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Friday, May 1, 2015

**** GHERARDO, conte di Nevers: melodramma in tre atti -- * * *

Speranza


GHERARDO, conte di Nevers e Rethel:  melodramma romantico in tre atti di GUGLIELMINA CHEZY, nella versione ritmica italiana di GUSTAVO MACCHI (La Scala, 1902), musicato da
CARLO MARIA, barone di WEBER. Teatro alla Scala, Milano  -- prima: Carnevale-Quaresima 1901-1902. Premiato Stabilimento Musicale ALESSANDRO PIGNA, fornitore della Real Casa. MILANO. La Poligrafica Società Edit., Via Stella, 9.

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PERSONAGGI

GHERARDO, conte di Nevers e di Rethel 
LlSIARTE, conte di Foresta e di Beaujolais
RODOLFO, cavaliere 
LUIGI VI, re
EURIANTE principessa di Savoia 
EGLANTINA di Puiset
BERTA, contadina
 
La duchessa di Borgogna, principi, principesse, duchi, conti, nobili, dame, cavalieri, ufficiali, soldat, paggi, guardie, araldi, alabardieri, scudieri, vassalli, castellani, alfieri, trombettieri, cacciatori, chierici, ragazzi, contadini, danzatori, danzatrici, nel castello reale di Préméry e nei dintorni di Nevers dopo la pace coll'Inghilterra, ino. 

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ATTO PRIMO 

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All'atrio nella reggia di Préméry, una gran porta nel mezzo a  cui si accede per un'ampia gradinata — armi, scudi, lande, ecc., il Re, la Duchessa di Borgogna, Adelaro, Lisiarte, Nobili e Dignitari, Cavalieri e Dame, Paggi, Araldi, Alabardieri, Soldati, Danzatori e Danzatrici. LUIGI VI è seduto sul trono, gli sta di fronte, la Duchessa di Borgogna.

DAME: La pace alfine a noi tornò/cessata è ornai l'infausta guerra/un lieto giorno oggi spuntò/il sol che il sangue ottenebrò/ritorna a splender sulla terra.

CAVALIERI: Omaggio a voi, d'aulenti fior'/Gentil ghirlanda, vaghe stelle/Il sol che accende in petto a noi/L'ardor possente degli eroi/È il sol degli occhi vostri, o belle.

TUTTI: Cantiam d'amore il più giocondo canto/Cantiamo il vanto — d'un fedele cor/Sia gloria a voi.

Si avanza un gruppo di danzatrici che eseguisce una danza grave.

LUIGI VI  (ad GHERARDO, che si tiene pensoso in disparte): Mio cavalier, te non attrae la festa, né allieta delle danze il suon.

GHERARDO, conte di Nevers e di Rethel: Di lei da cui lontano son desìo cocente in cor mi desta. 

LUIGI VI: Confida in me.

LISIARTE, conte di Foresta e Beaujolais: Per lui quanto favore.

LUIGI VI: Fra breve certo la vedrai, è la tua dama in Nevers?

GHERARDO:  Si, mio sire.

LUIGI VI:  Oggi ancor, per un mio paggio avrà messaggio dal suo re che la richiama presso a te.

GHERARDO: Grazie ti rendo.

LUIGI VI: Nobile campione che fosti scudo a me nella tenzone lieto vederti, qui presso al mio soglio, e un canto udir per Euriante io voglio.

Ad un cenno di LUIGI VI un paggio ha recato un liuto.

GHERARDO (accompagnandosi col liuto): Lungo il margine fiorito sotto a rosei peschi in fior fu da te il mio cor ferito dolce dardo dell'amor, io la vidi, smorta e bionda, i suoi guardi mi fissar, lungi i fior' travolse l'onda, io quel dì non so scordar, delle stelle al mite raggio che il mio passo a lei guidò nel sottile ardor del maggio il suo cuore a me parlò, stretta io tenni la sua mano, ella porse il labbro r me, nell'incanto sovrumano ci giurammo eterna fé, da quel dì per lei oltanto io respiro, e vivo son, sol per lei vibrar fò il canto e tacciar nella tenzon, per me solo, giubilante, batte a lei nel petto il cor, come al sole sfolgorante guarda il mondo al nostro amor.

CORO: Viva Euriante, bella fra le belle che di virtude e d'ogni grazia è fior, siccome in cielo a luna fan le stelle facciam corona, e a lei rendiamo onor. 

LISIARTE: Ti frena o cor, Ebben, conte Gherardo, la tua canzon noi tutti dilettò nessun per certo ti può stare a paro né alcuno il lauro contestar ti può, se le castella avessi pur perduto, darebbe un pane al bel cantore il liuto.

GHERARDO: Che dici, sse talor m'è il liuto caro brandir, m'intendi, io pur ben so l'acciaro. 

LISIARTE: Non t'adirar! La melodia non già sol le parole biasimai, ahimè, cantar tu vuoi femminea fede, ha perle il mar, e perla è inver la fé, ma in cor di donna perla tal non v'è, giovi il veleno, che rispondi, parla. 

GHERARDO: Risposta alcuna a te non debbo dar, risponderà la spada nell'agon per lei, di cui campione io son.

LISIARTE: Pugnar per un capriccio, no, e un buon consiglio che ti do,  amico mio: fossi tu pure il fiore e foss'io l'ultimo dei cavalier saprò piegar, tei giuro, al mio piacer della tua bella dama il casto core.

GHERARDO: Un vil millantatore sol sei tu. Il guanto a te, l'onor ti vo' insegnare.

LISIARTE (senza raccogliere il guanto gettatogli)  Il guanto tien. il vinto foss'io pure la mia ragione invitta può restare, contr'essa, ebben, combatti, orsù, della sua fé, qual prova hai tu.

GHERARDO: Per Euriante mia fidente giura il cor.

LISIARTE: O buon cuore innocente chi mai turbar può il tuo candor.

LUIGI VI: Buon GHERARDO, deh, cessi la contesa. 

LISIARTE: Hai tu di LUIGI l'alta sentenza intesa.

GHERARDO:  Il sangue mio saprò per lei versar.

LISIARTE: Sia pur, qual sia l'aver che ereditai degli avi miei la gloria — tu ben sai, lasciare tutto io voglio a te, vSe la tua dama mia non è.

GHERARDO:  Sia pur.

LUIGI VI e CORO: Audace è la disfida.

GHERARDO (avanzandosi, a Lisiarte): Se avvien che il cor d'Euriante tu conquida più non avrò né ben', né onor, tu vinto avrai: solingo e senza amor, andrò lontano.

LISIARTE (con ironia): Come triste e bello trovar dovran 1'errante menestrello.

GHERARDO (fieramente): Sì tosto, no, non giubilar, se perso avrai in campo chiuso a dio ragion tu renderai.

LISIARTE: Voi testimoni siete: ebben, sia pur.

GHERARDO e LISIARTE: Giuriam, giuriamo.

CORO: Audace è la disfida, perchè affrontare il ciel e tempo ancor, giurare non convien.

LUIGI VI: È tempo ancora.

GHERARDO, conte di Nevers: Ormai sfidato son nessun voler può la mia fé domare.

LUIGI VI: La sfida annullerò, ti calma, orsù, periglio ignoto ad affrontar vai tu. 

GHERARDO, conte di NEVERS: Mio sire: chi negare il braccio mai tra cavalieri osava alla sua dama, che il pegno accetti, deh, concedi a me (porge a LUIGI VI un anello).

LISIARTE, conte di Foresta e Beaujolais (avanzandosi verso il trono): Questo mio anel consegno in mano al Re che a lei concedi io tosto mova tornar vo' vincitor.

LUIGI VI: E qual la prova.

LISIARTE: Un pegno del suo amore a te io ben sapro recare.

CORO: Lo voglia il ciel negare.

GHERARDO (traendo la spada): Nel saldo acciar, e in Euriante ho fé.

IL RE ed IL CORO: Confida sol, gran dio, giustizia in te.

Tutti volgono all'uscita.

Giardino del castello di Nevers chiuso da un recinto, nel cui mezzo è la porta d'ingresso, da un boschetto s' innalzano le cime delle torri del castello. Sul davanti, a destra, un sedile erboso. Nel fondo, a sinistra, una cappella sepolcrale, dalle  cui finestre scorgesi accesa la lampada eterna.

EURIANTE, principessa di Savoia (sola): Canta una squilla, trilla il ruscel, dolci susurran l'aure del ciel, ridon le stelle coi raggi d'or, io dall'angoscia oppresso ho il cor, tu, nel lontano, ripensi a me, forse le stele, parlan di te, mille carezze han nel brillar, non han lo sguardo del mio Gherardo.

EGLANTINA di Puiset (avvicinandosi ad Euriante): Perchè solinga e triste sei.

EURIANTE: Io triste, no, non son, poiché lontano guida il pensier dolcissimo desìo.

EGLANTINA: Desio d'amor soltanto amara gioja dà nel pianto.

EURIANTE: Largì la sorte sol dolore a me languìa nel chiostro il fior della mia vita allor che un dolce e forte Iddio, l'amor a me recò luce e calor l'affetto di Gherardo.

EGLANTINA: Ah, guai a voi.

EURIANTE: A Nevers mi guidò, poscia partì, io qui rimasi sola, nel dolore ma t'incontrai, e balsamo gentile tu recasti al mio core. 

EGLANTINA: Tu il carcere mutasti a me in asil, tu generosa fosti con l'infelice cui tutto rapir,  che vide il padre suo disonorato, terribile ricordo.

EURIANTE (abbracciandola): Mesta amica, sperar dèi nel future m'apri il core.

EGLANTINA: E tu fiducia forse avesti in me, un segreto m'ascondi: lo rivela allor soltanto in te potrò fidar.

EURIANTE: Noi debbo, l'ho giurato.

EGLANTINA: Affina il duol lo sguardo, nel ferale orror, laggiù non eri sola tu, l'affetto mio vegliava.

EURIANTE: Non svelar ciò che hai visto ad alcun.

EGLANTINA: Puoi dubitar (tristemente), ah, il mio duolo è disperato, il tuo core è chiuso a me, nel deserto sconfinato vo' fuggir lontan da te, là, dal turbine travolta, io la morte vo' cercar, ciò che a te commove il core e pietà, ma non è amore presso a te non vo' restar (fa atto di allontanarsi ; poi ritorna), ma potrò io mai fuggire, deh, mi serba teco almen, sorridendo vo' soffrire e morire sul tuo sen.

EURIANTE (abbracciandola): Riposa, amata, sul mio core, ignoto tanto affetto era a me, deh, mi perdona.

EGLANTINA: Tu m'ami, tutto, tutto sia scordato.

EURIANTE: Con me vegliasti dunque tu neir ombra sepolcral laggiù.

EGLANTINA: Perchè il sonno feral turbar.

EURIANTE: Per Emma sol pregavo pace la suora d'Adelar, che inaspettata morte all'amor rapì, grave un segréto su quella tomba sta. 

EGLANTINA: Chi lo svelava.

EURIANTE: Fu lo spirto di lei.

EGLANTINA: Di lei, orrore.

EURIANTE: Nel maggio fu, nel dì della partenza che apparve a noi lo spirito di lei di bianca luna nel chiarore e si parlò, movendo il chiuso labro, o voi cui del comiato il dolce pianto il core molce, udite bene, a me un dì pur rise amor; dolce e fedel, m' amava Udon, sul campo egli morì, la vita a me divenne un peso allor da quest'anello io bevvi reo velen, tal morte, ohimè, mi tolse la salvezza, Udon cercando vago per la notte. Piangetemi : la pace non avrò finché l'anello ond' io morte mi diedi da lacrime innocenti sia deterso, e un reo la vittima salvato avrà.

EGLANTINA: Fosco mistero.

EURIANTE: Ahimè, che feci mai il suo segreto rivelai, tradito ho la sua fé.

EGLANTINA: Deh, non temere.

EURIANTE: La mia stella, ahimè, s'oscura, cupa angoscia preme il cor.

EGLANTINA: Non temer, ti rassicura dubitar potresti ancor, deh, fra le mie braccia vien.

EURIANTE: Guai! tradito ho il mio segreto, si, posar vo' sul tuo sen, il mio cor ritrova pace neir affetto che hai per me ogni dubbio ornai si tace salda fede io serbo in te (Euriante entra nella cappella funeraria, accompagnata da Eglantina fino sulla soglia).

EGLANTINA (sola): O stolta, nell'inganno tratta io l'ho fidato ha in me, chi ornai salvarla può, or nel sepolcro d' Emma scender voglio il suo segreto deve a me giovare e forse d'Adelar pentito il core a me vedrò tornare, a tal pensier m'invade folle ebbrezza morir vorrei fra le sue braccia stretta foss' anche un breve istante solo, poi venga pure il nulla — io non lo temo, ma no, speranza vana, non ridestar tormenti nuovi in core il mio destin segnato è ornai, dolore, egli per lei sprezzarmi osò e alla crudel ferita così soccombere dovrei nel fior della mia vita, degli occhi miei il lacrimar le preci mi non lo toccar, io la sua speme annienterò.

Da lontano squillano le trombe di Lisiarte. Eglantina scende rapidamente nella cappella sepolcrale. 

Contadini e Contadine entrano da ogni parte, correndo incontro a Lisiarte che appare col suo seguito. 

CONTADINI: I canti, o valorosi che nessuno al mondo uguaglia qui v'accolgano e odorosi serti cingano i cimier.

CAVALIERI: Del pugnar la gioja gode il guerrier nelle battaglie ma fra tutti lieto è il prode che la pace può goder. 

CONTADINI: Tutto intorno, non vedete, vi sorridon campi e prati, alle terre pace e quiete voi donaste, o forti eroi, dalle valli ai monti grati canti s'odon risuonare e commossa li ripete l'eco giubilando a voi.

CAVALIERI: Come stella in cielo appare, ad Euriante gloria e onor.

Euriante ed Eglantina escono dalla cappella.

EURIANTE: Lisiarte, cavalieri, benvenuti.

EGLANTINA: Ah, possa tonta mia vendetta avere.

I CAVALIERI: O quanto eli' è gentil.

LISIARTE: Madonna, io reco a voi, porgete a me la bianca man, messaggio lieto.

EURIANTE: Trema in petto il core, prode campion, chi mai ve l'affidò.

LISIARTE: L'onor concesse a me il sovrano d'accompagnarvi alla sua corte per dare al serto il più bel fior.

EURIANTE: Riconoscente, ebben, vi seguirò, lui riveder, pensa, Eglantina.

EGLANTINA: Immenso gaudio, rea tortura a me. 

EURIANTE: O cavalier, sostare qui vogliate di Nevers nel modesto ostel.

LISIARTE: In reggia voi, Madonna, lo mutate chi è presso a voi trovato in terra ha il ciel.  L'amico è da invidiar !

CAVALIERI: Trama infernale, che dite. 

LISIARTE: Sol nomato ho trepidante voi, bella fra le belle, Eurìante.

EURIANTE  (invitando i contadini e le contadine alla danza): Gaie canzoni, baldi tresconi, mutino in festa il bel giorno che a noi vi guidò.

CAVALIERI: Dolce è scordare l'aspre fatiche se gaje amiche v'adornan di fior.

EURIANTE: L' almo desìo la dolce speme veggo in certezza la sorte mutar, ah, rivederlo,  la gioia, insieme, e l'ansia fanno il mio cor palpitar.

EGLANTINA: Esulta, o cuore ogni sua speme in me fidando ella stessa annientò. Forse Adelaro sul cor che geme vinto e pentito serrare io potrò.

LISIARTE: Arde il desìo ride la speme, ah, s'io potessi quel core ammaliar, ah, se il rivale, tradito e insieme, vinto, potessi ai miei piedi mirar.

RODOLFO: L'almo desìo, la dolce speme volle la sorte in certezza mutar, ah, quale incontro la gioia, insieme e l'ansia fanno il suo cor palpitar.

EURIANTE: Ah, rivederlo, celeste gioir.

(Porge la mano a Lisiarte, che la adduce al castello, tutti la seguono)

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ATTO SECONDO 

Giardino del Castello di Nevers. E notte. Dalle finestre del sepolcreto tralnce il raggio della lampada accesa. Temporale, lampi, tuoni.

LISIARTE (entra agitatissimo): Maledizioni m'arde ogni libra l'onta, ah, folle illusion, che a me sì pronta e facil preda in lei mostrò, non più si faccia l'eco scherno del mio furor, precipiti su me le sue folgori il ciel, io non l'avrò, crudel martirio eterno, lunge ten va', torvo desìo immacolato è il suo candor, il suo pensier, rivolto è a  dio, puro e fedel — è il vergin cor, del mondo a me che importa mai senza Euriante il sol non ha più rai, mia non sarà, a che sperare ancora, dimenticar convien, per lui sol vive, io nella polve innanzi a lui dovrei piegarmi, no, giammai, fra rei tormenti perire ei deve per mia man, ah, inferno, venga il tuo potere arcano a me in aiuto, sacrar mi voglio all'opra abjetta in tua possanza inter mi dò, un nero seme germogliò, il fior sarà la mia vendetta, t'infrango, o sognojmentitor va lunge, o vii dolor, sol perchè ei muoja vivere saprò.

EGLANTINA (esce agitata dalla cappella sepolcrale, tenendo in mano l'anello tolto ad Emma;
essa chiude la porta dietro di sé, ma non si avvede di Lisiarte, che si è tratto in disparte): Sfuggita all'ombra paurosa, io qui respiro, alfin ti stringo, anel fatai, rapito a sepolcrali, orrori, pegno della mia vendetta, fatale anello tu testimoniar dovrai ch'Euriante fede e amor tradiva, e  il cor spezzare a chi il mio cor spezzò !

LISIARTE (che 1'ha udita): Che dice, che, l'inferno a me l'invia.

EGLANTINA: Siccome folgore mortai dee la vendetta mia piombar su lor, amor disperda e speme, mai più congiunti insieme li veda il sol, ma come il colpo osar.

LISIARTE (avanzandosi): Per questa man.

EGLANTINA: Perduta son.

LISIARTE: Ti calma, parla senza timor.

EGLANTINA: Che vuoi da me.

LISIARTE: Vo' l'opra tua compir, pria che tramonti il nuovo dì vendetta avrai, di lei, e d' Adelar che ti sprezzò, tei guiro.

EGLANTINA: Spiare il mio segreto osasti tu.

LISIARTE: Lisiarte in pegno t'offre la sua man, in fiori i ceppi tuoi si muteran su queste terre tu potrai regnare, cor, speme, vita tu mi puoi fidare.

EGLANTINA: Diresti il ver ?

LISIARTE: Per l'odio che ho nel cor E per l'inferno, il ver!

EGLANTINA: M' ascolta allor !

EGLANTINA: Una forte arma t' ho dato, Le mie pene fine avran !

LISIARTE: Trionfante, 1' ho giurato Al mio fianco ti vedran ! 

EGLANTINA: Tutto il lungo mio martire In un' ora dee soffrire ! 

LISIARTE: Chi sfidarmi fiero osò Vilipeso io renderò ! 

LISIARTE ed EGLANTINA: O notturno tenebror A noi- giova e Torà affretta Nel desìo della vendetta Freme il sangue e batte il cor! 

Escono dal fondo.

Una grande sala nella Reggia, illuminata a festa. Un terrazzo nel fondo, oltre il quale si scorge la campagna nel lume lunare. Adelaro, in ricche vesti, entra solo.

ADELARO: Oh come aulente par Nel mite susurrar L' aura del ciel ! In fuga volge il duol Innanzi al gajo sol D' un dì novel ! Germina ai caldi rai Il sogno eh' io sognai Fiorisce amor ! La speme è realtà Salda la fede sta Nel lieto cor ! La rivedrò, più dubbio alcun non v'ha! E al gaudio immenso io reggerò ? O celestiale voluttà ! Nel suo divin sembiante Lo sguardo mio bear ! Quel petto palpitante Sul petto mio serrar ! Deh vola atteso istante Più a lungo non tardar !

Euriante accorre dal fondo e si getta nelle braccia di GHERARDO.

EURIANTE: Oh, sovruman gioir:  Io bevo il tuo respir  Per sempre mio sei tu !

ADELARO: Oh, fulgido avvenir : Non più lontan soffrir E non lasciarti più ! Fin che la morte vien Qui sulP ardente sen Mi voglio consumar Svanir nel dolce ardor, Con V alito dei fior Pei cieli trasvolar !

Rimangono lungamente abbracciati.

Il Re, col suo seguito, entra. Adelaro presenta Euriante ai cavalieri.

CAVALIERI: Sfolgorante luce inonda L'ampio ostel: ma ogni splendor Vince d' Euriante bionda Il purissimo candor !  Qual fra rose ed oro in cielo Sorge l'astro del mattin Tale appar nel bianco velo  Il sembiante suo divin' !

IL RE: Omaggio a Voi, Madonna !

EURIANTE: Mio signore,  L'affetto vostro ognor su me vegliò.

IL RE: Nessuna nube offuschi il vostro ciel ! 

EURIANTE: Securo scudo m' è il regal favore !  Pur, mio signore, di Nevers le dame, Qui non vegg y io....

IL RE: A voi presto corona Degna faranno, e omaggio renderan ! 

LISIARTE (entra dal fondo preceduto dai suoi araldi ed alfieri)  Mio sire!

I CAVALIERI: L'ora appressa del cimento, O giusto ciel fa che trionfi il ver.

EURIANTE: Mancar mi sento !

ADELARO In me t'affida, orsù !

LISIARTE  Recare io debbo tal messaggio Che volentier taciuto avrei : I feudi di Adelar, son miei !

ADELARO  Questa angiol, mira, ti smentisce !... no ! Dicesti il falso ! 

EURIANTE Ciel ! Mio Adelar ! Che accade mai ! V arcano a me disvela !

ADELARO (traendola a sé) Vien sul mio cor ! T' è scudo il saldo petto Qui puoi sfidare il turbine infernale Ben vincere io saprò il re del male ! (agli astanti) Quest' angelo del ciel non può mentir !

LISIARTE La prova io vi darò !

I CAVALIERI Cielo! Euriante Che mai facesti di' ?

LISIARTE  Condotta a fine ho l'alta impresa Di conquistar quel puro cor;  Cedette a me senza difesa Felice io torno, e vincitori

EURIANTE  Che dite? Lisiarte? Io.... conquisa Da voi ? Il guardo osaste alzare a me ? Sol cortesia vi fu tra noi !

LISIARTE Pudica Ahi! quanto.... eppur sì ardente or ora!

ADELARO (furente) In campo ! 

CORO: All' armi ! Ei deve a noi! 

IL RE: No. La prova dare

LISIARTE (mostrando l'anello): Qual pegno questo anello Ella m' offerse di sua bianca mano (porgendo al Re l'anello) Dolente e mesto ecco ti rendo Ricordo d'un istante sovrumano !

EURIANTE  Signor che tutto sai, sono innocente! Mi salva tu da quest'orrenda trama ! Aita porgi a me, Signor clemente !

ADELARO No, quest' anel carpito fu ! (ad Euriante) Temer non dèi mio puro fiore Nessun macchiar può il tuo candore!

LISIARTE Chi mai fuor che Euri'ante e te Sa dir qual dell'anel la sorte fu ? Chi d'Emma sa il feral mistero?

ADELARO  Parla Euri'ante? Disse ei dunque il vero ?

EURIANTE Ah ! me infelice !

ADELARO M'hai tradita?

EURTANTE  Oh cielo ! Che dire?

ADELARO: Serpe.

EURIANTE: Mio dolor crudeli Pur non tradii la fé!...

ADELARO Più non parlare! Rejetta !

LISIARTE  Or m'ascoltate voi, nel maggio fu, che al pallido chiaror.

ADELARO  (interrompendolo): Non più, non più ! Ti prendi tutto, va !   Prendi la vita mia!

CORO: Qual tradimento, Più infame e più crudel misfatto Alcuno in terra non mirò L'amor dal ciel nel fango ha tratto Il sacro giuro profanò!

EURIANTE (alzando le braccia al cielo) Deh ! mi richiama a te dinnante, Tu che mi leggi dentro al cor!

IL RE Virtude in terra esiste ancor Se in fallo reo cadon le sante?

LISIARTE Non più m' asconda il tenebror : Mi vegga il mondo trionfante !

ADELARO Lunge ne andrò solingo, errante Celando al mondo il disonori

LISIARTE  (inginocchiandosi innanzi al Re) Or sia giustizia resa, o Sire, a me  Per dritto Nevers chiedo in feudo a te !

ADELARO (prendendo per mano Euriante) Euriante, vien' !

EURIANTE M' è gaudio 1' obbedir, Con te vivere io vo' — con te morir !

CAVALIERI (affollandosi intorno ad Adelaro)  Il braccio e il cor noi ti darem Il duce nostro seguirem ! 

LISIARTE Neir abbandono lo vedrò Frenar la gioja più non so! 

EURIANTE Non far Signor ch'io preghi invano !

Si volge a mani giunte ai cavalieri; tutti la respingono. Adelaro si avvicina ad Euriante e prendendola per mano fa atto di allontanarsi).

IL CORO Un reo delitto si compì : Ella ha la sacra fé tradita. Il dolce sogno disvanì Il ciel per sempre V ha punita !

Adelaro esce con Euriante, che si regge a stento.

********************

ATTO TERZO

Una gola rocciosa, fra i monti. Folti cespugli. Dall'alto un ripido sentiero discende ad una fonte, circondata da salici. Notte lunare. Adelaro entra seguito da Euriante. Egli tiene in mano la spada, con la quale s'è aperta la via fra i cespugli, e si arresta presso la fonte).

EURIANTE. Alfine qui potrò posare ?  Potesse il core pace alfin trovare ! L* ardente sol, P algida notte Io teco volli disfidar. Ogni conforto respingesti Conforto alcun non ebbi mai da te ! Perdonami ! no, non guardar così Pietà non hai di me, delle mie pene ? Vuoi tu eh' io muoja disperata, di' ? Deh! Mi conceda il labro la parola E P occhio il mite sguardo che consola !

ADELARO Triste e deserto è il loco, com'io vò Qui V opra compirò. Per trucidarti, Io qui sostai ! 

EURIANTE Pietà di me, pietà !

ADELARO Ascolta i detti miei : La voce mia ridesti Tutti i ricordi spenti Del male che facesti ; Pria di morir ti penti!

EURIANTE Io mal non feci, no, e sol t'amai. Amor per me tu in core più non hai!

ADELARO  Deh! non parlar d'amor tu che spezzasti Un cor fedel — e il giuro profanasti ! Quanto t' amai ! Eri il mio solo ben !

EURIANTE  Ascolta le mie preci almen : Io pura son d' ogni peccato ! 

ADELARO Non più, non più ! Menzogne son ! Il più fedele amore hai calpestato ! T' attende or qui la punizion !

EURIANTE Ascoltami !

ADELARO Già troppe volte udìa La dolce melodia Dal labro tuo fluir! Ingannatrice!  Più non ti credo !

EURIANTE Ebbene, per tua mano Vo' qui morir ! L'estrema prece mia per te sarà Per te 1' estremo mio respir !

ADELARO T'appresta, orsù: qui morte avrai da me! 

EURIANTE Tu fede in me — no, più non hai! Io dal tuo cor — rejetta sono!

ADELARO Morendo il fallo — espierai E forse avrai — dal ciel perdono !

EURIANTE Morte crudel — su me discendi L' alma dolente — a liberar !

ADELARO Soffre il mio cor — tormenti orrendi, E pur ti debbo — giudicar !

EURIANTE (guardando fra i cespugli e retrocedendo terrorizzata, facendo scudo ad Adelaro del
suo corpo): Terrore! Mira, là In agguato muto sta Fra sterpi e rovi un mostro fier;  Ten va. Deh, lascia ch'io per te Del mostro preda sia. Non mi negar Quest r ultimo gioire Per te morire...! Ecco, s'appressa.... fuggi!

ADELARO: Non temere ! Con Dio, la fiera affronterò!

S' inoltra fra i cespugli.

EURIANTE  (inginocchiandosi) Celeste schiera, tu Che vegli su di noi E tutto vincer puoi, Difendi la virtù Guarda quaggiù ! (seguendo ciò che accade fra le roccie e i cespugli) Apre le fauci già.... Versa il suo reo velen La forza a lui vien men... !  Clemente Iddio, pietà!  Ajuto dà ! Sempre più s'appressa, incalza.... Egli cade..,, si rialza.... Ciel! Che fu? No, perduto non è! In alto  Vibra il forte acciar Di sangue intrisa Cade la fiera Ah ! vittoria ! Egli V ha uccisa ! Pria di spegnerti, o mio cor Palpita di gioja ancor! E salvo ! Tutta la mia vita io dòPer questo istante sol ! (ad Adelaro che ritorna) Or mi ferisci !

ADELARO (ringuainando la spada) No — più non lo posso ornai : D'ucciderti imponeva a me l'onore; Tu la tua vita offristi Per farti scudo a me. Te giudicar — non posso più ! (vincendo l'interna lotta, respinge Euriante, ed esce)

EURIANTE  In questa rea vallata Io sola, abbandonata Da tutti resterò, Né il mondo rivedrò ! (siede presso al fonte) A che, fonte ciarliera Sì dolce mormorar ? A che, fra i rami, a sera luna, a me guardar? Giovarmi alcun non può, speranza più non ho, I passi miei — dove rivolgerei Deserto ovunque intorno sta: Io qui la morte attenderò.  Presso al ruscel D' un salce al pie La fossa io vo' scavare ; Invocherò La morte che Mi venga a liberare ! E forse un dì lontan, dovrà Passar Y amato mio di qua ; Tu gli susurra, o salce, allor Ch'io morta son per lui d'amor; E digli tu, o ruscel « Ognor ti fu fedel! » (cade sfinita presso al fonte. Spunta 1' aurora. Squilli di corni nel lontano. 1 cacciatori cantano:) •

CACCIATORI: Dell' alba pallida fra i vapor Il bosco dorme silente ancor Noi del mattino udito abbiam L'appello e in armi pronti siam !  Avanti, pel gajo sentier Dei corni al gagliardo squillar
Il bosco dormente a svegliar (Entrano i Cacciatori, segiciti da contadini). Le vette imporpora e indora il sol  Ei l'aquila desta al suo forte voi ! Dall' arco un colpo si partì La freccia brilla al nuovo dì.... Avanti pel gajo sentier Dei corni al festoso squillar Dal covo le fiere dormenti a snidar !

IL RE (entra da destra e s'arresta colpito) Che v'ha laggiù? Quel mostro chi atterrò?

CACCIATORI (hanno scorto Euriante svenuta presso al fonte): In lacrime una donna giace qui.... 

IL RE (avvicinandosi ad Euriante): Chi sei tu, parla, bella sconosciuta Bandisci ogni terror ; rivolgi a me Lo sguardo tuo: tu parli col tuo re. (riconoscendola) Cielo! Euriante!

CORO: Euriante! Oh ciel!

EURIANTE: Deh ! lasciatemi morire Io vel chieggo per pietà!

IL RE No! tu ancor ti puoi pentire  Ed il ciel perdonerà!

EURIANTE  Rea non son — non fui giammai!

IL RE  Tu innocente? Dici il vero?

CORO Parla, o Dio che tutto sai ! 

EURIANTE Eglantina con sottile Arte il nero inganno ordì,  Fra le rose serpe vile, Il segreto mio carpì!

IL RE  Euriante, il ver tu parli? Con raggiri ci ingannar? Per il ciel! Saprò sventarli, E ridarti al tuo Adelar !

EURIANTE Riveder l'amato mio?! È un sogno? — No! Morrei se fosse inganno !  Ditelo.... è vero ?

IL RE e IL CORO Vivi, credi, spera...! 

EURIANTE (in preda alla più viva gioja) A te, a te — voglio volar, Dov' è, dov' è — il mio Adelar ? Ch' io possa al cor serrarti Mai più, mai più lasciarti ! Già fremo ed ardo, Ah ! dal suo sguardo Novella vita io voglio bere Sul labro il labbro vo' posare Il suo respiro respirare ! Dove sei tu, luce del mio pensiere ? (impallidendo e vacillando) Ahimè! Non regge a tanta gioja il core.... Morir mi sento. (cade priva di sensi. I cacciatori e i contadini commossi si inginocchiano intorno a lei)

Uno spiazzo innanzi al Castello di Nevers, di cui a sinistra si scorge la porta principale. Per un sentiero si accede al ponte levatojo. Sul davanti case di contadini, fra le quali una è adornata di fronde e fiori. — Una coppia di sposi, circondata da  contadini festanti, che intrecciano una danza.

BERTA U aprii fa il prato rinverdir E a le fanciulle il cor languir: Chi sa perchè spuntano i fior' E perchè langue il cor?

CORO E la malìa gentile D'Aprile !

BERTA  Cos'è che chiuso sullo stel Attende il fiorellin dal ciel ? Sole e rugiada, ognun lo sa. E il cor che cosa attenderà ? Chiedetelo al gentile Aprile !

CORO Chiedetelo al gentile Aprile ! 

BERTA O Aprii, che il cuore fai languir Ciò ch'egli attende sai tu dir ? Rugiada e sole insieme, il cor,
Fanciulle belle attende : amor ! Tale è il mister gentile D'Aprile !

ADELARO (col morione chiuso, passa lentamente fra i gruppi festanti, e si arresta sul davanti della scena) No, vero amore in terra più non v'è!  Fede.... parola vana, ahimè! Di donna il cor non mai la fedeltà,  Capriccio solo alberga e vanità!

CONTADINI Chi sei tu ch'osi il lieto dì turbar? 

ADELARO (senza badare ai contadini) Addio mio sogno ingannator ; 10 cerco della notte il tenebror 11 nero sonno che più fin non ha Dolce una tomba a me Il suol natio darà !  (apre il morione)

I CONTADINI (riconoscendo ii loro signore)  E lui ! E lui ! S'apre alla speme il core !

BERTA Il tanto atteso giorno oggi spuntò !

IL CORO Salve, o signore! Alfin tu sei tornato!

Tutti lo circondano festanti.

ADELARO  (respingendo i contadini) Lasciatemi, ven prego, al mio dolore ! 

BERTA e I CONTADINI A te fedeli fummo ognor !

CONTADINI Con te la forte gioventù Conquida il patrio suol ! 

ADELARO O santa, o dolce fede Perchè non fosti d' Eurìante in cor ?

IL CORO Da te allontana il reo sospetto Fu trama vii — che t' ingannò ! A noi lo dice il core in petto : Eurìante, no, mentir non può !

ADELARO Ah! Mi tradiva!

BERTA (appressandosi ad Adelaro)  Gravi eventi ascolta: Col tuo nemico s'accordò Eglantina Cui desti asil nel tuo Castel ; Ella a Lisiarte die la mano Ei del tuo feudo farla vuol regina !

ADELARO E fulmini non ha più il ciel ? 

IL CORO (circondando Adelaro) Orsù, sventar tu dei la trama Ognun di noi lo spera e brama Sul nostro braccio puoi contar Tu puoi fidar — nel nostro acciar !

ADELARO O cielo! a disvelar la trama E a sostenere il ver mi chiama ! Dà forza al braccio ed air acciar La patria terra a liberar!

Egli chiude il mortone, e si ritrae in disparate. Dalla porta del castello incomincia a sfilare il corteo di nozze di Lisiarte ed Eglantina; — trombettieri, soldati, alfieri lo precedono e lo seguono.

IL CORO: La coppia rea ecco s' avanza !

ADELARO Ti frena, o cor, nel dì della speranza !

EGLANTINA (quasi delirando) Più non mi reggo, Rabbrividir mi fa di morte il gel ! Manca il respir
Là, Emma, uscita dall' avel Accenna con la scarna mano.... Che vuoi da me ? L' anel tu chiedi invano Strumento io fatto V ho di mia vendetta ! Ten va ! Qui son io sola Regina ! (a Lisiarte) Lisiarte, tua sarò : L' anel nuzial l'averno ha Benedetto Di sangue intriso egli è.... non dubitar Nessuno il ver disvelerà.... ti placa!

CORO Che mai disse? Qual terror? Dubitar potreste ancor?

LISIARTE (ai cavalieri) Ha perduta la ragion ! 

ADELARO: Sulla via del vero io son ! Tremate! Giunto è il dì della vendetta! Del ciel la giusta punizion v' aspetta ! 

LISIARTE: L' insulto vii tu pagherai, stranier Vassalli miei — sia fatto prigionier !

Alcuni cavalieri del seguito di Lisiarte si fanno intorno a GHERARDO.

ADELARO: Fra voi chi F osa, chi ?  (apre il morione)

CORO (riconoscendolo): Viva Adelar ! Viva il signore amato, Sian grazie al ciel — egli è fra noi tornato!

EGLANTINA (quasi svegliandosi da un sogno): E lui ! Nella sua gloria bello e forte, ahimè (cade fra le braccia delle sue donne)

LISIARTE  (avventandosi contro i vassalli) Maledizione e morte ! Vile genìa ! saprò piegarvi a terra !

CORO: Non sfidare i fulmini Del divin furore Troppo osato hai tu ! Trema, temerario Fuggi, traditore, Non tornar mai più !

ADELARO  (avanzandosi): Orsù, nel chiuso campo Tu dei con me pugnar ! 

LISIARTE: Saprà del ferro il lampo L'orgoglio tuo fiaccar! 

ADELARO: Dal petto, ancor vivente, Il cor ti strapperò! 

LISIARTE: Nel sangue tuo fluente Io mi disseterò ! 

GHERARDO: Ebben, ver me t'avanza ti ucciderò, fellon 

LISIARTE: Domar saprò la tua baldanza sia pur io pronto son.

Si avventano a spada sguainata l'un contro l'altro.

LUIGI VI (col seguito di paggi e cacciatori separa i contendenti): Bando al Facciar, il Re qui solo può secondo il dritto giudicar.

Tutti s'inchinano a LUIGI VI.

GHERARDO: Signore, trama orrenda tutti noi trasse in inganno, puro ed innocente e il cor d'Euriante, ahimè, nel bosco, errante io la lasciai, tu, o Re, la salva.

LUIGI VI: Triste nuova io reco da forte, o eroe, la apprendi e la sopporta perdon dal citìo manda a te Euriante morta.

EGLANTINA (in uno scoppio di selvaggia gioia): Trionfo, alfine vendicata son, e spenta la rivale, or sai tu pur che sia soffrire, o stolto, t'era noto il mio languire l'ardor segreto che struggeva il cor, eppur fidasti, cieco, in me, il pianto mio non ricordavi il disperato mio pregar, derisa un dì m' avevi tu, potevo io 1'onta sopportar.

GHERARDO: Infamia.

EGLANTINA: Sappi tutto ornai, ti danna, calunniata fu, chi mai a notte dal favel per darlo al Lisiart rubò l' anel, io fui, che vedi a te dinnante pura e fedel era Eurìante.

LISIARTE: Sei folle.

EGLANTINA: Te, dell'odio mio strumento rendo per sempre al nulla, va. 

LISIARTE: Chi mi trattien dal trucidarti, tradito m'hai, l'averno a te (trafigge Eglantina)

CORO: Assassino, a morte.

LUIGI VI: A morte lo si tragga.

GHERARDO: No, no, mio signor, compiuta l'opra sia lo vuole un reo destino (snuda il petto) ecco il mio cor, la vita mia, su, prendila, assassino, cielo, che mai diss' io, chi fu assassino, io, io sono il reo, io, che l'uccisi e maledetto sono, chi l'innocenza ha calpestato, chi disprezzato fede pura e amor, chi al mondo più di me fellon.

Cade in profonda disperazione, da lunge s' odono a un tratto allegri suoni di corno, entrano i cacciatori con Euriante.

CORO: O gioia, rivive, respire.

GHERARDO ED EURIANTE (abbracciandosi): O sovruman gioir io bevo il tuo respir per sempre mio sei tu, per sempre mia sei tu, non più lottar, non più soffrir, e non lasciarti più, qui sul tuo cor voglio posar, voglio gioir, voglio morir, per sempre mio sei tu, non vo' lasciarti più.

CORO: Sereno splende in ciel il sole deir amor, non più dovrai soffrir cuore fedel.

GHERARDO (quasi rapito da una visione sovrumana): La mia sorella Emma è redenta, poiché il triste anello di lacrime innocenti intriso fu fra orror notturni ella non vaga più, per sempre ornai congiunta è a Udone in ciel.

GHERARDO ed EURIANTE: Sereno in ciel risplende il sol d'amor.

TUTTI: Premiato ha iddio la vostra pura fé sul vostro amor saprà vegliare ognor.

FINE































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