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DIZIONARIO ARISTOTELICO-TO MISTICO AD USO DEGLI STUDIOSI DI TEOLOGIA E FILOSOFIA rrorn GIOACHINO SESTILI FIRENZE RERIA EDITRICE FIORENTINA 1908 PROPRIETÀ LETTERARIA mc ———r—————_———_———@ "E Grtrà Firenze, 1903 — Stab. tipografico san Giuseppe AL LETTORE La pubblicazione delle opere di S. Tommaso nel volgar nostro impresa anni or sono ed ac- colta dai dotti e dagli studiosi con favore stra- ordinario, fece pensare ad un dizionario manuale, parimenti redatto nell’ italica favella, il quale chiarisse certe voci e. locuzioni, diremmo te- eniche, che s’ incontrano negli scritti del S. Dot- tore e degli scolastici. Perchè essendosi di esse perduto comunemente il senso tradizionale, si ignora il vero significato attribuito loro da quei sommi, e per la coneisione lor propria riesce quasi impossibile una traduzione la quale ne renda il pensiero. Fu allora che conosciuta tale necessità lette- raria, venne pubblicata la prima edizione di que- sto libretto, per i tipi del Giachetti. Non già che mancassero assolutamente lavori del genere, dap- poichè oltre gli ariomata philosophica attribuiti a Venerabile Beda, eravi il Thesaurus philo= sophorum di Giorgio Reeb. S. I. Edito nel 1629 e poi nuovamente nel 1874 dal P. G. M. Uor- noldi con emendazioni ed aggiunte; eranvi 1° £/= fatorum philosophorum centuriae di (isberto — ab Isendoorn, edit. nel 1643; il Lexicon del Mel- lini; l’altro Lewicon Peripateticum philosophieo-. 7 theologicum del Signoriello; nonchè il Leaicon Bonaventurianum edit. nel 1880, il quale ha per iscopo speciale di illustrare le dottrine del Se- "i ralico Dottore. — Di tutti questi lavori però, 4 sebbene il compilatore si avvalesse, nessuno me- b glio del nostro offre le qualità volute per riu- 1 scire di utilità a tutti, specialmente ai Jaici i quali. < studiando filosofia nelle Università, vogliono co- ba ‘ noscere le dottrine degli antichi sapienti della È scuola, specialmente degli Aristotelici. Imper- ‘Sa ciocchè, dei mentovati lessici altri sono scarni A e deficienti, altri intralciati e confusi cui si ag- È : giunge l’essere redatti in lingua latina, ciò che È per taluni, specialmente formati agli studii mo- di derni, in cambio di dilucidare le difficoltà spesso o le accresce; il nostro invece non ha maniera di confronto per essere completo, breve, ordinato, chiaro, e redatto in volgare, quindi atto allo Z scopo, di diffondere'in modo facile, le dottrina aristotelico-tomistiche. Ed invero, se l’opera del | sapientissimo e Regnante Pontefice Leone XIII per la restaurazione della filosofia, fu accolta e seguita unanimemente dal clero, non lo fu così dal laicato, dove maggiore v'era il bisogno; men- tre l’augusta parola che riponeva nell’ altare delle avite sue glorie il sole d'Aquino, era di- retta a tutti cattolici e del clero e del laicato. Vai 2° W. Or bene, questo dizionario giova a far cono- scere ed apprezzare anche ai laici l’antica sa- pienza; perchè aperta la mente, in modo -facile e chiaro, a quei sensi racchiusi in quegli assiomi e voci tecniche, si forma |’ intelligenza a com- prendere le altissime dottrine dell’Aquinate e di tutti que’ grandi che lo seguirono. Senonchè alla prima edizione esaurita, conve- niva qualche ritocco ed aggiunta, specialmente di taluni assiomi, su de’ quali come cardini si aggira tutto il sistema scolastico, ed i quali com- presi e ricordati, sono come altrettanti nocciuoli, dove contiensi un germe fecondissimo di dot- trina ; (e ciò accresce singolarmente il pregio di questa seconda edizione, diligentemente riveduta ed ampliata ; essendosi posta cura speciale a to- gliere taluni difetti incorsi nella prima, ed a compiere certe lacune. Sicuri quindi della bontà dell’opera, ci augu- riamo il favore medesimo di che l'altrui bene- volenza e la giusta estimazione dei buoni inten- dimenti fu già larga a riguardo dalla versione delle opere dell’Aquinate, e di questo piccolo Dizionario, persuasi di concorrere alla restau- razione della vera Filosofia in armonia con la religione. (LI EDITORI i 7 da LU) x 4 RL Roy; N: Lap « * 3 P 6 * dii Abalietas significa non esser da se stesso, ma da altri. Vedi Adseitas. Ab intrinseco e ab extrinseco son locuzioni che han talvolta valore di avverbio. Ap- plicate a significare l’ indole del moto denotano, la prima, che il principio di esso è intimo in co- lui che opera: la sèconda l’ opposto. Applicate a significare la cognizione di una verità, la prima locuzione indica che gli argomenti son tolti dalla, natura stessa della cosa; la seconda l’opposto. Absoluta distributio, sì fa attribuendo ai singoli individui un attributo generale senza dif- ferenza. Per es. Tutti gli uomini son mortali. Vedi: Acecomoda distributio. Absolute; dicesi essere una cosa absolute tale, quando ha natura o accidenti, che richiedono quella e non altra dénominazione. Così 1° uomo di- 9 cesì ragionevole absolute, ed una parete absolute hianca, Vedi Respective. A AspsoLuTtE talvolta vale lo stesso che simplici- ter, e sì adopra quando una cosa può denominarsì tale quale si denomina, senza giunte o limitazioni. L'anima nostra è intelligente absolute o simpli- citer. Vedi Essentialiter e Simplici- ter. Correlativa a questo vocabolo adoperato in tal significato è l’espressione. Secundum quid (Vedi). Absolutum è ciò che non si riferisce ad altro, nè esprime ordine ad altra cosa qual è Dio. ABSOLUTUM nomen in quanto si oppone al con- notativum nomen è quello che ha significazione perfetta, nè denota altro. Per es. uomo, calore. Vedi Connotativum. Abstractio è la separazione di una cosa da un’ altra. ABSTRACTIO realîs è l’azione con cui si separa realmente una cosa dall’ altra, come un braccio dal corpo. Afsrractio logica è l'atto dell’ intelletto che concepisce una cosa senza l’ altra, o senza le al- tre colle quali è congiunta; come sarebbe conce- pire # fuoco senza pensare al calore. ABSTRACTIO simpler, o praccisiva, 0-per mo- dum simplicitatis, è quella con la quale 1° intel- letto considera una cosa senza l’ altra, con cui è 80 4 congiunta, non però negandola. Tal sarebbe con- siderare # ragionevole senza il risibile. - ABSTRAOTIO composita, 0 negativa, 0 per mo- \ dim compositionis et divisionis è quella colla quale non solo si concepisce una cosa senza l’al- tra con cui è congiunta, ma si nega altresi che le sia inerente; come sarebbe dire 7 corvo non è nero. ABsTRACTIO pRysica è quella che si fa dalla materia singolare non sensibile. ApsrraoTio mathematica si fa dalla materia sensibile non intelligibile. AssrractIo metaphysica è quella che si fa dalla materia sensibile ed intelligibile. Il Fisico, ewem- pligratia, considera il corpo naturale in univer- sale, e non quello o questo: il matematico cortsi- dlera la quantità non la natura: il metafisico poi la ragione dell’ ente astratta dalla materia e dalla quantità. | Abstrahentium non est mendacium. As- sioma: Significa che chi astrae, ragionevolezza non mente, perchè, quanto all’ uomo, non afferma nè nega. Accidens è ciò che è inerente ad una so- stanza, senza che faccia parte della sua essenza: quale ad esempio, la bianchezza; la scienza. Onde è detto AGCIDENS EST ENTIS ENS; e, ACGIDENTIS ESSE 22° o ‘ AccIpeNs physicum secondo gli antichi ha entità — distinta da ogni sostanza; è absolutum © modale. AccIpeNs absolutum, che si riduce alla qualità e quantità. ( Vedi Qualitas e Quantitas) può per opera divina incontrarsi senza il subietto.. Tali sono pei Teologi gli accidenti del pane nel-. } Eucaristia. AccipeNs modale non può mai trovarsi fuor di un subietto. Accidente modale è per es. Za cur- vità nella linea, l’azione e la passione, la cogni- zione e simili, le quali essendo le ultime deter- minazioni dell’ essere, o ciò che fa la cosa agente, paziente © conoscente, non possono esser concepite senza la cosa. | Accmens separabile è quello che agevolmente si@ può separar dal subietto, come il calore dal ferro. — Accmpens inseparabile è quello che non si può, separare dal subietto, 0 almeno molto difficilmente, qual i candore dalla neve. AccIDENS estrinsecum è quel che denomina n subietto estrinsecamente soltanto, come l'azione. AccIpeNS intrinsecum, è inerente alla cosa di cui si chiama accidente, come il fresco dall'acqua. Accmens logicum o praedicabile, è una qua- lità che, o sia sostanza o accidente, è inerente al subietto, salvo la sua essenza ed in modo contin- gente e non necessario. Le vesti, la dottrina, ad esempio, son accidente logico. ACCIDENS metaphysicum o praedicamentale è quello cui naturalmente compete | inerenza al soggetto per esistere, ma nel suo concetto fa astrazione dal modo di inesistere; se cioè sia in modo necessario o contingente. Di maniera che può darsi un accidens metaphysicum che non sia accidens logicum: ad esempio: la capa- cità di sapere è inerente alla natura umana e però «ccidens, ma in modo necessario, perchè emana dalla sua essenza; e tale dicesi Pro- prium. Vedi Proprium. Accidentale compositum è quel che vien posto in azione o dalla sostanza, o dall’accidente, oppure da sostanze complete nel genere loro, quale un mucchio di pietre. ACCIDENTALE compositum supernaturale è quello che consta di un subietto naturale, e di un acci- dente soprannaturale; come 7’ uomo giusto, che consta di natura umana e grazia abituale. Accidentale e Accidentaliter. Vedi Essentialiter, Formaliter, Forma. le, Per se. Accidentalis /orma. Vedi Actus for- malis. Accidens non migrat de subieeto in subiectumj gli accidenti non passano di sostanza in sostanza: p. e. una nuova qualità prodotta dal paziente, non è una particella della qualità dell’ agente. — b.— ‘«Accomoda distributio sì ta allorchè un at- * : tributo conveniente a tutta la specie si adatta, — ossia si attribuisce ai singoli individui con diffe- renza proporzionale fra essi. Così per distribuzione accomoda è adattabile a tutti gli individui la pro- posizione: tutti patiscono qualche male. i Accomodative. Vedi Accomoda di- stributio. Accretio strettamente presa vale acquisto di quantità maggiore di quella perduta. Vedi Motus. ; Actio è ciò mediante cui un agente produce l’ effetto. ActIo-immanens è quella il cui termine è ri cevuto nel supposto istesso da cui è emessa, come. la visione. AomIo transiens è quella il cui termine è rice- vuto in un subietto distinto dall’ agente, come 10 riscaldamento. «- Al AorIo substantialis è quella che termina alla sostanza, qual la generazione del fuoco. Acmto accidentalis è quella per mezzo di cui. vien prodotto l’accidente, come l’ imbiancatura. Acrto instantanea è quella che si fa in un istan- te, o che non si scompartisce in momenti diversi. come l’ illuminazione, la creazione. Acero successiva è quella che sì fa in momenti successivi, ossia con tempo, come #7 raffreddamento. PA ‘’Actio actionis. Veli Unio unionis. Non datur actio ‘in distans: Assioma: il quale stabilisce che non si dà azione in distanza: ossia che fra il movente ed il mobile vi deve essere contatto fisico: perchè essendo .certo che in fondo ‘ad ogni azione fisica si trova il movimento locale: non patfebbo andare il movimento dal punto A al punto 5, senza passare per tutti i punti in- termedii. Actiones sunt suppositorum. Assioma signi- ficante che le azioni come le passioni si attribui- scono al composto intiero, cioè all'individuo, non a quella sola parte che emette l’azione, 0 soffre la passione. Così, malato il corpo, dicesi malato l’uomo. Actu esse; dicesi una cosa tale quando è di- fatti fuori delle sue cause; quando cioè è già pro- dotta. Vedi Potentia. i Actualiter esse dicesi di quello che è in atto. Ha per correlativo Potentialiter © Habitualiter, che si dicono di ciò, per pro- durre il quale abbiamo potenza o abitudine. Così in chi si muove nell’ attualità, il moto si troverà actualiter; in chi può muoversi, potentialiter ; in chi suol muoversi habitualiter. Actuare val ridurre in atto, e talvolta anco informare. Veli Informare. Actus. Dell’atto non si può dare definizione propriamente detta: ma in genere può dirsi la s Pa bi; _8—- perfezione 0 il Sinpieragià della potenza : Quindi 7 l'atto può definirsi ciò che è per opposizione alla potenza, la quale è ciò che non è ma può essere. Si denomina talora l’esistenza dell’ ente. Per il che | esse actu o în actu, ens actuale, actualitas; habere actum significano esistere. Per siffatta guisa il mondo già prodotto dicesì avere actum, che non' aveva quando era puramente possibile. Si prende p' pure talvolta per attributo dell’ ente, da cui gli. fe: altri attributi di esso ente si intendono derivare. Così la razionalità nell'uomo dicesi actus, rispetto 2 agli altri attributi, che da quella derivano. Acrus essentialis è, secondo i Teologi, l’ atto comune alle tre persone divine, a cui è correla- tivo l’Actus notionalis.” I Actus elicitus si dice l’ atto che si emette dalla volontà immediatamente, senza concorso di altra potenza, come l’amore, l'odio ecc. ; Actus imperatus quello che dalla volontà pure & è comandato, ma che per l’ esecuzione vien fidato | fe; ad altra potenza, come il camminare. Acrus humanus, 0 libero, o morale è quello che sì emette dietro deliberazione della ragione, come il fare una elemosina. " Actus hominis o naturalis è quello fatto dal- l'uomo senza avvertenza della ragione, come il fregarsi la barba. esp ga AotTUS formalis, o semplicemente AOTUS, si dice la forma substantialis 0 accidentalis, perchè essa è che determina la cosa affinchè sia ciò che è, anzichè altro. Così la forma sostanziale del fuoco determina ‘il composto nel quale sta l’esser fuoco, ‘e non altro. Parimente Za forma accidentale del calore determina il corpo ad esser freddo, non caldo. Actus in tal senso ha correlativo Poten- tia (Vedi), ossia la materia del composto in quanto è capace della forma. Aorus informativus è la forma, o ciò che in qualche composto sta per forma, come l’ anima nell’ uomo, la cognizione nell’ anima intelligente. Correlativo ad esso è la Potentia informabilis, che è la materia del composto, come il corpo. Acrus substantialis che insieme colla materia prima costituisce di per se un solo ente; come l'amiîma informa l’ uomo e l’attua. Acrus accidentalis è quello che attua la cosa già costituita nell'essere suo, come il colore. AoTUs primus per antonomasia è la forma, e poi l'essere avente potenza, per es. di vivere, di intendere. Aotus secundus è l’azione emessa dalla poten- za; onde dicesi che uno opera in actu primo quando ha potenza di operare; in aetu secundo quando opera di fatto. Sa AoTUS primus remotus è la causa destituita di qualche condizione, o perequisito per operare, Aorus primus prorimus è la causa che pos- siede tutti i perequisiti ad emettere l’azione, Così il fuoco non applicato alla stoppa è în actu primo DI remoto di bruciare; quando però è applicato è n { actu primo proximo. < Aorus signatus è l’ atto accompagnato da segné, parole, gesti od altro. Actus erercitus è l'atto emesso senza segni, come il silenzio, quando sta in luogo di assenso; 4 l'astensione da] fare una cosa, e simili. i AcTUs respectivus è 1’ ente incompiuto, qual la materia mancante di forma. 3 AotUS absolutus, è l'ente compiuto, come l’uomo, l'Angelo. Actus absolutus simpliciter è l atto puro. Acrus purus propriamente dicesi quello che è - perfezione in sè, non è complemento di aleuna po- tenza, nè può avere ragione di potenza relativa- mente ad un atto ulteriore o più perfetto. Solo Dio è in questo senso l’atto puro, giacchè in Esso non si può concepire mescolanza di potenzialità veruna: e però dicesi ancora aetus absolutus sim- pliciter. All'atto puro sì oppone la pura potenza | 2 della Materia prima, e l' actus non puwus, che è unito a potenza, come l’anima rispetto al corpo, — 11. oppure è in potenza ad atto ulteriore, come l’anima rispetto alle sue operazioni. Aorus vitalis. Vedi Vitales actus. AotTUS et potentia dividunt ens et quod libet ge- nus entis. Assioma: il quale vuol dire: 1. che l'ente finito è logicamente pensabile neîtdue stati generalissimi, di ato in quanto esiste, e di po- tenza în quanto può esistere, ossia, è possibile — 2. che ontologicamente è composto di due essen- ziali principii: della potenza come soggetto, del- l’atto come forma: ed in questi elementi primi si risolve ciascun ente finito, come ciascuna essenza e natura si risolve nel genere e nella differenza — 8. che quindi il concetto generalissimo dell’ ente in astratto, vien diviso, ossia quasi moltiplicato nei diversi modi di essere, in concreto, per l’ atto e la potenza: da che ne segue l’altro assioma: AOTUS et potentia sunt in eodem genere: per- chè î principii componenti, essenzialmente ordinati fra di loro a formare l’ unità ontologica, debbono convenire nello stesso genere supremo ; di maniera che se l’atto è nel genere di sostanza 0 di acci- dente, così pure deve essere la potenza. Actu et potentia idem simul esse non potest: è impossibile essere ad un tempo in atto ed in potenza sotto lo stesso rapporto : essendochè le no- zioni di atto e di potenza sono opposte: tuttavia un atto può essere una potenza, ed una potenza può essere atto sotto rapporti differenti: per es. la facoltà di pensare è una potenza rapporto al pen- |, siero, ed è un atto rapporto ad un essere inca- pace di pensare: Qui si fonda l’altro assioma: Omne quod movetur ab alio movetur: intendendo ab alio, un altro che possa essere anche parte di se stesso, purchè l'atto che muove, in quanto tale, — ò non sin lo stesso che la potenza mossa : così, È l’anima muove il corpo, l’ intelletto muove la vo». È lontà. Quod est in potentia non reducitur in actum nisi per ens actu; perchè la potenza essendo per la sua stessa naturà indeterminata e indifferente, fra più atti contrarii egualmente possibili, ha bi- sogno di ricevere da un altro la sua determina- zione e la sua direzione. | AOTUS est perfectio potentiae: perchè per l’atto la potenza passa dall’ indeterminazione alla deter- minazione: l'atto è il complemento dell’ essere : la potenza è un essere cominciato. AotUS est prior potentiae: l'atto precede la po- tenza: perchè ciò che è in potenza non può essere ridotto in atto se non per l’ente in atto: e ciò intendesi di una priorità di ragione, di natura e di fine, ed anche di una priorità di tempo se sì tratta di trasmutazione non instantanea ma sue- 208 = Actus melior est quam potentia. Assioma: si- gnifica che per qualsiasi cosa è meglio l’ essere attualmente, che il poter essere soltanto: od anco che la potenza col suo atto è migliore della po- 20 tenza, che ne è priva. Adaequate si prende una cosa, quando si prende integralmente e totalmente. Così 1’ uomo, Sa adaequate preso, è l’animale ragionevole. Inadae- i quate poi sì prende una cosa, quando si prende PI parzialmente. Così } uomo concepito inadequata- mente è un animale. Adaequatio loci dicesi la proporzione dello spazio colla cosa in esso collocata. Adaequari © assimitari significano rag- giungere la qualità e la quantità di un altra cosa, o per via di un dato movimento, o in quanto uno SE le prende da un altro. Additum amplians è il termine aggiunto ad ampliare la significazione di un altro, come nell’enun- È ciato: L'uomo, qual sia, è soggetto a fallo ; l'inciso do qual sia, amplia il significato di soggetto a fallo. ADDITUM restringers è il termine aggiunto af- finchè la significazione dell’ altro termine quasi ne sia ristretta, come in questa proposizione: L'uomo che è în piazza, cammina: l° inciso, che è in piaz- sa; za, è additum restringens. do ADDITUM diminuens è il termine aggiunto per- chè il significato dell’ altro sia ridotto dal tutto 1400 alla parte; come in questa proposizione: L'etiope è bianco nei denti. Le parole net denti, son ad- ditum diminuens. ApbITUM alienans è un termine aggiunto per trasferire il significato di un altro termine di pro- prio in improprio; come in questa proposizione: L'uomo dipinto è bello; la voce dipinto, è ad- ditum alienans. Ad Extra. Vedi Actio transiens. Adhaesive; dicesi un che trovarsi adhae- sive in un altro, quando gli è unito senza esser- gli compenetrato. Per es. la doratura alla cornice. Vedi Inhaesive e Informative. Adjacens terminus equivale a Termi- nus adjectivus. De secundo adiacente dicesi quella proposizione nella quale il verbo ola copula non ha aggiunto il predicato; per es. Pietro è. Se poi si aggiunga il predicato, per es. Pietro è uomo, dicesi de ter- tio adjacente. In Adiecto. L'ipotesi dicesi ripugnare în adiecto quando l’adiectum 0 il predicato è costi- tuito di termini che tra loro si distruggono: come questa ipotesi: se 7’ uomo fosse passibile ed im- passibile. 04 anco quando il subietto della ipotesi sì prende come affatto invariato: tal sarebbe, se Puomo, restando uomo, non fosse ragionevole. Ad intra. Vedi Actioimmanens. — 19 — Adseitas è attributo di chi ha relazione od ordine a se. Si dice di Dio perchè non proviene (la altri. Vedi Abalietas. Aequale. Uguali diconsi due cose che con- vengono fra loro nella quantità dimensiva 0 vir- tuale. Vedi Simile. A:equalitas aequiparantiae è uguaglianza per quantità assolute: un membro è uguale ad un altro. AEQUALITAS proportionis è 1 uguaglianza «di quantità comparata: Per es. Ze dita delle mani. Non uguali per quantità assoluta, l’ uno è uguale all’altro proporzionalmente, servendo la quantità di un. dito, come quella d’ un altro all’ ufficio a cui son destinati. Aequiparantiae reutio. Veli Rela- tio. Aequivoca a casu son quelle cose all’ una delle quali conviene un predicato in un senso, @ all'altra in un altro come Gallo gallinaceo, e Gallo di Gallia. Arquivoca a consilio son le cose analoghe. | AEQUIVOCUM aequivocans è ciò che per ragione affatto diversa conviene ai suoi inferiori, come il vocabolo cane conviene solamente, quanto al nome, al cane celeste, al terrestre e al marino. Aequivoca 4equivocata sono quelle cose delle quali il nome è identico, e la ragione della so- — 16 — stanza significata dal nome diversa affatto: come Taurus animale e taurus monte, non hanno per nulla la natura comune, significata dal vocabolo taurus. Vedi Univoca, Analoga. Aequivocatio dialectiva, che è 1 aequi- — vocatio vera e propria, nasce da questo che con. un nome medesimo vengon significate più cose, a cui corrisponde una ragione diversa, qual si vede. nei generi. : x3S ‘AEQUIVOCATIO physica, consiste nell’ unità di È una certa natura, che si riscontra in ragione dif- ferente negli obietti che la possiedono, posseden- dola uno in maniera più perfetta di un altro, come ad es. l’animale si trova nell uomo più perfet- tamente che nel bruto. \ Aequivocum. Vedi Universa ed Univoca. Aeternae veritatis propositiones son quelle | che enunziano qualche cosa di essenziale al su- © bietto, come l’anima è spirituale. Quel che in vero è essenziale ad un qualche subietto ha verità eterna in questo senso, che tal subietto mai potè essere, o potrà essere, o immaginarsi senza di quello: è tale verità ha fondamento nell’ intelletto divino, come nel principio universale contentino di ogni verità. Aeternitas è il possedimento tutto insieme e perfetto di una vita interminabile. 1) “ Aevum è durata permanente, mimutabile di sua natura, avente principio ma non fine, come la durata dell’ angelo nella sua semplicità. Vedi Tempus imaginarivm. ‘ Agens agendo repatitur. Assioma che signifi- _ ca, che un agente nello stesso suo operare patisce per la reazione di ciò su cui opera. Di qui ricar vano i filosofi che l’ uomo, anco senza malattia, e Par la sola forza della nutrizione dovrebbe mo- rire. Vedi Passum, Simile e Termi- nus. : Agens nullum intendens in malum operata (sottintendi in quanto è male) (Assioma). Si può applicare alle cause necessarie e libere. Le prime operano per virtù di Dio, e il loro operato, come a causa principale in se, si riporta a Dio, che non può tendere al male come male. Applicato alle seconde, il senso è, che la volontà è mossa sol- tanto dal bene, o apparente o reale. AgENS agit sibi simile perchè l’azione è l’espres- sione stessa e l’immagine dell’ agente; inoltre rende simile a se la potenza che riceve passiva- mente la sua azione. Agere. Vedi Esse. Aggeneratio. Vedi Motus. Alienum. Vedi Proprium. Alietas equivale a distinzione, ossia significa che una cosa è distinta da un'altra. TR Aliquitates. Vedi Realitates. Alteratio presa in senso lato è modifica- zione di qualità qualsiasi; come l’ acquisto della dottrina. ALTERATIO in senso proprio val moto verso uma, qualità sensibile, media o estrema, come l’ imbian- catura. ALTERATIO corruptiva è il moto corruttivo del subietto in cui avviene. E ALUTERATIO perfectiva è quella che non tende alla corruzione ma alla perfezione del subietto, come l’ luminazione. Vedi Motus. Ampliatio sta nel prendere un termine per un tempo diverso da quello significato da esso nella proposizione, come sarebbe dire; il giusto peccò; cioé prema del peccato era giusto. Vedi Status termini. Analysis consequentiae dicesi quella, con cui analizzando un sillogismo dimostriamo che è saldo, perchè è condotto con tutta regola di figure e modi. ANALYSIS consequentis, è quella con cui ana- lizziamo un sillogismo, e lo dimostriamo saldo, perchè dalle sue proposizioni vere e necessarie nasce, come da vere cause, l’ illazione, e da questa la scienza. Analoga son quelle cose delle quali il nome è identico, mentre la ragione significata dal nome , 2196 è in parte identica, in parte no: come Dio e la creatura rispetto all’ arte. AxaLOGA attributionis son quelle cose a cui Ai conviene un nome comune nel senso medesimo, ma per titolo diverso, per es. luomo, il cibo, il polso diconsi sani, ma -per analogiam attributio niîs, perchè all’ uomo conviene la sanità propria- mente e principalmente; al cibo come a causa di | sanità; al polso come a segno. | AxALOGIA proportionalitatis son quelle cose a cui conviene un nome comune con significato si- mile, e con proporzione; per esempio, al' prato e all’ uomo conviene il riso per aralogiam propor- tionalitatis; in quanto il riso dell’ uomo indica l'animo tranquillo; e l’amenità del prato la buona tempera del suolo. AnaLoga analogata. Vedi Univoca. Analogum. Vedi Universa ed Uni- voca. Animatio è l’azione per cui avviene che l'anima informi il corpo, o colla quale 1 anima informa il corpo. Antiperistasis è lo stesso che Circu- mobsistentia, ossia la resistenza fatta al corpo dalle cose che lo circondano. Così i luoghi sotterranei si dicevan in inverno più caldi per antiperistasim, vale a dire perchè i meati della terra, in quel tempo chiusi, e l’aria esterna più i) densa circonda que’ luoghi, e impediscono che ne scappin fuori le esalazioni ignee. ; Apparenter. Vedi Formaliter. Appellare; dicesi una parola appellare a quel termine di cui è sinonimo o epiteto. Per es. Cicerone fu oratore grande; la voce gramde ap- pella al termine Cicerone. Di qui denominano il primo termine Appellans, e l’altro Ap-° pellatum. È Appetitus è la potenza della cosa che pro- pende naturalmente al suo bene e fine: Così la materia appetisce la /or ma. È. "VI Apperitus elicitivus è la potenza per la quale; l’animale è condotto ad un bene conosciuto. Apperitus rationalis è lo stesso che volontà, ed è facoltà inclinante al bene conosciuto per I l’ intelletto. I APPETITUS sensitivus è quello che tende al bene percepito solamente col senso. is APPETITUS cone upiscibilis è quello che tende al bene sensibile assolutamente sotto ragione di bene. APPETTTUS îrascibilis è quello che tende al bene sensibile arduo e difficile ad ottenere. | Apprehensio simpler è l'atto dell'in-. telletto, che concepisce una cosa senza afferma- zione 0 negazione; come quando pensiamo ad. un che, senza affermare che è lucido bianco, è via dicendo. CITE Appropriata nomina. Vedi Nomina propria. ‘ Arguitive. Vedi Formaliter. Argumentum, è ciò che si adopera per provare una cosa di un’ altra. Argumentum de- monstrativum è il ritrovato necessario per gene- vare la scienza. Argumentum topicum è il ritro- vato probabile per far fede; come se tn provi che Socrate è un uomo dabbene, perchè è FWosofo. Ascensus terminorum. Vedi Descen- Sus. Aseitas. Vedi Adseitas. Assensus è l'atto dell’ intelletto con cui aderisce ad un obietto a cagione dell’evidenza dei termini; un mezzo razionale, o un comando della volontà. Vedî Consensus. Assimilari. Vedi Adaequari. Per Attributionem è lo stesso che per imputationem. Per attributionem si mette a conto dell’ uomo la scienza sebbene sia l’ anima sola che n'è il subietto. Attributum superius ad un altro che per ciò è inferius, dicesi quello, che è più universale, o ha estensione maggiore dell’ altro. Avugeri intensive val ricevere una qualità, o più gradi dell’ entità istessa nella medesima parte del subietto; o il completarsi dell’ obietto più e più in una parte stessa, come quando 7 = RS calore si fa intenso in una stessa parte della mano. AUGRRI extensive vale lo estendersi di una qua- lità a più parti o dell’ obietto, o del subietto, come lo estendersi della scienza a più conclusioni. po AUGERI per iuzta positionem, è il crescere per giunta di nuove parti alle anteriori esistenti, come quando si aggiunge altra acqua all'acqua. ; AUuGERI per intus susceptionem; tal sarebbe il crescere per 7’ alimento che la pianta trae dalle radici. 3 Beatitudo è lo stato perfetto pel cumulo | di tutti i beni. BramiTUDO obiectiva è ciò pel cui possesso uno divien beato. 5 BratItuDO formalis è l'atto col quale perce- pendo la beatitudine obiectiva, uno si rende for- malmente beato; e secondo S. Tommaso, la visione chiara e intuitiva di Dio. : Bonitas iranscendens, 0 entis è la perfezione dell’ ente. Bonum entitative è detta qualsiasi cosa in | quanto ha l’ essere in atto. Boxum transumptive, a cui si oppone il bonim proprie ossia il buono veramente, o il perfetto, Mep La dicesi alcunchè per somiglianza, in quanto cioè a perfetto nel male; come si dice un buon bevitore, o perfetto bevitore. Boxum diffusivum, 0 communicativum sui in i quanto è della indole sua il poter diffondersi e “ comunicarsi. Nelle cose fisiche la ragione di tale . assioma si desume dalla inclinazione che hanno ; le creature ad operare vicendevolmente l’una sul- l'altra, e assimilarsi le altre, comunicando loro la propria specie, non potendo la individuale sostanza. Il fuoco, per es., tende a convertire in fuoco tutte le cose. Nelle morali, la ragione si desume dalla inclinazione a render partecipi gli altri delle virtù " e beni che uno possiede. Si aggiunga ancora che to una cosa che in nulla di suo comunichi con le altre di è inutile, e quel che è inutile non è buono. ei Bonum ea integra caussa malum ea quocumque Si defectu. Assioma. Siccome il buono risulta dalla È presenza di tutto quel che concorre alla perfezione «E di una cosa, così, se aleunchè manchi, vi è male. «fl Bonum totius est bonum partium. Assioma. Ha e. sto fondamento in questo, che ciò che compie 0 perfeziona in modo assoluto l’intiero, ne compie ga o perfeziona le singole parti; laonde queste appe- | —’1tiscono il bene dell’intiero. Per es. ciò che tien sano l'organismo intiero tien sane le membra singole. Caeteris paribus o Caeteris iniparibus, , si dice quando istituito un ‘confronto fra più cose si concede che una soperchia 1’ altra, o lo è simile, posto che tutto il resto che loro si riferisce sia preso come pari, 0 come impari. Così ad esempio il cune, caeteris paribus, è più utile del gatto: al contrario un gatto sano val più d’un came, Caeteris imparibus ; cioè se sia sordo o senza odorato. Ò“ Categorema è il termine che può esser predicato di per se, od esser subietto di enun- ziazione. 4 Categorematicus si denomina quel ter- mine che è significativo di per se, e può enun- ziarsi senz’ aggiunta; vale a dire quel termine, la cui significazione è così indipendente dal consor- zio di altro termine, da esser sufficiente di per se al subietto e al predicato. Tali sono i nomi sostantivi, quali Pietro, Oro. Vedi Infinitum, e Sincategorematicus. 3 Categoria è l'ordine reale e la disposizione dei categoremi, quali la sostanza, la. quantità. 4 Categorica così si denomina una proposi ziohe semplice ossia assoluta, senza supposizioni. 2 CORSE Categorice dicesi di chi parla senza sup- ‘ posizioni o condizioni o altro, che renda il discorso complesso. Categoriae Aristotelis. Vedi Praedica- menta. ; Causa è ciò, onde una cosa ha tal origine da esser propriamente prodotta da essa, e dipen- derne nel suo essere, e nel suo esser fatta; a dif- - ferenza di Principium (Vedi) che è ciò, onde un che ha origine senza bisogno che ne dipenda. Causa adacquatà è quella, dalla quale, e da lei sola, procede l’effetto. Es. ?2 Sole rispetto alla luce. Causa inadaequata inferior è quella, da cui non solo è prodotto l’effetto: come il fuoco è causa del calore. Causa inadaequata superior è quella dalla quale sola, ma non tutta intiera dipende l’ effetto, Per es. l’animale rispetto alla respirazione. Causa univoca è quella che produce l’ effetto della stessa specie, come il leone produce il Zeone. Vedi Univoca. Causa aequivoca è quella che produce l’effetto di specie diversa da se, come # sole produce le messi. Vedi Aequivoca. Causa causae est etiam causa causati. Assio- ma; perchè la causa, ossia il producente la causa le dà potenza e forza di produrre i suoi effetti: e così è causa almeno remota di tali effetti. Così Lane dei PROTO, A " PI, Pil", — 26 —! il sole che produce la luce, è causa remota della visibilità degli oggetti illustrati dalla luce. Causa evzemplaris è 1 esemplare a cui imma- gine e similitudine è prodotto un qualche effetto. Così 7 idea di casa nella mente dell’architetto è causa esemplare della casa, che esso edifica. Causa ertrinseca è quella che si distingue dal- l’effetto realmente e adeguatamente. Causa intrinseca rispetto a qualche composto diconsi le parti onde esso consta, come ?' anima e il corpo rispetto all’ uomo. Causa formalis extrinseca dicesi anco forma — concreti logici. Vedi Concretum. Causa materialis dicesi extrinseca rispetto alla forma che da essa risulta. Vedi Eductio. Causa materiabis intrinseca è quella che costi- tuisce l’ effecto come materia sua: tale è il corpo nell’ uomo, e la materia nel composto artificiale; il marmo per es. nella statua. Causa formalis intrinseca, o semplicemente Causa formalis è quella che costituisce 1° effetto come Za forma, specificandolo o collocandolo in una data specie; per es. l’anima nell'uomo, e la figura nella statua. Causalitas è l'astratto di causa, ossia è quella proprietà, forza, o facoltà che fa che la causa sia tale. Non di rado si prende per l’azione istessa, o per l’ esercizio della causa. Causaliter. Vedi Formaliter, e Oc- casionaliter. Causae secundae non agunt nisi motae a prima: Assioma : il quale vuol dire che le cause seconde operano per l’ essere e le forze create da Dio, da lui conservate, ed applicate ad agire: essendochè l'influsso causale di' Dio congiunge la potenza all’ atto delle cause seconde: perchè: quod est in potentia non reducituw in actum misi per ens actu. Vedi Actus. Certitudo cognitionis, od anco Obiecti formalisè quella che nasce da un motivo impellente all’assenso, per es. dall’ evidenza, dall’ autorità. CerTITUDO cognitionis si prende anco per, evi- denza di giudizio, o per l’ effetto di questo. CertItuDO obiect. è la necessità antecedente 0 conseguente che esso sia quale si giudica. CertITUDO subiecti è 1 adesione tenace dell’in- telletto al suo giudizio come vero; la quale, seb- bene non debba aversi che per saldo e ragione- vole motivo, tuttavia nasce talora da pervicacia. Circuire vale abbracciare; la giustizia, còr- cuit, abbraccia tutte le virtù. Circulus formalis 0 uniformie o Circu- latio adoperansi parlando d’ argomentazione. CrrcuLUS Zogicus equivale a eircolo vizioso. CircuLus materialis e regressus demonsbratio- nis si fa quando per es. si prova la causa per gli ia ii e. Pa PERI i effetti; e dipoi, per la causa, considerata più at- tentamente e meglio cognita, o provata da altro capo. proviame a priori gli effetti istessi. Così dall’ esistenza delle cose create inferiamo l’ esì- stenza del creatore: considerata .dipoi più atten- ‘ tamente la natura di Lui e conosciute le perfe- zioni, deciamo che l’esistenza e l’ ordine delle cose create dipendon da Lui. Circumobsistentia. Veli Antiperi- stasis. Circumsceriptiva praesentia, 0 extensio nel corpo, è un tal modo di esistere in un luogo, sì che le parti di esso rispondano alle parti dello spazio, nè una parte sia in luogo di un’altra, o compenetrata all’ aitra. Così è di tutti i corpi na- turalmente esistenti in un luogo. Quello poi si dice esser in un luogo definitivo, che.è così in un luogo proporzionato alla sua qualità e virtù, che in forza di quella presenza sua non possa insieme trovarsi in altri, senza un nuovo miracolo. Così ? anima è presente al corpo. Claudere aliud in suo intellectu dicesi di ciò, nel cui concetto è inelusa un’altra cosa: come il concetto di padre, che non è intelligibile senza quello di figlio, e viceversa. Cognitio abstractiva è quella che manca di uno dei due requisiti per la cognizione intuitiva. Vale a dire, quando conosciamo le cose non per — 299 — mezzo delle loro immagini proprie, ma di altre: o quando conosciamo le cose non presenti. Così è Abstractiva la cognizione che ora abbiamo di Dio in quanto è attinta dalle creature; così quella degli antipodi, di Adamo ecc. che non abbiamo presenti. In questo significato la cognizione ab- stractiva si oppone all’ intuitiva. CogvnITIO comprehensiva strettamente tale, è @ quella che è adequata all’ obietto, o del tutto pro- | porzionata; per la quale si conosce l’ obietto in- tiero e totalmente: lo che avviene allorchè lo co- nosciamo tutto, ed in ogni modo col quale può esser conosciuto, anco quanto a tutti gli effetti e termini coi quali intrinsecamente sì connette. Tal cognizione deve essere chiara, certa, evidente. CosnITIO diseursiva si oppone all’ intuitiva, ed è ragguagliata ad un movimento, in quanto da idee note trapassa alle meno note. CoenrTIo intuitiva importa due cose: che sia fatta per le specie propria, ossia per 1’ immagine propria dell’ obietto stesso impressa da questo 0 da Dio, e che si riferisca ad un obietto realmente presente, e con somma chiarezza e certezza. Così intuitiva è la cognizione del sole, mentre lo ve- diamo, e quella che i beati hanno di Dio. CoawrTIO quidditativa nel senso stretto è quella ; che nasce dall’ immagine propria dell’obiettoy} come lintuitiva, e penetra per di più distintamente i "À dal A predicati essenziali fino all'ultima differenza, con un concetto chiaro, proprio e positivo. Di tal fatta è la cognizione che Dio ha di tutte le cose. La cognizione però quidditativa in senso lato è qual- siasi cognizione della quiddità od essenza di un obietto, o qualsivoglia definizione che spieghi ciò che la cosa sia. Omnis cognitio fit ad modum cognoscentis: assioma il quale si fonda sull’altro: quidquid recipitur ad modum reci- pientis recipitur. La cosa conòsciuta è nel cono- scente per assimilazione, ossia per trasformazione intenzionale: quindi il grado della cognizione è , a seconda del grado dell’assimilazione o trasfor- mazione; e questa secondo la natura del cono- scente in rapporto del conosciuto; quindi se la natura della cosa conosciuta sia di molto supe- riore a quella del conoscente, la cognizione sarà di molto inferiore ed inadequata; se eguale, ade- guata; se inferiore, la cosa conosciuta sarà nel conoscente in modo più perfetto. Fadem sunt principia essendi et cognoscendi: significa che ex parte rei co- gnitae ciò che è principio dell'essere lo è anche del conoscere, perchè il conoscibile, ossia l’og- getto dell'intelletto è lens: cui consona il detto Aristotelico (Metaph. Lib, II, c. 1, n. 5): Ut secundum esse unumquodque se habet, ita etiam NIN el a ___» — 31 — secundum veritatem, il fondamento della cono- scenza è l’essere, ed ogni cosa è conoscibile in- quanto è in atto. è Collective. Vedì Conjunetim. Collectim. Vedi Coniunctim. Commune è ciò che conviene a più e può dirsi di più: come p. e.: sostanza, natura umana: il commune è triplice: univoco, quando conviene a più nello stesso significato, p. e. animale: equivoco, quando conviene a più il nome, ma non la cosa significata: p. e. Zeone detto dell’animale e della costellazione: analogo quando conviene a più non solo in ragione del nome, ma anche di un rapporto reale, p. e. sano è comune al cibo ed alla medicina, in rapporto all'animale, il quale conserva la sanità con il cibo e la ricupera con la medicina; ovvero in ragione di una propor- zione 6 somiglianza, p. e. il ridere è comune al prato ed al volto dell'uomo. — Al commune si oppone il Proprium che conviene e dicesi solo dell’individùo, p. e. Socrate, Atene. Commune nobilius. Deve intendersi di ciò, che è più comune quanto alla causalità; ossia della causa capace di più effetti. ) Comparative val lo stesso che Respe- cetive (vedi). Completive equivale ad Absolute. Complexa dictio, dicesi quella, le cui parti ve rag IE significano alcun che del significato intiero, per es. Pietro ride. ; Complexe. Diciamo conoscere una cosa c0m- plese, o perchè la cosa che conosciamo ne abbrae- cia più; o perchè, per quanto semplice, pure è presa dall’intelletto nostro per via di composizione. Componere equivale ad affermare. Vedi Dividere. Compositio metaphysica risulta dalla po- tenza e dall'atto, essenza ed esistenza, natura e personalità. Compositio logica. È quella che risulta dal ge- nere e dalla differenza, l’animalità e la ragione — volezza nell’ uomo. Composrrio physica è quella risultante dalle parti in se distinte, ma che sono 0 integranti 0 principi naturali, quali la forma e la materia. Come 1 uomo fisicamente si compone di corpo @ < d'anima ragionevole. Compositum substantiale, e accidentale. Vedi Substantiale. Composirum physicum è quello che risulta da parti reali e tra loro realmente distinte, quale luomo, che consta d’ anima e di corpo. Composirum metaphysicum è quello che si in- tende risultare di parti reali, distinte soltanto per ragione, come uomo, che risulta di animale e razionale. Vedi Substantiale, “= dg = Conceptus rei proprius, ex propriis, 0 stri- cte proprius, è quello con cui concepiamo la cosa quale è in se, senza alcun aiuto di esempio o di simbolo, come la duce che vediamo. ConcePTUS proprius ex communibus è quello con cui concepiamo la cosa per mezzo di predicati comuni, e coll’ aiuto di un simbolo, di un esempio, o di una negazione si limita ad un dato obietto, in guisa che ad altri non convenga. Così con- cepiamo col mezzo di predicati generici 7 anz- ma, Dio, e tuttochè non va soggetto ai sensi; e li distinguiamo per via di negazione dalle . altre cose, Conceptus ultimatus è il concetto di una cosa significato per mezzo di qualche vocabolo, per es. il concetto della cosa che si denomina città. Il concetto poi del vocabolo città in quanto è un vocabolo, dicesi, ConcePrus non ultimatus. La differenza fra loro è questa, che i concetti della cosa sono identici sempre e dovunque, mentre i concetti dei vocaboli, che la significano, son di- versi secondo la diversità dei linguaggi. A Concomitanti. Vedi A_ Quasi PRIORI. Concretum, dicesi il composto di sostanza e forma, da cui sì attribuisce al subietto una qualche denominazione. ConcreETUM metaphysicum è quello, in cui la forma non si distingue realmente dal subietto. b- PRETE [77 I 0 rali —. ConcrETUM physicum è quello in cui si distingue veramente, ma pur gli è inerente: se non gli è inerente è Loeicum. Vedi Specificative. Concupiscentia antecedens è il moto del- l'appetito sensitivo, che inclina la volontà verso un obietto dilettevole. Questo moto precede l’atto volitivo, e influisce su di esso. CONCUPISCENTIA conseguens è il movimento del- l appetito sensitivo eccitato dalla volontà, e di- pende perciò dalla volontà e le tien dietro. Concurrere Lficienter, Directive, Mora- liter, Imperative, Finaliter. Vedi Efficienter. Coniunetim. Un vocabolo si prende in questo o altri modi simili, quando si ha da inten- dere di tutti gli individui, che significa presi in- sieme. Vedi Distributive. . Connexa son le cose, di eni |’ una non può aversi o determinarsi senza l’ altra; come, la crea- tura e il creatore. Connexive significa, avere una cosa, certa qualità per ragione della connessione con un’ al- l tra. Il corpo inerte di per se, per connessione ti coll’ anima, diviene attivo. Vedi Entitative e Formaliter. Connotative Vedi Subiective. Connotativum nomen è quello il cui concetto ne richiama un altro, come il vocabolo Padre. Vedi Claudere etc. DOW a eta — 35 = Gansensus è l'atto della volontà, col quale tende a un obietto già giudicato dall’intelletto. Vedi ASSensus, Conctatus suppositi 0 immediutio suppositi dicesi allorquando colui, che opera immediatamente, è per l'entità sua congiunto a chi riceve l’azione, quale è Dio a qualsivoglia cosa su cui opera. SoNntACTUS virtutis o immediatio virtutis sì dice quando l'agente, mediante da sua virtù, ar- riva a chi riceve l’azione, come il sole, mediante la luce, all'aria. ContIiGuuM dicesi di quella quantità la di cui estrema superficie trovasi in contatto imme- diato con altra. Per cui dicevansi contiqua le cose, i cui estremi si trovano insieme; vale a dire in luoghi immediati; come due legni che si tocchino. Vedi Continuum. Continere formaliter una cosa, vale averla in sein atto, e in fatti: come il fuoco ha il calore. CONTINERE eminenter, vale non posseder già un che in atto, ma perfezione o virtù equivalente per produrlo, siecome l’anima contiene eminen- temente la perfezione dell'animale. Vedi F'or-. maliter. Continui puncta copuantia, vel terminan- tia, vel continuantia sono i punti ammessi da alcuni antichi nel continuo permanente, indivisi- bili; i quali punti a non altro servono, che ad LS uu = nnire le parti fra loro, giunte con naturale vincolo. CoNTINUI partes proportionales son quelle, che sì ottengono con nuove suddivisioni fatte colla proporzione medesima; come se si divide un le- gno di due palmi, in due palmi; dopo in quattro mezzi palmi, poi in otto metà di mezzi palmi, © così via dicendo; imperocchè si conserva una pro- porzione suddupla nella divisione, e dupla nella moltiplicazione. Siffatte parti, considerate in cia- scuna loro ‘serie, per es. due palmi, o quattro mezzi palmi son esse pure punti uguali, e non comunicanti, come le parti aliquote; ma consì- Aerata una serie coll’ altra, per es. due palmi con 4 quattro mezzi palmi, diconsi parti ineguali e co- municanti; perchè i mezzi palmi son minori dei palmi, e di essi ciascun fra loro in qualche cosa partecipano. Le parti proporzionali diconsi altresì indeterminate, perchè per nuove suddivisioni pos- son sempre decrescere. ContINUI partes aliquotae, eran così da Ari-. stotele denominante quelle, che ripetute altret- tante volte agguagliano l’intiero, in modo péeral- tro da distinguersi adequatamente & vicenda, @ nissuna parte partecipando dell’ altra, ma avendo | tutte una misura eguale e certa. Tali parti si denominavano ancora determinatae aequales, non communicantes. — 37 — Continuum permanens è quello le cui parti esistono insieme, come un legno. ContINUUM successivum è quello le cui parti passano senza interruzione, ed. hanno la conti- nuità nel senso di non interrotta successione, come il creato, e il tempo. CoNnTINUUM è una quantità avente unità d'e- stensione, e non distinta da limiti, CONTINUA per- ciò furon denominate quelle cose, i cui estremi son uniti naturalmente, come le gocciole dell'acqua. Contradictorie, Privative, Contrarie, Re- lative. Son vocaboli che si adoprano trattandosi della opposizione delle cose. La opposizione ha quattro modi. Se una cosa si oppone ad un’altra come ente e non ente, bianco e non bianco, si oppone contradictorie. Se come l’ente e la sua privazione, Zuce e tenebre, si oppone allora pri- vative. Se si oppongono come enti assoluti il dolce e l'amaro, allora si dicon opporsi contra- rie. Se quali enti respettivi padre e figlio, re- lative, Contrahere genus, 0 speciem, significa de- terminare. e come applicare il genere a qualche specie, o la specie a qualche individuo. La parola uomo, per esempio, ristringe il genere della ani- malità; Pietro la specie della umanità; ossia il genere unimale vien determinato, o applicato al- l’uomo, e l'umanità a Pietro. Lo stesso signifi- — 98 — cato hanno dividere genus, dividere speciem, cioè quello nelle sue specie, questa ne’ suoi in- dividui. Contraria son quelle cose, che nel genere istesso distano fra loro massimamente, e sì re- spingono a vicenda da un subietto istesso, come il caldo e il freddo. ContRARIA immediata son quelle cose, fra le quali non può ammettersi alcun che di mediano, come il secco e l’umido. Cowrraria mediata son quelle fra le quali può darsi un qualche medio, come fra il bianco e il | nero. Contrarie. Vedi Contradictorie. Contrariorum eadem est ratio: ciò significa che la definizione di uno dei con- trarii si viene a conoscere dalla definizione del- l'altro: così chi conosce cosa è virtù, conosce in certo modo il suo contrario che è il vizio, e come ‘la virtù è eccellente nella perfezione, così il vi- zio è eccellente nella imperfezione. E la ragione sì è perchè i contrarii, sebbene in diverso modo, sì riferiscono però allo stesso genere supremo. Convertens Propositio dicesi quella che vien dedotta da un’altra, trasponendone il su- bietto e il predicato; per es. nessun uomo è Leone, dunque nissun leone è uomo. La seconda dicesi convertens, la prima conversa. — 39 — Ap Convertentiam dici, si dice di quelle cose delle quali non si può significàre l'una senza almeno tacitamente menzionare l’altra. Così ad convertentiam, diconsi padrone e servo, Converti dicesi di que’ termini, dei quali i. l'uno può affermarsi dell'altro e viceversa; come È ente e bene. Vedì 'Trascendentale. Conversa propositi. Vedi Conver- tens. Conversio enuntiationum è la mutazione degli estremi di una proposizione, conservatane la Pe qualità essenziale e la unità, come sarebbe nissun vizio è cosa lodevole ; nissuna cosa lodevole è vizio. Copulate. Vedi Coniunetim. pr Copulatim. Vedi Distributive. ee Corporea sive corporalia per attributio- nem son quelle cose, le quali, comecchè non sien corpi, esigono tuttavia naturalmente di stare riu- nite intrinsecamente ed in perpetuo al corpo, come que’ moti e quelle qualità che devono ade- rire alla materia. Vedi Spiritus, e PeR At- tributionem. î Corpus organicum vale corpo istrumentale, cioè corpo che consta di parti, di cui l’anima sen- sitiva si serve come di strumento. Corpus muthematicum è una quantità, che consta di trina dimensione: lunghezza, larghezza, e profondità. — 40 — Corpus naturale è una sostanza composta di materia prima e forma sostanziale, naturalmente esigente la trina dimensione. Corruptio è cessazione di una cosa per se- parazione della materia. CorrUPTIO unius est generatio alterius, et ge- neratio unius corruptio alterius. Assioma che si riferisce al succedersi delle forme nella materia: non potendo questa esistere senza forma veruna, al cessare d’una forma ne succede un’altra, come dopo il fuoco, la cenere; e non potendo essere sotto due forme, al sopravvenire d'una nuova forma sostanziale, od anche occidentale che sia contraria all'altra, depone la prima. Quindi l’as- sioma va inteso in senso concomitante non cau- sale; l'una immediatamente succede all’ altra, ma non è causa dell’altra; e la corruzione si riferi- sce a tutto il composto non alla forma sostan- ziale p. e. corrotto il composto umano, succede un altra forma, rimanendo però l’anima incorrotta. Greatio vale produzione dal nulla preesi- stente. Vedi Eductio. dI Decretio. Veli Motus. Decretum attemperativum,relictivum, com- missivum, indifferens, denominasi, secondo alcuni — dl — filosofi e teologi, il decreto col quale Dio stabi- lisce di concorrere colle cause libere; perocchè Iddio con tal decreto si attempera alla natura, ed indole della volontà creata, rilascia e com- mette ad essa la determinazione, e rende la sua onnipotenza indifferentemente applicata a qual siasi estremo. ' R i Definitio nominis, è il discorso com cui sì spiega la significazione di un nome. DerinItIo rei è il discorso con cui si dichiara l'essenza della cosa definita. Derinmtio positiva è quella, che spiega la quid- dità di una cosa con termini positivi, come per es. luomo è animale ragionevole. DerinitIo negativa è quella, per la quale si chiarisce la natura della cosa con termini nega- tivi, come Dio non è corporeo. 7 Demonstratio circularis. Vedi UmeuLus materialis. DewonsrRATIO propter quid è quella in cui si prova che il predicato conviene al soggetto pro- cedendo dalla causa prossima ed immediata agli effetti, dagli universali ai particolari, ovvero dal- l'essenza o quiddità di una cosa. Dicesi ancora dimostrazione a priori. DeMONsTRATIO quia è quella in .cui si prova evidentemente che il predicato conviene al sog- getto, senza che però ne sia manifesta la causa dele MO: > immediata e la propria essenza o quiddità; per- chè si procede dalla causa mediata, o dagli ef- fetti o dai particolari; o indirettamente dagli assurdi, o da qualche altro elemento che per qual- siasi ragione si connette necessariamente con la cosa da dimostrare — Quando tale dimostrazione procede dagli effetti, dicesi a posteriori. Denbminans è un nome da cui -se ne de- duce un altro quanto al significato e alla deter- minazione, come pietà da cui si fa pio. Denomi- nativum è un nome dedotto da un altro quanto alla voce, ed al significato, come giusto da giu- stizia. Denominative. Vedi Formaliter, Specificative. Denominativum. Vedi Denomi- nans. Descensus terminorum è la conseguenza tirata da un termine comune ad uno meno co- mune, od anco singolare, contenuto sotto di quello; per es. ogni uomo è animale, quest uomo duuque è animale. Ascensus per lo contrario è la conse- guenza tratta dai termini non comuni e singo- lari al termine comune, che essa comprende sotto cli se, per es. ciascuno degli evangelisti è santo; tutti dunque. gli evangelisti son santi. Desitio val cessazione dall'essere, o dal- l’opera. sui ra Desrrio per primum non esse rei, dicesi il ter- mine estrinseco della cessazione, nel quale sta, che ora non è, quel che immediatamente prima era. Desrrio per ultimum esse rei è il termine in- trinseco della cessazione, quell’istante cioè in cui si ha, che una cosa chie ora è, immediatamente dopo non sarà. Determinate fare una qualche cosa, si- gnificà risguardare operando ad una cosa, e non ad altra. Determinative fare una cosa val deter- minare la causa di quella, perchè la produca, Così chi ti chiede un libro, ti muove a voler aleun che determinatamente, ma non ti muove determina- tive, ossia non ti determina, perchè la tua deter- minazione non dipende da lui, ma da te stesso. Dicere ad, si usa parlando delle relazioni. Dicens ad è la relazione istessa, in quanto ri- guarda il termine. Dicens în si denomina la re- lazione in quanto è nel subietto. La filiazione in Cristo per es. dicitur in; in quanto però esprime un ordine al Padre, suo correlativo, dicitu» ad. Dici de nullo significa, che quel che sinega, di un subietto preso in universale non si può af- fermare di quel che in tal subietto è compreso Dicendo nessun uomo è elerno, non si può affer- mare che un dato uomo lo sia. Dici de omni significa, che quel che si afferma in universale di un subietto, sì afferma di tutto 185 CONAN: — ciò che è contenuto . nel concetto suo. Dicendo l’uomo è mortale, si intende che ciascun uomo ancora sia mortale. Dictum in una proposizione modale, è detta la proposizione assoluta istessa. Per es. Pielro ora studia, la parola ora è il modo: Pietro stu- dia, il Dictum. Differentia son le cose, che hanno alcun che di comune, determinato in loro stesse in modi diversi. L'uomo e la bestia hanno comune l’ani- malità, che in ambedue non pertanto si deter- mina in diversi modi; nell’uno per la raziona- lità, nelle altra per l’irragionevolezza. Differentia costitutiva, è quella onde si costituisce quel dato genere, come per es. il sen- sibile costituisce il corpo animato. DIFFERENTIA divisiva è quella per la quale il genere si divide, come il razionale divide dal- l’imrazionale l’animale. DIFFERENTIA communis è l’accidente comune, pel quale una cosa differisce, o da se, 0 dalle al- tre per differenza di luogo, o di tempo. Come la bianchezza di una parete. DIFFERENTIA propria è l’accidente insepara- bile dal subietto, pel quale differisce dal resto, come la bianchezza della neve. DIFFERENTIA propriissima o manime propria è quella, per la quale uno è essenzialmente di- —;dbl — stinto dagli altri, qual sarebbe la ragionevolezza rispetto all'uomo. Vedi Metaphysica es sentia, Principium. Difformiter. Vedi Uniformiter. Dignitates significa assiomi. Directe si conosce alcun che, quando pri- mamente si conosce in se. Reflexe poi, quando sì conosce in un’altra cognizione avuta di altra cosa. Si conosce directe l’uomo che si vede: re- flexe V uomo che si vede in ritratto, perchè in questo caso lo si conosce per la cognizione della immagine. DIREOTE, 0 actu directo, o actu exercito, di- cesì affermato ciò che si afferma della cosa, se- condo che è da parte di essa. /?e/lexe, o actu re- flewo, 0 actu signato quel che si afferma di una cosa, secondochè è stata da noi concepita. Dirkote dicesi intendere in una azione ciò che sì intende primariamente, e per ragione di essa. Ha per correlativo éndérecte, che dicesi di quello che si intende solamente per ragion d'altri, e quasi per accidens. i Directive concurrere Vedi Efficienter. Discursiva cognitio Vedi Cognitio. Discursus physice è il moto locale eseguito celermente dal termine a quo al termine ad quem. Discursus logice è il progresso dell'intelletto da una cognizione ad un’altra, quale nel sillogismo. alan — 46 — Disc URSUS or dinatus o causalis è quello che si fa per arrivare dalla conoscenza di una cosa alla conoscenza di un’altra per mezzo di un qualche nesso,che esiste fra ambedue, come, l’uomo è un animale, dunque vive. ti Discursus inordinatus 0 successivus, è una se- rie di cognizioni successive non dipendenti fra loro; come se tu conosci che l’uomo è un ani male, e poi che # sole risplende. Dispositio o inchoatus habitus è qualità facilmente removibile dal subietto, o abito incom- pleto. Vedi Habitus. Dispositive. Vedi Formaliter. Distineta diconsi le cose che non sono une: ossia, una non è l’altra. Distinctio si fa, quando un vocabolo equi voco si risolve nei varii suoi significati. Per es, Poco, che è nome di un imperatore e di nun pesce. Vedi Partitio e Divisio. i Disrivorio absoluta, si dà fra due cose, delle quali nissina è un modo dell’altra; oro e pietra. Disrinetio modalis è quella, che ha luogo fra la cosa e il suo modo, come fra il corpo, e la sua figura. DistinetIo adaequata ha luogo fra un tutto e un tutto per es. fra sole e luna; inadaequata fra il tutto e la' sua parte, per es. fra la mano ed uno dei dii. Questa denominasi pure distin- ctio includentis et inclusi. — dl —- DisriNnoTIo inadaequata. Vedi Disvinorio adae- quata. DistINCTIO realis entitative, 0 absolute, o stricte, è quella, che si dà fra cosa e cosa, come fra 0e- sare è Pompeo. DisrinotIo /ormalis ew natura rei, è quella che ha luogo fra le formalitates (note essenziali e predicati di una cosa) di mna cosa medesima; come l’animatità e ragionevolezza nell'uomo. Vedi Gradus wme'apliysici. DistIinetIo realis è quella che conviene alle cose indipendentemente dall'operazione dell’in- telletto, come fra l’anima e il corpo dell’uomo. DistiNotIo rationis è quella, che conviene alle cose per l'operazione dell’intelletto, il quale le concepisce distinte, sebbene non sien tali da parte loro, come per es. gli attriburi divini. DistINoTIO ralionis ratiocinantis, ha luogo quando la mente nostra concepisce distinto quello che da parte della cosa non è tale, e senza fonda- mento in essa a distinzione siffatta, sì che tutta la distinzione dipende dal raziocinante. DistINeTIO ralionis ratiocinatae si ha, quando la mente nostra concepisce le cose distinte, che non son tali veramente, ma che pure hanno in loro stesse fondamento a tal distinzione. Ciò av- viene delle cose atte ad operazioni diverse, che | il nostro intelletto non riesce ad afferrare con un — 48 — solo e medesimo intuito per es. il fuoco, che in- durisce la creta, e liquefà la cera. Si dice anco Pundamentalis distinctio rationis. DistiNorio virtualis propria et. intrinseca, è "i l'equivalenza di una cosa indistinta a più cose distinte, in quanto son distinte, e ricevono pre- A dicati contradittorii. Per es. l’animale e il ragio- nevole nell'uomo, sebbene sieno uno € medesimo, e non abbiano attual distinzione da parte della cosa, pure hanno in se tal virtù, che l'uno di SD essi da parte della cosa è, e si dice simile al bruto, e l’altro non simile, come fosser due su- bietti distinti. Distinorio virtualis impropria, 0 ewtrinseca, coincide col fondamento della Distinetio rationis “ ratiocinatae, e consiste nell’equivalenza di una ; cosa a molte, perchè una identifica in se le per- fezioni, che si moltiplicano nelle altre cose, 0 pre sta i varii effetti che molte prestano, 0 cagiona nella mente dell’ uomo diversità di concetti. Wed? ” DistINoTIO rationis ratiocinatae. E° Distributio absoluta. Vedi Absoluta ZA 7 distributio. 3 DisrrIBuITIO accomoda. Vedi Accomoda distribuitio. Distributive od universaliter, o copula- tice si prende un vocabolo, quando per esso de- vonsi intendere, non pur tutti gli individui com- — 49 — presi nel suo significato, ma ciascuno separata- mente. V'utti gli uomini son animali. Vedi Col- lective. Diversa son le cose, la cui essenza in una è una, e altra in un’altra; come il bruto e l'uomo. Primo-DIversa son quelle cose, che non con- vengono in alcun genere, tranne forse nel ge- nere universalissimo dell’ Ente. DIvERSA, 0 differentia solo numero, diconsi le cose, che in una specie medesima hanno entità diverse, come (Giovanni e Paolo. DIVERSA, 0 differentia specie, sì dicono le cose che hanno diverse definizioni essenziali nello stesso genere, come, nel genere animale, l’uomo e il brulo, Diversa 0 differentia genere son quelle che si classificano in predicamenti diversi, come la virtù e la pietra. Diversitas physica si ha nei termini delle proposizioni negative, in quanto si può dire con verità questa cosa non è l’altra. Drversimas logica si ha in que’ termini delle proposizioni affermative. «che sebbene non diffe- riscano da parte della cosa indicata, pure ven- gono intesi sotto un concetto differente. E ciò si vede chiaro, se le nozioni prese in astratto o re- duplicativamente si negan fra loro. Vedi Re- duplicative. 4 ie dii = Pe en | Dividere val negare. Vedi Compo- à nere. DIvIDERE genus o speciem. Vedi Contra- here. 4 Divisim. Vale Distributive (Ved?). Divisio propriamente detta, è la distribu- zione del genere nelle sue specie fatta per le op- poste sue differenze. Vedi Partitio e Di- stinctio. Duratio extrinseca è il movimento del primo mobile, onde son regolate le durate intrinseche. DuratIo intrinseca è la permanenza della cosa nell'essere suo, ossia è l’esistenza perseverante. Hi : Eductio è l’atto con cui una cosa ne pro- duce un’altra da un subietto preesistente. Così il fuoco si dice educi dalla preesistente materia, che son le Zegna. La materia preesistente o prae- supposita dicesi sub'ectum substentationis. Educi de potentia vale attuazione di ciò che innanzi era in potenza. Vedi Creatio. Fffatta equivale ad Assiomi. b Effectus formalis è l’effetto della causa formale. Errrorus primarius, che dicesi pur anco in- trinsecus, è il composto concreto, o la denomina- =iBI. zione che risulta dalla forma unita ad un su- bietto capace. Per es. l’effectus formalis prima- rius del calore, per cui l’acqua si riscalda, è l’acqua calda istessa. ErFEctus secundarius, 0 eatrinsecus è qual- siasi effetto positivo o negativo, che risulta dal- l'unione della forma nel subietto, in modo da essere adeguatamente distinto dalla forma, o da restarle estrinseco; per es. l’allontamento del freddo dall’acqua. Efficienter, effective, 0 elicite concorrere ad alcunchè, dicesi di colui che immediatamente opera l’azione; sono correlativi: directive concor- rere, è dicesi di colui che da le norme per agire: moraliter, di colui che invita, attrae, lusinga ad operare: imperative di colui che comanda l’ese- cuzione dell’opera; e e da ultimo finaliter dicesi concorrere la ragione teleologica o la finalità che si propone l’agente nell’operare. *Vedi Forma- liter. Elementa wvu/garia sono la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco, perchè secondo gli antichi son come i segni generali di tutti gli altri corpi, almeno dei sublunari, che denominavano misti. Di questi, quelli che convengono fra loro in alcuna delle qualità che denominavan prime, (Vedi Qua- litates) tali sarebbero per es. l’aria e l'acqua, a cui convengono l’umido e il fresco, sebbene in 4 9 — DZ — grado diverso, si dicon symbola; mentre quelle, che in nulla convengono, come #/ fuoco e l’acqua diconsi asymbola. Elenchus è il sillogismo in eni si intro- duce una contradittoria alla conclusione concessa ;. tal che chi la conosce è costretto di ammettere pure la contradittoria. Eminenter. Vedi Formaliter. Ens. Questo vocabolo esprime l’atto di es- | sere. Vedi Res. Exs rationis pure obiectum è una chimera im- possibile a realizzarsi. Ens rationis logicum è quello che si finge col pensiero pur avendo qualche fondamento nelle cose. Ens per se è quello che ha una essenza sola, come l’uomo. Ens per uccidens è quello che consta di più enti in atto, o di enti di diversi predicamenti, o di un predicatnento medesimo, ma non ordinati fra loro naturalmente: come un mucchio di pietre, Ens actuale o în actu è quello che esiste in realtà. Ens potentiale o in potentia è quello che può esistere, o aver certe perfezioni. Entitas modalis equivale all’accidens pure modale. Vedi Accidens, e Modus. Entitates absolutae son quelli accidenti che posson sussistere senza la sostanza: equival- i *” — 53 — gono all’absolutum. Vedi A.ecidens, è Mo- dus. Entitative significa che la cosa è consi- derata in tutta e mera la sua entità. Il corpo umano, considerato nella nuda sua entità è inerte. Vedi Connexive. Enuntiatio è una proposizione affermativa o negativa. EnuntIATI) modalis è quella che esprime il modo con cui il predicato conviene, o non al su- bietto: in quanto cioè quello è possibile solamente, o reale, o necessario. Se è possibile il giudizio dicesi problematico; se reale assertorio; se ne- cessario apodittico. EnuntIATIO exponibilis è quella che ha biso- gno per una certa sua oscurità di qualche espo- sizione. EnuntIATIO reduplicativa è quella che consta cli una dizione raddoppiata, con cui si indica sotto qual rispetto conviene il predicato al subietto. Vedi Reduplicative. Enuntiationis materia è il modo di stare del subietto al predicato, e secondo questo, la pro-' posizione si dice necessaria, contingente, impos- sibile. ENUNTIATIONIS quantitas è l'estensione del su- bietto, in quanto è preso universalmente, o par- ticolarmente, 0 singolarmente. ENUNTIATIONIS qualitas è l'affermazione o ne- gazione dell'attributo al subietto. ENUNTIATIONES dequipollentia è l’identità quan- to al significato di due enunziazioni, Esse ultimum rei è 1 ultimo istante di tempo dell’esistenza di una cosa. Primum non esse rei è il primo istante dopo la cessazione dell’esi- stenza di una cosa, che vien anco significato - colle parole ulrimum instans, caminsecum ea stentiae. Esse secundum. Vedi Secundum. Esse est propter operari. Assioma. L'essenza delle cose è ordinata all'operazione che le è pro- pria e proporzionale; e l'essenza istessa è prim» cipio attivo di operazione. Vedi Modus. Essentia Vedi Quidditas. EssentIA rei consistit in indivisibili. Assioma, Significa che nissun predicato essenziale può es- sere distaccato o aggiunto all’ essenza della cosa, rimanendo questa tuttavia intatta. ESsENTIAE rerum sunt aeternae, immutabiles, necessuriae, intendesi che l’essenze sono eterne non secondo il loro essere fisico, fuori delle cause, ma secondo il loro essere oggettivo nell’ intelletto: in quanto sono eterne verità perchè conformi al- l’idee esemplari dell’ eterno intelletto divino in cui si stabilisce ogni vero, e per cui tutte le cose _ son vere, — DD — Essentialiter, dicesi convenire quel pre- dicato al subietto, senza cui questo nè potrebbe sussistere, nè esser concepito. Tal sarebbe la ra- gionevolezza rispetto all'uomo. Ha per correla- tivo Accidentaliter, che dicesi di quel predicato senza cui si può almeno concepire la cosa. Wedé i Formaliter. . Eubulia è un abito, che dà facoltà di ret- tamente consigliare nelle cose ambigue. Eutrapelia è la virtù di usare dei diver- timenti decorosamente e dentro i limiti, e di non aborrirli. Exemplar è la cosa che si propone l’ar- ‘ tefice per esprimerne la somiglianza, o per imi- tarla. Exemplariter. Vedi Formaliter. FExemplatum. Vedi Exemplar. Hxercite. Vedi Signate. Exercitum val quanto attuale. Expenetrata diconsi le cose non compe- netrate fra loro. Exponens propositiò è quella che si ag- giunge ad un’altra, che denominasi exponibilis, cioè bisognosa di spiegazione, per dichiararla. Tre erano le qualità di proposizioni esponibili: la esclusiva che è quella che ha una particella esclu- siva bisognosa di spiegazione. Per es. /ietro è solamente logico. Una tale esclusiva si espone per L- 56 — mezzo della copulativa: per es. Pietro è logico e non altro. La primà parte della copulativa Pie- tro è logico, si denomina proposizione praejucens; l'altra secunda exponens. Un'altra specie delle | proposizioni esponibili è l’erceptiva, o che con- tiene una particella eccettuativa, che ha pur bi- sogno di spiegazione. La terza è la reduplicativa, cioè quella che contiene una particella, quali sono come, in quanto, qualora che sia da spiegare. Extensio circumscriptiva. Vedi Circum- scriptiva praesentia. Extensive. Vedi Augeri ewtensive. EFxtraneum Veli Proprium. PI Factio, 0 Effectio equivalgono all'Acmò transiens. Fallacia è un argomentazione capziosa, che volgarmente si dice sofisma. FALLACIA n dietione, è quella che ha la ca- gion della sua appariscenza nella dizione stessa. FaLuaora egtra dictionem è quella che trae cagione della sua appariscenza da parte delle cose significate dalle parole, ed è delle seguenti sei qualità. FALLACIA aequivocationis, 0 cavillazione in- torno al significato delle parole. 'PauLacia amphiboliae quando un modo di dire significa cose diverse. Per es. arare è lido, vale lavorare il lido coll’aratro, e perdere il tempo. PALLACIA compositionis, 0 l'inganno che pro- viene dal parere che il detto in senso composto sia vero, mentre ed appunto i tal senso è falso. Vedi Sensus compositus. FALLACIA divisionis, quando si prende l’espres- sione 72 senso diviso, mentre dovrebbe prendersi in composto. Veli Sensus divisus. > FaLLACIA decentus, allorchè si conclude da omonimi l’identità degli obietti. FaLLaora secundum quid, quando da ciò che conviene al detto relativamente si conclude al detto semplicemente. In F'ieri dicesi essere una cosa, allorchè co- mincia ad essere, ma intieramente non è ancora. Zn facto esse quando è completamente fatta con le sue parti, ed i costitutivi con cui si conserva e dura, Finaliter. Vedi Formaliter. FixaLITER concurrere. Vedi Efficienter. F'inalizatio dicesi quella ragione, che muo- ve qual fine da conseguire. Tal è Za bontà di Dio: in quanto il possederla costituisce la nostra bea- titudine, è finalizatio, o ragion motiva delle opere buone, che si fanno per arrivare a Dio. Finis cujus, è quello per raggiungere il quale l'agente opera, 0 si muove. LC è 88) FINIS obiectivus, o Finis qui; così specialmente idicesi il bene che vogliamo conseguire, qual è la beatitudine. Finis cui dicesi la persona o il subietto a cui si procura il /inis qui. Finis formulis, o Finis quo, è il conseguimento attuale del bene, come la beatitudine stessa nei beati. FIxIs internus e prorimus è quello cui uno tende per se ed immediatamente: mentre il £Y- mis erternus e remotus è quello a cui uno tende per se, ma in secondo luogo e mediante alcun- chè altro. Finis operis 0 scientiae è quello a cui è ordi- nata per se e nella natura propria l’azione 0 l’abito. FiNIs operantis ò scientis è quello, che sì pro- pone a piacere l'artefice nell’esercizio dell’azione, o nell'acquisto della scienza. Finis simplicite» ultimus è quello a cui tutte le cose sì riferiscono in atto o virtualmente; mentre esso non è ordinato a nulla. Tal sarebbe Dio. Finis secundum quid ultimus è quello in che termina una qualche serie di azioni, a cui in ul- timo tendiamo, quantunque possa riferirsi ad altro. Finis est causa causarum in quanto che ogni agente agisce per il fine omne agens agit pro- — 59 — pter finem, cioè per il bene appetibile, e questo muove eziandio la causa materiale e la formale, ed in natura la ragione di finalità è la ragione dell’ essere. Forma che cosa sia in genere, Vedi Phy- sica essentia, > ForMA metaphysica è l'essenza sostanziale di ogni cosa. Forma corporeitatis, che molti antichi ammet- tevano nei corpi degli animali, e molti ancora nei corpi di tutti i viventi, è l’organamento mede- simo delle parti del corpo, onde questo è atto a ricevere l’anima. Tal organizzazione la conside- ravano qual sostanza distinta dal corpo, e la deno- minavan perciò organizationem substantialem. . Forma accidentalis è quella che sopraggiunge ad un subietto completo nel suo essere di so- stanza. Vedi ActUS formalis. Forma substantialis è per i Peripatetici una realtà sostanziale distinta dalla materia, ordinata di per se talmente da costituire colla materia pri- ina la sostanza corpo naturale, cui da il suo es- sere e la sua operazione specifica: actus primus corporis: vale a dire, che la materia sendo di per se indeterminata ed incompleta, vien determinata dalla forma a se unita, all'essere di pietra, cane. e simili. Le forme sostanziali per essi son altret- tante quanti sono i corpi diversi. —=.60 — Forma materialis è quella che è inseparabile assolutamente dalla materia, che dipende da lei nella sua esistenza e nella sua operazione. Forma spîritualis è l’anima intellettiva la quale oltrepassa la. materia, e se dipende da lei quanto ad alcune operazioni inferiori, n’ è indipendente quanto all'esistenza e per l’operazioni più elevate. FORMA assistens è quella che non è porzione della cosa, ma presiede soltanto al moto di essa. Tali diceano gli angeli rispetto al cielo. Forma separata è quella che non ha ordine al- | — i. cuno alla materia, sì che non solo non dipende da questa, ma non potrebbe nemmeno unirlesi. Forma informans è quella che è ricevuta dalla materia, è costituisce una cosa sola con essa. Forma mirtionis è secondo gli antichi qua- lunque forma di corpo sublunare, perchè in tali | corpi si contengono misti o formalmente, © vir- tualmente i quattro elementi, cioè la terra, l’ac- qua, ecc. Forma per analogiam dicesi, nei composti ar- tificiali, tuttociò che principalmente li compie, è li colloca in una data specie di cose. Come ad esempio un metallo, 0 altra materia, riceve dalla figura l'essere e la perfezione della s/atua, sì che in esso, la figura presa, dicesi sua forma. Anzi in qualsiasi cosa, anco priva di parti distinte, si dice forma l'attributo che sembra primario e di- — 6Gl_e stintivo della cosa. Di qui l'etimologia di F'or- malitates (Vedi). Di qui pure i varii signi- ficati dell’avverbio Formaliter (Vedi). Forma dat esse rei. Assioma, che ha ragione dal fatto che la forma costituisce la materia, di per se indeterminata, in una certa data specie. Forma educitur de potentia materiae: Assioma il quale non deve intendersi quasi dalla» realtà della materia venisse distaccata la forma come un pomo si spicca dall'albero; o cavata fuori come nna moneta dalla borsa: ma come l’effetto è in qualche modo virtualmente ricavato dalla causa: dal seme viene l'albero, contenuto nel seme in quanto eravi la potenza a produrlo. — La forma si ricava dalla potenza della materia, vuol dire ‘l'ordine di dipendenza del fieri della forma dalla materia come subietto; perciò si dice di quelle forme che hanno l'essere dipendente dalla mate ria: significa pure che la forma non può essere atto sostanziale di quel che in nessun modo era capace a riceverla, ossia di ciò che non era in potenza reale, ordinabile a quell’atto. Se non v'è la pietra idonea non si può avere la figura della statua. Forma producitur e mihilo sui, sed non e ni- hilo subiecti. Assioma il quale significa che le nuove forme sono nuove produzioni di cose prima non esistenti; ma non per questo la potenza della 62 — natura, ossia delle forze fisico-chimiche o biolo- giche è potenza ereatrice; nè dal nulla assoluto si produce la nuova forma; ma è ricavata dalla potenza passiva della materia, per mezzo delle potenze attive della natura: Ogni nuova esistenza viene necessariamente dalla non esistenza di sè, come condizione negativa: ma positivamente viene da un'essere anteriore dotato di potenza, emana da una causa efficiente e da una causa materiale. In questo senso è vero che in natura niente st crea, niente si perde. Formale è ciò che fa l’officio di forma; i cui correlativi sono; materiale ciò che fa ufficio di materia; accidentale quel che è accidente. Ha tanti significati e correlativi quanti l’avvérbio formaliter. Generalmente parlando, i dialetti ci di- cevano ‘che il vocabolo formale non altera la pro- prietà del nome, a cui si aggiunge, dimostra in- vece che quel dato nome deve esser preso nel significato a lui più proprio. Formalitas è qualunque ragione o nozione con cui si concepisce qualche cosa. Formalitates Vedi Gradus Meta- physici. Formaliter dicesi talora della cosa con- siderata în se, o nell’entità propria. Allora ha tanti correlativi quanti sono quelli coi quali una cosa può raffrontarsi. Se sì raffronta coll’effetto, — 603 — il correlativo sarà efficienter, causaliter, 0 viali- ter. Così per es. il cibo denominasi vita dell’uomo non formaliter ma efficienter. Se coll’obietto obie- ctive: così Dio si dice speranza dal giusto, obie- ctive. Se coll’esemplare secondo cuni una cosa è fatta, è eremplariter ; 1 immagine nella mente del pittore concorre alla formazione del quadro ewem- plariter. Se si raffronta col fine correlativo, è finaliter; la felicità eterna per es. muove a bene operare finaliter. Se si raffronta con altra cosa seco unita la cui esistenza si arguisce da quella o l’accompagna puramente, il correlativo sarà ar- guitive, illative, conneazive; nel fumo conosciamo il fuoco arguitive. FORMALITER, significa altresi lo stesso che es- sentialiter. Così l’uomo è animale, formaliter. Ha per correlativo accidentaliter, se l’essenza si ‘affronta a predicati accidentali. Si può pure raf- frontare cogli attributi o parti della cosa, che sono come materia del subietto indifferente a co- stituir quella cosa o quell’altra, e allora il cor- relativo è materialiter. ForMALITER talora ha il significato di mental mente, vale a dire secondo le formalità che di- tinguiamo colla mente soltanto. £ormaliter preso in questo senso ha per correlativo Realiter ( Vedi). ; FORMALITER vale anco quanto vere e proprie, fa , d “ i è » ‘dell'effetto. Imperocchè l° effetto dicesi contenuto A “ 4 LA 2 = = de + si N03 > } x ei, ; o È Losi ù — BL — ed ha allora per correlativi apparente, metapho- rice. Vedi Taentice. i S FORMALITER, Virtualiter, Eminenter, diconsi. delle cause, in quanto contengono la perfezione. Pi Pi nella causa, formaliter, quando in essa se ne trova la natura, come il calore nel fuoco: virtualiter quando nella causa non si trova la natura del- l’effetto, la statua per es. è contenuta virtuali ter nella mente dell’ artefice. Eminenter allor quando la causa è molto più perfetta, cioè è scevta — del tutto delle imperfezioni che si incontrano ne l'effetto. Come Dio rimpetto al creato. "a ForMALITER si prende l'effetto quando si ri-. guarda in se. Radicaliter quando si riguarda nella causa, o nel fondamento. | FormaniteR Vedi Specificative. GG Generatio presa in senso lato è cambia-_ mento da un termine negativo ad un positivo, 0 Gli antichi-la definivano dal non essere dll’'essere. + - a da un subietto pre- produziofie di una sostanz supposto. Generazione per loro non avea luogo fra i soli viventi, e valeva quanto il trar fuori ‘ana forma sostanziale dalla materia prima. Vedi Eductio. = RSU GeNERATIO conversiva è quella per la quale un subietto, vien trasportato da una forma ad un'altra; come quando il Zegno divien fuoco. GenERrATIO mutativa è quella, per la quale un subietto, o la materia presupposta nella genera» zione, passa dalla negazione di qualche forma alla sua realizzazione, come quando l’aria di tenebrosa diviene lucida. GENERATIO viventium è per S. Tommaso l’ori- gine ‘di un vivente da un principio vivo con- giunto in somiglianza di natura. — GENERATIO pura, simplex, praecisa è quella per la quale viene prodotto un corpo dalla ma- teria allora creata, in cui cioè non procedè forma o privazione di sorta. Tali furono secondo i Pe- ripatetici le generazioni avvenute nel primo istante della creazione del mondo, Pro Generibus singulorum dicesi preso un subietto, quando in uno enunciato universale’ non significa tutti gli individui di ciascun ge- nere o specie, ma alcuni soltanto. Genus fisicamente è il principio onde molte cose hanno origine. GeENUS physicum è detta la materia prima per analogia col genere logico, perchè, siccome que- sto si trova in tutte le specie, così quella si ine contra in tutti i compasti fisici. ò — 66 — GeNUS logicum è quello che si predica di molte specie differenti in qualche cosaì GenuSs supremum è quello che non ha genere sopra di se: intermedium è quello che ne ha al di sopra e al di sotto: infimum è quello, che al di sotto ha alcuna specie soltanto. Genus subiectum si dice l’obietto formale di qualche scienza, come la quantità rispetto alla matematica. - Gnome è l'abito di giudicar rettamente, dietro certi principii più alti, contro il tenore delle parole della legge, o di quelle cose che per legge non sono sancite, sempre tuttavia secondo la mente del legislatore. Gradus metaphysici diconsi quei predicati, | pei quali ascendiamo gradatamente dall’infima ra- gione dell’ individuo; come dal fondo dell’ ente alla sua ragione suprema. Diconsi pure Formali- — tates. GraDUS physicus è quella porzione di qualità, — che ripetuta otto volte, agguaglia l’ intensità in- tera della cosa. Grave è ciò che è fatto per esser traspor- 1 tato al luogo medio. Grave simpliciter è ciò che si muove verso 4 un luogo più basso: tal dicevan la etrra. GRAVE secundum quid è ciò che è fatto per esser trasportato al luogo quasi il più basso, come l’acqua. — 75 Habere se de materiali ad una cosa vale non costituirla in essere tale: De formali vale l'opposto: Per esempio, che uno sia-buono è de Sd formali, che sia bello è de materiali. AS Habitualiter. Vedi Actualiter. Pi. Habitudo vale attitudine, relazione, riguar- “ad do, capacità a qualche cosa. Di qui si rendon in- telligibili l’espressioni quoad entitatem, quoad habitudinem. Quando consideriamo la quiddità o l’essenza in una cosa, questa allora si considera i quoad entitatem: quando si riguarda la relazione, vs la potenza o la capacità ad alcun che, allora si Sa considera quoad habitudinem. Fra la creatura e Dio non si dà proporzione di entità ma di abi- _ —tudine; vale a dire che fra Dio e la creatura la distanza di entità è infinita, e non han propor- zione fra loro: ma la creatura può giungere a Dio per conoscimento ed amore, e può aver re- È lazione con lui, e quindi si dice che ha con lui _ proportionem habitudinis. ° Habitus è qualità difficilmente removibile dal subietto. Haprrus entitativus dicesi quando, Bene o male, è inerente all’essere istesso del |subietto. Dicesi anco dispositio ordinata ad naturam, per es. la bellezza o deformità del volto. POR — Hasrrus operativus è quello, che rende ae- conci ad operare bene o male, come la vértà 0 il vizio. Dicesi anco dispositio ad operandum. Haecceitas. Vedi Principium ind: viduationis. i Hic et nuncsi considera una cosa quando sì pone mente a tutti gli aggiunti di luogo e tempo, ed altro, che presentemente occorrono nella cosa. Vedi Absolute. Hypostasis. Vedi Subsistentia. Hypotetica Propositio è una proposizione dipendente da supposizione o condizione, p. es.: se Pietro corre, si muove. sa Idem de codem secundum idem significano le condizioni necessarie a che si verifichi contra- ‘ dizione. Perchè questa abbia luogo fra due pro- posizioni, una deve. affermare l’altra negare un predicato medesimo di un medesimo subietto sotto un rispetto medesimo. L'oro è lucente per es. l'oro non è lucente. IneMm manens idem, semper est natum facere idem. Assioma, che significa, che rimanendo una causa sempre medesima, debbono aversi effetti sempre medesimi. Identitas consiste in questo, che le cose, che concepiamo come un che e un altro, sono sir c-*| 69 è medesime fra loro, o hanno una entità mede- sima. InenTITAS realis si ha quando compete alle cose indipendentemente dalla operazione dell’in- telletto, come quella che conviene agli attributi divini. IDENTITAS rationis è quella che proviene da un certo atto della ragione, o in esso consiste: come quando concepiamo medesima la natura di Pietro e di Paolo, sebbene l’abbiano realmente distinta. L'identità rationis è piuttosto una si- militudine. All’identità si oppone la distinzione. » Vedi Distinetio. 4 Ignorantia è la mancanza di scienza di | qualche cosa. IGNORANTIA negativa 0 simplicis negationis è la mera mancanza di scienza che uno non è te- nuto ad avere; qual sarebbe nel contadino la filosofia. Privativa o privationis è la mancanza della scienza in chi è adatto e tenuto ad Vani; come la medicina pel medico. IGNORANTIA pravae dispositionis, è | errore contrario alla scienza che uno deve avere, come il negare Dio. Illative. Vedi Formaliter. Immediatio virtutis si ha quando l’agente sì congiunge, al paziente’ nell’operare per virtù ed energia propria, senza iutervento di altra virtù (SE Ji È | 1 î 3 SLI; ER mediana. Così dicevano gli antichi operare in di- stanza il fuoco per mezzo del calore. ImmepIaTIO suppostti si ha quando l'agente è nel fuoco applicato alla stoppa. Immutatio naturalis è quando l’organo è disposto pèr la qualità naturale istessa per cui è disposta la cosa fuori dell'anima; vale a dire quando l’organo riceve la stessa qualità naturale che ha l’obietto; siccome allorchè la mano divien calda pel tatto di cosa calda. Inmuratio spiritualis è quando la qualità sen- siblie vien ricevuta nello strumento secondo l’es- sere spirituale, cioè quando è ricevuta la specie od alcunchè internazionale della qualità, e non la qualità medesima. Così la pupilla riceve la specie della bianchezza, e non sì fa bianca. Imperative concurrere. Vedi Suffl- cienter. Implicite et esplicite negli atti intellet- tuali val quanto confuse e distinete. Così le note essenziali dell’uomo si conoscono implicite nel definito homo; ed explicite nella definizione ani- male ragionevole. Negli atti della volontà quelle due parole, valgono quanto directe ed indirecte: Chi vuol” bever troppo vuole l’ubriachezza #m- plicite: Se beve appositamente per ubriacarsi vuol l’ubriachezza stessa emplicite. Imputative. Vedi Formaliter. —71 >» Inadaequate. Vedi Adaequate. Inceptio per primum esse rei. Dicesi che il termine intrinseco del cominciamento, quello istante cioè, in cui si ottiene, che una cosa, la quale immediatamente prima non era, ora sia. InorpTio per ultimum non esse, dicesi il ter- mine estrinseco del cominciamento, nel quale si ha che, quello che ora non è, sarà immediata- mente dopo. Includentis e! inclusi distinctio. Vedi Distincetio. Incomplexe. Vedi Complexe. Indifferentia acliva è capacità ad ope- rare cose diverse. l INDIFFERENTIA passiva è capacità di ricevere più cose, INDIFFERENTIA suspensiva è quella nella quale la volontà si trattien dall’atto prima di scegliere, per maturare i motivi di scelta. AB Indifferenti, u! indifferenti nihil de- terminatum oriri potest; assioma. È mestieri in- vero per ottenere un atto, che si tolga l’ indiffe- renza, e si ammetta la determinazione a qualche cosa, 0 dall’intrinseco 0 dall’ estrinseco. Indirecti. Vedi Directi. Indistantia penetrationis consiste nell’es- ser due cose non distanti fra loro, in guisa chè si penetrano, e sono nel luogo istesso. PERNO. INDISTANTIA continuitatis vel contiguilatis con- siste nell’esser due cose indistanti, perchè si tro- vano in luoghi immediati, senza intervallo. Individualitas. Vedi Principium. Individuatio è l’azione per la quale le cose sì individuano. Vedi Principium. Individuum è l’indiviso in se, e diviso dagli altri con la divisione ultima. Inpivinuum signatum è l'individuo determi- nato o dal nome suo proprio, o da un aggettivo dimostrativo. Per es. Pietro: questo libro. InpIVIDUUM primo intentionaliter è quello le cui proprietà tutte, prese insieme, non possono convenire che a lui; per esempio Pietro. Inpivimuumserundo intentionaliter è ciò che può predicarsi di un solo, come Socrate di sè medesimo. Inpivinuum vagum è quello che si dice di uno solo, ma indeterminatamente. Inpivipuum demonstrativum è quello che si esprime col nome della specie, e coll'aggettivo dimostrativo, come quest’ uomo. Indivisibile è quel che manca di parti in che possa esser diviso. INDIVISIBILE quantitatis è quel che manca di corpo. : INDIVISIBILE secundum quid è quel che manca di corpo quanto ad una od un’altra dimensione, come la Zinea e la superficie. ,"9 n — 793: | INDIVISIBILE simpliciter è quel che ha difetto | .di corpo in se, o quanto ad ogni divisione, quale il punto. I la: INDIVISIBILE dicesi pur ciò cui non può farsî | ‘giunta, o detrazione senza sua mutazione spe- |_°‘’ciale come i numeri, 0 l'essenza delle cose. h, InpIvIsIBILE negative è quello che non ha | parti, nè può averle. InpIvISIBILE privative è quello che non ha parti, ma deve averle. Tal sarebbe una sostanza ma- dio teriale considerata astrattamente dalla quantità. È LA Infinitanter si prende la particella non, \ 33 se in qualche proposizione si riferisce al subietto : “se si riferisce al verbo o alla copula dicesi presa | meganter. Per esempio Non homo currit. Se non si riferisce a currit, ossia se la proposizione vale o” l’uomo non corre, è presa neganter. Se vale ciò i che non è uomo corre, è presa infinitanter, per- dE chè il subietto prende un valore infinito, ossia indefinito. Infinitum è ciò che manca di termini da cui sia circoscritto. INFINITUM categorematicum 0 in actu è quello che si concepisce come avente l'infinità attuale. INFINITUM syncategorematicum o in potentia è quello le cui parti non hanno infinità tranne nell’aumento possibile; in quanto possono più e più sopraggiungersi senza fine, benchè non arri. IRR vin mai all’infinità attuale, e restin sempre finite nell'infinito: od anco in quanto si aggiungeranno di fatto così, che nissuna di quelle che vengon dopo sia l’ultima: così la eternità a parte post, che conviene a Pietro in Cielo, a Giuda in in- ferno importa durata syncategorematice infinita. Infinitum syncategorematice sì spiega altresì con queste parole: 207 tot, quin plura. INFINITUM extra genus 0 per essentiam è l’in- finito attualmente in ogni genere di perfezione, quale è Dio soltanto. Ixpinirum simpliciter, è quel che è infinito in tutti i generi dell’ ente: dicesi altresì in/initum in perfectione. Inrivmrum secundum quid, è l'infinito in qual- che genere di ente solamente; qual se sì desse la linea infinita nel genere della quantità. InFINITUM privativum è quello che è fatto per avere un fine e non lo ha. Tale si è la quantità, la quale è determinata nel modo in cui esiste in natura, mentre considerata come quantità non ha termini. Dicesi anco infinitum per privatio- nem completionis, 0 completi esse. InFiNITUM negativum, 0 per privationem limita- tionisè quello da cui devesi allontanare ogni limite. Informare dicesi della forma che unita alla materia, o a qualsiasi subietto, li costitui- sce in una tal qual determinata specie di cose. _- 75 — Informatio è l’atto dell'unione della forma alla materia, Vedi Materializatio. Informative trovasi in un altro, ciò che n'è la forma, o che ne costituisce la specie pro- pria. Così ! anima è informative nel corpo. Inhaesive trovarsi in un che, dicesi di quello che gli è unito come a subietto, onde è sostentato, sì che nel suo essere dipenda da lui. In questa maniera gli accidenti diconsi inerenti alla sostanza. Per es. la bianchezza alla neve. Instans è l’indivisibile del tempo, che ne continua o ne termina le parti. Quel che si fa in istanti, non sì coestende alle altre parti del tempo. Instrumentum è ciò che la causa prin- cipale adopera per produrre l’effetto. InstRUMENTUM cOniunelwm è quello che non può operare, tranne sia congiunto nell'atto alla causa principale. INSTRUMENTUM separaluni è l’istrumento che opera da se anco sia posto dall’agente principale qual virtù sua, come il calore. Integre. Vedi Adaequate. Intellecta speculata son le cose materiali, nelle quali, come in uno specchio, si scorgono le intellettuali. Intellectus è la facoltà conoscitiva, che ha per obietto l'ente. EI, IntELLECTUS agens: è l'intelletto in'atto, cioè il lume della ragione, luce intellettuale, imagine divina, virtù attiva che manifesta alla potenza conoscitiva ossia all’ in/eZletto possibile la specie intelligibile (specze impressa), astraendola dal fantasma, (specie sensibile) ed illuminandola in quella maniera onde la luce corporea illumina i colori e li manifesta alla pupilla. Vedi Species. INTELLECTUS speculativus, o theoreticus, che sì ferma nel contemplare l’obietto. INTELLE©TUS possidilis è l'intelletto conside- rato in potenza, cioè la facoltà intellettiva di ricevere la specie impressa, elaborata ed illu- minata dall’intelletto agente, formando con essa la specie espressa o Verbo mentale termine della conoscenza intellettuale: Dell’intelletto possibile dicesi che est quodammodo omnia perchè è un potenziale atto a ricevere, assimilare ed espri- mere la specie intelligibile di tutte le cose. InrELLECTUS passivus è la facoltà organica del- l’anima sensitiva, che dagli antichi veniva col- locata nel cervello, (media capitis cellula) come subietto dei fantasmi, o della cognizione sensitiva dei singolari in quanto tali. Secondo Aristotele (ZII de anima e. 4, n. 8) e S. Tommaso (contr. gent. 1. 2, e. 60) non è da confondersi con l’in- telletto possibile il quale è semplice, spirituale incorruttibile ed immortale, mentre l'intelletto = ATE passivo secondo Aristotele cessa con la morte. Chiamasi intelletto perchè partecipa in certo modo, ed ha simiglianza con l'intelligenza (Ved. S. Tom. De anim. lect. X, fin.). — Impropriamente ed in certo senso, in quanto cioè inelligere est pati, l’intelletto possibile viene taluna volta detto an- cora passivo. IntELLECTUS practieus è quello che applica la cognizione all’opera. Nim est in intellectu misi prius fuerit in sensu: Assioma il quale deve intendersi : 1.° per la conoscenza dei fatti esterni e della quiddità dei sensibili. 2.° per la causa istromentale e quasi materiale della conoscenza, in quanto che alla pre- senza del fantasma l'intelletto agente forma le idee. Quindi è che lo sviluppo dell'intelletto ‘ prende le mosse dai sensibili; ma il conoscibile non si restringe solo ai sensibili, giacchè al di la e sopra di questi vi è la necessità, universa- lità, eternità delle ragioni ideali, e la realtà del- 5 l'assoluto, che non sono sensibili. ; IntELLEcTUS est tabula rasa in qua nihil est SA actu scriptum. Ciò intendesi inquanto alle spe- cie intelligibili formate dall’intelletto agente per astrazione dai fantasmi e ricevute nell’ intelletto possibile. Non deve però intendersi assolutamente dell’intelletto agente in se stesso, il quale è atto % e notizia, cioè immagine di Dio, per cui ha luce -_ — 78 — e virtù attiva a produrre concetti i quali in nes- | sun modo possono essere determinati dai sensibili, quantunque dai sensibili prenda le mosse per pas- sare dalla potenza all’atto di sua conosenza. IntELLECTUS in aetu est intellectum in actu. Assioma il quale significa che nell’atto del co- noscere l'intelletto è una sola cosa con l’oggetta conosciuto, inquanto conosciuto: Perchè ciascuna cosa è ciò che è per la sua forma o natura, quindi l'intelletto che passa dalla potenza al- l'atto per la forma dell’oggetto conosciuto rice- vuto in esso intenzionalmente, è una cosa con essa: una è la forma: sebbene abbia diverso es- sere; naturale, cioè, fuori dell'intelletto, intel- ligibile nell’intelletto: lo stesso dicesi del senso: Sensus in actu est sensibile in aclu. Intelligentia val talora intelletto: talora intellezione, come quando dicesi assentire ai primi principii per l'intelligenza dei termini: talora il significato e l’applicazione della proposizione; così diciamo tal’ è l'intelligenza di queste parole. INTELLIGENTIA principiorum. Vedi Ha- bitus. IMTELLIGENTIA separata è una sostanza spi- rituale senza corpo nè materia, come gli Angeli. - Intelligentiae 4ass:steries sono gli An- geli deputati da Dio, secondo alcuni antichi, al regime del mondo. Intendi, a cui è correlativo remitti, detto di una qualità, vatmessere cresciuta o scemata di grado. .L’ atto dicesi intentio © vemissio. Son nomi usati per traslato dal tendere o rallentare le corde della cetra. InTENSIO Î qualitatibus è la giunta di uno 0 più gradi di qualità nella parte medesima del subietto, come il riscaldamento continuato. Intensive. Vedi Augeri intensive. Intentio vale talvolta lo stesso che cognizione. Intentio prima» obiectiva è quella che rap- presenta la cosa qual'è in sè. Es. Il concetto d’ uomo, in quanto rappresenta l’essere dell’uomo. Intentio secunda obiectiva è quella, che rap- presenta la cosa qual’ è conosciuta dall’ intelletto. Es., l’uomo in quanto è considerato come una specie. Intentio intellectus è il concetto con cui l’in- telletto conosce una cosa; imperocchè apprenden- dola tende verso di essa. Inrentio voluntatis è l'atto della volontà col quale tende ad un che come suo fine: oppure è l'atto della volontà per cui tende ad un fine per mezzo di cose ordinate ad esso; un atto della vo- lontà insomma che presuppone l'ordine della ra- gione ordinante alcunchè al fine. Intentio /ormalis, o in quanto spetta al- l'intelletto vale l'atto stesso dell’intenzione, e di- eta — s0 — “ cesi intentio o conceptus formalis perchè è ine- rente all’intelletto come la /0rma. IntenTIO obdiectiva, o conceplus obiectivus vale la cosa stessa percepita per mezzo della cogni- zione, in quanto è l’obietto proposto a conoscere alla mente. i Intentionaliter: Vale presso i scolastici, il modo con cui la cosa conosciuta trovasi nel co- noscente, per similitudine fuindi dice lo stesso che repraesentative o mentaliter. INTENTIONALITER p?i20 quando la cosa cono- sciuta sì considera direttamente come è in iia- tura: p. e. l'uomo è animale: INTENTIONALITER securdo: quando la cosa si considera non secondo il modo di essere in na- tura, ma secondo qualche rapporto attribuitogli dall’intelletto: p. e. l’uomo è specie. Intranscendentes. Vedi Transcen- dentales. Intussusceptio. Vedi Augeri per in- tussusceplionenm. Juxtapositio. Vedi Augeri per juta positionem, Latio. Vedi Motus. Latitatio /ormarun fu ammessa da. co- loro che ritennero che le forme procedono total- mente dall’ interno. Leve dicesi quel che è nato per essere tra- sportato dal luogo medio. Leve simpliciter è quel che vien portato al luogo supremo, come il /uor:0, Leve secundum quid è quel che è portato al luogo quasi supremo, come l’aria. Libertas eserciti è lo stesso che libertas contradictionis, per la quale si ha la potenza a qualsiasi dei contradittorii; came fare il bene e non farlo. LiBertAs specificalionis, o qguoad speciem è identica alla Zidertas contrarietatis, per la quale, vale a dire, si ha la potenza a qualsiasi dei con- trarii, come fare il bene e il male. Lisertas 4 coactione è la libertà che esclude qualsiasi forza esteriore costringente. Vale lo stesso che Spontaneitas. Lisrrtas 4 necessitate, 0 Arbitrii esclude, ol- tre ad ogni forza esteriore, anco ogni interiore costringente. Lisertas quoad individuum è quella relativa ad un atto o ad un altro della spécie medesima. 6 SIR Locus preso volgarmente è qualunque spa- zio in cui può capire un corpo: preso in senso filosofico è Za superficie prima ed immobile del corpo che ne contiene 0 circonda un al- tro: per es. la superficie del vaso che contiene l’acqua, Locus propriamente detto, 0 ewminsecus è la superficie estrema del corpo che ne circonda un altro: così la superficie concava di un vaso pieno d’acqua è il locus estrinsecus dell’acqua. È me- diatus e immediatus, in quanto la superficie che denominasi Zocus contiene il corpo mediatamente o immediatamente. La città: per es. è il locus ertrinsecus mediatus dei cittadini: la superficie del vaso è il locus immediatus dell’acqua. Locus intrinsecus è la superficie estrema di un corpo per cui è atto ad' essere collocato in una parte dello spazio a preferenza di altre. Dicesi in- trinseco perchè tocca la cosa stessa intrinsecamente. La commensurazione della superficie del corpo contenuto, con la superficie del corpo contenente, dicesi propriamente: Ubi, Ubicatio, Praesentia localis. Vedi: Ubi. Locus communis è quello che contiene molte cose alluogate, come la stanza. Locus proprius è quello che circonda una sola cosa alluogata. | Locus sucramentalis è quello in cui una cosa Mer corporea esiste in un modo indivisibile, come il Corpo di Cristo nell’ Eucaristia. Locus circumscriptivus e definitivus. Vedi Circumscriptiva praesentia. Locus /otalis è quello che contiene adeguata- mente un tutto alluogato. Logice val quanto mentalmente. Ha per correlativo PAysice, che equivale a realmente, ossia da parte della cosa. Logicus descensus dicesi allorchè una voce comune si risolve nei varii significati che abbrac- cia, o quando con principii universali si rende ragione di una qualche cosa particolare, e gene- ralmente parlando quando 1’ intelletto procede dall’ astratto al concreto; per la qual ragione l’ intelletto dicesi componens; mentre dicesi di= videns 0 resolvens, se dal concreto va all’astratto. Ly. Vedi TÒ. M Malignantis nare si dice di una pro- posizione negativa. Materia in senso lato è ciò in che vien ricevuto alcun che, o di che è fatto, o intorno a che versa, MatERIA în qua è il subietto in cui è rice- vuto l’accidente, e dicesi causa materiale: L'aria è materia in qua della luce, sat MaterIA ea qua è ciò di che, o permanente sia o transeunte, si fa alcunchè, per es. il legno onde si fa la sedia. . MareRIA circa quam è la cosa nella cui con- templazione, produzione, 0 direzione versa l’abito. Le facoltà dell intelletto son materia circa quam della logiea. MatERIA potentiae universalis, è l entità della materia, in quanto è acconcia a ricevere successivamente tutte le forme sostanziali o ac- cidentali. MATERIA potentiae particularis è la stessa ca- pacità della materia, determinata da certi acci- denti a ricevere una forma anzichè un’altra; come la materia avente aridità e calore ha po- tenza particolare a prendere, anzi la forma di fuoco, che di acqua. MarerIA analogica è la materia impropria» mente detta così, e per analogia colla materia propria. Così gli attributi, che son il genere della cosa, diconsi materia analogica. MareRrIA metaphysica è la potenza e perfetti- bilità di qualsiasi cosa, che denominasi materia solamente per analogia colla materia vera. Così l’anima dell’uomo dicesi materia metafisica rela- tivamente alla scienza e virtù per le quali può perfezionarsi; come la materia propriamente detta si perfeziona per le forme che in se riceve. co RBL MatERIA prima pei Peripatetici è è soggetto potenziale primo delle mutazioni sostanziali: cioè, una certa sostanza informe ed imperfetta, indiffe- ] rente a costituir checchessia, la quale riceve, nella bi mutazione naturale e quotidiana dei corpi, dai na- fs turali agenti, ora queste ora quelle forme sostan- ziali, per le quali si perfeziona e determina, tal che divien pietra o pianta ece., costituendo un «179 tutto sostanziale con la forma, e che, cessando, Rael tali forme, è atta tuttavia a ricevere forme sostan- i È. ziali nuove. Se separata da qualsiasi forma non Lo ha esistenza. Dicesi materia prima perchè è sub- Ca) bietto primo che non presuppone altri a differenza Losa della materia delle‘ cose artificiali, come una sta- LS tua, che suppone la pietra, la quale dicesi materia Coal seconda. | È: MATERIA priòmigenia. Vedi Minimum na- il turale. Si MATERIA propositionis ex qua sono ì termini di di essa proposizione, vale a dire il subietto e il pre- dicato: materia propositionis circa quam son le cose e gli obietti che si manifestano per mezzo Lo dei termini. : MATERIA est pura potentia Assioma: il quale esprime che la materia prima è essenzialmente passiva inerte ed indifferente rispetto alla forma, dalla quale riceve il suo essere specifico e le sue qualità essenziali. Non deve però intendersi pura Me Ie LI ad? SA dI RE e potentia logica, che è il puro possibile, ideale, ma pura potentia reale, avente ragione di ente imperfetto ed in istato di divenire, in tin al- l’atto di perfezione qual è la forma. Materialiter dicesi convenire un predi- cato ad un subietto quarido gli conviene per ra-. . gione della materia o del subietto, come il fuoco è grave materialmente. Vedi Formaliter. MATERIALITER equivale talvolta ad identice o specificative, cioè per identità, e come la cosa è in se da parte di se stessa. Materializatio denominasi l’ufficio della materia quando riceve la forma, e con essa co- stituisce il corpo. Maximum quod sie, è il sommo di qua- lunque specie; per es. se la grandezza massima possibile dell’ uomo fosse di dieci, questa sarebbe la grandezza maximum quod sic dell’ uomo. Maximum quod non è la piccolezza massima fra le piccolezze impossibili a «chi vive natural- mente. Talchè se la grandezza necessaria ad un uomo che vive è cinque, quattro sarà il mari: mum quod non. Medium rei, medium rationis. Riferendosi le virtù nel loro esercizio ad una norma retta che dicesi mezzo, se questa norma si ricava soltanto dalla cosa istessa si dice medium rei: se sì ri- cava dalla qualità delle persone, o di altre circo- # — 87 — stanze, dicesi medium rationis. La giustizia com- mutativa, per es. risguarda nei contratti il valore istesso delle cose che è uguale per tutti, e quindi Segue il medium rei. La liberalità risguarda la qualità del donatore, l'occasione e altre cose, che Son varie secondo il giudizio dei prudenti, e per- ciò segue il medium rationis. MEDIUM quo è la forma per la quale l'agente opera l’effetto: il calore è il medium quo il fuoco opera sulla mano. MEDIUM sub quo è quel che perfeziona la po- tenza ad operare in generale, non determinandola ad alcun obietto Speciale. La /uce è il mezzo con cui l’ocghio percepisce tutti i colori. MEDIUM quod, 0 suppostti è quando fra agente e paziente tramezza un supposito che riceve la azione dell’agente, prima che arrivi a chi la sof- fre: come l’aria è medium quod fra il fuoco ope- rante e la mano paziente, MEDIUM per abnegationem, 0 recessionem ab utroque estremo lo hanno quegli estremi fra i quali non havvi società? come una virtù morale fra due vizi estremi, MEDIUM per perticipationem è quello, che par- tecipa in qualche misura agli estremi. Il colore scuro, per es., partecipa del bianco e del Nero. MEDIUM morale è il mezzo adoperato dall’agente per conseguire un fine, / — GR eccede il numero minore, ed è ugualmente ecce- duto dal maggiore per eccesso di quantità, non per proporzione: come il sei eccede il tre; ed è ecceduto dal nove ugualmente. | MEDIUM geometricum è quando una cosa è ec-. ceduta da un’altra nella stessa proporzione che diviene la proporzione propriamente, secondo cui eccede. Così se? eccede tre in proporzione dupla, e nella stessa proporzione dupla è ecceduto da MepIuM subiecti. Vedi CONTRARIA immediata. ‘Meprum formae. Vedi CONTRARIA mediata. Di MEDIUM în quo è ciò per la cui ispezione la potenza è condotta alla notizia di altra cosa, come nello specchio si vede la cosa posta di con- tro; e nell'immagine la cosa rappresentata. Mensura dactiva 0 instrumentalis è quella di cui usiamo per misurare. MENSURA passiva 0 formalis, 0 mensurabilitas è quella per la quale posson misurarsi le cose. Mentaliter. Vedi Formaliter. Meritum de condigno è quello che ha al- | meno proporzione col premio. MeRrITUM de congruo è il merito che non ha eguaglianza col premio, che perciò gli viene ac- . cordato solamente per convenienza, e non punto per giustizia. MEDIUM drithmeticum è quello che ugualmente — 89 — Metaphysica compositio, fabrica, è V'in- sieme delle due note primarie, radice delle altre tutte comuni e differenziali, per le quali una cosa comunica con le altre, e se ne differenzia. La nota che è radice delle proprietà comuni si de- nomina genus, o partem essentiae materialem; l’altra che è radice delle proprietà differenziali si denomina differentiam, o partem essentiae for- malem: il composto che risulta dal genere e dalla differenza, nel che sta l'essenza metafisica, dicesi anco specie. MeraPHYsIca essentia dicesi talora essentia logica. MerapHYSICE, Vedi Formaliter. Minimum naturale, 0 materia primige- nia era detta dagli antichi la prima porzione di corpo informata dall’ anima nell’utero materno. Ritenevano che questa costituisse per sempre poi la vera sede dell'anima, e la ponevano o nel cuore, o nel cervello, Misimum quod sic è la somma possibile pic- ciolezza della specie. Minimum quod non è la grandezza minima fra le grandezze e cui un vivente non può elevarsi. Se per es, un uomo vivente non può inalzarsi più di dieci, il minimum quod non, sarà undici. Vedi Maximum quod non. Mobile primum era il primo dei molti cieli, “ i cilea at n se ua che ammettevano gli antichi, e che per mezzo de- gli altri cieli dava moto ai corpi celesti. Modi prioris, e posterioris. V. Prioritas. Mopr per se dicendi son due: il primo è quello in cui il predicato è di essenza del subietto; ogni uomo è animale. Il secondo quello in cui il - subietto è .di essenza del predicato; cioè quello in cui si predica una proprietà del subietto; per es. l’uomo è socievole. Modus o entitas modalis è la determina zione reale ed ultima di un che a qualche deno- minazione propria di una cosa vivente. Il corpo e l'anima, per es. son determinati dall’ unione a costituire attualmente l’uomo. MoDpus per se essendi è proprio delle sostanze, che han proprio il sussistere di per se. Mopus per se causandi, quando cioè una causa è causa di per se di un dato effetto; ll veleno per es. è causa di per se della morte. Motus dlterationis è modificazione di qua- lità, come la parte che di bianca divien gialla. Morvsin senso lato denota qualunque mutazione o passaggio della potenza all’atto; ed in questo senso dicesi moto qualunque mutazione sia corporea, sia spirituale, tanto successiva che istantanea: al moto così inteso si contrapone l’immutabile asso- luto, o l'immobile primo, Dio. — 93 —- Motrus in senso stretto e proprio è il mow- mento, cioè la mutazione successiva di luogo (Zatio) di qualità e di quantità; e vien definito con Aristotele: L'atto dell'ente in potenza come tale: ossia l'atto del divenire: quindi dicesi actus imper- fecti, essendo atto incompleto in via di perfezione cui raggiunge nel termine del movimento. Può dirsi ancora: l'atto d’evoluzione della potenza reale. Morvs metaforicamente detto, è l’actus perfecti: nel qual senso da Platone viene attribuito ancora a Dio: inquantochè per essere nei semoventi il moto un fenomeno dell'attività che è la vita, essendo Dio la stessa vita ed attività non rice- vuta da altri, può dirsi, per metafora, che muove se stesso. Morus nutritionis è la nutrizione, ossia l’ au- mento di sostanza dei viventi per virtù della nu- trizione. Morus accretionis è l'aggiunta di una quan tità ad un’altra. Morus decretionis è la sottrazione di una quan- tità da vn’altra. Morus aggenerationis è la produzione di una nuova parte di sostanza inanime; come quando ìl fuoco serpeggia pel legno. } OmNE quod movetur, ab alio movetur: Tutto ciò che è mosso dalla potenza all'atto è mosso — 99) da un altro: Quest’ assioma va inteso reduplica- tive: tutto ciò che è mosso, in quanto è mosso, è mosso da un altro che, in quanto movente, non è lo stesso che il mosso. È un principio neces- sario per ciò che riguarda la diversa ragion for- male 0 l'essenza del mosso o del movente, quan- tunque possa nun esservi diversità di soggetto, come avviene nei semoventi. Vedi A.ctus. Actus motivi non est alius ab actu mobilis, sed ratione differunt. L'azione impressa dell’agente e l’azione ricevuta dal paziente, non sono due azioni differenti, ma una sola sotto due punti differenti di vista, inquanto che nell’agente è come nel prin- cipio d’origine, ferminus a quo, nel paziente come nel termine e fine ferminus in quo e ad quem. Motus accipit formam sine materia. Il mobile ed il mosso riceve l’atto e l’imagine dell'agente e non la sua sostanza materiale: per es. nell’intel- letto si riceve la specie intelligibile del corpo senza la quantità materiale. ? Movens non motum è l'agente che muove e non è mosso da altri, come l’agente principale. Movens motum è l'agente, che non muove se non è mosso, come il braccio che si muove mosso dalla volontà. Natura talvolta si prende per l'essenza della cosa, o per le cause naturali; per la gene- razione e nascita dei viventi; per la forma so- stanziale; pel principio effettivo o passivo del moto e della quiete. NATURA naturans, creatrir, universalis, è Dio. Narura naturata è il complesso di tutte le creature. Necessarium è ciò che non può essere altrimenti. NecEssARIUM absolute è ciò che non dipende , da alcuno, e non ha ordine a nulla, come Dio. NECESSARIUM ex hypothesi, è quel che, fatta una supposizione, è necessario. NECESSARIUM physice è ciò, senza cui la potenza non è completa nell'atto primo, nè può agire. F) NeCESssARIUM moratiter è ciò, senza cui, sebbene possa ottenersi l’effetto. assolutamente parlando, pur tuttavia non si ottien mai o di rado; per es. la vettura ad un malato che vuol fare una gita. NECESSARIUM logicum è quello a cui dai ter- mini ripugna il non essere; quale è Dio. NecessarIuM metaphysicum è ciò che non ha potenza in se al non essere; come il non esser ragionevole all uomo. - LI — 94 NECESSARIUM physicum è ciò che è tale per cagioni naturali; come l’ecclissi. Nècessitas simpler o assoluta è quella per cui la cosa è necessaria talmente da non pòo- ter esser mutata; per esempio l’unità di Dio. NrecessitAs antecedens è quella che la volontà non si fa liberamente, e.che non può evitare. Per es. un uomo legato non può muoversi per necessità antecedente. NECESSITAS consequens 0 consequentiae, o ea sUup- positione è quella, che la volontà si fa liberamente, e che sì può evitare. Vedi Omne quod est. Necrssrras drercitiù è quella per la quale uma potenza non può non emettere circa l'obietto suo un atto di una sola specie; per es. l'occhio aperto non può non vedere. Necrssitas quoad specificationem, è quella per cui una potenza non può emettere quanto al suo obietto proprio, se non l’atto di una specie sola, e non il suo opposto. Es. l'intelletto di fronte al vero evidente non può emettere che un atto dé (ASSENSO. Neganter. Vedi Infinitanter. Nescentia differisce dalla ignoranza in ciò, che quella significa solamente negazione di scienza, mentre per ignoranza si intende la pri- vazione della scienza, che uno è acconcio natu- ralmente ad avere, i O RIT, — ll, i Al 2: le Sg Ex Nihilo subiecti dicesi fatta mna cosa, che non esisteva precedentemente in subietto al- cuno: per es. la materia prima creata. \ Ex Nino sui dicesi fatta una cosa, se prima non esisteva affatto nella natura delle cose; come il creato; che perciò è detto prodotto ex nihilo sui, ed ex nihilo subiecti. Nomen transcendens è quello, che può dirsi di tutte e sole le cose vere; i nomi trascendenti son sei, e posson enunziarsi di tutte le cose, cioè ens, unum, verum, bonum, aliquid, res. Nomen supertranscendens, è quello, che può asserirsi non solo delle cose vere, ma anco delle immaginarie, Come per es. intelligibile. \ NoMEN primae intentionis è quello, che è im- posto a significar la cosa in quanto è conosciuta dall’intelletto direttamente; per es. w0mo. Nomen secundae intentionis è quello che sì ap- plica alla cosa conosciuta per atto riflesso del- l’intellettd, come genere, specie, ecc. . Nomen primae notionis. Vedi Participa- liter. Nomen secundae notionis. Vedi Participa- liter. $ | Nominaliter prendere un verbo vale usar- ne come nome, Vedî Participaliter. Non. Vedi Infinitanter. Notio pei teologi è la ragion propria di co- ME ARI RT n. A L=togre= noscere una persona, divina; onde notionalis actus è l'atto proprio di una delle persone divine, Nono formalis prima. Vedi INTENTIO prima. Norio prima obiectiva. Vedi INTENTIO prima. Noro formalis secunda. Vedi INTENTIO se- cunda. Norro secunda obiectiva. Vedi INTENTIO se- cunda. Notius natura, è ciò che in se è più semplice, che contien più attualità e manco potenzialità, come Dio. Lo NorIus nobis, è ciò che è più sensibile, più materiale, e composto, ossia che per la condizione dell'intelletto umano è più conoscibile a noi; tali sono i singoli oggetti materiali. Numerus numerans, 0 astratto dalle cose, è quello di cui usa l'intelletto per numerare le cose; come secondo, terzo, ecc. NuMERUS numeratus, o conereto nelle cose, è una quantità di cose, che vengon numerate dal- | l'intelletto; per es dieci uomini. , NumeRrUSs motus è il numero delle parti di una quantità continua, che si fa per designazione del- l'intelletto; come il tempo, che Aristotile defini- sce numerus motus secundum prius et posterius. La voce numerus in questa definizione val quanto misura. Numerus formalis è la forma, che avviene alle — 97 - cose, perchè sieno più; per es. la dualità, la trinità. NumeERUS trascendentalis. Vedi UNITAS frascen- dentatis. NumeRUs quantitativus. Vedi Unrras quanti tativa. i Nunc. Vedi Instans. Nutritio. Vedi Motus, Obiecti certitudo. Vedi Certitudo. Obrrori semen. Vedi Species. Obiective. Vedi Formaliter, © sSu- biective. Obiectum activae potentiae, dicesi in genere quello, intorno cui versa, operando, la potenza? istessa. OsrgctuM formale o motivum, è quello che muove ad operare. ) Opizorum formate quo è la ragione generica, per la quale tutti gli obietti particolari sì ren- dono adatti ad essere raggiunti da qualffhe po- tenza o scienza, come il colore rispetto alla po- tenza visiva, Dicesi anco; Formale sub quo; ratio formalis sub qua; ratio obiecti ut ves est; ratio obiecti in &se rei; ratio obiecti ut obiecti; ratio i = 90 obiecti in esse attingibilis aut scibilis; ratio for- malissima sub qua. OsrroruM formale quod è la ragione specifica contenuta nella ragion comune, eome in suo ge- nere; come rispetto alla potenza visiva il werde contenuto sotto la ragion generica del. colore. Obiectum formale quod dicesi anco ratio forma- lis quae. OsreoTtuM materiale proprium et per se. Vedi PST OBIECTUM fiale è la cosa istessa riguar- data dalla potenza, 0 ciò su eni cade l’azione. OsreotuM materiale intrinsecum è quello, che vien raggiunto in se stesso sebbene non per se, come il nemico amato in riguardo a Dio. ObrecroMm materiale eatrinsecum, detto anco pure denominativum, è quel che si raggiunge non in se, ma in qualche cosa distinta a cui si unisce. Così diciamo veduto un uomo, sebbene ne vediamo il colore non la sostanza. OBIECTUM primarium e per se è quello a cui sì porta per se e direttamente la potenza, come l'ente reale in metafisica. OsrecToM materiale secundarium e per acci- dens è quello che nella scienza vien trattato so- lamente in ragione del primario, o perchè ad esso conduce, o ha ordine ad esso, come le negazioni, le privazioni, e l’ens rationis in metàfisica. = ‘Mg 2a OBrEoTUM attributionis denominano quello, a conoscere il quale vengono ordinate le cognizioni di tutti gli altri obietti. » OsreetuM attributum dicesi quello, la. eui co- gnizione è ordinata alla cognizione dell’obietto attributionis. Obligare semper et ad semper. Vedi Prae- ceptum. In Obliquo. Vedi In Recto. Occasionaliter dicesi di quello che è mera occasione di operare. Ha per correlativo | Causaliter. 4 Officians propositio è quella in cui si ri- solve qualche proposizione modale, tal che ij modo di essa si affermi riflessamente in quella. Ohe Dio esista è necessario, è una proposizione modale, che può risolversi in quest'altra, che dicesi, 0/- ficians; la proposizione, ‘Dio esiste, è necessaria. Operari «aequivoce, vel univoce, vel analo- gice indica che la causa è col suo etfetto uequi- voca, univoca, 0 analogica. Univocum. OPERATIO sequitur esse: Assioma: tale opera- zione tale sostanza: l’azione è una esplicazione del principio agente: la natura del soggetto si riconosce dalla natura della sua operazione : | Una operazione semplice suppone un soggetto Li semplice; una operazione estesa, un soggetto esteso. d, PMIRO Opinari dicesi di colui, che ha conoscenza di una cosa per una ragione estrinseca alla na- tura di essa, Opinio è assenso dell'intelletto a qualche proposizione con timore della parte opposta. Ta- lora equivale a édea, sentenza, convinzione. li Opposita complera sono le proposizioni stes- se opposte. OpPosITA incomplerva sono i termini opposti. Oppostta contrarie sono due positivi; che nel genere istesso distan massimamente, e si esclu- dono a vicenda dal subietto medesimo. Come il | caldo e il freddo. Opposrra privative sono la forma e la. priva- zione di essa, come la vista e la cecità. Opposrra relative sono due correlativi.» Opposita contradictorie sono quelli uno dei quali è ente, e l’altro la sua negazione sempli- cemente; come w0mo e non uomo. Ordinare è l’azione per la quale una cosa si riporta ad un’altra. In Ordine «ad vale lo stesso che relative ad, respectu ad. Ordo trascendentalis, e praedicamentalis, Vedi Relatio. Orpo quaestionis, e ordo perfectionis: nell’or- dine della questione quello si dice esser prima, che prima si ricerca nella generazione o produ- — 101 — zione di una cosa: nell'ordine della perfezione si dice prima quello, che è più perfetto. Organizatio substantialis. Vedi Forma. Bd Paroemiae è lo stesso che Assiomi. Pars aliquota è quella che, presa tante volte ricompone 1’ intiero. Pars non aliquota è l'opposto. Pars è quel che concorre con altro alla costi- tuzione di un tutto. Pars homogenea o sùnilaris è quella che è di una ragione medesima e di una medesimàA deno- minazione col tutto. Pars integratis dicesi ognuna delle parti the attengono all’ integrità del tutto. Per analogia San Tommaso chiama partì integfali della virti quelle funzioni, senza.eui l’atto o 1° ilo della virtù non son perfetti. Così per es, l’ intelletto, la do- cilità, la solerzia, la ragione, la provvidenza, la cautela e simili ‘son parti integranti della pru- denza. a Partes subiectivae 0 inferiores sono specie diverse o subietti diversi contenuti in un tutto universale. Momo quindi e bruto sono parti su- biettive di dmimale. 10% — PARTES potentiales son le parti che non hanno tutta la potenza della virtù principale; come l’ in- telletto e la volontà son parti potenziali dell’ani- ma, perchè sono principii di alcune azioni, i quali servono all'anima. Partialiter. Vedî Adaequate. Participaliter a mo di participio. Dicesi del verbo. Adolescente preso participaliter signi- fica in genere tuttociò che aumenta coll’età, men- tre, preso come nome, vale giovanetto. d Participatio è l’azione colla quale una cosa partecipa ad un’altra. Participatum ns, è l'ente, che ha esi- stenza da un altro. Partitio è la distribuzione di un tutto nelle sue parti. Vedi Distinetio, e Divisio. Passio presa latamente è qualunque rece- zione. l . Passro, come predicamento, è l’atto per cui il paziente: è paziente, ossia è la recezione dell’ ef-. fetto dall’agente: o è l'esser fatto di una cosa, come il ricevimento della forma del fuoco nel combustibile. i Passio appetitus è il moto dell’appetito sensi- tivo per l’apprensione del bene o del male con qualche mutazione non naturale del corpo, come — l'amore, l'odio, Passio è talora lo stesso che proprietà. — 103 — Passro propriamente detta è il sostegno della forma prodotta. Vedi Eiductio. Passio nel significato stretto è recezione di qualità distruttiva come il troppo calore. Vale anco quanto QuaLitas patibilis (Vedi). 7 Passumoreagens è ciò che resiste all’azione di un altro ente più forte che opera ‘su quello. Quello che opera e patisce dicesi agens et repus- sum, Se A opera su B e questo reagisce su A, B è passum e reagens; e A agens fPepassum. Passum dicesi il subiectum sustentationis. Vedi Eductio. Patibilis qualîtas è la terza specie della qualità. È quella che propriamente rende qualem la sostanza; e ciò perchè è costante, all'opposto della Passio la quale non è che passeggera. Per se dicesi una cosa convenire ad un al- tra, quando le conviene per natura o per princi- - pii intrinseci. Per 4ecidens se gli conviene non nececessariamente. “A PER SE, talora è lo stesso che ex professa; per accidens equivale a cagion di altro. Perseitas equivàle ad dssere di per se; è correlativo ad abalzetas. ic Atà Persona è detta la sussistenza istessa delle sostanze ragionevoli. Personalitas vale lo stesso che so "80M. Vedi Subsistentia. l — 104 — ‘Phantasia è il senso interno che perce- pisce gli obietti anco assenti, percepiti prima col i senso esterno. bi Phantasma è la species dell’obietto per- i cepito col sense esterno che vien ritenuta nella fantasia. Physica essentia 0 compositio, consiste nella composizione delle parti. Di queste quella che è o - indifferente a costituire una cosa od un’altra di- cesì materia ; quella che determina e perfeziona la materia dicesi forma. Positive una cosa dicesi tale, quando in essa si riscontra veramente la forma, onde ha tal denominazione. Dicesi tale negative, quando manta solamente della forma contraria. Il virtuoso di- cesì buono positive : Inìono negative è chi non ha. malizia, come il demente. Possibile in genere è ciò cui non ripugna l'essere, e non implica contradizione. PossIBILE internwn, 0 absolutum, o metaphysi- cum è quello che consiste nella sola convenienza degli attributi costitutivi dell’ente. PossisiLe externum è quello per operare il quale possediamo virtù sufficiente. PossIBILE, physicum è quello la cui produzione non oltrepassa le forze di alcun ente fisico. i Possibilia /utura son le cose che esiste- ranno, — 195° } “ PossiBiLia praeterita son le cose Che esistet- d tero. NOD t PossIBILE praesens è ciò che ora esiste, PossiBiLe mere è quel che resta sempre tale. A Posteriori cioè dall'effetto. Vedi De- “ monstratio quia.. - i Posterius Vedi Prius. Potentia dicesi quel principio avente capa- | —citàdi ricevere o di agire. La potenza è una realtà incompleta o in divenire, e non deve confondersi colla possibilità la quale è potenza puramente logica, come l’atto non deve confondersi con la realtà: giacchè alla potenza non si oppone il reale ‘ma l'impotenza; l'atto però si oppone allo stato di potenza, perchè atto vale perfezione, essere completo. PorENTIA pura e la materia prima e per ana- logia ogni realtà avente ragione di vecettibilità ; così dai scolastici è detto l'intelletto possibile pura potentia în genere intelligibilium. Vedi MA- TERIA, Actus. PorentIA informabilis. Vedi Aotus informa- tivus. PorentIA receptiva dicesi la materia, e qua- lunque realtà capace di ricevere una forma an- che accidentale. PorentIa activa è la virtù di produrre un effetto. i 106; POTENTIA passiva è la potenza di ricevere qua- lunque effetto o qualità. Ad ogni potenza passiva ne corrisponde una attiva proporzionata, e vice- versa. POTENTIA negativa dicesi della materia, che può ricevere questa o quella forma. POTENTIA rei obiectiva, logica, metaphysica, è la non ripugnanza ad esistere, ossia la mera pos- sibilità intrinseca. Dicesi obiectiva perchè è obietto della potenza attiva, o ciò che sta dinanzi alla mente allorchè concepiamo che possa esistere una cosa non esistente. ; POTENTIA simultatis. Le cose che posson essere în atto insieme nel medesimo tempo in un su- bietto, diconsi poter essere insieme potentia si- multatis; per es. discorrere e sedere. Vedì Si- multas potentiae. POTENTIA obedientialis è l'attitudine delle cose ad adempiere, per l’aiuto di Dio a Joro non do- vuto, quel che naturalmente non potrebbero. PoTENTIA. Vedi AcTUS formalis. I, De Potentia Dei ordinaria dicesi avvenir quello che è, secondo la legge e l’ordinario de- creto di Dio stabilito intorno alle create cose. DE PorENTIA Dei ertraordinaria o absoluta dicesi avvenir quello che può da Dio farsi pre- scindendo da ogni libero decreto di Lui, e dal corso ordinario delle cose. ; — 107 — Potentialiter Vedi Actualiter. POTENTIA passiva activae respondere debet è potentia activa passivae. Stante il rapporto onto- logico essenziale fra la potenza e l’atto, l’agente e il paziente debbono essere ordinati uno per l’altro: perchè l’agente possa agire sul paziente occorre che trovi in lui certe attitudini che gli corrispondano Potestative è lo stesso che in potentia. Ha per correlativo actualiter. Praeceptum è affermativo e negativo, Il primo obbliga semper, ma non in tutte le occa- sioni e circostanze speciali. Il secondo obbliga semper et ad semper, cioè in qualunque occasione, Praecisio in genere non è altro che l’astra- zione, in virtù di cui la mente concepisce una cosa senza l’altra. PragoIsIO erceludentis ab ercluso dicesi essere in un concetto generico, nel quale non sono in- cluse le specie contenute in esso. Per es. dell'Ente, preso in genere, la praecisio excludentis ab ercluso prescinde dagli enti particolari. PrAECISIO mentis è quella, per la quale l’ in- telletto, di più predicati realmente indistinti, ne stacca e prende uno, e se lo rappresenta, lastiati gli altri tutti. Dicesi anco obrectiva, 0 è# parte obiecti, 0 praecisio formalis, 0 ex parte actus, 0 ei parte modi, TAC) 00 Ai — 108 — PRABCISIO realis è quella che conviene alla cosa. PRAECISIO realis inconnerionis, o indifferentiae è quella che denota che una cosa non è connessa di necessità con un’altra, e che questa non ne è contenuta nel concetto, o nella definizione. Per es. nella volontà umana si dà praecisio realis in- connerionis coll’amore alla scienza, non essendo necessario che nel concetto della volontà entri l’amore alla scienza. Pragcisio realis non inclusionis, che denota una cosa non includerne in se un’altra, ed esser questa distinta, comunque senza questa non possa concepirsi. Così il figliolo, benchè distinto dal padre, non può, senza il padre, esser concepito. Praecisive ab aliquo, se si parla degli atti della mente, val quanto, non considerando attual- mente quella cosa: se si tratta di cose, non in- eludendola nel concetto o definizione di essa. Praecognita demonstrationis son tre. Su- biectum 0 ciò di cui vogliam dimostrare qualche cosa. Passio 0 l'attributo da dimostrare. Principia o le verità per le quali risulta la convenienza del predicato al subietto. i FPraecognitio vale Praenotio. Praecognitiones demonstrationis, son due modi coi quali i praecognita son precono- scibili. Il primo è quando conosciamo dell'obietto, quod est, o an stt, se cioè la cosa è, o la propo- sizione di cui ci serviamo è vera. Il secondo è : : nea, * dii ie dan — 109 — quando conosciamo quid est; ma la cognizione quid est è duplice: cioè dn quid nominis, che im- porta il concetto del vocabolo, e in quid rei che importa la definizione della cosa istessa. Praecognitum è ciò che si conosce avanti ad un altra cosa, con relazione tuttavia a questa. Praedicabilia sono i cinque noti attri- buti universali: genere, specie, differenza, proprio e accidente, che così furon denominati, o perchè si possono essi soli predicar delle cose, o perchè pre- stan modo di enunziare qualsiasi attributo di una cosa, in quanto che ogni attributo si enunzia come genere o come specie, ecc. Praedicabile accidens non si intende l’ac- cidente in quanto si oppone alla sostanza, ma si prende per quello che contingentemente avviene ad alcuno, tanto sia una sostanza, per es. il ve- stito, che un accidente come la bianchezza. Praedicabilitas è l’attitudine di una cosa ad esser predicata di molte. Praedicamentao categorie sono substan- tia, quantitas, qualitas, relatio, actio passio, ubi- situs, quando, habitus. Sono elementi primi che classificano la realtà dell’ente, considerato nei suoi varii e supremi modi possibili di essere. Di- consì così perchè inerenti alle cose da parte della cosa stessa, e si afferman di essa senza astrazione logica, altrimenti dei praedicabilia, o perchè esibi- attributi stessi, che si enunziano altri- — 110 — menti dei praedicabilia i quali riguardano il modo con cui si enunziano. Son dieci perchè circa qual- siasi individuo non si posson fare più di dieci domande. ANTE Praedicamenta sono univoca de- . quivoca, analoga. Vedi Univocum. Così di- cevansi dagli antichi, perchè la dottrina loro dava luce per l’ intelligenza dei predicamenti. Post Praedicamenta sono questi: cioè opposttio, prioritas, simultas, motus, habere e sì denomina siffattamente perchè Aristotele ne di- scorre negli ultimi capitoli. Praedicamentaliter si prende un at- tributo, quando si prende come uno dei dieci praedicamenta. Vedi Praedicamenta. Suo correlativo è trascendentaliter che indica l’attri- buto esser preso, in quanto supera la serie dei predicamenti, e conviene a tutte le cose, in quanto si identifica in realtà con esse, come l’essere buono, vero, uno. Vedi Trascendentale. Praedicari una cosa di un’altra nidi ad asseverarla. PRAEDICARI in quid è l'essere emunziato di un’altra cosa essenzialmente, e per modo di sus- sistente. Come, animale di Socrate PRAEDICARI in quale quid è l'esser enunziato di un altro essenzialmente, ma a modo di adia- cente. Per esempio il ragionevole dell’ uomo. — lil — PRAEDICARI în quale simpliciter è l'essere enun- ziato di qualche cosa in modo accidentale; il bianco dell’ uomo. Praedicatio è l’atto dell’ intelletto, che attribuisce una cosa ad un'altra. PraEDICATIO extrinseca è quella in cui il pre- dicato non è inerente al subietto, ma gli convien soltanto per estrinseca denominazione. Es. l’ani- male è un genere. PRAEDICATIO essentialis è quella in cui tutto | il predicato è d’essenza del subietto. Es, l’anò- — male è un vivente sensitivo. PraEDICATIO accidentalis è quella il cui in- tiero predicato, o una sua parte, non è d’essenza del subietto. Il fuoco è un elemento caldo. PRAEDICATIO propria è quella in cui tanto il verbo che il predicato si prendono nella loro si- gnificazione propria. Come il calore è una qualità. PRAEDICATIO impropria è quella in cui il verbo 0 il predicato si prende in significazione impropria. | PraEDICATIO comitativa è quella, in cui ciò | che si predica accompagna sempre e necessaria- mente il subietto. Es. la generazione di una cosa | è corruzione di un'altra. PRAEDICATIO intrinseca è quella in cui il pre- dicato è inerente al subietto realmente, od essen- zialmente, o accidentalmente. Es. l’uomo è ani .mule ; l’uomo è filosofo. Ù y — 112 — PRAEDICATIO indirecta sui, contra naturam sui inordinata è quella in cui si predica 1° inferiore del superiore, o quel che ha relazione di materia per quel che ha relazione di forma. Come l’anz- male è uomo : il bianco è neve. \ Pragpicatio praeter naturam è quella in cui il predicato non è superiore, nè forma del su- _ j bietto; ma l’ uno e l’altro è forma di un qualche terzo per cui si predican fra loro a vicenda. Il bianco è dolce, il dolee è bianco rispetto al latte, che ha bianchezza e dolcezza. PRAEDICATIO erercita dicesi quella nella quale il verbo est si adopera secondo il suo significato genuino e nativo. L' uomo è amimale. PrAEDICATIO signata dicesi quella nella quale si adoperano le parole significa, 0 si dice, 0 il verbo essere in significazione equivalente ad essi. Questa pietra è il confine. . PraepIcaTIO naturalis è quella con cui l’ in- telletto attribuisce alla cosa quel che natural- mente le conviene. PrAEDICATIO directa, ordinata, e artificiosa è quella per cui si predica il superiore dell’ infe- riore, o quel che ha ragione di forma predicasi di ciò che ha ragione di materia. Es. l’uomo è ani male; la neve è bianca. PRARDICATIO identica è quella in cui si enun- — 1133 — zia di una cosa medesima lo stesso @ nello stesso modo. Es. Pietro è Pietro. PragDICATIO in recto, in obliquo: Vedi: In recto, in obliquo. Praedicatum èciòche attualmente è enun- ziato di un altro. La voce praedico vale in latino quanto yetayopént adoperato da Aristotile. Praejacenspropositio. Vedi Ex ponens proposttio. Praenotio è la cognizione che ne precede un'altra con relazione alla seconda, come la co- gnizione dell’ antecedente, che si ha avanti a quella della conclusione. PraENoTIO quid nominis, 0 quid orationis è la precognizione, per la quale sì percepisce, che cosa significa il vocabolo. Così per esempio: 4 losofia per praenotio quid nominis sì preconosce significare more della sapienza. PraENoTIO an sit, 0 quod rei, è quella per cui sì preconosce se una cosa esiste o può esistere; così quando conosco che la filosofia è possibile, ed esiste în atto. PraeNoTIO quid sit principiorum è quella per la quale si conoscono esser vere le premesse di nna dimostrazione. ; PraeNoTIO quid rei è quella per la quale si penetra nella quiddità della cosa, spiegata, vale a dire, la sua definizione, — 114 — Praesentia. Vedi Ubi, e Circum- scriptiva praesentia. Praesuppositive a//quid dici, val quanto supporlo antecedentemente in un discorso. Praeter propter valquanto circa, più e meno. Primum e prius differiscono, perchè pri mum sì dice per privazione di antecedente, prius per confronto a posterius. Primum alterans è denominato il primo cielo, il cui moto era ritenuto qual principio di alte- razione e di corruzione degli enti di quaggii. Primum mobile. Veli Mobile. PRIMUM non esse reî. Vedi Esse ultimum rei. Principia generationis son quelli, onde tutte” le cose son fatte, non essendo fatti essi stessi da altri, o fra loro a vicenda: e sono la materia, la forma, e la privazione. — PRrIncrPIA composttionis 0 della cosa generata, son quelli dalla cui permanenza vien generato il corpo naturale, quali la materia, e la forma. PrINcIPIA metaphysica son quelli da cui si in- tende composta metafisicamente ed intellettual mente la cosa. Come animale e razionale rispetto all’ uomo. PrincIpIa dn habitu son quelli che regolano i sillogismi, senza che ne faccian parte. Per es. le cose che convengono ad una terza convengono fr È — 115 loro. Le premesse onde si trae la conclusione son denominate in aetu. Principiare vale esser principio. Principiatum è ciò che proviene da un principio. Talvolta vale causato, e si applica alle cose aventi causa. FPrincipium. Veli Causa. PrINcIPIUM complexum è la proposizione affer- imata o negata, per la quale arriviamo al cono- scimento di un’altra. PrINcIPIOM 7incomplertm è quel primo concetto nel quale si include il secondo. Per es. l’essenza del corpo è il principio in cui son incluse la sua impenetrabilità, divisibilità ecc. PrINCIPIUM individuationis è ciò per cui uma cosa è quella che è, e non altra, e da tutte si distingue. Ogni cosa invero, per essere una, sin- golare, ed individua, gode della proprietà della individualitas singularitas, differentia, haecceitas, per le quali avviene che una cosa è quel che è, e non altro. Principium quod è la persona o il supposito a cui si attribuisce l'operazione, o la denomina- zione dell’operante. La persona di Pietro è il principium quod delle sue volizioni. PRINCIPIUM quo è ciò onde viene elicita imme- diatamente l’azione. Per es. la volontà di Tizio, non la persona, è il principium quo delle sue volizioni. — 116 — A Priori. Vedi DEMONSTRATIO propter quid. A quasi PriorI diciam dimostrare, quando la prova vien desunta dalla natura stessa della cosa che è da provare. A concomitanti quando si prova la cosa da alcun che connesso ed essa, che tut- tavia non è causa od effetto. Prioritas inconnerionis sì incontra in quelle cause che non son connesse necessariamente co- gli effetti. Nella volontà per es. rispetto agli att liberi. ; PRIORITAS femporis, ossia essere prius tempore significa precedere un altro in data di tempo, Si oppone a questa la si2u/tas temporis, che si dà nelle cose che esistono al tempo stesso, o insieme. Prioritas « quo è ogni priorità di natura: Vedi Prioritas naturae. PriorITAs in quo talora vale priorità di tempo: talora priorità di natura, non di qualunque causa, ma di quella non connessa essenzialmente coll’ef- fetto, e che può esistere senza produrre l’effetto, come la causa libera. PRIORITAS “n quo intesa in questo secondo modo, denominasi anco perfectae praecisionis. Vedi Praecisio. PRIORITAS naturae, o essere prius natura, in- dica essere causa di un altro, o almeno un requi- sito o una condizione richiesta anteriormente da parte della causa. Potrebbe dirsi che la prioritas \ — il7 + naturae, strettamente, intesa è la stessa indi- pendenza della causa rispetto all'effetto, per eni . essa dicesi prima prioritate naturae, e quello dopo, per ragione di dipendenza da essa. Si oppone ad essa la simultas naturae, che si dà in quelle cose che son prodotte da una azione medesima. Non si oppone però la simultas temporis o durationis; di maniera che una cosa dipendente da un’altra, perchè da essa prioritate natutue causata, può esistere assieme alla sua causa nell’istesso istante reale di tempo: così la luce rispetto al sole, Ved? Modi prioris e posterioris. Prioritas originis, è la relazione di prin- cipio per rispetto ad una cosa, senza che in que- sta si richieda la posteriorità di tempo, né la dipendenza o distinzione di natura: meglio che prioritas, dicesi ordo: in questo senso in Dio il Padre è principio del Verbo ed entrambi dello ._ Spirito Santo. Prius. Vedi Primum. PRIUS e posterins equivalgono ad absolutum e secundum quid, Frivatio è negazione di forma in subietto adatto a possederla: onde l’assioma a privatione ad habitum non est regressus, cioè non vi è ri- cupero della forma medesima di numero, o rieu- pero immediato della forma della stessa specie. dalla morte alla dita non vi è ritorno naturale. "ari A 0 Pe — 118 — PrIvaTIO simple» o pura è quella, in cui nulla avanza dell’abito opposto, e consiste quasi nel- l’esser corrotto. Le tenebre sono privatio simple della luce. PrIvatIo non simple» è quella che ritiene an- cora più o meno dell’abito opposto, e consiste piuttosto nel corrompersi. Es. la malattia, Privative. Vedi Contradictorie. Pro aggiunto ad un aggettivo dà a questo il significato di avverbio. Pro esplicito, pro for- mali ec., valgono quanto erplicite, formaliter. Processus rvesolutivus è quello per cui si dimostra la causa dall'effetto: equivale alla di- mostrazione qguza, e denominasi resolutivus, per- chè per esso l’ intelletto risolve la causa nell’ef- fetto. Dicesi altresì via iudicii. Vedi Demon- stratio quia. Processus composttivus è quello che dimostra l’effetto per la causa, ed equivale alla dimostra- zione propter quid. Dicesì così, perchè |’ intel- letto compomit l’effetto colla causa. Denominasi altresì via inventionis. Vedi Demonstratio propter quid. FProfata, significa assiomi. Proloquia, vale assiomi. Proportio entitatis 0 commensurationis, è ordine di una cosa ad un’altra per ragione del — 119 — suo essere. La proporzione fra due uomini per ra- gione dell’ umanità. ProportIO habitudinis è l’ordine di una cosa all'altra per ragione della loro mutua convenienza. Per es. il senso al sensibile. Propositio per se nota secundum se, dicesi quella, che è evidente da parte della cosa, ma che da parte nostra ha bisogno di dimostrazione. Per es. il tutto è maggior della parte. PROPOSITIO per se nota secundum se et quoad nos è una proposizione evidente per se, e che pur si concepisce fale dall’ intelletto senza dimostra- zione. Tali sono i principii delle matematiche. Proposrrto de praedicato universali è quella il cui predicato si reciproca col subiettà: 1 uomo è ragionevole. PROPOSITIO prima, 0 immediata, e indemon- strabilis è quella che non ha medio per essere provata a priori. Ogni uomo è ragionevole. Proposrrio de primo adiacente è quella nella quale in un solo verbo stanno inclusi il subietto, l'attributo, e la copula ; es. venni, sedeva. Proposrro da secundo adiacente è quella nella quale il verbo da se solo denota l'attributo colla copula. Pietro parla. È ProposItIO de tertio adiacente è quella che è espressa in tre termini: l’ uomo è ragionevole. Proprium in genere esprime una proprietà 4190. — o attributo di qualità necessaria p. e. la capacità di sapere nell’ uomo. ProPRIUM primo modo è quel che conviene ad uno solo, non a tutti; quel che conviene per es. ad una specie non a tutti gli individui; al- l’uomo per es. l’esser medico. ProPRIUM secundo modo è quel che conviene al tutto non al solo: cioè quel che è inerente a tutti di una specie, ma non a loro soli. L’esser bipede conviene a tutti gli uomini, ma non a loro soli. ProPRIUM tertio modo è quel che conviene al solo e a tutti, non però sempre: il divenir canuto in vecchiaia all’ uomo. PROPRIUM quarto modo è quel che conviene al solo, a tutti, e sempre: all’ uomo l’ammirare. PropRrIUM talorà si oppone a commune, ad ertraneum 0 alienum, o praeter naturam. Propter quod unumquodque tale et illud ma- gis. È un assioma, che significa, che, ciò che si trova in un ente, si trova più in quello onde è stato preso, In questo senso l’assioma ha luogo soltanto nelle cose capaci di più e di meno. Si può spiegare altresì relativamente alla causa finale. Se si ama per es. la medicina, tanto più la salute. Ciò che verifica per altro solamente quando il predicato, in cui fa il confronto, si attaglia ad. ambedue gli estremi come nell’esempio addotto, nel quale la medicina e la salute sono amabili ugualmente. — 121 — Puncta continua. Vedi Continui. Punctum è l’indivisibile della quantità, mancante di ogni dimensione. Di LI ‘ Qua tale. Vedi Formaliter. ‘In Quale dicesi predicarsi ciò che si pre- dica a modo di aggettivo, ossia di qualità ag- giunta, che di per se non sta. Dicendo Socrate fu virtuoso, il predicato è in quale. In Quale quid dicesi predicato l'aggettivo, quando esprime una proprietà pertinente all’es- senza della cosa; come l'aggettivo ragionevole pre- dicato dell’ uomo. Qualis e quale adoperati senza diem ter- mine aggiunto indicano le cose che hanno qualità ; così, dicevano, la materia prima non essere nè quanta nè quale. Vedi MATERIA prima. r Qualitas in significato lato è quel che in qualche guisa perfeziona e determina la sostanza ; e così qualunque modo e accidente posson deno- minarsi qualità. Quarrras substantialis è la forma sostanziale, 0 fisica, o metafisica che restringe e determina la materia o il genere: per es. la razionalità. QuaLrras proprie dieta è quella ERI cui una cosa si denomina quale. è’ ACT e ;-à, —, VLec_ °° 19: QuaALITAS per gli antichi è aecidens cbsolutum, che sopravviene alla cosa incompleta nel suo ge- nere, e le attribuisce una qualche denominazione, Le qualità sono di quattro specie. Alla prima appartiene l’ habitus e dispositio. Vedi Habi- tus, e Dispositio. Alla seconda la Poten- tia è l’Impotentia, abilità o inabilità a operare, Alla terza specie la Passio e Patibilis qualitas. Passio è presa qui nel significato di qualità, che è causa di alterazione, e che passa tosto. Per es, il paltore Cagionato dalla paura. Patibilis qua- litas è qualità alterante permanentemente, come il pallore per malattia. Alla quarta la £orma e Figura. Forma val qui l’ esterior apparenza delle cose risultante dalla disposizione delle parti. Figura vale la terminazione dell’estensione di un corpo, che lo rende quadro rotondo ete. QUALITAS activa è quella per la quale i corpi operano : per es, il calore, QUALITAS passiva è quella per la quale rice- vono qualche cosa: la lavorabilità del legno. Qualitates primae dei corpi sono il calore, il freddo, l umido, il secco. QUALITATES secundae dei corpi son quelle che suppongono le prime, come il colore, la durezza, la gravità. 7 QUALITATES neutrae dei corpi son quelle oe- culte, e non sensibili al tatto. [RR A — dog 2 Quando è ciò per cui una cosa vien deter- minata ad un tal tempo. Vedi Duratio. Quantificare. Si adoperava tal verbo a significare la quantità della materia, che rende quantas, ossia estese impenetrabili, la forma e la qualità del composto. Quantitas è ciò per cui una cosa corpo- rea è capace di dimensione, e può esser cresciuta e scemata. La dicevano essere acecidens absolutinm distinto realmente dalla materia, e che soprag- giungeva a Questa contuttochè ne fosse natural- mente inseparabile. Vedi AccipeNS absolutmm. QUANTITAS virtutis è una perfezione sostanziale o accidentale, dalla quale il subietto è detto quanto. QuanTITAS nealis 0 dimensiva è quella che di- pende dall’estensione, ed è soltanto applicabile ai corpi. QuantITAS continua è quella le cui parti sono unite da un termine comune; come la quantità di una tavola. QuantTITAS discreti è quella le cui parti non sono unite; come la quantità del numero. QuantITAS permaneng è quella le cui parti posson consistere tutte insieme nel tempo: come la linea. QuantITAS successiva è quella le cui parti non son mai insieme, ma. di continno si succedono, quale il tempo, il moto ete. — 124 — Quantum per se è ciò che ha per se esten- sione, come la superficie. QUANTUM per accidens è ciò che ha l’esten- sione da altro, come la materia. Quantus, quanta, quantum, detti senza altro termine aggiunto, indican le cose che hanno l'attributo di quantità. Così dicevano che la ma- teria prima non era quanta, cioè non era per se dotata di quantità. Vedi MarERIA prima. Quid nominis. Vedi Definitio nominis. IN QuID praedicari val quanto affermare di qualche subietto predicati essenziali: per questi invero vien definita quid est una cosa. Se questi predicati però vengono significati con termini so- stantivi (il che gli antichi dicevano énstar per se stantis), come l’oro è metallo, allora si dicono _praedicari in co quod quid, 0 puramente èn quid. Se i predicati son adiettivi (lo che dicevan per modum adiacentis) allora diconsi praedicari în quale quid. Se poi con termini aggettivi si pre- dicano attributi non essenziali, ma accidentali puramente, per es.: l'oro è Zucido, allora si di- cono predicarsi én quale, puramente. QuiD rei.. Vedi Definitio rei. Quidditas è l’entità stessa della cosa con- siderata in ordine alla definizione che spiega il quid essa è: L'entità della cosa poi considerata = 19th in ordine all’essere dicesi essenza; in ordine al- l’operare, denominasi natura. Quidquid recipitur, ad modum recipientis recipitur, Colla voce modum, si intende in que- sto caso la capacità e disposizione del subietto recipiente, il quale riceve sempre nella maniera e proporzione, che può. Quies privativa è la privazione del moto : Es. la permanenza di un sasso in una mano. QuiEs positiva è la permanenza della cosa nel suo stato naturale. Per es. il nuota» de? pesci, che è il loro stato naturale. p Quinta essentia suol esser denominato il cielo, perchè non consta di elementi. Dicesi Quinta essentia peripateticorum, perchè Aristotile spiegò più chiaramente di qualunque filosofo antico la natura dei cieli. A Quo indica il principio onde provien qual- che cosa; ad quem o ad quod indica il termine a cui tende; cu? indica ciò, a cui, od in grazia di cui, una cosa sì fa. Ur quo dicesi la ragione per la quale un su- bietto qualsivoglia riceve certe date denomina- zioni. Ur Quod significa un subietto ricevente predicati o denominazioni a lui proprie. Quon quid est equivale a Quidditas. Vedi Essentia, ® Radicaliter. Vedi Formaliter. Radicare, o ruticale esse significa esser principio che ne esige un altro, o radice onde un altro spunta, che è detto radicatum. Così secondo gli antichi ogni /orma sostanziale radicabat le sue proprietà. Rarefactio, è il movimento verso la rarità. Raritas è una qualità secondo cui una cosa dicesi aver poca materia in grande estensione. Ràruzm è quel che in grandi dimensioni racchiude poca materia. Ratio talora vale quanto intelletto, e si di- vide in specolativa e pratica: Talora si prende per l’azione dell’ intelletto, segnatamente per l’azione discorsiva: talora per la definizione della cosa; ora per la causa finale o per la formale, od altra qualsiasi. RATIO rei è lo stesso che l'essenza della cosa e le proprietà onde consta, o ciò che appartiene alla sua natura. Ra'rIO val anco rispetto, riguardo. RATIO formalis è costituita dagli attributi es- senziali della cosa, in quanto si trovano nella no- stra mente o nella definizione. Vedi Obiectum formale, © 2 — 127 — Ratto formalis rei denota talvoltà ciò che nella cosa fa l’ ufizio della forma, che cioè è la ragione perchè la cosa sia tale. Dicesi ratio formalis una c09 gnizione, per la quale una potenza rendesi co- | noscente. Raro obiectiva è costituita dai medesimi at- tributi in quanto si trovano nella cosa medesima. Per es. Animal rationale è la ratio lo for malis del- luomo: l'uomo è ractio obiectiva. Raro speculativa val quanto Intellectus speculativus (Vedi). Rao practica vale quanto Intellectus practicus ( Vedi). RATIO prorima è remota valgon ‘quasi quanto causa prowima e remota.. Abbiam detto quasi, perchè col vocabolo ratio non si intende sempre una causa strettamente tale, ma anco uma veca- stone, un obietto formale, 0 un modo di operare, Raro particularis è la potenza che denomi- nasi destimativa negli animali, e conferisce loro qualche cosa di simile alla ragione ed alla intel- ligenza. Equivale alla parola Zstinto. Ratio formalis sub qua è la ragion generale considerata negli obietti particolari, per la quale determinano qualche potenza, o vengono compresi da qualche scienza. Es. # colore è la ratio for- malis sub qua, rispetto alla potenza visiva. Raro formalis quae è la ragione particolare, — 128 — che è contenuta nella ragion generale. Se i! co- lore è la ratio formalis sub qua, il color verde è la ratio formalis quae, rispetto alla potenza visiva. Rationale dicesi in due sensi, cioè ogni | cosa intellettuale; ed ogni conoscente per via di discorso: nel primo senso la parola compete agli » angeli e a Dio: nel secondo all’ uomo. RATIONALE materialiter, è ciò che ha in se il principio di raziocinare; quale 1’ uomo. RArIONALE formaliter è il principio del razio-. i cinare, e la differenza costitutiva dell’ uomo, come. la razionalità. s ur Ratione ratiocinantis. Vedi Formali- ter e Realiter. RATIONE ratiocinata. Vedi Formaliter e Realiter. na) + Reagens. Vedi Passum. oa Realitates si denominano quegli attributi, che sono identificati fra di loro, come le facoltà dell'anima. Queste, invero, prese singolarmente Tu non si concepiscono come cose, 0 come un tutt'in- | Db sieme, cioè come un che di una cosa, e diconsi — 3 perciò reulitates, od anco aliquitates. Gli Scotisti ammisero in ogni cosa più realitates» per es. in mM Pietro l’essere di vivente, l’essere di animale, ete. e finalmente l’ ultima realitas onde è costituito l’essere di Pietro, ossia la Petreitas. Rpaliter. Vedi Formaliter. Recipere. eli Quidquid. Recipiens debet esse denudatnm natura ve- cepti. Assioma che si riferisce specialmente alla co- noscenza : p. e. la pupilla che è fatta a ricevere tutti i colori, non può essere colore; 1’ intelletto che è fatto per ricevere ifi sè le specie intelligibili delle quiddità materiali, non deve essere quiddità sen- sibile e materiale; perché altrimenti la vista e l'intelletto sarebbero già limitati e determinati in sè stessi, perderebbero quindi quel grado di attualità indipendente, e superiore ad un tempo all’obbietto specificativo e proprio della facoltà; giacché: Ogni facoltà deve essere superiore e in- clipendente dalla limitazione propria di ciascun obbietto cui essa è nata riprodurre in modo in- tenzionale. Reciprocatio mutuade consecutionis 0 con- tersio è il modo di essere delle proposizioni nelle quali il subietto di una divien predicato dell’al- tra e viceversa. RECIPROGATIO mutuae praedicationis 0 conver- tibititas consiste nel predicarsi che scambievol- mente fanno due cose veramente e universalmente, come uomo, ad essere fucile al riso. RecIPROCATIO mutude relationis o convertentia consiste nel dipendere una cosa da un’altra, 0 nel poter essere l'una spiegata dall'altra, dl ii ito lara AI LI I TT gi e < — 180 — In Recto aliquid importari significa quello che è subietto, ricevente i predicati e le deno- È minazioni in alcun che concreto, o quello che in qualche proposizione vien affermato come identi- ficato con tal subietto. IN OBLIQUO importari di- cesi quello, che non è un dato subietto, ma un che pertinente ad esso, o al predicato. Col voca- bolo, Bianco per es., in recto vien significata la cosa bianca; in obliquo la bianchezza. Nella pro- posizione il muro è bianco, si identifica ciò che è bianco col muro, e non già la bianchezza. Pe- rocchè se è vero dire il muro è cosa che ha bian- chezza non sarebbe vero dire, il muro è Za bian- chezza. Dicesi pure importari in recto quel che è in nominativo, e regge il discorso, e in obliquo quel che è in altro caso dipendente dal nomina- tivo, ma come estrinseco ad esso. Es. Libro di Pietro, libro è in recto, Pietro in obliquo. Reductio ostensivi. V. Syllogismus. RepuotIo «l impossibile. Vedì Syllogi- SMus. Reductive dicevano convenire alle parti del composto un predicato che direttamente con- viene al composto intiero. Così predicato uomo dicesi direttamente di Pietro, e reductive del corpo di lui. ReDUCTIVE vale anco ANALOGIOE. Vedi Ana- logice. — 151 — Reduplicative prendiamo un termine, quando si aggiungono a questo le particelle w8, prout, quatenus, in quantum e simili. Ossivyero quando il termine istesso si raddoppia; o quando ve ne aggiungiamo un altro per indicare il senso in che si prende il primo termine, o la ragione per cui il predicato conviene al subietto. Esem- pio L'animale, come animale non può parlare. Pie- tro, in quanto è possidente, può essere costretto a pagare. Vedé Materialiter e Specifica- tive. Reflexe. Vedi Directe. Regressus demonstrationis, Vedi Cir- culus. RELATA transcendentalia son le cose assolute che significano un ordine essenziale ad altra cosa, quali la causa, il subietto, o l’obietto. Relata dicuntur ad convertentiam, significa che nel modo con cui il correlatum dicesi del suo relatum, questo dicesi di quello. Es. Il pa drone è padrone del servo, e il servo è il servo del padrone. Relatio val rispetto, od ordine di una cosa ad un’altra. RELATIO, 0 conceptus, în, è quello su cui si fonda la relazione, considerata in un estremo od in nn altro, senz’ordine ad altro, in quanto è inerente a quello solo. Dicesi anco relatio fun- valli 7... : — 132 — | damentalis. Es. La biunchezza in quanto è in ; Pietro precisamente. È ReLATIO, 0 conceptus, ad, è quello stesso su Î che si fonda la relazione riguardata in quanto si riferisce ad altro, e si denomina pure relatio for- malis: Per es. la bianchezza di Pietro riguar- data in confronto a quella di Paolo dicesi rela- tio ad. Vedi Dicere ad. ReLATIO dequiparantiae è quella, che nel modo medesimo denomina ambedue gli estremi; come la relazione di somiglianza e di eguaglianza, RELATIO disquiparantiae è quella che deno- mina gli estremi in modi diversi. Come la rela- zione di Padre e di Figlio. ReLaTIO mutua è quella che ha luogo fra gli estremi che sì riguardano a vicenda. Per es. Il creatore, come tale, non può esser senza la creatura. RELATIO non mutua ha luogo quando una cosa è connessa con un'altra, ma non viceversa. /io può essere senza la creatura, non questa senza quello. si ReLATIO, 0rdo transcendentalis è quella che si identifica con ciò che si riferisce, nè si può da esso separare, come la relazione dell’azione all’effetto, della cognizione all’obietto. È detta anco secundum dici. ReLATIO, ordo praedicamentalis è quella che non si identifica con ciò che si riferisce, ed è ; CULI“, DIN CAPS TA Me Vo È M * è — 183 — come accidentale: tal sarebbe quella di som? glianza, di maggioranza. La Relatio praedica» mentalis, è di tre generi: il primo è di quelle rela- zioni che si fondano nell’ unità e nel numero: le quali si dicevano dagli antichi convenienza e di seonvenienza: il secondo è di quelle che si fon- dano nell'azione e passione, o fisica 0 logica, come del producente e del prodotto: il terzo di quelle che si fondano nella misura e nel misura- bile come la relazione della scienza allo sedile, perchè generalmente misuriamo la perfezione della scienza dall’ obietto anzi di ciascuna potenza dal suo obietto. Per misura intesero gli scolastici gli obietti delle potenze e degli abiti. — È detta anco categorica e secundum esse, RELATIO proprie realis è quella i cui termini son ambedue non solamente reali, ossia non sono solamente cose che in natura hanno una esistenza | reale, ma hanno ancora in se alcunchè, per cui a vicenda si riferiscono. Tal per es. è la relazione . fra causa cd effetto. .. RreLaTIO mirta esiste, allorchè in uno solo dei due estremi si trova naturalmente ordine all’al- tro. Es. la relazione /ra Dio e le creature, in que- ste vi è la relazione naturale a Dio, perchè ne dipendono. ReLATIO rationis 0 logica è quella per cui una cosa si riferisce ad un’altra non secondo la ra- « bel pali "PT gione di esistere, ma unicamente quanto alla ra- gione di intendere, ossia consiste nell’ordine. che l’ intelletto pone fra i concetti delle cose. Relationis obiectum è ciò che riceve in se una relazione. RELATIONIS terminus è ciò che termina la re- lazione esistente in un altro. RELATIONIS fundamentum è quel che è ca- gione che il subietto si riferisca ad altro: onde dicesi pure ratio fundandi, fundamentum proni- mum, fundamentum relativae denominationis. Relativa spectata materialiter son quelle cose che si considerano quanto all'essere pel quale sono semplicemente certe cose. Per es. conside- rando Giovanni padre di Pietro, non in quantg è tale, ma in quanto è un tal uomo, il padre di Pietro si considera materialiter. RELATIVA spectata formaliter, son le cose che - si considerano quanto all’essere per cui son re- lative. Così Giovanni padre di Pietro, si consi- dera formaliter, se lo si considera non come un uomo dato, ma come colui che generò Pietro. Relative. Vedi Contradictorie. Relativum intrinsece 0 subicetive, è ciò che ha in sè la relazione, Come diciamo nemico colui che odia un altro. RELATIVUM estrinsece 0 terminative è quello che costituisce il termine della relazione esistente — 195 — in un altro. Es. nemico dicesi anco colui ehe è odiato da altri. ReLatItuM ens è quello, che non può inten- dersi senza un altro. Si oppone a questo lens absolutum che si intende senza altro. 2ns rela- tivum dicesi altresi ens ad aliud; ens ad ali- quid. Ens absolutum dicesi anco Ens a se. Vedi Respectus. Relatum non dicitur bis: è un detto si- | gnificante, che um relativo per una relazione sola non si riferisce a due correlativi presi nella loro totalità, ma ad uno solo preso formaliter. Per es. un %0m0 stesso con uma relazione unica non Sì può riferire ad un altro come padre e comè padrone, perchè dalla paternità e dal dominio nascono relazioni differenti di specie, Remissio vale decremento, diminuzione. Vedi Intendi. i Remissive, dicesi, tratta di una cosa quando si accenna soltanto 0 poco più, riman- ' dlandone lo svolgimento ad altra occasione, ‘ Remitti. Vedi Intendi. Removens prohibens: è chi allontana l’im- pedimento. a far qualche cosa. Repassum. Vedi Passum. + Reproductio è produzione nuova e se- conda di una cosa, Suo correlativo è Adduetéo, che è quasi avvicinamento o condotta di una — 1360 —- cosa ad un luogo nuovo. Wedî Secundum esse. N Res. Questa parola esprime la quiddità, o essenza dell'Ente. Vedi Ens. Res intentionis è quel che esiste in mente sol- tanto, ed equivale ad Ens rationis. Resistentia passiva è quando un subietto per qualche forma o disposizione impedisce che la virtù di un qualsiasi agente, produca un’ef- fetto su lui, Un macigno smisurato resiste per la sua gravità al moto all'insù, tranne la forza dell'agente non superi la resistenza, secondo il detto actiones fiunt a superante. RESISTENTIA activa consiste nell’ azione con cui un contrario respinge l’azione di un altro, come il freddo resiste al caldo. Respective. Dicesi una cosa respective tale, quando è tale non per natura sua, e in se, ma in confronto ad un’altra. Un uomo basso di statura dicesi respective alto, se si confronta con un fanciullo. Vedé Absolute. « Respectu eodem, dicesi presa una cosa, se si considera o in un modo solo, 0 quanto ad una sola parte. Così si prendono i termini univoci. In eodem respectu uno non può esser buono è cattivo. ReSsPECTU diverso, si prende una cosa, quando si considera in modo diverso, o secondo diverse = 197 parti. Così si prendono i termini analoghi, ed equivoci. Nell' Etiope vi è bianchezza e nerezza, cioè bianchezza nei denti, nerezza nella pelle. Respectus a» è la relazione di una cosa col principio da cui proviene; della ercatera per es. al creatore. Resprerus in è la relazione al subietto in cni è; come la relazione di qualsivoglia qualità col subietto in eni si trova. Respeetus ad è la relazione al termine a cui è ordinata la cosa: come dell’azione all’ effetto. Resprorus ex, è la relazione al subietto da cui la cosa è stata tratta: come della figura della statua al mamo onde è fatta. Vedi Eductio, Reubau. Vedi Transcendentalis. S Scibile è quel che può sapersi, ossia l’obietto della scienza. Scientia presa in senso lato è qualsiasi vera e certa cognizione, ottenuta da principii certi, comeechè non dimostrativi. SOIENTIA propriamente detta è cognizione ac- quisita per dimostrazione. Sorenria Rabitualis è abito certo, vero ed evi - dente di cosa necessaria per la cagion propria. pri pa VET RG A n — 138 — SciENTIA speculativa è quella che si occupa della sola contemplazione dell’obietto e della co- noscenza della verità, e in quella si acqueta. Es, 9 la matematica. SS SCIENTIA practica è quella che riferisce la sua w cognizione all'opera od all’azione. La /ogica, l’e- é tica, ecc. ScIENTIA subalternans è quella che dipende da w i un’altra in modo da torre in prestito da essa i Pi suoi principii e versare sul medesimo obietto, di- , verso soltanto per accidentalità. Es. l’aritmetica pi rispetto alla musica. î ScrentIA subalternata è la scienza inferiore, | che prende per principii snoi la ‘conclusione di i: quella superiore; ha l’obietto medesimo ristretto. -2 per differenza accidentale solamente. Come la mu- sica rispetto all’aritmetica: questa invero consi- dera il numero, quelta il numero dei suoni. i SCIENTIA approbativnis è quella per la sala è Ba. Dio conosce il bene cui approva. : ScIENTIA dmprobationis è quella colla quale; Dio conosce il peccato cui condanna. SCIENTIA simplicis intelligentiae è quella. con cui Dio conosce le cose meramente possibili, che e non esistetter mai, nè mai esisteranno. %a " SCIENTIA visionis è quella per la quale Dio E conosce sè stesso, quello che è passato, presente Le e futuro, : snap — 139 — Secundum o novum esse rei,, è una nuova, determitiazione di qualche cosa, per virtù di un nuovo fiincipio, 0 di un nuovo titolo. È relativo al primtm esse rei. Vedi Res. SECUNDUM quid si dice quel che diminnisce per qualche aggiunta la determinazione della cosa, e tccenna soltanto una parte di essa, una proprietà od una qualche ragione. Si oppone al simpliciter ed absolute. Vedi Absolute. SECUNDUM rem è lo stesso che a parte rei, 0 secundum esse. SECUNDUM rationem, vale per intellectum, val lo stesso secundum dici. SECUNDUM rationem val quanto per intellectum. Ha lo stesso significato che secundum dici. Secu$ s/ secus dicesì a cagione di brevità, quando si ammette una proposizione come vera in un senso, e si rigetta in un altro, o in altri sensi, o aluleno si prescinde dagli altri. Per es. un grave lasciato a se mai devia dalla direzione verso il cento; secus, si secus, cioè può deviare, se non vien lasciato a se, Sensibile proprium è ciò che vien perce- pito senz’errorè, o per sè 0 per la sua propria * specie da nn sòlo senso esterno, Es. il suono dall’ orecchio. SENSIBILE commune è quel che si percepisce da più sensi esteriori per le specie modificate ci ricada Da 3 LT — 140 — dei sensibili proprii, come la quantità e la di stanza. SENSIBILE per accidens è ciò che cade sotto i sensi, non per la propria specie, nè per quella altrui modificata, ma per altra cosa .con cui è congiunto. In Sensu /ormali si assevera ciò che entra nel concetto e nella definizione del subietto,, di cui si assevera. La giustizia è virtù in Dio con cui punisce la colpa, e corona i meriti. IN SENSU pure reali, 0 în sensa identico et materiali si assevera quel predicato, che è iden- tificato col subietto, ma non è del concetto defi- nitivo di esso, e non è predicato qual aggettivo «li quel concetto. La giustizza di Dio è miseri cordia. Vedi Ratio formalis è Forma- liter. î In SENsU denominativo sì asseverano quelle cose, che non appartengono al concetto definitivo dell'essenza metafisica del subietto, ma ne sono proprietà secondarie o accidentali, e ciò metafi- sicamente, fisicamente, 0 logicamente. Vedi Con- cretum. Sensus compositus di una proposizione di- cesi quando il predicato compete al subietto reduplicative; cioè rimanendo tale quale è enun- ciato nella proposizione. Per es. # bianco può esser nero è, in sensu composito, una proposizione — 14l — falsa, perchè si tradurrebbe in questa: 4 bianco, rimanendo bianco, può essere nero. Colui che corre necessariamente si muove; è, in sensu composito proposizione vera, perchè colui che corre, 7 quanto corre (reduplicative) non può non correre. Sensus divisus di una proposizione è quando il predicato conviene al subietto non rimanendo tale quale è enunziato, Così, 7 bianco può esser mero è una proposizione vera /n sensu diviso, po- sto che sì traduca in questa % bianco non ri- mando bianco può esser nero. Colui che corre necessariamente si muove; è in sensu diviso, falsa. Sensus reduplicativus si ha, quando una par- ticella duplicativa denota nel subietto, l’adequata ragione, 0 la causa, per cui un predicato gli con- viene; per es. L'uomo, in quanto è uomo, è mi- sero. La natura umana è adequata ragione della miseria, Sexnsus dn actu est sensibile in actu Vedi: In- tellectus in actu. Signa naturae vel rationis sono stati esco- gitati dai Filosofi per discutere ordinatamente di più cose, che possono esistere nello stesso mo- mento. Concepiscono invero in ogni momento in- dividuo due segni, che non son già istanti di tempo distinti in parti di istante, ma unicamente denotano l'ordine, o la dipendenza di una cosa da un’altra. — 142 — Signate si riferisce all’intenzione, o dire- zione dell’operante. Exercite agli effetti dell’opera o all'esercizio. Lo studente matematiche signate intende a procacciarsi la cognizione delle verità relative alla quantità; erercite a render la mente più qtta al ragionamento. SIGNATE indica pure la cosa dg ottenere per parole; Ezercite per esempi proppii. Chi predica la virtù, la persuade signate agli altri; chi vive virtuosamente, erercite. - SiGnATE talora vale directe; ed erercite, reflexe. Vedi Directe. IN Signo naturae priori dicono esistere la x causa in atto primo prossimo ed i singoli suoi "a prerequisiti. IN Sono nalurae posteriori, l'atto secondo della causa, e le cose, che, quali effetti ne deri- vano. Se poi nello stesso istante si dà una serie di cause, i signa naturae, invece di due, saranno R_ più. Le cose poi che, comunque esistano insieme, non hanno punto relazione fra di loro, son ripo- | Dc ste in signis naturae disparatis. Se più e diverse » cose provengano per una azione medesima da una causa medesima, queste diconsi essere in codem signo naturae, ed effectus simultanei. Quelle poi che provengono dalla causa medesima nel- l'istante medesimo, ma per azioni distinte, di- consi essere in signis concomitantibus, SAB Signum è ciò che rappresenta un'altra cosa alla potenza conoscitiva che lo conosce. “Sienum /ormale è la specie della cosa segnata al tempo stesso nella potenza conoscente, e rap- presentativa dell’obietto. Es. la specie della pa- rete nell'occhio. SIiGNUM ew instituto, o datum. o ad placitum, è ciò, che ha forza di rappresentare dal benepla- cito di Dio, o degli uomini. Simile. Simili son le cose che convengono nella qualità. La somiglianza è mutua coll’ugua- glianza se si incontrano con la stessa perfezione nell’una e nell'altra cosa: Se poi una delle due soltanto, imita quella qualità 0 quantità che è propria dell’altra, allora si dice simile, o uguale all’altra, ma non viceversa. Le creature per es. son simili a Dio, non viceversa. Similitudo è la relazione di due qualità della specie e grado medesimi. Simpliciter. Vedi Absolute. SIMPLICITER dietum è quando la cosa vien pronunziata assolutamente tale, e nulla si detrae alla sua determinazione, Come la neve è bianca. Vedi Absolute. SI SIMPLICITER sequitur ad simpliciter et magis ad magis. Assioma, che significa, che se una cosa deriva da un’altra semplicemente ed assolutamente quel che accresce l’una, accresce anco l’altra, — 144 — Simultas porentine. Due cose diconsi po- ter essere simulate polentiae quandò una po- tenza è potenza di ambedue nel tempo medesimo, r mentre non può al tempo stesso verificarsi. in 1 uno stesso subietto l’atto dell'una e dell’altra, p potenza. | 7 Simunmas temporis. Vedi PRIORITAS temporis. . Simuvtas nature. Vedi PRIORITAS nalurae, di Singulare è secondo il filosofo ciò che non TAC è comunicabile a più. È Singularis enuntiatio 0 propositio è quella che si riferisce ad un solo individuo. Es. Pietro è dotto. . Singularis. Vedi Principium. È. Pro Singulis gerern si prende un su- bietto, quando significa tutti e singoli gli indi- vidui che abbraccia: Ogni animale è mortale, Spatium reale è l'intervallo positivo esi De: stente fra corpo e corpo. "DA i Sparrom imaginarium è quell’intervallo che ci immaginiamo essere al di sopra del cielo. Species spesso vale l’immagine rappresen- | tante l’obietto. Designa pure uno dei predigoi? bili. Vedi Praedicabilia. Di Sprores praedicabilis è una cosa atta ad esser predicata di molte, differenti di solo numero, nella domanda quid est; Come uomo, predicato di Pie- tro di Paolo, ete, — 145 — SPROTES subiicibilis è il particolare che si col- loca propriamente sotto il genere, e di cuì sì predica immediatamente il genere în quid; come animale rispetto ad un vivente. Sprores physica è la forma o bellezza della COSA, Srecins aloma, presa fisicamente, è quella specie nella natura delle cose, che non consta di altre specie in cui possa dividersi, come sono i primi elementi. Spreres empressa è la cognizione istessa, che fa apparire l’obietto, ossia è la percezione e rap- presentazione dell’obietto. Species impressa è la qualità prodotta dal- l’obietto qual vicaria virtus obiecti che sì im- prime nella potenza, e la completa e l’aiuta a trar fuori la percezione dell’obietto, ossia la spe- ciom espressari. Specie impressa dicesi così perchè si imprime nella potenza: expressa si dice o perchè rappresenta l’obietto più espressa- mente di quello che la species @mpressa, o per- chè è espressa e tratta fuori dalla potenza. Spe- cies impressa sì dice altresi seme dell’obietto, perchè per essa, come dicono, la potenza quasi madre, vien fecondata dall’obietto, quasi padre, perchè partorisca la cognizione. Species impressa od empressa si dice talora intentionalis perchè per essa la potenza tende 10 — 146 — od attende all’obietto. Anco le potenze dei sensi esterni, hanno le loro species tanto impressas, che e@pressas, SPECIES infima o specialissima è quella che ha sotto di sè gli individui soltanto, come c4- vallo, che ha sotto di sè questo è quel cavallo. Specificari è lo stesso che esser collocato in questa o quella Specie, od ordine. Specificative o Venominative sì prende un concreto qualsiasi, quando per ragione del subietto gli conviene il predicato, che di lui si dice. Reduplicative 0 formaliter si prende, al- lorquando il predicato gli conviene per ragione della forma. Specificativum significa comunemente quell’ attributo pel quale una cosa addiviene obietto di una tal potenza, od obiezto formule, Così il colore dicesi specificativo dalla potenza visiva. S SPECIFICATIVUM ve) dicesi talvolta quell’attri- buto, che distingue una cosa da un’altra, e la colloca in una data specie. ‘ Speculatio è l’azione dell'intelletto ripo- sante nella sola cognizione della verità. Speculatum è ciò che si vede in un al tra cosa, quasi fosse uno specchio; Sphaera activorum e passivorum è quella, che abbraccia il mondo sublunare, nel quale se- — 147 — condo i peripatetici erano inelusi i corpì sotto- posti a generazione ed alterazione, SPuagra obiectiva è l’obietto della potenza, Vedi Obiectum. SPHAERA estrinseca causae è lo spazio infra i cui termini si ristringe, naturalmente almeno, l’attività di una causa. SPHAERA intrinseca causae è la di lei virtù estensiva agli effetti, cui può produrre. SPHAERA activitatis è il termine circolare, che gli agenti naturali non possono oltrepassare a cagione della loro virtù limitata di operare. Spiritualia per attributionem, secondo gli antichi son quegli accidenti e modi, che co- munque non sieno spiriti, debbon tuttavia essere inerenti allo spirito, non al corpo, come gli ast dell'anima, la grazia, ete. ‘Spiritus come opposto al corpo, è per gli scolastici una sostanza semplice, compiuta, im- materiale, intellettiva: come strumento dell'anima ha un corpuscolo tenue, lucido, caldo, fatto del sangue più puro, per aiutare le operazioni vitali e sensitive. SPIRITUS vilalis è quello che dal cuore, sor- gente della vita, é portato per mezzo delle ar- terie in circolo per giovare alle funzioni della vita. SpIrITUs animatis è quello, che dal cervello; — 148 — principio delle funzioni animali, scorre pei nervi per promuovere esse funzioni medesime. Spontaneitas. Vedi Liserras a coa- elione, Status ‘enmnini è la presa ‘di un termine pel tempo importato dalla copula: per es. nelle proposizioni Adamo fu, l'Antieristo sarà. Lo status termini importa che Adamo si prenda per l’uomo che fu esistente, e \'Anticristo per quello che esisterà. Vedi Ampliatio. Subiecti ce;litudo. Vedi Certitudo. Subiective e /ermminative val quanto re- lativamente al subietto ed al termine. La crea- zione. per es. subiective, ossia da parte di Dio, è infinita; @ serminative, ossia da parte della creatura, è finita. SUBIECTIVE e obiective val quanto relativa- mente al subietto e all’obietto. L'idea di Dio, per es. subiecltive è imperfecla, e obiective ‘per- feclissima. SusieorIve e Connotative equivale a relativa- mente al subietto e ai connotati, ossia alle cose indicate. La virtù della penitenza, per es. è su- biective buona: connotative si riferisce al male, o ai peccati commessi, De Subiecto #0» supponente dicesi una proposizione, se al subietto non corrisponde al- cunchè da designare. Es, Mosè mi parla, Ciò sere nè complemento del subietto, nè dipenderne divino è subietto dell'unione ipostatica. Vedi es. rispetto ai suoi accidenti. , — 149 — invero, che è espresso per mezzo clella voce Mosè, è nulla nel momento in cui la pronunzio. Subiectum astribulionis è quello cui sì attribuiscono le proprietà di una cosa. La per- sona per es. è subietto delle 437077 e delle pas- sioni. SUBIROTUM pure denominationis, o praedi- calionis è quello, che riceve la. denominazione dalla forma impropria, cioè da alcunchè, o non distinto veramente dal subietto, o non unito in- trinsecamente ad esso, come deve essere la vera forma perfezionante il subietto. Dio così, deno- minasi onnipotente dalla onnipotenza; e dalla cognizione nostra dicesi conosciuto, — Susirorum adhaesionis è quello, cui una qual- che entità modale gli è così inerente, da non es- come da una causa materiale. Per es. il Verbo. Modus. SusiecruM inkaesionis è quello che è causa materiale 0 quasi materiale di un accidente, e da esso è intrinsecamente affetto. L'anima per SUBIECTUM purae denominationis, 0 informa» tionis è la materia la cui forma non si estrae dalla materia istessa; per es. i corpo nell'uomo. Vedi Eductio. — 150 — Subiici aliquibus praedicatis vale esser un soggetto avente quei predicati, Subiicibile è ciò, che può essere subietto in qualche proposizione, 0 che può avere qualche predicato. L'acqua è subiicibile aì predicati di calda e di fredda. In Subsistendi corsequentia, vale quanto esistere come conseguenza di un altro, ma non viceversa, Esiste l’x0m0; quindi anco l’animale, vi ma non viceversa. de Subsistentia, suppositalitas, 0 Termi- dl nus rei è l’ultimo compimento dell’ente sostanza, i per cui quell’ente si rende adeguato principio di Pi tutte le sue funzioni e proprietà. L'ente com- SE pleto per la subsistentiam dicesi supposito, e se te. «è ragionevole, la sua subsistentia è la persona 0 e personalità. Substantia in genere è tutto ciò che per esistere non ha bisogno di un altro ente in eni — sia. In Aristotele ha significazione di essensa della cosa. 4 ti SuBstANTIA completa è quella che non è or- dinata a costituire un qualche composto sostan- ziale, per quanto possa essere ulteriormente per- - fezionata; come albero, Ai SUBSTANTIA inconipleta è sostanza parziale E ordinata a costituire nun qualche tutto sostan- ziale, come l’anima ed il corpo. È . i — 151 — È SUBSTANTIA praedicamentalis è sostanza creata . — “i e completa. V. Praedicamenta. A Susstanria franscendentalis è sostanza in ge- rd nere, completa 0 incompleta, creata 0 inereata. SUBSTANTIA prima è quella, che non è nel su- hietto, nè si dice del subietto; ovverosia l’indi- viduo. Per es. Pietro: SUBsrANTIA secunda è quella, che non è nel subietto, e tuttavia si predica del subietto: come si predica uomo di Pietro; o in altri termini sono i generi e le specie, perchè dipendono dalle sostanze prime. Substantiale compositum naturale è quello, che è messo insieme da sostanze incom- piute e ordinate a vicenda, purchè mutuamente si completino; ossia quello che consta di sostanze, che per intenzione di natura sono ordinate a co- stituire un qualche cosa. L'uomo, per es., che consta di anima e di corpo. SUBSTANTIALE compositum supernaturale è quello, che consta di sostanze, le quali, comun- que non sieno ordinate per natura loro a costi- tuire un che uno, han pure attitudine ad esser da Dio inalzate a questo. Tal sarebbe l'unione delle due nature in Cristo. In Substantiali composito l'unione delle parti dicesi unio, 0 modus substantialis; nel composito accidentali, accidentalis. i oi ie — 152 — Substantialis /ormma. Vedi Acrus for- malis. Substantive si prende una proprietà di una cosa, allorchè si prende realmente, in quanto cioè sì identifica colla cosa medesima: adjective quando si prende praecise in quanto è perfe zione della cosa. La ragionevolezza, per es., sud- stantive presa è l’uomo istesso: adjeclive è la perfezione dell’ uomo. Substratum in una cosa dicesi quel che è materiale in essa; ciò invero è come sottoposto alla forma da cui è determinato, Per es. il substrazini > malitiae, è lo stesso che il materiale del peccato. SusstRraTUM è altresì il subietto e predicato di una proposizione, perchè l’uno e l’altro son . come sottoposti alla copula affermante o negante, dalla quale traggono forza e denominazione di subietto e predicato. Laonde questi diconsi ma- teria, e la copula forma. Summularum regulae son le regole lo- giche ridotte dai Peripatetici. Summulista è colui, che professa dette regole. i Superioritas /ogica dei termini è la mag- giore estensione o latitudine delle cose, delle quali essi termini posson essere affermati. #n/e quindi dicesi /ogice superius ad animale, per- chè si afferma di più cose che questo. — 153 — Supertranscendentalia si dicono quelle cose che si adattano non solamente ai © i concetti reali, ma anco ai finti ed immaginarii, ? È: quali per es, apprehensibile, cogitabile, signifi- | cabile. Vedi Transcendentales. ; Supponere pro aliquo val quanto signi ficare, Vedi Suppositio. i Na Suppositalitas val quanto subsistentia, i che la sostanza sia supposito 0 persona, A uprgalta termini è la dei che pe nel termine la ragione di esso, non la A pi cosa da esso significata. Per es. /' uomo è un bai vocabolo, ‘i Supposrro lermini formalis è se si considera — È la cosa, che è significata dal termine. È simplex BD se la cosa è tale per astrazione della mente; “G come l’uomo è una specie. E’ personalis; se la ja x cosa si prende quale è in sè medesima. Per es. sE l'uomo è un vivente, Ai SUPPOSITIO femmini distributivi, dicesi se nella proposizione vi è un termine universale, che si prende distributivamente ‘in modo cioè che ri- sguardi, anco singolarmente tutti gli individni contenuti sotto di sè; come ogni animale è vi- — 154 — vente, È completa se risguarda i singoli indivi- dui, 0 come dicono singula generum; come ogni amimale è vivente: incompleta se non risguarda singoli individui ma Ja specie di qualche ge- © . nere, ossia i genera singulorum: se nella propo- sizione distributiva havvi una eccezione, quella si dice accomoda. Vedi Pro Generibus sin- gulorum: Pro Singulis generwn: A eco- Moda distributio. SUPPOSITIO lermini disjunctiva 0 determinata quando nella proposizione havvi un termine par- ticolare indicante un obietto certo e determinato. Dicesi disjunetiva e indeterminata quando un ter- mine particolare è preso indeterminatamente; come qualche calamaro è necessario per iscrivere, SuPPOSITIO collectiva dicesi, se nella proposi- zione vi è un termine universale, che si prende collettivamente. Come sarebbe dire: Tutti gli Apostoli eran dodici. SuPPOSITUM. Vedi Actiones, e Subsi- Stentia. cuì termine medio si congiunge separatamente con ambedue i termini dell’argomentazione e della e. conclusione. A chiarir ciò è mestieri Spiegare quel che fu inteso per materia è per /orma di un sillogismo. A{S Syllogismus simplex, dicevan quello Ja MATERIA di un sillogismo è ciò onde è posto, ed è di due sorta, cioè remota ossia i fep= mini; prossima, 0 le proposizioni, I termini son numericamente tre: il maggiore, il minore, il medio; ossia l'estremo maggiore, l'estremo, minore, e il medio. i L'estremo maggiore è l'attributo della conelu- sione diretta che denominasi maggiore, perchè per lo più è più universale dell’ estremo minore, Diceyano conclusione diretta quella nella quale vien conservato l’ordine naturale dei termini, tal che quello che deve essere attributo lo sia veramente ; e subietto quel che deve essere, fatta ragione delle premesse. L' estremo minore é il subietto della conclusione pur diretta. e Il medio, 0 l'argomento è il termine che si prende per provare la connessione o ripugnanza dell'estremo maggiore e minore. $i denomina per- ciò medio, perché è collocato per lo più fra l'estremo maggiore e il minore, e serve di le- game fra ambedue. Le proposizioni del sillogismo sono, la mag= giore e la minore, che chiamansi premesse, e la conclusione, La proposizione maggiore, che è detta anco pro- posizione semplicemente, o tesi, è quella che con- Sta dell’estremo maggiore e del medio. La m%- — 156 — nore, detta anche assumptio, 0 ipotesi, quella che consta dell'estremo minore e del medio. La con- elusione detta anco somma si compone dell’estremo maggiore e minore, non entrando mai in essa il medio, Sia questo un Sillogismo semplice. Ugni pensante è spirituale, ogni mente è pensante, ogni mente dunque è spirituale. La parola mente è l'estremo minore, perchè è il soggetto della conclusione: Spirituale è l'estremo maggiore, perchè è l'attributo della conclusione medesima: finalmente pensante è il termine me- dio, che preso separatamente si unisce ad ambe- due gli estremi, cioè coll’estremo maggiore nella proposizione maggiore, e coll’estremo minore nella” i minore. fa La rorma del sillogismo è la disposizione della materia di esso; ed è duplice: o della materia ù remota, e denominasi figura, o della prossima, e dicesì modo. — ? La riGura del sillogismo è l'adatta disposi- ; zione del medio cogli estremi per concludere. Tal disposizione esige 1.0 Che i termini nel n sillogismo sien #re soli. 2.° Che i termini non sien presi nella con- clusione più generalmente che nelle premesse. — 157 — 3.0 Che il medio non entri mai nella con- elusione. 1 4.0 Che il medio si prenda, almeno una volta, È umiversalmente, o in senso distributivo; vale a | dire sia preso almeno in una delle premesse in senso distributivo, ossia universalmente per tutti. i suoi significati: imperocchè un termine univer- sale che ha un significato disgiuntivo, in. certo ci modo vien diviso, e diviene virtualmente mol- s teplice, in maniera, che il medio non rimane unico. } Tal vizio si riscontrerebbe nel sillogismo se- | quente: Ogni uomo è sostanza. ma ogni albero è sostanza, dunque ogni uomo è albero. La voce sostanza avendo sempre un significato | particolare, è un termine che non riman sempre medesimo, ma piuttosto diventan due. «La riGura poi è di quattro sorta. ‘00 il medio termine fa da subietto nella mag- giore e da predicato nella minore. 0 è predicato nell’una o nell'altra. 0 è.soggetto in ambedue. O è predicato nella maggiore, e subietto nella minore. Gli scolastici riducendo la quarta alla prima, 3a © ee E) , VITUIORI PSE RA e e TI n, — 158 — esprimevano queste quattro figure, consideran- dole di tre sorta, coi versi seguenti: Sub... Prae..., prima; sed altera, bis. Prae...; tertia, bis Sub... Sub prae: tum prae prae; tum sub' sub: deni- que prae sub. n È Per Mmopo intendevano /' adatta disposizione delle premesse, secondo la quantità e qualità, per concludere; la quale richiede: ‘ 1.° Che in ogni figura l’ una delle premesse sia universale, nulla concludendosi da due pre- messe particolari. ” 2.0 Che una delle due premesse sia afferma- tiva, perchè da due negative nulla si conclude. 3.0 Che la conclusione segua la parte più debole, cioè che sia negativa o particolare; se una delle premesse è negativa o particolare. 4.0 Che da due premesse affermative non si tragga ua conclusione negativa. Otto dunque erano le regole assegnate al sil- logismo semplice: due relative agli estremi; due al medio; due alle premesse; e due alle conclu- sioni, e le esprimevano nei noti versi. 1,0 Terminus esto triplex; major, mediusque. minorque. 2.° Latius hos, quam praemissae, conclusio non vult. ‘ 3.0 Nequaquam medium capiat conclusio oportet. + 4.0 Aut semel aut iterum medius generali- ter esto. 5.0 Nil sequitur geminis ex particularibus unquam,. 6.0 Utraque si praemissa neget, nihil inde sequetur. 7.0 Ambae atfirmantes nequeunt generare ne- gantem. 8.° Peiorem sequitur semper conclusio partem. L I modi diretti e semplici delle quattro figure son diciannove e venivano espressi con altret- tante parole artificiali di cui avevano composto, per uso mnemonico delle scuole i quattro versi seguenti. 1.° BARBARA, CELARENT, DARII, FERIO, 4. BA- MALIPTON. CAMENTES, DIMATIS, PESAPO, FRESISOMORUM. 2,0 CESARE, CAMESTRES; FESTINO, BAROCO, 3,0 DARAPTI, FELAPTON, DISAMIS, DATISI, BOGARDO, FERISON. I quattro modi primi appartengono alla prima figura; i cinque seguenti alla quarta; i quattro dopo, alla seconda, e gli ultimi sei alla terza. Il dar posto alla quarta figura dopo la prima aveva per ragione, che questa si oppone a quella — 160 — direttamente, e che era conveniente che i modi che i Logici denominavano indirectos prònae i figurae, venissero dopo subito. I vocaboli accennati hanno tre sillabe, rappre- . sentanti: la prima la proposizione maggiore 3 la seconda la minore; la terza la conclusione. Di S quei due, come BAMALIPTON e FRESISOMORUM | che son quadrisillabi, l’ultima sillaba è come non ci fosse, e non vuole esser considerata; inquan- tochè non serve che al metro. ii So Le vocali onde sono composti quei vocal de-_ notano la quantità e là qualità dee propos zioni. A — denota una proposizione universale, 0 _ singolare affermativa. E — una proposizione univeregle o singolare negativa. o I — una particolare affermativa. ti O — una particolare negativa. Uni: Di queste quattro vocali, a prenderne tre, come z rappresentanti le tre proposizioni di un sillogi- smo, non son possibili che N. 64 combinazioni, — che posson disporsi come appresso: " AAA = EAA IAA 4A AAE. EAE IAE O0AR AAT PAI IAI OAI 3 AAO = EAO. IAO 040 15 de AEA. EEA IEA OEA ARE EEE IEE OEE AI ERI IR > .0EI AEO . ERO IERO OEO AIA. EIA. IA OIA AIE EIE HE OIE AI © EI IÙ. «00 a AIO BIO IO 010 MONFOA0DA =" ROL IOA 004 AOE EOE I0E . 00E AOI. BOI: «© IOI 00I A00 E0O 100 000 RO, Da questo numero, debbono sottrarsi 54 modi P sfizi. di Da x di. i quali peccano contro le leggi del sillogismo, come è facile osservare scorrendo i singoli gruppi di vocali formanti le 64 combinazioni; talchè ne rimangono dieci soli, quattro dei quali afferma- lai La i tivi, (AAA, AII, AAI, IAI), ossia aventi una x) conclusione affermativa, 6 sei con conclusione ne» i 1008 Ì sale gativa (BAE, AEE, EAO, A00, OAO, EIO, Le rEGOLE della PRIMA FIGURA son due. 1. Che la minore sia affermativa; perchè se fosse negativa, tal sarebbe la conclusione ancora, e la maggiore dovrebbe essere affermativa, per- te SEO È to be 4; sa Adi ie E = VOI Tai . + ci ja a usi hu Ò Mae, — 162 — chè da due negative non si conclude. Per il che a l'attributo della conclusione, anco negativa, si, L prenderebbe universalmente, mentre si troverebbe > suda maggiore affermativa un partitolare: lo che _ 20 sarebbe contro la seconda regola generale che ba A biamo riferita, 2.0 Che Za maggiore siti universale, perchè î se fosse particolare, il medio che ne è il subietto pf: sarebbe particolare soltanto; ed essendo attributo. ° della minore, che deve essere affermativa, sarebbe | “E in essa pure particolare, e quindi si prenderebbe particolarmente due volte, contro la quarta re- Ù - gola. 7 Aa Da queste due regole risulta, che i modi della — A prima figura son 4 soli, perocchè per. la prima dli esse restano esclusi dai dieci modi atti a con- Re cludere AEE e A00, e per la seconda TAI, OAO. 1 E perchè non si può concludere I dopo. AA in questa figura, nella quale il termine minore — ta è subietto della minore, senza coneluder pari- = "i. mente A;né O dopo EA, senza concludere E, perchè il termine minore si può prendere nella — > CASA conclusione in tanta latitudine in quanta venne pi preso nella minore, così anco AAT e EAO ven- gon pur tolti. E così rimangono solamente quattro modi cio AAA — BARBARA. EAE — CELARENT. — 163 — < AII — par. *EIO — rerto. h BAR... Ogni animale è mortale ; \ BA... ogni lupo è animale; * RA... dunque ogni lupo è mortale. Lo stesso si osserva nelle proposizioni sin- golari. | A... Il figlio di Dio è redentore di tutti. A... ma Cristo è figlio di Dio. A... Cristo è redentore di tutti. CE... nessuna creatura è infinita. LA... ogni uomo è creatura. RENT... dunque nessun uomo è infinito. DA... Ogni povero è infelice, RI.. ma qualche uomo è povero. I... dunque qualche uomo è infelice. b _ FE... Nessuna turpitudine è desiderabile. _RI.. ma qualche lucro è turpitudine. 0... qualche lucro dunque non è desiderabile. Questa figura si appoggia sopra un doppio ; | principio, cioè Dici de omni, dici de nullo. Vedi- Dici. sVÒ 3 La SECONDA FIGURA ha pure due regole. LIE La Prima, che una delle premesse sia nega- tiva; perché sendo il medio in ambedue un at- tributo, se fossero affermative ambedue, si prende- | rebbe particolarmente due volte contro la quarta ; | regola generale. La Seconda, che la maggiore sia universale ; se fosse invero particolare, l'estremo maggiore, che ne è il subietto, sarebbe preso in essa par- ticolarmente soltanto; mentre è preso universal- mente nella conclusione negativa di cui è attri- buto. Lo che sarebbe assurdo, e contro la regola generale seconda. Da questo deriva che i modi della figura se- conda sono quattro soli. 3 I Imperoechè dai dieci modi atti a concludere, si se ne escludono quattro affermativi, in forza della regola prima; vale a dire AAA, ATI, AAT, TAI; ea e per la seconda regola OAO. Finalmente, per- o i chè l'estremo minore può esser preso nella con- n elusione con la stessa larghezza che ‘nelle pre- _ messe, viene escluso il modo EAO come nella prima figura, perchè il termine minore è nell’un luogo e nell’altro subietto della minore. o Ci Restan in conseguenza di ciò quattro modi, ta che sono: fer. EÀE — CESARE. AREE — cCAMESTRES. EIO — resTINO. A00 — BaRO00. CES... Nissuna virti è precipitosa. AL. ogni temerità è precipitosa. RE... nissuna temerità dunque è una virtù. Lo stesso ha luogo nelle proposizioni singolari. a — 165 — E... La filosofia di Epicuro non è cristiana. A... ma la filosofia del Vangelo è cristiana. E... dunque la filosofia del Vangelo non è la xA filosofia di Epicuro. iP = si CAM... Ogni bene è dono di Dio. ni A ES... nissuna discordia è dono di Dio. dla TRES... nissuna discordia dunque è bene. ; FES... Nissun peccato è lecito. È: TI... ma certi piaceri son leciti. 2. 3 NO... dunque certi piaceri non son peccato. Sn BAR... Ogni virtù è prudente. : 0... ma qualche zelo non è prudente. ia i 00... qualche zelo dunque non è virtù. i Il fondo di questa figura è: due cose non sono lo | stessose all'una conviene quel che repugna all’altra. i La TERZA FIGURA ha pure due regole. 1a Che la minore sia affermativa, non diver- ‘samente di quello che nella prima figura. | Ra Chea conclusione sia particolare, perocchè , sendo la minore affermativa, l’ estremo minore, che ne è l’attributo, si prende in essa partico- — larmente; e perciò, perchè sia preso particolar- mente ancora nella conclusione di cui è subietto, la conclusione deve essere particolare, . Di quì si vede che i modi di essa, dei dieci ac- conci a concludere, restano sei ; rimanendo esclusi «_ ——AEE ed AOO per la regola prima, e per la se- _ - conda, AAA, EAE. ti — 166 — AAI — DARAPTI. EAO — FELAPTON. TAI — DISAMIS, AII — DATISI. " 0AO — BocaRrDO RIO — FERISON. DAR... Ogni mistero è oscuro. AP... ogni mistero è certo, TI... qualche certo è dunque oscuro. E nelle proposizioni singolari. A... Anacarsi fu Scita. A... Anacarsî fu filosofo. I... qualche filosofo fu dunque Scîita. FEL... Nissun violento è durevole. AP... ogni violento è fuor di natura. TON... qualche cosa dunque fuor dì natura non è durevole. DIS... Qualche ricco è cattivo. AM... ma ogni ricco è onorato. IS... qualche onorato è dunque cattivo. DAT... Ogni servo di Dio è re. IS... ma qualche servo di Diovè "povero. I... qualche povero dunque è re. BOO... Qualche ira non è peccato. AR... ogni ira è un affetto dell'animo. DO... dunque qualche affetto dell'animo non è peccato. FER... Nessuna cosa onesta è da sprezzare. n €, » "a "R$ wr Ma eee sl — 167 — IS... ma qualche cosa onesta è ardua, ON... qualche cosa ardua dunque non è da sprezzare. I principii su cui sì reggono i modi della terza figura son due. Il primo si riferisce ai ‘modi affermativi, cioè: se due attributi convengono a un subietto stesso talvolta convengono fra loro. Il secondo risguarda i modi negativi, cioè, se di due attributi uno conviene a qualche subietto a cui l'altro non conviene, tali attributi talvolta mon convengono fra loro. Della quARTA FIGURA le regole*son tre. la Se la maggiore è affermativa, la minore è universale. Il medio invero in questa figura si prende. particolarmente nella maggiore afferma- tiva, sendone l’attributo. Deve dunque per la quarta regola del sillo- gismo, prendersi universalmente nella minore è renderlo universale perchè ne è il subietto. La seconda regola è, che quando la minore è affermativa, la conclusione deve essere particolare. L'estremo minore invero, che è attributo della minore, si prende in essa particolarmente. Si deve dunque prendere particolarmente nella conclusione di cui è subietto, e conseguentemente la rende particolare. i — 168 — | La terza: quando il modo è negativo, la mag- - giore deve essere generale. Perocchè il termine maggiore si prende universalmente nella conelu- a sione negativa di cui è attributo. Perchè sia dun- que preso universalmente nella maggiore ond’ è subietto, la rende universale, come nella figura seconda. “ Dei dieci modi per ciò utili a concludere, AIT e A00, restano esclusi per per la regola prima: AAA ed EAE perla seconda; OAO per la terza; — sicchè rimangono cinque modi. AAI — BAMALIP. AEE — cAwentis. IAI — pIMaTIS. EAO — resapo, EIO — FRESISOM. ‘ BAM... Ogni angelo è spirito. sa AL... ogni spirito è sostanza. e IP... qualche sostanza è dunque spirito. Lo stesso accade nelle proposizioni singolari. © A... Autore della divina Commedia fu rigibiao si A... ma Dante fu un Italiano. r “i A... qualche Italiano fu autore della divina. Ta | Commedia. ui CAM. Ogni superbia è peccato. EN... nissun peccato è opera di Dio. È TES... nissuna opera di Dio dunque è superbia. | uf DIM... Qualche ignorante è verace. a Tu ie ù — 169 — AT... ma ogni verace è degno d’essere ascoltato. IS... qualche ignorante dunque è degno d'es- sere ascoltato. FES... Nissuna materia è pensante. AP... ma ogni pensante è capace di beati tudine. ‘ O... qualche capace di beatitudine non è dun- que materia. PRES... Nissun poltrone è atto alla guerra. IS... ma qualche atto alla guerra è nobile. OM... qualche nobile adunque non è poltrone, Dei mobi InpIRETTI. Gli scolastici sostituivano a questi cinque modi della figura quarta cinque modi indiretti della prima figura, vale a dire cinque modi nei quali la conclusione è indiretta, e li esprimevano colle parole BAMALIPTON, GE- LANTES, DABITIS, FAPESMO FRISESOMORUM, Come però nella prima figura nascono modi in- diretti dalla conversione della conclusione dei modi diretti, così può pure avvenire nelle altre figure. L’appresso Sillogismo in BARBARA. BAR... Ogni animale è vivente. BA... ma ogni uomo è animale. RA... dunque ogni uomo è vivente, può convertirsi in dbamalipton per la sola con- versione della conclusione in questa guisa: Dunque qualche vivente è uomo. 606 * SO RAD] Peep i E se A) ia La a Csi; gen c ALI i CO Pal y — 170 — Per consimile ragione il sillogismo in CESARE , nella figura seconda, CES... Nissun infinito può aumentare. A... Ogni numero può aumentare, RE... dunque nissun numero è infinito, può convertirsi nel modo indiretto celantes: Dunque qualche infinito non è numero, x Lo stesso può sperimentarsi nei modi della terza e quarta figura. - Gli Scolastici dettavan regole per ridurre i Sillogismi imperfetti a perfetti, applicabili però soltanto ai Sillogismi semplici. È necessario quindi che i Sillogismi complessi o composti sieno tra- sformati in semplici. A parlar con precisione la sola prima figura. A dei Sillogismi semplici conserva l'ordine natu- rale dei termini: le altre più o meno se ne di- Ù scostano; cagione per cui gli Scolastici riduce- vano coll’aiuto delle loro regole ai modi della. prima figura, per vedere se concludevan bene, tutti i Sillogismi, i cui modi apparivano conclu- | dere con minor evidenza. A ve di La riduzione quindi la definivano: trasfor RI Pa : zione di un sillogismo meno perfetto, in uno. più perfetto per cagione di evidenza, +, È di due qualità, diretta od anco ostensiva, o indiretta, «4 incommodum, o ad impossibile. La riduzione diretta od ostensiva è quella per # — 171 la quale un sillogismo imperfetto sì riduce per- fetto per trasposizione o conversione di una, o di aleune proposizioni. Nel che è prima da avvertirsi che i m0d7 che cominciano colla lettera 8, come Bamalipton si deyon convertire a Barbara; quelli con C come Cesare a Celavent; quelli con D come Darapli aDarii; finalmente quelli che comincian con come Festino a Ferio. Im secondo luogo deve porsi mente alle quat- tro lettere S. P. M. C. quante volte occorrano in fine delle sillabe di ciascuno dei citati voca- boli artificiali; imperocchè. S significa che la proposizione è da conver- tirsi semplicemente, | P... che è da convertirsi accidentalmente, M... che deve mutarsi di posto. C... che il modo in cui si trova wanca di ri- duzione diretta, e che deve ridursi soltanto da impossibile: tali sono Baroco, Bocardo. Ohiudevan siffatta regola in questi versi: S.. vult simpliciter verti, P... vero per accidens. M... vull transponi. C... per impossibile duci. Proponendo ad esempio un sillogismo in CESARE. CES... Nissun esteso è spirito. A... Ogni angelo è spirito, b; — 172 sx RE... dunque nissun angelo è esteso, Ti) Si osserva per 1° che il modo comincia per : C, quindi deve ridursi a Celarent: 20 che in fine : della prima sillaba Ces vi ha una S, la quale indica che la maggiore deve convertirsi sempli- c cemente, perchè il sillogismo in Cesare diventi x in celarent. CE... Nissuno spirito è esteso, LA... Ogni angelo è spirito, RENT... nissun Angelo dunque è esteso, Similmente un sillogismo in Festivo si ridurrà in Ferio conversa semplicemente la proposizione maggiore, perchè in fine della prima sillaba del vocabolo Festino occorre 1’ S FES... Nissun peccato è lecito. TI... Qualche diletto è lecito. NO... dunque qualche diletto non è peccato, FE... Nissun lecito è peccato, RL.. Qualche diletto è lecito, O... dunque qualche diletto non è peccato... Sia un sillogismo in Darapti: dovrà ridursi a Darii convertendo accidentalmente la minore, — perché occorre la lettera P alla fine della seconda sillaba di Darapti. È DA... Ogni angelo è spirito, thir RAP... Ogni angelo è creatura, 3 i * >. TI... dunque qualche creatura è spirito, DA... Ogni angelo è spirito, Li w u — 173 — RI... Qualche creatura è angelo, I. dunque qualche creatura è spirito. Finalmente se il sillogismo sia in BAMALIP si ridurrà in Barbara; ma la maggiore proposi- zione di esso dovrà esser mossa dal suo luogo, ossia trasportata nel luogo della minore a cagione della consonante M, che occorre nella prima sil- laba 44m; e la conclusione dovrà convertirsi ac- cidentalmente a cagione della lettera P, che si incontra in fine dell'ultima sillaba lip. BAM... Ogni virtù ‘è una buona qualità . A... Ogni buona qualità è desiderabile, LIP... dunque la virtù è un che desiderabile, BAR... Ogni buona qualità è desiderabile, BA... Ogni virtù è una buona qualità, RA... dunque ogni virtù è desiderabile. Per simile ragione possono gli altri modi esser ridotti di imperfetti perfetti, eccettuati solamente due, cioè Baroco e Bocardo, che si riducono so- lamente ad incommodum o ad impossibile. Primieramente Baroco non può ridursi diret- tamente alla prima figura. Se convertasi invero la maggiore di esso per accidens, come può so- lamente convertirsi, ambedue le sue premesse sa- ranno particolari contro la regola seconda della prima figura. Resta quindi, che ambedue questi modi si ri- ducano ad impossibile, cioè che l'avversario 0 p. I alinea — 1744 — confessi legittima la loro conclusione ammesse le premesse, 0 conceda che una cosa è, e non è al tempo stesso, contro il principio notissimo, che è impossibile essere, e non essere al tempo stesso, Per operar poi riduzione siffatta. deve pren- dersi la proposizione contradicente alla conelu- sione, che l'avversario consentite le premesse negò: l'avversario sarà tenuto a conceder questa contradicente, altrimenti confesserebbe, che due cose contradittorie son false ad un tempo: lo che è assurdo. i Questa proposizione contradicente deve poi di- venire la minore, conservata la stessa maggiore. in daroco; ma deve divenir maggiore conser- % vata la stessa ,in0re nel modo bocardo, per formare il sillogismo in 24xbare secondo questi È versi. Servat majorem, mutatque BocarDo minoveni. "Frà Majorem mutat retinetque BocARDO minorem, x; Esempio. r BAR... Ogni virtù è prudente. 0C... Qualche zelo non è prudente, { 0... dunque qualche zelo non è virtù, 53 Se uno, ammesse le premesse, nega la conelu- sione, deve prendersi la contradittoria di tal con- elusione, ossia ogni zelo è virtù, che diverrà la minore del sillogismo dardara, ritenuta la mag: giore del sillogismo riportato sopra in daroco, in questa guisa. BAR... Ogni virtù è prudente, BA... Ogni zelo è virtù, RA... dunque ogni zelo è prudente, L’avversario non potrà negare quest’ ultima conclusione, accettate le premesse: e tuttavia nel sillogismo anteriore avendo concesso che qualche selo non è prudente, o è tenuto ad ammettere due contradittorie o ad acconsentire alla conclu- sione negata. Sia poi un sillogismo in Bocarbo. BOC... Una certa ira non è peccato. AR... Ogni ira è un affetto dell'anima, DO... qualche affetto dell'anima dunque non è peccato, Se alcuno, ammesse le premesse, nega la con- clusione, si dovrà prendere la contradittoria di essa, cioè ogni affetto dell'animo è peccato, è farne la maggiore, ritenendo la minore istessa: e allora la conclusione sarà dedotta nel modo bar- bara, che contradirà alla maggiore concessa, in questa guisa. BAR... Ogni affetto dell'anima è peccato. BA... Ogni ira è affetto dell'anima, RA... dunque ogni ira è peccato. Questa maniera di riduzione, eome fu avver- tito, si applicava unicamente ai sillogismi sem- — 176 — plici: ma per esser sicuri del valore di qualun- que altro sillogismo richiamavano, come legge sicura da considerare quella, che dice, che la conclusione deve esser contenuta in una delle premesse, e ciò dover essere indicato da un'al- tra, In ogni sillogismo invero vi è una proposi- zione nella quale è contenuta la comelusione; e perciò vien denominata continens; € perchè si dimostri che essa contiene la conclusione le si deve applicare una proposizione, che per ciò de- nominasi applicata, o indicativa. Nei sillogismi affermativi non monta il dire che sia continente o applicata la maggiore o la minore, perchè ambedne contengono in qualche modo la conclusione; ambedue ancora dimostrano che quella è contenuta nell’altra, giacchè la mag- gior proposizione più universale si prende: più spesso per la contenente, e la minore per lap- plicata. Nei Sillogismi negativi però la premessa née- gativa è sempre la proposizione contenente, è l’affermativa è l’applicata ; perocchè sendo la conclusione negativa, è più giusto il dire che sia” contenuta nella premessa negativa, che nell’affer- mativa. Dubitando alcuno, se il sillogismo seguente concluda rettamente o non, potrà rilevarlo col- l’uso della regola esposta. Es. LE a CEE. o PEER — 177 — La legge divina comanda di obbedire ai ma- gistrati civili. Ma i Generali non sono magistrati civili, dunque la legge divina non comanda di ab- bedire ai Generali, Secondo il principio stabilito è chiaro che il sillogismo accennato conclude male, perocchè nis- suna delle due premesse contiene la conclusione, La maggiore infatti dice esser comandato di ob- bedive ì magistrati civili, ma la minore esclude l’ossequio dovuto alle altre persone costituite in qualche dignità, o ecclesiastica, 0 militare. Per» lochè mentre la proposizione minore dimostra che i Generali non son compresi fra i magistrati ci- vili, non può inferirne che la legge divina non comanda di obbedire ai Generali ; giacchè quella conclusione richiederebbe una maggiore esclusiva con cui si dicesse, che la legge divina comanda di obbedire ai soli magistrati civili e non ad altri. Per lo stesso principio però è manifesto esser legittimo il sillogismo seguente: perchè la mag- giore contiene la conclusione, come la minore lo dimostra ad evidenza. La legge divina comanda che si onovino è re. Ma Lodovico XIV è re, La legge divina dunque comanda che Lodo- vico XIV sta onorato, 12 — 178— La conclusione di questo sillogismo invero è complessa. La prima parte, cioè la legge divina comanda, è una proposizione incidente che si riporta all’ affermativa, sendone il significato. Lodovico è da onorare, come comanda la legge divina. La minore poi indica che essa è contenuta nella maggiore, la quale parimente è complessa. Così dunque deve esprimersi il sillogismo, che è della prima figura, nel modo Bardara, giacchè la minore di esso, che è singolare, equivale ad una. universale. I re, son da onovare come ta legge divina comanda. Ma Lodovico XIV è re, dunque Lodovico XIV deve onorarsi come ta legge divina comanda. 3 Per la ragione istessa, il sillogismo seguente fa prova che la conclusione è contenuta nella | maggiore, e che la minore lo rende manifesto. Ciò che non ha parti non può perire per ‘risoluzione delle parti, Ma la mente umana non ha parti dunque la mente umana non può perive per risoluzione delle parti. Questo sillogismo conchiude bene. Ma chi ado- pera questo e simili sillogismi per dimostrare, che dai negativi puramente si può ben conelu- — 199 — dere, non avverte abbastanza che la minore di siffatti sillogismi, negativa nelle parole, è a/fier- mativa nel significato. Costando infatti, che il sillogismo addotto è nella prima figura, è necessario che il medio di esso sia subietto della proposizione maggiore, ed attributo della minore. Subietto invero della mag- giore è ciò che non ha parti; laonde contutto- chè la minore dica solamente, ma la mente del- luomo non ha parti, proposizione che ha l’aria significato, inquantochè vale, ma la mente del- luomo è cosa che non ha parti, la quale pro- posizione è affermativa, sebbene il suo attributo contenga una proposizione incidente negativa, cioè che non ha parti. In sillogismi siffatti, purchè sieno legittimi, è chiaro che la conclusione è giusta ed è sempre contenuta in una delle premesse, e nell'altra è dichiarata. SYLLOGISMUS complenus, cioè quello del quale è complessa la conclusione. In tal sillogismo una parte solamente del subietto o della conclusione si congiunge col medio in una delle premesse: l’altra parte si associa col medio stesso nell’'al- tra premessa; per es. Il denaro è cosa inanimata, di essere negativa, pure è affermativa nel suo. n FR e Ma molti uomini servono al denaro, motti uomini dunque servono a cosa inanimata. Dal che risulta chiaro che l'attributo della conclusione: servono 4 cosa inanimata, si divide così nelle premesse, che una parte di quello, cioè cosa inanimata è posta nella maggiore, mentre l’altra, servono, si trova nella minore. SYLLOGISMUS conjunctivus è quello la cui maggiore è una proposizione congiuntiva, 0° composta, e abbraccia la conclusione /utta quanta esso è 0 condizionale, o copulativo 0 disgiuntivo. SYLLOGISMUS conditionalis è quello la eui pro- posizione maggiore è condizionale, cioè ha due parti connesse per mezzo della condizionale se, e contiene in sè tutta la conclusione. Se l'avaro desidera molte cose ha bisogno di molte. Ma l'avaro ne desidera molte, dunque ha bisogno di molte. Nel qual sillogismo l’intiera conclusione è con- tenuta nella maggiore, che ha due parti, cioè l'antecedente, ! avaro desidera molte cose, ela conseguente, cioè ha bisogno di molte. La figura di sillogismi siffatti è duplice: La prima, quando l’antecedente della proposi- zione maggiore si afferma nella minore, acciocchè il conseguente di essa venga affermato nella con- clusione, — 181 — L'esempio addotto sopra basta per chiarire. La seconda, allorchè si toglie il conseguente per togliere l’antecedente, secondo la regola swu- blato consequente, tollitur et antecedens; 0, fal-' sum consequens, ergo el antecedens, La conclusione di siffatti sillogismi può esser viziosa in due modi. 1.0 Quando dal conseguente si inferisce l’an- tecedente. Es. Se è ricchi nulla desiderano son felici. Ma è ricchi sono felici, dunque nulla desiderano. 2.0 Quando dalla negazione dell’antecedente si inferisce la negazione del conseguente. > Es. Se Tizio è ladro è malvagio. Ma non è ladro, dunque non è malvagio, La conclusione non è dedotta con giustezza, per- chè Tizio ancorchè non sia ladro può esser malva- gio: la maggiore invero non è esclusiva, nè dice che Tizio sarebbe malvagio solamente se fosse ladro. SrLLOGISMUS copulativus è quello la cui mag- giore è una copulativa negativa, della quale si prende una parte nella minore per prender l’al- tra nella conclusione. Es. Non si può servire a Dio e ul denaro, Ma l'avavo serve al denaro, non può dunque servire a Dio, — 182 — 7 SYLLOGISMUS disjunctivus dicesi quello la eni maggiore è una proposizione disgiuntiva. È vi- zioso tutte le volte che la divisione non è accu- rata, e fra i membri della disgiuntiva si può frammettere un che medio. Es. 0 dobbiamo obbedire al principe che co- manda l'ingiusto, 0 ribellarci. Ma ribellarci a lui non possiamo, dunque dobbiamo obbedirgli, se comanda l'ingiusto. SyLLOGISMUS empositorius, così detto perchè — espone la cosa quasi dinanzi agli occhi, è quello il cui termine medio è un singolare. a Es. Pietro è uomo; Pietro è animale, dunque qualche animale è vomo. È SyLLOGISMUS categoricus 0 simple è quello. 3 costituito da proposizioni semplici. SrLLoersmus alsolutus è quello che consta di proposizioni assolute. & Sa SyLLoeIsmus modalis è quello che consta di De: una o più proposizioni modali. Per es. È impos- | sibile che un uomo sia una pietra: ma Plato è uomo; è dunque impossibile che sia una pie- tra. Vedi Enuntiatio. Sr, SyLLoGISsMUs demonstrativus è quello che. dir) sta della materia necessaria, e genera, scienza e certezza. — 185 — SyLLOGISMUS /opicus 0 dialecticus è quello che consta di materia probabile, e genera l'opinione. Es. Ogni madre ama i figli: questa donna è madre, dunque ama i figli. SyrLLocismus psevdographus o sophisticus è il sofisma. Symbola. Vedi Elementa vu/garia. Syncategorematicus dicesi quel ter- mine che di per sè non è significante, ma sola- mente consignificante; valè a dire la cui signi- ficazione dipende dal consorzio di altro termine, in guisa, che senz’esso non è sufficente, nè per subietto né per predicato. Tali sono i nomi ag- gettivi, che non si posson predicare se non di qualche sostantivo espresso o sottinteso. Vedi Infinitum e Categorematicus. DL Tactus quantitatis è quello pel quale una cosa sì congiunge con un’altra in guisa che le parti aderiscano fra loro, Questa qualità di tatto è di corpo a corpo. Tacrus virzutis è quello pel quale una cosa opera su un’altra. L'anima per es. sul corpo. Talitas ei è lo stesso che una tal qualità deteminata di essa. Pe CAR Temperamentum è una misurata e modificata medianità o proporzione della qualità conveniente alla natura del misto. TEMPERAMENTUM 4d pondus o uniforme, è il i temperamento del corpo contenente i primi ele- 3 menti, aria, terra ecc. in grado uguale per es. Ber. come quattro. icA, TEMPERAMENTUM ad justitiam 0 difforme, è quello che contiene i primi elementi nel grado | vii dovuto alla specie determinata di un corpo, ciò che spesso fa che predomini ora }'uno, ora V'al- tro elemento. dei TEMPERAMENTUM simpler è quello in cui do- | mina una soltanto delle qualità prime. = TEMPERAMENTUM compositum è quello in cui due delle prime qualità eccedono. È di quattro specie. Sanguigno o aereo quello in cui eccede S il calore e l'umido: collerico 0 igneo quello in cui eccede il calore e il secco: F/emmatico 0 lin: fatico in cui eccede il freddo e l’umido: metan- conico 0 terreo in cui eccede il freddo e la siccità. | Tempus è il numero del moto, quanto al prima e al dopo. Si definisce ancora la durata del moto celeste in quanto si prende per misura degli altri movimenti. La Tempus imaginarum è lo spazio, che immagi- niamo trascorrere dall’ eternità al principio del || moto. i le Te9 — 185 — Terminare Vedi Suppositare. Terminative. lw/ Subjectum. Terminorum descensus et ascensus. Vedi Descensus. Terminus uctionis è ciò che si compie coll’azione medesima. TerMINUS actionis formalis è ciò che pro- priamente ed immediatamente si fa coll’azione. TeERMINUS denominationis è ciò che prende una nuova denominazione per l’azione. Così per es. rispetto alla causa motrice il moto causato è lerminus aclionis formalis: mentre il corpo mosso è lerminus denominationis, TERMINUS « quo è quello onde comincia il moto, come la privazione, d'onde la gyenera- zione, TERMINUS «d quem è ciò che il moto finisce, come la forma nella quale termina la generazione. TeRrMINUS vei. Vedi Subsistentia. TERMINI pertinentes son due termini, che fra loro ripugnano, come bianco e nero, o di cui l’uno porta in se l’altro, come uomo ammiratore, TERMINI ènpertinentes sono due termini che starmo fra loro senza ripugnanza, ma non si ri- chiamano per conseguenza diretta. Come il bianco e il giusto, TERMINUS intrinsecus unionis è quell’estremo nel composto, nel quale non si riceve l’unione, E 1900 che pei peripatetici era una entità distinta dagli estremi, nè da esso si trae o si sostenta. Così la forma del composto è il terminus intrinsecus dell'unione della materia colla forma; la quale unione si riceve nella materia, ossia le aderisce, ed è sostenuta da questa, e non aderisce nè è sostentata dalla forma. Vedi Eductio. TERMINUS enuntiationis è ciò, in che l’enun- ziazione si risolve, come in estremo: qual sono il predicato e il subietto. TERMINUS categorematicus. Vedi Catego- rematicus. TERMINUS velationis è il fondamento istesso della relazione. Vedi Relatio. TERMINUS appellatum. Vedi Appellare. TERMINUS appellans, Vedi Appellare, TERMINUS. connotativus. Vedi Connota- tive. TERMINUS absolutus. Vedi Absolute. TeRMINUS adiacens. Vedi Adiacens /er- minus, TerMINUS a quo. Vedi A quo. Terminus qui. Vedi Un quo. Terminus quo. Vedi Ur quod. TERMINUS primae intentionis. Vedi Inten- tio prina, TERMINUS secundae intentionis, Vedi In- tenti secunda. — 187 — TeRMINUS adiecticus. Vedi Adiacens ter- minus. TERMINUS secundum quantitatem, 0 quanti- tatîs è come il punto della linea. Terminus secundum essentiam rei è come l ul- tima differenza a cui finisce l'essenza della specie. ‘To xè, ha lo stesso valore, e fa lo stesso nf- ficio della particella Ly e dell'articolo 77. _ Totaliter. Vedi Adaequate. Totum per se è quel che consta di parti ordinate a costituirne l'essenza. Torum per accidens, o accidentale, è ciò che consta di più enti in atto o completi, per es. un mucchio di pietre. Torum essentiale è ciò che risulta da parti costituenti fisicamente o metafisicamente la sua quiddità. Per es. L'uomo, che consta fisicamente di corpo e di anima, e metafisicamente di ani male è razionale, Torum plysicum è ciò che è costituito di ma- — teria e forma sostanziale, ordinate od unite na- ‘turalmente fra loro. Torum metaphysicum è ciò che si intende co- stare di parti metafisiche, cioè del genere e della differenza. i Torum Romogeneum 0 similare è quello, le cui parti hanno col tutto una ragione, ed un ap- pellativo medesimo. — 188 — TOTUM heterogeneum 0 dissimilare, quel che ha parti diverse di nome e di natura diyersa dal tutto. Torum potentiale è quel che si divide in par- tes virtutis, ed è tale ogni ente dotato di più potenze o virtù; come l’anima umana. Questo lotum sì trova in tutte quante le parti nella sna in- tiera essenza, ma non però quanto all’ intima virtù. Torum integrale è ciò che ha le parti perti- nenti all’integrità della cosa. Torum perfectibile. È detto così il genere perchè della cosa esprime il materiale e il più comune. TOTUM perfectivum vien denominata la di/fe- renza, la quale esprime il formale della cosa. ToruM perfectum è detta la specie, perchè esprime il materiale e il formale della cosa. # Transcendentale dicesi talora ciò che si identifica coll’essenza di qualche cosa. Trascendentalis fu detto ciascun di quei termini o proprietà convenienti a tutte le cose di qualsivoglia genere. Gli antichi ne nove- ravano sei: és, Zns, Verum, Bonum, Aliquid, Unumy che son indicati per le loro iniziali nella barbara voce Reubau, imperocchè nulla può tro- varsi in natura, a cui questi termini non con- vengano, — /n/ranscendentes son quei termini e proprietà che convengono alle cose di un certo — 189 — genere o specie, ma non ad altre. Come uomo, pietra e simili. Trascendentaliter. Vedi Praedi- camentaliter. Transcendere alcune cose vale essere comune ad esse tutte, od anco essere identificato coll’essenza loro, Vedi Transcendentale, O Ubi, Ubitas, Ubicatio Praesentia, son ciò per cui la cosa vien determinata ad essere in un dato luogo: così aver due udicationes val quanto essere in due luoghi. Ubi ciremmseriplivus è la circoscrizione del corpo proveniente dalla circoscrizione di luogo. Uni definitivum è il modo secondo cui la cosa è talmente in un dato luogo o spazio, da essere tutta nel tutto e in qualsivoglia parte di esso, non però fuori, quale è l’ubi degli angeli. UBI praedicamentum è V’accidente secondo cui la cosa dicesi essere in un dato luogo, o in una certa parte di spazio. Vedi Praedicamenta. UBI non est totum et pars, aut totum sumi» tur aut nihil. Vale a dire, di ciò che per na- tira è semplice e manca di parti, come l’anima, non può verificarsi il caso di prenderne una parte, restando l’altra intatta 4 parle rei, imperocchè — 190 — siffatta pluralità di parti non sussiste. È detto a parte rei, perchè mentalmente si può distin- guere anco nelle cose semplicissime. Vei DI STINCTIO ralionis, Ubicatus val quanto esistente in un dato luogo. Ultimum della potenza, è quel che la virtù o qualità di una potenza può in grado ultimo, o supremo. | Uniformiter: dicesi che una causa opera così dentro la sfera propria, perchè per la sfera tutta quanta produce l'etfetto di ragion mede- sima. Difformiter perchè giusta le distanze e di- sposizioni degli obietti opera inegualmente. Il sole, per es., per la sua sfera produce il calore uniformiler; a cagione però della sua distanza, o della disposizione degli obietti la sua luce ere- sce 0 scema. ; Unio spesso vien denominata dall’ effetto che producono le parti unite, come l’unzo essentialis, per la quale si uniscono le parti della cosa co- stituenti l'essenza. UnIo accidentalis è quella per la quale l’ac- cidente si unisce alla sostanza. UnIo continuativa è quella per la quale le parti di una sostanza si uniscono in guisa da rimanere copulate per vincolo naturale. Tale è l'unione delle parti del legno. ie — 191 — Uxro informativa è V unione della forma colla materia. UxIo unionis è un modo ammesso come pos- sibile da certuni, avente per oftizio di unire l'unione delle parti colle loro parti. Parimente ubicatio vbicationis è l'ubicazione dell’ ubica- zione. L' Actio actionis è l'azione la quale fa sì che l’azione esca fuor dalla causa. L Unzio unio- nis, Ubicatio ubicationis, Actio aclionis però diconsi, anco, re/flewae, perchè cadono sopra un’al- tra unione, ubicazione ete. Unitas è l’indivisione della cosa in se, e la divisione da ogni altra; e dicesi unitas (ran- scendentalis, perchè si identifica con 1’ ente. UnitAas numerica è l’unità di misura, ossia l'uno in quanto è principio del numero e della moltitudine. Wymras per se è quella che nasce da una essenza o natura, tanto sia semplice che composta, come l’unità della natura divina, o dell’ uomo. Uxrtas per accidens è quella che nasce da diverse nature o complete, o di ordine, o predi- camento diverso; come omo bianco, mucchio di pietre, che hanno unità accidentalmente. Uxrras materialis o individuale è l'entità di ciascun individuo, in quanto esprime incomuni- cabilità e indivisione in più inferiori: qual l'unità di Platone, i at dd — 192 — UvnITAS formalis o essentialis è l'unità della specie in quanto si distingue da ogni altra spe- cie; o è l’unità del genere in quanto sì di- stingue da ogni altro genere. Così Pietro per unità individuale si distingue da lutto quello che Egli non è; è per unità essenziale e for male da tutto ciò che non è animale, e che non è razionale. Unrras simplicitatis è l'unità di un ente in- divisibile in 4/0 ed in potenza. UnITAS compositionis si ha quando un che è uno numerice; ma è composto di parti distinte, come l’uomo. Unrras uninersalis 0 ralionis, praecisionis, e formalis intentionalis è quella, per la quale colla mente, di più individui si fa una specie sola, o di più specie un genere solo. Così più uomini diventano un che solo nell’idea astratta 070, e nell’idea di animale più specie di animati ad» divengono un genere solo. UnITAS solitudinis è lo stesso che l’ umieità in una data natura. In questo senso Dio si dice vo. Unrras indivisionis, individualis, transcen- dentalis conveniente a tutti, consiste in questo, che cioè una cosa non sia molti enti, ma una sola distinta da tutte le altre, che non son con essa. Quest’ unità dicesi pure maserialis. Me Unrras quantitat-va nasce dall’ unione delle parti, così che, quando esse si uniscono, formano più unità, o un numero quantitativo, Unitio è l’azione propria dell’unione nelle parti unite, considerando l’ unione come modo di- stinto dalle parti, secondo gli antichi. Universale è ciò, che, essendo uno, si estende a molte cose. UNIVERSALE an/e remp sono gli archetipi eter- ni in Dio. E meglio direbbesi, supra rem. UNIVERSALE dn ve 0 « parte rei, è l'essenza delle cose, moltiplicata negli individui. UNIVERSALE post rem è il concetto della nostra mente che nnifica le ragioni essenziali o quiddi- tative, e le predica dei siugoli individui. UNIVERSALE in obbligando è ciò che è uno, ed obbliga molti. Come la legge. UNIVERSALE in causando, ciò che è uno, e ca- giona molte cose. | : UNIVERSALE in significindo e repraesentando è quel che, sendo uno, molte cose rappresenta © significa. Come il vocabolo omo. UNIVERSALE in essendo e praedicando è ciò che è uno, e adatto ad essere in molti, è predi- carsi di molti. i UNIVERSALE physicum è la natura reale esi- stente nei singolari. Come la natura mmnana di Pietro, 13 LIGUE UNIVERSALE metaphysicum è la natura reale considerata nello stato di solitudine, cioè non considerate le condizioni individuanti; come ad es. la natura umana considerata senza la pe- treità, la giovannità, e simili. UNIVERSALE /ogicum è un che acconcio ad essere inerente a molte cose, e predicarsi di molti per una ragione del tutto medesima. Per es. la sostanza rispetto allo spirito e al corpo. UNIVERSALE incomplevum è un che semplice esprimente ordine a molte cose; come la #ér/2 rispetto alla giustizia e alla prudenza. UNIVERSALE complerum è una proposizione generale da cui più particolari posson dedursene, Es. Ogni tutto è maggiore della sua parte, Universaliter. Vedi Distributive. Univoca son le cose alle quali convengono ì predicati medesimi nel senso medesimo. Al leone e alla pecora conviene per esempio l’animale. Aequiroca son quelle, ad una delle quali conviene un qualche predicato in un senso, ad un'altra in un altro. Come Gallo gallinaceo e Gallo uomo. Analoga son quelle ad una di cui un predicato conviene propriamente, ad un'altra impropria- mente come omo vivo, e vomo dipinto, Que- ste diconsi anche analogata, onde l'assioma ana- logum per se sumptum stat pro famosiori ana- logato, cioè pel significato più proprio, quando — 1955 — non vi si fanno giunte. - Diconsi univoca, aeqii- roca, analoga Physice se l’univocazione, l’equi- vocazione, l'analogia son relative a predicati spe- cifici; Pietro e Paolo sono due vocaboli univoca physice, perchè son wnivoca in ragione della umanità, che è la specie. Mesaphysice, se rela- tive a predicati generici: il levne e il cavallo sono univoca metaphysice, cioè nella ragion d’ani- male, che è il loro genere. Logice quando si pren- dono astrattamente, ‘prescindendo dall’ univoca- zione fisica o metafisica. Vedi Aequivoca, Analoga, Causa. Ut sic significa che la cosa di cui si parla è considerata in genere, non in ispecie e nell’in- dividuo. L'animale ut sic è l’animale genere, preso indefinitamente. Significa anco come tale, ò inquanto tale, Ur quo. Vedi Ut quo. * Ur quod. Vedi Ur Quod. AVA | è, . Vacuum, preso in senso lato, è lo spazio che non ha corpo, ne è adatto ad esser; ripigno da questo. Tale è lo spazio immaginario quello al di sopra dei cieli. Dicesi pure vacuum lo spazio in eni non vi è corpo percettibile col tatto. ale 1°; uti VACUUM in senso proprio è il luogo mancante di qualsiasi corpo, e adatto ad esser riempito da alcuno di essi. Vacuum coacervatum è il vuoto sensibile e no- tabile. VACUUM disseminatum è il vacuo consistente di molti piccoli spazii insensibili. Vage è lo stesso che indeterminate. Vedi Individuum. Velleitas secondo alcuni sì denominava la volontà incompleta, ossia la volontà dell’ impos- sibile, di ciò vale a dire che alcuno vorrebbe essendo possibile. Veracitas. Vedi VERITAS MORALIS. Verificativum dicesi dell’atto dell’intel- letto giudicante è l’obietto, che, posto l'atto si rende vero, mentre, non posto l'atto, è falso. Per es. il verificativo del giudizio, la luce esiste, è l’esistenza stessa della luce. Veritas è la corrispondenza fra la cosa e l'intelletto. VerItas formalis consiste nella conformità dell'atto coll’obietto. Es. Dio esiste: la verità formale di quest’atto Lporta che Dio esista veramente. Veritas radicalis è la necessità che l’obietto sia quale si enunzia. — 197 — Verrtas vepraesentationis, è la conformità dell'approvazione dell'intelletto coll'obietto rap- presentato. VerInas sententiae è la conformità del giudi- cio dell'intelletto colla cosa giudicata, | Verrras naturae, Appartiene alla verità di natura di qualche cosa, ciò che fa parte della sua costituzione. DI — Verrras moralis 0 veracitas, è una virtù, colla quale uno con parole, fatti, e segni esterni sì addimostra tale quale è in se. Vertras transcendentalis. Vedì' Transcen- dentalis. È Veritas cognitionis. Si intende per essa la conformità dell’ intelletto conoscente, ovverosia della cognizione istessa coll’ obietto conosciuto quanto è in se. Veritatis. uesermnae propositiones. Vedi Aeternae verilalis propositionis. Ut secundum esse unumquodijue se habet, ila etiam secundum veritatem: Vedi Cognito. | Viale è ciò che è via o disposizione ad una ‘cosa, 0 ne è cagione: per il che intendiamo ciò che è. Vialiter. Vedi Formaliter. Virtualiter. Vedi Formaliter. Wirtus in genere è perfezione e forza per rettamente operare qualche cosa. dii ae ini dì " ast LI h uè. = | vi rs esatti. dei — 198 — Virtus dicesi essere isposilio perfeeti ad optinn, perchè è disposizione che compie la potenza ad emettere un atto buono; e perciò, quando dicesi ad optimum, per optimum non s'intende già l’obietto ma l’atto perfetto che la potenza disposta dalla virtù può emettere, e che può essere denominato un che ottimo; perchè l’atto procedente dall’abito è migliore dell'abito solo. Vita in substantiis puramente immateriali è la stessa sostanza semplice e spirituale, in quanto opera in sè intrinsecamente, ossia in- tende e vuole. 4 Vrra in animanti è l'unione dell'anima col corpo. Vrra substantialis è il principio, con cui una cosa opera in sè immanentemente ed intrinse- camente. Vira accidentalis o secunda è Il operazione intrinseca dell'anima, o della sostanza intèl- lettiva. Vitales cus son quegli atti del vivente, immanenti, e, per virtù propria eliciti dal vi- vente istesso, come gli atti dell’ intendere, vo- lere, vedere ecc. I moti locali ad es. perchè n0% immanenti non son vitali, e in genere missun movimento dei corpi inanimati fatti per ottenere o conservare il loro stato connaturale, a eni sono 199: estrinsecamente determinati. Laonde gli atti vi- tali diconsi pure ac/us ab intrinseco e in in tninsecum, cioè debbon provenire dal vivente istesso, ed essere immanenti. Voluntarium virtuale, è quello incluso in qualche atto precedente, e da cui consegue. VoLuxraRIUM formale, è l'atto che procede per azione propria dalla volontà, Voluntas deneplaciti dicono i Teologi l'atto interiore della volontà di Dio. Tal volontà in Dio sussiste formaliter. Voluntas signi è la volontà di Dio im- propriamente detta: ossia è il segno esterno con cui indica voler alcun che. FINE.
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