Olio su tela, cm. 59x73,5 + cornice 9 cm., n. inv. 239, lascito M. Bosi
Ritenuto già, dal donatore, di Angelo Maria Crivelli,
detto il Crivellone, così come da A. Corbara nella scheda per la Soprintendenza
(1951, n. 182). A. Archi, invece, esclude sia il Crivellone che il
Cerreti.
G.Bargellesi, nella sua fondamentale ricostruzione della fisionomia del pittore, riconosce in questo quadro uno dei capolavori della sua produzione (1961, p. 156).
Pressoché contemporaneamente G. De Logu perviene alla stessa
conclusione (1962, p. 176).
Da allora la fortuna critica del dipinto è stata notevolissima, come numerose le presenze alle mostre sulla Natura Morta, a partire da quella, ormai mitica, di Napoli del 1964.
L’essenzialità della composizione è tutt’uno con la luce, che marca e rivela la sporta e la figura, che si direbbe “umana”, del cane, indagata con una raffinatezza di materia cromatica degna di un grande pittore.
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