita . yàgbeggiri da vn lato Mary
te col fuo cawo (correre >al4aozo-
famente per ritaliàie dàU*àJ»o fi
contempli - lo ^ ftérso- ftrarciàato - da I •
fuococcliio medcfiinoj.di cui la^ve-
lòcìtà^ féruì per condurrc^ l’Arbitro
della gucrra.c©np.rcftéa:aa maggia
re, alla morte. ImperocebièilBdu-
li colla fua prudénzaie defirc^^a fè
ohe la Guerra entrata: neUUtaliaiJ ,
non ci fifennafse ; . onde: parne*che
le arme fólàmente pellc^inafsero
ne*paefi circonuicini; Sicno jSguray
tlMàri , .Terrei ed Ifole > douc da*
fiioi Antenati vgual mente* fórtifii^
mi ,e nobilifslmi fnronarcrctti Ar-*
chiicGolónneal valòr delie lòr de »
firc,aòiidè'nacquc la tra»qnn^ e
là ferenità del G icl-deJlaPatria» -dee . .
Con tale artificio fi pof$on eom-
mcndàrei ed erpriraeretutte le altre
opere , e' dòti del Sercnifiimo l-o^
renno Friuli . •
Apprcfso . .Collumafi ftdoperarei
i problèmi i .ccrcandò qual . vktii , e
dote* pib campeggi' ncb^rfoaag-
gio ;/e la fortczj&avA^l^ p^denza,,
C»* _ . ^
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tì Fétt'é'iTOyoi ^ '
UGiuftizia , ò J a temperanza. Sid,
Gosi vn’Orator facro propofe< per*
via <11 problema :<e*lB^Èo Francc-,
feo Borgia deJla mia Compagma,£L»
maggiormcnce'dìfgianto da fc AeF-
fOiòcoagiantocoftDio k .
E altrcsi potrcbbfefi cercare nel.
Sereniflimo ‘ Doge Franecfeo daii
Moliao '^ -fe fo& più liberale cich
fangue in prò della Repubblica , .6-
dell’argencò> etlcli*oro inbcnifìcia -
de*pGueriv. Se foffepià allento Di’?
rcepolò neirimparar le dottrine-»
tklGiela^ ò Maedro piùxiiligente , •
c fegnaJato nell’mfcgnarlealia Pa-.
^ tr ia : poiché egli dòpo le caricb e^».
piii onorcuoJ-i amile nella .Citta^ e
nel Campo fatto • Generaliflìmo
delVArmata di n^re,intrepidamenK
te li efpolè'al fuoco della guerra /ed ?
aJl*acijire fortunofe deirAdriatkoi .
e dell’lo’nio . E fé la: malattia
pjouuifa , ,e la podagra non impe-f
dtuano più il rcorfo della vittoria
Che de* ]. iedi : il carro deJlafortu-
nh prolpcf euole.de* Barbari yfareb»
beli mafo indubitatamcAtc òr otto/ ^
oucr
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Guevo U yene^^iana l 41 y.
ou«r inchiodato, figli vfato 4 man--
dar piogge , e tempefte di fnoco for
pra gli Octomanni > niandauadilu-*'
uij d’oro ibpra i Poucri , che vide**
ro noaelli humi > il Gange, r£rmo>
e*l Fattolo fcorrere per le La gune-»
di Venezia . Egli continuamente-
frequentaua i faeri Tempii pubbli-
'che fcuolc ; doue fcnza voci parla
ed ammaedra ]*£ terna Sapienza^ ^ >
nellé qualiapprele quanto pofcia-*
infegnà colla vo€e>jecoirefempio, '
Grator pKi facondot > ed efifìcace d’-J'
,ogni Dicitorei e che da- tutti s’iiW*
tende/:/ ' , "
Di pili il luogo dé*Contràrij è
fécondiflimod’argomenti mirabili;
come à punto daJia contrarietà de-
gli Elementi dali'cterno Artefice_> '
accozzati ; nacque la fabbrica di {
quello gran Mondo > e del picco! i
Mondo >.che è rvomo . Con que£q ;
luogo furon formaci quegli; argo« .
menti : Le felicità infelici degli vo^ .
mini mondani : La Pouertà ricca^* •
de* Poucri; Le Ricchezze ntóndi* ■
^ dc*^ Ricchi ; vLe ^uuerfi.tà ft-;
i > conr^ -
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ìlV^iUo^OltO'r
conde de* Giunti ;;Le, Fortune sfor^*
lunate de’ maluagi TuiKMagpus, ò .
S;.Gii; Battàftay.c ccm’*
altre:' f>ropofiaioiu ;.le gaalWircor-
di per àltro> fon cbncordtnelrecare^
ag 1 i.V d itoci dile ttO' , e inarauiglia
e plauroall'Oratoire',
Contaii.oppdiìziòni fi-compor^-
rcbbe.vJi.vagliifltoo Fancgirico m< ‘
lode, del Sereniffimo- I>ogc. MarinL»
Giorgiymoftfaodù^ia^q r La^
Giott«Atifeamttave.nutura« E.chet
ila- il vero :: L’andarcoEnpQiìo/. in_»
ijuella gttfikcJfe andrebbe Ja^ V ir tm
ìc pore& vmanar/I',.c prcndèi: cor-
po fra glt nomini ;c i patfi che dinìo- -
(ira nano ,, efei f^cedario; ap-
pettare il cor folongo deJlretà, per: ^
giugnere aìia/omrmtàdelbdGdoeia;:
la Modeilia deglinccKi cièest.iE£>Ió%
ta r iàmen te agl ibggeitiìdéii^Ter*
ra > . e pero>. vagheggiata. dalla Ter-
ra c.' dalCklo : fòi ferole, di tamo^«
pefò , C' perciò} non/grattoféadaP
cunò gl' infegnamentkfàlticeuoli/
feguiti. dagli^ altri cEendoneMa-
rifló^Aooc diamente: MàcB:rof^ > mà»
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&ueroUì^m^Vkn^0na', 417'
0p^ràcore di ciò ch& infc^iiaua^
tutti gWatti della periòna^Acia mai
ozioii mà fcmj;)CC'' attiù i V ed ' ope-
ranti^ effetti^ marauiglioli' di com-
punzione e: d'ammirazión& nella
Città di-Vènezia , non" eran^le^ni
d*y na età raatuf ad’anni Ve di virtù?
Ciò gli diè dav prima il cognomi
di Santol e dappoi il Trono di Prin-
cipe nellaPàcria > che lo fè fuo Ca-
po,-donde fàcilmente li diffefe la^
fanticà per luttoM Corpo della Re-
pubblica.. i . .
Alcune volte formali da nói ftefli-
nella nolb^mentc Pldca* d’vn Prin-
cipe perfee tó , .d* V n - eccellènte Ca-
pitano d*vn prode Gùerfiere , di-
vnpi^éntilfìaK) Sèna tóre ; ?dicen-
do chcperéllcré“ottimo Prineipe , «
è necellaria^làv Vigilanza , là Gin-
Rizià la Ribcralitài&'c; e por rao-
firaiicb ritronarlL nel Principe lo ■*
dato •' Per via d'idea è compòRa^
rórazionpwl^f ,
nella quale d crebra , cd cfalta il
gran Pòmpeo più- fecondòdi palme
all’Imperio Romano ,, che non è
fer-^ '
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• •
-fmiìédl: biade il Nilo alPEgitCo >\
dòuegià’cqire decapitato il Capo dv
tantfcferciti ; e doue morilà Liber*‘
tà Latina, rifurta pofcia nelf Adria-.
tieo ;e cnllbdita •, e dife/a* per taati^
fecoiì.. *•'
còli I^éa ‘{ìfniglBnte/ it figurc-^^
, rebbè vii.Panegit'Kòid^a-'»chr'delldeV
' rafle rapprefentare- vn verifiSmo^
Ritratto de! Doge Giouanni Pefa--
1*0. Direbbe ,icagiond*crempio-#'.
Chi è innalzatò'al Tronodagli E-^i
lettor^ , i quali lòao il fiore e l'e--
Tein piare dellà" vera prudenza , è:
vapò che habbia chiarezza di na--
tali ,.douendò efférc vn Sole nei-
Cfclò delle terrene grandezze ; Re-i-
iigione -incontaminata j -perche.hà?^
da tener femp^i^c impughatoil-ierro^
contila u’ Turchi» dcllé fàeue.de->*/
quali qu cila^è ‘berlhglfe r pru deiizài
incomparabile i ; effendo^pofto aU
reggimento non fòlàmetìtc- del- Po-
polo -9 mà d'hifiniti Principi , come:
fono i Nobili ‘Veneziani Mac/lri<
dèi gotiernare- : àffabiJitò -c pia-
ccuoiezza di coirmi > colie quaJi IL.
kgan.
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Onero ta '^ett . Veneziana . «41^
•legan 'gli. Anim irparce.fiiigl iore de-
gli V omini ; Vigilanza • fcmpre dè-
cita per eonferuare il ripofo de* Sud-
diti ; Giuitizia che tien ieiiiprc Ja^j
bilancia pari,, e dii'icca,>non aggra-
aiata dal peib di palfionc alcuna ; c
con fatti particola^icoinfermereb-
rbe la Tua propoiìziQne.: donde rifui-
•terebbe eflere 'dato if .5ereni(nmo
Pefaro-vn modello de*Pr incip i,pcr-
chè ebbe quanto abbiam detto ri-
-chiederfi da vn Principe .
Chi però aueise difficoltà nel fi-’
igurancoJla mente PJdea d’vm Prin-
cipe; può fifamen te, e conattcn-
.zipne ri mira re il Seren i ffi mo > DO-
M£NICO CONTARINI , Ri-
^tratto non immaginario , mà viuo^
e regnante; e che ancora eccede i
d elìder ij quando /bno piu audaci.,Sc
-àrdenti nelle brame ; ondej.giuÌla-
.mentC’fi.può dire hiunquam - voto
Ifaltem concipere^/uccurne fimUc/n buie '
vtd^tìMs j fil che fu. iperbole d£
■Plinio in Traiano ^ed-è -verità nel
Aerenifsimo DOGE Contarmi.*
«Perocché quefii al^loriofo retags
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4J0 11 fottio d*Oro ',
gio dato aTuoi Maggiori daliaFor*
auna ^ .edalla^Vj’rtù ^ .che laudabil-
rmoitc garcggiaron fra Joro ncil!ac-
créfccr,nuóuo Juroc adivna iplendn
.da «ed.aatichiffima iamìglia i .da^
vCui nacquero più Sercniflìmì: ag-
giutìfe altri patrimon fj d i grandi-
2C , c di propie virtù > si etóre, che
àncora fenza ,J*aJtrui Splendore > e
degli Antenati., era .vìj jprincipjo
iuminq/iffimo .'la quefto Ja'i)iari-
. chezza dellechiome nioftra iJ can-
dordeJpanimq', e. delia ;Caótitezz^
.del fenno: col qualc/oftcnta la gra?
uezza degl i anni, eh e di anno benj.
•Si vicinate le forze del corpo, mà
accrcfciuto il .vigor .della mente-#
per felicitar .la .Repubblica, c di-
fender la Religione, .della .quale-»
V f/ Amazzone lì ,è Venezia, femprc
-coiiibattence centra l'Jìxvpietà , c /a
perfìdia deipOttoitianno.. Che
i*a pprou amento d* vn ^U;ii(^ f ù pro-
ua bafteuQie.à dichiarar'bUòha > e
giuda Ja moffadeirarmc fatta da
ÌHompco ; laonde caniò^ Lucano
.della guerra ciuik; • . *
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. Ouero l4^,en. ,
"■ ■■ Qtffi iufliùs itjiiuit arm€
Scire nefas xmqgno /e fudice^Mtfquctue-
twr^
f^ì^rix 'caufa ’Dtis :fUmt » fsd viUtu»
CalQUìi
il Contarmi non potrà «on efscrejr
ottimo Principe , mentre ih eletto»
ed approuato da vna intera Adu-
nanza diSauò'^ e dairAdemblea^
'delle V irtu concordcuoimcnte vnì-
te , periar -laielezioned^vn virtttor
/ifs imo Doge >.
J-a peuuitima maniera di far Taiv
;gomento quando fi hiafitna, è pren-
der qualche fatto , ò vizio folo in.»
cui fù fegnalatamente , e famofa*
mente intame la Pcrfona che fi yl*’
tu pera, e poi tonare , e fulminee
pili di Pericle^ e fcagJiar contro à
^uellatufte le anni , chefuole ado-
perar l'Eloquenza quando fi tra-
muta in Ainazzone,ò inPalladc-»
bellicofa . E cosi aurebbefi da ri-
prendere in Werone la crudeltà , la
quale fiisi grande , che feffere vru
I<erone ,val tanto , quanto 1* cfferc
crudele ; la doppiezza in Tiberio, Ì
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t
4^ ' ^ ììyelio avrò i , ->■
cui fcnfi occuJùTsimi , nè meno (k
Edipo farebbonli rinucnuti; e
cui rifpoftc parean qucJJe degJi
oracoli antichi : .la golofità in Api-
zio > che viuea per mangiare ,>non
mangiaua per viuere , ed era Idola-
^tra del cibo • Non fi vieta però, an-
zi è bene intrecciare artificio/a-
niente nel dilcorfo'gli .altri vizij~a
vfando le figure rettoriche , le Prò-
•fopopeie., le Apoftrofi,.le Preterì
zioni,e limili . Verbigrazia . Io
•non racconto le crapule , le difone-
ftà , i furti., le rapine..^ i facrilegij
^c, perche la-folavCrudeità diNc-
•A'one balla per cagionare orrore , e
' .jìanchezza.è aiP.Oratore-, e> agli
Afcoltanti . Altre infinite maniere
di narrar dazioni federate fi por-
geranno dalla varietà dell'aJtre fi-
gure. Per conuerfo; nclie-lodr: di
t/aitcrà qualche fatto fublime' ; e
s’ il luflrerà qualche virtù più rag-
giiardeuole che col Tuo fplendore
abbngliàuagli occhide* riguarda n-
vi . Perefempio :
* in Giacomo Tiepoli, farebbe tie-
gaa
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Ouero 4^
gmad’éffer magnificata, c Tubi ima-*
ta la grandezza dell'ànimo , ch«
mofiyrò; quando fi oppofe al Popo-
lo , il qualeTenza Ifaliènfo de'Seaa'
tori , e de' Padri volea crearlo Do-
ge con gioriofa fuga -fi allentò
dalia Patria» ixifinattanto che dal
Senato» , con piena. libertà, yn'al*
trofìi collocato nel Trono rifiutaT
to dal Tiepoli ; perchè in.vna Cit-
tà<libera,non era Elettrice dei Prin-
cipe , nè Conduci trice al Seggio, la
Tiberxà del Senato . E benché per
Pauiienire viuclse priuato,era non-
dimeno come Princ-ipe riuerito;
auendo il principato di.fe fteflb., c
c de' Tuoi aftècci , più difficile ad ot '
tenerli , perchè fi han da vincere
gl'interni Tiranni; e più malage-
uole à conreruarfj ., perchè cofp^
raiio continuamente à ribeilarfi al-
la Ragione Gouernacrice dcilaRe-
pubblica interiore dellVomo , La-
onde fé’! Tiepoii non ebbe i voti di
tutti per eiser Doge della Patria.
fu però da tutta la Patria dichiara-
to PrincipenelRcgno della Virtù,.
T In
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454 11 Vello d^Ordf",
luGiouanni Bafadonaa j fi com*
mendercbbe principalinente Ja de-
flrezza nel trattare i pubblici ne<*
gozij ; che p«rÒ dalla Repubblica,
lenza teina di pericolo ;lii ampolla
la mole degli affari pib grauofì , à
quell* Atlante non birognofo dial-
tr’Ercole 5 e fìi mandato .Amba-
feiadore al Duca di Milano , al Rè
di FranGÌa.,- airimperador -Carlo
Quinto, e al iomino, Pontefice Fao-
lo Terzo, che erano altri Atlanti
fodenitori di. Stati, di Regni , di
Monarchie, e di Mondi .Ed accioc-
ché la Vita , c la Mort^., di pari fof-
fero riguardeuoli^: ;Giq: nato rin.:»
Venezia Reggia delia Maghificcn-
za,fpirò neifeaodiRo na Teatro
della Grandezza 1 e fra i plauli dati
alia fuaLegazione interrotta dalla
morte : erscado il Bafa donna cari-»
codi onori-, e di glorie, peficon-
fueti dati dalla Virtù , quando vuol
maggiormente fubiimar gli .vomi-
ni gr indi ; & alleggerir loro gli
grami delle f.itiche, tollerate pec;
folleiiamento della Fa tria .
L'vI-
^ ^ j
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'Oucrol4Reim, yeneì;iana, 437
L’vicima maDÌera il è il narrar
, tutta Uyita.^ tutte ic.4oti , e virtù
d’a^cuno.fen^a .comparazioni , Al-
legorie Idee . JE perche ciò è
Cile : il d^ art^icchir Jarpnncrtà del-
I*argomcnto,cpn tutto i*£ritreo-, e
1 i (tari orazione ^olle .forme , e col-
. le figure più . sfoggiate !e fontuofe
del dire , ,e profumarla con quante
ambre , & pdori.hà la Rcttorica_, .
E ben vero non eflcr.ne,ccrsario tan-
to ludo d’ornamenti • «quando il
fondoè preziofo: e chi fi loda, è
douiziolQ dc’beni della Fortuna , e
..della Virtù ^
,Tale à punto fu Marin Grimani,
.che .vide nel fuo ,na(cere doppio
chiarore , del Sole , c de' fuoi Ante-
nati nobihTsimij i quali quantun-
que fpenti auean conferuata viua_,
la luce , e trarinefsaJa a* N ipoti , cd
a’Pofterù per illuminare .a qu.efii
laftrada. Per.taleftrada caminiiiò
il Grimani , fatta via più rifplen-
dence da* raggi della propia virtù,
che gli diede i gouerni più apprez-
zati , le più celebri legazioni, le di^
T X gni-
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' ugello d'òro^
^nità più riguardeuoli, e pofch ll
•'{ommo degli onori , con farlo Do-
ge . Nri fuo Principato fpenfe il
^oco delle guerre ‘ accefo nella--,
' Dalinaziia , e nelPiftria : incatenò
il furore , ehe fcorrea per quelle^
Prouincie ; e còme Signor del Ma-
re , aflicurò ancora dalla ferocia-»
de' fiumi il Dominio della Repub-
blica . La careifia sbandeggiata y
l'Erario accrefciuto , la Città ab-
bellita ,-Ia pace fermata , 'furono
opere della prudenza , delia Jibera-
lioà, della magnificenza, della de*
ffrezza del Grimani riucritonoa^
folamente dall^Occidencer, mà dall*
Oriente ancora per mezzo dVii*-
Ambafeìadore inuiato dal Rè di
Perfia , con lettcre«sì gentili : che-=»
paruero non venir da vn clima-*
ftraniero , e da vn barbaro Monar-
ca , mà da vn cof tefillìmo Cielo > e
da vn Principc coronatodalla Gen-
tilezza,
In qiieftvlc ima Foggia potrebbe^
ancor di nuouo far comparir nel
Teatro del Mondo PAppoftolo
- - ' c'I
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Oktrt lOrì\eit, Ì^ène^mì, l 4^ 7 \
e<I primo Marcire ddPVnghcriaLa^
San Gerardo Sagredo Vefcouo di>
Canadio: fe TOratore- col- corib»
facondo d'vna ben d ifl-efa , . n è in--
terrotta orazione , ii fermaffe ncK
la carriera marauigiiofa della vita»
del Sagrcdo: ò quelli fi confideri nel
principio delle moflc , ò nel mezzot
del corio., ò nel rapprolfiinazionc-A
al termine , ò nella nieca ; cioè nella
puerizia , nella giouentìi,nella ma«i
turi cà , nella. veccàiezza , e . nélla^ ^
morte,-
Nell'età di cinque anni , lafciata
l'àflilà del Mondo > prende la liurea ^
di Grifto i vedendo fi d’abito mona^ -
calcin-S^Giorgio maggiore, *e quan«
do appena ferme allodaceauea
le piante,fenza gli ordigni d^Archif»
mede , /cuoce da fe il Mondo coa>
poiTa mirabile; del qua le Tgr^uato,
co pochi palOG, perchè tutti erano da
Gigante, arriuò all’erta della - per»>
fezione ; .doue nel gjro di molto
tempo» difficilmente giungon quelv -
lidie fono aggrauad daglianni-. .
Laonde chi rimiraua il fembiante, ,
% 2^
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4# tir elfo (fora ?
eie fattezze di Gerardo, non potea;’
non giudicarlo fanciullo;, mà chi
s’afìfifaua intentamente' nelle azio*^
ni,c ne’coftìimi , ftimaualo inea»
nutito nella Scuola 'della- Keligio^
ne; L*aumenio»dégliabitfcvii‘tuaiÌ,-
crebbe col crcfcère df Sagredo ; nè i '
fuoi coetànei gli fùron pari ycòcet'
to nel numero degli anni ; poiché ‘
GcvzlL^ ferapre gli" auànzò- in^
quello delle virtù, £.per andar con-
tinuamente innanzi ; volaua colla '
mente su Jè ali dcli’orazionci nel
eliclo; Gàricaua fi di férro,e di cioc-
cio >pefi coiUi>etf dèlia penicenzà f '
dimagraua ;.6i jridebòl/ua- ifeorpo
con frcquenttd/giijnf;,ca’quaiìi’a'* '
nimo più vigo: oro ; epicu6;diuie- '
ne ; nélifciaua: parte' intera ìiella^ -
fùa carne Vfquarciata dalia terope»
fla dè fTageJli icon chè fana fi con-
lerua l'iritcgr i tà /e fi nnoCénzà .Fat-
to gì ènei l*età maturo , chi fu tale-» '
ancora nell’accerbèzza' della pne*-
tizia ; e riputato- degniffimo dico- '
'mandale ; chi nori^fù inaiiìgnorcg*» "
giato dal vizio; co* voti di tutti
. con»
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Oitm là ^eU.VeneT^ani: 4
con. piena allegrezza del Moniftc*
ro y è innalzato alSeggjo > ed alla**
dignitàdi Abate ^volendó i Monac iv
fignificac colla preminenzadei gran-
de ^Tàltezza de'meriti dell'Eletto.-
Spintopofcia dal delia’ drriucrirc
il Santa Sépolerov cagion della Ter •
conda V ita' dell* vomo fpento neV
Eàradi/o térreftrei s'inuiò co* palfi.
dóu*era^giuntój col defidério mà
dàlie reali preghiere del Santo Rè
Stefò no y e dallà fòrza dèlie ragioni
deirAbacc Ràlino, af re/làto Sàgrc»
do nell* Vnglieria t coll efficaciaL» -
della predicazióne a ppo/lòJica e '
eoll*èfémpió: fenaalingùa fàcùndo> .
lègQ tahnentegliViigheri ,.che vi*
lEendo ilMcmtca natioo vn*altro
ancóra ne videro , cioè Gerardo aC*
ióluto Signore dèglràittrmii Rifor-»
mata eoa fante Icggr 1* Vhghèria-^
parue che voléffématàrc ancora le
fiere dèlié foreftè y poiché ri tira tofi :
nella folitudine popolata dagli An-
geli che lo corteggiatiano'iquiurrer»
ni diMèdico V- e di Céruiico ad Viu
£upp ferito da*Gacciatori,e rifana- -
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f^dló 'd*Onff >
te dai Sagrcdo , e di Nutrice ad
Genio. Btauendo al primo tolta
la fierezza , ed al fecondo i’inftfnto
di vagare : e in tanta diùerfita di na--
ture, fattili concordi, gli ebbe Com-
pagni nelferenio, e Ammiratori di
ciò che fi operaua dal Santo > degnar
di più fpettacori , /e di più nobile^
moltitudine, V'ien per tanto sfor-
zatoà Jafciare il fiknzio, le -feluca •
Je fiere , l'ombre^ e gli orrori ; .ed è-'
condotto , anzf trattò fra do fife pi»
to > fra le Città , fra gli vomini i e lo
chiarezze , colJ’efler fatto - Vefcouo '
di Canadio , E fe fra i bofchi diè • la '
fanità ', e lamanfuetudine a* bruti 5;
nelle Gictà» dalla vita brutale riduP»
fe in prima gli abitatori ad cffere-> '
vominh & indi ad effer fanti i & ac<^
compagnò la iankà delf animo eoa»
quella de* corpi ; volendo che i*ai-»
bergo deJl*anima , eia Reggia del-
^innocenza nonfpfiero afiediatlda^
malori,mentre non erano più ricet-
to del vizio . Mà i Succeflbri dei rc^
gno, e gli Eredi della corona ; mon
già della fantità di Stefano, amando
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OUero ; 44i>
pfh i?ieffer ciechi nella notte dell*I- '
dolatri^che l’effer veggenti nella
luce d^V-angelo, Cfdella verità^ :è
godendo pih del giogo pefantifllmo
qeirimpjetà. nella licenza del re-
gnare , che del foaitc di C r ifto nella
vera libertà de’figliiipli diDia,efoi>
tarono i Popoli à fpegnere il Sole,
ed à fciorre ì legami della vita, dei
niiouo Liberatore, eoli* vccidcr Ge-f
rardo, Vn-tempofola fh>reibrtarc
olfatto deteftabke<,-e Pefeguirlo. .
Eerocchè da* MaJuagi fopraggiun*^
toil Sagredo pienod’anni ^ e di-pa-<
tiinenti nell’vltimou viaggio fatto
per PVngheria , e>nel primo*^, coi
qualealGielo peruennc ; tentaron
quelli di lapidarlo^ •’è di-rendere il
p rimo- Ma r t ire d e J 1* V'iig h cria ,11 m i-^
le à Stefano Protomartire . Mà lei>
pietre. con. doppio miracoio diuc^?
niiteJeggieire ,e pietofe-, reftarona
rorpefe neli’arKi , nèoffe-Tero il San-«
to, cheLcrmòcuirorazione i fulmi-
ni nelCicJo-y i quali già precipita-,
uario fopra gli- empi; , che.aueano
vneuore più duro de^raflì lanciati
„ A. T 5 Non
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U ’
Non rattengon però le pietre arre-;
fiate il fiiror di que* barbari ; anzi
fatti pili, fariofi; gettan prima dal
carro ; e poi di m’altiflSma balza •
G(Èrardo; acui,quant'éra più alta la
rupe, tanto più fublime gli fi appa-
recchia u a là gl òr m* Nè. con tutto
ciò puntò fce mando l'ira \ diTcendo» '
no doue il. Santo giacca Gli "tra- '
figgonòdFpeita’cóa vnà' lancia, e
gii sfracellano il capo-in vn maci- '
gnojChcafperfddrfangiTe non. vol-
le mai lafciar quel nobiliffimo frc- '
gio : benché là violenza \ e’ la cor-
rente irapetuofa. del Danubio jV per '
fétte anni lobagnafie ; tentando di
rapirJò colie acque perchè quel
£uinerealé volcfsé cancellare i fé-*
gni crudeli de'fuoi'Abìtatorijò per- '
cliè fofse ambiziofo d*auer parteJ» ■
dclJ’órnamento y- colqpale' pòférsc '
co n ^magg io r p om pa ,’e • fplénd óreJ» '
sboccare ncrm a re , Tal fuil corfo
dellàvitadiGérardójcHénócefsò di
accórrere dòpalà mortéairàiuto di
chi afiféttuofamente Pinu'ócò; Prc-
garoniò i ciechi defiderofi più di ve- '
dére.
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Ouero U ^tti, Vmii^ank\ 44)*
i^i^H'corpo del Santo , che laJ*
luce, del giórno ;; e" fubitamcntC
sniderò rofcritta la lùpplicai Pre*
garoolo-gli- attratti;. e folamen*'
te collo fcòrrcr degli occhi r c col
àTolgerli verfo il cadàuero( giacché ■
il mouimentò deli e al tre membra-,
non' aucàno*’)' ricuperarono' Tvfo ‘
delie parti - perdute v L*ihuocaroru,
qticlli che dalfuoco delle febbri era
lentamente bVucciatirquelli che dal
freddò de'veleni erano mortalmen**
téagghiacciàti ;,'cd i' primi prona--
reno v'n'aura.frcrchiffima'che tem»
però, loro gli ardori ; ' ed i fecondi
Riebbero il caldo vitale che dileguò
preftàmentei rigori ; E fu tant’ami-
00 di' lollèuarer i Cuoi- Diuoti dagli
affanni ', e dàlie pene :.che nè meni.
Volle s’àfFaticaflero nel reggere il
piccolò nauilio , da^ cui tragittar fi
dòiiea. ii‘ cadauero di Gerardo v il-
quale trouauafì;g>à.cner ficurillìmo.
pòrto dèi Ciclo ; laonde fcrz’aiuto
df remi, e di vele , e folamcnte fpin-
to dali'àuta dellò- Spirito Diuino x
giànfc il legno alla riua dei fiume .
T ó Che
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444 ^ UP^eltìidWoi . :
, ^ Che fc la femplice,e nuda narfà*^
zione farebbe vna sfoggiata,e pom»
pofa moflra fenza i fregi ;ed i rica^’ '
mi mendicati daJl'arte i farebbe del
certo niarauigliora,quando fi aprif-i
fero tutti i Tuoi fumi d*orodali*Elo«ì ^
q^enza * per arricchirla ^ e J*Orato-‘
re peraggiugnerpre^ioadoperaffo
gli aggiuati. J confiderando'l'anti^-
chitàd’vnafamigiia nobiliffima^, cd '
inuecchiata negli onori . Tempre-»-
lìoriti di Huouomct lignaggio del?*
Sagredo : la tenerezza ddTetà^qu5-«
do la fottopofc al giogo della RelH
gione; la fugstdel? Mondo ^quando? ■
appena fa pea muoirerei pa/Tirla^s
generofitd nell'andare incontro . a*^
pericoli , fenz’afpetmr che venire-
ro ; la pcouidenza occhiuta, ed ala^<
ta nel preuederl’akriirneceffità ,
nel prouuedore à tutti^:^ rodio dì Te^
lleffo facendo' tali. Icempij del' Tuo»
corpo , quali nè meno aui*ebbon_i’
fatti i Tirannia Te foflero fiati tor-
mentatori di Gerardo j la nobile^-
prodigalità neliò fparger tanto fu-#
dorè , dal quale l’Vngheria bagna*«
: . . . ta--’'
/
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Òimla I(éti'6r. Venì^anà,
tà Vcdeffe tòrto nafcerJa Fede , e lei
Religion GrrrtiaDa , e da cui fo/Te '
l’impietà ibramerra> c l’Idolatria.^:
il'giubiloiieldar per Chriftó il fan-
gue,il qualedefiderò più aperture '
ndle membra ferite , acciocché fu-
bitamente vfccndo, palefafle laJ^
prontezza del Donatore : la libera-
lità de' Genitori nelFòfFerire à Dio -
il figliuolo in sù*l primo' fiore , da
cuipoteanolperar mólti frutti d-
oto ,ehe aurebbòno^ pompeggiato "
nelJ* Albero d'oro della famiglia : '
la quale nondiméno per l'atto ma'
gnanimo ndlo'fpropiarfi di Gerar-
doj-fù maggiormente affiochita ; -
non folamente‘3 perchè' ih pregio *
della famità deJ-figiiuoIode accreb- ’
be il valore : mà perchè dal medefi-' •
moj coll'infltienze celefti fi rendè -
TAlbero, fecondiiTimo di Senatori,*
di Capitani , d’Ainbafciadoi i > di *
Oaualieri', e di Procuratori , che
produflero altri frutti pur doro.
Innumerabili fono gli altri ag- ■
giunti da’ quali fi potrebbe trar ma-* -
teria dà lodare il Santo j che acqui"< *
rtòò ^
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44^1
fìòÌ?dmordeiMoa<Jor.e dopa /etó’
traffead amrR.i'i^arJef glòrie del Sa»*
grcdojcoaqofft'vuica inuenzióncj -
ed arte ; col fuggire & odiare la^
Terra..
Dà tutte le fontrpredétte donde
attingonfi gli argomenti ,.fi cawanQ '
i titoli da porre’ ncrprincipjj i e ne'
froatifpi^jjfdcll’órazioni . . Verbi-
grazia . Se taluno aurà prouato , •
che TEroe è. ftató vn Sole vn’Er-» '
colè, vn’A'tlantei T Idèa de’ guerrie-^
ri &c , potri pof metter per ticolo: '
II Sole , l'EfcoleilTdéade'guerrie-
ri ... Se aurà Jòdata' vnaTbià? virtii •
Ex;c. là prudenza > la giiillizia ,^ la.'
liberalità' &e»^ porrà' nel. fronrifpi-/
2Ìó tali parole. , La Prudenza ; ,
Giuftizia ,-la Liberalità- &c. Lo^
flèflb E olTerucràne^panegirici lati-
ni’,. Sol alter : feu de S- L hotm^A^tth'
mie^\ Ignis : feu de 5 . IgnatiO' Loyoìa , ,
Tbaumaturgus l icudé’ S> Francifeo Xa*
nmo Inaia<umu^ppJìotò i e fimiJi..-
£ benché balli quanto/hò'’ detto *
per troirare a» gomenti in ognilor--
te d’orazioni ; tuttaupltad perchè'
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Omo li Vinè^kM ] 44Ì
quella mia fatica è dirizzata fpe-'
zialmentéa’PrincipiantJVcd a'No-
uiziì'heirartè del dire > dficcndcrò
ad alcune fpezie-diorazióniiaccen*
nando 1* kiuenz ione' degli ' argo-
menti.
' Nelle orazioni appellate Gene-
tliache i che fi fanno nel na/cimen-
tó di qualche Priricij5e? fi può far la '
comparazione col natale' degli al-
tri Principi V che ebbero lo ' ftelTo “
nome ouer diuerfo é / Si può mo-
Arar per via' di prcdicimento la_f
grandézza, futura del nato Bambi-
no, conghìettnrandola daf régni Ve-'
duti^ e dalle altre circoftanze-. Per
efempiò,'. Se il Sole fi è ecliflatofdi-
rà rOratore*^ che dalle azioni chia- ^
riflìtiie' che' opererà-, faranno* gli»'
. Eròi pili illufiri oftufcati;* Se fono *
preceduti tfemuoti ; che fcuotérài •
ed abbatterà ié C“ittài ed i Régni de •
giiAuuerfàrij.Sé è venuto alla luce '
ih giorno dihoràinato dà Marte j.ò-
da Gioue : chV/aràb'ellicofò ed in*'
d inaio all’à r me , e g iouerà a* fùoi
Eopoli. Se rtelmcfe V.gr,. d'Algtk^-
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44^'
fbr> ; ciie raràauguililTinio » Se neK -
rAutuano^che farà maturo, e gra*
uc; darà i frutti ^ quando prefii
parrebbono i fiori . Se hà qualche^,
nota , e (egao militare > ,pome nar-ì
rafidi Scanderbech nato coUa-figivr._
ra d>na rpada effigiata nel bracqio:
chefara yn fegno a Nemici , più,
fpauenteuole .di Orione a* Naui-r
ganti &c, .Potrà prouarfi ancora.^,
col matàlc. del Principe ; effer nata»
PaUegrczzaa* Popoli,, alU-VirtS
ailaReligione ^ e a’ Ribelli ,
zi) , calia Siiperilia ione , la malia-*,
conia. .
Con poca diiromi^ianza dallè-»,
orazioni ^genetJiaclie', 4i componi-,
gon quellc ,, quando fi pone il nome.,
àchi,c ricentcìncnte nato ,lcquaÌL
d ieonfi luftr iche,'pprchè»di« lufira'*
/{Ichiamauafiquelgiptmo in cui il.
dàùa il nome. Si potrà prouare>che.
le azioni, future, à, quanto fi prò -j
mette mel nome , .rifponderanno j.:
che :fara fi nule a’.Pcrfonaggf nella...
(leda guiià dinominaci &c. Appara
icngpap aacor à quello luogo i pa-c -
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merola^étt.Fm’^ana'. 44^^
ncgirici fatti , quando tal*vno nel-/
la guerra , ò nella pace aura confc^
guito qualche cognome gloriofo di
Grande , di Giufto > di Fortunato
&C. e li potranno narrar le cagioni
per le quali li coniienga tale appeK
lazione , colla quale li conofcc la«» •
dìuerlìtàdeglivoHiini grandi > da*"
dozzinali#'
: Nelle orazioni fotte per qualche
vlttoriaiotcenuta '9 dette ancora^
Epinici; , ,può feraiìr ^argomento
là tiàrraz ione del ^ fatto , elprelTa fi ^ '
viuamente^ che gfi Vdicori diuen-^
gano* Veditori della pilgna ; ò la fc- ’
licità. recata nella Patria col prò-
fpero auuenimentó^ò il fin pollb à ^
molte -guerre -col terminare vnaLs *
battaglia $ ò* ra/sicuramento dello '
Stato , e della Città colPauer vinto '
ilNemiccrcagion d*ògni traiore.
Nelleorazioni nelle quali li rin- ;
grazia , nòminate EucarilHche , li ^
efporrà la-grandezza del benificio, •
ò la prontezza del Benefattore, ò il ’
poco inerito del benificato', per far
comparir maggiore la grazia : ò la '
~ cb^
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ilV^òd’Orol-
conmnevtilità: volendo^ dal Do^-
nacoreimicareil SoIè,iI quale coni'
patxc i doai chiàriisimide*ruoirag-
gi'fiaifizrtutto CéJikffot al'pubblico ,
per? obbUgarli'gliraaimi di* laitti :
Quero laJiberalità.che fempre ac-
qua fta: piu di ciò che dòjia> perchè :
V iene ih po ireTsiooc /déJi’àoiore a c
dclcuore,ceróradè*rudditijioafòg-
getta alla: rapacità^ dèlia Eórtuca .
. Se q ual che Eriad pe il hàda com*»
laemlace V ^cchèidel continua vl
riuedenda,,e^vÌ6tandòr il^ùo Do-
miato .' pocràrcompararil al Solevi il "
«'[ua k rcmpre-Yolgefi attorno all a.».
Terra > come àrcentra amati/simo
4^. quel piaiittta^^ ctxi^aa^oeeeAC be*
nilicare fàTsi hello ile db momento p
effeudo impaziente d^adugio,. Po-
tràlodà rii la vtg tJanza v ctexogl fe
la pigrizia^ e la fonnQknaadè'Vaf-r
falli , e manticQ delle, le Arti , e le-»
Virtù.. Poti^magurficarfil^amorci
che tuttodì fuoco oom p^ò Hat fer^
mo fe non: g iugne alla, fiia sfea; . j
Nei riccuimentodi vn P?erlbnag-»
gio eminente nella Gittà^rommini-?-
: ' Arali. ^
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OuerolaI{,eU,^ems(kijaZ 4jk'
ftrafi Targomento dalla comune al*"
leg rezza ^-palefatà' col lume dc^fuo*
chi acccfi nelle pubbliche- piaazc ,
Co*^tuoni dilcttcuoli V e co- fulmini
innocenti delle bòmba^dcV con
chi trionfali alla ’ra^cftà^del For^
fticrc’accolto , ' inchinati V còf^lf
arazzi > che Aldina rafFcttò de^ Riè
Céuitori col coprirle Sale, e lèAan*
2C apparcGchiate > e con altrrrégni
d*applau(ò> laonde il Dicitore pò-
trcbbè prender per téma la venuta, -
e i'cntra tà del Friiicipe cfscre ftata
vhiuerfalmente gradita; I.b fpie-
gare ancora le cagioniVdi accòglie-
ifé con apparecchi maghifichi gli
vòmihi grandi riceuuti nel narcerej
dàlia C^bHà^e dàlFÓhore, farà vn-
alccòhcifsimo argomentò e *
Nelle bràziònt funerali da recf- '
taf A nella' mòrte d’àìcuho oltre à
molti mòdi udditati di fòpra pof-
fiam valere fò’uihhitè al^^
d*Ì3)impi fupériòf i à’moiiti > ed al
fiirof del Cielo , df Fortezze di^
tòrto le anime'déllc Mbharchfe , df"
^icli che giranA'i acciòcchè- non
ftan- "
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nvem^ofo;^
fianchi la Fòrtuna nel volgeri ini -
prò mortali: di bafe , edi fonda-
menta fopra cui appoggiali la feli-
cità de Regni-, e delie Repubbliche
&c; comparando il morto alle cofe
fuddette. E fi mi li alJcgorkv ferui-
ranno ancora nelle lodi delle Vii>
tti , delle quali s’muefliglierannolv
eflenze, Jc propietà., e-gli vffieij
per jdifcorrcnieacconc iamente.Per
oppofito: nelbiafimodel \fizìo: di«
ralftcfserc vn'ldra. feconda di raor-»
ti , per . fare fterilc lé virtù .• vn Ba^
àiifehioi^ che dapprclTa, £ da lun^ -
gi , col-vclenodifecca i'oncflà 45Ì11.4
jhoi'ita : vn .Vefuuio inceflantcmeni
tc auuampante , col fuma an«
neraogni lullro di bellezza, ecoH
faoco toglk fardore a' cuori pili <
inhammati nell* amore inuerfo. il i
Ciclo iv > t
< Ne* dif<J®ri3 appartenenti alleai
nozze > detti Epitalami; , fi può fa-r
re apparir regualità de» Conforti
nella nobiltà , e nella virtù ^ ouero
li poHon pronofticar felicità, ed à
quelli, gd. alla Patria per cagiona ,
della..
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Ouero la . ^enec^na 4f
<Jella'prole, che nafcerè/Viaifica-
trice delle fperanze mezzo rpcntc.>
oconferuatrice delle già nate> eu
crefcmte ; ouero fi dirà che miglior
matrimoniojnon fi porca contrarre^
-icui legami auuenturofi ftrigneràr
no con indiflblubii nodo la bcnt^
uolcnza , .e la concordia, Hcfae aoa
mai fi dipartano. >1,
iSe talVno douerà confegurre la*#
laurea di Dottore , ò di Poeta, la
quale non inaridircefe non col fred*
do della morte; moftreraiEcon va-
rie ragioni >dall*Orato re , che la«.
Sapienza , come Reina , è meritc-;
uole di corona ; che gli vo nini dot-*
tifoni) tanti Rè., e perciò deono
auere vn contralTegno reale: cliele
cerimonie vfate in tali pubbliche.*,
azioni non fon vote, mà piene di
mifierij.,de*quali iarà Interprete#
ed-Efpofitorechi ragiona. Scaltri
aura ottenuto qualch’ altro grado
onorato nella Patria , e nella Re-
pubblica, per efempio, la dignità
di Procuratore in Venezia; fiften'-
deràilJQicitore nel dare à diuede-
re#
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4]T4 ^lAVeìlò ^Orol
re , che le qualità fingulari (del Np*
: bile , h agguagliano alia Aibliuiità
ddì onore : che la Repubblica ri*
, cóndafì di chi non perde mai la me-
morìa della Patria ; che in V^cnezia
la V/ia fieura per correre alle digni-
tà > è quella la quak^è pi ìi lu brica , e
mollé'.per lo Jpargimenco del jjroi*
prio fudore . Che fé l’Oratore vor-
rà valcrfi delle Allegorie, edelle.»
Comparazione , trouera ingegno*
iiiiìmi irgomcnti . -Il modo poi dj
teff^ le Praz ioni |>er via di alle-
goriche diparagoni fi è quello,.
Si cercano le prppietà >gJ i effetti^
, e gii ilnri aggiunti , e circofianze-»
, dcll^Óggetto con cui fi fà iljparago-
ne*,, e pofeia prouafi ritrouarfi pel
Pei fonaggio^ ,e nella cufa lodata *•
Per crempio. J1 Sole illumina , rì-
icaida , produce pel fondo deile-»
Montagne» e del Marc l’oro > ie->
gemme, le perle cagioni del nau-
kagio, della vita , e di tanti fepolcri
à* mortàliscoptinuamente muouefi
come famiglio , anzi Cur/bre per
ferii igiq dtgli vpraini 6rc. ora fei
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Òuero la P'^ettìfzknà 7 4^5
D fcicor.e Ejkc. rauniicrà in S.Praa^
cefco Sauerio dcWa^ ;ii^a /Compa-
^gnia tutto x:iò;j é prouèrà celie ri-
fchiaròiCOiliaJucc ^l’^Vangclo pift
d'vn milione , ■dugcnto mila Ido-.
lauri Tepol ti, non chegiacenci nella
notte deiPinfedcltà? infiaiU.nò eoa
fuoco falutifero 4*Qricnte , in tutte
le (lagioni deifaano , a^g liiccia-
.to , & intirizzato dal freddo morti-
fero del trizio : ih nafeer di nuouo
l*età dell’oro col produrr e le Virti
-in que' petti di ferro : ii aio Je di co-
. tinuo , ed infaticabilmeuce , faccn^;
«do piti di cento mila miglia per ii^
' uolgere dallatlrada della perdizio*
me *vn Mondo nuouo > ed iauiario
inuerfo*JlQieio &c;auràdinioiirato
>e(fer (iuìileal SoleFraneefco ISaue*
rio , à cui non mancò l’Occidentejt
morendo , e tramontando tieii’Q^
-diente, "
V
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\
CAPO II.
0*alfune €ofec§muni- negli Eferd^
\ trifémfe^Giudtctanai Omo* ' ‘ •
. BtamtiiC Delihmttua, ^
^ ,f i.- .•
i •
TRouato l'argomento ^ fi princi-
. pierà rEfòrdio , col quale fi
deono difporre , c. preparare gii
animi degli Vditori acciocché vo-
lentieri , e cortefementc afcoltino
il nofiro difcorfo . • Siifà tal dilpofi-
«ione ,e preparamento col rendere
^ii Afcoltanci b^eublii attentile
.docili I cioè, che agèuolracnte ap-
"|>refidano ; ^ ' *
V . -Si confeguirà la heneuoknzaiCpl
raccontar le cofe operate dal Dici-
tore in ferufgio della Città , della^
Repubblica/de* Giudici, degli Vdi-
ì;pi i : col rammentar l’amicizia ^ la
parentela con chi ode , requicà del-
la càufa , la fincerità , e candidezza
deli’afictto non mifchiata > nè an-
nebbiata dall’ iriterelTe , da'.nuiioli
del quale pochi fono liberi, ed efen-
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t)uer9 U I{elt . f^em^ana l 4
ti: col moilrar la ngfeiltà e
dciracfiufatojla pQuertà,Jej*icche2*
ze , i’iagpgao , la virtù , il fanguc, e .
Toro. fpLdfQ per la Pàtria, rintegrità
dc'.Qiudici , la prudenza, palefata-;#
negli aierigiudieij , la;pied,‘&com4
paflione de* medefimi verfo i cala-
raitofì^ ed afflitti ,la potenza , c !*•
ambizione degli AccufarnH, kiCru-
deltà efercicate^etcoic romigliantij
fecond.q jcffetón le Caufe nià prin-^*
cipalmentc neUc' Giudiciarjc •. Nel
Genere •ditnoftratiuo «‘otterrà lai:*
l^eniuolenza,, figuiiicando il timor
.di ragionare alla prefenzà dVonii-
ili vditicon plaufo ne'Roari ,ene*
Licej., tiueriti. per la moiticudinfc
4egii acmi > e degli onori auuti,per
Ja verdezza , e gagliardia del feano
nella -vecchiaia i d*vna Città in cni
gli Oratori più fioriti fpiegarono
la pompa delle loro amenità ; d’vn
Principe che hàJa preminenza del
grado , e del fauelJare , effendo non
mcn potente, che facondo. Altri
fimiii aggiunti metteranno in poA
Xelib dell’affezione bramata . Nel
' . y Ge-
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43fS
' Geoere Delibcrailtiofi cattmeraoì^
no gli Animi .y-ìiicendo di (tupi^
che vn*Arcopa^ d’voTriiirf accor-
e prùdeaci/simi àbBia^fecito
per rifotòcre eh j è pitibifogad^D di
riceuere^ *cheatto4 dar .còniigiio :
che paclctàtlibcranicnte inon per
configiiare .9 mà per foddisfare al
defiderio .dell’Adunanza.: chè eia*
(cun degli. adunati 9 auendo la Dea
Suada helia diagua^xon paròle pili
cfficaci^epci^ualhiera^Diiercbbe:
che la corUfia dèll’Airenibiea y c la
gentilezza;! che .traJuce nel volto,*
inulta i’Oratore al iiilcorrere * e dà
iume per «xrooare acconce cagioni
idaperruadere i Con guclle^ò alene
for ine d i dire dpefe neireffordio , A
guadagiicrà ìl’affetto nè potremo
.dubitar della >YÌctoria., edl.condur
gli AGrol tanti » .anz’ di tirargli do*
ue d piacerà * velfendo già mezzo
vinti * e per poco incatenati nei
principio dell’orazione ,
Aurafsi l’attenzione col protnet-
ter la breuicà , la chiarezza > ouero
di voler narrar cole grandi > ammi*
. ara*^
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'Onero la Kett , 459
^ r abili f ncccfsarje y gioueuoii > Te*
„ condo che rlch federi il genere delle
1 Caufe da trattarli •
Finalmuite. rcnderanfì . dodi i gli
.V d itor^ fe^ióigcainent^^ & iara-
, nente iènza^coi^^ ofcuri*
, tà faremo la proporzione., e prò*
porremo. lVargòmemo;> Jl,qualc^
, quantop]ujè.^Jiuouo , c pellegrino
tanto.più dilctta^E tal'cócdlcnza, c
rari|à fi può Jare .agli argomenti
, triuiaii .col feniirfi de’ iuqghi rai^
gliori nel -Capo precedente inic-
gnati., £x.c., Argomento dozzinale
farebbe . Ricchi .fono ^infelici ,
Quefta prpppliziot^ pqueca , &
, igiiuda dibell.czza ,4iuerrcbhc leg-
giadra , criccad'ariiamciiti jcoli’a-
* doperarla Comparazione : Tutti
gli Itau , e i gradi dc*pÌM.mifcri, fon
piii felici della .condizion -de’ Ric-
chi ; ò^eryi.a di.contrarii > c di pa»
radofsì y ciojè detti aiarauigJiofi ;
Tutti i Ricchi iquanto più fon pie-
ni, canto più IbaYoti di felicità : La
gran ricchezzaè il fonimo delle mi-
.ierie : ò per Idea : 11 Ricco è vn vt-
V z rilsi-
f
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4<Jo ■ 'ftVéUò^Ùró'^
rifsimo Ritratto delPinfcIicità &c^
E vuoili metter gran diligenza nel-
Tabbellir PEfordio , aGciocchè il
primo a jjparir deirOratorc ‘V del-
la Eloquenza sà'i-RoÀri'» iSa'eótne
quello del Sole, sl’adorno nella pri-
ma Tua moEra acll^Oricnte , e si v i-
ilofo , che auendo fugata la notte ,
quali vn altra ne reca agli occhi
coiuabbagliarli . ‘ • '
C A PO
Begli Ef»r4ij vieciofi ,
SArà difettnofo quell’ Efordio ,
! che può'fcruire à molte Gaufe,
ò hà fupcriiaita di parole , e^dì fen-
tenze ; ouero-è troppo lontano dal-
la Caufa , nè renderà gli Vditori
beneuoli , attenci 5 e docili , nè aura
leggiadria , ed eleganza dì forme ;
oucro fe-conv troppo affettato ftile '
farà comporto,, cioè con ifquifitez-
za > ricercata con fouerchio* affet-
to, e • più del dòucre 'a'rtificiòféLj.
Apprefso ; fon riputaci puerili, c
con
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QutrèlalMtmryen^ana» 4^1 ^
confcguentemcnte prìui di maturi-
tà quegli? Efbrdi j ne' quali; l’^Ora*
torq con filatera, ^ feiunghe^a-
parole deprime , ed abballa pii^dei
douercJa, fcajcfezaia del proprfpdnt
gcgho, dèiràrte> e della eloquenza^
perchè con, fora iglianti finzioni
moftrafi veraracncc maneheuoledi
prudenzà'i cdiifenno ; ed i fuoi. ifin-?!
giraeptiidiuei%oareali> ed vo.
eisctcdiiciò' che. dice
CAPO IV.
prmapiQ tfeglt Efàrdij nel
. ^ :
i i
Nei genere Dimoft'ratrwio v
cui l'Ora torev impiega
torno alla lòde^.ouero biafimo,può
dar principio» alfEfordio qualche
fauola,.illoria,finiiìitudine,.dettOi
e fentenza j con che fiaoilraente ci
ageuplererao la ftrada peisgiugne^
re aftermine r & airargomento , q
foggetto,delquale fi'vuol difeorre*^
^ t II giorno» il tempo^la moltitu^
.. y ^ dine
/
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4^' Uf^ellotPOfnr
dine degli Vditori, il luogo doue ’
ragionali yC tutele altre circo/lan-
zc-, de aggiun tr contenuti da quei '
Verro:' * - *
fwhùsauxU^s, ntr,
miidó'fftiaHdoi -
pòffbna giouareai cómmdamenr^
to del diibórfo ; Per' etempio ^ Se*
qùàlcttb' nOuella comeca'Taré fiata -
veduta neiia mortèdi ta^i*vno t an-
cor quélMumC '* ardenté^nel Cielo !
qxianda fi e^ihguóno L MònarchP
Soli dèlia Ter ra >dara Idee ai Dici- '
tòrc;il ^ùaie'pòtridire : Che non_* '
crfiendó b^fièuòli' gli occhi delia
Terra-per piàgnerc li mòrte dei^'
Pìtiocipé?r6ento>iiCièlb volle apri*
reTal tri oècbi per lagr imslfe che^l^^'
Cielòpér fare va'ofreqùiò^lamino*
fò ^<^e<ìilluflri?'elequie aPpèfunto , '
accèréàuóùidoppi'eri^ Tàlóra nel-
le orazióni' funerali conainciafi ex ■
ah»pf(r^. Hai pure ò'Mòrté attcr-
ra^iigraO Coloflò dei^Sòlè ;ònde -
cl ttòufàmo in/Àjuèfiò Tèmpio co* "
me neU^ Règgia dèllà nòttefiaima-
la^dà ^iièfiii< pomj^a fiiòèlla- d*ani^ '
manti^
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/
OèerólàHett^rwTdanal
mafie e da ^iieft’ómbre pendenti '
dàlie ' pareti •' Lodàadòfi < qualche
Brihcfpc'nato i- fe- fono 'precedute ‘
guerre li può dire : ^ che le morti
di umifoao ftatc lacghiÀtimmen*
te ricompenfòte coa3 vna^ vita che
VAÌ per tutte *. Se è precorrà la pa*
ce > li dirà ;;che’i Principe non farà
giammai accompagnato da* tu mul-^^
ti> e dalle guerre ^ mentre dàllà pa»
ce fi» corteggiato i e córonatofielia
calla/»- Eodàtviod' qualche^ Nobile *
v^apiu^bilita ta nella Repubbl fca '
ddgli onorii. VérbigEazià;dàlla di-
l^tàdiPi?ociifatorc in Venezia >
poctàprincipiar PErordio vaarran-'
ddlè pompe<sfoggiate>.e lerchiàrif-
iime dimoli^az^i fitterdalla Cit*
tà f e da’-Cittadmi idi Arclir l quali ’
férifcon^gli occhi colla i fplendore
dèllamagnificenza jje colla varietà '
del colori fan;^crederev che gli Ar-
cfóbalenid^ Ciclo lampeggino in >
Venezia trdr quadri ,e^ diritture à
eutdiviùo«alcranon~manca vfàluo
il mouimento > tolto apcora a’ Ri*
gj^ardanti fermati come immobili
V 4+ va.-
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^4 ' ll'ytih-iCO'm ‘ '
vagheggiarle i di ^Ritratti del Per-
fonaggiò a tale dlterzaifablimato r
sì viul l’oreoch f cred^do chc-
phrlinoVftupifcònd dinon (ctìtirle
parole ^di inoilre fuperbiflìnlc fat-
te liella^Merceriaj; pércui'fi và'iiel*-
la Piazza magnjficeótksima di Saa'
Marco, amendut kinmtrabilijonde
fc la primafofte'ftata veduta-daglr
antichi , e gentili Poeti- ^aurcbbc
imutodà quelli ir nome della forno-
fo , e faUolòfa dirada degriddi;^e la*
feconda farebbe fiata detta da' me-
defìmi il Paradiro dellelognate loro*
DeitàiSi può ditela calcadellaGéte^
ché eolia Aia fpcflezza fo piò raro il;
trionfo : 'la cómitiaa de* Nobili -
che paiono in. quei* giorno^ Pianeti
erranti > e che camminino néiri’iclo'
immobile di Venezia ; il tutto ve-
duto da me mentre componeua H>
préfente Trattato : quando* vn*ll-
iU ftriliìino ed EccellentiflìmO Per*
fonaggio fh creato Procurator di
S*Marco> e fiiammiraco «/wry
idein appunto come il Sole quando *
wnafce'dàidnarc.. -
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» * I ^ J t '* ■***.**.?■
j)iL pnftcf^o éegli 2[ordij mlgentr9r.
. * ' Ciudiciate,. -. .
ALl’Efbrdiò nel ‘ GjeiiereGiudi^
, ciale^ jn cui trawa/i. d'accuf^-
i:e,e difédetcjpoflbnodarc acconcio
comiiiciamento, gli affetti dell'ani-
mo.. V.gr.il timor.e ; con dire ; effe?
re fpaueniato-, vedendo tanti Emù?
li , ed Au wfarij. potentilfimi con-
giurati contra deii’innocente; ouero
craggerando-gii appoggi tóle, ric-
chezacre delle parentele , fppm.le-»
qìi^i fon .fondate le fperanze degli
Àccufatori 3 ò rallegrandoli che fie?
ho- prefenti tali Giudici ,, da'quali
fpei:ar. li poffa vn feliciUìmo riu fei^
mento -in. vna.. caufa,pcr altro ine?
llrigabiki ò.facendo animo à fe llcÀ
fo> conhdado neii^ equità-della cau«>
fe ,ehe fuole incoraggiar glianimi
piii aùuiliti,.e quali diranimati.. Se*!
Reo prefentaio a'Xribunali^è ami?
co ddròratqre: potrà dire > effere-^
«foràiftto à porre ogni diligep^za per
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^ lìf^eltoiTOròf ^
difender TAmico, parte miglforè->j> *
c l'Ahinu dctDìeitprci E fe TAccu*
fatò è ftrcttò con ihdilfolubil nodo '
d^micìzh> ò^ì paréncéià
ciVdiVà,.ccrtiìlIìmaménterpera di *
niifuppàrlòyda'groppi i e da* làcci
dcHéràceùfe cólTaiuto de*mcdciimi ’
GfudiciV i^uali còlla coiidanitó ’
deli*Ami(^ ihnòcente >e congiunto "
di fangue , nòri vórranno ;^dalla Fa- '
mi > chc:^hàpiàtòcché>efl’w accu-^’
fàticoìhe ReMrmolte colpe d*in«
gratitudine dislealtà xd*ihgiùfti« '
zia , t di crude! tà;.col tradir Fàmicif
zia 9 la fedé>l*ihnÒcénza> e là pàren-
tela.v Finalméntéf fette generi de-'
S^ràgè^i^tiàflegnatidà’Rètori ; à '
cbiàtténtàmèntè^licónlìd^ fbn^
cótoc Infette bocche del Nilo; laon- "
devi* Eloquenza coi^nezzodi^iièlli
fiòù'rèiférà ina i àfau^ta9^mà:iarà vh ‘
tìti thè; gigante ancói^qhàndohàfce ,
e^llà c ullà 9 cherpòi^dilùngandofi '
dai^[^ipnté;e ingfeiian e infu-
perbchdò per là fópf abbondanza.»^
delle piène ; diuehga vn mare , mà -
feazal'àhtarèzzà»
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€ Af O* VI.
M ffmipj&dé gli Efwdij nel genere'
DeUberatino:,'
* h
E1 ^nere' Deliberatiuo m cui '
4t^ fi cercarie' debba fi ftre Toa^^
ò tralà(ciarè;gli B&dijife del
tutta 'non -fi.* omaieetóna'V ' alineno *
fon bréiùfiìmi/ j; non rklliédéndofi-
procàccià^cón molte parole la be*
nitiolénza ; rperclièf trattali ' della^
comune vtilicà , clic tiene ognuno*
atteiitiflìrao )..e dà iVdito' ancora à-
chlfQffcpjìtiordQ degli fcóglr d*I-
càro > che. mòilròPpiu ’ tòffo d'àucr
ttfratìcòn ceragli^orccchì V.chc in-
cècateie penne non^ientendó/ gli/
auùèrtibentidiDédàlò;* Ihvariej
gilife potrà cominciar rOratóre i (e
benein tutte le forti delle Catife i
pftnctpi j; cadati €3èvi{cenibus?Caufs »
cioè dàile còfe dà tratta rfi.>fo no piu
Ihudàbiii itònaccénnarealla sfiigr
gitaglrargomfcativchepoi compa-
tiranao con tutta la loro pompa > c
V 6 ro-
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Umettò xtOrù'r ^
robiiftezza nel di fcorfo. Ringrazici
rà il Popolo della ftima che ‘fà del-
Dicitore/chiatiiàto à' ragionare nei-
Confi^ iodé Ha fte^Ta S aii iezza .Pro-
raetteri-di.paléfar liberaméte i fuor
penfìeri ;di non ircoftaril.pnnto dal-
1* Qfldlà* ■ Dirà che le fqc:paro3c'
raiino vcradiflKneDiniQftratrjci’àel
C9pre ^ihq|ia|e ve4r^ fenza J5apcr^
tura del pettor.cicercata datquel'Fi^^
lòfofo , per ailicurarfi dalla Simula-
zkj:ne?'di cui è propri età innata il;:
pprt^r fenapre la mafchcra>.e le fin-,
tedjuife in quello .gran Teatro deh
Mondo.,.; , ' ui.::- ;
■K
e A PO
i^Ua Ni»ra:(iont*
. II. . .
ACciocchèla Narrazione quan^'
,i'do faràneceliàriai liabiiona^»
fa?inertiere chevclla fia^ breue , ichiar
i*a ,.e a*edibile . Sarabreuc , fe noji^
allungheremo di- fouerchio^ il di-
feorfo > ne tot neremo à.dir di nuouo-
lèn za nccellUa-, la coie già • detto ^
j SÀra^
Digilized b/ Cooglc
Onero làl(ett. Kem^iana ]
Sarà Ghiaia fé non. v^eremo paroJé
troppo antiche > diificiJi
glie Sarà credibile , fe*I ràeconta?
mento non centrar ierà à’iuoghi, al-
le perfone, cd aJr-aitre circofianze:;
Interno alla Narrazionefidee; fa^
pere trouarfenediic forti i vnà.vien:
detta Naturalfc^e i*àl tramiceli. Artf^
ficiofa*. Allora fi fà la Naturaleij ,
quando feguiam rordine della Na**
tura . Per eferapio:; le .lodando vn
Perfonaggio > racconteremo 'le Qolft
operate nella fanciullezza ^iiella^
giouentiu » . iiclla maturità. * nella
vecch ia k > ■ farà narraziom natura-*
le. E. tafordine à mioìgiudicioià
bene ohe fi tenga nelle * Allegorie > è
nelkComparazioni.Làondeie"! pa-.
ragone V. gr; ii( fà col Soie > ò cant
Ercole ^ meglio ècom inciar da’ na-
tali d’àmcnduc ,cfinir colfoccafo ,,
e colia- moi«^ del kCQndq>c del pri- ;
mo >che perturbare ogni cofa: fe^‘
gnendo l’Epica- poefia ,da quale-»-
preferiue a* Poeti di non dar princi-
pio all’azione ,<e al fatto dell'Eroe’
da càtarfi>col principiar dal fonceip:
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47® ' • ^ yeUo é^Oro lr
dairórigine. L'Artificiofa èi quan^ 1
do confondiamo ròrdinc dcJJa Na-*
tura> edeiretàrdiccndò in^pfima-»^ i
della. vecchiezza >epoi ò:deUa pue- '
riàia *, 6déirétàpcrfecta ; Dal ' che ‘ i
raccoglicfi • errar ^ coloro 1 quali
penfano ychc: nel- tefsen panegirici-
iopra iSanti lòàltre Pèrfone^fi-deb*
baremprccQcnindardallaCuila ,e-
ttrmihar colladepoltura Vch'c chiu-
da il ragiònamentò;del> Dicitore-»
a come chiiife il corpo dèi trapafsa-
to v Auucrtafi però che quando "
rOratorcfproponerdàiàuellarc or-
dina tamente prima d'vna^ virtù > C' f
fecondàriàmcnted?vn!àJtra ydee of-’
feruar Tòrd/ne propoftò ;alcrimen- -
ti ( per noftdircaltro) faràxreduto^
fmemoirato;ved vn Oratore non for-
mato pecfectamentcdàllemanr del-
la^ Eloquenza' mancandogli voav
p^t£>cke è ia Memoria «L
Dijiii — : 1» GisOgU-
471
C A P Q ' Vili.
Del j^ineipfò itili ììmAwne j e tfe*
* * / * ’ -
Jt E forme vfatc nèirirtcommcia» ‘
Li ìmcntodella^j^arraz^^
quefteie fómigjiantrf Per dar prin-
cipio at mia SirèorfQ . Per dir nel
primo luògo della Temperanza!» .
Per dimoftrar quanti hò ^ proppfto
eflcr vero J- eccoric le prÓHc 1 • V eg-
g^ramò'ciòchVp^in^iei^^^^^ pòli ‘
nel lapaf t JzJÓnc V TralaTciò^ le co-
fé opcratcncllWfanciullèz ; pe^
chè fé bénefon> pàaraùigliòfe , ' piu
inYrabili fon’ quelle cH'c ii 'vaghégr
giano nella Giòuljntù'. Aìcùhi co-
miheianoper via'di dubitazioni ,
Pòndfe cómmcerÒ?Pamplificàzi
dèi fatto ? ' Di iqual virtìi ih priraài»
ràgiònerà<l*ÓiratÒTc ?,Ate
déue figure PreteriziÒheVGónùer-
fioncVConcc^one j.edi tutte le al**
&e di Topra infégnate •
Intorno a*pa&ggiuDolte fórme
di
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ijPe . p-^cUc <r<7r#r !
Jidjré,e mólte figure adoperatei:!?
f?cr iflGominciap’^a Narrazione^
aiucafiò rOratoì*e accio<iohè‘àrtifi-
ciof;^mentc faccia vn figurato pafi-
raggiò da vna cofaVia vn’altra . E,
]uefio? tranfito rendefi pili artifi-
r fQfo>^ legg iadro ^^qualqr^' nel li-
ne ^òm a{u:;a parte 4ei peiiiodò ,
beilo fiùdiò qualche paiola fi pone.,
ia 9viale/e?ua di.cómocTó^d oppor-
hinò tragittp cagion .d’èTemr
pio, Dapod’aucr ddcrittele bat^
taglie terreftri.de* Veneziani : fe fi?
V pie 1 fe paftarearid ir le . puguera^
ri tjcim c jl fi { porrebbe bel j" per iodò^
precedente la pùrbla,in^
pci;tibenYeaÌxxiar,e,i e poi^ potreb-
be Hire. IJ nome. di mare mi riduce
alia memoria i combattf^mcnu fatu^
ne]]*Adria tico.^ neÌJCv cui, ac^ue fu- ^
ron, colorile jcol f^ngu.e de* Nemici,
le,yittprie|dè* Ve^e .Già cheii
ho fa t^ '^Azióne bel mare/ voglio •
quello inol-f
t«armi,^/empré fecondo di cipreflì; ^
4 *toftantÌnopbJi ,e di palme a Ve^-
nezia;.. Appò^tatamente iii quello
;ì ' ■ iuó'
■■ ‘ wk
luogo collocai alcune ct^eap^a'ifcP
ncncial mare ,lperchè iblTerocomo
legni > perf mezzore* quali fi'ricotff
dafle il Dicitore di contar l’òpereù
fcgnalate fatte da Venezia nell’Alt
cipelàgo > e nell'Ionio contra de->
Turchr, che telson piìr i Lionidi'
Venc^ia ,che quelli uell’AfFrllca^J
Nelfinuclligamcnto ditali paffag-
gi , fi dee molto impiegar l'ingegno
di chi profefla^dificn parlare / ac*
ciocché i fàlti ancora ( per dir còsi )
del l'Oratore da va luogocin vn'al-
tro , fieno ben redolati / cd il tutto
artificiofo > e meritenole del fiaudite
intero ^nondimezzato'. N^imite*
rà molti Oratóri facr i > e profani/
che pafiano da* Tn. luogo all’àltvo
mirabilmente V perchè fm medio: ~
guifa d’Angeliitjhc giufta l'opiriioni
d’alcuni/ poflbno trasferirli dooe>
loro aggrada lenza mezzo veruno.'
Veggafi cièche dice PlinioSecondo’
nel libro terzo ndla pillola decima*;
terza , parlando dcirordine s •
tranfiti , e ^ellc figure del fuo pancA
girico ? à cni la Verità con ragiono
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474 UVdUitOnBLy.
pvMareii' titolo d*ottimo>4ato gii:
dalì*Aduhziorìe à Traiàoo ^allora
quando^ attribuhil; /bniiiio ^
delia, bontà i.e l'òttima à^Princ^pI^
•Gentili,. . . -
A i-
C A F O IX^
* * ; *
. DtlU^ C wiffrma^ont
* I ’ * * '•*
La . Confermazione altro non è'*
cbempcoime i,.e ftàhilir con
fenncragioni quantaii è propofto , -
Nella cofifermazion «per mia au*
uifo^meglió è poereii^rima le ra-
gjonf ptafàldciegagiiardè^^ c poii
lè meaviggi^o&s.€Lpm£àccbc^
dièi*yditorenerprÌQCipió àlplb at**
tento r nè trouan^fi' ftànco/ è pibi
&cj]èadàcrenderiii.ed èpiÙLefpofto^
a’^colpi délPBioquenza ^ e
£ìlnunatrice « la quale non férifce.
ta ^a> nè calp^e sl^ bene j^qi^ando
gU AfóDJtantrronain&ilMiti > .
flracclypcclà^diccriàdcll’Ofatorc.^
laonde nellerbattaglié’ fatte:: da^*r
fictofiàttwène^il eontranadiqueli
che.
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, OmoIaì^eu. f^iHep'amt, 4.7S
che fucccde neile pugne dèi Cam- ‘
pò; in cui pfùmàla^^ fi
vìncono ; 'e s’àct<à*rana'^aèlPÌflÌco*
minciameiit6^dèirà^2uff^^
dègii^'Acmati d
allor che I vIntimóUl d , e
di radòre»innaH)ànalepaimè data* .
gliarfir é raccòj^ièf&^foiàniente da”
Vincitori i c bagnandò là- ter^ '
filrucciòlanoye càdono‘nèl fèpol« ^
cro^ c néfTcnaf dei Ja^moi^e . Non fi
nìcga pcrò-il ferbar^^
rÒi^rj^mHtnda collo^^ fi* .
nt dèlTa^Cònfè'rihaziohe'^^
dàll'Óràtore fi rin^ pùgh^; C fi
dire » argbihènèi sicònuiacèntf > co*'
me da' Filofofi^mettèr^ia iCc&ieraiJ ^
cd à ftbnte'prim^^^ glr ar-
|r6^ntlpiù l^robabiJi^ic '
j din&ffóatiui > e pofciaa mén prò*
bàbiliy chc^talora fonò più 'pène*
tranti 9 pcfchè'^più^pchetrati d^^
sdoltitùdinè’^ non^àuùèiàa alle fot* ^
tifica*
moitrrcT^MierquelJàforza^che già
ebbe hcipwnci^^^ E
perche non ^acp itdonodagliOrst^
tónicòmc^SDfégnàDo^fMà
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* ^ ìi*f^eltoétOfol ^
tigìkzzQ ytd airacme maneggiàtè
Ilei Liceo . Sono gli argomenti in-
triniichi p iù fortixtegli eftrinfeehiji,
dir. còl vàgìionfi'frequentcnientì^
molti ^Predicatoci mon difetto
d'j ngegno V ra à per ; abborr imcn to >
ò,pcr dir meglio per l&iga’ di fatica>
la quale come fpauenteuoJe , fù pon-
ila da Virgilio, alla . porta dell'I%
jferno-.’::i . '•> ' 1
1 A ■ ia ^ • • 1 f5 J •
C 'A P 0‘ Xt
. * J . .■ .
Della Ter9raziiwt'i
La Perora3Ìonevltima|>af te del?
; ‘ ragionameato > ààda compar
l ir la prima- ,.c la piìuriguardeuplr
uèirartificio ; E pcrciòife'l pici-*
torc nel: corfo dell'orazione allagò'
i Roftri’,^.c rVdienza co* torrenti
del dire,giunto alla meta dee fpani»
der-fiurai grandi, e reali'.. Se caldo
moftroffi-nd principio ,> e neldnez-*
£o ; nel fine donerà tutfardem ^ ,.e
Spirai*; jfiammecome*lMongibello,.
& Eflcdado .. SefìLfimileàTttlijoi,
" ■ &.à.
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Ouero
^ à Demoftenc nell ar»N afc^i ione
e C«onferma;^ion&: nella Perorazio-
ne farà vn Pericle, & vni@ioue>cÌie
tuonino , e che fulminino . Sforze-
ralfi ncH*cftrerao del difcpffo^di ca-
gionar tutti i mouimenti délPani*
mo, d*odia, d’amore , di fdegno , di
^co m pafTì one, d i paura , « d^gli altri
affetti, fecondo che richiede Pargo-
menco j ' sì che oralletci , or Hiftpl-
*ga , ^raccenda , or’agghiàcci^' or*
inanimi ora fgometìti , 'òr fac-
cia impietrare or^ammoJifca:^
Si fà la Perorazione; col riepilo-
gar le cofe détte, cóirefortarcal-
la fuga del vizio , al «fegui tomen-
to de lla virtù , alPantor ' dell'ione -
fbo ,v all'odio dello ^ohaeneoòie
Talora termina CoK riuoJgerfi
à Dio, a’ Giudici col porre lin-
nanzi la fclicicàv , e lasmifèrnulpte
con mille altre guife icomefìpaò
veder negli Oratori di primo ^nó-
me» e fpezialmente in Tullio , a
cui V'elido diede il titólo 'di
lejhffimt oris i e ia> cui lingua fh
piu poffente per difendere Plm-
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perio Romano $ cht*l fulmina ><ti
r Gioue adonto 4aHa vGeotiii tà nel
^Campidoglio. ^ .
^APO yLTiMa
Dd frìmfh diUaTerora^hiu^
NRlIe orazioni funerali S pu<&
VfipjTCCon finoiJi^òpocodif-
fei^ntlfe^ . fi chi puà.xattcncir
Jc lagrime , aucndo perduta Ja ca-
gioQ delpaiicgrezzà , e del rifo^
lecito pianto
<|uc^o^giòrnaÌieti<^ ,al Defun-
to , al-
ia Re^là^eila LVita jè yolàjtp* D
^.tc^peatùr^oc^^^ atJ^iuato in^
* vn Rc^o , ficuw 4alla jvoli&ili^
:d^la Fortuna • £ jche , fa^mo In-
taotò noi yditofi ? ll Giclo acqui-
' /Vató^da qucil^ Anima graqdc , ci
;fpSgacà rallegrarci con effa ;
Iperdiu dà noi fatta 4/^51 pregiato
.Eroe , ci sforza Jaceffancemcfltc À
lagrimare^ 6ti dolercene .
altre
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^Jtrc orasionitaJora ri dice thTf - -
«acme -di voJcr.iei!nrmare ìJ
> ^iionauer,pn:i
fi nella cameideS^ef
Jungheaaa
'«UI ancorio
«hè non
•della ■nauigaaion
.mofi£roi4rtìArS^t ^
-pcrflaxoHanzam^ra?? - ’
PO . Chenar^ '"’ VII COf.
quanto TompoZ"d”fo^oTd^?
iprcmioilVtìJoj-oro:
|k-s™£s!E^“
■tra inafo di couiDarirA?^ ?^ **’*’»
fpeaWo,e riS". W«mente
<*a di i cfte-por.
elio cToroic dj
PiNiE* ‘;
4VW
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• /■
A V T O R I
'X)‘c*'ilHàiifiiferuitol*‘AHt6re ntlie cofQ
\ i ? nf^tenenU f^enez^a^ed ' »
» ■ -' \',n.{‘JEr6i f^enfz.iani.
Amqldo jVv fon ♦ iw t
5^tiilaNani«
^efarp pampana J
Filippa. Onorio.
Franoìrco : Sanfooipo
Gafparo Contarmi. _ ,
Gjo;Ìaitiila Gontariniv
^io;3attifta Vero. . <
Gip: Nitido. ^
GiuftinianMartinioni^ «
Gui4o Cafoni.*
Lcan^.o Alberti.' .
Leone Marina . . ' / 1
1)^. Antonio Sabellfco I
NicplòCralTo'.^-
J^icp^^jpoglioni. • i) .
Paolo Morolìni .
Paolo Parata.
Pietro Bcnabo^ • ’» - *
Pietro Giuftiniano.
IK
Digitized by Gpogl ^
I N D I C E
DE' C A P I*
- ' • « * *
L IB RP PRIMO ,
^ • r
♦ /
Capo I. ,
Come foflc trouata la Rcttonca. cart.22
CAPO 2^
Della Diffinìzione > dclPvficio > delfine» c
della matena della Rertorìca •
C A P 0 3,
! •
Della Tcfi, e della fporcfi . '
27
C A P 0 4.
Delle Parti della Rertorica .
30
CAPO 5-
•
De’ Luoghi degli Argomenti.
32
CAPO 6.
Della Diffinìzione .
34
Capo 7.
Della Numerazion delle Paro.
• 37
CAPO 8,
Dell*Eriraologia .
44
CAPO 9.
De* Congiocati.
48
CAPO IO.
Del Genere .
53
CAPO li.
Delia Spezie.
57
CAPO 12.
Della Similitudine.
61
a
CA-
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Capo
Della Di(Tìmilirndine> è Diffcrewa . 70
CAPO 14.
De’-Coritrarf. ■ d (i 74
-CAPO 15.
Dc^RipugnanrU «Q
CAPO 16,
S4
Degli Aggiunti.
C-A.P O 17.
Degl i Antecedenti c dc*Con (éguetiti. 95
CAPO ,18.
Delle Cattfe,
G'A P O 1^.
Degli Effetti-
CAPO 2a
Della Compar. zione.
CAPO 21,
De’ Luoghi c(f infcchi,
* LAPO 22t
Delle Categoiie fìlofofìchc donde fi può
cauar maceria dall’Oratore. 151
CAPO. 23.
D’vn’alcro modo per trouar materia. 1^4
L IBRO SECONDO .
103
115
X24
Capo I,
Delle Figure delle fenicnzc.
C A .P O 2,
Della Profopópeia .
CAPO %
Della Ipotipofi .
* >
171
*75
182
CA-
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CAP O
4*
\ •
Ocl!*A4>oftrof€.
188
C i» P O
5- -
Dell* Interrogazione .
m.
CAPO
6.
-
Qjetla Ironia .
- ■
301
C^APO
7* ' ■
Delia preterizione .
À
: acf.
CAPO
s:
. .
Della Softentàzionè .
CAPO
9-
Della Subiczipnc .
,C A P O
320
'lÒ. '
» •
Delibi Dubitazione •
325
CAP O
il.
Della Diftribuzionc.
23Ò
CAPO
13.
Della Conccflìonc .
256
CAPO
13-
Della Pcrmiflfìone.
capo'
243
14.
Della Correzione.
. 349
CAPO
IJ-
.
Della Comunicazione .
256
CAPO
16.
DcU’Eropeia .
261
CAPO
17*
DelfEfclafnazione -
ti6
CAPO
18.
Della Deprecazione .
' 170
CAPO
Dell'Imprccazioi^. '
. >74
« t
Ou
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CAPO 20.'
Déll’Epifonema .
Capo 21. ‘
Dell’Apofiopefi. -
C A P O 22.
DelI’Intctprctazione. . '
C'APO/2g.
Della Collocuzione. ' ,
C A P O ^
Dèlia Licenza .
iS
LìS:
29
il
L ÌB RO - terzo
C A, P p 1.
De‘ Tropi.
C A P O a.
Della Metafora.
CAPO
Di quante fòrti fia la Metafora,
C A P p . ^
Della Sineddoche .
CAPO 5v'
Delia Metonimia .
G. A P O ^
Dell’Anconomafìa .
CAPO 7.
Dell’Onomaropei a .
C A P O S.
Della Catacrefi .
C A P O
Della Melale fTi .
CAPO IO,
Deli* Allegoria.
il
■' 31
il
.12
.ai
'il
il
13
C A-
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5.
340
345r
. 34^1
349.
CAPO 11%
Dell’J-ronìa . -
CAPO 12.
Della Perifràfi . '
CAPO 13,
Dcll’Ipcrbaro i
■ CAPO 14.;
Deiriperbolc.
CAPO if.
Delle Figure delle parole
Della Reperizione, c dell’altro ^gure fat-
te coll’aggiiignimento. 352
. C A- P O 2^.^ .
Della Conuei (ione . ^ 354.
CAPO 17.
Della Compleflìone * 356
CAPO la
Dd Raddoppiamento. 3^a
C A P O 15?.
Della Traduzione . • 3614
C A.P O, 20.
Della Sinonimia . 263
CAPO: ni.
Del Polifindcto « - 369»
C A P'O^ aié.
Della Gradazione • . 374:*
CAPO 13.,
Delle Figure, fatte co^toglimentò •
Della Difloluzione. • 278;
CAPO 24...
DelI^Aggiogniracnto- 383'
C: A. P O.; 25,
DelkDifgiunzione. ‘ ' 38^;
a. CA-
Digitized by GoogR
I N DICE
Delle colè notabili,.
E principalmente* di ciò che ap-
. partiene à Venezia , ed agli
Eroi Veneziani.
■ A • .
AGgiugnimenco. . ^ caivjSJ
Aggiunti! quali! e quanti fieno. 84
c 89-
AgoftinoBarbarigo\ ni
.Al efiandro Terzo Sommo Pontefice dife-
lo dalla Repubblica di Venezia.a5;t.37 ;
Allegoria! Tuo efempio , piegio,edin eh;
fi di iferenzijjdalla Metafora .. 33'3
538. &c. ^
Anagrammi appartengono, all .EtimoJo
già* 4I
Andate, folenni del Sereniflfimo Doge c
Venezia a vmc CbielC! perche.. 37
AnurcaCiurani.'. 39
Andrea Gritti Doge. 29I
Anfiteatro di Roma . io,
Ange’ ' come fi pollano lodar dalla rfliimc
lazion delle parti • ^ j4
Anima razionsdccagione di v«ri j cifetti .
ufi. ■ ,
Annominazione. ^ 3°
Annominazioni, òbifticci foprai’Oritrol
della Piazzadi S. Marca. ■ 35
An-y
/
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MMcc<fèiitt ibndìóerfidagli if^iunrì
^ • i" ' '
Antonio dal Pome Arcb’ietto del Pont»:
di Rialto. . Il)
Antonio furiofa comanda cheli vedda^
Cicerone.
Antonio Qdri no . 3^^’
Antonio V enicro Doge 258’
Amonomafìa. 350
Apologo della Volpoiìfcrito da Atinotiie, .
69.
Apofìopelii 287
Apofirefe. 188-^
Argomenti f ed ampirficazioni dalla Diffi-*
nizronc vdalla Nómerazion delle parti
dall’Etimologìa, &rc.vedii loro'Capì.. ^
Argomenti , ed ^amplificazioni daMuoghi
•efirinlechi* vedi iiCapp 21. del Libro»
primorf.
Argomenti intrinlichi, ed efiriMecbijqna- -
W, e quanti. 33*
Argomenti percornporrc varie orazióni .
407
. Arguzie rpcCTe volte fi traggono dall’Iper*
bolci 3 50'.
Armata delCalifè d’EgKto rotta da Mar-
co Barbaro. 284
Atmatadel Vifeonti Iconfitra nelLagodi-:
Garda, da Stefano Contarmi i 239. dì
Fedengo BarbarofiTadal Doge Stbaftià- •
no Ziani . 253.. de* Genouefi dal Gene-
rale Virtor Piiani . 36Ì.
Aimatade’Tuicbi d^£acta da Mario Ca^>
a^ 5. peHoj-
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pello , ’e Lorenzo ^LatceUò'iHdhPbeco'
della Vallona. 185 da Scbaftiano.ye-
2 ?niero ,e da’jGóUegatì aVCTufrisóIafrìrii 3JI
{ da Lorenzo Marcello a*Dardanèih’éi46, -
i jdà Pré litQ Epcddaoo^ao z:' dà Bèncdctro
z Pefaro allo Stretto di CoftanrinopoTiV c
>> nel Porto della Preuefà; . c
Armate varferotte da’Vinfefanu I78;z96,,
Armare de Venezianf fono alla jdrfefà del^
. la Cattolica
Arrigo Dandolo. " 2^5,
Arrfgo ni.Re dìFrànda ricGuutòalla rea-
*• in V enezia . tro.
Arrio’, e.due fceJecaeezBe.^''*/! - .-^149^
Ar-ienale ammiraBilo<li Venezia; 87.354.
Ajrejqual cofa fia.' .r. ^
Attenzione come fi* confeguiica nell’E-
fordio. r ^ 458,
Auuerfarij , ed Aàiufrfità rendon iVomc
. , fMVrd^i^roi' • ; .'j - , 1 ' * :• 195
11' ; » ■ ' :4
BAibar«(2^-fugac9 dalla Città^ di Cac
• raro. ^ .310
Bactitìa Nani Caualière rC Procurator d
S. Marco,. llluftriflimo, ed EcceHentif
fimo Iftorieo*- i • i . ' ' 38C
Bellezza de’ Beati . . m j6{
Bellezza del <.'anal grandedi Venèzia. 8:
Benedetto Pefaro; ,,10^351
Beniuolenza neirEFordio' ctìme.fe ptten
- V V :! • ' , viT'- %5é
Bernardino Poiani. - ' 505
B^nardioo St«fon«s^5abIoo Com
. : ’ -V. ' ' ' giliì-'
IT
.tlJagniVdi €iesuy gran l^eta»ed Orato^
,v.;JC». ., ù •.. 277^36-5;^
Bilica quando fi ftimìno. 'i-:. f -o. 59
\r-.'’.\r.i ir' ' C ; / 'Xi ;>• ir' i
C Agiorf finale cagiona vatit«ffctti tìei-’
t!vomo*; ;• . ’> i . ?■ ’ jr 117'
Caloino, e fnoi fatti detefiabiliirt-. 210;
Cainpanilrdi SiMatco^ ■ . 325;,
Canai grade di VcQeTàaftC fna .vaghczza^gi».
Caml Òrfano donde rraeirq il nome.
Oipii3aoa'4*Algtori)ptefe da- Màrin CapcU -
i tornei Porto della .Yaljonay.e ripòfta^
opelPArfenal di Venezsa . ' t ' •. 388I.
Capitano lodato dall’Àpoftrofe; ’ iZ^ì '
Capitano fonnato dalla Numerarion deU
,'le|«ifti*n ’ ■- ^ 40.
Caftelli-tjtedifcodoiìo^-Venezia.. '87..
Catacrefi*, ' ':"533;*
Categorie de’FilofofivtiliffìmeaiPOrato^
\re per trouartnaCc^ia^ ed amp^càre^.
Caufe, loro diuifionc,e diflinzioné*,>io3.
Chiefedi S Giacomo, di S.Mafia*dcl Piati-
to,del Rcdentor‘e,della Salute, per qual’
cagionefabbiicatein Venezia. 371-
Chieda defla Salute fabbricata con grande
fpefa dairAuguftifliino Senato Vene-
ziano. : j 372.
Chiefa di J. Marco.** » 1. ' ioa
ChieiainnalzataàS:Giacomo nella fon-
dazion di Venezia.
Cittàdi Candia difefa da Luigi Mocenig^'
Secoiuio» . i9<aL
a é Ci&-
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peIlo , 'c Lorenzo MatcriIò'<i«dhPbrttJ
della Vallona. 185 da Sebaftiano-Ve-
e ?ntcfo , e da’jGóHegari a^drttòlaìirilr
j da Lorenzo Marcello a*Dardantóh*H46.
Rfé®o EpccfdanDt^oi; da Bbnédetrc
I P.cfsronllo'Strcttodi Coftantinopoli^c
ò nel Porto delia Preuefa; . .• n '«6
Armare vanerotteda’Vinfeìani:i78;^^,
Armare de Venezianf fono alla -difcfà del-
. la Cattolica rKei^onè* •/ r,.l >0 o;:
Arrigo Dandolo. ‘
Arrigo HI.Rè diFrancia riceuuto alla rea
in Venezia.
Arrio', ejue fccletaee*ee.^«*< r • .-1145
Arrenale ammiraBiledl YèneZia; 87.72.1
A/r^iqual cofa (ìa.-
Arreninone come fi coafeguiica ncìl’É
fc)rdio. ^ f*' ^ ^ k.5?
Auuerfai ij , ed Aàiuerfità rendon J vom
.f)ÌÙc|iH>rOi! .5 ' -..119;
BAi Nrefi^ fogaro dalla Città di Ca
/^ro. ^
Bactifta Nani Caualière *e Pro^rator >
S. Marcoj-lHuftriffimoi'ed EcceHenii
fimo Idopieo*- : ’ 1 . ‘ ‘ 28
Bellezza de’ Beati . . m .j<<
Bellezza del <.:anal grandedi Venèzia, i
Benedectp Pefaro. j a*
Benfuotenza nel rEbrdio- come ifc otte
ga» , ' ;t • ' .
’’-rnardino Polani. - : V30
aurdiiio Stefonìft Sabina déHài Con
It
.xpagniVdi GiesùV gran Foeta»ed Orato^
BìÀìcd quando fi ftimìno. ri-. -o > 39Ù
ì C' ' •■ C •; / tJM :■■ li- i
C Agiori finale cagiona varit«feti iid-‘
Cvomoi; ; . , . p 7f’ ' UT*
Calaino, e fnoi fatti detefiabiliirr *.v a io.
Cainpanilrdi S^Marco/ • ;:u
Canai gride dl.Veaezàasc/aa vaghezza^^i»
Canal Òrfano donde traefie fi nome. 129^
03piÈaoai4*A)gitrifprefe da* Màrin CapcU -
4 kinel Porto della .Yallona j.e ripòlla_>
•^neirArfcnal di Venezia , » - ) ' •- 38SH.
Capirano lodato dall’Apòftrofe; 1^.' '
Capitano formato dalla Numcrazion deU
:lef>artr.rì ^ ,T*f' ■ . > 40*
Caftclii che difendono ..Venezia,- * -87,.
Cacacrefi,. ' ^ 333^*
Cate^rie de’Filofofi vtiliflìmeail’Oratoi-
^e per trouar matefia-» «d arap^càrc^A.
i i'"” 4 ■ ■ • lO ». . ' » '* - • ^
Caufe> loro diuifione,e dfflinzioné^.ao^.
Chiefedi S Giacomo, di S.Maria'dcl Piana-
to,del RcdGntor'e,dclla Salute, per quaV
cagionefabbricate in Venezia. 371'
Ch ie^a della Salute fabbricata con gra nde
fpela dall’Auguftiffimo Senato Vene-
ziano. \ • . 372f«
Chiefa di 5. Marco.'- • . 1. ' . ioa
ChieiainnalzataàS:Giacorao nella fon-
dazion di Venezia.
Cìtiàdi Candia difefa da Luigi Mocenig^^
Secondo. 19<SL
A é Ci&*
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pello , ’c Lorenzo ^fa^celIò'^ Hd^Pbrto
della Vallona. 185 da Scbaftiano.yé-
3 ?nrero >e da^jGóHcgatì aVCdrirólaririi 2.
f da Lorenzo Marcello a*Dardanèlh’lÌ46,
P#é(ito EpcddaoD,ao2;''da Hèncdettc
^ Pefaroallo ScrcttodiCoftanrinopolire
>, nel Porto della Preuefa; . _ ,1 -'j^6
Armare vanerorte da*Vjnfefanì'i78:f95,
Armare de Venezianf fono alla del-
. Ih Cattolica -R^%ioqe. ’ ' rJ m> o;
A^ri?o Dandolo. 2^^
Arrigo I ^I.Rè diFrancia rieemitoaHa rea
F in V enezia . . . ^ ^ 1 : 1 ir
Arrios e.tuB fccJcr^tzEe.^*».V- > ,-7245
Af-ienale ammirabile di Vènezia; 87.35^
Attenzione come fi' confeguifea neìl’É
fordio. • , ■ ,.<
Auuerfari j , ed iàiuerfità rendon rv'om
_.f)ÌÙc|^rosj •••: > :..M9
. » . .r
Al barefiA ftigacp daila Città di Ca
>raro. ^
Ba r titla * Nani Caualiére yc Pro^raror
S. Marco,. Illuftriffimo, ed EcceHenti
fimo Iftopfeo..- : • * . ‘ ‘ 38
Bellezza de’ Beati . ^ ^ * r<
Bellezza del L'anal grandedi Venèzia, l
Benedetto Pefaro; ' ..xp.^>
Beniiiolcnza neli’Honjiò-ctìmc'è^ otte
- 'i d ■ ' .
^•crnardino Polani. • ’ - ^
ruardiao St«fon2a Sabino dyiài
‘ • V. ■. -piu
xt
di Giesu y gran Foeta»ed Orato*
.uJTjt». 'wf'-iodr» ./ •’ - •: ■..»77*^36>
Bilica quando fi ftimino. i- r
ir' ’ € ■. / ‘in :••• *j-' i
C'Agionfiàalc cagiona variiieflfettinel-
,'Cvoino* ; : . Il'T'
Calainoj e Tuoi fatti deteftabili ir? aio;
CampanU'dl S„Marco. 325^;,
Gan'al gride di Venezia ne/na .vaghczza^gi'
Canal Òrfano donde rraefie il nome,
Chpiiaoa'd’Al^Ti/pirefe da- Màrin Capei* -
4 la nel Porco della .y^ljojiaj'.e ripòftaj
.inell’A'rfenal di Venezia , - ' i ■' •• a88l.
Capitano lodato dal l’Apòftrofe. • 189;
Capitano formato dalla Numerazbn dcU
Jci?artr..l •' *' •''* t t' - 40.
Caftelliete difendono .-Venezia,. ■* 87..
Catacrefi». ' ^ "' 333»*
Categorie de’Filofofi vtiliflìme ail*Orato^
ze per crouar maiìifia'» ed amp^càrc^À .
"V ' «o » , .’}< À
Caufe^ loro djuifionc,e diflinzione.,*io3.
Chiefedì S Giacomo, di S.Maria*del Pian*
to,del RGdenrof‘e,della Salute, per qual'
cagionefabbiicare in Venezia. 371-
Chie^'a della Salute iabbricata con grande
fpefa dairAugutìifiìmo Senato Vene-
. ziano. ! . . 372f.
Chiefa di Marco.' *i ». h ' . looi
Chieia innalzata iS:Giaconjo nella fon-
dazion di Venezia. 85^
Cictàdi Candia difefa da Luigi Mocenige''
Secondo.^ . i9ql
' a é Osn
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CAPO io. .
Déll’Epifonema . . i8 j
Capo 21.
Dell’ApofiopeG. - , ‘
. C A P O 22. >
Dell’Interpretazione. . ‘ ' ‘ 29?
CAPO ag.
Della Collocuzione. / ' . ' ^0]
C A P O 2^
Dèlia Licenza. ^
LIBRO - terzo.
• • - »
C A ,P p 1".
De’Tropi. .. •• ■ $r
C A P O 2.
Della Metafora. 3 il
CAPO 3-
Di Quante forti fia la Metafora , 3 ri
C A .P p
Della Sineddoche . . - . .32!
CAPO 5>
Della Metonimia . 32:
e . A p o
DeirAntonomaGa . - 33»
CAPO 7:
DeU’Onomaropei a . 33
CAPO 8.
Della Catacrefi . 33
CAPO 9^
Della Mctalefliì . 33
CAPO IO.
Dell’Allegoria. ^ 33
C A-
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5.
V I
CAPO lu
Dcll’I^onja . -
CAPO 12.
Della Perìfràfi . '
CAPO 13,
Deiriperbaro *
' - CAPO, lA,
Pciripcrbole .
C A PO if.
Delle Figure delle parole
Della Repetiziòne, cdell’altre figure fat-
^ te coll'aggiugnimcnto.
C A.P O 1^
Della Conuci (ione .
CAPÒ 17.
Della CompleflSonc ' , .. .
c A p o .. la.
Dd Raddoppiamento.
CAPO 19p
Della Traduzione. . «
„C A.P 0» 20.
Della Sinonimia .
C A P a ali.
Dd Polifindeto •
C A P aa*
Della Gradazione • .
CAPO 23.,
Delle Figure .fatte col^cogIimemò •
Della Diflòluzione. 378;
CAPO 34.
DelPAggiugniracmo. 383:
CAPO.; >5,
DcUaDirgittnzione. " ^ 389;
a. CA.
340
. 343:
: .34*
f 349.
35»
r
354'
35«
35^
3^1,
3^3
3<9'
374V
CAPO 26.
'' Dcllfc figure fatte, per mezzo cfella^
fomiglianza, e cootrapietà.
Deli* Annommazione . ' 38^
CAPO 27... ,, ,
Della Figura fimile nc’ cafì . ' ag
C A p O 28
Della Figura fimile nella definenza , 29^
CAPO 29.
Della Contenzione , oucro Contrappofi
adone. ^ ^ 39^
LIBRÒ gvjiBiro.
''''
‘Del modo di compof le Orazioni.
Capo !..
Dell*Inucnzion dell’argomento , aoì
CAPO ^
D*slcuneco(tcomuni negli Efordij allc^
tre Caule , G^’udiciaria > Dimofliatiua,
e Deliberar jua. '
CAPO 3.. .
Degli Erordijfviziofi.^.
C A P O 4.
Del principiodegli Bordi j^nclgcncrcDi-
moftratiuov^ • ' 4<5i
C A P C 5.'
D*l principio degli Efordij nclgcncecGiu-
dieialc. - ’ * 46*
^ c CAPO '
Dtl princf pio digli ÉTordiinei genere De-
lÌD'eratiuo .. ' ' ^ J.
' * CAr-
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CAPO'7- '
Della NarcazÌGnc . 4^
CAPO 8.
Del princi'pio della Narraiionc > e de* paf-
taggi* , , « 47^
- CAP O 9.
Della Confermazion»,' - ■ 474
CAPO w. .
Della Perorazione. 47^^
CAPO -VI rimo*
Del principio della Perocazìonie.'^
Di'
I N DICI
Delle colè notabili,.
E principalmente- di ciò che ap*
, partieneà Venezia , cd agli
Eroi Veneziani .
"a ■ .
AGgìugnìmento. . ^ caivjSg;
Aggiunti) quali) e quanti Geno. 84.
c 89-
AgoftinoBarbarigov 228
.AlelTandro Terzo Sommo Pontefice dife*
fo dalla Repubblica di Venezia.25,2.573-
Allegoria , Tuo efempio , picgio led in chs
fi differenzi jjdalla Metafora .. 337* ■
338. 6cc. ^ ^
Anagrammi appartengono, all. Etimolo-
gìa. 4^/
Andate, folcnni del Sereniffimo Doge di
Venezia a varie Cbielcjperchc., 372-
AnurcaOurani.', 391^
Andrea Gritti Doge. 29»;
Anfiteatro di Roma- 104,.
AngeH come fipoffano lodar dalla Nunic-
razion delle parti •
Anima razionaiccagionc di vari| effetti -
Annominazione. ^ 3°"’
Annominazioni, òbiftiai fopraJ’Onuolo-
della Piazzajdi ii. Matea. - 390-
An»
Di.
Aìtfeccdemìibftclìóerfi dagli Aggiunti
Antonio dal Ponto Afcb'tecto del Pont»:
di Rialto. .. Il)
Antonio foriofa coinaDda cheli yccida.!
Cicerone*. 2^2'^
Antonio Quirino » ' 3^^»
Antonio V enicro Doge^. 2 5 8 ’
Amonomaln.
Apologo della Volperìferito da Afinotiie, .
69.
Apofiopefi; 287:
Apofirefe. i88~^
Argomenti , ed amplificazioni dalla Diffi**
nizioinc vdalla Nómerazion delle parti >-
dairEtimologia} fifc.vedii loro^Capì.. ^
Argomenti » ed amplifieazioni'daMuoghì
• cfiriniechi* vedi iiOpp 21. del Libro*
primo;. '
Argomenti intrinfichijcd cftriMecbijqoa-
e quanti. 33'
Argomenti per comporre vatie orazióni .
407
. Arguzie fpcCTc voke fi traggono dall’Iper*
bolci 350'.
Armata del Califè d’Egkto rotta da Mar-
co Barbaro. 2^4
Armata del ViTconti ftonfiita nelLagodi ;
Garda, da Stefano Contatimi 23^. di
Federigo Barbaroffadal Doge Sebaflià- >
no Ziani . 25 3.. de* Genouefi dal Gene-
rale Victor Piiani . 36Ì.
Armata (te* Dirchtr disfeita da Mario Ca^-
a^ 5:, pelloj-
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peHo j ’c Lorenzo Màfccrilò'iiirfhPbm)’^
della Vallona. 185 da Scbaftiano.^e-
3?nrero »eda’jCjòilegati aVCiìrt56larìriia,4i
{ da Lorenzo Marcello a*Dardanèlli:Ì45.,
ujdà P^è(itQ EpcddanD.3or.' da Bènedetto"
Pefaroallo Stretto di CoftanrinopohV c
ò nel Porto della Preuefa; . v , c
Armare vanerorte da’Vinfefanui78;Z9^.-.
Armare de Veneziani fono alla xiffefà del»--
, la Cattolica -Keligtoqé. r..l - b r ;
Arriso Dandolo. " 2^^,,
Arrigo HI.Re diFrancia riceuntòalla rea*^
p in Venezia . . . ^ ntioS;
Arrio', e. lue rccJctactMe.^-^/. ■^2492^
Af-ienale ammirabile di Venezia; 87.354.
Ajrc jqual cofa fia.' .
Attenzione come fi' confeguiica ncll’É-
fordio._ • „ , • .... ^,.58.,
Auuerfarij , ed Aaiuerfità rendon rvomo-
,f)iAc^Ìar<>S! ‘ '•.'/'ì- ;i ' '.I9JV
< . 'A
I^ Aibar«fla.-fugar9 dalla Città di Cae-
^ b3io'i
Bartifta Nani Caualière > c Procurator di-
S. Marco,. liluftriffimo, ed EcceHentif--
fimo Iftopìeo-- : . < ’
Belleafza de’ Beati .
Bellezza del Canal grandedi Venezia. 8z.
Benedetto Pefaro; j ■ 10.356
Beninotenza ncirBocdio' come fi'otten*
- V , lì
Bernardino Polani. ^ ^
Bernardino St«foni& Sabino dèilài Com.-
.iJwgniVdi Giesùy gran Poeta» ed Orator
il? r- ■ *Ì •..»77*:36''5;ì
Bilica* quando fi ftimìno. -'j-. r 591/
ir'" € •; '• -f‘, / *in ;>• ìì*' i
C'Agiorffaiale cagiona vatifeflfetii tìel-
’ttvolnoi; ; •) J .
Caloino, e fuoi fatti dotefiabiliiff. .. a jcr.
CampanUrdi S*Marco.f • .
Canai grado df Veaesa»e;rHa .vaghc2:za*^i'
Canal Orfano donde traefie il nome. 129.'
©apilaoad’Algèériipcefa da- Màrin Cape!-.- -
, kinel Porto della .ValJonay.e trpòfta^
•>nell’Arfcnaldi Venezia , • - ! • • a8?3l.
Capitano lodato dall’ Apòftrofe; • tSpì
Capitano formato dalla Nuoacrazion del#
:lc'paftf..l ■' .jT“t ‘ ' 40.
Caftellicbedifcndono,.Vei»e2Ìa,- •* '87..
Ca racrefi». . ‘ ‘33 3
Categ:oTÌe de’Filofofi vtiliflìmeail’Orato#
i:e pa- trooarmattìfm od anop^càrciA-
Caufe> loro diuifione,e diflin2Ìonc^.^ro3.
ChiefediS Gjaet>mó,di S.Maria*delPian#
tOjdel Rcdentof‘e',della Salute, per qual'
cagiontffabbiicare in Venezia. 371-
Chieda della Salute fabbricata con grande
fpela dall’ Augufii (fimo Senato Vene-
ziano. 1: ì . ' . 373»
Chiefa di 5. Marco.- . v. i i. ' ioa
Cbieiaj*nnalzataàS:Giaconao nella fon-
dazion di Venezia.
Citiàdi Candia difefa da Luigi Mocenig^'
Secondo# . I9<3l
.. / ' ’ a < Cia-
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ri
Città <l!ftru«ac!èftritta\ - 4*5.
Cirtàicome fi loderebbe dalle Caufe. X04
Gìrrà coirmendate dal Genera ^ 5 y
Cittadine Veneziane animano i Soldati
della patria ojntraiWd^^ ' zjìb.
Glazomene > c Corico prefi- da vpietror
Mocenigo.; . 553.'.
Cliffa prela da Leonardo Fbfcolo.'. 355, .
Cognizióne fempiicaexirpetcma# . éi.
Collocuzione» , r 305»
Comparazione ; ed in che fidinerfi^b»
dalla Similiiudinc. . ' 1 . 124.
Complelfione. 'r \ '356.
GornunicazionCi'. - • • •
Gonccfifonc’;
Concetti, ed arguzie fouente fi ‘traggono
dal)’Iperbote> edaU’Annoiiùnaziono^
350.388.
Gongiógati».. ’ ‘ ' ,481
Confermazione dell'Orazione ; ^ 474*
Confcguenti ditferilcono dagli Aggiunti .
95-
Conr enzionciouero Cótrappofizionc. 3^8
ConucrfioDc. 354.
Conuito di Erode.' • 182.
Conuitr rplendidi farti ad Ernco Terzo
- Rè di'Ftancia dalla Repnbblhra . 123.
Corpo di S. Marco rralportato dalla Città
di Aleffandria in V cnczfa.' 347.
Correzione.' 247
Corecoimmi alle tre Gaufé , Giudiciaria «
Dimoftratiua, c Dilibcraiiua • 456.
Crii\iaui anticbì» 8u.
Crx*p-
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GrìOo prclb di* Giudei i - 2?i 6
DEprecazìone. 270
Deftra de* Soldati Vimzlamcómen-
daradall’Apofiopefi. ^ 294
Diflfinizìone come fi faccia . 2.5. 34*
DIffinizion della Rcttorica . ^ 25
DiÌgIun:?LÌonc. • 3^5 •
Difpofizione. 3^
Dì (fi milirudine. oucro differenza.' 70
Dìffoluzione; 378
Difinbuz'one;- 230*
Dogi di Venezia onorati con vari) titoli
da* Popolile Principi diuerfi. 3S4
Domenico Conrarini Doge viuentet viua-.
Idea de’ Principi. ^ ^ 4^9;
Doraenreo Micheli Doge Condottlcre di
diìgento Legni > c cagion della pref’a di i
Tiro. 206. llmedefimo rifiuta il Reame
della Sicilia k 218'
Donzella di Cipri che bruciò il Galeone.^
delBafsà. 230
Dubitazione^ 225
E
I* Ffetti dell’Animo fi crprlmonotalora
jConfinonimi. 3^4
Effetti dell’Arte Rcttorica. i9 e 20>
Eff^etti del gouerno V iniziano. J 1 5
Bfi^etti della grandezza , c della magnifi-
cenza della Repubblica Veneziana. 119
Effetti di quante forti fieno k • i *
Eloquenza d’Antonio > di AriBide > dì bu*-
A&»-
14^ . .
ftaziò^ di S.Paolòjèdi Pòricic.,i^i
Eloquenza dcll’amjca Roma. 23-2x2^
C o;Emanucl Tefauti$ gran letterato. 1 57. :
Epi'foncma .. . ? ^r.
Equiuoco detto tfa*'Augufto * ; . ' Ò \ 47..
Equ fiochi riducono ali’EtimolGgia., *4^
Eicole* ... , I - . il , ^ ]r . ,
Equiuoco fopra Nerone, ■. . 4/6I
Erqde turbato nel nafeimento di Grifto . •
I 221. _ ^,-j
Eroi Romani/ ^ Qì;?; u:r .■ 266*.
£rpi Veneziani,. , . 'i; 294;
Errico Dandolo , vedi Arrigo . . '
Erriec^ Tvrpo Rd df Francia accolto coni
j.Sgrandifnmapompa dalla Rep^biVene-
^ jzianav vedi Arr^o . ,
Erdàmazfonc*. ’ ; .^6.
ECecràzione centra vna Nane di Dcmonij*
... cbcLvoleano fommer^^re ycmrzia.277>.
Eh mpiò appai ricneallacSimilitadinc. , 68.
Eiercitocneiacchcggia vna città. • 42-
Erucdio,eiucvfiìcio. ; . » 456.
Elordio nel genere Dimofitatmo^ 461..
: Giudioialc. 463^. Diliberatiuo. 467.
Elordio yjzioio. . 460...
Etiniolo^'a comprende l’Equiuocazione ,
: e gli Anagrammi. 4^047;
, 261^
Ezeiino Tiranno diPadòua Aia crudeU
■ . . 2434
P'
FAbbiiche dell*àntica Roma . . 96.98)
Famapei celiai cofa fi. prenda.
Digiiized i'/ Ciwigli
Fàtìfi^oftà difcfo dà Marc’Àntoniò Bra*
'gadino. ‘ ‘
Fartiiaflo Strada dcllèCòmpagrifa fefc-
*'sà. •
F^déltiy ^"^égretciaa de* Vctìerfàiir . 29 3^
Federigo Cornato PiTcopià. \* ' 5^^,
Federigo Impcradore fi vmilia ttì Venezia
jad Alcffandto Terzo Sommo Pontefi-
vce. lSo.253.c253f
Figure delle parole.' ‘3^^
Figura fimile ne’èafi . 3'^i; nellà definen-
? za . • ’ 394 '
Figure dèlie fentenze , petefiedi chiamina
^ così , cd in che fieno diuerfe dalle figu-
‘ te dèlie parole. lyt'
Fine della Rctton*ca\ ' 26
Fioricomefi lodino dal genere / 54^
f/umi^che sboccano nelle Lagune di Ve-
\ nezìa . ■ ’ ' , • * 411
FonuDa,e fortezza dell’antica koma.2 3 F
£rauc^'co^)a5’do foile G^azzedàvn^
felice principio alla famofa- Viaoeiiu
Nauale. ‘ 2ir
Hrancefeo da Molino* Doge 424
S.Francefco Sauerio della Compagnia d?
' Giesù* ' - 41^
G •
j.J ' >■ i
G‘ Alcazzc Vèneziànc';
I Le medefime ca^o&dttlla* Fittpr ià
' a’ Curzolati„ 1; 213?
.Galea fuperbiffima nel^ ticeutmento di'
ifiòca Terzo Rè, di, Fsaneia^ ih Ven«»^
* « . auiw
Genere come fi diffiniTcà . fi
GeotildjCtfuic yepe2»2ine) e loro.vtrtìb- 267 ;
S.Gerardo Sigredo . 436
Gei;uiralcm efortai Princìpi.Chiu(Uani\i7
Giacomo Fotearioì . 39§
Giacoma Pefaro . lOj
S, Giacomo fmotza*) fuoco nel. pnócipio
/
371
43^
434^
4J5
30^
366.
309
42&
374
177
99.294t
della,fondaz»ondi Venezia
Giat^omo Ticpoli .
Gioùapni Bafadonna^.
G’o: Corraro .
G io: Dolfiiìo Doge» .
GiotfaW'cri.
Gipf Matteo Bembo .
Gi,c:<la Pefaro Dogev.
Gitiramento.,,
Gi,'adazipne..
. G u^re de* Veneziani .
Veneziani.
Guerf ier Veneziano > 9 d*aIo:e città .
.
l
1;r^io cagione della nobiltà deB*voma> .
5 ii.17/ .. .
Iddio ù può lodare dalla Nuxncrazron del-
le parti .
S. iKnazio Fondatore della; compagnia di •
-Giesù* •’ 4i3
■Im|aètàtd<.**Ijirchi. .
Imprccazic ne . 2.74 ■.
' Irap' ^e^gucfrci € ’Vittorfe de’ Veneziani. .
<;► In-
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*7
Innocenza de'Cbriftìani. ^ ^ p.
Intelletto adopera lacogni?ionrifpetuua
per far la fimiliiudinc* ^
Interpretazione. •
Interrogazione. . ^94
Iniienzione. . „ ^
Ifiuenzion per tiouar materia nelle ora-
zioni.
Inuenzion degK argomenti per leorazio-
Iperbato. 34^
Iperbole. . 34:9
Ironia . aoi^ benché fecondo alcuni
Allegoria» può efler-diuerfa dall’A llcgo-
ria. 340
Ipetefi. 3.7
Ipotipofi-
Inorici Veneziani^
ì r. .
LEonardo Fofcolo 3-54:
Lcone,e fuoi pregi. ^ , _ 330
Liberalità delle Gentildonne Vencaianc^
vetfoi Nemici prigiomi»
Liberalità del Senato Veneziano nel pre-
miare.- 34^
Libertà di Venezia Tempre conferuata. 5 1_.
Licenza.
L«'Cuzione. 3^
B#LorenzpGiuftinian<^-. - ^
Lorenzo Marcello. i85»Z4^
Lorenzo Priuli Doge. ^ ^ 4ZI-
Luigi figliolo del Doge Antonio V ènieto .
B^Luigi
Digfeed by Gnogli
iS
B. Luigi Gonzaga della Compagnia dì
Gicsù. J > 225
1 uigi Mocenìgo Secondo . ■ 1
Luoghi donde prcndonfi gli areomeTuT
inrriBfichf, quali, equanti. 32
Luoghi eftrinfcchi, c perchè détti" (cnz’ar-
te «. • . iT? 7:. ■ j ; ‘ y
Luoghi imrinijchi della Rpr torica Oó*iòro-
argomcnti,e còlPitòjpliifeaiioni. 34. fi--
noà '
Lutero>craobiafima. - vjoì
M
MArc’Ahtònio Éragàdinò « • ^ jo6
Marcello' celebrato da Virgifio •
245«246 ^
Marco Barbaro,
Marco GiufiiniaoiV
Marfitc^ i ■ -
Mann Cap«llo - J.
Marin Giorgi Doge ^ '
Marin Grimani ^ge,~ '
Mareriaf ciiioì effetti. jO .
Materia della Retiotìtt^ ' -
Memoria.^"'' ^ •i;:*
Merceria tìcchifflinadi Venezì»,
Metafora.^ ' ' : • /
Mctaforad(quanrelctejffai.
MctalelTì.
^^étommia, j
Modo, per trouar raaterià' pes ìe OraziW
V , ^ 1&4.
Mòdo di/en^riidellai&um Licena» a tat
- ^ Natasi*
2S4
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202l
424
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51?
35X
Di0"i7',d by Gtv.^q
*9
NArrazìonc > c Tue doti 45S*ruopriii«
cjpio. . . 471-
Narrazion naturalie»cdartificjof8« 469
Naue dì D&monii (ommcrìada* SS. Mai^
- co , Giorgio y c Nicdiò.' Z77.
Naue dì Tommalo Morcitnt combatte.^
con quarwca galee mrehefebe. 5^7*
NecefìTicàìnuencrìce dì molte metaforcr
319- ,
Nerone vituperata. ^ t73; *37«'
Numcrazion delle paró.- 39*
• a
ONoraatopefa 33^»
Oppofizioni quante fieno; 74*
Oratori moftrano piiVingcgnò rerùendoii
de’ luoghi ìntrìnfichìr <44«
Ora zìoni diuerfe come fi teffiuio , 447*
Orazio R ornano vecifor della Stìrcl!a.a56
OrioMalipieroltì)oge. — 384*
Ontiolòdella l^azzadì S.Mareo* ^ 35^^**
Oifo Partìcipazio 1 1. òBadoaro Dogo ••
' 386; . * '
Ottone figKuolc dìFederigolmper. vìnto
ZiamV '
p .
PhAlagìo della Signorìa dì V’cneafà.ioii .
Parabola rìducefi a!làSrmìiìtudìne.48r .
Pani della Rcttorìca. ' ' i ' 30-- -
Pafquale Cicogna Doge. ^ 1x5*
Paffaggi artificìofi neirorazìonc . , 471»
Pcccato,cfuoieffctti. • 147,
Pcrifrali>e peich&adoperata più fpeFb da*
Poe-
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20
Poeti, che dagli O^tori. 343*e 545
Permiffione., 242
Perorai^ onc . 47^
.Grc-
289
AI
M v/*lV •
PcfHIenza in Kom nel tempo di S.
gorio Magno. • ,
Piazza incornpatajjJUcdi S.M^rcQ;
Pietro Lx>redano,
Pietro Mwenigo,
301
35S
380
2H2
386
W9i
Pietro OriVolo Poge ..
Pietro Zeno -
Pietro Ziani Doge. , ,
Pitone Serpente ftpifuratQ^
pompa in Venezia quando fi creano i Pro-
curatori di S.Marco,. 45S
Polifindeto.v ,3^'
Pompeo Magno.,. , ^
Ponte dì Rialto. ^ loi. e i<i 3
ì’ontc faap. da.Traiano fu*l Danubio . 1 1 4>
Pontefici .venuti à Vcne?ia^ 376
T^rciwdicjocbefia. ^ 133/
rceftezza ,ne! farle A uniate in Venezia^. ..
, , . . j.
rrctfrizione. ao9
Principi venuti à Venezia . . • 376 <
Ptipeipio della Perorazione#^ 47jg
Fronbnziazionc. ^ ,32
Profopopeia^i . I75;r
Prudenza dejJ’anncaRoma., 233^
Pugna de* pugni in Venezia^ taz J
Q-.
•: .* . K
R, Addoppiamento . 35^ '
#.,IieggiadcISpJe.. 107
Rex
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21
Rfclìgion Cattolica femprc cònferuata in
Venezia . 41 1
Reò condannato da’luoghi eftrihTechi.i 36
Repùbbliche come fi lodino dalla Cau/a*
i<54
Repubblica Romàna, e Veneziana, ng
Repubblica Veneziana femiprelibera . 5 1,
4H. '
Ripugnanti . 2o
Ritrouamento dell’Aì'te Rettotica. 25
Roma idolatra. ‘ 9$
Roma lodata da* luoghi cftrinfechi. 1 31
Roma lodata da* luoghi intrinfichi.38.4y.
49* 98. , ,
Roma fuperftiiiola, e Tanta. 71
Roraore» che figli! fichi. 135
S Abine mezzane intra i Suoceri, ed i
Generi . 2jo
Sébafiiano Venicro Doge. 254^
Sebaftiano Zianf Doge V- - 252"
Segretezza de* Veneziani^ 29J :
Senato Aug;utlifiìmodi Venezia. 142.3^2 r
Sentenza che fia . i74r
Sepolcro magnifico fabbricato à Luigi ,
Mocenigo Secondo in Venezia. 19%
Sforza Paliauicino Cardin. della Compa-r
gniadi Giesù
Silenziovtilea*Prindpi. 210
Siila, e Tua crudeltà . . 126
Simile ne* cafi , e nella definenzà fig. 391^
.394. ,
Similitudine che fia, e quante Categorie,
com-
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6z
117
zi£
57
442
220.
coti^renda.
Sineddoche.
Sinonimia.
Sole, «fuoi effetti.
.Softcntazionc.
Spezie pre0o i Retori» c Filofofì .
Spezi^ Varie d'Oraz.foni.
Stefano Contarini.
Subiezione.
T
TAuole 9 e Tcftjmontj quali cofe de-
notino. I34‘<^*35-
Tcfi^cGii. i8-
Tcfi°eonfi fuggir <W10t*tor«. ’ 30.
1 eliimonio Diuino » ed vmano. Ij5*
Tiro (,ittà affediata da CoUcgati>c da Do*
rrcnico Micbcli Doge . ao<J.
Titoli van j dati a* Prtficipi.409 a’Dogi dt
Venezia. ^4.
Titoli delle Orazioni. 44^.
S.Toinmaiod*Aqaiiio. 41^»
Tommalo Morolini .
Tormento quali cofe abbracci. 13^
Tribuno Memo Doge. ^ ^ ^6.
Trieftini vinti da* Veneziani. 272»
Triuigi Città affediata da Ludouico Rè
‘ d’Vnghcria. %o6.
Tropi loro diffinizine. Ji4. fonovndicT»
' perche l*Ironia è fpczic^AUegoria. 317
Tropi non fem tanti» quanti ne pongono*
',:^]Rcton\ . 351.
VdU
■ 1
V - '
VDiron* come fi rendano bencuoli’,
attenti , c docili neil’Efordio. 456.
458.^9. .
Vello d*Oro, perché fia cofi intitolaioif
•Libro. , , 16.
yeneziae fijoi pregi bdacida luo^n* in-
trinfichidellakettonca.dal|aDi(Bnizlo-
ne. 35. 36. 37.dallaNumerazió delle par^
. li 40..^i.dairEtimologia.46. da’Con-
g10gati.50.51. dal Genere. 55. 5^. dalla
Spezie. 58.59.60. dalla Similinjdinc.64.
65.66. Ó7. dalla Difiìmilirudine. 72. 73.
da’Contrarij.;8. 79. da'Ripugnanti.82.
83,84. dagli Aggiunti. 85.86. 87,88.89*
da gli Antecedenti, cda’C.onregucmi 99
loo.ior.ioa.dalle Caure.113.u4 dagli
Edettùi 19.220. 12 1. 122. 123 dalla- ora-
parazfone. » 28. 129. 130. da* luoghi c-
ftrinlechi.138. 1 39. 140, 141. 142. 143 144.
dalle Categorie filolofiche *. 157. finoà
163. * •
Venezia (empre Cattolica.32 374. fcm-
pre libera 36.58.159. 399. 41 1. fmgula-
re, perchè 410.41 1,41 2. ricordeuoledc*
benefici j riceuuci dal Cielo. 370,
Venezia è vnimpoflìbile pofto nell’im-
pofiìbile.
Venezia in pericolo d’cITer fommerfa da*
Demoni j , c liberata da SS, Mai co, Ni-
colò» e Giorgio. ^77-278.
Veneziani, c loro lode. 140. 143.
V fficio della Kettorica,
Vgo-
DIgilized by Google
24 '
Vgolino GiuftlnSan! . tS j. 264. 26$
V irtù delleGentildonne Veneziane. 268.
269
Virtù dciranticaR0ma.23i.252.233.234*
Vital Candianoj ò Sanato Doge. 386
VittorPìfani . 362
Vittorie de Viniziani . 1 28. 1 29. 1 30. 177.
294
Vomì ni guerrieri, ed oziofi. 70
Vomini che pongono il fine loro nel Mò-
do. .V ■ HI
Vomolodatodalla ipezic. éo
Il PINE.
ledbyCooQl
t
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