Grice e Casati: l'implicatura conversazionale d'Eurialo -- ovvero, dell’amicizia – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Grice: “I like Casati; he is from Milano, and
therefore, as the Italians say, intelligent! – or ‘clever’” – His dissertation
is on ‘shadow’ as used by Plato to explain that there’s ‘man,’ and “man” and
the idea of “man,” so the thing is the thing, but the idea stands for the
thing, and the expression stands for the thing that stands for the thing! But
he has also explored ‘amicizia’, as in the case of Oreste’s alter ego,
‘Pilade,’ – also into the philosophy of sports – in sum, a typical Renaissance
man of a philosopher, as he should!” Studia a Milano con Bonomi. Pubblica
la raccolta di racconti filosofici Il caso Wassermann e altri incidenti
metafisici (Laterza). Si occupa di fenomenologia dello spazio e degli
oggetti. Analizzato la rappresentazione di questi due elementi secondo il senso
comune. Buchi e altre superficialità (Garzanti), e Semplicità insormontabili
(Laterza). Buchi e altre superficialità è un tentativo di analizzare i
diversi tipi di buco, superando il paradosso di classificare un elemento che
evoca l'assenza, il vuoto e il nulla. Utilizza strumenti di filosofia della
percezione, geometria, logica e topologia, ma anche linguistica e letteratura.
Un esperimento epistemologico che dimostra come l'esperienza e il linguaggio
quotidiani si trasformino quando diventano oggetto di un'indagine filosofica e
di una formalizzazione scientifica. Un concetto che sembra semplice, di uso quotidiano,
diventa sfuggente e ambiguo. Tra i suoi principali contributi si
annoverano la teoria della filosofia come arte del negoziato concettuale; la
teoria 'conversazionale' degli artefatti. Tra i contributi alla metafisica
analitica: la teoria dei suoni come eventi localizzati, la regione
spaziale immateriale, la struttura parte/intero totto -- -- nel dominio degli
oggetti materiali, la teoria del futuro "strizzato" nella
metafisica del tempo (cf. Grice/Myro). Studia il fenomeno percettivo delle ombre
e il loro contributo alla ricostruzione delle scene tridimensionali grazie alla
scoperta di doppie dissociazioni nella rappresentazione delle ombre (ombre
corrette che appaiono sbagliate, ombre sbagliate che appaiono corrette),
scoprendo o prevedendo svariate illusioni percettive (l'illusione
"copycat", l'illusione di Lippi, l'illusione della doppia ombra, la
cattura delle ombre, le ombre delle ombre, il mascheramento delle ombre, le
ombre di oggetti non materiali). Una parte della sua ricerca ha riguardato il
modo in cui l'ombra è stata rappresentata nella pittura ed è stata usata per il
ragionamento geometrico, in particolare in astronomia (La scoperta dell'ombra).
Un'altra linea di ricerca riguarda gli artefatti cognitivi. I risultati
principali in questo settore sono la prima e finora unica semantica formale per
le mappe, una sintassi e una semantica per la notazione musicale standard, la
teoria dei "micro crediti" nelle pubblicazioni scientifiche, e una
teoria generale dei vantaggi cognitivi degli artefatti rappresentativi. Autore
di un progettodenominato Wikilexper l'uso di strumenti wiki nella scrittura
normativa, in un contesto di democrazia partecipata. La sua Prima Lezione
di filosofia difende una concezione della filosofia come arte del negoziato
concettuale. Da questa tesi discende che la filosofia è molto diffusa nella
società e nella scienza anche al di fuori dell'ambito accademico che le è
proprio, che non esistono problemi filosofici fuori dal tempo e dalla storia,
che non c'è un canone filosofico né un modo canonico di insegnare la filosofia.
Altre opere: “L'immagine. Introduzione ai problemi filosofici della
rappresentazione, La Nuova Italia); Buchi e altre superficialità, Garzanti); La
scoperta dell'ombra, Arnoldo Mondadori Editore, Laterza); Semplicità
insormontabili: 39 storie filosofiche (Laterza); Il caso Wassermann e altri
incidenti metafisici, Laterza); Il pianeta dove scomparivano le cose. Esercizi
di immaginazione filosofica (Einaudi); Prima lezione di filosofia, Laterza);
Contro il colonialismo digitale: istruzioni per continuare a leggere,
Laterza); Dov'è il sole di notte? Lezioni atipiche di astronomia,
Raffaello Cortina); L'incertezza elettorale, Aracne Editrice); Semplicemente
diaboliche. 100 nuove storie filosofiche, Laterza); La lezione del freddo,
Einaudi). Isola di Arturo-Elsa Morante. Stramaledettamente logico. ELEMENTI DI
UNA TEORIA DELL' IMMAGINE. L'IMMAGINE COME OGGETTO MATERIALE. Paradigma e
definizione. Materialità e causalità. Soggettività e realismo. L'OGGETTO DELLA
VISTA E L'OGGETTO VISIVO. Le caratteristiche del mondo visivo. L'oggetto
visivo. Ombra. Casi limite: trasparenza, riflesso, specchio. Vedere un oggetti
materiali: la nozione di aspetto.Vedere una cosa muovendosi. Sguardo. IMMAGINE
E PERCEZIONE DELL' IMMAGINE. L'immagini come medio percettivio. Aspetto ed
immagine. L'Illusorio, il pre-sentativo, realismo. Le forme del realismo e il
problema dello spettatore. Intenzione, convenzione, somiglianza. In favore
della teoria della somiglianza Somiglianza e rappresentazione.
Alcuni casi limite. Contro la teoria della somiglianza. La complessità della
percezione dell'immagine. Immagine ed im- maginazione. Vedere-come, vedere-in.
LO SPAZIO NELL' IMMAGINE. Vivere nell'immagine. Direttrice, orizzonte, visione
canonica e scorciatura. La continuità degli spazi. Punti di vista da nessun
luogo. QUADRO E SCENA. Patologia dell'immagine: l'immaginazione e la storie
percettiva. L'INDICALITÀ E IL PROBLEMA DELL'AUTO-RITRATTO. Dizionario
iconografico. Quadro ed eticheta. Indicali. Verso una soluzione: lo specchio
nel quadro. Alcuni esempi. Quadro nel quadro. L'IMMAGINE NELL' IMMAGINE.
Contesto di interpretazione. Iterazione. Scena e immaginatori. Credenza
iterata. Cornice e finestra. Cornice ed aspetto. Relazioni causali. Iterazione
ridondante. I CONFINI DELL' IMMAGINE. Il Paradosso del vedere. L'implicatura di
Escher e il fondamento della rappresentazione. L'implicatura di Magritte: rappresentare
e immaginare. PROBLEMI APERTI. Gerarchia concettuale e gerarchia estetica. IL
PRIMATO DELLA RAPPRESENTAZIONE. L'annullamento dell'immagine nella materialità.
La geometria dell'espressione. La dissoluzione della rappresentazione. Lo Stilo
rappresentativo. Forma e contenuto; tema e mezzi di esplicitazione. L'IMMAGINE
E IL SEGNO. La metafora euristica del segno e la comunicazione. Critica.
Riferimento e generalità. La teoria che Grice e Casati propongono può
chiamarsi teoria meta-cognitiva dello spunto per la conversazione -- ma
‘conversazione’ è qui un segna-posto per candidati alternativi. La teoria di
Grice e Casati sostiene che un artefatto (segno artificiale, non-naturale --
'che p') e un oggetto prodotto con lo scopo precipuo essere ri-conosciuto come
emesso in base all’intenzione di profferire una espressione che... – dove si
può immaginare vari modi di riempire lo spazio lasciato vuoto dai puntini di
sospensione. Un modo di riempire lo spazio vuoto è il seguente. Una emissione
conversazionale è un oggetto con lo scopo precipuo di essere riconosciuti come
creati in base all’intenzione di creare un oggetto che servisse a suscitare una
qualche conversazione sulla loro produzione. Cominciamo con lo sgombrare il
campo da possibili equivoci. Un’obiezione semplice è che “molte cose vengono
create con lo scopo di suscitare una conversazione, e queste non sono opere
d’arte, come per esempio la produzione di gesti che conducono alla
disseminazione di pettegolezzi, o affermazioni roboanti sulla stampa”. L’obiezione
non coglie nel segno in quanto la teoria metacognitiva dello spunto
conversazionale non dice che le opere d’arte vengono create con l’intenzione di
suscitare una conversazione. Di fatto la teoria è compatibile con l’ipotesi che
le opere d’arte non vengano create con l’intenzione di suscitare una
conversazione. L’intenzione pertinente è un’altra: è l’intenzione di creare
oggetti che vengano riconosciuti (per esempio, in virtù di certe
caratteristiche fisiche) come creati allo scopo di suscitare una conversazione.
È irrilevante per la soddisfazione di questa intenzione se vi sia un’intenzione
di suscitare una conversazione, o se una conversazione venga poi effettivamente
suscitata 4. Vediamo subito anche alcune conseguenze immediate, tenendo
presente il fatto che i due competitori diretti della teoria sono la teoria
della comunicazione e quella dell’intenzione artistica, laddove la prima
compete sull’aspetto sociale, e la seconda in quanto teoria intenzionale.
Secondo la teoria metacognitiva dello spunto conversazionale i prodotti
artistici non servono per una “comunicazione” semplice tra l’artista e il
pubblico – non sono latori di “messaggi” nel senso della teoria della
comunicazione. Sono piuttosto oggetti che hanno un legame preciso con
l’attenzione, che devono attrarre (quindi, anche se sono oggetti utilitari,
devono far coesistere questo fatto con una sovrapposizione di altri elementi
che vanno al di là dell’uso), il tutto all’interno di un contesto sociale in
cui potrebbero venir usati come oggetto di discussione in quanto sono
riconosciuti come tali. Questa ipotesi permette di inquadrare alcuni dei fatti
poc’anzi elencati. Va notato che la teoria non dice che l’artista debba creare
l’opera sulla base della formulazione di un’intenzione di inserirsi in una
conversazione specifica (che è molto probabilmente quella comune nella sua
epoca), ma dice piuttosto che l’opera deve essere in grado di esser vista come
creata allo scopo di inserirsi in una conversazione qualsiasi. Questo fatto
impone dei vincoli importanti sulla struttura delle opere d’arte. Si tratta di
oggetti che devono portare dei segni chiari dell’intenzione che li ha animati.
4 La teoria metacognitiva sembra tagliata su misura per performances
artistiche come le opere di Duchamp. In realtà se la teoria è vera certe opere
d’arte sono particolarmente interessanti proprio perché rendono espliciti gli
aspetti impliciti di tutte le opere d’arte. 17 La teoria spiega perché i
prodotti artistici riescono a sopravvivere al tempo (se ci si pensa bene,
questa sopravvivenza è un fatto molto strano, e comunque poco compatibile con
l’idea che i prodotti artistici contengano un messaggio.)5 Passano il test del
tempo perché la capacità di essere riconosciuti come creati allo scopo di
suscitare una conversazione non dipende dalle contingenze specifiche di questa
o quella conversazione, ma dai parametri generici che regolano la nostra
capacità di inserirci in una conversazione, di generarla, di mantenerla. Anche
quando non è più possibile conoscere i termini della conversazione in cui il
prodotto avrebbe inizialmente dovuto inserirsi come stimolo, resta comunque la
possibilità di recuperare il prodotto all’interno di una nuova conversazione.
In modo simile, le teoria spiega perché le opere d’arte passano il test dello
spazio, ovvero possono venir apprezzate da comunità che sono distanti dalla
comunità originale del creatore. La teoria spiega perché i prodotti artistici
hanno l’aspetto che hanno. I prodotti artistici devono risolvere svariati
problemi - massimizzare la novità - attrarre l’attenzione (essere
sufficientemente differenti da artefatti utilitari) - essere sufficientemente
complessi (per via della loro forma apparente, o per via della storia della
loro origine) da massimizzare la possibilità di venir utilizzati come spunti di
conversazione in quanto li si è riconosciuti come tali. La teoria spiega le
fluttuazioni di valore estetico ed economico dei prodotti artistici. Non basta
avere delle buone qualità per essere un buono spunto di conversazione: deve anche
esserci una conversazione per cui tale qualità può venir rilevata. La teoria
spiega perché i prodotti artistici sopravvivono, sono soggetti a effetti di
moda, e muoiono (laddove la maggior parte delle latre teorie impone cesure
irriconciliabili tra grande arte e arte demotica). La teoria conversazionale
spiega l'origine dell'arte e degli artefatti artistici. L’arte non è stata
inventata. Le opere d'arte sono state scoperte, nel senso che si è visto che
certi artefatti erano produttori di interazioni sociali e davano al loro autore
un credito che questi poteva riutilizzare in altre produzioni. Solo in seguito
si è cristallizzata l’intenzione di produrre oggetti che soddisfassero certi
requisiti. La teoria spiega perché gli oggetti utilitari possano essere opere
d'arte (come nel caso dell'architettura, che alcune estetiche puriste cercano
di espungere dal novero dell'arte.) 5 Riprendo nel seguito ed espando
alcuni elementi da Casati 2002. 18 Spiega l'esistenza di gradi di artisticità,
e del perché certe cose siano considerate arte da alcuni, non arte da altri
(sono predicati estrinseci con un fondamento nel lavoro che l'artista ha
profuso per rendere un certo oggetto massimalmente “conversazionabile”). La
teoria spiega perché gli artisti amano parlare del loro lavoro e corredarlo di
spiegazioni (questo è particolarmente arduo da spiegare in una teoria della
comunicazione o dell’espressione). La teoria spiega perché i quadri hanno le
etichette e i pezzi di musica dei titoli. La teoria spiega perché le opere
d’arte vengono acquistate senza alcun riguardo per l’autore, come inviti alla
conversazione scollegati dalla persona dell’autore. La teoria è compatibile con
svariate strategie che possono venir messe in atto dagli artisti perché
l’intenzioe che è alla base dell’opera vada a buon fine: sospensione delle
routines (Bullot 2002), esposizione in spazi privilegiati, ecc. Per finire,
dato che la teoria ipotizza che gli artisti producano con un occhio di riguardo
alle possibili conversazioni sulla loro opera, questo permette di risolvere, in
modo del tutto immediato, il problema dell’unità del genere opera d’arte. Le
opere d’arte sono oggetti creati con lo scopo precipuo di rendere possibile una
conversazione. La clausola principale è metarappresentazionale: l’autore deve
avere un’intenzione appropriata di creare un’opera che sia riconoscibile
come... La clausola esclude casi in cui certi artefatti siano di fatto moneta
per lo scambio conversazionale, come le teorie matematiche, senza essere opere
d’arte. Dove interviene lo studio della cognizione nella teoria
conversazionale? Nel fatto che non tutti i soggetti sono riconoscibili come
creati allo scopo di fornire spunti per la conversazione. Studiare i vincoli
normativi sul successo dell’intenzione meta-conversazionale permetterà di fare
interessanti predizioni empiriche sul contentuto e la forma degli artefatti
astistici. Un progetto di ricerca, una antropologia della visita museale,
potrebbe essere un primo passo in questa direzione. Che cosa dice chi passa davanti
a un quadro in un museo? Conclusione La teoria metacognitiva dello spunto
conversazionale rappresenta un’ipotesi che cerca di rendere giustizia
dell’unità delle nostre intuizioni su che cosa è un’oggetto artistico di fronte
all’estrema varietà degli oggetti artistici e all’estrema varietà delle
risposte che tali oggetti suscitano. Anche se è una teoria che si situa nella
regione della dipendenza della risposta, non non è una teoria della riposta
estetica – le risposte estetiche sono un tipo di risposte agli oggetti
artistici, e si applicano anche a oggetti non artistici. Non è quindi una
teoria del bello, come del resto ci si dovrebbe aspettare di fronte al fatto
che i giudizi estetici possono variare a fronte del 19 riconoscimento che
quello che alcuni giudicano bello e altri brutto resta un’opera d’arte. Un
altro fattore importante di questa teoria è che considera le opere d’arte come
oggetti creati con una funzione specifica, e la cui forma dipende da questa
funzione; una funzione che richiede un’intuizione di controllo il cui contenuto
è sociale e metacognitivo. Anche se la teoria metacognitiva non non è
certamente l’ultima parola su che cosa fa di un certo oggetto un’opera d’arte,
si tratta di un’ipotesi che mi sembra sufficientemente articolata per fare
predizioni empiriche precise (per esempio, riconoscere un oggetto come opera
d’arte attiverebbe aree cerebrali deputate alla cognizione sociale). Queste
predizioni non sono però al momento inquadrate in un’ipotesi comprensiva dei
meccanismi soggiacenti: si potrebbe certo sostenere che esiste uno
pseudo-modulo per le intuizioni artistiche che recluta componenti sociali e
componenti percettive. Tuttavia la struttura e la natura degli pseudo-moduli
richiede una considerazione metodologica a sé stante. Casati, R.,“L'unità del
genere opera d'arte. Rivista di Estetica. Formaggio, D. 1990 L'arte come idea e
come esperienza. Milano: Mondadori. Zeri, F., intervistato su La repubblica. Rome’s
national epic displays a tendency to treat sex and love. The pair of Trojan
warriors Nisus and Euryalus are cast in the roles of erastes and eromenos.
Virgil’s narrative of the two valorous young Trojans has, of course, various
thematic functions and will have resonated in various ways for a roman
readiership. Here I focus on only one aspect of the narrative, namely the
eroticization of their relationship, in he interests of esplong wha this text
might suggest about the pre-conceptions of its Roman readership. See Makowski
for an overview of ancient and modern views of the pair, along with arguments
for describing them as erastes and eromenos on the Greek model (Makowski finds
particular parallels with Plato’s Symposium). For literary discussions of Nisus
and Euryalus that take as their starting point the erotic nature of their relationship
see Williams, Lyne, and Hardie). Bellincioni, ‘Eurrialo’ in Enciclopedia
Virgiliana (Roma), observing that Virgil has added tdhe motif of their
friendship to his Homeric models summarses thus: “L’AMORE CHE UNISCE EURIALO E
NISO E UN SENTIMENTO INTERMEDIO FRA L’AMCIZIA E LA PASSIONE … PUR NELLA SUA
PUREZZA, TENDE ALL’EROS. COMNQUE E PASSIONE CHE SI PONE FINE A SE STESSA E NON
SI SUBIRDINA A PRINCIPI MORALI, COME LA SLEALTA SPORTIVA DI NISO NEL 5o
CHIARAMENTE DIMOSTRA. Bellincione cites Colant, ‘Le’peisode de Niuses et
Euryale ou le poeme de l’amitie, LEC, 19, 89-100. IThe pair of Trojan warriors
Nisus and Euryalus are cast in the roles of erastes and eromaneos. Virgil’s
narrative of the two valourus young Trojans has, of course, various thematic
functions and will have resonated in various ways of a Roman readership. Here I
focus on only one aspect of the narrative, namely the eroticiation of their
relation Niso ed Eurialo are first introduced in the funeral games in Book 5.
‘Nisus et Euryalus primi, Eurialus forma insignis viridique iuventa, Nisus
ammore pio pueri’ (Vir. Aen. 5. 2292-6). ‘First came Nisus and Euryalus:
Euryalus outstanding for his beauty and fresh yourhfulness, Nisus for his
deveted love for the boy’. During the ensuing footrace, Nisus indulges ia a
questionably bit of gallantry: starting off in first place, he slips and falls
in the blook of sacrificed heifers, then deliberately trips the man who was in
second place, in order the Euryalus may come up from behind an win first place.
Non tamen Euryali, non ille oblitus amorum (Vir. Aen. 5. 334 -- ‘He was not
forgetful of his love Euryalus, not he! (The plural AMORES is ordinarily used
of one’s sexual partner, one’s LOVE in that sense 0- Liddell Scott ic. Virgil
himself uses the word in the plural to refer to a bull’s mate at Georgics. Indeed,
Servius, ad Aen. writing in a different cultural climate, was worried by
precisely thiat fact, observing that OBLITUS AMORUM AMARE NEC SUPRA DICTIS
CONGRUE: AIT ENIM AMORE PIO PUERI, NUNC AMORUM, QUI PLURALITER NON NISI
TURPITUDINEM SSIGNIFICANT. Virgil’s phrase, OBLITUS AMORUM contradicts his
earlier AMORE PIO PUERI because AMORES in the plural ‘can only SIGNIFY
SOMETHING DISGRACEFUL’ Whereas the description of Nisus’s love for the boy as
PIUS apparently precludes, for Servius, PHYSICALITY. ‘ The two Trojans reappear
in a celebrated episode from Book 9, when they leave the camp at night in an
effort to break through enemy lines and reach Aeneas. They succeed in killing a
number of Italian warriors, ut eventually are themselves both killed. Euryalus
first and then his companion, who, after being morally wounded, flings himself
upon Euryalus’s body. The episode beings with this description of the pair.
Nisus erat portae custos, acerrimus armis, Hyrtacides, comitem Aenea quem
miserat Ida venatrix iaculo celerem levibusque sagittis; et iuxta comes
Euryalus, quo pulchrior alter non fuit Aenaedum Troiana neque induit arma, ora
puer prima signans intonsa iuventa. His amor unus erat pariterque in bella
ruebant. Vir. Aen. Nisus, son of Hyrtacus was the guard of the gate, a most
fierce warrior, swift with the javeling and with nimble arrows, sent by Ida the
huntress to accompany Aeneas. And next to him was his companion Euryalus. None
of Aeneas’s followers, none who had shouldered Trojan weapons, was more
beautiful: a boy at the beginning of youth, displaying a face unshaven. These
two shared one love, and rushed into the fightin side by side. Virgil’s wording
is decorous but the emphaisis on Euryalus’s youthful beauty and particularly
the absence of a beard on his fresh young face, as well as the comment that the
THWO SHARED ONE LOVE and fought side by side – imagery that is repeated from
the scene in Book 5 and is continued throughout the episode in Book 9 – is noteworth For Euryalus’s youth, cf. 217, 276 (puer) and
especially the evocation of his beauty even in death (433-7, language which
recalls the erotic imagiery of CATULLUS and Sappho – Lyne, For their INSEPARABILITY, cf. 203: TECUM
TALIA GESSI and 244-5 (VIDIMUS … VENATU ADSIDUO. Note: NEVE HAEC NOSTRIS
SPECTENTUSR AB ANNIS QUAE FERIMUS, 235-6, CONSPEXIMUS. 237. how Nisus gallantly
presents his plan to the assembled troops NOT AS HIS OWN Bt as his AND
EURYALUS’S (235-6: Likewise the question
that Nisus asks Euryalus when he first proposes the plan t o him has suggestive
resonances: DINE HUNC ARDOREM MENTIBUS ADDUNT EURYALE, AN SUA CUIQUE DEUS FIT
DIRA CUPIDO? Aen 9 184-5. Cf. Makowsky, p. 8 and Hardie, p. 109. For the phrase
DIRA CUPIDO, compare DIRA LIBIDO at Lucretius (De natura rerum, concerning
men’s desire TO EJACULATE and muta cupido. Euryyalus, is it the gods who put
this yearning (ardor) into our minds, or does each person’s grim desire (dira
cupido) become a god for him?” In addition to its ostensible subject (a desire
to achieve a military eploit), Nisus’s language of yearning and desire could
also evoke the dynamis of an erotic relationship. So too the poet’s depiction
of Nisus’s reaction to seeing his young companion captured by the enemy is notable
for its emotional urgency and its portrayal of Nisus’s intensely protective for
for the youth. Tum vero exterritus, amens, conclamat Nisus nec se celare
tenebris amplius aut tantum potuit perferre dolorem. Me, me, adsun qui feci, in
me convertite ferrum, o Rutuli, mean fraus omnis, nihil iste nec ausus nect
potuit, caelum hoc et conscia sidera testor, tantum infeliciem nimium dilet
amicum (Vir. Aen 9 424-30. Then, terrified out of his mind, unable to hid
himself any longer in the shadows or to endure such great pain, Nisus shouts
out: “ME! I am the one who did it! Turn your weapons to me, Rutulians! The
deceit was entirely mine, HE was not so bold as to do it; he could not have
done it. I swear by the sky above and the stars who know: the only thing he did
was to love his unahappy friend too much. There is, in short, good reason to
believe that Virgil’s Nisus and Euryalus, whose relationship is described in
the circumspect terms befitting epic poetry, would have been UNDERSTOOD by his
Roma readers as sharing a SEXUAL bond, much like the soldiers in the so-called
SACRED BAND of Thebes constituted of erastai and their eromenoi in
fourth-century B. C. Greece. Note also that “meme … figis?” seems to echo
Dido’s words to Aeneas at 4.314 (mene fugis?. So too Makowski p. 9-10 and
9.390-3 )Euryale infelix, qua te regione reliqui? Quave sequar? Rurus perplexum
iter omne revolves fallacis sylvae simul et VESTIGIA RETRO observata legit
dumisque silentisu errat) might recall the scene were Aeneas loses Creusa a t
the end of Book 2. Haride p. 26) points to parallels with the story of Orpheus
and Euryide in the Georgics, as well as as to that of Aeneas and Crusa in
Aeneid 2. For the Sacred Band of Thebes, see Plut, Amat. Pelop, Athen. and the
probable allusion at Pl. Smp. When Nisus, mortally wounded, flings himself upon
his companion’s lifeless body to join him in death, the narrator breaks forth
into a celebrated eulogy. Tum super exanimum sese proiecit amicum confossus,
placidaque ibi demum morte quievit. Fortuanati ambo! Si quid mean carmina
possunt, nulla dies umquam memori vos eximet aevo, dun domus Aeneae Capitoli
immobile saxum accolet imperiumque pater Romanus habebit. (Vir. Aen.). Then he
hurdled himself, pierced through and through, upon his lifeless friend, and there
at last rested in a peaceful death. Blessed pair! If my poetry has any power,
no day shall ever remove you from the remembering ages, as long as he house of
Aenea dwells upon the immovable rok of the Capitol, as thlong as the Roman
father holds sway. The praise of the two loving warriors joined in death ould
hardly be more stirring – cf. Wiliams, 205-7, Lyne, 235, for their ‘elegiac
union of LOVERS IN DEATH’ he adduces Pr0.18 – AMBOS UNA FIDES AUFERET, UNA
DIES, and Tibull. 1 1 59-62 as parallels. op. 2.2, and the language coulnt NOT
BE MORE ROMAN. And Virgil’s words obviously made an impression among those who
wished to EXPRESS FEELINGS OF INTIMACY AND DEVOTION IN PUBLIC CONTEXTS, for we
find his language echoied in funerary instricptions for a husband and his wife
as well as for a woman praised by her male friend. The inscription on a joint
tomb of a grandmother and gradauther explicitly likens them to Nisus and
Euryalus. CLE 1142 = CIL 6. 25427, lines 25-6, husband and wife: FORTUNATI AMBO
– SI QUA EST, EA GLORIA MORTIS QUO IUNGIT TUMULUS, IUNXERAT UT THALAMAS; CLE
491 = CIL 11.654: a woman praised by her male friend: UNUS AMOR MANSIT PAR
QUOQUE VIDA FIDELIS. Cf. Aen. 9. 182. HIS AMOR UNUS ERAT PARITERQUE IN BELLA
RUEBANT. CLE 1848.5-6 granddaumother and granddaughter: SIC LUMINE VERO, TUNC
IACUERE SIMUL NISUS ET EURIALUS. So too
Senece quotes the lines as an illustration of the fact that great writers can
immortalize people who otherwise would have no fame: just as Cicero did for
Atticus, Epicurus for Idomeneus, and Seneca himself can do for Lucilius (an
immodest claim but one that was ultltimately borne out), so ‘our Virgil
promised and gave and everlasting memory to the two,’ whom he does not even
bother to name, so renowned had the poet’s words evidently become (Senc. Epist.
21.5 VERGILIUS NOSTER DUOBUS MEMORIAM AETERNAM PROMISIT ET PRAESTAT; FORUTATI
AMBO SI QUI MEA CARIMA POSSUNT. It is revealing that sometimes Porous boundary
in Roman tets between wwhat we might call friendship and eroticism among males
– and overlaps I hope to discuss in another context – that Ovid citest Nisus
and Euryalus as the ULTIMATE EMBODIMENT OF MALE FRIENDSHIP, putting them in the
company of THESEUS AND PIRITUOUS, ORESTES AND PYLADES ACHILESS AND PATROCLUS,
Tristia 1.5.19-24, 1.9.27-34 but the relationship between ACHILEES AND
PATROCLUS, at least, was openly described as including a sexual element by
classical Greek writers (see n. 92), and with characteristic cluntness by
Martial (11.43), wh cjites the pair as an illustration of the special pleasures
of anal intercourse. The relationships between Cydon and CClytius, Cycnus and
Phaethon, and Juupiter and Ganymede (on Eneas’s shield) all demonstrate that
pedersastic relationships enjoy a comfortable presence in the world of the
Aeneid. Niusus and Euryalus are thus HARDLY ALONE. Some scholars have even
detected an EROTIC ELEMNET in Virgil’s depiction of the relationship between
Aeneas and Evander’s son Pallas. See e. g. Gillis, Putnam, and Moorton. Erasmo
and Lloyd have independently described erotic elements in the relationship
between the young Evander and Anchises, a relationship that, they argue, is
then replicated in the next generation, with Pallas and Aeneas. But their relationship is more complex than
the rather straightforward attraction of Cydon for beautiful boys, of Cycnus
for the well-born young Phaethon, and even of Jupiter for Ganymede. For while
those couples conform unproblematically to the Greek pedrerastic model (one
partner is older and dominant, the other young and sub-ordinate), Nisus and
Eurialus only do so AT FIRST GLANCE. AS the poem progresses they are
transformed from a Hellenic coupling of Erastes and eromanos into a pair of
ROMAN MEN (VIRI). The valosiging distinctions inherent in the pederstaist paradigm
seem to fade with the Roman’s poet remark that the rwo rushed into war side by
side (PARITER – PARITERQUE IN BELLA RUEBANT Vir Aen 9. 182), and they certainly
DISAPPEAR when the old man Aletes, praising them from their bold plan,
addresses the TWO as VIRI (QUAE DIGNA, VIRI, PRO LAUDIBUS ISTIS, PRAEMIA POSSE
REAR SOLVI, 252-3, whe an enemy leader
who catches a glimpse of them shoults out, “Halt, men!” (STATE VIRI, 376), and
most poignantly, when the sight of the two “MEN’S” severed heads pierced on
enemy spears stuns the Trojan soldiers. SIMUL ORA VIRUM PRAEFIXA MOVEBANT NOTA
NIMIS MISERIS ATROQUE FLUENTIA TABO 471-2 . In other words, although Euryalus
is the junior partner in this relationship, not yet endowed with a full beard
and capable of being labeled the PUER, his actions prove him to be, in the end,
as much of a VIR, as capalble of displaying VIRTUS – as his older lover Nisus.
There is a further complication in our interpretation of the pair, and indeed
all the pederstastic relationships in the Aeneid. Virgil’s epic is of course
set in the MYTHIC PAST and cannot be taken as direct evidence for the cultural
setting of Virgil’s own day. Moreover, the poem is suffused with the influence
of Greek poetry. Thus, one might argue that the rather elevated status of
pedersastic relationships in the Aeneid is a SIGN merely of the DISTANCES both
cultural and temporal between Virgil’s contemporaries and the character s of
his epic. Yet, while the influence of Homer is especially strong in these
passages of battle poetry (Virgil’s passing reference to Cydon’s erotic
adventures echoes the Homeric technique of citing some touching details about a
warrior’s past even as he is introduced to the reader and summarily killed
off), is is a much-discussed fact that there are no UNAMIBUOUS, diret
references in the Homeric epics to pedersastic relationships on the classical
model. The relationship between ACHILLES AND PATROCLUS was understood by later
Greek writers to have a seual component see e. g. Aesch. F.r. 135-7 Nauck –
from the Myrmidons), Pl. Symp. 180a-b, Aeschin. 1.133, 141-50, Lyne, p. 235, n.
49, crediting Griffin, adds Bion 12 Gow. But the test of the Iliad itself,
while certainly suggesting a passionate and deeply intense bond between the
two, does not represent them in terms of the classical pederastic model. See
further, Clarke, Achiles and Patroclus in Love, Hermes, v. 106 p. 381-96,
Sergent, 250-8, and Halperin p. 75-87. Virgil might thus be said to ‘out-Greek’
Homer in his description of Cydon. G. Knauer, Die Aeneis und Homer, Gottingen,
cites no Homeric parallel for these lines. And yet the pederastic relationships
in the Aeneid occur NOT AMONG GREEKS but rather among TROJANS AND ITALIANS, two
peoples who are strictly distinguished din the epic from the Greeks, and
who,more importantly, together constitute the PROGENTIROS of the roman race.
Cf. Turnus’s rhetoric based on sharp distinctions among the Trojans, Greeks,
ndnd Italians, and the weighty dialogue between Jupiter and June where it is
agreed that Trojans and Italians will become ONE RACE. Virgil’s readers found
pederstastic relationships ina n epic on their people’s orgins, and temporal
gap or no, this would have been unthinkable in a cultural context in which
same-se relationships were universally condemned or deeply problematized. But
is it still not the case that, since Nisus and Euryalus are freeborn Trojans,
Virus, and perhaps also Aeneas and Pallas. Significalntly, though, the arua of
a male-female relationship in the Aeneid, namely the doomed love affair of
Aeneas with the would-be univira Dido. In other words, while a MALE-MALE
relationship that corresponds to what would among among Romans of Virgin’s own
day be considered stuprum is capable of being heroized in the epic, a
male-female relationhship that th etet implicitly marks as a kind of stuprum is
not. This tywo types of relationships in the brates, even glamorizes, a
relationship that in his own day would be labeled as instance sos stuprum? Here
the gap between Virgil’s time and the mythis past of his poem has significance.
While, due toe o their freeborn status, analogues of to Nisus and Euryalus in
Virgil’s OWN DAY could not have found their relationship SO OPENLY CELEBRATED,
they did find HEROISED ANCESTORS IN NISUS AND EURYALUS, Cydon, and Clutis. And
perhaps also Aeneas and Pallas. Significantly, though, the aura of the mythic
past does not extend so far as to conceal the moral problematization of a
male-female relationship in the Aeneid, namely the doomed love affair of Aeneas
with the would-be univiria Dido. In other words, while a male-male relationship
that corresponds to what would among Romans of Virgil’s own day be considered
stuprum is capable of being heroized in thee pic, a male-female relationship
that the tect implicitly marks as a kind of stuprum is not. The issue is
complex. Dido is of course neither Roman nor Trojan, and thus at first glance
Aeneas’s relationship with her does not constitute stuprum. But since Dido’s
experiences are, in important ways, seen though a Roman filtre, above all, the
commitment to her first husband that makes her a prototypical univira, her
involvement with Aneas (aculpa 4 19, 172, constitutes an offense within the
moral framework poposed by the text in a way that the relationship between
Nisus and Euryalus does ot. This distintion revelas something about the
relative degrees of problematization of the two types of relationships in the
cultural environment of Virgl’s readership. ‘Blessed pair! If my poetry has any
power no day shall ever remove you from the remembering ages, as lon as the
house of Aeneas dwells upon the immommovable rock of the Capitol, as long as
the Romans father holds sway.’ One can hardly imagine such grandiose prise of
an adulterous couple ina Roman epic!” Grice: “Niso ed Eurialo are presented as
the epitome of friendship along with Achilles and Patroclus, Ercole e Idi, and
Oreste e Palade. Luigi Speranza, "Gilbert Proebsch e George
Passmore", Luigi Speranza, "Kosuth" -- Luigi Speranza,
"Keith Arnatt" -- Luigi Speranza, "Unità etica ed unità
emica" -- Luigi Speranza, "Fenomenologia" -- Luigi Speranza,
"Concettualismo". Roberto Casati. Keywords: Eurialo e Niso; ovvero,
dell’amicizia, “la conversazione come arte del negoziato”; teoria
conversazionale dell’artifatto, segno, comunicazione, imagine, intenzione,
Grice, Ricominiciamo da capo – logico, stramaledettamente logico – implicatura
come stramaledettamente logica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Casati”
– The Swimming-Pool Library.
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