Grice e Martino: l’implicatura conversazionale -- la
religione civile della prima e unica Roma! – magismo -- filosofia italiana
meridionale – filosofia del sud – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “I like Martino – and his interviewees – there is indeed a
‘discepolato’ around him.” Grice: “We don’t have anything like Martino at
Oxford – Hollis is the closest I can think.” Grice: “In his strictly
philosophical explorations, Martino aptly clashes with Croce!” -- Dopo la
laurea a Napoli con una tesi in Storia delle religioni sui gephyrismi eleusini
sotto la direzione di Adolfo Omodeo, si interessa alle discipline etnologiche.
Si iscrive ai GUF e alla Milizia Universitaria, collaborando a L'Universale di
Berto Ricci e facendo circolare in una cerchia ristretta di collaboratori un
Saggio sulla religione civile poi rimasto inedito. L'ingresso nel circolo
crociano «Erano quelli gli anni in cui Hitler sciamanizzava in Germania e in
Europa, e ancora lontano era il giorno in cui le rovine del palazzo della
Cancelleria avrebbero composto per questo atroce sciamano europeo la bara di
fuoco in cui egli tentava di seppellire il genere umano: ed erano anche gli
anni in cui una piccola parte della gioventù italiana cercava asilo nelle
severe e serene stanze di Palazzo Filomarino per risillabare il discorso
elementarmente umano altrove impossibile, persino nella propria famiglia».
Il suo saggio, “Naturalismo e storicismo nell'etnologia” è un tentativo di
sottoporre l'etnologia al vaglio critico della filosofia storicista di Croce.
Secondo M., l'etnologia solo attraverso la filosofia storicista avrebbe potuto
riscattarsi dal suo naturalismo (tratto che accomuna, per de Martino, tanto la
scuola sociologica francese che gli indirizzi "pseudostorici"
tedeschi e viennesi). Fu lo stesso Croce a introdurre il giovane de Martino
all'editore Laterza, suggerendo la pubblicazione del libro, in cui, nonostante
qualche ingenuità, si può già scorgere in nuce l'idea del successivo lavoro sul
"magismo etnologico". Scritto negli anni della seconda guerra mondiale
e pubblicato nel 1948, Il mondo magico è il libro nel quale M. elabora alcune
delle idee che rimarranno centrali in tutta la sua opera successiva. Qui M.
costruisce la sua interpretazione del magismo come epoca storica nella quale la
labilità di una "presenza" non ancora determinatasi, viene
padroneggiata attraverso la magia, in una dinamica di crisi e riscatto. In quel
periodo, de Martino comincia a militare nei partiti di sinistra. Lavora
come segretario di federazione, in Puglia, per il Partito Socialista Italiano;
influenzato da Gramsci e da Levi, cinque
anni dopo, entra a far parte del Partito Comunista Italiano. Anche per questa
ragione, negli anni che seguono, M. comincia a interessarsi sempre di più allo
studio etnografico delle società contadine del sud Italia, in contemporanea con
le inchieste di Vittorini e l’opera documentaristica di Zavattini. Di questa
fase, talvolta detta "meridionalista", fanno parte le opere più note
al grande pubblico: Morte e pianto rituale, Sud e magia, La terra del
rimorso. Innovativo nelle sue ricerche fu l'approccio multidisciplinare,
che lo portò a costituire un'équipe di ricerca etnografica. La terra del
rimorso è la sintesi delle sue ricerche sul campo (il Salento) affiancato da
uno psichiatra (Jervis), una psicologa (Jervis-Comba), un'antropologa culturale
(Signorelli), un etnomusicologo (Carpitella), un fotografo (Pinna) e dalla
consulenza di un medico (Bettini). Nello studio del fenomeno del tarantismo
vengono utilizzati anche filmati girati tra Copertino, Nardò e Galatina. A
queste monografie segue la pubblicazione dell'importante raccolta di saggi,
“Furore Simbolo Valore”. E stato collaboratore di R. Pettazzoni all'Università
"La Sapienza" di Roma, nell'ambito della Scuola romana di Storia
delle religioni. Come ordinario di Storia delle religioni e di Etnologia, dha
insegnato all'Cagliari, dove ha avuto uno stuolo di allievi. Con Cirese,
Lilliu, Cases, la sua assistente Gallini, e in seguito altri studiosi, quali
Cherchi, Angioni, Clemente, e Solinas, saranno esponenti di una significativa,
sebbene mai formalizzata, scuola antropologica all'Cagliari, della quale de
Martino è considerato uno dei fondatori. È considerato uno dei più
importanti antropologi dell’età contemporanea, fondatore in Italia
dell’umanesimo etnografico e dell’etnocentrismo critico. La presenza La
presenza in senso antropologico, nella definizione di de Martino è intesa come
la capacità di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie
per rispondere in modo adeguato ad una determinata situazione storica,
partecipandovi attivamente attraverso l'iniziativa personale e andandovi oltre
attraverso l'azione. La presenza significa dunque esserci (il
"da-sein" heideggeriano) come persone dotate di senso, in un contesto
dotato di senso. Il rito aiuta l'uomo a sopportare una sorta di "crisi
della presenza" che esso avverte di fronte alla natura, sentendo
minacciata la propria stessa vita. I comportamenti stereotipati dei riti
offrono rassicuranti modelli da seguire, costruendo quella che viene in seguito
definita come "tradizione". 11spedizione in Lucania Se si vuole
rintracciare in de Martino un filo comune e unitario tra l’influenza marxista e
gramsciana della “triade meridionalista” (esplicita anche attraverso la sua
militanza diretta nel PCI negli anni ‘50) di Morte e pianto ritual, Sud e
magia e La terra del rimorso e gli
appunti e i dossiers preparati per La fine del mondo, in cui è presente
un’elaborazione filosofica più marcatamente sui piani ontologico,
esistenzialista e fenomenologico e che vedranno la luce solo posteriormente dal
riordino delle carte ad opera di Brelich e Gallini, bisogna rendere centrale il
nesso tra presenza/crisi/riscatto e il processo di destorificazione del
negativo ad opera dell’ethos del trascendimento; l’immaginazione simbolica
collettiva è la realizzazione di un’ethos del trascendimento che, come un mito
di fondazione per il senso di appartenenza o la sacralizzazione dell’”oggetto”
per scopi espiatori, rende possibile il superamento di una crisi, della
“presenza” in quanto soggetto che opera nella natura, che rischia di perdersi
in essa senza riscatto (escaton). Il soggetto dunque si ricolloca nella storia
tramite la cultura, e la crisi si rivela esistenziale nel rapporto tra se’ e il
mondo “altro da se’”. Ma la crisi affonda sempre nelle materiali condizioni di
vita e nelle modalità concrete di una prassi che deve tendere e tende
incessantemente alla trasformazione rivoluzionaria (che è escatologica nelle
religioni) come base insopprimibile della costituzione di sè come
soggetto: “Vi è dunque un principio trascendentale che rende intellegibile
l’utilizzazione e le altre valorizzazioni, e questo principio è l’ethos
trascendentale del trascendimento della vita nel valore: attività dunque, ma
ethos, dover-essere-nel-mondo per il valore, per la valorizzante attività che
fa mondo il mondo, e lo fonda e lo sostiene.” Costante, inoltre, nella
ricerca sul campo, come nelle analisi ed elaborazioni degli ultimi anni, fu
l’indagine sul valore euristico assegnato ai dati psicopapatologici, sempre
legato a una riflessione critica sulla trasferibilità delle relative nozioni in
contesti culturali diversi e sulle loro implicazioni sul piano antropologico e
filosofico più generale: dalla figura dello sciamano come “Cristo magico” ne Il
mondo magico, ai fenomeni di dissociazione e possessione (influenzato dalle letture
di Shirokogoroff e PJanet) nei riti della taranta, fino alle note sulle
“apocalissi psicopatologiche” ne La fine del mondo. Il folklore
progressivo Il concetto di folklore, come concezione del mondo regressiva,
secondo le “osservazioni sul folklore” del Quaderno XXVII di Gramsci “un
agglomerato indigesto di frammenti di concezioni del mondo e superstiti
documenti mutili e contaminati”, ma anche di positiva creatività delle classi
subalterne (come i canti popolari), in opposizione alla cultura dotta delle
élite dirigenti, fu oggetto di riflessione dell’antropologo partenopeo, con il
saggio “Intorno ad una storia del mondo popolare subalterno”, pubblicato su
Società sul nr.3 di quell’anno, in cui riprende studi e indagini della nuova
etnologia sovietica (Tolstov, Hippius, Cicerov, ispirati da Propp). In un
saggio lo define come proposta consapevole del popolo contro la propria
condizione socialmente subalterna, o che commenta, esprime in termini
culturali, le lotte per emanciparsene.” Il concetto fu poi ripreso, discusso
problematicamente e allargato in particolare da Cirese (in rapporto a Gramsci)
e Satriani (il folklore come cultura di contestazione). I “folkloristi”
erano stati oggetto di critica di de Martino già nella sua prima opera del
1941, Naturalismo e storicismo nell’etnologia, in quanto puri descrittori e
catalogatori con criterio naturalistico e non storico-culturale: per cui il
folklore rimane, pur categorizzato come “progressivo”, come fenomeno di
indagine antropologica nei termini più complessivi di cultura popolare.
Crisi della presenza e destorificazione del negativo In quanto alla “crisi
della presenza” come spaesamento, ne La fine del mondo, M. racconta di una
volta in Calabria quando, cercando una strada, egli e i suoi collaboratori
fecero salire in auto un anziano pastore perché indicasse loro la giusta
direzione da seguire, promettendogli di riportarlo poi al posto di partenza.
L'uomo salì in auto pieno di diffidenza, che si trasformò via via in una vera e
propria angoscia territoriale, non appena dalla visuale del finestrino sparì
alla vista il campanile di Marcellinara, il suo paese. Il campanile
rappresentava per l'uomo il punto di riferimento del suo circoscritto spazio
domestico, senza il quale egli si sentiva realmente spaesato. Quando lo
riportarono indietro in fretta l'uomo stava penosamente sporto fuori dal
finestrino, scrutando l'orizzonte per veder riapparire il campanile. Solo
quando lo rivide, il suo viso finalmente si riappacificò. In un altro
esempio, per esprimere il medesimo concetto, De Martino racconta degli Achilpa,
cacciatori e raccoglitori australiani, nomadi da sempre e per sopravvivenza,
che avevano però l'usanza di piantare al centro del loro accampamento un palo
sacro, intorno al quale celebravano un rito ogni volta che
"approdavano" in un luogo nuovo. Il giorno che il palo si spezzò, i
membri della tribù si lasciarono morire, sopraffatti dall'angoscia. Il
concetto di spaesamento, come una condizione molto "rischiosa" in cui
gli individui temono di perdere i propri riferimenti domestici, che in qualche
modo fungono da "indici di senso", viene inserito dunque da M. nelle
sue categorie di “crisi della presenza” e destorificazione del negativo.
La crisi della presenza caratterizza allora quelle condizioni diverse nelle
quali l'individuo, al cospetto di particolari eventi o situazioni (malattia,
morte, conflitti morali, migrazione), sperimenta un'incertezza, una crisi
radicale del suo essere storico (della "possibilità di esserci in una
storia umana", scrive de M.) in quel dato momento scoprendosi incapace di
agire e determinare la propria azione. La destorificazione del negativo
permette l'universalizzazione della propria condizione umana in una dimensione
mitico-simbolica, mediata dalla religione e presente nel rito. Secondo Signorelli,
antropologa ee collaboratrice della spedizione nel Salento, "Il dato
esistenziale che ha scatenato la crisi (morte, malattia, paura e altro ancora)
viene mentalmente astratto dal contesto storico per entro il quale è stato
esperito e viene ricondotto a un tempo e a una vicenda mitici". Se
il mito è narrazione, il rito è un comportamento orientato ad uno scopo e
ripetuto con parole e gesti di significato altamente simbolico. È così che
mito, rito e simbolo diventano un circuito volto alla soluzione della crisi,
astraendo dalla storia reale in cui agisce il negativo. Quando è il
negativo a prevalere, e questo accade in fasi particolarmente drammatiche
dell’esistenza umana (come la morte di una persona cara), può manifestarsi una
crisi radicale, una “funesta miseria esistenziale”, per cui l’ethos del
trascendimento non riesce più a risolvere la crisi nel valore e la mancata
valorizzazione fa perdere anche l’operabilità sul reale. L’attività etica della
valorizzazione è necessaria per impedire la destrutturazione dell”esserci”, in
quanto il “vitale” vede per intero invaso il suo spazio, quello
dell’intersoggettività e il rapporto con il mondo. Avviene allora che “la presenza
abdica senza compenso”. L'elaborazione del lutto ed il pianto rituale
antico Magnifying glass icon mgx2.svg
Morte di Gesù negli studi antropologici e Planctus. Organizza una serie
di spedizioni di ricerca in Lucania, accompagnato da un’equipe
interdisciplinare, tra cui Vittoria De Palma, anche lei etnologa e compagna di
vita e con l’utilizzo di strumenti quali il magnetofono e la cinepresa,
innovativi rispetto all’indagine folklorica classica. Riconnettendosi a Il
mondo magico, decide di concentrarsi sul lamento funebre e la “crisi del
cordoglio”, ai segni, al simbolismo delle ritualità legate ad una crisi
esistenziale tra le più gravi, come quella che segue la perdita di un caro, e
il pianto e il dolore collettivi che rappresentano la “crisi della presenza”,
della propria e di tutti, minacciata dalla morte. Il pericolo del lutto è
dunque quello dell’annullamento totale. In Morte e pianto rituale. Dal
lamento funebre antico al pianto di Maria affronta anche il senso della morte
di Cristo in rapporto alla condizione esistenziale dell'uomo nel mondo ed al
momento traumatico della esperienza della morte dei propri cari. Di fronte alla
"crisi del cordoglio" che può portare al crollo esistenziale, emerge
la esigenza di elaborare culturalmente il lutto, nella forma socialmente
codificata del rito. La consolazione offerta dal credo religioso riconduce a
forme sopportabili la carica drammatica del lutto, riferendola simbolicamente
alla morte tragica di Cristo sulla croce, forme che consentono di ritrovarsi
uguali nel dolore, ma che diventano anche promessa di resurrezione. «È
possibile interpretare la genesi del protocristianesimo come esemplarizzazione
di una storica risoluzione del cordoglio che trasforma Gesù morto in Cristo
risorto e il morto che torna nel morto-risorto presente nella chiesa e nel
banchetto eucaristico. Le apparizioni di Cristo dopo la morte testimoniano la
Resurrezione e la presenza di Cristo nella chiesa sino al compimento del piano
temporale di salvezza. Dopo l'Ascensione la discesa dello S.S. inaugura l'epoca
in cui il morto-risorto è con i credenti sino alla fine, per donare la spinta
alla testimonianza missionaria. Il Cristianesimo diventa un grande rituale
funerario per una morte esemplare risolutiva del vario morire storico e come
pedagogia del distacco e del trascendimento rispetto a ciò che muore (il che
poteva aver luogo solo in quanto il morto era l'unto dell'Uomo-Dio)".
Abbiamo un esempio storico di soluzione della crisi e la garanzia mediante la
fede della presenza del Risorto nella comunità. La celebrazione eucaristica
rappresenta contemporaneamente l'evento passato di un Cristo al centro del
piano temporale di salvezza (mito che garantisce e fonda la salvezza futura) e
l'evento futuro della definitiva Parusia.» De Martino indaga la
persistenza, nelle realtà marginalizzate della Lucania, del pianto funebre,
come “riplasmazione” del planctus irrelativo, rito antichissimo e diffuso prima
del Cristianesimo in tutta l'area mediterranea. La destorificazione dell’evento
luttuoso, soggettivamente vissuto, permette di riportarlo ad una dimensione
mitico-rituale, e dunque al superamento della crisi. Su questi temi si è
soffermata una sua studentessa e collaboratrice, lEpifani, nella commedia La
fuga, scritta a dieci anni dalla sua scomparsa. Saggi: “Naturalismo e
storicismo nell'etnologia” (Laterza, Bari) – l’ennico – Grice: “Italians cannot
pronounce ‘-tn-‘ so that the etnico becomes ‘ennico’!” --; “Il mondo magico:
prolegomeni a una storia del magismo” (Einaudi, Torino); “Morte e pianto
rituale nel mondo antico: dal lamento pagano al pianto di Maria” (Einaudi,
Torino); “Sud e magia La terra del
rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud” (Feltrinelli, Milano); -- cf. Grice, magismo – two kinds of magic travel,
carpet route-travelling, routeless travel – the exercise of judgment --“Furore,
simbolo, valore” (Saggiatore, Milano); “Magia e civiltà. Un'antologia critica
fondamentale per lo studio del concetto di magia in occidente” (Garzanti, Milano);
“Mondo popolare e magia in Lucania” (Basilicata, Roma-Matera) -- Grice: “There
are two types of magic actually: carpet flying and disappearance!” – “La fine
del mondo -- contributo all'analisi dell’pocalissi” (Einaudi, Torino); “La collana
viola” (Boringhieri, Torino); “Re-ligione, comunismo [lavorismo] e psico-analisi”
(Altamura, Roma) Compagni e amici” (La nuova Italia, Firenze); “Storia e Meta-storia”“i
fondamenti di una teoria del sacro” (Argo, Lecce); “Note di campo: spedizione
in Lucania” (Argo, Lecce); “L'opera a cui lavoro: apparato critico e
documentario alla Spedizione etnologica in Lucania” (Argo, Lecce); “Una
vicinanza discrete” (Oleandro, Roma); “I viaggi nel Sud” (Boringhieri, Torino);
“Panorami e spedizioni” (Boringhieri, Torino); “Musiche tradizionali del
Salento” (Squilibri, Roma); “Scritti filosofici” (Mulino, Bologna); “Dal
laboratorio del mondo magico” (Argo, Lecce); “Ricerca sui guaritori e la loro clientele”
(Argo, Lecce); “Etnografia del tarantismo pugliese. I materiali della spedizione
nel Salento” (Argo, Lecce); “Promesse e minacce dell'etnologia”; G. Angioni,
Una scuola antropologica sarda?, in “Sardegna: idee, luoghi, processi culturali”
(Roma, Donzelli); “Antropologia e il comunismo del lavoro”; “Marxismo e
religione”, “Il folklore pro-gressivo, in l’Unita’, “Teoria antropologica e
metodologia della ricerca, L'asino d'oro ; Il mondo magico, ed., Torino, Rèpaci,
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l'etnocentrismo critico e il problema dell'auto-coscienza culturale, Napoli,
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Liguori); S. Matteis, Il leone che cancella con la coda le tracce. L'itinerario
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di Ernesto de Martino, Istituto Ernesto De Martino, su iedm. Società di
Mutuo Soccorso Ernesto de Martino, su sms de martino.noblogs.org. Interpretazioni
dell'apocalisse: le tre edizioni de La fine del mondo di Ernesto de Martino, su
L’analisi e la classe, "Intorno a una storia del mondo popolare
subalterno", su Academia.edu. Grice: “The more Martino speaks of
‘meridionale’ and ‘sud’ the less I’m willing to qualify him as an Italian
philosopher simpliciter – so I categorise him as a representative of ‘filosofia
del sud’ or ‘filosofia meridionale’. Ernesto de Martino. Martino. Keywords:
religione civile, magismo – essercizio del giudizio – viaggio magico en route –
carpet route travelling – o routeless --. Luigi Speranza, “Grice e Martino” –
The Swimming-Pool Library.
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