Grice e Losano: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale della filosofia del diritto romano – filosofia piemontese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Casale Monferrato). Filosofo italiano.
Casale Monferrato. Alessandria, Piemonte. Grice:
“I like Lossano; his research overlap with that of H. L. A. Hart, but Losano is
more interested in the philosophy and he is obviously more continental, as he
should, given the prominence of Kelsen in the field!” Si occupa di filosofia del diritto e informatica
giuridica. Si laurea a Torino. Insegna a Milano e Alessandria, e Torino. Si
occupa di storia della filosofia del diritto; teoria generale del diritto; circolazione
mondiale delle idee giuridiche e sociali; filosofia politica; diritti umani;
geopolitica; informatica giuridica; privacy; e-publishing; edizioni di archivi
storici. Pubblica un completo panorama sull'evoluzione della nozione di sistema
nel diritto dalla ROMA antica ad oggi. Cura carteggi di Jhering ed opere di Jhering e di Kelsen. Curato l'edizione critica
delle corrispondenza di Roesler. Come informatico giuridico, ha pubblicato un
manualedi informatica giuridica e diritto informatico e un progetto di legge
sulla tutela della privacy; Presidente del "Centro di calcolo automatico”
a Milano. Altri saggi: La dottrina pura del diritto, Einaudi, Torino; La teoria
di Marx ed Engels sul diritto e sullo stato. Materiali per il seminario di filosofia
del diritto” (Milano. Anno Accademicom Cooperativa Libraria Università
Torinese, Torino); “Gius-cibernetica” Macchine e modelli cibernetici nel diritto,
Einaudi, Torino); Libia Materiali sui rapporti fra ideologia ed economia” (Milano.
Anno Accademico Cooperativa Libraria Università Torinese, Torino); “Lo scopo
nel diritto. Einaudi, Torino, Jhering, Lo scopo nel diritto” (Aragno, Torino, Corso
di informatica giuridica, Cooperativa Milano), Corso di informatica giuridica; L'elaborazione
dei dati non numerici, Unicopli, Milano; Il diritto dell'informatica, Unicopli,
Milano Corso di informatica giuridica; Stato
e automazione. Etas Kompass, Babbage: la macchina analitica. Un secolo di
calcolo automatico, Etas Kompass, Milano Scheutz: La macchina alle differenze.
Un secolo di calcolo automatico, Etas Libri, Milano); Invenzioni francesi del
Settecento. Testi originali con 15 tavole dell'epoca, Bottega d'Erasmo, Torino);
I grandi sistemi giuridici. Introduzione ai diritti europei ed extra-europei,
Einaudi, Torino, I grandi sistemi giuridici. Introduzione ai diritti europei ed
extraeuropei, Einaudi, Torino, I grandi sistemi giuridici. Introduzione ai
diritti europei ed extraeuropei, Laterza, Roma Bari, L'informatica legislativa
regionale. L'esperimento del Consiglio Regionale della Lombardia, Rosenberg e
Sellier, Torino Forma e realtà in Kelsen, Comunità, Milano, Automi arabi. Dal
"Libro sulla conoscenza degli ingegnosi meccanismi" (Maestri, Milano);
Automi d'Oriente. "Ingegnosi meccanismi" arabi del XIII secolo,
Milano Il diritto economico, Unicopli, Milano); L'ammodernamento giuridico,
Unicopli, Milano); Corso di informatica giuridica: Informatica per le scienze
sociali, Einaudi, Torino Il diritto privato dell'informatica, Einaudi, Torino, Scritto
con la luce. Il disco compatto e la nuova editoria elettronica, Unicopli,
Milano, L'informatica e l'analisi delle procedure giuridiche, Unicopli, Milano,
Diritto e CD-ROM. Esperienze italiane, Giuffrè, Milano, Storie di automi. Dalla
Grecia classica alla Belle Époque, Einaudi, Torino Saggio sui fondamenti
tecnologici della democrazia, Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, Istituto
per la Documentazione Giuridica, Firenze, Kelsen Umberto Campagnolo, Diritto
internazionale e Stato sovrano. L. Con un inedito di Kelsen e un saggio di
Norberto Bobbio, Giuffrè, Milano, Un giurista tropicale. Tobias Barreto fra
Brasile reale e Germania ideale, Laterza, Roma); “Sistema e struttura nel
diritto: Dalle origini alla scuola storica” (Giuffrè, Milano, Il Novecento” (Giuffrè,
Milano); Dal Novecento alla postmodernità, Giuffrè, Milano U. Campagnolo, Verso
una costituzione federale per l'Europa. Una proposta inedita. Giuffrè, Milano, "Cedant arma Un giudice e due leggi. Pluralismo
normative, Giuffrè, Milano, Funzione sociale della proprietà e latifondi
occupati, Diabasis, Reggio Emilia, Kelsen, Scritti autobiografici. Traduzione e
cura di L., Diabasis, Reggio Emilia Peronismo e giustizialismo: dal Sudamerica
all'Italia, e ritorno. M. Rosti, Diabasis, Reggio Emilia, Memoria
dell'Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche,
Accademia delle Scienze, Torino Academia delle scienze editorial memorie morali
Campagnolo, Conversazioni con Kelsen. Documenti dell'esilio ginevrino Giuffrè,
Milano La geopolitica del Novecento. Dai Grandi Spazi delle dittature alla de-colonizzazione”
(Mondadori, Milano); Kelsen Arnaldo Volpicelli, Parlamentarismo, democrazia e
corporativismo” (Aragno, Torino); Alle origini della filosofia del diritto a
Torino: Albini. Con due documenti sulla collaborazione di Albini con Mittermaier,
Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali,
Storiche e Filologiche, Accademia delle Scienze, Torino accademia delle scienze/attivita
editorial periodici-e-collane/ memorie/morali I carteggi di Albini con Sclopis e Mittermaier. Alle
origini della filosofia del diritto a Torino, Memoria dell'Accademia delle
Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Accademia
delle Scienze, Torino accademia delle Scienze attivita editorial, periodici-e-collane/memorie
morali Alle origini della filosofia del diritto, Il corso di Alessandro
Paternostro a Tokyo. In appendice: Paternostro, Lexis, Torino I La Rete e lo
stato” (Mimesis, Milano); Bobbio. Una biografia culturale, Carocci, Roma, Kelsen, Due saggi sulla democrazia in
difficoltà” (Aragno, Torino); “La libertà d’insegnamento in Brasile e
l’elezione del Presidente Bolsonaro” (Mimesis, Milano). MAX PLANCK INSTITUTE FOR LEGAL HISTORY AND
LEGAL THEORY RESEARCH PAPER SERIES. Tra lex
e ius: le leggi razziste del fascismo e le amnistie
postbelliche. Una nota anche bibliografica com/abstract= Tra
/ex e ius: le leggi razziste del fascismo e le amnistie
postbelliche Una nota anche bibliografica. 1. Ottant’anni dalle
leggi razziali del fascismo: un anniversario nella pandemia 2.
L’antisemitismo dell’epoca fascista e il contesto delle leggi razziali a)
Il problema ebraico e lo Statuto Albertino del 1848 b) Il fascismo e la
purezza della stirpe c) Leggi e documenti razzisti del fascismo: una
sintesi . Commemorare in tempi immemori: tra condanna e nostalgia .
Un esempio: la rievocazione all'Accademia delle Scienze di Torino . Una
guida: i ricordi di Liliana Segre . Un dibattito: “l’amnistia Togliatti” tra
giusta punizione e pace sociale L’“Amnistia Azara” del 1953 e la fine
della giustizia di transizione NAUAOU
Bibliografie Libri di sopravvissuti Bibliografia
2017-2021 sulle leggi razziali Bibliografia sintetica sull’“Amnistia Togliatti”
1946 Bibliografia sintetica sull’“Amnistia Azara*, Ottant’anni dalle
leggi razziali del fascismo: un anniversario nella pandemia
Nel 1938 venne pubblicato il Manifesto della razza e in quello stesso anno il
regime fascista emanò varie norme razziste che colpivano gli italiani
ebrei. Caduto il fascismo, quell’anniversa- rio venne ricordato in
convegni e scritti, ma non subito: nel 2018, “l’ottantesimo anniversario
delle leggi razziali antiebraiche del 1938 ha risollevato interesse e attenzione
su quella pagina oscura della nostra storia e sulla successiva rimozione,
protrattasi, salvo alcune lodevoli ecce- zioni, sino all’anniversario del
primo cinquantennio”!, cioè sino al 1988, quando la Camera dei [Modona, La
magistratura e le leggi razziali 1938-1943, in: Piazza (a cura di), Le
leggi razziali del 1938, Il Mulino, Bologna] Deputati promosse un
convegno sulle leggi razziali e Michele Sarfatti pubblicò un’esauriente
raccolta di quelle leggi e delle circolari amministrative che le
accompagnarono?. In Italia il “Giorno della Memoria” venne
istituito soltanto nel 2000: “La Repubblica italia- na riconosce il
giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz,
‘Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del
popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei
cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la
prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi,
si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita
hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”3. Da parte delle
Nazioni Unite, il riconoscimento del “Giorno della Memoria” venne
soltanto cinque anni dopo, nell’Assemblea Generale del 1° novembre 2005.
Nei quarant'anni dopo il fascismo “un diffuso processo di rimozione ha
nascosto sotto un impenetrabile velo di oblio il periodo della
persecuzione dei diritti” proiettando lo stigma “sul periodo della
Repubblica Sociale Italiana, sulla deportazione e lo sterminio nei campi
nazisti. Quello che è stato chiamato ‘il peso di Auschwitz? ha finito per
svalutare e minimizza- re, sino a cancellarla dalla memoria collettiva,
l’essenziale funzione preparatoria svolta dalle italianissime leggi
antiebraiche. Anche si rievocò quell’anniversario: l’ottantesimo
dall’emanazione delle leggi razziali (che sarebbe più corretto chiamare
‘razziste’). Però, mentre si preparavano non poche delle pubblicazioni
legate a quella ricorrenza, tra la fine del 2019 e cominciò a diffondersi
la pandemia del coronavirus Covid-19. Il blocco della vita sociale ed
economica che ne seguì non solo impedì incontri e convegni, ma coinvolse
anche le imprese editoriali e tipografiche, con inevitabili rinvii e
ritardi delle pubblicazioni. Molti scritti collegati all’an- niversario
delle leggi razziali persero così il collegamento temporale con l’evento che
inten- devano ricordare, mentre d’altra parte subivano interruzioni e
ritardi anche le pubblicazioni che volevano commentare quegli scritti.
L’esigenza di ricordare quelle leggi vergognose era rafforzata dalla
costante ripresa degli atteggiamenti politici di estrema destra in Italia e in
Eu- ropa, nonché dal manifestarsi di forme antisemitismo che si
ritenevano ormai appartenenti a un passato lontano. Alcune fra le più
recenti di queste posizioni verranno sommariamente richiamate nel
prossimo paragrafo 3. L’Accademia delle Scienze di Torino ricordò
l’ottantesimo anniversario delle leggi razziali con un convegno, i cui atti
pubblicati nel 2021 si aprono con una “richiesta di scuse per il ritardo
della pubblicazione di questo volume rispetto alla data di svolgimento
del convegno al quale hanno contribuito le difficoltà connesse con la
pandemia Covid-19”5. Questa situazione — comune a molti altri scritti di
quel periodo — mi indusse a [La legislazione antiebraica in Italia e in
Europa. Atti del convegno nel cinquantenario delle leggi razziali, Roma,
17-18 ottobre 1988, Camera dei deputati, Roma Sarfatti, Documenti della
legislazione antiebraica. I testi delle leggi, cfr. infra, nota 36.
3 Art. 1 della Legge 20 luglio 2000, n. 211, Istituzione del “Giorno
della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo
ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. 4
Neppi Modona, La magistratura e le leggi razziali Piazza (a cura di), Le leggi
razziali del 1938, Il Mulino, Bologna] riunire alla fine del presente scritto
le indicazioni bibliografiche che andavano disperdendosi nei mesi della
pandemia: indicazioni che si rivelarono particolarmente numerose perché
intendevano non soltanto rievocare il passato, ma anche — attraverso la
rievocazione — contra- stare il crescente manifestarsi di atteggiamenti
di estrema destra. Queste pagine si presentano dunque come un
dimesso apporto documentario, cioè come un contributo umile ma, spero,
utile per una futura storia del diritto contemporaneo6. Dopo aver
ricordato nel prossimo $ 2 l’evoluzione dell’antisemitismo in Italia, il $ 3 si
sofferma su alcuni recenti episodi soprattutto italiani di chiara
simpatia per i regimi dittatoriali prebellici, mentre i tre paragrafi
successivi commentano tre recenti volumi sulle leggi razziali, sul loro
contesto e sull’atmosfera dell’immediato dopoguerra: gli atti del convegno
dell’Accade- mia delle scienze, le memorie di Segre e l’analisi
dell’“amnistia Togliatti. Infine l’“Amnistia Azara” segna la conclusione
tombale della giustizia italiana di transizione. Seguono
quattro bibliografie: la prima sulle memorie scritte da sopravvissuti alla
depor- tazione; la seconda, più estesa, sulle rievocazioni delle leggi
razziali; la terza sull’“amnistia Togliatti” che nel 1946 evitò molte tensioni
in una società che usciva da una guerra civile, ma che d’altra parte
lasciò impuniti molti eventi inaccettabi- li; infine la quarta
sull’‘amnistia Azara, che completò il passaggio dalle amnistie
all’amnesia. Le dittature prebelliche non perseguitarono soltanto
gli ebrei, ma anche gli avversari politici (dai democratici ai socialisti
e ai comunisti) e i diversi (gli omosessuali, “le vite non degne d’essere
vissute” i Testimoni di Geova e gli zingari): di essi non è possibile occuparci
in que- ste pagine”. Per ragioni di spazio non è possibile
esaminare l’atteggiamento dell’Italia postbellica di fronte all’eredità
tanto del fascismo quanto, in particolare, della persecuzione degli
ebrei. A partire dal dopoguerra inizia “la costruzione del mito [...] del
popolo italiano come salva- tore degli ebrei. Si precisa da subito che
non si tratta dell’invenzione di episodi falsi, bensì di un’operazione di
storytelling, che modifica la prospettiva sul fenomeno e la percezione [Un
quadro generale è in L., Storia contemporanea del diritto e sociologia
storica, Franco Angeli, Milano.; un esempio concreto di documentazione
giuridica a futura memo- ria è in Id., La libertà d’insegnamento in
Brasile e l’elezione del Presidente Bolsonaro, Mimesis, Milano Si vedano per
esempio: Giannini, Vittime dimenticate. Lo sterminio dei disabili, dei rom,
degli omo- sessuali e dei testimoni di Geova, Stampa alternativa/Nuovi
equilibri, Viterbo 2011, 118 pp.; Luca Bravi - Matteo Bassoli, //
porrajmos in Italia: la persecuzione di rom e sinti durante il fascismo, Emil
di Odoya, Bologna 2013, 103 pp. (in lingua romo sinti porrajimos indica
lo sterminio: il loro Olocausto); Carla Osel- la, Rom e Sinti. Il
genocidio dimenticato, Tau Editrice, Todi Sulla situazione attuale: Pao-
lo Bonetti, Alessandro Simoni e Tommaso Vitale (a cura di), La condizione
giuridica di Rom e Sinti in Italia. Atti del Convegno internazionale,
Università degli studi di Milano Bicocca, 16-18 giugno 2010, Giuffrè,
Milano); Benadusi, I/ nemico dell’uomo nuovo: l'omosessualità
nell’esperimento totalitario fascista. Prefazione di Emilio Gentile, Feltrinelli,
Milano] collettiva, portando in primo piano singole azioni individuali contra
legem [cioè contro le leggi fasciste] e mettendo in ombra il contesto
complessivo, normativo e culturale, dell’Italia fascista e della RSI, che
portò all’arresto d’ebrei. In altre parole, sino ad oggi si intrecciano
interventi politici e legislativi che pongono con prevalenza l’accento su
uno soltanto dei due aspetti. La vasta opera del penalista Paolo Caroli
dedica a questo accavallarsi di iniziative postbelliche una cinquantina
di pagine, per metà costituite da fitte note biblio- grafiche: a questo
scritto può rifarsi chi vuole approfondire gli eventi legislativi e
giudiziari che, dal dopoguerra sino ai giorni nostri, caratterizzano la
giustizia transizionale italiana e la supplenza della magistratura
rispetto alla politica. Il fascismo prese il potere in un’Italia che già nella
fase pre-unitaria aveva concesso i pieni diritti alle minoranza religiose
presenti sul territorio: gli ebrei e i valdesi!0. Sotto il fasci- smo la
persecuzione dei valdesi derivava dall’atteggiamento politico dei valdesi
stessi: non aveva quindi fondamenti religiosi o razziali, come avvenne
invece nei confronti degli ebrei. Caroli, 1/ potere di non punire. Uno
studio sull’amnistia Togliatti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli
2020, 382 pp. (Fonti e Studi per il Diritto Penale, collana diretta da Sergio
Vinciguerra e Fornasari; le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si
riferiscono a questo saggio. ? A questi temi Caroli dedica gli
ultimi due capitoli del suo libro (IV. La transizione amnesica italiana:
l’eredità dell’amnistia [Togliatti]; V. L’oblio della clemenza). I paragrafi
finali completano il presente paragrafo sulle leggi razziali del fascismo: 4.
Diritto penale e questione ebraica. Un percorso di autoassoluzione? 4.1.
La Shoah nei processi e nella legislazione dell’immediato dopoguerra;
4.2. L’innesto del paradigma eurounitario: la Giornata della Memoria e
l'aggravante del negazionismo; 4.3. Il d.d.l. Fiano: quando il simbolo
[fascista] è una minaccia per la democrazia; 5. Lo specchio della transizione
degli anni ’90. Il diritto penale per uscire dalla guerra e il diritto
penale per uscire da Tangentopoli; 5.1. Un elemento di differenza fra le due
transizioni: sulla maggiore responsabilità dl legislatore; Un elemento di
analogia e continuità: l’abdicazione del legislatore e la responsabilità
lasciata alla magistratura. Sulle persecuzioni dei valdesi — che
meriterebbero un’apposita ricostruzione — ci si limita qui ad alcu- ne
indicazioni bibliografiche. In generale: Dino Carpanetto - Patrizia Delpiano (a
cura di), L'Italia fra cristiani, ebrei, musulmani. Immagini, miti, vite
concrete, Claudiana, Torino 2020, 235 pp. Sull’evoluzione
storico-politica dei valdesi: Spini et a/., Il glorioso rimpatrio dei
Valdesi: dall'Europa all'Italia. Storia, contesto, significato, Torino,
Claudiana 1988, 165 pp. (con pdf); Bruno Bellion et al., Dalle valli
all’Italia: i Valdesi nel Risorgimento, 1848-1998. Introduzione di Giorgio Tourn,
Claudia- na, Torino Sulla repressione fascista: Giorgio Rochat, Regime
fascista e chiese evangeliche. Direttive e articolazioni del controllo e
della repressione, Claudiana, Torino 1990, 349 pp. (con pdf); Davide
Dalmas - Anna Strumia (a cura di), Una resistenza spirituale. “Conscientia”
1922-1927, Claudiana, Torino (settimanale protestante di Roma, chiuso dal
fascismo nel 1927; il volume contiene l’indice di tutti gli articoli e la
riproduzione di alcuni di essi); Susanna Peyronel Rambaldi - Filippo Maria
Gior- dano (a cura di), Federalismo e Resistenza. Il crocevia della
“Dichiarazione di Chivasso, Claudiana, Torino: documento approvato il 19
dicembre 1943 a Chivasso da resistenti prove- nienti dalle valli valdesi
e dalla Valle d’Aosta (di indirizzo repubblicano e federalista: v. anche il
manifesto di Ventotene, Per un’Europa libera e unita] Tuttavia - senza
voler con questo avallare il generico mito degli “italiani brava gente” —
l’anti- semitismo non era un sentimento diffuso tra gli italiani, come
attestano due storie personali. Il generale Maurizio Lazzaro de’
Castiglioni operava sul fronte della Francia occupata: “Les juifs et les
étrangers pourchassés par les Allemands trouvent à ses còtés une réelle
protection, par humanisme certes, mais aussi pour manifester son
opposition, parfois ‘musclée’ aux Alle- mands. [...] Son comportement en
tant que commandant de l’occupation illustre les valeurs qui l’animaient.
Il a sans doute contribué à la réputation — au mythe ? — du ‘brave Italien’”1!,
Il commerciante Giorgo Perlasca militò nel fascismo in gioventù; poi,
trasferitosi in Unghe- ria e di fronte alle deportazioni
nazionalsocialiste, si finse console generale spagnolo e con- cesse i
lasciapassare che salvarono la vita a più di cinquemila di ebrei ungheresi!?.
Bisogna tenere presenti questi esempi individuali per comprendere il
contesto sociale in cui si inserirono le leggi razziali. Esse trovarono
meno antisemiti che in Germania, però non pochi opportunistici
spalleggiatori: “Se è vero, infatti, che sin dal 1938 in Italia gli ebrei
erano degradati a cittadini di serie b, va anche evidenziato come il ruolo
degli italia- ni nell’operazione di caccia all’ebreo e di collaborazione
nella deportazione fu pressoché motivato da opportunismo di tipo economico
e personale, più che da ideologia antisemita finalizzata allo sterminio,
propria invece del contesto nazista. Nei processi davanti alle CAS [Corti
Straordinarie d'Assise del dopoguerra] relativi alla Shoah, infatti, lo scopo
di lucro risulta quasi sempre presente. Mentre la prossima sezione di
questo paragrafo ricorda l'emancipazione delle minoranze religiose nel
Piemonte risorgimentale (estesa a tutt'Italia con l’unificazione nazionale),
la sezione successiva documenta come - sino a pochi anni prima delle
leggi razziali — l’atteggia- mento fascista rispetto ai problemi razziali
fosse diverso da quello della Germania di allora. Infine, nella terza
sezione, vengono sintetizzate le norme razziali emanate dal
fascismo. Panicacci, L’occupation italienne, Sud-Est de la France, Presses
Univer- sitaires de Rennes, Rennes, Cecini, Il salvataggio italiano degli
ebrei nella Francia meridionale e l’opera del generale Maurizio Lazzaro
de’ Castiglioni, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio storico, Roma
L’emissione abusiva di questi lasciapassare spiega il titolo della sua
autobiografia: Giorgio Perlasca, L’împostore, Il Mulino, Bologna.; cfr. anche
Deaglio, La banalità del bene. Storia di Giorgio Perlasca, Feltrinelli,
Milano. Negli anni del Risorgimento si erano occupate della questione ebraica
personalità importan- ti come Carlo Cattaneo!3 e Massimo d’Azeglio!4. Nel
Piemonte sabaudo - sul cui territorio viveva, oltre alla minoranza
ebraica, anche la minoranza valdese — il problema delle minoran- ze
religiose era stato risolto nel contesto liberale che aveva accompagnato
l’emanazione dello Statuto Albertino nel 1848. Questa costituzione venne
poi estesa all’intero Regno d’Italia, rimanendo in vigore anche durante l’epoca
fascista e sino all’entrata in vigore nel 1948 dell’attuale
costituzione. Lo Statuto Albertino riconosce il principio di
eguaglianza all’art. 24: “Tutti i regnicoli, qua- lunque sia il loro
titolo o grado, sono eguali dinanzi alla Legge. Tutti godono egualmente i
diritti civili e politici, e sono ammessi alle cariche civili e militari, salve
le eccezioni determi- nate dalle leggi” Esso tutela formalmente anche la
libertà individuale, l’inviolabilità del domicilio, la libertà di stampa
e la libertà di riunione. Inoltre “la Religione Cattolica, Apostolica e
Romana è la sola Religione dello Stato” (art. 1). Lo Statuto Albertino
entrò in vigore il 4 marzo 1848: l'emancipazione dei valdesi venne poco prima
di quella data (con le Lettere Patenti), mentre l'emancipazione degli
ebrei venne subito dopo di essa: a entrambe le minoranze erano così
riconosciuti i dirit- ti civili e politici. Un decreto regio abolì i
privilegi ecclesiastici ed espulse i Gesuiti dallo Stato sabaudo. Una
legge di poco posteriore (la “Legge Sineo”) precisava che la differenza
di culto non impediva il godimento dei diritti civili e politici e
l'ammissibilità alle cariche civili e militari!S, Questa era
la situazione giuridica ereditata dal fascismo al momento della sua presa
del potere e, soprattutto, della sua affermazione elettorale, quando nel
Parla- mento giunse a detenere 400 seggi su 540. Iniziava l’epoca delle
“leggi fascistissime. È difficile spiegare come, partendo da questo rapporto
pacificato con la comunità ebraica, si sia giunti alle leggi razziali del
1938. Per rispettare le esigenze di sintesi di questa nota so- prattutto
bibliografica, mi limiterò all’esame di un solo testo, ma importante:
l’Erciclopedia [Cattaneo, Ricerche economiche sulle interdizioni imposte
dalla legge civile agli israeliti, Zini, Milano. Questo estratto dagli “Annali
di giurisprudenza pratica” v. 23, porta sulla copertina il titolo: Sulle
interdizioni israelitiche, adottato nelle numerose edizioni successive, come
nella recente Interdizioni israelitiche. Introduzione e cura di Gianmarco
Pondrano Altavilla. Prefazioni di Noemi Di Segni, Ofer Sachs, Maurizio
Bernardo, Castelvecchi, Roma Azeglio, Dell’emancipazione civile degl’israeliti,
Le Monnier, Firenze Una sintesi di queste emancipazioni è in Alberto Cavaglion
(a cura di), Minoranze religiose e diritti. Percorsi in cento anni di
storia degli ebrei e dei valdesi, 1848-1948, Angeli, Milano Atti delle
Giornate di studio tenute a Torre Pellice e Torino] Italiana, comunemente
nota come Enciclopedia Treccani. Essa ha quindi preso forma per intero
nell’epoca fascista, che ha trasfuso in essa anni di lavoro pre-fascista
dando così origine a un’opera tuttora culturalmente valida. GENTILE (si
veda) (che a questa enciclopedia ha consacrato molti anni della propria vita,
e riposto in essa uno dei maggiori titoli della sua personale
reputazione) si muove tra due poli: da un lato, “in un’enciclopedia non
si vuol distribuire diplomi di gloria ma semplici in- formazioni sulle
persone come sulle cose che ognuno per qualsiasi motivo può aver vaghezza
di conoscere; dall’altro, essa nasce quando “l’Italia, per l’azione potente
d’un grande Uomo e d’una grande Idea, risorgeva per la terza volta a
imperiale potenza e riaffermava nel mondo la sua missione.
Esaminando in questa enciclopedia le voci sul fascismo e sui problemi
razziali, si nota che sino a pochi anni prima delle leggi razziali
l'atteggiamento ufficiale, riflesso nelle voci dell’enciclopedia, è
nettamente distaccato dall’ideologia dominante in Germania. Anche qui il
fascismo si presenta, secondo Alessandro Galante Garrone, come una “dittatura
annacqua- ta” dalla “italica disposizione alla inefficienza del potere”
cioè come “qualcosa di abissalmente diverso dal rigore consequenziario
del regime nazista. Il gatto e la tigre, come mi pare dicesse in quegli
anni dall'America Giuseppe Antonio Borgese”!8, È inevitabile
partire dal voce Fascismo, scritto dal vice-segretario del Partito Nazionale
Fa- scista, Arturo Marpicati, e, al suo interno, dalla sezione Dottrina
politica e sociale: testo non imparziale, ma certamente autorevole,
perché firmato da Benito Mussolini!9, Nelle sei dense colonne in cui egli
passa in rassegna le dottrine confutate dal fascismo e gli indirizzi
teorici e pratici di quest’ultimo, non compare la parola ‘razza’ o
‘razzismo’; vi si legge soltanto: “La politica ‘demografica’ del regime è
la conseguenza di queste premesse, e subito si passa a criticare
l’universalismo e l’internazionalismo. La voce Razza del 1935
rivela qualche sorpresa nella sezione Le razze umane, firmata da
Gioacchino Sera, antropologo dell’università di Napoli. Egli critica gli
studi antropologici tedeschi perché scritti “con un così evidente entusiasmo
‘nordico’, che lascia trasparire troppo chiaramente la tendenziosità e
l’inaccettabilità dei risultati. Ne deriva un’“unilateralità dei
risultati della maggior parte di questi studi: cioè l’affermata
prevalenza dell’elemento nordico nella genesi della civiltà europea. Tale
prevalenza sarebbe determinata da una maggiore ‘creatività’ della razza
nordica, in confronto con tutte le altre, 16 Ad essi si aggiunge
il volume Appendice I del 1938, quindi ancora durante il fascismo: in esso
infatti confluiscono i vari fascicoli pubblicati fra il 1934 e il
1936 (come spiega Giovanni Gentile nella sua Pre- fazione), seguito da
due volumi di Appendici, già postbellici. In queste pagine faccio
riferimento solo all’Appendice I del 1938. 17 Giovanni Gentile,
Prefazione all’Appendice Garrone, Amalek, il dovere della memoria, Rizzoli,
Milano, sw. Fascismo. La sottovoce Dottrina politica e sociale è firmata da
Benito Mus- solini per esteso (mentre tutte le voci sono firmate soltanto
con la sigla degli autori) ed è scritta in prima persona: “Quando,
nell’ormai lontano marzo del 1919, dalle colonne del Popolo d’Italia, io
convocai a Milano i superstiti interventisti-intervenuti] stando agli
autori suddetti. Ciò senza dubbio non corrisponde alla realtà E conclude: “Come
la storia della civiltà non autorizza esclusivismi di popoli nell’opera
creativa della civiltà umana, così l'antropologia non autorizza
esclusivismi di razza” (p. 929). Soltanto l’Appendice dell’anno
delle leggi razziali) presenta il lemma Politica fasci- sta della razza
come prosecuzione e completamento della voce Razza del 1935, richiamata
poco sopra?0. L'autore Virginio Gayda - direttore del “Giornale d’Italia”
gloriosa testata della destra storica divenuta in quegli anni quasi
portavoce del governo fascista — seguendo l’inter- pretazione allora
diffusa presenta la politica razziale antiebraica dell’Italia come
l’importazio- ne del modello adottato dal fascismo in Africa Orientale:
“Questo tipo nuovo d’impero, che ammette nel suo territorio vaste masse
bianche di nazionali, crea anche un problema nuovo, che è quello dei
rapporti fra nazionali e indigeni” Per arginare il meticciato “lo Stato
inter- venne con precisi principi di netta separazione: un decreto-legge,
approvato nel Consiglio dei Ministri del 9 gennaio 1937, vietò con
sanzioni penali [reclusione da 1 a 5 anni?!] le rela- zioni con carattere
coniugale tra i cittadini italiani e i sudditi dell’Africa Orientale Italiana In
quel territorio il concubinato era facilitato da un un istituto del diritto
locale — il matrimonio per mercede o pro tempore — che regolava anche gli
obblighi verso i nati dalle unioni temporanee, diffuse tra le truppe
italiane23. Questo concubinato, noto come reato di “madamato” era
avversato dal regime?4: “l'Impero si conquista con le armi, ma si tiene con
il prestigio” aveva detto Mussolini; e una circolare del governatore
dell’Harar ribadiva questo precetto con un’ineludibile alternativa: “Aut
Imperium Aut Voluptas!” La sanzione legislativa contro il
“Ìmadamato” precede di pochi mesi le leggi antiebraiche. Secondo Virginio
Gayda, questa politica si trasferisce “dal piano imperiale a quello
naziona- le” a causa “di due fatti esterni: le abbondanti immigrazioni in
Italia di elementi stranieri, Appendice, Razza (sezione: La politica fascista
della razza). Ne è autore Virginio Gayda, direttore del “Giornale
d’Italia” sul quale il 15 luglio 1938 venne pubblicato l’articolo anonimo
Il fascismo e i problemi della razza, che — riprodotto il 5 agosto 1938 sul
primo numero della rivista “La di- fesa della razza” con la firma di
dieci scienziati — ebbe poi larga diffusione come Manifesto degli
scienziati razzisti, anticipando la legislazione razziale. 21
“Conversione in legge del r.d.l., sulle sanzioni per i rapporti d’indole
coniuga- le tra cittadini e sudditi” archivio.camera.it/ inventari/scheda/
disegni-e- proposte-legge-e-incarti- commissioni- 1848-1943/ CD0000007 126/
conversione-legge-del-r-d-1-19-aprile-1937-xv-n-880-sulle- sanzioni-i- rapporti-d-indole-coniugale-cittadini-e-sudditi
Norme relative ai meticci” LeggeCfr. anche Giorgio Rochat, I/
colonialismo italiano, Loescher, Torino Su questo tema avevo affidato una
tesi, divenuta poi libro: Marina Rossi, Matrimonio e divorzio nel diritto
abissino. Stratificazione di diritti ed evoluzione dell’istituto, Unicopli,
Milano 1982, 152 pp. (2° ed. rivista e ampliata). 24 Mario
Manfredini (magistrato), Problemi di diritto penale coloniale nell'Africa
orientale italiana: il delitto di madamato, “Scuola positiva. Rivista di
diritto e procedura penale, 1938, n. 1-2, 15 pp. (estratto); Federico
Bacco,// delitto di “madamato” e la “lesione al prestigio di razza”. Diritto
penale e razzismo coloniale nel periodo fascista, in Loredana Garlati —
Tiziana Vettor (a cura di),// diritto di fronte all’infamia nel diritto: a 70
anni dalle leggi razziali, Giuffrè, Milano 2009, pp. 85-121; Gabriella
Campassi, // madamato in Africa Orientale: relazioni tra italiani e
indigene come forma di aggressione coloniale, in Miscellanea di storia delle
esplorazioni, vol. 12, Bozzi, Genova] soprattutto ebraici, fuggiti dopo
il 1919 e sempre più numerosi dall’Europa Orientale e poi dopo dalla
Germania e infine dall’Austria. Ne nasce “un duplice problema: di
concorrenza molesta al lavoro italiano e soprattutto d’influenza corrosiva
creata dalla menta- lità di una razza che non può armonizzarsi con quella
della razza italiana. La formulazione di questi problemi doveva portare
alla creazione di una vera politica italiana di razza, nel senso di
un’azione statale rivolta alla difesa della purità della razza italiana e
dell’esaltazione dei suoi più essenziali valori” (ivi). Il tutto
accompagnato da una vana rassicurazione: “La politica razziale fascista
riguardante gli Ebrei tende a separare la razza italiana da quella ebraica
senza assumere alcun carattere particolarmente persecutorio. Quale sia
poi stata la realtà lo illustrano, ad esempio, le vicende esistenziali
descritte nel $ 5 e nella bibliografia Libri di sopravvissuti. Se si
ricorda che ebbe luogo il rogo dei libri nella Piazza dell’Opera di
Berlino (poi Bebelplatz di Berlino Est), sorprende che alcune importanti voci
dell’Enciclo- pedia Treccani sulla cultura ebraica siano state affidate
ad autori ebrei sino al 1938; proprio in quello stesso anno entrava in
vigore una “delle norme per la difesa della razza nella scuola italiana”
che ordinava: “Nelle scuole d’istruzione media frequentate da alunni italiani è
vieta- ta l’adozione di libri di testo di autori di razza ebraica. Il
divieto si estende anche ai libri che siano frutto della collaborazione
di più autori, uno dei quali sia di razza ebraica; nonché alle opere che
siano commentate o rivedute da persone di razza ebraica. Pincherle era docente
universitario e redattore dell’Enciclopedia Treccani, ma — a causa delle leggi
razziali — dovette esiliarsi in Perù, dove insegna a Lima nell’Universidad
Nacional Mayor de San Marcos (la più antica dell'America) e nell’Università
Pontificia, fino al suo ritorno in patria a guerra finita. Alla voce
Antisemitismo, Pincherle traccia una storia generale dell’antisemitismo,
e conclude. Anche in Italia il dopoguerra da luogo a qualche pubblicazione
antisemita. Si tratta per lo più di traduzioni o di rimaneggiamenti di
opere straniere. Ché alla diffusione dell’antisemitismo da noi osta la
tradizione del nostro Risorgimento nazionale, al contrario di quanto accadde in
Germania, tutta favorevole, per ragioni nazionali, all’emancipazione
degli ebrei ed al loro incorpora- mento nello Stato. [...] Mancano del
resto in Italia i motivi economici e sociali che, se non giustificano,
spiegano in parte la fortuna dell’antisemitismo in altri paesi: scarsi di
numero gli ebrei italiani e quasi tutti stabiliti da secoli nel paese, sì
da essersi completamente italianizzati; lunga tradizione di pacifica convivenza
tra ebrei e cristiani specialmente in quelle provincie, come la
Lombardia, la Venezia, la Toscana, nelle quali la tolleranza è stata
larga- mente praticata anche dagli antichi governi; mancanza di un’alta
banca e di un’oligarchia finanziaria specificamente ebraiche Art. 4 del
Regio decreto-legge, Integrazione delle norme per la difesa della razza
nella scuola italiana: ctr. infra, p.12. 26 Antisemitismo,
Pincherle è docente di storia del Cristianesimo all’Università di Roma; da non
confondere con l’omonimo romanziere, noto con lo pseudonimo di Moravia] L’ampia
voce Ebrei apre la sezione ‘Antropologia’ con queste parole. Occorre
anzitutto affermare l’inesistenza di una pretesa razza o tipo ebraico. Ne è
autore il già ricordato Sera, antropologo di Napoli. La sezione ‘Storia e
religione’ del popolo ebraico è affidata al rabbino maggiore di Trieste,
Israele Zoller; ‘Diritto ebraico” a Dante Lattes, rabbino a Roma;
‘Diritto post-talmudico’ a Mario Falco, professore di diritto pubblico
all’Università di Milano ed esponente di rilievo della comunità ebraica: a lui
si deve la “Legge Falco” che nel 1930 — in parallelo con i Patti
Lateranensi - regolò i rapporti
tra lo Stato fascista e le comunità ebraiche in Italia28. Nonostante questi
rapporti di alto livello con lo Stato fascista e la sua iscrizione dal
1933 al partito fascista, anche Falco dovette lasciare l’insegnamento nel
1938. Morì nel 1943, mentre era in fuga per sottrarsi alla deportazione.
È importante la sua amicizia con Arturo Carlo Jemolo?29, presso il quale
trovò rifugio la sua famiglia superstite sino alla fine della
guerra. Non mancavano però ebrei fascisti, anche in posizioni di
rilievo. Venne perciò istituita la figura dell’“ebreo arianizzato” sulla
base di una specifica legge. Un’apposita “Commissione per le
discriminazioni” (nota come “Tribunale della razza” i cui atti non erano
pubblici) formulava un parere, sulla cui base il Ministero dell'interno emanava
un decreto di arianizzazione, che dichiarava “la non appartenenza alla
razza ebraica anche in difformità delle risultanze degli atti dello stato
civile” evitando così l’applicazione delle leggi antiebrai- che. Questa
disposizione “favorì un vero e proprio mercato delle ‘arianizzazioni’,
alimentato da una schiera di faccendieri e truffatori, di funzionari
corrotti e di avvocati di bassa lega, basato su testimoni falsi chiamati
a dichiarare di aver avuto occasionali rapporti sessuali con una donna
ebrea sposata. Gli ebrei ebbero comunque una vita difficile. Sulle
difficoltà cui andarono incontro gli ebrei fascisti sono esemplari le
vicende di un importante filosofo del diritto del Novecento, Vecchio.
Rettore dell’università di Roma sotto il fascismo, epurò vari docenti ma
fu a sua volta espulso sulla base delle leggi razziali. Alla fine della
guerra venne reintegrato nella sua posizione di docente come perseguitato
in base alla legislazione razziale, ma poco dopo venne nuovamente rimosso
a causa della sua attività di rettore sotto il fascismo. Per questo le
sue memorie narrano la persecuzione di un perseguitato. Ebrei, Questa voce
affronta tutti gli aspetti della cultura ebraica: lingua, let- teratura,
musica, numismatica. Secondo Gentile, questa legge “riduceva l’autonomia
statutaria e il carattere di democrazia inter- na, al contempo
assicurando allo Stato un forte controllo sulle Comunità Jemolo, Lettere a
Mario Falco, Giuffrè, Milano Legge, Norme integrative del Regio decreto-legge,
sulla difesa della razza italiana (Gazzetta Ufficiale Questa normativa è ana-
lizzata nel $ 3. Un richiamo indispensabile: il basilare r.d.I. La
valuta- zione della razza ebraica: la legge de 13 luglio1939 e il
“tribunale della razza”, in Gian Savino Pene Vidari, La legislazione
antiebraica del 1938-39, con la sua applicazione in Piemonte nel campo
dell’istruzione e dell’av- vocatura, in Piazza, Le leggi razziali Modona,
La magistratura e le leggi raziali 1938-1943, in Piazza, Le leggi razziali
Vecchio, Una nuova persecuzione contro un perseguitato. Documenti, Tipografia
artigiana, Roma Leggi e documenti razzisti del fascismo: una
sintesi Il clima fin qui evocato e il legame sempre più stretto
con il nazionalsocialismo portarono l’Italia fascista a emanare le leggi
razziali. I destinatari erano soprattutto gli ebrei: persone, a
quell’epoca, secondo Gayda33; oppure “non più di quarantaquattromila”
come desume Salvatorelli da altre fonti34. Il primo quesito che si pone è
questo: come pote- vano le leggi razziali essere compatibili con lo
Statuto Albertino che, come si è visto, aveva concesso la piena capacità
giuridica a ebrei e valdesi? La risposta è nella natura giuridica di
quello stesso Statuto: esso è una costituzione flessibile, modificabile cioè
con una legge ordinaria. Quindi l'emanazione delle leggi razziali
abrogava le norme emancipatorie dello Statuto Albertino. Esso venne così
progressivamente svuotato, ma poté restare in vigore sino alla fine del
fascismo, così come la costituzione di Weimar rimase in vigore sino alla fine
del nazionalsocialismo. La preparazione delle leggi razziali
iniziò, quando MUSSOLINI, come Ministro dell’Interno, istituì la
Commissione per la preparazione di provvedimenti legislativi concernenti
la difesa della razza italiana e la disciplina degli ebrei stranieri residenti
in Italia. Seguirono numerosi testi legislativi sulla politica razziale del
fascismo. Due giorni dopo il decreto sull’esclusione degli ebrei dalla
scuola venne emanato il decreto-legge “per la difesa della razza
italiana”: articoli basilari per la politica antiebraica fascista e per
la definitiva perdita dell’eguaglianza civile degli ebrei nello Stato
italiano” che costituiscono “la ‘magna charta’ dell’antiebraismo giuridico
fascista. Per brevità, ci si limiterà qui a citare soltanto alcuni
articoli tratti dal Regio decreto-legge, Integrazione delle norme per la difesa
della razza nella scuola ita- liana (il cui art. 4 è già stato ricordato
poco sopra); sono più che sufficienti per comprendere qual è lo spirito
di queste leggi. A qualsiasi ufficio od impiego nelle scuole di ogni ordine e
grado, pubbliche e private, frequentate da alunni italiani, non possono essere
ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state comprese in
graduatorie di concorsi anteriormente al presente decreto; né possono essere
ammesse al conseguimento dell’abilitazione alla libera docenza. Agli
uffici ed impieghi anzidetti sono equiparati [Questa cifra è fornita dal
già citato Gayda: Appendice, alla voce Razza. Il censimento nazionale degli
ebrei indica però l’ebrei italiani e
stranieri (rapporto del sottosegretariato “Demorazza” Ministero degli
Interni, in Cavaglion — Romagnani, Le interdizioni del Duce, Salvatorelli
— Mira, Storia d’Italia nel periodo fascista, Einaudi, Torino Sull’intera
parabola della legislazione razziale si veda l’esauriente Giorgio Fabre, I/
razzismo del duce. Mus- solini dal Ministero dell’interno alla Repubblica
sociale italiana. Con la collaborazione di Annalisa Capristo, Carocci,
Roma Sarfatti, Documenti della legislazione antiebraica. I testi delle leggi,
in Michele Sarfatti (cur.), Le leggi contro gli ebrei, “La rassegna di
Israel” (numero monografico. Un elenco delle norme razziali è reperibile anche
su Internet (it. wikipedia. org/it. wikipedia. org/
wiki/ Leggi_ razziali fasciste# Legislazione_ italiana_in_chiave_ razziale).
Vidari, La legislazione antiebraica, con la sua applicazione in Piemonte
nel campo dell’istruzione e dell’avvocatura, in Piazza, Le leggi razziali]
quelli relativi agli istituti di educazione, pubblici e privati, per alunni
italiani, e quelli per la vigilanza nelle scuole elementari. Delle
Accademie, degli Istituti e delle Associazioni di scienze, lettere ed arti non
possono far parte persone di razza ebraica. Alle scuole di ogni
ordine e grado, pubbliche o private, frequentate da alunni italiani, non
possono essere iscritti alunni di razza ebraica. È tuttavia consentita
l’iscrizione degli alunni di razza ebraica che professino la religione
cattolica nelle scuole elementari e medie dipendenti dalle Autorità
ecclesiastiche. Nelle scuole d’istruzione media frequentate da alunni
italiani è vietata l’adozione di libri di testo di autori di razza
ebraica. Il divieto si estende anche ai libri che siano frutto della
collaborazione di più autori, uno dei quali sia di razza ebraica; nonché
alle opere che siano commentate o rivedute da persone di razza
ebraica. Per i fanciulli di razza ebraica sono istituite, a spese dello
Stato, speciali sezioni di scuola elementare nelle località in cui il numero di
essi non sia inferiore a dieci. Le comunità israelitiche possono aprire,
con l’autorizzazione del Ministro per l'educazione nazionale, scuole elementari
con effetti legali per fanciulli di razza ebraica, e mantenere quelle all’uopo
esistenti. Per gli scrutini e per gli esami nelle dette scuole il Regio
provveditore agli studi nomina un commissario. Nelle scuole elementari di
cui al presente articolo il personale potrà essere di razza ebraica; i
programmi di studio saranno quelli stessi stabiliti per le scuole
frequentate da alunni italiani, eccettuato l’insegnamento della religione
cattolica; i libri di testo saranno quelli di Stato, con opportuni adattamenti,
approvati dal Ministro per l'educazione nazionale, dovendo la spesa per
tali adattamenti gravare sulle comunità israelitiche. Nella parte
meridionale dell’Italia liberata dagli Alleati e, successivamente, sull’intero
terri- torio nazionale le norme razziali vennero abrogate in considerazione
dell’“urgente ed assoluta necessità di reintegrare nei propri diritti
anteriori i cittadini italiani appartenenti alla razza ebraica per
riparare prontamente alle gravi sperequazioni di ordine morale e politi-
co create da un indirizzo politico infondatamente volto alla difesa della
razza. Tuttavia la reintegrazione degli epurati nelle loro
posizioni originarie fu spesso complessa, perché i loro posti erano stati
nel frattempo affidati a colleghi vincitori di un regolare concorso. Ancora una
volta è utile esaminare un caso paradigmatico: quello del filosofo del
diritto TREVES (si veda), reduce da un lungo esilio in Argentina, e della
sua complessa reintegrazione, ricostruita da Nitsch in un volume ricco di
documenti originali. Tra di essi viene citata una lettera di Ravà a
Treves; quest’ultimo aveva chiesto ragguagli sul suo possibile rientro in
Italia. Con l'abolizione delle leggi razziali, — scrive Ravà, — rientrano in
servizio, oltre me, anche Donati e Levi di filosofia del diritto. Ciò disturba
quelli che sono ai nostri posti e io mi rammarico di dover disturbare BOBBIO
(si veda). Questi è chiamato a Torino, ma non c’è posto, essendo
rientrati due professori ebrei. Ora può essere lo chiamino a Milano. Qui a Roma
VECCHIO (si veda) è stato collocato a riposo per ragioni politiche e ne è
molto amareggiato. Per altri sono in corso provvedimenti (Maggiore, Cesarini).
Tutto ciò Regio Decreto-Legge, Disposizioni per la reintegrazione dei
diritti civili e politici dei cittadini italiani e stranieri già
dichiarati di razza ebraica e/o considerati di razza ebraica. Pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale — serie speciale — e convertito dal decreto
legislativo luogotenenziale pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie speciale]
determina un ambiente poco simpatico; perché come non fu gradevole che siano
stati occu- pati i nostri posti, così non è bello andare al posto dei
professori ora epurati. E io non sono sicuro che il nostro ritorno sia
gradito a tutti, perché sposta notevoli interessi. Nel dopoguerra
la costituzione repubblicana stabilì all’art. 3 l'uguaglianza di tutti gli
ita- liani senza distinzioni, tra l’altro, “di razza” Però anche questo
articolo della costituzione non è del tutto applicato, come si è visto
nel primo dopoguerra con la discriminazione dei “mulat- tini” (i nati
durante l’occupazione degli alleati) e come avviene ancora oggi con il mancato
ri- conoscimento della cittadinanza italiana ai nati in Italia (e
perfettamente integrati) da genito- ri non italiani. Silvana Patriarca,
professoressa di storia alla Fordham University di New York, ha
analizzato questo aspetto della recente storia italiana, giungendo alla
conclusione che, “se nella nuova repubblica democratica l’idea di razza
non era più accettabile se applicata agli ebrei, la stessa continuava a
essere accettabile se applicata a persone dalla pelle più scura. Ne
è prova ancora oggi il sempre ricorrente rifiuto del “ius soli” e nel
persistere del “ius sanguinis” che attribuisce la cittadinanza (e,
quindi, anche il diritto di voto) a lontani discen- denti di emigranti
che spesso non sono mai stati in Italia e non parlano più l’italiano. Un
dibattito senza fine: “Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, alla festa
per i dieci anni del Partito democratico ha detto che si sta impegnando
per far approvare la legge di riforma della cittadinanza impropriamente
chiamata ius soli, che era nel programma elettorale del Pd ed è bloccata
al Senato da due anni”4!, Commemorare in tempi immemori: tra condanna e
nostalgia Il ricordo e la condanna delle leggi razziali del
fascismo è divenuto ancora più necessario nei tempi presenti, nei quali
la condanna delle colpe fasciste si scontra con una crescente nostalgia
per quegli anni e con un rafforzamento dei movimenti di estrema destra‘.
(Questo [Nitsch, Renato Treves esule in Argentina. Sociologia, filosofia
sociale, storia. Con documenti inediti e la traduzione di due scritti di
Treves, Accademia delle Scienze, Torino Tutto è mutato; Le difficili vie della
normalizzazione: l'abrogazione delle leggi razziali e la disciplina della
revisione dei concorsi). La lettera di Tito Ravà è citata a p. 72, mentre il
testo completo è a p. 138 s. (Documento n. 17). Il riferimento è al
penalista di Palermo Giuseppe Maggiore e al filosofo del diritto Widar
Cesarini Sforza. 40 Silvana Patriarca, I/ colore della Repubblica:
“figli della guerra” e razzismo nell'Italia postfascista. Traduzione di
Duccio Sacchi, Einaudi, Torino 2021, VI-230 pp. La frase citata è ripresa nella
recensione di Nadia Ur- binati, L'Italia è una Repubblica fondata sul
razzismo, “Domani” Camilli, Ius soli, ius sanguinis, ius culturae: tutto sulla
riforma della cittadinanza, “L’internazionale”internazionale.it/ notizie/annalisa-camilli/
2017/10/20/ riforma-cittadinan- za-da-sapere). Sulla destra
italiana: Mario Coglitore — Claudia Cernigoi, La memoria tradita. L'estrema
destra da Salò a Forza Nuova, Ed. Zero in Condotta, Milano; Ferrari, Da
Salò ad Arcore. La mappa della destra eversiva, L’Unità, Roma 2006, 159
pp.; Gianluca Passarelli - Dario Tuorto, La Lega di Salvini: estrema
destra di governo, Il Mulino, Bologna 2018, 168 pp.; Ugo Maria Tassinari,
Naufraghi. Da Mussolini] clima ostile alla democrazia parlamentare si manifesta
anche in Europa e fuori d'Europa: ma non è qui possibile occuparcene4.)
Senza perdersi in distinzioni e condanne che sarebbero inappropriate in
queste note soprattutto bibliografiche, basti qui accennare sommariamente
allo stillicidio di prese di posizione “nostalgiche” che tendono a
ripresentarsi ciclicamente, per poi essere dimenticate. Per
esempio, nel 1989 Alessandro Galante Garrone pubblicava “un grido d’allarme”
contro “i pericoli sempre latenti o risorgenti dell’antisemitismo in
Italia e nel mondo” e ricordava che “verso la fine degli Anni Cinquanta e
della prima metà degli anni Sessanta si ebbe in varie parti del mondo una
preoccupante ondata di razzismo e in particolare di antisemitismo. Anche
l’Italia ne fu insudiciata” Proprio come ai nostri giorni, anche allora si
discusse sulla chiusura di organizzazioni di estrema destra e la Germania
sciolse il Bund Heimatfreier Jugend e la Demokratische Nationale Arbeiter
Partei” dalla sigla sinistramente simile alla Nationalsozialistische Deutsche
Arbeiter Partei di Hitler. Altre ricorrenti manifestazioni di
antisemitismo si sono ripetute nei decenni successivi, cioè sino ai
giorni nostri e su di essi Galante Garrone andò pubblicando una serie di
articoli “sul quotidiano “La Stampa?” di Torino. In altre parole, nulla
di nuovo sotto il sole44. Per limitarci ai casi più recenti,
nel febbraio del 2021 la consigliera comunale torinese del Movimento
Cinque Stelle, Monica Amore, è accusata di razzismo per una
vignetta satirica a sfondo razzista sugli ebrei pubblicata sui social (e
poi rimossa a furor di polemiche). Il procuratore aggiunto Emilio
Gatti l’ha iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di diffama-
zione aggravata dall’odio razziale. L’inchiesta è stata aperta
ufficialmente ieri dalla procura di Torino a seguito dell’esposto
depositato a Palagiustizia da un legale incaricato dal presidente della
comunità ebraica Dario Disegni. Il post raffigurava un collage di
testate giornalistiche del gruppo Gedi accompa-gnato da immagini evidentemente
antisemite e cioè la caricatura di due uomini con naso pronunciato,
Kippah e la Stella di David giunte alla consigliera attraverso un canale
Telegram. Lei, in cima al post, aveva scritto: “Interessante.
Qualche mese dopo, il Sottosegretario all’Economia nell’attuale governo Draghi
— Claudio Durigon, della Lega - proponeva di ritornare alla toponomastica
fascista in un comizio a Latina, città sorta nelle terre dell'Agro
Pontino bonificate dal fascismo e inaugurata il 18 di- alla Mussolini:
anni di storia della destra radicale, Immaginapoli, Pozzuoli Sui
rappporti dei movimenti italiani con quelli stranieri: Piero Ignazi,
L'estrema destra in Europa, Il Mulino, Bologna Milza, Europa estrema: il
radicalismo di destra, Carocci, Roma Qualche accenno è nel mio Democrazia senza
democratici: Weimar alle porte?, in Hans Kelsen, Due saggi sulla
democrazia in difficoltà, Aragno, Torino; inoltre: Id., Germania:
manifestazioni neonaziste, privacy e libertà d'informazione, “Diritto
dell’informazione e dell’informatica” La libertà d’insegnamento in Brasile e
l’elezione del Presidente Bolsonaro, Mimesis, Milano Dieci di questi
articoli sono riprodotti in Galante Garrone, Amalek, il dovere della memoria,
cLe citazioni provengono dalla breve Premessa. lastampa.it/ torino/ 2021/ 02/18/
news/post-antisemita-la-consigliera-amore-indagata-per-
istigazione-all-odio-razziale] cembre 1932 con il nome di Littoria (divenuto
poi Latinia nel 1944 e l’attuale Latina. In un comizio a Latina dove parlava
accanto a Matteo Salvini, Durigon propone di cambiare il nome al giardino
comunale per reintitolarlo al fratello del duce, Arnaldo, come era
durante il fascismo, accusando l’attuale sindaco di aver fatto un’operazione
politicamente orientata quando nel 2017 ha intitolato il parco ai magistrati
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: “Questa è la storia di Latina che
qualcuno ha voluto anche cancellare con quel cambio di nome a quel nostro
par- co, che deve tornare a essere quel Parco Mussolini che è sempre
stato” Ma il sindaco Damiano Colella spiega che nessuno “ha cancellato la
storia di Latina. Nel 1943 il podestà stabilì di cambiare tutta la
toponomastica. E da quel giorno Parco Arnaldo Mussolini è diventato Parco
Comunale. Quando nel 2017 abbiamo intitolato il parco a Falcone e Borsellino
non l’abbiamo fatto per rivalsa nei confronti della storia della città.
Abbiamo scelto i valori e il sacrificio di due uomini dello Stato che hanno
perso la vita per l’affermazione della legalità e della giustizia contro
la mafia” Infatti “la delibera numero 248 del 31 luglio 1943 cambiò tutta
la topomomastica: Piazza Ciano divenne piazza Giulio Cesare, piazza
Predappio piazza del Mercato, piazza Littorio cambiò nome in piazza d’Italia,
insieme a tutte le vie, viale delle Camicie nere per esempio divenne via
Giosuè Carducci Si noti che “in realtà Arnaldo Mussolini non ha rapporti con la
storia cittadina, perché è morto nel 1931, prima della fondazione di
Littoria, nome originario di Latina, battezzata dal fratello Benito
Mussolin La sortita del Sottosegretario leghista va collocata nella
situazione locale, alla vigilia delle elezioni comunali di Latina, con
la Lega che tenta di captare i voti della destra con candidati dai
sospetti coinvolgimenti in vicende di mafia o di corruzione, ora oggetto
di processi da parte della Lega contro “Domani” il giornale che ha pubblicato
queste notizie. La vicen- da Durigon si salda così alla richiesta di
sanzioni per le liti temerarie intentate contro i giornali per le notizie
pubblicate: ma questa polemica sulle liti come strumento per soffocare la
stampa libera è una vicenda diversa, La politica italiana dibatté
sull’opportunità di far dimettere questo membro del Governo, cosa che
avvenne 22 giorni dopo quell’affermazione sul “Parco Mussolini” anche “per le
rela- zioni emerse con personaggi legati ai clan di Latina” - “rapporti
pericolosi”4. Mentre in Italia questa disputa era in parte soffocata dal
ritorno degli atleti italiani dalle Olimpiadi (dove per la prima volta
avevano raggiunto il record di 40 medaglie), la notizia non passava
inosservata all’estero: Il The Times di Londra dedica
un pezzo al sottosegretario leghista: “Let's dedicate local park to Mussolini,
says italian minister” (“Dedichiamo un parco a Mussolini, dice un ministro
italiano”). Così anche Abc Neuws, il portale della celebre emittente
americana (“Crescono le tensioni dopo la proposta di dedi- [Preziosi, /
partiti si accorgono che Durigon è impresentabile: adesso cacciatelo, “Domani”
Trocchia, Con i richiami a Mussolini Durigon coltiva i voti fascisti per la
Lega, “Domani” Zini, Durigon sta cercando di fermare ‘Domanî’ a colpi di
querele, “Domani” Tizian — Nello Trocchia, Durigon si dimette e accusa i
giornali di averlo infangato, “Domani” Il sindacalista di Durigon dava
ordini al clan di Latina,“Domani] care un parco a Mussolini”) che come Euronews
— colosso che trasmette in 155 Paesi — riprende il titolo della American
Press. Ma c'è pure il francese L’opirion, che parla di “nostalgia
fascista”50, In pieno Ferragosto era giunta anche un’altra
dichiarazione, come minimo qualunquista, di un candidato sindaco di
Milano per il centrodestra: “Io non distinguo le persone tra
fascisti e antifascisti, contro questo o contro quell’altro. Le persone
non le distinguo se non per uomo, donna e persone perbene” Luca Bernardo,
candidato della destra alle Amministrative di Milano, preferisce non
prendere posizione. E così ammette che per lui fascisti e antifascisti
uguali sono” [...] Parole che suonano come una difesa del sottosegretario
leghista Clau- dio Durigon, che nei giorni scorsi si era augurato che un
parco di Latina fosse dedicato ad Arnaldo Mussolini©!, In
tempo già preelettorale — hanno avuto luogo le elezioni locali in
importanti comuni — l’esempio del Sottosegretario Durigon fece scuola, e anzi
qualcuno rincarò la dose, proponendo che Piazzale dei Partigiani, a Roma,
tornasse ad essere intitolato ad Adolf Hitler come ai tempi
dell’occupazione nazionalsocialista: Dopo le polemiche sul caso del
Sottosegretario all’Economia della Lega Claudio Durigon che, du-
rante un comizio a Latina aveva proposto di intitolare di nuovo il parco
ad Arnaldo Mussolini, ora arriva un’altra idea di intitolazione che fa
discutere. A lanciarla, come riporta “La Repubblica” è Andrea Santucci,
vigile del fuoco ed ex consigliere comunale leghista di Colleferro, che si
dichiara favorevole a intitolare di nuovo piazzale dei Partigiani a Roma,
ad Adolf Hitler. Le sue parole: “Nel bene e nel male questa è la nostra
storia, credo anche che per la cecità di alcuni perdiamo moltissimo in
termini di turismo nel voler nascondere. Alcune eredità del passato fascista
riemersero in una storia che non è solo individuale. Dopo le mancata
reviviscenza, a Latina, del parco che fu intitolato ad Arnaldo Mussolini,
nella poco lontana Anzio (dove sbarcarono gli Alleati nel 1944) Edith
Bruck — scrittrice ebrea ungherese sopravvissuta alla Shoa e naturalizzata
italiana — rifiutò il Premio per la Pace con una lettera al sindaco:
“Avrei volentieri accettato, se nel frat- tempo non avessi saputo che è
stata negata la benemerenza a una mia correligionaria, Adele di
Consiglio, sopravvissuta alla barbarie nazifascista, e invece è stata
riconfermata a Mussoli- ni”53, Infatti nel 2019 il Partito Democratico aveva
proposto di revocare la cittadinanza ono- [L. Giar.,I/ caso [Durigon]
arriva sul “Times”e in tutta Europa, ma non al Tg2,“Il Fatto Quotidiano” S1 L.
Giar., Milano, Luca Bernardo fa il nostalgico: “Non distinguo tra fascisti e
antifascisti”, “Il Fatto Quotidiano” 14 agosto 2021, p. 14. Inoltre:
“Certo che c’è differenza tra i due, se vogliamo andare sul semantico. So
che cosa mi volete chiedere, so che cosa vi rispondo’, ha replicato ai cronisti
a margine di un evento. E a domanda diretta se possa definirsi
antifascista, Bernardo tergiversa ancora: ‘No, io non mi definisco né A,
né B, né Z. Mi definisco un cittadino della città di Milano, che vuol dire che
è aperto e liberale. La libertà conquistata grazie ai nostri nonni
dobbiamo portarla sempre avanti. Io mi definisco Luca Bernardo che arriva
dalla società civile” S2 “Intitolare a Hitler piazzale dei
Partigiani”: bufera su ex consigliere leghista di Colleferro
huffingtonpost.it/entry/intitolare-a-hitler-piazzale-dei-partigiani-bufera-su-ex-consigliere-leghista-a-
colleferro Redazionale,] Anzzo, onorificenza a Mussolini: Bruck rifiuta il
premio, “Il Fatto Quotidiano] raria a Mussolini e di conferirla ad Adele di
Consiglio. L’allora sindaco respinse entrambe le richieste, e oggi Edith
Bruck rifiuta di essere associata al cittadino onorario Benito Mussolini,
responsabile della deportazione degli ebrei italiani, e quindi anche della sua.
La risposta del sindaco attuale suona però non come una discolpa, ma come
un’aggravante: “Mussolini ha la cittadinanza onoraria dal 1924. Prima di
me ci sono stati tre sindaci comunisti, due socialisti, uno repubblicano,
uno Ds e nessuno l’ha mai revocata. Anzi questo argomento non è stato mai
discusso in Consiglio comunale. Questi e altri eventi e interventi pubblici
palesemente nostalgici culminarono, il 9 ottobre 2021, nelle
manifestazioni di piazza a Roma che portarono alla devastazione della sede
cen- trale del sindacato CGIL: un assalto nel quale ebbero una posizione
di rilievo gli esponenti del movimento di estrema destra Forza Nuova.
L’irruzione nelle sedi sindacali non è una no- vitàs5, ma la devastazione
romana richiamò alla memoria di molti l'assalto e l’incendio della Camera
del Lavoro di Torino d - giusto un secolo fa — e l’affermarsi dello
squadrismo fascista. Non si tratta di casi isolati, benché
frequenti: in realtà, questa tradizione di “fascismo eter- no” non si è
mai spenta e trova il suo caso più emblematico in Verona, in una sequenza che
inizia nel 1920 e dura ancora oggi: Nero era il colore dello
sparuto drappello di “diciannovisti” capeggiati da Italo Bresciani, fondatore
e segretario del piccolo Fascio di Verona, il “terzogenito” nato
appena due giorni dopo la fondazione a Milano dei FASCI DI
COMBATTIMENTO. Nera è l’evoluzione in città del Partito nazionale fascista. La prima
visita di Mussolini in città: il futuro duce atterra con un Aviatik nella
scalcinata piazza d’armi di stradone Santa Lucia. Diciotto anni dopo, un’altra
visita. Trionfale. Verona diventa il teatro di fondazione della
Repubblica sociale italiana, sede di cinque ministeri e di importanti comandi
tedeschi. Il nome della città si incide dunque anche nella storia
del fascismo repubblicano: accostato prima al Manifesto di Verona (il
piano programmatico per il governo della RSI, in cui si definivano gli
obiettivi politici del Partito fascista repubblicano, nato dalle ceneri
del Partito nazionale fascista) e poi al celebre processo di Verona, che
condannò Galeazzo Ciano e altri gerarchi accusati di avere tramato con Badoglio
per fare arrestare Mussolini. È sempre a Verona che il comando
generale della Gestapo allestisce la sua base in Italia. [... Nel
dopoguerra] Il territorio scaligero diventa un crocevia per diverse
organiz- zazioni neofasciste: la Rosa dei Venti del generale Amos
Spiazzi; Ordine Nuovo; la sanguinaria sigla Ludwig — responsabile
di dieci “omicidi per caso” — e il Fronte Nazionale di Franco Freda sono gli
zii. Poi sono arrivati i nipotini. Che portano avanti la
tradizione della ‘ditta’. Neri sono i movimenti che, da metà anni
Ottanta, mettono radici a Verona. Ferrario, Anzio. Il “rifiuto” di Edith Bruck:
“Mat accanto a Mussolini”, “L'Avvenire, avvenire. it/attualita/ pagine/il-rifiuto-di-edith-bruck-mai-accanto-a-mussolini).
SS Per esempio: “Lavoratrici, lavoratori! Un criminale attentato fascista
è stato compiuto contro la sede della CGIL [dalle] forze della estrema
destra che temono l’unità dei lavoratori e la loro combattività
sindacale: lavoratrici, lavoratori! rispondete con la lotta unitaria: uniti si
vince. Federazione milanese del Pci” (Manifesto del PCI del 1964).
56 Paolo Berizzi, Verona, la città in fondo a destra: dal fascismo al
fascismo, *MicroMega” micromega.net/verona-estrema-destra-berizzi/). La
“singolarità del caso Verona, il labora- torio italiano della destra
radicale” è descritta per esteso nel volume (da cui è tratto l’articolo di
“Micro- mega”) di Paolo Berizzi, È gradita la camicia nera, Rizzoli,
Milano] Nell’autunno del 2021 si moltiplicarono in Italia i moti di piazza, nei
quali estremisti di destra e, in misura minore, di sinistra si
infiltrarono nelle manifestazioni organizzate dai mo- vimenti contrari
alle misure anti-pandemiche, come No-Vax e No-Green Pass. Un esempio
inquietante di questa simbiosi è la manifestazione dei No-Vax, quando i
partecipanti sfilarono per le vie di Novara con pettorine a strisce bianche e
grigie contrassegnate da numeri, in un demenziale richiamo ai campi di
stermino nazisti: volevano così protestare contro l’obbligo del
certificato vaccinale nei luoghi pubblici, odiato simbolo della
“dittatura sanitaria” La Procura della Repubblica indaga sul
“negazionismo” dei partecipanti, anche se per poter “negare” bisognerebbe
“sapere” o almeno “avere una vaga idea” mentre in questo caso l’ignoranza
abissale si rivela più preoccupante della violazione di certe norme
giuridi- che. Purtroppo tra gli italiani è presente un elevato tasso di
analfabetismo funzionale”, e in queste aree di regressione culturale si
inseriscono i gruppi di estrema destra: “La vergogna dell’ignoranza” così
lAssociazione Nazionale Partigiani Italiani ha commentato la sfilata di
Novara. Soprattutto il partito di estrema destra “Forza Nuova” ha
organizzato sistematicamente l’in- filtrazione in vari settori della
destra presentabile e dei movimenti incolti, attraverso l’attività del
suo leader Roberto Fiore, arrestato dopo l’assalto alla sede sindacale di Roma.
Mussolini, successivamente eletta alla Camera, lascerà il seggio
all’europarlamen- to al neofascista Fiore, che a Bruxelles compirà passi
decisivi nel progetto di infiltrazione di sigle sicuramente più
presentabili e ascoltate di quanto lo è Forza Nuova” Fiore ha finanziato
con fondi esteri “un’associazione molto ascoltata tra i critici della gestione
governativa della pandemia. A questo si aggiunge l’infiltrazione metodica
nei salotti della chiesa conservatrice e oltranzista” per esempio
nell’associazione Pro Vita & Famiglia (la quale nega però questo
legame)58. Questo doppio livello consente a Forza nuova, da un lato, di
“contare nei palazzi della politica pur senza rapresentanza parlamentare”
e, dall’altro, di infiltrarsi a Roma e a Milano, a Torino e a Trieste
nelle manifestazioni contro “la dittatura sanitaria” inneggiando alla
dittatura del ventennio. A Milano “il gruppo ha cantato slogan di chiara
matrice fascista durante la partecipazione al corteo contro il
certificato verde” e sono stati fermati “8 militanti del gruppo di
estrema destra per apologia del fascismo” In conclusione, “il bilancio
finale del corteo parla di 83 denunce e di un 22enne arrestato nei
concitati momenti del tentato (e fallito) assalto alla Camera del lavoro,
sede della Cgil [di Milano, questa volta]. Sono ormai [Il 70% della
popolazione italiana si colloca al di sotto del livello 3, il livello di
competenze considerate necessarie per interagire in modo efficace nella
società del XXI secolo”: così si esprime sull’analfabetismo funzionale il
rapporto ISFOL, “Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei
lavoratori”: ente pubblico di ricerca vigilato dal Ministero del Lavoro (ithappens.it/
analfabetismo- funzionale-esiste-anche-quello-di-ritorno/).ithappens.it/ analfabetismo- funzionale-esiste-anche-quello-di-ritorno/).
I dati ufficiali sono nel Rapporto nazionale sulle competenze degli
adulti isfol.it/piaac/i-risultati-di-piaac). Una dettagliata analisi di
questa strategia del ‘doppio binario” è in Giovanni Tizian, Anatomia
dell’infil- trazione fascista nell’èra dei complotti, “Domani” da cui
sono tratte le citazioni nel testo. “Le affermazioni presenti
nell’articolo volte ad accostare la onlus [Pro Vita & Famiglia] al
partito Forza Nuova sono false, inesatte, oppure nemmeno pertinenti”
scrive in una Richiesta di rettifica il presi- dente della onlus, Antonio
Brandi, riservandosi azioni legali (“Domani] oltre 300 i denunciati nei 14
cortei che vanno avanti: e questo nella sola Milano. Poiché
queste gravi tensioni presenti in tutt'Italia assumevano spesso un aspetto
quasi eversivo, i partiti di centro-sinistra chiesero di applicare contro
Forza Nuova la XII disposi- zione transitoria della costituzione (“È
vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito
fascista”) e presentarono varie mozioni parlamentari a questo fine. Il
Parla- mento rinviò però ogni decisione. Nel dibattito
parlamentare e politico di quei giorni è stata richiamata più volte la
“Legge Scelba; poiché essa riporta alla memoria le tensioni ormai
lontane dell’immediato dopoguerra, vari giornali l’hanno illustrata ai lettori
odierni: La norma di riferimento è la legge. Meglio conosciuta come
“legge Scelba” (dal nome del politico Dc che, alla guida di un
comitato interministeriale del governo De Gasperi, la elaborò)
rientra nelle norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale
della Costituzione: “E vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi
forma, del disciolto partito fascista” si legge. La norma attua
questo principio mettendo nero su bianco il concetto di “riorganizzazione” del
“partito fascista” e prevedendo due strade per lo scioglimento dei
gruppi: tramite il ministro dell’interno, sulla base di una
sentenza di un tribunale, oppure in maniera più diretta attraverso un decreto
del governo, ma solo in casi “straordinari di necessità e di
urgenza”90, Delle due vie prospettate nel 1952, il parlamento
scelse quella della sentenza giudi- ziaria, che permetteva di guadagnare
tempo rinviando ogni decisione e affidandosi così alla tanto criticata
funzione suppletiva della magistratura: suppletiva cioè della decisione
politica cui non riescono a giungere i governi deboli e le coalizioni
troppo frammentate: Nessun vincolo arriva dal Parlamento allo
scioglimento di Forza Nuova. Le quattro mozioni del cen-
trosinistra che chiedevano all’esecutivo di utilizzare la legge Scelba e
di sciogliere con decreto la for- mazione di estrema destra, e i
suoi simili, sono approdate oggi pomeriggio in Senato. Ma, il tempo di
presentarle, e sono state ritirate, diventando un ordine del giorno
unitario. Un atto cioè, d’indirizzo, ma non vincolante. Che può
essere letto come la legittimazione ulteriore di quello che sembra essere
l’orientamento del governo: prima di scrivere anche una sola riga del decreto
legge di scioglimento, aspettiamo che la magistratura si esprima sui
fatti del 9 ottobre, sulla devastazione della Cgil a Roma. Dopo un
lungo dibattito il Senato ha approvato per alzata di mano l’ordine del giorno
del centrosini- stra: l’atto avrà poco più che una valenza
simbolica®!, Il condizionare lo scioglimento di un movimento
neofascista all’esistenza di una futura sen- tenza giudiziaria aveva tre
precedenti. Da un lato, lo scioglimento di movimenti neofascisti era già
avvenuto con “lo scioglimento di Ordine Nuovo, movimento sciolto dal Ministro
dell’interno Taviani in seguito alla sentenza di accertamento della
ricosti- tuzione del partito fascista, nel processo in cui era pubblico
ministero Vittorio Occorsio, poi [Giuzzi, Corteo no pass, un fermo e 83
denunciati, “Corriere della Sera” Bartoloni, Sanzioni e scioglimento dei
partiti fascisti, cosa prevede la legge Scelba repubblica.it/ politica news/iter_scioglimento_partito_fascista
Olivo, Su Forza Nuova la maggioranza si sgonfia: il governo non sarà costretto
a scioglierla huffingtonpost. it/entry/ su-forza- nuova-la-maggioranza-si-sgonfia-il-governo-non-sara-costretto-a-
scioglierla _ it] ucciso in un attentato rivendicato proprio da Ordine Nuovo”;
con lo scioglimento di Avanguardia Nazionale; nel 2000 con lo
scioglimento del Fronte nazionale. D’altro lato, le esitazioni attuali
del governo non sono infondate, e i dubbi sull’opportunità dello sciogli-
mento sono stati sintetizzati dai giuristi Michele Ainis e Vladimiro
Zagrebelsky: lo sciogli- mento rischierebbe di provocare “un’inversione
di prospettiva tra persecutore e perseguitato” (Ainis), né esso è lo
strumento più adatto a cancellare i rigurgiti neofascisti (Zagrebelsky).
Per fronteggiare il problema delle organizzazioni neofasciste la “Legge Scelba”
era stata attualizzata con la “Legge Mancino” che qui può essere soltanto
menzionata. Il governo Amato emanò il Decreto Legge n.122 contenente “misure
urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa” poi
convertito nella legge 205/93 e oggi conosciuta come Legge Mancino. La
Legge Mancino costituisce ancora oggi il principale strumento legislativo
contro i crimini d’odio, mirando a sanzionare e a prevenire le condotte
di discriminazione razziale, etnica e religiosa, attraverso il divieto di
ogni organizzazione movimento o gruppo che abbia tra i propri scopi
l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici,
nazionali o religiosi. L’art. 7 comma 3 della legge Mancino consente lo
scioglimento di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che abbiano
favorito la commissione dei reati elencati dall’art. 5 della medesima
Legge (oggi descritti all’art. 604 fer del codice penale [64]). Si tratta
di tutti quei reati commessi per finalità di discriminazione o di odio
etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare
l’attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno
tra i loro scopi le medesime finalità” Ma qui conviene arrestarsi:
il Parlamento ha approvato un atto che, come si è detto, “avrà poco più
che una valenza simbolica” mentre le manifestazioni contro la “dittatura
sanitaria” vengono strumentalizzate dai nostalgici delle dittature tout
court. Questa reviviscenza dell’estrema destra non avviene solo in Italia.
Sempre in quegli stessi giorni, il governo polacco era coinvolto nella
polemica (anche giudiziaria) sulla legge con cui vietava a società
straniere di possedere più del 49% di reti televisive o radiofoniche in
Polonia: in questo modo eliminava le catene critiche rispetto al governo, come
TVN24, con- trollata dall’americana Discovery International. Inoltre
quello stesso governo prendeva una misura che negava il risarcimento agli
ebrei che erano stati espropriati durante l’occupazione
nazionalsocialista della Polonia, entrando così in collisione con gli Stati
Uniti: Prosegue il suo corso tra le polemiche anche la legge che blocca i
risarcimenti agli ebrei (e non ebrei) espropriati durante la Seconda
guerra mondiale e nella furia nazionalizzatrice del regime comunista.
Ponendo il limite massimo di 30 anni per la presentazione del ricorso da parte
degli ex proprietari, o degli eredi, il governo vanifica in blocco tutte
le istanze. Per chiudere definitivamente il capi- [Caputo, Neofascismo e
ordine democratico: sciogliere Forza Nuova necesse est,“Micromega” micromega.net/sciogliere-forza-nuova/).
Caputo analizza anche la “Legge Manci- no” appena accennata nel
testo. 63 Ivi; e Vladimiro Zagrebelsky, “La Stampa” lastampa.it/ topnews/lettere-e-
idee/10/16/ news/i-pro-e-i-contro-di-un-decreto-su-forza-nuova. 64
Per un’analisi del contenuto di queste norme: Modifiche agli articoli 604-bis e
604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per
motivi di sesso, di genere, di orientamento sessuale o di identità di
genere A.C. 107, A.C. 569, A.C., A.C. 2171, A.C. 2255 Dossier — Il testo
unificato adottato come testo base 14 luglio 2020 (documenti.camera.it/Leg18/documenti.camera.it/Leg18/
Dossier] tolo risarcimenti, e per giustificare la decisione, il legislatore si
è fatto forte di un complicato fardello pregresso di atti
giuridico-amministrativi, risalente ai decenni passati. Ma ciò che ha scatenato
l’ira degli Stati Uniti e di Israele sono state le allusioni al
rischio di possibili “tentativi di truffa” da parte di
millantatori, indice per Washington e Gerusalemme di una politica
“cripto-antisemita” Non esplicita, ma già nei fatti6S, Anche
la Francia registra da tempo un crescente antisemitismo. Nelle manifestazioni
che ogni sabato scendono in campo contro la c.d. ‘dittatura sanitaria’ in
varie città della Francia “fioriscono dei numeri sull’avambraccio
(riferimento ai deportati nei campi di concentra- mento) o delle stelle
gialle sulla giacca (richiamo alla politica antisemita nazista)”66, Si
moltiplicano le scritte “Qui?” (Chi?), il cui valore antisemita va però
spiegato. “Qui?” fa riferimento a un’allusione antisemita del generale a
riposo Dominique Delawarde, che il 18 giugno 2021, in una trasmissione su
CNews, continuava ad accusare un complotto mondiale “qui contròle le
Washington Post, /e New York Times, chez nous [cioè in Francia] BFM-TV et tous
les journaux qui viennent se grouper autour”, senza però citare alcun
nome. La ripetuta domanda “Chi?” resta senza risposta, e il conduttore a
questo punto interrompe la trasmissione. Ma da quel momento la domanda
“Chi?” diviene uno slogan degli antisemiti: il 7 agosto un’insegnante di
destra, in una manifestazione contro la politica sanitaria, inalbera un
cartello con i nomi dei traditori — tutti ebrei — accompagnati dallo
slogan “Mais Qui?” (“Ma chi?”): e la “Q” è adorna di diaboliche
corna”. Riassumendo i fatti recenti — “Sui cartelli compaiono i
‘Chi? diretti contro la comunità ebraica, derivati da un’allusione
antisemita del generale a riposo Dominique Delawarde; su un centro di
vaccinazione vengono dipinte delle stelle di Davide; una stele in omaggio
a Simone Veil, in Bretagna, è stata vandalizzata tre volte in una settimana”
—- “Le Monde” non può fare a meno di chiedersi: “Que se passe-t-il en
France?” 68, E non solo in Francia: Bergoglio condanna il
cre- scente antisemitismo durante il suo viaggio in Ungheria e
Slovacchia, le cui comunità ebrai- che avevano softerto molto durante
l’epoca nazionalsocialista, ma nelle quali l'antisemitismo stava
riaffiorando sotto i governi sovranisti di destra. Nel 1941 l’effimero Stato
slovacco — sot- [Rosaspina, “I/ blocco dei risarcimenti contro gli ebrei
è inaccettabile” Ma il governo: avanti con la legge, “Corriere della Sera,
Antisémitisme: le poison de la banalisation lemonde.fr/ idees/article/2021/08/18
/antisemi- tisme-le-poison-de-la-banalisation Sur la pancarte [...]
figure une série de noms de ‘traîtres’: plusieurs responsables politiques
actuels, mais aussi une dizaine de personnalités frangaises ou
américaines, qui n’ont que peu de rapport direct avec la gestion de la
crise sanitaire. Le milliardaire américain d’origine hongroise George Soros, le
fondateur du forum de Davos, Klaus Schwab, Bernard-Henry Lévy ou encore
la famille Rothschild sont ainsi cités. Leur point commun? Ils sont de
confession juive. Au centre de la pancarte figure le slogan en lettres
rouges Mais Qui?”, dont le ‘O’ est agrémenté de cornes” (Samuel Laurent -
William Audureau, “Mass qui”, de la blague virale au slogan antisémite.
Au travers de cette question rhétorique, certains opposants à la
politique sanitaire ciblent la communauté juive, accusée d’étre responsable de
la crise liée au corona- virus, Publié
à 16h28 — Mis à jour le 14 aoùt 2021 à 06h35 — le monde. fr/
societe/article mais-qui- de-la- blague-virale- au-slogan-antisemite. Cfr.
supra, nota 66 (lemonde.fr/idees/supra,
nota 66 (lemonde.fr/idees/ article/2021/08/18/
antisemitisme-le-poison-de-la- banalisation] to la guida di Jozef Tiso,
sacerdote cattolico dalla vita tormentata in un territorio tormentato5? — aveva
emanato un “codice ebraico” contenente misure antisemite analoghe alle
“Leggi di Norimberga” nazionalsocialiste del 1935 e a quelle fasciste. La
politica filo-na- zionalsocialista di Monsignor Tiso aveva imbarazzato
non poco la Santa Sede. Con l'ascesa al potere del comunismo, era giunta
per Monsignor Tiso la condanna a morte per collaborazionismo: ma oggi
alcuni ambienti slovacchi ne propongono la riabilitazione. Il Pontefice
esortava “a promuovere insieme un’educazione alla fraternità, così che i
rigurgiti di odio che vogliono distruggerla non prevalgano. Penso alla
minaccia dell’antisemitismo, che ancora serpeggia in Europa e altrove. È
una miccia che va spenta. Ma il miglior modo per disinnescarla è lavorare
in positivo insieme, è promuovere la fraternità” Un analogo appello era
risuonato in Ungheria: “Parole, - commentava il quotidiano dei vescovi
italiani, — che appaiono anche come una risposta indiretta al premier
Viktor Orbn, incontrato prima della Messa, Negli stessi
giorni, il congresso “Interfaith” — il G20 delle fedi — rilanciava a livello
inter- confessionale la stessa condanna e annunciava la preparazione di
uno studio sugli attentati a sfondo religioso compiuti nel mondo negli
ultimi quarant’anni. Nel suo intervento, il pre- sidente Mario Draghi
condannava espressamente le “manifestazioni di antisemitismo, un fenomeno
in preoccupante crescita”7!, Questo era dunque il clima in cui ci
si preparava a ricordare l’anniversario delle leggi raz- ziali. Un
esempio: la rievocazione dell’Accademia delle Scienze di Torino L’Accademia
delle scienze di Torino ricorda l’ottantesimo an- niversario della
legislazione razziale del fascismo con un convegno che si proponeva, “a
80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali da parte del regime
fascista, di ricostruire le [Lorman, The christian social roots os Jozef
Tiso’ radicalism, 1887-1939, in Rebecca Haynes — Martyn Rady (eds.), Jr
the shadow of Hitler. Personalities of the right in central and Eastern Europe,
Tauris, London - New York; Graziano — Istvîn Eòrdògh Josef, Tiso e la
questione ebraica in Slovacchia. Prefazione di Antonello Biagini,
Periferia, Cosenza 2002, 143 pp.; Nardini, Tiso: una terza proposta,
Ceseo — Liviana, Padova; Giannini, Monsignor Tiso, “Rivista di Studi
Politici Internazionali, Muolo, La visita. Il Papa a Budapest e Bratislava:
“Mai più odio e chiusure, ma fraternità” “L'Avvenire” 12 settembre 2021
(https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-budapest). Una descrizione degli
incotnri del Pontefice è in Domenico Agasso, Slovacchia, il Papa al
Memoriale dell’Olocausto incontra gli ebrei: con la Shoah “qui disonorato
il nome di Dio”,“La Stampa” lastampa. it/vatican- insider/it/2021/ 09/13/
news/ slovacchia-il-papa-al-memoriale-dell-olocausto-incontra-gli-ebrei-con-la-
shoah-qui-disonorato-il-nome-di-dio- Intervento del premier Draghi nell’ambito
dell’Interfaith Forum, osservatorioantisemitismo. it/articoli/intervento-del-premier-
mario-draghi-nellambito-dellinterfaith- forum] linee essenziali delle
radici ideologiche e politiche della persecuzione, il suo svolgimento e i
suoi risultati per dare un contributo al rinnovarsi della memoria e per
stimolare le dovute riflessioni in un mondo in cui si continuano ad alimentare
odii etnici e risentimenti”72. Il programma così annunciato costituisce
la cornice delle nove relazioni, pubblicate in volume a metà del 2021 (a
causa della pandemia, come già ricordato nel $ 1). Il curatore del volume,
Piazza, professore di genetica a Torino), è anche autore del saggio di
apertura, in cui ripercorre le teorie razziali poste a fondamento della
legislazione fascista e le confuta sulla base delle teorie genetiche attuali,
chiedendosi infine. Perché lo stereotipo razziale è così difficile da
estirpare. Gli altri saggi si occupano del contesto in cui prese forma la
legislazione razziale fascista, delle reazioni che essa suscitò in
generale, nella società italiana e nella Chiesa cattolica; nonché delle
reazioni in specifici ambienti: l'università, la magistratura, la
comunità dei matematici, l’istruzione e l’avvocatura. Fabio Levi,
già professore di storia contemporanea all’Università di Torino, sintetizza
la transizione degli italiani da una posizione di indifferenza rispetto
alla sorte degli ebrei a una maggiore attenzione per la loro sorte: ma
non sempre e ovunque. Questa transizione correva parallela allo scoppio
della guerra, all’aggravarsi del suo svolgimento in Grecia e in Russia,
ai bombardamenti alleati del 1942, all’arresto di Mussolini il 25 luglio 1943,
all’armistizio dell’8 settembre, alla fuga del re, alla nascita di una
repubblica fascista asservita ai nazio- nalsocialisti. “Il trauma
dell’armistizio aveva ridotto di molto la distanza residua fra ebrei e
non ebrei. Sia gli uni sia gli altri erano vittime della stessa guerra”: presi
nella morsa della persecuzione antiebraica e delle distruzioni belliche,
“gli ebrei tentarono la sorte affidandosi al mondo che avevano intorno” e
“in queste condizioni si rese possibile un incontro inaspettato: quello con gli
italiani non ebrei. Due saggi riprecorrono la storia del razzismo
prima della legislazione razziale. Massimo Salvadori - dopo aver sottolineato
che il razzismo moderno, a differenza di quello delle so- cietà antiche e
di quello fondato sulle religioni, non offre “una via d’uscita dalla
condizione degli appartenenti alle razze inferiori o intrisecamente
nemiche traccia una sin- tetica
storia del razzismo a partire dal Seicento, “il secolo definito della
,rivoluzione scienti- fica”: Infatti scienziati, teologi e filosofi
sostennero non soltanto la differenza, ma anche la gerarchia delle razze
e, con quest’ultima, anche il diritto della razza superiore a dominare
quella inferiore. Insomma, da Linneo a Gobineau è “agevole scorgere elementi
che si possono definire di proto-nazismo” (p. 33). Ma è con il Novecento
(e con l’opera di Steward Notizie sul convegno sono contenuti in vari
siti (per esempio: https://\www.unito.it/eventi/le-leggi-
razziali-convegno-allaccademia-delle-scienze; i filmati dell’intero convegno
sono in:
accademiadellescienze.it/attivita/iniziative-culturali/le-leggi-razziali). Piazza
(cur.), Le leggi razziali,Il Mulino, Bologna, Piazza, La scienza contemporanea
e le ceneri del razzismo, in Piazza, Le leggi razziali del 1938, cit.,
p.- 24: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo
saggio. Levi, Le risposte della società italiana, in Piazza, Le leggi
razziali: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a
questo saggio. 76 Massimo Salvadori, I/ razzismo prima di nazismo e
fascismo, in Piazza, Le leggi razziali del 1938, cit., pp.119- 132: le
indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio.] Chamberlain,
“una sorta di bibbia del razzismo novecentesco” p. 35) che le teorie
razziali sanciscono l’assoluta superiorità degli ariani e l’insanabile
contrasto con gli ebrei. In Cham- berlain questi ultimi “subiscono una
sorta di jelevazione’, in quanto sono visti quale l’altra razza che [...]
è la sola che possa contrastare il dominio dei teutoni nel mondo”; quindi “la
via allo sterminio degli ebrei e alla riduzione degli slavi e delle altre
etnie considerate inferiori era spianata dal programma formulato da
Chamberlain” (p. 35). Hitler mise in pratica questo piano “e nel 1938 il
servile dittatore nostrano si mise al carro di quello tedesco col varare
le leggi razziali. Il saggio di Gentile, professore di diritto a Milano,
considera nel suo insieme la legislazione antiebraica del fascismo un
fenomeno di rara complessità e descrive al suo interno quattro fasi, che
analizza poi in dettaglio: “Un primo frangente è quello degli antefatti e della
preparazione del dispositivo discriminatorio, un secondo momento è
costituito dalle norme vere e proprie, un terzo dalle circolari
amministrative — superamento delle norme —, un quarto e ultimo stadio è
quello in cui si travalicano le circolari stesse: la fase, buia oltre ogni
dire, della Repubblica sociale italiana” Viene descritta quindi “una
paurosa gradazione ascendente” in cui si pas- sa dalla “persecuzione dei
diritti” alla “persecuzione delle vite. Ancora una volta l’esperienza
coloniale è additata come fonte della discriminazione razziale: “È proprio
in colonia che si adoperano, veicolano e immettono nel circuito, nel
panorama e nel linguaggio giuridico concetti e categorie nuove a cui si fa
riferimento in fase di elaborazione della normativa antiebraica. Anzi, il
maggior portato dell’esperienza coloniale fu probabilmente la
giuridicizzazione del concetto di razza. Di fronte al Manifesto della razza, la
Chiesa cattolica espresse un cauto rifiuto attraverso po- sizioni non
omogenee. Da un lato, Pio XI condannò il razzismo antisemita, ma, d’altro
lato, l’articolata gerarchia della Chiesa assunse atteggiamenti
variamente sfumati: Francesco Traniello, già professore di storia a Torino, li
riconduce alla “viva preoccupazione che la politica dell'Asse, inaugurata
da MUSSOLINI, stesse portando a un’omologazione ideologica e fattuale del
regime fascista a quello nazionalsocialista” col suo razzismo
paganeggiante del sangue e della terra, condannato sotto il profilo
dottrinale dall’enciclica papale Mit brennender Sorge Il punto cruciale
era però “l’interconnessione tra la questione ebraica e quel sistema di
relazioni con il regime fascista che, per quanto possibile, la Chiesa non
intendeva mettere a repentaglio, sistema sancito dal Concordato che aveva
ulteriormente innalzato il livello del supporto consensuale della Chiesa
all'opera di Mussolini. Di conseguenza, “l’incidenza del- la linea
negoziale adottata dalla Santa Sede sul complesso della legislazione antisemita
fu [Gentile, Le premesse della campagna razziale dell’Italia fascista:
profili politici e storico-giuridici, in Piazza, Le leggi razziali: le
indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo
saggio. Traniello, Le risposte della Chiesa cattolica alla legislazione e
alla politica antisemita del regime fascista, in Piazza, Le leggi
razziali: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a
questo saggio.] nell’insieme molto limitata, riducendosi a qualche
aggiustamento normativo ottenuto dai contatti ufficiali e più spesso
informali”: ad esempio, lo Stato non avrebbe considerato “con- cubinato,
penalmente perseguibile, la fattispecie di matrimoni razzialmente misti
celebrati con rito cattolico” ovvero avrebbe considerato l’appartenenza
“alla razza ‘non ebraica’ dei figli di matrimoni misti nati dopo che
fossero stati battezzati entro cinque giorni dalla nascit. Il
mondo universitario italiano era stato colpito nel 1931 dall’obbligo dei
docenti di pre- stare giuramento di fedeltà al fascismo, cui pochi si
erano sottratti7?. Ben più gravi erano invece i vuoti che si aprivano con
le leggi razziali80. Annalisa Capristo, bibliotecaria presso il Centro di
Studi Americani, raccoglie una nutrita schiera di testimonianze e sottolinea
che “per decenni l’Italia non ha fatto veramente i conti con il suo
passato razzista e antisemita” Una valutazione “è stata compiuta solo a
partire dal 1988 ed è tuttora in corso e “uno degli ambiti più studiati è
quello accademico” per tre ragioni: la presenza ebraica vi era rilevante;
il regime fascista diede particolare enfasi a questo intervento; vi fu una
forte compromissione dei FILOSOFI e degli intellettuali non ebrei nella
politica antisemita del fascismo. Queste considerazioni vengono
approfondite con documenti sugli atteggiamenti di GENTILE (si veda), CROCE
(si veda), EINAUDI (si veda), del quale vengono riportate annotazioni
diaristiche con inveterati stereotipi antisemiti, seguite dall’“allineamento
zelante dei matematici italiani e dalla documentazione sugli archeologi
(“una testimonianza raggelante). Opposta fu la posizione dell’economista
Attilio Cabiati (destituito per aver scritto al Ministro delle Finanze di
ritenere “antigiuridica” la normativa razziale, p. 118) e del costituzionalista
Ernesto Orrei, di cui — per sbaglio! — venne pubblicato il libro in cui
esprimeva il proprio sdegno per l’epurazione dei docenti ebrei. La scuola
e la biblioteca sono come le chiese dello stato moderno. Non si respinge
nessuno. Il tema dei matematici italiani espulsi è ripreso da Valabrega,
professore di geometria a Torino, che si fonda soprattutto sulle informazioni
avute da colleghi più anziani, che hanno conosciuto direttamente — o
attraverso testimonianze dirette — i fatti , e ne hanno parlato con me in
tante conversazioni. Ne risulta un contributo ricco di dati individuali, anche
di matematici non ebrei. Fra i tanti nomi, vanno ricor- dati tre
matematici non ebrei, ma “molto contrari alle leggi razziali: Tullio Viola
a Roma e, a Torino, Buzano e Tricomi. Quest’ultimo, “contrario al
Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime
fascista, La Nuova Italia, Firenze; e la recensione di L. in “Sociologia del
diritto. L’elenco dei professori ebrei espulsi è in Ugo Caffaz, Discriminazione
e persecuzione degli ebrei nell'Italia fascista, Consiglio Regionale
della Toscana, Firenze. Capristo, Le reazioni degli ambienti FILOSOFICI accademici
italiani, in Piazza, Le leggi razziali: le indicazioni tra parentesi dopo le
citazioni si riferiscono a questo saggio. 82 Ernesto Orrei, Intorno
alla questione ebraica. Lineamenti di storia e di dottrina, s.n., Roma. Il
volume venne subito ritirato dalle autorità, ma è oggi presente in alcune
biblioteche. Valabrega, La legislazione antiebraica: la comunità
matematica italiana, in Piazza, Le leggi razziali: le indicazioni tra
parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio.] fascismo da
sempre, addirittura si convertì, pur non essendo religioso, alla religione
valdese, perseguitata dal fascismo. In Val Pellice [una delle “valli
valdesi” del Piemonte] si rifugiò, partecipando per un breve periodo alla lotta
partigiana. L’impatto delle leggi razziali sull’università — che si è già
visto nell’analisi di Annalisa Capristo — viene ripreso daVidari,
professore di storia del diritto medievale a Torino, che ricorda come
Torino abbia “espulso con zelo amministrativo 58 persone: a ricordo ed
espiazione l'Ateneo da poco ne ha tracciato con un’apposita, efficace e
dettagliata mostra nel palazzo del Rettorato tutte le vicende personali e
scientifiche, connesse con la propaganda razzista Le autorità accademiche del
tempo si limitarono a dare scarne notizie su quegli allontanamenti: solo
all'Accademia di medicina di Torino il presidente Luigi Bobbio (padre di
Norberto) “ha dato la notizia della decadenza, ma con un’espressione di stima e
di rin- graziamento per i soci allontanati: si tratta di un accenno
gentile, non frequente, ripetuto in Italia in qualche altra rara
occasione. L’esame di altri gruppi professionali conferma
un’immagine di sostanziale acquiescenza al regime. L’analisi del
comportamento della magistratura italiana di fronte alle leggi razziali
può essere approfondito partendo dalla bibliografia pubblicata da Giuseppe
Speciale nel suo volume del 2007 e aggiornata in un suo successivo
articolo8S. Inoltre è particolarmente viva la testimonianza di chi,
all’epoca delle leggi razziali, fu un giovane magistrato di prima nomina:
Alessandro Galante Garrone, eminente figura dell’antifascismo, che esamina con
equilibrio la situazione della magistratura negli anni della dittatura —
e i suoi cedimenti: “Episodi più che altro penosi, patologici. Diciamo
ancora che questa magistratura scorata e avvilita ebbe, proprio sotto la
repubblica di Salò e il tallone tedesco, qualche sussulto di fierezza, come
il non prestare giuramento e qualche energica protesta collettiva, in
varie regioni italiane. Ma nel complesso, di fronte alle leggi razziali
del 1938, essa ebbe, più che tutto, imbarazzo e disa- gio di coscienza:
scantonò e tacque. Tutto sommato, penombre, e qualche ombra più o meno
densa, e qualche debole luce, Sulla magistratura durante l’epoca
fascista è opportuno limitarci a questi accenni, e ritor- nare al volume
dell’Accademia delle Scienze torinese. In esso Guido Neppi Modona, già pro-[Vidari,
La legislazione antiebraica, con la sua applicazione in Piemonte nel
campo dell'istruzione e dell’avvocatura, in Piazza, Le leggi razziali: le
indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo
saggio. 85 Giuseppe Speciale, Giudici e razza nell'Italia fascista,
Giappichelli, Torino, La giustizia della razza. I tribunali e l'art. 26
del r.d., in Lacchè, Il diritto del Duce. Giustizia e repressione
nell’Italia fascista, Donzelli, Roma; l'aggiornamento bibliografico. Inoltre:
Speciale, Le leggi antiebraiche nell’ordinamento italiano. Razza,
diritto, esperienze, Pàtron, Bologna, Vedi anche: Ernesto De Cristofaro,
Una figura paradossale della legge: il diritto razzista, Speciale,
Giudici e razza negli anni della discriminazione: voci dalle sentenze; in
Ruggieri, Io sono l’altro degli altri: l’ebraismo e il destino
dell’Occidente, Firenze, Giunti, Garrone, Amalek, il dovere della memoria,
cit.; in particolare, il capitolo La memoria dell’offesa, che contiene A
quarant'anni dalle leggi antiebraiche, e Cinquant’anni dopo: ricordi e
rilessioni di un giudice] fessore di diritto e procedura penale nell'Università
di Torino, ricorda che, all’entrata in vigo- re delle leggi razziali, il
ministero della giustizia chiese che i singoli magistrati dichiarassero
di non appartenere alla “razza ebraica”. Magistrati vennero dispensati
d’ufficio, mentre quattro chiesero di essere messi a riposo: “non risulta che
alcuno dei magistrati in servizio abbia preso in qualche modo le distanze
dall’espulsione. È “l’immensa palude abitata da figure silenti” evocata da
Saverio Gentile88. Molti però non rimasero silenti, ma anzi
parteciparono attivamente alle riviste razziste del regime: “La difesa
della razza” “La nobiltà della stirpe” e, in particolare, “Il diritto
razzista” Neppi Modona elenca pagine di nomi e funzioni, e constata — con
un elenco di casi esemplari — che a guerra finita nessuno è stato condannato.
Non poteva mancare la carriera Gaetano Azzariti, presidente del Tribunale
della razza, poi nel dopoguerra “Ministro della Giustizia nel primo
Governo Badoglio, [...] consulente giuridico del guardasigilli Togliatti,
infine presidente del Tribunale superiore delle acque pubbliche nel 1949. In
pensione dal 1951, è nominato dal presidente Gronchi giudice della Corte
costituzionale, di cui nel 1957 diviene presidente eletto dai suoi
colleghi della Corte sino all’anno della morte. Al Tribunale della razza
appartenevano anche Antonio Manca e Giuseppe Lampis, anch’essi divenuti
giudici costituzionali nel dopoguerra. Ecco la loro (vittoriosa) difesa:
il Tribunale della razza era “una commissione tecnico-giuridica, composta in
preva- lenza di magistrati, che consentiva di far dichiarare ariane
persone che agli atti dello stato civile risultavano ebree. Parecchie
famiglie israelite furono così sottratte ai rigori della legge” (p.
145)82. Infine, Luigi Oggioni passa dal tribunale di cassazione della RSI alla
Corte costi- tuzionale dell’Italia postbellica: nominato da parte del
Presidente della repubblica Giuseppe Saragat, fu vice-presidente di
quella Corte. Non mancarono però magistrati con la “spina dorsale” come
Peretti Griva?0 (una cui sen- tenza su questioni razziali provocò circolari
di rimbrotto perché in contrasto con la posizione del Ministero degli
interni) e altri ancora di cui Neppi Modona rende conto. In questa inda-
gine egli ha esaminato “una fonte inedita, i verbali delle adunanze del
Consiglio giudiziario del distretto di corte d’appello di Torino nel
decennio dal 1937 al 1946” sulla valutazione dei magistrati. Su quelle
“centinaia di pareri i riferimenti alla razza sono episodici e casuali,
in tutto solo quattro; da essi “non risulta che alcuno abbia manifestato
un sia pur 87 Guido Neppi Modona, La magistratura e
le leggi raziali 1938-1943, in Piazza, Le leggi razziali: le indicazioni tra
parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio. 88
Saverio Gentile, La legalità del male. L'offensiva mussoliniana contro gli ebrei
nella prospettiva storico-giuridica, Giappichelli, Torino, Ulteriori notizie in
Boni, Azzariti: dal Tribunale della razza alla Corte costitu- zionale,
“Contemporanea academia. edu /25984366/ Azzariti_ dal_ tribunale_della
razza alla corte costituzionale). Una precisa descrizione della sua carriera è
in Antonella Meniconi, La magistratura e la politica della giustizia
durante il fascismo attraverso le strutture del ministero della
giustizia, in Luigi Lacchè (ed.), I/ diritto del Duce, Campobello (a cura di),
Una spina dorsale. Domenico Riccardo Peretti Griva: magistrato, anti-
fascista, fotografo, Edizioni SEB, Torino, Garrone, Peretti Griva: una
spina dorsale, “Nuova Antologia] timido dissenso o riserva nei confronti
della politica razziale del regime o, al contrario, abbia manifestato
adesione a tale politica” (p. 154). Se ne può concludere che “l’alta e la bassa
ma- gistratura si sono trovate accomunate nel medesimo processo di
rimozione della legislazione e della politica razzista del fascismo”; di
conseguenza, “quali che siano stati i motivi della rimozione, la realtà è
che i conti con il passato filo-razzista della magistratura italiana sono
ancora tutti da fare. Nei tribunali operavano anche numerosi avvocati e
procuratori, fra i quali l’epurazione venne realizzata con la legge. La
situazione del Piemonte è stata descritta sulla base di documenti
inediti: “Obiettivo della legge fascista era la cancellazione dei
professionisti ebrei dai rispettivi albi”; però veniva istituito un “albo aggiunto”
per inclu- dervi “gli ebrei ‘discriminati’ per particolari meriti
nazionali (cioè ARIANIZZATI, come si è visto): “nell’albo torinese dopo i
avvocati ARIANI sono aggiunti in calce l’ebrei discriminati, e quindi
riparificati agl’ARIANI. Salvadori concludeva il convegno torinese del 2018 con
una constatazione — “non basta accrescere la conoscenza: occorre
coltivare la memoria” — e con un quesito che si dovrebbe sempre tener
presente: sarebbe necessario che “chi ha la fortuna di vivere in tempi
migliori di quelli che abbiamo evocato e di cui abbiamo qui scritto non ceda ai
facili eccessi di moralismo nei confronti di coloro che piegarono la
schiena per salvaguardare se stessi e che domandi con sincerità a se
stesso: ‘To che cosa avrei fatto, avrei superato la prova? Una guida: i ricordi
di Segre Gli astratti furori delle norme antiebraiche si sono
tradotti nelle concrete softerenze di milio- ni di individui, quando non
nella loro morte spesso atroce. A partire dal dopoguerra molte persone hanno
descritto la loro propria tragedia, affinché non si dimenticasse l’orrore
che avevano vissuto, nella convinzione che il tramandarne la memoria
avrebbe (forse) impedito il ripetersi di tragedie analoghe.
Nel settembre del 1938 Liliana Segre era una bambina milanese otto anni,
espulsa dalla scuola perché ebrea. A 13 anni venne deportata ad
Auschwitz, dove morirono suo padre ed entrambi i nonni paterni.
Sopravvissuta al campo di concentramento e tornata in Italia, rimase in
silenzio per anni, poi condivise i suoi ricordi con migliaia di giovani, che
incontrò durante trent'anni di costante impegno nelle scuole di
tutt'Italia. Il 19 gennaio 2018 — pro- prio nell’ottantesimo anniversario
delle leggi razziste, già ricordato più volte — Segre venne nominata
senatrice a vita. A novant’anni incontra i giovani di una comunità di
Arezzo per quella che lei stessa definì la sua “ultima testimonianza pubblica Per
un quadro generale: Neppi Modona, La magistratura dalla liberazione agli anni
Cinquanta, in Storia dell’Italia repubblicana, vol. III/2, Einaudi,
Torino, Salvadori, Conclusioni, in Piazza, Le leggi razziali] inclusa in un
volume insieme con altri documenti?3. Questa testimonianza è ora affidata
alla lettura di ciascuno di noi e va meditata nel silenzio delle nostre
coscienze. Le testimonianze individuali si sono moltiplicate nel
corso degli anni, anche sotto la pres- sione delle rinascenti simpatie
per gli autoritarismi tanto attuali quanto passati (qui evocate nel $ 3).
La testimonianza di Liliana Segre è accompagnata da un elenco selettivo di
Libri di altri sopravvissuti (riprodotto qui alle p.415.). Però la
memorialistica su quegli anni è più este- sa: è già stato citato il libro
di Giorgio Del Vecchio; altri ancora affiorano ripensando anche alle
persone che abbiamo conosciuto?4; e indelebile è il ricordo della mia
insegnante al Liceo Galvani di Bologna, Sandra Basilea, che ci leggeva in
veneziano Giacinto Gallina e che ci commosse con il suo libro Sez viva
Anne?: “Io li amo i miei ragazzi. E ne ho sempre tanti. Ragazzi e
ragazze” Parlava a noi (“non c'è nulla di più bello che due occhi di
adolescente che ascoltano un argomento più grande di noi”) rivolgendosi ad
Anna Frank, e si presentava così: “Chi sono? Sono una superstite di
quell’orribile marasma. Sono viva. Scampata per miracolo. Vivo ancora.
Sono passati ormai più di dieci anni da quel lon- tano 1945. Ma vi sono
anni della vita che non si dimenticano più. Incidono nel sangue”95,
Per Sandra Basilea, l’uscire in un giorno di primavera dalla stanza dove
era rimasta nasco- sta per 550 giorni è un ricordo imperituro, ma —
guardandosi intorno nel fervore del dopo- guerra — si chiede. Non sono
troppi gli immemori?”; e conclude sulla salutare inevitabilità
dell’oblìo: “Tutti forse dimentichiamo. Forse è destino che sia così. Dobbiamo
anche dimen- ticare. Dimenticare i dolori per riprendersi, i rancori per
perdonare, la vita passata per quella futura che si evolve e procede
instancabilmente”96. Se Sandra Basilea si sofferma sull’oblio
individuale, vedremo come Ernest Renan lo esten- da alla vita di
un’intera nazione, quando essa esce da una catastrofe fortemente divisiva. La
curatrice del volume di Liliana Segre, Alessia Rastelli, ha arricchito il
volume di interessanti Approfondimenti: una Nota biografica su Liliana Segre,
una Cronologia che ripercorre con chiarezza gli eventi storico-politici e, infine, delle Proposte di lettura e
documenti sulla Shoah italiana, che comprendono la bibliografia dei Libri
di Liliana Segre, i Libri di altri sopravvissuti (ricordati poco sopra) e
una selezione di volumi suddivisi per argomento. Segre, Ho scelto la
vita. La mia ultima testimonianza pubblica sulla Shoa. Prefazione di Ferruccio
de Bortoli. A cura di Alessia Rastelli, Solferino, Milano Per esempio,
Ottolenghi, Per un pezzo di patria. La mia vita negli anni del fascismo e delle
leggi razziali, Blu Edizioni, Torino.; Ottolenghi, Ricordi di un “gagno”
di “Giustizia e li- bertà”, “Micromega” (avvocato, figlio
dell’internazionalista Giuseppe Ottolenghi dell’Università di Torino).
“Gagno” significa bambino o ragazzo in piemontese. Basilea, Sei viva
Anne?, Cappelli, Bologna. Su Basilea: Corsi, La persecuzione narrata, in
Grasselli, Stranzeri in patria: gli ebrei bolognesi dalle leggi
antiebraiche, Pendragon, Bologna; in questo volume sono analizzati anche
altri testi memorialistici di ebrei scampato] Forse i più giovani non hanno
presente il convulso sovrapporsi di eventi; però è necessario ripercorrerli a
grandi linee — seguendo la Cronologia di Alessia Rastel- li sopra
ricordata — per rendersi conto dell’intersecarsi e del sovrapporsi di eventi
spesso in reciproco contrasto, perché riflessi d’una realtà frammentata e
contraddittoria. Gli anglo-americani sbarcano in Sicilia; il Gran
Consiglio del Fascismo depone Mussolini e il Re e Imperatore Vittorio
Emanuele III lo fa arrestare; il governo firma l’armistizio con gli
alleati e fugge da Roma; i tedeschi occupano l’Italia centro-settentrionale e
inell’Italia del Nord nasce la REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA. Essa è guidata dal
Partito Fascista Repubblicano, il cui programma è contenuto nel Manifesto
di Verona, in cui si legge. Gli appartenenti alla razza ebraica sono
stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica. In stretta
collaborazione con i nazisti inizia così la deportazione degl’ebrei italiani. A
simbolo di questo nuovo corso assurge la deportazione in Germania, di
oltre mille ebrei romani, dei quali soltanto sedici sopravvissero. Da
Milano partono i treni per Auschwitz che deportano anche Levi e Segre. Si
intensifica la lotta partigiana e viene costituito il governo di unità
nazionale presieduto da Badoglio; gli alleati liberano Roma e sbarcano in
Normandia. L’Italia è divisa in due, con l’esercito della RSI che, a fianco dei
tedeschi, combatte contro gli angloamericani che risalgono la penisola,
affiancati dall’esercito regio di Badoglio; una parte dei militari
fascisti si sbanda (“Tutti a casa” è appunto il titolo del celebre film
di Comencini su quei giorni); altri passano alla lotta partigiana; altri
entrano nell’esercito di Salò. Ma molti rifiutano di servire sia nella RSI sia
sotto i tedeschi e vengono internati in Germania. È la tacita resistenza degl’Internati
Militari Italiani, non meno eroica della resistenza armata. L’esercito
sovietico libera Auschwitz; il Comitato di Liberazione Nazionale ordina
l’insurrezione generale contro i nazi-fascisti: è la data della
Liberazione oggi festa nazionale; si suicida Hitler e la Germania si
arrende; gli americani sganciano le bombe atomiche su Hiroshima e
Nagasaki e il Giappone si arrende. La Seconda Guerra Mondiale è finita. Iniziano
i processi di Norimberga contro i criminali nazionalsocialisti e inizia il
processo di Tokyo contro i militaristi giapponesi, mentre per l’Italia si
registra una mancata Norimberga. Accanto a questa “grande
storia” dell’Italia scorre la “piccola storia” quotidiana degli ita-
liani: bombardamenti, sfollamenti, tessere annonarie, rappresaglie dei nazisti
e dei “repub- blichini” azioni anche arbitrarie dei partigiani, mentre la
lotta per i grandi ideali (dell’una e dell’altra parte) si interseca con
meschine e violente rivalse politiche e vendette personali. 27
Michele Battini, La mancata Norimberga italiana, Laterza, Bari-Roma 2003,
XII-189 pp.; Filippo Focardi, Criminali a piede libero: la mancata
“Norimberga italiana”, in Giovanni Contini - Filippo Focardi —- Marta
Petricioli (a cura di), Memoria e rimozione: i crimini di guerra del Giappone e
dell’Italia, Viella, Roma Atti del Convegno tenuto a Firenze nel 2007); Guido
Caldiron, La mancata Norimberga italiana, in Ora e sempre Resistenza,
“Micromega. L’ITALIA DIVIENE UNA REPUBBLICA PARLAMENTARE, ricostruisce un suo
apparato statale che — oltre a garantire il funzionamento della nazione -
deve anche punire i reati commessi nel convulso triennio appena trascorso. In
particolare, deve punire i reati commessi dai fascisti, e deve farlo
nell’ambito della nuova legalità repubblicana, i cui tribunali sono però
ancora in maggioranza retti da magistrati con un passato di acquiescenza al
fascismo. L’Italia esce da una guerra mondiale, ma anche da una guerra civile,
lasciandosi alle spalle un’epoca nella quale le istituzioni monarchiche e
fasciste hanno goduto di un largo appoggio popolare. Un quesito ineludibile si
pone alle nuove istituzioni repubblicane: devono assumersi l’onere di
reprimere i reati fascisti, come ad esempio i reati connessi alle leggi
an- tiebraiche? Fiat justitia et pereat mundus? La nuova repubblica
preferì la via della pace sociale e della conciliazione, che però è anche
la via dell’impunità: l’“amnistia Togliatti” si colloca in quest’Italia
dilaniata dal passato, divisa sul presente ma fiduciosa nel futuro. Tra
giusta punizione e pace sociale: “l’amnistia Togliatti. Dopo i tormentati
giorni successivi all’armistizio e la conclusione delle attività militari
sul territorio italiano, nel tentativo di salvare la monarchia Vittorio
Emanuele II abdicò il 9 maggio 1946 a favore del figlio Umberto II, che
era stato Luogotenente Generale del REGNO D’ITALIA: è sua la firma sui decreti
luogotenenziali esaminati tra poco. Il referendum istituzionale trasformò
l’Italia in repubblica e quindi UMBERTO II - il “re di maggio” — DOVE
PARTIRE PER L’ESILIO. Nel contempo, sotto la guida di Alcide De Gasperi, veniva
formato il primo governo repubblicano, il cui ministro della giustizia era
Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano: un inevitabile
riconoscimento della rilevanza avuta dai comunisti nella lotta di
Liberazione, destinato però a non avere seguito. Togliatti fu vice-primo
ministro nel 1944-45 e Ministro di Grazia e Giustizia: in quest’ultima
veste varò l’amnistia che prese il suo nome e che verrà qui brevemente
esaminata, avendo come testo di riferimento una recente analisi
soprattutto tecnico-giuridica, cioè penalistica, di quest’amnistia?8.
Il suo autore, Paolo Caroli, sintetizza così la sua opera: “Nel primo
capitolo si offre una ricostruzione del contesto storico-giuridico della
transizione italiana, sia con riferimento ai delitti fascisti che a
quelli commessi dai militari italiani all’estero, ai delitti della Resistenza
e a quelli dei militari tedeschi. Il secondo capitolo si concentra
sull’amnistia Togliatti, analizzan- [Caroli, I/ potere di non puntre. Uno
studio sull’amnistia Togliatti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Fonti e
Studi per il Diritto Penale, collana diretta da Sergio Vinciguerra e
Gabriele Fornasari, n. 2); le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni
si riferiscono a questo saggio. Cfr. in particolare: il grande ripiegamento”:
dalla pena alla clemenza; 2.7. L’esercizio del potere di clemenza:
l’amnistia Togliatti; 2.8. Gli interventi di clemenza successivi
(1946-1966), pp. 48-57, e due capitoli di analisi dell’amni- stia
Togliatti, pp. 101-211; importante la Brbliografia] do i delitti a cui si
applica ed evidenziando lo iato tra /aw in the books e law in action. Il
terzo capitolo sottopone il provvedimento di amnistia a un sindacato critico,
ricorrendo a un duplice parametro: da un lato i criteri offerti dalla
dottrina penalistica, dall’altro quelli della giustizia di transizione e
del diritto penale internazionale. Il quarto capitolo allarga lo sguar-
do alla transizione nel suo insieme, comparando l’esperienza italiana con
quella spagnola e sudafricana” ma affrontando anche un problema italiano
recente, cioè confrontando l’espe- rienza postbellica “con ciò che
avvenne nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, in quella
stagione nominata Tangentopoli”9, iniziata nel 1992. Nel quinto capitolo,
infine “si sviluppano considerazioni più generali sulla clemenza
collettiva e sulla non punibilità” nell’I- talia di oggi. Nella fase
postbellica di transizione anche istituzionale vennero emanati anzitutto
due decreti luogotenenziali per il perseguimento penale dei reati com-
messi sotto il fascismo: uno sulla Purzizione dei delitti e degli illeciti del
fascismo, l’altro sulle Sanzioni contro il fascismo! Quest'ultimo — che
può essere considerato “la Magna Charta della giustizia transizionale
italiana — istituisce l’Alto Commissariato per le Sanzioni contro il
Fascismo e individua le fattispecie penali che saranno giudicate dalle Corti
Straordinarie d'Assise (CAS), poi Sezioni speciali delle Corti d’Assise:
Sono abrogate tutte le disposizioni penali emanate a tutela delle istituzioni e
degli organi poli- tici creati dal fascismo. Le sentenze già
pronunciate in base a tali disposizioni sono annullate. I membri del
governo fascista, e i gerarchi del fascismo, colpevoli di aver annullate le
garanzie costituzionali, estinte le libertà popolari, creato il regime
fascista, compromesse e tradite le sorti del Paese condotto alla attuale
catastrofe, sono puniti con l’ergastolo e, nei casi di più grave
responsabilità, con la morte. Essi saranno giudicati da
un’Alta Corte di giustizia composta di un presidente e di otto membri,
nominati dal Consiglio dei Ministri fra alti magistrati, in servizio o a
riposo, e fra altre personalità di rettitudine intemerata.
Art. 3. Coloro che hanno organizzato squadre fasciste, le quali hanno compiuto
atti di violenza o di devastazione, e coloro che hanno promosso o diretto
l’insurrezione sono puniti secondo l’art. 120 del Codice penale. Rilevanti
i due paragrafi sulla “transizione degli anni ’90”: “Il diritto penale per
uscire dalla guerra e il diritto penale per uscire da Targentopoli: a. Un
elemento di differenza fra le due transizioni: sulla mag- giore
responsabilità del legislatore; 6. Un elemento di analogia e continuità:
l’abdicazione del legislatore e la responsabilità lasciata alla
magistratura. Rispettivamente: Decreto Legislativo Luogotenenziale, Punizione
dei delitti e degli illeciti del fascismo; Decreto Legislativo
Luogotenenziale, Sanzioni contro il fascismo (“Gazzetta Ufficiale” serie
speciale). Sull’insieme delle norme di quei giorni: Massimo Donini, La
gestione penale del passaggio dal fascismo alla Repubblica in Italia,“Materiali
per una storia della cultura giuridica”; Nello Martellucci, Le sanzioni
contro il fascismo ed il Priulla, Palermo. L’articolo del codice penale
italiano citato nel titolo ha il seguente contenuto: “False dichiarazioni
sulla identità 0 su qualità personali proprie o di altri.Chiunque, fuori dei
casi indicati negli articoli precedenti, interrogato sulla identità,
sullo stato o su altre qualità della propria o dell’altrui persona, fa
mendaci dichiarazioni a un pubblico ufficiale o a persona incaricata di un
pubblico servizio, nell’esercizio delle funzioni o del servizio, è punito
con la reclusione da uno a cinque anni. Coloro che hanno promosso o diretto il
colpo di Stato e coloro che hanno in seguito contribuito con atti
rilevanti a mantenere in vigore il regime fascista sono puniti secondo il
Codice stesso. Chiunque ha commesso altri delitti per motivi fascisti o
valendosi della situazione politica creata dal fascismo è punito secondo
le leggi del tempo. I delitti preveduti dall’articolo precedente sono
giudicati, a seconda della rispettiva competenza, dalle Corti d’assise,
dai Tribunali e dai Pretori. Le Corti d’assise sono costituite dai due
magistrati, previsti dal Testo unico delle disposizioni le- gislative
sull’ordinamento delle Corti di assise, e da cinque giudici popolari estratti a
sorte da appositi elenchi di cittadini di condotta morale e politica
illibata. Seguono poi le pene, delle quali vengono qui di seguito
presentati soltanto alcuni esempi, che richiedono però una spiegazione
preliminare. Il lettore di questo testo (e di altri ad esso successivi,
qui non riportati) può constatare come, nell’indicare i fatti soggetti a
punizione, vengano usati termini così vaghi, da lasciare largo spazio
all’interpretazione del giudice nello stabilire il livello di gravità del
comportamento, o addirittura l’esistenza del reato, e quindi nel decidere
se la pena vada comminata, e in che misura, oppure no. Questa vaghezza
terminologica può avere due cause. Una deriva dalla natura politica o
fat- tuale del comportamento punito, il quale non è quantificabile o
comunque delimitabile con precisione. Chi vive in un Stato totalitario, e
per di più occupato da un esercito nemico, nella propria attività
professionale inevitabilmente “collabora” con il nemico: a partire da
quale momento questa inevitabile “collaborazione” diviene colpevole
“collaborazionismo In base all’art. 3 appena citato, come distinguere gli
“atti rilevanti a mantenere in vigore il re- gime fascista” dagli atti
irrilevanti a questo fine? L'altra causa della genericità terminologica
deriva dall’arrière pensée attribuibile al legislatore, che pratica una
politica giuridica simboli- ca, anche se in apparenza dura: il
legislatore compie il bel gesto di punire con severità certi
comportamenti, sapendo che quella severità verrà attenuata (e anche molto)
perché l’appli- cazione di quelle norme è affidata a una magistratura che
ha ancora le sue radici nell’epoca fascista, come si vedrà tra
poco. Ecco ora il testo di alcune norme, da considerare tenendo conto
delle osservazioni sin qui svolte sulla loro terminologia:
Art 8. Chi, per motivi fascisti o avvalendosi della situazione politica
creata dal fascismo, abbia com- piuto fatti di particolare gravità
che, pur non integrando gli estremi di reato, siano contrari a norme di
rettitudine o di probità politica, è soggetto alla interdizione
temporanea dai pubblici uffici ovvero alla privazione dei diritti
politici per una durata non superiore a dieci anni. Senza pregiudizio
dell’azione penale, i beni dei cittadini i quali hanno tradito la patria
ponen- dosi politicamente ed attivamente al servizio degli invasori
tedeschi sono confiscati a vantaggio dello Stato. Sono dispensati
dal servizio [cioè epurati]: 1) coloro che, specialmente in alti gradi, col
par- tecipare attivamente alla vita politica del fascismo o con
manifestazioni ripetute di apologia fascista, Vassalli — Giuseppe
Sabatini, I/ collaborazionismo e l’amnistia politica nella giurisprudenza
della Corte di Cassazione. Diritto materiale, diritto processuale, testi
legislativi, La giustizia penale, Roma
(analizza le sentenze] si sono mostrati indegni di servire lo Stato; 2)
coloro che, anche nei gradi minori, hanno conseguito nomine od
avanzamenti per il favore del partito o dei gerarchi fascisti.
Mentre sono dispensate (cioè epurate) altre figure legate al partito fascista e
alla sua attività, in altri casi sono previste forme (altrettanto vaghe) di
diritto premiale, come ad esempio nell’art. “Chi, dopo, si è distinto
nella lotta contro i tede- schi, può essere esente dalla dispensa e da
ogni misura disciplinare” Segue poi l’“Avocazione dei profitti di regime,
cioè la confisca dell’arricchimento individuale realizzato sfruttando le
opportunità offerte dal regime fascista: Gli incrementi patrimoniali
conseguiti dopo, da chi ha rivestito cariche pubbliche o comunque svolta
attività politica, come fascista, si presumono profitti di regime, a meno
che gli interessati dimostrino che gli arricchimenti hanno avuto lecita
provenienza. Ciò vale anche se i beni abbiano cessato di appartenere alla
stessa persona. Infine, una norma nella cui formulazione “la
responsabilità del legislatore è più evidente” — , P 5 P osserva il
penalista Caroli — punisce “le sevizie particolarmente efferate” all’art. 3
del decreto dell’“Amnistia Togliatti che è opportuno vedere per
intero: Art. 3. Amnistia per altri delitti politici. È concessa
amnistia per i delitti di cui agli articoli 3 e 5 del decreto legislativo
luogotenenziale ed all’art. 1 del decreto legislativo luogote- nenziale,
e per i reati ad essi connessi a’ sensi dell’art. 45, n. 2, Codice
procedura penale, salvo che siano stati compiuti da persone rivestite di
elevate funzioni di direzione civile o po- litica o di comando militare,
ovvero siano stati commessi fatti di strage, sevizze particolarmente
efferate, omicidio o saccheggio, ovvero i delitti siano stati compiuti a
scopo di lucro!02, Il termine ‘sevizie’ (si noti il plurale)
“presuppone un livello estremo di disumanità. Esso non dovrebbe perciò
tollerare l’apposizione di aggettivi che ne qualifichino l’intensità. Le
sevizie, in quanto tali, dovrebbero essere già di per sé al livello massimo di
gravità. Tuttavia il legislatore rende il termine ancora più selettivo,
affiancandovi un avverbio ed un aggetti- vo e richiede, affinché tali
sevizie abbiano efficacia ostativa [cioè impediscano l’applicazio- ne
dell’amnistia], che esse siano ‘particolarmente efferate Il risultato pratico
di questa scelta terminologica fu che le ‘sevizie’ senz’altra
qualificazione e le ‘sevizie efferate’ vennero amnistiate dai tribunali,
con sentenze che sono “addirittura ripugnanti all’umana coscienza Per la
Corte di Cassazione, la sevizia particolarmente efferata è “soltanto
quella che, per la sua atrocità, fa orrore a coloro stessi che dalle
torture non siano alieni” (Cassazione, Camerino). Con un’aberrante
interpretazione di questo tipo, nota un com- mentatore, “giudice
dell’efferatezza diventava la sensibilità dello stesso seviziatore Il
progressivo svuotamento delle sanzioni avvenne con varie norme e circolari
interpreta- tive, nonché “con l’entrata in vigore della Costituzione”
perché “l’art. consente anche ai Testo integrale dell’“Amnistia
Togliatti”. Decreto Presidenziale, Amnistia e indulto per reati comuni,
politici e militari, “Gazzetta Ufficiale” Serie Generale gazzettaufficiale.it/eli/id/ Garrone, Guerra
di liberazione (dalle galere), “Il Ponte” La citazione è tratta da Massimo
Donini, La gestione penale del passaggio dal fascismo alla Repubblica in
Italia,“Materiali per una storia della cultura giuridica] condannati in via
definitiva di presentare ricorso al fine di ottenere l’amnistia. Ciò di
fatto annulla gli effetti di gran parte del lavoro dell’Alta Corte di
giustizia. Infine, il perseguimento penale “dei crimini fascisti in Italia
conosce un punto d’arresto con l’amnistia, qualificata dagli storici come
‘colpo di spugna’, una combinazione di ‘amnesia e amnistia.
Una precisa esegesi del testo dell’“Amnistia Togliatti” e il dibattito
sulle sue numerose manchevolezze va lasciato ai penalisti. Proprio le
indeterminatezze testuali favorirono “un vero e proprio attivismo della
magistratura” segnata — come si è visto — dalla forte impronta ricevuta
nell’epoca fascista: “Dall’inizio del secolo al fascismo, il sistema si basava
su una sorta di ‘dialogo’ fra aperture sociali da parte del legislatore
ed applicazione in senso restrittivo da parte di una magistratura
conservatrice, che faceva massimo uso degli spazi di discrezionali tà
consentita” In altre parole: “La logica del bastone e della carota nei
confronti delle classi subalterne e dei movimenti politici di opposizione
vede dunque, in un evidente gioco delle parti, il legislatore offrire la
carota e la magistratura brandire il bastone a difesa della conservazione. L'applicazione
dell’amnistia in Italia si reggeva proprio su questo gioco delle parti
fra legislatore e magistratura. Tenendo presente questa situazione conviene ora
ritornare per soffermarsi brevemente sul contenuto dell’“amnistia Togliatti”105.
Un suo chiaro commentario è la relazione con cui Togliatti stesso
accompagnò il provvedimento, presentandolo come “un provvedi- mento
generale di clemenza. L’amnistia riguarda i delitti comuni puniti con una
pena detentiva inferiore ai 5 anni e commessi entro, nonché “i delitti
politici commessi dopo la liberazione” (art. 2): però non veniva definito che
cosa si intendesse per delitto politico. Altri articoli introducevano
importanti forme di indulto fuori dai casi di amnistia: la pena di morte
era commutata in ergastolo; l’ergastolo in reclusione per 30 anni; le
pene detentive superiori a 5 anni erano ridotte di un terzo; quelle inferiori a
5 anni venivano condonate. L’“amnistia Togliatti” provocò la
scarcerazione immediata di molti fascisti e venne critica- ta non solo
dai movimenti partigiani, ma anche all’interno del Partito Comunista
Italiano: infatti vennero scarcerati i fascisti, ma non i partigiani
arrestati prima e durante la Liberazio- ne. Tipica è la posizione
dell’esponente del Partito d’Azione Berlinguer, senatore socialista (e
padre di Enrico, futuro segretario generale del PCI). Quindi poco prima
dell““Amnistia Togliatti“ aveva presentato alla Camera un provvedimento
di “larga amnistia e di condono” infatti egli si dichiarava favorevole a
un provvedimento di amnistia che riguardasse tanto i reati politici
quanto anche quelli comuni, adducendo due ragioni a favore di questa sua
proposta: il mutamento della coscienza giuri- dica dopo il ’44 rispetto
ai reati comuni e l‘esigenza di ridurre i processi arretrati che erano
andati accumulandosi!0, Di fronte all’“amnistia Togliatti” ne valuta il pro e
il contro: da un [ Bracci, Come nacque l’amnistia, “Il Ponte, ; in
generale: Romano Canosa, Storza dell’epurazione in Italia. Le sanzioni
contro il fascismo, Baldini e Castoldi, Milano, Mario Berlinguer, Lineamenti
della prossima amnistia, “La Giustizia Penale] lato, la ritiene pericolosa
perché “dimentica le vittime per perdonare i persecutori”!07; ma,
dall’altro lato, dà “atto al governo di questo gesto saggio e patriottico,
segno di generosità, di forza e di fiducia nell’Italia che si
rinnova, Nell’immediato dopoguerra, inoltre, bisognava tenere
presente la collocazione politica tanto del governo quanto della
magistratura: quest’ultima “è ora chiamata a giudicare mem- bri del
passato regime, i quali rappresentano comunque la conservazione, a fronte
di un nuovo governo che di fatto [...] è un governo rivoluzionario. Esso
era inoltre composto da partiti come il PCI, sino a poco prima bandito
come illegale e bollato come sovversivo del concetto stesso di ordine
costituito. L'atteggiamento della magistratura non rappresenta quindi un
intervento improvviso e imprevedibile, ma un’evoluzione coerente e perfettamen-
te prevedibile. All’interno società italiana del dopoguerra si intrecciavano
ancora “moti di violenza, mi- nacce neofasciste, ritorno di partigiani
alla macchia, omicidi eccellenti e omicidi di classe” (p. 54), mentre nel
contesto internazionale l’Unione Sovietica, da alleata delle democrazie
occidentali nella ‘guerra calda’, si era trasformata nella loro nemica nella
‘guerra fredda”. All’interno dell’Italia veniva quindi meno quella
solidarietà tra i partiti antifascisti di destra e di sinistra che aveva
caratterizzato la Resistenza, mentre all’esterno appariva chiaro che gli
Stati Uniti non potevano accettare che nel governo italiano fosse presente il
maggior partito comunista dell'Occidente. Di conseguenza, nel 1947 il PCI
venne escluso dal governo De Gasperi: resterà fuori dall’area governativa
sino alla sua dissoluzione, Il grave attentato a Palmiro Togliatti
del 14 luglio 1948 può essere preso a simbolo delle ten- sioni sociali e
politiche dell’immediato dopoguerra!!0; un simbolo con una doppia
valenza. Da un lato, l’attentato porta alla luce in forma estrema
gli atteggiamenti fortemente osti- li ancora presenti in tutto il Paese:
“Operai e contadini in piazza, sciopero generale prima spontaneo poi
ufficiale, l’urlo della folla in marcia, le fabbriche occupate, le sedi
cattoliche devastate, le camionette della Celere in azione, i comizi del
Pci, i primi colpi, le prime violenze. Compaiono i mitra: i dimostranti
sparano, i celerini rispondono, si contano i primi morti. Togliatti ha
invitato alla calma, ma l’Italia è un vulcano. Genova, Firenze, Torino e
Venezia sono in rivolta. Il Governo mette in campo l’esercito. Sono le
ore più drammatiche della breve storia repubblicana. Siamo
nell’anticamera della guerra civile”; Berlinguer, L’ammnistia è
pericolosa. Dimentica le vittime per perdonare i persecutori, “Non Mollare”. Contrario
all’amnistia anche A. Battaglia, A proposito dell’amnistia. Una cattiva
legge ed una indebita circolare, “Rivista Penale” Berlinguer,
Incongruenza e iniquità dell’amnistia, “La Giustizia Penale” Il Congresso del
PCI decise di mutare nome in Partito Democratico della Sinistra,
destinato a successivi cambi di nome e a un costante calo elettorale.
110 La notizia dell’attentato nella stampa di quei giorni è raccolta nel
sito della Fondazione Feltrinelli fondazione feltrinelli.it/ app/uploads _Attentato-a-Togliatti.pdf).
infine, “l’estate rovente del ’48 va in archivio, portandosi dietro una guerra
civile che non c'è stata e un bilancio pesante: morti e feriti,
Dall’altro lato, nel giorno stesso in cui fu vittima dell’attentato
all’uscita dal parlamento, l'atteggiamento moderato di Togliatti tenne a
freno un partito in cui molti militanti ex parti- giani avevano ancora le
armi in cantina: “Le uniche parole che il segretario [del PCI] pronun-
cia prima di entrare di entrare in sala operatoria sono “State calmi; non
perdete la testa! Il carisma del segretario generale e la disciplina del
partito, nonché la ferma reazione del governo, evitarono giorni
drammatici alla giovanissima repubblica. L’“Amnistia Azara” e la fine
della giustizia di transizione Il clima fin qui illustrato spiega
perché, a partire da quello stesso anno, si sussegua uno stil- licidio di
norme e di atti di clemenza individuale. Assume un particolare rilievo
l’“amnistia Azara” dal nome dell’allora ministro della giustizia!!3. Essa vuole
(queste le parole del relatore alla Camera dei deputati, Francesco
Colitto) “chiudere il ciclo fin troppo lungo di una lotta politica assai
aspra e drammatica, cancellando i residui della dura guerra civile e dare
così inizio ad una nuova èra di solidarietà nazionale”1!4. Il medesimo spirito
irenico traspare dalla presentazione al Senato di questo “progetto di
clemenza”: PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del disegno
di legge: “Delegazione al Presidente della Repubblica per la
concessione di amnistia e indulto” già approvato dalla Camera dei deputati.
Dichiaro aperta la discussione generale. È iscritto a parlare il senatore
Piola. Prima che egli inizi il suo di- scorso, mi sia consentito di
ricordare al Senato che un provvedimento di clemenza deve essere
discusso 11! Innocenti: l'attentato a Togliatti, (/st.ilsole24ore.com/art/Innocenti:
l'attentato a Togliatti, (/st.ilsole24ore.com/art/
SoleOnLine4/ Tempo%20 liberoX20e%20 Cultura Storia-storie- togliatti-14-luglio.shtml).
Su questa celebre frase (narrata in più varianti, ma tutte con la stessa carica
pacificatrice): Fabrizio Ron- dolino, I/ nostro PCI. Un racconto per
immagini, Rizzoli, Milano, il manifesto per il ritorno di Togliatti alla Festa
dell’Unità); Marcella e Maurizio Ferrara, Conversando con Togliatti,
Edizioni di Cultura Sociale, Roma. La carriera d’Azara riflette la mutevolezza
dei suoi tempi: negli anni del fascismo fu giudice di cassazione dal
1936, collaborò alla preparazione del codice civile del 1942 (ottimo
codice tuttora vigente), fu membro del comitato scientifico delle riviste “La
nobiltà della stirpe” e “Diritto Razzista” rifiutò di aderire alla
Repubblica Sociale Italiana (venendo per questo espulso dalla
magistratura) e dal 1948 alla morte fu senatore della Democrazia Cristiana.
Come ministro della giustizia nel 1953-54 emanò un provvedimento di
indulto e amnistia per i reati politici commessi entro il 18 giugno 1948
(D.P.R), noto come “Amnistia Azara”. Azara, Amnistia e indulto. Discorsi
pronunciati alla Camera dei deputati nelle sedute del 2 e del 18 dicembre
1953, Tipografia della Camera dei deputati, Roma; Id., Direttive fasciste
nel nuovo Codice civile, Giuffrè, Milano (normattiva.it/ uri-res/ N2Ls?urn:nir:stato: decreto.normattiva.it/ uri-res/ N2Ls?urn:nir:stato:
decreto. presidente. repubblica: 1953-12-19;922!vig=).
114 Alfredo Jannitti Piromallo, Esposizione critica della giurisprudenza
sui decreti di amnistia e d’indulto dell’ulti- mo decennio, Società
Editrice Libraria, Milano; la citazione
(2° ed. aggiornata con il decreto di amnistia e indulto,
illustrato articolo per articolo). in un’atmosfera che non contrasti con
le elevate finalità che esso si propone. Il senatore Piola ha facoltà di
parlare. proLa. Illustre Presidente, onorevoli colleghi: il richiamo e
l’augurio che il nostro Presidente ha fatto, di mantenere la discussione
nell’ambito della più assoluta serenità, trova certamente concordi tutti
i colleghi. Dirò brevi parole sul progetto in esame, risultato dei lavori della
Commissione, nella quale è regnata quella stessa serenità di discussione
che si verificherà in quest’Aula. Il progetto è giunto al Senato monco,
in relazione a quello che era stato il progetto governativo, avendo l’altro
ramo del Parlamento respinta l’amnistia; la Commissione all’unanimità ha
ritenuto che dovesse essere integrato in quella parte che le vicende
della discussione, alla Camera, avevano annullato. Non spetta a questo
Consesso di indagare sulle ragioni complesse per le quali dal progetto era
stato eliminato l’articolo primo; ma era doveroso per l’armonia stessa
del provvedimento di clemenza che la Commissione si facesse parte
diligente col creare l’altro pilastro sul quale il provvedimento stesso doveva
poggiare. Ed è così che accanto all’indulto si propone all’approvazione
del Senato l’amnistia, Anche questo decreto contiene dunque norme
sia sull’amnistia, sia sull’indulto. In esso l’amnistia è “generale”
mentre la particolare ampiezza dell’indulto aveva animato il dibattito
sull’approvazione del provvedimento: secondo alcuni, infatti, quell’ampio
indulto sembrava una misura per far uscire dalle carceri tutti i
politici. L'amnistia sancita dal decreto presidenziale è nota come “amnistia Azara” perché
promossa dall’allora Ministro della Giustizia, Antonio Azara, “magistrato
fascista e noto- riamente razzista (sostenitore delle “leggi razziali” e
membro della rivista “Diritto razzista”). Tale decreto, congiunto alla
legge n. 921 sulla liberazione condizionale, emanata giusto il giorno
precedente, determinò la scarcerazione dei collaborazionisti che erano
ancora reclusi” 116, Basti qui richiamare in forma abbreviata i due
articoli iniziali di questo testo, la cui analisi complessiva sarebbe
lunga e tecnicamente complessa: Art. 1. È concessa amnistia: a) per
ogni reato, non militare o finanziario, per il quale è stabilita una pena
detentiva non superiore nel massimo a quattro anni, sola o congiunta a
pena pecuniaria, oppure soltanto una pena pecuniaria. [Segue un elenco di
reati esclusi dall’amnistia.] b) per tutti i reati preveduti dal
regio decreto-legge , e sue successive modifica- zioni, nonchè per tutti
i reati preveduti da leggi antecedenti e successive al decreto-legge anzidetto
in ordine alla disciplina dei consumi, degli ammassi e dei contingentamenti;
c) per il reato di diffamazione a mezzo della stampa; d) peri
reati militari di assenza dal servizio preveduti dagli articoli del Codice
penale militare di guerra commessi, in quanto non siano stati compresi in
precedenti decreti di amnistia; e) per ogni reato, non militare o
finanziario, per il quale è stabilita una pena detentiva non superiore
nel massimo a sei anni, sola o congiunta a pena pecuniaria, commesso da minori
di anni diciotto, ferme restando le esclusioni di cui alla lettera
a); f) per i reati finanziari preveduti [segue elenco]. Senato
della Repubblica, Seduta, Discussione del disegno di legge: Delegazione
al Presidente della Repubblica per la concessione di amnistia e indulto, p.
2671 senato. it/service/ PDF/ PDFServer/BGT/ 473525.pdf). Relatore è il
senatore Giacomo Piola della Democrazia Cristiana. Dalla tesi di
Malo, La giustizia di transizione tra fascismo e democrazia,
dspace.unive.it/bitstream/ handle/1 sequence=2). Art. 2. È concesso
indulto: a) per i seguenti reati commessi: reati politici, ai sensi
dell’art. 8 del Codice penale, e i reati connessi; nonchè i reati
inerenti a fatti bellici, commessi da coloro che ab- biano appartenuto a
formazioni armate: 1) commutando la pena dell’ergastolo nella reclusione
per anni dieci e, qualora l’ergastolo sia stato già commutato in
reclusione per effetto dell’indulto, riducen- do ad anni dieci la pena
della reclusione sostituita a quella dell’ergastolo; riducendo ad anni
due la pena della reclusione superiore ad anni venti e condonando interamente
la pena non superiore ad anni venti; b) per ogni reato
commesso non oltre il 18 giugno 1946 da coloro che abbiano appartenuto a
forma- zioni armate, e non fruiscano del beneficio indicato nella
precedente lettera. In sintesi, quell’amnistia e alcune norme successive
“estesero definitivamente a tutti i condan- nati (compresi i latitanti),
i benefici delle scarcerazioni e delle amnistie. In questo modo in
carcere non rimase più nessuno, e la giustizia del dopoguerra così si concluse”
117, Se la condanna esige il ricordo, l’amnistia impone l’oblìo: e
forse, come il dimenticare è essenziale per la mente dell’individuo, così
il dimenticare è necessario affinché una nazione possa vivere senza
eccessive tensioni. L'Italia ha molto dimenticato, e la natura e le
dimensio- ni di questo oblio imporrebbero un’ulteriore, vasta ricerca.
Essa potrebbe svolgersi all’inse- gna di quando aveva affermato
Renan: L’oblio, e dirò persino l’errore storico, costituiscono un
fattore essenziale nella creazione di una na- zione, ed è per questo
motivo che il progresso degli studi storici rappresenta spesso un pericolo per
le nazionalità. La ricerca storica, infatti, riporta alla luce i fatti di
violenza che hanno accompagnato l’o- rigine di tutte le formazioni
politiche, anche di quelle le cui conseguenze sono state benefiche:
l’unità si realizza sempre in modo brutale. Una nazione è un’anima, un
principio spirituale. Due cose, che in realtà sono una cosa sola,
costituiscono quest’anima e questo principio spirituale; una è nel passato,
l’altra è nel presente. Una è il comune possesso di una ricca eredità di
ricordi; l’altra è il consenso attuale, il desiderio di vivere insieme,
la volontà di continuare a far valere l’eredità ricevuta insieme. L’essenza di
una nazione sta nel fatto che tutti i suoi individui condividano un
patrimonio comune, ma anche nel fatto che tutti abbiano dimenticate molte
altre cose!!8, Nella giustizia transizionale dell’Italia del
dopoguerra le amnistie “Togliatti” e “Azara” sono i primi passi sulla via
dell’oblìo; altri se ne aggiusero, soprattutto dopo le turbolenze.
Omettendo ulteriori approfondimenti, se ne può tracciare un primo quadro
complessivo. I provvedimenti di amnistia e di indulto per fatti politici sono
cinque su un totale di nove atti del genere (i decreti emessi in
relazione a fatti politici contengono di solito disposizioni anche in
ordine a reati comuni). Il primo è del 1953 (D.P.R.) (D.P.R.). Gli altri sono (D.P.R.), (D.P.R.) e
(D.P.R.). Dopo, non vi sono più amnistie per fatti politici. Di conseguenza i
provvedimenti di questo tipo Ivi dspace.unive.it/bitstream/handle/ .pdf?sequence=2).dspace.unive.it/bitstream/handle/ .pdf?sequence=2).
Renan, Che cos'è una nazione? E altri saggi, Donzelli, Roma. Sull’oblìo
indivi- duale in Sandra Basilea, risultano essere cinque nei trentacinque
anni: queste sono le dimensioni della ‘clemenza’ politica in Italia in
tempi recenti”!!9, La riabilitazione del passato culminò nel 1960
con la formazione del Governo Tambroni, che ottenne la fiducia 1’8
aprile: un monocolore democristiano con l’appoggio esterno del Movimento
Sociale Italiano, diretto erede della Repubblica Sociale Italiana e, quindi,
del partito fascista (che una norma della costituzione vieta di
ricostituire “sotto qualsiasi forma; di qui la scelta di denominarlo
“Movimento” e non “Partito”). Questa inaccettabile alleanza politica
aveva il suo simbolo in Giorgio Almirante, già sottosegretario nel
governo della Repubblica Sociale Italiana, co-fondatore e poi segretario
generale del Mo- vimento Sociale Italiano, nonché deputato nel parlamento
repubblicano. La fiducia a quel governo di centro-destra provocò violente
manifestazioni in tutto il paese e Fernando Tambroni presentò le sue
dimissioni. Ma oggi la fiamma tricolore — che fu il simbolo dell’estinto
Movimento Sociale Italiano — continua ad essere presente nel simbolo del
partito di estrema destra “Fratelli d’Italia” che nelle elezioni passate ha
acquistato una posizione rilevante e che negli attuali sondaggi
elettorali presenta una crescita costan- tel21, anche se sembra aver
subìto un rallentamento nelle elezioni locali. In questo richiamo al ‘passato
che non passa’ ritorna l'atmosfera ‘nostalgica’ (già evocata nel $
3.Commemorare in tempi immemori: tra condanna e nostalgia) e la constatazione
che, nella re- pubblica nata dalla Resistenza, si sta ormai affermando
sempre più la desistenza, cioè il cedere il passo alle pulsioni di destra
sopite ma non cancellate, al fascismo eterno evocato da Eco. Ed era proprio la
desistenza quello che Piero Calamandrei temeva: Finita e
dimenticata la Resistenza, tornano di moda gli “scrittori della desistenza”: e
tra poco recla- meranno a buon diritto cattedre ed accademie. Sono
questi i segni dell’antica malattia. E nei migliori, di fronte a
questo rigurgito, rinasce il disgusto: la sfiducia nella libertà, il desiderio
di appartarsi, di lasciare la politica ai politicanti. Questo il
pericoloso stato d’animo che ognuno di noi deve sorvegliare Santosuosso, Gli
anni .inventati. org/ apm/ abolizionismo/
santpoli/ santpo- li6. Costituzione della Repubblica italiana,
Disposizioni transitorie e finali, XII: È vietata la riorganizzazione, sotto
qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’articolo 48,
sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in
vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e
alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista. Secondo un
sondaggio dell’importante Istituto Nazionale di Ricerche Dembòpolis “se si
votasse oggi il primo partito sarebbe Fratelli d’Italia con il 21% delle
preferenze. La Lega, però, insegue ad appena lo 0,2 di distanza,
accreditandosi al 20,8 per cento. - Non distante dai partiti del
centrodestra il Pd, che otterrebbe il 19,5%. Il Movimento 5 Stelle, invece, si
assesterebbe al 16,6 per cento, mentre tutti gli altri partiti sarebbero
sotto la soglia del 10%. Forza Italia [il partito di Silvio Berlusconi],
infatti, è accreditata al 7 per cento, seguita da Azzore al 2,6%, Sinistra
Italiana al 2,2 per cento, Leu all’1,9 per cento e infine Italia Viva
all’1,7%” lagone.it/2021/08/29/ sondaggi- politici-
elettorali-oggi-fratelli- ditalia-lega-e-pd- racchiusi-in- appena-un-punto-e-mezzo/).
Eco, I/ fascismo eterno, La nave di Teseo. Eco indica “una lista di
caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’“Ur-Fascismo” o il
“fascismo eterno” Tali caratteristiche non possono venire irreggimentate
in un sistema: molte si contraddicono reciprocamente, e sono tipiche di altre
forme di dispotismo o di fanatismo. Ma è sufficiente che una di loro sia
presente per far coagulare una nebulosa fascista” e combattere,
prima che negli altri, in se stesso: se io mi sorprendo a dubitare che i morti
siano morti invano, che gli ideali per cui son morti fossero stolte
illusioni, io porto con questo dubbio il mio con- tributo alla rinascita
del fascismo. Dopo la breve epopea della resistenza eroica, sono ora
cominciati, per chi non vuole che il mondo si sprofondi nella palude, i
lunghi decenni penosi ed ingloriosi della resistenza in prosa. Ognuno di
noi può, colla sua oscura resistenza individuale, portare un contributo
alla salvezza del mondo: oppure, colla sua sconfortata desistenza, esser
complice di una ricaduta che, questa volta, non potrebbe non esser
mortale, Bibliografie, Libri di sopravvissuti. Rispetto all’elenco
contenuto nel volume di Liliana Segre (cfr. supra, S$ 5. Una guida: i ricordi
di Liliana Segre, i titoli sono qui riportati in ordine alfabetico
secondo il cognome dell’autore e, ove possibile, è stata indicata la
prima edizione e qualcuna delle successive. Quasi tutti i titoli hanno
però ulteriori edizioni, con vari curatori o prefatori.
Bruck, Edith, Chi ti ama così, Lerici, Milano; Feltrinelli, Milano, Signora
Auschwitz. Il dono della parola, Marsilio, Venezia, Il pane perduto, La nave di
Teseo, Milano, Bucci, Andra — Tatiana Bucci, Noî, bambine ad Auschwitz. La
nostra storia di sopravvissute alla Shoah. A cura di Umberto Gentiloni
Silveri e Marcello Pezzetti. In collaborazione con Stefano Palermo, Mondadori
Milano, Fiano, Nedo, A Il coraggio di vivere. Prefazione Fiamma Nirestein;
presentazione Ernesto Galli della Loggia; contributo storico Marcello
Pezzetti, Monti, Saronno; Premesse di Andrea, Emanuele e Enzo Fiano, San
Paolo, Cinisello Balsamo 2018, 234 pp. Levi, Primo, Se questo è un
uomo, De Silva, Torino; Einaudi, Torino, La tregua, Einaudi, Torino, I sommersi
e i salvati, Einaudi, Torino, Millu, Liliana I/ fumo di Birkenau, La Prora,
Milano, Giuntina, Firenze, Tagebuch. Il diario del ritorno dal Lager.
Prefazione di Paolo De Benedetti. Introduzione di Piero Stefani,
Giuntina, Firenze, Modiano, Sami, Per questo ho vissuto. La mia vita ad
Auschwitz-Birkenau e altri esili. A cura di Marcello Pezzetti e Umberto
Gentiloni Silveri, Rizzoli, Milano, Veltroni, Tana libera tutti. Sami, Calamandrei,
Desistenza, “Il Ponte, jacopo giliberto.blog. ilsole24ore. desistenza-un-
vecchio-articolo- di calamandrei -da-rileggere-con- attenzione/).
Queste bibliografie sono pubblicate anche nella rivista on line dell’Institut
fur Zeitgeschichte di Monaco di Baviera e Berlino: Le leggi razziali in
Italia: dall’amnistia all’amnesia. Una bibliografia, “Schepunkte, Max Planck
Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper Series, Modiano, il
bambino che tornò da Auschwitz, Feltrinelli, Milano, Veltroni raccoglie la
testimo- nianza diretta di Sami Modiano e la trascrive per i più
giovani). Nissim, Luciana, Ricordi della casa dei morti, in
Luciana Nissim — Pelagia Lewinska, Donne contro il mostro, Ramella,
Torino; anche in Luciana Nissim Momigliano, Ricordi della casa dei morti, e
altri scritti, Giuntina, Firenze 2008, pp. 35-71 (postumo).
Springer, Elisa, // silenzio dei vivi. All'ombra di Auschwitz, un racconto di
morte e resurrezione, Marsilio, Venezia Szòrenyi, Arianna, Una bambina ad
Auschwitz. A cura di Mario Bernardi, Mursia, Milano, Terracina, Piero, Pensate
sempre che siete uomini. Una testimonianza della Shoah. Con una postfazione di
Lisa Ginzburg, Ponte alle Grazie, Milano, Venezia, Shlomo, Sonderkommando
Auschwitz. A cura di Marcello Pezzetti e Umberto Gentiloni Silveri; da
un’intervista di Béatrice Prasquier, Rizzoli, Milano, All’elenco di Liliana
Segre si possono aggiungere: Basilea, Sandra, Se: viva Anne?,
Cappelli, Bologna, Del Vecchio, Giorgio, Una nuova persecuzione contro un
perseguitato. Documenti, Tipografia artigiana, Roma, Grasselli, Antonia (ed.),
Strarzeri in patria: gli ebrei bolognesi dalle leggi anti-ebraiche, Pendragon,
Bologna, Ottolenghi, Massimo, Per un pezzo di patria. La mia vita negli anni
del fascismo e delle leggi razziali, Blu Edi- zioni, Torino, Ricordi di
un “gagno” di “Giustizia e libertà”,“Micromega, Una bibliografia sulle leggi
razziali. La bibliografia che segue elenca soltanto i titoli dei libri (non
quindi degli articoli) in cui compaiono le parole “leggi razziali” e si
limita agli anni prossimi l’ottantesimo anniversario delle leggi
razziali. Questa selezione è necessaria perché il Sistema Bibliotecario
Nazionale indica complessivamente titoli dedicati a questo
tema. Benussi — Annalisa Di Fant (cur.), Razzismo in cattedra. Il liceo F.
Petrarca di Trieste e le leggi razziali, EUT, Trieste, Convivere con
Auschwitz. Il rafforzamento del dovere della memoria per la pace e la
democrazia nell’ottantesimo dal preannuncio a Trieste delle famigerate
leggi razziali. convegno: EUT, Trieste, Atti del convegno tenuto a Trieste
nell’ambito della Settimana della Memoria). Di Veroli, Andrea, Giulio
Amati da uomo a numero. La vita di un ebreo italiano spezzata dalle leggi
razziali, Chillemi, Roma, Fanesi, Pietro Rinaldo, GU ebrei italiani nelle
Americhe dopo le leggi razziali, Introduzione di Mulas. Postfazione di Silvana
Amati Roma, Nova Delphi, Roma, Max Planck Institute for Legal History and Legal
Theory Research Paper Series, Fidanza, Vittorio, La lunga notte. Gli italiani
fra leggi razziali e deliri totalitari, Associazione Culturale Mitico
Channel, Foggia, Foà, Ugo, I/ bambino che non poteva andare a scuola. Storia
della mia infanzia durante le leggi razziali in Italia, Manni, San
Cesario di Lecce, Lombardo, Giacomo, L’ Italia s’è vespa. Una vespa che
racconta i due volti dell’ Italia e della Piaggio, dalla promulgazione
delle leggi razziali fino al boom economico; Pegrari, Maurizio — Antonio
Porteri (a cura di), Le leggi razziali contro i beni e le professioni degli
ebrei in Italia, Travagliato — Torre d’Ercole, Brescia, Alatri, Giovanna,
Asili infantili dall'Unità alle leggi razziali: ebrei a Roma. Prefazione di
Riccardo Di Segni. Introduzione Paolo Mieli, Fefè, Roma, Calivà, Mario,
Le leggi razziali e l'ottobre del 1943, Besamuci, Nardò (Lecce), Casula, Carlo
Felice - Giovanni Spagnoletti, Alessandro Triulzi (a cura di), La conquista
dell’impero e le leggi razziali tra cinema e memoria, Annali - Archivio
audiovisivo del movimento operaio e democratico, Effigi, Arcidosso
(Grosseto), Malaguti, Gino — Barbara Previato, Giorgio Malaguti, Espulsi e
licenziati: alunni e docenti delle scuole modene- si e le leggi razziali,
Nonantola - Centro studi storici nonantolani, Il Fiorino, Modena, Pagliara,
Alessandro (a cura di), Antichistica italiana e leggi razziali. Atti del
Convegno in occasione dell’ottante- simo anniversario del Regio Decreto
Legge (Università di Parma), Athenaeum, Parma, Riccardi, Andrea - Gabriele
Rigano (eds.), La svolta. Fascismo, cattolicesimo e antisemitismo.
Postfazio- ne di Agostino Giovagnoli, Guerini, Milano, Severino, Gerardo,
Le /eggi razziali e la Guardia di Finanza. Il caso del finanziere di mare
Ettore Marco Cesana, Museo Storico della Guardia di Finanza, Roma, Battifora,
Paolo (cur.): l’emanazione delle leggi razziali. Testimonianze, saggi,
riflessioni, “Storia e memoria. Rivista semestrale” (Numero speciale —
Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea
Raimondo Ricci, Genova, Brusco, Carlo, La grande vergogna: l’Italia delle leggi
razziali. Prefazione di Liliana Segre, Gruppo Abele, Torino, Cardinali,
Cinzia — Anna di Castro, Ilaria Marcelli (cur.), Voci di carta. Le leggi
razziali nei documenti del- la città di Siena. Catalogo della mostra
documentaria, Archivio di Stato di Siena, Pacini Giuridica, Cecini, Giovanni,
Ebrei non più italiani e fascisti. Decorati, discriminati, perseguitati,
Edizioni Nuova Cultura, Roma; con prefazione di Riccardo Segni. In 4° di
copertina: Secondo di tre volumi realizzati nell’ambito del progetto “Le
leggi razziali e il Valore Militare, Le leggi razziali e il Valore Militare.
Antologia di testi e documenti, Edizioni Nuova Cultura, Roma, Max Planck
Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper Series, In 4* di
copertina: Terzo di tre volumi realizzati nell’ambito del progetto “Le leggi
razziali e il Valore Militare, Di Ruscio, Liliana — Rita Gravina, Bice
Migliau (a cura di) Le leggi anti-ebraiche. Materiali per riflettere e
ricordare, s.l.s.n. (Tipografia Pubbliprint), Roma, Duranti, Simone, Leggi
razziali fasciste e persecuzione antiebraica in Italia, Unicopli, Milano, Iossa,
Vincenza — Manuele Gianfrancesco (cur.), Vietato studiare, vietato insegnare.
Il Ministero dell’educazione nazionale e l’attuazione delle norme antiebraiche,
Prefazione di Michele Sarfatti, Palombi, Roma, Nigro, Giuseppe, Opposte
direzioni: le famiglie Friedmann e Sonnino in fuga dalle leggi razziali.
Prefazione di Alfonso Botti. Con una nota di Angelo Proserpio, Biblion,
Milano, Perini, Mario (a cura di), L'Italia a 80 anni dalle leggi antiebraiche
e a 70 dalla Costituzione. Atti del Convegno tenuto a Siena, Con una presentazione
di Francesco Frati e con un’introduzione di Floriana Colao, Pacini
Giuridica, Pisa, Riccardi, Andrea — Gabriele Rigano (a cura di), La svolta.
Fascismo, cattolicesimo e antisemitismo. Postfazione di Agostino
Giovagnoli, Guerini, Milano, Affricano, Marta, Una bambina ebrea ai tempi delle
leggi razziali, Le Graffette, Sassuolo, Berger, Sara — Marcello Pezzetti / (a
cura di): vite spezzate, Gangemi, Roma, Boratto, Rosanna — Ruffino, le leggi
razziali: i diritti negati tra discriminazioni e persecuzioni, Comitato
provinciale di Udine della Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Udine, Bozzi
(cur.): le “leggi razziali”) l’antiebraismo fascista dalla persecuzione dei
diritti alla Shoah, ANPI, Magenta Ca’ Foscari allo specchio: dalle leggi
razziali. [Con la supervisione di Alessandro Casellato], Catalogo della mostra,
CFZ Ca’ Foscari Flow Zone, Venezia, in occasione del Giorno della
memoria, Le) case e le cose : le leggi razziali e la proprietà privata.
Catalogo della mostra, Fondazione per l’arte e la cultura della Compagnia di
San Paolo, Torino, Cassarino, Salvatore, Nego nel modo più assoluto di essere
ebreo. Documenti e riflessioni sull’applicazione delle leggi razziali
nella provincia di Ragusa. Prefazione di Saro Distefano, Sicilia Punto L,
Ragusa, Cavicchi, Alba - Dino Renato Nardelli (cur,), Le leggi razziali
nell’Italia fascista, Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea
(Isuc), Perugia Collotti, Enzo, I/ fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in
Italia. Prefazione di Donatella Di Cesare RCS, Milano, Critelli, Claudio —
Surace Angela (cur.), Leggi razziali e drammi personali: i documenti
raccontano, [Tipografia Essezeta], Varese 2018, 55 pp.
Delsante, Ubaldo, Con la faccia infarinata: ebrei a Collecchio dalle leggi
razziali alla fine della seconda guerra mondiale, (Corcagnano:
Graphital), Collecchio, Dix, Gioele, Quando tutto questo sarà finito. Storia
della mia famiglia perseguitata dalle leggi razziali, Monda- dori, Milano,
Edizione speciale edita per i periodici del Gruppo Mondadori; prima
edizione: Mondadori, Max Planck Institute for Legal History and Legal
Theory Research Paper Series, 45 Fogarollo, Note scordate: tre
musicisti ebrei nella tempesta delle leggi razziali. Prefazione di
Liliana Picciotto. Con CD musicale a cura di Giovanni Cardillo e
Francesco Buffa, Sillabe, Livorno, Graffone, Valeria, Espulsioni immediate:
l’Università di Torino e le leggi razziali, Zamorani, Torino, Guadagni, Davide
(a cura di), Due anniversari: 80° dalle leggi razziali, dalla Costituzione, Pisa University
Press, Pisa Id. (a cura di), Una giornata particolare: la cerimonia del ricordo
e delle scuse. Pisa, San Rossore 1938: 80° dalla firma delle leggi
razziali italiane, Pisa University Press, Pisa, Irico, Pier Franco (a cura di),
Vo: 0n siete italiano: a ottant'anni dalle leggi razziali, gli ebrei trinesi e
i regi- decreti, ANPI, Associazione nazionale partigiani d’Italia di
Trino, Trino, Liceo classico e linguistico statale Vincenzo Gioberti di
Torino,] Non dimenticare: le conseguenze delle leggi razziali al liceo
Gioberti, [s.n.], Torino, Pardo, Lucio, Barbarie sotto le due torri: leggi
razziali e Shoah a Bologna, [Centro stampa regionale], [Bologna, Carolina
Delburgo (a cura di), Dopo la barbarie: il difficile rientro, [s.1.], Centro
stampa della regione Emilia-Romagna, II rumore del vuoto: assenze e
presenze nell’istituto magistrale Laura Bassi durante le leggi razziali
[progetto didattico: Luchita Quario e Maria Giovanna Bertani], Regione
Emilia Romagna Assemblea Legislativa, Bologna, Sega, Maria Teresa, //
banco vuoto. Scuola e leggi razziali: Venezia, Prefazione di Gadi
Luzzatto Voghera, Cierre, Sommacampagna, Vercelli: francamente razzisti:
le leggi razziali in Italia, Edizioni del Capricorno, Torino Volpe, Pompeo —
Giulia Simone, “Posti liberi”: leggi razziali e sostituzione dei docenti ebrei
all’Università di Padova, Padova University Press, Padova, Foà, Dario e
Aida, Quando due parallele si incontrano: due ragazzi ebrei dalle leggi
razziali ad oggi, S. Belforte, Livorno 2Meneghetti, Francesca, Nor sapevo
di essere ebrea. Carla Rocca di fronte alle leggi razziali, Istresco,
Treviso, Rossi, Gianni Scipione, Lo squalo e le leggi razziali. Vita
spericolata di Camillo Castiglioni, Rubbettino, Soveria Mannelli, Triggiani,
Ilaria (cur.), La memoria contro ogni discriminazione. Giorno della memoria, Assemblea
legislativa delle Marche, Ancona, L’“Amnistia Togliatti. Questa bibliografia si
limita ai titoli di un numero limitato di libri perché, per ulteriori ricerche,
si può ricorrere alla vasta Bibliografia contenuta nel volume del
penalista Paolo Caroli, // potere di non punire. Uno studio sull’amnistia
Togliatti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Max Planck Institute for
Legal History and Legal Theory Research Paper Series, Agosti, Togliatti,
l’amnistia e i ragazzi di Salò, in: Italia 1943-46: guerra di liberazione e
nascita della Repubblica. Scritti sulla Resistenza, sulla guerra civile e
sulla Costituente, L'Unità — Nuova iniziativa editoriale, Roma, Battini,
Michele, Peccati di memoria. La mancata Norimberga italiana, Laterza, Roma-Bari,
Bugni (Arno), Ermenegildo, Riffessioni su due periodi storici: la Repubblica di
Montefiorino, il dopoguerra, l’amnistia di Togliatti e il dopo... cur.
Pedrini, ANPI, Comitato provinciale di Bologna, Bologna, Angelo, I
socialisti e la defascistizzazione mancata, Franco Angeli, Milano, Franzinelli,
Mimmo, L’Amnistia Togliatti: colpo di spugna sui crimini fascisti,
Mondadori, Milano, Ristampato con una postfazione di Guido Neppi Modona:
Feltrinelli, Milano, Caroli: “La principale monografia storica al riguardo” //
potere di non punire, Le stragi nascoste. L’armadio della vergogna: impunità e
rimozione dei crimini di guerra nazifascisti, Mondadori, Milano, Giannantoni,
Franco, / giorni della speranza e del castigo. Varese: la resa nazifascista, il
Tribunale del popolo, il campo di concentramento di Masnago, i processi
della Corte d’Assise, gli eccidi delle bande irregolari, il progetto
Alleato di “occupare” la provincia, il fallimento delle Commissioni Epurazione
e Illeciti Arricchimenti del regime, l’amnistia Togliatti, Emmeceffe,
Varese, Marchionne, Antonio, Amristia Togliatti. I provvedimenti clemenziali al
mutar di regime: l’amnistia, [tesi di laurea, Università di Napoli
Federico II]. Peregalli— Mirella Mingardo, Togliatti guardasigilli. In
appendice: circolari e documenti, Colibrì, Paderno Dugnano, Santosuosso,
Amedeo — Floriana Colao, Politici e aministia: tecniche di rinuncia alla pena
per i reati politici dall’unità ad oggi, Bertani, Verona, Scalabrino,
Francesco, / guardiasigilli comunisti Togliatti e Gullo. Sanzioni contro il
fascismo e processo alla Resistenza, in: Giovanni Miccoli et al. (a cura
di), La grande cesura. La memoria della guerra e della Resistenza nella
vita europea del dopoguerra, Il Mulino, Bologna, Nelle bibliografie risultano
entrambi i nomi Scalabrino, Francesco e Scalambrino, Francesco.]
Scalambrino, Francesco, Gullo e “amnistia Togliatti”, in Giuseppe Masi (a cura
di), Mezzogiorno e Stato nell’opera di Fausto Gullo, Orizzonti
meridionali, Cosenza, Collana di studi e ricerche dell’Istituto calabrese
per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea).
Bibliografia sintetica sull’“Amnistia Azara. I testi su questa amnistia e sul
suo autore sono pochi e di difficile reperimento. Essi sono qui suddivisi
in tre sottosezioni: a) Per una biografia di Antonio Azara; b) Testi
legislativi; c) Scritti sull’“Amnistia Azara”. Per una biografia di
Azara, Berri, Azara: necrologio, “Il diritto fallimentare e delle società
commerciali, Insediamento del primo Presidente della Corte di Cassazione sen.
dott. Azara. Udienza delle Sezioni unite civili), Stamperia Nazionale,
Roma, Max Planck Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper
Series, L., Insediamento del Procuratore
generale presso la Corte suprema di Cassazione sen. dott. Antonio Azara.
Udienza delle Sezioni unite civili, Stamperia nazionale, Roma, Il)
trentennio della Rivista di diritto agrario, Scritti di Antonio Azara [et a/.]
; in appendice: I giudizi dopo il primo decennio, Tipografia B. Coppini,
Firenze, Tritto, Francesco, Azara, Antonio, in: Dizionario Biografico degli
Italiani , Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma treccani.it/ enciclopedia/
antonio-azara_(Dizionario-Biografico). Testi legislativi
Amnistia-indulto e liberazione condizionale: legge, legge, D.P.R., Schiano, S.
Maria Capua Vetere, Calvanesi, Giovanni, Amnistia, indulto, liberazione
condizionale. Testo completo dei provvedimenti: commento generale ed
analitico articolo per articolo, richiami legislativi e giurisprudenziali,
formulario, indice completo di tutti i reati compresi negli atti di
clemenza (Decreto del Presidente della Repubblica, G. U. Legge, G. U.), Ed. Istituto Dante, Roma, Tip.
Pug, Pontificia Università Gregoriana, Decreto del Presidente della
Repubblica, Concessione di amnistia e di indulto gazzettaufficiale.it/ eli/id
sg; GU Serie Generale). Curatolo, D.P.: Amnistia e indulto per reati
comuni finanziari, militari, politici; D.P.: liberazione condizionale,
Marrese, Bari, In cop.: Con commento e giu- risprudenza, elenco articoli
C.P. amnistiati; in appendice: reati elettorali ed elenco amnistie ed indulti,
Gorgoglione, I decreti di clemenza: in materia penale, politica, militare,
finanziaria, valutaria, annonaria, disciplinare, elettorale,
amministrativa, tributaria e di polizia. Manuale pratico sugli istituti
giuridici dell’amnistia e dell’indulto con prontuario dei decreti, note
illustrative, criteri di applicazione, richiami giurisprudenziali e
prospetto riassuntivo dei decreti emessi dal 1900 al 1943, Giuffrè, Milano, Piromallo,
Esposizione critica della giurisprudenza sui decreti di amnistia e d’indulto
dell’ul- timo decennio, Società editrice libraria, Milano, con il
decreto dell’“Amnistia Azara” cfr. infra, c). Id., Esposizione
critica della giurisprudenza sui decreti di amnistia e d’indulto dell’ultimo
decennio, Società Editrice Libraria, Milano, con il decreto di amnistia e
indulto, illustrato articolo per articolo). Testo completo (dalla Gazzetta
Ufficiale delle leggi, per la concessione amnistia ed indulto, Ceretti, Genova,
Supplemento a: Ruote del lotto,). Scritti sull’“Amnistia
Azara” Amnistia e indulto : leggi, decreto P.R., L. Di G. Pirola, Milano, Azara,
Antonio, Amnistia e indulto. Discorsi pronunciati alla Camera dei deputati
nelle sedute, Tipografia della Camera dei deputati, Roma, Max Planck Institute
for Legal History and Legal Theory Research Paper Series, Bartholini,
Salvatore, La delegazione legislativa in materia di amnistia e indulto,
Giuffrè, Milano, Rivista trimestrale di diritto pubblico”). Basso, Lelio,
Per un’amnistia riparatrice, Camera dei deputati, Roma, Berlinguer, Mario,
Su/l’amnistia, Discorso pronunciato alla Camera dei deputati nella seduta,
Tipografia della Camera dei deputati, Roma, Bracci, Arnaldo, Brevi cenni di
giurisprudenza sull’applicazione dell’amnistia di cui al D.P., al reato di
contrabbando di tabacchi esteri,“La Giustizia Penale”, Capalozza, Enzo, I/
reato politico nell’ultimo provvedimento di amnistia ed indulto, “Il Nuovo
Diritto” Colitto, Ammnistia ed indulto: discorso pronunciato alla Camera
dei Deputati nella seduta, Tipografia della camera dei deputati, Roma, De
Francesco, Giuseppe Menotti, La tesi monarchica sull’amnistia: discorso, Roma, L’amnistia
e l’indulto in relazione all’articolo 79 della costituzione : discorso, Jannitti
Piromallo, Alfredo Esposizione critica della giurisprudenza sui decreti di
amnistia e d’indulto dell’ulti- mo decennio, Società Editrice Libraria,
Milano, con il decreto di amnistia e indulto, illustrato articolo per
articolo, anteriore all’“Amnistia Azara” cfr. supra, b).
Malizia, Saverio, Giurisprudenza completa sull’amnistia e indulto : Decr.
Gazzettino Forense, Padova, Perazzoli, Giuseppe, / limiti di applicabilità
dell’amnistia per i reati di assenza dal servizio, “Archivio penale”
Riccio, Stefano, Sull’amnistia e l’indulto. Discorso pronunciato alla Camera
dei deputati nella seduta, Tipografia della Camera dei deputati, Roma
Santamaria, Dario, Considerazioni sull’applicabilità dell’amnistia al reato
continuato, “Rivista Italiana di Diritto Penale” Scardia, Marcello, //
concetto di formazioni armate nel recente decreto di amnistia e
indulto, “La giustizia penale” Tipografia della camera dei deputati,
Roma). Siracusano, Ancora sull’amnistia e sull’immutabilità dell’accusa,
Compagnia industriale tipografica editrice meridionale, Catania Rassegna
giuridica di Catania” Udienza) Spallicci, Aldo, Su/l’amnistia. Discorso
pronunciato al Senato della Repubblica, Tip. del Senato, Roma, Max Planck
Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper Series. Mario
Giuseppe Losano. Losano. Keywords: filosofia del diritto romano, Livio -- Luigi
Speranza, “Grice e Losano: storia del diritto romano – what Kelsen never had!”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Losurdo: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale del ribelle aristocratico – filosofia pugliese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Sannicandro di Bari). Filosofo italiano. Sannicandro di
Bari, Puglia. Grice: “Losurdo has contributed to a collection on ‘fatti
normativi’ which is fascinating!” -- Grice:
“I like Losurdo: describing Nietzsche as the aristocratic rebel is genial; he
also engages in some linguistic botanising with his ‘linguaggio dell’impero’:
something Romans and Brits know well – cf. ‘Great Britaiin’ and my little
England!” Italian
philosopher, expert not on Grice, but Nietzsche, “Nietzsche, ribelle
aristocratico” -- essential Italian philosopher.
Si laurea a Urbino sotto la guida di SALVUCCI con la
tesi, “La semantica di Rodbertus”. Direttore dell'Istituto di Scienze
filosofiche e pedagogiche Pasquale Salvucci ad Urbino, insegna storia della
filosofia nella stessa università presso la facoltà di Scienze della
Formazione. Inoltre fu presidente dell'hegeliana Società internazionale
Hegel-Marx per il pensiero dialettico, membro della Società di scienze di
Leibniz a Berlino (un'associazione di scienziati che si rifà alla settecentesca
Accademia Reale Prussiana delle Scienze nella tradizione di Leibniz) e
direttore dell'associazione politico-culturale Marx XXI. Dalla militanza
comunista alla condanna dell'imperialismo statunitense, fino allo studio della
questione afroamericana e di quella dei nativi, L. e studioso anche partecipe
della politica nazionale e internazionale. Di formazione marxista,
descritto sia come un «marxista controcorrente» sia come un «marxista
eterodosso» e un «comunista militante», la sua produzione spazia dai contributi
allo studio della filosofia kantiana (la cosiddetta autocensura di Kant e il
suo nicodemismo politico), alla rivalutazione dell'idealismo classico tedesco,
specie di Hegel, nel tentativo di riproporne l'eredità (sulla scia di Lukács in
particolare), alla riaffermazione dell'interpretazione del marxismo tedesco e
non (GRAMSCI (si veda) e i SPAVENTA (si veda)), con incursioni nell'ambito del
pensiero nietzscheano (la lettura di un Nietzsche radicale aristocratico) e di
quello heideggeriano (in particolare la questione dell'adesione al nazismo di Heidegger).
La sua riflessione filosofico-politica, attenta alla contestualizzazione del
pensiero filosofico nel proprio tempo storico, muove in particolare dai temi
della critica radicale del liberalismo, del capitalismo, del colonialismo e
dell'imperialismo, nonché della concezione tradizionale del totalitarismo (Arendt),
nella prospettiva di una difesa della dialettica marxista e del materialismo
storico, dedicandosi anche allo studio dell'antirevisionismo in ambito
marxista-leninista. Losurdo ha una visione molto critica della tradizione
intellettuale europea del liberalismo, in particolare della tradizione classica
e delle sue origini, sostenendo che pur pretendendo di enfatizzare l'importanza
della libertà individuale in pratica il liberalismo reale è a lungo
contrassegnato dalla sua esclusione di persone da questi diritti, con
conseguente sfruttamento come razzismo, schiavitù e genocidio. Afferma che le
origini del nazismo si trovano in quelle che considera politiche colonialiste e
imperialiste del mondo occidentale. Esaminando le posizioni intellettuali e
politiche degli intellettuali sulla modernità, Kant e Hegel furono i più grandi
pensatori della modernità mentre Nietzsche fu il suo più grande critico.
I suoi lavori, che lui stesso fa rientrare nell'ambito della storia delle idee,
riguardano inoltre l'indagine delle questioni di storia e politica
contemporanee, con una attenzione critica costante al revisionismo storico e la
polemica contro le interpretazioni di Furet e Nolte. In particolare critica una
tendenza reazionaria tra gli storici contemporanei revisionisti riconoscibile
nel lavoro di autori come Nolte, che traccia l'impeto dietro l'Olocausto agli
eccessi della rivoluzione russa; o Furet, che collega le purghe staliniane a
una «malattia» originata dalla rivoluzione francese. Secondo L. l'intenzione di
questi revisionisti è di sradicare la tradizione rivoluzionaria in quanto le
loro vere motivazioni hanno poco a che fare con la ricerca di una maggiore
comprensione del passato, ma si trovano nel clima e nei bisogni ideologici
delle classi politiche, come è più evidente nel lavoro dei revivalisti
imperiali Johnson e Ferguson. Fornisce inoltre una nuova prospettiva su
rivoluzioni come quella inglese, americana, francese, russa e quelle contro il
colonialismo e l'imperialismo. Si discosta anche dalle posizioni elogiative che
la maggior parte delle biografie prende nell'analisi di Gandhi e la
nonviolenza. L. volge la sua attenzione alla storia politica della
filosofia moderna tedesca da Kant a Marx e del dibattito che su di essa si
sviluppa in Germania, per poi procedere a una rilettura della tradizione del
liberalismo, in particolare partendo dalla critica e dalle accuse di ipocrisia
rivolte a Locke per la sua partecipazione finanziaria alla tratta degli
schiavi. Riprendendo ciò che afferma Arendt in Le origini del totalitarismo,
per Losurdo il vero peccato originale del Novecento è nell'impero coloniale di
fine Ottocento, dove per la prima volta si manifesta il totalitarismo e
l'universo concentrazionario. Controversia degli storici L. critica il
concetto di totalitarismo, sostenendo che fosse un concetto polisemico con
origini nella teologia cristiana e che applicarlo alla sfera politica
richiedeva un'operazione di schematismo astratto che utilizza elementi
isolati della realtà storica per collocare la Germania nazista e altri regimi
fascisti e l'Unione Sovietica e l'esperienza del socialismo reale e di altri
Stati socialisti nello stesso insieme, servendo così l'anticomunismo degli
intellettuali della guerra fredda piuttosto che riflettere la ricerca
intellettuale. Forte critico dell'equiparazione tra nazismo e comunismo
(in particolare quello sovietico) fatta da studiosi come Furet e Nolte, ma
anche da Arendt e Popper, nonché del concetto di «olocausto rosso», il suo
Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, sollevò un dibattito sulla
figura di Iosif Stalin, sul quale a suo avviso peserebbe una sorta di leggenda
nera costruita per screditare tutto il comunismo. Porta l'esempio che nel lager
vi era volontà omicida esplicita in quanto l'ebreo che vi entrava era destinato
a non uscire più (vi è una despecificazione naturalistica) mentre nel gulag no
(si tratta di despecificazione politico-morale) e nel primo venivano rinchiusi
quelli che il nazismo chiamava Untermensch – sottouomini -- mentre nel secondo
(in cui afferma finissero solo una parte dei dissidenti), pur essendo una
pratica da condannare, erano rinchiusi dissidenti da rieducare e non da
eliminare. L. afferma che «il detenuto nel Gulag è un potenziale compagno [la
guardia stessa era tenuta a chiamarlo in questo modo] e dopo l'inizio del
biennio delle grandi purghe che seguono l'assassinio di Kirov] è comunque un
cittadino». Riprendendo anche l'opinione di Levi (internato ad Auschwitz,
secondo cui il lager era moralmente più grave del gulag) e contro Solženicyn
(internato in Siberia e che affermava l'equiparazione della volontà
sterminazionistica),sostiene che pur essendo grave che un Paese socialista nato
per abolire lo sfruttamento usi sistemi imperialisti e capitalisti, il gulag
sia analogo a molti campi di concentramento occidentali (i cui governi hanno
sostenuto e sostengono di essere paladini della libertà), che per certi versi
furono anche più affini al lager in quanto campo di sterminio e non di
rieducazione, riprendendo la storia del genocidio indiano. Egli sostiene anche
che i campi di concentramento e le colonie penali britanniche erano peggio di
qualsiasi gulag, accusando anche politici come Churchill e Truman di essere
autori di crimini di guerra e contro l'umanità pari (se non peggiori) di
quelli che sono stati poi attribuiti a Stalin. L. ritiene inoltre che i
comunisti soffrano di autofobia, cioè paura di se stessi e della propria
storia, problema patologico che va affrontato, a differenza dell'autocritica
sana. Despecificazione politico-morale e despecificazione naturalistica La
despecificazione è l'esclusione di un individuo o di un gruppo dalla comunità
dei civili. Esistono due tipi di despecificazione: La despecificazione
politico-morale (in questo caso l'esclusione è dovuta a fattori politici o
morali). La despecificazione naturalistica (in questo caso l'esclusione è
dovuta a fattori biologici). Per L. la despecificazione naturalistica è
qualitativamente peggiore rispetto a quella politico-morale. Infatti mentre
quest'ultima offre almeno una via di scampo mediante il cambio di ideologia,
questo non è possibile nel caso in cui sia in atto una despecificazione
naturalistica, che è irreversibile in quanto rimanda a fattori biologici che
sono di per sé immodificabili. A differenza di altri pensatori ritiene quindi
che l'olocausto degli ebrei non è incomparabile ed è quindi disposto ad
ammettere in questo caso una tragica peculiarità. La comparatistica che L.
offre a proposito non vuole essere una relativizzazione o uno sminuire, ma
semplicemente considerare l'olocausto degli ebrei come incomparabile significa
perdere la prospettiva storica e dimenticarsi dell'olocausto nero (l'olocausto
dei neri) o dell'olocausto americano (l'olocausto dei nativi indiani d'America
ottenuto negli Stati Uniti mediante la continua deportazione sempre più a ovest
e la diffusione ad arte del vaiolo), oltre ad altri stermini di massa come il
genocidio armeno. Polemiche riguardanti Stalin Una recensione effettuata
da Guido Liguori su Liberazione (organo ufficiale del Partito della
Rifondazione Comunista) di Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, libro
in cui L. critica la demonizzazione di Stalin effettuata dalla storiografia
maggioritaria e cerca di sottrarlo a quella che definisce «la leggenda nera su
di lui», è al centro di una polemica all'interno della redazione del suddetto
quotidiano. Venti redattori inviano una lettera di protesta al direttore del
giornale in cui si critica sia il tentativo di riabilitazione di Stalin
presente nel libro di Losurdo sia la recensione di Liguori (giudicata troppo
positiva nei confronti del libro), oltre che la scelta del direttore del
giornale di pubblicare tale recensione. Il libro riceve delle recensioni
critiche per le sue affermazioni e per la metodologia di lavoro utilizzata.I
critici di L. lo accusano di essere un «neostalinista». Grover Furr, autore di
Krusciov mentì e descritto come un «revisionista storico», un «revisionista in
una ricerca lunga una carriera per scagionare Stalin» e un «prezioso contributo
alla scuola revisionista storica degli studi sovietici e comunisti», elogia il
lavoro di L., in particolare quello su Stalin, iniziando un'amicizia reciproca.
Nel introduce Furr a un editore italiano
che pubblica la traduzione italiana di Khruschev mentì, per cui scrive
l'introduzione. Aveva già scritto l'introduzione e il retrocopertina del libro
di Furr sull'assassinio di Kirov che rimane inedito. Negli estratti di un
convegno organizzato per rivalutare la figura di Stalin a cinquant'anni
dalla morte critica le rivelazioni contenute nel rapporto segreto di Chruščёv,
l'allora segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica.
Secondo Losurdo la cattiva fama di Stalin deriverebbe non dai crimini commessi
da quest'ultimo (paragod altri del suo tempo), ma dalle falsità presenti in
quel rapporto che Chruščёv lesse nel corso del Congresso. Nella relazione al
convegno dà credito a una delle accuse principali che stavano alla base della
sanguinosa repressione staliniana contro gli oppositori, ovvero l'esistenza
nell'Unione Sovietica della «realtà corposa della quinta colonna» pronta ad
allearsi col nemico. Losurdo ribadisce di non voler riabilitare Stalin, seppur
calato nella sua epoca, volendo presentare solo un'analisi dei fatti più
neutrale e attuare un revisionismo sull'esperienza generale del socialismo
reale ritenuta passata, ma utile da studiare per capire le dinamiche future del
socialismo. Losurdo apparteneva alla corrente del marxismo-leninismo, ma
ammirava anche l'interpretazione che Mao Zedong diede della pluralità della
lotta di classe, da collocare nel contesto dell'attenzione che rivolge al
processo di emancipazione femminile e dei popoli colonizzati. Vicino prima al
Partito Comunista Italiano, poi al Partito della Rifondazione Comunista e
infine al Partito dei Comunisti Italiani, confluito nel Partito Comunista
d'Italia e nel Partito Comunista Italiano, di cui è stato membro, fu anche
direttore dell'associazione politico-culturale Marx XXI. Critico del liberalismo,
della NATO e dell'imperialismo, in particolare quello statunitense, Losurdo
contestò l'assegnazione del Premio Nobel per la pace a Xiaobo, considerato un
sostenitore aperto del colonialismo occidentale, in particolare per la sua
idealizzazione del mondo occidentale e per aver affermato che ci sarebbe
bisogno di «300 anni di colonialismo. In 100 anni di colonialismo Hong Kong è
cambiata fino a diventare ciò che è oggi. Data la grandezza della Cina,
ovviamente ci vorrebbero 300 anni per trasformarla in quello che Hong Kong è
oggi. E ho dei dubbi che 300 anni siano abbastanza». Saggi: “Auto-censura e
compromesso” (Napoli, Bibliopolis); “La questione nazionale, restaurazione.
Presupposti e sviluppi di una battaglia politica” (Urbino, Università degli
Studi);“La rivoluzione e la crisi della cultura” (Roma, Riuniti); “Lukacs” Urbino,
Quattro venti, Il comunismo e sui critici (Urbino, Quattro venti, La catastrofe
e l'immagine” (Milano, Guerini, Metamorfosi del moderno.Urbino, Quattro venti);
“La tradizione liberale. Libertà, uguaglianza, Stato, Roma, Riuniti); “Tramonto
dell'Occidente? Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli
studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, Urbino,
Quattro venti, Antropologia, prassi, emancipazione. Problemi del comunismo, e Urbino,
Quattro venti, Égalité-inégalité. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto
italiano per gli studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica,
Urbino, Quattro venti, Prassi. Come orientarsi nel mondo. Atti del convegno
organizzato dall'Istituto Italiano per gli Studi filosofici e dalla Biblioteca
Comunale di Cattolica (Urbino, Quattro venti); La comunità, la morte,
l'Occidente. L’ideologia della guerra, Torino, Boringhieri, Massa folla
individuo. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli studi
filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, Urbino, Quattro
venti, La libertà dei moderni, Roma, Riuniti, Napoli, La scuola di Pitagora,.
Rivoluzione francese e filosofia, Urbino, Quattro venti); “Democrazia o
bonapartismo. Trionfo e decadenza del suffragio universale” (Torino, Bollati
Boringhieri, Il comunismo e il bilancio storico del Novecento, Gaeta,
Bibliotheca, Napoli, La scuola di Pitagora, Gramsci e l'Italia. Atti del
Convegno internazionale di Urbino, Napoli, La città del sole, La seconda
Repubblica. Liberismo, federalismo, post-fascismo, Torino, Boringhieri); “Autore,
attore, autorità” (Urbino, Quattro venti); Il revisionismo storico. Problemi e
miti, Roma, Laterza, Utopia e stato d'eccezione. Sull'esperienza storica del
socialismo reale, Napoli, Laboratorio politico, Ascesa e declino delle
repubbliche, Urbino, Quattro venti, Lenin, Atti del Convegno internazionale di
Urbino, Napoli, La città del sole, Metafisica. Il mondo Nascosto, Roma, Laterza,
Gramsci dal liberalismo al comunismo critic, Roma, Gamberetti, Dai fratelli
Spaventa a Gramsci. Per una storia politico-sociale della fortuna di Hegel in
Italia” (Napoli, La città del sole); “Hegel e la Germania. Filosofia e
questione nazionale tra rivoluzione e reazione, Milano, Guerini, Nietzsche. Per
una biografia politica, Roma, Manifesto); “Il peccato originale del Novecento,
Roma, Laterza, Dal Medio Oriente ai Balcani. L'alba di sangue del secolo
americano, Napoli, La città del sole, Fondamentalismi. Atti del Convegno
organizzato dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e dalla Biblioteca
comunale di Cattolica. Cattolica Urbino, Quattro venti, URSS: bilancio di
un'esperienza. Atti del Convegno italo-russo. Urbino, Urbino, Quattro venti, L'ebreo,
il nero e l'indio nella storia dell'Occidente, Urbino, Quattro venti, Fuga
dalla storia? Il movimento comunista tra autocritica e auto-fobia, Napoli, La
città del sole, poi Fuga dalla storia? La rivoluzione russa e la rivoluzione
cinese oggi, La sinistra, la Cina e l'imperialismo, Napoli, La città del sole, Universalismo
e etno-centrismo nella storia dell'Occidente, Urbino, Quattro venti, La
comunità, la morte, l'Occidente. Heidegger e l'ideologia della guerra (Torino,
Boringhieri); “Nietzsche, il ribelle aristocratico. Biografia intellettuale e
bilancio critico, Torino, Boringhieri, Cinquant'anni
di storia della repubblica popolare cinese. Un incontro di culture tra Oriente
e Occidente. Atti del Convegno di Urbino, Napoli, La città del sole, Dalla
teoria della dittatura del proletariato al gulag?, Marx e Engels, Manifesto del
partito comunista, Laterza, Bari, Contro-storia del liberalismo, Roma, Laterza,
La tradizione filosofica napoletana e l'Istituto italiano per gli studi
filosofici, Napoli, nella sede dell'Istituto, Auto-censura e compromesso nel
pensiero politico di Kant, Napoli, Bibliopolis, Legittimità e critica del
moderno. Sul marxismo di Gramsci” (Napoli, La città del sole); “Il linguaggio
dell'Impero. Lessico dell'ideologia americana” (Roma-Bari, Laterza); “Stalin.
Storia e critica di una leggenda nera, Roma, Carocci); “Paradigmi e fatti
normativi. Tra etica, diritto e politica, Perugia, Morlacchi, La non-violenza.
Una storia fuori dal mito, Roma, Laterza, La lotta di classe. Una storia
politica e filosofica, Roma, Laterza, La sinistra assente. Crisi, società dello
spettacolo, guerra, Carocci,. Un mondo senza guerre. L'idea di pace dalle
promesse del passato alle tragedie del presente, Carocci. Il comunismo occidentale.
Come nacque, come morì, come può rinascere, Laterza. PCI Ancona: cordoglio per la scomparsa, su il
partito comuista italiano, A. Orsi, Scienza e militanza. Un ricordo, MicroMega,
Cordoglio, Il Metauro, Verso, Il linguaggio dell'Impero. Lessico dell'ideologia
americana, Roma, Laterza. Il comunista contro-corrente. Un comunista eterodosso.
Auto-censura e compromesso in Kant, Napoli, Bibliopolis, Hegel e la libertà dei
moderni, Roma, Riuniti, Napoli, La scuola di Pitagora, Lukacs, Urbino, Quattro
venti, Dai fratelli Spaventa a Gramsci. Per una
storia politico-sociale della fortuna di Hegel in Italia, Napoli, La città del
sole, Nietzsche. Il ribelle aristocratico. La comunità, la morte, l'Occidente.
Heidegger e l'deologia della guerra; Controstoria del liberalismo, Laterza, Revisionismo
storico. Peccato originale del
Novecento. La non-violenza. Una storia
fuori dal mito. La non-violenza. Una
storia fuori dal mito, su L'Ernesto, Associazione Marx, Dalla teoria della
dittatura del proletariato al gulag?, in
Marx, Engels, Manifesto del partito comunista, Editori Laterza, Bari David
Broder. Jacobin. Stalin. Storia e critica di una leggenda nera. URSS: bilancio
di un'esperienza. Atti del Convegno italo-russo. Urbino, Urbino, Quattro venti,
Popper falso profeta, Contro Popper, Armando Editore, B. Lai e L.
Albanese. Fuga dalla storia? Il
movimento comunista tra auto-critica e auto-fobia. Il linguaggio dell'impero.
Lessico dell'ideologia, Lettere su Stalin; Stalin. Storia e critica di una
leggenda nera, su sissco. Stalin. Storia
e critica di una leggenda nera. A.
Romano, Canfora e lo stalinismo che non
fa male, ilcannocchiale. In Memoriam, La Città del Sole, Stalin nella storia
del Novecento, R. Giacomini, Teti, Una teoria generale del conflitto
sociale", Intervento al Congresso Nazionale del PdCI. Il Consiglio Direttivo
dell'associazione Marx Il Nobel per la
pace» a un campione del colonialismo e della guerra, il cavallo oscuro della
letteratura, Open Magazine, Open Magazine, H. Arendt Controstoria del
liberalismo A. Gramsci Genocidio indiano Grandi purgh, Heidegger, Marx, Nietzsche
Olocausto, Stalin Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" - blogspot.com.
Intervista RAI Filosofia, su filosofia.rai. Intervist RTV Svizzera, su you tube.com.
Domenico Losurdo. Losurdo. Keywords: il ribelle aristocratico. Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Losurdo, e
Nietzsche, ribelle aristocratico," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Grice e Lottieri: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale del bene commune – diritto individuale – l’età degl’eroi – la
ragione del stato – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo italiano. Brescia, Lombardia. Grice: “I like Lottieri; he has quoted
Hobbes and Hume and Gauthier from a game-theoretical approach to co-operation,
conversational and other – all very Griceian, if I may mayself so say it!” Allievo di Caracciolo, studia a Genova, Ginevra e
Parigi, su la filosofia di Mosca. Insegna a Siena e Verona. Da vita
all'Istituto Bruno Leoni, un istituto che si ispira alla tradizione
intellettuale di Einaudi e Ricossa, e di cui egli è direttore del dipartimento
Teoria Politica. Cura Leoni. La filosofia di L. si sviluppa all'interno del liberalismo
classico e, grazie allo studio degli autori elitisti, si delinea quale critica
del sistema di dominio iscritto nei regimi democratici rappresentativi. Mostra l'adesione
a tale prospettiva, che rapidamente evolve grazie al contatto con il
libertarianismo. Il suo libertarianismo ottieri metta in discussione "la
psicologia regolamentativa e anti-innovativa del burocrate", avverso a
ogni forma di rischio e cambiamento. Il saggio sul libertarismo evidenzia
l'adesione ai temi classici del pensiero liberale lockiano e giusnaturalista
(difesa della proprietà, del mercato, dell'auto-nomia negoziale), ma anche il
maturare di questioni che sono invece tutte interne al realismo politico:
specie nel confronto con Schmitt, Brunner e MIGLIO (si veda). Mentre il
testo sul rapporto tra economia di mercato e ordine sociale/comunitario (Denaro
e comunità) è una critica della sociologia, a cui è rimproverato di avere
frainteso la natura inter-personale della moneta e delle relazioni di mercato,
il saggio su Leone muove dal pensatore torinese per delineare una filosofia
libertaria anche oltre la lettera stessa dell'autore di Freedom and the Law. In
particolare, in questa fase della riflessione Leoni viene individuato come uno
studioso in grado di dare una maggiore consapevolezza filosofico-giuridica alla
teoria libertaria, fino ad ora elaborata per lo più da economisti e teorici politici. “Denaro
e comunità: relazioni di mercato e ordinamenti giuridici nella società liberale”
(Napoli, Guida) “Il pensiero libertario contemporaneo. Tesi e controversie
sulla filosofia, sul diritto e sul mercato, Macerata, Liberi “Le ragioni del
diritto: libertà individuale e ordine giuridico” (Treviglio Mannelli, Rubbettino);
“Come il federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno” (Soveria Mannelli,
Rubbettino); “Credere nello Stato? Teologia politica e dissimulazione da
Filippo il Bello a Wiki Leaks” (Soveria Mannelli, Rubbettino); “Liberali e non:
(cf. Griceiani e non.) percorsi di storia del pensiero politico” (Brescia, La
Scuola); Ferrero in Svizzera. Legittimità, libertà e potere, Roma, Studium, Un'idea elvetica di libertà. Nella crisi
della modernità europea” (Brescia, Scuola); ““Beni comuni, diritti individuali
e ordine evolutivo,”Torino, IBL. Nella sua filosofia sull'unificazione europea,
in particolare, è cruciale l'opposizione tra l'armonizzazione spontanea
emergente dal basso e l'unificazione coercitiva. Lottieri identifica quattro
superstizioni o quattro credenze erronee che sotto alla base dei tentativi di
creare un nuovo stato chiamato ‘Europa'. Primo, l'idea che la libertà
individuale e il poli-centrismo giuridico causino tensioni e, in definitiva,
conflitti; Secondo, che il mercato derivi dall'ordine giuridico creato dallo
Stato; Terzo, che l'esistenza di una distinta identità europea esiga la
costruzione di un singolo stato continentale; e quarto, che un'Europa unificata
e più armoniosa e meglio in grado di sostenere lo sviluppo delle sue componenti
più povere. Individuato come uno degl’esponenti di un liberalismo
particolarmente radicale e volto a proporre una sorta di fuga dallo stato:
Dario Fertlio, "Libertari: la grande fuga dallo Stato, Corriere della
Sera. Una disamina molto critica al limite dell'insulto personale di tale
liberalismo libertarian si ha nella recensione che Vitale dedica al volume su
Rothbard scritto a quattro mani da lui assieme a Diciotti (basato su un
confronto assai franco tra prospettive molto diverse): una recensione che,
rivolgendosi al solo Diciotti, si chiudeva con l'invito per il futuro “ad
occuparsi di un autore più interessante con un autore più interessante” (E. Vitale,
“Rothbard, un Trasimaco piccolo piccolo. E una modestissima proposta”, Teoria politica).
Vernaglione, Il libertarismo. La teoria, gli autori, le politiche, Mannelli, Rubbettino). Un riferimento
garbatamente polemico alle sue posizioni gius-naturaliste di si trova in D
Antiseri (Laicità.. Le sue radici, le sue ragioni, Rubbettino). La stessa
contrapposizione è al fondo di una discussione tra i due riguardante proprio i
contenuti di quel volume://blog. centrodietica/?p=2005. Questo saggio e una presentazione completa e
approfondita della filosofia libertaria nelle sue diverse varianti, mentre si
evidenzia anche un approccio libertario ai problemi eco-logici. Ce sono riserve
nei riguardi delle tesi libertarie e dell'ispirazione anarchica della sua teoria
del diritto. Nella sua monografia su Leoni (L'ordine giuridico dei private” (Soveria
Mannelli, Rubbettino) pure Grondona sviluppa alcune critiche nei riguardi
dell'interpretazione dello studioso torinese offerta da lui mentre in maggiore
sintonia con le sue posizioni si trova Favaro (“ Dell'irrazionalità della legge
per la spontaneità dell'ordinamento” (Napoli, Scientifiche). Mostra che,
contrariamente a un'opinione diffusa, le distanze fra la concezione del diritto
di Leoni e quella di Hayek sono notevoli. In ogni caso non e Hayek a
influenzare Leoni ma il secondo a influenzare, almeno in parte, il primo. Per
un'equilibrata analisi del saggio si veda: M. Grondona, "Recensione Le ragioni del diritto", Nuova
Giurisprudenza Ligure. Carlo Lottieri. Lottieri. Keywords: bene commune,
diritto individuale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lottieri” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Luca: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale nell’arte d’amare – filosofia veneta -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Marostica). Filosofo italiano. Marostica,
Vicenza, Veneto. Grice: “Luca expands on Alcibiades – I have touched the topic
of Alcibiade when discussing eudaemonia, as literally having to do with the
eudaemon – and the expression occurs in connection with Socrate/Alcibiade -- Grice:
“One good thing about Luca is that if my philosophy revolves around ‘reason,’
his does it around ‘eros’!” -- Frequenta il Liceo Ginnasio Brocchi di Bassano
del Grappa. Si laurea a Firenze, con la tesi, “Platone
e il problema del linguaggio” con relatore Adorno. È stato incentrato inizialmente sulla
tematica dell’’amore’ nella tradizione greco-romana del Convitto e Fedro. Mmantenuto
però una costante apertura al ‘mythos’ di Omero, nella convinzione che per
quanto differenti possano essere i costumi o gli statuti sociali, rimane un
elemento per così dire “originario”, intrinsecamente umano, nell’approccio con
il desiderio, l’amore, l’amicizia, la sessualità. In Labirinti dell’Eros, pur
sviluppandosi la tematica all'interno di un arco di tempo definito, l’intento
non è quello di affrontare l’argomento nella sua unita longitudinale ma di
esprimere, senza costrizioni di un “per-corso pre-figurato” una distinzione
logico concettuale, attraverso la quale conseguire, almeno, un punto fermo
nell'amatoria. Riguarda anche lo sviluppo della tradizione
pitagorico-platonica, sia nelle sue caratteristiche peculiari ed in rapporto
alla metafisica, sia nell'accezione più ampia rispetto all'esigenza di dare
conto "dei fenomeni" o sensibilia. Si orientata alla tarda produzione
platonica e al pitagorismo di seconda generazione, che vengono analizzati anche
attraverso la cosmologia. Saggi: “Il Simposio, Nuova Italia, Firenze, Platone,
Fedro, Nuova Italia, Firenze, Eros e Epos: il lessico d'amore nei poemi
omerici, L’amatoria, L.S. Gruppo editoriale, Quarto Inferiore (BO); “Platone e
la sapienza antica. Matematica, filosofia e armonia, Marsilio, Venezia, Labirinti
dell’Eros. Da Omero a Platone, con un saggio, Marsilio Venezia. Roberto Luca. Luca.
Keywords: l’arte d’amare, Ovidio, il convito, I dialogui dell’amore: il convito
e Fedro, l’amore degl’eroi – achille e patroclo – niso ed eurialo – la
filosofia dell’amore nel convito, la morte di Patroclo, la morte di Niso, la
morte di Eurialo, l’eroe tragico, Achille eroe tragico, Eurialo e Niso, eroi
tragici, Enea, eroe tragico, Aiace, eroe tragico, Catone di Utica, eroe tragico,
la morte di Eurialo – la morte d’Eurialo – la pederastia – Eurialo piu giovane
da Niso. Luigi Speranza, “Grice e Luca: amatoria conversazionale: la massima o
principio dell’amore proprio conversazionale e la massima dell’amore all’altro.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Luca” – The Swimming-Pool Library. Luca.
Grice e Lucano: la
ragione convrsazionale al portico romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. The nephew of Seneca, he achieves fame with a poem
about the civil war between GIULIO (si veda) Caesar and Pompeo. He follows the
Porch, as tutored by Lucio Anneo Cornuto. Farsaglia. Marco Anneo Lucano. Lucano.
Grice e Lucceio:
la ragione conversazionale e l’orto romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. A historian and a friend of CICERONE.
Some of Cicerone’s letters to L. suggests that he may have followed the sect of
L’ORTO. Citato da Svetonio. Amico di Giulio
Cesare. Citato da Livio. Lucio Lucceio. Keywords: Livio. Lucceio.
Grice e Luciano: la
ragione conversazionale e la gnossi -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza, per il Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Roma). Filosofo italiano. A gnostic, a follower of
Cerdo. Luciano.
Grice e Luciano:
la ragione conversazionale e il cinargo romano -- Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza, per il Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool
Library (Roma).
Filosofo
italiano. He studies at Rome with Nigrino
-- whom some suspect to be his invention – and Albino, of the Accademia.
Also influenced by Demonax, whose philosophical outlook is more eclectic,
although he is generally regarded as a member of the Cinargo. He is famous for
his essays and dialogues, mostly satirical, many of which have survived. A
number of philosophers appear in them, although not all of them may have
existed. As a satirist, he is more interested in mocking pomposity and exposing
hypocrisy than in advocating any positive doctrine. Loeb. Luciano.
Grice e Lucilio: la
ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale -- Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza, per il Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The
Swimming-Pool Library (Sessa
Aurunca). Filosofo italiano. Alcuni romani insigni nutrirono interesse vivo per
i problemi della filosofia. L. Ciò si può dire di un membro del circolo degli
Scipioni, nato da famiglia ricca e distinta. L. ha un fratello che e
senatore e, per mezzo della figlia, nonno di Pompeo. L. conosce la cultura
greca (di cui si penetra) nell’Italia meridionale e a Roma, ove passa la
maggior parte della vita. Forse soggiorna anche in Atene. Come cavaliere L.
partecipa alla guerra contro Numanzia, agli ordini di Scipione Emiliano
L'Affricano, con cui aveva già stretti rapporti.In seguito appoggia
del'Affricano energicamente l'azione politica. L. fa parte, oltrechè del
circolo degli Scipioni, di uno più ampio. L. e amico dell'accademico
Clitomaco, che gli dedica un libro. Morì a Napoli. L. scrive XXX libri di
satire -- un genere filosofico --, di cui restano frammenti.In esse satire, L.
rappresenta e critica la vita romana dell’età sua, interessandosi soprattutto
di questioni politiche.Dei vizi del tempo L. e giudice severo. L. si
occupa molto di problemi logico-grammaticali, retorici e letterari.Si interessa
anche di filosofia speculativa, alla quale deve avere dedicato una
satira. Nei framm. del l. 28 la teoria dell’ORTO è confutata
verisimilmente da uno dall’ACCADEMIA, anche perchè vi si trovano varie notizie
sulla storia di tale scuola. La forma e il contenuto delle satire di L.
rivelano l’influsso della filosofia popolare del cinismo di Bione e di
Menippo. Un ampio frammento in cui L. dipinta la virtù romana, secondo
alcuni proviene da Panezio, secondo altri da Cleante: però qualche storico pone
L. in relazione con l'Accademia. A poetical philosopher, he writes many satirical
works. Although philosophy is one of his subjects, many of his writings are
concerned with social morals and standards of public life. Only fragments
survive. Climotaco dedicates a ‘saggio’ on the suspension of judgment to him.
Ed. Warmington Loeb, Remains of Old Latin. Gaio Lucilio. Keywords: Livio. Lucilio.
Grice e Lucilio:
la ragione conversazionale e il portico romano -- l’implicatura conversazionale -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo
italiano. A poetic philosopher. Best known as the friend of Seneca, to whom CXXIV
letters are written discussing a wide range of issues from a primarily point of
view of the Porch. Gaio Lucilio
Minore.
Grice e Lucio: la
ragione conversazionale e il cinargo romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. Of the Cynargo and an opponent of
Favorino. Lucio.
Grice e Lucrezio: la ragione
conversazionale e l’orto romano – l’limplicatura conversazionale dell’alma
figlia di Giove – Roma == filosofia italiana – Luigi Speranza, per il Gruppo di
Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Pompei). Filosofo
italiano. Grice: “By far the most
important concept in Lucrezio’s philosoophy is that of clinamen that Strawson
translates as the ‘swerve.’ It was saved from extinction by an Italian – as the
novel tells you!” Grice: “While Strawson reads it in Latin, I prefer the
version in the vulgar!” – Grice: “And by the vulgar I mean Marchetti!” Grice:
“It’s amazing how well Marchetti interprets Lucezio – there is a little
treatise on Epicureanism in the Lucrezio by Marchetti which is interesting. A
real continuity in Italian philosophy!” -- possibly the most important Italian
philosopher. Seguace dell'epicureismo. Della sua vita ci
è ignoto quasi tutto: egli non compare mai sulla scena politica romana, né
sembra esistere negli scritti dei contemporanei, in cui non viene mai citato,
eccezion fatta per la lettera di Cicerone ad Quintum fratrem II 9, contenuta
nella sezione Ad familiares, in cui il celebre oratore accenna all'edizione,
forse postuma, del poema di L., che egli starebbe curando. Ma in scrittori
romani successivi egli viene spesso citato: ne parlano Seneca, Frontone, Marco
Aurelio, Quintiliano, Ovidio, Vitruvio, Plinio il Vecchio, senza tuttavia
fornire nuove informazioni sulla vita. Questo però dimostra che non si tratta
di un personaggio inventato. Un'altra fonte che lo cita è San Girolamo nel
suo Chronicon o Temporum liber, di cinque secoli dopo, in cui, ispirandosi ad
alcuni dubbi passi di Svetonio, ci dice che sarebbe nato morto suicida. Tale dato non concorda
tuttavia con quanto affermato da Elio Donato, maestro di Girolamo stesso,
secondo il quale Lucrezio sarebbe morto quando indossò la toga virile,
nell'anno in cui erano consoli per la seconda volta Crasso e Pompeo. Questo
dato ha fatto propendere a credere che Lucrezio mori nel 55 a.C., all'età di quarantatré anni.
Queste vengono comunemente considerate le uniche notizie biografiche tramandate
direttamente dall'antichità. Ignoto risulta anche il luogo di nascita,
che tuttavia taluni hanno creduto essere Ercolano, per la presenza di un
Giardino Epicureo in quest'ultima città, in particolare, dall'analisi di
numerose epigrafi risalenti all'epoca dell'autore latino, risulta evidente
un'ingente presenza del cognome Carus nell'antico territorio campano, secondo
la critica recente la suddetta indagine prova fermamente (nei limiti del
probabile) le origini campane di L.. Neppure la sua militanza politica sembra
essere ricostruibile: il desiderio di pace accennato prima non sembra affatto
ricordare il drammatico rancore dell'aristocratico, per altro solitamente
stoico, che vede sgretolarsi la Repubblica e la libertà, ma il desiderio
dell'"amico" epicureo, che vede nella pace e nel benessere di tutti
la possibilità di fare accoliti e viver serenamente. È tuttavia rilevante il
fatto che la sua opera De rerum natura sia dedicata a Memmio, fine letterato e
appassionato di cultura greca, ma anche e soprattutto membro di spicco degli
optimates. Tale era, del resto, il suo desiderio di pace da auspicare
alla fine del proemio della sua opera una "placida pace" per i
Romani. Questo anelito così forte alla pace è peraltro riscontrabile non solo
in Lucrezio, ma anche in Catullo, Sallustio, Cicerone, Catone l'Uticense e
perfino in Cesare: esso rappresenta il desiderio di un'intera società dilaniata
da un secolo di guerre civili e lotte intestine. La scarsità delle fonti
sulla sua vita ha portato molti a interrogarsi persino sulla stessa esistenza
del filosofo, a volte considerato solo uno pseudonimo sotto il quale si celava
un anonimo filosofo per alcuni un amico epicureo di Cicerone, Tito Pomponio
Attico, che si suicidò, o persino lo stesso Cicerone. Secondo lo storico
Luciano Canfora, è possibile ricostruire una scarna biografia di Lucrezio:
nacque ad Ercolano, dove aveva una villa la famiglia nobiliare di un possibile
parente, Marco Lucrezio Frontone) appartenente quasi sicuramente all'antica
famiglia nobile dei Lucretii (qualcuno ne fa invece un liberto della stessa
famiglia). Studiò l'epicureismo proprio ad Ercolano, dove si trovava un centro
della "filosofia del giardino", diretta da Filodemo di Gadara, allora ospite nella villa
di Lucio Calpurnio Pisone, il ricco suocero di Cesare (la cosiddetta "villa
dei papiri"). Avrebbe sofferto di sbalzi d'umore, chiamati oggi
disturbo bipolare, ma non sarebbe stato pazzo, ma di questo umore alterno
risentì il suo lavoro. In disaccordo con le guerre civili, avrebbe lasciato
Roma e non sarebbe morto suicida ma avrebbe viaggiato ad Atene, nei luoghi del
maestro Epicuro, e oltre, essendo forse il suo nome conosciuto da Diogene di
Enoanda, quindi quasi in Asia minore, nelle cui famose incisioni sotto il
portico della sua casa si ricorda un certo "Caro" (nome poco
diffuso), romano, e sapiente epicureo. Non si sa se il poema fosse
diffuso nell'oriente, quindi è possibile che Lucrezio si fosse davvero recato
in Grecia. Lucrezio, spinto da una delusione d'amore, si sarebbe allontanato
lasciando incompiuto il suo poema, affidato forse a Cicerone stesso (che
difatti non parla effettivamente di suicidio ma afferma: «Lucretii poemata, ut
scribis, ita sunt: multis luminibus ingenii, multae tamen artis» ("le
poesie di Lucrezio, come tu mi scrivi, sono dotate di molti lumi di talento, e
tuttavia di molta arte"), ma, forse, senza impazzire e morire (che fosse
suicidandosi o perché assassinato), esagerazione della fonte di Girolamo o di
qualche altro avversario di Lucrezio, e sarebbe stato forse volutamente confuso
dallo stesso Girolamo con Lucullo, onde screditare l'epicureismo. Il
destinatario dell'opera, Gaio Memmio, caduto in disgrazia ed espulso dal Senato
per condotta immorale, andò ad Atene, causando una nuova delusione a Lucrezio,
che, tornato a Roma, sarebbe morto. La
notizia di un "filtro d'amore" velenoso somministratogli da una donna
di facili costumi, amante gelosa di Lucrezio, viene riportata anche da Svetonio
nei confronti di Caligola e della moglie Milonia Cesonia; in questo caso è
apparsa una semplice diceria, e, data l'ispirazione svetoniana (dal perduto De
poetis) del passo di Girolamo su Lucrezio, anche lì sembra essere una
spiegazione semplicistica, dovuta alla poca conoscenza dei disturbi psichici
che si aveva all'epoca (anche per Caligola si parlò, difatti, come per
Lucrezio, di epilessia e malattie fisiche misteriose che l'avrebbero fatto
impazzire improvvisamente, come, nel caso di studiosi moderni, l'avvelenamento
da piombo, oltre che dei detti "filtri"). Se Lucrezio soffrì di
un disagio psichico, che lo avrebbe spinto a cercare sollievo nella filosofia,
non fu a causa di un veleno, e se il suicidio ci fu (il che potrebbe spiegare
l'abbandono improvviso del poema), la causa potrebbe essere stata di natura
politica — come sarà più tardi il caso di Catone Uticense —, ovverosia la
rovina del suo protettore Memmio e della sua cerchia culturale. Virgilio, che
lo rispettava anche se era passato dall'epicureismo, abbracciato in gioventù,
alle teorie pitagoriche, parla di lui nelle Georgiche e nelle Bucoliche,
definendolo "felix" (ossia "prediletto dalla dea fortuna") e
non "folle". Secondo Guido Della Valle, la V ecloga, che parla della
morte di un personaggio chiamato Dafni (a volte identificato con Cesare, a
volte con Flacco, il fratello di Virgilio), potrebbe riferirsi invece alla
morte dello stesso Lucrezio, definita "immatura e innaturale", cioè
avvenuta per cause traumatiche. Il movente politico e morale del gesto potrebbe
essere la causa del silenzio attorno ad esso e del fiorire di aneddoti per
giustificarlo, dato che non si poteva cancellare la grandezza filosofica di
Lucrezio, con una sorta di damnatio memoriae di solito riservata ai nemici
politici. Essi erano spesso vittime delle liste di proscrizione dei
vincitori, come quella di Marc’antonio che colpirà Cicerone, e molti si
toglievano la vita, in quanto morte onorevole per i costumi romani; Virgilio e
Orazio, estimatori di L., facevano parte della corte di Augusto, e dovevano
quindi allinearsi alla linea culturale dettata dall'imperatore, assertore
dell'antica moralità e diffusore della leggenda di Cesare (per cui venivano
cancellate le espressioni scomode di dissenso), e dal suo amico Mecenate, in
cui l'epicureismo, se non sfumato come in Orazio appuntocosì come ogni opera
che non fosse celebrativa del princeps e della grandezza di Roma non trovava
spazio, per cui Lucrezio verrà ricordato solo come grande poeta, tralasciandone
l'aspetto filosofico. Secondo Della Valle, quindi, Lucrezio si sarebbe
tolto la vita come gesto di protesta contro la classe politica in ascesa, o
perché condannato a morte da essa. Lucrezio, per il periodo in cui è
vissuto, personaggio scomodo: gli ideali epicurei di cui era profondamente
intriso corrodevano le basi del potere di una Roma alla vigilia della congiura
di Catilina. In un'epoca di tensioni repubblicane, infatti, isolarsi dalla
realtà politica nell'hortus epicureo significa sottrarsi ai negotia politici e
uscire di conseguenza anche dalla sfera d'influenza del potere. Le più forti
correnti stoiche, ostili all'epicureismo, avevano permeato la classe dirigente
romana in quanto più conformi alla tradizione guerriera dell'Urbe.
L'epicureismo era invece presente anche attraverso il citato Filodemo e altri
in Campania, dove Virgilio avrebbe approfondito la sua conoscenza
dell'epicureismo. Orazio non lo nomina, ma è evidente che lo conosce, e
ideologicamente gli è più vicino di altri. La natura poetica del De rerum
natura fa sì che Lucrezio col suo pessimismo esistenziale avanzi profezie
apocalittiche, visioni quasi allucinate, critiche e ambigue espressioni (Grice),
che accompagnano il poema. Alcuni teologi come San Girolamo ed altri, hanno
dato di lui l'immagine di un ateo psicotico in preda alle forze del male.
Appoggiandosi alla psicoanalisi qualcuno ha sostenuto che in certi bruschi
cambiamenti di immagine e di pensiero ci fossero i sintomi di una pazzia
delirante o di problemi di ordine psichico. In realtà l'ipotizzata pazzia di
Lucrezio appare oggi più plausibilmente un tentativo di mistificazione per
screditare il poeta, così come la presunta morte per suicidio sarebbe stato
l'esito di un modo di pensare perverso, che travia chi lo segue. L'ipotesi
dell'epilessia poi, viene avanzata sulla base dell'arcaica credenza che il
poeta fosse sempre un invasato; elemento quest'ultimo da collegare alla
credenza che gli epilettici fossero sacri ad Apollo e da lui ispirati nelle
loro creazioni. Comunque altri scrittori cristiani come Arnobio e Lattanzio
affermarono che egli non fosse pazzo e che non si fosse ucciso. L'ipotesi della
follia e del suicidio attestata dal Chronicon di Girolamo si fondava su
illazioni di Svetonio, peraltro di difficile verifica. Potrebbe anche esserci
stata una confusione dovuta all'abbreviazione “Luc.,” impiegata
indifferentemente nei codici latini per indicare i nomi di Lucillius, Lucullus
e Lucretius. Plutarco scrisse infatti di un certo Licinio LUCULLO (si veda),
politico, generale e cultore dei piaceri, che morì dopo essere impazzito a
causa di un filtro d'amore. L'errore di interpretazione dell'abbreviazione “Luc.”
potrebbe così aver permesso lo scambio dei due personaggi. A causa
dell'impossibilità di ricostruire i momenti salienti della sua vita, dunque, il
progetto filosofico che egli volle esprimere è ricostruibile interamente solo
dalla sua opera, considerata tra le più vigorose d'ogni età. Bisogna ora
individuare le motivazioni che spinsero L. a scrivere il De rerum natura, che
fondamentalmente sono due. La prima è una ragione etico-filosofica, in quanto
Lucrezio, affascinato dalla filosofia epicurea, desiderava invitare il lettore
alla pratica di tale filosofia, incitandolo a liberarsi dall'angoscia della
morte e degli dèi. La seconda motivazione invece è di carattere storico. L. era
conscio che la situazione politica a Roma peggiorasse di giorno in giorno: Roma
era quadro ormai di continui scontri bellici e conseguenti dissidi;
giustappunto egli, con un evidente positivismo, voleva incoraggiare il
cittadino-lettore romano a non perdere la fiducia verso un successivo miglioramento
della situazione. L. si proponeva di rivoluzionare il cammino di Roma,
riportandolo all'epicureismo che era stato declinato in favore dello stoicismo.
La prima cosa da distruggere era la convinzione provvidenzialistica stoica e
più propriamente romana. Non c'era un dovere romano di civilizzare "l'orbe
terrifero e de le acque", come farà dire Virgilio alla Sibilla Cumana in
un colloquio con Enea. Non c'è una ragione seminale universale responsabile
della vita nel cosmo, destinata a deflagrare per poi ricominciare un nuovo,
identico, ciclo esistenziale, come voleva la fisica stoica, ma un mondo che non
è unico nell'universo, peraltro infinito, essendo uno dei tanti possibili. Non
c'è quindi nessun fine provvidenziale di Roma, essa è una Grande fra le Grandi,
ed un giorno perirà nel suo tempo. La religione, considerata come Instrumentum
regni, deve essere non distrutta, ma integrata nel contesto del viver civile
come utile ma falsa. Egli afferma fin dal libro I del De rerum natura. Tanto
male poté suggerire la religione. Ma anche tu forse un giorno, vinto dai
terribili detti dei vati, forse cercherai di staccarti da noi. Davvero,
infatti, quante favole sanno inventare, tali da poter sconvolgere le norme
della vita e turbare ogni tuo benessere con vani timori! Giustamente, poiché se
gli uomini vedessero la sicura fine dei loro travagli, in qualche modo
potrebbero contrastare le superstizioni e insieme le minacce dei vati... Queste
tenebre, dunque, e questo terrore dell'animo occorre che non i raggi del sole
né i dardi lucenti del giorno disperdano, bensì la realtà naturale e la
scienza... E perciò, quando avremo veduto che nulla può nascere dal nulla,
allora già più agevolmente di qui potremo scoprire l'oggetto delle nostre
ricerche, da cosa abbia vita ogni essenza, e in qual modo ciascuna si compia
senza opera alcuna di dèi. Lucrezio colpiva direttamente la credenza negli dèi
latini sostenendo che non c'è preghiera che schiuda le fauci di una tempesta,
giacché essa è regolata da leggi fisiche e gli dèi, seppur esistenti e anche
loro composti da atomi così sottili che ne assicurano l'immortalità, non si
curano del mondo né lo reggono; ma la religione deve essere inglobata nella
scoperta e nello studio della natura, che rasserena l'animo e fa comprendere la
vera natura delle cose: infatti l'unico principio divino che regge il mondo è
la divina voluptas, Venere: il piacere, la vita stessa intesa come animazione
regge l'universo, ed è l'unica cosa in grado di fermare lo sfacelo che sta
portando Roma alla fine: Marte, ovvero la Guerra. Proprio per questo, egli
elogia Atene, creatrice di quegli intelletti più grandi che hanno illuminato la
natura e quindi l'uomo stesso, ed in ultima istanza Epicuro, sole invitto della
conoscenza rasserenatrice. Non solo, egli stesso si sente quasi un poeta
rasserenatore delle tempeste umane e proprio per questo si sente profondamente
affine ai poeti delle origini, il cui luogo principe è in Empedocle (secondo
infatti per elogi solo a Epicuro) ma con una sola grande differenza: egli non è
portatore di una verità divina fra le umane genti, ma di una verità affatto
umana, universale e per tutti, che attecchirà ben presto per la salvezza di
Roma. Epicuro è comunque, per Lucrezio, il più grande uomo mai esistito, come
risulta dai tre inni a lui dedicati (chiamati anche "trionfi" o
"elogi"): «E dunque trionfò la vivida forza del suo animo. E si
spinse lontano, oltre le mura fiammeggianti del mondo. E percorse con il cuore
e la mente l'immenso universo, da cui riporta a noi vittorioso quel che può
nascere, quel che non può, e infine per quale ragione ogni cosa ha un potere
definito e un termine profondamente connaturato. Perciò a sua volta abbattuta
sotto i piedi la religione è calpestata, mentre la vittoria ci eguaglia al
cielo. Il De rerum natura e un poema didascalico in esametri, di genere
scientifico-filosofico, suddiviso in sei libri (raccolti in diadi),
comprendente un totale di 7415 versi, che illustrano fenomeni di dimensioni
progressivamente più ampie: dagli atomi si passa al mondo umano per arrivare ai
fenomeni cosmici. Riproduce il modello prosastico e filosofico epicureo e la
struttura del poema Περὶ φύσεως di Empedocle (anche un'opera di Epicuro aveva
il medesimo titolo). Secondo i filologi vi sono corrispondenze e simmetrie
interne che corrisponderebbero ad un gusto alessandrino. L'opera infatti è
suddivisa in tre diadi, che hanno tutte un inizio solare ed una fine tragica.
Ogni diade contiene un inno ad Epicuro, mentre il secondo e il terzo libro (in
quest'ultimo è presente anche un'esposizione della sua estetica) si aprono
entrambi con un inno alla scienza. Essendo un poema didascalico, ha come
modello Esiodo e quindi anche Empedocle, che aveva preso il modello esiodeo
come massimo strumento per l'insegnamento della filosofia. Altri modelli
potrebbero essere i poeti ellenistici Arato e Nicandro di Colofone, che usavano
il poema didascalico come sfoggio di erudizione letteraria. Il destinatario e i
destinatari Il dedicatario dell'opera è la Memmi clara propago, ovvero il
rampollo della famiglia dei Memmi, che solitamente si identifica con Gaio
Memmio. Più in generale, si può dire che il destinatario che l'autore si
prefigge di conquistare è il giovane aperto ad ogni esperienza, che un giorno
prenderà il posto dei politici e attuerà quella rivoluzione propugnata con
tanto fervore da L.. Ma, almeno con Memmio, egli fallì: da adulto divenne un
dissoluto, fraintendendo il significato di piacere catastematico epicureo, e fu
allontanato dal Senato probri causa, cioè per immoralità. Riparò quindi in
Grecia, dove scrisse poesie licenziose e dove ce lo menziona anche Cicerone
(nelle Ad Familiares), intenzionato a distruggere la casa e il giardino in cui
proprio Epicuro risiedette, per costruirsi un palazzo, suscitando lo sdegno
degli epicurei che fecero istanza a CICERONE stesso di intervenire per
impedirglielo, senza che però Cicerone ci riuscisse. In un simile progetto L.
scelse di doversi rifare ad un modello di stile arcaico, che vedeva in Livio
Andronico, ma soprattutto in Ennio e in Pacuvio i modelli emuli, per motivi fra
loro quanto meno vari: l'egestas linguae (povertà della lingua), lo vede
costretto a dover arrangiare le lacune terminologiche e tecnicistiche con
l'arcaismo, ancora che proprio L., insieme a Cicerone, sia uno dei fondatori
del lessico astratto e filosofico latino, e a colmare e ancor meglio
comprendere l'oscurità del filosofo con la mielosa luce della poesia. Discendendo
più in profondità nelle anguste gole del poema, si notano anche altri problemi
cui dovette far fronte: primo fra tutti, come tradurre parole di pregnanza
filosofica in latino, che ancora non aveva termini confacenti. Finché poté,
egli evitò la semplice translitterazione (ad es. "atomus" per Ατομος)
e preferì invece usare altri termini presenti già nella sua lingua magari
dandogli altra accezione oppure (come mostrato anche sopra) creando neologismi.
Ed è proprio grazie all'arcaismo che L. riesce a rendere possibile tutto
questo: infatti era proprio dello stile arcaico il neologismo
"munificenza" ed anche un certo uso (convulso a detta di antichi e
moderni) delle figure di suono quali allitterazioni, consonanze, assonanze e
omoteleuti. Molto importante è anche il fatto che L.non si limitò a trasmettere
il messaggio di Epicuro con un arido scritto filosofico, ma lo fece attraverso
un poema che, a differenza del rigoroso linguaggio razionale della filosofia,
parla per squarci imaginifici. Sul piano teorico l'opera di Lucrezio si
caratterizza come una puntualizzazione di quella epicurea con alcune
esplicazioni che nel suo referente greco non erano abbastanza chiare. Il
concetto di parenklisis che Lucrezio tradurrà con clinamen mancava di definizione
chiara. Nella Lettera ad Erodoto Epicuro poneva infatti la parenklisis ma poi
parla piuttosto di una deviazione per urto. Il celebre passaggio del libro II
del De rerum natura dice: Perciò è sempre più necessario che i corpi
deviino un poco; ma non più del minimo, affinché non ci sembri di poter
immaginare movimenti obliqui che la manifesta realtà smentisce. Infatti è
evidente, a portata della nostra vista, che i corpi gravi in se stessi non
possono spostarsi di sghembo quando precipitano dall’alto, come è facile
constatare. Ma chi può scorgere che essi non compiono affatto alcuna deviazione
dalla linea retta del loro percorso? Lucrezio precisa poi ulteriormente le
modalità del clinamen aggiungendo: «Infine, se ogni moto è legato sempre
ad altri e quello nuovo sorge dal moto precedente in ordine certo, se i germi
primordiali con l’inclinarsi non determinano un qualche inizio di movimento che
infranga le leggi del fato così che da tempo infinito causa non sussegua a
causa, donde ha origine sulla terra per i viventi questo libero arbitrio, donde
proviene, io dico, codesta volontà indipendente dai fati, in virtù della quale
procediamo dove il piacere ci guida, e deviamo il nostro percorso non in un
momento esatto, né in un punto preciso dello spazio, ma quando lo decide la
mente? Infatti senza alcun dubbio a ciascuno un proprio volere suggerisce
l’inizio di questi moti che da esso si irradiano nelle membra]» Per
quanto riguarda la sfera del vivente Lucrezio la collega direttamente agli atomi
nel loro processo creativo, scrivendo: Così è difficile rescindere
da tutto il corpo le nature dell'animo e dell'anima, senza che tutto si
dissolva. Con particelle elementari così intrecciate tra loro fin dall’origine,
si producono insieme fornite d’una vita di eguale destino: ed è chiaro che
ognuna di per sé, senza l’energia dell’altra, le facoltà del corpo e dell’anima
separate, non potrebbero aver senso: ma con moti reciprocamente comuni spira
dall’una e dall’altra quel senso acceso in noi attraverso gli organi. Lucrezio riprende
in maniera radicale la tesi già di Epicuro. La religione è la causa dei mali
dell'uomo e della sua ignoranza. Egli ritiene che la religione offuschi la
ragione impedendo all'uomo di realizzarsi degnamente e, soprattutto, di poter
accedere alla felicità, da raggiungere attraverso la liberazione dalla paura
della morte. Il poema ha come argomenti principali la lacerante antinomia fra
ratio e religio, l'epicureismo e il progresso. La ratio è vista da Lucrezio
come quella chiarità folgorante della verità «che squarcia le tenebre
dell'oscurità», è il discorso razionale sulla natura del mondo e dell'uomo,
quindi la dottrina epicurea, mentre la religio è ottundimento gnoseologico e
cieca ignoranza, che lo stesso L. denomina spesso con il termine
"superstitio". Indica l'insieme di credenze e dunque di comportamenti
umani "superstiziosi" nei confronti degli dèi e della loro potenza.
Poiché la religio non si basa sulla ratio essa è falsa e pericolosa. Afferma
che sono evidenti le nefaste conseguenze della religione e adduce come esempio
il caso di Ifigenia, dicendo poi che il mito è una rappresentazione falsata
della realtà, come nell'Evemerismo. La religione è perciò la causa principale
dell'ignoranza e dell'infelicità degli uomini. L. riprende i temi principali
della dottrina epicurea, che sono: l'aggregazione atomistica e la
"parenklisis" (che egli ribattezza clinamen), la liberazione dalla
paura della morte, la spiegazione dei fenomeni naturali in termini meramente
fisici e biologici. Egli opera un completamento di essa in senso naturalistico
ed esistenzialistico, introducendo un elemento di pessimismo, assente in
Epicuro, probabilmente da attribuirsi a una personalità malinconica. Da un
punto di vista ontologico, secondo Lucrezio, tutte le specie viventi (animali e
vegetali) sono state "partorite" dalla Terra grazie al calore e
all'umidità originari. Ma egli avanza anche un nuovo criterio evoluzionistico:
le specie così prodotte sono infatti mutate nel corso del tempo, perché quelle
malformate si sono estinte, mentre quelle dotate degli organi necessari alla
conservazione della vita sono riuscite a riprodursi. Tale concezione atea,
materialista, antiprovvidenzialista e storica della natura sarà ereditata e
rielaborata da molti pensatori materialisti dell'età moderna, in particolare
gli illuministi Diderot, d'Holbach e La Mettrie, anch'essi atei dichiarati e a
loro volta divulgatori dell'ateismo; Lucrezio sarà inoltre seguito da Ugo
Foscolo e Giacomo Leopardi. L. nega ogni sorta di creazione, di provvidenza e
di beatitudine originaria e afferma che l'uomo si è affrancato dalla condizione
di bisogno tramite la produzione di tecniche, che sono trasposizioni della
natura. Però, il progresso non è positivo a priori, ma solo finché libera
l'uomo dall'oppressione. Se è invece fonte di degradazione morale, lo condanna
duramente. Lucrezio introduce nel III libro del De rerum natura una
chiarificazione che nel mondo latino era stata trascurata generando non poche
confusioni, circa il concetto di “animus” in rapporto a quello di “anima” «Vi
sono dunque calore e aria vitale nella sostanza stessa del corpo, che abbandona
i nostri arti morenti. Perciò, trovata quale sia la natura dell'animo e
dell'anima quasi una parte dell'uomo -, rigetta il nome di armonia, recato ai
musicisti già dall'alto Elicona, o che essi hanno forse tratto d'altrove e
trasferito a una cosa che prima non aveva un suo nome. Tu ascolta le mie
parole. Ora affermo che l'anima e l'animo sono tenuti Avvinti tra loro, e
formano tra sé una stessa natura. Ma è il capo, per così dire, è il pensiero a
dominare tutto il corpo: quello che noi denominiamo animo e mente e che ha
stabile sede nella zona centrale del petto. Qui palpitano infatti l'angoscia e
il timore, qui intorno le gioie provocano dolcezza; qui è dunque la mente,
l’animo. La restante parte dell’anima, diffusa per tutto il corpo, obbedisce e
si muove al volere e all’impulso della mente. Questa da sé sola prende
conoscenza, e da sé gioisce, quando nessuna cosa stimola l’anima e il corpo. L.
riprende il concetto ellenico di anima come "soffio vitale che vivifica ed
anima il corpo, ciò che i greci chiamavano psyché. Questo soffio pervade tutto
il corpo in ogni sua parte e lo abbandona solo “con l'ultimo respiro".
L'"animus" invece è identificabile col "noùs" ellenico,
traducibile in latino con mens. Dunque animus e mens paiono essere o la stessa
cosa o due elementi coniugati dell'unità mentale. L'indicazione della “zona
centrale del petto” come sede fa pensare al concetto di “cuore”, ricorrente
ancora oggi nel linguaggio comune per indicare la sensibilità umana, centro
dell'emozione e del sentimento. Parrebbe allora che l'animus sia insieme e
conoscenza e emozione, mentre l'anima è soffio vitale. L'angoscia esistenziale
Il De rerum natura è ricchissimo di elementi tipici dell'esistenzialismo
moderno, riscontrabile specialmente in Leopardi, che dell'opera di L.era un
profondo conoscitore, anche se in realtà non è noto il lasso di tempo in cui
Leopardi lesse L.. Questi elementi di angoscia hanno indotto alcuni studiosi a
sottolineare il pessimismo di fondo che si opporrebbe alla volontà di rinnovare
il mondo a partire dalla filosofia epicurea; in altre parole, in Lucrezio ci
sarebbero due spinte contrapposte; l'una dominata dalla razionalità e fiduciosa
nel riscatto dell'uomo, l'altra ossessionata dalla fragilità intrinseca degli
esseri viventi e dal loro destino di dolore e morte. Altri studiosi, però
ritengono che l'insistenza di Lucrezio sugli aspetti dolorosi della condizione
umana non sia altro che una strategia di propaganda, per fare emergere più
fortemente la funzione salvifica della ratio epicurea. S'intende, ciechi alla
dottrina di Epicuro. Sul luogo di
nascita: anche se c'è chi afferma fosse nato a Roma, si ritiene quasi
all'unanimità che fosse originario della Campania: di Napoli, di Ercolano, o,
secondo recenti studi epigrafici, di Pompei, dove il nomen e il cognomen Tito e
L. sono attestati, e la gens Lucretia ha delle ville cfr: Biografia di
Lucrezio; o perlomeno vi avesse abitato a lungo cfr. Enrico Borla, Ennio
Foppiani, Bricolage per un naufragio. Alla deriva nella notte del mondo, cfr.
anche la Lucrezio Caro, Tito su Enciclopedia Treccani Sulla data di nascita: molti optano per il 98
a.C. o secondo altri 96 a.C. Secondo
alcune fonti: Lucretius testimonia vitae Luciano Canfora, Vita di L.,
Sellerio, o secondo altri 53 a.C., cfr.
Paolo Di Sacco, M. Serio, "Odi et amoStoria e testi della letteratura
latina" 1 "L'età arcaica e la
repubblica", Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Modulo. Testimonianze
su Lucrezio Canfora. Lucrezio, De rerum
natura, Lucrezio, De rerum natura, Enrico Fichera, I "templa serena"
e il pessimismo di Lucrezio: echi lucreziani nella letteratura, Roma, Bonanno
edizioni, Lippold, Testo per Arndt-Bruckmann, Griech. u. röm. Porträts, Monaco.
Enciclopedia dell'arte antica Cfr.
Gerlo, Benedetto Coccia, Il mondo classico nell'immaginario contemporaneo Nel romanzo epistolare di Tiziano Colombi, Il
segreto di Cicerone, Palermo, Sellerio, Nomi romani: glossario Canfora, Cicerone, Ep. ad Quintum fratrem, II
9. S L.
Canfora, Classici: L. e il De rerum natura Aldo Oliviero, Il
suicidio di L., su lafrontieraalta.com. Ettore Stampini, Il suicidio di L.,
Messina, Tipografia D'Amico, La risposta di Virgilio a L. Guido Della Valle (Napoli), pedagogista e
docente universitario, autore di Tito L Caro e l.'epicureismo campano, Napoli,
Accademia Pontaniana, L. in Enciclopedia Italiana L.: informazioni biografiche
ibidem La natura delle cose, Milano, Rizzoli, Eneide, lLa natura delle
cose, cit. supra81. L., La natura delle cose, La natura delle cose. Il De rerum natura di L.
Introduzione a Lucrezio accesso= Memmio su Enciclopedia Italiana Lo stile
di Lucrezio C. Craca, Le possibilità
della poesia. Lucrezio e la madre frigia in «De rerum natura» IBari, Edipuglia,
Epicuro, Opere, E. Bignone, Laterza Lucrezio, La natura delle cose, Biagio
Conte, Milano, Rizzoli, La natura delle cose, cit. supra271. De rerum natura, Diego Fusaro, Tito L. Caro,
su filosofico.net. e rerum natura, VTasso segue L. stilisticamente, non
ideologicamente: vedasi la famosa similitudine del proemio del libro IV, ripresa
nel proemio della Gerusalemme liberate, La natura delle cose, cit. supra, De rerum
natura, Pazzaglia, Antologia della letteratura italiana. Lucrezio, introduzione Edizioni De rerum
natura, (Brixiae), Thoma Ferrando auctore, De rerum natura libri sex nuper
emendati, Venetiis, apud Aldum, In Carum Lucretium poetam commentarij a Pio
editi, Bononiae, in ergasterio Hieronymi Baptistae de Benedictis, De rerum
natura libri sex a Lambino emendati atque restituti & commentariis
illustrati, Parisiis, in Gulielmi Rovillij aedibus, De rerum natura libri VI,
Patavii, excudebat Josephus Cominus, De rerum natura libri sex, Revisione del
testo, commento e studi introduttivi di Giussani, Torino, E. Loescher (importante edizione critica, tuttora
fondamentale). De rerum natura, Edizione critica con introduzione e versione
Flores, Napoli, Bibliopolis, Traduzioni italiane Della natura delle cose libri
sei tradotti da Marchetti, Londra, per G. Pickard. La natura, libri VI tradotti
da Rapisardi, Milano, G. Brigola, Della natura, Armando Fellin, Torino, POMBA. Della
natura, Versione, introduzione e note di Cetrangolo, Firenze, Sansoni, La
natura delle cose, Introduzione di Gian Biagio Conte, Traduzione di Canali,
Testo latino e commento Dionigi, Milano, Rizzoli, La natura, Introduzione,
testo criticamente riveduto, traduzione e commento di Francesco Giancotti,
Milano, Garzanti (Per la specifica sul
De rerum natura si rimanda a tale voce) V.E. Alfieri, Lucrezio, Firenze,
Le Monnier, A. Bartalucci, L. e la retorica, in: Studi classici in onore di
Cataudella, Catania, Edigraf, M. Bollack, La raison de L. Constitution d'une
poetique philosophique avec un essai d'interpretation de la critique
lucretienne, Parigi, Les editions de Minuit, 1978. G. Bonelli, I motivi
profondi della poesia lucreziana, Bruxelles, Latomus, Boyancé, L. e
l'epicureismo, Edizione italiana Alberto Grilli, Brescia, Paideia, Camardese,
Il mondo animale nella poesia lucreziana tra topos e osservazione realistica,
Bologna, Patron, Canali, L. poeta della ragione, Roma, Editori Riuniti, Luciano
Canfora, Vita di Lucrezio, Palermo, Sellerio, G. Della Valle, Tito L. Caro e
l'epicureismo campano, Seconda edizione con due nuovi capitoli, Napoli,
Accademia Pontaniana, Gerlo, Pseudo-L. in: «L'Antiquité Classique»,F.
Giancotti, L. poeta epicureo. Rettificazioni, Roma, G. Bardi, Giancotti,
Religio, natura, voluptas. Studi su L. con un'antologia di testi annotati e
tradotti, Bologna, Patron, Giardini, Lucrezio. La vita, il poema, i testi
esemplari, Milano, Accademia, Greenblatt, Il manoscritto. Come la riscoperta di
un libro perduto cambiò la storia della cultura europea, traduzione di Zuppet,
Milano, Rizzoli, H. Jones, La tradizione
epicurea, Genova, ECIG, R. Papa, Veterum poetarum sermo et reliquiae quatenus
Lucretiano carmine contineantur, Neapoli, A. Loffredo, Perelli, L. poeta
dell'angoscia, Firenze, La Nuova Italia, Perelli, L.. Letture critiche, Milano,
Mursia, A. Pieri, L. in Macrobio. Adattamenti al testo virgiliano, Messina,
Casa Editrice D'Anna, V. Prosperi, Di soavi licor gli orli del vaso. La fortuna
di Lucrezio dall'Umanesimo alla Controriforma, Torino, N. Aragno, G. Sasso, Il
progresso e la morte. Saggi su Lucrezio, Bologna, Il Mulino, R. ScarciaE.
ParatoreG. D'Anna, Ricerche di biografia lucreziana, Roma, Edizioni
dell'Ateneo, O. Tescari, Lucretiana, Torino, SEI,O. Tescari, L., Roma, Edizioni
Roma, A. Traglia, De Lucretiano sermone ad philosophiam pertinente, Roma,
Gismondi, Scritti letterari Canali, Nei pleniluni sereni. Autobiografia
immaginaria di Tito Lucrezio Caro, Milano, Longanesi, E. Cetrangolo, L.. Tragedia,
Roma, Edizioni della Cometa, Tiziano Colombi, Il segreto di Cicerone, Palermo,
Sellerio. Piergiorgio Odifreddi, Come stanno le cose. Il mio Lucrezio, la mia
Venere, Milano, Rizzoli, Alieto Pieri, Non parlerò degli dèi. Il romanzo di L.,
Firenze, Le Lettere, Epicureismo Esistenzialismo ateo Storia dell'ateismo Tito
L. Caro, su Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Tito L. Caro, in Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tito L. Caro Opere di Tito L.
Caro, su Liber Liber. openMLOL, Horizons
Audiolibri di Tito L. Caro, su LibriVox. Goodreads. De Rerum Natura: testo con
concordanze e liste di frequenza, su intratext.com. Intervista a Luca Canali su
passioni e razionalità in Lucrezio, dall'Enciclopedia multimediale delle
scienze filosofiche, su conoscenza.rai. Analisi critica del pensiero di
Lucrezio, su lucrezio.exactpages.com. V D M EpicureismoFilosofia
Letteratura Letteratura Categorie: Poeti
romaniFilosofi romani 15 ottobre Roma Tito Lucrezio Caro Atomisti Epicurei Filosofi
atei Lucretii Storia dell'evoluzionismo Pre-esistenzialisti Personalità
dell'ateismo. Refs.: Lucretius, in The Stanford Encyclopaedia. Alma
figlia di Giove, inclita madre Del gran germe d'Enea, Venere bella,
Degli uomini piacere e degli Dei: Tu che sotto i girevoli e lucenti
Segni del cielo il mar profondo, e tutta D’ animai d'ogni specie orni la
terra, Che per se fora un vasto orror soUngo: Te Dea , fnggono i
venti: al primo arrivo Tuo svaniscon le nubi: a te germoglia Erbe e
fiori odorosi il suolo indnstre: Tu rassereni i giorni foschi, e
rendi Col dolce sguardo il mar chiaro e tranquillo, E splender fai
di maggior lume il ciclo. Qualor deposto il freddo ispido manto L'anno
ringiovanisce, « la soave Aura feconda di Favonio spira, Tosto tra fronde
e fronde i vaghi augelli. Feriti il cor da' tuoi pungenti dardi ,
Cantan festosi il tuo ritorno, o Diva; Liete scorron saltando i
grassi paschi Le fiere , e gonfi di nuor' acqae i fìami Varcano a
nuoto e i rapidi torrenti: Tal da' teneri tuoi rezzi lascivi
Dolcemente allettato ogni animale Desioso ti segue ovunque il
gnidi. In somma tu per mari e monti e fiumi, Pe'boschi
ombrosi e per gli aperti campi, Di piacevole amore i petti
accendi, E cosi fai che si conservi '1 mondo. Or se tu sol
della Natura il freno Reggi a tua voglia , e senza te non vede Del
di la luce desiata e bella, Nè lieta e amabil fassi alcuna
cosa: Te , Dea, te bramo per compagna all'opra, In cui di scriver
tento in nuovi carmi Di Natura i segreti e le cagioni Al gran Memmo
Gemello a te si caro , In ogni tempo, e d’ogni laude ornato. Tu
dunque , o Diva , ogni mio detto aspergi D’eterna grazia, e fa’ cessare
intanto E per mare e per terra il fiero Marte, Tu, che sola
puoi farlo : egli sovente D’ amorosa ferita il cor trafitto Umil si
posa nel divin tuo grembo. Or mentr’ ei pasce il desioso
sguardo Di tua beltà, ch'ogni beltade avanza, E che l’anima
sua da te sol pende, Deh ! porgi a lui , vezzosa Dea , deh ! porgi A
lui soavi preghi , e fa'ch’ ei renda Al popol suo la desiata
pace. Che se la patria nostra è da nemiche Armi abitata, io più
seguir non posso con animo quieto il preso stile, nè può di Memmo il
generoso figlio aS l^egar sé stesso alla comaa salate. Tu,
gran prole di Memmo, ora mi porgi Grate ed attente orecchie, e ti
prepara, Lungi da te cacciando ogni altra cura, Alle vere
ragioni , e non volere I miei doni sprezzar pria che gl’ intenda. Io
narrerotti in che maniera il cielo con moto alterno ognnr si volga c giri
j Degli Dei la natura, e delle cose Gli alti principi , e come
nasca il tutto ; Come poi -si nutrichi, e come cresca, Ed in che
finalmente ei si risolva: £ ciò da noi nell’avvenir dirassi primo
corpo, materia, o primo seme, o corpo genitale , essendo quello Onde
prima si forma ogni altro corpo: Che d'uopo é pur che’n somma eterna
pace Yivan gli Dei per lor natura , e lungi Stian dal governo delle
cose umane, Scevri d' ogni dolor, d’ogni periglio, biechi sol di lor
stessi, e di lor fuori di nulla bisognosi, e che nè metto Nostro gli
alletti, o colpa accenda ad ira. Giacca l’ umana vita oppressa e
stanca Sotto religìon grave e severa. Che mostrando dal ciel
l’altero capo Spaventevole in vista e minacciante ne soprasta. Un
iiom d’Atene il primo e, che d’ergerle incontra ebbe ardimento Gli
occhi ancor che mortali, e le s’oppose. Questi non paventò nè eie!
tonante Nè tremoto che ’l mondo empia d’ orrore, Nè fama degli Dei,
nè fulmin torto j Ma qual acciar su dura alpina cote quanto s’agita
più tanto più splende. Tal dell’animo suo mai sempre invitto Nelle
difficoltà crebbe il desio a Di spezzar pria d'ogni altro i saldi
chiostri, E r ampie porte di Natura aprirne. Cosi vins' egli
, e con l' eccelsa mente Varcando oltre a' confin del nostro mondo, e
bastante a capir spazio infinito. Quindi sicuramente egli n’ insegna
Gid che nasca o non nasca, ed in qual modo Ciò che racchiude l' Universo
in seno Ha poter limitato , e tcrmin certo : E la religion
co’pié calcata, L' alta vittoria sua c’ erge alle stelle. Nè creder
già che scelerate ed empie sian le cose eh’ io parlo. Anzi sovente
L' altrui religion ne’ tempi^antichi Cose produsse scelerate ed
empie. Questa il fior degli eroi scelti per duci Deir oste
argiva in Aalide indusse Di Diana a macchiar l' ara innocente Col
sangue d' Ifigenia , allor che cinto di bianca fascia il bel virgineo
crine vid’ella a se davanti in mesto volto Il padre, e alni vicini i
sacerdoti Celar 1’ aspra bipenne , e '1 popol tutto Stillar per gli
occhi in larga vena il pianto Sol per pietà di lei , che muta e
mesta Teneva a terra le ginocchia inchine. Nè giovi punto all’innocente
e casta povera verginella in tempo tale, ch’ a nome della patria il
prence avesse All’ esercito greco un re donato ; Che tolta
dalle man del suo consorte Fu condotta all’ aitar tutta tremante:
Non perchè terminato il sacrifizio, legata fosse col soave
nodo d’un illustre imeneo. Ma per cadere Nel tempo stesso delle
proprie nozze A* piè del genitore ostia dolente per dar felice e
fortunato evento All' armata navale. Error si grave Persuader la
religion poteo. Tu stesso dall’orribili minacce de’ poeti atterrito, a i
detti nostri di negar tenterai la fe dovuta. Ed oh, quanti potrei
fìngerti anch'io Sogni e chimere, a sovvertir bastanti Del viver
tuo la pace, e col timóre Il sereno turbar della tua mente.
Ed a ragion, che se prescritto il fine vedesse l'uomo alle miserie
sue. Ben resister potrebbe alle minacce Delle religioni, e de'
poeti. Ma come mai resister può, s' ei teme Dopo la morte aspri
tormenti eterni. Perchè dell' alma è a lui l’essenza ignota: S'
ella sia nata, od a chi nasce infusa, E se morendo il corpo anch' ella
muoia? Se le tenebre dense , e se le vaste Paludi vegga del tremendo
Inferno, O s' entri ad informare altri animali Per ^divino
voler, siccome il nostro Ennio cantò , che pria d' ogn' altro colse
In riva d'Elicona eterni allori. Onde intrecciossi una ghirlanda al
crine FRA L’ITALICA GENTI illustre c chiara? Bench' ci ne' dotti
versi affermi ancora Che sulle sponde d' Acheronte s' erge Un
tempio sacro a gl' infernali Dei , Ove non 1' alme o i corpi nostri
stanno. Ma certi simulacri in ammirande Guise pallidi in
volto, e quivi narra d’aver visto l'imagine d’Omero Piangere
amaramente, e di Natura Raccontargli i segreti e le cagioni. Dunque
non pnr de’più sublimi effetti Cercar le cause, e dichiarar
conviensi Della luna e del sole i morimenti. Ma come possan
generarsi in terra tutte le cose, e con ragion sagace principalmente
investigar dell' alma, £ dell'animo uman l’occulta essenza, E
ciò che sia quel, che vegliando infermi, £ sepolti nel sonno, in guisa
n'empie d’alto terror , che di veder presente Parne , e d’udir chi
già per morte in nude ossa ò converso, e poca terra asconde e so ben io
qual malagevol’ opra Sia r illustrar de’ Greci in toschi
carmi L’ oscure invenzioni, e quanto spesso Nuove parole
converrammi usare, non per la povertà della mia lingua ch’alia greca
non cede , e più d’ ogn’ altra piena è di proprie e di leggiadre vocij ma
per la novità di quei concetti Ch’esprimer tento, e che nuli’ altro
espresse. Pur nondimcn la tua virtude ò tale, e lo sperato mio
dolce conforto Della nostr’amistà, eh’ ognor mi sprona A soffrir
volentieri ogni fatica, E m’induce a vegliar le notti intere, sol
per veder con quai parole io possa Portare innanzi alla tua mente un
lume, Ond’ ella vegga ogni cagione occulta. Or si vano
terror, si cieche tenebre Schiarir bisogna, e via cacciar dall’
animo nn co’ be’ rai del sol, non già co’ lucidi dardi del giorno a
saettar poc’ abili fuorché l’ombre notturne e i sogni pallidi, Ma col
mirar della Natura, e intendere D’occulte cause e la velata
imagine. Tu, se di conseguir ciò brami, ascoltami. Sappi , che nulla
per diyin volere Pad dal nalla crearsi, onde il timore, che
qaind'il cor d'ogni mortale ingombra , Vano è del tutto, e se tu vedi
ognora Formarsi molte cose in terra e ’n cielo, nè d'esse intendi
le cagioni, e pensi Perciò che Dio le faccia , erri e deliri.
Sia dunque mio principio il dimostrarti, Che nulla mai si può crear
dal nulla. Quindi assai meglio intenderemo il resto £ come possa
generarsi il lutto Senz'opra degli Dei. Or se dal nnlla- Si
creasser le cose, esse di seme Non avrian d'uopo, e si vedrian
produrre Uomini ed animai nel seti dell' acque, nel grembo della
terra uccelli e pesci, e nel vano dell’aria armenti e greggi;
Pe' luoghi culli, e per gl' inculti il parto D'ogni fera selvaggia
incerto fora; Nè sempre ne darian gl'istessi frutti Gli
alberi , ma diversi ; anzi ciascuno D' ogni specie a produrgli allo
sarebbe. Poiché come potrian da certa madre nascer le cose, ove
assegnati i propri semi non fosser da ^Natura a tutte 1 Ma or perché
ciascuna è da principi certi creala , indi ha il natale ed esce
Lieta a godere i dolci rai del giorno, ov'è la sua materia e -i-vorpi
primi: E quindi nascer d'ogni cosa il tutto Non può, perchè
fra loro alcune certe cose hall l'interna facoltà distinta.
Inoltre ond' è che primavera adorna sempre è d’ erlie e di fior? che
di mature Biade all' estiv' arsura ondeggia il campo? e che sol
quando Febo occupa i segni O di Libra o di Scorpio, allor la
vite Suda il dolce liquor che inebria i sensi? Se non perché a'ior
tempi alcuni certi Semi in un concorrendo, atti a produrre Son ciò
che nasce, alJor che le stagioni Opportune il richieggono, e la
terra «I Di rigor genital piena c di succo, Puote all’ aure inalzar
sicuramente Le molli erbette e l’altre cose tenere i che se pur generate
esser dal nulla Potessero, apparir dovrian repente In contrarie
stagioni e spazio incerto , Non vi essendo alcun seme , che
impedito Dall' Union feconda esser potesse O per ghiaccio o per sol
ne' tempi avversi. Né per crescer le cose avrian mestiere di spazio
alcuno in cui si unisca il seme, i' elle fosser del nulla atte a nutrirsi.
Ma nati appena i pargoletti infanti Diverrebbero adulti , e in un
momento Si vedrebber le piante inverso il cielo Erger da terra le
robuste braccia. Il che mai non succede. Anzi ogni cosa cresce, come
conviensi , a poco a poco, E crescendo, conserva e rende
eterna La propria specie. Or tu confessa adunque Che della sua
materia , e del suo seme Nasce, si nutre e divien grande il tutto.
S’arroge a ciò, che non daria la terra il dovuto alimento ai lieti
parti. Se non cadesse a fecondarle il seno Dal del 1' umida pioggia,
e senza cibo propagar non potrebber gli animali La propria specie, e
conservar la vita, Ond' è ben verisimile, che molte Cose molti fra
lor corpi comuni Àbbian, come le voci han gli elementij Anzi, che
sia senza principio alcuna. In somma ond' è che non forma Natura uomini
tanto grandi e si robusti, che potesser co’ piè del mar profondo varcar
l’ acque sonanti e con la mano sveller dall’imolor l’alte montagne, e
viver molt’ etadi , e molti secoli? L. is known only for his long poem De rerum natura in
which he sets out the doctrines of the Garden. As the only substantial
systematic work of the Garden to survive from antiquity it is a work of
considerable significance. Unfortunately, it is difficult to judge how accurate
an account of the school’s teaching as there is little with which to compare
it. However, the Garden tended towards conservatism in doctrinal matters and so
it isunlikely L. strays far from orthodoxy. The first two books of the poem are
mainly concerned with espounding atomism, the middle two are concerned with
human nature and knowledge, and the last to analyse a number of natural
phenomena. Tito Lucrezio Caro. Lucrezio. Luigi Speranza, "Grice, Lucrezio, e la natura
delle cose," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia. Luigi Speranza, “Grice e Lucrezio: implicatura atomica”
– “implicatura e composizionalita” – “implicatura elementare” – “implicatura
simplex” “implicatura simplice” “implicatura complessa”, “alma figlia di Giove”
--. Lucrezio.
Grice
e Lucullo: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. Si distingue nella guerra sociale come tribunus
militum. Avendo avuto quale pro-questore sotto SILLA (si veda) nella guerra
mitridatica l’incarico di recarsi dalla Grecia in Cirenaica e in Egitto e di
raccogliere una flotta, L. volle avere presso di sè Antioco d’Ascalona in quel
pericoloso viaggio sul mare. Pretore, propretore in Africa, e console,
ottenne il governo proconsolare della Cilicia e il comando della guerra contro
Mitridate e sconfisse prima questo, poi il suo alleato Tigrane re di
Armenia. Negl'anni del suo comando, batiè con poche forze grossi eserciti
nemici. Ma per il malcontento dei soldati le cose peggiorarono, sicchè i suoi
avversari lo fanno richiamare a Roma ove soltanto gli e concesso il trionfo. L.
contribuì potentemente alla diffuzione della filosofia in Roma. L. e oratore,
storico -- scrive una storia della guerra sociale -- e si interessa vivamente
per la filosofia, tanto che volle compagno Antioco sia da pro-questore che
da pro-console e con gli studi filosofici si consola degli insuccessi
politici. A rich Roman who
makes a career in public and military life. A friend and pupil of Antioco, his
philosophical tastes appear to have been quite eclectic. He spends his last
years quietly going insane. Lucio Licinio Lucullo. Keywords: Livio. Lucullo.
Grice e Luporini: la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale -- i corpi di Vinci – il
leopardi fascista – leopardi fascisti – ultra-filosofico – filosofia emiliana
-- filosofia italiana – Luigi Speranza, per il Gruppo di Gioco di H. P. Grice,
The Swimming Pool Library (Ferrara). Filosofo italiano. Ferrara, Emilia Romagna. Grice: “I
like Luporini; I lerarned from him how silly Austin is when talking of
‘material object’ – a contradiction in terminis for Kant who uses ‘materie’
very strictly; Luporini’s study of Leopardi is brilliant – and he has explored
the genius of Vinci, which is good!” Si recò a Friburgo, dove frequenta le lezioni di Heidegger, e
poi a Berlino, dove poté seguire le lezioni di Hartmann. Si laurea a Firenze.
Insegna a Cagliari, Pisa e Firenze. Dopo un in interesse per l'esistenzialismo,
aderì al marxismo, iscrivendosi al Partito Comunista, per il quale fu eletto
senatore nella terza legislature. Tra le altre iniziative parlamentari, fu
firmatario di un progetto di legge, "Istituzione della scuola obbligatoria
statale dai 6 ai 14 anni.” Fonda la rivista Società. Collabora ai periodici politico-culturali del
PCI, Il Contemporaneo, Rinascita, Critica marxista. Durante il dibattito che, a
seguito degli eventi, porta alla trasformazione del PCI in PDS, si schierò decisamente
contro la "svolta" di Occhetto, aderendo alla mozione "due"
di opposizione interna, in un'orgogliosa difesa e per un rilancio della
prospettiva e degli ideali comunisti. Il marxismo di Luporini si fonda su una
critica radicale allo storicismo, sul rifiuto di ogni concezione finalistica
dello sviluppo storico: il comunismo, quello marxista in particolare, non è
assimilabile con la tematica tipicamente storicista del progresso come traccia
dell'evoluzione umana. Egli rifiuta letture dogmatiche del marxismo e le sue
deteriori forme di economicismo e meccanicismo, ma, pur apprezzando lo
strutturalismo di Althusser con cui cercò di far dialogare tutto il marxismo
italiano, non ne condivideva l'anti-umanismo, in quanto il pensiero di Marx
conserva per lui un profondo umanesimo, anche negli scritti successivi alla
"rottura epistemologica" in cui le strutture, cioè i modelli
interpretativi della società, non sono astratti ma in funzione degli individui
concreti, umani. Nello stesso ambito
marxista, tra i suoi obiettivi polemici vi furono quelle posizioni che
proponevano una interpretazione di radicale discontinuità tra Marx e Hegel,
cioè quelle di Volpe e della sua scuola. Centrale è infatti per Luporini la
nozione di “contra-dizione,” la marxiana "oggettività reale", che lo
pone comunque in relazione con Hegel. Marx deve essere considerato una
concezione aperta e complessa, dove materialismo e dialettica compongono una
sintesi mai totalizzante (da qui il suo interesse per l'elaborazione di
Gramsci) e parte fondamentale di una più generale teoria dei condizionamenti
umani. Fondamentale è il concetto di
formazione economico-sociale, espressione già utilizzata da Sereni, ma in senso
storicistico e cioè la possibilità per il marxismo di costituire un modello per
l'analisi degli specifici modi di produzione della società capitalista, nonché
per la previsione scientifica delle sue varie forme. La legge generale delle
formazioni economico-sociali è tratta dall’Introduzione ai Lineamenti
fondamentali di critica dell'economia politica di Marx. La struttura economica
va indagata secondo logica scientifica e bisogna stabilire un "criterio
oggettivo", il momento dominante che condiziona tutti gli altri assetti
produttivi. L'approccio storico-genetico
non è un continuum evoluzionistico come nella tradizione storicistica, è la
fase dell'osservazione e descrizione empirica del fenomeno dalla sua origine ed
è secondario rispetto all'approccio genetico-formale, cioè all'indagine che
permette di stabilire la categoria dominante di una determinata fase storica
della produzione. Il modello de Il Capitale può dunque aspirare
all'universalità, ma anche alla flessibilità di applicazione. La
formalizzazione di un “modello” attraverso il metodo genetico, individua anche
il processo per cui i rapporti di produzione si riflettono in qualcos’altro, la
coscienza dei singoli, le relazioni inters-oggettive (l’inter-azione’) e le
radici stesse della vita morale. È palese così il contrasto di L. ad ogni
disegno provvidenzialista e di filosofia della storia e anche in questo si
rende chiaro il rapporto dialettico-oppositivo tra Hegel e Marx. Per quanto
riguarda Leopardi, secondo Luporini, la sua poesia non è permeata solo di
pessimismo, ma ci invita anch'essa alla resistenza attiva. La formazione
filosofica di Leopardi, infatti, illuminista e materialista, permette di
leggere ad esempio, nelle "magnifiche sorti e progressive" de
"La Ginestra", una possibilità di rinnovamento politico-sociale non
in antitesi con la concezione della 'natura matrigna', un compito storico degli
esseri umani altrimenti o comunque destill'infelicità esistenziale. “Filosofia
e politica: scritti dedicati a L., Firenze, La Nuova Italia, Una completa e aggiornata, L. Fonnesu, è stata
pubblicata nel numero speciale dedicato a Luporini di "Il Ponte"
(Firenze). Oltre agli studi sulla storia della filosofia e a un'elaborazione
teorica del marxismo incentrata sui temi etici, si ricordano, fra le sue opere
principali: “Situazione e libertà”
(Firenze, Monnier); “Filosofi vecchi e nuovi” (Firenze, Sansoni); “Spazio e
materia in Kant” (Firenze, Sansoni); “L'ideologia comunista” (Riuniti, Roma);
“Dialettica e materialismo, Roma, Riuniti,
Il soggetto e il comune, Il marxismo e la cultura italiana, in Storia
d'Italia, I documenti, Einaudi. Un'incidenza notevolissima ha sugli studi
leopardiani il suo saggio Leopardi progressivo.
Sulle lezioni di Heidegger e Hartmann vedi l'aneddoto in Intervista in
"Repubblica", E. Sereni, Da Marx a Lenin: la categoria di formazione
economico-sociale, Quaderni di Critica marxista, Realtà e storicità: economia e
dialettica nel marxismo, in Critica marxista, Per l'interpretazione della
categoria formazione economico-sociale, in Critica marxista, Le radici della
vita morale, in Morale e società,
Riuniti, Roma); S. Lanfranchi, Dal Leopardi ottimista della critica fascista al
Leopardi progressivo della critica marxista, Saggi critici in Garin, Esistenza
e libertà, in Critica marxista, G. Mele, Esistenzialismo e significato della
libertà, Critica Marxista, A. Zanardo, Un orizzonte filosofico materialistico,
in Critica marxista, C. Rocca, Esistenzialismo e nichilismo «Belfagor», R.
Mapelli, Milano, ed. Punto Rosso, Ponte, Ponte, Convegni Quarant'anni di filosofia in Italia.
"Critica marxista", Il fascicolo contiene gli atti delle due giornate
di studio sulla sua filosofia oorganizzate dalla Facoltà di Lettere e filosofia
dell'Firenze e dalla fondazione Gramsci di Roma, Feltrinelli. Nella loro
maggior parte i contributi riprendono gli interventi al Convegno promosso
dall'Firenze e organizzato dal Dipartimento di Filosofia. Treccani Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Senato della Repubblica; Biblioteche dei Filosofi
(SNS), su picus unica. L'ultima lezione (una grande avventura intellettuale
attraverso il Novecento), su hyperpoli. Sebbene
questo titolo rimandi a questioni di critica letteraria, e di fatto i risultati
della critica leopardiana costituiscano l’oggetto principale da cui muove
questo studio, essi saranno presentati e analizzati nelle prossime pagine
innanzitutto come un ‘documento’ storico : un documento che forse non ci darà
risposte soddisfacenti per comprendere meglio il pensiero leopardiano, ma
contribuirà invece alla nostra riflessione sull’iter culturale e ideologico di
alcuni intellettuali italiani. Per affrontare il problema della transizione e
tentare di isolare alcuni elementi di continuità e di rottura, il discorso
svolgerà un percorso circolare : partendo dal saggio pubblicato da L. Leopardi
progressivo, al quale, in un primo momento, si accennerà solo molto brevemente
; seguendo poi un cammino a ritroso per rintracciare l’itinerario e le origini
anche abbastanza lontane del dibattito – iniziato sin da prima del Ventennio –
da cui trae origine questo testo ; e tornando infine al 1947 e al libro di L.,
molto noto, anche fuori dalla cerchia degli specialisti di Leopardi, tanto da
esser divenuto un ‘classico’ studiato spesso sin dal liceo1. 2 Scrive
Sebastiano Timpanaro a proposito del titolo scelto da Luporini : « un titolo
che per un vers (...) 3 Si tratta del v. 51 della Ginestra, in G. Leopardi,
Poesie e prose, vol. I, Poesie, a cura di M. A. L., Leopardi progressivo. La
scelta dell’aggettivo progressivo, benché avesse un’eco politica particolare
nella cultura comunista del primissimo dopoguerra2, era dettata dal richiamo
letterario alle « magnifiche sorti e progressive » de La Ginestra di Leopardi3.
Ma nella citazione di Luporini l’aggettivo perdeva il sapore amaramente ironico
di quel verso leopardiano ed assumeva invece un significato totalmente
positivo, per indicare una forma di fiducia nel « generale progresso
dell’incivilimento »4 che, secondo il critico, emana dalla lettura complessiva
di una poesia come La Ginestra e, forse soprattutto, da un’attenta analisi
dello Zibaldone di Leopardi. Questa fiducia non risiede però, per Luporini,
nell’individuo, bensì nella moltitudine, ovvero nel popolo e nella sua virtù, e
sfocia in una dichiarazione di solidarietà tra gli uomini tutti, contro la
natura, per un progresso generale della condizione umana. La vivacità
delle reazioni che suscitò il saggio quando fu pubblicato dà una preziosa
indicazione di quanto originale e quanto importante fosse l’interpretazione
proposta da L. Per illustrare l’accoglienza che ricevette è particolarmente
utile la recente testimonianza di Brunetti, che sarebbe poi diventato
professore di filosofia e specialista di Galilei, ma che allora era ancora al
terzo anno di studi della Scuola normale superiore di Pisa, dove Luporini
appunto insegnava. Brunetti ricorda perfettamente Leopardi progressivo,
la cui lettura creò interesse e agitazione fra i normalisti : ne discutevano
animatamente nei corridoi, nelle stanze e durante i pasti nella sala da pranzo
soprattutto gli italianisti Bollati, Blasucci, Dante della Terza, che
trascinavano tutti gli altri. Era lecita una definizione politica del poeta ?
Era corretta siffatta operazione ideologica ? Non era forse più opportuna una
ricomposizione unitaria del pensiero leopardiano. Brunetti, Il « nostro » L.,
in L., a cura di M. M La discussione, animata e per certi versi lacerante, si
protrasse per giorni, riecheggiando sotto le volte dei corridoi nel Palazzo dei
Cavalieri. Fu però efficace, perché fece rientrare la sensazione provocatoria
del saggio e ricondurre l’elemento ideologico e il « tecnicismo filosofico »
nelle giuste dimensioni, sortendo d’altro canto l’effetto di mettere in
discussione l’apollineità in cui la critica crociana mirava a rinchiudere la
poesia e insieme il poeta. Non è un caso che da quello stesso anno anche il
lavoro critico di Luigi Russo si attestò in una valorizzazione della «
politicità » dei poeti, rompendo, proprio lui, il dominante schema crociano.
Una pietra gettata nello stagno, una fertile provocazione intellettuale.5
4 Quanto racconta Brunetti è, per molti aspetti, significativo e
rappresentativo del clima ideologico e culturale di quegli anni, e della
transizione che si sta operando, anche nel piccolo mondo della critica
letteraria. L., Leopardi progressivo, cit., p. 38 e 92. 7 W. Binni, La
nuova poetica leopardiana, Firenze, Sansoni. Sebbene molto diversi, il testo
di Brunetti definisce il testo di L. un’« operazione ideologica », in
quanto offre una lettura non solo eminentemente politica dell’opera
leopardiana, ma una lettura esplicitamente comunista. L. vede in Leopardi un «
anticipatore di ulteriori dottrine, fedele ai principi della democrazia
rivoluzionaria, anche più avanzata »6. In questo senso, il 1947 segna, col
saggio di L. – e col saggio altrettanto noto di Binni, La nuova poetica
leopardiana, pubblicato lo stesso anno7 – una svolta decisiva nella storia
della fortuna leopardiana, inaugurando la proficua stagione della critica
leopardiana del secondo Novecento, segnatamente della critica detta marxista. D’altra
parte, Brunetti considera che l’opera di L, era, nel contesto culturale della
seconda metà degli anni Quaranta, una vera e propria « pietra gettata nello
stagno » e una « fertile provocazione intellettuale », in quanto rimetteva in
questione il « dominante schema crociano ». Con quest’ultima osservazione,
Brunetti non rende, tuttavia, conto di quanto fosse recente tale « dominio ».
Se è vero, infatti, che il metodo crociano si era imposto nel mondo culturale
di quel primissimo dopoguerra, durante tutto il Ventennio e anche durante la
guerra esso era stato sì prevalente, ma solo nella cerchia, in realtà
abbastanza ristretta, degli intellettuali ostili o estranei al fascismo. Di
sicuro non era stato lo « schema dominante » imposto negli studi letterari, nelle
riviste, nelle accademie e nelle università dell’Italia fascista. 8 Croce
conia la voce « allotrio » per indicare ciò che è estraneo all’estetica,
rifacendosi al vocab Per l’influenza di Gentile sul mondo culturale in epoca
fascista, si veda in particolare G Il ruolo di Cian negli studi letterari del
Ventennio e nel periodo di transizi. Marpicati compie studi di letteratura
italiana a Firenze, pubblica alcune raccol . Ecco quanto scriveva, ad esempio,
Cian, rivolgendosi a Croce e ai suoi discepoli. Mi sia consentito di rimandare
in questa sede a due testi miei, entrambi accessibili in linea : S. In
realtà, durante il Ventennio solo una minoranza di critici – pur trattandosi di
una minoranza quantitativamente e soprattutto qualitativamente importante –
aveva seguito l’idea crociana dell’autonomia dell’arte, e quindi perlopiù
evitato di dare una lettura apertamente politica dei testi letterari. Erano
relativamente pochi i critici che aderivano al principio secondo cui gli
elementi che in un’opera d’arte contengono un messaggio dichiaratamente
politico o morale sono « allotri »8, ovvero estranei alla vera poesia del
testo, perché non corrispondono allo slancio primo e poetico dell’intuizione
estetica. A questi si opponeva la critica di stampo fascista, nelle cui file,
ben più folte, troviamo uomini di grande influenza e di grande potere
nell’ambiente culturale ed accademico, come un Gentile, un Cian, ma anche un
Marpicati. Essi contestavano, anche violentemente, la lezione crociana12,
mentre rivendicavano, per tutti i testi letterari, la legittimità di una
lettura morale, politica, improntata all’attualità. La tendenza ad
‘attualizzare’ il significato delle opere fu portata a tal segno da far loro
presentare, talvolta e anzi spesso, i classici della letteratura italiana come
precursori del fascismo. Non era dunque la prima volta che si buttavano pietre
nello stagno della critica crociana ; si potrebbe quasi dire, anzi, che non si
era fatto altro che buttarvi pietre durante tutto il Ventennio. In realtà,
i primi sintomi di « insofferenza » Russo li diede sin dal 1941, mentre
scriveva un arti. Perciò, quando Brunetti denuncia « l’apollineità » in cui
Croce rinchiude i poeti, e quando ricorda l’itinerario di Luigi Russo – che in
quegli anni, dopo esser stato a lungo un fedele discepolo crociano, da Croce
prende appunto le distanze14 – egli ci fa intuire non tanto una rottura, quanto
una ‘transizione’ interessante. Tra i critici che erano stati antifascisti
negli anni Venti e Trenta, molti cominciano, sin dai primissimi anni Quaranta,
a maturare un progressivo allontanamento dalla posizione crociana, proprio
perché si sentono vincolati da quell’implicito divieto di ‘allotrismo’ che
caratterizza la produzione critica crociana, rivendicando la possibilità di
considerare « la politicità nascosta » anche nella « grande poesia. Sembrano
ormai giunti al punto di rottura. Ma quel che preme qui sottolineare è che vi è
dunque una continuità, non certo nei contenuti politici – affatto diversi – ma
potremmo dire nel metodo e nei presupposti teorici ed estetici che vengono
opposti a Croce durante e dopo il Ventennio, ovvero nella comune rivendicazione
allotrica. Il testo di L. segna senz’altro una svolta nella fortuna
critica di Leopardi nel Novecento, quando lo si studia come punto di partenza
di una tradizione critica, e in questo modo esso viene generalmente e
giustamente valutato. L’intento di questo lavoro sarà invece di considerarlo
come punto di approdo problematico di un’altra tradizione critica, non
posteriore ma anteriore, vigente nel Ventennio e di stampo generalmente
fascista, con cui il testo di L., nonostante le fondamentali differenze, ha in
comune almeno due aspetti essenziali. Il primo è appunto l’opposizione
all’estetica crociana che è già stata evocata e che potrebbe, senz’altro, esser
estesa a gran parte della critica letteraria, non trattandosi di una
specificità leopardiana ; il secondo è l’idea – sulla quale verterà più
precisamente questo studio – di un fondamentale ottimismo leopardiano. Ora, una
certa paternità del tema dell’ottimismo leopardiano, così come lo sviluppa
Luporini, può essere attribuita a Gentile e ad un suo saggio sulle Operette
morali di Leopardi. Questo, invece, è un discorso specifico, valido per la sola
critica leopardiana. L’ipotesi di una continuità tra l’interpretazione che
L. dà di Leopardi e la produzione critica con una comune opposizione a Croce,
ma anche una comune matrice – almeno parziale – gentiliana, è convalidata sia
dall’analisi dei testi, come vedremo, che dalla stessa biografia di L. e da
quanto lui stesso racconta della propria esperienza. La vicenda umana,
ideologica e culturale di L. in quel decennio che va dalla seconda metà degli
anni Trenta alla fine degli anni Quaranta è, per molti aspetti, emblematica
proprio di quel profilo di intellettuale nella transizione tra fascismo e
Repubblica. L., Critica e metafisica nella filosofia kantiana, «
Rendiconti della Reale Accademia Nazi. Il testo faceva parte di un volume
scritto dai docenti del liceo dove L. insegnava, in occasi. Nella sua
autobiografia, Bobbio cita un disegno di Renato Guttuso che illustra una delle
p C. L., Qualcosa di me stesso, in
L. L. si laurea a Firenze, dopo aver
studiato anche in Germania, dove fu in contatto con Heidegger e Hartmann. La
sua tesi di filosofia su Kant, d’impostazione esistenzialistica, è letta e
molto apprezzata da Gentile, il quale decide di presentarla all’Accademia dei
Lincei di cui era socio. Dopo aver conseguito la laurea, L. insegna al liceo,
prima a Livorno, dove pubblica un primo testo su Leopardi, di cui dà
un’interpretazione esistenzialistica e la cui impostazione reca già segni
evidenti di anticrocianesimo. Torna a Firenze ed entra a far parte del
movimento liberalsocialista di Capitini e Guido Calogero, nel quale frequenta
anche Bobbio, Guttuso e Morra. Gentile
lo chiama alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove era disponibile un posto
di lettore di tedesco. C’era, tra Gentile e L., un rapporto che L. stesso ebbe
a definire di grande franchezza politica, sin da quando i due uomini si
conobbero meglio, e fino alla morte di Gentile. L. non aveva approvato la
decisione del movimento liberal-socialista di confluire nel Partito d’Azione e
si era perciò ritirato per aderire invece al Partito Comunista. L. si trova quindi
agli esatti antipodi politici di Gentile. Eppure egli stesso racconta di come
avesse tentato di convincerlo ad abbandonare la Repubblica di Salò e avesse
anche creduto di riuscire nel suo intento, definendo tragica ma anche
consapevole la sua fine. Non mi soffermerò sull’ultima fase di Gentile,
tragica. Ricordo solo che, certo illusoriamente, cercai di persuaderlo a che si
tirasse fuori dal fascismo, nel frattempo divenuto la Repubblica di Salò. Al
Salviatino, dove abita, ha con lui un incontro che non finiva mai, perché non
riuscivo a rimanere solo con lui. Quando ce la feci, lo misi al corrente di
quello che stava succedendo, dandogli delle notizie che evidentemente non gli
davano le autorità fasciste – era stato anche ucciso uno del suo entourage –
mentre io le avevo dalla rete clandestina in cui mi trovavo. Me ne uscii con la
sensazione che forse qualcosa avevo ottenuto. Invece, non era così : due giorni
dopo, venne fuori che il ministro Biggini s’era recato lì, al Salviatino, per
offrirgli la presidenza dell’Accademia d’Italia, e che Gentile aveva accettato
(ma, quand’ero stato da lui, non me l’aveva detto). E così s’avviò verso un
destino di cui in qualche modo aveva consapevolezza. Poche settimane dopo
quest’episodio, Gentile propone a Luporini di diventare bibliotecario
dell’Accademia d’Italia. Ma Luporini rifiuta, sancendo così la fine del suo
rapporto con Gentile : un rapporto che, nella nostra prospettiva, è senz’altro
importante e che invece è stato quasi integralmente passato sotto silenzio. In
realtà, di L. si ricorda soprattutto l’attività posteriore al 1945, in
particolare quella che svolse come co-fondatore – con Bandinelli – della
rivista “Società”, e in seguito come direttore della stessa. La storia di
questa rivista illustra l’evoluzione di molti intellettuali di sinistra dopo la
Liberazione, proprio per il vincolo che venne rapidamente a crearsi col partito
comunista. Parlando di « Società » e dei suoi intenti programmatici, L.
dichiara che per lui, l’idea principale era 21 Ibid., p. 244. d’una
saldatura fra quella cultura degli anni trenta di cui ho parlato – quella
rottura con il passato che eravamo venuti preparando lentamente, modestamente,
molecolarmente – e la cultura di quelli che venivano da fuori, soprattutto i
dirigenti comunisti, e segnatamente Togliatti. Perciò, non ero d’accordo con
Vittorini, con la sua idea, nel « Politecnico » d’una « nuova cultura ». I
contenuti li avevamo in comune, più o meno ; però io ero per un continuismo,
non assoluto, naturalmente, ma rispetto a quel che ho detto. Per illustrare
meglio le forme di questo « continuismo », bisogna rifarsi alle pagine che
precedono questa citazione, in cui Luporini descrive l’ambiente culturale della
Firenze degli anni Trenta e il gruppo di intellettuali antifascisti che vi frequentava.
L. dichiara in quest’occasione che « da un certo punto di vista la vera
dittatura era proprio quella idealistica » e che, nel campo specifico della
letteratura e della storiografia, l’idealismo « dittatoriale » era forse più
crociano che non gentiliano Continua poi la narrazione del proprio
iterintellettuale, negli anni Trenta e Quaranta, che L. descrive come un
percorso che consta di due tappe fondamentali, due svolte, anzi due
transizioni. La prima avviene negli anni Trenta, quando Luporini prende le
distanze dall’idealismo crociano e scopre l’esistenzialismo ; la seconda, negli
anni Quaranta, quando dall’esistenzialismo L. si sposta verso posizioni
marxiste. Questi pochi elementi biografici offrono due spunti notevoli per
l’analisi della produzione di L. In
primo luogo, il rapporto personale più approfondito che L. aveva con Gentile e
non con Croce induce a riconsiderare l’influenza dell’uno e dell’altro sulla
sua prima formazione, da giovane studente e studioso di filosofia e di
letteratura. In secondo luogo, nell’esprimere a posteriori il programma della
sua rivista Società, L. formula una
precisa volontà culturale ed ideologica propria di quel periodo di transizione,
che consiste nel superare l’idealismo crociano e nel consentire una forma di «
continuismo » tra una certa cultura anticrociana degli anni Trenta e quella
degli anni Quaranta. Applicati alla critica leopardiana del dopoguerra, questi
due elementi dimostrano quanto fosse complessa e problematica l’eredità della
critica fascista e della critica idealista. L., Con Heidegger. Alcune
riflessioni, oggi, tra filosofia e politica, in Heidegger. G. Gentile, Manzoni
e Leopardi, in Opere, Firenze, Sansoni. Leopardi, d’altronde, offre una
prospettiva privilegiata per analizzare il rapporto tra Croce, Gentile e L..
Era il poeta prediletto di Luporini : « Leopardi è stato sempre il mio autore
», dichiarava L., e come tale, egli continuò a leggerlo e a rileggerlo da un
capo all’altro della sua vita. Ma era anche un poeta molto amato da Gentile – benché
numerose e importanti fossero le differenze tra il materialismo dell’uno e
l’attualismo dell’altro – e la costanza del suo interesse per Leopardi ci è
testimoniata dalla regolarità con la quale il filosofo siciliano pubblicò testi
sul pensiero e sulla poesia di Leopardi, poi raccolti in un unico volume24.
D’altro canto, invece, Leopardi non è stato un autore particolarmente
apprezzato né compreso da Croce. Citiamo qui l’allegro commento di uno studioso
che era stato suo discepolo, Vincenzo Gerace, e che nel 1929 dichiarava
: Gerace, Leopardiana, in La tradizione e la moderna barbarie. Prose
critiche e filosofiche, Folig. Croce non ama Leopardi. Non può amarlo. Gli dà
forte sui filosofici nervi. Gli è d’impaccio al teorico passo, uso a scalciare
stizzoso, ovunque lo trovi, quel terribile nemico della sua teoria estetica :
l’intellettualismo e il moralismo nel mondo dell’arte. Or se c’è un
intellettualista e un moralista convinto e di altissimo stile nella storia
della nostra poesia, e tenace in teorie e in fatti, questi è Leopardi.25
26 B. Croce, Leopardi in Poesia e non poesia, Bari, Laterza. Gerace allude qui
senz’altro al celebre testo che Croce pubblica dapprima su « La Critica » e poi
nel volume Poesia e non poesia del 192326. La principale critica che Croce
rivolge alla poesia di Leopardi è di esser intrisa di elementi allotri, di
momenti meditativi, filosofici, polemici, che sono, per il critico idealista,
profondamente estranei alla pura ispirazione e intuizione poetica. Come tali,
Croce non li considera veramente poetici, tanto che, nel suo esame complessivo
dei versi leopardiani, egli considera che solo un numero relativamente ridotto
corrisponda alla sua definizione di poesia. Croce non emette riserve unicamente
sulla poesia di Leopardi, ma ne esprime di ancora più forti sul valore della
sua filosofia. Per Croce, il pensiero leopardiano è dettato innanzitutto dal
sentimento, anzi dal risentimento per una « vita strozzata », ed è dunque
troppo soggettivo per essere considerato un pensiero filosofico universale. In
questa prospettiva, Croce interpreta il pessimismo o ottimismo di Leopardi come
un indizio dell’origine prettamente sentimentale del suo pensiero, e quindi
come una prova della sua pochezza concettuale : « La filosofia », afferma Croce,
« in quanto pessimistica o ottimistica è sempre intrinsecamente
pseudo-filosofia, filosofia a uso privato »27. 28 I due testi si trovano
oggi nel volume di Gentile, Manzoni e Leopardi, cit. Il primo, Le Operett. In
queste pagine, Croce sta in realtà dialogando con colui che era, da molti anni
ma per pochi mesi ormai, un amico ed un collaboratore, Gentile, il quale aveva
pubblicato, due saggi – il primo sulle Operette morali, il secondo intitolato
Prosa e poesia nel Leopardi – decisivi per la questione della filosofia
pessimistica o ottimistica di Leopardi 28. Anche Gentile, come Croce, giudica
severamente la qualità filosofica del pensiero leopardiano, dichiarando che «
se cerchiamo in lui il filosofo, avremo lo scettico, ironista, materialista
piuttosto mediocre nell’invenzione »29. Gentile formula, tuttavia,
un’interpretazione ben diversa, molto più feconda ed originale, della questione
del pessimismo o ottimismo di Leopardi. Senza negare del tutto il suo
pessimismo, Gentile lo ridimensiona attribuendolo storicamente e
concettualmente alla sola influenza della filosofia materialista, direttamente
ereditata dai Lumi. Si tratta quindi di un « pessimismo della ragione »
settecentesca, che Gentile giudica, tutto sommato, superficiale e poco
originale, e al quale oppone invece un « ottimismo del cuore », profondamente
radicato nell’animo leopardiano. Così scrive nel 1919 : « Il Leopardi,
pessimista di filosofia, e quasi alla superficie, fu invece ottimista di cuore,
e nel profondo dell’animo : tanto più acutamente pessimista col progresso della
riflessione, e tanto più altamente e umanamente ottimista »30. 31 Vi è,
nello Zibaldone, un’unica occorrenza del termine « ultrafilosofia », come vi è,
del resto, un (..Ricordiamo, a tale proposito, il giudizio formulato da Augusto
Del Noce, secondo cui Gentile « sent (...) 33 F. Pasini, Tutto il pessimismo
leopardiano, Parenzo, Coanna. Gentile dà particolare rilievo alla tesi di
un’ultra-filosofia leopardiana, supponendo l’esistenza di una sorta di pensiero
leopardiano oltre la filosofia pessimistica e materialistica: un pensiero più
autentico, perché più intimamente poetico, più spirituale e quindi, per
Gentile, più leopardiano. La rivalutazione gentiliana delle Operette morali e
l’interpretazione in chiave ottimistica del pensiero leopardiano segnano un
momento importante nella storia della critica, avviando un nuovo filone
esegetico che gode di particolare successo durante il Ventennio. Si assiste
allora, come nota un critico, ad un « capovolgimento, del punto di vista dal
quale si usava considerare Leopardi » : da « poeta del pessimismo » che era «
per tutti », Leopardi « è diventato il poeta dell’ottimismo. Sanctis,
Schopenhauer e Leopardi, in Scritti critici e Ricordi, Torino, Utet. Per una
presentazione dei testi, dei contenuti e degli autori di questa particolare
produzione crit (...) Sanctis esalta l’effetto positivo prodotto dalla lettura
della poesia leopardiana, dichiarando che Leopardi produce l’effetto contrario
a quello che si propone. Non crede al progresso, e te lo fa desiderare ; non
crede alla libertà, e te la fa amare »34. Negli anni Venti e Trenta, tuttavia,
l’intento della critica leopardiana è rivelare elementi intrinsecamente
positivi ed ottimistici, non nell’effetto prodotto sui lettori, ma alla matrice
stessa del pensiero leopardiano. L’opposizione proposta da Gentile nel 1919,
tra un pessimismo della ragione ed un ottimismo del cuore viene ampliamente
ripresa e riesplorata, dando adito a tutta una serie di interpretazioni che
potremmo definire irrazionali e fideistiche. Oltre il pessimismo materialista,
oltre il razionalismo disperato, la cui importanza viene sistematicamente
sminuita, molti critici cercano ed esaltano lo slancio ottimistico della fede
leopardiana : fede nella poesia, ma anche e spesso soprattutto fede nella
patria e nella stirpe italiana. In questo senso potremmo interpretare alcune
letture mistiche che vengono date di Leopardi e del suo pensiero negli anni
Trenta soprattutto. Lanfranchi, De centenaire en centenaire. L’Italie fasciste
célèbre ses poètes (Foscolo, Leo Non è certo questo il luogo per analizzare
questa produzione, vasta seppur povera di elementi filologici e critici
realmente nuovi. Ai fini del nostro discorso, preme tuttavia osservare che un
argomento ricorre sovente tra questi testi, che consiste nel dare una
spiegazione prettamente contestuale e storica al pessimismo di Leopardi,
negandogli di fatto un valore universale. Il motivo fondamentale del pessimismo
leopardiano è, per la critica di stampo fascista degli anni Venti e Trenta, di
natura politica, anzi patriottica. Leopardi non ha assistito né agli albori del
Risorgimento, né alla prima guerra mondiale, né tanto meno alla marcia su Roma
: se invece fosse stato spettatore e attore di tali avvenimenti, egli – assicurano
tali critici – non sarebbe stato pessimista. Questo argomento costituisce un
vero e proprio topos oratorio, ripetuto centinaia di volte in occasione dei
discorsi ufficiali e delle commemorazioni del Ventennio, poiché, nonostante sia
fondato su un anacronismo e quindi scientificamente non abbia alcun valore, la
sua efficacia retorica è notevole. E segnatamente lo si trova quando, in
occasione del centenario della morte, il regime organizzò, spesso
controllandoli e canalizzandoli, tutta una serie di festeggiamenti ufficiali,
in cui Leopardi veniva molto spesso presentato come un precursore del
fascismo36. 22 Vi furono però alcune celebrazioni che riuscirono a
rimanere in margine delle commemorazioni ufficiali e quindi a garantire una
certa libertà di espressione rispetto alla produzione su Leopardi. Tra queste,
troviamo l’annuario di un liceo livornese, che nel 1938 pubblicò un numero
speciale con vari studi consacrati a Leopardi. Il secondo, intitolato Il
pensiero di Leopardi, era proprio il testo di L., che in quel liceo appunto
insegnava filosofia. In questo saggio, l’intento primo di Luporini non è solo
di presentare un Leopardi esistenzialista, ma anche e forse soprattutto di
contestare la posizione dell’idealismo, sia crociano che gentiliano, rivendicando
innanzitutto il valore filosofico del pensiero leopardiano e quindi anche del
suo pessimismo. L. non esita a metterlo
a confronto con i maggiori filosofi dell’Occidente : 37 C. L, Il pensiero
di Leopardi, Tra il pessimismo del Pascal, ultima grandiosa affermazione del
medioevo religioso e il pessimismo del Leopardi, c’è l’età dell’illuminismo nei
suoi ideali più alti, c’è Cartesio e Kant (che pur Leopardi non conosceva), c’è
insomma il pensiero moderno che fonda tutto il valore dell’uomo nella sua dignità
morale e questa sua dignità morale nella verità che egli ha raggiunto colle
proprie forze, rivelata alla sua ragione.37 38 Secondo Sebastiano
Timpanaro : « L’esperienza esistenzialistica L. se l’era ormai lasciata
(...) 39 C. L., Leopardi progressivo, cit., p. 97. 40 Ibid., pp. 101-102. 23
Sarebbe opportuno comprendere se vi siano elementi comuni tra i due testi di L.
su Leopardi, scritti a distanza di dieci e decisivi anni. Sussistono poche
tracce del Leopardi esistenzialista del 1938 nel Leopardi progressivo del
194738. Un lascito più evidente consiste invece nella condanna duratura e
permanente di Croce – di cui L. cita esplicitamente « l’infelice giudizio » su
Leopardi. Per L., non solo la poesia di Leopardi è sempre vera poesia, ma anche
il suo pensiero, potremmo dire, è vero pensiero, vera filosofia. Leopardi, dice
L., « fu un pensatore progressivo ; in certo modo, dentro i limiti della sua
funzione di moralista, di non-tecnico della filosofia né di alcuna disciplina
particolare, il più progressivo che abbia avuto l’Italia nel xix sec.
»40. 24 L’interpretazione data da Gentile – che invece L. nel suo testo
non cita mai – e la stagione di studi sul Leopardi ottimistico che essa
inaugurò per il Ventennio fascista lasciano invece dietro di sé, e sul saggio
di L. in particolare, un’eredità molto più complessa da cogliere e da valutare.
Nell’insistere sul materialismo del pensiero leopardiano, Luporini intendeva
senz’altro opporsi alla lettura idealistica e spirituale di Gentile. È inoltre
significativa la scelta di L., che non parla di un Leopardi ottimista, ma
progressivo, rifacendosi perciò ad un lessico di tutt’altra connotazione
ideologica. Vi sono, tuttavia, anche alcuni elementi di continuità, e ci
soffermeremo brevemente su tre di questi. 41 Ibid., pp. 49 e 69. 42 S.
Timpanaro, Classicismo e illuminismo, cit., p. 180. 25 Il primo sta
nell’origine contestuale e storica che Luporini attribuisce al pessimismo
leopardiano, il quale deriva, secondo lui, da una delusione storica : la
delusione della Rivoluzione francese. « Questa delusione – scrive Luporini –
non spiega solo il pessimismo storico di Leopardi, ma il suo successivo e
rapido pessimismo cosmico; ossia spiega tutto il pensiero leopardiano. I due
pessimismi nascono da un unico germe, appartengono a un unico processo di
pensiero »41. Esprimendo un giudizio complessivamente molto positivo sul testo
di L., Timpanaro emette la principale sua riserva proprio su questa
interpretazione, che giudica insufficiente in quanto non rende conto del «
valore permanente del pessimismo leopardiano »42. Nella nostra prospettiva, è
importante notare che la spiegazione storica, benché usasse altri mezzi e
perseguisse altri fini, era già usata in modo sistematico dalla critica
fascista, escludendo a priori l’idea di un pessimismo non fondato sulla storia,
ma sulla condizione umana in senso universale e astorico. L., Leopardi
progressivo, cit., p. 50. 44 Ibid., p. 60. 26 Il secondo elemento di continuità
sta nel giudizio, proprio di Luporini ma anche della critica fascista, secondo
cui nonostante il pessimismo scaturito dalla delusione storica, vi fosse in
Leopardi una “inconcussa e nascosta fede”43, qualcosa che lo induceva comunque
a sperare. Come Gentile, anche Luporini dà un notevole rilievo a quell’unica
occorrenza del termine « ultrafilosofia » nello Zibaldone, ma le attribruisce
contenuti affatto diversi perché in essa « sembra condensarsi la “disperata
speranza” dell’individuo Leopardi »44. 45 Ibid., p. 38. Timpanaro
considera che non era « accettabile » il « rimprovero » mosso a L. Il terzo ed
ultimo elemento di continuità, tra il testo di L. e la produzione critica del
Ventennio, sta infine nel presentare Leopardi quale un « anticipatore di
ulteriori dottrine »45. In entrambi i casi, Leopardi diventa precursore
politico di un’ideologia del Novecento e, in entrambi i casi, diventa
precursore di un’ideologia strutturalmente ottimistica. L’ottimismo era,
infatti, un aspetto culturale e ideologico programmatico per il fascismo ma,
d’altra parte, il progresso – e quindi la visione ottimistica del divenire
umano che lo sottende – è a sua volta un perno essenziale dell’ideologia
comunista. L., Leopardi moderno, intervista a cura di F. Adornato, «
L’Espresso ». Su questo punto vorremmo abbozzare le nostre prime rapide
conclusioni. Parallelamente al discorso critico più tradizionale e canonico,
che sin dall’Ottocento va definendo le varie fasi del pessimismo leopardiano,
si possono rintracciare nel Novecento le tappe di elaborazione del mito di un
Leopardi ottimista : un mito che forse proprio durante il Ventennio conosce la
maggiore diffusione, ma che non muore con la caduta del regime fascista. Il suo
permanere, sotto forme diverse, è forse proprio dovuto al vincolo che lo unisce
ad ideologie strutturalmente ottimistiche, le quali, quando designano nel
Leopardi un precursore, lo « piegano » naturalmente in questo senso. Alla luce
di queste considerazioni, assumono un significato particolare le parole che
pronuncia lo stesso Luporini, in un altro periodo di transizione, alla fine
degli anni Ottanta, davanti al crollo del regime comunista e davanti alla crisi
di quest’altra ideologia novecentesca. Non a caso, Luporini ritorna allora a
studiare Leopardi, per trovarvi l’espressione del suo sgomento : « Il sapersi
soli di fronte alla storia, senza speranze – senza nessuna garanzia, senza
nessuna ideologia, senza nessuna consolazione »46. Siamo molto lontani dal
messaggio ottimistico del Leopardi progressivo, e rimane poco delle antiche
speranze di L.. Rimane però quello stesso amore per Leopardi, e quel sentimento
della sua ‘attualità’ più pregnante : 47 Ibid. Nella nostra epoca così
confusa e in fase di assestamento, nella crisi di tutte le categorie con le
quali ci siamo mossi finora, questa mi sembra un’idea liberatoria. Si può, anzi
si deve, essere disillusi : ma non per questo inerti e rassegnati. Essere
nichilisti e insieme attivi : ecco l’attualissimo messaggio di Leopardi. 47
Débat Inizio pagina. Il testo Leopardi progressivo fu pubblicato per la
prima volta nel volume Filosofi vecchi e nuovi :
Scheler-Hegel-Kant-Fichte-Leopardi, Sansoni, Firenze. Come L. scrive in
un’avvertenza ad una nuova edizione, datata del febbraio 1980, « questo
Leopardi progressivoebbe subito una sua risonanza particolare, così che poi,
nel corso di tutti questi anni, molte volte sono stato sollecitato a
ripubblicarlo in edizione separata. Questa domanda proveniva da varie parti, ma
soprattutto dal mondo della scuola (insegnanti e studenti), il che mi ha sempre
fatto particolare piacere. L., Avvertenze, in Id., Leopardi progressivo, Roma,
Editori Riuniti). 2 Scrive Sebastiano Timpanaro a proposito del titolo
scelto da Luporini : « un titolo che per un verso alludeva polemicamente alle
“magnifiche sorti e progressive” derise nella ninestra (volendo indicare che
Leopardi, nemico del falso progresso borghese-moderato, mirava ad un progresso
molto più radicale, al di là dell’orizzonte politico della propria epoca e del
proprio ambiente), per un altro accoglieva quell’accezione un po’sottile e non
immune da ambiguità che questo aggettivo ebbe per alcuni anni nel linguaggio
politico italiano : non equivalente a “progressista” (che sapeva troppo di
radicalismo borghese), ma piuttosto a “democratico avanzato”, di una democrazia
destinata, senza rivoluzione, a sfociare nel socialismo. Gli equivoci politici
di quest’uso di “progressivo” ne causarono la rarefazione e poi la scomparsa
quando era ancora in vita Togliatti, che ne era stato, se non l’inventore,
certo il massimo diffusore attraverso la formula della “democrazia progressive
-- TIMPANARO, Anti-leopardiani e neo-moderati nella sinistra italiana, Pisa,
ETS. Si tratta del v. 51 della Ginestra, in G. Leopardi, Poesie e prose, Poesie,
a cura di Rigoni, con un saggio di Galimberti, Milano, Mondadori (I Meridiani.
L., “Leopardi progressive”. Brunetti, Il « nostro » professore L., in L., a
cura di M. Moneti, numero speciale della rivista « Il Ponte ». L., Leopardi
progressivo. Binni, La nuova poetica leopardiana, Firenze, Sansoni. Sebbene
molto diversi, il testo di L. e quello di Binni hanno in comune l’originalità
dell’impostazione critica, che contribuì a rinnovare gli studi leopardiani nel
dopoguerra. La migliore illustrazione e analisi di tale svolta critica si trova
forse ancora nelle pagine, ormai non più recenti, di TIMPANARO, Classicismo e
illuminismo nell’Ottocento italiano, Pisa, Nistri Lischi. Croce conia la voce «
allotrio » per indicare ciò che è estraneo all’estetica, rifacendosi al
vocabolario filosofico tedesco dell’Ottocento, e al greco “ἀλλóτριος,” che
signifca « estraneo, altrui ». Per l’influenza di Gentile sul mondo
culturale in epoca fascista, si veda in particolare G. Turi, Gentile : una
biografia, Firenze, Giunti. Il ruolo di CIAN negli studi letterari nel periodo
di transizione è stato recentemente studiato d’Allasia in una serie di lavori,
tra cui « Il virus malefico » dell’ideologia nazionale e le illusioni di un «
maestro di metodo » : Vittorio Cian, in Fascisme et critique littéraire. Les hommes, les idées, les
institutions, a cura di Vento e Tabet, Caen, PUC (Transalpina). MARPICATI compie studi di letteratura italiana a
Firenze, pubblica alcune raccolte di poesie e vari testi di critica letteraria.
Ma sin dalla prima guerra mondiale mette da parte l’attività letteraria – alla
quale si consacra solo sporadicamente – per dedicarsi invece alla politica,
dapprima a Fiume, poi nella militanza e nel regime fascisti. Assume vari
incarichi prestigiosi, tra cui quello di Cancelliere dell’Accademia d’Italia,
poi di direttore, dell’ISTITUTO NAZIONALE DI CULTURA FASCISTA, e anche di vice
segretario del Partito Nazionale Fascista. Ecco quanto scriveva, ad esempio,
Cian, rivolgendosi a Croce e ai suoi discepoli : « Questi cerebrali, più o meno
giovini, chierici sterili e sterilizzatori, officianti nella cappella
all’insegna dello Spegnitoio, dovrebbero ormai decidersi. O smetterla,
rassegnandosi a tacere e a sparire dalla scena letteraria – e sarebbe tanto di
guadagnato – oppure mettersi al passo coi tempi nuovi » (V. CIAN, Rassegna
bibliografica, Giornale Storico della letteratura italiana. Mi sia consentito
di rimandare in questa sede a due testi miei, entrambi accessibili in linea :
S. Lanfranchi, La recherche des précurseurs, Lectures critiques et scolaires de
Alfieri, Foscolo et Leopardi dans l’Italie fasciste --
archives-ouvertes.fr/docs /00/37/21/89/7-12-08.pdf] ; Id., « Verrà un dì
l’Italia vera », Poesia e profezia dell’Italia futura nel giudizio fascista, «
California Italian Studies », II, 1, 2011
[http://escholarship.org/uc/ismrg_cisj], In realtà, i primi sintomi
di’insofferenza RUSSO li da mentre scrive un articolo sulla critica foscoliana
recente, nel quale rivendicava la « politicità » di un testo come Le Grazie e la
legittimità di una lettura che non si attenesse ad un’analisi strettamente
letteraria, estetica e formale. Questo esempio viene a dimostrare quanto detto
subito dopo nel nostro studio, ovvero l’ipotesi di un allontanamento
progressivo dalle posizioni crociane durante gli anni Quaranta (L. Russo, Le
Grazie di Foscolo e la critica contemporanea, “Italia che scrive”. L.,
“Critica e metafisica nella filosofia kantiana, « Rendiconti della Reale
Accademia Nazionale dei Lincei. Classe di Scienze morali, storiche e
filologiche », Il testo faceva parte di un volume scritto dai docenti del liceo
dove L. insegna, in occasione del centenario della morte di Leopardi: L., Il
pensiero di Leopardi, in Studi su Leopardi, Livorno, Belfronte e C.
(Pubblicazioni del R. Liceo Ciano, 1), Nella sua autobiografia, BOBBIO cita un
disegno di GUTTUSO che illustra una delle prime riunioni clandestine del
movimento, riunito nella villa di Morra, vicino a Cortona. Vi si vedono Bobbio,
L., Capitini (con davanti a sé un testo che porta la scritta « Non violenza »),
MORRA, lo stesso GUTTUSO e CALOGERO (con un altro testo intitolato invece «
Liberalismo sociale ») (Bobbio, Autobiografia, Roma-Bari, Laterza. L., Qualcosa
di me stesso, in Questo testo è la trascrizione dell’ultima lezione tenuta,
dall’autore, nella Facoltà di Lettere di Firenze, al momento dell’andata fuori
ruolo. Luporini, Con Heidegger. Alcune riflessioni, oggi, tra filosofia e
politica, in Heidegger in discussione, Atti del Convegno internazionale «
L’eredità di Heidegger », Roma, a cura di Bianco, Milano, Angeli. Gentile,
Manzoni e Leopardi, in Opere, vol. XXIV, Firenze, Sansoni, Gerace, Leopardiana,
in La tradizione e la moderna barbarie. Prose critiche e filosofiche, Foligno,
Franco Campitelli. Croce, Leopardi in Poesia e non poesia, Bari, Laterza. I due
testi si trovano oggi nel volume di GENTILE, Manzoni e Leopardi, cit. Il primo,
Le Operette morali, fu pubblicato per la prima volta in « Annali delle
Università toscane », poi come proemio di un’edizione delle Operette morali
curata da Gentile (G. Leopardi, Operette morali, con proemio e note di Gentile,
Bologna, Zanichelli; il secondo, Prosa e poesia nel Leopardi, fu invece
pubblicato nel « Messaggero della domenica ». Vi è, nello Zibaldone,
un’unica occorrenza del termine « ultrafilosofia », come vi è, del resto, una
sola occorrenza del termine « pessimismo », ma nella critica leopardiana questi
due hapax hanno goduto di grandissimo successo. Leopardi scrive. E un popolo di
filosofi sarebbe il più piccolo e codardo del mondo. Perciò la nostra
rigenerazione dipende da una, per così dire, ultrafilosofia, che conoscendo
l’intiero e l’intimo delle cose, ci ravvicini alla natura. E questo
dovrebb’essere il frutto dei lumi straordinari di questo secolo -- manoscritto
dello Zibaldone. Ricordiamo, a tale proposito, il giudizio formulato da
Noce, secondo cui GENTILE « sentì se stesso come il filosofo di Leopardi, come
il suo vero continuatore perché l’attualismo avrebbe realizzato
quell’ultrafilosofia a cui Leopardi aspira: Noce, Gentile, Per una
interpretazione filosofica della storia contemporanea, Bologna, Il Mulino.
PASINI, Tutto il pessimismo leopardiano, Parenzo, Coanna, Sanctis, Schopenhauer
e Leopardi, in Scritti critici e Ricordi, Torino, Utet. Per una presentazione dei
testi, dei contenuti e degli autori di questa particolare produzione critica
leopardiana, oggi poco nota, rimando alla mia già citata tesi di dottorato (S.
Lanfranchi, La recherche des précurseurs, LANFRANCHI, De centenaire en
centenaire. L’Italie fasciste célèbre ses poètes (Foscolo, Leopardi, in
Fascisme et critique littéraire, Caen, PUC (Transalpina 12). L., Il pensiero di
Leopardi. Secondo TIMPANARO: L’esperienza esistenzialistica [L.] se l’era ormai
lasciata decisamente alle spalle ; eppure essa aveva lasciato una traccia
nell’interesse per i temi leopardiani della “vitalità” e del rapporto
natura-ragione, nel rifiuto di un’interpretazione troppo storicisticamente
angusta del problema Leopardi. Timpanaro, Anti-leopardiani e neomoderati. L.,
Leopardi progressivo, Timpanaro, Classicismo e illuminismo, c L., Leopardi
progressivo.TIMPANARO considera che non era accettabile il « rimprovero » mosso
a Luporini, di aver fatto di Leopardi un « precursore del marxismo. Timpanaro,
Classicismo e illuminismo. Ma certe pagine del libro di Luporini e alcune
formule in esse contenute (segnatamente quell’anticipatore di ulteriori
dottrine) se non rendono « accettabile » un tale giudizio, perlomeno ne
spiegano l’origine. L., Leopardi
moderno, intervista a cura d’Adornato, « L’Espresso ». Cesare Luporini. Luporini. Keywords: corpo e mente, corpo animato –
l’anima di Vinci – la mente di Leonardo – i corpi di Vinci – il Leopardi
fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Luporini” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Luzzago: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza,
per il Grupo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Brescia). Filosofo italiano. Brescia, Lombardia. Nato
da Girolamo e da Paola Peschiera, in una delle più importanti famiglie del patriziato
cittadino, e educato alla pratica devota e all'apostolato. Nel convento di S. Antonio
dei gesuiti si impegna in un corso di filosofia. Dibatte in pubblico 737
argomenti filosofici! Con l'aiuto di Borromeo partecipa a Milano ai corsi di
teologia dei gesuiti di Brera. Si laurea a Padova. Desideroso di entrare a far
parte della Compagnia di Gesù, le difficoltà economiche della famiglia, causate
da alcune transazioni inopportune del padre, glielo impedirono. Conservatore
dei Monti di Pietà, e protettore della
Compagnia delle Dimesse di S. Orsola e di altri due istituti caritativi
bresciani: il Soccorso e le Zitelle. Ri-organizza e da nuovo impulse a un'altra
istituzione sorta dopo il Concilio di Trento: la Scuola della dottrina
cristiana. Fonda la Congregazione di S. Caterina da Siena. Per far sì che il
suo operato continuasse, fonda la Congregazione dello Spirito Santo, che
raccolse i membri della classe dirigente cittadina con l'obiettivo di co-operare
più efficacemente e concordemente al sostegno di tutte le buone istituzioni e
mantenere un clima di Concordia. Infatti, intercede per la conciliazione delle
famiglie nobili bresciane spesso in conflitto.
La sua indole caritativa emerse soprattutto quando venne a far parte del
Consiglio di Brescia, dove sa armonizzare le strutture governative ed organismi
canonici. Nelle opere scritte vi sono indicazioni per i cavalieri di Malta,
sulla carità, ispirati al modello della Compagnia di Gesù. Durante il suo
viaggio a Roma esamina le strutture di beneficenza per poi proporle a Brescia.
Ha la possibilità di conoscere F. Neri. In un'epistola a Morosini, e informato
che Clemente VIII, prende in considerazione il suo nome per la carica di arcivescovo
di Milano. Fu avviata presso la Congregazione dei riti la causa di
beatificazione. Leone XIII, riconosciute le sue virtù eroiche, gli conferì il
titolo di venerabile. Dizionario
Biografico degli Italiani, A. Cottinelli, Vita del venerabile patrizio
bresciano: dedicata ai comitati parrocchiali, Tipografia e libreria Salesiana,
A. Cistellini, Il movimento cattolico a Brescia, Morcelliana. A. Fappani,
Enciclopedia bresciana, Opera San Francesco di Sales, Dizionario Biografico
degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, S. Negruzzo,
L'allievo santo: Roccio precettore, in «Annali di Storia dell'Educazione e
delle Istituzioni Scolastiche», S. Negruzzo, Dalla scuola dell'ajo al collegio
dei gesuiti: il caso di L., in Dalla virtù al precetto. L'educazione del
gentiluomo, Brescia, Fondazione Civiltà
Bresciana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. O R ATI O N E DEL
MOLTO REV. MONSIGNOR OTTAVIO ERMANNO Macftro di
Thcofogia \ P RE PO SITO DI LORENZO Vele officio
TrenteJtmOydel Sig. Alcffianiro Lus^i^AgOt fatto nella fu a Chtefa adi /.
Giugno , ' M. C I r. ' Delle ragioni delli Diuina
Prouidenza nella niorte ' di elfo Signoc AlefTandro .
IN BRESCIA, Apprcffo Pietro Maria Marchetti. M. DCIL Con
licenza de Supenori. a H O IT A Jl O .VH ; OT
JO M .J3a OVTMAM513.0I7ATTO
5I0;Afcolcaton,chctiuouatrouatafiaque- ^- . — Al
I llancllaflncflrdiT)I lendo in picciol quadro
riftringcre numerofo ftuolo di gente, contenti di compitamente delineare
alcuni perfonaggi più il- luftri, e principali; altri fpargon in vna
picciol parte di loro, chi nel capocchi in vn braccio, chi in vna gamba,
chi in va fianco ; cosi io racchiudendo quàto ho da direnel picciol
qua-> cito della querela propofta andrò còforme à quello, che fi
pre- tende cercando i miseri della Diuina prouidenza nella morte
del Signor Aleflandroin quefto tempo , in queftacti, inque- fle
circonflanze, confidato nella bontà de gl'ingegni voliti aiuttati dallo
Spirito del Signore , che da queiU fi faran fcala i. trouarne altri più
fublimi , e più alti . Incominciando adua- que da più baflò grado
luflusperit none/i ijuìrecogitet corde» Vuole il Signore , cftenoi
penfiamo di cuore alle cagioni dellJL morte di quefio fuo amico , tanto
giufio ; doue ricorrerò à ri- cercarne il conto? hò pcnfatodi fpcdirmi
daconfiglicri più bafsi. Non v'ha dubio alcuno, che fe il Medico, o*l
Filofofa foflè chicfta d*vn Hmil quefito ,rirponderebbe, non cfTere
ma- rauigliaalcuna ; & che vn'huomodi tante fatiche ,c cosi
poco» ripofo , di tanti digiuni , e così poco cibo , di tantcpafsioni
» c così poco rifioro , dicosi graue infermiti , e cosi deboli for-
2e non poteuaviuer molto fenza miracolo ;& il farmiracoliè fuori del
comune cotfo della natura, quale il Signor Iddio noa peruertifce fe non
per qualche cafo appartenente all'ordine fopranaturaledellagratia. Quefta
rifpolla diede egli fteffo à. me poco prima , che partiffe per Milano.
Signor A led'andro^ difsi iOy come (late voi l'ano in quefio iufluilò de
mali tanto pe ftilenti ftando la vita y che voi fate? Guardate, rirpofe,
e mi- racolo di Dio. era miracolo, fe viueuai Dio non hi voluta
far'il miracolo , perche non era ifpediente : adunque è morto^
Queftarifpofta pare al primofcontrofodisfarejmaa chi con- fiderà le
parole della querela, non vuota atfatco la difficoltai poiché cosi fiando
, non occorrerebbe lamentarfi di cora,che comunemente corre nella vita, e
nelJa motte di ognVno, ol- tre cheàgiudicio mio s'appoggia a fondamento
talfo; cioè* chela diuina prouidenza nelle cofe naturali non habbia
elie iure altroiAchelalciar Correre le caufe naturali i i loroe^eai
concoWndoreco Comé eaóft prima » t lifciàndofì ^^t^rmìnw
da loro, dico che lei è quella, che ha pofle in ordinanza tali
caufc per produrrai i effetti, e cofi mi refla Tempre da diman- dare,
perche a etfccro tanto] nobile com*è l'huomo giu(lo,e qucft'huorr.o in
particolare hi ordinato caufe tanto pernicio
fe,checosìtoftodouefl'erodiftriiggereìa vita di lui. Alziamo dunque la
mira à più alto berfaglio , e vediamo , fe potiam ca- ttare la rifpofta
dairifteHà querela, nella feconda parte di lei. ^ facìe enìm malici f
colle &US eft ikflus y € (i dìch\3iTzqy3c(io pa(lb con quell'altro
della Sapientia al quarto. Vlacens 'Deo fiBus dilcdus , & vìuens
inter peccatores transUrus e fi ; raptus efl ne mi' litiamutaret
intdlt^um eius , aut ne fi^io deciperet animam ìlUut . placitaenimerac
'Deo anima illius: propterhoc properauit educere illum de medio iniquitatum
. E veramente che da facri Theologi c annouerato fra gli effetti della
Diuina predeflinatione il da- re prefla morte al predeftinato ,cui vede,
che foprauiucndo, (ì dannarebbe . ma quello fenfo non è neceflàrio, che
conuen- ga a tutti; poiché puòefsere, che per altri rifpetti ancora
chia- mi a fe preftamente il Signore quelli , che altrefi
foprauiuendo fi farebbero faluati. Diciamo dunque, inherendo a
quefto paflb , che non ha il Signore lafciato arriuare il Signor
Aleffan- dro alla vecchiaia, perche non poteua farli il maggior fauo-
* re , che liberarlo prefto da quei piccioli peccati, che in fe
ftef- fo haueua; e da quei grandi , che con grauifsimo fuo tormento
vedeua in altri. Non replico le cofe già dette da altri «quanto gli
fpiaceflero i peccati veniali medelìmi : foggiungo cflere im poffibile a
huomo mortale,per fanto che fi fia,viuere fenza pec cati veniali :
econchiudo efièr flato gran fauore i quedo gran de amico di Dio liberarlo
quanto prima da fuoi peccati per leggieri che foffero. Ma de* peccati
altrui propriamente par- la la Scrittura ne i luoghi allegati ; & io
dico , che chi conofce- ua l'infocato zelo di quell'amorofo petto contro
al peccato in aiuto de peccatori , dira che patiua grauifs imo tormento,
ef- fendo per la fua conditione artretto a conut- rfar con pecca-
tori, e che gratia gli ha fatto il Signore grande liberandolo; potrei
apportar quiui mille teftimoni , mille lentenze vdite có le mie orecchie
dalla bocca fua ; ma troppo lungo farebbe il ra- gionamento. Di vna mi
contento per adtlfo, & è che I accon- tandogli io vn facto occorfo
dioéefa graue d'iddio acciò gli A 4 pro- r
prouedci?^ ; perche la narrat?ua (Tf^cndcua vn poco in fango
J in quel mentre ch*io ragionauo.fotto gli occhi mici fcoppiaua di
do'ore,& era coftretto tenerfi la mano al petto , perche gli d
fchiantaiiailcuore,emi prfgaua,ch*io finifsi quanto prima. Quindi da
quefto principio raccogliete voi le altre cofe di que fio punto, e ne
trouaretc infinite: come farebbero quelle in- uentioni , quei flratagemi
che (ludiaua perdiuertir gli abufi ò publici ò priuati; come farcbbejChc
ne i giorni de i Santi tute- lari della fua villa dodeci anni fono per
ouuiare i confueti ba« gordi intrcduceflel'oration delle 40. hore; vi
conduccfTei pri- mi Predicatori di Brcfcia,* quefto cflempio fofle poi
feguito da l'altre ancora : che nelle barche doue foggiornaua
perca- gion di viaggio, diuertilTe i ragionamenti vituperofi,
introdu- doccndonealtri,ediletteuoli , & vtili, diftribuendo à tutti
e li- bretti , e imagini : come farebbe, che ogni pochi giorni
hauef- feìncafa mcfchinazzi,e vagabondi, acciò li
faceficconfcfiarc; cheraccoglieflei Valtelini per aiutarli nella fede;
che fodètan to follecito per la confcruation della fede in qucfta Citti;
co- me poffo atteftar io di opre importanti fatte a qucfto finejchc
fcorrefTe ogn'anno qualche parte di quefta grandiocefe fotto'l ftendardo
5L in Aituto della chrifliana dottrina,non perdonan* ' do nei fpefe,nea
fatiche; non lafciando luogo peralpeftrc che foHe: come farebbe, che commandafle
a vn gentilhuoma fuo famigliare , che capitandogli donzelle d'aiutare ,ò
dopò la caduta, òauanti , che cadano ; ne fapendo doue ricouerarle,
le mandaffe tutte infallibilmente à cafa fua, ecento d'altri. Io
rhoviftotal volta riprendere con feruor grande alcuna perfo- na , che
malamente fi lafciaua tener in freno, e fpezzaua la bri- glia , 8i ho
ammirato in quel vifo,in quegli occhi, in quella lin- gua mi (lion tale
d'amor'edi fdegno, che ben dimoflraua adi- rarficontra'l peccato,non
controal peccatore; ne fcandaHzat^ (ìgiamaidi niuno. Hn'àtale,chcfi
mifein difputa meco vna volta à volermi perfuadere, ch'egli foffe il
maggior peccatore del mondo , etiandio fuori di quella fuppofitione che
faccua Si Frajìcefco : cioè, perche fe Dio hauefle facto a gli altri
pec- catori le gratie fatte alni, Thaucrebbero feruiro meglio di
lui: ctiamfenzaquefto voleua Alefiandrocllèrc maggior peccato- re
di tutti : n^a trouandofialle ftrette con le ragioni/aila fine mi
.tiiiTe^che luilafcmiua così>fe bene non ne fapeua render la rar-
gionc gtonif! O animà benedetta, ò lume veramente
diuina, che fpunrando i più lucidi raggi fuoi dentro alle fineftrcdi
quelle porczc , gli faceua difcemere ogni pagIiuzza,ogni atomo^ognt
pelo d'imperfcttionc. Horsù propcrMUÌt educere iUnm de medio
in'tifuìtatum , Si egli l'ha riputato fauor grandifsimo . Più alto, più
alto . Juftus petit , & non efi qui recogitet corde . Che miftc- rio
, Signore , volete voi che ritrouiamo nella morte di quefto giiifto ?
forfè quello, che voi accennate colaappunto nella Sa- pientia al quarto?
Confumatustn breui expleuit tempora multai c difopra . Sene^us enim
yenerabìlis efi ncn diuturni , neq; annoti numeto computata ; caniautem
funt fenfus hominis ; & feneSu» tis yìta immaculata . Et c quefto,
che egli con feruor grande co- operando à diuini impulfi, ne arrcftando
con le proprie colpe lediuineinfpirationi ,è arriuato prettamente a quel
fegno di gratia , Si i quel grado di gloria , al quale Iddio l'haueua
pre- deftinato: fiche era di meftieri troncargli il filo di
queftavita prefente ; acciò non diuentaHe più fanto di quello, che Dio
lo voleua,per fegreto della giufta prouidcnza fua;qual fegretO
ancora andaremoìnueftigando più abaflb. Quefto e l'haucr in breue corfo
riempiti di meriti molti anni : Quefto è l'hauer nella vita immaculata
l'honor della vecchiaia . cfie dirò io qui di quella follecitudine
inferuorata tanto propria di lui? Pareua che indouinaftc il fine , che
parlando meco pochi giorni fono; inftaua grandemente , che bifognaua far
prefto , e non lafciar paftìire occafione ninna, che conccrneffe il
fcruitio di Dio, e richicfto da me , per vna certa occafione , vna volta
,fe in tanti negotij , tanto varij , & impoittuni fentiua mai tedio
,ò languì» dczza ;mi replicò tre volte: mai mai mai n*hòfentito; hò
fcm- prefentito la mcdefima prontezza. IlSolcfpunta i raggi del
marcino con foauità grande ; ma falendo al mezzo giorno auen ta i ftrali
infocati , che accendono , che abruggiano , e di più chiara luce
rifplendono. Le virtù di Aleifandro nella fanciul- kzza, e nella
giouentùfua,quafi raggi matutini, erano piene difoauita,edidolcezza;
mancl meriggio deiretàfua, nella fommiti di quei meriti, i quali era
adell'o falito, non vedete come ardeua di diuin'amore ? come sfauillaua
parolcdouunq; fi trouaflc tutte ferafiche,tutte diuìne ? chi lo fentì
gi.imai à par lare non ditòociofamente , che quefto auuertimento è
troppo baffo ; ma humaQamcnte ? qual ragionamento conchiufc egli fe
non n8 in Dìo?qual lettera fcrìrtc tontano,che no la
fregìaflc dì pa- role di Oio?quaI polìza madò per la Città, che nòia
rpruzzaftè di Dio? doue mai moffe i piedi/e non per Dio? che cofa
operò etiam humanamente, e naturalmente, che non la iudrizzaffe in
Dio? Dio haueua egli fempre nel cuore, Dio nella bocca» Dio nei piedi,
Dio nelle mani, era tutto abforto in Dio. Si maraujgliano , che habbi
lafciato moglie , doti grandi , robba di vnigenito . quefto è nulla à
quel gran cuore ; ha lafciato tue to fé fteffojOgnifuo commodo e
temporale, e fpirituale per feruigiodi Dio ,eperaiuto del profsimo.
Ditelo voi , che gli recauate à biafìmo, cheincafafua non ci fo(Iè
ordine; che noa vi fi trouan'e mai hora ne di mangiar, ne di dormire .
Dirò io quello , in che più patiua, che più gli premeua . I diletti , i
gu- fìi dello fpirito lafciauaper Dio, & per il profsimo.
lafciaua invnaparola Chrilto peramor di Chrifto. Intendete hora,
Afcoltatori , quel diffìcil parto di San Paolo . Optabam ego amt"
tema effe à LhriHo prò fratribus meis ^ Vedetene la prattica in
Ale(ìandro,huomo tanto dedico alla contemplatione^dclleco- fe celeft i;
che pigliaua tanto diletto nello fludio delle facre let tere ; tutto
lafciaua , di tutto fi priuaua per feruir al Signore ne fratelli fuoi.
Signor Alelìandro , gli diceuo io , a che propofi- tohauctefpcfitanti
anni nellefchole della Theologia,fe non la vedete mai ? a guifa di colui
, che prefa moglie , tofto l'ab- bandona , lafciandola in mano de parenti
fuoi ? perche non vi ritirate qualche volta a pigliar quel altifsimo
diletto , per cui tanti Santi, 8c amici di Dio han dato bando a tutte le
cofe crea te , fi fono ritirati ne'chioftri , e ne deferti ? quei
Nazianzeni , quei Bafilij, quegli Agoftini . Haoece ragione, rifponde-
ua egli , ne patifco grandemente : ma non hò tempo; & ertbrta- ua me
ancora à iafciarquefto gufto pcrfcruitio di Dio, che afpettate più? Ah,mi
fugge il tempo . conchiudo in vna parola quanto fi può dire ; egli era in
arto fcmpre dell'vna, e l'altra vi- ta la contemplatiua, & Tattiua
,nc leoperationi de Tvna im- pediuano gli eflcrcitij dell'altra, e come
che quel felice fpiri- to forte chiufo nella carcere di corpo terreno ,
ftaua però tal- mente Tempre abforto in Dio, e con il corpo impiegato in
fer- uiggio del profsimo, come fe rvno,e l'altro in vna medefima ca
fa facelVcro diuerfa famiglia in diuifi appartamenti ; e come il fuoco
talmente s'adopra attorno alla materia di cui fi pafce» che
fce poi rotto in fc^ftellb,c fmoO più giubilando auampa con
maggior fiamma , € folletti feco »ò ra pifce i n alto quella terre -
ilrità della materia; così lo fpirito di AlenandroabbaiTandofi a bifojrni
de profsimi fuoi non s'immergcua in efsi di manie- ra, che non
foUeuaflerecoognicofa a Dio. Deh fermati fole, cU*io non poflb tacer
quello, ch'io fon per dire Cade di bocca quefio Nouembre palfatoquafi per
fchcrzo ad vnfuo amico, c famigliare, ragionando con vn padre
rcligiofo>chehauercb be fotti gli cflercitij fpirituali della
Compagnia di Gesù , fe il Signor A le (fan dro gli haueffe fatto
compagnia, tenendo per fermo e(lèrcimpofsibile, per i molti negotij fuoi;
tanto più che la Signora fua madre era grauamente inferma » come ne
mori . Lo riferì il padre al Signor Aleflandro , non ftete egli a bada ,
non fii lento a pigliar l'occafìone; fparfe parole per cafa, che andaua a
ritirarfì fuori della Citta per cagion de fludi . Si ritirarono tutti tre
il Padre , & efsi ;goder ono per quei giorni il Paradifo. O Aquila celcfte,ò
(guardo diuino, come ti di- pinge diuinamence lo Spirito fanto in Giob a
trenta none . T{unquid éidpraceptum tuum eleuabitur à^qmla ; & in
arduìs ponct nidum fuum ? In petr'is manet , et in pr£ruptìs
filicibus commoratur, atque inacceffis rupìbus . Inde coniemplatur efcam , & de Longe
ocu- lieiusprofpiciunt. Soggiorna quell'Aquila per lo più vicino al
fole eterno , habita nella pietra , nelle rupi , nelle cauernc del- la
maceria , nelle piaghe del Saluatore colloca il fuo nido , tro»
ijailfuoripofo;qnindi s*abbairaali'efca terrena; ma inconta- nente al fuo
nido ritorna. Chi è di voi chi fappia i trauagli grandijchehà patiti
continuamente Alcffandro? credete voi^ che gli leuailero la tranquillità,
& il ripofo,che godeua ia quel fuo nido? So che nell'occafionedi
vnograuifsimo venu^ togli per vn*opera fatta per feruigio di Dio , e
falute di v n'ani- ma; di fle a me, che con tutto ciò non vorrebbe
nonhauerlafac ta.,dC rhauerebbc fatta di nuouo . So che di altre
perfone^cbfit Igli dauano trauaglio hcbbe a dir molte volte, che era loro
mol- to obligato.di onde pigliaua quedi fentimenti? da quelle
riiiik pi in CUI baucua collocato il fuo nido. O marauighofo cotv*
4cerco di ben accordata cetra procedente da corde ài contrjr*' ario
(uotvo; Tvna ,e l'altra vita. Nella attiua meriraua, nelljt
«làaxaiipiaciua godeua: nella atciua faticaua, nella coatetnpk.
fitatiùa riporani ineHa inhtdìtcfnitxìi al baflbi nella Con-
templaciua vulaua in alto : ticHa acci ua proucdeuaad aIcri>neU la
conccmp iariua prouedcuaa fé fleiTo: nella acciuaconuerfa- uacon gli
huoiTìini, nella concemplaciua conuerfaua co gli Ani;cli. Confiétnatus in
breui expleuìt tempora multa . ha vnito in fcftcflo cucci i ftaci , cucce
le pcrfcctioni. Ma più al co anco- ra . luflus per'it , & non eft,qm
recogttec corde . che habbiam dt penfar che habbia molTo il Signore a dar
la morce adeffo a que fio giudo amico Tuo? Thonor grande, che gli voleua
fare in cielo y Scili cerca per lo cócorfo (lupendo di caufe cali,che mo-
rendo in cempo cale, di fuo lecco, fuor del marcirio non po- tea morir
più gloriofamcncc. Non mi ftcndo ad eHaggerar quc fto pa(ro;lofapcce voi.
Ad vn puncomi riftringo. egli e alle mani Diohoggidi adilluflrare la
fancica, e la gloria di quel- la gran colonna di Tanca Chiefa il
Cardinale Borromeo. Non era in corra il piiì (ìmile a lui nella
parcicolar vircù fua , che era il zelo della faluce delie anime, che
AlcHandro Luzzago . Non erachi peralcri
piùconfumafferedefrotCheilBeacoCarlo, Sc il Signor Alefl'androjà
guifaproporcionalmencedi duegran doppieri podi nella Chiefa di Dio ,
quali ferueudo ad alcri di* (Iruggono fé medeHmi : c perciò non era ne
anco in cerra a cui, porcaffe maggior amore il Cardinale mcncre
viueua,che ad Aleflandro Luzzago. L'ha voluco per compagno nella
gloria in Paradifo.gli ha voluco comunicare la gloria fua anco in
cer- ra, e farlo Hmilc afe anco nella morce con quella proporcione,
che in cofe non affacco medefìme fi può ricrouare . Vaffene a Turino il
Cardmale a vificar quell Alcezza canco a lui cari per nuoua occafione:
vafTeiie a Milano Aleffandro a vificar queU'Arciuefcouo Cardinale canco
Tuo , quanco fi è vido, nuouamence venuco da Roma. Quindi viene il
Cardinale a Varallo a vificar quel Sepolcro di Chrifto: fcieglie quel
cem- po d'andar'a Milano Aleifandro, che fi lena il facro Chio- do
per adorarlo ; e con i'afpecco del facro Chiodo gode il Beaco Sepolcro
del Cardinale, e gli offerifce i doni d'argen- to. S'amala al Sepolcro di
Varallo il Cardinale : s'amala fo- prajil Sepolcro del Cardinale Aleflandro.
Condotco à Mila- noil Cardinale, fubico e pronunciaco fpedico da Medici :
Dal fepolcro del Cardinale Alclfandro è commandaro ricirarfi i
l«cco , c riftelTa maccÌDa Icgucace fi fi la fcncenza della moue •
quat- iquìittro giorni paflsino d'nifeJ^ft^ al
Cardifiale: quattro giovi Ili intieri foli giace in letto Aleffandro.
More il Cardinale in Milano: morc Aleffandro in Milano. More il Cardinale
ncllx camera,encl letto Archiepifcopalc: more AlclTandro nelle mi-
ni deirArciuefcouo Cardinale cugino carnale di quello, fomi- gliantifsimo
nella fantita , & nclli angelici coftumi all' vno , 8C airalcro .
More il Cardinale vicino al cinquantefìmo anno dcl- Tctà Tua: more
Aleflindro vicino vn*anno al cinquantefìmo dell'età fua . Morto il
Cardinale vien apertole fuentrato : aprir c fuentrar c ncceflario
Aleflandro ,che più? Gio. Battifta Car-* cano Anatomica di Pauia è
quello, chcefTcntera il Cardinale: Gio. Battigia Carcano medcfimo è
quello , che eflcntcra Alef- fàndro. Si fanno TeHcquie del Cardinale dal
Clerotutto: tut- to'l Clero peroccafion diSinodofitrouaal funerale di
AlefTaa dro . 11 Cardinale di Cremona in Pontificale fa l'officio al
Car- "Idinale: Il Cardinale di Milano in Pontificale fa l'officio
ad Aleflandro. Il Cardinale di Cremona fatto l'officio , in publi*^
co confperto del mondo incomincia a dar fegno della fantità del Cardinale
facendogli toccar la corona : Il Cardinale di Mi" lano morto
Aleflandro fubito gli bacia la mano come à Santo » e fa ordini , e da
commifsionidclla riuerenza in che vuole, che fi tenga. Sopra'l corpo del
Cardinale fi fa l'oratione funebre daircloqucntifsimo P. Panicarola :
fopra il corpo d*Aleflàndro fi fa l'oratione da qucllo,che nella
CompagniadiGiesù fa pu- blica profefsione di eloquenza, e dell'arte del
dire. Andate inanzi . Se Aleflandro cinque giorni e flato morto fopra
terra per il bifogno di condurlo a Brefcia : anco cinque giorni
flette lopra terra il Cardinale perdute fodisfattion al popolo , &
ap» parccchiarlecfl'equic. lamutatioiì,che fi vide nella faccia di
Aleflandro quando l' vltimo giorno fi fecero le eflequie. la vidi 90 in
quel giorno anco nella faccia del Cardinale. Corfcroal Cardinale le genti
a garra per ottener'alcuna delle reliquie fuc: Corfcro.e corronoad
Aleflandro & in Milano,& in Brefcia i popoli i garra per lo
medcfimo effetto . S'incominciòaH'hcH ra fubito à fcntir per la Citta
mormorio di varie gratie impe* irate per lainuocation del Cardinale :
Molte ancora, e di graa yileiio fi fono vdite quini octenute per la
intcrccfsion di Alcf» fandro . Refta , che come pochi anni dopò ,la fua
morte fi ù ri* cordaio il SignoK d'iUuilrar cou miracoli il Cardinale;
cosi Incfncftoincoft fiborifca Alfffandrò". O beata co
piiiòfcli* ce confortio . che flarò io a dire in queda occadone ?
MwtaUit stima mea morte iufìorym^ ^ fiint nouifiìma tnea horum fimilia.
Mi bt aktem nimU bmmati funt amiti tu't , *Deus . Tr£tìofa in
tonfpeffu Domini mo- s fauSorum eius . Tanto è grande l'honore , che fa
il Signore a gli amici Tuoi, tanto illufVre la gloria, che dona
lorOi che non contento di quella del Cielo , la dilata anco per la
tet- ta , per quella valle di milerie: non contento dello
fpirirOfll coniinunica anco al corpo ; anco alle ofl*a fecche; anco alle
ce- neri ; anco à lorbaftoni; à lorveftimenti ; à lor capelli; à
lor (lringhe;i lor fcarpe; alle ombre loro , comunicandogli virtà
onnipotente . E dunque vero Signore , che Stmi% honorati funi
amiciiuiyDeus . Ma fagliamo vn fcalin più alro ancora. Lequac tro cagioni
annouerate non efcOno dalla perlona di Alcflan* dro; fono particolari
Tue. Due iChereftano Tono più diuine* più alte ; pretendono il ben
commune , che è molto \»mi petto ad Alc!randro,& i Dio . Non vi
ricorda? Cftpi. ego anAtcma effe à Chrifio prO fratribus mets ^ E di
quell'ai tro,chc in ecceflb di fpi rituale pazzia dimandaua gratia al
Signore, che man dafTe al- rinferno lui , e libera(lè tutte quelle anime,
che vi ftauano rac che con grauc bcftcmmia contro la diuina
clluìna proaidenzatepntanòimporsibile fcruire pcrfettimdti-
(eaSua Diuina MaefUfotco paterni recti , nella cara domeni- ca ,
neirhabico laicale , nella conuerfacion del fecolo, fra le oc- cafìoni de
peccati , nelle procelle di quello tempeflofo mare del mondo. O gran
filofofìa»© fapientia rara, ma necelTaria, 8C importante più dì tutte .
Ecco in AlelTandro laico, la vira re ]igiora;in AleH'andro occupato la
vita monadica; in AIeiTan- chi il zelo dell'anime , chi la cura delle px-
ci , chi le prigioni , chi gli hofpitali , chi le congregationi , chi gli
oratorij,e tutti infìemevn'accefo amor di Dio 5^ del prof- fimo. Qncde
rapine v'afsicuro io, da parte fua, che gli aggra- diranno molto più, che
fcalzarlo, ò fucdirlo , ò pelarlo per di-. uocioné; 5c fe queilo hauete
fatto; vi fìano quelle reliquie vrr perpetuo mantice, che v'accenda
all'imitatione de fuoi Santi Codumi. IL FINE.Alessandro Luzzago. Luzzago. Keywords: implicatura. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Luzzago” – The Swimming-Pool Library.
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