Luigi Speranza –GRICE ITALO!; ossia, Grice e Gargani: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale d’Eurialo e Niso; ovvero, dell’empatia – filosofia genovese – la
scuola di Genova -- filosofia ligure -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Genova). Filosofo genovese. Filosofo ligure.
Filosofo italiano. Genova, Liguria. Grice: “I like Gargani; many of his essays
are pretty interesting: he’s written on the ‘sense’ of ‘true,’ and on the
‘endless phrase,’ – la frasse infinita – which according to Griceian
principles, must rely on implicature, since it involves a communicational
impossibility!” -- «È un fatto che gli uomini hanno prodotto assai più cose di
quanto siano propensi ad ammettere; ma ciò che essi hanno eretto nella forma di
costruzioni concettuali elevate e sublimi, come se fossero separate dal caso e
dal disordine, corrisponde ad un uso che essi hanno fatto della propria vita.” Si
laurea a PISA sotto BARONE (si veda). Collaborando con Lepschy, allora
professore all'University College di Londra, e conducendo le sue ricerche al
Queen's sotto la guida di Geordie McGuinness. È stato il massimo studioso
italiano di Vitters, e ha contribuito alla diffusione della filosofia di D. F.
Pears. I suoi ambiti di studio sono stati prevalentemente la filosofia del
linguaggio, l'estetica, l'epistemologia, e la psicoanalisi. Di particolare
interesse è anche il suo tentativo di una scrittura filosofica narrativa, come
in Sguardo e destino” (Laterza, Roma-Bari); “L'altra storia” (il Saggiatore,
Milano); Il testo del tempo” (Laterza, Roma-Bari). Altre opere: “Esperienza in Vitters” (Le
Monnier, Firenze); “Hobbes” (Einaudi, Torino); “Vitters” (Laterza, Roma-Bari);
“Il sapere senza fondamenti. La condotta intellettuale come strutturazione
dell'esperienza commune” (Einaudi, Torino ); “Vitters a Cambridge” (Stampatori
Editore, Torino); “Kafka” (Guida, Napoli); “Lo stupore e il caso” (Laterza,
Roma-Bari); “La frase infinita”
(Laterza, Roma-Bari); “Il coraggio di essere” (Laterza, Roma-Bari); “Stili di
analisi” (Feltrinelli, Milano); “L'organizzazione condivisa. Comunicazione,
invenzione, etica” (Guerini, Milano); “Il pensiero raccontato” (Laterza,
Roma-Bari); “Una donna a Milano” (Marsilio, Venezia); “Il filtro creative”
(Laterza, Roma-Bari); “Dalla verità al senso della verità” (Plus, Pisa); “Mondi
intermedi e complessità” (Ets, Pisa); “Il gesto” (Cortina, Milano); “La filosofia
della cura” (ASMEPA Edizioni, Bentivoglio); “L'arte di esistere contro i fatti”
(Lamantica Edizioni, Brescia); “Crisi della ragione. Nuovi modelli nel rapporto
tra sapere e attività umane” (Einaudi, Torino). Altri contributi Relazione
d'aiuto, sintonia comunicativa e organizzazione sociale, in Il vaso di Pandora,
Dialoghi in psichiatria e scienze umane, Fondazionalismo e antifondazionalismo,
Relativismo e nuovi paradigmi filosofici, Inquietudine, empatia, identità e
narrazione (Pordenone). Eurialo e Niso coppia di amici, guerrieri troiani nella
mitologia greca e nell'Eneide di Virgilio Lingua Segui Modifica Ulteriori
informazioni Questa voce o sezione sugli argomenti mitologia romana e
personaggi immaginari non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono
insufficienti. Eurialo e Niso Nisos Euryalos Louvre LL450 n2. jpg Eurialo e
Niso di Roman, Louvre SagaCiclo Troiano ed Eneide Nome orig.Euryalus e Nisus
Epitetoinsigne per bellezza (Eurialo), fortissimo in armi (Niso), Irtacide
(patronimico di Niso) 1ª app. inEneide di Virgilio, I secolo a.C. circa
(Eurialo) Sessomaschi Luogo di nascitaTroia (Eurialo), monte Ida (Niso)
Eurialo e Niso (in latino Euryalus e Nisus) sono due personaggi che compaiono
in due episodi dell'Eneide di Virgilio. Guerrieri profughi di Troia,
costituiscono un grande esempio di amicizia e di valori che Virgilio teneva a
riportare in vita con la sua opera. Il particolare rapporto che li lega è
definito dall'autore "amore", ciò che nel contesto dell'epoca va
inteso come serena manifestazione di continuità tra l'amicizia fraterna e
l'affettuosità omoerotica. Non è l'unico caso nel poema: anche tra gli italici
nemici dei troiani vi è una coppia siffatta, quella costituita dai due giovani
latini Cidone e Clizio. Il mito Appresentossi in prima Eurïalo con Niso.
Un giovinetto di singolar bellezza Eurïalo era; e Niso un di lui fido e casto
amico.» (Virgilio, Eneide, traduzione di A. Caro, V, 425-428) Eurialo Eurialo
(figlio di Ofelte, un troiano morto durante la guerra di Troia nonché lontano
parente di Priamo) è il più giovane dei due amici, poco più che un fanciullo, e
con la sua grande bellezza riesce sempre a ottenere il favore degli
altri. Partecipa alla gara di corsa a piedi durante i giochi funebri per
Anchise, nel quinto libro dell'Eneide, a fianco dell'amico Niso e riesce a
vincerla grazie all'aiuto del compagno. Nonostante le proteste di Salio, un
altro corridore, che è inciampato a causa di Niso, Eurialo sfrutta le sue
lacrime e il suo bell'aspetto per far sì che gli spettatori parteggino per
lui. Nel nono libro affianca nuovamente Niso nel tentativo di raggiungere
Enea, passando per l'accampamento dei Rutuli addormentati. I due giovani,
approfittando dell'occasione favorevole, compiono un'ingente strage di nemici.
L'inesperienza di Eurialo si dimostra quando il giovinetto ruba
nell'accampamento nemico diversi oggetti di valore, tra cui uno splendido elmo.
Saranno proprio quei trofei a mettere a repentaglio la vita di Eurialo; da una
parte il riflesso dell'elmo attirerà l'attenzione del nemico Volcente sui due
compagni, dall'altra il peso del bottino ostacolerà il giovane in fuga dai
soldati nemici. Eurialo muore trafitto dalla spada dello stesso Volcente in un
bosco vicino all'accampamento rutulo. In quel momento Virgilio richiama
alla mente un altro paragone con il candido corpo esanime di Eurialo, ossia
l'immagine di un fiore purpureo reciso da un aratro o un papavero che abbassa
il capo durante la pioggia. NisoModifica Niso appartiene a una famiglia
illustre: è infatti figlio - al pari di Ippocoonte e dell'omerico Asio - del
nobile troiano Irtaco che aveva sposato Arisbe, la moglie ripudiata da Priamo,
chiamata anche Ida. Egli è, rispetto a Eurialo, più maturo ed esperto, avendo
combattuto insieme ai fratelli nella guerra di Troia. Nel poema è ricordata tra
l'altro la sua passione per la caccia, trasmessagli da entrambi i genitori.
Compare per la prima volta nel quinto libro al fianco di Eurialo nella gara di
corsa, in cui scivola, ma aiuta il compagno a vincere grazie a uno
stratagemma. Successivamente, nel nono libro, Niso si fa avanti per
uscire dall'accampamento dei troiani assediati dai Rutuli e raggiungere Enea,
ma Eurialo vuole seguirlo. Dapprima Niso non acconsente ritenendo il ragazzo
non ancora pronto per affrontare un'impresa tanto rischiosa, ma, data la sua
insistenza, parte con lui. Entrato nel campo nemico, Niso vi uccide parecchi
giovani italici sopraffatti dal sonno, dal vino e dall'inesperienza, imitato
poi da Eurialo. Tenterà invano di salvare l'amico fatto prigioniero dai
cavalieri di Volcente. Il suo affetto per il giovinetto lo spinge a vendicarne
la morte; egli riuscirà nell'intento cadendo però a sua volta. Quinto
libro - La gara di corsaModifica La prima apparizione di Eurialo e Niso risale
al quinto libro dell'Eneide, durante la gara di corsa a piedi svoltasi a Erice
nei giochi in onore di Anchise, il defunto padre di Enea. L'episodio è peraltro
tratto dalla gara avvenuta nell'Iliade fra Odisseo, Aiace d'Oileo e Antiloco,
vinta da Odisseo. Niso si porta in testa, ma scivola inavvertitamente su una
pozza di sangue sacrificale, probabilmente sparso da Eneaprima della
celebrazione dei giochi. A quel punto Salio, un altro partecipante, tenta
di correre per il primo posto, ma Niso, mosso da un profondo affetto per
l'amico, fa uno sgambetto all'avversario che finisce a terra. Di
conseguenza Eurialo sorpassa Salio e vince la gara. Irritato per la
vittoria ingiusta di Eurialo, Salio si lamenta da Enea, ma il pubblico,
commosso dal pianto e dal bell'aspetto di Eurialo, parteggia per il
giovinetto. Enea consegna comunque un premio di consolazione a Salio e a
Niso, rispettivamente una pelle di leone africano e uno scudo forgiato da
Didimaone, e offre al giovane vincitore il premio che gli sarebbe spettato di
diritto, ossia un cavallo con borchie. Nono libro - La sortita notturna e
la morte dei due giovaniNella sortita notturna del nono libro, Virgilio
s'ispira a quella di Diomede e Ulisse nel decimo libro dell'Iliade, dove i due
achei sorprendono nel sonno il giovane re trace Reso e dodici suoi
guerrieri. L'esercito di Turno sta cingendo d'assedio la cittadella dei
Troiani sbarcati nel Lazio; Enea, alla ricerca di alleati, si è recato tra gli
Etruschi. Niso si propone di uscire per andare a raggiungere Enea e avvertirlo
del pericolo imminente, ma Eurialo vuole rimanere al suo fianco, pur sapendo di
essere ancora molto giovane per un'impresa così rischiosa e di poter avere
ancora una lunga vita davanti a sé. Dopo aver ricevuto il consenso dei compagni
riguardo alla loro proposta, Eurialo e Niso si preparano a partire per la loro
missione. Ascanio, il figlio di Enea, promette loro grandi premi, tra cui tazze
e cucchiai d'argento, cavalli, armature, donne e schiavi, mentre gli altri
troiani li equipaggiano con armi adatte all'impresa. I due amici
penetrano nel campo dei Rutuli addormentati. Niso mette al corrente Eurialo
della sua intenzione di farne strage e passa immediatamente all'azione,
aggredendo un amico intimo di Turno, il borioso re e augure Ramnete, che stava
russando nella sua tenda su un cumulo di sontuose stuoie, e con la spada lo
colpisce alla gola; introdottosi quindi negli alloggiamenti di Remo, altro
importante condottiero italico, sgozza l'auriga disteso sotto i cavalli per poi
staccare la testa al suo signore coricato nel letto e ancora al bellissimo
giovinetto Serrano riverso a terra nel suo sonno di ubriaco dopo aver dedicato
al gioco dei dadi buona parte di quella che sarebbe stata la sua ultima notte.
Questi sono i più noti tra i numerosi guerrieri che finiscono vittime di
Niso. Anche Eurialo non resiste alla tentazione di uccidere qualche
italico; un certo Reto, svegliatosi improvvisamente, cerca di nascondersi
dietro un cratere, ma viene ucciso proprio da Eurialo. A questo punto Niso
esorta il compagno a cessare la strage; i due troiani escono dal campo nemico.
Eurialo porta via con sé alcuni oggetti di valore, tra cui l'elmo di Messapo
(un alleato italico dei Rutuli, che non è tra le vittime). Proprio per la
vanità di Eurialo i due amici vengono avvistati da un drappello di trecento
maturi cavalieri rutuli guidato da Volcente; accade infatti che i bagliori
dell'elmo e il suo vistoso pennacchio attirino l'attenzione dei nemici, che
incominciano allora a inseguire la coppia di troiani, rifugiatasi nel
bosco. Gli uomini di Volcente si sparpagliano quindi attraverso passaggi
sconosciuti a Eurialo e Niso, che cercano una via di fuga.
Improvvisamente Niso si ritrova da solo e, correndo a ritroso per cercare
l'amico, lo vede circondato da soldati italici. A quel punto, disperato,
scaglia le sue armi contro i nemici e riesce a uccidere Sulmone e Tago, due
cavalieri di Volcente, il quale, non capendo chi possa essere l'autore di
quelle uccisioni, si scaglia su Eurialo con la spada, trafiggendolo
mortalmente. (LA) «Talia dicta dabat; sed viribus ensis adactus
transabiit costas et candida pectora rumpit. Volvitur Euryalus leto,
pulchrosque per artus it cruor, inque umeros cervix conlapsa recumbit:
purpureus veluti cum flos succisus aratro languescit moriens lassove papavera
collo demisere caput, pluvia cum forte gravantur. Mentre così dicea, Volscente
il colpo già con gran forza spinto, il bianco petto del giovine trafisse.
E già morendo Eurïalo cadea, di sangue asperso le belle membra, e
rovesciato il collo, qual reciso dal vomero languisce purpureo fiore, o di
rugiada pregno papavero ch'a terra il capo inchina. -- Trad. Caro. Niso allora
grida disperato e si scaglia con tutta la sua violenza contro Volcente,
conficcandogli quindi la spada nella bocca spalancata e uccidendolo. Il giovane
viene però attaccato dagli altri soldati presenti e, morendo, si getta
sull'amico e si dà finalmente pace. At Nisus ruit in medios solumque per
omnis Volcentem petit in solo Volcente moratur. Quem circum glomerati hostes
hinc comminus atque hinc proturbant. Instat non setius ac rotat ensem
fulmineum, donec Rutuli clamantis in ore condidit adverso et moriens animam
abstulit hosti. Tum super exanimum sese proiecit amicum confossus placidaque
ibi demum morte quievit. In mezzo de lo stuol Niso si scaglia solo a
Volscente, solo contra lui pon la sua mira. I cavalier che intorno
stavano a sua difesa, or quinci or quindi lo tenevano a dietro. Ed ei pur
sempre addosso a lui la sua fulminea spada rotava a cerco. E si fe'
largo in tanto ch'al fin lo giunse; e mentre che gridava, cacciogli
il ferro ne la strozza, e spinse. Così non morse, che si vide
avanti morto il nimico. Indi da cento lance trafitto addosso a lui,
per cui moriva, gittossi; e sopra lui contento giacque.» (Caro)
Conseguenze della morte di Eurialo e NisoModifica Sùbito dopo la morte di
Eurialo e Niso, Virgilio interviene nella narrazione, assicurando ai due amici
un eterno ricordo da eroi tragicamente sconfitti: Fortunati ambo! Siquid
mea carmina possunt, nulla dies umquam memori vos eximet aevo, dum domus Aeneae
Capitoli immobile saxum accolet imperiumque pater Romanus habebit. Fortunati
ambidue! Se i versi miei tanto han di forza, né per morte mai, né per tempo
sarà che 'l valor vostro glorïoso non sia, finché la stirpe d'Enea possederà
del Campidoglio l'immobil sasso, e finché impero e lingua avrà l'invitta e
fortunata Roma. (Caro) I corpi esanimi di Eurialo e Niso vengono portati
all'interno dell'accampamento rutulo, e quivi sottoposti a decapitazione.
Le teste recise dei due giovani vengono quindi conficcate su lance e portate
davanti al presidio troiano con grande clamore. In seguito la Fama
avverte la madre di Eurialo della morte del figlio. Ella, sconvolta dalla
notizia, corre fuori di casa strappandosi i capelli e urlando. Ha così inizio
un commovente discorso in cui sembra rimproverare il figlio per non averla
nemmeno salutata per l'ultima volta prima di partire per la sua pericolosa
missione, e rimpiange di non aver potuto guidare le sue esequie e rivedere il
suo corpo. La donna sembra non aver più nemmeno la forza di vivere e
implora di essere uccisa dai Rutuli, trafitta dalle loro frecce. L'ultima
memoria a Eurialo e Niso è offerta dai troiani che li rimpiangono con gemiti e
lacrime e riportano in casa la madre di Eurialo. Vittime di Eurialo e
Niso Vittime di Eurialo Le vittime di Eurialo, tutte uccise nel campo dei
Rutuli, sono perlopiù anonime; fanno eccezione: Abari Erbeso Fado Reto
(l'unico che non viene ucciso nel sonno). Colpito di spada al petto, muore
vomitando l'anima insieme al vino e al sangue. Vittime di Niso Cavalieri uccisi
in scontro aperto: Sulmone, colpito mortalmente da un dardo al petto
Tago, ucciso con un dardo che gli trapassa le tempie Volcente, il comandante,
cui Niso conficca la spada nella bocca spalancata Guerrieri sorpresi nel sonno:
Ramnete, augure e re italico Remo, condottiero rutulo Lamiro e Lamo, guerrieri
rutuli al seguito di Remo Serrano, giovanissimo guerriero rutulo famoso per la
sua bellezza, anch'egli al seguito di Remo In questo elenco vanno aggiunti i
tre servi di Ramnete e l'auriga di Remo: ma il verso «armigerumque Remi premit
aurigamque sub ipsis, da alcuni tradotto sopprime l'auriga ed armigero di Remo
è da intendersi per altri come sopprime lo scudiero di Remo e l'auriga, quindi
il numero complessivo delle vittime di Niso può variare da 12 a 13. In ogni
caso Niso è, dopo Enea e Turno, il guerriero che uccide più nemici nel poema; e
tra gli italici che egli sorprende nel sonno sono ben quattro quelli che
subiscono la decapitazione, ovvero Remo, Lamiro, Lamo e Serrano. Virgilio
mette anche un certo Numa tra gli italici uccisi nel sonno, ma solo nella
sequenza che descrive la scoperta della strage. Per molti studiosi il punto in
questione sarebbe uno dei tanti sfuggiti alla revisione definitiva dell'opera:
e poiché Numa viene citato insieme a Serrano, si pensa che il poeta abbia
scritto erroneamente "Numa" in luogo di "Lamo" o "Remo".
Peraltro in un passo del libro X il nome Numa ritorna, insieme a quelli di
Volcente e Sulmone: quest'ultimo viene detto padre di quattro giovani guerrieri
catturati da Enea, che poco dopo appunto uccide, in mezzo ad altri nemici, un
guerriero chiamato Numa, e il figlio di Volcente, Camerte, biondo signore di
Amyclae. Raffronto con l'IliadeModifica Nel compiere la strage, i due
giovani vengono paragonati dal poeta a un leone vorace che entrato in un ovile
affonda i denti sulle inermi pecore; la similitudine proviene dal modello
omerico con la strage dei Traci. La pagina del massacro compiuto dalla coppia
troiana si caratterizza però soprattutto per la presenza di particolari
cruenti, come l'immagine di Reto che vomita la sua anima intrisa del vino
bevuto, e le decapitazioni operate da Niso (Diomede riserva questo trattamento
a Dolone e non ai Traci addormentati); il giovane eroe tuttavia si astiene
dall'incrudelire sulle teste recise delle sue vittime, divergendo in questo da
altre figure epiche (Agamennone e Achille nell'Iliade; Turno e lo stesso Enea
nell'Eneide). L'immagine di Eurialo morente, col giovinetto che piega il capo
come un papavero, è anch'essa mutuata dall'Iliade, ma richiama un altro passo,
quello dell'agonia di Gorgitione, uno dei figli di Priamo, ucciso in battaglia
da Teucro nell'ottavo libro del poema. Il testo virgiliano contiene anche
alcuni tratti di comicità nera (l'augure Ramnete, amante del fasto, che non
riesce a prevedere la propria morte; e l'uccisione del bizzarro auriga di Remo,
sorpreso mentre giace tra i suoi stessi cavalli). Benché l'episodio della
sortita notturna sia modellato su quella compiuta da Odisseo e Diomede, i
troiani presentano tratti che rimandano più ad Achille e Patroclo per il
rapporto che li unisce, ovvero quello di due guerrieri-amanti. In Niso peraltro
si può riscontrare una personalità molto simile a quella di suo fratello Asio
nell'Iliade, caratterizzata da audacia e irruenza; oltretutto anche Asio
soccombe dopo aver tentato di vendicare un commilitone caduto, Otrioneo, al
quale però non è sentimentalmente legato, così come non risulterebbe avere un
coinvolgimento erotico col proprio auriga, destinato a perire subito dopo di
lui. [1]. Interpretazione dell'episodio Affiora in questi versi lo
sgomento di Virgilio di fronte agli orrori della guerra, che miete lutti su
lutti. La guerra non è tra buoni e cattivi: i troiani cercano una nuova patria,
gli italici si sentono minacciati. In nessun altro punto del poema soccombono
così tanti eroi giovani: se si eccettuano Volcente e i suoi due cavalieri,
padri di famiglia, tutti gli altri personaggi dell'episodio vanno incontro a
morte prematura, non ci sono solo Eurialo e Niso, dato che i guerrieri che i
due troiani uccidono nel sonno sono più o meno loro coetanei: in IX, 161-63 si
dice infatti che Turno sceglie per l'assedio 1.400 giovani («bis septem Rutuli
muros qui milite servent / delecti, ast illos centeni quemque sequuntur
/purpurei cristis iuvenes auroque corusci»). Gioventù che va di pari passo con
l'imprudenza: i Rutuli si lasciano sopraffare dal sonno, un elmo sottratto da
Eurialo ai nemici sarà all'origine della sua morte. Ma morire giovani in guerra
significa anche guadagnarsi la fama eterna, e a questo provvede Virgilio che
manifesta lo stesso senso di rispetto per tutti i caduti: guerrieri
aristocratici come Niso, Remo e Ramnete (che pur bollato dal poeta in un primo
tempo come superbus per l'ostentazione del suo doppio potere è uno degli
italici che Virgilio metterà tra le vittime maggiormente rimpiante
dall'esercito italico, essendo indiscutibile la sua amicizia per Turno), e
soldati di estrazione non nobile come Eurialo e Serrano. Fortuna
dell'episodio Nell'Orlando furioso di Ariosto i due soldati saraceni Cloridano
e Medoro compiono una sortita notturna nel campo dei cristiani per cercare il
cadavere di Dardinello, il loro signore caduto in battaglia, e vi uccidono
diversi nemici sorpresi nel sonno. Fin qui Ariosto segue Virgilio: diversa è la
conclusione, che vede soccombere il solo Cloridano, mentre Medoro è destinato a
essere salvato dalla bella Angelica; inoltre mancano descrizioni relative al
ritrovamento dei guerrieri uccisi nella strage. Eredità culturaleModifica
A Eurialo e Niso sono stati dedicati due crateri di Dione, uno dei satelliti di
Saturno. Massimo Bubola ha preso ispirazione dall'episodio virgiliano per una
sua canzone scritta in collaborazione con i Gang e da questi incisa in primis,
intitolata Eurialo e Niso, in cui si narra di due giovani partigiani - omonimi
della coppia di personaggi virgiliani - autori di una sortita notturna contro i
nazisti. Anche in questo caso la vicenda si conclude con la morte di entrambi
gli amici. Fonti VIRGILIO (si veda) Eneide. Asio è invece molto più legato al
principe troiano Deifobo, che subito dopo la sua morte decide di vendicarlo
Iliade (Monti) Voci correlateModifica Temi LGBT nella mitologia Irtaco Arisbe
Asio (figlio di Irtaco) Ippocoonte (figlio di Irtaco) Salio Volcente Cloridano
Medoro (Orlando furioso) Ramnete Remo (Eneide) Serrano (Eneide) Lamiro e Lamo
Reto Cidone e Clizio Decapitazione Reso. Eurialo e Niso Portale
Letteratura Portale Mitologia Scienza e filosofia della
complessità. Studi in memoria di G. A cura di Marinucci, Salvia, Bellotti
Collana “I Tempi e le Forme” (Carocci) G.: la filosofia come analisi delle
possibilità di Alfonso Maurizio Iacono Introduzione di Angelo Marinucci e
Stefano Salvia 1. Determinismo, linearità, prevedibilità. Il problema dei tre
corpi da Newton a Poincaré di Salvia Genesi e sviluppo di un problema
scientifico/La prima formulazione esplicita del problema Dalla geometria
analitica all’analisi algebrica/La controversia intorno a 1 r2 Il problema dei
tre corpi ristretto Il Sistema solare è stabile? Dall’analisi algebrica alla
meccanica analitica La meccanica razionale e l’analisi classica Il teorema di
Poincaré: limite invalicabile o nuovo spazio di possibilità? Il problema della
previsione in un sistema deterministico classico di Cintio Il problema dello
studio delle evoluzioni temporali/Sistema dinamico/Il determinismo e il
problema delle previsioni delle evoluzioni/ Evoluzioni caotiche/Dalle singole
orbite alle famiglie di sistemi Il problema della previsione e la dipendenza
sensibile dalle condizioni iniziali 3. Ordine e caos nella scienza moderna di
Fronzoni Introduzione La riscoperta del caos Le biforcazioni Coerenza e
autorganizzazione La turbolenza Stati coerenti localizzati: i solitoni La
sincronizzazione Coerenza e disordine nella meccanica quantistica Entropia e
complessità Network Conclusioni Su
Turing, gli algoritmi, le macchine, la prevedibilità di Bellotti Turing: una
brevissima biografia Una digressione: Penrose contro Turing Algoritmi Macchine
di Turing Un’osservazione finale: sulla prevedibilità del comportamento delle
macchine di Turing 5. Come il futuro dipende dal passato e dagli eventi rari
nei sistemi viventi di Longo Introduzione Storia e dipendenza dal cammino in
fisica: qualche confronto/La memoria: un esempio d’invariante storicizzato/Gli
osservabili biologici e le loro dinamiche evolutive Verso il futuro: sapere e
imprevedibilità/ Tracce invarianti di una storia/Spazi relazionali costruttivi
e invarianza Conoscenza del presente e invenzione del futuro/Il ruolo della
diversità e degli eventi rari Conclusione Possibilità e realtà tra fisica e
biologia di Angelo Marinucci Introduzione/Fisica classica La meccanica
quantistica La biologia Scienza e filosofia della complessità: Studi in memoria
di G., a cura di: Marinucci, Salvia, Bellotti, Carocci, Roma, Il volume
raccoglie i contributi, ampiamente elaborati, presentati al convegno
Possibilità al di là della determinazione. Matematica, fisica e filosofia della
complessità, tenutosi all’Università di Pisa in memoria di G.. Del filosofo
sono ben noti gli interessi filosofici per la questione, nata nella fisica
moderna e in altri saperi, dell’emergere – in sistemi complessi – di
possibilità che vanno, irriducibilmente, al di là della determinazione. Aldo
Giorgio Gargani. Gargani. Keywords:
Eurialo e Niso; ovvero, dell’empatia, scambio, organisazzione condivisa – communicazione
– implicatura come condivisa – empatia – d. f. pears --. Mcguinness, Gargani on
Grice – ragione – Treccani -- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gargani” – The
Swimming-Pool Library. Gargani.


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