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Tuesday, June 19, 2012

Rinaldo -- Parsifal ---- Cristoforo Gluck -- Riccardo Wagner

Speranza

“Rinaldo ed Armida”, dramma eroico in cinque atti di Gluck, su libretto di Filippo Quinault, andata in scena per la prima volta all’Académie Royale de Musique (Opéra) il 23 settembre 1777, vede crescere il suo successo di replica in replica.



Viene ripresa di nuovo a Parigi nel 1825, poi a Berlino e quindi a Dresda nel 1843.
Entra nel repertorio del Teatro alla Scala con Arturo Toscanini.

La musica di Gluck, il suo stile, ed ogni elemento che concorre a costruire la drammaturgia del testo rappresentano lo snodo fra teatro del Settecento e teatro dell’Ottocento.
CRISTOFORO GLUCK, RICCARDO WAGNER -- "Rinaldo" e "Parsifal"

L'arte di Cristoforo Gluck ha illuminato ben oltre la morte del compositore il lavoro dei musicisti che, in particolare, si sono dedicati al teatro in musica, a partire proprio da Riccardo Wagner che, in Cristoforo Gluck, vedeva quell’artista che in un’epoca precedente alla sua, già aveva creduto nella linearità dell’espressione del canto, nell’importanza del rapporto dinamico fra espressione vocale ed espressione strumentale e nella necessità che il flusso dell’espressione della musica e della parola fosse inarrestabile, nel senso di avvicinare il più possibile il tempo teatrale al tempo reale; e, laddove ciò non fosse possibile, crearne l’illusione attraverso la fusione fra i vari elementi di immagine, suono, spazio e tempo.
In questo senso "Rinaldo ed Armida” di Cristoforo Gluck è l’opera più vicina al pensiero wagneriano.

"Rinaldo ed Armida" è la penultima scritta da Gluck, dopo un percorso lunghissimo, nella quale confluiscono gli elementi dell’antico e del moderno in una sintesi perfetta.
Se da una parte Gluck mantiene la struttura della tragédie lyrique (non dimentichiamo che prima di lui il soggetto di Armide, proprio in quest’ultima forma venne musicato da Francesca Caccini, Giovanni-Battista Lulli, Giorgio Frederico Handel...), dall’altra parte impiega una scrittura modernissima dal punto di vista strumentale e vocale dove tutto scorre come un enorme flusso. 

Cristoforo Gluck soprattutto lavora sul rapporto parola-musica in termini assolutamente inediti.
Fino ad allora nessun autore francese era riuscito a creare una dinamica fra parola e suono tale da sembrare che il suono “uscisse” dalla parola e non “accompagnasse” la parola.
Di conseguenza, se la parola viene “parificata” al suono, può entrare con esso in dinamiche totalmente nuove.
Cristoforo Gluck unisce il vecchio al nuovo anche nel trattare il soggetto, nel senso che sceglie una vicenda dove si contrastano sentimenti forti come la religione, l’amore, il senso del dovere, il tradimento e la magia.
Armida è una maga che si mette sulla strada dei cavalieri che si recano al Santo Sepolcro.

Li soggioga con il suo fascino affinchè i suoi soldati possano poi ucciderli.
La maga Armide, sicura di non innamorarsi di nessuno dei cavalieri che deve soggiogare affinchè cadano prigionieri, cede invece al fascino di Rinaldo.
Lo fa cadere in un sonno profondo e chiede aiuto al dio dell’odio, affinchè le dia la forza di ucciderlo. Nemmeno questo sortilegio la distoglierà però dal suo amore.
Quando due compagni di Rinaldo arrivano alla reggia di Armide e lo richiamano ai suoi doveri, egli abbandona la maga e riprende il cammino per Gerusalemme.
Armida invoca allora le potenze dell’inferno e, mentre la reggia si inabissa, scompare nel cielo su un carro alato.
Rinaldo ritorna dunque padrone di sé, mentre Armide viene punita ma non muore.

Il dio dell’odio, quasi fosse un “deus ex-machina”, entità soprannaturale chiamata a risolvere le situazioni, fallisce.
Cristoforo Gluck scolpisce tutta l’opera con una forza immaginifica totalmente inedita, usando sostanzialmente pochi mezzi.
La scrittura di “Rinaldo ed Armida” infatti è essenziale, quasi schematica, come nello stile del compositore tedesco.

La novità, rispetto alle opere precedenti, sta nella maggiore intensità della forza drammatica, ottenuta attraverso una sempre più stretta interazione fra testo e musica.
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A ben guardare la storia di Rinaldo e la maga Armida  ricorda quella del “Parsifal” di Wagner e in particolare la vicenda di un’altra maga, Kundry.

Kundry, al servizio del mago Klingsor, mai acettato nel ristretto gremio dei cavalieri del Sacro Graal, attirava i cavalieri di stanza al tempio del Monsalvat i quali, prima sotto gli ordini di Titurel e poi sotto quelli di Amfortas, celebravano tutti i pomeriggi all’ora del vespro il rito del Sacro Graal.
Kundry l’ha vinta su tutti i cavalieri (in particolare su Amfortas), ma NON SU PARSIFAL il quale sa
SA RESISTERE AL SUO FASCINO, cosicchè lei e Klingsor crollano e il giardino magico di quest’ultimo si trasforma in un deserto.
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