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Monday, February 25, 2013

Gallico "Per-Kyfaill"

Speranza

D
Gallico
Parlato inEuropa centrale ed occidentale
PeriodoVI secolo a.C. - VI secolo
Classificaestinta
FilogenesiLingue indoeuropee
Lingue celtiche
Lingue celtiche continentali
Codici di classificazione
ISO 639-2cel
 
 
La lingua gallica è una lingua celtica estinta, parlata nelle antiche Gallie (odierne Francia ed Italia settentrionale), prima del latino volgare del tardo Impero Romano.
 
Questa lingua ci è nota attraverso diverse centinaia di iscrizioni su pietra, su vasi di ceramica e altri manufatti, su monete e talvolta su metallo (piombo e in un caso zinco).
 
Si trovano in tutta la Gallia romana, vale a dire gran parte dell'odierna Francia, così come parti di Svizzera,
 
Italia,
 
 
Belgio (Meid 1994).
 
Il gallico è parafileticamente raggruppato con il celtiberico, il lepontico e il galato nel celtico continentale.

 

 

Le più antiche iscrizioni celtiche continentali risalgono al VI secolo a.C. e sono in lepontico (da alcuni considerato un dialetto del gallico), trovate in Gallia Cisalpina e scritte in una forma dell'alfabeto italico antico.
 
Iscrizioni in alfabeto greco del III secolo a.C. sono state trovate nell'area delle bocche del Reno, mentre le più tarde iscrizioni della Gallia romana sono per la maggior parte in alfabeto latino.
 
 
Stando a una testimonianza di Gregorio di Tours (VI secolo d.C.), nelle sue zone erano ancora presenti persone parlanti il gallico.
 
Oggigiorno la lingua gallica è usata dal gruppo musicale folk svizzero Eluveitie.
 
Alcune loro canzoni sono scritte e cantate in lingua gallica, grazie a una collaborazione con l'università di Vienna.

Fonologia 

 
brevi: a, e, i, o u
 
lunghe ā, ē, ī, (ō), ū
 
semivocali: w, y
 
 
sorde: p, t, k
 
sonore: b, d, g
 
 
nasali: m, n
 
liquide r, l
 
 
 
[χ] è allofono di /k/ davanti a /t/.

Ortografia

 

Alfabeto di Lugano, usato in Gallia Cisalpina per il lepontico:
AEIKLMNOPRSTΘUVXZ
L'alfabeto di Lugano non distingue fra occlusive sonore e sorde.

Ad esempio "P" rappresenta /b/ o /p/.

T sta per /t/ o /d/, K per /g/ o /k/.

Z sta probabilmente per /ts/. U /u/ e V /w/ sono distinte. Θ sta probabilmente per /t/ e X per /g/.
Alfabeto greco orientale, usato nel sud della Gallia Transalpina:
 
α β γδεζηθικλμνξο π ρστυχω
χ è usato per [χ], θ per /ts/, ου per /u/, /ū/, /w/, η e ω sia per le brevi che per le lunghe /e/, /ē/ e /o/, /ō/, mentre ι sta per la /i/ breve e ει per /ī/. Notare che il sigma nell'alfabeto greco orientale assomiglia a una C (sigma lunata).

Alfabeto latino (monumentale e corsivo) in uso nella Gallia romana:
ABCDÐEFGHIKLMNOPQRSTUVXZ
abcdðefghiklmnopqrstuvxz
G e K sono talvolta usati in modo intercambiabile.

Ð/ð, ds e s possono rappresentare /ts/. X, x sta per [χ] o /ks/. EV può essere usato in modo interscambiabile con OV (e.g. L-3, L-12). Q è usata solo raramente (es. Sequanni, Equos) e potrebbe essere un arcaismo. Ð e ð sono qui usate per rappresentare la lettera Tau Gallicum (Eska 1998), che non è stata ancora codificata da Unicode.

Diversamente da Ð, la barra centrale si estende tutto attraverso il glifo.

  

Il gallico settentrionale e orientale cambiò le labiovelari sorde PIE kw in p (da cui celtico-P), uno sviluppo osservato anche nel brittonico (così come in greco e in alcune lingue italiche), mentre l'altro celtico, il celtico-Q, conservò la labiovelare. Perciò nel gallico del nord-est la parola per "figlio" era mapos (Delamarre 2003 pp. 216-217), contro l'irlandese primitivo maqi (Sims-Williams 2003 pp.430-431). Similmente una delle parole per "cavallo" in gallico del nord-est era epos mentre l'antico irlandese ha ech; il gallico del sud-ovest, invece, aveva eqos, tutte derivate dall'indoeuropeo *ĕkwŏs (Delamarre 2003 pp.163-164).
La labiovelare sonora gw divenne w, p. es. uediiumi < gwediūmi "Io prego".
  • Il PIE tst divenne /ts/, pronunciato ð, p.es. neððamon da *nedz-tamo (antico irlandese nesa, 'più vicino/il più vicino').
  • Il PIE ew divenne ow, e più tardi ō, p. es. *teutā > touta, tōta (tribù, territorio tribale, antico irlandese tuath).

 

C'erano alcune similitudini di area (o genetiche, vedi italo-celtico) con la grammatica latina, e lo storico francese A. Lot dedusse che questo avrebbe aiutato la rapida adozione del latino nella Gallia romana.

 

Il gallico ha sei o sette casi (Lambert 2003 pp.51-67). In comune con il latino ha il nominativo, il vocativo, l'accusativo, il genitivo e il dativo; dove il latino ha un ablativo, il gallico ha uno strumentale e potrebbe avere anche un locativo. Ci sono maggiori evidenze per i casi comuni (nominativo e accusativo) e per i temi comuni (temi in -o- e in -a-) che per i casi meno frequenti nelle iscrizioni, o temi più rari come quelli in -i-, in -n- e in occlusivo. La seguente tabella riassume i suffissi di caso che sono conosciuti con più sicurezza. La casella in bianco significa che la forma non è attestata.
Singolare
Casotema in -atema in -o
NominativoEponaMaponos
VocativoEponaMapone
AccusativoEponinMaponon
GenitivoEponiasMaponi
DativoEponaiMaponu
StrumentaleEponiaMaponu
LocativoMapone
Plurale
Casotema in -atema in -o
NominativoEponiasMaponi
Vocativo
AccusativoEponasMaponus
GenitivoEponanonMaponon
DativoEponaboMaponobo
StrumentaleMaponus
Locativo
Di alcuni casi si conosce l'evoluzione storica, ad esempio il dativo singolare con tema in -a- è -ai nelle iscrizioni più antiche, e diventa dapprima -e e infine -i.

Numerali [modifica]

Numerali ordinali dal graffito di La Graufesenque:
  1. cintux[so (gallese cyntaf, antico irlandese cétae, irlandese moderno 'céad', bretone 'kentañ' = "primo")
  2. allos (gallese ail, antico irlandese aile, irlandese moderno 'eile' = altro, bretone 'all'="altro")
  3. tritios (gallese trydydd, antico irlandese treide - non esiste in irlandese moderno)
  4. pentuar[ios (gallese pedwerydd, antico irlandese cethramad, irlandese moderno 'ceathrú')
  5. pinpetos (medio gallese pymhet (e adesso pumed), antico irlandese cóiced, irlandese moderno 'cúigiú')
  6. suexos (forse scambiato con suextos, gallese chweched, antico irlandese seissed, irlandese moderno 'séú')
  7. sextametos (gallese seithfed, antico irlandese sechtmad, irlandese moderno 'seachtú')
  8. oxtumeto[s (gallese wythfed, antico irlandese ochtmad, irlandese moderno 'ochtú')
  9. namet[os (gallese nawfed, antico irlandesenómad, irlandese moderno 'naoú', bretone 'navet')
  10. decametos, decometos (gallese degfed, antico irlandese dechmad, celtiberico dekametam, irlandese moderno 'deichniú')
Il gallico era molto più simile al latino di quanto le moderne lingue celtiche non lo siano rispetto a quelle romanze. Basti pensare che i numeri ordinali in latino sono: prímus, secundus/alter, tertius, quártus, quíntus, sextus, septimus, octávus, nónus, decimus.

 

Il corpus delle iscrizioni galliche è pubblicato nel Recueil des Inscriptions Gauloises (R.I.G.), in quattro volumi:
  1. Vol. 1: iscrizioni in alfabeto greco, a cura di Michel Lejeune (epigrafi da G-1 a G-281)
  2. Vol. 2.1: iscrizioni in alfabeto etrusco (lepontico, epigrafi da E-1 a E-6), e iscrizioni in alfabeto latino su pietra (epigrafi da L1 a L-16), a cura di Michel Lejeune
  3. Vol. 2.2: iscrizioni in alfabeto latino su utensili (ceramica, piombo, vetro ecc.), a cura di Pierre-Yves Lambert (epigrafi da L-18 a L-139)
  4. Vol. 3: i calendari di Coligny (73 frammenti) e di Villards d'Heria (8 frammenti), a cura di Paul-Marie Duval e Georges Pinault
  5. Vol. 4: iscrizioni su monete, a cura di Jean-Baptiste Colbert de Beaulieu e Brigitte Fischer (338 epigrafi)
Il più lungo testo conosciuto in gallico fu trovato nel 1983 a L'Hospitalet-du-Larzac nell'Aveyron. È scritto in alfabeto latino corsivo su due piccoli fogli di piombo. Il contenuto è un incantesimo magico riguardante una certa Severa Tertionicna e una congrega di streghe (mnas brictas "donne magiche"), ma il significato esatto del testo rimane sconosciuto.
Il calendario di Coligny fu trovato vicino a Lione, in Francia, con una statua identificata come Apollo. Il calendario di Coligny è un calendario lunisolare che divide l'anno in due parti con i mesi sottintesi. SAMON "estate" e GIAMON "inverno". La data di SAMON- xvii è identificata come TRINVX[tion] SAMO[nii] SINDIV.
Un altro testo importante è la tavola plumbea di Chamalières (L-100), scritta su piombo in scrittura corsiva latina, in dodici linee, apparentemente una maledizione o un incantesimo indirizzato al dio Maponos. Fu sepolta vicino a una sorgente.
Il graffito di La Graufesenque (Millau), scritto in latino corsivo su un piatto di ceramica, è la nostra più importante fonte per i numerali gallici. Fu probabilmente scritto in una fabbrica di ceramica, riferendosi alle fornaci numerate da 1 a 10.

Le iscrizioni trovate in Svizzera sono rare, però molti toponimi moderni sono derivati da nomi gallici, così come nel resto della Gallia. C'è una statua di una dea seduta con un orso, Artio, trovata a Muri vicino a Berna, con l'iscrizione latina DEAE ARTIONI LIVINIA SABILLINA, che suggerisce un gallico Artiyon- "dea orsa". Un certo numero di monete con iscrizioni galliche in alfabeto greco furono trovate in Svizzera, es. RIG IV Numeri 92 (Lingones) e 267 (Leuci). Una spada risalente al periodo di La Tène fu trovata a Port vicino a Bienne, sulla lama l'iscrizione KORICIOC, probabilmente il nome del fabbro. La più importante iscrizione trovata nella zona elvetica è la tavoletta di zinco di Berna, con l'iscrizione ΔΟΒΝΟΡΗΔΟ ΓΟΒΑΝΟ ΒΡΕΝΟΔΩΡ ΝΑΝΤΑΡΩΡ, e apparentemente dedicata a Gobannus, il dio celtico della metallurgia. Cesare riferisce che furono trovati tra gli Helvetii resoconti di censimenti scritti in alfabeto greco.

Bibliografia [modifica]

X. Delamarre, Dictionnaire de la Langue Gauloise (2nd ed.). Paris, Editions Errance, 2003 ISBN 2-87772-237-6

Joseph F. Eska, "Tau Gallicum", 1998, Studia Celtica, 32

Pierre-Yves Lambert, La language gauloise (2nd ed.), Paris, Editions Errance, 2003 ISBN 2-87772-224-4

Wolfgang Meid, Gaulish inscriptions: Their interpretation in the light of archaeological evidence and their value as a source of linguistic and sociological information, Budapest, Archaeolingua, 1994, ISBN 963-8046-06-6

Patrick Sims-Williams The Celtic Inscriptions of Britain: phonology and chronology, c.400-1200, Oxford, Blackwell, 2003 ISBN 1-4051-0903-3

Voci correlate [modifica]

Collegamenti esterni [modifica]

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