UNIVERSITÀ DI ROMA BIBLIOTECA DELL'ISTITUTO DI FILOSOFIA DEL DIRITTO Inv. N. 210 1IST UNIVERSITA SAPIENZA BIBLIOTECA INTERDIPARTIMENTALE ROMA 'DI ST11 93 F DI SCIENZE GIURIDICHE FILOSOFIA DIRITTO" VECCHIO" DEL DEL G. L'ONESTO UOMO OVVERO SAGGI DI MORALE FILOSOFIA DAI SOLI PRINCIPII DELLA RAGIONE. ETRATION DEO GV FO IN VEΝΕΖΙΑ MDCCLXXX. E S PER GASPARE STORTI CON PRIVILEGIO. NATV 00 ( 3 ) A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR MARCO ANTONIO PRIULI AMPLISSIMO SENATORE. I o non poteva nè maggiorornamen to procurare al mio Libro , nè pre parargli miglior ajuto , e difesa uscendo alla pubblica luce , che col mandarlo a Voi , e confecrarlo al No me Vostro autorevole, e illustre . La A 2 No (4) Nobiliſſima Gente PRIULI, da cui traete ' origine, fino dagli antichiffi mi tempi fegna di Splendore la Sto ria della Repubblica , e adorna la Veneta Letteratura . Il che venendo io a ricordare, intendo di commendar Voi altamente , il quale d'una glo ria , ch' effſer ſuole nei Difcendenti Solo dono della fortuna , ſapeste per opera della virtu abbellirvene ' ani mo, e renderla tutto voſtra . Imper ciocchè dai Chiariffimi Avoli non pur riportaſte ' indole generofa , iſoavi modi , e cortesi , la natura liberale , e benefica , ma in maravigliofa ma niera ricopiate avete, e in Voi infe rite le virtu più nobili d' Uomo di Stato, e di vero Cittadino . Eben lo dimostrano le ragguar devoli Magiftrature , che non meno a decoro, che a vantaggio della Pa tria Softenere con lode , e maffima mente ' amplifſſima di Savio Gran de , fedendo nel Consiglio al gover no, (5) no, e al timonedellaRepubblica. ' umanità ſingolare in mezzo a tanto Splendore, egrandezza ; ' animoſen fibile alle calamità, e alle iſtanze de Supplichevoli ; la facile udienza , ladito preſſo Voi aperto le oneſte raccomandazioni , benchè oc e a tutte cupato di grandiffime follecitudini , e d'alto affare; la ſaggia Politica finalmente ſempre rivolta di veri vantaggi del Principato, ha reſo il Vostro Nome di tanta eſtimazione , che sarà ricordato con lode nell'età, che verranno. Imperciocchè ' alta Politica , a cui continuamente mirate, è una verafa pienza del pubblico governo , tutta la Veneta Legislazione , un ac cortezza deftrifſſima a penetrare ima edi neggi de Gabinetti , e i complicati ſiſtemi delle Corti ſtraniere , cognizione vaſtiſſima , ch' efiende le . Saggie vedute ful Commercio , fulla una Popolazione,fulla Milizia, full' Eco A 3 no (6) nomia nazionale , fulle Arti utili, e neceffarie per render fiorente , e feli ce lo Stato : Sovrana Politica amica degli uomini , che costantemente ani mata dai pubblici vantaggi, e dalla comune felicità , temperata e ret ta da giustizia incorrotta , e da pro bità ſingolare, poſa ſempre fermiſſi ma fulla base della Religione. Ecco vi l'Uomo ONESTO, che ven go a dipingere in queſti miei Saggi , del quale eſſer potete un imagine vera, e un perfetto modello. La vi ta voſtra e i costumi ſono una pruo va cofpicua dellavirtù, e neformano un elogio eloquente . L Aquesta Filosofia felicemente va formando il cuore, e la mente ilgen tiliffimo , ed amabile voſtro Figlio: Questa èlo specchio, che a Luipre Sento per dirizzare e comporre ico ſtumi; ma rinvigorita, e corretta , ed eſteſa , e a perfezione condotta sì ne Suoi atti, che nei motivi, e nei fini del (7) della divina filosofia del Vangelo,fi curo depofito della noſtra Fede , e prezioſo teforo della Criſtiana Mora le. I luminoſi eſempi della paterna virtù avvalorano ogni precetto , e trionfano ſul tenero Giovane. E ben avventuroso Voi fiete, veder potendo nel Figlio un'anima nobile, e di vi vaciſſimo ſpirito, ornata di ſoavi, e gentili maniere, un cuor retto , ed onesto, che negli anni più tenerifen te l'umanità, e la gratitudine, inchi nato e pronto a sollevare , e benefi care ifuoi fimili, detestando alta mente ogni ingiustizia, e violenza. Quindi a Voi intitolar ſi doveva no queſti miei Saggi, contenendo una Filosofia, che per le addotte ragioni è come voſtra. La ftrettiſſima ſervi tu finalmente, che agrande onore mi lega coll' ampliffima Casa Priuli, da me domandava queſto offequioſo tri buto,il quale, tenuiffimo effendo, pre govi, Eccelfo Signore, di riguardare, A4 ed ( 8 ) e d'accogliere con quella facile uma nità , che largamente usar folete all' autore Umiliſs. Offequioſiſs. Obblig. Servidore Giambatista Toderini . ) و ( LO STAMPATORE A CHI VORRA LEGGERE. : NOTon mi ſi recherà, ſpero , a biaſimo da neſſuno , il quale abbia fatto pur qualche ſtudio ſulle paſſioni dell' uomo , il produr , che ora io fo. alla luce, dopo tanti al tri libri di queſto genere, ancor queſti Saggi di Morale Filosofia , i quali preſentemente eſcono da miei torchj . Avvegnachè moltiſſimi fiano i trattati di tal materia sì degli an tichi filoſofi , che de' moderni, crede rò di non errare , ſe io dica, che di troppo queſti non ſaran mai. ' uomo ſi trova continuamente ſtret to dal duro affedio , che gli han poſto le fue paſſioni; equeſte chiu don le vie, per cui la rettaragione argomentaſi di penetrare ne ſuoi ri pari ad additargli le infidiedelle for ti, (10) ti, ed aſtute ſue affediatrici , ed i mezzi valevoli a riſpingere i loro aſſalti : or queſte vie vengono sì impedite , vengono reſe sì intralcia te , ed anguſte, e sì variamente dif poſte , ſecondo la varietà de ſogget ti ; che alla Ragione fa d' uopo di preſentarviſi in mille diverſe ſembi anze per ottenervi pure ſottodiqual che forma il paſſaggio aperto . E perciò appunto io vo' credere , che ottimo avvedimento ſiaſi il molti plicare i trattati della morale filoſo fia ; poichè queſti variamente offe rendo quale in una maniera , quale in un' altra le verità opportune ad illuminar l'intelletto , fan sì , che queſte , direi quafi , aggirandoſi per ogni parte , e tentando qual una , qual altra via, trovino pur final mente il convenevol fentierodel la birinto fallace , in cui l'uomo fi trova avvolto. Equand'iodico util coſa il moltiplicare itrattati di que ſta ( II ) ſta ſopra d' ogn' altra neceſſariffima facoltà , non intendo già , che ſian queſti a foggia degli ſcolaſtici, aridi tutti, e ſpinofi per ſecche definizio ni , e per duri , ed irſuti precetti . Di queſti libri un ſolo, e ben fatto baftar potrebbe per tutto il mondo : ma eſſo verrebbe letto foltanto da que' penſatori malinconiofi , che go dono di ſpaziar nell'aſtratto , ed af ſomigliano a que' miſantropi, iqua li trovano le lor delizie nell' afpro de' folti boſchi , e nell' orrore degli antri ſolinghi, e cupi. L'uomo co munemente vuol imparare ſenza fa tica, ed eſſere medicato ſenza dolo re . Perciò fa d'uopo , che ancor la Filoſofia gli ſi preſenti veſtitadi co lor gaj , che queſta gli moſtri viſo ridente , e lieto , ed uſi parlar foa ve, e gentile: nè ciò ſolo; ma che quaſi valente medico indovini da ſe il mal dell' infermo , a lui il faccia conofcere , il tolga dalla luſinga, in cui (12) cui trovaſi , d' eſſer ſano , e gliene additi la cura . E ficcome al buon medico s'aſpetta ' uſar arte diverſa co' ſuoi diverſi malati , ſecondo che queſti ſono o timidi , o diſprezzan ti del male, o reſtii a' rimedj, o im pazienti di buon governo , e qual di queſti perciò dee confortare, qua le intimorire , tale perfuader colle 1 dolci maniere , tal altro ridurre a regola con qualche aſprezza , ed i fuoi rimedj accomodar più che può alle inclinazioni , e al natural dell' infermo; così non meno l'induſtrio ſa Morale cercar dee d' infinuarſi ne gli animi ſecondo ilvario carattere delle perſone ; uſando mezzidiverſi , e medicine diverſe , e variamente appreſtate , e condite ancora col dol ce per le malattie dello ſpirito. Ciò per mio avviſo otterremo co' varj , ediverſamente compoſti trattati del la morale filoſofia . Le verità pro poſte, ſaranno,ſe così vogliaſi, ognor le ( 13 ) le medeſime; ma ad uno faranno queſte impreffione , ſe gli ſi inti mino come un precetto , ad un al tro ſe gli fi porgano a ravviſarle in un qualche eſempio: aqueſto un breve detto focoſo penetra qual dar do il cuore, un altro di più dolce natura ſi ſentirà più commovere da una adorna , ed infiorata ima gine della virtù , o da un raffomi gliante ritratto del vizio ; e così andiam difcorrendo di mano , in mano. : Per tutte le quali coſe fin ora eſpoſte lufingomi di potere ſperar a ragione, che li Saggi i quali ora fi pubblicano , debbano eſſi pure con tribuire non poco al comune van taggio . In queſti altra ſcorta non ha volutoſeguir l'Autore, chequel la della Ragione , non perchè egli pretenda che ſenza gli ajuti gratui ti della grazia preveniente, e ſuper na, alcuno degli uomini poſſa ſalu tar (14) tarmente operare; ma perchè laRa gione è una face , che riſplende ad ognuno, e che non laſcia traviare ſe non ſe chi a bella poſta vuole ingolfarſi nel bujo . Le verità più utili , più importanti , più condu centi al retto , e virtuoſo operare , vi ſon propoſte in moltiffime gui ſe, e tutte ingegnoſe , e vivaci, on de eccitar poſſano chi legge a riflet tervi, ed impreſſe nell'animo il rif veglino , e ſcuotano alle occafioni, avviſandolo d' adoperare a normadel le loro leggi. Quanto di meglio ci hanno laſciato gliantichi Filoſofi gre ci, elatini, quanto imodernid' ogni nazione hanno ſcritto ſu tal mate ria, ciò che ſomminiſtra la ſtoria , ela ſteſſa poefia, tutto vedraſſi eſa minato dal noſtro Autore, il quale ha ſaputo , e certamente non ſenza lungo ſtudio, e fatica molta,coglier ne il più bel fiore , e farne orna mentoprezioſo ' erudizionenon me no, (15) no, che di ſapienza all'opera , che or viene a luce; la quale, perchè breve , non iſpaventerà un leggitor impaziente colla ſua mole; eperchè ſcritta con eleganza , e con foco d' ingegno, non annojerà neppure que più difficili a contentarſi , i quali temono ognora di venire da tali li bri o diſguſtati per ruvidezzadi ſti le , o rattriſtati fin dalla prima pa gina dall'auſterità de' precetti. PRO. ( 16 ) PROSPETTO DELL'OPERA. A. Fondamento dell' Uomo Oneſto . RAGIOΝΑΜΕΝΤΟ Ι. Dio. | I. La mia eſiſtenza mi prova , che c'è Dio . II. Altra prova me ne porge laferiedegli eſſe ri limitati . III. Altra l'economiadell' Univer ſo . IV. Altra l'anima , e le ſue facoltà. V.Quindi abbiamoprovedelledivine perfezioni ed'una vita avvenire . VI. I mali fiſici, e morali nulla provano in oppoſto , anzi dan no nuove conferme. VII. Se la Ragione ci parli , che Dio puniſca con eterni caſtighi . RAGIOΝΑΜΕΝΤΟ ΙΙ. La regola dell' onestà, e della rettitudine . I. La regola dell' oneſto non procede , che da una legge eterna, e divina . II. Iddio ci ha data la ragione, che ce l'inſegna . III. Quin di tal regola è univerſale . IV. Niente pro vano 1 ! 1 1 1 ( 17) vano in contrario; primo, le diverſe opinioni de' Filoſofi; V. ſecondo , la brutalità di bar : bare genti ; VI. terzo , i coſtumi turpiſſimi delle nazioni più colte. : Virtùparticolari coſtitutivedell'Oneſtd. RAGIONΑΜΕΝΤΟ III. Della Virtu I. I vantaggi cheprovengonodallavirtù . II. L' uomo fatto per praticarla . III. Senz' eſſa niuna vera felicità . IV. Niun incredulo può eſſer virtuoſo . V. Lavirtù ſi conſeguiſce coll' eſercitarla . VI. L' Iſtoria delle paſſioni ci am maeſtra a prezzar la virtù . RAGIONΑΜΕΝΤΟ IV. Temperanza . I. La Temperanza regola i piaceri de ſenſi: ſuoi rami Sobrietà, e Continenza. II. Serve alla noſtra conſervazione . III. Anche gliet nici Legislatori la preſcriſſero . IV. Conti nenza inſegnata dagliantichi Filoſofi . V.Mo tale Turcheſca ſu queſta virtù . VI. Tut B to (18) to prova, che l'incontinenza pugna collara gione. VII. Guide fevere, e geloſedi conti nenza. VIII. L'ingenita verecondia ci ajuta ad eſſere temperati nei piaceri del ſenſo • IX. Danni dell' incontinenza . RAGIONAMENTO V. Giustizia . IT COL I. Fondamento d'ogni ſicurezza. II. Carattere dell' uomo giuſto . III. Quanto ſia maltrat tata la giustizia dagli uomini . ARAGIONAMENTO VI. ว Beneficenza . 1. Che fia? II. Quanto ſoave cofa. III.Eſempi antichi . IV. Se ſia più eccellente beneficare coll'opera , o col danaro. V. Qualità che rendon ſaggia , ed amabile queſta virtù. RAGIONAMENTO VII. Liberalità. I. Come fi conoſca. II. Come debba miſurarfi. III. A chi debba eſtenderſi . IV. Come dob biamo porci,in iſtato d'eſſere liberali. V. Più rifplende la liberalità nell'nom privato, che in un Sovrano . RA ( 19 ) RAGIONAMENTO VIII. Magnificenza. I. Virtù de'Grandi. II. Richiede animonobile , e fine virtuoſo . III. Riſplende principalmente nelle opere fatte a vantaggio pubblico . IV. Il luſſo ecceſſivo è il ſuo tarlo, RAGIONAMENTO IX. Umanità , ! I. L'eſſere uomo faconofcere il dovere d' eſſere umano; II. e il diritto, che ha ognuno d' eſigere umanità daſuoiſimili. III. Diritto fon dato ſull' eguaglianza naturale. IV. Quindi fo no violenze molte prerogative preteſe da' più potenti. V. L'umanità rendegioconda lavita , RAGIONAMENTO Χ. Amordella patria . I. Quanto grande preſſo gli antichi. II. Ognu no ha obbligo d'amarla. III. Che importaſſe una volta. IV. A cheriducaſi ora permolti . V. Vantaggi comuni, che naſcono dal vero amor della patria. : B 2 RA ( 20 ) RAGIONΑΜΕΝΤΟ ΧΙ. Artedi converfare per un giovane . I. Un giovane nonnaſconde a lungo la propria indole. II.All' entrare nel granmondo s' eſpo ne allacriticauniverſale . III.Conquali diſpo poſizioni , e ornamenti d'animo, e di corpo vi ſi debba preſentare . IV. Da che aſtener fi . V. Le ſavie converſazioni buona ſcuola per lui . Vizj o Paffioni, che più direttamente oppongonfi all'Oneſtà. RAGIONAMENTO XII, Irafcibile appetito . 1. Utile,elodevole,ſerettodallaragione . II.Fa cil coſa è il laſciarſenetraſportare . III. Efem pj di Nerone, di Talete, di Piſone. IV. Vi zio de' Grandi V. Conſigliero infedele VI. Porta anche uomini grandi a coſe paz ze , e ridicole . VII. La vera filoſofia buon preſervativo . RA • (21) RAGIONAMENTO XIII. Avarizia . 1. Sua definizione . II. Suoi danni . III. Paffio ne più de'vecchi , che de giovani . IV. Come ſi cerchi di maſcherarla . V. L'avaro compa riſce tale ancor nelle grandi ſpeſe . RAGIONAΜΕΝΤΟ XIV. Finzione . 1. Quanto eſteſa al preſente . II. Come fi naf conda ſottode'nomi ſpezioſi . III. Preſto vie ne ſcoperta, e deteſtata . IV. Diffimulazione lodevole . RAGIONΑΜΕΝΤΟ XV. Luffo . / 1. Diverſità d'opinioni ſul luſſo . II. Falſe defi nizioni . III. Sua vera definizione . IV. Ap parenti ſuoi vantaggi. V. Veri danni, che re ca atteſi i principi della Politica . VI. La buona filoſofia lo condanna come nocivo ai coſtumi . VII. Lo ſteſſo prova ' eſperienza . VIII. Lo ſteſſo pure conferma la Storia B 3 RA ( 22 ) RAGIONΑΜΕΝΤΟ XVI. Suicidio. 1. Suicidio è un' ingiustizia. II. Pertale ricono ſciuto dagli antichi Romani . III. Condannato da Maometto . IV. Sentimento concorde di Platone, di Pitagora, e d'Ariftotele . V. Em pie ragioni ſole l'autorizzano . Pene dell' Uomo non onesto. RAGIONΑΜΕΝΤΟ XVII. Delitti , e Pene . I. La ragione ci fa trovare in noi ſteſſi le leggi per miſurare le pene ai delitti. II. Quelle ſempre debbono eſſere egualiaqueſti . III. Bar barie ſu tal punto di nazioni ancor colte ne tempi andati . IV. Tortura diſapprovata • V. Pena debbe eſſer conforme all' indole del delitto. VI. Quai delitti di Religionefi deb ban punire . VII.Talvolta neceſſaria lapena di morte . VIII. Il Principe ha diritto di dare ancor queſta. Pre ( 23 ) Premio dell' Uomo oneſto . RAGIONAMENTO XVIII. Felicità I. Vanamente cercaſi ſuqueſta terra . II. I Sa vj la poſero nella virtù, III. Opinion diCar teſio , che torna allo ſteſſo . IV. Diſordinate paſſioni nemiche della felicità. V. La vittu ſola può farci inqualchepartefelici . VI.Qua le ſiſtema, e quali occupazioni rendon dolce lavita. Les préceptes de Platon ſont ſouvent tres fublimes , mais combien n'erre-t il pas quel quefois & juſqu' où ne vont pas ſes erreurs ? Quant à Ciceron , peut-on croire , que fans Platon ce Rhéteur eût trouvé ſes Offices ? L' Evangile ſeul eſt quant à la Morale , toujours sûr , toujours vrai , toujours ſemblable a lui même . J. J. ROUSSEAU Troiſieme Lettre de la Montagne T.IX. pag. 67. édition de Neuchatel. I L'ONESTO UOMO. Fondamento dell' Onefť Uomo . RAGIOΝΑΜΕΝΤΟ Ι. DIO. : 1 I. La mia eſiſtenza mi prova, che c'è Dio. II. Altra prova me ne porge la ſeriedegli eſſeri limitati . III. Altra l'economia dell' Univerſo . IV. Altra l'anima, e le ſue fa coltà . V. Quindi abbiamo prove delle divi--ne perfezioni, e d'una vita avvenire . VI. I mali fifici , e morali nulla provano in oppo ſto , anzi danno nuove conferme . VII. Se la ragione ci parli , che Dio puniſca con eterni caſtighi ? I. E Ntro in me ſteſſo, etrovo Dio. La meditazione ſulla mia efi ſtenza mi preſenta uno Spirito , che penſa, e fottilmente rivolge gli oggetti più nobili , e fublimi , che vuole ed , eleg 2 L' ONESTO Uomo. elegge entro la forprendente organizza zione del corpo , con cui d'ineſplicabi li nodi è congiunto, che muove, e reg ge, ed avviva , interpoſto un commer cio di maraviglioſa armonia . Dunque vi è Dio. II. Trenta , o quarant'anni addietro io non era, nè aveavi in me virtù , o forza d'eſiſtere , o di produrre me ſteſ fo. Scorro col penſiere retrogrado laca tena aſcendente degli Eſſeri limitati , e indarno ricerco in eſſa la ragion ſuffi ciente della genealogia . Una ferie quan tunque infinita di zeri , non può equi valere che a zero : così nel maneggiar ' equazione evidentemente l'Algebra ci dimoſtra ; già diſcoperto il paralogifmo illuſtred'un fommoGeometra (a) . Non al (a ) Summa autem omnium nihilorum , ut cunque numero infinitorum , eſt nihil: jamdiu enim conftitit , illum Guidonis Grandi, utut fum RAGIONAMENTO I. 3 altri che un Ente ſupremo, neceffario, eterno , perfettiffimo , potè efſſere l' ori. gin prima, e l'Architetto creatore. III. Ecco l'argomento, che uſarono i Saggi d' ogni nazione, poichè è un ſolo il linguaggio della Natura , e la logica della Ragione . La Grecia , ed il Lazio l' ornarono pompoſamente , di. ſcorrendo ſull'ammirabil bellezza , e ſull' ordine coſtante dell' Univerſo . Nell' Arufpicina diſſe Tullio: Chi è sì ſtupido, che rimirando in Cielo non ſenta effervi Dio ( a)? Il ſiſtema plane. tario è una pruova fermiſſima della Di. vinità per il Newton (6). L' anoto. mia ſummi Geometræ, paralogifmum fuiffe,quo ex expreſſione ſeriei parallelæ &c. Boscovich, Theo ria Philof. Natur. n. 548. (a) Quis eft tam vecors , qui cum ſuſpexe rit in cœlum, non fentiat eſſe Deum? (b) Philoſoph. Natur. Principia Mathem. Lib. III. 4 L'ONESTO Uomo. mia pur fola dell' occhio ci convince dell' eſiſtenza di Dio, quanto far potreb be un' Accademia de' più ſottili Filoſo fi . Nelle creature tutte provvidamente improntò il Signore parte della divina grandezza , onde l'intelletto dell' Uomo ritrovar in quelle poteſſe , e riconoſcer l'Autore: vaſtiſſimo campo alla Teo logia Naturale dove per tacere gli , , antichi , Nieuwentit , e Derham , e Ray, e Sulzer, e Leffer , ed Hervey , e Bo net , ed altri moltiſſimi d'ogni lingua , e nazione formarono i varj ragionamen ti , e gli ampli volumi . L'orgoglioſa Filoſofia , e ladepra. vazione del cuore preparano fatale nau fragio alla Ragione : l'accennato argo mento è la tavola di ſalute per non naufragare , e rompere nell'Ateiſmo . IV. Entriamo più addentro col pen fiero , analizzando l'anima , e le fa coltà , onde è fornita e più chiara د di. tore. RAGIONAMENTO Ι. S diſcopriremo l' imagine del ſuo Fat. Contemplo , ed eſamino ſottilmente l'indole dell' intelletto , e veggo , che la verità non può afconderſegli , ſe tut to s'applica ingenuamente a ricercarla . La Ragione ci dà inmano una fiacco la , che in mezzo alla caligin più den ſa delle paffioni , e all' inganno de ſenſi vale a diſcoprirci il vero , il retto , l'oneſto . Per una eſperimental metafifi ca ſiamo convinti , che quantunque ab bia la volontà grande impero nella giu. riſdizione dell' intendimento , non può , nondimeno torci e tutta ſconvolger. ci la cognizione delle verità regolatrici dell' uomo , benchè aſſai volte diſpiac ciano ai noſtri appetiti. : Il cuore , e l'intimo ſenſo è grande maestro di ſublime Filosofia. In eſſo ri fiede , e domina un moral ſentimento del bene, e del male , un' approvazione del. 6 L'ONESTO Uomo. della bontà, e rettitudine , a cuidol. cemente vien tratto , un'avverſione na tiva, che ci allontana dalle ingiuſtizie , e dal vizio: qui s'alza una voce, che depone contra di noi, e ci rimprovera i falli , ci agita, e turba, e crea ama riffimo pentimento . E perchè ci diede Dio l' intelletta indagatore , e ſcopritore , quafi condot tiere , ed auriga del vero e del ret to, e il cuor noſtro diſpoſe, e inchind , ad ogni alleanza col bene , ſe non per chè foſſe giuſto, e virtuoſo ? Queſta è per me prova grandiffima , della Libertà baſe di tutta la Mo ralità dell'uomo: altrimenti non pur indarno, ma ingiuſtamente ancora avreb beci Iddio così modellato lo ſpirito . Contro queſta forza così poco inteſa della Libertà , ma ancora così incon traſtabile può diſputare un Sofiſta , di cea Maupertuis; ma l'uomo oneſto, ſe afcol RAGIONAMENTO Ι. 7 aſcolta il linguaggio della ragione , e il ſuo intimo ſenſo , continuamente la riconoſce , e la eſperimenta in ſe ſteſ. fo ( a) . In queſt' opera così eccellente dello Spirito umano quanti tratti di ſapien, za , di ſantità , di bontà , d'onnipoten za ſuprema! Non è in poter noſtro non ravviſarvi Iddio , e non preſtargli il do. vuto omaggio d' obbedienza , e di Re ligione . Queſto , e non altro effer po teva l'altiffimo fine degno di Dio nel la ſua creazione . V.Rappreſentarci l'Ente ſupremo , che miri , come ilDio d'Epicuro (6) , con ос (a) La liberté , cette force ſi peucomprenfi ble, mais fi incontestable , contre la quelle le Sophiſte peut diſputer , mais que l'honnête homme reconnoit toujours dans ſon coeur II • peut avec elle lutter contre toute la Nature Effai de Phil. Morale, chap. IV. (6) Epicuro nel libro κυρίας δέζας : Nihilcu rare Deum nec ſui , nec alieni . • 8 L'ONESTO Uomo. occhio indifferente ed eguale tanto gli offervator religiofi della divina legisla zione , impreſſa loro nel cuore, quanto i violatori , e ribelli , egli è lo ſteſſo che diſtruggere la ſantità , la giuſtizia , , e annientar Dio totalmente • L'eſercizio della virtù , e l'adempi. mento coſtante dei doveri dell' uomo è opera travaglioſa , e domanda gran fa crifici dalla mente, e dal cuore. Se tol gafi il premio , o la pena inevitabile egli è tolto il maggior freno alle paf , ſioni dell'uomo , diſtrutta la ficurezza e felicità d'ogni membro ſociale, ſcon volta l'economia, efiliata ogni ragione d'onestà , e rettitudine: e indarno cer chiamo allora la giuſtizia , la ſantità la provvidenza , il ſupremo potere, che , , neceſſariamente coſtituiſcono Dio . Ma ſu queſta terra van lieti ena vigano profperamente aſſai volte i mal vagi , ei buoni e virtuoſi tempeſtano , in , RAGIONAMENTO Ι. 9 in grandi fortune e in graviffime ca lamità . Dunque , io dico, il ſiſtema della provvidenza divina non compieſi , che nella vita avvenire . Il culto diRe ligione , i travagli nel campo della vir tù , le vittorie ſulle paſſioni nimiche ci apron la via a meritare il premio , e la corona • Un preſentimento d'immortalità nell' anima , impronto riportato dalle mani del ſuo creatore; un defiderio , che ol trepaſſa ogni confine di bene creato , e di tempo , affai chiaramente le annun ziano in Dio , che non può deluderci una fempiterna rimunerazione , che ſolo può farla contenta , e felice . Il corpo ſente i danni del tempo , e , ſi ſcioglie. Queſta abitazion dello ſpiri to , perchè fabbricata di materia eſteſa , diviſibile , inerte , porta ſeco un princi pio intrinfeco di corruzione . Ma fulla natura dell' anima filoſofando, ſiamo con vin C 10 L'ONESTO Uomo. vinti , ch'è immateriale , e totalmente dal corpo diverſa . Gl' indiviſibili pen fieri , le intellezioni aſtratte , e remotif. و fime da ogni materia la forza d'atti vitàlibera, e originale, che nonricono fee legge alcuna meccanica (a) , ne fan no l'apologia , e ſono un'invincibile dimoſtrazione . Quindi incorruttibile è l'ani (a) L'argomento preſo dalla libertà ha tan ta forza a provare l'anima ſpirituale, cheuſol lo ancora ilRoUSSEAU . ,, La naturecommande natout animal , & la bête obéit. L'homme ,, éprouvelamême impreſſion, mais ilſe recon ,, noit libre d' acquiefcer , oude reſiſter , &c'eſt 22 fur-tout dans la confcience de cette libertè, ,, que ſemontre la fpiritualite de fon ame „ Car la Phyſique explique en quelque maniere • , le mécanisme des ſens , & la formationdes 2 idées ; mais dans la puiſſance de vouloir , ou ,, plutôt de choiſfir , & dans le ſentiment de ,, cette puiſſance on ne trouve , que des actes ,, purement ſpirituels , dont on n'explique rien ,, par les loix de la Mécanique. " Discours fur l'inégalitè des hommes. Prem. Part. RAGIONAMENTO I. it l'anima, per altiffimo fine daDio crea ta, e voluta immortale . Così la Me tafifica fullo ſpirito umano , la Morale Filosofia , il ſiſtema preſente , ma im. mutabile della provvidenza divina, co sì una logica di ſentimento agli Incre duli moleſtiffima , che non tace ai loro ſofiſmi , ci ammaeſtra convince. e pienamente Quanto piùprofondiamo inqueſtipen. fieri , tanto meglio appariſcono veri ci parlano al cuore , ci perfuadono . Carattere inimitabile , ed inſieme argo , mento fermiſſimo di verità : arincon tro degli errori , e de pregiudici , che non reggendo al ſaggio della Ragione , nella meditazione profonda , e fincera ſvaniſcono comenebbia, e dileguanoin teramente . 5 Verità così luminofe rifcuotono qual che omaggio eziandio dagli Spiriti For ti nel penetrale più fecreto della mens د : C2 te, 12 L'ONESTO Uomo. te, e del cuore Il grande incredulo Pietro Bayle apertamente confeffa , che coloro , i quali vivono nellairreligione , quaſi tutti ſono in perpetue dubbiezze ; anzi aggiugne, che percoffi dalle malat tie , per provvedere a ſe ſteſſi , prendo no il partito della Religione (a) E : que (a) , Preſque tous ceux , qui vivent dans ,, l'irreligion ne font , que douter : ils ne per : ,, viennent pas à la certitude; ſe voyant donc دو dans le lit d'infirmite, où ' irréligion ne 3, leur eſt plus d'aucun uſage, il prenent lepar ,, ti le plus sûr , celui qui promet une felicité " eternelle en cas , qu'il ſoit vrai, & qui ne fait courir alors aucun riſque en cas , qu'il ,, ſoit faux. Dict. Crit.Articolo, Bion, nell'an , notazione E. " Confeſſa il Bayle tai cangia menti , ma alla prudenza gli aſcrive , non al la forza delle verità penetranti , e luminoſe . Egli ad affai pochi potrà perfuadere il ſuo pa radoſſo . Al più ſicuro partito , in una ſuppoſi zione da loro creduta ſolo poſſibile , e ſempre da loro deriſa, non ſi piega l'orgoglio, e lafe rocia : RAGIONAMENTO Ι. 13 queſto avea pur atteſtato il Sainthibal nominatiſſimo tra gli Spiriti Forti , que relandoſi , come ſcrive il Bayle (a) , che non hanno coſtoro il dono della per ſeveranza . Poichè , egli dice , non fan no anoi grande onore , quando fi veg gono al letto della morte: diſonoran ſe ſteſſi , e ſi ſmentiſcono , morendo tutti volgarmente , come fan gli altri. Neſſuno mai fuvvi , che abbracciaffe da giovane l' Ateiſmo , e nel ſuo error C3 per rocia di tanta moltitudine d' Atei . Non è que ſta la filoſoſia del loro cuore . Laperfuafione, e la forza delle verità neceſſariamente richiedeſi per sì numeroſo, e difficile cambiamento . (a ) Sainthibal , fameux Eſprit fort, ſe plai gnoit de ce, qu'aucun homme de leur ſecte n' avoit le don de perſévérance. Ils ne nous font point d'honneur, diſoit il, quand ils ſe voyent au lit de la mort: ils ſedeshonorent, ilsſe de mentent, ils meurent tout comme les autres . Dict. Crit. Bion . E. 14 L'ONESTO UOMO perſiſteſſe fino all'ultima età , come at teſta Platone (a) . Quindi ineſcuſabile è l'uomo, ſe non vuol riconoſcere il ſuo creatore , i fuoi doveri , il ſuo fine, la ſua beatitudine. VI. I mali di queſta terra , che ſo. no il gran labirinto d'errori , dove l'ar dita Filoſofia de' Libertini ſi perde , e lo ſcoglio famoſo , al quale rompendo naufragano nel delirio, o nell'empietà; i mali, dico, niente difformano, o ab. baſſano l'altiffima idea و che formata abbiamo di Dio , anzi vagliono mara. viglioſamente ad abbellirla , e farla più grande , e perfetta. I Fifici mali , e morali entrano di. vinamente nell' economia della Provvi denza, che loro ha limitati i confini eli , · (α) Μηδένα πώποτε λαβέντα ἐκ νέα ταύτην τὴν : δόξαν περὶ Θεῶν, ὡς ἐκ εἰσὶ, διατελέσαι πρὸς γῆρας μειναντα ἐν τάυτῃ τῇ διανοήσει . Nel Lib.X. delle Leggi , RAGIONAMENTO I. 15 èli tempera , e modera con ſapienza fovrana . Per altiffimo fine ſono da Dio preordinati , e voglionſi i primi , ei ſecondi ſolo permettonſi ſenza offeſadel la ſua ſantità: poichè nè li opera mo ralmente , nè è tenuto ad impedirli. Effi ſono la nobil fucina lavoratrice della virtù , e temperano la tolleranza più generoſa , e perfetta: effi tengono riſvegliata , ed operoſa l'induſtria , e i noſtri biſogni multiplicando , ci legano in ſocietà. Ogni uomo ſente in ſe ſteſ ſo , come i piaceri terreni indeboliſcon lo ſpirito, e lodegradano: impedimen to fortiffimo a conoſcere, ed amarDio. Ora i mali di queſta terra provvida mente vengono in noſtro ajuto : dalla fralezza delle creature diſtaccandoci il cuore , e purgandolo d' ogni contagio terreno ci ſollevano a Dio , e ci am maeſtrano a cercar in lui ſolo il vero conforto e la conſolazione migliore : C4 ond' L'ONESTO UOмо . 16 ond'è , che Platone colla ſobrietà del digiuno preparavaſi a contemplare e godere di Dio . Quindi quale miniera d' azioni virtuoſe non aprono i mali al libero arbitrio, avvalorato continuamen , te dal foccorſo divino! Involti nellaca lamità rendiamo l' omaggio dovuto al fupremo Dominatore coll' umile raffe gnazione , e tranquilla al divino vole re In mezzo al dolore divinamente confortato lo ſpirito s' appoggia alla ſperanza in Dio, e ſull'eterna rimune razione . Alla luce di queſta vediamo di tutti i mali la picciolezza , poichè calcolati coll' eternità felice , a cui ci apron la via , ſono un' infinitefimo in computabile . I turbini finalmente, le inondazioni le deſolatrici tempeſte , i tremuoti contagi , e i danni tutti degli elementi , , i fanno conofcere all' uomo la ſua debo lezza , la neceffità del divino ſoccorſo la RAGIONAMENTO I. 17 la foggezione all'autore della natura , e quindi inſieme il poter infinito, la bon tà, la ſapienza, la giustizia, la provvi denza di Dio . Quindi affai volte gli Spiriti Forti penſano ſeriamente nelle gra viffime calamita , mutan ſiſtema , e vol gonſi a Dio: così di loro fa fede Lu crezio incredulo infigne ( a) : multoque in rebus acerbis Acrius advertunt animos ad Religionem . Così avvenne ai Perſiani foldati , i qua li avanti non penſavano eſſervi Divini tà, ma poi percoſſi dal Greco eſercito , ecombattuti dalle procelle, ricorfero al le preghiere , e adorarono il Cielo , co me cantò Eſchilo (6): Θεόςδε τις Τὸπρὶννομίζων ἐδαμε, τότ' ήυχετο Λιταῖσι, γαῖαν ερανόν τε προσκυνῶν . Deh (a) Lib. 3. v. 53. (6 ) Nella Tragedia intitolata i Perſi v.467. edizion di Colonia 1614. 18 L'ONESTO UOMо. Deh di quanti beni, gravemente diſſe il Rouſſeau, va privol'uomo, cheman ca di Religione? Qual ſentimento può confolar le ſue pene ? Quale ſpettator conſapevole incoraggia, ed avviva lapro bità delle ſecrete fue azioni? Qual voce può parlargli nel fondo dell' anima ? Qual vantaggio aſpettarfi dalla virtù ? Con qual occhio potrà mirare la mor te (a)? VII. Tutti i mali predetti tramonta no, e vedono l'ultima ſera. Un timore triſtiſſimo ſi deſta nell'anima , ch'eſſer poſſa interminabile la punizion dei mal vagi. (a) De combien de douceurs n'eſt pas privè celui , à qui la Religion manque ? Quel fenti ment peut le conſoler dans ſespeines? quel ſpe Etateur anime les bonnes actions, qu'il fait en fecret ? quelle voix peut parler au fond de fon ame? quel prix peut-il attendre de ſa vertu ? Comment doit-il enviſager la mort? Penséesde J.J. Rousseau. RAGIONAMENTO I. 19 vagi . Ma queſta è la Ragione, o l'er ror, che mi parla di Dio, così terribi. le vendicatore? L'amor a me ſteſſo , e ai piaceri , giudice nella propria cauſa , e nel pro prio delitto ſi turba, e colla filoſofiadei ſenſi vorrebbe , che idea sì ſpaventoſa , ed orrenda ripugnaſſe all'Ente ſupremo , che ſolo ſull'umanomodellodipingeama bile, e buono ſovranamente. Malabon. tà di Dio non è quella dell'uomo , co me la noſtra non è laſuaſantità: altri menti non avrebbevi fiſicomalenelmon do, nè mal alcuno morale permetterpo trebbe il ſapientiffimo moderatore provveditore univerſale . , Iddio è buono divinamente, e quindi tutto inſieme giuſtiſſimo , l'eſſenzial fan tità, e perfezione, odiator neceffariodell' iniquità, e vendicator immutabile, arbi tro ſommo ne'ſuoi voleri ſi compiace , ed in ſe ſteſſo pienamente beato . E chi è l 20 L'ONESTO Uomo. è l'uomo, che a Dio dar oſa conſiglio? Non può la creta dir al vaſajo, perchè così m'hai formata? Scrutator riverente lo riconoſca ancora nell'eternità del ca ſtigo, e l'adori . Le opere, e i voleri di Dio ſono ſe gnati col conio della ſua divinità . La Ragione, benchè limitataed inferma, fi lofofando, in eſſi ſcorge un' imagine fem pre degna di Dio, e tutti entro vi ſco pre gl'infeparabili divini attributi . •Nell'eternità del caſtigo ammiro la ſa pienza ſovrana , che poſe all'anima libe ra, ed immortale quell'argine , che folo frenar potea la violenza delle paffioni : vi truovo un'idea altiſſima della gran dezza di Dio, e tutto il nulla dell'uo mo; un'oppoſizion infinita del mal mo rale con l'eſſenzial ſantità; unagiuſtizia fermiffima , che di pena corrispondente puniſce un reato, il qualeperfevera eter namente lo ſteſſo ed indelebile nel cuo : re, RAGIONAMENTO Ι. 21 re, eſſendo nella vita avvenire per giu ſto divin decreto chiuſa ogni portaal li bero operare con merito, o con demeri to; una prevalente bontà, che donando ci con larghezza valevoli mezzi per evi tare la pena, ci coſtringeall'acquiſtodel premio, e vuol farci eternamente felici. Quindi ſcriffe Platone nel Dialogo illu ſtre dell' immortalità dell' anima , che i malvagi infanabiliper l'enormità deide litti fono immersi nel Tartaro d'onde non eſcono mai (a) . E nel Gorgia, dopo aver detto, che da pene acerbiffime, e ſopra ogni creder terribili ſon tormentati in eter (α) τούτος ἢ ἡ προσήκουσα μοῖρα ρίπτει ἐἰς τὸν τάρταρον, όθεν έποτε ἐκβαίνεσιν. Hos omnes confen tanea , (secondo il teſto io direi , quæ unicuique debetur ) fors projicit in Tartarum, unde nun quam egrediuntur : Phædon. T. I. pag. 113. ex nova JoannisSerrani interpretatione . Edizione Gre co-Latina d' Enrico Stefano 1578. 22 L'ONESTO Uomo. eterno (a) , conchiude , che penſarebbe altrimenti , fe dopo molto meditare ritrovar poteſſe opinione di queſta o migliore, o più vera ( b) . Eternità di caſtigo , che ſeco porta impreſſe le pruove di verità tutto mi riempie lo ſpirito della gran. e dezza di Dio. Così non pur i beni, ma i mali me defimi temperati dal ſommomoderatore , divengono lo ſtromento della bellezza , edell'armonia dell'univerſo, e il lega. mento maravigliofo di dipendenza , e d'unione dell'uomo con Dio : dimostra zion (α) διὰ τὰς ἁμαρτίας τὰμέγιςα, κῷ οδυνηρότατα, κς φοβερότατα πάθη τὸν ἀεὶ χρονον . Propter ſua pec cata, & maximas, & horrendiffimas, & infini todolore cumulatas, & quidem ſempiternas po nas pati: T. I. pag. 525. Edizione citata. (6)εί'πη ζητουῦτες ἐνχομεν αὐτῶνβελτίω, κς αληθές σερα ευρεῖν. Sicubi inveſtigantes meliora his , at queveriora poffemus invenire . T. I. pag. 527. Edizione citata ... RAGIONAMENTO II. 23 zion nobiliffima d'un Ente ſommo , e infinitamente perfetto . RAGIONAMENTO II. La Regola dell'Oneſta e della Rettitudine. I. La regola dell' oneſto non procede , che da una legge eterna, e divina . II. Iddio ci ha data la ragione, che ce l'infegna . III. Quin di tal regola è univerſale . IV. Niente pro vano incontrario; primo, le diverſe opinioni de' Filoſofi ; V. ſecondo , labrutalità di bar bare genti ; VI. terzo , i coſtumi turpiſſimi delle nazioni più colte . I. Il Retto, e l'Oneſto non procededal clima, dall'educazion, dal coftume, non ſi forma colla legislazione de'Savj , nè fi cangia ad arbitrio della Politica, e del le paffion nazionali. Togliendo ogni re. golad'onestà, bruttamenteguaſtaron l'uo moAriſtippo, Teodoro, Democrito, Pir rone , Diogene , Epicuro, combattutidal la greca , e dalla romana ſapienza. Er rori , 24 L' ONESTO Uomo. rori sì antichi e perverſi vennero rinno vando Obbes Spinofa , Machiavelli Montagne, e depravarono maggiormente l'Elvezio , Voltaire, e cotali altri filoſo fi , che la moda , o la ſtoltezza del fe colo ha reſo celebri perpoco tempo, ſo lo ne' loro ſcritti , e nelle menti leggie re atterrando con vane parole l'ideadel la rettitudine, e dell'onestà. , Il pubblico bene modellato ſul Prin cipe di Machiavelli (a), e miſurato all' Epi (a) Come ſcriffeBaccone: ilPrincipe diMa chiavelli non è altro , che la malvagità degli uomini meſſa in ſiſtema: e ilRe di Pruffia con futando un libro sìperniciofo : ,, Combien n' eſt ,, point deplorable la ſituation despeuples, lors ,, qu'ils ont tout à craindre de l'abus du pou ,, voir ſouverain, lorſque leurs bien font en ,, proye à l' avarice du Prince , leur libertè à ,, ſes caprices, leur repos à ſon ambition , leur " 22 1 furetè à ſa perfidie, & leur vie à ſes cruau tés? C'eſt là le tableau tragique d' un E'tat, où ( RAGIONAMENTO II. 25 Epicurea , è per coſtoro la regola ori ginale delle azioni dell'uomo . A queſti Dittatori della ſapienza il deſiderio d'un bene così contaminato , e perverfo , e quanto ad eſſo conduce , è ſola virtù Le paſſioni più cieche, ed ardenti, che ci fanno intraprendere i pubblici da lor nominati vantaggi, come la vendetta • , l'ambizione, la collera, tengono il pri mo rango. Quelle, cheriguardano laRe ligione, ſono virtùdi pregiudizio. Chia mano ſtupido, o declamatore chi racco manda la moderazion degli affetti. Con tali deliramenti rovesciata , ed infranta la baſe d'ogni Morale, deformano l'egre gia opera di Dio , e rendon l'uomo de' bruti peggiore . L'inondazione di tali libri, e il fa D na دو où régneroit un Prince , comme Machiavel ,, prétend le former • "Avant-Propos, Examen du Prince de Machiavel . 26 L'ONESTO UOMO.. natiſmo per sì aſſurda , e guaſta dottri na, che non può chiamarfiFiloſofia ſen za avvilir queſto nome, per colpadi ta luni potrebbe imprimer in fronte al no ſtro Secolo una macchia indelebile , che lo rendeſſe la maraviglia, e il diſpregio della poſterità (a) .. e Se vogliamo conſultar la ragione , attender le voci ingenue del cuore , il Retto, e l'Oneſto riconoſcono una no bile origine, un ordine neceſſario , una legge univerſale, indipendente affatto, e divina . La potenza, laſapienza, labon tà del ſommo Creatore, altamente parla all'intelletto , ed al cuore, che nel for mare (a) Il dottiſſimo", e celebreFrancefcoM. Za notti abborriva coteſti libri, che vanno tutto il dì uſcendo fuori , e diſponendo le vie all' Ateif mo, parendogli , che foſſero per ogni conto l' ignominia del noſtro ſecolo, come atteſtal'eru dito Co: Giovanni Fantuzzi . Notizie della vita edegli fcritti di Franc. M. Zanotti ; in Bolo gna 1778. RAGIONAMENTO II. 27 mare l'uomo aver non poteva , che un fine degniſſimo della Divinità, e intrin ſecamente conforme alla ragionevol na. tura. f La creazione dell'uomo era libera a Dio ma non così gli era libero di , crearlo ad altro fine, che della ſua glo. ria , nè ordinarlo altramente , che alla perfezione, e felicità per legge immuta bile eterna dell'ordine, che aver debbon le coſe tutte fra sè, conforme all' intrin feca loro natura , che prende il primo modello dell'eſſenza divina , e predica Dio neceffariamente perfetto. 1 L'onore dovuto al fupremo Creatore da un ente razionale , l'amore de'figli ai genitori , il non far oltraggio ad al cuno, e tutto il Decalogo naturale ef. ſenzialmente è conforme a quell'ordine immutabile, e divino. Ne poteva eſſere unavirtù all' intelligentecreatura diſono rar il creatore, commettere il furto, dir la D2 28 L'ONESTO Uomo. la menzogna, violare l'altrui talamo, o in altra maniera inſultare, e danneggia re gl'innocenti ſuoi ſimili: azioni tutte difformi dalla legge predetta , d'ogni ret titudine eſemplare e maestra . Quindi in eſſa contienſi la norma originale , efi cura, a cui conformare gli atti più no bili dell' intendimento, edel cuore, tem perare i coſtumi, e condurre la vita. : II. Iddio benefico ſapientiffimo ci for nì della face della Ragione per guida all' altiffimo fine , onde ſi vedeſſer da tutti in queſta legge ſcolpiti i dove ri primarj dell'uomo morale , e intima mente ſi ſentiſſero ancora nella propria natura. L'intrinfeca conformità colla ra gion naturale ci fa apprender il retto e l'oneſto , come la difformità ci addi ta , e diſcopre il turpe , e l'ingiuſto . Nel fondo pure dell'anima noi trovia. mo dipinto queſto modello, ſu cui ancor non volendo giudichiamo le opere noſtre , equel. RAGIONAMENTO II. 29 equelle d'altrui come buone , o mal vagie . III. Rivolgiamo lo sguardo ſu le na zioni tutte del mondo, ſcorriamo i mo numenti, e le ſtorie; in mezzo a tanti culti inumani, e bizzarri , a sì prodigio ſa diverſità di talenti , digenj , dicoſtu mi, troveremo per tutto, come parla il Rouſſeau (a) , le medeſime idee del be ne, e del male . Ciò, che è virtù nellaGrecia al filo fofar di Platone ( b) , eſſer non può vi zio in Cartagine, inLicia , o nellaPer fia : nè la regola d'equità , che appro vaſi in Roma, è diſcordante, comeTul D 3 lio (a) Jettez les yeux fur toutes les nationsdu , monde parcourez toutes les hiſtoires : parmi tant de cultes inhumains , & bizarres , parmi cette prodigieuſe diverſité de moeurs , & de ca racteres , vous trouverez par tout lesmêmes nơ tions du bien, & du mal . Pensèes . (6) Μίνως. Τάτε δίκαια , δίκαια , κῷ τὰ αδια να, άδικα... ένΠέρσαις ... ἐνΚαρχηδόνι ; κὶ ἐν Λυκία, 30 L'ONESTO Uomo. lio ragiona, da quella d'Atene, nè la preſente diverſa dai tempi avvenire, ma preſſo tutti i popoli e le nazioni inva riabile , e ſempiterna (a) . Prima che Minoſſe, Licurgo, Solone faceſſer leleg gi, una legge v'avea nel ſeno della na tura, che invitava gli uomini al bene e il male proibiva . Avanti le Dodici Tavole , e tutta la Legislazione Roma na , era riprovata la crudeltà di Tarqui , nio Superbo, la brutalità di Seſto viola tor di Lucrezia , i parricidj , gli ſper giuri, il romper la fede , l'ufurpare gli altrui diritti. Per contrario preſſo le na zioni tutte , ancora più barbare, fu in pregio la Religione , la giustizia, la fe. de (a) Nec erit alia lex Romæ, aliaAthenis , alia nunc, alia pofthac, fed omnes gentes , & omni tempore una lex & fempiterna, &immu tabilis continebit; unuſque erit communis quafi magiſter , & imperator omnium Deus . In un frammento confervatoci da Lattanzio. RAGIONAMENTO II. 31 de leale , la gratitudine operoſa, la be nefica umanità : ' odio alla colpa, 2" " El'amor di virtù naſce con noi La natura dell'uomo in ogni clima, in ogni inoſpita terra eſſenzialmente è la ſteſſa , cioè diſtinta , ed informata dallaRagione: da cui ſe le umane azio ni dipartonſi ſono malvagie, e buone ſe conſentono, e ſi conforman con quella . Ecco la norma immutabiled'onestà, in ſeparabil compagna dell'uomo, che l'ode e ſente nel cuore direttrice maestra, e giudicatrice ſevera d' ogni ſuo atto e costume. , IV. Nè mi ſi adducano innanzi le quiſtioni diſcordi , e le varie diſpute de' , Filoſofi ful Naturale Diritto o gli ufi barbarici , e diſumani di qualche popo lazione d' America , dell' Indie Orienta li , o delle coſte Africane , per quindi inferire totalmente arbitraria la legge D 4 dell' 32 L'ONESTO UOMO. dell'onestà, nè altramente dettata dalla natura. L'illazione, che ſi vorrebbe dedurre , non è vera. Poichè tutti convengono i Savj nell' ammettere il Decalogo della natura , diverſamente opinando in ridur lo a più, o a meno principj, o difcor dando nelle conclufioni lontane e nel , diſciorre i troppo complicati problemi : medefimamente conſentono ſulla forza , che pur ha d'obbligarci , folo quiſtiona no ſul fondamento di eſſa . Che ſe gli Spiriti Forti dall'orgoglio acciecati , e dalla depravazione del cuo re, con variediſpute s'argomentanod'at terrare ogni regola d'onestà, non per cid verranno giammai a tramutare ilve ro nel falſo, nè a render ofcuri idetta mi chiariffimi della natura Le dimo • ſtrazioni d' Archimede , e d'Euclide fi vorranno dir forſe d'una natura variabi le , e loro negare la verità ingenita , e l' evi RAGIONAMENTO II. 33 l'evidenza , poichè Seſto Empirico , Ob bes, e lo Scaligero oſarono impugnarle? Verrebbe dai libertini ancor contraddet ta laGeometria tutta quanta , ſe ſu quella poggiaſſe la regoladellaMoralità. V. Ma veniamo alle barbare genti per patrii uſi , e coſtumi guaſtiſſime , e violatrici folenni del naturale diritto come ci van raccontando le Storie, ef , ſendo queſta la rocca fortiffima , in cui fi ferrano per combattere l'onestà i pa trocinatori del vizio .- Se quei popoli barbari non conſulta no la ragione , e per le brutali paffioni offuſcano il lume direttor della mente , ſarà da incolpar la natura , che tace, e non iſpande i ſuoi raggi ? No , nonmai del tutto s' eccliſſa la natura , nè tace nella violazione frequentede'primarj pre cetti , o nelle conclufioni, che traggonfi ſenza molto , e ſottil raziocinio . E co me potranno gli Spiriti Forti afferma re, 34 L'ONESTO UOMO. re ,.che in tanta depravazion di coſtu mi , all' ordin divino, alla ragione , al fine dell' uomo diſcordi , e repugnanti , non mai la natura riſplenda , nè faccia ſentir a que' popoli nè inquietudine , nè rimorſo , nè dubbietà; ſe l'uomoveduto negli altri il proprioviziol'accuſa, e ap plaudeancoraalle virtù, di cuiè sfornito? Ben ſappiamo per pruova, che gli sfrenati appetiti , l'educazione , gli eſem plj , i nazionali coſtumi guaſtano ilcuo re , e la mente delle nazioni . L'anima così indurata, e incallita nel vizio, dif ficilmente fi piega alla voce, e al mor fo della ragione: s'alteralacoſcienza, e inſenſibilmente ſi vamodellando ful genio dellepaffioni perverſe: finalmente rotta , eguaſta la regola dell'onestà , l'uomo quaſi tranquilloripoſanelſuodelitto (a) . VI. Quin (a) Tantam autem eſſe corruptelam malæ confuetudinis, ut ab ea tamquam igniculi extin guan RAGIONAMENTO II. 35 VI. Quindi nazioni ancora coltiffime ufarono , come innocenti, molti coſtumi brutali , benchè ſi conoſceſſero dalla ra gione difformi , e ripugnanti alla vera oneſtà . Così nella Grecia ai tempi di Socrate fu coſa onorata ai fanciulli l'aver molti amadori , ch'era turpiffimo vizio, edeteſtabile preſſo i Romani. Il coſtu me autorevole , e imperioſo , la mollez za, e la corruzion della Grecia, le pa trie leggi , che pur tutte tacevano ſu queſta brutalità , ai fanciulleſchi amori , avean tolta ogni infamia concorrendo la depravazion de' Filoſofi a mantellare con nomi oneſti , e pompoſi i vizj più turpi. Laſcio , che Licurgo (a) a que' dì con ſeveriffime leggi purgò , e tolſe da Spar : guantur anatura dati , exorianturque & confir mentur vitiacontraria. Tul. de Leg. L.I. (a) Xenoph. Laced. Refp. εί δε τις παιδός σώς ματος ορεγόμενος φανείη αίσχισα τέτο θείς. 36 L'ONESTO Uomo: Sparta queſta contaminazione; che pref ſoXenofonte troviamo (a) riprovarſi co tali amori e vituperarſi altamente nella Tavola di Cebete ( b ); laſcio che i detrattori di Socrate di queſte alleanze amoroſe l'accagionarono (c) per deni grare la Socratica probita : ſolo dirò , che Alcibiade punge, e deride Socrate , perchè nel convito Platonico fedette a fianco d' Agatone (d) fiorentiſſimo gio vane , e di maraviglioſabellezza: e leg go di Sofocle , che avvenutoſi coll' oc chio (a) Xenoph. 1. 1. mirab. Socratis. (b) E'celebre laTavoladi Cebete, che in po che pagine eſprime la Filoſofia dellavita . Que ſto quadro, che finge il Filoſofo aver ammirato nel tempio diSaturno, ècolorito, e dipinto con nobili imagini, piene di moralità, e di virtù • (c) Xenoph. eod.loco. Plat.Apol. Socratis. (d) κὶτίαῦ ἐνταῦθα κατεκλίνης, ὡς ου παράΑριςο φαίνει , είτε είτις άλλος γελοῖος ἐστί τε , κῷ βέλεται ἀλλὰ διεμηχανήσω δ΄πως παρὰ τῷ καλλίςω τῶν ἐνδον και ταχείση . Platone nel Convito . RAGIONAMENTO II. 37 chio in leggiadro fanciullo , additandolo a Pericle per l'avvenenza ſingolare del viſo , dal ſaviffimo uomo fu caftigato così: " oSofocle, non ſolo le manidel ,, Pretore , ma gli occhi ancoraefferde ,, vono continenti " (a) . Argomento chiariſſimo , che ſentivano pure i Greci ai tempi di Socrate ( b) la ſconvenevo lezza , e deformità ditale coſtume. Non è dunque variabile l'onestà , nè ſi can gia col volger de' tempi , odegli ufi nè dipende dalla politica , o dal capric. cio degli uomini , , Vir. (a) At enimprætorem, Sophocle, decet non folum manus , fed etiam oculos abſtinentes ha bere. Tullio nel lib. 1. dei Doveri . (b ) Licurgo , Xenofonte, e Pericleviſſerocon Socrate , e udirono la ſua Filoſofia . Di Cebete ſcrive Xenofonte , che Critone, Cherefone , Che recrate, Simmia, Cebete, Fedone, ed altri uſa vano familiarmente con Socrate per acquiſtar l' oneſtà de' coſtumi e labontàdella vita. Lib.I. delle cose memorabili di Socrate . 38 L'ONESTO UOMO. Virtuparticolari coflitutivedell'Oneſta. RAGIONΑΜΕΝΤΟ III. Della Virtù. I. I vantaggi cheprovengonodallavirtù . II. L' uomo fatto per praticarla . III. Senz' effa niunavera felicità . IV. Niun incredulo può eſſer virtuoſo . V. Lavirtù ſi conſeguiſce coll' eſercitarla . VI. L' Iſtoria delle paſſioni ci am maeſtra a prezzar la virtù . 1 I. La virtù è coſa celeſte, che nobilita l'uomo , e lo migliora . Eſſa è il vero ſtromento della privata , e della pubbli ca felicità. Se l'uomo è giusto, fobrio , leale , fignore delle diſordinate ſue vo glie , umano , generofo , benefico, tutto è opera della virtù , che lo forma , e modella ſull' imagin di Dio , e v' impri me quaſi un raggio di Divinità . La virtù mette il regiſtro alle noſtre paffio ni,.. RAGIONAMENTO III. 39 ni, e le accorda collaragione. L'adem. pimento coſtante dei doveri dell'uomo , fu qualunque aſpetto ſi miri e confide ri , in ſe ſteſſo, cogli altri , collaSocie tà, col Supremo Autore: ecco la defi nizione della virtù . Fu gran dono della provvidenza, che nella virtù imprimeſſe tanta luce ed amabilità , legando ancora ad eſſa i no ſtri vantaggi . Il retto, e l'oneſto , ſi conoſce dall' anima , ſe aſcolta la voce , eil conſigliodella ragione . Quindi diffe I' Omero dei Filosofi (a) , che perqual che divina iſpirazione addiviene , che i , cattivi eziandio fanno afſai ſpeſſo dai buoni diviſar i malvagi. La ſua bellez za attrae il cuore di tutti, e l'incanta. La virtù è così avvenente , come notò il (a) Panezio così chiamaPlatone, come im pariamo da Tullio nel 1. lib. delle Tufculane . Credamus ergo Panatio aPlatone fuodiffentienti ? quem .... Homerum Philofophorum appellat . 40 L'ONESTO Uomo. il ſaviffimo Seneca (a), che i mali uo mini ancora ſono dalla natura condotti a tributarle l'approvazione , e la lode Non evvi alcuno, che non defideri eſſer tenuto per uom dabbene : ancor quando s' abbandona all' iniquità, vuol parer giu ſto , e virtuoſo . Havvi paeſe, poffiamo dire con Tullio (6) , dove non s'ami l'umanità , la bontà , la gratitudine , e non vegganſi con indignazione gli orgo. glioſi , gl'ingrati , i diſumani? II. L'uom ſi conoſce, ſi ſente fatto per la virtù (c) : ſe da eſſa s'allontana e , tra (a) Adeo gratioſa virtus eft, ut infitum fit etiam malis probare meliora. Lib. IV. de Benef. cap. XVII. (b) Quæ autem natio noncomitatem, non benignitatem , non gratum animum, &beneficii memorem diligit? Quæ ſuperbos, quæ maleficos , quæ crudeles , quæ ingratos nonaſpernatur , non odit ? De Leg. Lib. I. (c) Nihil eft profecto præſtabilius, quam pla ne RAGIONAMENTO III. 41 travia , andando dietro agli appetiti ne mici , il rimorſo ammonitore latra , ed amareggia la dolcezza d'ogni piacere , per farlo ſaggio a non ricercarla , che nel retto , ed oneſto . Quindi a ragione diſſe il Rouſſeau : Non è così facile , come ſi penſa, il rinunziare alla virtù Eſſa non laſcia di tormentarlungamente chi l'abbandona (a). La natura ha un E fol ne intelligi nos ad juftitiam eſſe natos , diffe Tullio nel Lib. p. delle Leggi n. X. ed è nobi le l'argomento del ROUSSEAU . " " Si la bonté morale eſt conforme ànotrenature , l'homme ,, ne ſçauroit être ſain d'eſprit , ni bien conſti دو دو • tué , qu'autant , qu'il eſt bon Si elle ne l'eſt pas , & que l'homme ſoit méchant na " " 29 دو " turellement , il ne peut ceſſer de l'être ſans ſe corrompre, & la bonté n'eſtenlui , qu'un ... vice contre nature ..... Un homme humain ſeroit un animal depravè &lavertu ſeu le nous laiſſeroit des remords . J. J. Rous SEAU Pensées. Moralité de nos actions. (a) Il n'eſt pas ſi facile, qu'on penſede re non 42 L'ONESTO Uomo .. fol linguaggio , che è d'ogni clima , e fa intenderſi da ogni nazione. Così rare volte noi c' inganniamo nei veri noſtri vantaggi, eſſendociquaſiconnaturale l'at tendere il privato, e pubblico bene dal le mani della virtù . Così filoſofarono quaſi tutti i Sapienti collocando in effa la vera felicità. Molti cattivi uomini , diceva Solo , ne (a) , divengono doviziofi, e per con trario gran gente dabbene giacenellapo vertà: ma noi non vorremmo per tanto colle loro ricchezze cambiare la noſtra virtu : imperciocchè la virtù è patrimo nio perpetuo , e le ricchezze tutto di cangian padrone . L'uomo virtuoſo ſen te noncer à la vertu. Elle tourmente long-temps ceux, qui l'abandonnent , & fes charmes , qui font les délices des ames pures, font lepremier fupplice du měchant , qui les aime encore , & n' en ſçauroit plus jouir. Pensées. Vertu.. (a) Plutarco nella Vita di Solone . RAGIONAMENTO III. 43 te nell' anima un bene, che è ſuo , con tra cui non vagliono le vicende.della fortuna , nè l'inganno , o l'armi nemi che: unbene, che lo ſolleva , l'adorna, lo rende contento ..! Quantunque al dire diTullio (a) non ſiavi per la virtù teatro maggiore della coſcienza , pure la riputazione, che per eſſa acquiſtiamo , ancor ſenza cercarla , può effer oggetto di compiacenza ad un Saggio , mirandola come una pubblica approvazione del retto operare, che ci guadagna il cuore degli uomini , e ci chiama a parte dei frutti dolciffimi del la ſocietà. La frugalità , la fortezza , la coſtanza diminuiſce i noſtri biſogni , la tolleran za , e la raſſegnazione tempera , na l'urto delle paffioni , ſottraendoci efre E 2 amil (a) Nullum theatrum virtuti confcientiama ius eft . Tufcul. Quæst. lib. 2. num.xxv. 44 L'ONESTO UOMO. amille diſguſtoſi tributi dell'umana fra lezza . III. Nel regno del piacere nonapproda lafelicità, eſſendo rotto ogni commercio colla virtù. Le voluttà , da cui fugge l'oneſto pudore , che tanto vagliono a forprendere il cuore, e a ſedurlo con in cantata dolcezza, indeboliſcono l' anima , degradano la ragione , tiranneggiano la libertà, e al dir di Platone nel Timeo, ſono l'eſca dei mali (a). Un dolce fu gace, infaziabile nella ſua avidità , che poi diviene infipido , incommodo , dolo rofo : ecco l'analiſi del piacere Epicu reo , per ſentimento ancora de'ſuoi fe guaci (b) . Sola la temperanza mette in fuga (a) Divine enim Plato eſcam malorum vo luptatem appellat . Tul. de Senectute . (b ) Montagne, grande Pirronico, e che pra ticò molto negli Orti di Epicuro ,, La voluptè " même eſt douloreuſe en ſa profondeur " Effais, c. • RAGIONAMENTO III. 45 fuga da noi, e trionfa di sì poderoſoni mico , chiudendo quindi le porte a mil le perturbazioni , e ad infanabili piaghe del corpo, e dello ſpirito. Le paſſioni feroci , la collera , l'o dio , la vendetta , l'orgoglio , che ſo no la fiera tempeſta del noſtro cuore , il veleno , e la diſtruzione delle ſocie tà , tengonſi in calma tranquilla dalla ragionevol virtù , che mai non opera ſenza diffonder nel ſeno un nobile e dilicato piacere د , vero contentamento dell'anima , e un principio dell' umana felicità. L'amor liberale, e generoſo de' noſtri fimili mette in comune iltalento , l' in duſtria, le forze degli uomini, onde ren der ſicura la ſocietà contro le frodi e la violenza , ne' ſuoi membri concor de , morigerata , fiorente in ogni ric , chezza d'arti , di ſcienza di commer cio , d'agricoltura : frutti della virtù E 3 ed , 46 L'ONESTO UOMO. edelementi fecondi della pubblica feli. cità (a) . t IV. Queſta morale sì giuſta , ma in. ſieme sì malagevole , perchè poſſa in ogni fua eſtenſione ſuffiftere , , e trovarſi perfetta , abbiſogna d'un principio ani matore : dico d'una obbligazione , che non poſſa deluderſi dalla frode, nè dalla malizia degli uomini e che abbia per baſe i veri noſtri vantaggi . Pochi ſono i Platoni, e gli Ariſtidi, cui la bellez za della virtù baſti non pur per amarla , ma per ſeguirla. Avremo nel più degli uomini una virtù da Teatro , ſe una Legge fuprema non eſtenda la ſua giu. risdizione ſin entro il regno dei penfie. ri , e del cuore, ſorgente vera del bene , edel , (a) I più colti Gentili eCicerone tra gli altri , conobbero eſſer beata una città non ſolo opibus firma, copiis locuples, gratia ampla, ſed quæ fimul virtute honeſta ſit . RAGIONAMENTO III. 47 edel male: atteſa la debolezza, e le in chinazioni dell'uomo, avremo una virtù preſta a mancare non meno nei piaceri, che nelle calamità, ſe trattenuta , e con fortata non venga dalle ricompenſe del la vita avvenire , dove ſolo ſi compie il divino ſiſtema della noſtra felicità • Quindi un'incredulo non potrà mai eſſer virtuoſo . La Politica ſi contenta della vernice di probita , onde aſſai ſpeſſo ſi guaſta, e cade all'urto delle paffioni L'intereſſe eſſendo la gran molla delle ſue azioni , nei miſterioſi , e ſegreti rag giri mancherà volontieri per eſſo ai do veri della ſocietà , e alle leggi più ſan te, ſe alcuna volta non venga diſtolta , o vinta dalla bontà della natura . La Filoſofia dei coſtumi, che è lave ra arte di formarl'anima, nontravaglia per imporre coll' eſterna corteccia ; ma va lavorando fin dentro del cuore laret titudine, e la vera bontà. Pure tutto il E 4 fifte 48 L'ONESTO Uomo. ſiſtema della morale ſarà mancante ero vinoſo, ſe non abbia per fondamento la Religione . UnAteo non può eſſer mai uomo oneſto , edabbene,diſſeSeneca a) ; " e Tullio (b) Non ſo ſe tolta la Re ,, ligione , fi tolga ancora la fede , e la ,, ſocietà dal genere umano , e tutta fi " دو diſtrugga la ſovrana virtù della giuſti zia " . La Religione è il maggior fre no dell'uomo, e la vera forgentede'no ſtri vantaggi. Allor folo avremo la vir tù, che ci migliori , e rendafelici . Quin di un Codice folo formava il gran prin cipio di Religione , e tutta inſieme la Moral de' Cineſi : ADORATE IL CIELO , E SIATE GIUSTI ( c) . V. Ma (a) BonusvirſineDeoeſſenonpoteft.Ep.XLI. ( b) Haud ſcio an pietate adverſus Deos ſu blata, fides etiam & focietas humani generis &una excellentiſſima virtus juftitia tollatur Cic. de Nat. Deorum . Lib. I. n.4. , • (c) Veggaſi il Brucker Tom. IV. Par. II. de Phil. RAGIONAMENTO III. 49 V. Ma più che i noſtri elogi, da noi merita la virtù d' eſſere aſcoltata , e ſe guita . Queſto è il vero omaggio , che noi ledobbiamo . " " " Tuttos'acquiſta coll' ,, eſercizio, non convieneeccettuarenep ,, pur la virtù. L'abitudine ſpande del la dolcezza fin nel diſprezzo delle vo luttà ", come atteſtaunGreco Filofo fo ( a ) . E il gran Savio dell'ultimo Oriente Confufio dicea d'aver vedutouo mini inetti alle ſcienze, ma neſſuno in capace della virtù (6) . VI. Ma Phil. Sinenfium, particolarmentedove nomina il libro claffico Xu-kim . (a) Diogene Cinico • " Facile verovirtutem ,, parari poffe exercitio . Nihil in vita abſque " exercitatione perfici poſſe, eam vero nihil non vincere poffe . Ipſum itaque voluptatis con " ,, temptum confuetudine & exercitatione jucun " diffimum fieri . " apud Bruckerum De Secta Cynica, Tom. I. Par.II. pag. 884. : (6) Populo invirtutepluseft , quamin aqua , &igne: 50 L' ONESTO UOMO. VI. Ma ogn'uno laonora, equaſitut ti la fuggono : Video meliora proboque deteriora fequor. I Socrati, gli Ariſtidi , iFabricj laſciano ungranvuoto nel tem pio di queſtaDeità. ISapientidellaGre cia, e del Lazio ci diedero più pompo ſe lezioni, che eſempi. Afcoltiamo il ſo , " lo Tullio, che ben vale per molti . , E ,, qual Filofofo ſi ritruova, ch'abbia co ,, sì formati i coſtumi, e l'animo così ,, temperato , come la Ragione doman da ? Che non penſi la ſua Filoſofia piuttoſto una oſtentazion di dottrina che una legge , a cui conformare la دو دو , vita ? Che obbediſca a ſe ſteſſo, e fi ,, pieghi a ſuoi precetti ? Altri ſi veg ,, gono dominati da tanta leggerezza , e " da orgoglio sì fiero , cui ſarebbe ſta ,, to più utile il non aver imparato : " al &igne: nondum vidi qui inſiſteret virtuti , & periret . apud Bruckerum , Tom. IV. P. II. de Phil. Sinenfium , pag. 905. 99 دو " و دو RAGIONAMENTO III. 51 altri avidi di danaro, altri di gloria, molti fervi viliſſimi delle libidini : in modo che la lorvita ſtranamente com batte , e ripugna colla lorodottrina " così nelle Tufculane (a) . Comparve poi M. Aurelio , forſe il folo gran Filoſofo nella dottrina , e più grande ancoranel la virtù . Solone tanto nominato tra i Sapienti dellaGrecia, e del Mondo, co me leggiam in Plutarco (b) , dicea già vecchio, ora la mia corte è a Venere , a Bacco, alle Muſe, che ſono ifolifon ti del piacere dell'uomo . Il ſuicidio di Ca (a ) Lib. II. cap. Iv. Quotus quiſque Philoſo phorum invenitur, qui fit ita moratus, ita ani mo, atque vita conftitutus , ut ratio poftulat ? qui diſciplinam fuam non oftentationem ſcien tiæ, fed legem vitæ putet? Videre licet alios tanta levitate , & jactatione , iis ut fuerit non didiciſſe melius: alios pecuniæ cupidos , gloriæ non nullos, multos libidinumſervos, ut cum eo rum , vita mirabiliter pugnet oratio , (b) Nella vita di Solone . : 52 L'ONESTO Uomo. Catone è un monumentoinſiemedell'or goglio , e della debolezza , e quafi una macchia in volto alla ſua Filoſofia; per tacere del ſuo diletto nel vino, non fa prei quanto fobrio o filoſofico: Narratur &prifci Catonis Sape mero caluiſſe virtus ; come Orazio (a) canto del vecchioCa tone Seneca potea moralizzar franca • mente ſulle miſerie dellaumanità, e ful le vicende della fortuna , godendo i pri mi onori nella Corte Imperiale , el'en trate più ricche d'un privato Romano Ma nell'appreſſargliſi la diſavventura , e il dolore dellacagionevole ſanità, ſi ſco raggì la feroce Filosofia , e già indebo lita per poconon l'induſſe adarſi la mor te. Il lungo efilio ancora ſtancò, evin ſe la ſua virtù , e ſi vide abbandonato dall' (a) Libro III. Ode xxI. Tutti due i Catoni furono molto amici delvino; Porcio il vecchio, e l'Uticenſe ſuo nipote.. RAGIONAMENTO III. 53 dall'orgogliofo Stoiciſmo , ſcrivendo ad un'ofcuro liberto una lettera coniatadel la più vile adulazione. Ineſſa tratta l'Im peratore , qual divinità della terra , lo ringrazia dell'ingiuſta ſentenza, n'eſalta le vittorie , il valor , la clemenza , e pre ga con voti ardenti gliDei immortali a prolungare la vita di queſto Dio. Ciò non è ſcritto per ſervire di ſati. ra contro genj sì illuſtri , e ſublimi , che tanto onorano l'umanità : ma per cono ſcere l'anotomia del cuore umano , e l' iſtoria delle paffioni . Le cadutedegli uo mini grandi dannouna lezioneutiliffima , che la Morale più ſplendida delle virtù non ci ſaprebbe inſegnare. I falli ci mo ſtran l'uomo nella parte più difficile , e profonda , che è l'orgoglio , eladebo lezza: ci ſcuoprono unnuovomeritodel la virtù per viemeglio ſtimarla, per col tivarla indefeſſamente, e pervegliar ſem pre alla difeſa . E' un Oſtraciſmo crude. le 54 L'ONESTO UOMO. le non ſaper perdonare alle grandi virtu le macchie leggiere. Il vizio ha gran le ga coll' umana fralezza . Noi aduliamo noi ſteſſi , e inſieme affettiamo un' error orgogliofo col cercar l'ottimiſmo nell' uo mo (a). L'uomo migliore èquello , che fente meno il contaggio di queſta creta . Quindi, come diſſe il più eloquente Fi loſofo (6) , fi voglionoſaviamente apprez zare i lineamenti ancora , e l'imagine della virtù, che riſcontriamo negli altri , maffimamente ſe hanno un vero colore d'umanità , di moderazione , di rettitu dine. Gli acri , e violenti cenſori ſon for ſe i più lontani dalla virtù . Mal la co noſcono , poichè ſolo dai libri ne trag. gon l'idee. Se eſperimentato aveſſero la difficil virtù, ſi moſtrerebbon piùgiuſti , oalmeno più ſobrj nella cenfura . RA (a) Adhuc nemo extitit, cujusvirtutes nullo vitiorum confortio læderentur . Plin. Paneg. (b) Tul. de Off. lib. 1. §. xv. : 55 RAGIONΑΜΕΝΤO IV. 1 Temperanza . I. La Temperanza regola i piaceri de ſenſi : ſuoi rami Sobrietà , e Continenza . II. Serve alla noſtra conſervazione . III. Anche gli et nici Legislatori la preſcriſſero . IV. Conti nenza inſegnatadagliantichi Filoſofi . V.Mo rale Turcheſca ſu queſta virtù . VI. Tur to prova, che l'incontinenza pugna collara gione . VII. Guide fevere, e geloſedi conti nenza . VIII. L'ingenita verecondia ci ajuta ad eſſere temperati nei piaceri del ſenſo IX. Danni dell' incontinenza . • I. Queſta virtù conſervatrice dell'uomo forma un elemento della noſtra felicità. La Temperanza ha la ſua giurifdizione riſtretta a governare gli appetiti del ſen fo . Colla fobrietà prefiede al gusto , di rigendo tutta l'economiaanimaledelvit to, e colla continenza imbriglia, e ma neggia le voglie de' corporei piaceri, che gui 56 L'ONESTO Uomo . guidate ſecondo le regole della ragione divengono onefte, e virtuoſe. Al mira re la diffolutezza di tutte le nazioni, e maſſimamente delle più colte , ſembrar potrebbe , che la Ragione oſcuramente parlaſſe ſu queſt' affare: ma nonevvi co ſa più chiara, ed eſperimentata da ogn' uno , che l'uomo conoſce il bene , ed opera il male . II. La natura ci ha poſto un dovere di conſervare noi ſteſſi , provvedendo , ed ufando del neceſſario alimento . Ciò che oltrepaſſa i confini dell'indigenza è fuo ri dell' ordine della ragione, ed affai vol te diviene bruttiſſimo vizio d' intempe ranza . Il luſſo delle tavole, e l'infidie delle bottiglie preparano una fatal bat teria alla mente, e all'individuo. Queſt' ecceſſo inimicoimpediſce l'operazioni più nobili dello ſpirito, e lo rende inetto ai proprj uffici , e doveri: ſtempera , egua ſta la macchina del corpo , ed accelera la RAGIONAMENTO IV. 57 la ſua diſtruzione. Ti maraviglidelle in numerabili malattie? diſſeSeneca(a); nu mera i cuochi: le molte vivande multi plicarono i morbi , ed imedici. EGio venal nelleSatire dopo aver parlato del le cene Romane: Hinc fubite mortes, at. que inteſtata senectus ( 6) . Queſt' ordine della natura è sì chiaro , che faffi fentire in ogni clima. La Ra gione parla, dovunque è l'uomo: e fe lici coloro , che ſeguono i lumi di tal condottiera, ed obbediſcono alle ſue leg gi . L'Iſtorie tutte convengono a com mendare la fobrietà degli Spartani , e fi ricorda ancora con lode la frugalità dei Curj , dei Fabricj , e dei Luſcinj . Per contrario diſapproviamo ' intemperante luſſo, e la mollezza, onde ad irritarela F gola (a) Innumerabiles eſſe morbos miraris? nu mera coquos .... Multos morbos, & medicos multa fercula fecerunt . Sen. Epist. XCV. (6) Satyr. I. v. 145. 58 L'ONESTO UOMO. gola imbandivan le menſe Vitellio, Ca. ligola , Eliogabalo, Antonio, e Cleopa : tra , e deteſtiam altamente l' ebrietà d' Aleſſandro . . Al tribunale della Ragione ogni con dizion luminoſa ſpariſce, tutti gliuomi ni ſono eguali . Non ſi può imporlecol. lo ſplendor della corona , nè coll' appa rato di molta ſapienza , e virtù . Cato ne ſteſſo trovò nell' Antichità un cenſo re ſevero, venendo accagionato da mol ti d' intemperanza nelvino . L'apologia di Seneca ſi può valutare come unelo gio di Catone , e inſieme una Filippica di sì turpe delitto, dicendo con eloquen. za ſua propria: L'ubriachezza fu rin " ,, facciata a Catone: tale cenfura potrà „più agevolmente render oneſto queſto دو delitto , che vituperevol Catone " (a) . Ma (a) Catoni ebrietas objecta eft: facilius effi ciet, quiſquis objecerit, hoc crimen honeſtum , quam RAGIONAMENTO IV. 59 Ma ſia pure l'invidia , che moveſſe a de. nigrare , e morderequeſtoSapiente: dun. que i cattivi uomini ancora conoſcono l'abbominazione di queſta diffolutezza. III. Quindi Licurgo , Numa , Plato ne , ed altri legislatori , e ſapienti , e Siaka , (a) e Maometto medesimo volle. ro o atutti vietato, o ai giovani ſin golarmente, e alle donne l'uſo di ſpiri. toſe bevande, e del vino, onde colfuo co di queſto infidiofo nimico non s'ac cendeſſero maggiormente i voluttuoſi ap. petiti , nè veniffe lamente combattuta , evinta da sì feroce affalitore . Poffiam nondimeno riguardare i vini , e le bir. CF2re, quam turpem Catonem Seneca de Tranquilli tate animi, cap. 15. (a) FuLegge diSiaka, oXacca, Savio d'O riente,così chiamatonel loro linguaggioda'Giap poneſi , e Kekia dagli Indiani : abstinendum effe aliquoribus generosis, vino Oc. Veggaſi il Bru ckerTom. IV.Par. II. dePhilos.Exotica pag. 818. 60 L'ONESTO UOMO. re , come dono del cielo , che uſato ne. gli anni maturi con ſaggiamoderazione, diviene un farmaco riſtoratore di tutto l' uomo, e benemerito dell' arti più labo rioſe, ed utili alla Società. IV. I Filosofi , toltone gli Epicurei, molto inſegnarono ſulla continenza , ma ufaronla poco, come abbiamo da Tul lio: (a) ,,Molti fi veggono ſervidelle li bidini in modo,chelalorvitacombat , te e tuttadistrugge la lorodottrina " . Il colmo della follia è d' inſegnar la vir tù, di farne gli elogi, epoi traſcurarne la pratica . La corruttelauniverſale preſenta una ſtoria umiliante dell'uomo, eforma immenſa Iliade della debolezza , e mal vagità del ſuo cuore. Preſſo le nazioni coltiffime del Gentileſimo sbandito ogni pu (a) Videre licet .... , multos libidinum ſer. vos, ut cum eorum vitamirabiliter pugnet ora tio : quod quidem mihi videtur turpiffimum Gic, Tufcul. Quast. lib. 2. cap.4. RAGIONAMENTO IV. 61 pudor naturale , ſopito e ſpento il lus me della ragione , trovarono le voluttà onorato ricetto . Tantoſi contaminarono, ed abbrutirono gli uomini , che queſtó vizio dominatore, nei templi dedicati a donne infami (a), nelle feſte abbomine voli d'una Religione nefanda , nel culto d'oſceneDeità vide laſuaApoteofi . Di. ſtrutto il Paganeſimo , la diffolutezza Eu ropea cangið il nome alla virtù , nobi litando il vizio colla Filoſofia dell' erro re, e del ſenſo. Ma lacorruzion de' co ſtumi non varrà mai a traſmutare ilve ro in menzogna, nè l'onestà , e la reta ti F3 (a) Monfieur Bertin dell'AccademiaRealedi belle lettere in una diſſertazione letta a quella Accademia nel 1752. pruova, che gli onorirefi alle meretrici preſſo i Greci , non venivanodal corpo della nazione , e che ſolo furono il frut todi ſtravagante paſſione dei particolari , con una folla di fatti raccoltiparticolarmente daAteneo, e da Plutarco.. 62 L' ONESTO UOMO... titudine potrà perdere i ſuoi diritti (a) . Tutti iSavj convennero, come impa riam da Platone nel Convito (6) , che la virtù della temperanza ſignoreggiagli appetiti , ei piaceri . Gli Epicurei , che patrocinarono ogni diletto, furono com. battuti da tutte leSette . Tullio chiama la temperanza inimica delle sfrenate vo glie, appetitrici della voluttà, di che ima ginar non poffiamo coſa più turpe , nè più dannoſa , eſſendo produttrici feconde di tutti i mali (c). V. La MoraleTurcheſca non è inciò di (a) Veggaſi Tullio nel lib. 1. delle Leggi co medeteſti la licenza , e l'infamia delle nottur. ne feſte celebrate dai Greci, e dai Romani • (6) είναι γὰρ ὁμολογεῖται σωφροσαύη τὸκρατεῖν ἡν δονῶν, καὶ ἐπιθιμιών. (c) Eft enim temperantialibidinum inimica : libidines autem conſectatrices voluptatis ... nihil iſto eſſe jucundius , quidcogitari poteſt rur pius?... Imitatrix boni voluptas, malorumau Fac temmater omnium.DeOff.lib. 3.&deLeg. 6.17. RAGIONAMENTO IV. 63 diſcordante . Queſta virtù domanda, dice Meemed Effendi SavioMaomettano (a) , che l'uomo nei movimenti del ſenſoſtia poſato, ed abbia in ſuo potere leredini del proprio arbitrio . E in altro luogo : il provocare la concupifcenza, egli è ap punto come ſtuzzicare una fiera chedor ma, e ſvegliarla, per aver poi dacerca re più modi da liberarfene, ondenonef ſer offefi . Inſegna ancora per conſervare illibata la mente, che chiudanſi le orec chie ai fuoni , e aicanti d'amore , qual cuſtodia indiſpenſabile a chiunque cerca F 4 la (a) Nella ſua Morale intitolata Alti Costu mi , oſſiaſapienza pratica , etica , economica , politica, tradotta da Giovanni Medun : Manu ſcritto, che ho lettononſenzaforpreſa, trovan dovi raccolta la dottrina di Naſſireddin Filofofo della Perſia, la Morale di Gelali , la Moralità di Muchſin, e il molto che ſcriſſero ſui coſtumi gli antichiGreci, e Latini. Il nobileMSS.con ſervaſi nella Biblioteca dell' ampliffimo , e dot to Senatore Vettor Benetto Molino II. 64 L'ONESTO UOMO. la virtù, e voglia guardarſi daivizj (a). VI. Preſſo tutte le genti ritroveremo quaſi le medeſime idee del retto , edell' oneſto, eſſendo queſti iprincipi della na tura, e la baſe, ſu cui ſi fondano ido veri dell' uomo . Per quanto egli s' im mer دو (a) Così egli ſcrive nel cap. VIII. parlando della Continenza ſecondo il volgarizzamento di Giovanni Medun . ,, Come però è dafuggire la ,, converſazione de'tríſti con nè meno guardar ,, gli in volto, nella ſteſſa forma è indebito , e »non permiſſibile l' aſcoltare minimamiente li دو diſcorſi loro improprj , particolarmentecanti , ,, e rime giocoſe da ridicoli , e diſoneſti poemi " • d'amore Suole intravenire, che dal fentire دو due verſi ſoppraggiunga tanta libidine e di ,, lettazione , ficchè poi vi voglia gran tempo , ,, e lungo dibattimento per rimediarvi , e fino ,, arimuoverla, eliberarſene; ſpecialmente quart ,, do fi odono poemi d'amori uniti a canti, e ,, ſuoni , allora muoveſi il fomite occulto con grandiffimo empito, e fieramente s'accendono le paſſioni ſepolte dell' inchinazione perver " fa RAGIONAMENTO IV. 65. merga nel vizio ſentirà ſempre lacenſu ra, e i rimproveri della ragione, che a tutti preſenta le tavoledelnaturalediritto . Filoſofando fui corporeidiletti , noi li troveremo ordinati a propagare la ſpezie inun commercio legittimo d' amor con jugale, e concorde . Coll'allettamentodi effi دو ſa ". E nel capo medefimo proſiegue inque ſta maniera . " Il ſentire ſuoni giocoſi , e canti ,, particolarmente di verſi d'amore, infallante ,, mente fa penſare alla ſenſualità, e il penſare ,, per lo più apre il paſſaggio acommettere le دو دو , coſe penſate . E perciò diſſe un virtuoſo che la Musica è malia della libidine. Imper دو ,, ciocche ſin tanto , che l'anima ha attinenza ,, col corpo, e che ella opera in eſſo, e finola ſteſſa ha congiunte, e familiari nellamagione ,, corporea le forze della concupifcenza, è cofa دو " ,, coſtante , che eſſa anima non èmaiſenzacon corſo d'occaſioni per venire ſedotta, nè mai ſi trova ſenza eccitamenti di farla prevarica » re; facile eſſendo per altro il defcendere nel ,, profondo de' vizj , quanto all' incontro diffici دو le l'afcendere all' alto della virtù . " 66 L'ONESTO Uomo. eſſi ſaggiamente la natura provvide ati rare, e ſtrignere gli uomini in fedel al leanza del matrimonio, e a portarne in ſieme le penoſe cure , e i graviffimi uf ficj . Ecco il rettiffimo fine, e l'ordine della natura nel ſiſtema dellapropagazio ne, e conſervazione dell'uomo . L'uſare adunque de'voluttuoſi piaceri fuoridel fi ne ſtabilito dalla natura , e ſuppoſto an cor queſto fine , ſenza ildiritto matrimo niale , è un'operare contrario alla ragio ne, e vizioſo, perchè oppoſto alle leggi della natura , che ſon quelle di Dio . Così sbandito , ed eſcluſo ogni inſta bile, ed illegittimo giacimento , gittoffi una baſe ſicura all'educazion della prole , e alzaronſi muri fortiffimi di difefa all' oneſtà, ed innocenza delle fanciulle , al la concordia delle famiglie , alla fogge zione filiale , ed aipaternidiritti. L'in violabil purezza , e giurifdizione del ta lamo, non folo è un vantaggio grandif T fimo RAGIONAMENTO IV. 67 fimo agli ſpoſi ed ai figli, maancora un' intereſſe comune: poichè tolta tra loro la fede sì facra , tutto è ſconvolto , e pre vertito l'ordinedell' umana repubblica(a) . Quindi iſtituironſi i riti e le ſolennità delle nozze, acciocchèilvincolomaritale da tutti i buoni veniffe protetto , edal la pubblica autoritàinviolabilmenteguar dato , e difefo: onde è , che le nazioni convennero ad attaccare una ſpezie d' in famia ancor agli ſpurj innocenti • .... Fuit hæc fapientia quondam, Publica privatis fecernere, facraprofanis : Con (a) Il y a tant d'imperfections attachées à laperte de la vertu dans lesfemmes, touteleur ame en eſt ſi fort degradée, ce point principal ôté en fait tomber tant d'autres , quel'onpeut regarder dans un E'tat populaire l'incontinence publique comme le dernier des malheurs, & la certitude d'un changement dans laConſtitution . De ' Esprit des Loix Tom. I. chap. VIII. Li vre VII. C 68 L'ONESTO UOMO: Concubituprobiberevago : darejuramaritis Oppida moliri: leges incidere ligno (a) Le mogli comuni nella repubblica di Platone fanno poco onoreaungenioori ginale , e grande maestro di fublime Fi loſofia . Pure il Platonicopenſamento con molti dubbj propoſto chiaramenteci mo ſtra, che la donna è unpoſſedimento in terdetto a chiunque è privo del conjuga le dominio ( 6 ) .... 01 L'onestà naturale, tantopuò nelle don ne, che per ferbarſi caſte , ed intatte d' ogni macchia violenta, dimenticandogli altri pregj , e doveri, molte nell' abbor rito pericolo ſi dieron la morte , come d' Ip (a) Horat. in Art. Poet. v. 396. (b) Le donneRomane, ſenza rilevare lamen te di queſto fommo Legislatore, ſi piacevanod' aver tra le mani, e di legger Platone , perchè ammetteva le mogli communi; quindi a ragione ripreſe vengono da Epitteto . Epicteti fententiæ ex Joanne Stobeo Gr. Lat. n. LIII. pag.xix. RAGIONAMENTO IV. 69 d'Ippo , e d'altre Greche, e Teutoniche troviam nella Storia . Contro altre più sfrenatebrutture ſen tiamo nell'animoun' ingenito ſdegno , ed orrore . Quindi Seſto Papirio (a) oneftif. ſimo giovanetto per ſottrarſi all' infidie turpiffime dellamadre, malamente ſipre cipitò da un dirupo: eDamoclepurdon. zello elegante e pudico ingiuſtamente fi ucciſe, per non ſoggiacereallabrutaledi. ſoneſtà di Demetrio (b ) . , Ibruti cercano il ſolo piacere ea quello violentemente vengono traſporta. ti . Queſta è la molla di tutte leazioni animali . L'uomo ha la ragioneper con dottiera , e maestra . Con eſſa tempera , e frena i voluttuoſi appetiti , rendendoli al fine , e all' ordine della natura obbe dien (a) Tacito Annali VI. ( 6 ) Demetrio Poliarcete : vedi Plutarco in Demetrio , 70 L'ONESTO Uomo. dienti, e concordisalle leggi dell'oneſtà , e rettitudine . VII. Aqueſto indiſpenſabildovere, e ſolo propriodell'uomo , abbiamo per aju tatrici l' ingenitamodeftia, laverecondia , il pudor naturale, guardie geloſe , e fe. vere di continenza (a) . Gli occhi apro. no la gran porta di forpreſa all'anima , edi ſeduzione irreparabile al cuore. La modeftia cuſtode modera l'economia de. gli ſguardi , come regola le altre opera zioni de'ſenſi , onde fien tutte all'one ſtà , e al decoro conformi (b) . Niente fi vuol trafcurare, che ſerva a cuſtodir la Purezza , come feriamente riflette ilRouf. feau- (a) C'eſt cette douce , & timide modeſtie qui, ſans fonger précisément à la chaſteté, en eſt la plus sûre gardienne . J. J. ROUSSEAU Pens. Société conjugale . (b) Status, inceſſus, feffio, accubatio , vul tus , oculi , manuum motus teneant illud deco rum. Tull. lib. 1. de Offic. num. 35. RAGIONAMENTO IV. 7 ſeau(a): le piccoleprecauzioni conſervano le grandi virtù . Ciro veder nonvolle la maraviglioſa bellezza diPantia moglied' Abradate Re de'Sufiani ſua ſchiava , don nalapiùleggiadraditutta l'Aſia, temen dod'irritare la paſſione violenta, e reſtar prigioniero ( 6 ) . Scipion vittorioforicu sò pur egli l'offerta della più ſeduttrice avvenenza pereſſeretemperante(c). Alef ſandro ſi moſtrò maggior di ſe ſteſſonel la Corte diDario, religiofſamente riſpet tando il regio talamo , e divenne della pudica bellezza cuſtode. VIII. (a) Rien n'eſt mépriſable de ce, qui tendà garder la Pureté, & ce font les petites précau tions , qui confervent les grandes vertus . J. J. ROUSSEAUPensées,Chasteté . (6 )Xenoph. L.B. (c) Virgo adeo eximiaforma, utquocumque incedebat converteret omnium oculos Fuit ſponſa tua apud me eadem , qua apud foceros .... tuos , parenteſque ſuos, verecundia, ſervataque tibi eſt , ut inviolatum, &dignumme tequeda ri tibi donum poffit. Tit. Liv. Lib. xxvi. 72 L'ONESTO Uomo. VIII. In oltre la natura benefica in ſerì nell'animo umano quaſi ſiepe fortif fima di difeſa la verecondia. In tutte le donne pagane noi vediamo geloſa caute la di ricoprir colleveſti , e colvelociò , che agli occhi virili effer deve naſcoſto, come eruditamente con molti fatti pruo va l' Holſtenio (a). La muliebre oneſtà ſempre ebbe in orrore ogni atto contra rio. Anzi per anticocoſtume, come im pariamo daTullio (6), non uſcivano in L ifce (a) Egli adduce Clemente Aleſſandrino Pe dag. Lib. 11.cap. 10.Euripide nell' Ecuba . v. 566. Ovidionei Faſti . Lib. 11. v. 833. Plinio Lib. Iv. Epift. 11. illuftrando eruditamente quel paſſodegli Atti di Santa Perpetua, e Felicita, ut confpexit tunicam a latere diſciſſam, ad velamentum femo rum adduxit, pudoris potius memor, quamdoloris (b) Scenicorum quidem mos tantam habet veteri diſciplina verecundiam, ut in ſcenam fine ſubligaculo prodeat nemo Verentur enim ne , fi quo cafu evenerit, ut corporis partes quædam ape • • RAGIONAMENTO IV. 73 iſcena gli Attori ſenza avere ai fianchi la difeſa d'una veſte pudica . Impercioc chè temevano, che nei movimenti , enel la agitazione della perſona , alcune parti non ſi vedeſſero conoffenſiondello ſguar. do , e della pubblica onestà. Noi poi co ſtumiamo, dic'egli, che nè igenitori coi giovani figli , nècoiſuoceri igeneri , en trino inſieme nelbagno . Queſta verecon dia fivuol conſervare , avendo particolar mente per guida , einſtitutrice lanatura . Nè eſſa di tali provvedimenti conten ta per farci amare , e cuſtodire gelofa mente la continenza, poſe in queſtavir G tù aperiantur , adfpiciantur nondecore . Noſtroqui dem more cum parentibus puberes filii, cum ſo ceris generi non lavantur. Retinenda eſt igitur hujus generis verecundia, præfertim natura ipſa duce, ac magiſtra . Lib. 1. deOff. n. 35. e poco avanti avea ſcritto: Quæ enim natura occulta vit , eadem omnes, qui ſana mentefunt, remo vent ab oculis . 74 L'ONESTO Uomo. tù la vera medicina conſervatrice di tut • to l'uomo Imperciocchè lo tiene dall' inoneſte sfrenatezze lontano , che ſnerva no il vigor della mente, eindeboliſcono leazioni tuttedella ſapienza, e della ra gione. E dando un'occhiata alfondodel cuore impudico, noi lotroveremo di vizj graviffimi infermo, e corrotto, come ci ammaeſtran le ſtorie di queſta paffione • IX. Alla temperanza dobbiamo il vi. gordellemembra, l'equilibriodegliumo ri, il colore ſano del volto , e gli altri doni della ſanità. L'incontinenza nemi ca mette irreparabile ſtrage di tanti be ni. I morbi che ſecoconduce, fiaccano, eguaftan la fabbrica di tutto il corpo , eladifciolgono con dannoimmenſo del la popolazione, e della Società. La ve. nefica tabe approdatacidall'America equi vale inalcuneCittà adannoſiſſima peſte , che con periodo d'ogni quindici anni ri tornaſſe ad infierire, ogni volta toglien do RAGIONAMENTO V. 75 do la venteſima parte degliabitanti , cos me il dottiſſimoBellexerd (a) con filos fofico calcolo chiaramente dimoſtra . Ec co il cenſo de'corporei diletti, da cui ci libera la Continenza virtuoſa . RAGIONAMENTO V. Giustizia . 1. Fondamento d' ogni ſicurezza. II. Carattere dell' uomo giuſto . III. Quanto fia maltrat tata la giustizia dagli uomini . 1. La Giustizia è il fondamento della pubblica, e della privata ſicurezza . Per lei ſono al coperto i beni , e i diritti degli uomini, vegliando eſſaalla comune difeſa . Diſtrutta la legge del più forte , che è quella de'bruti , trovanſi le parti diverſe della Societàinungenere d' equi G2 li (a) Sur l'educationphyſiquedesEnfans 1763. diſſertazione, che riportò il premto dalla Socie ta Ollandeſe delle Scienze in Harlem: 76 L'ONESTO UOMO. librio, che dàloro e ſuſſiſtenza , eſalute. II. L'uom giuſto non conoſce, che il fuo , riſpetta l'altrui , e da ad ognuno • quel , che conviene O diftribuiſca, o cambi , o contratti, uſaun'eſattezza quafi geometrica , o un' aritmetica proporzione . Il Retto è la ſua legge , nè far lo pof ſono prevaricare l'intereſſe , il piacere il biſogno , l'amore , o il favor degli amici . Sol nel caſtigo, e nel premio fi crede permeſſo di dipartirſi da sì eſatta eguaglianza . Il caſtigo eſſerdebbe minor del delitto , e lericompenſe maggiori an cor del ſervigio (a) . Finalmente ilgiu ſto non ſadimenticare l' inſegnamento de' , Sag (a) L'uomo non è obbligato aeſercitar giu ſtizia ad ogni tempo, e fa bene talvolta a efer citare più toſto qualche altra virtù , come cO lui , che caftiga meno del giuſto , e in queſto adopera clemenza, e colui, che premia oltre il merito, e in queſto adopera liberalità . ZANOT TI Filof. Mor. Par. III. cap. XIII. RAGIONAMENTO V. 77 Saggi: è ſomma ingiustizia il ſommo di. ritto ( a) . Ecco , come Antiſtene diffe di Socrate, ecco il modello che dobbia mo ſeguire . Eſſo quanto è d'onore all' umanità, altrettanto le è di conforto edi vantaggio ; nè mirar fogliamo la , perdita di tali perſone , che come una pubblica calamita ( 6). III. Pure non havvi forſe virtù più maltrattata dagli uomini, che la Giuſti zia . Molti prepongono l' utile al retto e all'oneſto , guidati dal fentimento , e dal conſiglio delle paffioni . Il Machia velliſmo per diſavventura maggiore della Società ha numeroſi ſeguaci nei Grandi , ed è una ſetta, che non verrà amanca G3 re (a) Summum jus fumma injuria, factum eft jamtritum fermone proverbium . Tul. de Off, Lib. I. §. x. (6 ) Di tali uomini diſſe MENANDRO Κοινών δὲ καλόν ἐστιν χρηστός ευτυχών . communebonum eft yir bonus felix . 78 L' ONESTO UOMO. re giammai. In oltre tutti miriamo le coſe noſtre con occhio diverſoda quello , con cui uſiamo vedere le altrui . Ognu no ha la propria bilancia, e tutti van tano d'aver quella d' Astrea , Finalmen te, come l'equità non ſempreappar chia ramente da qual parte fi tenga , così a noi ſteſſi parziali, come in tutte lequi ſtioni limitrofe , la giudichiamo per noi . Eppure è forza , chedall' una, o dall'al tra parte ſi trovi l' ufurpazione . Quindi le gran liti, e conteſeſull' af. far malagevole dell'intereſſe, e icontra ſti più metafiſici , e niente filoſofici ſul punto d'onore , e di Cavalleria, chede. genera inuna ſcuoladivanità, e inEgoif. mo orgogliofo . Quindi pure leguerrede' gran Principi , dove , come ne' privati duelli , l'eſito del combattimento decide della validità delle ragioni . Per lo che è ſaviſſimo l'inſegnamento di que' Filo ſofi , come diffe Tullio , che proibiſco. no RAGIONAMENTO V. 79 no ogni azione , quando è dubbiofa la fua rettitudine. L'equità èdi tantachia rezza, che il dubbio medefimo può affi curarci dell' ingiustizia naſcoſta (a). Fare delle conquiſte ſull' ignoranza de gli altri, ſulla lor debolezza , e fulla lo ro neceſſità , è un traffico uſurario , ed il patrimonio dell' ingiustizia. La poten za, la nobiltà, il rango autorevole fi fa da molti valer per moneta : così fi cre-- dono ridurre ad eguaglianza i cambj le ſivi , i contratti, le compere, i ſervigj , ed ogni ingiuſto maneggio: uſura dell' orgoglio , e violenza del più forte. L'impegno poi guaſtatore degli uma ni , e divini diritti, ſe entra incampo, ci gitta imprima un velo ſugli occhi , G4 ma (a) Quocirca bene præcipiunt , qui vetant quidquam agere , quod dubites æquum fit , an iniquum . Æquitas enim lucet ipſa perſe : dubi ratio cogitationem fignificat injuriæ. Cic. deOff. Lib. 1. §. IX. 80 L'ONESTO Uomo. ma come ha preſo aguidarci , e ravvol gerci , allora precipitiamo ad occhi aper ti in mille iniquità, e nelle più crudeli violenze. RAGIOΝΑΜΕΝΤO VI. Beneficenza . I. Che fia. II. Quanto ſoave coſa. III.Eſempi antichi . IV. Se fia più eccellente beneficare coll'opera , o col danaro . V. Qualità che rendon ſaggia , ed amabile queſta virtù • 1. LaBeneficenza è un amor generoſode , noſtri fimili, che s'intereſſa e vi pone del ſuo per loro follevamento, ed ajuto . L'uomo , che ha mille biſogni , trova il riparo di tutti nella ſocietà. Coneſſa Iddio ha divinamente provveduto allano ſtra indigenza . Fatti per vivere inſieme , la natura ci ha dato una commiffione geloſa , e indiſpenſabile d'amarci ſcam bievolmente, di tergere gli uni agli al tri RAGIONAMENTO VI. 81 tri il dolore, e con vicendevol commer cio, ed ajuto di benefici concorrer tutti alla comune felicità . Il neceſſario foc corſo reciproco legagli uominiquaſiin una famiglia , l'amore virtuoſo la ſtabiliſce , e perfeziona . Quindi l'uomo non potrà adempier mai i doveri dell'umanità tra ſcurando d'eſſer a tutti cortefe ebe , nefico . Homo fum , humani a me nihil alie num puto. Queſto verſo del Terenziano Cremete (a) fu ricevuto da tutto ilTeatro di Roma con applaufo inaudito . Tutto ciò ritro veremo ſcritto nel nostro cuore ſe le , • paſſioni non c' impediſcono leggere in que ſto gran libro della natura IGrandi, come fuggetti alla pubblica invidia, han no ancora maggior biſogno di queſta vir tù , poichè la ſola beneficenza può di fen (a) Terent. Heautontimor. 82 L'ONESTO Uomo. fenderli dalla pubblica malignità, che re ſta oppreſſa dagli encomjuniverſali (a) . II. Lapiù dolcecompiacenza è render gli uomini in qualche partefelici. Que ſto è il frutto migliore, che ritrar pof ſiamo dall'opera noftra, daivantaggidel la natura , e da ogni eccellenza , e vir tù (6). Alcuni vivono di sì nobil pia cere , riputando , come Tito , perdutoquel giorno, che non ebbero campo di ſpar gere la loro beneficenza : un noble caractère Netrouveenfagrandeurdeplaisir,qu'àbienfaire . come cantò il Re di Pruſſia . E in fat ti qual cofa può ritrovarſi più dolceall' uma (a)Hume Penf.Moral. E avea già dettoPe riandro, che la beneficenza eſſer deve la guardia del Principe . (6) Fructusenim ingenii , &virtutis , omnif que præftantiæ tum maxime accipitur , cum in proximum quemque confertur. TulliusdeAmic. §. XIX. RAGIONAMENTO VI. 83 umanità, che trar i ſuoi fimili dalle af. Aizioni , e dall'indigenza, e far lorogu ſtare la contentezza , e alcun faggiodi こ felicità? C'est un plaisir divindefairedesbeu. reux (a ) . ' III. Ciro occupa un poſto afſai lumi. noſo nella Storia della beneficenza, per. chè fu detto Padre degli uomini: titolo ben più illuftre , che non ebbe Aleffan. dro con tante vittorie. Quindi Antoni. no ripeteva con compiacenza il ſenti. mento diScipioneAfricano, che è quello dell'umanità: amo meglioconfervarelavita aun Cittadino, che uccidere milleinimici (6). IV. Le ricchezze, il talento, l'indu ſtria prendonounpregioparticolare, quan dodivengono nelle noſtre mani l'iſtru mento dell'umana felicità. Secondo il fi lo (a) IL RE DI PRUSSIA . (b) Malle ſe unum civem fervare , quam mille hoftes occidere. Capitol. inVitaAnt. Pii. naro . ra , 84 1L'ONESTO Uomo. loſofare diTullio , è più nobile, eſplen dido il beneficare coll'opera , che col da Poichè il primo, dice egli, fi fa colla virtù, il ſecondo ſi trae dalloſcri gno (a) . Ma convien aggiugnere anco che la prima guiſa di beneficare è poco oneroſa, e che negli uomini facol tofi eziandio è piùnotabile eraro l'ado perar le ricchezze a ſollevamento degli altri . Quindi direi volontieri, che l'una , e l'altra maniera di beneficio può gareg giar nella lode, ed aſſai volte ancorpre valere ed eſſere più virtuoſo il benefi car coll'argento , ſupponendo un' animo generofo , e amico degli uomini il pri varſi di un bene, che è ilgrandeeccita mento, e lo ſprone delle azioni umane. Veramente l'induſtria , l'opera , la fati ca è una fonte perenne , e ſi può eſten dere a tutti: non così le ricchezze . Ma ciò (a) De Off. Lib. II. §.XV. RAGIONAMENTO VI. 85 ciò dimoſtra la ſua eſtenſione , non già la ſua lode maggiore . V. Come inogni virtù, così inqueſta ſi vogliono uſare alcune miſure, quali ver remo afſegnando nella liberalità . L'uo mo oneſto deve far ſervigio, e piacere , come la ragion vuole, e idoveri doman dano, nè temere l'ingratitudine . Molti avviliſcono i benefici mettendoli a traf fico, come una merce, di cui ne atten dono il pagamento . Ma la beneficenza ci ha baſtevolmente per eſſi ricompenfa to col piacere d'eſercitarla. Si paga affai caro il beneficio, ſe convien comperarlo con lunghi uffici , e con molte preghie. re . E qual prezzo più oneroſo all'uomo oneſto , e fenfibile, che la confeffiondif. guſtoſa, ed umiliante della propria indi genza , fatta ancora più grave dal timor aborrito della ripulſa? E'nobile l'inſe gnamento di Epitteto, che dice : ficco me il Sole per forgere non aſpetta nè cor. 86 L'ONESTO Uomo . corteggi , nè ſuppliche , ma ful mattino incontanente riſplende, così tu ſpontaneo epronto benefica, ed egualmente che il Sole farai amato da tutti (a) . La bene ficenza affai volte previene l'inchieſte econ generoſi favori vaincontro all'in digenza , liberandola dal roſſore edal pe ſo della domanda . I lamenti grandiofi ſull' ingratitudine moſtrano , che da noi ſi aſpetta una ricompenſa ſtraniera . In ogni circolo ne replichiam lequerele per pompa di comparire benefici . I benefici ad altrui compartiti dobbiam obbliare , eſolo de' ricevuti conſervar la memo ria (b) . Ma la vanità, e l'intereſſe ha guaſtata queſta virtù , e multiplicato gli ingrati . RA (4) Επικτήτου Ινῶμαι ex Joanne Stobæo num. LXXXIII. (6) Χάριν λαβών μέμνησο, κῷ δοὺς ἐπιλάθου. Gra tias accipiens memor fis, & dans oblivifcere . Menand. L'ONESTO Uomo. 87 RAGIONΑΜΕΝΤΟ VII. Liberalità . : 1 I. Come fi conoſca. II. Come debba mifurarfi. III. A chi debba eſtenderſi . IV. Come dob biamo porci iniſtato d' eſſere liberali . V. Più riſplende la liberalità nell'uomprivato, che in un Sovrano . 1. La Liberalità propriad'un animo no bile, e generoſo dona temperantemente i ſuoi beni ( a) ſecondo chelarettaragio ne richiede . Eſſa porge gran luſtro alle noſtre azioni , ci affeziona gli animi , e im (a) Onde ſi vede ſubito, lamateriadi queſta virtù eſſere tutto ciò , che può chiamarfidono , come il danaro , laroba, etutti ibeni , cheven gono in commercio. Però colui , che faottene re la dignità ad un altro, o gli è corteſe d'un titolo, o moſtra la via al paſſeggiero, fi chia ma egli bensì gentile, e benefico, ma non do natore, nè liberale . ZANOTTI Fil. Mor. P. III. cap. v. 88 L'ONESTO Uomo. impone moltiffimo al popolo, cioè alla maggior parte degli uomini. La virtù è il ſuo terreno nativo, dove ſpiega il ſuo ſplendore : per contrario, dall' amor pro prio naſcendo , quaſi in ſuolo ſtraniero e ſotto clima inimico, traligna , e perde della ſua bellezza . Eſſa , come ſcriveTul lio nella Trattazion dei Doveri (a), ef fer non debbe adalcuno nociva. Chi ufa liberalità con danno degli altri , egual mente è ingiuſto, che ſe ufurpaſſegli al trui beni , e diritti . II. In ſecondo luogo l'uſo di queſta virtù ſi vuol proporzionare alle forze acciocchè per una profuſionecceſſiva non vengaſi a inaridire la fonte ( 6) , e come , , Ta i (a) Qui aliis nocent , ut in alios liberales fint, in eadem ſunt injuftitia , ut fi in ſuam rem aliena convertant . De Off. Lib. 1. §. XIV. (6) Liberalitas enim nimia profuſione inare ſcit . Plin. Epist. IV. Lib. II. RAGIONAMENTO VII. 89 Tacito aggiugne ( a) , non metta lano ſtra economia in grave ſconcerto, e rui na . Finalmente temperare ſi deve alme rito delle perſone , alle circoſtanze de' tempi, degli affari, del grado. Così non degenera in prodigalità, comenegli ava ri , negli ambizioſi , e negli uomini im prudenti . La prodigalità , avendo un mentito colore di liberalità , prende ed A inganna gl' incauti (b) . III. Queſta virtù ogni ſuo atto bilan cia col merito , e con eſſo ſol fi confi glia . L'opera ſua noneſtende ai perver ſi , ed indegni , nè piegaſi nelle loroca lamità per non violar la giuſtizia , mi rando ſempre al diritto de' meritevoli Laſcia all' Umanità, e alla Beneficenza l'ufficio di ſollevare i malvagi infelici : H poi (6) Liberalitas, ni adfit modus, in exitium vertitur . Hift. Lib. 111. (c) Falluntur quibus luxuria ſpecie liberali tatis imponit . Tac. Hist. Lib. I.. 1 १० L' ONESTO Uomo. poichè i foli legami della natura baſta no a queſte virtù per porger la manoai fuoi fimili . IV. Chi non è economo , non potrà 1 effer mai liberale . E' meglio tagliare le piccole ſpeſe , che correr dietro ai leg. geri vantaggi . Siate attento, diceva Bac cone (a) , nei continuidiſpendi, e gior. nalieri , ed eſſer potrete non pur libe rale , ma ancoramagnifico. Quegli , che ſpende da un canto, deve economizzarſi dall' altro : diminuiſca il ſuo equipaggio a miſura di quello, che ſpende alla ſua tavola. Imperciocchè una prodigalità fen za miſura è una ruina univerſale . Git tarſi nel luſſo e nella ſontuoſità è come ſtendere la ſua coda col tarpare le pro prie ali. Ma non intendono gli uomini quanto fia grande entrata la Parfimo nia (a) Sermones Fideles, five Interiora rerum. Cap.XXVIII. defumptibus ...... ? RAGIONAMENTO VII. 91 nia (a) . Queſta fu il patrimonio coſtan te della liberalità di Trajano , comune ai Re e a tutti i privati (6). I piaceri di Franceſco I. Re di Francia afforbiro. no i fondi tutti della ſua gloria , come notò il Re di Pruſſia ( c) . Fu prodigo queſto Re, non fu liberale. Quindi fag. giamente ſcriffe nell'Antimachiavello: Il n'y a que l'homme économe , qui puiſ ſe étre liberal; il n'y a que celui , qui gouverne prudemment ſesbiens, qui puiſ ſe faire du bien aux autres (d) . H2 V.La (a) Non intelligunt homines quam magnum vectigal fit parfimonia . Cic. Parad. VI. Non ef ſe cupidum , pecunia eft; non eſſe emacem , ve Etigal eſt : loco cit. (6) Tantas vires habet frugalitas Principis , ut tot impendiis , tot erogationibus fola ſuffice ret. Plin. Paneg. (c) Les plaiſirs de François premier abſor boient les reſſources de fa gloire: ce Roi n'étoit pas liberal , mais prodigue . Examen du Prince deMach. Chap. 16. (d) Ivi . 92 L'ONESTO Uomo. V. La liberalità compariſce più bella in un uomo privato , poichè dona del fuo . Un Principe non può eſſere libera le , che a ſpeſe d'altrui , nè dona , che l'argento dei ſudditi . Queſta virtù può abitare ancor nelle ville , e trovarſi tra la povertà, elecapanne. Noncosì lama gnificenza , che è ſolo propria de Grandi , RAGIONAMENTO VIII, Magnificenza. I. Virtù de'Grandi , II, Richiede animonobile , e fine virtuoſo . III. Riſplende principalmente nelle opere fatte a vantaggio pubblico . IV. II luſſo ecceſſivo è il ſuo tarlo . I. La Magnificenza è virtù ſolo de'Gran di (a) . Tanto ſuol imporre alla noſtra fan ( a) Nè i poveri, nè leperſonemezzanamen te commode poſſono avere magnificenza, impe. rocchè o non fanno le ſpeſe grandi , ciò che alla RAGIONAMENTO VIII. 93 fantaſia, che noi laconfondiamo colme rito perſonale , nè ſa mai rappreſentarlo , che in grande . Queſta virtù ſaviamente dirige , e miſura le ſpeſe grandiofe, fa cendole e come , equandoconviene . La ſua provincia è aſſai ampla , ed eſtefa : poichè tutto inſieme comprende lenobili fabbriche , i palagi , le ville , le fuppel lettili , e gli ornamenti prezioſi ,' le ve ſti , ed ogni ſplendido trattamento nelle menſe, negli equipaggi , ne' fervi , l'of pitalità generofa , le feſte , i doni , la privata , e la pubblica beneficenza . II. Ma richiedefi un'animo nobi le, gran capitale di difcernimento, e di ge H3 nio, alla magnificenza richiedeſi, o ſe le fanno , non ſono convenienti, il che ripugna alla virtù. Nè queſto dee recar maraviglia, ſapendoſi , che non tutte le virtù ſono di tutti. ZANOTTI Filof. Morale Parte III. cap. VI. Queſto argomento uso Ariftotele parlando della magnificenza; nell'Eti calib. IV. cap.2. 94 L'ONESTO UOMO... nio , acciocchè ſi montino tante corde con giuſta armonia. Un treno sì ſplen dido fa grande onore all'uomo magnifi. co , ma egli affai più onora, ed adorna queſta virtù coll' animo generoſo , e cor teſe , mirando alla ſola oneſtà in mezzo atanta grandezza . Ecco l'ufficio , ela dignità della magnificenza , Paolo Emilio parve magnifico a Ro. ma, poichè le fabbriche , i giuochi , i conviti, ed ogni ſua azionenella grande fontuoſità riſplendevano d'un ſommo de. coro , qual conveniva all'opera , al tem po, alle perſone , e al fine della virtù ſempre lodevole , e oneſto , , 1 Non fu Aleſſandro magnifico , a quel foldato donando una Città, che coſtava il ſangue di tantoeſercito, poichè , ſe il dono fu degno del Re, non però conve. niva al ſoldato volgare . III. Le opere dipubblica utilità, e per la coſtruzione, e la mole ſuperbe , aven. do RAGIONAMENTO VIII. 95 do in ſe maggiore grandezza, fanno più nobile , e illuſtre queſta virtù . Quindi diſſe l' eloquente Filoſofo : quelle ſpeſe effer migliori, che forman le mura , gli arſenali , i porti , gli acquedotti, eigran di lavori ad ornamento, e beneficiodel la repubblica (a). Per tacere di molti, faranno monumento perpetuo della ma gnificenza privata le muraAtenieſirifab bricate dall'immortale Demoſtene ( 6 ) , e la via militare appianata , e munita da Claudio Appio, che dalMediterraneo all' Adriatico conduceva le Romane Le gioni. Così animava iCittadini potenti H4Zei * (a) Atque etiam illæ impenſæ melioresfunt, muri , navalia , portus , aquarumductus , omnia que, quæ ad uſum reipublicæ pertinent . Cic. Lib. II. de Off. (6) Effo con grandi ſpeſe concorſe a rifab bricare le mura d' Atene , e a formar ilTeatro, onde gli fu decretato l' onore dellacoronad'oro, come vedefi dal Decreto degliAtenieſinell'Ora zione περὶὶ τῷ στεφάνου. 96 L'ONESTO Uomo. " Zenone ad imitare la pubblica magni ficenza di Pericle, che colle ſpoglie del Peloponneſo orndAtene d'archi, di ſta tue, di portici, d'Accademie, qualcon veniva all abitazione dell' Arti e delle Scienze. Da Falereo Demetrio (a) vie ne però biafimata e ripreſa la profufio ne immenfa, che ei fece nei fuperbive ſtibuli della Rocca Cecropia . Ma la ſomma dignità della magnifi cenza rifplende nei templi, come ſcriffe Ariftotele , dove la gloriadell'arti , e la fontuoſità della materia al più fublime oggetto rivolte , onorano la Religione , eil culto divino (6) . IV. Il luffo ecceſſivo ha guaſtataque ſta virtu: in molti è divenuta una pro diga vanità . Omai non è grandioſo , e ma (a) Phalereus Demetrius, quiPericlem prin cipem Græciæ vituperat, quod tantampecuniam inpræclaraillapropylæaconjecit.Cic. deOff. l.2. (6) Nell' Etica Lib. Iv. cap. 2. 1 RAGIONAMENTO VIII. 97 magnifico , ſe non ciò, che preſto ſva niſce dagli occhi , e dalla memoria . La fragilità dà il prezzoagli ornamenti , come lo dava ai vaſi di cristallo al tempodel luſſo Romano. Demoſtene ( a ) voleva che la pubblica magnificenza ſi moſtraſſe nelle gran flotte, e negli eſerciti . Noi diremo, che iSignori privati ſienoſplen, , , didi e fontuoſi nelle fabbriche , nelle gioje , neivaſellamenti, nelle ſuppelletti li , e in ogni altro ornamento inmanie ra , che l'uſo ſia ſtabile , e l'utilitàpaf. fi ai nipoti ; e così appunto configliava Ifocrate al ſuo Re : configlio, che can giati i tempi , e i coſtumi , ora vuol dari alla magnificenza privata . Le moderne ſontuoſità, che volgonſi , ecadono colle ſtagioni , divorano i pa trimonj più ricchi. Le truppe de'cani , il luſſo moltiplice di curiofe beſtie ſtra nie (α) περὶ τῆς συντάξεως de Rep. ordinanda. 98 L'ONESTO UOMO. niere , i paraffiti, gl'iſtrioni , le feſte capriccioſe, i conviti appreſtatidall' am bizione , e dal luſſo , ed altri incanta menti dell'ozio , e irritamenti delle paf ſioni , ſono un treno ſconoſciutoaqueſta virtù, e un vero delitto contro la So cietà. La vana prodigalità non tarda a divenir rovinoſa , ed ingiuſta. : RAGIONAMENTO IX. Umanità . I. L' eſſere uomo fa conoſcere il dovere d' eſſere umano ; II. e il diritto, che ha ognuno d' eſigere umanità daſuoiſimili. III. Diritto fon dato ſull' eguaglianza naturale. IV. Quindi fo no violenze molte prerogative preteſe da' più potenti . V. L'umanitàrendegiocondalavita. , I. La Filoſofia dell'uomo è la ſcienza piùutile ma forſe la più traſcurata La Politica , e l'Economia dello Stato • occupano l'ingegno de' Savj a ſiſtemare la RAGIONAMENTO IX. 99 la popolazione, e il commercio , a rin vigorir l'agricoltura , l'arti, la naviga zion, la milizia, proponendo con Alge. bra mal inteſa lamultiplicaziondell' im poſte , e nuove legislazioni, che riftrin gono la libertà, ma non miglioranogli uomini, nè i coſtumi. I moderni Poli tici parlano delle manifatture , e delle monete, gli antichi filoſofavano ſui do veri ſociali , e ſul valore delle virtù. Il primodoveredell'uomo,ripeteva frequen temente Xenocrate , è d'eſſer umano, e trattare umanamente con tutti . Se l'uo moconoſce ſe ſteſſo , conoſcerà pur la natura , l'alleanza , i diritti degli altri ſuoi fimili, e quindi l'obbligazioneuni verſale, e coſtante d'uſare con effiuma nità: virtù neceſſaria , ed ampliffima , che abbraccia i primarj uffici dell'uomo , che ſente la compaffion , la giuſtizia , che ignora il faſto e l'orgoglio, e ſeco conduce quafi compagne la corteſia , la be. 100 L'ONESTO Uomo: beneficenza , l'amore del privato vantag gio , e della pubblica felicità. II. Noi veniamo dalla ſteſſa origine , e tutti tendiamo al finemedefimo. Nati gli uni per gli altri , e uniti inſocietà, la natura per iſtretto vincolo di paren tela ci ha inſieme congiuntiquaſi in ben regolata famiglia , con legge inviolabile efacra d'amarci ſcambievolmente . Baſta effer uomo per godere di queſto diritto, e ſentirne tutti i vantaggj . La miglior dignità , e la più nobile è a tutti co mune , perchè l'eccellenza dellaragione, edell' umana natura è propria di tutti. Queſto è il pregio ſovrano , che ci no bilita fra la fpezie degli Enti , e folle va ſulle fatture viſibili del Creatore . I carichi illuftri , la potenza autorevole la fama di letteratura , lo ſplendor de natali , la ricchezza de' patrimonj magnificenza del treno, ed altri inorpel , 2 la lamenti della fortuna non rendon l'uo mo RAGIONAMENTO IX. ΙΟΙ mo più grande , nè lo fanno migliore . Sono incantamenti teatrali , che impon , gono alla fantaſia e alla debolezza del volgo , o agli uomini vani, e ſuperbi altro volgo ancora peggiore . Deponga , o veſta queſto apparato ingannevole , e feducente , egli per ogni maniera è pur uno di noi , noſtro ſimile, uomo nè più nè meno come ſon gli altri . Quindi deriva il folenne diritto ad ognuno nel la repubblica del genere umano , d'effer trattato qual fimile a noi : diritto , che , altrimenti violando , ſiamo ingiurioſi alla natura, ed ingiuſti . III. Il Savio in mezzo allo ſplendo. re, e alla pompa dei titoli , edella for tuna , colori mentiti, e vane corteccie dell'uomo , ſempre ha preſente ſe ſteſſo , nè queſta appoſta grandezza può farlo , obbliare della propria natura nè can cellar dalla mente l' egualità naturale Nell'altezza del trono ſi riputava Traja. no 102 L'ONESTO Uomo . no (a) comeunodi noi, ericordavaſinon purd'eſſer uomo, ma digovernare ancora degli uomini. E per addurre eſempio il luſtre, ſtato nei dìdella memoria noſtra : Luigi Borbone Padre del Re moderno Luigi XVI. ſaggiamente faceva , che i reali figliuoli entraſſer più volte negli af fumicati tugurj , e nelle capanne dei bi folchi , e de' paſtori, a conoſcere intan ta inopia , e oſcurità de'loro eguali , e Fratelli . A queſta lezion eſperimentale dell' Uomo venivano dall'Educatorecon dotti per dileguar dalla mente l'incanto degli agj , delle adulazioni , edelloſplen dor infidiofo del Trono ( 6) . Queſta na tural eguaglianza è freno grandiffimo dell' orgoglio , e può ammollir laferociadell' in (a) Unum ille ex nobis putat: nec minus hominem , quam hominibus præeſſe meminit Plin. nel Panegirico . 1 (6) M. THOMAS TO. II. Elog. de Louis Dauphin. RAGIONAMENTO IX. 103 indole , e tornarla in umano coſtume . Queſta mette i confini all' uſo della li bertà, e delle forze, perchè non trapaf. ſiamo a violare le ragioni degli altri, e fana , e ripara la mente da pregiudicj moltiffimi e contenzioſi. IV. Non pur l'aria, e l'acque , uni verſal beneficio della natura , ma l'om bra eſtiva , le piazze, le ſtrade, i Tea tri , i pubblici alloggi, le Poſte, lemer canzie, leofficine ſono una poffeffioneco mune, apertaegualmenteall'uſodi tutti . Nè la potenza, la nobiltà, le ricchezze poſſono arrogarſi precedenze ingiurioſe nè eſcluder gli altri , o rimuovere dai comuni diritti, ſenza offenfione , ed ol traggio dell' egualità naturale . Quindi quant'altre violenze non verranno dalla ſocietà rilegate ? Quante maniere feroci ſpente , e diſtrutte ? Le contenzioni or , gogliofe , gli afpri accoglimenti inurbani , la durezza all'inſtanze de'fupplichevoli , ſtan 104 L'ONESTO UOMO. ſtancati , e dimentichi nell' anticamere dalla mollezza , e dal faſto Europeo, co me gregge ſenza libertà e ſenza ragio ne: barbari modi dall'umanitàdeteſtati , e sbanditi . Alle anime generoſe, e ſenſi bili per ufare umanamente con tutti ba و 1 ſta la raccomandazione della natura , ed è merito grande il nome folo di uomo . Queſto ci ricorda le voci della natura : Fa ad altri, come a teſteſſo: dovere fa cro, e reciproco di ragionevoli enti ſo ciali d'una ftirpe , e quaſi d'un ſangue medefimo imparentati, econgiunti , nati aſcambievole ajuto, e ſollevamento cui prefiede , quafi anima dell' azioni l'innato amore d'effer felici . , a , V. Quindi lanatura impreſſe tantadol cezza neiſentimenti di benevolenza , d'a more , d'amicizia , e ci fece gratiſſimo l'eſercizio della clemenza, l'uſo della li beralità, e dei benefici , virtù tutte del. la ſteſſa famiglia , e quaſi nodi ſoaviſ fimi RAGIONAMENTO IX. 105 , ſimi dell' umanità a cui l'uomo è for mato , e ſoſpinto . E fu provvedimento veramente divino , che a tanta dolcezza foffero ancora attaccati non meno i co modi altrui , che i noſtri vantaggi , e i frutti più amabili della vita ſociale quaſi ſprone , e allettamento fortiffimo che c'invita, e conduce ad effer umani. Oh quanto ſarebbe men dura la vita ſe tutti apprendeſſero le lezioni dell' uma nità! Uſa con gl'inferiori , ſcriveva Se. neca aLucillo, come amereſti , che teco , , uſaſſero i fuperiori , ed i grandi (a) . Le azioni , che ſi dipartono da queſta Filo ſofia , ſon diſumane , e accreſcono adif miſura la ſomma dei mali. Roma chia mò avaro Catone , perchè vendeva ifer vi invecchiati , ed inutili , come abbiam da Plutarco ( b) . I Chi (a) Sic cum inferiore vivas , quemadmodum tecum fuperiorem velles vivere . Sen. Ep. XLVII. (b) Nella Vita di Catone il vecchio . 106 L'ONESTO UOMO . *Chi ſente nell'animo imovimenti , è l'impero di queſta virtù amica degli uo mini , vorrebbe tolta dal mondo ogni calamità, e s' adopera a giovamento di tutti. Sono monumenti illuſtri dellapri vata, e della pubblicaUmanitàle fabbri che erette a ricoverare l' abbandonata , e languente natura, oppreſſa dai morbi , o a diſciplinare provvidamente col lavoro dell'arti gli ozioſi mendici , che mante nevanſi acarico della ſocietà, defraudan dola della dovuta fatica, e infeſtando lo ſtato con ruberie , e con ogn'altra ſcel leratezza . Gelone vivrà nella memoria de'pofteri , e ſarà chiaro ilſuonome nel. la Storia dello ſpiritoumano. Dopo aver egli disfatto trecento mila Cartagineſi per dare la pace , volle da effi abolita l'empia barbarie d' immolarelavita , ed il ſangue de' loro figliuoli : ſtipulazione , , dettata e ſcritta dall' umanità a favore dell'uomo. Son queſti i benefattori , e i pa RAGIONAMENTO Χ. 107 padri del genere umano, queſta è lana tura, e l'indole dell'umanità. RAGIONAΜΕΝΤΟ Χ. Amor della Patrid. I. Quanto grande preſſo gli antichi . II. Ognú no ha obbligo d' amarla. III. Che importaſſe una volta. IV. A che riducaſi ora permolti . V. Vantaggi comuni , che naſcono dal vero amor della patria. 1. Quando i Secoli eranomenraffinati, e quindi i popoli più virtuoſi , l'amor della Patria formava il carattere d'ogni Cittadino. Queſto era il patrimonio più ricco, che paſſaſſe in retaggio ainonde generanti nipoti . Le vetuſte Iſtorie del le nazioni morigerate e frugali , preſen tano monumenti perpetui d' amore così generoſo , incredibili affatto all' effemmi natezza , e depravazione de' moderni co ſtumi . Sparta , Atene , e Roma prima 12 che 108 L'ONESTO UOмо. che ſentiſſero i danni della mollezza Epi. curea , e foffero guaſte dall' orgoglio di ſcorde , divennero ſagge in gran parte , ed illuftri con queſta virtù , che quaſi ſola baſtava a comporre i coſtumi , e a condurre gli uomini ai primarj doveri. Troppo noi dobbiamo alla Patria per non concorrere tutti al tributo d'amar la , e l'amiamo affai poco , ſeun tale amore non vale a farci virtuoſi . II. Socrate ( a) , Platone ( b) , Tul lio ( c ) , Plutarco (d) ed altri ſommi Filoſofi mettono la prima obbligazione dell' (a) Preſſo Platone nel Critone lib, XXVII. (b) Nel luogo citato . (c) Cari funt parentes, cari liberi , propin qui , familiares : fed omnes omnium caritates patria una complexa eſt , pro qua quis bonus dubitet mortem oppetere , ſi ei ſfit profuturus ? Lib. I. Off. n.XVII. (d) At enim patria , & (Cretenfium more) matria plus in te , quam parentes , jus habet Plutar. An feni gerenda fit refpublica? A RAGIONAMENTO X. 109 dell' uomo ſocialeverſo la Patria, trovan. doſi per iſtrettiffimi vincoli con eſſa le gato , é congiunto. Ad eſſa noi dobbia. mo i natali , igenitori, l'educazion, la coltura , i beni di fortuna e dell' ono. re , la ficurezza , le leggi, i coſtumi. Per un contratto di convenzione ſantiſſima afſoggettarono iCittadini al ſavio gover no, e alla protezion delle leggi la liber tà , le forze, l'induſtria , il prezioſo de. pofito dei talenti , e dei beni , per dive nire più forti , più ſicuri , e più felici : impegnarono folennemente la fede a pro muovere convicendevol commerciodibe neficj , ed'ajuti icomuni vantaggi , e do. mandandololapubblicafelicitàdelloStato, obbligaronfi ancora a ſagrificare la vita. D'unaalleanzasì ſtretta, esì ſacra labaſe nondirò eſſere la debolezza , l'indigen za, e l'innato amore d'effer felici , ma piuttoſto la natura ſteſſadell'uomo, anzi Diomedefimo,checosìfipiacqueformarla , I3 III. La TIO L'ONESTO UOMO, III. La carità della Patria ai tempi migliori era un'amore giuſtiſſimo della propria conſervazione , e felicità , un'amor delle leggi, e della rettitudine , uno ſpi. rito d'armonia con tutti i membri ſo ciali , fortiffimo vincolo e ferma ancora di ſicurezza , un' amore di gratitudine , di fede , di probità, per cui il pubblico bene era il centro de' privati intereſſi , non conoſcendoſi , che il meritodellavir. tù , nè ricchezza maggiore della frugali. tà, e de'puri coſtumi : un'amore , che acceſo dalla gloria virtuoſa, e avvalora to dallaReligione, era tutto fortezza , e magnanimità per ſalvare , e felicitare lo ſtato, Da queſta ſcuola uſcirono gliAri. ſtidi , i Leonidi , e i trecento Spartani , per cui è celebre tuttora , e ſacro alla Patria il nome delle Termopile. Aque. ſta Filoſofia ſi formaron gli Orazj , i Muzj , i Fabj , i Fabrici , gli Scipioni , e cent' altri Cittadini , modelli illuſtri dell' RAGIONΑΜΕΝΤΟ Χ. III dell'antica virtù . Queſta fu la grandez. za , che forpreſe Cinea: nel Senato Ro mano vide una nazione diſolagentevir tuoſa. Il generoſo patriotiſmo rendeva le donne magnanime, evirili: nè mai com parve più bella , ed eroica queſta virtù, che nel cuor delle ſpoſe , e delle madri Spartane alla battaglia di Leutra. IV. Il patrio amore sìamabile un tem po, e sìſacro, è omai divenutopermol ti invarie contrade Europee un ſuono } vano, e un nome ſtraniero. L'intereſſe inimico dei coſtumi, edegli uomini , fat to peggiore dall'effemminata mollezza , dal luſſo impotente, e dall'orgogliovio. latore de' fociali diritti, ha sbandita que ſta virtù , e rilegata ai ſecoli antichi Il pubblico bene è un palliomentitoper ingrandire i patrimonj ad alimento delle paffioni , per ricoprire con più ſicurezza le violenti ingiuſtizie, e rovinare ancora con lode la patria, e la nazione . I po • I 4 fti , 112 L'ONESTO Uomo . ſti , e le dignità divengono allora vile mercato dell'oro , dell'adulazione , e di ſervigj ancora peggiori . Le protezioni venali fan guerra al merito , e alla vir từcon danno immenſo della ſocietà per innalzare ad uffici , ed onori non ſuoi gente inetta , e vizioſa . Ai Greci, e ai Romani, comevedia mo nelle XII.Tavole, rigidamente vieta ronſi i doni corrompitori dell' equità , e della fede , contaminazione ſtraniera , ſconoſciuta all' antica Politica ( a) . La lode d'un ſaggio governo, e la giuſtizia e incorrotta erano le ſole ricchezze , che , dai pubblici Reggimenti alle patrieCafe tornando riportavano i Magiſtrati , e i Ca (a) Donum ne capiunto , nec danto , neve petenda , neve gerenda , neve geſta poteftate . Quod quis earum rerum migraffit , noxiæ pœna par eſto . Cenforum fide legem cuftodiunt . Apud Tullium Lib. 3. de Legibus. RAGIONAMENTO X. 113 Capitani (6 ) . Ariſtide ſarà ai ſecoli più virtuoſi ammirabile eſempio di probità . Arbitro delle contribuzion della Grecia , e del ricco erario a fabbricare la flotta , morì cosìpovero , checonvenne a Sparta dotare le figlie , e dare a lui ſepoltura (c) .. V. Il pubblico bene al buon Cittadi , no inſpira l'amore e la coltura della virtù , che ſecondo la migliore Filoſofia è la baſe della comune felicità . O am miniſtri egli giustizia , comandi 0 nome della nazione, fa riſpettare leleg gi , ſottomettendoſi il primo con efem pio eloquente . L'orgoglio allora dei gran di (d) , la fierezza diſumana dei ricchi a tro (b ) Domum cum laude redeunto: XII. Tab. apudTull. l. c. nihil enim (ſpiega Tullio ) præ ter laudem bonis, atque innocentibus, neque ex hoftibus , neque ex fociis reportandum : lib. 3. de Leg. num.VIII. (c) Cornel. Nep. in vita Ariſtidis . (d) Avaritiam, & arrogantiam præcipuava li 114 L'ONESTO UOMO. trovano un' argine inſuperabile , tacciono l'ufurpazioni , e le violenze, ereſta fiac cata l'oppreffion dei potenti , onde i membri tutti del corpo politico godono i diritti dell' egualità naturale. Con ſag. gioprovvedimentoincoraggital'induſtria , l'arti , il commercio, viene introdotta l'abbondanza per gli uſi di prima necef ſità , e i comodi della vita. Ma ſeidi ſagj della popolar indigenza , e le con ſeguenze fatali reſtano eſcluſe dalla Cit tà , è proibita ancora ſeveramente l'en trata ai danni della mollezza, e frenato il lufſo corruttor dei coſtumi , L'eſpe rienza coſtante di tutti i Secoli ci am maeſtra , che il luſſo è annunziatore agli Imperi di decadenza , e ruina , Sparta , Atene, e Roma devono la lor durazio ne alla vigilanza degli Efori , all'Areo pago, ai Cenſori . Le lidorum vitia; Tac. Hist. I. cap. 51. Naturalem nobilitatis fuperbiam; Paterc. II. RAGIONAMENTO X. 115 Le cure più intereſſanti della Politica ſono rivolte a render utili i Cittadini , e virtuoſi . La gioventù èunoggetto pri mario, formando il nerbo , e le ſperan ze tutte della nazione . I Greci coltiva rono i giovani colle lettere, iPerſiani li formavano coi coſtumi (a) . Negli anni verdi colmagiſtero dell'arti, edelleſcien ze ſi vuol educar l'intelletto , ma inſie 1 me migliorar l'uomo collavirtù , ecolla Religione. Così que ſommiſapientiPao lo Emilio ( 6) , Catone ( c) , Tullioco ſtumarono i loro figliuoli, così Ariftote. le addottrind il ſuodifcepoloAleſſandro , Così felicemente lavoranſi a vantaggio della nazione i Maestrati, iGuerrieri , i Filoſofi , e gli Oratori, i negozianti lea li , gli artieri induſtri , i padri di fami glia, i cittadini virtuoſi . 11 (a) Xenoph. 1. 1. Cyrop. (6) Plutar. de Emil. (c) Plutar. in Cat. Maj. 1 116 L'ONESTO UOмо. Il diſordine del governo, l'oppreffio ne, il diſpotifmo, l'impunità dei deliť. ti ci rende grave la Patria, e odiofo il fuo nome . Da eſſa violata la fede dei patti più ſacri , deluſi idiritti, che com praronfi dai Cittadini a prezzo della li bertà , e colla ſoggezione di tutti i be ni , cade diſciolta, e diſtrutta ogniunio ne civile : nè altro diviene la Patria che terra ingrata , e nemica. 1 RAGIONΑΜΕΝΤΟ ΧΙ. Arte di converſare per un Giovane. 1. Un giovane non nafconde alungo la propria indole . II. All' entrare nel granmondo s'eſpo ne allacritica univerſale . III. Con quali dif poſizioni , e ornamenti d'animo , e di corpo vi ſi debba preſentare . IV. Da che aftener fi . V. Le ſavie converſazioni buona ſcuola per lui . I. Per quanto fia ungiovane accorto fi mulatore pure nel converſare preſenta , agli RAGIONΑΜΕΝΤΟ ΧΙ. 117 agli occhi altrui un'imagine delſuo ani mo, e nel favellare dipinge ſe ſteſſo Quantunque il diſcorſo provenga ingran parte dall' educazione, pure in mezzo la vigilanza più attenta, eſcono furtivamen te i ſentimenti dal cuore, che ci diſve lano il naturale , e in pochi tratti for • ; mano il quadro del noſtro carattere , e delle noſtre paffioni . La forpresa , l'agi tazione , la colloradipingon l'anima ful volto ; il giuoco , la vanità, che ci ſe duce, l'amore, che non conoſce ſecreti, ci ſcoprono a noſtro mal grado , quali noi ſiamo . II. Un giovane, ch'entra aconverfar nel gran mondo, va incontro al credi to , e alla riputazione durevole , dando un' idea del ſuo talento , delle ſue virtù, delleſue inclinazioni. Giàappar fulla Sce na , e tira aſegliocchi di tutto ilTea tro . La Critica più ſevera addocchia , e peſa ogni detto, ogni ſcherzo , ogni ma nie. : 118 L'ONESTO UOMO. niera, ed è ineforabile al minimo fallo. Se dàdi ſe ſteſſo un'idea ſvantaggioſa , reſta indelebilmente improntatanegliani mi, e il geniodell' alterezza , chedomi na nell'uomo, c'impegna a non cancela larla giammai . Poichè i difetti, cheno tiamo negli altri, e mai nonriconoſcia mo in noi ſteſſi , ci dan luogo a ripu tarci migliori , e a follevarci ſopra di loro , mirandoli con diſiſtima perpetua , e con diſpregio tanto maggiore , quan to più ci avvanzano nella nobiltà , onei talenti , o per altro beneficio della for tuna. Come ilBeneficoFiloſofo(a) fcrif. ſe ,, Evvi nel mondoun tribunalpiùter ribile di quanti ſeppe ſtabilire la ſaggia Politica . Queſto a differenza degli altri è tutto inviſibile, nè loprecorrelapom pa delle ſcuri, edei faſci: trovaſi inogni luogo , e ſempre lo ſteſſo in ogninazio ne; (a) IL RE DI POLONIA STANISLAO ne ſuoi libri , col nome du Philosophe Bienfaisant . RAGIONAΜΕΝΤΟ ΧΙ. 119 ne; ciascun uomo ha diritto di giudica re le noſtre azioni . Lo ſchiavo giudica • il ſuo Signore , e il ſuddito il ſuo So vrano Gli uomini oneſti compongono queſto maeſtrato , e lo temono : ſolo i più perduti malvagi non ſanno far con to di tali giudici " (a) . III. Quindi non di tanti attrezzi , e corredamenti fa di meſtieri a unanave , nè di così eſperto , e vegliante nocchie ro, come ad un giovane, che ſalpi dal lido , e a converſare s'ingolfi nel mon do. Egli debbe entrarvi fortemente mu nitodellemaffime diReligione, benprov veduto di buona Morale , di ſaggia Fi loſofia , di giudicioſa accortezza. Le no bili , ma facili maniere, la ſoavità del tratto , e gli ornamenti tutti della cor teſia , la cognizione nelle leggi della Po li (a ) Negligere quiddeſequiſque ſentiat , non folum arrogantis eſt, ſed omnino diſſoluti. Cic. de Offic. lib. 1. §. XXVIII. 120 L'ONESTO UOMO. litezza debbono formare il ſuo equipag gio da uſo , e d'ogni giornata . Il veſtito , e gli ornamenti della per : ſona non ci creſcono il merito come , non diviene migliore, nè più bello un cavallo per avere il freno dorato , o i ferri d'argento . Pure nel commerciode gli uomini ſono le veſti la prima racco mandazione di noi, ſe ſiamo ſconoſciuti , o ſtranieri . E benchè queſte non ſiano nè una virtù , nè un vizio in Morale , nondimeno poſſono ſpeſſo e l'una , e l'al tro indicare . Dal veſtito, e dagli orna menti molte volte ſi legge il genio , l'indole della perfona , il capriccio , la vanità, la leggerezza, la non curanza o zotica , o orgoglioſa, la mollezza , ed altre vizioſe affezioni , come per contra rio ſi vede la moderazione , la magnifi cenza , il decoro , la maturità , e la fa viezza dell' animo . Verre moſtravaſi ef e , femminato ne' ſuoi abbigliamenti , e vo lut 4 RAGIONAMENTO ΧΙ. 121 luttuofo , come acremente notò Cicero ne (a) . Auguſto ebbe lode daRoma di moderazion ſingolare nei veſtimenti , e nel treno . Un genio aperto, e corteſe guadagna il cuore di tutti . Il parlar dolce ſenza orgoglio, e conteſa, l'animo compiacen te, che ſi moſtra ſenſibile, e riſpettoſo , è l'arte ſicura per guadagnarci la lode , e l' affezione univerſale . La ſtima , che facciamo degli altri , ci mette in credi to preſſo di loro, poichè non fogliamo gli altri ſtimare , ſe non quanto dimo ſtrano ſtima di noi , nè amarli , ſe non tratti davicendevole amore. Il cuoreben fatto, e il buon ſenſo cifaràmeglioriu fcire , che tutti i libri , e gli ſtudj . L' arte quando vuol dominare, anzi che ab bellir la natura, la guaſta , e difforma . Molti benchè d'indole amabile, ecol. K (a) Actio III. in Verrem . ta 122 L'ONESTO Uomo." ta foffrono alcunimomenti infauſtid'ec cliffe: tributo affai diſguſtoſo , che paga no all'umanità. La paffione, la forpre fa , un roveſcio impenſato, l'umor ma linconico , che ſi ſollevi , non più ſi ri conoſcon per defſi . Per quanta diſſomi glianza tra noi e gli altri ritroviſi , al cune volte ancor più diſſomiglianti noi fiamo da noi medefimi . In queſti fran genti è poca ogni Filoſofia, anzi fcom pariſce il Filofofo, e non ſivede che ' uomo e la ſua debolezza. Il partitomi gliore ſarebbe , ſtarfi naſcoſto per tutto il tempo dell' immerfione, e noncomparire fe non ritornata la ferenità, e lo ſplen dore tranquillo allo ſpirito . C IV. Chi dice male degli altri, ſenza avvederſene dicemaldiſeſteſſo . Lamal dicenza preſenta agli occhi di tutti lo ſpecchio'd' un genio invidiofo , o ſuper bo, ediſcopre lemacchie naſcoſte del mal talento , cheinnoirinferriamo . Ef fa RAGIONAMENTO XI. 123 ſa è un cattivo condimento alle menſe. Alla tavola diCatone non era lecito ra gionare d'alcuno , di cui non ſi poteſſe dir bene . Queſta legge inviolabilmente offervavaſi nell' illuftre converſazion di Cornelia madre de'Gracchi. Il filenzioè uno ſtudio non meno nella Morale, che nella Politica . Alcune volte effer debbe ſevero , e ineſorabile . Così Íſocrate alla menſa diNicocle inſtigato a dire fu cer to affare, usò di queſta riſpoſta : quello ch'io fo, nơn conviene a queſto luogo, e quello che a queſto luogo conviene , io non lo ſo. Nelle caſe de'Grandi de ve avervi afilo ficuro non folo la vita , ma la riputazione ancora degli uomini . Il lodare ſe ſteſſo è vizio di groſſa paſta , e come ſcrive Baccone , dopo la maldicenza , è il più importunodi tut ti . La lode è iltributodella virtù: l'or goglio, e la ſtoltezza ſtende la mano , l'ufurpa per ſe. Quanto fuol riuscire gra e Ka dito 124 L'ONESTO UOMO. dito preſſo gli aſcoltanti l'encomio, che riceviamo dagli altri , altrettanto al dire di Xenofonte è loro moleſto , e inſoffri bile quello , che da noi ciappropriamo. Il vantare, egloriare ſe ſteſſo, trova l'ac coglimento della deriſione , e del difpre. gio. Convien però dire, che tributar lo de ad altrui coſti molto al noſtro amor proprio, poichè gli uomini ſono sìavari di queſta moneta , La loquacità ci ſtanca, edannoja: el la è un arroganza inſoffribile, come ac cenndDemocrate, voler tutto dire, e nien te aſcoltare. In un giovane oltre lapre funzione ignorante ella diſcuopreunagran leggerezza (a) . Il vaſo vuoto è quello , che più degli altri riſuona. La fuga da gen (a) Fier,&préſompteux dansmatendrejeuneſſe J'aimais à decider, c'etait une faibleſſe ; Dans un âge plus mûr j'ai connu mes erreurs, Monignoranceextrême,&l'orgueildes Docteurs . IL RE DI PRUSSIA EpitreV. àM.d'Argens. RAGIONAMENTO XI. 125 gente sì incomoda è ilſolorimedio, co me inſegna Teofrasto (a) , ſe evitarvo gliamo la febbre . In materia di Religione ogni ombra di ſcherzo è un'empietà. Nel noſtro ſe colo, che è ancor più il ſecolodegl' In creduli , che de' Filoſofi , guardiamo di non mai applaudire a tal gente. Il riſo , ancorchè non eſpreſſo dal cuore, baſta a contaminarci , e ad entrare nell' alleanza de' loro delitti. La Politica del governo ſi vuol riſpettar come ſacra , nè mai ce liare ſulla pubblica , o ſulla privata ca lamità . Abbiam ſempre davanti l'infe gnamento di Tullio, di conformaril di ſcorſo alle materie : le gravi ſi trattino con ferietà , le giocoſe, e leggiere con lepidezza , ed iſcherzo ( 6 ) . K 3 V. L' ( α) περὶ ἀδολεσχίας. (6) Videat imprimis quibus de rebus loqua tur: ſi ſeriis ſeveritatem adhibeat: fi jocofis le porem.de Off. lib. 1. num. XXXVII. 126 L'ONESTO UOMO. V. L'arte di viver coneſſo gliuomini non s'apprenderà meglio da ungiovane , che nelle buoneconverſazioni. Queſto li. broperchi ſa leggervi, vale ancor più di moltimaestri . Laſaviaconverſazionperun giovane è una ſcuolaſpontanea, ed alle. gra d'ogni virtù . Inſegna adominar le paffioni , per guadagnare la ſtima , e ' amore di tutti; ad ammollire , e vince. re la durezza del genio per adattarſi a quello degli altri , facendo ſuo il piacere altrui , nèmai nojare ad alcuno. Unge. nio ben nato , ed inſtrutto nel commer. cio del mondo , da ſe ſteſſo ſirendegra devole a tutti . In queſta ſcuola però fi vuol entrare bene ammaeſtrato per raffi nare la ſcienza , non per apprendernegli elementi . La ſcienza , che noi guada gniamo per mezzo dei falli, è unamae. ſtra afſai cara, e che poco ci onora Vizj L'ONESTO UOMO. 127 Vizjo Paffioni, che più direttamente oppongonfi all Oneſtà. RAGIONΑΜΕΝΤΟ ΧΙΙ. Irafcibile appetito . I. Utile, elodevole,ſe rettodalla ragione, II. Fa cil coſa è illaſciarſenetraſportare . III. Eſem pi di Nerone, di Talete, diPiſone. IV. Vi zio de' Grandi V. Conſigliero infedele . VI. Porta anche uomini grandi a coſe paz ze , e ridicole . VII. La vera filoſofia buon preſervativo . 1. L'irafcibile appetito provvidamente fu dato da Dio all'uomo per ſervigio dell' anima , ed iſtrumentodellafelicità . Que ſta focoſa paſſione maneggiata dalla ra gioncondottiera muove , ed avvalora le nobili impreſe , queſta è guardia fedele della virtù, e contro del vizio quafi can generoſo ſi ſcaglia , e i mali combatte , K 4 ve.. 128 L'ONESTO UOмо. vegliando alla conſervazione dell'uomo , e al bene della ſocietà. Ma ſe le voci non oda della ragione e ſcuota ilgiogo, diviene atrociffimaFie ra, che tutta ſconvolge l' abitazione dell' anima , e guaſtando ogni virtù , infuria contro gli amici, e il padronemedefimo bruttamente maltratta,edanneggia .Quin di quel ſavio greco Temiſtio l'ira defi nì veramente una breve, mafurioſapaz zia ( a) : poichè , come diſſe il vecchio Catone, l'iracondo dal pazzo ſidifferen zia ſolo nel tempo (6) . II. L'animadebole, e molle , adogni contrarietà ſtoltamente s'agita, e turba , preſentando ridicola ſcena, che offende il de (α) όργω μανίαν ὀλιγοχρόνιον. e Orazio nell Epift. 11. v. 62. Irafuror brevis : animum rege, quiniſiparet Imperat : huncfrænis,hunctucompefcecatena . (b) Iratum ab infano non , nifi tempore , diſtare. RAGIONAMENTO XII. 129 decoro , e gli occhi della virtù . Ledon ne , i fanciulli , i vecchi , i malaticcj , gl' infermi ſono eſempi domeſtici , che iſtruiſcono il ſaggio aſuperare le inevita bili contrarietà della vita . Nello ſplen dore di lauto banchetto , ſe il ſervo più attento ſpezza un criſtallo leggiero, s'adi ra l'avaro , e prorompe in villanie cla moroſe, turbando l'allegramenſacon of fenfione de' commenſali . L'avidità del guadagno ne' punti d' avverſa fortuna di fordina gli atti e il parlare de'giocatori venali , violando ogni civile coftumatez • za L'ira diſcopre la naſcoſta avarizia , la gelosia, ladebolezzadell'animo, l'al teriggia, e mette il fuoco alle più fiere paffioni . III. Nerone giacendo a Tavola , all' udire , ch'erafı ribellata la Gallia, tutto acceſo d'ira , e di ſdegno , rovescia la menſa , frange i vaſellamenti , ei cri ſtalli , ch' erano le ſue delizie maggiori , eraf 130 L'ONESTO UOMO . eraſſembra un pazzo, che infieriſce, ed infuria . Ma era coſtui teatro , e ſcuola aperta d'ogni brutalità, degnod'eſſerdi feſo , e commendatodalfolo Voltaire (a) . Talete ſommo Filoſofo per uno ſcherzo importuno tutta perdette lafiloſoficamo derazione . Stavaſi egli a contemplare coll' Astrolabio le ſtelle, e immerſo ilpenſie ro nelCielo , ſmucciatogli il piede , pre cipitò in una foſſa . Sorriſe la fante , e nel rialzarlo, le diffe: Tu vuoiconoſce re le coſe tanto alte, e non conoſcipoi quelle, cheti ſtanno ſottode' piedi. Tan to baſtò , perchè la donzella veniffe co' pugni, eco'calci percoſſa; ecosì peſtacol baſtone, e malmenata, che per poconella foffa medefima ebbe a lasciare la vita (6). L'iramaggiormentes'accende,ſenelpro prio dolore vedeſi motteggiata, e deriſa L'or • (a) Hiſtoire Univerſ. (b) Il fatto diTalete viene accennatodaPla tone nel Teeteto, Dialogo della Scienza • 1 RAGIONAMENTO XII. 131 L'orgoglio non ſoffre oppoſizion , nè contraſto ..Ebbro di ſe e d' una ſognata eccellenza , credeſi oltraggiato , ed offefo non pur dagli enti ragionevoli, ma da gli inſenſati eziandio, e dallanaturame. defima , ſe i ſuoivoleriattraverſa, e fra ſtorna . Quindi nell'apprenſion alterata di gravemale, edoltraggio,tuttoavvam pa d'ira, e di rabbia, e perduto il go. verno della ragione con abbandonate re. dini traſcorre alla vendetta, e rompene. , gli ecceſſi più enormi e crudeli . La Storia Romana laſciò a tutte le nazioni deteſtabile eſempio. Pifone ( a) con un giudicio furioſo toglie a tre innocentila vita , volendo , che la ſteſſa innocenza diveniffe per loro capitaledelitto. L'or goglioſo iracondo chiude gli orecchi ad ogni apologia, tutti maltratta , e condan na: al ſuo tribunale odioſa è la verità, fe (4) Seneca de Ira. §. XVI. 132 L'ONESTO Uomo. ſe non preveduta, contro al ſuovolere fi ſcopre , poichè gli rimprovera i falli , e lo condanna. Quindiinfuriaviemaggior mente , facendo valere la ſentenza ini quiffima coll'aggiugnerne altre più ſcel lerate , ed inique . La dignità, e il po tere divengono allora crudel diſpotiſmo , eſpada fatale in mano aun furiofo. IV. L'ira è familiare tra gli uomi ni, ma è vizio de'Grandi, e de' poten. ti. L'animo altero, e ſuperbo fa pren der loro ogni coſa pergraviffimo oltrag gio. Non raffrenati dai due fortiffimi ar gini dello ſdegno, la ſoggezione degli uo mini, e la forzadelle leggi, corrono im petuoſamente all'ingiuſta vendetta. Così per tacer di moltiffimi , Auguſto , ben chè ſavio , e clemente, piùvolte fu traf portato da queſta paffione crudele . Ero te governatore inEgitto, comperatauna quaglia illuftre, che nel combattere tut fe l'altre vinceva ſenza eſſer mai vin ta RAGIONAMENTO ΧΙΙ. 133 ta (a), la volle perciboraro, eprezio. ſo alla ſua tavola . Auguſto , deteſtando sì voluttuoſa prodigalità, che deteſtazion veramente fi meritava , ma non l'eſtre mo fupplicio , ordinò iniquamente, che all'albero della nave foſſe inchiodato (6). V. Loſdegno è ſempre unconſigliero infedele (c) . Quindi fu pien di ſapienza l' ammaestramentod'Antenodoro, che ful partir dalla corte laſciò ad Auguſto : ,, Quan (a) Ufavano i Romani nutrir delle quaglie , per farle inſieme combattere. Era queſtaunaſu perſtizione appreſa dai Greci , poichè dall' eſito del combattimento giudicavano delle coſe avve nire , come impariam daPolluce lib. VII. c. IX. Quindi M. Aurelio parlando de' ſavj ammaeſtra menti del Filoſofo, e Pittore Diogeneto , ſcrif ſe nel lib. III. delle Confiderazioni: Egli mi ha perfuaſo a non alimentar coturnici , e adiſprez zare tali trattenimenti ſuperſtizioſi . (b) Plutarco , Apoftegmi de'Romani . (c) ..... male cuncta ministrat Impetus Statius Theb. lib. 10. 134 L'ONESTO UOMO. " Quando verrai afſalito dall' ira , non fare , o Cefare , nè dir coſa alcuna , ſe prima teco medefimo non reciti le ven tiquattro lettere dell' Alfabeto " ( a) : dilazione utiliffima , ed unica medicina aguarire un morbo nei Grandi sì rapi do, e fiero (b) . L'agitata paffione fi mette in calma, e dàluogoalconſiglio: la ragion efiliata ritorna , e riprende il governo. Socrate ſentendofi alteratonell' animo, non osd caftigareloſchiavo, di " cendo: ti batterei , ma ſento la col lera " ( c). Col freno della lentezza do marono l' iracondia Platone (d) , ed Ar (a) Plutarco nello ſteſſo luogo parlando d' Auguſto . (6) Maximum remedium iræ est mora; Sen. L.II. de Ira §. XXVIII. (c) Sen. de Ira Lib. 1. §. xv. (d) Platone riſtette dal caftigare il ſervo malvagio , fermando il braccio in aria ſoſpeſo , per così raffrenare l'impeto, e la volontà dello sdegno. Plutarco del tardo castigo di Dio. RAGIONAMENTO ΧΙΙ. 135 Archita ( a) , e altri virtuoſi Filoſofi . Il ſavio , qual accorto piloto , debbe conoſcere i ſegni della procella vicina efubito volger l'antenne al vento , co meuſava Socrate (6), mettendofi inquie te, quafi in porto ſicuro, per noneffere 5 tempeſtato dall' ira, nè percuotere ingra viſſimi ſcogli . La prudente accortezza previene i difordini col metter riparo , e chiudere ogni porta all'inimico , pri ma che entri , ed occupi la fortezza . Cefare ( c) fecegittare nel fuocole lette re di Pompeo per non trascorrere a fieri caftighi. Non verremo ad uſar mai cautelaba ſte (a) Archita trovando incolto, e guaſtoilpo dere, amo meglio lafciar impunita latraſcura tezza del villico , che d'eſſere traſportato dall ira oltrei confinidel giuſtocaſtigo . Cic.Tufc. IV. num. LXXI. (b) Plutarco, del raffrenar l'ira . (e) Plin. Lib. VII. e Sen. Lib. II. de Ira §. XXIII. 136 L' ONESTO UOMO. ſtevole controuna paffione furioſa. Trop po intereſſe abbiamo nelvincerla, e fog giogarla . Eſſa diſtrugge in noi la giuſti zia , ci ſpoglia dell'umanità , edelle vir tù più ſociali . L'iracondo s'avventacon tro degli altri , ma più degli altri dan neggia ſe ſteſſo . Quante volte non fula collera il principiodi fataliruine ? Quan ti in un punto giocaronſi la propria for tuna, perdetter gli amici, e il fruttodi molti anni, e di lunghe fatiche ? Queſta paffione venefica gitta l'animo in ama rezza , attacca la ſanità, abbrevia la vi ta: eſſa riempie di tradimenti , di ſtra gi, e di pianto la terra . Funeſte fono e crudeli l'iſtorie dell'ira in Aleſſandro , in Silla , e difonorano l'umanità inCa joCefare, nome acerbiffimo, da cancel larſi nelle memorie degli uomini (a) . 20 Se (a) Fu nell'ira crudele sì traſportato , eim paziente, che aſpettar non potendo il giorna chia 1 RAGIONAMENTO XII. 137 Se l'animo è informato, e munitodi filoſofia , non verrà così agevolmente forpreſo , nè vinto . Qual coſa più mol le , più ridevole, e ſtolta, che altamen te commoverſi , ſe non va bene la pen na, e arrabbiar contro il vento , ocoll' infetto d'una moſca, e fremer nel giuo co, e inferocir colle carte per combina zioni ordinatiffime , e neceſſarie , noi ſpiacevoli , e ſvantaggioſe ? Tali bruttezze deteſtiamo in altrui , e ſono la favola ancora de' non Filoſofi ſpetta ma a tori. VI. Vide l'Olimpia un' infolita guer ra di rabbioſa , e pazza vendetta: Tefi fonte (a) vincitore de' giuochi venire a calci con una mula. Xerſe fa mettere in ceppi, e flagellar l'Elleſponto , che rup. pe L chiaro, faceva di notte decapitare i Senatori il luftri , e lenobili matrone al lume di torchiac cefi nel ſuo giardino. Sen. lib. 3. de Ira §. XVIII. (a) Plutarco, del raffrenar l'ira . 138 L'ONESTO UOMO. pegli il ponte (a). Cajo Cefare ſguai nando la ſpada contro del tuono, disfi da il cielo abattaglia (6) : Furioſe bru talità damedicinarcoll'elleboro, non coi precetti di Filoſofia . VII. Queſta ci ammaeſtra, e conforta ad eſſere temperati e pazienti nei mali inevitabili , onde è piena la vita dell' uomo. Durum , fed levius fit patientia, Quidquid corrigere eſt nefas ( c) . Grande ſtoltezza ſarebbe a non piegarſi, evoler con effi combattere per divenire maggiormente infelici. Altri mali ci af : falgono , che. pofſiamo vincere, oevita re , ma ſolo incontrando danni maggio ri . L'oftinarfi in queſti contraſti è fom ma imprudenza , e tutta diſordina l'eco nomia della noftrafelicità. Lapace tran quil (a ) Herodot. Polymnia Lib.VII. (b) Sen. lib. 1. de Ira §.xv. (c) Horat. Ode xxIv. lib. 1. RAGIONAMENTO XII. 139 quilla dell'animo, il bene ſovrano della virtù ſono le perdite primediqueſti com battimenti . Quindi affai ſpeſſo il Savio ſorpaſſa , ediffimula le acerbità , e le noje , che inſorgono nella vita ſociale ; in quella maſſimamente più intima , e ſtretta des gli amici , dei congiunti, e dei domeſti. ci , acciocchè de' mali medefimi non fia peggiore il rimedio. Verſo ifervi, mera cato vile, e comune a que'dì , Plutarco finalmente s' avvide , eſſer meglio colla lentezza indulgente farli peggiori , che viziare noi ſteſſi nel caftigarli conira (a). Nobile, e preſtante dottrina, che potre mo aſſai ſpeſſo ricordare nei mali , ed ufare utilmente. Nelle avverſità più gravi , ed acerbe , che muovon dagli uomini, è la difficile impreſa fedar il tumulto, e la fedizion L2 (4) Plut. del Raffrenar l'ira . del 140 L'ONESTO Uomo . della collera col freno della ragione , e col foccorſo della Filosofia . La mente tranquilla , e il conſiglio accorrano pre. ſtamente al riparo, e s'uniſcano tutte le forze a combattere i mali : ma tornan do vana ogni fatica , dobbiamo ſoſtener fortemente , e l'animo riconfortare col la virtù. Quanto tu vedi è per cangiarſi aſſai preſto, e più non ſarà: l'opinione è la grande dominatrice del cuore , e delle paſſioni . Se tu ti ſovvieni di queſta ve. rità con M. Aurelio (a), che gliuomi ni ſon nati gli uni per gli altri , che è una parte della giuſtizia il ſopportare i lor falli, e che ſempre peccano loro mal grado; cefferai finalmente di conturbar ti. (a) Nel libro III. e IV. dell' egregia opera da lui ſcritta in greco Τῶν εἰς ἑαυτὸν ( cioè ὑποθηκών ſecondo il Fabricio, ) de' Precetti a ſe ſteſſo : oppure , volgarizzando col Menagio, del le Confiderazioni di ſe ſteſſo. RAGIONAMENTO XII. 141 ti . L'uomo è ſoggetto all'errore , nè noi ſempre ſiamo innocenti. Il tuo offenfore ignora i legami della ſocietà, e quanto 7 conviene alla ſua natura . Ma tu non l' ignori: comportati dunque umanamente , aſcoltando le leggi della giustizia , e del la ragione . Altrimenti ben calcolando , tuo ſarà il danno maggiore , colla col lera , e colla vendetta efacerbando il tuo cuore , e guaſtando la tua probità . Queſto ne' fuoi moraliſſimi inſegnamen ti voleva Pitagora: ſopporterai con pa zienza qualunque fortuna , dallaqualegli uomini fon travagliati divinamente , co munque fialatua condizione, nè ti ſde gnerai ( a ) . L3 Con (a) Nei Verſi d'Oro XVII. e XVIII. Così nominati per laloro eccellenza χρυσᾶ ἔπη . Quan tunque da molti vengano attribuiti a Pitagora , da alcuni nondimeno ſi fa autore Epicarmo , Liſide, o Filolao , o Empedocle d' Agrigento . Tut 142 L'ONESTO UOMO. Con sì nobile Filoſofia temperavano l'ira i Savj illuftri della Grecia , e del Lazio , e l'animo tranquillavano nella durezza , e perverſitàdella fortuna . Quali maraviglioſi eſempi dimoderazione , e di fortezzanon laſciaronoSocrate,Anafſago. ra , Licurgo , Epitetto, Antonino da ri cordarſi con lode da tutte l'età che , verranno? In ogni diſavventura dovrai finalmen. te direconM. Aurelio ( a) : queſto muo. ve da Dio: viene dalla ſteſſa fonte , e dallo ſteſſo principio, donde veniamoan. cor noi ; quindi incontrare , ed abbrac ciare i mali tranquillamente , piegando l'ani Tutti però convengono i dotti , che tali inſe gnamenti ufcirono dalla Pitagorica Scuola , ſentonodella Filoſofia diPitagora . VeggaſiGian nalberto Fabricio nella Biblioteca Greca Lib. 11. e Cap. XII. num. 5. (6) Τῶν εἰς ἑαυτόν. Delle confiderazioni di ſe ſteſſo libro III, RAGIONAMENTO XIII. 143 l'animo alle ordinazionidelCielo. Que ſto ſia il porto ſicuro, in cui ricovrarti agitato , e combattuto dall' ira . RAGIONΑΜΕΝΤΟ ΧΙΙΙ. Avarizia . I. Sua definizione . II. Suoi danni . III. Paffio ne più de'vecchi, che de'giovani . IV.Come ſi cerchi di maſcherarla . V. L'avaro compa riſce tale ancor nelle grandi ſpeſe . I. L'Avarizia è inſanabile malattiadel lo ſpirito , che rende l'uomo contro il dovere , ſtrettiffimo nelle ſpeſe, e neido ni, ecupidiffimod'ogniguadagno . Que ſta paſſione producitrice d'infinite ingiu ſtizie , meno d'ogn'altra ne laſcia gode re il frutto . Il prezzo delle ricchezze è fol nell'uſarle , il poſſedimento di eſſe e il diletto di cuſtodirle vuol metterſi tra i diletti dell' opinione. Pure per quanto dai Maestri in Morale fi dica imagina L 4 rio 144 L'ONESTO UOMO. rio il piacerdell'avaro , per grande ſven tura è così luſingante queſt'ombra , che equivale , e fupera ancora ipiaceri reali di tutte l'altre paſſioni. Poichè gli ren de foave il facrificio di mille piaceri dei commodi più neceſſarj alla vita , lo fa inſenſibile alle proprie indigenze , e alle altrui , fordo ai doveri più ſtretti della natura , e della morale. Tale è il veleno , e l'incanteſimo di queſta paſſio , ne, che tutto difforma l'uomo , elo diſumana . II. La cupidità d'avere ci togliedal le mani l'iſtromento della liberalità , e della beneficenza , e indeboliti i princi pj della rettitudine , ſollecita aciò, che non è giusto, nè oneſto. Quindi aldire di Tullio ( a) , vizio non trovaſi tanto orri (a) Nullum igitur vitiumtetrius, quamava ritia, præfertim in principibus rempublicam gu bernantibus . Habere enim quæſtui rempublicam non RAGIONAMENTO XIII. 145 orribile , come l'avarizia particolarmen te negli uomini di Stato. Render vena. le la Repubblica non ſolamente è coſa infame , ma ſcellerata , ed iniqua . Solo ' avarizia può rovinare Sparta,diſſe l'Ora col d'Apolline: predizione non pur fat ta ai Lacedemoni , ma a tutti ancora i popoli dovizioſi • L'avarizia de' tempi antichi, ſemiria mo alritratto , che ne fece Teofrasto (a), era preſſode'Greci unadimenticanzadell' onore, e della gloria , trattandofi d'evi tare una ſpeſa, o di far qualche guada gno: ma neicoſtumidell'Ottocento (co me alcuni deplorano) dinuovivizj mae ſtro , non modo turpe eſt , ſed ſceleratum etiam & nefarium . Itaque quodApolloPythius oraculum edidit , Spartam nulla re alia niſiavaritiaperitu ram, id videtur non folum Lacedæmoniis, fed etiam omnibus opulentis populis prædixiffe ,Do Off. Lib. 11. §. XXII. (a) Nei Caratteri περι' ανελευθερίας . 146 L'ONESTO UOMO . ſtro , e de'vecchi ſcaltriſſimo raffinatore, fi vuol dir tutto inſieme la ruina della giuſtizia , e d'ogni ſentimento d'umani tà . Quindi l'avaro non è nè ſpoſo, nè padre, nè amico, nècittadino,nèuomo . Un cuore inetto all'ardenti paffioni dell' amore , dell' ambizion, della gloria , infenfibile alla compaffione, e alla bene ficenza , una freddezza di fantaſia prepa ran l'alloggio acosìabbominevol paſſione . III. Quindi quaſi ſconoſciuto , e ſtra niero ſuol eſſer ne' giovani ilviziodella cupidità, atteſa la fiſica, e la morale co ſtituzione; come per contrarione'vecchi trovaſi aſſai familiare. Pure in gioventù ancora alcuni ſemi ſiveggono, a cui in cautamente applaudono gli economi ge nitori , che al primo naſcere ſi voglio no con feverità eftirpare , onde col cre ſcer degli anni non malignino infanabil mente. IV. L'amor del danaro è troppo con na RAGIONAMENTO XIII. 147 naturale all'uomo , eſſendo l'iſtrumento di tutti i comodi , e piaceri della vi ta. Quindi affai volte con fina arte na ſcondeſi ' avarizia , e c'inganna , pren dendo il mantodell'economia, della fru galità, della moderazione . I riſparmi , che fannoſi a ſpeſedellavirtù, ſono ſem pre vizioſi . La gratitudine eſige, che ſi ricompenfino i ſervigj : chi riſparmia è un' avaro , non un'economo , poichè la virtù ne patiſce della gratitudine . Così chi ſcarica le ſpeſe ſopra deglialtri , fa rà o incivile, o indiſcreto, o pocouma no , o ancora un ingiuſto . Altri riſpar. mj pure, che moſtranobaſſezza d'animo, omal confannoſi col decoro, tutti ap. partengono all' impero dell' avarizia . Conviene tal volta ſaper perdere del danaro per fuggire un contraſto, che ci diſonora , o conturba lanoſtra quiete(a) . Que (4) Multa multisdejure ſuo cedentem: a li 4 148 L'ONESTO UOMO. Queſta perdita è un vero guadagno, nia ſconoſciuto ai calcolidell' avaro. I lucri , e i vantaggi , che ſentono della viltà , che ſi procacciano con manierad' ingan ni, con offenfione dell' amicizia , o dei diritti de' noſtri ſimili , per quanto ci ſtu diamo dipingerli col colore dell' econo mia , ſon tutte avarizie . V. Finalmente lelarghe ſpeſedegli uo mini avari , oltre al portare impreſſi i ſegni dell' avarizia , che ne guaſta ogni ſplendore , e grandezza , ſon ſempre vi ziate , poichè muovono da paffioni più grandi, che alcuna volta formontano, e vincon la cupidigia dominatrice . Quin di queſto vizio ci toglie le virtù più ſo ciali , e generoſe , ci rendeſpregevoli, e da noi allontana l'amore degli uomini . L'oro ſacrificar dobbiamo alla virtù non litibus vero , quantumliceat, &neſcio , an pau lo plus etiam quam liceat, abhorrentem. Tull. de Off. Lib. 11. §. XVII. RAGIONAMENTO XIV. 149 non mai la virtù all'oro A queſto tocco di paragone vedremo , ſe dentro • le noſtre azioni ſi trovi l'avarizia na ſcoſta . : RAGIOΝΑΜΕΝΤΟ XIV, Finzione . I. Quanto eſteſa al preſente . II. Come fi naf conda ſottode' nomi ſpezioſi . III. Preſto vie ne ſcoperta, e deteftata. IV. Diffimulazione lodevole , I. La Finzione è ſtata di tutti i tem pi , poichè nel cuor umano vi è la mi niera di tutti i vizj . Pure ſi è fatta a noſtri dì così familiare , che domina le noſtre converſazioni , e maneggia tutti gli affari . Queſta è per molti la grand' arte della vita civile, e forma il ſiſtema più fermo della loro Politica. Tanto è ſmarrita l'idea dell' antica probità , che nel commercio del mondo è uomo ſem pli 150 L'ONESTO UOMO. plice chi non s'inviluppa nelmantodel. la fimulazione . II.Gli aftuti, evizioſi nonofano mo. ſtrarfi , e comparir quali ſono: fingono il linguaggio della virtù , e finamente addeſtrano le loro paffioni a parlarlo : i ſentimenti del cuore più difformi e con trarj alla Società, e alla Moraletrasfor mano ſempre colla maſchera di probità, e rettitudine. Ecco l'elogio della virtù, poichè tutti ne veſtono l'apparenza , e inſieme la ſatira del ſecolo Filosofico , che tanto ha biſogno diricoprirſi, ena ſconderſi . L'accoglienze cortefi, le ceri monie, l'affabilità de' diſcorſi , le ſigni ficazioni perpetue di benevolenza fono dello ſteſſo conio, che lepromeſſe invio labili , e ſacre; cioè unafalſa moneta , che contan per nulla profondere, burlandofi dell' altrui oneftà, edeidoveri dell' uomo . Queſt'arte , che a gran rovina e ca ſtigo degli uomini è tanto in pregio a по RAGIONAMENTO XIV. 151 noſtri dì, benchè venga decorata colno. me pompoſo d'urbanità , ed accortezza , è un vizio, che, comediſſeBaccone, ci dipinge un'animadebole, uno ſpiritoſen za provvedimento, un'indole vizioſa , e ſervile (a) : eſſa è ilſoccorſode'fanciul li, degli ſciocchi , dei malvagi: e Tul lio ſcrive tra le più capitali ingiuſtizie il velare l'inganno dannoſo col manto della probità ( 6). III. Ma come la falſa monetapaffan do per le mani, e ſotto gli occhi di molte perſone , ha corſo di breve dura ta , non altrimenti avviene della finzio ne. Il vizio nonpuò ſicuramentenafcon derſi ſotto il velo leggiero d'unamenti ta (a) Apollonio ſcriſſe , che è proprio de' ſervi mentire , e dell' uomo libero dire la verità: ψεύδεσθαι ανελέυθερον, ἀλήθεία γενναῖον. (b) Totius autem injuftitiæ nulla capitalior eft, quam eorum, qui cum maxime fallunt, id agunt, ut viri boni videantur . De Off. lib. 11. §. XIII. 152 L'ONESTO Uomo. ta virtù , che non traſpariſca di fuori qualch'ombra, o colore. Quindi nel com mercio civile ſi mettono gli uomini in guardia perpetua controgl' infingitori per non incappare nei loro agguati , e rag giri: e tanto vegliano, e aprono gli oc chi , che fortunamente diſcoprono qual che inganno maestro, che ſerve di ſcor ta, e di filo ſicuro a penetrare il gran labirinto delle loro finzioni . Quindi cotali fimulatori, abbiano pu re ornamenti illuſtri di nobiltà , di ta lento , di cariche , di potenza, già pref ſo noi nulla vagliono, deturpando ogni loro ſplendore l'odiofiffima, e vile ſmu lazione . La verità ſulle lor labbra ha perduti tutti i diritti, ed ha ilpesome defimo della menzogna . Odiati , e fug giti da tutti (a) come infidiatori , e de ſtrut (a) Quo enim quis verſutior & callidior eft , hoc invifior &fufpectior, detracta opinione pro bitatis . Cic. de Off. Lib. II. §. IX. RAGIONAMENTO XIV. 153 ſtruttori dell' umana ſocietà , vengon da eſſa puniti , non laſciando mai loro go dere i vantaggi grandiffimi dell'amore della fede , dell'amicizia , della benefi cenza , che ſono i frutti più dolci del commercio ſociale ... IV. Se il fimulare èvizio, ladiffimu lazione è lodevole nella Politica, e può effere ancora una virtù nella Morale • Eſſa accortamente deve i vizj coprire , ma inſieme la Filoſofia deve uſare ogn' arte , e conſiglio a fradicarli dall' ani mo • Non ſempre conviene aprirſi , e dir tutto pure non mai ha da in cuore • , , finger la lingua , e ſmentire il noſtro I Savj non temono d' impie gar il candore e la verità negli affa ri: hanno la deſtrezzad'un caval di ma neggio per voltare , e partire al mini mo ſegno . La riputazione di rettitu dine, di buona fede , viene in foccor ſo , e li rende impenetrabili . Ariftote M 2 le 154 L'ONESTO UOMO. le (a) ſtima officio della magnanimita odiare , e amare alla ſcoperta , giudica re , e parlare colla generoſa franchezza della probità, nè mai a prezzo delVero far caſo dell' approvazione , o diſappro vazione degli uomini . Dobbiamo mo ſtrarci quali noi ſiamo: ma ſecondol'in ſegnamento di Socrate, internamente ef ſere ci conviene, quali vogliamoeſterna mente apparire (b) . : : 15 : RA (a) Nell'Etica lib. 4. c. 8. (b) Preſſo Platone nelGorgia, e preſſo Tul lio: qualis haberi vellet, talis effet . De Off. Lib. II. §. XII. L'ONESTO UOMO. 155 RAGIOΝΑΜΕΝΤΟ XV. Luffo. 1. Diverſità d'opinioni ſul luffo. II. Falſe defi nizioni . III. Sua vera definizione . IV. Ap parenti ſuoi vantaggi. V. Veri danni, che re ca, atteſi i principi della Politica. VI. La buona filoſofia lo condanna come nocivo ai coftumi . VII. Lo ſteſſo prova l' eſperienza . VIII. Lo ſteſſo pure conferma la Storia . 1. Il luſſo è grande oggetto della Poli tica , e della Morale Filosofia . Se dir ſi debba vantaggioſo onocivo alloStato , è queſtione affai complicata, eſottile, che intereſſa la comune felicità .Gravi , ed ingegnoſi Politici proteggono il luſſo , e ne commendano largamente i vantaggi : per contrario profondi ragionatori , eFi. loſofi lo deteſtano, e dannano, comedi. ſtruggitore della pubblica , e della priva ta economia, e depravator de coſtumi : M 2 La . 156 L' ONESTO UOMO. La definizione non ben conoſciuta del luſſo , la natura, gli elementi varj , che lo compongono, l'origine vera, e gli ef fetti moltiplici fanno il problemadiffici le, e contenzioſo. I pregiudici , e i pa ralogiſmi ſottili di molti nominati ſavj e politici han reſo piùintralciata, e ſpi noſa la ſoluzione . II. Non faprei chiamar luſſo colMan deville ( a) tutto ciò, che non è necef fario alla vita: altrimenti ogni veſte po lita , ogni pezzo d'argento , ogni mufi ca , ogni ſenſazione piacevole , che ci venga dall' arti nonprimitive, formereb bero il luffo: eSparta frugale , e Roma antica e virtuoſa diverrebbero molli , e grande eſempio , e folenne di luſſo . Nè meglio il definì , chi pensònomi narlo una fontuoſità ſtraordinaria , conce duta dalle ricchezze, e dalla ſecuritàdel go (a) La Fable des Abeilles, ou les Fripons devenus honnêtes gens . RAGIONAMENTO XV. 157 governo ( a). Se tal veramente è la na tura del lufſo , indarno ogni città dief. ſo ſi lagna , e querela : il lufſo ſarebbe allora di pochi , poichè aſſaipochi ſi con tano , cui la ricchezza concedadelle ſon tuoſità ſtraordinarie: e già letante fami glie in mezzo ad infanabilipiaghed'una diſordinata economia ſi vorrebbero dire intatte dal luſſo: mailfatto contraddice apertamente, e reclama . Quanto alla ſe. curità del governo richieſta dal luffo : fotto il Diſpotiſmo dell'Aſia ſon mal fi cure l' opulenza , e la vita , e tanti pur vivono mollemente adagiati nel lufſo Ai tempi di Silla, di Cefare, di Tibe rio, di Nerone grandeggiava Roma nel lufſo, ma facevano ſtragi immenfe lecon fiſcazioni , e le proſcrizioni crudeli . Dun que la propoſta definizione nonè nèret ta , nè vera . M 3 Rup (a) Melon. Eſſaipolitiqueſur leCommerce. 1 158 L'ONESTO UOMO. Ruppe ancora in graviffimo ſcoglio il. luftre penſatore deſcrivendoci illuffouna ſpeſa contraria ai rapporti, ch'hanno le ſpeſe tra loro (a) . Con tale idea com. plicata , e profonda veggo comprenderſi da grande Filofofo qualunque diſordine d'economia , ma non definirſi diſtinta. mente quello del luſſo. Se gittonelma. re una gemma, ſe accendo con prezioſa cambiale la pippa, ſe nel giuoco alcuno ſcialacqua i ricchiffimi patrimoni , o a migliorare l'agricoltura profonde iniſpe. ſe maggiori dei frutti , ecco una ſpeſa contraria ai dovuti rapporti , ma luffo non già. Infiniti pur ſono gli economi ci abuſi , e diſordini in tutto il ſiſtema della vita , che niente fenton del luffo , ancora per ſentimento della nazione , e dei tempi, ma folodel vizio, dell' igno ran (a) Principi della Legislazione Univerſale , edizione di Toſcana col nome di Parigi 1777. Tomo 11. Lib. iv. cap. xiii. RAGIONAMENTO XV. 159 ranza , della barbarie, della pazzia . Al. la ſteſſa maniera vuol riprovarſi il Mar cheſe di Mirabeau , che il lufſo confuſe coll' abuſo delle ricchezze (a) . III. Io definirò il luſſo un trattamen. to, e ſplendor della vita ſecondo il ge nio de' tempi ( 6) , ma eccedente i rap M4 por (a) L' Ami des hommes ; Partie Seconde chap. v. Du Luxe. (6) Il luſſo è ſtato di tutti i tempi , poichè gli uomini per vanità ſono portati a diftinguer ſi , e voler comparire ſopra degli altri colle ſpe ſe diſordinate . Ma eſſo veſti ſempre l' indoledel le nazioni, e il geniodei ſecoli . Sarebbe unpre giudicio poco Filoſofico indagare col Luſſo pro prio de' noſtri dì , ſe i tempi barbari , e rozzi aveſſero tale paſſione. Il noſtro è vago di com parire coll' eſquiſita mollezza, e col raffinamen to dell'arti , che ſervono aipiaceri , e allo ſplen dor della vita. Nei ſecoli duri , e bellicofi era incolto , e feroce il treno del luſſo . Quindi col dottiffimo Co. Ab. Roberti non potrò conveni re, che i noſtri vecchi viveſſero ſenza luſſo, co me 160 L'ONESTO UOмо. porti del grado, dell'entrate, de'proprj do veri , per vaghezzamaffimamente di com parire • Se queſto ecceſſo ſi eſcluda , la grande quiſtion di Politica, e di Filofo fia diviene litigio vano di nomi . Il luſſo eccita l'induſtria dell'arti, in venta , e perfeziona le manifatture c , tiene operoſi gli uomini a ſervigio della So me nell' elegante , e filoſofico Dialogo s' argo mentadi dimoſtrare , perchè ( egli dice ) man giavano, e veſtivano negligentemente , e non gli Specchi , e i damaſchini , e gli arazzi , ma gli Schioppi, le spingarde, egli ſpuntoni addobbava • no lefale, ele camere Nei tempi feudali il luſſo era grande , benchè duramente albergaſſe nelle Cafe, e nelle Rocche de'foli potenti . Gli ſpettacoli , e le Feſte pompoſe, laſontuoſitàdel le nozze, e dei funerali, lamagnificenzadeido ni , l'abbondanza dei cibi, il grande ſcialacqua mento nelle tavole , i vini , le droghe orienta li , gli abiti d'una rozzezza prezioſa , la turba dei ſervi , degli uomini armati, dei cavalli, la moltitudine e la ricchezzadell' armi , formavano il loro luffo . RAGIONAMENTO XV. 161 Società. Col multiplicare i comodi del. la vita , e procacciarci dei fini piaceri , crea de'nuovi biſogni particolarmente nei ricchi , facendo circolare ildanaro , e fio. rire il commercio ancora colle nazioni ſtraniere , onde chiamata nelloStato, ed introdotta l'abbondanza , ſpargonfi le ric chezze ad irrorare il corpo ſociale. IV. Profperano ipiccoliStati, mado po alcun tempo non potendo fupplircoi prodotti , nè colle manifatture, alla va ghezza nazionale di mode ſtraniere , nè contentare l'ecceſſo diſpendiofodel luſſo , s'accorgono , ch'è breve la loro felicità , e fol paſſeggiera . Gli artefici più eccel lenti , o più neceſſarj arricchiſcono c tutti coloro, che alcapriccio ſervonodel le mode , e contribuiscono alla mollez za, e ai piaceri delluſſo, ritraggono ab bondanti vantaggi . Ma divenuto perne ceſſità il commercio cogli eſteri in gran parte paffivo, ſi ſmunge, evuota loSta , to 162 L'ONESTO UOмо. to di ricchiffime ſomme . Queſto gran vuoto sbilancia le forzeafſſai riſtrettedel la nazione , e fa fentire rapidamente i danni, e l'inopia: dai ricchicompratori ſi comunica ai mercatanti , e agli artie. ri, e quindi come dadue ſorgenti mae. ſtre , ſcorre, ed attacca imembridel cor. po politico , che lentamente languiſce , indebolita , e ſconvolta l'economia na zionale. Quindi filoſofando inqueſta par. te da valente Politico il Re di Pruffia, giudica il luſſo fatale a' piccoli Stati : poichè eſcono le ricchezze incopiamag giore,chenonrientranonella nazione(a) . Un (a) Le luxe feroit perir un petit E'tat; l' argent, fortant en plus grande abondance qu' il n'y rentreroit à proportion , feroit tomber ce corps délicat en conſomption; ExamenduPrince de Machiavel chap. 16. Benchè egli altramente ragioni ſul luſſo de' grandi Imperj nel cit. cap. Si quelque Politique habile s'aviſoit de bannir le Luxe d'un grand Empire, cet Empire tombe roiet en langueur . RAGIONAMENTO XV. 163 UnvaſtoDominioaſſailungamente fio rifce nel luffo . L'abbondanza deldanaro, dei prodotti, la copia degli artefici indu ftri , eccitati dal piacere d'una commoda eſiſtenza, incoraggiſcono l'arti lucroſe, e ſtende il commercio vaſtiſſimi rami ſulle nazioni ſtraniere . La profuſione dell' oro neceffariamente congiunta col luſſo, ab baſſa molte famiglie, ma circolando tali ricchezze nel Regno, ingrandiſcon molte altre , e divengon potenti. Pur le Pro vincie ſi vuotano di danaro, che tribu tano continuamente all'arti, e alle ma nifatture dellaCapitale, nè più circolaa dietro . La mancanza di tanti conſuma tori , ch'erano l'alimento piùſtabile del la Metropoli, mettedellanguorenel traf fico, e fa molti mendici . : : Col crefcer del luſſo ne'mercatanti, e negli artieri , conviene alcompratoredel. le lor merci pagare ancora neifondachi , enelle officine i piaceridei loro Teatri , del 164 L'ONESTO UOMO. delle villeggiature , delle amicizie, le cea ne, l'ozio, e tutti idivertimenti , e ca pricci del luffo . Quindi le mercanzie, e tutti i frutti d' induſtria alzan di prez zo, e a ſoſtenere i diſpendi ecceſſividel luffo , fi caricano i prodottidiprimane ceſſità dai proprietarj dei fondi, e di nuo vi peſi , ed impoſte s'aggravano gli agri coltori . La calamità d'un mantenimen to ſtentato , e difficile, ricade ſui più bi ſognoſi . Il grande danaro con una curva aſſai definita circola nellemanidi pochi , laſciando un popolo immenſodigiuno, e oppreſſo dall'indigenza . A tante ſcoſſe riſenteſi la Nazione. Le dogane, i fon dachi , le piazze abbondano di mercan zie , l'officine ſono in perpetuo moto , ed ardore: ma in mezzo atantaricchez za s'aſconde un prevalente sbilancio , e una povertà rovinoſa . V. L'economiadellufſotirannicopor ta l' inopia nelle ſpeſe de'doveri prima rj, RAGIONAMENTO XV. 165 rj , e ſcialacqua nelle mode più volut tuoſe, e peregrine con danno immenſo del traffico, dell'agricoltura , e della co mune felicità. La profuſione delle ſpeſe grandioſe ſi dirama, e difperde pervarie nazioni ſtraniere . Le gemme , l'oro , l' argento , il luſſo delle merlature , delle ſtoffe , le pelli prezioſe del Nord Euro peo, eAmericano, la ſontuoſitàdell'Afia tiche porcellane, e delle vernici , il tre no de'cocchi , e de'cavalli , il confumo immenſo delle droghe , delle cere , de' fi niſſimi vini , le manifatture più rare, e prezioſe ſono foreſtiere ingran parte quaſi in ogni nazione dominata dal luffo, ed afforbiſcono i lucri tutti del traffico na zionale cogli ſtranieri . L'arti , la coltura, l'ampiericchezze , il vaſto commercio, l'ingrandimento , e le forzedella nazione franceſe , eſſer dove vano ' apologiadeciſivadel lufſo, e trion fare de' loro cenfori . Ma eſteſoſi per tut to 166 L'ONESTO UOMO: to ilRegno, e dominando colla ſontuo ſità, e colla mollezza, nella moltitudine oneroſa di nuovi biſogni , cadde tanta profperità, e illanguidì la fiorente fortu na. L'intemperante vaghezza delle mo. de, le ſuppellettili peregrine , le veſti , le tavole voluttuoſe, lo ſplendore del trattamento , la fontuoſità dei diverti. menti , la fazietà dei piaceri , equipag gio funeſto del luſſo , impoverì la ric chezza del Regno . I prodotti del fuolo nativo, e quanto naviga dalle Colonie , f i frutti dell'arti , e dell'induſtria Fran ceſe eſauriſconſidalle ſpeſe enormi del luf. ſo, e per varj rami diſperdonſi anazio ni ſtraniere . I nuovi biſogni impoveri ron la Francia, diſſe il Voltaire . Mancano del neceſſario alimentomille cittadini onorati per l' intemperante , e diſtruttiva lautezza de' pranzi imbanditi dal luffo; e la fazietà delle pallide cene fa languire ful campo l'oppreſſo agricol to • RAGIONAMENTO XV. 167 tore (a) . Il fuperfluoinumanodegli abi. ti, delle ſtoffe, delle fete , degli orna menti d'un ſolo, toglie aunaturba im menſa i panni da ricoprirſi, e ripararſi dalle ſtagioni.. :: Idifenſoridelluſſocommendano, qual uom benefico alla Società, chi, adornafi d'oro, e d'argento, facendo circolar il danaro dall' ultimo mercatante al primo ſcavatore dell'Americane miniere . Ma e in (a) L'argent qui circule entre lesmains des Riches, &desArtiſtes pour fournir à leurfuper fluitè eſt perdu pour la ſubſiſtance dulaboureur; &celui-ci n'a point d'habit préciſement parce • qu'il faut du galon aux autres Le gaſpillage des matieres, qui ſerventàlanourrituredeshom mes, ſuffit ſeul pour rendre le luxe odieux àP humanité . Il faut des liqueurs fur nos tables ; voila pourquoi le payſan ne boit, quedel'eau. Il faut de la poudre ànosperruques; voilapour quoi tant de pauvres n'ont pas de pain . J. J. ROUSSEAUT. I.DerniereReponse. IlMonteſquieu, : dopo 168 L'ONESTO UOMO in qual ſaggia Politica veniamcomanda ti di profonder l'oro aiNegri dellaGui nea per moſtrarci inumani , ed ingiuſti colla Patria, colla famiglia, coi figli ſcia lacquando il danaro, e i lorpatrimonj ? Equal beneficio ai mercatanti potrà ri dondare , ſe il pagamento è ſempre tar diffimo, e forſe ſtanno tuttora aperte le partite grandiofe delle nozze paterne? S' interroghino pure i Negri, che a diſo nore dopo aver provato quantodannoſo ſia illuſſoal la China, così chiude quel capitolo vr. del li bro VII. de l'Esprit des Loix . Notre luxeeſt دو دو دو ſi grand , dit Kiayventi ( dans un diſcours ,, rapporte par le P. du Halde Tom. 2. ) que le peuple orne de broderies lesfouliersdes jeu nes garçons , & des filles qu'il eſt obligè de وو vendre; " tant d' hommes étant occupés à faire des habits pour un ſeul , le moyen qu' il n'y ait bien des gens, qui manquent d'habits! il y a dix hommes qui mangent le revenu des Terres contre un laboureur ; le moyen , qu'il n'y ait bien des gens, qui manquent d'alimens ! RAGIONAMENTO XV. 169 nore dell'umanità comperati, quafi vilif ſima greggia, per faticare alle cave del Potosì, e del Perù, perdon le forze , e la vita, qual beneficio riſentano dal luf. ſo Europeo? I diſagi della povertà lentamente mi norano la popolazione , danneggiando l' agricoltura , e lo Stato . Una turba im menſa d'abitanti , che mancan di pane , traſportanſi a cercar l'alimento in con trade ſtraniere ; o ricuſando il duro , e ſconoſciuto lavoro , reſtano a carico del la nazione . Le volubili mode animate dal lufſo, colla novità de'capricciofi ornamenti e degli ſtrani lavori guaſtano l'arti: e omai il buon Diſegno , la Pittura maestra , l' originale Architettura , la Muſica paffio nata giacciono inonorate , ed inculte : e per natural legamento riſentono pure le Scienze i lor danni . Con tante mine indebolite leforze, e la N 170 L'ONESTO UOMO. la proſperità dello Stato , non può tar dare la ſua decadenza , eruina• Ora fi eſaltino dai Politici i pretefi vantaggi del luffo , ſe dopo una profpe rità paſſeggiera sbilancia il commercio danneggiafi l' economia nazionale , l'agri coltura , la popolazione (a), ſe il luffo è apportatore di povertà ediſagio agran , par (a) Oltre quello, che è detto piùavanti , il luſſo delle nozze eſtingue molte famiglie . Molti dal rovinoſo diſpendio atterriti s'allontananodal menar moglie: molti ancor più, mirando folo alla ricchiffima dote, foccorſo, e conforto uni co atante ſpeſe, s'accoppiano con iſpoſe d' in dole , di ſanità, di perſona contrarie, e difcor di alla fecondità conjugale . NeldeclinaredelSe colo XV. come nota l'Ab.Denina al L.XVIII. delle Rivoluzioni, il numero degli abitantifuin Italia aſſai minore di quel, che fi foſſe nel Se coloprecedente , anchedopo lamortalitàdel 1348. Egli ſaggiamente filoſofando ritrova la ragione nel luſſo inimico dei matrimoni , e della popo lazione. RAGIONAMENTO XV. 171 parte del Regno , e guaſta l'arti, e l'ina : duſtria della nazione . VI. Colla buona Politica conſente la Morale Filoſofia. Eſſo è funeſto alloSta to, depravando gli animi ancora , eico ſtumi . Per vaghezza di novità ne fanno l' apologia alcuni Filoſofi , ma coll' in ganno de' paralogiſmi, edella impoſtura . Il lufſo, ci dicono (a), viene originato dai vizj , e ſuppone già guaſta lamente , ed il cuore, tanto è lungi d'eſſernecor ruttore : quindi con franca voce lo prea dicano tutto innocente . Ma naſca pur eſſo da opinioni vizio ſe, e ſupponga depravatoil coſtume; non per tanto i vizj creſce altamente , e peg. giora , e una turba di mali conduce fas N 2 ta (a) CosìgliEnciclopediſti all'Articolo Luxe e l' Autore dei principi dellaLegislazione, T. II. Lib. Iv. i quali travolgono tutti i fatti Storici per comprovare, che il luſſo non guaſta i co ſtumi . 172 L'ONESTO UOMO. taliffima alla Morale : dai pochi , che introduſſero il luſſo , la contaminazione ſi ſparge a guaſtare la virtù intera d' un Regno . Queſta paffion contagioſa attacca pre ſtamente gli ſpiriti vani , e corrompe il popolo dell' anime deboli. All'inſtanze , e querimoniedelle donne ambizioſe, com battuti s' arrendono contro lor voglia i padri , e i mariti; e tanto rinforza e eprevale il luſſo dominatore colle gare , col preteſo decoro , col timor delle di ſcordie , e di mali peggiori nelle fami glie , che non tarda a vincere la fruga lità più ſevera, e virtuoſa. , La moltitudine ſeduttrice degli agj , dei divertimenti , e de' piaceri , che me na il lufſo, l'intemperanza infidiofadel le tavole , delle converſazioni, dei Tea trali ſpettacoli , l'ufar cogl' iſtrioni e colle femmine da Teatro , la turba inu , tile , e ſcioperata dei ſervi , ſono fune ftif. RAGIONAMENTO XV. 173 ſtiſſima peſte alla probità dei coſtumi . Un ſiſtema di vita inimico dell'ordine , dellamoderazione , della virtù , ammolli. ſce e guaſta lo ſpirito , e avvalorando la forza delle paffioni perverſe, conduce i vizj del piùdepravato Epicureiſmo (a) . VII. Sotto il giogo del luſſoſentegra. viſſime piaghe l'economia , che manca del richieſto danaro. Quindi a nutrire le voglie d'una paffion diſpendioſa nelle ga le, nel trattamento , nel treno, nelle mo de infinite , ſi chiama in ſoccorſo l'in giuſtizia , e la frode . Son ſenza fedé i contratti, e una pirateria della mercatu ra , rovinoſa al commercio e più fatale N 3 all' ( a) L'Epicureiſmo ſecondol' opinione dimol ti Savj , dopoaver corrotti iGreci, corruppe an cora i Romani . Quindi Fabricio fentendone ra gionar da Cinea alla menſa di Pirro , deſidero , diſſe, che i nemici di Roma tutti divengano Epicurei : defiderio , ch'ebbe pure M. Curio , e T. Coruncanio, come leggiam preſſo Tullio, de Senectute §. XIII. 174 L'ONESTO Uomo . all' integrità de' coſtumi . Dominano le rapine ſecrete ſui privati, e ſu ipubbli ci erarj , generazione dimaliprodottadal luſſo . Non avvi depofito , nè patrimo nio alla ſantità affidato della parola , della fede , che lungamente ſi ſalvi dal luſſo rapace. Gli onori, e le carichedo vute al merito della virtù ſono venali , eſotto l'aſta ſi mette la Felicità della Patria per cedere all' opulenza infidiofa . Rivolto l'argento ad alimentar lepaffio. ni ingorde del lufſo , inaridiſce la libe. ralità , la beneficenza , la compaffione , la gratitudine, e divengono nomi vani i doveri più ſacri della famiglia, del buon Cittadino , dell' Uomo , violate le leggi , e la Religione negletta . Con batterie sì feroci fiaccata ogni forza Politica , ſnervata la virtù, e gua ſti i coſtumi, preſtamente maturaſi la ro. vina delle nazioni . I danni del luſſo in varie guiſe conducono l'ultimo eccidio , fe. RAGIONAMENTO XV. 175 ſecondo i vizj , la debolezza , il fermen to dei popoli, il difordine , e le malat. tie del Governo . VIII. La Perſia virtuoſa, e guerriera ſotto la temperanza diCiro, ammorbidita col tempo, e corrotta dal luſſodiſpoſe l' animo imbelle, e piegò ilcollo ſottovil diſpotiſmo. Fiorì Atene, mentre la fru galità , e i coſtumi formarono la ſua maggiore ricchezza. Ma l'oro del Pelo ponnefo, vinto da Pericle, introducendo il pubblico luſſo, preſtamente chiamò i mali ancora del luſſo privato. Si quere la Demoftene (a) della mollezza , edel la depravazione del popolo, che in luo go d'armare le flotte, e glieſerciti con tro Filippo, voleſſe ſcialacquato l'erario nelle feſte , nei giuochi, nei teatrali ſpet tacoli. Così perduto l'amor della patria, la difciplina , i coſtumi , avvilito l'Areo N 4 pa (α) περὶ τῆς σωτάξεως, de Rep. ordinanda 176 L'ONESTO UOMO. pago , cadde in preda dell' inimico Ma cedone. L'Aſia prigioniera coll' immenſe ric chezze conduffſe in Roma un luſſo fata le all' antica virtù. L'avidità del dana ro, per nutrirei vizj d'una paffioneſcia lacquatrice, reſe con arti iniquiffime mol ti Romani immenſamente facoltofi , e po tenti: quindi coll'ambizione di domina re ne nacquero le fazioni , le guerre ci vili, i tradimenti della patria libertà l' ufurpazion dell'Impero (a) . , I Vandali bellicofi, e feroci dopo la grande opulenza s'abbandonarono agli ec ceffi del luſſo. Infraliti nei molli piace ri , uſati alla danza , alla muſica, alTea tro , ai bagni , ai banchetti , e a tutti gli allettamenti delle voluttà, andarono incontro alla fervitù obbrobrioſa (b) . L'ef (a) T. Liv. Saluſt. Paterc. (b) Continuateur d'Echard, T. IX. RAGIONAMENTO XV. 177 L'eſperienza di tutti i Secoli ci dà una lezione coſtante, e funeſta, che il luſſo è annunziatore agl' Imperj della lor decadenza , e ruina, come ſcrive il gran de Politico , e Filosofo ſommo Baccone di Verulamio (a) . E l'Alembert (6 ) , do (a) Optime ſaneaquibufdam annotatum eft, nafcentibus , & crefcentibus Rebufp. artes mili tares florere; in ſtatu, & culmine poſitis , libera les ; ad declinationem, & decaſum vergentibus, voluptuarias . De Augm. Scient. Lib. Iv. cap. 2. (b) . Nous ne parlons ici que des maux ci viles du luxe, de ceux qu'il peut produiredans la ſociete ; que fera ce ſi on y joint les maux purement perſonnels , les vices , qu' il produit , ou qu'il nourrit dans ceux qui s'y livrent , en énervant leur ame, leur eſprit , & leur corps ? Auſſi plus l'amour de la patrie , le zele pour ſa defenſe , l'eſprit de grandeur, & de libertè font en honneur dans une nation, plus le luxe y eſt proſcrit ou méprise; il eſt le fléaudesRé publiques, &l'inſtrument du deſpotiſme desTy rans . Melanges T. IV. Elemens de Phil. pag. 97. Amsterdam 1764. 178 L'ONESTO UOMO. dopo aver ragionato dei vizj prodotti , o alimentati dal luſſo, viene dicendo, che nelle nazioni quanto più domina l'amor della Patria , il zelo per la comune di feſa , la grandezza d'animo , e lo ſpiri to di Libertà, tanto più il lufſo ſi ve de efiliato , e proſcritto . Eſſo è il fla gello delle Repubbliche , e l'iſtromento del Diſpotiſmo tirannico . Quindi ſarà ſempre il luſſo dannoſo agli Stati , o fi ragioni col ſiſtema della Politica, o coi principj della Morale Filosofia . RAGIONΑΜΕΝΤO XVI. Suicidio. I. Suicidio è un' ingiustizia. II. Per tale ricono ſciuto dagli antichi Romani . III.Condannato da Maometto . IV. Sentimento concorde di Platone , di Pitagora, e d'Ariftotele . V. Em pie ragioni fole l'autorizzano . I. Il Suicidio è la Filoſofia della debo lezza , ed unaviolazione ingiuſtiſſima dei di RAGIONAMENTO XVI. 179 diritti della natura Catone non abba. • ſtanza magnanimo per ſopravvivere a' mali maggiori , e al ſuo orgoglio infu perabili, combattuto e vinto dall'avver. ſa fortuna , le cede il campo , eſi to glie la vita . Ecco l'eroe del Suicidio . Seneca gli viene appreſſo , quando con crudele viltà , e contro le leggi ſtabilite dalla natura, conſiglia la moglie di cer care la morte per ufcire dai mali , che ſtavanle attorno . I Barbari più volgari ſon pieni di sì pompoſa filoſofia. Ilmi nimo affronto fatto a un Giapponeſe lo , fa divenire Stoiciffimo e diſprezzator della morte, che egli ſi dà colle proprie mani. Un vaſcello, che vienedallaGui nea, dice ilMaupertuis ( a) , è pieno di Catoni , che amano meglio di morire , che (a) Un vaiſſeau qui revient de Guinée eſt rempli deCatons, qui aiment mieuxmourirque de ſurvivre à leur libertè ; ec. Eſſai de Phil. Mor. chap. v. 180 L'ONESTO UOмо. che ſopravvivere perduta la libertà (a) . Marco Regolo, che magnanimamente ri torna all' inimica Cartagine , è ben am mirabile , e forte , più che non ſono tutti gli eroi del Suicidio . Bruto ſep pe meglio ragionare, che operar da Fi lofofo ful darſi la morte Non penſava col volgo allor che diſſediCatone: non effe (a) So, che il Maupertuis viene da molti combattuto , e agramente ripreſo , quafi confon der voleſſe il Suicidio magnanimo degli Stoici con quello dei Negri, e de'Giapponeſi . Nè io prenderò la briga di queſta queſtione , potendoſi ammollir la fentenza dell'Autore Franceſe , di cendo egli apertamente, che que' Barbari anco ra, come Catone , amaron più preſto morire che portare la patria infamia, o il giogo della ſervitù Europea . Solo dirò, che sì fieri propo nimenti ſon tutti altamente vizioſi , e contrari alla ragione, benchè l'ammazzarſi con dignità, econlode, comevolevanogliStoici , abbiaqual che colore, e tintura di apparente virtù, di che mancano i Suicidj volgari della Guinea , e del Giappone. 1 RAGIONAMENTO XVI. 181 eſſere nè pia, nè lodevole impreſa cede. *re alla fortuna, e fuggire dalle ſopra ſtanti calamità , le quali debbonſi ſop portar con fortezza ( a) . Le virtù non ſono tra loro nimiche , poichè il retto , e l'oneſto è un ſolo , neceffariamente conforme all' immutabil modello, che è Dio . Il fondamentodel le virtù tutte quante è la giuſtizia Quindi ficcome la ſcienza dalla giustizia difcorde, ſecondo Platone ( 6) dir ſi vuo le piuttoſto inganno, ed errore, che ve ra ſapienza ; così il diſprezzo dei peri • coli , e della vita , che nonmiraalpub blico bene e alle leggi , ma folo alle , proprie cupidità , opponendoſi alla giuſti zia non può nominarſi grandezza d'ani mo, nè fortezza, ma temerità, debolez. za, crudel diſpotifmo , orgogliobrutale ; eingiurioſo alla natura . II. Se (a) Plutarco nella vita di Bruto . (b) Preffo Cicerone . De Off. Lib. I. §.XIX. 182 L'ONESTO UOMO . II. Se non vogliamo violare i ſupre. mi diritti , e ſottrarci dai doveri dell' uomo , la chiave di queſta prigione la ſciar dobbiamo in mano di Dio. Poichè egli ſolo entro inchiuſevi l'anima, alui folo s' aſpetta l'aprire, e ſprigionarla : così ſentiva, e ragionava il vecchioSci. pione (a). Il ſentimentoantico della RomanaMo rale ſuqueſto punto poffiam riconoſcereda Virgilio, chemette coſtoroall'Inferno (6) . Proxima deinde tenent mæſti loca , qui fibi lethum Infontes peperere mano, lucemque pe rosi Pro (a) Quare & tibi , Publi , & piis omnibus retinendus eſt animus in cuſtodia corporis : nec injuffu ejus , a quo ille eſt vobis datus, ex ho minum vita migrandum eſt, ne munus huma num affignatum aDeo defugiſſevideamini. Cica Somn. Scip. §. III. (6) Eneid. Lib.vi. v.434. RAGIONAMENTO XVI. 183 Projecere animas : quam vellent athe re inalto Nunc &pauperiem , & duros perfer re labores! III. La Morale medeſima è preſſo i Turchi , venendo loro proibito l'ucci derſi nel cap. IV. della SURA , colla minaccia d' atrociffime pene nell' altra دو vita: Non vi togliete davoi ſteſſi la ,, vita , poichè Dio è verſo di voi mi fericordioso: chiunque con malizia , e " ,, iniquamente fi uccide , ſarà in verità " abbruciato nel fuoco eterno . " IV. E qual atto puòritrovarſi piùin giuſto , che uccider ſe ſteſſo ? Di dono così prezioſo , com'è la vita , noi fiamo cuſtodi : il Suicida diviene violatore in giuftiffimo , mettendo la mano inunde pofito, ch'è ſolo di Dio . Dobbiamo dice Platone ( a) , confervare il poſto , che (a) Nel Fedone . , 184 L'ONESTO UOMO. che Dio ci ha dato a guardare in que. ſta vita . Queſto ſteſſo è ilſentimentodi Pitagora preſſo Tullio (a): vetatque Py thagoras injuſſu Imperatoris, id est Dei , de præfidio , &ſtatione vitæ decedere • Il Suicidio di più , come ſcriſſe Ari ſtotele ( b ) , è un'ingiustizia , che noi facciamo alla ſocietà , nati eſſendo per giovare ad altrui . L'eſtremediſavventu re non mai rendono inutile l'uomo ai ſociali doveri . Laſcio, che un' impenſa to avvenimento può cangiare la ſcena : baſta che alcun infelice troviſi al mon do, per aver adito a preſtargli ſoccorſo , o difeſa . Ed ecco un'officio ſocievole che 2 (a) De Senectute §. xx. (6) Διο κῇἡ πόλις ζημιοῖ, κῷ τις ατιμία πρόσεστι τῷ ἑαυτὸν διαφθείραντι , ὡς τἰὼ πόλιν ἀδικοκύτι Greco teſto così volgarizzo : " " 22 Il Per tanto e la Città puniſce , ed una certa infamia neviene ,, a colui , che uccide ſe ſteſſo , come alla Cir tà ingiurioſo " . Nell'Etica Lib.v. cap.xv. RAGIONAMENTO XVI. 185 che ſarà ſempre in noſtro potere . Nell' avverſa fortuna non ſapremo meglio gio vare la ſocietà, che confortandola coll' eſempioalla raſſegnazione, alla fortezza. La vita dell' uomo è un' ombra, ed un nulla calcolata coll' eternità . La ſo la virtù è durevole, e può darlepregio, e valore. Quindi nelle calamitànonmai ceſſa d' eſſer la vita un bene grandiffi mo, ſe ſappiamo operare virtuoſamente , calmando l'animo agitato , e dolente econfortandolo colla ragione, come tra molti uſarono , Socrate , Marco Regolo, ed Epitteto . L'Alembert ( a) , e il Maupertuis ( 6) riguardano il ſuicidio, atteſa la ragion na turale , come util rimedio , e all'uomo permeſſo . Ma conviene avere affai leg giermente, o con filoſofiche prevenzioni con (a) Melanges T. IV. n.XI. du Citoyen . (6) Eſſai de Phil. Mor. chap.v. Du Siſteme desStoiciens . 186 RAGIONAMENTO XVI. conſultata la ragione per pronunziare un tal paradofſo . V. Il Fataliſmo , la Traſmigrazione dell'anima , il Materialiſmo,l'Ateiſmo , le guafte opinioni della Morale, e della Politica , le paffion piùviolente, e l'er ror cieco, fono le ſole ragioni di tutto il Suicidio. 1 1 Pe L'ONESTO UOMO. 187 1 Pene dell'Uomo non Onesto. RAGIONAMENTO XVII. Delitti , e Pene • 1. Laragione ci fatrovare innoi ſteſſi le leggi per miſurare le pene ai delitti. II. Quelle ſempre debbono eſſere egualiaqueſti . III. Bar barie ſu tal punto di nazioni ancor colte ne tempi andati . IV. Tortura diſapprovata • V. Penadebbe effer conforme all' indole del delitto . VI. Quai delitti di Religione ſi deb banpunire . VII.Talvolta neceſſarialapenadi morte . VIII. Il Principe ha diritto di dare ancor queſta. : 1. Nel cuore dell' uomo vi è unCodi cedi leggi rettiffime , e ſemplici ſulle pene , e fui delitti , che l'ignoranza , e la barbarie de' tempi non leſſe , nè può rilevarle che laragione, libera dall'erro re, e dalle paffioni. Il magiſterodi que ſta legislazione, benchè appartenga per 02 in 188 L'ONESTO UOMо inſtituto all' alta politica del Principe , e dell'uomo di Stato, pure conducendo maravigliosamente alla direzione privata d'ogni membro fociale , diviene un' arte di formar il coſtume a tutti utiliffima , e neceffaria . La deformità, e gravezza , de'falli ci ammaeſtra ad odiarli e ci conduce all' offervanza ſpontanea dei no ſtri doveri , nobilmente animati dallabel lezza dell' oneſtà , ancor quando taccion le leggi , e ſono inermi contro i ſecreti delitti: da queſta Giurifprudenza,appren. deremo a non iſdegnarci ſtemperantemen. tedellealtrui traſgreſſioni , e a volere fol. tanto un falutare, e giuſto caſtigofecon do il fine , e la retta inſtituzion delle leggi . i II. Le XII. Tavole, che ingranpar. te governaron la Grecia, e poi ' Impe ro della Romana Repubblica , di tanta ſapienza commendatedaTullio, cheequi valgono alle biblioteche inſieme di tutti i Fi RAGIONAM. XVII. 189 i Filoſofi ( a) , parlanoaltamente , chela pena fia eguale alla colpa (6) : avendo que' Savj , che le dettarono , certamente in queſto per conſigliera e maeſtra la natura medefima . L'ordine è l'anima, il legamento , e la conſervazione della natura . Quindi la convenienza reciproca , e la rettitudine univerſale forma la baſe delle ſue leggi . Non ſarà adunque mai giuſta la pena , ſe non è proporzionata ,e conforme al delitto. Tutte le leggi , e i doveri ſociali ten dono, comeacentrocomune,alla felicità 03 del (a) Fremant omnes licet , dicam quod fen fio: Bibliothecas mehercule omniumPhilofopho rum unus mihi videtur XII. Tabularum libel lus,fi quis legum fontes & capita viderit , & auctoritatis pondere , & utilitatis ubertate ſupe rare . De Orat. Lib. 1. §. XLIV. (6 ) Noxiæ pœna pareft; XII. Tab. apudCic. Lib. 111. de Leg. 190 L'ONESTO UOMO. dello Stato . L'offeſa , e il turbamento di eſſa è la bilancia, e ilcalcolodeide. litti . Quindi quanto più , o meno la traſgreffione attacca , ed inſulta il dirit. to, la ſicurezza, la tranquillità de'mem. , bri afſociati , le loro fortune, l'onore la libertà , lareligione, lavita, elemen ti della pubblica felicità, tanto è mag giore, o minore la colpa , e in propor zione riſponder deve, e bilanciare ilga. ſtigo Queſto è l'ufficio primario della giuſtizia , maſſimamente eſſendo gli uo mini convenuti di ſottoporre alla prote. zion delle leggi il prezioſo depofito di tutti i lor beni col diſpendio minore che far fi poteffe, quando il richiegga la neceſſità del comune vantaggio... , III. Ma nel legger leStorie metteor rore la Legislazione barbarica delle gen. ti ancora coltiſſime , vedendo collamor. te puniti i piccoli falli , violato il fon damento della giustizia , e infranta , e de RAGIONAM. XVII. 191 deluſa la fede più ſacradeipattidaipro tettori , e cuſtodi della ſocietà qual è la Legge e il Sovrano.si. , Sono tuttora infami per crudeltà le antiche leggiDraconiche (a) , ebenſidiſ ſero ſcritte col ſangue umano , perchè dell'eſtremo caſtigo punivano ifalli leg gieris L'utilità , e la giustizia è quaſi l' anima delle leggi: ſequeſte ſonodannoſe, ed ingiuſte, devon preſto cadere, e tirar fullo Stato fatali ruine. Lo Statuto contro i debitori miſepiù volte Roma in pericolo . Chi non po tea ſoddisfar col danaro veniva tratto in 04 (a) Andava la vita acoloro ancora, che ſta yano in ozio . A chi rubbava erbaggi, e frutta il medesimo caſtigo era ordinato, che ai facrile ghi, e agli omicidi . Quindi diſſe Demade, che Dracone avea ſcritte le ſue leggi non con l' in chioſtro ma col ſangue . Plut. nella vita di So Lone 1 192 L'ONESTO UOMO . in prigione dai creditori , e meſſoindu riſſima ſervitù coi figli , e colla fami glia . Così colla carcere tolto agl' infeli ci ogni ſtromento di guadagno, e d'in duſtria , aumentavano idebiti nelle fa miglie , prive di capo, e di ſoftegno, e maggiormente impoffibile ſi faceva il pa gamento, e il riſcatto , coſtretti a per dere la libertà, e valutarla inſieme col le ſpoſe , e coi figli per vile moneta , qual viliffima greggia, contro i diritti della ragione , e della natura. Il popolo , ch' era la vittima più frequente , efacer bato da tanta durezza, acceſe la fiamma di ribellione ; nè tanto fuoco ſi ſpenſe , che a condizione d'abolire unalegge ini mica dell' umanità, e che minacciava gran piaghe alla repubblica. IV. L'inſtituzione barbarica dellaTor tura è omai conoſciuta datuttaEuropa , edai Tribunali sbandita . Nata dal Dif potifmo Romano, e inſerita nel Codice del RAGIONAM. XVII. 193 delle Leggi , ſi riſpetto come ſacra nei Secoli rozzi unitamente ai duelli , alle pruove del fuoco , e dell'acqua . La ro buſtezza dei nervi decideva dell'innocen za, e della vita. Chi era dimollecom pleſſione , e intollerante , o poco deſtro apatire tanta carnificina , per ufcir dal tormento , confefſavaſi reo, benchè inno cente . Tal confeffione forzata dal dolo re , e atteſi i principi della ragione , e della natura , affatto illegale, moltevol te formava il proceſſo, e la condanna . Il colpevole, ſe avea vigore di membra , o ferocia, o deſtrezza acomportar la bar barie dellaTortura ſenza accufare ſe ſtef ſo , era rilaſciato quaſi innocente . Inſti. tuzione di popoli barbari , che tormenta con pene graviffime l'uomo , prima di conoſcerlo reo, che a diſcoprire laverità tratta crudelmente, e confonde l' innocen te, e l'iniquo: ſempre irragionevole , e in giuſta, os'uſi adaffolvere , o acondannare. Gli 194 L'ONESTO UOMO. Gli antichi Germani quaſi altra pena non conoſcevano , che pecuniaria ( a) . Un tanto abuſo, anzi che sbandir dallo Stato la pravità, apre alle colpe afilo ſi curo nelle caſe dei ricchi. Il bilanciare con poco oro i falli , e gli ecceffi più enormi, è come venderſi legalmente dal Principe l'impunità dei delitti . Crefce l'erario , ma colla perdita dei coſtumi , ecol facrificio della privata , e pubbli ca tranquillità. Sotto queſte legislazioni l'uomo fi familiarizza alle colpe, perdu ta l'idea deforme del vizio, che piùnon rimira colle regole dell'onestà , ma col calcolo dell' economia , e col fondo de' patrimonj. Tali pene frequenti per traſgreſſioni leggiere , che non iſconcertano ſe nonil capriccio de' Legislatori venali , ſonotaf ſe , ed uſure ingiuſtiſſime ſull' uſo inno cen (a) De l'eſprit desLoix, Tom.I. Livrevr. chap. XVIII. RAGIONAM. XVII. 195 cente della libertà , e una pirateria dei diritti dell'uomo • : La Política Giapponeſe tutto contra ria alla Legislazione Germanica, urtò in altro ſcogliofataliffimo all'umanità: poi chè eſcludendo le pene pecuniali dalRe gno, puniva capitalmente quaſi tutti i delitti (a). Le pene pecuniarie con ſaggia mode. razione preſcritte , e a miſura delle for. tune , frenano molte ingiuſtizie : poichè gli uomini duramentecomportano di per. der gli averi . Da queſte leggi ſnervata lacopiadelle ricchezze, è indebolito ne' rei un grande ſtromento delle paffioni .. Laſcio altre pene autorizzate dall' an. tica barbarie, di cui ſon piene leStorie, e iCodici delle Nazioni. V. Il giuſto caſtigo non ſolo eſſerde. ve proporzionato alla colpa, ma ancora con (4) Kaempfer , Hift. du Japon . 196 L'ONESTO UOMO. conforme allanatura , eall' indoledelde litto : onde , quanto è poffibile, nel pro prio vizio venga punito il delinquente . Queſta equità naturale riconobbero le na • zioni più colte , e ne abbiamo monu mento illuſtre riportato dall' Egitto , e dalla Grecia nell'antica legislazione Ro mana L'offeſe della perſona ſi voglion punire con penalità corporali, l'ingiurie oltraggioſe all'onore, coll'ignominia , e col danaro i dannidellefortune (a) . Do mandano pene analoghe, e miſte icom plicati delitti . Sconvolto queſto principio, laSocietă ſi trova fenza argine , eſpoſta alle vio lenze del più forte, o reſta oppreſſa dal giogo d' una legislazione feroce , e diſu ma (a) Ut in ſuo vitio quiſque plectatur , vis capite, avaritia mulcta, honoris cupiditas igno minia, ſanciatur; Tull. deLegibus Lib. III. do ve ſpiega quelle parole delle XII. Tavole noxia pænapar est. RAGIONAM. XVII. 197 mana . Se l'oro è la pena impoſta alle offeſe perſonali , o all' ingiurie dell' ono. re , ſarà mal ficura la libertà, e la per fona di tutti dall' infulto de' cittadini malvagi , che trovano nel danaro una ſpezie d' impunità. Se poi le leggi me. deſime puniſcono con pene capitali ocol ſangue l' ufurpazioni dei beni , ei fem. plici furti , e coll' infamia egualmente ogni reato , diviene ilCittadino peggior dello ſchiavo ſotto ſignoria tiranneſca violatrice del patto ſociale , edell' uma nità . , Chi danneggiò l'altrui ſoſtanze, maf fimamente con frodi, nè abbia fortune , con che ſoddisfare ai colpevoli danni dovrà in altri beni della perſona, enel la privazione medefima della libertà per alcun tempo ſoſtenere la pena con giuſto calcolo proporzionata ai delitti . Quale ſciagura , e flagello delle Pro vincie da' governatori ſignoreggiate , che , a ca 4 198 L'ONESTO UOMO. acapriccio, e a talentodellepaſſionica ſtigano i rei con diſpotiſmo inumano ! Violando la giurifdizione ſantiſſima del. le pene, riſerbata in poter delle Leggi , edella ſovrana equità, abbattono ilmu ro della pubblica ficurezza. Idelitti domandano nella medefima ſcala di proporzione il caſtigo . Avremo la grandezza dei falli dal miſurar il pe ricolo , e il danno , che ne deriva alla felicità dello Stato. Ecco la norma ficu ra al Sovrano cuſtode della Società, per bilanciare eſattamente le colpe . Le pit atroci , e dannoſe attaccano la perſona del Principe , eccitano ribellioni funeſte, tolgon la vita ai cittadini , o con altre brutali violenze offendono la ſicurezza , eperturbano la repubblica . C.VI. Quei delitti diReligione, chenon danneggianolaſocietà, nonentrano nella giurifdizione del Principe: Deorum offen fe, Diis cure: così di tali colpe giuſta. men. RAGIONAM. XVII. 199 mente fentirono i Romani. Ma come la Religione è il legame fermiſſimo d'ogni Stato , e il fondamento del pubblico be ne , così l'eſterne empietà, che profana no il culto divino , che combattono i dogmi , che diſtruggono Dio, ſono gra viffime colpe , pervertendo i coſtumi , e le leggi , e offendendo la ſicurezza , e la tranquillità dello Stato. Un'influenza sı grande della Religione ſui comuni van taggi , domanda la vigilanza, e la forza del Principe a preſervar la repubblicada tanta contaminazione , e ruina . Quindi voleva Platone (a) , che rigidamente fi pu (a) Nel Libro X. delle Leggi aſſegna varj cafſtighi ſecondo la gravezza dell' empietà . I. A ognuno la carcere .... eſe muoja ( nella me diterranea carcere ) fuori de confini fia gettato inſepolto . δεσμὸςμὲν οὖν ὑπαρχέτω πᾶσι... ἀπεθανόντα δὲ (ἐντῷ τῶν μεσουείων δεσμοτηρίῳ ) ἓξω τῶν ὀρίων ἔκβαλλειν άταφον . II. caſtigamento inſieme , e carcere.... νουθετήσεως άμα κς δεσμών . III. col la 200 L'ONESTO UOMO puniſſero gli empj , quai corruttori ini quiffimi del coſtume, edellaSocietàper turbatori , e inimici . Protagora , che moſtroſſi dubbioſo ſull'eſiſtenza d'Iddio , fu dagliAtenieſisbandito, e i ſuoi libri dannati alle fiamme (a) . Socrate calun niatod' Irreligione per ſentenza dell' Areo pagodovetteincontrare lamorte. Nè con minore feverità ſi trattarono da' Romani le opinioni, e gli autorididottrine ſtra niere , e irreligioſe, come impariamo da Varrone, e da Livio. In mezzo la cor ruzion delle leggi , e nei tempi procel lofi la morte fi puniſca θανάτῳ ζημιουσθω . Tom. II. pag. 908. e ſeg. edizione Greco-Latina d'Enri co Stefano 1578. ( a ) Nam Abderites quidem Protagoras, So phiſtes temporibus illis vel maximus , cum in principio libri fic poſuiſſet , De Diis neque ut fint, neque ut nonfint, habeo dicere, Athenien ſium juſſu urbe atque agro eſt exterminatus, li brique ejus combufti in concione . Cic. Lib. I. de Nat. Deorum §. XXIII. 1 RAGIONAM. XVII. 201 loſi della Romana anarchia , negando Ce fare l'anima immortale , fu impugnato da Catone , e da Tullio, come cittadi no malvagio, cheſeminava opinioni dan noſe ai coſtumi , e alla repubblica (a) . Secondo la gravezza , e idannidell' em pietà dovrannoſi proporzionare dal Prin. cipe i giuſti caſtighi . VII. Sarà utile, e giuſta la pena , ſe alle colpe più fiere imponga gli eſtremi fupplicj . Per quanto il Sovrano debba religioſamente guardarſi dal punire col fan gue , pure l'intereſſe dell'umanità , e il do P (a) ,, Cefarplaidant pourCatilina, tachoitd' établir le dogme de lamortalitè de l'ame . Ca ton,& Ciceron pour le refuter ne s'amuſerent point à philoſopher: ils ſe contenterent de mon trer, que Ceſar parloit en mauvais Citoyen , & avançoit une doctrine pernicieuſe à l'Etat . Notollo il ROUSSEAU ſenza avvederſidi con dannare ſe ſteſſo per li tanti ſuoi ſcritti dannoſi alla ſocietà . Du Contract Social c.8. Tom. II. à Neuchatel. 202 L'ONESTO Uomo. dovere della giustizia efigon la mortedel reo nei maggiori delitti , per ſalvare a molti innocenti la vita , difenderelaSo cietà, e i diritti della natura. La condanna ai pubblici lavori , co munque dura , non è così orribile CO me la morte. L'acerbità della lungape na fi ammolliſce dall'abitudine , e dalla luſinga d'uſcirne o colla fuga, o col ri ſcatto , o col guadagnare e corrompere li cuſtodi , o per altro ajuto , ecambia mento della fortuna. In oltre non ſente , il miſero, che ſucceſſivamente la pena , , e tante volte diſtratto trova nell'afpra fortuna follevamento e ripoſo Male • adunque un Filoſofo calcola il puro do lore, e ſomma tutto inſieme i momenti della condanna . VIII. Alcune paſſioni violente , e fe roci non conoſcono altro freno , che il timore d'orrida morte ed infame . Ne qui penſo , che alcuno con paralogiſmi fal RAGIONAM. XVII. 203 fallaci vorrà torre , o quiſtionare al So vrano queſto diritto . L'uomo non può uccider ſe ſteſſo, ma ha dirittodi eſpor re a pericolo la vita per conſervarla : può ancora per unbene piùnobile, e im menſamente maggiore incontrare la mor te; e l'ordine della ragione, e della na tura aſſai volte loaftringe. Ora queſto di ritto cogli altri beni depofita l'uomo in guardia del Principe nel trattato Socia le, a propria ſicurezza , e felicità dello Stato. Potrà dunque il Sovrano, doman dandolo il pubblico bene , diſporre della vita dei ſudditi giuſtamente . Nè ad al tra condizione è ſalva la vita d'ognuno dall' irruzioni nemiche , odai capitali tradimenti , che a queſta di dover eſpor la alla morte , quando il ben della Pa tria lo efiga, e contentarſi ancora diper. derla , divenendo omicida , e ribelle. Queſta ſpada è data al Sovrano per difesa dell'umanità, e dello Stato: ri. P2 me. 204 L'ONESTO UOMO. medio eſtremo ai grandiſſimi mali . Tut ti i diritti della natura eſigon dal giu dice un' eſame profondo, e dal Sovrano una cauta lentezza : nel ſentenziare a morte ogni errore è capitale , e irreme diabile . Se però alla colpa fuccede affai tarda la pena , l'orror deldelitto, e del caſtigo fi cangia in compaffione delreo, e periſce in gran parte l'utilità delſup plicio . La difciplina militare , ed altri avvenimenti rariffimi domandano pronti caſtighi per fiaccare la forza dell' efem pio dannoſo , ripararne i danni , ed im pedirne il contagio . Aleſſandro Severo nel punire i delin quenti , faceva , che il banditore gridaf fe: دو Ciò , che non vorreſti a tefatto ,, non fare adaltrui ". Queſta ſavia ſen , tenza fece ſcolpir nella Regia , e fulle pubbliche fabbriche (a) . Così non me no (4) Clamabatque ſæpius, quod a quibufdam five RAGIONAM. XVII. 205 no ai fudditi , che a ſe ſteſſo ricordava il buon Principe la giustizia , onde fof fero tolti i delitti , e ſempre giuſti i caftighi . 2 P3 Pre ſive Judæis , five Chriſtianis audierat , & tene bat: idque per præconem, quum aliquem emen daret, dici jubebat ; QUOD TIBI NON VIS , AL TERI NE FECERIS. Quam fententiamuſqueadeo dilexit , ut & in palatio, & in publicis operi bus præfcribi juberet. Lamprid. inAlexand. Sew. cap.LI. 206 L'ONESTO UOмо. Premio dell' Uomo Oneſto. RAGIONΑΜΕΝΤO XVIII. Felicità. 1 I. Vanamente cercaſi ſu queſta terra . II. I Sa vj la poſero nella virtù . III. OpiniondiCar tefio , che torna allo ſteſſo . IV. Diſordinate paffioni nemiche della felicità . V. La virtù ſola puòfarci inqualchepartefelici . VI.Qua le ſiſtema, e quali occupazioni rendon dolce lavita. 1. Ognuno parla della Felicità, e tutti ſono infelici . Il volere ſu queſta terra render l'uomo contento , è un'arrogan za della Filoſofia , e una impoſtura . I maeſtri di Morale riducono quafi a prin cipj il ſiſtema della felicità, e ne fanno un' arte ſicura: ma le contrarie pruove della lor vita, e i ſentimentideciſfividel cuore ſmentiſcono la fallace edorgoglio. fa RAGIONAM. XVIII. 207 ſa dottrina . Se cogliStoici nonvogliam tramutare i nomi alle coſe , ed ingan nare noi ſteſſi , queſta, non è queſta la terra dell' uomo contento. La ragion na turale , che ci guida alla cognizione di Dio, ci fa in eſſo vedere l'imagine di coteſto bene così perfetto, e celeſte . La , privazion di dolore e di noja e una piena contentezza e coſtante in ſe ſteſſo, ecco ciò , che in vano ſi cerca es' inſe gna, ecco l'idea della felicità. L'uomo, per condizion naturale affai debole e infermo, è ſoggetto a innumera bili mali , che muovono dall' umana co ſtituzione , dall' intemperie delle ſtagio ni, dal capriccio della fortuna , dall'ini quità degli uomini , dalla guerra degli animali , e da quella ancora peggiore che a noi fannolenoſtrepaſſioni . Quin di le ſenſazion doloroſe, le malattie, le calamità, la triſtezza, e gli affannidell' animo, le penoſe fatiche, e le continue , P4 bat 208 L'ONESTO UOMо. battaglie , accompagnano lavitadell' uo mo, e chiudon la porta alla felicità. Noi a grave fatica poſſiamo goderne appena un'ombra, e queſta pure ègran de ventura nella patria dei mali. Tutti da un principio originale , ed innato ſiamo condotti , e neceffariamen te portati ad amare il bene. Ma l'in dole , l'educazione , l'errore , le lufinghe dei ſenſi , e le paſſioni perverſe celodi pingono con tutta l'illuſion dei colori , dove meno ſi trova Il vizio deprava tore della mente e del cuore ha pure guaſtato il genio della verafelicità, col locandola in piaceri non fuoi , e in di letti ſtranieri . , come , Eſſa ſe in parte ſi ritrovafſe penſano tanti e tanti nel godimento delle ricchezze , negli agj , nelle volut tà , negli onori , i Re ſarebbono felici , egli aratori del campoſivorrebbonono minare tra' più sfortunati . Eppure affai fpef. RAGIONAM. XVIII. 209 ſpeſſo vedremo ricovrarſi la contentezza nell' umili capanne, e fuggir lo ſplendo. re dei tetti dorati . Cotali beni ſono affai frali , ed incer ti , e laſciano gran vuoto nelcuoredell' uomo , onde poterlo render contento Anzi che medicinare i morbi del corpo, e dell'animo, li aggravanomaggiormen te, e tiran ſeco la penoſa agitaziondel lo ſpirito, il dolore, la noja, il penti • mento. Queſt' ombra ſteſſa di felicità , tanto amica degli uomini , ècoſatutto celeſte , che ci ſolleva e migliora. Noiprofania mo il ſuo nome , applicandolo ad igno bili beni e ſervili . II. Quindi i Savi più illuftri la col. locarono nella virtù , ſovrano dono e perfezionatore dell' uomo Queſto è il , ſentimento di Socrate ( a) , che l'uomo one. (a) Preſſo Platone nelGorgia. 210 L'ONESTO Uomo. oneſto, e dabbene èfelice: queſto ilpen far di Platone (a) : così pure ſentì e ſcriffe Ariftotele (6), che la felicità ci deriva dalla virtù. Nè diverſamentevie ne filoſofando Zenone . Egli collocò la beatitudine nel menare la vita ſecondo la natura, vale a dire, ſecondo il lume, e il governo della ragione, che dirigen doci al retto , e all'oneſto , e tenendoci il cuore da ogni vizio lontano , ne de duceva, che nella ſola virtù era poſta la felicità ( c) . Tullio (d) e Seneca ( e ) १ gran (a) Nel luogo citato , dove non folo eſpo ne , ma abbraccia laSocratica ſentenza . ( b ) Nell' Etica lib.x. cap.VI. (c) His omnibus,quos dixi,conſequentes funt fines bonorum .... Stoicis conſentire naturæ , quod eſſe volunt e virtute , id eſt honeſte vive re : Cic. Lib. II. de Finibus . (d) Mihi fummum in animo bonum ; illi (Epicuro ) autem in corpore: mihi in virtu te. Tufc. Quæst. Lib. III. (e) Vita Beata, Cap. III.... RAGIONAM. XVIII. 211 grandi maestri in Morale medefimamen te ſentirono con tutti gli Stoici . Marco Aurelio uno di que' rari Filo ſofi , che operò , e viſſe virtuoſamente come aveva inſegnato , laſciò ſcritto a , vantaggio de' poſteri: Tu puoieſſer ſem pre felice , ſe ſai caminare dirittamente , ſecondando la ragione in tutti ituoi at ti, e penfieri (a) . Eccoper luiancora la contentezza nella virtù, la quale poffiam definire conTulliolaragioneperfetta (b ) . III. Criſtina Regina di Svezia, monu mento dell' umana inſtabilità, ſcrivendo a Cartefio , domandollo , in che conſiſta la felicità ? Cartefioriſpoſe , che nel buon uſo della volontà: poichè ibenidel cor. po, e della fortuna , e lecognizionime. deſime non dipendon da noi Piacque tanta ſapienza a Criſtina , che deſiderò • di (α)Τῶν εἰς ἑαυτόν. Delleconſiderazioni . L. v. (b)Eftenimvirtusperfecta ratio : DeLeg.L. L. 212 L'ONESTO UOMO di vedere l'Autore, ed averlo preſſo di ſe, come un'uomo , che credeva felice , ene invidiava la condizione . L'Alembert ( a) ſi volge a criticare, o più toſto a mordere la Carteſiana ſen tenza con queſto ſuo dire : ,, quaſi che il buon uſo della noſtra volontà aDio foffe meno ſoggetto , che tutta l'altra univerſità delle coſe " . Ma potea ben vedere coteſto Filoſofo, cheDio non per tanto laſcid in mano del noſtro arbitrio l'uſo della volontà, non così le rima nenti coſe del mondo. Onde potrà ciaſ cuno divenire virtuoſo , ſe il voglia , ma (a) Telle étoit entr'autres ( queſtion ) celle du ſouverain bien, queDeſcartes faiſoit conſiſter dans le bonuſagedenotrevolonte; par laraiſon diſoit-il, que les biens du corps & de la fortu ne, &meme nosconnoiſſances , nedependent pas de nous ; comme ſi le bon uſage de notre vo lonte etoit moins foumis que le reſte a l'Etre tout-pouiſſant . Melanges Tom. II. Memoires de Christine. RAGIONAM. XVIII. 213 ma non egualmente farſi ſano , nè ric co , nè potente, nè d'altri beni moltif In oltre l' altre bontà fimi poffeffore • fono in sè tutte incerte, ed inſtabili, e per mille guiſe, ancor nonvolendo , pof ſono dipartire da noi , e lasciarci : ma non fi vuol ragionare all'iſteſſa maniera del buon uſo della volontà, che ſe di pende da Dio, dipende ancora da noi. Ma ritornando all' opinionCartefiana , come il buon uſo della volontà torna lo ſteſſo , che un'operare conforme alla ret ta ragione , e virtuoſo , così il ſommo bene di queſto illuſtre maestro vien pure ripoſto nella virtù IV. Le paffioni ſono lagrandeminie ra della noſtra infelicità . Leagitazioni crudeli dell'ira, dell'invidia , e dell' or goglio dilacerano l'animo , e ſconcertan do violentemente l'equilibrio dei fluidi , e il ſiſtema nervoso , danneggiano tutta la macchina, e ſono affai ſpeſſo fatali Ipia. 214 L'ONESTO Uomo. Ipiaceri dell' intemperanza muovono guer ra fieriffima all' uomo , ne abbatton le forze , lo diſpogliano delle ricchezze , e guaſtano il fiſico bene della falute . Ne ſono meno funeſti i mali, checonducon nell'anima . Ogni ſregolata paffione è inimica del vero bene degli uomini . Il rimorſo inſeparabil compagnodell' azioni vizioſe, in mezzo la più lauta fortuna , rende l'uomo infelice . V. La ſola virtù, che al dir di Me nandro , è agli uomini grandiſſimo ſcu do (a) , ci mette al coperto di tanti mali . Eſſa l'inevitabilicalamità ammol liſce , e rende leggiere colla fortezza dell' animo , e colla raſſegnazionepaziente al Supremo Moderatore. Il teftimonio del la buona coſcienza , e l'allegra ſperanza del premio avvenire , introduce nel cuore un ſodo conforto , ed una dolcezza , Co fol (α) Οπλον μέγιστον ἐστὶν ἡ ἀρετὴ βροτοίς . RAGIONAM. XVIII. 215 conoſciuta dal giusto. Quindi ſe puògoa derſi qua giù qualche parte di felicità , queſta è riſerbata all' uomo virtuoſo. Egli come può maneggiare, ecoman dar le paffioni , così ſa riſtringere i de ſiderj , e proporzionarli alla mifura delle proprie facoltà, e dello ſtato . Un' one ſto, e comodo trattamento baſta ad ap pagare le ſuebrame, e a farlonellamo derazione contento . Il cibo , ed il fon no , appetiti di prima neceſſità , foddis fatti ſecondo l'ordinedella natura, comin ciando dal Re fino al bifolco, ci fanno condurre gran parte di vita ſicurida no ja , e con diletto ancor innocente , ri ſtorando tutto l'uomo, e raddolcendo le nuove fatiche . Senza imbandir lautemen ſe , affai lieto ſi nutre, e guſta de' ſem plici cibi l'agricoltore Nè per effere dorati , e morbidi i letti, ſono i fonni più dolci . La ſazietà così familiare ai grandi, ed ai dovizioſi non laſcia loro J gu 216 L'ONESTO UOмо. guſtar il piacere , che provaſi contentan do l'indigente natura . L'ore intermedie di vita ſono d'ag gradevole trattenimento all'uomovirtuo ſo . I proprj doveri preſentano ſempre un'occupazione, che è unvero bene, ſe non abbia compagna la fatica ecceſſiva . I meſtieri , che ſembran più duri, e la borioſi , divengono coll' affuefazione gra diti , e procacciando i modi di foddisfa re ai biſogni, e alle comodità della vi ta, ci fanno previamente guſtar que' pia ceri , di cui eſſi ſono l'origine. Queſta confiderazione medefima addol ciſce pur la faticaaldipintore, allo ſcul tore , al giudice , all'avvocato , e ad ogni Profeſſor delle ſcienze , aggiugnendo di più quel dilicato piacere, che ſeco por tano le fatture d'ingegno . Come l'ozio, e l'innazione,gran fon ti di noja, guaſtano ognipiacerdellavi ta, così l'ecceſſivo travaglio per avidità di RAGIONAM. XVIII. 217 di migliorare lo ſtato , ci rende ſoven. temente infelici . La virtù a tanti artefici, enegozian ti è un fondo di ricchezze maravigliofo per fabbricare la loro fortuna. Effa ve. glia alla noſtra riputazione, e ci fa go. dere dei beni più dolci della ſocietà. VI. Gli uomini d'alto affare , edi grande opulenza ſono privi di molti bi ſogni innocenti, e quindi di quei piace. ri, che provanſi nel contentarli . La grand'arte è di farfi unaſaggia ed aggra devole occupazionedell' ore, altrimenti la vita preſenta adeffi immenfelacune piene di noja, e di voleri ſregolati, emoleſti . Una ferie di defideri , quando ſon ra. gionevoli , e ſi poſſano appagare , trat tiene l'animo dolcemente , e lo rende contento. Ad unRe guerriero l'artemi litare, la difciplina , e la reviſion delle truppe , l'eſercizio dell'armi , l'agguer rimento delle Fortezze, ſono una catena di 218 L'ONESTO UOMO. di veri piaceri . Che ſe nella pace egli ama di felicitar i ſuoi popoli, collo ſtu diar da Filoſofo la ſituazione , e il ter reno de' paeſi ſoggetti , il loro ingegno , e i coſtumi, eccitando coi premj il ta lento, e l'induſtria. de' fudditi , facendo fiorire l'agricoltura , il commercio , le manifatture in compagnia dell'arti più utili , e delle ſcienze , egli ſi trova in gran parte felice . Non è così ſterile, e priva dibeni la terra, ſe l'uomo ſappia goderne.Con vien formarſi i piaceri ſecondoolaltem pera della propria natura,seil ſiſtema della propria vita . Una nioderazione di godimento è lo ſtato più dolce,seuche più lungamente fimpuò confervare, econ maggior ficurezza : orinal on Diversosdiverſajuvant, non omnibusannis Omnia conveniunt (a): d ८ (a) Eleg. I. v. 103. fotto ilnome di Cor ne RAGIONAM. XVIII. 219 Amolti è occupazione dolciffima for , mar un giardino un orto Botanico una fabbrica , unritirod' amene delizie . Altri trovano maraviglioso contento a mettere inſieme un Gabinetto di rarità naturali , unMuſeo antiquario , unaGal leria di pitture . Plinio ſommamente fi compiaceva nella ſua Biblioteca , da lui raccolta , e formata a vantaggio della gioventù , che per arricchir di dottrina , non doveſſe peregrinare dalla patria ter و ra lontano. Lo studio delle arti , edel le ſcienze nonpurammollifce , erattem pera la ſeverità delle cure , ma forma ancora , al dire di Tullio, un primario diletto dell' umana felicità (a) . L'El nelio Gallo , ma forſe d' un certo Maffimiano , come ſente il Fabricio, Bib. Lat. T. I. c. XIV. (a) Nos autem non folum beatæ vitæ iſtam oblectationem ( in quærendo , ac difcendo ) vi demus , fedetiam levamentummiferiarum. Cic. De Fin. Lib. v. S.XIX. 220 L'ONESTO Uomo: L'Elvezio così altamente magnificò il piacer delle ſcienze, che in quello volle ripoſta la maggiore felicità (a) . Egli blandiva allora le Muſe , e lavorava un poemetto: poeta non buono , ma affai miglior , che Filoſofo , avendo brutta mente guaſtata la natura tutta dell' uo mo, con quella sì ſconcia , e perverſa Filoſofia dello Spirito . I dolci frutti dell' amicizia, i geniali ſimposj eruditi, il trattenimento collafa miglia, il beneficare , e divenire l'iſtru mento dell' altrui contentezza , ricrea l' animo ſovranamente , che goder ne po trebbe la ſteſſa virtù . La ſolitudine della villa ha ancora le fue delizie , ſenza avere gl' incomodi della ſocietà . Inacceſſibile all' ambizio ne, all'invidia , alle cure cittadineſche , lietamente converſa colla natura, coi li bri , (4) Le Bonheur Poeme. RAGIONAM. XVIII. 221 bri , colla Filosofia . Gicerone ſcrivendo ad Attico egli proteſta trovarſi sì lieto d'animo, e della vita folitaria e filoſo fica sì contento in una dell'amene fue ville , che vorrebbe aver trámutato con eſſa lo ſplendor Confolare . Ma ſaggia mente ſcriffe Orazio ( a) : Rure ego viventem, tu dicis inurbebeatum . Stultusuterq;locumimmeritumcauſſaturinique. Inculpaestanimus , quiſenoneffugitunquam . Noi ſiamo i veri artefici , e architettori della noſtra felicità . Ma tutto vano fa rà l'edificio, e rovinoſo, ſe non è fabe bricato ſulla virtù . IL FINE. (4) Epist. XIV. Lib. I. IN 222 INDICE DELLE COSE CONTENUTE IN QUESTI RAGIONAMENTI. Inumeri ſegnano lepagine: N. la Nota. A Alembert: fuo parere ſul luſſo. 177. 178. In torno il Suicidio. 185. ControCarteſio . 212. Aleſſandro il Grande non fu magnifico donando una città . 94. Aleſſandro Severo: Suo coſtume nelpunire . 224. Amordella Patria : Quanto maraviglioſo preſſo gli antichi . 107. quanto grande il fuo lega me. 108. 109. sbandito dall' intereſſe edalluf ſo 111. 112. Utilità comuni, che da eſſo de rivano. 113. e ſeg. Amori de'Greci al tempo diSocrate . 35. eſeg. Anima: Sua Libertà . 6.7. SuaSpiritualità. 10. Apollonio: Suo detto intorno l' indole de'men titori . 151. N. a . Ariftide: Sua probità ſingolare . 113. Ariftotele : come educaſſe Aleſſandro 115. In • quali opere ripongala ſommamagnificenza. 96. Riprova il Suicidio . 184. Sua fentenza intor no la felicità . 210. Artedi converſar per ungiovane : eſſo non può afcondere lungamente la propria indole . 117. Eſponeſi alla critica univerſale. ivi. Di quali diſpoſizioni , e ornamenti eſſo abbiſogni . 119. 120. 121. Da quali vizj ſi debba guarda re. 122. e ſeg. Le buone converſazioniquan to giovevoli . 126. Ate INDICE. 223 Atene ammollita, e guaſta dal lufſo . 175. 176. Ateo: ſentimento di Platone 13. 14. Non può eſſere uomo dneſto, e dabbene.48. Sentimen to di Tullio, e di Seneca. ivi . Avarizia: Suadeſcrizione.143. Suoi danni . 144. Paffione particolarmentede' vecchj . 146.Gua ſta le ſpeſe nobili e grandi . 148. Auguſto: Suo ingiuſto giudizio . 133. Come fof ſe conſigliato da Antenodoro . 133. 134. Sua moderazion nel veſtire . 121. B Baccone (Cav. diVerulamio) deteſta il Principe di Machiavelli 24. N. a. Suo detto intorno l'economia. 90. Sulla finzione . 15.1. Sul luf fo. 177. Bayle confeffa , che gli Spiriti Forti vivono in ⚫⚫continue dubbiezze. 12. Suo paradoſſo confu tato . ivi . N..a . Bellexerd : Sua diſſertazione . 74. 75. N. a. Beneficenza : E' un dovere dell'uomo . 80. 81. I Grandi debbono ufarla meglio degli al tri . 81. 82. Qualità, che rendon faggia, ed amabile queſta virtù . 85. 86. Bruto parla, e non operada Filoſofo . 180. 181. C Caſtighi aſſegnati da Platone agli uomini em pj . 199. Caftighi nella vita avvenire ſe ſiano eterni . 18. e ſegg.Caſtighi, e ricompenſeco me fidebbono regolare . 76. е Cebete Filoſofo, veggasi Tavola di Cebete. 36. Ceremonie aſſai ſpeſſo vere bugie. 150. Cicerone: Suo parere ſulla virtù de' Filoſofi . 50. 51. Suo documento ſu queſto punto . 54. Condanna ai pubblici lavori diſaminata : 202. Q4 Con INDI.CE. 224 Continenza inſegnata dai Filoſofi . 62. Meemed Efendi Filoſofo Turco quanta cautela richieg ga per conſervarla. 63. 64. Suggerimentodel Rouſſeau . 70. 71. Eſempli tolti dall'antichi tà. 71. La verecondia ci ajuta ad eſſere con tinenti . 72. Suoi vantaggi . 74. 75. Converſazioni buone , ſcuolade' giovani : Veggasi Arte di Converfare . D Damocle : Sua pudicizia. 69. Debitori come nell'antica Roma puniti . 191. Decalogo della natura, ammeſſo da tutti i Sa vj . 32. Denina ( Abate ) lodato . 170. N. a. DIO fi conoſce dall'uomo col riflettere allapro pria eſiſtenza . 1. 2. Negli Eſſeri limitati . 2. Nell' armonia dell'Univerſo. 3. 4. Sua prov videnza, ed altri attributi . 7. e ſegg. Diffimulazione lodevole. 153. Sentenza d'Ari ſtotele. 153. 154. Inſegnamento diSocrate ſu queſto affare . 154. Dracone: Sue leggi diſumane ed inique . 191. E Economia neceſſaria per eſſere liberale. 90. Educazione della gioventù quanto importan te. 115. Qual foffe preſſo i Greci . ivi. Qual preſſo i Perfiani . ivi. Qual eſſer debba . ivi. Elvezio : Suo falſo parere ſulla felicità. 220. Enciclopediſti confutati . Vedi Luffo . Epitteto Filoſofo: Suo inſegnamento fulla be neficenza . 86. Suo parere ſulle mogli comu ni permeſſe da Platone . 68. N. 6 . Efchi INDICE. 225 Eſchilo come parli degli Spiriti Forti . 17. Eternità de' caſtighi ſi prova giuſtiſſima . 18. eſegg. ComeſuqueſtapenſaſſePlatone . 21. 22. F Felicità: In queſta vita non può averſi cheun' ombradi felicità . 208. Eſſa viene poſta dai Savj nella virtù 209. Diſordinate paffioni • quanto ne ſieno inimiche. 213. La virtùſola può farci in qualche parte felici . 214. Franceſco I. prodigo . 91. G Gelone: Sua umanità . 10б. Gerinani antichi come abuſaſſero delle pene pe cuniarie . 194. Giapponeſi: loro Legislazione . 195. Giovenale fulle cene Romane . 57. Gioventù deve educarſi ſtudioſamente . 115. Giustizia fondamento d'ogni ſicurezza . 75. Il retto è la ſua legge. 76. Quanto ſiamaltrat tatadagli uomini . 77. e ſegg. Grandis ( P. Abate ): Suo paralogifmo . 2. H Holſtenio ( Luca ) lodato . 72. Hume: citato . 82. I Ira vizio dei grandi . 132. Iracondi brutalmen te ridicoli . 137. 138. Irafcibile appetito ben regolato è lodevole domarlo. 133. eſegg. 127. 128. Mezzi per Irre 226 INDICE. Irreligiofi fono di danno allo Stato . 199. Puni ti dai Greci, e dai Romani. ivi. e ſegg. L Leggi delle XII.Tavole commendate . 188. Leggi ſulle pene, e ſui delitti . 187. Proporzion neceſſaria tra lacolpa, e il caſtigo. 189. Mi fura per conoſcere la gravità dei delitti. 190. Leggi barbare di nazioni ancor colte ſuque ſto punto ivi. eſegg. Dipenepecuniarie. 194. Di pena di morte. 195. Giuſtamentepuòdarſi queſta pena dal Principe . 203. Liberalità diſtingueſi dallaBeneficenza . 87. eN. a ivi. come ſi deemiſurare. 88. 89. mezzi per poter eſſere liberali . 90. 91. Libertà: Argomento che lapruova . 6. Senti mento del Maupertuis. 7. Licurgo: Sue leggi contro il vizio turpe . 35. contro del vino . 59. Lode di ſe ſteſſo quanto diſdica . 123. 124. Lucrezio: Suoi verſi ſul cangiamento degli Spi riti Forti nelle gravi calamità . 17. Lue celtica donde venuta, e quanto dannoſaal la popolazione . 74. 75. Luigi Borbone : Documento a' fuoi figli . 102. Luſſo guaſta la magnificenza. 96. 97. Sue varie definizioni impugnate . 156. e ſegg. Suoi ap parenti vantaggi 161. e ſegg. Si dimostra dannoſo coi principi della Politica ſegg. colla Morale Filoſofia 164. e 171. e ſegg. Si difciolgono gli argomenti degli Enciclope difti all' Articolo Luxe colla ragione . 171. e ſegg. coll' eſperienza 173. eſeg. e coll'an tiche iſtorie delle nazioni . 175. 176. Ma INDICE. 227 M Machiavello ed altri confutati . 24. e ſegg. Magnificenza virtù ſolamente de'Grandi . 92. e N. a. ivi. In quali azioni particolarmente ſi • moſtri 94. 95. 96. Sentimento d' Ariftote le. 96. Viene guaſtata dal luffo . 96. e ſegg. Mali di queſta terra provano una vita avveni re . 8. 9. 14. e ſegg. Mandeville impugnato . 156. Maometto vieta il Suicidio. 183. Matrimonio quale il ſuo fine . 65. 66. Riguar datodalle nazioni inviolabile e ſacro. 67.68. Marco Aurelio : Suo utile avvertimento • 140. 142. 211. 2 Maupertuis : Suo parere intorno la libertà dell' uomo. 6. 7. intorno il Suicidio. 185. Meemed Effendi Filoſofo Turco . 63. 64. Melon confutato . 136. 157. Menandro : Sua ſentenza ſui benefici . 86. N.b. citato 77. N. 6. ſulla virtù . 214. Mirabeau ( Marcheſedi ) confonde il luſſo coll' abuſo delle ricchezze . 159. Mogli comuni permeſſe da Platone . 68. Montagne : fuo fentimento intorno aivoluttuoſi piaceri . 44. N. b . Monteſquieu citato . 194. Come parli ful lufſo della China . 167. N. a. e 168. ivi. fulla in continenza delle donne . 67. N. a. Morale de Cineſi . 48. MoraleTurca 62.eſegg. N Negri della Guinea qual vantaggio ritraggano dal luffo Europeo . 168. 169. Nerone: Sua brutalità condannata. 129. 130. Newton lodato , 3. One 228 INDICE. Oneſtà preſſo le donne pagane. 68. 69. 72. Oneſto: Regola dell'oneſto e del retto nonèar bitraria ne variabile. 23. procede dauna leg geuniverſale immutabile edivina. 26. eſegg. Dio ci ha forniti della ragione checelainfe gna. 28. Queſta regola è univerſale. 29. 30. 31. ſi diſciolgono gli argomenti tratti dalledi ſpute de' Filoſofi ſul Naturale Diritto , e dai coſtumi barbarici , e depravati delle nazioni 31. e ſegg. Orazio Flacco : Suoi verſi ſopra Catone . 52. ſulla tolleranza . 138. ſullafelicità . 221. Ornamenti delcorpononaccreſconomerito 120, P Paolo Emilio magnifico . 94. • Patria : Vedi Amor della Patria. Paffioni fregolate , grande miniera dellanoſtra **infelicità . 213. Periandro lodato. 82. N. a . Pericle riprende Sofocle . 37. Perſiani fatti molli dal luſſo . 175. Piaceri: I ricchi ed iGrandi ſon privi di mol ti piaceri . 215. 216. Piſone: Suo furioſo giudicio. 131. Pitagora: Vedi Verſi d'oro. Platone come nomini le volutta. 44. vuole pu niti gl' irreligiofi . 199. 200. Plinio il giovane: Sua Biblioteca. 219. Plutarco citato • 105. Suo avvertimento full ira. 135. Ci dice qual diritto fu noiabbiala Patria . 108. N.d. ComePaoloEmilio, eCa tone educaſſero i figli. 115. Pro INDICE. 229 Protagora efiliato dagli Atenieſi, e i ſuoi libri ingiurioſi alla Religione dannati alle fiam me. 200. Q Quaglie: Combattimentodieſſeſuperſtizioſopref ſo i Greci, e i Romani. 133. Ν.α. R Re di Pruſſia deteſta il Principe di Machiavel • li 24. N. a. Suoi bei verſi 82. 83. 124. N. a. Come penſi ſul luſſo . 162. Rettitudine ſi vuol oſſervare negli affari ancora politici . 153. Retto: Sua Regola. 28. Roberti Conte Abate Giambatiſta; fua opinione ſul luſſo de' ſecoli paſſati . 159. N. b. Rouſſeau Giovanni Giacomo : Argomento con cui prova laſpiritualità dell' anima . 10. N. a. Cidice, di quanti beni vaprivo chimancadi Religione . 18. Che tutte le nazioni hannole medeſime idee del bene, edelmale . 29. Che l'uomoèfattoperla virtù . N. c.40.41. Che la virtù non mai fi abbandona ſenza contra ſto. 41. Suo ſuggerimento per confervare la Pudicizia . 70. 71. Chiama cittadino malva gio, chi ſparge dottrine dannoſe allo Stato . 201. N.a. come gravemente ragioni ſul luf fo. 167. N. a. S Sainthibal celebre tra gli Spiriti Forti : ſua que rela. 13. Seneca: Sua fentenza intorno la Difende Catone . 58. temperanza . 57. Scia 230 INDICE. Sciaka: Sua legge che proibiſce ſpiritoſe bevan de, vino, ec. 59. Spiriti Forti mutano ſiſtema nellegraviffime ca lamità . 17. e vicini a morte. 12. 13. Seſto Papirio pudico . 69. Sobrietà è undoveredell'uomo . 56. Raccoman data da Licurgo, da Numa, da Platone, da Siaka, da Maometto. 59. Socrate punto da Alcibiade . 36. Solone come parli della virtù . 42. Sua mollez za fatto già vecchio . 51. Stanislao Re di Polonia lodato . 118. Suicidio quanto ingiuſto. 181. 183. Sentimento di Platone. 183. di Pitagora. 184. d'Ariſto tele. ivi. Diſciolgonſi alcuni argomenti . ivi. T Tacito citato. 89. Tavola di Cebete . 36. N. b. Talete perde tuttalafiloſofica moderazione . 130. Temperanza : Quale il ſuo officio .51. Vedi So brietà. Continenza . Teofrasto come dipinga l'avarizia del ſuo tem po . 145. Suo detto . 125. Terenzio : Suo verſo applaudito da tutto ilTea tro. 81. Tefifonte : Sua brutalità nella collera . 137. Thomas (Mr. ): Elogio di Luigi Delfino. 102. Tortura riprovata . 192. 193.. Trajano : Suoi ſentimentinel governare . 101. 102. V Vandali: Loro mollezza e rovina . 176. Verecondia preſſo iGentili Romani . 72.73. Ver INDICE. 238 Verſi d'Oro attribuiti a Pitagora . 141. N. a. Veſti poſſono indicare la virtù , o i vizj dell animo . 120. 121. Virgilio mette il Suicida all' Inferno . 182. Virtù naturalmente amabile . 39.40. Senza d'ef ſa non evvi felicità. 213. e ſegg. Vera Vir tù non può averſi ſenza Religione , e ſenza Dio. 46.47. 48. La virtù s'acquiſta colpra ticarla. 49. Umanità è un dovere dell'uomo. 99. Si fonda ſulla natural eguaglianza 101. 102. Quanto eſſa ſia ſoave, ed utile. 104. e ſegg. Voltaire loda a torto Nerone . 130. Suaopinio ne ſul lufſo della Francia . 166. Voluttuoſi piaceri come contrarj alla legge del la natura. 65. 66. : Xenocrate: fuo inſegnamento . 99. Xenofonte deteſta gli amori de'Greci . 36. Ci dice delle accuſazioni di Socrate ivi. della continenza di Ciro . 71. dell'educazione de' giovani . 115. Xerſe: Sua rabbioſa, e pazza vendetta. 137. Xu-kim : Libro autentico preſſo i Cineſi . 48. N. c. Zanotti citato . 76. N. a. 87. 92. N. a. Zenone in che riponga la felicità. 210. IL FINE. ΝΟΙ 232 NOI RIFORMATORI DELLO STUDIO DI PADOVA. Avendo veduto per la Fede di Reviſione, ed Approvazione del P. F.Gio: TomasoMasche roni Inquifitor General del Santo Offizio di Venezia, nel Libro intitolato : L' Oneſto Uomo 2 • Saggi di Morale Filosofia, ec. Mf. non vi effer coſa alcuna contro la Santa Fede Cat tolica, e parimente per Atteſtato del Segre tario Noftro , niente controPrincipi , e buoni Coſtumi , concediamo Licenza a Gaspare Stor ti Stampator diVenezia, che poſſieſſere ſtam pato, offervando gli ordiniinmateriadi Stam pe, epreſentando le ſolite Copie alle Pubbli che Librerie di Venezia, e di Padova. Dat. li 12. Marzo 1780. (ALVISE VALLARESSO RIF. (ANDREA TRON CAV. PROC. RIF. (SEBASTIAN FOSCARINI CAV. RIF. : Regiſtrato in Libro a C. 426. al N. 1648. Davidde Marchesini Seg. 14. Marzo 1780. : Reg. nel Mag.Eccell. della Beſtemmia a C.95. Andrea Sanfermo Seg. Ads ww.i6
Sunday, August 17, 2025
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