Grice
e Messimeri: l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Seminara). Filosofo italiano. Grice: “He was of a noble family –
he was into the free market – so his is a philosophical economy.” Domenico
Grimaldi (Seminara), filosofo. Esponente dell'illuminismo napoletano.
Francesco Mario Pagano. Nato in una famiglia aristocratica che faceva risalire
le proprie origini alla nota famiglia di Genova, ricevette la prima educazione
dal padre, il marchese Pio Grimaldi, un uomo colto che aveva cominciato a
introdurre criteri di conduzione innovativi nelle sue proprietà terriere,
peraltro non molto estese, di Seminara. Non essendo molto ricco, il padre lo
avviò agli studi giuridici, in previsione di una possibile professione forense,
all'Napoli. Nella capitale napoletana M. fu raggiunto dal fratello minore
Francescantonio, fece parte con il fratello dell'Accademia dell'Arboscello,
frequenta le lezioni di economia di Genovesi. Si trasferì a Genova, dove
ottenne la riammissione nel patriziato della Repubblica di Genova, ottenendo
così il permesso di esercitare alcune magistrature. In Liguria, tuttavia, M. ha
modo di approfondire gli aspetti tecnici, economici e sociali legati
all'agricoltura il cui studio lo spinse a viaggi in Francia, specie in
Provenza, in Piemonte e in Svizzera. Si interessò in particolare alla colture
dell'ulivo e del gelso per l'allevamento dei bachi da seta. Venne accolto fra
l'altro nell'Accademia dei Georgofili, che premiò una memoria, nella Società
economica di Berna, un centro di cultura fisiocratica, e nella Société royale
d'agriculture di Parigi. Saggio di economia campestre per la Calabria
Ultra François Quesnay, maggior rappresentante della fisiocrazia Frutto
delle sue ricerche fu il Saggio di economia campestre per la Calabria Ultra,
esposizione di un piano che, partendo dalle condizioni di arretratezza
dell'economia calabrese, secondo la dottrina fisiocratica, ne indica i mezzi
atti a la trasformare situazione economica della Calabria. All'epoca il settore
produttivo più importante era l'agricoltura in quanto i posti nell'industria
erano pochi, le alternative limitate all'edilizia, ai lavori pubblici e al
settore terziario; l'agricoltura era tuttavia quasi esclusivamente di
sussistenza, e lo scarso reddito determinava un esodo massivo dalle campagne.
Per Grimaldi l'ammodernamento dell'agricoltura e l'integrazione tra agricoltura
e allevamento erano le condizioni prime per avviare la produzione industriale e
il commercio. il successivo aumento del reddito agrario avrebbe dovuto essere
reinvestito nell'industria tessile e in quelle serica, lattiero-casearia e
olearia. La presenza di industrie avrebbe innescato un circolo virtuoso in
quanto avrebbe potuto richiamare un afflusso di capitali per la
ristrutturazione fondiaria e l'aumento delle dimensioni delle aziende agricole,
con successiva formazione e sviluppo di attività miste agricolo-manifatturiere,
specialmente alimentari, con impiego di mano d'opera locale. L'imprenditore Vecchio
frantojo ligure dismesso M. si impegna a tradurre in pratica questi progetti,
con l'aiuto finanziario del padre, impegnandosi nel miglioramento della
coltivazione degli olivi, chiamate dalla Liguria maestranze e tecnici per
creare a Seminara nuovi frantoi "alla genovese"; rese poi pubblici i
progetti e i risultati delle sue innovazioni con un'opera edita con una dedica a Beccadelli, marchese
della Sambuca. Si dedicò più tardi alla produzione della seta. M., che
inizialmente intendeva assegnare l'ammodernamento dell'agricoltura
all'iniziativa privata, si rese conto che l'approccio utilizzato per
l'ammodernamento dell'industria olearia (in questo caso, introduzione in
Calabria della lavorazione della seta alla "piemontese") non sarebbe
stato sufficiente nella lavorazione della seta per ostacoli di natura fiscale
nel regno di Napoli, ossia del dazio sulla seta calabrese. Diede pertanto
inizio a vivace polemica nei confronti dei controlli oppressivi doganali e dei
monopoli statali nei settori delle manifatture e del commercio. Il
politico Sir John Acton La riflessione sull'influenza dello stato nel
mercato della seta, diede avvio al dibattito sul problema della libertà nel
commercio internazionale, in particolare nel commercio del grano che aveva
assunto una notevole importanza dopo la carestia. Una delle proposte più
importanti di M. fu la costituzione, nella Calabria Ultra, di società
economiche concepite come centri promotori il miglioramento della tecnica
agraria; ma la proposta non trovò il necessario sostegno né nei proprietari
terrieri né nel clero. In seguito allargò lo sguardo dalla Calabria Ultra
all'intero Regno, proponendo di svolgere un'attività conoscitiva sulla
struttura economica del Regno mediante la predisposizione di piani di visite
alle province napoletane affidati a ispettori di nomina regia, con proposte di
azione sulle "cause fisiche" dell'arretratezza, principalmente la
mancanza di strutture per l'irrigazione innanzitutto nelle Puglie, per le quali
suggeriva il ricorso anche al lavoro coatto. Filangieri Grazie alla
notorietà raggiunta con i suoi saggi M. fu nominato dal primo ministro Acton
assessore al neocostituito Supremo Consiglio delle Finanze assieme a
Filangieri, Palmieri, Delfico e Galanti. Il terremoto che causò gravi danni e
lutti alla famiglia Grimaldi. Grimaldi fu favorevole all'istituzione della
Cassa sacra, proponendo che ricostruzione fosse eseguita secondo un piano
pubblico che prevedesse iniziative strutturali per l'ammodernamento della
produzione agricola e industriale. Si adoperò per l'apertura a Reggio Calabria
di un istituto professionale nel quale si insegnasse "l'arte di tirar la
seta alla piemontese"; la scuola, diretta da M., ebbe un certo successo,
ma venne chiusa nel L'interruzione negli anni novanta dell'attività
riformatrice di Ferdinando IV di Napoli in seguito alla crisi collegata alla
rivoluzione francese comportò un atteggiamento di sospetto, da parte del
governo napoletano, nei confronti dell'intellettualità progressista. A Grimaldi
venne rifiutata la nomina, proposta dal Galanti, di presidente della
costituenda Società patriottica per la Calabria in quanto massone. Fu
addirittura arrestato, come gran parte dei massoni reggini (una cinquantina
circa) in seguito all'assassinio del governatore di Reggio, Pinelli e
trasferito nel carcere di Messina dove si trovava alla nascita della Repubblica
Napoletana. Suo figlio Francescantonio aderì alla Repubblica Napoletana. Saggi:
“Memoria ai gergofili sopra una specie di pianta pratense chiamata sulla”
(Firenze); “Economia campestre per la Calabria” (Napoli: Orsini); “La manifattura
dell'olio nella Calabria” (Napoli: Lanciano); “Manifattura e commercio delle
sete del Regno di Napoli alle sue finanze, scon alcune riflessioni critiche
sopra il bando delle sete” (Napoli: Porcelli); “La pubblica economia delle
provincie del Regno delle Due Sicilie” (Napoli: Porcelli); “Piano per impiegare
utilmente i forzati, e col loro travaglio assicurare ed accrescere le raccolte
del grano nella Puglia, e nelle altre provincie del Regno” (Napoli: Porcelli); “L’industria
olearia, e dell'agricoltura nelle Calabrie, ed altre provincie del Regno di
Napoli” (Napoli: Porcelli); “L’economia olearia antica sull'antico frantoio da
olio trovato negli scavamenti di Stabia” (Napoli: Stamperia Reale); “L’Ulteriore
Calabria con alcune osservazioni economiche relative a quella provincia”
(Napoli: Porcelli). Franco Venturi, Illuministi italiani, V: Riformatori napoletani, Napoli: Ricciardi,
Piromalli, La letteratura calabrese: Dalle origini al posivitismo, Cosenza:
LPE, Istruzioni sulla nuova manifattura
dell'olio introdotta nel Regno di Napoli da M. patrizio genovese, socio
ordinario, e corrispondente dell'Accademia de' Georgofili di Firenze, della
Società di Agricoltura di Parigi, e di Berna, In Napoli: presso Orsini, a spese
di Porcelli, Osservazioni economiche sopra la manifattura e commercio delle
sete del Regno di Napoli alle sue finanze, scritte dal marchese Domenico
Grimaldi, con alcune riflessioni critiche sopra del Bando delle Sete” (Napoli:
Porcelli); “Relazione d'un disimpegno fatto nella Ulteriore Calabria con alcune
osservazioni economiche relative a quella provincial” (Napoli: Porcelli);
“Piano di riforma per la pubblica economia delle provincie del Regno di Napoli,
e per l'agricoltura delle Due Sicilie, scritto da M., Napoli: Porcelli); Piano
per impiegare utilmente i forzati, e col loro travaglio assicurare ed
accrescere le raccolte del grano nella Puglia, e nelle altre provincie del
Regno scritto da M., patrizio genovese”
(Napoli: Porcelli); “Relazione d'una scuola da tirar la seta alla piemontese
stabilita in Reggio per ordine di Sua Maestà, sotto la direzione di M., e
l'approvazione del Vicario generale delle Calabrie don Francesco Pignatelli”
(Messina per Giuseppe di Stefano). L'opera apparve anonima ed è attribuita a
Domenico Grimaldi da Gaetano Melzi, Note bibliografiche del fu Melzi, edite per
cura di un bibliofilo milanese con altre notizie, H-R, Milano: Bernardoni) Galanti, Giornale di
viaggio in Calabria; introduzione di Luca Addante, Soveria Mannelli:
Rubbettino, A. Ubbidiente, Il pensiero e l'opera di M. e Francescantonio
Grimaldi. Testi di Laurea. Università degli Studi di Salerno, Facoltà di
Magistero. Perna, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma: Istituto
dell'Enciclopedia, Basile, «Un illuminista calabrese: M. da Seminara, in:
Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, Cingari, Giacobini e Sanfedisti
in Calabria, Reggio Cal., "Casa del libro", Morisani, Massoni e
Giacobini a Reggio Calabria, Reggio
Cal., Morello, Romeo, Alcune
precisazioni su M. un riformatore Calabrese, in "Historica", Antonio
Piromalli, L'attualità del pensiero e delle opere del marchese Domenico
Grimaldi, Cosenza: L. Pellegrini, Luciano, M. e la Calabria, Salerno, Carucci. M.
la voce nella Treccani L'Enciclopedia Italiana. Grice: “Isn’t ONE Sicily
enough?” -- -- Giovanni Antonio Summonte, storico vissuto a cavallo
tra il XVI e il XVII secolo, all'interno del secondo volume della sua Historia
della città e Regno di Napoli, inserisce un trattato dal titolo Dell'Isola di
Sicilia, e de' suoi Re; e perché il Regno di Napoli fu detto Sicilia. In questo
scritto l'origine della distinzione tra due «Sicilie» separate dal Faro di
Messina viene individuata nella bolla pontificia con cui papa Clemente IV
investì Carlo I d'Angiò del Regno di Napoli: «Papa Clemente IV, il quale
investì, e coronò Carlo d'Angiò di questi due Regni, chiamò quest'Isola, e il
Regno di Napoli con un sol nome, come si può vedere in quella Bolla, ove dice,
Carlo d'Angiò Re d'amendue le Sicilie, Citra, e Ultra il Faro: e questo
eziandio osservarono gli altri Pontefici, che a quello successero, e si
servirono degl'istessi nomi. Imperciocchè 7 altri Re, che al detto Carlo
successero che solo del Regno di Napoli, e non di Sicilia padroni furono,
chiamarono il Regno di Napoli, Sicilia di qua dal Faro. Il Re Alfonso poi,
ritrovandosi Re dell'Isola di Sicilia, per essere egli successo a Ferrante suo
padre, e avendo anco con gran fatica, e forza d'armi guadagnato il Regno di
Napoli da mano di Renato, si chiamò anch'egli con una sola voce, Re delle Due
Sicilie, Citra, e Ultra; E questo per dimostrare di non contravenire
all'autorità de' Pontefici. Ad Alfonso poi successero 4 altri Re i quali furono
Signori solo del Regno di Napoli, e si intitolarono, come gli altri, Re di
Sicilia Citra. Ma Ferdinando il Cattolico, Giovanna sua figlia, Carlo
Vimperadore e Filippo nostro re, e Signore, i quali anno sic avuto il dominio
d'amendue i Regni, si sono intitolati, e chiamati Re delle due Sicilie Citra, e
Ultra: la verità dunque è, che questi nomi vennero da' Pontefici romani, (come
s'è detto) i quali cominciarono ad introdurre, che 'l Regno di Napoli si chiamasse
Sicilia.» La stessa tesi è sostenuta da Giannone nella sua Istoria civile
del Regno di Napoli, in cui si citano vari stralci della bolla pontificia, con
la quale Clemente IV concesse l'investitura a Carlo d'Angiò «pro Regno
Siciliae, ac Tota Terra, quae est citra Pharum, usque ad confiniam Terrarum,
excepta Civitate Beneventana». In un altro passo la bolla proclamava: «Clemens
IV infeudavit Regnum Siciliae citra, et ultra Pharum». Secondo Giannone è
dunque questa l'origine del titolo rex utriusque Siciliae, che tuttavia Carlo
d'Angiò non usò mai nei suoi atti ufficiali, preferendo gli antichi titoli dei
sovrani normanni e svevi[3]. Marchese Domenico Grimaldi. Grimaldi di Messimeri.
Messimeri. Keywords: implicature, economia olearia antica – antico frantoio da
olio a Stabia -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Messimeri” – The Swimming-Pool
Library.
No comments:
Post a Comment