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Monday, September 16, 2024

Sunday, September 15, 2024

GRICE E MECENATE

 %//» ftt.y.     !f '8 )>:   9 . ■éffsuz^ncsÉ -   OtjJ    A,   «a   k.Sm    i   • •    1 V    /    /' «    , j    w     -3   "■’f   N       STORIA   DI   CAJO CILNIO   MECENATE   CAVALIERE ROMANO   SCRITTA , X DEDICATA  A  S. A. S. il Signor Principe   FEDERICO DI SAXE-GOTH A   DaU’Avv. Sante Viola P. T.     ROMA i8£Ó.  Presso Francesco Bourlié  _ \ Con Lic. de' Sup.   ■ — — — mm. 9   A spese degli Eredi Raggi Libra]  al Camita N. 1 89»    Digitized by Google    /V.';       I    Pigjtized byCoggle    «1    ALTEZZA SERENISSIMA    /    .Allorché io mi occupava a racco-  gliere le Memorie Istoriche della Vi-  ta di Cajo Cilnio Mecenate 9 pensai     Digitized by Google    It   di procacciare al mio Libro un Pro-  tettore nella Persona dell’ A. V. S.  sapendo quanto sia benemerita della  Letteratura , delle Arti , e de’ loro  Coltivatori ; e sebbene la piccolez-  za della mia Offerta dovesse sgomen-  tarmi , tuttavia fatto coraggioso dal-  la grandezza del suo magnanimo  cuore , restai fermo nel mio pensie-  ro , persuaso , che la Storia delle  geste civili, politiche, e morali di  quell’ esimio Cavalier Romano , do-  veva presentarsi ad un Principe i  nel quale si ammiravano per singo-  iar modo trasfuse le doti più belle \  di cui era quello fregiato .   E come non dovrà celebrarsi  P A. V. S. nel vederla animata dal  genio istesso del gran Cibilo riguar-  do al progresso, ed al miglioramen-  to delle Arti > e delle Scienze ? In    Roma , Capitale di un vasto Impero,  Mecenate avvalorava i talenti , pro-  teggeva i Dotti , e dava così un im-  pulso potente alla Civilizzazione del  Genere umano ; e F A. V. 5. nell*  istessa Capitale , ora Sede , e Maestra  del buon Gusto , e delle Arti , acco*  glie con amorevolezza , onora con  discernimento , protegge con costan-  za tutti gli Artisti, e Letterati, de’  quali la stima , la venerazione , e  T amore sono ben dovuti all* A. V.  per quella soavità di maniere , ed  eminenti virtù , che in tanta copia  brillano i n tutte le di Lei azioni .   Se l’A. Y. S. si degna di accogliere  sotto la benefica , e valevole sua  Protezione questo mio qualunque  siasi lavoro, andrà esso fastoso ve-  dendosi onorato di qùelNome illu-  stre, che ridesta la dolce memoria de*    TI   grandi Avi dell’ A. V. S. i quali in  ogni epoca recarono decoro alla Pa-  tria , onore , e gloria alle Contrade  Alemanne .   Supplico PA.V.S. di aggradire i  sentimenti di quella profonda vene-  razione , ed invariabile ossequio ,  con cui ho , l’onore di rassegnarmi .   .Di V.A.S.    Vino Dmo Obbmo Servo  SANTI VIOLA,    Digitized by Google    VII   PREFAZIONE   Nello scrivere la Storia di Caio Cilnio  Mecenate ebbi di mira soltanto la riconoscenza  dovuta alla memoria di questo grand' Uomo ,  che fù il più zelante promotore delle belle Let -  ter e , l'Amico sincero, il Protettore liberale  di tutti li Letterati suoi contemporanei.   Per lo spazio di circa tredici , o quattordici  Secoli il nome di Mecenate fu sepolto , per dir  cosi , nel seno dell' oblio ; effetto della bar-*  borie de' tempi . Giovanni Meibomio fù il  pririio a raccogliere tutte le notizie relative  alla Vita di questo esimio Cavaliere Roma-  no , e nel i6Sj. ne stampò in Leida un Libro  avente per titolo : Maecenas , sive de Caji Cli-  ni Maecenatis Vita , moribus , et rebus ge-  stis . Prima del Meibomio ne aveva scritta una  Storia Gio. Paolo Martire Rizzo in- lingua Ca -  stigliarla . Ma quest’Opera non potè procac-  ciarsi un incontro felice per le stravaganze , di  cui era ripiena , portando l' impronta piutto-  sto di un Romanzo , che di una Storia , con-  forme osserva il lodato Meibomio (l ) .   (l) Praeloq. ad Lect. : Historia Vitae Mae-  cenatis a Jo . Paulo Martire Rizzo Lingua Ca-  st igliana de script a . . Tantum enimabest , ut  illa sit historia , ut parum absit ad fabulas  abeat .    Digitized by Google     Vili   Circa treni' anni dopo l’Opera di questo ,  cioè nel 1684. , Gio. Battista Cernii diede alla  luce in Roma con le stampe di Francesco Laz-  zari una Vita di Cajo Mecenate ; ma questa  Operetta per lo stile inelegante , ed uniforme  al gusto di quel secolo , sembra che non ripor •  tasse tutta V approvazione de' Letterati , es-  sendo caduta in una quasi totale dimentican-  za ; ciò non ostante l' Autore , con la scorta  del sudetto Meibomio , non omise di riunire  molte notizie sulla Storia di Mecenate , estrat-  te dagli Autpri antichi .   Altri ancora posteriormente hanno parlato ,  e scritto sul medesimo soggetto . Nel 1 j 46. fu  publicata in Parigi da M Riclier una Vita di  Mecenate, e successivamente V Abb. Souchay  fece una raccolta di notizie in una Disserta-  zione inserita nelle Memorie dell' Accademia  dell’ Iscrizioni , intitolata Ricerche intorno  Mecenate (1 ) .   Avendo profittato de' lumi , che questi Au-  tori diffusero nelle loro Opere, e non avendo  omesso di esaminare li Scritti di Livio , Dione  Cassio, Appiano, Tanfo, e Vellejo Pater-  colo fra li Scorici antichi , non che quelli dì  Seneca, Macrobio , Orazio Flocco , Virgilio,  Properzio , ed altri , ho tessuto questo qua-  lunque siasi lavoro , con aver procurato di non   CO Tiratosela Stor. della Lett. ltal. part.  3. lib.3. ... r j    Digitized by Google    IX'   deviare nella narrazione de' fatti dà un ordine  regolare , e cronologico . Fra li moderni ho  fatto uso delle Storie del dotto Inglese Lorenzo  Echard (1) , e degli eruditi Catrou , e Rovil-  lè (2 ) , nelle quali oltre a non poche notizie  relative al mio assunto , ho toltili materiali  sulla Storia contemporanea , con aver però ri-*  scontrati li fonti, in cui quelli avevano ati  tinto ,   Lapresente Operetta è divisa in IV Li-  bri . N el primo si sono rintracciate le Notizie  sull’ origine , e sulle qualità della Famiglia de'  Cilnj ; si fissa l’epoca , in cui il nostro Mece-  nate può essere entrato nella CorQe di Ottavio  Augusto , e si nota tutto ciò che vi ha di più  rimarchevole sulle di lui geste e precedenti al  Triumvirato , e dopo di esso fino alla Cuerra  detta di Perugia , cagionata dagl intrighi di  Fulvia Moglie del Triumviro Marcantonio .  Contiene ancora le operazioni del medesimo  Mecenate , e prima , e dopo la disfatta di Bru->  to , e Cassio nelle Campagne di Filippi ,   (1) Storia Romana dalla Fondazione di Ro-  ma sino alla Traslazione dell’ Impero sotto Co-  stantino scritta in idioma Francese dall’ Abb.  delle Fontane sopra l’Originale Inglese . Vene-  zia 1751.   (*) Histoire Romaine depuis laFondation  de Rome par les RR. PP. Catron , et Rovillè .  Paris 1735.    I X?'    Il secondo Libro comprende la serie de* folti  relativi alla Storia di Mecenate dalla indetta  disfatta di Bruto fino alla morte del succe rinato  Marcantonio , c della famosa Cleopatra , Epo-  ca , in cui Ottavio rimase il solo Dominatore  della Romana Gran dezza .   N el terzo Libro si vedrà il Congresso tenuto  da questo con Agrippa , e Mecenate per delibe-  rare , se , stante V estinzione del Triumvira-  to , dovesse ristabilirsi nel suo stato primitivo  il sistema Republicano , o se dovessero gettar-  si le basi di una Monarchia Universale , e qui  si leggeranno li giudiziosi , e politici discorsi,  recitati l’uno da Agrippa , che perorò per la  Repuhlica , e l’altro da Mecenate , il quale fa  di opposte sentimento , ed opinò per lo stabili-  mento della Monarchia ; e come Ottavio ante-  pose le ragioni di questo alle riflessioni di  quello .   ■ N eli’ ultimo Libro si conoscerà quale fesse  l influenza di Mecenate sullo spirito di Otta-  vio , divenuto Imperadore , e quale la defe-  renza di questo verso di quello . Si ravviserà  inoltre quanto grahde fosse la protezione , c la  liberalità di Mecenate verso i Letterati , e  quale impegno avesse per il progresso dèlia  Letteratura , e delle Scienze . In fine sipar-  io della Morte .   . Hò creduto di aggiungere , dopo la Storia ,  ««Appendice divisa in tre Discussioni , che  sonuninistrano de' schiarimenti , ai altre- me-    Digitized by Google    XI    morie , che in quella, q erano state omesse , o  appena accennate . Le prime due Discussioni  abbracciano Le notizie relative ai celebri Giar-  dini , ed Abitazione , che Mecenate possedeva  in Roma, ed alla magnifica sua Villa situata  sulle sponde dell ’ Aniene presso Tivoli . La  terza si aggirerà sulla pretesa Febre perpetua,  e Veglia Triennale , che Plinio il Naturalista  attribuisce a Mecenate «   Tutte le volte , che questo grand’Uomo trovò  degl' imitatori nella protezione , e nel favore  delle Lettere , e dei Coltivatori delle medesime  si viddero comparire degl ' ingegni prodigiosi ,  e la Letteratura fece mirabili progressi , In  fatti a questa imitazione siamo debitori di tante  utili scoperte , e di quelle venuste produzioni  dello spirito umano , che viddero la luce sotto  i Leoni, sotto gli Alfonsi , e in tutte le altre  epoche , nelle quali le fatiche de' Dotti furono  r.icompcnsate , ed avvalorati li talenti . Se per-  tanto questa imitazione non sarà posta in oblìo,  e se il nome di Cajo Cilnio Mecenate non sarà  dimenticato , li Secoli successivi saranno sem-  pre più migliorati , ed illuminati dallo svilup-  po delle umane cognizioni . „   LI Poeta Marziale , che vivgpa in un epoca ,  in cui la Letteratura inclinava alla sua deca-  denza , si lagna, e fa conoscere , che allora  non esistevano dei Mecenati , che non erano  le scienze protette , e che perciò non si vede-  vano comparire ingegni sublimi . „ Ti meravi -     „ gli > 0 Fiacco , che a tempi nostri . . . man-  „ chino ingegni simili a quello di Virgilio  ,, Marone , c che niuno sappia cantare le mi-  ,, litari imprese con una tromba eguale alla  „ sua . Io ti rispondo , che se vi fossero de *  „ Mecenati , come quelli , che vissero sotto  „ I Impero di Ottavio Augusto , vedresti svi-  „ lapparsi altri Genj niente inferiori a quello  ,, del Poeta Mantovano . Era stata a questo  „ rapita la sua piccola Possessione presso Crc-  „ mona , implorò la protezione di Mecenate ,  ,, pianse , e sotto il nome diT itiro cantò in  ,, stile boschereccio le perdute pecorelle . Rise  „ al suo flebile , ma dilettevole canto il To-  „ scavo Cavaliere , e tantosto fugò da esso la  ,, maligna povertà . . . Allora Virgilio con-  „ copi la grandiosa idea dell ’ Eneide ... Se  „ tu dunque , o Fiacco , sarai benefico co-  „ me Mecenate , e mi ricolmerai di doni , ti  ,, assicuro , che anche io diverrò Virgilio (l).   ( i) Martini. Lib. 8. Epigr. 55. ad Flaccnm.   Temporibus nostris   ìngenium sacri miraris abesse Maronis ;   Nec quemquam tanta bella sonare tuba .  $int M ae cenate s, non deerunt, Flacce,Marones.   Jugera perdiderat miserae vicina Cremonae,  y Flebat et adductas T ityrus aeger opes .   Jìisit Tuscus Eques , paupertatemque malignarti   Rcpulit, et celeri jussit abire fuga ,    Digitized t    XIII   Nello scrivere la presente Storia non pre-  tendo di aver fatto un lavoro completo , nè di  aver raccolto tutte le Memorie sulle avventure  politiche , morali , e civili di questo esimio Ca-  valiere Romano . Se non vi sono riuscito , non  fu colpa della mia volontà , o effetto di trascu-  ratezza . Qualunque mancanza si deve attri-  buire alla ristrettezza delle mie cognizioni , e  de’ miei talenti . Può essere però , che all' im-  pulso di quésto mio travaglio altri si scuotano  in seguito , che forniti di migliori materiali ,  ed ingegno più elevato , sappiano supplire alli  miei difetti- Io gioirò allora nel mio cuore , e  leggendo novelle prbduzio'ni , e nuove scoperte  intorno alle geste del mio Eroe , sarò ben con-  tento di apprendere da altri , ciocchi io aveva  tentato di conoscere colle mie fatiche .    Protinus Italiam concepii , et arma virumque .   Ergo ero Virgilius si munera Maecenatis  E>es wihi . . v w . v    . i     y*   N A    STORIA   ' * '* ’•*»*» . *     X   >    DI CAIO CILNIO MECENATE   ^ 1   LIBRO t: ,   •   _| ràle famigli» le più antiche , e dovizio-  se di Arezzo nell’Etruria meritamente è an-  noverata quella de’ Cilnj . Circa la metà del  quinto Secolo dopala fondazione di Roma , e  duecento novant’ anni puma dell’Era volgare  la medesima figurava luminosamente non solo  nella propria Città:, ma eziandio sopra tutta  la Nazione ; se noti che le grandi ricchezze  avendola resa troppo orgogliosa , e prepo-  tente , si procacciò l’odio , e l’ invidia, delle  altre famiglie , e de’ suoi concittadini , e fu  sottoposta a disgustiose vicende .   Nell’ epoca succenuata , e precisamente  nell’ anno 4S0. di Roma , fu ordita nel seno  stesso della sua Patria contro di quella una  terribile congiura # e quantunque , per mez-  zo de’ suoi rapporti , ne giungesse al disco-  primento , , non potè però impedirne l’esplo-  sione . Gli Aretini presero le armi risoluti di  discacciarla dalla Città, e non avrebbe potuto  disimpegnarsi dalla pericolosa situazione ,  se non avesse trovato un appoggio nelle forze  della Romana Republica. ,   Questa aveva già sperimentato più volte la   A    Digitized by Google    *   potenza, ed il valóre degli Etrusci , che in  quel tempo costituivano una nazione popolosa,  formidabile; e guerrierafi) e se aveva su  di questa riportate delle vittorie , TEtruria  non faceva ancora parte delle provincie Ro-  mane ad essa confinanti . In questa occasione,  o fosse realmente per soccorrere li Cilnj » o  più probabilmente per profittare delle interne  dissensioni , Roma vi spedi il Dittatore Marco  Valerio Massimo con un’ armata .   Sebbene lo Storico Livio narri il principio,  il progresso, ed il termine di questa insurre-  zione degli Etrusci , nutladimeno , secondo  il medesimo, sembra, che riuscisse al Gene-  rale Romano di calmare li sediziosi movimenti  degli Aretini , e di riconciliare la Plebe , con  la detta famiglia de' Cilnj i senza alcun fatto  d’armi rimarchevole , e sanguinoso,, Correva  ,, la voce ( dice Livio ) cbe l’Etruria avesse  „ inalberato lo stendardo della rivolta , e  che erasidato principio! alla medesima dalle  „ sofnmosse degli abitanti di Arezzo, nella  qual Città la prepotente famiglia de’ Cilnj ,  invidiata perle ricchezze , voleva scacciar-  „ si colle armi Alcuni Autori , che   (l j> Livio lib.q. Cap.iqi Prodigato Samni-  tium bello ; . . . Etrusci belli fama exorta  èst , non erttt ea tempestate gens alia , cujus  . . , . arma terribiliora esscnt cum propin-  qui tate agri , tum muli ita din è hom&nutn, y    Digitized by Google    — « «— I    3   t) tengo presso eli me, affermano , che per  „ iopera del Dittatore , calmati li sediziosi mo-  „ vimenti degli Aretini , e ricpnciliata  Plebe con la famiglia de’ Cilnj , fosse ri-  „ condotta la quiete nell’Etruria , senza alcun  „ fatto d’ armi memorabile (i).   Dopo due anni però , cioè nell’anno 453,  si accese nuova guerra fra questa , e laRe-  publica Romana . Sene ignora la, cagione, e  non si conosce qual parte vi prendessero i  Cilnj , e sebbene l’E trulla fosse costretta a  chiedere la pace , tuttavia dopo breve tempo  fu indotta a novelle ostilità dai Sanniti .   Questi popoli guerrieri sempre inquieti >  benché sempre vinti dai Romani , nell anno  557. tornarono all’ armi , e fecero tptti li  sforzi per stringere un'alleanza offensiva con  le popolazioni Toscane „ Etrusci ( cosi par-  „ larono li Deputati de’ Sanniti ) piu d’nna  „ volta ci siamo cimentati ne’ campi di Marte  „ con le Coorti Romane ; abbiamo dimandata   ( 1 ) Lib. io. num. 3. e 5 . Multiplex de in-  de exortus terror . Etruriam rebellare ab  Aretinorum scditionibus , mota orto , nuntia-  batur , ubi Cilriiurn genus praepotens , divi-   tiarum invidia pelli armis ceptum Ha*   beo Auctores , sine allo praolto pacatam a Di-  ttatore Etruriam esse , seditionibus tantum,  Aretinorum compositis , ctCilnio genere cuoi  plebe in gratiam redacto . . L . . v )    Digitized by Google      4   » la pace , quando non potevamo sostenere   „ più lungamente il peso della guerra . Siamo  „ tornati ora a' prendere nuovamente le ar-  „ mi , perchè la pace ci era più dura degli or-  „ rori di quella L’unica nostra speranza pe-  „ rò, la sola nostra risorsa risiede nella na-  „ zione Toscana , nazione ricca , bellicosa , e  „ fertile di guerrieri . Se noi avremo il vo-  „ stro ajuto , e voi risveglierete ne’ vostri  „ petti quel coraggio ,. con cui Porsena, e i  „ ^vostri Maggiori spaventarono Roma istessa,  „ nulla avremo a desiderare (i) .   Li Sanniti ottennero ciò , che bramavano .  Gli Etrusci accedettero alla lega , e la guerra  cominciò con furore . Ma non era ornai più  tempo di resistete alle forze delle Republica  Romana già divenuta invincibile .'Eglino fu-  rono superati , e la sorte, che incontrarono  in questa , incontrarono ancora nelle altre  guerre posteriori , finché furono costretti a  sottoporsi alle leggi , ed all' impero di quella .   Quantunque la Storia ci abbia occultato le  avventure de’ Cilnj , dopo che l’Etruria fu da’  Romani soggiogata , pure sembra potersi cre-  dere, che continuassero sempre ad occupare  un rango distinto fra le famigliedella Nazione .  Imperciocché se deve -prestarsi fede al Poeta  Silio Italico, nella seconda guerra Punica un  individuo di essa famiglia militò contro Anni-   • I . , N 1 • * *. .   (i) Tit. Liv. lib.io. cap.x i. w . • • • .    Digitized by GooqIc    5   baiò sotto le bandiere Romane e tuttoché  restasse prigioniero , diede argomenti di co-  raggio , e di valore .   Avendo Annibaie superato le Alpi , incon-  trò nelle vicinanze della Liguria il Consolo  Cornelio Scipione , che con un’ armata Roma-  na voleva contrastargli la marcia ; ma impa-  ziente il Generale Africano di dare esecuzione  al già meditato progetto di conquistare l’Italia*  e impadronirsi ancora del Campidoglio, attaccò  l’esercito nemico . La battaglia fn incomincia-  ta , e sostenuta con accanimento dalla Caval-  leria Numida , e le truppe di Scipione furono  completamente disfatte. Egli stesso rimase feri-  to, e sarebbe caduto frà le mani de’Cartaginesi,  se non avesse combattuto al sno fianco Scipione  di lui figlio denominato posteriormente Afri-  cano. Questo giovane guerriero, benché in  età di soli diciotto anni , salvò il padre con  il suo coraggio , e diede in tale occasione li  primi saggi de’ suoi talenti militari . Questa  terribile battaglia , e questo disastro dai Ro-  mani sofferto accadde tra il Pò , ed il Ticino  nell'anno di Roma 536. (i) .   (i) Dion. Cas. lib. 14 . Eutrop. lib.3. Flo-  rus lib.a. Cap. 6 . Ac primi quidem impetus tur-  bo inter Padum ac Ticinum valido statim frago-  re delonuit . Tunc Scipione Duce ,fusus Exer-  cicus , saucius et ipse venisset in hostium ma -  nus Imperator,niii protectum patrem praetex -    «I    6   Frà li molti prigionieri di distinzione fatti  da' Cartaginesi si numera un Cilnio della Cit-  tà di Arezzo nell’ Etruria . Giovanetto anch'  esso , come il figlio del suo Generale, com-  batteva nella Cavalleria Romana. Il suo Ca-  vallo ferito cadde nella pugna , ed egli restò  prigioniero. Il surriferito Silio Italico, che  narrò in versi tutte le azioni di questa guer-  ra formidabile , cosi si esprime „ Cilnio d’ il-  ,, lustre prosapia , e nato nella Città di A-  „ rezzo, situata nelle contrade Toscane , da  „ un destino crudele era stato spinto sulle ri-  „ ve del Ticino , benché giovanetto; quivi  „ nel furor della mischia, balzato al suolo  ,, dal suo Cavallo divenuto furibondo per una  ,, ferita, era stato costretto a sottoporre il  „ collo alle Libiche catene „(i).   Annibaie bramando di conoscere le geste ,  e l’origine di Fabio Massimo Dittatore Roma-   tatus admodum filius ab ipsa morte rapuisset .   (i ) Sii. Italie, lib.7. de Bell.Punic. ver.ao.  At Libyae Ductor postquam nova nomina lecto  Dìctatore vigent .........   • ••«•••••••* •   Oeyus accìtum captivo ex agmine poscit  Progenicm,rituscjue Ducis,dextr aeque labores;  Cilnius Arreti Tyrrhenis ortus in orit  Clarum nomea erat , sed laeva adduxerat fiora  Ticini juvenem ripis , fususque ruentis  V ulnere equi , Libycit praebebat colla catenu .      D icjitizert, by Cop ale    i   no» di cui tante cosq narrava la fama , ne in-  terroga il sudetto Cilnio suo prigioniero .  Questo appaga il Generale Africano , ma gli  parla con franchezza, e coraggi^, e gli fa  Conoscere in fine, che piu della schiavitù , cui  era stato per disavventura sottoposto , amala  morte . Offeso .quello dall’ardita risposta di  Cilnio , cosi lo rampogna . „ Indarno , q fol-  „ le, cerchi di accendere il mio sdegno, è  „ di schivare con morte, che desideri ,  », la schiavitù . Viyrrai tuo malgrado , e il  tuo collo sarà riservato al peso di catena  „ più pesanti .,,(1) .   « Dopo la battaglia del Ticino i Annibaie  continuò a trascorrere l’Italia , riportando  segnalate vittorie . La più strepitosa, e me-  morabile fu quella presso Canne piccolo , ed  ignobile Borgo della Puglia nell’anno di Roma  $ 38 . La perdita della Romana Republica in  questa fatale giornata fu immensa . Tutte le  famiglie furono ricoperte di lutto , perchè  ognuna vi ebbe delle vittime da compiange-  re (a) ; e la terribile strage non afflisse Roma   (1) Sii. Ital. loc. cit. vers. 40. et seq.   Qnem ( Cilnium ) cernens avidurn leti post   talia Pocnus   Nequidguam nostras , demens , ait , elicis iras ,  Et captiva paras moriendo evadere vincla ;  yivendurn est , arefa servàntur colla catena. \   ( 2 ) Lucius Fior. Lib. a. Capi 6. Ultimwn    8   soltanto; essa aveva fatttf leva di frappe dar  tntte le Provincie o conquistate , o collega-  te , onde sù di qneste si diffuse non meno l’or- 1  rore prodottoda quella battaglia sanguinosa *  Perciò anche TEtruria dovette dolersi de’  suoi guerrieri estinti nelle campagne della  Paglia , e frà gli altri di un illustre Pcrsonagf.  gio chiamato Mecenate , e dell' iste.ssa famiglia  de’ Cilnj . Il sndetto Siliò Italico dettaglian-  do li soggetti di distinzione , che erano periti  a Canne , fa menzione particolare di questo  èon tali espressioni „ Te'ancora trafitto nelL*  „ inguine da Tiri© strale Veggio cadere estin-  to , o Mecenate , nomeMllustre per li scettri  „ Toscani, e venerato per la patria, che ti  „ diede i Natali „ (i).   Se fosse incontrastabile l’autorità di questo  Poeta potrebbero farsi alcune riflessioni , re-  lativamente all* oggetto della Storia , che si  descrive ; Nella battaglia del Ticino è fatto  prigioniero un Cilnio cittadino di Arezzo, di  prosapia illustre ; in quella presso Canne ,  cioè dne anni dopo , cade estinto altro soget-  to chiamato Mecenate , parimenteToscano, mà   bulnus Imperli , Canna e , ignobili s Apuliae  V icus , sed magnitudine c/adii , emersit ; et  quadraginta millium eacdr parta nobilitai ; Ibi  in exitium infelicis exercitus dux , terra , coe-  lum, dia, tota denique rerum natura contentiti  ( i) Lib. io. vers. 39.    Digitized by Google      li antenati del quale erano stati Monarchi : Et  sceptris olirti celebratum' nomen Etruscis : Ora  l'uno , e l'altro discendevano dalla stessa fami-  glia de’Cilnj, o erano di due separate famiglie ?  Come poi , e quando , e chi delle medesime  venne a stabilirsi in Roma ?   La notte del tempo , e la mancanza di memo-  rie ci toglie tuttU lumi necessari, onde ravvi-  sare la verità senza incertezza , e giungere allo  scioglimento di tali dubbiezze • Dall' anno  538. epoca della ìsudetta battaglia presso Can-  ne fino all’anno 66a. dì Roma ci si presenta un  vuoto penoso, che nulla ci fa scorgere sull'  oggetto ricercato; in quest’anno però sembra ,  che comincino a diradarsi le tenebre , ea  presentarcisi un qualche raggio rischiaratore  per conoscere , che allora la famigliar Mecena-  te già erasi stabilita in Roma , leggeudo , che  un Cajo Mecenate , aggregato al corpo de’  Cavalieri , figurava luminosamente in quella.  Capitale .   In tal epoca , e precisamente nel detto  anno 66a. era Tribuno della plebe Marco Li-  vio Druso . Questo cittadino Romano fornito  di nobiltà , di ricchezze , e di eloquenza attac-  cò le prerogative esistenti nell’antico , e no-   * - • - ».   Oppetis, et Tyrio super inguina fixe veruto,  Maecenat , cui maeonia venerabile terra ,   Et sceptris olirti celebratum nomen Etruscis.    IO   bil ceto de’ Cavalieri » e -vedeva , thè » me-/  diante una Legge,' venissero; questi.' spogliati  dei-diritto sulla Giudicatura , dritto annesso,  óna volta, al Senato iifi) j -, . . -   ' Per riuscire nel suo progetto Druso fece  ogni sforzo, e non trascurò dt mettere in ino»  vimento tutte le risorse della politica, dell'  eloquenza, e della saviezza ± mà oltre ad ave?  re incontrato delle forti opposizioni fra li stes-  si Senatori , -Cajo Mecenate ,• Flavio Pugione,  e Gneo Titinmo , Cavalieri di specchiata pro-  bità si opposero energicamente alle di lui po-  tenti manovre , e con lai loto fermezza , ed  influenza* mandarono a . vuoto il progetto di  Legge > che già quello aveva modellato (2) .  ? L’Oratore Marco Tullio Cicerone nell’O-  razione a favor di Cluenzio , presentandogli   I * • ; ‘ • ;   ■ \ i •• 1; i   - ( 1) Vellej. Patere. Lib. a. Art.i 3 .De inde f  inter jectis paucis annis , TriburuUum iniiejtf.  Livius Drusus , vir nobilissimus , eloguentis -  simus , sanctissimus , qui cum Senatui priscum  restituire cuperet dccus , et judicia ab Equi -  ti bus ad eum transfer re Ordinem . . . in its  tpsis , quae prò Senatu moliebatur , Senatum  habuit adversarium ,   (a. ) Liv. in supplem. lib. 71. art. ar. Adeo-  que Cajus Flavius Pus io , Gn.Titinius , Cajus  Maecenas Principes Equestri s Ordinis Curiata  hit le gibus ingredi aperte ree usar unt . *    re   l'occasione di rammentare questo avvenimento  de’ fasti Romani , fa un’elogio , e di Cajo Me-  cenate , e degli altri due Cavalieri ne’ termini  seguenti „ Allora Cajo Flavio Pugione , Gneo  ,, Titinnio, e Cajo Mecenate, que’ potenti  „ sostegni del popolo Romano non agirono ,  „ come ha ora agito Clueuzio , quasi che ri*  >, cnsando pensassero di far ricadere sopra  „ di essi un qualche principio di colpa , ma  „ ricusando apertamente, energicamente , ed  „ onestamente fecero conoscere, che eglino  „ avrebbero potuto sollevarsi per giudizio  „ del Popolo a cariche sublimi, se avessero  >, direttele loro cure a richiederle ... ma  ,, che , contenti del solo ordine Equestre ,  „ incui si trovavano , in cui erano vi»-   „ suti ancora li loro Maggiori , avevano sti-  „ mato di seguire una vita quieta , e tran*  „ qui Ha lungi dalle procelle , che sogliono  „ suscitare l’invidia , e gl’intrighi de* giudi-  »> zj , simili a quello , di cui.si tratta ( i )- '   i. • • ..t   ( i) Oraf prò Cluentio nnm. 56. 0 Virot  fortes , Equites Romanos ! qui ho mi ni Claris -  simo , oc potentissimo M. DrusoTribuno pie-   bis restiterunt Tane C. Flavius   Pusio , Cn. Titinius , Cajus Maecenas , illa  robora papali Romani , ceterigue hujusmodi  Ordinis non fecerunt idem , guod nane Cluen -  tius , ut aliquid culpae susci pere se putarent  recusando, *ed apertissime r spugnar unt , cunt    Qigilized by Goo jle    i iDa questo Caio Mecenate , di dui parla Cu  cerone ,~fiho all’anno della nasci ta dèi nostra  CajoCtlnio' Mecenate non trascorsero , .che so-  li anni ventiquattro-, essendo egli n3to , come  fra poco si vedrà /udranno di Roma 686. ,  cosi che se , quando quello si oppose all’ in-  trapresa dal Tribuno Druso nell’Anno 663.  non era in età provetta , poteva vivere: ancora  quando ebbe principio resistenza di questo .  i E sebbene sia sembrato irreperibile il suo  preciso anuo Natalizio ,, tuttavia riflettendosi  sull ’ annoi della nascita * e sù quello della  morte del Poeta Orazio Fiacco , si potrà co-  noscere , e forse con qualche sicurezza , che  il nostro Cajo Cilnio Mecenate fu messo al  mondo nell indicato anno 686. dopo la fonda-  zione di Roma , ed anni sessantotto prima  dell'Era volgarp .  et Lucio   Asinio Gallo Consulibus .   ( 5 ) Fast. Cons. loc. cit. pag. 107.    Digitized by Google    i5   quantasette , qual periodo’ di vita appunto  gli assegnano Eusebio di Cesarea (i ) Pietro  Crinto ( oc) ed altri . ,   Sembra anche certo egualmente , che il no-  stro Cajo Cilnio Mecenate morisse di anni ses-  santa , è nell* anno istesso , in cui cessò di.  vivere Orazio ; ( 3 ) anzi non s'ignora, che  il primo mori verso il mese di Settembre, ed il  secondo nei mese di Novembre ( \) ’•[ Dunque  Mecenate aveva preceduto di tre anni, resi-  stenza di Orazio , che visse cinquantasette an.  ni conforme si è detto , ed essendostata fissata   ; 1 ;!/   (i) InChronich. Horatius quinquagesimo  septimo aetatis siiae anno Romae moritur .   (a) In Vit. Horat. Mortuus est autemHo -  ratius anno aetatis suae septimo , et quinqua-  gesimo .   (i ) Dion. Gas. lib. 55 . Morery Gran. Di-  ction. Histor. art. Maecen. Briet. Ann. Mund.  Tom. j. part. 3 . ad ann. 746. Consulibus Cajo  Mario Censorino , et C. Asinio Gallo fnensi Se-  stili indìtum est Augusti nomea .... Obiìt  etiam hoc anno Maecenas Litterarum praesi-  dium , et decus Nequc diti suo Mae-   cenati supcrvixit Horatius Flaccus Poeta Lyri-  cus . Obiit enim non aetatis anno 60 , ut ali -  qui , non 5 o , ut alti , sed 5 j, hisque Consu -  li bus . v   ( 4) Cafrou.Hist. Eom. Tom. 19.    16   la nascita di questa all’ anno 689. il Natale  di quello deve rimontare all’ anno 686. dopo  la fondazione di Roma , ed. all' anno 68. prima  dell’Era volgare »   Con maggior certezza poi si conosce il  giorno preciso , in cui il sudetto Cilnio fu re-  gistrato nel numero de mortai} , che fu il gior-  no i3. Aprile. La verità di questo punto isto-  rico risulta dalle Odi del surriferito Orazio  Fiacco. Volendo quest» Poeta celebrare la ri-  correnza del sudetto giorno Natalizio del suo  amico Mecenate , invita Fillide alla Festa, e  cosi si esprime „ Ed affinchè conosca , o Filli—  „ de , a quali esultanze io ti chiami , sappi ,  „ che dovrai celebrare con ime il dì , che in  „ due divide il mese di Aprile, sacro a Ci-  „ prigna; giorno per me giustamente solen-  „ ne, e più sacro ancora dj quello , nel qua-  ., le io nacqui; giacché in esso incomincia a  ,, numerare gli anni della sua vita il mio Me-  „ cenate . (1)   1 . .   ( 1 ) Lib. 4. Od.i 1.   Vi tanica noris , quibus advoceris  Gaudiis ; Idus tibi sunt agendac ,   Qui die* mcnsem Veneri s marinai  Findit-Aprilem .   J are sole mais mihi , sanctiorque   Paene Natali proprio , quod ex hac  Luce Maecenas meus ajfluehtes  Ordinai annoi ,    »7   Avendo procurato di rintracciare alla me-  glio l'anno , ed il giorno della nascita del no-  stro Cilnio,, stimo pregio dell'opera di fare al-  cune osservazioni relativamente al suo Padre,  ed alla sua Stirpe . Quel Cajo Mecenate , che  nell' anno 66a. faceva in Roma una comparsa  brillante, era ascritto nell’ordine de’ Cava-  lieri ; ciò si è dimostrato coll' autentica te-  stimonianza di Cicerone , ed anche con le au-  torità di Livio testé riferite .   Inoltre l’ istesso Cicerone ci fa conoscere ,  che il Cajo Mecenate , di cui fa egli gloriosa  menzione, non aveva alcuna ambizione, nè  curava di sollevarsi ad impieghi luminosi , ai  quali pur troppo avrebbe potuto giungere per  la buona opinione , che godeva presso il Popo-  lo ; ma che contento del semplice titolo di  Cavaliere , amava di passare una vita lieta ,  e tranquilla ad imitazione de’ suoi Maggiori.  „ Se potuisse ( sono parole di Tullio sopra-  ,, enunciate ) Judicio populi Romani in am-  „ plissimum locum pervenire, si sua studia  ,, ad honores petendos conferre voluissent  sed Ordine suo , Patrumque suo-  „ rum contentos fuisse , et vitam illarn  „ tranqnillam , et quietam .... sequi ma-  ,, luisse .   Ora il carattere , che forma Cicerone di  questo Cajo Mecenate, non è similissimo a quel-  lo del nostro Cilnio ? Tal circostanza si cono-  scerà nel decorso della sua Storia , ma intan-   B    j8   to possiamo accennare , che questo aveva tut-  ti li mezzi per inalzarsi a cariche le più emi-  nenti , e decorose , stante la grande amicizia,   di cui era onorato da Augusto , ma che pa-  go del suo stato , e del semplice titolo di Ca-  valiere , mai volle , ne dimandò altri onori ,  e nuovi impieghi. A ciò si può aggiungere  l'epoca del tempo, in cui quello viveva, ed  era celebrato per uno de’ sostegni del popolo  Romano , ed in cui sono fissati i natali di que-  sto , e dal tutto insieme ne risulterà un grado  di probabilità non del tutto dispregevole ,  per credere , che il sudetto Cajo Mecenate  potè essere l’Autore del nostro Cilnio .   Potrebbe la nostra assertiva essere smentita  da una antica Iscrizione riportata da Dionisio  Lambino ( i ) nella quale si parla di Mecenate  figlio di Lucio ; poiché se questa avesse rela-    - ( i) Lambin. in Com. adOd.i. lib. i. Horat.  £ 7 ni us praeterea Marnioris antiqui testimo—  nium producala , quod Romae visitur in Aedi-  bus Fusco aura e regione aediurn Farnesia-  rum , in quo haec sunt incisa .   Lieertorvm et Libertarvm  C. Maecenatis .   R. F. Pontif. Posterisq. eorvm  Et qvi ad xd tvendvm   - _ CONTVLERVNT CONTVLEIUUT «    *9   zione al nostro Mecenate , sarebbe stato figlio  di Lucio Mecenate , non di quel Cajo da Cice-  rone accennato . Ciò non ostante pare che un  tal documento non Taiga , nè a somministrare  schiarimento sull'oggetto , di cui si parla , uè  a distruggere la detta nostra assertiva , i.  peri hè non costa , che quella Iscrizione seco  porti un carattere di sicura autenticità ; a.  perchè non si conosce dal contesto della me-  desima l’epoca del tempo , in cui fa incisa ,  né a qual Cajo Mecenate debba riferirsi . Ve-  niamo ora alla Stirpe del nostro Cilnio .   Gli Autori antichi, e moderni, tutti li Com-  mentatori di Virgilio , di Orazio , di Proper-  zio , ed altri si sono divisi di opinione nel fis-  sare la nobiltà della discendenza di questo  grand’Uomo . Orazio ('i) Properzio (a) ed  anche Marziale ( 6 ) chiaramente hanno scritto,   (i) Od.j.Lib.i.   Maecetias atavis edite Regibus ,   O et praesidium, et dolce decus rneum!    Maecenas eques Etrusco de sanguine Regum,  Intra fortunam qui cupis esse tuam .   ( 3 ) Lib. la. Epigr. 4.   Quod Fiacco , Varioq.fuit ,summoque Ma-*  roni   Maecenas atavis Regibus ortus eques .   B a    Od. ug. lib. 3 .   Tyrrliena Regum prò genies ,  (2) Lib.3.Eìeg.7.    30   che egli era di stirpe reale . IlTorrenzio ( t)  Commentatore di Orazio , descrive una linea  genealogica degli Antenati reali di quello , e  crede , che il suo Bisavo fu Cecinna Re degli  Etrusci. Acrone ('a) altro Commentatore an-  tico di Orazio è dallo stesso sentimento , « fa  seguito dall’ autore dell’ Elegia attribuita all’  Albinovano ^ 3 ) , e dal Beroaldo Commentato'  re di Properzio ; anzi quest’ ultimo suppone ,  che discendesse dal famoso Porsena parimente  Re de’ Toscani . (4^   Al contrario Dione Cassio , ( 5 j e Vellejo   ( 1 ) Comment. ad Od. 1. lib. 1. Horat. An-  tiquis Regibus prognate: cui Menodorus Pater,  Menippus Avus , Cecinna li ex Etruscorum  fuit A t avus .   (2) Comment. ad Od.i. Lib.r. Horat. Edite  Regibus : quo ni arn dicitur (lux i ss e originerà ab  Etruscis Regibus , et contempsisse Seuatoriam  dignitatem .   ( 3 ) Eleg. in obit. Maecenat.   Rcgis eros genus Etrusci , tu Caesaris  olim   Dcxtera , Romanae tu vigli Urbis eros ,   (4) Com. ad Eleg. cit. Propert. Etrusco de  sanguine Regum : quia fuit oriundus a Porse-  na Rege Etruscorum .   ( 5 ) Lib. 19. pag. 534. Reliquas res non Ro-   mae modo , sed per totani Italiam Co*    Patircelo (t) , benché spesso parlino del me-  desimo non gli attribuiscono un origine reale ,  ma lo caratterizzano soltanto per un indivi-  vuo di ragguardevole e splendida famiglia . Il  Dacier (2) poi , ed il Pallavicini ( 3 ) sono  d’avviso $ che dalle indicate espressioni di  Orazio , di Properzio , e di Marziale non può  con certezza dedursi , che frà le vene del no-  stro Gilnio scorresse un regio sangue ; giac-  ché è noto altronde , che le parole Re , e Re-  gina , nel senso de’ migliori Autori , segna-  tamente Poeti , spesso significano Signori po-  tenti , Uomini , e Donne di qualità , e distin-  zione ; e cosi aveva ancora in sostanza pensa-  to il Porfirione (4) prima de' sudetti Dacier ,  e Pallavicini . Riguardo ai Poeti contempora-  nei però non tutti han parlato sull'oggetto ip  questione , come. Properzio , ed Orazio . li  Poeta di Mantova più d’una volta si volge col  discorso a Mecenate nelle sue Georgiche , ep-   jus Maecenas , equestris dignitatis vir admi -  nistravit .   (1) Lib. 2. art. 83 . Tum Urbis custodiis  praepositus Cajus Maecenas equestri , sed  splendido genere natus.   (2) Annot. crit. sopra Oraz. Tom. i.pag.7.   (" 3 ) Canzon. di Oraz. pag. i 5 i.   (4) Comment. ad Od.i Horat. Maecenas ,  ait , atavis Regibus editus , quia Nobilibus  Etruscorum ortus sic .    lì   pure non Io ha mai decorato di nna reai prò-»  sapia(i) •   La diversità di queste opinioni potrebbe ini  qualche guisa conciliarsi , se , come si è so-  pra accennato , sussistesse realmente ciò che  abbiamo veduto asserirsi dal Poeta Silio Itali-  co nella seconda guerra Punica . Impercioc-  ché si è in quel luogo rimarcato , che quel  Cilnio fatto prigioniero nella battaglia del Ti-  cino non è chiamata di stirpe Regia; e che  quel Mecenate , che mori posteriormente  presso Canne era celebrato per li Scettri To-  scani . Nella verità di questi fatti potrebbe    (i) Georg lib. i.vers.i. e seq.   Quid faciat laetas segete s , quo sidere terram  V ertere, Maecenas, ulmisq. ad/ ungere vites  Conveniat    Hinc cane re incip iam .   Lib. a. vers. 40.   Tuque ades inceptumque una decurre laborem  Maecenas pelago que volens da vela petenti  Lib. 3 . vers. 40.   IntereaDryadum sylvas , salt us que scquamur  Intactos , tua , Maecenas , haud rnolliajussa  Lib. 4 vers. i-   Protinus aerii melili , coelestia dona  Exequar , hanc etiam , Maecenas , excipe  partem .    Digitized byGoogle    aà   dirsi , che Orazio , Properzio , Marziale , e  gli altri , che danno al nostro Cilnio una Regia  discendenza , lo abbiano fatto derivare dal se-  condo ; e che Virgilio , Dione, Vellejo, e  gli altri segnaci dell' opposto parere nbbian  fissato per Capo della sua famiglia , o per uno  de’ snoi Antenati il primo .   Si è disputato ancora in qnal’epoca , a qua-  le degli Antenati del nostro Cilnio , e per qual  motivo venisse aggiunto il nome di Mecenate .  Riguardo all’ epoca , nell’ anno 450. di Roma  la famiglia de’ Cilnj ancora non portava que-  sto nome , conforme si è osservato da Livio .  Ottantotto anni dopo , cioè nel 538. si comin-  cia a vedere in quel Mecenate , che mori pres-  so Canne , sempre però sull’autorità poetica  del surriferito Silio Italico * Nell’anno 66a-  trovasi in Roma già celebre , e rinomato in  quel Cajo Mecenate encomiato da Cicerone . Il  MeibomiO (t) riporta un frammento del Libro  terzo delle Storie di Sallustio , estratto da  Servio Commentatore di Virgilio, in cui si fà  menzione del famoso Sertorio , e di un Mece-  nate Segretario del medesimo . Sertorio morì    (i) Jn Vit. Maecenat. Praeloqi adlect. Ex-^  tot Sallustii fragmentum apud Servium adLib.  X. Eneid. Virg. ex Histor. illius lib.g „ Igitur ,  inquit , discubuere Sertorius inferior in medio,  tuper eum Lucia s F alias Hispaniennt S* notar    34 , „   nell’anno di Roma 68a. Terenzio Varrone,  che viveva , e scriveva nell’ epoca istessa ,  in cui mori Sertorio , fa uso ancora esso nelle  sue opere della parola Maecenas {i) e di cui si  tornerà in appresso a parlare . Da tuttociò  sembra chiaro , che nel settimo Secolo di Ro-  ma già fosse commune alla sudetta famiglia  il nome di Mecenate .   Ma riguardo a conoscere a quale degli Ante-  nati di Cilnio, e per qual motivo fosse aggiun-  to quel nome, il Martini ingenuamente con-  fessa , e si protesta , che il tutto è involto  nelle tenebre, e nella incertezza, (a) Ag-  giunge però che se fosse lecito di promuovere  sn questa sconosciuta materia qualche rifles-  sione , che possa aver luogo , non già sul ve-  ro , o sul verisimile , ma sul possibile , si po-    sa: Proscriptis ; in summo Antonini , et infra  Scriba Sertorii Versius , et alter Scriba Mae-  cenas in imo .   (i) De Ling. Latin.Lib.7. in fin.   (a) Lexic. Philolog. art. Maecenas. De ori-  gine nominis nihil certi , et *'ix aliquid proba-  bile dici potest ; quia certum est, esse nomea  proprium ,■ nec vcrum satis certum mihi qui -  dem est , cujus linguae vox sit , et historia de -  stituor cui , et ex qua causa primum juerit im-  posi tum . Addo , quod ctiam de vera scriptum  dubitai ur .    Digiti?ed    iS   trebbe dire , che la voce Mecenate è un voca-  bolo Etrusco derivante dall’ idioma de’ Caldei,  dalla qual nazione gli Etrusci hanno avuta la  loro origine ; primieramente, perchè la fles-  sione di detta voce seco porta un non so che  di straniero ; in secondo luogo , perchè li  nomi de’ Caldei si solevano ordinariamente  prendere dalle forze naturali degli oggetti mo-  rali , dalle facoltà, dalle azzioni , e dalle  passioni ( i) .   Il Catrou è d’avviso (a) che con Tantorità  di Varrone , e di Plinio possa trovarsi nn  qualche schiarimento per sapere, come fosse  dato un tal nome alla famiglia de’ Cilnj . Se-  condo quello , si rileva dal succennato Te-  renzio Varrone , li nomi degl’ individui, che  finivano in as , significavano qualche luogo    (i^ Loc. cit. Si licei aliquid de hujusmodì  prorsus incognitis dicere , quod ncque inter  vera , neque inter verisimilia , sed tantum in-  ter possibilia ponantur , sit nomen Etruscum ,  ex Caldaea(inde enim Etruscis est origo ) prae-  sertim , quia forma flexionis peregrinitatem  sapit . Nomina autem fere a naturalibus viri-  bus , a ut a moralibus objectis , facultatibus ,  actionibus , aut passionibus imponi consueve-  runt , tamquam monumenta quaedam de iis ,  quae rebus insunt, vel adsunt , vel ab eis sunt .  (a) Loc. cit, tom.i 8. lib. 1 6 . nelle Note .    s6   particolare dell' individuo medesimo (i\ Pli-  nio poi ci avverte , che fra li vini scelti dell*  Italia erano celebrati quelli ancora , che si  raccoglievano dalle Vigne Mecenaziane (a) :  perciò conclude il detto Storico , che il no-  me di Mecenate provenisse a quella famiglia  da qualche terra , o possessione alla medesima  spettante . Ma , ad onta di tali dilucidazioni ,  sembrando la cosa tuttora incertissima , se-  condo il sullodato Martini , dobbiamo soffrire  una tale ignoranza senza sgomentarci , e  con quella docilità , e rassegnazione j con cui  soffriamo l’oscurità, e l’incertezza di tante  altre materie più interessanti (3 ) .   Potrebbe qui aggiungersi ancora una qual-  che riflessione sulla formamateriale della paro-  la Maceenas, ed esaminare se debba scriversi    (i) Loc. cit. Hinc quoque dia nomina Le*  nas , Ufcnas , Lavinas , Maecenat , quae  cum essent a loco , ut Vrbinas , et tamen Urbi -  nas ab his debuerunt dici ad nostrorum nomi -  num similitudincm .   (*) Lib. 14 . Cap. 6 . In Mediterraneo vera  Caesenatia , ac Maeccnatiana ( vina ) ; In  Vcroncnsi itemi F altre us tantum posthabita a  Virgilio.   (3) Loc. cit. Qui enim multo potiora pa-  tte nter ignorarmi! , edam et hoc , et similia ,  •ine pudore possumus nescire .    Digitized by Google    a 7   con il dittongo nella prima , o nella seconda  sillaba, se in ambedue, o se debba leggersi  senza dittongo alcuno ; ma un tale articolo  potendo presentare una discussione, o estra-  nea , onojosa, rimettiamo gli Eruditi al ci-  tato Lambino , il quale ne’Commenti alla pri-  ma Ode di Orazio ne ha parlato con precisio-  ne , e dottrina ( i) .    ( i) Il Lamiino nel commentare la parola  Maecenas , che leggesi nell’Ode i.del i.lib.  di Orazio, tosi sviluppa il punto da noi succcn-  nato , In omnibus fere manuscriptis Codici-  bus , quibus usus sum , nomea Moecenas scri-  ptum reperi et in prima , et in.secunda sylla-  ba sine diphthongo ; quam scripturam tametsi  non probe m omni ex parte , sequor in eo ta -  men , quod secunda per e vocalem , non ut  vulgo per oe diphthongum scribitur . Adjuvat  me Codex Orationum M.Tullii Ciceronis calamo  exaratus in Cluentiana , quo loco scriptum  etiam est hoc nomea sine diphthongo in utraque  syllaba . J am vero quod ad primam attinet  Graecorum auctoritate moveor , apud quos  M aiKnya( per ai diphthongum scribi solet in  va syllaba, ut in secunda per v quae vocalis  Ver ti tur in e longum . Quia JElianus , qui cum  Romanus esset graece scripsit lib.XlI.   «/ «f hanc scripturam retinet . Praeterea apud  Publium Victorcm lib. de Reg. Uri. et Priscia»    Dopo di aver raccolto le descritte notizie ;  e prodotto quelle poche riflessioni finora ac-  cennate sulla stirpe, sulla patria, sull’ au-  tore del nostro Cilnio , e su tutt’altro relativo  al suo nome , sembra , che ornai dobbiamo  occuparci sulla relazione delle sue geste , e  de’ suoi costumi , e sulla Storia della sua vita ;  ed in primo luogo dovremmo parlare della sua  educazione , sotto quali maestri , ed in quali  Accademie venisse istruito ; ma su di ciò man-  cando notizie sicure , qual vantaggio potrebbe  ricavarsi da congetture vaghe , ed inconclu-  denti , da riflessioni possibili , o estratte dal  fondo di un immaginario probabilismo ?   Ciò non ostante si pnò dire , che l’educa-  zione di Mecenate fu proporzionata, ed uni-  forme al rango , che li suoi Maggiori occupa-  vano nella società , e nella classe de’ cittadini  Romani . Fornito dalla natura di non ordinarli  talenti , ebbe tutta la cura di svilupparli , al-  lorquando fu adulto , perchè non erano stati  oziosi, ed incolti nella sua adolescenza . Ma  se egli venisse istruito in Roma , o altrove,  e quali fussero li Dotti , cui venne affidata la  sua letteraria educazione , s’ ignora piena-  mente .   Crede il Cenni , che Mecenate fosse man-  na»! de Accent. in Exemplaribus Aldinis , sine  ulta varietale perpetuo ita scriptum, est hoc  nomen .    I    Digitized by Google      - a 9   dato in Apollonia , allora Città ragguardevole   della Macedonia ; suppone inoltre * che men-  tre quivi attendeva alle scienze , vi si trovas-  sero ancora per lo stesso oggetto Marco A-  t grippa , ed Ottavio Cesare , e che in tale oc-   casione si stringessero con i dolci legami dell’  amicizia , o almeno facessero unà reciproca  conoscenza. Sembra però , che questa circo-  stanza non sia stata accennata da verunAutore  antico ; nè il Meibomio , ed il capriccioso  Caporali , ne’ scritti de quali attinse il Cenni  la sua supposizione , sono forniti di qualche  autorità valevole , e concludente .   Quello, che può asserirsi con qualche cer-  tezza , e che risulta dalle opere di Dione ,  di Appiano , di Orazio , e di Properzio , si  è che il nostro C. Cilnio Mecenate , se  non divenne amico di Ottavio nell’ epoca de’  loro studj , di buon’ ora cominciò la carriera  de’ servigj , e consigli da esso a questo sommi*  Bistrati fino all’ ultimo respiro della sna vita.   Ottavio venne in Roma , dopoché Giulio Ce-  sare suo padre adottivo fu dai Republicani pu-  gnalato Egli seppe la disgustosa notizia nella  sudetta Città di Apollonia ( i ) . Aveva allora  appena oltrepassato il quarto lustro di sna vi-  ta , e correva l’anno di Roma 710. Giunto in  » quella Capitale , diede subito saggi manifesti   ( 1 ) Sveton. in Octavio art.8 e io Naucler.  Chronog. ad au. 7*0 Tom.j pag. 483.     *    3o   di una grande elevatezza d’ ingegno , e benché  in età giovanile , di nn senno maturo • Comin-  ciò a procacciarsi la puhlica opinione, la sti-  ma de’ Grandi , l'affetto della Plebe, e dei  Soldati . In tale occasione , ed in tale epoca  sembra potersi stabilire , che Mecenate en-  trasse nella Corte di Ottavio , e che questo lo  prendesse per Consiglierò de’ suoi progetti , e  delle sue future intraprese .   Dopo la morte di Giulio Cesare , Marco An-  tonio governava , per dir cosi , dispoticamen-  te la Republica Romana , conciosiachè egli  aveva tptta 1* influenza , e sul Senato , e sul  Popolo , e snU’Armata . Ottavio fece istanza  presso di esso , affinchè , come Erede Testa-  mentario di quello , gli venissero consegnati  quegli effetti , che gli erano stati nel Testa-  mento lasciati .   f Antonio , poco curando la tenera età del  medesimo, accolse piuttosto con disprezzo la  di lui giusta , e regolare dimanda . Mecenate ,  che allora già trovavasi al fianco di Ottavio ,  non maucò di consigliarlo a sopportare con cal-  ma , e rassegnazione P ingiustizia , e T insul-  to del prepotente Romano , e nel tempo stesso  gli fece conoscere, che bisognava momenta-  neamente abbracciare la causa del Senato,  stantechè da tutte le circostanze scorgevasi im-  minente una guerra Civile .   11 Senato proteggeva l’attentato commesso  dagli uccisori di Giulio Cesare, ed Antonio     3i '   aveva inalberato lo stendardo guerriero con-  tro di questi . Ottavio , come figlio adottivo  del famoso Dittatore pareva , che dovesse unir-  si ad Antonio, e secondare le mire del mede-  simo , ma Mecenate da previdente , ed accor-  to Politico credette , che dovesse per allora  uniformarsi ai voleri del primo . In fatti il  Senato , per opporlo all’ambizione del sudetto  Antonio , cominciò a fargli mille buoni uflìcj ,  ed a colmarlo di onori , e di carezze . Intanto  questo faceva la guerra a Decimo Bruto uno  degli assassini di Giulio Cesare , che assediò  in Modena . Allora il Senato incaricò li Conso-  li Panza , ed Irzio a marciare con un’Armata  contro il nemico del sudetto Decimo Bruto, ed  Ottavio fu ad essi associato in tale spedizione .   Questa guerra fu fatta con differente suc-  cesso , nè l’impresa di Antonio potè cosi sol-  lecitamente reprimersi; ma lilialmente in una  battaglia campale fu egli completamente di-  sfatto , fu levato l’assedio di Modena , e Bru-  to liberato, mercè li talenti militari di Otta-  vio , al quale fu attribuita la maggior gloria  di quella giornata ; in essa vi morì il Consolo  Irzio, e Vibio Panza mortalmente ferito eb-  be tempo di parlare ad Ottavio, lasciandogli  salutevoli istruzzioni , e consigliandolo segna-  tamente ad unirsi con Antonio .   Questo fatto storico si pone all’anno di Ro-  ma 711. epoca , in cui Oitavio correva nell’an-  no vi^esimo primo della sua vita , e Mecenate    3a   parimenti nel fiore della sua gioventù , ed in  età di circa venticinque anni , già stava al sho  servizio . Abbiamo di ciò ne’scritti di Proper-  zio un argomento di certezza, che pare non  possa incontrare eccezzione . Imperciocché il  sndetto Poeta , uno de’più cari amici di Mece-  nate, scrivendogli una robusta, ed elegante  Elegia , gli dice , che se avesse talenti da po-  ter cantare gli Eroi, non canterebbe già li Ti-  tani , e la loro guerra contro Giove , allor-  quando ammonticchiarono le montagne di Pe-  lio , ed Ossa , non canterebbe neppure le bat-  taglie degl'antichi Tebani , o l’ Incendio di  Troja , il primo Regno di Romolo , l’ardimen-  to della superba Cartagine, le minaccie de’  Cimbri, e le vittorie di Mario ; “ Ma cante-  ,, rei ( soggiunge il Poeta ) o mio caro Mece-  », nate , le guerre , e le azzioni illustri del  », tuo Cesare, e mostrerei, che in tutte le  „ sue imprese , tu occupi il posto secondo .  », Canterei la guerra di Modena , le tombe  „ degli estinti presso la Città de’Filippi, la  „ guerra di Perugia , la battaglia di Azio , e  », la conquista dell’Egitto (i).   ( t) Lib. a Eleg. i .   Quod mihi si tantum , Matcenas,fata dedissent,   V t possem Heroas ducere in arma manus ;   Non ego Titanas canerem, non Ossan Olympo   hnpositum , ut Coeli Pelion esset iter ^     sd by Google    33   Ora se Mecenate non fosse stato già al fian-  co , ed al servizio di Ottavio nella guerra ‘di  Modena , il Poeta non avrebbe detto , che  quello nelle imprese di questo occnpavadl pò*  sto secondo , e facendo la serie di tali impre-  se , non avrebbe descritta per la prima la su-  detta battaglia di Modena . Properzio voleva  fare un elogio al suo Protettore , al suo Ami-  co, al suo Benefattore , ma questo elogio non  sarebbe stato giusto , e veritiero , se realmen-  te Mecenate non avesse avuto il posto secon-  do , ossia , se non fosse stato il Consiglierò di  Ottavio fin dall’epoca sudetta della liberazione  di Modena. Dal che sembra potersi dedurre  altra valevole congettura , onde credere , che  quello entrasse nella Corte di questo nell’anno    Non veteresThebas ,necP er gama nontenHomcri ;   Xersiset imperio bina coiste vada ;   Regnane prima Remi , auC animos Carthaginis  altae ,   Cymbrorumque minas , et benejacta mari .  Bellaque , resque fui memorarem Caesaris , et tu   Caesare sub magno cura secunda jòres .   Nam quoties Mutinam , aut civiltà busta Phi -  lippos ,   A ut canerem Siculae classica bella fugae ,   » . . . • • • • *  Aut canerem Aegyptum , et Nilum cum tra —  ctus in Urbem   Septem captivi! debilis ibat aquis .   ' C    8 *   precedente 710. conforme abbiamo accennato  pocanzi.   Ad onta della perdita dei due Consoli Ir*  sio , e Panza, la surriferita vittoria riportata  contro Marco Antonio ricolmò di gioja Roma ,  ed il Senato . Allora fn , che Cicerone si sca*  tenò contro di quello con tutto 1'entusiasmo  della sua maschia , ed inimitabile eloquenza .  Quc* Senatori , e quella porzione di Popolo ,  che nutrivano ancora un qualche sentimento  per il Governo Rcpnblicano , ascoltavano con  estasi, ed ammirazione li fervidi discorsi di  quell’ Oratore , ed aderivano ciecamente ai  suoi voleri . Infatti Antonio fu proscritto > fu  risoluto di continuare la guerra fino al di lui  esterminio , furono destinate le Armate , scel-  ti li Generali ; eppure questa volta , nelle  nuove disposizioni marziali , non si fece men-  zione di Ottavio , benché ad esso fosse dovu-  to tutto l’esito vantaggioso della passata Cam-  pagna .   Il Senato era già divenuto geloso della glo-  ria di quello , col non curarlo voleva umiliar-  lo , ed abbassare l’orgoglio , che le già ese-  guite favorevoli Imprese avevano potuto inspi-  rargli . Ottavio , e Mecenate conobbero in tal  .congiuri tura la condotta poco lodevole , e di-  sobbligante del Senato . Allora memore il pri-  mo delle istruzioni ricevute dal moribondo  Consolo Panza , e penetrando il secondo  nell’artificiosa politica di quello ± determina*    Digitized by Google    H   rono di procurare una riconciliazione cqn, il  detto Marco Antonio .   Il progetto esigeva una somma precauzio*  ne , ed ima impenetrabile segretezza , ma  ni uno poteva maneggiarlo più vantaggiosamen-*  te di Mecenate , che , fra le altre sue virti»  politiche , possedeva in particolar maniera  quella del segreto, conforme narrano Sesto  Aurelio Vittore (i), ed Eutropio (a).   Ottavio nella guerra di Modcaa aveva fatto  ad Antonio molti prigionieri * Per dare prin-  cipio alla riconciliazione , gli rimandò li pii  distinti , e ragguardevoli . Fra gli altri vi era  Decio , brava persona , e molto affezionata  al suo Padrone ; anche a qnesto concesse la li-  bertà. Decio separandosi da Ottavio , gli ri-  chiesi , che cosa doveva dire ad Antonio “ Di-  „ te ad Antonio da mia parte ( rispose Otta,.  „ vio ) che io credo aver egli tanta penetra-  „ zione per interpetrare la mia condotta . Se  ,, nulla ha compreso , sarei imprudente 4  » spiegarmi più diffusamente „ .   Intanto Ottavio , e Mecenate fissarono la  loro attenzione sull’indicato Marco Tullio Ci-   l   (1) In Epit. de Vit. et Morib.Imper.Romao,  Cap. 1 . In amicai fidai extitit ( Augustus ) ,  quorum praecipui erant ob taciturnitatem Mac*  cenas , ob patientiam laborit , modestiamque ,  4grippa ... ...   (a) Lib. 7 in Augusto.   C a    *6   cerone, penetrando con la loro previdenza ,  che bisognava cattivarsi l’animo di quell'Ora-  tore . Imperciocché egli aveva in quell’epoca  un dominio irresistibile e sullo spirito del  Popolo , e sul cuore de’Romani Senatori . Ot-  tavio dunque onde ottenere l’intento gli scris-  se una lettera in tali termini concepita Io  ,, sono giovane e quasi privo di esperienza  „ negli affari ; sarò occupato tutto il resto  £, dell’anno a perseguitare Antonio nostro ne-  „ mico fino a piè delle Alpi ; cosi voi rimasto  ,, solo in Roma coll’autorità , che danno li  ,, Fasci Consolari, avrete il tempo , e l’occa-  „ sione di ristabilire lo Stato Republicano,  „ ed uguaglierete la gloria del vostro secondo  „ con quella del primo Consolato ( i ) ,, .   Tullio benché avesse tutti i lumi del più  grande Letterato del suo Secolo , non aveva  quella finezza di politica , di cui era feconda  la testa di Mecenate . Egli cadde nella rete;  credè sincera la deferenza, e la dichiarazio-  ne di Ottavio, e cominciò ad encomiarlo , e  proteggerlo in publico Senato ; che anzi ebbe  anche il coraggio , o piuttosto la debolezza di  proporre , che gli venisse conferito il Conso-  lato “ Quanti dispiaceri (diceva Tullio), o  „ Padri Coscritti , non ha ricevuti da Voi l’e-  », rede del nome , e de'beni di Giulio Cesa-  *• ,  (1) Dion. lib. 46 Piotare, in Cicer. Catrou  Tom. 17IU). 4 , £    j/ re ? Poco accorti nelle nostre risoluzioni ,  noi non cessiamo d’irritarlo senza riflette-  „ re , che egli comanda a Legioni vittorio-  „ se. Perchè non procuriamo di calmarlo?  „ Sebbene giovanetto aspira al Consolato , e  „ potrà ottenerlo malgrado la nostra ripu-  „ gnanza . Contentate le sue brame per gli  „ onori . Nell’età , in cui sì trova , questa  „ brama è più vivace , che in tempo della  >, vecchiezza, perchè è cosa più gl oriosa di  „ ottenerlo prima del tempo dalla Legge pre-  scritto . In ciò però è necessaria una limi-  si fazione. Date al giovane Ottavio un Colle-  » ga di età matura, che gli sia di guida, e  „ maestro . Questo reprimerà il fuoco di quel*  „ lo , e l’amministrazione della Republica sa-  „ l à al sicuro sotto il primo , mediante i con-  „ sigli dell'altro (i)„.   Non ostante la potente influenza di Cicero*  ne, le sue premure per Ottavio non ebbero  alcun effetto vantaggioso , mercè l’inalterabi-  le fermezza del Senato . Li Padri Coscritti co-  noscendo , che una tale richiesta trovavasi in  opposizione con le Leggi fondamentali dello  Stato , stante l’età di Ottavio , non potevano  realmente secondarla ; ma questa ragione pian*  sibile poco forse avrebbe operato in un tem-  po , in cui le Leggi Repnblicane erano inope-  rose , e senza vigore , ed in coi l’antica Co-    (a) Appian. lib. 3 Catron loc. cit.    ÌLxìob. «api >*>«■ >“ a . in ,ln '' ”f "V   La ma^eior parte de’Membn componenti il Se-  “no allora , o compiici de» aa.amo.0  ai celare , o aderenti ai medesimi . Temeva.  *0 pertanto , che , sollevando ad un grado di  potenza coli eminente l’Erede di qnelk , , | P£  irebbe avere i mezzi , e trovarsi m «tato di   vendicarne la morte • , j   Ottavio adunque , vedendo , che con le  buone non poteva ottenere il Consolato , cer-  có altre risorse più efficaci ; scrisse diretta  mente ad intorno . preveneodolo dell, neon-  ciliazione . Questo , che aveva avuto già qual-  che sentore di una tale disposizione di animo  di quello , e mediante il rinvio de pronte-  ri e le parole dette a Decio, accolse con  trasporto le lettere del suo rivale , ed il pro-  getto , che gli faceva ; Incontanente si diè  tutta la premura di dargli esecuzione . 11 pri-  mo passo che fece , fu quello di riunirsi con  Marco Lepido, Soggetto anche esso poco be-  Questo allorquando ebbe la notizia dell u-  nione di Antonio con Lepido , fremè di rat  bia, e deliberò di disfarsi di ambedue . Per  lo che , supponendo che Ottavio fosse reai,  mente nemico dell'uno , e dell’altro , lo inca-  ricò di marciare all' istante con le sue Leeoni   contro qne’due ribelli . - . . . «   Ottavio mostrò , o piuttosto finse di uhM*.  re, ma li veri suoi disegni erano gd altrog'    Digitize   in Roma , e con una Armata bellicosa , non eb-  bero più vigore , costanza , e coraggio di prò*  seguirla . Bruto , Cassio , e tutti i complici  degassassimo di Giulio furono condannati , e  proscritti con decreto solenne di quello stesso  Senato , che pocanzi aveva spedite Legioni ,  Armate , Consoli , ed il medesimo Ottavio in  «)nto di essi .   Intanto Antonio , che era già in una piena  corrispondenza con Ottavio , si dxè premura  di prevenirlo , che il partito de’Republicani si  andava ingrossando nelle Provincie della Gre»  eia, dell’Asia, e nell’ Oriente ; che perciò  era tempo di abbandonare Rema ,ed unitamen-  te marciare contro di quelli .   Ottavio profittò di questo avviso per poter  prendere le necessarie precauzioni . Egli do-  veva ancora occultare al Senato la seguita ri-  conciliazione , e corrispondenza con Antonio ,  e perciò ebbe ancora bisogno di circospezione,  e di quel segreto impenetrabile , di cui era  capace il solo Mecenate .   Per secondare il Collega , e per imbrogliare  al tempo istesso la testa de’Senatori fece spar-  gere la .notizia allarmante , che M. Antonio ,  e Lepido^meditavano di marciare alla volta di  Roma per saccheggiarla; che perciò sembrava  cosa urgentissima di uscir contro di essi, e  combatterli ; Il Senato credulo , ed ingannato  prestò fede alle voci diffuse, ed alle rimostran-  ze di Ottavio, ed all'istaute lo incaricò di par»    4 *   tire da Roma , ed opporsi agli avanzamenti j  ed alle supposte minacele di quelli . .. :   Non bastava però tuttociò alla penetrante  politica di Mecenate , e del suo Padrone * Vo-  levano , che il Senato rivocasse , e cassasse il  Decreto di proscrizione emanato contro de’  sudetti Lepido , ed Antonio . Restò in Roma  Luogotenente di Ottavio Quinto Pedio , per-  sona totalmente consagrata alli suoi interessi „  Egli fu incaricato di ottenere la revoca sndet-  ta, ed è probabile , che della medesima ope-  razione delicata fosse a parte ancora Mecena-  te . Si fece riflettere al Senato , che , cassan-  do qnel Decreto > mostrerebbe un tratto di  clemenza , e di generosità capace a spegnere  nella sua origine il fuoco di una guerra civile ,  ed a calmare la collera , ed il risentimento de'  due Colleghi . Il Senato si fece vincere , ed il  sovraindicato Decreto di proscrizione fu an-  nullato .   Ricevuta Ottavio questa notizia consolante  ne prevenne con la massima sollecitudine Le-  pido , ed Antonio ; allora questi , e quello si  avvicinarono con le loro Armate respettive ,  e stabilirono un Congresso . Uua Isolctta for-  mata sul piccolo fiume Reno , che scorre tra  Modena , e Bologna , fu scelta per il luogo  memorabile , in cui li tre Guerrieri dovevano  unirsi a parlamentare . L’abboccamento durò  più giorni , il di cui risultato fu lo stabilimen r  to del celebre Triumvirato , mediante il quale    4 »   yenne scagliato un colpo mortale alla Costitu-  zione Republicana , e venne immaginata la  proscrizione troppo nota , e funesta, nel vor-  tice e negli orrori della quale fu involto anco-  ra il riferito Marco Tullio Cicerone (i) .   Dopo qualche tempo Antonio , ed Ottavió  marciarono a grandi giornate contro Bruto, e  Cassio , e si trasferirono con le respettive Le-  » gioni nella Macedonia incontro all’Esercito de’  Repnblicani . È troppo conosciuta la sorte in-  felice di questi nelle Campagne di Filippi per  non essere costretto a tesserne la storia dolen-  te , e che sarebbe fuori del mio assunto . La  vittoria si dichiarò a favóre de’Triumviri , e  Bruto cadde estinto , non già da ferro nemi-  co , ma con un disperato suicidio si sepelli  da se stesso, per dir cosi, tra le ceneri della  spirante libertà Romana .   In questa battaglia si trovò ancora il Poeta  Orazio Fiacco , di cui già si è fatta menzione .   (r) Piotare, in Ant. pag. 679. Congressi  tres illi in modica Insula amne circumfluo ,  triduum in colloquio fuere . De celeris conve-  nie inter eos facile , totumque Imperium intcr  se steut patrimonium suum sunt partiti , sed  disceptati dcillis , quos statuerant interficere ,  detinuit eos .... Tandem fervore in eos, qui  aderant , et cognatorum rtverentiam , et ami -  c orum benevolentiam postniittentcs, Ciceronem  teseti Caesar Antonio , - • - • 1    i    Digitized by Google     43   Amico di Bruto, e fautore del partito Repu-  blicano , seguì quello nelle Campagne di Fi-  lippi in qualità di Tribuno (i). Afferma il  Porfirione (a) , che Orazio restasse prigionie-  ro ; che in seguito non solo fosse liberato per  intercessione di Mecenate , ma ancora , che  per mezzo di questo si procacciasse il favore ,  e l’amicizia di Ottavio . Lo stesso si legge in  una Vita di Orazio d’incerto Autore prodotta  da Giovanni Bon (3) . Altri credono di più,  che fatto prigioniero , per opera dello stesso  Mecenate , venisse liberato immediatamente ,  e sul Campo di battaglia . Ma tali assertive so-   ( i ) Sidon. Apoi. in Paneg. ad Major.   Et tibi , F Iacee , acìes Bruti , Cassique stenta  Carminis est auctor , qui fuit et veniae .   Sveton. in Vit. Horat.   Sello Philippensi excilus^Horat\xis)a M. Bruta  Imperatore , Tribunus Militum meruit .   (a) Presso il Mancinel. in Vit. Horat. Por-  phìrion addit , Horatium captum fuisse a Cae-  «are , sedpostea , beneficia Maecenatis , non  solum servatus , sed etiam Caesari in amici-  tiam traditus .   (3) Edi*. deli’Opere di Orazio Lug. Batav.  an. i663 . Coluitque adolescens Bruturn , sub  quo Tribunus militum militavit ; captusque a  Caesare post multum tempus , beneficio Macce-  natis non solum servatus , ted etiam in amici-  tiam acceptus est ,    I    H   do smentite dalf autentica testimonianza dellT-  stesso Poeta- >.'• ’-n  ed in questa occasione per  mezzo di Asinio Pollione acquistò la grazia , e  la protezione di Mecenate . Dopo questa epo-  ca pertanto deve fissarsi quanto scrive Orazio  nella Satira testé riferita ; e siccome la su-  detta battaglia presso Filippi , accaduta verso  il mese di Novembre 71 a , (i)è anteriore di  molti mesi alla venuta di Virgilio in Roma , co-  sì sembra evidente , che allora Mecenate , che  ancora non aveva conosciuto il detto Virgilio ,  non poteva conoscere netampoco Orazio , nè  cooperare alla di lui salvezza sul Campo di  battaglia .   Orazio adunque fu in primo luogo debitore  del suo futuro benessere alla tenera amicizia  di Virgilio , e di Vario , e quindi al nostro C.  Cilnio Mecenate , il quale mercè li buoni uf-  fici di quelli , non solo lo mise nel numero de’  suoi amici , ma vennto in cognizione da se  stesso del raro di lui ingegno per la lirica  Poesia, ne concepì tanta stima, che impetrò  per esso il perdono da Angusto , e successiva-   (1) De la Rue Hist. Virg. ad an.7ia. Circa  Novembre ni pugnalar ad Philippos in Macedo-  nia , pereuntque Cassius , et Brutiu .    4 *   mente gli procacciò eziandio la sua amici»  zia(i  e meritava la di lui affezione . Ancora  giovinetta di una beltà superiore all’altre Da-  me Romane era vedova di C. Clodio Marcello ,  che era stato Consolo nell’anno 704 .   Non essendo dispiaciuto ad Ottavio il su-  detto progetto , che gli presentò Mecenate ,  chiamò la sorella , e la persuase ad accettare   £    66   la destra di Antonio . La virtuosa Ottavia non  *i ricusò alle premure del Fratello , ed «al be-  ne , che le sue nozze potevano recare alla Pa-  tria, ed Antonio non rifiutò la sua destra. Il  matrimonio in fatti segui con reciproca sodi-  •fazione nell’anno 713 ; e Mecenate ebbe il  contento di vedere effettuato pienamente il  suo progetto .   La gioja de’Romani fu grande , ed univer-  sale , perchè ognuno credeva , che , median-  te questa alleanza di parentela, e di sangue ,  anderebbero a cessare per sempre le guerre  civili ; e che li due putenti Rivali avrebbero  vissuto in una pace inalterabile (r). Ma li  progetti dell’Uomo sono sottoposti incessante-  mente alli capricci , ed alla volubilità dell’Uo-  mo istesso , ed i matrimonj formati dalla Po-  litica , rare volte seco portano una seguela di  felici avvenimenti .   Conchiuso il sopradetto matrimonio ,li due  Triumviri vivevano con una intelligenza , che  giungeva alla familiarità . Si accordavano   (1 ) Plutarc. in Ant. pag.683 Edit. Basileae  an. i564 . Has nuptias suaserunt ornncs , quod  Oetaviam sperarent , quac excellentiae formae  gravitatela , et prudentiam habebat adjun-  ctam , ubi Antonio conjuncta csset , atque ut  talis foemina , haud dubie ab eo adamata,  omnium rerum ipsis saluterà, et concordiam al -  Laturam „    6 ?   scambievolmente ciò che l’uno all’altro propo-  neva , sempre però a discapito del Regime re-  publicano . Imperciocché stabili rono fra le al-  tre cose , che iu avvenire essi nominerebbero  li Consoli , quando non vorrebbero esercitare  eglino stessi il Consolato , togliendone la elez-  zione alle Centurie ; e che , dopo la loro se-  parazione , Antonio farebbe la guerra ai Par-  ti , e Cesare attaccherebbe Sesto Pompeo nel-  la Sicilia, ad onta della buona fede, su cui  questo si era da essi separato .   Gli amici di questo , saputo il tradimento ,  ed il nuovo progetto de’Triumviri non manca-  rono di prevenirlo minutamente . A tale noti-  zia Sesto animato da un risentimento naturale,  e non ingiusto , non aspettò a farsi sorprende-  re , e facendo uso di una straordinaria attivi-  tà, prevenne li suoi nemici , e diede princi-  pio alle ostilità . Ricopri delle sue Flotte li  mari d’Italia , e ne bloccò tutti li porti , af-  famando in tal guisa la Capitale .   La carestia divenne terribile . Romalangui-  va dalla miseria , eoli Romani conoscendo , che  la loro penosa situazione era l'effetto della cat-  tiva politica de’Triumviri , cominciarono a  mormorare apertamente , ed accadevano di-  sordini , e sollevazioni .   Antonio, ed Ottavio stretti da queste im-  periose circostanze, cercarono la maniera di  calmare Pompeo , e di riconciliarsi con esso .  Sebbene quello fosse profondamente penetrato   £ a    68   dal torto ricevuto , ed avesse l’animo irritato  contro li Triumviri, tuttavia, stante l'inte-  resse , che avevano preso per la pace Libonc  suo Suocero , e Muzia sua Madre , condiscese  a tenere un congresso a Baja , e come altri  vogliono a Miseno (i) .   Le discussioni del Congresso furono lunghe,  e spinose , e più d’una volta venne disciolto  per le condizioni che promoveva Pompeo ,  piuttosto dure , ed umilianti per li suoi Avver-  sar] ; finalmente furono spianate tutte le diffi-  coltà , e fu sottoscritto un Trattato di pace .   Secondo Appiano Alessandrino (2) , dopo  qualche tempo dalla conclusione di questa pa-  ce , sembra , che Ottavio trovasse il pretesto  di romperla . Forse 1 ’csistenza del Successore  del gran Pompeo attraversava la vastità delle  di lui mire politiche , e perciò cercava la ma-  niera , o di umiliarlo all’atto , o anche distrug-  gerlo ( 3 ) . Pompeo anche in questa circostan-  za prevenne il suo nemico. Mandò subito in  corso molte navi corsare , che, scorrendoli  mari d’ Italia , intercettavano li viveri per  Roma .   * Ottavio scrisse ad Antonio, prevenendolo  della guerra, che andava ad intraprendere  contro di Sesto , e facendogli conoscere , che   (1) Appian. Lib. 5 .   (2) loc. cit. Dion. lib. 48.   (S) Appian. loc. cit.    6   vi era stato costretto l Antonio sorpreso della  novità , e più sincero questa volta nell’adem-  pimento del sagro dovere detrattati , nonap-  provò le mosse ostili., e l’intenzione del suo  Gallega , e lo consigliò a desistere dalla medi-  tata intrapresa . • .   Non ostante la disapprovazione di quello ,  Ottavio continuò gl’ incominciati armamenti ,  perchè nello stato in cui si trovavano le cose T  credeva , che ne resterebbe leso il suo deco-  ro , e compromessa la sua gloria , se retroce-  deva , e se avesse dovuto proporre un accomo-  damento al. suo nemico -, ma egli restò umilia-  to dal valore di questo , che disfece pienamen-  te la sua flotta navale , e ne riportò una com-  pleta vittoria .   Roma frattanto già sentiva gli effetti funesti  del blocco , che nuovamente avevano posto al-  li Porti d’Italia le Flotte vittoriose di Pompeo,  e già la fame cominciava di bel nuovo a disten-  dere la sua mano devastatrice sugli infelici  abitanti . Si mandavano al cielo imprecazioni  contro l’Autore di questi mali , e voci 9orde ,  e dispiacenti si diffondevano contro del mede-  simo nel publico , che venivano avvalorate  dagli amici , e partitanti di Pompeo .   Da questa pericolosa , e critica situazione  forse Ottavio non si sarebbe disimpegnato con  onore , e forse non avrebbe superato que pe-  ricoli , da quali era minacciato , senza l’assi-  stenza , li consigli , la destrezza , e la politi-    Digitìzed by Google     di cui quello facesse uso presso di questo iu  un affare così importante , e delicato ; nè si  sà su quali basi poggiasse la discolpa del suo  Padrone nella guerra attuale da esso continua-  ta, nonostante la manifesta disapprovazione  del suo Collega ; ma sappiamo bensì , chel’efc-  ficace eloquenza , li talenti politici , la de-  strezza , e le di lui cognizioni rapporto a ma-  terie diplomatiche prevalsero a tutte le ragio-  ni , che fino allora avevano reso Antonio neu-  trale .   Che anzi Sesto Pompeo naturalmente non  aveva mancato di profondere dell’oro , e de’  presenti presso li Ministri, e nella Corte di  Antonio, non aveva trascurato d’inviargli De*  putati, ed Oratori , architettar cabale , e pro-  fittare di ogni risorsa per indurlo ad unirsi se*  co lui contro il dominatore dell’Occidente , o  almeno per ritenerlo costante nelPabbracciato  sistema di neutralità ; ma l’arrivo , e la pre-  senza di Mecenate nella Grecia , in Atene , e  nella Corte di Antonio sconcertò tutte le pre-  cauzioni , fece andare a vuoto tutte le mano-  vre , e tutti gl’intrighi di Sesto ; cosicché per-  suaso Antonio , che Ottavio aveva operato  giustamente , e che il torto era dalla parte di  Pompeo , fece lega con quello , e si dichiarò  eontro di questo (i).   Con si felice succèsso ultimato l’affare , Me-   . A   ( 1 ) Appian. loc. cit.    7 a   cenate non tardò nn momento a ragguagliarne  con esattezza il suo Padrone , sapendo , che  doveva esser agitato da una penosa folla di cu-  re, e di pensieri molesti. Ottavio infatti sa-  peva , che la salvezza de’suoi interessi , della  sua gloria, ed anche della sua vita , dipende-  va dall’impresa , che Mecenate si era addos-  sata , e che tutto sarebbe perduto , se la fedel-  tà di questo Ministro non fosse stata incorrut-  tibile; perciò, in attenzione dell’esito della sua  missione , de’suoi progetti , e delle sue tratta-  tive , lo stato del di lui cuore non poteva es-  sere il più felice , perchè scosso quindi, e  quinci da tutte quelle moltiplici impressioni ,  che sogliono mettere in movimento in simili  circostanze la dubbiezza , il timore, e la spe-  ranza ; ma ricevuta la notizia consolante , pri-  mieramente in iscritto , e quiudi a viva voce  dallo stesso Mecenate , che , tornato in Roma ,  gli presentò il Trattato con Antonio conchiuso,  Ottavio si consolò , bandi ogni sollecitudine  affligente , e conobbe appieno , che l’abilità ,  li talenti , e piu la fedeltà di un Ministro vir-  tuoso possono alle volte salvare uno Stato, e  recare un bene inestimabile al Principe , ed  alla Nazione .   In seguito diede principio a nuovi prepara-  tivi militari , affinchè con questi , e col soc-  corso , che Antonio gli avrebbe recato , po-  tesse rimuovere il blocco dai porti d'Italia ,    73   ricondurre l'abbondanza nella Capitale , e mi-  surarsi nuovamente col sua rivale .   Antonio intanto , fedele alle promesse  fatte a Mecenate , ed al trattato conchiuso ,  parti da Atene nella primavera , con una flotta  di trecento Vascelli , ed approdò a Brindisi ,  ove era ilquartier generale di Ottavio .   Non ostante le premure , e l’impazienza di  questo in avere il bramato soccorso , sembra ,  che appena si avvicinarono le due Armate, na-  scessero dissapori , e diffidenze fra li due  Triumviri. Il motivo di questa strana muta-  zione resta ascoso sotto il velo di quegli ar-  cani , che la politica, e l’ambizione rendono  imperscrutabili , seppure non debba dirsi ,  che fu effetto di gelosia di stato. '   Antonio già pensava di ritirarsi , e forse con  sinistri disegni contro il Collega ; già le reci-  proche contestazioni erano giunte a tal segno ,  che si presagiva una manifesta rottura , se non  fosse divenuta mediatrice Ottavia sposa di An-  tonio , e se non si fossero trovati al campo  Mecenate, ed Agrippa , altro Favorito , e Mi-  nistrò di Ottavio . i , .b   Quella donna virtuosa non omise alcun mez-  zo per dileguare dall’animo del fratello qua-  lunque sospetto, che potesse nutrire contro  del marito , ma sebbene da qdello venisse ac-  colta con ogni dimostrazione tutte le volte ,  che andò presso di esso, tuttavia non ebbo  mai alcuna risposta precisa, e consolante .    74   Impaziente però dell’esitck nella intrapresa   mediazione , si rivolse ad Agrippa , e a Mece-  nate, conoscendo la grande influenza, che ave-  va , segnatamente il secondo , sullo spirito di  Ottavio . Perciò essendosi portata da essi ,  animata da quel vivo entusiasmo , che le veni-  va inspirato dal doppio amore , e zelo del ma-  rito, e del fratello , cosi si espresse “ Otta-  „ via, che vedete avanti di voi, benché nel  „ più alto rango, a cui possa giungere una  „ donna , sarà per ritrovarsi ben tosto nella  „ situazione la più deplorabile , se i vostri  „ consigli non prevengono i mali , che essa  „ paventa. Sorella di Ottavio, e moglie di^  „ Antonio , Roma , l’Italia, e le Armate aspet-  „ tano dalla sua mediazione il loro riposo , e  „ credono , che da essa soltanto dipenda di  „ poterlo ottenere , dileguando que’dissapori  „ che intorbidarono l'alleanza recentemente  ,, fra quelli conclusa . Ah! quale sarà lamia  „ sorte , se non potrò disarmarli ? Senza pa^  „ ce tutto è a temersi per me; si tratta di  „ un fratello, e di uno sposo. In istato di  „ guerra io dovrò piangere l’uno , e l’altro  „ per sempre . La vostra virtù, la publica  „ stima , e quella di Ottavio verso di voi ,  „ potranno contribuire decisamente alle mie  ,, premure ; ed io saprò mostrarvi tutta la  ,, mia riconoscenza , se la tùia mediazione ,  ,, avvalorata dalla vostra, influenza , preude-     che prima di due mesi non avrebbe  potuto agire nuovamente . ' ,   Questo disastro di Ottavio risvegliò il co-  raggio , e le speranze degli amici segreti di  Sesto , che stavano in Roma , e nelle Provin-  cie , e credendo, che egli volesse profittare  de’vantaggi, che gli recavano inaspettatamen-  te gli elementi , già prevedevano la distruzzio-  ne di quello , ed il trionfo del successore del  gran Pompeo. >   Ottavio , prevenuto di qneste circostanze  da esso presagite per una conseguenza quasi  naturale della sofferta disgrazia , spedi con-  tutta sollecitudine Mecenate nella Capitale ;  ove giunto non mancò in primo luogo di dissi-  pare ogni inquietezza dall’animo degli amici  del suo padrone ; quindi seppe prendere mi-  sure cosi giuste contro li malintenzionati , che  furono costretti a rientrare nella taciturnità ,  e nel silenzio ; e la calma tornò nella Città .   Non può non ravvisarsi , che Pompeo in que-  sta occasione non seppe approfittarsi delle cir-  costanze favorevoli , che gli somministrava la  mina della Flotta del suo rivale . Egli si con-  tentò di vedere la sua fuga , o piuttosto la sua  ritirata , credendo , che non potesse mole-  starlo ulteriormente ; ma in ciò non agi con  tutta quella previdenza , degna di un bravo  Capitano , giusta la riflessione dello storico    7 «   Appiano (r). Se esso avesse assalito Ottavio  nel disordine , in cui lo aveva gettato la tem-  pesta, avrebbe senza meno riportata una vit-  toria completa , e forse decisiva , e gl’inte-  ressi del suo partito avrebbero sicuramente  migliorato .   In fatti Ottavio rimase talmente sconcerta-  to dalla tempesta , e dai torbidi in Roma acca-  dati , che voleva abbandonare l’impresa, e  lo avrebbe fatto , se Mecenate , che conosce-  va l’attuale situazione delle cose , e prevede-  va politicamente il futuro , non lo avesse per-  suaso diversamente . Egli gli fece conoscere ,  che Roma soffriva per la fame; che la fazione  di Pompeo non sarebbe pienamente abbattuta ,  che le mormorazioni del popolo non sarebbero  cessate , finché non si fosse quello allontanato  dai mari dell’Italia , e scacciato dalla Sicilia ;  che se gli elementi avevano malmenata , e re»  sa momentaneamente inservibile la sua Flotta ,  quelle di Lepido , di Agrippa , e di Statilio  Tauro trovavansi ancora in buon stato ; che  perciò bisognava con costanza proseguire la  spedizione , e profittare segnatamente dell’er-  rore commesso dal nemico dopo la tempe-  sta (a) .   In vista di tuttociò Ottavio segui li consigli   (1 ) Loc. cit.   ( a) Dion. lib. 48 Appian. lib. 5 Catrou  Tom. 18 .     79   del sno Ministro , e mentre questo conteneva  in Roma Io spirito de’faziosi , e sopprimeva le  scintille del malcontento , con una condotta  degna del piu grande politico , quello si occu-  pò di rimediare ai disastri della tempesta ; ri-  sarcii! vascelli maltrattati, sostituì degl’aitri  a quelli perduti ; ed in tali operazioni agi con  tanta celerità , che nella prossima estate si  trovò in istato di uscire nuovamente in mare  con forze eguali , ed anche maggiori di quelle  della scorsa campagna .   La sorte però non aveva ancora rivolto le  spalle a Pompeo , e tuttora gli si mostrava be-  nigna . Imperciocché venuto alle mani con Ot-  tavio , e datasi una battaglia campale , que-  sto fu totalmente disfatto , e non salvò la vita,  che dandosi ad una fuga precipitosa accompa-  gnato da un solo soldato (i) .   Questo novello rovescio tornò ad infiamma'  re la testa ai partitanti di Pompeo , perchè  Mecenate si era allontanato da Roma . Ma egli  anche questa volta seppe riparare ed alla per-  dita de’ vascelli , ; ed ai disordini , che accade-  vano per opera de’Pompejani .   Si spedirono immediatamente degl’ordini a  tutti li Generali di Ottavio, e segnatamente a  Marco Agrippa Ammiraglio sperimentato, per-  chè accorressero con le loro Flotte iuajuto .   In seguito Mecenate volò in Roma , ove tro-   ( 1 ) Appian. loc. cìt.    Digitìzed by Google     So   vò , che il male era maggiore di quello , che  si era creduto ; ma non per questo si sgomen-  tò l’anima sua intraprendente . Facendo uso di  una fermezza senza pari , e di misure con tut-  ta la saviezza applicate , seppe sconcertare an-  che per la seconda volta li progetti sediziosi  de’seguaci di Pompeo , alcuni de’quali più in-  quieti , « recidivi condannò all'estremo sup-  plicio , ed in tal guisa ricondusse il buon or-  dine , la quiete , e la sicurezza nella Città (i ).   Intanto Ottavio rinforzato dalla Flotta di  Marco Agrippa , che , obbediente agl’ordinl  ricevuti , era accorso in ajuto , e più incorag-  gito dalla presenza di questo fedele , ed intre-  pido Ammiraglio , riprese arditamente l’offen-  siva , attaccando replicatamele le Armate di  Pompeo ; questo non lasciava di difendersi ,  e di schivare gl’incontri , che potevano essere  dubbiosi , e comprometterlo ; ma già si avvi-  cinava 1’ estremo periodo della sua brillante  carriera , e la Parca crudele già gli andava  preparando quel destino ferale , cui fu sotto-  posto sulle spiagge Africane l’iufelice suo ge-  nitore .   Dopo differenti parziali combattimenti , la  Squadra di Ottavio , commandata da Marco A-  grippa , si azzuffò con quella di Pompeo .  C’urto fu de'più formidabili , e si combattè con  furore da una , e dall’altra parte ; infine però    ( 1 ) Appian. loc. cit.    8i   la vittoria si dichiarò a favore di quello , e la  Flotta di questo ebbe una rotta cosi spavento*  6a , che sarebbe restato egli stesso prigionie-  ro , se non fosse fuggito sù di un piccolo Bri-  gantino, ritirandosi in Messina.   Quivi appena giunto gli fu recata la dispia-  cevole notizia , che il resto della sua Armata,  sfuggita all'eccidio , era passata sotto le ban-  diere nemiche . Allora riflettendo più seria-  mente alla sua salvezza , fuggi ancora da Mes-  sina con poche navi , che gli erano restate fe-  deli, dopo avere imbarcato la figlia , il dana-  ro , gli amici , e tutte le cose preziose ( i ) an-  dò errando qua e là per l'Asia , ora con prospe-  ra , ed ora con iufelice fortuna . Finalmente,  per ordine segreto di Marco Antonio fu messo  a morte in una Città della Frigia (a^ .   La disfatta, e la fuga di Sesto Pompeo ri-  colmò di gioja il giovane Ottavio , perchè si  vedeva liberato da un pericoloso , ed inquieto  rivale , ma in questa istessa circostanza ebbe  1 * occasione ancora di disfarsi di Marco Lepido,  Collega nel Triumvirato , e quello , che ,  in privato , forse più degl' altri aveva abu-  sate della potenza usurpata .   Lepido aveva comandata una Flotta nella   ( i ) Dion. lib. 49 .   (n) Strab. lib. 3 . Vellej. lib. a cap. 790  87 . Oros. lib. 6 cap, 19 . Usser. Annal.   pag. 434. i   F    pigitized by Google    8a   guerra testé riferita , ed anche egli aveva in  parte contribuito all’ esito vantaggioso dell’  impresa . Dopo qnella battaglia campale , in  cui Pompeo fu rotto , e fuggi , nacquero delle  contestazioni tra quello , ed Ottavio , o per-  chè Lepido voleva attribuirsi tutto il pregio  della vittoria , o per altra ragione non bene  nella Storia conosciuta . Tali contestazioni  avevano anche preso un aspetto serio , e peri-  coloso , e si potevano temerne conseguenze  disgustose.   Mecenate , cui rincresceva altamente , che ,  appena spento il fuoco di una guerra civile *  dovesse accendersene un' altra , cercò di  prevenirla con una di quelle politiche risorse,  di cui egli era capace .   Nella Flotta di Lepido vi erano già degli  amici, e partigiani di Ottavio , il cui nume-  ro si era aumentato inseguito delle surrife-  rite contestazioni . Si aprirono delle rela-  zioni con questi ; delle giudiziose istruzioni,  che vennero loro comunicate , li prevenne-  ro del progetto ., che si meditava . Lepido  non era amato dai Soldati , e perciò lo svi-  luppo dell’ intrigo, non incontrò ostacolo al-  cuno , e fu sollecito , e vantaggioso.   All’ improvìso l’intiera Flotta di quello pas-  sò ad unirsi alla Flotta , ed agl’ interessi di  Ottavio,. IUrdasto abbandonato , solo , ed  inerme , si vide Lepido ridotto in una si-  tuazione incapace affatto a reali zzarp qualche    Digiti; ,b)i£,oogIe.    «3   idea di civile discordia , che forse andava  machinando .   Che anzi , siccome egli era di nn animo de-»  iole , e di carattere vile a fronte delle di-  sgrazie , cosi temendo maggiori sciagure , si  portò supplichevole ad implorare la clemen-  za di Ottavio . Alcuni avrebbero voluto  la di lui perdita , ma questo si contentò di  spogliarlo di quella autorità, di cui era rive-  stito , e di ridurlo ad una vita privata .   „ In tal modo ( secondo l’espressione di  ,, Appiano ) Marco Lepido , uomo di si gran-  „ de impero , ed autorità , che aveva pro-  „ nunciata la Sentenza di morte contro tanti  „ Cittadini di nobile , ed illustre lignaggio^,  „ fu balzato dalla volubile , e fallace fortu-  „ na ; in guisa che con abito privato , ed in  ,, atteggiamento di colpevole al cospetto di al-  „ cuni di quelli stessi da esso condannati , fu  „ ridotto a vivere senza riputazione , ed a  „ morire ignominiosamente . ( i )   Ottavio, sistemati gli affari delle nuove  Provincie aggiunte alla sua Dominazione dopo  la fuga di Pompeo , e la destituzione di Lepi-  do , fece ritorno in Roma . Il suo ingresso fu  un Trionfo . Fu accolto con entusiasmo, e  con applauso dal Senato, e da tutti gli Ordini  de’ Cittadini , perchè credevano, che ai ton-  fi) App.loc. cit. Dion. lib. 49. Sveton. in  Octav.Art. 16.   F a    I    8 4   bidi passati sarebbe snccednto l'ordine , l’ab*  bondanza , ed una pace generale ; ed erano  cosi persuasi di questo novello sistema di co-  se , e segnatamente della pace , che inalzarono  in onore di Ottavio una colonna con questa  Iscrizione " Il Senato , ed il Popolo Ro-  w mano hanno inalzato questo Trofeo a Cesa-  ,, re Ottavio , perchè ha stabilita la pace ge-  „ nerale per mare , e per terra , che prima  M era bandita da tutto il Mondo . (i)   Roma infatti cominciò subito a respirare .  Lo spirito di partito cominciò a dissiparsi , ed  una reciproca confidenza già assicurava la  quiete di ognuno, tanto in quella Città , che  .nelle Provincie .   Quello però , che contribui più d’ogn’altro,  mediante la sua incomparabile prudenza , alla  tranquillità dell’ Italia , e di Roma, fu il no-  stro Mecenate . Si è già veduto , che Ottavio,  allorquando era occupato nella spedizione con-  tro Sesto Pompeo si era più volte servito de’  talenti], dell’abilità, e dell’intrepidezza di  qnesto Ministro per assicurare gl'interessi del  «uo partito nella Capitale . Da ciò si rileva  chiaramente , che già fin d’allora lo aveva  nominato Governa tore , o Prefetto di Roma ,  e che di questa carica sublime era pur auco  rivestito nell’epoca, che ora si descrive.   • . . • • - .O   (i) Appian. loc, cit,   ■ . . *   Queste j ed altre simigliane contestazioni  reciproche diffusero le prime elettriche scin-  tille , foriere del turbine devastatore -, che in  breve sarebbe andato a precipitarsi sull’oriz-  zonte politico di Roma, e formarono l’oggetto,  e la materia a que' pretesti^ che aveva già  Mecenate preveduti .   Non bastava però ad Antonio di aver offeso  in tante guise Ottavio , ed il Senato , e di  aver commesso , per dir cosi , in Oriente  tanti delitti a disonore del nome Romano .  Per colmo della sua sfacciatagine , o piuttosto  cecità , volle aggiungerne un altro . Mentre  la virtuosa Ottavia gli dava argomenti li più  sinceri della sua conjugale premura , del suo  zelo, e di un tenero affetto y egli la discacciò  bruscamente , e la ripudiò , per immergersi  pienamente negli amori illegìttimi di Cleopa-  tra ( l ) • Questo fatto clamoroso , e degno  di tutti li rimproveri , rivoltò contro di esso  la publica opinione ed in Roma , e nel Se-  nato , e nell' Italia , ed in tutti que’ luoghi ,  ove erano conosciuti li pregi , e le virtù' della.  Sorella di Ottavio . Allora si ravvisò appieno,    * (r) Plutarc, in Ant,    i . >    . i     88   che la condotta di Antonia offèndeva ornai  troppo manifestamente la grandezza Romana ,  il decoro del Senato , eia purità della Costi»  tuzione ; che in consequenza non era più de*  gno di comandare , nè doveva , nè poteva  ulteriormente tollerarsi . s   La guerra adunque fu dichiarata contro di  quello , ed i Romani diedero principio ad una  operazione bellicosa , che doveva cagionare  la perdita totale del sistema Republicano , e  nel cui funereo fragore dovevano ascoltarsi  gli estremi accenti , e l'ultimo anelito della  loro spiraute IjhljrtA . b*;ù»q.**6J«swi i»y:  Ottavio prima di allontanarsi da Roma per  portarsi a combattere Antonio , raccomandò  la cura di questa Capitale , e dell'Italia al suor  Mecenate , che tuttavia esercitava la Prefet»  tura dell’ una , e dell’altra . La tante volte  sperimentata fedeltà di un cosi abile Ministro *  rassicurava pienamente il di Ini animo , ed era  del tutto persuaso, che nella sua lontananza ,  e durante questa nuova, e civile discordia ,  gl* interessi del suo partito non avrebbero  sofferto alterazione veruna . Con questa fidu-  cia parti da Roma , e prese il camino là dove  il supremo Direttore degli umani avvenimenti  lo chiamava per divenire il primo, ed il più  potente Monarca del Mondo .   Alcuni hanno creduto , che in qtiestaspedr-  sione militare Mecenate seguisse Ottavio , e  che anch’ esso si trovasse presente alla memo»    Digitizèd by Google     rablle bavaglia di Azio . Dedussero questa  credenza dall’ Ode I. degli Epodi di Ora*  zio Fiacco , nella quale il Poeta si fa a parla**  re a Mecenate in tal guisa “Tu dunque, o ami-  ,, co Mecenate, andrai sulle agili navi Libnr-  ,, ne /disposto ad incontrare tutti i pericoli  „ di Ottavio , incontro gl’ alti bastimenti di  ,, Antonio? (t) •   Il Grammatico Acrone , fondato su queste  parole , sostiene , che Mecenate non so-  lo andasse nella battaglia di Azio , ma inol-  tre è d’avviso , che da Ottavio venisse nomi-*  nato Comandante delle navi Liburne \ espri-  mendosi , come siegue “ Orazio parla a Me-  j, cenate , che va con Augusto alla battaglia  ,, navale contro Antonio , e Cleopatra . .   », Mentre Cesare Angusto sta per andar-e  .> alla spedizione presso Azio , affidò a Me-  „ cenate il comando delle navi Liburne (a)\  che anzi il Continuatore di Tito Livio suppone   •I.- . » • ?. . ■ • ^ V   - (*) Epod. Od.r. - *• »■ -■   * Ibis LiburnU inter alta naviutn , ■   Amice , propugnacula ,   P aratus orane Caesaris perìculun  Subire, Maecenas, tuo.   • (2) Comm. ad Od. i.Epod.Horat. : Mae*  cenatem prosequitur euntem ad bel/urn nasale  cura Augusto adversus Antonium , et Cleopa-  tram ; ad Actiacum bellurn iturus Cacsar Au~  gustai , Liburnis praeposuit Muecenatem . t _     9 *   di più , che dopo la battaglia , e la fuga di  Antonio , Ottavio ordinasse a Mecenate d’ in-  seguire li fuggitivi con le sue navi Libur-  ne ( 1). Il Mancinelli sembra essere dello stes-  so sentimento , dicendo „ Anche Mecenate  „ segui Augusto contro Marco Antonio , e  ,, Cleopatra presso Azio , Promontorio di  „ Epiro (a) • Segnaci di Acrone , e del Man-  cinelli sono Stati il Turnebò ( 3 ) , il Mcibo-  mio (4) , il Cenni ( 5 ) ed il Volpi (6 ) .   Il Torrenzio però, sull’autorità di Dione  Cassio, e di Virgilio , è di contrario parere .  ,, Deggio avvertire , ( dice egli ) che nella  „ celebre battaglia presso Azio , non fu pre-  ., sente Mecenate , il quale in quell’ epoca  „ era Prefetto di Roma , e dell’Italia, come  », rilevasi dal Libro hi. di Dione Cassio ; Di  „ più Virgilio , che fa menzione del solo   ( 1) Suppl. in Liv. lib. 73. art. 9. .• At Cae -  sar misso curri Liburnis Maecenate , qui lori-  gius insequeretur fugientes , ad honores Deo -  rum , a quibus adjutus credi volebat , se con-  tulit. ».   fa) Com. in 1. Epod. Secutus itera Augu-  stum Maecenas est contra M. Antonium , ef  Cleopatram apud Actium Epici Promontórium .  _ ( 3 ), Com. in 1 . Epod. Horat. v. . ..   (4) Vit.C. Cilnj Maecenat.   ( 5 ) Vit. di Mecenate lib.i. Postil.9. -,   (6) Lat.vetus tom.io.part.x.pag.a37.      Digiti;    ile    ,> Agrippa , e che lo eguaglia allo stesso Otta-  » vio, non avrebbe omesse le lodi ancora  „ del suo Mecenate , se anch’esso si fosse tro-  ,, vato in quell'azione . Laonde Orazio scria»  >» se questa Ode nel supposto della futurapar-  „ tenza di quello . ( i )   Su tale articolo sembra , che il sentimento  di questo Comen tato re sia il più giusto , ed  il più fondato „ se si legge con qualche ri-  flessione ciò che narra il suceennato Dione ,  e prima e dopo la disfatta di Antonio , e di  Cleopatra presso Azio . Imperciocché con  tntta chiarezza rilevasi dagli scritti di que-  sto autore che Mecenate era Prefetto di Ro-  ma , e quando Ottavio parti per la spedizione  contro Antonio , e durante 1’ epoca della me-  desima , e dopo la riportata vittoria , come  si è anche accennato di sopra .   Di più Velie jo Patercolo (a) descrivendo la   ( O Co®- in Epod. : Illud monendum me  existimare , celebri ad Actium pugna non in-  terfuisse Maecenatem tane temporis Romae ,  et Italiae administrandae Pracfiectum , tjuod  significare videtur Dion. lib.5l. Virgilio» sane  solius Agrippae Theminit , insigni laudatione  ipsum Caesari aequiparens , non omisurus  Maecenatem suum , modo adfuisset . Quare  carmen hoc sola opinione futurae profcctionis  tcripsit Horatius .   (a) Lib.a, art. 85.: Dcxtrum navium } ur-     9 *   sudetta battaglia di Azio * domina individùak  mente l'Ammiraglio , ed i Comandanti subal-  terni della Flotta di Ottavio > e non fa pa-»  loia di Mecenate , il quale * secondo Acro-  ne , sarebbe stato il Comandante delle navi  Liburne. Ecco le parole di Vellejo „ L’ala  ,, destra delle navi di Ottavio fu affidata a  „ Marco Lario, la sinistra ad Arunzio, ed  >, il centro ad Agrippa , Ammiraglio di tutta  „ la Squadra . Ottavio f che trovavasi per  ,, tutto, era destinato dovunque veniva dal*  ,, la fortuna chiamato,. Torniamo in sentiero.   Ottavio lasciata la direzione degl’ affari di  Roma , e dell’ Italia a Mecenate , come si è  detto , si portò in Brindisi , ove era ancora-,  ta la sua Flotta . Essendosi quivi imbarcato ,  fece vela verso l’Epiro , onde avvicinarsi ad  Antonio, che già stava nella Città di Azio,  e che aveva adunati li suoi Vascelli nell’ in-  gresso del Golfo di Ambracia . Ottavio entri  nello stesso Golfo , e si disponeva a dare una  battaglia; ma avendo osservato, che il suo  equipaggio non era completo , e che non era  prudenza azzardare un fatto in luogo si angu-  sto, si tirò in alto mare , lasciando il suo  nemico nella primiera posizione .   r '■:> > 4 . ‘J> i'.i   lianarum corriti M. Lario commitsum , laevum  Aruntio , Agrippae omne classici certamìni s  arbitrium ; Caesar ci parti destinatili , in,  quam a fortuna vocaretur , ubique adertiti     Intanto giunse ad Antonio con varie Legio*  ni Canidio . Questo Generale Romano , che  seguiva sinceramente il partito di quello ,  avendo veduto Cleopatra nel Campo , lo con-  sigliò a doverla assolutamente allontanare ,  sembrandogli cosa pericolosa ritenerla in  mezzo all’Armata . Lo consigliò inoltre ad  evitare una battaglia navale , ed a portarsi  nella Macedonia , ove con il soccorso del Re  de’ Gesti , avrebbe combattuto per terra , e  la vittoria non sarebbe stata dubbiosa . Non  ostante la saviezza di questi consigli prevalse  1’ influenza della Regina di Egitto , e fu riso-  luto di combattere sul mare .   Non solo Canidio , ma ogn 'altro sperimen-  tato Militare conosceva , che l’ esporsi ad  una battaglia navale , era un errore . Infatti  mentre Antonio trascorreva la Flotta , e dava  gli ordini opportuni > uno de’ suoi vecchi  soldati , ricoperto di ferite gli disse ad alta  voce ,, Come , o Signore , andate a confidare  » la vostra gloria alla meschina , e pericolosa  « risorsa di una battaglia di Vascelli? La-  „ sciate, lasciate il mare alli Egizj , ed ai  „ Fenicj , che sono nati per questo elemen-  *' e mettete a combattere li Romani sul  „ Continente . Se allora periremo , la nostra  ,» morte sarà da veri Soldati , e sarà com-  „ pensata dalla vita de\nostri Nemici . An-  tonio nou rispose al Soldato , e persisti per     94   sua disavventura nel Piano stabilito . (i)  Essendo stato il mare per alcuni giorni  furiosamente agitato non si fece alcun movi»  mento nè da una parte , nè dall’altra: Essen-  dosi in fine calmato , ambedue le Flotte po-  sero alla vela per dar principio ad una bat-  taglia , che doveva decidere della sorte del  Mondo; Il sudetto Vellejo accennando il gior-  no di questa battaglia memorabile , cosi si  esprime 6   dolore , e della sua disperazione . Lacera  le proprie vesti , si percuote il volto , ed il  petto, e chiama replicate volte il suo amante  con nomi non meno teneri , che rispettosi ;  Antonio , benché prossimo ad esalare lo spi-  rito , tuttavia non è meno occupato di Cleopa-  tra . La esorta a conservarsi , finché possa  vivere con gloria, a non rammentarsi tanto  del suo tragico fine , quanto dello splendore di  sua vita, e degli onori, ond’ essa lo aveva  veduto circondato ; Ed a riflettere , che egli  non era stato vinto , che da un Romano , dopo  essere stato egli stesso il più illustre fra i Ro-  mani ; quindi spirò , pronunciando queste ulti-  me parole .   Antonio ( conchiude il sudetto Storico In*  glese ) aveva passata la sna vita fra i perigli ,  e fra i piaceri . Era posto in paragone con  Cesare per il valore , e per la capacità mili-  tare ; ma l'amore gli fece perdere il senno ,  il coraggio , l’onore , la stima , l’affetto de’  Romani , e l’ Impero , e la vita . Cleopatra  con una morte egualmente spontanea seguì  l'ombra di Antonio , ed nn monumento istesso  chiuse le ceneri dell’uno , e dell’altra .fi)    (i) Diou. lib. 5t. Piotare, loc. cit. Sveton.  in Octay. art.i 7 . Echard. loc. cit.     Digitized by Google     LIBRO III .    JVlentre Ottavio in tal guisa trionfava  nell’ Egitto del sno rivale , ed ultimava con  tanto successo qnest3 guerra Civile , si atten-  tava tacitamente alla sua vita nel senoistesso  della Capitale ; ma vegliavano a sua difesa la  fedeltà , Vattaccamento ? e la vigilanza di Me-  cenate .   Marco Lepido il giovane aveva dei risenti-  menti particolari contro di Ottavio , e nutriva  nel petto un odio mortale , perchè 1’ ambi-  zione , e prepotenza di lui avevano balzato  Marco Lepido il padre da quella superiorità, e  e da quel potere, che gli dava il Triumvirato,©  lo avevano ridotto a menare una vita oscuta ,  e negletta . Era questo Giovane Romano figlio  di Giunia , sorella di Bruto morto nella bat-  taglia di Filippi : Egli voleva adunque vendi-  care nel tempo stesso , e la morte dello zio ,  e l’avvilimento del padre . (i)   (i) Vellej. Patere, lib. a. cap. 88. : Dum  ultimam bello Actiaco , Alexandrinoque Cae~  sar im ponti manum , Marcus Lepidus ,juvenis  forma , quam mente melior , Lepidi ejus , qui  T riumvir fuerat Reipublicae constituendae , fi-  li us , Iunia Bruti torore natus , interficicndi^     io8   Formò a tale effetto una pericolosa congiu-  ra per uccidere Ottavio , qnando dall’Egitto  avrebbe fatto ritorno in Roma . La cospira-  zione non focosi segreta, che non giungesse  a notizia di Mecenate Prefetto di Roma . Egli  seppe con tanta quiete , e simulazione pene-  trare il nero progetto del traditore , e con  tanta celerità impedirne le consequenze fune-  ste, che Lepido venne arrestato, giudicato,  convinto , e condannato all' ultimo supplicio ,  senza che venisse punto alterata la tranquillità  di Roma . In tal guisa Mecenate , secondo Vel-  iero ( i ) , con una sorprendente destrezza  seppe spegnere le perniciose scintille di una  nuova, e rinascente guerra Civile .   Servilia moglie di Lepido , forse complice  della congiura , non volendo sopravvivere al  marito , nè soggiacere aH’obbrobrio , ed alljt   «    timul in Vrbem revertissct , Caesaris Consilia  inierat .   ( i ) Loc. cit. Tunc Urbis custodiis praeposi-  tus Cajus Maecenas .... Hic speculatus est  per surnmam quieterà , ac dissimulai ione nt  prae cip itis consilia J uvenis , et mira celerità-  te , nullaque cum perturbatione aut hominum ,  a ut rerum , oppresso Lepido , immane novi ,  ac resurrectui i belli civilis restinxit initium ,  et ille quidem male consultoruni poenas exsol -     log   pena dovuta, si uccise da se stessa con aver*  inghiottiti de* carboni ardenti . (aj   Anche Giunia moglie del vecchio Lepido fu  accusata di complicità in questa congiura del  Figlio ; ma contro di essa non esistevano , che  semplici sospetti; tuttavia Mecenate la obligò a  dare la cauzione nel Tribunale di Balbino,   (i) Liv. in Snpplero.lib. i 33 . art. 72. Ser-  vilia Lepidi Vxor curn superesse viro non sub-  stinerct , et diligenti familiarium custodia ni -  hil adipisci mortiferum posset , pruuis ar-  xlentibus deVoratis , vita abiit\: Vellej. loc. cit.  Aequatur praedictae Calpurniac Antistii , Ser—  vilia Lepidi Vxor , quae vivo igne devorato ,  praematuram mortem immortali nominis sui  pensavit memoria Roberto Riqucz nelle  irate a questo articolo di Vellejo, fa le se-  guenti osservazioni relativamente aCalpnrnia.  Ciò che narra Vellejo di Servitia è attribuito  comuneme nte a Porzia moglie di Bruto . In-  fatti Valerio Massimo , esatto Scrittore del  Secolo , in cui si suppone accaduto quel fatto ,  non ne fa menzione . Di poi la moglie di Lepi-  do non fu Ser vilia , ma Antonia figlia del  Triumviro : Ciò non ostante il Vossio non osa  negare la verità del fatto a Vellejo , 1. perchè  Lepido, ripudiata, o morta Antonia, potè  passare alle seconde nozze con Ser vilia ,* 2.  perchè Eliano Var. Histor. lib. 1 4 - cap.45. an-  novera fra le illustri D ame Romane una Ser’»  vilia .    ,!*•   uno de’ Consoli . Allora Lepido di lei marito  si presenta a questo, e cosigli parla" Voi  „ sapete con certezza , o Balbino , che io  „ non sono stato complice del delitto di mio  „ Figlio , e sapete egualmente , che non ebbi  „ parte alcuna il quell’Editto di proscrizione  „ emanato , quando la sorte mi faceva domi-  ,, naie , e nella quale foste anche voi com-  „ preso . Se rifletterete per un moménto  „ alla mia passata grandezza > io spero ,  „ che alla vista di un supplichevole , di cui  „ rispettaste altre volte li decreti, sarete  „ per ascoltarmi con cuore placato . Giunia  „ mia consorte non ha che me per adempie--  „ re alFohbligo , che gli è stato ingiunto . Ri-  „ cevetemi adunque per la sua cauzione , o  „ permettete , che io vada fra le prigioni con  „ essa ,, Balbino sensibile alle preghiere di un  uomo, che prima del cambiamento della sua  fortuna, la potenza aveva reso formidabile ai  Romani , e conoscendo ancora del tutto insus-  sisteute l’accusa contro la sudetta Gunia pro-  mossa , dichiarolla innocente ( r ) .   Intanto Ottavio avendo posto fine alla guer-  ra di Egitto, al Triumvirato , ed alla esisten-  ^ dell’ unico competitore , che gli restava ,  fece ritorno in Roma ove fu accolto con in-  compreusibile allegrezza; vi trionfò per tre  giorni, e chiuse il Tempio di Giano, che.    /    (i) Appian. lib.4. Catrou loc. cit.     per il corso di dne secoli , era stato aperto.  Benché rimasto solo padrone della vasta do-  minazione Romana , tuttavia non cercò , che  di farsi amare con le maniere popolari , ed  affabili , con le sue liberalità * e con le più sa-  vie disposizioni prese e per il bene publico ,  e per quello di ciascun Cittadino in partico-  lare .   Mecenate , che gli stava al fianco , e senza  il consiglio del quale per cosi dire , Ottavio  non faceva passo , non mancò di fargli pren-  dere tutte quelle determinazioni necessarie  per preparare insensibilmente l’esecuzione di  quell’ ardito progetto-, che già da gran tem-  po andava meditando .   In fatti la condotta di quello, dacché ritor-  nò dall'Egitto , fu tale, che il Senato, il Po-  polo , e tutti gli ordini dello Stato già senti-  vano gli effetti di un Governo Monarchico ,  benché ognuno fosse persuaso , che la Repu-  hlica andasse a momenti a riprendere l’antico  suo lustro , e splendore .   Ottavio però mostravasì indeterminato, e  dubbioso* se dovesse salire sul Trono , o se  dovesse rientrare nella classe di semplice Cit-  tadino , ristabilendo laRepnblicà nel suo sta-  to primitivo . Da una parte gli si affacciavano  all’ immaginazione agitata li pericoli , a cui  la sna potenza quasi illimitata poteva esporlo ;  richiamava al suo pensiero il crudele destino  di Giulio Cesare suo padre , e li rimproveri ,    112   che gli aveva fatti Antonio altre volte ,» che  „ egli travagliava meno per il publico bene ,  „ che per la sua propria grandezza,, dall’al-  tra parte si lusingava , che la Republica ,  stanca dai furori delle guerre civili , preferi-  rebbe un giogo pacifico , e salutare ad una in-  dipendenza funesta , bastante a richiamare  tutti gli orrori passati . Credeva anche di ri-  marcare , che il Popolo Romano avesse perdu-  to lo zelo geloso , e l’amore costante per la  libertà ; che il Senato non avesse più P infles-  sibile fermezza , che era scoglio alla Tirannia;  e che ad ambedue mancassero Soggetti capaci ,  ed intraprendenti per formate una formidabile  Fazione . ( i )   Queste riflessioni, e la sua indetermina-  zione era un peso , che Ottavio portava con  pena ; pensò pe rtauto di discaricarsene nel  seno dei due suoi più fedeli amici. Noi l’ab-  biamo già osservato , uno era Agrippa , Uomo  tanto sincero ne suoi con sigli , quanto era in-  trepido nelle battaglie . Unito alla Corte di  Ottavio fin dall* infanzia , crasi acquistata la  sua stima, e la sua tenerezza più ancora con  l’esatta sua probità, che per gl’importanti  eervigj nelle armi ; era un guerriero de’ tempi  antichi paragonabile ai Curj , ed ai Fabri-    ( i) Catrou Tom. 19. lib. 5 . Echard. lib. 3 .  cap. 7.    1 13   cj i fi) L'altro era Mecenate . Dal fin qui  detto abbiamo conosciuto , che egli era un  amico disinteressato di Ottavio , fornito di  uno spirito franco , e leale * il Politico più  raffinato del suo tempo , il più destro, ed il  piu giudizioso de’ Cortegiani . Agrippa adun-  que, e Mecenate consultò Ottavio per fissare  la sua irrisolnzione , e per decidere sul gran-  de oggetto . Agrippa parlò il primo con una  fermezza, conforme alla rettitudine del suo  cuore , all’ amore , che aveva sempre con-  servato per la sua Patria, ed alla riconoscen-  za , che doveva al suo Padrone (a).   , „ Se io avessi di mira ( diss’ egli ) li miei  ,, interessi soltanto , vi esorterei a profitta-  „ re all’ istante delle circostanze del tempo ,  „ e a divenire il Padrone assoluto della Ro-  ,, mana grandezza ; ma, facendo usodiquel-  „ la sincerità propria del mio carattere , e   fi) Catrou loc. cit.   (a) Dion.lib. 5 a. pag. 61 1. : Hoc autem  anno vere iterum pencs unum Hominem s u /ri-  ma rn totius Reìpublicae esse coepit , quamquam  armorum deponendorum , resque omnes Sena-  tus,Populique pot est atit rade ndi consiliumCae-  Sar agitaverit ; ad quam deliberationem , curi  Agrippam , Maecenatemque adhibuissct , nani  cum his de omnibus suis arcanis communicara  solebat , prior inhanc sententiam Agrippa lo -  cutusest . *   II    J‘4   » già da voi altre volte sperimentata , credo ,  „ o Cesare, clic bandito ogni privato riguardo  „ debba parlarvi , e manifestare il mio senti-  „ mento per il vostro , e per il publico bene .   ,, È principio certo in Politica , che il  „ sottoporre ad un governo Monarchico un  „ popolo geloso della sua libertà , forma un  „ opera dilEcile ed eseguirsi . L’amore della  ,, indipendenza nasce con noi , ed è un attri—  „ buto quasi necessario dell’umanità. Que-  „ sta inclinazione universale in tutti gli uo-  5 , mini aumenta , o s’ inde.bolisce per mezzo  ,, dell'educazione , ed è più , o meno poten-  ,, te , secondo i pregiudizj della Nazione *  ,, nella quale abbiamo avuto la sorte even-  „ tnale di nascere . Perciò la natura , li co-  „ sfumi, l’edutazione , e la lunga abitudine  ,, dovranno rendere ai Romani insopportabile  „ il dominio di un solo .   „ Li popoli assuefatti al giogo di un Padro-  „ ne hanno un debole sentimento di quella  „ generale pendenza, che la natura ispira  „ per la libertà ; ma quelli al contrario , cui  ,, per successione è stata trasfusa la massi-  „ ma, vera o falsa che sia , provarsi cioè  ,, minor servitù in un Governo formato da  „ Magistrati di loro scelta , si rattristano  ,, altamente , e fremono al solo pensiero di  ,, un Sovrano . Potrà la forza tenerli per  qualche tempo soggetti, ma questa forza  „ istessanon sar» giammai capace a distrug-    Digitized by Google    m5   „ gere ne’ cuori quel germe vivifico, che la  „ natura v’ infuse , e che dalla educazione  ,, venne quindi allentato .   „ Finora , o Cesare , le vostre imprese  „ sono state legittime, e la gloria da voi  „ acquistata, non ha in veruna guisa scema-  „ to lo splendore della vostra virtù . Imper-  ciocché nella guerra di Perugia opprimeste  „ degli ambiziosi , che col pretesto di ven-  „ dicare la morte di Giulio Cesare , preten-  „ devano d’inalzare un Trono sulle ruine del-  „ la Dittatura . A Filippi purgaste la terra  „ di due assassini di un Zio , che vi aveva  „ adottato per figlio . La Sicilia , invasa da  „ un Tiranno , che spacciandosi per difenso-  „ re della Repilblica , ne cagionava la mina ,  „ fu liberata dalle vostre armi . De’ due Col-  „ leghi, che per mezzo del Triumvirato sa-  „ peste con saviezza associarvi , uno vive  „ tuttora nell’ oscurità , enei disprezzo, e   ,, l’altro ha cancellato con la sua morte il di-   sonore , che recava al nome Romano . Do-  „ po tante vittorie , è giunto , o Cesare ,  „ l’istante fatale , incili dovete pronunciare  „ sulla sorte dell’ Universo .   ,, Quale mai , e qaanto grande sarà la vo-  }J stia gloria, se , divenuto abbastanza po-  ,, tente per assoggettarlo da Monarca , sapre-  „ te in guisa superare gl'impulsi dell’amor  „ proprio , che lo ridoniate a’ suoi veri Pa-  „ droni ’ Allora vedreste sollevarvi al di so-  li a    1 16   „ pra de' Camilli, e dc’Scipiorti , e consa-»  „ orarvi Tempj ,come a Divinità tutelare dal  „ Senato, e dal Popolo , ristabiliti nell’an-  >, tica loro autorità , e nel primitivo stato di  „ eguaglianza. (i^A questa eguaglianza di  ,, Cittadini appunto noi siamo debitori della  „ conquista del Mondo , e finché li Romani  >, ne furono in possesso pacifico , si viddero  „ sortire dal seno della Republica , e Gene-  „ rali scelti con riflessione , e Soldati premu-  ,, rosi di rendersi degni di poter un giorno  *, anch’ essi comandare . Ah , Cesare , io  >, temo , che se Roma cesserà di esser Repu-  ,, blica , cessi ancora per qualche tempo di  „ vincere, e di conquistare ,   ,, Quando il sistema Republicano dovesse  ,, cangiarsi in Monarchia , a quali timori, a  „ quanti incarichi laboriosi , e pesanti non  j, va a sottoporsi il nuovo Monarca , e sopra-  ,j tutto l’autore di un ! tal cambiamento ? Li  ,, Comizi > ed il Senato riuniti affrontarono  >, immensi travagli per regolare 1’ ammini-  „ strazione di tante Nazioni comprese nella  „ vastità della Republica Romana . Ora po-  „ trà un solo nomo supplire all’esercizio,  „ che su di quelli gravitava, e la salute la   più robusta potrà sostenere le fatiche ine-  „ renti al governo dell’ Universo ? Il solo   ( 1 ) Dion. lib. 5a. pag. 6i3. : JEqualitatis  et nomen est speciosum > et res j ustissima ,    Digttlzedb    *»7   dipartimento delle Finanze non presenta  ,, una sorgente inesauribile d’imbarazzi , di  „ pensieri , e di cure ? Io convengo , o Ce-  „ sare, chele rendite- dello Stato sono gran-  >, di , ma saranno sufficienti a mantenere tante  „ Armate esposte su tutte le frontiere dall’  „ Oriente all’Occaso ? In una amministrazio-  ,, ne popolare si concorre agevolmente , e  „ con piacere ai bisogni dello Stato , e l'istes—  „ sa avarizia cede alla ragione del bene co-  „ mune . Allora la liberalità de’Cittadini for-  >, ma per essi un merito per inalzarsi agli ono*  ,, ri, ed agl’ impieghi (i) . Al contrario in  „ un Governo monarchico le publiche intra-  „ prese di un Sovrano sono riguardate come  „ suoi affari personali . Ognuno crede , che  ,, da quello soltanto si debba supplire del suo  „ proprio tesoro a tutte le spese del Governo ,  „ Ogni nuova imposta produrrà nuova que-  ,, rela , nuove satire , e nuove amarezze per  „ il medesimo , e sempre con la forza , o di  „ mala voglia si vedrà il Cittadino effettuare  » il pagamento delle Tasse quantunque ordi-  „ narie , e regolate dalla Legge .   „ Quale odio poi non si procaccia un Giu-  „ dice universale , incaricato di punire da se   l   ( i) Dion. loc. cit. : Ubipenes Populum est  Imperium , multi multam pecuniam conje -  rune , etiam ut liberalitatis opinionem conse-  qunntur , ac prò Ut ho noia mcritos adipi-  scantur.    ti8   >, solo tatti li colpevoli ’ In un cambiamento  i t di Governo, il numero de’ malvagi si mol-  -, tiplica all’ infinito , e li sediziosi , e mal-  i, contenti sortono , per dir cosi , dal seno  ,, stesso della terra . Non potendosi tutti ri-  „ durre al buon sentiero nè colla dolcezza ,  „ nè coiresempio del rigore usato con alcuni ,  „ sarete dalla necessità costretto a pronuncia'   i, re contro de* medesimi , decreti o d' igno*  „ minia , o di bando , o di morte , e sebbe-  f , ne sarete nel punire moderato , ciò non  ,, ostante si crederà , che gli effetti della vo-  ,, stra giustizia necessaria , siano piatto-  ,, sto il risultato di un particolare risenti-  ci mento .   4 i. Vedrete inoltre li piò potenti Cittadini ,  „ e le famiglie de’ Patrizj accendersi di gelo-  ,, sia, e d' invidia per il vostro inalzamento  „ al Trono, e perciò non pochi di essi non  „ temeranno di censurare primieramente la  >, vostra condotta , e quindi anche formare  ,, delle congiure a danno della vostra esisten-  „ za , e del sistema da voi introdotto . Se  „ perciò vorrete punirli , ed umiliarli , si  susciterà contro di voi la publira indigna-  zione , e se li lascerete vivere senza oppri-*  ,, merli , la vostra sicurezza , sarà compro-   j, messa , c sarete circondato incessantemen-  ■„ te da mille pericoli . ( i)   (r*) Dion. loc, cit. : Hos ncque , si augeri    ' Digitized by Google    99    ji 9   ,, Voi solo non potrete ultimare alcuni prò»  getti, 1 ’ esecuzione de’ quali esige indi—  ,, spensabilmente 1 ’ opera , e la confidenza  „ di Generali rispettati dal Soldato per la lo-  „ ro nascita . Questi riceveranno da voi il  „ comando delle Armate, ma quindi rivolge-  ,, ranno contro voi stesso quelle forze , che  ,, ad essi affidaste . A quale espediente allo-  ,, ra dovrete appigliarvi ? Bisognerà , che  „ facciate uso d’ individui di vile estrazio-  „ ne . Questo rimedio però potrebbe com«  „ promettere la tranquillità dello Stato, eia  33 vostra gloria ; imperocché , se per caso  3, questi nomini oscuri riescono nelle impre-  „ se, diverranno insolenti , se poi soccombo*  ,3 no , a voi solo sant addebitata la perdita .   ,, Ah ! Cesare , preferite pure , preferite.  „ le dolcezze di una vita tranquilla all’ im-  33 barazzo di una potenza tumultuosa . Un  ,, momento di piacere puro , e solido è supc-  33 riore a tutto il fasto della grandezza.   „ Che cosa pretendo conchiudere da tatto-  ,» ciò, e quale è-il mio scopo? Voglio forse  33 violentare il vostro animo a rinunciare per  „ sempre a quella superiorità , che avete  „ coll’ armi acquistata ? Nò certamente : io  „ vi darei un consiglio pregiudizievole , se  ,, vi esortassi a restituire la Republica al Po-  „ polo Romano nella situazione, in cui si   pattare , tutus vivet , neqiie si opprimere ca-  ncri} ,juste ages .    „ ritrova al presente ; essa ha bisogno di ri-  j,, forma, prima che gli antichi Padroni ne  „ vengano ripristinati al possesso .   „ Profittate pertanto di quella Sovranità ,   ,, di cui la vittoria vi ha rivestito per miglio-  „ rare quel campo , che avete acquistato, e  ,, perseverate nell’ esercizio della medesima  ,, per tanto tempo , quanto sarà necessario  „ per ristabilire le Leggi , richiamare la prat-  „ tica' delle antiche costumanze , corregere li  », abusi del Comiz'o , reprimere 1’ ambizio-  ,, ne della Nobiltà , porre de’ limiti alle pre-  „ tenzioni del Senato , moderare il potere de’   „ Tribuni , regolare l’uso delle Finanze , e  », e raffrenare la cupidigia de’ Publicani .   Quanto glorioso allora sarà per voi di com-  „ parire da semplice Cittadino in uno Stato, /  >, di cui foste il Ristoratore ! Siila autore di  », tante proscrizioni , ed il carnefice della sua  », Patria , seppe dimettersi a tempo , e mori  », rispettato , e tranquillo . Giulio Cesare  „ vostro Padre, il meno sanguinario degl’Uo-  „ mini, e il più inclinato a perdonare , fece  ,, perpetua la sua Dittatura , e trovò degli  », assassini frà li suoi amici più cari .   M discorso di Agrippa fece una forte im-  pressione sullo spirito di Ottavio . Egli forse  avrebbe abbracciato il sistema da quello pro-  posto , sagrificando le sue vittorie al ristabir  limento della Repubbra , ma Mecenate, es-  sendo di contrario sentimento , entrò neH’are-    ~Diqitizécl TSyGoogle    121   uà , e parlò con tale facondia, e vivacità,  che ottenne nna completa vittoria sullo spirito  di Augusto . „ Se si trattasse ( rispose egli )  „ di delineare un Campo , e di prendere del -  „ le misure per dare una battaglia , io non  „ oserei di parlare in presenza di Agrippa ;  ,, ma , aggirandosi la discussione intorno a  „ materie politiche, credo di potere con sin-  ,, cerità azzardare il mio giudizio, avendo  „ su di quelle lungamente riflettuto , e trat-  ,, tato non poehi affari dello Stato in diffe-  „ renti , ed anche difficili occasioni . Com-  „ prendo la solidità de’ dubbj proposti , ma  ,, conosco ancora , che lo scioglimento di essi  „ non può imbarazzare un Eroe già Padrone  ,, sovrano , e capace d* ultimare colla sua  ,, prudenza ciò , che ha incominciato colla  ,, forza .   „ La Republica, o Cesare, è caduta in  „ uno stato d’ infanzia , ha bisogno perciò di  ,, esser messa in tutela . Ora non siamo piq  „ in que’ tempi felici, in cui la virtù soste-  ,, neva questo gran Corpo , ed in cui le sue  „ forze non erano state indebolite dal vizio;  ,, ma l’avarizia è succeduta all’amore della  „ povertà , l'ambizione agli onori , la tem-  „ peranza alla frugalità , e 1’ incontinenza al  ,, modesto pudore ; è impossibile pertanto di  ,, trovare al presente un numero diMagistra-  „ ti disinteressati, sobri, casti, virtuosi,  „ e simili a quelli , che fecero onore ai primi     f aa   „ secoli di Roma . Tanti mali invecchiati vi-»  a chieggono una roano capace a poterli gua-  >» lire .   f . Si , Cesare , voi dovrete affrontare pe-  i, santi incarichi nel prestare la vostra opera  „ ad una cura cosi difficile ; e preveggo, che  ,, saranno assai grandi li vostri pensieri, la  „ vostra vigilanza , li vostri travagli ; ma  „ nell’attuale stato delle cose sono divenuti  i, necessarj ; e sebbene potrebbe sembrarvi  „ spaventevole un tale prospetto , tuttavia  „ sono persuaso , che non avrete il coraggio  „ di abbandonare il Governo nel pericolo di  ,> non ricuperare giammai la sua perfetta sa-  ,, Iute ,   f . Non è possibile di rimediare ai mali pre*  ,, senti con una Dominazione passeggierà . U  „ ristabilimento del buon ordine in Roma coll’  ,, ajuto delle leggi , e de’ regolamenti è un  idea di speculazione , che non può aver luo-  go in prattica; bisognerebbe , che quelle  „ venissero infinitamente moltiplicate per po-  „ ter correggere li disordini , che le passioni  „ hanno introdotti . Come poi potrebbero  „ trovarsi de’ Cittadini, ih cuore de’ quali  „ fosse abbastanza incorruttibile , e li costu-  „ mi abbastanza puri per mantenerne l’osser-?  „ vanza ?   „ LaRepublica è ridotta in tali circostanze,  rt che ha bisogno di una Legge vivente , che  f, ordini , e che faccia al tempo stesso ese-    133   „ guire . Appena la maestà di un Padrone per-  „ petuo basterà per imprimere il rispetto;  ,, ma che cosa accaderà , se Magistrati di un  „ anno saranno incaricati della Riforma f Li  „ Cittadini indocili , e pertinaci spereranno  » r impunità nel governo di Successori più de-  „ boli , sostituiti ai più rigorosi . E’ necessa-  ,, ria una Autorità permanente per distrugge-  ,, re inclinazioni perverse , che rinascono  „ incessantemente , e che non è tanto facile   99 di estirpare .   „ Voi, o Cesare, vi dovete alla Patria ,  „ divenitene Padrone per sempre per sua com-  „ passione. Fate sì, che il Senato sia com-  „ posto di Soggetti di sperimentata saviezza ;  „ confidate le vostre Armate ad abili Gene-  „ rali, e scegliete li vostri Legionarj frà le  ,, Famiglie povere , le quali porranno som-  », ministrare Cittadini eccellenti ; ma conser-  ,, vate il dominio , e sulla Nobiltà , che iin-  » piegherete nelle cariche, e suiti Comandan-  » ti degli eserciti , e suiti soldati medesimi .   „ Ne con ciò pretendo, che il peso degli   affari debba sopra voi solo gravitare ; Ne  #> dividerete la cura con li Cittadini ptimarj  „ delle antiche Famiglie , che renderete i ! 1 u -  „ stri, con renderli laboriosi. Riguardo al  ,, Popolo , bisogna regolarsi con tal cautela ,  „ che sia sempre contenuto nell’ umiliazione .  „ Finché li plebei s’ interessarono della sola  „ cultura delle terre , Roma fu tranquilla ; si    \    I   134   « ridderò però divenire insolenti , allorqnan-  », do , associati ai publici affari col soccorso  i, de’ loro Tribuni , rovesciarono più volte la  ’ Costituzione dello Stato ; c necessario per-  », tanto , che rientrino in quella subardina-  », zione , dalla quale furono levati dalle Fa-  » zioni ( i ) .   „ Disprezzate le publiclie voci tendenti a  », denigrare la vostra condotta . Forse si di-  „ rà , che avete vinto perii vostro solo in-  „ grandimento ; ma Roma parlerà con altro  „ linguaggio, quando sotto l’ombra de’ vo-  „ stri auspicj vedrassi al colmo della feli„   jy Cltil «   ,, Non dovrete temere alcun attentato alla  ,, vostra persona , divenuto Monarca ; al con-  ,, trario i vostri giorni saranno in pericolo,  y, se , spogliato del supremo potere , rifen-  ì, trerete nella classe di semplice Cittadino ;  „ .chi mai in questo caso potrà garantirvi dal-  „ la perfidia di que' scellerati , e malconten*  „ ti, che sopravissuti alla distruzione nelle  », passate guerre civili , si aggirano ancora e  ,, in Roma , e nelle Provincie ? Esistono sicu-  ,, ramente de’ turbolenti partegiani delle Fa-  zioui di Sesto Pompeo , e di Antonio . Que-   (i) Dion. loc. pit.: Ilio, enimPlebis lice ris-  tia , qua optimus quisque servire cogitur , et  acerbissima est , utiisque cominunem pcrniciein  * ffert . . . .     nS   A sti , serbando contro la vostra persona odio,  „ risentiraento , e livore , cercheranno di  „ vendicare l’affronto , che loro recaste per  ,, averli vinti , ed umiliati , e col vostro as-  ,, sassinio immolare una vittima gradita all’  s , ombre de’ loro Amici estinti o sulle cam-  f> paglie di Filippi , o sulle spiagge dell’ Epi-  „ ro . Siavi d' esempio Pompeo il grande , il  ,, quale , spogliatosi spontaneamente di quel-  „ la potenza, che colla vittoria si era acqui-  stata, fu miseramente ucciso, mentre fa-  ceva degl’ inutili sforzi per ricuperarla :  ,, Alla medesima dissavventura sarebbero stati  „ esposti ancora Mario , ed altri potenti Cit-  „ tadini , ie non l’avessero prevenuta colla  morte. (i,) • t > *■   (i) Diòn. loc. cit. : Quis enim libi parcet ,  ubi omnes res , uti mine ace sunt , P apuli ,  àlior urn que‘ Potè stati praemitlis, cu/n et pcr-  multi a te sint offensi , et omnes fere summam  rerum tentaturi , quorum alteri et ulcisci te ,  alteri adversarium te e medio tollera cupicnt 1  Balsac nel cap.45. del Print. cosi su tal pro-  posito ragiona : Si va incontro ad egual pe-  ricolo tanto nell ’ impossessarsi , che nel dis ■*  farsi del s/lpremo potere . F aiaride era pron-  tissimo a dimettersi dalla potenza usurpata l  ma chiedeva- un Nume per sicurezza della sua  vita , se rientrava nella classe di Cittadino  privato , £’ stata sempre comune opinione >     136   „ Sul Trono però la maestà , che imprime  „ il rango supremo , e la guardia d’ ond’ è  ,1 circondato , spegne ne’ cuori gl’ istessi de*  „ siderj della vendetta . D’altronde , o Cesa-  „ re, la vostra gloria, e le vostre precau*  „ zioni sapranno preservarvi da qualunque  „ timore . Koma vi riguarda . come un dono  ,, ricevuto dai Numi , e voi passate per una  ,, Divinità tutelare , che il Cielo volle ser-  „ bare iniftezzo a tanti Nemici per assicurare  „ il loro benessere , e la loro felicità .   „ Si è detto , che il peso dell’ Impero è  „ troppo grande ; ma questo è un vano terro-  „ re capace a «coraggi re tutt’ altri , che il Fi-  ,, glio adottivo di Giulio Cesare . La metà del  ,, Mondo ha già ubbidito alle vostre Leggi ;  „ finora non foste, che Triumviro , e l’ Im-  „ pero dell’Occidentè non fu per voi un in-  »; carico troppo pesante . Presentemente tut—  „ te le Nazioni godono quella pace , che voi  ,, «apeste ad esse procurare ; le nostre Fron-   che quelli , li quali hanno preso le armi con-  tro la loro patria , o contro il loro legittimo  Sovrano , sono ridotti in certa guisa nella ne-  cessità di continuare nel male , per. La poca si-  curezza , che trovano nel fare del bene . Non  osano di divenire innocenti per timore di sotto-  porsi alla discussione delle Leggi , che hanno  offese , e persistono ne loro errori , credendo ,  che il loro pentimento non trovi compassione .    ja?   •„ Nere sono difese da Governatori di vostra  „ scelta , e gl’ ordini non derivano , che da  „ voi dal Caucaso, ed il Mar rosso fino all’  „ Oceano Brittannico . Non si tratta più di  „ cercare, in che guisa potrete divenire il  ,, Padrone dell’ Impero ; ma con quali mez-  „ zi potrete sostenere quel peso , che il Cie-  „ lo ha voluto addossarvi;. Io spero di potervi  „ somministrare li mezfci ricercati.   », Formate Un Senato , che sia composto di  », persone sagge , e tranquille , nè la pover-  ,, tà deve essere un motivo , onde escluderne  „ li buoni Cittadini ; sarà non meno cosa van-  „ taggiosa , se unirete ai Senatori Romani  „ de’Soggetti stranieri scelti ancora Frà nostri  „ Alleati. Con questo temperamento, potrete  » ricevere de 1 buoni consigli , sia per il go-  ,, verno della Capitale , sia per contenere le  » Provincie lontane , e le cabale saranno meno  » frequenti tra Individui di diverse Nazioni .   » L’ordine de' Cavalieri è rispettabile, ma  » trovasi circoscritto da troppo anglisti con-  „ fini . Ammettetè ih questo ceto illustre , sen-  i, za fissarne il numero > tutti que’ sudditi  >> delle Provincie Romane , che ne sono de-  », gni , e per li natali , e per li servigj pre*  ,, stati , e per le ricchezze .   >» Li Pretori devono scegliersi dal Corpo  „ de' Senatori dopo cinque anni di servizio*   „ e dell’ età di anni trenta , giacché in avve, gerete iui Giudice subalterno col nome di  „ sotto-Censorc , che prenderà cognizione di  „ que’ leggeri disordini de’ Cittadini , che  , , non giungono al delitto , ma, che sogliono  „ cagionare delle inquietezze nelle famiglie ,  „ e che tolgono la quiete publica , ed il buon  „ ordine della Città . La carica di questi due  ,, Magistrati potrà essere a vita , non po*  „ tendo concepire alcun timore di due Uomini  „ inermi, che eserciteranno la giustizia sot-  „ lo i vostri occhii   „ Io non so, o Cesare , se il mio discorso  „ incontrerà la vostra approvazione , ma ciò ,  ,, che ho detto , mi sembra troppo necessario  „ a rendere il vostio regno pacifico . Conte-  ndete liberamente il diritto di Cittadinanza  ,, a qualunque Individuo , che ne sia degno *  „ delle Città alleate , e soprattutto delle Co-  „ Ionie , e cosi avvilirete questo titolo di  „ Cittadino Romano , che rende il Popolo  „ della Capitale si fiero , e affezzionandovi le  „ Nazioni straniere , ve le renderete fedeli *  i. Crescerà poi il loro affetto , se facendo con  „ precauzione una scelta de’ Soggetti li più    Digitized by Google    l3i   ,, ragguardevoli , li farete partecipi anche  y, degli onori del Senato . Che cosa importa ,  „ se il numero de’ nostri Senatori oltrepasse-  „ rà li trecento ? Più saranno gl* impieghi , e  „ le cariche da conferirsi , e più autorità vi  „ acquisterete , ed anche maggior sollievo .   „ E’ giusto , che sia fissato uno stipendio  „ per i Consoli , ed i Pretori , che mandere-  „ te nelle Provincie , giacché è cosa del tutto  „ vituperevole , che per mezzo di enormi  ,, concussioni , si aggiudichino da se stessi li  „ salarj de’ loro travagli , ed impongano tas-  „ se arbitrarie sulle Popolazioni , che go-  „ vernano. Se si porteranno delle lagnanze  „ contro l’avarizia di alcuni di quelli , do-  „ vranno richiamarsi all* istante , benché non  „ siano finiti li tre anni dell’esercizio della  „ loro carica ^ In generale poi sarà una giu-  yv sta misura di non prolungare ad alcuno il  „ tempo della sua amministrazione oltre a  „ cinque anni .   „ Ho detto , che bisognava moltiplicare il  » numero de’ Cavalieri ; perchè da questo  » Corpo rispettabile dovrete scegliere levo-  „ stre Guardie , a cui assegnerete de’ Capi-  „ tani . Allora la vostra Persona sarà più si-  „ cura, e se P uno di questi Capi diviene so-  » spetto , l’altro per emulazione veglierà con  y, zelo salii vostri giorni ; qneU’autorità poi,  >, che loro darete sul resto della vostra Casa ,  ' « li affezzionerà maggiormente al servizio , ,e   I a    i3a   „ se si conoscerà , che le loro incombenze  „ fossero troppo moltiplicate, potranno in  ,, parte discaricarsene su di alcuni subalterni  „ col nome di Luogotenenti -, che parimente  „ potrete nominare . Dallo stesso corpo de’  „ Cavalieri potrete estrarre ancora e gli Co-  j, mandanti della Polizia , che in tempo di not*  ,, te veglieranno sulla quiete di Roma, e gl*  „ Intendenti de' viveri, e li Presidenti del  „ pnblico Tesoro , e li Ricevitori delle rendi-  ,, te delle Provincie, (ij   „ Oltracciò oserò dirvi , che sarà bene  „ d’ impiegare ancora de’ Liberti per la ri-  „ scossione del pnblico danaro . Questa qna-  „ lità di nomini sarà adattata per sopportare  ,, l’odio inerente all* impiego di Esattore .  „ Con questo mezzo potrete far uso , e distri—   ( i ) L’ ordine de' Cavalieri desume il suo  stabilimento parimente da Romolo , il quale  avendo fatta la scelta di trecentpGiovani lipiù  valorosi , c benfatti , ne formò il Corpo di guar-  dia della sua Per sona . Allora erano chiamati  Celeri , ma posteriormente furono sottoposti ad  altre variazioni di nome al dire di Plinio lib.  32 presso il Sigonio de Antiquo Jure Civ. Rom.  Jib.t. cap.3. : Equitum nomea saepe variatum  est , in his quoque , qui adequitatum trahe -  bantur . Celerei sub Romulo , Regibusque ap-  pellati sunt, deinde Flexumincs, postea Trotta-  li : Fedi il sudetto Sigonio loc. cit.    Digitized by    i33   „ buire degl* impieghi , che serv'irannó di ri-  ,, compeiiza ai vostri domestici , e popolando-  „ rOriente,e l’Occidente d’individui fedeli.»sa-  „ rete con esattezza prevenuto della situazio-  „ ne delle Provincie lontane .   ,, Una delle cure le più importanti di un  „ Sovrano è di vegliare attentamente sulla  „ educazione della Gioventù in tutto 1’ Impe-  ,, ro. Vi siano adunque per questa delle pu-  „ bliche Scuole , delle Accademie per formar-  ,, la nel mestiere delle armi , e de’ Maestri  „ ben pagati per istruirla nell’ esercizio dcl-  ,, lo spirito , e del corpo . Da questa dipen-  „ de la forza dello Stato , e questi fiori colti-  „ vati con saviezza , produrranno il frutto a  „ suo tempo , e luogo . Procurerete però ,  „ che non venga educata nella mollezza, e  „ nella indolenza, altrimenti se ne risenti-  „ ranno in seguito gli effetti funesti ; Roma  ,, cesserà di esser feconda di Eroi , e tntto  „ l’obbrobrio ridonderà a carico dell’Autore  ,, della Monarchia, (i) "t   •• •• ■ •   ( i) Dion. lib 5a. pag.63a. : Hoc quoque te  summopcre hortor insticuas , ut Putridi , E-  questrisque Ordinis homines, dum adhuc pueri-   tiam agunt ,ludos literarios frequentent Ita e-   nim statini apuero discentes, et exercentes omnia  ea , qua e adultis sunt usurpanda , ad omnia  ne goda aptiorcs habebis. Optimi enim, ac egre -  gii Principi* est , non modo ipse ut omnia e*    v_    IS4   „ Anche le Truppe esiggono una particola.  „ re attenzione , come quel Corpo , che forse  ,, costituisce la porzione più necessaria, e  „ interessante dello Stato . Allorquando la  „ maggior parte delle vostre città godrà il di-  „ ritto della Cittadinanza Romana , vi riusci-  „ rà facile di rimpiazzare le vostre Legioni di  ,, Cittadini Romani • Fatene la leva in tutte le  „ contrade dell’ Impero ; siano puntualmente  „ pagate ; preparate loro de’ buoni quartie-  ,, ri , e non permettete , che invecchino sotto  „ le armi , poiché da ciò ne derivano le sedi-  „ zioni militari . Ogni Veterauo è ordinaria-  „ mente ardito, e presuntuoso ; perciò è ne-  „ cessarlo, che questa porzione di Truppe,  ,, facciali suo servizio senza interrompimen-  „ to dopo il fiore della gioventù fino al princi-  ,, pio della vecchiezza ; le vostre Legioni sia-  „ no sempre sul piede di guerra , ed in nu-  „ mero sufficiente per difendere le Frontiere.  „ Siano escluse dal vostro governo quelle le-  „ ve istantanee , e tumultuose , come soleva  „ altre volte praticarsi in caso di estremo  ,, bisogno . Fate si , che una porzione de'   nostri Contadini eserciti tranquillamente  ,, l’Agricoltura , nè i loro rustici lavori sie-  „ no turbati dal timore di dover ascoltare ad  „ ogni istante il suono della tromba guerric-   officio agat , verum , ut qua rat ione etiam re-  liqui omnes quarn optimi fiant , prospiciat.    Dii    ^Ciooglc    i35   „ ra , che ad essi annunzi degli arredamenti in-  „ volontari . ,Le Armate saranno assai deboli ,  „ allorquando non sono fonnate, che di suddi-  „ ti forzati a servire.   „ Si dirà , come trovare somme considere-  „ voli., onde mantenere tante Armate conti-  », imamente sul piede di guerra , e pronte  „ sempre a marciare a qualunque cenno del  „ Sovrano ? Questo è il punto decisivo , e  „ l’oggetto di terrore , che vi è stato pre-  „ sentato ,   ,, Ogni Stato ha le sue rendite , e voi pote-  „ te divenir padrone del Tesoro publico de’  ,, Romani . Basterà questo per dare esecu*  ,, zione al progetto , che io vi propongo ? Nò  », certamente; ma con una prudente , e savia  », economia vi si potrà supplire. Vendete le  ,, spoglie delle Provincie conquistate , e for-  „ matene , col prodotto, un fondo per libi-  7 , sogni straordinarj . Promulgate de’ sa vj re-.  „ golainenti , affinchè le campagne siano con  „ impegno , e profitto coltivate dai Proprie-  », tarj , ed esigetene un tributo sul loro pro-  „ dotto . Non è forse giusto , che con il sa-  „ grifizio di una tenne porzione delle loro so-  „ stanze , si acquistino la sicurezza , che voi  \, procurate ad essi , e a tutto lo Stato ?   Vegliate sulle miniere de’ metalli , che  „ si discopriranno nelle diverse contrade dell'  t, Impero . Esiggete puntualità nella riicos-    rU   „ sione delle tasse per testa , senza permette-  „ re , che li debiti si moltiplichino •• ' «   „ Procurate, che non si rappresentino al-  „ tri giuochi fuori della corsa de’ carri , e de’  „ cavalli, perchè ordinariamente le Città le  „ più opulente , sogliono esaurire le loro rie-  •„ chezze in futili divertimenti * Riguardo alla  „ «Capitale dell’Impero, gli edificj deggiono es~  „ sere in essa sontuosi , è li Spettacoli ma-  „ gnifìci; la Capitale è il centro di tutte le  „ Nazioni , e la maestà del Padrone , che gor  „ verna , si misura con la Città , ove risiede  „ conia sua Corte. Fuori di Ironia proibite  „ agli abitanti 1* eccessività delle spese , e  „ quindi con questo provido temperamento  „ tutti saranno in istato di pagare li tributi .  „ Si potranno inoltre dispensare le Provincie  „ a fare Deputazioni così frequenti . Li Go-  „ vernatoti respettivi ultimeranno gli affari  „ sulla faccia del luogo ; e se fosse necessa-  „ rio, che quelli dovessero rimettersi al vo-  „ atro Tribunale , li rimanderete al Senato .  „ Allora voi detterete le sne risposte , e sfug-  ,, girete di prendere sopra voi solo l’odio ,  „ che quelle potranno seco portare .   „ Fate partecipe il Senato delle querele ,  „ che gl’inviati delle Nazioni nemiche, o dei  „ Re stranieri potranno promuovere , ed a voi  „ solo riservate la cognizione delle grazie ,  » che loro vorrete accordare .   „ Non dovrete mai più permettere al Po-    „ polo la decisione de’ delitti capitali . Qne-  *> sta dovrà essere una ispezzione esclusiva  „ del Senato , il quale si crederà onorato di  „ un tale imbarazzo , e voi ne resterete con  piacere discaricato . Io però non parlo de’  delitti comuni , la di cui punizione è stata  regolata dalle Leggi . Per li attentati contro  »» la vostra persona (giacché tutto può acca-  „ dere ) siatene voi stesso il delatore , ma non  „ giudicate giammai nella vostra causa . Fate,  », che altri ne pronuncino la sentenza, e voi  ,, non dovete interessarvenc , che per mode*  », rare la pena .    55      » Non dovete fissare la vostra attenzione,  », come già ho accennato , nè alle parole in-  »> considerate de’ malintenzionati , nè alle sa-  j» tire , che si diffonderanno, contro di voi  ,, nel publico, e non curate di venire in co-  », gnizione degli autori ; poiché dovete figli-  » rar ?i , come situato in una sfera superiore ,  »• in cui siete invulnerabile , come li Dei .  *» La vostra collera non deve accendersi , che  » contro li sediziosi , che , posti alla testa  „ di una Armata, avranno rivolte le vostre  ,, armi contro di voi stesso . Il giudizio di que*  „ sti scellerati , e colpevoli di Stato , Indivi*  ,, dui ordinariamente di alta considerazione ,  „ dev essere rimesso per commissione ai Con*  >» soli antichi ; la qualità di tali Giudici darà  », peso alla decisione , che saranno per prò*    «38   „ nunciare . Vi saranno delle cause, dall’e-  „ game delle quali non potrete dispensarvi*  ,, imperciocché pii affari di onore fra gliUfh-   „ ciali delle vostre Armate , e gli Appelli dai  „ T ribunali del Prefetto di Roma , e del sotto*  ,, Censore devono tornare a voi; allora sce-  „ gliete degli Assessori fra i Patrizio al tri Sog-  „ getti qualificati , che possano figurare con  ,, voi in una Assemblea giudiziale .   „ La grande saviezza di un Padrone indi-  li pendente consiste nell’ ascoltare volentieri  ,, gli altrui consigli . Accogliete pertanto gra-  ti ziosamcnte tutti quegli Amici , e Cittadini,  „ che saranno per darvene dei salutevoli;  ,, ma non discacciate con orgoglio coloro, i  „ quali potrebbero suggerirvcne alcuni non  „ sodisfacenti. Quelli, dalla bocca de’qua-  ,, li sortono consigli poco utili , possono aver  „ avuto retta intenzione : Accade di que-  „ sti , come dei Generali di Armata battuti  ,, dal nemico ; Spesso l’errore non è imputa*  „ bile nè agl’ uni , nè agl’altri ; e siccome  „ non si può sempre rispondere degli avveni-  „ menti della guerra , cosi non deve riguar-  „ darsi con occhio bieco quell’ Uomo , che di   buona fede dà un consiglio poco sensato .   „ Li Filosofi procureranno sovente di gui*  „ darvi con le loro speculazioni . E’ vero,  ,, che avete sperimentato , quanto erano van-  *, taggiosi li consigli di Areo , e di Atenodo*    ,, 1-0(1^), ma generalmente parlando, le opi-  nioni di tali Uomini sopo difettose per man-  canza di esperienza nel maneggio degli affari -  Le meditazioni del Gabinetto sono spesso le  meno sicure in prattica • ( 2 )    ( i ) Atenodoro Filosofo Stoico era nativo  della Città di Tarso . Fa maestro di Augusto ,  dal quale Ju decorato di molti onori . ed anelli  di Tiberio . Aveva il talento particola) c per far  apprendere con facilità le scienze a' suoi Di -  scepoli . Le sue cognizioni erano cosi estese , e  tanta la forza della sua eloquenza , clic Sallu-  stio lo assomigliava al fuoco , che accende  tutto ciò , che gli si avvicina : Athenodorus  Stoicus Philosophus ( dice Suida f sub Octa -  vio Romanorum Imperatore omni-   bus ad Philosophiani subsidiis , tam ab iji ge-  nio , quam recta animi voluntate instructus  erat .... idemque dilucido discipulis suis  explicabat . Hunc Sallustius oh studiuni admi-  ratus , igni similem esse dixit , omnia propin-  qua incendenti : Secondo Strabope lib. 1 4 . pag.  463- aveva l' abilità di rispondere estempora-  neamente a qualunque argomento , e fu ono-  rato ancora da Marco Antonio il Triumviro ,  ììi lode del quale scrisse un Poemetto , dopo la  battaglia presso Filippi .   t fa') Dion. loc. cit. : Neque enìm quia A-  reum. , et Athenodorum bonos , ac honestos vi-  ro s expertus es , omnes alias idem studium prua-    i4o   „ Ecco , o Cesare , alcune massime geuera-  „ li per il Governo , clie renderanno la vostra  „ amministrazione Sovrana meno difficile, e  „ meno pericolosa di quello’, che vi è stata  ,, rappresentata . • .   ,, Le qualità personali del Monarca , so-  », pratutto quando è 1’ autore dellaMonarchia,  », devono eguagliare la sublimità del rango,  », al quale egli è giunto . Io credo , e so*  », no persuaso , che quello non deve in-   difierentemente accettare tutti i titoli , e  „ tutte le distinzioni , che l’adulazione potrà  „ deferirgli . La realtà della Monarchia vi  „ deve bastare sotto qualunque nome la rite*-  ,, niate . Che importa di esser chiamato Cesa-*  » re , o al più Imperadore , quando voi am-  „ ministrate sovranamente lo Stato Romano ?   „ Bisogna , che con una irreprensibile con  „ dotta v'innalziate dei monumenti perenni sul  „ cuore de’ Sudditi . Che cosa servono quelle  „ Statue d’oro , o di argento ? Sono stati eret-  „ ti nelle Provincie alcuni Templi a vostro  „ onore , ciò poco interessa ; ma non dovrete  » giammai permettere , che ve ne sieno con*  „ secrati in Roma , perchè sarebbe un oggetto  „ di disprezzo per le persone sensate , ed una   seferentes , similes eorum indicare debes , curri  hac specie usi multi infinita mala populis ,  privatisene hominibus adjeraut ,    . . , * 4 *   y, spesa inùtile , che pot là essere meglio im-   i, piegata.   - „ Fate uso voi stesso di economia nelle vo-  * stre spese particolari , ed in quelle della vo~  „ straGasa.La buona opinion, e,di un uomo frn-  » gale vi farà più onore di un grande numero  »> di tempj , di altari , e di statue . Questo  „ culto esteriore , e materiale diverrà comu-  „ ne ai buoni , ed ai malvaggi Principi .   „ D’altronde non si recherebbe insulto ai  Numi , con eguagliare i vostri onori a quel-  li , che il Popolo suole ad essi deferire ?   „ Un Sovrano , che cerca di essere onora»  to deve sempre mostrare della pietà verso li  „ Dei immortali , perciò nón permetterete,  ■„ che s’ introducano in Roma delle Sette re-  ligiose straniere . Una novità in materia  5 , di Culto , ne porta sempre delle altre , e  „ e quindi ne risultano attruppamenti sedi-  „ ziosi , e pericolose congiure . Ammetto ,  „ che restino frà noi degli Auguri , che con-  „ suiti , chi vuole ; ma non devono assoluta-  „ mente tollerarsi gli Astrologi , ed i Maghi ;  j) imperciocché dalle loro predizioni false , o  „ vere, che siano » hanno principio sempre  „ le intraprese dei perturbatori del publico  „ riposo, (i)   ... -fi) Dion. loc. cit. : Deos quoque senipcr ,  et ubique ita cole , ut moribus Patriae est recc-  ptum,ad eumdemque cultura ahos compelle. Pc-    * 4 *   „ Voi avrete indiverse parti delatori -, e.  „ spioni ; questa razza di persone saranno  „ necessarie, ma guardatevi di deferir cie-  „ eamenre ai loro rapporti . Spesso l’odio ,  „ rinteresse , la vendetta, o altre passioni  „ sciolgono agl’ uni la lingua , e chiudono   agl’altri la bocca . Qui è dove fa dnopo  ,, avere continuamente la bilancia in mano ,  „ e procurar di farla inclinare piuttosto a  „ favore degli Accasati .   ,, Li vostri antichi Amici , ed i vostri Do-  ,, mestici li più familiari devono esser per  ,, voi non meno un soggetto di precauzio-  ,, ne . Disprezzarli , sarebbe, un ingratitu-  ,, dine , sollevarli , ed arricchirli soverchia-*  ,, mente , produrrebbe contro di voi un ar-  „ goinento perenne di rimproveri, e dimor-  „ morazioni . Si giudicherà di voi per mez-  „ zo de’ vostri Amici , e i loro difetti sa-  „ ranno a voi attribuiti . Cercate adunque  „ di disfarvi dei meno discreti , e di quelli ,   „ che sono nelle loro brame insaziabili »   • ‘ ' v   • ... \ • 1 • i   regrìnarum vero Religionum auctor esodio , ac  Supp liciis prosequere , . qui nova numi -   na introducane , multos ad peregrinis Legibus  utendum pelliciunt ; inde conjurationet , coi- -  tioncs , et conciliabula existunt , minime unius  principe fui commodae res ; itaque nequeDeo-  rum contemptorem , ncque praestigiatorem al-  lum tolerabi * .    Digitized by G, regolato Governo : L’ingiusta preferenza  „ produce del malcontento , e quindi può  „ ancora cagionare il rovescio totale di quel-  „ lo. Siate il protettore dei Grandi fino ad  „ un certo punto, ma l’eterno sostegno dei  „ deboli, ed il vendicatore degli oppressi.  ,, Proteggete con energia le arte utili , clic  „ esercita il basso Popolo , e bandite gli  „ oziosi . Ordinariamente le sommosse popo-  „ lari incominciano da pe rsone disoccupate ,  *, e sono fomentate da nomi di partito , che  ,, si danno reciprocamente per farsi ingiuria;  „ ciò forma la sorgente delle rivolte , che   Fa duopo distruggere nella nascita.   „ L’abuso della propria autorità è il più  ,, grande dei mali per un Sovrano . Dare ese-  „ cuzione a tutto ciò , che si può , è lo stes«  i, so soventi volte , che fare più di quello è  >, permesso . Più utio si conosce potente , o  „ più bisogna > che vegli sopra se stesso per  „ non farsi trascinare dai proprj desiderj. Gli  ,, Adulatori vi lusingheranno sopra i vostri di?  : b fatti > ma segretamente vi biasimeranno .  „ Abbiate dunque per massima di regolare la  ,, vostra condotta , non tanto su quello, di   i, cui siete stato redarguito , ma sù quello ,  „ per cui potrete essere rimproverato . Ri-  „ flettete sopra voi stesso , e non già come  ,, Sovrano , ma come Suddito responsabile   j, di tutti i vostri andamenti al Publico , il    144   » quale vi osserverà con tnttà 1 attenzione ,  ,, e vi giudicherà con rigore maggiore di  quello , di cui voi userete verso di esso .  „ Ecco, o Cesare, il dettaglio delle qua.  „ liti, che voi dovete acquistare , c de'sco-  ,, gli, che dovete sfuggire. La sapienza , di  „ cui il Cielo ha voluto decorarvi , vi servi-  ,, rà di. guida , e 1* esperienza vi faciliterà  „ l’arte di governare . Entrate adunque ,  „ entrate con confidenza nella carriera, che  „ le vittorie vi hanno aperta ; Roma , e l’U-  „ niverso vi reclamano , come il solo Uomo  „ capace di riparare ai disordini di una  „ Repnblica andata in decadenza . Quelli ,  „ che vi esortano a consumare la Rivoluzio-  , ne , amano sinceramente la Patria . Che  ., dolcezze non gusterete in una amministra-  „ zione tranquilla , in cui voi farete la feli-  „ cita di un Mondo intero 1 Ninna cosa è più  „ dolce del dominio, allorquando il Domi-  „ natore è capace di procurare la comune fe-  „ licita. Non vogliate discacciare la fortuna ,  „ che vi ha scelto fra mille per sostener Ro-  „ ma vicina a cadere . Regnate senza prende-  „ re il nome di Re , e siate Sovrano senza  „ altro titolo , che quello di Cesare , o d'Im-  „ peradore . In una parola, la regola più si-  „ cura onde rendere amabile il vostro Im-  „ pero è quella di governare li popoli a voi  ,, soggetti , come bramereste di essere ga-    Digitized by    145   ,* vernato voi stesso, se i Numi vi avessero  ,, fatto per ubbidire (i).   Il tX scorso di Mecenate dissipò le dubbiez-  ze di Ottavio , gli trasfuse nell'animo maggior  sicurezza , e non esitò ulteriormente per  aderire al progetto di quello . 11 bravo Agrip-  pa non restò malcontento al vedere posposto  il suo sentimento, perchè comprese anch’es-  80, che il suo Padrone rischierebbe meno di  quello , che non si era creduto , sul posto  eminente > nel quale veniva consigliato a per-  petuarsi > e che l’utilità publica si trovereb-  be unita alla gloria del medesimo . Egli non  potè non ammirare la saviezza , e profondità  delle massime politiche di Mecenate , propo-  ste per rendere felice un'Amministrazione  Monarchica ; e perciò l’esperienza ci ha fat-  to quindi conoscere > che tutti li Re vera-  mente degni del Trono hanno formato il loro  piano sù quello , che il sudetto Mecenate pre-  sentò ad Ottavio . La lettura del suo discor-  so > che per intero ci è stato dallo Storico  Dione trasmesso è un Capo d’opera , che an-  che ai nostri giorni, ed in ogni tempo può  istruire li Sovrani a divenir felici , procu-  rando la prosperità de’ loro Sudditi (a).   Il laborioso Catrou , da noi tante volte, ci-  tato , suppone , che non ostante l' efficacia   *. ' «. .   ( 1 ) Dion. lib. 53 . Catrou Tom. 19 .   ( 2 ) Catrou loc. cit. lib. 5 .   K    t+6   delle ragioni dettagliate da Mecenate , V à~  nimo di Ottavio restasse tuttora perplesso ,  ed irrisolato ; e che il Poeta Virgilio deter-  minasse qnesta sua ir risolutezza , e lo indu-  cesse ad ahbracciare definitivamente il prò*  getto della Monarchia . Il Catrou parla in tal  guisa (i,) „ Osare, avendo ripieno lo spirito  „ di tutto ciò , che aveva ascoltato da Me-  „ cenate , non ebbe rossore di consigliarsi  ,, ulteriormente con uno de’ suoi domestici i  „ nomo di bassi natali , nato in un villag-  „ gio da poveri genitori , ma li di cui ta-*  „ lenti erano sublimi Questo fu il famosò  „ Virgilio, Poeta, la memoria del quale si  ,, conserverà in tutti i secoli . Da lungo tem-  ,, po egli era al servizio di Cesare Ottavià-  „ no, e per mezzo di vili principj èraginn-  „ to a meritarsi il favore delsno Padrone .  ,, Mecenate lo aveva tirato dalla polvere -,  „ ed egli aveva già spiegato quel genio in-  „ comparabile , che faceva presagire un al-  „ tro Omero .... Virgilio fissò la irrisointez-  „ za dell’ lmpefadore con queste parole :  ,, Tutti quelli , che si sono finora impadrb-  „ nifi del Governo non visorio riusciti, fe  „ perchè f Perchè po.o giusti verso degli  ,, altri , han dovuto, incessantemente paren-  ,, tare le mani vendicatrici de 'malcontenti *  „ Voi al contrario , o Signore, che il Cielò  - - *1 • -   ( i) loc. cit.     „ ha fatto nascere giusto , e moderato, pas-  „ serete giorni avventurosi , facendo pro-  ,, vare ai Romani un impero amorevole .   Sembra però, che il Catrou in questo luo-  go siasi fatto sorprendere da quella Vita di  Virgilio , che viene attribuita a Donato  Grammatico , e dì cui si è fatto di sopra  menzione (i). Siccome però questo scritto ,   (l) Il Succennato Autore della Vita di  V irgilio si spiega nel modo seguente . Postca-  quam Augustus summa rerum omnium poti -  tus est , venit in mcntem , an conduceret Ty-  rannidem omittere , et omnem potestatem an-  nuii Consulibus , et Senatui Rempublicam red-  dere . In qua.re diversae sententiae consu/tos  habuit Mae cenai eni , et A grippata . Agrippa  enim utile sibi fare , edam si honestum non  esset , relinquere Tyrannidem longa oratione  contendit , quod Maccenas dehortari magno-  pere conabatur . Q tiare Augusti animus et hinc  ferebatur , et illinc . Erant enim diversae scn-  tentiae , variis ratiombus firmatae . Rogavit  i gi tur Maro ne m , an conferat privato homi -  ni, se in sua Republica Tyrannu/n faccre .  Tum ille : Omnibus ferme , inquit , Rempu-  blicam aucupantìbus molesta ipsa Tyrannis  futi, et Civibus ; quia necesse crat odia sub-  ditorum , aut eorum injustitiam , magna su-  spicione , magnoque timore vivere . . . Q uare  si jusCitiam , quod modo facis , omnibus in   K a    a sentimento di tuffigli Eruditi, è pie nò di  errori, e di favole , cosi non può fissare la  nostra attenzione su quanto narra di Ottavio  nel momento , in cui stava per decidersi sul-  la scelta o della Monarchia , o del ristabili-  mento della Republica .   Se sussistesse ciò , che ivi si legge , cioè >  che Vi rgilio determinasse il sudetto Ottavio  ad uniformarsi al sentimento di Mecenate,  non si sarebbe certamente omesso da tanti va-  lenti Biografi , « he hanno parlato diffusamen-  te , e di Virgilio, e di Ottavio ; e Dione se-  gnatamente , che ha trasmesso alla posterità  gli eloquenti , e giudiziosi ragionamenti di  Agrippa , c di Mecenate , e che inoltre af-  ferma positivamente , che Ottavio si attenne  al parere del secondo , sembra , che non  avrebbe occultata una notizia cosi interes-  sante , e rimarchevole.   11 De la Rue accenna appunto questa ragio-  ne per escludere la verità di quella circo-  stanza narrata dal sudetto Donato „ Se non  „ fosse un fatto del tutto assurdo ( dice egli )  ,, che Virgilio consigliasse Ottavio ad aderì-  ,, re al progetto di Mecenate, e che deter-  ,, minasse l’animo vacillante di quel Princi-   futurum , nulla hominum facta compositione ,  distnbues ì dominar i te , et tibi conducet , et  orbi * . . Ejus sentcntiam sequutus Cattar Pria-  eipatum tenuit »     149   » pc , non si sarebbe narrato dal solo pseu-  i, do-Donato, ma sarebbe stato ai posteri  „ trasmesso dalla penna ancora di Storici  il rispettabilissimi (i).   V Ambrosi, che pensava come de la Rne ,  nel premettere alla sua magnifica Edizione  dell'Opere del sudetto Virgilio la indicata Vi-  ta di Donato, cosi previene il Lettore infi-  ne della medesima e in cui visse •.  „ Imperciocché nveutre Sesto Pompeo , fi-  ,, gliò del gran Pounpeo, richiede il Patri-  „ monio paterno , sconvolge , e mette sos-  „ soprali mari d’Italia, e di Sitilia; men-  », tre Ottavio si vendica degli Uccisori di  „ Giulio Cesate ano Padre , si divellano  „ scene sanguinose nelle Campagne della  », Tessaglia; mentre il genio incostante, e  ,, e volubile di Marco Antonio , o deprezza  », Ottavio , corno successo re di Cesare , o  ,, acciecato dagli amori di Cleopatra , in-  „ dina a divenire un assoluto padrone del  „ Governo , il Popolo Romano no» potè tro-  ,, vare il. suo seampo » che gettandosi in brac-  • „ ciò alla schiavitù . Ma buon per noi, che   «, in cosi terrihile sconvolgimento di cose»  i, le redini del comando caddero nelle mani  ,, eli Ottavio Cesare Augusto, il quale eoa  », la sua sapienza , e con la sua sagacitàsep-    Digitized by Google    I    - J    i5a   „ pe riordinare le membra scomposte dell’   „ immensa mole dell’ Impero , che non sa-  „ rebbero tornate sicuramente al suo luo-  » go , se dalla meote , dal senno , e dalla  „ abilità di un solo non fosse stato il Gover-   no diretto (; ) .   ( 1 ) Fior. lib. 4 Cap. 3 . Populus Poma-  nus , Caesare , et Pompe\o trucidati , redas-  se in statum pristinac libertutis videbatur ;  et redierat , nìsi aut Pompcjus Liberos , aut  Cassar haeredem reliquisset ; vel quod utro-  qua perniciosius juit , si non collesa quoti -  ,tlam , mox acmulus Caesarianae potentiac ,  fax , et turbo sequentis saeculi , superfuissec  Antonius . Quippe durn Scxtus paterna repe-  tit , trepidatum foto mari ; dum Octavius mor-  tevi patris ulciscitur , ite rum fuit mo venda  Thessalia ; dum Antonius , varius ingenio ,  aut successorem Cassar i indignai ur Octavium,  aut amore Cleopatrae desciscit in Pegem j  nam aliter salvus esse non potuit, visi con-  fugisset ad servitutem . Gratulandum tamen  in tanta perturbatione est , quod potissimum f   ad Octavium Caesarern Augustum somma re-  rum rediit , qui snp lentia sua , acque soler -  tia , perculsum undique , et perturbatovi or-  dinavi Impcrii corpus ,i quod ita haud d ti-  bie nunquam coire , et consentire potuisset ,  nisi uni us Praesidis nutu , quasi anima , et  mente , regcretur , ... / v. : v    Digitized by Google.    IIBRO IV.    .... ' : . I ' - • ;   Il grande progetto della Monarchia unfc*  versale da Mecenate proposto , non era co-  nosciuto , che da esso , da Agrippa , e da  Ottavio . Siccome il silenzio è l'anima del-  le imprese delicate , cosi questo dovette esi-  gere da Agrippa un segreto inviolabile , do-  vendosi mettere in esecuzione con metodo,  con circospezione , lentamente , e senzacbe  i Romani potessero avvedersene , giusta le  istruzzioni dell’Antore del medesimo . Otta-  vio segni in tutte le parti li consigli di que-  sto savio Politico , e gli fu debitore della suar  gloria , e della felicità del suo Regno .   In fatti riformò subito il Senato.; ed es»  eludendo que’ Soggetti , la di cui presenza in  quel Corpo rispettabile , o non poteva reca-  ve alcun vantaggio, o cagionargli del male ,  ve ne sostituì degli altri di sperimentata pru-  denza . Usò in questa riforma la precauzio-  ne di far vedere , che da esso era quello  in special maniera onorato , per non cade-    «54   re nella stessa disavventura , alla quale fn  sottoposto Giulio Cesare , il di. cui disprez-  zo ingiurioso per un Magistrato composto del-  le più illustri Famiglie di Roma, fu più ve-  ramente la cagione della sua morte funesta ,  che l’interesse della publira libertà (i).   Aboli tutti li debiti dai Cittadini contratti  con lo Stato. Dichiarò nulli tutti gli Atti,  che la necessità del tempo aveva fatti pro-  mulgare nell’epoca del Triumvirato , Abbel-  lì Roma di grandiosi Monumenti , e diven-  ne ristoratore di un grande numero di Tem-  pli , li quali o le guerre passate avevano  rovinati , o per mancanza ,di denaro, erano  stati negletti. ? ,   Stabili, che la distribuzione gratuita del  grano, che, per costume antico j; soleva far-  si .al Popolo sopra li fondi, del publico Te-  soro , fosse più frequente , e che in ogni di-  stribuzione se ne dasse alle povere famiglie  una misura quadrupla di quella , che prima  era in usanza . Questi , ed altri regolamenti  salutari gli conciliarono una stima generale ,  ed era, per dir cosi, idolatrato da tutti.   Allora Mecenate si avvide con la profon-  dità delle sue viste politiche , che il suo Pro-  getto era giunto alla maturità, e che il Se-  nato, Roma, e tutti gli Ordini dello Stato  erano già disposti a riconoscere l’impero di   ( 1 ) Echard loc. cit, ...... .    Diqitized by Google    un solo nella persona del sno Padrone ; per-  ciò concepì un secondo Progetto , per ulti-  mare il primo , che sembrava piuttosto stra-  vagante , e pericoloso, ma che doveva inse-  guito produrre tutto il suo effetto .   Consigliò pertanto ad Ottavio', che si pre.  sentasse in Senato, e con un discorso politi-  co , ed artificioso rinunciasse al comando  assoluto , che allora riteneva , rimettendolo  nelle mani de'snoi antichi Magistrati . Gli fe-  ce riflettere , che con questo mezzo non solo  non lo perderebbe , ma anzi avrebbe ottenu-  to , eh’ egli , il quale finallora era stato ar«  bimanamente Padrone del Mondo, per con-  senso di tutta la Nazione , sarebbe divenuto  Monarcha legittimo ; inoltre , che , median-  te le riforme già fatte e nel Senato , e nel-  le altre Magistrature, erasi procacciato una  quantità di Partegiani , che per le sue libe-  ralità, per la sua giustizia , e per lesile ma-  niere obbliganti era sommamente amato dal  Popolo ; che in conseguenza , allorquando  questo , ed il Senato avrebbero inteso pro-  nunciarsi da]la bocca del loro benefattore la  rinunzia alla direzione del Governo, o per  riconoscenza , o per rispetto , o per politi-  ca , o per non perdere le dolcezze della vita ,  e del buon ordine , ch’esso aveva introdotto ,  non solo non avrebbero accettato la propo-  sizione , ma lo avrebbero pregato a perpe-    — •BTgitized by Google     1 56   tnarsi in quell’impero , acni finallora aveva  preseduto .   Ottavio adunque penetrato , e persuaso  dalle ragioni , donde era stato dal suo Mini-  stro istruito, si presenta in Senato, e con  un’aria d’ingenuità , e di franchezza sorpren-  dente , in tal gnisa si fece a parlare : La   >, proposizione , che io vengo a farvi , Padri  t3 Coscritti , sarà da pochi approvata , e da  molti stimata incredibile . Soventi volte la  j, diffidenza , con cui sogliono riguardarsi le  ** persone costituite in dignità, fa rendere  sospette le medesime , anche quando par-  „ lano , ed agiscono sinceramente , Io mi  „ esporrei immancabilmente a questo peri-  n colo, se non fossi determinato di dare una  s pronta esecuzione a quanto sono per prò-  A porvi . Voi vedete , Padri Coscritti , a qual  » rango sublime mi hanno fatto giugnere la  ,, sorte delle armi , ed una condotta modera-  „ ta . Capo assoluto , ed indipendente della  „ Repnblica , io sono in istato di far uso del-  »» m i a potenza , e di perpetuarmela . Ap-  ,, pena uscito dalla fanciullezza , impugnai la  >1 spada , e volai a vendicare l assassimo di  „ un Zio , che mi aveva adottato per figlio,   ,, Nel momento, in cui entrai in questa car-  n riera, presi la giustizia per guida , e la  ,, vittoria divenne mia compagna . Fui co-  iì stretto a combattere con nemici di diver-  ,, so carattere , e di qualità differenti . Bi*    ,, sognò dissimulare con alcuni , ed aprire con  „ essi delie relazioni per non soccombere  j> sotto il peso della moltitudine . Mi con-  „ venne in seguito perseguitare gli altri ar-  dilaniente , e costringerli a rivolgere con-  „ tro essi stessi quel braccio , che era stato  „ funesto a Giulio mio Padre . Mi associai  „ alcuni compagni delle mie vittorie , e divi-  „ si con essi il peso del Governo . Che cosa  „ quindi ne accadde ? Lepido in Africa lasciò  decadere con la sua negligenza gli affari di  „ Roma ; Antonio , esposto nell' Egitto , e  „ nell’Asia , come su di un teatro , disonorò  „ con la sua turpe condotta il nome Romano ,  j, e lo rese abbominevole a tutto l’Oriente .  „ Il Cielo secondò quello zelo , che esso stes-  „ so mi aveva trasfuso per riparare a tali di-  „ sordini v Antonio non esiste più, e Lepido  ,, vive nell’ozio giorni felici per un uomo  del suo carattere .   * „ Che cosa vi aspettate , Padri Coscritti ,  ,, da un Vincitore, padrone del suo, e del  vostro destino? Tutte le Fazioni sono di-  „ strutte; ogni corpo di armata sulle Frontie*  ,, re è comandato da Geuerali, che godono tut-  ,, ta la mia confidenza . Li Re nostri Alleati  ,, non ricevo.no l’impulso , che da miei cenni ,  „ ed i loro soccorsi non marciano , che agli  „ ordini miei. Il denaro proveniente dalle  „ nostre rendite non è versato , che nel mio  i} tesoro , e non ne va nelle publiche casse ,    158   „ che quanto io ne permetto . Fiù . Io eono-  „ sco i vostri cuori , e quello del Popolo Ro-  ,, mano in generale . Io potrei rispondere del  „ vostro affetto verso di me , e riposarmi  „ sulla publica benevolenza . L’indipendenza  „ adunque , e la Sovranità possono andare  „ più oltre? Ma perchè tenervi più lunga-  „ mente sospesi ? Ascoltate con attenzione le  „ mie parole , ed il suono delle medesime  „ faccia passaggio alla più lontana posterità .   ,, Questo Vincitore , Sovrano assoluto ,  „ questo Generale Supremo di tutte le forze  „ di Roma , questo linperadore adorato dal  „ popolo sagrifica al bene della Patria gli ono-  „ ri , di cui lo avete ricolmato , li titoli ,  ,, che gli avete Conferiti , in fine tutto il frut-  „ to delle sue vittorie . In questo istesso  „ istante io vi restituisco li miei diritti sulle  „ Armate, sulle Leggi, sulle Finanze, sul  „ governo delle Provincie , in una parola sù  „ tutto ciò , che voi mi avete accordato , e  „ che la necessità delle circostanze mi haco-  „ stretto ad accettare. Che volete di più?   Ora si dica pure , che io non ho travaglia-  „ to , che per il mio ingrandimento , quando  „ mi esposi a tutti li pericoli delle battaglie .   ORoma, tu fosti sempre presente agl’oc-  ,, chi miei ! A Perugia , nelle Campagne di  „ Filippi , in Sicilia , nel Golfo di Ambracia,  ,, e nell’Egitto! A te sola io allora immolava  >, li tuoi , e li miei Nemici , e non fui prodi-    1S9   if go del mio sangue , che per assicurare la li-  „ berta Romana . Ah fos'se piaciuto ai Numi ,   „ che io non avessi impiegato il mio Ministero  „ in guerre civili , che ci hanno esaurito di  „ Cittadini , e spopolato le Provincie . O mia  „ cara Patria , perchè non ti trovai tranquil-  „ la , conte al tempo de’ Padri nostri ! Cielo t  „ tu non me lo hai permesso ! Benché giova-  •„ netto mi scregliesti per essere il vendicato-  }> re del più perfido assassinio , il riparatore  „ degl’insulti recati alla Nazione Romàna , il  „ ristoratore della nostra gloria eclissata, e  „ finalmente il pacificatore di tutto il Mondo!  ,, La mia opera è compita > ed ho pienamente  „ sodisfatto ai miei destini .   „ Permettete > Padri Coscritti , che iomen  „ vada nella solitudine a bearmi di quella fe-  >, licità , che io stesso ho procarata . Ora non  „ posso , senza ingiustizia ritenere più lun-  ,, gamente un potere , che a voi appartiene ;  ,, e questa mia volontaria cessione è dovuta  „ alla mia propria sicurezza , per mettermi  „ al cotperto degli assassini . Che anzi non so-  ,, lo vi rendo le vostre leggi , e tutti li vostri  „ antichi privilegi , ma vi dono eziandio l’o-  „ pulento mio patrimonio , e le prerogative ,  che io posseggo per diritto della mia nasci-  ta(i).    (i) Dion. lih. 53. Catroutom. 19 . » dotta , e nelle tue operazioni , nè mire am-  >» biziose , nè avarizia , nè verun’ altro di  ,, que vizj , che sogliono albergare ne Cor-  „ tigiani, e nelle Corti . (i)   Properzio scrivendo allo stesso Mecenate ,  ci da à conoscere , che quel suo disinteresse  per gli onori sublimi , ai quali avrebbe potuto  pervenire , prodnceva un’ azione si gloriosa ,  e commendevole , che il di lui nome sarebbe  dalla fama, e dai posteri celebrato al pari di  quello de’ Camilli . (a)   (1) Apnd Pontan. in Symb. Georg. Virgil.  lib. a. pag.aay.   Regis eros genus Etrusci , tu Caesaris olirà  D exter a , Romanac tu vigili] ibis eras .  Omnia curri posscs tanto tam carus amico ,   T e sensit nemo posse nocere tamen .   ( 2 ) Lib. 3 . Eleg.7.   Maecyias eques Etrusco de sanguine Regum,  Intra fortunam qui cupis esse t narri    Di più questo suo morigerato contegno, e  Mobile disinteresse serviva anche d’esempio  alle famiglie le più cospicue de’ Romani Cava-  lieri , e ne ebbe imitatori, ed ammiratori.  Crispo Sallustio, fri gli altri, nipote di una  soìclla dello Storico di questo nome , seguì  perfettamente il tenore di vita di Mecenate . „  „ Sul finire di quest’anno (Scrive Tacito) mo-  ,, rirono due illustri personaggi Lucio Volu-  „ sio , e Sallustio Crispo . * . . Questo, ni-  „ potè di una sorella di quel Cajo Crispo Sai*  „ lustio elegantissimo Sri ttorc delle Storie Ro*  ,, mane > da cui fu associato alla sua Famiglia ,  ,, aveva tutti li mezzi li più potenti per otte*  „ nere qualunque dignità ; tuttavia , emù*  ,, landò la condotta di Mecenate , senza il ti-  „ tolo di Senatore , Superò in potenza molte  „ famiglie,che erano state decorate delTrion-  „ fo , e Consolari » . » . Mentre visse Me-  tani libi romano dominas in honore sccures ,   Et liceat medio ponere jura foro . >    Et tibi ad effectum vires dei Caesar, et omni  T empore tam faciles insinuentur opes ;  Parcis , et in tenues h umile m le collegi* um-  bras ,   Velorum plerMs subtrahis ipse sinus .   Crede mihi magnos aequabunt ista Camillos  Jndicia , et veniet tu quoque in ora virum ,    Ì76   ,) cenate , Crispo fu il secondo > cui venivano  „ affidati li segreti Imperiali ; fu il primd  i, però , quando quello cessò di vivere, (i)   Ciò non ostante Augusto procurava di com-  pensare questo commende’vole distacco dagli  onori luminosi del suo Favorito colli tratti del*  la più tenera amicizia , e della più sincera  confidenza . Imperciocché , allorquando il  peso, e la serie degli affari del Governo gli  lasciavano qnalche tregua, si portava sovente a  visitarlo anche nella maestosa Villa , che pos-  sedeva sulle fertili sponde dell’Aniene . ( a )   Quivi Ottaviosi compiaceva di rivedere l’a-  mico, di consultarlo, e di riceveie sempre  consigli , istruzzioni , e massime per ben g ■  vernare, e per ben governarsi ; che anzi vi  è chi crede , che il memorabile Congresso frà   (1 ) Tacit. Andai, lib.3. cap-.3o. : Fine anni  concessere vita insignes Viri L. V olusius , et  Sallustius Crup us . . » . . Crispum equestri  crtum loco , C. Sallustius , rerum Romanarum  flore ntissimus auctor , sororis nepotem in no-  mea adscivit ; atque Me , quamquam prompto  ad capesse ndos honores adita, Maecenatem ae-  mulatus , sine dignitatc Senatoria multos  Triumphalium , Consulariumque potentia an-  teiit ...... Igitur incolumi Maecenate   proximus , mox praecipuus , cui secreta Im-  peraiorum inniterentur .   (a^ Marquez Dis. sulla Vita di Mecenate.    *77   Ottavio , Mecenate , ed Agrippa , e le deli-  berazioni per rinunciare , od accettare la So-  vranità fossero tenute nella tranquilla solitu-  dine, e nel dilettevole silenzio di questa Vil-  la deliziosa . Ed in vero qual luogo più oppor-  tuno per trattare con riflessione , maturità , e  quiete un oggetto cosi grande , che aveva rela-  zione con gl’interessi dell’Universo ? ( 1 )   Di più ; se Ottavio era sottoposto a qualche  infermità, non già restava nella Corte, in  mezzo a suoi domestici , ed agli adulatori .  Esso non si trovava contento , e non sentiva  sollievo alle sue fisiche indisposizioni , che  nelle mura dell’abitazione , e fra le braccia    (i) Volpi Lat. Vet. lib.18.Cap.?. Cumvero  bis Augustus deliberaverit de su.mma Imperli  abdicando , et inpristinam restituenda Reipu-  blicae libertate , et in gravissima e deliberatiti—  nis consultationem Agrippam generum , et  Maecenatem amicissimum arbitros , et consilia-  rios assumpserit , quemadmodum in majoris mo-  menti rebus omnibus consueverat .... Agrip-  pa ad illum longissimatn prò abdicando ora -  tionem habuerit , prò retinendo ac optime in -  stituendo rerum regimine Maecenas , haec in  nostra Tiburti Villa Maecenatiana , ut potè in  serhoto à turbis , securoque odo , agitata fuis-  se , vehementer , ut suspicor , inclinat ani-  mus .    M     178   del suo Mecenate . Svetonio (i) ci dice chia-  ramente , che quello in tempo delle sue malat-  tie riposava nella casa di Mecenate . Ma la  stima , la tenera amicizia , la fiducia , il ri-  spetto , che dimostrava Augusto verso Mece-  nate , non si limitavano soltanto a queste sem-  plici dimostrazioni , che possono chiamarsi  materiali, e passeggere; egli amava di esse-  re istruito incessantemente da quello nelle vie  difficoltose del Governo , e ne riceveva anco-  ra con tutta la rassegnazione li più umilianti  rimproveri , quando conosceva, che erano  diretti contro le sue passiotai t-   Fra le altre istruzioni benefiche , e saluta-  ri , che MècènAte aVevà suggerite ad Ottavio ,  vi era quella , coti la quale gli veniva rac-  comandata la moderazione , perche aveva co-  nosciuto, che l’animo di questo inclinava al-  la severità, ed all’ira . A tale effetto pare ,  che si facesse seguire da Mecenate in tutti li  suoi andamenti , ed in particolare maniera *  quando doveva sedere nel Tribunale , come  Giudice supremo .   Allora Mecenate esaminava le sue mosse  la sua voce , e li suoi delineamenti , e se ri-  marcava , che T lmperadore agiva con dol-    fi) In Octav. in Art. 77. Aeger autetìi  ( Augustus ) in domo Maeccnatis cu.ba.bat »    *79   eezza , con giastizia , a sangue freddo , e non  si faceva sorprendere dal risentimento , che  porta con se la severità , lasciava , che ope-  rasse liberamente , e se ne compiaceva ; ma  se scorgeva , che nel Giudizio Voleva far nso  di nn rigore soverchio , eccessivo , e non  giusto, anche sul Tribunale»- in mezzo alla  moltitudine > che lo ascoltava > e dond’ era  circondato, lo redarguiva , lo faceva torna-  re in calma , egli faceva rammentare la sua  massima salutare ,   GTIstorici tutti hanno avuta l’attenzione di  trasmettere alla posterità un esempio memora-  bile del dominio , che Mecenate aveva sullo  spirito di Augusto per farlo marciare con la  moderazione > e con la dolcezza al fianco in  ogni sua intrapresa . Sedeva egli una voltata  qualità di Giudice alla presenza di molti Accu-  sati , che attendevano la loro sentenza . Me-  cenate si avvide , che stava per pronunciare  contro quegl’ infelici la sentenza di morte .  Siccome conosceva» che era ingiusta , e la  folla del popolo non permetteva di avvicinarsi  al Tribunale, e nel luogo , sù di cui sedeva ,  •crisse queste parole ardite nelle sue tavolet-  te incerate > e nello stesso tempo gettolle ad  Ottavio „ Sorgi , o carnefice , ed esci da que-  sto luogo „ Ottavio conobbe la mano di chi le  aveva scritte , si rammentò subito di ciò , che  forse per nn momento aveva dimenticato, si     i8o   levò dal T risanate , e dimandò assolati quegli  Accasati (i) .   Che Mecenate avesse un impero irresistibi-  fé suH’ahimo di Angusto , e particolarmente  ne’movirtie'rtti dell’ira , e della severità , lo  fece conoscere lo stésso Angusto , quando  quello aveva cessato di vivere , e di assister-  lo . Giulia sua Figlia aveva ricoperto di  scandalo la Corte con le sue dissolutezze .  Il Pad re sommamente rammaricato non poteva  rimediare n questo disordine domestico . Tr.v  sportato dall’impeto della collera, rilegò la  Figlia , e rese publica la di lei disonestà . Po-  co dopo rientrato in se stesso, si penti de’suoi  trasporti inconsiderati , e di questa publicità,  che disonorava la sua casa . Allora ricordan-  ti^) t>!on. lib. 55. pag. ^ 20 . Tarn vero si -  cubi ira impoteutius efferretur , utile m cura sibi  habuit , a quo ab ira ad mansuetiorem animum  reduceretur . Unus ejus rei documentarti prof e-*  ram . Praesetite aliquando Maecenate , Augu.  stus prò Tribunali stdens , cum multos esset  morte damnaiuras , praevidens hoc /ore M ac-  cenni , cum per circumstantium coronam ad  ipsum irrumperè , ac proximc assistere ne qui -  rct , haecvcrba in tabella scytpsit : Surge ve-  ro tandem , Carni fex ; vamque Tabellam , qua*  si atiud quid indicantem , in sinum Augusti  projecit , qua lecca , is statini suri exit , nomi *  ne morte mulctato .    i8l   dosi di Agrippa , e di Mecenate , e della sag-  gezza de’consigli , che da essi soleva ricevere  quotidianamente , esclamò replicate volte .  « Ah , che questo non mi sarebbe accaduto ,  „ se o Mecenate , o Agrippa fossero stati  „ ancora al mio fianco fi ).   Dal contesto della Storia , che ha parlato di  Angusto , e di Mecenate , si rileva agevolmen-  te , come , dopoché quello si assise , e conso-  lidò sul Trono Imperiale , e fu messo in piena  esecuzione il sistema della Monarchia univer-  sale, questo si ritirasse affatto dalla grande  amministrazione degli affari politici . Finché  il suo amico lottava co’nemici , che si oppo-  nevano alla di lui grandezza futura , egli com-  pariva in mezzo alle imprese le più rilevanti ,  e spinose, affrontava delle ambascerie mala-  gevoli , contribuiva a trattati di pace li pia  vantaggiosi , diveniva Prefetto , Amministra-  tore , ed Arbitro dell’ Italia , e di Roma ; quan-  do però quello non ebbe più nemici a combat-  tere , più rivali da distruggere , e restò cqn-   ( 1 ) Seneca de Benef. lib. 6. Cap. Di-  vus Augu, tus filiam intra pudicitiae male di-  ctum impudicam relegavi! , et flagiti* Pi ilici-  palis domus in publicum emisit . . . deinde cum  interposito tempore .... verccundia gemens ,  quod non illa silcntio pressisset . ... Saepe ex -  clamavit ; Horum mihi nihil accidisset , ti ani  A grippa , autMaecenas vixistet    . 1 8a   vinto , e persuaso a gettare la base della sudet-  ta Monarchia universale , e che a tale effetto  gli fu presentato il Piano, furono fissati li  principj , e le più savie istruzzioni ; in una  parola, dopoché fu sistemato il nuovo Gover-  no politico , Mecenate , che aveva a tutto con-  tribuito, che aveva collocato il suo Amico , e  il suo Padrone sul Trono deirUniverso , e sul  rango il più eminente , a cui potesse giungere  un mortale , abbandonò , per dir cosi , le va-  nità del mondo , ritirandosi fra le dolcezze di  una vita privata, e tranquilla . Continuò a  prestare li suoi servigi all'Imperadore , ma  lungi dallo strepito della Corte ; consigliando-  lo sempre a farsi amare , e a fare amare il suo  Governo .   Dopo questo ritiro però. Mecenate non  già viveva nell’ozio , nell’oscurità, e nell’in-  dolenza . 11 genio del grand’Uomo non era ve-  nuto sulla terra per desistere , negli anni mi-  gliori della sua vita , dal far del bene ai suoi  simili , ed alla posterità . Coll’aver consiglia-  to Ottavio ad accettare l’Impe ro in quell’epoca,  e in quelle circostanze , aveva reso un gran-  de vantaggio all’ umanità , giacché con que-  sto mezzo aveva troncato la testa al mostro  spaventoso delle fazioni , sempre famelico di  sangue umano , e di stragi ; aveva ricondot-  to la sicurezza , e la concordia nelle famiglie ,  la pace nella Capitale , nell’ Italia , e nelle  Provincie le più remote . Egli però voleva ,    i83   e doveva fare di più; -una nazione già colta,  doveva migliorarla, un secolo già istruito do-  veva perfezionarlo . Protesse in grado emi-  nente , e fece proteggere da Augusto le ar-  ti , li letterati , e le scienze , e nacque su-  bito il secolo d’oeo del Fune , c delle altre .   Si ; dobbiamo pur confessarlo, e confessarlo  con tutta giustiziala posterità è debitrice all’a-  nima benetica di Mecenate di tutto ciò , che di  bello,riguardo alle arti , ed alle scienze risultò  in quel secolo avventuroso , che noi riguardia-  mo con ammirazione al presente, e che non  meno dovranno ammirare tutte le colte future  generazioni . Amando quello , e proteggendo ,  facendo amare , e proteggere dal capo dal Go-  verno li talenti , fece si , che questi si svilup-  passero con energia , e prodigassero opere  capaci ad istruire , e migliorare lo spirito ,  ma incapaci ad essere eguagliate .   Li Poeti migliori di quel serolo hanno cele-  brato questo favore , e questa protezione di  Mecenate , e ci hanno fatto conoscere al tem-  po stesso , che egli era un protettore pieno  di discernimento , illuminato , che non conce-  deva il suo affetto , che a soggetti veramente  colti , e di talenti forniti , e che fra quelli ,  che esso accoglieva, e proteggeva, regnava una  concordia inalterabile „ Nella Casa di Mecena-  „ te (dice Orazio) regna la purità, e la  ,, schiettezza ; vi sono banditi tutti que’disor-  „ dini, che sogliono eccitare l'invidia 4 la     1S4   ,, gelosia, e la falsa emul azione , ed ognuno  „ indistintamente occupa il suo posto , nè si  „ bada a chi sia più dotto , o più ricco (i) .   Mecenate riguardava negl’uomini il solo me.  rito . Ogni dotto veniva da esso con amorevo-  lezza accolto , qualunque fosse la di lui estra-  zione. Secondo li suoi prìncipj saggi , e fonda-  ti sulla natura, ognuno era nobile, quando  era virtuoso " Sebbene , o Mecenate , ( sog-  „ giunge il detto Poeta ") ninno sia più illustre  „ dite, fra tutti quelli , che vennero dall’  „ Asia a popolare le Toscane Contrade , e  „ e sebbene un di li tuoi grandi Avi , co-  „ mandarono vaste Regioni , tuttavia sei   (1) Horat.Sat. 9. Lib. 1.   . . . Maecenas quomodo tecum ?   Hinc repetit . Paucorum hominum , et mentis  bene sanae ,   Nemo dexterius fortuna est usus . Haberes  Magnum adiutorem , posset qui ferrc secundas ,  ffunc hominem velles si tradere ; dispeream ni ,  Summosses omnes . Non isto vìvimus illic ,   Quo tu rere modo i Domus hac nec purior ulla  est ,   Nec magis hit aliena malis ; nilmi officit um~  quarti ,   Ditior hic , aut est quia doctior ; est locus uni -  Cuique suits . Magnum narras , vix credibile ;  atqul   Siehabet . . ' . ,    i85   „ tanto buono , e modesto , che non sai ego-  „ mentarti , ne aggrinzare il naso , come fan-  „ no li superbi , nella società di gente igno-  ,, bile , quale , fra gli altri sono io , figlio di  „ nn padre libertino; Imperciocché taserbi  „ la massima degna di tutti gli elogj , che nul-  „ la nuoce ad nn individuo la bassezza de’ 03"  „ tali , quando egli sia virtuoso (i ) .   Ed in fatti , che cosa egli non fece a vantag-  gio di un istesso suo Liberto , chiamato Melis-  so , perchè lo conobbe fornito di talenti , ed  erudito? Era questi della Città di Spoleto , e  benché nascesse libero, tuttavia perla discor»*  dia de’ genitori , fu venduto , e sottoposto all’  altrui dominio ; Avendo avuto la sorte di es-  sere educato con ogni cura j ed attenzione,   ( i ) Lib. i. Sat. 6.   Non, quia, Maecenat , Lydorum quidquid  Etruscos   Incoluit fines , nemo geaerosior est te ;   N ec , quod Avus tibi maternus fuit , atque pa »  ternus ,   Olim qui magnis regionibus imperitarunt /   Ut plerique solent , naso suspendis adunco  Ignotos ; ut me libertino P atre natum.  Quum referrc negus , quali sit quisque parente  Natus, dura ingenuus : persuada hoc tibi vere ,  Ante potestatcm Tulli, atque ignobile regnum ,  Multos saepe viros , nullis majoribus ortas ,   Et vixisse probo s , amplis et honoribus auctof ,    jS6   fece grandi progressi nelle scienze , e fu data   in qualità di Grammatico a Mecenate , il quale  avendo subito conosciuto il merito letterario  del suo Liberto, raddolci talmente la sua si-  tuazione , che lo riguardava piuttosto , come  tin amico , che come un servo . Mecenate pe-  rò non permise , che lungo tempo continuasse  a portare un tal nome ; lo cancellò subito dal  ruolo de’servi , e lo fece tornare al possesso  della sua libertà naturale , col nome di Cajo  Melisso Mecenate ; quindi proseguendo a be-  neficarlo , e ad avvalorare li suoi talenti , gli  procacciò il favore, la grazia, e la prote-  zione dcH’istesso Sovrano , dal quale fu inca-  ricato di ordinare le Biblioteche esistenti nel  Portico di Ottavia (1 ) ,    (i) Sveton. de illust. Gram. Cap. ai. Co-,  jus Melissus , Spoltti uatus , ingenuus, sedob  discordiam Parentum expositus , cura et indu-  stria Educatoris sui altiora studia percepii , ac  Maecenati prò grammatico rnunere datus est .  Cui cum se gratum , et acceptum in modum Ami-  ci videret .... permansit in statu servitutis ,  praeseritemquc conditionem vcrae origini ante—  posuit ; quare cito manumfssus , Augusto et  insinuatus est ; quo delegante , curam ordinan-  darum Eibliothccarurn in Octaviae porticu su -  scepit : Vedi Lil. Greg. Girai. Hist. Poet. dia-  log. 8. pag. 3 1 5. Arduino in Indie. Anct. Plinii    187   La protezione pòi di Mecenate non era sol-  tanto di parole , e di raccomandazioni , non  era nna protezione sterile , ed infeconda .  Egli faceva parte ai Letterati delle sue ric-  chezze , e de’suoi beni . Il lodato Orazio te-  mendo , come già si è di sopra accennato , che  . il suo Mecenate potesse allontanarsi da Roma ,  e andare con Ottavio nelja guerra contro Mar-  co Antonio, e Cleopatra, gli scrive una Ode  vaghissima , nella quale ci fa conoscere , che  egli era stato arricchito dalla generosità di  quello , e glieue mostra cop effusione di cuo*  re , e con tenero canto la sua ricouoscenza «  », Tu pure adunque , ( dice Orazio ) o mio ca-  ,, ro Mecenate , marcerai sulle navi Liburne  ,, nella guerra contro Marcantonio , disposto  „ a soggiacere a qualunque periglio di Cesa-  „ re ? Ed io intanto , che cosa farò ? Senza  ,, di te , le ore del viver mio saranno affanno*  „ se, e moleste. Dovrò forse assiso nel doi-  „ ce ozio , toccare le corde della mia cetra ,  „ e tessere degl’inni ? Ma senza la tua preseti-  „ za, senza l’amabile tua compagnia , lamia  », cetra sarà dissonante , e la mia voce roca ,  „ e spiacente .... Dovrò coraggiosamente se-  ,, g, u irti , o per le alpestri balze delle Alpi ,  „ o sulle vette dell’inaccessibile Caucaso , od  „ anche fino alle ultime spiaggie dell’Occiden*   Art. Melissus . Catron Tom. 19. pag. 4. Tirabo*  schi Stor. della Lett. Itati. Tom. 1. pag. 298. .    V    183   » te? E vero , che essendo di debole tempe-  „ ramento la mia risolnzione non potrà recare  „ alcun sollievo alle tue fatiche; ma trovando-  ,, mi a tc vicino , saranno meno intensi li miei  f , timori , e meno penosa la mia angoscia ....  „ Io dunque affronterò non solo questa , ma.  „ qualunque altra militar spedizione , a solo  „ oggetto di compiacerti, e di mostrarti la mia  „ riconoscenza , e non già perchè divenga-  „ no più numerosi li miei aratri , perchè le  ,, mie agnelle prima della Canicola faccian  „ passaggio dai pascoli della Calabria alle te-  „ nere erbette della Lucania , o perchè giun-  f , ga a possedere sulle Colline deliziose del  „ Tuscolo una Villetta , la quale debba esten-  „ dersi fino alle muta della Città . Io, o mio  v Mecenate , null’altro desidero , e sono ap~  „ pieno contento della tua generosa munificen-  „ za, che già mi fece dovizioso abbastanza ( i ).   (i) Epod. i.   Ibis Liburnis inter alta navium ,   Amice , propugnacula ,   Paratus orane Cacsaris periculum  Subire , Maecenas , tuo .   Quid nos ? guibus te vita si superstite ,   Jucunda ; si contra , gravi s ?   Vtrumne jussipersequemur otium  Non dulce , ni tecum simul ?   • • • • • • • •   • et te vcl per A Ipium juga ,     Digitized by Google    - Non solo in questo luogo ; ma soventi volte  Orazio ci avverte de’bene&cj , e delle ricchez-  ze , di cui era stato da Mecenate fornito “ Se  „ il crudo Verno ( ripete egli ) ricoprirà di  „ neve le campagne Albane , allora il tuoPoe-  „ ta scenderà sulla Marina ; quando poi co-  annoieranno a vedersi le prime rondini, ed  a sentirsi il soffio de’primi zeffiri , allora ,  „ o dolce amico Mecenate , tornerò , purché  ,, lo permetterai , a rivederti . Tu mi face-  >, sti ricco , non già come l’ospite Cala-    Inhospitalem et Caucasufn ,   Vd Occidenti s usque ad ultimimi sinum ,   Forti sequemur pectore ?   Roget , tuum labore quidjuvem meo ,   Imbellii , ac firmai parum ?   Comes minore sum futurus in meta ,   Qui major aìscntes hab:et ;   • • • • • • • • è   ■Libenter hoc , et omne militabitur  Bellum in tuae spem gratiae :   Non ut juvencit illibata pluribut  Aratro nitahfur me a ,   Pecusve Calabris ante iidus fervidum  Lucana mutet patcuis .   Nec ut tuperni Villa candens Tusculi  Circaea tangat moenia.   Satis , superque me òenignitas tua   Ditavit ......    t$0   } , brese , che suole apprestare allo stanco  „ viaggiatore frutta soltanto (i).   Che anzi era tale il di Ini zelo , ed im-  pegno nel beneficare i Letterati , che dopo di  averli arricchiti , sarebbe stato prodigo con  essi anche di beni maggiori , se li avessero  richiesti , e se ne avessero mostrato deside-  rio . Nell'opere dello stesso Orazio si rinvie-  ne il testimonio di una tal circostanza, e  quantunque il Poeta parlidi se stesso, tut-  tavia sembra doversi credere , che lo stesso  tenore serbasse con gli altri “ Sebbene le  „ api Calabresi ( soggiunge il Poeta ) non tra-  „ vaglino per mio uso, e vantaggio favi do-  „ rati ; sebbene nelle mie botti non invecchi  ,, il vino proveniente dalle Vigne della Cam-  „ pania , o i pingui pascolali della Gallia non  „ mi producano lane squisite , tuttavia , o  „ Mecenate , mercè la grandezza del tuo ani-  „ mo generoso , sta lungi dalla mia Casa la   molesta povertà ; e conosco , che più mi da-   ( i) Epist. 7. Lib. 1.   Quotisi bruma nives Albanis illinet agris ;   Ad mare descendet Vates tuus . ... .   . . . . te 3 dulcis Amice , reviset   Ctim zephiris, si conccdes, et hiruntline prima :  Non quo more pyris vesci Calaber jubet hospes  ■Tu me fecisti locupletem »».»»••    /   I    J 9*   •„ resti, se fossi petulante a chiederti altri  „ beni ( x ) .   Lo stesso Virgilio nelle sne Georgiche , ope-  ra composta ad istanza di Mecenate , dà bene  a comprendere di quante cose egli era a que-  sto debitore , e che l’amore, e l’amicizia,  di cui l’onorava davano l’impulso alla sua men-  te, onde produrre idee sublimi “ O Mecena-  », te, ( dice Virgilio ) o tu i che sei il mio  i, decoro , che con Cagione posso chiamarti  « la massima parte della mia celebrità, deh  », vieni ad avvalorarmi , e meco trascorri l’in-  „ cominciato lavoro ; senza di te la mia men-  „ te non è capace di stendere un volo subli-  'me.(a)   Properzio quell’aureo , ed elegante scritta  re della tenera Elegia di sopra accennata , an-  ch’csso godeva la familiarità , e la protezio-  ne di Mecenate , anch’esso era stato benefica-  to^ veniva da questo mcoraggito ad impiegare,  ed esercitare li suoi poetici talenti “ O Me-   (i) Lib. 3. Od. 1 6 .   'Quamquam nec C alabrae mella f erutti ape* ,   N ec Laestry gonia Bacchus inamphora   Languescit mihi , necpinguia Gallicis  Crcscunt veliera pascuis ;   Importuna tamen pauperies abest ;  jNec , siplura velini , tu dare dcneges .   (a) Georg. Jib.i. e lib.a. cit.    Digitized by Google    1    „ cenate , ( cosi pària il Poeta ) o tu , la-d!  t, cui stirpe deriva dal sangue dei Re Toscani,  i) perchè vuoi , che io m’ ingolfi nel vasto pe-  n Jago dell’eroica Poesia ? Le vele grandiose  it non sono adattate alla mia piccola navicella  Ma io appresi li precetti della vita  )s da te , e perciò sulTorme tne , e col tuo  }} esempio sono spinto a superarti» « . . Tu  t, generoso mio Protettore , prendi le redini  „ dell’ incominciata mia giovanile carrie-   ra . ( i )   Il Poeta Lucano , benché posteriore al seco-  lo , in ctii vissero Orazio , Virgilio * e Pro-  perzio , e benché non avesse partecipato delle  liberalità di Mecenate , tuttavia egli pure en-  comia altamente la protezione straordinaria,  di coi quello onorava li Poeti . “ Virgilio(dice  y> egli ) fu quel Poeta , che cantò fra li Po*    (i) Life. 3. Eleg, y.   M aecenas , eques Etrusco de sanguine R cguitl ,  Intra fortunata qui cupis esse tuatn ,   Quid me scribendi ,tam vastum mittis in aequorl  Non surit opta mede grandia vela rati .    At tua , Maecenas , vitae pratcepta recepì ,  Cogor et exemplis tc superare tuis .   Molli* tu coeptae f autor cape lorajuventae .    Pig itized by Google    n poli dell’ Atisonia le grand’ imprese del fi.  „ glio di Anchise , e che provocò con il poeti-  co stile romano il genio divino del vecchio  „ Omero . Ma quello sarebbe forse restato se-  „ polto sotto le ombre di quelle selve , che fu*  ,, rono pur anco oggetto del suo canto ; la sua  „ Cetra avrebbe tramandato uno sterile suono,  ed esso stesso sarebbe sconosciuto alle Na-  „ «ioni , se Mecenate non lo avesse animato  con la sua tenera amicizia , e con le sue be-  „ neficenze . Ma questo non solo protesse , ed  „ onorò il Poeta di Mantova ; egli avvalorò  „ il genio di Vario a scuotere il palco teatrale  „ con il tragico coturno ; mostrò ai popoli  „ della Grecia , che ancora le corde delle Ce-  „ tre latine sapevano risuonaie dell’ augusto  „ nome di Giove , ed eccitò, produsse , ed  „ arricchì 1’ italica Lira del Poeta Venosino :  „ 0 Mecenate, o decoro, ed onore delPar-  ,, naso , degno della venerazione di tutte le  „ generazioni , e di tutti i cuori , sotto le ali  ,, benefiche del tuo patrocinio verun Poe.ta pa-  ,, ventò le miserie della cadente , e molesta  ,, vecchiezza . (1 )   CO Paneg, adCalpur. Pison. vers. at8., e  seq.   Ijtse per Ausonias jEneia carmina genteis  Qui sonat, ingenti qui nomine pulsai olympum ,  Maeoniumque senem Romano provocai ore }  Fersitan illius ncmoris latuisset in umbra ,   N    I    194   Questo favore prestato da Mecenate alle  lettere traeva la sua origine dall’esserne egli  stesso coltivatore . Che egli fosse colto , ed  istruito ,e che producesse ancora delle Opere in  varj generi di Letteratura non mancano fonda-  menti per esserne persuasi . Orazio lo chiama  dotto nella lingua greca , e latina (1) . Seneca  ha lasciato scritto , che egli era fornito di un  ingegno grande , e robusto , che avrebbe dato  nn luminoso modello della Romana eloquenza ,  se non l’avesse snervata con la soverchia nata*   ralezza.(a)   *   Quod canit , et sterili tantum cantasset avena,  Ignotus populis , si Maeccnate carcret .   Qui tàmen haud uni patefecit !im in a Vati ,  Nec sua Virgilio permisit nomina soli ,  Maecenas, tragico quatientem palpita gestu  Evexit Varium . Maecenas alta Thoantis  Eruit , et populis ostendit nomina Grajis.  Carmina Rornanis etiarn resonantia chordis ,  Ausoniamque Chtlyn gradi is patefecit Horatl s  O decus , et toto merito venerabile aevo ,   Pierii tutela chori ! quo praeside futi  Non umquam Vatés inopi timuere scnectae ,   (O Lib.3.0d.8.   Docte sermo nes utriusque linguae.   ( 2) Epist. 19- : Ingeniosus vir ille fuit  ( Maecenas ) magnum cxemplum Romanae elo-  quentiae datar us, nisi tllum enervasset foelici-*    *    Digitized by Google    Sappiamo ancora dal niedesimo autore , che  scrisse un Libro intitolato ilPrómcfeo,, Vo-  ■„ glio narrarti ( dice Seneca ) ad detto di Me-  „ cenate , cioè „ L’Uomo , che è in supremo  „ grado, ed in una somma altezza di stato vive  ,, sempre in timori , ed in tempèste a guisa del  „ tempo , che tuona „ Se mi domandi in qnai  „■ libro egli parlò in tal gnisa , ti rispondo ,  „ che lo ha detto in quel libro intitolato da  esso Prometeo „ ( i ) Di più secondo lo stesso  Seneca, scrisse altra opera avente per titolo  de culto suo »   11 Cenni afferma, che queste due opere fos-  sero scritte da Mecenate in versi, e che il  Prometeo era una Tragedia. Aggiunge inoltre,  che altra Tragedia intitolata Ottavia è pari-  menti à quello attribuita. (2)   tas : Epist.93. : Habuit enìm ( Maccenas ) in-  genium et grande , et virile nisi illad ipse  discinxisset .   ( i ) Senec. Epist.i 9. ; Volo Ubi rej erre hoc  loco dictum Maecenatis,, Ipsa enim altitudo at-  tonat summa ,, Si quaeris , in quo libro dixerit,  in eo , qui Promethcus inscribitur .   (a) Cenni Vita di Mecenate pag. 126- : In  questo luogo l’autore si è dato caricò di trascri -  vere tutti li frammenti delle opere , delle qua-  li fu autore Mecenate, estracndoli da varj Bio-  grafi. Lo stesso ha fatto Lilio Gregorio Gt-   N a    I    I   delle altre in prosa , e segnatamente dei Trat-  tati concernenti materie di Storia naturale .  Imperciocché si rileva da Plinio, che quello  fuAutoredi un libro sulle differenti specie  delle pietre preziose . (i ) e da Prisciano , che  aveva scr tto una Storia in dialoghi intorno  agli Animali , citandosi da quello il dialogo  decimo . Di più , secondo Solinò scrisse anco-  ra una Storia delle imprese di Augusto . ( 2)   In fatti si può conoscere dalle Odi di Ora-  zio , che Mecenate aveva tutta la premura,  onde fossero celebratele geste gloriose del suo  Sovrano , che perciò venisse quel Poeta viva-  mente stimolato ad occuparsene , che questo  si scusasse , dicendo , che non conveniva alla  lirica Poesia di cantare oggetti gravi , e stre-  pitosi ; ed esortando lo stesso Mecenate a scri-   raldi nel Dialog.4. hist. poet. che possono con-  sultarsi .   (1) Lib.i. Hist. Nat. pag.49. cumNot.Har-  duini .   (2) Apud Harduin. in Indie. Auctor. lib.i»  Plin. Art.Maecenas : Maecenas eques romanus ,  Augusto gratissimus , cujus res gestas lietcris  consignavit , ut ex Solino discimus cap. 12.  pag.gx. ejus Dialogorum lib.10. laudai Pri-  seianus lib.i .pag.61.: Vedi Catrou lib. 7. Tom.  19. nelle Note .    9 6   Oltre le snccennate opere in versi compose     *    vere la Storia , che tanto bramava « Cessa di  ,, stimolarmi, o Mecenate, ( scrive Orazio )  „ a cantare ron le deboli corde della mia Lira,  ,, oil lungo assedio di Numanzia , o il fiero  ,, Annibale , o il mar Siciliano rosseggiante di  ,, sangue Cartaginese , o l’ardita impresa de’  „ Giganti , li quali fecero tremare la fulgida  „ Regia del vecchio Saturno , debellati quindi  „ dal valore di Ercole, giacché tu stesso po-  „ trai, meglio di me , trasmettere alla poste-  „ rità con unaStoria le battaglie di Augusto,  ,, li trionfi , ed il numero dei Re dal medesi-  „ rao soggiogati . ( i )   Anche Servio è d’ avviso , che Mecenate  scrivesse la Storia di Angusto , appoggiando    ( i) Lib.a. Od. 13.   Nolis longa fcrae bella Numantiae  Nec dirum A anibaie m , nec Siculum mare  Poeno purpureum sanguine , mollibus  Aptari Cithar ae modis :   N eo saevos Lapithas   . . domitosque Hcrculea manu   Telluri s juvencs, unde periculum  Fulgens contremuit domus .   Saturni veteris ; tuque pedestribus  Dices historiis proeliaCaesaris  Maecenas melius , ductaque per vias  Regum colla minacium    i  „ Iettato, e molle del tutto riprova, e per  „ ischerzo imitando deride . (a )    ( r ) Macrob. Satur. lib. a. pag. 1 58. : Idem  Augustus , qui Maecenatem suurn noverai esse  stilo remisso , molli , et dissoluto , taltm se  in epistolis , quas ad eum scribebat , et contro  casti gationem loquendi , quam aliis ille seri -  bendo servabat , in epistola ad Maecenatem  familiari plura in jocos effusa subtexuit : Vale,  inquit , mel gent rum , mclculc , ebur ex He -  truria , A da mas super nas , T iberinum marga—  ritum , Cylniorum smaragde , hyaspis figu-  lorum , berylle Porsennae : Vedi il Turnebio  Advers. lib. x 3. cap. 2 ,   ( 2 ) Sveton. in Octav. Art. : Oenus elo~  quandi secutus est ( Augustus ) elegans, et tem-  perai uni , vitatis s catene iarum ineptiis , atque     300 *   Tacito parlando dell’ottimo, e perfetto ge-  nere dell' eloquenza , e della forma del di-  scorso, insegna frà le altre cose , doversi sfug-  gire r impeto di Cajo Gracco , e li belletti di  Mecenate . (i) Quintiliano ancora riprova  nella di lui maniera di scrivere una certa tra-  sposizione di parole, che rendono il periodo  lussureggiante , oscuro , e vizioso . (a)   Se poi si dovesse dare ascolto al surrife-  rito Seneca , Mecenate sarebbe stato 1 * uo-  mo il piu immorale , e il più cattivo   inconcinnitate . . . pari fastidio sprevit , et  Cacozelos , et Antiquarios . Exagitabat non -  numquam in primis Maecenatem suum , cujus  p«X«« , ut ait, cincinnos usquequaque per-  scquitur , et imitando per jocum , irridet .   (i) Tacit. Dialog. de Clar. Orat. cap. 26.  Ceterum si omisso opt imo ilio , et perfettissi-  mo genere cloquentiae , eligendo sit forma di -  tendi , malim hercule Caji Gracchi impetum  • . . quam Maecenatis ealamistros .   (a) Quintil. Instit. Orat. lib.9. Cap.4. pag.  386. : Quaedam vero tranigressiones , et lon -  gae sunt nimis ... et interim etiam composi-  tione vitiosae , quae in hoc ipsum petuiUur ,  ut exultent , atque lasciviant , quales iUae  Maecenatis „ Sole, et Aurora rubent pluri-  ma : inter sacra movit aqua fraxinos . Ne exe-  quias quidem unus inter miserrimos viderem  meas „ quod inter hacc pessimum est , quia in  re tristi ludit composi ciò .    \    Digitizécf by Google    *01   Scrittore frà quanti sono itati ammessi nella  Kepublica letteraria . Con qual fiele non si  scaglia contro di quello nella Lettera 1 15, ed  altrove ancora nelle sue opere il Maestro di  Nerone ? Parlando egli di Mecenate ora scrive :  » Tu vedrai adunque l’eloquenza di un Uomo  •> ubriaco inviluppata, errante , e piena di  „ lingue „ Ora attaccando anche li di lui co-  stumi soggiunge “ Quando tu leggerai li suoi  „ scritti , e le parole cosi viziosamente orna-  „ te , cosi negligentemente buttate , così po-  „ ste fuori dello stile di tutti, mostreremo,  „ che non meno li suoi costumi fossero nuovi,  „ depravati , p singolari ( 1 )   **   (0 Seneca Epist.iió.Edit. Lugd.i 5 p*. :  Quo modo Maecenas vixerit , notius est , qitam  ut narrar i nunc debeat. Quomodo ambulavetit ,  quarti delicatus fuerit , quam cupierit videri ,  quam vitia sua latere nolut . Quid ergo ? Non  oratio ejus aequerite saluta est , quam ìpse di-  scine t us ? Non tam insignita illius verba sunt,  quam cultus , quam comitatus , quam domus ,  quam uxor . Magni ingenii vir fucrat , si illud  egisset viarectiore , si non vitasset intelligi ,  si non etiam in oratione difflueret . Videbis  itaque eloquentiam ebrii hominis involutam, et  crrantem , et licentiae plenam : Maecenas in  cultu suo .' Quid turpius ani ne , silvisque ripa  comantibus ? Vide ut alveum lyntribus arcet,vcr *  soque vado remittant hortos , . .      — Digitized by Google    303   Ma Seneca era troppo invidioso della fama ,  della riputazione , e delle doti brillanti di  Mecenate , il di cni splendore ancora traspi*  rava chiaro, e vivace nel secolo , nel quale  quello viveva , e come Ministro , e Consiglie*  rodi Nerone, conoscendo, che non aveva po-  tuto, ne’poteva eguagliare le sublimi virtù  politiche , di coi andava nobilmente fregiato  il Ministro, e Consiglierò di Augusto , ne di-  venne l’nnico, e il più maligno detrattore.  Ter prova di ciò invochiamo 1* autorità di tutti  li Biografi all* uno , e all’ altro contempora-  nei 4   Non ostante però tutto il male, che dice  ne’ suoi scritti , di Mecenate , Seneca sapeva  benissimo, che questo nel tempio della gloria   Non statim haec cum legeris, hoc Cibi occurret,  hunc esse , qui , solutis Cunicis , in Urbe sera-  per inccsserit ? Nani edam cum absentis  partibus Caesaris funger et ur , signum a di -  scindo petebatur .... Hunc esse qui Uxo-  rem millies duxit , cum unam habueritì Haec  verba tam improbe strucca , tam negligenter  abjecta , tam extra consuetudinem omnium po-  sila, ostendunt mores quoque non minus novos,  et pravos , et singulares fuissc . Quasi della  stesso tenore parla Seneca di Me cenate , ed in  questa, medesima lettera , e nella diecinovesi-  ma nella nonagesimaterza nella ceutoventi e  pc/Lib.x. cap.3. de Providentia .    \    Digitized by Google    &o3   occupava il posto di un grand’ uomo di Stato ,  di un eccellente Ministro , di un Consiglierò  illuminato, e di un Favorito nou infetto dai  vizj abominevoli dell’ avarizia , e dell’ inte-  resse , H quali al contrario avevano ad esso  procacciato il possesso di più milioni , estrat-  ti con dure estorsioni dal sangue de’ sudditi  Romani . Sapeva inoltre , che quello aveva  meriti grandissimi , conforme fu costretto a  manifestare pubicamente, e in faccia allo stes-  so Nerone, allorquando, decaduto dal di lui  favore , aveva forse cessato di screditarlo ,  Imperciocché sappiamo da Tacito, che do-  po la morte diJJurro, mori ancora, pèr dir  cosi, la potenza di Seneca . Allora si accreb-  bero a carico del medesimo le satire, e le mor*  morazioni furono universali per le immense  ricchezze , che aveva accumulate , e segnata-  mente per la grandiosità de’ snoi Giardini , che  eguagliavano quasi gl* istessi Giardini Impe-  riali . Seneca volendo dileguare , se fosse sta-  to possibile , dall’animo del suo Padrone .ogni  sinistra impressione , dimandò di essere ascol-  tato , lo che avendo ottenuto , recitò al suo  Sovrano un discorso artificioso , o pipttosto la  sua Apologia, nella quale fra }e altre cose ,  ricordandosi di Augusto , di Meceuate , e di  Agrippa , e dei meriti politici di questi , disse  cosi : „ Il tuo antecessore A u 6 ust0 Cesare ,  ,, permise a Marco Agrippa il ritiro di Mitile-  „ ne , e a Cajo Mecenate un ozio pellegrini)     204   „ nella stessa Capitale . 11 primo , come com-  ,, pagno d’armi di quel Monarca , ed il secon-  ,, do come quello , che seppe disimpegnarsi  „ da molti incarichi laboriosi anche in Roma ,  „ ricevettero dal loro Sovrano ampie ricom-  3 , pense in vista de’ meriti grandi , di cui era-  „ no forniti, (i)   Si attribuisce ancora al nostro Mecenate  1 ’ invenzione di scrivere in abbreviatura. Dio-  ne (a) afferma , che egli trovasse alcune note   \   ( i ) Tacit. Annal. llb. 1 4 . art. 5a. , et 53. :  Mors Burrhi infregit Senecae potentiam ....  variis cr i mi nat io 1 libili Senecam adoriuntur :  tamquam ingentes , et privatum supra modum  evectas opes adhuc augeret .... hortorum  quoque amoenitate , et villarum magni ficent la,  quasi Principem super greder et ur . . . At Se-  neca criminantium non ignarus . . . tempus  sermoni orat : et accepto , ita incipit . . .  Atavus tuus Augustus Marco Agrippae Mi-  tylenense seeretum , Caio Maecenati in ipsa  Urbe velut peregrinum otium permisit ; quorum,  alter bellorum socius, allcr Romae pluribus la~  boribus jactatus , ampia quidem , sedpro in-  gentibus meritis , proemia acceperant .   fa) Lib. 55. pag. 720 . : Primusque ( Mae -  eenas ) ad celeritatem scribendi notas quasdam  literarum exeogitavit , quam rem , Aquilae  Liberti ministerio , multos doaj.it .    *o5   per scrivere con celerità , e che insegnasse  questo metodo a molti per mezzo di Aquila suo  Liberto. 11 Catrou (i) è di sentimento, che  tali note costituissero un Trattato per poter  scrivere abbreviando le parole . In fatti è in-  dubitato , che la maniera per scrivere con  prontezza , e sollecitamente è quella , che  istruisce a scrivere col soccorso delle abbre-  viature , e siccome nel caso , di cui si parla ,  Dione dice , che Mecenate prirnus cxcogitavit,  così pare non possa mettersi in questione , che  prima di questo un tal metodo di scrivere era  affatto sconosciuto , e che egli ne fosse il primo  inventore .   Isidoro di Sicilia dice (a) che il poeta En-  nio fosse 1’ autore di mille e cento note per  scrivere ; che il primo , il quale in Roma fa-  cesse un commento di queste note , fosse Tiro-  ne Liberto di Marco Tullio Cicerone ; che  dopo di questo Persannio , Filargio , ed Aqui-  la Liberto di Mecenate ne inventassero delle  altre , e che Seneca finalmente ne ordinasse un  numero di cinquemila .   Riguardo però ad Aquila Liberto di Mece-  nate non sembra giusta l’asserzione delEaccen-  nato Isidoro , attribuendogli E invenzione di  alcune note per scrivere , giacché abbiamo  rimarcato da Dione , che il sudetto Liberto di   ( 1 ) Lor. cit.   ( 2 ) Lih.i.orig. cap.aj.'      l    \     Digitized by Google     ioó   Mecenate non ne fu inventore , ma che fu il  propagatore del ritrovato , e dell* opera del  suo Padrone, e che esso stesso , istruito da  questo , ne istruisse degli altri .   Dallo stesso Dione sappiamo (i) ancora,  che Mecenate recò ai Romani un altro rimar-  chevole vantaggio , qnale Fu quello dei Bagni  delle acque calde . Dal che si ravvisa , che  questo specifico salutare , ed alla umana salu-  te profittevole , non era in Usanza in Roma  prima dell’ epOcà di Mecenate ; cosicché que-  sto, il qnale , secondo le osservazioni già fat*  te, era intelligente della Storia naturale ,  avendone in prattica sperimentato gli effetti  benefici , ne introdusse fra li Romani l’uso , e  l’esercizio . ( a)   Mentre Mecenate passava nel ritiro le ore   ( 1) fjOC.eit . Idem primus ( Maecenas ) Ro-  maeN atatorium aquis calidis refertuminstitu.it .   (2) P linio attribuisce a Mecenate V intro-  duzione nelle mense de’ figli lattanti dell'Asi-  na , li quali in quell epoca erano preferiti alli  Onagri , o Asini selvatici . Aggiunge inoltre ,  che il gusto per questa sorte di pietanze svanì  con la sua morte . Ecco il testo di Plinio lib.8.  cap.46. ‘ dd mutar um maxime partus , aurium  referre in his et palpebrar umpilos ajunt . .  . . . : Pullos earum epulari Maecenas insti-  tu.it , multum eo tempore praelatos Onagris .  Post eum intcriit authoritas saporis .    pìgitized by    della snà vita m comporre delle opere io  prosa , ed in versi , in presentare ai Romani,  ed alla società delle tifili invenzioni > in pro-  teggere, animare, e arricchì re li Letterati,  ed in promuovere il progresso della Letteratu-  ra; Augusto , che in tutti li suoi bisogni non  mancava di consultarlo > gli diresse una let*  tera .   Dal contesto di questa si rileva, che quello  era lontano da Roma , e c he se ne stava fra le  delizie della sua Villa Tihurtina con la dolce  comitiva dé’ Dotti, e fra il soave concento del-  ie Cetre de’ m gliori Poeti . Augusto aveva  bisogno di un Segretario , e per mezzo di  quella lettera richiese il Poeta Orazio , che  stava presso di Mecenate. “Prima poteva da me   stesso ( dice Angusto ) scrivere delle lette-  „ re ai miei amici,ma ora.o mio Mecenate, che  ,, sono occupatissimo, ed infermo, bramo,  „ che mi mandi il nostro Orazio . Io sò qnan-  M to vive contento presso di te, ma spero,  ,, che lasceràlesue mense squisite, e verrà  „ nella mia Regia per ajutarmi in qualità di  » Segretario.fi)   (i) Sveton. in Vit. Horat. : Ante ipse suffi-  ciebam scribendis epistolis amicorum ; nunc  occupatissima s , et infirmus , Horatiam no-  strum te cupio adduccre . Vcniet igitur ab  ista parasitica mensa ad hanc Regiam , et aos  in epistolis scribendis adjuvabit ■.    Non sappiamo con sicurezza , sé le brame di  Angusto in ciò venissero appagate . Mecenate  non avrà mancato di rappresentare ad Orazio  il grande onore , che gli si voleva compartire  con quell’impiego luminoso , ma il Poeta, che  amava la calma , che per lo più , lungi dallo  strepito della Capitale, e della Corte ^ desi»  derava di ragionare con le Muse , o presso le  onde sussurranti del fonticello di Blandnsia ,  o sotto le ombre taciturne del boschetto di Ti-  burno , avrà mostrato tutta la renitenza di ac-  cettare un tanto onore , e per disimpegnarsi  dalle richieste del suo Sovrano (i).   Sebbene adunque Mecenate si fosse ritirato  spontaneamente dai grandi affari della Corte ,  tuttavia Augusto continuava a rispettarlo , e a  deferire in tutto , e per tutto alli suoi consi-  gli . Ma questo rispetto , questa amicizia ,  questa fiducia, questa uniformità di pensieri  fu sempre eguale fra l’uno , e l’altro ?   Se dobbiamo seguire 1’ autorità di Dione  sembra esserci stata un’epoca di tempo , nella  quale un adultero amore sconcertasse quella  bella armonìa , che per tanti anni era stata fra  di essi inalterabile . Terenzia moglie di Me-  cenate era una donna arricchita dalla natura   (i) Sveton. loc. cit. Vixit plurimum in se -  eessururis sui Sabini , aut Tiburtini , do mus-  ane ejus ostenditur circa Tiburniluculum : V e-  di il de Sanctis Dissert. sulla Villa di Orazio «    a9   tìi tatti li vetti, e di tutte le grazie seducen-  ti , che sogliono distinguere il bel sesso .   Si suppone , che Augusto , il quale aveya  occasione di vederla sovente , come sovente  soleva vedere il marito , ne divenisse amante ,  e che Terenzia non fosse insensibile alli di lui  teneri sentimenti . Si suppone inoltre , che la  fiamma di quello si rendesse cosi vivace , che  Roma ne mormorava ; che per involarsi dalle  mormorazioni , e dai rimproveri de’ Romani ,  se ne andasse nelle Gallie , portando con se  la detta Terenzia . Soggiunge Dione , che da  questi amori nascesse il motivo di quella fred-  dezza , che si ravvisò per qualche tempo tra  Mecenate , ed il suo Sovrano , e che per lo  stesso motivo non fosse quello lasciato da que-  sto Prefetto di Roma , quando intraprese il  sudetto viaggio .   Sentiamo^ come parla lo Storico . ,, Vedendo  „ Augusto , che la sua lunga permanenza nel-  „ la Capitale riusciva a molti molesta ; che se  ,, puniva alcuni colpevoli ; si sarebbe fatti  „ altrettanti nemici ; che se doveva passare  ,, sotto silenzio i loro delitti , sarebbe stato  „ costretto ad offendere esso stesso la nuova  i. Costituzione , e a ledere l’osservanza delle  „ sue leggi, stabili, ad esempio di Solone,  „ di andare lungi dalla patria . Vi furono pe-  „ io alcuni, li quali sospettavano, che egli  ,, si portasse nelle Gallie , a cagione di Te-  „ renzia , moglie di Mecenate , affinchè , stan-  ti    310   „ ti le voci diverse , che si divulgavano pe*  „ Roma , de’ loro amori , potesse in questo  „ viaggio vivere con essa lontano da ogni ru«  „ more . ; ; . . Lasciò in qualità di Prefetto  ,, di Roma , e dell’ Italia Statilio Tauro ,  „ giacché Agrippa era stato inviato nella  „ Siria , e Mecenate era già con esso in qual*  ,, che disgusto per motivo della sua mo-  » glié (0 •   Ad onta però dell’autorità di qnesto Scrit-  tore non pare abbastanza provato il fatto , di  cui si parla, e che narra riguardo agli amo-  ri di Terenzia, ed Angusto ; al viaggio nelle  Gallie a tale effetto intrapreso; ed ai disgu-  sti di quello con Mecenate . Imperciocché   (l ) Dion. lib. 54. pag. 697. Cu/n enim diu-  turna ejus in Urbe commoratio molesta multis  esset , ac multos , qui contra leges deliquis-  sent plectens offender et , multis parcens ,  eogeretur suas ipse leges praevaricari , pere «  gre abire , Sblonis exemplo -, statuii . Fuerunt  qui , propter Terentiam Moecenatis Uxorem,  eurn discedere suspicarentur , ut quoniam mul-  ti Homae de ipsorum amore sermones per vul-  gus darentur , in peregrinatione sua citra om -  nem rumorem ejus rei cùm ea vivete posset . . ...  Deinde Urbis , et Italiae gubernatione Tauro  injuncta , nam statim Agrippam. in Syriam  mite rat ; e rat autem ei Maecenas propter Uxo *  rem minus j am gratus . ...    Dione non parla di questi pretesi amori , co-  me di un fatto sicuro . Asserisce semplicemen-  te , che alcuni sospettavano , che correvano  per Roma delle Voci diverse ; ma questi sospet-  ti , e queste voci non valgono ragionevolmen-  te a costituire una prova tale , che non possa ,  nè debba credersi altrimenti ; tanto più , che   10 stesso Diohe , premette il motivo positivo ,  per cui Augusto volle allontanarsi da Roma.   D'altronde Svetonio , Tacito, Vellejo, ed  altri antichi Biografi di vaglia , hanno parla-  to , e scritto chi più , e chi meno della vita  publica , e privata di Augusto , e niuno ha ri-  ferito , e neppure accennato li pretesi di lui  amori con la moglie di Mecenate . É vero , che   11 detto Svetonio non omise di narrare , che  quello non fu esente da’vizj , e che fra questi  non esclude l’adulterio, ma non ha mancato  di aggiungere , e di prevenire la posterità ,  che questi Vizj deturparono soltanto i giorni  della sua prima giovinezza , e che se commise  degli adulterj , non già cadeva in questo di-  sordine per libidine , ma per discoprire, per  mezzo delle mogli altrui , l’animo , e li segreti  de’ suoi nemici , „ La sua giovinezza ( scrive  „ Svetonio di Augusto ) fu sottoposta all’im-  „ famia di vari difetti .... Gli stessi suoi  ,, amici non negano , che fosse dedito agli  ,, adulterj ; ma in ciò lo scusano, dicendo,  „ che questa sua condotta non era l’effetto di  „ una passione disordinata , e libidinosa , ma   O 2    aia   ,, che lo faceva per discoprire più facilmente  „ l'animo de'snoi nemici per mezzo delle loro  i, mogli fi).   Ora se Angusto commetteva degli adulterj ,  non già per libidine , ma quasi direi , per po-  litica , e per quel punto di politica , che nel-  le testé riferite espressioni si è rimarcato , ciò  non poteva aver luogo con Terenzia moglie  di Mecenate, , sulla sperimentata fedeltà del  quale non poteva quello , nè giammai aveva  potuto sospettarle i Inoltre Svetonio riferisce,  che l’epoca di alcuni vizj del medesimo Augu-  sto fu la prima sua gioventù , inconseguen-  za resta escluso quel tempo , in cui si suppone  l’amorosa passione con Terenzia, ritrovan-  dosi egli allora in età di circa anni quaranta-  cinque fa) .   Meno prova ancora, che partendo perle  Callie , non lasciasse Prefetto di Roma Mece-  nate , perchè era con esso irritato a motivo  degli amori 6 udctti . Imperciocché si è di già  osservato , che questo , elfettuato il novello  Sistema politico della Monarchia universale *   ( i ) In Octav. Art. 68 . e seg. Prima \uven-  ta variar um dedecorum in/amiam subiit , > . «  adulterio guide in exer.cuisse , ne amici guiderà  negant ; excusuntes sane , non libidine , sed  ratione eommissa , guo facilius consilia adver-  sariorum per vujusque mulieres cxquircret .   (3) Dion. loc. cit.    Digitized by Google    n3   si ritirò dalla Corte , e da’grandi affari , nè  curò impiego veruno . Si è osservato altresì,  che nella nuova Costituzione dal medesimo mo-  dellata si era parlato del rimarchevole im-  piego di Prefetto di Roma , e si era stabilito  per massima , che questo doveva essere di più  lunga durata , e che dovesse addossarsi a per-  sone di specchiata probità , e consolari . Come  dunque può recar meraviglia , se Augusto al-  lontanandosi da Roma , per andare nelle Gal-  lie , non nominasse Prefetto di Roma Mece*«  nate ? A llora quasi tutte le leggi della succen-  nata novella Costituzione erano in una piena  osservanza .   Di più l’assertiva di Dione sù tal punto sto-  rico, sembra , che venga del tutto smenti-  ta da Cornelio Tacito , il quale a chia-  re note dichiara , Ghe Augusto per tutto il  tempo dei torbidi , e delle guerre civili , la-  sciò sempre Prefetto di Roma , e dell'Italia  Mecenate , e che dopo di essersi sollevato alla  Sovranità impiegò soltanto personeConsolari a  coprire questa carica ,, Del restai dice Taci-  „ to ) Augusto , in tempo delle Civili discor*  ,, die, nominò alla Prefettura di Roma, e  „ dell’Italia CajoCilnio Mecenate dell'Ordinò  „ de’Cavalieri . Divenuto però Sovrano asso-  , x luto, addossò questo impiego a Soggetti Con-  „ solari .... Il primo , che venne rivesti-  „ tedi questo potere, fu Messala Corvino . *    ài4   ,, . . il secondo S'tatilio Tauro . . . . quindi  „ fu eletto Pisone (O*   Dopo ciò , che cosa può addursi di più con-  vinceute per conoscere , che se Augusto , par-  tendo per le Gallie,non lasciò Mecenate Prefet.  todi Roma , fu per tntt'altra cagione di quella  immaginata da Dione ? In quell’epoca per leg-  ge , e principio fondamentale della Costituzio-  ne , dovevano rivestirsi di tal carica persone  Consolari ; Mecenate era semplice Cavaliere  Romano ; non poteva dunque esercitarla , sen-  za ledere l’ordine , e l’integrità della Costitu-  zione medesima ; e siccome esso stesso era sta*  to Fautore della Legge , cosi quantunque Au-  gusto lo avesse voluto decorare della Prefet-  tura anche in tali circostanze , T averehbe  francamente ricusata , come incapace di met-  tersi in contradizione co’suoi principi , Co-  munque sia però, ed ammessa ancora laveria  tàdel racconto di Dione , li pretesi dissapori  fra Mecenate ed Augusto dovettero essere    ( 1 ) Anna!, lib. 6. cap. 3a. Cetetum Au,gu~  stus bellis civilibus Cilnium Maecenatcm eque-  stri s Ordinis , cunctis apud Romani, atque Ita-  liani praeposuit . Mox rerum potitus , ob ma-  gnitudinem Populi , ac tarda legum auxilia ,  sumpsit e Coruularibus , qui coerceret servi-  ti a .... primusque Messala Corvinus eam  potestatem .... accepit .... Tum Tau -  rus Statili us . . . Dein Pis ». ■ •„    « » *     * 1 &   di poco momento , e passeggeri , sapendo da  Plutarco , che quello nel giorno suo natalizio  offriva sempre in dono a questo una Tazza .  ,, Cesare Augusto ( dice Plutarco ) riceveva  „ ogn’anno da Mecenate in dono una Tazza nel  „ giorno suo natalizio (i ).   Ma finalmente Mecenate dopo aver veduto  p ratticamente , che le sue fatiche , le sue ve»  glie , li suoi lumi , e la sua politica avevano  formata la felicità, di Koma , e dello Stato ;  che il suo Padrone , o piuttosto il suo Amico  era divenuto il più giusto, ed il piu potente de’  Monarchi; che le sue liberalità, ed il suo zelo,e  la protezione accordata alle lettere , ed ai Let-  terati avevano dato un favorevole impulso al  progresso dello spirito umano , del genio della  letteratura , e del buon gnsto, Mecenate , dissi,  doveva anch’egli offrire l’ordinario , e indi-  spensabile tributo alla natura.   Se è vero , se è possibile ciò che Plinio il  Naturalista suppone , negli nliimi tre anni del-  la sua vita , fu quello sottoposto ad una ma-  lattia di tal carattere , che il sonno non chiu-  se mai le sue luci per tutto quel non breve  spazio di tempo ; che ad onta de’mezzi li più  efficaci , e potenti , che furono messi in opera   - ( i ) Apopht. Princ. et Reg. Apopht. nltinj.  Cattar qui primus Augustus ett cognomina j*>  tus .... a Maecenate , cum quo vitam agebat ,  yuotannit in natalieiit dono acoipiebat pateram .    I    ài6   per giovargli , fosse costretto a vegliar sem-  pre , ed a soffrire più sensibilmente li no)osi  effetti di una febre continua , dalla quale,  secondo lo stesso Autore , sembra , che fosse  attaccato ('i) . '   Per l’esame di questo fatto da Plinio riferi-  to , abbiam creduto di riunire alcune riflessio-  ni in una breve Discussione uell’Appendice  dell’Opera , alla quale rimettiamo il Lettore .  Intanto, proseguendo la nostra narrazione,  possiamo asserire , che Mecenate neH’nltimo  periodo della sua vita fu sottoposto a delle fi-  siche indisposizioni , delle quali si doleva con  li amici più cari , e segnatamente eoa Orazio .  Questo Poeta riconoscente, e sensibile si ta-  pinava all’eccesso della peno6y» situazione del  suo amico , del suo benefattore , del suo tut-  to, e procurava di consolarlo con l’espressio-  ni della più tenera amicizia , animato dal dol-  ce , e mellifluo suono della sua Lira „ O Mece-  „ nate ( gli scriveva Orazio ) o mio sublime  „ ornamento , e sostegno delle mie sostanze ,  „ perchè mi rattristi con le tue querele ? Non  >, piace nè a me, nè agli Dei t che prima  „ della mia debba distruggersi la tua esi-  „ stenza . Ah! se la Parca crudele sarà più  ,, sollecita a troncare lo stame della tua vita ,  „ che è porzione della U)ia, come io potrò  y, restare superstite ? Si > o mio caro-Mece-    f'i) loc. cit.     i    _—Oi«|ii*ed-by Coogle    ,, nate , benché tn volessi precedermi , pure  „ insieme entreremo nel cammino dell*éterni-«  „ tà; nè mai potranno distaccarmi dal tuo  ,, fianco nè le vampe dell'ignivoma Chimera ,  », nè le cento braccia del mostruoso Gigante»  ,, se tornasse sulla terra . È scritto già nel  », libro de’destini , che io , il quale vissi eoa  „ te , debba con te trapassare egualmente , c  i, che un istesso giorno debba segnare il ter-  », mine della vita di ambedue . i .   Avvicinandosi l’ultima ora della sua mortale  carriera. Mecenate fece il suo testamento, e  volendo mostrare al Publico , ed alla posterir   ( i ) Od. 17. Lib. a. • ’   Cur me querelis exanimas tuis ?   Nec Dis amicum est t noe mihi , te priut   Obire , Maecenas , mearum   Grande decus , columenque rerum .   Ah ! te meae sipartem anitnae rapii  Maturior vis , quid moror altera ,   Nee carus aeque , nec superstes  Integer ? Ille dies utramque  Ducet ruinam . . . . k . \   Utcumque praecedes , supremum -   Carpere iter comites parati .   Me nec Chimaerae spiritile igneae ,   Nec si resurgat centimanusGyas  • Divellet unquam : sic potenti   Justitiae , placitumque Parcis ,    r    • tg   là , .che tra esso > ed Angusto / vi era passata  un'amicizia sempre eguale , e costante , o che  se in qualche occasione venne alterata , non  .ebbe una tale alterazione , che una durata pià  piomentanea di una elettrica scintilla , lo Ì6tir  lui Erede de’suoi beni con il peso spontaneo  ài alcuni Legati agl’altri suoi Amici , e Lette-  ralir^.i _■> , ■ ; , . • : ..   Siccome poi il Poeta Orazio più d’ogn’alti Q  lo aveva cousolato , ed assistito ne'giorni del-  la sua infermità , cosi a questo volle consagra-  xe, per dir cosi , Teatreme sue voci , e dare  l’ultimo pegno della sua beneficenza , raccom-  mandandolo in maniera speciale al suo Monar-  ca ,, Ti raccommando , o Cesare , Orazio Flac-  » co , come un’altro me stesso (a) .   ( i) Dion. Lib. $5. Haec in causa fuere cur  vehementem lituani M aecenatis mors Augusto  afferret,quo ea e(iam accessit, quoti Maecenas ....  haeredem eum nuncupavit , ac praeter mitiima  quaedam , in e)us pot estate reliquie , si velie!  Amicis suis quaedam. dare . ■ _   (a) Svet, in Vif. Ilorat. Maecenas quanto-  per è eum. ( Horatium ) flilexerit , satis testa-  tur ilio Epigrammate :   Ni te visceri.bus meis , Horati , ■ ■   Plus \am diligo , tu tuum Soclalem  N inaio videas strigosiorem,   Sed multo magie extremis judiciis , tali ad Au-  gustum elogio-. Horatii Fiacri, «t mei# esto  raemor .    Digiti    ( Google    l    Mori in età di sessantanni , conforme ac-  cennammo ancora nel Libro i., cinque anni  prima dell’Era volgare , ventitré dopo la bat-  taglia di Azio , epoca , in cui Dione stabilisce  il principio dell’Impero Romano , e nell’anno  746. della Fondazione di Roma ( i) .   Egli morì senza successori. Risulta ciò chia-  ramente , e dal testamento di sopra accenna-  to , e dall’ uniforme testimonianza di tutti li  Biografi, che hanno di esso parlato. È sebbe-  ne ne’ tempi alla sua morte posteriori abbiano  vissuto altri Soggetti aventi il nome diMecena-  te , tuttavia non può dirsi . nè costa , che  fossero discendenti di quello, e che avessero  col medesimo relazione alcuna di parentela.   Si trova sotto l’Impero di Vespasiano un  Publio Mecenate Olimpico, di cui si conosce il  solo nome , inciso in una base grande , e qua-  drata disotterrata nell’ anno 1417. in Roma  presso l’Arco di SettimioSevero ; (a) parimen-  te si conosce il solo nome di un Mecenate  Elio ( 3) . Nel Regno dell’Imperatore Gordia-  no il giovane si vede figurare in Roma un per*   : b   (0 Dion. Lib. 55,   (a ) Meibom. loc. cit. : Sub Vespasiano vi-  xit P ublius Maecenas Olimpicus ; ejus memo—  ria super est Romae in basi marmorea grandi ,  et quadrata An. 1417. ad Arcum Septimii Se-  veri effossa, v   ( 3 ) Gruter. Tom. I.par.a. pag. 614. t     920   sonaggio ragguardevole chiamalo Mecenate ,  conforme rilevasi da Giulio Capitolino ( O , e  da Erodiano ('a) ; ma T origine di questo è  involta nelle tenebre istesse , in cui trovansi  e l’Olimpico , e l’Elio , e non può neppure  congetturarsi , che avesse un qualche rappor-  to col nostro Cajo Cilnio Mecenate,.   J/annunzio funesto della di lui morte fu un   ;l . i -    Curtia.j.L. Prapis  Cui pars dimidiahujus /   Moni menti concessa est ab     Ma le sue virtù rifulsero con luce brillante ,  allora appunto , quando Ottavio divenne asso-  luto Monarca dell’ Universo . Che coija non  poteva pretendere , che cosa non doveva spe-  rare , quali posti luminosi -, quali onori , qua-  li distinzioni ? Eppure quello , che in tutte le  sue operazioni aveva per oggetto soltanto il  benèssere della Patria , e la felicità de 5 suoi  simili , nulla volle per sa > nullà curò , e  quésto nobile disinteresse, r3ro nella Storia  de’ secoli , lo accompagnò fino alla Tomba .  Amò le Lettere , che coltivò esso stesso, pro-  tesse , animò li talenti , e fù prodigo delle  sue liberalità colli Dotti ; Affinchè poi le  scienze salissero a qual grado supremo , in cui  si viddero al tempo di Augusto , fece si , che  questo secondasse il suo Genio • Angusto lo  secondò in fatti con tutto il calore, e con zelo,  ed iVirgilj,iProperzj,gliOrazj, liTibùllMiLivj,  e tanti altri spiriti sublimi illustrarono la pri-  ma epoca del gran’ Impero Romano , arric-  chirono il regno della Letteratura , e ferero  tanti vantaggi alla Società ; perciò Cajo Ciluio  Mecenate fu amato da tutto il mondo , la sua  riputazione è passata fino alla più lontana po-*    *34   sterità , ed è qaasi estesa , quanto quella del-  lo stesso Augusto . (t)   (O Tillemont. Histojr. des Emper.Tom.i.  Catrou Tom.i9.Lib.7.    FINE.    t    Digitized by Google    APPENDICE^   ». V •   ALLA STORIA   DI CAJO CILN10 MECENATE   • t -   GIARDINI   IN ROMA AL MEDESIMO SPETTANTI   DISCUSSIONE I.   Insisteva nella Regione Esquilina dell'an-  tica Roma un locale , in cui venivano sepolti  li cadaveri delle genti plebee : Essendosi rico-  nosciuto col progresso del tempo , che da que-  sto luogo s’ inalzavano delle putride esalazioni,  nocevoli alla salubrità dell’ atmosfera , ed alla  salute de’ Cittadini , Augusto lo fece nettare ,  onde depurar P aere , ed adornare insieme la  Città di edifizj. >   11 sudetto locale appellavasi Puliculi , o  perchè per antica costumanza le sepolture con-  sistevano in pozzi , o perchè ivi si putrefa-  cevano li cadaveri , conforme nota il Pomey “  „ Minutae vero plebis , mancipiorumque se-  „ pulchra extra portam Esquilinam Viseban-  „ tur, quem locum. Puticulos , vel a puteis ,   P     ti6   „ inquosconjiciebantur , vel a putore cadè-  „ veroni vulgo appellabant . (ij Lo stesso  afferma l' erudito Alessandro Donato sull’au-  torità di Festo “ Cnm in campo Esquiiino ( e-  „ gli dice ) extra Urbem plebs humaretur , un-  3 , de Populus Romanus odoris , atìt coeli gra-  „ vitate laborabat,Augustus locum expnrgavit,  „ Urbemque aedificis auxit , ornavitque , Pu-  „ ticuli antea locus appellatns , quod vetustis-  „ mum genus sepulturae in pnteis fuerit , et,  „ ut ait Festus , dicti P liticali , quod ibi ca-  „ davera putrescerent . ('a) Quivi ( scrivé  „ Orazio ) poc’anzi solevano trasportarsi su  ,, vile cassa li cadaveri de’ schiavi , e de mi-  ,, serabili , dopo esser stati rimossi dalle loro  ti anguste , e misere celle , e qui sorgeva la  ,, tomba comune alla plebe meschina .   „ Hoc prius angustis ejecta cadavera cellis,   ,, Conservo, vili portanda locabat in Arca ;   „ Hoc miserae plebi stabat comune sepul-  chrum (3 ).   Questo luogo pertanto, che formava una  specie di Cimiterio di Roma , stava fuori della  Città, giacché era generalmente vietato di   (i ) De Funeribus Cap. 2 . §.3.   (o.) De Urb. Rom. lib. i. Cap. i3. Vedi il  Turnebio AWers. lib. 5. cap. 6. 11 Minutolo  Rom. Antiq. Dissert. 6. de Sepulchris , ed H  detto Pomey loc. cit.   (3) Satir.8. lib.t.   \    Digitizod by GOogli    2*7   seppellire li cadaveri dentro le mora ; (i)ed  era destinato , come si è accennato , per la  qilebe soltanto . Le tombe de’ Re , degl’ nomini  illustri , e delle doane di nascita ragguarde-  vole venivano collocate nel Campo Marzo .che  stava parimenti fuori della Città, secondo la  testimonianza di Appiano . e di Strabone pres-  so il rife rito Pomey . ( a)   Dopo però , che da quella Regione furono  tolte le sepolture plebee . e fu nel recinto di  Roma racchiusa, vi si inalzarono numerose  abitazioni , e vi fece ritorno 1’ amenità , e  Paria salubre “ Postea vero ( soggiunge il  ,, Donato ) quam amota sunt sepulchra , rece-  ,, ptusque intra Urbis ambitus , loci amoe-  n nitatem , tectorumque frequentiam secuta   (r) E’ nota su di ciò la Legge delle XII.  Tavole. Hominem mortuum inUrbe ne sepelito,  neve urito : Può vedersi il lodato Minutolo ,  il quale nella cit. Dissertazione ne farla con  critica , ed erudizione.   C 2 ) Loc. cit. : Locas ad sepulturam o rna-  tissimus extra Urbem fuit Campus Martius ,  Appiano teste , qui scribit , selos ibi Regcs ,  horninesque illustrissimo* sepelùi consuevisse ,  non tamen sine Senatus decreto ; idque Strabo  confirmans locurn illum fuisse Romanis maxime  sacrum ac venerabile m , ideoque pracstantissi -  morum virorum , ac joeminarum monumenta ili  fuisse collocata .   P 2     3*8   i) est nova coeli salubri'tas .( i) .Ora poi ( sog-  li giunge anche Orazio ) che dalla Regione Es-  « quiiina sono state rimossfe le tombe , hè  „ più si osservano sii di un infontie campagna  ii le ossa spolpate degli estinti , vi si gode un  ,, ameno diporto sotto un cielo salubre .  m Nunc licet Esquiliis habitare salubribus ,  atque   „ Aggere in aprico spatiari , quo modo tristes  „ Albisinformem spectabant ossibus agrum(a )   Porzione di quel terreno fu donato da Au-  gusto , mediante anche un decreto del Senato ,  al suo Mecenate, il quale vi fece sorgere in se-  guito quc* deliziosi Giardini, la di cui celebri-  tà è giunta fino a noi , secondo la testimonianza  del Marliani (3),del riferito Minatolo ( 4 ),e di  Samuele Pitisco „ Cum igitur ( dice questo )   (i) Loc. cit.   , tem. (a)   Abbiamo osservato nella Storia di Mecena-  te ( i ), che esso fu il primo ad introdurre in  Roma.!’ uso de’ Bagni caldi ; Ora essendo in-  contrastabile ,che li suoi Giardini, e la gran-  diosa Abitazione in essi esistente , e di cui si  parlerà fra poco , dovessero contenere tutti   (i) Loc. cit. cap.a3. Lib.3.   ( a) Loc. cit. Art. Hort. Maecen.   (3) Lib.4. .    a3i   gliagj, che sa immaginare l'umano raffinamen-  to, e la voluttà , cosi non sembra fuori di pro-  babilità, che quello qnivi stabilisse li nnovi  Bagni , eihequivi ne facesse sperimentare li  primi vantaggi , prima■}**•?'.'•••• • *   „ Jamdudum apùd me est . Eripe temorae:   • • 1 • • • • • • p • »   *, Fastidiosam desere copiam, et  », Molem prepinquam nubibus arduis :   0 matte mirali beatae  ,, F umum ,^et opes » strepitnfeque  - Romae . ( i)   Il Palazzo , o la Tórre di Mecenate esisteva  tuttora ai tempi di Nerone . Questo folle , ed  insensato Monarca , dopo aver dato l'ordine  ferale di metter fuoco alla più bella, e vasta  Città del Mondò*,' alla Sede del suo Impero,  non fece in essa ritorno , se non quando, fu pre-  venuto , che 1* incendio si avvicinava alla sua  Regia , che era stata dal medesimo ampliata  fino al Palatino , ed alti Giardini di Mecenate .  „ Nero ( scrive Tacito }. non ante in Urbetn  „ regressus est , quam domiti ejus, qua Pala-   V   (i) Eib.3. Od.ao.   ♦ ' * * r .     /    Digiiized Ijy Gooflle ,    a33   » tinnii et Maecenatis hortos continuaverat ,   „ ignis appropinqnaret . (i)   Rientrato quel Tiranno in Roma , sen’ cor-  re ai Giardini di Mecenate, e sale nel luogo  più eminente della Torre sopradetta . Quivi  rimira con occhio insensibile , e truce’ii vor-  tici delle fiamme , .che distruggono la sua Ca-  pitale, ed ascolta a sangue freddo li gemiti,  e le strida degl’ infelici abitanti , che perisco-  no . Allora compiacendosi dello spettacolo a-  • C l )   Il Pitisco , fondato su di un passo di Tacito,  mette in dubbio il fatto narrato da Svetonio, e  dagli altri riferiti Autori . Egli suppone , ebe,  secondo il detto Annalista, venissero distrutte  dalle fiamme e il Palazzo di Nerone , e la Ca-  sa di Mecenate , e li Giardini, e il Palatino,  e tutt’altro , che intorno a questi luoghi esi-  steva , cosicché in tal c$so non avrebbe potuto  quel Monarca cantare l’incendio di Troja sulla  Torre Mecenaziana. „ Neronem ex Torri Mae-  » cenatiana prospectasse,(dice Pitisco^ iisdera  „ pene verbis repetunt P.Diaconus &c.„. Taci-  „ tus dubium fecitutrumque. Non Urbem eniiq  „ is tantum , sed domum etiam ipsam Maecena*  ,, tis, et hortos, et Palatium , et cuncta circum  » l°ca eodem momento a Neronis incendiario  ,, igne,sed ipso absente,hausta commemorala )   Non sembra però che Tacito accenni la di-   (i) Lib^.cap.^.   (*) Loc.cit. Art. Turris Maecenatianae .    •trazione delli Giardini di Mecenate , e suo  Palazzo annesso ; racconta semplicemente , che  quando Nerone seppe , che le fiamme dell’ in-  cendio si avvicinavano alla sua Casa fece ri-»  torno in Roma ; che non ostante, la rapidità  di quelle non potè ritardarsi , e fu distrutta  anche la sna Casa , e tuttoció , che vi stava in-  torno. “ Eo in tempore f narra Tacito ) Ne-  „ ro Antii agens , non aute in Urbem re»  „ gressus est , quam domili ejus , qua Pala-  „ tium , etMaecenatis hortos contjuuaverat ,  ,, ignis appropinqua ret ; neque tamen siati  „ jjotuit, quin et Palatium, et Domus , et  „ cuncta circuiti haurirentur (i ) .   Qui si parla del Palatino, e del Palazzo di Ne»  rone , e con l’espressioni, cuncta circuru hauri-  rentur, pare che si voglia indicare tuttoció, che  stava intorno all’uno, e all’altro. Ora la magni-  fica Abitazione, e li Giardini di Mecenate erano,  come si è detto, nell’Esquilino, e benché confi-  nassero con la Casa Neroniana , tuttavia pare ,  che non possa con sicurezza dedursi , che con-  temporaneamente all’ incendio di questa venia»  serodistrntti ancorali sudetti Giardini conTan»  nesso Palazzo; in tal guisa non si troverà in con-  tradizione l’autorità rispettabile del detto An-  nalista con quella egualmente rispettabile dello  Scrittore delle Vite de’ primi dodici Impera-  dori ; tanto più che anche quello accenna il   ( i ) Annal lib.i5. cap.àq.     aS6   fatto narrato da questo , come si vede nel tev  sto seguente: “ Sed solatinm Populo exturba-*  ,, to , et profugo Campum Martis, et monuraeti-  ,, taAgrippae , hortos qnin etiam suos pa-  „ tefecit . . pretiumque frumenti minutum . . .   Quae quamquam popola ri a in irritino cade-  ,, bant , quia pervascrat rumor , ipso tempore  ,, flagrantis Urbis inisse enm domesticam sce-  „ nam , et cecinisse Trojanum excidium . ( i )   Giacomo Lauro ( a) ammettendo , che la  Torre , cd il Palazzo di Mecenate fosse una  stessa cosa , ne fa una elegante descrizione,  dicendo, che era un meravglioso lavoro ri-  partito in quattro Piani l’nnoall'altro superio-  re , sollevandosi in alto 3 guisa di Torre ; dico  ancora, che la sommità della Fabbrica termina'  va in un Teatro , dal quale non solo poteva  godersi l’amenità de’ sottoposti Giardini , ma  eziandio l’ampiezza di tutta l'immensa Capitale  del mondo .   Non piace però al riferito Pitisco il senti-  mento del Lauro, e degl’altri , che pensano  come questo , supponendo , che non vi siano  prove confacenti “ Sunt qui ( dice il Pitisco )  „ inter quos Jacobns Lanrus .... qui Do-  „ munì Maecenatis cum Tnrri uuam , eam-  „ demque faciunt . Fuisse enim , ajunt , Do-   (i) Loc. cit.   (a) Splend. Ant. Urb.Rom. apu’d Pitiscum  loc. cit.    13?   , V„nm Malcerti. admirabili Vtraetorfl  ^ spartitam quatoor ordimbos, et plamt.ebus,   ^ una super alte.an. in altum ad motomTur-   ris excrescentibus , c«,us fast,g ; um dearne   „ bat inTheatrnm, nnde pataer.t »djject«,   - 4 non tantum in hortorum amoemtatem ,   „ tonus Urbis amplitudine® . Atqne et.am m  , e am formam aLauro depingitur . Verno un-  ’ de illi haec habeant, me quidemlatet .( i j  ’ Ma se questo dótto Autore del Lessico delle  Romane antichità dubita della realtà d, ciò che  asserisce il Lauró relativamente alla materia   struttura dell’abitazione di Mecenate, si pi   forse con esso andare d'accordo , ma se p .  de che la Torre , e la detta Abitazione fos  due fabbriche diflerenti,pareche voglia oppor-  si alla comune Opinione, ed ancheall autori a  sopra accennata di Orazio . In fatti nói t tede»  2 i» ,»««> Poca, che piando MPAb, a»   De di MecenUe, e facendo uso dell espiessiom,  ora di alta doma, ora di molem F c pinquam nw-  *ibu.s arduis ( i) , descrive brevemente , e  conoscere, che l’altezza di M»clla era a gntsa di  Torre sublime , che si avvicinava alle nubi 1, Mecenate Tnrris Maecenatiana ("dièc quello)  „ cognominata est , vel maxime halosi Neronis,  ,, et Urbis incendio celebrata . . . quaedam ve-  „ stigia extare sunt ex Antiquariis Romae, qui  „ asserunt . ( i) Questi avanzi, secondo il Piti-  sco, sono da alcuni ravvisati, in qnel monumen-  to antico chiamato Torre Mesa , che si trova  scendendo per quella parte del Quirinale , che  risguarda il Foro di Nerva„Hoc scio, descenu-  3 , ris hodie a Colle Quirinali, qua is Forum Ner-  », vae’prospectat.Turriscujusdam ruinas,et ru-  „ dera etiam none monstrari; quam T*>rre Me-  „ ta Romani vocant, et partem domus , sive  i, Turris Maecenatianae fnisse volunt . ( a)   Biondo Flavio scrive , che a tempo , in cui  esso viveva, la sudetta Torre esisteva quasi  intiera, e che per sincope era chiamata Mesa in  vece di Mecenaziana » Aggiunge inoltre ,che in  quella contrada, in cui si vedeva , era fama co-  stante , che quella fosse la Torre esistente ne’  Giardini di Mecenate , e sulla quale Nerone  rimirò l' incendio di Roma ; Ecco le parole del  lodato Biondo : “ Eadem in Esquiliarum par-  u te , qua ex eo monte prospectU6 est in de-  „ pressam Urbis partem , Hortorum Maecena-  „ tis visuntur reliquide Extatque pene inte-  „ gra Tnrris, ex qua Svetonins Tranquilla Ne-  t, ronem scribit spectasse Urbis incendia in, et   ( i ) Loc. cit.   (a) Loc, cit. .o •. /    Digitized by Google    t , in scenico habitn decantasse .Qnam Turrim  ■„ vulgo nnnc vèrbo . . . syncopato Mesam  „ prò Maecenatianàm appellant . . . Nec est  ,, in ea Regione foemelia , quae quid fuerint  „ il lae ingente* ruinae interrogata, non di-  >, cat , eam fuisse Turrim , ex qua Nero cru~  „ delis Urbem incendio flagrantem, ridcns ,  gaudensque spettavi t . (i)   Al contrario il Pitisco , ed il Donato sono  di avviso , che il Biondo , e li suoi seguaci  abbiano su di ciò preso un equivoco ; giacché  la sudetta Torre Mesa non esiste nell’ Esqui-  lino , ma piuttosto nel Quirinale . Aggiungono  inoltre , che le vestigia di quell’ antico monu-  mento dovevauo e ; 6ere , o di un Tempio dedi-  cato al Sole dall' itrperarore Aureliano, o di  una Curia , o piccolo Senato fabbricato sul  Quirinale da Eliogabalo per le donne, acuì  egli fece presedere la sua Ava chiamata Mesa,  e la sua Madre Saemi ; conforme risulta da  Lampridio nella vita del detto Monarca ; di-  ce di più il Donato , che nello stesso luogo  potevano esservi ancora , e la Curia succenna-  ta , ed il Tempio del Sole in torta delle con*  getture , di cm égli fa uso , ragionando in tal  guisa „ In hortis Coiumnensibus marmorei ae~  „ dificii pars exurgebat vulgo Maesa jam dira*  „ ta. Biondo* Turrim Maecenatis falso nuncu-  >, pat.Ubi enim hic Esquiliae,etNerouiaui& tae-   (i) Blond.Flav.delnstaur.Kom.lib.i^Art.xoo.    A 40   „ dis ardens in conspectù Rotila ? Àlii partem  ,, templi Solis pronunriant , qnod ab Amelia-  „ no , auctorc Flavio Vopisco , extructum est  „ ad eam formam , quam viderat in Oriente   „ Quid si aedificium illud partera   „ Senaculi , seu Curiae dicerem , quam Ilclio-  „ gabalus in Quirinali mulieribus extruxit ad  „ conventus habendos , quibus avia ipsins  ,, M lesa nomine > et mater Soaemis praeside-  „ rent ? Quod duplici conjectura elicitur . Al-  „ teram praebet nomen . Maesa enim diceba-  „ tur, ut avia Heliogabali . Alteram ipsius  ,, aedifici i forma. Serlius enim Ai chitectus sic  „ eain nobis linea vit , ut domicilii piane figu-  „ rara descripserit freqnentibus scalis , aulis,  „ peristylis , ac porticibus . • . Palladius  >, autem . . . practer alias aedificii partes ,  „ in templi quoque formam descripsit amplis-  „ simi, magnisque columnationibus insiguis.  „ Quare eodem fonasse in loco fuit olim Solis  ,, Templum . ( 1 )   Nell’ ameno diporto de’ sudetti Giardini , e  della grandiosa Abitazione Augusto sovente so-  leva portarsi a visitare il suo amico Mecenate ,  ed ivi ancora sovente li Poeti dall’uno , e dall’  altro beneficati , e protetti facevano sentire  il dolce suono della loro Cetra „ Celebrati sunt  „ ("dice il Giraldi jMaecenatishortiinEsqui-  „ liis , quo loco cum Caes.ire versari frequen-   /   ( 1 ) Lee. cit. lib.3. capa 5.    Diaitizec    I    i, ter consnevit; et perindc etiam illtìc Poe-  „ tae conveniebant . ( 1 ) Lo stesso dice Pie-  tro Crinito nella sua opera de’ Poeti Latini al  cap.45. “ Hortos Romae habuit ( Mece-  »> nate ) pulcherriinos inEsquiltis, ubi ver-  „ sari interdum consnevit , deque liberalibns  ,> discipliiiis serriionem habere cum amicis  „ suis . Ad hoc persaepe divertit Caesar Octa-  »> vius propter loci amoenitatem , velut qui  »> animarti libertini haberet a cnris in eo quie-  „ tis secessi! .   Esisteva ancora ne’ Giardini medesimi un  Tempietto , o piuttosto uba Cappella dedicata  da Mecenate al Dio Priapo . Li Poeti , che fre-  quentavano quel luogo, come si è accenuato, so-  levano scrivere sulle pareti di essó Tempietto  de’ versi scherzevoli , ma poco purgati . La  raccolta di questi diede luogo a quel libro in-  titolato la Priapeja dato alla luce dal Giraldi ,  e dallo Sdoppio" Sacellum Priapi ( scrive Pi-  >» fisco /fuit in hortis Maecenatis ab ilio ex-  », tructtim , et dedicatimi . Poetae , qui Mae-  t, cenateci suum quotrdie visebant , versicu-  » los aliquot jocosos in Sacelli parietibus no-  „ tarunt , et hosPriapejorum nomine in unum  „ collegit libellum , et vulgavit .... Girai-  ,, dus, etScioppius. ( a ) Questo autore ri-   .4 - .  Priapeja ( dice questo ) carmen obscenum ,  „ quod nonnulli Virgilio , alii Ovidio adscri-  *» bunt ; quamquam Verosimilius est , mul-  „ torum id opus esse ob argumenti similitu-  „ dinem unum in volumen conjunctum . (2)  Su tale articolo potranno aversi maggiori  schiarimenti e presso il lodato Giraldi , e pres«  80 il nominato Pitisco ne’ luoghi citati.   fi) Loc. cit.   (2) Lexicon. Ling. lat. art. Priapeja ,     Q 3    \     Digitized by Google    144 VILLA IN TIVOLI   DI MECENATE :   DISCUSSIONE IL   solo Mecenate possedeva li deliziosi  Giardini , e la magnifica abitazione sull’Esqui-  lino, onde sollevarsi dalle cure del Governi?  insieme con il suo Cesare Angusto , e bearsi  colla sempre piacevole comitiva de’ Poeti , é  de’ Letterati , ma eziahdio per lo stesso og-  getto egli aveva fatto edificare sulle sponde  dell' Aniene una Villa maestosa , ed elegante .   La celebrità di questa è ornai nota a tutte le  colte Nazioni dell' uno , e l'altro Elnisf ero ,  perché ne hanno parlato , e scritto infiniti  Scrittori , e se ne legge la memoria in tutti lì  Libri , di cui fa uso il Viaggiatore critico*, e  pensante . Infatti Lilio Giraldi , Francesco  Marzi, Marc’Antonio Nicoderao , Antonio del  Re, Nicola Orlandini , Fulvio Cardulo , Gio:  Zappi , Pirro Ligorio , Atanasio Kirker , ed  a tempi nostri il Volpi (i) , Fausto del Re (2)>  e il Marquez f 3 ) , non che altri Autori ezian-  ( i ) Lat. vet.Tom.q. part. i. lib. 18.0.7.   ( a) Ville di Tivoli pag. 36 .   ( 3 ) ' Illustrazioni della Villa di Mecenate ià  Tivoli.    * 4 &   dio di materie antiquarie hanno costantemen-  te asserito, che in Tivoli esisteva la Villa di  Mecenate in quel luogo , che si accenna , e  descrive dai sullodati Volpi , del Re , e Mar-  quez , e sul quale tuttora si scorgono con am-  mirazione le immènse reliquie della medesima.   „ Il primo ammirabile oggetto ( scrive il  „ Volpi ) che si presenta allo sguardo del  „ Viaggiatore , che va a Tivoli è la Mole su-  „ perba di quel CajoCilnio Mecenate Cavalier  ,s Romano , il più grande amico , ed il più fi-  „ do consigliere di Augusto , il quale superò  t , molti Re in potenza , cd in ricchezza . Que-  >> sta Yilla per concorde testimonianza di tut-  „ ti li Scrittori , che trattarono delle cose  ,, Tiburtine , s’ inalzava presso la detta Città  „ sulla sponda ministra dell’Aniene . . . così  „ costantemente hanno asserito Lilio Giraldi  „ . . . e tutti gl’ altri , che descrissero le  „ maestose reliquie di quell’antichissimo Edi-  „ fido ; ciò poi , che deve sorpassare Lauto-  >, revole usiertiva di tanti Autori si è la remo-  ìt tissima tradizione , e fama, per cui si è in  „ ogni tempo creduto fra liTiburtini, che  „ presso le mura della loro Città fp I4 Vili# d»  „ Mecenate (1) . \ *.   • * • J   ! ( 0 L° c - cit. pag.a x j : Prima igitur omni-  um sete Tybur adeuntibus admirandum , ve -  jtigandumque offerf ingcntis molis Villa  Macccnatiana , scili cet Caji Cilnii Mqeceqa-    146   Nnlla fu omesso per rendere questa Vili*  vaga insieme , e grandiosa . L’oggetto più caro  il cuore di quel grand’Uomal, i Letterati , non  fu preterito , e però vedeansi jn essa amene  passeggiate , e portici deliziosi , ove si riuni-  vano li Dotti, che mercè l’ illimitata prote-  zione di Mecenate , nel seno; del silenzio , del-  la calma, e di tutti gl’agj , travagliavano in-  defessamente per il progresso dello spirito  umano nelle arti , e nelle scienze ,■ Quivi , co-  me in un altro Parnaso, in u* altra Accademia,  in un altro Peripato , in un altro Liceo , Filo-  sofi , Istorici , Poeti , ed Oratori discutendo,  perorando , e meditando , procuravano di  compiacere al loro munificentissimo Protetto-   tis Equitis Romani Augusto Ce.es ari ami-  cissimi , fidclissimique consiliarii , quiqìie Re-  ges permultos non solum aequavit , sed etiam.  amecelluit opibus , et potcnìia . Haec concordi  omnium, qui de Tiburtinis rebus c gerani, S cri-  ptorum testimonio , ad ipsum Tibur fuit in  sinistra Anienis ripa . . . ‘ Ita LiPius Giral-  dus . . . aliique omnes , qui ingentia Aedi -  fidi hujus antiquissimi extaritia adhuc fràg-  menta , et rudero niemorapcrunt , a ut descri—  pscrunt unanimitcr , atque constantcr Maece—  natis hanc V illam Tibur tem nominaverunt ;  quodquc ipsos etiam Siriptóres auctoritate Vin-  cere debet vetustissima , a majoribus per ma -  nus tradita fama id nobis affirmat .     i 4 7   yt , e cosi per impulso del genio benefico di  questo recavano servizj inesplicabili al Gene-  re umano, e travagliavano per la sua civilizza-  zione (i) .   Il Cenni dopo aver parlato de’ Giardini di  Mecenate in Roma , non manca di parlare ezian-  dio con stupore della’ Villa del medesimo in  Tivoli. “Nè solamente in Roma ( dice quello)  „ ebbe Mecenate le sue delizie , ma per non  „ goder sempre mai la Villa negrOrti , che  „ egli aveva , le ampliò fuori di quella anco-  „ ra , ed in Tivoli ne fe pompa meravigliosa .  ,, Quivi fabbricò egli Una Città più che una Vil-  „ la, palesandola tale fin'oggi le superbe reli—  „ quie , e le rovinose grandezze della mede-  „ sima , e quivi parimenti nel ritifo , che fa-  „ cevano dallo strepito cittadino , trovavano  3 , il loro riposo le muse romane . (a) Il Pati-  sco , benché ne parla compendiosamente , pu-  re la chiama Villa ripiena d’ogni sorte di de»   * > • » . • a   (i) Volpi loc. cit. pag. 220. : Atque hue  litteratorum homìnum congregatas polissi — •  mum erudita s Catervas sub Maecenatis patro-  cinio ac tutela Philosophorum , inquam , Ora-  torum , Historicorum , ac omnium maxime  Poetarum turmas, ad dìssercndum } recitandum,  fabulandum , meditandum edam , atque otianr*  dum animi ergo in Parnaso voluti quodam , auC  Stoa , aut Peripato , A ccademia , voi Lyceo.   fa) Vit. di Mecenate libra, pag.^ 8 .    I    Digitized by Google    a 48   lizie , opera meravigliosa , e che per la vasti-  tà della sua mole non cede ad alcun altra Fab?  brica de’ Romani ( i ) .   Ma sarebbe stato troppo poco per il cuore  magnifico di Mecenate il rimunerare li Dotti  coll’uso soltanto di quegl’ agj , che si rinveni-  vano o ne’ suoi Giardini di Roma , o nella Vil-  la di Tivoli: la sua generosità si estendeva  molto più oltre; soleva bastantemente proveder-  li di tutto il bisognevole (a), come è noto ,  e conforme abbiamo dimostrato nel quarto li-  bro della Storia , e perciò presso la detta Vil-  la di Tivoli , o nelle sue vicinanze li Poeti ad  esso più cari possedevano Casini di campagna ,  deliziose Villette, e possessioni ragguardevo-  li ; e queste proprietà si acquistavano da quel-  r • : ■ t   (l ) Lexic. Antiq. art. Villa i Villa Maece-  natis in ultimo T yburtinae Urbis Clivio , omni-  um deliciarum genere conferta , ab ilio est ex-  tructa . . . opus sane admir abile , quod sane  vasta sua mole nulli ex Romanorum fabricis  cedit .   (a) Pet.Crinit. de Poet. Lat. rap.45. : Vub-  gatum est de Maeccnate quantum Litteris , ac  Litteratis omnibus faverit , cum in Urbe unus  hic potissimum haberetur , ad quem Poetae  omnes , atque Oratores , ve/ut ad certam  anchoram , per/ugiuni sibi haberent ; itaque ab  eo vehementer dilecti sunt , ppcraque , et mu -,  nf ribus amplissimi honestati .    li mercè la liberalità del medesimo, onde av-  valorare sempre piòli talenti poetici di Orazio,  di Properzio, e di Virgilio, e perchè ognuno di  essi potesse vivere contento anche quando esso  non poteva trattenerli sotto l’ombra de’ porti-t  ci maestosi della sua Villa . Inoltre possedendo  que’ Poeti delle proprietà in Tivoli, mentre  Mecenate vi possedeva la Villa grandiosa , più  spesso , e più agevolmente poteva egli vederli,  e più volentieri abbandonavano lo strepito fra-  goroso della Capitale per passare giorni quie-i  ti , p delle ore pacifiche nella calma de’ loro  deliziosi, e campestri ritiri, soggiorno per-  petuo delle Muse , e di Febo .   Che il Poeta Orazio avesse un Casino di cam-  pagna in Tivoli quasi di fronte alla Villa di  Mecenate , non può mettersi in questione , e  benché Domenico de’ Sanctis ( i) ponga in dub-  bio l’esistenza.in Tivoli di una Villa spettante  a quel Poeta , tuttavia conviene , che questo  Vi avesse una Casa di Campagna, nella quale  egli vagheggiava l’antro muscoso della risonan-  te Albunea , le onde dell’Aniene , che si pre-  cipitano dall’ alto delle rupi . 1 ! ombro-  so Boschetto di Tiburno , li Giardini irri-  gati dalla molle attività di scherzevoli ruscel-  letti (a ) , nella quale desiderava arden-   (t) Dissert. sulla Villa di Orazio Fiacco.   (a ) Ode 7. lib. 1.    a5a   temente di finire i suoi giorni (i). Essendo;  pertanto dimostrato per confessione ancora  delio stesso Orazio , come si è veduto nella  Storia al Libro 4° che esso era stato arricchir  to da Mecenate , sembra del totto chiaro , che  la liberalità di questo gli procacciassero il   .. j • .   Me nec tam patiens Lacedacmon ,   Ncc tam Larìssae percussit campus opimae ,  Quam dora us Albuncae resonantis ,   Et praeeeps Andò , et T iburni lucus , et uda  Mobilibus pomaria riyis .   (1) Od. 6 . Lib. a.   T ybur , A rgeo positum colono ,   Sit mene sedei ut in am. senectae !   Sit modus lasso marie ì et viarum ,  Militiaeque ! i   • 4 • • • • y • * • •   lite terrarum mihi praetedomnes  Angulus ridet , ubi non Hymetto  Mella decedunt , viridique ccrtat  Bacca Venafro j   V er ubi longum , tepidasque praebet >  J upiter brumai ; et amicus Aulon ,   Fertili s Baccho , minimum Falernis '   InvidetUvis. t   Ille te mecum locus , et beatae  Postulant arces ; ibi tu calentem  Debita sparger lacryma favillarli \  Vatis amici. . .   * v     a5*   possesso del surriferito Casino di Campagna in  Tivoli .   Si potrebbe stabilire jn Tivoli anche una  Possessione al Poeta Properzio , ma niuno de*  Scrittori delle Antichità Tiburtine ne ha fatto  menzione ; ciò non ostante si rileva dai scrit-  ti di questo Poeta , che egli ayeva in Tivoli  la sua Amorosa , dalla quale ricevè nella mez-  za notte unà Ietterà , in etti lo invitava a por-  tarsi in detta Città 1 “ Quando il carro di Boo-  „ te ( dice Properzio ) era giunto nel mezzo  „ della sua carriera ricevo una lettera dalla  » mia Bella , che mi ordinava di portarmi  „ all’ istante presso di essa ; la lettera veni-  va daTivoli, ove le biancheggianti vette  » fanno mostra delle sublimi due torri,e l’onda  „ dell’Aniene siprecipita in ampie lagtJne.(i )  In altro luogo poi il Poeta facendo la de-  scrizione patetica di un sogno , finge di vede-  re , che Cinzia sia morta , tal’ era il nome  della sua Bella ("a). Fa parlare l'ombra di   (i) Lib.S. Eleg.i 3.   Nox media , et Dominac mihi venit epistole^  mstraej   Tybure me mista jussit adesse mora ;  Candida qua geminas ostendunt culmina  turres,   Etcadit in patulos lympha Anima lacus .  (a) Il vero nome della donna Tiburtina a-  mata da Properzio era Ostia , tome rilevasi da'     a5a   questa , la quale gli ordina , che nel di lei se-,  polcro sia scolpita una funebre iscrizione , che  essa stessagli detta “ La dove il potnifero A-  „ ,nieue(parla Cinzia ) scorce placidamente per  „ le tqrtuose campagne , e dove ,1’ avorio  „ giammai impallidisce mercè la potenza del  „ Dio Ercole (i) scrivi nel m ezz P di nna Co-  ,, lonna , questa epigrafe degna di me > che  „ possa leggere il passeggero “ Qui giace la  „ bella Cinzia sepolta nel suolo Tiburtiuo ^   1 ■ ' ' * ? '   Apulejo presso il Crinito nella vita di questo,  Poeta :j Sextus Aurelius Propertius, ( dice il  Crinito'). . . Mae cenati , et Cornelio Taci-,  to maxime acceptus fait . . . . Cum i(i Elegiis,  ut inquit Plinius , forct egre gius . . . Libros  quatuor Elcgiarumconiposu.it , in quibus fere  suos calarti , et Mosti ae laude m , et formam  celebrai ; nam in pucllam Hostiam miro qui -  dem affectu exars (t , quatn mutato nomine , ut  est auctor L. Apule] us , Cyntiam appellare  maluit .   (i) Correva la voce a tempi di Properzio ,  ed uriche posteriormente , cirriforme si rileva, da  Silio Italico , c da Marziale , che l’uria T ibur-  tina somministrava alle cose ur\a bianchezza  potentissima . Properzio ripete questo privile-  gio da Ercole divinità tutelare dal Paese , e  che era in special maniera venerato in quella  Città. Il Beroaldo ne' commenti del! accen-  nata Elegia di Properzio alle parole : polle?    I    N aì>3   la sùa tomba, o Amene , accrébbe decoro  J, alla tua fertile sponda .(i)   Se io volessi ricavare da queste espressioni  di Properzio resistenza di una sua Villa in Ti*  Voli mostrerei forse troppa prevenzione per il  Suolo , che mi diede i natali ; ma essendo cer-«  to , che quello aveva la sua Amorosa ih quella  Città , cbé era amicò di Orazio , e di Virgilio,  e che godeva il favore del benefico Mecenate ,  sembra non 'affatto inverisimile , che anch'es-  so avesse , o qualche cosa di campagna , o  qualche altra possessione presso la Villa del  sudetto Mecenate , frutto , e risultato della  beneficenza del medesimo .   • ■ ' • i   tbur ; parla in fai guisa i 'Còclum Tyburti~  num dicebatur rebus praestare candorém pò-  tentissimum e bori , unde ait Silius: Tyburit  dura pascit ebur : Et Martialis ,   T'ybur ih Herculeum migràvit nigra Tycoris *  Omnia dum fieri candida credit ibi .   Hoc fieri Poeta ait , nu mine Herculeo ; T V  bur enim Herculi dicatum , et Herculeum co~  gnohtindtur .   ( l )Ramosis Ariio qda pòmifér incubai afvis.  Et nunqUam Herculeo numìne pallet Ebur',  Hoc carmen media dignum me scribe columna ,  Sed breve, quodeutrehs Vectór ab Urbe legar,  Hic Tyburtina jacet bure a Cynthia terra -,  'Accessit ripae , laus , Aniene , tuac.    I    _ JDigitized by Google    I   a$4   Se è certo , che Orazio , se non è improba-  bile , che Properzio avessero nel Territorio  di Tivoli, e nelle vicinanze della Villa di Me-  cenate una qualche possessione , non è fuor di  credenza , che il Principe de’ Poeti Latini vi  possedesse anch’ esso un luogo di delizioso  soggiorno . Li Scrittori delle cose Tiburtine  hanno serbato su di ciò un profondo silenzio >  ed il solo Volpi accenna , ma dubitando, una  tal circostanza (i ) . Sapendo però quanto Me-  cenate stima sse , proteggesse , e beneficasse  non meno quel grande Poeta , si può , e forse  con non debole fondamento asserire , che que-  sto eziandio possedeva presso la Villa del suo  Benefattore o qualche abitazione di piacevo-  le permanenza > o qualche altra possessione .   Infatti, se Orazio era stato arricchito da Mece-  nate^ se quanto quello àv$ya, doveva ripeterlo  dalla beneficenza di questo,cbe cosa dovrà dirsi  di Virgilio , che in meriti letterarj non er?  certamente inferiore al Poeta di Venosa , e che   ■»' ‘   .... .. ..... \   ( ij Volpi Latinm Vetuslib. 18. cap.7. pag.   4S. : Villani in Ty burle habuisse Virgiliani,   suut qui putant , Villae proximam Maecenatis ;   eum tamen neque locum de s igne ni , nec ullus   hoc Auctor scripsit , quod quidem perlegcrim , 1   neque ex ipso Virgilio tei hujus lumen ullum ef-   fulgeat , id asseverare nonausim.     ' Digitized by Google    a 55   aveva dedicato a Mecenate il suo dotto, ed ele-  gate poema sulla coltivazione ? ( i )   Di poi non mancano congetture di qualche  rilievo per credere ciò , che finora si è detto  riguardo alla Villa di Virgilio . L’Ughelli ri-  porta un Diploma , estratto da un Codice ma-  noscritto della Biblioteca del Card» Francesco  Barberini , la di cui antichità non è stata fino-  ra contradetta . Questo Diploma è dell’ anno  945., ed in esso il Vescovo di Tivoli Uberto  è confermato nel possesso di tutti li suoi beni,  che possedeva nel Territorio di quella Città,  e frà gli altri fondi si fa menzione della posses-  sione Virgiliana : Fundus Licerana , Picianus ,  'Galliopini , Vicianus , Virgilianus .(a)   % ’ì ■   ( 1 ) Petrus Crinit. de Poet. Latin. lib. 3 .  cap. 45. : Pùblius Virgilius adhunc Maecena -  tetri libros suos misit , qui Georgica inscribun-  tur , absolutissimum omnium opus , quae in eo  genere composita unquam ab alio fuerint .   (a) Ughelli Ital. Sag. Tom. i. pag. 1304. :  Hucber,tus Episcopus Tìburtinus vixit tempori-  bus Martini Papae an. 94?. Ab eodem Pontifice  omnia privilegia ab Anteccssoribus Ecclcsiac  Tyburtinac concessa , hoc diplomate revocati  meruit , cujus exemplar . , , extat in MSS.  Cod. Biblioth. Card. Francisci Barberini N.  130S. . ..   che quella anticamente spettava al Poeta Vir-  gilio , e che vi era stata qualche Villa di sua  pertinenza 7 Difatti quante contrade del Ter-  ritorio di Tivoli sono anche oggi denominate ,  Pisone , Cardano , Paterno ec. dai nomi di  quegli antichi Romani , che quivi ebbero del-  le Ville , e la verità delle quali non può recar-  si in dubbio dopo lo scoprimento di monumenti  irrefragabili , e. sicuri ?   Se la località di quel fondo Virgiliano non  si fosse smarrita nella notte del tempo , forse  agl’ indagatori delle cose Tiburtine non sareb-  bero sfuggiti li mezzi , onde verificàre la sem-  plice tradizione •, e coll’ ajuto de' scavi i e  coll’ esame di qualche marmo, iscrizione, o  altra reliquia di antichità , si sarebbe potuto  conoscere il sito , ove esisteva , ed anche la  qualità del medesimo ; e non accade così di   Nicolai , Jvan.-et Leonis , quae vetustate con -  sumpta renovantur temporibus D. Martini  Sum. Pont. .... Potitific. ejus scilicet an,  g. , Sugerentc Hucberto Tyburtinae Eccle-  siae peccatore , ethumili Episcopo . Clausura  universa . . . Fundus Li cerata , Pidanus ,  Calliopi/ti , Vicianus , Virgilianus .     Digitized by Goqgle     lion poche altre Ville , la di cui memoriaper  lunga serie di secoli si vedeva soltanto sotto  il velo della tradizione ?   Nè la forza delle addotte riflessioni , e con-  getture può essere scemata dal silenzio di tutti  li Scrittori Tiburtini , e segnatamente de' più  moderni Cabrai , e del Re ( i); conciosiachè è  certo altronde , che tanto questi , che gl’altri  omisero di accennare -, che Plinio il giovane  ebbe in Tivoli una Villa ; eppure è indubitato,  che anche una Villa di quell* esimio Scrittore  abbelli il territorio di questa Città. Egli ne  parla espressamente scrivendo al suo amico A-  pollinare,e facendogli il dettaglio de'pregj dell’  altra Villa , che possedeva in Toscana. ,, Ecco  „ le ragioni ( dice Plinio ) perchè io ante-  ■», pongo la mia Villa Toscana alle altre, che  '» posseggo nel Tuscolo, ih Tivoli , ed inPre-  ,, neste ; perchè oltre li soprariferiti pregj  5, vi si gode un ozio maggiore , più abbondan-  „ te, e però più sicuro , e con meno distur-  bi kl. Non vi é necessità alcuna di vestir Toga;  >, non vi è chi venga a chiamarci , e a invitar-  ,, ci dalle vicinanze , ed ogni cosa si fa con  „ pace , e quiete . Torniamo alla Villa di  Mecenate .    CO Ville di Tivoli pag.36.   (.*) Plin. Epist.6. lib.5. : ffabes causas cur  ego T uscos meos T usculanis , Tyburtinis ;  Praenestinisque meis praeponam ; narri super   R    a 5 S   È noto , che il sullodato Poeta Virgilio  credendo , che la sua Eneide fosse un lavoro  imperfetto lasciò per testamento , che venis-  se consegnato alle fiamme , e che Tucca , e Va-  rio suoi amici fossero nominati dal medesimo  esecutóri di questa sua ultima volontà , con-  forme hanno lasciato scritto Gellio , Macro-  bio , e Plinio presso il Volpi ( i ) .   Augusto non permise , che si dasse esecu-  zione agl’ ordini di tal natura , senza prima  meditare, e ponderarne la sostanza ; perciò  essendosi ritirato con li sudetti Tucca , e Va-»  , rio nel silenzio , e nella calma tranquilla della  Villa di Mecenate , quivi , previo un esame ma-  turo sull’oggetto delicato , fu risoluto secondo  Il pensiero di Lilio GiraWi , seguito dal Vol-  pi (a), che ad onta nelle disposizioni testamen-  tarie dell’Autore , quell" opera divina dovesse  sopravvivere, e trasmettersi alla posterità;   illa , qua e retuli , altius ibi otium , et pin-  guius , eoque securius ; nulla necessitate  togae i nemo arcessitor ex proxima ; placi-  da omnia , et quiescentia: Vedi Marquez Vil-  le di Plinio paga 1 3 .   (i ) L0c.cit.pag.a4S. ,   (a) Loc. cit pag. a44. : Porro eam delibe-  rai io n em in hac V illa Maecenatis Tyburte su-  sceptam ab iis ( Tucca , e Vario ) cor am Au-  gusto putat Lilius Gir aldi .    conforme frà gli altri riferiscono Plinio (1) ,  e Sulpicio Cartaginese (a ) .   Non è fuori di probabilità, che Mecenate mo-  risse in questa sua Villa di Tivoli . Egli aveva  qui fatto un lungo soggiorno , e si pnò dire an-  cora una permanenza non interrotta negl' an-  ni estremi segnatamente della sua esistenza ; e  perciò sembra , che abbia voluto esalare l’ul-  timo respiro, dove aveva trovato le sue deli-  zie , la sua pace , e il suo sollievo nell' ultimo  periodo della sua brillante carriera . Augusto  erede di quello, come si è detto , ereditò an-  cora la sua Villa sulle sponde dell'Aniene, per  cui posteriormente fu chiamata Villa di Cesare  Augusto , conforme accenna il Kirker ( 3 ) , è  dopo di esso il Pitisco „ E' fama ( dice questo  ,, Scrittore ) che Mecenate prima di morire i-  3 , stitnisse crede della sua Villa di Tivoli lo  ,, stesso Augusto,al quale nella medesima aveva  „ per tanti anni esibita la sua ospitalità, per  ,, cui posteriormente , ed anche fino al pre-   (i) Plin. lib.7. cap. 39. : Divus Augustus  carmina Virgilii cremati con tra testamenti  ejus verecundiam vetu.it .   (a) J usserat haec rapidis aboleri carmina   flammis   Virgilius , Phrygium quae cecinere ducem .  Tucca vetat , Variai simili, tu, maxime Caesar,   Non sinis , et Latiae consulis historiae .   ( 3 ) Lat. vet. et nov. lib. 3 > n.4. §.1.   R 2     Digitized by Google      !* 6 o   „ sente giorno si chiama Villa di Cesare Augna  „ sto . (O   Potrebbe ora darsene una descrizione to-  pografica , ma su di ciò si farebbe un lavoro  del tutto superfluo , nè potrebbe dirsi di van-  taggio i nè meglio parlare di quello , che h an-  no detto , e parlato li succennati Pitisco , Ca-  brai , e recentemente il Marquez nella sovra-  indicata Dissertazione. Se questo valente Scrit-  tore aveva dato saggi commendevoli delle sue  cognizioni , e del suo criterio nelle opere a  quella antecedenti, e segnatamente nel Libro  sulle Ville di Plinio il Giovane , e nell'altro  sulle Case di Città degli antichi Romani ; nel-  le Illustrazioni sulla Villa di Mecenate ha  fatto conoscere la penetrante oculatezza del  suo 1nge2.no nel discoprire, e disegnare le noti-  zie relative airuscnraAntichità;eperciò ad es-  se Illustrazioni ritaettramo gli eruditi Lettori.   (1) Loc cit. Art. Villa : Maeccnas moritu -  rus , cum tot jant annis Augustum hospitem in  hac Villa recepisset , eumdem Villac haeredem  constituisse fertur , ut proinde vel ex hocco -  pite non Maecenatis dumtaxat , sed et Augusti  C cesar is in hutic diem appclletur .    s'6t   FEBRE PERPETUA   » febris est , sicut Cajo Maecenati . Eidem  „ triennio supremo nullo horae momento con-  „ tigit somnus . (i)   L’Arduino nelle notea questo luogo di Plinio  ci previene , che Giovanni Schenk nel libro-  primo delle sue mediche Osservazioni riporta  varii esempj d’ Individui , che non viddero il  sonno per lo spazio di quattordici mesi , .ed  anche per un intero decennio . (a )   ('i ) Lib. 7. cap.Sa.   (2} In Not. cap. 5 a. lib: 7: Plin. : Afjìrt  exempla nonnulla eorum, qui mtnsihus quatuOr-    “ZT ' 7    a 6»   Non è mio scopo di esaminare , se cosi  lunghe veglie possano darsi in natura, come  ancora se possa un mortale vivere gran tempo  con la compagnia disgustosa di una febre con-  tinua. Questo esame forma 1’ oggetto, e la  materia esclusiva di que’ Dotti , che sono nell'  arte medica versati , e perciò io mi tratterrò  nel vedere , se quel Cajo Mecenate , di cui par-  la Plinio , è il Mecenate , di cui si è scritta la  Storia; e posto che d’esso sia, si osserverà se  sussista la realtà di quella febre perpetua:, e  della pretesa veglia triennale .   Pietro Crinito afferma non esser certo , che  il Mecenate allegato da Plinio sia quel Mecena-  te Consiglierò , Favorito , ed Amico di Au-  gusto. „ Notatum est a Plinio ( dice quello ) in-  j, ter mirifica Naturae officia eum ( Meceua-  „ te ) nnmqnam horae momento dormisse per  „ totum trieimium ante obitum , sed hoc non  „ piane compertum est , an referendum sit ad  ,, alterum Maecenatem . (i)   Al contrario il Cenni è di opposto sentimen-  to, ed impugna il Crinito in questi termini:  ,, Ma sia detto cou pace del Crinito, questo  „ dubbio parmi senza ragione . Da Plinio si  ,, parla del nostro , e non di altri Mecenati ...   ' . ‘   decim , qui decennio Coto somnum non viderint  Jo.Schenkius Observat. Medie, lib. i. pag. p3.   ( i ) De Poet. lat. lib. 3. cap. 45 . .    Qicuxi ^ 00 Jsx-Cl o Qg I   , Ora è possibile t che questo soltanto ayes-;  se la notizia cosi precisa di questi fatti , e che   ■ ’ o •   (i^Lib.a.Art,t>$_. ; ;    - Digitized by Google     a63   la medesima sfuggisse a Vellejo , e a Cornelio  Tacito contemporanei di esso Plinio , e s’igno-  rasse da Svetonio , da Appiano , e da Dione,  che vissero , e publicarono le loro Storie nel  secolo posteriore all’esistenza di quel Natura-  lista? Di più Macrobio ne’ suoi Saturnali ,  opera critica , ed erudita , non omette di  parlare di molte qualità personali di Cajo Me-  cenate , delle quali si è fatto già menzione , e  serba un profondo silenzio sulla febre perpe-  tua , e sulla veglia triennale , di cui si parla .  Lo stesso deve dirsi di Seneca ; Egli mormora  spesse volte , aguzza la lingua nelle sue Opere  sulla condotta del Consiglierò di Angusto, ne  critica il lusso , le ricche abitazioni , le squisi-  te mense ec. , ma benché sia contemporaneo di  Plinio nulla dice di preciso sul fatto contro-  verso .   Ma si supponga , che il Mecenate accenna-  to da quello sia il Mecenate, che fu T ogget-  to delle nostre storiche ricerche . Sussisterà  in questa ipotesi quella febre continua , e  quella veglia triennale ? Pareva incredibile al  lodato Giraldi questa veglia triennale, e peno-  sa del nostro Mecenate, e non ne sarebbe giam«  mai restato persuaso , se la sua credulità non  fosse stata sorpresa da un’ altro fatto più stra-  vagante s riferito da Olimpiodoro Alessandri-,  no , ij quale suppone , che un Uomo vivesse  senza mai dormire , pascendosi di sola aria ,  o di luce „ Quindi io giudico ( scrive il    ?6q   ,, raldi ), che proveniése a Mecenate quella è-  „ sica indisposizione di non aver potuto dormir  »» mai per no intiero trienoio ; ciò che mi   i, sembrava quasi incredibile prima che leg-  ■»* gessi in Olimpiodoro Alessandrina . . . che  « nn Uomo visse senza mai dormire , pascen-  „ dosi di solo aere solare , ed in conferma di  >» tale portento cita quello l’autorità di Ari-  » statele . (i)   Alcuni,frà quali il sullodato Cenni (assono  d avviso, che Seneca abbia parlato della sudet-  ta veglia triennale di Mecenate, allorquando  fauna specie di parallello frà questo, ed il  celebre Attilio Regolo „ Veniamo ora ( dice  » Seneca ad Attilio Regolo . Perchè la fortn-  »> na gli nocqne quando egli diede quel gran*  »» de argomento di fedeltà , e di pazienza ?   j. Trapassano li chiodi la sua cute , dovun-  y, que rivolge , ed inclina le sue membra affa-  », ticate incontra una ferita , e le sue luci so-  », no aperte ad una veglia perpetua . . . Cre-   • / . • * ♦   C i ) Loc. cit. pag. 1 5o. : Mine illi ( Mece-  nate ) existimo cantigisse , c/uod a Plinio scri-  bitur , ut per triennium non dormieril , id quod  ego vix credideram ni ti antiquum apud Olim-  piodorurn Alcxandrinum in Phaedonis Commen-  tar io legissem , hominem insomnem vixisse ,  qui solo aere solari nutriretur , atque in eo mi-  racolo Aristotelem citai. ■ ■■   (a,) Loc. cit. . . ' •     >, di tu , che sia più fortunato Mecenate , il  », quale divorato dagli amori , c da replicati  », ripudj della ricalcitrante consorte , si pro-  ,, caccia il sonno mercé l’armonia de’ musi-  si cali istromenti , che da lungi echeggiano  », soavemente ? Ma benché egli prenda sonno   colla forza del vino , scuota , ed inganni  „ il suo animo col mormorio dell’acque caden-  „ ti , e con mille altri generi di piaceri , tnt-  „ tavia veglierà nelle piume , come Attilio  », Regolo nella croce . ( i)   Non si comprende però come Seneca in que-  sto luogo voglia indicare la pretesa veglia tri-  ennale di Mecenate, giacché la sostanza dei  suo discorso si è che questo , essendo vessato  dall’ amore sconcio , e dal carattere inquieto   (i) DeProvid. Cap.3. : Veniamus ad Re-  gulum : quid illi fortuna nocuit , quod illud  documentimi j Idei , documentimi patientiae fe-  tic ? Figunt cutem davi , et quocumque fati-  gatum corpus reclinai , vulneri incumbit , et  in perpetuam vigiliam suspensa sunt lumina  .... F eli ciorem ergo tu Maecenatetn patos ,  bui amoribus anxio , et morosae Uxoris quoti-  diana repudia deflenti , somnus per sympho-  niarum caritum a longinquo lene resonanlium  quaeritur ? Mero se licei sopiat , et fragori-  bus aquarum avocet , et mille voluptatibus  mentem anxiam fallat , tam 'vigilabit in piu-  ma , quam ilio in croce .    *63   di Terenzia stia moglie , che egli arnav^  perdutamente (i) , procurava di sollevarsi  con il vino , con lo strepito piacevole delle  acque cadenti dalle rupi , e con altri mezzi ca-  paci a discacciare , o mitigare la noja dello  spirito ; aggiunge inoltre , che ad onta di tut-  to questo , Mecenate non trovava sollievo , co-  me Attilio Regolo tormentato dalla barbarie  degli Africani nella botte guarnita di punte di  ferro (2).   É’ pur troppo vero, che una moglie fornita  di un Carattere infedele , caparbio, ed inco-  stante potrà tenere in grandi inquietezze un  onesto marito , dal quale è amata , manonpa-»  re verisimile , nè credibile , che tali inquie-  tezze possano giungere fino al grado di cagio-  nare una veglia non interrotta di più anni .  Perciò si può convenire nella supposiziqne di   , . •’ ;   (1) Girald. loc. cit. Porro Terentiam Mac-  cenas miro amore deperiti } .ut Acron , & Por-  phirion tradidere .   (2) Joseph Cantei, in Not. ad Valer. Max.  lib.l. de Relig, § .1 4. Dir is sane suppliciis cru-  cactus est Attilius : primum quidem , et id  tantum cibi datum est , un de vitam aegre su-  stentaret , et adductus Ltiphas , a quo territus  nec animo , nec corpore conquiesceret : tum ,  praecisis palpebris ne connivere posset , solis  radiis'objectus est : in dolio denique inclusus  praefixo davi culti , quorum acuti it misere la,-,  cerai us inceriti ,    '■— *    Qigitized by Google     Seneca riguardo alla' sùdetta Terenzia moglie  di Mecenate ; si può convenire , che ella sarà  stata di Un umore capriccioso , ed indocile ;  che Mecenate ne avrà provati disgusti , ed  amarezze , e che per discacciarle lóntand dal  suo spirito filosofico , avrà profittato di tutte  le possibili risorse ; non si può però ragione-  volmente , e giustamente conchiudere, che per  tal motivo non potesse procacciarsi il sonno  per il non breve intervallo di un intero trien-  nio; nè si può comprendere^! torna a ripetere,  come Seneca abbia nel citato luogo voluto si-  gnificare ciò , che Plinio ha riferito sulla pre-  tesa veglia triennale del nostro Mecenate i  Passiamo alla febre perpetua .   La febre è annoverata fra li pallidi morbi >  che affliggono miseramente la specie umana .  Quell' individuo , che da una febre viene mo-  lestato , e da febre di tal carattere , che non  abbandona giammai il povero paziente , è im-  possibile , che possa agire con energia , e  trattare affari di sommo rilievo . Da quanto si  è detto nel decorso della Storia del nostro Me-  cenate, risulta pienamente , che egli fin dall’  età più verde incominciò a prestare i suoi ser-  vigi ad Ottavio Augusto prima del Triumvira-  to , fin dopo inalzato al Trono . Si è rimarca-  to , che iu tutto questo tempo affrontò le im--  prese le più faticose ; segui qualche volta il  suo Monarca anche frà lo strepito delle Armi }  governò lunga stagione Roma , e l’Italia , dis-  sipò congiure pericolose, ed usò in tutte le    i    Digitized by Google    370   operazioni , che gli furono affidate , eorag».  gio , fermezza , e straordinaria vigilanza .   Se pertanto fosse stato sottoposto ad una  malattia di una febre perpetua, come è pos-  sibile , che avrebbe egli potuto agire con tan-  ta energica attività per disimpegnare gl’in-  carichi laboriosi , che tutto giorno riceveva  da Augusto? Ola febre è una malattia, o non  è malattia . Se non è una malattia tutto è con-  ciliabile , ma siccome non può mettersi in que-  stione , 'ch’ella sia un malore , che sconvolge il  sistema fisico deirUomo , cosi sembra potersi  dire, che Plinio in quel luogo , 0 ha parlato  di qualche altro Mecenate , o se ha parlato  del nostro le sue assertive non possono in ve-  run conto fissare la fiostra attenzione .   Impugnando però questo passo di Plinio, noi  non abbiamo avuto il pensiere di divenire il  censore di quel celeberrimo , e laborioso  scrittore della Storia naturale . Égli esige  tutto il rispetto de’ Letterati , li quali cono-  scono , che quella sua Opera magnifica gli pro-  cacfciò meritamente un posto brillante nel tem-  pio deU’immortalità ; ma in un si grande la-  voro , in cui dovette giovarsi, e profittare  degli occhi , e delle mani di molti , non deve  recar meraviglia , se egli avesse inserito una  qualche opinione grossolana , e popólare .   Il medesimo ( 1) ha detto ancora , che quel  Cajo Melisso Mecenate , Liberto del nostro Cil-   (0 Tiraboschi -Stor, della Lett.Ital.Tom.a.,    * 7 *   «io per guarire da uno sputo di sangue , no»  parlò mai per lo spazio di tre anni . Questo fat-  to è pure singolare , meno però di quello della  febre perpetua, e della veglia triennale . (i)   (ij Plin. Lib.28. C3p.6. Sect. i 7. : Jamet  sermoni porci multis de causis salutare est .  Triennio Maecenatem Mclissum accepimus si-  lentium sibi imperavisse a convulsione reddito  sanguine . L' Arduino nelle note a questo luogo  di Plinio osserva , che in alcuni Codici invece  di Melissum si legge Messi um , conchiude però,  'che ne Codici più accurati si trova scritto Me-  lissum . Potrebbe dubitarsi se il Melisso , di  cui qui si parla , sia veramente il Liberto di  Mecenate , giacche Sveto nio Lib. .de lllust.  Gram. Cap. 3 . nomina are Melisso Lenèo . Ful-  genzio \ib. 2.. Withol. fà menzione di un Melis-  sp Euboico . Alberto Magno Lib. 6 . de Anim.  Tract. i.cap.6. loda un Melisso Autore di un li-  bro sugli Animali . E Laerzio lib. 9. pag. 445.  rammenta parimenti un Melisso ; Ma il lodato  Arduino è d'avviso , che il Melisso accennato  da Plinio è il Cajo Melisso Mecenate Liberto  del nostro Mecenate : Meminit Svetonius  ( Hard, in Ind. Auct. Plin. ) . . . Caji etiam  M elissi , quem Maecenati gratissimum etiam  fuisse ait, ac Biblidthecarum in Octaviae Por-  tico ordinandarum curam accepisse , a Patro~  no suo Cajus Melissus Maecenas dictus est .  Hic eriim illc est , quem Maecenatem Melissum  scribi oportet , apud Pliriium lib.aS. Sect.i     -V      C>.