Grice e Lettieri: all’isola -- la
ragione conversazioanle e l’implicatura conversazionale – filosofia siciliana scuola
di Messina -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Messina). Filosofo
italiano. Messina, Sicilia. Grice: “Lettieri rightly contrasts sensualism in the practical sphere of
reason as ‘egoism’ – my ‘principle of conversational self-love’ – but focuses
on benfeficence, and solidarity – as ‘rational’ – my principle of
conversational benevolence, -- or conversational helfpfulness.” Grice: “I like
Lettieri for two reasons: he uses ‘diritto razionale’ which we at Oxford don’t!
– He cherishes the ‘dialogo filosofico’ as a genre as we Aristotelians at
Oxford don’t – he wrote one on ‘l’intuito’ – While he wrote on ‘sensualism,’ he
also explored the idea of ‘man’ and ‘ragione,’ or ragiun, as he put it in his
vernacular!” Insegna a Messina. Presidente della Real
Accademia Peloritana dei Pericolanti. Molto apprezzato da Mamiani, Gioberti e Galluppi. Altri saggi: Il
sensualismo – cf. Grice, “Some remarks about the empire of the five senses” –
Austin, “Sense and sensibilia” --, dissertazione, Messina, Capra; “La
fisiologia calunniata di materialismo, Messina, Nobolo; La potenza del pensiero,
Palermo, Console; Etica e diritto naturale, Messina, Amico; L’intuito: dialogo
filosofico, Messina, Arena; L'omu nun avi l'usu di la ragiuni -- cicalata di lu
professuri cav. A. Catara- Lettieri (Messina, Amico; Introduzione alla
filosofia morale e al diritto razionale, -- Grice: “I like the idea of
‘rational’ right!” (Messina, Amico; “La cognizione del dovere -- poche nozioni
dirette all'operaio e ad ogni classe di cittadini” (Messina, Amico; “Ricordi
storici intorno al movimento filosofico in Siciliam Messina, Amico; “L’uomo” Pensieri”
(Messina, Amico; Via Lettieri, Messina. Lettieri basis his moral system on rationality –
solidarity, beneficence and all the conversational principles appealed by Grice
find room in Lettieri’s system – ‘dovere verso l’altri” o “il prossimo” – The
fundamental one is that of equality, as when Chomsky says that competence is an
ideal natuve speaker with another one --. Grice: “Lettieri would hardly
consider hiseself an Italian philosopher, seeing that he wrote a trattarello on
‘filosofia in Sicilia’ meaning that Italy does not belong to him, nor does he
belong to her!” – Antonio Catara
Lettieri. Antono Catara-Lettieri. Antonio
Catara-Lettieri. Lettieri. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lettiere: la
ragione conversazionale” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Liberatore: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale dell’ULIVO DELLA PACE filosofia campanese – scuola di Salerno --
filosofia italiana – Luigi Speranza (Salerno).
Filosofo
italiano. Salerno, Campania. Grice: “One could write a whole dissertation –
especially in Italy: their erudition has no bounds – about Liberatore’s choice
of the sign being conventional, ‘ramo d’olivo’ = pace. It’s so obscure! Aeneas
held one, against the Phyrgians – but did the Phyrgians know? And if Mars is
often represented wearing an olive wreath, one would not think there is a
‘patto’ between Aeneas and the Phyrgian commander about that!” Grice: “I like Liberatore – a systematic
philosopher, as I am! His logic has the expected discussion on ‘sign.’ A
conventional sign he says is a branch of olive ‘signifying’ peace – as opposed
to smoke naturally meaning fire – As a footnote, one should note that in Noah’s
days, the signification of the dove was ALSO natural – although not strictly
‘factive’ – but then not ALL smoke (e. g. dry ice smoke) signifies fire, as
every actor knows!” “Ma il difetto molto comune degl’economisti è il
mancare di giuste idee filosofiche, e con ciò non ostante voler sovente filosofare.”
Entra nel collegio dei gesuiti di Napoli e chiede di far parte della Compagnia
di Gesù. Insegna filosofia. Fonda a Napoli “La Scienza e la Fede” con lo scopo
di criticare le nuove idee del razionalismo, dell'idealismo e del liberalismo,
dalle pagine del quale venne sostenuta una strenua battaglia in favore del
brigantaggio, interpretato come movimento politico contrario all'unità
d'Italia, ovvero: "La cagione del brigantaggio è politica, cioè l'odio al nuovo
governo". Fonda “La Civiltà” per diffondere AQUINO. Uno degl’estensori
dell'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Studia Aquino. Pubblica “Corso di
filosofia”. Membro dell'Accademia Romana,. Combatté il razionalismo e
l'ontologismo, così come le idee di SERBATI. Sostenne che il brigantaggio e
la legittima resistenza di un popolo a una conquista non solo territoriale, ma
soprattutto ideologica. Difensore dei diritti della chiesa e studioso dei
problemi della vita cristiana, delle relazioni tra chiesa e stato, tra la
morale e la vita sociale. I filosofi della sua scuola mettono in evidenza
a acutezza dei giudizi, la forza degli argomenti, la sequenza logica del
pensiero, la stretta osservazione dei fatti, la conoscenza dell'uomo e del
mondo, la semplicità ed eleganza dello stile. All'inizio professore e
giudicato da molti nella Chiesa cattolica il più grande filosofo dei suoi
tempi. Si ritenene che vive santamente, e si scorge in lui un profondo spirito
religioso. Considerato uno dei precursori del personalismo economico.
Altri saggi: “Logica, metafisica, etica e diritto naturale, e in
particolare: “Dialoghi filosofici” (Napoli); “Institutiones logicae et metaphysicae”
(Napoli);“Theses ex metaphysica selectae quas suscipit propugnandas Franciscus
Pirenzio in collegio neapolitano S. J. ab. divi Sebastiani Quinto” (Napoli); “Dialogo
sopra l'origine delle idee” (Napoli); “Il panteismo trascendentale: dialogo” (Napoli);
“Il Progresso: dialogo filosofico” (Genova); “Ethicae et juris naturae elementa”
(Napoli); “Elementi di filosofia” (Napoli); “Institutiones philosophicae” (Napoli);
“Della conoscenza intellettuale” (Napoli); “Compendium logicae et metaphysicae”
(Roma); “Sopra la teoria scolastica della composizione sostanziale dei corpi” (Roma);
“Risposta ad una lettera sopra la teoria scolastica della composizione sostanziale
dei corpi” (Roma); “Dell'uomo” (Roma); “La Filosofia di ALIGHIERI”; In Omaggio
a Aligh. dei Cattolici ital. (Roma); “Ethica et ius naturae” (Roma, Typis
civilitatis catholicae); “Lo stato italiano” (Napoli, Real tipografia Giannini);
“Della composizione sostanziale dei corpi” (Napoli, Giannini); “L'auto-crazia dell'ente”
(Napoli); “Degl’universali -- confutazione della filosofia di Serbati” (Roma);
“Principii di economia politica” (Roma, Befani); “La proposta dell'imperatore
germanico di un accordo internazionale in favore degl’operai”; “Le associazioni
operaie”; “Dell'intervenzione governativa nel regolamento del lavoro”; “L'Enciclica
Rerum Novarum di Leone XIII”; “De conditione opificium”; “La civiltà cattolica
spiega nei dettagli il clima di "difesa" in cui la chiesa si sente. Il
ritorno ad Aquino dov’essere orientato alle sue dottrine originarie. Convinto
che dopo di lui ben poco di nuovo ha prodotto il pensiero umano. Brigantaggio. Legittima difesa del Sud. Gli
articoli della "Civiltà Cattolica" introduzione di Turco (Napoli, Giglio); “Per
l'atteggiamento arroccato in difesa della Chiesa vedi ad esempio Sillabo # La
"cupa scia" del Sillabo
Nardini, Manca di verità e si oppone ad AQUINO la soluzione di un alto
problema metafisico abbracciata da L.” (Roma, Pallotta); “Lettere edificanti
della provincia napoletana della Compagnia di Gesù, in La Civiltà cattolica, Civiltà
cattolica:, antologia Rosa, [ma San Giovanni Valdarno] ad ind.; G.
Mellinato, Carteggio inedito L. Cornoldi in lotta per la filosofia di Aquino (Roma,
Volpe, I gesuiti nel Napoletano, Napoli, Dezza, Alle origini del tomismo,
Milano, Devizzi, La critica all'ontologismo, Rivista di filosofia neo-scolastica,
Mirabella, Il pensiero politico di ed il suo contributo ai rapporti tra Chiesa
e Stato, Milano, Scaduto, Il pensiero politico ed il contributo ai rapporti tra
la Chiesa e lo Stato, in Archivum historicum Societatis Iesu, Serbati, Roma G. Rosa,
Storia del movimento cattolico in Italia, Bari ad ind.; Lombardi, La Civiltà
cattolica e la stesura della "Rerum novarum". Nuovi documenti sul
contributo, La Civiltà cattolica, Dante, Storia della "Civiltà cattolica",
Roma Nomenclator literarius theologiae catholicae, Grande antologia filosofica, Milano, C. Curci,
Compagnia di Gesù La Civiltà Cattolica Rerum Novarum Treccani Enciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana., presentazione del libro su La Civiltà Cattolica e
il brigantaggio. Segno – SENNO -- è generalmente tutto ciò che, alla potenza
conoscitiva, ra-ppresenta alcuna cosa da se distinta. Perciò tal denominazione
ben si addice al concetto il quale esprime al vivo e ra-ppresenta alla mente
l'obbietto intorno a cui si aggira. Ma il concetto è interno all'animo e per
pale sarsi di fuora ha bisogno di un segno SENNO esterno. Questo segno SEENO
esterno consiste ne' voicaboli, i quali tra tutti i segni ottennero la
preminenza iq.ordine alla manifestazione delle cose, che internamente
concepiamo. Così il termine mentale, cio è il concetto, e d il termine ora le
cioè il vocabolo, convengono tra loro nella generica ragione di segno o SENNO. Ma
si differenziano grandemente nella ragione specifica. Imperocchè, primieramente
il concetto è segno naturale; il vocabolo è segno – O SENNO -- convenzionale. Dicesi
segno naturale quello che di per sè e per sua natura mena alla cognizione di
un'altra cosa -- come il fumo, per esempio, rispetto al fuoco, e generalmente
ogni effetto, riguardo alla CAUSA. Dicesi segno convenzionale quello, che
ARBITRARIAMENTE o PER PATTO vien
destinato a di-notare alcuna cosa; come il ramo d'olivo si ad opera per il termine
orale, benchè prossimamente significhi (E SENNO DI) il concetto, non dimeno
mediante il concetto significa (E SENNO DI) lo stesso oggetto. Anzi, poi chè da
chi parla è ad operato per di-notare il concetto non subbiettivamente ma
obbiettivamente, cioè in quanto è espressione della cosa percepita. Ne segue
che, quanto alla significazione (SENNO), esso si confonde quasi col concetto, dicuiè
come la veste e l'esterna apparizione. E però la logica a buon diritto tratta
per ora ni un vocabolo è di sua natura connesso con un determinato concetto;
e però tanta varietà di loquela si scorge presso le diverse nazioni. Al
contrario, il concetto di per sè e necessariamente rappresenta l'obbietto, essendo
ne una natural rassomiglianza; e però il discorso mentale è lo stesso appo
tutti. Inoltre il concetto è segno formale; il vocabolo è segno (SENNO) istrumentale.
Ad intendere questa differenza, è necessario osservare, che il vocabolo
permenarci alla conoscenza della cosa significata, ha mestieri d'esser prima dạ
noi compreso. E pero appartiene a quel genere di segni (SENNO), a a cui può
applicarsi la seguente definizione. Segno (SENNO) è ciò che, conosciuto, adduce
alla conoscenza di un'altra cosa. Ma del concetto non è così: giacchè esso, senza
bisogno d'esser prima conosciuto, col solo attuare la mente , ci mena alla
conoscenza del l'obbietto, sicchè questo appunto sia il primo ad essere diretta
mente percepito. Ciò di leggieri apparisce, tanto solo che si consideri che il concetto
non può percepirsi, se non per cognizione riflessa e pel ritorno della mente
sopra sè stessa. Laonde quello che si percepisce per prima e diretta cognizione,
non può essere esso concetto, ma necessariamente è una qualche cosa diversa dal
medesimo. A di-notare per tanto una tal differenza, venne introdotta la
distinzione del segno (SENNO) formale e del segno (SENNO) istrumentale. Viene
l'abuso del linguaggio che è il mezzo dato all'uomo per esternare ad altrui
gl’interni concepimenti dell'animo. L'analisi de’ vocaboli è ordinariamente un
grande aiuto allo spirito per rischiarare le idee, merce chè essi sovente
tengon chiusi sotto la loro spoglia. Ma accade altresì che si arroghino più di quello
che loro di ragion si compele, e tentino non di essere esaminali e giudicali
dall'intelletto, ma manciparselo e deltargli legge a capriccio. Per diverse maniere
principalmente i vocaboli introducono falsi concetti nell'animo. Per la loro
ambiguità e confusione, imperocchè ci ha delle voci d'incerto significato, le
quali han bisogno d'esser determinale nel senso in cui si tolgono, altrimenti
ingenerano concetto vago e mal fermo da cui procedon poi fallaci giudizii. Tale
è a cagion d'esempio la voce natura, la quale suol prender sia d’esprimere or l'essenza
di una cosa, or il mondo sensibile; or l'autore dell'universo, or tull'altro a talento
di co foi che l'usa. Parimente le idee significate pe' vocaboli sovente
sono assai complesse e complicate; e pero ove non bene si risolvano per via d'analisi
ne’loro elementi, son cagione che si formiun assai confuse ed informe concetto.
Secondo, tal volta i vocaboli vengono ad operati a significar mere negazioni o prodotti
arbitrarii della immaginativa, o semplici ASTRAZIONI ell'animo; come la voce “cecità”
, “fortuna”, “centauro”, “località”, e somiglianti. Oravviene che per difetto di
debita considerazione si cada nella credenza ch'esse esprimano cose positive e
reali si nell'essere che nel modo onde sou concepite. I vocaboli delle cose
immateriali son formati d'ordinario per analogia presa dagli obbietti
materiali, e quindi avviene che talora si confondano le une cogl’altri. Ne'nomi
derivati sebbene spesso l'origine e l'etimologia del vocabolo coincide col senso
in che comunemente si prende, tuttavia non rade volte se ne dilunga. Nel qual
caso per mancanza di attenzione può avvenire che l'una coll'altro si scambi. A
queste cause può aggiugnersi la novità de’ vocaboli di che taluni stranamente
si piacciono, e l'uso incostante che fanno di quelli stessi che fuor di ragione
introduceno. La filosofia per quanto può nell'ad operare il linguaggio non deve
scostarsi dall’uso comune, nè cambiare a capriccio il senso delle voci ricevute
o da sè stessa una volta determinate. Una indebita applicazione de’ mezzi di
conoscenza è radice mal nal ad'errore. Accadecia in prima dal non bene
distinguere con quali facoltà dove l'oggetto concepirsi; come a cagion
d'esempio in chi con la fantasia vuole comprender ciò che allrimenti non si può
che con l'intelletto. Dippiù si bada talora più alla vivacità e felicità della RAPPRESENTANZA,
che alla fermezza del motivo che spinge all'assenso. E così le cose che
vivacemente e prestamente feriscono l'animo più di leggieri si ammettono che
allre non fornite di questa dote, ma più salde per forza di argomenti. Inoltre
si procede temerariamente a giudizii senza prima considerare se l'obbietto è
debitamente proposto giusta le leggi e le condizioni volute dalla natura. Quinci
le fallacie de’ sensi, lo scambiarsi per i principii proposizioni arbitrarie,
il formare assiomi illegittimi, il dedurre conseguenze erronee da sofistici
ragionamenti. E perciocchè lo schivar questi mali richiede la conoscenza
del dritto cammino che deve tener la mente per le vie del vero, passiamo a trattar
diligentemente questa materia, alla quale premettiamo il seguente articolo, che
ad essa valga come d'introduzione. Cum animi nostri sensus cogitationesque
animo ipso lateant, nec per sese ceteris patefiant; homo, qui ad societatem cum
aliis coëundam e nascitur, idoneis mediis a provido naturae Auctore instructus
est, ut ideas suas aliis, quibuscum vivit, manifestet. Haec media SIGNA (SENNI)
quaedam sunt. Sic enim nominantur quaecumque ad res alias innuendas sive natura
sive VOLVNTATE sunt INSTITUTA. Omnibus vere signis, quibus conceptus nostros et
affectus animi patefacimus, maximopere vocabula praestant. Etsi enim suspiria,
gemitus, nutus, sensa animi nostri significent; minime tamen id efficiunt eadem
facilitate, perspicuitate, distinctione ac varietate, quae vocabulorum propria
est. Quam quam non diffitear gestuum loquelam, si vivax sit, vehementius
commovere, propterea quod imaginationem vividius feriat, et rem veluti ponat ob
oculos. Vocabulum definiri potest: vox articulate prolata ad ideam aliquam
significandam. Ex quo intelligitur, ope vocabulorum proxime et immediate
conceptus, vi autem conceptuum ipsa obiecta significari. Ad originem sermonis quod
spectat, nemini dubium est quin, etsi vis loquendi ingenit a nobis sit,
verborum tamen determinatio ab arbitrio generatim pendeat. Secus si quodlibet
determinatum verbum determinatam rem natura sua innueret; qui fieri posset ut
verbum idem apud diversas gentes, quibus certe eadem natura inest, non idem
exprimat? De hoc nulla est controversia; at quaestio in eo est utrum absolutae
necessitatis fuerit ut sermo aliquis primis hominibus a Deo communicaretur, an
homo sermocinandi tantum virtute ornatus sermonem ipse repererit vel saltem
reperire potuerit. Qua de re in contrarias sententias FILOSOFI distrahuntur. Non
nulli enim non modo possibilitatem, sed factum etiam tuentur, atque hominem
sermone destitutum sermonis auctorem fuisse autumant. Alii id neutiquam evenire
potuisse arbitrantur, cum sermo sine usu intelligentiae. efforinari nequeat, et
ad usum intelligentiae sermonem necessarium esse putent. Equidem sic existimo: ad
absolutam possibilitatem quod at tinet, hominem per se potuisse ex insita
propensione et facultate loquendi, quam accepit, determinatum sensum vocibus
quibus dam tribuere, et sic sponte sua efformare sermonem. Quid enim
repugnasset ut homo rem sensibus occurrentem nutu aliquo com mopstraret aliis,
atque ex innata vi loquendi sonum syllabis quibusdam distinctum proferret et ad
commonstratam rem significandam libere determinaret. Expressis autem rebus
sensibilibus, ad insensibiles significandas gradatim pervenire impossibile sane
non erat; cum ad has exprimendas nomina quaedam ex rebus materialibus,
propter analogiam, quam homo inter utrasque per spicit, transferri facile
potuissent. At si non de absoluta et abstracta possibilitate, sed de facto
loquimur, rem aliter contigisse certum est. Nam ex sacris litteris indubie
colligimus elementa sermonis primo homini a Deo tributa esse, quantum saltem
sufficeret ad domesticam societatem, in qua ille conditus est, retinendam.
Cuius rei congruentia vel inde patet, quod si, ut supra dictum est, ad divinam
pertinuit providentiam opportuna scientia instruere protoparen tem; hoc multo
magis de usu sermonis dicendum sit,cuius longe maior necessitas imminebat. An
sapienter cogitari poterit totius generis humani parens et magister, qui quasi
principium et fun damentum constituebatur futurae societatis civilis et sacrae,
sine actuali copia illorum mediorum, quae ad munus hoc adimplen dum tantopere
requirebantur. Accedit, quod eruditorum vestigationes, qui de origine linguarum
tractarunt, huc tandem concludendo devenerunt, ut omnes linguae tamquam
dialecti linguae cuiusdam primitivae, quae perierit, habendae sint. At si sermo
inventio esset humana, singulae familiae, quae diversis populis originem
dederunt, linguam sibi omnino propriam atque ab aliis radicitus discrepantem
creavissent. De utilitate vero, quam ex sermone pro rerum intelligentia mens
capit, permulta fabulati sunt FILOSOFI quidam, in primisque Condillachius. Putarunt enim illum esse
necessarium ad analysim et synthesim idearum habendam, nec sine ipso ideas
generales efformari posse. Quin
etiam eo progressi sunt, ut dicerent ipsam intelligentiam non nisi ex usu loquelae
progigni. At enim haec esse ridicula optimus quisque iudicabit, modo cogitet
non posse loquendi usum concipi nisi iam antea intelligentia sub audiatur. Non
enim quia loquimur intelligimus, sed viceversa quia intelligimus loquimur. Unde
bruta, quia intelligentia carent, id circo loquendi facultate privantur. Quod
si intelligentia e sermone non pendet, poterit illa quidem suis uti viribus ad
ideas sive dividendas sive componendas sive etiam abstrahendas, quin id circo
sermo velut causa aut instrumentum adhibeatur. Sed de hac refusius erit in
Metaphysica disputandum. Vera igitur emolumenta sermonis his continentur. Prae
terquam quod ad ideas communicandas inserviat, ac proinde ve luti vinculum sit
societatis; intellectui subvenit, quatenus loco phantasmatum verba ut signa
sensibilia in imaginatione substituit. Memoriae opitulatur ad ideas semel
habitas revocandas. Mentis attentionem figit detinetque in obiecto, quod
exprimit, quae secus ad alia contemplanda statim raperetur. Mentis opificia
conservat, efficitque, ut illa postquam contemplationis suae partus vocabulis
scriptura exaratis ad retinen dum tradiderit, soluta curis ad nova speculanda
impune progredi possit. Hae potissimum utilitates e sermone in hominem
proficiscuntur; ceterae, quae a nonnullis nimium exaggerantur, sine fundamento
ponuntur, et animo humano sunt dedecori. Denique ad dotes loquendi quod
attinet, sermo sit perspicuus, usitatus, brevis; non ea tamen brevitate, qua
obscurior sententia fiat; sed ea, quam rite descripsit Tullius CICERONE, ubi
inquit brevitatem appellanda messe cum verbum nullum redundat, velcum tantum
verborum est, quantum necesse est 1. ANTICHITÀ PER L'INTELLIGENZA
DELL'ISTORIA ROMANA E DEI FILOSOFI LATINI DELL'ABATE DECLAUSTRE Wwwna IN
VENEZIA CO'TORCHI DI GIUSEPPE MOLINARI MITOLOGICHE SLIEHE HE KOS
WIEN HOFBIBLION KA 1 eeeeeeeeexe
erele cele ; egli Ateniesi lee ressero delle statue. Ella fu ancora più celebra
ta presso i romani, i quali le innalzarono il più grande ed il più m a goifico tempioche
fosse in Roma. Questo tempia, le cui rovine ed anche una parte delle volte
restano ancora io piedi, fu cominciato da Agrippina, e poscia compiuto da
Vespasiano. Scrive Giuseppe, che gl'imperadori VESPASIANO e Tito deposero nel
tempio della pace le ricche spoglie, che aveano levate al tempio di
Gerusalemme. In questa tempio della Pace si adunavano quelli che professavano
le belle arti per disputervi sopra le loro prerogative, acciocchè alla presenza
della dea restasse bandita qualsi voglia asprezza pelle loro dispute. Questotem.
pio fu rovinato da un incendio al tempo dell'imperator COMMODO. Presso i greci la
Pace veniva rappresentata in questa maniera. Una dono aportava sulla mano il dio
Pluto fanciullo. Presso I Romani poi si trova per ordinari o rappresentata la Pace
con un ramo di ulivo PACIFERA. In una Medaglia di Marco Aurelio, Minerva viene
chiamata “pacifera”; e in una di Massimino si legge Marte puciferus, qmegli, o
quella che porta la pace, PACTIA.Suddito dei Persiani, al riferire d'Erodoto,
essendosi ricoperato a Cuma città greca, i Persiani non mancarono di mandare a
di mandarlo, acciocchè loro fosse consegnato nelle mani. I Cumeifo . dea
P Pace. I Greci e di Romani onoravano la Pace come una gran qualche volta colle
ali, tenendo un caduceo, e con un serpente ai piedi, Le danno ancora il cornucopia,
el'ulivo è il simbolo della Pace, e il caduceo è il simbolo del Mercurio Negoziatore,
per additare la negoziazione, da cui n'è seguita la Pace. In una medaglia di
Antonino Pio tiene in una mano un ramo di ulivo, e colla sinistra dà fuoco ad
alcu di scudi,e corazze, j PALAMEDE . Figliuolo di Nauplio re
dell'isola d'Eubea, coman daya gli Eubei nell'assedio di Troja. Vi si fece
molto stimare per la sua prudenza, pel suo coraggio, e de sperienza nell'arte
militare; e dicono che insegnasse ai Greci il formare i battagliopi, e lo
schierarsi. Gli attribuiscono l'invenzione di dar la parola delle sentipeļle, quel
la di molti giuochi, come dei dadi e degli scacchi, per servire di trat
tenimento ugualmente all'ufficiale e al soldato nella noja di up lungo
assedio. ΡΑ1CHE tott an que 9 be 8Q CO 32 ti 8 $1 AL sto fu çerp ip contapepte
ricercare l'oracolo de’ Branchidi, per sapere come doveano contenersi; el'oracolo
rispose, che lo consegnassero. Aristodico, uno dei principali della città, il quale
non era di questo parere, ottenne col suo credito, che si mandasse un' altra
volta ad interrogare l'oracolo, ed egli stesso si fece mettere nel numero dei deputati.
L'oracolo non diede altra risposta, che quella avea data prima. Poco sod
disfatto Aristodico, penso nel passeggi. The branch of ‘ulivo’ is represented
in the reverse of a coin of Antonius Pius --. Matteo Liberatore. “Segno e cio
che, conosciuto, adduce alla conosence di un’altra cosa” – cf. Eco’s tesi su
Aquino. Liberatore. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Liberatore” – The Swimming-Pool Library. Liberatore.
Grice e Liceti:
la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – filosofia ligure –
scuola di Rapallo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Rapallo). Filosofo italiano. Rapallo, Liguria. Grice: “Liceti is
a fascinating philosopher; must say my favourite of his oeuvre is
“Geroglifici,” which as he knows it’s a coded message – the old Egyptian
priests kept this ‘figurata’ away from the plebs!” – Grice: “Alice once
wondered what the good of a piece of philosophy is without ‘illustrations;’
surely Liceti’s beats them all!” Allievo
ed erede di CREMONINI (si veda). Nacque prematuro (6 mesi), venendo alla luce
su una nave presa da tempesta lungo le coste tra Recco e Rapallo. Sempre
secondo la tradizione orale suo padre, un medicoo, lo mise in una scatola di
cotone dentro un forno, come si fa per far schiudere le uova, inventando così
il prototipo della moderna incubatrice. Dopo aver compiuto i primi studi
letterari a Rapallo, venne inviato a Bologna per compiere e approfondire gli
studi legati alla FILOSOFIA. Insegna a Pisa. Padova, e Bologna. Ascritto ai
“Ricovrati” (oggi i galileii –
degl’Accademia Galileiana di scienze, lettere ed arti. Quando comparve in cielo una cometa, si
riaccese una controversia analoga a quella suscitata dalla stella nova ma questa volta le difese della teoria
aristotelica furono assunte da L. ed il compito di attaccarla, partito ormai
GALILEI (si veda), e assunto dal suo successore sulla cattedra di matematica,
GLORIOSI, che se la prese appunto con L.. Questi risponde pubblicando un suo De
novis astris et cometis, in cui, oltre a difendere il LIZIO, critica
scienziati, tra i quali anche GALILEI, ma con espressioni molto rispettose e
lusinghiere. A questo saggio GALILEI fa rispondere dal suo amico GIUDICCI col
Discorso sulle comete. Srive saggi di filosofia, tra le quali “De monstruorum
causis, natura et differentiis”,
(Padova), con aggiunte di Blaes, nei quali riprese le soluzioni del
LIZIO sul problema delle anomalie genetiche, e “De spontaneo viventium ortu”
nei quali sostenne la generazione spontanea degl’animali inferiori. Altri saggi importanti per la ricerca sono
“De lucernis antiquorum reconditis” apprezzato da Berigardo, e la “Silloge
Hieroglyphica, sive antiqua schemata gemmarum anularium.” Tratta inoltre la
questione dell'anima delle bestie nel “De feriis altricis animae nemeseticae
disputationes.” I suoi saggi sono chiaramente ispirate al LIZIO, in particolare
gli studi sul problema della generazione vivente e sul cosmo, entrando talvolta
in contrasto con GALILEI, specialmente per quanto riguarda la struttura dei
cieli e della Luna, che L. considera una sfera perfetta e trasparente la cui
luminosità non e un riflesso della luce solare, ma veniva generata al suo
interno. Al centro di questo dissenso cosmologico, c'e, infatti, il tentativo
di spiegare il fenomeno luminescente della pietra di Bologna, che L. considera
un frammento di materia lunare. Alcuni saggi di L. rimasero inediti a causa
delle ampie discussioni riportate sulle novità astronomiche. Nella congerie
immensa dei suoi saggi e commenti va notata la difesa della pietas
d'Aristotele; quella pietas così vivacemente messa in forse alcuni anni più
tardi dal platonicissimo cappuccino Valeriano Magno, che taccia d'a-teismo il
sistema dello Stagirita. L. invece disserta «de gradu pietatis Aristotelis erga
Deum et homines», e nel saggio sua «Philosophi sententiae plurimae, fidelium
auditui durae, salubribus explicationibus emollitae, ad pias aures
accommodantur, illaeso genuino sensu Aristotelis». E ad epigrafe dell'opera sua
si compiace del distico Vulgus Aristotelem gravat impietate, L. Doctorem
purgat. Numquid uterque pius? La città di Padova ed Spinola di Roccaforte
rendeno omaggio al filosofo facendo erigere una statua in marmo scolpita da
Rizzi. A Rapallo vi è dedicata una via. Gli è stato dedicato il cratere “L.”
sulla Luna. Altri saggi: “De centro et
circumferentia”’ “De regulari motu minimaque parallaxi cometarum caelestium
disputationes”Vtini, Nicola Schiratti, Vicetiae, Amadio, Bolzetta, Encyclopaedia
ad aram mysticam Nonarii Terrigenae, Patavii, Crivellari“ Allegoria
peripatetica de generatione, amicitia, et privatione in aristotelicum aenigma
elia lelia crispis. Ad aram lemniam Dosiadae, poëtae vetustissimi et
obscurissimi, encyclopaedia, Paris, Cottard; Ad Syringam publilianam encyclopaedia,
Patauii, Pasquato, Bortolo, “Ad Epei Securim Encyclopaedia Genuensis FILOSOFI
ac medici, Bononiae, Monti, “De centro et circumferentia, Vtini, Schiratti, “De
luminis natura et efficientia, Vtini, Schiratti, “Litheosphorus, siue De lapide
Bononiensi lucem in se conceptam ab ambiente claro mox in tenebris mire
conservante, Vtini, Schiratti, “Ad alas
amoris divini a Simmia Rhodio compactas, Patavii, Crivellari,“De lucidis in
sublimi ingenuarum exercitationum liber, Patauii, Crivellari “De Lunae
Sub-obscura Luce prope coniunctiones, “Hieroglyphica”, Patavii, Sebastiano
Sardi, “Hydrologiae peripateticae disputationes”, Vtini, Schiratti, Ad syringam a Syracusio compactam et
inflatam Encyclopaedia, Vtini, Schiratti, Baldassarri, La pietra di Bologna da
Descartes a Spallanzani. Sviluppo di un modello scientifico tra curiosità,
metodo, analogia, esempio e prova empirica, Nel nome di Lazzaro. Saggi di
storia della scienza e delle istituzioni scientifiche, Garin, La filosofia,
Milano, Vallardi, Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del
progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto
Museo di Storia della Scienza di Firenze, Bartholin, Institutiones anatomicae,
Lugduni Batavorum, Riolan, Opuscula anatomica nova, in Id., Opera anatomica, L
Pombaiae Parisiorum, Bartholin, Epistolarum medicinalium centuria Hafniae
(lettere); Vesling, Observationes anatomicae et epistolae, Hafniae, lettere a
L.; Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello STUDIO BOLOGNESE,
Bologna ad ind.; Edizione delle opere di Galilei, Firenze ad indices; Acta nationis Germanicae
artistarum, Rossetti, Padova, ad ind.; Rossetti, A Gamba, Padova, ad ind.;
Giornale della gloriosissima Accademia Ricovrata, A: verbali delle adunanze,
Gamba, Rossetti, Trieste ad ind.;
Salomoni, Urbis Patavinae inscriptions, Patavii Facciolati, FASTI GYMNASII
PATAVINI, Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Modena, Renan,
Averroès et l'averroïsme, Paris Taruffi, “Storia della teratologia” Bologna,
Favaro, Amici e corrispondenti di Galilei, Gloriosi, in Atti del R. Istituto
veneto di scienze, lettere ed arti, Favaro, Saggio di dello Studio di Padova, Venezia, Ducceschi,
L'epistolario di Severino, Rivista di storia delle scienze mediche e naturali,
Castiglioni, Storia della medicina, Milano, Ducceschi, Un epistolario inedito
di dotti padovani in Atti e memorie della R. Accademia di scienze lettere ed
arti in Padova, Alberti, La prima incubatrice per prematuri, Minerva medica
varia, Boffito, Battaglia di marche tipografiche di Bella e l'ultima memoria scientifica dettata
da Galilei, in La Bibliofilia, Pesce, La iconografia di L., in Genova. Rivista
del Comune, Geymonat, Galilei, Torino, Rossetti, L'opera di L. in un manoscritto
inedito della Biblioteca del Seminario vescovile di Padova, in Studia Patavina,
Bertolaso, Ricerche d'archivio su alcuni aspetti dell'insegnamento medico
presso Padova, in Acta medicae historiae Patavinae, Ongaro, Contributi alla
biografia di Alpini, Tomba, Gli originali di Galileo in Physis, Ongaro, L'opera
di L., in Atti del Congresso di storia della medicina, Roma, Ongaro, La
generazione e il moto del sangue in Liceti, in Castalia, Rizza, Peiresc e
l'Italia, Torino Simili, Una dedica autografa di Galilei a L. e il clima delle
loro concezioni scientifiche e relazioni epistolari, in Galileo nella storia e
nella filosofia della scienza. Atti del Symposium internazionale, Firenze-Pisa,
Firenze Mirandola, Naudé a Padova. Contributo allo studio del mito italiano, in
Lettere italiane, Castellani, Marangio, I problemi della scienza nel carteggio
con Galilei, Bollettino di storia della filosofia dell'Università degli studi
di Lecce, Marilena Marangio, La disputa sul centro dell'universo nel "De
Terra" di L., Soppelsa, Genesi del metodo galileiano e tramonto
dell'aristotelismo nella Scuola di Padova, Padova, Agosto et al., Rapallo,
Berti, Galileo e l'aristotelismo patavino del suo tempo, in Studia Patavina,
Ongaro, Atomismo e aristotelismo nel pensiero medico-biologico di L., in
Scienza e cultura, Galilei e Morgagni, Padova. Brizzolara, Per una storia degli
studi antiquari in Studi e memorie per la storia dell'Bologna, nZanca, L. e la
scienza dei mostri in Europa, in Atti del Congresso della Società italiana di
storia della medicina, Padova, Trieste, Padova Re, "De lucernis antiquorum
reconditis": il capolavoro calcografico di Schiratti, in Ce fastu? Lohr,
Latin Aristotle commentaries, Firenze, Basso, erudito ed antiquario, con
particolare riguardo agli studi di sfragistica, in Forum Iulii, Basso,
"Fortasse licebit". La marca tipografica di Schiratti e l'impresa
accademica di L., in Quaderni Artisti Cattolici Ellero, Ongaro, La scoperta del
condotto pancreatico, in Scienza e cultura, Poppi, Il "De caelesti
substantia" di Ferchio fra tradizione e innovazione, in Galileo e la
cultura padovana, Santinello, Padova, Kristeller, Iter Italicum, ad indices.
Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. sapere, De Agostini, Dizionario
biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ruff. L.. Beerbohm: “Send me
a letter; I live in Rapallo.” “How should I address it.” “Beerbohm, Rapallo”
“Do not worry, there is only one Rapallo.” “Vico L., Rapallo” – “Statua a L. da Rizzi, Spinelli
Roccaforte, Padova.xstril. minnstiii UAiTiO Stjftdsb iupon Ratfatia in IV
libros De his, quidiuvi- P uunt fine alimento. P1?- 1 in quo
eaptobatissimisautonbus afferuntur obferuationes eorum, qui vitra biduu . ab
omni obo potuque abftmuere. Abstinentiae vana: intra fepumam diem conclu-
.ffaec. Abfimenu, a iepfmo ad decimum diem extenfj. Abftmentixi decimo ad
vigefiraumdiera protc- fe.cap.£. Abstinentii ad mensem produAfe. Abstinentiae a
primo ad tertium mensem produ-. Ax. c Iehmium populorum Lucomonae ad quinque me
des quotannis mire productum. Abstinentia Oftimeftns in muliete Patavina.
Abstinentia pueli Tufer ad feitumdec unum- Spiritus non aliaere. Aerem in mitto
vivente non ali aere intrinlecus quoraodocunqucattra Ao.lenem in mitto non
abfumerc acrcm. Partes animalis 4 przdommio aereas non ali aere inspirato. nui
Aerem hunc, quem inffiramus, non efle alendo & creari c 'i t. fpintus. Ad
nutricationem metaphoricam non semper cd- sequi veram Rondelctij difficilis
alfertio. Soluuntur argumenta quibus nititur pnor opinio, mensem protradla.
Abstinentix ad II annos produAx. Ablhncntix ad III annos protenf. Historia
puellæ Spirenfis quadriennium abftinen- . tiscap.it. Abftinentt a quarto ad
duodecimum annum de- duAx. Abstinenn vitra duodecim annos longissime pro duA
varia exempla. Abstinenti $ diuturnae incerto temporis spatio ad- i' mentr. Difficultatem negotii nos retrahere
non debere a proposito. Curante omnia oporteatnos aliorum dogmata de
Chatnxleontcm, ac Viperas non ahaere propol i t c tpeudere. inqua omnesaliorum
opiniones examinand breui catalogo numerantur. tn quo examinantur sapientum
virorum opiniones de natura et caudis tam diu- turni lciumj. Opinio Argenteoj
et aliorum exiftimantiu abstmcntcs nomos nutriri aere inlpirato. Cancmlcucm et
Manucodiatam apud Indos non alucrc.Secunda opmio Medici Clariflimt ex Augento,
Si . M a nardo contendentis abstinentt ncftrosalf odoribus, fle exhala tione
aerem obfidente car Examinatur propofita fcntenua, &: primum often diturnon
elfe in topi acre vaporem , ac cxhalationcm.cap.a». Exhalationem infpiratam vi
calori? humant non pofle cogi in fanguincm.St^ alimentum. Exhalationem non
alere 1eiunantcs. Expenditurallata opinio demonttrando primum Non omne
fapidu111 alere. caloris aAionein humorem non elle conti- nuam ;caqueiugi,
nonidco affiduam clfc debe- re nutricationem, cap.i. intus in animali aereos
non efltjfcd igneos. C. J. aimores proprie non ali.Spmtus in viuenni corpore
r,ou nutriri.Odores non alere,quia non funt miftorum fpccits, prima ratio
Arifiotchs aduerfus PITAGORICI c1phcatur.cap.2d. Secunda ratio Anftotclis LIZIO
demonttrans odores n6 alere , quia per coAioncm a calore non podint ex odoribus
excrementa lcgrcgan. Omne genera sed vnicum ottcnditurj nec ali omnia qiuecu
que diffluunt in viufnteA^" reftauritionc indigent. Acrem ml piratum pon efle
miftum , nec adeo ut fit alendo corpori. Explicantur allata dogmata Galeni de
eo quod ctt ipiritus aere nutriri, J. Alexandri, Nicolai, CICERONE, ac
Thcophraflirii- fla confiderantur.de eo , qupd eft att:m alerem fpiritus,& calorem;
& ad A rittotclis, ac Hippo- cratis ccnfuram rediguntur.tf. Hippocratis
afiettio dc triplici alimento illuftra- tlir Olimpiodori. ic Platonicorum dogma
'de horni mbus acre, ac radijs folartbus enutritis expendi tur.cap.primo
noridari trianutrinientorum trrfs T Omnealimentum, feuexternum, feuinternumco
coqui deberc, coftioneque aberctementispur- Odorem n aloris ita concoqui non
poffe, vcab excrementis dicatur expurgari quia limplicem, l'eu nutriendo
corpori omnino diflimilcm naturam obtineat, Ab odore vi caloris concoqnenris
nec tenue, nec craflum fegregari excrementum.cap.j». Tertia ratio
Arillotelisoftcndcns odorem nonale requiacoftionea calorenonincraffatur.cajt
Quarta ratio, qua Ariftotcles probae odorem non Ci£,& quandopropemare
ambulantes falfura. re fenrianr, & alsarum faporem quos prope ab- finthii
fuccus agitatur. Tertia opimo doitiilimi Co/lii prxeeptoris exiftf m.mns
abflinente» nofttos aqua enutrita» primumofle- Propoli ta sententia
confideratnr, ac Ari ditur ex autorita te Platonis ^Haiqpupoacmrantoins a,lere,
ftotehs, Galeni, &Auicennp cap Aquamvi calorisnoncraflefcere,ideoqu-everH
ahftinentemalerc. Pvrauftas non ali
exhalatione illi connmili cremento arugmeri fine ten^ imminutione, o. Plantae
non Canemleucm non ali rore, Manucodiatain rore non pafc1. Argumentum duci non
polle a brutomm alimen- to ad nutrimentum hominis. Quo fcnfu verum fit Quod
ftpit nutrit, Exhalationem acri permiftam efle fapidl t Exhalationem non efle odoriferam, &
Allomos noneffe, quiod oribusnutriantur, quicqurdFici nusfenfcnt. Democritum ,
Homerum odonbus vitam libi prorogafle ceu medicamentis , non vt alimentis.
Animo delinquentes odotibus recrearr non ut ali- mentis,fcd vt medicamentis
Hippocratis dogma vulgatum de ctlcir nutncatio Aqua nihil inefle lcntiatur,nec
epota ne per odoratum lUuitratur non poffc in alendi fubflantiam.
effealendocorpori, quianonferaturadmem- Aquam coflione non fienfimile malendo
corpobra nutrimentis dicau. Quinto confirmat Ariftotcles odorem non alere, quia
nonnifi per accidens fertur w fontem ali- menti. Odor effe medicamentum , non
alimentum texta ratione probatur, Ccnfurare fponfionum dcraonftratiombus Antro
telicisab Argcntcnoallatarum. Respondetur ad argumenta, quibbs nititur fenten
fupenor, ac primum oftendirur exhalatione de terra Turgentem non ubique pntfto
fuiffe abftinentibus, nec effe milium, cap.jd. Bxhalationetn odore tciro
afferam efle, lapidam ri,vt decet alimentum cap.do. effe Aquam non effe tale
mtftom/juale oportet ali roentum.capdr. Aquam effe vehiculum alimenti,
alimenniracap.dx. Satisfit rationibus quibus nititut & propterea non
aliquot primoque decernitur cur ablhnentium hu- aquam potarent;
quoniarmadpiocualbeihc,afpm^c3- mido inftauretur huraidum Aqua nec plantas
ali,nec aquatdia. campf.t Arfu.mcnto, Vium non feruartccaalloroirse
pvarbualnoi:mc*alorem vtcon- humorem non efleaquammec aqueum. Aqua non reftmn
quod aqueume corporibus ef- fluxerit.cap.dd. alimento, &cauf carnem, 5tlac;
quxpluatpoftca. AquaexAnflotelcquomodofit obigratia,fi noneffe.Exhalationem a
calore non condenlan. Exhalationem in acre cogi non poffc infanguine Qua
ratione potuerit animalia pluere,ac fpeciatim vitulum, pifces,ranas,atque
lemmer. Hippocratis dogma illuftratur de cxhalatrone ve Solis attrafta ex
animalium corporibus. Rorem non effe vaporem vi caloris c6crctum,ncc alimentum
cicadarum.Mannam non fieri ex vapore vi caloris dentato in aere,nec folam alere
poffc ad Hxbraic* mannas difcnmcn.Mei non effe purum rorem concretum, nec tale
quid fine alio nutrimento diu pofle hominem fa ftcrilitatis,& pilobus
affumatur non vere alit adeo ex igno,
Animatu quomodo conftituantnuurtriantur aqua_> & aqua,vt moucanlur nigonee,ft
vere alimentum. Hippocrati ; cui aqua cap. femper ex morbo intermitti
funiiiones vitx: quxue operationis lilio morbum fequatur. cVigelimaquinta
opinion Qucrcetanireferendsab- ilinenttx caudam in petrificationcm partium .
ventrisimi, &nutricatumaliarumexaere,ac odoribus.Expenditurallata lentenda
offendendo longum ieiunium haud ortum ede a pctnficatione par- tium
naturahum,& a nutricatu aliarum cx aere in vlkiabdinente. Soluuntur allatx
rationes hanc opinionem robo- rantes, de dilcriminc inter Ecdafim,ac fom-
num;VinterEcdafimgrauem, acleuema- gcntes.cap.aoo. viralianonaerenutrita, necalijsvitamcommu-
Vigcfimapriraa opinio Podhij afferentis homines diu ab alrmemo abdincre , anima
illorum pec cataphoram,& intendorem fomnum vacante a proprijsofficijs.
cap.ioi. Examinatur, & improbatur opinio decernes ab- ftincntiam diuturnam abalto,&t_
profundiori fomno prodirc. Refpondctur ad argumenta de (omni differen- dis,
& de longum tempus dormientibus, Vigefimalecunda opinio Benedilti,
Montui,& Mercuriales dicendum caudam longi iciunij ede condri&ionem
cutis, pororumque occlu- fionem quidquain ecorpore diffluere non per- uri
ttentem.cap.2a4. Expenditur allata lententia demondrando vfum, ac necelficatem
alimentorum non ede abfolute indaurationcm deperditi, fcd m alium finem : nec
ita meatus omnes occludi pode,vt nihil ef- fluat ccorpore.Soluuntur Beucdifli,
& Montui radones , oflendendo cur cxlum alimends non egear; & quo- modo
corpora, c quibus nihil effluat, ali vanicade. Vigefimafcxta opinio decernens
abdinantes no- ftrosdiufinecibo, potuqueviuercviherbx, ac
medicamendcuiuldamfamem,fiumquepellen tu. Expenditur allata fentenda offendendo
abdinentesnodros nullius hcrbx, autmcdicamenu vir- tute adeo longum
pruduxideiciumum. Occurntur argumentis allatam fentenuam corfir- manubus,
confiderando naturam herbarum,& pharmacorum fitmem dumque pellentium
Vigclimaicptima opinio ex Valeriola referens caudam aiuturnxabdinendxin puram
confue tudmcm.Expenditur propofita fentenda , offendendo contuet udinem non
patere tam longam abffinentiatrc r.
Satisfit rationibus viri Clariffimi, offendendo qua rarione medicamenta, &venenanonagantin.
aduetos;&quomodofc habeat confuctudo ad cibum, & potum, cap.aaa.
Soluuntur argumenta Quercetani odendendo ab (linentis vilcera naturalia non
fuide petnficata; libri Capita centum Prifatio, inqua& difla dicendis
attexuntur, tam mitti Diftnbuitur viucnrium genus m fuas fpccies fupre
Ariftotcli mus.cap.r. minem Quomodo fe habeant ad alimenta propofira vi-
ucntiura fpecies vniucrfim. cap.z. Semen animalium St in vtero, extra vtrmm .
femper viuere fine alimento, In animalium mortalium genere aurelias, 8r nym
phas appellatas nunquam vllo alimento vri: co. paraturque generatio infefli ex
verme cum ge- LIZIO in tex- pofle Ariflo neratione hominis. Semen plantarum non
tota fui vita, fed tamen fine alimento viuere.Oua diu fine alimento viuere,
quamuis non diu peratione viuere ex definitionibus nflotcle promulgatis,
Deducitur hoc ipfum cx tngefimo De anima. o- animae ab A- fexto fecundi vitam
fine alimento viuant. cap.tf Ligna,fcu ramos,&arboresextra humum totam diu
fine Adijcittir his definitio vira in Tamis exarata propofitam iniermiflionem
nis adftruens. naturalibus nutricatio- alimento viuere. Stirpes terra infixas
diu, ac fpeciarim tota fine alimento viuere pofle. cap.8. Brutorum
imperfeftioris naturi plurimas hieme Ariftotclihocidemplacuiflcin Moralium,
primo Magnorum diu fine ali mento viuere pofle: ac fpeciarim icuinio, &ortu
brutorum viucnrium intra ioli- diflimos, imperuiofquc lapides copertorum.c.
Aues quampluresdiu abftmere incolumes, c.ro. Pifces diuturnam
tolerareabftincnriam. cap. Tcrrcftrium brutorum perferorum plurima tumumagere
ieiunium. cap.r Homines diu a cibo,potuque abftincrc pofle.c.r Quotuplex,quique
caufla dc propofito nobis inquirenda fit. Quotuplex,quiquefitcommunisidea
vniuerfa- , lilque forma diuturni abfhncntra. y. E quibufnam fontibus
hauriantur argumenta caufla efficiens urqs abftinentes non ali confirmantia, Homines
in diuturno ieiunio nutriendi Quid.dr' quomodo radicalis humoris a calore nanem
intermittere pofle ratione aninra. Nos diuabftinctes pofle a nutricatione toto
co tf- penitus prohibere peffit. ponstraiiuociari corporis habita rarione. De
differentia originis xt 8. citra vitfdifpendiuhabitaquoqj ratione caloris.c.
jr. iqualitatum mifli, deque Homines diu pofle nutriendi munere priuari ongtne
radicalis humoris. Differentia cflentu tnum squalitatum eflcntia natiui
calonsfliumidique dicalis explicatur. cap4y. 1 Pofle diuturnam nos agere vitam
citra nutrica- tumex ratione vira, fcu viuentis totius, quod ex anima &
corpore mediante calore conftitui. tur. Diu intermini pofle nutricationem
abhomine ra- propofi- tioneipfiusmct nutricationis. Diu pofle intermitti
funrtionem alendi ratione peramentorum, miflorumaqualium tcfcunt; a quibus
feiungirur aequalitas humoris primigeni;, Differentia promulgatarum ipecierum
hu , , om- natiui mons quicalorifubditusefledicitur nino ratione fpirituum.
Confirmatur diu fine opera nutneatus viuerepoffe homines dc lententia
principium autorum, ac pnmum Hippocratis, Nutricatione diu intermitti ex
decreto Ocian diu nos pofle 3 nutriendi munere penes durationcm. cap Qui
fitiqualitas impediens confumptionem Celfi.c.14, ad aures Galeni ex illuftn
fentcnria m opere it lotis ait hu- natiui, SC humidi radicalis reperiri pofle.
. & humoris naturalia Quomo- ffir.- caloris, ... I tvi dicendorum ratio ,
naturaque proponitur. Liber Tertius, inquoexrei natura difquiruntur
caufisephyficx tara longum ieiunium confti- tuentes, efficientes, conferuantes,
terminantes , ac diftinguetcs cum generarim, tum fpeciarim. fpecies Hominem
diutius nutricatione intermittere pof- no- 1 6. funflio- diutunra huius
abftinentii. ' Aequalitatem virium in homine diu fcruari pofle. de lc de mente LIZIO in y. problemate prtmit 1 j. diu- frOionis.aif.j6. LIZIO
fuppofuifle,ac potius exprefle 3. Laurentio nutricationem vira ncceflariam non
fe.cap.3p. ef- Idipfum confirmatur ex eodem Galeno Corrtcli/ fententiam
approbante, propofi- Confirmaturhomincmfine aflione alendi ftercpofle conii-
diu de mete Galeni excorni 1 feOionis. t.a'phor. Operationem virtutis
nutririuse in atrophia ex Auicemra fententia. quoque pnuatum aflionc nutriendi
viuere pofle intextuij.hb.i.dc Confirmatur id ipfum ex eodem tu -e1ufdcmoperis.
Nutricationem inviuente intermitti ho- anima. teleautorein yltimo problemate
dteimtt fOiorir. Confirmatur hominem pofleabfquenuiricndi dccreuif- fe viuentia
funflionem alendi poffeintcruutte- re, quod ena notauit Auerroes s.dcan.
Marcello nutricationem in viucntibus pofle. intermica Colligitur forma, 8 idea
vniuerfaJit abftincnrra noftrum iciunantium. Quptuplex,qu*qile fit vniuerialis riuo confumpeionem.
Quotuplex efle pofllt *qualitas in mifto. cap.4?. tarum; ra Difcrimen trium
earundem xqualitatum ratione leuradicah. squalitas quantitatis diferera; vnde
mnumcry fpecies moris radicalis a calore nanuo. Æqualitatem caloris quoad
virtutis in homine inter- teinno- caloris Quomodo aequalitas virium caloris
natiui, er fe fitim procreent Vt allinentis per fe non refrigeretur vlla
ratione-, calor nauuus.Anflotclis difficilis locus explicatur de refrigerio
calor.s ab alimento.Galeno nem alimentum non refrigerare calortm natiumn, nili
per accidens, fed per fcilluin au- gere. Vtalimentis
augeatur caloris innati gradus, feu qualitas;nonfolamateriacalida exercitatio ;
cumdortilfimo Fcrnelio. do. Vt alimentis non pofiit caloris virtus mtfdi abfq;
Vt verne melerei de ventrtenld, inteftinis f» gant alimentum non expertato fine
cortioms. Vt folia, ttores, frurtus, & femina plantarum pars tes vere non
fint, fed excrementa potius, Vt cx co,
ouod oua,& femina citra nutricatum vi uant,colligere polfimus perferta
quoque anima lia vitam polle traducere ablquc alimentorum vfu. co quod fubicrta
calori materia augeatur. Vt anima nutriens artum habeat immediatum, &
Curnonfintfrequentioresnofiri abfiinentes, fed proprium, in quo edendo no v tat
ur organo cor» porco. Calorem natiuum in nobis,quin etiam ignis riam-
tnamapudnos, non indigerencccllario humoris,quo vcluti pabulo nutriatur, Cur
calor humorem in milio, & in viuentc prxfertim d:palcatur,& intentum
procuret, exercita- tio cum liibtililfiino Scaligcro. Vttn Ecllali ceffct anima
nutriens ab alcndimu- nei4.Vt Ecftafis non Iit priuatio munerum animi intcl
ligeutis, exercitatio cu virodortiliiino, ex Sca- ligero.dd. Vehementi
fiupore^hjsque plurimis de caudis de 1. Jertabanimopolle omnes nouones, & habitus,
c Vtalimentivfusnon fitadrefiaurationemde per- di ti,fcd ad auocandum calorem a
cita conlum- tione humons: exercitatio cum Magno Al- crto.cCur femen maris in
vtero femina: concipientis no alatur.Vt IcmcnnonIit parsanimati, inquoeff.Vt
ou»iubutntancaliat ammata. Digil qt fit
mK cuerti naturae lr| Calor, definiendo^ non^UfrAr.cap.8*. o Vt calor
iniitus igneo pro| iCrefpondcnscoi cum femetipfo coUlgaturitluod
vcgcticficak.re,&hieme tiamehushabeant. aa ,.:j) mi Ha.t.gMUlCi fsklJlli
l"v'i fcwnq..4,..V«m .t {}.{ioli 1. :S utrori'' 1 1 ) r tluf. tvi. 11 . 5
. un. l M-k 'V' t -'iiklia^. Ohtvn.i,*!* i!,» lRttift j 1? ' m. .j.j.il r.cvt .1
r4 .1 a» c ii t.ojSjva nm.iinhijjafc. Btiftt remtr.il buUma ttiu^ bi' iV. min vituentCe fiuniftionecs UDt inirn^»
marica Mntehumorem abfumert.dicatur. BnOoniidoaw» rf.u.
bkrAt^natnitii\«i>.tthtij . t .1 Sei.t e«10»rilrurfvht 1 ? 9* i >v fp
wuiMe''•{! a.l8-t. aavttt '»wj.iW'i'i :.!.wtvers qiRt . J.vrf>u » -.*-c tiVa
humorem \ .s-u.-ue. K. ,i .1 i/.XIA'VtrQ\i,' "i'l 9\a.1r’.av.iii.pi iA.ivr1
As.ftla,i),at;yi juajm.ih. i1riumdicaviipfuiacunfuaitre
Yalcat.0^.1^AwimtarUiAnti«naV.v,?y..«ri*a:Trium Cupidinum; Voluptuofum tyranni
demin Animæ facultas, concupiscibilisvtin anima vin Amotescur Alatifingantur. Cur Amores Nudifingantur. De Amoristergemini
pulchritudine. Amor curnoncæcus inSchemate fidus. sa, gercnsincacumine
volucrem, & caueam De fructuarborissapientiæ, nostroinSchema Inter.viros
altafapientiaprestantes, efequi nonvocedocerefintapts, fedtantum, Schema Gemme.
Sapientium ,sciendi cupidos edocere valentium, tresesseclasses.Coruicumviro
fapientiæ scriptore detegitur analogia. Schematis Amorumtrium explicatio
Medica. Devolumine Mufices, invnguibus Coruimy ab Alciato, consideracur. Schema
Gemma. Explicatio viri eruditi de Amore nocturnas Amoris origo mirabilis; a
Platone polica,de Defrondibus Aoribus hwnanæsapientiæ. claratur. Amor
voluptuolus veergabellicum, & litera Amor fapiêtiæcúrnuduse fictus. Decer
gemina significatione ftellæ prælucen. Amor sapientiæ curalatus, & quænam
finteius cisin Schemate poni caput viripsallentis. Alæ. Quomodo
fapientiæsymbolumsitarboranno Amoris Emblemanoftroperfimile,propofitum voce
tantumodo docere valeant. Schema primç Gemma. De arboris in Schemate piata
coinparatione 16 busomnibus, modo fcriptis. geminos Amoresprobaspassomexercere,
çatirascibilem , & rationalem, Amor cur a veteribus Diuinitatc donatus,
Explicatio Schematis ab incerto propolica consideratur. Yeiundas. Depriscis
Anularium Gemmarum Sche maribus cxplicandis. Amor sapientiæcur,
præteralas,adhibearetiam brachiamanusque geminas, quibusfuniculo riuin
impcriolam tyrannidem exerceat. Sapientiam apprehendi ab Animo Doctrinę Humanus
animus crga sapientiam cur se habeat sermone vocali discendi cupidos crudi.
ente :primumque de biformis inferoa parte fticicanentis, repræsentat (1.. Inter
viros dostos inueniri, qui non fcriptis Amor sapientiæ cureffictusingemma
puellus Supremamonftriparshunana declaratur. Vt Amor pusio,corporepusilo
imocens, arq;moribusfimplex gallum referente. Pientia comparatur. ad arborem
scientiæ boni & malı, dudum a De fru&u arboris scientiæ boni &
mali, primæ uæ in Paradiso cantilenas ad amicam personante perpen
duplicisecollarinaltum. Responsio de Veterum Gemmarum ex- Demagnoconatu, ingentiquelabore,
quofa plicationcadcunda. Amoris differentiæ tres cxplicatæ. Cur Amores ætate
pueri fingantur a veteri sedulalectione, acintenta Aufcultatione. Schema Gemme.
ditur. Propria proponitur explicatiode viro fapien. Amor fapientiæ curingem mafi
Ausefteffigie DeBarbito, seulyradigitishumanispulfara pusionis,acinfantis. Deo
in Paradiso creatam . cedelincatæ. Pror Proposito
Schemati comparauraliud Fabij Septentiam Viricl. hocsensusunprám, nocon
cundiatoris, exterminatione confiftere, Schema Gemmę. uenire Schematis
imaginibus, oftendirur. Propria Schematis explicatio prior eft, de Amico veromọitain
Amaci & defunctime. De Armış offendentibus, Heroico Amoribel licodatis in
Schema re. De Cun&ationebellicaper Amoremftantem
Proponiturexpofitiopropriadeamorę Ca. indicata, tofis: cap.xlvi. postulan. Amicum verum inaduerfitate
dignofces, cile fót: vél Tetbydis, aut Veneris Amores:vel Ægyptusludens ditur. Prima cxplicatio noftra moralis, de formola Peleum, velVencris
ad Anchisen delatione, formofitas, do oscaffo, Şecunda Schematis explicatio, de
Amico Pulchra mulier, permarevitavagarsadare De Amoris bel lici clypeo
hieroglyphicum, Cur Amor istebellicus Pedes,non Equesef, Super incrementa Nili.
Amici de funéti memoria femper in corde confer. raptaproponitur,
&adhistoricamfidemrc digitur, Amoris bellici, ro , qui dignoscitur in
aduersa fortuna, Schema Gemma, exarmati, pendicur. indignacionem.cap.liv.
Coniugalis Amor armis offendentibus expolia. Proprja
sententiaproponitur,quæ’est,obocu losooni Schemate noftro proprietares Amoris
irascibilis, fiuemilitaris: primumque de Schema . Gemme. Index Titulorum, De
Amoris bellicivultufæuo, seuero, actan. Explicatio Schematisacl.Viropropolita,
de cumnontoruo,minaçique. De propria significatione Galeæ incapito dicitiam Matriş-familias.
Schema Gemm &. De Amore civili, qui vocatur Amicitia, vt a tri muliere,quæ
nimium extra domum vagans ad arbitrium,vel eft,vel euadit impudica ,
yanda;& Amantem non redamatum,indi- Propria explicatio Gemmæ proponitur, de
gnabundum extinguerequam affectionem, Schema Gemmx . Triconepulchram Nympham
marinam yo, Aliena Viri cl.explicatio,de Amore monftran lentematq;
lubentemcomplecterte, perqs maria ferentc. redamato, syum Amorem extinguente
per Amorem Heroi cummilitiamagisin conferuatio Secundus eruditi viri sensus
explicatur, & ne Ducis, & Exercitus oportune celeris, & cunctantis,
quaminhoftium expenditur, moriam eonseruante, Opinio, dicenshocese
hieroglyphicum Amo Secunda Şchematis explicatio, de Amantenon ris
concupiscibilis per visam negociofam corpore milicis generatim. De Amoris belli
ciceleritace, perAlaşindica- CupidineindigneferenteSibifpiculanegari a
Venere,proponitur et expenditur, filius in Schemate noftræ Gemmulæ , IN
SchemąGemma Smithi anaexplicatiode Nereideper falum Amicus vs que ad Aram Amico
illicila busantea declaratis, Concupiscibili, Ra. Secunda explication fabulofa,
vel Tethydisadrionali, & irascibili contradistinguitur. Opinio ponons hoc
esse symbolum Amorisvo- Terrinexplicatio physicade Ægyprolafciui luptuosi,
expenditur, entesuperincrementa Nilio Rapina puellas dealiasrespulchras exponit
Propria declaratio prima de Amico vsque ad Aras., cap.xlviii. Fur & pudica
Maire- familias. piugali,exarmatospiculisoffensjonisperpu bitrium,
velimpudicaeft, velimpudicafa. equo marinoveda, proponitur, & cxpene
Sententia virieruditide puella vere a Tritong tccun&ashumanasr esessevanas,
proponi- Secunda cxplicatio,deTijroneraptāpuellam tur, & explicatur
primosensu noftratélubvndasasportāte, Tertia Capicum Operis. Tertia moralis eft
explicatio, depiratis,acpræ- Deoratione Mentalisubhieroglyphiconudæ mortali.
Propria Schematisexplicatio, declarans spe tem et faciem interga versa in,cumligneum scipionem.
cDe forma templi Delphici in Schemate. De consulentis Delphicum oraculum
baculo, Mundi Systema, partesquevniuerfuminte. grantes, explicantur. ASTV'S DEV
DITVR ASTV. In cogniti viri explicatio indicata ex senis datotibus,
aliisquemaritimaclasserapienti- mulierisgenuflexæ,sedentis, & vicumque
busresalicnas. Sententia C l . viri, de primo quadrigarum inuentore proponitur
ac expenditur. Oraculorum Diuinorum propriumest, homini, deEricthonioaPallade,
ceu filiofpurio, & tanquam presentes. Schema Gemma. De Papauere,
simulachrosomni,aquoprima De rupe templo Delphico subiect:. Propria fententia proponitur primumquecal
sumitexordia et inquodimidiumsuædura
giliapatratarum, perenneinin conftantiam. Proprialententiaproponitur, &
confirmatur, impuro proicãobus euentus futuros demonftrare Schema Gemme. Aliena
declaratioproponitur,& explicatur. ciarim arborem in lacus propeod ntem
,& hominis cõsulentisoraculum cumpailijpar De Papilionc, significante breuitatem
humanæ vitæ. De Simulachro in templo Delphico. De Canopo, Deo Aepytiorum,
superante Iouis figura vesitaptum Terræ hieroglyphicũ. OratioVocalisatque
Mentalisvnacon pirantes Pallas nuda ve fignct ignis Elementun . Deum
flectunt,ob efficaciterexorant. Schema xiv, Gemma. De Mercurij ligno, Elementum
Aeris repræ de Detribus orandi modis antiquis: ftatario,ad Beneficij,
velabrutisaccepsi,Deumefegratum remuneratorem geniculato et sedentario. decoreftantis, ambabusmanibus Deocor
offerentis. Deque antiquo more tenendi Pallijmotus in terga declaratur.
Explicatio noftrade Mundi Syftemate,parti tumAquæ.cap.xci. uariælymbolummedium
explicaturdevita Dc Rota,lignantehumanarum actionum, invi. Schema Genoma. Tionis
habet humana vita. De Vrna sepulchrali, ad quam terminantur a&iones omnes
humanæ vitæ mortalis. Schema Gemme. Deum Chaldæorum Ignem, viâorem omnium
aliorum Numinum Gentilitatis. buiqueintegrantibus, proponitur; primum que
Zodiaci declaratur imago, pro toto Cælo.D e oraçione Mentali vereres profanos
egisse. Facici mira versio in tergus explicata. Schema Gemma, corroboratur.
Voca- De Nepturo, repræsentantetotum Elemen D e viribus & proprietatibus
orationis lis, atque Mentalis, Deo
Accendo p orrigen . sentante, Poeta HEROV M FILII NOX £ . autoribus proponitur
& Humana vita eft morsvndique miserysobfella. expenditur. De oratione
Vocali, fignata per mulieremic. miamittam, quædexteralacinian tenet,fini-
Schema Gemma, Explicatio Viri Cl. re&taproponitur, & latius
ftraserpentem porrigit. Aras ab orantibus. Poetabonus, ad Lgraincanerenescius:
vel Propria Schemaris explicatio
proponitur , de canere nescio. Secunda
Schematis explicatio depromitur ex pium natura generica, Proserpinæ Schema
Schema Gemm &. ponendis apre facilequedislidijstum
ánimo rum dilceptantium, tum corporca violen:. Noftra explicatiode
Ducisexercituumeripli- Sacrilegus Brenus ad Altaresempli Delphici
ciproprietate. Tertia declaratio nultra de Amoris genitabilis fcibilis et
Rationalis, explicari Schemare. Produnturin Schemate. mortem fibi metipfi
sponte conscisceredebuis, Auroranettens Atheraterris,prouchit oria diem .
Schema Gemma. Aurora diejnuncia, celeriterorbem terrarum circuit. cap.ciij.
tiabelligerantur, setranfuerberat. absolute, frustra laboráns. Hesiodo poeta
bono carmita sua ad lyram adagio veçusto
de viro fruftra laborante. PRINCIPATVS ANIMALIVM, Ducis exercituum
proprietates: Amorisgenitalisimperiosapotestas, G Amoris tres differentia,
Elementa vitalia. imperiosapotestate.
vel Ampli il regna benegubernantur, Explicatio viri Cl. de Principatu
animalium. altronomo Lunæ, liderumque seruante, phasesob- De Ajace semetipsum interficiente,
gladiodu dum ab He&ore sibi donato terramcum Plutoneraptoremanente,totie
dem supracerráapudmatremdegente,my. Num Sahemapossitintelligi.dam fra&tam
supplente,affertur,& expen ditur, Schema Gemma. De Cererisfilia
Proserpina,sexmenses intra Amoris tresdifferentias,Irascibilis,Concupi Elementa
viuentium fcracia,& altricia, terna Anonymisententiade Decio proponitur et cxpenditur,obferuatoris hieroglyphicum.
Schema Gemme, numpoflicimago Schematis interprecari.Explicatio fabulosa , seu
poetica viri do &i de Schema Gemme. De Mercurio Canicipite, Regnum
Acgyptium optimegubernante, Schema Gemench. De viribus Sapientiæ, ac
Eloquentiæincom. Ajaxfurens, ob Achillis armfaibi negata, Schema Gemma. De
Catone Veicense, semetipfum cõfodiente, Proponitur explicatio propria,de
Brenno, Proditoremnunquamplacereviroforti, etiam cui sot vtilis prodirio nesati
hoftis, Schema Gemm. Explicatiovirido &ideCicada, citharæchor Pulchra
fæcunditas, a terracalore rapta, fex menfeslater intra terra viscera, totidem.
que fupra terram in aere degit, C. Sapientia, don Eloquentia litigantes, atque
pugnantesanimos apsefaciley, componit. Aftrorum Lunariummotuum et phasium
Endymione a Diana ad amato. Propria Schematis explicari o proponitur d e
Gallorum Duce facrilego, qui semetipsum confecerit ad Aram Apollinis in templo
Index Titulorum, thologia cómunis explicata. Propria explicatio de
vegetabilium, feu stir te, fabulisquerepræsentata, Sapientia, &
fortitudine,fagaciqueprudentia De Bruto, separiter pugione confodiente,
Delphico Schema Gemme. De off Au Cæsaris accipientis caput Pompeij Magni a
proditore, qui virum interfecerat,
Schema Gemma. Larma. fiueperfona Dramaticum Poctamoftendit. Sue prijci
sacrificabantvbigfingulisfere Dijs vitaprecellentibus, ta vetusta. AftNo . Schema Gemma, Schema Gemma. Virtute
fortunamsuperari. Dc Qliadrigain Anulosignatorio PlinijSca cundilunioris ,&
Rana fignatoria Mecæna eis. cap.cxiv. tasmaximoperedecet. Schema Gemme.
cultatibusin columem. Martiales virimulierumraptor esprimi, par: Centauri cuerentis,
& fagitcantis tergeminum novelfatuplenum, & excrinsecusoleolisi.
Generofasindoles educaridebereab Heroibus ujoueperundum. Lætarin eminemo
porterefraude; quum & ipse consimili capi valeat. cPropriæ fententiæ
declaratio, devitæconcemAmpli Dominij splendor non ofuseatsidera viro
Virumingenio, probitate, fortitudineque polen? thiuminbono Principe, Magnoque
Mini, Stro,quem taciturnitas atque celeri. sememergeredefawienrisfortunediffi
Gerimis Anulorum insculpiconsucuisse vultus gemina, fugax, dprocax,
mysticerepre. Jenialacalefti Sagittario. Insignium virorum, adillorummemoriam,
cultum, & imitationem. De Hominisin Alinumtransformationeper maleficā
libidine abutentem myfteriumexplicatur,primumquedeScr
monishumanidifferentia,& velocitace. Veterumsaltatio
Iudicrasupervtresplenos, et extrinfecusvnitosexplicaia. Eodem Hieroglyphico
denotari humanæ vitæ naturam fugacem , geminaquc differentia De vererum ludicra
(alcationesuper vtrem vi. Schema Gemms. Personam non attribui PoetæLyrico,vel
Epi- Chiron Centaurus, vtviruina&uofæfimul& contemplatiuæ
vitæperitumindicet adomnia:jeaprecipue Veneriadpuritatem coniugý; dfæcunduarem
prolisinNuprijs. Schema Gemma. Furum ex rapto viuentium antiquitus condi Schema
Genome , De SacrificioSuisapudantiquos. Fraudulenti pari fraudecapiuniør: do
Vitecontemplatricisverumacgenuinum hieroglyphicum. Schema Gemma. Gandium&
Mæror viciffomfibifuccedunt. Schema Gemme. Anonymi sententia perpendicur de
Psyche Pyralidisalasbabente, ansit Animesymbo fomquediffamati. Humani Sermonis
; do bumana vite natura in actuos apariter & incontemplatrice Schema Gemmt.
Furacisrapacitatistypus,& inftrumen. Virorum infignium imagines Anulis in sculpifo:
litas,adeorum memoriam, culium , Mulierumraptoresprimos,& paffim fuissevi
ros bellicolos. imitationem. Libidinis atque Magia prauapoteftasingens, Schema
Gemma, virtutis, & vitijdistinctam ,maximeque libi. dinosam. Cole delle
proprium symbolum Dramatici. aprum cducaregenerosa indolis adolcicencs. De
Marlya geminatæ tibiæinucntorc fabula menio latjusexplicato. Schema Gemme.
Schema Gemma. tionesexplicatæ. lum absolute. Platricisintimis attributis.
Atuosa vita prima species Bigisinludorum Alia Panos explicatio devniuerfo
proponitur. Circensium Schemare currentibus hieroglyphice interpretata. Aftuofa
vita secunda species, Moralis&Actiua lufta Zelotypamulieris indignatio,
familjemaeft: nuncupata, Quadrigarum fpectaculomy. ftice representata. Schema
Gemme de Equo Troianoproposita,&expensa: Propria Schematis explicatio primumque
Darctis Phrygij deNaturalicu narratio. piditatesciendi. Virorum Heroica virtute
preftantium vultus Potentiorum præde opulenti: Telluris occupatio apud antiquos
merorieac imitationis ergo Dilly's Cretensis Ephemeridum inuentio communis
receptio. veterum, Achillisi mago qualis, & curin Schemace. vltionem ,
Bigarum cursus in stadio ve indicet Artificum vitam effe&ricem.
comprehendere fatagientis. Responsio LICETI denneac formasuisymboli Schema
Gemmik. Sophiftaperimitindocius, adoctisinterficitur in literario mundo.
Quadrigarum cursu signariviram Adiuam, Naturalis cupido sciendiqu. erielatentesrerum
præcipueque Milicarem. que Aduerfus hoftesinbelloiusto,dolis Schema Gemma ,
expenduntur. cap.cxli. paratur, ac de singulis tribus censura pro mulgatur.
interitus , Schema xlvij. Gemma. pafjem effigiatos. haberi. a fortioribus:
Agraria Legis occafio, do ego Amicitia cogens ad iustam
PerfeisimulacrocurfignaueritAlexander, cur vsiveteresin Numis. Multiplexænigmatis
explicatio: & primade potentioribus diripientibus aliorum opes. De Anulis,
quos adsignandum habebat Magnus Alexander. Secunda Schematis explicatio nostra est,de
robustioribus,terræ dominium, acpofsef Panos Hieroglyphica, deSermone,deque
Vniuerfo declarata. Tertia explicatio politica noftra Schematis, de terræ
distributionem ilitibusvi&toribus, per Schema Gemma Platonica Panos
explicatio, de conditionibus, Legem Agrariam, affertur. Quarta Schematis explicatio
noftrae ftphysi. Auctarium. Schema Gemima. ca, de typo Agriculturæ. Hostium
donfau fpecta fempereffedebere.nam. Poetarum & historicorum communisopinio,
Veriores fententiæ deSphinge proponuntur exalijs,cap.cxlij. Tertia sententia
PLINIO, Pausaniæque de Troia Equo proponitur, & allatisanteacom Arcana
Numinis, & edifta Principumnonime telligentem, acnonobferuantemmanet
Schemaxlij. Gemme. vis: Agriculturetypus: Ægyptus: Schema xlvii. Gemma, et
PROPIA NATURA SERMONIS HUMANI proponitur. QuintanoftriSchematis explicacio, de
regione fionem fibi occupantibus. licerarij. inuentis ingenia macerat. Schema Gemme.
aqueacviribusvtendum . Aliorum opiniones de Sphingereferuntur,& Propria
Schematis explicatio proponitur de Troiano Equo secundum senfa poetarum
Principum,& nonintelligentesoracula. Index Titulorum, De Schemate noftri
Mercurij Pana fugientem caufas, quibus inuentiscellat, non Sphinx curinterimat non
obseruantesedi & a Ægypti. Postres i Poftreina Schematis explicatioest, de Amici- . Crucifixi
Predicatores, Pifcatoreshominum: ciæ , ad vindictam injuriarum cxcrcitum. co.
Chiorumantiquain Homerum obseruanti apu Explicatio prima Smethiæ Gemmæ de
Crucie c Explicatio primæ Gemmæ Rhodianæ, rife, Propria Schematis explicario de
Mula Thalia rentis obseruatores cæleftium luminumn proponitur et comprobatur. Curanti quis acerdotes offerrentali quando la Secunda
explicatio Gemmæ, dehomineforcu crificia Numinisedentes, licibello Cælaris
Augusti nata, Belisarja. Afferturgenuina declaratio Numi Comitis11 Comica
lafcime gaudet fermone Thalia: vel Sccunda nostra Schematis affertur explicatio
dia gentium comparari. Salute patratum natomarehumanævitænauigante ventose
chariftie Sacramento.Schema Gemme. ad veritatis imaginem. Felicishominis,feu
formuaritypus, Nawigans cum ventis in V'tre conclufis. culo. gentis,
hieroglyphico, c UniuersalisIudicijtypus: Mirabileconuiuium in Deserto; Viros
fapientes publicismonumentisefe colendos Schema. Numifmatis, Schemą liv, Gemm.
De Smithiana gemma.cap.clxii, Animo pacato sacrificandum et fupplicandum,
Fructuum atque frugum vbertatem concors Schema Gemma. Concordia, &
fidedata, feruataquçmirificam Miles atrocibella fuper ftes in ærum nofam
incidit inopiam fæpiffime duobus piscibus mirifice, Quarta explication Gemmæ,
de Sacrofan&oEu Schema Gemma. cundoadarbitrium,fincracionis guberna
blica.cli, Comparantur Numismati de-Lazara duo ali Numiab Augustino propositi.
rá curba in deserto quinque panibus et explication viri eruditi de Venere,
loco, et Cupidi neproponitur, cap.clv. Schema Gemma, De Amore fơecundante
criainferaelementa. apud homines promoucri bonorum ome niumybercarem,
Schemalvý, Gemma Belisarij et Horatij [ORAZIO] poetæ paupertas, exinfc
Fortiondinis audar facinus, pro patrie næ calamitatisfere çoinpar exprimitur.
Digreffiode Cicuræ medicamentis, &veneno. Mutij Sczuolæ Romani grande
facinus et inli- Responsio deCicutæviribus: & pri mum , cus non habeat vim
ex purgandi cor et eucharistia symbolum. Fixi prædicatoribus hominum
piscatoribus. Schema Gemmila luftriss, loannisde Lazara, De sepulchrorum
differentiis et Homericu. Secunda explicatio Gemmæ , finale iudiciuin mulo,
cap,cliii. Poeta Comici, Lyrici uelafciuiori sactus, Gemma celestium
obferuationivacandum animo curis vacuo, quies centeque corporeprorsus
Expendunturalları Schematis imagines,& sensaViricl.cap.clvi, Aftronomio
blernaca, et Aftrologiludicia, vc exarretieridebcant.cap.clxvii. myftice
referentis.Tertia explication Gemmæ, desaturatainnume de Poerafcu Comico,
feulyricolafciua fupidoMaria,Terras doAeremfæcundans: carmina pangente ,
cap.clviii, gnis erga Patriam Pictas atquc fortitudo detegiturinGemma
cap.clxi. pora çiçuræplanta: deque
duplici genere Cicutarum, Sale. beat molliendi. etiamproba, plerumque multum
nocet sibi, dum viro coniugi, Cupido au olans a Psyche fibi non morigera ,
Amaritudomunuscælitus datumhumanænaty. Ra ad procreandas multasbonasactiones.
Schema lix. Gemma. Quatuor Nouissimorum explicatio in gemma de mortis memoria,
per anulum schematis De secundonouiffimo, quodeftludicium Dei poftobitum
hominum, perperdentis corum post ludicium luendis a vita de f u n & is per
perenni poft obitum , aut purgationem in cælis possidenda, per Stellam, lunam
et cicadam hieroglyphice signata. Per oratio totius Operis,Caputvlcim n quo agitur de Monftris generatim. CJ Onflri
varia ftgnijicatio 5 (02 propria efi, ac noflri inflituti^. deteoitHr, Monjlri
etymologia vulgaris, quaft res eventnras monjiret^confiitatidr; vem (^ propria
proponttur» DeMonjlroriim Hnmanorum reali existentia, Realts extftentta
Monjlrornm irrationalium natH- ram non eoredientium patefit, OBenditur in
fiirpibus etiam revera MonBra contingere, De Mon''hor Hmcauffis generatim
ijtiot ^qu^ecjue fint, Monflrorum caujfa Hnalis generatim (jtiQtupLex^qucec^He
fit. DeMonflrorumcattffaformaligeneratim, quotuplex quaquefit, De Moniirorum
caufia ejfetirice generatim, quotaplex, qu& quefit De MonflrorHm caiifia
effeflrice generatimtquotuple Xiqucequefit, Propria Alonfiriffeneratim accepti
definitio investigator. Inventa Monfiri definitioexplicatur.CMonfridivifioin
fuas fpeciesfupremasmtiltiplexaffertur, fedaptior eltgitur In quo fpeciatim
agitur de Monftris tjumanis.Attexensdi6iisdicenda^&dkendorumordinempromulgans.ORige
canjfd Mon^f OYPimh manorumcomm Hmsqti<e^ "wplexejfe valeat.
Monftrorum in humana f^ecie mutilorum realis exiftentia ex Uifloricis elicitur,
Origo , ( prima caujfa monBri uniformis mutili educitur ex propria materits
defeu. Secunda caujjfa^ C=f orfgo MonHri mutili oHenditurejfe ex dehilitate, ac
defe^uvirtutis formatricis, Tertia causa, ( origo MonBrimutilijlatuiturinangufiiauteri,
acloci f(stum continentis, uarta mutili Monjlricaujfa^(origoadmateriaineptitudinem
redigitUY. Quinta Mon(iri mutiLicaujja^ (£ origo eft ex parente itidem trunco.
Sexta causa 3 origo Monflri mutili admorhumfoetus attinere dicitur, Monflra
muttlaex imaginationis parentum viexoririnonpojfc Monjiri uniformis excedentis
redis exifientia ex hiHoricis item compro- batur, (tajia,
Monjiriexcedentisnatura, G?caujfa. prima elicitor ex parentum phan- Secunda
causa, (^ origo Monjlri excedentis in materics nimio excejfu ejje perhibetur.
Non omnia A^fonjlra excedentia ex materi^srednndantia ex oririiJed
aliquaexcedeniiumfuicaajfamtertio locoin una materiae penuria obtinere. ^jiarta
canfa, (^ oriuo Monjlri excedentis infk perfcetattone collocatur, .^inta caujja
, origo Monjlri excedentis rejolvitur in iteratam ejfu^ Jionem maternifeminis
in uterum citrafispeYfQ^tattonem. Sextacauffa, £? origo Monjtri excedemis
pertinet ad anguHiam uteri Septima caujfi, c^ origo Adonftri excedentis ex
parentibus monjirofts elicitur. OUava origo , ^ caujfa Monftri excedentis in
vitio nutricationis confiftcre perhibetur„ Nona ratto , (^ canfja Monftri
excedentis monftratnr in animipajfio* nibus parentes aJJicientibHS : ex^rciiatio
cum Cavdano , (^ Parxo. , Decima causa origo
MonjiriexcedentisinviolentafKaternicorpo^ ns concnljione reponimr,
.U/idecimacmjpi, ^origo Mon riexcedentisrefertnradmorhnm fœtus, Monjlrorum
ancipitis natur^efHbfillentia realis demonflratnr, Jldonftrianctpitisorigo, Causa. Communis
injtntiaturj ermturque prima. ex ?nateriet diverfce dcfe^H, ac excejja. Secmda
Alondrfancipitisorigo, caujjaextiteriangufiia, (de" feSiu
virtuttsformatricis explicatur Tertia Monjtnancipitis origo, cau^ainmorhofmtm,
^ffiperfce' tatiom deteqitur^ ^iarta Mon^ri ancipitis origo, caujsa refertur in
materi<e ineptitudinem, iteratammaterntjeminis,
(fanguinisejjluxtoftemaduterum, citra fiper fostationsm, intaMonjlriancipitisorigo,
causa de promitur ex parentum corpore Monjlrojb. Sexta Monjlriancipitisorigoy
Ccaujfaex vehemenii parentum imaginationei vitio nutricationis in faetu
enucleator Mofiflri ancipitis origo , Cscaujja feptima reponitur in arte,
peccata JSfatura imitante, ac nonfine ai^ilio Naturiz operante.
Mon^ridijformisexi Bentiaexhi Horicispromalgatur. De Monjlri dijformis natura,
caujfis; primaque illius origo refoU vitur in malam uteri conformationem
Secunda Monjlridijformisorigo, &caujfaJpe5lat ad malumjitum placenta
nuncupatas: cujus ufns explicatur, Tertia dijformisMonfhicaujfa,
(^origoexmoladepromitur. arta Monjiridiffhrmisorigo, (canjfaofienditurexmotu, inta Monjlri dijformis origOj (caujfa
flatuitur imhecillitas fa- cuttatis difcretricis, yi. Sexta origo, (caujfa
Monjiri dijformis ad nimiam materiie vifet- ditatem rediaitur, f^lI. Monflra informia,
dehitam memhrorum figuram non retinentia reipfa inveniri. Cde Ad
onflrovuminformiumorigine,&caujfa; qu^primlmde ducitur ex
imbecillitatefacultatis formatricis. Secunda Monfirtinformisorigo,
(^caujfj,exanguliiautericolli" gitur.
Tertia informium monfirorum caujfa, (origo in motu inordinato repO
nltur„. arta informis Monflri origoi caufpi d(?prmiturifi mola (fLicema ,
tumore utm^concuTYmie virtHtisform^trkn imhcilliime, acmatem
tertceweptimdifie,inta informis Monflri orlgo j ($' C(^0jj4 ex imMgimtio^e
parmtum vehementiexi^ltcatHr» Cap, Sexiatn formis Monftricauffa origo
innsonflrofo parentedete* gttMY, Septimainformis Monjlriorig
QcaajfnrefertmadmenflrmYHm fliixum tempore conceptus, Monjirienormisexi
Hentiapatefit, Monjlra enormia & omnino monfira mn ejfe infantcs candidos e
fareKtibus JEihioipibws ortos necviciffm iEthiopum moremgros e cmdidis:
(^decolore Aadromeds. Monflri enormis
origo, caujfa prima ejje in imaginatione paren» tHmperhibetur:
^miiltadeaureocri^re Pythagorse confiderantHr, Secunda
Monfirienormisaureofemorecaujfa, origo reponitur tn
exhalationeigneadecorporeviveniis efliMente, Tertia Monfirie normisameofemore
caufia, origorefblvitHYin morbum regium, ana Monfiri enormiter pilofi caujfa i
(origo ex craffitiei (fuligi num copia extruditptr; ubiplura de cordepilofo
Ariftomenis, inta Manflri enormiterpilofi origo, causa ex parentepariterpih» Jo
petenda eft. Sexta Monflri enormiter Upi defcentis origo et causa ex
intempefiei tic materiae ineptttudine dedudtur Mon^rimuiltt formtsineademfpeciefnbf
Mentiapatefit; ubidecapi-'le ytrtli mulieris corpori ajfixo de Hermapbrodttts
mira quadam explaviantur. Monfirimultiformisin eadem fpecie^muUerisnempevirite caput
habenits origo, ej" cauffa prima ex hetero^e»ea feminis natura educitur
j defemi» nis' Vulgo tnwiafculosmutatts;
Qfdemn fculisefieminatis, Secund.canfia ejufdem moftlhi multiformis ( ori<To
excutitur ex de jtdu fminis m^fcpilei Tenia Monjiri multiformis in eadsmfpecie
origo (£ cauJfarefertHf i,id pdrentumimairin Mionem..t^ariuorigo,
(^cauffaMonfirimuliiformisin eademfpecieadpa rent^s conjimilem natnram attinef,
monfira mnltiformia ^diverfas animulium species in ecdem genere proxmoreferemta
fnonefie figmsnta ^jed in rernmnatura reperiri J^donjlYt midti formis diverfas
animali Hmfpecies in eodem geneYepYO^ ximo referentiSy canjfa c origo frima
depromitur ex apparentia. Secunda causa, G? origo Jkfanflri, mtiltiplicis
fpeciei animalia referen' tts, ex imbecillitate generantis pendere
demon(lrattir, Tertia canjfa, Cs* origo
Adonflri multiformi animalium fpecie elicitur ex deirenerata fsminis anima in
nattiram alienam.arta Aionflri mnltiformis varias animaliam species referentis
origo causa ermtm ex materialifostus principio, jtinta Monflri lotimani
hrntalem effigiem habentis orioo scattjfa ex virtnt is alentis vitio elicitptr,
Ssxta hominis monflroseferinaspartes habentisoritroj caujfain altmentaris
materiis vitio reperitar, Septimacanjfa,(^origo Monflrihitmaniferinam effigiem
habentisex morboelicitur. O avacauffa, origo Monflrihnmaniybrtitorumejfl
gieminmem' bris habentiSfjx imaginatione parentum defttmitHr Nona caufja ,
corigo Alonflri varias animalitim effigies habentis agnofcitnr ex parentzbfis
monflrofs, Decima causa origo Monflri partes habentisbrtitorum membra (hnmana
referentes, explicatur exfeminum miHione, ac nefaria venere. Dttbitafiones
propofltam theoriam. urgentes diluuntur (prima edn a ex ARISTOTELE , alicubi
n^gante monjlrtim fieri ex animalibus diverfs fpeciei. AlteradubitatiQ
Maniliana, G Lucretiana diluitur, negans qtiiA ejfe nobis commune cum feris,
plantis ad invicem {nam Caftronianam ver^ bistemer efttffttltam, non
autemrationibusinnixam, latedif cujfimusinopett de Feriis Aitricis Anim3?, difputat.
Tertia dubitatio viri eximii negantis ex variis fpeciebus poffe ejuid uni
tantum parenti congeneum nafci. Exercitatio cum acutiffimo Delrio. Di in le
magis explicatur origo humani monflri ex fera nafcentis,Vndecima causa et origo
Monfiri y varics speciei anirmliumi partes habentis, ex cacodamonis opera
elicitur, Monflra muhiformia fuijfe conflruUa ex partibus referentibus
animantia diversl generis, Monflrihttmani membravHiorumanimalium habentis origo
caujfa prima in apparentiam refertur.
Secunda Monfira diverp generis origo S cauffa ex imbeciUitatsj vtrtutis
generamis colligitur. Tertia Monflridmffigemi origo, emffain Milifate fcrma-
tricis repomtnr artacmujfa c origo Monflrimnln gemie cimbecillitatcviv
tmisfeparatricis dedHcttm. inta causa,
erigo Monflri multigenei referturad femims degeneranoncm. Sexta caujfa Monflri
poligenii materice ineptitudo ejfe offenditur. Septima causa origo Monflri
multigeneidejumitur ex debilitate virtmis alentisfoetum, Octava causa origo Monflri diverft genii ex
inepto partium alimento educitur, Nona
cauffa , origo Monflri multigenii ex morbofostus adducitur, Decima caujfa, G?
origo Monflri multtgenii ex parentum imagi' natione hauritur. Vndecima cauflaj
Gf origo Monflri diverft generis adparentes
mon Yofosrefertur, Duodecima causa y origo Monflripoligenii habetur
infemitium permifiione, Decima tertia causa originis Medufaei tapitis in
ovogallin s...Decima quarta caujfa origo Monjirimultigeniiadvim mali Diemonis
refertur, Monftricacodamonis origo
explicatur ex causis prius adducis.
Vewv&tio totius operis. Licetus. Fortunio Liceti. Liceti. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Liceti” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Licone: la
ragione conversazionale e la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia pugliese –
scuola di Taranto -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Taranto, Puglia. A
Pythagorean according to Giamblico di Calcide.
Grice e Licoforonte:
all’isola -- la scuola siciliana – Roma – filosofia siciliana – scuola di
Leonzio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Leonzio). Filosofo italiano. Leonzio, Sicilia. A
pupil of GORGIA (si veda) di Leonzio. Primarily a sophist, he takes positions on
philosophical matters. For example, he declares that being from a noble family is
worthless in itself, as its value depends solely on the esteem in which the
family is held. Licofronte. Licofronte.
Grice e Liguori: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale -- implicatura critica – filosofia lazia -- filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Roma,
Lazio. Grice: “Personally, my favourite of Liguori’s metaphors is ‘the abyss of
reason,’ since Speranza has elaborated on this: it’s Gide’s ‘mise-en-abyme’ no
less, which breaks my principle of ‘conversational perspicuity’ – a
mise-en-abyme text is just untextable!” -- Grice: “Liguori has studied the metamorphosis of
language in one of his philosophical noble ancestors!” “I like Liguori: he has the gift of the gab for
metaphor: ‘i baratri della ragione,” “la fucina del filosofo,” “l’alambicco
dell’anima,” “la condizione del senso” ‘il razionale dello irrazionale” o “le
ragione dell’irrazionale” “le ambiguita della ragione,” “Trasimaco ha ragione”
“Giustizia e carita” Ritratto. Frequenta il liceo classico dell’Istituto
Massimo di Roma. Studia alla Sapienza. “Scherzi della memoria.” Si laurea con
la tesi “La scesi giuridica.” Insegna a Lecce ed Ostuni. Si dedica alla storia
della filosofia. Insegna a Bari, Urbino, Ferrara, Trento, Salento, Torino,
Firenze, Lecce, Cassino, Napoli, e Noceto. Con “E il vero baratro della ragione
umana” – cf. H. P. Grice, “Mise-en-abyme conversazionale” -- viene riconosciuto come uno studioso di Kant,
Graf, LEOPARDI (si veda), e Cartesio. Tratta Positivismo di Sergi, Lombroso, Morselli e Vignoli; della scesi di RENSI
(si veda) ponendolo in critica relazione tra LEOPARDI (si veda) e PIRANDELLO
(si veda). Scrive di de' Liguori e di Benedictis, detto l'Aletino. Collabora con
l'Istituto Italiano per gli Studi filosofici di Napoli. Tenne rapporti epistolari
con GARIN, BOBBIO, Augias, Binni, Donini, Ferrarotti e Timpanaro. Fonda ad
Ostuni il Circolo Culturale “Sic et Non”, cui aderiscono e collaborano
note personalità della politica e della cultura quali Donini, Fiore, Radice, matematico e fondatore e direttore di
“Riforma della scuola” e docenti delle Bari, Roma e Lecce. “Sic et Non” si
impegna in complesse battaglie civili come quella per un dialogo tra marxisti e
cattolici, ed altre incombenti questioni sociali come la campagna per il
divorzio. Stringe intese, oltre che con moti uomini politici e studiosi di
chiara fama, con il gruppo dei cattolici del Gallo di Genova e coi fiorentini
seguaci di Giorgio La Pira, i quali si riunivano intorno alla rivista “Testimonianze”
diretta da Balducci e Zolo, nonché con i ragazzi della Scuola di Barbiana,
diretta da Don Lorenzo Milani. Manifesto editoriale del "Sic et Non"
è la rivista Presenza, da lui diretta, che testimonia questa attività politica
allora pionieristica per una piccola provincia del Sud Italia. I sette numeri
pubblicati della rivista Presenza, e altra documentazione di tale impegno
politico, sono attualmente depositati presso la Biblioteca di Ostuni intitolata
a Trinchera e comunque ampiamente documentati nell'unico saggio autobiografico
dello stesso autore. Critica e commenti sull'opera di L. Carteggio con
illustri studiosi Bobbio: Il saggio mi pare di grande interesse, per l’ampiezza
e la serietà della ricerca su un tema, se non sbaglio, mai scandagliato a
fondo, eppure importante nell'ambito più vasto della storia della filosofia
positiva, della critica letteraria e della cultura torinese (argomento a me
particolarmente caro). Sono convinto che si tratta di un lavoro di prim'ordine,
che rende giustizia a uno studioso e a uno scrittore (e poeta) che è stato sì,
ricordato più volte dai suoi discepoli, ma è stato poi dimenticato dagli
storici. Credo che questo libro sia un effettivo contributo alla migliore di
quel periodo della nostra storia che la cultura idealistica aveva disdegnato:
un contributo di cui soprattutto noi piemontesi dobbiamo essere grati».
Sebastiano Timpanaro: «Mi sembra, e non lo dico per adulazione, ma con piena
sincerità, un'opera di livello davvero eccezionalmente alto, per la
caratterizzazione del protagonista e di tutto il suo ambiente, per tutto ciò che
finora ignoto essa porta alla luce. E’ venuto fuori cosi un lavoro che molto di
rado accade di leggere». Donini: “Mi pare, ad un primo esame, fondamentale per
la conoscenza del periodo ancora poco conosciuto. Apprezzo moltissimo tale
metodo di indagine e la serietà della documentazione. Uno studio di questo
genere è certamente costato decenni di intensa documentazione. Oldrini: ho letto subito il volume su Graf
così ricco e con non poco profitto. Quando l’autore, in un punto se la prende
con gli storici della filosofia italiana che trascurano Graf, anzi noni
menzionano affatto, mi sento in colpa; e tanto più in quanto io, studioso della
cultura napoletana, mi son lasciato sfuggire quei nessi di Graf con Napoli che
il volume di L. illustra con tanta passione». Contorbia: “poche volte accade di
fare i conti con un libro così fatto, stratificato, totalizzante; ad apertura
di pagina si avverte l’impegno, il grado di coinvolgimento appassionato con cui
lei ha condotto avanti negli anni una così impegnativa ricerca peculiare, quasi
il centro della sua esistenza intellettuale, il punto di arrivo (e a un tempo
di partenza) di un confronto che è culturale ma anche morale e politico.La
qualità di un tale lavoro, mi pare, fuori dell’ordinario». Valli: «L’autore ha
consegnato alla critica e alla conoscenza uno studio così complesso da poter
essere considerato un esaustivo panorama della cultura del secondo Ottocento
italiano e non solo italiano]». Recensioni di illustri studiosi Rossi, “L'autore…
ha fatto emergere un quadro ricco e articolato dove accanto alle ombre brillano
alcune luci importanti». Recensione sulla rivista «Panorama» riguardante
il di de Liguori Materialismo inquieto,
edito da Laterza. Cosmacini, «Il lavoro di L. è largamente meritorio oltreché
ampiamente documentato». Recensione uscita su «Il Corriere della sera»
riguardante il di L. Materialismo
inquieto, edito da Laterza. Marti::Dalle appassionate e diuturne indagini
dell’autore su Graf e il suo tempo è venuto fuori il ponderoso, massiccio
volume, che ho ricevuto come caro e preziosissimo dono. Davvero lusinghiera la
“presentazione” di un grande Maestro come Garin, e accattivante e simpatica
l’”Avvertenza”. Tutto il resto è da leggere». Recensione al volume di L. su
Graf, Giornale storico della letteratura italiana. Augias: «Quella di De
Liguori è infatti una storia meridionale che parte da una finzione narrativa di
gusto classico ma così classico da poterla ritrovare in alcuni capolavori tanto
celebri che non vale nemmeno la pena di citarli. Saggi: “Trasimaco ha ragione” (La
Rassegna pugliese); “Giustizia e carità” “fra filosofia e vita” Ivi “Lo scetticismo
giuridico di Rensi” (Rivista di Filosofia del diritto); “Una moderna
enciclopedia del sapere, Rassegna pugliese, II“Efirov e la filosofia italiana,
«Problemi», “Un Leopardi anti-progressivo” (Dimensioni); In tema di materialismo
comunista, Ivi, “Gioberti e la filosofia leopardiana -- momenti del conflitto
tra l’ideologia cattolico borghese e la protesta leopardiana” (Problemi); “Un
episodio di solitudine. Rassegna di studi su Graf,” Ivi “Leopardi e i gesuiti
-- appunti per la storia della censura leopardiana, Rassegna della Letteratura
italiana, Quel povero “Diavolo” di Graf, «Giornale critico della Filosofia
italiana», Le «Scandalose razzie». Scienza, politica, fede in Graf Ivi, Scetticismo
e religiosità in una rivista militante: «Pietre» in, La filosofia italiana
attraverso le riviste, A. Verri, Micella, Lecce, “La condizione del senso”; “Per una riconsiderazione
della lettura grafiana di Leopardi” «La Rassegna della Lett. It.», Il mito e la
storia” – “Le ragioni dell’irrazionale in Graf, «Problemi», Quella «dubitante
religiosità». Graf e il modernismo, «Giornale cr. della fil. It.», Doria tra
platonismo e riformismo, «GCFI», Il sodalizio Labriola-Graf negli anni della
loro formazione «Studi Piemontesi», Un
anti-cartesiano di Terra d’Otranto: Benedictis, in, Miscellanea di Storia
Ligure, Genova); “Materialismo e positivism -- questioni di metodo” (Facoltà di
Filosofia, Bari); “Aletino e le polemiche anti-cartesiane a Napoli” (Rivista di
storia della filosofia); “L’araba fenice: ossia la filosofia nella secondaria,
«Idee», “E il vero baratro della ragione umana” – “Graf e la cultura” Prefazione
diGarin, Lacaita, Manduria, “Le
ambiguità della ragione” – cf. Grice: ‘the equi-vocality of ‘reason’ Grice:
“Liguori has a taste for unnecessary plurals: the abysses – the ambiguities --
” -- «Idee», “Per la storia della psico-fisica in Italia”; “Il materialismo
psico-fisico e il dibattito sulle teorie parallelistiche in Italia -- Masci e Faggi
«Teorie e modelli», “Di una rinnovata attenzione al materialism” (Idee); “Mito
e scienza nell’antropologia e nella storiografia del positivismo italiano”; “La
filosofia tra tecnica e mito, Atti del Convegno della SFI, Assisi, Porziuncola); Dimensioni», Livorno, Materialismo
inquieto. Vicende dello scientismo in Italia nell’età del positivism” (Laterza
Bari); “Tommasi e la filosofia zoologica di Siciliani, Rileggere Siciliani, G.
Invitto e N. Paparella, Capone, LecceI Presupposti epistemologici e immagine
della scienza in Morselli e Graf, Filosofia e politica a Genova nell’età del
positivismo, Atti del Conv. dell’Associazione filosofica Ligure-- Cofrancesco,
Compagnia dei Librai, Genova, pMaterialismo e scienze dell’uomo; Kant e
la religiosità filosofica di Martinetti, iA partire da Kant; L’eredità della
“Critica della ragion pura”, A. Fabris e L. Baccelli. Introduzione di Marcucci,
Angeli, Milano, Materialismo e scienze dell’uomo -- Il dibattito su scienze e
filosofia, Lacaita, Manduria, La fondazione razionale della fede in Martinetti,
Dimensioni, Livorno, Darwinismo e teorie dell’evoluzione nella prospettiva
monistica di Morselli, Il nucleo
filosofico della scienza, Cimino, Congedo, Galatina, L’immagine della donna nel paradigma
positivistico della degenerazione, Morelli. Emancipazione e democrazia, G.
Conti Odorisio, Scientif. Ital., Napoli, La cultura filosofica in Torino, Rivista
di filosofia», Presupposti torinesi della singolarità filosofica di Martinetti,
«Studi Piemontesi», E’ possibile la
storia dello scetticismo?, “Segni e comprensione»”; “ filosofi delle
bancarelle». Per la critica della storiografia filosofica, «Lavoro critico», Il sentiero dei perplessi -- scetticismo,
nichilismo e critica della religione in Italia da Nietzsche a Pirandello, La
città del Sole, Napoli, La reazione a Cartesio in Napoli, Giovambattista De
Benedictis, «GCFI», La revisione della storiografia sul mezzogiorno, «Segni e comprensione»,
Positivismo e letteratura. Antologia di testi, con Introd. e note, Graphis
Bari, La lezione scettica di Rensi, Critica liberale,- La psicofisica in
Italia, La psicologia in Italia, a cura
di Cimino e Dazzi, Led, Milano, Vignoli e la psicologia animale e comparata,
Ivi, Pensatori dell’area torinese --Percorsi», Quaderni del Centro Frassati,
Torino, Il ritorno di Stratone. Per la collocazione del materialismo
leopardiano, in Biscuso e Gallo, Leopardi anti-italiano, Manifesto libri, Roma,
Kant e le scienze della natura -- in margine alle lezioni kantiane di Geografia
fisica, in Filosofia, Lecce, Lacaita Manduria, Cattaneo, Psicologia delle menti
associate, G. de L., Riuniti, Roma, Antropologia, psicologia comparata e
scienze naturali in Vignoli, «Teorie e modelli», Geymonat, Treccani. Antropologia e tassonomia
in Kant. Da Blumembach a Buffon, Atti del Convegno sulla Geo-fisica kantiana,
Congedo Lecce, Antropologia, psicologia comparata e scienze naturali in Vignoli,
«Teorie e modelli», Cronache di
filosofia del diritto in Italia. Sforza e i suoi corrispondenti, in «Quaderni
di Storia dell’Torino», Per Mucciarelli:
positivismo psicologia e storia, «Segni e comprensione», Geymonat e il
“materialismo verso il basso”, GCFI, Il materialismo di Timpanaro, «Critica
liberale», Lettere di Timpanaro a Liguori,
in Il Ponte, Da Teofrasto a Stratone. L’itinerario filosofico di Leopardi,
«Quaderni materialisti», Labriola e Graf -- Principio e fine di un sodalizio di
vita e di pensiero, in Labriola e la sua università. Mostra documentaria per
settecento anni della “Sapienza” Aracne, Roma, A. Graf, Memorie, Introduzione,
commento e cura, “Gli Arsilli”, Edizioni dell’Orso, Alessandria Un catalogo per
Labriola, «Critica Sociologica», Utilità dell’inutile. Dalla elaborazione
concettuale alla programmazione e alla costruzione di un catalogo, «Itinerari»,
I Gesuiti. Le polemiche sui riti confuciani tra l’Aletino e i missionari
domenicani, «Studi filosofici»,Le «imbrogliate bestemmie germaniche». Moleschott
e la medicina materialistica, «Physis», La fucina del filosofo. «Segni e
comprensione», Filosofia teologia e fisica di Cartesio nella Difesa della Terza
lettera apologetica dell’Aletino, «Il Cannocchiale», Liguori e la filosofia del
suo tempo: Spinoza, Bayle, Hobbes e Locke, Rivista di Storia della Filosofia, “Libido
Sciendi”. Immagini dell’empietà nell’apologetica cattolica tra Sei e Settecento
(da Magalotti a Valsecchi), GCFI, Scherzi della memoria. Mappa di un itinerario
non turistico tra politica e cultura in una provincia del Sud, Prefazione di Ferrarotti;
Postafazione di Cumis, Salvatore Sciascia, Medicina e filosofia in Italia tra
evoluzionismo e scientismo. Da Tommasi a Morse, «Il cannocchiale»,, L’ ”il lambicco dell’anima”.
Note sul Mind body problem in Italia nell’età del positivismo, in Anima, mente
e cervello. Alle origini del problema mente-corpo, P. Quintili, Unicopoli, L’ateo smascherato. Immagini dell’ateismo e
del materialismo nell’apologetica cattolica da Cartesio a Kant, Le Monnier
/Università, Le sorelle Vadalà. Quattro storie più una, Romanzo con pefazione
di C. Augias Movimedia, Lecce, Pensatori dell’area torinese tra i due secoli,
in Quaderni Noce, Marco, Lungro di Cosenza, Ateismo e filosofia.
Considerazioni sull’ateismo latente nel pensiero moderno e sul rapporto tra
fede e ragione, «Il Cannocchiale», Le metamorfosi del linguaggio nella
controversistica e nella pratica missionaria, Le metamorfosi dei linguaggi, Borghero
e Loretelli, Edizioni di Storia e
letteratura, Roma, Dannazione e redenzione dell'Eros. Soggetti e figure
dell'emarginazione: la donna come oggetto determinante nella invenzione
cattolica del peccato di lussuria in «Bollettino della Società filosofica
italiana», Le cose che non sono, in
«Critica Liberale», Prefazione di E. Garin, Manduria (TA), Bari,
Roma, Lacaita, Gemoynat Treccani, Le Carteggio privato (corrispondenza
autografa) tra L. e i singoli autori citati
Rossi, Viaggio nel Positivismo, in Panorama, Arnoldo Mondadori, L.,
Materialismo inquieto. Vicende dello scientismo in Italia nell’età del
positivism, Bari, Roma, Laterza, Giorgio Cosmacini, Povero medico condannato al
materialismo, in Corriere della Sera, Marti,
Recensione a I baratri della ragione in
Giornale storico della letteratura italiana, Le sorelle Vadalà. Quattro storie
più una, [Romanzo], Prefazione di Augias, Lecce, Movimedia. Dannazione e
redenzione dell’eros. Soggetti e figure dell’emarginazione: la donna come
oggetto determinante nell’invenzione cattolica del “peccato” di lussuria di L. Il
Cristianesimo ha maledetto la carne, ha infamato l’amore. L’atto vario e
molteplice nei modi, ma uno nel principio, per il quale le creature si
riproducono e a cui gli antichi avevano preposta una della maggiori fra le
divinità dell’Olimpo, è, agli occhi del cristiano, essenzialmente malvagio e
turpe e la malvagità e turpitudine sua possono a mala pena, nella progenitura
d’Adamo, essere emendate dal sacramento. Il celibato è pel cristiano, se non
altro in teoria, condizione di vita assai più pregevole e degna che non il
coniugio e la continenza è virtù che va tra le maggiori. A. Graf1. L. examines the
story of Eros, from ancient Greece to the age of Enlightenment, and tries to
underline relevant connections with other events of thought and religious
traditions as well as European popular customs. The ideological conflict with
Christian ethics and Catholic church is particularly highlighted thanks to a
specific textu- al analysis, particularly during 17th and 18th centuries.
Keywords: Subjects and Figures of Marginalization, Woman Condi- tion, Ethics
and Christianity, St. Alphonsus M. de’ Liguori. 1 A. Graf, Il Diavolo, Treves, cur. Perrone,
introduzione di Firpo, Salerno, Roma. Avverto l’eventuale lettore che il saggio
che segue ha natura meramente divulgativa e di mera indicazione didattica nei
confronti dei docenti di discipline storico-filosofiche. Nasce
dall’assemblaggio di appunti per il canovaccio di uno spettacolo tenutosi a
Parma al Teatro del Vicolo, dal titolo Eros e Poesia. M’è d’obbligo infine
rimandare sull’argomento che qui espongo, agli interventi di alta e corretta
divulgazione, curati per Rai Educational, di Argentieri, Curi e Moravia, in
Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche. Raccolta e catalogazione
dei materiali Non partiamo dalla consueta e abusata presunzione ontologica; non
diciamo che le cose sono, piuttosto ci limitiamo, cartesianamente, a scoprire
in noi il pensiero e, col pensiero il corpo e la sua capacità di rapportarci ad
altri corpi attraverso quelli che chiamiamo i sensi. Ci hanno preceduto i
sensi sti: nulla è dentro la nostra mente che non ci viene fornito dai
sensi. E così la fantasia, la logica, la ragione, la fede altro non sono che
gli strumenti più raffinati di un corpo tra i corpi (materia) che, come
l’infima creatura che emette pseudopodi, procede dal coacervato all’ameba e
arriva all’uo- mo, cuspide di presunzione, anelito più che sensata pregnanza di
vita.. Non lasciamoci impressionare dai prodotti di questo strumentario
intellettuale: arti, religioni, presenze invisibili, futurologie improbabili,
paradisi perduti o escatologici disegni, virtualità effimere come sogni,
denunciate già dal fol- le di Danimarca una volta per tutte. Sono sirene
lusingatrici di contro al cui canto ammaliante hanno ancora buona validità i
tappi di cera nelle orecchie usati da Odisseo, navigante curioso, per escludere
i suoi compagni2. Qualcuno sostiene che le cose non sono se non create. Qui noi
non soste- niamo l’inesistenza delle cose: in tal caso dovremmo postulare e
ammettere la trascendenza, laddove noi riteniamo l’oltre una autonoma creazione
(se vogliamo mantenere il termine) del nostro pensiero. Abbiamo raggiunto (a
livello di pensiero puro, non certo di pensiero soggettivo) un tale grado di
evoluzione da creare dal niente, come aveva, in termini tutti romanti- ci,
spiegato Fichte enunciando i tre celebri principi della sua dottrina della
scienza! Ma gli sviluppi delle neuroscienze, in particolare, hanno reso sterili
tali tentativi di esplicazione del reale. Idealismo e religione fanno a gara a
rincorrersi nella loro foga di raggiungere la verità eterna! Meglio perciò
rinchiudere i filosofi nel trittico che si sono costruiti con secolare pazienza
della Metafisica, Teodicea e Ontologia. Che farnetichino in eterno sull’ori-
gine dell’anima, sul rapporto col corpo e sul destino futuro della umanità. Si
potrà, una volta sgombrato il terreno dalla zavorra, procedere in modo più
lineare, ordinato ed onesto alla diagnosi del male di vivere: del nascere e
morire. Tolta di mezzo la pretesa razionalità e la scientificità teologica (e
teleologica) con la sua saccenteria, gli strumenti dei sensi come la fantasia,
la fede, la ragione potranno riprendere legittimamente la loro funzione di
guida o di orientamento. Se partiamo dalla nostra “condizione umana” (senza
scomodare Mal- reau) vera e concreta, viene prepotente in ballo, la nostra
sensualità, prima ancora che la nostra sensitività. Avvertiti da Freud, che va
ascoltato con la 2 Vedi quanto scrive, Berto, L’esistenza non è logica. Dal
quadrato rotondo ai mondi impossibili, Laterza, Roma. 30 dovuta prudenza
filosofica, ci accorgiamo facilmente che è l’eros la molla privilegiata delle
nostre azioni o inazioni. Tanto è vero che sul terreno della storia è con
l’eros che il Cristianesimo ha ingaggiato fin dalle sue prime origini la sua
battaglia aperta, dagli erotici furori degli anacoreti fino ai ra- ziocinanti
dogmatismi teologici dei nostri giorni. Conviene delinearne un breve profilo.
Profilo storico dell’Eros in Occidente. Dal mito di Venere a Maria Vergine È
proprio nel mondo romano, e in quella che gli storici designano come età
tardo-antica, che si compie una storica metamorfosi della mitologia pa- gana:
il suo graduale trasferimento da religione delle classi colte e dominanti a
religione dei campi (pagi = pagani), della plebe rurale. Indicativo tra tutti
il passaggio di Venere, dea della bellezza, dell’amore e della fecondità, da un
canto, a quella di Demonio, Lucifero (portatore di luce), stella del mattino,
per i suoi referenti legati alla sessualità, e, dall’altro, a quella della
Vergine Maria, madre di Gesù Bisogna ricordare che mentre avanza il
Cristianesimo, il mito di Roma non solo permane ma, sotto mutate spoglie,
cresce e si svolge fino ai nostri giorni. Perde la sua valenza politica, la sua
forza sugli eventi immediati ma guadagna nell’immaginario. Entra a far parte
del grande patrimonio del- la memoria collettiva. Ma in tale processo, se perde
i suoi caratteri storici, obbiettivi, acquista una rinnovata immagine
fantastica, rispondente alle esigenze delle masse. Soprattutto il Medioevo
trasforma Roma, i suoi dei, la sua cultura in nuova mitologia sincretica, mista
di elementi tradiziona- li e di apporti nuovi conferiti dalle differenti
popolazioni d’Europa, attinti soprattutto alla nuova fede cristiana che diventa
l’amalgama di germane- simo, usanze barbariche, romanità, orientalismi, ecc.
Roma continuava ad avere un suo primato nell’immaginario o mondo incantato dei
miti e delle leggende3, come l’aveva avuto in quello, storico, politico
culturale e civile. Ricordiamo l’accorato rimpianto di Rutilio Namaziano Fecisti
patriam diversis gentibus unam. Urbem fecisti quae prius orbis erat Nella
cultura illuministica, tra Settecento e Ottocento, il mito di Roma si veste di
forme neo classiche. Goethe,
Winkelmann, e Byron che 3 Cfr. F. Denis, Le monde enchanté,. Cosmographie et histoire naturelle fantastiques du
Moyen Âge, richiamato da Graf, Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, 2
voll., Loe- scher, Torino. Ma vedi, dello stesso, Roma nella memoria e nelle
immaginazioni del Medio evo, 2 voll., Loescher, Torino ne fa la patria ideale delle genti Oh Rome! My country! City of the soul!
The orphans of th heart must turne to thee, Lon mother of dead impires! Tale trasformazione della mitologia classica, porta
con sé naturalmente un radicale cambiamento della maniera di concepire l’amore
e di vivere l’e- ros. L’amore tra uomo e donna acquista differenti valenze e si
prepara quella teorizzazione dell’amore tutto spirituale che verrà dommatizzato
e praticato per tutto il Medioevo e, nella forma più angelicata e sublime, da
Dante al Petrarca, ...quel dolce di Calliope labbro che amore nudo in Grecia e
nudo in Roma, d’un velo candidissimo adornando, rendeva in grembo a Venere
celeste. Dilagheranno per tutta Europa fenomeni di sessuofobia completamente
ignoti alla società greca e latina, quale ad es. il fenomeno dell’ascetismo.
Sorgerà la figura, del tutto nuova e inconcepibile per il mondo classico,
dell’anacoreta e, d’altro canto, l’immagine del peccato prenderà aspetto dia-
bolico orripilante, venendo a popolare tutta una nuova mitologia di presen- ze
infernali che accompagnano e turbano la vita degli uomini del Medioevo. Molte e
varie le rappresentazioni tipiche della diabolicità mostruosa, frutto, in
particolare, del peccato di lussuria, quali il mosaico nel Battistero di Fi-
renze, opera popolaresca di Coppo di Marcovaldo che tanto impressionò Dante
fanciullo, il poema predantesco di Bonvesin della Riva, Il libro delle tre
scritture o il De Babilonia di Giacomino da Verona e i vari “precursori” di
Dante, fino alle allucinate raffigurazioni de il Giardino delle delizie di
Bosch al Museo del Prado4. Ma che accadeva? Venere, scacciata, veniva
ugualmente a tentare gli sciagurati che volevano sfuggirle, quali monaci ed
asceti; e, come ci ricorda sempre Graf, «invadeva le loro celle ugualmente,
immagine vagheggiata e detestata a un tempo». Siamo nell’epoca delle
tentazioni. Ecco l’autorevolis- sima testimonianza di San Girolamo, il grande
dottore della Chiesa, autore indiscutibile della Volgata, l’edizione ufficiale
della Sacra Scrittura, in una sua lettera alla vergine Eustochia: Si ricordi,
Villari, Alcune leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia,
«Annali delle Univ. Toscane», Pisa. Soprattutto, A. D’Ancona, I precursori di
Dante, Sansoni, Firenze. Per ulteriori e dettagliati riferimenti, cfr. il mio,
I baratri della ragione. Graf e la cultura del secondo Ottocento, prefazione di
Garin, Lacaita, Manduria. Oh quante volte, essendo io nel deserto, in quella
vasta solitudine arsa dal sole, che porge ai monaci orrenda abitazione,
immaginavo d’essere tra le delizie di Roma! Sedeva solo, piena l’anima
d’amarezza, vestito di turpe sacco e fatto nelle carni simile a un Etiope. Non
passava giorno, senza lagrime, senza gemiti e quando mi vinceva, mio malgrado,
il sonno, m’era letto la nuda terra. E quell’io, che per timor dell’inferno
m’era dannato a tal vita e a non avere altra compagnia che di scorpioni e di
fiere, spesso m’im- maginava d’essere in mezzo a schiere di fanciulle danzanti.
Il mio volto era fatto pallido dai digiuni, ma nel frigido corpo l’anima ardeva
di desideri e nell’uomo, quanto alla carne già morto, divampavano gli incendi
della libidine. E qui l’iconografia sacra ha lavorato sul santo, riempiendo di
San Girolami, atteggiati in guise diverse, tele, altari, absidi, pale, trittici
per tutto il medioevo e il Rinascimento. Da Dürer a Caravaggio, da Cima da
Conegliano a Masolino, da Masaccio a Tiziano, dalle tentazioni di Giovanni
Girolamo Savoldo al Perugino, fino alla compostezza gotico-geometrica di
Antonello, ecc.Si assiste ad una evoluzione storica dell’eros, che si
arricchisce, per così dire, dell’idea stessa del peccato. Simboleggiato dal
frutto proibito, l’atto carnale tra Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre viene
stigmatizzato come peccato originale, una sorta di marchio che da quel momento
in poi mac- chierà ogni creatura. Homo vulneratus est naturaliter, sanziona
definitiva- mente San Paolo! Anche se la dottrina della chiesa troverà il modo
di recu- perare in positivo quella ferita, quella malattia costituzionale, con
il concet- to dell’agape, nel quale l’eros si diluisce in amicizia includente
la mediazione del Cristo. Ma la cosa più sorprendente è che Venere, simbolo
dell’amore carnale, cantata da Lucrezio, poeta epicureo, come colei che
presiede alla bellezza della fecondazione sia di piante che di animali, e
perciò come voluttà d’uo- mini e di dei, subisce nel corso della storia
differenti e impensabili metamor- fosi. Da un canto, come quasi tutte le
divinità pagane, trapassa a popolare la mitologia cristiana di nuove figure
positive e negative, arrivando a iden- tificarsi dapprima con il Demonio in
persona, poi con la stella portatrice di luce, (Lucifero, angelo caduto e stella
del mattino); infine, fattasi mite e mise- ricordiosa, gradualmente perdendo i
suoi più accesi caratteri erotici di beltà voluttuosa, assurge addirittura al
ruolo di Maria Vergine, concepita senza peccato, Madre di Gesù, figlio
unigenito di Dio! Siamo di fronte a un fenomeno storico noto agli storici e
agli antropologi come sincretismo religioso 5 Trad. fedele di Graf da Gerolamo,
Epistolae, in Patrologia latina, cur. Migne, Parigi. Cfr. Graf, Il Diavolo,
cit.,per cui le divinità pagane continuano una loro vita, si direbbe più
dimessa e quasi nascosta, nei pagi, nelle campagne tra la povera gente,
trasformandosi, e sovente confondendosi, coi santi e le divinità della nuova
religione ebraica e cristiana. Ne è un esempio la favola di Tanhäuser, il
cavaliere francone di cui la dea Venere si innamora. È nel mondo romano in
sfacelo che gli dei di Roma – GIOVE CAPITOLINO -- si avviano alla loro
metamorfosi -- quello che non e accaduto agli dei ellenici. Da un canto si
rintanano nei pagi, nei campi, tra la povera gente di campagna e ne continuano
a propiziare raccolti, a combattere carestie ad aiutare la gente misera nelle
quotidiane disgrazie che affliggevano gl’umili e gl’indifesi. Dall’altro lato,
in questa storica trasformazione, raccolgono in loro tutto il male esecrabile
del mondo antico: il turpe, il diabolico, l’illecito, il peccaminoso del mondo
romano. Soprattutto l’osceno -- ciò che è dietro alla scena e, pertanto, non è
visibile -- e il sensuale nei rapporti amorosi. Gli dei di ROMA si trasformano
così in demoni. Si passa dalla celebrazione dell’amore fisico, cantato dai
poeti, da OVIDIO (si veda), Catullo (i neoteroi) a LUCREZIO (si veda), che lo
inserisce nel fluire e divenire dei fenomeni naturali, alla definitiva
divaricazione della sessualità dall’amore spirituale, come aspetti di una
passionalità di differente e contrapposta natura. Si ricordi l’inno a Venere di
LUCREZIO: AENEADVM GENITRIX HOMINVM DIVOMQVAE VOLVPTAS ALMA VENUS CAELI SVBTER
LABENTIA SIGNA QUAE MARE NAVIGERVM QVAE TERRAS FRUGIFERENTES CONCELEBRAS PER TE
QUONIAN GENVS OMNE ANIMANTVM CONCIPITVR VISITQVAE EXORTVM LVMINA SOLIS. Ma ecco
come espone Graf, storico dei miti romani, la sottile trasformazione degli dei
di Roma -- quelli stessi che VIRGILIO, guida d’ALIGHIERI, chiama falsi e
bugiardi -- in divinità o potenze
demoniache. I numi che hanno altari e templi non muoiono, non dileguano. Si
trasformano in demoni, perdendo alcuni l’antica formosità seduttrice, serbando
tutti la gravità antica, accrescendola. GIOVE DEL CAMPIDOGLIO, Giunone, Diana,
Apollo, MERCURIO, Nettuno, Vulcano, Cerbero e fauni e satiri sopravvivono al
culto che loro e reso, ricompaiono fra le tenebre dell’inferno, ingombrano di
strani terrori le menti, provocano fantasie e leggende paurose. Diana, mutata
in demonio meridiano, invade i disaccorti troppo obliosi di lor salute, e la
notte, pei silenzi dei cieli stellati, si trarrà dietro a volo le [6 G. Paris,
Legendes du Moyen Age, Hachette, Paris, dove esamina la storia e la diffusione
della leggenda (La légende de Tanuhäuser). Fonte delle varianti della stessa
leggenda resta Guglielmo di Malmesbury. Vedi Graf, Il Diavolo] squadre delle maliarde, istruite da lei.
Venere sempre accesa d’amore, non meno bella demonio che dea, usa negli uomini
l’arti antiche, inspira ardori inestinguibili, usurpa il letto alle spose, si
trarrà fra le braccia, sotterra, il cavaliere Tanhäuser, ebbro di desiderio,
non più curante di Cristo, avido di dannazione. Scienza, filosofia e fantasia:
il pensiero femminile e la ”teoria e pratica della dimenticanza”. Il rapporto
latente tra il sapere e il credere. Ogni proposta gnoseologica parte
opportunamente da quelle ben note premesse che GALILEI (si veda) autorevolmente
chiama la sensata esperienza, anche se le pone in relazione con la certa
dimostrazione. Così, prudentemente procedendo, ogni teoria della conoscenza,
pur restando legata alla dimensione esperienziale, per così dire, non esclude
né puo escludere l’elaborazione successiva di ipotesi con l’ausilio della
fantasia, della fede, dell’intuizione oltre che della facoltà razionale con la
quale da sempre la mente umana prova ad elaborare i portati sensoriali, di
volta in volta vari e complicati. Proviamo a valutare, ad esempio, non le
nostre idee, o i nostri elaborati razionali ma alcuni particolari sentimenti o
pulsioni come l’amore, l’erotismo, o, addirittura, la poesia con cui ci
accostiamo ad una persona o ad uno scenario naturale quale, che so? la volta
celeste di kantiana memoria. Gl’eroi greci per comprendere una verità nascosta,
scendevano nell’Ade, entrano nel regno imperscrutabile delle ombre. Da altra
prospettiva, sub specie feminae, da quel che oggi chiamiamo pensiero femminile,
ci viene incontro, spalancandoci una diversa rinnovata visuale, un modo
solitamen-te desueto di scrutare l’imperscrutabile. Abbiamo davanti un
continente dissepolto, il nostro Ade, tutto da esplorare. È così che – s’è
detto e sostenuto da parte delle donne – le poesie vivono delle voci narranti
che, appassionatamente, riflettono su un passato da abbandonare. Quel che
sembra finito e nascosto entro i luoghi del cuore. Da tale prospettiva, per
giungere a tanto bisogna scendere all’Ade, come fa il viaggiatore Odisseo:
provare i dolori più cupi e le delusioni più cocenti a cui seguono le
esperienze. S’entra così nell’universo del senso fantastico senza ripudiare la
possibilità razionale di elaborare non [Graf, Il Diavolo. Utilizzo in questo
paragrafo, frammettendone brani a mie riflessioni e commenti, il testo
originale inedito, cortesemente messo a mia disposizione, dalla filosofa della
mente Bussolati, Teoria e pratica della dimenticanza.] più ciò che è nei sensi
ma quanto ribolle nella fantasia. Un esempio potrebbe fornircelo LEOPARDI
dell’infinito laddove dalla esperienza sensibile -- la siepe, il vento, lo
stormir delle foglie -- che non si lascia elaborare razionalmente, sale, quasi
spinozianamente, ad un sapere più complesso: una sorta d’amor dei
intellectualis che s’apre al mistero sia della poesia che dell’amore. E come il
vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio e questa voce
vo comparando e mi sovviene l’eterno e le morte stagioni e la presente e viva e
il suon di lei. E, ancora, entrando nel campo intricato del male di vivere,
addirittura nelle patologie del comportamento, delle ossessioni, delle
schizofrenie, laddove ci siamo chiesti, con l’angoscia nel cuore, se questo è
un uomo, proviamo a proporre la teoria e pratica della dimenticanza:
l’obliviologia. È certo come un lavoro di scavo; ma non abbiamo da riportare al
celeste raggio nessuna sepolta Pompei. Non procediamo, in senso freudiano, a
rimestare nella memoria, nel sogno, recuperando oggetti rimossi, tutt’altro.
L’oggetto è diventato uno scheletro che va dimenticato, ritenuto per non posto:
mai esistito. La dimenticanza è dapprima una sola pratica; quasi l’abitudine a
dimenticare le chiavi di casa. Poi assurge a tecnica e, infine a teoria e
pratica dell’oblio. Corre, in un certo senso, parallela alla terapia
farmacologica del sonno, indotto da dosi opportune di psicofarmaci. Si tratta
di togliere le fissazioni tramite la dimenticanza: di riportare il conosciuto
agl’elementi puri ma allo scopo di favorire un intervento di maggior forza
ectoplasmica sugli oggetti e sugli eventi esterni, e per eliminare il noto
processo di invecchiamento e, infine, di morte mentale. Scendendo al piano
sperimentale, abbiamo cancellato i sovraccarichi delle impressioni
mnemonizzatrici e fatto sparire le figure retoriche fantasmatiche, i “mostri” o
“giganti” che si fissano e si ripetono continuamente, oberando la mente
affralita. Dimenticare diventa così l’ausilio migliore del vivere senza alcun
sforzo il presente. Non è la panacea, non si raggiunge il Nirvana; non si
recuperano paradi- si perduti. Si vive riconquistando un più corretto rapporto
col corpo, i sensi, la natura. La memoria deve servirci, non turbarci. Se è una
soffitta ingombra rischia di confonderci nel suo disordine; dobbiamo far
pulizia perché la vita va vissuta non sopportata E arriviamo infine a una
considerazione alquanto complessa ma di facile comprensione. Quella stessa
nostra propensione che chiamiamo fede altro non è, finanche nella sua forma più
umile, che sempre e soltanto costruzio- 36 ne della ragione, in quanto
ogni fede presuppone sempre un giudizio della ragione. Da tale considerazione
deriva la plateale conseguenza che la fede non è altro, alla fin fine, che la
nostra visione più o meno razionale della realtà; pertanto quella fede nel
numinoso e nel fantastico che è la fede re- ligiosa dei fedeli e che alla
nostra razionalità più sofisticata ripugna, è solo un puro e semplice equivoco,
imposto dall’educazione, dalle convenzioni e mai può derivare dalla nostra
libera scelta intelligente che in tal modo si contraddirebbe9. Credere, altro
non è che atto razionale; in quanto, rigoro- samente, non c’è fede senza il
sostegno della ragione. Ma, ci si chiede, fino a che punto? Il limite è il sano
buon senso. Oltre c’è la follia e l’assurdo; ma follia, sempre ed
esclusivamente della ragione stessa, unico vero soggetto di quanto chiamiamo
fede! 4. Emarginazione femminile e non. La donna da oggetto a soggetto di
pensiero Da differente angolatura l’oggetto del mistero che chiamano la verità,
si svela gradatamente, di sotto il velame delli versi strani. Del resto, a ben
pensare, quando penso, penso al maschile, ho sempre pensato al maschile. La
storia, la civiltà tutta, occidentale e orientale, hanno pensato soltanto al
maschile. Non solo: per secoli, il vero, il bene, il bello sono stati visti, si
al maschile, ma ancora nella implicita insignificanza oltre che della donna, di
altre figure sociali di grande rilevanza: del bambino, del disadattato o del
diseredato o escluso dalla comunità, dell’alienato o del demente. Interi uni-
versi come continenti inesplorati si sono schiusi appena abbiamo provato a
visitarli. Erano emersi, nella dannazione dell’inferno dantesco, nei mosaici e
negli affreschi allucinati di Coppo, nei battisteri, nelle chiese medioevali,
nelle allucinazioni di raffiguratori fantasiosi fino al paradosso come in Bosch
o in Goja, nei racconti favolosi delle mitiche origini di intere popolazio- 9
Cfr. Martinetti, Scritti di metafisica e di filosofia della religione, a cura
di Agazzi, Ed. di Comunità, Milano, dove tra l’altro si legge: «Anche LA
FILOSOFIA è sotto certi rispetti una fede; in quanto essa è uno sforzo verso
l’unità sistematica che in ogni grado raggiunto si pone come una visione
definitiva della realtà; ciò che non può fare che trasformandosi in una fede
razionale; la fede nella dottrina kantiana. D’altra parte la fede comune non è
assolutamente irrazionale; è una razionalità adatta alla mente comune, ma è una
forma di razionalità; non v’è sistema di dogmi così assurdo che non tenti
subito una razionalizzazione. Ogni esposizione d’un sistema di filosofia è,
sotto questo riguardo, l’esposizione di una fede. Non ha quindi ragion d’essere
la contrapposizione della ragione e della fede (come qualcosa di irrazionale):
la fede è l’espressione stessa di una formazione razionale; ogni grado della
vita razionale in quanto si esprime, si fissa e diventa una realtà operante, è
una fede». Più analitica esposizione della questione si trova nel mio, Ateismo
e filosofia. Considerazioni sull’ateismo latente nel pensiero moderno e
contempora- neo e sul conflitto tra la fede e la ragione, Il Cannocchiale, ni, tramandate oralmente nei miti e nelle
leggende che correvano per l’Eu- ropa come fiumi carsici, uscendo di tanto in
tanto al “celeste raggio”, dove l’oblio di secoli li aveva
segregati....Soltanto oggi cominciamo a prenderne consapevolezza, filosofica e
scientifica: scopriamo un nuovo continente speculativo, il pensiero al
femminile come rinnovato modo di guardare la vita, la storia, la natura.
Proviamo a riandare di qualche secolo addietro. Le cosiddette scienze umane ci
si erano accostate per via di quel loro par- ticolare porsi dalla prospettiva
del diverso, ma solo l’assurgere di quell’og- getto alla dignità di soggetto
pensante e determinante trasforma del tutto la prospettiva. La partecipazione
del femminile come quella del diverso, del disadattato alla ricerca della
verità completa veramente il mondo storico della cultura portandolo al suo
stadio più alto, fuori da ogni gilepposo pa- ternalismo o indulgente
concessione caritatevole. Del tutto trascurati o stipati alla rinfusa nella
soffitta anodina della eru- dizione, alcuni sprazzi di consapevole
disponibilità al diverso erano emersi già nel passato, in ambito borghese
progressista, presso spiriti particolar- mente sensibili. Ma restava un fatto
isolato che non ha vissuto significanza o storicità. Sentite questa: siamo: E
dei disadattati all’ambiente non è giusto parlar con tanto disprezzo. Ol-
trecché esercitano alcune funzioni non esercitate dagli altri, essi sono un
lievito sociale utile e necessario; tengon viva nell’organismo collettivo
un’inquietezza nemica delle stagnazioni prolungate, e non avvien mutazio- ne
alla quale in qualche maniera non cooperino che se i geni fossero pazzi davvero
bisognerebbe riconoscereche i più disadattati fra i disadattati, quali son per
l’appunto i pazzi, resero alla misera umanità più di un buon servigio. Da altra
banda è da considerare che un perfetto adattamento all’ambiente farebbe gli
uomini supinamente contenti e tranquilli e porte- rebbe fine al moto della
storia, per la ragione potentissima che chi sta bene non si muove. Lo direi il
vademecum per l’onest’uomo del nostro tempo! Ma molto an- cora resta da fare: e
questa è la vergogna del nostro tempo. La chiesa cat- tolica ad es., che ha
chiesto, solo di recente, con un pontefice tormentato e disponibile al dialogo,
perdono al mondo islamico, ha ancora da chiedere scusa alle donne, ai bambini, alle
coppie di fatto, agli omosessuali, agli atei, agli agnostici, agli scienziati
onesti e laici che dalle dottrine e dai dogmi della chiesa vengono
quotidianamente offesi, respinti e vilipesi. I libri proibiti e il rapporto
sessuale come “peccato” contro il sesto precetto del Decalogo Tra i compiti
primari che si assunsero al loro tempo gli apologisti catto- lici e i
controversisti, figura subito in primo piano quello della lotta ai libri
proibiti, che è come dire a tutta la prodizione libraria moderna. Prendo an-
cora ad es. emblematico il santo teologo moralista e dottore autorevole della
Chiesa: L. Ne La vera sposa di Gesù Cristo10, a dimostrazio- ne di quanto possa
essere pericolosa la lettura in genere, sconsiglia alle Mo- nache addirittura
lo studio sia della Teologia Morale che di quella Mistica. Parimenti libri
inutili ordinariamente sono, ed alle volte anche nocivi per le Religiose, i
libri di Teologia Morale, poiché ivi facilmente possono inquietarsi con la
coscienza oppure apprendere ciò che lor giova non sapere. An- che nociva può
essere a taluna la lettura dei libri di Teologia Mistica, giacché può essere
che ella si invogli dell’orazion soprannaturale, e così lascerà la via
ordinaria della sua orazione solita, in meditare e fare affetti, e così resterà
digiuna dell’una e dell’altra. Vige, come una sentenza inappellabile, il motto
lapidario di San Paolo: Sapienza carnis inimica est Deo. L’amore del sapere
viene paragonato ad un vizio, alla libidine sessuale: libido sciendi11. Circa i
classici del pensiero che pur contengono delle verità, si domanda con San
Girolamo: Che bisogno hai di andar cercando un poco d’oro in mezzo a tanto
fango, quando puoi leggere i libri devoti, dove troverai tutt’o- ro senza
fango?». La lettura è importante, fondamentale anche alla via della salute, ma
ha dei rigorosi limiti. Quanto è nociva la lettura de’libri cattivi,
altrettanto è profittevole quella de’buoni. Il primo autore de’libri devoti è
lo Spirito di Dio; ma de’li- bri perniciosi l’autore n’è lo spirito del Demonio,
il quale spesso usa l’arte con alcune persone di nascondere il veleno, che v’è
in tali suoi libri, sotto il pretesto di apprendersi ivi il modo di ben
parlare, e la scienza delle cose del mondo per ben governarsi, o almeno di
passare il tempo senza tedio. Con determinate categorie di persone,
l’esclusione si fa radicale. Alle suore scrive così: Ma che danno fanno i
romanzi e le poesie profane, dove non sono parole 10 Cito dall’ed. Remondini,
Bassano, Vedi l’uso di tale espressione nella denuncia controversistica
cattolica (aristotelica) della filosofia cartesiana e moderna nel saggio di chi
scrive, «Libido sciendi». Immagini dell’empietà nell’apologetica cattolica tra
Sei e Settecento (Da Magalotti al padre Valsecchi), Giornale critico della
filosofia italiana, immodeste? Che danno
voi dite? Eccolo: ivi si accende la concupiscenza de’ sensi, si svegliano
specialmente le passioni, e queste poi facilmente si gua- dagnano la volontà, o
almeno la rendono così debole, che venendo appresso l’occasione di qualche
affezione non pura verso qualche persona, il Demonio trova l’anima già disposta
per farla precipitare12. Contro il risveglio delle passioni e contro la
concupiscenza dei sensi, i controversisti scagliano i loro dardi infuocati e
avviano le loro sottili disqui- zioni teologiche su quanto vada considerato
peccato mortale. Ed è questo un fardello che la chiesa si porta dietro così
come uno ster- corale si rotola la sua palla di escrementi. L’ossessione del
sesso: la cura me- ticolosa con cui si prova da secoli a disciplinarlo,
legittimarlo, canalizzarlo, evirandolo della sua essenza: la ricerca del
piacere e costringendolo alla sola funzione riproduttiva. Ci serviremo non di
un semplice scrittore di opere di pietà ma di un autorevole moralista della
chiesa cattolica, santo per giunta, dottore della chiesa, uomo di grande pietà
e d’erudizione: che CROCE define il più santo dei napoletani, il più napoletano
dei santi. Ecco cosa scrive il nostro moralista sul sesto precetto del Decalogo
e in che modo espone le sue precauzioni con cui anticipa una minuziosa tratta-
zione di quanto potremo chiamare la fattispecie del peccato mortale. Il peccato
contro questo precetto è la materia più ordinaria delle Confessioni, ed è quel
vizio che riempie d’Anime l’Inferno; onde su questo precetto parleremo delle
cose più minutamente; e le diremo in latino, affinché non si leggano facilmente
da altri che dai confessori, o da quei sacerdoti che in- tendano abilitarsi a
prendere la Confessione; e preghiamo costoro a non leg- gere né in questo né in
altro libro di quella materia (che colla sola lezione o discorso infetta la
mente) se non dopo tutti gli altri trattati e quando ormai sono prossimi ad
amministrare il Sacramento della Penitenza. Affronta perciò subito lo scabroso
tema della fornicazione, e dei rapporti carnali con l’altro sesso con minuta
casistica sessuofobica: de tactibus, de muliebre permittente se tangere, an
puella oppressa teneatur clamare, an possit unquam permittere sua violationem,
de aspectis, de verbis, de audientibus verba turpie, ecc. Ma non manca di
precisare: Ante omnia advertendum, quod in materia luxuriae (quidquid alii
dicant de levi attrectatione manus foeminae, vel de in torsione digiti) non
datur par- vitas materiae; ita uti omnis delectaio carnalis, cum plena
advertentia, et consensu capta, mortale peccatum est. 12 La vera Sposa di G.C.,
L., Istruzione e pratica per li Confessori, Giuseppe Di Domenico, Napoli, e
sgg., anche per le citaz. successive. 40 Il pio moralista, scaltrito
nella casistica giuridica, sa che bisogna scende- re nei minimi particolari per
trovare la situazione peccaminosa: se grave o lieve o poco rilevante o,
addirittura, del tutto inesistente; perciò distingue gli atti sessuali compiuti
nel matrimonio o extra matrimonium. In situazio- ne extra coniugale, tutti i
toccamenti, oscula et amplexus ob delectatione, mortale sunt. Vi sono numerosi
casi dubbi da esplicitare: ne va di mezzo la salute delle anime, calate in
situazioni mondane sempre diverse e comunque sempre a stretto contatto con le
tentazioni della carne. Ad es., la donna o il fanciullo non peccano se si fanno
toccare secondo la consueta pudicizia dettata dalla simpatia o dalla buona
affettuosa disposizione; peccano invece se non si op- pongono a contatti
impudichi, o a baci insistenti (morosis) e furtivi. E anco- ra: la fanciulla
aggredita allo scopo di usarne violenza è tenuta a urlare ad se liberandam a
turpitudine? Nel caso non invocasse aiuto con la dovuta forza e insistenza lo
stupro si cambierebbe facilmente in consenso peccaminoso. Ma la questione resta
controversa se debba ritenersi consenso il non aver gridato o invocato aiuto,
secondo un’antica sentenza per la quale, praesume- batur puella non clamans
consentiente. Perviene infine a definizioni accurate degli atti turpi,
differenziando quelli compiuti naturalmente da quelli innaturalmente. Ecco la
definizione di fornicazione e di concubinaggio, quali peccati mortali:
Fornicatio est coitus intersolutos ex mutuo consensu. Concubinatus autem non
est aliud quam continuata fornicatio, habita uxorio modo in eadem vel alia
domo; [e quella di stupro, come:] defloratio virginis ipsa invita, et ideo
praeter fornicationis malitiam habet etiam injustitiae. Attraverso una
minuziosa casistica quasi boccaccesca, buona – si direbbe - ad arricchire la
documentazione erotica di un romanziere libertino, il moralista passa in
rassegna le svariate forme di rapporti sessuali, da quelle legittime a quelle
addirittura più strane e peregrine, come l’accoppiarsi in luogo sacro, quali
una chiesa, il cimitero, l’oratorio, il monastero, ecc. Pone addirittura
questioni dubbie sulle maniere e le condizioni in cui tale rap- porto potrebbe
verificarsi. Pur ammettendosi il peccato, sorge la questio se si tratti o meno
di sacrilegio. Ad es. «an copula maritalis, aut occulta abita in Ecclesia, sit
sacrilegium?» Vi si potrebbero emanare tre sentenze differenti: una che ritiene
irrilevante la condizione di coniugi, un’altra la situazione occulta (che
l’abbiano fatto di nascosto) e una terza che ritiene essere sacri- lego l’atto
in ogni caso. Addirittura se si tratta di marito e moglie, secondo alcuni
teologi, l’atto consumato in chiesa potrebbe essere scusato, si ipsi sint in
morali necessitate coeundi, puta si ipsi in pericolo continentitiae, vel si diu
in Ecclesia permanere debeant. Il lettore ne trae l’impressione che l’autore
(più che dietro suggerimenti letterari coevi) vada ad estirpare direttamente
dalla vita, dalle lussuriose esperienze dei peccatori, dalle situazione più
impensabili, apprese nelle lun- ghe ore passate al confessionale ad ascoltare
ed a sollecitare le confessioni più intime dei fedeli, tutte le forme, i modi
che la secolare ricerca del piacere ha suggerito di epoca in epoca all’uomo,
dalle più rozze e volgari maniere di accoppiamento fino alle più raffinate arti
di amare e trarre godimento che proprio I LIBERTINI andano perfezionando e
praticando in forme sempre più sofisticate. La stessa lingua latina – ma qui
dovrebbe- ro dirla i linguisti – si fa molto particolare fino all’uso di neologismi
non presenti nei classici. Parlando della sodomia distingue quella propriamente
detta da quella impropria ed eterosessuale coitum viri in vase praepostero
mulieris esse sodomiam imperfectam, specie distinctam a perfecta. Si quis autem
se pollueret inter crura aut brachia mu- lieres, duo peccata diversa
committeret, unum fornicationis inchoatae, alterum contra naturam. An pollutio
in ore fit diverse speciei? Affirmant aliqui, vocantque hoc peccatum
irrumantionem, dicentes quod sempre ac sit pollutio in alio vase quan naturali,
speciem mutat. Sed probabilius sentiunt quod si pollutio viri sit in ore maris
est sodomia; si in ore feminae, sit fornicatio inchoata, et in super peccatum
contra naturam ut mox diximus... Arriva addirittura ad ipotizzare il coito cum
femina morta, che non rien- trerebbe nella fattispecie dei rapporti bestiali ma
nella polluzione e in quella che Alfonso chiama fornicatio affective. Dalla
sessuofobia all’erotismo peccaminoso: Cortigiane poetesse e libertini filosofi.
L’Eros redento Prendiamo due secoli di storia molto emblematici. Dall’Italia
delle corti signorili alla Francia della grande rivoluzione. Due secoli in cui
l’eros vive una sua storia illustre, tra cortigiane raffinate poetesse e abati
filosofi e libertini. A dirla franca alla sua maniera sull’eros e a dargli
veste poetica disinibita, ci pensa subito Pietro Aretino: ma sempre da una
angolatura tutta maschile. Nonostante si salvi la dignità della partner che qui
giuoca un ruolo attivo di co-protagonista del rapporto amoroso, in cui l’atto
sessuale si trasforma in una sticomitia drammatica non priva di poetica
oscenità. Soltanto nel petrarcheggiare delle cortigiane, come la soave Franco
che riceve sotto le sue lenzuola di tela d’Olanda finanche Enrico III di
Valois, la donna trova finalmente il suo primo vero riscatto sul maschio, con
un suo modo raffinato (di alto erotismo) di 42 pilotare la barca
dell’Amorosa Dea; ad esse, tra principi, sovrani, alti prela- ti, pontefici
gaudenti, spetta il compito di riscattare dall’eterna dannazione l’Eros e
fargli recuperare il valore perduto colla tradizione ebraica-cristiana. Un
recupero, tutto al femminile, del paradiso perduto. Così canta il suo ufficio
amoroso, guidato da Apollo, la dolce Veronica. Febo che serve a l’ amorosa Dea
E in dolce guiderdon da lei ottiene Quel che via più che l’esser Dio il bea, A
rilevar nel mio pensier ne viene Quei modi che con lui Venere adopra Mentre in
soavi abbracciamenti il tiene. Ond’io instrutta a questi so dar opra, Si ben
nel letto, che d’Apollo all’arte Questa ne va d’assai spazio di sopra E il mio
cantar e ‘l mio scrivere in carte S’oblia in chi mi prova in quella guisa Ch’a
suoi seguaci Venere comparte. Nel Settecento, cui ora vogliam far cenno, sia
pur per sommi capi, le cose stavano in modo ben differente da come ce le hanno
rappresentate quando a scuola ci hanno spiegato quel periodo. I libri del
Marchese de Sade rap- presentano, ad es., una nuova filosofia morale e non sono
la pura e semplice invenzione di tecniche erotiche pervertite, come comunemente
si crede. I recenti studi hanno sfatato quella immagine del divin marchese. “La
filo- sofia deve dire tutto”, egli ha affermato: tutto senza ipocrisie e
fingimenti. Egli non fu né il primo né il solo a sostenere i diritti della
carne, che grida la sua legittima soddisfazione contro le assurde costrizioni
della cosiddetta civiltà. Il celeberrimo sadismo: ricerca del piacere
attraverso il godimento per la sofferenza del partner, ha ben altre origini che
le sole discendenze da Sade. Bisognerebbe intanto rifarsi alle meticolese
ricerche di Skipp, di Leeds, che ha schedato tutti i testi erotici inglesi scoprendovi
come l’uso educativo della frusta e le sculacciate a pelle nuda sui ragazzi,
era praticato dai gesuiti in chiave educativa e correttiva, ma finiva per
confinare molto spesso con l’erotismo portando addirittura all’orgasmo vero e
proprio. Nacque un termine: “orbinolismo” che vuol dire “smania di frustare”
(Cfr. Rodez, Memorie storiche sull’orbinolismo). Né si dimentichi, oltre la
pratica, anche l’elogio cattolico, presso non solo l’ordine dei gesuiti ma
anche di Scolopi e Salesiani, fatto in termini pedagogici della frusta e della
sua frequente pratica a scopi educativi e correttivi: virga tua et baculus tuus
salus mea fuerunt!.... A tali osservazioni sul costume del secolo va aggiunto
che la proverbia- le sporcizia che caratterizzava il ménage domestico
dell’epoca anche tra le famiglie nobili e abbienti, non era poi così
generalizzata. Soprattutto le donne avevano introdotto l’uso davvero innovativo
dell’erotico bidet (che ha la forma di violino e, al tempo stesso, quella dei
fianchi femminili) che permetteva loro di mantenere igiene e pulizia in quelle
parti del corpo che ne avevano più bisogno. A tal proposito restano molto
istruttive le pagine dei romanzi erotici e libertini, tra i quali spicca Restif
de La Breton con il suo Anti Justine dove si nota l’uso frequente e
generalizzato di tale strumento da toilette, prima e dopo gli incontri
amorosi.. Perciò, una volta sfatata l’immagine stereotipata del Settecento
illumi- nistico, astrattamente razionalista, irreligioso e dai costumi
depravati, pro- viamo a riguardare sotto diversa luce e angolatura, libere da
pregiudizi e remore moralistiche e confessionali, la letteratura erotica e
d’amore di quel secolo che, oltre tutto, fu di Mozart, di Kant, di Bach, oltre
che di Voltaire, di Rousseau e di Goethe e ci lasciò in eredità non soltanto la
grande rivoluzione dell’89 ma anche quella che fu la più colossale e universale
summa di sapere moderno: l’Enciclopedia, ovverosia dizionario ragionato di
tutte le scienze, le arti e i mestieri contro la quale pullularono subito una
serie di Anti-Enciclo- pedie anche da noi in Italia per porre un argine
all’avanzata di quelle idee di libertà e di progresso civile. Il ricordare LEOPARDI
è qui d’obbligo: Così ti spiacque il vero, dell’aspra sorte e del depresso loco
che natura ci diè, per questo il tergo vigliaccamente rivolgesti al lume che il
fe palese... Insomma lo zelo sessuofobico, la guerra dichiarata all’istinto
sessuale porta il sacerdote, il ministro del culto cattolico, il confessore a
scendere nei particolari della vita sessuale singola e della coppia, sia entro
che fuori del matrimonio: a scoprire i più segreti momenti dell’intimità delle
coppie fino a scrutare e distinguere, entro le fantasie erotiche più raffinate,
i comporta- menti più o meno peccaminosi, cioè conformi a canoni tutti da
verificare di volta in volta (casistica). Una sorta di filo invisibile lega
pertanto il pio cen- sore al libertino e al peccatore o la peccatrice (lo
denuncia la stessa corrente espressione possessiva: il” mio” confessore!) tanto
da diventare complemen- tari, avvincersi in un legame indissolubile fino a non
poter più fare a meno l’uno dell’altro14. Ma il legame tra religiosità e
libertinismo, così come tra l’erotismo e la religione cattolica in particolare,
si fa sempre più stretto fino a dipendere l’uno dall’altro: come, in regime
capitalistico, domanda e offerta. Il cattoli- 14 Cfr., infine, “L’Asino” di
Podrecca a Galantara e le critiche positivistiche e anticlericali alla morale
alfonsiana, Feltrinelli, Milano] cesimo deve disciplinare a suo modo il sesso
e, in genere, tutta l’attività e la fantasia umane; l’eros deve trovare entro
una nuova coscienza storica la sua rinnovata voluttà. Ecco allora il piacere
stesso trovar vie differenti rispetto al piacere degli antichi, allor quando
quella ricerca non veniva combattuta, non era un tabù, anzi era apprezzata come
uno dei più ambiti doni della na- tura. Vengono a far parte del piacere anche i
marchingegni e i sotterfugi per eludere le prescrizioni correnti e i limiti che
le norme religiose impongono dall’esterno. Finanche i pregiudizi siano di
ispirazione cattolica o meno - diventano materia di raffinato erotismo.
L’esecrabile peccato della lussu- ria, prodotto tipico del Cristianesimo,
diventa perciò stesso fonte di piacere (la Jouissance illuministica), proprio
perché vietato e esecrato: soprattutto quando l’atto viene compiuto di
nascosto, cogliendo quello che è diventato, dopo la mitica cacciata dal
Paradiso terrestre, il frutto proibito, il godimen- to raggiunto di soppiatto e
contro la legge o la morale corrente perciò più seducente e ricercato per la
sua illegtittimità! La letteratura è piena zeppa di esempi e finisce per
produrre un genere di scrittura narrativa particolare che chiamiamo “erotica” o
“pornografica”: di libri che s’han «da leggere con una mano sola», un genere
che non si spiegherebbe prima del cristianesimo e della dannazione dell’eros e
del piacere e che va dai canti carnascialeschi al Decamerone, al Ruzante, all’ARETINO,
ai poeti dialettali: da BAFFO, veneziano, al grandissimo BELLI, romanesco, al
dimenticato TEMPIO, siciliano, nato a Catania, per arrivare alla letteratura
erotica del romanzo libertino francese in cui confluiscono le innumerevoli
forme e modi di estraniazione, di sogno, di fuga dalla realtà che delineano
l’universo fantastico che sarà la base della letteratura romantica europea e
soprattutto del romanzo e della grande narrativa ottocentesca e contemporanea,
da Balzac a Flaubert, a Hugo a Dumas, dal romanzo russo al nostro MANZONI, a
Zola, a VERGA alla miriade dei narratori dei nostri giorni. In conclusio-ne, ma
in una maniera tutta nuova, possiamo ritenere avesse davvero visto giusto il
grande saggio napoletano CROCE quando affermò che non possiamo non dirci cristiani.
Se persino l’erotismo è stato, malgré lui, influenzato e raffinato dal
cristianesimo. Se ne stanno accorgendo anche in Francia dove nasce la
letteratura libertina e la illuminata filosofia del piacere: dal materialista
La Mettrie all’esecrato marchese De Sade16. 15 Emblematico, per quanto qui si
va rilevando, il romanzo libertino, non ancora tradot- to, D.A.F. de SADE,
Alina et Valcour, ovvero il romanzo filosofico. Cfr., la Mostra: BNF, L’Enfer
de la Biblioteque Nazionale. Eros au secret, Paris, 2 Ricco di titoli, è venuto
alla luce un significativo numero di opere e autori soltanto ad opera di specialisti che li vanno pubblicando
e illustrando. Intanto segnalo l’originale antologia da Mettrie e Diderot,
curata da Quintili, L’Arte di godere. Testi dei filosofi libertini, Manifesto libri,
Roma. Alfonso di Liguori. Girolamo de Liguori. Liguori. Keyword: “Associazione
Filosofica Ligure” – Keywords: implicature critica, ‘… is the true abyss of
human reason” – “il baratro della ragione conversazionale” – l’anima distilata
– il lambicco dell’anima”, redenzione dell’eros, la lussuria, la degenerazione,
la metamorfosi dei linguaggi – The Swimming-Pool Library.
Grice e Lilla: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale di Vico – filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Francavilla Fontana). Filosofo italiano. Francavilla Fontana, Brindisi,
Puglia. Grice: “I like Lilla; for one, he ‘revindicated,’ as he puts it, the
philosophy of Vico, which, in Italy, is like at Oxford ‘revinidcare’ Locke!” Formatosi nelle scuole dei Padri Scolopi aderì alle
idee cattolico liberali divulgate dai filosofi della prima metà dell'Ottocento:
Gioberti, Minghetti, Balbo e SERBATI al quale dedicherà molteplici studi
subendone una marcata influenza. Lascia Francavilla per l'ostentata contrarietà
di tutto il clero alle sue idee
patriottiche d'ispirazione giobertiana, manifestate apertamente nel
"Programma d'insegnamento filosofico" pubblicato sul giornale il
"Cittadino leccese", decise di trasferirsi a Napoli ove ebbe modo di
confrontarsi con le idee di Sanctis, Spaventa, Settembrini, Tari e Vera. Si
laurea e insegna a Napoli. Durante questi anni videro la luce "La
provvidenza e la libertà considerate nella civiltà", "Dio e il
mondo", e "La personalità originaria e la personalità derivata"
(Nappoli, Rocco), nei quali getta le premesse degli studi filosofici e
giuridici in cui si cimenterà per tutta la vita: la storia della filosofia, la
filosofia teoretica e la filosofia del diritto; sviluppando altresì e
precorrendo una moderna concezione del rapporto tra "diritti umani e
progresso scientifico" sin da “La scienza e la vita” (Torino, Borgarelli)
-- titolo paradigmatico del suo saggio – cf. Grice, “Philosophical biology,”
“Philosophy of Life” Insegna a Messina. Furono quelli gli anni più fecondi
della produzione scientifica volta a perfezionare la sua concezione dello
Stato, approfondire le fonti rosminiane, confrontarsi con le teorie
evoluzionistiche di Spencer e contemporaneamente intrattenere contatti
epistolari con alcuni fra i maggiori filosofi, giuristi, patrioti e storici
dell'epoca quali: Jhering, Bluntschli,
Roy, Tommaseo, Capponi e molti altri. Altri saggi: “Kant e SERBATI” (Borgarelli,
Torino); “AQUINO” (Torino, Borgarelli); “Filosofia del diritto,”“Critica della
dottrina utilitarista liberale empirica etico-giuridica di Mill”“Le supreme
dottrine filosofiche e giuridiche di Vico ri-vendicate” -- “La pretesa persona
giuridica e le funzioni personali degl’enti morali” (L. Gargiulo); “Della
Riforma civile di Spedalieri” (Messina, Amico); “Le fonti del sistema
filosofico di Serbati-Rosmini” (L.F. Cogliati); “Due meravigliose scoperte di
Rosmin-Serbatii: l'essere possibile e l'unità della storia dei sistemi
ideologici, Cogliati, Il Canonico Annibale Maria Di Francia e la sua Pia Opera
di beneficenza, Messina, San Giuseppe, Manuale di filosofia del diritto,
Milano, Società editrice , Pagine estratte. Martucci, Il concetto dello
stato Antonio Tarantino, Diritti umani e
progresso scientifico: Polacco, La "Filosofia del diritto” (Randi);
“Filosofia” (Milano, Giuffré); Tarantino, “La filosofia della giustizia sociale,
Milano” (Giuffré) – cfr. H. P. Grice, “Social justice” in “The H. P. Grice
Papers,” Bancroft, MS. In occasione del conferimento della "Cittadinanza
onoraria (di Messina) alla memoria, su nettuno press.Tarantino, Diritti umani e
progresso scientifico: emeroteca. provincia. brindisi. Martucci, Il concetto
dello stato, su emeroteca.provincia. brindisi. Treccani, su treccani. Lettere a
Jhering. non accordabile col supremo principio della Scienza Nuova Ilmiolavoro
Vico rivendicato» meritòl'onoredi essere preso in considerazione dai due più
competenti degli stu dii vichiani, ed al giudizio dei competenti bisogna dare
gran peso, perchè effetto di conoscenza bene approfondita sopra un determinato
autore, specialmente se si mira ricostruire la mente di Vico. Questi scrittori
sono Ferri e Fornari i quali si trovarono in pienissimo accordo, tanto da far
supporro che fosse effetto di un concetto prestabilito. L'accordo fu pie
nissimo nella prima parte del lavoro di carattere puramente critico e
riconobbero che la rivendicazione delle dottrine filoso fiche e giuridiche da
tutte le fallaci interpetrazioni fatte in Europa Rivista Italiana di Filosofia.
Quando gli opuscoli hanno un valore così notevole come quello qui sopra
indicato del prof. Lilla , è giusto segnalarli all'attenzione degli studiosi
piuttosto che i volumi di gran molo o di poca sostanza. Questo lavoro dice
molto in poche pagine e il suo intento è questo: rivedere i giu dizi che sulle
dottrine del Vico sono stati portati in Italia , in Germania e in Francia particolarmente,
ricostruire dietro indagino esatta il concetto di questa dottrina e questo
intento ci pare raggiunto. Il Vico non è sem plicemente un ontologista
platonico, come parrebbe dal giudizio del Gioberti, nè un razionalista
kantiano, o piuttosto un precursore del Kant, come sembra a Spaventa, nè un positivista
como fu rappresentato da altri. Questi apprezzamenti risultarono dall'interpetrazione
parzialeesoggetti va di qualche parte dei pensieri filosofici del Vico che
nelle sue opero non sono esposti in ordine sistematico , e che l'autore di
questo lavoro con grande dili genza raccoglie e combina riferendo le formole e
le parole proprie dell'autore della scienza nuova sparse nei moltiplici suoi
scritti. » era esauriente e condotta con criterii elevati. La mia
interpretazione sulla vera mente di Vico fu riconosciuta vera ed adeguata tanto
che il Fornarì mostrò vivissimo desiderio di veder fecondare quelle supreme
linee con svolgimenti ed appli cazioni. Dominato da tale pensiero concepii il
disegno di scrivere un lavoro di lena, mirante ad un triplice scopo di
rivendicare, illustrare, ed integrare la mente dell'autore della « Scienza
Nuova» A tale scopo indirizza i tutte le mie ricerche attingendo sempre
maggiori lumi dalle sue opere edite ed inedito e fin anche dai manoscritti che
si conservano gelosamente nella bi· blioteca Nazionale di Napoli. I grandi
genii, e segnatamente il Vico che, come non ha guari, fu appellato da un
poderoso intelletto di una delle più famose Università il più grande filosofo
del mondo, muovono da una idea madre fecondissima ed alla quale rannodava tutte
le idee secondarie e particolari. Uvità ed armonia cioè perfetto organismo è la
nota caratteristica del lavoro dei sommi.Ed io vado riunendo non poche idee per
ricostruire su solide basi quest'opera di architettura gigante e le mie
indagini non ric scono infruttuose, e ne è prova evidentissima questo frammento
inedito dal titolo « Pratica della Scienza nuova . » Non poche censure mosse la
turba dei filosofanti al Vico perchè s'ispirava a concezioni idealistiche
negligentando la pra tica della vita. Tale critica presenta apparenze di verità
tanto che VICO stesso no rimase impressionato,ma raffrontando dottrine a
dottrine si coglie il genuino e loro vero significato. La grand o idealità diquestamassima
la storia ideale eterna delle nazioni. L. ha liberato la dottrina del VICO da
tutte le fallaci inter petrazioni. La sua dottrina che mi pare giusta, merita
di essere più larga mente svolta. » Nel volume delle Onoranze; è una vera
esagerazione , e chi si addentra nella parte riposta del sistema Vichiano si
accorgerà che non si possa ascrivere ad essa une perfetta interpetrazione
astratta e specialmente raffrottandola colla psicologia sociale che sta a base
del processo del filosofo napoletano. Bisogna por mente innanzi tutto alle tre
fasi che percorre l'umanità nella sua storica evoluzione; età del senso, della
fantasia, e della ragiono. E molto più alla dottrina del corso e ricorso delle
nazioni, cioè al loro periodo d'infanzia, di giovinezza e di vecchiaia. Valga
ciò a smentire l'assoluto idealismo del VICO il quale è puramente immaginario.
Tutta la seconda Scienza nuova è derivata dalla psicologia sociale evoli tiva e
tutti i diritti, i costumi, le religioni, le costituzioni plitiche degli stati sono
emanazionidiquesto principio. Nelprimo stadio tutto è divino, gli uomini
inselvatichiti hanno un diritto divino, tuttoprocededagli Dei; il Governo
teocraticorappresen ato dagli oracoli, la lingua divina per atti muti di
religiose cerimonie. In Giove e Giunone si personifica ciò che si riferisce
agli auspicii ed alle nozzo: la Giurisprudenza è scienza d'intendere i misteri
della divinazione; il giudizio divino, cio è che nei templi divini,tutte le
azioni sovo invocazioni agli Dei :ogni dritto è divino,ogni pena è sacrificio,
ogni guerra assume carat tere religioso ed ha giudici gli Dei: od il giudizio
di Dio si riduce a duello ed alle rappressaglie : tali categorie sono sim
boleggiate dal lituo, dall'acqua e fuoco sopra un altare. Seguo poi un ordine
di fatti eroici da cui deriva la natura eroica, o dei nati sotto gli auspicii
di Giove, il costumo eroico como quello di Achille, il governo civico o
aristocratico o dei for tissimi, la lingua eroica o delle armi gentilizie o
stemmi. I caratteri eroici come Achille ed Ulisse, che personificano tutte le
grandezze e i savii consigli. La giurisprudenza eroica, che stà nella solennità
delle formule della legge, la ragione di stato conosciuta dai pochi
provetti del governo, il giudizio eroico che consiste nell'esatta osservanza
delle formule e precipua mente deriva il feudo dalla proprietà dei forti.
Infine c'è un or dine di fatti umani, cui corrisponde la natura umana
intelligente e perciò benigna,modesta, che riconosce per legge lacoscienza, la
ragione, il dovere, e poi il costume officiale, indi il diritto umano fondato
dalla ragione, il governo umano dettato dalla ragione, la lingua umana, Abbiamo
motivo di credere che VICO impressionato dalle obiezioni dei contemporanei
vollo dichiarare il supremo princi pio della Scienza Nuova, cioè la storia
eterna ed ideale delle nazioni con questo frammento e senza addarsene
disconobbe l'efficacia positiva della Scienza nuova. Egli dotato di
mente speculativa, pratica e progressiva, non si poteva mai acconciare a
vivere di formule astratte e di umana , il parlare articolato , i
caratteri in telligibili, che la mente umana rivelò dai generi fantastici se
parando le forme e le proprietà dai subietti. La giurisprudenza umana che mira
non al certo, ma alvero delle leggi. L'auto rità umuna che nasce dalla
rinomanza di persone capaci e sa pienti nelle agibili ed intelligibili cose ,
la ragione umana o ragione naturale che divide a tutte le uguali utilità. Il
giu dizio umano velato di pudore naturale e mallevadore della buona fode che ai
fatti applica benignamente le leggi temperandone il rigore. E questi fatti hanno
ancheiloro simboli nellabilanciache rappresenta le qualità civili nelle repubbliche
popolari, perchè la natura ragionevole è uguale in tutti gli uomini. Questi tre
ordinidifatti riposanointreprincipii, chesono:iltimore, l'amore , il dolore,
simboleggiati dallo altare, dalla pace e dal l'urnacineraria,ecosì sifondarono
loreligioni, imatrimoni e l'immortalità dell'anima.In questi concetti
siriassume tutta la seconda Scienza nuova. Rispettaro tutto quanto i nostri
maggiori operarono di grande è la disposizione più favorevole a quest'opera di
conciliazione, ma perchè il ri spettonon portia delle idee esclusive e non soffochi
la libertà dei nostri giudizi verso lo scopo ultimo della scienza, avvicinata a
questo scopo la pro duzione più perfetta dell'uomo, ci rivela la sua
imperfezione , in questo modo è riconosciuta la necessità dell'Ideale, perchè
fossecriticatoemiglio rato il presente.
puri concetti metafisici, poichè il processo inquisitivo che egli
seguiva aveva un fondamento storico e dava origine ad un temperato e
ragionevole positivismo, pel quale non si poteva disgiungere la scienza dalla
vita.Egli ben vedeva che la scienza fuori la vita era una vana supellettile
intellettuale, un giuoco dialettico del pensiero e non punto proficua al
beninteso pro gresso delle nazioni. Esiste un ideale di perfettibilità , supe
riore , ma non indipendente dalla vita , verità questa intuita dall'antesignano
della scuola storica tedesca, da Savignys, ilquale era ammiratore passionato
delle istituzioni giuridiche romane nelle quali vedeva la più alta
manifestazione del progresso giu ridico. Ma fatto maturo di anni e di senno
confessò apertamente che per quanto possono sembrare perfette le istituzioni
romane, pure comparate all'idealità mostrano la loro incompiutezza. VICO gittò
le basi di una vasta costruzione scientifica fondata nel processostorico–
filosofico. E dàbiasimo al divorzio fraquesti due processi metodici, in questa
memoranda sentenza Peccarono per metà i filosofi perchè non accertarono le loro
idee coll’autorità dei filogici; peccarono per metà i filologi perchè non
inverarono la propria conoscenza coll'autorità dei filosofi». La storia ci
rivela il certo, l'origine, le fasi o gl'incrementi degl'istituti politici,
sociali giuridici, e la filosofia rivela l'ele mento razionale e addita le
perfezioni ideali, cui si possono inalzare; veritá questa intuita da Bacone da Verulamin.
I filosofi, dic'egli, scoprono molte cose belle a contemplarsi, ma impossi bile
ad essere attuate, ed i giuristi ragionanı) come prigionieri nelle catene. Alla
mente di VICO si affaccia, un dubbio che poteva presentare questo supremo
principio della scienza studiossi ripararvi con questo frammento inedito. Tutla
quesť opera è stata ragionata come una scienza puramente spe culativa intorno
alla comune natura dello nazioni. Però sembra per quest’istesso mancare di
soccorrere alla prudenza umana, ond'ella si adoperi perchè le nazioni, le quali
vanno a cadere o non ruinino affatto, o non s'affrettino alla loro ruina ed in
conseguenza mancare nella pratica , qual dev'essere di tutte le scienze, che si
ravvalgono d'intorno a materie , le quali dipendano dall'umano arbitrio , che
tutte si chiamano attive. Anche nella coscienza dei grandi vi sono delle oscil
lazioni sulle loro concezioni. VICO nel fram . citato, dice che la scienza
pratica non si possa dare dai FILOSOFI, ma i filosofi civili e i reggitori
degli stati possono creare costituzioni politiche e leggi, e richiamare le
nazioni al loro stato di perfe zione. Niente di più vero: le nazioni e tutto il
mondo moralo creato dall'arbitrio umano non può ridursi a categorie logiche,
non può essere sottoposto alla legge ferrea della necessità, e quindi la
scienza puramente contemplativa o ideale non può contenere nella sua orbita le
leggi relative dei fatti umani. Se quest'ordine è indipendente dalla necessità
logica, può essere [Qui do legibus scripserunt, omnes vel tanquam PHILOSOPHI,
vel tan quam Jureconsulti, argumentum illud tractaverunt. Atque Philosophi
proponunt multa dictu pulcra, sed ab uso remoto. Jureconsulti autem, suae
quisque patria legum , vel etiam Romanorum, aut Pontificiarum placctis
abnoxüetad dicti, judicio sincero non utuntur,sedtanquam evincolis
sermocinantur. Tractatus de dignite et augmentis scientiarum ; solo regolato o
disciplinato dalle scienze pratiche ed attive e non dall'ordine puramente
scientifico. Nel capitolo VIII della seconda Scienza nuova pare che VICO
incorra in un'incoe renza, in quanto si propone di trattare di una storia
eterna sulla quale corre di tempo la storia di tutte le nazioni con certo
originiecerteperpetuità,e poidico chelescienze pratiche possono regolare la vita.
Ma come si può parlare d'una storia eterna, sulla quale sono modellate le
storie di tutte le nazioni se il mondo morale, con tutti i suoi fattori ,
procede dall'arbitrio umano ? Questo ardito disegno del filosofo napoletano
racchiude un pen siero riposto. Questa Storia eterna delle nazioni,
modellatrice, esemplatrice di tutte le storie delle nazioni è uno dei più
grandi problemi della Scienza Nuova, che è assai bisognoso di com menti
illustrativi ed esplicativi. In questo capitolo si nasconde una speculazione
alta, e, dirò meglio, vertiginosa. Qui il Vico si rivela come idealista, o
meglio tale appare, poichè nello stabilire un ideale comune a tutte le nazioni
pare che proceda con un metodo astratto e formale, cioè como un ideale fanta
stico di pura creazione del cervello. Parvenza vana inganna trice! Ad un
pensatore meditativo apparisce,com'è infatti, una dottrina a fondo realistico.
Essa non è generata ma è ricavata da uno studio coscienzioso ed accurato dei
fatti. Il diritto naturale delle genti è reale quanto la natura umana, ed è la
fonte di questa dottrina. Secondo la mente di VICO non si potrà revocare in
dubbio l'esistenza d'un dritto naturale, comune a tutti i popoli. Cotal
diritto, comune a tutte le nazioni, ricavasi dalla psicologia sociale , la
quale ci attesta la natura comune sociale dei popoli. Questo argomento
comparativo trova la sua conferma nel fatto irrecusabile che questo diritto
comune, patrimonio di tutto le genti, non poteva essere stato trasferito o
comunicato da popolo a popolo, perchè fra loro non vi era, nè era possibile nes
suna comunanza di relazione. Ponendo mente all'esistenza di un diritto naturale
identico a tutti, o perciò universale e necessario, non si può negare un sicuro
fondamento all'esistenza d'una sto ria eterna nella quale corrono di tempo in
tempo le storie di tutte le nazioni. Il diritto é uno, come uno è il tipo
umano. Nella varietà dei costumi dei popoli vi è qualche cosa che non va ria nè
si trasforma. Dunque uno è il diritto, ed una è la storia ideale delle nazioni
, la quale è fondata sull'unità del diritto. Dunque dalla medesimezza del
costume, sigenera ildirittona turale,e da ciò nasce ildisegno di una storia
eterna delle na zioni Concetto ardito e profondo, poichè in tanto è possibile
una storia eterna ed ideale, in quanto vi è un tipo unico nel di ritto e nel
costume. I grandi genii hanno il presentimento di certe verità che poscia
approfondite dalle venture generazioni acquistano piena coscienza. Questa
divinazione del VICO oggi è rifermata dalla analisi comparativa degli istituti
giuridici e politici, e questa scienza divinata dal Vico è una delle più belle
glorie dei nostri tempi, a cui un forte ingegno siciliano addisse il suo
ingegno e ne abbozzò il primo disegno. E qui si adombrano le prime lince di un
metodo armonico fra il vero e il fatto, fra LA FILOSOFIA e la Storia La Storia
dei costumi deve emanare da due cause coefficienti: dall'ordine reale e
dell'ordine ideale,e così si avvera il gran principio di VICO, verum et factum
reciprocantur. Ma l'ordine ideale per non essere una chimera deve Ideo uniformi
nate appo interi popoli fra essi loro non conosciuti, debbono avere un motivo
comune di vero. Scienza nuova, Dignitá. avere un'origine per quanto
rimota,ma sempre realistica, non è fantasmagorico, ma ricavato,o meglio
osservato nell'elemento comune che presenta il costume dei popoli,e perciò non
è in fecondo e sterile,ma proficuo alla vita. (1Questo brano è tolto dal capitolo
Incoerenze di Vico del mio saggio: La mente del VICO rivendicata, illustrata e
integrata. A riassumere la dottrina giuridica di Vico è
indispensabile determinare i principi fondamentali dell» scuola
storico-filosofica da Ini splendidamente rappresentata. La
Scienza Nuova è lu riprova più sicura della lenominazione apposta ; iu
quel lavoro di architettura gigante si vede adombrato il disegno dell’armonia
fra i principii razionali e il fatto storico. La psicologia sociale è il
substratum delle leggi, delle religioni, delle lingue e di tutti gli
altri elementi della civiltà. In quella filosofia della storia contenuta
in germe LA FILOSOFIA DEL DIRITTO POSITIVO, perchè le costituzioni civili,
sociali e politiche sono conseguenza necessaria della vita, della cultura
e dei costumi delle varie nazioni. Egli divide in tre grandi
periodi la storia civile delle nazioni, cioè l’età del senso, della
fantasia e della ragione, e tutti i fattori dell’incivilimeiito,
dalla religione alla lingua, da questa alla giurisprudenza c infine
alla politica rispecchiano fedelmente le immagini e i caratteri di quei tre
grandi avvenimenti '‘tarici. Anche nell’opera, De universi iurte et
prtnùfno et fine uno le ricerche del DIRITTO FILOSOFICO sono accompagnate
dall’indagine storica e innumerevoli applicazioni fa al diritto romano, da
cui poi si eleva ai supremi principii giuridici. Questo sapiente
indirizzo trova la ragion di essere in quel supremo pronunziato del De
antiquissima Italorum sapiential, che « verum et factum reeiprocantur. Il fatto
adunque deve procedere di conserva col vero, altrimenti si cade o nel
formalismo astratto o nell’imperiamo gretto. E con questo criterio VICO dà
biasimo ai FILOSOFI ed ai filologi; mancarono per metà I FILOSOFI perché
non accertarono le loro idee con l’autorità dei filologi, e mancarono per meta
i filologi perchè non avverarono le loro idee con l’autorità dei
filosofi. Il vero e il fatto sono due termini convertibili, e,
perchè convertibili, l’indagine storica trova la sua vera integrazione
nei principii di ragione, e questi hanno il loro fondamento nell’ordine
dei fatti bene accertati. Storia e Ragione sono adunque i due
fattori del diritto filosofico e, quando si scinde il fatto dal vero,
si avrà del diritto un’idea esclusiva, incompiuta, o fallace. Il
diritto, secondo VICO, è un’idea umana, vale a dire un principio ideale e
storico, o meglio un principio ideale che si attua nella storia; e
tanto è vero ciò che mette radice nell’ordine eterno dell’eterna ragione
o dell’eterna volontà in quanto prescrive alia volontà umana l’equo
bono. Secondo questa dottrina il diritto deriva da due cause
coefficienti, cioè: l’utile e l’eterna ragione. L’una dà la forma e l’altra la
materia. Utilità» fiiit occasio iuris, honestas causa. Tutto ciò risponde
esattamente allo spirito del sistema vichiano. Infatti la plebe, insorgendo
contro il patriziato, conquistava i propri diritti, eppure era mossa
dalla molla dell’interesse. Sicché il progresso morale e civile
delle nazioni era occasionato dalle passioni, lagli interessi, i quali
contribuivano a far riconoscere i principii razionali. Quao vis veri sen
liumann ratio virtus est quantuin cum cupiditate pugnat. Quantum utilitates
diligit et exquat, quao nnum universi iuris principium unusque iincs. L’utile
non è per sè stesso né onesto nè turpe, ma pnò divenire l’uno o l’altro
quando è o confonne o disforme alla giustizia. Ecco dunque come il diritto
ha l’anima e il corpo, la materia e la forma, ed lia un contenuto etico,
che applica nell’utile. E da ciò segue la definizione del
diritto: Igitur ius est in natura utile a eterno, coniincusu acquale. I
punti salienti nei quali si rias mine la teorica del Vico sono i seguenti
: l’indagine storica, base della ricerca razionale, convertibilità. del vero
col fatto; insidenza del diritto nel bene, incarnata nella formula
dell’equo buono : inerenza dell’equo buono nell’ordine eterno; futilità
in quanto è regolata dalla ria veri; l’utile è materia; e la ragione forma
del diritto. Vincenzo Lilla. Lilla. Keywords: implicature, Vico, Vico
ri-vendicato, Vico ri-vendicate, Luigi Speranza, “Grice e Lilla: la semiotica
di Vico” – The Swimming-Pool Library. “Il Vico di Lilla” – The Swimming-Pool
Library.
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