1110. “Materia arturiana” nel duomo di
Modena, Otranto, Bari. Constructed by aristocracy as related to the Crusades.
1130. Vi sono molti elementi della storia di Lancillotto, che
ricordano schemi tipici della fiaba e
del folklore europeo (a) il rapimento del bambino Lancillotto da parte di una
fata/maga ripete un tema ricorrente del folklore europeo, (b) cosa che vale
anche, evidentemente, per l'episodio del
salvataggio dellaregina GINEVRA, prigioniera nel castello di Maleagant. (c) In
molte fonti, Lancillotto si presenta alla corte di Artù distinguendosi
per TRE giorni consecutivi ai tornei di corte, ogni volta con un diverso
travestimento: un altro episodio che ricorda da vicino l'uso della ripetizione
tipica delle fiabe (si pensi alle tre case de I tre porcellini a cui il lupo
bussa, la sequenza di osservazioni che Cappuccetto rosso rivolge alla
"nonna", e così via).
1165. Cristiano di Troia, L’Ancillotto, commissionato da Maria, figlia
di Luidi VII ed Elonora d’Aquitania, e sposa di Enrico, conte di Sciampagna. Marie era una sostenitrice di quella visione dei rapporti
fra i sessi che in seguito prese la forma dell’amore cortese e che escludeva la
possibilità di vero amore fra marito e moglie. “E la regina vede che
il cavaliere non osa far più. Allora lo prende ella per le guance e sì lo bacia
innanzi a Galeotto, assai lungamente, tanto che la dama di Maloalto s'accorse
ch'ella lo baciava”.
1194. Lanzelet is a medieval romance written by Ulrich von Zatzikhoven. It contains the earliest known account of the hero's childhood with the Lady of the Lake in any language. The poem consists of about 9,400 lines arranged in 4-stressed couplets. It survives complete in two manuscripts and in fragmentary form in three others.
1210. The Prose Lancillotto. The Lancelot–Grail, also known as the Prose Lancelot,
the Vulgate Cycle, or the Pseudo-Map Cycle, is a major source of Arthurian legend written in French. It is a series of five prose volumes that tell the story of the quest for
the Holy Grail and the romance of Lancelot and Guinevere. The major parts are early 13th century, but scholarship has few
definitive answers as to the authorship. 1210. The Lancelot propre (Lancelot
Proper), the longest section, making up half of the entire cycle. It
concerns the adventures of Lancelot and the other Knights
of the Round Table, and the affair between
Lancelot and Guinevere Lancillotto in prosa, diseminato in Italia nelle circoli
aristocratichi come “materia di Bretagna”. Cap. 66: “E la
regina vede che il cavaliere non osa far più. Allora lo prende ella per le
guance e sì lo bacia innanzi a Galeotto, assai lungamente, tanto che la dama di
Maloalto s'accorse ch'ella lo baciava.”
E la regina, vedendo che Lancillotto non osava fare alcunché, lo prese per il
mento, e davanti a Galeotto lo baciò alquanto a lungo.
1262. La contea di Ghiaggiuolo e stata data in
enfitensi a Malatesta da Verucchio
dall’ arcivescovo di Ravenna.
1269. Paolo Malatesta, figlio di Mastin Vieccho Malatesta sposa
Orabile Beatrice dei conti di Ghiaggiuòlo.
1270. Mare amoroso. Lancillotto mentioned in verse 33.
1272. Tristano Ricciardiano.
1282. Marzo. Paolo Malatesta conte di Ghiaggiuòlo, nominato dal
Papa Martino IV Capitano del Popolo a Firenze.
Conosce Dante Alighieri.
1283. Francesca Minore legge a Paolo Malatesta cap. 66 del
romanzo in prosa di Lancillotto dal Lago.
1285. Paolo Malatesta ucciso dal suo fratello Gianciotto al
Castel di Gradara.
1286.Bonn.
Earliestmanuscript of the kiss – painting – illumination.
1286. Gianciotto Malatesta
remarries.
1299. Fulgore da San Gimminiano. a la brigata nobele e cortese/en tutte quelle parte, dove sono/con allegrezza stando, sempre dono/cani, uccelli e danari per ispese/ronzin portanti, quaglie a volo prese/bracchi levar, correr veltri a bandono/in questo regno Niccolò corono/per ch'ell'è 'l fior de la città sanese/tengoccio e Min di Tengo ed Ancaiano/Bartolo con Mugàvero e Fainotto/che paiono figliuoi del re Priàno/prodi e cortesi più che Lancilotto/se bisognasse, con le lance in mano/fariano tarneamenti a Camelotto. Alla brigata nobile e cortese, dovunque se ne stia in allegria, donerò sempre cani, uccelli e denari per il mangiare, buoni cavalli, quaglie prese al volo, e il divertimento di liberare i bracchi e di far correre i veltri in libertà. Di questo regno do la corana a Niccolò di Nigi, perché egli è il fiore della città di Siena; e poi Tengoccio de' Tolomei, Mino di Tengo, Ancaiano, Bartolo, Mogavero del Balza e Fainotto Squarcialupi, che sembrano figli del re Priamo, prodi e cortesi più di Lancillotto, se fosse necessario andrebbero con le lance in mano a fare tornei a Camelot.”
1304. Alighieri, essilato a Romagna scrive il V Canto
dell’Inferno (“Divina Commedia”). Canto quinto,
nel quale mostra del secondo cerchio de l’inferno, e tratta de la pena del
vizio de la lussuria ne la persona di più famosi gentili uomini. I
versi musicato da Rossini e Donizetti: “Noi leggevamo un giorno per
diletto/di Lancialotto come amor lo strinse/soli eravamo e sanza alcun
sospetto/per più fiate li occhi ci sospinse/quella lettura e scolorocci 'l
viso/ma solo un punto fu quel che ci vines/quando leggemmo il disiato
riso/esser baciato da cotanto amante/questi che mai da me non fia diviso/la
bocca mi baciò tutto tremante/Galeotto fu'l libro e chi lo scrisse/quel giorno
più non vi leggemmo avante.”
1305. Guitone d’Arezzo. Ben aggia ormai la fede e l’amor meo/e tutto ciò che mai dissi ch’avesse/ché de ragion è certo, al parer meo/ch’al lor valor non mai par credo stesse/ché dolce e pietosa inver me veo/più ch’alcuna ch’eo giorno anco vedesse/ch’è fatta quella, in cui fierezza creo/che più d’onni altra assai sempre potesse/siccome a Lanzelotto omo simiglia/un prode cavaler, simil se face
a lei di fera donna a meraviglia/manti baron d’alto valor verace/l’hanno saggiata assai; ma sì lor piglia/che mai tornar ver ciò non hanno face.
1313.
Innocenzo III proibe “Il romanzo di Lancillotto”.
1320. Brunetto Latini Tesoretto. Latini compares the "valente signore," to whom he dedicates the Tesoretto, to Lancelot and Tristan as well as to the heroes of antiquity.
1325. Tavola ritonda.
1330. Novelino. Lancelot as faithful lover.
1332. Pietro Alighieri. “Ad que dicit etiam quod precipue inducti sunt propter lecturam cuiusdam libri de gestis illorum de tabula rotunda in parte illa ubi legitur quod Galeoctus amore Lancialocti fecit quod quedam dama de Maloaut, proca dicti Galeocti, conduxit reginam Genevram ad quoddam viridarium, ubi breviter secrete dictus Lancialoctus, eius procus, osculatus est eam, unde dicit dicta umbra dicte domine Francisce hic ultimo quod, sicut Galeotus predictus fuit mediator ibi ad tale osculum, ita ille liber et qui eum scripsit, idest composuit, fuit seu fuerunt causa ad eorum osculum a quibus talibus libris legendis ostendit etiam hic auctor debere homines se abstinere predicta de causa.
1352. Marco de’ Battagli, Marcha. Paolo was killed by his brother Gian Ciotto for the cause of luxury.
1373. Giovanni Boccaccio. “E così vuol
questa donna dire che quello libro, il quale leggevano Polo ed ella, quello
officio adoperasse tra lor due che adoperò Galeotto tra Lancialotto
e la reina Ginevra. E
quel medesimo dice essere stato colui che lo scrisse, per ciò che, se scritto non
l'avesse, non ne potrebbe esser seguito quello che ne seguì. Gianciotto
fieramente turbato occultamente tornò a Rimini, e da questo cotale, avendo
veduto Paolo entrare nella camera da madonna Francesca, fu in quel punto menato
all’uscio della camera, nella quale non potendo entrare, ché serrata era
dentro, chiamò di fuora la donna, e die’ di petto nell’uscio. Per che da
madonna Francesca e da Paolo conosciuto, credendo Paolo per fuggire subitamente
per una cateratta per la quale di quella camera si scendea in un’altra, o in
tutto o in parte potere ricoprire il fallo suo; si gittò per quella cateratta,
dicendo alla donna che gli andasse ad aprire. Ma non avvenne come avvisato avea,
percioché gittandosi giù s’appiccò una falda d’un corsetto, il quale egli avea
indosso, ad un ferro, il quale ad un legno di quella cateratta era; per che,
avendo già la donna aperto a Gianciotto, credendosi ella, per lo non esservi
trovato Paolo, scusare, ed entrato Gianciotto dentro, incontanente s’accorse
Paolo esser ritenuto per la falda del corsetto, e con uno stocco in mano
correndo là per ucciderlo, e la donna accorgendosene accioché quello non
avvenisse, corse oltre presta, e misesi in mezzo tra Paolo e Gianciotto, il
quale avea già alzato il braccio con lo stocco in mano, e tutto si gravava
sopra il colpo: avvenne quello che egli non avrebbe voluto, cioè che prima
passò lo stocco il petto della donna, che egli aggiugnesse a Paolo.
1399. Anon. Cronaca Malatestiana. “Zanne” “Paulo” morto subito.
1400. Andrea da
Barberino, Aspramonte.
1420 Li chantari di Lancellotto
1480. Malory, “Lancillotto e Ginevra”.
1820. B.
Bellini, “Paolo e Francesca: tragedia”. “Di molto crebbe forza all' intelletto mio
ed alla mia fantasia, oltre Dante , il maraviglioso quadro di Francesca
e di Paolo i quali pietosamente si guardano , dappoi che lessero la
storia di Ginevra e di Lancillotto , mentre fattone accorto
Lanciotto ...
1823. F. Strepponi, “Francesca e Paolo”. Dramma per musica in due
atti su libretto di Felice Romani, Padova. Personaggi: Guido da Polenta,
Francesca, Lanciotto Malatesta, Paolo Malatesta Un Guelfo, Isaura. “Paolo
legge” “Assisso
di Ginevra al fianco e' Lancillotto pende dal suo bel viso il desiato riso
vagheggiando sospira e il dolce assenso legge in quegli occhi della sua
ventura”. Fortunato guerrier. FRANCESCA: Crudel lettura. Taci, basta, non più. PAOLO: Seguir mi
lascia. Ch'io m'illuda, concedi. A te daccanto. Lancillotto sono io, tu sei Ginevra, o mia diletta, felice
il cor che t’ama piu d’un dio beato se amat. Io son da te. Vedi la bella come
risponde a lui. Leggi. Udirlo vogl’io da’ labbri tuoi.
1825. P. Carlini, “Francesca e Paolo” (Romani), Napoli.
1828. S. Mercadante, “Francesca e Paolo” (Romani). The theatre it
was written for burned to the ground in 1831.
1828. P. Generali, “Francesca e Paolo” – su libretto di PAOLO
POLA, La Fenice, Venezia, 27 dec. –PAOLO:
“Su queste impresse pagine (PAOLO mostra FRANCESCA un libricciuolo che si
teneva al petto) serbo il tuo pianto ancora, tu lo versasti allora in piu
felice eta, finche avro vita ognora presso al mio cor stara. FRANCESCA: Su
quelle impresse pagine serbi il mio pianto ancora quello ch’io sparsi ancora in
piu felice eta ah quel momento agnora fitto in pensier mi sta.
1829. G. Quilici, “Francesca e Paolo” (Romani) Lucca.
1830. Tennyson,
“Lancillotto e Ginevra”.
1831. G. Staffa (1807-1877). “Francesca e Paolo” (Romani). Teatro
del Fondo, Napoli.
1832. G. Gorre, “Francesca e Paolo” (Romani) L'Imperial Regio
Teatro degli Avvalorati Livorno, 20 luglio.
1835. G. Tamburini, “Francesca e Paolo” (Romani), Rimini.
1835. E. Borgatta, “Francesca e Paolo” (Romani) Teatro Carlo
Felice, Genova.
1836. F. Morlacchi, “Francesca e Paolo” (Romani) Il melodramma testimonia
l’interesse per un tema tipicamente romantico di derivazione dantesca. Il
dilemma al quale dove far fronte Morlacchi e quello di scegliere tra lo stile
della vecchia scuola e il nuovo linguaggio romantico. Morlacchi tenta bensì di
coniugare i due orientamenti. Il risultato e spesso incoerente o poco definito.
1840. G. Maglioni, “Francesca
e Paolo” (Romani). Genova.
1840. E. Nordal, “Francesca e Paolo” (Romani). Stadtheater, Linz, 17 febbr. Personaggi:
Francesca, Anna, Paolo (tenore), Malatestino, e Gianciotto.
1840. S. Pappalardo, “Francesca e Paolo” (Romani). Genova.
1843. F. Canneti, “Francesca e Paolo” (Romani).
1846. G. Frascheri exhibits “Paolo e
Francesca nell’Inferno”.
1848. G. Rossini, Aria: Francesca
da Rimini. “O anime affannate venite a noi parlar” noi leggevamo un giorno per
diletto di Lancilotto, come Amor lo strinse/soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse quella/lettura, e scolorocci ' l viso; ma
solo un punto fu quel che ci vinse/quando leggemmo il disiato riso esser
baciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi
baciò tutto tremante. Galeotto fu il/libro e chi lo scrisse: quel giorno più
non vi leggemmo avante.”
1850. Gustavo Dore illustrates the
Comedy.
1851 Giovanni Flaxman, Gianciotto sorprende Paolo e Francesca, disegno, Firenze. La Divina Commedia di Dante Alighieri, composto da Giovanni Flaxman, Scultore Inglese e inciso da Tomaso Piroli,
Roma 1793.
1857. G. Franchini, “Francesca e Paolo” (Romani).
1872. Sullivan, “Guinevere!”, words by Lionel H. Lewin. At one point Sullivan and
Lewis pursued writing an opera together on Lancelot and Guinevere. All that
came of it, however, was a narrative poem, which Sullivan set to music. The song rises to its most melodic heights as Guinevere
sadly recalls her love.
1867. J. Ingres exhibits “Paolo e
Francesca”
1876. M. Bianchi exhibits “Paolo e
Francesca” (in Inferno), painting.
1877. H. Goetz e E. Frank,“Francesca e Paolo”
1877. Watts exhibits “Paolo e
Francesca”. Painting.
1878. Cagnoni,
“Paolo e Francesca”, Teatro Regio, Torino. libretto Ghislanzoni.
1882. A. Thomas,
“Francesca e Paolo: opera in quattro atti con prologo ed epilogo” Libretto di Giulio
Barbier e Michele Carré. 14 apr. Palazzo dell’Opera, Garnier, Parigi. Versione
ritmica di A. Zanardini, Milano: Edoardo Sonzogno. Personaggi: Ascanio
Dante Alighieri, Francesca, Guido da Polenta, Gianciotto Malatesta, Paolo
Malatesta (tenore), Virgilio.
1886. Hubert Parry, “Guenever: a melodrama”
Libretto di Una Taylor. The most recorded bit is the duetto King
Arthur/Guinevere.
1890. A. Cassioli exhibits Paolo
& Francesca, 1890.
1895. Carr and Sir Arthur Sullivan, “Il re
Arturo”, tratto da Tennyson. Londra, Teatro del Liceo. Robertson plays Lancelot
to Ellen Terry’s “Ginevra”. The third act opens on a vaulted
chamber, opening onto the river. Guinevere and Lancelot discover that their
love is known.
1896. P. Riccitelli, “Francesca e Paolo”
tratto da Silvio Pellico (1815), Personaggi: Lanciotto, Guido Francesca,
Paggio, Paolo. “Io questa fiamma alcun tempo celai ma un dì mi parve che tu nel
cor letto m’avessi. Il piede dalle virginee tue stanze volgevi
al secreto giardino e presso al lago in mezzo ai fior prosteso, io sospirando le tue stanze guardava e al venir tuo tremando sorsi sopra un libro attenti non mi vedeano gli occhi tuoi sul libro ti cadeva una lagrima commosso mi t’accostai perplessi eran miei detti perplessi pure erano i tuoi quel libro mi porgesti e leggemm insiem leggemmo di Lancillotto come amor lo strinse soli eravamo e senza alcun sospetto gli sguardi nostri s’incontraro il viso gli sguardi nostri s’incontraro il viso mio scolorossi tu tremavi... e ratta ti dileguasti. FRANCESCA: Oh giorno! A te quel libro restava. PAOLO: Ei posa sul mio cuor. Felice nella mia lontananza egli mi fea. Ecco: vedi le carte che leggemmo. Ecco: vedi, la lagrima qui cadde dagli occhi tuoi quel dì.
al secreto giardino e presso al lago in mezzo ai fior prosteso, io sospirando le tue stanze guardava e al venir tuo tremando sorsi sopra un libro attenti non mi vedeano gli occhi tuoi sul libro ti cadeva una lagrima commosso mi t’accostai perplessi eran miei detti perplessi pure erano i tuoi quel libro mi porgesti e leggemm insiem leggemmo di Lancillotto come amor lo strinse soli eravamo e senza alcun sospetto gli sguardi nostri s’incontraro il viso gli sguardi nostri s’incontraro il viso mio scolorossi tu tremavi... e ratta ti dileguasti. FRANCESCA: Oh giorno! A te quel libro restava. PAOLO: Ei posa sul mio cuor. Felice nella mia lontananza egli mi fea. Ecco: vedi le carte che leggemmo. Ecco: vedi, la lagrima qui cadde dagli occhi tuoi quel dì.
1901. Gabriele
d’Annunzio. “Francesca da Rimini”. Francesca: Eleonora Duse. Musica di Scena:
Scontrino.
1906. Sergio Rachmaninoff. Francesca e Paolo Malatesta, Libretto di Modesto Tchaikovsky. Teatro del Bolshoi, Mosca, gennaio. 24. Personaggi: fantasma di Virgilio, baritone; Dante Alighieri (tenore); Lanciotto Malatesta, baritone – creato da Giorgio Baklanoff; Francesca Malatesta, Lanciotto's wife (soprano); Paolo Malatesta, younger brother of Lanciotto (tenore). Francesca and Paolo are together ain a room in the castle. Paolo tells the story of ser Lancillotto dal Lago and Regina Ginevra, which parallels his feelings. Paolo declares his love for Francesca. Francesca resists trying to remain faithful to her husband. However her own resistance erodes at Paolo's continued expressions of love. They sing of their secret love and embrace. S. Griffiths, Review, Musical Times 1825 148 (1995), A. Huth, Notes on Rachmaninoff's Francesca da Rimini Il grande duetto d'amore tra
Paolo e Francesca, compost durante un soggiorno in Italia, disegna un clima fortemente passionale con qualche accenno di declamato in tipico stile verista.
1907. Luigi Mancinelli, “Francesca e Paolo”, libretto di Arturo
Colautti, Teatro Comunale, Bologna, 11 novembre. L’action se déroule dans la
forteresse des Malatesta, à Rimini, en l’an 1285. La longue didascalie initiale
plante décor et position des personnages. Nous découvrons un talus sous le
donjon, dans l’angle des fortifications, dirigé vers la ville de Rimini.
Soldats et gens des Malatesta regardent vers le ciel le vol des palombes ; un
jeune bouffon appelé il Matto (le Fou) est étendu sur la dernière marche d’un
escalier d’angle : “il dort ou rêve au soleil” , nous dit poétiquement
Colautti. Du reste le librettiste met en valeur son personnage principal Paolo
Malatesta, dit « il Bello » qu’il décrit ainsi: “un jeune homme de belle
prestance, très blond et à la longue chevelure bouclée sous le béret vermillon,
en justaucorps sans haubert ni cotte de maille, mais l’épée au côté”. Une brève
introduction orchestrale Allegro con brio, tout occupée par un motif aux notes rebattues
étranges, précède les exclamations des homme d’armes regardant les oiseaux.
C’est la chasse au faucon et Paolo (tenore) s’apprête à lancer le premier
rapace. Il Matto (tenore)
remarque avec une distance
philosophique quel est le plus féroce, de l’homme ou de l’oiseau rapace. Le
faucon de Paolo se saisit d’un héron et tous s’extasient sur l’exploit mais le
Matto chantonne sagement que l’homme ou le faucon ne jouissent pas de leur
victoire et deviennent proies à leur tour. Les bois de l’orchestre commentent
avec espièglerie les paroles du Matto. Entrée de Francesca. Arturo Colautti
note soigneusement, depuis l’escalier
central paraît d’un trait lumineux
la gracieuse et passionnelle figure de Francesca, pâle sous le noir casque de
ses cheveux ondulés. Elle chante depuis l’extérieur un doux hymne au mois de
mai, délicatement ponctué par les choeurs des chasseurs et des donzelle, ses suivantes.
Moment de parlé et monologue Francesca. Sur un délicat tissu orchestral,
Francesca ouvre un petit livre et déclame un extrait de roman de chevalerie où il
est question de la manière dont naît l’amour ardent. L’orchestre attaque un
chaleureux allegro sostenuto portant le monologue de Francesca qui commente
l’enfermement de sa jeunesse dans “ces sombres murs solitaires” et ce “cruel
jardin”. Son chant culmine dans l’interrogation: comment l’amour peut-il faire
vivre les âmes ? Episode Il Matto. Tandis qu’elle passe près du Fou, celui-ci
baise dévotement un pan de sa
traîne mais elle retire vivement le
morceau de robe et détourne ses regards avec dégoût. Fortement blessé, à part,
il la met en garde car si elle est superbe et distante avec tous, elle ne dédaigne
pas le seul qui précisément déplaît à son épous. Récit de Paolo. Comme pour
illustrer ces paroles, Paolo s’incline et lui dit, “Toujours vous êtes la rose,
la plus rare de Romagne.” Dans un Allegro animato “Pellegrino tornante di
Soria”, passionné mais élégant, il narre ses souffrances de prisonnier.
Espérant toucher Francesca avec ce récit, il lui demande la faveur d’un ultime
rendez-vous. Scènes diverses. Le Fou
tend l’oreille puis, prenant des familiers des Malatesta à témoins, il
met en métaphore la chasse au faucon
jouant sur la confusion : la proie/Francesca. Les autres lui conseillent de
tenir sa langue mais Paolo se met en colère et les bois espiègles accompagnant
les paroles du Matto laissent bientôt la place à des accords menaçants de
l’orchestre. Paolo le saisit à la gorge et menace de l’étouffer. On les sépare
et Paolo s‘éloigne. C’est alors que paraît, en haut de l’escalier, Gianciotto
Malatesta, “en habit de capitaine du people”, précise Colautti qui poursuit, “le
frère aîné de Paolo a le visage olivâtre, grises sont la chevelure et la barbe,
la personne est forte mais trapue et un peu
voûtée”. Le Matto s’explique à nouveau par métaphore,
“Rien : une grue qui devint heron” (comprendre
: Francesca devint proie !) heureusement pour lui que Paolo n’entend pas. Il faut
croire que dans le fatras métaphorique du Fou, Gianciotto perçoit de quoi
éveiller ses soupçons, car il congédie tout le monde et lui ordonne de parler.
Le Matto n’est pas plus direct, mais son chant est suavement moqueur, avec un
accompagnement orchestral d’une
musique largement insinuante: “Dites
à la flambée : gêle! Dites au poison : pardonne! Dites au sanglier : bêle!
Dites à l’avare: donne! Dites à l’amour : cache-toi!… » Monologue Gianciotto et
Scena. Le frère de Paolo a saisi puisqu’il demande où et quand, puis pensant
aux mesures qu’il doit prendre, il lance une bourse d’or au Fou. Il donne libre
cours à son amertume dans un monologue accompagné par un orchestre évidemment tourmenté
et culminant sur un brutal aigu. L’orchestre s’assouplit pour accompagner
l’entrée de Paolo. Ce dernier demande à son frère de chasser l’insolent bouffon
mais Gianciotto veut
au contraire éloigner Paolo sous
prétexte que Bologne a besoin d’un valeureux conducteur mais la vérité se fait
jour, le nom de Francesca est prononce. Paolo reproche à Gianciotto de la lui
avoir ravie. L’orchestre adopte un motif tumultueux alors que leur chant
demeure contenu, exprimant bien l’action du livret les montrant comme se
mesurant du regard. Paolo finit par accepter de partir. Monologue Gianciotto.
Resté seul, il s’écrie trois fois. “Ei l’ama”. Puis se lance dans une sorte d’air, O gelosia,
Molto lento, accompagné de tonalités amères à l’orchestre (violoncelles et
bois), “O jalousie, reine des affres,
Glaciale brûlure et frisson de mort,
Tandis que je descends l’échelle des années, Pourquoi m’enserres-tu de tes
liens? Scena Gianciotto-Francesca. Francesca s’apprête à déposer à l’autel de
la Vierge des offrandes mais Gianciotto lui demande de laisser les prières pour
les coupable. Abandonnant le ton de la courtoisie il lui demande si elle ne va
prier pour sa ruine à lui, pour la pardon de ses turpitudes? Elle ne comprend
pas ces accusations, il poursuit et insiste, sur un curieux accompagnement
“bouillonnant” des bois de l’orchestre. Elle s’éloigne, assez émue, et va
s’agenouiller devant l’effigie de la Vierge. Gianciotto appelle ses gens et
familiers à la chasse. La grande porte du château s‘ouvre et livre passage au
cortège de la chasse, le Matto en tête. Scena Gianciotto-Il Matto-Coro. Une
sorte de double chanson de chasse commence alors, où la voix légère du Fou
s’élève comme en contrepoint à celle du baryton, amère et noire, le choeur
ponctuant tout ceci. Scena de l’invocation à Sant’Uberto/Appel aux Vêpres. La
chasse s’éloigne invoquant Sant’Uberto. L’Angelus sonne, Francesca a une brève
prière puis s’assure, regardant entre les merlons, que la chasse s’éloigne bien.
Si succombe finalement à cette recherche de la suggestivité musicale mais il se
surveille, afin d’éviter les pièges d’un mélodisme avoué, aussi bien vocal que
instrumental. Il nous faut bien le néologisme de “melodisma”, pour tenter de
rendre
l’expression italienne de “uno
scoperto melodismo”, c’est-à-dire d’une évidente façon de composer mélodique,
qui s’apparenterait bien sûr à la manière ouverte, directe et vériste -- ne résistons
pas à utiliser le terme -- de la Jeune Ecole. Cantilène Il Matto. Depuis
l’intérieur, le Fou prélude et chantonne un air parlant d’un bateau abandonné
sur les eaux endormies. Scena Francesca « O mia Ravenna ». Sur les lumineuses
phrases des violons, elle invoque sa
terre natale de Ravenna qu’elle sent
de ne plus revoir.
Scena Paolo-Francesca. L’orchestre
frémit sous un Presto agitato accompagnant l’entrée de Paolo. Plusieurs fois
son chant est tendu en ce qu’il sollicite une force d’émission bien de l’époque
de la composition, afin de traduire le désespoir de celui qui va partir (le
Matto les surveille depuis les remparts supérieurs). Elle lui rappelle qu’elle
est sa belle-soeur mais Paolo répond que tandis qu’il lui a pardonné (d’en
épouser un autre), elle, ne lui permet même pas
de l’appeler par son nom. Durant
leur dialogue, les violons jouent délicatement de jolies phrases diaphanes. C’est
alors que les jeunes gens, émus par leur sacrifice mutuel se rapprochent. Paolo,
faisant écho aux adieux passionnés d’Edgardo dans
le célèbre Finale I de “Lucia di
Lammermoor”, s’écrie que les airs porteront vers elle ses doux
soupirs. C’est le “duetto d’amore
vero e proprio” qui commence. Voilà le seul moment où Mancinelli se permet un
peu plus de ferveur, de passion, dans le chant comme à l’orchestre. Romanza il
Matto. Le charme retombe lorsque, accompagné de la harpe figurant le luth, le Fou
chante une mélancolique romance *paroles ?* de un sirvente ou chant satirique
du
célèbre troubadour Jaufré Rudel sur
laquelle Francesca et Paolo dialoguent, celui-ci tentant de
la rassurer : c’est un chant venu de
la mer, tous sont à la chasse. Comme il ne doit plus la revoir, il lui
recommande “le petit don” qu’il lui fit à Ravenna, ce roman de chevalerie qu’elle
lisait en entrant. Paolo veut lui montrer les pages tachées des larmes qu’il
versa sur le triste sort commun de Lancilotto et Ginevra et pour ce faire
s’approche d’un banc. “Pour mieux voir à la lueur crépusculaire, elle le suit
involontairement”, précise bien
Colautti, qui tient à son adverbe. Francesca, remarquant qu’elle aussi a pleuré
au même passage, “s’est assise négligemment sur le banc. Paolo, lui indiquant
la page, a, sans y préter attention, fléchi un genou. On notera un second
adverbe de precaution: inavvertitamente, que l’on peut traduire par : sans
faire attention. Depuis le rempart, le Fou fait signe à quelqu’un finissant de
gravir des marches. Les violons légers dans leurs notes les plus aiguës sèment
comme une aura de mystère. Voilà le fameux passage de Alighieri dans lequel ils
vont lire ensemble. Le libretto adapte
même des vers de Alighieri. Francesca ouvre le livre sur ses genoux, Paolo
commence sa lecture. C’est l’instant où la reine Ginevra constate la douleur de
Lancillotto, qui l’aime éperdument, plus que lui-même. Chaque fois qu’il marque
une pause, Francesca le presse de continuer, si bien que les
fronts des deux jeunesgens se
touchent presque dans la lecture, et leurs haleines se confondent. Paolo et Francesca,
oublieux de l’heure, continuent à lire alternativement, dans la lumière assombrie
du coucher de soleil. La suite de la didascalie est moins élégiaque car elle
nous confirme la présence, derrière une colonne, de deux indiscrets à l’écoute,
Il Matto et Gianciotto. Sur les violons délicatement sensuels,
sans extase lyrique mais déclamant
presque, les deux amoureux poursuivent ainsi: Paolo: “Et la reine, le voyant
ainsi le visage défait et pâle et douloureux, pâlit de compassion… Francesca: Et,
vacillant, elle tomba entre ses bras. Paolo: Et longuement sur la bouche le
baisa.” Abandonnant d’un coup la lecture, Francesca fixe Paolo amoureusement
dans les yeux. Le jeune homme lui presse convulsivement la main.
Francesca: Oh, comment donc? Paolo:
Ainsi. Paolo, tout tremblant, attirant à lui Francesca, la baise avidement sur
la bouche. Gianciotto, avec un hurlement féroce fait irruption entre les deux.
Le Fou, un peu à l’écart, ricane). L’orchestre vrombit, assène des coups,
tandis qu’un rapide échange de paroles a lieu. Paolo déclare Francesca pure et
se présente à la dague de son frère. Francesca veut s’interposer,
lançant à Gianciotto. “Moi je
l’aime” “Fratricide”. Il frappe Francesca qui tombe aux pieds de Paolo, ensuite
il blesse mortellement son frère qui s’abandonne sur le corps de sa belle-soeur.
Entre temps, la voix du Fou s’ajoute à ce paroxysme. “Grande recompense”. “Un
beau coup, vraiment” “Un, deux font trois”. L’orchestre arrête ses coups
violents et attaque un crescendo impressionnant, accompagnant les terribles
paroles de jubilation de
Gianciotto qui contemple Francesca
tout ensanglantée. “Rassasiez-vous, mes yeux”. “Rose des Malatesta, à présent
tu es vermeille”. Au son du couvre-feu, le Fou entraîne Gianciotto. Scena
finale. La cloche du couvre-feu sonne comme un glas mais porteur d’apaisement. Francesca
appelle Paolo, elle confond les rougeurs du coucher de soleil avec la flamme de
la « peine imminente » qu’elle sent venir… mais Paolo voit sereinement la fin
du jour «
bénissant celui qui rend son esprit.
Leur dialogue ultime se déroule sur fond d’un choeur venu « des profondeurs »,
nous dit Colautti, car ses paroles de réconfort suprême pour ceux qui aimèrent
vraiment, ne peuvent être celles des autres personnages, non présents et qui auraient
d’abord constaté l’horreur de la scène. La mélodie est sereine et lorsque les
choeurs
la reprennent, l’orchestre se joint,
caressant, chaleureux. Paolo, dans un ultime effort, approche sa tête du front
de Francesca, elle l’entoure de ses bras :
Francesca: Paolo, ta main. Paolo:
Donne-moi ton coeur. Francesca: Et la bouche. Paolo et Francesca (ensemble): “O
pio bacio, o dolce morte”. En un baiser suprême les deux parents par alliance
exhalent leurs esprits, la lumière du coucher de soleil atteint à une rougeur
quasi infernale. Une clameur monte à l’orchestre, s’amplifie un peu sur une note
tenue… que l’on peut croire finale, mais un accord bref, sec, plaqué, unique
concession au style de la Jeune Ecole,
accompagne la chute rapide du rideau. "Un corteo di
palombe" (coro maschile, Paolo), "Il mio falcon" (Paolo, coro
maschile), “O dolcile mil falco” (Paolo, Il Matto), "Maggio, bel
Maggio" (Francesca, coro), "Dite da luga stagione" (Francesca),
"O superbezza (Il Matto), "Sempre, siete la rosa piu rara di
Romagna" (Paolo, Francesca)/Signori miei (Il Matto, Paolo, coro maschile)/Cessa,
matto, che fu? (Gianciotto, Il Matto). “Paolo, che recerchi” (Gianciotto,
Paolo), “O gelosia” (Gianciotto), “Dove n'ite, madonna?” (Gianciotto,
Francesca), "Ravennate, bada" (Gianciotto, Il Matto, coro maschile),
“Sant' Uberto, Sant' Uberto” (coro maschile, Francesca), “Alla cuna
dell’aurora” (I'll Matto, Francesca), “Perche fuggite, Francesca?” (Paolo,
Francesca), “Ciel” (Francesca, Il Matto,
Paolo), “Poi che convien” (Paolo, Francesca), “Per l'inferno” (Gianciotto,
Paolo, Francesca), “Paolo, dove sei?" (Francesca, Paolo, coro)
1912. E. Abranyi,
“Francesca e Paolo Malatesta: Libretto di E. Ábrányi, Sr. Teatro regio, Budapest, 13 genn.
1914. F. Leoni,
“Francesca e Paolo”. Libretto: F. Crawford (Marcel F. A. Schwab). 6 genn.. Sala
Favart della Commedia-Italiana, Parigi. Paolo, tenore, (Fernand Francell).
1914. R. Zandonai, “Francesca e Paolo”. Libretto di Tito Ricordi,
tratto da D’Annunzio. Paolo, tenore, Giulio Crimi. Teatro Regio, Torino.
1949.
Raffaello
Matarazzo, “Paolo e Francesca”, film.
Con: Andrea Checchi
(Gianciotto Malatesta), Armando Francioli (Paolo),Odile Versois (Francesca). Roberto Murolo: Giullare di corte Aldo Silvani: Astrologo Sergio Fantoni Enzo Musumeci Greco: Capitano Manfredo Nino Marchesini: Conte Giulio Ilovello Angela Lavagna: Madre Badessa Giulio Tomasini: Capitano Verrucchio Dedi Ristori: Ornella Guido Morisi: Capitano Usodimare. Alcune scene del film sono state girate nel castello di Gradara(PU) nelle
Marche La storia si svolge in Italia nel XIII secolo dove due famiglie hanno appena ristabilito la pace
grazie al matrimonio di Gianciotto
Malatesta con la bella
Francesca. Prima del matrimonio, Malatesta spedisce dalla sposa il fratello
Paolo che, inevitabilmente, s'innamora di Francesca. Il loro è un amore condannato
perché verrà scoperto da Malatesta che in preda alla gelosia ucciderà i due
amanti.
1953.
“Lancelot and Guinevere”. Robert Taylor and Ava Gardner.
1955. “Lancelot
and Guinevere” film. Cornell Wilde and
Jean Wallace.
1960.
“Camelot”.
Julie Andrews (Guinevere) and Robert Goulet (Lancelot).
1967.
“Camelot”, with Vanessa Redgrave (Guinevere) and husband Franco Nero
(Lancelot).
1971.
Paolo e Francesca -- film diretto da regista Gianni Vernuccio, con Samy Pavel come Paolo. Il film narra la storia di Francesca
da Rimini e del suo amante
Paolo. Giovanni e Paolo Malatesta sono due giovani orfani che devono far andare
avanti la casata. Il primo è scontroso e introverso, invece Paolo è allegro e
spensierato. Quando Giovanni si sposa con Francesca
Podesti, le impedisce di
rivedere i suoi vecchi amici. Durante la loro permanenza nel castello, Paolo ha
la possibilità di incontrare e parlare con Francesca, che se ne innamora a
prima vista. In seguito Paolo decide di organizzare una festa tra vecchi amici
e invita anche i coniugi Giovanni e Francesca. Quando Giovanni scopre l'amore
segreto del fratello e della moglie, li ammazza in preda alla gelosia.
1990.
“Lancelot”.
Richard Gere (Lancelot), Sean Connery (Arthur), Julia Osmond (Guinevere).
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