Grice e Valla:
la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale della volutta –
filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The
Swimming-Pool Library (Roma). Filosofo italiano. Essential Italian
philosopher. Nato da genitori di origini piacentine -- il
padre era l'avvocato Luca della Valle -- riceve la sua prima educazione a Roma
e Firenze, imparando il greco da Aurispa e Aretino. Lo guida lo zio Scribani,
un giurista funzionario in Curia. Il suo primo saggio e il “De comparatione CICERONIS
Quintilianique” in cui elogia Quintiliano a scapito di CICERONE (vedi), andando
contro all'idea corrente e mostrando già in questo primo saggio il suo gusto
per la provocazione. Quando muore lo zio, spera di ottenere un impiego nella
Curia Pontificia. Ma i due autorevoli segretari Loschi e Bracciolini, ferventi
ammiratori di CICERONE, si opponeno all'assunzione. Grazie all'aiuto di
Beccadelli, detto il Panormita, e chiamato ad insegnare retorica a Pavia,
succedendo al maestro bergamasco BARZIZZA. Questi anni furono fondamentali per
lo sviluppo della sua filosofia. Pavia e infatti un vivo centro culturale e puo
approfondire le sue conoscenze giuridiche, osservando inoltre l'efficacia del
procedimento di analisi critica dei testi, che lo studio pavese applicava con
rigore. Acquire una grande reputazione con il dialogo “Della volutta”, nel
quale si oppone fermamente alla morale del Portico e all'ascetismo, sostenendo
la possibilità di conciliare la morale ricondotto alla sua originarietà, con
l'edonismo dei filosofi dell’orto, recuperando così il senso della filosofia di
LUCREZIO (vedi), che sottolinea come tutta la vita dell'uomo sia
fondamentalmente volta alla volutta, intesa non come istinto, ma come calcolo
dei vantaggi e svantaggi conseguenti ad ogni azione. A conclusione del “Della
volutta”, sottolinea, però, come per l'uomo la suprema voluttà e la ricerca
spirituale. Si tratta di un saggio considerevole. Per la prima volta, una
tendenza filosofica che era rimasta confinata nell'ambito della filosofia
romana classica e ri-valutata. Le polemiche che seguirono alla pubblicazione
del “Della volutta”, gli costringe a lasciare Pavia. Da allora passa da
un luogo all’altro, accettando brevi incarichi e tenendo lezioni in diverse
città. Fa la conoscenza d’Alfonso V al cui servizio entra. Il re ne fa il suo
segretario, lo difende dagl’attacchi dei suoi nemici e lo incoraggia ad aprire
una scuola a Napoli. Durante il pontificato di Eugenio IV, pubblica sulla
falsa donazione di COSTANTINO, “De falso credita et ementita Constantini
donatione". In esso, con argomentazioni storiche e filologiche, dimostra
la falsità della donazione di Costantino, documento apocrifo in base al quale i
cattolici giustificano la propria aspirazione al potere temporale. Secondo
questo documento, infatti, e lo stesso COSTANTINO, trasferendo la sede
dell'impero a COSANTINO-POLI, a lasciare al pontifice massimo di ROMA il
restante territorio del principato. La dimostrazione di V. è accettata e lo
scritto è datato all'VIII secolo o IX secolo. “Quid, quod multo est absurdius,
capit ne rerum natura, ut quis de CONSTANTINOPOLI loqueretur tanquam una
patriarchalium sedium, que nondum esset, nec patriarchalis nec sedes, nec urbs
nec sic nominata, nec condita nec ad condendum destinata?” “Quippe privilegium concessum est triduo, quam CONSTANTINUS
esset effectus christianus, cum Byzantium adhuc erat, non Constantinopolis.” V. dimostra che anche la lettera ad Abgar V attribuita a Gesù e un
falso e, sollevando dubbi sull'autenticità di altri documenti spuri e ponendo
in discussione l'utilità della vita monastica e mettendone in luce anche
l'ipocrisia nel “De professione religiosorum” suscita l'ira delle alte
gerarchie ecclesiastiche. E obbligato, pertanto, a comparire davanti al
tribunale dell'inquisizione, alle cui accuse riusce a sottrarsi soltanto grazie
all'intervento del re. Visita Roma, dove i suoi avversari sono ancora molti e
potenti. Riusce a salvarsi da morte certa travestendosi e ritornando a Napoli.
Vengono divulgati gli “Elegantiarum libri sex”. Il saggio raccoglie una serie straordinaria di
passi desunti dai più celebri scrittori latini – CICERONE, LIVIO, VIRGILIO -- dallo
studio dei quali occorre codificare i canoni linguistici, stilistici e retorici
della lingua latina. Il saggio costitue la base scientifica del movimento
umanista impegnato a riformare il latino sullo stile di CICERONE. In le
"Emendationes sex librorum Titi LIVII" discute, col suo modo di
scrivere brillante e caustico, correzioni ai libri di LIVIO in opposizione ad
altri due intellettuali della corte napoletana Panormita e Facio che non
avevano il suo stesso spessore filologico. Con la morte del re, la sua
fortuna inizia a volgere in meglio. Recatosi nuovamente a Roma, e ricevuto da Niccolò
V. Assume il ruolo a lui più consono di professore di retorica, ma non perde
nemmeno il suo spirito caustico e inizia a criticare la Vulgata, facendo
confronti con l'originale greco sminuendo il ruolo di traduttore di GIROLAMO
(vedi) e DONATO e giudica spuria la corrispondenza tra SENECA e Paolo. Sotto
Callisto III raggiunse il culmine della carriera, divenendo segretario
apostolico. È quasi impossibile farsi un'idea precisa della sua vita privata e
di suo carattere, essendo i documenti nei quali vi si fa riferimento sorti in
contesti polemici e, pertanto, fonte più di esagerazioni e calunnie che di
testimonianze attendibili. Appare comunque come persona orgogliosa, invidiosa e
irascibile, caratteristiche cui però si affiancano le qualità di elegante
umanista, critico acuto e scrittore pungente nella sua continua e violenta
polemica sul potere temporale dei cattolici. -- è un personaggio di
eccezionale importanza soprattutto quale rappresentante del più puro umanesimo.
Con le sue spietate critiche ai cattolici e un precursore di LUTERO contro VIO,
ma fu anche il promotore di molte revisioni di testi. La sua filosofia si basa
su una profonda padronanza della lingua latina e sulla convinzione che fosse
stata proprio un'insufficiente conoscenza del latino la vera causa del
linguaggio ambiguo di molti filosofi. V. e convinto che lo studio accurato e
l'uso corretto della lingua e l'unico mezzo di acculturazione feconda e
comunicazione efficace. La grammatica e un appropriato modo di esprimersi sono
a suo modo di pensare alla base di ogni enunciato e, prima ancora, della stessa
formulazione intellettuale. Da questo punto di vista, la sua filosofia e tematicamente coerente, in quanto ciascuna delle
parti si sofferma innanzitutto sulla lingua, sul suo impiego rigoroso e
sull'individuazione delle applicazioni erronee della grammatica latina. Il
profondo distacco storico ci permette di distinguere la sua filosofia in due
filoni, quello filologico e quello critico. Sebbene sa mostrare eccezionali
doti di storico negli saggi critici, questa capacità non è però riscontrabile
nell'unico saggio definito storico, cioè nella biografia di Ferdinando
d'Aragona, tutto sommato un modesto elenco di aneddoti. Il principato romano
inizia a tramontare, il che si palesava non solo nell'indebolimento delle forze
politiche e militari, ma anche nello sfaldamento dell'ordinamento interno e
soprattutto nell'imbarbarimento della cultura. La crisi generale e
l'accettazione di molte genti non italiche tra i cittadini romani provocano un
lento ma significativo allontanarsi dalla lingua verso forme dialettali e meno
eleganti. Si evidenzia la necessità di uno sviluppo della lingua che presuppone
la canonizzazione della parlata popolare e della sua semplice grammatica. Sono
i primi sintomi della nascita del volgare, che necessita di un millennio per
svilupparsi pienamente. Durante questa lunghissima transizione, in tutta l’Italia
ci fu un'enorme incertezza linguistica. Il romano classico cede lentamente il
posto ad una mescolanza di nuovi idiomi che combatteno per la supremazia.
Gl’effetti di questo periodo di passaggio sono ben visibili soprattutto nelle
traduzioni che via via nasceno dal romano verso l'italico, poché la linea di
demarcazione tra il romano e il volgare e fluttuante e nessuno dei traduttori puo
dirsi un vero esperto in materia. E il primo a stabilire un limite alla volgarizzazione,
decidendo che un cambiamento oltre tale limite e già parte del processo di
sviluppo. In questo modo, riusce non solo a salvaguardare la purezza del romano,
ma pone anche le basi per lo studio e la comprensione del volgare nato dal
romano. Si pone tra i maggiori esponenti dell'umanesimo non solo per il
suo costante apporto di punti di vista umanistici, bensì anche per la sua
annosa avversione alla cultura scolastica. È indicativa ad esempio la sua
tesi in “Della volutta” sugli errori de PORTICO praticato dagli asceti che non
avrebbero preso in debita considerazione la legge naturale. La morale
consiglierebbe infatti, a suo avviso, un'esistenza allegra e godereccia che non
precluderebbe in alcun modo l'aspirazione alle gioie del paradiso.
Analogamente, nelle “DIALECTICAE DISPUTATIONES”, confuta il dogmatismo di
Aristotele e del LIZIO e la sua arida logica che non offre insegnamenti o
consigli, bensì discute solo di parole senza raffrontarle con il loro
significato nella vita reale. Altrettanto critico si dimostra nelle “Adnotationes
in Novum Testamentum” quando usa la sua profonda padronanza del latino per
provare che sono state le traduzioni maldestre di alcuni passi del Nuovo
Testamento a causare incomprensioni ed eresie. È a lui dedicata una fondazione
che in collaborazione con Mondadori, pubblica la collana dei romani i in cui
vengono proposte edizioni critiche di testi classici. L'arte della
grammatica, Casciano (Milano, Mondadori); “La falsa donazione del principe Costantino”,
Pepe, Firenze, Ponte alle Grazie, Scritti filosofici e religiosi, Radetti,
Firenze, Sansoni, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, “Repastinatio
dialectice et philosophie” (Padova, Antenore). Treccani enciclopedia, Il
Contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia) ; Garin, "La
letteratura degl’umanisti", in Cecchi-Sapegno Letteratura italiana (Milano,
Garzanti); Basilica Papale SAN GIOVANNI IN LATERANO, su Vatican. Pubblicate per la prima volta da Erasmo da
Rotterdam. Antonazzi, “V. e la polemica sulla donazione di Costantino, Roma); Camporeale,
Valla. Umanesimo e teologia, Firenze, Istituto Nazionale di Studi sul
Rinascimento, Fink, Laffranchi, “Dialettica e filosofia in V.” (Milano, Vita e
Pensiero); Mancini, “Vita di V.”, Firenze, Sansoni; Regoliosi, “V.. La riforma
della lingua e della logica” (Atti del convegno del Comitato Nazionale, Prato);
Firenze, Polistampa, Donazione di Costantino. Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Rita Pagnoni Sturlese. Su treccani. in Il contributo italiano alla
storia del pensiero Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La
falsa donazione di Costantino, su classic italiani. La tomba su Penelope uchicago,
Laurentius Vallensis. Lorenzo Valla. Valla. Keywords: Cicerone, Virgilio,
Quintiliano, Livio, rinascimento, grammatica, dialettica e rettorica. Refs.:
Luigi Speranza, “Valla e Grice,”per la Fondazione Lorenzo Valla, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
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