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Saturday, August 13, 2011

G. B. Parodi, pittore genovese

VITA

DI GIO. BATTISTA PARODI

Pittore .

Quantunque fratello a Domenico Parodi fofleJ Gio. Battifta, ed avette avuto infieme con lui in Genova da Filippo fuo Padre, ed in Venezia dal Bombelli, comuni gl' infegnamenti nella Pittura: ciò non oftante nel dipingere tenne una maniera affatto nuova , e che nulla di quella del Maeftro, o del fratello fentiva , Prova d'ingegno libero , e franco , a cui troppo flretti fon gli argini d' una fcrupolofa imitazione.

Nacque Gio. Battifta Parodi nel 1674., fei anni dopo il fratello. Filippo fuo Padre, che dati gli avea i principj del difegno, vedendolo più ben difpofto alla Pittura , che alla Scultura, per cui deftinato 1'avea; volentieri gli lafciò maneggiare i colori. Ed effendo pattato Filippo con la famiglia a Venezia, appoggiò i due figliuoli alla difciplina_. di Sebaftiano Bombelli, Pittore a que'dì rinomato, il quale per 1' amicizia, che ftretta avea col loro Padre, gl' inftruì con tutta 1' accuratezza , e con parziale affetto fempre li riguardò.

Crefciuto alquanto in età Gio. Battifta, ufcì dalla ftanza del Maeftro; e fulle Opere de' più egregi veneziani Pittori diedefi a ftudiare, ed efercitarfi, fpecialmente in dipingere fui frefco, nella qual maniera di lavoro acquiftò una pratica ficura , una graziofa eleganza , ed una pronta facilità , e franchezza; onde i fuoi dipinti hanno un certo brillo, che infinitamente piace, e diletta.

Non è a mia notizia ciò, che egli operaffe in Venezia, ove dimorò fino all'età di trent'anni: m'è bensì noto, che ne partì l'anno 1704., e fece ritorno alla patria, donde poco ftante avvioflì a Roma: nella qual città fu introdotto al Cardinal Marcello Durazzo, Porporato molto amante delle bel1' Arti. Quefti il prefe a proteggere; e ficcome appunto in quel tempo faceva abbellire il foffitto dellaChiefa di S. Pietro ad Vincala di fuo titolo; per impiegare il Parodi, gli diede a dipìngere'.lo sfondò di quella gran —^^^ volta, che s' enende alla lunghezza di fettantacinque palmi Di do. romani. Quivi il noftro Pittore prefe a defcrivere il miraBattista colo avvenuto d'un indemoniato, che tocco dal Sommo A*odi. pontegce Giovanni XIII. con le catene, onde fu avvinto S. Pietro [ le quali 11 confervano in quel Tempio ], rimafe ad un tratto libero dagli fpiriti maligni. Copiofa di figure è quefla pittura,. e cosi ben diftribuita nelle fue parti; che piacque fuor di modo a quel Cardinale, e a chiunque concorfe a vederla .

Succeffivamente fu deftinato da' Deputati di Santa Maria dell' Orto a dipingervi le volte di tre Cappelle. Efprefle nella prima a man fìniftra, dedicata a S. Sebaftiano, quefto Santo portato da Angioli in Gloria: figurò nella feconda S. Gio. Battifta in Gloria: e nella terza S. Carlo Borrommeo parimente in atto d' afcendere al Cielo. E ficcome le «addette volte hanno i peducci : cosi anche quefti adornò con Angioletti tenenti in mano diverfi geroglifici del Santo effigiatovi al di fopra.

Dopo tali Opere , ed altre di minor mole, ma d' egual bontà, efeguite in Roma, ritornò a Genova l'anno 1708. con intenzione di non più ufcirne. Qui abitò pretto a fuo fratello; e indi a non molto ammoglioflì. La prima occafione di qui operare gli venne da' PP. Domenicani, i quali per compimento di quefta principal fagreflia di S. Domenico gli diedero incumbenza di dipingere. la volta divifa in due larghi foazj. Neil' uno figurò Davidde feduto , e tenente nella deftra il tefchio dell'uccifo Golìa, il cui tronco rimalo fulla campagna viene con dimoftrazioni di ftupore, e di paura confiderato da' Filiftéi. Neil' altro fpazio rapprefentò S. Tommafo d' Acquino in mezzo ad alcuni idoli infranti, il quale, con la Croce nella deftra mano, ed un fafeetto di Rofarj nella finiftra, minaccia l'eresia, e co'pie lacalpefta. Riufcì queft'Opera degna di si perito Artefice; e fuperò 1' efpettazione di tutti; onde grand' onor gliene-. crebbe. Dipinfe pofeia un andito al primo piano del palazzo Negrone in piazza Marini con alcune leggiadre figure

di femmine. Similmente lavorò la volta della Cappella di S. Niccolò Mirenfe in quefta Chiefa della Maddalena; e_» v* efpreffe quel Santo Vefcovo , che, genufleflo a' piedi del ==== Salvatore, e della Santiflìma Vergine , vien dalle loro mani Di Gio. veftito della Stola Ve/bovile. Ad olio colorì la tavola di Battista S.Venanzio per la Chiefa del Santo Spirito: e per la Confraternita del Rolàrio , eretta in S. Teodoro , lavorò lo ftendardo, in cui avvi l'Immagine di eflà Vergine, e i Santi Domenico , e Caterina da Siena.

Mentre maggiori cofe fperavamo da quefto Pittore, ne rimanemmo privi. Concioflìachè, o egli non fi potefle comportare col fuo fratello, col quale conviveva; o egli avefle avuto qualche fìniftro incontro d' emuli, che tra quei d' una flefla Profeflìone non fogliono mancare; o qual altra ne fofle la cagione; partì all' improvvifo da Genova, e pafsoa Milano: nè mai più fece a noi ritorno.

In Milano fu il Parodi amorevolmente accolto da' principali Signori. Ebbe quivi a folla le commiflìoni di dipingere , fpecialmente fui frefco . Fra le quali una ftanza pel Cardinal Cufani; nel cui palazzo dipingea pure Sebaftiano Galeotti Pittor Fiorentino . Poi s'impiegò in alcuni quadri ad olio , de' quali non ho potuto avere notizia . Solamente fo, che fi confervano in cafe private, e fi. hanno in grandidima ftima.

L'anno 1719. portoflì il Parodi per la prima volta in Bergamo in compagnia d'un Profpettico Pittor milanefe di cognome Leva, con cui dipinfe in quella città una ftanza in cafa Mazzoleni, fituata lungo la piazza delle legna; ed eflìgiovvi il rapimento di Proferpina con si viva efpreffione di licenziofo amore; che ciò fu cagione fi cancellaflc dopo qualche tempo queir Opera; nel qual luogo egli fleflo ve ne foftitui un' altra di artifizio non men elegante, ma di modeltia fuperiore alla precedente; e vi defcrifle la favola d' Apollo, che fcortica Marfia . Sonovi intorno altre figure di- Paftorì in atti chi di riverenza , chi di compaflìone , chi di terrore . A' lati pofcia di tal pittura finfe a chiarofcuro due termini di leggiadra invenzione. Indi nelle pareti laterali di quella medefima ftanza in largo fpazio rap

prefentò

prefentò i Giganti fulminati, ed Icaro, che, liquefatteglì dal sole le penne, cade a piombo nel mare. Sopra la fcala

^^^^^ di detta cafa colori pure fui frefco due vani, in uno de' quali Digio. figurò le quattro ftagioni; e nell'altro le tre Arti, Pittura,

Battuta Scultura , e Poesìa . Lavori, che colà molto piacciono, e li tengono in gran conto; quantunque fentano d una maniera alquanto trascurata, e che fembra d' Artefice inferiore al nollro Parodi.

Dopo quefti ritornò a Milano . Ma 1' anno 1721. fu nuovamente invitato a Bergamo; e vi dipinfe la facciata fopra 1' Altare dell' Oratorio della Nunziata: dove efprefTe due Profeti per parte: due Virtù a chiarofcuro, che fingono ftatue , a differenza de' Profeti, che fon coloriti. Meglio per altro farebbe, che fìngeffero anch' eglino ftatue; perciocché, effendo rinferrati, come le Virtù, fra gli ornamenti dell'architettura , fa deformità il veder quelle figure, che fi fingono vive, ftarfene ferme, e fequeftrate, a guifa delle ftatue , fopra una menfola . Ma il riprendere i Pittori intorno a quefte, ed altre ancor più ftravaganti irregolarità , farebbe un entrare in quiftioni lunghiffime, da non ultime lenza gravi malivolenze.

Pafsò il Parodi in cafa Coffali, e vi dipinfe le volte d' alcune ftanze . In una di efle rapprefentò il trionto della Verità: la Nobiltà aflìfa fu ricco leggio, ed ammantata.* d' abiti magnifici in atteggiamento, che fpira maeLlà , e decoro . V" efpofe pure due favole fui gufto medefimo , ed altre cofe. Nella ftanza de' foreftierì , contigua alla loggiacoperta , figurò un vecchio con libro in mano, e un putrirlo, che tiene una corona: e da un lato la Pace, e laGiuftizia in atto d' abbracciarfi infieme . E quefte ultime lì ftimano le dipinture più egregie , che in quel palazzo fermane. Altre fuor d'effo egualmente pregevoli fon quelle, eh'ei fece, pure fui frefco, l'anno 1724. in borgo Sant'Antonio, entro il palazzo de'Conti Romilli; in una ftanza del quale efpreffe sì nella volta, che nelle pareti alcuni generofi fatti d' Enea . Giudiziofa oltremodo è la diftribuzione delle figure effigiate nella volta , in cui (ta deferitto un Concilio di Dei: nò poca grazia accrefeono a quefto lavoro

gli orna

gli ornamenti fattivi dal foprammentovato Leva, uomo in

tal genere veramente Angolare. Contribuìfce anche molto

al1' ottima armonia di quefte pitture la faggia accortezza-. =====

del Parodi, il quale alcune di quelle ftorie vivamente_» Di do.

efpreffe co' naturali colori, ed altre finfe a baffo rilievo di Ip^jSTf

color di bronzo; e pofcia ne' tramezzi vi rapprefentò arpie, '° '*

e putti finti di bianco marmo con efattiflìma imitazione.»

del vero .. Un' altra ftanza fituata vicino a que(la fu da lui

dipinta con varie figure di Virtù. Ma quefte al paragone

delle dianzi defcritte fcomparifcono aflai.

Eragli da qualche tempo morta in Milano la moglie: onde nell' accennato anno 1724. pafsò alle feconde nozze , fpofando la Nipote d'un Parroco di Valle Cavallina, territorio di Bergamo . In tal congiuntura diede il Parodi una bella prova del fuo pronto ingegno, e della vivace fua fantasia: conciofiiaché, andato egli al fopraddetto luogo, fu onorevolmente incontrato dalia Spola, dal Parroco, e da altri di, que' principali abitanti. Ritornato poi la fera a cafa, prefe a rapprefentare con la matita fulla carta un tale incontro; e ne formò un difegno cotanto efatto , e fpiritofo; ch' era uno ftupore a vederlo: e cosi bene v'erano ritratte le perfone, eh' ei vide in quella comitiva, che non fi trovò chi conofcendole non le ravvifattè per defte, non folo nel vifo, ma eziandìo nel taglio della perfona, e nel portamento.

Con la nuova Spofa ritornò a Milano. Ma non per quefto gli ceffarono mai da Bergamo le commiflìoni di tavole , e di lavori fui frefeo: onde convengagli fovente_* colà portarli, ove molte altre memorie ha lafciato di fua virtù . Qui d' alcune più degne farò menzione . In S. Lazzaro è di mano del Parodi la tavola dell' Attluita entro una cappella, la cui volta pure egli dipinfe a frefeo.

Neil' Oratorio di Santa~Maria Macjdalena ornò tutta la volta con quattro ovati, ed un quadro di mezzo, in cui . effigiò quella Santa fulle nuvole con alcuni Angioli. Nel primo degli ovati efpreffe la Santa medefima , quando riceve inlieme con Marta il Salvatore in fua cafa: nel fecondo , quando con le altre Marie va al Sepolcro: nel terzo, quando Crifto le apparifee in abito di Ortolano: nell' ultimo?». II. R ■." mo

Parodi•

mo è, quando ella fa vita penirente nel deferto. Vero è,

che il quadro, in cui ella è dipinta infieme con la forella

wmmmmmm Marta , fìccome fu fatto in foli quindici giorni, non ben_.

D, G,0. corrifponde agli altri per la fiacchezza del colorito, e la

Battista poco efatta correzion del difegno. Ma i grandi Artefici fe

talvolta incorrono in qualche difetto, non perciò perdono

il merito della lode.

Anche in Milano quefto Parodi efeguì molti bei lavori. Noteronne qui alcuni, che mi fon giunti a notizia. Sue fon tutte le pitture a frefco, che fi veggono nel coro della-. Chiefa di Santa Maria Pedone: e lue tutte le altre, che fi veggono nell' Oratorio anneffo alla Chiefa di S. Fedele. Nella contrada de' Fuftagnari ha dipinto a frefco la SS. Trinità fulia facciata d' una cafa, che ora è de' Signori Valentini. E qui pur merita d' eflèr regiilrato il iìpario del Regio teatro, che belli Aimo tuttavia fi conferva . Egli rapprefenta la caduta di Fetonte .

Ultima Opera di Gio. Battifta Parodi fu la tavola , che vedefi in S. Aleffandro nel borgo S. Antonio di Bergamo. Sta in quella effigiato S. Carlo Borrommeo , che comunica gli appeftati, d' una maniera affai ben diftribuira, e di colorito molto vivace. Ma egli imitò troppo fedelmente la compofizione di tal pittura da una ftampa franzefe; e ciò forfe per ifeanfar la fatica d'inventarla; quantunque nell' invenzione egli aveffe gran facilità, e fecondità . Tanto m'avvifa l'eruditiffimo Sig.Conte Giacomo Carrara di Bergamo , al qual Signore io fono in gran parte debitore delle qui inferite notizie.

Succeffe la morte di quefto Parodi in Milano V anno 1730. cinquantefimofelto di fua età. Parco egli era nei cibo, ma fmoderato nel bere vini gagliardi, e fumofi; ciò, che a poco a poco gli arfe le vifeere, e lo traiTe a fine. Di tal perdita molto ne ctolfe a que' Cittadini, che gli fecero fplendida affociazione , ed onorevoli efequie.

Avevamo in Genova il ritratto di quefto valente Artefice: ma , per quante diligenze io n' abbia fatto , non 1' ho potuto rinvenire . Darò dunque in vece del ritratto una-, breviffima deferizione delle fue fattezze, ficcome del tao coitume. Egli fu alto di ftatura, macilente di vifo , e lcarno:

d* occhi

d'occhi bianchicci: di fronte fpaziofa, e di colore alquanto fofco : di naturale ferio, e grave, ma infieme liberale, e cortefe. Non fu molto parlatore, ma piuttofto tacitur- ■

no, e penfierofo; ne dìmoitrava già all' afpetto quello fpi- Di do. rito, e quel brio, che ne' fuoi dipinti fi fcorge. Lafciò ^r,^TA dopo di fe in Milano un figliuolo del primo letto in abito da Prete; né altri n' ebbe , ch' io fappia. Non lafciò Scolari di gran riufeita . Difgrazia, non colpa di lui, che non s'imbattè ad aver, per inftruire, ingegni a fufficienza capaci ► Noi abbiamo in Genova poche fue pitture, del che dobbiamo anzi rallegrarci, che dolercene; mentre quanto maggior numero di Opere di gcnovefi Pittori fi polTìede, e fi tiene in conto da' Foreftieri: tanto più viene ad aumentarft preffo di quefti la noftra gloria.

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