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Wednesday, May 8, 2013

Galeotto fu il libro

Speranza

Galeotto fu il libro


     
    
William Dyce, Paolo e Francesca, 1845
 
 
La frase «galeotto fu il libro» è una citazione del quinto Canto dell'Inferno di Dante Alighieri.

 

Il racconto di Dante

Nel cerchio dei lussuriosi, Francesca da Rimini racconta a Dante la storia della sua passione adultera per Paolo Malatesta, conte di Ghiaggiuolo, scoppiata mentre i due stavano leggendo per diletto il passo di un romanzo cavalleresco in cui la regina Ginevra, sposa di Re Artù, veniva baciata dal cavaliere Lancillotto del Lago.
 
 
quando leggemmo il disïato riso

esser basciato da cotanto amante

questi che mai da me non fia diviso

la bocca mi basciò tutto tremante

 Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse

 quel giorno più non vi leggemmo avante.
 
Inferno, Canto V, versi 133-138

 
Il bacio adultero dei due personaggi stimola i lettori a imitarlo.
 
 
Per questo,  «il libro» -- il romanzo cavalleresco --  è stato il «Galeotto» tra Francesca e Paolo.
 
Galeotto, infatti, era il siniscalco della regina GINEVRA che nel ciclo bretone
faceva da vero e proprio mezzano tra Lancillotto e Ginevra.
 
 
Il suo ruolo comunque non si limitava a questo,
essendo Galeotto il testimone all'amore
tra i due.
 
Secondo le regole dell'amor cortese il
bacio della dama era infatti una vera e propria investitura,
che accoglieva il cavaliere al servizio della donna, per
cui aveva bisogno di essere formalizzata con la presenza
NECESSARIA  di testimoni, come gli altri rituali di stampo feudale.
 
 
L'affermazione è una chiara condanna della letteratura cavalleresca.
 
Secondo Aligheri, il romanzo chavalleresco accende le fantasie e può portare alla perdizione.
 
In un certo senso essa ammonisce anche il poeta stesso ("e chi lo scrisse") che in gioventù aveva aderito alla poesia amorosa con il dolce stil novo.

 

Oggi «Galeotto» è usato comunemente nell'italiano (anche come aggettivo) col significato di «intermediario amoroso».
 
La frase «galeotto fu il libro» (o «galeotto fu ...», con "g" indifferentemente maiuscola o minuscola) viene adoperata per segnalare un oggetto o un avvenimento che ha reso possibile una relazione amorosa o altro.

 

Anche Giovanni Boccaccio diede al Decameron il "cognome" di Principe Galeotto, intendendo che il suo libro potrà aiutare il lettore nelle sue pene amorose, come Galeotto fece con Lancillotto del Lago.
 
 
Alla celebre espressione dantesca si rifà una canzone di Renato Zero
intitolata Galeotto fu il canotto e una parte della canzone Come fa bene l'amore di Gianni Morandi:
 
"Specchietto galeotto, serve solo per spiarti; occhi chiusi, abbandonata al dolce vento d'estate".

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