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CAPW<y*Lio
CARLO SIGNORELLI - EDITORE - MILANO
******** VIA LATTUADA. 7 - VIA BOTTA. 16
PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA
Casa Editrice CARLO SIGNORELLI S. A. - MILANO
Milano 1943 • Tip. L di G. PIROLA - Via Comeiioo. 24
Ristampa identica a quella del 1942
PREFAZIONE
Il presente dizionarietto ha come fine essenziale di togliere o, al¬
meno, di attenuare sensibilmente una delle più gravi difficoltà che i gio¬
vani incontrano nello studio della filosofia e nella lettura dei classici
del pensiero. È cosa nota che fin dall'inizio gli studenti s'imbattono
in parole ed espressioni che hanno per loro un significato nuovo, oppure
più significati, spesso Variabili secondo i tempi e gli autori che le ado¬
perano; perciò è lecito pensare che potrà dare ad essi non poco giovamento,
e avviarli alla difficile disciplina del pensiero, questo Volumetto, in cui
i principali e più usati termini filosofici vengono spiegati in forma sem¬
plice, chiara, obbiettiva e rigorosa per quanto è possibile, c seguiti nel
loro svolgimento storico. Ncn è segno di eccessiva presunzione per l'au¬
tore di questo piccolo dizionario il credere che esso potrà essere di qualche
giovamento anche alle persone colle, avendo egli stesso, dal lavoro com¬
piuto per compilarlo, tratto occasione di meglio chiarire e ordinare qual¬
che idea e nozione.
Sotto i vari termini ho indicato, fra parentesi, le discipline o parti
di disciplina in cui ciascuno d'essi viene usato: filosofia, logica, me¬
tafisica, morale, psicologia, religione, scienza, diritto, intese nel signi¬
ficato comune e tradizionale, per non generare difficoltà nei giovani
consultatori.
PICCOLO DIZIONARIO FILOSOFICO
A
Abitudine (psieol.): è una disposizione
acquisita nella vita individuale, per cui
una serie di movimenti, di atti, di pro¬
cessi psichici, ripetuta spesso in n or-
dine determinato, tendo a rinnovarsi in
ciucilo stesso ordine con crescente rad¬
uta, fino a divenire spontanea, automa¬
tica, incosciente.
- (morale): per Aristoteli: la virtù è
un'abitudine ( £&$)' « si diventa giusti
praticando la giustizia, saggi coltivando
la saggezza, coraggiosi esercitando il
coraggio: dalla ripetizione degli stessi
atti nasce la disposizione a riprodurli •.
- (fllos.) per Hoii: l'abitudine ò tuia
legge universale dolio spirito, la quale
permette di attendere nel futuro rat¬
inarsi d'una serie d'avvenimenti simile
a quella da noi osservata nel passato;
p. e.: dopo aver constatato che la fiam¬
ma e il calore, la nove e il freddo si
presentano sempre collegati, se la fiam¬
ma e la neve s’offrono ni nostri sensi, la
mente è portata ad attendersi, rispetti¬
vamente, il calore e il freddo in forza
dell'abitudine.
- per F. Ravawson, E. Botrmotix,
E. Bergson l'abitudine si spiega non
con la legge meccanica dell* inerzia,
come vuole 11 materialismo, ma con
un’attività nnaloga a quella spirituale:
l’esperienza interiore ìuostra nell’abitu¬
dine un’attività che, mediante la ripe¬
tizione o per gradi insensibili, passa dal¬
la coscienza ull'ìneoBeicnza, dalla volon¬
tà nU'autouiatismo. diviene * coscienza
oscurala . • volontà addormentata *, co¬
sicché il meccanismo dcU'nbltndine non
è causa, ma effetto, residuo inerte del¬
l'attività dello spirito.
Acatalessia igr. à~xxTaXv)t}i[a: oppo¬
ste; HatàÀr,yt; = coni prensione ) (fllos.):
AkCKsilao, iniziatore della nuova Ac¬
cademia (111 sec. a. Cr.), nega la pos
sibilità di comprendere le cose, le quali
sono perciò ritto tncomprensibili ((lì)
oOtr/j; ’/.aTaXY)i|iEco?, rtàvva èavat
àxaTàXf)7rra) ; quindi a dottrina stoi¬
ca della « fantasia catalettica (vedi : ca¬
talettica), cioè d’una rappresentazione
che afferra (xavaXajtpàvst) e s’impone
per ia sua evidenza, perdo il suo fonda¬
mento essenziale.
Accademia (gr. àxaS-qtita). È il nome
dato alla scuola fondata da Platone, la
cui sede fu posta in un luogo presso il
Ccflso, a nord vest d'Atene, consacrato
in origine all’eroe Aeademo, o divenuto
poi un ginnasio in mezzo a bei filari
di platani o d’olivi, l.’antica Accademia
ebbe a capo, dopo la morte di Platone,
Scepsi eco e Sksocrate; la nuova Ac¬
cademia, che assunse una tendenza
scettica, Arcesilao, CarSeape, ecc.
- Nella Firenze medicea della 2“ metà
del sec. XV sorge un'Accademia plato¬
nica, di etti è massimo esponente Mar¬
silio Fienio, il traduttore dei dialoghi
di Platone e dello Enneadi di Plotino.
Accidente (gr. cru|l.psf)r)x6q, da eru)A-
patvztv = accadere insieme; lat. acci-
(lem; opposto: sostanza) (fllos,): è ciò
che non può sussisterò da sé. ma solo
nella sostanza o come modo di questa,
ciò che può mutare senza clic muti la
sostanza in cui si manifesta: p. e. ima
malattia ò accidente rispetto alla so¬
stanza uomo. ,
-per accidente (xava au|J.pE[ÌY)XO<;
= per accUtcna), si dico di ciò clic un
essere fa subire o subisce, non In virtù
della sua essenza, ma indipendentemen¬
te ila questa : p. e. : il musico fa costruire
ima casa pelacchiente, e cioè ■ accado
(Où[x[iotlvzt) che uno che fa costruire una
casa sia anche musico • (Aristotele),
Acosmismo
— 8 — Agnosticismo
Acosmismo (gr. a privativo o xódjXOS
= mondo) (/Iloti.): letteralmente signifi¬
ca soppressione, negazione del cosmo:
6 il nomo dato da Hegel al sistema filo¬
sofico di Spinoza, pel quale il mondo
delle cose particolari non ha realtà, pro¬
pria o indipendente, ma è contenuto in
Dio, ò parte della sostanza divina.
Acquisito (opposto: innato, congenito )
(psicol.): s’applica alle modificazioni e
alle tendenze psicologiche che si acqui¬
stano nel corso della vita, sia dall’indi¬
viduo, sia dalla specie: ciò che appare
innato nell’individuo, può essere acqui¬
sito nella specie.
Acroamatico (gr. àxpóajza, da àxpoi-
OfJtai = ascolto): è la coso udita dire
o leggere, la lezione orale; ò sinonimo
di esoterico e si applica allo dottrine che
si trasmettono oralmente In riunioni
privatissime, a pochi discepoli. Degli
scritti (l'Aris tot ile quelli strettamente
scientifici, contenenti lo lezioni desti¬
nate ad un uditorio di scolari, sono detti
ncroamatici; dbcpóaat; tputxix’/) significa:
lezioso intorno alla natura (v. esoterico).
Adeguato (dal lat. atlacquare = ugua¬
gliare; opposto: huuleguato ) (in gene¬
rale): un’idea ò adeguata quando rap¬
presenta in maniera completa il suo og¬
getto.
- t/ìlos.) per Spinoza un’idea è ade¬
guata e vera, non tanto per l'accordo in¬
teriore del pensiero con la cosa ( aclae-
qualio rei et mentis: l’espressione adac¬
quano rei et intcllcctus è comune nella
Scolastica), quanto per i suoi caratteri
intrinseci, cioè quando esprimo l’essenza
d’una cosa come eterna e a un tempo
singolare, e nel suo rapporto diretto e
intimo con Dio. Inadeguate sono le
idee del grado più basso della cono¬
scenza, cioè di quella sensibile, detta
da Spinoza imtgrinatio, che dà idee con¬
tuse, imperfette.
Adiàfora (gr. à —Siottpopov (Sia—<pépco)
= non diverso, indifferente) (filati.): per
i Cinici e per gli Stoici tutti i beni este¬
riori: ricchezze, onori, saluto, vita sono
coso indifferenti, vano fumo (TÙ90?),
giacché per il saggio esiste un solo bene,
la virtù.
- per lo scettico Pirrone (III sec. a.
Cr. ) tutte le cose, per la conoscenza, so¬
no, senza differenza fra di loro, tutto
ugualmente incerte e indiscernibili ; per¬
ciò né le sensazioni né I giudizi! ci ap¬
prendono il vero o il falso.
Afasia (gr. à-tfxnl'x (da a prlv. e <j>vj|a£.
dico) = Il silenzio) (fllos.): per gli Scettici
antichi l'afasia. Il tacere è 11 risultato
della sospensione di qualsiasi giudizio
0 affermazione circa la vera natura del¬
lo cose. L’uomo conosce soltanto ciò che
appare, và 9aiv6jj.Eva, la pura appa¬
renza: se si vuolo oltrepassarla, ci si
trova di fronte a ragioni contrarlo e
d'uguale forza; perciò il saggio, se vuol
conservare l’impassibilità e l’equilibrio
dell’anima (derapala), non afferma
nuLa, neppure l’impossibilità della
scienza.
- (psicol.): l’afasia ò la perdita totale
o parziale dello funzioni del linguaggio.
Affettivo (lat. a/Hccrc. p. 0. dolore, lae-
iiiìa —- addolorare, rallegrare) (psicol.):
si dico delle modificazioni e dei modi
di essere dei soggetto, dei processi es¬
senzialmente soggettivi, come il niacore,
il dolore, le emozioni, 1 sentimenti, lo
passioni, io inclinazioni, che formano
una dello tre grandi attività in cui si
distribuisce solitamente, per comodità
d’analisi, la vita psicologica, cioè l’in¬
telligenza, il sentimento, la volontà.
Affezione (lat. a/fcctio) (psicol.): in ge¬
nerale designa una disposizione, uno 0
stato, un mutamento dovuti a causo
esterne o Interne, sempre con un carat¬
tere di passività. In senso più particola¬
re esprime il piacere, il doloro e lo emo¬
zioni elementari.
A fortlorl (logica): ò la forma di prova
che, dimostrando vera una proposizione,
afferma che un’altra proposizione, di
quella più 1 meno estesa, più o mono
generalo, ò vera con più forte ragione;
p. es.: se il santo pecca, a /ortiori pecca
la comune umanità; so ò immorale la
menzogna, tanto più è Immorale la ca¬
lunnia, clic è una menzogna diretta con¬
sapevolmente a recar danno.
Agatologia (gr. rò àyaflóv = 11 bene,
e Xóyo; = discorso : scienza del bene)
tfilos.): termine usato dal Rosmini per
indicare la dottrina del bene, che viene
considerato come il principio primo del¬
la filosofia ; tale esso è nel sistema plato¬
nico, in cui l’idea del Bene è l’idea più
alta, dalla quale tutto lo altre idee rice¬
vono luce e alimento.
Agnosticismo (gr. éc-yvcooto; = non
conoscibile) (fllos.): ò un termine creato
dal naturalista Inglese Tommaso Hux¬
ley; si applica a quelle dottrine che,
corno l’cvolnzionismo di Erberto Spen¬
cer, ammettono bensì al di là dei feno¬
meni e delle loro leggi un ordine supe¬
riore di realtà, ma lo dichiarano inco¬
noscibile per la mento umana, conside¬
rando cosi insolubili i problemi meta¬
fisici, 0 relativo il sapere umano.
Agorafobìa
—- 9 —
Anagogia
Agorafobia: vedi fobìa.
Agostlnismo (fllos.): designa Io spirito
della dottrina di S. Agostino o l’ispi¬
razione mistica comune allo filosofie di
S. Anselmo, S. Bonaventura, Pascal,
Malebranche e, in misura inferiore, ad
altri sistemi. 11 presupposto fondamen¬
tale ò l'atto di adesione alTordine so¬
prannaturale, a Pio che libera la vo¬
lontà dal senso mediante la grazia e
la mente dallo scetticismo mediante la
rivelazione; Pio. che è verità© amore,
costituisco il centro della dottrina, della
quale sono principii essenziali il pri¬
mato della volontà, la debolezza peo-
oumiuo.su dcH’iiomo, la metafisica del-
Tespcrlenza interiore e della conver¬
sione, la prescienza divina o la prede¬
stinazione, cec.
Agrafia (gr. a priv. o YPtt?<*>» scrivo)
( psicol.): è quella forma particolare di
perdita della memoria, che colpisce,
sopprimendoli, i movimenti necessari!
alio scrivere.
Allucinazione ilat. alucinaiio, da alu-
einor = agisco vanamente, sogno)
(psicol.): consiste nel percepii*© come
presenti esseri, oggetti, fonomeni che
in realtà non sono presenti. Si osserva
nel delirio, nella febbre alta, ma anche
in stuti apparentemente normali.
Alogico (gr. a priv. o XÓyo$) {topica): si
dice di ciò che é estraneo, indifferente
alla logicu, di ciò clic aucora si sottrae
olle leggi della logica, come è di senti¬
menti, passioni, fatti accidentali, cec.
Non ò da confondersi con illogico , che
si applica a ciò che ò contrario alle leg¬
gi logiche.
Alterità (gr. éTepórv)^; opposto: iden¬
tità) (logica): ò il carattere di ciò che ò
altro, cioè differente o distinto. Nel So¬
fista di Platone l'altro, conio categoria,
è diverso dall’essere; e così vicn ristabi¬
lita, contro Parmenide, resistenza del
non essere.
- Nicola ( Tjìano all’unità divina fa
corrispondere Taltcrità (e cioè la. varia
molteplicità) delle cose del mondo.
Altruismo (opposto: egoismo) (morale):
comprendo le tendenze o 1 sentimenti
che hanno per oggetto il bene o l’inte¬
resso dei nostri simili. La dottrina di
G. Bentham o di G. Stuart Hill vuole
spiegare, con l’associazione delle idee,
il passaggio, nella vita sociale, dal sen¬
timenti egoistici a quelli altruistici, dal¬
la considerazione dell’utile proprio a
quella dell'utile altrui, che ò poi il fine
più alto della morale, secondo Tuffi»-
tarismo.
Amnesìa (gr. a priv. c {iva, tema di
{UfJLvy) croco = ricordo) (psicol.): è la
perdita totale o parzialo della memoria,
che ora annulla o riduce la capacità di
fissare i ricordi, ora sopprimo la facoltà
di richiamarli, ora cancella tutto il pas¬
sato o una data classe di ricordi (p. e.
una lingua straniera, le nozioni di mu¬
sica, eco.).
Amorale = ò ciò che non è né morale
né immorale, ciò elio non ha rapporto
con la morale, ò indifferente di fronte
alla distinzione di bene o di mule.
Amore (in generale): comprendo lo ten¬
denze elio portano verso un oggetto o
una persona, quando non mirano esclu¬
sivamente alla soddisfazione d’un bi¬
sogno materiale o d’uu fino egoistico.
- (filos.) : Empedocle vuol spiegare il
divenire con Tumore (q>tXiÓT7)£), grazie
al qualo il molteplice tende n costituirsi
in unità, mentre la discordia (vetxoc)
scioglie l'unità per dar luogo alla plu¬
ralità degli clementi o delle cose.
- per Platone l'amore è un'os pi razio¬
no al mondo divino delle Idee, cui l’ani¬
ma, tratta dui desiderio della bellezza,
ascende, per gradi, da un corpo bello a
due, da due a tutti, c da tutti i corpi
belli alle belle istituzioni, alle belle
scienze, finché perviene alla stessa idea
del bello (Conrito); l'amore è pertanto
la forza che determina il passaggio da
una conoscenza più povera a una co¬
noscenza più ricca.
- con S. Agostino l’umore non ò più
un movimento dal basso verso l’alto,
dal mondo reale verso il mondo Ideale
e divino, ma un movimento che dall’al¬
to scende verso gli esseri inferiori per
elevarli a sé; è puro, non mescolato con
interessi, timori o speranze, è la per¬
fetta carila, umore del prossimo in Pio,
è un amore che viene da Pio o porta
verso Pio.
- per Spinoza dalla conoscenza intui¬
tiva, per cui la mente umana abbraccia
tutta la molteplicità delle cose come
uno sviluppo della sostanza infinita e
divina, sorge un infinito amore di Dio
(amor inUUcctualis dei) e la beatitudine
perfetta corno effetto della conoscenza
più adeguata, in cui lo spirito coglie
Pio stesso e ne gioisco; però « chi ama
veramente Pio non pretenderà elio Pio
ricambi il suo umore .
Anagogìa (gr. àvaYCoyq = elevazione)
(rclig.): ò detto anagogico II significato
più profondo e simbolico dello Sacre
Scritture, quello iu cui sono adombrato
le cose del mondo divino,
Analisi
— 10 —
Anamnesi
- (/iloti. ) : è adoperato da Leibniz to¬
me sinonimo di induzione.
Analisi (dal greco ava— aG eo = «dolgo,
separo; opposto: sintesi) (in generale ):
è un procedi mento del pensiero eh© con¬
siste nei risolvere un composto negli c-
lemeuti che lo costituiscono.
- (/ ilos.): si procedo per analisi quan¬
do, per còglierò la realtà ultima delle
cose, si vuol giungere agli elementi piti
semplici che la compongono; p. oh.:
-— a) Vatomistica di Democrito, che
scioglie i corpi in atomi indivisibili;
- è) Vcmpirismo, eh© tende a scoprii©
gli elementi più semplici della coscien¬
za, gli atomi psichici (cioè sensazioni,
sentimenti, volizioni), costruendo o ri¬
costruendo con questi lo operazioni più
ulte della mente: la memoria, la fanta¬
sia, il ragionamento, eoe. (Locke, Uu-
are, Taixjb);
- d) la dottrina di Kant, che, per chia¬
rire l’attività conoscitiva, la scioglie nel
suoi elementi (forma e materia) e nei suoi
fattori ( sensibilità , intelletto, ragione).
-- (psicol.): la mente analitica consi¬
dera e rileva nelle cose i loro elementi ;
la mente sintetica le vede nel loro in¬
sieme.
- Biagio Pascal denomina lo spi¬
rito analitico esprit de géomitric, che
ò penetrante, scorge i particolari, ri¬
cerca l'esattezza nell’osservazione dei
fatti, segue uu principio fin nello sue
ultime conseguenze; mentre lo spirito
sintetico, detto da lui esprit de finesse ,
ama, più che il rigore del ragionamen¬
to astratto, la visione unitaria e com¬
plessiva delle cose, l’intuizione dei rap¬
porti che le uniscono.
- la filosofia dell’i nfuizione considera
l’analisi un procedimento che si arresta
all'osservazione esteriore, si lascia sfug¬
gire la vita interiore o l’essenza dello
cose e considera un tutto vivente come
un meccanismo da smontare pezzo per
pezzo. «Chi vuol conoscere c descrivere
un essere vivente, ne trae prima fuori
lo spirito; allora ha in sua mano le parti,
ma, ahimè l non c’è più la vita che
unifica • (Goetite, Faust).
Analitica trascendentale (filos.)-
Kant designa con questo termine quel¬
la sezione della ('ritira della fingi(m
para, clic espone la dottrina dello ca¬
tegorie, cioè delle forme a priori deWiu-
trillilo, intendendo per intelletto la fa
colta di pensare o ridurre a scienza gli
oggetti dell'Intuizione, ossia i fenomeni,
collegandoli o ordinandoli, appunto
mediante le categorie.
Analitici (filos.): Aristotele chiamò
analitici i libri nei quali studia le leggi
formali del pensiero o *rà àvaXuTtxà
il complesso delle sue ricerche logiche
fondamentali.
- Kant denomina analitico il giudizio
in cui il predicato è contenuto implici¬
tamente nel soggetto e si rendo espli¬
cito con ranalisi del soggetto; è a priori
e non aggiungo alcuna conoscenza nuo¬
va; p. cr. i corpi sono estesi » (V. sin*
t etico).
Analogia (gr. àva-Xoytx - rapporto,
proporzione) ( logica ì: come proprietà
delle cose indica una somiglianza di rap¬
porti fra oggetti differenti; p. ee. sono
analoghi gli organi che, pur non avendo
la stessa forma o appartenendo a due
classi di esseri distinti, compiono però
le stesse funzioni: cosi per Platone l’a¬
nima razionale (vou^) nell'uomo c la
classe dei * filosofi " nello Stato sono
analoghe.
- per S. Tommaso e pel Ncotomismo
gli attributi applicati a Dio (come po
tenza, bontà, sapienza ecc.) debbono
essere intesi in significato analogico,
cioè non sono applicabili nello stesso
senso e misura all’uomo e a Dio, come,
per es. t l’aggettivo ridente non ha lo
stesso significato se riferito a un viso
umano e ad un paesaggio.
- come procedimento di ricerca runa-
logia è un ragionamento che da una so¬
miglianza fra due cose in alcuni punti
deduce una somiglianza su altri punti;
p. e. : « se la Temi e Marte hanno co¬
muni le note a, b, c, si può inferire che
anche la nota d, la vita, si trova in
Marte . 11 procedimento analogico non
dà certezza, ma solo probabilità.
Anamnesi (gr. àvàjxvyjoriq =reminlscen-
za, ricordo alquanto vago) (filos.): per
Platone il vero sapore (èTriOTi^fjLV)* cioè
la scienza delle idee) è ricordare, c re¬
miniscenza, c Ignorare è aver dimenti¬
cato. L’anima, prima di nascere, è vis¬
suta nello spazio sopracoleste (TÓ7TO£
ur:spoupàvio£) contemplando la realtà
vera, lo idee , la giustizia, la saggezza,
la scienza; cadendo poi in un corpo sulla
terra, l’anima dimentic a ciò che ha ve¬
duto; ma alla presenza delle cose sen¬
sibili, copie imperfette e sbiadite delle
idee, degli esemplari sopmeelesti (rra-
pa$siy(AaTa), questi ritornano davanti
alla niente in modo più o meno con¬
fuso. < osi (per citare l'esempio stesso
addotto da Platone), quando diciamo
che due cose, due alberi, due pietre,
posti davanti agli occhi, sono eguali,
Angoscia
— il —
Anima del mondo
sempre però in modo imperfetto, noi
pensiamo, o, meglio, ripensiamo un’u¬
guaglianza assoluta, perfetta, immuta¬
bile, clic abbiamo contemplato neU’i-
porurunio: l’idea d'uguaglianza.
Angoscia ( filo*.) : questo sentimento,
che ba per contenuto un’iuquietudine
spirituale profonda, acquista importan¬
za nella recento filosofìa di M. Heideg¬
ger, il quale, ispirandosi anche al pen¬
siero del danese Sòren Kierkegaard,
fa dell’angoscia il centro del proble¬
ma riguardante II nostro destino: res¬
sero umano, pur nelle sue manife¬
stazioni più alte, ò « un’esistenza finita,
limitata, umiliata », il cui carattere es¬
senziale ò la cnra{S(rrge), elio « neiresi*
stcn/.u sperduta nel mondo -, cioè nel-
resistenza comune e banale, s’esprime
come paura, la quale si calma trasfor¬
mandosi in ima noia quotidiana, cioè
in una tendenza a tutto livellare e ad
abbassare, ad essere vissuti più che a
vivere, a dipendere dagli altri più che
da se stesso: mentre s'esprimo come
angoscia • nefi’cHistenza che ritrova se
stessa . Kssa libera l’uomo dalle illu¬
sioni della moltitudine, gli infonde un
disinteresso superiore verso tutto ciò
che è nel mondo, gli dò la consapevo¬
lezza dell’abisso che lo separa dall’asso¬
luto, lo rende libero di fronte alla mor¬
te, infine supera l’antinomia della gioia
c del dolore, di cui appare anzi essere la
fonte comune e superiore.
Anima (gr. xvsjxo$ = solilo, vento)
{jilos.): è considerata dapprima come
un principio analogo all’aria, a un cor¬
po sottilissimo, e per Omero è una spe¬
cie d’immagine che riproduce la forma
del corpo, separata dal quale diviene
un’ombra, ctScoXov: per Democrito è
formata di atomi.
- Antichità : La distinzione fra anima
e corpo, accennata da ANASSAGORA, e
la concezione dell’anima corno puro spi¬
rito appaiono complete in Platone, che
pensa l’anima come a Ili ne all’idea e
quindi incorporea, invisibile, semplice,
immortale, anteriore al corpo che essa
governn. costituita di tre attività: la
ragione ero XoyiaTittóv), <li carattere
divino: il desiderio ero è“t$H>[X7}Ttx4v);
e. intenneillnrin fra i dm'. l’appetito ira-
scibile (tò — Per Mosto-
tele l'aninm è la /ormo del corpo, al
uuaic dà la Illuni, il movimento, l’ar-
monia, e sta ad esso come la visione,
oyte. all'occhio ; è vegetativa nelle pian¬
te, in più è tensilira midi animali ra¬
zionale nell 'uomo, vii Khituiìi, se¬
guendo l’atomismo democriteo, pensano
l’anima materialisticamente formata
d’atomi e mortale, mentre gii Stoici.
ispirandosi ad Eraclito, la credono un
fuoco sottile, un sodio <7TV£Ò[iarin¬
fiammato e pensante.
- Medio evo: lai Scolastica, con Al¬
berto Magno c S. Tommaso d’Aquino,
riprende le idee d'Aristotele, cercando
di conciliarlo eoi dogma cristiano e at¬
tribuendo tdVintettetln il primato nel¬
l'attività generalo dello spirito: l'anima
è una /orma senza materia, /orma sepa¬
rata, è l’cntelcebia del corpo, è tutta
intera in ciascuna delle parti del corpo,
benché eserciti le sue funzioni più alte
mediante gli organi posti nel capo; è
creata da Dio e infusa da lui nel corpo
c continuerà a vivere dopo la morto di
questo (S. Tommaso). I’iù tardi, sorta
la questione se si debba conferire mag¬
gior dignità all'intelletto o alla volontà
( idra polentia nobilior), Pljns Scoto
dà il predominio alla volontà.
-- Età moderila: Soprattutto per la sco¬
perta della circolazione del sangue fat¬
ta ilnll'Harver (161»), l’anima cessa di
essere il principio della vita oltreché
del pensiero: il meccanicismo «'impone
alla scienza della vita, cioè alla biolo¬
gia, e un rigoroso dualismo viene sta¬
bilito da Cartesio fra corpo e anima;
questa è soltanto rcs eogilans, sostanza
pensante, il corpo invece res r.rienea,
• une machine qui so mcut do soi me¬
lile . La filosofia che vieti dopo tendo
ad eliminare, con teorie vario o oppo¬
ste, questo dualismo e a ricollegare più
strettamente la vita del corpo con quel¬
la dell’anima.
- Anima, spirito, animo : V anima è
individuale, più comprensiva, riferen¬
dosi anche agli affetti, alle passioni;
10 spirito è l’attività pensante, compie
le operazioni Intellettuali più elevate:
l’animo riguarda più direttamente la
volontà. Oggi si giunge anche a, una
netta opposizione fra anima e spirito:
la prima è vita cosmica, incosciente,
intuitivo; il secondo c ragione, analisi
dissolvente c disgregatrice (Ki.AGES).
Anima del mondo (filot.): b il princi¬
pio unificatore e attivo del ninnilo, come
■'anima, individuale lo è del corpo umano.
- per Platone l’aninm ilei mondo.
plasmata dal ltcmlurgo secondo mppor-
11 matematici c musicali, è intermediaria
fra il mondo delle idee e il mondo sensi¬
bile. Vnelle per gli stoici il mondo è
«un animale vivente : la materia è il
corpo : la forza (Sóva(U') c la sua unimu.
Animismo
— 12 —
Antropocentrismo
- per Plotino l’miima del moudo
(^oy^) toG TravTÓ?) è il principio di tutto
dò clic ha un’esistenza sensibile e ter¬
rena, forza organizzatrice anche delle
esistenze più umili per la sua parte
Inferiore, mentre per la sua porte su¬
periore è attività contemplativa, cono¬
scenza immediata e intuitiva. Pali’a-
nima (lei mondo escono le anime singole,
unite dalla comune origino.
- nella Rinascenza («lordano Bruno
pensa l'anima del mondo come il prin¬
cipio che unifica, ordina il tutto, agisce
non dnll’cstemo come elemento estra¬
neo, ma dall'interno; «prima e Princi¬
pal facilità dclTunima del mondo è l’in-
tdlctto universale, causa universalmente
operante nella natura : è natura na¬
turane, presento tutta intera in tutte
le particelle del mondo; idea ripresa poi
dallo Spinoza.
Animismo: in generale : consiste nel
credere alla presenza di anime in tutti
gli ordini degli esseri naturali; è con¬
cezione antichissima. L’uomo primiti¬
vo (si crede) è colpito dalla differenza
fra il corpo vivente o il cadavere: quello
è la casa abitata, questo la casa vuota;
l’abitante misterioso è una spedo di
duplicato della forma umana, cho si ri¬
vela nell’ombra proiettata dal corpo,
nell'immagine riflessa nell’acqua, nel¬
l'eco; l’analogia porta ad estendere le
stesse idee agli animali, allo piante e.
Infine, n tutto ciò die presenta qualche
segno di vita.
- Il medico tedesco Ernesto Stari..
reagendo contro la teoria meccanica del¬
la vita, afferma che 11 corpo ò animato,
governato, volto verso fini determinati
da un’anima intelligente, razionale, che
agisco direttamente sugli organi, fa bat¬
tere il cuore, contrarre i muscoli, secer¬
nere le glandolo.
Anticipazione (gr. da -pò—
Xa(X^àv<o = comprendo prima) (/ ilos .):
per gli stoici e gli Epicurei designa le
idee generali (evvotoci, communcs notiliac
renivi), che si formano spontanee dalle
percezioni sensibili, si conservano nel¬
la memoria e d permettono di ricono¬
scere gli oggetti e interpretare le nuove
percezioni. Se dico: nomo, neve, calore,
so già di che si tratta, ancor prima d’a¬
ver percepito tali cose. Senza le antici¬
pazioni non si può né intendere, né in¬
dagare, né disputare: sine qua nec in-
telligi quidquam , nec quaeri, nec dispu¬
ta ri potisi (Cicerone).
Antilogia (gr. àvxt—X oyIoc = disputa,
confutazione) {/iloti.): ò il procedimento
adoperato da Sopisti e da Scettici per
provare che intorno a qualsiasi comi pos¬
sono sempre invocarsi ragioni di forza
eguale, benché opposte* 7tavTl Xóyto
Xóyoc Tao c, àvTixeiTat (= a ogni ar¬
gomento s’oppone un argomento egua¬
le).
Antinomia (gr. àvrt-vojjtCa =- contrad¬
dizione della legge con se stessa) {/ilos.):
la dottrina delle antinomie risale allo
ricerche dialettiche di Zenone d’Kleu,
che rileva le coni rad dizioni derivanti
dall'ammettere il movimento ndlo spa¬
zio.
- ò il nomo dato da Kant allo contrad¬
dizioni insolubili in cui cade la ragione,
quando pretende di applicare le cate¬
gorie dell’Intelletto al problema cosmo¬
logico: intorno all'idra del mondo preso
come realtà In sé sono infatti possibili
affermazioni opposte erbe Kant chiama
tesi e antitesi: p. e.: tesi: « il mondo ha
inizio nel tempo ed é spazialmente li¬
mitato •: antitesi: «il mondo non ha
inizio nel tempo né limiti nello spazio,
ma 6 infinito sia nel tempo, sia nello
spazio ».
Antitesi (gr. àvTi—Beate = contrapposi¬
zione ; da àvTi-rl&7)jAt = pongo contro,
oppongo) (/ilos.): per Kant è il secondo
momento dell 'antinomia, che si oppone
alla tesi nel conflitto della ragione con
se stessa, quando questa tratta delle
idee, ossia dei concetti razionali relativi
al mondo come realtà in sé, che oltre¬
passano pertanto la possibilità dclTcspe-
rienza (v. antinomia).
- nella dialettica di Hegel ogni affer¬
mazione, ogni idea, tesi, richiama il suo
opposto, la sua negazione, antitesi.: la
soluzione è un terzo concetto più con¬
creto, piu amido ( sintesi) che contiene
la tesi e l’antitesi come suoi momenti:
p. e. Tessere o il non essere si negano, si
distruggono reciprocamente, ma sono
conciliati, conservati, elevati, nella no¬
zione concreta del divenire. (È il metodo
dialettico inaugurato già da Fichte
nella teoria della scienza, con l’anti¬
tesi fra l'Io e il non lo).
Antitipla (gr. àvTi— n>x{a): termine n-
doperato da Leibniz per designare «dò
cho fa sì che un corpo è impenetrabile
a un altro » ( aUribulum per quod viale-
ria est in spatio).
Antropocentrismo {/ilos.): ò la con¬
cezione antropomorfica cho pone l’uo¬
mo come il centro o lo scopo di tutta
la realtà, corno se Lordine universale
delle cose fosse creato o disposto per
l’uomo o le sue esigenze, ft por lo più
Antropologia - 13 - A posteriori
legata al geocentrismo (yyj = terra),
cioè alla teoria, comunemente detta to¬
lemaica, cho poneva la terra nel centro
dell’universo, e die cadde per opera di
Copernico, di Galileo e di Giordano
Bruno.
Antropologia (gr. £v9porito? »= uomo,
o Xóyog = discorso) Un generale); è la
scienza che tratta della storia naturale
dell’uomo, ricercandone le origini e de¬
scrivendone le diverso rozze.
■-( filos ,.): Kant distingue un 'antropo¬
logia teorica, che cuna psicologia empi¬
rica o tratta delle facoltà umane; un'nn*
tropologia pragmatica, eh© studia l’uo¬
mo per aumentarne e perfezionarne l’a¬
bilità; uu’antropologia morale, che ha
per line la saggezza della vita in modo
conformo ai prindpii della Metafisica
dei costumi e della morale.
Antropomorfismo (gr. àv9pco-oc =
uomo o (j.op(py;= forma, liguri») (psicol.):
è la tendenza spontanea dell’uomo a
rappresentarsi le cose, gli esseri, Dio
stesso sul modello delia propria natura ;
p. e. attribuire alia divinità forma cor¬
porea e passioni umane. Skxojane, fon¬
datore dolla scuola identica, è uno del
primi elio condannano l’antropomorfi-
•smo religioso.
Apatia (gr. àrriOcia. da a prlv. o 77x9-,
tema di TTarryco = io soffro) (in gene-
rute): s’intendo una specie d’insensibi¬
lità, d’indolenza, che si rileva dalla len¬
tezza delle reazioni, sia psicologiche,
sia morali.
- (filos.): per gli Stoici l’apatia è lo
stato in cui viene a trovarsi l’uomo
quando vive operando in modo confor¬
mo alla ragione, ossia quando non si la¬
scia turbare dagli affetti Irragionevoli,
dalle passioni, dai beni eslcriorl, e di¬
viene uuo spirito sereno, eguale, imper¬
turbabile.
Apodittico (gr. i-oSeiy.Tiy.óc, da
SEty.vupu = mostro, provo) (logica) : si
dico di ciò che si afferma incondiziona¬
tamente come necessario, certo, incon¬
futabile, sla per una dimostrazione de¬
duttiva, sia per la sua intrinseca evi¬
denza.
Apologetica (gr. àrroXoyÉo|iai = mi
difendo) (retto.): l’apologetica cristiana
comprendo l’arto dialettica e gli scritti
aventi por line la difesa della religione
cristiana eoutro gli attacchi della (ilo-
80 lia antica, dei potere politico e delia
religione pagana,, e miranti a ottenere
per i Cristiani la tolleranza delle leggi,
nonc hé a dimostrare che la vera reli¬
gione è la cristiana. Apologeti sono:
Tertulliano, Giustino, Minucio Fe¬
lice, Ireneo, eoo. (II e III soc. d. Cr.).
Aporèma (gr. x-ópy)|zx, da àrtopéto
= sono In dubbio) (logica): è un sillogi-
snio dubitativo, che vuol dimostrare Pu¬
gnai valore di due ragionamenti opposti.
Aporia (gr. à Tropea = imbarazzo, situa¬
zione senza uscita) (logica): è il dubbio
logico proveniente da difficoltà insolu¬
bili. Sono famose le aporie di Zenone
D’Elea, che mirano a ridurre all'assur¬
do le tesi contrarie all’idea deli’Dno im¬
mobile di Parmenide e affermanti l’esi¬
stenza reale della pluralità e del movi¬
mento. I filosofi scenici sono detti an¬
che aporetici, per lo stato di dubbio in
cui alla fine vengono a trovarsi dopo
aver ricercato la verità, e per cui so¬
spendono ogni giudizio (èizoyjr) o asseti -
tUrnie rclcntio, come ilice Cicerone).
A posteriori (opposto: a priori) (filos.):
le due espressioni « a priori ■ e • a poste¬
riori », assai importanti nel linguaggio
filosofico, derivano tini procedimento a-
rlstotclieo, per il quale il concetto, l'i/n i-
versale, i> designato corno logicamente
anteriore, il particolare come posteriore :
' non è lo stesso ciò che ò primo per
natura ( 7 tpÓTSpov Ty (juierst) e ciò che
è primo per noi (7tpè; fyjtà; TCpórepov);
è primo per natura l’universale, il con¬
cetto; è primo per noi, o per opera del
senso, il particolare, il singolo ».
— Questi termiul diventano comuni
nella Scolastica : per Alberto Magno
( sec. XIII) provare ex priori bus significa
dimostrare partendo dui principi!, dalle
cause; provare ex posterioribus significa
dimostrare partendo dalle conseguen¬
ze, dagli effetti; per S. Tommaso non
si può dimostrare a priori l’esistenza di
ilio, perché questi è causa prima: oc¬
corre partire dagli ottetti (p. e., il mo¬
vimento) o di qui risalire alla causa
prima.
-Nei tempi moderni, quando l'indagi¬
ne filosofica si sposta, e dalla ricerca
delle cause dell'» essere » si trascorre a
indagare le cause o le fonti dei « conosce¬
re - , si ha un notevole cambiamento : a
priori è ciò che è dovuto alio sviluppo
spontaneo della ragione, ciò che questa
trae da sé, dalla sua interiorità, in ma¬
niera, Indipendente dall’esperienza, o
quindi lia, por Kant, i caratteri dell'unf-
versalità e delia necessità: a posteriori è
ia conoscenza che proviene dall'ospe-
rienzu o ha il suo fondamento mdl'ospe-
rienza o manca perciò di quei caratteri,
Perché è ristretta ai casi effettivamente
sporlmentati.
Appercezione
Arianesimo
14
_ Nella teoria dell'evoluzione (Spen¬
cer) 6 « priori per l'Individuo ciò che si
trova In lui come un prodotto dell'esile-
rienza della aporie, trasmesso per ere¬
ditò, e che per la. spedo, quindi, è a
posteriori ; « posteriori per l’Individuo è
ciò che egli acquista con la sua espe¬
rienza: si tratta dunque (l'un’anterio-
rlrìv cronologica o psicologica, non lo¬
gica o razionale. In realtii per l'evoluzio¬
nismo, che è una forma di empirismo,
la conoscenza è interamente a poste¬
riori. perché tutta, originariamente, de¬
riva dall'esperienza.
Appercezione (in generale): b il pren¬
der possesso d'un’idea eon un lavoro
attivo della mente che la rende piu
chiara e meglio definita.
-- (/«os.) per Leibniz è la conoscenza
chiara odistinta, clic differisce di grado
dalla percezione oscura e confusa; è
rrprarsr n/al io multi liuti tris in imitate.
- Ka.N 1 distingue Vnpitercezionc empi¬
rica ila quella trasreintentate: la prima
è in sé dispersa, senza legame col «og¬
getto, di guisa clic I fenomeni psichici
percepiti non sono vissuti come facenti
parte d’nn’unità superiore, d'un io. ma
rimangono isolati e disgregati a guisa
di atomi: la seconda è l'atto di riferire
una rappresentazione, una conoscenza
alla coscienza pura, originaria, superio¬
re al senso e da questo distinta, cioè
aìVitmtUa. cho accompagna c stringe
i-ln un tutto, in una sintesi, le varie rap¬
presentazioni, ed è in ogni coscienza una
e identica, non derivata da altro; p. e.
il senso percepisce due fenomeni « c b
isolati, senza collegamento: Vinlelletta
quando dice: •Alt raggi solari) è causa
<11 1$ (del calore cho percepisco nella
pietra)», compie un atto, una sintesi a
priori, clic rientra nella sfera deH'flJfprf-
Crisiane trascendentale: questa è dunque
un'attività unificatrice.
- per F. Hkkbabt l'appercezione è il
processo por cui l'esperienza nuova s’a¬
datta all'esperienza passata, e, trasfor¬
mata, forma con essa un tutto: ossia,
c l’atto pel quale le ideo vecchie, tra¬
sformandosi, assimilano o incorporano
idee nuove.
Appetizione t/ilos.): per Leibniz l'ap¬
petizione e la percezione sono gii attri¬
buti essenziali della monade e si colle¬
gano con l'attiviti! della, sostanza i la
substance est un ótre capatile d'ac-
tion •); l’appetizione c appunto l’azione
ilei principio Interno cho, nella monade,
produce il mutamento <• Il passaggio da
unu percezione u un’altra.
A priori: v. a posteriori.
Apriorismo t/ilos.): è quella teoria del¬
la conoscenza che pone Pi» priori come
fondamento primo e assoluto del cono¬
scere.
- (morate): designa quella dottrina cho
pone a fondamento della condotta mo¬
rale umana la pura ragione, hi quale ò
per sé sola pratica e prescrive all’uomo
una legge universale e necessaria, indi¬
pendente dal contenuto che essa può
rivestire (Kant).
Arbitrio (libero) {lìbero m arbilrium iiulif-
/ercntiae) (/ibis .): è la facoltà di com¬
piere o di non compiere un determi¬
nato atto: colendi nolcnditiuc libcrtas,
conte dice Boezio; libertà che è pro¬
pria di tutti gli esseri razionali, seb¬
bene non di tutti allo stesso grado, o
die può volgersi Indifferentemente in
un senso o nel senso contrario, secondo
la volontà della persomi che agisce. Le
prove del libero arbitrio si ricercano
nel consenso dei filosofi, nella nostra e-
sperienza interiore, nell’esigenza di spie¬
gale la responsabilità delie azioni umane,
i prendi e 1 castighi. (
Archetipo (gr. àp/ÉTtirov, da àpyr]
e t’jttoc = prima forma, modello; op¬
posto: copia) (psicol.): idea che fa da
modello ad altre: p. es. la percezione
d una cosa rispetto alle rati presenta¬
zioni ebe se ne possono avere sncccssl-
vniuonte.
—— t/ilos.): archetipi chiama Pestone
le idee, che sono 1 modelli ideali, gli
esemplari eterni, perfetti dello cose sen¬
sìbili, cho ne sono soltanto le copie im¬
perfette: sono posti fuori del mondo
sensibile, nel inondo intelligibile, nel
zóa(zo? vovjTÓs. In Plotino gli arche¬
tipi sono neWIntelligenza, VOÙ;, eioù
nella seconda ipostasi , elio viene imme¬
diatamente dopo 1 ' 1 Tito, cioè dopo la
divinità; in S. AuoBTtNO invece sono
nella niente stessa di Dio.
Argomentazione {logica): è una serie
concatenata di argomenti, «li ragiona¬
menti, elle tendono a provale o a con¬
futare o mirano a un'tmlen conclu¬
sione.
Arianesimo (relig.): è l'eresia di Amo,
condannata dal celebre Concilio di
N'ieea nel 325 , la quale negava la divi¬
nità di Cristo e, quindi, il dogma della
consubstnnzfalltà delle tre persone di¬
vine: per essa ii Verbo ( A6yoc). eloò
Cristo, creato in seguito n un atto del
Ubero volere di Dio, è il primogenito
di tutta la creazione, ma non è coeterno
a Dio; vi fu un tempo in cui non era
Armonia prestabilita
— 15 —
Assioma
(f,v 770T6 oti oùx 9jv) o anche il suo
farsi ebbe un principio (àp‘/ 7 ]v too
XTC^ca^at irr/z xal aÙTÓ$).*
Armonia prestabilita (filos.): 6 la dot¬
trina di LkibnCTB ohe mira a spiegare
raccordo fra lo rappresentazioni che le
monadi limino dell’universo, di cui o-
Fruuna di osso « ò uno specchio viven¬
te »: fra lo monadi non v’ò reciproca n-
zlono diretta, ma soltanto uno sviluppo
parallelo, cho conserva ad ogni Istante
un mutuo rapporto, regolato una volta
per sempre dalla, divinità, nel momento
della creazione, come duo orologi co¬
struiti perfettamente uguali da un arti¬
giano segnano sempre la stessa ora. In
tal modo è pur chiarito il rapporto fra
corpo e anima (rcs e.densa c rea cogi-
trma): « Dio ha creato le duo sostanze in
modo (die ciascuna, seguendo le proprie
leggi ricevute fin trai principio col suo
essere, s’accorda con l'altra ». ( 'osi, men¬
tre nell 'occasionalismo (v. cause occasio¬
nali) si richiede l’intervento diretto e
continuo di Dio, qui invece basta un
solo miracolo iniziale.
Arte (estetica): designa la produzione o
creazione di opere belle mediante il la¬
voro dell'ingegno, dovuta a una t enden¬
za radicale e costitutiva dello spirito li¬
mano. Perciò Parte si distingue dall’o-
pcrare della natura, dalla scienza e
dalla tecnica, la quale ultima si riferi¬
sce piuttosto al particolari procedimenti
meglio adatti all’esecuzione delPopem
artistica, ed ò diversa per ciascuna delle
arti bello (pittura, scultura, architet¬
tura).
Ascesi (gr. ac jy.rpic = esercizio, da
dcjy.éo) = mi esercito) (rrlig. c filos. ) :
In generale ò una regola di vita atta a
raggiungere la soppressione n il pieno
assoluto dominio sulle tendenze Sensi¬
bili, sui desideri!, sulle passioni, e quella
purificazione dell’anima (xdtiKxpotrl che
permette di dedicarsi interamente alla
vita spirituale e contemplativa e di av¬
viarsi all’unione mistica con la divinità.
Asceta (gr. àorXYjTr,? = chi attende ad
esercizi) ( rrlig .): chi si dà all’ascesi. I
Cristiani trasferirono questo termine a
signi ficare ehi si dava ad esercizi di
mortificazione del corpo; oggi si dice
di chi è tutto dedito a esercizi religiosi.
Ascetica (corno sostantivo) (rrlig.): ò
quella parte della teologia che ha per
oggetto la perfezione cristiana.
Ascetismo (rrlig.): significa sistema e
pratica di vita ascetica, solitamente
messa in rapporto con l’idea di pec¬
cato, di colpa c d’espiaziono.
- (morale): consiste nel dominio pieno
e intero della volontà sopra gli impulsi
dell’istinto e le tendenze sensibili ed e-
goistiehe, per lasciare libero l’esercizio
delle facoltà superiori c della virtù. Ì3
comune a molte scuole filosofiche, ni
Cinici, a Platonk, agli Stoici, ai Neo-
platonici, occ.
Aseità (lat. scol.: ascitas, da a sei op¬
posto abalietas: da ab alio, da altro)
(filo*.): è la qualità d’un essere che ha
in so stesso la ragione della sua esisten¬
za; mentre abalietas è d’un essere ohe
ripete da altro la sua esistenza. Gli .Sco¬
lastici applicano ii termine aseitas a
Dio; Schopexhal’KK attribuisce l’a-
8 cità alla « volontà metafisica », posta a
fondamento del suo sistema.
- via asciuttisi è la prova deU’esistcn-
zn di Dio dedotta dalla stessa essenza
di Dio, qui a se est, cioè deve a se stesso
il propfio essere.
Asomatico (gr. à<rd>(j.aT0S = incor¬
poreo, da a prlv. c eròica, corpo) (fi-
bui.): secondo gli Stoici sono asomatlci
il vuoto, il tempo c gli oggetti del pen¬
siero.
Assenso (il lat. assensvs traduce 11 ter¬
mino stoico auv-xaTa—ftsaic - il nor¬
ie, raffermare) (logica): in generale ò
l’atto col quale l’intelletto accoglie o
fi) sua un’idea o uu’affeminzlono al¬
trui.
- per gli Stoici si dà l’assenso a una
rappresentazione, la si accoglie come
vera, quando questa, quasi impressa,
suggellata in noi da un oggetto, s’im¬
pone allo spirito por la sua forza, la
chiarezza, l'evidenza,Ci tira per i ca¬
pelli, come essi dicevano.
Assertorio (giudizio) (logica): b quello
elio esprime la realtà, l’esistenza, con la
copula: «è , «non è ", senza Implicare
la necessità, essendo possibile il con¬
trario.
Assioma (gr. àjicojxa = dignità, po¬
stulato; da &£toc - degno; hit. mun-
fiatimi) (logica): è in generale in affer¬
mazione, un principio considerate come
vero per la sua evidenza e accolto come
vero senza bisogno di dimostrazione.
-- i matematici greci l'applicarono pei
primi alle proposizioni evidenti: p. e.;
tra due punti la linea più breve è la
retta.
- con AniITOTELE si è esteso ni prin-
cipjt logici: al ] trincipio di identità, di
contraddizione, ccc.
- Spinoza denomina assiojni alcuni
principi! fondamentali della sua Etica
« more geometrico i/cmonstratu »,
Associazione delle idee
— 16 —
Astrazione
Associazione delle idee ( psicol. ): de¬
signa la tendenza comune ai processi
psichici a collegarsi fra loro, in modo
r-lie, quando uno di essi risorge nella co¬
scienza, tende a richiamare altri stati
psichici, o per coni ignita, cioè per essere
entrati contemporaneamente nella co¬
scienza, ^ per ragioni di somigliansa, o
anche per ragioni di contrasto.
—- Si può ricondurre a due leggi generali :
— a) la legge Cinica razione, per cui un
processo psichico tende a ricostituire il
complesso mentale di cui ha fatto parte ;
— b) la legge dell* interesse, per la quale
fra gli stati psichici richiamati si opera
una selezione dovuta all’interesse at¬
tuale clic offrono pel soggetto.
- L'associazione delle idee è descritta
per la prima volta da Platone noi Fe¬
done (cap. 18 ), per spiegare l’idea del-
1 ’ anamnesi .
- I). Humk sviluppa e determina la
teoria dell’associazione e la pone a fon¬
damento della vita psicologica.
Associazionismo ( filos è la dottrina
sostenuta dagli inglesi H ARTLKY , Hv- ;
me, Stuart Mill, Bàin, ecc., secondo
la quale l’associazlono delle idee ò la leg¬
go fondamentale della vita dello spiri¬
to e del suo sviluppo. È collegata a una
concezione atomistica della vita spiri¬
tuale, per cui un numero determinato di
elementi psichici, analoghi agli atomi
della chimica (cioè sensazioni, sentimeli-
li, immagini), associandosi, danno ori¬
gine alle funzioni superiori (memoria,
intelligenza, fantasia, ragione) © le spie¬
gano.
Assoluto (dal lat. absolvcrc = separare,
perfezionare ; quindi assoluto = ciò che
è indipendente e perfetto ; opposto : re¬
lativo) (/ ilo 8 .): esprime l’essere cho è
sciolto da ogni limite, relazione o con¬
dizione, indipendente da ogni altro es¬
sere o cosa, e a un tempo perfetto ; quin¬
di l’easere che esiste in só e per sé.
- l’assoluto può essere inteso come
il fondamento primo di tutte le cose, che
per il materialismo è la materia, per lo
spiritualismo lo spirito pensato come
sostanza, per l’idealismo il pensiero nel
suo più ampio significato, ecc.
- Newton pone a fondamento della
sua meccanica il tempo assoluto e lo
spazio assoluto, che cioè hanno esisten¬
za in sé, mentre ]>er Kant tempo e
spazio sono attività della nostra sensi¬
bilità, c, quindi, dipendenti da questa,
ad essa relative (v. spazio e tempo).
Assurdo (Ionica): si dice d’un’hlea o
d’un giudizio che viola le leggi fonda¬
mentali del pensiero, perché contiene
elementi incompatibili fra loro o con¬
traddittori.
- la dimostratone per assurdo (o ridu¬
zione all’assurdo, deducilo ad absurdum)
è quella che vuol dimostrare o confu¬
tare una determinata tesi, esponendo
la falsità evidente e la contraddittorietà
delle conseguenze che no derivano.
Astratto (dal lat. abs-trahcrc = trarre
fuori; opposto; concreto) (psicol.): si di¬
ce della parte n dell'elemento che venga
tratto fuori (abstrachim) da un tutto o
considerato separatamente, p. e. la for¬
ma, il colore d’un oggetto; perciò pren¬
de il senso di - pensato \ * concettuale »,
in opposizione a ciò che ò dato imme¬
diatamente nell’intuizione.
Astrazione (gr. d^aeCpsot?, da à<p—
atpéo> = traggo fuori, lat. abstraho ):
questo tonnine passa per due fasi prin¬
cipali (Euoken):
- 1 . fase logico-metafìsica: per Arisi o-
TELE è il procedimento che, omessi i ca¬
ratteri accidentali cruna cosa, ne rileva
le qualità essenziali c le considera per
so stesso; quindi sono astratte (è5
àcpaipéoEox; XsyójjLeva) lo forme sepa¬
rate dalla materia, come lo grandezze
matematiche, l'idea della statua sepa¬
rata dal masso di marmo. Nello stesso
senso è intesa nel Medio evo: abstrahere.
formam a materia int dicchi — separare
la forma dalla materia mediante l’in¬
telletto.
Nella logica astrarre consiste general¬
mente nel passare, mediante la sop¬
pressione d’una o di più note d’un con¬
cetto, a un concetto più generalo; p. e.
togliendo ai concetti di quercia, olmo,
pioppo ecc. alcune note, cioè quelle che
li differenziano, si salo al concetto più
generale di albero, cosicché quanto più
l’astrazione procede, tanto più dimi¬
nuisce il contenuto del concetto, cioè la
sua comprensione (che ò il numero dello
note che esso include), e cresce invece
l'estensione (che è il numero degli indi¬
vidui che esso abbraccia), come si vede
passando, p. e., dal mammifero al ver¬
tebrato, àlTanimale, all’essere viven¬
te ecc.
- 2 . fase psicologica (con Locke, Ber¬
keley ecc.): è l'operazione spontanea
per cui il pensiero isola progressiva¬
mente, nella massa dei fenomeni, le
qualità comuni ai singoli oggetti e le
esprime mediante un nomo comune, un
concetto, un’idea generale, trascorrendo
dall osservazione dei singoli individui
alla specie e al genere, grazio a quell 'al*
Atarassia
17 —
Autarchia
tra operazione spontanea che è la ge¬
neralizzazione, per cui si estende a tutta
una classe, a una specie, a un genere
ciò eho si osscrra in uno o più individui.
Atarassia (gr. àrapaSta, da a prlv. e
rapaOCTtij = turbo, agito) (filos.): è la
serenltù dello spìrito che per K Pier no
è l’ideale del saggio; è una conquista
della ragione mediante la saggezza (<ppó-
Vlf)(7t<;),t a temperanza (croxppOCTÓVT)), la
fortezza (àvSpsla, che ci permette di
non essere turbati dal dolore o dalla
paura delia morto), la giustizia (8ixa-
tooùv»], che ci pono sotto l’usbergo
dolio leggi), l’amicizia (ipiXla, sostegno
saldissimo dell’esistenza).
- ò usata anche dagli Stoici, dagli
Scettici o da altri, sempre per indicare
la serenitù. e l'Imperturbabilità, dello
spirito.
Atavismo (lat. atavua = antenato): è la
riapparlzione, In un individuo o in un
gruppo di Individui, d’un carattere o
d’una funzione biologica, o anello psico¬
logica, ohe non si trovava negli ascen¬
denti immediati, ma negli antenati più
o meno lontani.
Ateismo (da a priv. e &e6<;, dio): In ge¬
nerale consisto nel negare l’esistenza di
Dio o anche d'un essere (comunque lo
si voglia concepire) cho sia il principio
d’unità dell’universo, degli esseri, dei
fenomeni. Ateismo si dico anche certa
specie di scetticismo radicale, cho stima
puro accidente c vana apparenza la ve¬
rità, la bellezza, la moralità c tutti i più
alti valori umani.
Atomismo: è la dottrina filosofica e
scientifica, che pone l'atomo a fonda¬
mento dell'universo.
Atomo (gr. étToptoi; = indivisibile, da oc
priv. e xé[iVEtv = tagliare) ( filo ».): per
Democrito gli atomi sono le ultime
particelle indivisibili della materia, In¬
finite di numero, eterne, pesanti, mo-
ventisl nel vuoto, dove formano 1 corpi
cadendo per legge meccanica. E piceno,
che accoglie questa teoria, attribuisce
agli atomi il clinamen, cioè la facoltà
di deviare dalla verticale, con che si
rende più comprensibile l’urto degli a-
tomi, la formazione dei corpi nello spa¬
zio e la spontaneità del volere umano,
essendo, per gli atomisti, anche l'anima
formata di atomi (v. clinamen).
- nella scienza odierna l’atomo appare
come un mondo assai complesso, quasi
un minuscolo sistema planetario costi¬
tuito da un nucleo centrale carico d’e¬
lettricità positiva, intorno a cui gravi¬
tano corpuseoli carichi d'elettricità ne¬
gativa, detti elettrorii, cosicché la mate¬
ria non è altro cho l'aspetto che prendo
ai nostri occhi l’energia elettrica; non
quindi sostanza immutabile, ma dive¬
nire incessante.
Attenzione (psicol.): è un atto per cui
la coscienza, sottraendosi momentanea¬
mente alla dispersione naturale c abi¬
tuale sopra diversi oggetti, si concentra
sopra un fenomeno, un'idea o un gruppo
di idee, tratta dall’interesse o dal desi¬
derio di maggior chiarezza. Può essere
spontanea o volontaria.
Attivismo (filos.)'. è la dottrina, non
ben definita, secondo la quale la verità
è opera non del solo intelletto, ma del¬
l'azione coordinata di tutte le potenze
vitali o si manifesta essenzialmente nel¬
la capacità cho essa ha di promuovere
l’aziono umana (Eucken).
Atto (opposto: potenza) (filos.): per Ari¬
stotele l’atto (èvépyEta) àio stato del¬
l’essere ..pienamente realizzato; potenza
(Sóvaim) lo stato ftell’essere in via di
divenire, l'essere virtuale-, p. e.: il seme
contiene la piunta in potenza, la pianta
sviluppata è il semo divenuto atto.
Atto puro (filos.): per Aristotele ò
D io, atto pienamente realizzato, e per¬
ciò sottratto al divenire, /orma pura
(v. forma) senza materia, causa prima
del movimento, ma egli stesso immu¬
tabile, « primo niotore immobile ». Cosi
pure gli Scolastici e Leibniz, pel qua¬
le Dio è attività assoluta, aclus purus.
- pel Gentile ò il principio più alto
della filosofia: è l’atto col quale lo spi¬
rito pensa se stesso e, pensando so stes¬
so, crea il proprio oggetto; perciò è in¬
concepibile una realtà pensata come e-
steriore, anteriore, superiore allo spi¬
rito, giacché tutto è opera dell’io pen¬
sante, vivente o senza alcun presup¬
posto.
Attualismo (filos.): si applica a quello
dottrine che pongono l’attività sponta¬
nea e il movimento come principio della
realtà, comunque concepita; iniziato da
Eraclito, è ripreso più particolarmente
da Heoel, cho introduce il movimento
nella vita del pensiero, e continuato dal
Gentile e da altri.
Attributo (topica): ò ciò che nel giudizio
viene attribuito o negato al soggetto.
- (filos.): per Spinoza è ciò che espri¬
me l’essenza della sostanza (Dio). Infi¬
niti sono gli attributi di Dio, ma l’In¬
telletto umano ne vede due soli, cioò
il pensiero e l’estensione.
Autarchia (gr. àuTdtpxsioc = Il bastare
a se stesso) (filos.): è il dominio di sé.
Autocoscienza
— 18 —
Azione
l’indipendenza dalle cose esterne e dalle
passioni. In cui 1 Cinici e gli Stoici
scorgono l’essenza della virtù e la con¬
dizione della felicità. |
Autocoscienza, o coscienza di se (psi-
coi.): è la consapevolezza della propria
vita interiore, degli avvenimenti psi¬
chici (idee, sentimenti, volizioni) che si
svolgono nel nostro interno; è una co¬
noscenza diretta, immediata.
_ (filos.): per Cartesio l’anima cono¬
sce se stessa come « sostanza pensan¬
te >, c vede in questo atto la prova In¬
tuitiva della propria esistenza.
_per Kant Invece l'io conosce so stesso
non come sostanza, ma come « sog¬
getto », corno attività; ossia l'io è il ter¬
mine comune a tutti i processi di co¬
scienza, quasi il ilio invisibile ohe 11 tie¬
ne collegati; separato da essi, è pura
astrazione. ,
Autoctisi (gr. auró? e etici!.? — crea¬
zione di se stesso) (/ilos.): termine usato
dal Gentile per esprimere che lo spi- t
rito, pensandosi, prendendosi come og-
getto, creo se stesso, si sviluppa in¬
cessantemente, grazio a una. vivente |
dialettica del pensiero (v. dialettica).
Automatico (gr. aÙTÓ[.taTO? = che s
muove da Bé) (in generale): si dice di
ciò che si muove da sé in maniera
meccanica, senza l’intervento di for¬
ze psichiche o di una volontà intelli-
gente.
_ (psicol.): si applica all’attività in¬
cosciente, cioè a quegli atti che si ri¬
petono in maniera indipendente dalla
volontà. . , , ,, .
Autonomia (gr. coìtó? e vólto? = il da¬
re a se stesso lo legge, il reggersi con
proprio leggi; opposto: eteronomia, dal
gr. c~po? = altro, e vópio?= legge; che
significò: il reggersi con leggi date da
altri) (morale): per Kant consiste nel
fatto che la volontà umana 6 una vo¬
lontà legislatrice universale, in quanto
l'uomo nell’ordine morale obbedisco a
una legge che emana non da una vo¬
lontà a lui esteriore (sia questa Dio, la
società, la naturo, come avviene nella
morale eleronoma), ma dalla sua volontà
di essere ragionevole, dalla suo co¬
scienza.
Autorità (principio di) —) (in generale):
consiste ncll'accogliere come vera una
cognizione da una persona cui si rico¬
nosce una superiorità intellettuale o
morale, rinforzata spesso dalla tradi¬
zione. , . . ,
_ (/ilos.): nel Medio Evo Aristotele
gode d'un'autorità assoluta nella scien¬
za e nella filosofia, donde il detto: ipse
dirit (traduzione del greco aùvò? 2<ya,
che avevano già usato, parlando di Pi¬
tagora, i suoi discepoli), per affermare
cho una verità affermata da lui, Aristo¬
tele, non poteva esser messa in dubbio.
L’autorità della tradizione aristotelica
viene scossa nel Rinascimento, soprat¬
tutto per opera di Galileo, Bacone e
Cartesio.
Autosuggestione (psicol.): consiste nel
suggerire a so stesso una rappresenta¬
zione, un sentimento d'attesa, un de¬
siderio, il cui contenuto si realizza. E
volontaria, come quando alcuno vuole
svegliarsi in un momento determinato,
e si sveglia nel punto voluto; non vuole
sentire un dolore fisico, c questo non è
sentito; è involontaria, quando la sugge¬
stiono lavora a Insaputa del soggetto,
o per l’azione d’una malattia o per altre
cause intcriori.
Averroismo (/ilos.): è la dottrina di
Avkkroè, arabo, la cui azione si
esercita a lungo, anche nel Rinasci¬
mento; lo sue tesi essenziali, condan¬
nate nel 1269 da Stefano Tcmpier,
vescovo di Parigi, sono; l'intelletto u-
mano è unico (intelletto attivo di Ari¬
stotele); 11 mondo è eterno; l’anima in¬
dividualo muore col corpo e vi è solo
un’Immortalità collettiva; Dio non co¬
nosce gli avveniment i singolari ; gli atti
umani non sono retti dalla Provviden¬
za divina; c’è ima verità di ragione se¬
parata o diversa dalia verità di fede
(dottrina della doppia verità).
Azione (psicol): è l'insieme dei moti o
dei processi psichici coordinati in vista
d’un fine, per tradurre in atto una vo¬
lizione. . , _ ...
_ (/ilos.): è l’idea centrale della filo¬
sofia dell’azione di M. Blonpel: se si
considerano le diverso forme dell’azio¬
ne (scientifica, inoralo, sociale), si vede
che nessuna è perfetta, nessuna riesce
ad eguagliare il potere al volere, cioè
ad ottenere ciò che si vuole, e l’uomo
non è mai soddisfatto della sua azione.
Bolo se per una decisione della sua vo¬
lontà egli partecipa! della vita sopran¬
naturale e divina, offerta dal Cattoh-
cismo, allora soltanto raggiunge l’equi¬
librio perfetto tra potere e volere, fra
volontà voluta e volontà volente: cosi Dio
diviene un’esigenza cho perfeziona 1 n-
zione umana, la completa e l’appaga
interamente. È una dottrina che vor¬
rebbe Coordinare c saldare insieme filo¬
sofia e cattolicismo, senza ricorrere al
I dogma.
Beatitudine
— 19 —
Bene
B
Beatitudine <gr. liax.aptÓTT)?. da [xa-
xdtoioc = beato) (/dos.): 6 lo stato i
X del saggio, secondo Aristotele.
considerato conte la naturale conse¬
guenza non soltanto dell’attività mo¬
nde (Sto? TCpaxTlxéc), ma soprattutto
della vita teoretica <pto? &M>pY)Tlx6?),
cioè della piena esplicazione delle tor-
-,c spirituali, della vita contemplativa
che offre la conoscenza più alta, quella
del macrocosmo e delle sue leggi eterne.
__per B u Stoici si raggiunge nell apa¬
tia ànà&Eia, nel dominio della ra-
gionc sulle passioni e sul dolore; per
TOPI ceno nell’atorossla, che e data dal- 1
l’assenza del dolore, da una scelta
Bapiente'del piaceri e dall’armonia della
vita. .
_ per Spinoza 1 ’uomo raggiunge la
beatitudine, la quiete definitiva, solo
nella conoscenza del terzo grado, cioè
nella «conoscenza intuitiva», per cui
la ragiono vede le cose In Dio, nel loro
aspetto eterno (sub specie acf erri itati»),
che è poi un conoscerò Dio stesso nella
sua unità, quasi un coincidere con lui.
Beavlorlsmo (inglese: behariour -
comportamento, condotta) (psicol.): ts
il metodo di ricerca psicologica, che
consiste nell’indagare 11 modo di rea¬
gire alle impressioni esterne, la manie¬
ra di comportarsi, di condursi nelle
differenti circostanze della vita. Que¬
sto metodo, applicato dapprima agli a-
nimali, s’è poi esteso all'nomo.
Bello (/ ilos.): nell'antichità: per Platone
il hello è ciò che offre all’occhio e alla ,
mente proporzione e armonia, ordine e
misura. In modo cho la varlotà degli
elementi si disponga In gradi e si com¬
ponga in un tutto plasmato o ordinato
dalla vita dello Bpirito, il quale,. libe¬
randosi gradatamente da tutto ciò cho
è corporeo e sensibile, può essere tratto
verso il bello In sé, verso l’idea del bello
eterna, perfetta, immortale (v. dialet¬
tica). L’arte dell’uomo non ò altro che
un’imitazione della natura, che alla sua
volta c un’imitazione dell’idea, quindi
un'imitazione dell’imitazione, non un'c-
spressione dirotta del hello.
_Per Aristotele gli elementi del hello
sono: l’ordine (T<£?i;), la proporzione
(cuuusTpla), il limite <tò a>pia|.iévov);
la fonte del bello è nel senso innato
del ritmo e dell’armonia e nell’istinto
d’ìniitazione, raffinato dalle due facoltà
del genio ellenico: veder le cose con
meravigliosa chiarezza; rappresentar¬
sele con perfetta obbiottività.
__per Plotino il bello con è nella sim¬
metria, ma « è ciò cho rispleudc nolla
simmetria »; una statua è bella « per In
forma che l’arte vi ha introdotto »,
i-apà top stSou?, 2 èvfixvjv 7] t éyvv)).
È l 'intuizione dell’artista, il suo genio
che cren l’unità fra le parti molteplici
d’un oggetto e dona a questo ciò che
lo spirito ha di più profondo, mediante
una raffinata elaborazione tecnica; l’ar¬
te non è più imitazione, come per Pia¬
tone o Aristotele, ma creazione dell’in¬
telligenza, del voù?. Questa teoria viene
ripresa nel Hinascinicnto.
- nei tempi moderni : per KANT è hello
ciò che procura una soddisfazione di
carattere universale, non esprimibile
mediante concetti, libera da qualsiasi
fino uti itarlo o morale: le coso non
sono belle perla loro intima costituzio¬
ne, che In se stessa rqpta a noi scono¬
sciuta, ma perché sono capaci di ecci¬
tare c tendere In maniera armoniosa
le nostre forze spirituali.
- per B. Cuoce il bello non è un fatto
fisico, non ha nulla da vedere con ru¬
tile, col piacere, col dolore, con la mo¬
rale. non è oggetto di conoscenza con¬
cettuale; è dunque ciò ohe produce uno
stato d’animo libero da ogni interesse
pratico o logico, un’impressione che si
esprime in una pura Immagine, oggetto
di intuizione, ebe è conoscenza imme¬
diata o fantastica d’un momento della
vita dello spirito considerato nella sua
singolarità. Intuizione cui dà coerenza
e unità il sentimento.
Bene (in generale): ò tutto ciò cne ri*
spondo o si crede che risponda a un
bisogno e porta n un fine voluto o de¬
siderato.
_ (morale): è ciò che nell’ordine dell a-
zlone ò oggetto d’approvazione, ciò il
cui possesso è causa di soddisfazione e
avvia alla perfezione.
-_il gommo bene (summutn bollimi) è,
per la filosofia antica, l’oggetto ultimo
al quale deve tendere la volontà mo¬
rale • quindi un bene bastante a so stes¬
so, cui tutti gli altri beni sono subordi¬
nati e rispetto a cui son da considerarsi
come mezzi.
_ gli scolastici, Cartesio, Spinoza,
Leibniz seguono la tradizione antica.
Kant giudica che 11 dovere è anteriore
al bene morale, che questo deriva da
quello e gli è subordinato ; giacché li
bene è ciò che si fa per dovere: ossia
l’asione morale trae U suo valore non
Biogenetica
— 20 —
Carattere
dallo scopo al quale tende, non dal
bene che attua, ma dal principio cui
la volontà obbedisce, apendo unicamen¬
te por rispetto olla leppo morale : perciò
la lepgo morale incondizionata deter¬
mina il bene, non il beno determina il
dovere.
Biogenetica (legge) (gr. (Uos = vita,
yeveatS = origine): ò la legge, oggi con¬
testata, che ebbe questo nome dal na¬
turalista tedesco K. Haeckkl, per la
quale le fasi dello sviluppo individuale
ricapitolano in breve le fasi dello svi¬
luppo della specie. La formula è: Yonto-
genesi ripete la filogenesi (v. ontoge¬
nesi).
Biologia (gr. plot; = vita, Xóyos = di¬
scorso). È la scienza dei fenomeni ge¬
nerali della vita, comuni agli animali
e alle piante. Comprende la morfologia,
la f isiologia, la patologia , secondochó si
considerano lo forme, le funzioni, i
fenomeni anormali degli organismi vi¬
venti.
Bisogno ( psicol .): ò la consapevolezza
che qualche cosa manca al nostro orga¬
nismo, o anche, in senso più alto ameno
usato, alla vita intellettuale, giacché
ogni essere per vivere, svilupparsi o rag¬
giungere 1 fini che gli sono proprii deve
prendere al mondo esteriore lo materie
e gli elementi necessari all’esistenza. Si
distinguo dal desiderio, perché il biso¬
gno ò indeterminato nel suo oggetto,
mentre il desiderio si dirigo verso un
oggetto determinato: ho bisogno di nu¬
trirmi o desidero un determinato cibo.
Buon senso: per Cartesio ò sinonimo
di ragione, intesa come facoltà di di-
Bcernere il vero dal falso; quindi ò la
capacità di ben giudicare, che non vie¬
ne concessa a tutti gli uomini nella
stessa misura.
Buridano (asino di — ) ( filos .) : cosi s’inti-
titola rargomentazione attribuita a Bu¬
rlo ano» rettore dell’università di Pa¬
rigi ( 1328 ); ossa consiste ncH’affcrmarc,
a proposito del libero arbitrio , che un
asino affamato, posto davanti a duo
socchi d’avena perfettamente uguali,
si troverebbe nell’impossibilità di faro
una scelta fra duo cose che lo solleci¬
tano in ugual misura, o morrebbe di
fame, (V. anche Dante, Paradiso, can¬
to IV, vv. 1 -(J). L'argomentazione non
si trova negli scritti di Buridano; ed ò
forse dovuta ai contemporanei, per
deridere il suo determinismo psicolo¬
gico, secondo cui la volontà si decide,
tra più beni, pel bone maggiore; donde
l’indecisione di fronte a due boni uguali.
c
Cabala (dall’ebraico Kabbalah = tradi¬
zione) (rclig.): opera di filosofìa religiosa,
che si considera un’interpretazione se¬
greta della Bibbia, trasmessa per tra¬
dizione da Adamo ad Àbramo, attra¬
verso una serie ininterrotta di iniziati.
Tratta dello sviluppo di Dio, che prendo
coscienza di sé generando tutto lo coso
dalla propria sostanza per via d’ema¬
nazioni; contiene l’enumerazione dello
milizie celesti, il simbolismo dei nu¬
meri ecc.
Campo della coscienza (psicol.): de¬
signa l’insiemo dei processi psichici
(idee, sentimenti, emozioni), cho in un
determinato momento sono presenti
nella coscienza d’uu individuo.
Campo visivo (psicol.): ò l’insieme de¬
gli oggetti cho sono percepiti simulta¬
neamente dall’occhio in un dato mo¬
mento; mentre il punto visivo è l’og¬
getto cho nel campo visivo si presenta
con maggior chiarezza.
Canonica (dal gr. xavtóv = regolo, re¬
gola, norma) (logica): ò cosi detta da
Epicuro la parte introduttiva della sua
dottrina, che tratta del criterio di ve¬
rità, cioè della validità obbiettiva dello
nostre cognizioni, che egli fa consistere
noU’immediata evidenza delle perce¬
zioni sensibili.
Carattere (dal gr. x a pacrcrco = scalfi¬
sco, donde '/apaxTyp = impronta) (in
generale): indica la qualità propria, la
« impronta » che serve a distinguere o a
definire un oggetto.
-(psicol.): ò l’unità stabile, costante
dello disposizioni intellettuali, sentimen¬
tali e volontario che distinguono un in¬
dividuo dagli altri, il nucleo permanen¬
te che dirige la sua evoluzione psicolo¬
gica, Vimpronta che egli lascia nei suol
atti, tenendo presente che le qualità co¬
stitutive del carattere, le quali formano
un fascio di energie diretto verso un fi¬
ne, si manifestano nelle contingenze della
vita, soprattutto in quelle arduo e gravi.
- (metafisica) : Kant concepisce l’uomo
come cittadino di due mondi: del mon¬
do fenomenico e di quello noumcnico;
come parte del mondo sensibile l’uomo
ha un carattere empirico, che si inserisco
nella catena delle cause naturali, di gui¬
sa che le sue azioni sono sempre deter¬
minate, o cioè non sono libere; invece
come parte del mondo nouraenico ha un
carattere intelligibile, sottratto alla serie
delle cause naturali, e quindi libero .
Caratterologia
— 21 —
Categoria
_ (morale): aver un cara’lere morale si¬
gnifica possedere stabilmente quelle
qualità del volere per cui il soggetto tien
fermo a principi o a norme pratiche c
morali determinate, che egli si ò pre¬
scritto con la ragione.
Caratterologia (psicol.): neologismo
che servo a indicare la scienza del ca¬
rattere, la quale studia l’essenza, l’evo¬
luzione del carattere, mira a fissarne
i tipi fondamentali.
Cardinali (virtù): v. virili.
Carità (tcol.): è la maggioro dello tre vir¬
tù teologali (lede, speranza e carità) ed e-
eprime l’amore di Dio e l’amore del pros¬
simo in Dio; è il principio d’ognl virtù.
- (morale): consiste nel far del bene
al prossimo senza mira alcuna di van¬
taggio proprio.
Cartesianismo: si può Intenderò: 1 ” la
filosofia di Cartesio nello sue tesi fon¬
damentali: l'idea di sostanza, 11 duali¬
smo fra anima o corpo, il meccanicismo
del mondo fisico, l’evidenza corno cri¬
terio di Terità eoe.; 2» la filosofia dei
discepoli o dei successori di Cartesio,
cioè ili Malebranche, Oeclinx, Bpi-
nossa, occ., benché non sia facile stabi¬
lire ciò che del pensiero di Cartesio ò di¬
venuto pensiero comune dei cartesiani, i
quali mirano a risolvere i problemi po¬
sti ma non risolti da Cartesio: i rap¬
porti fra pensiero ed estensione, fra ani¬
ma e corpo, fra Dio c 11 mondo.
Casistica (morale): è quella parto della
morale pratica che tratta dei « casi di
coscienza *, cioè dell'applicazione di
norme morali olle circostanze particola¬
ri, o ancho nei loro rapporti con la reli¬
gione, Bpeelalmcnte quando rincontro
o l’intreccio fortuito degli avvenimenti
della vita umana portano a conflitti di
doveri di non facile soluzione.
-in senso peggiorativo, s’usa per in¬
dicaro distinzioni sottili o abili con cui
si vuol giustificare un atto che spesso
la inoralo non approva.
Caso (gr. ’M/tj, slitapirivi)) (fn gene¬
rale): si dico elio un fatto è dovuto al
caso, quando è fortuito, inaspettato o
so ne ignorano le causo.
- ( Hlos .): già Aristotele intorpreta
il caso corno un avvenimento dovuto al
fatto che due o più serie di fenomeni
s’incontrano in un punto in maniera
imprevedibile, o dà l’esempio dello sca¬
vatore che trova un tesoro.
- in senso più comprensivo il caso si
ha ciuando una modificazione insensi¬
bile e impercettibile nello cause d’un
avvenimento produce una modifica¬
zione nell’effetto; p. e. il ritardo d’un
attimo di un fatto qualsiasi può pro¬
durre o far evitare un accidente gra¬
vissimo per lo sue conseguenze.
Catalettica (fantasia) (gr. cpavvaota
y.xTaXvjTTTixr,, lat. risum impressum
e//ictumque: t ic.): è per gli Stoici una
rappresentazione che ei si presenta, con
tale evidenza (èvàpysia) o forza, ri¬
producendo lutto le qualità dell’ogget¬
to. elio ci afferra (y.aTaXa|j.[ 3 àvet) o ci
costringe ad accoglierla come vera. 10
il fondamento del criterio stoico di ve¬
rità.
Catarsi (gr. xdt&apot Q, da xaDmpio
= purifico) (Hlos.): per Platonf., come
più tardi per Plotino, consisto « nel se¬
parar-, e rimovore (ytopi) quanto
più è possibile l’anima dal corpo c as¬
suefarla a raccogliersi in só medesima,
rimanere sola, sciolta dai vincoli del
senso > (Fedone). La catarsi ha por fine
di preparare l'anima allo più olevate at¬
tività spirituali. Per i Neo pi, atonici è
un avviamento alla mistica, aH’unione
con Dio.
- (estetica): Aristotele parla d’una
calarsi traffica, che sarebbe l’effetto pro¬
dotto dalla tragedia sopra gli uditori:
raziono tragica, suscitando la compas¬
sione e il terrore, compio la funziono
di purificare da tali sentimenti l'animo
dello spettatore, sollevandolo dalle an¬
gustie dolln vita quotidiana.
- (psicol.): nella psicanalisi la catarsi
consiste nel richiamare un’idea o un ri¬
cordo, che, represso, produce perturba¬
zioni fisiche e psichiche, mentre, cono¬
sciuto e chiarito, diviene innocuo.
Categoria (gr. xanj-fopta, da xccrv)-
yopEtv = affermare; lai. praedicamen-
t avi : Boezio) (logica): per Aristotele
le categorie sono lo affermazioni, i pre¬
dicati più generali delle cose, le diffe¬
renti classi di predicati che si possono
affermare d’un oggetto qualsiasi, c quin¬
di 1 sommi generi del reale (xanjYOptòcl
toO Svuoi;); ne distingue dicci, traen-
dole, forse, dallo parti del discorso:
sostanza, qualità, quantità, relazione,
luoao, tempo, situazione, avere, lare,
patire.
-per Kant le categorie sono le /orme
a priori del conoscere, con le quali l'in¬
telletto unisco il molteplice offerto dal-
Vintuizione sensibile: c cioè I fenomeni
che il senso percepisce slegati, isolati,
sono dall 'intelletto collegati in una sin¬
tesi per mezzo delle categorie: p. e. gli
organi di senso percepiscono duo fono -
meni isolati, il calore e la dilatazione
Categorico
— 22 —
Certezza
d'un corpo; l’inteUetto li unifica con la
categoria di causa : il coloro ò causo della
dilatazione. lCont. enumera dodici cate¬
gorie: tre della quantità (unità, plura¬
lità, totalità), tro dello qualità {realtà,
negazione-, limitazione), tro dello rela¬
zione ( sostanza, causa, reciprocità (ia¬
sione), tro della modalità (possibilità,
esistenza, necessità).
- -Schopenhauer ammette la sola ca¬
tegoria di causa: il mondo come sem¬
plice rappresentazione è una moltepli¬
cità di fenomeni disposta nello spazio
e nel tempo, ordinata o pensata secondo
il principio di causa.
-per Rosmini la categoria unico e su¬
prema è l'idea dell’essere in universale,
cioè di quella < qualità che è centuno a
tutto lo coso, senza badare punto a
tutte le altro loro qualità generiche o
specifiche o proprie » ; da essa dipende
il sorgere o 11 formarsi delle rimanenti
ideo (v. essere).
Categorico (giudizio) (logica): è il giu¬
dizio in cui il rapporto fra soggetto o
predicato è affermato come assoluto,
incondizionato; p. e.: Dio 6 giusto.
•- il sillogismo categorico è quello com¬
posto di tre giudizi categorici.
Categorico (imperativo): v. imperativo.
Causa: nell’uso corrente 6 ciò che pro¬
duce l’eftctto ed ò concepita come una
forza ohe da un tenomeno ne fa deri¬
vare un altro; p. e. la pianta è causa
del flore, un oolpo di fucile 6 causa del¬
la ferita (v. principio).
- secondo D. Home, neU’espcrienza,
in noi come fuori di noi. questo passag¬
gio dalla causa all'effetto, questa forza
o « azione transitiva « non viono perce¬
pita, non esiste: noi constatiamo sol¬
tanto che un fenomeno succede a un
altro, che il primo è l'antecedente co¬
stante del secondo, per cui non v’ò con¬
nessione necessaria tra 1 fenomeni, ma
soltanto successione pura o semplice; il
legamo causale che noi vi scorgiamo è
dovuto esclusi vomente aH’associazione
delle idee per contiguità, o aU’flòffudine
(v. associazione delle idee o abitu¬
dine).
- per le scienze fisiche la causa 6 sem¬
pre in correlazione con l'effetto, con¬
forme alla formula di Galileo: • causa
è quella la quale, posta, sèguita l’effetto
e, rimossa, rimuove l’effetto »: donde 11
principio di causa: « tutto ha una causa;
la stessa causa, nelle Identiche condi¬
zioni, produco lo stesso effetto; 1 feno¬
meni costituiscono serio nello quali resi¬
stenza del precedente determina quella
del seguente •. Sono queste lo formulo
più comuni del principio di causa.
Causa finale ( filos .): ò la causa per cui
una cosa ò o si fa; Il principio dello
causo finali ò quello in virtù del quolo
le serie dei fenomeni formano sistemi
in cui l’idea del tutto determina resi¬
stenza delle singolo parti (Lachklier).
- mediante le emise finali si prova l’e¬
sistenza di Dio, appoggiandosi alla con-
stataziono di fini nella vita sia uni ver¬
sale sia individuale, donde la necessità
d'ammettere una causa suprema, intel¬
ligente.
Causa prima (filos.): 6 ciò elio basta
a se stesso, che non ò l’effetto né la di¬
pendenza d’altra cosa, ma la causa da
cui tutto dipende, il principio primo,Dio.
Causa sui (filos.): per Spinoza è la so¬
stanza infinita, Dio, perché non ripeto
la sua esistenza da altro essere, non
sottostà a nessuna condizione, è incon¬
dizionate, ussoìrt o, ha in sé la fonte e
la ragione del suo essere, si afferma, si
pone per virtù sua intrinseca.
Cause occasionali (teoria delle-)(/»Zos.):
è pensata da Geclinx e Malebranche
per risolvere il problema, lasciato Inso¬
luto da Cartesio, dei rapporti fra anima
c corpo: due sostanze radicalmente di-
vorsc, come l’anima e il corpo, non pos¬
sono agiro l’una sull’altra; perciò non
è la mia volontà cho muove 11 mio brac¬
cio, ma « Dio ha voluto che il mio brac¬
cio si muova, quando la mia volontà lo
esige »; ossia il fatto fisico (come il mo¬
vimento dol braccio) ò suscitato da Dio
nell’occasione in cui l'anima ha la rap¬
presentazione corrispondente. Dio ò per¬
ciò 1’unica causa eflicionte tanto nel
mondo fisico, quanto nel mondo spiri¬
tuale, ò la causa continua dell'accordo
fra i movimenti del corpo e le idee del¬
l’anima.
Cause seconde (filos.): sono cosi
chiamate nella Scolastica le cause na¬
turali rispetto alla causa prima, a Dio.
Cenestesi (gr. xotvi!) = comune, o
atcrì>vj(n?= il sentire) (psicol.): designa
il complesso delle sensazioni provenienti
dagli organi interni del corpo, lo stato
psichico totale risultante dall’azione
simultanea e complessiva dolio im¬
pressioni interne.
Certezza (opposto: dubbio ) (jwricoZ.): è lo
stato dello spirito intimamente persua¬
so di possedere la verità, o por via imme¬
diata, dovuta all 'evidenza, o per dimo¬
strazione, o anche per fede; iu questo
terzo caso s'accost-’. olla credenza (V.
credenza).
Cinestetiche
— 23 —
Compositivo
_ (logica): è il carattere di ciò che non
lascia aperta alcuna via al dubbio ed
è dovuto al fatto che i principi! logici
sono osservati.
Cinestetiche (sensazioni) (dal gr. xt-
véo>= muovo, atat>r,a'.; = sensazione)
( psicol.): sono le sensazioni che proven¬
gono dai movimenti degli organi cor¬
porei.
Circolo vizioso = vedi diallelo.
CI inamen (è la traduzione , luereziana
del greco exxXtai:, da èxxXivetv = de-
vìai-e, declinare) (filos.): Emerito am¬
mette che gli atomi, invece di cadere
dall’alto al basso in linea retta (ché in
tal caso non potrebbero incontrarsi, né,
quindi, formare i mondi c i corpi compo¬
sti). subiscono, per un Impulso interiore,
una deviazione dalia linea verticale (che
è appunto il clinamcn), la quale ne ten¬
de possibile l'urto. Por tale tendenza
spontanea la necessità meccanica cedo
nell'uomo il posto ulla volontà libero,
essendo anche l'anima formata di atomi.
Cogito ergo sum </ffos.): è il principio
elio Cartesio assume come fondamento
della certezza, dell’immediata consape¬
volezza del nostro essere spirituale: pol¬
li fatto che io penso affermo che io esi¬
sto, concepisco la realtà dell’anima co¬
me sostanza pensante, permanente, as¬
soluta, mentre i suoi contenuti sono va¬
riabili. transito rii ; il che non deve però
considerarsi corno la conclusione d’un
ragionamento, ma una certozza imme¬
diata e intuitiva.
Coincidentia oppositorum (filos.):
già in Eraclito la • tolta del Contrari -,
cioè degli elementi cosmici che Bono in
conflitto fra loro, in realtà 6 < un'ar¬
monia », e la vera saggezza sta nel co¬
gliere l’unità che si cela sotto la molte¬
plicità dello cose fra loro discordanti.
Ncll’l 7 mo di Plotino ogni opposizione
scompare.
-per Nicola Cosano gli opposti si con¬
ciliano in Dio, si fondono In un’unifd
indistinta, dove il massimo coincide col
minimo o lo coso contraddittorie s'ap¬
pianano: se p. e. si dico che Dio è luco,
esso non è luce che contrasti con le te¬
nebre, ma nolla luce influita anche le
tenebre sono luce.
- anche Giordano Bruno scioglie nel-
VCno lo antinomìe di forma o materia,
di finito e infinito, di massimo e minimo,
sopprimendo ogni dualismo: ■ profonda
magia 6 saper trar il contrario, dopo
Aver trovato il punto do l’uniono ».
Coltura (dal lat. colere = coltivare): dal¬
la cultura agri è trasferito alia cultura
animar : infatti Bacone parla di cultura
o georgica dello spirito come d'una parto
principale dell'etica: cultura animi,
guani etiam gcorgicam animi appellare
consuevimus.
. - Guglielmo di HcJtBoi.PT distinguo
coltura o ci filtri (frane, civilisation): la
ci città contribuisca a rendere l’umanità
più socievole e più morale con le isti¬
tuzioni 0 coi beni materiali, mentre la
coltura s’eleva ni disopra di essa con
la scienza o l’arte.
_,— con F. Nietzsche l'opposizione fra
lo due idee si fa più recisa: la civiltà è
l’ideale dell’uomo comune, del ■ greg¬
ge -, ha un carattere tecnico e mecca¬
nico, è una forma d'esistenza intesa a
migliorare lo condizioni materiali del¬
l'uomo nella sua evoluzione storica; in¬
vece la coltura, nello grandi epoche sto¬
riche, è ccr-rassegnata dal dominio de¬
gli spìriti più audaci, creatori di nuovi
valori, corno 11 -secolo di Pericle c la
Rinascenza italiana: òjl culto degli alti
valori umani.
._ cottura o civiltà s’adoperano spesso
quando si pongono in contrasto due
grandi tendenze storiche, come la ci¬
viltà mediterranea e la coltura germanica :
la prima ha i caratteri della stabilità,
dell’ordine, della chiarezza, la seconda
del divenire, della profondità, dell’aspi¬
razione indefinita.
Come se (filosofia del —) ifi Io».): Hans
Vaihinger sostiene che il conoscere è
« un semplice strumento che è utile per
poterci orientare nella realtà % c, poi¬
ché il pensiero non può penetrare il
mondo reale, ci foggiamo finzioni, che
non hanno alcun fondamento positivo,
ci comportiamo come se (als ob) le coso
fossero cosi come le pensiamo: ■ fin¬
zioni nello stretto senso della parola
sono quelle formazioni psicologiche ciie
non solo contraddicono ulla realtà, ma
sono in se stesse contraddittorie, come
atomo e cosa in sé ; da questo si distin¬
guono quello idee che contraddicono
solo alla realtà data, ma non sono in so
stesse contraddittorie, come lo classi¬
ficazioni: sono semiflnzioni ». Queste so¬
no mezzi che il pensiero adopera nelle
sue indagini o possono condurre a buoni
risultati.
Comportamento = vedi beaviorismo.
Compositivo (logica): 11 metodo com¬
positivo ò il Beoondo momento del me¬
todo galileiano: dopo aver ottenuto col
metodo risolutivo (v. quosto termine)
l’ipotesi atto a spiegare un fenomeno
o un gruppo di fenomeni, essa è ve-
Comprendere
— 24 —
Conoscenza
ri ficaia applicandola ai casi particolari, I
ne d'esperienza; in questa verificazione
consisto appunto il metodo compositivo.
Comprendere (film.): riceve un parti¬
colare significato dal tedesco G. Dil¬
they, che lo distìnguo dal semplice co¬
noscere: comprendere (ted. : vcrstchcn) ò
vivere o rivivero ( crlcbcn) interiormente
un’idea in modo che soggetto o oggetto
coincidano, che essa si faccia nostra per
via immediata, cioè per intuizione. Men-
tro il conoscere si riferisce a oggetti este¬
riori, meccanici, come avviene nelle
scienze della natura ; il comprendere in¬
vece ha il suo posto nelle scienze sto¬
riche, dove il vero storico rivive i fatti
che narra, di guisa cho fra l’autore
d’un avvenimento storico e chi lo narra
v’è solo differenza di grado, non di
qualità.
Comprensione (Tonica): la compren¬
sione d’un concetto ò il numero delle
« note essenziali « che esso contiene o I
cho si esprimono nella sua definizione 1
(vedi; astrazione, estensione).
Concetto (dal lat. curri e capio = « pren- j
do insieme », cho traduce il gr.
da auv e Xajxpdcvco) (Ionica): ò un pro¬
dotto mentalo elio riunisce in un tutto [
le note essenziali d’una classe di esseri j
o di coso; p. o. l’uomo, il genio.
- concetti puri o a priori (come p. e.
causa, sostanza) sono quelli tratti non
dall’esperienza, tua dalla ragione, c for¬
niti dei caratteri dcll'Mnircrsalifd o della
necessità, ossia validi per tutti gli cs- |
seri ragionevoli o per tutti gli oggetti
che essi denotano; devono esprimere
l'cssenca dell’oggetto e quindi ciascun
concetto non può essere diverso da quel¬
lo che ò. Socrate viene considerato il
fondatore della teoria del concetto;
Aristotele nc ha poi studiato e for¬
mulato i caratteri essenziali.
- concetti empirici sono idee generali
che servono a definire classi d ? oggetti
o di coso dato nell’esperienza ; p. c. mam¬
mifero, vertebrato.
Concettualismo (film.): nella questio¬
no degli universali designa la teoria
cho sta di mezzo fra il realismo e il no¬
minalismo e fu introdotta da Abelar¬
do: secondo tale concezione gli univer¬
sali non sono né reali, né puri nomi, ma
esprimono qualità comuni a classi di
individui e hanno esistenza, come con¬
cetti ( conceptus ), nella mente umana
(v. universali, realismo, nominalismo).
Concordanza (metodo di — ) (logica): è
uno dei metodi che lo Stuart Mill in¬
segna nella sua logica per ricercare o 1
isolare la causa. La formula ò la seguen¬
te: se due o più casi d’un fenomeno
concordano in una sola circostanza sem¬
pre presente, questa è la causa del fe¬
nomeno ; p. o. : più corpi, in circostanze
differenti e in esperienze variato, si fon¬
dono e volatilizzano quando sono sotto¬
posti a una forte temperatura; quindi
la fusione e la volatilizzaziono hanno
per causa il calore, unica circostanza
comune. Si collega con la raccolta d’o-
sempi atti a scoprire la « natura *, la
qualità essenziale d'un fenomeno, rac¬
colta che fu detta da Bacone tabula
praesentiae. — Gli altri metodi di
Stuart Mill sono: di differenza, dello
variazioni concomitanti, dei residui (v.
questi termini).
Concreto (dal lat. concrescere = coagu¬
larsi, rapprendersi; opposto: astratto):
in generale si dico concreto un oggetto
o un fatto quando si considera quale è
dato nell’esperienza, con tutti i carat¬
teri che lo costituiscono: p. e. un deter¬
minato cappello bianco 6 concreto; cap¬
pello, bianco, presi separatamente, sono
astratti.
- in senso più rigoroso: dicesi con¬
creta una cosa, un essere, nn atto, un’i¬
dea, quando si concepisce come un’u¬
nità organizzata In un tutto, una sin¬
tesi d’e omenti molteplici.
Condizionato (opposto: incondiziona¬
to) (filos .): indica ciò che per essere
suppone una condizione, ossia ciò la cui
esistenza dipende da un’altra cosa; è
sinonimo di relativo.
Condizione (in generale): è una qualità
o una circostanza considerata come
un’esigenza necessaria aH’esistero d’una
cosa, al prodursi di un fenomeno ; p. e. ;
l’ossigeno è la condizione della vita.
- (logica): la condiziono è il princi¬
pio, il fondamento ; il condizionato è la
conseguenza, l’applicazione del prin¬
cipio.
Conoscenza: consiste ncll’aver presento
alla coscienza un oggetto, sia questo
interiore, p. e. un’idea: sia esteriore,
p. e. un fenomeno del inondo esterno.
Si distinguono diversi gradi di cono¬
scenza :
- a) volgare: ò slegata, superficiale,
mira per lo pili all’utile immediato;
-à) scientifica: vuol cogliere i rapporti
fra le cose, rappresentarseli chiaramen¬
te, spiegarli o descriverli obbiettiva¬
mente, esporli con ordine;
- c) filosofica: tende a collegare una
classe di cognizioni o di fenomeni con
una visione generale delTuni verso, dove
Conosci te stesso
— 25 —
Contingentismo
il tutto è determinato possibilmente da
un unico principio supcriore, sia questo
la materia o l’idea o lo spirito o un prin¬
cipio indistinto in cui materia e spirito
sono fusi in un tutto.
Conosci te stesso (filos.): con queste
parole Socrate Invito l’uomo a rien¬
trare in se stesso per cogliere il suo vero
essere. Per es.. Lachete o Micia, sono
due valorosi che perù ignorano che cosa
sia il coraggio; Socrate, interrogando,
li conduco a constatare eho non sanno
citi che essi sono e il avvia a prender
chiara coscienza della loro realtà in¬
teriore e profonda.
_Piattino, obbedendo, come Kraclito o
Socrate, all’Invito del Ilio, che prescrive
il • conosci te stesso ■, pensa che l’ani¬
ma, rientrando in se stessa, scopre tutta
la ricchezza della vita intcriore, coglie
la parte divina che contlono o s'innalza
aU'Uno Infinito.
__ anche per S. AGOSTINO conoscer se
stesso 6 un mezzo per giungere a Dio:
noli forai! ire, in te redi, in interiore ho-
mine habitat rcritas, o nell’anima tro¬
viamo l’intelligenza, l’amore,la cono¬
scenza, tre facoltà d'ugual valore, che
no formano una sola e sono l’immagino
della Trinità divina.
.- anche per Campanella il w»c« te
ipsum rivela tre coso fondamentali, dal
momento che conoscere ed essere co¬
incidono: so sento ili essere, significa
che ho la potenza di essere, so di es¬
sere, voglio essere, (passe, nasse, ielle);
ho pure la coscienza dei limiti del co¬
noscere umano e quindi anche dell’es¬
sere universale e divino, il quale b in
grado perfetto posse, nosse, velie: po¬
tenza, sapienza, amore.
- per Cartesio il * conosci te Btesso »
offre l’immediata intuitiva certezza del¬
l’esistenza del nostro io cosciente, del¬
l’anima come res cogitane, come realtà
sostanziale, distinta dal suo contenuto,
cioè dal processi coscienti che si succe¬
dono nel nostro interno.
- per Heokl « Il conosci te stesso è la
norma suprema eho esprime la natura
dello spirito e Questo, esaminandosi nel
suo sviluppo storico o nei sistemi che
si succedono nel tempo, scopre che
esso è llbora creazione, verità assoluta,
che si viene svelando gradatamente per
lo sforzo secolare dei pensatori. Ogni
grando sistema filosofico è un momento
necessario d’un tutto.
Consensus gentlum (filos.): b l’accor¬
do di tutti gli uomini intorno a certo
affermazioni tenute per vere; 6 addotto
come una dello prove dell'esistenza di
Dio.
Contemplazione (opposto: pratica) (fi-
los.): b l’attività spirituale, cosi forte¬
mente presa dal suo oggetto, che il sog¬
getto, obliandosi, fa con esso una cosu
Boia.
_ in Aristotele contemplare («-cm-
pztv), in opposizione al fare (7TpxTTCtv),
designa la vita speculativa, la cono¬
scenza più alta, quella dell'ordine co¬
smico, delle sue leggi eterne, che ei li¬
bera dalle angustie della vita quoti¬
diana e dei rapporti umani; 6 il bene
più alto.
- Plotino estende il concetto di con¬
templazione (Oeoiptoc) a tutti gli esseri,
gtaoehé la oorronto spirituale elio emana
dall 'Uno, cioè (la’.:» divinità, fa sentire
la sua azione, per successivo grada¬
zioni, in tutto l’universo, col carattere
d'un’attività creatrice o plasmatrice.
Contingente e contingenza (oppo¬
sto: necessario o necessità) (filos.): espri¬
me tutto ciò che può essere o non essere,
ciò elio può essere diverso da quello che
è, olio non è sostanzialo o essenziale, ed
avviene per causo accidentali.
- nella SCOLASTICA mcdlocvalo dieosi
futuro contingente l’avvenimento, che,
formo restando tutte le condizioni at¬
tuali, può prodursi o non prodursi uel
tempo a venire o quindi non può essere
oggetto di scienza certa. S. Tommaso
pensa eho Dio conosco anche i futuri
contingenti, pur restando salva la libertà
umana.
Contingente mundi (filos.): b una
delie prove posto dalia Scolastica a
fondamento dell'esistenza di Dio: < se
tutto lo cose fossero tali che potrebbero
ancho hou essere (cioè, se fossero con¬
tingenti), vi sarebbe stato un tempo in
cui nulla era; ma se cosi fosse, ancor og¬
gi nulla Barebbe, giacché ciò che non ò
(ossia ciò che sarà contingente), incomin¬
cia ad essere solo per mezzo di ciò che è
(ossia, per mezzo deU’assolufo); quindi
tutti gli esseri non sono puramente
possibili, contingenti, ma v’è qualche
cosa di non contingente, di necessario,
cioè Dio > (8 . Tojimaso).
Contingentismo o filosofia della
contingenza (filos.): servo a designa¬
re il complesso dello dottrino che nella
spiegazione dell’universo assegnano ima
parto più o meno grande alia contin-
i gema.
_ il francese Emilio BoCTROOX ha
dato particolare rilievo a questa dot-
1 trina; egli pensa infatti che a mano a
Contraddittorio
— 26 —
Cosa in sè
mano che si sale dalle formo Inferiori
degli esseri alle forme superiori, dalla
chimica alla biologia o da questa alla
psicologia, si introducono nuovi modi
di realtà (la qualità, la rtta, la coscien¬
za, l’auto-coscienza), In cui il ferreo con
catcnamento di causa od effetto ohe si
osserva nel mondo tìsico si viene atte
nuando, fino a scomparire nella libertà
spirituale umana; perciò la vita del
ponsiero è una novità continua, In cui
il nuovo non si può spiegare col vecchio.
Il superiore con l’Inferiore, perché con¬
tiene qualcosa di più e di nuovo (con¬
tingente), che nella realtà inferiore non
c'era.
Contraddittorio (logica): due giudizi,
due concetti dloonsl contraddittoril,
quando l'affermazione del primo irnpll- I
ca la negazione del secondo ; ò contrad¬
dittoria anche una proposizione in cui
il predicato affermi una qualità o modo
di essere opposta a quella espressa dal
soggetto.
Contraddizione (logica): il principili
di contraddizione ò cosi formnlnto da
Aristotele: «due giudizi, dei quali l’uno
nega quello stesso che l’altro afforma
(A è B, A non è B), non possono essere
veri nel medesimo tempo e otto il me¬
desimo rispetto, poiché non ò possibile
ammettere che alcuno pensi cho la stes¬
sa cosa sia o non sla» (àSuvavOV Ù7TO-
Aaupàvetv vaùv&v elvat xal (xv) elvoci).
-Leibniz lm dato di questo principio
una formula più semplice: «A non ò
non A», cioè un giudizioò falBO quando '
soggetto e predicato si contraddicono.
- (filos.): Hegel pone la contraddi¬
ziono nel cuore della realtà vera, ossia
nel pensiero: ogni idea contiene in sé
la sua negazione, ciò' un’idea opposta
che spinge a un nuovo concetto più alto
comprendente e conciliante in sé i due
primi : il primo concetto ò la tesi, il se¬
condo ’ antitesi , il erzo la sintesi. Que¬
st'ultimo subisce lo stesso destino, c cosi
il movimento dello spirito i recede sem¬
pre più oltre, finché tutta la realtà è
trasformata in puro ponsiero, in una
« reto di concetti »: l’attività pensante
diviene processo cosmico, che abbraccia
tutte lo cose e tutte da sé lo produce
(V. coincidcntia oppositorum).
Contradictio in adiecto (logica): è
la contraddizione fra un termino e ciò
che vi si aggiunge ( adiectum ), aggettivo
o sostantivo; p. e.: legno ferreo.
Contrario (logica): sono contrarie due
proposizioni opposte e universali, l'una
affermativa e l'altra negativa; p. e.: 1
* tutti gli uomini sono mortali ; nessun
uomo ò mortale » ; sono contrari due
concetti, quando l’aiiermazione dell’uno
implica la negazione dell'altro; p. e.:
bianco, non bianco.
Contrattualismo (diritto): è la teoria
dell’origine contrattuale dello Stato, che
ebbe la sua forma più perfetta e famosa
nel Contratto sociale di G. G. Rousseau
( 1762). Il principio è: lo Stato si fonda
sulla volontà individuale dei consociati,
i quali l’hanno costituito per mezzo di
un contratto. Se si pensa con I’Hobbes
che, nel dar vita allo Stato, l’Individuo
rinunzia a ogni suo diritto, si ha il go¬
verno dispotico, so con Locke si sta¬
bilisce ina rapporto bilaterale fra indi¬
viduo e Stato, si ha il governo liberale ;
so col Rousseau si considera innlicna-
liilo ogni diritto individuale, cosicché i
singoli, riuniti in assemblea, possono,
con un semplice atto di volontà, far
tabula rasa d’ogni governo e magistrato
esistente, si ha il governo radicale.
Corpo (filos,): per Cartesio e Spinoza
ò corpo ciò che ha estensione o moto,
il quale non è altro che una successione
di luoghi occupati da un corpo nell’e¬
stensione; per Berkeley o Hume, ne¬
gata resistenza della materia, il corpo
è un complesso di idee o sensazioni as¬
sociate.
Corsi e ricorsi (filos.): è la legge uni¬
versale che per il Vico regge la vita
dei popoli e rispecchia le fasi di svi¬
luppo dello spirito individuale: il sen¬
so, la fantasia, la mente pura, corrispon¬
denti, nella vita pratica, alla passione
ferina, alla soggezione a una legge di
forza e arbitrio, alla libera osservanza dei
dettami della ragione. Cosi ogni popolo
trascorre necessariamente dalla violenza
dolio stato ferino alla vita civile, e, in
conformità dell'eterna natura umana,
dove ripercorrere il suo corso, ricadere,
per un processo degenerativo, nel senso
o nella violenza, e dalla barbarle ripren¬
derò il moto ascensivo, iniziare 11 ri¬
corso. Vico trasse questa sua dottrina
dalle indagini sulla storia di Roma,
generalizzata e integrata, qua e là, con
quella di Grecia.
Cosa in sè (opposto: fenomeno): espri¬
me il carattere dello coso considerate
por sé, fuori dei soggetto che le cono¬
sce, o in maniera da questo indipen¬
dente.
- per Kant è il quid inconoscibile che
si cela dietro ai fenomeni e no è il fon¬
damento; è posta fuori del tempo e
dello spazio, non vi si possono appi!-
Cose e persone
— 27 —
Creazione
care lo categorie, valido solo poi feno¬
meni.
__ Schopenhauer vedo la cosa in so
nella volontà metafisica, fondamento
ultimo o immanente del divenire co¬
smico: volontà ili vivere, for/.a cieca,
inconscia, elio « si accendo ima lampada
noi corvello umano », cioè si fa consa¬
pevole solo nell’uomo.
--- corno concetto limite la cosa in sé
stabilisco, per Kant, il confine fra il
conoscibile o l incomiscibile £ è ciò che
ó al di là dell’esperienza, oggetto di
una intuizione non sensibile, ma solo
intellettuale, elio è negata all’uomo.
Cose o persone (morale): per Kant lo
cose sono mezzi , oggetti per i nostri bi¬
sogni (in linguaggio economico: beni
materiali ); lo persouo sono non mezzi
ma /ini in si, hanno un valore assoluto
che si misura non dall’uso oho so ne
può fare, corno avviono delle cose, ma
dal rispetto che si deve all’esscro ragio¬
nevole. in ciò che ha di intimo o invio¬
labile.
Coscienza (lat. conscirc = sapere insie¬
me, detto di più persone che conoscono
le stesse cose; gr. erjvei8r,<T(.S* da (T'jv
= lnslemo c tema tS = sapere; oppo¬
sto: incoscienza) (psicol .): è la cono¬
scenza immediata, diretta dei propri!
stali, o anche il ripiegarsi dello spirito
sopra so stesso per indagamo il conte¬
nuto, o, in un torzo significato, l'insio-
mo dei processi psichici che si succedo¬
no nel nostro interno.
• - (morale): la coscienza morale ò non
solo il ripiegarsi sopra se stesso per
considerare i proprii atti, ma anche per ’
apprezzarli, per giudicarli buoni o cat¬
tivi, dondo un compiacimento interiore
o il rimorso.
Coscienza trascendentale </«os.): 6
per Kant la coscienza d’uu io sempre
identico a so stesso, d’un io pensante,
sempre ugualo in mezzo al continuo
fluire di tutto lo rappresentazioni, che
vengono unificate, collegate in un tutto
appunto grazio alla coscienza trascon-
dontale; perciò l'io ò un’untfd sintetica
primordiale, che entra in rapporto con
una molteplicità, cioè con lo intuizioni
sensibili, lo unifica, ne fa una scienza
(la matematica o la fisica).
Cosmo (gr. xóc|Aoq = ordino, ornamen¬
to, mondo ordinato) ( filos .): usato a
significare dapprima l’ordino d’un eser¬
cito. poi la costituzione ordinata d'imo
Stato, e di qui trasferito all’unf verso ; la
regolarità o la costanza della vita uma¬
na, svolgontesi in una cerchia ben defi¬
nita di leggi e di costumi, apparvero in¬
fatti all'uomo prima che apparisse chia¬
ramente l'uniformità della naturn o
della le noe naturale, che fu detta Stxv)
(= costume, giustizia).
Cosmogonia (gr. xód|Aoi; = mondo,
yovV) — generazione): è il sistema che (
espone l’origine e la formazione del ■
mondo, Bia ricorrendo al mito e alla i
leggenda, sia con rigore scientifico.
Cosmologia (gr. xóoixo; = mondo o
Xóyo? — discorso): è la scienza che ri¬
cerca le leggi generali dell'universo, sor¬
ta coi primi filosofi greci, quando, per
spiegare l’ordino del mondo, alle cause
personali o mitiche si sostituirono cause
impersonali o naturali.
Cosmologia razionale ( lilos .): è per
Kant il complesso dei problemi riguar¬
danti la natura e l’origine del mondo
considerato corno unità assolila posta
a fondamento del fenomeni.
Cosmologica (prova) dell’esistenza di
Dio (/ilo*.): corrispondo alla prova det¬
ta contingentia mundi (vedi questo ter¬
mine); è sostenuta da Aristotele c da
S. Tommaso, che la ospone in questi ter¬
mini : ■ tutto ciò che 6 mosso, ò mosso
da qualche cosa, e muovere non è altro
cho far passare una cosa dalla potenza
all'affo; ora una cosa non può esser fatta
passare dalia potenza all'atto se non
da ciò che 6 In atto, il cho non è possi¬
bile all'infinito, giacché i motori secondi
muovono solo perché essi stessi sono
mossi da un primo motore, come il ba¬
stone non si muove cho per il movimento
che è nella mano ».
Cosmopolitismo (gr. xócrjxo; = mon¬
do, TzriXhrfi - cittadino): porgli Stoici
l’uomo A cittadino del mondo; poi¬
ché l’anima umana è parte della ragione
cosmica (divinac particula aurae, dice
Cicerone), tutti gli uomini sono fra¬
telli e uguali in questo grande patria
che 6 l'universo, la città di Giovo (Alò?
7 tóXi;, secondo l’espressione dell'impe¬
ratore stoico Marco Aurelio).
Creazione: in generale esprime l’aziono
per cui una cosa è fatta passare dal
nulla alKcsserc. Il mondo è stato posto
nella realtà in un momento doto (prima
del quale Dio solo esisteva, fuori del
tempo o dello spazio), per un atto vo¬
lontario di Dio.
- in senso piti rigoroso si riferisce ai
mondo nel suo essere (non nel suo dive¬
nire) o nella sua totalità (comprenden¬
dovi il tempo, la durata in tutti i suoi
termini); quindi come relazione pura,
eterna, indipendente dal movimento
Creazione continuata
— 28 — .
Critica
dal divenire, da ogni passaggio: tale ò
il pensiero di S. Tommaso, oggetto di
non poche controversie.
-per V. Gioberti l’idea di creazione
è « inseparabile da quella di causa presa
in senso assoluto ed è considerata come
il nesso fra la causa assolata (Dio) e il
suo effetto » (il mondo); donde la for¬
mula « l’Ente crea l’esistente % o il prin¬
cipio elio la nostra anima apprende» in¬
tuisce Dio come infinita attività crea¬
trice.
- in senso relativo di « creazione arti¬
stica • : presuppone ima materia preesi¬
stente (marmo, bronzo, legno, linguag¬
gio), nella quale s’incorpora c agisco la
potenza dello spirito, dando vita a ope¬
re nuovo, a un mondo idealo, più reale,
spesso, del mondo che ci sta davanti
agli occhi: creare è ricreare.
Creazione continuata (filos.): è per
Cartesio l’azione grazie alla quale Dio
conserva il mondo nell’esistenza, me¬
diante una serie ininterrotta di atti crea¬
tivi, di miracoli successivi e contiuui.
Crede ut intelligas (/ilos.): espressione
di S. Agostino, che si completa con
l’altra: inteUige ut credasi credi por com¬
prendere, comprendi per credere; ossia:
la S. Scrittura ordina di credere per
comprendere lo verità rivelate da Dio
all’uomo; ma rintelligenza, che proce¬
do aneli’cssa da Dio, ci offre lo ragioni
naturali per credere, ci da lo prove per
chiarire le verità della fede: inteUige ut
credas verbum menni, crede ut intelligas
verbum Dei. La massima viene ripresa
da S. Anselmo.
Credenza (psicol.): il credere ò una di¬
sposizione naturale dell’uomo e, in un
senso generale, s’avvicina o opinione , in
quanto ci induce ad affermare una cosa 1
rappresentandoci come sulllcienti i mo¬
tivi della nostra affermazione, anche
so li sentiamo incompleti; in senso più
ristretto ò raccogliere un’affermazione
per fiducia in chi afferma, per ragioni
estrinseche.
- (filos.): per D. Hume il principio
di causa è dovuto soltanto alla credenza,
non è uu rapporto necessario: la suc¬
cessione abituale di due fenomeni A
o B (p. e. il calore c la dilatazione d’un
corpo) genera nella mento una fidu¬
ciosa aspettazione, per cui, quando con¬
statiamo il fenomeno A, attendiamo
senz’altro, anticipiamo mentalmente il
fenomeno B; noi crediamo alla succes¬
sione costante dei duo fatti, che è poi,
invece, solo un’associazione dì impres¬
sioni, di idee, cementata dall’abitudine.
-per Kant la credenza o fedo inoralo
è * la disposizione a tener per vero ciò
elio ò inaccessibile alla ricerca teore¬
tica », ciò che non ò logicamente dimo¬
strabile, « benché fondato sulla ragiono
sotto l’aspetto pratico»* cosi, poiché
la virtù ò ciò elio ci rende degni d’es¬
sere felici, e il perfetto accordo fra la
volontà o la logge morale, cioè la virtù
perfetta c la santità, non ò raggiungi¬
bile nel mondo sensibile, ò necessario
ammettere rimmortolità dell’anima o
l’esistenza di Dio; però l’una o l’altra
sono oggetto d’una fede morale, sono
una certezza puramente pratica, cioè
« la fiducia nel conseguimento d’un fino
al quale ò dovere, mirare ».
Cristologica (controversia) (rclig.): nel
soc. Ili, IV c V d. Or. sorsero intorno
alla persona di Cristo c all'unione in
ossa dello duo nature, umana o divina,
discussioni interminabili, dette contro¬
versie cristologiclie (Cristologia = dot¬
trina intorno a Cristo). Il motivo capi¬
tale di esse ò nell’affermazione, tenace¬
mente propugnata dai Padri della Chio¬
sa: Cristo è il Logos, mentre, secondo la
filosofia greca, il logos ò la ragione consi¬
derata come l’unità dei supremi prin¬
cipi! del cosmo, del pensiero o della mo¬
rale, ossia della divinità stessa In quan¬
to è ordinatrice c attiva. Arno sostiene
invece che il Verbo ò un essere creato,
differente dal Padre nella sostanza; i
Monopisiti (dal gr. = unico,
<pùaL<; = natura) negano la distinzione
delle duo naturo, asserendo cho la na¬
tura divina ha assorbito la natura uma¬
na ecc. : dottrino combattute dai Padri
della Chiosa e condannate dai Concili!.
Criterio di verità (gr. xptTYjpiov, da
xptvco = giudico) (Zo(/t‘ca): ò il segno
decisivo, estrinseco o intrinseco, atto a
far distinguere la verità o la falsità
d’un'affermazione: tale segno è, p. e.»
l’evidenza per gli Stoici o Cartesio, l'ac¬
cordo fra le idee per l’idealismo, l’espe¬
rienza ripetuta pel positivismo ecc.
Critica (dal gr. xp£vo> = giudico, esa¬
mino): in generale consiste nel sotto¬
porre ad esame un principio, un’asser¬
zione, un fatto, per stabilirne il grado
di credibilità o il valore prima di acco¬
glierli come veri; cosi avviene, p. e.,
nella critica storica.
-per Kant ò una ricerca intorno alla
ragione umana in tutto le sfere della
sua attività (nel conoscere, nelPoperare
moralmente, nel sentimento del bello).
La critica tende a separare ciò che allo
spirito umano proviene passivamente
Criticismo
— 29
Deismo
dal mondo esterno, ossia ciò che ò em¬
pirico, a poste riori, e che Kant denomina
materia, da ciò che ù un’attività oiter¬
naria della stessa ragione, ossia da ciò
che ò puro, a priori , o che vien detto
forma. Cosi nel conoscere sono a priori
le intuizioni dello spazio o del tempo e
lo categorie; nella condotta morale la
leggo morale non deriva dall’esperienza
ma è un fatto della ragione, è pura for¬
ma; nel giudizio estetico l’essenziale
non è la realtà empirica dell’oggetto
che si dice bello, ma la rappresenta¬
zione, cioè un’attività dello spirito. In¬
fine, per spiegare certe produzioni della
natura, non spiegabili col meccanismo,
si ricorro alla finalità Interna, cioè si
afferma che nella natura l’idea del tutto
ò In ragiono dell’esistenza e dell’accor¬
do delle parti, corno avviene negli esseri
viventi, nei quali la natura s’organizza
grazio a un’arte tutta intcriore, non per
una causa esterna, qual è quella, ad es.,
che agisce in un orologio.
Criticismo (filo»-)' ò la dottrina di
Kant o della sua scuola, fondata su
questi principi!: a) lo spirito umano im¬
pone ai fenomeni le sue forme , le sue
attività costitutive, vaio a dire le in¬
tuizioni puro dello spazio e del tempo
c le categorie; b) lo categorie, cioè i
concetti puri dell’intelletto, non pos¬
sono applicarsi a oggetti posti fuori
dell'esperienza (l’anima, il mondo, Dio);
c) l’uomo conosce solo fenomeni e l’as¬
soluto gli sfugge.
Cruciale (dal lat. crux = croce, come
segno indicatore della via da prende¬
re) (logica): per Bacone instantiac cru¬
cis (fatti cruciali) sono le esperienze ri¬
solutive che decidono fra due ipotesi
contrarie.
D
Darwinismo; è la dottrina di C. Dar¬
win che, accolto il principio della va¬
riabilità dello specie animali, vugl spie¬
garlo mediante: 1) la lotta per l esi¬
stenza che dà la vittoria ai meglio a-
datti; 2) l’ambiente elio crea modifica¬
zioni organiche o qualità; 3) 1 eredita-
rietà, per cui i caratteri acquisiti dal¬
l’individuo si fissano nella specie, e si
accrescono grazie anche alla correlazio¬
ne di sviluppo, per cui i mutamenti In
una parto del corpo determinano muta¬
menti anche nelle altre parti.
Dato (s’oppone a ciò che ò costruito, ela¬
borato, dedotto) ( filos .): designai prin¬
cipi! generali, le condizioni, i fatti che
sono una premessa necessaria per ri¬
spondere a una questione o risolvere
un problema.
Deduzione (opposto: induzione) (logi¬
ca): è il procedimento logico che va
daH’universale al particolare, dai prin¬
cipi! allo conseguenze, o anche da una
o più proposizioni a una o più altre
proposizioni,come necessarie conseguen¬
ze. (.'osi nella fisica da una legge otte¬
nuta per via Induttiva si possono de¬
durre altre leggi subordinate o applica¬
zioni di essa; CARTESIO, dalla proposi¬
zione: « Dio ò un essere verace », trae
quest'altra: «egli non può ingannarci
quando ci fa credere all’esistenza reale
d’un mondo esterno ». La forma tipica
della deduzione ò data dal sillogismo
aristotelico. Vedi Sillogismo.
Deduzione trascendentale (filos.): ò
per Kant il procedimento che ricerca
se le categorie possono applicarsi ai fe¬
nomeni, so sono la condiziono neces¬
saria e sufficente dell'esperienza. La so¬
luzione ò data dall 'immaginazione crea-
trice, « funziono cieca dell’anima ma in¬
dispensabile », facoltà Intermediarla fra
la sensibilità e l’intelletto, per la quale
l’io si realizza, entra in rapporto con la
molteplicità delle cose sensibili, le unifi¬
ca, dando l’oggettività alle leggi della
natura; quindi non solo cogito ergo sam,
ma anche cogito, ergo rea sunt (v. sche¬
ma).
Definizione (logica): ha per fine di de¬
terminare l’essenza d'una cosa, d'un’i¬
dea, enumerandone lo note essenziali.
La Scolastica dice: definitio fit per ge-
nus proximum et per differcntiam spe-
cif icam, intendendo per genere prossi¬
mo la classe di cui una cosa è parte, e
per differenza specifica i caratteri pro¬
pri! della cosa stessa: p. es., definendo
l’uomo un mammifero bimane, il ter¬
mine mammifero ò il genere prossimo,
il termino bimane la differenza speci¬
fica.
Degnità: tormino usato dal Vico nella
Scienza nuova ; equi vaio ad assioma,
(gr. à^o>|Aa, da (z^ioc — degno) e sorve
a indicare le idee fondamentali intorno
alla fantasia, all’intelletto, al mito, alla
religione ecc.
Deismo: è l’idea della divinità ottenuta
per opera della sola ragione, senza l’au¬
silio della fede rivelata e dei dogmi, e
resistenza. Questa concezione domina
Demiurgo
30 —
Determinismo
soprattutto nell'ILLUMINISMO (sec. XVII
e XVIII): è pure la religione del Maz¬
zini.
Demiurgo (gr. SmuoopYÓG, da
= popolo e rad. épy = opero, lavoro;
quindi: chi lavora pel pubblico, artefi¬
ce); ( filo8 .): con questo nome vicn desi¬
gnato nel Timeo di Platone il dio arte¬
fice dell'universo, che plasma il cosmo
dando forma all’informe, regola c ordine
a ciò che ò senza regola o ordine, te¬
nendo l’occhio fisso alle idee, come a
modelli perfetti ed eterni di tutte le co¬
se. Il cosmos, opera del demiurgo, è
por Platone un essere vivente, fornito
di ciò che v’ò di più nobile ed essen¬
ziale in un essere vivente, l'amma, che
ò poi l’anima del viondo.
Democrazia (gr. $7)(jtoxpaT(a = potere
del popolo) (filos.): per Platonf. ò il
governo dei molti (ol 770 XX 0 O, avente
per fine la libertà, la quale può, per ec¬
cessivo desiderio d’uguaglianza, dege¬
nerare facilmente in anarchia e tiran¬
nide.
-Aristotele, nella sua celebro teoria
delle forme di governo, considera le for¬
me pure, cioè quelle che hanno por fine
d’attuare la giustizia, o sono la monar-
càia, Varistocrazia, la democrazia (se-
condoché governa uno solo , una mino¬
ranza o la generalità dei cittadini). A
queste corrispondono tre formo cor¬
rotte: la tirannide, 1 Oligarchia, la de¬
magogia, quando il governo ò esercita¬
to a Bolo beneficio di chi lo tiene.
-oggi è la forma di governo in cui la
sovranità risiede nella volontà popo¬
lare, intesa come l’espressione della
maggioranza numerica dei cittadini riu¬
niti in assemblea (Rousseau).
Demone (gr. Sat(jL6>v) {filos.): è un se¬
gno o uno spirito o, meglio, una voce
ammonitrice, cosa al tutto intima e per¬
sonale di Socrate, non una personifica¬
zione divina: « è come una voce che io
ho in me fin da fanciullo, la quale ogni
volta che mi si fa sentire, sempre mi
dissuade da cosa che io sia per fare, e
non mai ad alcuna mi persuade; è que¬
sta che mi vieta d’occuparnii delle cose
dello Stato e mi pare faccia ottima¬
mente a vietarmelo ». Questo Satjj.6-
vióv ti è dunque un segno personalis¬
simo, come ognuno In certi casi e mo¬
menti della vita può sperimentare più
o meno sensibilmente per conto proprio
(Valgimigli).
Deontologia (gr. tò Séov = il dovere,
e Xóyo<; = discorso) (morale): termino
usato dall’inglese G. Bentuam per in
dicare la scienza dei doveri sociali, in cui
la virtù ò ridotta aH’aòiZi7à individuale ,
clic però riconosce la necessità d’assi¬
stere gli altri per averne il contraccam¬
bio, fondare l’armonia degli interessi
economici, la pace sociale e la moralità
comune.
Determinazione (logica): cousiste nel-
l’ftggiungere una noia a un concetto,
il cui contenuto, cioè la « comprensio¬
ne % si arricchisce, si determina meglio,
mentre la sua « ostensione si restringo
(v. comprensione ed estensione).
- (filos): Spinoza dice: omnis determi -
natio negatio, cioè ogni determinazione
o definizione ò una negazione, ossia una
limitazione, e non può applicarsi alla
sostanza divina, essendo incompatibile
col carattere di infinità che questa pos¬
siede.
Determinismo (opposto: contingenza,
libertà del volere) (scienza): ò la dottrina
per la quale tutti I fenomeni naturali
sono soggetti al principio di causa, in
forza del quale ogni fenomeno è deter¬
minato da un altro fenomeno che lo
precede. Essa presuppone due condi¬
zioni: 1. l’ordine della natura è costante ,
cioè le leggi non subiscono eccezioni;
2. l’ordine della natura ò universale ,
cioè non vi sono fatti che non siano
regolati da leggi.
•- (filos.): è la dottrina secondo la qua¬
le non solo,! fatti naturali, oggetto delle
scienze fisiche, ma anche le azioni uma¬
ne, oggetto delle scienze morali e sto¬
riche, ubbidiscono al principio di causa
e formano una scric ben concatenata
e ininterrotta, nella quale ogni azione
ha la sua causa in una o più azioni
precedenti, senza eccezioni; perciò la
libertà del volere o ò negata o diviene
problematica. Allora il determinismo,
per spiegare questa ferrea concatena¬
zione, prende un duplice aspetto: 1 . dc-
icmiinismo fisico, per cui non v’ò atomo
né nel sistema nervoso, né ncH’universo,
la cui posiziono non sia determinata
dalla somma delle azioni meccaniche
che sopra di esso esercitano gli altri
atomi; quindi chi conoscosse la posi¬
ziono degli atomi del corpo umano e, a
un tempo, degli atomi dell’universo ca¬
paci d’agire su quello, determinerebbe
con precisione le azioni presenti e fu¬
ture d’una persona; 2. determinismo psi¬
cologico, per cui il passaggio da uno
stato psichico a un altro ò som prò sog¬
getto al principio di causa; quindi tra
I fatti psichici v’ò lo stesso rapporto
causale e meccanico che tra i fatti fisici.
Determinismo economico
— 31 —
Diallelo
- per Spinoza l'uomo, come parto
della natura, è Boggotto alle stesse leggi
di questa, o diviene una macchina spi-
rituale (automotori spirituale); riacqui¬
sta la sua libertà solo se pub innalzarsi
a vedere la molteplicità delle cose corno
uno svolgimento della sostanza «•/’*
nita, cioè giunge alla conoscenza intui-
tira della divinità.
Determinismo economico: v. mate¬
rialismo storico. .....
Determinismo teologico itilo».); è la
dottrina elio riconosce a Dio, concepito
come essere infinito o intelligenza per¬
fetta, una prescienza assoluta di tutti
gli avvenimenti futuri. S. Agostino
interpreta questa previsione come una
conoscenza attuale del tutto: M per 1 e-
tcraità nulla passa, tutto è presente •:
la predestinazione divina non è altro
che la prescienza infallibile delle opere
future, per le quali Dio prepara lo
circostanze e le grazie salutari ai suoi
eletti: ìsta sua dona quibuscumqne ito¬
ne/. pronti duino se donaiitrum esse prue-
scirii et in sua praescientia praepara-
oit. La stessa libertà umana sta solo
nella possibilità che ha l’uomo di pec¬
care : nomo habet de suo nisi mendacrum
et peccatami Deus nuigis habet in potè-
state volunlates hominum quam ipsi silos
(v. predestinazione). Anche per S. Tom¬
maso tutto le cose che sono nel tempo
sono presenti a Dio nella sua eternità:
omnia quae sunt in tempore sunt Dco
in aeterno praesentia.
Diade <gr. Sodi?) i/ilos.); usata dai Greci
per indicare le coppie di idee opposte,
adoperate come principio di spiegazione
dello cose: p. c. l’uno o il molteplice,
il pari e l’impari, il limitato e 1 illimi¬
tato ecc. nella dottrina pitagorica.
Dialettica (gr. StaXexTix-}] t éyyi) = ftI "
te dialettica, da 8taXéY Etvl = disputare)
< tilos .): Zenone d’KLEA è detto da Ari¬
stotele l’inventore dell’arte dialettica,
che consiste nel trarre da una risposta 1
d’tm interlocutore a una data questione
le conseguenze che ossa comporta o nel
dimostrare che queste contraddicono
alla tesi principale o portano a una tesi
opposta, non meno giustificabile della
prima.
- per Platone la dialettica consiste
nel salire di proposizione in proposi¬
zione, di concetto in concetto, alle verità
più generali, al principiì, alle idee. Que¬
sto passaggio si chiarisce e si rileva nella
discussione fra più interlocutori, o an¬
che mediante un dialogizzare tutto inte¬
riore: « colui che sa interrogare e rispon¬
dere come lo chiameremo noi se non
dialettico 1 » Nel Concito si legge: ■ S’in¬
comincia dalle cose belle di quaggiù e,
tratti dall’amore della bellezza, si sale
come per una scala da un corpo bello
a due, e da due a tutti, da tutti i corpi
belli alle belle istituzioni, alle bolle
scienze, finché si pervenga alla stessa
bellezza divina •, cioè all'idra del bello,
esemplare eterno. Immutabile, perfetto.
_ jrer Kant la dialettica trascendentale,
clic è la seconda parto della logica tra¬
scendentale, ha per oggetto lo studio
dell'illusione inevitabile in cut cade lo
spirito umano, quando, mediante ra¬
gionamenti teorici, pretendo di doter-
miuaro la natura dell'anima, del mondo,
di Dio, cioè delle idee della ragione og¬
getto della metatisica, e oltrepassare
l'esperienza, cadendo in paralogismi e
contraddizioni insolubili. Perciò la me¬
tafisica come scienza nor è possibile:
tali idee, alle quali manca un’intuizione
corrispondente, sono non principi! co¬
stitutivi, ma soltanto regolativi, cioè
potrebbero servire nllTntellctto come
regola nell’lnvestlgaziono degli oggetti
c aprire la via alla pratica, olla reli¬
gione ecc.
_ per Hegel la dialettica consiste nel
riconoscere l’unità del concetti contrad-
dittorii e nello scoprire il principio di
tale unità in un concetto superiore:
ogni concetto, se vonga preso Isolato
dagli altri, è imperfetti, non vero,
un’espressione parziale della verità ; per¬
ciò esige, per completarsi, un altro con¬
cetto che è il buo contrario: cosi 11 con¬
cetto di essere non si comprende senza
il suo opposto, non essere, !a tesi senza
l'aulitosi; ma la contraddizione, per un
movimento naturale del pensiero, de-
v'osscrc tolta, e i due concetti opposti
si conciliano, si conservano, si elevano
nel concetto del divenire, che ne è la
sintesi concreta, fonte però di nuove
opposizioni.
_ oggi il termine dialettica può Indi¬
care sia l’arte e l’abilità di ragionare
con argomentazioni stringenti (come
quando si paria d'una dialettica ser¬
rata), sia, in senso peggiorativo, l’uso
di ragionamenti ingegnosi, sottili, ma
Diallelo (gr. 8iàXXr)Xo?, da Sta àXXrj-
Xov = l’uno per mezzo dell’ altro) (to¬
pica): è il nome greco del sofisma detto
circolo vizioso. Lo scettico Agrippa af¬
ferma che i dogmatici provano la ve¬
rità del sensibile ricorrendo alVinteUi-
gibilc o la verità di questo col sensibile
Dianoetico
- S3 —
Dio
cosicché tutto il nostro sapere è chiuso
in un circolo vizioso: si prova A con B
e B con A.
Dianoetico (gr. 8t«— voyjtixÓ? = Intel¬
lettuale) (filos.): Aristotele distingue
lo virtù in dianoetiche ed etiche ; le prime,
lo più elevate, sono lo virtù della pura
ragione (voug), o cioè scienza, arte, sag¬
gezza, sapienza, che attuano la vita
teoretica , cioè speculativa o contempla¬
tiva, affine e vicina olla vita della di¬
vinità.
Dianoia (gr. Sta—vola, da voéo = pen¬
so) (/ilo».): per Platone ò la riflessione
intellettiva, grado del conoscerò che con
lo studio dello matematiche prepara l’a-
soesa della mente verso la torma più
elevata di conoscenza, che è la cono¬
scenza delle idee (vóvjcrtO» o determina
cosi la conversione dall’anima da ciò
che nasco e perisce alla verità o al-
T « essere reale «, oioè al mondo delle
idee.
Dicotomia (gr. Si/otoj/ìo, da,
e Téjivco = divido in due parti) (h>-
gica): è la divisione d’un concetto in
due concetti generalmente contrarii, o
anche la classificazione d’un genere in
due specie che ne esprimono tutto il
contenuto; p. o. gli animali in verte¬
brati o invertebrati.
Dictum de omni et nullo (Zotica):
esprime la nozione che tutto ciò che è
affermato o negato d’un genero ò puro
affermato o negato delle specie o degli
individui contenuti nel genere.
Differenza (metodo di — ) (logica): ò il
secondo del metodi dello Stuart Mill
per la ricerca della causa. La formula
è: se un caso nel quale il fenomeno si
verifica e un caso nel qualo non si ve¬
rifica hanno in comune tutte lo circo¬
stanze meno una, che si presenta nel
primo caso e non nel secondo, questa
è la causa del fenomeno : p. e. la causa
per cui la colonna del mercurio s'in¬
nalza nel barometro si può ricercare
facendo II vuoto; ossia: sopprimendo
la pressione atmosferica, mentre tutto I
lo altre circostanze restano immutate,
e vedendo il mercurio scendere, si con¬
cludo elio la causa ricercata è il peso
dell’aria. SI riconnetto alla tabula ab -
sentine di Bacone. Gli altri metodi dello
Stuart Mlll sono: di concordanza, delle
variazioni concomitanti, dei residui (v.
questi termini).
Differenza specifica: v. definizione .
Dignità (in generale): ò il sentimento di
rispetto che l’uomo deve avere verso
se stesso, come essere ragionevole.
- (morale): in opposizione a prezzo, per
Kant esprime il valore assoluto del-
l’essero ragionevole, come fine in sé.
Dilemma (gr. Sia—Xap^àvco = prendo
da due parti) (logica): è un sillogismo
composto, che pone due alternative,
dalle quali vien tratta una conclusione
identica, in modo da non lasciare una
via d’uscita; p. e.; contro la tortura:
« o il torturato è forte tanto da soppor¬
tare I tormenti, e dirà quel eli© vuole;
o è debole da non poter resistere, e dirà
quel che vogliono i giudici: in ambedue
i casi la tortura non conduce alla ve¬
rità ».
Dinamico e dinamismo (dal gr. Suva-
(Xi£= forza; opposto: meccanico o mec¬
canismo) (filos): si applicano tali deno¬
minazioni a quello dottrine che vedono
nella forza o neW energia l’essenza del¬
l’universo; forza che agisco non dal¬
l’esterno ma dall’intorno, con sponta¬
neità e attività trasformatrice o crea¬
trice incessante, quindi irriducibile alle
leggi meccaniche. Lo teorio dinamiche
pongono il tutto prima delle parti, ciò
che è vivente prima di ciò che è privo
di vita, ciò che ò superiore atto a spie¬
gare ciò che è inferiore.
- In opposizione a statico si usa a In¬
dicare ciò che si trasforma, si sviluppa,
diviene senza tregua.
Dio; GII aspetti e i significati principali
di questo termino complesso e oscuro
nel suo sviluppo storico si possono cosi
riassumere :
- a) nelle religioni piii antiche l’Idea di
Dio sembra sorgere da un antropomor¬
fismo spontaneo, cioè si concepisce Dio
sul modello dell’Uomo, sia che si colle¬
ghi con la fede nella sopravvivenza dei
morti c col culto degli avi, sia che lo si
pensi come il simbolo del gruppo so¬
ciale; si oscilla fra l’idea di Dio pen¬
sato come una forza, e l’idea di Dio
concepito come Un essere più o meno
personale ;
- b) per l’azione del pensiero filosofico
e scientifico Dio è pensato come l’unità
essenziale di tutti gli elementi dell’uni¬
verso: unità della sostanza prima, come
nei Presocratici; idea dell’essere puro,
come in Piatone o in Aristotele; su¬
periore a tutte le categorie logiche e ad
ogni idea di persona, ineffabile, come
in Plotino; costituente la realtà essen¬
ziale del mondo, col quale si identifica,
come nel panteismo (v. panteismo).
- c) Dio essere morale, giusto e buono,
rispondente all’esigenza che ha l’uomo
di credere al valore della propria azione.
Dio
33
Discorsivo e discorso
a un essere che sia garante dei nostri
fini più alti, cioè dei valori spirituali.
-Tra gli altri, 11 francese M. Blondel
vede nell’idea di Dio tre aspetti, cia¬
scuno dei quali tendo a predominare In
tempi e mentalità diverse: a) il Dio del*
TAntico Testamento, il rigido domina¬
tore che riferisce tutto a sé. oggetto di
rispetto e, più, di timore;è) il Dio intel¬
ligenza o tutto chiarezza e verità, do¬
vuto alla tradizione ellenica; c) il Deus
charitas, tutto amore per le creature,
il Dio Cristiano.
Dio (prove dell’esistenza di — ) ( filos .);
"Te* principali sono:
- 1. la prova cosmologica , cho dall’esi-
sten/.a del mondo, cioè del condizio¬
nato, del contingente o doll’imperfotto,
conchiude all’esistenza d’una causa pri¬
ma, d’un incondizionato, necessario o 1
l>erfetto. Cosi per Aristotele Dio, spi¬
rito puro, è la causa prima d’ogni mo¬
vimento, è primo motore immobile
( 7TpcoTOV x.ivoOv àx(vT)TOV); è seguito
dalla Scolastica (S. Tommaso ecc.). Op¬
pone Kant cho dal fatto ohe noi af¬
fermiamo una causalità nel inondo dei
fenomeni, non si può logicamente de- |
durre ohe v’è una causalità del mondo
fuori del mondo, dato cho essa è al di
fuori del campo della nostra esperienza
empirica, alla quulo soltanto può la no-
stia monto applicare la categoria di
causa.
— 2. prova ontologica, eho dall'idea di
Dio, come dell'essere più perfetto, de¬
duce la sua esistenza, giacché un essere
soltanto pensato, ma non esistente, non
sarebbe l’essere perfetto; è concepita
da S. Anselmo, respinta da S. Tom¬
maso, seguita da Cartesio, Spinoza,
Leibniz, Hegel, occ. Kant nega che
nel concetto d’una cosa sia contenuta
Tesistonza corno nota essenziale: cento
talleri reali non contengono più noto
essenziali di conto talleri pensati. Ma,
osserva Hegel, conto talleri non sono
un concetto, e tanto mono paragona¬
bili con l’idea di Dio; in questa resi¬
stenza è implicita, non come un'idea
cho s’aggiunge a un’altra idea eteroge¬
nea: l’idea di Dio e 1'osistenza coincido¬
no, come dove avvenire nel più alto
principio cui possa giungere la filosofia;
- 3. prova teleologica o fisico-teologica:
le cose della natura non solo rivelano
ordine o regolarità, inspiegabili con la
nozione di causa, ma formano un si¬
stema. convergono verso un’unità su¬
prema, come a un fine ultimo ; donde la
necessità d’ammettere l’esistenza d’un
essere cho pone e attua i fini manife-
stantisi nella vita della natura. È so¬
stenuta da Socrate, Platone, Ari¬
stotele, dalla Scolastica occ. Kant fa
osservare che, pur ammettendo essere
lo opere della natura paragonabili a
quello d’un artista, si giungo solo a un
Dio artefice ordinatore della materia,
non a un Dio creatore; per passare dalla
considcraziono d’un ordino nel mondo
all’eslstcuza d’un essere necessario o
perfetto, bisogna far ricorso alla prova
cosmofogica e ontologica, lo quali van¬
no inoontro — egli dice — ud altre ob¬
biezioni non meno gravi (v. sopra);
- 4. prova morale o etico-teologica, che
dall'esistenza della legge morale in noi
trae la prova dell’esistenza di Dio fuori
di noi. Kant, per accordare l’idea doV
dovere con la felicità, ammette un pr cf
grosso indefinito verso la santità, cioè
verso la virtù perfetta che esigo la sop¬
pressione della sensibilità; na ciò è pos¬
sibile solo se la nostra personalità per¬
siste, ossia so ò immortale, grazie nH’u-
ziouo sul mondo d’un essere in cni l'u¬
nione della santità o della felicità è at¬
tuata. Però questa prova non consento
la conoscenza metafisica d’una sostanza
divina, ma solo una credenza razionale,
che s’accorda col risultati della Critica
della ragion pura. Hegel oppone cho
Kant, appoggiando la prova dell* esi¬
stenza di Dio alia credenza monile,
presuppone implicita ncll'idqa di Dio
1 ’esistcnza; cade perciò in una gravo
eoutraddizione, perché lia prima con¬
dannato tale identità, che ò il fonda¬
mento della prova ontologica, da lui
respinta.
Discontinuo (opposto: continuo) (/<-
lo8.): ò detto cosi, p. e., il sistema di
A. CÒlfTK, che ammetto una separa¬
zione netta o irriti nei hi le fra lo diverso
classi dei fenomeni (astronomici, fìsici,
chimici, biologici, sociali), studiati dallo
singole scicnzo; discontinuo è puro il
contingentismo (v. questo termine) del
Bornio! x.
- discontinuo è detto dal Bergson il
tempo matematico , pensato come una li¬
nea composta di punti, di istanti che
si succedono ugnali, senza fondersi o
compcnctrarsi; continuo ò invece il tem¬
po vissuto.
Discorsivo e discorso (opposto: in
tuitivo c intuizione) (filos.): è discorsiva
l’operazione del pensiero che, per giun¬
gere alla conclusione cui mira, si vaio
d’una serie concatenata di idee, di pro¬
posizioni; essa ò propria dell’intolligen-
Distributiva
— 34 —
Dualismo
za (del discorso — X6yo$). intesa co¬
me facoltà analitica atta a separare un
tutto nelle sue riarti, come strumen¬
to necessario del ragionamento, sia
nella rito comune sia nell’attività
scientifica.
Distributiva (giustizia): v. giustizia.
Divenire (opposto: essere): in generale
esprime la serio dei mutamenti pei quali
posso un essere nel volger del tempo;
p. e., il divenire del mondo.
- (/ito.): Eraclito por primo nella
storia del pensiero europoo pone corno
principio del cosmo il divenire, il per¬
petuo fluire di tutte lo cose, per cui si
fa roalo ciò che un momento prima non
ora, e cesso d'esser reale ciò cho un
momento prima era. Mentre la maggior
parte del filosofi ricercano in ciò che ò
stabile e immutabile la vera roaltà, e
il divenire ora vieno negato, ora ridotto
a pura apparenza, ora conciliato con
l'essere; lo dottrine opposte vedono
nell’evoluzione, nella mobilità, nel can¬
giamento l’essenza della realtà, consi¬
derando l'essere e la sostanza come cose
inerti e morte (v. evoluzione).
Docta ignoranti;! (/ito.): è il titolo
d’un’opora importante di Nicolo (‘usa-
no: esprime il più alto grado del co¬
noscere, l’intuizione di Dio che è una
visto sinc comprehensionc, per cui si ac¬
quista la chiara consapevolezza che
della divinità non si puh dare nessuna
determinazione particolare, che non lo
si può dare nomo alcuno, perchè un
nome proviene dulPopposizIone d’una
cosa a un’altra ( alteritas) e in Dio ogni
oj> posizione scompare.
Dogma (gr. Sóyfxoc, da Soxéco: opinio¬
ne. decreto) (relig.): esprimo il decreto
d’un concilio, un principio religioso con¬
siderato verità inoppugnabile.
- ( filos .): designa comunemente un
principio piii affermato che provato, o
anche imposto da un’autorità o accolto
senza esame critico.
Dogmatismo (opposto: scetticismo) ( fi-
los.): Kant chiama dogmatici i filosofi
cho fanno uso di principii o di concetti
senza ricercare per quale via e con che
diritto si pervenga ad affermarli, ossia
senza una critica preventiva del nostro
potere di conoscere.
Dolore ( psicnl .): ò uno stato affettivo
indefinibile per la sua semplicità, che
si presenta come dolore fisico, cioè come
sensazione penosa più o meno localiz¬
zata, o come dolore morale (v. piacere),
(filos.): il dolore è considerato dai
Greci corno un ostacolo alla felicità cui
l’uomo aspira naturalmente, come qual¬
che cosa di ostile cho dovessero elimi¬
nato con ogni mezzo; mentre il Cri¬
stianesimo ha sublimato il doloro, che
diviene mezzo di purificazione e di ele¬
vazione morale, soprattutto per l'a¬
zione dell'esempio di Gesù, che, assu¬
mendo corpo mortalo, ne ha preso tutto
le infermità, è stato vinto, deprezzato,
umiliato o ha subito il supplizio dello
schiavo.
Doppia verità (/ito.): ò la dottrina in-
trodotta da Averrok, secondo la quale
può essere vero nella filosofia ciò elio
è ritenuto falso ed errato nella reli¬
gione, e inversamente; donde nna scis¬
sione interiore dello spirito.
Dovere (morale): in senso concreto è una
norma determinata di condotta, un'ob¬
bligazione ben definita: p. e. i doveri
verso la famiglia, la patria.
- in senso generale e astratto è l’obbli-
gazione morale, considerata separata¬
mente dal suo contenuto, ima legge,
un comando, cui si deve obbedire.
- per Kant consiste ueirobbodiro a
un comando, a un imperativo categorico,
valido incondizionatamente por ogni
essere ragionevole, che si può, ma non
si deve trasgredire.
Dualismo (opposto: monismo) (relig .):
applicato per la prima volta da T.
Hyde nel 1700 per designare un si¬
stema religioso in cui a un principio
buono s’oppone un principio cattivo,
l’uno e l’altro eterni e in eterno con¬
trasto fra loro, come nella religione di
Zoroastro.
- (filos.): si applica alle dottrino che
ricorrono a due principii opposti e irri¬
ducibili por spiegare l’universo o quindi
Ri presenta, anzitutto, come dualismo
cosmico: in Platone fra la materia,
oscura, ostile, causa del perpetuo can¬
giamento e del perenne fluire di tutte
le cose, c lo spirito, il mondo delle idee,
essenze eterne, fuori del nostro pensie¬
ro, sostegno del mondo reale; in Ari¬
stotele fra la materia, docile alle esi¬
genze dello spirito, plasmabile, o la
forma, l’idea che s’inserisce nella ma¬
teria, la, plasma e la perfeziona; in
Cartesio fra la res cogitans , lo spirito,
e la res extcnsa , la materia; in Kant
fra il mondo dello cose in sé, inconosci¬
bile, e il mondo dei fenomeni., aporto
alla nostra conoscenza.
- dal dualismo cosmico discende un
dualismo conoscitivo, che fissa e scinde
duo formo di conoscenza, derivanti da
due facoltà dello spirito, il senso e la
Dualità
— 35 —
Edonismo
ragione, donde la conoscenza sensi¬
bile o la razionale, e il loro opposto va¬
lore.
-o’è un dualismo morale, che dori va dal
contrasto fra senso e ragione, cioè fra
il piacere e l'utile da una parte, posti a
fondamento della morule dell’edonismo
di Aiustippo di Cirene, di Epicuro e
del moderno utilitarismo, e l'attività ra¬
zionate dall'altra, caratterizzata dal
disinteresse verso i boni sensibili e dal¬
l'obbedienza allo norme dettate dalla
ragione, come nell’cticn di Platone e
di Kant.
Dualità: il Gioberti dà a questo ter¬
mino un senso più generale che a dua¬
lismo: ■ Ogni ordino di conoscibili, egli
dice, ci si manifesta come una dualità,
che è quanto dire che non possiamo
ponsare un oggetto, senza che la cogni¬
zione di esso importi quella d’un og¬
getto congiunto e correlativo. Cosi l'i¬
dea di Dio inchiude quella dell'univer¬
so, il concetto dell'universo comprendo
quella di Dio; essa si reitera in una
successione indefinita, fino all’ultima
specie materiale, e risplendo in tutti gli
ordini della natura ».
Dubbio (in generale): stato di Incertezza,
di indecisione, in cui viene a trovarsi
10 spirito per la difficoltà grave, o an¬
che Insormontabile, di giungere a un’af-
ferinaziono conclusiva.
- (filos.): si distingue un dubbio me¬
todico, cho consiste nel sospendere prov¬
visoriamente il giudizio Intorno al va¬
lore d’un'Idea, d'una teoria, o anche
della scienza (Cartesio), finché la ri¬
cerca non giunga a conclusioni sicure
o a un principio certo; e un dubbio
scettico, cho consiste nel pensare che né
11 senso né la ragiono siano capaci di
cogliere la verità, la realtà vera delle
cose, e cho l’uomo perciò apprenda solo
apparenze.
Durata ( filos .): pel francese E. Berg¬
son 6 , non il tempo matematico, quan¬
titativo, concepito come una serie di¬
scontinua di momenti eguali, a somi¬
glianzà dei punti d’una linea geome¬
trica, ma il tempo vissuto, che sentiamo
fluire nella coscienza, una successione
continua di processi qualitativi., di espe¬
rienze spirituali, cho si compenetrano,
si fondono in uno sviluppo continuo,
imprevedibile, libero, passano l’una
nell'altra come una corrente intcriore,
ininterrotta, a guisa d’un fiume che tra¬
scini seco tutto le sue acque, cosicché
il passato vivo nel presente e l'uno e
l'altro si prolungano nel futuro, costi¬
tuendo la vita profonda dello spirito,
mascherata e deformata per lo più dal¬
le abitudini meccaniche. Da durata vio-
ne colta nella sua purezza e semplicità
dall’intuizione (vedi questo termine)
per via immediata, cho perù esige pre¬
parazione o sforzo.
E
Ecceità (lat. scol. haecceitas, da haecce
res, che traduce l’aristotelico rò róSe ti
= questa cosa qui) (filos.): termino co¬
niato da Duns Scoto per designare il
principium individuationis, cioè i carat¬
teri che distinguono un individuo da
un altro e dei quali il più importante,
ultima realitas, è la volontà. Il principio
ildl’liaecceitas è perciò collegato ad una
tendenza volontaristica (v. volontari¬
smo) in contrasto con l'inlcUettualismo
(V. questo termine) di S. Tommaso.
Eclettismo (dai gr. èy.)dfsiv = sceglie¬
re) (filos.): in senso largo consiste nella
tendenza a cogliere in tutte le filosofie
le affermazioni positive (considerando
che ogni sistema filosofico è falso in ciò
che nega, vero in ciò che afferma), lo
verità che l'esperienza dei secoli ha con¬
sacrate, a conciliarle o comporlo In una
dottrina armonica o coerente, che sia
quasi il credo filosofico del genere
umano. Eclettica è, ad cs., la dottrina
di Cicerone.
- in senso più preciso, eclettismo è la
conciliazione di tesi diverso o anello
contrarie, che si raggiungo subordinando
quelle tesi a un principio superiore:
p. e. Victor Cocsin, capo della Scuola
eclettica francese, s’appoggia al fatto
che in ogni uomo esisto un senso del
vero, il quale contiene allo stato latente
le verità filosofiche eterno cho si disco¬
prono interrogando la coscienza e ri¬
correndo alla riflessione; la ragione è
come una luce cho illumina l’anima
umana, una specie di rivelazione uni¬
versale.
Economica (teoria) della conoscen¬
za: v. teoria economica della conoscenza.
Edonismo (dal gr. Y;Sovvj = piacere)
(filos.): comprende lo dottrine che pon¬
gono come principio unico della morale
il piacere, che e il bene più alto, men¬
tre il suo opposto, il doloro, è da evi¬
tare come un male; in senso rigoroso
si applica alla dottrina di Aiustippo
di Cirene, meno propriamente all’epi¬
cureismo e all'utilitarismo di G. Ben¬
tham e di G. Stuart Mii.l (quest’ultimo
Effetto
— 30 —
Empirico
stabilisco tra i piaceri differenze quali¬
tative, distinguendo piaceri più o meno
elevati, mentre Aristippo, come poi
Bentham, prendo come misura delle
cose l’intensità dei piaceri). La calma
dello spirito, l 'atarassia di Epicuro o
la ricerca doU'utilc sociale dello Stuart
MII 1 , che arriva lino al sacrificio di sé
pel fieno comune, sono perciò molto
lontani dall'edonismo vero e proprio.
Effetto = vedi causa.
Efficente (dal lat. eflicere = produrre,
gr. 7 toi 7 )Tiy. 6 v = efficiens, Ciò,) (lilos.):
in senso generale si applica alla causa
intesa nella sua piena ostensione.
- in senso piti ristretto: è il terzo si¬
gnificato dato da Aristotele al termino
causa, cioè quella « donde è il principio
del movimento » ( oi>£v 7 ) àp /.')) tt)S
xiVYjfTEtoq): è la causa motrice.
Egocentrismo (lilos.): letteralmento
consiste nel fare del proprio io il cen¬
tro doll’tiniverso, ossia nel riferirò tutte
lo coso al proprio io, che divieue il centro
del piccolo mondo elio ci sta intorno o
poi anche del cosmo in generale; quindi,
in un linguaggio più rigoroso, consiste
ncU'identideare i valori personalI coi
valori del mondo circostante o i valori
del mondo circostante col mondo del
valori in generalo.
Egoismo (opposto: altruismo) (psicol.):
è l’amore di se stesso, la tendenza natu¬
rale a protessero la propria esistenza
e i propril fieni; «l'istinto fondamen¬
tale nell’uomo come nell'animale è l'e¬
goismo, cioè l’impulso a vivere e a ben
vivere « (Schopenhauer).
- (morale)-. 6 la tendenza a subordi¬
nare il beno e le esigenze altrui al fieno
e alle esigenze proprie e ad applicare
questo principio come criterio per giu¬
dicare gli atti altrui e i proprii.
-- (metafisica)-, l’egoismo metafìsico
corrisponde a solipsismo, che è voca¬
bolo più usato, o sta nel considerare
l’esistenza degli altri esseri come illu¬
soria o dubbia: soltanto il mondo della
mia coscienza esiste o l’affermazione
d’nna realtà fuori della mia coscienza è
contraddittoria. (Per Schopenhauer ehi
la pensa cosi non ha bisogno d’essere
confutato, ma solo d’iuta cura medica).
Egotismo (in generale)-. 6 la coltura e-
sclusiva delVio, della propria persona¬
lità, l’educazione raffinata dei senti¬
menti egoistici, con tendenza estetica
o creduta tale.
Eidetico (gr. el&oq, tema i§, da cui
vedere , idea) (psicol.): b! dice eidetica
la tendenza, frequente nei fanciulli, a
richiamare t ricordi recenti sotto forma
di immagini visive, dette anche eide¬
tiche, o a proiettarle all’esterno.
- (lilos.): nella Fenomenologia di Hus¬
serl, filosofo tedesco contemporaneo,
l’aggettivo eidetico si riferisco all'essm-
za ideale, alla forma o idea nel senso
platonico-aristotelico, o si oppone a em¬
pirico: le essenze pure, oggetto dello
scienze eidetiche, sono strutture uni¬
versali, extratemporali, indipendenti
dai fatti empirici.
Elemento: in generale gli elementi sono
lo parti semplici cho compongono i corpi
e in cui questi si possono risolvere.
Acqua, aria, terra e fuoco erano 1 quat¬
tro elementi di cui si credeva composta
la materia (Empedocle). Dieonsi ele¬
menti aueho i primi rudimenti delle
arti o delle scienze.
Emanazione (dal lat. emanare = scor¬
rere fuoji; opposto: creazione) (lilos.):
esprime il processo, affermato dagli
Gnostici c dai Nkoplatonky, me¬
diante il qualo la molteplicità delle cose,
sia materiali, sia spirituali, cho forma
l’universo, si svolge, esco fuori dal¬
l’essere uno cho no costituisce il prin¬
cipio, senza cho vi sia discontinuità in
questo sviluppo, vi sia o no diminuzione
dell’Essere uno in tale operazione.
- Il Cesano distingue due sensi di que¬
sto termine: imanatio in divini» duple»
est, una genrratin, altera per nwdum ro-
l untali», introducendo cosi nellYauma-
zione l’opera della volontà, che è pro¬
pria della creazione, della generatili.
Eminentiae via (lilos.): è una dello
provo dell’esistenza di Pio, comune nel¬
la Scolastica: « Le cose belle della terra
sono il segno rivelatore della bellezza
più alta, le coso pure della purezza per¬
fetta, le cose elevato della più elevata ■
(pulchra puìeherrimum, sublimili alti»-
simum, pura purisstmum ostendunt).
Emozione (lat. emoveo = pongo in mo¬
vimento, scuoto) (psicol.): in generale
s’appllea ad ogni stato affettivo o sen¬
timentale.
- - in senso stretto s’applien agli siati
affettivi, reazioni d’ima certa Intensità,
d’apparizione brusca, spontanea, e di
breve durata, a costituire i quali con¬
corrono stati di piacere o di dolore ac¬
compagnati o seguiti (por W. James,
invece, preceduti) da movimenti e rea¬
zioni fisiologiche. Le emozioni possono
essere piacevoli o spiacevoli, eccitanti
o deprimenti, forti o deboli.
Empirico (gr. SjjLTretpoq = che sa per
esperienza; opposto: razionale, puro)
Empiriocriticismo
Ente
( scienza) : si applica all’osservaziono fon¬
data sull'applicazione diretta dei sensi
all‘oggetto della ricerca, all’esperienza
metodica cui partecipa 1 intelligenza,
• i ciechi solo hanno bisogno di guida,
ma chi ha gli occhi nella fronte e nella
mente di quelli si ha da servire per
iscorta - (Galileo); ò sinonimo di spe¬
rimentale.
- (filos.): per Kant ò ciò che ò dato
nell’esperienza sensibile, ciò che giunge
a noi dal mondo esterno per la via dei
sensi; equipollente di a posteriori (vedi
questo termine).
- - in senso peggiorativo, è opposto a
sistematico e si dice di ciò che ò frutto
di osservazione superficiale, non gui¬
data da principii e norme metodiche.
Empiriocriticismo ( filos .): è la « filo¬
sofia dell'esperienza pura « concepita
da Riccardo Avexariub, che vuole
liberare l'idea d 'esperienza da tutte
lo aggiunto del pensiero, dalle Ideo della
speculazione metafisica e anche della
vita pratica, fondando una teoria eco¬
nomica della conoscenza (v. teoria e. d.
c.). L’esperienza pura sarebbe il sem¬
plice contenuto della percezione.
Empirismo (gr. ètXTCEipta = esperien¬
za; opposto: raziottftltàmo) (filos.): com¬
prende lo dottrino che considerano l'e¬
sperienza sensibile , le Impressioni dei
sensi come il fondamento e la fonte
prima, essenziale, insostituibile del co¬
noscere umano; vi appartengono: nel¬
l’antichità la scuola cirenaica, la cinica,
1* epicurea, la stoica, e, nel tempi moder¬
ni, la filosofia di Bacon e, di |<ocke e di
HrME, i quali non ammettono principii
c fdcc innato c affermano che la cono¬
scenza spunta soltanto dal contatto con
le cose, dall'esperienza dello coso ester¬
ne o dei propri! stati interni, gli ele¬
menti fondamentali sono le rappresen¬
tazioni semplici, le sensazioni, che, col-
legandosi in rapporti sempre più com¬
plessi, spiegano tutta l'attività spiri¬
tuale, non escluse le creazioni più alto.
Energia (gr. èvépyetcc = forza, atto)
(scienza): ò la capacità, che un corpo
o un gruppo di corpi possiede, di pro¬
durre una determinata quantità di la¬
voro meccanico ( £pyov).
- (/Uo8.): per Aristotele l’energia,
in opposizione a = potenza,
ò la forza interiore che fa passare la
materia dalla potenza all'atto, cioè alla
realtà, che p. o. fa d'un blocco di mar¬
mo una statua.
- per Leibniz 6 una via adira, (si¬
mile al nostro concetto d’energia) insita
nella sostanza, nella monade, o causa
interiore dei suoi mutamenti: «la sub-
stanco est un ótre capable d’action;
quod non agii non existit ».
- il chimico G. Ostwald innalza il
concotto scientifico d’energia a princi¬
pio fondamentale d’una visiono filo¬
sofica del mondo, e considera anche lo
spirito come una manifestazione del¬
l'energia cosmica. L’imperativo energe¬
tico suona* non dissipare energia alcu¬
na, ma applicala utilmente.
Energia (legge di conservazione dell’—)
(scienza): è l’ipotesi formulata da R.
MaYer, nel 1845, secondo la quale la
quantità d’energia esistente nell’uni¬
verso è costante: « non v’ò in realtà che
una sola forza che circola eternamente
nella natura vivente e in quella Inorga¬
nica; nessun fatto avviene senza tra¬
sformazione della forza
Energia specifica dei sensi ( psicol .):
teoria, oggi contestata, secondo la quale
ogni organo di senso reagisce agli sti¬
moli solo in una sua maniera determi¬
nata, specifica: p. e. gli stimoli mecca¬
nici, elettrici, luminosi che agiscono sul¬
le termiuazioni del nervo ottico danno
solo sensazioni visivo; una corrente e-
lettrica, passando pel nervo ottico, dà
l’Impressione d’un lampo; agendo sul
nervo acustico, produco una sensazione
di suono; sulle pupille gustative, una
sensazione gustativa: ossia la sensazio¬
ne trasmetto alla coscienza una qua¬
lità o uno stato dei nostri nervi, non
una qualità dei corpi esterni.
Ente (il lat. scoi, ens traduce il gr. TÒ 6v)
(filos.): ha due significati principali:
1°. designa ciò che veramente esiste, lu
realtà metafisica: cosi per Platone
và 6vTX, gli enti, sono lo idee eterne,
sostanze spirituali e perfette: por Plo¬
tino l’Uno, la divinità è tò èvrcoq Òv,
ciò che realmente è; la Scolastica chia¬
ma Dio ens summum perfcctissimum ,
realissimum, e dal Gioberti Dio crea¬
tore del mondo ò dotto Ente, 2°. Desi¬
gna un oggetto osistento nel pensiero,
senza che all’cstcmo gli corrisponda al¬
cunché di reale: cosi ens rationis ò un
ente fittizio, creato dalla ragione, men¬
tre ens fictum è un ente formato dal¬
l’immaginazione.
- però Spinoza scrive: «la Chimera,
come ens rationis, e la Chimera, come
ens fictum, in nessun modo si possono
ricondurre agli enti, giacché la Chi¬
mera per sua natura non può esistere,
c un ens fictum escludo la percezione
chiara o distinta »,
Entelechia
— 38 —
Epigenesi
Entelechia (gr. èvTeXéx eta * da èv
TéXet é/civ = essere in atto) ( filos .):
in Aristotele è dapprima la forma
(eI8o£), in quanto si attua nell’eterno
corso circolaro degli astri; poi è tra¬
sferita alle cose terrene, agli esseri che
nascono o muoiono, nei quali appare
come una forza ideale che agisco dal-
l’interno con impulso creatore o si svi¬
luppa dalla materia come un germe.
Ij' entelechia ò dunque un concetto Io¬
dico-ontologico, non biologico ; ò anche
perfeziono attuata in opposizione al¬
l’atto in via di farsi.
- Leibniz applica Ventelechia allo mo¬
nadi :, cioè alle sostanze semplici, attive,
spirituali costituenti l’universo, che
hanno In só una certa perfeziono (tò
èvTsXè^ nonché la fonte in¬
teriore della propria attività.
Entimema (dal gr. èv&'j(ji7)[Aa = la
cosa pensata, da èv&ujxéojÀai = consi¬
dero in me stesso) (logica): è un sillo¬
gismo in cui una dello promesse è ta¬
ciuta: p.cs.: servare te potiti, perdere an
passim negas? (sottinteso: qui servai ,
perdere potcst).
Entità (filos.) : nella Scolastica indica ciò
che forma l’essenza unificatrice d’un
genere, d’un’idcu generalo (p. e. la ratio
per il genero umano); c in senso peggio¬
rativo un’astrazione che vien presa por
una realtà vera e propria: p. o. la vis
medicairie naturar, ritenuta una forza
salutifera realmente insita nella na¬
tura.
Entusiasmo (gr. èv&oixnaofxó^ = ispi¬
razione divina) (filos.): per Platone,
specialmente noi dialogo Ione, esprime
lo stato di chi è invaso, dominato da
una forza divina, ò Iv&EOS (= pieno
di Pio); donde l’esaltazione in cui si ri¬
teneva dovessero trovarsi 1 poeti ispi¬
rati dalle Muso e presi da un vero o
proprio furore: ■ il poeta è cosa leggera,
alata, sacra, e a niente egli ò buono,
se innanzi non è Ispirato da Pio e non
è in furore; lo stesso Pio parla a noi
per bocca sua » (Ione). Ancho 1 filosofi
possono trovarsi in imo stato simile nel
movimento d’ascesa verso la divinità;
l’amoro filosofico è la piò alta forma
dell’entusiasmo (Fedro).
Eoni (gr. atu>v = eterno) (filos.): lo gno¬
stico Valentino denomina Pone per¬
fetto il principio primo dell’universo,
Pio, donde escono trenta coni minori,
cho sono esseri intelligibili e interme¬
diari fra Pio e l’uomo; l’ultimo cono,
Sofia, ò presa dalla curiosità o dal de¬
siderio Inestinguibile di contemplare 11
Padre o di scoprire il segreto della sua
natura (to Se tox&oc; elvat ^7)TY)<Ttv
tou 7 raTpó^), così come nel mito della
Genesi biblica la causa della prima ca¬
duta ò data dalla curiosità di conoscere
il Beno e il Male. Per la colpa di Sofia
11 male fa la sua apparizione nel cosmo
visibile, il quale è opera d’un demiurgo,
donde la formazione dell’uomo, lo svi¬
luppo del male, il dramma della reden¬
zione compiuta daH’cone Gesù, il quale
ò l’apparenza e l’involucro esteriore di
queU’essere metafisico che ò il Cristo.
Epagoge (gr. èTZ-à,Y(ùyi] = induzione)
(logica): ò l’Induzione aristotelica o enu¬
merano perfccta , cho consisto noll’attri-
bulro a un tutto ciò cho si ò affermato
dolio singole parti; ossia è un ragiona¬
mento cho procedo dall’eguale all’egua¬
le, mentre l’induzione sperimentalo di
Galileo o Bacone (o enumerano imper-
fccta) afferma della totalità ciò che ò
stato provato solo di alcuno parti. Ec¬
co un esempio di epagoge sotto forma
di sillogismo: l’uomo, il cavallo, il mulo
sono animali longevi; l’uomo, il caval¬
lo, 11 mnloeono i hoII animali sonza fiele;
quindi tutti gli animali senza fiele sono
longevi (Aristotele).
Epicherema (gr. èmyzlprftLX, da E7U-
XEipém = Intraprendo) (logica): è un
sillogismo in cui lo promesso sono ac¬
compagnato da provo; ò detto anche
sillogismo catafratto, cioè armato di tut¬
to punto; p. e. l’orazione ciceroniana
prò Milone si può ridurre a un sillogi¬
smo, dove lo duo premesse sono appog¬
giato a provo: « ò lecito uccidere ehi
tendo insidie; Clodio ha teso insidio a
Milone; dunque Milone ha ucciso a buon
diritto Clodio ».
Epifenomeno (dal gr. èm-- 9 a£vo(j.aL
= apparisco corno cosa accessoria; quin¬
di èm— 9 aivófiEV 0 V = fonomeno secon¬
dario) (filos.): per la dottrina cho con¬
cepisco lo spirito come un prodotto del¬
l’attività biologica, l'apparire della co¬
scienza è un epifenomeno, cioè un fe¬
nomeno accessorio, derivato dallo rim¬
ozioni fisiologiche o dall’istinto, simile
quasi all’ombra che accompagna il cor¬
po. L'essenziale, per questa teoria, ò il
processo nervoso e la tendenza istin¬
tiva, mentre il processo psichico è acci¬
dentale e secondario: ciò che ò supe¬
riore si spiega con ciò che ò inferiore.
Epigenesi (gr. E7Ti-yCYV0jxai = nasco
dopo) (scienza): ò la teoria secondo
la quale le nuove formazioni negli or¬
gani e nel carattere avvengono in virtù
di nuovi centri d’attività vitale e non
Epistemologla
— 39 —
Esoterico
proesistono nel germe. Questo termine
si trova anche in KA.KT.
Epistemologia (dal gr. ènurnjjiT] =
scienza, e Xòyo<; = discorso; quindi,
scienza del sapere) (/iios. ): è la dìscipli*
na che ha por oggetto Tesarne critico
dei principii, delle ipotesi, dei risultati
delle scienze per stabilirne la validità e
l’applicazione.
Epochè (gr. ÌTZoyr\, da hz-éyiù = so¬
spendo, passo sotto silenzio) (filos.): per
lo 8Cctlicìsmo è Tatto di sospendere ogni
giudizio intorno alle coso, poiché di
queste non si può affermare un predi¬
cato piuttosto che un altro, né definire
in maniera dogmatica, ragioni di forza
eguale potendosi invocare prò e contro
ogni opinione; il meglio è tacerò: né sì,
né no.
Eredità (scienza): è il riprodursi noi di¬
scendenti di caratteri anatomici, fisio¬
logici, psichici e psico-patologici che si
trovano negli ascondenti, non solo come
caratteri della specie, ma anche come
caratteri acquisiti e individuali.
Eristica (dal gr. èpumx*?] vé^vY), da
èpi£c«> = contendo; quindi: arte di con¬
tendere con la parola) (lavica): è l’arte
di discutere, adoperando, por vincere
nella disputa, argomenti sottili e in¬
gannevoli ; è la degenerazione della dia¬
lettica al tempo dei sofisti.
Eros (gr. £po>s = amore) (filos.): per |
Plato.ve ò l'amore rivolto alle ideo, la i
tendenza filosofica che trasporta Pani- !
ma dall'amore por il bello alla visiono
del perfetto esemplare della bellezza,
cioè all'idea del bello, e di qui all'idea
più alta, a quella del Beno (v. amore).
Errore (logica): in generale si distinguo¬
no due classi d’errori: 1. errori logici,
che dipendono dalla violazione delle
norme logiche del pensiero, p. e. del
principio di contraddizione (v. conirad-
dizione); 2. errori reali, inerenti alle Idee
stesse, quando queste non siano, in
tutto o in parte, conformi allo cose che
rappresentano come ut viene per gl ter
rori de i sensi.
-per gli Epicurei la possibilità dclTcr-
rore non ò nella sensazione presa in se
stessa, ma nel giudizio che pronunziamo
intorno allo cose percepite.
- per Cartesio un’idea presa in sé e
per sé non è né vera, né falsa: lo di¬
viene solo se viene posta in relazione
con altre, cioè negata o affermata me¬
diante il giudizio, che ò un atto della
volontà, ed erra quando afferma o nega
ciò che l’intelletto non vede in modo
chiaro e distinto, essendo il potere vo¬
lontario disposto, per la sua stessa na¬
tura libera, a varcare i limiti dell’in¬
telletto, sul quale ò fondato il criterio
di verità (vedi criterio c verità).
- per Spinoza Terrore non è nulla di
positivo, è solo una privazione dovuta
all’imperfezione del senso, che perce¬
pisco una realtà parziale e no fa una
realtà totale, come quando si prende
la distanza apparente del sole per la
distanza reale.
Escatologia (gr. Ict^octoc = ultimo o
Xóyos = discorso) (filos.): è quella parte
della filosofia che ha per oggetto l’esa¬
me dei fini ultimi dell’uomo e dell’imi*
verso.
Esistenza (filos.): è la proprietà attri¬
buita a ciò che ò oggetto dell’esperienza
attualo o dell’esperienza possibile. Quan¬
do si dice: questa cosa esiste, si esprime
un giudizio sulla sua realtà.
- gli Scolastici oppongono essenlia
ad existcntia: la prima ò la natura con¬
cettuale della cosa, l’idea costitutiva
di essa; la seconda ò la piena attualità,
ultima actualitas, un quid che, aggiun¬
gendosi all’essenza, la pone nel mondo
della realtà.
- per S. Anselmo essenza od esistenza
in Dio coincidono o anche Spinoza
nella I definizione dell’Effco dice: 7 vr
causata sui (cho è la sub stantia, sire
Deus) intclligo id cuius essenlia invol -
vii existrnf iam.
- V. Gioberti distingue essere da esi¬
stere: « in latino cxsistcre, cho suona ap¬
parire, uscir fuori, emergere, mostrarsi,
s’usa a significare la manifestazione d’u-
na cosa che prima ora come avvilup¬
pata, Implicita in un’altra, e che, uscen¬
do, si rende visibile di fuori; quindi
prodotta da una sostanza che la con¬
tiene potenzialmente, in quanto è atta
a produrla », giacché II verbo sistere
e I suoi derivati, p. e. subsislcre t con¬
tengono puro il concetto metafisico
di sostanza; quindi Fesisfen/e non può
concepirsi senza VEnte che ne ò la causa
creatrice, donde la formula ideale
(come il Gioberti la chiama): ■ l’Ente
crea Tesistento ».
Esistenziale (giudizio) = (logica): è il
giudizio che afferma o nega semplice¬
mente Tesistenza d’una cosa o d’una
classe di cose.
Esoterico (gr. IdtoTSpixóq = interio¬
re) (filos.): dicesi particolarmente del¬
l'insegnamento cho Aristotele impar¬
tiva ai discepoli già istruiti; per esten¬
sione si dice, in generale, dell’insegna¬
mento impartito a pochi, fino a raggiun-
Esperienza
— 40 —
Essere
gere il significato di sapere occulto,
accessibile a pochi iniziati (v. acroama-
tico ).
Esperienza (dal lat. experior — pongo
alla prova) (ingenerale): ò la conoscenza
diretta,Immediata, omediata, elicsi può
acquistare dei fatti o dei fenomeni che
si succedono in noi o fuori di noi. Y’ò
un'esperienza comune o vulvare che pro¬
cede in maniera spontanea, incoerente,
senza regola e precauzione, obbedendo
a impulsi sentimentali o utilitari; e v’ò
un’esperienza scienti fica, già detta dagli
Stoici è[X“£tpta {jlsO’oSlxt) (esperienza
metodica ), che nelle sue ricerche applica
all’osservazione dei fatti, alla loro in¬
terpretazione e al loro coordinamento
le norme suggerite dalla ragione nel suo
sviluppo storico, c dall’esperienza pas¬
sata.
- l’idea moderna d’esperienza si co¬
stituisce nel Hi nascimento soprattutto
per opera di Galileo, seguito poi dal¬
l’empirismo inglese. Locke riconosce
due fonti dell’esperienza: il senso ester¬
no e il senso interno (cioè la riflessione ),
e quindi vede già nell’attività dell’In¬
telletto una condizione importante del¬
l’esperienza.
- (filos.): per Kant l’esperienza consta
di due fattori: a) della conoscenza doi
fenomeni, cioò delle impressioni clic ci
pervengono dal mondo esterno per la
via dei sensi o dal inondo interno per
la via della coscienza: materia passiva;
b) dello spirito, che elabora il rozzo ma¬
teriale delle sensazioni, cioè dei feno¬
meni, con le intuizioni pure o a priori
dello 6pazio e del tempo e con le cate¬
gorie, cioò con le forme attive. Questi
duo fattori sono intimamente e indisso¬
lubilmente fusi nel l’esperienza.
Esperienza possibile (filos.): si ha
quando, dice Kant, « io mi rappresento
insieme tutti gli oggetti sensibili esi¬
stenti in tutti i tempi e in tutti gli spazi,
ossia gli oggetti che si trovano in quella
parte dell’esperienza verso la quale deb¬
bo ancora progredire ».
Esperienza pura (ItTos.): è la dottrina
che vuole liberare il pensiero da tutto
le aggiunte artificiose e superflue, come
causa, tempo, sostanza eoe. e costituire
•' un’idea naturale del mondo met¬
tendo nella sua vera luce il puro dato
immediatamente vissuto, cioè la sen¬
sazione. Così R. Avkxarius c Vempi-
rio-cri deismo.
Esperimento (scienza): consiste nel ri¬
produrre artificialmente fenomeni na¬
turali col lino di poterli osservare — iso¬
landoli, ripetendoli, « provando e ri¬
provando » — nelle condizioni più fa¬
vorevoli per l’indagine scientifica. Ga¬
lileo è stato uno dei primi e più ge¬
niali sperimentatori.
Essenza (lat. csscntia da esse) (logica):
designa il complesso delle determina¬
zioni, cioò dei caratteri che definiscono
nelle sue note costitutivo un oggetto del
pensiero. Aristotele Ja definisce:
oùaCa àveo CXyjs, ossia la sostanza
senza la materia; p. es.: l’essenza del¬
l’albero ò data dallo qualità costitutive
del concetto di albero, distinte dalla
sua materia; forma c materia, unite,
dànno la sostanza (oùoCa).
- (filos.): è ciò che costituisce il nu¬
cleo costanto d’una cosa in opposizione
alle modificazioni che non lo toccano
se non superficialmente e temporanea¬
mente; così la intende Cartesio.
- Spinoza aggiunge che l’essenza d’una
cosa ò ciò senza di cui questa non può
né esistere né essere concepita e, vice¬
versa, ciò che senza la cosa non può
né esistere né essere concepita: id sine,
quo res et vice versa quod sine re nec
esse nec concivi potest.
Essere (filos.): in opposto a divenire in¬
dica ciò che esiste o sussiste stabilmente,
non ostante i mutamenti che può su¬
bire; è dunque una realtà permanente,
costante, presente nell’esperienza o an¬
che accessibile al solo pensiero; por gli
uni (per cs.: Parmenide o Platone)
l’idea dell’essere è la più ricca di con¬
tenuto; per gli altri (per es.: Hegel o
Rosmini) è l'idea più semplice o più
povera di contenuto; ma sempre di
grande valore speculativo.
- Parmenide por primo pensa l'essere
come la realtà vera, immutabile, per¬
fetta, senza passato né futuro, posta In
un eterno presente, unità del tutto o-
mogenea, accessibile al solo pensiero
logico; mentre il non essere ò apparenza
mutevole o dipendente dall’esperienza
ingannevole dei sensi.
- per Democrito l'essere è posto nella
pluralità degli atomi, che si muovono
nel vuoto, cioè nel non essere, il quale
ò quindi una realtà anch’essa.
- per Platone ressero è nelle Idee.
- per Hegel, so ad una cosa si tolgono
tutto le determinazioni e le qualità, ri¬
mane la pura affermazione* questa co¬
sa è; ossia l’idea più semplice, più a-
stratta, più povera di contenuto, che
richiama alla mente l’idea opposta, cioè
quella del non essere. È il punto di par¬
tenza (Iella logica hegeliana, e della dia-
Essoterico
— 41
Esterno
lettica (v. questo termine) ; infatti « la
verità dell'essere {tesi) e del non essere
(antitesi) è la loro unità, la quale ò di¬
venire ( sintesi ); l’essere, se vicn pen¬
sato nel divenire, è un formarsi, un in¬
cominciare ; invece il non essere ò un
passare ». L’idea decessero è un’idea
della ragione (v. qui sotto l’esempio ci¬
tato nel Nuovo Saggio del Rosmini).
-anche pel Rosmini ■ se dall’idea con¬
creta di M. nostro amico voglio rimo-
vero ciò che ha di proprio e originale,
non mi resta più l’idea del mio amico,
ma solo l’idea comune di un uomo; se
poi astraggo le qualità proprie del¬
l’uomo, mi resta un’idea più generale,
cioè l'idea d’un animale; io posso allo
stesso modo colla mia mente astrane
dalle qualità proprie dell’animale o mi
resta allora l’idea d’un puro corpo privo
di sensitività, dotato solo di vegetazio¬
ne; voglio ancora colla mente togliere
da lui ogni vegetazione, allora la mia
Idea ò divenuta l’idea d’un corpo in
genero; se infine non voglio badare a
ciò che ha di proprio il corpo, rimane
allora l’idea più universale di tutte,
cioè l’idea d’un ente, senza che questo
nel mio pensiero sia determinato da
nessuna qualità cognita, l’idea dell’es¬
sere è dunque quella, tolta la quale, è
tolto interamente il pensare ed è resa
impossibile qualsiasi altra idea ». Però
l’idea dell’essere « che è la verità prima
e la ragione suprema, presuppone chi
dia l’essere alle coso che esistono, ossia
l’essere in sé, Dio, causa ».
Essoterico (gr. èScoTepixò»; Xóyo<;,
letteralmente: « discorso esteriore *): si
riferisce all’insegnamento dato in forma
popolare, senza rigore scientifico, e fu
applicato dapprima al libri di Aristote¬
le che esponevano le cognizioni in for¬
ma Bcmplico e piana, in opposto ai libri
esoterici (v. esoterico e acroamatico).
Estasi (gr. ot aot<;, da è^(<JTa(xat
= esco fuori di me) (rclig.): è il feno¬
meno essenziale e conclusivo del misti¬
cismo: è uno stato eccezionale, in cui
l’anima, interrotta ogni comunicazione
col mondo esterno, oscurata la coscienza
di sé, e in sé tutta chiusa, acquista la
certezza di comunicare con un oggetto
interno che ò l’Essere infinito, divino;
sento che si attua nella sua interiorità
la presenza di Dio, che essa ò immersa
e fusa nella sostanza divina. È asso¬
ciata a un’emotlvit.i intensa o delicata.
-Anche per Plotino, che la descrive
per esperienza propria, l'estasi è un'as¬
similazione dell’anima al divino: una
specie di presenza (Trapouota) di Dio,
di contatto (èrra^) con Ini, una con¬
templazione (#£cop£a) in cui scompare
la distinzione fra soggetto e oggetto,
un dono di sé (£7r£$oaic), un dono però
che non è un annientamento, ma un
arricchimento.
Estensione (logica): designa il numero
degli oggetti cui il concetto può rife¬
rirsi, che è massima, p. e., nel concetto
di corpo, minima, p. e. nel concetto di
genio musicale; ossia è tanto più ampia
quanto più il concetto ò generalo (v.
astrazione o comprensione).
- ( filos .): per Cartesio è l’attributo
della sostanza corporea (rcs extensa) ;
per Spinoza ò invece uno degli infiniti
attributi della sostanza divina.
Esterno (mondo—) (in opp. a mondo
interno , costituito dalla nostra vita
psicologica, con tutti i suoi processi co¬
scienti o inconsci!) (filos.): il problema
filosofico riguardante il mondo esterno
è cosa quasi naturalo per lo spirito u-
mano, giacché, come dice E. Mcyerson,
l’uomo fa della metafìsica cosi come
respira. Si possono indicare nell’ordine
seguente le principali risposte.
- a) il realismo ingenuo, il più sponta¬
neo e il più diffuso: il mondo esterno
coi suoi corpi, i suoi fenomeni, lo spazio
o il tempo, ò cosi come noi lo percepiamo,
è una realtà indipendente dallo spirito
che lo conosce e lo rispocchia nella sua
vera esistenza o nel suo divenire;
b) il realismo critico (con Galileo, Car¬
tesio, Spinoza, Locke, ecc.) distingue
nel mondo esterno una parte che esiste
in se stessa, indipendente dal soggetto,
e che consta delle qualità primarie
(grandezza, figura, numero, moto ecc.)
o una parto puramente soggettiva, che
non ha esistenza in sé, ma soltanto nel
soggetto percipiente (qualità secondarie:
colori, odori, sapori, suoni, ecc.);
- c) Yidcalismo conoscitivo (con Ber¬
keley, Hume, ScnopENHAUER), se¬
condo cui i corpi e i fenomeni si risol¬
vono in percezioni c ideo: esse est per¬
vi pi, come dice Berkeley; o « il mondo
è la mia rappresentazione », come dice
Schopenhauer;
- d) Yidealismo trascendentale di Kant,
pel quale il mondo è un complesso di
fenomeni (cioè di rappresentazioni), che
noi disponiamo nello forme dello spazio
e del tempo (intuizioni pure della no¬
stra sensibilità) o coordiniamo nello ca¬
tegorie (formo o concetti puri dell'in-
tclletto); dietro ad essi sta la cosa in sé,
che si sottrae alla nostra conoscenza ;
Estetica
— 42 —
Evemerismo
_l 'idealismo assoluto di Fichte, Schel¬
ling Hegel, i quali negano la oosa in
sé o pensano olle il pensiero non solo
ordina il mondo esterno (oome afferma
Kant), ma lo crea, lo fa usoiro dalla
propria attività.
Estetica (dal gr. aloOv)Tixó<; = sensi¬
bile) (/ilos.): ò la scienza che ha per
oggetto lo studio e l’apprezzamento del
bello (V. bello).
_ _ i n Kant l 'estetica trascendentale 6
quella parto della « Critica della ragion
pura » che ha per oggetto la ricerca delle
forme 'pure o a priori della sensibilità,
c cioè lo intuizioni pure dello spazio e
del tempo.
Eternità (/il os.): si dico di ciò che è li¬
bero da tutti i caratteri specifici della
durata, di ciò che è fuori del tempo.
-Sulla guida di S. Agostino. Boezio
distingue eterno da infinito: * altra cosa
è percorrere successivamente le parti
d'un’esistenza senza termine, come di
quella che Fiatone o Aristotele attri- .
buìscono al mondo (il tempo infinito),
altra cosa ò abbracciare un'esistenza in¬
finita tutta intera egualmente prosento ».
Eteronomia = v. autonomia.
Etica (/«os.): Aristotele introduce il
termino etico (7)tHxó?. da 'flf'/C, = co¬
stume) per designare una speciale classo
di virtfi. I suol seguaci denominarono
• opere etiche » (tà 7)*Hxà) gli scritti
del Maestro che trattavano questioni
d'indole inoralo; piti tardi Cicerone
tradusse etico con moralis o in Seneca
appare la philosophia moralis (da mos
= costume). L’etica è una scienza nor¬
mativa, la « scienza del bene », quindi
non di ciò che 6, ma di ciò che dee’ es¬
sere, in quanto vuol fornire le norme
della condotta morale, stabilire un prin¬
cipio dell’azione, dipendente dal prin¬
cipio fondamentale seguito da ciascuna
dottrina filosofica.
_ Vien detta anche scienza dei valori
mirali, poiché il giudizio morale esprimo
il valore che un’azione, un’idea, un sen¬
timento ha per l’uomo.
- La riflessione moralo si inizia ben
presto in Grecia col poeti, con Esiodo,
Teognide, Solone, Senofane, determi¬
nando e formulando con precisione cre¬
scente l’idea della giustizia, del diritto,
della rettitudine; però la scienza filo¬
sofica della morale ha in Socrate il
suo fondatore, col quale incomincia l'in¬
dagine intorno al l’essenza del bene o al
concetto di viriti, considerata come mez¬
zo sicuro per raggiungere la felicità, che
è il fine posto da tutte lo dottrine an¬
tiche all’operare umano. Questa con¬
cezione è seguita e sviluppata in vario
modo da Platone, da Aristotele, da¬
gli Stoici, mentre Cirenaici od /epicu¬
rei additano nel piacere la via per arri¬
vare alla felicità: quelli nel piacere mo¬
mentaneo e in atto, questi nell assenza
del doloro (v. edonismo e eudemonismo).
- Kant considera la felicità come un
fine esteriore, mutabile, sensibile, di¬
pendente dalle « inclinazioni », e dà al¬
l’etica un fondamento razionale: un’a¬
zione è morale se è fatta per obbedienza
alla legge morale, che emana dalla nostra
ragione, non si preoccupa delle conse¬
guenze e ha un carattere imperativo,
categorico e universale, ossia è a priori.
—— l’utilitarismo, la dottrina moralo so¬
stenuta particolarmente da G. Ben¬
tham e da O. STUART MilL, * prenden¬
do per principio della condotta l’utilità o
il principio della felicità più grande, af¬
ferma che lo azioni sono buono in quan¬
to tendono ad aumentare la felicità,
cattive in quanto producono l’effetto
opposto; e por felicità s’intendo il pia¬
cere o l’assenza dol doloro, mentre il
suo contrario ò il dolore o «assen¬
za del piacere » (Mlll); però il Bentham
con la sua formula: « il maggior bene
poi maggior numero » seguo il principio
della quantità o doll’intenBltà dei pia¬
ceri, montre il Mill ticn conto anello
della loro qualità, del loro valore spiri¬
tuale, sostituendo aU’aritmetica moralo
del Bentham un’estetica dei piaceri, o
introducendo una netta distinzione fra
piaceri più e meno elevati. t
Eudemonismo (gr. eù 8 ai[tovi<j[i,o<;, da
eù 8 ai(iOvt«= felicità) (morale): designa
le dottrine morali che pongono come
fine ultimo dell’azione moralo e vir¬
tuosa la feUcità individuale o sociale,
il cui valore è determinato dalla ra¬
gione, c si distingue per lo più dall’cdo-
nismo, che pone la felicità nella sensa¬
zione attuale del piacere.
- per Aristotele l’eudaimonia si¬
gnifica ben vivere o bone agire, e con¬
siste nell’esercizio delle più alte attività
dell’anima c nel possesso costante della
virtù; vi contribuiscono anche i beni
esteriori, la salute, gli onori, la ricchezza
e anche 11 piacere, il qualo « nasce dal¬
l’atto e, aggiungendovi!, lo compie,
come la bellezza giovanile nasce dal vi¬
gore dell’età e, aggiungendosi ad esso, lo
completa »(oTov Tot? dbc[A 0 tioi? Y] cópz).
Evemerismo ( relig .): dottrina attri¬
buita a Euhemero, seguace della scuola
cirenaica, secondo la qualo 1 miti degli
Evoluzione
— 43 —
Fenomenismo
dèi non sono altro che storia umana av¬
volta nel meraviglioso: gli dèi c gli croi
sono uomini notevoli per forza o sa¬
gacia, ai quali dopo la morto si rosero
onori divini o s’innalzarono tempii.
Evoluzione (in generale ): 6 costituita
da una serie successiva di mutamenti,
elio formano un tutto e il cui valore
va aumentando o progredendo di grado
In grado. Si può concepire in due modi:
_ a) come evoluzione meccanica, pen¬
sata, corno ipotosi da E. Spenckh:
consisto nel fatto che il composto si
sviluppa dal semplice, l 'eterogeneo dal-
l 'omogeneo, o, come dico l’Annioò, il
distinto dall’ùuiisfinfo, per causo pura¬
mente meccaniche, per leggi fatali o
immutabili ; p. e. dalla nebulosa primi¬
tiva, indeterminata o omogenea, si è
formato il sistema solare, distinto ed
eterogeneo; sulla Terra poi la vita.il
linguaggio, la scionza, l’arte ecc. hanno
subito il medesimo processo, differen¬
ziandosi o determinandosi incessante- j
mente.
- conio evoluzione ideale , è, p’cr Hkgbl,
un processo logico-dialettico (v. dialettica)
dello spirito, per cui sorgon prima le
categorie del pensiero in sé, cioè le
idre; poi le forzo della natura, cioè II
pensiero o Videa luori di s , esterioriz¬
zata; infine il pensiero per se, cioè lo
attività spirituali superiori, ossia la
coscienza, la società, la storia, 1 arte,
la religione, la filosofia. Tutta la realtà
è, per questa dottrina, uno sviluppo
della ragione o ha il suo coronamento
nolla filosofia.
Explicatio (daMipli«»re= spiegare; op¬
posto: eomplieatio) (filo®.) : termine usa¬
to da N. Cusano nel senso di sviluppo:
« linea est porteti evoluito, evoluito id est
ejcplicatio »; il mondo è, rispetto a Dio,
ciò che la molteplicità sensibile o mu¬
tevole è rispetto all’uniid necessaria e
immutabile, cioè alla eomplieatio in cui
il molteplice è contenuto potenzialmen¬
te- come l’albero 6 nel some, cosi l’uni¬
verso è in Dio.
F
Facoltà (lat. scol.: /acultas, habilitas ad
agrndum): in generale è la capacità, la
potenza d’agire, dì compiere una deter¬
minata funziono.
- i/Uos.) : per la Scuola scozzese e per
1 'Eclettismo francese lo facoltà sono
poteri particolari dell'anima, vere o pro¬
prie entità (cioè YintcUigenza, ii senti -
mento, la volontà), distinte dai processi
psichici, dei quali sono la causa pro¬
duttrice. È una teoria tramontata.
Fantasia: v. immaginazione o catalet-
Oca.
Fatalismo: consiste nel credere che il
destino d'ogni uomo e, in generale, d’o-
gnì avvenimento siano determinati in
precedenza da una volontà superiore,
oscura o intelligente, o quindi siano
inevitabili e irrevocabili, contro cui è
vano lottare.
_ (/ita).): s’adopera, spesso, per deter¬
rò inismo (vedi).
Fatto: è ciò che è dato immediatamente
nell'esperienza in maniera oggettiva;
p. c. un fatto fisico, storico. S’usa anche
corno sinonimo di ■ avvenimento » (che
è ciò che si fa in un luogo o tempo de¬
terminati) e di « fenomeno ", che indica
particolarmente ciò cho è presente ai
sensi.
Fechner (legge di — ) (psicol.): è la leggo
formulata da O. T. Fechneb, per cui
io stimolo d’una sensazione deve cre¬
scere secondo una progrosslono geome¬
trica, affinché la sensazione cresca se¬
condo una progressione aritmetica; ten¬
tativo, contestato, di misurare i pro¬
cessi psichici.
Fede (relig.): è intesa in due sensi: a) è
l’adesione dell'Intelletto o di tutto lo
spirito ad affermazioni considerate co¬
me verità rivelate dirottamente o indi¬
rettamente da Dio; quindi è l’atto col
quale si tiene por vero ciò cho Dio ha
rivelato, perché egli lo ha rivelato e
non può né ingannarsi né ingannare:
qui la rivelazione ha un carattere este¬
riore c storico, perchè personaggi sto¬
rici come Mosè o i profeti ne sono gli
strumenti; ciò cho Dio ha rivelato è
l’oggetto della fedo, mentre la veracità
divina è 11 motivo della fedo;
_ b) b l’adesione dello spirito a ciò che
è dovuto a una rivelazione interiore, a
nna specie di intuito mistico, diverso
dalla ragione o a questa superiore; è
una sorgente di sapere cho attingo a
un’ispirazione interiore.
- in generale, ò l'adesione soggettiva del¬
lo spirito a un’affermazione, a un fatto,
a un’idea, dovuta particolarmente a
motivi sentimentali, a impulso spon¬
taneo della volontà, e quindi imperfet¬
tamente giustificata; è nna tendenza
naturalo dell’uomo.
Fenomenismo ( /ilos.): è la dottrina cho
pono nei fenomeni la sola realtà esì¬
stente e m ogni cosa esterna non vede
altro che la somma di più sensazioni
Fenomeno
— U —
Filosofia
invariabilmente connesse nell'esperien¬
za. «Non sono i corpi che generano
le sensazioni, ma i complessi delle sen¬
sazioni che generano i corpi; quindi !
ogni differenza fra mondo materiale o
mondo psichico cade o il fine della scien¬
za è l’analisi o la descrizione dei feno¬
meni » (E. Mach). Di qui una conse¬
guenza metafisica: non le cose, cioè i
corpi, ma colori, suoni, spazi!, tempi
sono gli elementi costitutivi dell’uni¬
verso, il quale alla fine è un complesso
di fenomeni. Si collega alla teoria cono¬
scitiva di D. Hume.
Fenomeno (gr. cpaivó^evov = ciò che
appare): in venerale s’applica a tutti I
fatti percepiti o constatati che sono la
materia dello scienze tanto fisiche,
quanto morali: fenomeni fisici, biolo¬
gici, psichici, storici, ecc.
-per Kant, in opposizione a noumeno
o co.s« in sé, ò tutto ciò che può presen¬
tarsi ai nostri sensi nello spazio e nel
tempo (I quali sono forme a priori della
nostra sensibilità); quindi non già ap¬
parenza illusoria, ma realtà.
Fenomenologia: in venerale s’intende
la descrizione pura e semplice d’un com¬
plesso di fenomeni, come si manifestano
nello spazio o nel tempo, p. e. in una
malattia.
- (filo#.): in un’opera di questo nome
G. Hegel espone le fasi attraverso le
quali passa la mente umana per giun¬
gere dalla sensazione allo spirito uni¬
versale: coscienza empirica, autoco¬
scienza, ragione, moralità, religione,
spirito assoluto.
- per E. Husserl o la sua scuola la
fenomenologia ha un significato parti¬
colare: fenomeno, 9aivóji,evov, esprime
ciò che si mostra per sé (da 9a(ve<?$-ai
= mostrarsi), cioò Vessenza, ciò che i
Greci chiamano rà #vra (= gli enti,
le essenze), perciò 9aivó-
(isva, cioè à7T09a(v£aO-ai rà cpatvó-
(i.eva equivale a mettere in luce lo es¬
senze, le quali sono elementi fissi che si
presentano nell'esperienza vissuta e so¬
no colti daSVintuizione nello esperienze
più diverse, non escluse lo immagini
della fantasia. È una scienza a priori,
che ricorda la dottrina platonica delle
Ideo.
Fideismo (opp. razionalismo) ( filos .): ò
la dottrina filosofico-religiosa la quale,
giudicando la ragioue incapace di co¬
gliere la verità coi suoi soli mezzi, con¬
sidera la fedo una fonte superiore di
conoscenza vera e fa appello a una
specie di intuito intcriore di carattere
mistico, e anche ad esigenze del senti¬
mento o della morale.
Fides quaerens intellectum (èil pri¬
mo titolo dato da S. Anselmo al Pros -
logion, lat. alloquium = allocuzione)
{filos.): la « fedo che cerca rintclletto »;
e anche fides fcrens intellectum (fedo cho
porta intelligenza, comprensione); os¬
sia, la fede chiede luce all’intelletto,
ma a un tempo essa apre la via a com¬
prendere i misteri più profondi della
mota fisica religiosa, come l’esistenza
di Dio, rimmortalità dell’anima, la Tri¬
nità ecc. Ha un antecedente nolla for¬
mula di S. Agostino: fules quaerit, in -
tellectus invenit.
Filosofia (gr. 9iXo-cro9£a = amoro del
sapere). Secondo una leggenda, Pita¬
gora avrebbe affermato che soltanto
Dio è sapiente (0096$), mentre l’uomo
può essere solo amante della sapienza
(9tXó-oo90c;). Quosti duo vocaboli,
' dopo un non breve periodo di fluttua¬
zione, si fissano nello stoicismo ; ma già
in Platoxe l’aspirazione a ricondurre
l’essere, il sapere e 17 q/irc sotto prin¬
cipi universali (le idee) dà origino a
un sistema filosofico distribuito in tre
parti: fisica, dialettica, etica. Quindi la
filosofia abbraccia, si può dire, tutto
lo scibile e conserva questo carattere
fin quasi all’età moderna, in cui si di¬
stribuisce in:
- a) logica, che indaga le norme che
regolano il retto uso del pensiero nel
ragionamento (v. logica);
- b) teoria della conoscenza o gnoseolo¬
gia, cho considera lo spirito umano nel
suo potere di conoscere (v. teoria della
conoscenza );
c) metafisica, cho tendo a offrire una
visione complessiva dell’universo me¬
diante uno o pid principi fondamentali
(v. metafisica );
d) elica, che ha per oggetto l’uomo
considerato come ossere operante o vuoi
fissare un principio direttivo dbll’azlo-
ve (v. etica);
La filosofia presenta nel suo sviluppo
storico due caratteri costitutivi:
1) essa, valendosi della ragione, tende
a considerare le cose sotto un aspetto
universale per scoprirne l’unità supe¬
riore e avere una « visione sintetica »
del mondo, una cjuv— 0^1$, come dice
Platone (questo principio unificatore ò
per Talete Vacqua, per Democrito ra¬
teino, per Platone le idee, per Kant la
sintesi a priori, per Schopenhauer la
volontà, per Rosmini l’idea dell'essere
occ.);
Filosofia della storia
Forma
— 45
2 ) indaga lo coso non solo per so stes¬
se, ma anche nel loro rapporto con
l’uomo (Tl Tipi? V.^ = che cosa per
noi), ricercando che valore ha il inondo
per ia nostra vita, per cui la filosofia è
anche una dottrina dei più alti valori
umani: cosi per Platone il valore più
alto è l’idea del Bene, per Kant la vo¬
lontà buona, per Gioberti l’Idea reli¬
giosa, ecc.
Filosofia della storia: tendo a rac¬
cogliere in pochi principi direttivi lo
sviluppo storico dell'umanità o d un
periodo di essa. S. Aoostino ne ofrro,
nel De H'itate Dei, uno dei primi saggi
dal punto di vista cristiano: poiché Dio
ha previslo, voluto e condotto la soric
degli avvenimenti storici dal principio
del mondo lino al tonnine di osso,
bisogna che ogni uomo e ogni popolo
(p. e. Roma) compia la sua parte nello
stesso dramma, nella misura volutad al¬
la Provvidenza, per l'attuazione dello
stesso tino, che è l’instaurazione della
Città di Dio, perfetta nella beatitudine
eterna degli eletti.
_ e, i). Vico ò considerato il fondatore
dolla moderna filosofia della storia: per
lui la filosofia ù la scienza del vero, cioè
dell’universale, dei principi universali
ed eterni dcll’ovoluziono storica, men¬
tre la filologia è la scienza del certo, ossia
ricerca e accertamento delle verità di
fatto, osservazione dei fatti particolari,
dipendenti dull’umano arbitrio, come
sono la storia delle lingue, dei costumi,
del fatti. L’unità di filosofia e di filologia
dà luogo nlla Scienza nuova, clic de¬
scrive « la storia idealo eterna, sopra
la quale corrono nel tempo le storie di
tutte le nazioni nei loro sorgimonti,
progressi, stati, decadenze o fini
-- Notevoli saggi di filosofia della sto¬
ria offrono G. Hecikl, A. COMTF., C.
Marx.
Filosofia della vita ( filos.): considera
lo spirito sia iu quanto conosce e pensa,
sia in quanto è capace di emozioni e di
volizioni, come un'efflorescenza, una
sublimazione dell’attività vitale intesa
nel suo significato biologico, quindi co¬
me avente le sue radici nella vita, con¬
siderata come forzo originaria, attiva
d’espansione, d’organizzazione, di crea¬
zione (Bergson, SiMMKt).
Filosofia naturale (filos.): è la nuova
scienza sorta noi Rinascimento cou Leo¬
nardo, Galileo e Bacone, fondata sul¬
l'osservazione diretta della natura, non
più sulle affermazioni c • carte » al¬
trui, quindi indipendente dalia teolo¬
gia e dalla tradizione aristotolloa me
dioovalo.
Finalismo (filos.)- s’applica alle dot¬
trino che ammettono una finalità nello
sviluppo dell’universo, ossia conside¬
rano lo di verno classi dei fenomeni come
disposto in modo da presentare la ten¬
denza ad attuare determinati /fjjf.
Fine in sé (filos.): è il fine avente un
carattere assoluto, incondizionato, non
subordinato ad altri «ni, che perciò so¬
no relativi ; per Kant l’essere ragione¬
vole ha un vuloro assoluto, è un fine
in sé, non ò. un mezzo.
Finzione (/llòs.): il tedesco Vaiiiinokr
ha svolto un sistema di finzioni teore¬
tiche, pratiche, religiose nella sua dot¬
trina del come se (des Als Ob): « finzioni
vere o proprie sono formazioni mentali
che non solo contraddicono alia realtà,
ma sono contraddittorie in so stesse,
come li concetto di atomo, di cosa in sé ;
mentre le semi-finzioni, pnr contraddi¬
cendo olla realtà data, non sono in sé
contraddittorie, o sono artifici medianto
1 quali il pensiero può ottenere buoni
risultati; tale è la classificazione, (v.
Come se).
Fobia (dal gr. 96^0? = paura) ( psicol .):
è il termine generico per indicare in
paura morbosa manlfcstantesi in forme
diverse; p. e. l 'agorafobia (da (xyopf*
= piazza) o paura degli spazi! vuoti,
talassofobia (Uà),acida = mare) o paura
nell'acqua, ecc.
Forma (filos.): per Aristotele è l'idea
(eISci?), che determina la materia a di¬
venire questa o quella cosa, a passare
dalla potenza all’atto, p. e. un masso di
marmo a essere statua: è una forza vi¬
vente, animatrice, plasmatrice, spiri¬
tuale.
- per S. TraifMASO (che anche in que¬
sto punto si ispira ad Aristotele) la
forma ò puro un principio attivo: forma
est principi ani agcndi in unoqvoque.
_ Iut Kant ò ciò < 5 ho lo spirito umano
trac dal suo fondo per conoscere o or¬
dinare la materia costituita dalle im¬
pressioni che ci giungono dall’esterno
por la via dei sensi. Sono forme pure.
o a priori., cioè indipendenti dall espe¬
rienza: lo spazio, il tempo, le cate¬
gorie.
- (morale): è, nelì'etioa di Kant, ii ca¬
rattere imperativo della legge morale,
die non si preoccupa né dol contenuto,
né delle conseguenze 0 del fino dell’a¬
zione; è tratto dalla ragiono e quindi ò
a priori, è la pura obbedienza al do¬
vere.
Formale
— 46 —
Geometrie
Formale (ftlos.): è formalo (nel senso
antico o scolastico, ripreso anche da
Cartesio), ossia ha un'esistenza for¬
male, ciò che ha un'esistenza effettiva,
reale o attuale, in opposizione a ciò
che esiste solo come oggetto del pen¬
siero (v. oggettivo).
Formalismo t/ilos.): si applica alle dot¬
trine che pongono l’essenza d’unn cosa
nella /orma, non nel contenuto ; vi ò
un formalismo logico , etico, estetico. Si
usa spesso In senso peggiorativo, per
indicare un attaoearaouto meticoloso o
mecoanioo a certe regolo e convenzioni.
Formula ideale ( iilos .): il Gioberti
chiama formula ideale, una proposizio¬
ne che esprime Videa in modo chiaro
e preciso: mediante l’ntto originario
del pensiero, cioè l'intuito, la nostra
monto coglie per via diretta l 'Ente reale,
Dio, visione ancora confusa, che la ri¬
flessione, ripensandola, tramuta in I-
dea\ il rapporto fra l’Ente reale e le
esistenze, chiarito e giustificato con l’i¬
dea di creazione , dà luogo alia formula
ideale: l’Ente crea l’esistente : Dio crea
il mondo, lo cose particolari.
Frenologia (dal gr. 9 prjv = anima,
mente o Xófoi; = discorso): ò una dot¬
trina, oggi abbandonata, costituita dai
medico tedesco Francesco G. Gall,
che consiste nello studio del carattere
e delle facoltà intellettuali, fondato so¬
pra la conformazione, le protuberanze
o le depressioni del cranio, dallo quali
dipenderebbero le diverse attitudini e
inclinazioni umane.
Figurazione = v. Illuminazione.
Funzione (lat. iungor= eseguisco) (seren¬
ai): è l'aziono caratteristica d’un'or¬
gano nell’insieme di un organismo, p. e.
nel corpo umano, nel gruppo sociale,
nella vita psicologica.
-Con altro significato si sostituisce al
termine causa, per indicare la connes¬
sione pura e semplice d’un’nttività con
l’attività d’un’altro essere o cosa, (per
cui variando l'una varia anche l’altra),
senza voler stabilire fra loro una con¬
nessione causale. In questa oonoezione
i fenomeni flsioi, psichici, ecc. formano
semplici successioni, oggetto di pura
descrizione.
Futuro contingente t/ilos.): è la tra¬
duzione dell’ aristotelico là [iéXXovxa
e si applica agli avvenimenti possibili
nel futuro: ò divenuta usuale nella Sco¬
lastica (v. contingente). L’espressione
futura necessaria (xà èoóftEva) designa
invece ciò che deve avvenire necessa¬
riamente.
G
Generale (opposto: particolare) ( Inai -
ca): è ciò che si riferisce a un’intera clas¬
so di esseri o di oggetti; il concetto, la
nozione, l’idea generale esprimono ap¬
punto ciò che vi ò di comune, di persi¬
stente in una classe di cose, in un genere.
Generalizzazione ( psicol .): è l’opera¬
zione che consisto neH’cstendoro a
tutta una classe di coso ciò che si os¬
serva in uno o più individui.
- (logica), il sofisma (li falsa generaliz¬
zazione si ha quando si estende a tutta
una classo, senza un’attenta o com¬
pleta osservazione, ciò che si è notato
in alcuni individui.
Generatio spontanea vel aequivo¬
ca (scienza): è la teoria secondo la qua¬
le la vita nelle sue formo più semplici
si sviluppa da materie inorganiche. Già
Aristotele scrisse elio dal fango o da
materie in decomposizione nascono
spontaneamente insetti. L'inconsisten¬
za di questa teoria fu dimostrata da
Francesco Redi nelle sue Esperienze in¬
torno alla generazione degli insetti.
- (filos .): per Kant l’affermaziono
d’un’origine empirica dei concetti a
priori sarebbe una specie di generatio
aequivoca.
Genere (logica): si dice genero una classo
di cose che comprendo nella sua esten¬
sione un’altra classe; questa, meno e-
stesa, dicesi specie: p. c. il triangolo e-
quilatero è una specie del genere trian¬
golo.
- surnmum genus, genere sommo ò
quello che contiene nella sua estensione
tutti gli altri generi.
Genesi (gr. yévecju; = produzione, ge¬
nerazione) (scienza): si studia la genesi
d’un essere, d’un’idea, d’un'istituzione,
quando si osservano nel loro sviluppo fin
dal primo manifestarsi, per rilevarne i
caratteri transitorii e quelli essenziali
e persistenti, e giungere a una cono¬
scenza piena.
Genetico (logica): il metodo genetico con¬
siste nello studiare un oggetto della
scienza ricercandone la genesi, ossia
deducendolo dalle condizioni elemen¬
tari, spiegandolo e valutandolo nella
sua formazione o nel suo sviluppo.
- - - la definizione genetica consiste nel
definire una cosa tracciandone la ge¬
nesi, come avviene nella geometria e
nelle scienze sociali.
Geometrie (esprit de — ) = vedi: ana¬
lisi e analitico.
Giansenismo
— 47 —
Grazia
Giansenismo ( filos .): è la dottrina elio |
l’olandese Cristiano Jannsen (lat. Ianse-
nius) espone nel suo libro Augustinus,
in cui interpreta le idee agostiniano
circa la grazia, U libero arbitrio, la pre¬
destinazione: accolta dai teologi di
Porto ficaie, combattuta dai Gesuiti,
difesa da Biagio Pascal nelle suo Pro¬
vinciali . fu condannata in cinque pro¬
posizioni dal papa Lrbano III. Il gian¬
senismo sostiene una limitazione della
libertà umana, dà grande valore alla
grazia, nega l’efficacia delle opero e
crede alla malvagità naturale dell’uomo.
Giudizio ( psicol .): ò un atto della mento
pel quale si afferma che duo idee con¬
vengono o non convengono fra loro, e
quindi esprimo una relaziono fra due
idee.
_ {logica): la logica considera il giu¬
dizio come dev’essere, mentre la psico¬
logia lo considera come è, come si pre¬
senta nella realtà, errato o vero. Ari¬
stotele lo definisce: un discorso che af¬
ferma o nega qualche cosa di* qualche
cosa: Xóyo? xaTa9aTtxó? 7$ àrce^a-
Tixó? Tivo? à tz 6 tivo? ; quindi vi sono
nel giudizio due elementi: ciò che viene
affermato, il predicato (TÒ xaTTjyo-
poó(xevov) o ciò di cui viene affermato
alcunché, il soggetto (TÒ u 7 TOxelp.evov).
Questi duo tormini in sé non sono né
veri né falsi; la possibilità dell’errore
nasco quando nel discorso si costituisco
un rapporto fra loro.
Giustizia {diritto): consiste nel rispetto
della personalità umana sotto un triplice
aspetto: honeste vivere, aliquem non lae-
dere, suum cuiqut tribuere.
- (rtlig.): nel Vangelo è essenzial¬
mente l’obbedienza alla leggo divina.
- ( filos .): per Platone è una risul¬
tante: quando nell’uomo sono presenti
le tre virtù fondamentali {sapienza, for¬
tezza, temperanza.) o quando nello Stato
le tre classi (dei governanti, dei soldati,
dei produttori) sono armonicamente at¬
tive, è pure attuata la giustizia.
■ - per Aristotele ò una virtù auto¬
noma, importantissima, perché è fun-
damentum regni: è distributiva quando
dà a ciascuno il suo secondo i suoi me¬
riti ; è commutativa quando si attua ne¬
gli scambi economici mediante l’ugual
valore delle cose scambiate.
-- per Kant ò il principio délY eguale
libertà, cioè è giusta ogni aziono che
permetta alla libertà di ciascuno d’ac¬
cordarsi, secondo una legge generale,
con la libertà di tutti ; « ciascuno deve
poter cercare il suo bene per quella via
che gli sembra la migliore, purché non
offenda l’analoga libertà degli altri, la
quale deve poter coesistere con la li¬
bertà di ciascuno, secondo una legge
generalo; ossia purché non offenda il
diritto altrui ».
Gianduia pinealis = Cartesio la ri¬
tenne sede dell'anima; essa ò un pic¬
colo corpo ovale che si trova nella parte
anteriore del cervello e che da qualche
scienziato viene oggi considerato come
il vestigio d’un terzo occhio (L. Maggi).
Gnomica (gr. y^fcixó?, da yvd>|xv) =
sentenza) (in pflBile): si usa a indi¬
care la saggczzi^Riq s’esprime per mez¬
zo di sentenze morali, proverbi, afori¬
smi: filosofia gnomica, poesia gnomica
(Solone, Focilide, Teognide).
Gnoseologia (gr. yv&at? = conoscenza
e Xóyo? = discorso) (filos.): ò quella
parte della filosofia che studia il proble¬
ma della conoscenza (vedi conoscenza).
Gnosi (gr. yvcócu? = conoscenza, sag¬
gezza) (rch' 0 .): è lo stato del Cristiano
illuminato che distinguo chiaramente
la propria fèdo da quella dei pagani,
le divinità dei quali gli appaiono pure
finzioni.
- (filos. e rclig.): ò una forma di co¬
noscenza che trasforma la fede in scien¬
za; è però una conoscenza concreta,
giacché per gli Gnostici conoscere Dio
vuol dire possederlo, non per via di¬
scorsiva, dialettica, o per la certezza
soggettiva della fede, ma per via mi¬
stica. che si complica con gli clementi
provenienti dallo religioni orientali o
dalla filosofia; giacché gli Gnostici, per
superare l’antitesi fra Dio, principio del
bene, e la materia, principio del malo,
imaginano una serie di coni (alcove?),
realtà intelligibili uscite dal Primo prin¬
cipio ineffabile, una delle quali, dege¬
nerando, ha prodotto la materia e il
male. La creazione e 1 a redenzione cri¬
stiane sono episodi di quella lotta.
Principali rappresentanti della gnosi
sono Valentino e Marcione (II sec.
d. Or.) (v. Eoni).
Grazia ( relig .): è un dono gratuito fatto
da Dio alle creature umane, senza che
vi abbiano .alcun diritto; in questo sen¬
so non v’è cosa alcuna che non sia una
grazia, poiché Dio basta a sé e dona
liberamente e gratuitamente tutto ciò
che dà.
- In un senso meglio determinato da
S. Agostino la grazia ò un dono gra¬
tuito che Dio fa all’uomo (posto dal pec¬
cato originale nello stato di natura de¬
caduta e pervertita) per rendere possi-
Gusto
— 4ft —
Idea
bile la salvezza di pochi eletti, Bcelti
dalla sua imperscrutabile volontà, giac¬
ché l’uomo da sé non può risollevarsi
e lo Spirito Santo soffia dove vuole
(spiriius sanctus apirat ubi vult, non
merita seqiUns, sed merita facicns).
_ Lo stato di grazia implica una par¬
tecipazione più o meno consapevole
dell'anima alla vita soprannaturale, che
oltrepassa l’ordine croato, cioè la na¬
tura o la conoscenza razionale; è og¬
getto di fede (v. natura).
- (estetica): La grazia è il sentimento,
non beilo definibile» che nasce alla vista
<li movimenti compiuti con facilitò, e
spontaneità e osservati con atteggia¬
mento di simpatia, come può avvenire
nella danza. Designa pure la qualità di
tali movimenti o delle cose stesse fornito
di proporzioni armoniche.
-- Essa apparo non solo nelle arti di mo¬
vimento, nella danza c nella musica,
ma anche nella pittura, nella scoltura,
nell’architettura, dove si esprime nelle
proporzioni armoniose, nell’ordinata
composizione dello linee, che rivelano
nell'opera d’arte una spontaneità ngilo,
sicura, senza sforzo; la grazia fu detta
« una fragilità trionfante • (Bayer); pe¬
rò dietro il movimento visibile e l’ar¬
monia delle parti vi è il movimento del¬
l’anima.
Gusto (estetica) : è la facoltà di giudicare
con prontezza e facilità della bellezza
dell’opera d’arte. Quest’attività che cri¬
tica o riconosco il hello artistico ba
una parentela con l’attività che pro¬
duce l'opera d’arte: il gusto è pertanto
una qualità tanto del creatore quanto
(li chi rivivo in sé l’opora d’arte; nel¬
l'uno e nell'altro presuppone una fino
e delicata sensibilità per le cose belle
(v. comprendere e intuizione).
I
Idea (dal gr. tS, donde il lat. video)
(filos .): in generale ò ciò che ò pensato,
ciò che è elaborato daH’intelletto, in op¬
posizione alla sensazione, alla perce¬
zione, all’Immagine. La sua storia è do¬
glia di nota.
-per Platone le idee sono gli eterni
esemplari delle cose sensibili, costituen¬
ti il mondo metafisico, sovrasensibile,
trascendente, tutto dominato e Illumi¬
nato dall’idea del Bene, che coincide
con la divinità stessa; le idee sono le
leggi dell’essere, principi! dirottivi nella
ricerca scientifica.
_ Aristotele nega questa separa¬
zione delle Idee dalla realtà sensibile,
ma considera le idee, cioè le forme, at¬
tuato nello cose individuali. Per Plo¬
tino le idee sono poste nell’intelfigenza
(vou<;), l’ipostasi che viene immediata¬
mente dopo l’Uno; sono un prodotto
di essa e, come per Platone, gli esem¬
plari eterni delle coso sensibili.
- S. Agostino, seguendo l’ispirazione
neo-plal onica, colloca le idee nella men¬
te di Dio, che crea il mondo prenden¬
dolo a modello; questa teoria si diffonde
più tardi nella Scolastica. S. Tommaso
dichiara che la sua dottrina della crea¬
zione divina della molteplicità delle es¬
senze, cioè delle idee, che sono le cause
esemplari delle coso in Dio, • salva l’opi¬
nione di Platone che pono delle ideo,
secondo le quali si forma tutto ciò che
esiste nelle cose materiali ».
- nella filosofia moderrui l’Idea serve
a esprimere qualsiasi contenuto di co¬
scienza (percezione, rappresentazione,
concetto ecc.). Cartesio le distingue in
tre classi: innate, avventizie (che ci ven¬
gono dal mondo esterno), o fattizie (o
a me ipso factae, come 1 prodotti della
fantasia): le primo sono lo meno nume¬
rose, ma le più importanti, sono « lo
verità otcrue prodotte da Dio ut effì -
ciens et totali» causa »; tale è, ad es.,
il principio che • tutte le lince tirato
dal centro di un cerchio alla circonfe¬
renza sono eguali fra loro », il quale
esprime l’idea o l’essenza del oerohio.
Le Ideo innate si trovano nello spirito
umano fin dalla nascita.
- Locke, che non ammette idee in¬
nati'. fu derivare lutto 1- idee dall'espe¬
rienza sensibile e dalla riflessione: * tut¬
to ciò che lo spirito percepisce in se
stesso o ò l’oggetto immediato della
percezione, del pensiero o dell’intel¬
letto, io chiamo idea ». Anche lierkeley
intendo per idea ogni oggetto dol pen¬
siero (« C’iò su cui penso, qualunque co¬
sa sia, lo chiamo idea »); e riduce ogni
idea a sensazione. Per HUME le ideo
non sono altro che copie indebolite
e sbiadite delle percezioni ; non esistono
cho percezioni c idee.
- per Kant le ideo sono un prodotto
della ragione, che, per la sua tendenza
naturale a valicare i limiti dell’espe¬
rienza, si costruisce le idee di Dio, del¬
l’anima, del mondo , alle quali non cor¬
risponde nessun oggetto adeguato nel¬
l’esperienza, per cui esse diurno luogo
a contraddizioni insanabili se si voglio¬
no applicare alla conoscenza reale, o la
Ideale
— 49 —
Identità
metafisica non è possibile come scienza ;
possono però essere considerate come
prìncipil regolativi, in quanto intorno
a ciascuna di esse si raggruppano in
unità sistematica le cognizioni e le ri¬
cerche relat ive a Dio, al Panima e al
mondo.
-per Hegel le idee sono le categorie
dell’essere collegato in un sistema, og¬
getto’ della logica considerata parto es¬
senziale della metafisica; benché hì at¬
tuino per evoluzione nella natura e nelle
.produzioni umane (cioè nelle istituzioni
sociali, nell’arto, nella religione e ncllà
filosofia), in sé stesse sono fuori del
tempo o costituiscono l’essenza dello
spirito. L’idea più serifplice è quella
dell’essere, la più alta, l’idea assoluta,
che raccoglie in sé tutto lo categorie c
fondo in ima sintesi concreta 11 pensiero
e l'essere, il soggetto e l’oggetto; essa
d « l’espressione di Dio come ò nella sua
eterna essenza, prima dell’apparire del¬
la natura c d’uno spirito finito ».
Ideale (opposto: reale): usato come ag¬
gettivo si dice di ciò che esiste solo nel
pensièro, o ancho eli ciò elio viene pen¬
sato corno perfetto, significato questo
d’origine platonica: p. o. Stato idealo,
bello idealo.
- corno sostantivo si dice di ciò che
non è attuato, ma attuabile, per lo più,
nel futuro, o rappresentato nella mente
che aspira e si muovo verso di esso i
come verso un tipo perfetto, esemplare. I
Idealismo (opposto: realismo e, anche,
materialismo) (filos .): vi ù un idealismo
conoscitivo , p. e. del Berkeley, dello
Schopenhauer, cho pone l’oggetto del
conoscere non in cose esteriori allo
spirito c da questo indipendenti, co¬
sicché soggetto conoscente o oggetto
conosciuto siano due realtà distinte, ma
in processi psichici, sensazioni e idee;
ossia tutto ciò che noi vediamo, sen¬
tiamo, tocchiamo non ò corpo, ma feno¬
meno psicologico : «io non conosco né
il sole né la luna, ma sempre un occhio
che vede il sole, una mano elio sente la
terra, e il mondo cho io conosco esiste
solo come rappresentazione, è oggetto
soltanto in rapporto con un soggetto »
(Schopenhauer). Esse est percipi, le cose
esistono solo pel fatto che sono perce¬
pito, dice Berkeley.
- vi è un idealismo metaf isico , pel quale
la realtà vera è di natura ideili e, spiri¬
tuale, è posta nelle idee o nella forma,
come nella dottrina platonica e aristo¬
telica, o anche in sostanze spirituali
(monadi), come nella dottrina di Leib¬
niz, o in quella di Hegel, nella quale
le idee sono il nucleo e il movente di
tutta la storia dcH’unmnità e del mon¬
do. Allora, il mondo materiale, sensi¬
bile, o viene negato, o si attenua o si
scolora fino a ridursi a pura apparenza,
o si considera come un prodotto dello
spirito, cioè secondario, derivato.
- Kant denomina trascendentale il suo
idealismo, in quanto egli « considera i
fenomeni come semplici rappresenta¬
zioni, non coso in sé, e il tempo e lo
spazio formo sensibili della nostra intui¬
zione, non determinazioni date in se
stesse », e quindi come entità che tra¬
scendono l'esperienjsa.
-vi è un idealismo etico (Fichte), pel
quale la volontà morale costituisce il
nucleo dello spirito, e la realtà esteriore
non ò altro che la scena atta allo svol¬
gimento dell’anione morale, un osta¬
colo da superare offerto all’attività mo¬
rale, all’attuazione del dovere, cho è la
cosa più alta che esista.
- vi è un idealismo estetico, pel quale
creare il bello equivale a ricreare le
cose, il mondo, per dar loro im signifi¬
cato spirituale, non ad imitare la na¬
tura: l’io è l’animatoro onnipotente del-
l’attivit|L estetica.
Idealismo attuale (filos.): è la dot¬
trina del Gentile, fondata sull’atto puro ,
cioè sullo spirito concepito come atti¬
vità concreta, libera, creatrice del pro¬
prio oggetto. Questo non è altro che
un momento del divenire dello spirito
e il vero è solo ciò che si pensa e nell*atto
che si pensa, non dall’io empirico, ma
dall’io trascendentale, che nulla pre¬
suppone avanti c fuori di sé.
Ideazione (psicol.): è il processo natu¬
rale della formazione delle idee nella
nostra niente, che si può seguire osser¬
vando nell'esperienza diretta come sor¬
gono e si collegano i fenomeni Intellet¬
tuali di ogni ordine.
Identità (principio di — ) (logica): è il
principio razionale il quale afferma che
ogni concetto è identico a se stesso, se¬
condo la formula A è A, ossia che un
concetto deve avere soltanto le note
che gl! fiono proprie.
- ( metafisica ); Leibniz pone li princi¬
piavi identitatis indìscemibUium: due
cose indiscernibili, cioè perfettamente
identiche, non possono darsi, sarebbero
una cosa sola; non vi sono due foglie
di tiglio assolutamente eguali. Al che
Kant obbietta: due gocce d’acqua iden¬
tiche, veduto in due luoghi diversi,
non fanno una cosa sola. Bisogna però
Ideologia
— SO -
Illuminismo
distinguere Videntità logiao-metafislca
.11 cui parla Leibniz, dall’iVtonfifcl reale.
degli oggetti nello spezio <11 cui paria
Kant, l'identità pensata dall Identità
empiricamente percepita.
_ , K . r E. Mkvekson nella ricerca sclcn-
tiflca conio nella vita quotidiana la ra¬
gione credo d'aver veramente compreso
solo quando giunga a cogliere dello iden¬
tità o dello permanenze nella mobile
realtà del mondo tisico, ad eliminare la
diversità o il mutamento, a mostrare
elle il conseguente, cioè l'effetto, è
contenuto noll'antecodente, cioè nella
. ansa. Però questo ideale d'un'ldentità
o d'unu permanenza assoluta è raggiun¬
gibile solo parzialmente, perché vi sono
nella natura elementi irrazionali clic si
sottraggono al processo d’Idcntitlea-
zlono; il che ha suggerito al poeta 1'.
ValekV che « 1 » spirito umano è assur¬
do per ciò che cerca, grande per ciò
che trova». , . ....
__ (/ito*.): si dico filosofati deUidcntxta
la dottrina clic, come quella di K.
SCBELUJJO, ò fondata sull'identità ori¬
ginaria del realo e dell’ideale, della na¬
tura e dello spirito, dell’inconscio e
del consolo (V. xnili&erc.nza).
Ideologia (/ito*.): 11 vocabolo è dovuto
al francese Dtsmrrr de Tract. che
ò considerato il capo degli Ideologi.
Per Itti l'ideologia ha per oggetto lo
studio delle idee, pensate come fatti
di coscienza, dei loro caratteri, leggi,
origine, rapporti ooi segni che 11 rap¬
presentano.
_ in senso peggiorativo: trattazione al¬
quanto sottile intorno a Idee astratte,
ohe non hanno rispondenza nolla realtà.
Idoli (gì. ctSml.ot, lat. idolo — fanta¬
smi) {logica): sono cosi denominate da
Bacone le fonti o le cause degli errori,
distinto in quattro classi:
а) Idola tribus , derivanti dalla natura
umana c connaturati nell'uomo; p. e.
l'ottusità c la fallacia dei sensi, la ten¬
denza antropomorfica eoe. ;
б) idola spccus, prò pi li della natura
psicologica di ciascun individuo, elio
Bacone raffigura chiuso In una spelon¬
ca. come il prigioniero nella caverna di
cui parla Platone: idoli siffatti sono,
p o , l'amore pel nuovo o per 1’antico;
',•> idola tori, gli Idoli del mercato,
cioè provenienti dai rapporti sociali:
p C , gli errori per cui si prendono corno
reali le coso fittizie designate da ter-
minll del linguaggio;
d) idola thratri, consistenti nell'azione
esercitata sulla mente dai sistemi filo-
solidi, elio si succedono sulla scena della
storia, come le rappresentazioni fan¬
tastiche della realtà si svolgono sulla
scena d'un teatro.
_ (teoria della conoscenza) : per E cicli HO
tutto le coso reali emettono efflussi d'a¬
tomi. quasi Involucri vuoti isimularm.
11 dice Cicerone), i quali riproducono
la struttura generalo e le qualità del^
corpi donde emanano e, movendosi con
grondo velocità, pervengono attraverso
1 sensi fino al cuore, dove producono le
sensazioni. Possono provenire audio
da corpi non piti presenti ai sensi; di
qui 1 fantasmi del sogno e del delirio.
Ignava ratio (gr. ip-fòc; Xbyo <;): ò l'ob-
biozlone mossa al determinismo stoico,
secondo la quale dalla negazione della
libertà del volere conseguirebbe un fa¬
talismo cicco, di fronte al quale la ra¬
gione sarebbe ignava, senza forza al¬
cuna. In realtà il fatalismo degli .Stoici
non è assoluto, nui solo un possibile
contingente, in quaut o che esso non nega
all'uomo un potere d'autodeterminazio¬
ne o la facoltà dell'assenso. Cabxeadk
oppone peraltro clic l'assenso devo esse¬
re l’effetto di cause precedenti, dipen¬
denti dal fato, quindi non libero.
Ignorabimus (/ilo*.): il fisiologo te¬
desco Dubois-KkTMond, nel suo libro
. Dei limiti della scienza • ( 1872 ). cosi
conclude: ili fronte al mistero: che cosa
sono la materia e la forza, e come si
possono pensare ? lo scienziato una vol¬
ta per sempre deve rispondere: ignora -
Irimus, « non lo sapremo mai » (v. in¬
conoscibile). •
Ignoratio elenchi (gr. yj top sAsyxou
àyvota = ignoranza dell'arco mento)
(logica): è un sofisma che consisto nel
provare una tesi diversa da ciucila elio
è in questione ; p. e. dimostrare i danni
delia libertà descrivendo gli effetti della
licenza.
Illuminazione (teoria della — ) (frlos.):
è una dottrina di S. AGOSTINO, secondo
la quale, come il sole è la fonte», della
luce clic Illumina c rende visibili lo
cose, cosi Dio è la fonte della luce spi¬
rituale che illumina la nostra mente,
svelandoci la verità: però ciò che l’in¬
telletto umano vede nella luce doll’il-
luminazione divina è la verità elei pro¬
prii giudizi, non il loro contenuto, lo
idee. La teoria della illuminazione si ri¬
ferisce dunque albi facoltà di giudicare,
non di concepire o di percepire (Olismi).
Illuminismo (filos.): designa un pe¬
riodo Importante della coltura euro¬
pea, clic va dagli ultimi decenni del
Illusione
— 51 —
Immanente
secolo XVII olla lino del sec. XVIII
ed ò dominato .tallo duo correnti filo¬
sofiche preponderanti in onesto tempo.
l 'empirismo inulte Iniziatosi con Hob-
bes e Locke e il razimuiUsmo fondato
da Cartesio. I suoi caratteri essenziali
sono: . ,
a) esso mira a illuminare coi -lumi
(It ila ragione ■ tutti ì campi dell attività
umana, combattendo . l'oscuranhsmo ■
medloeviilo, la tradizione o il principio
d'autoritk, elle rendono la rito schiava
ilei passato: '
b) è un movimento di carattere anti¬
storico, per cui si sottopongono a una
critica radicale, in nome delia raiinne,
le istituzioni economiche, giuridiche,
pomicilo, religiose, educative, per porre
j n luco la vera natura umana nascosta
e soffocata sotto l'ignoranza o i pregiu¬
dizi: da questa dottrina sorge perciò
l'Idea di liu'ccononno, un diritto, una
religione naturali;
c) implica un idealo di libertà e d'u-
guaglianzn: poiché tutti gli uomini sono
partecipi della ragiono, basta togliere
lo disuguaglianze o i privilegi, perché
essi siano liberi e uguali nella realtà
della vita, c svaniscano anello lo disu¬
guaglianze create dalla natura.
Illusione (jxrfcol.): è un errore dei'sensi,
che consiste nel percepire un oggetto
con caratteri ili parto diversi da quelli
che esso in realtà possiede; dipende per
lo più dal fatto che a un oggetto perce¬
pito si sovrappone, deformandolo, una
immagino che 6 nolla nostra mente.
p. e. vedere un fantasma in una tela
agitata dal vento. Le più frequenti sono
le illusioni della vista.
Illusione metafisica ( filos.): por Kant
è la tendenza, naturale nell’uomo, ad
applicare lo categorie dell'intelletto alle
idee, della ragione, cioè all’anima, al
mondo, a Di", a ciò che sta al di là
dei limiti dell’esperienza, con la pretesa
di voler conoscere la realtà metafisica,
* le cose in si; «cosi l'intelletto si co¬
struisce insensibilmente, accanto alia
casa dell'esperienza, un ediiicio ben piii
vasto, che esso riempio coi puri enti
della ragione, senza avvedersi d'aver
varcato i coniini posti all'uso legittimo
dei suoi concetti ».
Ilozoismo (gr. u?.i) = materia, ~o>r,
= vita) (filos.): è la teoria comune ai
più antichi filosofi greci, secondo la
quale la materia è considerata non
solo come attiva, ma come animata,
vivente: materia e lotiche sono Indi¬
stinto.
Immaginazione (psicol.): è l’attitu¬
dine mentalo a formare immagini c
rappresentazioni ; si presenta sotto duo
forme :
--- a) rappresentativa, o riproduttrice,
che sta nel potere psicologico di ripro¬
durre nella mente gli oggetti già per¬
cepiti, non presenti:
- li) creatrice, che consiste nei comporre,
nel creare nuove immagini; è alliue a
fantasia o ha una funzione importante
nell’arte.
__. (/ilo».): per Spinoza la imaainalio
è il grado inferiore del conoscere, vi¬
sione oonfusa, disordinata, incompiuta
* delle" coso.
_ per Kant Vimmaginasionc creatrice
è « una funzione cieca ma indispensa¬
bile % che applica le categorie deU’in*
folletto ai fenomeni, collognndo lo for¬
ine dell'intelletto con lo forme della sen¬
sibilità e rcndondo cosi possibile la co-
stituziono doli'esperienza;
_ per FICHTE l’immaginazione crea¬
trice produce il non io, che si oppone
all'io puro o lo limita; opera In ma¬
niera Incosciente.
Immagine (psicol.): In generalo ò la
rappresentazlono montalo d'un og¬
getto percepito, o anche una nuova
rappresentazione formata d’elementi
psichici elio già si trovano nella co¬
scienza, come le immagini poetiche.
Immanente (opposto: trascendente ) (/»-
/os.): già nel soc. XIII immanens (op¬
posto a transiens c transitiva) i> detta
un’azione od una causa elio rimanga
nell'Interno dol soggetto agente, men¬
tre transitiva è dotta quando, uscendo
dal soggetto, s'cserclta sopra un'altra
cosa; cosi S. Tommaso: duplex est
actio, una qua e transil in citeriorem ma-
teriam, ut calc/acerc et secare, alia quac
manci in agente, ut intclligcre, sentire et
rette (= duplice è l'azione; una che
passa nella materia esterna, come ri¬
scaldare o tagliare, l’altra cho rimane
nell’agente, come intendere, sentire e
volere).
— Spinoza Intende in questo senso il
termine immanente, quando dice: Deus
est omnium rerum causa immanens non
vero transiens (Ilio è causa immanente
di tutte le cose, non transitiva), per¬
ché, contenendo in sé il mondo (v. pan¬
teismo), non esco fuori di sé quando
agisce, ma resta in so stesso.
-—- per Kant è immanente ciò che sta
entro i limiti dell’esperienza, trascen¬
dente ciò clic sta fuori deH'esperienza
a non è conoscibile.
Immanentismo
Imperativo
- in dottrina eli Blondel (vedi:
azione) ò detta una « trascendenza im¬
manente », perché la divinità che è tra¬
scendente, può, per un atto della vo¬
lontà individuale, consapevole della
propria incompletezza e insuiHeionza.
divenire immanente, entraro nella vita
umana, compenetrarla, facendo cosi
l’uomo partecipo della vita soprannatu¬
rale per un dono gratuito, cioè per tuia
grazia, la quale però risponda a un ap¬
pello interiore, a un’intensa aspirazione
della coscienza.
Immanentismo (relìg.): è la teoria at¬
tribuita al clero modernista cattolico
e condannata dall’enciclica Pascendi
( 1907 ), pei duo principi! di cui conste¬
rebbe :
- a) il sentimento religioso è un pro¬
dotto dell'attività interiore o incoscien¬
te dello spirito ed ò il germe d’ogni re¬
ligione, che così apparo un frutto pro¬
prio o spontaneo della natura;
- b) Dio è immanente nell’uomo, per¬
ciò la sua aziono si confonde con quella
della natura e 11 sovrannaturale viene
eliminato.
Immanenza (filosofia dell'— )(filos.): ò
la dottrina di G. Schuppe, secondo
cui l’io, la coscienza ò il fatto primo,
supcriore ad ogni dubbio, irriducibile,
e la pluralità delle cose di cui l’io è
conscio è l’oggetto inseparabile della
coscienza, per cui ogni oggetto non pen¬
sato, non presente al soggetto e da que¬
sto indipendente, è inconcepibile; ogni
cosa è solo in quanto è presente al sog¬
getto, in quanto entra nella sfera della
sua luce e della sua realtà (ossia è im¬
manente nella coscienza). Ciò non vuol
dire che il mondo sia nell'io, ma solo
che l’io e il suo oggetto sono due mo¬
menti inscindibili d’uno stesso atto:
• quando lo ho la sensazione d’un disco
rosso posto a nna.corta distanza o d’una
data grandezza, ciò non vuol dire altro
so non che io ho coscienza di esso, clic
esso è oggetto della mia coscienza ».
La realtà è perciò il contenuto della co¬
scienza. non dello singole coscienze!, ma
d’unti « coscienza generica >, che è il sog¬
getto pensato nella sua perfezione c
nella sua purezza, avente un’esistenza
concreta solo nello coscienze particolari.
Immaterialismo (filo».): cosi deno¬
mina Berkeley la propria filosofia,
clic, opponendosi al materialismo del
suo tempo, vuol dimostrare resistenza
reale delle sole idee e dell’anima e ri¬
duce la materia a un complesso di idee,
intese nel senso di processi psichici.
Immediato (opposto: medialo) (logica):
ò immediata un’inferenza, quando il
passaggio da un giudizio a un altro,
da una proposiziono a un’altra avviene
senza un termine medio, senza un terzo
giudizio intermediario; p. e. dalla pro¬
posizione : ■ i triangoli sono poligoni »,
si deduce immediatamente: « alcuni po¬
ligoni sono triangoli ».
- (/ilo*.): è immediata la conoscenza
che coglie un'idea, un sentimento per
via dirotta, intuitiva , senza passare per
un termine medio, come invece av¬
viene nella conoscenza discorsiva e ana¬
litica; cosi Platone intuisce l’idea del
Bello e del Bene, Cartesio il cogito ergo
sum.
Immoralismo (/ ilos .): per Nietzsche
designa l'aspirazione verso nuovi va¬
lori morali, cho si dovrebbero concre¬
tare nelle virtù forti ed eroiche del su¬
peruomo (v. questo termine), e do¬
vrebbero sostituirsi ai vecchi valori,
soprattutto allo virtù umili e inclini
alla rinunzia, esaltate dalla morale del
Cristianesimo.
Immortalità (filo*, o velia.): è il so¬
pravvivere indefinito dcU’anima al cor¬
po, conservando la propria individua¬
lità. La dottrina dell 'immortalità per¬
sonale è por la prima volta affermata
con prove da Platone (specialmente
nel Fedone).
- per Aristotele. ò immortale solo
l 'intelletto attiro (v. questo termine), che
è la forma dell’anima ed entra in que¬
sta dall’esterno.
- per Kant l'immortalità dell’anima
è un postulato della ragion pratica ;
è fondata sopra l'esigenza, por l’essere
umano finito, di attuai*© la perfezione
morale In un progresso indefinito verso
la santità.
Imperativo (morale): ò un comando,
una norma obbligatoria che l’uomo deve
imporre a se stesso pel raggiungimento
d’un fine.
- Kant distingue due specie di impè*
rat ivi :
a) ipotetici, che sono comandi condi¬
zionati, mezzi da servire a un deter¬
minato fine, e sono regole d’abilità o
consigli di prudenza; p.e.: sii tempe¬
rante se vuoi vivere a lungo • ;
b) categorici che comandano in modo
assoluto, incondizionato, non sono su¬
bordinati ad altro fine ed esprimono
la necessità dannazione, in quanto è
buona in 60 stessa; sono norme razio¬
nali, che esprimono la forma che deve
rivestire un'azione per essere giudicata
Implicito
— 53 —
Indifferenza
morale; provenendo dalla ragione, non
dall'esperienza, sono universali e ne¬
cessari ; p. e. : non mentire, avvenga olio
può .
Implicito (opposto; esplicito) {logica):
un’idea o un giudizio sono impliciti.in
un’altra idea o giudizio, se, affermati
questi, sono affermati e sottintesi quelli ;
p. e.: essere ragionevole 6 implicito in
uomo.
Impressione ( filos.): ò il principio fon¬
damentale della dottrina di D. HUME,
pel quale « Bono impressioni le sensazio¬
ni, lo passioni, le emozioni elio compa¬
iono per la prima volta nella coscienza .
mentre le idee e lo rappresentazioni so¬
no copie dello impressioni, ma più tenui
o meno vivaci. Per Humc non v’è idea
senza impressione, non vi sono con¬
cetti a priori e non vi è metafisica.
Impulsione e impulsivo (dal lat. im¬
pellere = incitale; opposto: inibizione)
(psicvl.): esprime la tendenza sponta¬
nea e immediata all’azione. Un carat¬
tere è impulsivo quando passa dirotta-
mente dalla concezione d’un atto alla
sua esecuzione; allora il potere inibi¬
torio agisce debolmente e noi casi pa¬
tologici è annullato (v. inibizione).
Imputabilità (da,, lat. imputare = met¬
tere in conto, attribuire a qualcuno un
atto) ( diritti> e morale): è 11 carattere
d’un atto, die, trasgredendo la legge ci¬
vile o la legge morale, può essere im¬
putato a una persona. Ha un aspetto og¬
gettivo, in quant o si considerano gli unte-
cedenti deiratto imputabile, cioè la
persona agente, la condiziono elio per¬
mette ad ossa di operare e la circostan¬
za, ossia l’occasione più o meno favo¬
revole ad agire; e ha un aspetto sog¬
gettivo, che è la libera decisione della
volontà, l’aver agito consapevolmente
e liberamente. La responsabilità e la
pena non sono necessariamente con¬
nesse all'imputabilità, giacché le cause
che diminuiscono il valore razionalo
della persona agente (p. e. la passione
c l’ignorau/a invincibile), ne diminui¬
scono pure e, in certi casi estremi, ne
annullano la responsabilità.
L’imputabilità morale esige pjù par¬
ticolarmente l'apprezzamento morale
dell’atto in relaziono col valore morale
della persona agente.
Incondizionato (filos.): è ciò che ha
in sé la ragione del suo essere e, quindi,
non sottosta ad alcuna condizione;
può quindi essere inteso come assoluto.
Inconoscibile {filos.): è ciò che, pur
essendo reale, si sottrae ni nostri mezzi
di conoscenza, ò un assoluto che sta
dietro i fenomeni; lo Spencer lo pone
a fondamento della sua dottrina (v. «-
gnosticismo).
Incosciente (opposto: cosciente) (psi-
’col.): si dice dei processi psicologici
(sensazioni, rappresentazioni, volizio¬
ni, ecc.) che, pur essendo reali e attivi
nel nostro interno, non sono avvertiti
dalla coscienza.
-- Leibniz pel primo ha richiamato
l’attenzione su questi processi psichici
oscuri (petites, insensitiva percepìurna),
che costituiscono la vita delia mona¬
de nel suo grado più basso: p. e. il
movimento d’ogni singola onda mari¬
na dà u na percezione debole, confusa,
inavvertita, incosciente, e deve fondersi
coi movimenti delle altre ondo per es¬
sere percepito distintamente.
- - (filos.): pel tedesco Kdourdo Haht-
maxx rineosciento è l'essenza del¬
la realtà, un principio universale, do¬
vunque presento, attivo, intelligente,
manifostuntesi nella materia, nella vi¬
ta, nel pensiero; In se stesso ò sopra-
cosciente, per nói è incosciente; ò una
sostunza operante, analoga alla volontà
ili Schopenhauer, itila quale l’inconscio
deH’Hnrtmann ò sostituito come prin¬
cipio primo dell'essere o del dive¬
nire.
Indetenninismo (opposto: determini¬
smo) (filos.): ò lu dottrina elio afferma
la libertà del volere, per cui la volontà
non dipende nelle sue decisioni né da
forze esterne, né da processi interiori
c mentali, non è determinata da cause,
è dotata di spontaneità, lia la facoltà
di decidersi senza causa.
- il Bol'tkoux o il Bergson esten-
douo questa spontaneità a tutta la re¬
altà, nella quale si possono rilevare
novità, creazioni, produzioni originali,
elio il determinismo non riuscirebbe a
spiegare (v. contingenza ).
Indifferenza (filos.): per Aiustippo di
Cirene è indifferente una sensazione clic
non è né piacevole né dolorosa, para¬
gonabile al mare in bonaccia.,
— (morale): per gli Stoici sono indif-
rercnti, cioè prive di valore pel saggio,
le cose che non dipendono da noi, come
la vita, la morte, la salute, la malattia,
la ricchezza, la povertà; la virtù è il
solo bene c il vizio il solo male.
- per gli Scettici tutte le cose sono
indifferenti (àSldccpopa, da a priv. o
àiacpépco = distinguo), perché l’uomo
conosco le coso come appaiono, non co¬
me sono in se stesse; quindi le cose sono
Indifferentiae
— 51 —
Ineffabile
(.ulte no» differenti, cioè uguali, sono
pure apparenze.
- per sk'UKmxu l’indiffcreuza è il ca-
rattere del principio supremo dcll’uni-
verso, clic dove concepirsi indetermi¬
nato, comprendente in sé. Indistinti,
l’oggetto o il soggetto, la materia e lo
spirito, o conciliante in sé tutti 1 cou-
lrasti e gli opposti: tale principio è la
natura creatrice, natura naturimi!, spi¬
rito clic diviene. Materia 0 spirito sono
per lo Schelling inni differenti, coinci¬
dono: la materia è spirito ohe sonnec¬
chia, lo spirito è materia in formaziono
(v. identità).
Indifferentiae (libertini artritrium) — ):
v. arbitrio.
Individualismo (opposto: universali¬
smo) ifilos.): consiste nel concepire l’in¬
dividuo corno line a se stesso. Per que¬
sta dottrina tutte le forme sociali (la
famiglia, l’associazione, lo Stato) sono
mezzi creati dall’individuo per lo svi¬
luppo dell’individuo, o la society non
è altro die un uggrnppumento d’indi¬
vidui.
- (morale): è la dottrina per cui ciò
che piu importa è la formazione e il per¬
fezionamento morale dell'individuo, o
la società ha valore in quanto favorisco
lo sviluppo morale indefinito della per¬
sona umana, [ruiividualistica è la mo¬
rale di Kant.
Individuazione (principio di —) (Jat.
mediev. : principi um individuai ionio)
(filos.): nella Scolastica 6 ciò che
conferisce a un essere l’esistenza con¬
creta, determinata nel tempo c nello
spazio, cioè individuale. Questo prin¬
cipio è la nuitcria per S. Tommaso, la
e verità (haccccitas) per Duxs Scoto;
per Leibniz è ciò che fa si che un es¬
sere possieda non solamente un tipo
speci fico, ma un’esistenza singolare,
concreta, determinata nel tempo o nello
spazio e che lo distinguo da tutti gli
altri : por SCHOPENHAUER è il tempo e lo
spazio, grazie ai quali la volontà iti vi¬
vere, che ò il fondamento mota fisico della
vita universale, sempre identico a se
stesso, si manifesta come diverso e
molteplice negli esseri individuali.
Individuo (gr. &-to[AOV = indivisibile,
che Cicerone traduce con in-dividuum)
(in generale): 6 ciò cho costituisce un
tutto determinato, concreto, distinto e
distinguibile dagli esseri della stessa spe¬
cie (Boezio: dicitur irui irido um quoil
(minino secavi non potrai, ut unitas vet
menu: dicitur id euiiis praedicatio in n-
llqua similia non convenit, ut Socrafes).
- (filos.): individuo ò l'uomo iu quanto
rappresenta un mondo a parto o ri¬
flette in maniera particolare Putiiverso ;
ò un microcosmo, cioò una concentra¬
zione della realtà, del macris-osmo. Que¬
sta concezione risale a Plotino o ri¬
compare in Nicola Cusano, in Giordano
Bruno e in Leibniz.
Induzione (Ionica): in generale ò l’ope¬
razione che consiste nel passare da fatti,
affermazioni, proposizioni particolari o
singolari a proposizioni e a principi!
generali. L’induzione ha duo forme:
a) induzione perfetta, quella aristo¬
telica, detta enumeratio prr/ccta, che
da ciò che ò stato provato dello singole
parti d’un tutto procede al tutto stesso
(v. epagoge):
b) l’induzione moderna, o enumcralio
imper/ecta, cho vu dalla parte al tutto,
da ciò che si ò osservato in alcuni indi¬
vidui d’una classe a tutta la classe,
è conclude con Un principio gene¬
ralo, con una legge; ò divenuta un pro¬
cedimento comune nella scienza dopo
Bacone e Gallico; Stuart Mill vorrebbe
che fosse riservato il uomo d’induzione
a questo solo procedimento.
- (filos.): in che modo si giustifica
l’induzione come passaggio dalla parto
al tutto 1 Alcuni ricorrono al principio
di causa: • qunudo lo stesso condizioni
sono attuate in due momenti diversi
del tempo c in duo punti diversi dello
spazio, gli stessi fenomeni si riprodu¬
cono, mutando solo lo spazio o il tem¬
ilo • (PAINLEVÈ).
- pel Lacuki.ikh è fondata su duo
principi, cioè sul principio di causa,
In Virtù del quale i fenomeni formano
serie in cui l’esistenza del precedente
determina quella del seguente, e sul
principio delle cause finali, per cui lo
serie dei fenomeni formano sistemi (co¬
me, p. e., specie e generi), nei quali
l’idea del tutto determina l'esistenza
delie parti (p. e.; l'idea dell'uomo de¬
termina l’esistenza dei singoli uomini).
Questo secondo principio assicura l’or¬
dine nella natura, il quale alla sua volta
assicura la costanza delle leggi mecca¬
niche del movimento, ossia l'induzione
stessa.
- il fisico K. MACH considera l iudu-
ziono solo come un principio regolati co,
un’ipotesi utile nello ricerche scientifi¬
che, non un principio costitutivo e
corto.
Ineffabile (gr. SpprjTop. <la a prlv. c
èp, tema di èpói = dirò, quindi: ine¬
sprimibile con parole) (filosi): per Plo-
Inerenza
- JJ -
Intelletto
TINO ó ineffabile l’Uno, ilei «filalo nulla
,11 determinato si può affermare, es¬
sendo esso semplice, superiore allo
«tosso peasioro, uTT&pvoTjai?, giacché
il pensiero esigo pur sempre la dualità
di soggetto e oggetto. All’Uno non si
può applicare l’Idea di personalità, in
cui è implicita una limitazione eco. E
un termine che è passato nella Patri¬
stica e nella Scolastica: .so che Dio è.
non ciò che ò ».
Inerenza (lat. inhacreo = son collegato
Interiormente) (logica): ò l’apparteneu-
za d'una qualità a un soggetto; questo
rapporto s’esprime con un giudizio: p.
e.; «l’uomo ò ragionevole».
Inferenza (lat. in/erre = dedurre) {lo¬
gica): ò un procedimento del pensiero
che consisto nel trarre una proposizione
da un’altra o da più altre, o dalla ve¬
rità ili questo la verità di quella.
Infinito (filos.): si distingue: a) un in-
lìnito assoluto, elio è ciò cho non ha
limito possibile, ciò che nolla sua realtà
uon comporta limitazione, oomc l'ens
realissimam, pensato dal Leibniz, cioè
Dio concepito come l'essere che ha tut¬
to lo perfezioni:
ò) un infinito relativo o, piuttosto,
un indefinito, che esprimo ciò che può
pensarsi come Inlluitamente grande c
infinitamente piccolo, ossia ciò ohe ò
illimitatamente suscettibile d’ingran¬
dimento e di diminuzione; p. e. il nu¬
mero.
_ già per Anassimandro (VI sec. a.
Or.) l’Infinito (= 16 écircipov) ò un prin¬
cipio « non generato, non perituro, cho
contiene o dirige tutte le cose o in cui
tutte ritornano »; 6 dunque un infinito
di grandezza, qualitativamente indo¬
le rminato.
_per Empedocle, Democrito, Pla¬
tone e Aristotele, l'idea d'infinito e
quella di perfezione si oppongono: por
PLATQ.VF. l’infinito ò ciò che non si lascia
penetrare dall'fdra; per Aristotele è
l’assenza di limite, cioè di forma, ciò
< al dì là del quale vi ò sempre qualche
cosa ossia rìmperfotto, l’incompiuto,
in opposizione al perfetto, che è finito.
Inibizione (lat. inhibeo = impedisco,
arresto; opposto: impulsione) (fisici.):
ò il potere che ha un centro nervoso ili
agire sopra un altro centro nervoso,
attenuandone o arrestandone l'azione.
- (psicol.): òli potere che ha un pro¬
cesso psichico, un’idea, un sentimento,
di Impedire ad altri processi mentali
(li prodursi o di arrestarne il corso; lui
una funziono importante nell’attività
volontaria o neU’edueaziouc, il cui grado
si misura anche dalla forza del potere
inibitorio.
Innatismo (filos.): sì dice dello dot¬
trine che ammettono principi o ideo
lunate (v. a posteriori).
Innato (opposto: acquisito) (psicol.): b
ciò cho appartiene fin dalla nascita alla
natura d’un essere, ciò die è nato con
luì: tendenze, istinti, attitudini eoe.
_ (filosi 1 ): secondo Cartesio aocanto
a idee avventizie, che <1 pervengono
dall’esterno, e a idee fattizie, costruite
dalla fantasia, vi sono idee innate, che
fanno parto della natura dello spirito
umano fin dalla nascita, come l'idea «li
Dio.
- Leibniz nega l’esistenza di idee in¬
nato nel senso cartesiano; ncU’aninut
vi sono soltanto attitudini e disposi¬
zioni innate, cho possono svilupparsi
con l’esperienza, giacché in essa nulla
viene dall’esterno, ma vi ò solo pas¬
saggio da percezioni oscuro, confuso o
inconscio a percezioni ciliare, distinte
e coscienti.
— — in un senso o valore diversi, lunato
corrisponde ad a priori, a ciò che è in¬
dipendente dall’esperienza e uon si
spiiiga con questa, come, nella dottrina
di Kant, le intuizioni pure dello spa¬
zio e del tempo e le categorie, che sono
propriamoute uou idee innate, ma atti¬
vità spontaneo dello - spirito.
In sé (filmi.): equivale a « Indipendente »,
« assoluta e assume valore diverso nei
diversi sistemi filosofici; p. e. il belio
in sé dò xxXòv acùió) ò, per Platone,
l’idea (lei bello; Spinoza chiama sostan¬
za ciò elio ò iu sé, quoti in se est, cioè
non è compreso iu altre realtà eri ò
causa sui (causa di se stesso); per Kant
la cosa in sé ò la realtà pensata, ma
inconoscibile.
Intelletto (opposto: senso): già pei Greci ò
la facoltà superiore di conoscere (VO’.iù);
_ per An assapora è una materia sott i¬
lissima, principio attivo e ordinatore
del cosmo: 6 vou; 8 izx4<T[A7)<5s TtavTce
= la mento ordina tutte le cose;
- per Platone è l'organo clic permette
di pensare le idee costituenti un mondo
intelligibile distinto dal mondo sensi¬
bile o modello «li questo ;
_ per Aristotele è: a) intelletto at¬
tivo (voO; 71017 ) 14 X 0 ;), che viene dal¬
l’esterno, è immortale: b) intelletto pas¬
sivo (VOÙ; itai>7)11x4;). Che nasce, o
muore col corpo, è illuminato dall’in¬
telletto attivo, è materia rispetto a
questo che è forma;
Intellettualismo
— 56 —
Intelligibile
• ■ per Plotino emana direttamente
dall’l/no, è intelletto universale, come
poi per G. Bruno, pel quale « esso em¬
pie il tutto, illumina l'universo, è fabro
del mondo », simile al demiurgo del
Timeo platonico, che plasma il mondo
sensibile con rocchio fisso alle idee.
-per Spinoza è la facoltà che ha la
nostra mente di collegare le idee in
un ordine obbiettivo uguale per tutti,
mentre 1’ associazione psicologica le
ordina secondo le affezioni del corpo,
collegato fra loro da rapporti nou neces¬
sari!, ma puramente accidentali e va¬
riabili ;
-per Kant è la facolta di giudicare,
cioè l'attività che subordina rappresen- |
tazioni diverse a un concetto unico,
è l’organo delle categorie , che collega i
fenomeni dati dalla sensibilità;
- per Schopenhauer ò l’organo che
coordina le rappresentazioni mediante
il principio di causa, la sola categoria
da lui ammessa.
Intellettualismo (opposto: volontari¬
smo) ( filos .): il termine ò di recente for¬
mazione e risale a Schelling, ma l’idea
è antica, e consiste nel subordinare alla
ragione teoretica (vou? &so>p7)Tixós
di Aristotele) la ragione pratica (voo£
7rpax?ixó$); ossia nel porro il centro
di gravità dell’esistenza umana nell'!zi¬
telle tto, considerato come la sola fun¬
zione che le possa dare forza, calore,
vita, giudicando l’azione pratica come
secondarla e subordinata al conoscere,
c affermando che le norme valide pel
pensiero sono pure valide per le altre
attività vitali, il sentimento e la t*o-
lontà.
-I filosofi greci ci diurno un esempio
tipico dell’intellettualismo: convinti che
l’uomo fa parte d’un cosmo retto da leg¬
gi immutabili che lo circonda con la sua
certezza c il suo splendore, non vede¬
vano nulla di più grande della cono¬
scenza d’un tale mondo (D-eopCa) me¬
diante l’intelletto (vouc). Con Socrate
e Platone l’intelletto diviene anche
la guida sicura della condotta morale:
non è possibile fare il bene senza co¬
noscerlo, né è possibile che, conoscen¬
dolo, non lo si faccia.
-nei tempi moderni tipici rappresen¬
tanti dell’intellettualismo sono Leib¬
niz, il qualo afferma essere il pensiero
la potenza fondamentale dell’anima, ed
Hegel, pel quale l’universo è la ragione
realizzata, la realtà ultima è quella ac¬
cessibile al solo pensiero, e « lo spirito
è la causa del mondo « (v. volontarismn).
-in senso peggiorativo ò 1 tendenza
a rinchiudere la realtà vivente entro
schomi rigidi e quadri artificiali, che
invece di riprodurla fedelmente la de¬
formano, toccando solo la superficie del¬
le cose o disconoscendo le esigenze del
sentimento e della volontà.
Intelligenza (psicol.): in generale equi¬
vale a «organo della conoscenza» e quin¬
di compie tutte quello funzioni psico¬
logiche che contribuiscono al cono¬
scere (percezione, associazione dello i-
dee, memoria, immaginazione, ragio¬
ne); suo operazioni importanti sono;
distinguere e generalizzare.
-(filos.): per S. Tommaso l'intelligen¬
za è l’intelletto nella sua effettiva at¬
tività: inteUigentia significai ipsum ac-
tum inkllcclus qui est intelligcrc ;
-per Hpinoza ò l’attività mentale, es¬
senziale alla ragione: nulla est via ra-
tionalis sinc inteUigentia.
- il Bergson contrappone l’istinto e
Tintuizione all’intelligenza : questa ha
una funzione analitica, discorsiva, vuol
comprendere ciò che si sottrae al mec¬
canismi, ossia la vita e lo spirito, me¬
diante le leggi meccaniche che gover¬
nano i corpi solidi; perciò si lascia sfug¬
gire il carattere profondo e originale
della vita e dello spirito, che è dive¬
nire spontaneo, imprevedibile, crea¬
tore.
Intelligibile (gr. voyjtó$, da voéo =
penso, comprendo con la mente; op¬
posto: sensibile) (filos.): in generale in¬
dica ciò che può essere soltanto pen¬
sato, conosciuto dall’intelletto.
- più particolarmente, l’ospresBione
monito intelligibile (xó<T[AO^ V07)TÓ^)
indica la realtà metafisica, che per Pla¬
tone ò il mondo de’le idee, dello quali
è rimasta una reminiscenza (àvà|zvyj-
aie; v. questo tonnine) nella mente li¬
mami.
- Malebranche parla d'un 'estensione
intelligibile che risiede in Dio e in Dio
è veduta da noi ; cioè non l’estensione
— che costituisce, secondo Cartesio,
tutta la realtà della materia (res exten-
sa) — noi conosciamo, ma l’idea del¬
l'estensione, quale è uello spirito infi¬
nito di Dio : questa è la causa e la so¬
stanza vera dei fenomeni materiali,
«l’archetipo della materia»; perciò
« noi vediamo tutto in Dio * .
-in Kant il mundus intelligibilis , che,
nel periodo autocritico della sua vita,
cioè prima del 1770, egli aveva consi¬
derato conoscibile dall’intelletto, nel
periodo critico (nella Ragion pura) è
Intendimento
Intuizione
— 57 —
ritenuto inconoscibile e posto come fon¬
damento del mondo dei fenomeni (v.
cosa in sé e noumeno).
Intendimento (opposto: senso): in ge¬
nerale è la facoltà di comprendere, di
giudicare, quindi è un potere analitico,
discorsivo.
- (/ilos .): è sinonimo di intelletto ; per
Kant è la facoltà di ordinare i feno¬
meni in classi e in sistemi coerenti me¬
diante le categorie: « ogni nostra cono¬
scenza incomincia dai sensi, passa per
rintendiraonto (Verstand) e termina
nella ragione » ;
- per Schopenhauer ha la sola fun¬
zione di collegare i fenomeni mediante
il principio di causa, che è la sola cate¬
goria kantiana da lui riconosciuta (tutte
lo altro sono per lui « finestre cieche »).
Intenzione (lat. intendo — tendo verso)
( psicol .): consiste nel fatto di proporsi
un fine e comprendo l’insieme dei mo¬
tivi psicologici che spingono ad attuarlo.
- (morale): per Kant è la volontà de¬
cisa e consapevole di conformarsi alla
legge morale, facendo astrazione dal fine
che si vuol raggiungere con la propria
azione; costituisco il carattere speci¬
fico, puramente formalo, della condotta
moralmente buona.
-per la Scuola fenomenologica tedesca
ò la direzione che prendo l’intelligenza
quando viene tesa verso un oggetto
per intuirne le essenze, le quali sono
clementi fissi e stabili, non molto dis¬
simili dalle ideo platoniche: cosi In una
percezione di colore si intuisce 11 colore
in sé.
Intermundi (gr. jjtera—xóajAta, lat. t‘n-
tcrmundia, come li chiama Lucrezio)
t /ilos .): sono gli spazi posti fra un mon¬
do e l’altro, gli intervalli fra gli infiniti
mondi dove Epicuro colloca gli dei per
sottrarli ai rischi inevitabili della di¬
struzione e presentarli al saggio come
esemplari d’im'esistenza beata o im¬
mortale.
Introspezione (dal lat. introapicere =
osservare dentro) ( paieoi .): è uno dei
metodi che si applicano nello studio
dei processi psichici c consisto nel fatto
che la coscienza individuale osserva di¬
rettamente gli avvenimenti psicologici
che si svolgono nel proprio interno,
esamina se stesati nel suo contenuto.
È 11 procedimento che permette di co¬
gliere un processo psìchico nella sua
vera natura, benché l’osservazione di¬
retta sposso lo alteri.
Intuito (filos.): è pel Gioberti • l’atto
cogitativo ohe ha l’iniziale apprensione
del Primo filosofico, ossia dell’Ente
reale concreto, singolare, individuale »;
in altre parole, è la facoltà ohe la mente
umana ha di percepire, in maniera o-
scura e confusa, per via dirotta e im¬
mediata, Vassoluto. Quindi l'Intuito gio-
bertiano ò una specie d’intuizione meta¬
fisica (v. questo termine).
Intuizione (dal lat. intueor = vedo den¬
tro) (psicol.): in generale, espri me una
percezione diretta, immediata, spontanea
d'una cosà, senza sforzo, senza esita¬
zione o riflessione; conio, p. è'., vedere
un colore, toccare un corpo, constatare
un fenomeno, cogliere ciò che avviene
nella coscienza (Ideo, sentimenti ccc.).
—-— intuizione razionale: consiste nel co¬
gliere direttamente, cioè senza biso¬
gno di riflessione, un rapporto, un prin¬
cipio, p. e. la soluzione d’un problema,
la causa d’un fatto.
- * intuizione inventiva: sta nello sco¬
prire, nel divinare, come per una specie
d’illuminazione improvvisa, una ve¬
rità, un principio nuovo; però questo
movimento improvviso del pensiero e-
sige una preparazione più o meno co¬
sciente, che spiega, almeno in parte,
il sorgere subitaneo d’un’idea.
- (filos.): intuizione metafisica: coglie
direttamente la realtà metafisica; è im¬
mediata, personale, incomunicabile, i-
ne-ffattile , s’awicina alla gnosi della tar¬
da antichità greca, per la quale cono¬
scere una cosa equivale a mescolarsi,
confondersi con essa; pòrdò ha una
funzione importante nell’estasi’, come
ò intesa da Plotino e dai mistici cri¬
stiani (v. estasi).
- Bergson dà all’intuizione un signi¬
ficato più ampio, ma vicino al prece¬
dente: * è quella specie di simpatia in¬
tellettuale che ci trasporta nell’inti¬
mità d’un oggetto per coincidere con
ciò che esso ha di unico, e perciò d’ine¬
sprimibile » ; p. o.; se, leggendo il Don
Chisciotte del Cervantes, riesco ad im¬
medesimarmi col personaggio princi¬
pale, a rivìverne entro di me le vicende
liete e tristi, avrò una conoscenza in¬
tuitiva di esso.
- Kant distingue tre specie d’intui¬
zioni:
- a) empirica, che consiste nella cono¬
scenza a posteriori, mediante sensazio¬
ni, dei singoli oggetti posti nello spa¬
zio; è recettiva, cioè passiva.
- b) intellettuale: è la conoscenza di¬
rotta e immediata dell 'assoluto, la quale
è negata alla mente umana, perché l’e¬
lemento primo d’ogni conoscenza è
Intuizionismo
— 58 —
Ironia
un'intuizione sensibile, cioè rimpres-
siono proveniente) ila un oggetto ester¬
no per la via ilei sensi;
-c) pura: ò la conoscenza diretta dello
spazio o del tempo, dovuta a una fun¬
zione, a un'attiviti* a priori, necessaria,
interiore della nostra sensibilità, della
(piale spazio e tempo sono forme, cioè
condizioni soggettive dell 'intuizione em¬
pirica, ossia della percezione dei corpi
o dei fenomeni.
Intuizionismo ( filos .): dottrina secon¬
do la quale l’anima lia in bò una fa¬
coltà originaria di giudicare, per cui
distinguiamo spontaneamente, intui¬
tivamente il bene dal male, il vero dal
falso ; questi giudizi costituiscono i fatti
fondamentali della coscienza e quindi
il contenuto innato del scuso comune.
(Scuola scozzese, T. Reti»).
— ■ si applica nuche alle dottrine che,
coinè quella del Bekoson, ammettono
clic si possa conoscere l'assolato me¬
diante l'intuizione, o, come (niella del*
1 'Hamilton, che pensa si possa cogliere
11 mondo esteriore come ò nella sua
realtà.
Io (opposto: non io) (/ ilos .): in generale
designa il soggetto ponsante e consa¬
pevole della propria attività, cioè in
quanto si piega sopra se stesso con la
riflessione ,* è la parte più elevata dol-
l'animu; corrisponde al vou<; di Pla¬
tone o di Aristotele ; si oppone al non io,
in quanto questo servo a designare il
mondo esterno e ancho tutto ciò che
non è presente all’io (p. e. processi
psichici incoscienti od oscuri e con¬
fusi, istinti eoe.).
- Kant distingue: a) l'io transcendcn-
tale, che è il soggetto in quanto pensa o
ha coscienza della propria identità in
mezzo al fluire delle rappresentazioni,
che osso collega c ordina mediante lo ca¬
tegorie: «l’io penso» accompagna ne¬
cessariamente tutto lo nostre rappre¬
sentazioni; ò sopra individuale;
- b) l’io empirico, che è individuale,
mutevole, dipendente dalle impressioni
esterno o Interne, passivo.
-per Fichte ed Hegel l'io ò lo spi¬
rito universale che con la sua attività
incessante si crea il proprio oggetto,
11 non io; è la radico colmino del senso
e dell'intelletto, che in Kant sono se¬
parati od eterogenei: fu ciò sta il prin¬
cipio primo dell ‘idealismo.
Ipnagogiche (gr. tinvos = sónno,
tìcystv « condurre) [paieoi.): si Indi¬
cano con questo termino lo immagini
o le llguie elementari semiluminose e
scintillanti, rumori, siioni ohe appaiono
nel tempo che precede immediatamente
Il sonno c il sogno o vi conducono.
Ipnosi (dal gr. urcvoc = sonno) ( paieoi .):
ò uno stato aitine al sonno e al sogno,
determinato da influenze psichiche, da
suggestione esterna o anche da auto-
suggestione. ossia da una specie di co¬
mando cui l’ipnotizzrtto obbedisce sen¬
za ragionare o riflettere, senza elio il
suo consenso intervenga; avverto, p.
e., corno presenti oggetti non presenti
e non avverte quelli presenti, mentre
la sua coscienza assumo un comporta¬
mento che sta fra la veglia e il sonno.
Ipostasi (gr. urrócTTaais, substratum -
sostauza, da 0910175(1.1 = pongo sotto)
( filos .): termine diffuso specialmente ila
Plotino, che denomina ipostasi le tre
sostanze spirituali, che, con la materia,
sono i principi costitutivi ilei cosmo,
cioè FUno, Tìnteliigenza, P Anima, olle
quali i primi filosofi cristiani facevano
corrispondere lo persone della Trinità.
- nella Scolastica hypostams ha il
senso di individuo o di persona morale:
individuac substantiae dicuntur lippa-
sttiscs vél primae substantiae (S. Tom¬
maso). .
- iu senso non buono significa entità
fittizia che venga considerata come re¬
altà vera o propria.
Ipostatizzare (nou dell'uso italiano):
ò l’azione ili trasformare in realtà en¬
tità fittizie o anche ideo astratte.
Ipotesi (gr. ut: 6 — Ocot,; da U7ro—
s= pongo sotto, suppongo) (logica): è
una spiegazione provvisoria di fatti
non ancora completamente spiegati;
è un’idea anticipata che attende la pro¬
va decisiva, anche quando, come avvie¬
ne nella scienza, ò parzialmente appog¬
giata a fatti già osservati.
Ipotetico (imperativo) = v. imperativo. •
Ipse dixit (filos.): è la frase usata nella
Scolastica per affermare l’autorità in¬
fallibile d*Aristotele in materia scien¬
tifica, e, forse, la traduzione letterale
della espressione greca: aoTo£
elio i Pitagorici usavano verso II loro
maestro. A VERRO È premetteva ai pro¬
pri commenti aristotelici la parolu:
Kal — disse.
Ironia (gr. eipoweia = finzione) (filos.):
l’ironia di Socrate consiste nell'interro¬
gare fingendo di non Baperc, per mettere
in piena luce l’ignoranza dell’avversa¬
rio, che vlen condotto, eli domanda in
domanda, a contraddire alla prima ri¬
sposta; donde la conclusione: .Socrate
non sa nulla, ma Pavversurio, che crede
Irrazionale
— 59 —
Legge
di sapere, si trova in condiziono infe¬
riore a lui, che almeno sa di non sa¬
pere.
- V ironia. vtikùintieri deriva dall’oppo¬
sizione fra. il reale c l’ideale, fra il
relativo o l’assoluto, daH'impossibi-
lità in cui è il Unito, e quindi anche l’uo¬
mo, di realizzare l’infinito cui aspira,
specialmente nella creazione artistica;
di qui la derisione gettata su tutto ciò
che è stabile {norme, leggi, costumi,
ordinamenti politici), tutti ostacoli alla
libertà dello spirito. I /ironia, dice F.
Schlegel, è una successione di auto-
oroazioni ed autodistruzioni.
Irrazionale ( filos.): è ciò che supera il
nostro potére di conoscere e gli pone
del limiti Insormontabili, corno estra¬
neo e contrario alla ragione.
- una metafisica dell'irrazionale di¬
chiara inconcepibile e impenetrabile al¬
la ragiouc l’essenza dell’universo, come,
nella dottrina di Schopenhauer, la vo¬
lontà, che è una forza istintiva, deca,
Incoercibile, incosciente, che si fa co¬
sciente solo nel l’uomo.
Irreversibile (filo».): è cosi designata
una successione di fenomeni, fisici, so¬
ciali, storici, quando non si può ripe¬
terla ripassando per i medesimi stati
o per le stesse fasi.
I sostenta (gr. laocrDéveta. da ì'cjo^
= eguale e a9ivo<; = forza) (filos.): per
Io scetticismo sono d’ugual forza, ugual¬
mente convincenti, le ragioni che si
possono invocare prò e contro una datti
tesi, e perciò non se ne può trarre con¬
clusione alcuna.
Istanza (gr. èvoTaaiq = obbiezione, da
èviCTTa(jtat = sto contro) {Ionica): è un
argomento nuovo contro una replica
die vieti fatta a un’obbiezione.
- Bacone chiama prue rogati rat in-
stantiarum i fatti tipici, che fra due
ipotesi opposto servono a dimostrare
vera runa, errata l’altra.
Istinto (scienza): è una serie di atti spon¬
tanei, non volontari e tuttavia colle¬
gati, succedentisi con ordino inesora¬
bile, rispondenti a un fine non cono¬
sciuto da chi li compie.
- ( psicol .): è ogni attività mentale
spontanea adattata a uno scopo, e col
carattere d’una tendenza innata, come,
ad es., l’istinto del ritmo nei poeti.
- (filos.): fi Bergson l’oppone nlFta-
tdligensa: l’istinto è im modo di cono¬
scenza infallibile nei suoi atti, ma li¬
mitato, incosciente: esso opera sulle
cose con azione sentita, vissuta, c quin¬
di conosce dall’interno, per simpatia,
le coso particolari, mentre rintelligonza
cosciente, fallibile, conosce solo rap¬
porti e agisco sullo cose con strumenti
da lei fabbricati; essa ricerca, l’istinto
no, donde la superiorità della prima:
l’uno o l’altra s’uniscono ncU’intuizione,
che è conoscenza dell'assoluto.
L
Legalità (morale): per Kant ò il carat¬
tere dell’azione conforme esteriormente
alla leggo monile, non però compiuta
per rispetto alla leggo morale, quindi
non morale: p. c. Fazione di chi eser¬
cita onestamente il suo commercio a
scopo utilitario.
Legge (filos.): nell’antichità greca la leggo
(vó[0.oc;) è trasferita dalla vita politica
al cosmo, retto da norme impartito ai
fatti da una volontà soprannaturale,
come il legislatore impone ai cittadini
leggi non trasgrodibili.
-per gli Stoici è un conoatenamcuto
rigido o inviolabile di avvenimenti, un
fato (eijzapiiivy]), emanazione del prin¬
cipio divino, che il saggio deve acco¬
gliere con animo imperturbato.
- nei tempi moderni (Jalujso deno¬
mina assiomi le leggi fondamentali del¬
la natura c teoremi ciucile derivate;
Cartesio chiama regnine, le leggi fisi¬
che, legcs in quanto souo stabilito da
Dio, al quale poi, nel pensiero del sco.
XVIn, vieno sostituita la Natura.
- pel Vico lo spirito umano, nel suo
svolgimento, seguo leggi eterno, prin¬
cipi! universali che segnano la succes¬
sione ideale del momenti della sua vita,
che souo il senso , la fantasia, la mente
pura, ai quali corrispondono le forme
storiche della civiltà umana, cioè l’età
della passiono ferina, quella della sog¬
gezione a una leggo di forza o quella
della libera osservanza «lei dettami del¬
la ragiono (v. corsi).
-nelle scienze fisiche la legge esprime
uu rapporto costante e necessario fra
due fenomeni, cosicché dato 11 primo,
cioè la causa, ne segue necessariamente
il secondo, cioè l’effetto: l’induzione ha
qui un urti ciò importante (v. induzione).
-nella morale . la legge è la norma ob¬
bligatoria cho bì deve seguire por at¬
tuare il bene, sfa che essa venga im*
posta all'uomo dalla sua natura d’esse¬
re ragionevole e dalla coscienza (Kant),
sin dalla società (utilitarismo), sia da
Dio (morale religiosa), sia dalla natura
(Nietzsche).
Libero esame
— Oli —
Logos
- nella istoria resistenza di leggi è og¬
getto di vivo controversie, ma prevaie
(contro l’accennata. dottrina del Vico)
l’idea che nella vita storica non v’è re¬
golare ripetizione di fatti, ma succes¬
sione di avvenimenti unici, suscettibili
soltanto di constatazione e di valuta¬
zione.
Libero esame {velia.): ò l'atteggiamen¬
to dello spirito che consiste nella fa¬
coltà di scegliersi o formarsi un proprio
sistema di opinioni e di credenze, sot¬
traendosi al principio d’autorità. È sta¬
to affermato dal protestantesimo, pel
quale il diritto del libero esame con¬
sente a ciascuno di decidere quale sia
la vera interpretazione dell’Evangelo,
senza essere vincolato da tradizioni,
da decreti di papi o da canoni di
Condili.
Libertà (opposto: determinismo) ( filas .):
può essere intesa In diversi modi:
- a) come libertà fisica, quando non
v’è costrizione esterna o interna: è li¬
bero chi pone in atto lo proprie riso¬
luzioni senza essere impedito dalla for¬
za, dalla paura eco.; non ò libero il
prigioniero, chi subisce violenza,
- b) corno volontà guidata da Ani mo¬
rali; cosi per Amatotele ò libero chi
ha II potere di rifletterò sui propri! atti,
prevederne le conseguenze, resistere agli
impulsi degli istinti o dei desideri, di¬
rigerei verso un fine moralmente ele¬
vato;
- c) come libertà di scelta, quando alla
volontà si presentano più possibilità,
tra le quali essa sceglie dopo riflessione
più o meno lunga;
- d) corno libero arbitrio , facoltà di
compiere o di non compiere un atto,
di scegliere senza motivo (v. arbitrio,
determinismo, indetenninismo) ;
- e) come libertà di coscienza in mate¬
ria filosofica, religiosa, politica, e cioè
facoltà di esprimere con atti, scritti,
discorsi l’opinione propria o altrui in¬
torno alle cose naturali o sovrannatu¬
rali, senza incorrere in sanzioni non
stabilite dalle leggi liberamente ac¬
cettate.
Libertà politica: è la facoltà spettante
al cittadino di svolgere la propria per¬
sonalità entro i limiti i quali, secondo
la concezione individualistica, sono fis¬
sati dall’uguale libertà degli altri cit¬
tadini (Kant e Spencer), e, secondo
la concezione universalistica, si espri¬
mono nella subordinazione dei rdugoli
alla volontà generale rappresentata dal¬
lo Stato, giacché la volontà generale
non ò altro elio la sostanza delle vo¬
lontà individuali (Héuisl).
Limitativi (giudizi) {Indica): sono giu-
dizi affermativi con predicato nega¬
tivo: p. e. l’anima è non mortale, que¬
sto oggetto è non bianco. Fra questi
giudizi (dotti da Kant indefiniti) e i
giudizi n gativi vi sono solo sfumature,
non sempre percettibili.
Localizzazione cerebrale ( psicol .):
teoria, molto discussa, secondo la quale
nella corteccia cerebrale esistono re¬
gioni ben definite, a ciascuna delle quali
è collegata una determinata classe di
fenomeni flsio-psicologiei ; p. e. la fun¬
zione visiva è legata alla circonvolu¬
zione del Broca.
Logica (dal gì*. Xóyo<; = discorso, ra¬
giono): è la scienza che ricerca 1 prin¬
cipi generali del « peusicro valido *, os¬
sia le condizioni da osservare! affinché
una cognizione sia ben fondata e vera ;
quindi, mentre la psicologia indaga co¬
me si pensa e si ragiona, la logica in¬
vece ricerca come si deve pensare e
ragionare so non si vuol cadere In er¬
rori di giudizio e di ragionamento; può
essere :
- a) logica formale, quando ha per
oggetto i concetti, i giudizi, i ragiona¬
menti, astraendo dal loro contenuto,
come il matematico considera gli og¬
getti della sua scienza (angoli, trian¬
goli, numeri) in abstracto, indlpendcutc-
mente dalle cose esterne, dall’applica¬
zione agli oggetti reali;
- b) Iodica materiale o generale, quan¬
do ricerca quali operazioni del pensiero
applicate ai fatti reali conducano alla
verità o quali all’errore. Per lo più for¬
ma e materia della logica sono, ritenute
Inseparabili.
Logistica (Iodica): nel Medio evo de¬
signa il calcolo pratico in opposizione
all’aritmetica teorica.
-oggi designa un sistema di notazioni
e di regole di calcolo, analoghe a quelle
dell’algebra, clic permette sia di rap¬
presentare le operazioni della logica
classica in modo assai più breve e ri¬
goroso, sia, estendendolo, di definire
operazioni nuove, p. e.: quello concer¬
nenti le funzioni logiche e la logica delle
relazioni (Lalaxdk).
Logos (gr. Xóyoc da Xèyo dico: quindi
logos = la parola, il discorso, e anche
lo strumento del discorso. Itateli! -
genza) (filos.): per Eraclito sembra
che sia la ragione universale, il pen¬
siero divino che circola eternamente
nella natura, quindi immanente in que-
Lume naturale
— Gl —
Male
sta, la misura del ritmo regolatrice
della vita cosmica e la forza che l’ani¬
ma, simboleggiata nel fuoco, ossia in
ciò elio vi è di più incorporeo, di più
mobile, di più attivo c mutabile;
- per PLATONE è la ragione (VOO£),
la facoltà atta ad olovaro la mento alla
contemplazione delle ideo;
- per gli Stoici è una ragiono gene¬
ratrice che dà ordine e vita a tutte lo
coso, è la legge che regola il rinnova¬
mento periodico del cosmos, è uno dei
nomi che prende la divinità nel pan¬
teismo stoico;
-nel IV Vangelo, di Giovanni, si leg¬
ge: « nel principio era il Logos, èv
àp'/yj ù Xóyot; >; il Logos è Gesù,
Il Verbo mediante il quale tutto è stato
creato, la luce che illumina ogni uomo,
il figlio unico di £>io o Dio egli stesso;
xal ò Xóyos vjv Tcpò? ateòv, xal
?)V 6 Xóyo^ (il Verbo era presso Dio:
e Dio era il Verbo). La teologia cri¬
stiana interpreta il Logos come il verbo
che s’ò fatto carne nel figlio di Dio;
è un mutamento importante nella sto¬
ria di questo termine e, anche, del Cri¬
stianesimo.
- per Filone d'Alessandria, il logos
è intermediario fra Dio e il mondo; per
mezzo del verbo Dio é creatore del
mondo, ò il primogenito di Dio, un se¬
condo Dio, forza cosmica ordinatrice
del tutto;
- per Plotino ò in generale ogni at¬
tività spirituale, e più particolarmente
l’immediata produzione dell’t’no, la
seconda ipostasi, il V 0 U£» la ragiono
che contiene in sé lo idee e da sé le
produce: vosi và 6 vva xal ucplaT7]<nv;
il buono, il bello, il giusto non sono
fuori del logos, come in Platone, né da
esso diversi, ma sono il suo contenuto.
Lume naturale (filos. e rclig.): si trova
nominato per la prima volta nel Van¬
gelo di S. Giovanni, accolto poi nella
Patristica e nella Scolastica, come fa¬
coltà naturale di conoscere: raiio in¬
sita, sivc inseminata, lumen animar di-
eitnr ; si oppone a lumen gratiae , il quale
proviene agli uomini dalla rivelazione
divina.
- per Cartesio è la facoltà di cono¬
scere che Dio ha dato all’anima, in
quanto questa può avere ideo chiare e
distìnte, cogliere verità per via imme¬
diata, senza il 600001*80 della religione
o, anche, della filosofìa. Il lume naturale
viene spesso inteso come sinonimo di
ragione umana, ma quasi sempre in op¬
posto a luce sovrannaturale.
M
Macrocosmo (gr. jxaxpós = grande,
XÓG(AO£ = cosmo) ( film.): ò l'umverso
nel suo insieme; gli Stoici chiamano
l’uomo un microcosmo, un piccolo mon¬
do, e il mondo un grande ossere v>
vento.
- questa ido» viene ripresa nei Rina¬
scimento e per N. Cusano l'uomo ò un
parvus munxtus, uno specchio, una quin¬
tessenza dell'universo, poiché fra il
grande e il piccolo cosmo i termini si
corrispondono e abbondano lo analogie.
Magia: in gemcrale è una delle arti
taumaturgiche occulte, assai diffusa
anche nel Rinascimento, la quale in¬
segna a conoscere le forzo segreto della
natura e gli spiriti che in questa agi¬
scono, per trarli a vantaggio dell’uomo
con mezzi 0 pratiche occulte.
- il poeta-filosofo tedesco Federico
Novaus ò Fautore cl’un idealismo ma¬
gico, per cui l’uomo può entrare in
rapporto di simpatia o d'azione diletta
con l’universo, compiere l'unione mi¬
steriosa dell’io con la natura per via
intuitiva: « l’artista, simile all’uomo
primitivo, ò un visionario; tutto gli ap¬
paro come spirito ».
Maieutica (gr. (xatsuTiXY) TéyvY] = For¬
te dell’ostetrica) (filos.): è il metodo
seguito da Socrate che, interrogando,
fa scoprire a ciascuno la verità che egli
porta in sé: « hai sentito dir© che io
son figlio d’una levatrice molto valente
e seria, Fenarete, o che m’occupo della
stessa arte, ma con riguardo alle anime
e non ai corpi * 1 (Platone, Teeteto),
Male (il problema del — ) (filos.): deriva
dalla difficoltà di conciliare resistenza
d’un Dio buono o onnipotente con a
presenza del male nell’universo, sia che
si consideri come male morale nel pec¬
cato, sia come male metafisico nell’im¬
perfezione di tutte ie cose, sia come
male fisico. Tale problema si presentii
soprattutto nelle religioni e nelle filo¬
sofie ottimistiche (v. manicheismo).
- per lo Stoicismo il male, se è osser¬
vato non in sé ma in relazione ool tutto,
dipende da condizioni posto perii bene,
o anche ò un mezzo per attuare un
bene, oppure dipende dalla stoltezza
dell’uomo che disconosce le leggi della
ragione cosmica e Berve alle passioni.
- per Plotino, seguito spesso dalla
Scolastica, il male ò pura apparenza,
perché colpisce Bolo l’uomo empirico
che vive tutto nel mondo esteriore e
Manicheismo
— (12 —
Meccanica
por i boui materiali, non l’anima olio
s’elevi, purificata, nella sfera della ra¬
gione o dell’Uno.
- Leibniz afferma la superiorità del
bene sul male nel mondo, il quale nel 1
suo insieme ò un’opera buona, prefe¬
ribile al nulla. Anche VIlluminismo ò
ottimistico.
Manicheismo (relig.): dottrina fon¬
data da Mani, persiano del III sec.
d. Or., che vuol spiegare il mondo con
la lotta frtt duo potenze sovrane e in¬
finite, di cui la prima ò il Principe della
luce, la causa o l’essenza del bene, l’altra
il Principe delle tenebre, la causa e la
sostanza del male. s. Agostino pro¬
fessò tale dottrina nella sua gioventù.
Massima {morale): per Kant ò il prin¬
cipio soggettivo del volere, norma di
condotta elio l’uomo si dà come valida
per la sua volontà, senza riferirsi ad
altre persone.
Materia (opposto: spirito) (, filos .): per
Platone è qualcosa di rozzo, di rosi-
stente e di ostile allo spirito, il quale
non riesce a dominarla interamente.
-per Aristotele ò una realtà Inde¬
terminata e inerte, ohe riceve deter¬
minazione e vita accogliendo la forma
(v. questo termine), alla quale si a-
datta e la, serve docile, essendo a ciò
predisposta dalla stessa natura: è la
potenza di ciò che, grazie alla forma, è
tradotto in atto; p. e. il marmo ri¬
spetto alla statua.
■-per Cartesio ò la rea extensa, essendo
l’estensione la sola qualità del corpo
la quale si presenti a noi chiara e di¬
stinta ; è retta da leggi meccaniche, e
lo stesso corpo umano è una macchina,
benché mirabilmente foggiata.
- nei tempi moderni o s’ammette resi¬
stenza d’uria materia distinta dalla for¬
za e se ne ha una concezione meccanica,
come in Cartesio; oppure materia ed
energia si identificano, o allora se ne
ha una concezione dinamica, come in
Leibniz; nel primo caso la causa del
movimento ò esteriore, nel secondo è
interiore e opera dall’interno verso l’e¬
sterno.
Materialismo (opposto: spirUualismoy
{filos.): ò la dottrina che considera la
materia come l’unic a sostanza o il prin¬
cipio primo dell’universo, concepito co¬
inè una molteplicità di corpi posti nello
spazio e accessibili ai sensi. Si presenta
sot to diversi aspetti, per la difficoltà di
spiegare* l’esistenza dello spirito:
a) nella forma 'attributiva Io spirito
è considerato un attributo, una qua¬
lità inerente alla materia,, che appare
animata, come nei Presocratici, ma¬
terialisti inconsapevoli;
b) nella forma causale lo spirito è un
effetto della materia, à un epifenomeno
dell’attività cerebrale, o anche l’insie¬
me dello reazioni clolTorganisnto cor¬
poreo: «E la coscienza, come il pen¬
siero, è un prodotto della materia «
(B Corner);
c) nella forma equaliva i processi psi¬
chici sono pensati come materiali nella
loro essenza, crjuali essenzialmente agli
elementi materiali; per Democrito, mi
cs., 1’anima consta di atomi lisci, ro¬
tondi. simili u quelli del fuoco.
Materialismo storico (filos.): Marx
ed Engels, asserendo che l'uomo, nella
sua essenza, é un essere che ha fame e
sete, ha bisogno di nutrirsi, di vestirsi,
in una parola subisce un certo numero
di necessità vitali e dipende in ogni
istante dolla sua vita dai mezzi atti a
soddisfarle, cioè dai mezzi cconsnnici ,
materiali, deducono che il fattore eco¬
nomico determina, in maniera pili o
meno visibile, ina reale e decisiva, ogni
‘ nostra azione; quindi bisogna dire, con¬
tro Ìidealismo classico, specialmente di
Hegel, che non l’attività dello spirito
ma le condizioni materiali d’esistenza
sono gli organi- c 1 motori della storia,
elio la produzione economica genera e
domina il fenomeno giuridico, politico,
morale, e, iu qualche modo, anche quel¬
lo religioso, intellettuale, artistico. Que¬
sta dottrina viene anello detta deter¬
minismo economico, che però non esclu¬
de un’azione dello spirito sulle condi¬
zioni materiali della vita.
Meccanica (opposto: dinamica ; gr. rj
(i.y)/avtx.7) 'ziyyrr = l'arte di compor
macchine ponendo a profitto Io forze
della natura): in venerale è là teoria
che spiega la formazione della natura
in maniera analoga dlle opere dell’uo-
mo, benché la natura operi con mnggior
finezza dell’uomo (Aristotele).
- (filos.): l’idea di meccanismo dalla
fisica s’estende a tutti i gradi della
realtà, dando luogo a una teoria mec¬
canica del mondo, che appare per la,
prima volta nell’. 4 tomTsfica di Demo¬
crito : Il mondo, così vario e muta¬
bile, ò sempre e dovunque lo stesso,
giacché ogni cangiamento dipendo dal
fatto che il substrato materiale é sog¬
getto a movimenti d’ogni sorta, c tutti
i fenomeni si succedono obbedendo al
principio di causa, non esclusi i feno¬
meni psichici, che, seguendo le leggi
Mediato
— (in —
Metempirico
dcHVwffWwciofli’ delle idee, si ntlrng- ,
sono o si respingono, veri àtomi psì-r.
chic!, come irli atomi Usici ; questa teoria
lia li carattere d'nn deiermintomo uni-
versale. •
,_ n Laplacp: cosi formula la conse¬
gui n/.a di tale teoria: Un’intelligenza
elio conoscesse tutto le forze onde è
animata la natura c la posizione ri¬
spettiva degli esseri che la compon¬
gono, so poi fosso cosi vasta da poter
nssoggettaro questi fatti all’analisi,
comprenderebbe in un’unica formula
i moti dei più grandi corpi dell’uni¬
verso o quelli delPatomo più leggero;
nulla sarebbe incerto o l’avvenire come
il passato sarebbe presento ai suoi oc¬
chi ».
Mediato (ragionamento) (Apposto: im¬
mediato) (logica): è la forma di ragio¬
namento che consisto nel passare da
un giudizio a un altro mediante un
terzo giudizio; p. e. f il sillogismo.
Medio (logica): è nel sillogismo il ter¬
mino che serve per eollcgaro il termine
maggiore col minore: p. e. mortale si
collogu a Sacrale, mediante uomo, nel
sillogismo: • l’uomo è mortalo; Socrate
è uomo ; dunque Socrate è mortale »,
Memoria (psicol.): ò la funzione psico¬
logica clic consiste nel fatto che i pro¬
cessi psichici giù vissuti si conservano
e si ri presentano nella coscienza, quindi
vengono riconosciuti come ricordi, o
localizzati, cioè riferiti al passato non
in generalo, ma in un punto preciso,
(ora, luogo, circostanze); se quest’ul¬
timo carattere manca, si ha solo una
reminiscenza.
- si ha memoria affettiva quando con
la rappresentazione si rivive più o
meno intensamente lo stato affettivo,
il sentimento che da essa fu determi¬
nato.
- : (filo 8 .): il Bergson distingue: a) una
memoria abitudine, per la quale il pas¬
sato sopravvive In un sistema di mo¬
vimenti; s’acquista con la ripetizione,
servo all’azione, è localizzata nel si¬
stema nervoso; b) una memoria pura,
in cui il passato sopravvive in ricordi
indipendenti di fatti onici, che non sì
ripetono mai nello stesso modo, per¬
ché neirintcrvallo fra il processo psi¬
chico originale e il suo richiamo l’io è
mutato; il processo integrale non è quin¬
di piìi lo stesso, perché rappresenta uno
«tato d’animo unico, che non toma più.
Questa memoria è indipendente dal
corpo: la prima ha carattere mecca¬
nico, la seconda dinamico.
Metafisica ffilos.): nella storia del (or¬
mino è già abbozzato il significato:
Andronico di Rodi (I sec. d. Cr.),nel-
l‘ordinare Io opero d’Aristotelo, collocò
gli scritti ri f cren tisi alla filosofia prima
it:?cót 7] 91X0009ta) dopo quelli ri-
ferontisi alla filosofia naturale (và
yvai'/.óc.): quindi la filosofìa prima (quel¬
la che ha per oggetto la realtà ultima
e l’essenza immutabile di tutte le coso)
fu detta và [xsvà và 9omxà, ossia
< lo coso che vengon dopo quelle fisi¬
che », frase tradotta in latino con meta-
phgsica, al plurale, giacchi la forma
singolare è di Avkuroè. Già In S. Tom¬
maso essa equivale a transphpsi.ru , per
indicare ciò clic è al di là d’ogni possi¬
bile esperienza o quindi un’interpreta¬
zione r una visione dell’universo netta
8 un unità. Si può concepire in diversi
modi :
—— la metafisica, dogmatica: è così detta
da Kant quella a lui anteriore, che lire-
tende di trattare di Dio, dell'anima c
del mondo senza un preventivo esame
del nostro potere di conoscere, donde
lo contraddizioni fra 1 vari! sistemi. Si
divide generalmente in tre parti: me¬
tafisica dell’anima o jwicologia razio¬
nale ; metafisica della natura o cosmo¬
logia razionale ; metafisica dell’asso¬
luto o teologia razionale.
—— la metafisica in generale , che tende
a cogliere ciò che costituisce ressenza
e il legame delle cose tutte deH'uni-
verso* sia esso la materia (donde le
varie specie di materialismo), sia lo
spirito (donde lo spiritualismo nelle
sue molteplici forme), sia Videa pura
(donde 1 ’idealismo), o la volontà (che
dà origine al volontarismo nei suoi di¬
versi aspetti).
- la metafisica scientifica vuol fon¬
dare la sintesi unica del mondo sulle
sintesi parziali delle diverse scienze,
ossia sarebbe la scienza genomi© che
mini a riunire in un sistema libero da
contraddizioni le conoscenze generali
ottenuto dalle indagini delle singolo
scienze e tra loro collegate (Wundt).
Metapsichica (gr. | xzry. i|>u/7)v = al
di là della psiche) ( psicol.) : è il nome
dato da C. Richkt, nel 1911 , a quel
ramo della psicologia che tratta dei
processi psichici rari e anormali, come
la telepatia, la divinazione, la chiaro¬
veggenza, che dovrebbero rivelare fa¬
coltà psichiche ancora ignorate 0 co¬
stituire una nuova scienza.
Metempirico (film): è ciò che sta fuori
dei limiti dell'esperienza.
Metempsicosi
04 —
Mito
Metempsicosi (gr.
— lctt., trans-animazione;) (filos. o re¬
titi.): ò la dottrina antichissima, sorta
in Oriente, giti nota a Pitagora c ac¬
colta da Platone, la quale ammette
il trapasso dell’anima da un corpo al¬
l’altro, per cui una stessa anima pn
successivamente dar vita a pia corpi,
sia umani, sia animali, o anche vegetali.
Metessi (gr. [lébcV-t = partecipazione,
da uET-é/m = partecipo) (/ilos.). e
! pensata dà Platone per spiegare 1
rapporto fra le idee c le cose sensibll ,
i che sarebbero una «partecipazione, di
quelle. Viene usata anche dal GIOBERTI
I ì u significato nillne per chiarire il rap¬
porto fra l’Idea, l’Ente, la divinità, e
l’esistente, il mondo; è intermediaria
fra l’atto creatore c il suo effetto, è
partecipazione degli esistenti alla real¬
tà originaria dell’Ente, per cui gli esi¬
stenti imperfetti, cioè gli esseri umani,
aspirano alla perfezione dell’Ente.
Metodo (gr. uéDoSoc, da o
684 ? = via; quasi: in via) (ionica):
esprime l’Indagine e audio i mezzi per
compierla, i procedimenti col quali si
ordinano e si estendono lo cognizioni;
donde:
._1 ) il metodo sistematico (dal gr. cr'-> v
fomiti = raccolgo con ordino), che in¬
dica lo norme con le quali il sapere
viene ordinato; p. o. la dassWcazionc :
_ 2) il metodo inventivo, che offre l
procedimenti col quali dallo cognizioni
note si passa a quello Ignorate; p. e.
)■ induzione.
_ Il metodo inventivo si suddivido
alla sua volta in:
_n) metodo induttivo, che da le nonne
per tra ire dall’osservazione dei fatti
lo leggi che li reggono, per estendere
a tutta una classe di fenomeni elo
che si è constatato in alcuni casi <v.
{minzione):
_ b) metodo deduttivo, clic da principi
generali o da leggi note trae nuove co¬
gnizioni meno generali, scopro nuovi
fenomeni o spiega tatti ancora oscuri
(v. deduzione):
_<•) metodo annìotlico, cho serve a In¬
ferire una somiglianza non ancora con¬
statata da una somiglianza nota: p. e.
la Terra e Jlartc hanno comuni i ca¬
ratteri a, b, c (lo condizioni necessarie
alla vita) e quindi avranno comune an¬
che 11 carattere </, la vita: non dà la
certezza, ma solo la probabilità.
Microcosmo = v. macrocosmo.
Mimesi igr. da (HiiEOliat -
imito) (/ilo*.): nella dottrina platonica
è il rapporto fra lo Idee e le coso sen¬
sibili, che Bono imitazione di quelle.
Mimetismo (dal gr. iAi[iÉo(iai = Imi¬
to) (scienza): è la teudenza di certi
animali ad adattarsi, per direndersi,
all’ambiente in cui vivono, prendendo,
p. c., il colore del terreno e delle foglie;
nell'uomo è la tendenza passiva ad
appropriarsi gesti, castunu e Ideo altrui.
Miracolo (lut. mireiculum, da miravi =
meravigliarsi) (refi».): è un fatto che
avviene fuori delle leggi ordinarie della
natura ed è considerato opera d una
forza soprannaturale d’ordine reli¬
gioso: crune praeter ordinem commu-
ni ter statutum in rebus quandoqur di¬
vinitiis fiunt (S. Tommaso) = ciò che
avviene talora per opera divina fuori
dell’ordine naturalo delle cose.
Mistica (si riattacca a fiuto - chiudo
gli occhi o nuche le labbra, donde (iu-
axiv.i. e [lua-'ópia = 1 misteri) (Ulos
o rclig.): è una corrente fìlosoflco-ieli
giosa la quale si ricollega alla dot¬
trina platonica c neo-platomcn; di¬
stinguo nella lede, dno clementi: «) il
contenuto, 11 dogma (fides girne ere¬
ditar): b) l'atto del credere, la convin¬
zione intima (/idee qua ereditar), che
ha maggior valore del primo, perché
porta alla visiono del divino.
_ La Souola dol Vittorini (l go o
Riccardo di S. Vittore) offre il codice
della mistica, le norme che regolano il
cammino dell’anima vcrso Do i/.-
nerarium mentis in Dc.um (6 il titolo
d’un’opera celebre di un altro mistico,
il francescano S. Bonaventura); per
Ugo il sapere è solo il vestibolo della
mistica: la teologia offre solo 1 dati
oggettivi ( materia /idei), l'essenziale e
il sentimento e l’aspirazione intensa
che ne colgono e elio guidano all unione
col divino. . _
Misticismo (Ulos. e retiti.): o 1 appren¬
dimento immediato del divino dovuto
a un’esperienza ìntima che. mediante
Vestasi, pui. giungere all’nnione diretta
dell’anima con Dio, a una certezza
assoluta e beatìfica della verità su¬
prema, per quanto oscura e ineffabile,
questa si raggiunge rinunziando ni
mezzi ordinari del procedimenti in¬
tellettuali e valendosi (l’un Intuizione
immediata, d una visiono tutta inte¬
riore (v. estasi).
Mito (gr. = parola, f avol “>’
omerale e narrazione favolosa ta cui
esseri Impersonali, p. e. 1# forzo del
natura, vengono personificati per spie¬
gare simbolicamente fenomeni e av-
Modalità
85
Movimento
veni menti ; noi tempi uniteli! costituì*
scolio II fondo delie credenze religiose.
-- (filos.): per Platone è una narra- *
ziono fantastica di ciò clic può avve-
nire al .il li dei limiti dell'esperienza
e della ragiono; p. e. le vicende del¬
l'anima dopo la morte: dove termina
l’ufficio delia ragione, supplisce li mito
o il Himbolo, come nel (forvia, nel Fe¬
ttoni’. nel Fedro, nella Repubblica: di¬
mostrata razionai monto l’immortalità
(loirauima, si può favoleggiare iito&o-
Aoysìv) intorno al destino dell’uomo
dopo la morte.
__ ()(rs | por mito s'intende anche un’idea
fondata sull'intuizione o la fede, che
può divenire il sostegno o il motore
interno (l’un movimento politico, so¬
ciale o religioso (p. o. li mito della
razza). Costruito, almeno in parte, su
elementi fantastici, trae 11 suo valore
dalle conseguenze più o meno buone,
più o meno utili, non dal suo contenuto
di verità, «Difforme alla dottrina prag¬
matistica (v. pragmatismo).
Modalità {Ionica): b per Kant la fun¬
zione dei giudizi, fondata sul valore
della copula; essi sono problematici, as¬
sertori, apodittici, serondocl»! la rela¬
zione «'enuncia come possibile, come e-
sistente nella realtà, come necessaria:
le formule rispettivo cono: può essere,
è, deeVsscrc.
Modo (filos.): per Spinoza i modi sono
affezioni, cioè gli stati, le modi ttoazioni
transitorie della sostanza, sono sii esseri
particolari o Uniti; p. o. le idee sono
modi della res rogitans, i corpi della res
extensa, cioè degli attributi della so¬
stanza.
—— per Locke 1 modi sono una classe
di idee coniposte, che sono o idee di
azioni umane (p. cs. : uccisione), o modi
di comportarsi (p. c. gratitudine), op¬
pure modi di essere (p. e. triangolo,
che è un modo di essere dello spazio).
Monade ter. uovi; = l’unità, il sem¬
plice) Oilos.ì: al dire d*Aristotele i Pi¬
tagorici pensavano i corpi composti di
pimti, « di monadi che hanno posto nel¬
lo spazio ».
-per (ì. Bruno minimo, punto, atomo,
monade dicono la stessa cosa, cioè un
primum indivisibile delle cose, che è
insieme corpo c anima, sostanza mate-
aie e centro di forze vivente e ani¬
mato.
— per Leibniz le monadi sono sostanze
spirituali seni [ilici, chiuse in sé, - senza
porte nò fi nestr e -, dotate (l’appetizione
e di percezione, veri punti metafisici,
M'spn retiia nti ciascuna l'unlrcnp, di¬
sposti in gradi ascendenti, che vanno
dalla più bassa, ancora inconscia, alla
più alta, Dio, monade delle monadi.
Monadismo "(/iTós.): si ilice dei sistemi
dinamici cito pensano il mondo formato
di monadi spirituali, in opposizione al¬
l’atomismo meccanico di Domocrito;
tale la dottrina di (I. Bruno e di Leib-
NIZ.
Monismo (gr. fióvo? - unico) (oppo¬
sti: dualismo c pluralismo) (filos. ) : è
la dottrina che considera la natura e lo
spirito. Il corpo e l’anima subordinati
a un terzo principio o aliasi inseriti .in
esso. Il Tooco ne distingue duo specie:
- a) monismo dell'essere: ammette un
solo essere e considera la molteplicità
delio cose un'illusione (corno gli Klea-
Ttcì), o almeno come accidente fugge¬
vole dell’unica sostanzaicomeSi’iNOZA) ;
- 6) monismo della qualità.: all’essere
unico sostituisce una pluralità origi¬
narla di esseri, tutti però della stessa
natura, materiale per gli uni (gli Ato¬
misti), spininole, per gli altri (Leibniz).
Monoteismo (opposto: politeismo) (re¬
titi.): indica lo religioni cito, come il
Cristianesimo, il Giudaismo, il Mao¬
mettismo, ammettono un solo Dio, di¬
stinto dui mondo. In tllosotla il Dio
di Platone e d’AiusTOTEt.E rientra
in questo sistema.
Morale = v. etica.
Moralismo (filos.): si applica alle dot¬
trine filoso Urbe che, come quella del
FICHTE, considerano la legge morale e
l’esigenza dell’azione pratica corno prin¬
cipio filosofico fondamentale.
Motivo (dal lat. morrò) (morale): si dice
(Fogni processo intellettuale o affettivo
che muove la volontà a compiere ttu
determinato atto. La norma indica una
direzione da seguire, il motivo ngisee
stilla porsona in modo più o meno im¬
perativo, perché segua tale direzione e
sia persuaso a seguirla.
Motrice (causa) = v. efflcentc (causa).
Movimento (in generale): è fi cambia¬
mento di posizione d'ttn corpo nello
spazio, considerato In funzione del tem¬
po e, quindi, fornito d'una determinata
velocità; fi semplice mutamento nello
spazio è uno spostamento.
- (filos.): per .Aristotele è fi passag¬
gio da uno stato a un altro, è ogni mu¬
tamento ((ArratpoXYj), elio suppone l’e¬
sistenza di una materia cnpnee di ri¬
ceverò una forma. ; quindi è ugualmente
fi passaggio dalla potenza (S'iva|Als) al¬
l'atto (ivépys tal.
Nativismo
— Cd —
Neo-hegelismo
-S. I ommaso accetta la concezione
aristotelica (moneti est cri re de txilintiii
'«tinnì e. conio Aristotele, voile nel
movimento un tierstuiNlvo ui-gomcnto
n prova dell'esistenza di Ilio: |.er spie-
gare il niovimontn c rieereurne la eati.su,
bisogna passare di causa in causa, es¬
sendo ogni movimento prodotto da un
altro movimento, ina è necessario arre¬
starsi tavàyxv; trrijvat) a un primo
motore immobili cri y.tvoòv àz.tvyj-rov),
a Din. che muovo l'universo come l'og¬
getto umilio attrae colui che l'ama, co-
me il desiderio agisce sull'anima per
una sollecitazione tutta interiore.
N ' '
Nativismo - v. innatismo.
Natura (gì. (piiai.; da <póo> = nascnr)
(fylos.): nel senso piti antico esprime
l'idea d una sostanza primordiale diesi
determina e si sviluppa da sé. l’idea di
dò che ò primario, persistente, in oppo¬
sizione a ciò elle è derivato, seconda¬
rio, transitorio. Tale significato ha nei
tirimi filosofi greci: e di riui i significati
sorti in seguito.
- è il complesso delle qualità o pro¬
prietà elio definiscono l’essenza d’una
«•osa, quindi anche tutto ciò ohe è In¬
nato: p. c. la natura d'un uomo, cioè
il suo carattere e il suo temperamento.
denota le cose conio sarebbero al di
fuori d ogni intervento umano: cosi
pel Rocsseai: lo „ stato di natura è
quel fondo della lealtà umana elle
resto dopo aver eliminate le deforma¬
zioni e le falsificazioni operatevi dalla
civiltà, ossia ciò che è semplice, piano
spontaneo, originarlo.
denota 11 sistema totale delie cose
con le loro proprietà, l'insieme di tutto
Ciu die esiste, in una parola, l’universo
- in Kant natura è ciò che obbedisce
al principio di causa nel mondo dei fe¬
nomeni, in opposizione al mondo dei
lini in cui vige la liberto incondizionato.
~ ( rehy.): 1 ordine della natura, cioè
I ordine delle cose terrene, accessibile
alla sola indagine della ragione viene
opposto all'ordine della prozio, che è
1 ordine delle cose soprannaturali e di-
\j n *' tvistotele adombra questa
distinzione nelle parole: r, oótitc Szt-
[tovia aÀ>, oli lista = la natura è am-
mfrevole. ma non divina (v. prozio).
Natura naturans e natura natu¬
rata ( film .): natura naturans è, in so¬
stanza, Ulti come untore e principio
d ogni cosa; natura naturata c l'Insieme
delle creatura o di tutto ciò clic ò stato
creato: espressioni adoperato dalia Nro-
lastira, da li. ltm .vi, e da Spinoza, chc
le rese comuni: per naturalo naturati-
lem noèta intcìlìqenduiii est i,l (Juw i tn
se est et im i- se etnicipitur. tuu • est j> eU s
quatcnu» ut causa libera eonsidrratur-
per naturatali t inielli,,,,... rrs , /uae ff *
Dea sani et quac si,,,- tira nei- esse nec
connpt possunt •
Naturalismo (/Kos.): comprende le dot-
trine che non ricorrono a prlncipli tra¬
scendenti, ma rimangono entro la cer¬
ehia dell’esperienza e ilei fenomeni sog¬
getti al principio di causa o concepi¬
scono anche la vita dello spirilo come
un prolungamento della vita organica-
si oppone a spiritualismo, idealismo'
eti e lift)no a positivi tot io.
Necessario (opposto: conti geni) Ui •
bis.): si dice di ciò che non può, senza
contraddizione, essere altrimenti né
essere pensato altrimenti da quello
cUc o; cosi Hi applica ai fenomeni elio
si succedono secondo il principio di
causa,, alio proposizioni derivate, im¬
plicito In proposizioni piò generali', alle
conseguenze di principi! posti come
veri.
■ per Spinoza Dio è un essere neces¬
sario, ma la necessità In virtù della
quale egli esiste e produce io cose gli
e essenzialmente Interiore e razionale.
deriva didla sua, stessa essenza, e Dio
e causa sui; ò determinalo ad agire- dal¬
ia sua soia natura, o quindi la sua ò
una • necessità libera»,
t ecessità, (opposto: eunt inpenza ) ( fi.
bis.): e la qualità asti-alta di ciò elle
è ruressario, di ciò che non può essere
diverso da ciò elio è.
Neo-criticismo o neo-kantismo i/i-
fos.t: ò la dottrina elio Iniziò in Oer-
munia il movimento tU ritorno alla
Hlosotta di Kant, al criticismo, verso
il ISOO, come reazione al materialismo
allora dominante; riprende i principi
della teoria kantiana delia conoscenza
il relativismo, è ostile alla metafisica
c all idea della rosa in . e vuol ilare
alle /unzioni aprioristiche dello spirito
un fondamento psicologico. In Italia
furono neo-kantiani. In vario modo.
< uri,. Cantoni e Felice Tocco
Neo-hegelismo (filos.): si ispira in
larii modi all’- idealismo assoluto di
Hegel, accoglie il principio die lo spi¬
rilo è un'attività libera, creatrice del
proprio oggetto, immanente nell'uni¬
verso; si ispira particolarmente allu
Non essere
Neo-pltaé oriamo
— 87 —
, ... ,i„ivHeacl. No sono se-
« » o c. GBSTU.K-
Jjruturi li! y iUi . ! ^!i n . „ cUO Ui filosofico*
Neo-pitaé°rism • SlunJIO fioulo,
religiosa rondata da 0 fiorita
contemporaneo di risuscitare l’in-
in Alessandria; pretema in
segnamento segi prlncip t ad altro
realtà. attingo l’uomo,
W080fl °^rS“ d'ttriTira l'uno e
forzo spirituali n , azlone sune-
Ila teI1 2"J! rantico è rapprescn-
Neo-platonlsmo i ^ ingegna a Roma
tato da 1 ™n.. as3olut0 l’Uno,
c pone come p dQ c lo stesso pon¬
cho trasccrn n eil’InteUigenza(voO?).
siero e si riflette ncLiui * le ilkc -
,a «pialo produco e oontteMl
a ! Totfe i'S Individuali
si trasforma in una • teosofia,
roHreTet« “pere platoniche
© neo*pl«-toniche. l’odierna dot*
maestri noia Tommaso; è
larmente a <PkP tuo-
di tizzo uco-scola.steo.co ^ ,^ mnw _
| N SS»u , inSIE«“sS;pa';;
sia stata prima nel senso’ • - •.
il principio fondamentale dcU ’"
irSSS
rtemo°fvéimf formulato in quest.
ml t K iBt Z “^se; nisiirU^us
primo del conoscere amano; pertanto
„„„ tale aggiunta U-ihnitz traumi.ì un
..l'Hn'11‘1” l'U-a-
NÌ«.“». •—
siSSiS
fe.nl"; reale - UUti i suoi so
«
S "r^rfe è .
la °r1Z at eslettsofhilòTci
XnlutSVa 0 iUta de^Fa^t). -H-
rsrsgrtsraS
Htà tmiversate , Faenza di
■sSESssssssì
Nominalismo (Wi™*»’
sa , grj ?jf^a:
semplici cmi^siou rea ità ester-
“~~.ST.iU •—«■■ * >««•
-rir:"
.Ielle idee penerfllt. e.n n^ gplrlto;
r„ a òn mtirskb^eoncepire^td^ di
nò curvilineo, ne rettilineo, i nit0
'-srìxssns*-
nSTSU™ <- z l Vj : ™c t ,‘T£',S
di cui essi m-
zio vuoto t ro . ,.„^ ere riem-
gano resistenza Ki^ehé W*» a mo ,.
pie di sé tutto lo sP<« l °'Vnostri sensi
teplicità delle cose, che inmtri .
ci mostrano nello spazio, non 1
pura illusione, confi dlus.oue ,1 dlv
nire.
Non io
— 68 —
Obbiettltà
*- l> e ' - si) Atomisti tutta la realtà Ita
duo parti, lo kikizìo pieno occupato
dagli atomi, o lo spazio vuoto eho rosi
6 concepito altrettanto renio quanto I
corpi.
--per Hegel il non essere è l'Idea eho
nella prima triade dialettica (v. dialet¬
tica) fa da antitesi all'idea dell’essere
(tesi) o con Questa si fondo nella sin¬
tesi del divenire; e poiché l'essere è
l'idea più semplice, più astratta, inde¬
terminatissima c priva ili contenuto,
ma è pur sempre un’affermazione po¬
sitiva del pensiero, è • in realtà non
essere, non piti e meno di nulla ». cioè
la negazione d’ogni qualità e d’ognl
contenuto positivo (s. essere).
Non io: v. io.
Norma: modello concreto o anello re¬
gola che indica ciò eho si deve fare
por raggiungete un dato line; vi sono
nonno Illiriche, etiche, estetiche eoe.
Normale: in generale designa ciò eho
è conforme alla regola, ciò che è più
comune in ogni singola categoria o
classe, ciò che rappresenta in media in
un dato tipo eli società e In un dato
tempo; quindi ò un termine variabile
e un po’ vago.
Normativo: diconsl spesso normativo
la logica, l’etica, l'estetica in quanto
offrono una norma, cioè un modello
ideale cui si guarda come a qualche
cosa di perfetto, elle per la logica è il
vero, per l'etica il bene, per l’estetica
Il hello (WtiNPT).
Noumeno (dal platonico voo>i(jtevov,
part. di voéio = penso, quindi: ciò
che è pensato) (/t'ios.): Platone lo ap¬
plica al mondo delle ideo, in opposi¬
zione al mondo sensibllo.
- Kant l’adopera in due significati:
a) negativo: ò ciò che sta a fondamento
dei fenomeni, il loro substratum ; ma ò
soltanto pensato, ed ò inaccessibile sia
ai sensi, sia all’intelletto; perciò è un
limite 'posto alla conoscenza umana,
clic non può oltrepassare i feno¬
meni; b) positiva: è il sovrnsensibilc,
l'incondizionato, posto fuori dell’espe¬
rienza; può essere oggetto d’ima intui¬
zione intellettuale (v. intuizione), hi
quale però è negata itll’uomo; ha un
carattere metafisico, giacché 6 bensì
la causa dei fenomeni, ma la causa¬
lità è qui non una categoria dell’Intel¬
letto, sditene una causalità Intelligibile,
cioè esistente solo nell’ordine metafisico,
ni di là dei fenomeni.
Nous (gr. voù; = la mente) (fitta.): per
Anassagora è ciò che mette in moto,
plasma e ordina le otneonicrie.; ò un
principio lntelllgcnto, «la più sottile o
più pura di tutte lo cose ».
- per Platone e Aristotele ò la par¬
te razionale dell’anima umana; per Plo¬
tino è la prima emanazione dell’Ctno
( v. intelletto).
Nulla (/ilos,): è la negazione doll'essere,
lutto non essere (v. questo tcrmiue).
Parmenide ha posto l’essere come prin¬
cipio primo della filosofìa o ha negato
qualsiasi realtà al non essere: « soltanto
l’essere è, il non essere non 6 ». Invece
Platone ammette la realtà del non
essere, eho per Itd è la materia soggetta
al divenire; mentre per Democrito ò
il vuoto (to xevóv), in cui avviene la
caduta degli atomi.
Numero ( filos .): per Pitagora e per i
suoi seguaci è la vera essenza delle coso,
per cui gli elementi dei numeri sono
gli elementi dello cose, c il coseno é nu¬
mero e armonia. Aristotele dico pure
che pei Pitagorici i numeri sono i mo¬
delli che le cose imitano, e questo rap¬
porto fra i numeri e le cose ita ispirato
evidentemente Platone, clic consi¬
dera la matematica conte propedoutiea
noeossnria alla dialettica, cioè alla in¬
tuizione delle idee, modelli delle coso
sensibili.
per Galileo la matematica ò II lin¬
guaggio coi quale s’esprimo la natura:
» 1 universo è scritto in lingua maternn-
t'ca e i caratteri sono triangoli, cerchi
e altre figure, senza i quali mezzi ò dif¬
ficile intenderne umanamente parola,
ò un aggirarsi vanamente in un oscuro
labirinto » (Il Saggiatore). La formula
matematica divionc, dopo Galilei, l'e¬
spressione esatta dalia legge fisica.
o
Obbiettità (filos.): per Schopenhauer,
che ha coniato questo termine ( Obiek■
tildi), i] corpo è l’obbiettivarsl, cioè la
manifestazione esteriori?, visibile, e, per
I uomo, (tura e semplice rappresenta¬
zione, della volontà che è concepita co¬
me forza c imput-n cieco, sempre at¬
tivo, non guidato da alcuna ragione, ed
è poi il principio metafisico posto a
fondamento dell’universo. Questo uni¬
verso non è altro cito Voggcttità, l’ap-
1 mrire all’esterno — sotto forma di rap¬
presentazioni coordinato dalla catego¬
ria di causa («il mondo ò la mia rap¬
presentazione ») — della volontà cosi
intesa.
Obbligazione
— 69 —
Ontologia
Obbligazione (morale): è il carattere
imperativo che costituisco la forma del¬
la legge morale, donde la consapevo¬
lezza d’un'obbodieuza incondizionata
ad una norma inorale, il sentirei inte¬
riormente legati a una determinata re¬
gola di condotta (sentimento del dovere),
per cui si prova inquietudine e dolore
quando essa viene in qualche modo
contrariata o impedita nel suo libero
svolgimento.
Occasionalismo: v. cause occasionali.
Occultismo: comprende le arti che,
crome le divinatorie, apprendono a sco¬
prire 11 futuro, o, come le taumaturgi-
che, apprendono il compimento di atti
che si sottraggono al corso ordinario
della natura (v. magìa).
Oggettivo (opposto: soggettivo) (in ge¬
nerale): è ciò che ò posto di fronte o
davanti allo spirito o ai sensi e può
offrire materia alla loro attivi tei : ò im-
pl cita pertanto una distinzione fra sog¬
getto e oggetto, cioè fra l’atto del pen¬
sare o ciò che è peusato, fra chi perce¬
pisco e ciò che ò percepito.
- nella scienza ò oggettivo ciò che il
lavoro elei pensiero trae dall'osserva¬
zione c dall’esperienza, seguendo 1 me¬
todi del l’indagine scientifica; ò sogget¬
tivo ciò che l’individuo pensa e sente
riferendosi alle sue Inclinazioni, alle
sue preferenze, ai suoi interessi, in ,
modo più o mono consapevole.
- (filos.): per Duxs Scoto, Cartesio
o Berkeley è oggettivo, esiste ogget¬
tivamente, ciò che costituisco un’idea,
cioè l’oggetto di una rappresentazione
dello spirito, non una realtà sussistente
per sé e indipendente «mentre subiecti-
mis e formalis corrispondo a reale, a
ciò elio appartiene all’oggetto).
-per Kant ha validità oggettiva tutto
ciò che è fondato sui principi costitu¬
tivi dello spirito umano e comuni a
tutti gli uomini, e cioè sullo forme pure
della sensibilità (spazio e tempo) e su
quelle dell’intelletto (categorie).
Ogg e tt° (gr- àvTi-xsi{X£VOV, traduz.
lat.: ob-iectum posto di fronte agli
occhi o allo spirito, opposto: soggetto):
ciò che si ha presente nella percezione
esterna o nel pensiero, con un certo
grado di consapevolezza.
- (filos.): ciò che possiede un’esistenza
in sé, indipendente dalla conoscenza che
esseri pensanti possono averne; in que¬
sto senso lo spazio per Newton è og¬
getto. come lo ò il mondo esterno per il
realismo conoscitivo (v. realismo), e per
Kant il noumeno positivo (v. noumeno).
- ò tutto ciò che è rappresentato o
pensato solo in quanto lo si distinguo
dall’atto col quale lo si pensa: donde
la « logge UgUu coscienza » espressa dal
Fichte e accolta da Schopenhauer:
• senza soggetto non v*ò oggetto, sen¬
za oggetto non v’è soggetto ».
Oligarchia; governo di pochi: è, per
Aristotele, forma corrotta dell’aristo¬
crazia (v. democrazia).
Omeomerie (gr. ó{xoio(jtipeiat da
6{XOioc; = simile e [iipo$ = parte) (filos.):
così denominò Aristotele lo particelle
originarie, impercettibili, divisibili al-
l’inttnito, clic Anassagora considera co¬
me gli elementi primi, tutti diversi di
qualità, dapprima mescolati insieme,
che costituiscono l’universo o le sin¬
gole cose, essendo innumerevoli lo loro
differenze qualitativo: « come il ca¬
pello può derivare da ciò che non è
capello e la carne da ciò che non è
carne? ». Affinché l’animale abbia car¬
ne, ossa, capelli, bisogna che vi siano
particelle di carne, ossa, capelli negli
alimenti di cui esso si nutre. Il tutto
ha, insomma, la stessa natura delle parti
che lo compongono: di qui appunto il
nome di ^)meomerle (= parti simili)
dato agli elementi primi. Questi costi¬
tuiscono l’Essere immutabile, eterno,
che viene messo In moto, ordinato o
distinto dall’inteUlgenza (voo^), «lapiu
pura o la piu sottile di tutte le coso »,
con un’azione separatrice che si esercita
sugli clementi, cioè sulle omeomerie.
Omogeneo (opposto: eterogeneo) (filos.):
ciò che consta di parti qualitativamente
identiche. K. Spencer spiega l’evolu¬
zione cosmica come un passaggio dal¬
l’omogeneo all ‘eterogeneo (v. evoluzione ).
Ontogenesi (dal gr. 6v = ente o yé-
vsai? = origine) (scienza): è lo svilup¬
po sia fìsico sia mentale dell'individuo,
seguito dalla prima Infanzia fino al
pieno sviluppo, mentre la filogenesi
(gr. <pi)XTf) = specie) è Io sviluppo della
specie (v. biogenetica).
Ontologia (gr. 6v = cute e Xóyos = di¬
scoreo) (filos.): è quel ramo della filo¬
sofia che Aristotele chiama filosofia
prima ((piXoaocpCa 7 tp<oTY)), alla quale
assegna l’ufficio di studiare l 'essere in
quanta essere, la realtà assoluta, meta¬
fisica: è dunque la scienza del principi
c delle cause prime < crocia tojV àp/cóv
TTpcoTcev xal ocIticòv). che porta ni
principio assoluto: anche oggi è intesa,
come la dottrina che ricerca la sostanza
sotto le cose sensibili, lo cose in sé «otto
le apparenze,
Ontologica
_ 70 _ Ottimismo
- Kant negli la possibilità dell'onto¬
logia: • l’orgoglioso nomo d’un'ontolo¬
gia, elio pretende di Offrirò in un si¬
stema ordinato di conoscenze sinteti¬
che a priori la realtà meta tisica, dove
cedere il posto a una semplice analitica
dell’Intelletto puro .
Ontologica (prova) Uilos.): è la prova
dell’esistenza di Ilio concepita da
S. Anselmo: l'idea di Dio è l'idead un
essere di cui nulla più grande si può
pensare ( aliquUl quo nihil maius cogi¬
tavi potcst) ; ora so lo stolto che disse
lu cuor suoi Dio nou esisto ( insipidi#
qui dixit in corde suo: non est Deus),
accogliesse la sopraccitata definizione
dell'Idea di Dio. dicendo però che Dio
esiste solo nell’intellotto, conio idea, non
nella realtà (in intellectu sed non in re),
si potrebbe allora pensare un essere
più iierfetto di quello dato nella prima
definizione, ossia un essere che oslste
nell’Intelletto e nella realtà {et in in-
trucchi et in re); il ohe sarebbe contro
la definizione che si è data di Dio. Que¬
sta prova ontologica presuppone che
1’esistenza sla una qualità che perfe¬
ziona un ossorc. Ripresa da 3. Bona¬
ventura, la prova ontologica è invece
respinta da S. Tommaso.
-Cartesio, Spinoza, I.eibmz, Hegel
accolgono la prova ontologica; Kant
nega Invece clic da un concetto si possa
senz'altra prova dedurre l'esistenza del¬
l’oggetto corrispondente: «l’esistenza
non ò un elemento del concetto corno
tale «.
Ontologismo (/ilo».): indica la tenden¬
za un’ontologia, cioè ad accogliere come
legittima la ricerca, per mezzo della
ragione. Intorno alla natura o ai carat¬
teri dell'ente in sé, ossia dell’assoluto,
della divinità.
—*— Il (Roberti in opposto allo psico¬
logismo del Rosmini chiama ontologi¬
smo la propria fllosolla, elle tratta del-
l’Knto necessario, cioè della divinità,
la quale si rivela direttamente all't'ti-
t ni lo umano come • cognizione vaga,
indeterminata, confusa, che la rifles¬
sione chiarifica, determinandola, e de¬
termina unificandola n . L'Idea dell Luto
è 11 princìpio primo della filosofia glo-
bertlana.
Opinione (gr. 8óì;a: opposto: erri-
otÉut) = scienza del vero. doU'Immii-
tabiìe) Uilos.): per Parmenipe è la
conoscenza confusa, mutabile o incerta
dello cose sensibili : " nelle opinioni dei
mortali non v’è certezza, ma illu¬
sione *.
_ Platone distingue l'opinlono vol¬
gare, dei più (TòW rtoXXòW), legata
alle cose sensibili, allo passioni, ai de¬
sideri e, quindi, mutevole e iucorta:
c l'opinione erra (Só^x àXvj^q), la
quale, pur nou potendo rendere ra¬
giono di sé. ricondotta alla sua catiBa,
cioè all’idea, mediante la reminiscenza
(àvàp.V7]<Jls) o la riflessione, può dive¬
nire scienza vera. Con) Pericle posse¬
deva In virtù, fondata su opinioni vere,
di amministrare tiene lo Stato, del qua¬
le pori) non aveva la scienza vera, ossia
l'idea (Platone, Menane).
Organico (gr. òpyavixó<;. da opyavov
= strumento) (fiìos.): per Aristotele
questo termino, applicato anche ad es¬
seri viventi, ha significato alfine a mec¬
canico, ma dopo il sec. XVIII un essere
organico non è più concepito corno una
semplice macchina, ma come avente
in sé una forza plasmatrice sua pro¬
pria.
Organismo (scienea): si dice d'uu es¬
sere vlvento, composto di parti, di or¬
gani, ciascuno dei quali compio una
sua propria funzione, che con le fun¬
zioni degli altri organi tendo a un fine
comune; p. o. l’organismo umano.
Organo Uilos.): nomo dato al complesso
degli scritti logici d’ Aristotele, elio
formano un organon, uno strumento
necessario della ricerca scientifica; in
opposizione ad esso Bacone denomina
.Vocimi organum la sua opera fonda¬
mentale, che propugna nuovi mezzi di
indagine.
Ottimismo (opposto; pessimismo) (/t-
los.): è la dottrina secondo la quale il
bone, sia nel significato naturale, sia
in quello morale, predomina sul male,
che sarebbe soltanto relativo e appa¬
rente.
- Ottimistica è la dottrina degli Stoici,
per la quale il cosmo è ordinato c retto
da ima ragione immanente, cioè dalla
divinità simboleggiata nel fuoco in¬
telligente c artista, che governa con
leggi inflessibili, ma ottime.
- la dottrina tipica dell'ottimismo è
quella di Leibniz, che concepisce il
mondo creato da Dio come 11 migliore
ilei mondi possibili e, proso nel sno
insieme, opera eccellente; ne fa la sa¬
lini Voltaire nel suo romanzo Candide.
- ottimistica è pure la filosofia di
Hegel, pel quale tutta quanta la realtà
PUÒ essere penetrala c conosciuta dalla
ragiono; « tutto ciò che è reale è razio¬
nale o tutto riti che è razionale è reali) »
l (v, razionale),
Palingenesi
— 71 —
Passione
palingenesi <£*■• TtaXiwéveenc **>*
6 per gli stoici la rinvolta
,eseguente aU’èxiwpcotn;, oioe alla
conflagrazione del coamo (v. ritorno
Panenteismo (gr. nàv b ta? = tutto
in Dio) (/ilo».)', nome dato (lai tedesco
' KuitnsB alla sua musetta, e ap-
nttcabile a quella di Spinoza, por In¬
diano che non Dio è nel inondo, come
nel panteismo stoico, ma il mondo è
in Dio. è contenuto In Dio.
Panlogismo (gr. itSv = tutto. Xójo,
_ ragione; tutto è ragiono) (/ito».). si
applica alla tilosotla di HEGEL, pel
quale l'universo è sviluppo totero-
,rione Immanente in esso, e la uglui
è una metafisica. Se Vè ancora dell ir
razionale, ossia qualche cosa che non
sia ancora penetrato dalla ragione*)
organizzato In concetti, esso è trans!
torio; dondo la formula; ciò che t ra¬
zionale è reale, e ciò che è reale è ramo
naie (vedi razionale). _
Panpsichismo (gr. Ttav = tutte, e
.S.jyr, = anima; tutto ò anima) V'tos.)-
dottrina alquanto vaga, seoondola
quale tutto è animato in divorai grad
e fornito d'un'attivitè. analoga alla vita
psicologica dell'uomo, comprenden¬
dovi anche i processi incoscienti,. si la
questo nome alla dottrina dogli /to-
coisti onci (che però non fanno :ancom
distinzione fra materia e vita), degli
Stoici, di Sfingea, di se, eluso.
di Lotze occ. , _
Panteismo (gr- iwtv = tutto e uso,
Dio; tutto ò Dio) i/ilos.): ò in generale
la dottrina che identifica Dio eoi mon¬
do. c concepisce la divinità come un
principio supremo d’uniftoazione o d
vita che fa sentire la sua azione nello
cose tutte o ne costituisce la realtà es-
Bezusiale. _
_per «li Stoici il cosmo e un prmndo
organismo vivente, tutto penetrato e
animato dal soffio divino, simboleg¬
giato nel fuoco, cioè da una sostanza
eterea. Impercettibile o intelligente.
_per li. Bruno il principio divino
dii vita al tutto, lo ordina e l'u-
nillca. C r anima dol inondo. (V. que¬
sto termino).
_per Spinoza, la sostanza. Din, la
natura (substant ia sive De un si ve na-
tura) sono termini d'identico valore;
però Dio non coincido col mondo cui
pirico, come negli Stoici, uiu lo con¬
tiene in sé (V. panentns.nor. il pensiero
e l'estcnsiono sono due dei suol muniti
attributi c tutte lo cose particolari (l
modi) sono determinazioni provvisorio
di quegli attributi. ....
Parallelismo psicofisico (pstool.).
teoria psicologica, secondo hi quale la
serio dei processi psichici corrisponde
punto per punto, alla serie del processi
fisiologici, noi senso che od ogni reno
meno psicologia) corrisponde un feno¬
meno nervoso (non però viceversa). 1
due fenomeni sono pertanto come due
aspetti dello stessa esperienza; le due
serie, psichica o nervoso, scorrono pa-
— "f/OM )'• per Spinoza il corpo e lo
spirito (ree ectenia e ree rag.fan» sono
due aspetti diversi ed essenziali dello
stesso essere, cioè della sostanza divina,
la serie dei processi corporei e quella
dei processi spirituali si svolgono cia¬
scuna lu so stessa, senza mai inoon
trarsi c senza turbamenti fazioni .re¬
ciproche, e tuttavia runa e l altra s ac¬
cordano perfettamente, termine per
termine, perché la loro emerita 'unica
c. come attributi di Dio. sono Identici
a Dio. sono Dio stesso. Cosi svanirebbe
l’opposizione fra corpo o spirito, posta,
ma non risolta da Cartesio. _
Paralogismo (dal gr. *°Y ov -
contro la ragione) (topica): ò M» ra¬
gionamento errato che simula 11 vero,
un errore logico Involontario. ...
_ Kast denomina « paralogismi della
ragione le affermazioni metafisiche
dira la sostanzialità. la scmplteitói e
Vunità dell'anima, perché esse don
vano dal fatto clic si scambia il sog¬
getto Intrico (v. somtetto) del pensiero con
una sostanza metafisica. „
Particolare (giudizio) (tornea), e aneli
in Olii il predicato s'afferma o si nega
d'una parte del soggetto, proso ne la
1 sua estensione-, P. e.: alcuni uomini
sono veramente colti.
Parusia (gr. itapouola = presoli», «
wb-etui) (/ilo».): la presenza dello
idee nel mondo sensibile (p. e. la pre¬
senza dell’idea del hello nelle cose bei-
le) è uno dei modi pensati da alatone
per chiarire il rapporto fra » mondo
intelligihlle 0 quello sensibile (v. me
tessi o mimesi). rf fHvo
Passione (psicol.): e uno stato affettivo
intenso c persistente, un'inol nazione
che predomina sulle altre inclinazioni
„ anche le annulla quasi confiscando
,v suo proli.lo tutta l'attività psico¬
logica; p. e. la passiono del giuoco,
Passività
72 —
Percezione
-pur gii Stoici è una perturbazione do¬
vuta a un errore ili giudizio, e ut* nello
etiiuaro veri beni quelli che tali non
sono. Le passioni fondamentali sono:
il piacere (yjSovtj = voluptaa), il do¬
lore (XÓtt/j = atgritudo), il desiderio
(èn&ujjita = libido), il timore (96^01;
= metus). 1
- per Cartesio è un’emoziono, un
moto puramente sensibile che l’anima
prova per l’azione del corpo ocheimpe-
disco il retto giudizio intorno allo cose.
-per Spinoza ò dovuta allo Idee ina-
digitate, alla conoscenza sensibile, in
quanto questa determina l’azione pra¬
tica. Tutto le passioni rappresentano
uifimporteziono, ma non tutte sono
asHoiutamonto cattivo; lo passioni fon¬
damentali sono il desiderio ( cupidità»),
il piacere, 11 doloro.
-- per Kaxt procedo dalla facoltà di
desiderare; ò una tendenza sensibile,
* un delirio che cova un’Idea, s’imprl-
me con tenacia sempre crescente », Im¬
pedendo alla volontà di agire per do¬
veri:, di obbedire alla legge morale.
Passività: è l'ultima dolio dieci cate¬
gorie aristoteliche, espressu dal verbo
Ttadjrtiv (= pati, ricovero passiva¬
mente) (v. recettività).
Patristica (/ibis.): è la dottrina dei Pa¬
dri della Chiesa; difendo il Cristiane¬
simo contro lo critiche e lo accuse della
lilosolia e della religione antica e con¬
tro le numerose eresio che venivano
sorgendo nei secoli III, IV, V, e si
volge all’elaborazione e alla defini¬
zione dei dogmi e a porre 1 fondamenti
d’una filosofia cristiana, attingendo lar¬
gamente al pensiero greco. Per la Pa¬
tristica la filosofia non ba altro ufficio
che di offrire ni dogma l’ausilio delle
sue dottrine, e quindi è al sorvizlo del
dogma cristiano; essa tratta delle que¬
stioni riguardanti la trascendenza di
Dio, la Provvidenza, l'immortalità del¬
l’anima, la finalità dell’universo, la dl-
pendenza dell’uomo dalla divinità.
Pedagogia (dal gr. -il' = fanciullo, 0
àyci>YT) = condotta, da ttyzw, lat. du¬
cere : donde educazione): è la scienza
e Varte dell'educazione, cioè della forma¬
zione del fanciullo considerato nel suo
aspetto fisico, intellettuale e morale;
perciò come scienza si fonda sopra una
concezione della vita, cioè sopra una fi¬
losofia, c come arte esige una conoscen¬
za diretta della psicologia del fanciullo
e dell'adolescente c particola ri qualità,
neiroduoatore, virtù pratiche, come la
devozione e lo spirito di sacrificio.
Pedologia (g r . Trocu; = fanciullo, o
X<$yo<;= discorso) {psicoh): è la scienza
che studia il fanciullo nella sua Inte¬
gri tù, e tende a riunirò in un tutto
sistematico lo cognizioni intorno alla
natura e allo sviluppo fisiologico o psi¬
cologico del fanciullo.
Pel asianismo ( relig . e filos.): è la dot¬
trina eli Pelagio, secondo la quale non
solo non vi è predestinazione, ma nem¬
meno una corruzione originaria od ere¬
ditaria che inclini verso il inalo: il pec¬
cato di Adamo è da imputarsi a lui .solo
e non ai suoi discendenti, la morto non
è una conseguenza dol suo peccato, per¬
chè anch’egli era stato creato natural¬
mente mortale. La decisione circa il
nostro destino dipendo interamente dal¬
la nostra libertà, che consiste nella pos-
siòililas peccandì et non pcccandi e ha
valore solo ciò che è opera nostra e sor¬
go dalla nostra natura. La grazia non
è necessaria per cancollaro la prima
colpa.
Pensiero (/ ilos .): in generale esprimo lo
funzioni, lo manifestazioni o i prodotti
dell’attività spirituale consi dorata nel
tempo 0 nello spazio, come quando si
parla del pensiero umano, del pensiero
greco, romano, francese, eco.
- in senso piti determinato indica
Fattività più alta della mente, quella
razionale , presa nella sua funziono più
caratteristica, il giudizio, per cui si
dice che pensare è ghidicarc; quindi,
soprattutto dopo Kant, che ha messo
in chiara luce questo punto, il pensiero
è inteso corno l'attività organizzatrice e
ordinatrice dei dati dell’esperienza e ad
essa sono subordinate le altre atti¬
vità: la memoria, l’immaginazione, il
sentimento, la volontà, eco.
- vicno anche considerato nelle sue
ramificazioni: il pensiero scientifico,
religioso, filosofico, divorai per l'ogget¬
to, ma tutti collegati dalla stessa atti¬
vità che li produco o li elabora.
Percezione < psicol .): consisto nel pren¬
dere conoscenza diretta, per mozzo dei
sensi, dei fenomeni c dei corpi eh© sono
nello spazio (percezione esterna), o dei
processi di varia specie che si svol¬
gono nella coscienza (percezione in¬
terna). Tale distinzione è In gran parte
apparente, poiché nel percepire ha una
funziono importante il patrimonio d’im-
magini che ciascuno possiedo in forma
più o meno cosciente; perciò la per¬
cezione è uon un fatto semplice, ma
il prodotto d'un’elaborazione complessa
della nostra psiche.
Peripatetici
— 73 —
Piacere
- per CARTESIO ò qualunque processo
Intellettuale, in opposizione all’attività
volontaria.
-— Leibniz distingue uelln vita della
monade le piccolo, insensibili, inconscie
percezioni (• pctites pcrceptions ») dal-
1 'appercezione, clie è l’elevarsi della per*
codone nella sfera della coscienza chiara
c distinta.
- il Rosmini distingue la percezione
sensoriale, che consiste in una sensa¬
zione o in un sentimento legati a un
fatto o a un oggetto reale; o la per¬
cezione intellettiva, in cui il (fiudizio
d'esistenza (* questa cosa è ") costitui¬
sce il carattere essenziale.
Peripatetici (gr. 7TSpi7raTse> = pas¬
seggio) {filos.): sono cosi denominati
i seguaci della filosofia aristotelica (che
furono numerosi fino al sec. XVIII)
dall’abitudine attribuita ad Aristo¬
tele di tenere una parte delle suo le¬
zioni passeggiando in un giardino o
sotto un portico del Liceo in Atene.
Per sé ifilos.): si dice di ciò che esiste
e può essere concepito senza l'aiuto
d’altra cosa o di altra idea; p. e. la
sostanza divina, per Spinoza, per se
etmcipUur.
Persona (lat. persona = maschere. tea¬
trale, poi carattere rappresentato dalla
maschera) (filos.): tonnine trasmesso
a uoi da BOEZIO e dalla Scolast ica : per¬
sona est rationalis naturar individua
substantia (la persona è un essere in¬
dividuale di natura ragionevole).
- Leibniz pone l’essenza della per¬
sona nella coscienza di s . nella consa¬
pevolezza d’un’identità, d’essere sem¬
pre la stessa nel diversi momenti e mu¬
tamenti dell'esistenza individuale.
-Kant aggiungo che la persona, come
essere ragionevole e libero, ò anche re¬
sponsabile, è un essere morale, un f ine
in sé, cioè non dovessero mai trattato
corno un semplice mezzo.
- In conclusione: la personal un essere
cosciente di e moralmente autonomo.
Pessimismo (opposto: ottimisnw) {fi¬
los.): consisto nella convinzione elio la
vita coi suoi dolori, le sue preoccupa¬
zioni e le sue miserie senza line, è un
mole o, anche, cho nell’esistenza la som¬
ma dei mali è sui>criore alla somma dei
beni. >• Noi sentiamo il doloro, dico
Schopenhauer, non l’assenza del do¬
lore, sentiamo la cura uou la sicurezza,
la malattia non la salute: la vita del¬
l’uomo oscilla come un pendolo fra il
dolore e la noia ». Ri conseguenza, come
pensa anche la filosofia indiana, lo sfor¬
zo per liberarsi dal male, o, almeno,
per attenuarne il ppso costituisce la
somma saggezza umana.
Petizione di principio {Ionica): ò un
sofisma che consisto nell'accogliere corno
dimostrato ciò che invece ò da dinio-
, strare {si postula fin da principio,
àpX7j$» ciò che si dove appunto dimo¬
strare) ^ e piti specialmente nel fondale
la verità d’un principio sopra una pro¬
posizione che, per essere vera, ha bi¬
sogno della verità di quel principio
(p. e.: Tanima ò sostanza spirituale,
perché ò immortale).
Piacere (opposto: dolore) {psicol.): il pia¬
cere o il dolore, essendo dati immediati
della coscienza, sono indefinibili, sono
i due poli estremi e opposti della vita
del sentimento, Secondo ima teoria
già ammessa da Aristotele, il piaceli)
sarebbe legato ad ogni atto naturalo
e normale della vita e segnerebbe un
aumento dell’attività vitale, tiu con¬
sumo più elevato o più libero dell’ener¬
gia, mentre il doloro indicherebbe una
diminuzione della vitalità, quasi uti
grido d’allarme di fronte ul pericolo; ma
tale teoria oggi è in parte contestata.
- ( filos .): per Artstippo di Cirene, il
piacere, che è dato dal movimento dolco
della sensazione presente e libera da
ogni cura per 1'avvenitc, è il fonda¬
mento c la misura di ogni bene: que¬
sto ò 11 principio dc.W edonismo.
- il piacere inteso come assenza del
dolore, calma dello spirito, è il prin¬
cipio dell’etica epicurea.
- per Aristotele il piacere affina e
perfeziona Ratti'vità anche nei suol gra¬
di più elevati; p. ‘e., la gioia cho accom¬
pagna la musica è incitamento natu¬
ralo alla creazione musicale.,
- Houbes, appoggiandosi al principio
materialistico che la sensazione è un
movimento del corvello, pensa che, so
questo movimento è favorevole idi'in¬
sieme delle funzioni vitali, produco 11
piacere, nel caso contrario il dolore:
donde duo motivi essenziali d’azione:
la ricerca dei piacere e la tendenza a
fuggire il dolore.
-- per la dottrina intellettualistica di
Leibniz il piacere è un processo intel¬
lettuale oscuramente percepito, una
«petite, insenslble perceptlon : p. e.,
il piacere della musica è dato dall‘ac¬
cordo e dal numero delle vibrazioni
sonore percepito dall'orecchio in ma¬
niera confusa.
- per Kant il piacere è iu diretto rap¬
porto con lo stato favorevole dell’or**
Pigra ragione
— 71 —
Positivismo
%
gallismo c deli-anima: « Il piacere è un
sentimento che stimola in vita, il do¬
lore Invece le è d’impodimento «.
Pigra ragione = v. innova rotto.
Pirronismo (/ ilo *.): i» stretto ile-
signa la dottrina scettica di PnrnoNE.
giunta a noi nei frammenti del suo di¬
scepolo TIMONI', in SlLLOOKAFO (sec. I 1
a Cr ) o negli scritti di Sesto Ejiruuco
(circa 11 200 d. Cr.); in senso tergo e
sinonimo di soettteismo. di cui Pinone
È considerato II fondatore (v. scrii,n-
877JO ). . ,
Pleroma (gr. 7uXr 4 pco(j.a. ila TtXTjpoo
= riempio) (filos.): ò per gli amatici
(vedi) il complesso degli Koni che escono
dal principio originario, daU’Kone per¬
fetto, cioè dalla divinità (y. Eone).
Pluralismo (opposto: monismo ) (filo».):
designa le dottrine che pongono piii
principi! essenziali e distinti per spie¬
gare la composizione dell’universo; ap¬
partengono, fra gli altri, a questo in¬
dirizzo:
_Empedocle, che alla materia unica
del naturalismo ionico sostituisce «quat¬
tro radici di tutte le cose »: fuoco, ac¬
qua, etere, terra, che sono l’ essere
immutabile; il loro mescolarsi o disgre¬
garsi è dovuto a due forze, l 'amore
ioiXÓttk) e la discordia (veixoc);
_gli atomisti, che affermano due prin¬
cipi: Vatomo e il vuoto; gli atomi sono
Infiniti di numero, materiali, della stessa
qualità, eterni ; le cause del loro movi¬
mento sono la gravità e il vuoto (TÒ
xcvóv); , „ ,
- \ v asm agora . nel quale gli elementi
dell'universo sono le omeomerie (v. que¬
sto termine), messe in moto da una
materia sottile e impalpabile. l'Intelli¬
genza (voucj). * cosa infinita, padrona
di sé. ocÙTOxpaTéc. che è in sé e per
sé «, la più fine e più pura di tutte le
cose ;
- Leibniz, pel quale le vere sostanze
costituenti l’universo sono le monadi.
tornite di attività o forza propria, unità
spirituali cho sono disposto per gradi,
i quali vanno dalla monade oscura e
confusa alla monade delle monadi, a Dio.
Pneuma (gr. 7tve0(itx, da irveto - 8 ° r_
Ho. spiro) (/ilo*.): per gli Stoici è la
forza originaria divina che anima il
cosmo, un softtn vitale caldo ohe appare
in forme e gradi diversi nel corpi Inor¬
ganici, nelle piante, negli animali; e
nell’uomo appare come ragiono ( AoyOC).
conservando sempre la sua unità, giac¬
chi) il grado Inferiore si conserva o
opera nei grado supcriore.
Pneumatico (gr. da
nvgùlJ.X= alito, sofflo) ir,'Ha. o /ilo*.):
usato spesso nel Suor » Testamento nel
senso di spirituale.
__ , K . r gii Gnostici gli uomini, secondo
Il grado di perfezione spirituale, sono
detti ilici (= materiali, da uX’f] = mate¬
ria), psichici (= esseri animati) c pneu¬
matici (*= originati dallo spirito).
Polidemonismo (dal gr. TtoXu;- mol¬
to e SiUojv = demone) Ir, ■tir/.): cre¬
denza che scorgo in ogni fenomeno
naturale il prodotto di entità spirituali.
Pollmatia (gr. ToXu-na&ta = esteso
sapere) i/ilos.): è il procedimento che
ERACLITO rimprovera a ITTauora. di
dedicarsi a indagini particolari, alla mi¬
nuta erudizione che impedisco la vi¬
sione diretta e unitaria del cosmo:
iroX'J[.ia{Hx vóov e/mv ou Stòaoxei
(rapprender molte cose non educa 1 in¬
telletto), e cioè: la rieoroa personale è
migliore della tradizioni;.
Politeismo (relig.): è la concezione re¬
ligiosa che ammette l’esistenza di piu
divinità personali e distinte.
Positivismo Uilos.Y- nel tempi moderni
ne pose il principio Davide Hume;
la percezione è la fonte unica del co¬
noscere; senza di essa non v c idee,
n concetto; un a priori, come lo pensa
il razionalismo, è impossibile, c ogni
metafisica che oltrepassi respeiienza
deve respingersi. Il nome di positivismo
fu introdotto da Augusto CoMTK, secon¬
do il quale la civiltà e la scienza per¬
corrono tre fa-si ;
_ a) fase teologica , in cui la spiega -
| zione dei fenomeni è riferita ad esseri
soprannaturali;
, ___ b) fase metafisica, in cui la spiega¬
zione dei fenomeni è riferita ad entità
astratte, forze, sostanze, cause oc¬
culte; . . . * ,
_ c) fase positiva, in cui la scienza »»
per oggetto la ricerca rigorosa dei fatti
e dello leggi, cioè dei rapporti costanti
che col legano i fenomeni osservati nella
loro genuina realta; più in la non *
pnù andare e la metafisica si perde in
astrazioni vuote e in vani sogni: la
scienza è ricerca di relazioni, di leggi,
è retati ra, ma, permettendo di preve¬
dere gli effetti anche lontani e di cal¬
colarli, risponde ai bisogni umani, « al
servizio del l’uomo.
_ dopo il f’omte 11 positivismo si tra¬
sforma in un atteggiamento dello spi¬
rito ehc ha soprattutto una tendenza
antimotafisica e vuole attenersi alla
pura esperienza. Positivisti ni vano
Positivo
75 —
Predestinazion e
senso sono considerati G. STO ART Mill,
K. SPKNCEB, I. TAINE, R. AUOIOÒ, h.
Mach ecc. , „ ..,
Positivo (scienza): è ciò ohe e effettivo,
reale, constatato mediante l'esperienza,
c anche il prodotto d'un processo sto¬
rico; p. e. religione positiva, diritto po-
PoEsibii e e possibilità (AtoOj W*
senta diverse formo; la possibilità è.
__„) fisica, nuando un fenomeno non
contraddice ad alcun fatto o ad alcuna
legge empiricamente stabilita;
_ l,) delVesperienza o reale, per Kant
è possibile ciò che «'accorda con le con¬
dizioni formali dell'esperienza, ossia con
le forme dell'Intuizione pura dello spa¬
zio e del tempo, e con le forme dell in¬
telletto, cioè con le categorie;
_e) Ionica, quando ciò che e pensato
o affermato non contraddice ai principi
della ragione; però dal fatto ohe una
oosa è logicamente possibile, non si può
oonoludero alla sua esistenza reale;
- e) metaf isica : per AulSTOTKUJ la ma¬
teria contiene la possibilità di ciò che
nuó attuarsi mediante la forma -,, P- e.
un masso di marmo può divenir statua.
Post hòc ergo propter hoc
c un sofisma che consiste noli affer¬
mare che un fatto è causa d un altro
fatto solo perché lo precede nel tempo.
Postulato <gr. da *lTt«
chiedo; quindi: ciò che è richiesto) (lo¬
gica): è un principio che non e dimo¬
strato né Iia in sé necessitò intrinseca,
ma che si ritiene necessario ammetter*
per spiegare fatti non contestati o af¬
fermazioni non messe In /bibbio, ohe
senza tale principio non si potrebbero
«piegare; p. c. la possibilità della scien¬
za è. per lo più. ritenuta dipendente
da un postulato; l'esistenza d un ordine
nella produzione o nella successione dei
fenomeni naturali.
_ (morale). Kant considera postulati
l'esistenza della libertà umana 1 im¬
mortalità dell'anima, l’esistenza di Pio.
per rendere comprensibile 1 ordine mo¬
rale c possibile l'accordo della virtù con
la felicità; essi, benché sotto 1 aspetto
teoretico siano semplici ipotesi, tutta¬
via per la ragion pratica sono necessario
e. pur non essendo dimostrabili, sono
l’oggetto d’uiia fede razionale.
Potenza <gr. Sóvzuic) (fila*.)- l>er aki-
HTOTELE la materia è l'essere in potenza,
l'essere allo stato virtuale, possili lita
che tonde verso la torma, verso 1 es¬
sere determinato (v. atto),
Pragmatismo (gr. rpayiia - azione)
( fiios .): è la dottrina sostenuta in Ame¬
rica da W. James e in Italia da G. 1 A-
pini giovane, secondo la quale la co¬
noscenza è uno strumento al servizio
dell’attività umana; il valore d un idea
è riposto nell'esperienza e la verità
d'uua proposizione dipende dalle con¬
seguenze che ne derivano, cioè dal fatto
che essa è utile, che riesce ad uno Hcopo,
dà soddisfazione, quindi se le conse¬
guenze sono buone, cioè conformi a ciò
che l’uomo si propone, allora 1 asser¬
zione è giustificala, cd é vera, e falsa
nel caso contrario: ossia la verità o la
falsità d'un'ldea dipendono dalle sue
applicazioni, sostituendosi in tal modo
alla ragione l'esperienza, al sapere I a-
zione. Per esemplo, nella questione se
sia vero il materialismo oppure lo spi¬
ritualismo. la decisione spetta a esa¬
me delle conseguenze: il miiterialismo.
Densa W. James, nei suol ultimi risul¬
tati pratici è desolante, . cade In un
oceano di disillusioni -, mentre lo spi¬
ritualismo, con la sua “razione d un
ordino morale, apre la via alle migliori
speranze, -si riferisce sempre a un
mondo di promesse •. _
Prammatici (imperniivi)(«orale), sou
per Kant consigli di saggezza P ratica
che contribuiscono alla felicita.
Pratico (gr. irpotxTiwSs da
= opero: opposto: teoretico) i/iloa.). la
distinzione e l’opposizione di iwa^co
c teoretico risalgono ai Greci. Aristotele
attribuisce all'Intelletto pratico (vou?
™«XTIx6?) l'ufilclo di occuparsi delle
cose umane soggetto al mutamento e
legate all'azione, e lo considera subor¬
dinato all'Intelletto teoretico (vou?
&so>pr]Tix6?), che ha per oggettola
conoscenza dell'universo e delle sue
lepori eterne. VVT1T r11f .
_Cristiano Wolff nel sec. XM1I dir
fonde le espressioni di filosofia teore¬
tica e di filosofia pratica, attribuendo
la superiorità alla prima.
__ K!a.nt capovolge questo rapporto,
perché nel dominio dell'attività morale
la ragione raggiunge una P iena aut
nomia e apre all'uomo uno spiraglio
sopra una verità assoluta (il regno dei
fini, ili cui domina la libertà), mentre
l'attività teoretica si limila alla cono¬
scenza del fenomeni, cioè a una verità
relativa, a un mondo in cui regna la
necessità (v. primato della ragion pra-
Predestinazlone (reWff.): è ia dottrina
posta in termini rigorosi da 6}. MQ-
Predeterminismo
— 7G
Primum
anso: tutto ù già fermo o prodesti- I
nato ab aclerno uol giudizio divino; ciò
elio deve accadere accadrà o l’uoino
nulla nc può mutare; la sua parto nel
mondo è in ogni punto prestabilita e
soltanto la grazia può liberarlo dal
male derivato dal primo peccato. Dopo
ia colpa originale lo stato dell’uomo è:
non posse non peccare, mentre la libertà
d’Adamo era posse non peccare, e quella
dei beati 6 non posse peccare. Perciò la
volontà umana nulla può senza la gra¬
zia, e tutto ciò che l’uomo fa di bene,
è Dio che lo fa in luì: potestas nostra
ipsc est.
Predeterminismo (filos. e rclig.): ò la
dottrina di S. Tomtuaso secondo la qua¬
le gli atti liberi umani non solo sono
previsti da Dio ( v. prescienza), ma sono
predeterminati da Dio nella sua prov¬
videnza: ex hoc ipso quod nihil volun-
lati divinae resista ■, seguitar quod non
solum fiant ca quac deus cult fieri , sed
quod fiant contingcnter vel necessario
quae sic fieri vutt. Quindi l’uomo è
mosso in antecedenza e naturalmente
da Dio au agire in questo o quel modo,
Ina la divinità ha predisposto pure che
agisca liberamente, ossia la sua azione
c a un tempo necessaria e libera.
Kani, opponendo determinismo a
predeterminismo, si chiede: so ogni atto
è determinato da cause anteriori, da
fatti passati che non sono più in nostro
potere, come può questo conciliarsi con
la libertà, la quale esige che nel mo-
mento d’agire l’atto dipenda dal sog¬
getto, cioè sia libero l « Questo è ciò ohe
si vuol saperi* e che non si saprà inni .
Predicabile < logica ): si dice di ciò che
si può attribuire a un determinato sog¬
getto; cosi sono praedicabilia le cate¬
gorie aristoteliche.
Predicato (attribuire una qualità a un
soggetto dicesi in greco xaTvjyopeiv
jl Ttvoc, donde xaTijYopoù(xevov, e
in latino ntlribucrc nliquid alieni, e an¬
che praedicarc aliquid de aliquo e di
qui i nomi di aiiributum c pracdica-
mcntum) {logica): è ciò che può essere
affermato d’ima cosa, d’un soggetto, e
anche, in senso metafisico, la qualità
essenziale della sostanza.
Premesse {logica): sono le duo prime
proposizioni del sillogismi», delle quali
la prima ò detta premessa maggiore,
la seconda promessa minore (v. sillo¬
gismo).
Primali tà: è fi termino foggiato da
l'ommaso ('amjw velica, che l’usò per
indicare le qualità originarie di tutto 1
quante le cose, cioè lo categorie supre¬
me che nella divinità si trovano elevato
alla più alta perfezione, e sono: posse,
nasse, velie (potenza, sapienza, amore)!
A questo tre primalità dell’essere si
contrappongono quelle del non essere:
impotenza, insipienza, oi.lio.
Primarie (qualità) = v. qualità.
Primato della ragion pratica (fi-
los.): in generale esprime la tendenza a
subordinare la conoscenza all’azione,
l'intelletto alla volontà, la funziono
teoretica e scientifica del pensiero li¬
mano alla sua funzione pratica e morale.
N ella sua forma estrema ripone la verità
d'uu’idea o d’una teoria nella sua effi¬
cacia morale o sociale, come avviene
uol I’kaumatismo (v. questo termino).
- — Kaxt afferma il primato della ra¬
gione pura pratica sopra la ragione
teoretica, in quanto il rigido principio
di causa che regge II mondo dei feno¬
meni cedo, nel mondo morale, il posto
alla libertà , per la quale il potere vo¬
lontario, attuando la legge morale, apre
uno spiraglio sul mondo intelligibile,
posto fuori dcH’esperieuztt (o perciò pre¬
cluso alla ragion teoretica), giungendo
a postulati metafisici, cioè alia immor¬
talità dciruuiina o all’esistenza di Dio.
Kant darebbe cosi una risposta alla
questione del significato ultimo del
mondo, che non può essere altro che
uu significato morale. A questo prin¬
cipio s'ispira la famosa affermazione :
« nulla può essere affermato nel mondo
e. in generale, neppure fuori del moudo
ohe possa considerarsi incondizionata¬
mente buono all'infuori d’una volontà
buona .
Primo motore immobile (gr. tò
77(3(0 TOV XIVOUV, TÒ xivoijv àxfcvyjTOV)
(filos.): designa, nel linguaggio aristo¬
telico e scolastico, la divinità come
causa prima ilei movimento, d’ogni mu¬
tamento e dei divenire Del mondo
< v. movimento).
Primum: in senso temporale è ciò che
in ima serie di avvenimenti è anteriore
nel tempo a tutti gli altri; è un primo
cronologico.
- (logica): si dico d’un termine quando
non si può definire mediante un altro
termine, c d’una proposizione quando
non si può dedurre da altra proposi¬
zione, come quella elio esprime uua ir¬
ritò prima, cioè non deducibile da altre
verità.
-il primo logico o il primo cronologico
non coincidono; p. c. nell esprimere
la prova ontologica dell’esistenza di
Principio
Provvidenza
Dio («io penso Dio, dunque Dio esi¬
sto »), l’idea di Dio ò un primo logico,
resistenza di Dio è un primo cronolo¬
gico, perché resistenza di Dio procede
nel tempo l'idea di lui che è in me.
•-( fUos .): è ciò che contiene la ragione
d’essere delle altre realtà, che le pro¬
duce e le determina; p. e. l’idea del
tiene in Platone.
Principio ( logica ): è ijna proposiziono
ohe è posta a fondamento d’ima scien¬
za o d'una parte di scienza, e ne deter¬
mina lo sviluppo.
- (filos.): U. Bruno, nel dialogo De la
causa principio c uno , pone l*£ 7 no, cioè
Dio, come primo principio e prima
causa , cosicché i tre termini sono una
cosa sola; però distingue principio da
causa: quello ò ciò che concorre in¬
trinsecamente alla costituzione della
cosa e rimane nell’effetto -, cioòò causa
immanens, mentre la. causa ò quel la ^he
* concorre alia produzione della efea
esteriormente •, cioè è causa transiens
o transitiva, la cui azione passa, tran -
sit, da un essere alJ'altro.
Probabilismo ( filo ».): 6 la dottrina (lol¬
la X tu) in Accademia, secondo cui non ci
è dato di raggiungere un sapore corto,
ma solo opinioni pii. o mono probabili
e verosimili. Dovendo adottare un prin¬
cipio por le esigenze dell'azione, ci è
concessa la. facoltà di distinguerò fra
opinioni più o meno probabili, cioè tali
da ossere più o meno credibili di altre;
la probabilità è un equivalente pratico
della certezza assoluta, adempie Tufi
ficio di questa neU'azione.
Problematico (giudizio): r. modalità.
Progresso (in generale): è una trasfor¬
mazione che avvieno per gradi, cia¬
scuno dei quali segna un miglioramento
rispetto al precedente; e si può osser¬
vare nello sviluppo della scienza, delia
te nica, delia morale, deU’umnnità stes¬
sa (donde il progresso scientifico, tec¬
nico, morale, umano ccc.).
- (/ilo*.): che il progresso sin legge del
divenire dell'umanità ò un principio
ammesso generalmente dal razionali-
amo e dall'illuminismo, per la loro fedo
neH'onnipotfnta della raaionc umana.
- Lkibmz, nei suo tipico ottimismo
(v. ottimismo), afferma che non esistono
limiti al graduale perfezionamento spi¬
rituale dell'umanità.
-il Co.VDORCET (sec. XVIII) ammette
un progresso sociale col gradualo at¬
tuarsi dei principii d’uguaglianza.
- K \ NT afferma che la specie umana
« come offro un costante miglioramento
1t —
rispetto alla coltura, elio ò il tino natu¬
ralo deU’nmanltà, eoa! dev’essere in pro¬
gresso verso il bene rispetto al fine mo¬
rale della sua vita; può subire interru¬
zioni, non arrostarsi -,
- il progresso ò negato, soprattutto
come progresso morale, dalle dottrine
pessimistiche (v. pessimismo),
Progressus in infinitum (filos.): con¬
siste nel fatto elio la niente, in determi¬
nati campi dol sapere, si muove da un
termine all’altro, senza mai fermarsi
(p. e. nella sede del numeri e nella ri¬
cerca delie cause elicenti).
- gli Scettici, p. c. < ’aunkade, so no
valgono come motivo di dubbio e per
oppugnare la validità del sillogismo ari¬
stotelico, in cui la verità della premessa
maggioro deve appoggiarsi alla verità
d’una precedente affermazione c questa
di un’altra, c cosi di seguito alFhiiinito.
Proiezione (lat. proicctiet, da proirio,—
getto innanzi) (psicol.): ò l’atto men¬
talo per cui la sensazione è proiettata al¬
l’esterno nello spazio, acquistando l’ap¬
parenza d’una realtà indipendente dal
soggetto senziente (Helmholtz),
-, metafis. )per Schopenhauer il mondo
esteriore non è altro che un complesso
di sensazioni, cioè di modi Menzioni pu¬
ramente interne c soggettive che l’in¬
telletto proietta nello spazio, collega
e dispone in una successione causale,
creando così il mondo sonsibilo degli
oggetti esterni, che diviene in tal modo
un’flluslone, una pura parvenza. Quin¬
di lo spazio sarebbe un prodotto di pro¬
cessi cerebrali e del sistema nervoso;
ma, si è osservato, il cervello che crea
lo spazio, non presuppone già lo spazio
in cui esso «stesso si trova?
Prolessi ~ v. anticipazione.
Propedeutica (gr. ::po-7rai$EÙco = do
un’istruzione preparatoria) (logica): si
dice di una scienza o d’un complesso
di cognizioni che serve d’introduzione
a un'altra scienza.
Proposizione (logica): è un giudizio
espresso con parole, cioè mediante un
soggetto, la copula c un predicato nomi¬
nale d’anima ò immortale), oanche solo
mediante un soggetto c un predicato rer¬
ti ale <il sole splende).
Proprietà (logica): sono i predicati ap¬
partenenti stabilmente a un essere,
come caratteri suoi propri! ed essen¬
ziali, non come effetti che esso pro¬
duce o riceve in determinate circostanze.
Prova ontologica = v. ontologica.
Provvidenza ( relig .): designa l’aziono
che la divinità esercita nella vita del-
Psicanalisi
— 78 —
Psittacismo
Funi verso, «la per mezzo di oggi co-,
statiti, sia per mezzo d’interventi par¬
ticolari, inserendosi in tal caso nei corso
naturalo delle cose e interrompendolo
col miracolo.
-per (J. li. Vico è 11 principio elio go¬
verna il corso naturale delle nazioni,
inteso ora come persuasione che hanno
gli uomini d’una divinità provvidente
« iie regga i loro destini, ora come IV/-
/icacia stessa di questa provvidenza,
clic opera per vie seconde, cioè naturali.
Psicanalisi (psicol.): ò un procedimento
di analisi psicologica e cllnica dovuto
a Sigismondo Freud di Vienna: esso
consiste nell’esamo della zona incoscien¬
te dello spirito, mediante l’interroga¬
zione, l’interpreta/.ione dei sogni, gli
errori della parola e della scrittura sfug¬
giti involontariamente, per rintracciarvi
dei cojnplessi psichici, cioè dei sistemi
incoscienti di idee, di desideri, di im¬
magini formati nell'infanzia, 1 quali,
repressi e ignorati dal soggetto, produ¬
cono perturbazioni montail e tisiche;
resi coscienti , cessano di nuocere o s i
ba la guarigione.
Psiche (gr. vlmyVj) (/ilos.): è sinonimo di
anima, pero ha un senso più ristretto
perché comprende i processi empirici
meno elevati deH’anima, escludendo le
operazioni intellettuali superiori, co¬
sicché si purla anche «li psiche animale.
Psicofisica: è un nano della psicologia,
fondato dal tedesco G. T. Fbchner,
che ha per oggetto lo studio sperimen¬
tale dei rapporti fra l’anima e il corpo,
fra lo psichico e il fisico, c specialmente
la misura delle sensazioni in rapporto
con gli stimoli tisici.
Psicofisiologia: è lo studio delle re¬
lazioni fra i fenomeni psichici c le cor¬
rispondenti funzioni tisiologiche.
Psicologia: significa scienza delVanima
e abbraccia lo studio di tutti i processi
coscienti e Incoscienti clic si producono
in noi.
-i metodi psicologici sono: l'introspe¬
zione, cioè renarne della propria vita
cosciente; l’osservazione esterna, che in¬
daga la vita psicologica degli altri es¬
seri mediante le suo manifestazioni e-
steriori, valendosi deH’es peri mento c
«Iella misura iquest’ultlmft è oggi con¬
testata, perché non ritenuta applicabile
al processi psichici, che sono processi
essenzialmente qua itati vi); infine ia
comparazione, cioè lo studio compara¬
tivo dei fenomeni psicologici di specie
diversa, p. <\ degli animali e dell’uomo,
o di gruppi sociali differenti per grado
di civiltà, o anche di individui della stes¬
sa classe, por rilevarne le differenze es¬
senziali o per trame la conoscenza delle
leggi generali della vita psicologica.
- (/ ilos.): due concezioni principali
della psicologia si possono oggi rilevare:
- a) una concezione atomistica e mec¬
canica, elio considera la vita psicolo¬
gica composta in ultima analisi di ele¬
menti semplici, ili sensazioni, slmili agli
atomi della chimica, I quali, associan¬
dosi secondo determinate leggi (v. as¬
sociazione delle idee), costituiscono le
funzioni psicologiche complesso (la me¬
moria, l’immaginazione, la conoscen¬
za, eoe.);
- b) una concezione diiuimica, che ve¬
de nella vita psicologica fenomeni com¬
plessi, non deducibili da elementi sem¬
plici, e elio sono una sintesi , non una
somma di processi più semplici, e quindi
contengono qualche cosa di nuovo e di
impreveduto; come, p. e., una melodia
non è una somma di toni singoli, ma
un’unità, in cui ciascun elemento ha
il suo particolare colorito o il suo si¬
gnificato soltanto in unione con gli
altri.
Psicologia razionale (/ilos.): cosi
Kant chiama, sulla guida di Wolff,
quel ramo della metafisica elio ha per
oggetto lo studio doH’anlma come prin¬
cipio pcnsanto c sostanza spirituale, im¬
materiale, semplice, personale, immor¬
tale.
Psicologismo (/ilos.): designa le dot¬
trino che tendono a trasformare i pro¬
blemi filosofici, conoscitivi, metafisici,
morali, estetici in problemi psicologici;
ossia u porre la psicologia, come scieuza
positiva e sperimentale, a fondamento
della filosofia. Tale è la dottrina di G.
Wuxpt.
Psicopatologia: è lo studio delle ma¬
nifestazioni patologiche della vita men¬
tale, elio si presentano negli anormali,
negli allenati, nei nevropatici, ecc. e
sono curate dalla psichiatria (gr. dnjyifj
e JaTpsia = cura), in cui la psiche e
l'oggetto del trattamento medicale, e
dalla psicoterapia, in cui esso è il mez¬
zo di quel trattamento, in quanto la
psicoterapia cura le malattie nervose,
o anche altre malattie, con mezzi psi¬
chici (suggestione, psicanalisi, azione
morale, ccc.).
Psittacismo (dal gr. ^iTTaxói; e dal
Iat. psittacus - pappagallo): letteral¬
mente consiste nel ripetere le parole
altrui come fa il pappagallo: più par¬
ticolarmente è il discutere o il raglo-
punto
— TI) —
Ragione
nore sulle parole senza aver presenti o
berTchiave le Idee ohe esse mpprcsen-
Punto visivo • v. campo «W»o.
I>i,r n ,,om )• nella dottrina di Kasr
eonivale al termine a priori, cioè Indi¬
pendente dall’esperienza, razionale tper
es nelle espressioni: ragion pura, in-
tulzlone pura, concetto puro).
Ouadrivlo: nella Scolastica è la divi¬
sione degli studil superiori costituenti
la Facoltà delle arti-, comprende 1 anl-
au lica la geometria, la musica e 1 astro¬
nomia; mentre il Invia, che lo precede,
comprendo hi grammatica, la retorica,
la dialettica.
Oualità (psicol.): indica gli aspetti sen-
sI bili offerti dalla percezione d’uu cor¬
no facendo astrazione dalla loro in¬
tensità e quantità: p. es.: un suono,
un colore, un sapore, un profumo; e
anche ciò che dà valore o perfezione ad
una cosa, come quando si apprezzano
i pregi d’nn’opera d'arto oppure le vir¬
tù o lo abilità d'una persona.
__t logica): è una categoria del pensiero
logico che risponde in Aristotele alla do¬
manda: ttoIo; = gitana?, ed esprime la
maniera d'essere d’un soggetto; p. e.:
quest'uomo è bello, è brutto ccc. Se¬
condo questa categoria fondamentale, 1
giudizi logici sono affermativi o nega¬
tici, ossia attribuiscono o negano una
data qualità a un soggetto.
Qualità primarie e secondarie </>■-
Job ): già per Democrito e poi per Ga¬
lileo, Cartesio o Locke sono prima¬
rie le qualità costanti, universali, og¬
gettive, rispecchianti la realtà nella sua
vera natura, come la grandezza, la for¬
imi, il numero, la posizione, il movi¬
mento: «per veruna immaginazione,
dice il Galilei, posso separare una so¬
stanza corporea da queste condizio¬
ni ■ ; secondane sono invece le qualità
accidentali e mutevoli, come sapori,
odori, colori, suoni, che « tengono lor
residenza nel corpo, sensitivo, si che,
rimosso l’animale, sono levate e an¬
nichilate tutte queste qualità ■; le quali
sono dunque soggettive.
Quantità (in generale 1* si applica a
ciò che può essere misurato ed e-
spresso numericamente, e perciò pre¬
senta la possibilità del piti e del me¬
no, è suscettibile d'aumento e iti di¬
minuzione.
__ (logica): b una categoria fondamen¬
tale che per Aristotele risponde alla do¬
manda: jtfjdov - guaritami-, per essa
l giudizi, secondo Kant, possono essere
universali, particolari, singolari, sccon-
doche 11 soggetto ò preso in tutta la
sua estensione (p. e.: lutti gli uomini
sono mortali), o in una parto della sua
ostensione (p. e.: alcuni uomini sono
poeti), o nella sua singolarità (p. o.:
quost’nomo è scultore).
Quiddità (lat. scolast. guidditas) (lo¬
gica): risponde alla domanda guid est ?
ed esprime l’essenza d'ima cosa, la tor¬
ma nel senso aristotelico.
Quietismo (in generale): b la dottrina
che ripone la quiete e la felicità dell a-
nhna nell'allontannrsi dalle coso ilei
inondo o nel ritrarsi nella meditazione
Interiore e di Dio.
_ 6 la dottrina dello spagnuolo Michele
1 do Molinos, secondo la quale si può
raggiungere la perfezione e ottenere una
quiete assoluta dell'anima mediante un
atto di fede e un assoluto abbandono
a Dio, che dispensa dalla necessità di
ogni pratica religiosa e attività morale,
e, in generale, ili opero esteriori.
Quintessenza: signitlea dapprima la
. quinta essenti» -, il quinto elemento
cosmico, l'etere, considerato il più sot¬
tile e puro; poi l’estratto condensato,
essenziale il’uu corpo, d una dottrina ,
infine sottigliezze complicate e vane.
» R
Ragionamento (logica): b un'operazio¬
ne dell’intelligenza che si svolge ili piu
momenti, cioè in una serie di preposi¬
zioni collegate fra loro per giungere a
una conclusione che in tutto o in parte
è già Implicita in esse.
Ragione (/ ilos.): in generale, è la facoltà
naturale di ben giudicare, di saper di¬
stinguere 11 vero dal false, disporre m
una serie coordinata e libera da con¬
traddizioni idee, giudizi, esperienze, col
(ine di raggiungere un sapere oggettivo
e universale, ossia valido per tutte le
intelligenze, anche se poche sono in
grado di riconoscerlo, di rifare da sé
la via che ha condotto a tale sapere.
_ per Platone la ragione (vou?) e
l'attività più elevata dell’anima, quella
cho può rappresentarsi le idee eterne;
_. per Aristotele è ciò che distingue
l'uomo dagli altri esseri;
_ per s. Tommaso intellect.is e la ta-
eoltà superiore e intuitiva ili conoscere.
Razionalo
— 80 —
Ragion sufficiente
ratio è In facoltà di conoscere di¬
versiva [nomea rattorti* sumitur ab
inquininone et discussa; hdellrc us no¬
mai sumitvr ab intima penetratimi
ver itati*)*
__ „ er SPINo'/.v la. ratio da la conoscenza
vera, adeguata, dell’essere; «appartiene
a lla natura della ragione il contemplare
le cose non come contingenti, ma come
necessarie * (pr. II, 14); essa ci apprende
le cose sotto un «corto aspetto delle*
ternità, sub queula.nl acternitidìs specie;
apro la via alla conoscenza pin alta, I
alla « scindili intuitiva -, a veder le cose
sub specie aelernitatis.
_ per Kant la ragione in senso largò
ò il intasare a priori, è la Incolta che ci
fornisco: a) i principi! o le forme a
priori della conoscenza, che sono le in¬
tuizioni dello spazio c del tempo, le
categorie, le idee; b) i principi! a priori
dell'azione, ossia la regola della, mora¬
lità, la legge morale: nel primo caso è
ragione teoretica, nel secondo è ra¬
gione pratica; o l’una e 1 altra sono
indlpondout 1 dall’ospcrienzn.
_ In senso ristretto la ragione è per
Kant la facoltà di pensare lo idee allo
quali non corrispondono oggetti nel-
l’esperienza, cioè lo idee di Dio, del¬
l'anima, del mondo.
-- iu oppos. a tede rivelata è l'organo
della, conoscenza autonoma, a cui l’uo-
ilio giunge con le sole sue forze; cosi
l’intende anello ( : A I.II.KO che scrive.
. la Scrittura dovorebbo essere riserbata
nell'ultimo luogo; quello degli effetti
naturali ohe o la scusata esperienza ci
pone innanzi a gli occhi o lo necessarie
dimostrazioni oi concludono, non deve
in oont-o alcuno c-scr revocato in dub¬
bio por luoghi della Sorittura • (Lett.
al Costelli). È dunque il procedimento
naturalo dello spirito umano ncU’ac-
quisto del sapere. ^
Ragion sufficcnte (logica) : u il prin¬
cipio formulato dal Leibniz, secondo
il quale nulla avviene senza ragione o
motivo, cioè « nulla avviene senza che
vi sia una causa o ragione determi¬
nante, che possa servire a render conto
a priori perché una cosa csisxc o non
esiste, è in un modo piuttostochò in
uu altro »,
- 8CHopenHAU ek lo rappresenta sotto
quattro forme:
- a) ratio estendi, principio dell’essere:
ogni parte dello spazio o del tempo è
In relazione con le altre parti, in modo
che ciascuna è determinata e condizio¬
nata dalle altre ;
_ b) ratio /fendi, principio del dlvoidro:
ogni nuovo stato (effetto) dev’essere
preceduto da un altro (causa);
_ c ) ratio coanoscnuU, principio del
conoscere: ogni giudizio che esprime
una cognizione deve avere un fonda¬
mento sufficcnte; _
_ ,/) ratio spendi, principio dell agire.
ogni atto della volontà dev’essere pre¬
ceduto da un motivo.
Rappresentazione (psicol.); è il n-
prescntarsi, 11 riprodursi nella nostra
mente d'uua percezione anteriore, o
quindi È affine a\V immagine ed è sog¬
getta a un'elaborazione interiore di¬
pendente dall’azione continua delle al¬
tre rappresentazioni ; perciò si dice che
essa ha una sua vita propria, come
rimmagtne.
_ Locke denomina rappresentazioni
e Idee tutto ciò che è presente alla men¬
to, ciò elio questa percepisce in sò, o
ciò che è oggetto Immediato della per¬
cezione e del pensiero, mentre HOME
distinguo nettamento percezione e la
corrispondento rappresentazione, copia
debole o sbiadita della prima.
_pei- Leibniz. è la funzione più impor¬
tante della monade, ò la facoltà di per¬
cepire e ili ridurre la molteplicità all’u¬
nità (p erceptio nihil aliud est qiiam inul-
torum in uno exprtssum, est rcpracscn-
tatio multitudinis in imitate). Ogni mo¬
nade si rappresenta, eioò percepisce, l'u¬
niverso da un punto di vista proprio, ohe
s'accorda con quello delle altro monadi
(v, armonia prestabilita), f - n percezione ò
chiara, quando la conoscenza ohe abbia¬
mo d uu oggetto ci permette di differen¬
ziarlo dagli altri, oscura nel caso oppo¬
sto; distinta, quando un oggetto ò per¬
cepito o conosciuto nello sue qualità
particolari ed essenziali, contusa noi
caso contrario; p. es.: un giardiniere
può avere un'Idea chiara d un iioro, ma
non distinta; un botanico ne ha un'idea
chiara c distinta,
_ Sc®OPENHAC'EK col suo principio:
. il mondo ò la mia rappiesentazione «
esprimo l’essenza' dell» idealismo cono¬
scitivo » (v. idealismo).
Razionale (in generale ): ò ciò che ò con¬
forme alla ragione c al suoi prinelpii,
ciò che da questa trac la sua origine,
(p. e. lo categorie kantiane), o ciò che
in esse ha 11 suo fondamento, o quindi
non dipende dall’esperienza (p. e. le
matematiche, la meccanica razionale).
_ Woijp distingue una cosmologia,
una ontologia, una psicologia c una teo¬
logia razionali, che Kant sottopone ad
Razionalismo
— 81
Regno dei fini
e8 amo crltioo per dimostrare l’impossi¬
bilità e le contraddizioni d'nna meta¬
fisica razionale (v. ciascuno di quei ter¬
mini).
_per Hi-'.cei. • ciò che è razionale è
reale, e ciò che è reale è razionale »,
esprimendo con ciò il fatto elle il con¬
cetto ò l'essenza delle coso (come in
Aristotele le idee sono nelle gose stes¬
se), cho tutta la realtà data noU’cspe-
rienza umana ò accessibile alla.ragione
c può essere inquadrata noi concetti
della ragione; cho so vi ò qualche cosa
di irrazionale, questa non ha che un’e¬
sistenza provvisoria. Però tale formula
c non serve a giustificare tutto ciò che
avviene, p. es. : un errore di stampa o
uno sternuto; ma cho gli uomini vivano
in imo Stato si chiarisce come razio¬
nale », ossia lo Stato è l’attuarsi, l’in-
camarsi d’uu’idea.
Razionalismo (opposto: e mpiris mo e
irrazionalismo) (filos.): b la dottrina
che, avendo fede assoluta nella ragione,
afferma che la conoscenza della verità
si apro non al scuso e all’esperienza, o
alla fede rivelata, ma allo piti alte fun¬
zioni dello spirito, il quale non ò un
recipiente vuoto, una tabula rasq. ma
porta in sé e trae dalla sua interiorità
principi!l’attività, idee (p. e. di causa e
di sostanza), che consentono di pene¬
trare nella realtà, considerata razio¬
nale nella sua essenza, comprenderla, or¬
dinarla, volgerla a beneficio dell'uomo
nell’opera di dominare la natura. Ra¬
zionalisti si possono considerare nel¬
l’antichità Parmenide, Platone, Ari¬
stotele; Cartesio inizia il razionall-
smo moderno, seguito da Spinoza, Leib¬
niz, Kant, Hegel, eoo.
--dai principi costitutivi della ragione
il razionalismo trae un diritto, una
morale, uua religione naturali. Inten¬
dendosi qui per naturale ciò cho ò con¬
cepito e costruito dalla ragione, quindi
opponendosi a diritto positivo (cioè
lealmente in vigore), a morale tradi-
stimale, a religione positiva o storica.
-Kant, per dare un fondamento
solido alla conoscenza, fonde empiri¬
smo e razionalismo, distinguendo la
materia, cioè il complesso delle impres¬
sioni cho ci giungono dall’esterno per
la via dei sensi, e la /orino, cioè 1 prin¬
cipi! che lo spirito trae da sé per or¬
dinare la materia. Perciò l’uomo co¬
nosce le cose, 1 fenomeni solo In quanto
e nel modo ondo trapassano nelle forme
dello spazio e del tempo e delle caie- \
gorie, cosicché non i concetti si mo¬
dellano sulle cose, ma le cose sui con¬
cetti, e l’intelletto non attingo le sue
leggi dalla natura, ma gliele impono.
Quosta dottrina può definirsi un razio¬
nalismo critico.
Realismo (filos.): in oppos. a nominali¬
smo o a concettualismo è la dottrina cho
nel problema degli universali ammette
che le ideo generali hanno un’esistenza
indipendente dolio spirito che le conce¬
pisce e dagli esseri individuali; si col¬
lega a Platone che pone lo idee fuori
del mondo sensibile, e ad Aristotele
che le pone nelle coso stesse.
-in opposizione a idealismo si applica
alle dottrino cho ammettono l’esistenza
reale d'un mondo esterno, d’un oggetto
indipendente dal soggetto pensante
o di natura diversa da esso; vi appar¬
tengono moltissimi filosofi antichi o
moderni.
-In estetica esprime la tendenza arti¬
stica alla riproduzione esatta della real¬
tà naturale e degli avvenimenti umani ;
è sinonimo di naturalismo, che la ri¬
produzione fedele, integrale o artistica
delia natura vorrebbe rivolta anche ad
un fine scientifico.
Realtà (filos.): in opposizione a possi¬
bilità o a irrealtà esprime ciò che è at¬
tualmente esistente, sia sotto forma
materiale e sensibile, sia sotto forma
intellettuale o ideale.
- in opposizione ad Apparenza indica
ciò ohe veramente è: p. e., un bastone
posto di traverso neU’ncqua corrente
sembra spezzato, ma in realtà non ò.
- iu opposizione alla realtà empirica
v’è una realtà metafisica, che è al di là
dei fenomeni percepiti dal sensi; è
accessibile olla sola ragione o anche
ineonosoibilo, come la cosa in si di
Kant.
— (logica): realtà è una delle tre cate¬
gorie kantiane della modalità (realtà,
possibilità, necessità ); il giudizio di
realtà enuncia semplicemente un fatto
o un rapporto di fatti come effettiva¬
mente esistente (v. modalità).
Recettività (dal hit. recipere = acco¬
gliere passivamente; opposto: attività)
(filos.): b la disposiziono a ricevere pas¬
sivamente impressioni e suggestioni
dall'esterno.
- per Kant la sensibilità è recettiva,
ossia ò la facoltà di ricevere impressioni
per la via dei sensi, che formano la
materia del conoscere.
Regno dei fini (morale): nell’etica di
Kant è l’idealo di una unione sistema¬
tica degh esseri ragionevoU, per i quali
Regressus in inflnitum
è cosa spontanea l’obbodicnza alla lecite
morale «li cui essi stessi sono sii untori:
fc il regno della libertà in opposizione
al mondo fenomenico, In cui domina la
causalità c, quindi, la necessità.
Regressus in inflnitum (/ito*.): se¬
condo gli Scettici antichi il filosofo
dogmatico è costretto a un regresso
ail’iullnlto, cioè a risalire, senza mai
fermarsi, nella serie dei principii, se
vuol non lasciare alcuna affermazione
indlmostrata c non porro corno primo
principio una proposizione arbitraria o
un’ipotesi elio ha bisogno d'essere di¬
mostrata. Ha il oorrispettivo nel prò-
gressus iti infittitimi (v. questo termine).
_per Kant il regressus nella serio «lei
fenomeni dell’universo conduce in il i-
definitum, cioè la serie dei fenomeni è
potenzialmente illimitata, non dollnlta.
Relativismo (/ito*.): si applica alle dot¬
trine cho accolgono lo. relatività della
conoscenza umana, limitata ai feno¬
meni c «ile loro relazioni tostanti, ossia
olio lauri, dichiarando che citi cho si
pono ai di là di ossi, o è inconoscibile.
come pensa lo Spencer, o non esiste
affatto, come dice C'omte,
Relatività (/ito*.): è il carattere ohe si
può attribuire alla conoscenza, di es¬
sere relativa (v. relativo).
Relativo (opposto: assoluto) (/ito*.): è re¬
lativa la conoscenza, in quanto la si fa
dipendere dalla costituzione soggettiva
dello spirito umano, dal rapporto fra
il soggetto o l’oggetto e si esclude la
possibilità di cogliere con l'intelletto
unii verità assoluta.
-la relatività della conoscenza è so¬
stenuta già dallo Scetticismo greco con
Enesidemo, mediante dieci tropi che
ponovano in rilievo la soggettività dello
percezioni dovuta alle differenze fra gli
uomini, diversi di corpo, di tempera¬
mento, di anima, dominati da disposi¬
zioni o condizioni variabili, come la, sa¬
lute, l’età, le malattie; che percepiscono
diversamente socondo le distanze, le po¬
sizioni, la complessità degli oggetti, la
rarità e la frequenza dei fenomeni ecc.
-anche per Kant la conoscenza è re¬
lativa, essendo limitata al fonomeni e
ai loro rapporti, mentre la cosa in sé,
che sta dietro ad essi, è inconoscibile.
- un’Importante concezione delia re¬
latività è quella odierna dell’EiNoTBix,
che estende ni movimenti accelerati e
alia stessa gravitazione la relatività
ammessa in meccanica: la massa d'uti
corpo non è costante, ma varia in fun¬
zione della velocità; non v’è spazio e
Religione
tempo assoluto, le dimensioni ilei tarpi
sono relative, giacché un corpo, trasci¬
nato in una traslaziono, subisco una
contrazione nel senso del movimento;
spazio, tempo, energia sono fra loro
collegati; si Invecchia piti in un Inogo
che in un altro.
_ vi ù anche una concezione relativa
della attirale : i principi dell’apprezza¬
mento o della condotta morale dipen¬
dono dal carattere, dal grado di civiltà
d’un popolo, dall'iunbionte nslco o so¬
ciale, dalla tradizione eco.; non esi¬
stono principii morali assoluti. <!tà lo
scettico Cauneade sostiene questa tesi.
_ oggi il I,evy-BrOue vedo nella mo¬
rale un insieme eterogeneo di norme,
di costumi variabili, privi di quella
coerenza che i illosofl vogliono dar loro,
giustificabili solo con lo condizioni e la
vita del gruppo sociale e da studiarsi
col metodo cho si applica agli altri fatti
sociali; perciò la morale non è una
scienza normativa, non dà imperativi,
ma solo rileva c descrive gli Impulsi
da cui I fatti sono determinati.
Religione (por gli antichi da relegare.
esprimente l’obbligo di certe pratiche
e un legamo fra gii uomini e gli dei;
por Cicerone da religere, nel senso di
rivedere con cura; secondo l'opinione
oggi prevalente puro da religere, ma
nel senso ili raccogliere, riunire). I suoi
caratteri essenziali sono:
- a) la credenza in un essere di valore
assoluto, comunque concepito e raf¬
figurato, sia esso molteplice, sia unico;
- b) la credenza in un rapporto fra
questo esser© c l’uomo, che è. rispotto
a quello, in uno stato di dipendenza e
di subordinazione ;
- c) la comunanza, nel gruppo so¬
ciale, di certi riti o di certe formule.
- - i pensatori or ed, a cominciare da
Senofane, iniziano la critica del poli¬
teismo tradizionale ; Platone crea il
metodo, la tecnica della vita spirituali',
l'aacesi, la catarsi, i gradi che condu¬
cono alla vita contemplativa o collegano
la terra al ciclo; ARISTOTELE concepisce
un monoteismo puro, in cui Dio è il
pensiero del pensiero (vovjcri^ voyj-
aso"); gli Stoici formulano un pan -
teismo razionale.
- Il Cristianesimo tende a dare un
fondamento filosofico alla teologia e a
conciliare la religione rivelata con la
filosofia antica, ponendo la rivelazione
al disopra della ragione.
-la filosofia moderna giunge nel Yillu-
minimo (sec. XVIII) a concepire una
Reminiscenza — — Ritorno eterno
religione naturale o razionale, uu com¬
plesso di credenze intorno nlTesistenza
di Pio, all'Immortalità doli'tuli ma e alla
sua spiritualità, al cnmttoro obbliga¬
torio dentizione monile, considerata
come una manifestazione spontanea
delia coscienza e del lume naturale.
_ p. HniK sostiene invece elio le
rappresentazioni religiose derivano non,
come vorrebbe il deismo , dalla ragione,
ma dalla vita istintiva o dai sentimenti
dell’uomo.
- Kant vede nella religione il rico¬
noscimento dei nostri doveri morali co¬
me ordini divini.
-- per IIkqel la religione è la consape¬
volezza che lo spirito umano finito
prende della sua essenza come spirito
assoluto.
Reminiscenza ( paieoi .): 6 il ritorno
nella coscienza d'un processo psicolo¬
gico passato, ma In maniera vaga e
incerta, non localizzato nel tempo e
nello spazio.
-( filo ,s.): per Platone, v. anamnesi.
Residui (metodo dei —) (log ira): è uno
dei quattro metodi elencati da fi.
Stuart Mill per la ricerca della cau¬
sa (gli ili tri tre sono: di concordanza, di
differenza , di variazioni concomitanti :
v. questi termini): se, dati i fenomeni
A, B, O, sappiamo, per induzioni proce-
denti, che causa di B è b, di C è c,
ciò elio resta, a, è causa di A: per es.,
Galileo trovò la causa del candore ci¬
nereo della luna, esaminando lo quat¬
tro cause possibili: la luce del sole,
quella dello stelle, una luce propria della
luna, quella riflessa della terra sulla
luna; dopo aver eliminate ad una
ad una lo prime tre cause, concluse
che la restante, la quarta, era la cau¬
sa vero.
Responsabilità ( diritto e inorale ): ò la
capacità dell’individuo di rispondere
dei propri! atti, compiuti volontaria¬
mente e con chiara consapevolezza delle
conseguenze. È giuridica, se dell’atto
che offende la persona altrui nei suoi
beni o nel corpo si deve rispondere
davanti all’autorità giudiziaria; ò mo¬
rale. se si tratta di atti che violino la
legge morale o del quali è giudice la
coscienza.
Riflessione ( psicol .): ò ii ripiegarsi che
fa lo spirito su se stesso, prendendo
per oggetto il proprio contenuto, un’i¬
dea o un gruppo di idee, un sentimen¬
to, eco.
- per Locke ò l’attività del senso in¬
terno, con la quale Pantana acquista
conoscenza delle proprie operazioni, co¬
me dubitare, ricordare, credere, volere.
- Gioberti distingue la riflessione
psicologica dall’ ontologica; per la prima
la mente prende per oggetto le proprie
operazioni; per la scoondu ripensa l’og¬
getto immediato dell’intuito, cioè Videa
di Dio, la chiarisce, la sviluppa, adat¬
tandola alle condizioni umane.
Riflesso (moto) (psicol.): è la reazione
immediata o involontaria a uno sti¬
molo esterno o Interno, è cosciente o
incosciente; p. e. un raggio di luce sul¬
l’occhio produco una contrazione del¬
l’Iride; la respirazione s’arrosta per la
presenza d’un corpo estraneo nel ca¬
naio lariugeo.
Rimorso (morale): è /pici senso di di¬
sagio intcriore, di dolore che nasce dal¬
l’avere trasgredito la legge morale con
$ un atto, o anche con l’intenzione.
Risolutivo (metodo): è il primo momen¬
to del metodo che Galileo lia messo
in opera per ricercare la causa e stabi¬
lire lo leggi dei fenomenti naturali. Dopo
aver osservato un gruppo di fenomeni,
por es. quelli rlferentisi alla caduta dei
gravi, Galileo formula una o più ipo¬
tesi per spiegarli, ossia per stabilire
mediante una rigorosa formula mate¬
matica come cadono i corpi nello spazio.
In un secondo momento, che dà luogo
al metodo compositivo, l’ipotesi formu¬
lata (la velocità ò proporzionalo alla
dunita della caduta) viene sottoposta
all’esperimento per verificarne resat-
tezza (v. compositivo).
Rispetto (morale): è, nell’etica kantiana,
un sentimento particolare che si può
chiamare intellettuale, cioè un senti¬
mento prodotto non da un oggetto,
ma da un’ idea pura, a priori, ossia
dalla legge morale . dal suo valore e dalla
consapevolezza d'essere soggetto ad
essa.
Ritmo (gr. pu&p,ó<;, da péce = scorro) :
in generalo é il ritorno periodico, l’or¬
dinata successione degli intervalli di
tempo nella musica, nella poesia, nella
danza. Il movimento ritmico, cioè il
ritorno periodico d’un dato fenomeno,
sembra una legge universale, che si ma¬
nifesta, x». e., nella successione del gior¬
no e della notte, delle varie stagioni
dell’anno, del lavoro © del riposo, della
veglia e del sonno ecc.
Ritorno eterno di tutte le cose (filos.):
è una dottrina antica, accolta anche
dagli Stoici, secondo la (piale, al ter¬
mine d’un «grande anno (dopo circa
tredici millenni!), quando le rivoluzioni
Rivelazione
— SU —
.Scetticismo
cosmiche avranno compiuto U loro
corso o gli astri occuperanno i propri
rispettivi punti di partenza, si pro¬
durrà un' mmensa conflagrazione (iy.-
—ùpoat?), per cui tutto ritornerà alia
sua fonte divina, iter iniziare un nuovo
ciclo, identico al procedente.
-F. NltsTZSCUE dà a questa credenza.
da lui accolla, un valore morale: • le
razze che non sopportano questa idea
d'uu ritorno integrale del tutto col
suoi dolori o le suo gioie sono condan¬
nate, quelle Invece clic vi trovano una
felicità suprema sono destinate a do¬
minare ».
Rivelazione irelig.): consiste nel com¬
plesso dei fatti con cui si ritlcuo che
la divinità partecipi all'uomo il suo
pensiero e la sua volontà, per via natu¬
rale o sor rannata rate: è esterna quando
si manifesta negli avvenimenti storici,
nello istituzioni (p. e. l’Impero romano
come preparazione al Cristianesimo) o
anche nei fenomeni «Iella natura; è
interna, quando si manifesta nella co-
scie z por ispirazione divina.
- le verità ri relate pel Cristianesimo
sono quelle comunicate «la !)(«> a 31 osò,
ai profeti, e, in maniera completa, in¬
segnate agli uomini dii Cristo e con¬
segnate nelle .Sacre Scritture.
Romanticismo (opposto: classicismo,
illuminismo): v un Importante movi¬
mento spirituale Iniziatosi verso la
due del scc. XVIII, che ha un'aziouo
rilevante sui filosofi sorti dopo Iva.it
(Fiotti:, Sm maino, Hegel eco.). L'I¬
dea centtale è quella di vita pensata
come forza originarla, immateriale, ir¬
riducibile, incosciente, spontanea, che
rivela una verità piti profonda «li quella
offerta dalle • Idee chiare e distinte ¬
li! Cartesio e dell'Illuminismo; il senti-
• mento vi appare più complesso e più
ricco della ragiono astratta, il arnia ò
superiore «vile regole, l 'istinto più forte
delle convenzioni, dello istituzioni, dei
calcoli della scienza. T)1 qui le conse¬
guenze:
- «) di fronte all'ordine e ai modelli
classici è una rivolta contro lo regole
e le convenzioni, un'esaltazione di tutto
le potenze della vita, un’affermazione
della rclativitii di tutti gli ideali o della
mutabilità delle Torme estetiche;
- b) «'accosta alla natura, alle intui¬
zioni infallibili d'un istinto collettivo,
inventa il genio della rozza, l'anima
dei popoli, pone l’ispirazione e il genio
al disopra del sapere e deìl’abilità tec¬
nica; ai giardini e al parchi ben dise¬
gnati preferisce i paesaggi grandiosi e
selvaggi, le solitudini (Rousseau);
-— al razionalismo oppone l’irrasiona-
lismo, si stacca dai soggetti e dalle
tradizioni classiche per rivolgersi al
Modto Evo, considerato più sponta¬
neo, alla tradizione cavalleresca, alla
cattedrale gotica; ha il gusto e il senso
della storia ; contro l’antistoricismo degli
illuministi ò storicistico.
s
Saggio (gr. 0096? = sapiente) i/ilos.):
l’ideale del saggio è definito, dopo Ari¬
stotele: l’uomo die incarna la virtù in¬
tesa come sapere, abilità, prudenza,
giustizia, indipendenza dai beili ester¬
ni. Rispondono a questo ideale i Sette
saggi, come anello il « saggio stoico »
clic ne attua il tipo morale più alto,
offrendo il modello pratico alla Roma
«lei primi due secoli dopo ( ‘risto. La
saggezza non 0 soltanto liberazione dalle
passioni o dal l’utilitarismo volgare, ma
anche scienza ed esperienza armonio¬
samente operanti nella vita o gni ftte
da un ideale superiore.
Sanzione (diritto e nomile): la sanziono
giuridica, ossia la pena, ó determinata
da tre fattori: dallo esigenze della di¬
fesa sociale; dall'offesa clic il delitto
reca al sentiment o «li giustizia, pel qua¬
le 11 colpevole, partecipe della ragione,
è considerato come persona razionale,
trattato come tale o quindi costretto
a subordinarsi alla ragione comune, in¬
fine dall’offesa portata all’ordine mo¬
rale, per cui, oltre al ripristinnmento
deU'ordino giuridico, la pena mira an¬
che ad educare possibilmente il colpe¬
vole a sentimenti migliori. La sanzione
morale, cioè la riprovazione e il rimorso,
è una reazione della Volontà morale
Idealo contro la volontà inoralo Imper¬
fetta, che ha violato la legge morale:
il fondamento di essa va corcato nella
responsabilità di noi verso noi stessi
(Martinetti).
Scetticismo (gr. ay.irrzrjij.xi = Inve¬
stigo ; opposto: dogmatismo) i/ilos.): è
la dottrina fondata da l'iuuoNi:, se¬
condo la quale la mente umana non
può cogliere verità alcuna intorno alla
vera realtà delle cose, ma solo appa¬
renze. Non esiste un criterio di verità
che permetta di distinguere le rappre¬
sentazioni vere «la quelle false, donile
l’astensione dti ogni giudizio iZTZoyT,)
e l’indifferenza (àSiatpopta). il dubbio
Schema
— 8.5 —
Scolastica
sistematico c una tranquillità d’animo
Inalterabile (&Tapoc££a). Dapprima, me¬
diante la disciplina della condotta mo¬
rale, mira alla calma e alla quiete dell’e¬
sistenza, ma alla line diviene anche una
disciplina dello spirito scientifico, gra¬
zie al suo atteggiamento eri-fico e al
severo esame cui sottopone le dottrine
filosofiche contemporanee, specialmente
Pepicureismo e lo stoicismo.
Schema (gr. cr/-? (i iia = forma, esteriore),
figura) (//los.): in generale indica il di¬
segno, la figura che rappresenta in ma¬
niera semplificata le linee essenziali
d’un oggetto o d’un movimento.
-per Kant lo schema trascendentale
indica una rappresentazione intorme*
diaria fra un’intuizione sensibile (per
es. : d’uri dato triangolo) e un concetto
(per es.: 11 triangolo in generale); ed
è affine da un lato al concetto puro, in
quanto non contiene nulla d’empirico,
e dall’altro lato alle percezioni, e quindi
all’ordine sensibile. Perciò esso per¬
metto di applicare indirettamente agli ;
oggetti dell'esperienza i concetti puri
dell’intelletto, cioè lo categorie, che so¬
no inapplicabili per via diretta. Cosi lo
sohema della sostanza, cioè la rappresen¬
tazione sotto la quale si raccolgono i
fenomeni per poter loro applicare la
categoria di sostanza (v. questo termi¬
ne), è il substrato che permane nel tem¬
po; lo schema della quantità è il nu¬
mero, mediante il quale la continuità
dei fenomeni è distribuita in quantità
determinate. Questi schemi sono creati
dall'immaginazione, che ò una facoltà
intermediaria fra l’intelletto o la sen¬
sibilità, con essa Kant vuol risolvere
l'antico problema dell’accordo fra le
idee, le categorie o le cose; per risol¬
vere il quale Cartesio era ricorso alla
veracità divina, Malebranche alla ri¬
velazione, Spinoza al parallelismo (per
cui l’estensione e il pensiero sono gli
attributi d'un unica sostanza, di quella
divina), Leibniz all’armonia prestati•
^ litn.
•Scienza: è un complesso di cognizioni
dovute a ricerche metodiche (fondato
sull’esperienza guidata dalla ragione),
disposte in un sistema ben coordinato,
suscettibili di dimostrazioue e aventi
per oggetto una parte ben definita della
realtà naturale. I suoi strumenti 6ono:
l’osservazione diretta dei fenomeni, l’c-
sperimento, l 'induzione, la deduzione.
- Galileo apro ima via nuova alla
scienza, sostituendo olla ricerca delle
qualità, propria del metodo aristotelico-
scolastlco e ancora presente in Bacone,
la ricerca «iella quantità , esprimibile con
formule matematiche; quindi non più
forz e qualità occulte, ma elementi
spaziali c numerici. Anche oggi gli a-
tomi, gli ioni, gli elettroni c le loro
composizioni quantitativo sono l'og¬
getto dell'indagine scientifica.
—*— L 'aggetto della scienza è duplice, se¬
condo filosofi c scienziati (BENTHAM,
Ampère, Hill, Hegel, Wcndt, ecc.),
cioè: la natura o lo spirito, donde le
scienze della natura e le scienze dello
spirito (o morali). Il Windklbanp di¬
vide le scienze In nomotetiche (gr. VÓ(AO£
= legge, e tU1yjjì.i= pougo), come la
chimica o la fisica, che ricercano le leggi
secondo cui si svolgono i fenomeni na¬
turali; o ideografiche (gr. = par¬
ticola^ e ypàcpstv = scrivere), cioè lo
scienze storiche, che studiano gli avve¬
nimenti passati, considerati nella loro
Impronta individuale e non ripetibili.
Scolastica (dal lat. setola, che è l’in-
sognamento per eccellenza del Medio
evo, quello della teologia o della filo¬
sofia; scholasticus ò il titolare di tuie
insegnamento) ( /ilos .): ò la filosofia do¬
minante in Europa dal hoc. X al XIV :
le sue tesi fondamentali sono:
a) dualismo fra Dio. che è atto puro ,
puro spirito, e la creatura, nella quale
si mescolano l’atto e la potenza , la forma
e la materia, l'anima o il corpo;
b) Dio è persona spirituale, ha creato
il mondo dal nulla e lo trascende ;
c) la parola di Dio manifestata nelle
Sacre Scritturo è l'espressione infal¬
libile della verità; quindi, pur mirando
a conciliare ragione e fede , cioè la filo¬
sofia antica, specialmente quella d’A-
ristotele, col dogma cristiano, la Sco¬
lastica afferma che la'ragione non può
andare contro la fede, ma subordinarsi
a questa;
d) la distinzione flit soggetto cono¬
scente e oggetto conosciuto, pensato co¬
me reale, indipendente dal soggetto
nella sua esistenza;
e) la distinzione fra teologia e filoso¬
fia : la prima ha per oggetto l’ordine
soprannaturale in quanto è rivelato
dalla parola di Dio; la seconda inve¬
stiga l’ordine naturalo per mezzo della
ragione, ma accordandosi con la teo¬
logia.
- In senso peggiorativo si dice che
ima dottrina si trasforma in una scola¬
stica quando si irrigidisce in formulo
verbali, in distinzioni e divisioni nu¬
merose. sottili e astratte, in tesi im-
Secondarie
— 8 fi —
Simbolo
mutabili, o perciò diviene stagnante, in¬
capace di progredire.
Secondarie (qualità) = v. qualità.
Sensazione (psicol.): è la piò semplice
modificazione della coscienza, il pro¬
cesso psichico nella sua forma elemen¬
tare; presenta due aspetti:
a) è recettiva, cioè passiva, in quanto
è prodotta da stimoli esterni o Interni;
p. o. un raggio di luce, la contrazione
d’un muscolo, che dònno rispettivamen¬
te una sensazione visiva o muscolare:
li) è successivamente attiva, in quanto
le impressioni provenienti dagli stimoli
sono elaborate dalla coscienza, nella
qualo già si trova ima molteplicità, d’e¬
lementi psichici, di ricordi, di immagi¬
ni, occ. ; perciò la sensazione ò il pro¬
dotto dell'analisi e dell’astrazione.
Sensibilità (furimi.): è la facoltà d’aver
sensazioni, di conoscere por mezzo doi
sensi, o anche di provare piacere o do¬
lore che accompagnano lo sensazioni;
_da Kant la dottrina della sensibilità,
clic ò la capacità di ricovero passiva¬
mente impressioni da oggetti osterni
por la via del scusi, ma ordinate nello
forme a priori dolio spazio c del tempo,
è detta estetici i.
Sensismo (filos.): dottrina che consi¬
ste nel far derivare tutto le nostro fa¬
coltà o le nostre conoscenze dalla seu-
suzione ; ò rappresentato dal C ONDII*-
i*ao (sec. XVIII), che dalla sensazione
fa derivare la memoria, l’attenzione,
il giudizio, il sentimento, lo volizioni.
Si distinguo én\Yempirismo, in quanto
questo ammette duo fonti del conosce¬
re: la sensazione o la riflessione.
Senso ( psùvl .): è la facoltà (p. e. la vista,
l’udito, il tatto) che mette gli esseri
viventi in rapporto col mondo esterno
c dà luogo a una determinata classo di
sensazioni (visivo, uditivo, tattili eoe.).
_ (morale): il senso morale consiste in
una facoltà innata dì distinguere in¬
tuitivamente Il bene dal male, facoltà
ohe dove considerarsi parto integrante
della natura umana; tale dottrina è so¬
stenuta per la prima volta dagli inglesi
SnAFTEsnniY o Hvtchkson.
Senso comune: comprende un’in¬
sieme indeterminato di opinioni c ili
cognizioni condivise quasi universal¬
mente, che si impongono o por la loro
evidenza o per il loro valore pratico,
o anche per l'autorità della tradizione.
- (Jilos.): per Aiustotklk II senso co¬
mune (Jtotvi) crìa&r,oiz) è una specie
di senso interno cho ci dà la coscienza
della sensazione o, al tempo stesso, coor¬
dina I dati offertici dai singoli sensi par¬
ticolari (udito, vista, ecc.): esso costi¬
tuisco quindi l'unità del soggetto sen¬
ziente di fronte all'oggotto sentito.
_I*a scuola scozzese del senso comune
(Reto, Dcoai.p Stkwaht) ammottesen-
za discussione come validi i principi ac¬
colti da tutti gli uomini, oppure « cosi
indispensabili nella condotta della vita
elio il rinunzlarvi equivale a cadorc in
numerose assurdità speculativo e pra¬
tiche » (Roid), e anzitutto afferma l’e¬
sistenza realo dell’oggetto, indipenden¬
temente dall’attività percettiva del sog¬
getto. Il senso oomuno sostituisco la
ragione nella filosofia e,anohe nello ma¬
tematiche.
Sentimento (psicol.): In senso ampio
esprime il complesso degli stati allei -
Ziri, cioè di tutti quei processi sogget¬
tivi, interiori, gradevoli o sgradevoli,
legati con lo funzioni vitali e con la
psiche dell’Individuo, come le emo¬
zioni, le passioni ecc. m
- in senso piò ristretto è uno stato
affettivo stabile, o ancho un’attitudine
costante a provare emozioni, corno il
sentimento estetico, morale, intellet¬
tuale, il qualo ultimo consisto nel pia¬
cere complesso cho dà l’esercizio dello
funzioni intellettuali.
Sentimento fondamentale corpo¬
reo: ò l’cspressiono usata dal Rosmini
per indicare la cenestesi (vedi).
Sillogismo (gì-, ouXXo^tojxó;, da uoX-
Xévw = raccolgo) (lattica): Aristotele,
che ne ha creato la teoria, cosi lo de¬
finisce: ò un ragionamento (Xó-fb?), nel
qualo, posto alcune cose, ohe p. o.
« l'uomo ò mortalo ".e 0 Socrate ò uo¬
mo », un’altra cosa no risulta necessa¬
riamente, che « Socrate è mortalo », per
qu sto solo cho 1 primo sono posto.
Consta di tre proposizioni, di cui Io
primo due diconsi premesse ; la terza,
implicita in queste, conclusione-, e com-
I prendo tre termini: il maggiore, che ò
il concetto più esteso (nel sillogismo
citato: mortale), il minore (Socrate), il
medio (uomo), che ò il ponto di pas¬
saggio. Corrisponde ai noti principi:
ciò cho è contenuto nel genere ò puro
contenuto nella specie; e nel linguaggio
matematico : tiue quantità ugnali a una
terza sono uguali fra loro.
Simbolo <gr. cÓ[a9oXov = segno) (in ge¬
nerale): è uu segno che per analogia
naturalo evoca un’idea» uuu cosa as¬
sento o non percettibile; p. c. il cane
è il simbolo della fedeltà* lo scettro
della regalità.
Simpatia
— 87 —
Sociologia
Simpatia (gr. aujXTcàfrsia = confor¬
mità di sentire, da ou[X-7ràcrxo> = «of¬
fro insieme) ( psicol .): in generale con¬
siste nell’esistenza di disposizioni iden¬
tiche in due o più individui della stessa
specie o di specie diversa.
- nella sua forma più umile è un ac¬
cordo di movimenti, detto sinergia, co¬
me si osserva nel riso o nello sbadiglio,
che si propagano quasi per contagio.
- nella sua forma superiore ò un ac¬
cordo di sentimenti, una sinestesia, un
movimento che ci porta verso gli altri,
a gioire della loro presenza, a parteci¬
pare allo loro gioie c alle loro pene,
c alla fine si muta in «unore attivo,
che supera i limiti della nostra co¬
scienza per rivelarci la presenza imme¬
diata d’un’altra coscienza; scopro va¬
lori (come pensa Max Scholer), men¬
tre l’intelligenza dà solo rappresenta¬
zioni.
- (morale): è il fondamento della mo¬
rale dell’inglese Adamo Smith: * la
fonte della nostra sensibilità per le sof¬
ferenze altrui, egli dico, è la facoltà
di collocarci con 1 ’immaginazione al
loro posto, facoltà ohe ci rende capaci
di concepire ciò che essi sentono o d'es¬
serne affetti »; por essa giudichiamo
moralmente delle azioni altrui e delle
nostre.
Sincretismo (gr. ouY-xpiJTurpóc» no¬
me derivato daH’unione dei Cretesi di
fronte al nemico, nonostante lo dissen¬
sioni intorno) (in generale): esprime l'u¬
nione artificiosa, senza critica, di idee
o teorie di disparata origine, nel campo
della filosofia come in quello della re¬
ligione.
Sinderesi (forse derivata da auvirrj-
pnjai? = sorveglianza, o, per deforma¬
zione, da <n>vet$Y)<Ti$ = coscienza; usata
da S. Gerolamo, che la chiama scintilla
conscientiae) (morale): per S. Tommaso
è il possesso naturale dei principi pra¬
tici o morali, come 1* intelletto è il
possesso dei principi! speculativi: ha¬
bitus quidam naturalis principio ria n
ape rubili um, sicut intellectus est prin¬
cipio rum speculabilium et non potentia
aliqua.
Sinergia (da ouv = eoa egpyov = azio¬
ne) (in generale): si ha quando più
funzioni cooperano a un risultato co¬
mune; p. c. l’agricoltura, 1‘industria.
il commercio, la scienza al benessere
di uno Stato; le funzioni fisiologiche
(circolazione, respirazione ccc.) alla con¬
servazione della vita. V. anche sim¬
patia.
Sinestesia (da cróv e = sen¬
sazione) (psicol. ): si ha quando sensa¬
zioni di natura diversa si associano:
p. e. un Buono suggerisce un colore;
oppure quando un sentimento si co¬
munica da un soggetto ad altri sog¬
getti (v. simpatia).
Sintesi (gr. auv-otecjK; = unione, da
<JUV—TUb)[At = pongo insieme; oppo¬
sto: analisi), (psicol.): la sintesi men¬
tale consiste noi fondersi in un tutto
di diversi stati di coscienza, un tutto
che non ò una semplice somma degli
elementi che lo compongono, ma qual-
ohecosa di nuovo; si distingue, p, c .
dalla sintesi chimica , perché questa si
compone di clementi, ciascuno dei quali
può essere designato, misurato e ri¬
trovato identico in una successiva a-
nalisi, mentre le impressioni psichiche
particolari che compongono una per¬
cezione luminosa o musicale sono in¬
discernibili, inseparabili, inconsce e,
prese ciascuna per sé, non hanno esi¬
stenza autonoma, sono prive di valore;
ogni processo mentale vissuto ò una
sintesi.
— (filos.): per Kant la sintesi a priori
ò l’attività spontanea od essenziale del-
l’intolletto, la quale penetra, collega,
unifica la molteplicità doi fenomeni
data nello spazio e nel tempo; in senso
più ampio ò l’attività unificatrice dello
spirito umano, cioè della sensibilità,
dell'in/riletto, della ragione.
Sociologia: ò la scienza che ha per
oggetto la società umana, ricerca i
suol caratteri essenziali e distintivi, le
leggi del suo sviluppo, presupponendo
che essa sia non una semplice somma
di individui, ma una sintesi sovrindi¬
viduale con note proprie.
- Il termino è stato coniato da A.
Comtk, che distingue in essa una sta¬
tica sociale, avente per oggetto l’ordi-
namento generale della società, la sua
struttura, c una dinamica sociale, che
invece ha per oggetto la società nella
sua evoluzione.
- K. Spencer propugna ima sociologia
biologica, per cui la società umana ò
considerata come un organismo vi¬
vente, e per l’analogia fra le funzioni
sociali e quelle biologiche mira a de¬
durre le leggi dell’organismo collettivo
dalle leggi dell’organismo animale. Già
Platone nella Repubblica aveva ri¬
levato un’analogia fra le attività del¬
l’anima e le classi sociali nello Stato.
- Una distinzióne degna di nota ò quel¬
la che fa F. Tònnies fra comunità
Sofisma
— 88 —
Sostanza
( Gemcinschaft ) e società (Oesellscha/t ):
quella fondata sopra un legame inte¬
riore di sentimenti o di idee, questa
sopra legami c norme imposte dall’e¬
sterno.
Sofisma (logica): è un ragionamento er¬
rato che simula il vero, sia volontaria¬
mente sia involontariamente (v. para¬
logismo).
Soggettivismo (psicol.): è la tendenza
a rinchiudersi entro la cerchia delle
proprie idee, convinzioni, sentimenti,
associata spesso alla ripugnanza a pren¬
derò in considerazione le idee, le con¬
vinzioni, i sentimenti altrui.
- (filos.): Protagora col suo prin¬
cipio i « l'uomo ò la misura di tutte le
cose «, formula il soggettivismo, che fa
dipendere il conoscere, il sentire o l’a-
girc dall’individuo, dagli stati indivi¬
duali di coscienza;
- in altro senso è la tendenza, attri-
bu ta olle d tirine ideali iche, di ri-
c n durre la spiegazione di tutto ciò
che esisto all’esistenza del pensiero, e-
scludendo le cose;
- (inorale): dottrina secondo la quale
il bene o il male sono legati agli stati
individuali di piacerò c di dolore, che
determinano i giudizi d’approvazione
e di disapprovazione ; appartiene a que¬
sto indirizzo Vettori ismo (v. questo ter¬
mine).
Soggettivo (opposto: oggettivo) (psicol.):
ò tutto ciò che fa parte dell’attività
pensante dell’individuo, tutto ciò che
l’uomo prova e, soprattutto, sente in sé. |
- (nella scienza): è ciò che oltrepassa
l’osservazione del fatto immediato, ed
ò l'impressione particolare dovuta al j
sentimento e alle inclinazioni di eia- !
scuno.
- (filos.): sono soggettivo per Kant le
forme della sensibilità e dell’intelletto, |
cioè lo spazio, il tempo, le categorie,
nel senso che sono attività a priori, non
dell'individuo, ma dello spirito umano j
universale; con ciò acquistano, nelle
matematiche e nella fisica, validità og¬
gettiva, cioè sono valide per tutti gli es¬
seri pensanti.
Soggetto (logica): è ciò di cui si parla,
ciò di cui s’afferma o si nega qualche
cosa nel giudizio o nella proposizione.
- (filos.): s’intendo in due modi: o
corno sostanza spirituale, metafisica, po¬
sta a fondamento di tutta l’attività
psicologica che ne è il prodotto (Car¬
tesio, Leibniz), o come attività pura,
a priori , e cioè la sensibilità con le in¬
tuizioni pure dello spazio e del tempo.
l ’intelletto con le categorie, la ragione
con le idee (Kant).
_ per Home è il fascio delle perce¬
zioni e dello rappresentazioni nel loro
costante succedersi nella nostra co¬
scienza, coliegantisi secondo le leggi
dell’associazione delle idee.
Solidarietà (in generale): è la reciproca
dipendenza dello parti in un tutto,
cosicché ciò che avviene in una di esse
si ripercuote sullo altre, come s’osserva
nei gruppi sociali, per le relazioni sem¬
pre più numerose o i legami sempre
più stretti che Intercedono fra loro.
- - nella morale la solidarietà diventa
un dovere, che deriva dal fatto che
ogni essere vivente, per la sola circo¬
stanza che nosoe o si sviluppa nel seno
d’una società, trae giovamento da tutti
gli sforzi sociali anteriori e presenti,
e perciò deve egli stesso contribuire al
bene comune, contrae un debito so¬
ciale di giustizia, devo far si che van¬
taggi e pesi siano equamente distri¬
buiti.
Solidarismo; si dice delle dottrino che
pongono la solidarietà come principio
direttivo o fond unentale della politica,
dell’economia, della morale.
Solipsismo: (v. egoistrw metafisico).
So ri te (gr. ooipsiTT)?, da crcopóq = cu¬
mulo) (logica): è una forma sillogistica
in cui più proposizioni sono collegato
in modo che il predicato della prima di¬
viene soggotto della seconda, il predica¬
to di questa soggotto della terza e cosi
di seguito, finché nella conclusione il
soggetto della prima s’unisce col predi¬
cato dell’ultima: p.e. chi ò saggio è tem¬
perante, chi è temperante è costante,
chi è costante è imperturbato, chi ò
imperturbato è felice; dunque il sag¬
gio è felice.
Sostanza (gr. oncia, lat. substantia',
opposto: accidente) (in generale): espri¬
me ciò cho vi è di costante, dì perma¬
nente nelle cose soggette al mutamento
e fa da sostegno allo vario qualità e acci¬
denti che si succedono o mutano nel
tempo; può essere materiale , coinè nelle
dottrine doi Presocratici, o spirituale.
come in molti filosofi posteriori.
- ( filos.): per Aristotele è ciò che
esisto in sé e non in altro o in cui ogni
altra cosa, per essere reale, deve esi¬
stere come qualità; è, quindi, ciò che
sostiene gli accidenti.
- Aristotele adoperò l'idea di so¬
stanza in uu secondo senso, equiva¬
lente ad essenza, intesa come l’idea co¬
stitutiva d'una cosa (v. essenza).
Sostanzialismo
— 81 » —
Spiritualismo
_ anche (i. Locke afferma che « non
potendo concepire colitele qualità po¬
trebbero sussistere sole, noi supponia¬
mo cho sussistano in qualche oggetto
cornano che ne è il sostegno, c questo
diciamo sostanza », la quale però resta
ignota.
-- Cartesio o Spinoza s’accordano
nel concepire la sostanza come « ciò
cho esiste in tal modo cho non ha bi¬
sogno che di sé per esistere, c, per par¬
lale propriamente, non v’è cho Dio
che sia tale ». CarteBio ammetto però
un secondo significato: «la materia e
la mento possono intendersi sotto que¬
sto concetto, perché hanno bisoguo del
solo concorso di Dio per esistere »;
quindi la materia, rea extensa, o lo
spirito, rc8 cogitane, sono sostanze 8C-
conde , indipendenti l’una dall'altra.
-- per Kant ò un concetto a priori,
ima categoria, cho risulta dalla forma
stessa del giudizio categorico, in quanto
questo consisto nell'affermare o nel ne¬
gare un predicato d’nn soggetto; o il
soggetto ò appunto la sostanza, cioè
indica un substrato permanente o co¬
stante, di cui i fenomeni che coesistono
e si succedono nel tempo sono soltanto
modi di essere, cosicché tutto ciò che
muta o può mutare appartiene solo al
modo d’esistere della sostanza o delle
sostanze.
Sostanzialismo (opposto: fenomeni¬
smo c idealismo): si applica alle dot¬
trine filosòfiche che pongono a proprio
fondamento una o piti sostanze meta¬
fisiche, siano queste conoscibili o no;
tali sono lo dottrine di Cartesio, Spi¬
noza, Leibniz ccc.
Spazio ( filos .): vi sono dello spazio due
concezioni :
a) realistica, rappresentata da Car¬
tesio, Spinoza, Locke e da Newton,
pei quali lo spazio è reale, assoluto,
cioè esiste indipendentemente dagli og¬
getti che ri si trovano e da chi lo
percepisce. Per Newton esso è come un
immenso, infinito recipiente vuoto, seii-
aorium Dei, omnipraesentioe divi noe
(Dio, essendo presente in ogni luogo,
percepisce tutte le cose, senza aver bi¬
sogno del sensi);
b) idealistica: per Leibniz lo spazio
è pura relazione, è la percezione del¬
l’ordine delle coesistenze, dipende dai
rapport i di situazione dello cose e dalle
leggi dei loro mutamenti ; per Kant in¬
vece è Intuizione u. priori, una forma
pura della sensibilità, cioè uon una
realtà né un rapporto, ma solo idea¬
lità, contenuto di coscienza, condizione
a priori dell’esperienza.
- per Democrito lo spazio vuoto,
entro il quale si muòvono gli atomi,
costituisce un non essere altrettanto
reale quanto l’essere, che è il complesso
degli atomi.
Specifica (differenza) = v. definizione.
Speculativo (opposto: pratico, speri¬
mentale) ( filos .): è affine a teoretico e si
applica all’attività conoscitiva, libera
da ogni interesse pratico e utilitario.
Speculazione (filos.): corrispondo al
termine greco teoria, adoperato da Pla¬
tone, Aristotele, Plotino ; indica la
ricerca disinteressata, avente per solo
fine il conoscere nella sua forma piu
alta. Anche per Kant è l’attività ra¬
zionale, ma applicata ad oggetti non
dati nell’esperienza.
Spiriti animali (filos.): sono, per Car¬
tesio, ima « materia sottilissima, quasi
una fiamma » che dal sangue passa nei
nervi, anima il corpo e col moto velo¬
cissimo costituisce la vita intesa in
senso biologico e meccanico.
Spirito (opposto: materia) (filos.): dap¬
prima è un fluido, una materia sottile,
un solilo di cui è formata l’anima; per
Eraclito, Democrito, gli Stoici è*
fuoco, alito caldo, un corpo igneo;
per Anassagora è la più sottile o la
più pura di tutte le cose. Con Platone
lo spirito si libera da ogni elemento ma¬
teriale.
-4 — in generale: designa l’attività pen¬
sante nei suoi diversi gradi e, in un
senso più particolare, la facoltà più
elevata del pensiero.
- - {metafisica): è una sostanza incor¬
porea, semplice, Immortale; è la causa
produttrice dell’attività, specialmente
di quella più elevata (v. spiritualismo).
Spiritualismo (opposto: naturalismo,
materialismo) (filos.): in un primo si¬
gnificato è una dottrina dualistica, se¬
condo la quale lo spirito è una realtà
sostanziale, incorporea, opposta alla
materia e da essa indipendente, atta
a pensare, libera, capace di dominare
e di guidare la vita del corpo; è non
soltanto l’essenza dell’essere, ma è an¬
che fornita di valore incomparabil¬
mente più alto della materia, comunque
concepita (Platone, Aribtotele, Plo¬
tino, S. Tommaso, Cartesio ecc.).
-in un secondo significato lo spirito
viene concepito non solo come una so¬
stanza pensante e lìbera, ma come una
forza che estende la sua azione a tutto
l’universo, il quale, come pensa Leib-
Spontaneo
— «o —
Stato etico
Niz t cosala di oselle forme sostanziali
e attive, dette monadi, clic devono es¬
sere concepite (analogamente alla no¬
zione che abbiamo doU'nnima), dotate
di percezione, di appetizione e ili spon¬
taneità. Perciò la materia ò penetrata
e avvivata dallo spirito, il reale ò go¬
vernato dall'ideale o al disopra delle
leggi meccaniche vi è mia legge piò
alta che regge il destino superiore e
oltremondano dell'uomo (v. anche idea¬
lismo).
Spontaneo (opposto: riflesso) (poieoi.):
si dice del processi psichici che si pro¬
ducono non come reazione a uno sti¬
molo esterno o come il risultato d’una
riflessione, ma per iniziativa diretta o
immediata dell'essere che agisce.
- (filos.): è aitine a dinamico, in quan¬
to la spontaneità è la facoltà di agire,
di muoversi, di produrrò per una forza
o un principio interiore, e elio por Aki-
stotelp si trova nella natura, per Kpi*
ceno nell’atomo (v. dittarne»), per
Leibniz nella monade (v. questo ter¬
mine). Si oppone a inerir, che è ciò che
ha tendenza a perseverare nel proprio
stato, finché non interviene una causa
esteriore.
Stato i diritto e !ìlos .): è la società umana
costituita in unità politica, giuridi¬
ca, amministrativa; esige alcune condi¬
zioni essenziali :
- 1. un certo numero d'uomini (fami¬
glie) in relazione costante con un terri¬
torio sul (inule sono fissati;
- 2. un rapporto d'obbedienza poli¬
tica, cosicché si istituiscano un poteri-
sovrano da una parte e sudditi dal-
l’altra,
- 3. la convivenza sociale regolata
da norme obbligatorie, c queste ga¬
rantite da ima forza superiore, per cui
la nozione di Stato sorgo quando la
società si concepisco organizzata poli¬
ticamente per la tutela del diritto.
- per PIATONE lo Stato idealo è com¬
posto di tre classi: dei filosofi, dei sol-
doti. dei produttori ; alla prima spetta
il supremo potere, o ad ossa sono su¬
bordinate le altro due.
— Aristotele identifica l’idea di Stato
con la piccola polis greca, che deve,
nelle sue varie forme di governo (mo¬
na rehieo, aristocratico, democratico), pro¬
porsi per fine la giustizia strettamente
congiunto, al benessere di tutta la co¬
munità ;
- S. Tommaso, ricollegandosi a S. A-
COSTTNO, afferma che lo Stato, il quale
ha per fine di avviare l’uomo alla vita
civile, è subordinato a un line più
alto, a quello ultraterreno e, quindi, alla
Chiesa, che guida l’uomo alla saluto
eterna.
- per Hobbes lo stato di natura, che
è un belilo» omnium conira omnes, cedo
il posto allo Stato grazie a una conven¬
zione, tacita o sottintesa, per la quale
gli individui Isolati e in lotta fra loro,
appunto per porre termine a questa
lotta, trasferiscono il proprio diritto
naturale a un’autorità, cui tutti si in¬
chinano e prestano obbedienza incon¬
dizionata e che riunisce in sé tutti i
poteri, ma ù legata aneli'essa alla legge
morale naturalo che vieta l’abuso del
potere. È una teoria dei governo asso¬
luto, però non più fondala sul diritto
divino, ma sulla volontà dei conso¬
ciati.
- per Locke lo stato di natura c già
uno stato di libertà, la quolo però ò
meglio difesa nella società organizzata
politicamente, cioè in uno Stato elio
sorge ]>el libero consenso degli indivi¬
dui ed è fondato sopra la volontà della
nuiggioranzu, espressa mediante 1 rap¬
presentanti del popolo, donde lo Stato
liberale rappresentativo coi suoi tre
poteri ben distinti: legislativo, giudi¬
ziario, esecutivo, quale traeeorà più
tardi Montesquieu
- por Rousseau lo stato sorge pure
dallo stato di natura per un contratto
pel quale l’individuo, naturalmente
buono, trasferisce il buo diritto al po¬
polo, riunito in assemblea, la cui sovra¬
nità è assoluta c inalienabile; la - vo¬
lontà generale , manìfestantesi nelle
decisioni della maggioranza o nel potere
legislativo, che è il potere supremo, im¬
plica la volontà di tutti gli individui.
Di qui il governo democratico.
Stato etico (filos.) : per Hegel lo
Stato è Tincarnazione suprema della
moralità, l’attuazione delle Idee morali,
lo spirito del popolo divenuto visibtlo;
perciò il suo fine non è di assicurare la
libertà individuale, la sicurezza, la pro¬
prietà dei singoli, giacché l’individuo
non ha obbiettività, verità, moralità
se non in quanto è parte dello Stato,
e la vera volontà dell’individuo (la qua¬
le ò pensiero attuautesi nella realtà)
è volontà razionale, quindi ani versale
o, alla fine, identica alla volontà dello
Stato: la rappresentanza del popolo non
deve ingerirsi negli affari dello Stato,
ma solo eccitare il governo a rendere
pubblica ragiono dei suoi atti, elevan¬
done cosi la vita a un grado di coscienza
Stoicismo
— 91
Superuomo
sempre più alto. Questa dottrina del-
l’Hegcl è l'affermazione dell’onnipo¬
tenza dello Stato. ■
Stoicismo (/ iloa .): dottrina della Scuola
filosofica fondata da Zenone di Cizio,
elio fu aperta in Ateno nel ITI scc.
a. Cr. nello Stoa Pecilo (portico ornato
delle pitture di Poiignoto) od ebbe cin¬
que secoli di vita e duo periodi, quello
preco o quello minano (con Seneca, M.
Aurelio, Kpittcto): professò un pan¬
teismo secondo il quale 11 mondo è
animato da una forza immanente, la
ragionecosmica simboleggiata nel luoco,
della quale l'anima ù una particella.
11 lino supremo della condotta umana
è per essa l 'avalla, che si raggiungo
con la virtù, cioè liberandosi dallo pas¬
sioni, obbedendo alle leggi inflessibili,
ma ottime, con le quali la divinità reg¬
go 11 mondo.
Storicismo (/flottitela tendenza a con¬
siderale un oggetto della conoscenza
come il prodotto d’uu’cvoluzione sto¬
rica; ha un duplice aspetto:
. d) in opposizione all' filmai mano,
considera 1 prodotti spirituali non co¬
me l'effetto della ragiono, concoplta
uguale dovunque e costante, ma corno
Il risultato Ionio d'uno sviluppo storico,
durante il qualo 1 caratteri essenziali
si conservano, mentre quelli acciden¬
tali cadono ;
-— i>) In opposizione al naturalismo mec¬
canico, considera e interpreta il tutto
come una manifestazione dello spirito
umano nel suo svolgimento storico : cosi
per Heokl la storia ò lo sviluppo suc¬
cessivo della ragione c l'essenza di
quosta appare o si do finisce eoi ca¬
ratteri che sorgono in tale evoluzione
idealo; l'essenza della filosofia è quin¬
di da rioeroursì nella storia della filo¬
sofia.
Subcosciente tpsicol.): si dice del pro¬
cessi psichici debolmente e oscura¬
mento percepiti. Per primo il Leibniz
ammise esservi nell’attività psicologica
« petites insensiblcs perceptions - che,
riunite e fuse Insieme, possono pro¬
durre una percezione chiara; p. e. il
rumore d’un’ondata marina è dato da un
numero incalcolabile di rumori infini¬
tamente piccoli, non percettibili sepa¬
ratamente. S’usa anche come sinonimo
d 'incosciente.
Sublime (estetica): è il sentimento pro¬
dotto nell'animo dalla visione diretta o
dall'idea vivamente rappresentata della
potenza.naturale n della grandezza mo¬
rale e intellettuale.
-- Kant distingue:
a) 11 sublime matematico, provocato
dalla visiono o intuizione d'una gran¬
dezza assoluta nel senso dell’estensio¬
ne; p. e. la vista dell’oceano immenso,
l’idea dell'immensità degli spazi cc-
lesti;
i) Il sublime tlinamico, dovuto alla
visiono della potenza non disgiunta dal
senso di sicurezza dello.spettatore: p.
c. la vista d'un vulcano jn eruzione,
dell'oceano in tempesta. Questi spetta¬
coli » elevano le forzo dell’anima sopra
la loro ordinaria mediocrità c disco¬
prono in noi un potere di resistenza
che ci dà il coraggio di misurarci con
l'apparento onnipotenza della natura.
Il sublimo quindi non è nelle coso, ma
nel nostro spirito, ci eleva al disopra
della natura che è In noi, o di quella
che è fuori di noi .
Sufismo (relig.): è una dottrina, dovuta
a ispirazione neo-platonica c seguita
da una setta mistica mussulmana: Dio
è il beno assoluto, l'essere puro, la bel¬
lezza eterna, 1'unica o vera realtà, men¬
tre il mondo del fenomeni è un semplice
riflesso della divinità, non essere, puro
fantasma. Una vita spirituale rigida¬
mente ascetica, la stretta osservanza
dei precetti sacri sono la condizione ne¬
cessaria per raggiungere il fine supremo
proposto da questa dottrina all uomo.
l'annientamento in Dio.
Suggestione (psieol.): nel significato
più generale f> l'evocazione, il suggeri¬
mento d’un’ideu o d’un sentimento cho
qualcuno esercita, volontariamente o
no, sulla coscienza d’un altro Individuo
o ambe di se stesso ( autosuggestione),
e che agisce, senza trovare resistenza,
sulla condotta e sul modo di pensare
di questo. È comune nella vita so¬
ciale.
_ La suggestione ipnotica consiste in
un comando cui il soggetto obbedisco
senza riflettere, senza cho II suo con¬
senso intervenga: per una specie «Vautn-
matismo irresistibile, egli compie tutto
ciò elio gli viene suggerito, subisce, il¬
lusioni, allucinazioni, iperestesie, ane¬
stesie dei sensi ccc.
Superuomo: termine usato da Goethe
nel Faust o reso popolare da Nietzsche ;
è la concezione idealo d’un tipo futuro di
personalità superiore, d'una specie li¬
tuana meglio dotata di quella attuale.
nell’umanità deve apparire tuia specie
più forte, un tipo superiore, che abbia
all re condizioni, per creare c conservare,
clic rurnno medio Tn una prima con-
Sussunzione
— 92
Tempo
codone U superuomo era per Nietzsche
il gonio che s’innalza sulla folla e la
domina.
Sussunzione (dal lat. subsumcre = su¬
bordinare; gr. u 7 c 6 X 7 )^/i£) {Ionica): è
una forma di ragionamento che consiste
nel pensare un individuo come com¬
preso in una specie, o una specie in
un genere, o un fatto come l'applica¬
zione d’una leggo.
.-per Aristotele il unionismo di sus¬
sunzione è il solo perfetto ; in esso il ter¬
mine medio è soggetto nella premessa
maggiore e predicato nella minore; p.
e: « l’uomo è mortale, Socrate è uomo;
quindi Socrate è mortale ».
T
Tabula rasa {film.): a una tavoletta di
cera su cui nuda è scritto viene para¬
gonata daU’empirtono l’anima umana,
la quale nel suo nascere non ha ideo o
cognizioni innate. L’espressione si trova
nel De anima d "Aristotele: &rsT:tp
èv Ypa[xu.o!T£t(p té \j.r,Sh ùitxpxsi
y£vpx'j.;j.£VOv {sirut tabula rasa in qua
nihil est scriptum, traduce 8. Tommaso).
Teismo (/ilo*.): si applica alle dottrine
ohe ammettono un Dio personale, tra¬
scendente, creatore del mondo; 6 pro¬
prio del Giudaismo, dcllTsliunismo e,
più particolarmente, del Cristianesimo.
Teleologia (dal gr- t£Xo; = fine e Xóyo?
— discorso: scienza dei fini) (/iios.): dot¬
trina che ammetto una specie di ra¬
gione cosmica o un essere supremo
ohe agisca per cause finali, cioè per
l’attuazione di determinati fini nel mon¬
do e negli esseri. È iniziata da Anassa¬
gora, sviluppata da Platone, da Ari¬
stotele, dagli Stoici ccc.
- per Kant la vita della nat uni, pur
essendo soggetta al principio di causa
e a leggi meccaniche, rivela tuttavia
un’arte tutta interiore, grazio alla quale
essa si organizza, produco esseri orga¬
nizzati o viventi, che possono essere
detti fini della natura. Però l’ammet¬
tere questi fini non ha il valore di un
principio costitutivo, ma solo regolati-
vo, cioè «esprime la regola senza la
quale l’organizzazione della natura sa¬
rebbe inesplicabile per la nost ra intelli¬
genza ».
Temperamento (gr. xpaot? = mesco¬
lanza; trad. lat. temperamentum)- (psi-
cof.): dalla mescolanza dei vari umori
del corpo {sanane, bile, atrabile, linfa) e
dai predominare d’uno di essi i Greci
dedussero la distinzione dei quattro
temperamenti (sanguigno, bilioso o col¬
lerico, melanconico, linfatico), distin¬
zione che tuttora si conserva. II tem¬
peramento lia il suo fondamento nella
vita fisiologica, specialmente nel siste¬
ma nervoso, consideralo in relazione
con l’attività psicologica; è ereditario.
Tempo ( filo ».): vi sono due principali
concezioni del tempo :
- a) realistica o oggettiea, die ci ò data
nella sua forma tipica da Newton per
cui il tempo lia esistenza reale, asso¬
luta, senza relaziono con le coso ester¬
ne, o scorre in so stesso in maniera
uniformo per sua propria natura, seuzu
rapporto col mutamento. È bensì vero
che !a divisione umana del tempo in
ore, giorni, mesi, anni è relativa; perù
tale relatività diponde dalia mancanza
d’un movimento uniforme atto u misu¬
rare il tempo in modo preciso e noti
contraddice al carattere assoluto ili
questo. (La relatività della misura uma¬
na del tempo è sostenuta duo secoli do¬
po da E. Poincaré, fondandosi sul fatto
che tale misura si compie sulla durata
dell’anno solare, la quale ò variabile;
la nostra misura del tempo è soltanto
comoda, utile por le usigenzo umane,
non vera e assoluta).
- b) idealistica e soggettiva: preannun¬
ziata da Leibniz, pel qualo il tempo
esprimo l'ordine di successione dello
nostre percezioni, appare nel suo ca¬
rattere più spiccato in Kant: il tempo
è intuizione pura, la forma a priori dei
fenomeni del senso interno, cioè dei pro¬
cessi psichici, la condizione necessaria
e universale dello nostro percezioni;
quindi è soggettivo, in quanto è un’atti¬
vità dello spirito umano, ma è al tempo
stesso oggettivo. In quanto è condizione
d'ogni possibile esperienza.
- secondo Aristotele a noi è dato
solo il tempo itrescnle, perchè 11 passato
non 6 più c il future non ò ancora; quin¬
di il presente è il limite fra 11 passato
o il futuro; fra tempo e movimento
esiste un rapporto, in quanto il primo
è la misura numerica del secondo e
contiene in sé distinzioni e divisioni
che possono essere calcolate o sommate.
- S. Agostino, pur affermando che
Dio ha creato il tempo, e con ciò attri¬
buendo valore oggettivo al tempo, però
quando lo considera nel suo aspetto
umano e psicologico, lo interiorizza,
10 pensa come soggettivo, lo definisce
una distenmo animar, per la quale tutto
11 tempo è presente, giacché il passato
Teodicea
— 93
Teosofia
ò presente nella memoria, li futuro nel¬
l’aspettazione, mentre l’attenzione ci
dà la coscienza del momento presente
(v. durata).
Teodicea (gr. = dioc 8t*/.aia= co¬
se giuste) (/ ilos .): tonnine coniato da
Leibniz per indicale quella parte della
teologia naturale che tratta della giu¬
stizia di Dio, ossia mira a giustificare j
la presenza del malo nel mondo e a
conciliarla con la bontà divina, o ad ac¬
cordare inoltre la libertà umana con*
la realtà della provvidenza e pre¬
scienza di Dio. Per estensione com¬
prende la trattazione. dell’esistenza e
degli attributi della divinità. Quindi,
se il nome è recente, l’argomento è og¬
getto di studio fin dall’antichità greca
(Platone, Aristotele, Stoici ecc.).
Teofania (dal gr. 9 -eó; = dio c «patveiv
ss apparire) ( filos. c relig.): ò il mani¬
festarsi della divinità, sia in maniera
diretta, sia, in un significato più esteso,
indirettamente nelle sue opero o nel¬
l’universo.
Teologali (virtù): v. virtù.
'reologia (gr. dio e \ 6 yo$ = di¬
scorso) ( relig . e filos.): è la dottrina
che ha per oggetto la divinità, i suoi
attributi, i suoi rapporti con l’universo
e l’uomo.
-la teologia rivelata o sacra s’appella.
nella sua trattazione, solo alla parola
di Dio rivelata nelle Sacre Scritture o
ai dogmi.
- la teologia razionale sottopone l’og¬
getto della fede all’esame critico della
ragiono.
Teoria (gr. -ilstopCa = investigazione
intellettuale, scienza) (filos.): in oppo¬
sizione a prativa, designa la ricerca pu¬
ra, disinteressata, indipendente dalle
applicazioni pratiche, non solo nella
filosofia, ma anche nelle scienze, come
la fisica c la chimica.
- in opposizione a sapere volgare espri¬
me la trattazione metodica, sistemati¬
ca, conforme a determinati principi, o
anche appoggiamosi a ipotesi scientifi¬
che.
- nel significato (li contemplazione, ve¬
di questo termine.
Teoria biologica della conoscenza
(filos.): è la dottrina che fa derivare
l’impulso al conoscere dalla vita, intesa
nel suo significato biologico, fondandosi
sopra l’ipotesi che lo spirito umano
sia soltanto un’efllorescenza, una su¬
blimazione, un prolungamento della
vita: perciò la conoscenza risponde alle
necessità prime e fondamentali doll’esi¬
stenza; la conoscenza, dapprima con¬
fusa e soggettiva, conio nell’te/w/o, si
va facendo più cosciente e cliiara, toc¬
cando lo suo torme più elevate nella
scienza c nella filosofia.
Teoria della conoscenza (filos.): ò
la dottrina cho serve da introduzione
alla filosofia e rivolge l’attenzione non
sull’oggetto conosciuto, ma sullo stesso
soggetto in guanto conosce, sullo spirito
umano nella funzione del conoscere;
in altre parole, è il ripiegarsi della mente
sopra se stessa per indagare il potere
che essa ha di conoscere. È stata con¬
cepita con chiarezza da Locke e, ancor
più profondamente, da ICant, che mira
con la sua Critica della ragion pura a
ricercare le fonti, i limiti, il valore della
facoltà conoscitiva deiruomo.
—— Hegel nega la possibilità d’una
teoria della conoscenza, affermando cho
ò Impresa chimerica voler fissare 1 li¬
miti della ragione, anzitutto perché una
ragione limitata non è più una ra¬
gione; in secondo luogo perché la ra¬
gione soltanto può far la critica della
ragloue e, se questa riconosce e definisce
i propri! limiti, con ciò non fa altro
che oltrepassarli, dal momento che la
conoscenza del limite implica necessa¬
riamente la conoscenza di ciò che sta
al di là del limite.
Teoria economica della conoscen¬
za (filos.): designa la dottrina cho, per
comprendere il legame tra i fenomeni,
rinunzia al principio di causa e si vale
soltanto dell'idea di funzione (si vegga
questo termine), riducendo a una pura
convenzione la differenza tra fenomeno
fisico o fenomeno psichico. Ufficio es¬
senziale della conoscenza ò soltanto
di descrivere 1 fenomeni e i loro rap¬
porti funzionali nel modo più sem¬
plice e con la maggior possibile econo¬
mia, riducendo una lunga serie di espe¬
rienze a una formula abbretriata, cho
risparmi! ulteriori esperienze, dispensi
da ràgionamentì o eolcol 1 ?omplicatÌ,
e riduca la trattazione dei fatti alla
più semplice descrizione. È rappresen¬
tata da H. Avenarius (v. empiriocri-
licismo ), dal fisico Ernesto Mach e dalla
Scuola di Vienna : ha tendenza anti-
metafisica.
Teosofia (gr. fi-sóc = dio e 009£a =
saggezza): si può dire una metafisica
religiosa, in cui entrano clementi di
varia natura e di diversa provenienza.
L’idea-comune alle varie dottrine teo¬
sofiche è di giungere alla conoscenza
di Dio e delle cose divine mediante l'ap-
Termini
— 94
Tradizionalismo
profondiment o della vita interiore e ob¬
bedendo al precetto mistico clic « rien¬
trare In sé j equivale ad « elevarsi a
Dio ■ : in hurnano animo idem est mini¬
mum quoti intimimi : nell’anima ciò che
vi è di più alto e di più profondo coin¬
cidono (Riccardo di S. Vittore). Que¬
sto procedimento rivela forze spirituali
che si sottraggono alla volontà umana
o diurno luogo alla saggezza, alla calma
e serenità interiore. Una credenza teo¬
sofica caratteristica è l'evoluzione del¬
l'anima attraverso la catena dello esi¬
stenze, la dottrina della reincarnazione.
I ermini del sillogismo = v. sillogismo.
Terminismo (filos.): è il nome dato
al nominalismo di Guglielmo d’Occam,
pel quale ogni cosa reale ò individualo
(quaclibet res co ipso quoti est, est haec
rcs) e sono vere lo proposizioni quando
si riducono a termini , cioè ad espres¬
sioni vorbali che esprimano esseri in¬
dividuali.
Terzo escluso (principio dol —) (logi¬
ca) : afferma che di due proposizioni con¬
traddittorie se l’una è vera, l'altra ò
necessariamente falsa; una terza pro¬
posizione non ò possibile. È stato for¬
mulato da Aristotele.
Iesi <gr. ■!>£<Tt;, da t£ 4 H)[ju = pongo; op¬
posto: antitesi) (filos.): è la posizione,
cioè l'affermazione d’un principio, d’uua
dottrina, o di parte d'una dottrina, che
si vuoi sostenera contro lo possibili
obbiezioni altrui.
- nel metodo dialettico di Hegel è il
primo termine o momento d’una triade
di concetti, al quale si oppone Vanti-
tesi che lo nega, mentre il terzo, la
sintesi, concilia, elevandoli in un con¬
cetto superiore, i due primi (v. dialet¬
tica e sintesi).
1 eurgia (gr. 9só;= dio e £pyov= ope¬
ra, azione) (filos.): è una fantastica dot¬
trina dei ned-platonici Giamblico e
Proclo, secondo la quale, mediante
certi riti e operazioni magiche, si può
esercitare un’azione sugli dei e sui de¬
moni.
I olleranza ( filos.): ò la dottrina esposta
da Spinoza nel Trattalo teologico-poli-
tico (1670), secondo la quale lo Stato
devo assicurare al cittadino la libertà
ili coscienza contro il fanatismo reli¬
gioso; anche T.ocke nelle suo Lettere
sulla tolleranza propugna la libertà reli¬
giosa e la separazione della Chiesa dallo
.Stato, escludendo perii gli atei, perché
non possono prestare giuramento.
(filos.): e la dottrina di S.
Tommaso, che segna l'apogeo della Sco¬
lastica ed è oggi riconosciuta come la
filosofia ufficiale della * 'liic.su cattolica,
he sue tosi essenziali sono:
a) distinzione della teologia dalla
filosofia; la prima studia l'ordlue so¬
prannaturale in quanto è rivelato dalla
parola di Dio, mentre la seconda sotto¬
pone l’ordine naturalo all'investiga¬
zione della ragione e alla dimostrazio¬
ne scientifica;
- li) subordinazione della filosofia alla
teologia, della ragione olla fede; la pri¬
ma dimostra alcune verità che sono pure
oggetto della teologia, come, peres., re¬
sistenza e gli attributi di Dio; ma da¬
vanti ai misteri delia Rivelazione, conio
ad es., il mistero della Trinità, essa
si piega e li accetta, riconoscendoli su¬
periori alla ragione, ma non contrari
alla ragione:
—— c) il dualismo dell ‘atto puro (cioè
della divinità) o itegli esseri (cioè delle
creature), nei quali l’atto e la potenza
sono mescolati; questa netta distinzio¬
ne fra Dio, ebo crea 11 mondo dal nulla,
c la creatura, elimina il panteismo;
- il) la concezione intellettualistica
della vita spirituale contro la conce¬
zione volontaristica di S. Agostino : in-
tellectus altior et prior colludale est, l'o¬
pera dell'intelletto Ilhunina e guida l'a¬
zione volontaria, specialmente nel cam¬
mino verso il Deno; donde l'adagio:
rifili volitimi nisi cognita,mi
- e) 11 realismo conoscitivo, che con¬
siste nella netta distinzione fra il sog¬
getto conoscente ol'oggetto conosciuto,
e ncU’nffermaztone della reale esistenza
del mondo esterno In opposto alla tesi
idealistica che vuol far coinciderò sog¬
getto e oggetto;
- /) raccordo fra la ragione e la fede :
quando hi ragione afferma qualche cosa
che è contrario alle verità della fede
è In errore e deve ristabilire l’accordo
col dogma: quat ratio naturaliter indila
habet, vcritati /idei christianae contraria
esse non 1 tossii ni (= le verità poste dalla
ragion naturalo non possono essere
contrarie alla fede cristiana).
Topica (dal gr. vóto; = luogo) (logica):
per gli antichi relori è l’esposizione
degli argomenti (loci communcs), ut 1)1
alla trattazione di qualsiasi tema.
- per Aristotele la topica è una
guida all’arte della disputa c alla di¬
scussione dialettica, un metodo d’argo-
inentazionc- puramente probabile.
Tradizionalismo (filos.): èia dottrina
che considera legittime le forme e le
istituzioni religiose e politiche dovute
Trdiluciunismo
— 9.'.
Umanismo
all», tradirono «lorica, come rispom
(lenti all» vere esigenze sociali e spiri¬
tuali, anche se la ragione non lo gr¬
atifica No sono sostenitori 11 De Bo
vali) o il LaHHKNAIS (prima metà del
sec. XIX), reagendo all’illuminismo c
al razionalismo.
Traducianismo (dal lat. tradux — fifer*
moglio, trarlunre = trasmettere) (/ilo*,
o reliti- ) : Ò la dottrina’propugnata da
Tkktv iti ANO, pel (piale l'anima è cor¬
porea c, come U corpo, si genera ex
terniitee- (da un germe), nella stessa
guisa che dal gcrnio del grano si genera
altro grano. S. Agostino accoglie que¬
sta teoria, affermando che Dio. creando
la prima anima umana, quella d'Ada¬
mo, lid creato in essa una volta per
sempre tutte le animo dei discendenti;
con ciò si spiega perché il peccato ori¬
ginale si ò trasmesso a tutti gli altri
uomini e In Adamo ha peccato tutta
l'umanità, (ilfe vv.uk fuimus omnes).
Però per S. Agostino, a differenza che
per Tertulliano, l'anima ò puro spirito,
è l'essenza dell’uomo.
Trascendentale (/ilo*.): nella Scola¬
stica dlconsi trascendcnfalia e tranecen-
tlentia lo qualità piti generali delle coso
che trovansl fuori delle diverse cate¬
gorie, come: ras, unum, rerum, bonum.
_è tale per Kant la conoscenza delle
forme pure, a priori, cioè delle condi¬
zioni che rendono possibile l'esperienza;
esse sono lo intuizioni puro dello spazio
e del tempo (oggetto di quella che
Kant chiama estetica trascendentale),
lo categorie (oggetto dell’analitica trosc.),
mentre la dialettica trascendentale ò
una critica delie idee della ragione.
Trascendente c trascendenza (op¬
posti: immanente e immanenza) ( filos .):
si applica alla divinità quando si con¬
cepisce distinta dal mondo che essa
ha creato o che ad essa è coeterno, ossia
la si concepisce al di là dell’universo,
fuori del tempo o dello spazio, cosicché,
anche annullato, per ipotesi, il mondo.
Dio rimarrebbe nella sua integrità.
-per Kant si fa un uso trascendente
delle categorie e del p rincipii, quando
si voglio applicarli n ciò che oltrepassa
1 limiti dell'esperienza, mentre se ne
può faro solo un uso immanente, cioè
■si possono applicare unicamente agli
oggetti dati nell’esperienza, cioè al fe¬
nomeni.
Trivio = v. quadrivio.
Tropi (gr. rpórroc, dn Tpéraiv = vol¬
gere) (filos.): cosi dlconsi gli argomenti
che gli Scettici greci opponevano ai dog¬
matici. specialmente contro lo Stoici¬
smo, per sostenere l’impossibilità d'un
criterio assoluto della verità e la sospen¬
sione di ogni giudizio affermativo o
negativo intorno a qualsiasi oggetto.
Sono degni di nota i dieci tropi di
Knesidemo (sec. I a. Cr. f) c i cinque
di AaiUPP.v, pel quale l'Intelligibile e
il sensibile sono retatici a un’intelli¬
genza e a una sensibilità, e per dimo¬
strare un principio si cade in un re-
grcssus in infinitum (v. questo termine)
o in un circolo vizioso (v. diallelo):
nulla ò evidente, nulla si dimostra (v.
anche relatività).
u
Umanesimo: designa il vasto e pro¬
fondo movimento della coltura che.
Iniziatosi in Italia col risorgere della
civiltà antlea, si distende nei secoli
XV e XVI o si propaga a tutta Europa;
esso restituisco valore alla vita terrena
o alle attività rivolto verso il mondo,
favorisce il culto della personalità e della
vita interiore, sviluppa la tendenza al
sapere, alla conoscenza dcH’unlverso.
donde I grandi viaggi di scoperta e, nella
fflosolla, il fiorire della speculazione co¬
smica con N. Cusano, Leonardo, Cf.
Bruno, mentre la fisica di Galileo e-
stende all’Infinito i confini dell'uni¬
verso, sostituendo al geocentrismo l’e¬
liocentrismo.
- si applica puro a quella corrente te¬
desca di coltura cui appartengono Her¬
der, Lessino, Goethe, che pone come
esigenza essenziale l'educazione e lo
sviluppo ormonico di tutte le forzo e le
tendenze intellettuali, morali, esteti¬
che che sono in germe neil'uomo, vero
microcosmo rispecchiante l'universo e
le buc vivènti energie.
Umanismo (reale)' cosi ò chiamata la
dottrina del tedesco Feuerbach, per
cui l’oggetto essenziale della filosofia è
l’uomo: l’Individuo solo è reale d'una
realtà inesprimibile, impenetrabile ni
pensiero, ma non ai sentimento c
alla passione; egli non può andare al
di là del suo proprio essere o tutte le
idee portano la sua impronta; la stessa
religione col suoi dogmi trao la sua
origine dai sentimenti e dogli istinti ri¬
mani : dal timore, dal desiderio, dalla
speranza, cioè da forze che agiscono
anche oggi.
- è il nome dato dall'Inglese F. C. S.
Schiller (1904) alla propria dottrina.
Universale
— —
Valore
che è un pragmatismo ampliato: il co¬
noscere per lui è subordinato alla na¬
tura umana o alle sue esigenze fonda¬
mentali, entro la cui cerchia vi sono
tinche i bisogni individuali; presenta
un'affinità con la dottrina di Prota¬
gora o col suo principio: l’uomo è la
misura di tutte le cose.
Universale (opposto: individuale) {lo¬
gica)'. si dico di ciò che può attribuirsi
u tutti gli individui d’una classe;
-- nella Scolastica gli universali ( uni¬
versali a) sono le idee generali che dònno
luogo a uno dei problemi più discussi
nel Medio evo, detto appunto il pro¬
blema degli universali posto da Boe¬
zio: prima est quaestio utrum genera
ipsa et spccies vera sint, an in solis in-
teUcctibus nuda inaniaque finqantur ».
Se ne enumerano tredici soluzioni, ma
le più note sono: il nominalismo (gli
universali sono soltanto nomi, nuda
et inania: gli individui soli esistono);
il reedismo (gli universali hanno un’esi¬
stenza indipendente dalla mente umana
e dalle cose che denotano, oppure souo
indipendenti, ma posti nelle cose stesse;
in ogni modo sono reali: vera sunt );
il concettualismo (gli universali sono
concetti formati da! 1 .a mente, ma ri¬
spondono alle specie o ai generi della
realtà esterna).
Universalismo (opposto: iiulividua-
lismo): termine adoperato nel linguag¬
gio sociologico per signi fleare che la so¬
cietà. ben lungi dal ridursi agli indivi¬
dui che la compongono, ha una realtà
e un’esistenza sua propria, è la condi¬
zione fondamentale per lo sviluppo degli
esseri umani, è una sintesi primitiva ,
anteriore e superiore agli individui, I
quali sono anzi un prodotto della so¬
cietà.
- (morale)’, è la tendenza della perso¬
nalità cosciente a stringere sempre più
fortemente I rapporti con le altre vo¬
lontà e a formare una nuova volontà,
quella collettiva, che alla fine dovrebbe
abbracciare tutte le volontà, costituire
una volontà universale, cui il volere in¬
dividuale attinge i motivi o i fini mo- i
rali dell’e?latenza.
Univoco (lai. unus c rox = d un solo
senso; opposto: equivoco): si dice uni¬
voco un termine che si applica con
lo stesso significato a più oggetti di¬
versi ; p. e. « uomo » ò univoco per
Pietro o per Paolo ; però « impossi¬
bile est. scrivo S. Tommaso, aliquid
praedicari de Deo et creaiuris uni-
voce ",
Uno (1! — ) (gr. to £v; opposto: mólte-
plicitù) : già per i pfimi filosofi, soprat¬
tutto pei pitagorici, il numero ò la so¬
stanza e la causa immanente delle cose,
ciò da cui lo cose provengono c in cui
ritornano, donde l’importanza, anche
per la filosofia, del primo numero (uno),
col quale si formano tutti gli altri.
- Talete o la Scuola ionica mirano
a trarre da un principia unico la mol-
teiilicità dello coso variabili. La Scuola
eleatica con Parmenide afferma che
il tutto è uno, o anche Aristotele ri¬
pete: «tutto è uno * (ev ti tò 7ràv).
- Tlotino, giudicando che anche il
pensiero è molteplice, perché presup¬
pone un soggetto che pensa o un og¬
getto pensato, concepisco YUno, la di¬
vinità, supcriore allo stesso pensiero,
semplice, indipendente, libero, ineffa¬
bile, principio di tutti gli esseri e causa
della loro esistenza.
Utilitarismo (morale): è la dottrina
morale che pone il bene nell’ut ile, nella
maggior somma di felicità generale o,
come il Bentham dice in una breve
formula: il maggior borie pel maggior
numero. Lo Stuart Mirl alla quan¬
tità dell’utile aggiunge la qualità, per
cui, come già in EricuRo, i piaceri
più elevati, anche se meno intensi e
più rari, sono preferibili a quelli qua¬
litativamente inferiori. L’utilitarismo
si accosta così a ìl'eudanoniSTno, distin¬
guendosi dall 'edonismo d’AmsTippo, che
pone corno principio della condotta il
piacere attuale.
v
Valore: questo termine è passato alia
filosofia dall’economia politica, dove
il valore d'uso esprime una relazione
fra l’uomo e le cose atte a soddisfare
bisogni e desiderii umani, mentre il va¬
lore di scambio esprime il prezzo d’ima
cosa, cioè la quantità di merce o di de¬
naro che si riceve dando in cambio
ima quantità d’un'altra cosa (denaro
o merco).
- (filos .): in generale indica un rap¬
porto fra le cose e l’uomo, in quanto
questo si prepone dei fini, li desidera
e ne vuole l’attuazione, giacché egli
può proporsi come fine soltanto ciò di
cui apprezza il valore.
-in un senso più elevato esprime ciò
che è posto al di là della semplice uti¬
lità, del piacere e del dolore, dò che ò
indipendente dal sentimento e dalla
Valori
— 97 —
Vita
volontà umana o aspira al carattoro eli
annoiato : cosi vi sono raion conoscitivi ,
conio la verità; morali, come il sommo
belio, ressero ragionevole, la volontà
buona; estetici, come il bello eco.
Valori (filosolla dei —) ( filos .): la inizia
LOTZE, affermando: «là dove due ipo¬
tesi sono ugualmente possibili, Pumi
che s’accordi con le nostre esigenze
morali, l’altra elio ad esse contraddica,
bisogna scogliere la prima -. Di qui si
pasmi a considerare la filosofia dei va¬
lori come la filosofia stessa, che di¬
viene • uuu scienza critica dei valori
universalmente validi » (Windklband) c
vnol fondare un sistema dei valori urna -
ni, oggetto d’nna scienza dello spirito
in opposizione alla scienza della natura.
XIKT3WCHE rileva che ogni civiltà
* ha la sua tavola dei valori, disposti in
una scala gerarchica, e sostiene la ne¬
cessità d’una revisione e d’una trasmu¬
tazione dei valori cho sostituisca nuovi
valori a quelli attualmente validi.
Variazioni concomitanti (metodo del¬
le — ) ( logica ): è uno dei quattro metodi
da Stuart Mill applicati alla ricerca
della causa (gli altri tre sono: di concor¬
danza, di differenza, dei residui). Il ca¬
mino ò: quando un fenomeno varia in
una certa maniera tutte le volte che un
altro varia nella stessa maniera, l’uno ò
causa dell’altro; p. e. Torricelli con espe¬
rienze ripetute trova che a diverse al¬
tezze sul livello del maro corrispondono
altezze diverse della colonna barome¬
trica o scopre cosi cho il peso dell’aria è
la causa del variare della colonna di
mercurio nel barometro. Questd metodo
si riattacca alla tabula graduum di Ba¬
cone.
Verità (opp.-: errore) ( filos .): in senso ri¬
goroso è il carattere dell’affermazione,
espressa nel giudizio o nella proposi¬
zione, che ci costringa all’assenso, cioè
ad accoglierla con fiducia, perché ò
suscettibile di verificazione e di dimo¬
strazione compiute con mezzi razionali.
Il tipo di questa verità è da ricercarsi
nelle matematiche.
- • filos.): per Cartesio è vero ciò che
si percepisco chiaramente o distinta¬
mente: veruni est quod dare et (fistinete
p erri pi tur.
- Leibniz distingue le verità di ragione.
o verità necessarie, e le verità di fatto
o verità contingenti: lo prime si rife¬
riscono a ciò il cui contrario implica
contraddizione (per es.: 2 -f- 2 = 1 è
una verità necessaria, perché il con¬
trario violerebbe i principi della mate¬
matiche); lo secondo invece permetto¬
no di pensare l’opposto senza cadero
in contraddizione (per cs.: il fatto che
Spinola ò morto all'Ala e non altrove
è contingente, perché non sarebbe con¬
traddittorio cho Spinoza fosse morto
altrove).
- per Giambattista Vico veruni ipsiun
factum; veruni et factum converiuntar;
ossia: è vero, cioè ò oggetto di cono¬
scenza certa per l’uomo, ciò che esso
fa, c poiché la storia nei suoi avveni¬
menti è opera dcU'uomo, essa acquista
il carattere di scienza certa, in oppo¬
sizione al Cartesianismo cho attribuisce
il carattere di verità solo ai principi
della matematica o della fisica.
- spesso s’usa come sinonimo di real¬
tà, ossia di ciò che ha esistenza effet¬
tiva, indipendente dalle nostro sensa¬
zioni; quindi nella metafisica si parla di
realtà, vera, che sta dietro la realtà ap¬
parente offerta dai sensi.
Virtù (morale): è una disposizione de¬
cisa e costante della volontà verso il
bene, per cui la ragione ha il predo¬
minio sulle tendenze sensibili, istintivo
e inferiori.
- le virtù cardinali sono quelle sta¬
bilite da Platone nella Repubblica
(la sapienza, il coraggio, la temperanza,
la giustizia); l’espressione virtutea enr-
dinulca quasi prinripales ò di S. AM¬
BROGIO (IV see. (1. Cr.).
- lo virtù teologali sono la fede, la
speranza, la carità; la fede si fa fiducia
assoluta, speranza nella realtà futura
di beatitudine e si manifesta nelle
buono opere, nella carità, che com¬
prende l’amore di Dio e l’amore del
prossimo, charitas generis fiumani, come
dissero già gli Stoici, secondo i quali,
por la ragione presente In ciascuno di
noi, siamo tutti figli di Dio.
Vita (scienza): in generale designa l’in¬
sieme dei fenomeni che presentano gli
esseri clic* da eè si riproducono, si nu¬
trono, respirano, si muovono, sentono.
Due teorie principali tentano di spie¬
gale la vita:
- a) la teoria meccanica: i corpi vi¬
venti non differiscono nella loro es¬
senza dai corpi non viventi, giacché
i fenomeni vitali sono, in ultima ana¬
lisi, fenomeni di movimento, spiega¬
bili con lo leggi generali della mecca¬
nica. quindi riducibili alle proprietà
fisico-chimiche della materia. Questa
teoria ha carattere materialistico, per¬
ché considera la coscienza come epife¬
nomeno (v. questo termine);
Vitalismo
— 98 —
Volontarismo
- 6) teoria dinamica', la vita 6 una
forza originaria, spontanea, avente ca¬
ratteri suoi particolari e governata
da leggi essenzialmente diverse dalie
leggi fisico-cliimiclio, e irriducibili a
queste; opera dall'interno verso rester¬
no. Questa teoria ha tendenza ideali¬
stica, mirando a porre la vita spirituale ,
come un assoluto.
Vitalismo (scienza): è la dottrina se¬
condo la quale vi 6 nell'essere vivente
un * principio vitale » che governa i
fenomeni della vita, 6 distinto tanto
dal corpo quanto dall’anima pensante,
dirige le forze fisico-chimiche dell’or- !
ganismo come un architetto dirige i
suoi operai; è dunque una forza at¬
tiva, reale ed efficiente.
- (filos.): già Pitagora, seguito poi
da Aristotele, distinguo l’anima pen¬
sante (voO;), principio intelligente o
immortale, dalla psiche, principio vi¬
tale, animatore del corpo, mortalo.
Vittorini: = v. mistica.
Volizione (psicvl.): è un atto della vo¬
lontà, che nella sua forma completa
presenta all'analisi psicologica tre mo¬
menti; la concezione del fine che si vuol
raggiungere; la deliberazione, cioè l'e-
Bame dei mezzi in rapporto al fine; in
terzo luogo la decisione, che ò il mo¬
mento più importante.
Volontà (psicol.): è l’attività cosciente,
l’impulso all’azione, cho presuppone
una scelta, più o meno lungamente me¬
ditata, fra diverse possibilità, scelta
che può avvenire quando vi sia un
certo sviluppo dell’intelligenza e del
sentimento, coi quali è intimamente
legata.
- Oggetto di controversia è la que¬
stione so la volontà rappresenti una
classe distinta di processi psichici ac¬
canto all’intelligenza e al sentimento,
oppure si riduca agli altri procossi della
vita psicologica.
- Per Kant intelligenza e volontà so¬
no due forze fondamentali, originarie,
anche se la volontà è determinata ad
agire dalla ragione.
- Per Hekbart la volontà si riduce al
giuoco dello rappresentazioni, confor¬
memente al suo modo di concepire la
realtà, la quale ò una molteplicità di
reali, cioè di essenze metafisiche attlni
alle monadi lelbniziane, semplici, in ■ é
immutabili e in reciproco rapporto fra
di loro.
- Ter Hf.gkl la volontà è pensiero che
si realizza, ragione clic si attua nella
realtà, giacché conoscere non è al¬
tro, nella sua essenza, che creazione
della realtà, quindi anche volere o
agire.
- (morale): la volontà determinata dal¬
la ragione o consapevole del fine cui
tende è oggetto dell'apprezzamento mo¬
rale, mentre al giudizio morale si sot¬
traggono per lo più le azioni che si spri¬
gionano dalla cieca forza dell'istinto e
avvengono in un offuscamento mo¬
mentaneo della coscienza.
Volontà buona (morale): è la volontà
che vuole il bene, cho per la filosofia
greca è la felicità, per l'etica religiosa
è l’obbedienza alla volontà divina, per
l’utilitarismo l’utile del gruppo sociale,
per Kaxj è la volontà che vuole il bene
per sé, è l’unica cosa veramente buona,
un valore assoluto.
Volontà di credere (/ilo*.): per 0. Ja¬
mes consiste nell'accogliere delle cre¬
denze, cho, pur non essendo conformi
alla ragione, possono essere giustificate
dai risultati e dalie conseguenze favo¬
revoli che ne derivano; cosi, p. e., la
fiducia in noi stessi può aumentare le
nostre forze, c di fronte a una grave
difficoltà ha molto maggiori probabi¬
lità di superarla chi ò porsuaso di riu¬
scire, che colui cui questa persuasione
manchi.
Volontà di potenza (/ilos.): per F.
Nietzsche è quella che vuole l'espan¬
sione della vita, tutto ciò che rendo
la vita più intensa, più bella o porta a
dominare sugli altri, si tratti di grup¬
pi o di individui. È una concezione
aristocratica della vita (v. superuo¬
mo).
Volontarismo (opposto: intellettuali¬
smo) (psicol.): ò la tendenza a conside¬
rare la volontà come la forza intima,
spontanea e predominante della vita
psicologica, che subordina a sé l'in¬
telligenza e il sentimento o costituisco
l’unità della coscienza (Wuspt).
- ( metafisica): nel problema atra pofco¬
ffa nobilior, ìntcllcctus an volitatasi
Puns Scoto, coiitro S. Tomai aso che dà
la preminenza all'intelletto (Ìntcllcctus
allior et prior roluntate), pone la volont à
come la forza dominante dell’anima (ro-
luntas imperane intellectui) e trasporta
questa idea anche nella sfera religiosa,
affermando ohe il ben© è bene non
perché tale appare all'intelletto divino,
ma solo perché Dio lo vuole: anche
nella persona divina la volontà é so¬
vrana.
- Kant e Fichte dànno nuovo vi¬
gore al volontarismo, affermando il prl-
Volontarismo
— 00
Volontarismtì
mato della ragione pratica sulla teore¬
tica, nello stesso tempo in cui Goethe,
nel primo Faust, proolama: «nel prin¬
cipio era l'aziono *.
- il volontarismo trova la sna tipica
manifestazione in Schopexhauer, pel
quale in volontà diviene il principio,
la realtà metafisica che sta a fonda¬
mento della vita universale. La volontà
è da lui concepita come una (orza ori¬
ginaria sempre identica a so stessa, un
impulso cieco, irrazionale, incoercibile.
Incosciente, elle si fa cosciente solo
nell’uomo ; equivale a volontà di vivere,
cioè ad una tendenza Indomabile o irre¬
sistibile, che è alla radice della vita.
Si può dire che la volontà regge l'in¬
telletto, come il cieco sano o robusto
porta sulle spalle 11 paralitico che vede
chiaro.
1
INDICE DEI NOMI
(Accanto ai nomi dei singoli filosofi sono indicati < coca boli di
questo dizionario sotto i quali essi sono citati).
Abelardo (1070-1142): concettualismo.
Agostino (IS.) (354-430): agostinismo, amore,
archetipo, conasci te stesso, crede ut in-
telligas, determinismo teologico, eternità,
fide*, filosofia della storia, grazia, idea, illu¬
minazione. manicheismo, pelagianisrao, pre¬
destinazione, Stato, tempo, traducianismo.
Agiupi'A (1° soc. d. C'r. ?): diallelo, tropi.
Alberto Magno (1193-1280): anima, a po¬
steriori.
Ambrogio (S.) (330-397): virtù.
Anassagora (500-428 a. Cr.): anima, intel¬
letto, nous, omeomerie, pluralismo, spirito,
teologia.
Anassimandro (VI see. av. C’r.): infinito.
Anselmo 8. (1033-1109): agostinismo, cre¬
de ut intelligns, Dio, esistenza, fide», onto¬
logica ( prova).
Arcesilao (verso il 300 a. Cr.): acatalessia.
Accademia.
Ardigò (1828-1920): evoluzione, positivismo.
Arto (280-330): arianesimo, ri-istologica (con¬
troversia).
ARisnpro (iVsec. a. Cr.): dualismo, edonismo,
indifferenza, piacere, utilitarismo.
Aristotele (384-322): abitudine, accidente,
ocroamatico, analitici, anima, a posteriori,
assioma, astrazione, atto, atto puro, auto¬
rità, averroismo, beatitudine, bello, caso,
catarsi, categoria, concetto, contemplazione,
contraddizione, cosmologica (prova), demo¬
crazia, dianoetico, Dio, dualismo, efficiente,
energia, entelechia, esoterico, essenza, esso¬
terico, eternità, etica, eudemonismo, forma,
generatio aequivoca,giudizio, giustizia, idea,
immortalità, infinito, intelletto, inteliettua
lismo, io, ipse dixit, libertà, materia, mec¬
canico, monade, monoteismo, movimento,
nous, numero, oligarc hia, organico, organo,
piacere, possibile, jKMtulato, pratico, ragio¬
ne, razionalismo, realismo, religione, senso
comune, sillogismo, speculazione, spiritua¬
lismo, spontaneo, Stato, sussunzione, tabula
rasa, teleologia, tempo, terzo escluso, topi¬
ca, uno, vitalismo.
Avenarius (1843-1890): empiriocriticismo,
esperienza pura, teoria economica delia co¬
noscenza.
Avkrroè (1120-1198): averroismo, doppia ve¬
rità, metafisica.
Bacone (1561-1620): autorità, coltura, con¬
cordanza, cruciale, differenza, epagoge, em¬
pirismo, filosofia naturale, idoli, induzione,
istanza, organo, variazioni concomitanti.
Bain (1818-1903): associazionismo.
Bayer (vivente): grazia.
Bentham (1748-1832): altruismo, deontologia,
edonismo, etica, utilitarismo.
Bergson (n. 1859, vivente): abitudine, discon¬
tinuo, durata, filosofia della vita, indetermi¬
nismo, intelligenza, intuizione, intuizioni¬
smo, istinto, memoria.
Berkeley (1085-1753): astrazione, corjHi,
esterno (mondo), idea, idealismo, immateria¬
lismo, nominalismo, oggettivo.
Blondel (n. 1801, vivente): azione, Dio, im¬
manenza.
— 101 —
Boezio (470-525): arbitrio, categoria, eternità,
persona, principio, universali.
Bonaventura (S.) (1221-1274)- agoetinismo,
mistica, ontologica (prova).
Boutroux (1S45-1921): abitudipo, contingen¬
tismo, indetenninismo
Bruno (!.'>48-1600). anima del mondo, antro¬
pocentrismo, coineklentia oppositorum, in¬
dividuo, intelletto, monade, monadismo,
panteismo, principio, umanesimo.
Buchnkr (1824-18911): materialismo.
Bit RH) A no (sei-. XTJI-XIV): Buridano (asini»
.n- ).
Campanella (1568-1639): conosci te stesso,
pri nudità.
Cantoni (1849-1900): neo-kantismo
t 'arnkadk (213-129 a. C’r.): Accademia, ignava
ratio, progressus in intìnitum, relativo.
Cartesio (1596-1660): auCoscienza, auto¬
rità, bene, buon senso, cartesianismo, cogito,
conosci te stesso, corpo, creazione continua¬
ta, criterio, deduzione, Dio, dualismo, dui»,
bio, errore, essenza, estensione, esterno (mon¬
do), formale, gianduia pineali?, idea, illumi¬
nismo, immediato, innato, legge, lume natu¬
rale, materia, oggettivo, ontologica (prova),
parallelismo, passione, percezione, qualità
primarie, schema, sostnnzialismo, spazio,
spiriti animali, spiritualismo.
Ciceroni: (106-43 a. Cr.): anticipazione, apo-
ria, catalettica, cosmopolitismo, eclettismo,
etica, neo-pitagorismo.
Comtk (1798-1853): discontinuo, filosofia della
storia, positivismo, relativismo, sociologia.
COXPTLLAO (1715-1780): sensismo.
Condorcet (1743-1794): progresso.
( Vij’krnico (1473-1543): antropocentrismo.
Cousin (1792-1807): eclettismo.
Croce (n. 1866, vivente): bello, neo-hege
Usino.
Cesano (1401-1464): alterità, coincidenti# op¬
positorum, doeta ignorantia, emanazione,
explicatio, individuo, macrocosmo.
Darwin (1809-1882): darwinismo.
De Bonald (1754-1840): tradizionalismo.
Democrito (470-361 a. Cr.): analisi, anima,
atomo, essere, filosofia, infinito, materiali¬
smo, meccanico, monadismo, nulla, qualità
primarie, spazio.
Dkstutt de Tràcy (1754-1856): ideologia.
Dilthey (1833-1912): comprendere.
Dubois-Reymond (1818 1896): ignorabimus.
Dugàld Stewart (1753-1828): senso comune
Duns Scoto (1266-1308): anima, eeceità, in¬
dividuazione, volontarismo.
Einstein (n. 1879, vivente), relativo.
Empedocle (490-430 a. Or.): amore, elemento,
infinito, pluralismo.
ENEsrDEMO (1° sec. d. Cr.): relativo, tropi.
Epicurei: anima, anticipazione, edonismo,
empirismo, errore, etica, piacere.
Epicuro (341-270 a. Cr.): atarassia, atomo,
beatitudine, canonica, dinamen, dualismo,
idoli, intermuncU, spontaneo, utilitarismo.
Epitteto (1° see. d. Cr.): stoicismo.
Eracuto (verso il 500 n. Cr.): anima, attua¬
lismo, coincidentia oppositorum, conosci te
stesso, divenire, logos, polipiatin.
Esiodo (IX-VIII sec a. Cr.): etica.
Euckkn (1846-1929): astrazione, attivismo.
Euhemkro (IN’ sec. a. Cr.): ovemerismo.
Fechner (1801-1887): legge di K., jwico-
fiaica.
Feuerbach (1804-1872): umanismo.
Fichte (1762-1814): antitesi, esterno (mon¬
do), idealismo, immaginazione, io, morali¬
smo, romanticismo. Stato, volontarismo.
Ficino (1433-1479): Accademia, neo-plato¬
nismo.
Filone (1° sec. d. Cr.): logos.
Focilide (VI sec. a. Cr.): gnomica.
Fbeui» (n. 1850, vivente): psicanalisi.
Galileo (1564-1642): antropocentriamo, auto¬
rità, causa, compositivo, empirico, epagoge,
esperienza, esperimento esterno (mondo),
filosofia naturale, induzione, legge, nume¬
ro, qualità primarie, ragione, risolutivo,
scienza.
Gall (1758-1828): frenologia.
Gentile (n. 1875, vivente): atto puro, attua¬
lismo, autoetwi, idealismo attuale, neo-
hegelismo.
Geulinx (1621-1669): cartesianismo, cause
occasionali.
Gilsox (vivente):’ illuminazione.
Gioberti (1801-1852): creazione, dualità, en¬
te, esistenza, formula ideale, intuito, me-
tessi, ontologismo.
— 102 —
Giustino (IX sec. d. Cr.): apologetica.
Gnostici: gnosi, intuizione, pleroma, non
essere.
Goethe (1749-1832): analisi, superuomo, uma¬
nesimo, volontarismo.
Haeckiu. (1834-1919): biogenetico.
Hamilton (1788-1850): intuizionismo.
IXartley (1705-1757): associazionismo.
Hartmann (1842-1910): incosciente.
Harvrt (1578-1057): anima.
Hegel (1770-1831): acosinismo, antitesi, at¬
tualismo, conosci te stesso, contraddizione,
dialettica, Dio, essere, esterno (mondo),
evoluzione, fenomenologia, filosofia della
storia, idea, idealismo, intellettualismo, io,
liberti politica, non essere, ontologica (pro¬
va), ottimismo, panlogismo, rappresenta¬
zione, razionale, razionalismo, religione,
romanticismo. Stato otico, storicismo, teo¬
ria dolla conoscenza, tesi, volontà.
Heidegger (n. 1889, vivente): angoscia.
Helmuoltz (1821-1894): proiezione.
IXerbart (1770-1841): appercezione, plura¬
lismo, volontà.
Herder (1744-1803): umanesimo.
Hobbes (1588-1679): contrattualismo, illu¬
minismo, piacere. Stato.
Humboldt G. (1767-1835): coltura.
Hume (1711-1776): abitudine, analisi, asso-
ciazione delle idee, associazionismo, corpo,
credenza, empirismo, osterno (mondo), fe¬
nomenismo, idea, impressione, positivismo,
religione, soggettivo.
Husserl (u. 1859, vivente): eidetico, feno¬
menologia.
Hutciieson (1694-1747): senso morale.
Huxley (1825-1895): agnosticismo.
Hyde (1643-1703): dualismo.
James (1840-1910): emozione, pragmatismo,
volontà di crederà
Janssen (1585-1038): giansenismo.
Kant (1724-1804): analisi, analitica, antino¬
mia, antitesi, antropologia, a posteriori,
appercezione, apriorismo, assoluto, autoco¬
scienza, autonomia, bello, bene, carattere,
categorie, conosci te stesso, cosa in sé, cose
e persone, coscienza trasccnd.. cosmologia
razionale, credenza, oritiea, criticismo, dedu¬
zione trasccnd-, dialettica, dignità, Dio,
dogmatismo, dovere, dualismo, empirico,
epigenesi, esperienza, esperienza possibile
esterno (mondo), estetica, etica, fenomeno,
filosofia, line in sé, forma, gcneratio sponta¬
nea, giustizia, idea, identità, illusione metali-
sica, immaginazione, immanente, immortall-
tà.imperativo.individualismo,innato, in sé,
intelligibile, intendimento, intenzione, intui¬
zione, legalità, legge, libertà, limitativi, me¬
tafisica. modalità, natura, neokantismo, nou¬
meno, oggettivo, oggetto, ontologia, ontolo¬
gica (prova), |iaralogiamo, passione, pensie¬
ro, persona, piacere, [inssibile, pratico, prede¬
terminismo, primato, progresso, psicologia
razionale, ragione, razionalismo, recettività,
regno dei tini, regressus, relativo, romanti¬
cismo, schema, sensibilità, sintesi, sogget¬
tivo, soggetto, sostanza, spazio. Stato, su¬
blime, tempo, teoria della conoscenza, trn-
noendontale, trascendente, volontà, volontà
buona, volontarismo.
Kirkegaard (1813-1855): angoscia.
Ivlaues (vivente): anima.
Krause (1781-1832): panenteismo.
Lachelier ( 1832-1918) : cause finali, i riduzione.
1. A lande (vivente): logistica.
Lamennais (1782-1854): tradizionalismo.
Laplace (1749-1827): meccanica.
Leibniz (1040-1716): antitipla, appercezione,
appetizione, armonia prestabilita, atto puro,
bene, contraddizione, Dio, energia, en¬
telechia, idealismo, identità, illuminismo,
incosciente, individuazione, individuo, in¬
finito, innato, intellettualismo, male, ma¬
teria, monade, monadismo, monismo, onto¬
logica (prova), ottimismo, percezione, per¬
sona, piacere, pluralismo, ragion sufficente,
rappresentazione, schema, sostanzialismo,
spazio, spiritualismo, spontaneo, subcosci¬
ente, tempo, teodicea.
Leonardo (1452-1519): filosofia naturale.
Lessino (1729-1781): umanesimo.
Locke (1632-1704): analisi, astrazione, con¬
trattualismo, empirismo, esperienza, esterno
(mondo), ideo, modo, qualità primarie, rap¬
presentazione, ritleesione, spazio, Stato, teo¬
ria della conoscenza, tolleranza.
Lotze (1817-1881): panpsichismo, valori (fi-
loeofia dei — ).
Lucrezio (98-55 a. Cr.): elmamen, internimi-
d ; , progresso.
— 103 —
M ,|M 1018V fenomenismo, induzione,
Uacii (18JH-1.M0). u . ft Bell» con»-
poHÌtivfeino, icona t
.ri-,)- «gostinismo, cor-
Malebranche < 163 " ionali , intelligibile,
t«*iani*mo, cause ll(
schema, «joM.
Mabciovb (II ecc. • gjgjaopolitfaBO,
Manco Aubelio
stoicismo. vivente): sanzione.
^«^^1883): bl»o«a do.la storia, ma-
tcrialisnio storico.
May,::: ( 1814-1878): energia.
Mw/isi (1805-1872): deismo.
M. VKHSOS (1860.1933): esterno (mondo), 1-
M,'!" tòV.o.: (sec. HI): a,«logetica.
Moiasos (1627-1890): quiet.»|o
MoNTKsqutEU (1689-1.06): Stato.
Nw.rUWM«: ascetismo, natami, criterio,
emanazione, mistica, neo-platonismo.
Nkwtox (1642-1727): assoluto, oggetto, spn-
aio, tempo.
Ni K irsch* (1844-1900): coltura, immoralismo,
legge, ritorno eterno, superuomo, valori,
volontà di potenza.
Ninnilo Flauto (98-44 a. Cr.): nco-iltlago-
riamo.
Novali» (1772-1802): magia.
Occam (1270-1347): terminiamo.
Ombro: anima.
OhtwALD (1863-1924): energia.
PaisleVÉ (1863-1933): induzione.
Pausi (n. 1881, vivente): pragmatismo.
Paemenide (n. 640 a. Or.): alterità, aporia,
essere, nul a, opinione, razionalismo.
Pascal (1623-1662): agostinismo, analisi,
giansenismo.
Pelagio (V secolo): pelagianismo.
PntBos-K (111 sce. a. Cr.): adiafora, pirroni¬
smo, scetticismo.
Pitaooiia (VI soc. a. (11.): autorità, filosolia,
ipse dlxit, metempsicosi, neo-pitagorismo,
numero, poliwatia, vitalismo.
Platone (428-347 a. Cr.): Accademia, agato-
lógia, alterità, amore, anima, anima dei mon¬
do), archetipo, ascetismo, associazione delle
idee, bollo, catarsi, demiurgo, democrazia,
dialettica, dianoia, Dio, dualismo, ente, en¬
tusiasmo, eros, essere, eternità, etica,
filosofia, giustizia, idea, immediato, im,
mortalità, infinito, in sé, intelletto, intel¬
lettualismo, intelligibile, io, logos, maieuti¬
ca, materia, metempsicosi, metessi mi¬
mesi, mito, monoteismo, noumeno, nous,
nulla, numero, opinione, parusia, primum.
ragione, razionalismo, religione, realismo,
sociologia, soggettivismo, speculazione, spi¬
ritualismo, Stato, virtù.
Plotino (206-270): Accademia, anima del
mondo, archetipo bello, catarsi, coinoideu-
tia oppositornm, conosci te stesso, contem¬
plazione, Dio, cute, estasi, idea, individuo,
ineffabile, intelletto, intuizione, ipostasi, lo¬
gos, male, neo-platonismo, nous, specula¬
zione, Uno.
Poincaré E. (1854-1912): tempo.
Porfirio (233-303): neo-platoifismo.
Proclo (412-486): neo-platonismo, teurgia.
Protagora (486-411 a. Cr.): soggettivismo,
umanismo.
Ravaisson (1813-1900): abitudine.
Redi (1626-1698): geueratio spontanea.
Reto (1710-1796): intuizionismo, senso co¬
mune.
Renouvier (1815-1903): nolontà.
KlctDST (1860-1936): metapsichica.
Rosckllixo (sec. XI): nominalismo.
Rosmini (1797-1855): agotolugia, categoria,
essere, filosofia, ontologismo, percezione,
sentimento fondamentale corporeo.
Rousseau (1712-1778): contrattualismo, de¬
mocrazia, natura, romanticismo. Stato.
Scettici: afasia, aporia, atarassia, dubbio,
epoche, indiflorenza, isostenia, progressi»
in inftnitum, regressus, relativo, scetticismo,
tropi.
Scukler (1873-1928): simpatia.
Schelling (1775*1854): esterno (mondo), i-
dentità, indifl’oronza, intellettualismo, pan-
psichismo, romanticismo.
Schiller F. C. S. (n. 1864, vivente): uma¬
nismo.
Schlegel F. (1772-1829): ironia.
Schopenhauer (1788-1860): aseità,categoria,
cosa in sé. egoismo, esterno (mondo), idea-
lismo, individuazione, intendimento, nirva-
na, nolontà, obbiettità, pessimismo, proie¬
zione, ragion sufficiente, rappresentazione,
volontarismo.
— 104 —
ScBBJ'PE (1836.1913): immanenza.
Scolastica: anima, a posteriori, tiene, cause
seconde, contingente, oontingontia mundi,
dclinizione. Dio, emincutiae via, ente, en- i
tità. esistenza. individuazione, ineffabile,
ipostasi, i]»c dixlt, male, neo-scolastiea.
persona, primo motore, quadrivio, scola¬
stica, tomismo, trascendentale.
Seneca (2-86): etica, stoicismo.
Senocratk (396-314 a. Cr.): Accade mia.
Seno TASK (VI-V sec. a. Or.): antropomor-
tismo, etica.
Sesto Empirico (II soc. d. Cr.): pirronismo.
Suaktesbuby (1671-1713): senso comune.
SlMMEE (1838-1918): lìlosofia deUa vita.
Smith (1723-1799): simpatia.
Socrate (4G8-399 a. Cr.): concetto, conoeoi
te stesso, demone, Dio, etica, intellettua-
lismo, ironia, maieutica.
Solo>-e (640-5Ó8 a. Cr.): etica, gnomica.
Spencer (1820-1983): agnosticismo, altrui¬
smo, a posteriori, associar. One dello idee,
associazionismo, evoluzione, inconoscibile,
libertà, omogeneo, relativismo, sociologia.
Specsippo (395-334 a. Cr.): Accademia.
Spinoza (1632-1677): acosmismo, adeguato,
amore, animo del mondo, assioma, attribu-
to, beatitudine, bene, cartesianismo, causo
sui, cor[x>, determinazione, determinismo,
Dio, ente, orrore, esistenza, essenza, esten-
sione, esterno (mondo), immaginazione, ini-
manente, in sé, intelletto, intelligenza, Intel-
ligibilc, monismo, necessario, panenteismo,
panpsichismo, panteismo, parallelismo, pas¬
sione, per sé, ragione, razionalismo, schema,
sostanzialismo, spazio.
Staiil (1660-1734): animismo.
Stoici: adialora, uuima, anima del mondo,
anticipazione, apatia, ascetismo, asoroatieo,
assenso, atarassia, autarchia, beatitudine,
catalettica, cosmopolitismo, empirismo, <■-
sperienza, etica, lilosofia, ignava ratio, in¬
differenza, legge, logos, macrocosmo, male,
nihil est in intelleotu, ottimismo, panpsi¬
chismo, panteismo, passione, religione, ri¬
torno eterno, saggio, spirito, stoicismo, te¬
leologia, teodicea, virtù.
Stuart JIhjl (1886-1873): altruismo, associa¬
zionismo, concordanza, differenza, edoni¬
smo, etica, induzione, positivismo, residui,
variazioni.
Tainb (1828-1893): analisi, associazionismo,
positivismo.
Tacete (640-548 a. Cr.): filosofia, uno.
TempieR (sec. XIII): Averroismo.
Teognidf. (VI see. a. Cr.): etica, gnomica.
TertulUANO (11-111 sec.): allegorica, tra-
ducianismo.
Timone (320-238 a- Cr.): pirronismo.
Tocco (1843-1911): monismo, neo-kanti¬
smo, .
Tommaso S. (1226-1274): analogia, anima, a
posteriori, a priori, contingente, ccntmgei.-
tia mundi, cosmologica (prova), creazione,
determinismo teologico. Dio. forma, idea,
immanenza, individuazione, intelligenza,
ipostasi, metafisica, movimento, neo-scola¬
stica, neo-tomismo, ontologica (prova), prc-
determinismo, ragione, sinderesi, spiritua¬
lismo, Stato, tabula rasa, tomismo, univo-
co, volontarismo.
Tonnies (1835-1936): sociologia.
Vaihinoer (1852-1938): come se, iinziouc.
Valentino (II sec.): coni, gnosi.
Valkby (n. 1871, vivente): identità.
Vauhmioli (n. 1876, vivente): demone.
Vico (1668-1744): corsi e ricorsi, degnila, filo¬
sofia della storia, legge, provvidenza, verità.
Vittorini (hoc. XII): mistica, teosofia.
Voltaire (1694-1778): ottimismo.
Winuelband (1848-1915): scienza, valori.
Wolff (1679-1754): pratico, psicologia razio¬
nale, razionale.
Wundt (1832-1928): metafisico, norma!ivo,
psicologismo, scienza, volontarismo.
Zenone Ozici (334-212 a. < '■•.): stoicismo.
Zenone Eleatico (V seu. a. Cr.): antinomia,
dialettica.


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