Grice
e Misefari: l’implicatura conversazionale -- implicatura anarchica – filosofia calabrese – filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Palizzi). Filosofo italiano.
‘Io non sono italiano; io sono calabrese!” Fratello di Enzo (politico calabrese
del P.C.I., storico e poeta), di Ottavio (calciatore reggino tra i più
conosciuti nei primi anni del secolo; giocò nella Reggina e nel Messina) e di
Florindo (biologo, attivista della Lega Sovversiva Studentesca e del gruppo
"Bruno Filippi"). Dopo aver frequentato la scuola elementare
del piccolo paese di nascita in provincia di Reggio Calabria, a undici anni si
trasferì con lo zio proprio a Reggio Calabria. Già da adolescente, influenzato
dalle frequentazioni di socialisti e anarchici in casa dello zio, partecipò
attivamente alla fondazione e allo sviluppo di un circolo giovanile socialista
(intitolato ad A. Babel, rivoluzionario tedesco dell'Ottocento). Iniziò a
collaborare al giornale Il Lavoratore, organo della Camera del Lavoro di Reggio
Calabria, firmando gli articoli come "Lo studente". Collaborò nello
stesso periodo a Il Riscatto, periodico socialista-anarchico stampato a
Messina; e con Il Libertario, stampato a La Spezia e diretto da Binazzi. A causa
della sua attività anti-militarista esercitata all'interno del Circolo contro
la Guerra italo-turca, fu arrestato e condannato a due mesi e mezzo di carcere
per «istigazione alla pubblica disobbedienza». Fu nei due anni successivi
che M. si convertì dal socialismo all'anarchia. Ciò avvenne soprattutto con la
frequentazione da parte di Berti, suo
professore di fisica presso l'"Istituto Tecnico Raffaele
Piria". Si trasferì a Napoli e si iscrisse al Politecnico, dopo
avere studiato fisica e matematica alle superiori, e anche per non dispiacere
al padre, proseguì tali studi. Pesò inoltre su questa decisione il fatto che in
quegli anni, dopo la tragica distruzione della città di Reggio Calabria a causa
del terremoto del 1908, il lavoro che garantiva le maggiori certezze era
proprio quello dell'ingegnere. Nondimeno continuò per proprio conto gli studi a
lui prediletti: politica, filosofia, letteratura, come aveva fatto fino ad
allora. A Napoli si fece subito avanti nell'ambiente anarchico. Il movimento a
Napoli contava allora di un centinaio di aderenti. Si rifiuta di
partecipare al corso allievi ufficiali a Benevento e fu condannato a quattro
mesi di carcere militare. Diserterà una seconda volta, trovando rifugio nella
campagna del beneventano in casa di un contadino. Tornato a Reggio Calabria, interruppe
una manifestazione interventista nella centrale Piazza Garibaldi, salendo sul
palco e pronunciando un discorso antimilitarista. Venne per questo motivo
arrestato e condotto presso il carcere militare di Acireale; sette mesi dopo
venne trasferito presso quello di Benevento. Da lì riuscì ad evadere grazie
alla complicità di un amico secondino. Fu tuttavia intercettato alla frontiera
del confine svizzero; ancora incarcerato, riuscì nuovamente nella fuga. Tocca
il territorio svizzero, ma i gendarmi lo condussero al carcere di Lugano.
Giunte dalla Calabria le informazioni su di lui, essendo un uomo politico, dopo
quindici giorni fu lasciato libero con la facoltà di scegliere il luogo di
residenza. Indicò subito Zurigo, dove sapeva di potere rintracciare Misiano,
suo caro amico e noto esponente politico socialista, anche lui accusato di
diserzione. A Zurigo trovò ospitalità presso la famiglia Zanolli, dove si
innamorò della giovane Pia, che diventerà sua compagna di vita. Durante
il periodo di esilio in Svizzera, Bruno svolgeva attività politica tenendo i
contatti con Luigi Bertoni e con altri gruppi anarchici elvetici, collaborando
anche al giornale: Il Risveglio Comunista Anarchico. Svolse una serie di
conferenze in varie città della Svizzera. M. si autoannunciava con un suo
pseudonimo anagrammatico Furio Sbarnemi. A Zurigo frequenta la Cooperativa
socialista di Militaerstrasse 36 e la libreria internazionale di Zwinglistrasse
gestita dai disertori Monnanni, Ghezzi e Arrigoni; in questi ambienti conosce
anche Angelica Balabanoff. Venne arrestato per un complotto inventato
dalla polizia. Fu incolpato innocentemente con l'accusa di avere fomentato una
rivolta nella città e di «aver fabbricato bombe a scopo rivoluzionario». Con
lui furono arrestati diversi attivisti politici, tra i quali lo stesso
Francesco Misiano (che fu poi rilasciato perché socialista e non anarchico).
Rimase in carcere per sette mesi, e venne poi espulso dalla Svizzera. Grazie ad
un regolare passaporto per la Germania, ottenuto per ragioni di studio, si recò
a Stoccarda.Lì entrò in contatto con Zetkin (che gli rilascia una lunga
intervista sul movimento rivoluzionario in Germania) e Vincenzo Ferrer. Poté
rientrare in patria, in seguito all'amnistia promulgata dal governo Nitti. -- è
a Napoli e poi a Reggio Calabria. E un periodo intenso per la sua vita
militante di M. A Napoli partecipò come oratore a molte manifestazioni, si
prodigò a favore dei suoi compagni colpiti dalla repressione, denunciò le
provocazioni della polizia; tenne numerose conferenze e comizi. Con il dentista
anarchico Giuseppe Imondi, stampò alcuni numeri del giornale: L'Anarchia. In
autunno fu chiamato a Taranto a svolgere il compito di segretario propagandista
presso la locale Camera del Lavoro Sindacale. Ha stretti contatti con Malatesta,
Berneri, Binazzi, Borghi, Vittorio e altri esponenti dell'anarchismo e del
sovversivismo italiano. Si impegnò su più fronti per la campagna a favore degli
anarchici Sacco e Vanzetti. Nello stesso periodo e corrispondente di: Umanità
Nova, settimanale anarchico diretto da Malatesta e collaborò al periodico:
L'Avvenire Anarchico di Pisa. Continuò i suoi studi a Napoli con qualche
salto a Reggio Calabria con la sua compagna Zanolli, che sposò. Si laureò a Napoli.
Successivamente si iscrisse anche alla facoltà di filosofia. Nonostante
l'avvento del fascismo, fondò un giornale libertario, “L'Amico del popolo,” che
però dopo il quarto numero fu soppresso dalle autorità. Nel primo numero del
giornale,scrisse un editoriale dal titolo “Chi sono e cosa vogliono gli
anarchici.” Lo scritto è l'espressione del suo pensiero libertario:
«L'anarchismo è una tendenza naturale, che si trova nella critica delle
organizzazioni gerarchiche e delle concezioni autoritarie, e nel movimento
progressivo dell'umanità e perciò non può essere una utopia.» Da esperto
di geologia, progettò per primo in Calabria l'industria del vetro e fondò a
Villa S.Giovanni, la prima vetreria in Calabria (Società Vetraria Calabrese).
In quegli stessi anni subì però persecuzioni continue da parte del regime. E cancellato
dall'Albo di categoria e non poté più firmare progetti. Gli venne mossa
l'accusa di avere «attentato ai poteri dello Stato, per il proposito di
uccidere il re e Mussolini». Fu prosciolto dopo venticinque giorni di carcere.
La polizia ravvisò in un discorso di commemorazione durante il funerale di un
amico (tra l'altro un industriale fascista, Zagarella) un'ispirazione anarchica
e pertanto lo propose per l'assegnazione al confino. Fu arrestato, in carcere
si sposa con Pia Zanolli, fu inviato per il confino, prigioniero a Ponza.
Tuttavia sembra che tale provvedimento fosse stato determinato da altri motivi.
M., che era ingegnere minerario, si era attivamente impegnato nello
sfruttamento su larga scala di giacimenti di quarzo, materia prima per
l'industria vetraria, che fino a quell'epoca dipendeva, in gran parte, dai
silicati stranieri. Assunto come direttore tecnico della Società Vetraria
Calabrese (di cui era stato finanziatore e Presidente il succitato Zagarella)
egli si era dovuto ben presto scontrare con l'assenteismo e l'inettitudine del
consiglio di amministrazione che si schierò contro di lui con l'intenzione di
eliminarlo in qualsiasi modo, ricorrendo anche ad espedienti politici.
Giustizia e Libertà, in un articolo anonimo ddal titolo «Politica e affarismo.
Il caso di un ingegnere libertario», attribuisce la causa del confino alle
manovre dei suoi ex soci. Durante il confino stringe amicizia con Torrigiani,
Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, il quale lo affilia alla
Massoneria. L'amnistia del decennale del fascismo lo liberò dal confino
dopo due anni. Ma tornato in Calabria vide il vuoto intorno a sé; scrive
infatti a sua moglie: "Amnistiato sì, però a quale prezzo: la salute
sconquassata, senza un soldo, senza prospettive per l'avvenire". Gli viene
diagnosticata l'esistenza di un tumore alla testa. Va e viene con la moglie da
Zurigo a Reggio Calabria. Riesce a trovare il capitale necessario per
l'impianto di uno stabilimento per lo sfruttamento della silice a Davoli (in
provincia di Catanzaro). Le sue condizioni di salute peggiorano a causa
del tumore. Perde conoscenza, viene ricoverato in stato gravissimo nella
clinica romana del Senatore Giuseppe Bastianelli, e lì si spense la sera
stessa. Ancora ragazzo, studente, cominciò a ribellarsi contro
l'ingiustizia del mondo che lo circondava: Palizzi Superiore, un paese tra i
monti dove il castello feudale dei signori locali dominava la valle, dove si
ammucchiavano piccole e povere case desolate di contadini. E si ribellò a quel
mondo, costruito secondo quell'immagine topografica che portava impresso nella
memoria: sopra, chi comanda e non lavora, sotto, chi subisce e lavora. E ancora
ragazzo cominciò a sognare un mondo in cui quella gerarchia fosse sovvertita
prima, distrutta poi. Poteva scegliere di ispirarsi al socialismo marxistico o
al socialismo libertario. Del primo apprezzava l'analisi dell'antagonismo tra
le classi, ma mostrava perplessità circa i mezzi proposti dalla diagnosi
marxistica per fronteggiare il pericolo di una rivincita dell'avversario di
classe. Inclinò perciò verso il socialismo libertario. «Nel comunismo
libertario io sarò ancora anarchico? Certo. Ma non di meno sono oggi un amante
del comunismo. L'anarchismo è la tendenza alla perfetta felicità umana. esso
dunque è, e sarà sempre, ideale di rivolta, individuale o collettivo, oggi come
domani. M., Taccuino personale. La scelta della diserzione fu coerente con il
suo obiettivo di combattere non la guerra degli stati, ma a fianco degli
oppressi di tutto il mondo contro il loro nemico, tenendo alta la bandiera
dell'internazionalismo. Pur sottoposto senza tregua alla persecuzione della
polizia e all'inquisizione della magistratura, fu sempre al suo posto accanto a
coloro che lavoravano e soffrivano. Come ogni rivoluzionario sincero e
coerente, pagò col carcere e col confino la sua fede in un ideale. Chi
sono gli anarchici. Secondo M., essere anarchici voleva dire per prima cosa
proclamare, contro ogni violenza, l'inviolabilità della vita umana. Inoltre
significava lottare per l'abolizione della proprietà privata e a favore della
socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio. Proprio per questo gli
anarchici sono, di fondo, dei socialisti. A questo esperimento di vita sociale
andava affiancata la lotta contro lo Stato, che ne impediva la realizzazione. E
la lotta contro lo Stato non poteva essere vittoriosa se non con la rivoluzione.
Dunque gli anarchici sono socialisti, antistatali e rivoluzionari. Elemento
fondamentale della lotta, secondo Misefari, era l'allargamento di essa alla
sfera internazionale. È comunque una lotta che non si fa violenta. Misefari è
fortemente pacifista, contrario all'uso della forza e della violenza armata.
L'anarchico è inoltre antireligioso: la religione infatti è considerata
"fattore di abbrutimento per l'umanità". Antimilitarismo Per M.
la guerra è pura barbarie, speculazione capitalistica consumata in nome dello
Stato. «L'esistenza del militarismo è la dimostrazione migliore del grado
di ignoranza, di servile sottomissione, di crudeltà, di barbarie a cui è
arrivata la società umana. Quando della gente può fare l'apoteosi del
militarismo e della guerra senza che la collera popolare si rovesci su di essa,
si può affermare con certezza assoluta che la società è sull'orlo della
decadenza e perciò sulla soglia della barbarie, o è una accolita di belve in
veste umana.» Religione La religione è considerata come un anestetico
delle facoltà critiche della mente umana. Sarebbe proprio la religione a
imprigionare le energie morali dell'uomo, a inebetire lo spirito critico e di
riflessione. Perciò i popoli più religiosi sarebbero i meno progrediti e i più
afflitti dalla tirannia, mentre, laddove la religione sparisce, lì è florida la
libertà e il benessere. «È il più solido puntello del capitalismo e dello
Stato, i due tiranni del popolo. Ed è anche il più temibile alleato
dell'ignoranza e del male.» È forte nel pensiero di M. la volontà di
sottolineare l'uguaglianza sociale tra uomo e donna. In anni difficili e
lontani dalle battaglie del femminismo di metà Novecento, egli afferma che la
donna nobilita e abbellisce la condizione di vita umana. È dovere della donna
lottare per risollevarsi da una condizione di inferiorità, che è tale in virtù
di un "delitto sociale" e non dovuta a leggi di natura. «Donne,
in voi e per voi è la vita del mondo: sorgete, noi siamo uguali!» M. vive
di sogni, di ideali. Nella sua concezione non esiste un artista, che sia poeta,
filosofo, persino scienziato, che si sia mai messo al servizio della menzogna.
Se tutti potevano essere vili, un artista non poteva. «Un poeta o uno
scrittore, che non abbia per scopo la ribellione, che lavori per conservare lo
status quo della società, non è un artista: è un morto che parla in poesia o in
prosa. L'arte deve rinnovare la vita e i popoli, perciò deve essere
eminentemente rivoluzionaria. Poesia composta da M.: FALCO RIBELLE. Un
giovane falco che drizza il libero volo Ne l'alto, ove sono i fulgori di soli
immortali Un giovane falco ribelle o piccoli, io sono. Mi spinge ne' campi
ignorati, un acre desio Di sante ideali battaglie, di luce e di gloria. Mi
splende nell'occhio la speme di certe vittoria, Mi parla nel core la voce
sinfonica, dolce D'un caro sublime Pensiero, ch'è Bene ed Amore. Ho giovini
l'ale e robuste, o venti, o cicloni, O fulmini immani feroci, vi lancio la
sfida. Voi soli potete pugnare col giovine falco, Chè Luce, chè Forza, chè Vita
multanime siete. Ma voi, piccoli, no. Coi vermi guazzate nel fango, Dal fango
mirate del falco il libero volo.» Frammenti «Prima di pensare di
rivoluzionare le masse, bisogna essere sicuri di aver rivoluzionato noi
stessi» «Ogni uomo è figlio dell'educazione e della istruzione che riceve
da fanciullo. Gli Anarchici non seguono le leggi fatte dagli uominiquelle non
li riguardanoseguono invece le leggi della natura» «Prima l'educazione
del cuore, poi l'educazione della mente» «Socialismo vuol dire
uguaglianza, vuol dire libertà. Ma l'uguaglianza non può essere senza libertà;
come la libertà non può essere senza l'uguaglianza: dunque socialismo e
anarchia sono due termini dello stesso binomio, sono i due inseparabili fattori
della redenzione proletaria.» «Quando la giustizia non sarà la durda
infame delle tirannidi, quando l'amore non sarà deriso, quando il ferro non
sarà legge e l'oro non sarà dio, quando la libertà sarà religione e sola
nobiltà il lavoro, allora, solo allora, il mio rifiuto della guerra sarà
benedetto.» «M'è questa notte eterna assai men grave del dì che mi mostrò
viltà dei forti e pecorilità di plebi schiave. Lungi da quì il pianto: sto ben
coi morti! (epitaffio) Opere complete M.,
Schiaffi e carezze, Roma, Morara, M., Diario di un disertore, La Nuova Italia,
Entrambi i testi sono stati pubblicati postumi sotto lo pseudonimo Furio
Sbarnemi. Le schede biografiche di alcuni esponenti anarchici calabresi,
A/Rivista Anarchica, Antonioli, Antonioli, E. Misefari. Antonioli, Pia Zanolli era nata a Belluno. Dopo il
matrimonio con Misefari, fu iscritta nell'albo dei sovversivi pericolosi,
venendo poi arrestata col marito a Domodossola (cfr.: A/Rivista Anarchica) Chi sono e cosa vogliono gli anarchici, ed.
settembre. Antonioli, Pia Zanolli, L'Anarchico di Calabria, Roma, La
Nuova Italia, Utopia? No, Pia Zanolli, Roma, ALBA Centro Stampa, E. Misefari,
biografia di un fratello, Milano, Zero in condotta, M. Antonioli, Gianpietro
Berti, Santi Fedele, Pasquale Luso, Dizionario biografico degli anarchici
italianiVolume 2, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, Bruno Misefari, Schiaffi,
Carezze e altro, Pino Vermiglio, Laureana di Borrello, Ogginoi, Furio Sbarnemi,
Diario di un disertore, Camerano (AN), Gwynplaine, Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Horizons Unlimited srl. Bruno
Misefari presso l'International Institute of Social History di Amsterdam, su
iisg.amsterdam, Fondo M. presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso di Roma, su
fondazione basso. Gli anarchici contro il fascismo, celebre articolo di Giorgio
Sacchetti. Bruno Misefari. Misefari. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Misefari” – The Swimming-Pool Library.
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