Monday, June 4, 2012
"Let us take the road": "Il Rinaldo" di Handel-Rossi
Speranza
Rinaldo: dramma per musica in tre atti su libretto di Giacomo Rossi
Prima esecuzione: Londra, Teatro del Mercato di Fieno, 24 Febbraio 1711
LA TRAMA
Al tempo delle Crociate, Goffredo di Buglione, a capo della spedizione cristiana in Terra Santa contro i Saraceni, per ottenere l’aiuto del giovane Rinaldo, valoroso cavaliere Templare, gli promette in sposa la bella figlia Almirena, quando Gerusalemme verrà conquistata.
I Cristiani, capeggiati da Rinaldo, occupano la Palestina e assediano il suo re pagano, Argante, a Gerusalemme.
La maga Armida, amante di Argante, riesce coi suoi sortilegi ad imprigionare nel suo castello incantato l'innocente Almirena e quindi ad attirare anche Rinaldo, del quale si invaghisce, tentando invano di sedurlo con l’inganno trasformandosi in Almirena.
La vicenda si complica quando a sua volta Argante si innamora di Almirena, che lo respinge sdegnata.
Dopo innumerevoli difficoltà, Armida che tenta di uccidere Almirena, che viene salvata da Rinaldo, che tenta di uccidere a sua volta Armida, ma che viene salvata dalle Furie, i due giovani finalmente vengono liberati da Goffredo.
Rinaldo col suo esercito espugna Gerusalemme, cattura Argante e Armida, convertendoli al cristianesimo (nella seconda versione musicata da Handel i due scenderanno su un carro all'inferno) e infine sposa Almirena.
ATTO PRIMO
SCENA I
Città di Gerusalemme assediata, con porta in prospettiva, da cui escono soldati alla battaglia.
Da un canto si vede le tende della armata Cristiana.
Goffredo, circondato da Almirena, Rinaldo, ed Eustarzio, e dalle guardie.
(recitativo)
GOFFREDO
Delle nostre fatiche
Siam prossimi alla meta, o gran Rinaldo!
Là in quel campo di palme
Omai solo ne resta
Coglier l'estrema messe,
E già da' lidi eoi
Spunta più chiaro il sole,
Per illustrar co' rai d'eterna glor ia
L'ultima di Sion nostra vittoria.
(aria)
Sovra balze scoscesi e pungenti
Il suo tempio la gloria sol ha.
Né fra gioie, piaceri e contenti
I bei voti ad apprender si va.
Sovra balze scoscesi e pungenti, ecc.
(recitativo)
RINALDO
Signor, già dal tuo senno,
E dal valor di questo braccio armato,
Piange l'Asia rubelle
Nell'estrema agonia l'ultimo fato;
Onde al suono ammirando
Del glorioso tuo nome
Caderan quelle mura oppresse e dome.
Ciò, che solo mi resta, o prence invitto,
É cogli alti imenei
Della bella Almirena
Giunger a questo cor più lieta sorte;
Ch'unita la virtù, sempre è più forte.
GOFFREDO
Chi non cura 'l nemico,
I precipizi affretta, o forte eroe!
Sul sentier della gloria
Tu non devi arrestar in piè nel corso;
Vinta Sion, prendi da me la fede,
Almirena ti fia bella mercede.
ALMIRENA
Rinaldo, amato sposo, eh! Ti sovenga,
Ch'ogni ritardo è inciampo
Nella bella carriera
Della gloria guarriera.
Va, pugna ardito in campo,
Sì, che Sion scuota quel giogo indegno;
Che la face d'amore
Spesso gela nel sen marziale ardore.
(Aria)
Combatti da forte, che fermo il mio sen
Piacer ti prepara, contenti d'ognor.
Con face di gloria bell'iri seren
Adesso risplenda nell'alto tuo cor.
Combatti da forte, che fermo il mio sen, ecc.
(Parte.)
(Recitativo)
EUSTAZIO
Questi saggi consigli
Accogli nel tuo sen, prode guerriero!
RINALDO
Quanto possente sei, bendato arciero!
(Aria)
Ogni indugio d'un amante
È una pena acerba e ria.
Il timore sempre lo sferza,
La speranza seco scherza,
Or lo prova l'alma mia.
Ogni indugio d'un amante, ecc.
(Parte.)
SCENA II
S'ode suonar una tromba, che precede un Araldo spedito dalla città, e che viene accompagnato da due
guardie sin alla presenza di Goffredo.
(Recitativo)
ARALDO
Signor, che delle stelle
Emuli i pregi, a te salute invia
L'eccelso mio monarca; e da te chiede
In un libero varco
Esporti i sensi suoi, con franca fede.
GOFFREDO
Venga il tuo re a suo grado,
Ch'in di lui sicurtà l'onore impegno.
EUSTAZIO
Quivi lo spinge alta cagion di regno.
(Aria)
Sulla ruota di fortuna
Va girando la speranza.
Ma se un cor virtute aduna,
Gl'è sol base la costanza.
Sulla ruota di fortuna, ecc.
SCENA III
Argante esce dalla città in un carro trionfale tirato da cavalli, e seguitato da un gran numero di guardie
a piedi, e gente a cavallo, e discendendo con un corteggio solenne s'accosta alla persona di Goffredo, che
si muove per incontrarlo.
(Aria)
ARGANTE
Sibillar gli angui d'Aletto,
E latrar vorace Scilla,
Parmi udir d'intorno a me.
Rio velen mi serpe in petto,
Né ancor languida favilla
Di timor, pena mi diè.
Sibillar gli angui d'Aletto, ecc.
(Recitativo)
Goffredo, se t'arrise
Sin qui fortuna, ella inconstante sempre
Può ben cangiar sue tempre;
E se saggio tu sei,
Ascolta i detti miei.
Per ristorar in parte
I scambievoli oltraggi,
Chiedo, che si sospenda
Sol per tre giorni 'l marzial furore;
Tanto devi a tuo prò, tanto al mio onore.
GOFFREDO
Chi su base del giusto
Appoggia l'alte imprese,
Non teme della sorte i crudi eventi.
Tu con superbi accenti
Grazie richiedi, e pur ti fian concesse,
Che d'un'anima grande
Leggerai con rossor i pregi in esse.
[aria]
No, no, che quest'alma
Scontenti non dà,
Con placida calma
Giovare sol sa.
Ch'e grande il diletto
D'un nobile petto,
Ch'a gloria sen va.
No, no, che quest'alma, ecc.
(Va via con gli altri.)
SCENA IV
Argante solo
[recitativo]
ARGANTE
Infra dubbi di Marte
Resta sospeso il cuore;
Ma più vaneggia oppresso
Ne' pensieri d'Armida,
Ch'amante in un e mia compagna fida,
De' marziali eventi
Nelle ziffre del fato
Corse a spiar gl'arcani,
Per render de' nemici i moti vani.
[aria]
Vieni o cara, a consolarmi
Con un sguardo tuo seren!
Il tuo volto può bearmi,
E scacciar il duol dal sen.
Vieni o cara, a consolarmi, ecc
SCENA V
Armida in aria, che canta sedendo sopra un carro tirato da due dragoni, i quali gettano dalla bocca
fiamme e fumo.
[aria]
ARMIDA
Furie terribili!
Circondatemi,
Sequidatemi
Con faci orribili!
(Arriva il carro a terra, li dragoni lo tirano sin alla presenza d'Argante, che va ad incontrar Armida.)
[recitativo]
ARGANTE
Come a tempo giungesti,
Cara, per consolar l'alma smarrita;
Io, ch'alla tua partita
Frettoloso anelai, impaziente
Il tuo ritorno attesi,
E a quel tiran richiesi
Breve tregua nel campo,
All'Asia per saper se v'è più scampo.
ARMIDA
Signor, se ben confusi
Son gli enigmi del fato,
Io con note tremende
Pur forzai quell'abisso
A scior in chiaro suon distinti accenti,
Ed a mie brame ardenti
Rispose in tuono amico:
”Se dal campo nemico
Svelto fia di Rinaldo il gran sostegno,
Spera pur d'Asia il desolato regno.”
ARGANTE
Corro a spegner quell'empio.
ARMIDA
T'arresta, o caro, e sol di me fia cura,
D'allontanar quel forte
Dalle squadre nemiche.
Nel mio poter t'affida!
ARGANTE
Parto, e in te sol l'anima mia confida
(Va via.)
[aria]
ARMIDA
Molto voglio, molto spero
Nulla devo dubitar.
Di mia forza all'alto impero
Saprò il mondo assoggettar.
Molto voglio, molto spero, ecc.
SCENA VI
Luogo di delizie con fonti, viali ed uccelliere, in cui volano e cantano gli uccelli.
Almirena, poi Rinaldo.
[aria]
ALMIRENA
Augelletti, che cantate,
Zefiretti che spirate
Aure dolci intorno a me,
Il mio ben dite dov'e!
[recitativo]
Adorato mio sposo,
Vieni a bear quest'alma!
RINALDO
Al suon di quel bel labbro
Corron festosi a te gli affetti miei,
E quella fiamma illustre,
Ch'in me viepiù s'accende
Da' tuoi bei lumi, o cara,
Prende il gran fuoco ad avamparmi 'l core.
ALMIRENA
Bella stella d'amore
Nelle pupille tuo folgora il lume
RINALDO
Per te sola, o mio nume,
In dovuto olocausto
Ardon le faci mie, fuman gl'incensi
Di fervidi sospiri.
ALMIRENA
Tu solo a' miei martiri
Porgi placida calma.
RINALDO
Per te vive il mio cor, si strugge l'alma.
[duetto]
ALMIRENA
Scherzano sul tuo volto
Le grazie vezzosette
A mille, a mille.
RINALDO
Ridono sul tuo labbro
I pargoletti Amori
A mille, a mille.
ALMIRENA e RINALDO
Nel bel fuoco di quel guardo
Amor giunge al forte dardo
Care faville.
SCENA VII
Armida strappa a forza Almirena dalle mani di Rinaldo, e vuole condursela via.
[recitativo]
ARMIDA
Al valor del mio brando
Cedi la nobil preda!
ALMIRENA
Oh dei, che fia?
RINALDO
Non cederò Almirena,
Se col fulmine in mano
La chiedesse il Tonante.
ARMIDA
Tanto ardisci, arrogante?
[sinfonia]
(Rinaldo tira la spada contro Armida, che impugna pure il ferro contro di lui, e si mette in atto di
battaglia; ma mentre sono per battersi, discende una nube negra, ripiena di mostri orribili, che mandano
fuori fiamme e fumo con gran muggiti, e coprendo Armida ed Almirena, le porta seco in aria, lasciando
in loro vece due furie spaventevoli, che dopo aver deriso Rinaldo, si profondano sotterra.)
[aria]
RINALDO
Cara sposa, amante cara,
Dove sei?
Deh! Ritorna a' pianti miei!
Del vostro Erebo sull'ara,
Colla face dello sdegno
Io vi sfido, o spirti rei!
Cara sposa, amante cara, ecc.
SCENA VIII
Goffredo, Eustazio, e Rinaldo immobile, cogli occhi fissi a terra, e sommerso in una gran confusione.
[recitativo]
GOFFREDO
Ch'insolito stupore
Lega gli sensi tuoi prode campione?
EUSTAZIO
Quale a quell'alma forte
Meraviglia fatal scuote l'ardire?
Tu, che con braccio armato
Vibri fulmini in campo,
Abbagliato cadrai
De' funesti pensieri ad un sol lampo?
RINALDO
Tale stupor m'occupa i sensi, e tale
È il dolor che m'accuora,
Che posso a pena articolar gli accenti!
Qui con note innocenti
Stavo spiegando del mio cor gl'affetti
Alla bella Almirena:
Quando (oh cieli, che pena!)
Amazzone corsara
Tentò rapir a me gioia sì rara,
[aria]
Cor ingrato, ti rammembri,
E non scoppi di dolor?
Ma se stupido rassembri,
Ti risvegli il mio furor!
Cor ingrato, ti rammembri, ecc.
[recitativo]
Io allora impugno il brando
A prò del mio tesoro;
Quando tartareo coro
M'involò in un istante
La nemica, e l'amante;
Forse fu error, ch'alla beltà divina
Credè Pluton, che fosse Proserpina.
GOFFREDO
Un mio giusto dolor l'anima ingombra?
EUSTAZIO
Insoliti portenti!
Ma tra sì fieri eventi
Ti consola, german, Rinaldo, spera!
Ch'a piè d'un monte, in cavernoso sasso,
Giace uom, che delle stelle
Spiar sa il corso, e qual virtute alligna
Nelle pietre, nell'erbe;
Questi m'e noto, ivi
Pronti n'andrem a ricercar consiglio.
GOFFREDO
Il mio core ne freme.
EUSTAZIO
Lieta scorta ne sia una belle speme!
[aria]
Col valor, colla virtù
Or si vada a trionfar.
Dall'indegna servitù
L'alta prole io vo' ritrar.
Col valor, colla virtù, ecc.
(Goffredo ed Eustazio vanno via.)
SCENA IX
Rinaldo solo.
[recitativo]
Di speranza un bel raggio
Ritorna a consolar l'alma smarrita;
Sì adorata mia vita!
Corro veloce a discoprir gl'inganni;
Amor, sol per pietà, dammi i tuoi vanni!
[aria]
Venti, turbini, prestate
Le vostre ali a questo piè!
Cieli, numi, il braccio armate
Contro chi pena mi diè!
Venti, turbini, prestate, ecc.
ATTO SECONDO
SCENA I
Gran mare placido, in cui riflette un bellissimo iri; vicina al lido sta una barca sull’ancora, ed al timone
della medesima v’è uno spirito in forma di bella donna. Due Sirene vanno saltando nelle onde; Eustazio.
[aria]
EUSTAZIO
Siam prossimi al porto,
Per prender conforto
Al nostro penar.
Ch'il cor si consoli,
Il duolo s'involi
Da chi sa sperar.
Siam prossimi al porto, ecc.
SCENA II
Rinaldo, Goffredo escono con f retta.
[recitativo]
RINALDO
A quel sasso bramato,
Da qui fra l'ombre del mio cieco duolo
Spero trar di pietà liete faville,
Quanto ne resta?
GOFFREDO
E quando
La soglia bacierem del mago amico?
EUSTAZIO
Da questo lido aprico
Di quel fatale albergo
Non distano i confini, e fra momenti
Dell'alto affar iscoprirem gli eventi.
SCENA III
Mentre s’affrettano per seguire il loro viaggio, la Donna che sta nella barca invita Rinaldo ad entrarvi.
[recitativo]
DONNA
Per raccor d'Almirena
I più dolci respiri,
Entra, Rinaldo, in questo augusto pino;
Ella quivi mi spinse, ella t'attende
Colà in spiaggia romita,
Mesta, sola e tradita;
Tanto importi le piacque,
Di portar il tuo foco in mezzo all'acque.
(Mentre Rinaldo, Goffredo ed Eustazio restano attoniti per quell’invito, le Sirene cantano e
saltano.)
[aria a 2]
SIRENE
Il vostro maggio
De' bei verdi anni,
O ori amanti,
Sempre costanti
Sfiorate in amore!
Né un falso raggio
D'onor v'affanni,
Che sol beato
Chi amante amato
Possede un bel core.
Il vostro maggio, ecc.
[recitativo]
RINALDO
Qual incognita forza
Mi spinge ad eseguir l'alto commando?
(Sta un poco sospeso, e poi con furia si risolve d’entrar in barca, ma viene arrestato da Goffredo e da
Eustazio.)
Sì Almirena, mia vita,
A te ne vengo.
GOFFREDO
O gran guerrier, t'arresta,
Ferma l'incauto piede!
EUSTAZIO
Qual ignobil cimento!
RINALDO
Spero, temo, confido, e in un pavento.
(Mentre sta sospeso, la Donna lo richiama di novo, ed egli furiosamente vuol entrar in barca; ma viene
fermato da Goffredo, e da Eustazio.)
DONNA
Rinaldo, affretta i passi!
RINALDO
Sì, Almirena, a te corro.
GOFFREDO
La tua gloria?
RINALDO
Ne freme.
EUSTAZIO
Il tuo senno?
RINALDO
Languisce.
GOFFREDO
Frena l'ardir?
RINALDO
Non devo.
EUSTAZIO
Pensa a' casi tuoi!
RINALDO
Il cor non pave.
GOFFREDO
Sion ti chiama.
RINALDO
Ed il mio ben m'invita.
EUSTAZIO
L'Erebo ti delude.
GOFFREDO
Stige ti prende a scherno.
RINALDO
Pugnerò per quel bel sin coll'inferno!
[aria]
Il tricerbero umiliato
Al mio brando renderò,
E d'Alcide l'alto fato
Colà giù rinoverò.
Il tricerbero umiliato, ecc.
(Cantando entra nello barca; la Donna subito s’allonga in alto mare. Le Sirene cantano, e saltano sin a
tanto che la barca si vede, ma perduta di vista, si sommergono nel mare. Goffredo ed Eustazio avendolo
seguito cogli occhi, restano confusi.)
[recitativo]
EUSTAZIO
Signor, strano ardimento!
Sui vortici dell'onde,
All'aure di lusinghe,
Fidar la propria gloria!
GOFFREDO
Ciò fu indegna vittoria
Del barbaro Acheronte;
Ma di tal duolo a fronte
Non paventi il mio core.
La figlia, oh dio! È smarrita!
L'eroe sen fugge a volo!
Speme, virtù, non mi lasciate solo!
[aria]
Mio cor, che mi sai dir?
O vincer, o morir,
Sì, sì, t'intendo!
Se la mia gloria freme,
Sol da una bella speme
Io pace attendo.
Mio cor, che mi sai dir, ecc.
SCENA IV
Giardino delizioso nel palazzo incantato d’Armida.
Argante ed Almirena.
[recitativo]
ALMIRENA
Armida, dispietata!
Colla forza d'abisso
Rapirmi al caro ciel de' miei contenti!
E qui con duolo eterno
Vivia mi tieni in tormentoso inferno!
ARGANTE
Non funestar, o bella,
Di due luci divine il dolce raggio,
Che per pietà mi sento il cor a frangere.
Tu, del mio cor reina
Con dispotico impero,
Puoi dar legge a quest'alma.
ALMIRENA
Ah! Non è vero.
ARGANTE
Della mia fedeltate
Qual fia un pegno sicur?
ALMIRENA
La libertate.
ARTANTE
Malagevol commando!
ALMIRENA
Dunque lasciami piangere.
[aria]
Lascia ch'io pianga
Mia cruda sorte,
E che sospiri
La libertà.
Il duolo infranga
Queste ritorte,
De' miei martiri
Sol per pietà.
Lascia ch'io pianga, ecc.
[aria]
ARGANTE
Basta che sol tu chieda,
Per ottener da me,
Bocca amorosa.
Solo ch'il cor ti veda,
Tutto si perde in te,
Guancia vezzosa!
(Vanno via.)
SCENA V
Armida sola
[recitativo]
Cingetemi d'alloro
Le trionfali chiome!
Rinaldo, il più possente,
Terror dell'arme Assire,
In umile olocausto
Sull'altar del mio sdegno
Cadrà svenato al suolo.
Conducetelo quivi, o spirti, a volo!
SCENA VI
Due spirti conducono Rinaldo alla presenza d’Armida.
[recitativo]
RINALDO
Perfida, un cor illustre
Ha ben forza bastante
Per isprezzar l'inferno;
O rendimi Almirena,
O pagherai con questo acciar la pena.
ARMIDA
D'Armida a fronte si superbi accenti?
RINALDO
A fronte ancor de' più crude tormenti.
ARMIDA
Mio prigionier tu sei.
RINALDO
Sin nell'alma non giunge il mio servaggio.
ARMIDA
È in mia balia la vita.
RINALDO
La morte non paventa un'alma invitta.
ARMIDA
(Splende su quel bel volto
Un non so che, ch'il cor mi rasserena.)
RINALDO
Omai rendi Almirena!
ARMIDA
(Con incognito affetto
Mi serpe al cor un'amorosa pena)
RINALDO
Rendimi, sì, crudel, rendimi Almirena!
ARMIDA
(Ma d'un nemico atroce
Sarà trofeo il mio core?)
RINALDO
Ha forza il mio furore,
Per atterrar il tuo infernal drapello.
ARMIDA
(Son vinta, sì; non lo credea sì bello.)
Rinaldo, in questa spiaggia
Ogn'aura spira amore;
L'onda, l'augelllo, il fiore
T'invitan solo ad amorosi amplessi;
Depon quell'ira infida,
Vinto non più, ma vincitor d'Armida!
T'amo, oh caro.
RINALDO
Io t'aborro!
ARMIDA
Prendi questo mio cor!
RINALDO
Per lacerarlo.
ARMIDA
Mille gioie t'appresto.
RINALDO
Io mille pene.
ARMIDA
T'ammoliscano i prieghi!
RINALDO
Io li detesto.
ARRMIDA
Abbian forza i sospir?
RINALDO
D'accender l'ira.
ARMIDA
M'obbedisce l'inferno.
RINALDO
Io ti disprezzo.
ARMIDA
Pensa ch'io son…
RINALDO
Tiranna.
ARMIDA
Risolvi…
RINALDO
La vendetta.
ARMIDA
Per pietade!
RINALDO
A te corro, o mia diletta!
(Vuol andarsene.)
[duetto]
ARMIDA
Fermati!
RINALDO
No, crudel!
ARMIDA
Armida son, fedel…
RINALDO
Spietata, infida!
Lasciami!
ARMIDA
Pria morir!
RINALDO
Non posso più soffrir.
ARMIDA
Vuoi ch'io m'uccida?
SCENA VII
Armida si cangia in Almirena.
[recitativo]
ARMIDA
Crudel, tu ch'involasti
Al mio core la calma,
Un sol guardo mi nieghi a tante pene?
RINALDO
Che veggio! Idolo mio! Sei tu, mio bene?
Deh! Vieni a consolar l'alma smarrita!
ARMIDA
Quivi con molle vita
Vai fometando una novella brama,
E lasci sì chi t'ama?
RINALDO
No, cara, che tu sei
La sospirata meta, e in questo loco
Sol d'Armida crudel viddi 'l sembiante.
ARMIDA
Stringimi dunque al sen.
RINALDO
Beato amante!
(Nell’abbracciarsi, Armida riprende la sua forma, e Rinaldo fugge.)
RINALDO
Sfinge, un penoso horrore
Arrecchi nel mio core!
Giove, lancia il tuo telo!
Non avrà per costei fulmini il cielo?
(Armida si cangia un’altro volta in Almirena.)
ARMIDA
Corri fra queste braccia!
RINALDO
Anima mia!
(Va per abbracciarla, poi si ferma.)
Ma che tenti, Rinaldo!
Forse sotto quel viso
V'è l'inferno co' un vel del paradiso.
[aria]
Abbrugio, avampo e fremo
Di sdegno e di furor.
Spero, ma sempre temo
D'un infernal error.
Abbrugio, avampo e fremo, ecc.
(Va via.)
SCENA VIII
Armido sola, riprende la suo propria forma.
[recitativo accompagnato]
ARMIDA
Dunque i lacci d'un volto,
Tante gioie promesse,
Li spaventi d'inferno,
Forza n'avran per arrestar quel crudo?
E tu il segui, o mio core!
Fatto trofeo d'un infelice amore!
No! si svegli 'l furore,
Si raggiunga l'ingrato,
Cada a' miei piè svenato! Ohimè! Che fia?
Uccier l'alma mia?
Ah! Debole mio petto,
A un traditor anco puoi dar ricetto?
Su, su, furie , ritrovate
Nova sorte di pena e di flagello!
S'uccida, sì… ah!, ch'è troppo bello!
[aria]
Ah! crudel,
Il pianto mio
Deh! Ti mova per pietà!
O infedel,
Al mio desio
Proverai la crudeltà.
Ah! crudel, ecc.
SCENA IX
Armida riprende la forma d’Almirena, poi viene Argante.
[recitativo]
ARMIDA
Riprendiam d'Almirena
Il mentito sembiante in questo loco,
Che forse qual farfalla
Ritornerà Rinaldo al suo bel foco.
ARGANTE
Adorata Almirena,
Ogni breve dimora,
Che dal tuo bello fa l'anima mia,
È pena acerba e ria.
(Armida riguarda Argante con sdegno.)
Tu con rai luminosi
Fai splender quelle stelle,
Che mi promiser sì felici influssi?
(Armida lo riguarda con più sdegno di prima.)
Anima mia, ti rasserena omai,
Che della cruda Armida
In breve ti trarrò da lacci indegni.
(Armida resta sospesa senza guardarlo.)
Deh! Non tener l'animo tuo perplesso,
S'impegna di contento la mia fé, la mia forza,
E questo amplesso!
(Mentre Argante va per abbracciarla, Armida riprende la sua forma, e lo respinge con gran furia.)
ARMIDA
Traditor! Dimmi: è questa
Del mio amor la mercede?
ARGANTE
Oh dei! Che miro?
ARMIDA
Io, ch'il mio cor ti spiego
Con affetti?
ARGANTE
No, 'l niego.
ARMIDA
Io, che l'inferno, o altero,
Slego a tuo prò!
ARGANTE
Egli è vero.
ARMIDA
Tradirmi!
ARGANTE
Scusa un lampo
D'intempestivo amore!
ARMIDA
I fulmini vedrai del mio furore.
ARGANTE
T'acqueta!
ARMIDA
No.
ARGANTE
Il rossore
Sia una rigida pena.
ARMIDA
No.
ARGANTE
Sì, superba, amo Almirena.
ARMIDA
Stige ritiro.
ARGANTE
Fa ciò, che t'aggrada;
Senta i demoni tuoi basta mia spada.
(Argante fugge sdegnato.)
[aria]
ARMIDA
Vo' far guerra, e vincer voglio,
Collo sdegno chi m'offende
Vendicar i torti miei.
Per abbatter quel orgoglio,
Ch'il gran foco i sen m'accende,
Saran meco gli stessi dei.
Vo' far guerra, e vincer voglio, ecc.
ATTO TERZO
SCENA I
Orrida montagna con dirupi e cascate d’acqua, nella sommità di cui si vede il castello incantato
d’Armida, ch’è custodito da gran numero di mostri di varie forme; nel mezzo delle mura appare una
porta con colonne di cristallo, e d’ogni sorte di gemme; a piedi della montagna v’è una spelonca, ove
abita il Mago. Goffredo ed Eustazio considerando l’altezza della montagna.
[recitativo]
EUSTAZIO
Quivi par che rubelle
La terra s'alzi a guerreggiar le stelle.
GOFFREDO
Germano, è questo 'l segno
Delle nostre fatiche?
EUSTAZIO
Ecco del saggio
Il sospirato albergo.
GOFFREDO
Omai t'accosta!
(Eustazio alla bocca dell’antro chiama il Mago.)
EUSTAZIO
Tu, a cui vien concesso
Sin delle stelle il penetrar gli arcani,
Degli eventi più strani
Fermar il corso, e grazie ogn' or dispensi,
D'un alto affar vendo a cercarti i sensi.
SCENA II
Il Mago esce della suo spelonca.
[recitativo]
MAGO
La causa che vi spinge
In sì remota parte
Nota m'è già; Rinaldo ed Almirena
Colà sull'alte cime
Di quell'orrido sasso in lacci indegni
Della perfida Armida
Giacciono avinti; il varco
Impossibile for a
Senza in poter prefisso,
Ch'i mostri suoi colà vuotò l'abisso.
GOFFREDO
L'aprirò colla spada.
EUSTAZIO
Andiam, che la virtù ne farà strada.
GOFFREDO
Seguitemi, o miei fidi!
EUSTAZIO
Io vi precedo.
(Goffredo, ed Eustazio, impugnata la spada, e seguitati do soldati ascendono la montagna, ed il Mago gli
sgrida.)
MAGO
Arrestatevi, o forti,
Che nel mar del terror sarete absorti.
[sinfonia]
(Goffredo, Eustazio e soldati, essendo molto avanzati verso la cima, si presenta loro una compagnia de’
mostri orribili con faci accese; di modo che una parte de’ soldati atterriti ritornando indietro, un’altra
squadra de’ mostri taglia loro il cammino, e nel mezzo della loro confusione, s’apre la montagna, e
gl’inghiotte, uscendo da quella voragine fiamme, fumo, e grandi strepiti. Al fine Goffredo ed Eustazio,
con parte de’ soldati, ritornano al Mago.)
[recitativo]
GOFFREDO
Qui vomita Cocito
Tutta sua nera peste.
EUSTAZIO
D'Acheronte proviam qui le tempeste.
MAGO
Prodi campioni, non giunge
Il terreno valore
A sormontar quell'infernal furore;
Queste verghe fatal, ch'ora vi porgo,
Faran fuggir quei mostri;
Ite con piè sicuro,
Che potran dar il corso al pigro Arturo.
GOFFREDO
German, all'opra!
EUSTAZIO
Impaziente anelo,
Ch'a forte al fin darà vittoria il cielo.
[aria]
(Ascendono di novo la montagna, ed il Mago sta osservando il loro passaggio, e canta per incoraggiarli.
Gli mostri come prima si presentano loro, ma per virtù di quelle verghe sono posti in fuga. Arrivati che
sono alla cima, toccano colle verghe la porta del castello d’Armida, ed in un subito spariscono quelle
mura e la montagna medesima con grandissimi strepiti, e resta in vece di quella un mare agitato;
Goffredo ed Eustazio s’attengono ad una rupe pendenti sopra il mare, poi si vedono a coloro basso da
un’altra parte.)
MAGO
Andate, o forti,
Fra stragi e morti
Senza timore
Or colà su!
Ch'omai v'è guida,
Compagna fida,
Tra quell'horrore
Fatal virtù.
Andate, o forti, ecc.
(Superato l’incanto della montagna, il Mago rientra nella sua spelonca.)
[recitativo]
Oh, di bella virtù, saper eterno,
Che Stige prende a scherno!
[ritornello]
SCENA III
Giardino d’Armida, che tiene uno stilo al petto d’Almirena per ucciderla, poi Rinaldo.
[recitativo]
ARMIDA
Mori, svenata!
ALMIRENA
O numi!
RINALDO
T'arresta per pietà!
ARMIDA
Ho d'aspe il core;
Poiche le fiamme mie sprezzasti, indegno,
Cada costei trafitta,
Olocausto d'amor, vittima al sdegno!
RINALDO
Il mio pianto!
ARMIDA
Dell'ira accresce i flutti.
RINALDO
L'innocenza!
ARMIDA
Il suo volto il fallo accese.
RINALDO
Per il fuoco onde ardesti!
ARMIDA
È in tutto spento.
RINALDO
Pria questo sen trapassa!
ARMIDA
Il duol lo sveni!
RINALDO
Versa in fulmine, o ciel!
ARMIDA
Io pria il suo sangue.
(Mentre Armida vuole lanciar il colpo, Rinaldo impugna la spada, e va con furia verso lei per ucciderla;
ma subito escono dalla terra degli spiriti per custodirla.)
RINALDO
Al mio braccio cadrai, perfida, esangue!
SCENA IV
Goffredo, Eustazio, e detti.
[recitativo]
ARMIDA
Nella guardata soglia
Come osaste portar sicuro il piede!
GOFFREDO
Prode Rinaldo!
RINALDO
Glorioso prence!
EUSTAZIO
Lascia ch'al sen ti stringa!
RINALDO
Io pur t'annodi
ALMIRENA
Chi mi soccorre! Aita!
(Rinaldo, impugnata la spada, va contro Armida, ma nel lanciar il colpo, quella gli sparisce sotto il taglio.)
RINALDO
Ancor tenti, crudel, tormi la vita?
GOFFREDO
Figlia!
ALMIRENA
Padre!
EUSTAZIO
Mia cara!
RINALDO
Idolo mio!
GOFFREDO
Fugga il duol!
ALMIRENA
Rieda il piacer!
EUSTAZIO e RINALDO
E svanisca ogni tormento…
ALMIRENA, RINALDO, GOFFREDO ed EUSTAZIO
…al contento, al contento!
(Parte Almirena.)
GOFFREDO
Vinto il furor d'inferno,
Il terreno furor vincer ne resta.
Quando là in oriente
Febo risorge ad indorare il mondo,
German, le squadre appresta,
Perché Sione cada;
E tu Rinaldo, dèi
Contaminata da' tuoi molli amori
Col sangue del rubel purgar la spada.
[aria]
Sorge nel petto
Certo diletto
Che bella calma
Promette al cor.
Sarà il contento,
Doppo gran stento
Coglier la palma
Del nostro ardor.
Sorge nel petto, ecc.
(Goffredo ed Eustazio escono.)
[recitativo]
RINALDO
Al trionfo s'affretti senza ritardo il corso!
Mi stimolan l'amor, gloria, e rimorso.
[aria]
È un incendio fra due venti,
Fra due fiamme questo cor.
Ha di gloria gli alimenti,
Lo nodrisce un fermo amor.
È un incendio fra due venti, ecc.
(Parte.)
SCENA V
Argante, seguito da tre generali.
[recitativo]
ARGANTE
Chiuso fra quelle mura
Langue il commun valore, o forti eroi;
Quindi sian noti a voi
Gli ultimi sensi nostri;
Ch'oggi ogn'un si dimostri
Non sol di fer, ma di coraggio armato,
Perché l'oste nemica
Cada al nostro valor, ceda al suo fato.
SCENA VI
Armida, e detti.
[recitativo]
ARMIDA
Per fomentar lo sdegno
A fronte d'un sleal anco mi trovo?
ARGANTE
Io pur l'ira rinovo
Al tuo superbo aspetto.
ARMIDA
È l'offeso mio amor per te un Aletto.
ARGANTE
L'affetto tuo non curo.
ARMIDA
Io i sdegni tuoi.
ARGANTE
Or è tempo di palme;
Va, e non tentar d'effeminar gli eroi!
ARMIDA
Ho un cor virile in petto,
Che sa emular la gloria.
ARGANTE
Abbian sensi sì grandi al fin vittoria!
Cara, perdon ti chiedo.
ARMIDA
Io no 'l rifiuto.
ARGANTE
Accuso la mia colpa.
ARMIDA
Egli m'è grato.
ARGANTE
Fu importuno l'amor.
ARMIDA
Io pure errai.
ARGANTE
Solo per momenti.
ARMIDA
Anch'io Rinaldo amai.
ARMIDA ed ARGANTE
Dunque mi sia concesso
Di purgar il mio error con questo amplesso!
(S’abbracciano.)
ARGANTE
Or preparianne ad una estrema sorte.
ARMIDA
E coi spenti nemici
Un gran trofeo alla morte.
ARGANTE
Olà, cogli oricalchi
Si destino a battaglia i stessi venti!
ARMIDA
E sian nostri campioni
Maccone in ciel, l'inferno, e gli elementi!
[marcia]
(Suonano tutte sorti d’istromenti militari, e si vede uscire della città l’armata, che arrivata a’ piedi del
monte passa con belI’ordine dinanzi Argante ed Armida, facendo loro gli soliti saluti militari.)
[recitativo]
ARGANTE
In quel bosco di strali
Ne' lacci caderan que' indegni mostri.
ARMIDA
E in un mare di sangue
Spenti saranno i giusti sdegni nostri.
[duetto]
ARMIDA ed ARGANTE
Al trionfo del nostro furore
Or corriamo que' mostri a legar.
Che poi, caro/cara, questo core
Dolce premio ti vuol dar!
Al trionfo del nostro furore, ecc.
(Vanno via.)
SCENA VII
Goffredo, Rinaldo, Almirena.
[recitativo]
GOFFREDO
Di quei strani accidenti
Se la serie ripiglio,
Per dolor, per stupor, s'inarca il ciglio.
ALMIRENA
A sì crudelo eventi
Ancor non so se dormi, o se sia desta.
RINALDO
Cessata la tempesta,
Godiam, cara, la calma!
ALMIRENA
Dell'aure dolci della tua bell'alma.
[aria]
Bel piacere
È godere
Fido amo!
Questo fa contento il cor.
La fermezza
Sol apprezza
Lo splendor,
Che provien d'un grato cor.
Bel piacere, ecc.
SCENA VIII
Eustazio, e detti.
[recitativo]
EUSTAZIO
Signor, l'oste nemica
Con barbari ululati
S'avvicina alle tende,
E già ne' nostri accende
Desir di gloria ardenti;
Tu quegli alti ardimenti
Raffrena con gran senno,
Ch'ognun fia pronto a venerarne il cenno.
GOFFREDO
Ecco il glorioso giorno,
Che ne chiama al trionfo.
RINALDO
Ecco le palme,
Che spuntano nel campo.
ALMIRENA
Ecco ne' tuoi bei lumi
Che di gloria e d'amor folgora un lampo!
GOFFREDO
German, le nostre tende
Il custodir ti sia nobile incarco;
Colà il nemico affrena,
E da eventi marzial serba Almirena!
RINALDO
Raccomando al tuo zel l'alto tesoro.
EUSTAZIO
German, Rinaldo, i tuoi commandi adoro.
[aria]
Di Sion nell'alta sede
La virtute ed il valore
Oggi solo si vedrà.
Ch'alfin nobile mercede
D'alma grande, nobil core,
È una belle felicità.
Di Sion nell'alta sede, ecc.
(Va via con Almirena.)
SCENA IX
[marcia]
(S’ode suonare tutti gli stromenti militari dei cristiani, e l’armata con pompa solenne, a piedi, ed a
cavallo, passa dinanzi Goffredo e Rinaldo, facendo loro i soliti saluti militari.)
[recitativo]
RINALDO
Se ciò t'è in grado, o prence,
Tu le falangi armate
In campo aperto spingi;
Io per obliquo calle
Vo' che Sione oggi umiliata cada
Del tuo nome in virtù, colla mia spada.
GOFFREDO
Degna è sol di grand'alma
Malagevole impresa;
Approvo il tuo consiglio;
Io ti precedo in tanto.
(Va via.)
RINALDO
Brilla l'anima mia sul lieto ciglio.
[aria]
Or la tromba in suon festante
Mi richiama a trionfar.
Qual guerriero e qual amante,
Gloria e amor mi vuol bear.
Or la tromba in suon festante, ecc.
(Va via.)
SCENA X
Argante esce colla sua armata, che dispone in ordine di battaglia.
[recitativo]
ARGANTE
Miei fidi, ecco là un campo
Colmo di mille furti,
Più famoso che forte;
Quello benigna sorte
Or vi presenta; sù, prodi, pugnate,
Abbattete, atterrate!
Per ong'un di quegli empi,
Sian le rapine lor nostro tributo,
E l'alme lor un olocausto a Pluto!
SCENA XI
Esce Goffredo con tutta la sua armata, e l’ordina per dar battaglia.
[recitativo]
GOFFREDO
Magnanimi campioni,
Ecco l'ultimo giorno
Delle vostre fatiche,
Quel che tanto bramaste.
Quivi una selva d'aste
Il nemico ha congiunto;
Perché vinciam più guerre in un sol punto.
Combattete qual forti, e a monti estinti
Vadan color sossopra,
Perché solo un bel fin corona l'opra.
[battaglia]
(S’attacca una battaglia regolata, che sta in bilancia da una parte e dall’altra; ma Rinaldo, avendo di già
preso la città, discende dal monte con una squadra, ed assalisce per fianco gli nemici, che si danno alla
fuga, non restando il medesimo di darli la caccia.)
[aria]
GOFFREDO
Solo dal brando,
Dal senno solo.
Della vittoria
Nasce il piacer.
Ma un cor amando
Ferma il suo volo,
Né della gloria
Cura il pensier.
Solo dal brando, ecc.
SCENA XII
Rinaldo, che conduce Argante incatenoto.
[recitativo]
RINALDO
Goffredo, ecco il superbo in lacci avvolto.
ARGANTE
Argante è vinto, e non il cor d'Argante,
Che ragion sovra d'esso
Gli astri non han.
GOFFREDO
Rinaldo,
S'ascriva al tuo valor l'alto successo.
SCENA XIII
Eustazio con Almirena, conducendo seco Armida prigioniera.
EUSTAZIO
Ecco, german, la cruda,
Che, mentre colle all'alte nostre tende
Recar gli ultimi danni,
Cade ne' ceppi, e negli estremi affanni.
ARGANTE
Numi, che veggio!
ARMIDA
Sommi dei, che miro!
RINALDO
Cara, questa è la meta.
ALMIRENA
A cui sospiro.
GOFFREDO
Or ne' sponsali eccelsi
A quel alto valore…
GOFFREDO ed ALMIRENA
…sia pronuba la gioia al vostro amore!
RINALDO ed EUSTAZIO
…sia pronuba la gioia al nostro amore!
(S’abbracciano.)
ARMIDA
D'un nume il più possente
Han la scorta costor.
ARGANTE
Varia la sorte.
RINALDO ed ALMIRENA
In te sol l'alma mia si riconforta.
ARMIDA
No, forse ch'al ciel piacque,
Ch'io spegna al fin pentita
Il mio foco infernal colle sacre acque.
(Spezza la verga incantata.)
Verga indegna, ti spezzo.
ARGANTE
Il tuo consiglio
Seguo, mia cara.
ARMIDA
(verso Goffredo)
Il vostro rito io piglio.
RINALDO
O clemenza del ciel!
ALMIRENA
Beata sorte!
EUSTAZIO
Trionfo alter!
GOFFREDO
La libertà vi dono.
ARGANTE
Cara, ti stringo.
ARMIDA
Vien sposo al mio trono.
[coro]
ALMIRENA, ARMIDA, RINALDO,
GOFFREDO, EUSTAZIO ed ARGANTE
Vinto è sol della virtù
Degli affetti il reo livor.
E felice è sol qua giù
Chi dà meta a un vano cor.
Vinto è sol della virtù, ecc.
FINE DELL’OPERA
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