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Wednesday, May 8, 2013

LANCILLOTTO, o il cavaliere della carretta -- Il bacio di Lancillotto

Speranza

Lancillotto o il cavaliere della carretta

Cameron Lancelot und Guinevere 1874.jpg
Julia Margaret Cameron: Fotografische Illustration "Der Abschied von Sir Lancelot und Königin Guinevere", (1874)
AutoreChrétien de Troyes
1ª ed. originale1170-1180
Genere
SottogenereRomanzo cavalleresco
Lingua originalefrancese
AmbientazioneInghilterra, Medioevo
ProtagonistiLancillotto del Lago
AntagonistiMeleagant
Altri personaggiRegina Ginevra, re Artù, il siniscalco Keu
SerieRomanzi cortesi


Lancillotto o il cavaliere della carretta è un romanzo in francese antico scritto da Chrétien de Troyes intorno nel 1170, all'incirca nello stesso periodo di Yvain, il cavaliere del leone (o poco prima).

"Lancillotto, o il cavaliere della carretta" è stato pubblicato in Italia anche con il titolo Romanzi Cortesi: Lancillotto, in una trilogia con gli altri due romanzi di Chrétien, rispettivamente su Ivano e Perceval.

Chrétien scrisse il "Lancillotto" su invito della sua protettrice Maria, contessa di Champagne, figlia di Eleonora di Aquitania e Luigi VII di Francia.

Chrétien non completò la sua opera, lasciando il compito di portarla a termine a Godefroi de Leigni.

La vicenda narrata è centrata sull'amore esclusivo e irresistibile del cavaliere Lancillotto del Lago per Ginevra, moglie di re Artù.

In particolare, Lancillotto svolge il ruolo dell'eroe che salva la regina rapita dal malvagio Meleagant.

Il rapimento di Ginevra è uno dei leit-motiv più antichi del ciclo arturiano.

Compare anche nella Vita di Gildas di Caradoc di Llancarfan e nell'architrave della cattedrale di Modena.

L'opera di Chrétien ebbe un ruolo importante nel consolidare questo tema come uno dei principali del ciclo arturiano.

Esso riapparve poi nel Lancillotto in prosa e alla fine anche ne La Morte di Artù di Thomas Malory.

Il Lancillotto del Lago è inoltre uno degli esempi più celebri del concetto di amor cortese, e al tempo stesso una versione tradizionale del "topos" letterario dell'amore adultero.

Quest'ultimo elemento non sembra derivato
dalla tradizione arturiana precedente, ma è da
ritenersi, con ogni probabilità, invenzione
dell’autore stesso.


In questo romanzo, Chrétien è riuscito a creare una delle più forti
 e compiute figure della sua narrativa, uno dei personaggi meglio tratteggiati.

Il perfido Meleagant, figlio del re di Gorre, dal regno del quale non è possibile fare ritorno (dove è chiara la suggestione classica dei miti di Proserpina e di Euridice), rapisce la regina Ginevra.


Lancillotto parte alla sua ricerca e, per non perderne le tracce, deve salire su una carretta (da qui il sottotitolo) che è adibita al trasporto dei malfattori che sono stati condannati al patibolo.

Per Lancillotto è un disonore terribile salire su quella carretta e subire il dileggio di tutti, ma la forza dell'amore è così grande che egli sottostà al ricatto che gli fa un nano, simbolo di sventura, che gli darà informazioni su Ginevra solamente se lui acconsentirà a salire sul mezzo.
Lancillotto si adopererà in tutti i modi per ritrovare Ginevra, superando le prove più terribili e le tentazioni più dure, e, dopo averla trovata, ucciderà il traditore.

Il romanzo è reso complicato da enigmi non risolti e situazioni lasciate inspiegate, dove risulta predominante "il senso dell'avventura e dell'amore" e nel quale l'intrecciarsi di persone, parole ed episodi si rifà alla caratteristica cortese.

La scrittura di Chrétien è molto lontana dallo stile sublime dell'antichità e si snoda in forma piana e colloquiale anche se costruita su schemi retorici dove non manca il senso dell'ironia.

Recentemente Pietro G. Beltrami, nel volume intitolato Il Cavaliere della Carretta (Lancillotto), ha compiuto un'accurata opera di traduzione con rielaborazioni e commenti, che ricalca in modo fedele ma originale gli octosyllabes a rima baciata dell'autore e rende molto bene lo stile retoricamente costruito ma anche piano, e talora ironico, dell'originale.

Note

  1. ^ Un monaco del monastero di Llancarfan, contemporaneo di Goffredo di Monmouth, autore di una semi-leggendaria Vita di Gildas in latino.

Bibliografia [modifica]

Voci correlate [modifica]

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