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Autori | Fidia e collaboratori |
Data | 440-432 a.C. circa |
Materiale | marmo del Pentelico |
Dimensioni | ? cm |
Ubicazione | British Museum, Londra (un frammento dell'angolo sinistro è in loco ad Atene) |
Frontone ovest del Partenone | |
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Autori | Fidia e collaboratori |
Data | 440-432 a.C. circa |
Materiale | marmo del Pentelico |
Dimensioni | ? cm |
Ubicazione | British Museum, Londra (un frammento dell'angolo sinistro è in loco ad Atene) |
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Dal 440 al 432 a.C. Fidia guidò un gruppo di scultori nella realizzazione della decorazione dei frontoni del Partenone, il grande tempio voluto da Pericle sull'Acropoli dedicato alla protettrice della città, Atena. L'opera venne avviata probabilmente dopo la realizzazione del simulacro crisoelefantino di Atena Parthenos e prima della realizzazione delle metope e del fregio interno[1].Pausania, viaggiatore del II secolo, quando visitò l'Acropoli e vide il Partenone, ne descrisse solo i frontoni. Tra il 1801 e il 1804 i marmi del Partenone vennero acquistati da Lord Elgin, pagando i governanti ottomani, e trasportati in Inghilterra, dove vennero esposti dal 1816 nel British Museum.
Descrizione e stile [modifica]
Le statue, giunte a noi in condizioni frammentarie, mostrano le mani di più scultori, sebbene sia evidente un progetto unitario di Fidia, che sicuramente realizzò personalmente alcune parti. Le sculture erano originariamente arricchite da dettagli bronzei e dipinte. Si è ipotizzato però che la colorazione fosse più tenue di quella dei frontoni aracici (come i frontoni di Egina), assecondando maggiormente i valori plastici delle sculture[1].Entrambi i frontoni mostrano la genialità dello scultore ateniese, che si svincolò dai modelli precedenti, ad esempio evitando di utilizzare una sola figura centrale, e generando un ritmo tra le figure che si propaga anche ai rilievi laterali del tempio[1].
Le statue infatti non sono distaccate una dall'altra (paratassi), non hanno una storia a sé propria, ma interagiscono fra di loro, entrano in contatto concatenandosi. Ad ogni movimento concitato ne corrisponde uno rilassato, secondo le regole del canone di Policleto.
Frontone orientale [modifica]
Il frontone orientale raffigurava la mitica nascita di Atena dal cranio di Zeus: il mito, raffigurato nella parte centrale, è oggi completamente perduto. Ai lati stavano altre divinità che assistevano all'evento, di difficile identificazione. Gli angoli erano probabilmente occupati dalle raffigurazioni del carro del Sole (a sinistra) e della Luna (a destra), che davano l'orizzonte temporale simbolico del racconto. Partendo da sinistra si incontra una statua sdraiata, probabilmente Dioniso, seguito dal gruppo di Demetra e Kore, alle quali accorre una donna per portare la notizia prodigiosa, forse Artemide o Iris[1].Sull'altra metà, quella destra, tre figure femminili stanno sedute o semisdraiate, forse Hestia (h. 140 cm), Dione e Afrodite; altre statue perdute completavano la scena[1].
La tensione psicologica attraversa le statue, anche se spesso acefale, a giudicare dai ritmi armoniosi e controllati nei movimenti. Le figure femminili sono vestite dal tipico panneggio fidiaco a effetto bagnato, con un tessuto delicatissimo animato da pieghette minute, che aderiscono al corpo rivelandone l'anatomia. Su tale effetto gioca la luce creando magistrali effetti chiaroscurali, senza precedenti nel panorama della scultura greca[1].
I nudi appaiono possenti e atteggiati in maniera estremamente naturale. Il Dioniso ad esempio allarga le ginocchia in obliquo, accentuando l'effetto di profondità spaziale e rompendo quel contenimento nello spazio limitato tipico della scultura frontonale anteriore[1].
Frontone occidentale [modifica]
Il frontone occidentale mostra la disputa tra Atena e Poseidone per il possesso dell'Attica, vinto dalla dea col suo dono dell'olivo. La narrazione era ancora più libera e vivace di quella sul frontone orientale, come tipico anche di altri templi: dopotutto l'ingresso si situava quasi sempre ad est ed era più naturale che su tale lato l'aderenza a forme tradizionali fosse più sentita[1].Al centro stavano le due figure perdute degli dei, che si distaccavano con movimenti divergenti; seguivano le due quadrighe, a sinistra con Hermes e Nike e a destra con Iride (h. del torso 125 cm) e Anfitrite. Negli spazi rimanenti si trovavano gli eroi attici della famiglie di Cecrope (a sinistra) e Eretteo (a destra); le estremità mostrano figure sdraiate, di solito identificate come i fiumi personificati dell'Attica, Cefilo e Illisso[1].
La scena è caratterizzata da moti drammatici contrapposti generati dalle due figure divine al centro, il cui impeto viene poi trasmesso agli altri personaggi. Anche i cavalli appaiono coinvolti nell'evento[1].
Il panneggio anche qui è finissimo e con effetti similari a quello dell'altro frontone; i nudi sono poderosi e di levatura eroica. Tra le figure più note quella di Iride, che sconvolta dal sentimento si lancia in una concitata corsa, che riflette la tensione di tutti i personaggi[2].
Note [modifica]
Bibliografia [modifica]
- Gisela M. A. Richter, L'arte greca, Torino, Einaudi, 1969.
- Ranuccio Bianchi Bandinelli; Enrico Paribeni, L'arte dell'antichità classica. Grecia, Torino, UTET Libreria, 1986. ISBN 88-7750-183-9.
- Giuliano A., Storia dell'arte greca, Carocci, Roma 1998 ISBN 88-430-1096-4
- Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7107-8
Voci correlate [modifica]
Altri progetti [modifica]
- Commons contiene file multimediali su Frontoni del Partenone
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