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Friday, March 29, 2013

IL CORTILE DEL BELVEDERE -- Bramante, per Giuliano della Rovere, 1503

Speranza

Il Giardino del Belvedere in Vaticano.
 
I giardini vaticani hanno le caratteristiche del giardino rinascimentale italiano che si presenta come un sito di natura ideale dove l'arte degli antichi trova il suo ambiente più propizio.

Statue, rovine, elementi architettonici diventano parte dell'ambiente del giardino sia per il ritrovato gusto della scoperta archeologica, sia per lo stretto legame che si percepisce tra la loro bellezza e quella della natura.

L'oggetto antico sembra così ritrovare la sua origine e il suo significato.

Il "cortile delle statue" in Belvedere nasce così per volontà di Giuliano della Rovere (papa Giulio II) e di "Bramante" come un ambiente naturale dove i marmi antichi sono calati in un continuo susseguirsi di acque, piante di aranci, limoni, mirto e alloro.

Un ambiente in grado di accogliere il pontefice ed i suoi visitatori trasportandoli nel passato tra i giardini e le raccolte d'arte degli antichi.



















Le statue classiche, disposte lungo le pareti del cortile in cappelle o nicchie ravvivate da vivaci decorazioni vegetali, o abbandonate in apparente disordine tra le aiuole e le fontane, dovevano colpire l'immaginazione di ambasciatori e visitatori illustri e rasserenare il papa nelle sue passeggiate.

Giuliano della Rovere vi fece trasportare prima del 1509 l'Apollo, il Laocoonte e la Venus Felix, nelle tre nicchie della parete principale del cortile.

Successivamente giunsero l'Ercole e Telefo, l'Ercole ed Anteo, l'Arianna e il Tevere (ora a Parigi).


Con Leone X, Clemente VII e Paolo III, la collezione si arricchì con altre divinità fluviali , il Nilo, il Tigri, con il torso mutilo che solo dopo le lodi di Michelangelo fu chiamato il Torso del Belvedere, un'altra Venere e una statua di Antinoo.

Verso la metà del secolo la raccolta può dirsi compiuta ed è la collezione di antichità più selezionata e celebrata di Roma che viene presa come pietra di paragone per ogni nuovo ritrovamento di antichità.

Giorgio Vasari ne parla come il "fiore dell'arte" e il re di Francia fa fare copie in bronzo delle statue per la reggia di Fontainebleau.

Insieme a tanta ammirazione si generò però una corrente che disapprovava tanta "vana antichità del giardino pagano", sino a proporre di smantellare l'intera collezione.


Si arrivò nella seconda metà del '500 a coprire le nicchie con le statue con pesanti sportelli di legno e alcuni pezzi furono tolti.

















I lavori patrocinati da Clemente XIV nel 1700 portarono in seguito ad una completa ristrutturazione del Cortile.

Le statue si allinearono sotto il Cortile Ottagono, non più circondate da piante di limoni e aranci.

Canova nel 1803 volle la chiusura delle cappelle angolari (riaperte nel 1956) e sancì la rinuncia allo "spazio aperto" dei giardini rinascimentali.

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