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Tuesday, March 12, 2013

GALEOTTO -- INFERNO

Speranza
Paolo e Francesca - vv 73-142 [modifica]

Giuseppe Frascheri, Dante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca, 1846

Alexandre Cabanel, Morte di Francesca da Rimini e di Paolo Malatesta, 1871
 
L'attenzione di Dante viene attirata da due anime che si muovono in fila, ma che,al contrario delle altre, sono affiancate l'una all'altra e sembrano leggère nel vento, quindi chiede a Virgilio di poter parlare con loro.

Questi acconsente e consiglia Dante di chieder loro di fermarsi quando il vento le porterà più vicino.


Dante allora si rivolge a loro:

O anime affannate
venite a noi parlar, s'altri (cioè Dio) nol niega!".

Allora esse uscirono dalla schiera dei morti per amore (dov'era Didone) come le colombe che si alzano insieme per volare al nido.

Le anime giungono così dal cielo infernale, grazie alla richiesta pietosa del Poeta.

Parla Francesca: (parafrasi)

"Oh persona gentile e buona che visiti nell'oscuro inferno le anime di noi che tingemmo la terra di rosso sangue, se Dio fosse nostro amico, noi lo pregheremmo raccomandandoti a lui, perché hai avuto pietà di noi peccati perversi.

Dicci cosa vuoi sapere e noi parleremo con te, finché il vento ci permette di riposare.

La città dove nacqui si trova dove il Po trova la pace, sfociando nel mare coi suoi affluenti (Ravenna).

L'amore che attecchisce velocemente nei cuori gentili fece invaghire lui (Paolo MALATESTA) della mia bella presenza, che oggi non ho più.

Il modo mi offende ancora"

Verso ambiguo:

Francesca intendeva che è ancora
soggiogata dall'intensità (dal modo) dell'amore
di Paolo, oppure che il modo in cui
le fu tolta la sua bella persona (cioè il suo corpo)
la urta ancora, alludendo all'omicidio?

Per parallelismo con la terzina successiva in genere si preferisce la prima interpretazione.

Amor, che a nullo amato amar perdona
mi prese del costui piacer sì forte

Dunque, l'amore non esonera nessuna persona amata dall'amare a sua volta.

Dante qui richiama esplicitamente la teologia cristiana secondo la quale tutto l'amore che ciascuno dona agli altri, tornerà indietro parimenti, anche se non nello stesso tempo o forma.

Infine Francesca rappresenta un'eroina romantica, infatti in lei abbiamo la contraddizione tra ideale e realtà.

Francesca realizza il suo sogno, ma riceve la massima punizione.

Queste furono le parole che essi dissero (sebbene parli solo Francesca).

Dante china il viso pensoso, finché Virgilio lo sprona chiedendogli

"A che pensi?"

Dante non dà una vera e propria risposta ma sembra proseguire ad alta voce i suoi pensieri: (parafrasi)

"Che bei pensieri amorosi, quanto desiderio reciproco portò queste anime alla dannazione!"

Poi, rivolgendosi di nuovo a loro:

"Francesca[3], le tue pene mi fanno diventare triste e pio, al punto di aver voglia di piangere.

Ma dimmi, con quali fatti e come siete passati dai dolci sospiri alla passione che porta tanti dubbiosi desideri?"

Ed essa rispose: (parafrasi)

"Niente è peggiore per me che ricordare i tempi felici ora che sono in questa misera condizione, e lo sa bene il tuo dottore

Ma se proprio vuoi sapere l'origine del nostro amore, te lo racconterò tra le lacrime ("come colui che piange e dice").

Un giorno stavamo leggendo
per passatempo dell'amore di
Lancillotto del Lago, Ginebra, e GALEOTTO.

Paolo e io eravamo soli e non sospettavamo niente.

Più volte quella lettura ci spinse a guardarci e ci fece sbiancare temendo di affrontare l'amore... ma fu in un punto preciso che fu vinta la nostra volontà.

Quando leggemmo il bacio tra Lancillotto e Ginevra, Paolo, che da me non verrà mai diviso, la bocca mi baciò tutto tremante.

Galeotto  fu 'l libro e chi lo scrisse: quel giorno non andammo più avanti nella lettura.


Mentre uno spirito diceva questo, l'altro piangeva in modo talmente pietoso, che mi sentii morire e caddi per terra come cade un corpo morto.

Queste sono le due anime di Paolo Malatesta e di Francesca da Polenta
che furono travolte dalla passione.

Vennero sorpresi da Gianciotto Malatesta, rispettivamente fratello di Paolo e marito di Francesca e trucidati a tradimento.

Francesca da Polenta commossa dalla pietà mostrata da Dante Alighieri gli racconta di quella passione così forte che li ha uniti sia nella vita che nella morte dal momento in cui i due si resero conto del loro amore reciproco, e durante tutto il racconto Paolo singhiozza.

Dante infine vinto dall'emozione perde i sensi e cade a terra.

I versi 100-105

Amor che al cor gentil ratto s'apprende
Amor che a nullo amato amar perdona

sono un riferimento evidente ai princìpi dell'amore cortese che Dante condanna in base alla morale cristiana (i princìpi dell'amore cortese erano stati codificati nel trattato De amore di Andrea Cappellano).

Il critico Umberto Bosco scrive:

Già i primi lettori scorsero nell'episodio una condanna delle letture dei romanzi cortesi.

Ma essi si basavano sul fatto specifico che, secondo il racconto di Dante, i due cognati furono indotti al peccato dalla lettura di uno di quei romanzi.

In verità la condanna di Dante va ben oltre.

Implica il ri-pensamento di quell'idealizzazione e giustificazione dell'amore che era propria di tutta la tradizione letteraria anteriore a lui, dai romanzi cortesi alla letteratura trovadorica sino alla stilnovistica, della quale Dante stesso era stato partecipe".


Francesco Scaramuzza, ...La bocca mi baciò tutto tremante, 1859


L'incontro con Paolo e Francesca è il primo di tutto il poema nel quale Dante parli con un dannato vero e proprio (escludendo infatti i poeti del Limbo).

Inoltre per la prima volta in assoluto viene ricordato un personaggio contemporaneo, conformemente al principio che Dante stesso ricorderà in Pd XXVII di ricordare di preferenza le anime di fama note perché più persuasive per il lettore dell'epoca (fatto senza precedenti nella poesia impegnata e per molto tempo senza seguito, come ebbe modo di far notare Ugo Foscolo).

Paolo Malatesta e Francesca da Polenta si trovano nella schiera dei "morti per amore", e il loro avvicinarsi è descritto da ben tre similitudini che richiamano il volo degli uccelli, riprese in parte dall'Eneide.

Tutto l'episodio ha come motivo conduttore quello della pietà.

La pietà affettuosa percepita dai due dannati quando vengono chiamati (tanto da far dire a Francesca un paradossale desiderio di pregare per lui, detto da un'anima infernale), oppure la pietà che traspare dalla meditazione che Dante ha dopo la prima confessione di Francesca, quando resta in silenzio, infine il culmine finale quando il poeta cade svenuto (di pietade / io venni men così com'io morisse).


Per questo Dante è molto indulgente nella rappresentazione dei due amanti.

Non vengono descritti con severità intransigente o sprezzante (per esempio come è descritta freddamente poco prima Semiramide), ma il poeta mette alcune scusanti al loro peccato, sia pure solo sul piano umano (non mette in dubbio per esempio la gravità del peccato, essendo ferme le sue convinzioni religiose).

Francesca appare così una creatura gentile intesa come di metodi cortesi cioè di corte.

Exquisite-kfind.png 
Questo incontro ha fondamentale importanza per Dante che capisce il sentimento della pietà

Altre immagini [modifica]

Note [modifica]

Dante l'ha riconosciuta sebbene essa non si sia presentata con il suo nome
Virgilio che impersonifica la ragione? O Boezio dal quale sembra tratto il verso precedente ("in omni adversitate fortunae infelicissimum est genus infortunii fuisse felicem", De consolatione philosophiae II, IV 2)?
Per Galeotto s'intende il personaggio di Galehaut, siniscalco di Ginebra che, nell'amore tra Lancillotto e Ginevra, che spinge Lancilotto a baciare Ginebraq e, soprattutto, fa da testimone all'amore tra i due.

Secondo le regole dell'amor cortese il bacio della dama era infatti una vera e propria investitura che accoglieva il cavaliere al servizio della donna, per cui aveva bisogno di essere formalizzato dalla presenza di testimoni, come gli altri rituali di stampo feudale.
  1. ^ La Divina Commedia, Inferno, di U. Bosco e G. Reggio, Le Monnier

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