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Autore | Antonio Canova |
Data | 1788-1793 |
Materiale | marmo bianco |
Dimensioni | 155 cm |
Ubicazione |
Da segnalare che presso Villa Carlotta a Tremezzo è visibile una replica della scultura commissionata ad Antonio Canova dal principe russo Yussupoff (oggi conservata al museo Ermitage di San Pietroburgo) eseguita tra il 1818 e il 1820 da Adamo Tadolini, derivata dal modello originale che lo stesso Canova aveva donato all'allievo prediletto Tadolini con l'autorizzazione di trarne quante copie ne volesse.[1]
L'opera rappresenta, con un erotismo sottile e raffinato, il dio Amore mentre contempla con tenerezza il volto della fanciulla amata, ricambiato da Psiche da una dolcezza di pari intensità.
L'opera rispetta i canoni dell'estetica di Winckelmann. Le due figure sono infatti rappresentate nell'atto subito precedente al bacio, un momento carico di tensione, ma privo dello sconvolgimento emotivo che l'atto stesso del baciarsi provocherebbe nello spettatore. La gestualità e il movimento introducono anche la dimensione del tempo eternizzato dall'artista in un attimo sublime, che rimane in sospeso. Anche i personaggi, nei corpi adolescenziali e con le loro forme perfette, sono idealizzati secondo un principio di bellezza assoluta e spirituale. Il gruppo scultoreo è posto, con il consenso dell'autore, su una pedana rotante, in modo che lo spettatore possa coglierne in pieno i pregi formali. Le due figure si intersecano tra di loro formando una X morbida e sinuosa che dà luogo ad un'opera che vibra nello spazio.
La scultura è realizzata in marmo bianco, levigato e finemente tornito, sperimentando con successo il senso della carne, che Canova mirava a ottenere nelle proprie opere. La monocromia, in contrasto alla drammaticità e al pittoricismo barocco, è un canone del neoclassicismo che Canova riprende per menomare la carica espressiva.
L'opera Amore e Psiche del 1788 è un capolavoro nella ricerca d'equilibrio. In questo squisito arabesco, infatti, le due figure sono disposte diagonalmente e divergenti fra loro. Questa disposizione piramidale dei due corpi è bilanciata da una speculare forma triangolare costituita dalle ali aperte di Amore. Le braccia di Psiche invece incorniciano il punto focale, aprendosi a mo' di cerchio attorno ai volti. All'interno del cerchio si sviluppa una forte tensione emotiva in cui il desiderio senza fine di Eros è ormai vicino allo sprigionamento.
L'elegante fluire delle forme sottolinea la freschezza dei due giovani amanti: è qui infatti rappresentata l'idea di Canova del bello, ovvero sintesi di bello naturale e di bello ideale.
La scena, tratta dalla leggenda di Apuleio, appartiene alle allegorie mitologiche della produzione del Canova e per queste radici si accomuna al gruppo di Apollo e Dafne del Bernini, benché si differenzi dalle intenzioni di quest'ultimo (che desiderava suscitare stupore e meraviglia), allorché in Amore e Psiche si percepisce la tensione verso la perfezione classica ed una protesta contro la finzione, l'artificio ed il vuoto virtuosismo barocco. Ciononostante, quando l'opera venne esposta venne giudicata troppo barocca e berniniana, come era già accaduto per Ebe, criticata perché si poggiava su una nuvola.
Note [modifica]
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- Commons contiene file multimediali su Amore e Psiche (Canova)
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