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Monday, September 23, 2024

GRICE ITALO A/Z L L3

 

 

Grice e Lettieri: all’isola -- la ragione conversazioanle e l’implicatura conversazionale – filosofia siciliana scuola di Messina -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Messina). Filosofo italiano. Messina, Sicilia. Grice: “Lettieri rightly contrasts sensualism in the practical sphere of reason as ‘egoism’ – my ‘principle of conversational self-love’ – but focuses on benfeficence, and solidarity – as ‘rational’ – my principle of conversational benevolence, -- or conversational helfpfulness.” Grice: “I like Lettieri for two reasons: he uses ‘diritto razionale’ which we at Oxford don’t! – He cherishes the ‘dialogo filosofico’ as a genre as we Aristotelians at Oxford don’t – he wrote one on ‘l’intuito’ – While he wrote on ‘sensualism,’ he also explored the idea of ‘man’ and ‘ragione,’ or ragiun, as he put it in his vernacular!” Insegna a Messina. Presidente della Real Accademia Peloritana dei Pericolanti. Molto apprezzato da Mamiani,  Gioberti e Galluppi. Altri saggi: Il sensualismo – cf. Grice, “Some remarks about the empire of the five senses” – Austin, “Sense and sensibilia” --, dissertazione, Messina, Capra; “La fisiologia calunniata di materialismo, Messina, Nobolo; La potenza del pensiero, Palermo, Console; Etica e diritto naturale, Messina, Amico; L’intuito: dialogo filosofico, Messina, Arena; L'omu nun avi l'usu di la ragiuni -- cicalata di lu professuri cav. A. Catara- Lettieri (Messina, Amico; Introduzione alla filosofia morale e al diritto razionale, -- Grice: “I like the idea of ‘rational’ right!” (Messina, Amico; “La cognizione del dovere -- poche nozioni dirette all'operaio e ad ogni classe di cittadini” (Messina, Amico; “Ricordi storici intorno al movimento filosofico in Siciliam Messina, Amico; “L’uomo” Pensieri” (Messina, Amico; Via Lettieri, Messina. Lettieri basis his moral system on rationality – solidarity, beneficence and all the conversational principles appealed by Grice find room in Lettieri’s system – ‘dovere verso l’altri” o “il prossimo” – The fundamental one is that of equality, as when Chomsky says that competence is an ideal natuve speaker with another one --. Grice: “Lettieri would hardly consider hiseself an Italian philosopher, seeing that he wrote a trattarello on ‘filosofia in Sicilia’ meaning that Italy does not belong to him, nor does he belong to her!” –  Antonio Catara Lettieri. Antono Catara-Lettieri. Antonio Catara-Lettieri. Lettieri. Keywords: implicatura.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lettiere: la ragione conversazionale” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Liberatore: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dell’ULIVO DELLA PACE filosofia campanese – scuola di Salerno -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Salerno). Filosofo italiano. Salerno, Campania. Grice: “One could write a whole dissertation – especially in Italy: their erudition has no bounds – about Liberatore’s choice of the sign being conventional, ‘ramo d’olivo’ = pace. It’s so obscure! Aeneas held one, against the Phyrgians – but did the Phyrgians know? And if Mars is often represented wearing an olive wreath, one would not think there is a ‘patto’ between Aeneas and the Phyrgian commander about that!”  Grice: “I like Liberatore – a systematic philosopher, as I am! His logic has the expected discussion on ‘sign.’ A conventional sign he says is a branch of olive ‘signifying’ peace – as opposed to smoke naturally meaning fire – As a footnote, one should note that in Noah’s days, the signification of the dove was ALSO natural – although not strictly ‘factive’ – but then not ALL smoke (e. g. dry ice smoke) signifies fire, as every actor knows!”  “Ma il difetto molto comune degl’economisti è il mancare di giuste idee filosofiche, e con ciò non ostante voler sovente filosofare.” Entra nel collegio dei gesuiti di Napoli e chiede di far parte della Compagnia di Gesù. Insegna filosofia. Fonda a Napoli “La Scienza e la Fede” con lo scopo di criticare le nuove idee del razionalismo, dell'idealismo e del liberalismo, dalle pagine del quale venne sostenuta una strenua battaglia in favore del brigantaggio, interpretato come movimento politico contrario all'unità d'Italia, ovvero: "La cagione del brigantaggio è politica, cioè l'odio al nuovo governo". Fonda “La Civiltà” per diffondere AQUINO. Uno degl’estensori dell'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Studia Aquino. Pubblica “Corso di filosofia”. Membro dell'Accademia Romana,. Combatté il razionalismo e l'ontologismo, così come le idee di SERBATI. Sostenne che il brigantaggio e la legittima resistenza di un popolo a una conquista non solo territoriale, ma soprattutto ideologica. Difensore dei diritti della chiesa e studioso dei problemi della vita cristiana, delle relazioni tra chiesa e stato, tra la morale e la vita sociale.  I filosofi della sua scuola mettono in evidenza a acutezza dei giudizi, la forza degli argomenti, la sequenza logica del pensiero, la stretta osservazione dei fatti, la conoscenza dell'uomo e del mondo, la semplicità ed eleganza dello stile.  All'inizio professore e giudicato da molti nella Chiesa cattolica il più grande filosofo dei suoi tempi. Si ritenene che vive santamente, e si scorge in lui un profondo spirito religioso. Considerato uno dei precursori del personalismo economico. Altri saggi: “Logica, metafisica, etica e diritto naturale, e in particolare:  “Dialoghi filosofici” (Napoli); “Institutiones logicae et metaphysicae” (Napoli);“Theses ex metaphysica selectae quas suscipit propugnandas Franciscus Pirenzio in collegio neapolitano S. J. ab. divi Sebastiani Quinto” (Napoli); “Dialogo sopra l'origine delle idee” (Napoli); “Il panteismo trascendentale: dialogo” (Napoli); “Il Progresso: dialogo filosofico” (Genova); “Ethicae et juris naturae elementa” (Napoli); “Elementi di filosofia” (Napoli); “Institutiones philosophicae” (Napoli); “Della conoscenza intellettuale” (Napoli); “Compendium logicae et metaphysicae” (Roma); “Sopra la teoria scolastica della composizione sostanziale dei corpi” (Roma); “Risposta ad una lettera sopra la teoria scolastica della composizione sostanziale dei corpi” (Roma); “Dell'uomo” (Roma); “La Filosofia di ALIGHIERI”; In Omaggio a Aligh. dei Cattolici ital. (Roma); “Ethica et ius naturae” (Roma, Typis civilitatis catholicae); “Lo stato italiano” (Napoli, Real tipografia Giannini); “Della composizione sostanziale dei corpi” (Napoli, Giannini); “L'auto-crazia dell'ente” (Napoli); “Degl’universali -- confutazione della filosofia di Serbati” (Roma); “Principii di economia politica” (Roma, Befani); “La proposta dell'imperatore germanico di un accordo internazionale in favore degl’operai”; “Le associazioni operaie”; “Dell'intervenzione governativa nel regolamento del lavoro”; “L'Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII”; “De conditione opificium”; “La civiltà cattolica spiega nei dettagli il clima di "difesa" in cui la chiesa si sente. Il ritorno ad Aquino dov’essere orientato alle sue dottrine originarie. Convinto che dopo di lui ben poco di nuovo ha prodotto il pensiero umano.  Brigantaggio. Legittima difesa del Sud. Gli articoli della "Civiltà Cattolica"  introduzione di Turco (Napoli, Giglio); “Per l'atteggiamento arroccato in difesa della Chiesa vedi ad esempio Sillabo # La "cupa scia" del Sillabo  Nardini, Manca di verità e si oppone ad AQUINO la soluzione di un alto problema metafisico abbracciata da L.” (Roma, Pallotta); “Lettere edificanti della provincia napoletana della Compagnia di Gesù, in La Civiltà cattolica, Civiltà cattolica:, antologia  Rosa,  [ma San Giovanni Valdarno] ad ind.; G. Mellinato, Carteggio inedito L. Cornoldi in lotta per la filosofia di Aquino (Roma, Volpe, I gesuiti nel Napoletano, Napoli, Dezza, Alle origini del tomismo, Milano, Devizzi, La critica all'ontologismo, Rivista di filosofia neo-scolastica, Mirabella, Il pensiero politico di ed il suo contributo ai rapporti tra Chiesa e Stato, Milano, Scaduto, Il pensiero politico ed il contributo ai rapporti tra la Chiesa e lo Stato, in Archivum historicum Societatis Iesu, Serbati, Roma G. Rosa, Storia del movimento cattolico in Italia, Bari ad ind.; Lombardi, La Civiltà cattolica e la stesura della "Rerum novarum". Nuovi documenti sul contributo, La Civiltà cattolica, Dante, Storia della "Civiltà cattolica", Roma Nomenclator literarius theologiae catholicae,  Grande antologia filosofica, Milano, C. Curci, Compagnia di Gesù La Civiltà Cattolica Rerum Novarum Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana., presentazione del libro su La Civiltà Cattolica e il brigantaggio. Segno – SENNO -- è generalmente tutto ciò che, alla potenza conoscitiva, ra-ppresenta alcuna cosa da se distinta. Perciò tal denominazione ben si addice al concetto il quale esprime al vivo e ra-ppresenta alla mente l'obbietto intorno a cui si aggira. Ma il concetto è interno all'animo e per pale sarsi di fuora ha bisogno di un segno SENNO esterno. Questo segno SEENO esterno consiste ne' voicaboli, i quali tra tutti i segni ottennero la preminenza iq.ordine alla manifestazione delle cose, che internamente concepiamo. Così il termine mentale, cio è il concetto, e d il termine ora le cioè il vocabolo, convengono tra loro nella generica ragione di segno o SENNO. Ma si differenziano grandemente nella ragione specifica. Imperocchè, primieramente il concetto è segno naturale; il vocabolo è segno – O SENNO -- convenzionale. Dicesi segno naturale quello che di per sè e per sua natura mena alla cognizione di un'altra cosa -- come il fumo, per esempio, rispetto al fuoco, e generalmente ogni effetto, riguardo alla CAUSA. Dicesi segno convenzionale quello, che ARBITRARIAMENTE  o PER PATTO vien destinato a di-notare alcuna cosa; come il ramo d'olivo si ad opera per il termine orale, benchè prossimamente significhi (E SENNO DI) il concetto, non dimeno mediante il concetto significa (E SENNO DI) lo stesso oggetto. Anzi, poi chè da chi parla è ad operato per di-notare il concetto non subbiettivamente ma obbiettivamente, cioè in quanto è espressione della cosa percepita. Ne segue che, quanto alla significazione (SENNO), esso si confonde quasi col concetto, dicuiè come la veste e l'esterna apparizione. E però la logica a buon diritto tratta per ora ni un vocabolo è di sua natura connesso con un determinato concetto; e però tanta varietà di loquela si scorge presso le diverse nazioni. Al contrario, il concetto di per sè e necessariamente rappresenta l'obbietto, essendo ne una natural rassomiglianza; e però il discorso mentale è lo stesso appo tutti. Inoltre il concetto è segno formale; il vocabolo è segno (SENNO) istrumentale. Ad intendere questa differenza, è necessario osservare, che il vocabolo permenarci alla conoscenza della cosa significata, ha mestieri d'esser prima dạ noi compreso. E pero appartiene a quel genere di segni (SENNO), a a cui può applicarsi la seguente definizione. Segno (SENNO) è ciò che, conosciuto, adduce alla conoscenza di un'altra cosa. Ma del concetto non è così: giacchè esso, senza bisogno d'esser prima conosciuto, col solo attuare la mente , ci mena alla conoscenza del l'obbietto, sicchè questo appunto sia il primo ad essere diretta mente percepito. Ciò di leggieri apparisce, tanto solo che si consideri che il concetto non può percepirsi, se non per cognizione riflessa e pel ritorno della mente sopra sè stessa. Laonde quello che si percepisce per prima e diretta cognizione, non può essere esso concetto, ma necessariamente è una qualche cosa diversa dal medesimo. A di-notare per tanto una tal differenza, venne introdotta la distinzione del segno (SENNO) formale e del segno (SENNO) istrumentale. Viene l'abuso del linguaggio che è il mezzo dato all'uomo per esternare ad altrui gl’interni concepimenti dell'animo. L'analisi de’ vocaboli è ordinariamente un grande aiuto allo spirito per rischiarare le idee, merce chè essi sovente tengon chiusi sotto la loro spoglia. Ma accade altresì che si arroghino più di quello che loro di ragion si compele, e tentino non di essere esaminali e giudicali dall'intelletto, ma manciparselo e deltargli legge a capriccio. Per diverse maniere principalmente i vocaboli introducono falsi concetti nell'animo. Per la loro ambiguità e confusione, imperocchè ci ha delle voci d'incerto significato, le quali han bisogno d'esser determinale nel senso in cui si tolgono, altrimenti ingenerano concetto vago e mal fermo da cui procedon poi fallaci giudizii. Tale è a cagion d'esempio la voce natura, la quale suol prender sia d’esprimere or l'essenza di una cosa, or il mondo sensibile; or l'autore dell'universo, or tull'altro a talento di co foi che l'usa. Parimente le idee significate pe' vocaboli sovente sono assai complesse e complicate; e pero ove non bene si risolvano per via d'analisi ne’loro elementi, son cagione che si formiun assai confuse ed informe concetto. Secondo, tal volta i vocaboli vengono ad operati a significar mere negazioni o prodotti arbitrarii della immaginativa, o semplici ASTRAZIONI ell'animo; come la voce “cecità” , “fortuna”, “centauro”, “località”, e somiglianti. Oravviene che per difetto di debita considerazione si cada nella credenza ch'esse esprimano cose positive e reali si nell'essere che nel modo onde sou concepite. I vocaboli delle cose immateriali son formati d'ordinario per analogia presa dagli obbietti materiali, e quindi avviene che talora si confondano le une cogl’altri. Ne'nomi derivati sebbene spesso l'origine e l'etimologia del vocabolo coincide col senso in che comunemente si prende, tuttavia non rade volte se ne dilunga. Nel qual caso per mancanza di attenzione può avvenire che l'una coll'altro si scambi. A queste cause può aggiugnersi la novità de’ vocaboli di che taluni stranamente si piacciono, e l'uso incostante che fanno di quelli stessi che fuor di ragione introduceno. La filosofia per quanto può nell'ad operare il linguaggio non deve scostarsi dall’uso comune, nè cambiare a capriccio il senso delle voci ricevute o da sè stessa una volta determinate. Una indebita applicazione de’ mezzi di conoscenza è radice mal nal ad'errore. Accadecia in prima dal non bene distinguere con quali facoltà dove l'oggetto concepirsi; come a cagion d'esempio in chi con la fantasia vuole comprender ciò che allrimenti non si può che con l'intelletto. Dippiù si bada talora più alla vivacità e felicità della RAPPRESENTANZA, che alla fermezza del motivo che spinge all'assenso. E così le cose che vivacemente e prestamente feriscono l'animo più di leggieri si ammettono che allre non fornite di questa dote, ma più salde per forza di argomenti. Inoltre si procede temerariamente a giudizii senza prima considerare se l'obbietto è debitamente proposto giusta le leggi e le condizioni volute dalla natura. Quinci le fallacie de’ sensi, lo scambiarsi per i principii proposizioni arbitrarie, il formare assiomi illegittimi, il dedurre conseguenze erronee da sofistici ragionamenti. E perciocchè lo schivar questi mali richiede la  conoscenza del dritto cammino che deve tener la mente per le vie del vero, passiamo a trattar diligentemente questa materia, alla quale premettiamo il seguente articolo, che ad essa valga come d'introduzione. Cum animi nostri sensus cogitationesque animo ipso lateant, nec per sese ceteris patefiant; homo, qui ad societatem cum aliis coëundam e nascitur, idoneis mediis a provido naturae Auctore instructus est, ut ideas suas aliis, quibuscum vivit, manifestet. Haec media SIGNA (SENNI) quaedam sunt. Sic enim nominantur quaecumque ad res alias innuendas sive natura sive VOLVNTATE sunt INSTITUTA. Omnibus vere signis, quibus conceptus nostros et affectus animi patefacimus, maximopere vocabula praestant. Etsi enim suspiria, gemitus, nutus, sensa animi nostri significent; minime tamen id efficiunt eadem facilitate, perspicuitate, distinctione ac varietate, quae vocabulorum propria est. Quam quam non diffitear gestuum loquelam, si vivax sit, vehementius commovere, propterea quod imaginationem vividius feriat, et rem veluti ponat ob oculos. Vocabulum definiri potest: vox articulate prolata ad ideam aliquam significandam. Ex quo intelligitur, ope vocabulorum proxime et immediate conceptus, vi autem conceptuum ipsa obiecta significari. Ad originem sermonis quod spectat, nemini dubium est quin, etsi vis loquendi ingenit a nobis sit, verborum tamen determinatio ab arbitrio generatim pendeat. Secus si quodlibet determinatum verbum determinatam rem natura sua innueret; qui fieri posset ut verbum idem apud diversas gentes, quibus certe eadem natura inest, non idem exprimat? De hoc nulla est controversia; at quaestio in eo est utrum absolutae necessitatis fuerit ut sermo aliquis primis hominibus a Deo communicaretur, an homo sermocinandi tantum virtute ornatus sermonem ipse repererit vel saltem reperire potuerit. Qua de re in contrarias sententias FILOSOFI distrahuntur. Non nulli enim non modo possibilitatem, sed factum etiam tuentur, atque hominem sermone destitutum sermonis auctorem fuisse autumant. Alii id neutiquam evenire potuisse arbitrantur, cum sermo sine usu intelligentiae. efforinari nequeat, et ad usum intelligentiae sermonem necessarium esse putent. Equidem sic existimo: ad absolutam possibilitatem quod at tinet, hominem per se potuisse ex insita propensione et facultate loquendi, quam accepit, determinatum sensum vocibus quibus dam tribuere, et sic sponte sua efformare sermonem. Quid enim repugnasset ut homo rem sensibus occurrentem nutu aliquo com mopstraret aliis, atque ex innata vi loquendi sonum syllabis quibusdam distinctum proferret et ad commonstratam rem significandam libere determinaret. Expressis autem rebus sensibilibus, ad insensibiles significandas gradatim pervenire impossibile sane non erat; cum ad has exprimendas nomina quaedam ex rebus materialibus, propter analogiam, quam homo inter utrasque per spicit, transferri facile potuissent. At si non de absoluta et abstracta possibilitate, sed de facto loquimur, rem aliter contigisse certum est. Nam ex sacris litteris indubie colligimus elementa sermonis primo homini a Deo tributa esse, quantum saltem sufficeret ad domesticam societatem, in qua ille conditus est, retinendam. Cuius rei congruentia vel inde patet, quod si, ut supra dictum est, ad divinam pertinuit providentiam opportuna scientia instruere protoparen tem; hoc multo magis de usu sermonis dicendum sit,cuius longe maior necessitas imminebat. An sapienter cogitari poterit totius generis humani parens et magister, qui quasi principium et fun damentum constituebatur futurae societatis civilis et sacrae, sine actuali copia illorum mediorum, quae ad munus hoc adimplen dum tantopere requirebantur. Accedit, quod eruditorum vestigationes, qui de origine linguarum tractarunt, huc tandem concludendo devenerunt, ut omnes linguae tamquam dialecti linguae cuiusdam primitivae, quae perierit, habendae sint. At si sermo inventio esset humana, singulae familiae, quae diversis populis originem dederunt, linguam sibi omnino propriam atque ab aliis radicitus discrepantem creavissent. De utilitate vero, quam ex sermone pro rerum intelligentia mens capit, permulta fabulati sunt FILOSOFI quidam, in primisque Condillachius. Putarunt enim illum esse necessarium ad analysim et synthesim idearum habendam, nec sine ipso ideas generales efformari posse. Quin etiam eo progressi sunt, ut dicerent ipsam intelligentiam non nisi ex usu loquelae progigni. At enim haec esse ridicula optimus quisque iudicabit, modo cogitet non posse loquendi usum concipi nisi iam antea intelligentia sub audiatur. Non enim quia loquimur intelligimus, sed viceversa quia intelligimus loquimur. Unde bruta, quia intelligentia carent, id circo loquendi facultate privantur. Quod si intelligentia e sermone non pendet, poterit illa quidem suis uti viribus ad ideas sive dividendas sive componendas sive etiam abstrahendas, quin id circo sermo velut causa aut instrumentum adhibeatur. Sed de hac refusius erit in Metaphysica disputandum. Vera igitur emolumenta sermonis his continentur. Prae terquam quod ad ideas communicandas inserviat, ac proinde ve luti vinculum sit societatis; intellectui subvenit, quatenus loco phantasmatum verba ut signa sensibilia in imaginatione substituit. Memoriae opitulatur ad ideas semel habitas revocandas. Mentis attentionem figit detinetque in obiecto, quod exprimit, quae secus ad alia contemplanda statim raperetur. Mentis opificia conservat, efficitque, ut illa postquam contemplationis suae partus vocabulis scriptura exaratis ad retinen dum tradiderit, soluta curis ad nova speculanda impune progredi possit. Hae potissimum utilitates e sermone in hominem proficiscuntur; ceterae, quae a nonnullis nimium exaggerantur, sine fundamento ponuntur, et animo humano sunt dedecori. Denique ad dotes loquendi quod attinet, sermo sit perspicuus, usitatus, brevis; non ea tamen brevitate, qua obscurior sententia fiat; sed ea, quam rite descripsit Tullius CICERONE, ubi inquit brevitatem appellanda messe cum verbum nullum redundat, velcum tantum verborum est, quantum necesse est 1.  ANTICHITÀ PER L'INTELLIGENZA DELL'ISTORIA ROMANA E DEI FILOSOFI LATINI DELL'ABATE DECLAUSTRE Wwwna IN VENEZIA CO'TORCHI DI GIUSEPPE MOLINARI MITOLOGICHE   SLIEHE HE KOS WIEN HOFBIBLION KA  1 eeeeeeeeexe erele cele ; egli Ateniesi lee ressero delle statue. Ella fu ancora più celebra ta presso i romani, i quali le innalzarono il più grande ed il più m a goifico tempioche fosse in Roma. Questo tempia, le cui rovine ed anche una parte delle volte restano ancora io piedi, fu cominciato da Agrippina, e poscia compiuto da Vespasiano. Scrive Giuseppe, che gl'imperadori VESPASIANO e Tito deposero nel tempio della pace le ricche spoglie, che aveano levate al tempio di Gerusalemme. In questa tempio della Pace si adunavano quelli che professavano le belle arti per disputervi sopra le loro prerogative, acciocchè alla presenza della dea restasse bandita qualsi voglia asprezza pelle loro dispute. Questotem. pio fu rovinato da un incendio al tempo dell'imperator COMMODO. Presso i greci la Pace veniva rappresentata in questa maniera. Una dono aportava sulla mano il dio Pluto fanciullo. Presso I Romani poi si trova per ordinari o rappresentata la Pace con un ramo di ulivo PACIFERA. In una Medaglia di Marco Aurelio, Minerva viene chiamata “pacifera”; e in una di Massimino si legge Marte puciferus, qmegli, o quella che porta la pace, PACTIA.Suddito dei Persiani, al riferire d'Erodoto, essendosi ricoperato a Cuma città greca, i Persiani non mancarono di mandare a di mandarlo, acciocchè loro fosse consegnato nelle mani. I Cumeifo .  dea P Pace. I Greci e di Romani onoravano la Pace come una gran qualche volta colle ali, tenendo un caduceo, e con un serpente ai piedi, Le danno ancora il cornucopia, el'ulivo è il simbolo della Pace, e il caduceo è il simbolo del Mercurio Negoziatore, per additare la negoziazione, da cui n'è seguita la Pace. In una medaglia di Antonino Pio tiene in una mano un ramo di ulivo, e colla sinistra dà fuoco ad alcu di scudi,e corazze, j   PALAMEDE . Figliuolo di Nauplio re dell'isola d'Eubea, coman daya gli Eubei nell'assedio di Troja. Vi si fece molto stimare per la sua prudenza, pel suo coraggio, e de sperienza nell'arte militare; e dicono che insegnasse ai Greci il formare i battagliopi, e lo schierarsi. Gli attribuiscono l'invenzione di dar la parola delle sentipeļle, quel la di molti giuochi, come dei dadi e degli scacchi, per servire di trat tenimento ugualmente all'ufficiale e al soldato nella noja di up lungo assedio. ΡΑ1CHE tott an que 9 be 8Q CO 32 ti 8 $1 AL sto fu çerp ip contapepte ricercare l'oracolo de’ Branchidi, per sapere come doveano contenersi; el'oracolo rispose, che lo consegnassero. Aristodico, uno dei principali della città, il quale non era di questo parere, ottenne col suo credito, che si mandasse un' altra volta ad interrogare l'oracolo, ed egli stesso si fece mettere nel numero dei deputati. L'oracolo non diede altra risposta, che quella avea data prima. Poco sod disfatto Aristodico, penso nel passeggi. The branch of ‘ulivo’ is represented in the reverse of a coin of Antonius Pius --. Matteo Liberatore. “Segno e cio che, conosciuto, adduce alla conosence di un’altra cosa” – cf. Eco’s tesi su Aquino. Liberatore. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Liberatore” – The Swimming-Pool Library. Liberatore.

 

Grice e Liceti: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – filosofia ligure – scuola di Rapallo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Rapallo). Filosofo italiano. Rapallo, Liguria. Grice: “Liceti is a fascinating philosopher; must say my favourite of his oeuvre is “Geroglifici,” which as he knows it’s a coded message – the old Egyptian priests kept this ‘figurata’ away from the plebs!” – Grice: “Alice once wondered what the good of a piece of philosophy is without ‘illustrations;’ surely Liceti’s beats them all!” Allievo ed erede di CREMONINI (si veda). Nacque prematuro (6 mesi), venendo alla luce su una nave presa da tempesta lungo le coste tra Recco e Rapallo. Sempre secondo la tradizione orale suo padre, un medicoo, lo mise in una scatola di cotone dentro un forno, come si fa per far schiudere le uova, inventando così il prototipo della moderna incubatrice. Dopo aver compiuto i primi studi letterari a Rapallo, venne inviato a Bologna per compiere e approfondire gli studi legati alla FILOSOFIA. Insegna a Pisa. Padova, e Bologna. Ascritto ai “Ricovrati”  (oggi i galileii – degl’Accademia Galileiana di scienze, lettere ed arti.  Quando comparve in cielo una cometa, si riaccese una controversia analoga a quella suscitata dalla stella nova  ma questa volta le difese della teoria aristotelica furono assunte da L. ed il compito di attaccarla, partito ormai GALILEI (si veda), e assunto dal suo successore sulla cattedra di matematica, GLORIOSI, che se la prese appunto con L.. Questi risponde pubblicando un suo De novis astris et cometis, in cui, oltre a difendere il LIZIO, critica scienziati, tra i quali anche GALILEI, ma con espressioni molto rispettose e lusinghiere. A questo saggio GALILEI fa rispondere dal suo amico GIUDICCI col Discorso sulle comete. Srive saggi di filosofia, tra le quali “De monstruorum causis, natura et differentiis”,  (Padova), con aggiunte di Blaes, nei quali riprese le soluzioni del LIZIO sul problema delle anomalie genetiche, e “De spontaneo viventium ortu” nei quali sostenne la generazione spontanea degl’animali inferiori.  Altri saggi importanti per la ricerca sono “De lucernis antiquorum reconditis” apprezzato da Berigardo, e la “Silloge Hieroglyphica, sive antiqua schemata gemmarum anularium.” Tratta inoltre la questione dell'anima delle bestie nel “De feriis altricis animae nemeseticae disputationes.” I suoi saggi sono chiaramente ispirate al LIZIO, in particolare gli studi sul problema della generazione vivente e sul cosmo, entrando talvolta in contrasto con GALILEI, specialmente per quanto riguarda la struttura dei cieli e della Luna, che L. considera una sfera perfetta e trasparente la cui luminosità non e un riflesso della luce solare, ma veniva generata al suo interno. Al centro di questo dissenso cosmologico, c'e, infatti, il tentativo di spiegare il fenomeno luminescente della pietra di Bologna, che L. considera un frammento di materia lunare. Alcuni saggi di L. rimasero inediti a causa delle ampie discussioni riportate sulle novità astronomiche. Nella congerie immensa dei suoi saggi e commenti va notata la difesa della pietas d'Aristotele; quella pietas così vivacemente messa in forse alcuni anni più tardi dal platonicissimo cappuccino Valeriano Magno, che taccia d'a-teismo il sistema dello Stagirita. L. invece disserta «de gradu pietatis Aristotelis erga Deum et homines», e nel saggio sua «Philosophi sententiae plurimae, fidelium auditui durae, salubribus explicationibus emollitae, ad pias aures accommodantur, illaeso genuino sensu Aristotelis». E ad epigrafe dell'opera sua si compiace del distico Vulgus Aristotelem gravat impietate, L. Doctorem purgat. Numquid uterque pius? La città di Padova ed Spinola di Roccaforte rendeno omaggio al filosofo facendo erigere una statua in marmo scolpita da Rizzi. A Rapallo vi è dedicata una via. Gli è stato dedicato il cratere “L.” sulla Luna.  Altri saggi: “De centro et circumferentia”’ “De regulari motu minimaque parallaxi cometarum caelestium disputationes”Vtini, Nicola Schiratti, Vicetiae, Amadio, Bolzetta, Encyclopaedia ad aram mysticam Nonarii Terrigenae, Patavii, Crivellari“ Allegoria peripatetica de generatione, amicitia, et privatione in aristotelicum aenigma elia lelia crispis. Ad aram lemniam Dosiadae, poëtae vetustissimi et obscurissimi, encyclopaedia, Paris, Cottard; Ad Syringam publilianam encyclopaedia, Patauii, Pasquato, Bortolo, “Ad Epei Securim Encyclopaedia Genuensis FILOSOFI ac medici, Bononiae, Monti, “De centro et circumferentia, Vtini, Schiratti, “De luminis natura et efficientia, Vtini, Schiratti, “Litheosphorus, siue De lapide Bononiensi lucem in se conceptam ab ambiente claro mox in tenebris mire conservante, Vtini,  Schiratti, “Ad alas amoris divini a Simmia Rhodio compactas, Patavii, Crivellari,“De lucidis in sublimi ingenuarum exercitationum liber, Patauii, Crivellari “De Lunae Sub-obscura Luce prope coniunctiones, “Hieroglyphica”, Patavii, Sebastiano Sardi, “Hydrologiae peripateticae disputationes”, Vtini,  Schiratti, Ad syringam a Syracusio compactam et inflatam Encyclopaedia, Vtini, Schiratti, Baldassarri, La pietra di Bologna da Descartes a Spallanzani. Sviluppo di un modello scientifico tra curiosità, metodo, analogia, esempio e prova empirica, Nel nome di Lazzaro. Saggi di storia della scienza e delle istituzioni scientifiche, Garin, La filosofia, Milano, Vallardi, Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Bartholin, Institutiones anatomicae, Lugduni Batavorum, Riolan, Opuscula anatomica nova, in Id., Opera anatomica, L Pombaiae Parisiorum, Bartholin, Epistolarum medicinalium centuria Hafniae (lettere); Vesling, Observationes anatomicae et epistolae, Hafniae, lettere a L.; Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello STUDIO BOLOGNESE, Bologna ad ind.; Edizione delle opere di Galilei, Firenze  ad indices; Acta nationis Germanicae artistarum, Rossetti, Padova, ad ind.; Rossetti, A Gamba, Padova, ad ind.; Giornale della gloriosissima Accademia Ricovrata, A: verbali delle adunanze, Gamba,  Rossetti, Trieste ad ind.; Salomoni, Urbis Patavinae inscriptions, Patavii Facciolati, FASTI GYMNASII PATAVINI, Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Modena, Renan, Averroès et l'averroïsme, Paris Taruffi, “Storia della teratologia” Bologna, Favaro, Amici e corrispondenti di Galilei, Gloriosi, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Favaro, Saggio di  dello Studio di Padova, Venezia, Ducceschi, L'epistolario di Severino, Rivista di storia delle scienze mediche e naturali, Castiglioni, Storia della medicina, Milano, Ducceschi, Un epistolario inedito di dotti padovani in Atti e memorie della R. Accademia di scienze lettere ed arti in Padova, Alberti, La prima incubatrice per prematuri, Minerva medica varia, Boffito, Battaglia di marche tipografiche di  Bella e l'ultima memoria scientifica dettata da Galilei, in La Bibliofilia, Pesce, La iconografia di L., in Genova. Rivista del Comune, Geymonat, Galilei, Torino, Rossetti, L'opera di L. in un manoscritto inedito della Biblioteca del Seminario vescovile di Padova, in Studia Patavina, Bertolaso, Ricerche d'archivio su alcuni aspetti dell'insegnamento medico presso Padova, in Acta medicae historiae Patavinae, Ongaro, Contributi alla biografia di Alpini, Tomba, Gli originali di Galileo in Physis, Ongaro, L'opera di L., in Atti del Congresso di storia della medicina, Roma, Ongaro, La generazione e il moto del sangue in Liceti, in Castalia, Rizza, Peiresc e l'Italia, Torino Simili, Una dedica autografa di Galilei a L. e il clima delle loro concezioni scientifiche e relazioni epistolari, in Galileo nella storia e nella filosofia della scienza. Atti del Symposium internazionale, Firenze-Pisa, Firenze Mirandola, Naudé a Padova. Contributo allo studio del mito italiano, in Lettere italiane, Castellani, Marangio, I problemi della scienza nel carteggio con Galilei, Bollettino di storia della filosofia dell'Università degli studi di Lecce, Marilena Marangio, La disputa sul centro dell'universo nel "De Terra" di L., Soppelsa, Genesi del metodo galileiano e tramonto dell'aristotelismo nella Scuola di Padova, Padova, Agosto et al., Rapallo, Berti, Galileo e l'aristotelismo patavino del suo tempo, in Studia Patavina, Ongaro, Atomismo e aristotelismo nel pensiero medico-biologico di L., in Scienza e cultura, Galilei e Morgagni, Padova. Brizzolara, Per una storia degli studi antiquari in Studi e memorie per la storia dell'Bologna, nZanca, L. e la scienza dei mostri in Europa, in Atti del Congresso della Società italiana di storia della medicina, Padova, Trieste, Padova Re, "De lucernis antiquorum reconditis": il capolavoro calcografico di Schiratti, in Ce fastu? Lohr, Latin Aristotle commentaries, Firenze, Basso, erudito ed antiquario, con particolare riguardo agli studi di sfragistica, in Forum Iulii, Basso, "Fortasse licebit". La marca tipografica di Schiratti e l'impresa accademica di L., in Quaderni Artisti Cattolici Ellero, Ongaro, La scoperta del condotto pancreatico, in Scienza e cultura, Poppi, Il "De caelesti substantia" di Ferchio fra tradizione e innovazione, in Galileo e la cultura padovana, Santinello, Padova, Kristeller, Iter Italicum, ad indices. Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. sapere, De Agostini, Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ruff. L.. Beerbohm: “Send me a letter; I live in Rapallo.” “How should I address it.” “Beerbohm, Rapallo” “Do not worry, there is only one Rapallo.” “Vico L., Rapallo” – “Statua a L. da Rizzi, Spinelli Roccaforte, Padova.xstril. minnstiii UAiTiO Stjftdsb iupon Ratfatia in IV libros De his, quidiuvi- P uunt fine alimento. P1?- 1 in quo eaptobatissimisautonbus afferuntur obferuationes eorum, qui vitra biduu . ab omni obo potuque abftmuere. Abstinentiae vana: intra fepumam diem conclu- .ffaec. Abfimenu, a iepfmo ad decimum diem extenfj. Abftmentixi decimo ad vigefiraumdiera protc- fe.cap.£. Abstinentii ad mensem produAfe. Abstinentiae a primo ad tertium mensem produ-. Ax. c Iehmium populorum Lucomonae ad quinque me des quotannis mire productum. Abstinentia Oftimeftns in muliete Patavina. Abstinentia pueli Tufer ad feitumdec unum- Spiritus non aliaere. Aerem in mitto vivente non ali aere intrinlecus quoraodocunqucattra Ao.lenem in mitto non abfumerc acrcm. Partes animalis 4 przdommio aereas non ali aere inspirato. nui Aerem hunc, quem inffiramus, non efle alendo & creari c 'i t. fpintus. Ad nutricationem metaphoricam non semper cd- sequi veram Rondelctij difficilis alfertio. Soluuntur argumenta quibus nititur pnor opinio, mensem protradla. Abstinentix ad II annos produAx. Ablhncntix ad III annos protenf. Historia puellæ Spirenfis quadriennium abftinen- . tiscap.it. Abftinentt a quarto ad duodecimum annum de- duAx. Abstinenn vitra duodecim annos longissime pro duA varia exempla. Abstinenti $ diuturnae incerto temporis spatio ad-  i' mentr. Difficultatem negotii nos retrahere non debere a proposito. Curante omnia oporteatnos aliorum dogmata de Chatnxleontcm, ac Viperas non ahaere propol i t c tpeudere. inqua omnesaliorum opiniones examinand breui catalogo numerantur. tn quo examinantur sapientum virorum opiniones de natura et caudis tam diu- turni lciumj. Opinio Argenteoj et aliorum exiftimantiu abstmcntcs nomos nutriri aere inlpirato. Cancmlcucm et Manucodiatam apud Indos non alucrc.Secunda opmio Medici Clariflimt ex Augento, Si . M a nardo contendentis abstinentt ncftrosalf odoribus, fle exhala tione aerem obfidente car Examinatur propofita fcntenua, &: primum often diturnon elfe in topi acre vaporem , ac cxhalationcm.cap.a». Exhalationem infpiratam vi calori? humant non pofle cogi in fanguincm.St^ alimentum. Exhalationem non alere 1eiunantcs. Expenditurallata opinio demonttrando primum Non omne fapidu111 alere. caloris aAionein humorem non elle conti- nuam ;caqueiugi, nonidco affiduam clfc debe- re nutricationem, cap.i. intus in animali aereos non efltjfcd igneos. C. J. aimores proprie non ali.Spmtus in viuenni corpore r,ou nutriri.Odores non alere,quia non funt miftorum fpccits, prima ratio Arifiotchs aduerfus PITAGORICI c1phcatur.cap.2d. Secunda ratio Anftotclis LIZIO demonttrans odores n6 alere , quia per coAioncm a calore non podint ex odoribus excrementa lcgrcgan. Omne genera sed vnicum ottcnditurj nec ali omnia qiuecu que diffluunt in viufnteA^" reftauritionc indigent. Acrem ml piratum pon efle miftum , nec adeo ut fit alendo corpori. Explicantur allata dogmata Galeni de eo quod ctt ipiritus aere nutriri, J. Alexandri, Nicolai, CICERONE, ac Thcophraflirii- fla confiderantur.de eo , qupd eft att:m alerem fpiritus,& calorem; & ad A rittotclis, ac Hippo- cratis ccnfuram rediguntur.tf. Hippocratis afiettio dc triplici alimento illuftra- tlir Olimpiodori. ic Platonicorum dogma 'de horni mbus acre, ac radijs folartbus enutritis expendi tur.cap.primo noridari trianutrinientorum trrfs T Omnealimentum, feuexternum, feuinternumco coqui deberc, coftioneque aberctementispur- Odorem n aloris ita concoqui non poffe, vcab excrementis dicatur expurgari quia limplicem, l'eu nutriendo corpori omnino diflimilcm naturam obtineat, Ab odore vi caloris concoqnenris nec tenue, nec craflum fegregari excrementum.cap.j». Tertia ratio Arillotelisoftcndcns odorem nonale requiacoftionea calorenonincraffatur.cajt Quarta ratio, qua Ariftotcles probae odorem non Ci£,& quandopropemare ambulantes falfura. re fenrianr, & alsarum faporem quos prope ab- finthii fuccus agitatur. Tertia opimo doitiilimi Co/lii prxeeptoris exiftf m.mns abflinente» nofttos aqua enutrita» primumofle- Propoli ta sententia confideratnr, ac Ari ditur ex autorita te Platonis ^Haiqpupoacmrantoins a,lere, ftotehs, Galeni, &Auicennp cap Aquamvi calorisnoncraflefcere,ideoqu-everH ahftinentemalerc. Pvrauftas non ali exhalatione illi connmili cremento arugmeri fine ten^ imminutione, o. Plantae non Canemleucm non ali rore, Manucodiatain rore non pafc1. Argumentum duci non polle a brutomm alimen- to ad nutrimentum hominis. Quo fcnfu verum fit Quod ftpit nutrit, Exhalationem acri permiftam efle fapidl  t Exhalationem non efle odoriferam, & Allomos noneffe, quiod oribusnutriantur, quicqurdFici nusfenfcnt. Democritum , Homerum odonbus vitam libi prorogafle ceu medicamentis , non vt alimentis. Animo delinquentes odotibus recrearr non ut ali- mentis,fcd vt medicamentis Hippocratis dogma vulgatum de ctlcir nutncatio Aqua nihil inefle lcntiatur,nec epota ne per odoratum lUuitratur non poffc in alendi fubflantiam. effealendocorpori, quianonferaturadmem- Aquam coflione non fienfimile malendo corpobra nutrimentis dicau. Quinto confirmat Ariftotcles odorem non alere, quia nonnifi per accidens fertur w fontem ali- menti. Odor effe medicamentum , non alimentum texta ratione probatur, Ccnfurare fponfionum dcraonftratiombus Antro telicisab Argcntcnoallatarum. Respondetur ad argumenta, quibbs nititur fenten fupenor, ac primum oftendirur exhalatione de terra Turgentem non ubique pntfto fuiffe abftinentibus, nec effe milium, cap.jd. Bxhalationetn odore tciro afferam efle, lapidam ri,vt decet alimentum cap.do. effe Aquam non effe tale mtftom/juale oportet ali roentum.capdr. Aquam effe vehiculum alimenti, alimenniracap.dx. Satisfit rationibus quibus nititut & propterea non aliquot primoque decernitur cur ablhnentium hu- aquam potarent; quoniarmadpiocualbeihc,afpm^c3- mido inftauretur huraidum Aqua nec plantas ali,nec aquatdia. campf.t Arfu.mcnto, Vium non feruartccaalloroirse pvarbualnoi:mc*alorem vtcon- humorem non efleaquammec aqueum. Aqua non reftmn quod aqueume corporibus ef- fluxerit.cap.dd. alimento, &cauf carnem, 5tlac; quxpluatpoftca. AquaexAnflotelcquomodofit obigratia,fi noneffe.Exhalationem a calore non condenlan. Exhalationem in acre cogi non poffc infanguine Qua ratione potuerit animalia pluere,ac fpeciatim vitulum, pifces,ranas,atque lemmer. Hippocratis dogma illuftratur de cxhalatrone ve Solis attrafta ex animalium corporibus. Rorem non effe vaporem vi caloris c6crctum,ncc alimentum cicadarum.Mannam non fieri ex vapore vi caloris dentato in aere,nec folam alere poffc ad Hxbraic* mannas difcnmcn.Mei non effe purum rorem concretum, nec tale quid fine alio nutrimento diu pofle hominem fa ftcrilitatis,& pilobus affumatur non vere alit  adeo ex igno, Animatu quomodo conftituantnuurtriantur aqua_> & aqua,vt moucanlur nigonee,ft vere alimentum. Hippocrati ; cui aqua cap. femper ex morbo intermitti funiiiones vitx: quxue operationis lilio morbum fequatur. cVigelimaquinta opinion Qucrcetanireferendsab- ilinenttx caudam in petrificationcm partium . ventrisimi, &nutricatumaliarumexaere,ac odoribus.Expenditurallata lentenda offendendo longum ieiunium haud ortum ede a pctnficatione par- tium naturahum,& a nutricatu aliarum cx aere in vlkiabdinente. Soluuntur allatx rationes hanc opinionem robo- rantes, de dilcriminc inter Ecdafim,ac fom- num;VinterEcdafimgrauem, acleuema- gcntes.cap.aoo. viralianonaerenutrita, necalijsvitamcommu- Vigcfimapriraa opinio Podhij afferentis homines diu ab alrmemo abdincre , anima illorum pec cataphoram,& intendorem fomnum vacante a proprijsofficijs. cap.ioi. Examinatur, & improbatur opinio decernes ab- ftincntiam diuturnam abalto,&t_ profundiori fomno prodirc. Refpondctur ad argumenta de (omni differen- dis, & de longum tempus dormientibus, Vigefimalecunda opinio Benedilti, Montui,& Mercuriales dicendum caudam longi iciunij ede condri&ionem cutis, pororumque occlu- fionem quidquain ecorpore diffluere non per- uri ttentem.cap.2a4. Expenditur allata lententia demondrando vfum, ac necelficatem alimentorum non ede abfolute indaurationcm deperditi, fcd m alium finem : nec ita meatus omnes occludi pode,vt nihil ef- fluat ccorpore.Soluuntur Beucdifli, & Montui radones , oflendendo cur cxlum alimends non egear; & quo- modo corpora, c quibus nihil effluat, ali vanicade. Vigefimafcxta opinio decernens abdinantes no- ftrosdiufinecibo, potuqueviuercviherbx, ac medicamendcuiuldamfamem,fiumquepellen tu. Expenditur allata fentenda offendendo abdinentesnodros nullius hcrbx, autmcdicamenu vir- tute adeo longum pruduxideiciumum. Occurntur argumentis allatam fentenuam corfir- manubus, confiderando naturam herbarum,& pharmacorum fitmem dumque pellentium Vigclimaicptima opinio ex Valeriola referens caudam aiuturnxabdinendxin puram confue tudmcm.Expenditur propofita fentenda , offendendo contuet udinem non patere tam longam abffinentiatrc  r. Satisfit rationibus viri Clariffimi, offendendo qua rarione medicamenta, &venenanonagantin. aduetos;&quomodofc habeat confuctudo ad cibum, & potum, cap.aaa. Soluuntur argumenta Quercetani odendendo ab (linentis vilcera naturalia non fuide petnficata; libri Capita centum Prifatio, inqua& difla dicendis attexuntur, tam mitti Diftnbuitur viucnrium genus m fuas fpccies fupre Ariftotcli mus.cap.r. minem Quomodo fe habeant ad alimenta propofira vi- ucntiura fpecies vniucrfim. cap.z. Semen animalium St in vtero, extra vtrmm . femper viuere fine alimento, In animalium mortalium genere aurelias, 8r nym phas appellatas nunquam vllo alimento vri: co. paraturque generatio infefli ex verme cum ge- LIZIO in tex- pofle Ariflo neratione hominis. Semen plantarum non tota fui vita, fed tamen fine alimento viuere.Oua diu fine alimento viuere, quamuis non diu peratione viuere ex definitionibus nflotcle promulgatis, Deducitur hoc ipfum cx tngefimo De anima. o- animae ab A- fexto fecundi vitam fine alimento viuant. cap.tf Ligna,fcu ramos,&arboresextra humum totam diu fine Adijcittir his definitio vira in Tamis exarata propofitam iniermiflionem nis adftruens. naturalibus nutricatio- alimento viuere. Stirpes terra infixas diu, ac fpeciarim tota fine alimento viuere pofle. cap.8. Brutorum imperfeftioris naturi plurimas hieme Ariftotclihocidemplacuiflcin Moralium, primo Magnorum diu fine ali mento viuere pofle: ac fpeciarim icuinio, &ortu brutorum viucnrium intra ioli- diflimos, imperuiofquc lapides copertorum.c. Aues quampluresdiu abftmere incolumes, c.ro. Pifces diuturnam tolerareabftincnriam. cap. Tcrrcftrium brutorum perferorum plurima tumumagere ieiunium. cap.r Homines diu a cibo,potuque abftincrc pofle.c.r Quotuplex,quique caufla dc propofito nobis inquirenda fit. Quotuplex,quiquefitcommunisidea vniuerfa- , lilque forma diuturni abfhncntra. y. E quibufnam fontibus hauriantur argumenta caufla efficiens urqs abftinentes non ali confirmantia, Homines in diuturno ieiunio nutriendi Quid.dr' quomodo radicalis humoris a calore nanem intermittere pofle ratione aninra. Nos diuabftinctes pofle a nutricatione toto co tf- penitus prohibere peffit. ponstraiiuociari corporis habita rarione. De differentia originis xt 8. citra vitfdifpendiuhabitaquoqj ratione caloris.c. jr. iqualitatum mifli, deque Homines diu pofle nutriendi munere priuari ongtne radicalis humoris. Differentia cflentu tnum squalitatum eflcntia natiui calonsfliumidique dicalis explicatur. cap4y. 1 Pofle diuturnam nos agere vitam citra nutrica- tumex ratione vira, fcu viuentis totius, quod ex anima & corpore mediante calore conftitui. tur. Diu intermini pofle nutricationem abhomine ra- propofi- tioneipfiusmct nutricationis. Diu pofle intermitti funrtionem alendi ratione peramentorum, miflorumaqualium tcfcunt; a quibus feiungirur aequalitas humoris primigeni;, Differentia promulgatarum ipecierum hu , , om- natiui mons quicalorifubditusefledicitur nino ratione fpirituum. Confirmatur diu fine opera nutneatus viuerepoffe homines dc lententia principium autorum, ac pnmum Hippocratis, Nutricatione diu intermitti ex decreto Ocian diu nos pofle 3 nutriendi munere penes durationcm. cap Qui fitiqualitas impediens confumptionem Celfi.c.14, ad aures Galeni ex illuftn fentcnria m opere it lotis ait hu- natiui, SC humidi radicalis reperiri pofle. . & humoris naturalia Quomo- ffir.- caloris, ... I tvi dicendorum ratio , naturaque proponitur. Liber Tertius, inquoexrei natura difquiruntur caufisephyficx tara longum ieiunium confti- tuentes, efficientes, conferuantes, terminantes , ac diftinguetcs cum generarim, tum fpeciarim. fpecies Hominem diutius nutricatione intermittere pof- no- 1 6. funflio- diutunra huius abftinentii. ' Aequalitatem virium in homine diu fcruari pofle.  de lc de mente LIZIO in y. problemate prtmit  1 j. diu- frOionis.aif.j6. LIZIO fuppofuifle,ac potius exprefle 3. Laurentio nutricationem vira ncceflariam non fe.cap.3p. ef- Idipfum confirmatur ex eodem Galeno Corrtcli/ fententiam approbante, propofi- Confirmaturhomincmfine aflione alendi ftercpofle conii- diu de mete Galeni excorni 1 feOionis. t.a'phor. Operationem virtutis nutririuse in atrophia ex Auicemra fententia. quoque pnuatum aflionc nutriendi viuere pofle intextuij.hb.i.dc Confirmatur id ipfum ex eodem tu -e1ufdcmoperis. Nutricationem inviuente intermitti ho- anima. teleautorein yltimo problemate dteimtt fOiorir. Confirmatur hominem pofleabfquenuiricndi dccreuif- fe viuentia funflionem alendi poffeintcruutte- re, quod ena notauit Auerroes s.dcan. Marcello nutricationem in viucntibus pofle. intermica Colligitur forma, 8 idea vniuerfaJit abftincnrra noftrum iciunantium. Quptuplex,qu*qile fit vniuerialis riuo confumpeionem. Quotuplex efle pofllt *qualitas in mifto. cap.4?. tarum; ra Difcrimen trium earundem xqualitatum ratione leuradicah. squalitas quantitatis diferera; vnde mnumcry fpecies moris radicalis a calore nanuo. Æqualitatem caloris quoad virtutis in homine inter- teinno- caloris Quomodo aequalitas virium caloris natiui, er fe fitim procreent Vt allinentis per fe non refrigeretur vlla ratione-, calor nauuus.Anflotclis difficilis locus explicatur de refrigerio calor.s ab alimento.Galeno nem alimentum non refrigerare calortm natiumn, nili per accidens, fed per fcilluin au- gere. Vtalimentis augeatur caloris innati gradus, feu qualitas;nonfolamateriacalida exercitatio ; cumdortilfimo Fcrnelio. do. Vt alimentis non pofiit caloris virtus mtfdi abfq; Vt verne melerei de ventrtenld, inteftinis f» gant alimentum non expertato fine cortioms. Vt folia, ttores, frurtus, & femina plantarum pars tes vere non fint, fed excrementa potius,  Vt cx co, ouod oua,& femina citra nutricatum vi uant,colligere polfimus perferta quoque anima lia vitam polle traducere ablquc alimentorum vfu. co quod fubicrta calori materia augeatur. Vt anima nutriens artum habeat immediatum, & Curnonfintfrequentioresnofiri abfiinentes, fed proprium, in quo edendo no v tat ur organo cor» porco. Calorem natiuum in nobis,quin etiam ignis riam- tnamapudnos, non indigerencccllario humoris,quo vcluti pabulo nutriatur, Cur calor humorem in milio, & in viuentc prxfertim d:palcatur,& intentum procuret, exercita- tio cum liibtililfiino Scaligcro. Vttn Ecllali ceffct anima nutriens ab alcndimu- nei4.Vt Ecftafis non Iit priuatio munerum animi intcl ligeutis, exercitatio cu virodortiliiino, ex Sca- ligero.dd. Vehementi fiupore^hjsque plurimis de caudis de 1. Jertabanimopolle omnes nouones, & habitus, c Vtalimentivfusnon fitadrefiaurationemde per- di ti,fcd ad auocandum calorem a cita conlum- tione humons: exercitatio cum Magno Al- crto.cCur femen maris in vtero femina: concipientis no alatur.Vt IcmcnnonIit parsanimati, inquoeff.Vt ou»iubutntancaliat ammata. Digil qt fit  mK cuerti naturae lr| Calor, definiendo^ non^UfrAr.cap.8*. o Vt calor iniitus igneo pro| iCrefpondcnscoi cum femetipfo coUlgaturitluod vcgcticficak.re,&hieme tiamehushabeant. aa ,.:j) mi Ha.t.gMUlCi fsklJlli l"v'i fcwnq..4,..V«m .t {}.{ioli 1. :S utrori'' 1 1 ) r tluf. tvi. 11 . 5 . un. l M-k 'V' t -'iiklia^. Ohtvn.i,*!* i!,» lRttift j 1? ' m. .j.j.il r.cvt .1 r4 .1 a» c ii t.ojSjva nm.iinhijjafc. Btiftt remtr.il buUma ttiu^ bi' iV.  min vituentCe fiuniftionecs UDt inirn^» marica Mntehumorem abfumert.dicatur. BnOoniidoaw» rf.u. bkrAt^natnitii\«i>.tthtij . t .1 Sei.t e«10»rilrurfvht 1 ? 9* i >v fp wuiMe''•{! a.l8-t. aavttt '»wj.iW'i'i :.!.wtvers qiRt . J.vrf>u » -.*-c tiVa humorem \ .s-u.-ue. K. ,i .1 i/.XIA'VtrQ\i,' "i'l 9\a.1r’.av.iii.pi iA.ivr1 As.ftla,i),at;yi juajm.ih. i1riumdicaviipfuiacunfuaitre Yalcat.0^.1^AwimtarUiAnti«naV.v,?y..«ri*a:Trium Cupidinum; Voluptuofum tyranni demin Animæ facultas, concupiscibilisvtin anima vin Amotescur Alatifingantur. Cur Amores Nudifingantur. De Amoristergemini pulchritudine. Amor curnoncæcus inSchemate fidus. sa, gercnsincacumine volucrem, & caueam De fructuarborissapientiæ, nostroinSchema Inter.viros altafapientiaprestantes, efequi nonvocedocerefintapts, fedtantum, Schema Gemme. Sapientium ,sciendi cupidos edocere valentium, tresesseclasses.Coruicumviro fapientiæ scriptore detegitur analogia. Schematis Amorumtrium explicatio Medica. Devolumine Mufices, invnguibus Coruimy ab Alciato, consideracur. Schema Gemma. Explicatio viri eruditi de Amore nocturnas Amoris origo mirabilis; a Platone polica,de Defrondibus Aoribus hwnanæsapientiæ. claratur. Amor voluptuolus veergabellicum, & litera Amor fapiêtiæcúrnuduse fictus. Decer gemina significatione ftellæ prælucen. Amor sapientiæ curalatus, & quænam finteius cisin Schemate poni caput viripsallentis. Alæ. Quomodo fapientiæsymbolumsitarboranno Amoris Emblemanoftroperfimile,propofitum voce tantumodo docere valeant. Schema primç Gemma. De arboris in Schemate piata coinparatione 16 busomnibus, modo fcriptis. geminos Amoresprobaspassomexercere, çatirascibilem , & rationalem, Amor cur a veteribus Diuinitatc donatus, Explicatio Schematis ab incerto propolica consideratur. Yeiundas. Depriscis Anularium Gemmarum Sche maribus cxplicandis. Amor sapientiæcur, præteralas,adhibearetiam brachiamanusque geminas, quibusfuniculo riuin impcriolam tyrannidem exerceat. Sapientiam apprehendi ab Animo Doctrinę Humanus animus crga sapientiam cur se habeat sermone vocali discendi cupidos crudi. ente :primumque de biformis inferoa parte fticicanentis, repræsentat (1.. Inter viros dostos inueniri, qui non fcriptis Amor sapientiæ cureffictusingemma puellus Supremamonftriparshunana declaratur. Vt Amor pusio,corporepusilo imocens, arq;moribusfimplex gallum referente. Pientia comparatur. ad arborem scientiæ boni & malı, dudum a De fru&u arboris scientiæ boni & mali, primæ uæ in Paradiso cantilenas ad amicam personante perpen duplicisecollarinaltum. Responsio de Veterum Gemmarum ex- Demagnoconatu, ingentiquelabore, quofa plicationcadcunda. Amoris differentiæ tres cxplicatæ. Cur Amores ætate pueri fingantur a veteri sedulalectione, acintenta Aufcultatione. Schema Gemme. ditur. Propria proponitur explicatiode viro fapien. Amor fapientiæ curingem mafi Ausefteffigie DeBarbito, seulyradigitishumanispulfara pusionis,acinfantis. Deo in Paradiso creatam . cedelincatæ.  Pror Proposito Schemati comparauraliud Fabij Septentiam Viricl. hocsensusunprám, nocon cundiatoris, exterminatione confiftere, Schema Gemmę. uenire Schematis imaginibus, oftendirur. Propria Schematis explicatio prior eft, de Amico veromọitain Amaci & defunctime. De Armış offendentibus, Heroico Amoribel licodatis in Schema re. De Cun&ationebellicaper Amoremftantem Proponiturexpofitiopropriadeamorę Ca. indicata, tofis: cap.xlvi. postulan. Amicum verum inaduerfitate dignofces, cile fót: vél Tetbydis, aut Veneris Amores:vel Ægyptusludens ditur. Prima cxplicatio noftra moralis, de formola Peleum, velVencris ad Anchisen delatione, formofitas, do oscaffo, Şecunda Schematis explicatio, de Amico Pulchra mulier, permarevitavagarsadare De Amoris bel lici clypeo hieroglyphicum, Cur Amor istebellicus Pedes,non Equesef, Super incrementa Nili. Amici de funéti memoria femper in corde confer. raptaproponitur, &adhistoricamfidemrc digitur, Amoris bellici, ro , qui dignoscitur in aduersa fortuna, Schema Gemma, exarmati, pendicur. indignacionem.cap.liv. Coniugalis Amor armis offendentibus expolia. Proprja sententiaproponitur,quæ’est,obocu losooni Schemate noftro proprietares Amoris irascibilis, fiuemilitaris: primumque de Schema . Gemme. Index Titulorum, De Amoris bellicivultufæuo, seuero, actan. Explicatio Schematisacl.Viropropolita, de cumnontoruo,minaçique. De propria significatione Galeæ incapito dicitiam Matriş-familias. Schema Gemm &. De Amore civili, qui vocatur Amicitia, vt a tri muliere,quæ nimium extra domum vagans ad arbitrium,vel eft,vel euadit impudica , yanda;& Amantem non redamatum,indi-  Propria explicatio Gemmæ proponitur, de gnabundum extinguerequam affectionem, Schema Gemmx . Triconepulchram Nympham marinam yo, Aliena Viri cl.explicatio,de Amore monftran lentematq; lubentemcomplecterte, perqs maria ferentc. redamato, syum Amorem extinguente per Amorem Heroi cummilitiamagisin conferuatio Secundus eruditi viri sensus explicatur, & ne Ducis, & Exercitus oportune celeris, & cunctantis, quaminhoftium expenditur, moriam eonseruante, Opinio, dicenshocese hieroglyphicum Amo Secunda Şchematis explicatio, de Amantenon ris concupiscibilis per visam negociofam corpore milicis generatim. De Amoris belli ciceleritace, perAlaşindica- CupidineindigneferenteSibifpiculanegari a Venere,proponitur et expenditur, filius in Schemate noftræ Gemmulæ , IN SchemąGemma Smithi anaexplicatiode Nereideper falum Amicus vs que ad Aram Amico illicila busantea declaratis, Concupiscibili, Ra. Secunda explication fabulofa, vel Tethydisadrionali, & irascibili contradistinguitur. Opinio ponons hoc esse symbolum Amorisvo- Terrinexplicatio physicade Ægyprolafciui luptuosi, expenditur, entesuperincrementa Nilio Rapina puellas dealiasrespulchras exponit Propria declaratio prima de Amico vsque ad Aras., cap.xlviii. Fur & pudica Maire- familias. piugali,exarmatospiculisoffensjonisperpu bitrium, velimpudicaeft, velimpudicafa. equo marinoveda, proponitur, & cxpene Sententia virieruditide puella vere a Tritong tccun&ashumanasr esessevanas, proponi- Secunda cxplicatio,deTijroneraptāpuellam tur, & explicatur primosensu noftratélubvndasasportāte, Tertia Capicum Operis. Tertia moralis eft explicatio, depiratis,acpræ- Deoratione Mentalisubhieroglyphiconudæ mortali. Propria Schematisexplicatio, declarans spe tem et  faciem interga versa in,cumligneum scipionem. cDe forma templi Delphici in Schemate. De consulentis Delphicum oraculum baculo, Mundi Systema, partesquevniuerfuminte. grantes, explicantur. ASTV'S DEV DITVR ASTV. In cogniti viri explicatio indicata ex senis datotibus, aliisquemaritimaclasserapienti- mulierisgenuflexæ,sedentis, & vicumque busresalicnas. Sententia C l . viri, de primo quadrigarum inuentore proponitur ac expenditur. Oraculorum Diuinorum propriumest, homini, deEricthonioaPallade, ceu filiofpurio, & tanquam presentes. Schema Gemma. De Papauere, simulachrosomni,aquoprima De rupe templo Delphico subiect:.  Propria fententia proponitur primumquecal sumitexordia et  inquodimidiumsuædura giliapatratarum, perenneinin conftantiam. Proprialententiaproponitur, & confirmatur, impuro proicãobus euentus futuros demonftrare Schema Gemme. Aliena declaratioproponitur,& explicatur. ciarim arborem in lacus propeod ntem ,& hominis cõsulentisoraculum cumpailijpar De Papilionc, significante breuitatem humanæ vitæ. De Simulachro in templo Delphico. De Canopo, Deo Aepytiorum, superante Iouis figura vesitaptum Terræ hieroglyphicũ. OratioVocalisatque Mentalisvnacon pirantes Pallas nuda ve fignct ignis Elementun . Deum flectunt,ob efficaciterexorant. Schema xiv, Gemma. De Mercurij ligno, Elementum Aeris repræ de Detribus orandi modis antiquis: ftatario,ad Beneficij, velabrutisaccepsi,Deumefegratum remuneratorem geniculato et sedentario.  decoreftantis, ambabusmanibus Deocor offerentis. Deque antiquo more tenendi Pallijmotus in terga declaratur. Explicatio noftrade Mundi Syftemate,parti tumAquæ.cap.xci. uariælymbolummedium explicaturdevita Dc Rota,lignantehumanarum actionum, invi. Schema Genoma. Tionis habet humana vita. De Vrna sepulchrali, ad quam terminantur a&iones omnes humanæ vitæ mortalis. Schema Gemme. Deum Chaldæorum Ignem, viâorem omnium aliorum Numinum Gentilitatis. buiqueintegrantibus, proponitur; primum que Zodiaci declaratur imago, pro toto Cælo.D e oraçione Mentali vereres profanos egisse. Facici mira versio in tergus explicata. Schema Gemma, corroboratur. Voca- De Nepturo, repræsentantetotum Elemen D e viribus & proprietatibus orationis  lis, atque Mentalis, Deo Accendo p orrigen . sentante, Poeta HEROV M FILII NOX £ . autoribus proponitur & Humana vita eft morsvndique miserysobfella. expenditur. De oratione Vocali, fignata per mulieremic. miamittam, quædexteralacinian tenet,fini- Schema Gemma, Explicatio Viri Cl. re&taproponitur, & latius ftraserpentem porrigit. Aras ab orantibus. Poetabonus, ad Lgraincanerenescius: vel  Propria Schemaris explicatio proponitur , de canere nescio.  Secunda Schematis explicatio depromitur ex pium natura generica, Proserpinæ Schema Schema Gemm &.  ponendis apre facilequedislidijstum ánimo rum dilceptantium, tum corporca violen:. Noftra explicatiode Ducisexercituumeripli- Sacrilegus Brenus ad Altaresempli Delphici ciproprietate. Tertia declaratio nultra de Amoris genitabilis fcibilis et Rationalis, explicari Schemare. Produnturin Schemate. mortem fibi metipfi sponte conscisceredebuis, Auroranettens Atheraterris,prouchit oria diem . Schema Gemma. Aurora diejnuncia, celeriterorbem terrarum circuit. cap.ciij. tiabelligerantur, setranfuerberat. absolute, frustra laboráns. Hesiodo poeta bono carmita sua ad lyram  adagio veçusto de viro fruftra laborante. PRINCIPATVS ANIMALIVM, Ducis exercituum proprietates: Amorisgenitalisimperiosapotestas, G Amoris tres differentia, Elementa vitalia. imperiosapotestate.  vel Ampli il regna benegubernantur, Explicatio viri Cl. de Principatu animalium. altronomo Lunæ, liderumque seruante, phasesob- De Ajace semetipsum interficiente, gladiodu dum ab He&ore sibi donato terramcum Plutoneraptoremanente,totie dem supracerráapudmatremdegente,my. Num Sahemapossitintelligi.dam fra&tam supplente,affertur,& expen ditur, Schema Gemma. De Cererisfilia Proserpina,sexmenses intra Amoris tresdifferentias,Irascibilis,Concupi Elementa viuentium fcracia,& altricia, terna Anonymisententiade Decio proponitur et  cxpenditur,obferuatoris hieroglyphicum. Schema Gemme, numpoflicimago Schematis interprecari.Explicatio fabulosa , seu poetica viri do &i de Schema Gemme. De Mercurio Canicipite, Regnum Acgyptium optimegubernante, Schema Gemench. De viribus Sapientiæ, ac Eloquentiæincom. Ajaxfurens, ob Achillis armfaibi negata, Schema Gemma. De Catone Veicense, semetipfum cõfodiente, Proponitur explicatio propria,de Brenno, Proditoremnunquamplacereviroforti, etiam cui sot vtilis prodirio nesati hoftis, Schema Gemm. Explicatiovirido &ideCicada, citharæchor Pulchra fæcunditas, a terracalore rapta, fex menfeslater intra terra viscera, totidem. que fupra terram in aere degit, C. Sapientia, don Eloquentia litigantes, atque pugnantesanimos apsefaciley, componit. Aftrorum Lunariummotuum et phasium Endymione a Diana ad amato. Propria Schematis explicari o proponitur d e Gallorum Duce facrilego, qui semetipsum confecerit ad Aram Apollinis in templo Index Titulorum, thologia cómunis explicata. Propria explicatio de vegetabilium, feu stir te, fabulisquerepræsentata, Sapientia, & fortitudine,fagaciqueprudentia De Bruto, separiter pugione confodiente, Delphico Schema Gemme. De off Au Cæsaris accipientis caput Pompeij Magni a proditore, qui virum interfecerat,  Schema Gemma. Larma. fiueperfona Dramaticum Poctamoftendit. Sue prijci sacrificabantvbigfingulisfere Dijs vitaprecellentibus, ta vetusta.  AftNo . Schema Gemma, Schema Gemma. Virtute fortunamsuperari. Dc Qliadrigain Anulosignatorio PlinijSca cundilunioris ,& Rana fignatoria Mecæna eis. cap.cxiv. tasmaximoperedecet. Schema Gemme. cultatibusin columem. Martiales virimulierumraptor esprimi, par: Centauri cuerentis, & fagitcantis tergeminum novelfatuplenum, & excrinsecusoleolisi. Generofasindoles educaridebereab Heroibus ujoueperundum. Lætarin eminemo porterefraude; quum & ipse consimili capi valeat. cPropriæ fententiæ declaratio, devitæconcemAmpli Dominij splendor non ofuseatsidera viro Virumingenio, probitate, fortitudineque polen? thiuminbono Principe, Magnoque Mini, Stro,quem taciturnitas atque celeri. sememergeredefawienrisfortunediffi Gerimis Anulorum insculpiconsucuisse vultus gemina, fugax, dprocax, mysticerepre. Jenialacalefti Sagittario. Insignium virorum, adillorummemoriam, cultum, & imitationem. De Hominisin Alinumtransformationeper maleficā libidine abutentem myfteriumexplicatur,primumquedeScr monishumanidifferentia,& velocitace. Veterumsaltatio Iudicrasupervtresplenos, et extrinfecusvnitosexplicaia. Eodem Hieroglyphico denotari humanæ vitæ naturam fugacem , geminaquc differentia De vererum ludicra (alcationesuper vtrem vi. Schema Gemms. Personam non attribui PoetæLyrico,vel Epi- Chiron Centaurus, vtviruina&uofæfimul& contemplatiuæ vitæperitumindicet adomnia:jeaprecipue Veneriadpuritatem coniugý; dfæcunduarem prolisinNuprijs. Schema Gemma. Furum ex rapto viuentium antiquitus condi Schema Genome , De SacrificioSuisapudantiquos. Fraudulenti pari fraudecapiuniør: do Vitecontemplatricisverumacgenuinum hieroglyphicum. Schema Gemma. Gandium& Mæror viciffomfibifuccedunt. Schema Gemme. Anonymi sententia perpendicur de Psyche Pyralidisalasbabente, ansit Animesymbo fomquediffamati. Humani Sermonis ; do bumana vite natura in actuos apariter & incontemplatrice Schema Gemmt. Furacisrapacitatistypus,& inftrumen. Virorum infignium imagines Anulis in sculpifo: litas,adeorum memoriam, culium , Mulierumraptoresprimos,& paffim fuissevi ros bellicolos. imitationem. Libidinis atque Magia prauapoteftasingens, Schema Gemma, virtutis, & vitijdistinctam ,maximeque libi. dinosam. Cole delle proprium symbolum Dramatici. aprum cducaregenerosa indolis adolcicencs. De Marlya geminatæ tibiæinucntorc fabula menio latjusexplicato. Schema Gemme. Schema Gemma. tionesexplicatæ. lum absolute. Platricisintimis attributis. Atuosa vita prima species Bigisinludorum Alia Panos explicatio devniuerfo proponitur. Circensium Schemare currentibus hieroglyphice interpretata. Aftuofa vita secunda species, Moralis&Actiua lufta Zelotypamulieris indignatio, familjemaeft: nuncupata, Quadrigarum fpectaculomy. ftice representata. Schema Gemme de Equo Troianoproposita,&expensa: Propria Schematis explicatio primumque Darctis Phrygij deNaturalicu narratio. piditatesciendi. Virorum Heroica virtute preftantium vultus Potentiorum præde opulenti: Telluris occupatio apud antiquos merorieac imitationis ergo Dilly's Cretensis Ephemeridum inuentio communis receptio. veterum, Achillisi mago qualis, & curin Schemace. vltionem , Bigarum cursus in stadio ve indicet Artificum vitam effe&ricem. comprehendere fatagientis. Responsio LICETI denneac formasuisymboli Schema Gemmik. Sophiftaperimitindocius, adoctisinterficitur in literario mundo. Quadrigarum cursu signariviram Adiuam, Naturalis cupido sciendiqu. erielatentesrerum præcipueque Milicarem. que Aduerfus hoftesinbelloiusto,dolis Schema Gemma , expenduntur. cap.cxli. paratur, ac de singulis tribus censura pro mulgatur. interitus , Schema xlvij. Gemma. pafjem effigiatos. haberi. a fortioribus: Agraria Legis occafio, do ego Amicitia cogens ad iustam PerfeisimulacrocurfignaueritAlexander, cur vsiveteresin Numis. Multiplexænigmatis explicatio: & primade potentioribus diripientibus aliorum opes. De Anulis, quos adsignandum habebat Magnus Alexander. Secunda Schematis explicatio nostra est,de robustioribus,terræ dominium, acpofsef Panos Hieroglyphica, deSermone,deque Vniuerfo declarata. Tertia explicatio politica noftra Schematis, de terræ distributionem ilitibusvi&toribus, per Schema Gemma Platonica Panos explicatio, de conditionibus, Legem Agrariam, affertur. Quarta Schematis explicatio noftrae ftphysi. Auctarium. Schema Gemima. ca, de typo Agriculturæ. Hostium donfau fpecta fempereffedebere.nam. Poetarum & historicorum communisopinio, Veriores fententiæ deSphinge proponuntur exalijs,cap.cxlij. Tertia sententia PLINIO, Pausaniæque de Troia Equo proponitur, & allatisanteacom Arcana Numinis, & edifta Principumnonime telligentem, acnonobferuantemmanet Schemaxlij. Gemme. vis: Agriculturetypus: Ægyptus: Schema xlvii. Gemma, et PROPIA NATURA SERMONIS HUMANI proponitur. QuintanoftriSchematis explicacio, de regione fionem fibi occupantibus. licerarij. inuentis ingenia macerat. Schema Gemme. aqueacviribusvtendum . Aliorum opiniones de Sphingereferuntur,& Propria Schematis explicatio proponitur de Troiano Equo secundum senfa poetarum Principum,& nonintelligentesoracula. Index Titulorum, De Schemate noftri Mercurij Pana fugientem caufas, quibus inuentiscellat, non Sphinx curinterimat non obseruantesedi & a Ægypti. Postres i Poftreina Schematis explicatioest, de Amici- . Crucifixi Predicatores, Pifcatoreshominum: ciæ , ad vindictam injuriarum cxcrcitum. co. Chiorumantiquain Homerum obseruanti apu Explicatio prima Smethiæ Gemmæ de Crucie c Explicatio primæ Gemmæ Rhodianæ, rife, Propria Schematis explicario de Mula Thalia rentis obseruatores cæleftium luminumn proponitur et comprobatur. Curanti quis acerdotes offerrentali quando la Secunda explicatio Gemmæ, dehomineforcu crificia Numinisedentes, licibello Cælaris Augusti nata, Belisarja. Afferturgenuina declaratio Numi Comitis11 Comica lafcime gaudet fermone Thalia: vel Sccunda nostra Schematis affertur explicatio dia gentium comparari. Salute patratum natomarehumanævitænauigante ventose chariftie Sacramento.Schema Gemme. ad veritatis imaginem. Felicishominis,feu formuaritypus, Nawigans cum ventis in V'tre conclufis. culo. gentis, hieroglyphico, c UniuersalisIudicijtypus: Mirabileconuiuium in Deserto; Viros fapientes publicismonumentisefe colendos Schema. Numifmatis, Schemą liv, Gemm. De Smithiana gemma.cap.clxii, Animo pacato sacrificandum et fupplicandum, Fructuum atque frugum vbertatem concors Schema Gemma. Concordia, & fidedata, feruataquçmirificam Miles atrocibella fuper ftes in ærum nofam incidit inopiam fæpiffime duobus piscibus mirifice, Quarta explication Gemmæ, de Sacrofan&oEu Schema Gemma. cundoadarbitrium,fincracionis guberna blica.cli, Comparantur Numismati de-Lazara duo ali Numiab Augustino propositi. rá curba in deserto quinque panibus et explication viri eruditi de Venere, loco, et Cupidi neproponitur, cap.clv. Schema Gemma, De Amore fơecundante criainferaelementa. apud homines promoucri bonorum ome niumybercarem, Schemalvý, Gemma Belisarij et Horatij [ORAZIO] poetæ paupertas, exinfc Fortiondinis audar facinus, pro patrie næ calamitatisfere çoinpar exprimitur. Digreffiode Cicuræ medicamentis, &veneno. Mutij Sczuolæ Romani grande facinus et inli- Responsio deCicutæviribus: & pri mum , cus non habeat vim ex purgandi cor et eucharistia symbolum. Fixi prædicatoribus hominum piscatoribus. Schema Gemmila luftriss, loannisde Lazara, De sepulchrorum differentiis et Homericu. Secunda explicatio Gemmæ , finale iudiciuin mulo, cap,cliii. Poeta Comici, Lyrici uelafciuiori sactus, Gemma celestium obferuationivacandum animo curis vacuo, quies centeque corporeprorsus Expendunturalları Schematis imagines,& sensaViricl.cap.clvi, Aftronomio blernaca, et Aftrologiludicia, vc exarretieridebcant.cap.clxvii. myftice referentis.Tertia explication Gemmæ, desaturatainnume de Poerafcu Comico, feulyricolafciua fupidoMaria,Terras doAeremfæcundans: carmina pangente , cap.clviii, gnis erga Patriam Pictas atquc fortitudo detegiturinGemma cap.clxi.  pora çiçuræplanta: deque duplici genere Cicutarum, Sale. beat molliendi. etiamproba, plerumque multum nocet sibi, dum viro coniugi, Cupido au olans a Psyche fibi non morigera , Amaritudomunuscælitus datumhumanænaty. Ra ad procreandas multasbonasactiones. Schema lix. Gemma. Quatuor Nouissimorum explicatio in gemma de mortis memoria, per anulum schematis De secundonouiffimo, quodeftludicium Dei poftobitum hominum, perperdentis corum post ludicium luendis a vita de f u n & is per perenni poft obitum , aut purgationem in cælis possidenda, per Stellam, lunam et cicadam hieroglyphice signata. Per oratio totius Operis,Caputvlcim  n quo agitur de Monftris generatim. CJ Onflri varia ftgnijicatio 5 (02 propria efi, ac noflri inflituti^. deteoitHr, Monjlri etymologia vulgaris, quaft res eventnras monjiret^confiitatidr; vem (^ propria proponttur» DeMonjlroriim Hnmanorum reali existentia, Realts extftentta Monjlrornm irrationalium natH- ram non eoredientium patefit, OBenditur in fiirpibus etiam revera MonBra contingere, De Mon''hor Hmcauffis generatim ijtiot ^qu^ecjue fint, Monflrorum caujfa Hnalis generatim (jtiQtupLex^qucec^He fit. DeMonflrorumcattffaformaligeneratim, quotuplex quaquefit, De Moniirorum caufia ejfetirice generatim, quotaplex, qu& quefit De MonflrorHm caiifia effeflrice generatimtquotuple Xiqucequefit, Propria Alonfiriffeneratim accepti definitio investigator. Inventa Monfiri definitioexplicatur.CMonfridivifioin fuas fpeciesfupremasmtiltiplexaffertur, fedaptior eltgitur In quo fpeciatim agitur de Monftris tjumanis.Attexensdi6iisdicenda^&dkendorumordinempromulgans.ORige canjfd Mon^f OYPimh manorumcomm Hmsqti<e^ &quotwplexejfe valeat. Monftrorum in humana f^ecie mutilorum realis exiftentia ex Uifloricis elicitur, Origo , ( prima caujfa monBri uniformis mutili educitur ex propria materits defeu. Secunda caujjfa^ C=f orfgo MonHri mutili oHenditurejfe ex dehilitate, ac defe^uvirtutis formatricis, Tertia causa, ( origo MonBrimutilijlatuiturinangufiiauteri, acloci f(stum continentis, uarta mutili Monjlricaujfa^(origoadmateriaineptitudinem redigitUY. Quinta Mon(iri mutiLicaujja^ (£ origo eft ex parente itidem trunco. Sexta causa 3 origo Monflri mutili admorhumfoetus attinere dicitur, Monflra muttlaex imaginationis parentum viexoririnonpojfc Monjiri uniformis excedentis redis exifientia ex hiHoricis item compro- batur, (tajia, Monjiriexcedentisnatura, G?caujfa. prima elicitor ex parentum phan- Secunda causa, (^ origo Monjlri excedentis in materics nimio excejfu ejje perhibetur. Non omnia A^fonjlra excedentia ex materi^srednndantia ex oririiJed aliquaexcedeniiumfuicaajfamtertio locoin una materiae penuria obtinere. ^jiarta canfa, (^ oriuo Monjlri excedentis infk perfcetattone collocatur, .^inta caujja , origo Monjlri excedentis rejolvitur in iteratam ejfu^ Jionem maternifeminis in uterum citrafispeYfQ^tattonem. Sextacauffa, £? origo Monjtri excedemis pertinet ad anguHiam uteri Septima caujfi, c^ origo Adonftri excedentis ex parentibus monjirofts elicitur. OUava origo , ^ caujfa Monftri excedentis in vitio nutricationis confiftcre perhibetur„ Nona ratto , (^ canfja Monftri excedentis monftratnr in animipajfio* nibus parentes aJJicientibHS : ex^rciiatio cum Cavdano , (^ Parxo. , Decima causa origo MonjiriexcedentisinviolentafKaternicorpo^ ns concnljione reponimr, .U/idecimacmjpi, ^origo Mon riexcedentisrefertnradmorhnm fœtus, Monjlrorum ancipitis natur^efHbfillentia realis demonflratnr,  Jldonftrianctpitisorigo, Causa. Communis injtntiaturj ermturque prima. ex ?nateriet diverfce dcfe^H, ac excejja. Secmda Alondrfancipitisorigo, caujjaextiteriangufiia, (de" feSiu virtuttsformatricis explicatur Tertia Monjtnancipitis origo, cau^ainmorhofmtm, ^ffiperfce' tatiom deteqitur^ ^iarta Mon^ri ancipitis origo, caujsa refertur in materi<e ineptitudinem, iteratammaterntjeminis, (fanguinisejjluxtoftemaduterum, citra fiper fostationsm, intaMonjlriancipitisorigo, causa de promitur ex parentum corpore Monjlrojb. Sexta Monjlriancipitisorigoy Ccaujfaex vehemenii parentum imaginationei vitio nutricationis in faetu enucleator Mofiflri ancipitis origo , Cscaujja feptima reponitur in arte, peccata JSfatura imitante, ac nonfine ai^ilio Naturiz operante. Mon^ridijformisexi Bentiaexhi Horicispromalgatur. De Monjlri dijformis natura, caujfis; primaque illius origo refoU vitur in malam uteri conformationem Secunda Monjlridijformisorigo, &caujfaJpe5lat ad malumjitum placenta nuncupatas: cujus ufns explicatur, Tertia dijformisMonfhicaujfa, (^origoexmoladepromitur. arta Monjiridiffhrmisorigo, (canjfaofienditurexmotu,  inta Monjlri dijformis origOj (caujfa flatuitur imhecillitas fa- cuttatis difcretricis, yi. Sexta origo, (caujfa Monjiri dijformis ad nimiam materiie vifet- ditatem rediaitur, f^lI. Monflra informia, dehitam memhrorum figuram non retinentia reipfa inveniri. Cde Ad onflrovuminformiumorigine,&caujfa; qu^primlmde ducitur ex imbecillitatefacultatis formatricis. Secunda Monfirtinformisorigo, (^caujfj,exanguliiautericolli" gitur.  Tertia informium monfirorum caujfa, (origo in motu inordinato repO nltur„. arta informis Monflri origoi caufpi d(?prmiturifi mola (fLicema , tumore utm^concuTYmie virtHtisform^trkn imhcilliime, acmatem tertceweptimdifie,inta informis Monflri orlgo j ($' C(^0jj4 ex imMgimtio^e parmtum vehementiexi^ltcatHr» Cap, Sexiatn formis Monftricauffa origo innsonflrofo parentedete* gttMY, Septimainformis Monjlriorig QcaajfnrefertmadmenflrmYHm fliixum tempore conceptus, Monjirienormisexi Hentiapatefit, Monjlra enormia & omnino monfira mn ejfe infantcs candidos e fareKtibus JEihioipibws ortos necviciffm iEthiopum moremgros e cmdidis: (^decolore Aadromeds.  Monflri enormis origo, caujfa prima ejje in imaginatione paren» tHmperhibetur: ^miiltadeaureocri^re Pythagorse confiderantHr, Secunda Monfirienormisaureofemorecaujfa, origo reponitur tn exhalationeigneadecorporeviveniis efliMente, Tertia Monfirie normisameofemore caufia, origorefblvitHYin morbum regium, ana Monfiri enormiter pilofi caujfa i (origo ex craffitiei (fuligi num copia extruditptr; ubiplura de cordepilofo Ariftomenis, inta Manflri enormiterpilofi origo, causa ex parentepariterpih» Jo petenda eft. Sexta Monflri enormiter Upi defcentis origo et causa ex intempefiei tic materiae ineptttudine dedudtur Mon^rimuiltt formtsineademfpeciefnbf Mentiapatefit; ubidecapi-'le ytrtli mulieris corpori ajfixo de Hermapbrodttts mira quadam explaviantur. Monfirimultiformisin eadem fpecie^muUerisnempevirite caput habenits origo, ej" cauffa prima ex hetero^e»ea feminis natura educitur j  defemi» nis' Vulgo tnwiafculosmutatts; Qfdemn fculisefieminatis, Secund.canfia ejufdem moftlhi multiformis ( ori<To excutitur ex de jtdu fminis m^fcpilei Tenia Monjiri multiformis in eadsmfpecie origo (£ cauJfarefertHf i,id pdrentumimairin Mionem..t^ariuorigo, (^cauffaMonfirimuliiformisin eademfpecieadpa rent^s conjimilem natnram attinef, monfira mnltiformia ^diverfas animulium species in ecdem genere proxmoreferemta fnonefie figmsnta ^jed in rernmnatura reperiri J^donjlYt midti formis diverfas animali Hmfpecies in eodem geneYepYO^ ximo referentiSy canjfa c origo frima depromitur ex apparentia. Secunda causa, G? origo Jkfanflri, mtiltiplicis fpeciei animalia referen' tts, ex imbecillitate generantis pendere demon(lrattir,  Tertia canjfa, Cs* origo Adonflri multiformi animalium fpecie elicitur ex deirenerata fsminis anima in nattiram alienam.arta Aionflri mnltiformis varias animaliam species referentis origo causa ermtm ex materialifostus principio, jtinta Monflri lotimani hrntalem effigiem habentis orioo scattjfa ex virtnt is alentis vitio elicitptr, Ssxta hominis monflroseferinaspartes habentisoritroj caujfain altmentaris materiis vitio reperitar, Septimacanjfa,(^origo Monflrihitmaniferinam effigiem habentisex morboelicitur. O avacauffa, origo Monflrihnmaniybrtitorumejfl gieminmem' bris habentiSfjx imaginatione parentum defttmitHr Nona caufja , corigo Alonflri varias animalitim effigies habentis agnofcitnr ex parentzbfis monflrofs, Decima causa origo Monflri partes habentisbrtitorum membra (hnmana referentes, explicatur exfeminum miHione, ac nefaria venere. Dttbitafiones propofltam theoriam. urgentes diluuntur (prima edn a ex ARISTOTELE , alicubi n^gante monjlrtim fieri ex animalibus diverfs fpeciei. AlteradubitatiQ Maniliana, G Lucretiana diluitur, negans qtiiA ejfe nobis commune cum feris, plantis ad invicem {nam Caftronianam ver^ bistemer efttffttltam, non autemrationibusinnixam, latedif cujfimusinopett de Feriis Aitricis Anim3?, difputat. Tertia dubitatio viri eximii negantis ex variis fpeciebus poffe ejuid uni tantum parenti congeneum nafci. Exercitatio cum acutiffimo Delrio. Di in le magis explicatur origo humani monflri ex fera nafcentis,Vndecima causa et origo Monfiri y varics speciei anirmliumi partes habentis, ex cacodamonis opera elicitur, Monflra muhiformia fuijfe conflruUa ex partibus referentibus animantia diversl generis, Monflrihttmani membravHiorumanimalium habentis origo caujfa prima in apparentiam refertur.  Secunda Monfira diverp generis origo S cauffa ex imbeciUitatsj vtrtutis generamis colligitur. Tertia Monflridmffigemi origo, emffain Milifate fcrma- tricis repomtnr artacmujfa c origo Monflrimnln gemie cimbecillitatcviv tmisfeparatricis dedHcttm. inta causa,  erigo Monflri multigenei referturad femims degeneranoncm. Sexta caujfa Monflri poligenii materice ineptitudo ejfe offenditur. Septima causa origo Monflri multigeneidejumitur ex debilitate virtmis alentisfoetum,  Octava causa origo Monflri diverft genii ex inepto partium alimento educitur,  Nona cauffa , origo Monflri multigenii ex morbofostus adducitur, Decima caujfa, G? origo Monflri multtgenii ex parentum imagi' natione hauritur. Vndecima cauflaj Gf origo Monflri diverft generis adparentes  mon Yofosrefertur, Duodecima causa y origo Monflripoligenii habetur infemitium permifiione, Decima tertia causa originis Medufaei tapitis in ovogallin s...Decima quarta caujfa origo Monjirimultigeniiadvim mali Diemonis refertur,  Monftricacodamonis origo explicatur ex causis prius adducis.  Vewv&tio totius operis. Licetus. Fortunio Liceti. Liceti. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Liceti” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Licone: la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia pugliese – scuola di Taranto -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Taranto, Puglia. A Pythagorean according to Giamblico di Calcide.

 

Grice e Licoforonte: all’isola -- la scuola siciliana – Roma – filosofia siciliana – scuola di Leonzio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Leonzio). Filosofo italiano. Leonzio, Sicilia. A pupil of GORGIA (si veda) di Leonzio. Primarily a sophist, he takes positions on philosophical matters. For example, he declares that being from a noble family is worthless in itself, as its value depends solely on the esteem in which the family is held. Licofronte. Licofronte.

 

Grice e Liguori: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale -- implicatura critica – filosofia lazia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Roma, Lazio. Grice: “Personally, my favourite of Liguori’s metaphors is ‘the abyss of reason,’ since Speranza has elaborated on this: it’s Gide’s ‘mise-en-abyme’ no less, which breaks my principle of ‘conversational perspicuity’ – a mise-en-abyme text is just untextable!” -- Grice:  “Liguori has studied the metamorphosis of language in one of his philosophical noble ancestors!” “I like Liguori: he has the gift of the gab for metaphor: ‘i baratri della ragione,” “la fucina del filosofo,” “l’alambicco dell’anima,” “la condizione del senso” ‘il razionale dello irrazionale” o “le ragione dell’irrazionale” “le ambiguita della ragione,” “Trasimaco ha ragione” “Giustizia e carita” Ritratto. Frequenta il liceo classico dell’Istituto Massimo di Roma. Studia alla Sapienza. “Scherzi della memoria.” Si laurea con la tesi “La scesi giuridica.” Insegna a Lecce ed Ostuni. Si dedica alla storia della filosofia. Insegna a Bari, Urbino, Ferrara, Trento, Salento, Torino, Firenze, Lecce, Cassino, Napoli, e Noceto. Con “E il vero baratro della ragione umana” – cf. H. P. Grice, “Mise-en-abyme conversazionale” --  viene riconosciuto come uno studioso di Kant, Graf, LEOPARDI (si veda), e Cartesio. Tratta  Positivismo di Sergi,  Lombroso, Morselli e Vignoli; della scesi di RENSI (si veda) ponendolo in critica relazione tra LEOPARDI (si veda) e PIRANDELLO (si veda). Scrive di de' Liguori e di Benedictis, detto l'Aletino. Collabora con l'Istituto Italiano per gli Studi filosofici di Napoli. Tenne rapporti epistolari con GARIN, BOBBIO, Augias, Binni, Donini, Ferrarotti e Timpanaro. Fonda ad Ostuni il Circolo Culturale “Sic et Non”, cui aderiscono e collaborano note personalità della politica e della cultura quali Donini,  Fiore,  Radice, matematico e fondatore e direttore di “Riforma della scuola” e docenti delle Bari, Roma e Lecce. “Sic et Non” si impegna in complesse battaglie civili come quella per un dialogo tra marxisti e cattolici, ed altre incombenti questioni sociali come la campagna per il divorzio. Stringe intese, oltre che con moti uomini politici e studiosi di chiara fama, con il gruppo dei cattolici del Gallo di Genova e coi fiorentini seguaci di Giorgio La Pira, i quali si riunivano intorno alla rivista “Testimonianze” diretta da Balducci e Zolo, nonché con i ragazzi della Scuola di Barbiana, diretta da Don Lorenzo Milani. Manifesto editoriale del "Sic et Non" è la rivista Presenza, da lui diretta, che testimonia questa attività politica allora pionieristica per una piccola provincia del Sud Italia. I sette numeri pubblicati della rivista Presenza, e altra documentazione di tale impegno politico, sono attualmente depositati presso la Biblioteca di Ostuni intitolata a Trinchera e comunque ampiamente documentati nell'unico saggio autobiografico dello stesso autore.  Critica e commenti sull'opera di L. Carteggio con illustri studiosi Bobbio: Il saggio mi pare di grande interesse, per l’ampiezza e la serietà della ricerca su un tema, se non sbaglio, mai scandagliato a fondo, eppure importante nell'ambito più vasto della storia della filosofia positiva, della critica letteraria e della cultura torinese (argomento a me particolarmente caro). Sono convinto che si tratta di un lavoro di prim'ordine, che rende giustizia a uno studioso e a uno scrittore (e poeta) che è stato sì, ricordato più volte dai suoi discepoli, ma è stato poi dimenticato dagli storici. Credo che questo libro sia un effettivo contributo alla migliore di quel periodo della nostra storia che la cultura idealistica aveva disdegnato: un contributo di cui soprattutto noi piemontesi dobbiamo essere grati». Sebastiano Timpanaro: «Mi sembra, e non lo dico per adulazione, ma con piena sincerità, un'opera di livello davvero eccezionalmente alto, per la caratterizzazione del protagonista e di tutto il suo ambiente, per tutto ciò che finora ignoto essa porta alla luce. E’ venuto fuori cosi un lavoro che molto di rado accade di leggere». Donini: “Mi pare, ad un primo esame, fondamentale per la conoscenza del periodo ancora poco conosciuto. Apprezzo moltissimo tale metodo di indagine e la serietà della documentazione. Uno studio di questo genere è certamente costato decenni di intensa documentazione.  Oldrini: ho letto subito il volume su Graf così ricco e con non poco profitto. Quando l’autore, in un punto se la prende con gli storici della filosofia italiana che trascurano Graf, anzi noni menzionano affatto, mi sento in colpa; e tanto più in quanto io, studioso della cultura napoletana, mi son lasciato sfuggire quei nessi di Graf con Napoli che il volume di L. illustra con tanta passione». Contorbia: “poche volte accade di fare i conti con un libro così fatto, stratificato, totalizzante; ad apertura di pagina si avverte l’impegno, il grado di coinvolgimento appassionato con cui lei ha condotto avanti negli anni una così impegnativa ricerca peculiare, quasi il centro della sua esistenza intellettuale, il punto di arrivo (e a un tempo di partenza) di un confronto che è culturale ma anche morale e politico.La qualità di un tale lavoro, mi pare, fuori dell’ordinario». Valli: «L’autore ha consegnato alla critica e alla conoscenza uno studio così complesso da poter essere considerato un esaustivo panorama della cultura del secondo Ottocento italiano e non solo italiano]». Recensioni di illustri studiosi Rossi, “L'autore… ha fatto emergere un quadro ricco e articolato dove accanto alle ombre brillano alcune luci importanti». Recensione sulla rivista «Panorama» riguardante il  di de Liguori Materialismo inquieto, edito da Laterza. Cosmacini, «Il lavoro di L. è largamente meritorio oltreché ampiamente documentato». Recensione uscita su «Il Corriere della sera» riguardante il  di L. Materialismo inquieto, edito da Laterza. Marti::Dalle appassionate e diuturne indagini dell’autore su Graf e il suo tempo è venuto fuori il ponderoso, massiccio volume, che ho ricevuto come caro e preziosissimo dono. Davvero lusinghiera la “presentazione” di un grande Maestro come Garin, e accattivante e simpatica l’”Avvertenza”. Tutto il resto è da leggere». Recensione al volume di L. su Graf, Giornale storico della letteratura italiana. Augias: «Quella di De Liguori è infatti una storia meridionale che parte da una finzione narrativa di gusto classico ma così classico da poterla ritrovare in alcuni capolavori tanto celebri che non vale nemmeno la pena di citarli. Saggi: “Trasimaco ha ragione” (La Rassegna pugliese); “Giustizia e carità” “fra filosofia e vita” Ivi “Lo scetticismo giuridico di Rensi” (Rivista di Filosofia del diritto); “Una moderna enciclopedia del sapere, Rassegna pugliese, II“Efirov e la filosofia italiana, «Problemi», “Un Leopardi anti-progressivo” (Dimensioni); In tema di materialismo comunista, Ivi, “Gioberti e la filosofia leopardiana -- momenti del conflitto tra l’ideologia cattolico borghese e la protesta leopardiana” (Problemi); “Un episodio di solitudine. Rassegna di studi su Graf,” Ivi “Leopardi e i gesuiti -- appunti per la storia della censura leopardiana, Rassegna della Letteratura italiana, Quel povero “Diavolo” di Graf, «Giornale critico della Filosofia italiana», Le «Scandalose razzie». Scienza, politica, fede in Graf Ivi, Scetticismo e religiosità in una rivista militante: «Pietre» in, La filosofia italiana attraverso le riviste, A. Verri, Micella, Lecce,  “La condizione del senso”; “Per una riconsiderazione della lettura grafiana di Leopardi” «La Rassegna della Lett. It.», Il mito e la storia” – “Le ragioni dell’irrazionale in Graf, «Problemi», Quella «dubitante religiosità». Graf e il modernismo, «Giornale cr. della fil. It.», Doria tra platonismo e riformismo, «GCFI», Il sodalizio Labriola-Graf negli anni della loro formazione «Studi Piemontesi»,  Un anti-cartesiano di Terra d’Otranto: Benedictis, in, Miscellanea di Storia Ligure, Genova); “Materialismo e positivism -- questioni di metodo” (Facoltà di Filosofia, Bari); “Aletino e le polemiche anti-cartesiane a Napoli” (Rivista di storia della filosofia); “L’araba fenice: ossia la filosofia nella secondaria, «Idee», “E il vero baratro della ragione umana” – “Graf e la cultura” Prefazione diGarin, Lacaita, Manduria,  “Le ambiguità della ragione” – cf. Grice: ‘the equi-vocality of ‘reason’ Grice: “Liguori has a taste for unnecessary plurals: the abysses – the ambiguities -- ” -- «Idee», “Per la storia della psico-fisica in Italia”; “Il materialismo psico-fisico e il dibattito sulle teorie parallelistiche in Italia -- Masci e Faggi «Teorie e modelli», “Di una rinnovata attenzione al materialism” (Idee); “Mito e scienza nell’antropologia e nella storiografia del positivismo italiano”; “La filosofia tra tecnica e mito, Atti del Convegno della SFI, Assisi,  Porziuncola); Dimensioni», Livorno, Materialismo inquieto. Vicende dello scientismo in Italia nell’età del positivism” (Laterza Bari); “Tommasi e la filosofia zoologica di Siciliani, Rileggere Siciliani, G. Invitto e N. Paparella, Capone, LecceI Presupposti epistemologici e immagine della scienza in Morselli e Graf, Filosofia e politica a Genova nell’età del positivismo, Atti del Conv. dell’Associazione filosofica Ligure--  Cofrancesco,  Compagnia dei Librai, Genova, pMaterialismo e scienze dell’uomo; Kant e la religiosità filosofica di Martinetti, iA partire da Kant; L’eredità della “Critica della ragion pura”, A. Fabris e L. Baccelli. Introduzione di Marcucci, Angeli, Milano, Materialismo e scienze dell’uomo -- Il dibattito su scienze e filosofia, Lacaita, Manduria, La fondazione razionale della fede in Martinetti, Dimensioni, Livorno, Darwinismo e teorie dell’evoluzione nella prospettiva monistica di  Morselli, Il nucleo filosofico della scienza, Cimino, Congedo, Galatina,  L’immagine della donna nel paradigma positivistico della degenerazione, Morelli. Emancipazione e democrazia, G. Conti Odorisio, Scientif. Ital., Napoli, La cultura filosofica in Torino, Rivista di filosofia», Presupposti torinesi della singolarità filosofica di Martinetti, «Studi Piemontesi»,  E’ possibile la storia dello scetticismo?, “Segni e comprensione»”; “ filosofi delle bancarelle». Per la critica della storiografia filosofica,  «Lavoro critico»,  Il sentiero dei perplessi -- scetticismo, nichilismo e critica della religione in Italia da Nietzsche a Pirandello, La città del Sole, Napoli, La reazione a Cartesio in Napoli, Giovambattista De Benedictis, «GCFI», La revisione della storiografia sul mezzogiorno, «Segni e comprensione», Positivismo e letteratura. Antologia di testi, con Introd. e note, Graphis Bari, La lezione scettica di Rensi, Critica liberale,- La psicofisica in Italia,  La psicologia in Italia, a cura di Cimino e Dazzi, Led, Milano, Vignoli e la psicologia animale e comparata, Ivi, Pensatori dell’area torinese --Percorsi», Quaderni del Centro Frassati, Torino, Il ritorno di Stratone. Per la collocazione del materialismo leopardiano, in Biscuso e Gallo, Leopardi anti-italiano, Manifesto libri, Roma, Kant e le scienze della natura -- in margine alle lezioni kantiane di Geografia fisica, in Filosofia, Lecce, Lacaita Manduria, Cattaneo, Psicologia delle menti associate, G. de L., Riuniti, Roma, Antropologia, psicologia comparata e scienze naturali in Vignoli, «Teorie e modelli»,  Geymonat, Treccani. Antropologia e tassonomia in Kant. Da Blumembach a Buffon, Atti del Convegno sulla Geo-fisica kantiana, Congedo Lecce, Antropologia, psicologia comparata e scienze naturali in Vignoli, «Teorie e modelli»,  Cronache di filosofia del diritto in Italia. Sforza e i suoi corrispondenti, in «Quaderni di Storia dell’Torino»,  Per Mucciarelli: positivismo psicologia e storia, «Segni e comprensione», Geymonat e il “materialismo verso il basso”, GCFI, Il materialismo di Timpanaro, «Critica liberale»,  Lettere di Timpanaro a Liguori, in Il Ponte, Da Teofrasto a Stratone. L’itinerario filosofico di Leopardi, «Quaderni materialisti», Labriola e Graf -- Principio e fine di un sodalizio di vita e di pensiero, in Labriola e la sua università. Mostra documentaria per settecento anni della “Sapienza” Aracne, Roma, A. Graf, Memorie, Introduzione, commento e cura, “Gli Arsilli”, Edizioni dell’Orso, Alessandria Un catalogo per Labriola, «Critica Sociologica», Utilità dell’inutile. Dalla elaborazione concettuale alla programmazione e alla costruzione di un catalogo, «Itinerari», I Gesuiti. Le polemiche sui riti confuciani tra l’Aletino e i missionari domenicani, «Studi filosofici»,Le «imbrogliate bestemmie germaniche». Moleschott e la medicina materialistica, «Physis», La fucina del filosofo. «Segni e comprensione», Filosofia teologia e fisica di Cartesio nella Difesa della Terza lettera apologetica dell’Aletino, «Il Cannocchiale», Liguori e la filosofia del suo tempo: Spinoza, Bayle, Hobbes e Locke, Rivista di Storia della Filosofia, “Libido Sciendi”. Immagini dell’empietà nell’apologetica cattolica tra Sei e Settecento (da Magalotti a Valsecchi), GCFI, Scherzi della memoria. Mappa di un itinerario non turistico tra politica e cultura in una provincia del Sud, Prefazione di Ferrarotti; Postafazione di Cumis, Salvatore Sciascia, Medicina e filosofia in Italia tra evoluzionismo e scientismo. Da Tommasi a Morse,  «Il cannocchiale»,, L’ ”il lambicco dell’anima”. Note sul Mind body problem in Italia nell’età del positivismo, in Anima, mente e cervello. Alle origini del problema mente-corpo, P. Quintili, Unicopoli,  L’ateo smascherato. Immagini dell’ateismo e del materialismo nell’apologetica cattolica da Cartesio a Kant, Le Monnier /Università, Le sorelle Vadalà. Quattro storie più una, Romanzo con pefazione di C. Augias Movimedia, Lecce, Pensatori dell’area torinese tra i due secoli, in Quaderni  Noce, Marco,  Lungro di Cosenza, Ateismo e filosofia. Considerazioni sull’ateismo latente nel pensiero moderno e sul rapporto tra fede e ragione, «Il Cannocchiale», Le metamorfosi del linguaggio nella controversistica e nella pratica missionaria, Le metamorfosi dei linguaggi, Borghero e  Loretelli, Edizioni di Storia e letteratura, Roma, Dannazione e redenzione dell'Eros. Soggetti e figure dell'emarginazione: la donna come oggetto determinante nella invenzione cattolica del peccato di lussuria in «Bollettino della Società filosofica italiana»,  Le cose che non sono, in «Critica Liberale»,   Prefazione di E. Garin, Manduria (TA), Bari, Roma, Lacaita, Gemoynat Treccani, Le Carteggio privato (corrispondenza autografa) tra L. e i singoli autori citati  Rossi, Viaggio nel Positivismo, in Panorama, Arnoldo Mondadori, L., Materialismo inquieto. Vicende dello scientismo in Italia nell’età del positivism, Bari, Roma, Laterza, Giorgio Cosmacini, Povero medico condannato al materialismo, in Corriere della Sera,  Marti, Recensione a I baratri della ragione  in Giornale storico della letteratura italiana, Le sorelle Vadalà. Quattro storie più una, [Romanzo], Prefazione di Augias, Lecce, Movimedia.  Dannazione e redenzione dell’eros. Soggetti e figure dell’emarginazione: la donna come oggetto determinante nell’invenzione cattolica del “peccato” di lussuria di L. Il Cristianesimo ha maledetto la carne, ha infamato l’amore. L’atto vario e molteplice nei modi, ma uno nel principio, per il quale le creature si riproducono e a cui gli antichi avevano preposta una della maggiori fra le divinità dell’Olimpo, è, agli occhi del cristiano, essenzialmente malvagio e turpe e la malvagità e turpitudine sua possono a mala pena, nella progenitura d’Adamo, essere emendate dal sacramento. Il celibato è pel cristiano, se non altro in teoria, condizione di vita assai più pregevole e degna che non il coniugio e la continenza è virtù che va tra le maggiori. A. Graf1. L. examines the story of Eros, from ancient Greece to the age of Enlightenment, and tries to underline relevant connections with other events of thought and religious traditions as well as European popular customs. The ideological conflict with Christian ethics and Catholic church is particularly highlighted thanks to a specific textu- al analysis, particularly during 17th and 18th centuries. Keywords: Subjects and Figures of Marginalization, Woman Condi- tion, Ethics and Christianity, St. Alphonsus M. de’ Liguori. 1 A. Graf, Il Diavolo, Treves, cur. Perrone, introduzione di Firpo, Salerno, Roma. Avverto l’eventuale lettore che il saggio che segue ha natura meramente divulgativa e di mera indicazione didattica nei confronti dei docenti di discipline storico-filosofiche. Nasce dall’assemblaggio di appunti per il canovaccio di uno spettacolo tenutosi a Parma al Teatro del Vicolo, dal titolo Eros e Poesia. M’è d’obbligo infine rimandare sull’argomento che qui espongo, agli interventi di alta e corretta divulgazione, curati per Rai Educational, di Argentieri, Curi e Moravia, in Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche. Raccolta e catalogazione dei materiali Non partiamo dalla consueta e abusata presunzione ontologica; non diciamo che le cose sono, piuttosto ci limitiamo, cartesianamente, a scoprire in noi il pensiero e, col pensiero il corpo e la sua capacità di rapportarci ad altri corpi attraverso quelli che chiamiamo i sensi. Ci hanno preceduto i sensi sti: nulla è dentro la nostra mente che non ci viene fornito dai sensi. E così la fantasia, la logica, la ragione, la fede altro non sono che gli strumenti più raffinati di un corpo tra i corpi (materia) che, come l’infima creatura che emette pseudopodi, procede dal coacervato all’ameba e arriva all’uo- mo, cuspide di presunzione, anelito più che sensata pregnanza di vita.. Non lasciamoci impressionare dai prodotti di questo strumentario intellettuale: arti, religioni, presenze invisibili, futurologie improbabili, paradisi perduti o escatologici disegni, virtualità effimere come sogni, denunciate già dal fol- le di Danimarca una volta per tutte. Sono sirene lusingatrici di contro al cui canto ammaliante hanno ancora buona validità i tappi di cera nelle orecchie usati da Odisseo, navigante curioso, per escludere i suoi compagni2. Qualcuno sostiene che le cose non sono se non create. Qui noi non soste- niamo l’inesistenza delle cose: in tal caso dovremmo postulare e ammettere la trascendenza, laddove noi riteniamo l’oltre una autonoma creazione (se vogliamo mantenere il termine) del nostro pensiero. Abbiamo raggiunto (a livello di pensiero puro, non certo di pensiero soggettivo) un tale grado di evoluzione da creare dal niente, come aveva, in termini tutti romanti- ci, spiegato Fichte enunciando i tre celebri principi della sua dottrina della scienza! Ma gli sviluppi delle neuroscienze, in particolare, hanno reso sterili tali tentativi di esplicazione del reale. Idealismo e religione fanno a gara a rincorrersi nella loro foga di raggiungere la verità eterna! Meglio perciò rinchiudere i filosofi nel trittico che si sono costruiti con secolare pazienza della Metafisica, Teodicea e Ontologia. Che farnetichino in eterno sull’ori- gine dell’anima, sul rapporto col corpo e sul destino futuro della umanità. Si potrà, una volta sgombrato il terreno dalla zavorra, procedere in modo più lineare, ordinato ed onesto alla diagnosi del male di vivere: del nascere e morire. Tolta di mezzo la pretesa razionalità e la scientificità teologica (e teleologica) con la sua saccenteria, gli strumenti dei sensi come la fantasia, la fede, la ragione potranno riprendere legittimamente la loro funzione di guida o di orientamento. Se partiamo dalla nostra “condizione umana” (senza scomodare Mal- reau) vera e concreta, viene prepotente in ballo, la nostra sensualità, prima ancora che la nostra sensitività. Avvertiti da Freud, che va ascoltato con la 2 Vedi quanto scrive, Berto, L’esistenza non è logica. Dal quadrato rotondo ai mondi impossibili, Laterza, Roma. 30  dovuta prudenza filosofica, ci accorgiamo facilmente che è l’eros la molla privilegiata delle nostre azioni o inazioni. Tanto è vero che sul terreno della storia è con l’eros che il Cristianesimo ha ingaggiato fin dalle sue prime origini la sua battaglia aperta, dagli erotici furori degli anacoreti fino ai ra- ziocinanti dogmatismi teologici dei nostri giorni. Conviene delinearne un breve profilo. Profilo storico dell’Eros in Occidente. Dal mito di Venere a Maria Vergine È proprio nel mondo romano, e in quella che gli storici designano come età tardo-antica, che si compie una storica metamorfosi della mitologia pa- gana: il suo graduale trasferimento da religione delle classi colte e dominanti a religione dei campi (pagi = pagani), della plebe rurale. Indicativo tra tutti il passaggio di Venere, dea della bellezza, dell’amore e della fecondità, da un canto, a quella di Demonio, Lucifero (portatore di luce), stella del mattino, per i suoi referenti legati alla sessualità, e, dall’altro, a quella della Vergine Maria, madre di Gesù Bisogna ricordare che mentre avanza il Cristianesimo, il mito di Roma non solo permane ma, sotto mutate spoglie, cresce e si svolge fino ai nostri giorni. Perde la sua valenza politica, la sua forza sugli eventi immediati ma guadagna nell’immaginario. Entra a far parte del grande patrimonio del- la memoria collettiva. Ma in tale processo, se perde i suoi caratteri storici, obbiettivi, acquista una rinnovata immagine fantastica, rispondente alle esigenze delle masse. Soprattutto il Medioevo trasforma Roma, i suoi dei, la sua cultura in nuova mitologia sincretica, mista di elementi tradiziona- li e di apporti nuovi conferiti dalle differenti popolazioni d’Europa, attinti soprattutto alla nuova fede cristiana che diventa l’amalgama di germane- simo, usanze barbariche, romanità, orientalismi, ecc. Roma continuava ad avere un suo primato nell’immaginario o mondo incantato dei miti e delle leggende3, come l’aveva avuto in quello, storico, politico culturale e civile. Ricordiamo l’accorato rimpianto di Rutilio Namaziano Fecisti patriam diversis gentibus unam. Urbem fecisti quae prius orbis erat Nella cultura illuministica, tra Settecento e Ottocento, il mito di Roma si veste di forme neo classiche. Goethe, Winkelmann, e Byron che 3 Cfr. F. Denis, Le monde enchanté,. Cosmographie et histoire naturelle fantastiques du Moyen Âge, richiamato da Graf, Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, 2 voll., Loe- scher, Torino. Ma vedi, dello stesso, Roma nella memoria e nelle immaginazioni del Medio evo, 2 voll., Loescher, Torino  ne fa la patria ideale delle genti Oh Rome! My country! City of the soul! The orphans of th heart must turne to thee, Lon mother of dead impires! Tale trasformazione della mitologia classica, porta con sé naturalmente un radicale cambiamento della maniera di concepire l’amore e di vivere l’e- ros. L’amore tra uomo e donna acquista differenti valenze e si prepara quella teorizzazione dell’amore tutto spirituale che verrà dommatizzato e praticato per tutto il Medioevo e, nella forma più angelicata e sublime, da Dante al Petrarca, ...quel dolce di Calliope labbro che amore nudo in Grecia e nudo in Roma, d’un velo candidissimo adornando, rendeva in grembo a Venere celeste. Dilagheranno per tutta Europa fenomeni di sessuofobia completamente ignoti alla società greca e latina, quale ad es. il fenomeno dell’ascetismo. Sorgerà la figura, del tutto nuova e inconcepibile per il mondo classico, dell’anacoreta e, d’altro canto, l’immagine del peccato prenderà aspetto dia- bolico orripilante, venendo a popolare tutta una nuova mitologia di presen- ze infernali che accompagnano e turbano la vita degli uomini del Medioevo. Molte e varie le rappresentazioni tipiche della diabolicità mostruosa, frutto, in particolare, del peccato di lussuria, quali il mosaico nel Battistero di Fi- renze, opera popolaresca di Coppo di Marcovaldo che tanto impressionò Dante fanciullo, il poema predantesco di Bonvesin della Riva, Il libro delle tre scritture o il De Babilonia di Giacomino da Verona e i vari “precursori” di Dante, fino alle allucinate raffigurazioni de il Giardino delle delizie di Bosch al Museo del Prado4. Ma che accadeva? Venere, scacciata, veniva ugualmente a tentare gli sciagurati che volevano sfuggirle, quali monaci ed asceti; e, come ci ricorda sempre Graf, «invadeva le loro celle ugualmente, immagine vagheggiata e detestata a un tempo». Siamo nell’epoca delle tentazioni. Ecco l’autorevolis- sima testimonianza di San Girolamo, il grande dottore della Chiesa, autore indiscutibile della Volgata, l’edizione ufficiale della Sacra Scrittura, in una sua lettera alla vergine Eustochia: Si ricordi, Villari, Alcune leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia, «Annali delle Univ. Toscane», Pisa. Soprattutto, A. D’Ancona, I precursori di Dante, Sansoni, Firenze. Per ulteriori e dettagliati riferimenti, cfr. il mio, I baratri della ragione. Graf e la cultura del secondo Ottocento, prefazione di Garin, Lacaita, Manduria. Oh quante volte, essendo io nel deserto, in quella vasta solitudine arsa dal sole, che porge ai monaci orrenda abitazione, immaginavo d’essere tra le delizie di Roma! Sedeva solo, piena l’anima d’amarezza, vestito di turpe sacco e fatto nelle carni simile a un Etiope. Non passava giorno, senza lagrime, senza gemiti e quando mi vinceva, mio malgrado, il sonno, m’era letto la nuda terra. E quell’io, che per timor dell’inferno m’era dannato a tal vita e a non avere altra compagnia che di scorpioni e di fiere, spesso m’im- maginava d’essere in mezzo a schiere di fanciulle danzanti. Il mio volto era fatto pallido dai digiuni, ma nel frigido corpo l’anima ardeva di desideri e nell’uomo, quanto alla carne già morto, divampavano gli incendi della libidine. E qui l’iconografia sacra ha lavorato sul santo, riempiendo di San Girolami, atteggiati in guise diverse, tele, altari, absidi, pale, trittici per tutto il medioevo e il Rinascimento. Da Dürer a Caravaggio, da Cima da Conegliano a Masolino, da Masaccio a Tiziano, dalle tentazioni di Giovanni Girolamo Savoldo al Perugino, fino alla compostezza gotico-geometrica di Antonello, ecc.Si assiste ad una evoluzione storica dell’eros, che si arricchisce, per così dire, dell’idea stessa del peccato. Simboleggiato dal frutto proibito, l’atto carnale tra Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre viene stigmatizzato come peccato originale, una sorta di marchio che da quel momento in poi mac- chierà ogni creatura. Homo vulneratus est naturaliter, sanziona definitiva- mente San Paolo! Anche se la dottrina della chiesa troverà il modo di recu- perare in positivo quella ferita, quella malattia costituzionale, con il concet- to dell’agape, nel quale l’eros si diluisce in amicizia includente la mediazione del Cristo. Ma la cosa più sorprendente è che Venere, simbolo dell’amore carnale, cantata da Lucrezio, poeta epicureo, come colei che presiede alla bellezza della fecondazione sia di piante che di animali, e perciò come voluttà d’uo- mini e di dei, subisce nel corso della storia differenti e impensabili metamor- fosi. Da un canto, come quasi tutte le divinità pagane, trapassa a popolare la mitologia cristiana di nuove figure positive e negative, arrivando a iden- tificarsi dapprima con il Demonio in persona, poi con la stella portatrice di luce, (Lucifero, angelo caduto e stella del mattino); infine, fattasi mite e mise- ricordiosa, gradualmente perdendo i suoi più accesi caratteri erotici di beltà voluttuosa, assurge addirittura al ruolo di Maria Vergine, concepita senza peccato, Madre di Gesù, figlio unigenito di Dio! Siamo di fronte a un fenomeno storico noto agli storici e agli antropologi come sincretismo religioso 5 Trad. fedele di Graf da Gerolamo, Epistolae, in Patrologia latina, cur. Migne, Parigi. Cfr. Graf, Il Diavolo, cit.,per cui le divinità pagane continuano una loro vita, si direbbe più dimessa e quasi nascosta, nei pagi, nelle campagne tra la povera gente, trasformandosi, e sovente confondendosi, coi santi e le divinità della nuova religione ebraica e cristiana. Ne è un esempio la favola di Tanhäuser, il cavaliere francone di cui la dea Venere si innamora. È nel mondo romano in sfacelo che gli dei di Roma – GIOVE CAPITOLINO -- si avviano alla loro metamorfosi -- quello che non e accaduto agli dei ellenici. Da un canto si rintanano nei pagi, nei campi, tra la povera gente di campagna e ne continuano a propiziare raccolti, a combattere carestie ad aiutare la gente misera nelle quotidiane disgrazie che affliggevano gl’umili e gl’indifesi. Dall’altro lato, in questa storica trasformazione, raccolgono in loro tutto il male esecrabile del mondo antico: il turpe, il diabolico, l’illecito, il peccaminoso del mondo romano. Soprattutto l’osceno -- ciò che è dietro alla scena e, pertanto, non è visibile -- e il sensuale nei rapporti amorosi. Gli dei di ROMA si trasformano così in demoni. Si passa dalla celebrazione dell’amore fisico, cantato dai poeti, da OVIDIO (si veda), Catullo (i neoteroi) a LUCREZIO (si veda), che lo inserisce nel fluire e divenire dei fenomeni naturali, alla definitiva divaricazione della sessualità dall’amore spirituale, come aspetti di una passionalità di differente e contrapposta natura. Si ricordi l’inno a Venere di LUCREZIO: AENEADVM GENITRIX HOMINVM DIVOMQVAE VOLVPTAS ALMA VENUS CAELI SVBTER LABENTIA SIGNA QUAE MARE NAVIGERVM QVAE TERRAS FRUGIFERENTES CONCELEBRAS PER TE QUONIAN GENVS OMNE ANIMANTVM CONCIPITVR VISITQVAE EXORTVM LVMINA SOLIS. Ma ecco come espone Graf, storico dei miti romani, la sottile trasformazione degli dei di Roma -- quelli stessi che VIRGILIO, guida d’ALIGHIERI, chiama falsi e bugiardi  -- in divinità o potenze demoniache. I numi che hanno altari e templi non muoiono, non dileguano. Si trasformano in demoni, perdendo alcuni l’antica formosità seduttrice, serbando tutti la gravità antica, accrescendola. GIOVE DEL CAMPIDOGLIO, Giunone, Diana, Apollo, MERCURIO, Nettuno, Vulcano, Cerbero e fauni e satiri sopravvivono al culto che loro e reso, ricompaiono fra le tenebre dell’inferno, ingombrano di strani terrori le menti, provocano fantasie e leggende paurose. Diana, mutata in demonio meridiano, invade i disaccorti troppo obliosi di lor salute, e la notte, pei silenzi dei cieli stellati, si trarrà dietro a volo le [6 G. Paris, Legendes du Moyen Age, Hachette, Paris, dove esamina la storia e la diffusione della leggenda (La légende de Tanuhäuser). Fonte delle varianti della stessa leggenda resta Guglielmo di Malmesbury. Vedi Graf, Il Diavolo]  squadre delle maliarde, istruite da lei. Venere sempre accesa d’amore, non meno bella demonio che dea, usa negli uomini l’arti antiche, inspira ardori inestinguibili, usurpa il letto alle spose, si trarrà fra le braccia, sotterra, il cavaliere Tanhäuser, ebbro di desiderio, non più curante di Cristo, avido di dannazione. Scienza, filosofia e fantasia: il pensiero femminile e la ”teoria e pratica della dimenticanza”. Il rapporto latente tra il sapere e il credere. Ogni proposta gnoseologica parte opportunamente da quelle ben note premesse che GALILEI (si veda) autorevolmente chiama la sensata esperienza, anche se le pone in relazione con la certa dimostrazione. Così, prudentemente procedendo, ogni teoria della conoscenza, pur restando legata alla dimensione esperienziale, per così dire, non esclude né puo escludere l’elaborazione successiva di ipotesi con l’ausilio della fantasia, della fede, dell’intuizione oltre che della facoltà razionale con la quale da sempre la mente umana prova ad elaborare i portati sensoriali, di volta in volta vari e complicati. Proviamo a valutare, ad esempio, non le nostre idee, o i nostri elaborati razionali ma alcuni particolari sentimenti o pulsioni come l’amore, l’erotismo, o, addirittura, la poesia con cui ci accostiamo ad una persona o ad uno scenario naturale quale, che so? la volta celeste di kantiana memoria. Gl’eroi greci per comprendere una verità nascosta, scendevano nell’Ade, entrano nel regno imperscrutabile delle ombre. Da altra prospettiva, sub specie feminae, da quel che oggi chiamiamo pensiero femminile, ci viene incontro, spalancandoci una diversa rinnovata visuale, un modo solitamen-te desueto di scrutare l’imperscrutabile. Abbiamo davanti un continente dissepolto, il nostro Ade, tutto da esplorare. È così che – s’è detto e sostenuto da parte delle donne – le poesie vivono delle voci narranti che, appassionatamente, riflettono su un passato da abbandonare. Quel che sembra finito e nascosto entro i luoghi del cuore. Da tale prospettiva, per giungere a tanto bisogna scendere all’Ade, come fa il viaggiatore Odisseo: provare i dolori più cupi e le delusioni più cocenti a cui seguono le esperienze. S’entra così nell’universo del senso fantastico senza ripudiare la possibilità razionale di elaborare non [Graf, Il Diavolo. Utilizzo in questo paragrafo, frammettendone brani a mie riflessioni e commenti, il testo originale inedito, cortesemente messo a mia disposizione, dalla filosofa della mente Bussolati, Teoria e pratica della dimenticanza.] più ciò che è nei sensi ma quanto ribolle nella fantasia. Un esempio potrebbe fornircelo LEOPARDI dell’infinito laddove dalla esperienza sensibile -- la siepe, il vento, lo stormir delle foglie -- che non si lascia elaborare razionalmente, sale, quasi spinozianamente, ad un sapere più complesso: una sorta d’amor dei intellectualis che s’apre al mistero sia della poesia che dell’amore. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio e questa voce vo comparando e mi sovviene l’eterno e le morte stagioni e la presente e viva e il suon di lei. E, ancora, entrando nel campo intricato del male di vivere, addirittura nelle patologie del comportamento, delle ossessioni, delle schizofrenie, laddove ci siamo chiesti, con l’angoscia nel cuore, se questo è un uomo, proviamo a proporre la teoria e pratica della dimenticanza: l’obliviologia. È certo come un lavoro di scavo; ma non abbiamo da riportare al celeste raggio nessuna sepolta Pompei. Non procediamo, in senso freudiano, a rimestare nella memoria, nel sogno, recuperando oggetti rimossi, tutt’altro. L’oggetto è diventato uno scheletro che va dimenticato, ritenuto per non posto: mai esistito. La dimenticanza è dapprima una sola pratica; quasi l’abitudine a dimenticare le chiavi di casa. Poi assurge a tecnica e, infine a teoria e pratica dell’oblio. Corre, in un certo senso, parallela alla terapia farmacologica del sonno, indotto da dosi opportune di psicofarmaci. Si tratta di togliere le fissazioni tramite la dimenticanza: di riportare il conosciuto agl’elementi puri ma allo scopo di favorire un intervento di maggior forza ectoplasmica sugli oggetti e sugli eventi esterni, e per eliminare il noto processo di invecchiamento e, infine, di morte mentale. Scendendo al piano sperimentale, abbiamo cancellato i sovraccarichi delle impressioni mnemonizzatrici e fatto sparire le figure retoriche fantasmatiche, i “mostri” o “giganti” che si fissano e si ripetono continuamente, oberando la mente affralita. Dimenticare diventa così l’ausilio migliore del vivere senza alcun sforzo il presente. Non è la panacea, non si raggiunge il Nirvana; non si recuperano paradi- si perduti. Si vive riconquistando un più corretto rapporto col corpo, i sensi, la natura. La memoria deve servirci, non turbarci. Se è una soffitta ingombra rischia di confonderci nel suo disordine; dobbiamo far pulizia perché la vita va vissuta non sopportata E arriviamo infine a una considerazione alquanto complessa ma di facile comprensione. Quella stessa nostra propensione che chiamiamo fede altro non è, finanche nella sua forma più umile, che sempre e soltanto costruzio- 36  ne della ragione, in quanto ogni fede presuppone sempre un giudizio della ragione. Da tale considerazione deriva la plateale conseguenza che la fede non è altro, alla fin fine, che la nostra visione più o meno razionale della realtà; pertanto quella fede nel numinoso e nel fantastico che è la fede re- ligiosa dei fedeli e che alla nostra razionalità più sofisticata ripugna, è solo un puro e semplice equivoco, imposto dall’educazione, dalle convenzioni e mai può derivare dalla nostra libera scelta intelligente che in tal modo si contraddirebbe9. Credere, altro non è che atto razionale; in quanto, rigoro- samente, non c’è fede senza il sostegno della ragione. Ma, ci si chiede, fino a che punto? Il limite è il sano buon senso. Oltre c’è la follia e l’assurdo; ma follia, sempre ed esclusivamente della ragione stessa, unico vero soggetto di quanto chiamiamo fede! 4. Emarginazione femminile e non. La donna da oggetto a soggetto di pensiero Da differente angolatura l’oggetto del mistero che chiamano la verità, si svela gradatamente, di sotto il velame delli versi strani. Del resto, a ben pensare, quando penso, penso al maschile, ho sempre pensato al maschile. La storia, la civiltà tutta, occidentale e orientale, hanno pensato soltanto al maschile. Non solo: per secoli, il vero, il bene, il bello sono stati visti, si al maschile, ma ancora nella implicita insignificanza oltre che della donna, di altre figure sociali di grande rilevanza: del bambino, del disadattato o del diseredato o escluso dalla comunità, dell’alienato o del demente. Interi uni- versi come continenti inesplorati si sono schiusi appena abbiamo provato a visitarli. Erano emersi, nella dannazione dell’inferno dantesco, nei mosaici e negli affreschi allucinati di Coppo, nei battisteri, nelle chiese medioevali, nelle allucinazioni di raffiguratori fantasiosi fino al paradosso come in Bosch o in Goja, nei racconti favolosi delle mitiche origini di intere popolazio- 9 Cfr. Martinetti, Scritti di metafisica e di filosofia della religione, a cura di Agazzi, Ed. di Comunità, Milano, dove tra l’altro si legge: «Anche LA FILOSOFIA è sotto certi rispetti una fede; in quanto essa è uno sforzo verso l’unità sistematica che in ogni grado raggiunto si pone come una visione definitiva della realtà; ciò che non può fare che trasformandosi in una fede razionale; la fede nella dottrina kantiana. D’altra parte la fede comune non è assolutamente irrazionale; è una razionalità adatta alla mente comune, ma è una forma di razionalità; non v’è sistema di dogmi così assurdo che non tenti subito una razionalizzazione. Ogni esposizione d’un sistema di filosofia è, sotto questo riguardo, l’esposizione di una fede. Non ha quindi ragion d’essere la contrapposizione della ragione e della fede (come qualcosa di irrazionale): la fede è l’espressione stessa di una formazione razionale; ogni grado della vita razionale in quanto si esprime, si fissa e diventa una realtà operante, è una fede». Più analitica esposizione della questione si trova nel mio, Ateismo e filosofia. Considerazioni sull’ateismo latente nel pensiero moderno e contempora- neo e sul conflitto tra la fede e la ragione, Il Cannocchiale,  ni, tramandate oralmente nei miti e nelle leggende che correvano per l’Eu- ropa come fiumi carsici, uscendo di tanto in tanto al “celeste raggio”, dove l’oblio di secoli li aveva segregati....Soltanto oggi cominciamo a prenderne consapevolezza, filosofica e scientifica: scopriamo un nuovo continente speculativo, il pensiero al femminile come rinnovato modo di guardare la vita, la storia, la natura. Proviamo a riandare di qualche secolo addietro. Le cosiddette scienze umane ci si erano accostate per via di quel loro par- ticolare porsi dalla prospettiva del diverso, ma solo l’assurgere di quell’og- getto alla dignità di soggetto pensante e determinante trasforma del tutto la prospettiva. La partecipazione del femminile come quella del diverso, del disadattato alla ricerca della verità completa veramente il mondo storico della cultura portandolo al suo stadio più alto, fuori da ogni gilepposo pa- ternalismo o indulgente concessione caritatevole. Del tutto trascurati o stipati alla rinfusa nella soffitta anodina della eru- dizione, alcuni sprazzi di consapevole disponibilità al diverso erano emersi già nel passato, in ambito borghese progressista, presso spiriti particolar- mente sensibili. Ma restava un fatto isolato che non ha vissuto significanza o storicità. Sentite questa: siamo: E dei disadattati all’ambiente non è giusto parlar con tanto disprezzo. Ol- trecché esercitano alcune funzioni non esercitate dagli altri, essi sono un lievito sociale utile e necessario; tengon viva nell’organismo collettivo un’inquietezza nemica delle stagnazioni prolungate, e non avvien mutazio- ne alla quale in qualche maniera non cooperino che se i geni fossero pazzi davvero bisognerebbe riconoscereche i più disadattati fra i disadattati, quali son per l’appunto i pazzi, resero alla misera umanità più di un buon servigio. Da altra banda è da considerare che un perfetto adattamento all’ambiente farebbe gli uomini supinamente contenti e tranquilli e porte- rebbe fine al moto della storia, per la ragione potentissima che chi sta bene non si muove. Lo direi il vademecum per l’onest’uomo del nostro tempo! Ma molto an- cora resta da fare: e questa è la vergogna del nostro tempo. La chiesa cat- tolica ad es., che ha chiesto, solo di recente, con un pontefice tormentato e disponibile al dialogo, perdono al mondo islamico, ha ancora da chiedere scusa alle donne, ai bambini, alle coppie di fatto, agli omosessuali, agli atei, agli agnostici, agli scienziati onesti e laici che dalle dottrine e dai dogmi della chiesa vengono quotidianamente offesi, respinti e vilipesi. I libri proibiti e il rapporto sessuale come “peccato” contro il sesto precetto del Decalogo Tra i compiti primari che si assunsero al loro tempo gli apologisti catto- lici e i controversisti, figura subito in primo piano quello della lotta ai libri proibiti, che è come dire a tutta la prodizione libraria moderna. Prendo an- cora ad es. emblematico il santo teologo moralista e dottore autorevole della Chiesa: L. Ne La vera sposa di Gesù Cristo10, a dimostrazio- ne di quanto possa essere pericolosa la lettura in genere, sconsiglia alle Mo- nache addirittura lo studio sia della Teologia Morale che di quella Mistica. Parimenti libri inutili ordinariamente sono, ed alle volte anche nocivi per le Religiose, i libri di Teologia Morale, poiché ivi facilmente possono inquietarsi con la coscienza oppure apprendere ciò che lor giova non sapere. An- che nociva può essere a taluna la lettura dei libri di Teologia Mistica, giacché può essere che ella si invogli dell’orazion soprannaturale, e così lascerà la via ordinaria della sua orazione solita, in meditare e fare affetti, e così resterà digiuna dell’una e dell’altra. Vige, come una sentenza inappellabile, il motto lapidario di San Paolo: Sapienza carnis inimica est Deo. L’amore del sapere viene paragonato ad un vizio, alla libidine sessuale: libido sciendi11. Circa i classici del pensiero che pur contengono delle verità, si domanda con San Girolamo: Che bisogno hai di andar cercando un poco d’oro in mezzo a tanto fango, quando puoi leggere i libri devoti, dove troverai tutt’o- ro senza fango?». La lettura è importante, fondamentale anche alla via della salute, ma ha dei rigorosi limiti. Quanto è nociva la lettura de’libri cattivi, altrettanto è profittevole quella de’buoni. Il primo autore de’libri devoti è lo Spirito di Dio; ma de’li- bri perniciosi l’autore n’è lo spirito del Demonio, il quale spesso usa l’arte con alcune persone di nascondere il veleno, che v’è in tali suoi libri, sotto il pretesto di apprendersi ivi il modo di ben parlare, e la scienza delle cose del mondo per ben governarsi, o almeno di passare il tempo senza tedio. Con determinate categorie di persone, l’esclusione si fa radicale. Alle suore scrive così: Ma che danno fanno i romanzi e le poesie profane, dove non sono parole 10 Cito dall’ed. Remondini, Bassano, Vedi l’uso di tale espressione nella denuncia controversistica cattolica (aristotelica) della filosofia cartesiana e moderna nel saggio di chi scrive, «Libido sciendi». Immagini dell’empietà nell’apologetica cattolica tra Sei e Settecento (Da Magalotti al padre Valsecchi), Giornale critico della filosofia italiana,  immodeste? Che danno voi dite? Eccolo: ivi si accende la concupiscenza de’ sensi, si svegliano specialmente le passioni, e queste poi facilmente si gua- dagnano la volontà, o almeno la rendono così debole, che venendo appresso l’occasione di qualche affezione non pura verso qualche persona, il Demonio trova l’anima già disposta per farla precipitare12. Contro il risveglio delle passioni e contro la concupiscenza dei sensi, i controversisti scagliano i loro dardi infuocati e avviano le loro sottili disqui- zioni teologiche su quanto vada considerato peccato mortale. Ed è questo un fardello che la chiesa si porta dietro così come uno ster- corale si rotola la sua palla di escrementi. L’ossessione del sesso: la cura me- ticolosa con cui si prova da secoli a disciplinarlo, legittimarlo, canalizzarlo, evirandolo della sua essenza: la ricerca del piacere e costringendolo alla sola funzione riproduttiva. Ci serviremo non di un semplice scrittore di opere di pietà ma di un autorevole moralista della chiesa cattolica, santo per giunta, dottore della chiesa, uomo di grande pietà e d’erudizione: che CROCE define il più santo dei napoletani, il più napoletano dei santi. Ecco cosa scrive il nostro moralista sul sesto precetto del Decalogo e in che modo espone le sue precauzioni con cui anticipa una minuziosa tratta- zione di quanto potremo chiamare la fattispecie del peccato mortale. Il peccato contro questo precetto è la materia più ordinaria delle Confessioni, ed è quel vizio che riempie d’Anime l’Inferno; onde su questo precetto parleremo delle cose più minutamente; e le diremo in latino, affinché non si leggano facilmente da altri che dai confessori, o da quei sacerdoti che in- tendano abilitarsi a prendere la Confessione; e preghiamo costoro a non leg- gere né in questo né in altro libro di quella materia (che colla sola lezione o discorso infetta la mente) se non dopo tutti gli altri trattati e quando ormai sono prossimi ad amministrare il Sacramento della Penitenza. Affronta perciò subito lo scabroso tema della fornicazione, e dei rapporti carnali con l’altro sesso con minuta casistica sessuofobica: de tactibus, de muliebre permittente se tangere, an puella oppressa teneatur clamare, an possit unquam permittere sua violationem, de aspectis, de verbis, de audientibus verba turpie, ecc. Ma non manca di precisare: Ante omnia advertendum, quod in materia luxuriae (quidquid alii dicant de levi attrectatione manus foeminae, vel de in torsione digiti) non datur par- vitas materiae; ita uti omnis delectaio carnalis, cum plena advertentia, et consensu capta, mortale peccatum est. 12 La vera Sposa di G.C., L., Istruzione e pratica per li Confessori, Giuseppe Di Domenico, Napoli, e sgg., anche per le citaz. successive. 40  Il pio moralista, scaltrito nella casistica giuridica, sa che bisogna scende- re nei minimi particolari per trovare la situazione peccaminosa: se grave o lieve o poco rilevante o, addirittura, del tutto inesistente; perciò distingue gli atti sessuali compiuti nel matrimonio o extra matrimonium. In situazio- ne extra coniugale, tutti i toccamenti, oscula et amplexus ob delectatione, mortale sunt. Vi sono numerosi casi dubbi da esplicitare: ne va di mezzo la salute delle anime, calate in situazioni mondane sempre diverse e comunque sempre a stretto contatto con le tentazioni della carne. Ad es., la donna o il fanciullo non peccano se si fanno toccare secondo la consueta pudicizia dettata dalla simpatia o dalla buona affettuosa disposizione; peccano invece se non si op- pongono a contatti impudichi, o a baci insistenti (morosis) e furtivi. E anco- ra: la fanciulla aggredita allo scopo di usarne violenza è tenuta a urlare ad se liberandam a turpitudine? Nel caso non invocasse aiuto con la dovuta forza e insistenza lo stupro si cambierebbe facilmente in consenso peccaminoso. Ma la questione resta controversa se debba ritenersi consenso il non aver gridato o invocato aiuto, secondo un’antica sentenza per la quale, praesume- batur puella non clamans consentiente. Perviene infine a definizioni accurate degli atti turpi, differenziando quelli compiuti naturalmente da quelli innaturalmente. Ecco la definizione di fornicazione e di concubinaggio, quali peccati mortali: Fornicatio est coitus intersolutos ex mutuo consensu. Concubinatus autem non est aliud quam continuata fornicatio, habita uxorio modo in eadem vel alia domo; [e quella di stupro, come:] defloratio virginis ipsa invita, et ideo praeter fornicationis malitiam habet etiam injustitiae. Attraverso una minuziosa casistica quasi boccaccesca, buona – si direbbe - ad arricchire la documentazione erotica di un romanziere libertino, il moralista passa in rassegna le svariate forme di rapporti sessuali, da quelle legittime a quelle addirittura più strane e peregrine, come l’accoppiarsi in luogo sacro, quali una chiesa, il cimitero, l’oratorio, il monastero, ecc. Pone addirittura questioni dubbie sulle maniere e le condizioni in cui tale rap- porto potrebbe verificarsi. Pur ammettendosi il peccato, sorge la questio se si tratti o meno di sacrilegio. Ad es. «an copula maritalis, aut occulta abita in Ecclesia, sit sacrilegium?» Vi si potrebbero emanare tre sentenze differenti: una che ritiene irrilevante la condizione di coniugi, un’altra la situazione occulta (che l’abbiano fatto di nascosto) e una terza che ritiene essere sacri- lego l’atto in ogni caso. Addirittura se si tratta di marito e moglie, secondo alcuni teologi, l’atto consumato in chiesa potrebbe essere scusato, si ipsi sint in morali necessitate coeundi, puta si ipsi in pericolo continentitiae, vel si diu in Ecclesia permanere debeant. Il lettore ne trae l’impressione che l’autore (più che dietro suggerimenti letterari coevi) vada ad estirpare direttamente dalla vita, dalle lussuriose esperienze dei peccatori, dalle situazione più impensabili, apprese nelle lun- ghe ore passate al confessionale ad ascoltare ed a sollecitare le confessioni più intime dei fedeli, tutte le forme, i modi che la secolare ricerca del piacere ha suggerito di epoca in epoca all’uomo, dalle più rozze e volgari maniere di accoppiamento fino alle più raffinate arti di amare e trarre godimento che proprio I LIBERTINI andano perfezionando e praticando in forme sempre più sofisticate. La stessa lingua latina – ma qui dovrebbe- ro dirla i linguisti – si fa molto particolare fino all’uso di neologismi non presenti nei classici. Parlando della sodomia distingue quella propriamente detta da quella impropria ed eterosessuale coitum viri in vase praepostero mulieris esse sodomiam imperfectam, specie distinctam a perfecta. Si quis autem se pollueret inter crura aut brachia mu- lieres, duo peccata diversa committeret, unum fornicationis inchoatae, alterum contra naturam. An pollutio in ore fit diverse speciei? Affirmant aliqui, vocantque hoc peccatum irrumantionem, dicentes quod sempre ac sit pollutio in alio vase quan naturali, speciem mutat. Sed probabilius sentiunt quod si pollutio viri sit in ore maris est sodomia; si in ore feminae, sit fornicatio inchoata, et in super peccatum contra naturam ut mox diximus... Arriva addirittura ad ipotizzare il coito cum femina morta, che non rien- trerebbe nella fattispecie dei rapporti bestiali ma nella polluzione e in quella che Alfonso chiama fornicatio affective. Dalla sessuofobia all’erotismo peccaminoso: Cortigiane poetesse e libertini filosofi. L’Eros redento Prendiamo due secoli di storia molto emblematici. Dall’Italia delle corti signorili alla Francia della grande rivoluzione. Due secoli in cui l’eros vive una sua storia illustre, tra cortigiane raffinate poetesse e abati filosofi e libertini. A dirla franca alla sua maniera sull’eros e a dargli veste poetica disinibita, ci pensa subito Pietro Aretino: ma sempre da una angolatura tutta maschile. Nonostante si salvi la dignità della partner che qui giuoca un ruolo attivo di co-protagonista del rapporto amoroso, in cui l’atto sessuale si trasforma in una sticomitia drammatica non priva di poetica oscenità. Soltanto nel petrarcheggiare delle cortigiane, come la soave Franco che riceve sotto le sue lenzuola di tela d’Olanda finanche Enrico III di Valois, la donna trova finalmente il suo primo vero riscatto sul maschio, con un suo modo raffinato (di alto erotismo) di 42  pilotare la barca dell’Amorosa Dea; ad esse, tra principi, sovrani, alti prela- ti, pontefici gaudenti, spetta il compito di riscattare dall’eterna dannazione l’Eros e fargli recuperare il valore perduto colla tradizione ebraica-cristiana. Un recupero, tutto al femminile, del paradiso perduto. Così canta il suo ufficio amoroso, guidato da Apollo, la dolce Veronica. Febo che serve a l’ amorosa Dea E in dolce guiderdon da lei ottiene Quel che via più che l’esser Dio il bea, A rilevar nel mio pensier ne viene Quei modi che con lui Venere adopra Mentre in soavi abbracciamenti il tiene. Ond’io instrutta a questi so dar opra, Si ben nel letto, che d’Apollo all’arte Questa ne va d’assai spazio di sopra E il mio cantar e ‘l mio scrivere in carte S’oblia in chi mi prova in quella guisa Ch’a suoi seguaci Venere comparte. Nel Settecento, cui ora vogliam far cenno, sia pur per sommi capi, le cose stavano in modo ben differente da come ce le hanno rappresentate quando a scuola ci hanno spiegato quel periodo. I libri del Marchese de Sade rap- presentano, ad es., una nuova filosofia morale e non sono la pura e semplice invenzione di tecniche erotiche pervertite, come comunemente si crede. I recenti studi hanno sfatato quella immagine del divin marchese. “La filo- sofia deve dire tutto”, egli ha affermato: tutto senza ipocrisie e fingimenti. Egli non fu né il primo né il solo a sostenere i diritti della carne, che grida la sua legittima soddisfazione contro le assurde costrizioni della cosiddetta civiltà. Il celeberrimo sadismo: ricerca del piacere attraverso il godimento per la sofferenza del partner, ha ben altre origini che le sole discendenze da Sade. Bisognerebbe intanto rifarsi alle meticolese ricerche di Skipp, di Leeds, che ha schedato tutti i testi erotici inglesi scoprendovi come l’uso educativo della frusta e le sculacciate a pelle nuda sui ragazzi, era praticato dai gesuiti in chiave educativa e correttiva, ma finiva per confinare molto spesso con l’erotismo portando addirittura all’orgasmo vero e proprio. Nacque un termine: “orbinolismo” che vuol dire “smania di frustare” (Cfr. Rodez, Memorie storiche sull’orbinolismo). Né si dimentichi, oltre la pratica, anche l’elogio cattolico, presso non solo l’ordine dei gesuiti ma anche di Scolopi e Salesiani, fatto in termini pedagogici della frusta e della sua frequente pratica a scopi educativi e correttivi: virga tua et baculus tuus salus mea fuerunt!.... A tali osservazioni sul costume del secolo va aggiunto che la proverbia- le sporcizia che caratterizzava il ménage domestico dell’epoca anche tra le famiglie nobili e abbienti, non era poi così generalizzata. Soprattutto le donne avevano introdotto l’uso davvero innovativo dell’erotico bidet (che ha la forma di violino e, al tempo stesso, quella dei fianchi femminili) che permetteva loro di mantenere igiene e pulizia in quelle parti del corpo che ne avevano più bisogno. A tal proposito restano molto istruttive le pagine dei romanzi erotici e libertini, tra i quali spicca Restif de La Breton con il suo Anti Justine dove si nota l’uso frequente e generalizzato di tale strumento da toilette, prima e dopo gli incontri amorosi.. Perciò, una volta sfatata l’immagine stereotipata del Settecento illumi- nistico, astrattamente razionalista, irreligioso e dai costumi depravati, pro- viamo a riguardare sotto diversa luce e angolatura, libere da pregiudizi e remore moralistiche e confessionali, la letteratura erotica e d’amore di quel secolo che, oltre tutto, fu di Mozart, di Kant, di Bach, oltre che di Voltaire, di Rousseau e di Goethe e ci lasciò in eredità non soltanto la grande rivoluzione dell’89 ma anche quella che fu la più colossale e universale summa di sapere moderno: l’Enciclopedia, ovverosia dizionario ragionato di tutte le scienze, le arti e i mestieri contro la quale pullularono subito una serie di Anti-Enciclo- pedie anche da noi in Italia per porre un argine all’avanzata di quelle idee di libertà e di progresso civile. Il ricordare LEOPARDI è qui d’obbligo: Così ti spiacque il vero, dell’aspra sorte e del depresso loco che natura ci diè, per questo il tergo vigliaccamente rivolgesti al lume che il fe palese... Insomma lo zelo sessuofobico, la guerra dichiarata all’istinto sessuale porta il sacerdote, il ministro del culto cattolico, il confessore a scendere nei particolari della vita sessuale singola e della coppia, sia entro che fuori del matrimonio: a scoprire i più segreti momenti dell’intimità delle coppie fino a scrutare e distinguere, entro le fantasie erotiche più raffinate, i comporta- menti più o meno peccaminosi, cioè conformi a canoni tutti da verificare di volta in volta (casistica). Una sorta di filo invisibile lega pertanto il pio cen- sore al libertino e al peccatore o la peccatrice (lo denuncia la stessa corrente espressione possessiva: il” mio” confessore!) tanto da diventare complemen- tari, avvincersi in un legame indissolubile fino a non poter più fare a meno l’uno dell’altro14. Ma il legame tra religiosità e libertinismo, così come tra l’erotismo e la religione cattolica in particolare, si fa sempre più stretto fino a dipendere l’uno dall’altro: come, in regime capitalistico, domanda e offerta. Il cattoli- 14 Cfr., infine, “L’Asino” di Podrecca a Galantara e le critiche positivistiche e anticlericali alla morale alfonsiana, Feltrinelli, Milano] cesimo deve disciplinare a suo modo il sesso e, in genere, tutta l’attività e la fantasia umane; l’eros deve trovare entro una nuova coscienza storica la sua rinnovata voluttà. Ecco allora il piacere stesso trovar vie differenti rispetto al piacere degli antichi, allor quando quella ricerca non veniva combattuta, non era un tabù, anzi era apprezzata come uno dei più ambiti doni della na- tura. Vengono a far parte del piacere anche i marchingegni e i sotterfugi per eludere le prescrizioni correnti e i limiti che le norme religiose impongono dall’esterno. Finanche i pregiudizi siano di ispirazione cattolica o meno - diventano materia di raffinato erotismo. L’esecrabile peccato della lussu- ria, prodotto tipico del Cristianesimo, diventa perciò stesso fonte di piacere (la Jouissance illuministica), proprio perché vietato e esecrato: soprattutto quando l’atto viene compiuto di nascosto, cogliendo quello che è diventato, dopo la mitica cacciata dal Paradiso terrestre, il frutto proibito, il godimen- to raggiunto di soppiatto e contro la legge o la morale corrente perciò più seducente e ricercato per la sua illegtittimità! La letteratura è piena zeppa di esempi e finisce per produrre un genere di scrittura narrativa particolare che chiamiamo “erotica” o “pornografica”: di libri che s’han «da leggere con una mano sola», un genere che non si spiegherebbe prima del cristianesimo e della dannazione dell’eros e del piacere e che va dai canti carnascialeschi al Decamerone, al Ruzante, all’ARETINO, ai poeti dialettali: da BAFFO, veneziano, al grandissimo BELLI, romanesco, al dimenticato TEMPIO, siciliano, nato a Catania, per arrivare alla letteratura erotica del romanzo libertino francese in cui confluiscono le innumerevoli forme e modi di estraniazione, di sogno, di fuga dalla realtà che delineano l’universo fantastico che sarà la base della letteratura romantica europea e soprattutto del romanzo e della grande narrativa ottocentesca e contemporanea, da Balzac a Flaubert, a Hugo a Dumas, dal romanzo russo al nostro MANZONI, a Zola, a VERGA alla miriade dei narratori dei nostri giorni. In conclusio-ne, ma in una maniera tutta nuova, possiamo ritenere avesse davvero visto giusto il grande saggio napoletano CROCE quando affermò che non possiamo non dirci cristiani. Se persino l’erotismo è stato, malgré lui, influenzato e raffinato dal cristianesimo. Se ne stanno accorgendo anche in Francia dove nasce la letteratura libertina e la illuminata filosofia del piacere: dal materialista La Mettrie all’esecrato marchese De Sade16. 15 Emblematico, per quanto qui si va rilevando, il romanzo libertino, non ancora tradot- to, D.A.F. de SADE, Alina et Valcour, ovvero il romanzo filosofico. Cfr., la Mostra: BNF, L’Enfer de la Biblioteque Nazionale. Eros au secret, Paris, 2 Ricco di titoli, è venuto alla luce un significativo numero di opere e autori soltanto  ad opera di specialisti che li vanno pubblicando e illustrando. Intanto segnalo l’originale antologia da Mettrie e Diderot, curata da Quintili, L’Arte di godere. Testi dei filosofi libertini, Manifesto libri, Roma. Alfonso di Liguori. Girolamo de Liguori. Liguori. Keyword: “Associazione Filosofica Ligure” – Keywords: implicature critica, ‘… is the true abyss of human reason” – “il baratro della ragione conversazionale” – l’anima distilata – il lambicco dell’anima”, redenzione dell’eros, la lussuria, la degenerazione, la metamorfosi dei linguaggi – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Lilla: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale di Vico – filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi Speranza  (Francavilla Fontana). Filosofo italiano. Francavilla Fontana, Brindisi, Puglia. Grice: “I like Lilla; for one, he ‘revindicated,’ as he puts it, the philosophy of Vico, which, in Italy, is like at Oxford ‘revinidcare’ Locke!” Formatosi nelle scuole dei Padri Scolopi aderì alle idee cattolico liberali divulgate dai filosofi della prima metà dell'Ottocento: Gioberti, Minghetti, Balbo e SERBATI al quale dedicherà molteplici studi subendone una marcata influenza. Lascia Francavilla per l'ostentata contrarietà di tutto il clero  alle sue idee patriottiche d'ispirazione giobertiana, manifestate apertamente nel "Programma d'insegnamento filosofico" pubblicato sul giornale il "Cittadino leccese", decise di trasferirsi a Napoli ove ebbe modo di confrontarsi con le idee di Sanctis, Spaventa, Settembrini, Tari e Vera. Si laurea e insegna a Napoli. Durante questi anni videro la luce "La provvidenza e la libertà considerate nella civiltà", "Dio e il mondo", e "La personalità originaria e la personalità derivata" (Nappoli, Rocco), nei quali getta le premesse degli studi filosofici e giuridici in cui si cimenterà per tutta la vita: la storia della filosofia, la filosofia teoretica e la filosofia del diritto; sviluppando altresì e precorrendo una moderna concezione del rapporto tra "diritti umani e progresso scientifico" sin da “La scienza e la vita” (Torino, Borgarelli) -- titolo paradigmatico del suo saggio – cf. Grice, “Philosophical biology,” “Philosophy of Life” Insegna a Messina. Furono quelli gli anni più fecondi della produzione scientifica volta a perfezionare la sua concezione dello Stato, approfondire le fonti rosminiane, confrontarsi con le teorie evoluzionistiche di Spencer e contemporaneamente intrattenere contatti epistolari con alcuni fra i maggiori filosofi, giuristi, patrioti e storici dell'epoca quali:  Jhering, Bluntschli, Roy, Tommaseo, Capponi e molti altri. Altri saggi: “Kant e SERBATI” (Borgarelli, Torino); “AQUINO” (Torino, Borgarelli); “Filosofia del diritto,”“Critica della dottrina utilitarista liberale empirica etico-giuridica di Mill”“Le supreme dottrine filosofiche e giuridiche di Vico ri-vendicate” -- “La pretesa persona giuridica e le funzioni personali degl’enti morali” (L. Gargiulo); “Della Riforma civile di Spedalieri” (Messina, Amico); “Le fonti del sistema filosofico di Serbati-Rosmini” (L.F. Cogliati); “Due meravigliose scoperte di Rosmin-Serbatii: l'essere possibile e l'unità della storia dei sistemi ideologici, Cogliati, Il Canonico Annibale Maria Di Francia e la sua Pia Opera di beneficenza, Messina, San Giuseppe, Manuale di filosofia del diritto, Milano, Società editrice , Pagine estratte. Martucci, Il concetto dello stato  Antonio Tarantino, Diritti umani e progresso scientifico: Polacco, La "Filosofia del diritto” (Randi); “Filosofia” (Milano, Giuffré); Tarantino, “La filosofia della giustizia sociale, Milano” (Giuffré) – cfr. H. P. Grice, “Social justice” in “The H. P. Grice Papers,” Bancroft, MS. In occasione del conferimento della "Cittadinanza onoraria (di Messina) alla memoria, su nettuno press.Tarantino, Diritti umani e progresso scientifico: emeroteca. provincia. brindisi. Martucci, Il concetto dello stato, su emeroteca.provincia. brindisi. Treccani, su treccani. Lettere a Jhering. non accordabile col supremo principio della Scienza Nuova Ilmiolavoro Vico rivendicato» meritòl'onoredi essere preso in considerazione dai due più competenti degli stu dii vichiani, ed al giudizio dei competenti bisogna dare gran peso, perchè effetto di conoscenza bene approfondita sopra un determinato autore, specialmente se si mira ricostruire la mente di Vico. Questi scrittori sono Ferri e Fornari i quali si trovarono in pienissimo accordo, tanto da far supporro che fosse effetto di un concetto prestabilito. L'accordo fu pie nissimo nella prima parte del lavoro di carattere puramente critico e riconobbero che la rivendicazione delle dottrine filoso fiche e giuridiche da tutte le fallaci interpetrazioni fatte in Europa Rivista Italiana di Filosofia. Quando gli opuscoli hanno un valore così notevole come quello qui sopra indicato del prof. Lilla , è giusto segnalarli all'attenzione degli studiosi piuttosto che i volumi di gran molo o di poca sostanza. Questo lavoro dice molto in poche pagine e il suo intento è questo: rivedere i giu dizi che sulle dottrine del Vico sono stati portati in Italia , in Germania e in Francia particolarmente, ricostruire dietro indagino esatta il concetto di questa dottrina e questo intento ci pare raggiunto. Il Vico non è sem plicemente un ontologista platonico, come parrebbe dal giudizio del Gioberti, nè un razionalista kantiano, o piuttosto un precursore del Kant, come sembra a Spaventa, nè un positivista como fu rappresentato da altri. Questi apprezzamenti risultarono dall'interpetrazione parzialeesoggetti va di qualche parte dei pensieri filosofici del Vico che nelle sue opero non sono esposti in ordine sistematico , e che l'autore di questo lavoro con grande dili genza raccoglie e combina riferendo le formole e le parole proprie dell'autore della scienza nuova sparse nei moltiplici suoi scritti. »   era esauriente e condotta con criterii elevati. La mia interpretazione sulla vera mente di Vico fu riconosciuta vera ed adeguata tanto che il Fornarì mostrò vivissimo desiderio di veder fecondare quelle supreme linee con svolgimenti ed appli cazioni. Dominato da tale pensiero concepii il disegno di scrivere un lavoro di lena, mirante ad un triplice scopo di rivendicare, illustrare, ed integrare la mente dell'autore della « Scienza Nuova» A tale scopo indirizza i tutte le mie ricerche attingendo sempre maggiori lumi dalle sue opere edite ed inedito e fin anche dai manoscritti che si conservano gelosamente nella bi· blioteca Nazionale di Napoli. I grandi genii, e segnatamente il Vico che, come non ha guari, fu appellato da un poderoso intelletto di una delle più famose Università il più grande filosofo del mondo, muovono da una idea madre fecondissima ed alla quale rannodava tutte le idee secondarie e particolari. Uvità ed armonia cioè perfetto organismo è la nota caratteristica del lavoro dei sommi.Ed io vado riunendo non poche idee per ricostruire su solide basi quest'opera di architettura gigante e le mie indagini non ric scono infruttuose, e ne è prova evidentissima questo frammento inedito dal titolo « Pratica della Scienza nuova . » Non poche censure mosse la turba dei filosofanti al Vico perchè s'ispirava a concezioni idealistiche negligentando la pra tica della vita. Tale critica presenta apparenze di verità tanto che VICO stesso no rimase impressionato,ma raffrontando dottrine a dottrine si coglie il genuino e loro vero significato. La grand o idealità diquestamassima la storia ideale eterna delle nazioni. L. ha liberato la dottrina del VICO da tutte le fallaci inter petrazioni. La sua dottrina che mi pare giusta, merita di essere più larga mente svolta. » Nel volume delle Onoranze; è una vera esagerazione , e chi si addentra nella parte riposta del sistema Vichiano si accorgerà che non si possa ascrivere ad essa une perfetta interpetrazione astratta e specialmente raffrottandola colla psicologia sociale che sta a base del processo del filosofo napoletano. Bisogna por mente innanzi tutto alle tre fasi che percorre l'umanità nella sua storica evoluzione; età del senso, della fantasia, e della ragiono. E molto più alla dottrina del corso e ricorso delle nazioni, cioè al loro periodo d'infanzia, di giovinezza e di vecchiaia. Valga ciò a smentire l'assoluto idealismo del VICO il quale è puramente immaginario. Tutta la seconda Scienza nuova è derivata dalla psicologia sociale evoli tiva e tutti i diritti, i costumi, le religioni, le costituzioni plitiche degli stati sono emanazionidiquesto principio. Nelprimo stadio tutto è divino, gli uomini inselvatichiti hanno un diritto divino, tuttoprocededagli Dei; il Governo teocraticorappresen ato dagli oracoli, la lingua divina per atti muti di religiose cerimonie. In Giove e Giunone si personifica ciò che si riferisce agli auspicii ed alle nozzo: la Giurisprudenza è scienza d'intendere i misteri della divinazione; il giudizio divino, cio è che nei templi divini,tutte le azioni sovo invocazioni agli Dei :ogni dritto è divino,ogni pena è sacrificio, ogni guerra assume carat tere religioso ed ha giudici gli Dei: od il giudizio di Dio si riduce a duello ed alle rappressaglie : tali categorie sono sim boleggiate dal lituo, dall'acqua e fuoco sopra un altare. Seguo poi un ordine di fatti eroici da cui deriva la natura eroica, o dei nati sotto gli auspicii di Giove, il costumo eroico como quello di Achille, il governo civico o aristocratico o dei for tissimi, la lingua eroica o delle armi gentilizie o stemmi. I caratteri eroici come Achille ed Ulisse, che personificano tutte le grandezze e i savii consigli. La giurisprudenza eroica, che stà nella solennità delle formule della legge, la ragione di stato conosciuta dai pochi provetti del governo, il giudizio eroico che consiste nell'esatta osservanza delle formule e precipua mente deriva il feudo dalla proprietà dei forti. Infine c'è un or dine di fatti umani, cui corrisponde la natura umana intelligente e perciò benigna,modesta, che riconosce per legge lacoscienza, la ragione, il dovere, e poi il costume officiale, indi il diritto umano fondato dalla ragione, il governo umano dettato dalla ragione, la lingua umana, Abbiamo motivo di credere che VICO impressionato dalle obiezioni dei contemporanei vollo dichiarare il supremo princi pio della Scienza Nuova, cioè la storia eterna ed ideale delle nazioni con questo frammento e senza addarsene disconobbe l'efficacia positiva della Scienza nuova. Egli dotato di mente speculativa, pratica e progressiva, non si poteva mai acconciare a vivere di formule astratte e di  umana , il parlare articolato , i caratteri in telligibili, che la mente umana rivelò dai generi fantastici se parando le forme e le proprietà dai subietti. La giurisprudenza umana che mira non al certo, ma alvero delle leggi. L'auto rità umuna che nasce dalla rinomanza di persone capaci e sa pienti nelle agibili ed intelligibili cose , la ragione umana o ragione naturale che divide a tutte le uguali utilità. Il giu dizio umano velato di pudore naturale e mallevadore della buona fode che ai fatti applica benignamente le leggi temperandone il rigore. E questi fatti hanno ancheiloro simboli nellabilanciache rappresenta le qualità civili nelle repubbliche popolari, perchè la natura ragionevole è uguale in tutti gli uomini. Questi tre ordinidifatti riposanointreprincipii, chesono:iltimore, l'amore , il dolore, simboleggiati dallo altare, dalla pace e dal l'urnacineraria,ecosì sifondarono loreligioni, imatrimoni e l'immortalità dell'anima.In questi concetti siriassume tutta la seconda Scienza nuova. Rispettaro tutto quanto i nostri maggiori operarono di grande è la disposizione più favorevole a quest'opera di conciliazione, ma perchè il ri spettonon portia delle idee esclusive e non soffochi la libertà dei nostri giudizi verso lo scopo ultimo della scienza, avvicinata a questo scopo la pro duzione più perfetta dell'uomo, ci rivela la sua imperfezione , in questo modo è riconosciuta la necessità dell'Ideale, perchè fossecriticatoemiglio rato il presente.  puri concetti metafisici, poichè il processo inquisitivo che egli seguiva aveva un fondamento storico e dava origine ad un temperato e ragionevole positivismo, pel quale non si poteva disgiungere la scienza dalla vita.Egli ben vedeva che la scienza fuori la vita era una vana supellettile intellettuale, un giuoco dialettico del pensiero e non punto proficua al beninteso pro gresso delle nazioni. Esiste un ideale di perfettibilità , supe riore , ma non indipendente dalla vita , verità questa intuita dall'antesignano della scuola storica tedesca, da Savignys, ilquale era ammiratore passionato delle istituzioni giuridiche romane nelle quali vedeva la più alta manifestazione del progresso giu ridico. Ma fatto maturo di anni e di senno confessò apertamente che per quanto possono sembrare perfette le istituzioni romane, pure comparate all'idealità mostrano la loro incompiutezza. VICO gittò le basi di una vasta costruzione scientifica fondata nel processostorico– filosofico. E dàbiasimo al divorzio fraquesti due processi metodici, in questa memoranda sentenza Peccarono per metà i filosofi perchè non accertarono le loro idee coll’autorità dei filogici; peccarono per metà i filologi perchè non inverarono la propria conoscenza coll'autorità dei filosofi». La storia ci rivela il certo, l'origine, le fasi o gl'incrementi degl'istituti politici, sociali giuridici, e la filosofia rivela l'ele mento razionale e addita le perfezioni ideali, cui si possono inalzare; veritá questa intuita da Bacone da Verulamin. I filosofi, dic'egli, scoprono molte cose belle a contemplarsi, ma impossi bile ad essere attuate, ed i giuristi ragionanı) come prigionieri nelle catene. Alla mente di VICO si affaccia, un dubbio che poteva presentare questo supremo principio della scienza studiossi ripararvi con questo frammento inedito. Tutla quesť opera è stata ragionata come una scienza puramente spe culativa intorno alla comune natura dello nazioni. Però sembra per quest’istesso mancare di soccorrere alla prudenza umana, ond'ella si adoperi perchè le nazioni, le quali vanno a cadere o non ruinino affatto, o non s'affrettino alla loro ruina ed in conseguenza mancare nella pratica , qual dev'essere di tutte le scienze, che si ravvalgono d'intorno a materie , le quali dipendano dall'umano arbitrio , che tutte si chiamano attive. Anche nella coscienza dei grandi vi sono delle oscil lazioni sulle loro concezioni. VICO nel fram . citato, dice che la scienza pratica non si possa dare dai FILOSOFI, ma i filosofi civili e i reggitori degli stati possono creare costituzioni politiche e leggi, e richiamare le nazioni al loro stato di perfe zione. Niente di più vero: le nazioni e tutto il mondo moralo creato dall'arbitrio umano non può ridursi a categorie logiche, non può essere sottoposto alla legge ferrea della necessità, e quindi la scienza puramente contemplativa o ideale non può contenere nella sua orbita le leggi relative dei fatti umani. Se quest'ordine è indipendente dalla necessità logica, può essere [Qui do legibus scripserunt, omnes vel tanquam PHILOSOPHI, vel tan quam Jureconsulti, argumentum illud tractaverunt. Atque Philosophi proponunt multa dictu pulcra, sed ab uso remoto. Jureconsulti autem, suae quisque patria legum , vel etiam Romanorum, aut Pontificiarum placctis abnoxüetad dicti, judicio sincero non utuntur,sedtanquam evincolis sermocinantur. Tractatus de dignite et augmentis scientiarum ; solo regolato o disciplinato dalle scienze pratiche ed attive e non dall'ordine puramente scientifico. Nel capitolo VIII della seconda Scienza nuova pare che VICO incorra in un'incoe renza, in quanto si propone di trattare di una storia eterna sulla quale corre di tempo la storia di tutte le nazioni con certo originiecerteperpetuità,e poidico chelescienze pratiche possono regolare la vita. Ma come si può parlare d'una storia eterna, sulla quale sono modellate le storie di tutte le nazioni se il mondo morale, con tutti i suoi fattori , procede dall'arbitrio umano ? Questo ardito disegno del filosofo napoletano racchiude un pen siero riposto. Questa Storia eterna delle nazioni, modellatrice, esemplatrice di tutte le storie delle nazioni è uno dei più grandi problemi della Scienza Nuova, che è assai bisognoso di com menti illustrativi ed esplicativi. In questo capitolo si nasconde una speculazione alta, e, dirò meglio, vertiginosa. Qui il Vico si rivela come idealista, o meglio tale appare, poichè nello stabilire un ideale comune a tutte le nazioni pare che proceda con un metodo astratto e formale, cioè como un ideale fanta stico di pura creazione del cervello. Parvenza vana inganna trice! Ad un pensatore meditativo apparisce,com'è infatti, una dottrina a fondo realistico. Essa non è generata ma è ricavata da uno studio coscienzioso ed accurato dei fatti. Il diritto naturale delle genti è reale quanto la natura umana, ed è la fonte di questa dottrina. Secondo la mente di VICO non si potrà revocare in dubbio l'esistenza d'un dritto naturale, comune a tutti i popoli. Cotal diritto, comune a tutte le nazioni, ricavasi dalla psicologia sociale , la quale ci attesta la natura comune sociale dei popoli.  Questo argomento comparativo trova la sua conferma nel fatto irrecusabile che questo diritto comune, patrimonio di tutto le genti, non poteva essere stato trasferito o comunicato da popolo a popolo, perchè fra loro non vi era, nè era possibile nes suna comunanza di relazione. Ponendo mente all'esistenza di un diritto naturale identico a tutti, o perciò universale e necessario, non si può negare un sicuro fondamento all'esistenza d'una sto ria eterna nella quale corrono di tempo in tempo le storie di tutte le nazioni. Il diritto é uno, come uno è il tipo umano. Nella varietà dei costumi dei popoli vi è qualche cosa che non va ria nè si trasforma. Dunque uno è il diritto, ed una è la storia ideale delle nazioni , la quale è fondata sull'unità del diritto. Dunque dalla medesimezza del costume, sigenera ildirittona turale,e da ciò nasce ildisegno di una storia eterna delle na zioni Concetto ardito e profondo, poichè in tanto è possibile una storia eterna ed ideale, in quanto vi è un tipo unico nel di ritto e nel costume. I grandi genii hanno il presentimento di certe verità che poscia approfondite dalle venture generazioni acquistano piena coscienza. Questa divinazione del VICO oggi è rifermata dalla analisi comparativa degli istituti giuridici e politici, e questa scienza divinata dal Vico è una delle più belle glorie dei nostri tempi, a cui un forte ingegno siciliano addisse il suo ingegno e ne abbozzò il primo disegno. E qui si adombrano le prime lince di un metodo armonico fra il vero e il fatto, fra LA FILOSOFIA e la Storia La Storia dei costumi deve emanare da due cause coefficienti: dall'ordine reale e dell'ordine ideale,e così si avvera il gran principio di VICO, verum et factum reciprocantur. Ma l'ordine ideale per non essere una chimera deve Ideo uniformi nate appo interi popoli fra essi loro non conosciuti, debbono avere un motivo comune di vero. Scienza nuova, Dignitá. avere un'origine per quanto rimota,ma sempre realistica, non è fantasmagorico, ma ricavato,o meglio osservato nell'elemento comune che presenta il costume dei popoli,e perciò non è in fecondo e sterile,ma proficuo alla vita. (1Questo brano è tolto dal capitolo Incoerenze di Vico del mio saggio: La mente del VICO rivendicata, illustrata e integrata.  A riassumere la dottrina giuridica di Vico  è indispensabile determinare i principi fondamentali  dell» scuola storico-filosofica da Ini splendidamente  rappresentata.   La Scienza Nuova è lu riprova più sicura della lenominazione apposta ; iu quel lavoro di architettura gigante si vede adombrato il disegno dell’armonia fra i principii razionali e il fatto storico. La psicologia sociale è il substratum delle leggi,  delle religioni, delle lingue e di tutti gli altri elementi della civiltà. In quella filosofia della storia  contenuta in germe LA FILOSOFIA DEL DIRITTO POSITIVO, perchè le costituzioni civili, sociali e politiche sono  conseguenza necessaria della vita, della cultura e  dei costumi delle varie nazioni.   Egli divide in tre grandi periodi la storia civile  delle nazioni, cioè l’età del senso, della fantasia e della ragione, e tutti i fattori dell’incivilimeiito, dalla  religione alla lingua, da questa alla giurisprudenza  c infine alla politica rispecchiano fedelmente le immagini e i caratteri di quei tre grandi avvenimenti  '‘tarici. Anche nell’opera, De universi iurte et prtnùfno et fine uno le ricerche del DIRITTO FILOSOFICO sono  accompagnate dall’indagine storica e innumerevoli applicazioni fa al diritto romano, da cui poi si eleva  ai supremi principii giuridici. Questo sapiente indirizzo trova la ragion di essere in quel supremo pronunziato del De antiquissima Italorum sapiential, che « verum et factum reeiprocantur. Il fatto adunque deve procedere di  conserva col vero, altrimenti si cade o nel formalismo astratto o nell’imperiamo gretto. E con questo criterio VICO dà biasimo ai FILOSOFI ed ai filologi; mancarono per metà I FILOSOFI perché  non accertarono le loro idee con l’autorità dei filologi, e mancarono per meta i filologi perchè non  avverarono le loro idee con l’autorità dei filosofi.  Il vero e il fatto sono due termini convertibili, e,  perchè convertibili, l’indagine storica trova la sua  vera integrazione nei principii di ragione, e questi  hanno il loro fondamento nell’ordine dei fatti bene  accertati.   Storia e Ragione sono adunque i due fattori del  diritto filosofico e, quando si scinde il fatto dal vero,  si avrà del diritto un’idea esclusiva, incompiuta, o fallace. Il diritto, secondo VICO, è un’idea umana, vale  a dire un principio ideale e storico, o meglio un  principio ideale che si attua nella storia; e tanto  è vero ciò che mette radice nell’ordine eterno dell’eterna ragione o dell’eterna volontà in quanto  prescrive alia volontà umana l’equo bono. Secondo questa dottrina il diritto deriva da due  cause coefficienti, cioè: l’utile e l’eterna ragione. L’una dà la forma e l’altra la materia. Utilità»  fiiit occasio iuris, honestas causa. Tutto ciò risponde esattamente allo spirito del sistema vichiano. Infatti la plebe, insorgendo contro il patriziato, conquistava i propri diritti, eppure era mossa dalla molla dell’interesse. Sicché il progresso morale e  civile delle nazioni era occasionato dalle passioni, lagli interessi, i quali contribuivano a far riconoscere i principii razionali. Quao vis veri sen liumann ratio virtus est quantuin cum cupiditate pugnat. Quantum utilitates diligit et exquat, quao  nnum universi iuris principium unusque iincs. L’utile non è per sè stesso né onesto nè turpe, ma  pnò divenire l’uno o l’altro quando è o confonne o disforme alla giustizia. Ecco dunque come il diritto ha l’anima e il corpo,  la materia e la forma, ed lia un contenuto etico, che applica nell’utile. E da ciò segue la definizione del diritto: Igitur ius est in natura utile a eterno, coniincusu acquale. I punti salienti nei quali si rias  mine la teorica del Vico sono i seguenti : l’indagine storica, base della ricerca razionale, convertibilità. del vero col fatto; insidenza del diritto nel  bene, incarnata nella formula dell’equo buono : inerenza dell’equo buono nell’ordine eterno; futilità  in quanto è regolata dalla ria veri; l’utile è materia;  e la ragione forma del diritto. Vincenzo Lilla. Lilla. Keywords: implicature, Vico, Vico ri-vendicato, Vico ri-vendicate, Luigi Speranza, “Grice e Lilla: la semiotica di Vico” – The Swimming-Pool Library. “Il Vico di Lilla” – The Swimming-Pool Library.

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