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Wednesday, May 8, 2013

di Lanciallotto come amor lo strinse -- Galeotto fu 'l libro

Speranza

La Rocca di Gradara è uno degli esempi meglio conservati di fortificazione medievale dell'intero territorio regionale.
 
Nata come fortezza militare su una terra di confine a partire dal XII secolo, viene trasformata in mestosa residenza nobiliare dalle potenti famiglie che si susseguirono nella dominazione del territorio: Malatesta, Sforza, Borgia, Della Rovere.
 
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Il percorso all'interno del complesso si snoda attraverso una serie di ambienti suggestivi, a partire dal Cortile d'Onore, circondato da un elegante loggiato, all'interno del quale si affaccia il mastio o torre maestra che ospita la Sala delle Torture.
 
Si prosegue con la visita degli appartamenti del piano nobile con il Salone di Sigismondo e Isotta, la Sala della Passione, il Camerino di Lucrezia Borgia, la Camera del Cardinale, la Sala dei Putti, la Sala del Consiglio, per terminare con la famosa
 
"Camera di Francesca".
 
 
Il percorso di visita si conclude a
piano terra con la piccola Capella Gentilizia che ospita una notevole pala in terracotta di Andrea della Robbia e con la Sala del Corpo di Guardia.

Alla visita degli ambienti
militari e residenziali della rocca si affianca la memoria delle vicende dei tanti personaggi storici che vissero tra le sue mura: Giovanni Sforza e l’“avvelenatrice” Lucrezia Borgia, Sigismondo Malatesta e la sua amata Isotta.
 
Ma la fama e la fortuna della Rocca sono soprattutto legate alla leggendaria e tragica storia d’amore tra Paolo Malatesta, conte di Ghiaggiuolo, e Francesca Polenta, gli sfortunati amanti cantati da Alighieri nel V Canto dell’Inferno, che all’interno delle sue mura consumarono la loro passione e trovarono la morte.

amor ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta e 'l modo ancor m'offende
amor ch'a nullo amato amar perdona
mi prese del costui piacer sì forte
che come vedi ancor non m'abbandona
amor condusse noi ad una morte
caina attende chi a vita ci spense...
noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lanciallotto come amor lo strinse
soli eravam e sanza alcun sospetto
per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura e scolorocci il viso
ma solo un PUNTO fu quel che ci vinse.
quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante
questi che mai da me non fïa diviso
a bocca mi basciò tutto tremante
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse
quel giorno più non vi leggemmo avante

 

Francesca da Rimini, figlia di Guido minore da Polenta, signore di Ravenna, andò in sposa nel 1275 a Giovanni Malatesta, signore di Rimini, chiamato "Gianciotto" perchè "ciotto", sciancato, uomo di valore ma brutto nella persona, dal quale ebbe una figlia di nome Concordia.

Paolo Malatesta,
cavaliere nobile,
bello e cortese,
fratello minore di Giovanni, s'innamorò
della cognata e Giovanni, messo
in allarme da un servitore, li colse in flagrante e li uccise.

I particolari della tragedia,
accaduta tra il 1283 e il 1288,
sono ignoti e confuse le notizie,
perché nulla di preciso
riferiscono i cronisti del tempo.

Attorno a questo avvenimento,
che poteva restare uno dei tanti
episodi delittuosi del medioevo,
si è creato un mito
che dura da otto secoli.
 
Molti scrittori, poeti, musicisti hanno narrato la storia di Paolo e Francesca.
 
Primo fra tutti Alighieri.

Alighieri ha assicurato agli sfortunati amanti un posto nella storia e nell'eternità.

 

 

 

CAMMINAMENTI DI RONDA

 

 



Dopo la rocca le mura sono l’elemento più interessante e caratteristico di Gradara.
 
Cingono il castello in doppio anello proteggendo e rendendo inespugnabile la superba rocca. Sono intervallate da torri quadrate e sono percorse in tutto il loro perimetro da Camminamenti di Ronda necessari per vigilare sul castello e sull’intero territorio. I camminamenti di ronda, oggi percorribili per un tratto, permettono di ammirare la struttura delle mura, con le sue feritoie e  la merlatura, oltre ad un bellissimo panorama.

Dalla sommità delle mura lo sguardo corre libero sul verdeggiante entroterra. Sulle cime delle colline un tempo sorgevano importanti castelli ormai scomparsi, come quello di Monteluro, o i borghi fortificati del Montefeltro, soggetti al controllo dell’omonima famiglia. Si possono osservare inoltre i piccoli centri della Valconca e il profilo inconfondibile del Monte Titano, simbolo di San Marino. Gradara dalla sua strategica posizione sovrasta la fascia costiera, da Gabicce a Rimini, e soprattutto domina un tratto dell’antica via consolare Flaminia. Le mura esterne, costruite in laterizio, ressero ai diversi attacchi che Gradara subì nel scorso dei secoli, tra cui quello terribile del 1446 ad opera di Francesco Sforza e Federico da Montefeltro.

 

 

 

 

Il museo storico conserva importanti testimonianze del passato del castello: strumenti di tortura, armi bianche, attrezzi agricoli, ecc. Sono inoltre visitabili delle antiche grotte che costituiscono una piccola parte di quel fitto reticolo di cunicoli che percorre il sottosuolo del centro storico.

Questi misteriosi tracciati vennero probabilmente scavati in epoca medievale per ragioni difensive. Alcuni percorsi in particolare permettevano di guadagnare senza essere visti l'esterno del borgo, dove un tempo si estendeva una fitta boscaglia. Costituivano pertanto una vera e propria via di fuga, importante soprattutto in tempo d'assedio, quando ogni collegamento con il territorio circostante era precluso. Venuta meno la funzione difensiva, alcuni tratti furono reimpiegati come cantine di abitazioni private.

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