Grice
e Messere: l’implicatura conversazionale – l’implicatura di Sileno – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Torre Santa Susanna). Filosofo italiano. Ricevuti i primi rudimenti del sapere
dai chierici locali, i suoi genitori (Pietro Messere e Teodora Di Leo), sebbene
non agiati, decisero di fargli frequentare il seminario di Oria, assecondando
così il suo vivo desiderio di intraprendere la carriera ecclesiastica, qui
dimostrò sin da subito una profonda passione per lo studio. Ordinato sacerdote
per poi ritornare al paese natìo, dove divenne un maestro di grande dottrina.
Da autodidatta si applicò allo studio della filosofia, della matematica, della
storia ecclesiastica e civile, nonché anche alla musica e al canto. Incolpato
dell'omicidio di un giovane chierico, fu messo in prigione nelle carceri del
Vescovo di Oria, dove rimase rinchiuso per sette anni, tuttavia non si lasciò
mai abbattere dallo sconforto; anzi, procuratosi alcuni libri, M. si applicò
allo studio della lingua greca, per la quale già aveva dimostrato una forte
predisposizione. Dopo un lungo e dibattuto processo, la sentenza finale lo
dichiarò innocente e assolto da qualsiasi reato. Risentito con i suoi
concittadini per averlo ingiustamente ritenuto reo, dichiarò che il suo paese
mai più lo avrebbe rivisto. Fu così che Gregorio Messere partì per Napoli, dove
rimase fino alla morte. Nella città partenopea ebbe modo di affinare e
approfondire la sua cultura, divenendo un personaggio di rilievo nel mondo
intellettuale napoletano del tempo. La grande conoscenza della lingua greca gli
conferì grande notorietà nonché una cattedra di Lettura Greca, che mantenne
fino all'anno della morte, presso l'Università degli studi di Napoli. Tale
cattedra era stata nuovamente istituita a spese di Giuseppe Valletta, filosofo,
letterato e giureconsulto dell'epoca ed amico del Messere. Valletta aveva una
profonda stima per il Messere, il quale fu assiduo frequentatore della sua casa
non solo quale insegnante dei suoi figli e nipoti, ma anche perché divenuta
luogo di riunioni dei più eruditi intellettuali del tempo. Fra i suoi molti
allievi che assistevano alle sue lezioni, ne ebbe alcuni divenuti celebri, si
annoverano Andrea, Barra, Caloprese, Gravina, Valletta, Capasso, Cerreto,
Egizio, Donzelli ed altri. Vico, noto filosofo suo amico, gli dedicò un breve
madrigale dal titolo Ghirlanda di timo per Argeo Caraconasio.Il mondo culturale
napoletano fu caratterizzato da importanti innovazioni a livello filosofico,
scientifico, civile e politico. Tale fervore culturale aprì la strada alla
nascita di un numero notevole di accademie, che divennero luoghi di discussione
aperta e di diffusione di nuove idee filosofiche e scientifiche. A Napoli le
principali accademie del tempo furono soprattutto quella degli Investiganti e
quella di Medinaceli. Che sia stato memM. bro autorevole di entrambe le
accademie e frequentatore di circoli e salotti letterari napoletani è
testimoniato da non pochi documenti, tra cui manoscritti e altri a stampa
conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli; le sue lezioni ebbero un così
folto seguito di giovani tanto da far suscitare invidie fra i letterati
fanatici dell'erudizione i quali, a furia di schernirlo per la sua ellenofilia,
diffusero in Napoli addirittura la moda letteraria della macchietta dello
pseudogrecista, satireggiata pure da Vico nella terza Orazione inaugurale. Fu
anche tra i primi membri dell'Arcadia fondata dal Crescimbeni e dal Gravina,
ove gli fu attribuito il nome pastorale greco di “Argeo Coraconasio,” “dalle
campagne dell'isola Coraconaso”. E fondata a Napoli la Colonia “Sebezia” dell'Arcadia
e anche qui il Messere e tra i primi iscritti.
L'aver ripristinato l'insegnamento della lingua greca in Napoli valse al
Messere non solo il titolo di “ristoratore della greca erudizione”, ma
contribuì alla ripresa dello studio di Omero, influenzandone il pensiero
poetico e filosofico del tempo. Notevole fu l'influenza che egli ebbe sulla
formazione del pensiero del Gravina. Essenziale nella vita culturale di
Gregorio Messere fu anche l'amicizia con Giuseppe Valletta, suo allievo. La
conoscenza che M ha della filosofia fu ugualmente vasta tanto che gli valse
l'appellativo di “Socrate” e quando si riferivano a lui veniva anche chiamato
il “Socrate dei nostri tempi”. Non fu
solo un insigne grecista, ma anche un poeta. Compose infatti circa 60
componimenti, tra distici, tetrastici, serenate, sonetti, madrigali ed
epigrammi in italiano, utilizzando talvolta uno stile che il Lombardo definisce
“stile mezzano e semplice”, di carattere pastorale. Un suo epigramma è
contenuto in una lettera che Canale inviò al Magliabechi. Non mancò di scrivere
componimenti di carattere burlesco e giocoso, in cui contrapponeva
l'immediatezza della satira e del dialetto alla ricercatezza esasperata della
poesia del Seicento. Si esercitò soprattutto nell'Accademia di Medinacoeli,
dove era uso chiudere la seduta accademica con la recitazione di componimenti
poetici. Compose finanche versi che celebravano importanti eventi del regno;
tra i più salienti, si ricordano quelli contenuti nel volume scritto in
occasione della recuperata salute di Carlo II. Da ricordare sono anche gl’emblemata
contenuti nel volume scritto per i funerali di D. Caterina d'Aragona, e a cui
si ispirò Vico in occasione dei funerali di due uomini illustri Tra le tante collaborazioni con letterati del
suo tempo, degna di nota è quella che ha con VICO per la pubblicazione di un
volume in occasione del genetliaco di Filippo V, tre sono i componimenti
contenuti in esso. Fu anche collaboratore di una Miscellanea dal titolo Vari
componimenti in lode dell'eccellentissimo Benavides conte di S. Stefano. Fatta
eccezione per alcuni componimenti inseriti in Miscellanee poetico-celebrative,
di M. non esistono opere a stampa. E a ciò ne dà spiegazione il Lombardo quando
afferma che egli fu uomo umile e schivo tutto dedito all'educazione dei giovani
più che ai propri interessi personali, anzi la sua modestia fu tale che pensò
bene di distruggere i propri scritti. Le
lezioni accademiche di cui si dispone sono quelle che tenne nell'Accademia istituita a Palazzo Reale
dal viceré duca di Medinaceli. I codici delle lezioni sono conservati
attualmente presso la Biblioteca di Napoli. Due di queste lezioni trattano di
poesia. Qui argomenta sulla funzione e natura della poesia, dei suoi rapporti
con la storia nonché sul problema delle origini della poesia stessa. Tre altre
lezioni sono di carattere storico, esattamente: due sulla vita di NERVA e una
sulla vita di DECIO. Il codice napoletano contiene anche un Discorso vario in
cui sono presenti motivi autobiografici e una lezione sull'origine delle
maschere. L'Accademia di Medinaceli non ebbe lunga vita e, nonostante la sua
chiusura avvenuta a causa di rivolgimento politico, continuò ad essere
personaggio illustre nel panorama intellettuale e culturale napoletano, come
dimostra il fatto di essere annoverato tra i primi membri dell'Arcadia sotto la
custodia Crescimbeni e successivamente della colonia napoletana “Sebezia”. Storia della litteratura italiana Biografia degli uomini illustri del regno di
Napoli Le vite degli Arcadi illustri
scritte da diversi autori, e pubblicate d'ordine delle generale adunanza da Crescimbeni, pRoma, (biografia scritta da Lombardo). Cantillo,
Filosofia, poesia e vita civile in M.: un contributo alla storia del pensiero
meridionale, Morano, Napoli, Prezzo, Storia delle origini di Torre Santa
Susanna, Tiemme, Manduria,. Imma Ascione, Seminarium doctrinarum: l'Napoli nei
documenti, Edizioni scientifiche
italiane, Napoli; Lomonaco, M., la poesia e l'impegno civile tra Gravina e VICO,
in "Diritto e Cultura", VLezioni dell'Accademia di Palazzo del duca di
Medinaceli: Napoli, Rak, Napoli,
Istituto italiano per gli studi filosofici. (regio esim liepiera preso Niccola
Gjervasi'altirante 1.os. re ( lessen Blusere Filologo Filosofo Namquein Tore diliuramnemlá
iTera d Ohrante nel mio Mori in Nlapoli. Ebbe per convincenti indizj, co di
Gregorio la sospizione Fu rinchiuso perciò nulla egli fosse reo. me che di, laddove
impreseda prigioni per sette anni nelle del greco linguaggio, stessolostndio
non conosceva neppur lo avanti , che inbreve con tanta sollecitudine però ,e sn
tranoi il maestro ne diyenne solenne restauratore della greca erudizione. onde
cadde sopra se del quale per le figure. Vi attese Lo studio delle greche lettere
era a quel tempo venuto tranoi insomma decadenza, l'erudizione esi renduta
goffa e grossolana ; onde egli adoperó ogni sua cura per richiamarla alla sua
dignità primitiva. La profonda sua scienza nella mentovata favella gli seçe
meritamente occupare. la catte be i suoi
natali in un mediocre luogo della Regione de' Salentini, oggi Terra d'Otranto,
detto la Torre di S. Susanna , discosta da Brindisi intorno a miglia
dodici.Suoi genitori furono Pietro Messere, e Dianora di Leo amendue di onesta
e civil condizione. M., comechè non proveduto nella sua primiera età di
sufficienti maestri, seppe col proprio suo ingegno , e colla sua mente ,
velocis sima e disposta a d apprendere le più difficili cose supplire a
somigliante difetto. Egli attese da se solo aiprofondissimi studj della
filosofia delle mattemati che in buona parte, della Teologia , della Storia
Ecclesiastica e Civile.Nè intralascio fra la severità di sì fatte discipline
l'onesto diletto della poesia e della musica , e tanto in questa ando avanti ,
che giunse a cantar con lode la parte di basso. M., tutto che si fosse dedicato
al Sacerdozio , gl'intervenne una disgrazia , la quale fieramente l o
travaglio. S'invaghi un compagno di luididonzellafigliuoladiricco,e
nobilpersonag-: gio,enefudipariamorericambiato. Il padre di lei , avutone
sentore, lo fece assalir da due sgherri , I quali si accompagnavano con M., ilquale
go dea il favore parimenti del mentovato Signore. Ilgio vine amatore ne rimase
trucidato I و Fu de'primi ad essere annoverato tra gli Arcadi col nome di Argeo
Caraconessin ,e la sua vita ritrovasi descritta fra quelle degl’Arcadi illustri
P. 1Scrive a richiesta degli amici sonetti, madrigali ed epigrammi nell'una e
nell'altra lingua, i quali componimenti riscossero a que'tempi non poca laude.
Mirate la dottrina che si asconde Sotto il velame degli versi strani. Queste
poesie furon da lui recitate nella dotta adunanza che CERDA, allora vice-rè di
Napoli, tenenel Regal Palazzo. E certamentefuscia gura , dra di greco
linguaggio nell'Università de'nostri Stu dj. Bentosto si vide la studiosa
gioventù correre a folla alle sue lezioni , e zione,che non solamente I giovanetti,ma
puranche crebbe talmente la sua riputa persone distinte per merito di
letteraria coltura , a n davano con maraviglia ad ascoltarlo. Allo studio della
greca sapienza congiungeva il Messere quello delle scienze più sublimi ; perciò
i più doiti scienziati che erano allora fra noi ed ancora stranieri contava
egli fra i suoi amici. Tra quelli si annoverano Lionardo di Capoa , Francesco
d'Andrea , Carlo Buragna e tanti altri ;'e fra gli stranieri il P. 'Mabillon il
quale par la di lui con somina laude nella sua opera Iter Ita licum ;e
moltissimi presso de'quali e il suo nome in somma estimazione. Il suo
verseggiar burlesco e maccaronico era un dotto poetare , e sempre ridondante di
greca e di la tina erudizione, sicchè isuoi versi in questo genere tranne
lamateria ridevole,erano molto colti egenti li, sì che avrebbe poluto egli dire
con ALIGHIERI: O voice avete gl’ntelletti sani. Il suo modo di comporre era
quello che da' maestri vien detto mezzano e semplice, e varie poesie dettò in
istile boschereccio e pastorale. Molto però egli valse nel verseggiare giocoso
, ed in quella spezie di poesia, già inventata da Folengio, il quale si dice Coccai,
che volgarmente maccheronica vien chiamata . che dipartendosi quell'erudito e
generoso Si gnore , seco portate avesse , con le altre cose i c o m ponimenti
di quella dotta brigata, e che Gregorio non ne avesse gl’originali serbati, e non
ne rima nesser che pochi in mano di alcuno de'suoi amici, Ma egli, intento qual
novello Socrate ad istruire la gioventù e far rinascere fra di noi lo studio e
la scienza della greca favella, la quale è detto brac cio destro della buona
letteratura, poco cura le sue cose, e poco ambi di rendersi per le stampe
famoso. Dilettavasi egli infatti più della sostanza che dell و , e più d'istruire la gioventù S!11 renza
della dottrina erudizione. diosa , che di far pompa di lussureggiante арра Le
virtù cristiane e socievoli di M. pareg
giarono la sua erudizione e la sua dottrina. Era el FILOSOFO e religioso al
tempo stesso; ottimo Sacerdote, ed affabile senza ombra di bassezza o di poca
digni tà,sprezzatore grandissimodellericchezze, tal che pel noto fallimento del
banco dell'Annunziata avendo perduto quelpiccolo avere che collesue ono rate
fatiche erasi acquistato , uimase in una fredda in differenza, motteggiando
giocosamente come se nulla gli fosse intervenuto. Nè minore fermezza d'animo
egli nella morte di tre nipoti per sorella Biagio, Giovan Batista e Capozzeli,
giovinetti di grandi speranze i due primi nella medicina,ed il terzo nella
legalfacoltà, da lui sommamente ama. ti, ed allevati alla gloria ed alle
lettere. Poco curante egli si fu dell'amicizia de'potenti, e di ogni fasto,
dimostrò e di ogni civile onore. Maravigliosa era in tutto la sua temperanza,
talche i suoi costumi pareano più l'ultimo fine siccome un necessario termine
dell'uomo, e narrasi , che es antichi che nostri.Riguardava sendo un giorno
aperto , per alcun bisogno di fabbri ca,l'avello di Giovanni Gioviano Pon'ano,
ritrovan dosi ogli con un amico , lo prese vaghezza di scen dervi.Di fatti
discesovi, sudettesi in una delle nicchie da riporvi i morti intorno alle
pareti , e narrasi che mosso da involontaria allegrezza,dicesse: E chi sase
questo è il luogo che dee a me toccare? Somme lodi son queste certamente per M.,
il quale nato essendo nel mezzo della magna Grecia, nell'antica patria degl’Architi,
degl’Aristosseni,degl’Ennj, de'Pacuvj, e intendentissimo non meno della grea,
della latina e della Italiana poesia, che della più saggia FILOSOFIA, la quale
insegna non pur colle parole , ma col sobrio onorato Con grandissimocordoglio di
tutti gliamatori delle buone lettere, preso di ac cidente apopletico passò a
miglior vita ,e fu sepellito nella detta Cappella del Pontano , siccome in vita
avea desideralo. La sua morte fu onorata dal pianto di afflitte vedove Ο
Φερδινάνδος ΣανΦελικιος ευγνώμων ακροανης DIAGISTRO DOCTRINAE PULAETIVNI.
Ταυτην την Ακαδημιαν ο ποιησαντι e virtuoso suo contegno di vita. Fu per
Γρηγοειω Μεσσερε Σαλεντινω Εν ελλαδι φανη εις ακρον ταις παιδειας εληλακοτι il Socrate
de’suoi tempi, e datuttiriguar chiamato . Tanta era e cosi dato con istima e
con ammirazione perfetta in lui la notizia delle lettere greche, che mosse
invidia e stupore in parecchi sapientissimi Greci na zionali,iquali,passando
per Napoli,vollero vederlo ed ascoliarlo. Siccome abbiamo accennato,aluisideve
in buona parte il risorgimento delle buore lettere della greca dottrina, per
tanti ragguar spezialmente che si formarono sotto la sua di. devolissimi
letterati sciplina,eperciòhaeglispeziale eprecipuaragio ne ai nostri elogj ed
alla nostra riconoscenza. Nel no vero de’suoi discepoli furono i Biscardi,
Gennaro d'Andrea, i Calopresi, i Gravina, i Majelli, i Cirilli, i Capassi , gl’Egizi,
e tanti altri lumi della n o stra letteratura iqua’i malagevole sarebbe qui no
minare . tal ragione e di miserevoli bisognosi, a quali questo uomo
incomparabile in ogni maniera di virtù distribuiya tutto ciò che al puro uopo
della sua vita soperchia. va. Intervennero ai suoi funerali tutti i professo ri
della R. U. non che ragguarde volissimi personaggi. Uno di costoro già suo
scolaredi nobilissimo tegnaggio , insigne per lettere e per la scienza della
pittura e dell'architettura,innalzò a tanto maestro la see guente iscrizione in
greco ed in latino. Τα Διδασκαλω Διδακτρον. SALENTINO IN GRAECA LINGVA AD
SVMMVM ERVDITIONIS PROGRESSVM DE ACADEMIA HAC OPTIME MERITO) FERDINANDVS
SANFELICIVS GRATVS AVDITOR ANDREA MAZZARELLĄ PA CERRETO. Quantunque non
abbiasi cosa alcuna alle stam IV. sti. pe di M. Torre di S. Susanna,
luogo della Terra d'Otranto, tuttavia egli ha buon diritto che di lui si parli
in GregorioMesso nella ro edaltriGreci st'opera. La disgrazia avvenutagli que
di dover soffri re,sebbene innocente una lunga prigionia to di omicidio , lo
determinò Greca, e così felicemente venir riconosciuto qual ristauratore
dizione nel Regno di Napoli , e il Mabillon nel suo Iter Italicum parla con
somma lode del Gregorio . Occupò egli la Cattedra di questa lingua nellaUni
versità della Capitale, e la insegnò con tanto grido , che oltre la gioventù contò
fra lisuoi discepoli non poche persone per coltura e per sapere distinte ; e
fra i più celebri alunni da lui istruiti si noverano Gennaro di Andrea , il
Caloprese Capassi ed altri molti.Benemerito , il Gravina , il perciò della
Greca Letteratura congiunse na del poetare, e conobbe le altre scienze con gran
vantaggio attenzione specialmente Religione all'epoca della sua morte accaduta
ordine di persone il compianse . ogni funerali i Professori ai suoi , ed , ed
ebbe onorata s e per sospet a studiare la lingua vi riuscì, che meritò di poi
anche alla erudizione lave dei giovani che con zelo ed istruiva ed educava alle
lettere ed alla insieme, perlocchè crate. La sua dottrina e le sue cristiane
virtù , m a specialmente una carità generosa giunsero a tale,che appellavasi
novello S o . Intervennero tutti della R. Università altri ragguardevoli
poltura nella cappella dove riposano le ceneri Pontano discepolo con iscrizione
Greca e Latina da un del suo composta (2). personaggi della Greca e r u (1) Fu
egli ascritto fra i primi Arcadi sotto il nome di Argeo Caran conessio.
Biografia degli Uom. ill. del Regno di Napoli. Allorchè si aprì il concorso per
la cattedra di lingua greca. Grice: “When they called Messere ‘Socrate’ I hope
they don’t mean Alcibiades’s implicature, ‘my dear Sileno!’” – Gregorio
Messere. Messere. Keywords: implicature, Sileno, Socrates, SocrateSileno,
Socrate, Silenus. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Messere”.
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