Grice e Miglio: l’implicatura
conversazionale -- implicatura ligure – la LIGVRIA e la PADANIA -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Como). Filosofo italiano. Grice: “Berlin, who thought was a philosopher, ended up lecturing
on the history of ideas, i..e. ideology – M. defines ideology so simply that
would put Berlin to shame: an ideology is what politicians propagate to reach
or buy consensus!” -- essential Italian
philosopher. Sostenitore della trasformazione dello Stato italiano in senso
federale o, addirittura, confederale, fra gli anni ottanta e i novanta è
considerato l'ideologo della Lega Lombarda, in rappresentanza della quale fu
anche senatore, prima di "rompere" con Umberto Bossi dando vita alla
breve stagione del Partito Federalista. Polo scolastico "M."
ad Adro. Costituzionalista e scienziato della politica, fu senatore della
Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura. Ha insegnato presso
l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ove fu preside della Facoltà
di Scienze politiche. È stato allievo d’Entrèves e Pallieri, sotto la cui
docenza si è formato sui classici del pensiero giuridico e politologico.
Colpito da ictusnon si riprese e morì ottantatreenne nella sua stessa città
natale, Como, circa un anno dopo. Il funerale si tenne a Domaso, sul Lago di
Como, comune d'origine del padre e sede di una villa nella quale il professore
si rifugiava spesso; in seguito M. è stato tumulato nel locale cimitero, a
fianco dei membri della sua famiglia. Laureatosi in Giurisprudenza
all'Università Cattolica con la tesi, “Origini e i primi sviluppi delle
dottrine giuridiche internazionali pubbliche nell'età moderna”, evitò
l'arruolamento per la Seconda guerra mondiale a causa di un difetto uditivo
congenito, e poté divenire assistente volontario alla cattedra di Storia delle
dottrine politiche, che d'Entreves tenne sino alla fine degli anni quaranta
nella medesima università. Libero docente, si dedicò negli anni cinquanta
allo studio delle opere di storici e giuristi, soprattutto tedeschi: dai
quattro volumi del Deutsche Genossenschaftsrecht di Gierke, ai saggi di storia
amministrativa di Otto Hintze, alcuni dei quali, negli anni seguenti, vennero
tradotti in italiano dal suo allievo e ferrato germanista Schiera (O. Hintze, Stato e società,
Zanichelli). Fu di quegli anni l'incontro di M. con l'immensa produzione
scientifica di Weber: il professore comasco fu uno dei primi ad aver studiato a
fondo “Economia e Società”, l'opera più importante del sociologo tedesco che
era stata completamente trascurata in Italia. Sviluppo del lavoro
scientifico Miglio storico dell'amministrazione Alla fine degli anni cinquanta,
M. fonda con il giurista Benvenuti l'ISAP Milano (Istituto per la Scienza
dell'Amministrazione Pubblica), ente pubblico partecipato da Comune e Provincia
di Milano, di cui ricopri per alcuni anni la carica di vicedirettore. In un
saggio memorabile intitolato Le origini della scienza dell'amministrazione, il
professore comasco descriveva con elegante chiarezza le radici storiche della
disciplina. L'interesse per il campo dell'amministrazione era dovuto in quegli
anni alle politiche pianificatrici che gli stati andavano conducendo per
l'incremento della crescita economica. La Fondazione italiana per la
storia amministrativa Ben presto M. sente tuttavia l'esigenza di studiare in
modo più sistematico la storia dei poteri pubblici europei e, negli anni
sessanta, costituì la Fondazione italiana per la storia amministrativa: un
istituto le cui ricerche vennero condotte con rigoroso metodo scientifico. A
tal proposito, il professore aveva appositamente preparato per i collaboratori
della fondazione uno schema di istruzioni divenuto famoso per chiarezza e
organicità. In realtà, fondando la F.I.S.A. M. si era posto l'ambizioso
obiettivo di scrivere una storia costituzionale che prendesse in esame le
amministrazioni pubbliche esistite in luoghi e tempi diversi: in tal modo egli
sarebbe riuscito a tracciare una vera e propria tipologia delle istituzioni dal
medioevo all'età contemporanea, al cui interno sarebbero stati indicati i
tratti distintivi o, viceversa, gli elementi comuni di ogni potere pubblico. Ma
v'era un'altra ragione che aveva indotto M. a studiare i poteri pubblici in
un'ottica, come scriveva lui stesso, analogico-comparativa. Servendosi di
un metodo scientifico che Hintze aveva parzialmente seguito nella prima metà
del Novecento, il professore comasco intendeva definire l'evoluzione storica
dello stato moderno, storicizzando in tal modo le stesse istituzioni contemporanee.
La fondazione pubblicava tre collezioni: gli Acta italica, l'Archivio (diviso
in due collane: la prima riguardante ricerche e opere strumentali, la seconda
dedicata alle opere dei maggiori storici dell'amministrazione) e gli Annali.
Tra i più autorevoli lavori storici pubblicati nell'Archivio, si ricordano il
volume sui comuni italiani di Goetz e il famoso saggio di Vaccari sulla
territorialità del contado medievale. Nella prima serie alcuni giovani studiosi
poterono invece pubblicare le loro ricerche di storia delle istituzioni: Rossetti,
allieva dello storico Violante, vi diede alle stampe un approfondito studio
sulla società e sulle istituzioni nella Cologno Monzese dell'Alto Medioevo; Petracchi
pubblicò la prima parte di un'interessante ricerca sullo sviluppo storico
dell'istituto dell'intendente nella Francia dell'ancien régime; occorre inoltre
ricordare il poderoso volume di Pierangelo Schiera sul cameralismo tedesco e
sull'assolutismo nei maggiori stati germanici. Su tutt'altro piano si poneva
invece la collezione della F.I.S.A. denominata Acta italica: al suo interno
dovevano essere pubblicati i documenti relativi all'amministrazione pubblica
degli stati italiani preunitari: è probabile che l'ispirazione per
quest'ultima serie fosse venuta a M. dallo studio delle opere di Hintze:
verso la fine del XIX secolo, lo storico tedesco aveva infatti scritto alcuni
saggi sull'amministrazione prussiana pubblicandoli negli Acta borussica,
un'autorevole collana che raccoglieva le fonti storiche dello stato degli
Hohenzollern. L'edizione dei lavori della commissione Giulini Tra i
volumi degli Acta italica, occorre ricordare l'edizione dei lavori della
Commissione Giulini curata da Raponi uno studio cui M. tenne molto e di cui si
servì, molti anni dopo, per la stesura del celebre saggio su “Vocazione e
destino dei lombardi” (in La Lombardia
moderna, Electa, ripubblicato in Miglio, Io, Bossi e la Lega, Mondadori). La
commissionei cui lavori avevano avuto luogo a Torino sotto la presidenza del
nobile milanese Cesare Giulini della Portaaveva il compito di elaborare
progetti di legge che sarebbero entrati in vigore in Lombardia nel periodo
immediatamente successivo alla guerra. Cavour, che in quegli anni ricopriva la
carica di primo ministro, voleva che il governo, nel sancire l'annessione dei
nuovi territori al Piemonte di Vittorio Emanuele, mantenesse separati gli
ordinamenti amministrativi delle due regioni, lasciando che in Lombardia
continuassero a sussistere una parte delle istituzioni austriache
esistenti. Il saggio Le contraddizioni dello stato unitario Nel saggio
magistrale Le contraddizioni dello stato unitario scritto in occasione del
convegno per il centenario delle leggi di unificazione, M. prese in esame gli
effetti devastanti che l'accentramento amministrativo aveva provocato nel
sistema politico italiano. La classe politica italiana non fu capace di
elaborare un ordinamento amministrativo che consentisse allo stato di governare
adeguatamente un territorio esteso dalle Alpi alla Sicilia. Ricorrendo a una
felice similitudine, il professore scrisse che la scelta di estendere le norme
piemontesi a tutta Italia fu come "far indossare a un gigante il vestito
di un nano". Secondo M., i nostri "padri della patria",
spaventati dalle annessioni a cascata e dalle circostanze fortunose in cui era
avvenuta l'unificazione, preferirono conservare ottusamente gli istituti
piemontesi, costringendo la stragrande maggioranza degli italiani ad essere
governati da istituzioni che, oltre ad essere percepite come
"straniere", si rivelarono palesemente inefficienti. Nel
saggio, M. ha però messo in luce un altro dato fondamentale; il professore
scrisse che il paese, quantunque fosse stato formalmente unito dalle norme
piemontesi, continuò nei fatti a restare diviso ancora per molti anni: le
leggi, che il Parlamento emanava dalle Alpi alla Sicilia, venivano infatti
interpretate in cento modi diversi nelle regioni storiche in cui il Paese
continuava, nonostante tutto, ad essere naturalmente articolato. Era il
federalismo che, negato alla radice dalla classe politica liberal-nazionale in
nome dell'unità, si prendeva ora la rivincita traducendosi in forme evidenti di
"criptofederalismo".[senza fonte] Sono inoltre fondamentali,
nella sua formazione i saggi di Brunner. Di Brunner fa tradurre svariati saggi,
“Per una nuova storia costituzionale e sociale” (Vita e Pensiero), ma promosse
anche la pubblicazione dell'opera monumentale Land und Herrschaft: in questo
lavorouscito per la prima volta Brunner aveva preso in esame la costituzione
materiale degli ordinamenti medievali, ponendo in evidenza i numerosi elementi
di diversità tra la civiltà dell'età di mezzo e quella moderna, soprattutto nel
modo di concepire il diritto. La traduzione di Land und Herrschaft,
affidata inizialmente alle cure di Emilio Bussi, sarebbe dovuta comparire
nell'elegante collana della F.I.S.A. già negli anni sessanta. Interrotto negli
anni seguenti, il lavoro venne invece portato a compimento solo nei primi anni
ottanta dagli allievi Schiera e Nobili. Pubblicato da Giuffré con il titolo di
"Terra e potere", il capolavoro di Brunner apparve negli Arcana
imperii, la collana di scienza della politica di cui M. era divenuto direttore
nei primi anni Ottanta. Il professore comasco si occupò inoltre dei contributi
recati alla scienza dell'amministrazione da parte di altri due storici e
giuristi tedeschi: Lorenz Von Stein e Rudolf Gneist. La chiusura della FISA
Negli anni Settanta la F.I.S.A. dovette chiudere i battenti per mancanza
di fondi. Il professor M., ricordando a distanza di tempo la fine di
quell'autorevole collana di storia delle istituzioni, ne espose le ragioni con
un breve commento: "Malgrado la sua efficienza, la F.I.S.A. ebbe vita
breve: gli enti che provvedevano al suo finanziamento, non scorgendo l'utilità
"politica" immediata della sua attività, strinsero i cordoni della
borsa". M. scienziato della politica e costituzionalista Negli anni
ottanta, il degenerarsi del clima politico in Italia indusse il professor M. ad
occuparsi di riforme istituzionali; egli intendeva contribuire in tal modo alla
modernizzazione del paese. Fu così che, raggruppando un gruppo di esperti di
diritto costituzionale e amministrativo stese un organico progetto di riforma
limitato alla seconda parte della costituzione. Ne uscirono due volumi che,
pubblicati nella collana Arcana imperii, vennero completamente trascurati dalla
classe politica democristiana e socialista. Tra le proposte più interessanti
avanzate dal "Gruppo di Milano"così venne definito il pool di
professori coordinati da M. v'era il rafforzamento del governo guidato da un
primo ministro dotato di maggiori poteri, la fine del bicameralismo perfetto
con l'istituzione di un senato delle regioni sul modello del Bundesrat tedesco,
ed infine l'elezione diretta del primo ministro da tenersi contemporaneamente a
quella per la camera dei deputati. Secondo il gruppo di Milano, queste e
numerose altre riforme avrebbero garantito all'Italia una maggiore stabilità
politica, cancellando lo strapotere dei partiti e salvaguardando la separazione
dei poteri propria di uno stato di diritto. Diversamente dalla F.I.S.A., la
collana Arcana imperii era incentrata esclusivamente sullo studio scientifico
dei comportamenti politici. Il citato volume di Brunner costituì pertanto
un'eccezione perché, come si è avuto modo di accennare, esso doveva essere
pubblicato negli eleganti volumi della F.I.S.A. già negli anni sessanta.
All'interno della collana Arcana imperii vennero invece inseriti saggi e
contributi di psicologia politica, di etologia, di teoria politica, di
economia, di sociologia e di storia. Intende costituire un vero e proprio
laboratorio dove lo scienziato della politica, servendosi dei risultati portati
alla disciplina dalle diverse scienze sperimentali, e in grado di conseguire
una formazione che si ponesse all'avanguardia. Vi vennero pubblicati più di
trenta saggi. Si ricordano, tra gli altri: il saggio di Ornaghi sulla dottrina
della corporazione nel ventennio fascista, l'edizione degli scritti schmittiani
su Hobbes, la pubblicazione interrotta
di alcune opere di Stein, il trattato di diritto costituzionale di Smend. Degni
di nota anche i saggi di Mises e Hayek. I saggi di squisita fattura, non
poterono tuttavia eguagliare l'elegante veste tipografica di quelli pubblicati
dalla F.I.S.A., ed un identico destino parve accomunare le due collane: anche
in questo caso, e infatti costretto a sospendere le pubblicazioni. Alla
sua formazione contribuirono i saggi di Stein e Schmitt sulle categorie del
politico. In ogni comunità sono presenti due realtà irriducibili: lo “stato” e
la “società”. La società è il terreno della libera iniziativa, ove gli uomini
forti vincono sui deboli e tentano di stabilizzare le loro posizioni attraverso
l'ordinamento giuridico. Lo stato è invece il luogo ove regna il principio di
uguaglianza. Lo stato italiano o non può che identificarsi con la monarchia. Il
re d’Italia è infatti l'unica autorità in grado di intervenire a sostegno dei
più deboli. Un monarca, attraverso il potere di ordinanza, e in grado di
modificare la costituzioni giuridiche cetuali all'interno del suo territorio,
una politica che il re d’Italia puo condurre in porto non senza grosse
difficoltà, a vantaggio del BENE COMUNE. Questo e accaduto nel granducato di
Toscana e in Lombardia. Quando si sostene che il ruolo dello stato italiano
dove “contro-bilanciare” quello della “società”, si ha in mente il riformismo
illuminato. Ma la sua filosofia si pone all'interno di uno “stato liberale” e
parte dal presupposto che la monarchia, lungi dall'essere un potere assoluto,
dove comunque fare i conti con il potere della “società” attestato nel
parlamento. La omunità prospera solo quando “stato” e “società” sono in
equilibrio, ugualmente vitali ed operanti. Una comunità e dominata da due
realtà irriducibili. Lo stato italiano è una realtà storica inserita nel tempo
e, come tutte le creature e specie viventi, destinata a decadere, a scomparire
ed essere sostituita da altre forme di aggregazione politica. La società non e
solo economico-giuridica. E senza dubbio decisivo l'incontro con Schmitt, i cui
saggi sono trascurate dagli intellettuali italiani. L'aiuto che Schmitt presta
al regime hitleriano, in particolare nel sostenere la legalità delle leggi
razziali in un sistema di diritto internazionale, sono più che sufficienti per
oscurare in Italia la sua imponente produzione. I rapporti di Schmitt con il
nazismo sono di breve durata. Prende definitivamente le distanze da Hitler. Di
Schmitt apprezza i saggi di scienza politica e di diritto internazionale. Cura
assieme a Schiera l'edizione italiana di alcuni saggi pubblicati dal Mulino con
il titolo “Le categorie del politico”. Nella prefazione, si sofferma sui
decisivi contributi portati da Schmitt alla scienza politologica.
L'antologia desta scalpore nel mondo accademico. Bobbio sostenne che
destabilizza la sinistra italiana". È dall'incontro con la produzione di
Schmitt che riusce quindi a fabbricarsi gli strumenti per costruire una parte
importante del suo modello sociologico. L’essenza del politico è fondata sul conflitto
tra amico e nemico. E uno scontro all'ultimo sangue perché la guerra politica
porta normalmente all'eliminazione fisica dell'avversario. L’esempio più
emblematico di scontro politico fosse la guerra civile nella storia dell aroma
antica -- tra fazioni partigiane. Qui il tasso di conflittualità tra amico
(Catone) e nemico (Giulio Cesare) è sempre stato altissimo. Chi ha lo stesso
amico non può che avere lo stessi nemico del proprio compagno di lotta. Si crea
la solidarietà tra due membri (un gruppo) che è decisivo nella guerra
contro l’altro gruppo di nemici. Il rapporto politico è sempre esclusivo. Marca
l'identità del gruppo in opposizione a quella degli altri. L’avvento dello
stato italiano portato a due risultati di eccezionale portata storica. Primo:
la fine della guerre civile all'interno del territorio (le faide e le guerre confessionali)
con l'annientamento del ruolo politico detenuto sino a quel momento dalle
fazioni in lotta (dai partiti confessionali ai ceti). Da quel momento il
sovrano e il supremo garante dell'ordine all'interno dello stato, territorio
sempre più esteso ch'esso governa servendosi di un apparato amministrativo
regolato dal diritto. Il secondo grande risultato e per certi versi una
conseguenza del primo: l'avvento dello stato porta all'erezione di un sistema
di diritto pubblico europeo (ius publicum europeum) assolutamente vincolante
per i paesi che vi aderirono. Anche in questo caso, il tasso di politicità
(cioè l'aggressività delle parti in lotta, gli stati) venne fortemente
limitato. La guerra legittima, intraprese solo dagli stati, vennero condotte da
quel momento in base alle regole dello ius publicum europaeum. Si tratta quindi
di un conflitto a basso tasso di politicità, non foss'altro perché la vittoria
di una delle parti in lotta non puo portare in alcun modo all'annientamento
dell'avversario, il cui diritto di esistenza era tutelato dal diritto e
accettato da tutti gli stati. La crisi dello ius publicum europaeum,
divenuta palese alla fine della Grande Guerrae acuitasi ulteriormente con lo
scoppio delle guerre partigiane nei decenni successivi, resero palese a lui la
fine della regle de droit su cui si e fondato l'universo giuridico occidentale
nei rapporti internazionali tra stati sovrani. La guerra civile e, in modo
particolare, l'estrema politicizzazione avvenuta durante le guerre mondiali con
la criminalizzazione degli avversari lo persuasero che la fine dello ius
publicum europaeum era ormai compiuta. In questo, vide soprattutto il
fallimento della civiltà giuridica occidentale nel suo supremo tentativo di
fondare i rapporti umani unicamente sulle basi del diritto. Prende atto
della fine dello ius publicum europaeum ma non crede che tale processo segna la
fine del diritto e la vittoria definitiva delle leggi aggressive della
politica. Fondando il suo originale modello sociologico, sostenne che la
comunità e sempre rette su due tipi di rapporti: l'obbligazione politica e il
contratto-scambio. Lo stato e un autentico capolavoro perché, apportando un
contributo decisivo alla sua costituzione, il giurista e riuscioi a regolare la
politica inserendola in una norma fondata sulla RAZIONALITA del diritto,
sull'IM-PERSONALINTA del comando e sui concetti di CON-TRATTO e rappresentanza
-- elementi appartenenti alla sfera del contratto/scambio. Il crollo dello
ius publicum europeum ha però messo in crisi la stessa impalcatura su cui si
regge lo stato, che ora dimostra tutta la sua storicità. Non rimane legato
all'idea dell'organizzazione statale. La civiltà occidentale, stesse
attraversando una fase di transizione al termine della quale lo stato e probabilmente
sostituito da altre forme di comunità ove obbligazione politica e
contratto/scambio si reggeranno in un nuovo equilibrio. Lo stato e e giunto al
capolinea. Il progresso tecnologico e, in modo particolare, il più alto livello
di ricchezza cui erano giunti i paesi occidentali lo convinsero che negli anni
successivi sono avvenuti cambiamenti di portata radicale, tali da coinvolgere
anche la costituzione degli ordinamenti politici. Lo stato ha difficoltà nel
garantire servizi efficienti alla popolazione. Ciascun cittadino, vedendo
accresciuto il proprio tenore di vita in forza dell'economia di mercato,
sarà infatti portato ad avere sempre meno fiducia nei lenti meccanismi della
burocrazia pubblica, ch'egli riterrà inadeguata a soddisfare i suoi standard di
vita. L'elevata produttività dei paesi avanzati e la vittoria definitiva
dell'economia di mercato su quella pubblica porterà in altri termini a nuove
forme di aggregazione politica al cui interno i cittadini saranno desti contare
in misura molto maggiore rispetto a quanto non lo siano oggi nei vasti stati in
cui si trovano inseriti. Secondo il professore gli stati democratici, ancora
fondati su istituti rappresentativi risalenti all'Ottocento, non riusciranno
più a provvedere agli interessi della civiltà tecnologica del secolo XXI. Con
il crollo del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, si creano in altri
termini le premesse perché la politica cessi di ricoprire un ruolo primario
nelle comunità umane e venga invece subordinata agli interessi concreti dei
cittadini, legati alla logica di mercato. La fine degli stati moderni
porterà secondo Miglio alla costituzione di comunità neofederali dominate non
più dal rapporto politico di comando-obbedienza, bensì da quello mercantile del
contratto e della mediazione continua tra centri di potere diversi: sono i
nuovi gruppi in cui sarà articolato il mondo di domani, corporazioni dotate di
potere politico ed economico al cui interno saranno inseriti gruppi di
cittadini accomunati dagli stessi interessi. Secondo il professore, il mondo
sarà costituito da una società pluricentrica, ove le associazioni territoriali
e categoriali vedranno riconosciuto giuridicamente il loro peso politico non
diversamente da quanto avveniva nel medioevo. Di qui l'appello a riscoprire i
sistemi politici anteriori allo stato, a riscoprire quel variegato mosaico
medievale costituito dai diritti dei ceti, delle corporazioni e, in particolar
modo, delle libere città germaniche. Il professore studiò a fondo gli
antichi sistemi federali esistiti tra il medioevo e l'età moderna: le
repubbliche urbane dell'Europa germanica tra il XII e il XIII secolo, gli
ordinamenti elvetici d'antico regime, la Repubblica delle Province Unite e, da
ultimo, gli Stati Uniti. Ai suoi occhi, il punto di forza risiedeva
precisamente nel ruolo che quei poteri pubblici avevano saputo riconoscere alla
società nelle sue articolazioni corporative e territoriali. M. si dedica allo
studio approfondito di questi temi, progettando di scrivere un volume
intitolato l'Europa degli Stati contro l'Europa delle città. Il libro è rimasto
incompiuto per la morte del professore. L'impegno politico diretto e il federalism.
S iscrisse alla neonata Democrazia Cristiana, che lascia quando divenne preside
della Facoltà di Scienze politiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano. M. rimase comunque legato
culturalmente alla DC fnell'immediato domani della Liberazione, fu tra i
fondatori, a Como, del movimento federalista “Il Cisalpino”, con altri docenti
dell'Università Cattolica di Milano. Ispirato alle idee di Carlo Cattaneo, il
programma del “Cisalpino” prevedeva la suddivisione del territorio italiano su
base cantonale, secondo il modello svizzero, con la costituzione di tre grandi
macro-regioni (“nord”, “sud” e “centro”). Il suo nome e proposto per il
conferimento del titolo di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica
Italiana, ma una volta informato del fatto rifiuta di accettare l'onorificenza,
che venne annullata con un successivo decreto presidenziale. Si avvicina alla
Lega Nord. Eletto al Senato della Repubblica come indipendente nelle liste
della “lega nord” “lega lombarda” (da allora a lui fu attribuito l'appellativo
lombardo di Profesùr) lavora per il partito con l'intento di farne un'autentica
forza di cambiamento. Elabora un progetto di riforma federale fondato sul
ruolo costituzionale assegnato all'autorità federale e a quella delle tre macro-regioni
o cantoni (del Nord o, “Padania”, del Centro o Etruria, del Sud o Mediterranea,
oltre alle cinque regioni a statuto speciale). Questa architettura
costituzionale prevedeva l'elezione di un governo direttoriale composto dai
governatori delle tre macroregioni, da un rappresentante delle cinque regioni a
statuto speciale e dal presidente federale. Quest'ultimo, eletto da tutti i
cittadini in due tornate elettorali, avrebbe rappresentato l'unità del
paese. I puntisalienti del progetto, esposti nel decalogo di Assago vennero
fatti propri dalla Lega Nord solo marginalmente: il segretario federale,
Umberto Bossi, preferì infatti seguire una politica di contrattazione con
lo stato centrale che mirasse al rafforzamento delle autonomie regionali.
Il dissenso di Miglio, iniziato al congresso leghista di Assago, si acuì dopo
le elezioni politiche, dove fu rieletto al Senato, quando il professore si
disse non d'accordo sia ad allearsi con Forza Italia, sia a entrare nel primo
governo Berlusconi. Soprattutto M. non gradì che per il ruolo di ministro delle
Riforme istituzionali fosse stato scelto Francesco Speroni al suo posto.
Bossi reagì spiegando: «Capisco che Miglio sia rimasto un po' irritato perché
non è diventato ministro, ma non si può dire che non abbiamo difeso la sua
candidatura. Il punto è che era molto difficile sostenerla, perché c'era la
pregiudiziale di Berlusconi e di Fini contro di lui. Di fatto, il ministero per
le Riforme istituzionali a lui non lo davano. (Se Miglio vorrà lasciare la
strada della Lega, libero di farlo. Ma vorrei ricordargli che è arrivato alla
Lega e che, a quell'epoca, il movimento aveva già raggranellato un sacco di
consiglieri regionali». In conclusione per Bossi, M. «pare che ponga solo un
problema di poltrone e la difesa del federalismo non è questione di poltrone».
In aperto dissidio con Bossi, lascia la Lega Nord dicendo di Bossi. Spero
proprio di non rivederlo più. Per Bossi il federalismo è stato strumentale alla
conquista e al mantenimento del potere. L'ultimo suo exploit è stato di essere
riuscito a strappare a Berlusconi cinque ministri. Tornerò solo nel giorno in
cui Bossi non sarà più segretario». Nonostante ciò, moltissimi militanti
e sostenitori leghisti continuarono a provare grande simpatia e ammirazione per
il professore e per le sue teorie. Alcuni dirigenti della Lega tennero comunque
vivo il dialogo con Miglio, in particolar modo Pagliarini, Francesco Speroni e
il presidente della Libera compagnia padana Oneto, al quale il professore era
particolarmente legato. In particolare M. fu in stretti rapporti con l'ex
deputato leghista Negri, col quale fonda il Partito Federalista. Eletto ancora
una volta al Senato, nel collegio di Como per il Polo per le Libertà,
iscrivendosi al gruppo misto. Negli anni in cui la Lega si spostò su
posizioni indipendentiste, il professore si riavvicinò alla linea del partito,
sostenendo a più riprese la piena legittimità del diritto di secessione della
Padania dall'Italia come sottospecie del più antico diritto di resistenza
medievale. Nella sua originale riflessione sul contrasto tra i regimi
giuridici "freddi" e "caldi" M. sostenne la necessità di
sviluppare, all'interno delle diverse società e culture, ordini giuridici in
grado di rispondere alle specifiche esigenze. In maniera provocatoria, egli
giunse a dichiararsi favorevole al «mantenimento anche della mafia e della 'ndrangheta.
Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che
cos'è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre
il Meridione al modello europeo, sarebbe un'assurdità. C'è anche un
clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire
dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere
costituzionalizzate». La sua riflessione puntava a cogliere quali fossero le
ragioni profonde alla base di mafia, camorra e 'ndrangheta (insieme a ciò che
genera il consenso attorno a queste organizzazioni criminali), perché solo
istituzioni che sono in sintonia con la comunitànel caso specifico, che non
dimentichino la centralità del rapporto personale piuttosto che impersonale
nella società meridionalepossono creare una vera alternativa al
presente. Altre saggi: “La controversia sui limiti del commercio neutrale:
ricerche sulla genesi dell'indirizzo positivo nella scienza del diritto delle
genti,” Milano, Ispi, “La crisi dell'universalismo politico medioevale e la
formazione ideologica del particolarismo statuale moderno,” in: "Pubbl.
Fac. giurispr. Univ. Padova", “La struttura ideologica della monarchia
greca arcaica ed il concetto "patrimoniale" dello Stato nell'eta
antica, in: "Jus. Rivista di scienze giuridiche", “Le origini della
scienza dell'amministrazione, Milano, Giuffrè,
“L'unità fondamentale di svolgimento dell'esperienza politica
occidentale, in: "Rivista internazionale di scienze sociali", “I
cattolici di fronte all'unità d'Italia, in: "Vita e pensiero",
“L'amministrazione nella dinamica storica, in: Istituto per la Scienza
dell'Amministrazione Pubblica, Storia Amministrazione Costituzione, Bologna, Il
Mulino, Le trasformazioni dell'attuale regime politico, in: "Jus. Rivista
di scienze giuridiche", “ Il ruolo del partito nella trasformazione del
tipo di ordinamento politico vigente. Il punto di vista della scienza della
politica, Milano, La nuova Europa editrice, L'unificazione amministrativa e i
suoi protagonisti, Vicenza, Neri Pozza, La trasformazione delle università e
l'iniziativa privata, in: Atti del I Convegno su: Università: problemi e
proposte, promosso dal Rotary Club di Milano-Centro Una Costituzione in
"corto circuito", in: "Prospettive nel mondo", Ricominciare
dalla montagna. Tre rapporti sul governo dell'area alpina nell'avanzata eta
industriale, Milano, Giuffrè, La
Valtellina. Un modello possibile di integrazione economica e sociale, Sondrio,
Banca Piccolo Credito Valtellinese, Utopia e realtà della Costituzione, in
"Prospettive del mondo", Posizione del problema. Ciclo storico e
innovazione scientifico-tecnologica. Il caso della tarda antichità, in
Tecnologia, economia e società nel mondo romano. Atti del Convegno di Como,
Como, Genesi e trasformazioni del termine-concetto Stato, in Stato e senso
dello Stato oggi in Italia. Atti del Corso di aggiornamento culturale
dell'Università cattolica, Pescara, Milano, Vita e pensiero, Guerra, pace,
diritto. Una ipotesi generale sulle regolarità del ciclo politico, in: Umberto
Curi, Della guerra, Venezia, Arsenale, Una repubblica migliore per gli
italiani. Verso una nuova costituzione, Milano, Giuffrè, Le contraddizioni interne del sistema
parlamentare-integrale, in: "Rivista italiana di Scienza Politica",
Considerazioni sulle responsabilità, in: "Synesis, periodico
dell'Associazione italiana centri culturali", Le regolarità della
politica. Scritti scelti raccolti e pubblicati dagli allievi, Milano,
Giuffrè, Il nerbo e le briglie del
potere. Scritti brevi di critica politica, Milano, Edizioni del Sole 24 ore,
Una Costituzione per i prossimi trent'anni. Intervista sulla terza Repubblica,
Roma-Bari, Laterza, Per un'Italia federale, Milano, Il Sole 24 ore, Come cambiare.
Le mie riforme, Milano, Mondadori, Italia. Così è andata a finire, con "Il
Gruppo del lunedì", Collezione Frecce, Milano, Mondadori, ed. Oscar Saggi,
Disobbedienza civile, Milano, A.
Mondadori, Io, Bossi e la Lega. Diario segreto dei miei IV anni sul Carroccio,
Milano, A. Mondadori, Come cambiare. Le mie riforme per la nuova Italia,
Milano, Mondadori, Modello di Costituzione Federale per gli italiani, Milano,
Fondazione per un'Italia Federale, Federalismi falsi e degenerati, Milano,
Sperling & Kupfer, Federalismo e secessione. Un dialogo, con Barbera,
Milano, Mondadori, Padania, Italia. Lo stato nazionale è soltanto in crisi o non
è mai esistito?, con M. Veneziani, Firenze, Le Lettere, Le barche a remi del
Lario. Da trasporto, da guerra, da pesca, e da diporto, con Gozzi e Zanoletti,
Milano, Leonardo arte, L'Asino di
Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro
destino, Vicenza, Pozza, L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con
l'ultima occasione di cambiare il loro destino. Nuova edizione, pref. di
Roberto Formigoni, postf. di Sergio Romano, Varese, Lativa, M.: un uomo libero,
coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara, Un Miglio alla
libertà, audiolibro, coll. Laissez Parler, Treviglio, La Libera Compagnia
PadanaLeonardo Facco Editore); li articoli, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia
Padana, Novara, Gianfranco le interviste, coll. Quaderni Padani, La Libera
Compagnia Padana, Novara, L'Asino di
Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro
destino, pref. di Roberto Formigoni, coll. I libri di Libero M., Firenze,
Editoriale Libero); “Padania, Italia. Lo stato nazionale è soltanto in crisi o
non è mai esistito?” (Firenze, Libero); “Federalismo e secessione. Un dialogo,
con Augusto Antonio Barbera, coll. I libri di LiberoMiglio n. 4, Firenze,
Editoriale Libero, Disobbedienza civile, coll. I libri di Libero; Firenze,
Editoriale Libero, La controversia sui limiti del commercio neutrale fra
Giovanni Maria Lampredi e Ferdinando Galiani, pref. di Lorenzo Ornaghi, Torino,
Aragno, Gianfranco Miglio: scritti
brevi, interviste, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara,
Lezioni di politica. Storia delle dottrine politiche. Scienza della politica”
(Bologna, Il Mulino); D. Bianchi e A. Vitale, Bologna, Il Mulino,Discorsi
parlamentari, con un saggio di Bonvecchio, Senato della Repubblica, Archivio
storico, Bologna, Mulino, L'Asino di
Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino
-- Opere scelte” (Milano, Guerini); Considerazioni retrospettive e altri
scritti, coll. Opere scelte, Milano, Guerini e Associati, Lo scienziato della politica, coll. Opere
scelte di M., a cura di Galli, Milano, Guerini,.Guerra, pace, diritto, La Nuova
Guerra, [S.l.Milano], La Scuola, 1 Scritti politici, Bassani, coll. I libri del
Federalismo, Roma, Pagine, Modello di Costituzione Federale per gli italiani” (Torino,
G. Giappichelli); “La Padania e le grandi regioni, L'unità economico-sociale
della Padania” (Fano, Associazione Oneto); “Il Cerchio,.C. Schmitt. Saggi, Palano,
Brescia, Scholé Morcelliana); “Le
origini e i primi sviluppi delle dottrine giuridiche internazionali pubbliche”
(Torino, Aragno); “Vocazione e destino dei Lombardi” (S.l.Milano); “Regione
Lombardia, Prefazioni Oneto, Bandiere di libertà: Simboli e vessilli dei Popoli
dell'Italia settentrionale. In appendice le bandiere dei popoli europei in
lotta per l'autonomia, Effedieffe, Milano, Gianfranco Morra, Breve storia del
pensiero federalista” (Milano, Mondadori); “Governo della Padania, Manuale di
resistenza fiscale” (Gallarate, Oneto, “Croci draghi aquile e leoni. Simboli e
bandiere dei popoli padano-alpini; Roberto Chiaramonte EditoreLa Libera
Compagnia Padana, Collegno); Sensini, Prima o seconda Repubblica? A colloquio
con Bozzi e M., Napoli, Edizioni scientifiche italiane, Ornaghi e Vitale,
Multiformità e unità della politica. Atti del Convegno tenuto in occasione del compleanno,
Milano, Giuffrè, Ferrari, “Storia di un giacobino nordista” (Milano, Liber
internazionale); Bevilacqua, “Insidia mito e follia nel razzismo”; "Il
rinnovamento", Campi, “Figure e temi del realismo politico europeo,
Firenze, Akropolis/La Roccia di Erec, G. Capua, Scienziato impolitico” (Soveria
Mannelli (Catanzaro), Rubbettino, Vitale, La costituzione e il cambiamento
internazionale. Il mito della costituente, l'obsolescenza della costituzione e
la lezione dimenticata, Torino, CIDAS, Luca Romano, Il pensiero federalista una
lezione da ricordare. Atti del Convegno di studi, Venezia, Sala del Piovego di
Palazzo Ducale, Venezia, Consiglio regionale del Veneto-Caselle di
Sommacampagna, Cierre, Lanchester, M. costituzionalista, Rivista di politica:
trimestrale di studi, analisi e commenti, Soveria Mannelli (Catanzaro), Rubbettino. Damiano
Palano, Il cristallo dell'obbligazione politica in ID., Geometrie del potere.
Materiali per la storia della scienza politica italiana, Milano, Vita e
Pensiero. Maroni: voglio riprendere l'eredità di M. M. Verde, su miglio verde. eu.
Bossi a sorpresa al convegno su M. a Domaso:"Un grande"Ciao Como, su
Ciao Como, la Repubblica/politica: È morto su repubblica. Ticino COMO: Lunedì a
Domaso i funerali. Riletture. Arianna. il ricordo. Terre di Lombardia, su
terredilombardia. Alessandro, Cristianesimo e cultura politica: l'eredità di
otto illustri testimoni, Paoline, Morra, La vita e le opere, La Voce di
Romagna, 8 agosto 5. Il silenzio di M.
fa paura alla Lega Bossi: Pensa solo
alla poltrona. "Con Bossi è un amore finito" Miglio torna nell'arena: è l'occasione
buona Gianfranco Miglio, Una repubblica
mediterranea?, in Un'altra Repubblica?
Perché, come, quando, Laterza, Roma-Bari, U. Rosso, M. l'antropologo. 'Diverso
l'uomo del Sud', in la Repubblica, «Non
mi fecero ministro perché avrei distrutto la Repubblica» Treccani Istituto
dell'Enciclopedia. Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario
biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su senato,
Senato della Repubblica. Associazione Openpolis. Istituto per la scienza dell'amministrazione
pubblica, su isapistituto. Interviste Intervista sulla Secessione della
Padania, su prov-varese. Lega nord. Commemorazione di M. nell’anniversario
della scomparsa di Alessandro Campi, su giovanipadani.lega nord). «Non mi
fecero ministro perché avrei distrutto la Repubblica», Il Giornale, su
newrassegna.camera. Interviste a M. sui "Quaderni della Libera Compagnia
Padana" su la libera compagnia. Documenti politici Sezione di
approfondimento sul pensiero di Gianfranco Miglio, dal sito ufficiale della
Lega Nord. Gianfranco Miglio. Miglio. Keywords: implicatura ligure. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Miglio," per
il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia. Speranza “Saturdays and Mondays” – The Swimming-Pool Library.
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