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WHMJOTECA CAPW<y*Lio CARLO SIGNORELLI - EDITORE - MILANO ******** VIA LATTUADA. 7 - VIA BOTTA. 16 PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA Casa Editrice CARLO SIGNORELLI S. A. - MILANO Milano 1943 • Tip. L di G. PIROLA - Via Comeiioo. 24 Ristampa identica a quella del 1942 PREFAZIONE Il presente dizionarietto ha come fine essenziale di togliere o, al¬ meno, di attenuare sensibilmente una delle più gravi difficoltà che i gio¬ vani incontrano nello studio della filosofia e nella lettura dei classici del pensiero. È cosa nota che fin dall'inizio gli studenti s'imbattono in parole ed espressioni che hanno per loro un significato nuovo, oppure più significati, spesso Variabili secondo i tempi e gli autori che le ado¬ perano; perciò è lecito pensare che potrà dare ad essi non poco giovamento, e avviarli alla difficile disciplina del pensiero, questo Volumetto, in cui i principali e più usati termini filosofici vengono spiegati in forma sem¬ plice, chiara, obbiettiva e rigorosa per quanto è possibile, c seguiti nel loro svolgimento storico. Ncn è segno di eccessiva presunzione per l'au¬ tore di questo piccolo dizionario il credere che esso potrà essere di qualche giovamento anche alle persone colle, avendo egli stesso, dal lavoro com¬ piuto per compilarlo, tratto occasione di meglio chiarire e ordinare qual¬ che idea e nozione. Sotto i vari termini ho indicato, fra parentesi, le discipline o parti di disciplina in cui ciascuno d'essi viene usato: filosofia, logica, me¬ tafisica, morale, psicologia, religione, scienza, diritto, intese nel signi¬ ficato comune e tradizionale, per non generare difficoltà nei giovani consultatori. PICCOLO DIZIONARIO FILOSOFICO A Abitudine (psieol.): è una disposizione acquisita nella vita individuale, per cui una serie di movimenti, di atti, di pro¬ cessi psichici, ripetuta spesso in n or- dine determinato, tendo a rinnovarsi in ciucilo stesso ordine con crescente rad¬ uta, fino a divenire spontanea, automa¬ tica, incosciente. - (morale): per Aristoteli: la virtù è un'abitudine ( £&$)' « si diventa giusti praticando la giustizia, saggi coltivando la saggezza, coraggiosi esercitando il coraggio: dalla ripetizione degli stessi atti nasce la disposizione a riprodurli •. - (fllos.) per Hoii: l'abitudine ò tuia legge universale dolio spirito, la quale permette di attendere nel futuro rat¬ inarsi d'una serie d'avvenimenti simile a quella da noi osservata nel passato; p. e.: dopo aver constatato che la fiam¬ ma e il calore, la nove e il freddo si presentano sempre collegati, se la fiam¬ ma e la neve s’offrono ni nostri sensi, la mente è portata ad attendersi, rispetti¬ vamente, il calore e il freddo in forza dell'abitudine. - per F. Ravawson, E. Botrmotix, E. Bergson l'abitudine si spiega non con la legge meccanica dell* inerzia, come vuole 11 materialismo, ma con un’attività nnaloga a quella spirituale: l’esperienza interiore ìuostra nell’abitu¬ dine un’attività che, mediante la ripe¬ tizione o per gradi insensibili, passa dal¬ la coscienza ull'ìneoBeicnza, dalla volon¬ tà nU'autouiatismo. diviene * coscienza oscurala . • volontà addormentata *, co¬ sicché il meccanismo dcU'nbltndine non è causa, ma effetto, residuo inerte del¬ l'attività dello spirito. Acatalessia igr. à~xxTaXv)t}i[a: oppo¬ ste; HatàÀr,yt; = coni prensione ) (fllos.): AkCKsilao, iniziatore della nuova Ac¬ cademia (111 sec. a. Cr.), nega la pos sibilità di comprendere le cose, le quali sono perciò ritto tncomprensibili ((lì) oOtr/j; ’/.aTaXY)i|iEco?, rtàvva èavat àxaTàXf)7rra) ; quindi a dottrina stoi¬ ca della « fantasia catalettica (vedi : ca¬ talettica), cioè d’una rappresentazione che afferra (xavaXajtpàvst) e s’impone per ia sua evidenza, perdo il suo fonda¬ mento essenziale. Accademia (gr. àxaS-qtita). È il nome dato alla scuola fondata da Platone, la cui sede fu posta in un luogo presso il Ccflso, a nord vest d'Atene, consacrato in origine all’eroe Aeademo, o divenuto poi un ginnasio in mezzo a bei filari di platani o d’olivi, l.’antica Accademia ebbe a capo, dopo la morte di Platone, Scepsi eco e Sksocrate; la nuova Ac¬ cademia, che assunse una tendenza scettica, Arcesilao, CarSeape, ecc. - Nella Firenze medicea della 2“ metà del sec. XV sorge un'Accademia plato¬ nica, di etti è massimo esponente Mar¬ silio Fienio, il traduttore dei dialoghi di Platone e dello Enneadi di Plotino. Accidente (gr. cru|l.psf)r)x6q, da eru)A- patvztv = accadere insieme; lat. acci- (lem; opposto: sostanza) (fllos,): è ciò che non può sussisterò da sé. ma solo nella sostanza o come modo di questa, ciò che può mutare senza clic muti la sostanza in cui si manifesta: p. e. ima malattia ò accidente rispetto alla so¬ stanza uomo. , -per accidente (xava au|J.pE[ÌY)XO<; = per accUtcna), si dico di ciò clic un essere fa subire o subisce, non In virtù della sua essenza, ma indipendentemen¬ te ila questa : p. e. : il musico fa costruire ima casa pelacchiente, e cioè ■ accado (Où[x[iotlvzt) che uno che fa costruire una casa sia anche musico • (Aristotele), Acosmismo — 8 — Agnosticismo Acosmismo (gr. a privativo o xódjXOS = mondo) (/Iloti.): letteralmente signifi¬ ca soppressione, negazione del cosmo: 6 il nomo dato da Hegel al sistema filo¬ sofico di Spinoza, pel quale il mondo delle cose particolari non ha realtà, pro¬ pria o indipendente, ma è contenuto in Dio, ò parte della sostanza divina. Acquisito (opposto: innato, congenito ) (psicol.): s’applica alle modificazioni e alle tendenze psicologiche che si acqui¬ stano nel corso della vita, sia dall’indi¬ viduo, sia dalla specie: ciò che appare innato nell’individuo, può essere acqui¬ sito nella specie. Acroamatico (gr. àxpóajza, da àxpoi- OfJtai = ascolto): è la coso udita dire o leggere, la lezione orale; ò sinonimo di esoterico e si applica allo dottrine che si trasmettono oralmente In riunioni privatissime, a pochi discepoli. Degli scritti (l'Aris tot ile quelli strettamente scientifici, contenenti lo lezioni desti¬ nate ad un uditorio di scolari, sono detti ncroamatici; dbcpóaat; tputxix’/) significa: lezioso intorno alla natura (v. esoterico). Adeguato (dal lat. atlacquare = ugua¬ gliare; opposto: huuleguato ) (in gene¬ rale): un’idea ò adeguata quando rap¬ presenta in maniera completa il suo og¬ getto. - t/ìlos.) per Spinoza un’idea è ade¬ guata e vera, non tanto per l'accordo in¬ teriore del pensiero con la cosa ( aclae- qualio rei et mentis: l’espressione adac¬ quano rei et intcllcctus è comune nella Scolastica), quanto per i suoi caratteri intrinseci, cioè quando esprimo l’essenza d’una cosa come eterna e a un tempo singolare, e nel suo rapporto diretto e intimo con Dio. Inadeguate sono le idee del grado più basso della cono¬ scenza, cioè di quella sensibile, detta da Spinoza imtgrinatio, che dà idee con¬ tuse, imperfette. Adiàfora (gr. à —Siottpopov (Sia—<pépco) = non diverso, indifferente) (filati.): per i Cinici e per gli Stoici tutti i beni este¬ riori: ricchezze, onori, saluto, vita sono coso indifferenti, vano fumo (TÙ90?), giacché per il saggio esiste un solo bene, la virtù. - per lo scettico Pirrone (III sec. a. Cr. ) tutte le cose, per la conoscenza, so¬ no, senza differenza fra di loro, tutto ugualmente incerte e indiscernibili ; per¬ ciò né le sensazioni né I giudizi! ci ap¬ prendono il vero o il falso. Afasia (gr. à-tfxnl'x (da a prlv. e <j>vj|a£. dico) = Il silenzio) (fllos.): per gli Scettici antichi l'afasia. Il tacere è 11 risultato della sospensione di qualsiasi giudizio 0 affermazione circa la vera natura del¬ lo cose. L’uomo conosce soltanto ciò che appare, và 9aiv6jj.Eva, la pura appa¬ renza: se si vuolo oltrepassarla, ci si trova di fronte a ragioni contrarlo e d'uguale forza; perciò il saggio, se vuol conservare l’impassibilità e l’equilibrio dell’anima (derapala), non afferma nuLa, neppure l’impossibilità della scienza. - (psicol.): l’afasia ò la perdita totale o parziale dello funzioni del linguaggio. Affettivo (lat. a/Hccrc. p. 0. dolore, lae- iiiìa —- addolorare, rallegrare) (psicol.): si dico delle modificazioni e dei modi di essere dei soggetto, dei processi es¬ senzialmente soggettivi, come il niacore, il dolore, le emozioni, 1 sentimenti, lo passioni, io inclinazioni, che formano una dello tre grandi attività in cui si distribuisce solitamente, per comodità d’analisi, la vita psicologica, cioè l’in¬ telligenza, il sentimento, la volontà. Affezione (lat. a/fcctio) (psicol.): in ge¬ nerale designa una disposizione, uno 0 stato, un mutamento dovuti a causo esterne o Interne, sempre con un carat¬ tere di passività. In senso più particola¬ re esprime il piacere, il doloro e lo emo¬ zioni elementari. A fortlorl (logica): ò la forma di prova che, dimostrando vera una proposizione, afferma che un’altra proposizione, di quella più 1 meno estesa, più o mono generalo, ò vera con più forte ragione; p. es.: se il santo pecca, a /ortiori pecca la comune umanità; so ò immorale la menzogna, tanto più è Immorale la ca¬ lunnia, clic è una menzogna diretta con¬ sapevolmente a recar danno. Agatologia (gr. rò àyaflóv = 11 bene, e Xóyo; = discorso : scienza del bene) tfilos.): termine usato dal Rosmini per indicare la dottrina del bene, che viene considerato come il principio primo del¬ la filosofia ; tale esso è nel sistema plato¬ nico, in cui l’idea del Bene è l’idea più alta, dalla quale tutto lo altre idee rice¬ vono luce e alimento. Agnosticismo (gr. éc-yvcooto; = non conoscibile) (fllos.): ò un termine creato dal naturalista Inglese Tommaso Hux¬ ley; si applica a quelle dottrine che, corno l’cvolnzionismo di Erberto Spen¬ cer, ammettono bensì al di là dei feno¬ meni e delle loro leggi un ordine supe¬ riore di realtà, ma lo dichiarano inco¬ noscibile per la mento umana, conside¬ rando cosi insolubili i problemi meta¬ fisici, 0 relativo il sapere umano. Agorafobìa —- 9 — Anagogia Agorafobia: vedi fobìa. Agostlnismo (fllos.): designa Io spirito della dottrina di S. Agostino o l’ispi¬ razione mistica comune allo filosofie di S. Anselmo, S. Bonaventura, Pascal, Malebranche e, in misura inferiore, ad altri sistemi. 11 presupposto fondamen¬ tale ò l'atto di adesione alTordine so¬ prannaturale, a Pio che libera la vo¬ lontà dal senso mediante la grazia e la mente dallo scetticismo mediante la rivelazione; Pio. che è verità© amore, costituisco il centro della dottrina, della quale sono principii essenziali il pri¬ mato della volontà, la debolezza peo- oumiuo.su dcH’iiomo, la metafisica del- Tespcrlenza interiore e della conver¬ sione, la prescienza divina o la prede¬ stinazione, cec. Agrafia (gr. a priv. o YPtt?<*>» scrivo) ( psicol.): è quella forma particolare di perdita della memoria, che colpisce, sopprimendoli, i movimenti necessari! alio scrivere. Allucinazione ilat. alucinaiio, da alu- einor = agisco vanamente, sogno) (psicol.): consiste nel percepii*© come presenti esseri, oggetti, fonomeni che in realtà non sono presenti. Si osserva nel delirio, nella febbre alta, ma anche in stuti apparentemente normali. Alogico (gr. a priv. o XÓyo$) {topica): si dice di ciò che é estraneo, indifferente alla logicu, di ciò clic aucora si sottrae olle leggi della logica, come è di senti¬ menti, passioni, fatti accidentali, cec. Non ò da confondersi con illogico , che si applica a ciò che ò contrario alle leg¬ gi logiche. Alterità (gr. éTepórv)^; opposto: iden¬ tità) (logica): ò il carattere di ciò che ò altro, cioè differente o distinto. Nel So¬ fista di Platone l'altro, conio categoria, è diverso dall’essere; e così vicn ristabi¬ lita, contro Parmenide, resistenza del non essere. - Nicola ( Tjìano all’unità divina fa corrispondere Taltcrità (e cioè la. varia molteplicità) delle cose del mondo. Altruismo (opposto: egoismo) (morale): comprendo le tendenze o 1 sentimenti che hanno per oggetto il bene o l’inte¬ resso dei nostri simili. La dottrina di G. Bentham o di G. Stuart Hill vuole spiegare, con l’associazione delle idee, il passaggio, nella vita sociale, dal sen¬ timenti egoistici a quelli altruistici, dal¬ la considerazione dell’utile proprio a quella dell'utile altrui, che ò poi il fine più alto della morale, secondo Tuffi»- tarismo. Amnesìa (gr. a priv. c {iva, tema di {UfJLvy) croco = ricordo) (psicol.): è la perdita totale o parzialo della memoria, che ora annulla o riduce la capacità di fissare i ricordi, ora sopprimo la facoltà di richiamarli, ora cancella tutto il pas¬ sato o una data classe di ricordi (p. e. una lingua straniera, le nozioni di mu¬ sica, eco.). Amorale = ò ciò che non è né morale né immorale, ciò elio non ha rapporto con la morale, ò indifferente di fronte alla distinzione di bene o di mule. Amore (in generale): comprendo lo ten¬ denze elio portano verso un oggetto o una persona, quando non mirano esclu¬ sivamente alla soddisfazione d’un bi¬ sogno materiale o d’uu fino egoistico. - (filos.) : Empedocle vuol spiegare il divenire con Tumore (q>tXiÓT7)£), grazie al qualo il molteplice tende n costituirsi in unità, mentre la discordia (vetxoc) scioglie l'unità per dar luogo alla plu¬ ralità degli clementi o delle cose. - per Platone l'amore è un'os pi razio¬ no al mondo divino delle Idee, cui l’ani¬ ma, tratta dui desiderio della bellezza, ascende, per gradi, da un corpo bello a due, da due a tutti, c da tutti i corpi belli alle belle istituzioni, alle belle scienze, finché perviene alla stessa idea del bello (Conrito); l'amore è pertanto la forza che determina il passaggio da una conoscenza più povera a una co¬ noscenza più ricca. - con S. Agostino l’umore non ò più un movimento dal basso verso l’alto, dal mondo reale verso il mondo Ideale e divino, ma un movimento che dall’al¬ to scende verso gli esseri inferiori per elevarli a sé; è puro, non mescolato con interessi, timori o speranze, è la per¬ fetta carila, umore del prossimo in Pio, è un amore che viene da Pio o porta verso Pio. - per Spinoza dalla conoscenza intui¬ tiva, per cui la mente umana abbraccia tutta la molteplicità delle cose come uno sviluppo della sostanza infinita e divina, sorge un infinito amore di Dio (amor inUUcctualis dei) e la beatitudine perfetta corno effetto della conoscenza più adeguata, in cui lo spirito coglie Pio stesso e ne gioisco; però « chi ama veramente Pio non pretenderà elio Pio ricambi il suo umore . Anagogìa (gr. àvaYCoyq = elevazione) (rclig.): ò detto anagogico II significato più profondo e simbolico dello Sacre Scritture, quello iu cui sono adombrato le cose del mondo divino, Analisi — 10 — Anamnesi - (/iloti. ) : è adoperato da Leibniz to¬ me sinonimo di induzione. Analisi (dal greco ava— aG eo = «dolgo, separo; opposto: sintesi) (in generale ): è un procedi mento del pensiero eh© con¬ siste nei risolvere un composto negli c- lemeuti che lo costituiscono. - (/ ilos.): si procedo per analisi quan¬ do, per còglierò la realtà ultima delle cose, si vuol giungere agli elementi piti semplici che la compongono; p. oh.: -— a) Vatomistica di Democrito, che scioglie i corpi in atomi indivisibili; - è) Vcmpirismo, eh© tende a scoprii© gli elementi più semplici della coscien¬ za, gli atomi psichici (cioè sensazioni, sentimenti, volizioni), costruendo o ri¬ costruendo con questi lo operazioni più ulte della mente: la memoria, la fanta¬ sia, il ragionamento, eoe. (Locke, Uu- are, Taixjb); - d) la dottrina di Kant, che, per chia¬ rire l’attività conoscitiva, la scioglie nel suoi elementi (forma e materia) e nei suoi fattori ( sensibilità , intelletto, ragione). -- (psicol.): la mente analitica consi¬ dera e rileva nelle cose i loro elementi ; la mente sintetica le vede nel loro in¬ sieme. - Biagio Pascal denomina lo spi¬ rito analitico esprit de géomitric, che ò penetrante, scorge i particolari, ri¬ cerca l'esattezza nell’osservazione dei fatti, segue uu principio fin nello sue ultime conseguenze; mentre lo spirito sintetico, detto da lui esprit de finesse , ama, più che il rigore del ragionamen¬ to astratto, la visione unitaria e com¬ plessiva delle cose, l’intuizione dei rap¬ porti che le uniscono. - la filosofia dell’i nfuizione considera l’analisi un procedimento che si arresta all'osservazione esteriore, si lascia sfug¬ gire la vita interiore o l’essenza dello cose e considera un tutto vivente come un meccanismo da smontare pezzo per pezzo. «Chi vuol conoscere c descrivere un essere vivente, ne trae prima fuori lo spirito; allora ha in sua mano le parti, ma, ahimè l non c’è più la vita che unifica • (Goetite, Faust). Analitica trascendentale (filos.)- Kant designa con questo termine quel¬ la sezione della ('ritira della fingi(m para, clic espone la dottrina dello ca¬ tegorie, cioè delle forme a priori deWiu- trillilo, intendendo per intelletto la fa colta di pensare o ridurre a scienza gli oggetti dell'Intuizione, ossia i fenomeni, collegandoli o ordinandoli, appunto mediante le categorie. Analitici (filos.): Aristotele chiamò analitici i libri nei quali studia le leggi formali del pensiero o *rà àvaXuTtxà il complesso delle sue ricerche logiche fondamentali. - Kant denomina analitico il giudizio in cui il predicato è contenuto implici¬ tamente nel soggetto e si rendo espli¬ cito con ranalisi del soggetto; è a priori e non aggiungo alcuna conoscenza nuo¬ va; p. cr. i corpi sono estesi » (V. sin* t etico). Analogia (gr. àva-Xoytx - rapporto, proporzione) ( logica ì: come proprietà delle cose indica una somiglianza di rap¬ porti fra oggetti differenti; p. ee. sono analoghi gli organi che, pur non avendo la stessa forma o appartenendo a due classi di esseri distinti, compiono però le stesse funzioni: cosi per Platone l’a¬ nima razionale (vou^) nell'uomo c la classe dei * filosofi " nello Stato sono analoghe. - per S. Tommaso e pel Ncotomismo gli attributi applicati a Dio (come po tenza, bontà, sapienza ecc.) debbono essere intesi in significato analogico, cioè non sono applicabili nello stesso senso e misura all’uomo e a Dio, come, per es. t l’aggettivo ridente non ha lo stesso significato se riferito a un viso umano e ad un paesaggio. - come procedimento di ricerca runa- logia è un ragionamento che da una so¬ miglianza fra due cose in alcuni punti deduce una somiglianza su altri punti; p. e. : « se la Temi e Marte hanno co¬ muni le note a, b, c, si può inferire che anche la nota d, la vita, si trova in Marte . 11 procedimento analogico non dà certezza, ma solo probabilità. Anamnesi (gr. àvàjxvyjoriq =reminlscen- za, ricordo alquanto vago) (filos.): per Platone il vero sapore (èTriOTi^fjLV)* cioè la scienza delle idee) è ricordare, c re¬ miniscenza, c Ignorare è aver dimenti¬ cato. L’anima, prima di nascere, è vis¬ suta nello spazio sopracoleste (TÓ7TO£ ur:spoupàvio£) contemplando la realtà vera, lo idee , la giustizia, la saggezza, la scienza; cadendo poi in un corpo sulla terra, l’anima dimentic a ciò che ha ve¬ duto; ma alla presenza delle cose sen¬ sibili, copie imperfette e sbiadite delle idee, degli esemplari sopmeelesti (rra- pa$siy(AaTa), questi ritornano davanti alla niente in modo più o meno con¬ fuso. < osi (per citare l'esempio stesso addotto da Platone), quando diciamo che due cose, due alberi, due pietre, posti davanti agli occhi, sono eguali, Angoscia — il — Anima del mondo sempre però in modo imperfetto, noi pensiamo, o, meglio, ripensiamo un’u¬ guaglianza assoluta, perfetta, immuta¬ bile, clic abbiamo contemplato neU’i- porurunio: l’idea d'uguaglianza. Angoscia ( filo*.) : questo sentimento, che ba per contenuto un’iuquietudine spirituale profonda, acquista importan¬ za nella recento filosofìa di M. Heideg¬ ger, il quale, ispirandosi anche al pen¬ siero del danese Sòren Kierkegaard, fa dell’angoscia il centro del proble¬ ma riguardante II nostro destino: res¬ sero umano, pur nelle sue manife¬ stazioni più alte, ò « un’esistenza finita, limitata, umiliata », il cui carattere es¬ senziale ò la cnra{S(rrge), elio « neiresi* stcn/.u sperduta nel mondo -, cioè nel- resistenza comune e banale, s’esprime come paura, la quale si calma trasfor¬ mandosi in ima noia quotidiana, cioè in una tendenza a tutto livellare e ad abbassare, ad essere vissuti più che a vivere, a dipendere dagli altri più che da se stesso: mentre s'esprimo come angoscia • nefi’cHistenza che ritrova se stessa . Kssa libera l’uomo dalle illu¬ sioni della moltitudine, gli infonde un disinteresso superiore verso tutto ciò che è nel mondo, gli dò la consapevo¬ lezza dell’abisso che lo separa dall’asso¬ luto, lo rende libero di fronte alla mor¬ te, infine supera l’antinomia della gioia c del dolore, di cui appare anzi essere la fonte comune e superiore. Anima (gr. xvsjxo$ = solilo, vento) {jilos.): è considerata dapprima come un principio analogo all’aria, a un cor¬ po sottilissimo, e per Omero è una spe¬ cie d’immagine che riproduce la forma del corpo, separata dal quale diviene un’ombra, ctScoXov: per Democrito è formata di atomi. - Antichità : La distinzione fra anima e corpo, accennata da ANASSAGORA, e la concezione dell’anima corno puro spi¬ rito appaiono complete in Platone, che pensa l’anima come a Ili ne all’idea e quindi incorporea, invisibile, semplice, immortale, anteriore al corpo che essa governn. costituita di tre attività: la ragione ero XoyiaTittóv), <li carattere divino: il desiderio ero è“t$H>[X7}Ttx4v); e. intenneillnrin fra i dm'. l’appetito ira- scibile (tò — Per Mosto- tele l'aninm è la /ormo del corpo, al uuaic dà la Illuni, il movimento, l’ar- monia, e sta ad esso come la visione, oyte. all'occhio ; è vegetativa nelle pian¬ te, in più è tensilira midi animali ra¬ zionale nell 'uomo, vii Khituiìi, se¬ guendo l’atomismo democriteo, pensano l’anima materialisticamente formata d’atomi e mortale, mentre gii Stoici. ispirandosi ad Eraclito, la credono un fuoco sottile, un sodio <7TV£Ò[iarin¬ fiammato e pensante. - Medio evo: lai Scolastica, con Al¬ berto Magno c S. Tommaso d’Aquino, riprende le idee d'Aristotele, cercando di conciliarlo eoi dogma cristiano e at¬ tribuendo tdVintettetln il primato nel¬ l'attività generalo dello spirito: l'anima è una /orma senza materia, /orma sepa¬ rata, è l’cntelcebia del corpo, è tutta intera in ciascuna delle parti del corpo, benché eserciti le sue funzioni più alte mediante gli organi posti nel capo; è creata da Dio e infusa da lui nel corpo c continuerà a vivere dopo la morto di questo (S. Tommaso). I’iù tardi, sorta la questione se si debba conferire mag¬ gior dignità all'intelletto o alla volontà ( idra polentia nobilior), Pljns Scoto dà il predominio alla volontà. -- Età moderila: Soprattutto per la sco¬ perta della circolazione del sangue fat¬ ta ilnll'Harver (161»), l’anima cessa di essere il principio della vita oltreché del pensiero: il meccanicismo «'impone alla scienza della vita, cioè alla biolo¬ gia, e un rigoroso dualismo viene sta¬ bilito da Cartesio fra corpo e anima; questa è soltanto rcs eogilans, sostanza pensante, il corpo invece res r.rienea, • une machine qui so mcut do soi me¬ lile . La filosofia che vieti dopo tendo ad eliminare, con teorie vario o oppo¬ ste, questo dualismo e a ricollegare più strettamente la vita del corpo con quel¬ la dell’anima. - Anima, spirito, animo : V anima è individuale, più comprensiva, riferen¬ dosi anche agli affetti, alle passioni; 10 spirito è l’attività pensante, compie le operazioni Intellettuali più elevate: l’animo riguarda più direttamente la volontà. Oggi si giunge anche a, una netta opposizione fra anima e spirito: la prima è vita cosmica, incosciente, intuitivo; il secondo c ragione, analisi dissolvente c disgregatrice (Ki.AGES). Anima del mondo (filot.): b il princi¬ pio unificatore e attivo del ninnilo, come ■'anima, individuale lo è del corpo umano. - per Platone l’aninm ilei mondo. plasmata dal ltcmlurgo secondo mppor- 11 matematici c musicali, è intermediaria fra il mondo delle idee e il mondo sensi¬ bile. Vnelle per gli stoici il mondo è «un animale vivente : la materia è il corpo : la forza (Sóva(U') c la sua unimu. Animismo — 12 — Antropocentrismo - per Plotino l’miima del moudo (^oy^) toG TravTÓ?) è il principio di tutto dò clic ha un’esistenza sensibile e ter¬ rena, forza organizzatrice anche delle esistenze più umili per la sua parte Inferiore, mentre per la sua porte su¬ periore è attività contemplativa, cono¬ scenza immediata e intuitiva. Pali’a- nima (lei mondo escono le anime singole, unite dalla comune origino. - nella Rinascenza («lordano Bruno pensa l'anima del mondo come il prin¬ cipio che unifica, ordina il tutto, agisce non dnll’cstemo come elemento estra¬ neo, ma dall'interno; «prima e Princi¬ pal facilità dclTunima del mondo è l’in- tdlctto universale, causa universalmente operante nella natura : è natura na¬ turane, presento tutta intera in tutte le particelle del mondo; idea ripresa poi dallo Spinoza. Animismo: in generale : consiste nel credere alla presenza di anime in tutti gli ordini degli esseri naturali; è con¬ cezione antichissima. L’uomo primiti¬ vo (si crede) è colpito dalla differenza fra il corpo vivente o il cadavere: quello è la casa abitata, questo la casa vuota; l’abitante misterioso è una spedo di duplicato della forma umana, cho si ri¬ vela nell’ombra proiettata dal corpo, nell'immagine riflessa nell’acqua, nel¬ l'eco; l’analogia porta ad estendere le stesse idee agli animali, allo piante e. Infine, n tutto ciò die presenta qualche segno di vita. - Il medico tedesco Ernesto Stari.. reagendo contro la teoria meccanica del¬ la vita, afferma che 11 corpo ò animato, governato, volto verso fini determinati da un’anima intelligente, razionale, che agisco direttamente sugli organi, fa bat¬ tere il cuore, contrarre i muscoli, secer¬ nere le glandolo. Anticipazione (gr. da -pò— Xa(X^àv<o = comprendo prima) (/ ilos .): per gli stoici e gli Epicurei designa le idee generali (evvotoci, communcs notiliac renivi), che si formano spontanee dalle percezioni sensibili, si conservano nel¬ la memoria e d permettono di ricono¬ scere gli oggetti e interpretare le nuove percezioni. Se dico: nomo, neve, calore, so già di che si tratta, ancor prima d’a¬ ver percepito tali cose. Senza le antici¬ pazioni non si può né intendere, né in¬ dagare, né disputare: sine qua nec in- telligi quidquam , nec quaeri, nec dispu¬ ta ri potisi (Cicerone). Antilogia (gr. àvxt—X oyIoc = disputa, confutazione) {/iloti.): ò il procedimento adoperato da Sopisti e da Scettici per provare che intorno a qualsiasi comi pos¬ sono sempre invocarsi ragioni di forza eguale, benché opposte* 7tavTl Xóyto Xóyoc Tao c, àvTixeiTat (= a ogni ar¬ gomento s’oppone un argomento egua¬ le). Antinomia (gr. àvrt-vojjtCa =- contrad¬ dizione della legge con se stessa) {/ilos.): la dottrina delle antinomie risale allo ricerche dialettiche di Zenone d’Kleu, che rileva le coni rad dizioni derivanti dall'ammettere il movimento ndlo spa¬ zio. - ò il nomo dato da Kant allo contrad¬ dizioni insolubili in cui cade la ragione, quando pretende di applicare le cate¬ gorie dell’Intelletto al problema cosmo¬ logico: intorno all'idra del mondo preso come realtà In sé sono infatti possibili affermazioni opposte erbe Kant chiama tesi e antitesi: p. e.: tesi: « il mondo ha inizio nel tempo ed é spazialmente li¬ mitato •: antitesi: «il mondo non ha inizio nel tempo né limiti nello spazio, ma 6 infinito sia nel tempo, sia nello spazio ». Antitesi (gr. àvTi—Beate = contrapposi¬ zione ; da àvTi-rl&7)jAt = pongo contro, oppongo) (/ilos.): per Kant è il secondo momento dell 'antinomia, che si oppone alla tesi nel conflitto della ragione con se stessa, quando questa tratta delle idee, ossia dei concetti razionali relativi al mondo come realtà in sé, che oltre¬ passano pertanto la possibilità dclTcspe- rienza (v. antinomia). - nella dialettica di Hegel ogni affer¬ mazione, ogni idea, tesi, richiama il suo opposto, la sua negazione, antitesi.: la soluzione è un terzo concetto più con¬ creto, piu amido ( sintesi) che contiene la tesi e l’antitesi come suoi momenti: p. e. Tessere o il non essere si negano, si distruggono reciprocamente, ma sono conciliati, conservati, elevati, nella no¬ zione concreta del divenire. (È il metodo dialettico inaugurato già da Fichte nella teoria della scienza, con l’anti¬ tesi fra l'Io e il non lo). Antitipla (gr. àvTi— n>x{a): termine n- doperato da Leibniz per designare «dò cho fa sì che un corpo è impenetrabile a un altro » ( aUribulum per quod viale- ria est in spatio). Antropocentrismo {/ilos.): ò la con¬ cezione antropomorfica cho pone l’uo¬ mo come il centro o lo scopo di tutta la realtà, corno se Lordine universale delle cose fosse creato o disposto per l’uomo o le sue esigenze, ft por lo più Antropologia - 13 - A posteriori legata al geocentrismo (yyj = terra), cioè alla teoria, comunemente detta to¬ lemaica, cho poneva la terra nel centro dell’universo, e die cadde per opera di Copernico, di Galileo e di Giordano Bruno. Antropologia (gr. £v9porito? »= uomo, o Xóyog = discorso) Un generale); è la scienza che tratta della storia naturale dell’uomo, ricercandone le origini e de¬ scrivendone le diverso rozze. ■-( filos ,.): Kant distingue un 'antropo¬ logia teorica, che cuna psicologia empi¬ rica o tratta delle facoltà umane; un'nn* tropologia pragmatica, eh© studia l’uo¬ mo per aumentarne e perfezionarne l’a¬ bilità; uu’antropologia morale, che ha per line la saggezza della vita in modo conformo ai prindpii della Metafisica dei costumi e della morale. Antropomorfismo (gr. àv9pco-oc = uomo o (j.op(py;= forma, liguri») (psicol.): è la tendenza spontanea dell’uomo a rappresentarsi le cose, gli esseri, Dio stesso sul modello delia propria natura ; p. e. attribuire alia divinità forma cor¬ porea e passioni umane. Skxojane, fon¬ datore dolla scuola identica, è uno del primi elio condannano l’antropomorfi- •smo religioso. Apatia (gr. àrriOcia. da a prlv. o 77x9-, tema di TTarryco = io soffro) (in gene- rute): s’intendo una specie d’insensibi¬ lità, d’indolenza, che si rileva dalla len¬ tezza delle reazioni, sia psicologiche, sia morali. - (filos.): per gli Stoici l’apatia è lo stato in cui viene a trovarsi l’uomo quando vive operando in modo confor¬ mo alla ragione, ossia quando non si la¬ scia turbare dagli affetti Irragionevoli, dalle passioni, dai beni eslcriorl, e di¬ viene uuo spirito sereno, eguale, imper¬ turbabile. Apodittico (gr. i-oSeiy.Tiy.óc, da SEty.vupu = mostro, provo) (logica) : si dico di ciò che si afferma incondiziona¬ tamente come necessario, certo, incon¬ futabile, sla per una dimostrazione de¬ duttiva, sia per la sua intrinseca evi¬ denza. Apologetica (gr. àrroXoyÉo|iai = mi difendo) (retto.): l’apologetica cristiana comprendo l’arto dialettica e gli scritti aventi por line la difesa della religione cristiana eoutro gli attacchi della (ilo- 80 lia antica, dei potere politico e delia religione pagana,, e miranti a ottenere per i Cristiani la tolleranza delle leggi, nonc hé a dimostrare che la vera reli¬ gione è la cristiana. Apologeti sono: Tertulliano, Giustino, Minucio Fe¬ lice, Ireneo, eoo. (II e III soc. d. Cr.). Aporèma (gr. x-ópy)|zx, da àrtopéto = sono In dubbio) (logica): è un sillogi- snio dubitativo, che vuol dimostrare Pu¬ gnai valore di due ragionamenti opposti. Aporia (gr. à Tropea = imbarazzo, situa¬ zione senza uscita) (logica): è il dubbio logico proveniente da difficoltà insolu¬ bili. Sono famose le aporie di Zenone D’Elea, che mirano a ridurre all'assur¬ do le tesi contrarie all’idea deli’Dno im¬ mobile di Parmenide e affermanti l’esi¬ stenza reale della pluralità e del movi¬ mento. I filosofi scenici sono detti an¬ che aporetici, per lo stato di dubbio in cui alla fine vengono a trovarsi dopo aver ricercato la verità, e per cui so¬ spendono ogni giudizio (èizoyjr) o asseti - tUrnie rclcntio, come ilice Cicerone). A posteriori (opposto: a priori) (filos.): le due espressioni « a priori ■ e • a poste¬ riori », assai importanti nel linguaggio filosofico, derivano tini procedimento a- rlstotclieo, per il quale il concetto, l'i/n i- versale, i> designato corno logicamente anteriore, il particolare come posteriore : ' non è lo stesso ciò che ò primo per natura ( 7 tpÓTSpov Ty (juierst) e ciò che è primo per noi (7tpè; fyjtà; TCpórepov); è primo per natura l’universale, il con¬ cetto; è primo per noi, o per opera del senso, il particolare, il singolo ». — Questi termiul diventano comuni nella Scolastica : per Alberto Magno ( sec. XIII) provare ex priori bus significa dimostrare partendo dui principi!, dalle cause; provare ex posterioribus significa dimostrare partendo dalle conseguen¬ ze, dagli effetti; per S. Tommaso non si può dimostrare a priori l’esistenza di ilio, perché questi è causa prima: oc¬ corre partire dagli ottetti (p. e., il mo¬ vimento) o di qui risalire alla causa prima. -Nei tempi moderni, quando l'indagi¬ ne filosofica si sposta, e dalla ricerca delle cause dell'» essere » si trascorre a indagare le cause o le fonti dei « conosce¬ re - , si ha un notevole cambiamento : a priori è ciò che è dovuto alio sviluppo spontaneo della ragione, ciò che questa trae da sé, dalla sua interiorità, in ma¬ niera, Indipendente dall’esperienza, o quindi lia, por Kant, i caratteri dell'unf- versalità e delia necessità: a posteriori è ia conoscenza che proviene dall'ospe- rienzu o ha il suo fondamento mdl'ospe- rienza o manca perciò di quei caratteri, Perché è ristretta ai casi effettivamente sporlmentati. Appercezione Arianesimo 14 _ Nella teoria dell'evoluzione (Spen¬ cer) 6 « priori per l'Individuo ciò che si trova In lui come un prodotto dell'esile- rienza della aporie, trasmesso per ere¬ ditò, e che per la. spedo, quindi, è a posteriori ; « posteriori per l’Individuo è ciò che egli acquista con la sua espe¬ rienza: si tratta dunque (l'un’anterio- rlrìv cronologica o psicologica, non lo¬ gica o razionale. In realtii per l'evoluzio¬ nismo, che è una forma di empirismo, la conoscenza è interamente a poste¬ riori. perché tutta, originariamente, de¬ riva dall'esperienza. Appercezione (in generale): b il pren¬ der possesso d'un’idea eon un lavoro attivo della mente che la rende piu chiara e meglio definita. -- (/«os.) per Leibniz è la conoscenza chiara odistinta, clic differisce di grado dalla percezione oscura e confusa; è rrprarsr n/al io multi liuti tris in imitate. - Ka.N 1 distingue Vnpitercezionc empi¬ rica ila quella trasreintentate: la prima è in sé dispersa, senza legame col «og¬ getto, di guisa clic I fenomeni psichici percepiti non sono vissuti come facenti parte d’nn’unità superiore, d'un io. ma rimangono isolati e disgregati a guisa di atomi: la seconda è l'atto di riferire una rappresentazione, una conoscenza alla coscienza pura, originaria, superio¬ re al senso e da questo distinta, cioè aìVitmtUa. cho accompagna c stringe i-ln un tutto, in una sintesi, le varie rap¬ presentazioni, ed è in ogni coscienza una e identica, non derivata da altro; p. e. il senso percepisce due fenomeni « c b isolati, senza collegamento: Vinlelletta quando dice: •Alt raggi solari) è causa <11 1$ (del calore cho percepisco nella pietra)», compie un atto, una sintesi a priori, clic rientra nella sfera deH'flJfprf- Crisiane trascendentale: questa è dunque un'attività unificatrice. - per F. Hkkbabt l'appercezione è il processo por cui l'esperienza nuova s’a¬ datta all'esperienza passata, e, trasfor¬ mata, forma con essa un tutto: ossia, c l’atto pel quale le ideo vecchie, tra¬ sformandosi, assimilano o incorporano idee nuove. Appetizione t/ilos.): per Leibniz l'ap¬ petizione e la percezione sono gii attri¬ buti essenziali della monade e si colle¬ gano con l'attiviti! della, sostanza i la substance est un ótre capatile d'ac- tion •); l’appetizione c appunto l’azione ilei principio Interno cho, nella monade, produce il mutamento <• Il passaggio da unu percezione u un’altra. A priori: v. a posteriori. Apriorismo t/ilos.): è quella teoria del¬ la conoscenza che pone Pi» priori come fondamento primo e assoluto del cono¬ scere. - (morate): designa quella dottrina cho pone a fondamento della condotta mo¬ rale umana la pura ragione, hi quale ò per sé sola pratica e prescrive all’uomo una legge universale e necessaria, indi¬ pendente dal contenuto che essa può rivestire (Kant). Arbitrio (libero) {lìbero m arbilrium iiulif- /ercntiae) (/ibis .): è la facoltà di com¬ piere o di non compiere un determi¬ nato atto: colendi nolcnditiuc libcrtas, conte dice Boezio; libertà che è pro¬ pria di tutti gli esseri razionali, seb¬ bene non di tutti allo stesso grado, o die può volgersi Indifferentemente in un senso o nel senso contrario, secondo la volontà della persomi che agisce. Le prove del libero arbitrio si ricercano nel consenso dei filosofi, nella nostra e- sperienza interiore, nell’esigenza di spie¬ gale la responsabilità delie azioni umane, i prendi e 1 castighi. ( Archetipo (gr. àp/ÉTtirov, da àpyr] e t’jttoc = prima forma, modello; op¬ posto: copia) (psicol.): idea che fa da modello ad altre: p. es. la percezione d una cosa rispetto alle rati presenta¬ zioni ebe se ne possono avere sncccssl- vniuonte. —— t/ilos.): archetipi chiama Pestone le idee, che sono 1 modelli ideali, gli esemplari eterni, perfetti dello cose sen¬ sìbili, cho ne sono soltanto le copie im¬ perfette: sono posti fuori del mondo sensibile, nel inondo intelligibile, nel zóa(zo? vovjTÓs. In Plotino gli arche¬ tipi sono neWIntelligenza, VOÙ;, eioù nella seconda ipostasi , elio viene imme¬ diatamente dopo 1 ' 1 Tito, cioè dopo la divinità; in S. AuoBTtNO invece sono nella niente stessa di Dio. Argomentazione {logica): è una serie concatenata di argomenti, «li ragiona¬ menti, elle tendono a provale o a con¬ futare o mirano a un'tmlen conclu¬ sione. Arianesimo (relig.): è l'eresia di Amo, condannata dal celebre Concilio di N'ieea nel 325 , la quale negava la divi¬ nità di Cristo e, quindi, il dogma della consubstnnzfalltà delle tre persone di¬ vine: per essa ii Verbo ( A6yoc). eloò Cristo, creato in seguito n un atto del Ubero volere di Dio, è il primogenito di tutta la creazione, ma non è coeterno a Dio; vi fu un tempo in cui non era Armonia prestabilita — 15 — Assioma (f,v 770T6 oti oùx 9jv) o anche il suo farsi ebbe un principio (àp‘/ 7 ]v too XTC^ca^at irr/z xal aÙTÓ$).* Armonia prestabilita (filos.): 6 la dot¬ trina di LkibnCTB ohe mira a spiegare raccordo fra lo rappresentazioni che le monadi limino dell’universo, di cui o- Fruuna di osso « ò uno specchio viven¬ te »: fra lo monadi non v’ò reciproca n- zlono diretta, ma soltanto uno sviluppo parallelo, cho conserva ad ogni Istante un mutuo rapporto, regolato una volta per sempre dalla, divinità, nel momento della creazione, come duo orologi co¬ struiti perfettamente uguali da un arti¬ giano segnano sempre la stessa ora. In tal modo è pur chiarito il rapporto fra corpo e anima (rcs e.densa c rea cogi- trma): « Dio ha creato le duo sostanze in modo (die ciascuna, seguendo le proprie leggi ricevute fin trai principio col suo essere, s’accorda con l'altra ». ( 'osi, men¬ tre nell 'occasionalismo (v. cause occasio¬ nali) si richiede l’intervento diretto e continuo di Dio, qui invece basta un solo miracolo iniziale. Arte (estetica): designa la produzione o creazione di opere belle mediante il la¬ voro dell'ingegno, dovuta a una t enden¬ za radicale e costitutiva dello spirito li¬ mano. Perciò Parte si distingue dall’o- pcrare della natura, dalla scienza e dalla tecnica, la quale ultima si riferi¬ sce piuttosto al particolari procedimenti meglio adatti all’esecuzione delPopem artistica, ed ò diversa per ciascuna delle arti bello (pittura, scultura, architet¬ tura). Ascesi (gr. ac jy.rpic = esercizio, da dcjy.éo) = mi esercito) (rrlig. c filos. ) : In generale ò una regola di vita atta a raggiungere la soppressione n il pieno assoluto dominio sulle tendenze Sensi¬ bili, sui desideri!, sulle passioni, e quella purificazione dell’anima (xdtiKxpotrl che permette di dedicarsi interamente alla vita spirituale e contemplativa e di av¬ viarsi all’unione mistica con la divinità. Asceta (gr. àorXYjTr,? = chi attende ad esercizi) ( rrlig .): chi si dà all’ascesi. I Cristiani trasferirono questo termine a signi ficare ehi si dava ad esercizi di mortificazione del corpo; oggi si dice di chi è tutto dedito a esercizi religiosi. Ascetica (corno sostantivo) (rrlig.): ò quella parte della teologia che ha per oggetto la perfezione cristiana. Ascetismo (rrlig.): significa sistema e pratica di vita ascetica, solitamente messa in rapporto con l’idea di pec¬ cato, di colpa c d’espiaziono. - (morale): consiste nel dominio pieno e intero della volontà sopra gli impulsi dell’istinto e le tendenze sensibili ed e- goistiehe, per lasciare libero l’esercizio delle facoltà superiori c della virtù. Ì3 comune a molte scuole filosofiche, ni Cinici, a Platonk, agli Stoici, ai Neo- platonici, occ. Aseità (lat. scol.: ascitas, da a sei op¬ posto abalietas: da ab alio, da altro) (filo*.): è la qualità d’un essere che ha in so stesso la ragione della sua esisten¬ za; mentre abalietas è d’un essere ohe ripete da altro la sua esistenza. Gli .Sco¬ lastici applicano ii termine aseitas a Dio; Schopexhal’KK attribuisce l’a- 8 cità alla « volontà metafisica », posta a fondamento del suo sistema. - via asciuttisi è la prova deU’esistcn- zn di Dio dedotta dalla stessa essenza di Dio, qui a se est, cioè deve a se stesso il propfio essere. Asomatico (gr. à<rd>(j.aT0S = incor¬ poreo, da a prlv. c eròica, corpo) (fi- bui.): secondo gli Stoici sono asomatlci il vuoto, il tempo c gli oggetti del pen¬ siero. Assenso (il lat. assensvs traduce 11 ter¬ mino stoico auv-xaTa—ftsaic - il nor¬ ie, raffermare) (logica): in generale ò l’atto col quale l’intelletto accoglie o fi) sua un’idea o uu’affeminzlono al¬ trui. - per gli Stoici si dà l’assenso a una rappresentazione, la si accoglie come vera, quando questa, quasi impressa, suggellata in noi da un oggetto, s’im¬ pone allo spirito por la sua forza, la chiarezza, l'evidenza,Ci tira per i ca¬ pelli, come essi dicevano. Assertorio (giudizio) (logica): b quello elio esprime la realtà, l’esistenza, con la copula: «è , «non è ", senza Implicare la necessità, essendo possibile il con¬ trario. Assioma (gr. àjicojxa = dignità, po¬ stulato; da &£toc - degno; hit. mun- fiatimi) (logica): è in generale in affer¬ mazione, un principio considerate come vero per la sua evidenza e accolto come vero senza bisogno di dimostrazione. -- i matematici greci l'applicarono pei primi alle proposizioni evidenti: p. e.; tra due punti la linea più breve è la retta. - con AniITOTELE si è esteso ni prin- cipjt logici: al ] trincipio di identità, di contraddizione, ccc. - Spinoza denomina assiojni alcuni principi! fondamentali della sua Etica « more geometrico i/cmonstratu », Associazione delle idee — 16 — Astrazione Associazione delle idee ( psicol. ): de¬ signa la tendenza comune ai processi psichici a collegarsi fra loro, in modo r-lie, quando uno di essi risorge nella co¬ scienza, tende a richiamare altri stati psichici, o per coni ignita, cioè per essere entrati contemporaneamente nella co¬ scienza, ^ per ragioni di somigliansa, o anche per ragioni di contrasto. —- Si può ricondurre a due leggi generali : — a) la legge Cinica razione, per cui un processo psichico tende a ricostituire il complesso mentale di cui ha fatto parte ; — b) la legge dell* interesse, per la quale fra gli stati psichici richiamati si opera una selezione dovuta all’interesse at¬ tuale clic offrono pel soggetto. - L'associazione delle idee è descritta per la prima volta da Platone noi Fe¬ done (cap. 18 ), per spiegare l’idea del- 1 ’ anamnesi . - I). Humk sviluppa e determina la teoria dell’associazione e la pone a fon¬ damento della vita psicologica. Associazionismo ( filos è la dottrina sostenuta dagli inglesi H ARTLKY , Hv- ; me, Stuart Mill, Bàin, ecc., secondo la quale l’associazlono delle idee ò la leg¬ go fondamentale della vita dello spiri¬ to e del suo sviluppo. È collegata a una concezione atomistica della vita spiri¬ tuale, per cui un numero determinato di elementi psichici, analoghi agli atomi della chimica (cioè sensazioni, sentimeli- li, immagini), associandosi, danno ori¬ gine alle funzioni superiori (memoria, intelligenza, fantasia, ragione) © le spie¬ gano. Assoluto (dal lat. absolvcrc = separare, perfezionare ; quindi assoluto = ciò che è indipendente e perfetto ; opposto : re¬ lativo) (/ ilo 8 .): esprime l’essere cho è sciolto da ogni limite, relazione o con¬ dizione, indipendente da ogni altro es¬ sere o cosa, e a un tempo perfetto ; quin¬ di l’easere che esiste in só e per sé. - l’assoluto può essere inteso come il fondamento primo di tutte le cose, che per il materialismo è la materia, per lo spiritualismo lo spirito pensato come sostanza, per l’idealismo il pensiero nel suo più ampio significato, ecc. - Newton pone a fondamento della sua meccanica il tempo assoluto e lo spazio assoluto, che cioè hanno esisten¬ za in sé, mentre ]>er Kant tempo e spazio sono attività della nostra sensi¬ bilità, c, quindi, dipendenti da questa, ad essa relative (v. spazio e tempo). Assurdo (Ionica): si dice d’un’hlea o d’un giudizio che viola le leggi fonda¬ mentali del pensiero, perché contiene elementi incompatibili fra loro o con¬ traddittori. - la dimostratone per assurdo (o ridu¬ zione all’assurdo, deducilo ad absurdum) è quella che vuol dimostrare o confu¬ tare una determinata tesi, esponendo la falsità evidente e la contraddittorietà delle conseguenze che no derivano. Astratto (dal lat. abs-trahcrc = trarre fuori; opposto; concreto) (psicol.): si di¬ ce della parte n dell'elemento che venga tratto fuori (abstrachim) da un tutto o considerato separatamente, p. e. la for¬ ma, il colore d’un oggetto; perciò pren¬ de il senso di - pensato \ * concettuale », in opposizione a ciò che ò dato imme¬ diatamente nell’intuizione. Astrazione (gr. d^aeCpsot?, da à<p— atpéo> = traggo fuori, lat. abstraho ): questo tonnine passa per due fasi prin¬ cipali (Euoken): - 1 . fase logico-metafìsica: per Arisi o- TELE è il procedimento che, omessi i ca¬ ratteri accidentali cruna cosa, ne rileva le qualità essenziali c le considera per so stesso; quindi sono astratte (è5 àcpaipéoEox; XsyójjLeva) lo forme sepa¬ rate dalla materia, come lo grandezze matematiche, l'idea della statua sepa¬ rata dal masso di marmo. Nello stesso senso è intesa nel Medio evo: abstrahere. formam a materia int dicchi — separare la forma dalla materia mediante l’in¬ telletto. Nella logica astrarre consiste general¬ mente nel passare, mediante la sop¬ pressione d’una o di più note d’un con¬ cetto, a un concetto più generalo; p. e. togliendo ai concetti di quercia, olmo, pioppo ecc. alcune note, cioè quelle che li differenziano, si salo al concetto più generale di albero, cosicché quanto più l’astrazione procede, tanto più dimi¬ nuisce il contenuto del concetto, cioè la sua comprensione (che ò il numero dello note che esso include), e cresce invece l'estensione (che è il numero degli indi¬ vidui che esso abbraccia), come si vede passando, p. e., dal mammifero al ver¬ tebrato, àlTanimale, all’essere viven¬ te ecc. - 2 . fase psicologica (con Locke, Ber¬ keley ecc.): è l'operazione spontanea per cui il pensiero isola progressiva¬ mente, nella massa dei fenomeni, le qualità comuni ai singoli oggetti e le esprime mediante un nomo comune, un concetto, un’idea generale, trascorrendo dall osservazione dei singoli individui alla specie e al genere, grazio a quell 'al* Atarassia 17 — Autarchia tra operazione spontanea che è la ge¬ neralizzazione, per cui si estende a tutta una classe, a una specie, a un genere ciò eho si osscrra in uno o più individui. Atarassia (gr. àrapaSta, da a prlv. e rapaOCTtij = turbo, agito) (filos.): è la serenltù dello spìrito che per K Pier no è l’ideale del saggio; è una conquista della ragione mediante la saggezza (<ppó- Vlf)(7t<;),t a temperanza (croxppOCTÓVT)), la fortezza (àvSpsla, che ci permette di non essere turbati dal dolore o dalla paura delia morto), la giustizia (8ixa- tooùv»], che ci pono sotto l’usbergo dolio leggi), l’amicizia (ipiXla, sostegno saldissimo dell’esistenza). - ò usata anche dagli Stoici, dagli Scettici o da altri, sempre per indicare la serenitù. e l'Imperturbabilità, dello spirito. Atavismo (lat. atavua = antenato): è la riapparlzione, In un individuo o in un gruppo di Individui, d’un carattere o d’una funzione biologica, o anello psico¬ logica, ohe non si trovava negli ascen¬ denti immediati, ma negli antenati più o meno lontani. Ateismo (da a priv. e &e6<;, dio): In ge¬ nerale consisto nel negare l’esistenza di Dio o anche d'un essere (comunque lo si voglia concepire) cho sia il principio d’unità dell’universo, degli esseri, dei fenomeni. Ateismo si dico anche certa specie di scetticismo radicale, cho stima puro accidente c vana apparenza la ve¬ rità, la bellezza, la moralità c tutti i più alti valori umani. Atomismo: è la dottrina filosofica e scientifica, che pone l'atomo a fonda¬ mento dell'universo. Atomo (gr. étToptoi; = indivisibile, da oc priv. e xé[iVEtv = tagliare) ( filo ».): per Democrito gli atomi sono le ultime particelle indivisibili della materia, In¬ finite di numero, eterne, pesanti, mo- ventisl nel vuoto, dove formano 1 corpi cadendo per legge meccanica. E piceno, che accoglie questa teoria, attribuisce agli atomi il clinamen, cioè la facoltà di deviare dalla verticale, con che si rende più comprensibile l’urto degli a- tomi, la formazione dei corpi nello spa¬ zio e la spontaneità del volere umano, essendo, per gli atomisti, anche l'anima formata di atomi (v. clinamen). - nella scienza odierna l’atomo appare come un mondo assai complesso, quasi un minuscolo sistema planetario costi¬ tuito da un nucleo centrale carico d’e¬ lettricità positiva, intorno a cui gravi¬ tano corpuseoli carichi d'elettricità ne¬ gativa, detti elettrorii, cosicché la mate¬ ria non è altro cho l'aspetto che prendo ai nostri occhi l’energia elettrica; non quindi sostanza immutabile, ma dive¬ nire incessante. Attenzione (psicol.): è un atto per cui la coscienza, sottraendosi momentanea¬ mente alla dispersione naturale c abi¬ tuale sopra diversi oggetti, si concentra sopra un fenomeno, un'idea o un gruppo di idee, tratta dall’interesse o dal desi¬ derio di maggior chiarezza. Può essere spontanea o volontaria. Attivismo (filos.)'. è la dottrina, non ben definita, secondo la quale la verità è opera non del solo intelletto, ma del¬ l'azione coordinata di tutte le potenze vitali o si manifesta essenzialmente nel¬ la capacità cho essa ha di promuovere l’aziono umana (Eucken). Atto (opposto: potenza) (filos.): per Ari¬ stotele l’atto (èvépyEta) àio stato del¬ l’essere ..pienamente realizzato; potenza (Sóvaim) lo stato ftell’essere in via di divenire, l'essere virtuale-, p. e.: il seme contiene la piunta in potenza, la pianta sviluppata è il semo divenuto atto. Atto puro (filos.): per Aristotele ò D io, atto pienamente realizzato, e per¬ ciò sottratto al divenire, /orma pura (v. forma) senza materia, causa prima del movimento, ma egli stesso immu¬ tabile, « primo niotore immobile ». Cosi pure gli Scolastici e Leibniz, pel qua¬ le Dio è attività assoluta, aclus purus. - pel Gentile ò il principio più alto della filosofia: è l’atto col quale lo spi¬ rito pensa se stesso e, pensando so stes¬ so, crea il proprio oggetto; perciò è in¬ concepibile una realtà pensata come e- steriore, anteriore, superiore allo spi¬ rito, giacché tutto è opera dell’io pen¬ sante, vivente o senza alcun presup¬ posto. Attualismo (filos.): si applica a quello dottrine che pongono l’attività sponta¬ nea e il movimento come principio della realtà, comunque concepita; iniziato da Eraclito, è ripreso più particolarmente da Heoel, cho introduce il movimento nella vita del pensiero, e continuato dal Gentile e da altri. Attributo (topica): ò ciò che nel giudizio viene attribuito o negato al soggetto. - (filos.): per Spinoza è ciò che espri¬ me l’essenza della sostanza (Dio). Infi¬ niti sono gli attributi di Dio, ma l’In¬ telletto umano ne vede due soli, cioò il pensiero e l’estensione. Autarchia (gr. àuTdtpxsioc = Il bastare a se stesso) (filos.): è il dominio di sé. Autocoscienza — 18 — Azione l’indipendenza dalle cose esterne e dalle passioni. In cui 1 Cinici e gli Stoici scorgono l’essenza della virtù e la con¬ dizione della felicità. | Autocoscienza, o coscienza di se (psi- coi.): è la consapevolezza della propria vita interiore, degli avvenimenti psi¬ chici (idee, sentimenti, volizioni) che si svolgono nel nostro interno; è una co¬ noscenza diretta, immediata. _ (filos.): per Cartesio l’anima cono¬ sce se stessa come « sostanza pensan¬ te >, c vede in questo atto la prova In¬ tuitiva della propria esistenza. _per Kant Invece l'io conosce so stesso non come sostanza, ma come « sog¬ getto », corno attività; ossia l'io è il ter¬ mine comune a tutti i processi di co¬ scienza, quasi il ilio invisibile ohe 11 tie¬ ne collegati; separato da essi, è pura astrazione. , Autoctisi (gr. auró? e etici!.? — crea¬ zione di se stesso) (/ilos.): termine usato dal Gentile per esprimere che lo spi- t rito, pensandosi, prendendosi come og- getto, creo se stesso, si sviluppa in¬ cessantemente, grazio a una. vivente | dialettica del pensiero (v. dialettica). Automatico (gr. aÙTÓ[.taTO? = che s muove da Bé) (in generale): si dice di ciò che si muove da sé in maniera meccanica, senza l’intervento di for¬ ze psichiche o di una volontà intelli- gente. _ (psicol.): si applica all’attività in¬ cosciente, cioè a quegli atti che si ri¬ petono in maniera indipendente dalla volontà. . , , ,, . Autonomia (gr. coìtó? e vólto? = il da¬ re a se stesso lo legge, il reggersi con proprio leggi; opposto: eteronomia, dal gr. c~po? = altro, e vópio?= legge; che significò: il reggersi con leggi date da altri) (morale): per Kant consiste nel fatto che la volontà umana 6 una vo¬ lontà legislatrice universale, in quanto l'uomo nell’ordine morale obbedisco a una legge che emana non da una vo¬ lontà a lui esteriore (sia questa Dio, la società, la naturo, come avviene nella morale eleronoma), ma dalla sua volontà di essere ragionevole, dalla suo co¬ scienza. Autorità (principio di) —) (in generale): consiste ncll'accogliere come vera una cognizione da una persona cui si rico¬ nosce una superiorità intellettuale o morale, rinforzata spesso dalla tradi¬ zione. , . . , _ (/ilos.): nel Medio Evo Aristotele gode d'un'autorità assoluta nella scien¬ za e nella filosofia, donde il detto: ipse dirit (traduzione del greco aùvò? 2<ya, che avevano già usato, parlando di Pi¬ tagora, i suoi discepoli), per affermare cho una verità affermata da lui, Aristo¬ tele, non poteva esser messa in dubbio. L’autorità della tradizione aristotelica viene scossa nel Rinascimento, soprat¬ tutto per opera di Galileo, Bacone e Cartesio. Autosuggestione (psicol.): consiste nel suggerire a so stesso una rappresenta¬ zione, un sentimento d'attesa, un de¬ siderio, il cui contenuto si realizza. E volontaria, come quando alcuno vuole svegliarsi in un momento determinato, e si sveglia nel punto voluto; non vuole sentire un dolore fisico, c questo non è sentito; è involontaria, quando la sugge¬ stiono lavora a Insaputa del soggetto, o per l’azione d’una malattia o per altre cause intcriori. Averroismo (/ilos.): è la dottrina di Avkkroè, arabo, la cui azione si esercita a lungo, anche nel Rinasci¬ mento; lo sue tesi essenziali, condan¬ nate nel 1269 da Stefano Tcmpier, vescovo di Parigi, sono; l'intelletto u- mano è unico (intelletto attivo di Ari¬ stotele); 11 mondo è eterno; l’anima in¬ dividualo muore col corpo e vi è solo un’Immortalità collettiva; Dio non co¬ nosce gli avveniment i singolari ; gli atti umani non sono retti dalla Provviden¬ za divina; c’è ima verità di ragione se¬ parata o diversa dalia verità di fede (dottrina della doppia verità). Azione (psicol): è l'insieme dei moti o dei processi psichici coordinati in vista d’un fine, per tradurre in atto una vo¬ lizione. . , _ ... _ (/ilos.): è l’idea centrale della filo¬ sofia dell’azione di M. Blonpel: se si considerano le diverso forme dell’azio¬ ne (scientifica, inoralo, sociale), si vede che nessuna è perfetta, nessuna riesce ad eguagliare il potere al volere, cioè ad ottenere ciò che si vuole, e l’uomo non è mai soddisfatto della sua azione. Bolo se per una decisione della sua vo¬ lontà egli partecipa! della vita sopran¬ naturale e divina, offerta dal Cattoh- cismo, allora soltanto raggiunge l’equi¬ librio perfetto tra potere e volere, fra volontà voluta e volontà volente: cosi Dio diviene un’esigenza cho perfeziona 1 n- zione umana, la completa e l’appaga interamente. È una dottrina che vor¬ rebbe Coordinare c saldare insieme filo¬ sofia e cattolicismo, senza ricorrere al I dogma. Beatitudine — 19 — Bene B Beatitudine <gr. liax.aptÓTT)?. da [xa- xdtoioc = beato) (/dos.): 6 lo stato i X del saggio, secondo Aristotele. considerato conte la naturale conse¬ guenza non soltanto dell’attività mo¬ nde (Sto? TCpaxTlxéc), ma soprattutto della vita teoretica <pto? &M>pY)Tlx6?), cioè della piena esplicazione delle tor- -,c spirituali, della vita contemplativa che offre la conoscenza più alta, quella del macrocosmo e delle sue leggi eterne. __per B u Stoici si raggiunge nell apa¬ tia ànà&Eia, nel dominio della ra- gionc sulle passioni e sul dolore; per TOPI ceno nell’atorossla, che e data dal- 1 l’assenza del dolore, da una scelta Bapiente'del piaceri e dall’armonia della vita. . _ per Spinoza 1 ’uomo raggiunge la beatitudine, la quiete definitiva, solo nella conoscenza del terzo grado, cioè nella «conoscenza intuitiva», per cui la ragiono vede le cose In Dio, nel loro aspetto eterno (sub specie acf erri itati»), che è poi un conoscerò Dio stesso nella sua unità, quasi un coincidere con lui. Beavlorlsmo (inglese: behariour - comportamento, condotta) (psicol.): ts il metodo di ricerca psicologica, che consiste nell’indagare 11 modo di rea¬ gire alle impressioni esterne, la manie¬ ra di comportarsi, di condursi nelle differenti circostanze della vita. Que¬ sto metodo, applicato dapprima agli a- nimali, s’è poi esteso all'nomo. Bello (/ ilos.): nell'antichità: per Platone il hello è ciò che offre all’occhio e alla , mente proporzione e armonia, ordine e misura. In modo cho la varlotà degli elementi si disponga In gradi e si com¬ ponga in un tutto plasmato o ordinato dalla vita dello Bpirito, il quale,. libe¬ randosi gradatamente da tutto ciò cho è corporeo e sensibile, può essere tratto verso il bello In sé, verso l’idea del bello eterna, perfetta, immortale (v. dialet¬ tica). L’arte dell’uomo non ò altro che un’imitazione della natura, che alla sua volta c un’imitazione dell’idea, quindi un'imitazione dell’imitazione, non un'c- spressione dirotta del hello. _Per Aristotele gli elementi del hello sono: l’ordine (T<£?i;), la proporzione (cuuusTpla), il limite <tò a>pia|.iévov); la fonte del bello è nel senso innato del ritmo e dell’armonia e nell’istinto d’ìniitazione, raffinato dalle due facoltà del genio ellenico: veder le cose con meravigliosa chiarezza; rappresentar¬ sele con perfetta obbiottività. __per Plotino il bello con è nella sim¬ metria, ma « è ciò cho rispleudc nolla simmetria »; una statua è bella « per In forma che l’arte vi ha introdotto », i-apà top stSou?, 2 èvfixvjv 7] t éyvv)). È l 'intuizione dell’artista, il suo genio che cren l’unità fra le parti molteplici d’un oggetto e dona a questo ciò che lo spirito ha di più profondo, mediante una raffinata elaborazione tecnica; l’ar¬ te non è più imitazione, come per Pia¬ tone o Aristotele, ma creazione dell’in¬ telligenza, del voù?. Questa teoria viene ripresa nel Hinascinicnto. - nei tempi moderni : per KANT è hello ciò che procura una soddisfazione di carattere universale, non esprimibile mediante concetti, libera da qualsiasi fino uti itarlo o morale: le coso non sono belle perla loro intima costituzio¬ ne, che In se stessa rqpta a noi scono¬ sciuta, ma perché sono capaci di ecci¬ tare c tendere In maniera armoniosa le nostre forze spirituali. - per B. Cuoce il bello non è un fatto fisico, non ha nulla da vedere con ru¬ tile, col piacere, col dolore, con la mo¬ rale. non è oggetto di conoscenza con¬ cettuale; è dunque ciò ohe produce uno stato d’animo libero da ogni interesse pratico o logico, un’impressione che si esprime in una pura Immagine, oggetto di intuizione, ebe è conoscenza imme¬ diata o fantastica d’un momento della vita dello spirito considerato nella sua singolarità. Intuizione cui dà coerenza e unità il sentimento. Bene (in generale): ò tutto ciò cne ri* spondo o si crede che risponda a un bisogno e porta n un fine voluto o de¬ siderato. _ (morale): è ciò che nell’ordine dell a- zlone ò oggetto d’approvazione, ciò il cui possesso è causa di soddisfazione e avvia alla perfezione. -_il gommo bene (summutn bollimi) è, per la filosofia antica, l’oggetto ultimo al quale deve tendere la volontà mo¬ rale • quindi un bene bastante a so stes¬ so, cui tutti gli altri beni sono subordi¬ nati e rispetto a cui son da considerarsi come mezzi. _ gli scolastici, Cartesio, Spinoza, Leibniz seguono la tradizione antica. Kant giudica che 11 dovere è anteriore al bene morale, che questo deriva da quello e gli è subordinato ; giacché li bene è ciò che si fa per dovere: ossia l’asione morale trae U suo valore non Biogenetica — 20 — Carattere dallo scopo al quale tende, non dal bene che attua, ma dal principio cui la volontà obbedisce, apendo unicamen¬ te por rispetto olla leppo morale : perciò la lepgo morale incondizionata deter¬ mina il bene, non il beno determina il dovere. Biogenetica (legge) (gr. (Uos = vita, yeveatS = origine): ò la legge, oggi con¬ testata, che ebbe questo nome dal na¬ turalista tedesco K. Haeckkl, per la quale le fasi dello sviluppo individuale ricapitolano in breve le fasi dello svi¬ luppo della specie. La formula è: Yonto- genesi ripete la filogenesi (v. ontoge¬ nesi). Biologia (gr. plot; = vita, Xóyos = di¬ scorso). È la scienza dei fenomeni ge¬ nerali della vita, comuni agli animali e alle piante. Comprende la morfologia, la f isiologia, la patologia , secondochó si considerano lo forme, le funzioni, i fenomeni anormali degli organismi vi¬ venti. Bisogno ( psicol .): ò la consapevolezza che qualche cosa manca al nostro orga¬ nismo, o anche, in senso più alto ameno usato, alla vita intellettuale, giacché ogni essere per vivere, svilupparsi o rag¬ giungere 1 fini che gli sono proprii deve prendere al mondo esteriore lo materie e gli elementi necessari all’esistenza. Si distinguo dal desiderio, perché il biso¬ gno ò indeterminato nel suo oggetto, mentre il desiderio si dirigo verso un oggetto determinato: ho bisogno di nu¬ trirmi o desidero un determinato cibo. Buon senso: per Cartesio ò sinonimo di ragione, intesa come facoltà di di- Bcernere il vero dal falso; quindi ò la capacità di ben giudicare, che non vie¬ ne concessa a tutti gli uomini nella stessa misura. Buridano (asino di — ) ( filos .) : cosi s’inti- titola rargomentazione attribuita a Bu¬ rlo ano» rettore dell’università di Pa¬ rigi ( 1328 ); ossa consiste ncH’affcrmarc, a proposito del libero arbitrio , che un asino affamato, posto davanti a duo socchi d’avena perfettamente uguali, si troverebbe nell’impossibilità di faro una scelta fra duo cose che lo solleci¬ tano in ugual misura, o morrebbe di fame, (V. anche Dante, Paradiso, can¬ to IV, vv. 1 -(J). L'argomentazione non si trova negli scritti di Buridano; ed ò forse dovuta ai contemporanei, per deridere il suo determinismo psicolo¬ gico, secondo cui la volontà si decide, tra più beni, pel bone maggiore; donde l’indecisione di fronte a due boni uguali. c Cabala (dall’ebraico Kabbalah = tradi¬ zione) (rclig.): opera di filosofìa religiosa, che si considera un’interpretazione se¬ greta della Bibbia, trasmessa per tra¬ dizione da Adamo ad Àbramo, attra¬ verso una serie ininterrotta di iniziati. Tratta dello sviluppo di Dio, che prendo coscienza di sé generando tutto lo coso dalla propria sostanza per via d’ema¬ nazioni; contiene l’enumerazione dello milizie celesti, il simbolismo dei nu¬ meri ecc. Campo della coscienza (psicol.): de¬ signa l’insiemo dei processi psichici (idee, sentimenti, emozioni), cho in un determinato momento sono presenti nella coscienza d’uu individuo. Campo visivo (psicol.): ò l’insieme de¬ gli oggetti cho sono percepiti simulta¬ neamente dall’occhio in un dato mo¬ mento; mentre il punto visivo è l’og¬ getto cho nel campo visivo si presenta con maggior chiarezza. Canonica (dal gr. xavtóv = regolo, re¬ gola, norma) (logica): ò cosi detta da Epicuro la parte introduttiva della sua dottrina, che tratta del criterio di ve¬ rità, cioè della validità obbiettiva dello nostre cognizioni, che egli fa consistere noU’immediata evidenza delle perce¬ zioni sensibili. Carattere (dal gr. x a pacrcrco = scalfi¬ sco, donde '/apaxTyp = impronta) (in generale): indica la qualità propria, la « impronta » che serve a distinguere o a definire un oggetto. -(psicol.): ò l’unità stabile, costante dello disposizioni intellettuali, sentimen¬ tali e volontario che distinguono un in¬ dividuo dagli altri, il nucleo permanen¬ te che dirige la sua evoluzione psicolo¬ gica, Vimpronta che egli lascia nei suol atti, tenendo presente che le qualità co¬ stitutive del carattere, le quali formano un fascio di energie diretto verso un fi¬ ne, si manifestano nelle contingenze della vita, soprattutto in quelle arduo e gravi. - (metafisica) : Kant concepisce l’uomo come cittadino di due mondi: del mon¬ do fenomenico e di quello noumcnico; come parte del mondo sensibile l’uomo ha un carattere empirico, che si inserisco nella catena delle cause naturali, di gui¬ sa che le sue azioni sono sempre deter¬ minate, o cioè non sono libere; invece come parte del mondo nouraenico ha un carattere intelligibile, sottratto alla serie delle cause naturali, e quindi libero . Caratterologia — 21 — Categoria _ (morale): aver un cara’lere morale si¬ gnifica possedere stabilmente quelle qualità del volere per cui il soggetto tien fermo a principi o a norme pratiche c morali determinate, che egli si ò pre¬ scritto con la ragione. Caratterologia (psicol.): neologismo che servo a indicare la scienza del ca¬ rattere, la quale studia l’essenza, l’evo¬ luzione del carattere, mira a fissarne i tipi fondamentali. Cardinali (virtù): v. virili. Carità (tcol.): è la maggioro dello tre vir¬ tù teologali (lede, speranza e carità) ed e- eprime l’amore di Dio e l’amore del pros¬ simo in Dio; è il principio d’ognl virtù. - (morale): consiste nel far del bene al prossimo senza mira alcuna di van¬ taggio proprio. Cartesianismo: si può Intenderò: 1 ” la filosofia di Cartesio nello sue tesi fon¬ damentali: l'idea di sostanza, 11 duali¬ smo fra anima o corpo, il meccanicismo del mondo fisico, l’evidenza corno cri¬ terio di Terità eoe.; 2» la filosofia dei discepoli o dei successori di Cartesio, cioè ili Malebranche, Oeclinx, Bpi- nossa, occ., benché non sia facile stabi¬ lire ciò che del pensiero di Cartesio ò di¬ venuto pensiero comune dei cartesiani, i quali mirano a risolvere i problemi po¬ sti ma non risolti da Cartesio: i rap¬ porti fra pensiero ed estensione, fra ani¬ ma e corpo, fra Dio c 11 mondo. Casistica (morale): è quella parto della morale pratica che tratta dei « casi di coscienza *, cioè dell'applicazione di norme morali olle circostanze particola¬ ri, o ancho nei loro rapporti con la reli¬ gione, Bpeelalmcnte quando rincontro o l’intreccio fortuito degli avvenimenti della vita umana portano a conflitti di doveri di non facile soluzione. -in senso peggiorativo, s’usa per in¬ dicaro distinzioni sottili o abili con cui si vuol giustificare un atto che spesso la inoralo non approva. Caso (gr. ’M/tj, slitapirivi)) (fn gene¬ rale): si dico elio un fatto è dovuto al caso, quando è fortuito, inaspettato o so ne ignorano le causo. - ( Hlos .): già Aristotele intorpreta il caso corno un avvenimento dovuto al fatto che due o più serie di fenomeni s’incontrano in un punto in maniera imprevedibile, o dà l’esempio dello sca¬ vatore che trova un tesoro. - in senso più comprensivo il caso si ha ciuando una modificazione insensi¬ bile e impercettibile nello cause d’un avvenimento produce una modifica¬ zione nell’effetto; p. e. il ritardo d’un attimo di un fatto qualsiasi può pro¬ durre o far evitare un accidente gra¬ vissimo per lo sue conseguenze. Catalettica (fantasia) (gr. cpavvaota y.xTaXvjTTTixr,, lat. risum impressum e//ictumque: t ic.): è per gli Stoici una rappresentazione che ei si presenta, con tale evidenza (èvàpysia) o forza, ri¬ producendo lutto le qualità dell’ogget¬ to. elio ci afferra (y.aTaXa|j.[ 3 àvet) o ci costringe ad accoglierla come vera. 10 il fondamento del criterio stoico di ve¬ rità. Catarsi (gr. xdt&apot Q, da xaDmpio = purifico) (Hlos.): per Platonf., come più tardi per Plotino, consisto « nel se¬ parar-, e rimovore (ytopi) quanto più è possibile l’anima dal corpo c as¬ suefarla a raccogliersi in só medesima, rimanere sola, sciolta dai vincoli del senso > (Fedone). La catarsi ha por fine di preparare l'anima allo più olevate at¬ tività spirituali. Per i Neo pi, atonici è un avviamento alla mistica, aH’unione con Dio. - (estetica): Aristotele parla d’una calarsi traffica, che sarebbe l’effetto pro¬ dotto dalla tragedia sopra gli uditori: raziono tragica, suscitando la compas¬ sione e il terrore, compio la funziono di purificare da tali sentimenti l'animo dello spettatore, sollevandolo dalle an¬ gustie dolln vita quotidiana. - (psicol.): nella psicanalisi la catarsi consiste nel richiamare un’idea o un ri¬ cordo, che, represso, produce perturba¬ zioni fisiche e psichiche, mentre, cono¬ sciuto e chiarito, diviene innocuo. Categoria (gr. xanj-fopta, da xccrv)- yopEtv = affermare; lai. praedicamen- t avi : Boezio) (logica): per Aristotele le categorie sono lo affermazioni, i pre¬ dicati più generali delle cose, le diffe¬ renti classi di predicati che si possono affermare d’un oggetto qualsiasi, c quin¬ di 1 sommi generi del reale (xanjYOptòcl toO Svuoi;); ne distingue dicci, traen- dole, forse, dallo parti del discorso: sostanza, qualità, quantità, relazione, luoao, tempo, situazione, avere, lare, patire. -per Kant le categorie sono le /orme a priori del conoscere, con le quali l'in¬ telletto unisco il molteplice offerto dal- Vintuizione sensibile: c cioè I fenomeni che il senso percepisce slegati, isolati, sono dall 'intelletto collegati in una sin¬ tesi per mezzo delle categorie: p. e. gli organi di senso percepiscono duo fono - meni isolati, il calore e la dilatazione Categorico — 22 — Certezza d'un corpo; l’inteUetto li unifica con la categoria di causa : il coloro ò causo della dilatazione. lCont. enumera dodici cate¬ gorie: tre della quantità (unità, plura¬ lità, totalità), tro dello qualità {realtà, negazione-, limitazione), tro dello rela¬ zione ( sostanza, causa, reciprocità (ia¬ sione), tro della modalità (possibilità, esistenza, necessità). - -Schopenhauer ammette la sola ca¬ tegoria di causa: il mondo come sem¬ plice rappresentazione è una moltepli¬ cità di fenomeni disposta nello spazio e nel tempo, ordinata o pensata secondo il principio di causa. -per Rosmini la categoria unico e su¬ prema è l'idea dell’essere in universale, cioè di quella < qualità che è centuno a tutto lo coso, senza badare punto a tutte le altro loro qualità generiche o specifiche o proprie » ; da essa dipende il sorgere o 11 formarsi delle rimanenti ideo (v. essere). Categorico (giudizio) (logica): è il giu¬ dizio in cui il rapporto fra soggetto o predicato è affermato come assoluto, incondizionato; p. e.: Dio 6 giusto. •- il sillogismo categorico è quello com¬ posto di tre giudizi categorici. Categorico (imperativo): v. imperativo. Causa: nell’uso corrente 6 ciò che pro¬ duce l’eftctto ed ò concepita come una forza ohe da un tenomeno ne fa deri¬ vare un altro; p. e. la pianta è causa del flore, un oolpo di fucile 6 causa del¬ la ferita (v. principio). - secondo D. Home, neU’espcrienza, in noi come fuori di noi. questo passag¬ gio dalla causa all'effetto, questa forza o « azione transitiva « non viono perce¬ pita, non esiste: noi constatiamo sol¬ tanto che un fenomeno succede a un altro, che il primo è l'antecedente co¬ stante del secondo, per cui non v’ò con¬ nessione necessaria tra 1 fenomeni, ma soltanto successione pura o semplice; il legamo causale che noi vi scorgiamo è dovuto esclusi vomente aH’associazione delle idee per contiguità, o aU’flòffudine (v. associazione delle idee o abitu¬ dine). - per le scienze fisiche la causa 6 sem¬ pre in correlazione con l'effetto, con¬ forme alla formula di Galileo: • causa è quella la quale, posta, sèguita l’effetto e, rimossa, rimuove l’effetto »: donde 11 principio di causa: « tutto ha una causa; la stessa causa, nelle Identiche condi¬ zioni, produco lo stesso effetto; 1 feno¬ meni costituiscono serio nello quali resi¬ stenza del precedente determina quella del seguente •. Sono queste lo formulo più comuni del principio di causa. Causa finale ( filos .): ò la causa per cui una cosa ò o si fa; Il principio dello causo finali ò quello in virtù del quolo le serie dei fenomeni formano sistemi in cui l’idea del tutto determina resi¬ stenza delle singolo parti (Lachklier). - mediante le emise finali si prova l’e¬ sistenza di Dio, appoggiandosi alla con- stataziono di fini nella vita sia uni ver¬ sale sia individuale, donde la necessità d'ammettere una causa suprema, intel¬ ligente. Causa prima (filos.): 6 ciò elio basta a se stesso, che non ò l’effetto né la di¬ pendenza d’altra cosa, ma la causa da cui tutto dipende, il principio primo,Dio. Causa sui (filos.): per Spinoza è la so¬ stanza infinita, Dio, perché non ripeto la sua esistenza da altro essere, non sottostà a nessuna condizione, è incon¬ dizionate, ussoìrt o, ha in sé la fonte e la ragione del suo essere, si afferma, si pone per virtù sua intrinseca. Cause occasionali (teoria delle-)(/»Zos.): è pensata da Geclinx e Malebranche per risolvere il problema, lasciato Inso¬ luto da Cartesio, dei rapporti fra anima c corpo: due sostanze radicalmente di- vorsc, come l’anima e il corpo, non pos¬ sono agiro l’una sull’altra; perciò non è la mia volontà cho muove 11 mio brac¬ cio, ma « Dio ha voluto che il mio brac¬ cio si muova, quando la mia volontà lo esige »; ossia il fatto fisico (come il mo¬ vimento dol braccio) ò suscitato da Dio nell’occasione in cui l'anima ha la rap¬ presentazione corrispondente. Dio ò per¬ ciò 1’unica causa eflicionte tanto nel mondo fisico, quanto nel mondo spiri¬ tuale, ò la causa continua dell'accordo fra i movimenti del corpo e le idee del¬ l’anima. Cause seconde (filos.): sono cosi chiamate nella Scolastica le cause na¬ turali rispetto alla causa prima, a Dio. Cenestesi (gr. xotvi!) = comune, o atcrì>vj(n?= il sentire) (psicol.): designa il complesso delle sensazioni provenienti dagli organi interni del corpo, lo stato psichico totale risultante dall’azione simultanea e complessiva dolio im¬ pressioni interne. Certezza (opposto: dubbio ) (jwricoZ.): è lo stato dello spirito intimamente persua¬ so di possedere la verità, o por via imme¬ diata, dovuta all 'evidenza, o per dimo¬ strazione, o anche per fede; iu questo terzo caso s'accost-’. olla credenza (V. credenza). Cinestetiche — 23 — Compositivo _ (logica): è il carattere di ciò che non lascia aperta alcuna via al dubbio ed è dovuto al fatto che i principi! logici sono osservati. Cinestetiche (sensazioni) (dal gr. xt- véo>= muovo, atat>r,a'.; = sensazione) ( psicol.): sono le sensazioni che proven¬ gono dai movimenti degli organi cor¬ porei. Circolo vizioso = vedi diallelo. CI inamen (è la traduzione , luereziana del greco exxXtai:, da èxxXivetv = de- vìai-e, declinare) (filos.): Emerito am¬ mette che gli atomi, invece di cadere dall’alto al basso in linea retta (ché in tal caso non potrebbero incontrarsi, né, quindi, formare i mondi c i corpi compo¬ sti). subiscono, per un Impulso interiore, una deviazione dalia linea verticale (che è appunto il clinamcn), la quale ne ten¬ de possibile l'urto. Por tale tendenza spontanea la necessità meccanica cedo nell'uomo il posto ulla volontà libero, essendo anche l'anima formata di atomi. Cogito ergo sum </ffos.): è il principio elio Cartesio assume come fondamento della certezza, dell’immediata consape¬ volezza del nostro essere spirituale: pol¬ li fatto che io penso affermo che io esi¬ sto, concepisco la realtà dell’anima co¬ me sostanza pensante, permanente, as¬ soluta, mentre i suoi contenuti sono va¬ riabili. transito rii ; il che non deve però considerarsi corno la conclusione d’un ragionamento, ma una certozza imme¬ diata e intuitiva. Coincidentia oppositorum (filos.): già in Eraclito la • tolta del Contrari -, cioè degli elementi cosmici che Bono in conflitto fra loro, in realtà 6 < un'ar¬ monia », e la vera saggezza sta nel co¬ gliere l’unità che si cela sotto la molte¬ plicità dello cose fra loro discordanti. Ncll’l 7 mo di Plotino ogni opposizione scompare. -per Nicola Cosano gli opposti si con¬ ciliano in Dio, si fondono In un’unifd indistinta, dove il massimo coincide col minimo o lo coso contraddittorie s'ap¬ pianano: se p. e. si dico che Dio è luco, esso non è luce che contrasti con le te¬ nebre, ma nolla luce influita anche le tenebre sono luce. - anche Giordano Bruno scioglie nel- VCno lo antinomìe di forma o materia, di finito e infinito, di massimo e minimo, sopprimendo ogni dualismo: ■ profonda magia 6 saper trar il contrario, dopo Aver trovato il punto do l’uniono ». Coltura (dal lat. colere = coltivare): dal¬ la cultura agri è trasferito alia cultura animar : infatti Bacone parla di cultura o georgica dello spirito come d'una parto principale dell'etica: cultura animi, guani etiam gcorgicam animi appellare consuevimus. . - Guglielmo di HcJtBoi.PT distinguo coltura o ci filtri (frane, civilisation): la ci città contribuisca a rendere l’umanità più socievole e più morale con le isti¬ tuzioni 0 coi beni materiali, mentre la coltura s’eleva ni disopra di essa con la scienza o l’arte. _,— con F. Nietzsche l'opposizione fra lo due idee si fa più recisa: la civiltà è l’ideale dell’uomo comune, del ■ greg¬ ge -, ha un carattere tecnico e mecca¬ nico, è una forma d'esistenza intesa a migliorare lo condizioni materiali del¬ l'uomo nella sua evoluzione storica; in¬ vece la coltura, nello grandi epoche sto¬ riche, è ccr-rassegnata dal dominio de¬ gli spìriti più audaci, creatori di nuovi valori, corno 11 -secolo di Pericle c la Rinascenza italiana: òjl culto degli alti valori umani. ._ cottura o civiltà s’adoperano spesso quando si pongono in contrasto due grandi tendenze storiche, come la ci¬ viltà mediterranea e la coltura germanica : la prima ha i caratteri della stabilità, dell’ordine, della chiarezza, la seconda del divenire, della profondità, dell’aspi¬ razione indefinita. Come se (filosofia del —) ifi Io».): Hans Vaihinger sostiene che il conoscere è « un semplice strumento che è utile per poterci orientare nella realtà % c, poi¬ ché il pensiero non può penetrare il mondo reale, ci foggiamo finzioni, che non hanno alcun fondamento positivo, ci comportiamo come se (als ob) le coso fossero cosi come le pensiamo: ■ fin¬ zioni nello stretto senso della parola sono quelle formazioni psicologiche ciie non solo contraddicono ulla realtà, ma sono in se stesse contraddittorie, come atomo e cosa in sé ; da questo si distin¬ guono quello idee che contraddicono solo alla realtà data, ma non sono in so stesse contraddittorie, come lo classi¬ ficazioni: sono semiflnzioni ». Queste so¬ no mezzi che il pensiero adopera nelle sue indagini o possono condurre a buoni risultati. Comportamento = vedi beaviorismo. Compositivo (logica): 11 metodo com¬ positivo ò il Beoondo momento del me¬ todo galileiano: dopo aver ottenuto col metodo risolutivo (v. quosto termine) l’ipotesi atto a spiegare un fenomeno o un gruppo di fenomeni, essa è ve- Comprendere — 24 — Conoscenza ri ficaia applicandola ai casi particolari, I ne d'esperienza; in questa verificazione consisto appunto il metodo compositivo. Comprendere (film.): riceve un parti¬ colare significato dal tedesco G. Dil¬ they, che lo distìnguo dal semplice co¬ noscere: comprendere (ted. : vcrstchcn) ò vivere o rivivero ( crlcbcn) interiormente un’idea in modo che soggetto o oggetto coincidano, che essa si faccia nostra per via immediata, cioè per intuizione. Men- tro il conoscere si riferisce a oggetti este¬ riori, meccanici, come avviene nelle scienze della natura ; il comprendere in¬ vece ha il suo posto nelle scienze sto¬ riche, dove il vero storico rivive i fatti che narra, di guisa cho fra l’autore d’un avvenimento storico e chi lo narra v’è solo differenza di grado, non di qualità. Comprensione (Tonica): la compren¬ sione d’un concetto ò il numero delle « note essenziali « che esso contiene o I cho si esprimono nella sua definizione 1 (vedi; astrazione, estensione). Concetto (dal lat. curri e capio = « pren- j do insieme », cho traduce il gr. da auv e Xajxpdcvco) (Ionica): ò un pro¬ dotto mentalo elio riunisce in un tutto [ le note essenziali d’una classe di esseri j o di coso; p. o. l’uomo, il genio. - concetti puri o a priori (come p. e. causa, sostanza) sono quelli tratti non dall’esperienza, tua dalla ragione, c for¬ niti dei caratteri dcll'Mnircrsalifd o della necessità, ossia validi per tutti gli cs- | seri ragionevoli o per tutti gli oggetti che essi denotano; devono esprimere l'cssenca dell’oggetto e quindi ciascun concetto non può essere diverso da quel¬ lo che ò. Socrate viene considerato il fondatore della teoria del concetto; Aristotele nc ha poi studiato e for¬ mulato i caratteri essenziali. - concetti empirici sono idee generali che servono a definire classi d ? oggetti o di coso dato nell’esperienza ; p. c. mam¬ mifero, vertebrato. Concettualismo (film.): nella questio¬ no degli universali designa la teoria cho sta di mezzo fra il realismo e il no¬ minalismo e fu introdotta da Abelar¬ do: secondo tale concezione gli univer¬ sali non sono né reali, né puri nomi, ma esprimono qualità comuni a classi di individui e hanno esistenza, come con¬ cetti ( conceptus ), nella mente umana (v. universali, realismo, nominalismo). Concordanza (metodo di — ) (logica): è uno dei metodi che lo Stuart Mill in¬ segna nella sua logica per ricercare o 1 isolare la causa. La formula ò la seguen¬ te: se due o più casi d’un fenomeno concordano in una sola circostanza sem¬ pre presente, questa è la causa del fe¬ nomeno ; p. o. : più corpi, in circostanze differenti e in esperienze variato, si fon¬ dono e volatilizzano quando sono sotto¬ posti a una forte temperatura; quindi la fusione e la volatilizzaziono hanno per causa il calore, unica circostanza comune. Si collega con la raccolta d’o- sempi atti a scoprire la « natura *, la qualità essenziale d'un fenomeno, rac¬ colta che fu detta da Bacone tabula praesentiae. — Gli altri metodi di Stuart Mill sono: di differenza, dello variazioni concomitanti, dei residui (v. questi termini). Concreto (dal lat. concrescere = coagu¬ larsi, rapprendersi; opposto: astratto): in generale si dico concreto un oggetto o un fatto quando si considera quale è dato nell’esperienza, con tutti i carat¬ teri che lo costituiscono: p. e. un deter¬ minato cappello bianco 6 concreto; cap¬ pello, bianco, presi separatamente, sono astratti. - in senso più rigoroso: dicesi con¬ creta una cosa, un essere, nn atto, un’i¬ dea, quando si concepisce come un’u¬ nità organizzata In un tutto, una sin¬ tesi d’e omenti molteplici. Condizionato (opposto: incondiziona¬ to) (filos .): indica ciò che per essere suppone una condizione, ossia ciò la cui esistenza dipende da un’altra cosa; è sinonimo di relativo. Condizione (in generale): è una qualità o una circostanza considerata come un’esigenza necessaria aH’esistero d’una cosa, al prodursi di un fenomeno ; p. e. ; l’ossigeno è la condizione della vita. - (logica): la condiziono è il princi¬ pio, il fondamento ; il condizionato è la conseguenza, l’applicazione del prin¬ cipio. Conoscenza: consiste ncll’aver presento alla coscienza un oggetto, sia questo interiore, p. e. un’idea: sia esteriore, p. e. un fenomeno del inondo esterno. Si distinguono diversi gradi di cono¬ scenza : - a) volgare: ò slegata, superficiale, mira per lo pili all’utile immediato; -à) scientifica: vuol cogliere i rapporti fra le cose, rappresentarseli chiaramen¬ te, spiegarli o descriverli obbiettiva¬ mente, esporli con ordine; - c) filosofica: tende a collegare una classe di cognizioni o di fenomeni con una visione generale delTuni verso, dove Conosci te stesso — 25 — Contingentismo il tutto è determinato possibilmente da un unico principio supcriore, sia questo la materia o l’idea o lo spirito o un prin¬ cipio indistinto in cui materia e spirito sono fusi in un tutto. Conosci te stesso (filos.): con queste parole Socrate Invito l’uomo a rien¬ trare in se stesso per cogliere il suo vero essere. Per es.. Lachete o Micia, sono due valorosi che perù ignorano che cosa sia il coraggio; Socrate, interrogando, li conduco a constatare eho non sanno citi che essi sono e il avvia a prender chiara coscienza della loro realtà in¬ teriore e profonda. _Piattino, obbedendo, come Kraclito o Socrate, all’Invito del Ilio, che prescrive il • conosci te stesso ■, pensa che l’ani¬ ma, rientrando in se stessa, scopre tutta la ricchezza della vita intcriore, coglie la parte divina che contlono o s'innalza aU'Uno Infinito. __ anche per S. AGOSTINO conoscer se stesso 6 un mezzo per giungere a Dio: noli forai! ire, in te redi, in interiore ho- mine habitat rcritas, o nell’anima tro¬ viamo l’intelligenza, l’amore,la cono¬ scenza, tre facoltà d'ugual valore, che no formano una sola e sono l’immagino della Trinità divina. .- anche per Campanella il w»c« te ipsum rivela tre coso fondamentali, dal momento che conoscere ed essere co¬ incidono: so sento ili essere, significa che ho la potenza di essere, so di es¬ sere, voglio essere, (passe, nasse, ielle); ho pure la coscienza dei limiti del co¬ noscere umano e quindi anche dell’es¬ sere universale e divino, il quale b in grado perfetto posse, nosse, velie: po¬ tenza, sapienza, amore. - per Cartesio il * conosci te Btesso » offre l’immediata intuitiva certezza del¬ l’esistenza del nostro io cosciente, del¬ l’anima come res cogitane, come realtà sostanziale, distinta dal suo contenuto, cioè dal processi coscienti che si succe¬ dono nel nostro interno. - per Heokl « Il conosci te stesso è la norma suprema eho esprime la natura dello spirito e Questo, esaminandosi nel suo sviluppo storico o nei sistemi che si succedono nel tempo, scopre che esso è llbora creazione, verità assoluta, che si viene svelando gradatamente per lo sforzo secolare dei pensatori. Ogni grando sistema filosofico è un momento necessario d’un tutto. Consensus gentlum (filos.): b l’accor¬ do di tutti gli uomini intorno a certo affermazioni tenute per vere; 6 addotto come una dello prove dell'esistenza di Dio. Contemplazione (opposto: pratica) (fi- los.): b l’attività spirituale, cosi forte¬ mente presa dal suo oggetto, che il sog¬ getto, obliandosi, fa con esso una cosu Boia. _ in Aristotele contemplare («-cm- pztv), in opposizione al fare (7TpxTTCtv), designa la vita speculativa, la cono¬ scenza più alta, quella dell'ordine co¬ smico, delle sue leggi eterne, che ei li¬ bera dalle angustie della vita quoti¬ diana e dei rapporti umani; 6 il bene più alto. - Plotino estende il concetto di con¬ templazione (Oeoiptoc) a tutti gli esseri, gtaoehé la oorronto spirituale elio emana dall 'Uno, cioè (la’.:» divinità, fa sentire la sua azione, per successivo grada¬ zioni, in tutto l’universo, col carattere d'un’attività creatrice o plasmatrice. Contingente e contingenza (oppo¬ sto: necessario o necessità) (filos.): espri¬ me tutto ciò che può essere o non essere, ciò elio può essere diverso da quello che è, olio non è sostanzialo o essenziale, ed avviene per causo accidentali. - nella SCOLASTICA mcdlocvalo dieosi futuro contingente l’avvenimento, che, formo restando tutte le condizioni at¬ tuali, può prodursi o non prodursi uel tempo a venire o quindi non può essere oggetto di scienza certa. S. Tommaso pensa eho Dio conosco anche i futuri contingenti, pur restando salva la libertà umana. Contingente mundi (filos.): b una delie prove posto dalia Scolastica a fondamento dell'esistenza di Dio: < se tutto lo cose fossero tali che potrebbero ancho hou essere (cioè, se fossero con¬ tingenti), vi sarebbe stato un tempo in cui nulla era; ma se cosi fosse, ancor og¬ gi nulla Barebbe, giacché ciò che non ò (ossia ciò che sarà contingente), incomin¬ cia ad essere solo per mezzo di ciò che è (ossia, per mezzo deU’assolufo); quindi tutti gli esseri non sono puramente possibili, contingenti, ma v’è qualche cosa di non contingente, di necessario, cioè Dio > (8 . Tojimaso). Contingentismo o filosofia della contingenza (filos.): servo a designa¬ re il complesso dello dottrino che nella spiegazione dell’universo assegnano ima parto più o meno grande alia contin- i gema. _ il francese Emilio BoCTROOX ha dato particolare rilievo a questa dot- 1 trina; egli pensa infatti che a mano a Contraddittorio — 26 — Cosa in sè mano che si sale dalle formo Inferiori degli esseri alle forme superiori, dalla chimica alla biologia o da questa alla psicologia, si introducono nuovi modi di realtà (la qualità, la rtta, la coscien¬ za, l’auto-coscienza), In cui il ferreo con catcnamento di causa od effetto ohe si osserva nel mondo tìsico si viene atte nuando, fino a scomparire nella libertà spirituale umana; perciò la vita del ponsiero è una novità continua, In cui il nuovo non si può spiegare col vecchio. Il superiore con l’Inferiore, perché con¬ tiene qualcosa di più e di nuovo (con¬ tingente), che nella realtà inferiore non c'era. Contraddittorio (logica): due giudizi, due concetti dloonsl contraddittoril, quando l'affermazione del primo irnpll- I ca la negazione del secondo ; ò contrad¬ dittoria anche una proposizione in cui il predicato affermi una qualità o modo di essere opposta a quella espressa dal soggetto. Contraddizione (logica): il principili di contraddizione ò cosi formnlnto da Aristotele: «due giudizi, dei quali l’uno nega quello stesso che l’altro afforma (A è B, A non è B), non possono essere veri nel medesimo tempo e otto il me¬ desimo rispetto, poiché non ò possibile ammettere che alcuno pensi cho la stes¬ sa cosa sia o non sla» (àSuvavOV Ù7TO- Aaupàvetv vaùv&v elvat xal (xv) elvoci). -Leibniz lm dato di questo principio una formula più semplice: «A non ò non A», cioè un giudizioò falBO quando ' soggetto e predicato si contraddicono. - (filos.): Hegel pone la contraddi¬ ziono nel cuore della realtà vera, ossia nel pensiero: ogni idea contiene in sé la sua negazione, ciò' un’idea opposta che spinge a un nuovo concetto più alto comprendente e conciliante in sé i due primi : il primo concetto ò la tesi, il se¬ condo ’ antitesi , il erzo la sintesi. Que¬ st'ultimo subisce lo stesso destino, c cosi il movimento dello spirito i recede sem¬ pre più oltre, finché tutta la realtà è trasformata in puro ponsiero, in una « reto di concetti »: l’attività pensante diviene processo cosmico, che abbraccia tutte lo cose e tutte da sé lo produce (V. coincidcntia oppositorum). Contradictio in adiecto (logica): è la contraddizione fra un termino e ciò che vi si aggiunge ( adiectum ), aggettivo o sostantivo; p. e.: legno ferreo. Contrario (logica): sono contrarie due proposizioni opposte e universali, l'una affermativa e l'altra negativa; p. e.: 1 * tutti gli uomini sono mortali ; nessun uomo ò mortale » ; sono contrari due concetti, quando l’aiiermazione dell’uno implica la negazione dell'altro; p. e.: bianco, non bianco. Contrattualismo (diritto): è la teoria dell’origine contrattuale dello Stato, che ebbe la sua forma più perfetta e famosa nel Contratto sociale di G. G. Rousseau ( 1762). Il principio è: lo Stato si fonda sulla volontà individuale dei consociati, i quali l’hanno costituito per mezzo di un contratto. Se si pensa con I’Hobbes che, nel dar vita allo Stato, l’Individuo rinunzia a ogni suo diritto, si ha il go¬ verno dispotico, so con Locke si sta¬ bilisce ina rapporto bilaterale fra indi¬ viduo e Stato, si ha il governo liberale ; so col Rousseau si considera innlicna- liilo ogni diritto individuale, cosicché i singoli, riuniti in assemblea, possono, con un semplice atto di volontà, far tabula rasa d’ogni governo e magistrato esistente, si ha il governo radicale. Corpo (filos,): per Cartesio e Spinoza ò corpo ciò che ha estensione o moto, il quale non è altro che una successione di luoghi occupati da un corpo nell’e¬ stensione; per Berkeley o Hume, ne¬ gata resistenza della materia, il corpo è un complesso di idee o sensazioni as¬ sociate. Corsi e ricorsi (filos.): è la legge uni¬ versale che per il Vico regge la vita dei popoli e rispecchia le fasi di svi¬ luppo dello spirito individuale: il sen¬ so, la fantasia, la mente pura, corrispon¬ denti, nella vita pratica, alla passione ferina, alla soggezione a una legge di forza e arbitrio, alla libera osservanza dei dettami della ragione. Cosi ogni popolo trascorre necessariamente dalla violenza dolio stato ferino alla vita civile, e, in conformità dell'eterna natura umana, dove ripercorrere il suo corso, ricadere, per un processo degenerativo, nel senso o nella violenza, e dalla barbarle ripren¬ derò il moto ascensivo, iniziare 11 ri¬ corso. Vico trasse questa sua dottrina dalle indagini sulla storia di Roma, generalizzata e integrata, qua e là, con quella di Grecia. Cosa in sè (opposto: fenomeno): espri¬ me il carattere dello coso considerate por sé, fuori dei soggetto che le cono¬ sce, o in maniera da questo indipen¬ dente. - per Kant è il quid inconoscibile che si cela dietro ai fenomeni e no è il fon¬ damento; è posta fuori del tempo e dello spazio, non vi si possono appi!- Cose e persone — 27 — Creazione care lo categorie, valido solo poi feno¬ meni. __ Schopenhauer vedo la cosa in so nella volontà metafisica, fondamento ultimo o immanente del divenire co¬ smico: volontà ili vivere, for/.a cieca, inconscia, elio « si accendo ima lampada noi corvello umano », cioè si fa consa¬ pevole solo nell’uomo. --- corno concetto limite la cosa in sé stabilisco, per Kant, il confine fra il conoscibile o l incomiscibile £ è ciò che ó al di là dell’esperienza, oggetto di una intuizione non sensibile, ma solo intellettuale, elio è negata all’uomo. Cose o persone (morale): per Kant lo cose sono mezzi , oggetti per i nostri bi¬ sogni (in linguaggio economico: beni materiali ); lo persouo sono non mezzi ma /ini in si, hanno un valore assoluto che si misura non dall’uso oho so ne può fare, corno avviono delle cose, ma dal rispetto che si deve all’esscro ragio¬ nevole. in ciò che ha di intimo o invio¬ labile. Coscienza (lat. conscirc = sapere insie¬ me, detto di più persone che conoscono le stesse cose; gr. erjvei8r,<T(.S* da (T'jv = lnslemo c tema tS = sapere; oppo¬ sto: incoscienza) (psicol .): è la cono¬ scenza immediata, diretta dei propri! stali, o anche il ripiegarsi dello spirito sopra so stesso per indagamo il conte¬ nuto, o, in un torzo significato, l'insio- mo dei processi psichici che si succedo¬ no nel nostro interno. • - (morale): la coscienza morale ò non solo il ripiegarsi sopra se stesso per considerare i proprii atti, ma anche per ’ apprezzarli, per giudicarli buoni o cat¬ tivi, dondo un compiacimento interiore o il rimorso. Coscienza trascendentale </«os.): 6 per Kant la coscienza d’uu io sempre identico a so stesso, d’un io pensante, sempre ugualo in mezzo al continuo fluire di tutto lo rappresentazioni, che vengono unificate, collegate in un tutto appunto grazio alla coscienza trascon- dontale; perciò l'io ò un’untfd sintetica primordiale, che entra in rapporto con una molteplicità, cioè con lo intuizioni sensibili, lo unifica, ne fa una scienza (la matematica o la fisica). Cosmo (gr. xóc|Aoq = ordino, ornamen¬ to, mondo ordinato) ( filos .): usato a significare dapprima l’ordino d’un eser¬ cito. poi la costituzione ordinata d'imo Stato, e di qui trasferito all’unf verso ; la regolarità o la costanza della vita uma¬ na, svolgontesi in una cerchia ben defi¬ nita di leggi e di costumi, apparvero in¬ fatti all'uomo prima che apparisse chia¬ ramente l'uniformità della naturn o della le noe naturale, che fu detta Stxv) (= costume, giustizia). Cosmogonia (gr. xód|Aoi; = mondo, yovV) — generazione): è il sistema che ( espone l’origine e la formazione del ■ mondo, Bia ricorrendo al mito e alla i leggenda, sia con rigore scientifico. Cosmologia (gr. xóoixo; = mondo o Xóyo? — discorso): è la scienza che ri¬ cerca le leggi generali dell'universo, sor¬ ta coi primi filosofi greci, quando, per spiegare l’ordino del mondo, alle cause personali o mitiche si sostituirono cause impersonali o naturali. Cosmologia razionale ( lilos .): è per Kant il complesso dei problemi riguar¬ danti la natura e l’origine del mondo considerato corno unità assolila posta a fondamento del fenomeni. Cosmologica (prova) dell’esistenza di Dio (/ilo*.): corrispondo alla prova det¬ ta contingentia mundi (vedi questo ter¬ mine); è sostenuta da Aristotele c da S. Tommaso, che la ospone in questi ter¬ mini : ■ tutto ciò che 6 mosso, ò mosso da qualche cosa, e muovere non è altro cho far passare una cosa dalla potenza all'affo; ora una cosa non può esser fatta passare dalia potenza all'atto se non da ciò che 6 In atto, il cho non è possi¬ bile all'infinito, giacché i motori secondi muovono solo perché essi stessi sono mossi da un primo motore, come il ba¬ stone non si muove cho per il movimento che è nella mano ». Cosmopolitismo (gr. xócrjxo; = mon¬ do, TzriXhrfi - cittadino): porgli Stoici l’uomo A cittadino del mondo; poi¬ ché l’anima umana è parte della ragione cosmica (divinac particula aurae, dice Cicerone), tutti gli uomini sono fra¬ telli e uguali in questo grande patria che 6 l'universo, la città di Giovo (Alò? 7 tóXi;, secondo l’espressione dell'impe¬ ratore stoico Marco Aurelio). Creazione: in generale esprime l’aziono per cui una cosa è fatta passare dal nulla alKcsserc. Il mondo è stato posto nella realtà in un momento doto (prima del quale Dio solo esisteva, fuori del tempo o dello spazio), per un atto vo¬ lontario di Dio. - in senso piti rigoroso si riferisce ai mondo nel suo essere (non nel suo dive¬ nire) o nella sua totalità (comprenden¬ dovi il tempo, la durata in tutti i suoi termini); quindi come relazione pura, eterna, indipendente dal movimento Creazione continuata — 28 — . Critica dal divenire, da ogni passaggio: tale ò il pensiero di S. Tommaso, oggetto di non poche controversie. -per V. Gioberti l’idea di creazione è « inseparabile da quella di causa presa in senso assoluto ed è considerata come il nesso fra la causa assolata (Dio) e il suo effetto » (il mondo); donde la for¬ mula « l’Ente crea l’esistente % o il prin¬ cipio elio la nostra anima apprende» in¬ tuisce Dio come infinita attività crea¬ trice. - in senso relativo di « creazione arti¬ stica • : presuppone ima materia preesi¬ stente (marmo, bronzo, legno, linguag¬ gio), nella quale s’incorpora c agisco la potenza dello spirito, dando vita a ope¬ re nuovo, a un mondo idealo, più reale, spesso, del mondo che ci sta davanti agli occhi: creare è ricreare. Creazione continuata (filos.): è per Cartesio l’azione grazie alla quale Dio conserva il mondo nell’esistenza, me¬ diante una serie ininterrotta di atti crea¬ tivi, di miracoli successivi e contiuui. Crede ut intelligas (/ilos.): espressione di S. Agostino, che si completa con l’altra: inteUige ut credasi credi por com¬ prendere, comprendi per credere; ossia: la S. Scrittura ordina di credere per comprendere lo verità rivelate da Dio all’uomo; ma rintelligenza, che proce¬ do aneli’cssa da Dio, ci offre lo ragioni naturali per credere, ci da lo prove per chiarire le verità della fede: inteUige ut credas verbum menni, crede ut intelligas verbum Dei. La massima viene ripresa da S. Anselmo. Credenza (psicol.): il credere ò una di¬ sposizione naturale dell’uomo e, in un senso generale, s’avvicina o opinione , in quanto ci induce ad affermare una cosa 1 rappresentandoci come sulllcienti i mo¬ tivi della nostra affermazione, anche so li sentiamo incompleti; in senso più ristretto ò raccogliere un’affermazione per fiducia in chi afferma, per ragioni estrinseche. - (filos.): per D. Hume il principio di causa è dovuto soltanto alla credenza, non è uu rapporto necessario: la suc¬ cessione abituale di due fenomeni A o B (p. e. il calore c la dilatazione d’un corpo) genera nella mento una fidu¬ ciosa aspettazione, per cui, quando con¬ statiamo il fenomeno A, attendiamo senz’altro, anticipiamo mentalmente il fenomeno B; noi crediamo alla succes¬ sione costante dei duo fatti, che è poi, invece, solo un’associazione dì impres¬ sioni, di idee, cementata dall’abitudine. -per Kant la credenza o fedo inoralo è * la disposizione a tener per vero ciò elio ò inaccessibile alla ricerca teore¬ tica », ciò che non ò logicamente dimo¬ strabile, « benché fondato sulla ragiono sotto l’aspetto pratico»* cosi, poiché la virtù ò ciò elio ci rende degni d’es¬ sere felici, e il perfetto accordo fra la volontà o la logge morale, cioè la virtù perfetta c la santità, non ò raggiungi¬ bile nel mondo sensibile, ò necessario ammettere rimmortolità dell’anima o l’esistenza di Dio; però l’una o l’altra sono oggetto d’una fede morale, sono una certezza puramente pratica, cioè « la fiducia nel conseguimento d’un fino al quale ò dovere, mirare ». Cristologica (controversia) (rclig.): nel soc. Ili, IV c V d. Or. sorsero intorno alla persona di Cristo c all'unione in ossa dello duo nature, umana o divina, discussioni interminabili, dette contro¬ versie cristologiclie (Cristologia = dot¬ trina intorno a Cristo). Il motivo capi¬ tale di esse ò nell’affermazione, tenace¬ mente propugnata dai Padri della Chio¬ sa: Cristo è il Logos, mentre, secondo la filosofia greca, il logos ò la ragione consi¬ derata come l’unità dei supremi prin¬ cipi! del cosmo, del pensiero o della mo¬ rale, ossia della divinità stessa In quan¬ to è ordinatrice c attiva. Arno sostiene invece che il Verbo ò un essere creato, differente dal Padre nella sostanza; i Monopisiti (dal gr. = unico, <pùaL<; = natura) negano la distinzione delle duo naturo, asserendo cho la na¬ tura divina ha assorbito la natura uma¬ na ecc. : dottrino combattute dai Padri della Chiosa e condannate dai Concili!. Criterio di verità (gr. xptTYjpiov, da xptvco = giudico) (Zo(/t‘ca): ò il segno decisivo, estrinseco o intrinseco, atto a far distinguere la verità o la falsità d’un'affermazione: tale segno è, p. e.» l’evidenza per gli Stoici o Cartesio, l'ac¬ cordo fra le idee per l’idealismo, l’espe¬ rienza ripetuta pel positivismo ecc. Critica (dal gr. xp£vo> = giudico, esa¬ mino): in generale consiste nel sotto¬ porre ad esame un principio, un’asser¬ zione, un fatto, per stabilirne il grado di credibilità o il valore prima di acco¬ glierli come veri; cosi avviene, p. e., nella critica storica. -per Kant ò una ricerca intorno alla ragione umana in tutto le sfere della sua attività (nel conoscere, nelPoperare moralmente, nel sentimento del bello). La critica tende a separare ciò che allo spirito umano proviene passivamente Criticismo — 29 Deismo dal mondo esterno, ossia ciò che ò em¬ pirico, a poste riori, e che Kant denomina materia, da ciò che ù un’attività oiter¬ naria della stessa ragione, ossia da ciò che ò puro, a priori , o che vien detto forma. Cosi nel conoscere sono a priori le intuizioni dello spazio o del tempo e lo categorie; nella condotta morale la leggo morale non deriva dall’esperienza ma è un fatto della ragione, è pura for¬ ma; nel giudizio estetico l’essenziale non è la realtà empirica dell’oggetto che si dice bello, ma la rappresenta¬ zione, cioè un’attività dello spirito. In¬ fine, per spiegare certe produzioni della natura, non spiegabili col meccanismo, si ricorro alla finalità Interna, cioè si afferma che nella natura l’idea del tutto ò In ragiono dell’esistenza e dell’accor¬ do delle parti, corno avviene negli esseri viventi, nei quali la natura s’organizza grazio a un’arte tutta intcriore, non per una causa esterna, qual è quella, ad es., che agisce in un orologio. Criticismo (filo»-)' ò la dottrina di Kant o della sua scuola, fondata su questi principi!: a) lo spirito umano im¬ pone ai fenomeni le sue forme , le sue attività costitutive, vaio a dire le in¬ tuizioni puro dello spazio e del tempo c le categorie; b) lo categorie, cioè i concetti puri dell’intelletto, non pos¬ sono applicarsi a oggetti posti fuori dell'esperienza (l’anima, il mondo, Dio); c) l’uomo conosce solo fenomeni e l’as¬ soluto gli sfugge. Cruciale (dal lat. crux = croce, come segno indicatore della via da prende¬ re) (logica): per Bacone instantiac cru¬ cis (fatti cruciali) sono le esperienze ri¬ solutive che decidono fra due ipotesi contrarie. D Darwinismo; è la dottrina di C. Dar¬ win che, accolto il principio della va¬ riabilità dello specie animali, vugl spie¬ garlo mediante: 1) la lotta per l esi¬ stenza che dà la vittoria ai meglio a- datti; 2) l’ambiente elio crea modifica¬ zioni organiche o qualità; 3) 1 eredita- rietà, per cui i caratteri acquisiti dal¬ l’individuo si fissano nella specie, e si accrescono grazie anche alla correlazio¬ ne di sviluppo, per cui i mutamenti In una parto del corpo determinano muta¬ menti anche nelle altre parti. Dato (s’oppone a ciò che ò costruito, ela¬ borato, dedotto) ( filos .): designai prin¬ cipi! generali, le condizioni, i fatti che sono una premessa necessaria per ri¬ spondere a una questione o risolvere un problema. Deduzione (opposto: induzione) (logi¬ ca): è il procedimento logico che va daH’universale al particolare, dai prin¬ cipi! allo conseguenze, o anche da una o più proposizioni a una o più altre proposizioni,come necessarie conseguen¬ ze. (.'osi nella fisica da una legge otte¬ nuta per via Induttiva si possono de¬ durre altre leggi subordinate o applica¬ zioni di essa; CARTESIO, dalla proposi¬ zione: « Dio ò un essere verace », trae quest'altra: «egli non può ingannarci quando ci fa credere all’esistenza reale d’un mondo esterno ». La forma tipica della deduzione ò data dal sillogismo aristotelico. Vedi Sillogismo. Deduzione trascendentale (filos.): ò per Kant il procedimento che ricerca se le categorie possono applicarsi ai fe¬ nomeni, so sono la condiziono neces¬ saria e sufficente dell'esperienza. La so¬ luzione ò data dall 'immaginazione crea- trice, « funziono cieca dell’anima ma in¬ dispensabile », facoltà Intermediarla fra la sensibilità e l’intelletto, per la quale l’io si realizza, entra in rapporto con la molteplicità delle cose sensibili, le unifi¬ ca, dando l’oggettività alle leggi della natura; quindi non solo cogito ergo sam, ma anche cogito, ergo rea sunt (v. sche¬ ma). Definizione (logica): ha per fine di de¬ terminare l’essenza d'una cosa, d'un’i¬ dea, enumerandone lo note essenziali. La Scolastica dice: definitio fit per ge- nus proximum et per differcntiam spe- cif icam, intendendo per genere prossi¬ mo la classe di cui una cosa è parte, e per differenza specifica i caratteri pro¬ pri! della cosa stessa: p. es., definendo l’uomo un mammifero bimane, il ter¬ mine mammifero ò il genere prossimo, il termino bimane la differenza speci¬ fica. Degnità: tormino usato dal Vico nella Scienza nuova ; equi vaio ad assioma, (gr. à^o>|Aa, da (z^ioc — degno) e sorve a indicare le idee fondamentali intorno alla fantasia, all’intelletto, al mito, alla religione ecc. Deismo: è l’idea della divinità ottenuta per opera della sola ragione, senza l’au¬ silio della fede rivelata e dei dogmi, e resistenza. Questa concezione domina Demiurgo 30 — Determinismo soprattutto nell'ILLUMINISMO (sec. XVII e XVIII): è pure la religione del Maz¬ zini. Demiurgo (gr. SmuoopYÓG, da = popolo e rad. épy = opero, lavoro; quindi: chi lavora pel pubblico, artefi¬ ce); ( filo8 .): con questo nome vicn desi¬ gnato nel Timeo di Platone il dio arte¬ fice dell'universo, che plasma il cosmo dando forma all’informe, regola c ordine a ciò che ò senza regola o ordine, te¬ nendo l’occhio fisso alle idee, come a modelli perfetti ed eterni di tutte le co¬ se. Il cosmos, opera del demiurgo, è por Platone un essere vivente, fornito di ciò che v’ò di più nobile ed essen¬ ziale in un essere vivente, l'amma, che ò poi l’anima del viondo. Democrazia (gr. $7)(jtoxpaT(a = potere del popolo) (filos.): per Platonf. ò il governo dei molti (ol 770 XX 0 O, avente per fine la libertà, la quale può, per ec¬ cessivo desiderio d’uguaglianza, dege¬ nerare facilmente in anarchia e tiran¬ nide. -Aristotele, nella sua celebro teoria delle forme di governo, considera le for¬ me pure, cioè quelle che hanno por fine d’attuare la giustizia, o sono la monar- càia, Varistocrazia, la democrazia (se- condoché governa uno solo , una mino¬ ranza o la generalità dei cittadini). A queste corrispondono tre formo cor¬ rotte: la tirannide, 1 Oligarchia, la de¬ magogia, quando il governo ò esercita¬ to a Bolo beneficio di chi lo tiene. -oggi è la forma di governo in cui la sovranità risiede nella volontà popo¬ lare, intesa come l’espressione della maggioranza numerica dei cittadini riu¬ niti in assemblea (Rousseau). Demone (gr. Sat(jL6>v) {filos.): è un se¬ gno o uno spirito o, meglio, una voce ammonitrice, cosa al tutto intima e per¬ sonale di Socrate, non una personifica¬ zione divina: « è come una voce che io ho in me fin da fanciullo, la quale ogni volta che mi si fa sentire, sempre mi dissuade da cosa che io sia per fare, e non mai ad alcuna mi persuade; è que¬ sta che mi vieta d’occuparnii delle cose dello Stato e mi pare faccia ottima¬ mente a vietarmelo ». Questo Satjj.6- vióv ti è dunque un segno personalis¬ simo, come ognuno In certi casi e mo¬ menti della vita può sperimentare più o meno sensibilmente per conto proprio (Valgimigli). Deontologia (gr. tò Séov = il dovere, e Xóyo<; = discorso) (morale): termino usato dall’inglese G. Bentuam per in dicare la scienza dei doveri sociali, in cui la virtù ò ridotta aH’aòiZi7à individuale , clic però riconosce la necessità d’assi¬ stere gli altri per averne il contraccam¬ bio, fondare l’armonia degli interessi economici, la pace sociale e la moralità comune. Determinazione (logica): cousiste nel- l’ftggiungere una noia a un concetto, il cui contenuto, cioè la « comprensio¬ ne % si arricchisce, si determina meglio, mentre la sua « ostensione si restringo (v. comprensione ed estensione). - (filos): Spinoza dice: omnis determi - natio negatio, cioè ogni determinazione o definizione ò una negazione, ossia una limitazione, e non può applicarsi alla sostanza divina, essendo incompatibile col carattere di infinità che questa pos¬ siede. Determinismo (opposto: contingenza, libertà del volere) (scienza): ò la dottrina per la quale tutti I fenomeni naturali sono soggetti al principio di causa, in forza del quale ogni fenomeno è deter¬ minato da un altro fenomeno che lo precede. Essa presuppone due condi¬ zioni: 1. l’ordine della natura è costante , cioè le leggi non subiscono eccezioni; 2. l’ordine della natura ò universale , cioè non vi sono fatti che non siano regolati da leggi. •- (filos.): è la dottrina secondo la qua¬ le non solo,! fatti naturali, oggetto delle scienze fisiche, ma anche le azioni uma¬ ne, oggetto delle scienze morali e sto¬ riche, ubbidiscono al principio di causa e formano una scric ben concatenata e ininterrotta, nella quale ogni azione ha la sua causa in una o più azioni precedenti, senza eccezioni; perciò la libertà del volere o ò negata o diviene problematica. Allora il determinismo, per spiegare questa ferrea concatena¬ zione, prende un duplice aspetto: 1 . dc- icmiinismo fisico, per cui non v’ò atomo né nel sistema nervoso, né ncH’universo, la cui posiziono non sia determinata dalla somma delle azioni meccaniche che sopra di esso esercitano gli altri atomi; quindi chi conoscosse la posi¬ ziono degli atomi del corpo umano e, a un tempo, degli atomi dell’universo ca¬ paci d’agire su quello, determinerebbe con precisione le azioni presenti e fu¬ ture d’una persona; 2. determinismo psi¬ cologico, per cui il passaggio da uno stato psichico a un altro ò som prò sog¬ getto al principio di causa; quindi tra I fatti psichici v’ò lo stesso rapporto causale e meccanico che tra i fatti fisici. Determinismo economico — 31 — Diallelo - per Spinoza l'uomo, come parto della natura, è Boggotto alle stesse leggi di questa, o diviene una macchina spi- rituale (automotori spirituale); riacqui¬ sta la sua libertà solo se pub innalzarsi a vedere la molteplicità delle cose corno uno svolgimento della sostanza «•/’* nita, cioè giunge alla conoscenza intui- tira della divinità. Determinismo economico: v. mate¬ rialismo storico. ..... Determinismo teologico itilo».); è la dottrina elio riconosce a Dio, concepito come essere infinito o intelligenza per¬ fetta, una prescienza assoluta di tutti gli avvenimenti futuri. S. Agostino interpreta questa previsione come una conoscenza attuale del tutto: M per 1 e- tcraità nulla passa, tutto è presente •: la predestinazione divina non è altro che la prescienza infallibile delle opere future, per le quali Dio prepara lo circostanze e le grazie salutari ai suoi eletti: ìsta sua dona quibuscumqne ito¬ ne/. pronti duino se donaiitrum esse prue- scirii et in sua praescientia praepara- oit. La stessa libertà umana sta solo nella possibilità che ha l’uomo di pec¬ care : nomo habet de suo nisi mendacrum et peccatami Deus nuigis habet in potè- state volunlates hominum quam ipsi silos (v. predestinazione). Anche per S. Tom¬ maso tutto le cose che sono nel tempo sono presenti a Dio nella sua eternità: omnia quae sunt in tempore sunt Dco in aeterno praesentia. Diade <gr. Sodi?) i/ilos.); usata dai Greci per indicare le coppie di idee opposte, adoperate come principio di spiegazione dello cose: p. c. l’uno o il molteplice, il pari e l’impari, il limitato e 1 illimi¬ tato ecc. nella dottrina pitagorica. Dialettica (gr. StaXexTix-}] t éyyi) = ftI " te dialettica, da 8taXéY Etvl = disputare) < tilos .): Zenone d’KLEA è detto da Ari¬ stotele l’inventore dell’arte dialettica, che consiste nel trarre da una risposta 1 d’tm interlocutore a una data questione le conseguenze che ossa comporta o nel dimostrare che queste contraddicono alla tesi principale o portano a una tesi opposta, non meno giustificabile della prima. - per Platone la dialettica consiste nel salire di proposizione in proposi¬ zione, di concetto in concetto, alle verità più generali, al principiì, alle idee. Que¬ sto passaggio si chiarisce e si rileva nella discussione fra più interlocutori, o an¬ che mediante un dialogizzare tutto inte¬ riore: « colui che sa interrogare e rispon¬ dere come lo chiameremo noi se non dialettico 1 » Nel Concito si legge: ■ S’in¬ comincia dalle cose belle di quaggiù e, tratti dall’amore della bellezza, si sale come per una scala da un corpo bello a due, e da due a tutti, da tutti i corpi belli alle belle istituzioni, alle bolle scienze, finché si pervenga alla stessa bellezza divina •, cioè all'idra del bello, esemplare eterno. Immutabile, perfetto. _ jrer Kant la dialettica trascendentale, clic è la seconda parto della logica tra¬ scendentale, ha per oggetto lo studio dell'illusione inevitabile in cut cade lo spirito umano, quando, mediante ra¬ gionamenti teorici, pretendo di doter- miuaro la natura dell'anima, del mondo, di Dio, cioè delle idee della ragione og¬ getto della metatisica, e oltrepassare l'esperienza, cadendo in paralogismi e contraddizioni insolubili. Perciò la me¬ tafisica come scienza nor è possibile: tali idee, alle quali manca un’intuizione corrispondente, sono non principi! co¬ stitutivi, ma soltanto regolativi, cioè potrebbero servire nllTntellctto come regola nell’lnvestlgaziono degli oggetti c aprire la via alla pratica, olla reli¬ gione ecc. _ per Hegel la dialettica consiste nel riconoscere l’unità del concetti contrad- dittorii e nello scoprire il principio di tale unità in un concetto superiore: ogni concetto, se vonga preso Isolato dagli altri, è imperfetti, non vero, un’espressione parziale della verità ; per¬ ciò esige, per completarsi, un altro con¬ cetto che è il buo contrario: cosi 11 con¬ cetto di essere non si comprende senza il suo opposto, non essere, !a tesi senza l'aulitosi; ma la contraddizione, per un movimento naturale del pensiero, de- v'osscrc tolta, e i due concetti opposti si conciliano, si conservano, si elevano nel concetto del divenire, che ne è la sintesi concreta, fonte però di nuove opposizioni. _ oggi il termine dialettica può Indi¬ care sia l’arte e l’abilità di ragionare con argomentazioni stringenti (come quando si paria d'una dialettica ser¬ rata), sia, in senso peggiorativo, l’uso di ragionamenti ingegnosi, sottili, ma Diallelo (gr. 8iàXXr)Xo?, da Sta àXXrj- Xov = l’uno per mezzo dell’ altro) (to¬ pica): è il nome greco del sofisma detto circolo vizioso. Lo scettico Agrippa af¬ ferma che i dogmatici provano la ve¬ rità del sensibile ricorrendo alVinteUi- gibilc o la verità di questo col sensibile Dianoetico - S3 — Dio cosicché tutto il nostro sapere è chiuso in un circolo vizioso: si prova A con B e B con A. Dianoetico (gr. 8t«— voyjtixÓ? = Intel¬ lettuale) (filos.): Aristotele distingue lo virtù in dianoetiche ed etiche ; le prime, lo più elevate, sono lo virtù della pura ragione (voug), o cioè scienza, arte, sag¬ gezza, sapienza, che attuano la vita teoretica , cioè speculativa o contempla¬ tiva, affine e vicina olla vita della di¬ vinità. Dianoia (gr. Sta—vola, da voéo = pen¬ so) (/ilo».): per Platone ò la riflessione intellettiva, grado del conoscerò che con lo studio dello matematiche prepara l’a- soesa della mente verso la torma più elevata di conoscenza, che è la cono¬ scenza delle idee (vóvjcrtO» o determina cosi la conversione dall’anima da ciò che nasco e perisce alla verità o al- T « essere reale «, oioè al mondo delle idee. Dicotomia (gr. Si/otoj/ìo, da, e Téjivco = divido in due parti) (h>- gica): è la divisione d’un concetto in due concetti generalmente contrarii, o anche la classificazione d’un genere in due specie che ne esprimono tutto il contenuto; p. o. gli animali in verte¬ brati o invertebrati. Dictum de omni et nullo (Zotica): esprime la nozione che tutto ciò che è affermato o negato d’un genero ò puro affermato o negato delle specie o degli individui contenuti nel genere. Differenza (metodo di — ) (logica): ò il secondo del metodi dello Stuart Mill per la ricerca della causa. La formula è: se un caso nel quale il fenomeno si verifica e un caso nel qualo non si ve¬ rifica hanno in comune tutte lo circo¬ stanze meno una, che si presenta nel primo caso e non nel secondo, questa è la causa del fenomeno : p. e. la causa per cui la colonna del mercurio s'in¬ nalza nel barometro si può ricercare facendo II vuoto; ossia: sopprimendo la pressione atmosferica, mentre tutto I lo altre circostanze restano immutate, e vedendo il mercurio scendere, si con¬ cludo elio la causa ricercata è il peso dell’aria. SI riconnetto alla tabula ab - sentine di Bacone. Gli altri metodi dello Stuart Mlll sono: di concordanza, delle variazioni concomitanti, dei residui (v. questi termini). Differenza specifica: v. definizione . Dignità (in generale): ò il sentimento di rispetto che l’uomo deve avere verso se stesso, come essere ragionevole. - (morale): in opposizione a prezzo, per Kant esprime il valore assoluto del- l’essero ragionevole, come fine in sé. Dilemma (gr. Sia—Xap^àvco = prendo da due parti) (logica): è un sillogismo composto, che pone due alternative, dalle quali vien tratta una conclusione identica, in modo da non lasciare una via d’uscita; p. e.; contro la tortura: « o il torturato è forte tanto da soppor¬ tare I tormenti, e dirà quel eli© vuole; o è debole da non poter resistere, e dirà quel che vogliono i giudici: in ambedue i casi la tortura non conduce alla ve¬ rità ». Dinamico e dinamismo (dal gr. Suva- (Xi£= forza; opposto: meccanico o mec¬ canismo) (filos): si applicano tali deno¬ minazioni a quello dottrine che vedono nella forza o neW energia l’essenza del¬ l’universo; forza che agisco non dal¬ l’esterno ma dall’intorno, con sponta¬ neità e attività trasformatrice o crea¬ trice incessante, quindi irriducibile alle leggi meccaniche. Lo teorio dinamiche pongono il tutto prima delle parti, ciò che è vivente prima di ciò che è privo di vita, ciò che ò superiore atto a spie¬ gare ciò che è inferiore. - In opposizione a statico si usa a In¬ dicare ciò che si trasforma, si sviluppa, diviene senza tregua. Dio; GII aspetti e i significati principali di questo termino complesso e oscuro nel suo sviluppo storico si possono cosi riassumere : - a) nelle religioni piii antiche l’Idea di Dio sembra sorgere da un antropomor¬ fismo spontaneo, cioè si concepisce Dio sul modello dell’Uomo, sia che si colle¬ ghi con la fede nella sopravvivenza dei morti c col culto degli avi, sia che lo si pensi come il simbolo del gruppo so¬ ciale; si oscilla fra l’idea di Dio pen¬ sato come una forza, e l’idea di Dio concepito come Un essere più o meno personale ; - b) per l’azione del pensiero filosofico e scientifico Dio è pensato come l’unità essenziale di tutti gli elementi dell’uni¬ verso: unità della sostanza prima, come nei Presocratici; idea dell’essere puro, come in Piatone o in Aristotele; su¬ periore a tutte le categorie logiche e ad ogni idea di persona, ineffabile, come in Plotino; costituente la realtà essen¬ ziale del mondo, col quale si identifica, come nel panteismo (v. panteismo). - c) Dio essere morale, giusto e buono, rispondente all’esigenza che ha l’uomo di credere al valore della propria azione. Dio 33 Discorsivo e discorso a un essere che sia garante dei nostri fini più alti, cioè dei valori spirituali. -Tra gli altri, 11 francese M. Blondel vede nell’idea di Dio tre aspetti, cia¬ scuno dei quali tendo a predominare In tempi e mentalità diverse: a) il Dio del* TAntico Testamento, il rigido domina¬ tore che riferisce tutto a sé. oggetto di rispetto e, più, di timore;è) il Dio intel¬ ligenza o tutto chiarezza e verità, do¬ vuto alla tradizione ellenica; c) il Deus charitas, tutto amore per le creature, il Dio Cristiano. Dio (prove dell’esistenza di — ) ( filos .); "Te* principali sono: - 1. la prova cosmologica , cho dall’esi- sten/.a del mondo, cioè del condizio¬ nato, del contingente o doll’imperfotto, conchiude all’esistenza d’una causa pri¬ ma, d’un incondizionato, necessario o 1 l>erfetto. Cosi per Aristotele Dio, spi¬ rito puro, è la causa prima d’ogni mo¬ vimento, è primo motore immobile ( 7TpcoTOV x.ivoOv àx(vT)TOV); è seguito dalla Scolastica (S. Tommaso ecc.). Op¬ pone Kant cho dal fatto ohe noi af¬ fermiamo una causalità nel inondo dei fenomeni, non si può logicamente de- | durre ohe v’è una causalità del mondo fuori del mondo, dato cho essa è al di fuori del campo della nostra esperienza empirica, alla quulo soltanto può la no- stia monto applicare la categoria di causa. — 2. prova ontologica, eho dall'idea di Dio, come dell'essere più perfetto, de¬ duce la sua esistenza, giacché un essere soltanto pensato, ma non esistente, non sarebbe l’essere perfetto; è concepita da S. Anselmo, respinta da S. Tom¬ maso, seguita da Cartesio, Spinoza, Leibniz, Hegel, occ. Kant nega che nel concetto d’una cosa sia contenuta Tesistonza corno nota essenziale: cento talleri reali non contengono più noto essenziali di conto talleri pensati. Ma, osserva Hegel, conto talleri non sono un concetto, e tanto mono paragona¬ bili con l’idea di Dio; in questa resi¬ stenza è implicita, non come un'idea cho s’aggiunge a un’altra idea eteroge¬ nea: l’idea di Dio e 1'osistenza coincido¬ no, come dove avvenire nel più alto principio cui possa giungere la filosofia; - 3. prova teleologica o fisico-teologica: le cose della natura non solo rivelano ordine o regolarità, inspiegabili con la nozione di causa, ma formano un si¬ stema. convergono verso un’unità su¬ prema, come a un fine ultimo ; donde la necessità d’ammettere l’esistenza d’un essere cho pone e attua i fini manife- stantisi nella vita della natura. È so¬ stenuta da Socrate, Platone, Ari¬ stotele, dalla Scolastica occ. Kant fa osservare che, pur ammettendo essere lo opere della natura paragonabili a quello d’un artista, si giungo solo a un Dio artefice ordinatore della materia, non a un Dio creatore; per passare dalla considcraziono d’un ordino nel mondo all’eslstcuza d’un essere necessario o perfetto, bisogna far ricorso alla prova cosmofogica e ontologica, lo quali van¬ no inoontro — egli dice — ud altre ob¬ biezioni non meno gravi (v. sopra); - 4. prova morale o etico-teologica, che dall'esistenza della legge morale in noi trae la prova dell’esistenza di Dio fuori di noi. Kant, per accordare l’idea doV dovere con la felicità, ammette un pr cf grosso indefinito verso la santità, cioè verso la virtù perfetta che esigo la sop¬ pressione della sensibilità; na ciò è pos¬ sibile solo se la nostra personalità per¬ siste, ossia so ò immortale, grazie nH’u- ziouo sul mondo d’un essere in cni l'u¬ nione della santità o della felicità è at¬ tuata. Però questa prova non consento la conoscenza metafisica d’una sostanza divina, ma solo una credenza razionale, che s’accorda col risultati della Critica della ragion pura. Hegel oppone cho Kant, appoggiando la prova dell* esi¬ stenza di Dio alia credenza monile, presuppone implicita ncll'idqa di Dio 1 ’esistcnza; cade perciò in una gravo eoutraddizione, perché lia prima con¬ dannato tale identità, che ò il fonda¬ mento della prova ontologica, da lui respinta. Discontinuo (opposto: continuo) (/<- lo8.): ò detto cosi, p. e., il sistema di A. CÒlfTK, che ammetto una separa¬ zione netta o irriti nei hi le fra lo diverso classi dei fenomeni (astronomici, fìsici, chimici, biologici, sociali), studiati dallo singole scicnzo; discontinuo è puro il contingentismo (v. questo termine) del Bornio! x. - discontinuo è detto dal Bergson il tempo matematico , pensato come una li¬ nea composta di punti, di istanti che si succedono ugnali, senza fondersi o compcnctrarsi; continuo ò invece il tem¬ po vissuto. Discorsivo e discorso (opposto: in tuitivo c intuizione) (filos.): è discorsiva l’operazione del pensiero che, per giun¬ gere alla conclusione cui mira, si vaio d’una serie concatenata di idee, di pro¬ posizioni; essa ò propria dell’intolligen- Distributiva — 34 — Dualismo za (del discorso — X6yo$). intesa co¬ me facoltà analitica atta a separare un tutto nelle sue riarti, come strumen¬ to necessario del ragionamento, sia nella rito comune sia nell’attività scientifica. Distributiva (giustizia): v. giustizia. Divenire (opposto: essere): in generale esprime la serio dei mutamenti pei quali posso un essere nel volger del tempo; p. e., il divenire del mondo. - (/ito.): Eraclito por primo nella storia del pensiero europoo pone corno principio del cosmo il divenire, il per¬ petuo fluire di tutte lo cose, per cui si fa roalo ciò che un momento prima non ora, e cesso d'esser reale ciò cho un momento prima era. Mentre la maggior parte del filosofi ricercano in ciò che ò stabile e immutabile la vera roaltà, e il divenire ora vieno negato, ora ridotto a pura apparenza, ora conciliato con l'essere; lo dottrine opposte vedono nell’evoluzione, nella mobilità, nel can¬ giamento l’essenza della realtà, consi¬ derando l'essere e la sostanza come cose inerti e morte (v. evoluzione). Docta ignoranti;! (/ito.): è il titolo d’un’opora importante di Nicolo (‘usa- no: esprime il più alto grado del co¬ noscere, l’intuizione di Dio che è una visto sinc comprehensionc, per cui si ac¬ quista la chiara consapevolezza che della divinità non si puh dare nessuna determinazione particolare, che non lo si può dare nomo alcuno, perchè un nome proviene dulPopposizIone d’una cosa a un’altra ( alteritas) e in Dio ogni oj> posizione scompare. Dogma (gr. Sóyfxoc, da Soxéco: opinio¬ ne. decreto) (relig.): esprimo il decreto d’un concilio, un principio religioso con¬ siderato verità inoppugnabile. - ( filos .): designa comunemente un principio piii affermato che provato, o anche imposto da un’autorità o accolto senza esame critico. Dogmatismo (opposto: scetticismo) ( fi- los.): Kant chiama dogmatici i filosofi cho fanno uso di principii o di concetti senza ricercare per quale via e con che diritto si pervenga ad affermarli, ossia senza una critica preventiva del nostro potere di conoscere. Dolore ( psicnl .): ò uno stato affettivo indefinibile per la sua semplicità, che si presenta come dolore fisico, cioè come sensazione penosa più o meno localiz¬ zata, o come dolore morale (v. piacere), (filos.): il dolore è considerato dai Greci corno un ostacolo alla felicità cui l’uomo aspira naturalmente, come qual¬ che cosa di ostile cho dovessero elimi¬ nato con ogni mezzo; mentre il Cri¬ stianesimo ha sublimato il doloro, che diviene mezzo di purificazione e di ele¬ vazione morale, soprattutto per l'a¬ zione dell'esempio di Gesù, che, assu¬ mendo corpo mortalo, ne ha preso tutto le infermità, è stato vinto, deprezzato, umiliato o ha subito il supplizio dello schiavo. Doppia verità (/ito.): ò la dottrina in- trodotta da Averrok, secondo la quale può essere vero nella filosofia ciò elio è ritenuto falso ed errato nella reli¬ gione, e inversamente; donde nna scis¬ sione interiore dello spirito. Dovere (morale): in senso concreto è una norma determinata di condotta, un'ob¬ bligazione ben definita: p. e. i doveri verso la famiglia, la patria. - in senso generale e astratto è l’obbli- gazione morale, considerata separata¬ mente dal suo contenuto, ima legge, un comando, cui si deve obbedire. - per Kant consiste ueirobbodiro a un comando, a un imperativo categorico, valido incondizionatamente por ogni essere ragionevole, che si può, ma non si deve trasgredire. Dualismo (opposto: monismo) (relig .): applicato per la prima volta da T. Hyde nel 1700 per designare un si¬ stema religioso in cui a un principio buono s’oppone un principio cattivo, l’uno e l’altro eterni e in eterno con¬ trasto fra loro, come nella religione di Zoroastro. - (filos.): si applica alle dottrino che ricorrono a due principii opposti e irri¬ ducibili por spiegare l’universo o quindi Ri presenta, anzitutto, come dualismo cosmico: in Platone fra la materia, oscura, ostile, causa del perpetuo can¬ giamento e del perenne fluire di tutte le cose, c lo spirito, il mondo delle idee, essenze eterne, fuori del nostro pensie¬ ro, sostegno del mondo reale; in Ari¬ stotele fra la materia, docile alle esi¬ genze dello spirito, plasmabile, o la forma, l’idea che s’inserisce nella ma¬ teria, la, plasma e la perfeziona; in Cartesio fra la res cogitans , lo spirito, e la res extcnsa , la materia; in Kant fra il mondo dello cose in sé, inconosci¬ bile, e il mondo dei fenomeni., aporto alla nostra conoscenza. - dal dualismo cosmico discende un dualismo conoscitivo, che fissa e scinde duo formo di conoscenza, derivanti da due facoltà dello spirito, il senso e la Dualità — 35 — Edonismo ragione, donde la conoscenza sensi¬ bile o la razionale, e il loro opposto va¬ lore. -o’è un dualismo morale, che dori va dal contrasto fra senso e ragione, cioè fra il piacere e l'utile da una parte, posti a fondamento della morule dell’edonismo di Aiustippo di Cirene, di Epicuro e del moderno utilitarismo, e l'attività ra¬ zionate dall'altra, caratterizzata dal disinteresse verso i boni sensibili e dal¬ l'obbedienza allo norme dettate dalla ragione, come nell’cticn di Platone e di Kant. Dualità: il Gioberti dà a questo ter¬ mino un senso più generale che a dua¬ lismo: ■ Ogni ordino di conoscibili, egli dice, ci si manifesta come una dualità, che è quanto dire che non possiamo ponsare un oggetto, senza che la cogni¬ zione di esso importi quella d’un og¬ getto congiunto e correlativo. Cosi l'i¬ dea di Dio inchiude quella dell'univer¬ so, il concetto dell'universo comprendo quella di Dio; essa si reitera in una successione indefinita, fino all’ultima specie materiale, e risplendo in tutti gli ordini della natura ». Dubbio (in generale): stato di Incertezza, di indecisione, in cui viene a trovarsi 10 spirito per la difficoltà grave, o an¬ che Insormontabile, di giungere a un’af- ferinaziono conclusiva. - (filos.): si distingue un dubbio me¬ todico, cho consiste nel sospendere prov¬ visoriamente il giudizio Intorno al va¬ lore d’un'Idea, d'una teoria, o anche della scienza (Cartesio), finché la ri¬ cerca non giunga a conclusioni sicure o a un principio certo; e un dubbio scettico, cho consiste nel pensare che né 11 senso né la ragiono siano capaci di cogliere la verità, la realtà vera delle cose, e cho l’uomo perciò apprenda solo apparenze. Durata ( filos .): pel francese E. Berg¬ son 6 , non il tempo matematico, quan¬ titativo, concepito come una serie di¬ scontinua di momenti eguali, a somi¬ glianzà dei punti d’una linea geome¬ trica, ma il tempo vissuto, che sentiamo fluire nella coscienza, una successione continua di processi qualitativi., di espe¬ rienze spirituali, cho si compenetrano, si fondono in uno sviluppo continuo, imprevedibile, libero, passano l’una nell'altra come una corrente intcriore, ininterrotta, a guisa d’un fiume che tra¬ scini seco tutto le sue acque, cosicché il passato vivo nel presente e l'uno e l'altro si prolungano nel futuro, costi¬ tuendo la vita profonda dello spirito, mascherata e deformata per lo più dal¬ le abitudini meccaniche. Da durata vio- ne colta nella sua purezza e semplicità dall’intuizione (vedi questo termine) per via immediata, cho perù esige pre¬ parazione o sforzo. E Ecceità (lat. scol. haecceitas, da haecce res, che traduce l’aristotelico rò róSe ti = questa cosa qui) (filos.): termino co¬ niato da Duns Scoto per designare il principium individuationis, cioè i carat¬ teri che distinguono un individuo da un altro e dei quali il più importante, ultima realitas, è la volontà. Il principio ildl’liaecceitas è perciò collegato ad una tendenza volontaristica (v. volontari¬ smo) in contrasto con l'inlcUettualismo (V. questo termine) di S. Tommaso. Eclettismo (dai gr. èy.)dfsiv = sceglie¬ re) (filos.): in senso largo consiste nella tendenza a cogliere in tutte le filosofie le affermazioni positive (considerando che ogni sistema filosofico è falso in ciò che nega, vero in ciò che afferma), lo verità che l'esperienza dei secoli ha con¬ sacrate, a conciliarle o comporlo In una dottrina armonica o coerente, che sia quasi il credo filosofico del genere umano. Eclettica è, ad cs., la dottrina di Cicerone. - in senso più preciso, eclettismo è la conciliazione di tesi diverso o anello contrarie, che si raggiungo subordinando quelle tesi a un principio superiore: p. e. Victor Cocsin, capo della Scuola eclettica francese, s’appoggia al fatto che in ogni uomo esisto un senso del vero, il quale contiene allo stato latente le verità filosofiche eterno cho si disco¬ prono interrogando la coscienza e ri¬ correndo alla riflessione; la ragione è come una luce cho illumina l’anima umana, una specie di rivelazione uni¬ versale. Economica (teoria) della conoscen¬ za: v. teoria economica della conoscenza. Edonismo (dal gr. Y;Sovvj = piacere) (filos.): comprende lo dottrine che pon¬ gono come principio unico della morale il piacere, che e il bene più alto, men¬ tre il suo opposto, il doloro, è da evi¬ tare come un male; in senso rigoroso si applica alla dottrina di Aiustippo di Cirene, meno propriamente all’epi¬ cureismo e all'utilitarismo di G. Ben¬ tham e di G. Stuart Mii.l (quest’ultimo Effetto — 30 — Empirico stabilisco tra i piaceri differenze quali¬ tative, distinguendo piaceri più o meno elevati, mentre Aristippo, come poi Bentham, prendo come misura delle cose l’intensità dei piaceri). La calma dello spirito, l 'atarassia di Epicuro o la ricerca doU'utilc sociale dello Stuart MII 1 , che arriva lino al sacrificio di sé pel fieno comune, sono perciò molto lontani dall'edonismo vero e proprio. Effetto = vedi causa. Efficente (dal lat. eflicere = produrre, gr. 7 toi 7 )Tiy. 6 v = efficiens, Ciò,) (lilos.): in senso generale si applica alla causa intesa nella sua piena ostensione. - in senso piti ristretto: è il terzo si¬ gnificato dato da Aristotele al termino causa, cioè quella « donde è il principio del movimento » ( oi>£v 7 ) àp /.')) tt)S xiVYjfTEtoq): è la causa motrice. Egocentrismo (lilos.): letteralmento consiste nel fare del proprio io il cen¬ tro doll’tiniverso, ossia nel riferirò tutte lo coso al proprio io, che divieue il centro del piccolo mondo elio ci sta intorno o poi anche del cosmo in generale; quindi, in un linguaggio più rigoroso, consiste ncU'identideare i valori personalI coi valori del mondo circostante o i valori del mondo circostante col mondo del valori in generalo. Egoismo (opposto: altruismo) (psicol.): è l’amore di se stesso, la tendenza natu¬ rale a protessero la propria esistenza e i propril fieni; «l'istinto fondamen¬ tale nell’uomo come nell'animale è l'e¬ goismo, cioè l’impulso a vivere e a ben vivere « (Schopenhauer). - (morale)-. 6 la tendenza a subordi¬ nare il beno e le esigenze altrui al fieno e alle esigenze proprie e ad applicare questo principio come criterio per giu¬ dicare gli atti altrui e i proprii. -- (metafisica)-, l’egoismo metafìsico corrisponde a solipsismo, che è voca¬ bolo più usato, o sta nel considerare l’esistenza degli altri esseri come illu¬ soria o dubbia: soltanto il mondo della mia coscienza esiste o l’affermazione d’nna realtà fuori della mia coscienza è contraddittoria. (Per Schopenhauer ehi la pensa cosi non ha bisogno d’essere confutato, ma solo d’iuta cura medica). Egotismo (in generale)-. 6 la coltura e- sclusiva delVio, della propria persona¬ lità, l’educazione raffinata dei senti¬ menti egoistici, con tendenza estetica o creduta tale. Eidetico (gr. el&oq, tema i§, da cui vedere , idea) (psicol.): b! dice eidetica la tendenza, frequente nei fanciulli, a richiamare t ricordi recenti sotto forma di immagini visive, dette anche eide¬ tiche, o a proiettarle all’esterno. - (lilos.): nella Fenomenologia di Hus¬ serl, filosofo tedesco contemporaneo, l’aggettivo eidetico si riferisco all'essm- za ideale, alla forma o idea nel senso platonico-aristotelico, o si oppone a em¬ pirico: le essenze pure, oggetto dello scienze eidetiche, sono strutture uni¬ versali, extratemporali, indipendenti dai fatti empirici. Elemento: in generale gli elementi sono lo parti semplici cho compongono i corpi e in cui questi si possono risolvere. Acqua, aria, terra e fuoco erano 1 quat¬ tro elementi di cui si credeva composta la materia (Empedocle). Dieonsi ele¬ menti aueho i primi rudimenti delle arti o delle scienze. Emanazione (dal lat. emanare = scor¬ rere fuoji; opposto: creazione) (lilos.): esprime il processo, affermato dagli Gnostici c dai Nkoplatonky, me¬ diante il qualo la molteplicità delle cose, sia materiali, sia spirituali, cho forma l’universo, si svolge, esco fuori dal¬ l’essere uno cho no costituisce il prin¬ cipio, senza cho vi sia discontinuità in questo sviluppo, vi sia o no diminuzione dell’Essere uno in tale operazione. - Il Cesano distingue due sensi di que¬ sto termine: imanatio in divini» duple» est, una genrratin, altera per nwdum ro- l untali», introducendo cosi nellYauma- zione l’opera della volontà, che è pro¬ pria della creazione, della generatili. Eminentiae via (lilos.): è una dello provo dell’esistenza di Pio, comune nel¬ la Scolastica: « Le cose belle della terra sono il segno rivelatore della bellezza più alta, le coso pure della purezza per¬ fetta, le cose elevato della più elevata ■ (pulchra puìeherrimum, sublimili alti»- simum, pura purisstmum ostendunt). Emozione (lat. emoveo = pongo in mo¬ vimento, scuoto) (psicol.): in generale s’appllea ad ogni stato affettivo o sen¬ timentale. - - in senso stretto s’applien agli siati affettivi, reazioni d’ima certa Intensità, d’apparizione brusca, spontanea, e di breve durata, a costituire i quali con¬ corrono stati di piacere o di dolore ac¬ compagnati o seguiti (por W. James, invece, preceduti) da movimenti e rea¬ zioni fisiologiche. Le emozioni possono essere piacevoli o spiacevoli, eccitanti o deprimenti, forti o deboli. Empirico (gr. SjjLTretpoq = che sa per esperienza; opposto: razionale, puro) Empiriocriticismo Ente ( scienza) : si applica all’osservaziono fon¬ data sull'applicazione diretta dei sensi all‘oggetto della ricerca, all’esperienza metodica cui partecipa 1 intelligenza, • i ciechi solo hanno bisogno di guida, ma chi ha gli occhi nella fronte e nella mente di quelli si ha da servire per iscorta - (Galileo); ò sinonimo di spe¬ rimentale. - (filos.): per Kant ò ciò che ò dato nell’esperienza sensibile, ciò che giunge a noi dal mondo esterno per la via dei sensi; equipollente di a posteriori (vedi questo termine). - - in senso peggiorativo, è opposto a sistematico e si dice di ciò che ò frutto di osservazione superficiale, non gui¬ data da principii e norme metodiche. Empiriocriticismo ( filos .): è la « filo¬ sofia dell'esperienza pura « concepita da Riccardo Avexariub, che vuole liberare l'idea d 'esperienza da tutte lo aggiunto del pensiero, dalle Ideo della speculazione metafisica e anche della vita pratica, fondando una teoria eco¬ nomica della conoscenza (v. teoria e. d. c.). L’esperienza pura sarebbe il sem¬ plice contenuto della percezione. Empirismo (gr. ètXTCEipta = esperien¬ za; opposto: raziottftltàmo) (filos.): com¬ prende lo dottrino che considerano l'e¬ sperienza sensibile , le Impressioni dei sensi come il fondamento e la fonte prima, essenziale, insostituibile del co¬ noscere umano; vi appartengono: nel¬ l’antichità la scuola cirenaica, la cinica, 1* epicurea, la stoica, e, nel tempi moder¬ ni, la filosofia di Bacon e, di |<ocke e di HrME, i quali non ammettono principii c fdcc innato c affermano che la cono¬ scenza spunta soltanto dal contatto con le cose, dall'esperienza dello coso ester¬ ne o dei propri! stati interni, gli ele¬ menti fondamentali sono le rappresen¬ tazioni semplici, le sensazioni, che, col- legandosi in rapporti sempre più com¬ plessi, spiegano tutta l'attività spiri¬ tuale, non escluse le creazioni più alto. Energia (gr. èvépyetcc = forza, atto) (scienza): ò la capacità, che un corpo o un gruppo di corpi possiede, di pro¬ durre una determinata quantità di la¬ voro meccanico ( £pyov). - (/Uo8.): per Aristotele l’energia, in opposizione a = potenza, ò la forza interiore che fa passare la materia dalla potenza all'atto, cioè alla realtà, che p. o. fa d'un blocco di mar¬ mo una statua. - per Leibniz 6 una via adira, (si¬ mile al nostro concetto d’energia) insita nella sostanza, nella monade, o causa interiore dei suoi mutamenti: «la sub- stanco est un ótre capable d’action; quod non agii non existit ». - il chimico G. Ostwald innalza il concotto scientifico d’energia a princi¬ pio fondamentale d’una visiono filo¬ sofica del mondo, e considera anche lo spirito come una manifestazione del¬ l'energia cosmica. L’imperativo energe¬ tico suona* non dissipare energia alcu¬ na, ma applicala utilmente. Energia (legge di conservazione dell’—) (scienza): è l’ipotesi formulata da R. MaYer, nel 1845, secondo la quale la quantità d’energia esistente nell’uni¬ verso è costante: « non v’ò in realtà che una sola forza che circola eternamente nella natura vivente e in quella Inorga¬ nica; nessun fatto avviene senza tra¬ sformazione della forza Energia specifica dei sensi ( psicol .): teoria, oggi contestata, secondo la quale ogni organo di senso reagisce agli sti¬ moli solo in una sua maniera determi¬ nata, specifica: p. e. gli stimoli mecca¬ nici, elettrici, luminosi che agiscono sul¬ le termiuazioni del nervo ottico danno solo sensazioni visivo; una corrente e- lettrica, passando pel nervo ottico, dà l’Impressione d’un lampo; agendo sul nervo acustico, produco una sensazione di suono; sulle pupille gustative, una sensazione gustativa: ossia la sensazio¬ ne trasmetto alla coscienza una qua¬ lità o uno stato dei nostri nervi, non una qualità dei corpi esterni. Ente (il lat. scoi, ens traduce il gr. TÒ 6v) (filos.): ha due significati principali: 1°. designa ciò che veramente esiste, lu realtà metafisica: cosi per Platone và 6vTX, gli enti, sono lo idee eterne, sostanze spirituali e perfette: por Plo¬ tino l’Uno, la divinità è tò èvrcoq Òv, ciò che realmente è; la Scolastica chia¬ ma Dio ens summum perfcctissimum , realissimum, e dal Gioberti Dio crea¬ tore del mondo ò dotto Ente, 2°. Desi¬ gna un oggetto osistento nel pensiero, senza che all’cstcmo gli corrisponda al¬ cunché di reale: cosi ens rationis ò un ente fittizio, creato dalla ragione, men¬ tre ens fictum è un ente formato dal¬ l’immaginazione. - però Spinoza scrive: «la Chimera, come ens rationis, e la Chimera, come ens fictum, in nessun modo si possono ricondurre agli enti, giacché la Chi¬ mera per sua natura non può esistere, c un ens fictum escludo la percezione chiara o distinta », Entelechia — 38 — Epigenesi Entelechia (gr. èvTeXéx eta * da èv TéXet é/civ = essere in atto) ( filos .): in Aristotele è dapprima la forma (eI8o£), in quanto si attua nell’eterno corso circolaro degli astri; poi è tra¬ sferita alle cose terrene, agli esseri che nascono o muoiono, nei quali appare come una forza ideale che agisco dal- l’interno con impulso creatore o si svi¬ luppa dalla materia come un germe. Ij' entelechia ò dunque un concetto Io¬ dico-ontologico, non biologico ; ò anche perfeziono attuata in opposizione al¬ l’atto in via di farsi. - Leibniz applica Ventelechia allo mo¬ nadi :, cioè alle sostanze semplici, attive, spirituali costituenti l’universo, che hanno In só una certa perfeziono (tò èvTsXè^ nonché la fonte in¬ teriore della propria attività. Entimema (dal gr. èv&'j(ji7)[Aa = la cosa pensata, da èv&ujxéojÀai = consi¬ dero in me stesso) (logica): è un sillo¬ gismo in cui una dello promesse è ta¬ ciuta: p.cs.: servare te potiti, perdere an passim negas? (sottinteso: qui servai , perdere potcst). Entità (filos.) : nella Scolastica indica ciò che forma l’essenza unificatrice d’un genere, d’un’idcu generalo (p. e. la ratio per il genero umano); c in senso peggio¬ rativo un’astrazione che vien presa por una realtà vera e propria: p. o. la vis medicairie naturar, ritenuta una forza salutifera realmente insita nella na¬ tura. Entusiasmo (gr. èv&oixnaofxó^ = ispi¬ razione divina) (filos.): per Platone, specialmente noi dialogo Ione, esprime lo stato di chi è invaso, dominato da una forza divina, ò Iv&EOS (= pieno di Pio); donde l’esaltazione in cui si ri¬ teneva dovessero trovarsi 1 poeti ispi¬ rati dalle Muso e presi da un vero o proprio furore: ■ il poeta è cosa leggera, alata, sacra, e a niente egli ò buono, se innanzi non è Ispirato da Pio e non è in furore; lo stesso Pio parla a noi per bocca sua » (Ione). Ancho 1 filosofi possono trovarsi in imo stato simile nel movimento d’ascesa verso la divinità; l’amoro filosofico è la piò alta forma dell’entusiasmo (Fedro). Eoni (gr. atu>v = eterno) (filos.): lo gno¬ stico Valentino denomina Pone per¬ fetto il principio primo dell’universo, Pio, donde escono trenta coni minori, cho sono esseri intelligibili e interme¬ diari fra Pio e l’uomo; l’ultimo cono, Sofia, ò presa dalla curiosità o dal de¬ siderio Inestinguibile di contemplare 11 Padre o di scoprire il segreto della sua natura (to Se tox&oc; elvat ^7)TY)<Ttv tou 7 raTpó^), così come nel mito della Genesi biblica la causa della prima ca¬ duta ò data dalla curiosità di conoscere il Beno e il Male. Per la colpa di Sofia 11 male fa la sua apparizione nel cosmo visibile, il quale è opera d’un demiurgo, donde la formazione dell’uomo, lo svi¬ luppo del male, il dramma della reden¬ zione compiuta daH’cone Gesù, il quale ò l’apparenza e l’involucro esteriore di queU’essere metafisico che ò il Cristo. Epagoge (gr. èTZ-à,Y(ùyi] = induzione) (logica): ò l’Induzione aristotelica o enu¬ merano perfccta , cho consisto noll’attri- bulro a un tutto ciò cho si ò affermato dolio singole parti; ossia è un ragiona¬ mento cho procedo dall’eguale all’egua¬ le, mentre l’induzione sperimentalo di Galileo o Bacone (o enumerano imper- fccta) afferma della totalità ciò che ò stato provato solo di alcuno parti. Ec¬ co un esempio di epagoge sotto forma di sillogismo: l’uomo, il cavallo, il mulo sono animali longevi; l’uomo, il caval¬ lo, 11 mnloeono i hoII animali sonza fiele; quindi tutti gli animali senza fiele sono longevi (Aristotele). Epicherema (gr. èmyzlprftLX, da E7U- XEipém = Intraprendo) (logica): è un sillogismo in cui lo promesso sono ac¬ compagnato da provo; ò detto anche sillogismo catafratto, cioè armato di tut¬ to punto; p. e. l’orazione ciceroniana prò Milone si può ridurre a un sillogi¬ smo, dove lo duo premesse sono appog¬ giato a provo: « ò lecito uccidere ehi tendo insidie; Clodio ha teso insidio a Milone; dunque Milone ha ucciso a buon diritto Clodio ». Epifenomeno (dal gr. èm-- 9 a£vo(j.aL = apparisco corno cosa accessoria; quin¬ di èm— 9 aivófiEV 0 V = fonomeno secon¬ dario) (filos.): per la dottrina cho con¬ cepisco lo spirito come un prodotto del¬ l’attività biologica, l'apparire della co¬ scienza è un epifenomeno, cioè un fe¬ nomeno accessorio, derivato dallo rim¬ ozioni fisiologiche o dall’istinto, simile quasi all’ombra che accompagna il cor¬ po. L'essenziale, per questa teoria, ò il processo nervoso e la tendenza istin¬ tiva, mentre il processo psichico è acci¬ dentale e secondario: ciò che ò supe¬ riore si spiega con ciò che ò inferiore. Epigenesi (gr. E7Ti-yCYV0jxai = nasco dopo) (scienza): ò la teoria secondo la quale le nuove formazioni negli or¬ gani e nel carattere avvengono in virtù di nuovi centri d’attività vitale e non Epistemologla — 39 — Esoterico proesistono nel germe. Questo termine si trova anche in KA.KT. Epistemologia (dal gr. ènurnjjiT] = scienza, e Xòyo<; = discorso; quindi, scienza del sapere) (/iios. ): è la dìscipli* na che ha por oggetto Tesarne critico dei principii, delle ipotesi, dei risultati delle scienze per stabilirne la validità e l’applicazione. Epochè (gr. ÌTZoyr\, da hz-éyiù = so¬ spendo, passo sotto silenzio) (filos.): per lo 8Cctlicìsmo è Tatto di sospendere ogni giudizio intorno alle coso, poiché di queste non si può affermare un predi¬ cato piuttosto che un altro, né definire in maniera dogmatica, ragioni di forza eguale potendosi invocare prò e contro ogni opinione; il meglio è tacerò: né sì, né no. Eredità (scienza): è il riprodursi noi di¬ scendenti di caratteri anatomici, fisio¬ logici, psichici e psico-patologici che si trovano negli ascondenti, non solo come caratteri della specie, ma anche come caratteri acquisiti e individuali. Eristica (dal gr. èpumx*?] vé^vY), da èpi£c«> = contendo; quindi: arte di con¬ tendere con la parola) (lavica): è l’arte di discutere, adoperando, por vincere nella disputa, argomenti sottili e in¬ gannevoli ; è la degenerazione della dia¬ lettica al tempo dei sofisti. Eros (gr. £po>s = amore) (filos.): per | Plato.ve ò l'amore rivolto alle ideo, la i tendenza filosofica che trasporta Pani- ! ma dall'amore por il bello alla visiono del perfetto esemplare della bellezza, cioè all'idea del bello, e di qui all'idea più alta, a quella del Beno (v. amore). Errore (logica): in generale si distinguo¬ no due classi d’errori: 1. errori logici, che dipendono dalla violazione delle norme logiche del pensiero, p. e. del principio di contraddizione (v. conirad- dizione); 2. errori reali, inerenti alle Idee stesse, quando queste non siano, in tutto o in parte, conformi allo cose che rappresentano come ut viene per gl ter rori de i sensi. -per gli Epicurei la possibilità dclTcr- rore non ò nella sensazione presa in se stessa, ma nel giudizio che pronunziamo intorno allo cose percepite. - per Cartesio un’idea presa in sé e per sé non è né vera, né falsa: lo di¬ viene solo se viene posta in relazione con altre, cioè negata o affermata me¬ diante il giudizio, che ò un atto della volontà, ed erra quando afferma o nega ciò che l’intelletto non vede in modo chiaro e distinto, essendo il potere vo¬ lontario disposto, per la sua stessa na¬ tura libera, a varcare i limiti dell’in¬ telletto, sul quale ò fondato il criterio di verità (vedi criterio c verità). - per Spinoza Terrore non è nulla di positivo, è solo una privazione dovuta all’imperfezione del senso, che perce¬ pisco una realtà parziale e no fa una realtà totale, come quando si prende la distanza apparente del sole per la distanza reale. Escatologia (gr. Ict^octoc = ultimo o Xóyos = discorso) (filos.): è quella parte della filosofia che ha per oggetto l’esa¬ me dei fini ultimi dell’uomo e dell’imi* verso. Esistenza (filos.): è la proprietà attri¬ buita a ciò che ò oggetto dell’esperienza attualo o dell’esperienza possibile. Quan¬ do si dice: questa cosa esiste, si esprime un giudizio sulla sua realtà. - gli Scolastici oppongono essenlia ad existcntia: la prima ò la natura con¬ cettuale della cosa, l’idea costitutiva di essa; la seconda ò la piena attualità, ultima actualitas, un quid che, aggiun¬ gendosi all’essenza, la pone nel mondo della realtà. - per S. Anselmo essenza od esistenza in Dio coincidono o anche Spinoza nella I definizione dell’Effco dice: 7 vr causata sui (cho è la sub stantia, sire Deus) intclligo id cuius essenlia invol - vii existrnf iam. - V. Gioberti distingue essere da esi¬ stere: « in latino cxsistcre, cho suona ap¬ parire, uscir fuori, emergere, mostrarsi, s’usa a significare la manifestazione d’u- na cosa che prima ora come avvilup¬ pata, Implicita in un’altra, e che, uscen¬ do, si rende visibile di fuori; quindi prodotta da una sostanza che la con¬ tiene potenzialmente, in quanto è atta a produrla », giacché II verbo sistere e I suoi derivati, p. e. subsislcre t con¬ tengono puro il concetto metafisico di sostanza; quindi Fesisfen/e non può concepirsi senza VEnte che ne ò la causa creatrice, donde la formula ideale (come il Gioberti la chiama): ■ l’Ente crea Tesistento ». Esistenziale (giudizio) = (logica): è il giudizio che afferma o nega semplice¬ mente Tesistenza d’una cosa o d’una classe di cose. Esoterico (gr. IdtoTSpixóq = interio¬ re) (filos.): dicesi particolarmente del¬ l'insegnamento cho Aristotele impar¬ tiva ai discepoli già istruiti; per esten¬ sione si dice, in generale, dell’insegna¬ mento impartito a pochi, fino a raggiun- Esperienza — 40 — Essere gere il significato di sapere occulto, accessibile a pochi iniziati (v. acroama- tico ). Esperienza (dal lat. experior — pongo alla prova) (ingenerale): ò la conoscenza diretta,Immediata, omediata, elicsi può acquistare dei fatti o dei fenomeni che si succedono in noi o fuori di noi. Y’ò un'esperienza comune o vulvare che pro¬ cede in maniera spontanea, incoerente, senza regola e precauzione, obbedendo a impulsi sentimentali o utilitari; e v’ò un’esperienza scienti fica, già detta dagli Stoici è[X“£tpta {jlsO’oSlxt) (esperienza metodica ), che nelle sue ricerche applica all’osservazione dei fatti, alla loro in¬ terpretazione e al loro coordinamento le norme suggerite dalla ragione nel suo sviluppo storico, c dall’esperienza pas¬ sata. - l’idea moderna d’esperienza si co¬ stituisce nel Hi nascimento soprattutto per opera di Galileo, seguito poi dal¬ l’empirismo inglese. Locke riconosce due fonti dell’esperienza: il senso ester¬ no e il senso interno (cioè la riflessione ), e quindi vede già nell’attività dell’In¬ telletto una condizione importante del¬ l’esperienza. - (filos.): per Kant l’esperienza consta di due fattori: a) della conoscenza doi fenomeni, cioò delle impressioni clic ci pervengono dal mondo esterno per la via dei sensi o dal inondo interno per la via della coscienza: materia passiva; b) dello spirito, che elabora il rozzo ma¬ teriale delle sensazioni, cioè dei feno¬ meni, con le intuizioni pure o a priori dello 6pazio e del tempo e con le cate¬ gorie, cioò con le forme attive. Questi duo fattori sono intimamente e indisso¬ lubilmente fusi nel l’esperienza. Esperienza possibile (filos.): si ha quando, dice Kant, « io mi rappresento insieme tutti gli oggetti sensibili esi¬ stenti in tutti i tempi e in tutti gli spazi, ossia gli oggetti che si trovano in quella parte dell’esperienza verso la quale deb¬ bo ancora progredire ». Esperienza pura (ItTos.): è la dottrina che vuole liberare il pensiero da tutto le aggiunte artificiose e superflue, come causa, tempo, sostanza eoe. e costituire •' un’idea naturale del mondo met¬ tendo nella sua vera luce il puro dato immediatamente vissuto, cioè la sen¬ sazione. Così R. Avkxarius c Vempi- rio-cri deismo. Esperimento (scienza): consiste nel ri¬ produrre artificialmente fenomeni na¬ turali col lino di poterli osservare — iso¬ landoli, ripetendoli, « provando e ri¬ provando » — nelle condizioni più fa¬ vorevoli per l’indagine scientifica. Ga¬ lileo è stato uno dei primi e più ge¬ niali sperimentatori. Essenza (lat. csscntia da esse) (logica): designa il complesso delle determina¬ zioni, cioò dei caratteri che definiscono nelle sue note costitutivo un oggetto del pensiero. Aristotele Ja definisce: oùaCa àveo CXyjs, ossia la sostanza senza la materia; p. es.: l’essenza del¬ l’albero ò data dallo qualità costitutive del concetto di albero, distinte dalla sua materia; forma c materia, unite, dànno la sostanza (oùoCa). - (filos.): è ciò che costituisce il nu¬ cleo costanto d’una cosa in opposizione alle modificazioni che non lo toccano se non superficialmente e temporanea¬ mente; così la intende Cartesio. - Spinoza aggiunge che l’essenza d’una cosa ò ciò senza di cui questa non può né esistere né essere concepita e, vice¬ versa, ciò che senza la cosa non può né esistere né essere concepita: id sine, quo res et vice versa quod sine re nec esse nec concivi potest. Essere (filos.): in opposto a divenire in¬ dica ciò che esiste o sussiste stabilmente, non ostante i mutamenti che può su¬ bire; è dunque una realtà permanente, costante, presente nell’esperienza o an¬ che accessibile al solo pensiero; por gli uni (per cs.: Parmenide o Platone) l’idea dell’essere è la più ricca di con¬ tenuto; per gli altri (per es.: Hegel o Rosmini) è l'idea più semplice o più povera di contenuto; ma sempre di grande valore speculativo. - Parmenide por primo pensa l'essere come la realtà vera, immutabile, per¬ fetta, senza passato né futuro, posta In un eterno presente, unità del tutto o- mogenea, accessibile al solo pensiero logico; mentre il non essere ò apparenza mutevole o dipendente dall’esperienza ingannevole dei sensi. - per Democrito l'essere è posto nella pluralità degli atomi, che si muovono nel vuoto, cioè nel non essere, il quale ò quindi una realtà anch’essa. - per Platone ressero è nelle Idee. - per Hegel, so ad una cosa si tolgono tutto le determinazioni e le qualità, ri¬ mane la pura affermazione* questa co¬ sa è; ossia l’idea più semplice, più a- stratta, più povera di contenuto, che richiama alla mente l’idea opposta, cioè quella del non essere. È il punto di par¬ tenza (Iella logica hegeliana, e della dia- Essoterico — 41 Esterno lettica (v. questo termine) ; infatti « la verità dell'essere {tesi) e del non essere (antitesi) è la loro unità, la quale ò di¬ venire ( sintesi ); l’essere, se vicn pen¬ sato nel divenire, è un formarsi, un in¬ cominciare ; invece il non essere ò un passare ». L’idea decessero è un’idea della ragione (v. qui sotto l’esempio ci¬ tato nel Nuovo Saggio del Rosmini). -anche pel Rosmini ■ se dall’idea con¬ creta di M. nostro amico voglio rimo- vero ciò che ha di proprio e originale, non mi resta più l’idea del mio amico, ma solo l’idea comune di un uomo; se poi astraggo le qualità proprie del¬ l’uomo, mi resta un’idea più generale, cioè l'idea d’un animale; io posso allo stesso modo colla mia mente astrane dalle qualità proprie dell’animale o mi resta allora l’idea d’un puro corpo privo di sensitività, dotato solo di vegetazio¬ ne; voglio ancora colla mente togliere da lui ogni vegetazione, allora la mia Idea ò divenuta l’idea d’un corpo in genero; se infine non voglio badare a ciò che ha di proprio il corpo, rimane allora l’idea più universale di tutte, cioè l’idea d’un ente, senza che questo nel mio pensiero sia determinato da nessuna qualità cognita, l’idea dell’es¬ sere è dunque quella, tolta la quale, è tolto interamente il pensare ed è resa impossibile qualsiasi altra idea ». Però l’idea dell’essere « che è la verità prima e la ragione suprema, presuppone chi dia l’essere alle coso che esistono, ossia l’essere in sé, Dio, causa ». Essoterico (gr. èScoTepixò»; Xóyo<;, letteralmente: « discorso esteriore *): si riferisce all’insegnamento dato in forma popolare, senza rigore scientifico, e fu applicato dapprima al libri di Aristote¬ le che esponevano le cognizioni in for¬ ma Bcmplico e piana, in opposto ai libri esoterici (v. esoterico e acroamatico). Estasi (gr. ot aot<;, da è^(<JTa(xat = esco fuori di me) (rclig.): è il feno¬ meno essenziale e conclusivo del misti¬ cismo: è uno stato eccezionale, in cui l’anima, interrotta ogni comunicazione col mondo esterno, oscurata la coscienza di sé, e in sé tutta chiusa, acquista la certezza di comunicare con un oggetto interno che ò l’Essere infinito, divino; sento che si attua nella sua interiorità la presenza di Dio, che essa ò immersa e fusa nella sostanza divina. È asso¬ ciata a un’emotlvit.i intensa o delicata. -Anche per Plotino, che la descrive per esperienza propria, l'estasi è un'as¬ similazione dell’anima al divino: una specie di presenza (Trapouota) di Dio, di contatto (èrra^) con Ini, una con¬ templazione (#£cop£a) in cui scompare la distinzione fra soggetto e oggetto, un dono di sé (£7r£$oaic), un dono però che non è un annientamento, ma un arricchimento. Estensione (logica): designa il numero degli oggetti cui il concetto può rife¬ rirsi, che è massima, p. e., nel concetto di corpo, minima, p. e. nel concetto di genio musicale; ossia è tanto più ampia quanto più il concetto ò generalo (v. astrazione o comprensione). - ( filos .): per Cartesio è l’attributo della sostanza corporea (rcs extensa) ; per Spinoza ò invece uno degli infiniti attributi della sostanza divina. Esterno (mondo—) (in opp. a mondo interno , costituito dalla nostra vita psicologica, con tutti i suoi processi co¬ scienti o inconsci!) (filos.): il problema filosofico riguardante il mondo esterno è cosa quasi naturalo per lo spirito u- mano, giacché, come dice E. Mcyerson, l’uomo fa della metafìsica cosi come respira. Si possono indicare nell’ordine seguente le principali risposte. - a) il realismo ingenuo, il più sponta¬ neo e il più diffuso: il mondo esterno coi suoi corpi, i suoi fenomeni, lo spazio o il tempo, ò cosi come noi lo percepiamo, è una realtà indipendente dallo spirito che lo conosce e lo rispocchia nella sua vera esistenza o nel suo divenire; b) il realismo critico (con Galileo, Car¬ tesio, Spinoza, Locke, ecc.) distingue nel mondo esterno una parte che esiste in se stessa, indipendente dal soggetto, e che consta delle qualità primarie (grandezza, figura, numero, moto ecc.) o una parto puramente soggettiva, che non ha esistenza in sé, ma soltanto nel soggetto percipiente (qualità secondarie: colori, odori, sapori, suoni, ecc.); - c) Yidcalismo conoscitivo (con Ber¬ keley, Hume, ScnopENHAUER), se¬ condo cui i corpi e i fenomeni si risol¬ vono in percezioni c ideo: esse est per¬ vi pi, come dice Berkeley; o « il mondo è la mia rappresentazione », come dice Schopenhauer; - d) Yidealismo trascendentale di Kant, pel quale il mondo è un complesso di fenomeni (cioè di rappresentazioni), che noi disponiamo nello forme dello spazio e del tempo (intuizioni pure della no¬ stra sensibilità) o coordiniamo nello ca¬ tegorie (formo o concetti puri dell'in- tclletto); dietro ad essi sta la cosa in sé, che si sottrae alla nostra conoscenza ; Estetica — 42 — Evemerismo _l 'idealismo assoluto di Fichte, Schel¬ ling Hegel, i quali negano la oosa in sé o pensano olle il pensiero non solo ordina il mondo esterno (oome afferma Kant), ma lo crea, lo fa usoiro dalla propria attività. Estetica (dal gr. aloOv)Tixó<; = sensi¬ bile) (/ilos.): ò la scienza che ha per oggetto lo studio e l’apprezzamento del bello (V. bello). _ _ i n Kant l 'estetica trascendentale 6 quella parto della « Critica della ragion pura » che ha per oggetto la ricerca delle forme 'pure o a priori della sensibilità, c cioè lo intuizioni pure dello spazio e del tempo. Eternità (/il os.): si dico di ciò che è li¬ bero da tutti i caratteri specifici della durata, di ciò che è fuori del tempo. -Sulla guida di S. Agostino. Boezio distingue eterno da infinito: * altra cosa è percorrere successivamente le parti d'un’esistenza senza termine, come di quella che Fiatone o Aristotele attri- . buìscono al mondo (il tempo infinito), altra cosa ò abbracciare un'esistenza in¬ finita tutta intera egualmente prosento ». Eteronomia = v. autonomia. Etica (/«os.): Aristotele introduce il termino etico (7)tHxó?. da 'flf'/C, = co¬ stume) per designare una speciale classo di virtfi. I suol seguaci denominarono • opere etiche » (tà 7)*Hxà) gli scritti del Maestro che trattavano questioni d'indole inoralo; piti tardi Cicerone tradusse etico con moralis o in Seneca appare la philosophia moralis (da mos = costume). L’etica è una scienza nor¬ mativa, la « scienza del bene », quindi non di ciò che 6, ma di ciò che dee’ es¬ sere, in quanto vuol fornire le norme della condotta morale, stabilire un prin¬ cipio dell’azione, dipendente dal prin¬ cipio fondamentale seguito da ciascuna dottrina filosofica. _ Vien detta anche scienza dei valori mirali, poiché il giudizio morale esprimo il valore che un’azione, un’idea, un sen¬ timento ha per l’uomo. - La riflessione moralo si inizia ben presto in Grecia col poeti, con Esiodo, Teognide, Solone, Senofane, determi¬ nando e formulando con precisione cre¬ scente l’idea della giustizia, del diritto, della rettitudine; però la scienza filo¬ sofica della morale ha in Socrate il suo fondatore, col quale incomincia l'in¬ dagine intorno al l’essenza del bene o al concetto di viriti, considerata come mez¬ zo sicuro per raggiungere la felicità, che è il fine posto da tutte lo dottrine an¬ tiche all’operare umano. Questa con¬ cezione è seguita e sviluppata in vario modo da Platone, da Aristotele, da¬ gli Stoici, mentre Cirenaici od /epicu¬ rei additano nel piacere la via per arri¬ vare alla felicità: quelli nel piacere mo¬ mentaneo e in atto, questi nell assenza del doloro (v. edonismo e eudemonismo). - Kant considera la felicità come un fine esteriore, mutabile, sensibile, di¬ pendente dalle « inclinazioni », e dà al¬ l’etica un fondamento razionale: un’a¬ zione è morale se è fatta per obbedienza alla legge morale, che emana dalla nostra ragione, non si preoccupa delle conse¬ guenze e ha un carattere imperativo, categorico e universale, ossia è a priori. —— l’utilitarismo, la dottrina moralo so¬ stenuta particolarmente da G. Ben¬ tham e da O. STUART MilL, * prenden¬ do per principio della condotta l’utilità o il principio della felicità più grande, af¬ ferma che lo azioni sono buono in quan¬ to tendono ad aumentare la felicità, cattive in quanto producono l’effetto opposto; e por felicità s’intendo il pia¬ cere o l’assenza dol doloro, mentre il suo contrario ò il dolore o «assen¬ za del piacere » (Mlll); però il Bentham con la sua formula: « il maggior bene poi maggior numero » seguo il principio della quantità o doll’intenBltà dei pia¬ ceri, montre il Mill ticn conto anello della loro qualità, del loro valore spiri¬ tuale, sostituendo aU’aritmetica moralo del Bentham un’estetica dei piaceri, o introducendo una netta distinzione fra piaceri più e meno elevati. t Eudemonismo (gr. eù 8 ai[tovi<j[i,o<;, da eù 8 ai(iOvt«= felicità) (morale): designa le dottrine morali che pongono come fine ultimo dell’azione moralo e vir¬ tuosa la feUcità individuale o sociale, il cui valore è determinato dalla ra¬ gione, c si distingue per lo più dall’cdo- nismo, che pone la felicità nella sensa¬ zione attuale del piacere. - per Aristotele l’eudaimonia si¬ gnifica ben vivere o bone agire, e con¬ siste nell’esercizio delle più alte attività dell’anima c nel possesso costante della virtù; vi contribuiscono anche i beni esteriori, la salute, gli onori, la ricchezza e anche 11 piacere, il qualo « nasce dal¬ l’atto e, aggiungendovi!, lo compie, come la bellezza giovanile nasce dal vi¬ gore dell’età e, aggiungendosi ad esso, lo completa »(oTov Tot? dbc[A 0 tioi? Y] cópz). Evemerismo ( relig .): dottrina attri¬ buita a Euhemero, seguace della scuola cirenaica, secondo la qualo 1 miti degli Evoluzione — 43 — Fenomenismo dèi non sono altro che storia umana av¬ volta nel meraviglioso: gli dèi c gli croi sono uomini notevoli per forza o sa¬ gacia, ai quali dopo la morto si rosero onori divini o s’innalzarono tempii. Evoluzione (in generale ): 6 costituita da una serie successiva di mutamenti, elio formano un tutto e il cui valore va aumentando o progredendo di grado In grado. Si può concepire in due modi: _ a) come evoluzione meccanica, pen¬ sata, corno ipotosi da E. Spenckh: consisto nel fatto che il composto si sviluppa dal semplice, l 'eterogeneo dal- l 'omogeneo, o, come dico l’Annioò, il distinto dall’ùuiisfinfo, per causo pura¬ mente meccaniche, per leggi fatali o immutabili ; p. e. dalla nebulosa primi¬ tiva, indeterminata o omogenea, si è formato il sistema solare, distinto ed eterogeneo; sulla Terra poi la vita.il linguaggio, la scionza, l’arte ecc. hanno subito il medesimo processo, differen¬ ziandosi o determinandosi incessante- j mente. - conio evoluzione ideale , è, p’cr Hkgbl, un processo logico-dialettico (v. dialettica) dello spirito, per cui sorgon prima le categorie del pensiero in sé, cioè le idre; poi le forzo della natura, cioè II pensiero o Videa luori di s , esterioriz¬ zata; infine il pensiero per se, cioè lo attività spirituali superiori, ossia la coscienza, la società, la storia, 1 arte, la religione, la filosofia. Tutta la realtà è, per questa dottrina, uno sviluppo della ragione o ha il suo coronamento nolla filosofia. Explicatio (daMipli«»re= spiegare; op¬ posto: eomplieatio) (filo®.) : termine usa¬ to da N. Cusano nel senso di sviluppo: « linea est porteti evoluito, evoluito id est ejcplicatio »; il mondo è, rispetto a Dio, ciò che la molteplicità sensibile o mu¬ tevole è rispetto all’uniid necessaria e immutabile, cioè alla eomplieatio in cui il molteplice è contenuto potenzialmen¬ te- come l’albero 6 nel some, cosi l’uni¬ verso è in Dio. F Facoltà (lat. scol.: /acultas, habilitas ad agrndum): in generale è la capacità, la potenza d’agire, dì compiere una deter¬ minata funziono. - i/Uos.) : per la Scuola scozzese e per 1 'Eclettismo francese lo facoltà sono poteri particolari dell'anima, vere o pro¬ prie entità (cioè YintcUigenza, ii senti - mento, la volontà), distinte dai processi psichici, dei quali sono la causa pro¬ duttrice. È una teoria tramontata. Fantasia: v. immaginazione o catalet- Oca. Fatalismo: consiste nel credere che il destino d'ogni uomo e, in generale, d’o- gnì avvenimento siano determinati in precedenza da una volontà superiore, oscura o intelligente, o quindi siano inevitabili e irrevocabili, contro cui è vano lottare. _ (/ita).): s’adopera, spesso, per deter¬ rò inismo (vedi). Fatto: è ciò che è dato immediatamente nell'esperienza in maniera oggettiva; p. c. un fatto fisico, storico. S’usa anche corno sinonimo di ■ avvenimento » (che è ciò che si fa in un luogo o tempo de¬ terminati) e di « fenomeno ", che indica particolarmente ciò cho è presente ai sensi. Fechner (legge di — ) (psicol.): è la leggo formulata da O. T. Fechneb, per cui io stimolo d’una sensazione deve cre¬ scere secondo una progrosslono geome¬ trica, affinché la sensazione cresca se¬ condo una progressione aritmetica; ten¬ tativo, contestato, di misurare i pro¬ cessi psichici. Fede (relig.): è intesa in due sensi: a) è l’adesione dell'Intelletto o di tutto lo spirito ad affermazioni considerate co¬ me verità rivelate dirottamente o indi¬ rettamente da Dio; quindi è l’atto col quale si tiene por vero ciò cho Dio ha rivelato, perché egli lo ha rivelato e non può né ingannarsi né ingannare: qui la rivelazione ha un carattere este¬ riore c storico, perchè personaggi sto¬ rici come Mosè o i profeti ne sono gli strumenti; ciò cho Dio ha rivelato è l’oggetto della fedo, mentre la veracità divina è 11 motivo della fedo; _ b) b l’adesione dello spirito a ciò che è dovuto a una rivelazione interiore, a nna specie di intuito mistico, diverso dalla ragione o a questa superiore; è una sorgente di sapere cho attingo a un’ispirazione interiore. - in generale, ò l'adesione soggettiva del¬ lo spirito a un’affermazione, a un fatto, a un’idea, dovuta particolarmente a motivi sentimentali, a impulso spon¬ taneo della volontà, e quindi imperfet¬ tamente giustificata; è nna tendenza naturalo dell’uomo. Fenomenismo ( /ilos.): è la dottrina cho pono nei fenomeni la sola realtà esì¬ stente e m ogni cosa esterna non vede altro che la somma di più sensazioni Fenomeno — U — Filosofia invariabilmente connesse nell'esperien¬ za. «Non sono i corpi che generano le sensazioni, ma i complessi delle sen¬ sazioni che generano i corpi; quindi ! ogni differenza fra mondo materiale o mondo psichico cade o il fine della scien¬ za è l’analisi o la descrizione dei feno¬ meni » (E. Mach). Di qui una conse¬ guenza metafisica: non le cose, cioè i corpi, ma colori, suoni, spazi!, tempi sono gli elementi costitutivi dell’uni¬ verso, il quale alla fine è un complesso di fenomeni. Si collega alla teoria cono¬ scitiva di D. Hume. Fenomeno (gr. cpaivó^evov = ciò che appare): in venerale s’applica a tutti I fatti percepiti o constatati che sono la materia dello scienze tanto fisiche, quanto morali: fenomeni fisici, biolo¬ gici, psichici, storici, ecc. -per Kant, in opposizione a noumeno o co.s« in sé, ò tutto ciò che può presen¬ tarsi ai nostri sensi nello spazio e nel tempo (I quali sono forme a priori della nostra sensibilità); quindi non già ap¬ parenza illusoria, ma realtà. Fenomenologia: in venerale s’intende la descrizione pura e semplice d’un com¬ plesso di fenomeni, come si manifestano nello spazio o nel tempo, p. e. in una malattia. - (filo#.): in un’opera di questo nome G. Hegel espone le fasi attraverso le quali passa la mente umana per giun¬ gere dalla sensazione allo spirito uni¬ versale: coscienza empirica, autoco¬ scienza, ragione, moralità, religione, spirito assoluto. - per E. Husserl o la sua scuola la fenomenologia ha un significato parti¬ colare: fenomeno, 9aivóji,evov, esprime ciò che si mostra per sé (da 9a(ve<?$-ai = mostrarsi), cioò Vessenza, ciò che i Greci chiamano rà #vra (= gli enti, le essenze), perciò 9aivó- (isva, cioè à7T09a(v£aO-ai rà cpatvó- (i.eva equivale a mettere in luce lo es¬ senze, le quali sono elementi fissi che si presentano nell'esperienza vissuta e so¬ no colti daSVintuizione nello esperienze più diverse, non escluse lo immagini della fantasia. È una scienza a priori, che ricorda la dottrina platonica delle Ideo. Fideismo (opp. razionalismo) ( filos .): ò la dottrina filosofico-religiosa la quale, giudicando la ragioue incapace di co¬ gliere la verità coi suoi soli mezzi, con¬ sidera la fedo una fonte superiore di conoscenza vera e fa appello a una specie di intuito intcriore di carattere mistico, e anche ad esigenze del senti¬ mento o della morale. Fides quaerens intellectum (èil pri¬ mo titolo dato da S. Anselmo al Pros - logion, lat. alloquium = allocuzione) {filos.): la « fedo che cerca rintclletto »; e anche fides fcrens intellectum (fedo cho porta intelligenza, comprensione); os¬ sia, la fede chiede luce all’intelletto, ma a un tempo essa apre la via a com¬ prendere i misteri più profondi della mota fisica religiosa, come l’esistenza di Dio, rimmortalità dell’anima, la Tri¬ nità ecc. Ha un antecedente nolla for¬ mula di S. Agostino: fules quaerit, in - tellectus invenit. Filosofia (gr. 9iXo-cro9£a = amoro del sapere). Secondo una leggenda, Pita¬ gora avrebbe affermato che soltanto Dio è sapiente (0096$), mentre l’uomo può essere solo amante della sapienza (9tXó-oo90c;). Quosti duo vocaboli, ' dopo un non breve periodo di fluttua¬ zione, si fissano nello stoicismo ; ma già in Platoxe l’aspirazione a ricondurre l’essere, il sapere e 17 q/irc sotto prin¬ cipi universali (le idee) dà origino a un sistema filosofico distribuito in tre parti: fisica, dialettica, etica. Quindi la filosofia abbraccia, si può dire, tutto lo scibile e conserva questo carattere fin quasi all’età moderna, in cui si di¬ stribuisce in: - a) logica, che indaga le norme che regolano il retto uso del pensiero nel ragionamento (v. logica); - b) teoria della conoscenza o gnoseolo¬ gia, cho considera lo spirito umano nel suo potere di conoscere (v. teoria della conoscenza ); c) metafisica, cho tendo a offrire una visione complessiva dell’universo me¬ diante uno o pid principi fondamentali (v. metafisica ); d) elica, che ha per oggetto l’uomo considerato come ossere operante o vuoi fissare un principio direttivo dbll’azlo- ve (v. etica); La filosofia presenta nel suo sviluppo storico due caratteri costitutivi: 1) essa, valendosi della ragione, tende a considerare le cose sotto un aspetto universale per scoprirne l’unità supe¬ riore e avere una « visione sintetica » del mondo, una cjuv— 0^1$, come dice Platone (questo principio unificatore ò per Talete Vacqua, per Democrito ra¬ teino, per Platone le idee, per Kant la sintesi a priori, per Schopenhauer la volontà, per Rosmini l’idea dell'essere occ.); Filosofia della storia Forma — 45 2 ) indaga lo coso non solo per so stes¬ se, ma anche nel loro rapporto con l’uomo (Tl Tipi? V.^ = che cosa per noi), ricercando che valore ha il inondo per ia nostra vita, per cui la filosofia è anche una dottrina dei più alti valori umani: cosi per Platone il valore più alto è l’idea del Bene, per Kant la vo¬ lontà buona, per Gioberti l’Idea reli¬ giosa, ecc. Filosofia della storia: tendo a rac¬ cogliere in pochi principi direttivi lo sviluppo storico dell'umanità o d un periodo di essa. S. Aoostino ne ofrro, nel De H'itate Dei, uno dei primi saggi dal punto di vista cristiano: poiché Dio ha previslo, voluto e condotto la soric degli avvenimenti storici dal principio del mondo lino al tonnine di osso, bisogna che ogni uomo e ogni popolo (p. e. Roma) compia la sua parte nello stesso dramma, nella misura volutad al¬ la Provvidenza, per l'attuazione dello stesso tino, che è l’instaurazione della Città di Dio, perfetta nella beatitudine eterna degli eletti. _ e, i). Vico ò considerato il fondatore dolla moderna filosofia della storia: per lui la filosofia ù la scienza del vero, cioè dell’universale, dei principi universali ed eterni dcll’ovoluziono storica, men¬ tre la filologia è la scienza del certo, ossia ricerca e accertamento delle verità di fatto, osservazione dei fatti particolari, dipendenti dull’umano arbitrio, come sono la storia delle lingue, dei costumi, del fatti. L’unità di filosofia e di filologia dà luogo nlla Scienza nuova, clic de¬ scrive « la storia idealo eterna, sopra la quale corrono nel tempo le storie di tutte le nazioni nei loro sorgimonti, progressi, stati, decadenze o fini -- Notevoli saggi di filosofia della sto¬ ria offrono G. Hecikl, A. COMTF., C. Marx. Filosofia della vita ( filos.): considera lo spirito sia iu quanto conosce e pensa, sia in quanto è capace di emozioni e di volizioni, come un'efflorescenza, una sublimazione dell’attività vitale intesa nel suo significato biologico, quindi co¬ me avente le sue radici nella vita, con¬ siderata come forzo originaria, attiva d’espansione, d’organizzazione, di crea¬ zione (Bergson, SiMMKt). Filosofia naturale (filos.): è la nuova scienza sorta noi Rinascimento cou Leo¬ nardo, Galileo e Bacone, fondata sul¬ l'osservazione diretta della natura, non più sulle affermazioni c • carte » al¬ trui, quindi indipendente dalia teolo¬ gia e dalla tradizione aristotolloa me dioovalo. Finalismo (filos.)- s’applica alle dot¬ trino che ammettono una finalità nello sviluppo dell’universo, ossia conside¬ rano lo di verno classi dei fenomeni come disposto in modo da presentare la ten¬ denza ad attuare determinati /fjjf. Fine in sé (filos.): è il fine avente un carattere assoluto, incondizionato, non subordinato ad altri «ni, che perciò so¬ no relativi ; per Kant l’essere ragione¬ vole ha un vuloro assoluto, è un fine in sé, non ò. un mezzo. Finzione (/llòs.): il tedesco Vaiiiinokr ha svolto un sistema di finzioni teore¬ tiche, pratiche, religiose nella sua dot¬ trina del come se (des Als Ob): « finzioni vere o proprie sono formazioni mentali che non solo contraddicono alia realtà, ma sono contraddittorie in so stesse, come li concetto di atomo, di cosa in sé ; mentre le semi-finzioni, pnr contraddi¬ cendo olla realtà data, non sono in sé contraddittorie, o sono artifici medianto 1 quali il pensiero può ottenere buoni risultati; tale è la classificazione, (v. Come se). Fobia (dal gr. 96^0? = paura) ( psicol .): è il termine generico per indicare in paura morbosa manlfcstantesi in forme diverse; p. e. l 'agorafobia (da (xyopf* = piazza) o paura degli spazi! vuoti, talassofobia (Uà),acida = mare) o paura nell'acqua, ecc. Forma (filos.): per Aristotele è l'idea (eISci?), che determina la materia a di¬ venire questa o quella cosa, a passare dalla potenza all’atto, p. e. un masso di marmo a essere statua: è una forza vi¬ vente, animatrice, plasmatrice, spiri¬ tuale. - per S. TraifMASO (che anche in que¬ sto punto si ispira ad Aristotele) la forma ò puro un principio attivo: forma est principi ani agcndi in unoqvoque. _ Iut Kant ò ciò < 5 ho lo spirito umano trac dal suo fondo per conoscere o or¬ dinare la materia costituita dalle im¬ pressioni che ci giungono dall’esterno por la via dei sensi. Sono forme pure. o a priori., cioè indipendenti dall espe¬ rienza: lo spazio, il tempo, le cate¬ gorie. - (morale): è, nelì'etioa di Kant, ii ca¬ rattere imperativo della legge morale, die non si preoccupa né dol contenuto, né delle conseguenze 0 del fino dell’a¬ zione; è tratto dalla ragiono e quindi ò a priori, è la pura obbedienza al do¬ vere. Formale — 46 — Geometrie Formale (ftlos.): è formalo (nel senso antico o scolastico, ripreso anche da Cartesio), ossia ha un'esistenza for¬ male, ciò che ha un'esistenza effettiva, reale o attuale, in opposizione a ciò che esiste solo come oggetto del pen¬ siero (v. oggettivo). Formalismo t/ilos.): si applica alle dot¬ trine che pongono l’essenza d’unn cosa nella /orma, non nel contenuto ; vi ò un formalismo logico , etico, estetico. Si usa spesso In senso peggiorativo, per indicare un attaoearaouto meticoloso o mecoanioo a certe regolo e convenzioni. Formula ideale ( iilos .): il Gioberti chiama formula ideale, una proposizio¬ ne che esprime Videa in modo chiaro e preciso: mediante l’ntto originario del pensiero, cioè l'intuito, la nostra monto coglie per via diretta l 'Ente reale, Dio, visione ancora confusa, che la ri¬ flessione, ripensandola, tramuta in I- dea\ il rapporto fra l’Ente reale e le esistenze, chiarito e giustificato con l’i¬ dea di creazione , dà luogo alia formula ideale: l’Ente crea l’esistente : Dio crea il mondo, lo cose particolari. Frenologia (dal gr. 9 prjv = anima, mente o Xófoi; = discorso): ò una dot¬ trina, oggi abbandonata, costituita dai medico tedesco Francesco G. Gall, che consiste nello studio del carattere e delle facoltà intellettuali, fondato so¬ pra la conformazione, le protuberanze o le depressioni del cranio, dallo quali dipenderebbero le diverse attitudini e inclinazioni umane. Figurazione = v. Illuminazione. Funzione (lat. iungor= eseguisco) (seren¬ ai): è l'aziono caratteristica d’un'or¬ gano nell’insieme di un organismo, p. e. nel corpo umano, nel gruppo sociale, nella vita psicologica. -Con altro significato si sostituisce al termine causa, per indicare la connes¬ sione pura e semplice d’un’nttività con l’attività d’un’altro essere o cosa, (per cui variando l'una varia anche l’altra), senza voler stabilire fra loro una con¬ nessione causale. In questa oonoezione i fenomeni flsioi, psichici, ecc. formano semplici successioni, oggetto di pura descrizione. Futuro contingente t/ilos.): è la tra¬ duzione dell’ aristotelico là [iéXXovxa e si applica agli avvenimenti possibili nel futuro: ò divenuta usuale nella Sco¬ lastica (v. contingente). L’espressione futura necessaria (xà èoóftEva) designa invece ciò che deve avvenire necessa¬ riamente. G Generale (opposto: particolare) ( Inai - ca): è ciò che si riferisce a un’intera clas¬ so di esseri o di oggetti; il concetto, la nozione, l’idea generale esprimono ap¬ punto ciò che vi ò di comune, di persi¬ stente in una classe di cose, in un genere. Generalizzazione ( psicol .): è l’opera¬ zione che consisto neH’cstendoro a tutta una classe di coso ciò che si os¬ serva in uno o più individui. - (logica), il sofisma (li falsa generaliz¬ zazione si ha quando si estende a tutta una classo, senza un’attenta o com¬ pleta osservazione, ciò che si è notato in alcuni individui. Generatio spontanea vel aequivo¬ ca (scienza): è la teoria secondo la qua¬ le la vita nelle sue formo più semplici si sviluppa da materie inorganiche. Già Aristotele scrisse elio dal fango o da materie in decomposizione nascono spontaneamente insetti. L'inconsisten¬ za di questa teoria fu dimostrata da Francesco Redi nelle sue Esperienze in¬ torno alla generazione degli insetti. - (filos .): per Kant l’affermaziono d’un’origine empirica dei concetti a priori sarebbe una specie di generatio aequivoca. Genere (logica): si dice genero una classo di cose che comprendo nella sua esten¬ sione un’altra classe; questa, meno e- stesa, dicesi specie: p. c. il triangolo e- quilatero è una specie del genere trian¬ golo. - surnmum genus, genere sommo ò quello che contiene nella sua estensione tutti gli altri generi. Genesi (gr. yévecju; = produzione, ge¬ nerazione) (scienza): si studia la genesi d’un essere, d’un’idea, d’un'istituzione, quando si osservano nel loro sviluppo fin dal primo manifestarsi, per rilevarne i caratteri transitorii e quelli essenziali e persistenti, e giungere a una cono¬ scenza piena. Genetico (logica): il metodo genetico con¬ siste nello studiare un oggetto della scienza ricercandone la genesi, ossia deducendolo dalle condizioni elemen¬ tari, spiegandolo e valutandolo nella sua formazione o nel suo sviluppo. - - - la definizione genetica consiste nel definire una cosa tracciandone la ge¬ nesi, come avviene nella geometria e nelle scienze sociali. Geometrie (esprit de — ) = vedi: ana¬ lisi e analitico. Giansenismo — 47 — Grazia Giansenismo ( filos .): è la dottrina elio | l’olandese Cristiano Jannsen (lat. Ianse- nius) espone nel suo libro Augustinus, in cui interpreta le idee agostiniano circa la grazia, U libero arbitrio, la pre¬ destinazione: accolta dai teologi di Porto ficaie, combattuta dai Gesuiti, difesa da Biagio Pascal nelle suo Pro¬ vinciali . fu condannata in cinque pro¬ posizioni dal papa Lrbano III. Il gian¬ senismo sostiene una limitazione della libertà umana, dà grande valore alla grazia, nega l’efficacia delle opero e crede alla malvagità naturale dell’uomo. Giudizio ( psicol .): ò un atto della mento pel quale si afferma che duo idee con¬ vengono o non convengono fra loro, e quindi esprimo una relaziono fra due idee. _ {logica): la logica considera il giu¬ dizio come dev’essere, mentre la psico¬ logia lo considera come è, come si pre¬ senta nella realtà, errato o vero. Ari¬ stotele lo definisce: un discorso che af¬ ferma o nega qualche cosa di* qualche cosa: Xóyo? xaTa9aTtxó? 7$ àrce^a- Tixó? Tivo? à tz 6 tivo? ; quindi vi sono nel giudizio due elementi: ciò che viene affermato, il predicato (TÒ xaTTjyo- poó(xevov) o ciò di cui viene affermato alcunché, il soggetto (TÒ u 7 TOxelp.evov). Questi duo tormini in sé non sono né veri né falsi; la possibilità dell’errore nasco quando nel discorso si costituisco un rapporto fra loro. Giustizia {diritto): consiste nel rispetto della personalità umana sotto un triplice aspetto: honeste vivere, aliquem non lae- dere, suum cuiqut tribuere. - (rtlig.): nel Vangelo è essenzial¬ mente l’obbedienza alla leggo divina. - ( filos .): per Platone è una risul¬ tante: quando nell’uomo sono presenti le tre virtù fondamentali {sapienza, for¬ tezza, temperanza.) o quando nello Stato le tre classi (dei governanti, dei soldati, dei produttori) sono armonicamente at¬ tive, è pure attuata la giustizia. ■ - per Aristotele ò una virtù auto¬ noma, importantissima, perché è fun- damentum regni: è distributiva quando dà a ciascuno il suo secondo i suoi me¬ riti ; è commutativa quando si attua ne¬ gli scambi economici mediante l’ugual valore delle cose scambiate. -- per Kant ò il principio délY eguale libertà, cioè è giusta ogni aziono che permetta alla libertà di ciascuno d’ac¬ cordarsi, secondo una legge generale, con la libertà di tutti ; « ciascuno deve poter cercare il suo bene per quella via che gli sembra la migliore, purché non offenda l’analoga libertà degli altri, la quale deve poter coesistere con la li¬ bertà di ciascuno, secondo una legge generalo; ossia purché non offenda il diritto altrui ». Gianduia pinealis = Cartesio la ri¬ tenne sede dell'anima; essa ò un pic¬ colo corpo ovale che si trova nella parte anteriore del cervello e che da qualche scienziato viene oggi considerato come il vestigio d’un terzo occhio (L. Maggi). Gnomica (gr. y^fcixó?, da yvd>|xv) = sentenza) (in pflBile): si usa a indi¬ care la saggczzi^Riq s’esprime per mez¬ zo di sentenze morali, proverbi, afori¬ smi: filosofia gnomica, poesia gnomica (Solone, Focilide, Teognide). Gnoseologia (gr. yv&at? = conoscenza e Xóyo? = discorso) (filos.): ò quella parte della filosofia che studia il proble¬ ma della conoscenza (vedi conoscenza). Gnosi (gr. yvcócu? = conoscenza, sag¬ gezza) (rch' 0 .): è lo stato del Cristiano illuminato che distinguo chiaramente la propria fèdo da quella dei pagani, le divinità dei quali gli appaiono pure finzioni. - (filos. e rclig.): ò una forma di co¬ noscenza che trasforma la fede in scien¬ za; è però una conoscenza concreta, giacché per gli Gnostici conoscere Dio vuol dire possederlo, non per via di¬ scorsiva, dialettica, o per la certezza soggettiva della fede, ma per via mi¬ stica. che si complica con gli clementi provenienti dallo religioni orientali o dalla filosofia; giacché gli Gnostici, per superare l’antitesi fra Dio, principio del bene, e la materia, principio del malo, imaginano una serie di coni (alcove?), realtà intelligibili uscite dal Primo prin¬ cipio ineffabile, una delle quali, dege¬ nerando, ha prodotto la materia e il male. La creazione e 1 a redenzione cri¬ stiane sono episodi di quella lotta. Principali rappresentanti della gnosi sono Valentino e Marcione (II sec. d. Or.) (v. Eoni). Grazia ( relig .): è un dono gratuito fatto da Dio alle creature umane, senza che vi abbiano .alcun diritto; in questo sen¬ so non v’è cosa alcuna che non sia una grazia, poiché Dio basta a sé e dona liberamente e gratuitamente tutto ciò che dà. - In un senso meglio determinato da S. Agostino la grazia ò un dono gra¬ tuito che Dio fa all’uomo (posto dal pec¬ cato originale nello stato di natura de¬ caduta e pervertita) per rendere possi- Gusto — 4ft — Idea bile la salvezza di pochi eletti, Bcelti dalla sua imperscrutabile volontà, giac¬ ché l’uomo da sé non può risollevarsi e lo Spirito Santo soffia dove vuole (spiriius sanctus apirat ubi vult, non merita seqiUns, sed merita facicns). _ Lo stato di grazia implica una par¬ tecipazione più o meno consapevole dell'anima alla vita soprannaturale, che oltrepassa l’ordine croato, cioè la na¬ tura o la conoscenza razionale; è og¬ getto di fede (v. natura). - (estetica): La grazia è il sentimento, non beilo definibile» che nasce alla vista <li movimenti compiuti con facilitò, e spontaneità e osservati con atteggia¬ mento di simpatia, come può avvenire nella danza. Designa pure la qualità di tali movimenti o delle cose stesse fornito di proporzioni armoniche. -- Essa apparo non solo nelle arti di mo¬ vimento, nella danza c nella musica, ma anche nella pittura, nella scoltura, nell’architettura, dove si esprime nelle proporzioni armoniose, nell’ordinata composizione dello linee, che rivelano nell'opera d’arte una spontaneità ngilo, sicura, senza sforzo; la grazia fu detta « una fragilità trionfante • (Bayer); pe¬ rò dietro il movimento visibile e l’ar¬ monia delle parti vi è il movimento del¬ l’anima. Gusto (estetica) : è la facoltà di giudicare con prontezza e facilità della bellezza dell’opera d’arte. Quest’attività che cri¬ tica o riconosco il hello artistico ba una parentela con l’attività che pro¬ duce l'opera d’arte: il gusto è pertanto una qualità tanto del creatore quanto (li chi rivivo in sé l’opora d’arte; nel¬ l'uno e nell'altro presuppone una fino e delicata sensibilità per le cose belle (v. comprendere e intuizione). I Idea (dal gr. tS, donde il lat. video) (filos .): in generale ò ciò che ò pensato, ciò che è elaborato daH’intelletto, in op¬ posizione alla sensazione, alla perce¬ zione, all’Immagine. La sua storia è do¬ glia di nota. -per Platone le idee sono gli eterni esemplari delle cose sensibili, costituen¬ ti il mondo metafisico, sovrasensibile, trascendente, tutto dominato e Illumi¬ nato dall’idea del Bene, che coincide con la divinità stessa; le idee sono le leggi dell’essere, principi! dirottivi nella ricerca scientifica. _ Aristotele nega questa separa¬ zione delle Idee dalla realtà sensibile, ma considera le idee, cioè le forme, at¬ tuato nello cose individuali. Per Plo¬ tino le idee sono poste nell’intelfigenza (vou<;), l’ipostasi che viene immediata¬ mente dopo l’Uno; sono un prodotto di essa e, come per Platone, gli esem¬ plari eterni delle coso sensibili. - S. Agostino, seguendo l’ispirazione neo-plal onica, colloca le idee nella men¬ te di Dio, che crea il mondo prenden¬ dolo a modello; questa teoria si diffonde più tardi nella Scolastica. S. Tommaso dichiara che la sua dottrina della crea¬ zione divina della molteplicità delle es¬ senze, cioè delle idee, che sono le cause esemplari delle coso in Dio, • salva l’opi¬ nione di Platone che pono delle ideo, secondo le quali si forma tutto ciò che esiste nelle cose materiali ». - nella filosofia moderrui l’Idea serve a esprimere qualsiasi contenuto di co¬ scienza (percezione, rappresentazione, concetto ecc.). Cartesio le distingue in tre classi: innate, avventizie (che ci ven¬ gono dal mondo esterno), o fattizie (o a me ipso factae, come 1 prodotti della fantasia): le primo sono lo meno nume¬ rose, ma le più importanti, sono « lo verità otcrue prodotte da Dio ut effì - ciens et totali» causa »; tale è, ad es., il principio che • tutte le lince tirato dal centro di un cerchio alla circonfe¬ renza sono eguali fra loro », il quale esprime l’idea o l’essenza del oerohio. Le Ideo innate si trovano nello spirito umano fin dalla nascita. - Locke, che non ammette idee in¬ nati'. fu derivare lutto 1- idee dall'espe¬ rienza sensibile e dalla riflessione: * tut¬ to ciò che lo spirito percepisce in se stesso o ò l’oggetto immediato della percezione, del pensiero o dell’intel¬ letto, io chiamo idea ». Anche lierkeley intendo per idea ogni oggetto dol pen¬ siero (« C’iò su cui penso, qualunque co¬ sa sia, lo chiamo idea »); e riduce ogni idea a sensazione. Per HUME le ideo non sono altro che copie indebolite e sbiadite delle percezioni ; non esistono cho percezioni c idee. - per Kant le ideo sono un prodotto della ragione, che, per la sua tendenza naturale a valicare i limiti dell’espe¬ rienza, si costruisce le idee di Dio, del¬ l’anima, del mondo , alle quali non cor¬ risponde nessun oggetto adeguato nel¬ l’esperienza, per cui esse diurno luogo a contraddizioni insanabili se si voglio¬ no applicare alla conoscenza reale, o la Ideale — 49 — Identità metafisica non è possibile come scienza ; possono però essere considerate come prìncipil regolativi, in quanto intorno a ciascuna di esse si raggruppano in unità sistematica le cognizioni e le ri¬ cerche relat ive a Dio, al Panima e al mondo. -per Hegel le idee sono le categorie dell’essere collegato in un sistema, og¬ getto’ della logica considerata parto es¬ senziale della metafisica; benché hì at¬ tuino per evoluzione nella natura e nelle .produzioni umane (cioè nelle istituzioni sociali, nell’arto, nella religione e ncllà filosofia), in sé stesse sono fuori del tempo o costituiscono l’essenza dello spirito. L’idea più serifplice è quella dell’essere, la più alta, l’idea assoluta, che raccoglie in sé tutto lo categorie c fondo in ima sintesi concreta 11 pensiero e l'essere, il soggetto e l’oggetto; essa d « l’espressione di Dio come ò nella sua eterna essenza, prima dell’apparire del¬ la natura c d’uno spirito finito ». Ideale (opposto: reale): usato come ag¬ gettivo si dice di ciò che esiste solo nel pensièro, o ancho eli ciò elio viene pen¬ sato corno perfetto, significato questo d’origine platonica: p. o. Stato idealo, bello idealo. - corno sostantivo si dice di ciò che non è attuato, ma attuabile, per lo più, nel futuro, o rappresentato nella mente che aspira e si muovo verso di esso i come verso un tipo perfetto, esemplare. I Idealismo (opposto: realismo e, anche, materialismo) (filos .): vi ù un idealismo conoscitivo , p. e. del Berkeley, dello Schopenhauer, cho pone l’oggetto del conoscere non in cose esteriori allo spirito c da questo indipendenti, co¬ sicché soggetto conoscente o oggetto conosciuto siano due realtà distinte, ma in processi psichici, sensazioni e idee; ossia tutto ciò che noi vediamo, sen¬ tiamo, tocchiamo non ò corpo, ma feno¬ meno psicologico : «io non conosco né il sole né la luna, ma sempre un occhio che vede il sole, una mano elio sente la terra, e il mondo cho io conosco esiste solo come rappresentazione, è oggetto soltanto in rapporto con un soggetto » (Schopenhauer). Esse est percipi, le cose esistono solo pel fatto che sono perce¬ pito, dice Berkeley. - vi è un idealismo metaf isico , pel quale la realtà vera è di natura ideili e, spiri¬ tuale, è posta nelle idee o nella forma, come nella dottrina platonica e aristo¬ telica, o anche in sostanze spirituali (monadi), come nella dottrina di Leib¬ niz, o in quella di Hegel, nella quale le idee sono il nucleo e il movente di tutta la storia dcH’unmnità e del mon¬ do. Allora, il mondo materiale, sensi¬ bile, o viene negato, o si attenua o si scolora fino a ridursi a pura apparenza, o si considera come un prodotto dello spirito, cioè secondario, derivato. - Kant denomina trascendentale il suo idealismo, in quanto egli « considera i fenomeni come semplici rappresenta¬ zioni, non coso in sé, e il tempo e lo spazio formo sensibili della nostra intui¬ zione, non determinazioni date in se stesse », e quindi come entità che tra¬ scendono l'esperienjsa. -vi è un idealismo etico (Fichte), pel quale la volontà morale costituisce il nucleo dello spirito, e la realtà esteriore non ò altro che la scena atta allo svol¬ gimento dell’anione morale, un osta¬ colo da superare offerto all’attività mo¬ rale, all’attuazione del dovere, cho è la cosa più alta che esista. - vi è un idealismo estetico, pel quale creare il bello equivale a ricreare le cose, il mondo, per dar loro im signifi¬ cato spirituale, non ad imitare la na¬ tura: l’io è l’animatoro onnipotente del- l’attivit|L estetica. Idealismo attuale (filos.): è la dot¬ trina del Gentile, fondata sull’atto puro , cioè sullo spirito concepito come atti¬ vità concreta, libera, creatrice del pro¬ prio oggetto. Questo non è altro che un momento del divenire dello spirito e il vero è solo ciò che si pensa e nell*atto che si pensa, non dall’io empirico, ma dall’io trascendentale, che nulla pre¬ suppone avanti c fuori di sé. Ideazione (psicol.): è il processo natu¬ rale della formazione delle idee nella nostra niente, che si può seguire osser¬ vando nell'esperienza diretta come sor¬ gono e si collegano i fenomeni Intellet¬ tuali di ogni ordine. Identità (principio di — ) (logica): è il principio razionale il quale afferma che ogni concetto è identico a se stesso, se¬ condo la formula A è A, ossia che un concetto deve avere soltanto le note che gl! fiono proprie. - ( metafisica ); Leibniz pone li princi¬ piavi identitatis indìscemibUium: due cose indiscernibili, cioè perfettamente identiche, non possono darsi, sarebbero una cosa sola; non vi sono due foglie di tiglio assolutamente eguali. Al che Kant obbietta: due gocce d’acqua iden¬ tiche, veduto in due luoghi diversi, non fanno una cosa sola. Bisogna però Ideologia — SO - Illuminismo distinguere Videntità logiao-metafislca .11 cui parla Leibniz, dall’iVtonfifcl reale. degli oggetti nello spezio <11 cui paria Kant, l'identità pensata dall Identità empiricamente percepita. _ , K . r E. Mkvekson nella ricerca sclcn- tiflca conio nella vita quotidiana la ra¬ gione credo d'aver veramente compreso solo quando giunga a cogliere dello iden¬ tità o dello permanenze nella mobile realtà del mondo tisico, ad eliminare la diversità o il mutamento, a mostrare elle il conseguente, cioè l'effetto, è contenuto noll'antecodente, cioè nella . ansa. Però questo ideale d'un'ldentità o d'unu permanenza assoluta è raggiun¬ gibile solo parzialmente, perché vi sono nella natura elementi irrazionali clic si sottraggono al processo d’Idcntitlea- zlono; il che ha suggerito al poeta 1'. ValekV che « 1 » spirito umano è assur¬ do per ciò che cerca, grande per ciò che trova». , . .... __ (/ito*.): si dico filosofati deUidcntxta la dottrina clic, come quella di K. SCBELUJJO, ò fondata sull'identità ori¬ ginaria del realo e dell’ideale, della na¬ tura e dello spirito, dell’inconscio e del consolo (V. xnili&erc.nza). Ideologia (/ito*.): 11 vocabolo è dovuto al francese Dtsmrrr de Tract. che ò considerato il capo degli Ideologi. Per Itti l'ideologia ha per oggetto lo studio delle idee, pensate come fatti di coscienza, dei loro caratteri, leggi, origine, rapporti ooi segni che 11 rap¬ presentano. _ in senso peggiorativo: trattazione al¬ quanto sottile intorno a Idee astratte, ohe non hanno rispondenza nolla realtà. Idoli (gì. ctSml.ot, lat. idolo — fanta¬ smi) {logica): sono cosi denominate da Bacone le fonti o le cause degli errori, distinto in quattro classi: а) Idola tribus , derivanti dalla natura umana c connaturati nell'uomo; p. e. l'ottusità c la fallacia dei sensi, la ten¬ denza antropomorfica eoe. ; б) idola spccus, prò pi li della natura psicologica di ciascun individuo, elio Bacone raffigura chiuso In una spelon¬ ca. come il prigioniero nella caverna di cui parla Platone: idoli siffatti sono, p o , l'amore pel nuovo o per 1’antico; ',•> idola tori, gli Idoli del mercato, cioè provenienti dai rapporti sociali: p C , gli errori per cui si prendono corno reali le coso fittizie designate da ter- minll del linguaggio; d) idola thratri, consistenti nell'azione esercitata sulla mente dai sistemi filo- solidi, elio si succedono sulla scena della storia, come le rappresentazioni fan¬ tastiche della realtà si svolgono sulla scena d'un teatro. _ (teoria della conoscenza) : per E cicli HO tutto le coso reali emettono efflussi d'a¬ tomi. quasi Involucri vuoti isimularm. 11 dice Cicerone), i quali riproducono la struttura generalo e le qualità del^ corpi donde emanano e, movendosi con grondo velocità, pervengono attraverso 1 sensi fino al cuore, dove producono le sensazioni. Possono provenire audio da corpi non piti presenti ai sensi; di qui 1 fantasmi del sogno e del delirio. Ignava ratio (gr. ip-fòc; Xbyo <;): ò l'ob- biozlone mossa al determinismo stoico, secondo la quale dalla negazione della libertà del volere conseguirebbe un fa¬ talismo cicco, di fronte al quale la ra¬ gione sarebbe ignava, senza forza al¬ cuna. In realtà il fatalismo degli .Stoici non è assoluto, nui solo un possibile contingente, in quaut o che esso non nega all'uomo un potere d'autodeterminazio¬ ne o la facoltà dell'assenso. Cabxeadk oppone peraltro clic l'assenso devo esse¬ re l’effetto di cause precedenti, dipen¬ denti dal fato, quindi non libero. Ignorabimus (/ilo*.): il fisiologo te¬ desco Dubois-KkTMond, nel suo libro . Dei limiti della scienza • ( 1872 ). cosi conclude: ili fronte al mistero: che cosa sono la materia e la forza, e come si possono pensare ? lo scienziato una vol¬ ta per sempre deve rispondere: ignora - Irimus, « non lo sapremo mai » (v. in¬ conoscibile). • Ignoratio elenchi (gr. yj top sAsyxou àyvota = ignoranza dell'arco mento) (logica): è un sofisma che consisto nel provare una tesi diversa da ciucila elio è in questione ; p. e. dimostrare i danni delia libertà descrivendo gli effetti della licenza. Illuminazione (teoria della — ) (frlos.): è una dottrina di S. AGOSTINO, secondo la quale, come il sole è la fonte», della luce clic Illumina c rende visibili lo cose, cosi Dio è la fonte della luce spi¬ rituale che illumina la nostra mente, svelandoci la verità: però ciò che l’in¬ telletto umano vede nella luce doll’il- luminazione divina è la verità elei pro¬ prii giudizi, non il loro contenuto, lo idee. La teoria della illuminazione si ri¬ ferisce dunque albi facoltà di giudicare, non di concepire o di percepire (Olismi). Illuminismo (filos.): designa un pe¬ riodo Importante della coltura euro¬ pea, clic va dagli ultimi decenni del Illusione — 51 — Immanente secolo XVII olla lino del sec. XVIII ed ò dominato .tallo duo correnti filo¬ sofiche preponderanti in onesto tempo. l 'empirismo inulte Iniziatosi con Hob- bes e Locke e il razimuiUsmo fondato da Cartesio. I suoi caratteri essenziali sono: . , a) esso mira a illuminare coi -lumi (It ila ragione ■ tutti ì campi dell attività umana, combattendo . l'oscuranhsmo ■ medloeviilo, la tradizione o il principio d'autoritk, elle rendono la rito schiava ilei passato: ' b) è un movimento di carattere anti¬ storico, per cui si sottopongono a una critica radicale, in nome delia raiinne, le istituzioni economiche, giuridiche, pomicilo, religiose, educative, per porre j n luco la vera natura umana nascosta e soffocata sotto l'ignoranza o i pregiu¬ dizi: da questa dottrina sorge perciò l'Idea di liu'ccononno, un diritto, una religione naturali; c) implica un idealo di libertà e d'u- guaglianzn: poiché tutti gli uomini sono partecipi della ragiono, basta togliere lo disuguaglianze o i privilegi, perché essi siano liberi e uguali nella realtà della vita, c svaniscano anello lo disu¬ guaglianze create dalla natura. Illusione (jxrfcol.): è un errore dei'sensi, che consiste nel percepire un oggetto con caratteri ili parto diversi da quelli che esso in realtà possiede; dipende per lo più dal fatto che a un oggetto perce¬ pito si sovrappone, deformandolo, una immagino che 6 nolla nostra mente. p. e. vedere un fantasma in una tela agitata dal vento. Le più frequenti sono le illusioni della vista. Illusione metafisica ( filos.): por Kant è la tendenza, naturale nell’uomo, ad applicare lo categorie dell'intelletto alle idee, della ragione, cioè all’anima, al mondo, a Di", a ciò che sta al di là dei limiti dell’esperienza, con la pretesa di voler conoscere la realtà metafisica, * le cose in si; «cosi l'intelletto si co¬ struisce insensibilmente, accanto alia casa dell'esperienza, un ediiicio ben piii vasto, che esso riempio coi puri enti della ragione, senza avvedersi d'aver varcato i coniini posti all'uso legittimo dei suoi concetti ». Ilozoismo (gr. u?.i) = materia, ~o>r, = vita) (filos.): è la teoria comune ai più antichi filosofi greci, secondo la quale la materia è considerata non solo come attiva, ma come animata, vivente: materia e lotiche sono Indi¬ stinto. Immaginazione (psicol.): è l’attitu¬ dine mentalo a formare immagini c rappresentazioni ; si presenta sotto duo forme : --- a) rappresentativa, o riproduttrice, che sta nel potere psicologico di ripro¬ durre nella mente gli oggetti già per¬ cepiti, non presenti: - li) creatrice, che consiste nei comporre, nel creare nuove immagini; è alliue a fantasia o ha una funzione importante nell’arte. __. (/ilo».): per Spinoza la imaainalio è il grado inferiore del conoscere, vi¬ sione oonfusa, disordinata, incompiuta * delle" coso. _ per Kant Vimmaginasionc creatrice è « una funzione cieca ma indispensa¬ bile % che applica le categorie deU’in* folletto ai fenomeni, collognndo lo for¬ ine dell'intelletto con lo forme della sen¬ sibilità e rcndondo cosi possibile la co- stituziono doli'esperienza; _ per FICHTE l’immaginazione crea¬ trice produce il non io, che si oppone all'io puro o lo limita; opera In ma¬ niera Incosciente. Immagine (psicol.): In generalo ò la rappresentazlono montalo d'un og¬ getto percepito, o anche una nuova rappresentazione formata d’elementi psichici elio già si trovano nella co¬ scienza, come le immagini poetiche. Immanente (opposto: trascendente ) (/»- /os.): già nel soc. XIII immanens (op¬ posto a transiens c transitiva) i> detta un’azione od una causa elio rimanga nell'Interno dol soggetto agente, men¬ tre transitiva è dotta quando, uscendo dal soggetto, s'cserclta sopra un'altra cosa; cosi S. Tommaso: duplex est actio, una qua e transil in citeriorem ma- teriam, ut calc/acerc et secare, alia quac manci in agente, ut intclligcre, sentire et rette (= duplice è l'azione; una che passa nella materia esterna, come ri¬ scaldare o tagliare, l’altra cho rimane nell’agente, come intendere, sentire e volere). — Spinoza Intende in questo senso il termine immanente, quando dice: Deus est omnium rerum causa immanens non vero transiens (Ilio è causa immanente di tutte le cose, non transitiva), per¬ ché, contenendo in sé il mondo (v. pan¬ teismo), non esco fuori di sé quando agisce, ma resta in so stesso. -—- per Kant è immanente ciò che sta entro i limiti dell’esperienza, trascen¬ dente ciò clic sta fuori deH'esperienza a non è conoscibile. Immanentismo Imperativo - in dottrina eli Blondel (vedi: azione) ò detta una « trascendenza im¬ manente », perché la divinità che è tra¬ scendente, può, per un atto della vo¬ lontà individuale, consapevole della propria incompletezza e insuiHeionza. divenire immanente, entraro nella vita umana, compenetrarla, facendo cosi l’uomo partecipo della vita soprannatu¬ rale per un dono gratuito, cioè per tuia grazia, la quale però risponda a un ap¬ pello interiore, a un’intensa aspirazione della coscienza. Immanentismo (relìg.): è la teoria at¬ tribuita al clero modernista cattolico e condannata dall’enciclica Pascendi ( 1907 ), pei duo principi! di cui conste¬ rebbe : - a) il sentimento religioso è un pro¬ dotto dell'attività interiore o incoscien¬ te dello spirito ed ò il germe d’ogni re¬ ligione, che così apparo un frutto pro¬ prio o spontaneo della natura; - b) Dio è immanente nell’uomo, per¬ ciò la sua aziono si confonde con quella della natura e 11 sovrannaturale viene eliminato. Immanenza (filosofia dell'— )(filos.): ò la dottrina di G. Schuppe, secondo cui l’io, la coscienza ò il fatto primo, supcriore ad ogni dubbio, irriducibile, e la pluralità delle cose di cui l’io è conscio è l’oggetto inseparabile della coscienza, per cui ogni oggetto non pen¬ sato, non presente al soggetto e da que¬ sto indipendente, è inconcepibile; ogni cosa è solo in quanto è presente al sog¬ getto, in quanto entra nella sfera della sua luce e della sua realtà (ossia è im¬ manente nella coscienza). Ciò non vuol dire che il mondo sia nell'io, ma solo che l’io e il suo oggetto sono due mo¬ menti inscindibili d’uno stesso atto: • quando lo ho la sensazione d’un disco rosso posto a nna.corta distanza o d’una data grandezza, ciò non vuol dire altro so non che io ho coscienza di esso, clic esso è oggetto della mia coscienza ». La realtà è perciò il contenuto della co¬ scienza. non dello singole coscienze!, ma d’unti « coscienza generica >, che è il sog¬ getto pensato nella sua perfezione c nella sua purezza, avente un’esistenza concreta solo nello coscienze particolari. Immaterialismo (filo».): cosi deno¬ mina Berkeley la propria filosofia, clic, opponendosi al materialismo del suo tempo, vuol dimostrare resistenza reale delle sole idee e dell’anima e ri¬ duce la materia a un complesso di idee, intese nel senso di processi psichici. Immediato (opposto: medialo) (logica): ò immediata un’inferenza, quando il passaggio da un giudizio a un altro, da una proposiziono a un’altra avviene senza un termine medio, senza un terzo giudizio intermediario; p. e. dalla pro¬ posizione : ■ i triangoli sono poligoni », si deduce immediatamente: « alcuni po¬ ligoni sono triangoli ». - (/ilo*.): è immediata la conoscenza che coglie un'idea, un sentimento per via dirotta, intuitiva , senza passare per un termine medio, come invece av¬ viene nella conoscenza discorsiva e ana¬ litica; cosi Platone intuisce l’idea del Bello e del Bene, Cartesio il cogito ergo sum. Immoralismo (/ ilos .): per Nietzsche designa l'aspirazione verso nuovi va¬ lori morali, cho si dovrebbero concre¬ tare nelle virtù forti ed eroiche del su¬ peruomo (v. questo termine), e do¬ vrebbero sostituirsi ai vecchi valori, soprattutto allo virtù umili e inclini alla rinunzia, esaltate dalla morale del Cristianesimo. Immortalità (filo*, o velia.): è il so¬ pravvivere indefinito dcU’anima al cor¬ po, conservando la propria individua¬ lità. La dottrina dell 'immortalità per¬ sonale è por la prima volta affermata con prove da Platone (specialmente nel Fedone). - per Aristotele. ò immortale solo l 'intelletto attiro (v. questo termine), che è la forma dell’anima ed entra in que¬ sta dall’esterno. - per Kant l'immortalità dell’anima è un postulato della ragion pratica ; è fondata sopra l'esigenza, por l’essere umano finito, di attuai*© la perfezione morale In un progresso indefinito verso la santità. Imperativo (morale): ò un comando, una norma obbligatoria che l’uomo deve imporre a se stesso pel raggiungimento d’un fine. - Kant distingue due specie di impè* rat ivi : a) ipotetici, che sono comandi condi¬ zionati, mezzi da servire a un deter¬ minato fine, e sono regole d’abilità o consigli di prudenza; p.e.: sii tempe¬ rante se vuoi vivere a lungo • ; b) categorici che comandano in modo assoluto, incondizionato, non sono su¬ bordinati ad altro fine ed esprimono la necessità dannazione, in quanto è buona in 60 stessa; sono norme razio¬ nali, che esprimono la forma che deve rivestire un'azione per essere giudicata Implicito — 53 — Indifferenza morale; provenendo dalla ragione, non dall'esperienza, sono universali e ne¬ cessari ; p. e. : non mentire, avvenga olio può . Implicito (opposto; esplicito) {logica): un’idea o un giudizio sono impliciti.in un’altra idea o giudizio, se, affermati questi, sono affermati e sottintesi quelli ; p. e.: essere ragionevole 6 implicito in uomo. Impressione ( filos.): ò il principio fon¬ damentale della dottrina di D. HUME, pel quale « Bono impressioni le sensazio¬ ni, lo passioni, le emozioni elio compa¬ iono per la prima volta nella coscienza . mentre le idee e lo rappresentazioni so¬ no copie dello impressioni, ma più tenui o meno vivaci. Per Humc non v’è idea senza impressione, non vi sono con¬ cetti a priori e non vi è metafisica. Impulsione e impulsivo (dal lat. im¬ pellere = incitale; opposto: inibizione) (psicvl.): esprime la tendenza sponta¬ nea e immediata all’azione. Un carat¬ tere è impulsivo quando passa dirotta- mente dalla concezione d’un atto alla sua esecuzione; allora il potere inibi¬ torio agisce debolmente e noi casi pa¬ tologici è annullato (v. inibizione). Imputabilità (da,, lat. imputare = met¬ tere in conto, attribuire a qualcuno un atto) ( diritti> e morale): è 11 carattere d’un atto, die, trasgredendo la legge ci¬ vile o la legge morale, può essere im¬ putato a una persona. Ha un aspetto og¬ gettivo, in quant o si considerano gli unte- cedenti deiratto imputabile, cioè la persona agente, la condiziono elio per¬ mette ad ossa di operare e la circostan¬ za, ossia l’occasione più o meno favo¬ revole ad agire; e ha un aspetto sog¬ gettivo, che è la libera decisione della volontà, l’aver agito consapevolmente e liberamente. La responsabilità e la pena non sono necessariamente con¬ nesse all'imputabilità, giacché le cause che diminuiscono il valore razionalo della persona agente (p. e. la passione c l’ignorau/a invincibile), ne diminui¬ scono pure e, in certi casi estremi, ne annullano la responsabilità. L’imputabilità morale esige pjù par¬ ticolarmente l'apprezzamento morale dell’atto in relaziono col valore morale della persona agente. Incondizionato (filos.): è ciò che ha in sé la ragione del suo essere e, quindi, non sottosta ad alcuna condizione; può quindi essere inteso come assoluto. Inconoscibile {filos.): è ciò che, pur essendo reale, si sottrae ni nostri mezzi di conoscenza, ò un assoluto che sta dietro i fenomeni; lo Spencer lo pone a fondamento della sua dottrina (v. «- gnosticismo). Incosciente (opposto: cosciente) (psi- ’col.): si dice dei processi psicologici (sensazioni, rappresentazioni, volizio¬ ni, ecc.) che, pur essendo reali e attivi nel nostro interno, non sono avvertiti dalla coscienza. -- Leibniz pel primo ha richiamato l’attenzione su questi processi psichici oscuri (petites, insensitiva percepìurna), che costituiscono la vita delia mona¬ de nel suo grado più basso: p. e. il movimento d’ogni singola onda mari¬ na dà u na percezione debole, confusa, inavvertita, incosciente, e deve fondersi coi movimenti delle altre ondo per es¬ sere percepito distintamente. - - (filos.): pel tedesco Kdourdo Haht- maxx rineosciento è l'essenza del¬ la realtà, un principio universale, do¬ vunque presento, attivo, intelligente, manifostuntesi nella materia, nella vi¬ ta, nel pensiero; In se stesso ò sopra- cosciente, per nói è incosciente; ò una sostunza operante, analoga alla volontà ili Schopenhauer, itila quale l’inconscio deH’Hnrtmann ò sostituito come prin¬ cipio primo dell'essere o del dive¬ nire. Indetenninismo (opposto: determini¬ smo) (filos.): ò lu dottrina elio afferma la libertà del volere, per cui la volontà non dipende nelle sue decisioni né da forze esterne, né da processi interiori c mentali, non è determinata da cause, è dotata di spontaneità, lia la facoltà di decidersi senza causa. - il Bol'tkoux o il Bergson esten- douo questa spontaneità a tutta la re¬ altà, nella quale si possono rilevare novità, creazioni, produzioni originali, elio il determinismo non riuscirebbe a spiegare (v. contingenza ). Indifferenza (filos.): per Aiustippo di Cirene è indifferente una sensazione clic non è né piacevole né dolorosa, para¬ gonabile al mare in bonaccia., — (morale): per gli Stoici sono indif- rercnti, cioè prive di valore pel saggio, le cose che non dipendono da noi, come la vita, la morte, la salute, la malattia, la ricchezza, la povertà; la virtù è il solo bene c il vizio il solo male. - per gli Scettici tutte le cose sono indifferenti (àSldccpopa, da a priv. o àiacpépco = distinguo), perché l’uomo conosco le coso come appaiono, non co¬ me sono in se stesse; quindi le cose sono Indifferentiae — 51 — Ineffabile (.ulte no» differenti, cioè uguali, sono pure apparenze. - per sk'UKmxu l’indiffcreuza è il ca- rattere del principio supremo dcll’uni- verso, clic dove concepirsi indetermi¬ nato, comprendente in sé. Indistinti, l’oggetto o il soggetto, la materia e lo spirito, o conciliante in sé tutti 1 cou- lrasti e gli opposti: tale principio è la natura creatrice, natura naturimi!, spi¬ rito clic diviene. Materia 0 spirito sono per lo Schelling inni differenti, coinci¬ dono: la materia è spirito ohe sonnec¬ chia, lo spirito è materia in formaziono (v. identità). Indifferentiae (libertini artritrium) — ): v. arbitrio. Individualismo (opposto: universali¬ smo) ifilos.): consiste nel concepire l’in¬ dividuo corno line a se stesso. Per que¬ sta dottrina tutte le forme sociali (la famiglia, l’associazione, lo Stato) sono mezzi creati dall’individuo per lo svi¬ luppo dell’individuo, o la society non è altro die un uggrnppumento d’indi¬ vidui. - (morale): è la dottrina per cui ciò che piu importa è la formazione e il per¬ fezionamento morale dell'individuo, o la società ha valore in quanto favorisco lo sviluppo morale indefinito della per¬ sona umana, [ruiividualistica è la mo¬ rale di Kant. Individuazione (principio di —) (Jat. mediev. : principi um individuai ionio) (filos.): nella Scolastica 6 ciò che conferisce a un essere l’esistenza con¬ creta, determinata nel tempo c nello spazio, cioè individuale. Questo prin¬ cipio è la nuitcria per S. Tommaso, la e verità (haccccitas) per Duxs Scoto; per Leibniz è ciò che fa si che un es¬ sere possieda non solamente un tipo speci fico, ma un’esistenza singolare, concreta, determinata nel tempo o nello spazio e che lo distinguo da tutti gli altri : por SCHOPENHAUER è il tempo e lo spazio, grazie ai quali la volontà iti vi¬ vere, che ò il fondamento mota fisico della vita universale, sempre identico a se stesso, si manifesta come diverso e molteplice negli esseri individuali. Individuo (gr. &-to[AOV = indivisibile, che Cicerone traduce con in-dividuum) (in generale): 6 ciò cho costituisce un tutto determinato, concreto, distinto e distinguibile dagli esseri della stessa spe¬ cie (Boezio: dicitur irui irido um quoil (minino secavi non potrai, ut unitas vet menu: dicitur id euiiis praedicatio in n- llqua similia non convenit, ut Socrafes). - (filos.): individuo ò l'uomo iu quanto rappresenta un mondo a parto o ri¬ flette in maniera particolare Putiiverso ; ò un microcosmo, cioò una concentra¬ zione della realtà, del macris-osmo. Que¬ sta concezione risale a Plotino o ri¬ compare in Nicola Cusano, in Giordano Bruno e in Leibniz. Induzione (Ionica): in generale ò l’ope¬ razione che consiste nel passare da fatti, affermazioni, proposizioni particolari o singolari a proposizioni e a principi! generali. L’induzione ha duo forme: a) induzione perfetta, quella aristo¬ telica, detta enumeratio prr/ccta, che da ciò che ò stato provato dello singole parti d’un tutto procede al tutto stesso (v. epagoge): b) l’induzione moderna, o enumcralio imper/ecta, cho vu dalla parte al tutto, da ciò che si ò osservato in alcuni indi¬ vidui d’una classe a tutta la classe, è conclude con Un principio gene¬ ralo, con una legge; ò divenuta un pro¬ cedimento comune nella scienza dopo Bacone e Gallico; Stuart Mill vorrebbe che fosse riservato il uomo d’induzione a questo solo procedimento. - (filos.): in che modo si giustifica l’induzione come passaggio dalla parto al tutto 1 Alcuni ricorrono al principio di causa: • qunudo lo stesso condizioni sono attuate in due momenti diversi del tempo c in duo punti diversi dello spazio, gli stessi fenomeni si riprodu¬ cono, mutando solo lo spazio o il tem¬ ilo • (PAINLEVÈ). - pel Lacuki.ikh è fondata su duo principi, cioè sul principio di causa, In Virtù del quale i fenomeni formano serie in cui l’esistenza del precedente determina quella del seguente, e sul principio delle cause finali, per cui lo serie dei fenomeni formano sistemi (co¬ me, p. e., specie e generi), nei quali l’idea del tutto determina l'esistenza delie parti (p. e.; l'idea dell'uomo de¬ termina l’esistenza dei singoli uomini). Questo secondo principio assicura l’or¬ dine nella natura, il quale alla sua volta assicura la costanza delle leggi mecca¬ niche del movimento, ossia l'induzione stessa. - il fisico K. MACH considera l iudu- ziono solo come un principio regolati co, un’ipotesi utile nello ricerche scientifi¬ che, non un principio costitutivo e corto. Ineffabile (gr. SpprjTop. <la a prlv. c èp, tema di èpói = dirò, quindi: ine¬ sprimibile con parole) (filosi): per Plo- Inerenza - JJ - Intelletto TINO ó ineffabile l’Uno, ilei «filalo nulla ,11 determinato si può affermare, es¬ sendo esso semplice, superiore allo «tosso peasioro, uTT&pvoTjai?, giacché il pensiero esigo pur sempre la dualità di soggetto e oggetto. All’Uno non si può applicare l’Idea di personalità, in cui è implicita una limitazione eco. E un termine che è passato nella Patri¬ stica e nella Scolastica: .so che Dio è. non ciò che ò ». Inerenza (lat. inhacreo = son collegato Interiormente) (logica): ò l’apparteneu- za d'una qualità a un soggetto; questo rapporto s’esprime con un giudizio: p. e.; «l’uomo ò ragionevole». Inferenza (lat. in/erre = dedurre) {lo¬ gica): ò un procedimento del pensiero che consisto nel trarre una proposizione da un’altra o da più altre, o dalla ve¬ rità ili questo la verità di quella. Infinito (filos.): si distingue: a) un in- lìnito assoluto, elio è ciò cho non ha limito possibile, ciò che nolla sua realtà uon comporta limitazione, oomc l'ens realissimam, pensato dal Leibniz, cioè Dio concepito come l'essere che ha tut¬ to lo perfezioni: ò) un infinito relativo o, piuttosto, un indefinito, che esprimo ciò che può pensarsi come Inlluitamente grande c infinitamente piccolo, ossia ciò ohe ò illimitatamente suscettibile d’ingran¬ dimento e di diminuzione; p. e. il nu¬ mero. _ già per Anassimandro (VI sec. a. Or.) l’Infinito (= 16 écircipov) ò un prin¬ cipio « non generato, non perituro, cho contiene o dirige tutte le cose o in cui tutte ritornano »; 6 dunque un infinito di grandezza, qualitativamente indo¬ le rminato. _per Empedocle, Democrito, Pla¬ tone e Aristotele, l'idea d'infinito e quella di perfezione si oppongono: por PLATQ.VF. l’infinito ò ciò che non si lascia penetrare dall'fdra; per Aristotele è l’assenza di limite, cioè di forma, ciò < al dì là del quale vi ò sempre qualche cosa ossia rìmperfotto, l’incompiuto, in opposizione al perfetto, che è finito. Inibizione (lat. inhibeo = impedisco, arresto; opposto: impulsione) (fisici.): ò il potere che ha un centro nervoso ili agire sopra un altro centro nervoso, attenuandone o arrestandone l'azione. - (psicol.): òli potere che ha un pro¬ cesso psichico, un’idea, un sentimento, di Impedire ad altri processi mentali (li prodursi o di arrestarne il corso; lui una funziono importante nell’attività volontaria o neU’edueaziouc, il cui grado si misura anche dalla forza del potere inibitorio. Innatismo (filos.): sì dice dello dot¬ trine che ammettono principi o ideo lunate (v. a posteriori). Innato (opposto: acquisito) (psicol.): b ciò cho appartiene fin dalla nascita alla natura d’un essere, ciò die è nato con luì: tendenze, istinti, attitudini eoe. _ (filosi 1 ): secondo Cartesio aocanto a idee avventizie, che <1 pervengono dall’esterno, e a idee fattizie, costruite dalla fantasia, vi sono idee innate, che fanno parto della natura dello spirito umano fin dalla nascita, come l'idea «li Dio. - Leibniz nega l’esistenza di idee in¬ nato nel senso cartesiano; ncU’aninut vi sono soltanto attitudini e disposi¬ zioni innate, cho possono svilupparsi con l’esperienza, giacché in essa nulla viene dall’esterno, ma vi ò solo pas¬ saggio da percezioni oscuro, confuso o inconscio a percezioni ciliare, distinte e coscienti. — — in un senso o valore diversi, lunato corrisponde ad a priori, a ciò che è in¬ dipendente dall’esperienza e uon si spiiiga con questa, come, nella dottrina di Kant, le intuizioni pure dello spa¬ zio e del tempo e le categorie, che sono propriamoute uou idee innate, ma atti¬ vità spontaneo dello - spirito. In sé (filmi.): equivale a « Indipendente », « assoluta e assume valore diverso nei diversi sistemi filosofici; p. e. il belio in sé dò xxXòv acùió) ò, per Platone, l’idea (lei bello; Spinoza chiama sostan¬ za ciò elio ò iu sé, quoti in se est, cioè non è compreso iu altre realtà eri ò causa sui (causa di se stesso); per Kant la cosa in sé ò la realtà pensata, ma inconoscibile. Intelletto (opposto: senso): già pei Greci ò la facoltà superiore di conoscere (VO’.iù); _ per An assapora è una materia sott i¬ lissima, principio attivo e ordinatore del cosmo: 6 vou; 8 izx4<T[A7)<5s TtavTce = la mento ordina tutte le cose; - per Platone è l'organo clic permette di pensare le idee costituenti un mondo intelligibile distinto dal mondo sensi¬ bile o modello «li questo ; _ per Aristotele è: a) intelletto at¬ tivo (voO; 71017 ) 14 X 0 ;), che viene dal¬ l’esterno, è immortale: b) intelletto pas¬ sivo (VOÙ; itai>7)11x4;). Che nasce, o muore col corpo, è illuminato dall’in¬ telletto attivo, è materia rispetto a questo che è forma; Intellettualismo — 56 — Intelligibile • ■ per Plotino emana direttamente dall’l/no, è intelletto universale, come poi per G. Bruno, pel quale « esso em¬ pie il tutto, illumina l'universo, è fabro del mondo », simile al demiurgo del Timeo platonico, che plasma il mondo sensibile con rocchio fisso alle idee. -per Spinoza è la facoltà che ha la nostra mente di collegare le idee in un ordine obbiettivo uguale per tutti, mentre 1’ associazione psicologica le ordina secondo le affezioni del corpo, collegato fra loro da rapporti nou neces¬ sari!, ma puramente accidentali e va¬ riabili ; -per Kant è la facolta di giudicare, cioè l'attività che subordina rappresen- | tazioni diverse a un concetto unico, è l’organo delle categorie , che collega i fenomeni dati dalla sensibilità; - per Schopenhauer ò l’organo che coordina le rappresentazioni mediante il principio di causa, la sola categoria da lui ammessa. Intellettualismo (opposto: volontari¬ smo) ( filos .): il termine ò di recente for¬ mazione e risale a Schelling, ma l’idea è antica, e consiste nel subordinare alla ragione teoretica (vou? &so>p7)Tixós di Aristotele) la ragione pratica (voo£ 7rpax?ixó$); ossia nel porro il centro di gravità dell’esistenza umana nell'!zi¬ telle tto, considerato come la sola fun¬ zione che le possa dare forza, calore, vita, giudicando l’azione pratica come secondarla e subordinata al conoscere, c affermando che le norme valide pel pensiero sono pure valide per le altre attività vitali, il sentimento e la t*o- lontà. -I filosofi greci ci diurno un esempio tipico dell’intellettualismo: convinti che l’uomo fa parte d’un cosmo retto da leg¬ gi immutabili che lo circonda con la sua certezza c il suo splendore, non vede¬ vano nulla di più grande della cono¬ scenza d’un tale mondo (D-eopCa) me¬ diante l’intelletto (vouc). Con Socrate e Platone l’intelletto diviene anche la guida sicura della condotta morale: non è possibile fare il bene senza co¬ noscerlo, né è possibile che, conoscen¬ dolo, non lo si faccia. -nei tempi moderni tipici rappresen¬ tanti dell’intellettualismo sono Leib¬ niz, il qualo afferma essere il pensiero la potenza fondamentale dell’anima, ed Hegel, pel quale l’universo è la ragione realizzata, la realtà ultima è quella ac¬ cessibile al solo pensiero, e « lo spirito è la causa del mondo « (v. volontarismn). -in senso peggiorativo ò 1 tendenza a rinchiudere la realtà vivente entro schomi rigidi e quadri artificiali, che invece di riprodurla fedelmente la de¬ formano, toccando solo la superficie del¬ le cose o disconoscendo le esigenze del sentimento e della volontà. Intelligenza (psicol.): in generale equi¬ vale a «organo della conoscenza» e quin¬ di compie tutte quello funzioni psico¬ logiche che contribuiscono al cono¬ scere (percezione, associazione dello i- dee, memoria, immaginazione, ragio¬ ne); suo operazioni importanti sono; distinguere e generalizzare. -(filos.): per S. Tommaso l'intelligen¬ za è l’intelletto nella sua effettiva at¬ tività: inteUigentia significai ipsum ac- tum inkllcclus qui est intelligcrc ; -per Hpinoza ò l’attività mentale, es¬ senziale alla ragione: nulla est via ra- tionalis sinc inteUigentia. - il Bergson contrappone l’istinto e Tintuizione all’intelligenza : questa ha una funzione analitica, discorsiva, vuol comprendere ciò che si sottrae al mec¬ canismi, ossia la vita e lo spirito, me¬ diante le leggi meccaniche che gover¬ nano i corpi solidi; perciò si lascia sfug¬ gire il carattere profondo e originale della vita e dello spirito, che è dive¬ nire spontaneo, imprevedibile, crea¬ tore. Intelligibile (gr. voyjtó$, da voéo = penso, comprendo con la mente; op¬ posto: sensibile) (filos.): in generale in¬ dica ciò che può essere soltanto pen¬ sato, conosciuto dall’intelletto. - più particolarmente, l’ospresBione monito intelligibile (xó<T[AO^ V07)TÓ^) indica la realtà metafisica, che per Pla¬ tone ò il mondo de’le idee, dello quali è rimasta una reminiscenza (àvà|zvyj- aie; v. questo tonnine) nella mente li¬ mami. - Malebranche parla d'un 'estensione intelligibile che risiede in Dio e in Dio è veduta da noi ; cioè non l’estensione — che costituisce, secondo Cartesio, tutta la realtà della materia (res exten- sa) — noi conosciamo, ma l’idea del¬ l'estensione, quale è uello spirito infi¬ nito di Dio : questa è la causa e la so¬ stanza vera dei fenomeni materiali, «l’archetipo della materia»; perciò « noi vediamo tutto in Dio * . -in Kant il mundus intelligibilis , che, nel periodo autocritico della sua vita, cioè prima del 1770, egli aveva consi¬ derato conoscibile dall’intelletto, nel periodo critico (nella Ragion pura) è Intendimento Intuizione — 57 — ritenuto inconoscibile e posto come fon¬ damento del mondo dei fenomeni (v. cosa in sé e noumeno). Intendimento (opposto: senso): in ge¬ nerale è la facoltà di comprendere, di giudicare, quindi è un potere analitico, discorsivo. - (/ilos .): è sinonimo di intelletto ; per Kant è la facoltà di ordinare i feno¬ meni in classi e in sistemi coerenti me¬ diante le categorie: « ogni nostra cono¬ scenza incomincia dai sensi, passa per rintendiraonto (Verstand) e termina nella ragione » ; - per Schopenhauer ha la sola fun¬ zione di collegare i fenomeni mediante il principio di causa, che è la sola cate¬ goria kantiana da lui riconosciuta (tutte lo altro sono per lui « finestre cieche »). Intenzione (lat. intendo — tendo verso) ( psicol .): consiste nel fatto di proporsi un fine e comprendo l’insieme dei mo¬ tivi psicologici che spingono ad attuarlo. - (morale): per Kant è la volontà de¬ cisa e consapevole di conformarsi alla legge morale, facendo astrazione dal fine che si vuol raggiungere con la propria azione; costituisco il carattere speci¬ fico, puramente formalo, della condotta moralmente buona. -per la Scuola fenomenologica tedesca ò la direzione che prendo l’intelligenza quando viene tesa verso un oggetto per intuirne le essenze, le quali sono clementi fissi e stabili, non molto dis¬ simili dalle ideo platoniche: cosi In una percezione di colore si intuisce 11 colore in sé. Intermundi (gr. jjtera—xóajAta, lat. t‘n- tcrmundia, come li chiama Lucrezio) t /ilos .): sono gli spazi posti fra un mon¬ do e l’altro, gli intervalli fra gli infiniti mondi dove Epicuro colloca gli dei per sottrarli ai rischi inevitabili della di¬ struzione e presentarli al saggio come esemplari d’im'esistenza beata o im¬ mortale. Introspezione (dal lat. introapicere = osservare dentro) ( paieoi .): è uno dei metodi che si applicano nello studio dei processi psichici c consisto nel fatto che la coscienza individuale osserva di¬ rettamente gli avvenimenti psicologici che si svolgono nel proprio interno, esamina se stesati nel suo contenuto. È 11 procedimento che permette di co¬ gliere un processo psìchico nella sua vera natura, benché l’osservazione di¬ retta sposso lo alteri. Intuito (filos.): è pel Gioberti • l’atto cogitativo ohe ha l’iniziale apprensione del Primo filosofico, ossia dell’Ente reale concreto, singolare, individuale »; in altre parole, è la facoltà ohe la mente umana ha di percepire, in maniera o- scura e confusa, per via dirotta e im¬ mediata, Vassoluto. Quindi l'Intuito gio- bertiano ò una specie d’intuizione meta¬ fisica (v. questo termine). Intuizione (dal lat. intueor = vedo den¬ tro) (psicol.): in generale, espri me una percezione diretta, immediata, spontanea d'una cosà, senza sforzo, senza esita¬ zione o riflessione; conio, p. è'., vedere un colore, toccare un corpo, constatare un fenomeno, cogliere ciò che avviene nella coscienza (Ideo, sentimenti ccc.). —-— intuizione razionale: consiste nel co¬ gliere direttamente, cioè senza biso¬ gno di riflessione, un rapporto, un prin¬ cipio, p. e. la soluzione d’un problema, la causa d’un fatto. - * intuizione inventiva: sta nello sco¬ prire, nel divinare, come per una specie d’illuminazione improvvisa, una ve¬ rità, un principio nuovo; però questo movimento improvviso del pensiero e- sige una preparazione più o meno co¬ sciente, che spiega, almeno in parte, il sorgere subitaneo d’un’idea. - (filos.): intuizione metafisica: coglie direttamente la realtà metafisica; è im¬ mediata, personale, incomunicabile, i- ne-ffattile , s’awicina alla gnosi della tar¬ da antichità greca, per la quale cono¬ scere una cosa equivale a mescolarsi, confondersi con essa; pòrdò ha una funzione importante nell’estasi’, come ò intesa da Plotino e dai mistici cri¬ stiani (v. estasi). - Bergson dà all’intuizione un signi¬ ficato più ampio, ma vicino al prece¬ dente: * è quella specie di simpatia in¬ tellettuale che ci trasporta nell’inti¬ mità d’un oggetto per coincidere con ciò che esso ha di unico, e perciò d’ine¬ sprimibile » ; p. o.; se, leggendo il Don Chisciotte del Cervantes, riesco ad im¬ medesimarmi col personaggio princi¬ pale, a rivìverne entro di me le vicende liete e tristi, avrò una conoscenza in¬ tuitiva di esso. - Kant distingue tre specie d’intui¬ zioni: - a) empirica, che consiste nella cono¬ scenza a posteriori, mediante sensazio¬ ni, dei singoli oggetti posti nello spa¬ zio; è recettiva, cioè passiva. - b) intellettuale: è la conoscenza di¬ rotta e immediata dell 'assoluto, la quale è negata alla mente umana, perché l’e¬ lemento primo d’ogni conoscenza è Intuizionismo — 58 — Ironia un'intuizione sensibile, cioè rimpres- siono proveniente) ila un oggetto ester¬ no per la via ilei sensi; -c) pura: ò la conoscenza diretta dello spazio o del tempo, dovuta a una fun¬ zione, a un'attiviti* a priori, necessaria, interiore della nostra sensibilità, della (piale spazio e tempo sono forme, cioè condizioni soggettive dell 'intuizione em¬ pirica, ossia della percezione dei corpi o dei fenomeni. Intuizionismo ( filos .): dottrina secon¬ do la quale l’anima lia in bò una fa¬ coltà originaria di giudicare, per cui distinguiamo spontaneamente, intui¬ tivamente il bene dal male, il vero dal falso ; questi giudizi costituiscono i fatti fondamentali della coscienza e quindi il contenuto innato del scuso comune. (Scuola scozzese, T. Reti»). — ■ si applica nuche alle dottrine che, coinè quella del Bekoson, ammettono clic si possa conoscere l'assolato me¬ diante l'intuizione, o, come (niella del* 1 'Hamilton, che pensa si possa cogliere 11 mondo esteriore come ò nella sua realtà. Io (opposto: non io) (/ ilos .): in generale designa il soggetto ponsante e consa¬ pevole della propria attività, cioè in quanto si piega sopra se stesso con la riflessione ,* è la parte più elevata dol- l'animu; corrisponde al vou<; di Pla¬ tone o di Aristotele ; si oppone al non io, in quanto questo servo a designare il mondo esterno e ancho tutto ciò che non è presente all’io (p. e. processi psichici incoscienti od oscuri e con¬ fusi, istinti eoe.). - Kant distingue: a) l'io transcendcn- tale, che è il soggetto in quanto pensa o ha coscienza della propria identità in mezzo al fluire delle rappresentazioni, che osso collega c ordina mediante lo ca¬ tegorie: «l’io penso» accompagna ne¬ cessariamente tutto lo nostre rappre¬ sentazioni; ò sopra individuale; - b) l’io empirico, che è individuale, mutevole, dipendente dalle impressioni esterno o Interne, passivo. -per Fichte ed Hegel l'io ò lo spi¬ rito universale che con la sua attività incessante si crea il proprio oggetto, 11 non io; è la radico colmino del senso e dell'intelletto, che in Kant sono se¬ parati od eterogenei: fu ciò sta il prin¬ cipio primo dell ‘idealismo. Ipnagogiche (gr. tinvos = sónno, tìcystv « condurre) [paieoi.): si Indi¬ cano con questo termino lo immagini o le llguie elementari semiluminose e scintillanti, rumori, siioni ohe appaiono nel tempo che precede immediatamente Il sonno c il sogno o vi conducono. Ipnosi (dal gr. urcvoc = sonno) ( paieoi .): ò uno stato aitine al sonno e al sogno, determinato da influenze psichiche, da suggestione esterna o anche da auto- suggestione. ossia da una specie di co¬ mando cui l’ipnotizzrtto obbedisce sen¬ za ragionare o riflettere, senza elio il suo consenso intervenga; avverto, p. e., corno presenti oggetti non presenti e non avverte quelli presenti, mentre la sua coscienza assumo un comporta¬ mento che sta fra la veglia e il sonno. Ipostasi (gr. urrócTTaais, substratum - sostauza, da 0910175(1.1 = pongo sotto) ( filos .): termine diffuso specialmente ila Plotino, che denomina ipostasi le tre sostanze spirituali, che, con la materia, sono i principi costitutivi ilei cosmo, cioè FUno, Tìnteliigenza, P Anima, olle quali i primi filosofi cristiani facevano corrispondere lo persone della Trinità. - nella Scolastica hypostams ha il senso di individuo o di persona morale: individuac substantiae dicuntur lippa- sttiscs vél primae substantiae (S. Tom¬ maso). . - iu senso non buono significa entità fittizia che venga considerata come re¬ altà vera o propria. Ipostatizzare (nou dell'uso italiano): ò l’azione ili trasformare in realtà en¬ tità fittizie o anche ideo astratte. Ipotesi (gr. ut: 6 — Ocot,; da U7ro— s= pongo sotto, suppongo) (logica): è una spiegazione provvisoria di fatti non ancora completamente spiegati; è un’idea anticipata che attende la pro¬ va decisiva, anche quando, come avvie¬ ne nella scienza, ò parzialmente appog¬ giata a fatti già osservati. Ipotetico (imperativo) = v. imperativo. • Ipse dixit (filos.): è la frase usata nella Scolastica per affermare l’autorità in¬ fallibile d*Aristotele in materia scien¬ tifica, e, forse, la traduzione letterale della espressione greca: aoTo£ elio i Pitagorici usavano verso II loro maestro. A VERRO È premetteva ai pro¬ pri commenti aristotelici la parolu: Kal — disse. Ironia (gr. eipoweia = finzione) (filos.): l’ironia di Socrate consiste nell'interro¬ gare fingendo di non Baperc, per mettere in piena luce l’ignoranza dell’avversa¬ rio, che vlen condotto, eli domanda in domanda, a contraddire alla prima ri¬ sposta; donde la conclusione: .Socrate non sa nulla, ma Pavversurio, che crede Irrazionale — 59 — Legge di sapere, si trova in condiziono infe¬ riore a lui, che almeno sa di non sa¬ pere. - V ironia. vtikùintieri deriva dall’oppo¬ sizione fra. il reale c l’ideale, fra il relativo o l’assoluto, daH'impossibi- lità in cui è il Unito, e quindi anche l’uo¬ mo, di realizzare l’infinito cui aspira, specialmente nella creazione artistica; di qui la derisione gettata su tutto ciò che è stabile {norme, leggi, costumi, ordinamenti politici), tutti ostacoli alla libertà dello spirito. I /ironia, dice F. Schlegel, è una successione di auto- oroazioni ed autodistruzioni. Irrazionale ( filos.): è ciò che supera il nostro potére di conoscere e gli pone del limiti Insormontabili, corno estra¬ neo e contrario alla ragione. - una metafisica dell'irrazionale di¬ chiara inconcepibile e impenetrabile al¬ la ragiouc l’essenza dell’universo, come, nella dottrina di Schopenhauer, la vo¬ lontà, che è una forza istintiva, deca, Incoercibile, incosciente, che si fa co¬ sciente solo nel l’uomo. Irreversibile (filo».): è cosi designata una successione di fenomeni, fisici, so¬ ciali, storici, quando non si può ripe¬ terla ripassando per i medesimi stati o per le stesse fasi. I sostenta (gr. laocrDéveta. da ì'cjo^ = eguale e a9ivo<; = forza) (filos.): per Io scetticismo sono d’ugual forza, ugual¬ mente convincenti, le ragioni che si possono invocare prò e contro una datti tesi, e perciò non se ne può trarre con¬ clusione alcuna. Istanza (gr. èvoTaaiq = obbiezione, da èviCTTa(jtat = sto contro) {Ionica): è un argomento nuovo contro una replica die vieti fatta a un’obbiezione. - Bacone chiama prue rogati rat in- stantiarum i fatti tipici, che fra due ipotesi opposto servono a dimostrare vera runa, errata l’altra. Istinto (scienza): è una serie di atti spon¬ tanei, non volontari e tuttavia colle¬ gati, succedentisi con ordino inesora¬ bile, rispondenti a un fine non cono¬ sciuto da chi li compie. - ( psicol .): è ogni attività mentale spontanea adattata a uno scopo, e col carattere d’una tendenza innata, come, ad es., l’istinto del ritmo nei poeti. - (filos.): fi Bergson l’oppone nlFta- tdligensa: l’istinto è im modo di cono¬ scenza infallibile nei suoi atti, ma li¬ mitato, incosciente: esso opera sulle cose con azione sentita, vissuta, c quin¬ di conosce dall’interno, per simpatia, le coso particolari, mentre rintelligonza cosciente, fallibile, conosce solo rap¬ porti e agisco sullo cose con strumenti da lei fabbricati; essa ricerca, l’istinto no, donde la superiorità della prima: l’uno o l’altra s’uniscono ncU’intuizione, che è conoscenza dell'assoluto. L Legalità (morale): per Kant ò il carat¬ tere dell’azione conforme esteriormente alla leggo monile, non però compiuta per rispetto alla leggo morale, quindi non morale: p. c. Fazione di chi eser¬ cita onestamente il suo commercio a scopo utilitario. Legge (filos.): nell’antichità greca la leggo (vó[0.oc;) è trasferita dalla vita politica al cosmo, retto da norme impartito ai fatti da una volontà soprannaturale, come il legislatore impone ai cittadini leggi non trasgrodibili. -per gli Stoici è un conoatenamcuto rigido o inviolabile di avvenimenti, un fato (eijzapiiivy]), emanazione del prin¬ cipio divino, che il saggio deve acco¬ gliere con animo imperturbato. - nei tempi moderni (Jalujso deno¬ mina assiomi le leggi fondamentali del¬ la natura c teoremi ciucile derivate; Cartesio chiama regnine, le leggi fisi¬ che, legcs in quanto souo stabilito da Dio, al quale poi, nel pensiero del sco. XVIn, vieno sostituita la Natura. - pel Vico lo spirito umano, nel suo svolgimento, seguo leggi eterno, prin¬ cipi! universali che segnano la succes¬ sione ideale del momenti della sua vita, che souo il senso , la fantasia, la mente pura, ai quali corrispondono le forme storiche della civiltà umana, cioè l’età della passiono ferina, quella della sog¬ gezione a una leggo di forza o quella della libera osservanza «lei dettami del¬ la ragiono (v. corsi). -nelle scienze fisiche la legge esprime uu rapporto costante e necessario fra due fenomeni, cosicché dato 11 primo, cioè la causa, ne segue necessariamente il secondo, cioè l’effetto: l’induzione ha qui un urti ciò importante (v. induzione). -nella morale . la legge è la norma ob¬ bligatoria cho bì deve seguire por at¬ tuare il bene, sfa che essa venga im* posta all'uomo dalla sua natura d’esse¬ re ragionevole e dalla coscienza (Kant), sin dalla società (utilitarismo), sia da Dio (morale religiosa), sia dalla natura (Nietzsche). Libero esame — Oli — Logos - nella istoria resistenza di leggi è og¬ getto di vivo controversie, ma prevaie (contro l’accennata. dottrina del Vico) l’idea che nella vita storica non v’è re¬ golare ripetizione di fatti, ma succes¬ sione di avvenimenti unici, suscettibili soltanto di constatazione e di valuta¬ zione. Libero esame {velia.): ò l'atteggiamen¬ to dello spirito che consiste nella fa¬ coltà di scegliersi o formarsi un proprio sistema di opinioni e di credenze, sot¬ traendosi al principio d’autorità. È sta¬ to affermato dal protestantesimo, pel quale il diritto del libero esame con¬ sente a ciascuno di decidere quale sia la vera interpretazione dell’Evangelo, senza essere vincolato da tradizioni, da decreti di papi o da canoni di Condili. Libertà (opposto: determinismo) ( filas .): può essere intesa In diversi modi: - a) come libertà fisica, quando non v’è costrizione esterna o interna: è li¬ bero chi pone in atto lo proprie riso¬ luzioni senza essere impedito dalla for¬ za, dalla paura eco.; non ò libero il prigioniero, chi subisce violenza, - b) corno volontà guidata da Ani mo¬ rali; cosi per Amatotele ò libero chi ha II potere di rifletterò sui propri! atti, prevederne le conseguenze, resistere agli impulsi degli istinti o dei desideri, di¬ rigerei verso un fine moralmente ele¬ vato; - c) come libertà di scelta, quando alla volontà si presentano più possibilità, tra le quali essa sceglie dopo riflessione più o meno lunga; - d) corno libero arbitrio , facoltà di compiere o di non compiere un atto, di scegliere senza motivo (v. arbitrio, determinismo, indetenninismo) ; - e) come libertà di coscienza in mate¬ ria filosofica, religiosa, politica, e cioè facoltà di esprimere con atti, scritti, discorsi l’opinione propria o altrui in¬ torno alle cose naturali o sovrannatu¬ rali, senza incorrere in sanzioni non stabilite dalle leggi liberamente ac¬ cettate. Libertà politica: è la facoltà spettante al cittadino di svolgere la propria per¬ sonalità entro i limiti i quali, secondo la concezione individualistica, sono fis¬ sati dall’uguale libertà degli altri cit¬ tadini (Kant e Spencer), e, secondo la concezione universalistica, si espri¬ mono nella subordinazione dei rdugoli alla volontà generale rappresentata dal¬ lo Stato, giacché la volontà generale non ò altro elio la sostanza delle vo¬ lontà individuali (Héuisl). Limitativi (giudizi) {Indica): sono giu- dizi affermativi con predicato nega¬ tivo: p. e. l’anima è non mortale, que¬ sto oggetto è non bianco. Fra questi giudizi (dotti da Kant indefiniti) e i giudizi n gativi vi sono solo sfumature, non sempre percettibili. Localizzazione cerebrale ( psicol .): teoria, molto discussa, secondo la quale nella corteccia cerebrale esistono re¬ gioni ben definite, a ciascuna delle quali è collegata una determinata classe di fenomeni flsio-psicologiei ; p. e. la fun¬ zione visiva è legata alla circonvolu¬ zione del Broca. Logica (dal gì*. Xóyo<; = discorso, ra¬ giono): è la scienza che ricerca 1 prin¬ cipi generali del « peusicro valido *, os¬ sia le condizioni da osservare! affinché una cognizione sia ben fondata e vera ; quindi, mentre la psicologia indaga co¬ me si pensa e si ragiona, la logica in¬ vece ricerca come si deve pensare e ragionare so non si vuol cadere In er¬ rori di giudizio e di ragionamento; può essere : - a) logica formale, quando ha per oggetto i concetti, i giudizi, i ragiona¬ menti, astraendo dal loro contenuto, come il matematico considera gli og¬ getti della sua scienza (angoli, trian¬ goli, numeri) in abstracto, indlpendcutc- mente dalle cose esterne, dall’applica¬ zione agli oggetti reali; - b) Iodica materiale o generale, quan¬ do ricerca quali operazioni del pensiero applicate ai fatti reali conducano alla verità o quali all’errore. Per lo più for¬ ma e materia della logica sono, ritenute Inseparabili. Logistica (Iodica): nel Medio evo de¬ signa il calcolo pratico in opposizione all’aritmetica teorica. -oggi designa un sistema di notazioni e di regole di calcolo, analoghe a quelle dell’algebra, clic permette sia di rap¬ presentare le operazioni della logica classica in modo assai più breve e ri¬ goroso, sia, estendendolo, di definire operazioni nuove, p. e.: quello concer¬ nenti le funzioni logiche e la logica delle relazioni (Lalaxdk). Logos (gr. Xóyoc da Xèyo dico: quindi logos = la parola, il discorso, e anche lo strumento del discorso. Itateli! - genza) (filos.): per Eraclito sembra che sia la ragione universale, il pen¬ siero divino che circola eternamente nella natura, quindi immanente in que- Lume naturale — Gl — Male sta, la misura del ritmo regolatrice della vita cosmica e la forza che l’ani¬ ma, simboleggiata nel fuoco, ossia in ciò elio vi è di più incorporeo, di più mobile, di più attivo c mutabile; - per PLATONE è la ragione (VOO£), la facoltà atta ad olovaro la mento alla contemplazione delle ideo; - per gli Stoici è una ragiono gene¬ ratrice che dà ordine e vita a tutte lo coso, è la legge che regola il rinnova¬ mento periodico del cosmos, è uno dei nomi che prende la divinità nel pan¬ teismo stoico; -nel IV Vangelo, di Giovanni, si leg¬ ge: « nel principio era il Logos, èv àp'/yj ù Xóyot; >; il Logos è Gesù, Il Verbo mediante il quale tutto è stato creato, la luce che illumina ogni uomo, il figlio unico di £>io o Dio egli stesso; xal ò Xóyos vjv Tcpò? ateòv, xal ?)V 6 Xóyo^ (il Verbo era presso Dio: e Dio era il Verbo). La teologia cri¬ stiana interpreta il Logos come il verbo che s’ò fatto carne nel figlio di Dio; è un mutamento importante nella sto¬ ria di questo termine e, anche, del Cri¬ stianesimo. - per Filone d'Alessandria, il logos è intermediario fra Dio e il mondo; per mezzo del verbo Dio é creatore del mondo, ò il primogenito di Dio, un se¬ condo Dio, forza cosmica ordinatrice del tutto; - per Plotino ò in generale ogni at¬ tività spirituale, e più particolarmente l’immediata produzione dell’t’no, la seconda ipostasi, il V 0 U£» la ragiono che contiene in sé lo idee e da sé le produce: vosi và 6 vva xal ucplaT7]<nv; il buono, il bello, il giusto non sono fuori del logos, come in Platone, né da esso diversi, ma sono il suo contenuto. Lume naturale (filos. e rclig.): si trova nominato per la prima volta nel Van¬ gelo di S. Giovanni, accolto poi nella Patristica e nella Scolastica, come fa¬ coltà naturale di conoscere: raiio in¬ sita, sivc inseminata, lumen animar di- eitnr ; si oppone a lumen gratiae , il quale proviene agli uomini dalla rivelazione divina. - per Cartesio è la facoltà di cono¬ scere che Dio ha dato all’anima, in quanto questa può avere ideo chiare e distìnte, cogliere verità per via imme¬ diata, senza il 600001*80 della religione o, anche, della filosofìa. Il lume naturale viene spesso inteso come sinonimo di ragione umana, ma quasi sempre in op¬ posto a luce sovrannaturale. M Macrocosmo (gr. jxaxpós = grande, XÓG(AO£ = cosmo) ( film.): ò l'umverso nel suo insieme; gli Stoici chiamano l’uomo un microcosmo, un piccolo mon¬ do, e il mondo un grande ossere v> vento. - questa ido» viene ripresa nei Rina¬ scimento e per N. Cusano l'uomo ò un parvus munxtus, uno specchio, una quin¬ tessenza dell'universo, poiché fra il grande e il piccolo cosmo i termini si corrispondono e abbondano lo analogie. Magia: in gemcrale è una delle arti taumaturgiche occulte, assai diffusa anche nel Rinascimento, la quale in¬ segna a conoscere le forzo segreto della natura e gli spiriti che in questa agi¬ scono, per trarli a vantaggio dell’uomo con mezzi 0 pratiche occulte. - il poeta-filosofo tedesco Federico Novaus ò Fautore cl’un idealismo ma¬ gico, per cui l’uomo può entrare in rapporto di simpatia o d'azione diletta con l’universo, compiere l'unione mi¬ steriosa dell’io con la natura per via intuitiva: « l’artista, simile all’uomo primitivo, ò un visionario; tutto gli ap¬ paro come spirito ». Maieutica (gr. (xatsuTiXY) TéyvY] = For¬ te dell’ostetrica) (filos.): è il metodo seguito da Socrate che, interrogando, fa scoprire a ciascuno la verità che egli porta in sé: « hai sentito dir© che io son figlio d’una levatrice molto valente e seria, Fenarete, o che m’occupo della stessa arte, ma con riguardo alle anime e non ai corpi * 1 (Platone, Teeteto), Male (il problema del — ) (filos.): deriva dalla difficoltà di conciliare resistenza d’un Dio buono o onnipotente con a presenza del male nell’universo, sia che si consideri come male morale nel pec¬ cato, sia come male metafisico nell’im¬ perfezione di tutte ie cose, sia come male fisico. Tale problema si presentii soprattutto nelle religioni e nelle filo¬ sofie ottimistiche (v. manicheismo). - per lo Stoicismo il male, se è osser¬ vato non in sé ma in relazione ool tutto, dipende da condizioni posto perii bene, o anche ò un mezzo per attuare un bene, oppure dipende dalla stoltezza dell’uomo che disconosce le leggi della ragione cosmica e Berve alle passioni. - per Plotino, seguito spesso dalla Scolastica, il male ò pura apparenza, perché colpisce Bolo l’uomo empirico che vive tutto nel mondo esteriore e Manicheismo — (12 — Meccanica por i boui materiali, non l’anima olio s’elevi, purificata, nella sfera della ra¬ gione o dell’Uno. - Leibniz afferma la superiorità del bene sul male nel mondo, il quale nel 1 suo insieme ò un’opera buona, prefe¬ ribile al nulla. Anche VIlluminismo ò ottimistico. Manicheismo (relig.): dottrina fon¬ data da Mani, persiano del III sec. d. Or., che vuol spiegare il mondo con la lotta frtt duo potenze sovrane e in¬ finite, di cui la prima ò il Principe della luce, la causa o l’essenza del bene, l’altra il Principe delle tenebre, la causa e la sostanza del male. s. Agostino pro¬ fessò tale dottrina nella sua gioventù. Massima {morale): per Kant ò il prin¬ cipio soggettivo del volere, norma di condotta elio l’uomo si dà come valida per la sua volontà, senza riferirsi ad altre persone. Materia (opposto: spirito) (, filos .): per Platone è qualcosa di rozzo, di rosi- stente e di ostile allo spirito, il quale non riesce a dominarla interamente. -per Aristotele ò una realtà Inde¬ terminata e inerte, ohe riceve deter¬ minazione e vita accogliendo la forma (v. questo termine), alla quale si a- datta e la, serve docile, essendo a ciò predisposta dalla stessa natura: è la potenza di ciò che, grazie alla forma, è tradotto in atto; p. e. il marmo ri¬ spetto alla statua. ■-per Cartesio ò la rea extensa, essendo l’estensione la sola qualità del corpo la quale si presenti a noi chiara e di¬ stinta ; è retta da leggi meccaniche, e lo stesso corpo umano è una macchina, benché mirabilmente foggiata. - nei tempi moderni o s’ammette resi¬ stenza d’uria materia distinta dalla for¬ za e se ne ha una concezione meccanica, come in Cartesio; oppure materia ed energia si identificano, o allora se ne ha una concezione dinamica, come in Leibniz; nel primo caso la causa del movimento ò esteriore, nel secondo è interiore e opera dall’interno verso l’e¬ sterno. Materialismo (opposto: spirUualismoy {filos.): ò la dottrina che considera la materia come l’unic a sostanza o il prin¬ cipio primo dell’universo, concepito co¬ inè una molteplicità di corpi posti nello spazio e accessibili ai sensi. Si presenta sot to diversi aspetti, per la difficoltà di spiegare* l’esistenza dello spirito: a) nella forma 'attributiva Io spirito è considerato un attributo, una qua¬ lità inerente alla materia,, che appare animata, come nei Presocratici, ma¬ terialisti inconsapevoli; b) nella forma causale lo spirito è un effetto della materia, à un epifenomeno dell’attività cerebrale, o anche l’insie¬ me dello reazioni clolTorganisnto cor¬ poreo: «E la coscienza, come il pen¬ siero, è un prodotto della materia « (B Corner); c) nella forma equaliva i processi psi¬ chici sono pensati come materiali nella loro essenza, crjuali essenzialmente agli elementi materiali; per Democrito, mi cs., 1’anima consta di atomi lisci, ro¬ tondi. simili u quelli del fuoco. Materialismo storico (filos.): Marx ed Engels, asserendo che l'uomo, nella sua essenza, é un essere che ha fame e sete, ha bisogno di nutrirsi, di vestirsi, in una parola subisce un certo numero di necessità vitali e dipende in ogni istante dolla sua vita dai mezzi atti a soddisfarle, cioè dai mezzi cconsnnici , materiali, deducono che il fattore eco¬ nomico determina, in maniera pili o meno visibile, ina reale e decisiva, ogni ‘ nostra azione; quindi bisogna dire, con¬ tro Ìidealismo classico, specialmente di Hegel, che non l’attività dello spirito ma le condizioni materiali d’esistenza sono gli organi- c 1 motori della storia, elio la produzione economica genera e domina il fenomeno giuridico, politico, morale, e, iu qualche modo, anche quel¬ lo religioso, intellettuale, artistico. Que¬ sta dottrina viene anello detta deter¬ minismo economico, che però non esclu¬ de un’azione dello spirito sulle condi¬ zioni materiali della vita. Meccanica (opposto: dinamica ; gr. rj (i.y)/avtx.7) 'ziyyrr = l'arte di compor macchine ponendo a profitto Io forze della natura): in venerale è là teoria che spiega la formazione della natura in maniera analoga dlle opere dell’uo- mo, benché la natura operi con mnggior finezza dell’uomo (Aristotele). - (filos.): l’idea di meccanismo dalla fisica s’estende a tutti i gradi della realtà, dando luogo a una teoria mec¬ canica del mondo, che appare per la, prima volta nell’. 4 tomTsfica di Demo¬ crito : Il mondo, così vario e muta¬ bile, ò sempre e dovunque lo stesso, giacché ogni cangiamento dipendo dal fatto che il substrato materiale é sog¬ getto a movimenti d’ogni sorta, c tutti i fenomeni si succedono obbedendo al principio di causa, non esclusi i feno¬ meni psichici, che, seguendo le leggi Mediato — (in — Metempirico dcHVwffWwciofli’ delle idee, si ntlrng- , sono o si respingono, veri àtomi psì-r. chic!, come irli atomi Usici ; questa teoria lia li carattere d'nn deiermintomo uni- versale. • ,_ n Laplacp: cosi formula la conse¬ gui n/.a di tale teoria: Un’intelligenza elio conoscesse tutto le forze onde è animata la natura c la posizione ri¬ spettiva degli esseri che la compon¬ gono, so poi fosso cosi vasta da poter nssoggettaro questi fatti all’analisi, comprenderebbe in un’unica formula i moti dei più grandi corpi dell’uni¬ verso o quelli delPatomo più leggero; nulla sarebbe incerto o l’avvenire come il passato sarebbe presento ai suoi oc¬ chi ». Mediato (ragionamento) (Apposto: im¬ mediato) (logica): è la forma di ragio¬ namento che consisto nel passare da un giudizio a un altro mediante un terzo giudizio; p. e. f il sillogismo. Medio (logica): è nel sillogismo il ter¬ mino che serve per eollcgaro il termine maggiore col minore: p. e. mortale si collogu a Sacrale, mediante uomo, nel sillogismo: • l’uomo è mortalo; Socrate è uomo ; dunque Socrate è mortale », Memoria (psicol.): ò la funzione psico¬ logica clic consiste nel fatto che i pro¬ cessi psichici giù vissuti si conservano e si ri presentano nella coscienza, quindi vengono riconosciuti come ricordi, o localizzati, cioè riferiti al passato non in generalo, ma in un punto preciso, (ora, luogo, circostanze); se quest’ul¬ timo carattere manca, si ha solo una reminiscenza. - si ha memoria affettiva quando con la rappresentazione si rivive più o meno intensamente lo stato affettivo, il sentimento che da essa fu determi¬ nato. - : (filo 8 .): il Bergson distingue: a) una memoria abitudine, per la quale il pas¬ sato sopravvive In un sistema di mo¬ vimenti; s’acquista con la ripetizione, servo all’azione, è localizzata nel si¬ stema nervoso; b) una memoria pura, in cui il passato sopravvive in ricordi indipendenti di fatti onici, che non sì ripetono mai nello stesso modo, per¬ ché neirintcrvallo fra il processo psi¬ chico originale e il suo richiamo l’io è mutato; il processo integrale non è quin¬ di piìi lo stesso, perché rappresenta uno «tato d’animo unico, che non toma più. Questa memoria è indipendente dal corpo: la prima ha carattere mecca¬ nico, la seconda dinamico. Metafisica ffilos.): nella storia del (or¬ mino è già abbozzato il significato: Andronico di Rodi (I sec. d. Cr.),nel- l‘ordinare Io opero d’Aristotelo, collocò gli scritti ri f cren tisi alla filosofia prima it:?cót 7] 91X0009ta) dopo quelli ri- ferontisi alla filosofia naturale (và yvai'/.óc.): quindi la filosofìa prima (quel¬ la che ha per oggetto la realtà ultima e l’essenza immutabile di tutte le coso) fu detta và [xsvà và 9omxà, ossia < lo coso che vengon dopo quelle fisi¬ che », frase tradotta in latino con meta- phgsica, al plurale, giacchi la forma singolare è di Avkuroè. Già In S. Tom¬ maso essa equivale a transphpsi.ru , per indicare ciò clic è al di là d’ogni possi¬ bile esperienza o quindi un’interpreta¬ zione r una visione dell’universo netta 8 un unità. Si può concepire in diversi modi : —— la metafisica, dogmatica: è così detta da Kant quella a lui anteriore, che lire- tende di trattare di Dio, dell'anima c del mondo senza un preventivo esame del nostro potere di conoscere, donde lo contraddizioni fra 1 vari! sistemi. Si divide generalmente in tre parti: me¬ tafisica dell’anima o jwicologia razio¬ nale ; metafisica della natura o cosmo¬ logia razionale ; metafisica dell’asso¬ luto o teologia razionale. —— la metafisica in generale , che tende a cogliere ciò che costituisce ressenza e il legame delle cose tutte deH'uni- verso* sia esso la materia (donde le varie specie di materialismo), sia lo spirito (donde lo spiritualismo nelle sue molteplici forme), sia Videa pura (donde 1 ’idealismo), o la volontà (che dà origine al volontarismo nei suoi di¬ versi aspetti). - la metafisica scientifica vuol fon¬ dare la sintesi unica del mondo sulle sintesi parziali delle diverse scienze, ossia sarebbe la scienza genomi© che mini a riunire in un sistema libero da contraddizioni le conoscenze generali ottenuto dalle indagini delle singolo scienze e tra loro collegate (Wundt). Metapsichica (gr. | xzry. i|>u/7)v = al di là della psiche) ( psicol.) : è il nome dato da C. Richkt, nel 1911 , a quel ramo della psicologia che tratta dei processi psichici rari e anormali, come la telepatia, la divinazione, la chiaro¬ veggenza, che dovrebbero rivelare fa¬ coltà psichiche ancora ignorate 0 co¬ stituire una nuova scienza. Metempirico (film): è ciò che sta fuori dei limiti dell'esperienza. Metempsicosi 04 — Mito Metempsicosi (gr. — lctt., trans-animazione;) (filos. o re¬ titi.): ò la dottrina antichissima, sorta in Oriente, giti nota a Pitagora c ac¬ colta da Platone, la quale ammette il trapasso dell’anima da un corpo al¬ l’altro, per cui una stessa anima pn successivamente dar vita a pia corpi, sia umani, sia animali, o anche vegetali. Metessi (gr. [lébcV-t = partecipazione, da uET-é/m = partecipo) (/ilos.). e ! pensata dà Platone per spiegare 1 rapporto fra le idee c le cose sensibll , i che sarebbero una «partecipazione, di quelle. Viene usata anche dal GIOBERTI I ì u significato nillne per chiarire il rap¬ porto fra l’Idea, l’Ente, la divinità, e l’esistente, il mondo; è intermediaria fra l’atto creatore c il suo effetto, è partecipazione degli esistenti alla real¬ tà originaria dell’Ente, per cui gli esi¬ stenti imperfetti, cioè gli esseri umani, aspirano alla perfezione dell’Ente. Metodo (gr. uéDoSoc, da o 684 ? = via; quasi: in via) (ionica): esprime l’Indagine e audio i mezzi per compierla, i procedimenti col quali si ordinano e si estendono lo cognizioni; donde: ._1 ) il metodo sistematico (dal gr. cr'-> v fomiti = raccolgo con ordino), che in¬ dica lo norme con le quali il sapere viene ordinato; p. o. la dassWcazionc : _ 2) il metodo inventivo, che offre l procedimenti col quali dallo cognizioni note si passa a quello Ignorate; p. e. )■ induzione. _ Il metodo inventivo si suddivido alla sua volta in: _n) metodo induttivo, che da le nonne per tra ire dall’osservazione dei fatti lo leggi che li reggono, per estendere a tutta una classe di fenomeni elo che si è constatato in alcuni casi <v. {minzione): _ b) metodo deduttivo, clic da principi generali o da leggi note trae nuove co¬ gnizioni meno generali, scopro nuovi fenomeni o spiega tatti ancora oscuri (v. deduzione): _<•) metodo annìotlico, cho serve a In¬ ferire una somiglianza non ancora con¬ statata da una somiglianza nota: p. e. la Terra e Jlartc hanno comuni i ca¬ ratteri a, b, c (lo condizioni necessarie alla vita) e quindi avranno comune an¬ che 11 carattere </, la vita: non dà la certezza, ma solo la probabilità. Microcosmo = v. macrocosmo. Mimesi igr. da (HiiEOliat - imito) (/ilo*.): nella dottrina platonica è il rapporto fra lo Idee e le coso sen¬ sibili, che Bono imitazione di quelle. Mimetismo (dal gr. iAi[iÉo(iai = Imi¬ to) (scienza): è la teudenza di certi animali ad adattarsi, per direndersi, all’ambiente in cui vivono, prendendo, p. c., il colore del terreno e delle foglie; nell'uomo è la tendenza passiva ad appropriarsi gesti, castunu e Ideo altrui. Miracolo (lut. mireiculum, da miravi = meravigliarsi) (refi».): è un fatto che avviene fuori delle leggi ordinarie della natura ed è considerato opera d una forza soprannaturale d’ordine reli¬ gioso: crune praeter ordinem commu- ni ter statutum in rebus quandoqur di¬ vinitiis fiunt (S. Tommaso) = ciò che avviene talora per opera divina fuori dell’ordine naturalo delle cose. Mistica (si riattacca a fiuto - chiudo gli occhi o nuche le labbra, donde (iu- axiv.i. e [lua-'ópia = 1 misteri) (Ulos o rclig.): è una corrente fìlosoflco-ieli giosa la quale si ricollega alla dot¬ trina platonica c neo-platomcn; di¬ stinguo nella lede, dno clementi: «) il contenuto, 11 dogma (fides girne ere¬ ditar): b) l'atto del credere, la convin¬ zione intima (/idee qua ereditar), che ha maggior valore del primo, perché porta alla visiono del divino. _ La Souola dol Vittorini (l go o Riccardo di S. Vittore) offre il codice della mistica, le norme che regolano il cammino dell’anima vcrso Do i/.- nerarium mentis in Dc.um (6 il titolo d’un’opera celebre di un altro mistico, il francescano S. Bonaventura); per Ugo il sapere è solo il vestibolo della mistica: la teologia offre solo 1 dati oggettivi ( materia /idei), l'essenziale e il sentimento e l’aspirazione intensa che ne colgono e elio guidano all unione col divino. . _ Misticismo (Ulos. e retiti.): o 1 appren¬ dimento immediato del divino dovuto a un’esperienza ìntima che. mediante Vestasi, pui. giungere all’nnione diretta dell’anima con Dio, a una certezza assoluta e beatìfica della verità su¬ prema, per quanto oscura e ineffabile, questa si raggiunge rinunziando ni mezzi ordinari del procedimenti in¬ tellettuali e valendosi (l’un Intuizione immediata, d una visiono tutta inte¬ riore (v. estasi). Mito (gr. = parola, f avol “>’ omerale e narrazione favolosa ta cui esseri Impersonali, p. e. 1# forzo del natura, vengono personificati per spie¬ gare simbolicamente fenomeni e av- Modalità 85 Movimento veni menti ; noi tempi uniteli! costituì* scolio II fondo delie credenze religiose. -- (filos.): per Platone è una narra- * ziono fantastica di ciò clic può avve- nire al .il li dei limiti dell'esperienza e della ragiono; p. e. le vicende del¬ l'anima dopo la morte: dove termina l’ufficio delia ragione, supplisce li mito o il Himbolo, come nel (forvia, nel Fe¬ ttoni’. nel Fedro, nella Repubblica: di¬ mostrata razionai monto l’immortalità (loirauima, si può favoleggiare iito&o- Aoysìv) intorno al destino dell’uomo dopo la morte. __ ()(rs | por mito s'intende anche un’idea fondata sull'intuizione o la fede, che può divenire il sostegno o il motore interno (l’un movimento politico, so¬ ciale o religioso (p. o. li mito della razza). Costruito, almeno in parte, su elementi fantastici, trae 11 suo valore dalle conseguenze più o meno buone, più o meno utili, non dal suo contenuto di verità, «Difforme alla dottrina prag¬ matistica (v. pragmatismo). Modalità {Ionica): b per Kant la fun¬ zione dei giudizi, fondata sul valore della copula; essi sono problematici, as¬ sertori, apodittici, serondocl»! la rela¬ zione «'enuncia come possibile, come e- sistente nella realtà, come necessaria: le formule rispettivo cono: può essere, è, deeVsscrc. Modo (filos.): per Spinoza i modi sono affezioni, cioè gli stati, le modi ttoazioni transitorie della sostanza, sono sii esseri particolari o Uniti; p. o. le idee sono modi della res rogitans, i corpi della res extensa, cioè degli attributi della so¬ stanza. —— per Locke 1 modi sono una classe di idee coniposte, che sono o idee di azioni umane (p. cs. : uccisione), o modi di comportarsi (p. c. gratitudine), op¬ pure modi di essere (p. e. triangolo, che è un modo di essere dello spazio). Monade ter. uovi; = l’unità, il sem¬ plice) Oilos.ì: al dire d*Aristotele i Pi¬ tagorici pensavano i corpi composti di pimti, « di monadi che hanno posto nel¬ lo spazio ». -per (ì. Bruno minimo, punto, atomo, monade dicono la stessa cosa, cioè un primum indivisibile delle cose, che è insieme corpo c anima, sostanza mate- aie e centro di forze vivente e ani¬ mato. — per Leibniz le monadi sono sostanze spirituali seni [ilici, chiuse in sé, - senza porte nò fi nestr e -, dotate (l’appetizione e di percezione, veri punti metafisici, M'spn retiia nti ciascuna l'unlrcnp, di¬ sposti in gradi ascendenti, che vanno dalla più bassa, ancora inconscia, alla più alta, Dio, monade delle monadi. Monadismo "(/iTós.): si ilice dei sistemi dinamici cito pensano il mondo formato di monadi spirituali, in opposizione al¬ l’atomismo meccanico di Domocrito; tale la dottrina di (I. Bruno e di Leib- NIZ. Monismo (gr. fióvo? - unico) (oppo¬ sti: dualismo c pluralismo) (filos. ) : è la dottrina che considera la natura e lo spirito. Il corpo e l’anima subordinati a un terzo principio o aliasi inseriti .in esso. Il Tooco ne distingue duo specie: - a) monismo dell'essere: ammette un solo essere e considera la molteplicità delio cose un'illusione (corno gli Klea- Ttcì), o almeno come accidente fugge¬ vole dell’unica sostanzaicomeSi’iNOZA) ; - 6) monismo della qualità.: all’essere unico sostituisce una pluralità origi¬ narla di esseri, tutti però della stessa natura, materiale per gli uni (gli Ato¬ misti), spininole, per gli altri (Leibniz). Monoteismo (opposto: politeismo) (re¬ titi.): indica lo religioni cito, come il Cristianesimo, il Giudaismo, il Mao¬ mettismo, ammettono un solo Dio, di¬ stinto dui mondo. In tllosotla il Dio di Platone e d’AiusTOTEt.E rientra in questo sistema. Morale = v. etica. Moralismo (filos.): si applica alle dot¬ trine filoso Urbe che, come quella del FICHTE, considerano la legge morale e l’esigenza dell’azione pratica corno prin¬ cipio filosofico fondamentale. Motivo (dal lat. morrò) (morale): si dice (Fogni processo intellettuale o affettivo che muove la volontà a compiere ttu determinato atto. La norma indica una direzione da seguire, il motivo ngisee stilla porsona in modo più o meno im¬ perativo, perché segua tale direzione e sia persuaso a seguirla. Motrice (causa) = v. efflcentc (causa). Movimento (in generale): è fi cambia¬ mento di posizione d'ttn corpo nello spazio, considerato In funzione del tem¬ po e, quindi, fornito d'una determinata velocità; fi semplice mutamento nello spazio è uno spostamento. - (filos.): per .Aristotele è fi passag¬ gio da uno stato a un altro, è ogni mu¬ tamento ((ArratpoXYj), elio suppone l’e¬ sistenza di una materia cnpnee di ri¬ ceverò una forma. ; quindi è ugualmente fi passaggio dalla potenza (S'iva|Als) al¬ l'atto (ivépys tal. Nativismo — Cd — Neo-hegelismo -S. I ommaso accetta la concezione aristotelica (moneti est cri re de txilintiii '«tinnì e. conio Aristotele, voile nel movimento un tierstuiNlvo ui-gomcnto n prova dell'esistenza di Ilio: |.er spie- gare il niovimontn c rieereurne la eati.su, bisogna passare di causa in causa, es¬ sendo ogni movimento prodotto da un altro movimento, ina è necessario arre¬ starsi tavàyxv; trrijvat) a un primo motore immobili cri y.tvoòv àz.tvyj-rov), a Din. che muovo l'universo come l'og¬ getto umilio attrae colui che l'ama, co- me il desiderio agisce sull'anima per una sollecitazione tutta interiore. N ' ' Nativismo - v. innatismo. Natura (gì. (piiai.; da <póo> = nascnr) (fylos.): nel senso piti antico esprime l'idea d una sostanza primordiale diesi determina e si sviluppa da sé. l’idea di dò che ò primario, persistente, in oppo¬ sizione a ciò elle è derivato, seconda¬ rio, transitorio. Tale significato ha nei tirimi filosofi greci: e di riui i significati sorti in seguito. - è il complesso delle qualità o pro¬ prietà elio definiscono l’essenza d’una «•osa, quindi anche tutto ciò ohe è In¬ nato: p. c. la natura d'un uomo, cioè il suo carattere e il suo temperamento. denota le cose conio sarebbero al di fuori d ogni intervento umano: cosi pel Rocsseai: lo „ stato di natura è quel fondo della lealtà umana elle resto dopo aver eliminate le deforma¬ zioni e le falsificazioni operatevi dalla civiltà, ossia ciò che è semplice, piano spontaneo, originarlo. denota 11 sistema totale delie cose con le loro proprietà, l'insieme di tutto Ciu die esiste, in una parola, l’universo - in Kant natura è ciò che obbedisce al principio di causa nel mondo dei fe¬ nomeni, in opposizione al mondo dei lini in cui vige la liberto incondizionato. ~ ( rehy.): 1 ordine della natura, cioè I ordine delle cose terrene, accessibile alla sola indagine della ragione viene opposto all'ordine della prozio, che è 1 ordine delle cose soprannaturali e di- \j n *' tvistotele adombra questa distinzione nelle parole: r, oótitc Szt- [tovia aÀ>, oli lista = la natura è am- mfrevole. ma non divina (v. prozio). Natura naturans e natura natu¬ rata ( film .): natura naturans è, in so¬ stanza, Ulti come untore e principio d ogni cosa; natura naturata c l'Insieme delle creatura o di tutto ciò clic ò stato creato: espressioni adoperato dalia Nro- lastira, da li. ltm .vi, e da Spinoza, chc le rese comuni: per naturalo naturati- lem noèta intcìlìqenduiii est i,l (Juw i tn se est et im i- se etnicipitur. tuu • est j> eU s quatcnu» ut causa libera eonsidrratur- per naturatali t inielli,,,,... rrs , /uae ff * Dea sani et quac si,,,- tira nei- esse nec connpt possunt • Naturalismo (/Kos.): comprende le dot- trine che non ricorrono a prlncipli tra¬ scendenti, ma rimangono entro la cer¬ ehia dell’esperienza e ilei fenomeni sog¬ getti al principio di causa o concepi¬ scono anche la vita dello spirilo come un prolungamento della vita organica- si oppone a spiritualismo, idealismo' eti e lift)no a positivi tot io. Necessario (opposto: conti geni) Ui • bis.): si dice di ciò che non può, senza contraddizione, essere altrimenti né essere pensato altrimenti da quello cUc o; cosi Hi applica ai fenomeni elio si succedono secondo il principio di causa,, alio proposizioni derivate, im¬ plicito In proposizioni piò generali', alle conseguenze di principi! posti come veri. ■ per Spinoza Dio è un essere neces¬ sario, ma la necessità In virtù della quale egli esiste e produce io cose gli e essenzialmente Interiore e razionale. deriva didla sua, stessa essenza, e Dio e causa sui; ò determinalo ad agire- dal¬ ia sua soia natura, o quindi la sua ò una • necessità libera», t ecessità, (opposto: eunt inpenza ) ( fi. bis.): e la qualità asti-alta di ciò elle è ruressario, di ciò che non può essere diverso da ciò elio è. Neo-criticismo o neo-kantismo i/i- fos.t: ò la dottrina elio Iniziò in Oer- munia il movimento tU ritorno alla Hlosotta di Kant, al criticismo, verso il ISOO, come reazione al materialismo allora dominante; riprende i principi della teoria kantiana delia conoscenza il relativismo, è ostile alla metafisica c all idea della rosa in . e vuol ilare alle /unzioni aprioristiche dello spirito un fondamento psicologico. In Italia furono neo-kantiani. In vario modo. < uri,. Cantoni e Felice Tocco Neo-hegelismo (filos.): si ispira in larii modi all’- idealismo assoluto di Hegel, accoglie il principio die lo spi¬ rilo è un'attività libera, creatrice del proprio oggetto, immanente nell'uni¬ verso; si ispira particolarmente allu Non essere Neo-pltaé oriamo — 87 — , ... ,i„ivHeacl. No sono se- « » o c. GBSTU.K- Jjruturi li! y iUi . ! ^!i n . „ cUO Ui filosofico* Neo-pitaé°rism • SlunJIO fioulo, religiosa rondata da 0 fiorita contemporaneo di risuscitare l’in- in Alessandria; pretema in segnamento segi prlncip t ad altro realtà. attingo l’uomo, W080fl °^rS“ d'ttriTira l'uno e forzo spirituali n , azlone sune- Ila teI1 2"J! rantico è rapprescn- Neo-platonlsmo i ^ ingegna a Roma tato da 1 ™n.. as3olut0 l’Uno, c pone come p dQ c lo stesso pon¬ cho trasccrn n eil’InteUigenza(voO?). siero e si riflette ncLiui * le ilkc - ,a «pialo produco e oontteMl a ! Totfe i'S Individuali si trasforma in una • teosofia, roHreTet« “pere platoniche © neo*pl«-toniche. l’odierna dot* maestri noia Tommaso; è larmente a <PkP tuo- di tizzo uco-scola.steo.co ^ ,^ mnw _ | N SS»u , inSIE«“sS;pa';; sia stata prima nel senso’ • - •. il principio fondamentale dcU ’" irSSS rtemo°fvéimf formulato in quest. ml t K iBt Z “^se; nisiirU^us primo del conoscere amano; pertanto „„„ tale aggiunta U-ihnitz traumi.ì un ..l'Hn'11‘1” l'U-a- NÌ«.“». •— siSSiS fe.nl"; reale - UUti i suoi so « S "r^rfe è . la °r1Z at eslettsofhilòTci XnlutSVa 0 iUta de^Fa^t). -H- rsrsgrtsraS Htà tmiversate , Faenza di ■sSESssssssì Nominalismo (Wi™*»’ sa , grj ?jf^a: semplici cmi^siou rea ità ester- “~~.ST.iU •—«■■ * >««• -rir:" .Ielle idee penerfllt. e.n n^ gplrlto; r„ a òn mtirskb^eoncepire^td^ di nò curvilineo, ne rettilineo, i nit0 '-srìxssns*- nSTSU™ <- z l Vj : ™c t ,‘T£',S di cui essi m- zio vuoto t ro . ,.„^ ere riem- gano resistenza Ki^ehé W*» a mo ,. pie di sé tutto lo sP<« l °'Vnostri sensi teplicità delle cose, che inmtri . ci mostrano nello spazio, non 1 pura illusione, confi dlus.oue ,1 dlv nire. Non io — 68 — Obbiettltà *- l> e ' - si) Atomisti tutta la realtà Ita duo parti, lo kikizìo pieno occupato dagli atomi, o lo spazio vuoto eho rosi 6 concepito altrettanto renio quanto I corpi. --per Hegel il non essere è l'Idea eho nella prima triade dialettica (v. dialet¬ tica) fa da antitesi all'idea dell’essere (tesi) o con Questa si fondo nella sin¬ tesi del divenire; e poiché l'essere è l'idea più semplice, più astratta, inde¬ terminatissima c priva ili contenuto, ma è pur sempre un’affermazione po¬ sitiva del pensiero, è • in realtà non essere, non piti e meno di nulla ». cioè la negazione d’ogni qualità e d’ognl contenuto positivo (s. essere). Non io: v. io. Norma: modello concreto o anello re¬ gola che indica ciò eho si deve fare por raggiungete un dato line; vi sono nonno Illiriche, etiche, estetiche eoe. Normale: in generale designa ciò eho è conforme alla regola, ciò che è più comune in ogni singola categoria o classe, ciò che rappresenta in media in un dato tipo eli società e In un dato tempo; quindi ò un termine variabile e un po’ vago. Normativo: diconsl spesso normativo la logica, l’etica, l'estetica in quanto offrono una norma, cioè un modello ideale cui si guarda come a qualche cosa di perfetto, elle per la logica è il vero, per l'etica il bene, per l’estetica Il hello (WtiNPT). Noumeno (dal platonico voo>i(jtevov, part. di voéio = penso, quindi: ciò che è pensato) (/t'ios.): Platone lo ap¬ plica al mondo delle ideo, in opposi¬ zione al mondo sensibllo. - Kant l’adopera in due significati: a) negativo: ò ciò che sta a fondamento dei fenomeni, il loro substratum ; ma ò soltanto pensato, ed ò inaccessibile sia ai sensi, sia all’intelletto; perciò è un limite 'posto alla conoscenza umana, clic non può oltrepassare i feno¬ meni; b) positiva: è il sovrnsensibilc, l'incondizionato, posto fuori dell’espe¬ rienza; può essere oggetto d’ima intui¬ zione intellettuale (v. intuizione), hi quale però è negata itll’uomo; ha un carattere metafisico, giacché 6 bensì la causa dei fenomeni, ma la causa¬ lità è qui non una categoria dell’Intel¬ letto, sditene una causalità Intelligibile, cioè esistente solo nell’ordine metafisico, ni di là dei fenomeni. Nous (gr. voù; = la mente) (fitta.): per Anassagora è ciò che mette in moto, plasma e ordina le otneonicrie.; ò un principio lntelllgcnto, «la più sottile o più pura di tutte lo cose ». - per Platone e Aristotele ò la par¬ te razionale dell’anima umana; per Plo¬ tino è la prima emanazione dell’Ctno ( v. intelletto). Nulla (/ilos,): è la negazione doll'essere, lutto non essere (v. questo tcrmiue). Parmenide ha posto l’essere come prin¬ cipio primo della filosofìa o ha negato qualsiasi realtà al non essere: « soltanto l’essere è, il non essere non 6 ». Invece Platone ammette la realtà del non essere, eho per Itd è la materia soggetta al divenire; mentre per Democrito ò il vuoto (to xevóv), in cui avviene la caduta degli atomi. Numero ( filos .): per Pitagora e per i suoi seguaci è la vera essenza delle coso, per cui gli elementi dei numeri sono gli elementi dello cose, c il coseno é nu¬ mero e armonia. Aristotele dico pure che pei Pitagorici i numeri sono i mo¬ delli che le cose imitano, e questo rap¬ porto fra i numeri e le cose ita ispirato evidentemente Platone, clic consi¬ dera la matematica conte propedoutiea noeossnria alla dialettica, cioè alla in¬ tuizione delle idee, modelli delle coso sensibili. per Galileo la matematica ò II lin¬ guaggio coi quale s’esprimo la natura: » 1 universo è scritto in lingua maternn- t'ca e i caratteri sono triangoli, cerchi e altre figure, senza i quali mezzi ò dif¬ ficile intenderne umanamente parola, ò un aggirarsi vanamente in un oscuro labirinto » (Il Saggiatore). La formula matematica divionc, dopo Galilei, l'e¬ spressione esatta dalia legge fisica. o Obbiettità (filos.): per Schopenhauer, che ha coniato questo termine ( Obiek■ tildi), i] corpo è l’obbiettivarsl, cioè la manifestazione esteriori?, visibile, e, per I uomo, (tura e semplice rappresenta¬ zione, della volontà che è concepita co¬ me forza c imput-n cieco, sempre at¬ tivo, non guidato da alcuna ragione, ed è poi il principio metafisico posto a fondamento dell’universo. Questo uni¬ verso non è altro cito Voggcttità, l’ap- 1 mrire all’esterno — sotto forma di rap¬ presentazioni coordinato dalla catego¬ ria di causa («il mondo ò la mia rap¬ presentazione ») — della volontà cosi intesa. Obbligazione — 69 — Ontologia Obbligazione (morale): è il carattere imperativo che costituisco la forma del¬ la legge morale, donde la consapevo¬ lezza d’un'obbodieuza incondizionata ad una norma inorale, il sentirei inte¬ riormente legati a una determinata re¬ gola di condotta (sentimento del dovere), per cui si prova inquietudine e dolore quando essa viene in qualche modo contrariata o impedita nel suo libero svolgimento. Occasionalismo: v. cause occasionali. Occultismo: comprende le arti che, crome le divinatorie, apprendono a sco¬ prire 11 futuro, o, come le taumaturgi- che, apprendono il compimento di atti che si sottraggono al corso ordinario della natura (v. magìa). Oggettivo (opposto: soggettivo) (in ge¬ nerale): è ciò che ò posto di fronte o davanti allo spirito o ai sensi e può offrire materia alla loro attivi tei : ò im- pl cita pertanto una distinzione fra sog¬ getto e oggetto, cioè fra l’atto del pen¬ sare o ciò che è peusato, fra chi perce¬ pisco e ciò che ò percepito. - nella scienza ò oggettivo ciò che il lavoro elei pensiero trae dall'osserva¬ zione c dall’esperienza, seguendo 1 me¬ todi del l’indagine scientifica; ò sogget¬ tivo ciò che l’individuo pensa e sente riferendosi alle sue Inclinazioni, alle sue preferenze, ai suoi interessi, in , modo più o mono consapevole. - (filos.): per Duxs Scoto, Cartesio o Berkeley è oggettivo, esiste ogget¬ tivamente, ciò che costituisco un’idea, cioè l’oggetto di una rappresentazione dello spirito, non una realtà sussistente per sé e indipendente «mentre subiecti- mis e formalis corrispondo a reale, a ciò elio appartiene all’oggetto). -per Kant ha validità oggettiva tutto ciò che è fondato sui principi costitu¬ tivi dello spirito umano e comuni a tutti gli uomini, e cioè sullo forme pure della sensibilità (spazio e tempo) e su quelle dell’intelletto (categorie). Ogg e tt° (gr- àvTi-xsi{X£VOV, traduz. lat.: ob-iectum posto di fronte agli occhi o allo spirito, opposto: soggetto): ciò che si ha presente nella percezione esterna o nel pensiero, con un certo grado di consapevolezza. - (filos.): ciò che possiede un’esistenza in sé, indipendente dalla conoscenza che esseri pensanti possono averne; in que¬ sto senso lo spazio per Newton è og¬ getto. come lo ò il mondo esterno per il realismo conoscitivo (v. realismo), e per Kant il noumeno positivo (v. noumeno). - ò tutto ciò che è rappresentato o pensato solo in quanto lo si distinguo dall’atto col quale lo si pensa: donde la « logge UgUu coscienza » espressa dal Fichte e accolta da Schopenhauer: • senza soggetto non v*ò oggetto, sen¬ za oggetto non v’è soggetto ». Oligarchia; governo di pochi: è, per Aristotele, forma corrotta dell’aristo¬ crazia (v. democrazia). Omeomerie (gr. ó{xoio(jtipeiat da 6{XOioc; = simile e [iipo$ = parte) (filos.): così denominò Aristotele lo particelle originarie, impercettibili, divisibili al- l’inttnito, clic Anassagora considera co¬ me gli elementi primi, tutti diversi di qualità, dapprima mescolati insieme, che costituiscono l’universo o le sin¬ gole cose, essendo innumerevoli lo loro differenze qualitativo: « come il ca¬ pello può derivare da ciò che non è capello e la carne da ciò che non è carne? ». Affinché l’animale abbia car¬ ne, ossa, capelli, bisogna che vi siano particelle di carne, ossa, capelli negli alimenti di cui esso si nutre. Il tutto ha, insomma, la stessa natura delle parti che lo compongono: di qui appunto il nome di ^)meomerle (= parti simili) dato agli elementi primi. Questi costi¬ tuiscono l’Essere immutabile, eterno, che viene messo In moto, ordinato o distinto dall’inteUlgenza (voo^), «lapiu pura o la piu sottile di tutte le coso », con un’azione separatrice che si esercita sugli clementi, cioè sulle omeomerie. Omogeneo (opposto: eterogeneo) (filos.): ciò che consta di parti qualitativamente identiche. K. Spencer spiega l’evolu¬ zione cosmica come un passaggio dal¬ l’omogeneo all ‘eterogeneo (v. evoluzione ). Ontogenesi (dal gr. 6v = ente o yé- vsai? = origine) (scienza): è lo svilup¬ po sia fìsico sia mentale dell'individuo, seguito dalla prima Infanzia fino al pieno sviluppo, mentre la filogenesi (gr. <pi)XTf) = specie) è Io sviluppo della specie (v. biogenetica). Ontologia (gr. 6v = cute e Xóyos = di¬ scoreo) (filos.): è quel ramo della filo¬ sofia che Aristotele chiama filosofia prima ((piXoaocpCa 7 tp<oTY)), alla quale assegna l’ufficio di studiare l 'essere in quanta essere, la realtà assoluta, meta¬ fisica: è dunque la scienza del principi c delle cause prime < crocia tojV àp/cóv TTpcoTcev xal ocIticòv). che porta ni principio assoluto: anche oggi è intesa, come la dottrina che ricerca la sostanza sotto le cose sensibili, lo cose in sé «otto le apparenze, Ontologica _ 70 _ Ottimismo - Kant negli la possibilità dell'onto¬ logia: • l’orgoglioso nomo d’un'ontolo¬ gia, elio pretende di Offrirò in un si¬ stema ordinato di conoscenze sinteti¬ che a priori la realtà meta tisica, dove cedere il posto a una semplice analitica dell’Intelletto puro . Ontologica (prova) Uilos.): è la prova dell’esistenza di Ilio concepita da S. Anselmo: l'idea di Dio è l'idead un essere di cui nulla più grande si può pensare ( aliquUl quo nihil maius cogi¬ tavi potcst) ; ora so lo stolto che disse lu cuor suoi Dio nou esisto ( insipidi# qui dixit in corde suo: non est Deus), accogliesse la sopraccitata definizione dell'Idea di Dio. dicendo però che Dio esiste solo nell’intellotto, conio idea, non nella realtà (in intellectu sed non in re), si potrebbe allora pensare un essere più iierfetto di quello dato nella prima definizione, ossia un essere che oslste nell’Intelletto e nella realtà {et in in- trucchi et in re); il ohe sarebbe contro la definizione che si è data di Dio. Que¬ sta prova ontologica presuppone che 1’esistenza sla una qualità che perfe¬ ziona un ossorc. Ripresa da 3. Bona¬ ventura, la prova ontologica è invece respinta da S. Tommaso. -Cartesio, Spinoza, I.eibmz, Hegel accolgono la prova ontologica; Kant nega Invece clic da un concetto si possa senz'altra prova dedurre l'esistenza del¬ l’oggetto corrispondente: «l’esistenza non ò un elemento del concetto corno tale «. Ontologismo (/ilo».): indica la tenden¬ za un’ontologia, cioè ad accogliere come legittima la ricerca, per mezzo della ragione. Intorno alla natura o ai carat¬ teri dell'ente in sé, ossia dell’assoluto, della divinità. —*— Il (Roberti in opposto allo psico¬ logismo del Rosmini chiama ontologi¬ smo la propria fllosolla, elle tratta del- l’Knto necessario, cioè della divinità, la quale si rivela direttamente all't'ti- t ni lo umano come • cognizione vaga, indeterminata, confusa, che la rifles¬ sione chiarifica, determinandola, e de¬ termina unificandola n . L'Idea dell Luto è 11 princìpio primo della filosofia glo- bertlana. Opinione (gr. 8óì;a: opposto: erri- otÉut) = scienza del vero. doU'Immii- tabiìe) Uilos.): per Parmenipe è la conoscenza confusa, mutabile o incerta dello cose sensibili : " nelle opinioni dei mortali non v’è certezza, ma illu¬ sione *. _ Platone distingue l'opinlono vol¬ gare, dei più (TòW rtoXXòW), legata alle cose sensibili, allo passioni, ai de¬ sideri e, quindi, mutevole e iucorta: c l'opinione erra (Só^x àXvj^q), la quale, pur nou potendo rendere ra¬ giono di sé. ricondotta alla sua catiBa, cioè all’idea, mediante la reminiscenza (àvàp.V7]<Jls) o la riflessione, può dive¬ nire scienza vera. Con) Pericle posse¬ deva In virtù, fondata su opinioni vere, di amministrare tiene lo Stato, del qua¬ le pori) non aveva la scienza vera, ossia l'idea (Platone, Menane). Organico (gr. òpyavixó<;. da opyavov = strumento) (fiìos.): per Aristotele questo termino, applicato anche ad es¬ seri viventi, ha significato alfine a mec¬ canico, ma dopo il sec. XVIII un essere organico non è più concepito corno una semplice macchina, ma come avente in sé una forza plasmatrice sua pro¬ pria. Organismo (scienea): si dice d'uu es¬ sere vlvento, composto di parti, di or¬ gani, ciascuno dei quali compio una sua propria funzione, che con le fun¬ zioni degli altri organi tendo a un fine comune; p. o. l’organismo umano. Organo Uilos.): nomo dato al complesso degli scritti logici d’ Aristotele, elio formano un organon, uno strumento necessario della ricerca scientifica; in opposizione ad esso Bacone denomina .Vocimi organum la sua opera fonda¬ mentale, che propugna nuovi mezzi di indagine. Ottimismo (opposto; pessimismo) (/t- los.): è la dottrina secondo la quale il bone, sia nel significato naturale, sia in quello morale, predomina sul male, che sarebbe soltanto relativo e appa¬ rente. - Ottimistica è la dottrina degli Stoici, per la quale il cosmo è ordinato c retto da ima ragione immanente, cioè dalla divinità simboleggiata nel fuoco in¬ telligente c artista, che governa con leggi inflessibili, ma ottime. - la dottrina tipica dell'ottimismo è quella di Leibniz, che concepisce il mondo creato da Dio come 11 migliore ilei mondi possibili e, proso nel sno insieme, opera eccellente; ne fa la sa¬ lini Voltaire nel suo romanzo Candide. - ottimistica è pure la filosofia di Hegel, pel quale tutta quanta la realtà PUÒ essere penetrala c conosciuta dalla ragiono; « tutto ciò che è reale è razio¬ nale o tutto riti che è razionale è reali) » l (v, razionale), Palingenesi — 71 — Passione palingenesi <£*■• TtaXiwéveenc **>* 6 per gli stoici la rinvolta ,eseguente aU’èxiwpcotn;, oioe alla conflagrazione del coamo (v. ritorno Panenteismo (gr. nàv b ta? = tutto in Dio) (/ilo».)', nome dato (lai tedesco ' KuitnsB alla sua musetta, e ap- nttcabile a quella di Spinoza, por In¬ diano che non Dio è nel inondo, come nel panteismo stoico, ma il mondo è in Dio. è contenuto In Dio. Panlogismo (gr. itSv = tutto. Xójo, _ ragione; tutto è ragiono) (/ito».). si applica alla tilosotla di HEGEL, pel quale l'universo è sviluppo totero- ,rione Immanente in esso, e la uglui è una metafisica. Se Vè ancora dell ir razionale, ossia qualche cosa che non sia ancora penetrato dalla ragione*) organizzato In concetti, esso è trans! torio; dondo la formula; ciò che t ra¬ zionale è reale, e ciò che è reale è ramo naie (vedi razionale). _ Panpsichismo (gr. Ttav = tutte, e .S.jyr, = anima; tutto ò anima) V'tos.)- dottrina alquanto vaga, seoondola quale tutto è animato in divorai grad e fornito d'un'attivitè. analoga alla vita psicologica dell'uomo, comprenden¬ dovi anche i processi incoscienti,. si la questo nome alla dottrina dogli /to- coisti onci (che però non fanno :ancom distinzione fra materia e vita), degli Stoici, di Sfingea, di se, eluso. di Lotze occ. , _ Panteismo (gr- iwtv = tutto e uso, Dio; tutto ò Dio) i/ilos.): ò in generale la dottrina che identifica Dio eoi mon¬ do. c concepisce la divinità come un principio supremo d’uniftoazione o d vita che fa sentire la sua azione nello cose tutte o ne costituisce la realtà es- Bezusiale. _ _per «li Stoici il cosmo e un prmndo organismo vivente, tutto penetrato e animato dal soffio divino, simboleg¬ giato nel fuoco, cioè da una sostanza eterea. Impercettibile o intelligente. _per li. Bruno il principio divino dii vita al tutto, lo ordina e l'u- nillca. C r anima dol inondo. (V. que¬ sto termino). _per Spinoza, la sostanza. Din, la natura (substant ia sive De un si ve na- tura) sono termini d'identico valore; però Dio non coincido col mondo cui pirico, come negli Stoici, uiu lo con¬ tiene in sé (V. panentns.nor. il pensiero e l'estcnsiono sono due dei suol muniti attributi c tutte lo cose particolari (l modi) sono determinazioni provvisorio di quegli attributi. .... Parallelismo psicofisico (pstool.). teoria psicologica, secondo hi quale la serio dei processi psichici corrisponde punto per punto, alla serie del processi fisiologici, noi senso che od ogni reno meno psicologia) corrisponde un feno¬ meno nervoso (non però viceversa). 1 due fenomeni sono pertanto come due aspetti dello stessa esperienza; le due serie, psichica o nervoso, scorrono pa- — "f/OM )'• per Spinoza il corpo e lo spirito (ree ectenia e ree rag.fan» sono due aspetti diversi ed essenziali dello stesso essere, cioè della sostanza divina, la serie dei processi corporei e quella dei processi spirituali si svolgono cia¬ scuna lu so stessa, senza mai inoon trarsi c senza turbamenti fazioni .re¬ ciproche, e tuttavia runa e l altra s ac¬ cordano perfettamente, termine per termine, perché la loro emerita 'unica c. come attributi di Dio. sono Identici a Dio. sono Dio stesso. Cosi svanirebbe l’opposizione fra corpo o spirito, posta, ma non risolta da Cartesio. _ Paralogismo (dal gr. *°Y ov - contro la ragione) (topica): ò M» ra¬ gionamento errato che simula 11 vero, un errore logico Involontario. ... _ Kast denomina « paralogismi della ragione le affermazioni metafisiche dira la sostanzialità. la scmplteitói e Vunità dell'anima, perché esse don vano dal fatto clic si scambia il sog¬ getto Intrico (v. somtetto) del pensiero con una sostanza metafisica. „ Particolare (giudizio) (tornea), e aneli in Olii il predicato s'afferma o si nega d'una parte del soggetto, proso ne la 1 sua estensione-, P. e.: alcuni uomini sono veramente colti. Parusia (gr. itapouola = presoli», « wb-etui) (/ilo».): la presenza dello idee nel mondo sensibile (p. e. la pre¬ senza dell’idea del hello nelle cose bei- le) è uno dei modi pensati da alatone per chiarire il rapporto fra » mondo intelligihlle 0 quello sensibile (v. me tessi o mimesi). rf fHvo Passione (psicol.): e uno stato affettivo intenso c persistente, un'inol nazione che predomina sulle altre inclinazioni „ anche le annulla quasi confiscando ,v suo proli.lo tutta l'attività psico¬ logica; p. e. la passiono del giuoco, Passività 72 — Percezione -pur gii Stoici è una perturbazione do¬ vuta a un errore ili giudizio, e ut* nello etiiuaro veri beni quelli che tali non sono. Le passioni fondamentali sono: il piacere (yjSovtj = voluptaa), il do¬ lore (XÓtt/j = atgritudo), il desiderio (èn&ujjita = libido), il timore (96^01; = metus). 1 - per Cartesio è un’emoziono, un moto puramente sensibile che l’anima prova per l’azione del corpo ocheimpe- disco il retto giudizio intorno allo cose. -per Spinoza ò dovuta allo Idee ina- digitate, alla conoscenza sensibile, in quanto questa determina l’azione pra¬ tica. Tutto le passioni rappresentano uifimporteziono, ma non tutte sono asHoiutamonto cattivo; lo passioni fon¬ damentali sono il desiderio ( cupidità»), il piacere, 11 doloro. -- per Kaxt procedo dalla facoltà di desiderare; ò una tendenza sensibile, * un delirio che cova un’Idea, s’imprl- me con tenacia sempre crescente », Im¬ pedendo alla volontà di agire per do¬ veri:, di obbedire alla legge morale. Passività: è l'ultima dolio dieci cate¬ gorie aristoteliche, espressu dal verbo Ttadjrtiv (= pati, ricovero passiva¬ mente) (v. recettività). Patristica (/ibis.): è la dottrina dei Pa¬ dri della Chiesa; difendo il Cristiane¬ simo contro lo critiche e lo accuse della lilosolia e della religione antica e con¬ tro le numerose eresio che venivano sorgendo nei secoli III, IV, V, e si volge all’elaborazione e alla defini¬ zione dei dogmi e a porre 1 fondamenti d’una filosofia cristiana, attingendo lar¬ gamente al pensiero greco. Per la Pa¬ tristica la filosofia non ba altro ufficio che di offrire ni dogma l’ausilio delle sue dottrine, e quindi è al sorvizlo del dogma cristiano; essa tratta delle que¬ stioni riguardanti la trascendenza di Dio, la Provvidenza, l'immortalità del¬ l’anima, la finalità dell’universo, la dl- pendenza dell’uomo dalla divinità. Pedagogia (dal gr. -il' = fanciullo, 0 àyci>YT) = condotta, da ttyzw, lat. du¬ cere : donde educazione): è la scienza e Varte dell'educazione, cioè della forma¬ zione del fanciullo considerato nel suo aspetto fisico, intellettuale e morale; perciò come scienza si fonda sopra una concezione della vita, cioè sopra una fi¬ losofia, c come arte esige una conoscen¬ za diretta della psicologia del fanciullo e dell'adolescente c particola ri qualità, neiroduoatore, virtù pratiche, come la devozione e lo spirito di sacrificio. Pedologia (g r . Trocu; = fanciullo, o X<$yo<;= discorso) {psicoh): è la scienza che studia il fanciullo nella sua Inte¬ gri tù, e tende a riunirò in un tutto sistematico lo cognizioni intorno alla natura e allo sviluppo fisiologico o psi¬ cologico del fanciullo. Pel asianismo ( relig . e filos.): è la dot¬ trina eli Pelagio, secondo la quale non solo non vi è predestinazione, ma nem¬ meno una corruzione originaria od ere¬ ditaria che inclini verso il inalo: il pec¬ cato di Adamo è da imputarsi a lui .solo e non ai suoi discendenti, la morto non è una conseguenza dol suo peccato, per¬ chè anch’egli era stato creato natural¬ mente mortale. La decisione circa il nostro destino dipendo interamente dal¬ la nostra libertà, che consiste nella pos- siòililas peccandì et non pcccandi e ha valore solo ciò che è opera nostra e sor¬ go dalla nostra natura. La grazia non è necessaria per cancollaro la prima colpa. Pensiero (/ ilos .): in generale esprimo lo funzioni, lo manifestazioni o i prodotti dell’attività spirituale consi dorata nel tempo 0 nello spazio, come quando si parla del pensiero umano, del pensiero greco, romano, francese, eco. - in senso piti determinato indica Fattività più alta della mente, quella razionale , presa nella sua funziono più caratteristica, il giudizio, per cui si dice che pensare è ghidicarc; quindi, soprattutto dopo Kant, che ha messo in chiara luce questo punto, il pensiero è inteso corno l'attività organizzatrice e ordinatrice dei dati dell’esperienza e ad essa sono subordinate le altre atti¬ vità: la memoria, l’immaginazione, il sentimento, la volontà, eco. - vicno anche considerato nelle sue ramificazioni: il pensiero scientifico, religioso, filosofico, divorai per l'ogget¬ to, ma tutti collegati dalla stessa atti¬ vità che li produco o li elabora. Percezione < psicol .): consisto nel pren¬ dere conoscenza diretta, per mozzo dei sensi, dei fenomeni c dei corpi eh© sono nello spazio (percezione esterna), o dei processi di varia specie che si svol¬ gono nella coscienza (percezione in¬ terna). Tale distinzione è In gran parte apparente, poiché nel percepire ha una funziono importante il patrimonio d’im- magini che ciascuno possiedo in forma più o meno cosciente; perciò la per¬ cezione è uon un fatto semplice, ma il prodotto d'un’elaborazione complessa della nostra psiche. Peripatetici — 73 — Piacere - per CARTESIO ò qualunque processo Intellettuale, in opposizione all’attività volontaria. -— Leibniz distingue uelln vita della monade le piccolo, insensibili, inconscie percezioni (• pctites pcrceptions ») dal- 1 'appercezione, clie è l’elevarsi della per* codone nella sfera della coscienza chiara c distinta. - il Rosmini distingue la percezione sensoriale, che consiste in una sensa¬ zione o in un sentimento legati a un fatto o a un oggetto reale; o la per¬ cezione intellettiva, in cui il (fiudizio d'esistenza (* questa cosa è ") costitui¬ sce il carattere essenziale. Peripatetici (gr. 7TSpi7raTse> = pas¬ seggio) {filos.): sono cosi denominati i seguaci della filosofia aristotelica (che furono numerosi fino al sec. XVIII) dall’abitudine attribuita ad Aristo¬ tele di tenere una parte delle suo le¬ zioni passeggiando in un giardino o sotto un portico del Liceo in Atene. Per sé ifilos.): si dice di ciò che esiste e può essere concepito senza l'aiuto d’altra cosa o di altra idea; p. e. la sostanza divina, per Spinoza, per se etmcipUur. Persona (lat. persona = maschere. tea¬ trale, poi carattere rappresentato dalla maschera) (filos.): tonnine trasmesso a uoi da BOEZIO e dalla Scolast ica : per¬ sona est rationalis naturar individua substantia (la persona è un essere in¬ dividuale di natura ragionevole). - Leibniz pone l’essenza della per¬ sona nella coscienza di s . nella consa¬ pevolezza d’un’identità, d’essere sem¬ pre la stessa nel diversi momenti e mu¬ tamenti dell'esistenza individuale. -Kant aggiungo che la persona, come essere ragionevole e libero, ò anche re¬ sponsabile, è un essere morale, un f ine in sé, cioè non dovessero mai trattato corno un semplice mezzo. - In conclusione: la personal un essere cosciente di e moralmente autonomo. Pessimismo (opposto: ottimisnw) {fi¬ los.): consisto nella convinzione elio la vita coi suoi dolori, le sue preoccupa¬ zioni e le sue miserie senza line, è un mole o, anche, cho nell’esistenza la som¬ ma dei mali è sui>criore alla somma dei beni. >• Noi sentiamo il doloro, dico Schopenhauer, non l’assenza del do¬ lore, sentiamo la cura uou la sicurezza, la malattia non la salute: la vita del¬ l’uomo oscilla come un pendolo fra il dolore e la noia ». Ri conseguenza, come pensa anche la filosofia indiana, lo sfor¬ zo per liberarsi dal male, o, almeno, per attenuarne il ppso costituisce la somma saggezza umana. Petizione di principio {Ionica): ò un sofisma che consisto nell'accogliere corno dimostrato ciò che invece ò da dinio- , strare {si postula fin da principio, àpX7j$» ciò che si dove appunto dimo¬ strare) ^ e piti specialmente nel fondale la verità d’un principio sopra una pro¬ posizione che, per essere vera, ha bi¬ sogno della verità di quel principio (p. e.: Tanima ò sostanza spirituale, perché ò immortale). Piacere (opposto: dolore) {psicol.): il pia¬ cere o il dolore, essendo dati immediati della coscienza, sono indefinibili, sono i due poli estremi e opposti della vita del sentimento, Secondo ima teoria già ammessa da Aristotele, il piaceli) sarebbe legato ad ogni atto naturalo e normale della vita e segnerebbe un aumento dell’attività vitale, tiu con¬ sumo più elevato o più libero dell’ener¬ gia, mentre il doloro indicherebbe una diminuzione della vitalità, quasi uti grido d’allarme di fronte ul pericolo; ma tale teoria oggi è in parte contestata. - ( filos .): per Artstippo di Cirene, il piacere, che è dato dal movimento dolco della sensazione presente e libera da ogni cura per 1'avvenitc, è il fonda¬ mento c la misura di ogni bene: que¬ sto ò 11 principio dc.W edonismo. - il piacere inteso come assenza del dolore, calma dello spirito, è il prin¬ cipio dell’etica epicurea. - per Aristotele il piacere affina e perfeziona Ratti'vità anche nei suol gra¬ di più elevati; p. ‘e., la gioia cho accom¬ pagna la musica è incitamento natu¬ ralo alla creazione musicale., - Houbes, appoggiandosi al principio materialistico che la sensazione è un movimento del corvello, pensa che, so questo movimento è favorevole idi'in¬ sieme delle funzioni vitali, produco 11 piacere, nel caso contrario il dolore: donde duo motivi essenziali d’azione: la ricerca dei piacere e la tendenza a fuggire il dolore. -- per la dottrina intellettualistica di Leibniz il piacere è un processo intel¬ lettuale oscuramente percepito, una «petite, insenslble perceptlon : p. e., il piacere della musica è dato dall‘ac¬ cordo e dal numero delle vibrazioni sonore percepito dall'orecchio in ma¬ niera confusa. - per Kant il piacere è iu diretto rap¬ porto con lo stato favorevole dell’or** Pigra ragione — 71 — Positivismo % gallismo c deli-anima: « Il piacere è un sentimento che stimola in vita, il do¬ lore Invece le è d’impodimento «. Pigra ragione = v. innova rotto. Pirronismo (/ ilo *.): i» stretto ile- signa la dottrina scettica di PnrnoNE. giunta a noi nei frammenti del suo di¬ scepolo TIMONI', in SlLLOOKAFO (sec. I 1 a Cr ) o negli scritti di Sesto Ejiruuco (circa 11 200 d. Cr.); in senso tergo e sinonimo di soettteismo. di cui Pinone È considerato II fondatore (v. scrii,n- 877JO ). . , Pleroma (gr. 7uXr 4 pco(j.a. ila TtXTjpoo = riempio) (filos.): ò per gli amatici (vedi) il complesso degli Koni che escono dal principio originario, daU’Kone per¬ fetto, cioè dalla divinità (y. Eone). Pluralismo (opposto: monismo ) (filo».): designa le dottrine che pongono piii principi! essenziali e distinti per spie¬ gare la composizione dell’universo; ap¬ partengono, fra gli altri, a questo in¬ dirizzo: _Empedocle, che alla materia unica del naturalismo ionico sostituisce «quat¬ tro radici di tutte le cose »: fuoco, ac¬ qua, etere, terra, che sono l’ essere immutabile; il loro mescolarsi o disgre¬ garsi è dovuto a due forze, l 'amore ioiXÓttk) e la discordia (veixoc); _gli atomisti, che affermano due prin¬ cipi: Vatomo e il vuoto; gli atomi sono Infiniti di numero, materiali, della stessa qualità, eterni ; le cause del loro movi¬ mento sono la gravità e il vuoto (TÒ xcvóv); , „ , - \ v asm agora . nel quale gli elementi dell'universo sono le omeomerie (v. que¬ sto termine), messe in moto da una materia sottile e impalpabile. l'Intelli¬ genza (voucj). * cosa infinita, padrona di sé. ocÙTOxpaTéc. che è in sé e per sé «, la più fine e più pura di tutte le cose ; - Leibniz, pel quale le vere sostanze costituenti l’universo sono le monadi. tornite di attività o forza propria, unità spirituali cho sono disposto per gradi, i quali vanno dalla monade oscura e confusa alla monade delle monadi, a Dio. Pneuma (gr. 7tve0(itx, da irveto - 8 ° r_ Ho. spiro) (/ilo*.): per gli Stoici è la forza originaria divina che anima il cosmo, un softtn vitale caldo ohe appare in forme e gradi diversi nel corpi Inor¬ ganici, nelle piante, negli animali; e nell’uomo appare come ragiono ( AoyOC). conservando sempre la sua unità, giac¬ chi) il grado Inferiore si conserva o opera nei grado supcriore. Pneumatico (gr. da nvgùlJ.X= alito, sofflo) ir,'Ha. o /ilo*.): usato spesso nel Suor » Testamento nel senso di spirituale. __ , K . r gii Gnostici gli uomini, secondo Il grado di perfezione spirituale, sono detti ilici (= materiali, da uX’f] = mate¬ ria), psichici (= esseri animati) c pneu¬ matici (*= originati dallo spirito). Polidemonismo (dal gr. TtoXu;- mol¬ to e SiUojv = demone) Ir, ■tir/.): cre¬ denza che scorgo in ogni fenomeno naturale il prodotto di entità spirituali. Pollmatia (gr. ToXu-na&ta = esteso sapere) i/ilos.): è il procedimento che ERACLITO rimprovera a ITTauora. di dedicarsi a indagini particolari, alla mi¬ nuta erudizione che impedisco la vi¬ sione diretta e unitaria del cosmo: iroX'J[.ia{Hx vóov e/mv ou Stòaoxei (rapprender molte cose non educa 1 in¬ telletto), e cioè: la rieoroa personale è migliore della tradizioni;. Politeismo (relig.): è la concezione re¬ ligiosa che ammette l’esistenza di piu divinità personali e distinte. Positivismo Uilos.Y- nel tempi moderni ne pose il principio Davide Hume; la percezione è la fonte unica del co¬ noscere; senza di essa non v c idee, n concetto; un a priori, come lo pensa il razionalismo, è impossibile, c ogni metafisica che oltrepassi respeiienza deve respingersi. Il nome di positivismo fu introdotto da Augusto CoMTK, secon¬ do il quale la civiltà e la scienza per¬ corrono tre fa-si ; _ a) fase teologica , in cui la spiega - | zione dei fenomeni è riferita ad esseri soprannaturali; , ___ b) fase metafisica, in cui la spiega¬ zione dei fenomeni è riferita ad entità astratte, forze, sostanze, cause oc¬ culte; . . . * , _ c) fase positiva, in cui la scienza »» per oggetto la ricerca rigorosa dei fatti e dello leggi, cioè dei rapporti costanti che col legano i fenomeni osservati nella loro genuina realta; più in la non * pnù andare e la metafisica si perde in astrazioni vuote e in vani sogni: la scienza è ricerca di relazioni, di leggi, è retati ra, ma, permettendo di preve¬ dere gli effetti anche lontani e di cal¬ colarli, risponde ai bisogni umani, « al servizio del l’uomo. _ dopo il f’omte 11 positivismo si tra¬ sforma in un atteggiamento dello spi¬ rito ehc ha soprattutto una tendenza antimotafisica e vuole attenersi alla pura esperienza. Positivisti ni vano Positivo 75 — Predestinazion e senso sono considerati G. STO ART Mill, K. SPKNCEB, I. TAINE, R. AUOIOÒ, h. Mach ecc. , „ .., Positivo (scienza): è ciò ohe e effettivo, reale, constatato mediante l'esperienza, c anche il prodotto d'un processo sto¬ rico; p. e. religione positiva, diritto po- PoEsibii e e possibilità (AtoOj W* senta diverse formo; la possibilità è. __„) fisica, nuando un fenomeno non contraddice ad alcun fatto o ad alcuna legge empiricamente stabilita; _ l,) delVesperienza o reale, per Kant è possibile ciò che «'accorda con le con¬ dizioni formali dell'esperienza, ossia con le forme dell'Intuizione pura dello spa¬ zio e del tempo, e con le forme dell in¬ telletto, cioè con le categorie; _e) Ionica, quando ciò che e pensato o affermato non contraddice ai principi della ragione; però dal fatto ohe una oosa è logicamente possibile, non si può oonoludero alla sua esistenza reale; - e) metaf isica : per AulSTOTKUJ la ma¬ teria contiene la possibilità di ciò che nuó attuarsi mediante la forma -,, P- e. un masso di marmo può divenir statua. Post hòc ergo propter hoc c un sofisma che consiste noli affer¬ mare che un fatto è causa d un altro fatto solo perché lo precede nel tempo. Postulato <gr. da *lTt« chiedo; quindi: ciò che è richiesto) (lo¬ gica): è un principio che non e dimo¬ strato né Iia in sé necessitò intrinseca, ma che si ritiene necessario ammetter* per spiegare fatti non contestati o af¬ fermazioni non messe In /bibbio, ohe senza tale principio non si potrebbero «piegare; p. c. la possibilità della scien¬ za è. per lo più. ritenuta dipendente da un postulato; l'esistenza d un ordine nella produzione o nella successione dei fenomeni naturali. _ (morale). Kant considera postulati l'esistenza della libertà umana 1 im¬ mortalità dell'anima, l’esistenza di Pio. per rendere comprensibile 1 ordine mo¬ rale c possibile l'accordo della virtù con la felicità; essi, benché sotto 1 aspetto teoretico siano semplici ipotesi, tutta¬ via per la ragion pratica sono necessario e. pur non essendo dimostrabili, sono l’oggetto d’uiia fede razionale. Potenza <gr. Sóvzuic) (fila*.)- l>er aki- HTOTELE la materia è l'essere in potenza, l'essere allo stato virtuale, possili lita che tonde verso la torma, verso 1 es¬ sere determinato (v. atto), Pragmatismo (gr. rpayiia - azione) ( fiios .): è la dottrina sostenuta in Ame¬ rica da W. James e in Italia da G. 1 A- pini giovane, secondo la quale la co¬ noscenza è uno strumento al servizio dell’attività umana; il valore d un idea è riposto nell'esperienza e la verità d'uua proposizione dipende dalle con¬ seguenze che ne derivano, cioè dal fatto che essa è utile, che riesce ad uno Hcopo, dà soddisfazione, quindi se le conse¬ guenze sono buone, cioè conformi a ciò che l’uomo si propone, allora 1 asser¬ zione è giustificala, cd é vera, e falsa nel caso contrario: ossia la verità o la falsità d'un'ldea dipendono dalle sue applicazioni, sostituendosi in tal modo alla ragione l'esperienza, al sapere I a- zione. Per esemplo, nella questione se sia vero il materialismo oppure lo spi¬ ritualismo. la decisione spetta a esa¬ me delle conseguenze: il miiterialismo. Densa W. James, nei suol ultimi risul¬ tati pratici è desolante, . cade In un oceano di disillusioni -, mentre lo spi¬ ritualismo, con la sua “razione d un ordino morale, apre la via alle migliori speranze, -si riferisce sempre a un mondo di promesse •. _ Prammatici (imperniivi)(«orale), sou per Kant consigli di saggezza P ratica che contribuiscono alla felicita. Pratico (gr. irpotxTiwSs da = opero: opposto: teoretico) i/iloa.). la distinzione e l’opposizione di iwa^co c teoretico risalgono ai Greci. Aristotele attribuisce all'Intelletto pratico (vou? ™«XTIx6?) l'ufilclo di occuparsi delle cose umane soggetto al mutamento e legate all'azione, e lo considera subor¬ dinato all'Intelletto teoretico (vou? &so>pr]Tix6?), che ha per oggettola conoscenza dell'universo e delle sue lepori eterne. VVT1T r11f . _Cristiano Wolff nel sec. XM1I dir fonde le espressioni di filosofia teore¬ tica e di filosofia pratica, attribuendo la superiorità alla prima. __ K!a.nt capovolge questo rapporto, perché nel dominio dell'attività morale la ragione raggiunge una P iena aut nomia e apre all'uomo uno spiraglio sopra una verità assoluta (il regno dei fini, ili cui domina la libertà), mentre l'attività teoretica si limila alla cono¬ scenza del fenomeni, cioè a una verità relativa, a un mondo in cui regna la necessità (v. primato della ragion pra- Predestinazlone (reWff.): è ia dottrina posta in termini rigorosi da 6}. MQ- Predeterminismo — 7G Primum anso: tutto ù già fermo o prodesti- I nato ab aclerno uol giudizio divino; ciò elio deve accadere accadrà o l’uoino nulla nc può mutare; la sua parto nel mondo è in ogni punto prestabilita e soltanto la grazia può liberarlo dal male derivato dal primo peccato. Dopo ia colpa originale lo stato dell’uomo è: non posse non peccare, mentre la libertà d’Adamo era posse non peccare, e quella dei beati 6 non posse peccare. Perciò la volontà umana nulla può senza la gra¬ zia, e tutto ciò che l’uomo fa di bene, è Dio che lo fa in luì: potestas nostra ipsc est. Predeterminismo (filos. e rclig.): ò la dottrina di S. Tomtuaso secondo la qua¬ le gli atti liberi umani non solo sono previsti da Dio ( v. prescienza), ma sono predeterminati da Dio nella sua prov¬ videnza: ex hoc ipso quod nihil volun- lati divinae resista ■, seguitar quod non solum fiant ca quac deus cult fieri , sed quod fiant contingcnter vel necessario quae sic fieri vutt. Quindi l’uomo è mosso in antecedenza e naturalmente da Dio au agire in questo o quel modo, Ina la divinità ha predisposto pure che agisca liberamente, ossia la sua azione c a un tempo necessaria e libera. Kani, opponendo determinismo a predeterminismo, si chiede: so ogni atto è determinato da cause anteriori, da fatti passati che non sono più in nostro potere, come può questo conciliarsi con la libertà, la quale esige che nel mo- mento d’agire l’atto dipenda dal sog¬ getto, cioè sia libero l « Questo è ciò ohe si vuol saperi* e che non si saprà inni . Predicabile < logica ): si dice di ciò che si può attribuire a un determinato sog¬ getto; cosi sono praedicabilia le cate¬ gorie aristoteliche. Predicato (attribuire una qualità a un soggetto dicesi in greco xaTvjyopeiv jl Ttvoc, donde xaTijYopoù(xevov, e in latino ntlribucrc nliquid alieni, e an¬ che praedicarc aliquid de aliquo e di qui i nomi di aiiributum c pracdica- mcntum) {logica): è ciò che può essere affermato d’ima cosa, d’un soggetto, e anche, in senso metafisico, la qualità essenziale della sostanza. Premesse {logica): sono le duo prime proposizioni del sillogismi», delle quali la prima ò detta premessa maggiore, la seconda promessa minore (v. sillo¬ gismo). Primali tà: è fi termino foggiato da l'ommaso ('amjw velica, che l’usò per indicare le qualità originarie di tutto 1 quante le cose, cioè lo categorie supre¬ me che nella divinità si trovano elevato alla più alta perfezione, e sono: posse, nasse, velie (potenza, sapienza, amore)! A questo tre primalità dell’essere si contrappongono quelle del non essere: impotenza, insipienza, oi.lio. Primarie (qualità) = v. qualità. Primato della ragion pratica (fi- los.): in generale esprime la tendenza a subordinare la conoscenza all’azione, l'intelletto alla volontà, la funziono teoretica e scientifica del pensiero li¬ mano alla sua funzione pratica e morale. N ella sua forma estrema ripone la verità d'uu’idea o d’una teoria nella sua effi¬ cacia morale o sociale, come avviene uol I’kaumatismo (v. questo termino). - — Kaxt afferma il primato della ra¬ gione pura pratica sopra la ragione teoretica, in quanto il rigido principio di causa che regge II mondo dei feno¬ meni cedo, nel mondo morale, il posto alla libertà , per la quale il potere vo¬ lontario, attuando la legge morale, apre uno spiraglio sul mondo intelligibile, posto fuori dcH’esperieuztt (o perciò pre¬ cluso alla ragion teoretica), giungendo a postulati metafisici, cioè alia immor¬ talità dciruuiina o all’esistenza di Dio. Kant darebbe cosi una risposta alla questione del significato ultimo del mondo, che non può essere altro che uu significato morale. A questo prin¬ cipio s'ispira la famosa affermazione : « nulla può essere affermato nel mondo e. in generale, neppure fuori del moudo ohe possa considerarsi incondizionata¬ mente buono all'infuori d’una volontà buona . Primo motore immobile (gr. tò 77(3(0 TOV XIVOUV, TÒ xivoijv àxfcvyjTOV) (filos.): designa, nel linguaggio aristo¬ telico e scolastico, la divinità come causa prima ilei movimento, d’ogni mu¬ tamento e dei divenire Del mondo < v. movimento). Primum: in senso temporale è ciò che in ima serie di avvenimenti è anteriore nel tempo a tutti gli altri; è un primo cronologico. - (logica): si dico d’un termine quando non si può definire mediante un altro termine, c d’una proposizione quando non si può dedurre da altra proposi¬ zione, come quella elio esprime uua ir¬ ritò prima, cioè non deducibile da altre verità. -il primo logico o il primo cronologico non coincidono; p. c. nell esprimere la prova ontologica dell’esistenza di Principio Provvidenza Dio («io penso Dio, dunque Dio esi¬ sto »), l’idea di Dio ò un primo logico, resistenza di Dio è un primo cronolo¬ gico, perché resistenza di Dio procede nel tempo l'idea di lui che è in me. •-( fUos .): è ciò che contiene la ragione d’essere delle altre realtà, che le pro¬ duce e le determina; p. e. l’idea del tiene in Platone. Principio ( logica ): è ijna proposiziono ohe è posta a fondamento d’ima scien¬ za o d'una parte di scienza, e ne deter¬ mina lo sviluppo. - (filos.): U. Bruno, nel dialogo De la causa principio c uno , pone l*£ 7 no, cioè Dio, come primo principio e prima causa , cosicché i tre termini sono una cosa sola; però distingue principio da causa: quello ò ciò che concorre in¬ trinsecamente alla costituzione della cosa e rimane nell’effetto -, cioòò causa immanens, mentre la. causa ò quel la ^he * concorre alia produzione della efea esteriormente •, cioè è causa transiens o transitiva, la cui azione passa, tran - sit, da un essere alJ'altro. Probabilismo ( filo ».): 6 la dottrina (lol¬ la X tu) in Accademia, secondo cui non ci è dato di raggiungere un sapore corto, ma solo opinioni pii. o mono probabili e verosimili. Dovendo adottare un prin¬ cipio por le esigenze dell'azione, ci è concessa la. facoltà di distinguerò fra opinioni più o meno probabili, cioè tali da ossere più o meno credibili di altre; la probabilità è un equivalente pratico della certezza assoluta, adempie Tufi ficio di questa neU'azione. Problematico (giudizio): r. modalità. Progresso (in generale): è una trasfor¬ mazione che avvieno per gradi, cia¬ scuno dei quali segna un miglioramento rispetto al precedente; e si può osser¬ vare nello sviluppo della scienza, delia te nica, delia morale, deU’umnnità stes¬ sa (donde il progresso scientifico, tec¬ nico, morale, umano ccc.). - (/ilo*.): che il progresso sin legge del divenire dell'umanità ò un principio ammesso generalmente dal razionali- amo e dall'illuminismo, per la loro fedo neH'onnipotfnta della raaionc umana. - Lkibmz, nei suo tipico ottimismo (v. ottimismo), afferma che non esistono limiti al graduale perfezionamento spi¬ rituale dell'umanità. -il Co.VDORCET (sec. XVIII) ammette un progresso sociale col gradualo at¬ tuarsi dei principii d’uguaglianza. - K \ NT afferma che la specie umana « come offro un costante miglioramento 1t — rispetto alla coltura, elio ò il tino natu¬ ralo deU’nmanltà, eoa! dev’essere in pro¬ gresso verso il bene rispetto al fine mo¬ rale della sua vita; può subire interru¬ zioni, non arrostarsi -, - il progresso ò negato, soprattutto come progresso morale, dalle dottrine pessimistiche (v. pessimismo), Progressus in infinitum (filos.): con¬ siste nel fatto elio la niente, in determi¬ nati campi dol sapere, si muove da un termine all’altro, senza mai fermarsi (p. e. nella sede del numeri e nella ri¬ cerca delie cause elicenti). - gli Scettici, p. c. < ’aunkade, so no valgono come motivo di dubbio e per oppugnare la validità del sillogismo ari¬ stotelico, in cui la verità della premessa maggioro deve appoggiarsi alla verità d’una precedente affermazione c questa di un’altra, c cosi di seguito alFhiiinito. Proiezione (lat. proicctiet, da proirio,— getto innanzi) (psicol.): ò l’atto men¬ talo per cui la sensazione è proiettata al¬ l’esterno nello spazio, acquistando l’ap¬ parenza d’una realtà indipendente dal soggetto senziente (Helmholtz), -, metafis. )per Schopenhauer il mondo esteriore non è altro che un complesso di sensazioni, cioè di modi Menzioni pu¬ ramente interne c soggettive che l’in¬ telletto proietta nello spazio, collega e dispone in una successione causale, creando così il mondo sonsibilo degli oggetti esterni, che diviene in tal modo un’flluslone, una pura parvenza. Quin¬ di lo spazio sarebbe un prodotto di pro¬ cessi cerebrali e del sistema nervoso; ma, si è osservato, il cervello che crea lo spazio, non presuppone già lo spazio in cui esso «stesso si trova? Prolessi ~ v. anticipazione. Propedeutica (gr. ::po-7rai$EÙco = do un’istruzione preparatoria) (logica): si dice di una scienza o d’un complesso di cognizioni che serve d’introduzione a un'altra scienza. Proposizione (logica): è un giudizio espresso con parole, cioè mediante un soggetto, la copula c un predicato nomi¬ nale d’anima ò immortale), oanche solo mediante un soggetto c un predicato rer¬ ti ale <il sole splende). Proprietà (logica): sono i predicati ap¬ partenenti stabilmente a un essere, come caratteri suoi propri! ed essen¬ ziali, non come effetti che esso pro¬ duce o riceve in determinate circostanze. Prova ontologica = v. ontologica. Provvidenza ( relig .): designa l’aziono che la divinità esercita nella vita del- Psicanalisi — 78 — Psittacismo Funi verso, «la per mezzo di oggi co-, statiti, sia per mezzo d’interventi par¬ ticolari, inserendosi in tal caso nei corso naturalo delle cose e interrompendolo col miracolo. -per (J. li. Vico è 11 principio elio go¬ verna il corso naturale delle nazioni, inteso ora come persuasione che hanno gli uomini d’una divinità provvidente « iie regga i loro destini, ora come IV/- /icacia stessa di questa provvidenza, clic opera per vie seconde, cioè naturali. Psicanalisi (psicol.): ò un procedimento di analisi psicologica e cllnica dovuto a Sigismondo Freud di Vienna: esso consiste nell’esamo della zona incoscien¬ te dello spirito, mediante l’interroga¬ zione, l’interpreta/.ione dei sogni, gli errori della parola e della scrittura sfug¬ giti involontariamente, per rintracciarvi dei cojnplessi psichici, cioè dei sistemi incoscienti di idee, di desideri, di im¬ magini formati nell'infanzia, 1 quali, repressi e ignorati dal soggetto, produ¬ cono perturbazioni montail e tisiche; resi coscienti , cessano di nuocere o s i ba la guarigione. Psiche (gr. vlmyVj) (/ilos.): è sinonimo di anima, pero ha un senso più ristretto perché comprende i processi empirici meno elevati deH’anima, escludendo le operazioni intellettuali superiori, co¬ sicché si purla anche «li psiche animale. Psicofisica: è un nano della psicologia, fondato dal tedesco G. T. Fbchner, che ha per oggetto lo studio sperimen¬ tale dei rapporti fra l’anima e il corpo, fra lo psichico e il fisico, c specialmente la misura delle sensazioni in rapporto con gli stimoli tisici. Psicofisiologia: è lo studio delle re¬ lazioni fra i fenomeni psichici c le cor¬ rispondenti funzioni tisiologiche. Psicologia: significa scienza delVanima e abbraccia lo studio di tutti i processi coscienti e Incoscienti clic si producono in noi. -i metodi psicologici sono: l'introspe¬ zione, cioè renarne della propria vita cosciente; l’osservazione esterna, che in¬ daga la vita psicologica degli altri es¬ seri mediante le suo manifestazioni e- steriori, valendosi deH’es peri mento c «Iella misura iquest’ultlmft è oggi con¬ testata, perché non ritenuta applicabile al processi psichici, che sono processi essenzialmente qua itati vi); infine ia comparazione, cioè lo studio compara¬ tivo dei fenomeni psicologici di specie diversa, p. <\ degli animali e dell’uomo, o di gruppi sociali differenti per grado di civiltà, o anche di individui della stes¬ sa classe, por rilevarne le differenze es¬ senziali o per trame la conoscenza delle leggi generali della vita psicologica. - (/ ilos.): due concezioni principali della psicologia si possono oggi rilevare: - a) una concezione atomistica e mec¬ canica, elio considera la vita psicolo¬ gica composta in ultima analisi di ele¬ menti semplici, ili sensazioni, slmili agli atomi della chimica, I quali, associan¬ dosi secondo determinate leggi (v. as¬ sociazione delle idee), costituiscono le funzioni psicologiche complesso (la me¬ moria, l’immaginazione, la conoscen¬ za, eoe.); - b) una concezione diiuimica, che ve¬ de nella vita psicologica fenomeni com¬ plessi, non deducibili da elementi sem¬ plici, e elio sono una sintesi , non una somma di processi più semplici, e quindi contengono qualche cosa di nuovo e di impreveduto; come, p. e., una melodia non è una somma di toni singoli, ma un’unità, in cui ciascun elemento ha il suo particolare colorito o il suo si¬ gnificato soltanto in unione con gli altri. Psicologia razionale (/ilos.): cosi Kant chiama, sulla guida di Wolff, quel ramo della metafisica elio ha per oggetto lo studio doH’anlma come prin¬ cipio pcnsanto c sostanza spirituale, im¬ materiale, semplice, personale, immor¬ tale. Psicologismo (/ilos.): designa le dot¬ trino che tendono a trasformare i pro¬ blemi filosofici, conoscitivi, metafisici, morali, estetici in problemi psicologici; ossia u porre la psicologia, come scieuza positiva e sperimentale, a fondamento della filosofia. Tale è la dottrina di G. Wuxpt. Psicopatologia: è lo studio delle ma¬ nifestazioni patologiche della vita men¬ tale, elio si presentano negli anormali, negli allenati, nei nevropatici, ecc. e sono curate dalla psichiatria (gr. dnjyifj e JaTpsia = cura), in cui la psiche e l'oggetto del trattamento medicale, e dalla psicoterapia, in cui esso è il mez¬ zo di quel trattamento, in quanto la psicoterapia cura le malattie nervose, o anche altre malattie, con mezzi psi¬ chici (suggestione, psicanalisi, azione morale, ccc.). Psittacismo (dal gr. ^iTTaxói; e dal Iat. psittacus - pappagallo): letteral¬ mente consiste nel ripetere le parole altrui come fa il pappagallo: più par¬ ticolarmente è il discutere o il raglo- punto — TI) — Ragione nore sulle parole senza aver presenti o berTchiave le Idee ohe esse mpprcsen- Punto visivo • v. campo «W»o. I>i,r n ,,om )• nella dottrina di Kasr eonivale al termine a priori, cioè Indi¬ pendente dall’esperienza, razionale tper es nelle espressioni: ragion pura, in- tulzlone pura, concetto puro). Ouadrivlo: nella Scolastica è la divi¬ sione degli studil superiori costituenti la Facoltà delle arti-, comprende 1 anl- au lica la geometria, la musica e 1 astro¬ nomia; mentre il Invia, che lo precede, comprendo hi grammatica, la retorica, la dialettica. Oualità (psicol.): indica gli aspetti sen- sI bili offerti dalla percezione d’uu cor¬ no facendo astrazione dalla loro in¬ tensità e quantità: p. es.: un suono, un colore, un sapore, un profumo; e anche ciò che dà valore o perfezione ad una cosa, come quando si apprezzano i pregi d’nn’opera d'arto oppure le vir¬ tù o lo abilità d'una persona. __t logica): è una categoria del pensiero logico che risponde in Aristotele alla do¬ manda: ttoIo; = gitana?, ed esprime la maniera d'essere d’un soggetto; p. e.: quest'uomo è bello, è brutto ccc. Se¬ condo questa categoria fondamentale, 1 giudizi logici sono affermativi o nega¬ tici, ossia attribuiscono o negano una data qualità a un soggetto. Qualità primarie e secondarie </>■- Job ): già per Democrito e poi per Ga¬ lileo, Cartesio o Locke sono prima¬ rie le qualità costanti, universali, og¬ gettive, rispecchianti la realtà nella sua vera natura, come la grandezza, la for¬ imi, il numero, la posizione, il movi¬ mento: «per veruna immaginazione, dice il Galilei, posso separare una so¬ stanza corporea da queste condizio¬ ni ■ ; secondane sono invece le qualità accidentali e mutevoli, come sapori, odori, colori, suoni, che « tengono lor residenza nel corpo, sensitivo, si che, rimosso l’animale, sono levate e an¬ nichilate tutte queste qualità ■; le quali sono dunque soggettive. Quantità (in generale 1* si applica a ciò che può essere misurato ed e- spresso numericamente, e perciò pre¬ senta la possibilità del piti e del me¬ no, è suscettibile d'aumento e iti di¬ minuzione. __ (logica): b una categoria fondamen¬ tale che per Aristotele risponde alla do¬ manda: jtfjdov - guaritami-, per essa l giudizi, secondo Kant, possono essere universali, particolari, singolari, sccon- doche 11 soggetto ò preso in tutta la sua estensione (p. e.: lutti gli uomini sono mortali), o in una parto della sua ostensione (p. e.: alcuni uomini sono poeti), o nella sua singolarità (p. o.: quost’nomo è scultore). Quiddità (lat. scolast. guidditas) (lo¬ gica): risponde alla domanda guid est ? ed esprime l’essenza d'ima cosa, la tor¬ ma nel senso aristotelico. Quietismo (in generale): b la dottrina che ripone la quiete e la felicità dell a- nhna nell'allontannrsi dalle coso ilei inondo o nel ritrarsi nella meditazione Interiore e di Dio. _ 6 la dottrina dello spagnuolo Michele 1 do Molinos, secondo la quale si può raggiungere la perfezione e ottenere una quiete assoluta dell'anima mediante un atto di fede e un assoluto abbandono a Dio, che dispensa dalla necessità di ogni pratica religiosa e attività morale, e, in generale, ili opero esteriori. Quintessenza: signitlea dapprima la . quinta essenti» -, il quinto elemento cosmico, l'etere, considerato il più sot¬ tile e puro; poi l’estratto condensato, essenziale il’uu corpo, d una dottrina , infine sottigliezze complicate e vane. » R Ragionamento (logica): b un'operazio¬ ne dell’intelligenza che si svolge ili piu momenti, cioè in una serie di preposi¬ zioni collegate fra loro per giungere a una conclusione che in tutto o in parte è già Implicita in esse. Ragione (/ ilos.): in generale, è la facoltà naturale di ben giudicare, di saper di¬ stinguere 11 vero dal false, disporre m una serie coordinata e libera da con¬ traddizioni idee, giudizi, esperienze, col (ine di raggiungere un sapere oggettivo e universale, ossia valido per tutte le intelligenze, anche se poche sono in grado di riconoscerlo, di rifare da sé la via che ha condotto a tale sapere. _ per Platone la ragione (vou?) e l'attività più elevata dell’anima, quella cho può rappresentarsi le idee eterne; _. per Aristotele è ciò che distingue l'uomo dagli altri esseri; _ per s. Tommaso intellect.is e la ta- eoltà superiore e intuitiva ili conoscere. Razionalo — 80 — Ragion sufficiente ratio è In facoltà di conoscere di¬ versiva [nomea rattorti* sumitur ab inquininone et discussa; hdellrc us no¬ mai sumitvr ab intima penetratimi ver itati*)* __ „ er SPINo'/.v la. ratio da la conoscenza vera, adeguata, dell’essere; «appartiene a lla natura della ragione il contemplare le cose non come contingenti, ma come necessarie * (pr. II, 14); essa ci apprende le cose sotto un «corto aspetto delle* ternità, sub queula.nl acternitidìs specie; apro la via alla conoscenza pin alta, I alla « scindili intuitiva -, a veder le cose sub specie aelernitatis. _ per Kant la ragione in senso largò ò il intasare a priori, è la Incolta che ci fornisco: a) i principi! o le forme a priori della conoscenza, che sono le in¬ tuizioni dello spazio c del tempo, le categorie, le idee; b) i principi! a priori dell'azione, ossia la regola della, mora¬ lità, la legge morale: nel primo caso è ragione teoretica, nel secondo è ra¬ gione pratica; o l’una e 1 altra sono indlpondout 1 dall’ospcrienzn. _ In senso ristretto la ragione è per Kant la facoltà di pensare lo idee allo quali non corrispondono oggetti nel- l’esperienza, cioè lo idee di Dio, del¬ l'anima, del mondo. -- iu oppos. a tede rivelata è l'organo della, conoscenza autonoma, a cui l’uo- ilio giunge con le sole sue forze; cosi l’intende anello ( : A I.II.KO che scrive. . la Scrittura dovorebbo essere riserbata nell'ultimo luogo; quello degli effetti naturali ohe o la scusata esperienza ci pone innanzi a gli occhi o lo necessarie dimostrazioni oi concludono, non deve in oont-o alcuno c-scr revocato in dub¬ bio por luoghi della Sorittura • (Lett. al Costelli). È dunque il procedimento naturalo dello spirito umano ncU’ac- quisto del sapere. ^ Ragion sufficcnte (logica) : u il prin¬ cipio formulato dal Leibniz, secondo il quale nulla avviene senza ragione o motivo, cioè « nulla avviene senza che vi sia una causa o ragione determi¬ nante, che possa servire a render conto a priori perché una cosa csisxc o non esiste, è in un modo piuttostochò in uu altro », - 8CHopenHAU ek lo rappresenta sotto quattro forme: - a) ratio estendi, principio dell’essere: ogni parte dello spazio o del tempo è In relazione con le altre parti, in modo che ciascuna è determinata e condizio¬ nata dalle altre ; _ b) ratio /fendi, principio del dlvoidro: ogni nuovo stato (effetto) dev’essere preceduto da un altro (causa); _ c ) ratio coanoscnuU, principio del conoscere: ogni giudizio che esprime una cognizione deve avere un fonda¬ mento sufficcnte; _ _ ,/) ratio spendi, principio dell agire. ogni atto della volontà dev’essere pre¬ ceduto da un motivo. Rappresentazione (psicol.); è il n- prescntarsi, 11 riprodursi nella nostra mente d'uua percezione anteriore, o quindi È affine a\V immagine ed è sog¬ getta a un'elaborazione interiore di¬ pendente dall’azione continua delle al¬ tre rappresentazioni ; perciò si dice che essa ha una sua vita propria, come rimmagtne. _ Locke denomina rappresentazioni e Idee tutto ciò che è presente alla men¬ to, ciò elio questa percepisce in sò, o ciò che è oggetto Immediato della per¬ cezione e del pensiero, mentre HOME distinguo nettamento percezione e la corrispondento rappresentazione, copia debole o sbiadita della prima. _pei- Leibniz. è la funzione più impor¬ tante della monade, ò la facoltà di per¬ cepire e ili ridurre la molteplicità all’u¬ nità (p erceptio nihil aliud est qiiam inul- torum in uno exprtssum, est rcpracscn- tatio multitudinis in imitate). Ogni mo¬ nade si rappresenta, eioò percepisce, l'u¬ niverso da un punto di vista proprio, ohe s'accorda con quello delle altro monadi (v, armonia prestabilita), f - n percezione ò chiara, quando la conoscenza ohe abbia¬ mo d uu oggetto ci permette di differen¬ ziarlo dagli altri, oscura nel caso oppo¬ sto; distinta, quando un oggetto ò per¬ cepito o conosciuto nello sue qualità particolari ed essenziali, contusa noi caso contrario; p. es.: un giardiniere può avere un'Idea chiara d un iioro, ma non distinta; un botanico ne ha un'idea chiara c distinta, _ Sc®OPENHAC'EK col suo principio: . il mondo ò la mia rappiesentazione « esprimo l’essenza' dell» idealismo cono¬ scitivo » (v. idealismo). Razionale (in generale ): ò ciò che ò con¬ forme alla ragione c al suoi prinelpii, ciò che da questa trac la sua origine, (p. e. lo categorie kantiane), o ciò che in esse ha 11 suo fondamento, o quindi non dipende dall’esperienza (p. e. le matematiche, la meccanica razionale). _ Woijp distingue una cosmologia, una ontologia, una psicologia c una teo¬ logia razionali, che Kant sottopone ad Razionalismo — 81 Regno dei fini e8 amo crltioo per dimostrare l’impossi¬ bilità e le contraddizioni d'nna meta¬ fisica razionale (v. ciascuno di quei ter¬ mini). _per Hi-'.cei. • ciò che è razionale è reale, e ciò che è reale è razionale », esprimendo con ciò il fatto elle il con¬ cetto ò l'essenza delle coso (come in Aristotele le idee sono nelle gose stes¬ se), cho tutta la realtà data noU’cspe- rienza umana ò accessibile alla.ragione c può essere inquadrata noi concetti della ragione; cho so vi ò qualche cosa di irrazionale, questa non ha che un’e¬ sistenza provvisoria. Però tale formula c non serve a giustificare tutto ciò che avviene, p. es. : un errore di stampa o uno sternuto; ma cho gli uomini vivano in imo Stato si chiarisce come razio¬ nale », ossia lo Stato è l’attuarsi, l’in- camarsi d’uu’idea. Razionalismo (opposto: e mpiris mo e irrazionalismo) (filos.): b la dottrina che, avendo fede assoluta nella ragione, afferma che la conoscenza della verità si apro non al scuso e all’esperienza, o alla fede rivelata, ma allo piti alte fun¬ zioni dello spirito, il quale non ò un recipiente vuoto, una tabula rasq. ma porta in sé e trae dalla sua interiorità principi!l’attività, idee (p. e. di causa e di sostanza), che consentono di pene¬ trare nella realtà, considerata razio¬ nale nella sua essenza, comprenderla, or¬ dinarla, volgerla a beneficio dell'uomo nell’opera di dominare la natura. Ra¬ zionalisti si possono considerare nel¬ l’antichità Parmenide, Platone, Ari¬ stotele; Cartesio inizia il razionall- smo moderno, seguito da Spinoza, Leib¬ niz, Kant, Hegel, eoo. --dai principi costitutivi della ragione il razionalismo trae un diritto, una morale, uua religione naturali. Inten¬ dendosi qui per naturale ciò cho ò con¬ cepito e costruito dalla ragione, quindi opponendosi a diritto positivo (cioè lealmente in vigore), a morale tradi- stimale, a religione positiva o storica. -Kant, per dare un fondamento solido alla conoscenza, fonde empiri¬ smo e razionalismo, distinguendo la materia, cioè il complesso delle impres¬ sioni cho ci giungono dall’esterno per la via dei sensi, e la /orino, cioè 1 prin¬ cipi! che lo spirito trae da sé per or¬ dinare la materia. Perciò l’uomo co¬ nosce le cose, 1 fenomeni solo In quanto e nel modo ondo trapassano nelle forme dello spazio e del tempo e delle caie- \ gorie, cosicché non i concetti si mo¬ dellano sulle cose, ma le cose sui con¬ cetti, e l’intelletto non attingo le sue leggi dalla natura, ma gliele impono. Quosta dottrina può definirsi un razio¬ nalismo critico. Realismo (filos.): in oppos. a nominali¬ smo o a concettualismo è la dottrina cho nel problema degli universali ammette che le ideo generali hanno un’esistenza indipendente dolio spirito che le conce¬ pisce e dagli esseri individuali; si col¬ lega a Platone che pone lo idee fuori del mondo sensibile, e ad Aristotele che le pone nelle coso stesse. -in opposizione a idealismo si applica alle dottrino cho ammettono l’esistenza reale d'un mondo esterno, d’un oggetto indipendente dal soggetto pensante o di natura diversa da esso; vi appar¬ tengono moltissimi filosofi antichi o moderni. -In estetica esprime la tendenza arti¬ stica alla riproduzione esatta della real¬ tà naturale e degli avvenimenti umani ; è sinonimo di naturalismo, che la ri¬ produzione fedele, integrale o artistica delia natura vorrebbe rivolta anche ad un fine scientifico. Realtà (filos.): in opposizione a possi¬ bilità o a irrealtà esprime ciò che è at¬ tualmente esistente, sia sotto forma materiale e sensibile, sia sotto forma intellettuale o ideale. - in opposizione ad Apparenza indica ciò ohe veramente è: p. e., un bastone posto di traverso neU’ncqua corrente sembra spezzato, ma in realtà non ò. - iu opposizione alla realtà empirica v’è una realtà metafisica, che è al di là dei fenomeni percepiti dal sensi; è accessibile olla sola ragione o anche ineonosoibilo, come la cosa in si di Kant. — (logica): realtà è una delle tre cate¬ gorie kantiane della modalità (realtà, possibilità, necessità ); il giudizio di realtà enuncia semplicemente un fatto o un rapporto di fatti come effettiva¬ mente esistente (v. modalità). Recettività (dal hit. recipere = acco¬ gliere passivamente; opposto: attività) (filos.): b la disposiziono a ricevere pas¬ sivamente impressioni e suggestioni dall'esterno. - per Kant la sensibilità è recettiva, ossia ò la facoltà di ricevere impressioni per la via dei sensi, che formano la materia del conoscere. Regno dei fini (morale): nell’etica di Kant è l’idealo di una unione sistema¬ tica degh esseri ragionevoU, per i quali Regressus in inflnitum è cosa spontanea l’obbodicnza alla lecite morale «li cui essi stessi sono sii untori: fc il regno della libertà in opposizione al mondo fenomenico, In cui domina la causalità c, quindi, la necessità. Regressus in inflnitum (/ito*.): se¬ condo gli Scettici antichi il filosofo dogmatico è costretto a un regresso ail’iullnlto, cioè a risalire, senza mai fermarsi, nella serie dei principii, se vuol non lasciare alcuna affermazione indlmostrata c non porro corno primo principio una proposizione arbitraria o un’ipotesi elio ha bisogno d'essere di¬ mostrata. Ha il oorrispettivo nel prò- gressus iti infittitimi (v. questo termine). _per Kant il regressus nella serio «lei fenomeni dell’universo conduce in il i- definitum, cioè la serie dei fenomeni è potenzialmente illimitata, non dollnlta. Relativismo (/ito*.): si applica alle dot¬ trine cho accolgono lo. relatività della conoscenza umana, limitata ai feno¬ meni c «ile loro relazioni tostanti, ossia olio lauri, dichiarando che citi cho si pono ai di là di ossi, o è inconoscibile. come pensa lo Spencer, o non esiste affatto, come dice C'omte, Relatività (/ito*.): è il carattere ohe si può attribuire alla conoscenza, di es¬ sere relativa (v. relativo). Relativo (opposto: assoluto) (/ito*.): è re¬ lativa la conoscenza, in quanto la si fa dipendere dalla costituzione soggettiva dello spirito umano, dal rapporto fra il soggetto o l’oggetto e si esclude la possibilità di cogliere con l'intelletto unii verità assoluta. -la relatività della conoscenza è so¬ stenuta già dallo Scetticismo greco con Enesidemo, mediante dieci tropi che ponovano in rilievo la soggettività dello percezioni dovuta alle differenze fra gli uomini, diversi di corpo, di tempera¬ mento, di anima, dominati da disposi¬ zioni o condizioni variabili, come la, sa¬ lute, l’età, le malattie; che percepiscono diversamente socondo le distanze, le po¬ sizioni, la complessità degli oggetti, la rarità e la frequenza dei fenomeni ecc. -anche per Kant la conoscenza è re¬ lativa, essendo limitata al fonomeni e ai loro rapporti, mentre la cosa in sé, che sta dietro ad essi, è inconoscibile. - un’Importante concezione delia re¬ latività è quella odierna dell’EiNoTBix, che estende ni movimenti accelerati e alia stessa gravitazione la relatività ammessa in meccanica: la massa d'uti corpo non è costante, ma varia in fun¬ zione della velocità; non v’è spazio e Religione tempo assoluto, le dimensioni ilei tarpi sono relative, giacché un corpo, trasci¬ nato in una traslaziono, subisco una contrazione nel senso del movimento; spazio, tempo, energia sono fra loro collegati; si Invecchia piti in un Inogo che in un altro. _ vi ù anche una concezione relativa della attirale : i principi dell’apprezza¬ mento o della condotta morale dipen¬ dono dal carattere, dal grado di civiltà d’un popolo, dall'iunbionte nslco o so¬ ciale, dalla tradizione eco.; non esi¬ stono principii morali assoluti. <!tà lo scettico Cauneade sostiene questa tesi. _ oggi il I,evy-BrOue vedo nella mo¬ rale un insieme eterogeneo di norme, di costumi variabili, privi di quella coerenza che i illosofl vogliono dar loro, giustificabili solo con lo condizioni e la vita del gruppo sociale e da studiarsi col metodo cho si applica agli altri fatti sociali; perciò la morale non è una scienza normativa, non dà imperativi, ma solo rileva c descrive gli Impulsi da cui I fatti sono determinati. Religione (por gli antichi da relegare. esprimente l’obbligo di certe pratiche e un legamo fra gii uomini e gli dei; por Cicerone da religere, nel senso di rivedere con cura; secondo l'opinione oggi prevalente puro da religere, ma nel senso ili raccogliere, riunire). I suoi caratteri essenziali sono: - a) la credenza in un essere di valore assoluto, comunque concepito e raf¬ figurato, sia esso molteplice, sia unico; - b) la credenza in un rapporto fra questo esser© c l’uomo, che è. rispotto a quello, in uno stato di dipendenza e di subordinazione ; - c) la comunanza, nel gruppo so¬ ciale, di certi riti o di certe formule. - - i pensatori or ed, a cominciare da Senofane, iniziano la critica del poli¬ teismo tradizionale ; Platone crea il metodo, la tecnica della vita spirituali', l'aacesi, la catarsi, i gradi che condu¬ cono alla vita contemplativa o collegano la terra al ciclo; ARISTOTELE concepisce un monoteismo puro, in cui Dio è il pensiero del pensiero (vovjcri^ voyj- aso"); gli Stoici formulano un pan - teismo razionale. - Il Cristianesimo tende a dare un fondamento filosofico alla teologia e a conciliare la religione rivelata con la filosofia antica, ponendo la rivelazione al disopra della ragione. -la filosofia moderna giunge nel Yillu- minimo (sec. XVIII) a concepire una Reminiscenza — — Ritorno eterno religione naturale o razionale, uu com¬ plesso di credenze intorno nlTesistenza di Pio, all'Immortalità doli'tuli ma e alla sua spiritualità, al cnmttoro obbliga¬ torio dentizione monile, considerata come una manifestazione spontanea delia coscienza e del lume naturale. _ p. HniK sostiene invece elio le rappresentazioni religiose derivano non, come vorrebbe il deismo , dalla ragione, ma dalla vita istintiva o dai sentimenti dell’uomo. - Kant vede nella religione il rico¬ noscimento dei nostri doveri morali co¬ me ordini divini. -- per IIkqel la religione è la consape¬ volezza che lo spirito umano finito prende della sua essenza come spirito assoluto. Reminiscenza ( paieoi .): 6 il ritorno nella coscienza d'un processo psicolo¬ gico passato, ma In maniera vaga e incerta, non localizzato nel tempo e nello spazio. -( filo ,s.): per Platone, v. anamnesi. Residui (metodo dei —) (log ira): è uno dei quattro metodi elencati da fi. Stuart Mill per la ricerca della cau¬ sa (gli ili tri tre sono: di concordanza, di differenza , di variazioni concomitanti : v. questi termini): se, dati i fenomeni A, B, O, sappiamo, per induzioni proce- denti, che causa di B è b, di C è c, ciò elio resta, a, è causa di A: per es., Galileo trovò la causa del candore ci¬ nereo della luna, esaminando lo quat¬ tro cause possibili: la luce del sole, quella dello stelle, una luce propria della luna, quella riflessa della terra sulla luna; dopo aver eliminate ad una ad una lo prime tre cause, concluse che la restante, la quarta, era la cau¬ sa vero. Responsabilità ( diritto e inorale ): ò la capacità dell’individuo di rispondere dei propri! atti, compiuti volontaria¬ mente e con chiara consapevolezza delle conseguenze. È giuridica, se dell’atto che offende la persona altrui nei suoi beni o nel corpo si deve rispondere davanti all’autorità giudiziaria; ò mo¬ rale. se si tratta di atti che violino la legge morale o del quali è giudice la coscienza. Riflessione ( psicol .): ò ii ripiegarsi che fa lo spirito su se stesso, prendendo per oggetto il proprio contenuto, un’i¬ dea o un gruppo di idee, un sentimen¬ to, eco. - per Locke ò l’attività del senso in¬ terno, con la quale Pantana acquista conoscenza delle proprie operazioni, co¬ me dubitare, ricordare, credere, volere. - Gioberti distingue la riflessione psicologica dall’ ontologica; per la prima la mente prende per oggetto le proprie operazioni; per la scoondu ripensa l’og¬ getto immediato dell’intuito, cioè Videa di Dio, la chiarisce, la sviluppa, adat¬ tandola alle condizioni umane. Riflesso (moto) (psicol.): è la reazione immediata o involontaria a uno sti¬ molo esterno o Interno, è cosciente o incosciente; p. e. un raggio di luce sul¬ l’occhio produco una contrazione del¬ l’Iride; la respirazione s’arrosta per la presenza d’un corpo estraneo nel ca¬ naio lariugeo. Rimorso (morale): è /pici senso di di¬ sagio intcriore, di dolore che nasce dal¬ l’avere trasgredito la legge morale con $ un atto, o anche con l’intenzione. Risolutivo (metodo): è il primo momen¬ to del metodo che Galileo lia messo in opera per ricercare la causa e stabi¬ lire lo leggi dei fenomenti naturali. Dopo aver osservato un gruppo di fenomeni, por es. quelli rlferentisi alla caduta dei gravi, Galileo formula una o più ipo¬ tesi per spiegarli, ossia per stabilire mediante una rigorosa formula mate¬ matica come cadono i corpi nello spazio. In un secondo momento, che dà luogo al metodo compositivo, l’ipotesi formu¬ lata (la velocità ò proporzionalo alla dunita della caduta) viene sottoposta all’esperimento per verificarne resat- tezza (v. compositivo). Rispetto (morale): è, nell’etica kantiana, un sentimento particolare che si può chiamare intellettuale, cioè un senti¬ mento prodotto non da un oggetto, ma da un’ idea pura, a priori, ossia dalla legge morale . dal suo valore e dalla consapevolezza d'essere soggetto ad essa. Ritmo (gr. pu&p,ó<;, da péce = scorro) : in generalo é il ritorno periodico, l’or¬ dinata successione degli intervalli di tempo nella musica, nella poesia, nella danza. Il movimento ritmico, cioè il ritorno periodico d’un dato fenomeno, sembra una legge universale, che si ma¬ nifesta, x». e., nella successione del gior¬ no e della notte, delle varie stagioni dell’anno, del lavoro © del riposo, della veglia e del sonno ecc. Ritorno eterno di tutte le cose (filos.): è una dottrina antica, accolta anche dagli Stoici, secondo la (piale, al ter¬ mine d’un «grande anno (dopo circa tredici millenni!), quando le rivoluzioni Rivelazione — SU — .Scetticismo cosmiche avranno compiuto U loro corso o gli astri occuperanno i propri rispettivi punti di partenza, si pro¬ durrà un' mmensa conflagrazione (iy.- —ùpoat?), per cui tutto ritornerà alia sua fonte divina, iter iniziare un nuovo ciclo, identico al procedente. -F. NltsTZSCUE dà a questa credenza. da lui accolla, un valore morale: • le razze che non sopportano questa idea d'uu ritorno integrale del tutto col suoi dolori o le suo gioie sono condan¬ nate, quelle Invece clic vi trovano una felicità suprema sono destinate a do¬ minare ». Rivelazione irelig.): consiste nel com¬ plesso dei fatti con cui si ritlcuo che la divinità partecipi all'uomo il suo pensiero e la sua volontà, per via natu¬ rale o sor rannata rate: è esterna quando si manifesta negli avvenimenti storici, nello istituzioni (p. e. l’Impero romano come preparazione al Cristianesimo) o anche nei fenomeni «Iella natura; è interna, quando si manifesta nella co- scie z por ispirazione divina. - le verità ri relate pel Cristianesimo sono quelle comunicate «la !)(«> a 31 osò, ai profeti, e, in maniera completa, in¬ segnate agli uomini dii Cristo e con¬ segnate nelle .Sacre Scritture. Romanticismo (opposto: classicismo, illuminismo): v un Importante movi¬ mento spirituale Iniziatosi verso la due del scc. XVIII, che ha un'aziouo rilevante sui filosofi sorti dopo Iva.it (Fiotti:, Sm maino, Hegel eco.). L'I¬ dea centtale è quella di vita pensata come forza originarla, immateriale, ir¬ riducibile, incosciente, spontanea, che rivela una verità piti profonda «li quella offerta dalle • Idee chiare e distinte ¬ li! Cartesio e dell'Illuminismo; il senti- • mento vi appare più complesso e più ricco della ragiono astratta, il arnia ò superiore «vile regole, l 'istinto più forte delle convenzioni, dello istituzioni, dei calcoli della scienza. T)1 qui le conse¬ guenze: - «) di fronte all'ordine e ai modelli classici è una rivolta contro lo regole e le convenzioni, un'esaltazione di tutto le potenze della vita, un’affermazione della rclativitii di tutti gli ideali o della mutabilità delle Torme estetiche; - b) «'accosta alla natura, alle intui¬ zioni infallibili d'un istinto collettivo, inventa il genio della rozza, l'anima dei popoli, pone l’ispirazione e il genio al disopra del sapere e deìl’abilità tec¬ nica; ai giardini e al parchi ben dise¬ gnati preferisce i paesaggi grandiosi e selvaggi, le solitudini (Rousseau); -— al razionalismo oppone l’irrasiona- lismo, si stacca dai soggetti e dalle tradizioni classiche per rivolgersi al Modto Evo, considerato più sponta¬ neo, alla tradizione cavalleresca, alla cattedrale gotica; ha il gusto e il senso della storia ; contro l’antistoricismo degli illuministi ò storicistico. s Saggio (gr. 0096? = sapiente) i/ilos.): l’ideale del saggio è definito, dopo Ari¬ stotele: l’uomo die incarna la virtù in¬ tesa come sapere, abilità, prudenza, giustizia, indipendenza dai beili ester¬ ni. Rispondono a questo ideale i Sette saggi, come anello il « saggio stoico » clic ne attua il tipo morale più alto, offrendo il modello pratico alla Roma «lei primi due secoli dopo ( ‘risto. La saggezza non 0 soltanto liberazione dalle passioni o dal l’utilitarismo volgare, ma anche scienza ed esperienza armonio¬ samente operanti nella vita o gni ftte da un ideale superiore. Sanzione (diritto e nomile): la sanziono giuridica, ossia la pena, ó determinata da tre fattori: dallo esigenze della di¬ fesa sociale; dall'offesa clic il delitto reca al sentiment o «li giustizia, pel qua¬ le 11 colpevole, partecipe della ragione, è considerato come persona razionale, trattato come tale o quindi costretto a subordinarsi alla ragione comune, in¬ fine dall’offesa portata all’ordine mo¬ rale, per cui, oltre al ripristinnmento deU'ordino giuridico, la pena mira an¬ che ad educare possibilmente il colpe¬ vole a sentimenti migliori. La sanzione morale, cioè la riprovazione e il rimorso, è una reazione della Volontà morale Idealo contro la volontà inoralo Imper¬ fetta, che ha violato la legge morale: il fondamento di essa va corcato nella responsabilità di noi verso noi stessi (Martinetti). Scetticismo (gr. ay.irrzrjij.xi = Inve¬ stigo ; opposto: dogmatismo) i/ilos.): è la dottrina fondata da l'iuuoNi:, se¬ condo la quale la mente umana non può cogliere verità alcuna intorno alla vera realtà delle cose, ma solo appa¬ renze. Non esiste un criterio di verità che permetta di distinguere le rappre¬ sentazioni vere «la quelle false, donile l’astensione dti ogni giudizio iZTZoyT,) e l’indifferenza (àSiatpopta). il dubbio Schema — 8.5 — Scolastica sistematico c una tranquillità d’animo Inalterabile (&Tapoc££a). Dapprima, me¬ diante la disciplina della condotta mo¬ rale, mira alla calma e alla quiete dell’e¬ sistenza, ma alla line diviene anche una disciplina dello spirito scientifico, gra¬ zie al suo atteggiamento eri-fico e al severo esame cui sottopone le dottrine filosofiche contemporanee, specialmente Pepicureismo e lo stoicismo. Schema (gr. cr/-? (i iia = forma, esteriore), figura) (//los.): in generale indica il di¬ segno, la figura che rappresenta in ma¬ niera semplificata le linee essenziali d’un oggetto o d’un movimento. -per Kant lo schema trascendentale indica una rappresentazione intorme* diaria fra un’intuizione sensibile (per es. : d’uri dato triangolo) e un concetto (per es.: 11 triangolo in generale); ed è affine da un lato al concetto puro, in quanto non contiene nulla d’empirico, e dall’altro lato alle percezioni, e quindi all’ordine sensibile. Perciò esso per¬ metto di applicare indirettamente agli ; oggetti dell'esperienza i concetti puri dell’intelletto, cioè lo categorie, che so¬ no inapplicabili per via diretta. Cosi lo sohema della sostanza, cioè la rappresen¬ tazione sotto la quale si raccolgono i fenomeni per poter loro applicare la categoria di sostanza (v. questo termi¬ ne), è il substrato che permane nel tem¬ po; lo schema della quantità è il nu¬ mero, mediante il quale la continuità dei fenomeni è distribuita in quantità determinate. Questi schemi sono creati dall'immaginazione, che ò una facoltà intermediaria fra l’intelletto o la sen¬ sibilità, con essa Kant vuol risolvere l'antico problema dell’accordo fra le idee, le categorie o le cose; per risol¬ vere il quale Cartesio era ricorso alla veracità divina, Malebranche alla ri¬ velazione, Spinoza al parallelismo (per cui l’estensione e il pensiero sono gli attributi d'un unica sostanza, di quella divina), Leibniz all’armonia prestati• ^ litn. •Scienza: è un complesso di cognizioni dovute a ricerche metodiche (fondato sull’esperienza guidata dalla ragione), disposte in un sistema ben coordinato, suscettibili di dimostrazioue e aventi per oggetto una parte ben definita della realtà naturale. I suoi strumenti 6ono: l’osservazione diretta dei fenomeni, l’c- sperimento, l 'induzione, la deduzione. - Galileo apro ima via nuova alla scienza, sostituendo olla ricerca delle qualità, propria del metodo aristotelico- scolastlco e ancora presente in Bacone, la ricerca «iella quantità , esprimibile con formule matematiche; quindi non più forz e qualità occulte, ma elementi spaziali c numerici. Anche oggi gli a- tomi, gli ioni, gli elettroni c le loro composizioni quantitativo sono l'og¬ getto dell'indagine scientifica. —*— L 'aggetto della scienza è duplice, se¬ condo filosofi c scienziati (BENTHAM, Ampère, Hill, Hegel, Wcndt, ecc.), cioè: la natura o lo spirito, donde le scienze della natura e le scienze dello spirito (o morali). Il Windklbanp di¬ vide le scienze In nomotetiche (gr. VÓ(AO£ = legge, e tU1yjjì.i= pougo), come la chimica o la fisica, che ricercano le leggi secondo cui si svolgono i fenomeni na¬ turali; o ideografiche (gr. = par¬ ticola^ e ypàcpstv = scrivere), cioè lo scienze storiche, che studiano gli avve¬ nimenti passati, considerati nella loro Impronta individuale e non ripetibili. Scolastica (dal lat. setola, che è l’in- sognamento per eccellenza del Medio evo, quello della teologia o della filo¬ sofia; scholasticus ò il titolare di tuie insegnamento) ( /ilos .): ò la filosofia do¬ minante in Europa dal hoc. X al XIV : le sue tesi fondamentali sono: a) dualismo fra Dio. che è atto puro , puro spirito, e la creatura, nella quale si mescolano l’atto e la potenza , la forma e la materia, l'anima o il corpo; b) Dio è persona spirituale, ha creato il mondo dal nulla e lo trascende ; c) la parola di Dio manifestata nelle Sacre Scritturo è l'espressione infal¬ libile della verità; quindi, pur mirando a conciliare ragione e fede , cioè la filo¬ sofia antica, specialmente quella d’A- ristotele, col dogma cristiano, la Sco¬ lastica afferma che la'ragione non può andare contro la fede, ma subordinarsi a questa; d) la distinzione flit soggetto cono¬ scente e oggetto conosciuto, pensato co¬ me reale, indipendente dal soggetto nella sua esistenza; e) la distinzione fra teologia e filoso¬ fia : la prima ha per oggetto l’ordine soprannaturale in quanto è rivelato dalla parola di Dio; la seconda inve¬ stiga l’ordine naturalo per mezzo della ragione, ma accordandosi con la teo¬ logia. - In senso peggiorativo si dice che ima dottrina si trasforma in una scola¬ stica quando si irrigidisce in formulo verbali, in distinzioni e divisioni nu¬ merose. sottili e astratte, in tesi im- Secondarie — 8 fi — Simbolo mutabili, o perciò diviene stagnante, in¬ capace di progredire. Secondarie (qualità) = v. qualità. Sensazione (psicol.): è la piò semplice modificazione della coscienza, il pro¬ cesso psichico nella sua forma elemen¬ tare; presenta due aspetti: a) è recettiva, cioè passiva, in quanto è prodotta da stimoli esterni o Interni; p. o. un raggio di luce, la contrazione d’un muscolo, che dònno rispettivamen¬ te una sensazione visiva o muscolare: li) è successivamente attiva, in quanto le impressioni provenienti dagli stimoli sono elaborate dalla coscienza, nella qualo già si trova ima molteplicità, d’e¬ lementi psichici, di ricordi, di immagi¬ ni, occ. ; perciò la sensazione ò il pro¬ dotto dell'analisi e dell’astrazione. Sensibilità (furimi.): è la facoltà d’aver sensazioni, di conoscere por mezzo doi sensi, o anche di provare piacere o do¬ lore che accompagnano lo sensazioni; _da Kant la dottrina della sensibilità, clic ò la capacità di ricovero passiva¬ mente impressioni da oggetti osterni por la via del scusi, ma ordinate nello forme a priori dolio spazio c del tempo, è detta estetici i. Sensismo (filos.): dottrina che consi¬ ste nel far derivare tutto le nostro fa¬ coltà o le nostre conoscenze dalla seu- suzione ; ò rappresentato dal C ONDII*- i*ao (sec. XVIII), che dalla sensazione fa derivare la memoria, l’attenzione, il giudizio, il sentimento, lo volizioni. Si distinguo én\Yempirismo, in quanto questo ammette duo fonti del conosce¬ re: la sensazione o la riflessione. Senso ( psùvl .): è la facoltà (p. e. la vista, l’udito, il tatto) che mette gli esseri viventi in rapporto col mondo esterno c dà luogo a una determinata classo di sensazioni (visivo, uditivo, tattili eoe.). _ (morale): il senso morale consiste in una facoltà innata dì distinguere in¬ tuitivamente Il bene dal male, facoltà ohe dove considerarsi parto integrante della natura umana; tale dottrina è so¬ stenuta per la prima volta dagli inglesi SnAFTEsnniY o Hvtchkson. Senso comune: comprende un’in¬ sieme indeterminato di opinioni c ili cognizioni condivise quasi universal¬ mente, che si impongono o por la loro evidenza o per il loro valore pratico, o anche per l'autorità della tradizione. - (Jilos.): per Aiustotklk II senso co¬ mune (Jtotvi) crìa&r,oiz) è una specie di senso interno cho ci dà la coscienza della sensazione o, al tempo stesso, coor¬ dina I dati offertici dai singoli sensi par¬ ticolari (udito, vista, ecc.): esso costi¬ tuisco quindi l'unità del soggetto sen¬ ziente di fronte all'oggotto sentito. _I*a scuola scozzese del senso comune (Reto, Dcoai.p Stkwaht) ammottesen- za discussione come validi i principi ac¬ colti da tutti gli uomini, oppure « cosi indispensabili nella condotta della vita elio il rinunzlarvi equivale a cadorc in numerose assurdità speculativo e pra¬ tiche » (Roid), e anzitutto afferma l’e¬ sistenza realo dell’oggetto, indipenden¬ temente dall’attività percettiva del sog¬ getto. Il senso oomuno sostituisco la ragione nella filosofia e,anohe nello ma¬ tematiche. Sentimento (psicol.): In senso ampio esprime il complesso degli stati allei - Ziri, cioè di tutti quei processi sogget¬ tivi, interiori, gradevoli o sgradevoli, legati con lo funzioni vitali e con la psiche dell’Individuo, come le emo¬ zioni, le passioni ecc. m - in senso piò ristretto è uno stato affettivo stabile, o ancho un’attitudine costante a provare emozioni, corno il sentimento estetico, morale, intellet¬ tuale, il qualo ultimo consisto nel pia¬ cere complesso cho dà l’esercizio dello funzioni intellettuali. Sentimento fondamentale corpo¬ reo: ò l’cspressiono usata dal Rosmini per indicare la cenestesi (vedi). Sillogismo (gì-, ouXXo^tojxó;, da uoX- Xévw = raccolgo) (lattica): Aristotele, che ne ha creato la teoria, cosi lo de¬ finisce: ò un ragionamento (Xó-fb?), nel qualo, posto alcune cose, ohe p. o. « l'uomo ò mortalo ".e 0 Socrate ò uo¬ mo », un’altra cosa no risulta necessa¬ riamente, che « Socrate è mortalo », per qu sto solo cho 1 primo sono posto. Consta di tre proposizioni, di cui Io primo due diconsi premesse ; la terza, implicita in queste, conclusione-, e com- I prendo tre termini: il maggiore, che ò il concetto più esteso (nel sillogismo citato: mortale), il minore (Socrate), il medio (uomo), che ò il ponto di pas¬ saggio. Corrisponde ai noti principi: ciò cho è contenuto nel genere ò puro contenuto nella specie; e nel linguaggio matematico : tiue quantità ugnali a una terza sono uguali fra loro. Simbolo <gr. cÓ[a9oXov = segno) (in ge¬ nerale): è uu segno che per analogia naturalo evoca un’idea» uuu cosa as¬ sento o non percettibile; p. c. il cane è il simbolo della fedeltà* lo scettro della regalità. Simpatia — 87 — Sociologia Simpatia (gr. aujXTcàfrsia = confor¬ mità di sentire, da ou[X-7ràcrxo> = «of¬ fro insieme) ( psicol .): in generale con¬ siste nell’esistenza di disposizioni iden¬ tiche in due o più individui della stessa specie o di specie diversa. - nella sua forma più umile è un ac¬ cordo di movimenti, detto sinergia, co¬ me si osserva nel riso o nello sbadiglio, che si propagano quasi per contagio. - nella sua forma superiore ò un ac¬ cordo di sentimenti, una sinestesia, un movimento che ci porta verso gli altri, a gioire della loro presenza, a parteci¬ pare allo loro gioie c alle loro pene, c alla fine si muta in «unore attivo, che supera i limiti della nostra co¬ scienza per rivelarci la presenza imme¬ diata d’un’altra coscienza; scopro va¬ lori (come pensa Max Scholer), men¬ tre l’intelligenza dà solo rappresenta¬ zioni. - (morale): è il fondamento della mo¬ rale dell’inglese Adamo Smith: * la fonte della nostra sensibilità per le sof¬ ferenze altrui, egli dico, è la facoltà di collocarci con 1 ’immaginazione al loro posto, facoltà ohe ci rende capaci di concepire ciò che essi sentono o d'es¬ serne affetti »; por essa giudichiamo moralmente delle azioni altrui e delle nostre. Sincretismo (gr. ouY-xpiJTurpóc» no¬ me derivato daH’unione dei Cretesi di fronte al nemico, nonostante lo dissen¬ sioni intorno) (in generale): esprime l'u¬ nione artificiosa, senza critica, di idee o teorie di disparata origine, nel campo della filosofia come in quello della re¬ ligione. Sinderesi (forse derivata da auvirrj- pnjai? = sorveglianza, o, per deforma¬ zione, da <n>vet$Y)<Ti$ = coscienza; usata da S. Gerolamo, che la chiama scintilla conscientiae) (morale): per S. Tommaso è il possesso naturale dei principi pra¬ tici o morali, come 1* intelletto è il possesso dei principi! speculativi: ha¬ bitus quidam naturalis principio ria n ape rubili um, sicut intellectus est prin¬ cipio rum speculabilium et non potentia aliqua. Sinergia (da ouv = eoa egpyov = azio¬ ne) (in generale): si ha quando più funzioni cooperano a un risultato co¬ mune; p. c. l’agricoltura, 1‘industria. il commercio, la scienza al benessere di uno Stato; le funzioni fisiologiche (circolazione, respirazione ccc.) alla con¬ servazione della vita. V. anche sim¬ patia. Sinestesia (da cróv e = sen¬ sazione) (psicol. ): si ha quando sensa¬ zioni di natura diversa si associano: p. e. un Buono suggerisce un colore; oppure quando un sentimento si co¬ munica da un soggetto ad altri sog¬ getti (v. simpatia). Sintesi (gr. auv-otecjK; = unione, da <JUV—TUb)[At = pongo insieme; oppo¬ sto: analisi), (psicol.): la sintesi men¬ tale consiste noi fondersi in un tutto di diversi stati di coscienza, un tutto che non ò una semplice somma degli elementi che lo compongono, ma qual- ohecosa di nuovo; si distingue, p, c . dalla sintesi chimica , perché questa si compone di clementi, ciascuno dei quali può essere designato, misurato e ri¬ trovato identico in una successiva a- nalisi, mentre le impressioni psichiche particolari che compongono una per¬ cezione luminosa o musicale sono in¬ discernibili, inseparabili, inconsce e, prese ciascuna per sé, non hanno esi¬ stenza autonoma, sono prive di valore; ogni processo mentale vissuto ò una sintesi. — (filos.): per Kant la sintesi a priori ò l’attività spontanea od essenziale del- l’intolletto, la quale penetra, collega, unifica la molteplicità doi fenomeni data nello spazio e nel tempo; in senso più ampio ò l’attività unificatrice dello spirito umano, cioè della sensibilità, dell'in/riletto, della ragione. Sociologia: ò la scienza che ha per oggetto la società umana, ricerca i suol caratteri essenziali e distintivi, le leggi del suo sviluppo, presupponendo che essa sia non una semplice somma di individui, ma una sintesi sovrindi¬ viduale con note proprie. - Il termino è stato coniato da A. Comtk, che distingue in essa una sta¬ tica sociale, avente per oggetto l’ordi- namento generale della società, la sua struttura, c una dinamica sociale, che invece ha per oggetto la società nella sua evoluzione. - K. Spencer propugna ima sociologia biologica, per cui la società umana ò considerata come un organismo vi¬ vente, e per l’analogia fra le funzioni sociali e quelle biologiche mira a de¬ durre le leggi dell’organismo collettivo dalle leggi dell’organismo animale. Già Platone nella Repubblica aveva ri¬ levato un’analogia fra le attività del¬ l’anima e le classi sociali nello Stato. - Una distinzióne degna di nota ò quel¬ la che fa F. Tònnies fra comunità Sofisma — 88 — Sostanza ( Gemcinschaft ) e società (Oesellscha/t ): quella fondata sopra un legame inte¬ riore di sentimenti o di idee, questa sopra legami c norme imposte dall’e¬ sterno. Sofisma (logica): è un ragionamento er¬ rato che simula il vero, sia volontaria¬ mente sia involontariamente (v. para¬ logismo). Soggettivismo (psicol.): è la tendenza a rinchiudersi entro la cerchia delle proprie idee, convinzioni, sentimenti, associata spesso alla ripugnanza a pren¬ derò in considerazione le idee, le con¬ vinzioni, i sentimenti altrui. - (filos.): Protagora col suo prin¬ cipio i « l'uomo ò la misura di tutte le cose «, formula il soggettivismo, che fa dipendere il conoscere, il sentire o l’a- girc dall’individuo, dagli stati indivi¬ duali di coscienza; - in altro senso è la tendenza, attri- bu ta olle d tirine ideali iche, di ri- c n durre la spiegazione di tutto ciò che esisto all’esistenza del pensiero, e- scludendo le cose; - (inorale): dottrina secondo la quale il bene o il male sono legati agli stati individuali di piacerò c di dolore, che determinano i giudizi d’approvazione e di disapprovazione ; appartiene a que¬ sto indirizzo Vettori ismo (v. questo ter¬ mine). Soggettivo (opposto: oggettivo) (psicol.): ò tutto ciò che fa parte dell’attività pensante dell’individuo, tutto ciò che l’uomo prova e, soprattutto, sente in sé. | - (nella scienza): è ciò che oltrepassa l’osservazione del fatto immediato, ed ò l'impressione particolare dovuta al j sentimento e alle inclinazioni di eia- ! scuno. - (filos.): sono soggettivo per Kant le forme della sensibilità e dell’intelletto, | cioè lo spazio, il tempo, le categorie, nel senso che sono attività a priori, non dell'individuo, ma dello spirito umano j universale; con ciò acquistano, nelle matematiche e nella fisica, validità og¬ gettiva, cioè sono valide per tutti gli es¬ seri pensanti. Soggetto (logica): è ciò di cui si parla, ciò di cui s’afferma o si nega qualche cosa nel giudizio o nella proposizione. - (filos.): s’intendo in due modi: o corno sostanza spirituale, metafisica, po¬ sta a fondamento di tutta l’attività psicologica che ne è il prodotto (Car¬ tesio, Leibniz), o come attività pura, a priori , e cioè la sensibilità con le in¬ tuizioni pure dello spazio e del tempo. l ’intelletto con le categorie, la ragione con le idee (Kant). _ per Home è il fascio delle perce¬ zioni e dello rappresentazioni nel loro costante succedersi nella nostra co¬ scienza, coliegantisi secondo le leggi dell’associazione delle idee. Solidarietà (in generale): è la reciproca dipendenza dello parti in un tutto, cosicché ciò che avviene in una di esse si ripercuote sullo altre, come s’osserva nei gruppi sociali, per le relazioni sem¬ pre più numerose o i legami sempre più stretti che Intercedono fra loro. - - nella morale la solidarietà diventa un dovere, che deriva dal fatto che ogni essere vivente, per la sola circo¬ stanza che nosoe o si sviluppa nel seno d’una società, trae giovamento da tutti gli sforzi sociali anteriori e presenti, e perciò deve egli stesso contribuire al bene comune, contrae un debito so¬ ciale di giustizia, devo far si che van¬ taggi e pesi siano equamente distri¬ buiti. Solidarismo; si dice delle dottrino che pongono la solidarietà come principio direttivo o fond unentale della politica, dell’economia, della morale. Solipsismo: (v. egoistrw metafisico). So ri te (gr. ooipsiTT)?, da crcopóq = cu¬ mulo) (logica): è una forma sillogistica in cui più proposizioni sono collegato in modo che il predicato della prima di¬ viene soggotto della seconda, il predica¬ to di questa soggotto della terza e cosi di seguito, finché nella conclusione il soggetto della prima s’unisce col predi¬ cato dell’ultima: p.e. chi ò saggio è tem¬ perante, chi è temperante è costante, chi è costante è imperturbato, chi ò imperturbato è felice; dunque il sag¬ gio è felice. Sostanza (gr. oncia, lat. substantia', opposto: accidente) (in generale): espri¬ me ciò cho vi è di costante, dì perma¬ nente nelle cose soggette al mutamento e fa da sostegno allo vario qualità e acci¬ denti che si succedono o mutano nel tempo; può essere materiale , coinè nelle dottrine doi Presocratici, o spirituale. come in molti filosofi posteriori. - ( filos.): per Aristotele è ciò che esisto in sé e non in altro o in cui ogni altra cosa, per essere reale, deve esi¬ stere come qualità; è, quindi, ciò che sostiene gli accidenti. - Aristotele adoperò l'idea di so¬ stanza in uu secondo senso, equiva¬ lente ad essenza, intesa come l’idea co¬ stitutiva d'una cosa (v. essenza). Sostanzialismo — 81 » — Spiritualismo _ anche (i. Locke afferma che « non potendo concepire colitele qualità po¬ trebbero sussistere sole, noi supponia¬ mo cho sussistano in qualche oggetto cornano che ne è il sostegno, c questo diciamo sostanza », la quale però resta ignota. -- Cartesio o Spinoza s’accordano nel concepire la sostanza come « ciò cho esiste in tal modo cho non ha bi¬ sogno che di sé per esistere, c, per par¬ lale propriamente, non v’è cho Dio che sia tale ». CarteBio ammetto però un secondo significato: «la materia e la mento possono intendersi sotto que¬ sto concetto, perché hanno bisoguo del solo concorso di Dio per esistere »; quindi la materia, rea extensa, o lo spirito, rc8 cogitane, sono sostanze 8C- conde , indipendenti l’una dall'altra. -- per Kant ò un concetto a priori, ima categoria, cho risulta dalla forma stessa del giudizio categorico, in quanto questo consisto nell'affermare o nel ne¬ gare un predicato d’nn soggetto; o il soggetto ò appunto la sostanza, cioè indica un substrato permanente o co¬ stante, di cui i fenomeni che coesistono e si succedono nel tempo sono soltanto modi di essere, cosicché tutto ciò che muta o può mutare appartiene solo al modo d’esistere della sostanza o delle sostanze. Sostanzialismo (opposto: fenomeni¬ smo c idealismo): si applica alle dot¬ trine filosòfiche che pongono a proprio fondamento una o piti sostanze meta¬ fisiche, siano queste conoscibili o no; tali sono lo dottrine di Cartesio, Spi¬ noza, Leibniz ccc. Spazio ( filos .): vi sono dello spazio due concezioni : a) realistica, rappresentata da Car¬ tesio, Spinoza, Locke e da Newton, pei quali lo spazio è reale, assoluto, cioè esiste indipendentemente dagli og¬ getti che ri si trovano e da chi lo percepisce. Per Newton esso è come un immenso, infinito recipiente vuoto, seii- aorium Dei, omnipraesentioe divi noe (Dio, essendo presente in ogni luogo, percepisce tutte le cose, senza aver bi¬ sogno del sensi); b) idealistica: per Leibniz lo spazio è pura relazione, è la percezione del¬ l’ordine delle coesistenze, dipende dai rapport i di situazione dello cose e dalle leggi dei loro mutamenti ; per Kant in¬ vece è Intuizione u. priori, una forma pura della sensibilità, cioè uon una realtà né un rapporto, ma solo idea¬ lità, contenuto di coscienza, condizione a priori dell’esperienza. - per Democrito lo spazio vuoto, entro il quale si muòvono gli atomi, costituisce un non essere altrettanto reale quanto l’essere, che è il complesso degli atomi. Specifica (differenza) = v. definizione. Speculativo (opposto: pratico, speri¬ mentale) ( filos .): è affine a teoretico e si applica all’attività conoscitiva, libera da ogni interesse pratico e utilitario. Speculazione (filos.): corrispondo al termine greco teoria, adoperato da Pla¬ tone, Aristotele, Plotino ; indica la ricerca disinteressata, avente per solo fine il conoscere nella sua forma piu alta. Anche per Kant è l’attività ra¬ zionale, ma applicata ad oggetti non dati nell’esperienza. Spiriti animali (filos.): sono, per Car¬ tesio, ima « materia sottilissima, quasi una fiamma » che dal sangue passa nei nervi, anima il corpo e col moto velo¬ cissimo costituisce la vita intesa in senso biologico e meccanico. Spirito (opposto: materia) (filos.): dap¬ prima è un fluido, una materia sottile, un solilo di cui è formata l’anima; per Eraclito, Democrito, gli Stoici è* fuoco, alito caldo, un corpo igneo; per Anassagora è la più sottile o la più pura di tutte le cose. Con Platone lo spirito si libera da ogni elemento ma¬ teriale. -4 — in generale: designa l’attività pen¬ sante nei suoi diversi gradi e, in un senso più particolare, la facoltà più elevata del pensiero. - - {metafisica): è una sostanza incor¬ porea, semplice, Immortale; è la causa produttrice dell’attività, specialmente di quella più elevata (v. spiritualismo). Spiritualismo (opposto: naturalismo, materialismo) (filos.): in un primo si¬ gnificato è una dottrina dualistica, se¬ condo la quale lo spirito è una realtà sostanziale, incorporea, opposta alla materia e da essa indipendente, atta a pensare, libera, capace di dominare e di guidare la vita del corpo; è non soltanto l’essenza dell’essere, ma è an¬ che fornita di valore incomparabil¬ mente più alto della materia, comunque concepita (Platone, Aribtotele, Plo¬ tino, S. Tommaso, Cartesio ecc.). -in un secondo significato lo spirito viene concepito non solo come una so¬ stanza pensante e lìbera, ma come una forza che estende la sua azione a tutto l’universo, il quale, come pensa Leib- Spontaneo — «o — Stato etico Niz t cosala di oselle forme sostanziali e attive, dette monadi, clic devono es¬ sere concepite (analogamente alla no¬ zione che abbiamo doU'nnima), dotate di percezione, di appetizione e ili spon¬ taneità. Perciò la materia ò penetrata e avvivata dallo spirito, il reale ò go¬ vernato dall'ideale o al disopra delle leggi meccaniche vi è mia legge piò alta che regge il destino superiore e oltremondano dell'uomo (v. anche idea¬ lismo). Spontaneo (opposto: riflesso) (poieoi.): si dice del processi psichici che si pro¬ ducono non come reazione a uno sti¬ molo esterno o come il risultato d’una riflessione, ma per iniziativa diretta o immediata dell'essere che agisce. - (filos.): è aitine a dinamico, in quan¬ to la spontaneità è la facoltà di agire, di muoversi, di produrrò per una forza o un principio interiore, e elio por Aki- stotelp si trova nella natura, per Kpi* ceno nell’atomo (v. dittarne»), per Leibniz nella monade (v. questo ter¬ mine). Si oppone a inerir, che è ciò che ha tendenza a perseverare nel proprio stato, finché non interviene una causa esteriore. Stato i diritto e !ìlos .): è la società umana costituita in unità politica, giuridi¬ ca, amministrativa; esige alcune condi¬ zioni essenziali : - 1. un certo numero d'uomini (fami¬ glie) in relazione costante con un terri¬ torio sul (inule sono fissati; - 2. un rapporto d'obbedienza poli¬ tica, cosicché si istituiscano un poteri- sovrano da una parte e sudditi dal- l’altra, - 3. la convivenza sociale regolata da norme obbligatorie, c queste ga¬ rantite da ima forza superiore, per cui la nozione di Stato sorgo quando la società si concepisco organizzata poli¬ ticamente per la tutela del diritto. - per PIATONE lo Stato idealo è com¬ posto di tre classi: dei filosofi, dei sol- doti. dei produttori ; alla prima spetta il supremo potere, o ad ossa sono su¬ bordinate le altro due. — Aristotele identifica l’idea di Stato con la piccola polis greca, che deve, nelle sue varie forme di governo (mo¬ na rehieo, aristocratico, democratico), pro¬ porsi per fine la giustizia strettamente congiunto, al benessere di tutta la co¬ munità ; - S. Tommaso, ricollegandosi a S. A- COSTTNO, afferma che lo Stato, il quale ha per fine di avviare l’uomo alla vita civile, è subordinato a un line più alto, a quello ultraterreno e, quindi, alla Chiesa, che guida l’uomo alla saluto eterna. - per Hobbes lo stato di natura, che è un belilo» omnium conira omnes, cedo il posto allo Stato grazie a una conven¬ zione, tacita o sottintesa, per la quale gli individui Isolati e in lotta fra loro, appunto per porre termine a questa lotta, trasferiscono il proprio diritto naturale a un’autorità, cui tutti si in¬ chinano e prestano obbedienza incon¬ dizionata e che riunisce in sé tutti i poteri, ma ù legata aneli'essa alla legge morale naturalo che vieta l’abuso del potere. È una teoria dei governo asso¬ luto, però non più fondala sul diritto divino, ma sulla volontà dei conso¬ ciati. - per Locke lo stato di natura c già uno stato di libertà, la quolo però ò meglio difesa nella società organizzata politicamente, cioè in uno Stato elio sorge ]>el libero consenso degli indivi¬ dui ed è fondato sopra la volontà della nuiggioranzu, espressa mediante 1 rap¬ presentanti del popolo, donde lo Stato liberale rappresentativo coi suoi tre poteri ben distinti: legislativo, giudi¬ ziario, esecutivo, quale traeeorà più tardi Montesquieu - por Rousseau lo stato sorge pure dallo stato di natura per un contratto pel quale l’individuo, naturalmente buono, trasferisce il buo diritto al po¬ polo, riunito in assemblea, la cui sovra¬ nità è assoluta c inalienabile; la - vo¬ lontà generale , manìfestantesi nelle decisioni della maggioranza o nel potere legislativo, che è il potere supremo, im¬ plica la volontà di tutti gli individui. Di qui il governo democratico. Stato etico (filos.) : per Hegel lo Stato è Tincarnazione suprema della moralità, l’attuazione delle Idee morali, lo spirito del popolo divenuto visibtlo; perciò il suo fine non è di assicurare la libertà individuale, la sicurezza, la pro¬ prietà dei singoli, giacché l’individuo non ha obbiettività, verità, moralità se non in quanto è parte dello Stato, e la vera volontà dell’individuo (la qua¬ le ò pensiero attuautesi nella realtà) è volontà razionale, quindi ani versale o, alla fine, identica alla volontà dello Stato: la rappresentanza del popolo non deve ingerirsi negli affari dello Stato, ma solo eccitare il governo a rendere pubblica ragiono dei suoi atti, elevan¬ done cosi la vita a un grado di coscienza Stoicismo — 91 Superuomo sempre più alto. Questa dottrina del- l’Hegcl è l'affermazione dell’onnipo¬ tenza dello Stato. ■ Stoicismo (/ iloa .): dottrina della Scuola filosofica fondata da Zenone di Cizio, elio fu aperta in Ateno nel ITI scc. a. Cr. nello Stoa Pecilo (portico ornato delle pitture di Poiignoto) od ebbe cin¬ que secoli di vita e duo periodi, quello preco o quello minano (con Seneca, M. Aurelio, Kpittcto): professò un pan¬ teismo secondo il quale 11 mondo è animato da una forza immanente, la ragionecosmica simboleggiata nel luoco, della quale l'anima ù una particella. 11 lino supremo della condotta umana è per essa l 'avalla, che si raggiungo con la virtù, cioè liberandosi dallo pas¬ sioni, obbedendo alle leggi inflessibili, ma ottime, con le quali la divinità reg¬ go 11 mondo. Storicismo (/flottitela tendenza a con¬ siderale un oggetto della conoscenza come il prodotto d’uu’cvoluzione sto¬ rica; ha un duplice aspetto: . d) in opposizione all' filmai mano, considera 1 prodotti spirituali non co¬ me l'effetto della ragiono, concoplta uguale dovunque e costante, ma corno Il risultato Ionio d'uno sviluppo storico, durante il qualo 1 caratteri essenziali si conservano, mentre quelli acciden¬ tali cadono ; -— i>) In opposizione al naturalismo mec¬ canico, considera e interpreta il tutto come una manifestazione dello spirito umano nel suo svolgimento storico : cosi per Heokl la storia ò lo sviluppo suc¬ cessivo della ragione c l'essenza di quosta appare o si do finisce eoi ca¬ ratteri che sorgono in tale evoluzione idealo; l'essenza della filosofia è quin¬ di da rioeroursì nella storia della filo¬ sofia. Subcosciente tpsicol.): si dice del pro¬ cessi psichici debolmente e oscura¬ mento percepiti. Per primo il Leibniz ammise esservi nell’attività psicologica « petites insensiblcs perceptions - che, riunite e fuse Insieme, possono pro¬ durre una percezione chiara; p. e. il rumore d’un’ondata marina è dato da un numero incalcolabile di rumori infini¬ tamente piccoli, non percettibili sepa¬ ratamente. S’usa anche come sinonimo d 'incosciente. Sublime (estetica): è il sentimento pro¬ dotto nell'animo dalla visione diretta o dall'idea vivamente rappresentata della potenza.naturale n della grandezza mo¬ rale e intellettuale. -- Kant distingue: a) 11 sublime matematico, provocato dalla visiono o intuizione d'una gran¬ dezza assoluta nel senso dell’estensio¬ ne; p. e. la vista dell’oceano immenso, l’idea dell'immensità degli spazi cc- lesti; i) Il sublime tlinamico, dovuto alla visiono della potenza non disgiunta dal senso di sicurezza dello.spettatore: p. c. la vista d'un vulcano jn eruzione, dell'oceano in tempesta. Questi spetta¬ coli » elevano le forzo dell’anima sopra la loro ordinaria mediocrità c disco¬ prono in noi un potere di resistenza che ci dà il coraggio di misurarci con l'apparento onnipotenza della natura. Il sublimo quindi non è nelle coso, ma nel nostro spirito, ci eleva al disopra della natura che è In noi, o di quella che è fuori di noi . Sufismo (relig.): è una dottrina, dovuta a ispirazione neo-platonica c seguita da una setta mistica mussulmana: Dio è il beno assoluto, l'essere puro, la bel¬ lezza eterna, 1'unica o vera realtà, men¬ tre il mondo del fenomeni è un semplice riflesso della divinità, non essere, puro fantasma. Una vita spirituale rigida¬ mente ascetica, la stretta osservanza dei precetti sacri sono la condizione ne¬ cessaria per raggiungere il fine supremo proposto da questa dottrina all uomo. l'annientamento in Dio. Suggestione (psieol.): nel significato più generale f> l'evocazione, il suggeri¬ mento d’un’ideu o d’un sentimento cho qualcuno esercita, volontariamente o no, sulla coscienza d’un altro Individuo o ambe di se stesso ( autosuggestione), e che agisce, senza trovare resistenza, sulla condotta e sul modo di pensare di questo. È comune nella vita so¬ ciale. _ La suggestione ipnotica consiste in un comando cui il soggetto obbedisco senza riflettere, senza cho II suo con¬ senso intervenga: per una specie «Vautn- matismo irresistibile, egli compie tutto ciò elio gli viene suggerito, subisce, il¬ lusioni, allucinazioni, iperestesie, ane¬ stesie dei sensi ccc. Superuomo: termine usato da Goethe nel Faust o reso popolare da Nietzsche ; è la concezione idealo d’un tipo futuro di personalità superiore, d'una specie li¬ tuana meglio dotata di quella attuale. nell’umanità deve apparire tuia specie più forte, un tipo superiore, che abbia all re condizioni, per creare c conservare, clic rurnno medio Tn una prima con- Sussunzione — 92 Tempo codone U superuomo era per Nietzsche il gonio che s’innalza sulla folla e la domina. Sussunzione (dal lat. subsumcre = su¬ bordinare; gr. u 7 c 6 X 7 )^/i£) {Ionica): è una forma di ragionamento che consiste nel pensare un individuo come com¬ preso in una specie, o una specie in un genere, o un fatto come l'applica¬ zione d’una leggo. .-per Aristotele il unionismo di sus¬ sunzione è il solo perfetto ; in esso il ter¬ mine medio è soggetto nella premessa maggiore e predicato nella minore; p. e: « l’uomo è mortale, Socrate è uomo; quindi Socrate è mortale ». T Tabula rasa {film.): a una tavoletta di cera su cui nuda è scritto viene para¬ gonata daU’empirtono l’anima umana, la quale nel suo nascere non ha ideo o cognizioni innate. L’espressione si trova nel De anima d "Aristotele: &rsT:tp èv Ypa[xu.o!T£t(p té \j.r,Sh ùitxpxsi y£vpx'j.;j.£VOv {sirut tabula rasa in qua nihil est scriptum, traduce 8. Tommaso). Teismo (/ilo*.): si applica alle dottrine ohe ammettono un Dio personale, tra¬ scendente, creatore del mondo; 6 pro¬ prio del Giudaismo, dcllTsliunismo e, più particolarmente, del Cristianesimo. Teleologia (dal gr- t£Xo; = fine e Xóyo? — discorso: scienza dei fini) (/iios.): dot¬ trina che ammetto una specie di ra¬ gione cosmica o un essere supremo ohe agisca per cause finali, cioè per l’attuazione di determinati fini nel mon¬ do e negli esseri. È iniziata da Anassa¬ gora, sviluppata da Platone, da Ari¬ stotele, dagli Stoici ccc. - per Kant la vita della nat uni, pur essendo soggetta al principio di causa e a leggi meccaniche, rivela tuttavia un’arte tutta interiore, grazio alla quale essa si organizza, produco esseri orga¬ nizzati o viventi, che possono essere detti fini della natura. Però l’ammet¬ tere questi fini non ha il valore di un principio costitutivo, ma solo regolati- vo, cioè «esprime la regola senza la quale l’organizzazione della natura sa¬ rebbe inesplicabile per la nost ra intelli¬ genza ». Temperamento (gr. xpaot? = mesco¬ lanza; trad. lat. temperamentum)- (psi- cof.): dalla mescolanza dei vari umori del corpo {sanane, bile, atrabile, linfa) e dai predominare d’uno di essi i Greci dedussero la distinzione dei quattro temperamenti (sanguigno, bilioso o col¬ lerico, melanconico, linfatico), distin¬ zione che tuttora si conserva. II tem¬ peramento lia il suo fondamento nella vita fisiologica, specialmente nel siste¬ ma nervoso, consideralo in relazione con l’attività psicologica; è ereditario. Tempo ( filo ».): vi sono due principali concezioni del tempo : - a) realistica o oggettiea, die ci ò data nella sua forma tipica da Newton per cui il tempo lia esistenza reale, asso¬ luta, senza relaziono con le coso ester¬ ne, o scorre in so stesso in maniera uniformo per sua propria natura, seuzu rapporto col mutamento. È bensì vero che !a divisione umana del tempo in ore, giorni, mesi, anni è relativa; perù tale relatività diponde dalia mancanza d’un movimento uniforme atto u misu¬ rare il tempo in modo preciso e noti contraddice al carattere assoluto ili questo. (La relatività della misura uma¬ na del tempo è sostenuta duo secoli do¬ po da E. Poincaré, fondandosi sul fatto che tale misura si compie sulla durata dell’anno solare, la quale ò variabile; la nostra misura del tempo è soltanto comoda, utile por le usigenzo umane, non vera e assoluta). - b) idealistica e soggettiva: preannun¬ ziata da Leibniz, pel qualo il tempo esprimo l'ordine di successione dello nostre percezioni, appare nel suo ca¬ rattere più spiccato in Kant: il tempo è intuizione pura, la forma a priori dei fenomeni del senso interno, cioè dei pro¬ cessi psichici, la condizione necessaria e universale dello nostro percezioni; quindi è soggettivo, in quanto è un’atti¬ vità dello spirito umano, ma è al tempo stesso oggettivo. In quanto è condizione d'ogni possibile esperienza. - secondo Aristotele a noi è dato solo il tempo itrescnle, perchè 11 passato non 6 più c il future non ò ancora; quin¬ di il presente è il limite fra 11 passato o il futuro; fra tempo e movimento esiste un rapporto, in quanto il primo è la misura numerica del secondo e contiene in sé distinzioni e divisioni che possono essere calcolate o sommate. - S. Agostino, pur affermando che Dio ha creato il tempo, e con ciò attri¬ buendo valore oggettivo al tempo, però quando lo considera nel suo aspetto umano e psicologico, lo interiorizza, 10 pensa come soggettivo, lo definisce una distenmo animar, per la quale tutto 11 tempo è presente, giacché il passato Teodicea — 93 Teosofia ò presente nella memoria, li futuro nel¬ l’aspettazione, mentre l’attenzione ci dà la coscienza del momento presente (v. durata). Teodicea (gr. = dioc 8t*/.aia= co¬ se giuste) (/ ilos .): tonnine coniato da Leibniz per indicale quella parte della teologia naturale che tratta della giu¬ stizia di Dio, ossia mira a giustificare j la presenza del malo nel mondo e a conciliarla con la bontà divina, o ad ac¬ cordare inoltre la libertà umana con* la realtà della provvidenza e pre¬ scienza di Dio. Per estensione com¬ prende la trattazione. dell’esistenza e degli attributi della divinità. Quindi, se il nome è recente, l’argomento è og¬ getto di studio fin dall’antichità greca (Platone, Aristotele, Stoici ecc.). Teofania (dal gr. 9 -eó; = dio c «patveiv ss apparire) ( filos. c relig.): ò il mani¬ festarsi della divinità, sia in maniera diretta, sia, in un significato più esteso, indirettamente nelle sue opero o nel¬ l’universo. Teologali (virtù): v. virtù. 'reologia (gr. dio e \ 6 yo$ = di¬ scorso) ( relig . e filos.): è la dottrina che ha per oggetto la divinità, i suoi attributi, i suoi rapporti con l’universo e l’uomo. -la teologia rivelata o sacra s’appella. nella sua trattazione, solo alla parola di Dio rivelata nelle Sacre Scritture o ai dogmi. - la teologia razionale sottopone l’og¬ getto della fede all’esame critico della ragiono. Teoria (gr. -ilstopCa = investigazione intellettuale, scienza) (filos.): in oppo¬ sizione a prativa, designa la ricerca pu¬ ra, disinteressata, indipendente dalle applicazioni pratiche, non solo nella filosofia, ma anche nelle scienze, come la fisica c la chimica. - in opposizione a sapere volgare espri¬ me la trattazione metodica, sistemati¬ ca, conforme a determinati principi, o anche appoggiamosi a ipotesi scientifi¬ che. - nel significato (li contemplazione, ve¬ di questo termine. Teoria biologica della conoscenza (filos.): è la dottrina che fa derivare l’impulso al conoscere dalla vita, intesa nel suo significato biologico, fondandosi sopra l’ipotesi che lo spirito umano sia soltanto un’efllorescenza, una su¬ blimazione, un prolungamento della vita: perciò la conoscenza risponde alle necessità prime e fondamentali doll’esi¬ stenza; la conoscenza, dapprima con¬ fusa e soggettiva, conio nell’te/w/o, si va facendo più cosciente e cliiara, toc¬ cando lo suo torme più elevate nella scienza c nella filosofia. Teoria della conoscenza (filos.): ò la dottrina cho serve da introduzione alla filosofia e rivolge l’attenzione non sull’oggetto conosciuto, ma sullo stesso soggetto in guanto conosce, sullo spirito umano nella funzione del conoscere; in altre parole, è il ripiegarsi della mente sopra se stessa per indagare il potere che essa ha di conoscere. È stata con¬ cepita con chiarezza da Locke e, ancor più profondamente, da ICant, che mira con la sua Critica della ragion pura a ricercare le fonti, i limiti, il valore della facoltà conoscitiva deiruomo. —— Hegel nega la possibilità d’una teoria della conoscenza, affermando cho ò Impresa chimerica voler fissare 1 li¬ miti della ragione, anzitutto perché una ragione limitata non è più una ra¬ gione; in secondo luogo perché la ra¬ gione soltanto può far la critica della ragloue e, se questa riconosce e definisce i propri! limiti, con ciò non fa altro che oltrepassarli, dal momento che la conoscenza del limite implica necessa¬ riamente la conoscenza di ciò che sta al di là del limite. Teoria economica della conoscen¬ za (filos.): designa la dottrina cho, per comprendere il legame tra i fenomeni, rinunzia al principio di causa e si vale soltanto dell'idea di funzione (si vegga questo termine), riducendo a una pura convenzione la differenza tra fenomeno fisico o fenomeno psichico. Ufficio es¬ senziale della conoscenza ò soltanto di descrivere 1 fenomeni e i loro rap¬ porti funzionali nel modo più sem¬ plice e con la maggior possibile econo¬ mia, riducendo una lunga serie di espe¬ rienze a una formula abbretriata, cho risparmi! ulteriori esperienze, dispensi da ràgionamentì o eolcol 1 ?omplicatÌ, e riduca la trattazione dei fatti alla più semplice descrizione. È rappresen¬ tata da H. Avenarius (v. empiriocri- licismo ), dal fisico Ernesto Mach e dalla Scuola di Vienna : ha tendenza anti- metafisica. Teosofia (gr. fi-sóc = dio e 009£a = saggezza): si può dire una metafisica religiosa, in cui entrano clementi di varia natura e di diversa provenienza. L’idea-comune alle varie dottrine teo¬ sofiche è di giungere alla conoscenza di Dio e delle cose divine mediante l'ap- Termini — 94 Tradizionalismo profondiment o della vita interiore e ob¬ bedendo al precetto mistico clic « rien¬ trare In sé j equivale ad « elevarsi a Dio ■ : in hurnano animo idem est mini¬ mum quoti intimimi : nell’anima ciò che vi è di più alto e di più profondo coin¬ cidono (Riccardo di S. Vittore). Que¬ sto procedimento rivela forze spirituali che si sottraggono alla volontà umana o diurno luogo alla saggezza, alla calma e serenità interiore. Una credenza teo¬ sofica caratteristica è l'evoluzione del¬ l'anima attraverso la catena dello esi¬ stenze, la dottrina della reincarnazione. I ermini del sillogismo = v. sillogismo. Terminismo (filos.): è il nome dato al nominalismo di Guglielmo d’Occam, pel quale ogni cosa reale ò individualo (quaclibet res co ipso quoti est, est haec rcs) e sono vere lo proposizioni quando si riducono a termini , cioè ad espres¬ sioni vorbali che esprimano esseri in¬ dividuali. Terzo escluso (principio dol —) (logi¬ ca) : afferma che di due proposizioni con¬ traddittorie se l’una è vera, l'altra ò necessariamente falsa; una terza pro¬ posizione non ò possibile. È stato for¬ mulato da Aristotele. Iesi <gr. ■!>£<Tt;, da t£ 4 H)[ju = pongo; op¬ posto: antitesi) (filos.): è la posizione, cioè l'affermazione d’un principio, d’uua dottrina, o di parte d'una dottrina, che si vuoi sostenera contro lo possibili obbiezioni altrui. - nel metodo dialettico di Hegel è il primo termine o momento d’una triade di concetti, al quale si oppone Vanti- tesi che lo nega, mentre il terzo, la sintesi, concilia, elevandoli in un con¬ cetto superiore, i due primi (v. dialet¬ tica e sintesi). 1 eurgia (gr. 9só;= dio e £pyov= ope¬ ra, azione) (filos.): è una fantastica dot¬ trina dei ned-platonici Giamblico e Proclo, secondo la quale, mediante certi riti e operazioni magiche, si può esercitare un’azione sugli dei e sui de¬ moni. I olleranza ( filos.): ò la dottrina esposta da Spinoza nel Trattalo teologico-poli- tico (1670), secondo la quale lo Stato devo assicurare al cittadino la libertà ili coscienza contro il fanatismo reli¬ gioso; anche T.ocke nelle suo Lettere sulla tolleranza propugna la libertà reli¬ giosa e la separazione della Chiesa dallo .Stato, escludendo perii gli atei, perché non possono prestare giuramento. (filos.): e la dottrina di S. Tommaso, che segna l'apogeo della Sco¬ lastica ed è oggi riconosciuta come la filosofia ufficiale della * 'liic.su cattolica, he sue tosi essenziali sono: a) distinzione della teologia dalla filosofia; la prima studia l'ordlue so¬ prannaturale in quanto è rivelato dalla parola di Dio, mentre la seconda sotto¬ pone l’ordine naturalo all'investiga¬ zione della ragione e alla dimostrazio¬ ne scientifica; - li) subordinazione della filosofia alla teologia, della ragione olla fede; la pri¬ ma dimostra alcune verità che sono pure oggetto della teologia, come, peres., re¬ sistenza e gli attributi di Dio; ma da¬ vanti ai misteri delia Rivelazione, conio ad es., il mistero della Trinità, essa si piega e li accetta, riconoscendoli su¬ periori alla ragione, ma non contrari alla ragione: —— c) il dualismo dell ‘atto puro (cioè della divinità) o itegli esseri (cioè delle creature), nei quali l’atto e la potenza sono mescolati; questa netta distinzio¬ ne fra Dio, ebo crea 11 mondo dal nulla, c la creatura, elimina il panteismo; - il) la concezione intellettualistica della vita spirituale contro la conce¬ zione volontaristica di S. Agostino : in- tellectus altior et prior colludale est, l'o¬ pera dell'intelletto Ilhunina e guida l'a¬ zione volontaria, specialmente nel cam¬ mino verso il Deno; donde l'adagio: rifili volitimi nisi cognita,mi - e) 11 realismo conoscitivo, che con¬ siste nella netta distinzione fra il sog¬ getto conoscente ol'oggetto conosciuto, e ncU’nffermaztone della reale esistenza del mondo esterno In opposto alla tesi idealistica che vuol far coinciderò sog¬ getto e oggetto; - /) raccordo fra la ragione e la fede : quando hi ragione afferma qualche cosa che è contrario alle verità della fede è In errore e deve ristabilire l’accordo col dogma: quat ratio naturaliter indila habet, vcritati /idei christianae contraria esse non 1 tossii ni (= le verità poste dalla ragion naturalo non possono essere contrarie alla fede cristiana). Topica (dal gr. vóto; = luogo) (logica): per gli antichi relori è l’esposizione degli argomenti (loci communcs), ut 1)1 alla trattazione di qualsiasi tema. - per Aristotele la topica è una guida all’arte della disputa c alla di¬ scussione dialettica, un metodo d’argo- inentazionc- puramente probabile. Tradizionalismo (filos.): èia dottrina che considera legittime le forme e le istituzioni religiose e politiche dovute Trdiluciunismo — 9.'. Umanismo all», tradirono «lorica, come rispom (lenti all» vere esigenze sociali e spiri¬ tuali, anche se la ragione non lo gr¬ atifica No sono sostenitori 11 De Bo vali) o il LaHHKNAIS (prima metà del sec. XIX), reagendo all’illuminismo c al razionalismo. Traducianismo (dal lat. tradux — fifer* moglio, trarlunre = trasmettere) (/ilo*, o reliti- ) : Ò la dottrina’propugnata da Tkktv iti ANO, pel (piale l'anima è cor¬ porea c, come U corpo, si genera ex terniitee- (da un germe), nella stessa guisa che dal gcrnio del grano si genera altro grano. S. Agostino accoglie que¬ sta teoria, affermando che Dio. creando la prima anima umana, quella d'Ada¬ mo, lid creato in essa una volta per sempre tutte le animo dei discendenti; con ciò si spiega perché il peccato ori¬ ginale si ò trasmesso a tutti gli altri uomini e In Adamo ha peccato tutta l'umanità, (ilfe vv.uk fuimus omnes). Però per S. Agostino, a differenza che per Tertulliano, l'anima ò puro spirito, è l'essenza dell’uomo. Trascendentale (/ilo*.): nella Scola¬ stica dlconsi trascendcnfalia e tranecen- tlentia lo qualità piti generali delle coso che trovansl fuori delle diverse cate¬ gorie, come: ras, unum, rerum, bonum. _è tale per Kant la conoscenza delle forme pure, a priori, cioè delle condi¬ zioni che rendono possibile l'esperienza; esse sono lo intuizioni puro dello spazio e del tempo (oggetto di quella che Kant chiama estetica trascendentale), lo categorie (oggetto dell’analitica trosc.), mentre la dialettica trascendentale ò una critica delie idee della ragione. Trascendente c trascendenza (op¬ posti: immanente e immanenza) ( filos .): si applica alla divinità quando si con¬ cepisce distinta dal mondo che essa ha creato o che ad essa è coeterno, ossia la si concepisce al di là dell’universo, fuori del tempo o dello spazio, cosicché, anche annullato, per ipotesi, il mondo. Dio rimarrebbe nella sua integrità. -per Kant si fa un uso trascendente delle categorie e del p rincipii, quando si voglio applicarli n ciò che oltrepassa 1 limiti dell'esperienza, mentre se ne può faro solo un uso immanente, cioè ■si possono applicare unicamente agli oggetti dati nell’esperienza, cioè al fe¬ nomeni. Trivio = v. quadrivio. Tropi (gr. rpórroc, dn Tpéraiv = vol¬ gere) (filos.): cosi dlconsi gli argomenti che gli Scettici greci opponevano ai dog¬ matici. specialmente contro lo Stoici¬ smo, per sostenere l’impossibilità d'un criterio assoluto della verità e la sospen¬ sione di ogni giudizio affermativo o negativo intorno a qualsiasi oggetto. Sono degni di nota i dieci tropi di Knesidemo (sec. I a. Cr. f) c i cinque di AaiUPP.v, pel quale l'Intelligibile e il sensibile sono retatici a un’intelli¬ genza e a una sensibilità, e per dimo¬ strare un principio si cade in un re- grcssus in infinitum (v. questo termine) o in un circolo vizioso (v. diallelo): nulla ò evidente, nulla si dimostra (v. anche relatività). u Umanesimo: designa il vasto e pro¬ fondo movimento della coltura che. Iniziatosi in Italia col risorgere della civiltà antlea, si distende nei secoli XV e XVI o si propaga a tutta Europa; esso restituisco valore alla vita terrena o alle attività rivolto verso il mondo, favorisce il culto della personalità e della vita interiore, sviluppa la tendenza al sapere, alla conoscenza dcH’unlverso. donde I grandi viaggi di scoperta e, nella fflosolla, il fiorire della speculazione co¬ smica con N. Cusano, Leonardo, Cf. Bruno, mentre la fisica di Galileo e- stende all’Infinito i confini dell'uni¬ verso, sostituendo al geocentrismo l’e¬ liocentrismo. - si applica puro a quella corrente te¬ desca di coltura cui appartengono Her¬ der, Lessino, Goethe, che pone come esigenza essenziale l'educazione e lo sviluppo ormonico di tutte le forzo e le tendenze intellettuali, morali, esteti¬ che che sono in germe neil'uomo, vero microcosmo rispecchiante l'universo e le buc vivènti energie. Umanismo (reale)' cosi ò chiamata la dottrina del tedesco Feuerbach, per cui l’oggetto essenziale della filosofia è l’uomo: l’Individuo solo è reale d'una realtà inesprimibile, impenetrabile ni pensiero, ma non ai sentimento c alla passione; egli non può andare al di là del suo proprio essere o tutte le idee portano la sua impronta; la stessa religione col suoi dogmi trao la sua origine dai sentimenti e dogli istinti ri¬ mani : dal timore, dal desiderio, dalla speranza, cioè da forze che agiscono anche oggi. - è il nome dato dall'Inglese F. C. S. Schiller (1904) alla propria dottrina. Universale — — Valore che è un pragmatismo ampliato: il co¬ noscere per lui è subordinato alla na¬ tura umana o alle sue esigenze fonda¬ mentali, entro la cui cerchia vi sono tinche i bisogni individuali; presenta un'affinità con la dottrina di Prota¬ gora o col suo principio: l’uomo è la misura di tutte le cose. Universale (opposto: individuale) {lo¬ gica)'. si dico di ciò che può attribuirsi u tutti gli individui d’una classe; -- nella Scolastica gli universali ( uni¬ versali a) sono le idee generali che dònno luogo a uno dei problemi più discussi nel Medio evo, detto appunto il pro¬ blema degli universali posto da Boe¬ zio: prima est quaestio utrum genera ipsa et spccies vera sint, an in solis in- teUcctibus nuda inaniaque finqantur ». Se ne enumerano tredici soluzioni, ma le più note sono: il nominalismo (gli universali sono soltanto nomi, nuda et inania: gli individui soli esistono); il reedismo (gli universali hanno un’esi¬ stenza indipendente dalla mente umana e dalle cose che denotano, oppure souo indipendenti, ma posti nelle cose stesse; in ogni modo sono reali: vera sunt ); il concettualismo (gli universali sono concetti formati da! 1 .a mente, ma ri¬ spondono alle specie o ai generi della realtà esterna). Universalismo (opposto: iiulividua- lismo): termine adoperato nel linguag¬ gio sociologico per signi fleare che la so¬ cietà. ben lungi dal ridursi agli indivi¬ dui che la compongono, ha una realtà e un’esistenza sua propria, è la condi¬ zione fondamentale per lo sviluppo degli esseri umani, è una sintesi primitiva , anteriore e superiore agli individui, I quali sono anzi un prodotto della so¬ cietà. - (morale)’, è la tendenza della perso¬ nalità cosciente a stringere sempre più fortemente I rapporti con le altre vo¬ lontà e a formare una nuova volontà, quella collettiva, che alla fine dovrebbe abbracciare tutte le volontà, costituire una volontà universale, cui il volere in¬ dividuale attinge i motivi o i fini mo- i rali dell’e?latenza. Univoco (lai. unus c rox = d un solo senso; opposto: equivoco): si dice uni¬ voco un termine che si applica con lo stesso significato a più oggetti di¬ versi ; p. e. « uomo » ò univoco per Pietro o per Paolo ; però « impossi¬ bile est. scrivo S. Tommaso, aliquid praedicari de Deo et creaiuris uni- voce ", Uno (1! — ) (gr. to £v; opposto: mólte- plicitù) : già per i pfimi filosofi, soprat¬ tutto pei pitagorici, il numero ò la so¬ stanza e la causa immanente delle cose, ciò da cui lo cose provengono c in cui ritornano, donde l’importanza, anche per la filosofia, del primo numero (uno), col quale si formano tutti gli altri. - Talete o la Scuola ionica mirano a trarre da un principia unico la mol- teiilicità dello coso variabili. La Scuola eleatica con Parmenide afferma che il tutto è uno, o anche Aristotele ri¬ pete: «tutto è uno * (ev ti tò 7ràv). - Tlotino, giudicando che anche il pensiero è molteplice, perché presup¬ pone un soggetto che pensa o un og¬ getto pensato, concepisco YUno, la di¬ vinità, supcriore allo stesso pensiero, semplice, indipendente, libero, ineffa¬ bile, principio di tutti gli esseri e causa della loro esistenza. Utilitarismo (morale): è la dottrina morale che pone il bene nell’ut ile, nella maggior somma di felicità generale o, come il Bentham dice in una breve formula: il maggior borie pel maggior numero. Lo Stuart Mirl alla quan¬ tità dell’utile aggiunge la qualità, per cui, come già in EricuRo, i piaceri più elevati, anche se meno intensi e più rari, sono preferibili a quelli qua¬ litativamente inferiori. L’utilitarismo si accosta così a ìl'eudanoniSTno, distin¬ guendosi dall 'edonismo d’AmsTippo, che pone corno principio della condotta il piacere attuale. v Valore: questo termine è passato alia filosofia dall’economia politica, dove il valore d'uso esprime una relazione fra l’uomo e le cose atte a soddisfare bisogni e desiderii umani, mentre il va¬ lore di scambio esprime il prezzo d’ima cosa, cioè la quantità di merce o di de¬ naro che si riceve dando in cambio ima quantità d’un'altra cosa (denaro o merco). - (filos .): in generale indica un rap¬ porto fra le cose e l’uomo, in quanto questo si prepone dei fini, li desidera e ne vuole l’attuazione, giacché egli può proporsi come fine soltanto ciò di cui apprezza il valore. -in un senso più elevato esprime ciò che è posto al di là della semplice uti¬ lità, del piacere e del dolore, dò che ò indipendente dal sentimento e dalla Valori — 97 — Vita volontà umana o aspira al carattoro eli annoiato : cosi vi sono raion conoscitivi , conio la verità; morali, come il sommo belio, ressero ragionevole, la volontà buona; estetici, come il bello eco. Valori (filosolla dei —) ( filos .): la inizia LOTZE, affermando: «là dove due ipo¬ tesi sono ugualmente possibili, Pumi che s’accordi con le nostre esigenze morali, l’altra elio ad esse contraddica, bisogna scogliere la prima -. Di qui si pasmi a considerare la filosofia dei va¬ lori come la filosofia stessa, che di¬ viene • uuu scienza critica dei valori universalmente validi » (Windklband) c vnol fondare un sistema dei valori urna - ni, oggetto d’nna scienza dello spirito in opposizione alla scienza della natura. XIKT3WCHE rileva che ogni civiltà * ha la sua tavola dei valori, disposti in una scala gerarchica, e sostiene la ne¬ cessità d’una revisione e d’una trasmu¬ tazione dei valori cho sostituisca nuovi valori a quelli attualmente validi. Variazioni concomitanti (metodo del¬ le — ) ( logica ): è uno dei quattro metodi da Stuart Mill applicati alla ricerca della causa (gli altri tre sono: di concor¬ danza, di differenza, dei residui). Il ca¬ mino ò: quando un fenomeno varia in una certa maniera tutte le volte che un altro varia nella stessa maniera, l’uno ò causa dell’altro; p. e. Torricelli con espe¬ rienze ripetute trova che a diverse al¬ tezze sul livello del maro corrispondono altezze diverse della colonna barome¬ trica o scopre cosi cho il peso dell’aria è la causa del variare della colonna di mercurio nel barometro. Questd metodo si riattacca alla tabula graduum di Ba¬ cone. Verità (opp.-: errore) ( filos .): in senso ri¬ goroso è il carattere dell’affermazione, espressa nel giudizio o nella proposi¬ zione, che ci costringa all’assenso, cioè ad accoglierla con fiducia, perché ò suscettibile di verificazione e di dimo¬ strazione compiute con mezzi razionali. Il tipo di questa verità è da ricercarsi nelle matematiche. - • filos.): per Cartesio è vero ciò che si percepisco chiaramente o distinta¬ mente: veruni est quod dare et (fistinete p erri pi tur. - Leibniz distingue le verità di ragione. o verità necessarie, e le verità di fatto o verità contingenti: lo prime si rife¬ riscono a ciò il cui contrario implica contraddizione (per es.: 2 -f- 2 = 1 è una verità necessaria, perché il con¬ trario violerebbe i principi della mate¬ matiche); lo secondo invece permetto¬ no di pensare l’opposto senza cadero in contraddizione (per cs.: il fatto che Spinola ò morto all'Ala e non altrove è contingente, perché non sarebbe con¬ traddittorio cho Spinoza fosse morto altrove). - per Giambattista Vico veruni ipsiun factum; veruni et factum converiuntar; ossia: è vero, cioè ò oggetto di cono¬ scenza certa per l’uomo, ciò che esso fa, c poiché la storia nei suoi avveni¬ menti è opera dcU'uomo, essa acquista il carattere di scienza certa, in oppo¬ sizione al Cartesianismo cho attribuisce il carattere di verità solo ai principi della matematica o della fisica. - spesso s’usa come sinonimo di real¬ tà, ossia di ciò che ha esistenza effet¬ tiva, indipendente dalle nostro sensa¬ zioni; quindi nella metafisica si parla di realtà, vera, che sta dietro la realtà ap¬ parente offerta dai sensi. Virtù (morale): è una disposizione de¬ cisa e costante della volontà verso il bene, per cui la ragione ha il predo¬ minio sulle tendenze sensibili, istintivo e inferiori. - le virtù cardinali sono quelle sta¬ bilite da Platone nella Repubblica (la sapienza, il coraggio, la temperanza, la giustizia); l’espressione virtutea enr- dinulca quasi prinripales ò di S. AM¬ BROGIO (IV see. (1. Cr.). - lo virtù teologali sono la fede, la speranza, la carità; la fede si fa fiducia assoluta, speranza nella realtà futura di beatitudine e si manifesta nelle buono opere, nella carità, che com¬ prende l’amore di Dio e l’amore del prossimo, charitas generis fiumani, come dissero già gli Stoici, secondo i quali, por la ragione presente In ciascuno di noi, siamo tutti figli di Dio. Vita (scienza): in generale designa l’in¬ sieme dei fenomeni che presentano gli esseri clic* da eè si riproducono, si nu¬ trono, respirano, si muovono, sentono. Due teorie principali tentano di spie¬ gale la vita: - a) la teoria meccanica: i corpi vi¬ venti non differiscono nella loro es¬ senza dai corpi non viventi, giacché i fenomeni vitali sono, in ultima ana¬ lisi, fenomeni di movimento, spiega¬ bili con lo leggi generali della mecca¬ nica. quindi riducibili alle proprietà fisico-chimiche della materia. Questa teoria ha carattere materialistico, per¬ ché considera la coscienza come epife¬ nomeno (v. questo termine); Vitalismo — 98 — Volontarismo - 6) teoria dinamica', la vita 6 una forza originaria, spontanea, avente ca¬ ratteri suoi particolari e governata da leggi essenzialmente diverse dalie leggi fisico-cliimiclio, e irriducibili a queste; opera dall'interno verso rester¬ no. Questa teoria ha tendenza ideali¬ stica, mirando a porre la vita spirituale , come un assoluto. Vitalismo (scienza): è la dottrina se¬ condo la quale vi 6 nell'essere vivente un * principio vitale » che governa i fenomeni della vita, 6 distinto tanto dal corpo quanto dall’anima pensante, dirige le forze fisico-chimiche dell’or- ! ganismo come un architetto dirige i suoi operai; è dunque una forza at¬ tiva, reale ed efficiente. - (filos.): già Pitagora, seguito poi da Aristotele, distinguo l’anima pen¬ sante (voO;), principio intelligente o immortale, dalla psiche, principio vi¬ tale, animatore del corpo, mortalo. Vittorini: = v. mistica. Volizione (psicvl.): è un atto della vo¬ lontà, che nella sua forma completa presenta all'analisi psicologica tre mo¬ menti; la concezione del fine che si vuol raggiungere; la deliberazione, cioè l'e- Bame dei mezzi in rapporto al fine; in terzo luogo la decisione, che ò il mo¬ mento più importante. Volontà (psicol.): è l’attività cosciente, l’impulso all’azione, cho presuppone una scelta, più o meno lungamente me¬ ditata, fra diverse possibilità, scelta che può avvenire quando vi sia un certo sviluppo dell’intelligenza e del sentimento, coi quali è intimamente legata. - Oggetto di controversia è la que¬ stione so la volontà rappresenti una classe distinta di processi psichici ac¬ canto all’intelligenza e al sentimento, oppure si riduca agli altri procossi della vita psicologica. - Per Kant intelligenza e volontà so¬ no due forze fondamentali, originarie, anche se la volontà è determinata ad agire dalla ragione. - Per Hekbart la volontà si riduce al giuoco dello rappresentazioni, confor¬ memente al suo modo di concepire la realtà, la quale ò una molteplicità di reali, cioè di essenze metafisiche attlni alle monadi lelbniziane, semplici, in ■ é immutabili e in reciproco rapporto fra di loro. - Ter Hf.gkl la volontà è pensiero che si realizza, ragione clic si attua nella realtà, giacché conoscere non è al¬ tro, nella sua essenza, che creazione della realtà, quindi anche volere o agire. - (morale): la volontà determinata dal¬ la ragione o consapevole del fine cui tende è oggetto dell'apprezzamento mo¬ rale, mentre al giudizio morale si sot¬ traggono per lo più le azioni che si spri¬ gionano dalla cieca forza dell'istinto e avvengono in un offuscamento mo¬ mentaneo della coscienza. Volontà buona (morale): è la volontà che vuole il bene, cho per la filosofia greca è la felicità, per l'etica religiosa è l’obbedienza alla volontà divina, per l’utilitarismo l’utile del gruppo sociale, per Kaxj è la volontà che vuole il bene per sé, è l’unica cosa veramente buona, un valore assoluto. Volontà di credere (/ilo*.): per 0. Ja¬ mes consiste nell'accogliere delle cre¬ denze, cho, pur non essendo conformi alla ragione, possono essere giustificate dai risultati e dalie conseguenze favo¬ revoli che ne derivano; cosi, p. e., la fiducia in noi stessi può aumentare le nostre forze, c di fronte a una grave difficoltà ha molto maggiori probabi¬ lità di superarla chi ò porsuaso di riu¬ scire, che colui cui questa persuasione manchi. Volontà di potenza (/ilos.): per F. Nietzsche è quella che vuole l'espan¬ sione della vita, tutto ciò che rendo la vita più intensa, più bella o porta a dominare sugli altri, si tratti di grup¬ pi o di individui. È una concezione aristocratica della vita (v. superuo¬ mo). Volontarismo (opposto: intellettuali¬ smo) (psicol.): ò la tendenza a conside¬ rare la volontà come la forza intima, spontanea e predominante della vita psicologica, che subordina a sé l'in¬ telligenza e il sentimento o costituisco l’unità della coscienza (Wuspt). - ( metafisica): nel problema atra pofco¬ ffa nobilior, ìntcllcctus an volitatasi Puns Scoto, coiitro S. Tomai aso che dà la preminenza all'intelletto (Ìntcllcctus allior et prior roluntate), pone la volont à come la forza dominante dell’anima (ro- luntas imperane intellectui) e trasporta questa idea anche nella sfera religiosa, affermando ohe il ben© è bene non perché tale appare all'intelletto divino, ma solo perché Dio lo vuole: anche nella persona divina la volontà é so¬ vrana. - Kant e Fichte dànno nuovo vi¬ gore al volontarismo, affermando il prl- Volontarismo — 00 Volontarismtì mato della ragione pratica sulla teore¬ tica, nello stesso tempo in cui Goethe, nel primo Faust, proolama: «nel prin¬ cipio era l'aziono *. - il volontarismo trova la sna tipica manifestazione in Schopexhauer, pel quale in volontà diviene il principio, la realtà metafisica che sta a fonda¬ mento della vita universale. La volontà è da lui concepita come una (orza ori¬ ginaria sempre identica a so stessa, un impulso cieco, irrazionale, incoercibile. Incosciente, elle si fa cosciente solo nell’uomo ; equivale a volontà di vivere, cioè ad una tendenza Indomabile o irre¬ sistibile, che è alla radice della vita. Si può dire che la volontà regge l'in¬ telletto, come il cieco sano o robusto porta sulle spalle 11 paralitico che vede chiaro. 1 INDICE DEI NOMI (Accanto ai nomi dei singoli filosofi sono indicati < coca boli di questo dizionario sotto i quali essi sono citati). Abelardo (1070-1142): concettualismo. Agostino (IS.) (354-430): agostinismo, amore, archetipo, conasci te stesso, crede ut in- telligas, determinismo teologico, eternità, fide*, filosofia della storia, grazia, idea, illu¬ minazione. manicheismo, pelagianisrao, pre¬ destinazione, Stato, tempo, traducianismo. Agiupi'A (1° soc. d. C'r. ?): diallelo, tropi. Alberto Magno (1193-1280): anima, a po¬ steriori. Ambrogio (S.) (330-397): virtù. Anassagora (500-428 a. Cr.): anima, intel¬ letto, nous, omeomerie, pluralismo, spirito, teologia. Anassimandro (VI see. av. C’r.): infinito. Anselmo 8. (1033-1109): agostinismo, cre¬ de ut intelligns, Dio, esistenza, fide», onto¬ logica ( prova). Arcesilao (verso il 300 a. Cr.): acatalessia. Accademia. Ardigò (1828-1920): evoluzione, positivismo. Arto (280-330): arianesimo, ri-istologica (con¬ troversia). ARisnpro (iVsec. a. Cr.): dualismo, edonismo, indifferenza, piacere, utilitarismo. Aristotele (384-322): abitudine, accidente, ocroamatico, analitici, anima, a posteriori, assioma, astrazione, atto, atto puro, auto¬ rità, averroismo, beatitudine, bello, caso, catarsi, categoria, concetto, contemplazione, contraddizione, cosmologica (prova), demo¬ crazia, dianoetico, Dio, dualismo, efficiente, energia, entelechia, esoterico, essenza, esso¬ terico, eternità, etica, eudemonismo, forma, generatio aequivoca,giudizio, giustizia, idea, immortalità, infinito, intelletto, inteliettua lismo, io, ipse dixit, libertà, materia, mec¬ canico, monade, monoteismo, movimento, nous, numero, oligarc hia, organico, organo, piacere, possibile, jKMtulato, pratico, ragio¬ ne, razionalismo, realismo, religione, senso comune, sillogismo, speculazione, spiritua¬ lismo, spontaneo, Stato, sussunzione, tabula rasa, teleologia, tempo, terzo escluso, topi¬ ca, uno, vitalismo. Avenarius (1843-1890): empiriocriticismo, esperienza pura, teoria economica delia co¬ noscenza. Avkrroè (1120-1198): averroismo, doppia ve¬ rità, metafisica. Bacone (1561-1620): autorità, coltura, con¬ cordanza, cruciale, differenza, epagoge, em¬ pirismo, filosofia naturale, idoli, induzione, istanza, organo, variazioni concomitanti. Bain (1818-1903): associazionismo. Bayer (vivente): grazia. Bentham (1748-1832): altruismo, deontologia, edonismo, etica, utilitarismo. Bergson (n. 1859, vivente): abitudine, discon¬ tinuo, durata, filosofia della vita, indetermi¬ nismo, intelligenza, intuizione, intuizioni¬ smo, istinto, memoria. Berkeley (1085-1753): astrazione, corjHi, esterno (mondo), idea, idealismo, immateria¬ lismo, nominalismo, oggettivo. Blondel (n. 1801, vivente): azione, Dio, im¬ manenza. — 101 — Boezio (470-525): arbitrio, categoria, eternità, persona, principio, universali. Bonaventura (S.) (1221-1274)- agoetinismo, mistica, ontologica (prova). Boutroux (1S45-1921): abitudipo, contingen¬ tismo, indetenninismo Bruno (!.'>48-1600). anima del mondo, antro¬ pocentrismo, coineklentia oppositorum, in¬ dividuo, intelletto, monade, monadismo, panteismo, principio, umanesimo. Buchnkr (1824-18911): materialismo. Bit RH) A no (sei-. XTJI-XIV): Buridano (asini» .n- ). Campanella (1568-1639): conosci te stesso, pri nudità. Cantoni (1849-1900): neo-kantismo t 'arnkadk (213-129 a. C’r.): Accademia, ignava ratio, progressus in intìnitum, relativo. Cartesio (1596-1660): auCoscienza, auto¬ rità, bene, buon senso, cartesianismo, cogito, conosci te stesso, corpo, creazione continua¬ ta, criterio, deduzione, Dio, dualismo, dui», bio, errore, essenza, estensione, esterno (mon¬ do), formale, gianduia pineali?, idea, illumi¬ nismo, immediato, innato, legge, lume natu¬ rale, materia, oggettivo, ontologica (prova), parallelismo, passione, percezione, qualità primarie, schema, sostnnzialismo, spazio, spiriti animali, spiritualismo. Ciceroni: (106-43 a. Cr.): anticipazione, apo- ria, catalettica, cosmopolitismo, eclettismo, etica, neo-pitagorismo. Comtk (1798-1853): discontinuo, filosofia della storia, positivismo, relativismo, sociologia. COXPTLLAO (1715-1780): sensismo. Condorcet (1743-1794): progresso. ( Vij’krnico (1473-1543): antropocentrismo. Cousin (1792-1807): eclettismo. Croce (n. 1866, vivente): bello, neo-hege Usino. Cesano (1401-1464): alterità, coincidenti# op¬ positorum, doeta ignorantia, emanazione, explicatio, individuo, macrocosmo. Darwin (1809-1882): darwinismo. De Bonald (1754-1840): tradizionalismo. Democrito (470-361 a. Cr.): analisi, anima, atomo, essere, filosofia, infinito, materiali¬ smo, meccanico, monadismo, nulla, qualità primarie, spazio. Dkstutt de Tràcy (1754-1856): ideologia. Dilthey (1833-1912): comprendere. Dubois-Reymond (1818 1896): ignorabimus. Dugàld Stewart (1753-1828): senso comune Duns Scoto (1266-1308): anima, eeceità, in¬ dividuazione, volontarismo. Einstein (n. 1879, vivente), relativo. Empedocle (490-430 a. Or.): amore, elemento, infinito, pluralismo. ENEsrDEMO (1° sec. d. Cr.): relativo, tropi. Epicurei: anima, anticipazione, edonismo, empirismo, errore, etica, piacere. Epicuro (341-270 a. Cr.): atarassia, atomo, beatitudine, canonica, dinamen, dualismo, idoli, intermuncU, spontaneo, utilitarismo. Epitteto (1° see. d. Cr.): stoicismo. Eracuto (verso il 500 n. Cr.): anima, attua¬ lismo, coincidentia oppositorum, conosci te stesso, divenire, logos, polipiatin. Esiodo (IX-VIII sec a. Cr.): etica. Euckkn (1846-1929): astrazione, attivismo. Euhemkro (IN’ sec. a. Cr.): ovemerismo. Fechner (1801-1887): legge di K., jwico- fiaica. Feuerbach (1804-1872): umanismo. Fichte (1762-1814): antitesi, esterno (mon¬ do), idealismo, immaginazione, io, morali¬ smo, romanticismo. Stato, volontarismo. Ficino (1433-1479): Accademia, neo-plato¬ nismo. Filone (1° sec. d. Cr.): logos. Focilide (VI sec. a. Cr.): gnomica. Fbeui» (n. 1850, vivente): psicanalisi. Galileo (1564-1642): antropocentriamo, auto¬ rità, causa, compositivo, empirico, epagoge, esperienza, esperimento esterno (mondo), filosofia naturale, induzione, legge, nume¬ ro, qualità primarie, ragione, risolutivo, scienza. Gall (1758-1828): frenologia. Gentile (n. 1875, vivente): atto puro, attua¬ lismo, autoetwi, idealismo attuale, neo- hegelismo. Geulinx (1621-1669): cartesianismo, cause occasionali. Gilsox (vivente):’ illuminazione. Gioberti (1801-1852): creazione, dualità, en¬ te, esistenza, formula ideale, intuito, me- tessi, ontologismo. — 102 — Giustino (IX sec. d. Cr.): apologetica. Gnostici: gnosi, intuizione, pleroma, non essere. Goethe (1749-1832): analisi, superuomo, uma¬ nesimo, volontarismo. Haeckiu. (1834-1919): biogenetico. Hamilton (1788-1850): intuizionismo. IXartley (1705-1757): associazionismo. Hartmann (1842-1910): incosciente. Harvrt (1578-1057): anima. Hegel (1770-1831): acosinismo, antitesi, at¬ tualismo, conosci te stesso, contraddizione, dialettica, Dio, essere, esterno (mondo), evoluzione, fenomenologia, filosofia della storia, idea, idealismo, intellettualismo, io, liberti politica, non essere, ontologica (pro¬ va), ottimismo, panlogismo, rappresenta¬ zione, razionale, razionalismo, religione, romanticismo. Stato otico, storicismo, teo¬ ria dolla conoscenza, tesi, volontà. Heidegger (n. 1889, vivente): angoscia. Helmuoltz (1821-1894): proiezione. IXerbart (1770-1841): appercezione, plura¬ lismo, volontà. Herder (1744-1803): umanesimo. Hobbes (1588-1679): contrattualismo, illu¬ minismo, piacere. Stato. Humboldt G. (1767-1835): coltura. Hume (1711-1776): abitudine, analisi, asso- ciazione delle idee, associazionismo, corpo, credenza, empirismo, osterno (mondo), fe¬ nomenismo, idea, impressione, positivismo, religione, soggettivo. Husserl (u. 1859, vivente): eidetico, feno¬ menologia. Hutciieson (1694-1747): senso morale. Huxley (1825-1895): agnosticismo. Hyde (1643-1703): dualismo. James (1840-1910): emozione, pragmatismo, volontà di crederà Janssen (1585-1038): giansenismo. Kant (1724-1804): analisi, analitica, antino¬ mia, antitesi, antropologia, a posteriori, appercezione, apriorismo, assoluto, autoco¬ scienza, autonomia, bello, bene, carattere, categorie, conosci te stesso, cosa in sé, cose e persone, coscienza trasccnd.. cosmologia razionale, credenza, oritiea, criticismo, dedu¬ zione trasccnd-, dialettica, dignità, Dio, dogmatismo, dovere, dualismo, empirico, epigenesi, esperienza, esperienza possibile esterno (mondo), estetica, etica, fenomeno, filosofia, line in sé, forma, gcneratio sponta¬ nea, giustizia, idea, identità, illusione metali- sica, immaginazione, immanente, immortall- tà.imperativo.individualismo,innato, in sé, intelligibile, intendimento, intenzione, intui¬ zione, legalità, legge, libertà, limitativi, me¬ tafisica. modalità, natura, neokantismo, nou¬ meno, oggettivo, oggetto, ontologia, ontolo¬ gica (prova), |iaralogiamo, passione, pensie¬ ro, persona, piacere, [inssibile, pratico, prede¬ terminismo, primato, progresso, psicologia razionale, ragione, razionalismo, recettività, regno dei tini, regressus, relativo, romanti¬ cismo, schema, sensibilità, sintesi, sogget¬ tivo, soggetto, sostanza, spazio. Stato, su¬ blime, tempo, teoria della conoscenza, trn- noendontale, trascendente, volontà, volontà buona, volontarismo. Kirkegaard (1813-1855): angoscia. Ivlaues (vivente): anima. Krause (1781-1832): panenteismo. Lachelier ( 1832-1918) : cause finali, i riduzione. 1. A lande (vivente): logistica. Lamennais (1782-1854): tradizionalismo. Laplace (1749-1827): meccanica. Leibniz (1040-1716): antitipla, appercezione, appetizione, armonia prestabilita, atto puro, bene, contraddizione, Dio, energia, en¬ telechia, idealismo, identità, illuminismo, incosciente, individuazione, individuo, in¬ finito, innato, intellettualismo, male, ma¬ teria, monade, monadismo, monismo, onto¬ logica (prova), ottimismo, percezione, per¬ sona, piacere, pluralismo, ragion sufficente, rappresentazione, schema, sostanzialismo, spazio, spiritualismo, spontaneo, subcosci¬ ente, tempo, teodicea. Leonardo (1452-1519): filosofia naturale. Lessino (1729-1781): umanesimo. Locke (1632-1704): analisi, astrazione, con¬ trattualismo, empirismo, esperienza, esterno (mondo), ideo, modo, qualità primarie, rap¬ presentazione, ritleesione, spazio, Stato, teo¬ ria della conoscenza, tolleranza. Lotze (1817-1881): panpsichismo, valori (fi- loeofia dei — ). Lucrezio (98-55 a. Cr.): elmamen, internimi- d ; , progresso. — 103 — M ,|M 1018V fenomenismo, induzione, Uacii (18JH-1.M0). u . ft Bell» con»- poHÌtivfeino, icona t .ri-,)- «gostinismo, cor- Malebranche < 163 " ionali , intelligibile, t«*iani*mo, cause ll( schema, «joM. Mabciovb (II ecc. • gjgjaopolitfaBO, Manco Aubelio stoicismo. vivente): sanzione. ^«^^1883): bl»o«a do.la storia, ma- tcrialisnio storico. May,::: ( 1814-1878): energia. Mw/isi (1805-1872): deismo. M. VKHSOS (1860.1933): esterno (mondo), 1- M,'!" tòV.o.: (sec. HI): a,«logetica. Moiasos (1627-1890): quiet.»|o MoNTKsqutEU (1689-1.06): Stato. Nw.rUWM«: ascetismo, natami, criterio, emanazione, mistica, neo-platonismo. Nkwtox (1642-1727): assoluto, oggetto, spn- aio, tempo. Ni K irsch* (1844-1900): coltura, immoralismo, legge, ritorno eterno, superuomo, valori, volontà di potenza. Ninnilo Flauto (98-44 a. Cr.): nco-iltlago- riamo. Novali» (1772-1802): magia. Occam (1270-1347): terminiamo. Ombro: anima. OhtwALD (1863-1924): energia. PaisleVÉ (1863-1933): induzione. Pausi (n. 1881, vivente): pragmatismo. Paemenide (n. 640 a. Or.): alterità, aporia, essere, nul a, opinione, razionalismo. Pascal (1623-1662): agostinismo, analisi, giansenismo. Pelagio (V secolo): pelagianismo. PntBos-K (111 sce. a. Cr.): adiafora, pirroni¬ smo, scetticismo. Pitaooiia (VI soc. a. (11.): autorità, filosolia, ipse dlxit, metempsicosi, neo-pitagorismo, numero, poliwatia, vitalismo. Platone (428-347 a. Cr.): Accademia, agato- lógia, alterità, amore, anima, anima dei mon¬ do), archetipo, ascetismo, associazione delle idee, bollo, catarsi, demiurgo, democrazia, dialettica, dianoia, Dio, dualismo, ente, en¬ tusiasmo, eros, essere, eternità, etica, filosofia, giustizia, idea, immediato, im, mortalità, infinito, in sé, intelletto, intel¬ lettualismo, intelligibile, io, logos, maieuti¬ ca, materia, metempsicosi, metessi mi¬ mesi, mito, monoteismo, noumeno, nous, nulla, numero, opinione, parusia, primum. ragione, razionalismo, religione, realismo, sociologia, soggettivismo, speculazione, spi¬ ritualismo, Stato, virtù. Plotino (206-270): Accademia, anima del mondo, archetipo bello, catarsi, coinoideu- tia oppositornm, conosci te stesso, contem¬ plazione, Dio, cute, estasi, idea, individuo, ineffabile, intelletto, intuizione, ipostasi, lo¬ gos, male, neo-platonismo, nous, specula¬ zione, Uno. Poincaré E. (1854-1912): tempo. Porfirio (233-303): neo-platoifismo. Proclo (412-486): neo-platonismo, teurgia. Protagora (486-411 a. Cr.): soggettivismo, umanismo. Ravaisson (1813-1900): abitudine. Redi (1626-1698): geueratio spontanea. Reto (1710-1796): intuizionismo, senso co¬ mune. Renouvier (1815-1903): nolontà. KlctDST (1860-1936): metapsichica. Rosckllixo (sec. XI): nominalismo. Rosmini (1797-1855): agotolugia, categoria, essere, filosofia, ontologismo, percezione, sentimento fondamentale corporeo. Rousseau (1712-1778): contrattualismo, de¬ mocrazia, natura, romanticismo. Stato. Scettici: afasia, aporia, atarassia, dubbio, epoche, indiflorenza, isostenia, progressi» in inftnitum, regressus, relativo, scetticismo, tropi. Scukler (1873-1928): simpatia. Schelling (1775*1854): esterno (mondo), i- dentità, indifl’oronza, intellettualismo, pan- psichismo, romanticismo. Schiller F. C. S. (n. 1864, vivente): uma¬ nismo. Schlegel F. (1772-1829): ironia. Schopenhauer (1788-1860): aseità,categoria, cosa in sé. egoismo, esterno (mondo), idea- lismo, individuazione, intendimento, nirva- na, nolontà, obbiettità, pessimismo, proie¬ zione, ragion sufficiente, rappresentazione, volontarismo. — 104 — ScBBJ'PE (1836.1913): immanenza. Scolastica: anima, a posteriori, tiene, cause seconde, contingente, oontingontia mundi, dclinizione. Dio, emincutiae via, ente, en- i tità. esistenza. individuazione, ineffabile, ipostasi, i]»c dixlt, male, neo-scolastiea. persona, primo motore, quadrivio, scola¬ stica, tomismo, trascendentale. Seneca (2-86): etica, stoicismo. Senocratk (396-314 a. Cr.): Accade mia. Seno TASK (VI-V sec. a. Or.): antropomor- tismo, etica. Sesto Empirico (II soc. d. Cr.): pirronismo. Suaktesbuby (1671-1713): senso comune. SlMMEE (1838-1918): lìlosofia deUa vita. Smith (1723-1799): simpatia. Socrate (4G8-399 a. Cr.): concetto, conoeoi te stesso, demone, Dio, etica, intellettua- lismo, ironia, maieutica. Solo>-e (640-5Ó8 a. Cr.): etica, gnomica. Spencer (1820-1983): agnosticismo, altrui¬ smo, a posteriori, associar. One dello idee, associazionismo, evoluzione, inconoscibile, libertà, omogeneo, relativismo, sociologia. Specsippo (395-334 a. Cr.): Accademia. Spinoza (1632-1677): acosmismo, adeguato, amore, animo del mondo, assioma, attribu- to, beatitudine, bene, cartesianismo, causo sui, cor[x>, determinazione, determinismo, Dio, ente, orrore, esistenza, essenza, esten- sione, esterno (mondo), immaginazione, ini- manente, in sé, intelletto, intelligenza, Intel- ligibilc, monismo, necessario, panenteismo, panpsichismo, panteismo, parallelismo, pas¬ sione, per sé, ragione, razionalismo, schema, sostanzialismo, spazio. Staiil (1660-1734): animismo. Stoici: adialora, uuima, anima del mondo, anticipazione, apatia, ascetismo, asoroatieo, assenso, atarassia, autarchia, beatitudine, catalettica, cosmopolitismo, empirismo, <■- sperienza, etica, lilosofia, ignava ratio, in¬ differenza, legge, logos, macrocosmo, male, nihil est in intelleotu, ottimismo, panpsi¬ chismo, panteismo, passione, religione, ri¬ torno eterno, saggio, spirito, stoicismo, te¬ leologia, teodicea, virtù. Stuart JIhjl (1886-1873): altruismo, associa¬ zionismo, concordanza, differenza, edoni¬ smo, etica, induzione, positivismo, residui, variazioni. Tainb (1828-1893): analisi, associazionismo, positivismo. Tacete (640-548 a. Cr.): filosofia, uno. TempieR (sec. XIII): Averroismo. Teognidf. (VI see. a. Cr.): etica, gnomica. TertulUANO (11-111 sec.): allegorica, tra- ducianismo. Timone (320-238 a- Cr.): pirronismo. Tocco (1843-1911): monismo, neo-kanti¬ smo, . Tommaso S. (1226-1274): analogia, anima, a posteriori, a priori, contingente, ccntmgei.- tia mundi, cosmologica (prova), creazione, determinismo teologico. Dio. forma, idea, immanenza, individuazione, intelligenza, ipostasi, metafisica, movimento, neo-scola¬ stica, neo-tomismo, ontologica (prova), prc- determinismo, ragione, sinderesi, spiritua¬ lismo, Stato, tabula rasa, tomismo, univo- co, volontarismo. Tonnies (1835-1936): sociologia. Vaihinoer (1852-1938): come se, iinziouc. Valentino (II sec.): coni, gnosi. Valkby (n. 1871, vivente): identità. Vauhmioli (n. 1876, vivente): demone. Vico (1668-1744): corsi e ricorsi, degnila, filo¬ sofia della storia, legge, provvidenza, verità. Vittorini (hoc. XII): mistica, teosofia. Voltaire (1694-1778): ottimismo. Winuelband (1848-1915): scienza, valori. Wolff (1679-1754): pratico, psicologia razio¬ nale, razionale. Wundt (1832-1928): metafisico, norma!ivo, psicologismo, scienza, volontarismo. Zenone Ozici (334-212 a. < '■•.): stoicismo. Zenone Eleatico (V seu. a. Cr.): antinomia, dialettica.
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